DVE CEI: DELL HISTORIA: DE I SEMPLICI, AROMATI, Meg ET ALTRE COSE, CHE VENGONO! PORTATE DALL'INDIE IENA È s cs Î pertinenti alla Medicina, DI DON GARZIA DAL HORT Medico Portughefé sycon alcune breni annotationi e CARLO: Civsto., AR ET DVE ALTRI LIBRI di P Xi PARIMENTE DI QVELLE CHE SI PORTANO AA i = ——dall’Indie Occidentali,; ; E “Br NICOLO MO NARA 1, -_ Medico dì Siuiglia. > Hora tutti tradotti dalle loro lingue nella noftra Italiana ta. du»; ANNIBALE Briganti, Marrucino da Ciuità'di Chieti, 0° » Dottore & Mellito cccellentifimo.. © ei dal xò I& 241} } a ALL'ILLVSTRISS SIG: PE S. DON FERRANTE . —»»— DE ALARCON,E DI MENDOZZA, MARCHESE DELLA VALLE, | ( di i È Ow per altro, IlluStriffimo Signore se digrifimo DI \Prencipe, finfero gli antichi poeti,Efculapio della A, medicina inuentore)effer d' Apollose di Coronide fi- e elimolo(intedendo per Apollo il calor del Sole,e per Coronide l'humidità dell'aria; imperò che purificata l'arta dairaggi folari, e rimanendom humidità baffenole ; tal tem- peranZa ne' corpi humani ne rifulta; che fanità fi dimanda ) fenon.; per darci fotto tal fauola ad'intendere, che l'arte > e la frienZa di medicare faveramente dinina'e dal Cielo venara» la onde differo ancora, che Chirone Centauro ;\di Saturno fi- gliuolo;(îa di Efenlapio ffato maestro: ilquale trattàdo vn gior no, emanegiando le faette d'Hercole tinte nel veleno dell'hi- dra Letnea } dicono schefi feriffe in va piede; e non potendo il grane È acuto dolore fofrire,impetrò da Gione , che quantun- que foftegli immortale creato; poreffe tal uolta morire. Volen- do'fotto tal fasola farci medefimamente capaci, che queSta di wina fcienZa ècosì profonda, e così lunca ad apprendere che daincegno humano non fî puo giamai perfettamente capire i però differo, che dinino È intmortal fo]fé l'inmentore > ma che poiimpetraffexdi poter morire s‘dinotando per queffo; chel'ar- risiede fcienZe in longheZza ditempvaffai volse à tal colmo ds | perfertione fe veg cono; che non porendo più oltre crefceresè for> Ray dhe indietro ritorninosevadano tuttduia perdendo e war PEA + 4 cando - que femplici fanno mentione, che da gliantichi, È o 7; i / si nt IE : è frienZa s già thenebcolmo della fra perferzione è ridotraSd@à clinare, e del tutto perderfi;.do pere, ben chefta tutti il mis mimo, per non poter» più, defiderofodimantenerta al più pof Sibile al mondosm'hbò prefa fatica di dare alla mostra Italia,che fin'ad hora di fcnZa n'è Statadei feritti di: questi così dotti auttori alcuna luce; e l'hò dalle lor' lingue ffraniere alla no- firattaliana fanclaridotti, con hauerii di più tradotte alcu- ne poche, macerto belle annotationi di Carlo Clafio < Toche occafione adunquecercama per poterelamia affettione ve luns. ga denotione , c'hò fempre alla gentilifFima e regaliftima cafe de Alarcon e di MendoZza portata, e particolarmente dà VS. Iluftriff.& al S.Don Dego fuoZio difcoprirestoffo feci difeono. susta quiffamiafaitica,e me ffeffo inffeme confectarle,E certo;. granventara: poffoia dire effer stata lu mia» poichein questo. effremosquado erano già fosto le fampe,mi fi fia V:S:Muftrif: contanto bella occaffone parata inmanZise chi meglio porena in. ciò e/fer mio protettore, e difenfore? vin chi meglio poremaio le miefaticheimpiegarechesnV .S.IMuftrif\cheperchiare&Zza tb fangue,per bontà dicoftumi,e pervalore, e generofità d'anît moè ribettata;rinerita,temuta et ansata datuiti?Onde lecofe d leiconfecratese dedicate è da penfare,checome fue ‘proprie deb. bano parimete effereeripettatese lodatese da tatti tenute cha- re. Nonmipar quidimeffiero;in quifa;che molti fono v/i di fa re per acquiftarfi là gratia de' lor Signori,con argomiti voler lachiareZza del fuo fangue-prowàreche al mondo euttv:è già mota l'antichità del fuo regal legnaggio,done fono fempreffati, evi fono ancora infinitiffimi Prencipi, e valorofi huomini di querra, da Imperadori, e da Rè fempre tenuti chari > ma ba= ferà folamente 4 dire; che quel generofo Soldato, & inuin= cibile Capitano il S.Alarcon fuo bifauo fofe così chiarodino= ‘mese tanto à Carlo Quinto Imperadore per do fio fommava-. loreve gindiciofo difcorfo charo, che come padre l'honoraza; e per nome di padre lo chiamaua . Quest un (olo bafferia . 3luffrare non che na fola,ma mille cafe. fe cerchiamso la bon> ‘ sàdell'animo,i fanti coffumi,l'oferuanZa delle Chriftiane leg- gi, e fanta religione; quando fi vidde mai maggiore, nè più. ° anniolabilmente offeruare, che in cafa del Signore Don Pietro, ligione werfo Dio , nel trattare i fuoi megocij con. pradenZa; & in faperfi con temperanZa; & bonefta parfimonia con- tto, che non bifogna 006 efempi appromarlo. Maolired ciò veg- gio V.S.Ilu5rif. clemsentiginta coni vaffalistfficio/ifima com gli amici, egratiffimoriconofcitor de benefici fegni non' fola- | mente di generofo, magnanimo Prencipe,ma di diuina, © ce leffe natura, come che cofa più non fi confaccia,e conformi con Iddio, che l’efferclemente, & infieme largo donator di gratie. Hor fe tutte queste & altre maggiori, e più rare virtu fe ri- srouanvin lei, è tosì chiaro Prentipe, & IlNuStre di fangue, è tanto antico mio Signorè.e padrone, ©iotantvà les & alla Jua tafa affeszionaro,a chi meglio sì come da principio bò det- to) potewa io le mie fatiche,perche fufferò bene impiegate , e me elfo confecrare che hifi con fauori aiutato, che KS. - TWuffrif.2.A lei dunquemeste(fosonfacro ; e di quefto ben che picciolo, & humile preferite fia fodonos con peranza > c'hdb- bia è gradirlo , e gradéndolò, forto la fa provertione rentimi ; » atciò che del fo fanot riftaldaro, poffa più caldamente fotto il‘ fo mome ad altre imprefe maggior apparecchiarai»Prit- do in tanto sl Signore ongtor bogni gratia che lungamente profperi VS: AMustrif in falute Gin quella felicità La cone ferui, chela fuamoltabontà glipromette , alla quale bumil. mente facendo vinerénZa,bafcio le mani. Di Chieti;ildi 25. d'Aprile M_ D° LXXV. È cs | PETIT SR C vw è : Pi “ Tha 2 Denotif. ferno, " ee IRTUARE ret di sita cas i born” peo d% 7 "E s PR santtio TS sr io 3 ACCLISM SD SRI »3 ; È bi: VI "1 j da Chieti. Pa » si asc LTSII © ogissatibosota, si disbiornitnr sngee - LIA Su 3 % y it L jo A a; î È Pai TAVOLA PISEVRITI ta RR EGLI ET. ALTRE COSE, Cei che di contengono ne i due Libri ‘dell'Indie ‘Orientali. > 0° “DO ur ra a tace RESGITRME OTO. I " Aa k% 7) LE SAVA At i dura è A O SEIT dI i & aa Lx Tav eta PIRO TERI i sn rr — ; mari Bid 4 II BRRRETRi Nd e dae dd è si x da esi pa = dò . LS 5 ciVEst Bexim. -. carte.t3. vAloe infieme con melle come pur- MPN EOSDO “ana di cadi cdi La Ata it ese Acqua. i canfora Cet. all i Vedi I pe ve " fto LI à VITO PA N SE L* chi 5 | sAloe dinatura di metallo feritta SS dead >. daPlin. «| .nella È —“‘27 AloediSpagna È Lecpundigenfali verdi \3P Dip: << venda CR6 vtequadiareca. è 0% 43° mbar >» 85 Acqua di mirabolani sl 47 » Ambare mala 87 Acqua di fiori dell arbore melan- Ambra: 3 L 3; LS v : n ca 50 Biipati atrsanapa tuale fanade ovfole so ROTA in vfeacreliodi Giclia «50 sr: dv dir sAlipo 59° «dusidem. | «; <_ 6 Almelendeli 3 «Aniudea& ci pie 6 ee È __ 9a «Aloe Socoterina ummrgdstii è VI 15 «Aloe come fi conofta effr bat «Anonimo 9 «Aloe non fi fain Aleffandria 3.An0rn> rin go «Aloe d che cofa ferue a soi ci siloe vfata grisol. An 47 dano Badur Pon tento ue 0, b 7% +. «Aloe come fi da nell'rlecre della trata GGI 44 velffica, ede‘glivento 4 «Arata da sAloe nelle uenebemorroidali, che Arboredi Benginino 1r.&ria. operi 9. Arbore d'incenfo x i 13 Arbore LATOL I. dfrbore dilacca <..| 13 «Arbore di camphora pùry isrbore del Cate ||| 19.et20 aArbore del Tabaxir 21 «Arbore del legno aloe 29.et30 «Arbore del fandalo 30.631 «Arbore del fandalo crefcein altre parti 31 «Arbore del macis 35 «Arbore del garofalo 36 ««Arbore dell’ Areca 43 «Arbore della noce d'India. | 44 «Arbore ditamarindi 48 «Arbore di caffia Last «Arbore dì Goa... ... 67.4 68 «Arbore melanconico «——. ago «Arbore di i 2% greca 32 freca” 43 iadtriene SI sdretca 147 «Arnabo 66 «Aroma di 52 sAffafetida —__._. bad vAffa dolce 3 4 5 Alfa vfata ne i cibi — Ù «Auacari . n vAnicenna non conobbe la lacca % I + sAuorio : 0- > Azel I uu: san ? | Alafcio 573 Baneani come vivano È 8 Berna ez ch' eccita *# ict dr 4 abbi à did 90. 4 Batiec Bathi 92 Bazaim città 59 Belì i 87 Bengiuino pianta n3 3 conofciuta da gl’antichi. ©» 9 Bedelio 15 Bengiuino non é il lafer. || 8 Bengiuino che «cofa fia 9 Benginino di piu forti 10 Bengiuino doue fi ricoglie. _ 10 Bengiuino boninas 10.1L Betre 3r Betrenon è il folio» 32 Betrecome ft pianti e fi coltine 33 — Ber. 87 Raifera arbore omai 13 Berillodell’Indie || Bloxeuual Boniama Bombaim 3 Ira Bofora città di Auicenna 6 Brafil .v.. 2 Brindones 87 Budiecas 89 Rete: 86 C Accia d natia 24 Caceras 89 Catous so Cairo 104% Cairo donde vien detto Pat — . Caismanis sli Galamo aromatico - ia 3 CalemononèAeoro, nè meno ; galanga S2:0455 Calamita 74 Calamita non so clfro Psa 88 imita non è venenofa vale N74 Calamita prefa per bocca conferua .. lagionentà i 74 Calambuto 33.034 Camphora 16 Camphora come fi falfifichi- 17 Camphora Ribachina 18 Campielisj vin Canada vafodabere 9 Cancamo non è il bengiui 14 Cancamo che cofa fia 14 Candil 49 Canella 24 Carambolas 87 Carandas 78 Caril 77 Cardamomo 41 Cardamomo è vnafola(petie 42 Carpi fio 40 +5 è x E x î Calfia, cinamomo , e canella è vna cofa iftelfa 26 . Cate 18 Cate,t illiccio de gli antichi 19 Cax cax 9 Cebar Ca Cenorins :A81 Chandama 30 €hampe ‘76 €heri, 76 China ifola bo Chinch, 8I Cimamomo Alepitino perche così fia detto 26.4 27 Cinamomo che cofa fignifica 25 Cocco 45 | TA VOLa Cofalo frutto % Colles 91 Color roffo da tinger pelli 14 Comalange © © 88 Comori: >. 2 Conche che fanno le perle 75 Contradittione del Manardo ‘2 Contrafto fopra la galanga, aco- ro,ecalamo aromatico 63 Copra» 45 Costo 56 Cofto, che fi porta in Anuerfa 57 Cofcia - 91 Corafoni | 91 Corone di paternoftri di legno aloe 30 Corno de Rinocerote 23 Coru herba buona alla diffenteria "Ora 73 Cota tt +14 Caslal È Cotogni Begalenfi 86 Criftallo non fi trouò mai nelle mi- nere di Diamanti 79 Croco Indiano 62 Cubebe 39 Cubebe fi vendono cotte 39 Curcas 883 Cura di quegli, ch'hanno prefo è fio ri del Datura 89 Curcuma 62 Atura 89 Dente di Elefante non fer- we nell'India per medicina 23 De- LÌ PAROLA Defcrittione del legno. colubrino i 167.68 pefto fatto d'arbore di Camphora SA prima gioia,e Re dell’al s "tre gemme 70 Diamantecome dee effere 70 Diamante maggior di quattro. quel lane 71 Diamante non refi fe al martello 7ì Diamante non nafce dentro «i Cri- Stallo 71 Diamante non toglie la virtà al ; calamita igiene cron ficofama cl pom Diamante non ferue in Pre 71 Diamante no è veneno che ammaz vRI 7I Due differenze , che fi veggono «mella canella fono prefe dal pae ife 26 Doi Diamanti fregati infiemefi î con « giungono che non. dio diftac e care 7 I Diu,ouer Dio ifola ‘56 Donde s'impedifca il raccorre il Bè- giuino II Dolori colici curati dal cocco 46 Dorioni 82 E E Lefanteefuabiftoria 42 Elefanti mangiati crudi 22 = intendente delle lingue Etfenticome in ris e624 Si Elefante intendente donato è Maf: fimiliano Imperadore 24 Bene di agalloco come fi fa Hiro 7 del Matthioli 4 Error del Brafauola. 4 Error dei frati tomm.di Mefue 14 Efperienza per conofcer la vi « o beZar 69 F i i Agara I5 Fagara 39 Farina di naccani 19 Faufel.. a 43 I Faufelgraduato —’ 43 ce dell’ arbore melanconico ; ina tenchefa; enon il se raldo Fiore di giunco odoratononi” leda biamo per noftra negligenza $5 Figuera Banana o 81 Fiori del Datura vfato da i ladri 280 89 Foglia di canella Foglia di betre 33 Foglia di melabatro Foglie di tamarindi nell’erifi pila 48 Folio Indiano 33 Francefco di Tamara fcrine fcioc= Sbezze intorno nigige re Futa Frumento nell’Indie come fi femini 88 Frutto dicanella 34 Frutti di Tamarindi di notte firin- Î + & chiu- Am,ciò che finifichi 44 Herba tro come fi H FALDOLA * chiador foglie: + 48 . prepari (079 rutti meraniglifo appo de Cani- Hinxaber 49 |. balè js 83 Higuero ù 83 Frutto di Bere _ n "" 3 Hircolo 54 1 Hiftoriad'vn'Elefante della Chi» Gee ga 6 3 na 123 Galaganonò il Squinato 63 Hiftoria d'un Mercante di Rubi- Galanga donenafie 64 ni sr 72 Ganada SRO 1° I i Gandas si E otteai i 77 Gange fiume > 758 Tagra 44.0 45 Ganta. . 60 JIaiama sini:79 Garofalo 36 Taiaqua 80 Garofali come fi i ricolgono equan- Iamgomas 78 «do 36 lambalones 87 Gatofalo hafie Solamente nelle Mo lambos 85 luche 36 Iafpide 73 Garofalo come ft conferui dalle Idamaluco 89 ; ctarme 36 1madmaluco dB 7 Garofali fiorì ci RI serrate ca Imgu & Imgara SI) Gengeuo siminga > ti verita Gengeno e da staffa Infufione di faniirindizi ‘48 65 Incenfo (II Beidrer 6 S.& 68 Incenfononnafcenell’India TX Gemme ‘70 Incenfovfato affai da medici In- Giardini di SY Fioraso Re 31 diani dipgh3 Giacinto e granatà . - Indiani apprezzano gli odori -77 Gioncoodorato ...... Infufione di Tamarindi 1148 ar non conobbero il Peng Inbame 87 2ftròmenti dirame ch’vfano per cò Golfa E gica : prar le e-- 75 Gomma trouata frai ì garofali 3 3 ;7 K i Gotim Vici ni >» Guanabano i ez L Acca Lacca doue nafca varie v : casioni 17 Lacca <> dV OL. A. Laccacome fifeglie: © \\\\13 Laccanon hà lefacultà del chara= iobe DR ca Lacca mon è ilcancamo 14 Legno aloe come fi SR effer. © buono * 28 Legno afdefatuatico ‘29 Legno colubrino 101167 cpereaidioe li \uos 3108 bat (19 Lingna frabi sim ibb ran i@ Lingua Magarabi. sé Liquidambar sausio: Liquore dell ‘arbore» elle camel © L527 i; if Lonan id è rr AGdenica Rimasco to Lodonico Romano dè « “xt vadis n 35 Malabatro ‘83 Madreperla 75 Malediua Quo 3 — Maldiua: - i ISTAT Maluco > 9» Mangas n Mangelis sett 72 Mangiriguam = +00 96 Mangoftans © 85 Manna 20 Mano pefo dell'Indie 79 Maraka . i 83 Marmelos di Bengala 86 Martabanis 86 Mafchia Mecer fpecie d'opio Medicamento di Ruffo commen- dato FAROE - di fa :9 Nimbone imedicamenti Medicamento fatto del Coru 76 Melanfagine intorno al frutto Mu fad'un frate Francifîano | 68I M MA 9% Melone Indiazo 188. Mer von; È 88 Mirabolani 1:46 Mirra 3 12 Moali è 3% Mocenar compofitione di aloe 3 Modo di dar la maine Ching i è 60.61.6280 3 (0)030 dat È Afogori sibnertb s 99% Mobado — »' 91 Motxi donde frcanfi 89 Mungo ut 88 Mufa < 80 Naires { 22 Nalquea. 92 Naldina I Nale I gia niet si Nardo Navi chiodate con chiodi di legno 74 Negundo Negundo buono ad impreganeti donne 77 egundora venala Neg ff luffaria 77 76 ù 4 d Nimpa forte di benanda:: 13 174 "er 93 Nk: <» Neca oi Aa 19 » +77 Nocciuoli di Mangois Sena flu Sapore mofietaetil macis non dla ta da slice 35 Noce d'India RA Noci di Faufel I Nofocomio fpedale di vecelli 8 Cchio digatta 74 O Ocofori arbore ie Oliod’ Ambra ion Olio dibacche dicanella i. «9. Olio di noce d'India 45 Olio per l'impetigine so Olio di noce mofcata 63 Olio del nimbo 76.77. Opiolagrima di { nr 5 Suni credono l'o Orraqua fre diana 8 Otraqua is; r : Acona e Paquouere BI Paigi 83 Pale dt Papaueronon fal’opio te 3 ‘Pateca x 87 Pazam 68 PEPE rr nti Bairo cio BE Pepe bianco e' pepe nero non fono piante diuerfe pas Pepe come fi pianti è colbiai 38 Pepe lungo è diuerfa pianta dal ne . roe dal bianco 3 Pepe Canarino 32 ; ade CECO & sa __ TAPOLA: Perdan,moneta 0 18 Perle 75 tele done fi pes 75 Perle maggiori che ft trouano 75. Perleinuecchiano | |. 75. Perle come fi pulifcano . 75 Perle perse al plenilunio fono mi- \ agliori 75 Perle non feruonone' i medicame- « si de gl'Indiani 75. Pianta delturbit — .__. 58 Pianta della radice china. 62 Pianta di galanga SII Pianta di gengeno 64 Pianti di cubebe 39 Pie colombino SI Pietra Armenia 74 Pietra Bezar 68 Pietra di Malaca. 69 " pocena: Pilo, veneno Platano falfo 81 Pompholige 20 a 26. Querfe eo R «Adice china 60. Radice china quando fa ritro Sita buona oper il mal Paa Raglice tica hàda dono 61 Radice china accende mirabilmen. te à libidine.» < 63 Radice dimalaca corra ueneno 68 92 Rao che suol dire =. Rat KLAVFOLA. Ratis pefo _70 Rami di cinamome ‘28 Re dell’ Indie = Re di Deli i Retola de gli Indiani în dar le pai dicine 4 Regole da conofcere il turbit buo- sd 58.08 59 -Reisbutos 9I i 59 Re Zanuale 47 Ribab Re 18 Rinocerote 23 Rob 6 ‘Rofa bierocontina SI Rubino a Rubino non rifplende al buio > + Rames DI Ss di cpr 41 Saiba 92 Samac II dentro 3I i 30 sandlocinino on pe Por + tugallo 30 Sandalo è ditre fperie. 30 Sarmashandar 49 Scorza dicalfia folutiua 44 Scorza di noce mofcata codita 34 Selachiticum pitt at intorno al fan 31 rd sg Setabul Sicomoro È Sirifoles 86 Smeraldo 7% ‘Sofi 92 Sofola Spettacolo di doi Elefanti, che n : battono 23 s, pinello 73 Spodio 20. 2I Stapa,antichiffima nella China 63 Sura 42 Superftitione in Cambaia 22 N T Abaxir 20 Tabaxir è che cofa è buono > 27 ‘Tamerlano - 93 Tamirbam 91 ‘Tamalapatra | 33 ‘Tamarindi 48 Fanga 59 Tapfia uc 83 Termicatly ‘93 Timelea non nafce nell Ind 9 Timiriabim ; 19 Timor 2 Tocha Re 9I Topan 9I urp i. 59 Troglotide Ifole Ir Trungibim 19 Turbit nonhd da effergomofo 58 Turbit medicamento , che purga il flemma 59 Turbit defcritto dagli Arabi 5 9 » Vit Ri a Pe -» d r AV d93 < DIVRI 60 91 9I | gr et92 Y ertm in medicina del Negudo 77 -. «XF nioni perche fiano clan perle . così chiamate ©: cc\®m0 75 r, ec della pietra Begar 68.69 & - 92 Xaholam QI Xaismacl 92 «Xatamas 92 Meque 92 Hirquelt et xiracoft TAVOLA DITY -_ © ve&altre cc E gontengoniò nei dueLibri 2» G er - dell Tindie Occidentali. i ‘puro El) Anime e copal:‘ 2 c: trade fianchi r4 \&é DellaTacamahaca 3 Del legno per il mal guire: e del > Della Caragua 3 c° l'urina 15 @aviS Dell'ogliò del pre, del- Del pepe dell'India: 3 cia 4 madifirmo: rridioza@ Della caffia fiftola.+: see (2) Del bitume — O] Delle aucl hai prorgitie: nI1t9 el Rpizbatye del ide me Delli pignoni purgatini «> (17 so udofenta usi: S Dellefauepurgatiue «> 17 Del Balfamo ri iv 6 Dellattedel penipenichi 18 Dell'herba di Gionanni infante 8 Del Mecciocan . Shabt8 Del Guaiacanlegnofanto »:-8 Mito) stride sia Della China eo ge e Del legno aromatico tato Della farzaparriglia 2 DellapietraBezaar :30 Della Nes, di i Jnguedelegio. 1 Dell'herba n 39 ie dl OLA. TZ efrosaliio 7 73 Zaffiro e rubino infieme. 73 Zaffiro e rubino nafcono-in, vna medefima minera 73 «Zaffiro che È il diamiante A nelle re;non altrimenti,chei funghi ne gli arbori; pefte ; e nelle fortune effere infieme co° falli Laquale ‘openione ha più del verifimile,che tut- uicenna, Imperoche foffiando gagliardamente Euro, | n'è ftata gittata, (che veniua di tutto quel tratto dell’Hole di Mal- = diva, che fpettano ad Orien te) gran. copia nell’Ifole di Comaro, di Demgoxa,e di Mofambica. All'incontro foffiando poi Fauo-. nio,fe neraccoglie gri-copia in quélleiftelfe Hole;che volgarmen te per corrottionedi voce;Maldiue fidicano, donendo più rofto dirfi er Nale‘inli gua Malauazica vuol dir G SII ole Angelediua,lequati‘fono d Indie -Orientali;dodici leche che Ange inlingua loro non voglia.dire altro che cinque. Ma quefto èfuori del noftro intento, pur non ‘ho potuto fchiuardi Înon dirlo , effendo l’Hole diMaldina cadute in ragionamento, — arquel- uganelle Pes D | leIfole Ange enche quell'ambra tutra è tenu troquella, che fi ritruona attacca a rchezza: di tempo-diuenta perfettifli- loro opénione; a mio parere è al; imperoché ricercano perl n air i.-Ma-quelta mortifero*velen mento,mwvore., . ne, 3 ritrouarfi vna:fpecie-di canfora inelle can rne.del (poi fopranatandonell’acque, della quale ‘la più lodata è quella, «theda gli Arabiè detta Afcap.. :Ma quanto quefta og fia : ai lontana hi apitolo' primo . lontana dal vero, equanto indegna di così grande huomo, é di così gran Filofofo , è tanto chiaro, onfa: ch'io l’ap- proui. Primamente perche d i cani nel mare. - retto perche quella cedo efe do,vuo- E fia Annibal ale calda & feccain fecc ade. Qui edi Auicenna 5 Teltfica Serapione al libro de' Seng a cap. prouin» cia di Zing,cheè la Safala; ; imper e Sinne Zangue ap pode' Perfiani & Arabi,dinota fossi ifteflo,che da Latini è det- to Niger,e da noi negro; per efler tutta quella riviera maritima dell’ Ethiopia habitata da Mori,cioè da gente negra. Così mede- fimaméte Auicenna al 2.lib.alcap.63-aggiugnédeli vno. ‘epiteto, da chiama Al ,qua i voglia dire di Melinda; così ancora Selachiticun eic da Zeilan Nola nell Sea do ve Ifola ssi; molte “ee ea fi ca dagli Arabi. De Greci ci neffino altro ne ha feritto Sfen non Aetio, im pestichie fe n'è ritrou è za d'vn'huomo;etal’hora di lunghezza di nouanta cile diven. tidue di larghezza . Hanno detto alcuni di haver.veduta vn'ifola tutta di pura Ambra, laquale hauendola poi voluta ritronare, | mai più non la viddero. Nell'anno 15 s fs prello al promonto- rio Comori, ( ilqual’è verfol’Ifole di Maldina ) ne fu ritronato va ‘pezzo di tremila libte,& credendofi colui chelo trono, chefafle pece, owero alcuna forte di bitume. pe cealene per all «mercato . Il più gran pezzo,c n ved « ‘quindici libre. Ma coloro, che tral ironia vezzi affai più ; Dell Ambra . Ci ma di ‘rado )in Timor &in Brafil;; e l’anno \ Setabul,porto de Portughefi,ne fu trouato vn ‘riferifce ancora , che pelle volte fe n'è veduto nei 3 ‘ gli vecelli, i i quali è da credere, che iui facciano i lor ni- “di; alcuna volta fi è veduta ne i conchili, & nelle fcorze delle oftriche mefchiata & attaccata l'’ambra . In oltre la più perfetta ,ambra fi tiene,che fia quella, che è fenza alcuno mifcuglio di fpor chezze,& quella,che più tira ia candidezza , cioè cad fia di co- ‘ cinericcio , oweramente i parte di candido; che su leg: dell'olio. Lan bianca al; Susi pu Ù io sedia fia col ai ones ; n) i contraditrione del Manatdo , ilquale nell’ tei di e gemme nella prima diftintione delle ‘compolitioni di Melue, n, che ‘ambra è cofa nuoua , e ch egli la tiene in poca ftima; ma poco dopo nell’ clextazio del Distobroguali fordarofi di fe Rtello, lo- da per rif] infinitam n il prezzo, , non ieti . main nefluna altra parte è È parti della China; doye effendone da no {tri Portughefi portata vna certa poca quantità, fu ogni Cate ap- prezzato mille e cinquecento fcudi (il Cate appreflo gli Indiani è vn sei di venti sons) dal cui Capo tirati alcuni altri n > ora è rido ; mi credo,che quel o dti de gino > che nella hi Moria di find cla ero modo » Fra gli arbori di se Cariolbegr: "" A mentione dell’arbore detto Ocofori,arbore affai grande e uago, con (ia lie fimili all'edera . Il liquor di eflo , che chiamano Liquidam= reyrende foauiffimo odore, « {°° E Dell'Alve. 3 Cap. fas "i — = °ALoEdalatiniè detto Aloes;da Greci dro. Arabi, tana quelt’Ifola dal mare Eritreo cento ventiotto leghe, per la qual cofa non pofliamo noi dire, che più appartenga all’Arabia, «che all’Ethiopia, percioche da vna parte del mare è terminata rabia ; e dall'altra Ethiopia. iena queft'herba nonfi - e teftifica Andrea Lacuna nel ue fi ritirano con edifici) di città, ma folamente certi villaggi, do il beltiame. Nè meno è vero quel, chel medefimo authore dice, che per raccorre tal facco facciano i pavimenti di mattoni; imperochéin tutta quell’Ifola non vi è tenta politezza, Nè me no è da dar credenza à coloro,che dicono , che fia migliore quel fucco , che fi fa della cima della pianta,di quello , che fi fa della parte inferiore, come che fia tutto egualmente buono , pur che fi. vfi diligenza in far,che fia fenza arena, In oltre tal fucco non è vero,che fi adulteri,percioche fe ne fa gran quantità. Ma è bene il vero, che di coloro, che lo portano fono alcuni più accw gli altri in lenarne via gli fporchezzi , che fogliono co - mefchiar he perciò fi ha da dar poco credito à Diofcorid | Del Aloe. parimentea Plin. al 2 1.lib. cap.24. 4 quali ferinono ci eflerfolito di adulterarfi, per effere in quelle parti Le i di detragomma,e di acacia; anzi per dire il vero ne fun credito fi doueria lor dare, sìcome ho io per relatione di huomini degni di fede intefo. Ben'è ilvero, ch'io non negherci — mai,che pocasi d’ unainaltra , non potelle falfificarfi. Che e € cs lodato, non folo Stagno es adi di Cam merc d'altri luoghi . onde a quatro doppie è più caro quello,che di Scotaro fi reca,che l’altro,che da altri luoghi fi por ta. E fra gli altri fegnali; lodauano il Scoterino ; che fufle foda, e ben palin che gli altri;che fi portano d’altre parti, non . do;cheil: all’Ir die 8 ni rosestat fi por- ta di ‘Ale fron dell Wa rabis mori è da intenderfi femplice- mente : ma fi ha da intender di quello , che di Scotaro prima- ‘Îmente è tato portato nell India, percioche di Cambaia e di Ben- gala anchora fi porta in Ormus, in Adem&in Gida. La onde Sueggpronba bi; bp Rice ii dieschema fp ecie folame Ci di ni, la diftribuiwano : I refto di Europa; ma ig veramente Faloe fi faccia in Aleffanc ri Nabigfee aloe non folamente nelle parti Capitolo’ TI. 2 aritime, manafereriandio ne 3a difetti dell'Indie» indolo io per ducento leghe ‘veduto brio ‘tutto, in quel. io; dio feci per terra per quei deferti. E' cofa chiara ,-che una forte di gomma ftilladall’aloe ;m: le., fue foglie efce vna certa acqua prio lag ma, enon ferne à.cofa alouna. L'vfo dell shoe non è è folamente } appreffo!de gli Arabi,e demedici Turchi i quali ftadiano Aui-; cenna (chéeffi chiamano Abolahi )& hanno letti i fuoi cinque. librideCanoni,e-ftudiano Raze, (‘chiamato in lingna loro Ben- zacharia) ecosì anco Hali Rodoan, e Mefue (da loro chiamate . Menxtis } auenga che:non fia quello;chehabbiamo noi . edi più ftudiano l’opere- diHippocrate, diGaleno,d’ Ariftotile;e di Plaro- ne; benche quefte opere 1 non fono intiere8- perfette nel modo, che l'habbiamo noi in lingu: Greca E' in vfo ancora l’alocappo horn | Aiino Mode, fatta. di dhe 18 mira; rhllaquale compofitiene fi feruono grandemente in.curare.i ‘cavalli, &é nell'ammazzare i wermi delle ferite. Ho vedùtoi0-vn medico del gran Soldano Baidut Re.di Cam : ‘baia;ilqualefifernina molto. {peflo dell’herba Aloe in quefto mo do :° egli c glie tagliuzzate infieme.con fale»e fenz alcun tra dhe pacino vieni effica;.& cofi ancora à quelli:che orinano matcia; e certo nonfenza gran giona mento e fodisfattione dell'infermo ; perciodhe con.quelta tofto ‘guarifcono. L’ufo di quefta è noto etiandio 4° cacciatori, impero- che-curano le gambe rotre è gli.uccelli. ‘Serue ancora quì nél- l’Indie per ridur ‘le pofteme ci. ihlegmoni à-maturatione.Per | Faqual cofà pareà me;chedi «grà h nga erriil Mattioli nél comm. | Li del 3.lib.di Diofraldgia doti ruole che fi conferui piu toto: per fpettacolo e bella wifta, chei e ce. ne habbiamo è feruice nella medicina . Quello che seno Mufa Brafauola d fua efamina de femplici negando.chel’ Aloe:fia herba amara è | cn uni gna * Il Dell Aloe... i o fempre ritrouata amara, e tanto piu hi è patu-. anto era piu alle radici vicina;come che le cime delle i fenza amarezza | Tuttala pianta in fe ha vn certo - sla ondeelfendo diffenfione fra certiauttori,fe i me-. 3 tai entral’Aloe, fi debbano prendere innanzi man-; gno pure infieme col cibo,oucramente fubito dapoi. Mi è par di dirne qualcuna cofetta , auenga che fullé ciò cofa da ricer- carfi da piu dotti medici di me. eee dà cinque pilole di Aloe & SS certo ; ; imperoch mitiga in quelto modo i: dolor del capo. Plinio al cap. prin igte “lib:ogiae iudica da fia di mag- fine ‘efficacia,fe pigliato! Aloe,fi imangia, i eci fo; ma che. fia però il mangiat poco & di buon nutrimento; laqualc è; piace. infinitamente; ecosì hanno in soflumidi fare i medici di quelte bande.Imperoche effendo l’Aloe medicamento debile,non cuacuaria, fe fubito non fe gli aggiugnelfe forza col cibo, Bencho cn e di buon nutrimento deue slice, accioche prefto digerito, polla meglio puigare. All’i incontro Paolo al4. do; di 2% siro co- suo mandache enda lar 12, è buon’ho ndo | Tora mo Lelcionoti rat rio» nas 1 perttu ragionarne piu. Benche non mi patrà cola fuordi eaggiugnerò quì vnaregola affai volgare che vfano gli. indiani nel dar delle medicine. Le pilolee le medicine St da bere le dino nel modo iftelo ché siacciazzo noi,cioè i aell'lba, il corpo Érila 3 euacuatione, gli danno tre oncie di bro do di gallina fenz'altro;& poi beuuto vmpoco di acqua di rofe, fanno mettere il malato è dormire. Quefto modo di curare pareà me che fia fondato con lefuet fagionhe con teltimonianza di autto n ri; auen- tolo TY. T val 3.lib.al cap.19. commendi grandemente r0fta di aloe,di antmoniaco,mirra, come quelli,che lenatonel’ammoniaco e’ vino, fanno le pilole di aloe,di zaffarano,e di mirra; & dicono efler queta la ricetta tolta da Rufo ; facendo coftuià fua vfanza,e dî altri ferittori mo derni, iquali affai volteà fommo ftudio riprendono gli Arabi per poter più celebrare i Greci .. Ma veramente non fi può nega- escheil medicamento di Rufo mon fia di gran valore nella pe-_ fte,c febbri contagiofe, & è cofa chiara,che le pilole di Rufo vfa- te nell'iftefo modo,ches’vfano fono alzi buone, e da molti fpe- rimentate con allai buon fuccelfo ; douefi aggiugne il zaffarano, : ma epiftola,infieme con molti altri mo tei capitelli delle vene, che ne fa fcorrere il fangue,per- laqual co fa dicono non douerfi vfarenelle emorroidi, e li riprende, perche habbiano derto,che l’aloe mefchiata con mele, ha manco forza: di purgare; e che è manco dannofa allo ftomaco dell’altre medici nepurgatiue. Ondeall’incontro il Manardo,& quefti altri fuoi feguaci dicono, che l’aloe non folamente non apre le vene emor- ‘oidali, ma che più tofto le riferra; e dicono non hauer detto PPCE meglio, confirmando l'opinione di Mefue, e reltifica di hatterlo dolore & fiullo di fangue * Del Aloe, per'cagione dell'amatezza dell’aloe aprendo le bocche. dela »& irritando-la virtù efpulfiua. Perquefta iftella ragione il ele li amimali pofto fu l'ombelico purga ;.sì come depone Seraàpione nel libro de” Semplici : acap:201. Ma chel’aloe riferri - . ; li ca pitelli delle regia savica Lai de Partibus, che urga meno; rifpond dendo. v vno eb e ace tl'aloe 8 si nele virtù di purgare; il piùdebole,cioè il mele, copprello dal più gaglia rdo, cioè dall'aloe.&inquefta guifa ancora quafi accidentalmente corrobora lo ftomaco, percioche purga fenza nocumento, o con pochiffimo quegli humori; che fono allo ftomaco noioff. Mi fa. grandemente: merauigliare Plinio,cheal libro «dt vuole, che l’aloe fi ritro Annotatione di Carlo Clafro. === Cairo anticamente chiamato Menfi celebrato per dem Si rauigliofe Piramidi,che fino. al di d’ ‘hoggi fanno in piedi, Sgt | Dil idoue fi raccont. ato prigione Giofeppe, & efferui az = ancora igranai, &dir Morì. chiamato Mefera , ma perche — . »nacerta Regina chiamata Alcaire , laquale fi tiene di H noghi i accrefciuti,ba datoil nome al Cairo. doueha incomin ciato è mancarc il commercio di gemi. pian p l’Imperador. de' Turchi, avendo pra CoStartmapolila fece feggia regale s dove bo ratutte le genticoncorrono . Nel: noftro.aloe, per dire il vero, non vi È . amarezza alcuna, ilche porto opinione ausenire dalla fouerchia bu- «taidità . ma incerti luoghi di Spagna fi ritrova vn'altra forte di aloe ;. melle cui cui fa sant ritronarete. e eli ix d ‘Jerime,che i quanto due grani di cece, & è “mede, ib. Cap.43.dato dopo cenala qual contraditione accorda Nicolò Rorario nel libro s ch'egli fece delle contradittioni fra gli auttori antichi, Non dice Plinio in quel luogo; che cosìfatta aloe fi ritruoni,ma dice;che fono fati certi,c'hanno detto, che an vi fi al aloe di natura di metallo, Dell Alti. da Cap. III. l' Tanta la conse one dell’Altith, Aniuden AC \ fa feriò AfTa dolce, ouero odorata; e Laferpitio,che ne pollo. diftricare ; im peroche non ho pra chi m'habbia faputo dire il nome “» doue fi farcia ness nè nare molti,chie fi porti. e d'indi nell'India. AL tri dicono di Cozuratesimenga cheiui fi crea. che venga della re gione di Delo luogo allai freddo, laqual regione fi Rcude fecondo che fcrine Auicenna al 2.lib.alcap.5;3-fino.in Corafone,e nella re è gione di Chirua « Chiara cofa è,che quefta gomma Altith da mol- ti Arabici è chiamata Antit; 5 imperoche à qual fi voglia Arabo, cl gomn a;che da gli Indiani è chiamaci lon- fia PAltith, ouero Antit. ta di lontane pattiè. è diffici cola ad hauere Te vera del la pianta . Quefta forte di medicina è ftata per varij nomi chia- mata. Da Auicéna,al 2.lib.al cap.53.fu detta Altith, Alonbarut, fecondo la varietà delle lingue de’ paefi, done fi reca. Ma che cofa monefle il tradottoreà iiaiazia AfTa,non lo faprei dire; fe non che hauerì per auentura voluto dire Lafer, e non Affa; ilche ià lungo andare,effendo corrottoil vocabolo, ha cominciato è lirfi Aa. Ma quì dirà alcuno, che l’Altith non èil nome della | pianta,che produceil Lafer,ma più tofto di quel fucco “ppacitei | la quale opinione par che fuffe di Gerardo Cremonefe, nelcom-g mento duna Rafis,nel capitolo del coito diminuto,nel.libro del. siamo, >" B'2° ledi fe diuifioni cap.79. allaqualeopenione rifpondo in quefto mo- do;dicendo : che Gerardo non feppe mai la vera lingua Arabica «coftumata da Sirij, Mefopotami,Perfiani e Tartari, done fi crede, xche nafcefle Auicenna in vna città chiamata Bofora , la quale fi tiene da certi,che faflè Babilonia,ma io ho faputo per certo, che non è Babilonia,ma fi bene è vicino è Babilonia; dellaquale non fi vede hoggi veftigio alcuno , pofta nella prouincia di Vzbeque. Quefta Vzbegue è vn luogo di Tartaria, doue nafcono huomini ftrenui, e gran fagittarij , i quali così è piede, comcà cauallo vanno al foldo de’ Reforeftieri. Sono quefti perauent thi cotito noiofi à Romani; & quefta lingua è qu la, c chiamano Arabì, cioè Arabica, nellaquale fi truonano fcritte l’o- pere di Galeno, d'altri Filofofi,e del falfo Profeta. La lingi noftri Mauritani è chiamata Magaraby , quafi voleffero dire lin gua di quelli, che habitano in Occidente,percioche Garby vuol ‘ ire Occidente, &Ma,di quelli. In fomma Altith non vuol dir altro,che la pianta,che produceil Lafer; di modo,che molte vol. teò toltala po er i i Maquì ) otrà dire alcu- en ‘ae a "AT. dal. = no «come u zuz n ben cotto e c > Robalzuz; imperoche, Rob, in lingua Arabica vuol! dir denfato,& Al,è l'articolo del fecondo cafo de“ gli Arabi, onde di quì mi par verifimile,che fia prefo il nome del- l'alta dolce. Ma chel’Altith de gli Arabi fia il laferpitio di Dio- {coride e di Plinio (auenga che nellunò di quelli , che veramente fono Arabi, ne habbia fatta mentione,sì come fu Rafis& Auuer- roc) nondimeno chiaramenteil dimoftra Serapione nel fuo lib. de Semplicià cap.2 51. doue parlando dell’Alrirh,riferifce di pa- rolain parola turro quello,che Diofcoride e Galeno fcriffero del laferpitio » Laonde non vale la openione di coloro , che voglio» no con molti argomenti proware,che l'alfa fetida fia pianali. rente dal mira ; imperoche noa per ciò ; chel laferpitio de gli antichi fuffe in coftume nei cibi, el’affa ferida ne i medica» menti folamente,&in quefti molto di rado, ma ne i cibi total + mente abhorriti per caufa del (uo grane & horrendo odore; ap- prouano la loro openione; parendo è me;che grauemente ss si n concio ice è si in coltume per tutta re nellemedicine,ma in con- tagora,la comprano tutti ina offibilità delle 1 I delle ricchezze . Hanno quefti in coffe di parce l'alfa nei lor brodi,e negli herbaggi, fregandone molto ben prima. il cale daio;doue hanno da cuocerfi,& in tutti i lor cibi non cultumano altro condimento di quefto. Legenti da fatica, & le pouere, e dî balla conditione,che non hanno altro,che cipolla e pane da man on fe ne feruono fe non in certi cafi riferuati. Molti mî Taro odio il condimento di quefti Baneani, così per la foaui- tàdel ces odore; dallequali parole perfuafo ne volfi certe volte guftare; &c in verità, cheè aflai grato al gufto fe ben non m tanti to coloro dicenano ; ilche haurà per> rchemi diletto poco dibrodi, edi ondimenti ; verità; che rion era faftidiofo, tut- to cheà me non fia odore più graue,che l’affa ferida. Mangi alcuni l'alfa per far ritornar l'appetito quando l’haueffero perdu= to;la quale da principio è alquanto amaretta, come fono le oliue in falamoia, ma dopò di hauerla inghioctita,merauigliofamente loro diletta. Sogliono alcuni vfarla fola in luogo di medicina per -@ lo ftomaco,& per rifoluerla ventofità. La onde erra= ente coloro , che pes (eggiso lopriione di Sepulneda; modo aaa fe non me mi i grandemtte: ella trafcurag Matteo ‘0 è @p. 47: fopra l’aniuden,il quale a citando Galeno; sn che fia veneno ; percioche nè Galeno, nè anttore alcuno de’ Greci hanno detto tal cofa; anzi tutti d’vn confentimento hanno lodato grandemen te il lafer per li veneni,per la pefte; perli vermi, e per le punture de (corpioni . Sogliono gl’Indiani nel dolor de denti metterlo dentro i forami; laqual virtà gliè da Diofcoride ancora data al tro Jib.à cap.76.auenga che Plinio allibro 2 2.à cap.2.3.fia d’al erecando l’effempio d’vn certo, che per caufa del dolor de desti i fi gettò d’vn precipitio ; ma coftui patiug er auentura È frenefias& il medicamento-hauea più del donerè quelli humo- a ra moro . “e degli indiani "Dall'Altish. "» spet feruirfene molto; ma non fi feruono nè delle fo- nè della radice, percioche non fono da lor conofciute, ma fo- amente del fucco , del quale grandemente fi feruono per eccita re à libidine . Colui,ilquale ho detto di fopra;che fi feruiua fpellò dell’affa fola,midiffe, che à lui era tato riferito quefto fucco ca uarfi d’vna pianta, cheha lefoglie fimilial corilo, incidendo il. caule;; e poi lo. mettono dentroi cuoi de buoi prima imbrattati di fangue e farina di fromenta Im efchiato infie e per meglio con feruarlo. e diquì viene, che nell’afla fi vedenon fo che cofa come ina di fava. Portafi quefto fpeffo in Mandou, in Chitor & in Deli; & fi porta ancora di Ormus in Pegù;in Malaga,in Tanafari, &cin altri luoghi conuicini . Il laferf? porta nelle Indie di due ch re, ma perche haneile acuto è valorolo' odore ; & in quello. mo- do dicono ilcalamo odorato,effendo più tofto à giudicio di mol ti,fetido. In quelto.iftefo modo è di valorofo odore ; l’aloe, di più valorofo ; ela fpica nardi,molto più di tutti. La ondeio ho purgato molti infermi,i quali abhorriuano il reubarbaro pet rio fpetto della fpica, che vi era pofta. Mi meraviglio di - 0 - il bengiuino ( pianta da ‘ na dn: cai fuf-, sn: al pena cis “Così i im: trimenti huomo dotto edigrandiffimal de el terzo della natura« elle pianteà cap. O i TO fcere vna, a radi: fuori negra,e di dentro bianca, fai ili auigliofo e foaue odore; alla qual radice per le ftu Caporonz hannoi i femplicifti dato illuftri nomi, fin Spi ola hora imperatoria ; hora angelica & hora radice di n der - Be > pena facoltà di rifcaldare,e di efficcare. i li piùe NERE Bene boe ; LT a - astha, E ì Riotti altri. talee per bela ateo 3 Quetta % vuoleegli,che fia il laferpitio di Francia,della quale hanno i me-: nefealchi fattamentione; &fealcuno fe l'apprefla alnafo,troua-. Sere forte di lafer rende il medefimo odore del bengiui-: no: erie, Scam omni portino ope-. o del ouerol beniudeo; fia il lafer nafce,mandi à noi la fua. pel c £ iuino con mol- i u& cagliardi argomenti riprouaremo . di quefto O parere, cioè, che’ | bengiuinodia il Life fi vede effer tal voltail Matthioli nel terzo lib. a. i Cap. 78.del fuo commentario fopra Diofeoridez ma ppei aftretto dalla werità,mutò parere, si Annotatione di Carlo Cla uffa » vil | i Baneani, è pato potagn forte di get Ve (ai ro quei Filofofi Baneani chiamati ; ben che hoggi dì ESS) più tofo mercatanti , che Filofofi fi Yomiania chica. ) —— * Sono di piu forti d'huomini,ma tutti « fosche mon L= cla see il, hem : | » Dell Opio ì Ile bal SESIA molte volte ri 9 LES GLORIA; e pri eli Lifiano in libertà volare. Non mangia- no rape, mon agli,non cipolle,nè cofa alcuna tinta di color roffo;non beo- no vino,non guftano aceto, nè meno a; oueramente orraqua ( Jor=: E Vai credono la cinica d' mede, en Malauar,i ri Cunca, magiano ogni forte di carne eccetto vaccina, asia e'credono tutti la tranfimigratione dell'anime, & alciie altre melanfagine da idere Tuttoboio tolto dal noftro autore Psttate 1A 0003 luoghi . Dell'opio.- i La 1111 È Mm VeLLo, che i ’ortughefi,hai | cabolo,chiamiamo Anafiam; i ‘nfiarioral, i quali gli \C@?7A Indiani hino feguitato;dicono ofium tratto il vocabo 2224 lo dall’opio de’ Greci. Molti nomihannogli Arabici told dalla lingua Greca , laquale effi dicono, Ihuamani, quafi di- celle Ionica , mutando il P,in F,per effere lettere molto fimili ; la onde Opio,diflero Ofio, Peonia,Faunia , & altri fomiglianti. Soc no molte le fpecie dell’opio fecondo la varietà de iluoghi. nel lo che fi porta del Cairo. chiamato meceri ; bianchepgia, & = Capitolo TITTI. 9 an ftima. Porto openione ; che fia quello, chenoi chiamiamo, tebaico.. Quello,che fi reca di Adem , e da altri luoghi vicino al mare Eritreo,è negro e duro. il prezzo del quale hora è alto & ho ra è balfo,fecondola varietà de i luoghi. Quello, che fi acquifta in Cambaia,in Mandou,& in Chritor è piu molle, e di color piu fauo.Si vendel’opio in molti luoghi aftai caro, percioche. l’ufa- | noà mangiare; e fempre le cofe, che fono in vna parte in colta- me fi vendono piu care: Quel, c'ho detto recarfi di Cambaia la maggior parte fi raccoglie in Malauì; e perche ha non sò chedi udbecdella ‘Timelea, hadlio creduto alcuni fallificarfi col fucco "della Timelca , ma s’ingannano ; percioche in tutta Cambaia;an- zi in tutta l'India non credo; che nafca la Timelea;& io ho faputo dicertezzain Cambaia l’opio né effere altro , che la gomma,ouer lagrima del papauero . Nafce in quefti luoghi il papauero , chia- mato da coloro caxcax communemente cò gli Arabi, con il capo, ‘sìgrande,che tal’vno cape vn feltaro e mezo. Nelle noftre parti ancora, ma non così grandi,fi ritronano,da quali incifi, ftilla fuori l’opio; ma nonè il papauero negro , percioche in tutta Cambaia non ve lo trouerai.Tutto che Awicennaal 2.lib.à cap.526, voleffe che l’opio fi faceffe del papauero negro, benche nonsò io di cer- tezza fe in altre regioni fi fa del negro . E' grande l’vfo di quelto peritutta la Mauritania,e per tutta l’Afia; imperoche vi fono co- sì alluefattià mangiarne;cheaftenendofene , vanno à pericolo di morire . Il che certo è da merauigliare per. elfer così narcotico c nacchiofi.la onde coloro che fanno la fua facoltà, ne prendono in poca quantità. Alcuni altrine prendono à fommo ftudio affai perfuggir la ftichezza dellefatiche,e pérleuarfi travagli. dell’a= nimo;.e ron come alcuni fcioccamente credono; per eccitare à li bidine; imperoche l’opio non folameute non eccitta à libidine , ma piu tofto con la fua frigidità, e col riftrignere i vafi fperma- tici fmorza la libidine. &io ho conofciuto alcuni Portughefi,i quali per vfar l'opio;fono fatti fterili. & impotenti. La commune dofe in quelle partiè da venti fino.incinquanta-grani d’orgio | dipefo.Ho.conofciuto vn certo di Corafone fecretario di Niza- moxa, il quale ogni dì mangiaua tre lamine,ò tauolette, che va gliamo dire,d’opio di pefo di dieci drime e piu l’vna; & auenga chè perlo piu ftupida e fonnacchiofo parellesdilprtaia mediche - Oadsles -Dell’indie Orientali, #0 Rnoac, = . Del Bengiuino. nio acconciamente e dottamente d'ogni cofa , cotanto può l’af- | fuefationein noi. Annotatione di Carlo Clufîo . az CrRive l'auttore, che Canada, il quale é vnvafodabe &i® re appreffo de Portughe/i, cape trentacinque oncie, cr il fe , C4 flario degli antichi capendo vetiquattro oncie di uino,ò di 9 4 aceto,ò d'’acqua,mihà piacciuto ditraportare per Canada vn feltario e mezo sche miglioree piu acconcio uocabolo non ho bauuto.Bellonio al libro 3 .dell'offeruationi è cap.17.dice,che l’o- pio fi raccoglie abodanti(fimamente dal papauero bianco in tutta la Pa phlagonia,Capadocia,e Ciliciase dice effere grandemente in vfo appreffo de Turchie de Perfiani,ma non fe ne prende però da coftoro più d'una dramma per volta. re Del Benginino. Cap. V. ITS letalo: (1 ESA É| rata nonefiereil Bengiuino, auéga che molti huomi È fond ni dotti fieno ftati di quefto parere. Rimanchormai, DA mAssramo detto parlando del laferpitio;l’a ita LL ‘ gomenti. Chiaro ftà, che non è ftato alcuno che fi fia ne i condimenti feruito del Bengiuino,ma dell’Affa appreffo de gli Indiani fi feruono fpello ne’ cibi, sì come difopra habbiamo . d:tto. la ondeè chiaro il Bengiuino non eflerl’affa .. La maggior arte del lafer fi reca dall’India:di lì dal Gange;chiamato da pae- i Ganga.ma il Megiuinoehe fi porta nell’India, il quale chia- mano amigdaloides,fi raccoglie in Samatra, e nò nell’Armenia; e Siria,oueramente Africa,ò Cirene; e di quefto la maggior parte fi porta quì,donde poi fi porta in Arabia, in Perfia; e nell'Afia minore,& anco(sì come ho intefo da perfonedegne di fedei(in Pa leftinà , Siria, Armenia & Africa. Hanno i Portughefi tafflato Antonio Mufa per hauer detto nell’efamina de’ femplici , chele genti,appo le quali nafce il bengiuino hanno (aftrerti dalla vè- rità) detto, cheil bengimino è gomma del laferpitio , percioche Sl chenoi approuiamo la noftra openione con faldi ar da paefani è chiamata cominham. AlPauttorità del Ruellio ne terzo libro della natura delle piante à cap.52. doue noi habbia- si dee i mo detto, mo dettoche vuole, chel’imperatoria fia il lafer di Francia, &il bengiuino delle fpecierie, così rifponderemo. Hauendo egli fra l’altre virtù dato all’imperatoria ; che fmorza gli appetiti vene- rei. Noi habbiamo detto, che’l lafer è vfato da gli Indiani perec- citare à libidine; & perciò non potrà effere la imperatoria {pecie di lafer. Il noftro bengiuino credo io,che non fia ftato da gli an- tichi conofciuto ; imperoche da Greco veruno , nè da Arabo mi ricordo haner ueduto ellerne tata fatta mentione; equello , che Auerroe fcriue al s. del Colliget, à cap. 56. del Beliuizan , ouero ‘Belenzan,ouero Petrozan,dicendo , chehabbia nirtù di fcaldare 8cefficcare in fecondo grado,e che afciuga e conforta lo ftomaco humido e rilaffato , che fa buon fiato, conforta tuttele parti del corpo,& eccita gli appetiti uenerci , è tanto fuccintamente e con breuità da lui defcritta,ch’io perme non poflo perfuadermi, che fia il bengiuino ; ma aleri intende altrimenti, & io li cedo . Potia- moanco di quì ceninizice nè menoi Giudei ne haueflero | cognitione,percioche nè Dauid, nèSalomone, i quali fi diletraro- no eltremamente di odori,e di fuffumigij non ne fecero mai men tione. Potrebbe facilmente effere,che Ruellio per la conformità delle uoci,parlando del bengiuino,e del bengiudeo, fi foffein nato , che douria piu tofto hauerlo chiamato bengiaoy cioe fi- inolo di iaoa,doue copiofamente nafce. Scriue un certo Mi» e nafcereilbengiuino nel monte Parapaniffo,& oltre di ha> uer citatiin teftimonianza alcuni Macedoniani,che dicono nafce renel monte Cancafo odoratiffimo ; emigliore aflai del noftro, | cita ancora Ludowico Romano. Io, per dire il uero, nè à quefto Milanefe,nè è quelli Macedoniani di leggiero uoglio credere, per ueder quì molti di Tracia (da loro chiami Rumes ) e molti Turchi uenire è comperar bengiuino ; che fe il bengiuino fuffe nel lor paefe, comprarebbono altre mercantie di più importan- za; e di maggior guadagno di quefta. Può bene egli effere ; che quelli Macedoniani piglino la ftoracein luogo di bengiuino.ma nondimeno non fappiamo;che la ftorace nafca altroue, che in Ethiopia,là doue la mirra ancora fi nitruona. Di Ludouico Ro- mano ho intefo quì da certi Portughefi, che lo conobbero, che — egli non pafsò mai Calicut e Cochim,nè meno è quei tempi quel li mari,che hoggi fi nauigano,fi nauiganano . Io inuero peril fato ho tenuto detto Ludonico per huomo di uerità; ma hauen- cia. - x a do letto Capitolo V. - lv o = Del Bensinino. foi libri, ho ritrouato , che molte cofe ha ifinte di fua col bengiuino ; ma noe il bengiuino così mefchiato fia più dell’altro comune odori - Capivlo Vr. a dello amigdalbide , ilchecredo io che venga ; perche la gomma perde per la vecchiezza affai della fia natural fragantia , sì come fuole in tutte fomiglianti cofe auwenire ;ma. perche il bianco è più bello,& il nero di piante giouani è più odorato , fogliono in- fieme mefchiarlo ; accioche fabbia infieme la fragantia dell’odo- rec la bellezza. Tuttele forti di bengiuino fono da Chinefi chia- mate Cominham,da Arabi, Lonaniuoy; come fe dicellè,incenfo di [aoa, per elfer quefto paefe il primo, che fi difcoperleàgli Ara- bi, percioche gli Arabi chiamano l’incenfo Louan ; quelli di Cu zarate, quelli di Decan,dicono,Vdo. L’arbore del bengiuino è alto,diritto,e bello ; e perl’abbondanza de rami, che fono folti e con bell’ordine diftefi & eleuati in arià,fa grande ombra. il tron co è groffo,fodo,e faldo. lo ho hauute alle volte delle foglie con- ditein ateto,&talle volte ancora nefuoi rami attaccate; fono al quanto. minori di quelle del cetro ; ouero dellimone; ma non così verdi,e dalla parte di fotto -biancheggiano . quelle che fono | neirami più grofli, hanno affai fomiglianza delle foglie di fali- ce,ma fono vn poco più larghe,e meno lunghe. Si è tal’hora ve- duto quefto arbore crefcere nella Ifola di Malaca , ne luoghi hu- midi. Intaccano gliarbori,accioche la gomma del bengiuino ven- a più copiofa. Le piante nouelle (sì come ho detto) fanno il giuino di Boninas,& è migliore di quello , che fi acquiftain Sian; equefto di Sian è migliore di tutte le altre forti di bengiui-, no . Tutte quefte cofe stadio potuto io fenza fpefa di danariim-. e; imperoche pagai affai bene (.fecondo eta il douere.) co- ui,che mi portò le foglie&iràmi di quefto arbore; percioche oltre alla difficultà grande; che vi è diandare in quelle felue è neceffario metterfià gran pericolo , perla quantità delle tigre » chiamate da paefani reimones, che iui fono. Hora fe à quelto,. cheho quì difputato trouarò contradittione sò altra cofa di me- glio, non mi recherò à vergogna ; tosì in quefto; come in ogni altro;di ritrattarmi. Annotatione di Carlo Clufio. N] DA credere, che queftonoftro auttore fia da qualch'u- UNI no fato ingannato, che fuffe poco amico di Ludouico R9-- WA mano,oueramentebauerà egli baunto altra forte diftam-. Tr. | pa di quella, checomunemente fr legge di Ludowico Ro- rcioche al 3.libroè cap. 2. parlando di Ormussdice d'lferni uotea "3 I _— meramigliofa babele ? Dell'Incenfo. ‘imerauigliofa careftia di acque buone da bere,e di tutte lecofe pertinenti al vitto,e tutto dice portarfi di fuori ; sì come il noftro auttore anch'ef= fo dice. &r al 6.lib.Acap. 17. parlando di Malaca,produce nondime= | no fromento,carni, e poche legna , doue in neffun luogo fa mentione di acqua. Quefto bengiuino amigdalino , fi crede Amato Lufitano nella enarratione 71. al capitolo della mirra,che fia vna forte di mirra pre- Rantifima,laquale Diofcoride togliendo il nome dal luogo , doue nafce chiama Troglotide. Sono quelle Ifole fopra il regno di Malaca preffo al fiume Aue,e Menan ,che sboccano nell'Oceano Indico fopra al fe- no Gangetico. Dell’Incenf. Cap. VI. a ZI Avenpo noi dagliantichi due forti d'incenfo, — j 2 vno Arabico, &l’altro Indiano; di quefto ho penfa- #5) 9] to didifcorrere .E‘cofa chiara, che per tutta l’India | non vinafceincenfo,percioche tutto quello,che quì | ficonfuma;e chediquìfi porta in Portogallo, tutto viene dall’Arabia . La onde non poffo fenon merauig ù; de Distcogideai lia nia ie o CA » Z I «Hib. è cap. 533: tefo ; che l’incenfo nafce nella India .. De gli do incenfo Indo quello,che Diofcor.dice effere di color nero; im perocheil color nero loro dicono, indo,si come fi può più chiara mente vedere nel mirabolano nero, da gli Arabi chiamato indo, Inoltre l’incenfo,quale nella Arabia folamente nafce,è da pacfa- ni chiamato louan;nome tratto dal Greco . Auicenna al 2. libro a cap. 533.lo chiama conder,.cioè rafina ; perciochezamac vuol dire in lor lingua,gomma ; come farebbeà zamac arabi, gomma arabica. e Serapione nel libro de femplici, hauendo corrotto il vocabolo;lo chiama ronder. Jo neho fpiato molti Arabi,e tutti mi dicono , chel’incenfo non è da ogn’uno chiamato per vn no+ me,ma fono pochi che lo chiamano conder,scome che la maggior parte lo chiamino louan. il medefimo ho vdito dire da certi Por- tughefi,che fono lungo tempo ftati in Arabia,i quali mi diceuano di più , che l’arbore, che produce l’incenfo. è medefimamente da pacfani chiamato louan; e dicono, che ve n'è di due ferti, vno che nafce neimonti,e l’altro nei piani; quello de monti, pese nafce è veramente da merauigliarfimeno,chiaman = Capitolo VIT. 12 nafceinluoghi confragofi, produce petfettiffimo ‘e lodato incen- {o ; &quello de piani fa sr RARA nero e trifto, quale me- fchiato con rafina di altri arbori, adoprano per impegolar le bar- che in guifa,che facciamo noi della pece . Quetti arbori di quefti luoghi rendono folamente al Re; & à neffuno è lecito di raccor- rel’incenfo, fe dal Re non gliè conceffo . Concorrono in quelle parti mercatanti di Adem,di Xaele e di altri luoghi di Arabia; e col Re pattuifcono il prezzo della quantità dell’incenfo, che han no da comperare, con patti fempre , che fia buono e legittimo » ilquale noi chiamiamo mafchio,& effi chiamano melato , Il più buono & il più lodato è quìidi viliffimo prezzo, im eroche cen- to libre non vagliono più di due {cudi d’oto Portughefi. Si me- {chia affai volte il rrifto col buono,alquale ftanno molte volte cer ti pezzetti difcorza attaccati, c fi porta in quefte bande; ma è di viliffimo prezzo,e mai non fi falfifica altrimenti ; imperoche chi faria colui,che voleffe falfificarlo,comprandolo è così buon mer- cato ?è grandemente in coftume appo de’ medici Indiani l'incen fo,perche fe ne feruono fpelfo negli vnguenti, e ne fuffumigi , e. molte voltelo danno perbocca ancora in varie infermità del ca- po;& in fluffi di corpo. La maggior parte dello incenfo fi porta di quà alla China, percioche in quelle parti l'vfano allai . e così parimente ne paefi vicino è Malaca . L'arbore dello incenfo è pic cioloye produce le foglie come il lentifco ; & è molto peculiare sil'Arabia i. Scriuono nondimeno gli Spagnuoli , che l’incenfo fi truova anco nel Mondo nono ; ma quefta credenza fia appo di loro,che io per menonpoffo dirne altro, LG» © } Dellamirra. «—»’@’—“Cap. VII: TEX) R A x copiadi mirrafirecaà noi della Arabia; la- IVA quale daIndianiè chiamata bola; e fe ne porta ctian IA x dio di Abexim,che è l’Ethiopia ; ma come fi fia l’ar \@><124)| bore,che la produce; &in che modo quefta rafina fi raccoglie,non ho mai potuto fapere ; ho folamen-. teintefo davn certo mercatante,che pratticana in Melinde; &in Mofambique; e da vn cerro facerdote Ethiopico,e Vefcouo Ar- meno, che vi fono certi huomini montanari,e faluatichi, chiama ti Bodoins di lingua Arabica pura,che in parte fi orse u i - Dillo Lac, dea,& alla Sitiaca; equefti huomini diceuano portar per terra la mitra in Braua &in Magadaxo, e che quefti ifteffi diceuano por- ‘tarla di vna regione,che effi chiamano Caldea . i “Annotatione di Carlo Clufto . == H1 ba defiderio di faper l'openione de gli antichi intorno FONNI all'incenfo & alla mirra legga Theofrafto al 9. libro Va| dell'hiftoriadelle piante,e Plinio allib. 12.cap.14.e15. 2 dell'hiftorianaturale. elegga ancora quello, chebabbia- , monoidettonelle appendici aggiunte al libro delle piante del Dottìffimo Dodoneo, fcrittoinlingua Francefe, ©“- — Della Lacta. Cap. V III AVA V EL chedanoftri pecialiè chiamata Lacca, gli Ara- 3) € bichiamanoPerfa, &iTurchi Loch fumutri, come meta ue . nelle pronincie di Balaguate, in Bengala, &in Melanar; percio: — — ne Capitolo VIH. "SE de poi riportauano effi nel lor paefeil pepe.lo per me ho pri tem. pa dia che cofa fuffe "RL IT ic firae . coglieffe . Percioche mi dicevano alcuni nel Pegù effer folito in- ondare i fiumi, & auanzarla terra, epoi mancando la inondatio ne ,i pacfani buttauano in quel fango, che rimaneua certe bac- cherte, doue fi creauano certe formichegrandi:, le-quali di quel fango adunauano gran copia di Lacca.Dimandando poi; fe di que fto,che effi raccontauano foffero teftimonij di veduta,mi differo,. che tanta commodirà non haueano di poterle nedere & offeruar con diligenza . ma chel’haueano folamente vdito dire, e che era fama publica. Per vitimo ritrouai vn’huomo affai da bene; cu- riofo,e diligente,che era ftato in quelle parti,e mi diffe,che iui era vn'arbore grandifsimo,con foglie ad vn certo modo,come di pru no,ne cuirami piu fottili alcune formiche ufcite di fotto ter- ra,veniuanoà lauorar la Lacca, non altrimenti, che fanno le pec- chie, fucchiando la materia da quello arbore . Quetti rami poi fi-. fpiccano da gli arbori,e gli feccano all’ombra fin ranto, che fe ne {bicchi la Lacca; laquale rimane come baccelli ritondi , doue. alle volterimane qualche pezzetto di legno.La migliore è ftimata: fempre, che fia quella, che è piu fchietta e fenza quei pezzetti di: legno ; come che l’altra, doue fiano quei legnetti, (ia peggiore. Se netitroua anco di più fozza e meno fchietta,che dopo di effer co; lata e ridotta in poluere,vi fi mefchia della terra,e quefta è più vi. le.Diedi ordineà certi, che andauano al Pegù, che peramor mio fi informaffero diligentemente fe la cofa palfaffe così,e mi diffe- faputo ilmedefimo quando fui in Balaquate, doue naftono e fi riferbano molte cofe per pottarlene porti conuicini. Quì mi fa | porrato vnramo troncato dell’arbore detto Berifera, del quale: nel fecondo lib. fauellaremo , lì doueera gran quantità di Lacca, attaccata; ma perche,per la contrarietà dell’aria,poca quantità vi, fe ne raccoglie, però né fe ne fa métione. Pur tuttauia ci fono mol: | tiche dicono di hauerla in quefti arbori veduta. Ma che le formi. che lauorano la Lacca,di qui fi può conofcere,che cò la lacca fem. pre fi veggono alcune ali diformiche mefchiate . Il modo di fce-. | glierlaLacca è di mafticàrla; percioche tinge d’vn belli(£. colore, e di quefta fi fanno quei pezzetti di Lacca ne ci feruono perfigil. lar le lettere, hauendociquelli colori aggiunti, che più agrada-. ci. —Dell'indieOrientali. D no.Di de a ‘ Della Lacca. no : Diquefta medefima fi feruono i maeftri di legname perfe rle tauole,e di quefta ifteffa gli orefici e gli argenteri riempio no i vafi d'oro e di argento. Non èin verità l’arbore, done sìfa la Lacca nèingrandezza,nè meno nellefattezze fimile al mirto; sì come hanno crednto alcuni,ma crefce tal volta all'altezza dell'ar bore delle noci regali,e talvolta minore. al z.lib.à cap.432.feriue Auicenna,feguendo ‘Paolo , che la lacca chiamata da lui Luc, fia 3 fimile alla mirra; e vuole che fix odorata, auertendo è fceglierfi con accuratezza, con riprender coloro,che dicono effer fimile al carabe ; ma bene è ilvero , che ha alcune virtà fomiglianti ab carabe. Io cfedo, che Auicenna non conofceffe la lacca,conciofia! che nonèfimilealla mirra,effendo, che quefta fi crea nelle pun- | te de rami,e la mirra ftilla dal tronco dell’arbore. Nè meno è odo rata comeè la mirra,tutto che Auicéna voglia,che fix odorata, — Ma cheil Bellunefe habbia tradotto Luc,hì potuto aviuenire, per: che così l’habbia egli trovato nella ftampa antica. Bafta;che ho» di Diofcoride , ilqualein veri | feruenei fuffumigij , ilcheè fe-! | gnoschefia digrato odorore. Di quì fi fa manifetto l’error {uo; i per hanere egli fatto due capi diuerlî, in vno-defcrinendo il Can- camo,enell’altro il Cheichem,come fe foffero due fem plici diuer: fi. Serapione al libro de Semplici , al capit.181.di' openione di. Diofcoride e di Aathabaric, ilqualeè creduto da alcuni, che fia Paolo; vuole;che fia gomma di vno arbore, che nafcein Arabia: | quafi fomigliante alla mirra. Dopo di parere di Rafis vuole, che cada dal cielo fopra i rami del forbo, chiamato da lui Gubera. si In virimota lacca dice Ifaac eflere vna certa cofa roffa,laquale fta attaccatadiramufcelli de gli arbori;e dice, che fi cuoce; é poi fe ne tingono i panni di color roffo,la qual tintura chiamano Cher- mesì . Inoltre li lacca fi porta di Armenia. Queftefono le paro= le di Serapione ; ma con fopportatione di tanto huomo, la lacca: — non è ftata in nellun modo conofciuta da Jui; percioche fi pen- sò,che fufle il Cancamo di Diofcoride, quale habbiamo detto ef fer molto rà è molto di | detto,è odorata ; & il Cancam: Capitolo PITT. # fer molto. dalla lacca differente» ediròyche daneffimo degreci è ftata conofciuta ; Ma la lacca veramente non nafce in Arabia, impetoche fi porta dell’Indie ; nè meno è vero , che cada foprai rami del forbo ò del nefpolo,si come molti hanno malamente tra dotto , non fi rronando in tutta l’India, nèforbe, nè nefpole; nè anco nafce nell’Armenia ; nè meno è il Chermes dé gli antichi, non effendo il chermesaltro , che il Cocco tintorio de Greci. Quanto poi fi ingannino i Monaci, che hanno feritto fopra Me- fue alla pe diftintione , al cap. 43. dicendo, che in luogo del fangue di dottiffimo Matthieli con molti argomenti nel commento fopra Diofcoride,al cap.23.nel primo libro .così parimente è falfa la o, che vogliono,cheil Cancamo fia il ne ogno riprenderla , percioche non nafcein ‘noi detto , parlando del bengiuino ; nion mia. Io tengo per openione , ero Cancamo, e così ancora la vera lacca, dell’India da Mauritanî, edi quella fi feruono racfe di Br uella forte di pece;ouer bitume, o rafina che; (sì : fi racconta) non molto lontano di pece, fene orta gran:copia di Samatra, e d’altr eciar le naui, lipilo pia dire il vero, non ha odore f È ma ren- de folamente odoredì rafina;ò d’altra:gomma volgare. Li ri © % È € î {id DIA i ii drago dobbiamo mettere il Cancamo, ce lo fa chiaro il fi RITRATTO DELLA LACCA. ‘Annotatione di Carlo Clufio. \Z ESTA Lacca,chefi reca in quefte noftre parti è me- bj defimamente fabricata fopra i rami, auenga che fia du- 2 ra e fenzabumore ; nondimeno mafticata,fa lo fputofan | guigno,il che è certo fegno di bontà, onde vogliono ,che per tinger le pelli, e i corami di cordomano in color roffo, che fi faccia con vna parte di lacca pefta , & vna di orina fracida » Siche è cofa verifimile, che la Lacca quando è frefca habbia tutte le fattezze , che dal noftro anttore le fon date, Della medefima openione Bb Ù È e è Amato Capitolo VIII. 15 è Amato Lufitano nel conimento fopra Diofcoride,al 1.lib. al cap.23» L’Anime è vna gomma , che dalle nauigationi de Portughefi fi porta quì in Europa, della quale fe ne ritruouano tre fpecie, La prima e di co- lor foluo e lucido fimile alla più fina ambra gialla . Amato Lufitano ‘di parere di Brifotto Francefe,vuole,che fia il Cancamo. L'altra forte nereggia,&y è quafi fimile alla colla di Tauro,onero è quella rafina,che nelle fpecierie è detta Colofonia ,la quale Amato Lufitano vuole , che fia la mirra aminnea di Diofcoride . La terza fpecie è pallida , rafinofa e feccasma tutte fono di grati(fimo odore ne fuffumigs , e fono tutte di vna medefima temperatura , fe bene le due vitime (pecie moftrano al gufto di bauer maggior virtà di e[ficcare 3 e fono più amare . Dell'Ani- me , parlando Amato la chiama (enon sò perche ) anymum, nella enarratione 23. nel cap.del Cancamo,dicendo così. 1l Cancamo è vna certa forte di gomma,che fi porta da i noftri.Portughefi di Guinea, di Africa,eda certe altre Ifole conuicine chiamandola anijmum . Cade quefta forte di gomma ( sì come raccontano coloro ) da certi arbori alti,che banno le foglie fimili al mirto ; e fe ne ritruona di bianca ; co- me che ve ne fia vn'altra alquanto nera fimile alla mirra,&r è odora- ta , laquale da Diofcoride ( per certe fue ragioni ) è tenuta per trita; ela chiama Minea,dalla terra,doue nafce . Benche Diofcoride, per dire il vero,dice Aminea ye Galeno Minea ye Serapione ancora la chiama vAminea. Laonde:i noftri Portughefi , hauendo corrotto il vocabolo, in loco di Aminea, ò Minea dicono anijmum ; dellaquale le donne fi fer nono ne fuffumigij,e ne dolori caufati da frigidità . Quefta cofa, il pri- mo che la diede în luce fu Brifotto Francefe,ilquale e[fendo fiato în Por- togallo , li caddè in penfiero,defiderofa di veder cofe nuoue , di nanigar nelle Indie, done vidde queSta forte di gomma, diffe,che era il cancamo; e però banendo noi bifogno di feruirci del cancamo,ci ferniremo dell'ani- me de Portughefi. IL medefimo nell'enarratione 7 1.al cap.della mirra. Lamirra Aminea , dice,onero Minea boggi ancora in Portogallo,e qua fiintutta la Spagna (con poca mutatione di vocabolo ) fi ritruona , sì come babbiamo detto nel cap. del-cancamo, chiamando quefta gomma «Anymos,del quale ne babbiamo due forti,vna bianca,e l’altra alquan to nera ; la bianca,effere il cancamo l’affermiamo noi di openione di Bri fotto; e la nera,é la mirra Minea di Diofcoride , laguale cade da arbo- ri altiffimi,fenza alcuno artificio,e fenza induftria di buomo ye fenza incifione alcuna dell’arbore . Quefto diffe il. Lufitano ; ma non mancano di quelli,che dicono,che l’anime è il vero bdellio,per le molte Sanerze, di che ba —_— SrartodelBdelio. Il frutto del Bdelio è quanto vna lore ilquale moftra di effer pregno edi hauer dentro il noccinolo ò'mirol- lo,che giuoca La hiftoria:del Bde: lio fcritta da Auicenna al'cap.1i 530 è molto tronca e confufà . Diofto® ride egli altri Greci hanno folamén: te della ‘gomma del Bdelio fatto mentione ; ma Plinio al 12.lib:alca pit.9. fa mentione anco dell’arbore in quefte parole. E' vicino la'Bat- triana, doue nafce lo Bdelio petfet? tifimo ; il; cui arboreè nero, della: » grandezza d’vn piede d’olittà ; della’ foglia del rouere , di frutto come il caprifico , è di quella iftefla natura: Lafcio è fommo ftudio didirla de- to. 3 fcrittione fcritrione fatti da Serapiohe; ma fe vorrà alcurio vederla, ò legga l’ifteffo Serapione ; outro il commento del dottiffimo Matthioli fopra Diofcoride .. 2: i son “alte gnfiva; cc A BRIO 5 On èdubio; chenoi habbiamo ad effere in alcuni mp dle medicamenti molto obligati à gli Arabi, percioche Sk»

Bancano , iginle salle fidarmi habbia di tutte due quefte fpecie fatto mentione,ma in vero ofcu ramente. Quando dice,che maggior quantità ne viene di Ha- tiz,che non fa di Sim. Quefte parole, (così credo io) che debba-. no intenderfi; maggior quantità è quella,che fi porta. di Chinceo, e di maggior forma,che quella,che fi recadi Burneo,percioche di quefta;il maggior pezzo non eccede vna dramma; ma i pezzi tondi,che vengono di Chinceo , fono di quattro oncie, e di più peri . Ameéèitato da perfone degne di fede affermato,che l’at- reè delle fattezze della noce iuglande, con foglie biancheg> gianti fimili è quelle del falice;,ma diceuano di non hauer vedu= to,nè frutto nè fiore, fe ben puòegli effere,che ne produchi + Que - fto sòdi certezza; chela materia,cioè il tronco, è di color di cene- su, —»—’—’Dell’indicOrientali —E. refimile re fimile al faggio, tal volta vn poco più nero, ma non è leggiero» — nè fangofo-nel modo, che Auicenna defetiue 41.2 lib.al cap.134% fe pur peramentuta egli non lo hzueffe veduto quando pet vec chiezza faffe l’arbore mancato, & hauelle perduto il-vigore; ma è dimediocre fodezza . Aggiungono alcuni, e dicono, eflere al: tiffimo, e grande arbore,con rami diftefi, è molto bello da vede» | re. E' nondimeno-fauola quello , che dicono , che all’ombra di quelto ‘arbore fnggono ‘tutti quelli animali, che temono eflere offefi da più feroci, E‘ fiuola parimentequello,che feriuono al cuni feguendo.l’openione di Serapione ; al libroide Semplici , al Capit.3 44. che all’hora fia fegno di miglior raccolta di canfora; quando fi fentono nell'aria più folgori, più tuoni, efiveggono — più lampi, ecorufcationi: conciofia s che l'Ifola di Samatra; (la quale vogliono alcuni y che fia la Trapobana ) e tutti quei luoghi | viano alla linea Equinottiale di necelfità fono à molti tuoni fog: . Sett ; e perquefta cagione hanno ogni giorno pioggie,o picciole | ègrandi; efe ciò. faffe,douria veni anno raccogliere gran quan - tità di canfora; è però non babbo à dire, che i tuoni fiano ca» A sc i Della Canfira gione di miglior raccolta di canfora . la can- fora, che viene della China f Burneo; pe rtarfid: lince 3 da DD conferma- dla canfora:di Burneo, hauere effi ini toîtime di mefchiàr con'effa gran quantità di quella di Chinceo ; e poi le danno fal= famente il nome di Burnéo . Dicono ancora quefti Baneani; che la canfora di Chinceo è medicamento com pofto ; ilquale in pros cello di rempo fuapora,e fi corrompe ; ma quella di Burneonon fa quelto effetto. Ma è me; per direil vero; non pare, che fia me: dicamento compofto,auenga chel Manardo, nel compendio di Mefue;diftintione 8. mi fia contrario. Turtauia fe farà compoftoz farà di due forti di canfora; imperocheauenga chefuapori, non | - È però molto foggettaà corromperfì ; ilche è fegno; che nonfia compofta nè fitritia per effere le cofe compotte più delle fem- pa foggette alla corrottione. La onde veggiamo,che quì, per sran pioggie , il reubarbaro ‘appena fi conferna per quartro mefi all'incontro la canfora fi conferita beniffimo aflai lungo tempo ; donde fi giudica ; che non fia medicamento compofto x Tà Auerros,al s.del Colliget,al capit.5 6. che fi ritruoui rca A “ È sul i Orte i Si | “è forte di canfora molto da quefta diuerfa ; e (erine, che l'ambra gialla &ia vna forte di canfora) ma per hauet noi nel capirolo del- l’ambra affai diffafamente tale openione buttata è terra, mi pare indarnoà volerne quì trattare. Andrea Bellanefe Lcriue nel fuo dittionario Arabico; l’acqua :canforata fillare dell’arbore della canfura,& effer come l'arbore; calda nel terzo grado . Ma di gne- Sta acqua ho dimandato io molti medici, emolti mertcatanti, e neffuno.ha faputo darmene cognitione; né meno dicono hauerla | veduta; La onde facilmente. credo, che il Belluinefe, così mel-dit fcriuer.queft’acqua;come nel:igraduarla, fi fia ingannato. Scri- uene il Ruellio al primo libro;al capitolo 21.quale in tutto è fta to feguito dal Matthioli,al primo Hibto,al cap.7 s. fopra Diofco- ride,hauendo l’vno e l’altro tolto da Serapione, quella canfora eflere migliore dell’altre, che dal Re Rihab,viene chiamata Ri- hachina;ilqual Re fuil primo,che ritrouò l’artificio di far la can fora bianca ; ma io non pollo perfuadermi è crederlo, conciofia, | cheiRedell’indiefono affài potenti ;;e non hanno bifogno di metterfi è tale artificio + Rafîs,al 3.lib.della medicina; al cap.22. fa che fia frigida & humida ; & Auicenna;al 2.libro, al cap.13 4 (ilquale è ftato feguitato da molti ) fa, che fia A. e cr in terzo grado. Sono ftato ancor’io gran tempo; infieme con mol- _timoderniinopenione, che la canfora fuffe calida per caufa di — DelCate,owtra del Licio. per da È Annotatione di Carlo Clafio« I 39 Caive Ludonico Romano al 4.lib. dellenauigationial | | Cap.4.che Perdanè vna certa moneta d'orò dell’Indie pie crola e tonda piu che non è il Seraphi di Babilonia;ma mol i «. Del Cate, omero del Licio, Cap. Lisin sg MrerocxÒe gliIndiani fi feruono molto nellé | g mollificationi,e-relaffationi delle gengiue del medi- )è=g camento, fatto di Betre, Areca; e Care, noi parlare — fg modituttitre : e perche (così ricerca l'ordine, par- trattaremo de gli altri due". La maggior parte del Cate, nafcetn Cambaia;e fpecialmentein Bazaim, Manora,e Daman, titte città 5 che rendono obbediéza al Re di Portugallo. Seneraccoglieanco ra nel diftretto di Goa ; &in molti altri luoghi ; ma non in tanta abondanza,come ne i luoghi detti di fopra,donde fene porta mercantia gran quantità nella China;ma nell’Arabia,in Perfia,& in Corazonefi porta folo per medicamento; &in poca quanti- tà + Nella China fe ne porta gran:copia, e così ancora in Malaca; percioche fe ne feruoro allai nemafticatorij;melchiato col Betre © Chiamafi appo di tutte le nationi Cate,eccetto in Malaca, chefi dice Cato.La cagione perche da gli Atabici, Perfiani,c da altregen ti diquelt'Afia dia tato chiamato Cate; ò con poca varietà dilet ilquale eme- tere, è, perche nel regno di Mzlaca fene confuma ta maggior par te, done: ha il medefimo nome, nomaltrimenti; che intrauiene anco nel cofto;il quale quantunquenella provincia done fi racco glie fi chiami Vplor, nondimeno da tutti gliIndiani è detto Pu- cho ad vfanza di Malaca , L'arbore donde quefto fucco fi - Capitilo" x: 9 della siena Fraffino;di lie minute; fimili all’erica; cue ro alla Tamarice, & è fem dicono che fa i:fiori,manon fa frutro;è molto fi pinofo; ana ar è forte, dura, fo- da,e ponderola, 82% è incorruttibile; tanto fiefponeal fole, co me fe fi mette nell'acqua, per la qual cofa le dicono i paefani, le- gno fempretiuo . Fannofi di quefto pereflerduro e ponderofo i piftelli:da (pogliare il rifo nei mortai dilegno di.fei palmi di ghezza. Chiamano i paefani que dibeni Hacchio ; ma ‘perche ‘caufa: chiamino quefto fucco Cate,non ho mai potuto con ragio ne fapere. Il modo di canateil fucco è quefto. Cuocono in teo ‘i rami minutamente tagliuzzati,poili peftano,e vî mefchiano fi- rina di Hacchani, laquale fi fa di certe fementenegre' e picciole, di fapore della» Segala; dellasopoale fifa pane, e con utta tura di ‘non sò che altro legno nero;che nafce qui; benche. ‘alle voltean- core fi fa fenzadi quefto ; e ne fanno certi trocifci ò vogliate dir rali feccano poiall’ombra,acciò non fiano dall'ar dor del fuole rifolu \inffeme»con la lor virtù . ‘è ottimo medicà- mento,non folamente, per fermàr le gengiue , per deficcare, è per coniftrignere, ma è buono anco nei fluffi di ventre, &inlewuare ildolor degli occhi; doueio me ne fono molte volte con felice fucceffo feruito; Hora rimaneà vedere, feè tato il Care da al- =cuno degli antichi conofciuto . Io , per sei il vero, non credo - che fia altro il Catè,cheal Licio de Greci e de Latini, percio che da’. "tutti fi (crive |’ ifteffo modo di cavare il fucco ; e fi tiene che hab- (corde plat "= tù,c ne Se Can) In oleré così da Dio- coride;al prime sea in} n. il Licio Indiano Lirio Ai aisio in licia fia Greci venne in co- ftume, doue è ftato creduro)cheè quel tempo ne nafcefle di per» fetto.Il medefimo Licio Indiano'è preferito da Auicenna/al 2. lib. al Cap.399.€ da Serapione al libro de Semplici, al cap.7. da quali èftato chiamato Hadhadh, ele danno l’ifteffe virtù ; che Greci e Latini ledanno. Vuole Auwicenna, chemancando il bicio,ditaba biamoà feruir dell’Areca e del findalo + Sono alcuni moderni, che mettono -in luogo del Licioil fueco del Periclimeno. Magli {peciali] I ,fe fuflero piùdilibenti in cercare i veri Sem plici, e cercafleto ne i fondachi degli Indiani, eno A 10 chiamati a trouariano,douea 10 ha- nere i Della Manna. nere del Faufelsoinero Areca, percioche con la ‘inaue regale vi fe neporta gran copia. sa oo o tate Annotatione di Carlo Clufio. e rg L Licio di Diofcoride ha le foglie fimili al Bufo , &é are Eva) bore piccioloe baffo ; la onde è da giudicare , che fia al= 1 (2 tro arbore di quello,che defcriue il noftro auttore. Ben che, i per dire il uero,non par che Dioftoride in defcriuere il Licio «>. Aliafermoinvnaopenione:(fe vero è, che l'ultima parte del capitolo del Licio fia di Diofcoride. ) Di quefta forte di feme ha fatto etiandio mentione colui, che nauizaua fopra la nane chiamata fan Benedetto , laqual fi ruppe ài (cogli del'Promontorio di buona fpe= ranza . coftuì l’ha defcritta, e dice effer fimile al Senape, ma vi poco piu nera, dellaquale fattane farina , ne formano certi panetti tondi , e la'mangiano tutti quelli , che fanno alla marina dell’ Ethiopia ye fpe- cialmente quelli , che fianno fra il fiume di fan Chriftoforo se quello che fi dice di fanta Lucia . Sono le cafe Indiane, certi luoghi concani fot= to al palazzo del Seven ai sano non joLai nente gli ro nati; ogni forte dimerca bona, è noi ha piaci | Della Manna: Cap. XI: x] H 8 la Manna fia ftata conofciuta da Greci, penfo ; 1 (PINA che allai à baftanza fia tato da moderni difputato . A SR] Io nedirò alcuna cofa , che non-mi paredi tacere. >=] Habbiamo noi quì veduto tre forti di manna portar - it. fi del.regno Vzbeguei La prima forte la riferbano in vtri, del fapore di fauo di chiamata Xirqueft, e Xiracaft3 cioè latte di arbore, chiamato queft, percioche Sir, in lingua Per- fiana;vuol dire Lac; Noi /hauendo corrotto il vocabolo s la.chia- miamo Siracoft ; è vna certa rofata , che {corre giù per quegliar- bori, oueramente vna gomma, che da quelli diftilla .. La feconda {peciefi chiama Tirimiabin,ouero Trungibim,fecondo ha il Bel- lunefe tradotto; e.dicono generarfi ne cardi, in certi: granelli maggiori del. coriandro mezano; di colore; fra rufo, erotfo ; la qual manna fi raccoglie crollando hafemprecreduto;, che fulle frutto della pianta , ma poi è ftaro ritrovato, cheè gomma; òrafina! L'ufo: di quefta è molto più da Perfiani lodato,che dell’altra,percioche quefta,dellaquale noi ci feruiamo,non ardifcono efli di darla a fanciulli ; fe non hanno pallato quattordici anni ; maio,da che: venni quì, fempre me ne iso feruito,& ho trouato, che purga'fenza molto faftidio. La terza fpecie è quella; che fi porta in certi pezzi grandi, per lo più mefchiata confoglie ; e quefta fomiglia aflai ù' quella } che firrac- coglie in Calabria, & è tenutain gram'ftima‘. Quefta: fi porta: di Bazora;città di Perfia alfai famofa + Portafi tal’hora in Goa den» tro certi veri. un’altra forte di. manna della fiera di Ormus,fimi: le ad vn mele bianco purificato ;ma in'quefte bande prefto fi corrompe,per non efferci comodità di. riferbarla in vafi di vetro; li fopra Dioftoride , al 3 È primo libro,al-cap.73. done racconta le openioni,così de 33 Greci,come de Latini,e parimente de gli Arabi; & butta “p) aterra l'openione de moderni. Ma donato Antonio Al- tomare,nel trattato della Manna , ch'egli ha fatto , ri- prende lui,c& il noftro autore infieme con tutti quelli, che banno fin STES EcCI ilcommento del Ma fela Manna, che ordinariamente, per tutte le (pecierie ft vfaua ; per vitimo parue è lui, à molti fuoi feguaci di dire, che la manna vfua- le non era tutta buona, ma-quella folamente , che di foglia era volgar- mente chiamata ; & differenza di quell’altra,che di corpo era detta, fli- mando, che la manna di foglia veniffe dall’ariaye fuffe più d’ogn’ altra perfetta . Laonde per publico editto je per pragmatica regia fu pro- bibito fotto grauiffima pena di caftigo è fpeciali j che non doueffero al- tra manna Yfare; vinime di foglia. Parendo queîta è molti, &y è me particolarmente; legge troppo feuera e rigorofa, e fatta per non baver bencibmiiinno, cli vie di faferde tino da noi tino =" due diffcrenze,di corpo e di foglia,non erano neceffarie ; Volfi con ogni accuratezza € diligenza ricercare,fe la noftra manna fuffe ia iftelfa con iis ‘Del Tabax. ir 8) i conquelladi Galeno,e de gli antichi, ò pure altra cofa.; la onde con non picciola mia fatica , percioche fu bifogno,per bene afficurarmi ,di andar più volte à vedere i luoghi, donde lamanna veniua . douetro= r wai (sì come mi ponno effere approwati teftimoni ; il Signor Camillo «Affettato da Chieti ; medico eccellentiffimo , e di fingolar dottrina; meffer Giouanni Guidoni , e meffer Donato Lanuto » fpeciali giudiciofif- fimi, e molto accurati si quali vennero fempre meco ) che la manna — featurifce fenfatamente dall’orno,e dal. fraffino; e che vna fola manna era quella , che coloro voleuano effer due. Ciò veduto , mi mifi con va lungo difcorfo à fcriuerne in lingua Latina, per far pruova,fe per auen= tura baue[fi io così rigorofa legge, potuto far Seancellare ; e perche non “mi parue bene di confidare in me folamente , mirifolfi è communicar— queftomio concetto,al dottiffimo Altomare , alquale , nello ifteffo anno 1562. del mefe di Marzo,mandai di quì di Chieti, in Napoli detto mio difcorfo,&r vn'altro ne mandai al Signor Luigi Anguillara , in Ferrara Semplicifta molto famofo , e mio grandiffimo amico; perche approuato dal lor fano giudicio , haueffî io.con più ficurezza potuto il mio inten= lumi pati calis spente de odore e za NT RA NDOlofpodioincosì grandi compofitioni ZI <77 E \ : dia-fe. ftwdubita } che lo podio di mà ftello de Greci} ilqualeè di natu= ra di metallo,e non buono à prenderfi per bocca. Ma, per dire il vero, vna fola forte di Spodio firitraona al mondo, e quefta è Capitolo XTT. 2F ducendo Spodio per Tabaxir . In verità,che letradottioni de vo* caboli fono molto pericolofe, emaffimamente nella medicina * La onde fi douria più tofto lafciarei nomi de medicamenti fen: zainterpretatione,che tradurli malamente in lincua Latina. Ma tornare al noftro propofito, Tabaxirsè vocabolo Perfiano, refo da Auicenna,al fecondo libro,alcap.617.cda sli altri Ara- i della linowa Perfiana, nè vuol dire altro , che humot latteo, oueramente fucco ,ò liquore appreflo in alcun nodo, fotto il uale nome, è così da Turchi, come da Arabici conofciuto. E iamato da paefani Sacar de Mambu, come fe dicelle zucchero di Mambu. Hora nondimeno hanno incominciato è chiamar= lo Tabaxir, percioche di quefto nome vien dimandato da Arabi- . ci,Perfiani,e Turchi, iquali per mercantia lo portano dell’Indie nel lor paefe. Comprafiquefto femplice molto carò;; il comun prezzo in Arabia è di compratlo à pelo d’argento . L'arbore, do- ue fi genera è tal volta dell'altezza d'vn Popolo,alle volte più pic ciolo,fa i rami dritti, fe non che ral’hora gli Indiani li piegano per far pergolate;e luoghi da palfeggiare; apprelfo di loro gran- demente coftumati. Sono quefti rami con molti nodi, quafi vn mo l’vno dall’altro lontano ; &ha le foglie più lunghe di quel edell’oliva.Fra tutti gli intermezzi de nodi, fi genera vn certo --biquore dolce e groffose ridotto in guifa di farina d’amido, ec del- la iftefla bianchezza ; & alle volte a ne genera affai,alle volte po co ; tina non tutte le canne,nè meno tutti i rami generano tale hu- quegli folamente , che fono nelle parti di Bifnager , di fe apprefo , moftra d’effere di color nero, cuer cinericcio, enon perciò è tenuto per trifto , impetoche quefto auuiene, ò perche fia troppo humido,ò perche fia ftaro lungo tempo nel legno rin- chiufo; sì come s'hanno penfato alcuni: conciofia che'in molti tami, che non fono ftati toccati dal fuoco intrauenga queltoi Hì di ciò fatto mentione Rafis al quinto libro della medicina; al cap. 36.dote però non ha parlato del modo di generarfi, ma racconta le virtù folamente. E' da credere,che la fcrittura di Se rapione,al libro de Semplici, al cap. 342: fia perl’antichità cor | rotta,dicendo Saraifcir in luogo di Tabaxir. Auicenna; al 2.lib. al cap. 677. vuole; che fi faccia di radici di canne abbruciate; ma è giù chiaro, per quello:che fi è detto di (opta , chela fua ope wi -_—’9Dell’indie Orientali. = MONO x ì DellaTutia,. ‘ mione è falfa. Inoltre lo fpodio,ilqualeèta tutia de gli Arabi,è, sì come ho dette,vn'altro medicamen toyla cui hiftoria fi può ha- 2 merda Greci . In mancamento di quetto, dicono alcuni, douer | . porfi l'antifpodio d’offa di elefanti; ma quanto fia fciocca cofaà È; dirlo , io ne poflo far teftimonianza, fapendo che l'offa de gli ele- fanti non feruono à cofa alcuna,e che quellegenti le gettano via. Hauendo adunque la falfa tradottione del Cremonefe, parto» rito tanti errori, diquì innanzi, dico doyerfi,ne medicamenti da «DA ° Grecidefcritti, vfare la tutia in luogo di fpodio, percioche mai non fi mette fenon in medicamenti,che fi a plicano di fuori.Et_ nelle compofitioni de gli Arabi, douemo i. il vero tabaxirs percioche per lo più fi prendon per bocca . Hora è da fapere,che — di openione de medici , così Indiani, come Arabi,Perfiani, e Tut i chi , il tabaxir và a ropofito ne gli ardori, così interiori; co- me efteriori, & è buono anco nelle febbri coleriche, e nelle enterie. Della Tutia. . \-Cap. XIII. o de Semplici. 422. con quefte parole. Ri+ | certa forte di tutia nell'India fra perdi | - . 0 reil vero, ionon sò, chein nelluna parte dell'India vi fi ritroui la tutia ouero il fpodio de Greci s né meno ilrameò» altre forti di metallo, donde È polla far latutia. Mala rutiasdel' | la quale noi qui ci feruiamo., e che fi portain Portugallo,& in | Ifpagna, & in altri luoghi dell'occidente, non è metallica sma è di quella forte di tutia,che Diofcoride chiama Antifpodio . Ha- uendoà me detto va mercatante, ilquale era molto curiofo in- ueftigatore di così fatte cofe,che egli haueafaputo di certezza da mercatanti Perfiani, che quelta tutia {i fa in Quirmon, paefe del- | la Perfia,vicino ad Ormus,doue nafce anco il piu perfetto cimi- nodi tutta la Perfia, di cenere d’vn certo arbore diquel paefe chiamato Goan;il quale fa il frutto del medefimo nome compo» fto di fcorza e di midollo ; e dicono. tanto la fcorza, come il nu- cleo di dentro eller buono à mangiare. e quefta tutia fi chiama Alellandrina; non perche fi faccia in Alefandria » ma perche Capitolo XTTIr. 22 portata di Quirmon in Ormus, e d’indi in Alefandria, e d'ivdi poiinItalia,& in Francia. | |... na i Shi Annotatione di Carlo Cluffo: osser PESA Nz 1 sìcome vuoleil Matthiolinel commento di Diofto- ISYA Rél ride, al 5. libro al cap. 46. quella Tutia della quale noi. PIG ci feruiamo in Italia, in Germania, & in Francia ; è la 95] cadmia,chefi fanelle fornaci di Germania . Nondimeno feinoftri (peciali foffero vn poco piu diligenti , facilmen= te di quefte fornaci cauariano anco il ponfolige , e lafciariano i loro «antifpodij fatti d'offa di buoi abbruciate,fi come dice il noftro auttore. - Dell’Amorio.: © © Cap. XIITI. Ea O s sa de glielefanti non folamente non fertono nel REGa7 le medicine,tutto che alcuni credano, che lo fpodio Azete,& da gli Ethiopi è detto Nembo.Ma Baro,fecondo Simone Genouefe, fcrine non sò che appreffo di nefluna natione fia detto. Apprello degli Indiani il dente dell'elefante né è in coftume nelle medicine,ma da Arabi, e da Turchi folamente è meflò in vfo per vna certa prerogatiua,che Auicen.le ha data in alcuni rimedij;ma nell’vfo.de magifterij,e per fare iftromenti & ornamenti di collo; è tantoin.coftume, che da quella Ethiopia ; che èla Sofola fino a Melinde,fe ne portano'ogni anno mille e fei cento libre, oltre aquelli, che fi portano di alcune parti dell'Indie . Vna partedì quetto anorio fi porta nella China, ma la maggior parte-fi porta rà Cambaia . è vna certa fuperftitione ordinata dal Diauolo nelle donne di quel paefe, che morto alcun loro parente, tofto rompo | no cuttii braccialetti, che portano d'avorio (che ogni donna ne porta piu di venti per braccio, benche ce ne è di quelle, che li portano anco di sufcio di reftudine) e poi lenandofi il lutto, E: @ tornano - Po | 01 Dell'Auorio, > ogmano è rifar gli altri di nuouo . E' renuto l’ auorio appo di toro ( fecondo la grandezza del dente )in granftima. ondei denti più piccioli non fono tanto apprezzati , mai grandi fo- — noin gran prezzo. Ogni elefante hà due denti nella mafcella di E. fopra,i quali non fi cambiano mai » sì comealcuni fi penfano. Le femine perJo piu non hanno quefti denti , fe ben vene farà ‘alcuna , che hauerà.i denti vn palmo lunghi. Amazzano gli Ethiopi gli elefanti, per mangiarfene la. carne cruda, e manda- no poi per mercantia quià noi i denti legati con certe vimini, onde io credo che inquelle parti fia maggior copia di elefanti, che quì in Europa di buoi. Sono gli eletanti.di natura melan: conici, fi fpauentano di notte, e fono velfati.da fogni fpauen: tofi. A che fogliono rimediare con farui feder fopra i lor guar- diani , chiamati in.lor lingua volgare Haires; cheitiano fem pre parlando , perche non dormino. Sono fpello veflati di Hulfo di corpo. Alle volte fono così gelofi,che diuentano ferocifimisé@ li furiolisonde rompono le catenc ei legamis A che rimedia! | menargli i lor guardianiin campagna. &iuigranemi | Prendono . Oltre al feruitio , chefanno in. plicrie di vn luogo in.vn'altro,fogliono eli quefto vrile folamente, ne riportano, che imettono in confufione gli fquadroni del nemico;benchemole: vé Itesficomemiè ftarore ferito, rifacendofi è. dietro,danno è i loro ftelli grandiffimo fra- callo.Ci.fono molti Re, che harino talvolta mille di quefti ele- — fanti condotti nelle guerre,& altri piu, & altrimeno. E' crudele ipettacolo da vedere; quando vno elefante Combatte con vno altro 3 iImperoche non folamente co’ denti fi sfotzano l'vn l’altro di offendere ,ma- molte volte:con impeto grande s'incontrano à tuzzare colcapo di forte; che rompendofi il capo, cafchino in terra. è bugia quello , che dicono del modo del coire il mafchio con la femina;imperoche l’vfano in quello ifteffo modo , che fa il reîto degli animali quadrupedi.Scriue Plinio molte cofe all’ot- tauo libro;al cap.1.2.e 3.de gli clefanti,;ma fono cofe poco appro uatcse fin quì non fono (petimen rate.Quel che fcriue, che nella Ifola Trapobana ci fono elefanti piu grandi,più docili, e più bel- licoli de glialtri,è da crederfi e da tenerti per vero, pur che pera ‘ } pe ‘ ; fano cò ente lor ri- Capitolo -XTTII. 23 pobana habbia intela quella Ifola,chehoggi {i chiama Zeilanzim perochegli elefanti di quefta Hola, ficome diremo appretlo , fo- no'più eccellenti de gli altri. e fcrinono che la lor maggioranza è riconofciuta da gli'altri, Fa mentione meabinio tro 8. al cap.2o,della nemicitia dell’elefante col rinocerote, e ferine i loro abbattimenti. Il rinocerote è vn’animale grande, che ha vmcorno nelle narici » che difficilmente fi piega. Raccontano,chein Cam baia vicino à Bengala;e così in Patane ve ‘ne fono:molti chiama- ti da pacfani Gandas. Io, in verità,non ho ancora veduto il Ri- nocerote,ma fi bene sò quelto,che quelli che habitano. in Benga- la,fi feruono del corno per rimedio contra veneno, credendo;che fia del L'vnicorno,benche veramente non è,sì come dicono quel- li,cheineffetto lo fanno. Inoltre è ranto.cofa incerta quello, ‘che gli autrori fcrinono del Rinocerote, cheben pare, che non Fhabbiano mai veduto. lo riferirà quì quello ; che ho intefo da perfone degne di fede. Dicono,fra il Promontorio di buona {pe- ranza, & vn'altro Promontorio, detto volgarmente Currentes, di hauer veduto vna certa forte dianimali terreftri, auenga che in mate ancora fi riparino, iquali haueanoil capo e i crini di ca» nallo, (ma non era ilcauallo marino ):& vn corno lungo due pal mi,& era mobile, voltandolo hora alla deftra,& hora alla finiftra; Schora l’alzauano in alto,& hora l’abbaffazano ; ilqualcanima- leferocemente combatte conl'elefante, &ilcorno è lodato per imedio contra veneno ; del quale m'è già fata fatta fperienza, hauendonedato à due cani venenati ; vno de quali hauea a dop- pio gig pulse pic cp if iuta con acqua la pol- nere di queito corno efter guarito, e l'altro, alquale pe ca quanti tà di veneno era ftato dato , non hauendo beuuto il Sinn di ac + Dell'Auorio.» fpofe,che perciò non glie ne dana; perche il caldaio , done fol “cuocere il tifo, era rotto ; dicendoli,che douelle portarlo al mae- Atro,che egli poi hauetia cotto il rifo ; l'elefante prefo il caldaio conla promufcide,lo portò al maeftro; il quale acconciò il calda- io ; ma per inauertenza vi lafciò vna fillura, aperta di forte; che fpandea fuori . hauendo Pelefante riportato il caldaio,e volendo frigo cuocere il rifo,rimife l’acqua ; e vidde, che vfciua fuori,ondelo diede vn'altra volta allo elefante, che lo portaffe al maetftro,il maeftro prefo il caldaio, moftrò ‘di acconciarlo , ma non folamente non lo acconciò , ma vi fece vna fifura più larga. L'elefante portò il caldaio al mare; & lo em piedi acqua marina, e vedendo,che non èra berie acconcio, ritornò con gran barrito di colera al maeftro, quafi dolendofi dello inganno . All’vItimo il maeltro acconciò bene il caldaio ; ma l’elefinte non fidandofi ancora,ritornò à farne priuowa al mare,e vedendo, che non fpar- gea più fuori l’acqua ; fo riportò à cafa, e mangiò il rifo,che iui dentro fucotto . Sono hoggidì vini alcuni di coloro , che affer- mano di hauerquefta cofa veduta, ma non ofano di dire, che l'habbiano vdito parlate. Dicefi,che il Re prioni regno fitruouano perfettiflimi elefanti, dopo quelli di Z » ha vno. dall'elefante bianco. Vn mio fedelifimo amico mi ha riferito; che egli ha vedute due caccie di elefanti; doue era andato il Re -del Pegù, con infinita quantità di gente, e dice che fu nella priv ma caccia ducenito mila huomini. Circondano quefti, tutto’ paefe intorno, douefanno , che gli elefanti hanno le lor pafture, poi fi vengono, in modo di corona fempre riftringendo , tanto erinchivdono in mezo , nòn folamente gran quantità di ele- | fanti, (hauendonein quell’vna caccià prefi quattro mila) ma mol te altre forti di'animalijcome fono porci faluatichi, tigri, parte viui, e patte da lacie feriti + Dopo liberarono tutti gli elefanti; da ducento impoi,così di vecchi, come di giouani, accioche il fuo paefe non ne rimanga fenza . Furono quefti domati,in quefto mo- do. Li rinchiudevano dentro certe intrauate, e pianpiano li veniuano di modo riftrignendo;che appena vi hauelfero como- dità di vn luogo . ciò fatto; legauano quellicon funi fatte di vi- mini i piedi,e lezanne,di fotte, che non*fi potevano mcnere. ei guardiani, legati con due funi;vi falivano fopra; & hora dando foro. -— | Capitolo XITII. © 24 loro de* calci,hora baftonate,di continono minacciauano loro di voler battere; e per vitimo di far loro morir di fame, fe non fuf- fero ftati ben coftumati; ma fé foffero ftati actuftumati li haue- Pa i e Della Canella. . no vifaranno topi,mai fi vergono dormire,fe non con la promi. fcideritorta & auiluppata,per paura,chei topi non vi entrino, ò non la mordino,e per quelta medefima caufasabhorrifcono anco : le formiche. Mi merauiglio, come fi fia meflo à dite Andrea La- È cuna, al fecondo libro di Diofcoride;al capitolo so.che fi ritruo» | ui l’auorio foflile, effendo cofa da ogni verità lontana ; nè mi merauiglio meno del Fuchfio,ilquale,nel libro delle compofitio-.. ni dei medicamenti, dice, chein neifun luogo fi ritrovi il vero auorio yeffendo tanta copia di elefanti per tutta l’india , e pet l’Echiopia » % i 3 Annosazione di Carlo Clafio. I GE E° libri di Simone Genouefe,che comunemetìte fr leggono, | Zia, ag f& s0non ritrowotalcofz feritta. Della docilità, e della in- Della Cavella. Cap. XV. {gd andareà trouarle fpecierie, che.i noftri anti g difficilmente nehanno potuto hauer la perfetra co+ $ SES RG PTT ene ine cani, che su differo mille fauole, leq to ha tutte riferite per vere. E perche fi vendenano molto care, &-erane gli le mag: gior cupidità di guadagno, le fpecierie fi falGificauano, donde an veniva, che fi dana loro varij nomi ;‘auenga che perlo piu folle: ro d'vna medelima forte. Perla diftanza adunque dei luoghi, e per poco pratticarfi quei pacfi da mercatanti ; non è ftata dagli antichi faputaà baftanza l'hitoria della canella .-Imperoche co loro,che la portauano in Ormus & in Arabia,'erano sì come più 2 ballo diremo, Chinefi.Di Ormus, poi fi portauà in rea A ixcu lebratifi= zia RR A_per innanzi così lunga emalageuole la mi e 3 > SEE ti Capitolo XV. ‘25 febràti(fima.di tutta la Siria, da altri mercatanti. Quelli poi, che di là la portauano in Grecia,diceuano , dè che nafcena ne ilo- | ro paefi , ouero in Ethiopia; e dicevano ; che fi tagliaua e (parti ua/da facerdoti con molte. cerimonie in tre parti dandone vna parreài Dei, vna al Re, el'altra d i facerdoti. Ma è gia cofa chia ra.per lenawigationi de noftri Portughefi, che hanno tutta quella regione trafcorfa , e ne hanno la maggior parte camminata per ter ta, che la caffia è ‘canella, nè menoil Cinamomo non nafce in Ethiopia, douedicono di non hauerui trouata neffluna forte di caf fia,nèdi cinamomo. Ma dipiuaggiungono,che quelti iftelli Ara- bivengono:;à comprarla canella. in ‘quefte bande , & ogni volta che non fi portàdi quà;il prezzo aumenta. Ma dirà forfe quìal- cuno; chefia vero ; chela canella'non nafce in Ethiopia; e che erciò vengono.eflì nelle Indie è. comprarla. Ma è ben vero, che nnola caflia,.&il vero cinamomo , che non farà perauentura conofcito da Barbari, eda genti roze. Io ho molti medici amici, così Arabi, come Turchi, e Corazoni, i quali chiamano la ca nella piugroffla Caffia lignea.In oltre vi fono'alcuni.de noftri Por tuighefi ; che hanno trafcorfa tutta l’Ethiopia fotto l'Egitto, hora -— chiamata Guinea; non folamente per mare, ma anco per le par- ti mediterranee, & altri dalla Ifola detta di fan Thomafo, fino ràiSofola, e Mozabique, e di lì perinfino è Goa; & alcuni altri dal Promontorio di buona f{peranza per mare, per in finoè Mo- zabiquey;e. Melinda, talchel’vnae l'altra Ethiopia,tanto fopra, o l’Egitro hanno trafcorfa; e nondimeno non Du no mai veduta nè canella , nè caflia. Non effendo adunqueil mon do mai ftato ranto conofciuto quanto hora, maffimamente-à Portughefì , è da credere, che non ci habbiano quefte fpecierie, e quefti medicamenti così celebrati, comeè ilcinamomo e la caf fia; è mancare; ma più tofto efler l'abbondanza cagione di farne ftarfofpetti. Nè meno è da credere, che quelli di quel paefe auengaiche noi ne foffimo ftati poco curiofi, l'haueffero hauuto | àtenerfecreto ; imperoche, sì come quelli, che habitano la Ifola difan Lorenzo ; doue la gente è barbariffima. moftrano à merca. tanti, che tal’hora vi capitano, vn certo frutto della grandezza - d’vna auellana,quale ha odoredi garofali , così ancora gli Ethiopi moftreriano di no ftri il Cinamomo, cla caffia, medicamenti così ‘odorati..La caffia, tanto da gli Arabi , quanto da Perfiani & In- Sa |— Dell’indie Orientali.» diani ferti aitime dell'Arabia. Addimandati quefti Chinefi 3 che fufero | i Jerodoto;, che ‘con quefte loro ihè | mentioni, accrefcelleil prezzo delle loro mercantie. Hauendo an conofciuto ; chela canella di Zeilan era differente da quel= Ja di Iaoa , e di Malavar li dierono varif nomi, tutto che la o fcorza fulle della medefima forte. ma erano differenti folamen= te perla qualità dell’aria e del terreno , sì come fuole accadere neifrutti, i quali auenga che fiano d’vna medefima fpecie, per la warietà del paefe e del terreno, fogliono effer più foaui, quera= mente men toni dello ordinario. Comprando adunque quel li di Ormus la canella da Chinefi; per quefta cagione i Perfiani Ja chiamano darchini , che non vieneàdire altro che legno Chi nefe, Dopo portandola in Aleffandria per venderla più cara è Greci, che ini concorrono, la chiamano Cinamomo , che vuol dire legno odorato , come fe dicelleto Amomo portato della Chi na. Allacanelia poi, che fi porta di Malauare di Iaoa danno il medefimo nome, che fanno in Iaoa; cioè Caifmanis, il che in lingua Malaya,vuol dire legno dolce. e quefta i Greci per corrot- rion di vocabolo; chiamano caffia, dando ad vna medefima cofa due nomi. Auicenna } al fecondo libro 7 al cap. 128. "n 9 Capitolo XV. = = 26 Rafis, étatti‘gli Arabi fi fono feruiti del vocabolo Perfiano chia: mandola darchini,sì come à molti Perfianiè in coftume. La canel la d’ogni forte che fia fi chiama da gli Arabi Querfaz;e querfe. Gli alerinomi fcritti da gli Arabi,fono tutti.corrotti, sì come per ef- fempio darfihahan e fomiglianti. In Zeilan fi chiama Cuuirdo, im Malaio, sì come ho detto Caifmanis , in Malatar Cameaa .. Quello, che Serapione fcriue, dicendo Darchini, interpretato ar- bor della China, è falfa la ftampa,e quefta interpretatione vi è ag giunta dall’interprete. In oltre voglio pregare, così i medici , co- mei fpeciali, che hauendo da quefto innanzi da porrein luogo: di caffia la canelia, lafcino di feruirfi della triftazemettano la più cletta,già che ne habbiamo tanta abbondanza. Nè meno metta - no nelle compofitioni; in luogo del cinamomo il doppio pefo di caffia: tutto che fi fauorifcano con l’auttorità dî Diofcoride, e di Galeno . Scrinouo alcuni, chela noftra canella non è ta caflia de gli antichi , perciochesì come effi dicono , la caflia è nera,e fen- za odore; ofe pureè, farà la pfeudocaflia di Diofcoride; più to ‘ fto; che la legitima caffia. Occorre etiandio quì nel’Ilndie , che fî trouadella caffia affai trifta mefchiata con l’altra,& in gran quan rità; it'che auuiene ò perche non è ftata ben gotiernata , è non è fata tagliata col tempo. Imperoche appena trowarai vn'altro atomato; che piu prefto fi corrompa della canella, maffimameti te feftà lungo sempo in nane , effendo quefto paefe fottopo- fto alla pùtrefatione; maflimamentei luoghi maritimi . La onde veggiamo per ordinaria efperienza, che la cannella perde ogni an no di quella foauità di odore;e di fapore. Se sla di veder più oltre della caffia, leggail Manardoall’ottauo libro epiftola prima; & il commento del Marrhioli, al primo libro di Diofcoride al cap.12.e 13. iquali.con molti argomenti protrano | lamoftra:canella effere la legittima caffia; ma quando poi dico- no; che non fi truoua il cinamomo, s'ingannano;effendo ta caf fia; ilcinamomo, e la moftra canella:vna iftetfa cofa . Scriue il Lacuna,21 primo libro,al cap-19.dì hamere egli offeruato ne fon- dachide gli Indiani in Lisbona , tartelefpecie di canetta da gli antichi deferitte. Maio non neho qui nell’Indie offernato piu di due, cioè quella, che nafce in Zeilame quella di Ia0a, edi Ma- lauar.Imperoche quella,che fi fuole portare in Portugallo è ve- ramente di Zcilan ..Può.benc:egli cilere, che cinqueforti differen & RETTO G + tiin = se = “AI a Carelli. | canella,è vn'arbore dellagrandezza dell’oliua,e tal'hora più pa imile grotte: 6 A nofo, le vien dato dalcalor del » Onde quella;ché non farà ben governata, diuenta bianca di color di cenere, & all’incontro quella; ché farà dal troppo calor del fole abbruciata, diuenta nera. 7. Leuata vna volta la fcorza dall’arbore, non la toccano più pertre anni. Diquefti arbori,n’è gran copia.in Zeilan, e fi foleua hauer la canellaà vil prezzosma da trenta anni in quà ; neffuno la può comprate,fe non li fattori de Re. Sono gli arbori in Malauar, più piccioli,e così ancora in Iaca; che non fono in Zeilan; efanno esiandio più trifta canella ; manon fono però così piccioli,come Plinio feriuesallibro 12.al cap.19.e Galeno al primo libro de gli Antidoti. Sono nondimeno glì arbori tutti feluatichi; che na- . fcono di lor pofta. Per quanto io ho potuto fapere,la canella non nafce altroue, fe ben Francefco di Tamara ferine; che nel mare Eritreo, fi ritrovano nelle tempette gli arbori di canella; e di laué | | ro ricoperti dal mare,i noftri Portug fi,che ogn’anno navigano. il mare Eritreo , dicono ; di non hauer mai talearbote para n 7 “SETA Ae quello 3che dicono’ nell’hiftoria dell’Indie Occidentali, fcriuen- do,che produchi i calici, eleghiandeà modo del fouaro, da che la canella fail frutto comé l’olina; non habbiamo à dire, che fia vera canella,ma farà altro arbore di altra {pecie. Nè meno è vero quello;che la medefima hiftoria feriney dicendo ; che nafce nella China, imperoche fi porta di Malaca,con altre mercantie nella China. Mi fi dice, chegran quantità di canella nafce parimente nell’Ifola di Mindanao,e nell’altre Ifole conuicine, ma quefte fo= . nolontano dalla China. Credettero alcuni , chela canella nafcef feancoin Alep, per hauer enna rg certi auttori; fcrit- toscinamomo Alepitino,ma credomi,che cosìnafca in. Alep,co- mein I{pagna; Ma per portarti diquelle partiimOrmus,é di quì in Alep è auenuto;chela canella buona & incorrotta; portata di lì in'Europa;, habbia prefo il'nome dalla città di Alep ; benche quella di Zeilan fiai‘la migliore. Ritronafené anco della men buona; laqualé è quella,che è di fcorza più groffa , e.non'è auol-. tata in modo di fcartozzi,e così ancora quella,che:non è del me». defimo anno. Imperòchela fcorza, quanto più inuecchia , più fi. fa peggiore. Quella, che nafcein Malavar è tutta trifta; e tanto differente da quella di Zeilan;che centolibre di quella di Zeilany vagliono dieci fcudi, e quaranta libre di quella di Malauar, va- -gliono vno fcudo. Stilla dall’arbor della canella, vn liquore,che rendeodore di canfora; mail Re ha probibiro , che non fi inci- dano le radici,perche fifeccano gliarbori. Sicaua per lambicchi di vetro edi piombo l’acqua dai fiori; ma quella,che fi caua dal le fcorze non ben feccheancora, è di maggiore, e più foaue odo- re,tutto che dichiil Lacuna,al primo libro,al cap. 12. che da i fio ri folamente fi cana. è buona queft'acqua diftillataà molte cofe; imperoche fana la fiacchezza dello ftomaco, e mitiga in vn fubi- to il dolorcolico venuto per caufa fredda,sì come ho io più vol te fperimentato,fa bel colore nel vifo,e fa buon fiato, & è molto commendata ne condimenti delle viuande per farle più foaui , € più odorifere. Dalle bacche della canella fi caua olio sin guifa che fi fa dell’olina, & è come feuo, 0 come fapone gallico, ilquale | prima,che fia fcaldato è fenza odore,ma poi rende alquanto odo re di cinamomo ; fe ne feruono nelle diftemperanze fredde dello ftomaco,edei nerui .In oltre per dire alcuna cofa de i nomi di tutte le forti di canella, fcritte da gliantichi, credo, che facil- mente - - vs —. ‘Della Canella. mente polla effere,che Zigir fia tutta quella rivera delle Ghingas le,che è Zeilan, imperoche i Perfiani,e gli Arabi, chiamano ine- ri Zanges;e tutti quelli di Zeilan,e di Malanarfono negri. Il Mo. filitico,credo,che fi dica dall’Ifola di Zeilan,che è tutta montuo- fa. Scriue Plinio;al libro r2.al cap.ig:che fi porta nel porto de Gcbaniti, chiamato Ocila, itquale nonè altro, che il porto di Ghiagali,ouero di Zeilan. Ela Zeili, è vogliamo dire Ceili;ottan ta leghe di circuito, e trenta di lunghezza j ha il polo cleuato da feifino è noue gradi ; &vna Ifola fa più ‘abbondante , e più loda: ta di tutto’! mondo, la quale vogliono alcuni,che fia la Trapoba- na;altri la Samatra;; «& ha dirim petto il Promontorio di Como- rin; così ne chiamato ; è molto popolata; anenga che fia monmofa. Gli habitanti fono chiamati Ghingali. Sono quì molte noci mofcate; garofali; pepe; & ogni forte di pietra pretio» — fa; dal diamante infuorî Vi è.gran copia di perle,d’oro, e d’ar- gento.. Sonole felueripiene di ogni forte di vccelli, di pauoni;di galline,di colombi di varie fortije viègram caccia di ceruize di ‘ cignali . Vi fono:frutridelicatiffimi, tutto ‘che nafcono di fna poi | . da | fta , sì come fono vue; ijenaranci, iquali auanzano di foaui- # H PA ai 7 i e. (seo, > ©, e» S.S a 9 = DES Y LIU tO 1 Mo CdO0 . tà diodore titti gli. rondo". Harino grande abbon: | ci legni nolte oforti:di palme; e mol- ti elefantirdi lliquali: dicono glialeri rene dere iob i Ra L 2 Ritratto sibofipile EP ORETRATTO DELLA FOGLIA, Annotatione di Carlo Clufio. A ERsie RA la noftra canella vi fi ritrouano alle volte alcunî fragz i POSY menti ò pezzetti di canella,che non par che fiano quella fcor de Zainteriore , ma piu toftola prima,circondata ad vncer- to modo d'ona pellcela inerzia. AlTai volte fi veggono qui con”, é ù s Dell Agallicho, oderò legno Aloe. cri. “artozzettizche liate dire, fcorticati della feorza piùgroffa, poltaà A Ho veduto i due rami di cinamomo sa vr al- ero ne bo veduto in mano di Carlo Audomaro, &r vn'altro appo di C.V. D. Nicolò Valdaura, medico Beugenfe si quali rami erano n ritti,di groffezzadel dito pollice,e non fenza nodi ,ma con certi ei; pure con certi fegni diftanti vn palmo l'vno dall'altro . La fcorza Sottile, quafi di color di cenere ; di giocondo odore, & al gufto foane, ma conla fua acrezza mordena alquanto la lingua . Il legno vera- | mente è fenza odore, infipido,come è punto vn ramo di Salice, alqua — le grandemente fi fomiglia. Ritiene nondimeno tutta uia quella foa- nità di odore, e giocondità di fapore,che la noftra canella , anzi mag- Faffro da quaranta,e più anni ftati tronchi dal primo . giore,ancor che; dale. La foglia mi fu data in 1fpagna dall’eccellentiffimo Signor Gionan Plaza, medico Valentiano. Quefta iftefa deferittione dica». nella fa Ludouico Romano,al fefto libro delle nauigationi,al capit.4. là Crive Diofcoride, al primo libro,al cap.2 1. pat lando del legno Aloe, dà li chiamato Agallocho, che gusti porta dell’Indie,e dell'Arabia, ricoper- dj to più tofto d’vna certa cu re, che di fcorza,e dice ef- : er buono ne fuffumigij in luogo d’incenfo; ma il vero legno Aloe non fî porta veramente d'altra parte, che delle Indie. Può b È ene egli portarfi dell'Arabia, ma farà perauentura portato iui dell’Indie, nel modo,che fi cantie,ma io non credo,che nafca i to di cute,ma veramente di fcorza,coi par verifimile, che fi metta he Liiffimisi}cinluogo d’incenfo , ma più tofto.alcontrariosin luogo deli’incenfo fi ha da metta pre maggionicopia d'incenfo , che di Agallocho... Non è folito mairdi mertesli e cole piùrarè, e ma- lageuoliad hauerî ain:luogo delle: più volgari; ma più rotto al contrario — SE Cipinb + Pg 29 contrario fi fuol fare. Perche cento libre d’incenfo , non vaglio- no quì più di vno fcido ; tutto che fi porti dell'Arabia ; & il le- gno Aloe, quantunque fi acquifti in quefte parti, ogni libra vale — tre fcudi. Credonoalcuni, che fotto il nomedi Tarì; fia ftato fritto da Plinio, allibro duodecimo,, al capit.20. della Hiftoria naturale, dicendo,che fi porta delli confini di quei luoghi, doue nafce la caffia,&il cinamomo per li regni Nabatei, alle Troglo- tidi. Fà in due diuerfi capi mentione Auicenna dell’Agallocho; allibro fecondo, al cap.7 42.doue parla delxiloaloe, nell'altro al libro fecondo,al cap. 1 4 . fcriue dell’Agalugen, imperoche tutta volta;che ftà egli in dubio di alcuna cofa. E' folito feriuerne per due capitoli diuerfi, fempre però riferbandofi di parlarne nell’vk- timo più à pieno,e più accuratamente.Nel primo capitolo del fe- condo libro;al cap.742-racconta i nomi, e le prowincie, doue na- {ce,e donde fi porta; ma ilvero, e legitimo aloe non nafce in tut ti quei luoghi; Imperoche quello,che nafce in Comorin Promon torio, (anticamente detto , Cori) & in Zeilan , auenga che fia le- gno odorato , e che fia creduto legno aloe faluatico , nondimeno non è il vero legno aloe, perche il vero, e legitimo nafce in Mala- ca;& in Samatra , donde da Chinefi fi portaua. S'inganna Aui- cenna,dicendo,che per cauarne tutto l'odore, fi faccia bollire in acqua. Serapione;al libro de Semplici,al cap.197. ne fcriue varie forti. Primàmente fcriue l’Indiano ; il quale fi trova in vna certa Ifola chiamata Fiuma. Il miglior di tutti è quello , che è nero, e che ‘moftra varij colori, & è ponderofo . L'altro fi chiama Monduno, così detto da vna città delle Indie, chiamata Mon- del. L'altro ; Seifico; & l’altro, Alcumeri, ilquale è men buo- no del Seifico, auenga che Alcumeri non fia più di tre giornate difcofto da Scifi . Inoltre quello è migliore, che gettato in ac- qua,và fubito al fondo ; e così parimente quello , che più refi- fte al fuoco. Io,in verità, non fapret dire, ciò che fi voglia per quelle parole inferir Serapione , e credo, che i vocaboli fiano grandemente corrotti; onde per Fiuma mon sò , che cofa a egli intendere. Per Mondel, intenderàper auuentura , Melinda , e per Scifi,& Alcumeri,intenderà la Ifola di Zeila, & il Promonto rio Comorin, dal quale è la Ifola diZeilan difcofta tre giornate per mare .E quefto è quanto vòio congetturando . Veramente in Comorin,& in Zeilan,nafce un certo legno odorato,ilquale chia- ire Dell’indie Orientali. =. Ho mano. pati Se “a = Ddl Agallocho,ouero levno Aloe. mano legno aloe faluatico ( sì come poco prima habbiamo det- to)inlorlingua detto Aguilabraua. Colqual legno abbruciano | i*corpi de Baneani,i quali habbiamo in principio del libro detto, che fi aftengono di mangiar cofa animata . Diceil medefimo Se- rapione,al lib.de Semplici,al cap. 197. cheiramidel legno aloe, fifanno per vno anno intiero ftar fepeliti fotto rerra , acciochela | {corza fi marcifca ; e rimanga il legno fchietto ; ma di forte, che niente ne fia confumato; dice oltre è ciò, che cadendo irami di detto legno aloe, è poi dalle inondationi dei fiumi portati nelle parti conuicine . In molte cofe fiaccoRa al vero, ma in molte al tre fi allontana dalla verità . Quel, che egli dice, che fa il frutro co- me il pepe, cheè roflo, non sò fefia.il.vero ,non hauendolo io "fin quì veduto. Nè meno ne fecero mentionegli altri Arabi; sì come fu Rafis, & Ifaac, fe ben feriflero le virtù dell’Agallocho. Ma maggior fauola mi paiono i fognidi coloro , che dicono , che l’Agallocho è vn arbore, che nafce folamente nel paradifo ter- reftre, e fono poi i pezzi portati da i fiumi, e però non mi pare à propofito di confutar tal fauola. Non meno di quefto, è fuor di fito quel , che fcriueil Pandettario dell'Agallocho,al cap. 30-dicendo , che l’Agallocho fi falfifica conla Camelea, laqual cofa mi par del tutto fuor diragione , per non effer Camelea in tutto quel paefe.Il Ruellio,al primo lib.al cap.3 6.auenga,che del tutto non dica il vero, nondimeno non fi è di molte cole ingan- naro, {o non ho fin quì veduto le quattro forti di Agallocho ; che egli fcriue, ma folaméte ho veduto l'Indiano.. Può facilmente'ef- fere, che l'altre fpecie non fiano Agaliocho , ma alcuno altrole -. gno odorato.Scriueil Mufa nella eflamina dei Semplici, anchò egli bene dell’Agalloche, ma s'inganna, dicendo, checenefono molte felue, imperoche fono atbori rari, l’Agallocho è detto da gli Arabi Agalugen, &haud; e quelli di Guzerate,e di Decan lo chiamano Vd , il qual vocabolo par, che fia tolto dallo Arabico: In MaJaca fi chiama Garro, mail più perfetto Calambac . L’ar- bore inguifa d’vn'olina, & alle volte maoviore . Il frutto, eco- sì parimente.il fiore,.non mi è occorfo di hauer potuto vedere; | perla difficolrà,e per il pericolo, chefaria delle Tigri, chein quei luoghi fono copiofiffime'. A mefuron portati di Malaca ifami con le fogli=. Dicono; chel’Agallocho tagliato di frefco,non ren «da alcuno odore, e che nonèodorato , fe non dopo l’efler fecco. i Anzi — Capitolo XVI. 39 Anzi dicono l'odore nomefferein tutto l’arbore, ma folamente nella parte piu di dentro, enel cuore dellegno . La fcorza è.grof- fa e la foftanza del legno è fenza odore. Bene è il vero, che io non niego,che putrefatro illegno, quella parte oleaginofa, e quel lo humor più graffo non fi ritiri dentro al cuore; ò vogliamo di- re al midollo,clo fa più odorato , ma per dare odore allo Agalio- cho,non ha meftiero di putrefattione. Sono alcuni tanto pratti- chi & accorti in fcegliere il legno aloe, che ponno anco far giudi cio di quel che nouellamente do sua >fe hanerà da effere odo- rato , ò fenza odore; conciofia chein ogni forte di legni ve ne è vno miglior dell’altro . Sono foliti quei di Malaca, di nettar pri- malo Agallocho , chelo vendano à mercatanti Quellofi prefe rifce a gli altri, cheè ben negro con alcune vene cinericcie, che è ponderofo,e ripieno di humor graffo. La pruowa sì fa con abbra ciarlo al; fuoco , offeruando fe rifuda molto humore, e non fi fa con l’acqua per veder fe và al fondo,percioche ve ne farà di per- fetriffimo,che gittato in acqua,n6 va à fondo. Quelli dì Guzerate; e diDecan , ricercano oltre à ciò, che i pezzi fiano groffî , sì come sì fa delle pietre pretiofe , e delle perle , che le maggiori fono delle altre migliori. Credono coftoro , che quanto maggiori fo- no ì pezzi, che habbiano maggior virtù . Annotatione di Carlo Clufio. es) o lettoio in Anicenna tutta l’hiftoria dell’agallocho , nè S sh N maibotromato, che n'habbia fatta mentione , almeno nel I 7x3 È lanoftra fampa.laonde è dadire, che l’anttore hab- E SZ bia hauuto Auîcenna d'altra Rampa. Portafi di quefto in Lisbona dell’Indie, & è tenuto in gran prezzo. Sene fogliono tal'bora fare corone di paternofiri, così per la giocondità dello odore, come per la valutabauute in gran Stima. Ma fono più in vfo quel leche fi fanno di xiloaloe,communemente detto legno faluatico, deferit= to dal noftro auttore , e così ancora fi fanno d'una certa altra forte di legno , il quale fomiglia merauigliofamente l’Agallocho, ma è fen- Za odore. H 2 Del . È È ESS # Del Sandalo . = Del Sandalo. ea Se d 2 £ F i Ssenpo il fandalo grandemente neceffario al-. l'huomo, si come cofa ‘non poco gioueuole nelle cattiue difpofitioni del cuore, non mi ha parfo cofa x re Timot;&intuttiiluoghi uicino è Malaca,Chanda- ma, ilqual poi, gli Arabi, ali corrotto il vocabolo, difle- ro Saito così poi lo hanno chiamato tutti i Mauritani in ogni luogo . In Canara; in Decan, &in Guzerate fichiama Sercan- da . Trefonole fpecie del fandalo , il roffo , ilbianco, & il pal lido, (chiamato nelle fpecierie citrino) le quali fpecie non nafco- no tuttein un luogo , main varij luoghi, e molto fra lor diftan- ti.Imperoche in Timor, doue ne mais gra quantità di bianco, € di pallido,non vi nafceil roffo . Ma nella India di quì dal fiume Gange , (chiamato da loro Ganga ) cioèin Tamafari; & in cer-. | tilnoghi maritimi di Charamidel, la cui defcrittioneio non fcri- ‘no; perche fin qui non ho potuto informarmene , pur tutta via è cofa certa,che il fandalo vieneda tutti quefti luoghi,ch'io dico. _ In quefte parti di rado fe ne feruono,imperoche gli Indiani, nelle | febri folaméte l’ufano.Il refto tutto fi porta in Portugallo,e netlé | e di Occidente. Sogliono ancorai paefanidi quelte bande eruirfene per far ftatue dei loro idoli, & ornamenti di tempij. è differente il fandalo roffo dal verzino; ma l’vno e l’altro è fenza odore.Imperoche il fandalo roffo non è dolce, nè manco tinge; lequai cofe tutte fononel verzino . Il fandalo bianco, e così pa rimente il pallido, nafce nell’Indie di lì dal Gange;ma la maggior penctia Timor ,.la quale è Ifola tutta circondata di. porti . Il più lodato è quello ,; che fi trowa al porto di Mena, percioche non è molto legnofo anzi è quafi tutto cuore, e midollo. Al porto di Matomea fi troua etiandio il fandalo pallido, ma è molto legno- fo, & hapoco midollo.La differenza,ch’io fo fra il midollo, e | le- gno, è che nel midollo ftà tutto l'odore.In quell’altro porto chia mato Comanafe,non vinafce buono fandalo " Ride la mag- gior parte è legnofo,e di poco midollo je di quefta iftefla forte è quello, che nafceal porto Seruiago . Sono i mercanti in quefta «cofa così pratichi , che fubito dato l'occhio al legno, fanno di- | = re, inconueniéte di quì trattarne. Chiamali nell’Ifola di Capitolo XVII. a ré, dondefia venuto . Trouafi etiandio il fandalo bianco,& il pal lido in Verbali (porto di laua)'affai dorato, ma quefto in poco. tempo inuecchia, e però è neceffario in capo dell’anno leuarne via affai legno, perche nel midollo riferbal’odore . Il migliore è il pallido, sea è più odorato; ma fe ne porta in minorquanti- tà,ondefra infiniti tronchi di fandàlo, appena ve ne rionarai cin. quanta di pallido. Ho vdito pur hora da mercatanti prattichi, in quella Ifola , che per il più il fandalo age nafce nei luo-. ghi aperti, & efpofti al fole; e dicono efler .tanta la fomiglian= za fra.gli arbori de fandali, che non fi può il bianco difcernere dal pallido; fe non per auentura da paefani,i quali vendono gli ar bori tronchià mercanti . Il fandalo è della grandezza dell’arbore | della noce regale;con foglie affi verdi fimili è quelle del lentifco; - il fiore nel ceryleonereggia; il frutto è della grandezza d’vn ci- regio; da principio verde , e poi dinenta nero,& è fenza fapore, e di leggiero fe necade. Dicono, chel'arbore è fenza odore, fin ranto , che non ne fia lenata la fcorza;efatto fecco, Confumafi per tutta la India gran quantità di fandalo bianco ; e di citrino. Imperoche tutti quei popoli, 0 che fiano Mauritani o Gentili, fe ne feruono; piftandolo ben prima in vn mortaio di piettaje poi miacerandolo in acqua, fene vngono. tutto il corpo, e poi lo la- fcian fciugare;e tutto quefto fanno per lenare il calore del Corpo, e perfarlo odorifero.Imperochequelta regione è calda eftrema» . — mente, &ipaefani fi dilertano infinitamente di odori. Portafi l’vno el'altro fandalo con lenaui di Portugalio, di Malaca in Chochin,& in Goa; famofiffime fiere delle Indie, effendo hora mancata la fiera di Collecur,anticamente così famofa. Di lì poi, ciòè di Chochin e di Goa, la maggior parte fe ne porta in Mala» uar, in Canara, in Bengala, in Decan, & in Guzerate. La minor parte fi porta in Ormus , in Arabia,& in Portugallo. Anzi appe> na credo io, chein Portugallo fi portiil vero elegitimo fanda- lo citrino ;imperoche molto piu caro fi compra quì, che poffa venderfi in Portugallo. I Greci antichi non fecero mai mentio= nedel fandalo , ma gli Arabi folamente. Quelsche vogliano figni ficare quei vocaboli, Machazari , & Mahazari, io per me non lo fo ; anenga che i Frati nella diftintioneottana, alcap.2 61. nel commento di Mefue, efpongano per Machazari, odorifero . Se pur non voleffe dire Machazari, cioè portato di e a ” SI © DelBetre. che debba leggerfi Mazafrani , che vuol dire tinto di color pal- lido , ò pur di zaffarano. In oltre non pareà me, che in man- camento del citrino, debbiano. porre à pari pefo del bianco , &il roffo infieme; sì come ordina Sepulueda, ma più toftoil bianco folamente ; effendo il bianco più conforme al citrino, che non è il roflo. L'arbore del fandalo portato in altre patti,cre (cc ; imperoche l'ho veduto io in Adanager, principal citrà di tut to il regno diDecan,doueil Re Nizamoxa facea la fua refidenza, ma non era odorato. Quefto Re Nizamoxa hà giardini grandif fimi di tutti arbori foraftieri ; & anco di quefti del noftro pacfe» beniffimoin ordine; e fanno frutti. Mièftato detto ancora s che nella Ifola di fan Lorenzo vi fiavil fandalo, e che gli Echiopi l’affermano, ma poi ho intefo,chenon è fandalo , ma vna certa forte di legno odorato , si comequi ‘ancora fene titrona di mol ti. In Malauar fi troua vn certo legno odorato fimile al fandalo bianco , delquale i paefani fe ne vngono nelle febri » elo chiama- . nio in lingua Malanarica, Sambrane, Annotatione di Carlo Cluffe . TS PIS quanto fr può da quella defcrittione raccorre, è da du £ DURI Ural TT : È 2A Mendo coftui, che appena fi porta in Portugallo per cffere Go] il prezzomaggiore nell'Indie,che in Portugallo, Può adun | queegli effere,che în luogho del fandalo à noi fia portata al cuna altra forte di legno odorato. Il fandalo bianco , che noi babbiamo è Senza odore,cG il roffo è dolce,e tinge. Ilche dice il noftro autore, che non vi fi richiede, = lei Del Betre. © Cap... XVIIL aa AA No gli Indiani grandemente in coftume il Be- d | tre,c però porto Openione, che non fia fuor di pro- SEX ® pofitoà ragionarne . Il Betré mafticandolo, fi fente siate Maro , € per tal cagione vi mefchiano |’ Areca, & © vn poco eli calce,e così 2cconcio dicono ellere di foa uiffimo fapore Lo per mehanendolo vna volta guftato, vi tro- nai canta amarezza, & mi difpiacque in modo » che mai più l'ho po- Capitolo XVIII. 32 l'ho potutò fentire. Alcuni vi aggiongono il Licio ; mairicchie li magnati viaggiongono la canfora di Burneo, & alcuni il legno aloe, il mufchio e l'ambra. Acconcio in quefta guifa è di così foaue fapore, e fa così buon fiato , che i fignori continua- mentelo tengono in bocca, benche gli altri ancora fecondo la poffibiltà , che hanno l’vfano di mafticare . Vfano parimentedi mafticar |’ Areca infieme con igarofali,e col cardamomo. Nei luoghi ; doue fi prattica poco ; e ne i luoghi difcofti dal inare fi vendeallai caro . La onde fi dice, che Nizamoxa vi fpende ogni anno tre mila fcudi Portughefi . Quefte fono le loro Tragee (che in Latino è feritto Tragemata)& quefte prefentano'à foraftieri ; & il Realle voltele dona di fua mano ài primati ma àgli altri per mano diferuitori, che effi chiamano xarabadar, ouero Tambul- dar. Perche il Betre ha alcune vene, ò vogliamo dir cofte pet il mezo della foglia ,leincidono per lungo, non come facciamo noi al trauerfo, con l'vnghia dei pollice, e poi aggiuntoui un po co di calce s laqualein vero, cosìperla poca quantità, cheue ne mefchiano , come perche detta calce dÉ di fcorze dì oftriche;. non può fare alcun nocumento, e peftario l'Arecà, e l'auoltano nelle foglie del Betre , e fela mettono in bocca , e mafticano, but: tando fuoriil primo fucco ; (benche quefto no’ fanno tutti) il val fucco par fanguinofo. Dopo continuando così alue,& altre liein quefto modo acconcie mafticano tatra via .Sogliono co ftoro , quando alcun fi licentia per partirfi & andare in altre par- ti, ò pure quando effi medefimi vanno in viaggio , empire vna borfa di feta di quefte foglie così acconcie, econ quefte fogliono honorar l’hofpite, quando prende combiato . è parimente in co. ftume, che hauendo alcuno da andareà parlare à primati, di ma- fticare il Betre per hauer buon fiato. Imperoche ètenuto appo di loro affai mala creanza il non'hauere il fiato odorifero. Laon dei poueri huomini, douendo andareà parlare innanzi ad al cun primato, fi tengono fempre la mano innanzi la bocca, per ti. more, chequalche Patidev'odate non gli vada al nafo.Cosìmede fimamente fanno le donne,che hanno da incontrarfi con gli hùo mini, prima che comincino ì parlare, mafticano 11 Bette, ftiman-. dosche habbia gran forza di eccitare à laffuria. Tutti quelli, che. ftanno in quei paefishanno:in vfanza dopo l’hauer mangiato , di mafticare il Betre,& altrimenti facendoydicono, chel cibo ir ì i » À manica; , w = SAVDEA Berrs> naufea ; e dicono,che à coloro,che fon foliti mafticarlo y e lo in-" termettono,fa cattivo fiato. Sogliono lafciardi vfarlo per alcu- ni giorni quelli,a quali fuffe morto alcun parente ; e così ancora fene aftengonoin certi lor digiuni. Gli Arabi fimilmente; & i Moali,cioe quelli della fetta di Ali, fon foliti in certi lor digiuni lafciar di vfarlo per dieci giorni,e di gettarfiin terra. Racconta- no alcuni,ma io tengo; che fia fanola ; che quefti fegnaci di Ali fi rinchiudono in vna certa rocca, &iui fi lafcian morir di fete,e mille altre fomiglianti melanfagine. Nafceil Betre in tutti i luo- ghi maritimi dell’india,done praticano i Portughefi , ma dentro terra,non ve n°è,fe non ci farà portato da luoghi maritimi. E' be” neilvero,che n’è in Dulrabado,città ricca in Decan, & in Bifna- gua,ma in così poca quantità, che non potria portarfene in Perfia; &in Arabia. Sopra Galaiate,ottanta leghe lontano di Ormus, — nonfaria gran merauiglia,che ve ne fufle ;imperoche non fa vo: lontieri ne luoghi freddi, sì come èla China , nè meno neluoghi — molto caldi,sì come faria in Mofambique,& in Sofola. In Mala- | | narfi chiama Betre ; in Decafizin Guzerate; &in Canam fi chia- maPam .In Malaio Siri, s’ingannano coloro, che credono , che quel principio, che venni nell'India ; ma poi fui forzato dimu tar parere, quando fui chiamato da Nizamoxa, che effi chiamaro Nizamaluque,per.curarlo d’vna fiacchezza di ftomaco ; e dicen- doà lui li femplici,che entranano nelmedicamento, fra l'altre co fe le diffi, che douefle mafticareil folio Indiano . Il che intenden= do;forrife il Re ; imperoche intendeva quefto vocabolo,e mi mo' ftrò Auicenna fcritto in lingua Arabica ; ilquale facena due capi- toli diuerfi del folio,e del Betre,. Alli 2 59:capi del fecondo libro, fcriuendo del folio Indo, dice,che da gli Indiani fi chiama Cade- gi. &al 77.cap. fcrinendo del Betre,dice,che fi chiama Tembul, (corretto alquanto, fecondo mi pare ilvocabolo ) per chiamarfi generalmente Tambul, e non Tembul, doue potrai aggiugnere; che a qual fi voglia Arabico,onero Ethiopico,che tu dimadi,che cofa fiaBetre,tofto diranno,che fià il Tambul + Auicenna, al 2.li- bro, al cap.709. dice effer buono pet confortar le gengiue;© per quefto effetto l'vfano di mafticare gl Indiani ; &appreflo aggiu- gne,che fortifica lo ftomaco, perche da gli Indiani è molto defide- rato. Quel, che poi dice,che fia freddo nel primogrado, e sore Di È Capitolo XVIII. 2 33 I nel fecondo,tengo openione,che’l tefto fia falfo , omeramente ( sì come cri edonò*miolti dotti dell’Arabia)farà quefto graduar di tem amenti falfamente attribuito ad Auicenna; imperoche occor réfpelto;cheil volgo-fa errore nel condfeère de temperamenti , sì come nel pepe,nel cardamomo,e nella cipolla;che hanno detto al . cuni,che freddi . Io ritrouo il Betre effer caldo,e fecco in fe- «condo grado j equefto io giudico per il fapore,e per l'odore, La foglia del Betre,è quafi fimile alla foglia del narancio , ma vn po- — «co più lunghetta,e nella punta vn poco più ftretta ; ha certe ve in6,0 vegliate dir.cofte, sì come s’è detto ; pel mezo. Il buono fi ‘tiene-che fia quello , che è ben maturo ; e di color foluo; benche molte donne dicono;che fia miglior quello,che non è ben matu- ro, per far maggior ftridore in bocca mafticandofi,& vieneà corré perfi,fe colto dall’arbore; fi tiene lungo tem po maneggiando con mani. ll Berre nelle Moluche, produce vn certo frutto , fimileal- la coda di vna lucerta ;ilqual frutto,in quelle parti fi ì è loro molto grato . E' ftato il feme portato in Malaca; e guftato era di buon fapore, Piantafiad vfanza delle viti, e fi metteil pa- lo apprello al ftipite,doues'appoggi, accioche vada ferpendo in° ifa della noftra edera. Alcuni pertrarne maggior gu l'ac coftano ‘all’arborefidel pepe , ouero dell’areca,&tin quefto modo mno.bellaombra . Ricerca gran cura, e vuole effere-continua- mente irrigaro d'acqua; n n e ali ale 0 veimmotatione di Carlo Clufîo. 3 ET. Cademoflo;al cap. 5.dicen )gli buomini come è Watay A ledonne vanno per Calicut mafticando vna certa foglia, 5 > 4ò cheeffichiamano Betle,con che fsringonoi denti è la bocca °° d’vncerto color roffetto. Ma non lo vfano però quelli, che fono di vil conditione. Quando vanno vestiti di lutto in fegno di cordoglio fi aflengono di maftrear detta foglia , accioche i denti. maftri- no anco effi meStitia , & all’hora in luogo di color roffo mofirano nero. Scrine.parimente Ludouico Romano,al quinto libro delle nauigationi, al cap.7.che il Redi Calicut per certa foperftitione fi aStiene per vno anno di vfar con donne s e medefimamente di non mafticare il Betre. Queste foglie fono fimili à quelle del narancio , e mangiate fono al gue Dell’Indie Orientali. ee DA cea i Del Folio. | Del Folio, Cap. XIX. Liidapalta iii voce imitando,cosìi Greci,come i Latini, lo chiamano:( hauendo corrotto il vocabolo ) Malabatrum . Gli Arabi le dicono,Cadegi dell’Indie, cioè Folio Indiano,imperoche 'interprete d’Awicenna ha eradotto parola per parola. La onde non fi dice,Folio, pereccellenza , ma perche così ha piaciuto ad Auwicenna di chiamarlo,al fecondo libro, al cap. 259. Imperoche quello,che feriue Attuario eller chiamato da Mauritani, Tembul, s'inganna nel modo,che fanno molti altri . I Folio Indiano.è fi- mile alla foglia del narancio,ma vn poco più ftretta in punta ; è di colorverde,con tre. cofte peril mezo, con iquali fegnali, fa- cilmentefe ne viene în cognitione; & è ( de' garofali,c non è di ranto graue odore,come il nardo, è come il macis; nè meno èdi così fortile,& acuto odore,come la canel- la. Non vàin guifa delladente paluftre ili Folio, natado fopià l'acque,sì come ferie Diofcori le poi ha feguitato Plinio,aldib.1 2.21 cap.26.ilq odore,come lo fp cap.t1.maleligano certo color verde:chiaro., che: el biar mo libro,al cap.26.eflere vn’arborein Siria, con la foglia auolta- ra,donde fi caua olio per farvaguenti: doriferi, de quali dice ef Capitolo XIX. fer l'Egitto aflaiabondante; mail più lodato, viene delle Indice fi genera ne luoghi. paludofi,.in guifa della lente paluftre, & è più: del zaffarano odorato,& è di faporfalfo..Il bianco è men buono, il cui fapore dee eflere fimile al nardo; el’odore,dopo l'haner bol litoin vino,hada auanzar tutti gli altri, Maio mon sò;che nafca in Siria,nè meno in Egitto. iNcho fpiato i medici di Memphi, di Damafcho,e di Aleppo, c rutti mi hanno detto, che nè inEgit- to,nè in Siria nafce tal’arbore; Ma sò ben certo, che nonè di co- foglie » Come il Saififram ;. »dice,che nafce nelle palludi,natando raleacque,fenza radice, in modo,che fa la lente paluftre,dic {tari certi, checredettero effer fimile alle foglie della ninfea, el’olio,che fe ne fa effer dell’iftelfa virtù del laferpitio ; e dell’olio odi; fi, 1 quali dicono; che fia la fogl lo, concio pacfe,doue nafconoigarofali, da quello dove nafce il malabatro, vi fia di camino di due anni. Scriue vn certo frate di fan France- fco,che nafce in Ethiopia,e che à lui le fu dato,infieme con la de. fcrittione della foglia della canella ; ma singanna grandemente; imperochein Echiopia,non vi è arboredi canella,nè meno di fo- lio. Può bencegli.etfere, che à lui fiano ftare mandate le foglie — dicanellazinfieme con la canclla,perche non fono molto differen ti dal folio Indiano, fe non chela foglia della canella; è vn poco più ftretta,e meno acuta di quella del folio,e non haquei tre mer= uetti pel mezo,li quali habbiamo noi detto e o _-S SE ..° Del Folio. no. Sei noftri (peciati,e medici di Portugallo fuffero più diligen ti,non haueriano dibifogno del dvr;fariuers 3 percioche tanta co pia di folio fi potrebbe portar di qui, che bafteriaà tutta Europa, Ma in difetto del folio, v(ino (pur che nehabbiano) le foglie di ca mella;ouero almeno lo fpico nardo,e nonil macis, sì come hanno voluto alcuni . Vuole Auicenna, al 2. libro,al cap.2 59.nella tra- «dottione del:Bellunefe,che fi metta in cambio del folio,il Thali- Safar, ma:ciò che fia il Thalifafar,io veramente non lo sò, 5 Annotazione di Carlo Clufto. defcritione del Betre raccorre. Ho prefo Spediente di farlo è di quella grandezza depingereche à me è fiato mandato. eri cv nel noftro le foglie di Ninfea ,percioche altratràddortione di queta non ho to banere, er noftra fampa non fa mai vv pri ps della Nercida Indiana,cioè del nardo Indiano . 1lche fa-chiara teftimo- nianZasche il tradottor d' Auicenna in molte cofe ba errato, ò pure vi fa rd alcuno altrò Auicenna in Arabico - Jo porto openione che per Tali- Safar voglia Anicenna intendèr quello che al fecondolibro, al capito. = defvino, quale il nòfiro auttote dirà nel Seguente capitolo, che fa il macere,. Cai 1 RITRAT-. % RITRATTO DEL'TA SI TI i amm Ò i» I TT SÒ I UIN < \ I) = DI a ji \Ò, ponti sl. fisqeibti ah) cai a #0 DI è ch 3 ssiah )» O N è dubiolalcuno, che il Macis } del quale habbia; monbiquida parlare; è molto differente dal.inacere 5 dei Greci.Volendo noi vedereda defcrittione dell’v- * noedell’altro, e cosìancora le virtù, ma hauendo 00 ..0 lucio vn certo de moderni aflai è baftanza provato';. giudico non effer dibifogno:diriperer-qui.di nuovo i. fuoi argo», menti . Ma bafterà;che io brewemente racconti. l’hiftoria del Ma-: cisse della noce mofcata. Imperò porto openione che il mace- re de Greci non fia è tempi noftri conofciuto . L’arbore , chepro» ducela noce mofcata,& 11 Macis è delia grandezza del pero,e con le ifteffe foglie, ma vn poco piu curte e ritondette,ò per meglio di ce pig i re,è de tempi fono poi ftati Corrotti,si come in Serapione ancora fe ne ritrouan molti.Il macis.è quella membtaria; che abbraccia la no- Annota - ne.parli di .auttorità di: Galeno, sa ‘cofa ftimo, è cheillibro di Galeno; do- FAI ueparla del Garofalo fia perduto, percioche il libro de Dinamidijs è falamenteattribuiro d Galeno, oueramente Sera pione hà più tofto;parlaro,di ciò pet avittorità di Paolo; chedi foriue. del Garofalo. quefte e Indie vna' cola fimile ad' vni:grano di i più fragile. Chiama ylonDa P. ci, ò per colpa del tempo ; ma de nomi non fiha da far difputa per eller la cofaà tutti chiara. Nafce folamente,sì come ho detto cipal di quefte,è Giloulo, non troppo difcofto dal no molto vicino.Nafce etiandio in Zeilan ; in molti altri luo- ghi, main neffuna parte fa frutto, eccetto , che nelle Molucche. L'arboreè come l’arbore del Lanro,così d’afpetto ,come di gran- dezza . E fa parimente le foglie di lauro, ma vn poco più ftrette. E fa molti rami. Produce gran copia di fiori, iquali fono în pri- ma bianchi , dopo verdi , poi douentano lionati, e sg 3 comeil fruttò del :mirtò , ‘Quefto fiore; stcome la perfone de- gnedi fede ho intefo, è mentre è verde! tanto ‘odorato , che palla Coloro.che li coltiuano , al tem- fce-mai fotte alcuna di. herbc, perche l’arbore stira:à) (e tutto l'hi- fciano per duejòt ifec in bohc, & inaltri lag 7, ti da gli altri,fe non,che fono più vecchi. Se bene Auic al E gran' fegno che») » , PR Le E È «pn me to RS e r tre à dar nutrimento alle piante ; nafcono gli arbori;i ma non fi colgono con le imani,sìcome vogliono alcuni, mà è for za di bartiture.. E' falfalaopenionedì coloro, che credono;ché larbore del gatofalo», fia itmedefimo con quello della noce mo- {cata ;imperoche la noce ha la foglia quafi ritonda, in guifa di Fia pero,&il garofalo l’ha Gini cidasivo Portafiilgaro= — falo nella Hola di Banda,lontanoda:i luoghi, doue s’acquifta ; & bro;al cap:318che la gomma del garofalo; è d'vna-iftefla.virtà con la rafinadel Terebinto ; La onde ho voluto fpiarne coloro, che portano il garofalo delle Mòlucché ;-é mi dicono di nom ha- uer tal comma veduta. Ma non però neghérò; che tucti gliarbo- ri non facciano gomma, maflimamente fe fono.incifi ; ma-fin quì ‘ i S non € Capîtole 37 noné fato dono enne qui sua l'habbia (perimen tato . Inten 1 icchi èra A aerea. tenuti ì garo- fali in poco prezzo, n tto, no le navi odia China, lequali ne riportano gran co or pa efi,e di lì Il’Indi nella Perfia,e nella Arabia. inni | va: che, per ian sa a ua marina; altr tatmeria . Serpe il garofalo à molte cofe ,. così per Gradina e de cibi, comt'anco medicamento . În Iata: ono renuti più in n prezzo” quei g erolli d’vn’anno,che gli altri,nsa noi teniamo in maggior [tinta i piccio li, e fottili, i quali effendo ancot verdi, fi tondifcono da'-Moluc- chi con aceto, e fale ; all curia 3 fortili fi conferuano'con zucchero , e fono al gufto giandemente diletreuoli Le donne Portughefi,che' fono in queltegande Ago le acque. diftillare del garofalo verde di marauigliofo.òdore, e molto gioueuole ine gli affetti Sdiage: 8 alcuni fi feruono de el’garofalo,della 1 ‘noce mo ed tongcare il fudore'in quelli, n i altri vfano di mettete il ga- tofalo pol rierizato (op liceimi urta coronale delicapo, per do lor di tefta, caufato da caufa frigida. Nafcono certi nella China, i quali per l’odore,c lano di garofalo, fono, chiamati ga- rofilati; ma non fono,per dire il vero,così odorati, come quelli, c'habbiamo noi. Trouafietiandio nella Ifola detta difan Loren zo, vn certo frutto della grandezza della Auellana con tutto il nucleo , e forfe maggiore , il quale ha odore di garofalo; ma Sa quì i nen rdieanl Gisbonpo —° Dell'Indic Orientali. e. ; PI TEV A Del Garofalo. PITTYRA DEL GAROFALO - PA ca con la fua foglia, e sol frutto. x danirabiare GUtrto Clufio. RIS L Garofalo non è altro, che vncerto abozzamento del Oc frutto , sì come veggiamo nelle mele s ne i peri, e ne i po- i mi granati , & in molti altri ; I il'fiore,il quale è compofto di quattro picciole foglieste ba fottoil frutto quafi abozzato , pieno di molte fibrette , non al- trimenti,che il frutto del mirto. Defcriuono il Garofalo Ludonico Ro- mano, al feflotibro, al cap.:5.e Maffimiliano Tranf. nel libro del- le Ifole Molucche. Ma quel , che fcriue Marco Polo Venetiano ,s al 2. libro, al cap.38.è veramente altra pianta. La foglia di quefta è più firctta di quella del lauro, fimile al falice, ouero al perfico, ma di più Inngo picciuolo.L'babbiamo noi tal hora vedute condite con acqua fal- fa infieme coni rami. e pero noi babbiamobauuto penfiero di farne fare il ritratto con le foglie,e colfrutto. Frai Garofali sche fi portanoin «Anuerfa vi firitroua certa gomma ; laquale è odorata, spa Capitolo XXIT. 38 ma, di cui fa mentione Auicenna «sa rg mon haucre ancora fperimentata la fua forza. “a V©] A_maggior parte del pepe fi troua in Malanar -per ES] tutti quei luoghi maritimi, del Promontorio Coma- sx rin per infino à Cananor.Nafce etiadio ne luoghi ma ij ritimi di Malaca, ma non così buono, come il già det ‘to, per eller Ja maggior parte vuoto, e fuanito', e mal pieno.Nafce parimente in quelle Ifole vicino à Iaua , & in Sunda, &in Cuda,&.in molti alcri luoghi;ma quefto fi porta tatto nella China ;.e arteancora fi confuma nel medefimo luogo, ec- certo. mail ne fi porta al Pegù, & Martabana.La maggior parte di quello, che firaccoglie in Malauar,ferue all’vfo de paefani,tut to che'l paefe non fia molto grande ; fe.ne confuma ancora qual- che particella da quelli, che habitano. nelle marine,vna parte di quefto fi porta dentro di.due cuoi di buoiin Balagate, e gran quantità, (auenga che fia prohibito per bando regio, ) fi fura da pacfani ,,& è portato da, Mauritani , peril mare Eritreo .. Quetti -&utti fono i luoghi, doue nafce il pepe , benche fe ne ritroua an- cora fopra Cananor diquella banda, che mita verfo Settentrio- ne,ima Cin così poca quantità, cheappena bafta è paefani , anzi hanno dibifogno ch'alcri lo porti loro. Quefta pianta non fa bene ne luoghi diferti,e mediterranei. Quaro quelli luoghi fiano difco fti dal monte Caucafo,te ne potrai chiarire dalle carte de Cofmo- grafi. Il pepe in lingua Malauarica, fi chiama Molanga , in lingua Malacitana, Lada.Da i medici Arabicize dal volgo,è chiamato Fil- fil,tutto che Auicenna,al.2.lib.al cap. 557.8 alcap.5 58.10. chia- mi, fecondo la tradotrione del Bellunefe,Fulful,&.il pepe lungo, Darfulfal, e tal'hora Fulfel.ilquale è itato feguitato da Serapione, al lib.de Semplici,al cap.3 67.In Guzerate,& in Decan,fi i na Meriche,&in Bengala Morois » & il Inngo, come che ivi fola- menté nafca ; fi chiama Pimpilim. Non è.in verità meraniglia,fe Thcofrafto, al nono libra alcap.22.e Diofcoride,al feconde.li- bro,al cap.1 53, e parimente Plinio,ilquale per lo piu ha feguita- to coltoro; al libro duodecimojal capitolo fettimo,non babbo SE 9 » "£ no i, fa ae 39 pi x eran e ben:defcrittà iifiario quefta pianta » Io per, me non hò maiin. ti vdito que fto vocabolo Brafino,sìcome fi lesgei vera todi Diofcoti- de;nè meno Brecamafin ycheini Plinio; ali: libro, al cap.fetti> mio, fi legge. Liracemi del peperancara verde, &immaturo, fi condiftono con atero,ouero con false firi erli.bifogni.. Gli Arabize cosìpatimente i medici. “il pepe, fia calidò in rerzo grado ggior par. re. Vorrei pregar tuttii medici,chein luogo del pepe bianco, Voblidnò site “= È le pepe Canarino,ilquale è vn cesto pepe fuanito,e leggiero, del quale î denti > Alcuni altri, in quella infermità, che da medici è detta paf «fiomicolerica, cueramentecolerz ; le cui fattezze,s'io voleffi hora tiuere,fatia perauentura fuor di propofito , percioche non fe ne porta in Portugallo. . DNS A bifioria del pepe,la ferie arico Ludowico Romano', al egg primo lib.alcap,14.& al fefto libro;alcap.19. e varia si Poco «iquantodalnofiro autore , Ho veduto ioin Lisbona il pe Zret pebianco col granello non rugofo ,ma pieno, più acuto,e ‘°_ ‘“‘piùodoratodel'nerosgriuiin Lisbona fene fa poco cafa. Sene potria delle Indie hauer gran quantità , outro almeno a baffan= Ra per le medicine, fe gli (peciali Portughefi foffero più diligenti. Ritro= nondimeno in Anuerfa alle volte appreffo de droghieri mefohiato: nero. Quefto pepe inracemize-così parimente il Zenzenere fuoleri= marfi in Anuerfa acconcio in falaniuoia , in certi racemetti lunghi,e € Sottili, ma non così ripieni di granella , come quelli della vua . "e; è Delle Cubebe. À cui pittura babbiamo quì fotto fatto ritrarre dal viuo, Soleuafi per immanzi portare vn'altra forte di ‘in Anuerfa , che in lingua SUINI dice pinete del rg podi podeleoli viva tei do il Re di Portugalloche portandofi quefto, non auiliffe il vero pepey ba vietato,che non ci fi debbia più portare. Era quefto quafî fimile alle - cubebe , con vn picciuolo molto picciolo; ritondo , pieno , € alquanto “— rugofo,che nereggiana, e della ifteffa acrezza del pepe, &r ancora: così aromsatico .e sì come habbiamo noi faputo da coloro, che ne baueano pers i racemi, era fattoinracemi , quale credettero alcuni , che fuf=: fe l'amomo. DA PITTPRA DEL PEPE, DelleCubebe a; © «Cap. XXIII. o ove EncuE.inEuropadiradociferàiamo delle Cube £* be fe non alle volre.nelle compofirioni; nondimeno Y; da gliIndiani fono grandeméte in vfo meffe in mol Se 2 le nelvino pereccitare.il.coito.. E-nell’Ifola di I201 1: 107 perrifcaldarelo ftomacho >. Chiamafi quefto frutto da i medici Arabici, Cubebe, e Quabeh.; dal volgo Quabebechi> ni. In Iaoa,done n'è gran copia,è-detto Cumuc sdal.refto de.gli. Indiani fuor,chein Malaia,fi diceCubabchini. Nè è da credere. che habbia tal nome perche nafca nella China, percioche.nella China fi porta di Cunda, e di Iaoa , doue n'è gran quantità; ma perche quelli della China , i quali navigano il mare Oscanpisgio e. Indie, Capitolo XXIII. 49 Indie, portauano dell’Ifole già dette, douelo comprauano infie- me con l'altre mercantiene gli altri porti del mare Indiano,e nel lefiere, E fimile Lig pren cc vr melo: ordinario, ma più picciola,con foglie di pepe,ma più ftrette, civa spent ido à guifa d’edera su per gliarbori, omessa er parlar pi Dr ifa di » Nonèdelle fertosme da aiugn i meno ha le fo- glie fimili al mirto . Il frutto M attaccato è racemi , non già tutti infieme,con i i,comevua, ma ògni granello ha il fuo pic- ciuolo ; il fanne, Lira sla pianta SÉla iggia,e nafce da pelli; non ven'è di domeftica, nè meno ve n'è. di più {pecie, sì come falfamente s’imaginarono i Frati; nelcommento di Mefue, nel fine della feconda parte,alla prima diftintione., al cap.3 6. E'in.. ‘tanta gran ftima quefto frutto in quefte bande,doue nafce,che per dubbio, che fi femini altroue, cnafca; prima ‘che lo portino ‘à. vendere.i pacfanilo cuocono. Ediquìcredo io , che venga,che, è.così foggettoà corromperfi, tanto quì,quanto in Europa. Ho, faputo io quefto da Po s Ghanno lungo rempo habitaro. nell’Ifola dò laoa. Enont, si comefi credono alcuni; fpeciedi. ‘pepe; percioche il lo più fi. porta di Cunda, ilquale non. E diuerto dal Maldarico n er pine infieme col frutto , è. d’altrafpecie,e ne nafcequi pocaquantità. Credeli Matteo Sil. uarico, nel.cap:38 1.di fententia di Serapione, edegli Arabi, che, . le Gubebenon fiano altro; cheil mirto filueftre di Diofcoride,. ilquale chiamano Rufco,ouero Carpefio di Galeno. Ma veramen tes'ingannà;imperochehauendo Serapione se glialtri Arabi, i quali erano poco iftrutti nella li Greca,openione,che Dio-. foridee Galeno non haueffèero cofa alcuna sio. che vedenano alcun femplice defcritro da Greci hauer quelle facoltà, che in vno femplice delle Indie fi ritronauano, dicenano“efler quelto ifteffo, & afai l'haucano per relation folamente . Ma che non fiail mirto filueftre è così chiaro, che non bifogna provarlo. Ma chenon fia, nè anco il Carpefio, potrei,fe fulle bifogno,pro- uarlo con molti argomenti . E' lodato it Carpefio di Ponto jedi- cono,che ne nafce gran quantità nella Siria. Ma fe leCubebe fof fero il Carpefio,perche i Turchi, e quelli della Siria, cercano di hauerlo delle Indie,e lo comprano così caro, quando fi potriano feruir.del loro, e fenza molta fpefa. In oltre il Carpefio è deferit- to da Galeno,al primo libro de gli Antidoti, dicrado, chili tp» ia le ds — ao bia tefetacheforili Quanto'hormai liaò! lè Cubebevarie dal le feftuche } ogn’vadil:vede. Soho alcuni altri; che hanio hauo to ardit di dire,che le cubebe fiano: il-femé dell’ algnocafto, mate | fendo le fattezze sele facoltà , cosìdeli’vma ) come dell'a Lera di i eftè piante differenti;deue' tale ‘openione riprouarfi ; sg pur ; mi fuperfluo à fpender fopra di ciò più parole + Annotatione di Carlo Clufio (78 xl A virtà delle Cubebe mi banno tidorto d' da l'bitoria | della Fagara d'Anicenna , laquale è quafi nt” ; il fima facoltà; che le Cubebe. la onde non banendo in que AS —. Sta mia retreat done ban Mabaleb,edbritro vi è di pa gna se fior! tadiSafala. La ripone nel terzo grado caldae fecca, e dice effer buond | alla frigidità dello fiomaco,e del fegato; eche giona etiandio alla con- cottione,e flringe il ventre.» RETAAT O) DELLA PCR: ce Schola: Le Rec minore . Er per quefti due nomi, Arabici, comeài mercatanti in nn Sibari chia- maEtremelli ; in Zeilan, E n Bengala, Guzerate; &in De- can , è detto alle vo , ma quelto è fra Mauritani folamente relto de Gentili che ha- bitano in tutte lefudette prouinc cie, Dore fi chiama: La qual di- uerfità di nomi è ftata cagione far nafcere confufione fra gli fcrittori Arabici;imperoche alcuni vfano i vocaboli Indiani, & alcuni Arabici e però a molti è ftato cagio one di errare.di quie "cava, che quel che Serapione per vno chiama Saccola, & Hil- ea l’altro ; dobbiamo dire , che fia falfo il refto, douenda» lil: folamente feriuere . Ma fe per vitimo voleffimo aggiugner nria più tofto fcriuerfi, Bura, chein lingua Ca- I dire altro, che grande. Non fignifica altro ap- 2,01 e Saccule di Auicenna ouero ELON 5 olea o Ca rda momo,à gli antichi così Srecti come > Lasi tutto inco oen ito, sì come dalle loro fcritture fi può raccorre; imperoche Galeno sal ferti- __molibro de Semplici fcrine , che 1l Cardamomo non è di quella calidità, che è il Nafturtio, ma più foaue, e piu rifragante, e con certa amarezza. lequah condi tioni non tutte conuengono al noftro Cardamomo , sì comel’ efperienza nelo dimoftra. Diofco rideal primo libro, al capitolo quinto loda quello , che fi porta di Comagene, di Armenia, e da Bosforo, auenga che dichi an- cora nafcere nelle Indie. E dice che fi debba elegger quello; che è pieno, malageuole a romperfi, e che con l'odore ferifca il ca- pe Ma il noftro Cardamome fi porta in quelle parti, donde Dio fcoride fcriue , che venga. Nè quello è malageuole à romperfi, Dell’Indie Orientali. L néferi- - nè ferifceil capo SPA i, vna già detti fi confronta col no- con la filiqua biancheggiante; e Si femina ad vfanza delegu- - mi, dialtezza, quandoè crefciuto, no appiccate le filique, lequali hanno tal dentro ; ma non come fcrifleil Cor ni Gi 5 CO gni Tione di tal femplice, gli diede di fi capriccio ilnome de Gréci. benche meglio faria ftato è lafciarli il legittimo nome Arabi- co» fenzwaltrimenti tradurlo. Quanto fia falfa la openione del Ruellio al fecondo libro;al capitolo quinto, proponendoci il G: ficon, onero il Siliquaftro per il Cardamomo de Mauritani; € chiaro à.ciafcuno.A' quello , cheil Lacuna riuolto. contragli Ara” bi tanto proteruamente fcriuc;al primo libro di Diofcoride, al cap: s-del uo commento,così vogliamo rifi pondere; dicendo;che la fua Meleghota non è il Cardamomo di Diofcoride. Nè meno il Cardamomo maggiore è di color cinericcio: Nè meno la Ni- gella è la terza {pecie, ch'egli dice ritronarfi nelle fpecierie, per- | cioche la nigella in nefunodi quefti luoghi di quefte bande na- — fce . Inoltre io non contrafterò molto con coloro s che diconoil. Cordumeno degli Arabi effereil Cardamomo de Greci, im pero- che la Saccolaa di Serapione,cd'Auicenna; non fu mai da Greci. conofciuta,si comedifopra habbiamo detto. Ma quando coftoro prohibifcono, chenon dobbiamo né feruirci della Saccolaa, per- chei. 42 ,haw rt fiche infere cli pr itioni de gli Arabi fi In ‘ moderni, che hanno gli frabi a Ma ce y eta non fia il Cardamomo mi nore,è chiaro ; perche d’ambedue le forti ne nafce in quefte par- ti;dequali |” vno-dil. rande,e l’altro è il picciolo,'onero come di cono;il maggiore,& il minore di vna iftella fattezza, fe non che nella grandezza. differifcono. Tuttaui: ore è tenuto per mi ds © effer più dell’altre odorato confiderate le virtà oueria dirfi il maggiore . L’ynoe l’ fce nelle Indie, è èpar- ticolarmente per tutto il put è dalla fiera di Calicut, fino in Ca- nanor, benche nafce ; ar 8 inaoasma non così quelti lualiligz: imi L biamo detto > di fopra, fi moafl ca infieme col Betre,e ai il capo della pi- tuita ; fi mefchia ancoi neo) i, Eb quello , che dice Matteo Siluatico, che g gli Indiani vfino la Dr ice di quefto nelle febri periodiche,e -=g nafca in certi tumori d’arbori ; percioche caffai fottile'radice,e non nafce fenon è feminato ; hauendo ri abbruciato il terreno col fuoco , perche habbia è nafcer i, 3 i su mo maggiore tf tn della g fico, 10, il minore ga i cheil Cardamomo mezzano fi br a pa vna Auellana °. ben groffa, il batthioli medefimamente fa la pittura del Lotario à fomiglianza dvn fico,e di quella ifteffa grandezza, _ noneffendo altro,che la Mclagneta inuolta nel [uo inmolucro. !lche ve- ramente, fecondo il noffro auttore ,monè datenerfi per îl cardamomo — volgare, né meno perla Saccolen de gli Arabi. Tronafi,che n'é fat- | tamentione dal Pannettario , aleap.x-17. ma nelle noftre ftampe ap- eredi Rafis malazenolmente fi truoua . LIL Pannettario, ilquale è attheo Siagiice, fumte le noftre gia nom li dà Somigiionte vintà. i sa Li 2 - TL RI- Del Faufel. “dz fn IL RITRATTO DEL FAVFEL, col (ao imuolucro,e fuori del fo inuolucro . VNA SPECIE DI AVEL- Anno malamente colora; soi che in vece del Faufel, met- I tono il fandalo roffo, per adulterarfi il detto. «TT. roffoconaltrolegnofimile, effendo l’vnoe l’altro fenza odore, sì co- | mefièdetto parlando del fandalo. Il Fau I | felè dimanco prezzo, cnonfi falfifica,e fi potria facilmente congli altrì Aromati portare in Portugallo,. pur chegli fpeciali;oneramente i medici fuffero più cnriofi, & ha ueffero penfiero di farlo portare. Appreffo degli Arabi, è chiama to Faufcl,auenga che Auicenna percorrotrion di vocabolo,al ca- pit.262.a1 2. libro lo chiami Filfel,e Fufel. Fanfelè chiamato in Dopar, &in Dael, porti di Arabia. In Malanar volgarmente fi chiama Pac,ma da i nobilifti, è detto Areca, e di quelto nome fi feruono — — (apitolo XXV. 43 feruonoi Portughefi,chefono nelle Indie , percioche furono effi i primi à ritronar quel paefe. In Guzerate,& in Decan Suppari è detto.In Zeilan Poaz.In Malaca Pinani , In Cochin, Chacani. Ne nafce aflai in Malanar; in Guzerate & in Decan poco, e ne luo- ghi folamente appreffo la marina. Ma il più Fedro nafeo parti culàrmente,in Chaol ; > So poîfi porta in Ormus. Ritronafe- ne anco di buono nella tato in quella part sì ancora in Bisnae diligenza quali Ali, fono. tì che fernano la legge Maomettana) ne man giano affai . anzi fe ne feruono ancota ne i lor digiuni, quando damomo per purgarela il capo, fi me- {chiano col FacRtò conl’Are liamodire; tutte quel- le ifteffe cofe,che habbiamogià dettò mefchiarf 1col Berre . Auen che il Betre fia calido, e l’Areca frigida, e fecca. Maui fi mes fchia anco il Licio, percioche l’vno,e l’altro conforta le gengiue;e ferma i denti, & è grandemente profiteuole al fputo del fangue; al vomito,& al fiulfo di corpo.L’arbòre è dritto,e fongofo, con le foglie di palma, e col frutto comenocemofcata , ma più piccio lo, oueramente comele più picciole noci Iuglandi. Di dentro è duro; &ha alcune venette bianche è roffe, non è totalmente ri- tondo; ma è da vna banda fchiacciato, benche quetti fegnali non fi troueranno in tuctele forti di Areca . E‘ rauolto quetto frutto in vno inuoglio affai lanuginofo , di fuori di colore a" ia vetro far camare a tro Coldemburgo fpeciale & buomo molto dotto, e malto ne 3 | * Semplici efperto. Tromanft certe altre noci lunghette 23 che fonodigrandezza eguali al —— SR cage abilmente la no nali cuna del fo fapore sne meno della temperatura. Noi babbiamo quì Ludowico Romano, o, al quinto libro delle |} se nanigationi al capitolo fetti-. mato, volfe dire Faufel'; ilquale è prodotto de ne avre chiamato “«Areca,non molto vario dalla Palma,che fa le cariote, e quafi n : de . 1 A fatt Spatio di me: = n ore tati È OTACSRSE Ù i dt) SA di DIO Rin a LI Della nce D'India vr» ©" Cap XXVI: A cianticamente ( per quantoio poflo viudicare) non conofciuta, e dagli Arabi quali difprezzata , hawen- — done molto-poco fritto. Auicenna la chiama ; al fe- rosal cap. so6.Iaufialindi , il chenomvuole in lingua no noce Indiana.Serapic ‘libro de Semplici,al i naui, e le.c nomofto. Quefta Sura dopò ch'è corta , è chiamata da paefani Otraqua. La Sura fi fain queto modo. Tagliano i rami; e poi viattaccano i vafi,c'habbiano è riceuere quel liquore,che da lo- i i rami più alti, c più. i ise di funi,chinar gli arbori,oue- — vi rs égone® Chiamafi quefto liquor, così diftillato Fu cioè fiore,e quel,che rimane Otraqua, con hauerui mefchiato vu poco di quel liquore deftillato .. Della Sura prima che fia: diftilla- ta, pofta al fole,fe nefa aceto alle volte aflài forte. Se lenatoneil ‘primo vafo; fegue pur tuttania è Rillar dal taglio fatto: nell’arbo- i fura;la raccolgono; & al. caldo del fole, onero del fuoco entare, laquale refta ndo»in guifa di zucchero! con- lamano Iagra . E' tenuta per buona quella, che fi fa i, percioche quefta non vien nera, come l’al tre,che fi fanno in altre parti. E' ricoperta lendvefcto » di vna tenera fcorza,laquale al gufto ha fapc ‘edi Cinara;ò vogliamo dir Carcioffi;ha vn midollo di dentro affai teneroe dolce. Vi fi tro- ua ancora vn’acqua dolce'e foane,che non genera naufea , e dura lungo tempo . Quanto più frefca è la noce,tanto il fuo liquoreè. più foaue. E' buonaanco.là fcorza di mezo,imperoche non cede «di foauità alle mandole; è mangiata quefta da molti con la md d 20 Capitolo XIII. 45 dellaquale habbiamo:poco prima parlato, cueramente fi mangia col zuecheto;ò pure fi pefta,e fene caua il latte,colquale cuoco- no il rifo,nonmanco buono,che fe fi cocefle con latte di capra. alle volte ci cuocono vecelli;ouer.carne di animali quadrupedi,e riefanno certi pottaggi, da loro chiamati Cani, Fatta poi la noce piùmatura,riferba ancora vm certo liquore, ma non così buono, comeilprimo,anzi alle volte s’'inacetifce. Quefte noci dopo,che fon fecche, & hanno loro leuata la fcorza di fopra , le peiano: pelli se nefanno vna pafta, chela chiamano Copra;la qual fi uol portare in Ormus,in Balaguare,& in altre parti, doue non ce n'è tanta abondanza, che le poffan feccare, oueramente in quelle arti,doue in nellun modo non n’hanno . Sono quefte noci afli ri ,e ce ne feruiamo noi.in vece di. caftagne ; e fecche fono più grateal gufto,che non fono quelle, che fi portano intiere in + Dei fragmenti di quefta copra, fe ne fa olio chiarifli- mo col torcolare,& in gran copia,non folamente buono per le lu cerne,ma buono ancora per cuocer rifo ; anzi di quefte nocî fi ca- uano dueforti d’olio,vno dalle noci frefche, buttataci acqua cal- da di fopra,e poi {premute; fi vede l’olio andar fopra l'acqua no ilo da quale ci feruiamo noi per fpurgare gli eferementi del lo ftomaco, e degli inteftini, e purga piacenolmente,e fenza al- cùnmocumento. Alcuni vi aggiungono l’efpreflione de tamarin- di,&io l'ho più volte prouato,el’ho trouato vtile medicamen- to. Se Auicenna,al fecondo libro,al cap, 506. € così Serapione, intendono di queft col, irmi, che dicano b ASA s’incanna- no in quefto,c edicole nollificano meno il ventre ‘del bu- tiro . L’altra forte di olio quello , del quale habbiamo detto di fopra;che fi cana del copra. Queftooltre allealtreviruù già det- te,è merauigliofo perinerm, E noi'ci trouiamo ogni giorno grandiffimo giovamento nella contrattione de nerui ; e così pa- | rimentenelle doglie vecchie di gionture. Vnto, che habbiamo l’infermo con quefto olio,lo mettiamo in vna tina grande, ouera- mente dentro d’vna botte, e ben rifcaldato con fuoco, e con pan- ni,iui lo lafciamo dormire,e ripofare. Che queft'olio-ammazzii vermini del corpo, sì come hanno feritto Auicenna, e Serapio- ne,ne' luoghi già citati,non ho finkqui fattane efperienza. Ma che la noce habbia.tal virtù, non folamente è fenza ragione, ma per. sigg Dell’Indie Orientali. «M cont — Dellanoce d Fndia. continua e(perienza, è cofa chiara, che mangiata genera dei vers mini. Concederò bene facilmente , che confidato Serapione al libro de Semplici,al cap. 228. nella auttorità di Manfarunge, il quale vuol-che fia Mefue antico,che voglia, quefta noce mangià- ta;onero il cocco,fermi,e ftagni il fuffo del ventre; imperoche né è fuor di ragione, che effendo la noce di parte terreftre; fermi il ventre; e l’olio,come che fia di parte aerca;e fottile,muoua il ven tre. L'aboreda fe non fa olio;ma l’olio fi caua folamente dal coc- | co. Andrea Lacuna, nel commento, che fa fopra Diofcoride; al primo libro,al cap.29.fcriue ellere openione; che quell’olio dol- ‘ce,che ftilla dalla palma, fia l’eleomeli di Diofcoride 4 = tg no- ‘ce è ricoperta di due fcorze; la prima è villofa, della quale fi fa il Cairo; così chiamato in Malauar, vato aflai per quefti luoghi ; «conciofia,che di queta facciano le farte,e le funi per le nani;pet- cioche non s’infracidano nell'acqua marina. Di quefta ancora; in luogo di ftoppa,abortano le nani; &è tanto della ftoppa mi- gliore,quanto che più refite alla putrefattione,& imbéeuuta l'ac qua marina s'ingroffae fi colpa. Ma veramente di tal fcorza , villofa non fi fa nefluna forte dì anni di razza, sìcomeil Lacu- fanno i vafi al totno per genteponera ; e fe ne fa parimente Gar- bone per gli orefici molto: buono. Nè meno quefti vali’, benen= doui dentro,gionano a patalitici, sì come fi penso Sepulueda; e come-dal volgo in Portugallo è creduto ; percioche non ha que- fto frutto cofa alcuna, che fia buona perli nerui; eccetto quello olio; delquale habhiamo poco prima fauellato, come chené anco i propri) paefani diano è quefti vafi tal virtà, anzi nomci è aut- torcalcuno degno di fede,che l'approni. Ma'non è da'tacere i che ipacefani mangiano i teneri germogli di quefte palme, e fono più grate al gu‘to;che non fono le tenere caftagne,e che non fono ie palme baflè; chiamato Palmito; e da Italiani Cefaglione. Quan ro la palma è più vecchia ;:tanto più teneri, e delicati germogli produce; ma canato quel germoglio,muore la palma. Hora par laremo'del Cocco, di quello dico,che dicono di Maldina. Lodafi do paefani quefto cocco;ò quefta nocee Specialmente il midollo; per li veleni; &io ho intefo da perfone degne di fede,effer buona à doglie. coliche, paralifie,epilepfia &cad altri mali di nerui . Dico» no;che OT» "è, sfené > Ad s 580 LE Ha Capitolo XXVT. 46 no;che mettendo vn poco diacqua dentro di quefte noci, done fia vn poco del Cattoi: feguitatido però è berrerne alcun giorno,da dolori colici,e da molte altre infermità, percio- ché mucueil vomito. Ma non l’hauiendo io fperimentato,dò lo- - td.poca fede; benche,per dire il vero, non ho hauuta fin quioc- cafone dì farne pruova ; ma io più volontieri mi ferao de medi- — amenti, che con molta efperienza trouo approvati,si come per effempiodella Pietra Bezaar, della teriaca, dello fmeraldo , della terra figillata; e d’infiniti altri medicamenti, fecondo ch'al fue luogo rà dirà, che di quefti nuowi,e meno ficuri ; imperoche fc be nedirà alcuno di hauerne egli fentito giouamento,non sò fe farà quefto auuenuto,perche egli fel’habbia perfuafo, è pur per ima- ginatione ; e però non poffo cofaalcuna affermare; ma fé col tem po trouerò cofa di certezza,non mi terròà vergogna di ritratrar- mi. La fcorza di-quefto Coccoè nera, ma più lucida del Cocco commune ; & è perlo più di forma oliuare, non così ritonda co- me il comune; la polpa &il'midollo, dopo di effer fecco, è affai duro, e bianco con certa pallidezza , &ha nella fuperficie molte fillure;& è potofa ; ma di neffun fapore notabile . La dofi di que- fto midollo è di darne per infino è dieci grani. Dafli con vino, ò con'acqua fecondo la:natura del male. Si ritrouano molte vol- terdi quefti cocchi molto grandi,& alle volte affai piccioli,e tutti iunti al lito del mare Habbiamo noi per publica fama vdiro fire, iel'Ifola di Maldiua fia ftata altre volte terra ferma, e che fia ftata perinondarione del mare: fommerfa,onde fi fon fatte que fte Ifole,nelle quali ci furono ricoperte delle. palme sche ‘hora ci mandano quefti cocchi, i e indurati dal terreno, fi veggono in quefto miodo.. Ma che fiano della medefima fpecie, coni no- ftri,non fi può di leggiero giudicare, per non efferci alcuno, c'hab- bia fin quì veduto le foglie, ouero il tronco dell'arbore ; ma. sogono folamente i cocchi gettati al lito hor'vno, hor due per volta; equefti non fi ponno da neffuno raccorre, fotto pe- ria della vita; percioche fi reputa , che tutto quello , che fi getta dalmare, e fi ritroua nell’arena,debba appartenere al Re ; laqual cola è ftata cagione di dare è queta noce maggior credito. Cauafi di quefto cocco il midollo,ò vogliate dir la polpa, e poi fi fecca nel medefimo modo;che fi fecca la copra,e venuta dura in guifa, chefi vende; direfti.chefia cafcio di pecora. M 2. Anno: cit ti A 0 Dei Mirabolani . se Annotatione di Carlo Clufio. IG) A defcrittione di queft'arbore , oltre a molti altri , l'han KA (ted no fatta Ludouico Romano, al quintolibro,al capitolo fè- up AA Sto: E Giofeffo Indiano, al cap.137.e138..Ma Strabone eredi) al16.della fua Geografia,fa di quefta palma mentione. —_— Ondenon poffofe non grandemente del noftro auttore me ranigliarmi , che dice effer queft'arbore nonconofciuto da î Greci anti- chi. Strabone dice così. Tuttol’altro pigliano dalla Palma, percioche ne fanno pane, mele j aceto, olio,e varie cofe teffute e delle fcorze fi Liceo li ferrari.e macerate nell’acqua;le danno per cibo àiboui. Nontrouo , che in quefti noftrilibri faceffero mai quefti auttori quì allegati, mentione di Jaralnare. Ma sì bene del Nere- gil, come fu il Pannettario , al cap.565. Tutte le farte, e funi delle naniregali di Lisbona fono fate de villi de’ Cocchi, ouero noci, e parti- colarmente dì quelle , che nauigano per l’'Indie . E di quefti ifteffi villifi fanno certe cinture saggroppate , delle quali fi feruono affai le donne di pcnssre ea De i Mirabolani. Cap. XXVIda® > oi = C os A «chiara chenè da Diofcoride, nè da Galeno, Se ‘né meno da Plinio fono ftati inoftri mirabolani co 29 nofciuti . Conciofia.cheil lor mirabolano. fia altra e E4 cofa delnoftro ; percioche di quello fe ne caua nai ‘olio per far gli vnguenti «odoriferi , onde Mirabola- no în lingua Greca, non vuol dire altto , che noce, ouero ghian- da vnguentaria deLatini. Diquì credo; che fia venuto , che ha wendo il rradottor d'Auicenna,edi Serapione veduto , che que tti noftri.mirabolanis’accoftano di fattezze alla ghianda, hanno. fenza Caipidiò XX VELI. 47 fenza alta conffidetatione, tradotto mitabolani. Ma per mio-pa- sere; afai meglio hauériano detto; Prunè per effer molto alle pruneconformi: Auicenna' alecondo libro; al cap. 458. chia- ‘ma i Mirabolani delegi ; ercosì'medefimamentè. Serapione ; al li- | bro deSempliciy al cap.107: mirate di ftampa fi legge mal re, Haliligi. Tutti medici Arabici mi hanno detto,che da lortuttii mirabolani fono chiamari dalegi. Ma gli flani par- ticolarmente fotio detti Azfar; gli Indici; owero neti Afuat;i Chebuli Chebulgi ; e gli Emblici, Einbelgi . Ma fotto quefto no- menon n’hebbeto cognitione ; nè Auicenna., al fecondo libro; al capitolo 22$.nt.imeho Mefue aldibto de Semplici de me- dicimenti purgaziui;) al capitolo rerzo3imà fotto il nome di Se- fi sì cone fi può in Serapione wedere; ilqualwuole, che il feY ni:fia d’vna fortilifima fcorza ricoperto .Ilcheè proprio £; Je degli Emblici. Sono Mitabolani cinque fpecis diuerfe ; delle quali habbiamo la maggior parte de nonti tolti da altri. E quella fpecie, che Serapione ri Pavese, ba aloasa imorbi ine lanicolici , non epercheihaféa ‘in Damafcò, ma: perche delle In- dieffiportano i mirabolani Indiin Damafco. E benché Setapio- ne; al libro de Semplici; al cap107.dica, che i Mirabolani chia= mati:Seni: fiano vna fpecie d’oliuazè error fuo ; fia però detto Teonifua pace; e credo ;.che dell'errore fia ftata cagione quelto ; perche gli Emblici fi fogliono mangiare come le oliue , acconci «con fale,-cuer con aceto. ‘S'ingi nano s parimente quelli;che di- cono;che tuttii Mirabolani fono frutto d’vn folo arbore; come. anco quelli, che dicondi fani ei. chebuli effer d’vn'iteffo arbo-- res imperoche veramente fono cinque forri diverfe d’arbori; e perche maggiormente fi merauigli ; nafcono quefti arbori più di felfanta,e forfe più di centoleghe difcofto l’vno dall'altro. Alcu- ni nenafcono in Goa; &in Batecala ; altriin Malanar,& in Da but. Nel regno.di Camabaia vi fe ine ritrovano quattro fpecie» Ma i Chebuli mafeono in Bifnager, in Decan, in Guzerare, & in Bengala . Quelli, che fi portano fecchi in Portugallo , la maggior parte viene d’vn paefe, che è frail Dabul; eCamba-. ia. Habbiamo noi per efperienza offeruato , che tutti quei frut = ti, che vengono dalle régioni vicino è Settentrione, fonome- no attià putrefarfi.degli altri. Ritrouo appreffo di coftoro.tre forti di mirabolani, de i quali fi feruono ‘nelle purgationi» che I i n È woglion th Dei dir abòlani. \ voglion far leggiere, e che purghino fenza faftidio-. La prima fpecie ilqualeé ritondo , e purga la colera, da pacfaniè chiama- to Arate ; ma da medici antichi Aritiqui , e fono quelli; che noi chiamiamo Flaui.L’altra fpecie , chiamano. Rezanuale, che fo- noi noftri Indi, è vogliamo dir Neri:La terzi {pecieè da pacfani detta Gotim,& è ritondo ; quefti noi chiamiamo Bellirici-. I Che- buli da noi così detti, liquali prirgano il femma ; da loro fono chiamati Areca.Quefte fono le quattro fpecie di mirabolani vfa- te da coftoro nelle medicine . Perche della quinta fpecie da lor * chiamata Anuale, e. da noi Emblici;auenga.ch’efli n'habbiano,n6 fene feruono nelle medicine, ma più sal indurire, e far fodi i cuoi, in vece del Rù,ò fommacco che vogliamo diredei coirari. Vi fono alcuni; cheli mangiano verdi per eccitar l'appetito. L’A rare è ritondo;e fa le foglie come il Sorbo. L'anuale è di foglie mi nutamente incifa della grandezza della palma.Il Rezanuale, è d'otto angoli;e fa lefoglie fimili al Perfico . Sono quefti arbori della grandezza del pruno, e tutti faluatichi,.che nafcono da per fe. E ve n'è alcuno domeftico.. Effendo quefti al gufto aftrin: genti & acidi come forbeimmature,dirò;che fiano: frigidi., e fec- chi. Non vfanogli Indiani di prepararli, percioche non fe ne fer uono per purgare , ma per conftringere folamente.: Quando -vo- gliono purgare,vfano lalor decottione;ma in maggior dofi , che. non facciamo noi quìin Europa. Sogliono ‘vfarli ancota condi- ri con zucchero:con affai buon fucceflo.; nè viè medico } che gli habbia vfatijche fia ato mai àrifico di perder perciò.là. ripu- tatione. I Chebuli fono più in credito de glialtri; i quali fi.condi= fconoin Bifnager, in Bengala,& in Cambaia. Gli favi, égliIndi - in Batecala,& in Bengala.Sonoio folito di farcanar acqua per li. bicco di quelli, che fono ‘imtiiaturi; laquale , dopo di hauer fat to pisfnezionia conferva ftrignente, la dò à bere appreifo, e vi mefchio ; fe vifarà meftiero ; alcun firoppo Li Flaui;& i Belliti- ci, foglio io far pigliate in principio del.mangiare da coloro; che «patifcono fluifo di ventre 0 rilaffatione di ftomaco.;à qua: li conuengono per cagione dell’aftrittione; che hanno accompa-, gnata con certa poca accidità. Ho fperimentato ancora il fucco fpremuto dai mirabolani veroi efler grendeimente profirenole. Anso: + Capitolo. XXVITI. 48 0° Apnocatione di Carlo Cf. © >| E Mirabolani Chebulidirado fi portano in queffe bande fe 353 rarg non fecchi, ò mal conditi i. Gli Emblici, de qualimi me Sd Daeg raniglio, che nonnefaccia l’anttore alcuna mentione. Si Pe Gs portano in Anuerfa in alfai abondanza', frefchi e be- i me acconti. |... Gdo ae DeiTamariidi. | Cap. XXVIII. 2.77) On 0.i Tamarindi da tutti conofciuti,e però mai ‘dd (i falfificano. Nafconoin molti luoghi delle Indie, i. ma quelli, che nafcono nelle montagne fono mi- ex) oliori jeficonferuano più lungo tempo incorrotti. “0. * Sì come fono quelli, che s'acquiftano in Camba- ia; &in Guzerate . In Malauar fi chiamano Puli; In Guzera- te Ambali ; fotto iquali nomi fono dal refto delle Indieconofciu ti. Gli Arabi lichiamano Tamarindi,.come fe dicellero Palme della India ; percioche Tamar,in lingua Arabica;sì comeè chiaro - à ciafcuno, vuol dire Dattilo.Chiamarono gli Arabi quefti frutti, Palmule;non già perche l’arbore fia fimile alla palma, ma perche non hanno hauuto nome più proprio da chiamarli, vedendo, che quefti ancota hanno di dentro quell’oflicciuolo comela pal- caftagna ; di foftanza foda, e non fungofà ; ornato di molti rami, e di molte foglie minutamente incife; della grandezza di quelle della palma . Il frutto è in modo d’vn'arco, ouero in guifa d'vn . dito incuruato . La fcorza mentre il frutto èîmmatuto; è verde, ma fecco,diuenta cinericcio , e fi fcortica facilmente. Ha dentro vn nocciuolo della grandezza dellupino , alquanto ritondo , ma piatto, di color foluo;,ma poco foluo . Gettanofi via i nocciuoli,e ci fermiamo della polpa, laqualeè vifcida e lenta. Ma quefto è de- gno di offeruarfi, chei fruttidi notte fi auiluppano nelle foglie, edigiorno fi fuiluppano ,& eftono fuor delle foglie. Il frutto mentre è verdè,è acido, ma nonèfenza foauità. lo mene ferno dopo di elfer ben feelti,& acconci con zucchero molto più, che non fo del firoppo acerofo . Ho in coftume ancora di purgar mer SI ; i Te volle 8A \De'ATamarindi. a) te volte l’infermo con la infufione de Tamarindi. Toglio quattro oncie di Tamarindije li fabtio maceràte nell acqua fredda, ouero in acqua lambiccata di cicoria, per tre hore,e fattane l’efpreflio- ne;è cauatone i tamarindi)e poi gettatoci vn poco di zucchero di fopra;la.fo pigliare con non picciolo giovamento ; peréioche eua- cia l’hiumor:colerico; & itàcide; &rallortiglia l'huinor flem mati» co. Levènti diqueltebaride; fi purgano daloriteffi con itama: rindi, mefchiati con olio di noce d’India . Mettono i medici In- to molto buono igerire, & efpurgargli humori;& è etiandio per TO medicamento , fecondo quello ; che' gli atuetorivArabici n'hanno feritro; perche i Grecinon nehanhò hauuti cognitior ex Auicen na;al fecondo libro,al cap.699: non ferite il medicamento , ma infegna folamente di fciéglierlo } e dice;che i tamarindi frefchi,fo no migliori. Mefue;al fefto de Semplici; al cap.8. vuol’) che fia frutro della palma Indiana faluatica. Ma l’errore fi fa chiaro da quefto ; perciochein tutta l'India non. tronarete palme; eli frut- ti delle palme fi portano della Arabia nell'India | Doue fe neman gia di fecchi gran quantità; € così medefimamente impàftati in- fieme fenza l’offo. Miraccordo di hauer veduto in Cambaia, & in Guzerate vna ‘certa forte di palme ,.ma però fterili,e molto dif- ferenti dall’arbore, che produce i tamarindi . Serapione, al libro de Semplici,al cap.348.di auttorità di. Bonifaa dice, chè nafcono in Cefarea Aman; ma fia con pacedidni derto,è cofa chiara, che in Cefirea Amanjlaquale è della: Sitia; mon nafcono tamarindi 5 percioche là fi‘portano diquà.dell'indie.da mercatanti per mer- centia. Sono alcuni y che dal: fapore acido vogliono ; chei tama- rincì liano loxiphenite, Laquale openione non pollo nèa pro- | vare,ne menoripronare. Ma non approuo però quello,che il La- 9) ; cuna nel (Capitolo. X XIX: 49 cuna nel commento fopra Diofcoride,al primo.libro,al cap. 12.6 fcriue dicendo ; che,non-differifcono i tamarindi.da.i datili The- baiciysì come nè anco.approuo,che quel’arbore s che egli fa,che fia fpecie di palma faluatica;e-c'habbia le foglie lunghette , ‘e nel- la punta acute, percioche le fogliefono nel modo, ch'io poco in- nazi ho detto,In oltre i ramarindi, di openione de gli.Arabi rinfre fcano, e diffeccano nel terzo grado ,.auenga che ‘certe tradottioni di Mefue; dicano; (ma falfamente) che rinfrefcano,e diffeccano in fecondo grado. Iomene feruo continuamente nelle febbri cole- riche aflai,enon della caffiasouero della manna ; percioche quetti perla lor dolcezza fi conuettono facilmente in. collera; e di quì viene, che imedici di quefte bande non vfano nelle febbri. ar- denti il zucchero... | To Della Cafia folutiua. |. Cap. XXIX. WAESA, A r1A forfe paruto cofa fenza propofito è trattar IX Cs qui dell’arbore,che produce la caffia ,. detta volgar- a NI: mente caffia fiftula; per effer femplice affai da tutti 2/3] conofciuto,fe non.ci feffe difcordia del nome, che atte malamente le.dà Gerardo Cremonefe,ilquale, si co- me-ha detto difopra,haneria fatto. meglio à non toccarci nomi, e vocaboli Arabici, che haverli così malamente traflatati; & ha- uer dataloro occafione di effer calunniati,effendo. veramente più toftodegni di laude; chedi biafimo , per hauerne data cognitione di così nobile,di cosìbuono;e di medicamento così neceflario al- la humana falute; In lingua Arabica volgarmente fi dice Hiar- xamber, vocabolo di tre fillabe,benche Auicenina per corrottion -di voce,lo chiama ; al fecondo libro, al cap.197.Chiarfamdar.In Malauar fi chiama Comdaca ; in Canara, dellaqual prouincia è ‘ Goa, Bauafinga ; in Guzerate,e così da Mauritani , che habitano nel regno di Decan, fi dice Gramalla; in Decan ; e dalli Brameni è:chiamato Banafimgua. L'arbore.in Canara fi chiama Bahoo; &è della grandezza d’unpero,ha le foglie come il perfico,ma vn poco più ftrette, e verdi; fa i fiori grandemente fimili alla gine- ftra,di colorigiallo , di odorede garofali , quali caduti,rimango- no certi. baccelli lunghetti di color verde } mentre che non fono maturi, e non di color roffo,sì come vuole il Lacuna; i quali poi are - — Dell’indic Orientali: . N maturi Della Cafiia foluzizia. matoti fi fanno neri; di lunghezza tal volta di cinque palmi, ma . fotto due palmi mai . Nafce per tutti quelti luoghi,ma la miglior "dirutte,e chè più lungo tempo fi conferua è quella ; che nafce ne luoghi'più verfo Settentrione,si comeèin Cambaia . Se ne troua anconel Cairosin Malaca ; in Sian;e per tutta quella riuiera . Io nonne ho veduta fe nondifaluatica nafciuta da {e ftella.Ho non- ‘dimeno intefo,che in America, falfamente chiamata India Occi- dentale, per non eflere fe né vna fola lIndia,laquale ha prefo il no . medal ai da gliantichi , vi nafca doue dai luoghi faluatichi è tata ne gli horti trafpiatata;e parimente ne campi;tal che hora vi fi ritrova in abbondanza. Ma io tengo, che più auenturati fiano i noftri Portughefi, poiche fenza coltivarla ne hanno tanta abbondanza, che vn Candil » cioè ‘cinquecento venti libre,non palla il prezzo di dieci Reali caftigliani, che faria vno fcudo d’oro Indiano,chiamato da loro Pardaon. Scriue Avi cenna;al fecondo libro,al cap.197.efter la caffia fra caldo, e fecco imezana , & havere arco non sò che di virtù di humettare, Sera- pione,al libro. de Semplici,al cap.12.vuole, che fia temperata, c Mefue ferine,al libro de Semplici; al cap.6. che tira alquanto al calido;e che humetta nel primo ordine, ciero nel principio del fecondo . Meritamente è degno Sepulueda di ‘ogni riprenfione dicendo;che lefcorze della caffia ; fono buone à prouocare i mefi | alle donne;e cosìancora vagliono ne' parti difficili,& al Ile fecon- dine ritenute, date è bere con Attemifia,ò pur date con vivono forbile,ò: con quattro oncie di mele ; imperoche; auenga che noi concediamo fecondo egli dice, che dato tal medicatento ne fià tal volta feguito buonò effetto, non habbiamo però:à:dire; che ciòfia per cagion'delle ftorze di caffia auuenuto,ma più.toftò per l'artemifia ; percioche eflendo dette fcorze frigide;e fecche, non ponno rali effetti produrre; oltre chele fecondine alfài volte fens za alcun medicamento, fogliono {pinte daila natura;venir fuori . E quel, che Awicenna ferive,al fecondo libro,al capito. 197: doue dice effer buona alla difficoltà del parto, è da alcuno non feriza ragione renuto quel luogo fofpetto,& il Bellunef tiene openio- ne, che quelitelto fi debba correggere; e debba dire il cocomero fecco in luogo di caffia; e che della caffia folurina i habbia fola- mente ad intendere > quando parla di medicamento folurino se ne gli altri luoghi s'habbia ad intendere caflia lignea. E' cofa da ridere Capitolo. KAXAX. so ridere queliche dirò hora di.certi Portughetî, i quali credono; che la maggior parte de gli huomini di quefto paefe , patifca di fluffo di corpo, per cagione della cate .de buoi, che mangiano, i quali fi fcono della.caffia folutina, che in vero.è vana melanfazine ; per- ciochegliarberi della caffia;fono tanto alti,chei buoi né.ci pon- no arrivareynè meno vi fono tanta abbondanza di quefti‘arbori, che potellero: baltare à nutrir tanta copia di vacche ; delle quali ne allevano gran quantità,e non mangiano altre carni; che quelle del paefe . In oltre.effendo i baccelli ricoperti di fcorza dura;è co {a verifimile è dire,che le vacche non.habbianoà lafciar la paftu- ra della gramigna, laquale è quì fempre verde, per pafcerfi delli baccelli della caffia;del che haucndo io dimandato i paefani, fe ne faccuano beffe. i ID sit ui \Dell' Anacardio. ni » Capi SS Lit ca # — ETA «Grec1 moderni hanno dato il nome all’Anacat. RSI | ha) dio,effendo ftato à gliantichi incognite, non per al- (AN E tro, fe non perla fomiglianza,cha di forma; e di co- SA Si lorecol:cuore, & hanno'in ciò feguitato le pedate 35 «de gli.Arabi,chelo chiamano Balador 5 Da ghi India niè detto Bibo!;‘e da Portughefi Fàua di Malaca; percioche quan do è verde,e pende ancora nell’arbore;è comele noftre faue grof- fe,mavn poco maggiori. Se ne truoua gran copia in Cananor,& AT in Calicur,&in tutte: le pronincie delle Indie, per quanto io ne ho potuto fapere, maffimamente in Cambaia, & in Decan.Scra- pione,al libro de Semplici, al cap.3 s6.cita Galerro; non altrimen ti;che fe egli haueffe dì tal frutto ‘parlato. ; e nondimeno non lo conobbe mai; edice hawere virtù mortifera, benche è quefto, l'efperienza gliè contraria; imperoche in quefte parti fi dàè gli | @fmatici,macerato nel.fiero,e così ancora a quelli , che patifcono vermi nel corpo. Anzi quando fono verdi acconci in falamuoia,in | gnifa,che s'accociano le oliue,ce ne ferniamo è mangiare. Del frut to dopo,ch'è fecco;fe ne feruono in luogo di cauftico nelle ferofo- levE.tuera l'India vfa queto mefchiato con calcina per fegnarei panni. Auicenna al fecondo libro;at cap:4 1.lo ralfomiglia all’of- fo del tamarindo je vuole sche il nocciuolo fia delle fattez- ze di vna mandola, e dice , che fia fenza malignità ; Et ° ili 1 N N 2 pretio RI Dell' Anacardo... preffo poco dopo dice; che fi ripone 'fravi! veleni; che fono di, virtù mortifera. Ma che non fia velenofo già l’habbiamo con lieffempi di fopra moftrato‘; ma:che habbia virtù cauftica; nel Dom folamente habbiamo detto che fia. Vogliono alcuni; che l’Anacardio fia calido è fecco inquarto'grado ,'& alcuni altriin terzo. Maame né l’vno,nè l’alttomi ‘piace; imperoche nel verde è cofa che chenon ciè talcalidità,e:ficcità eccefiuva, nè meno par chefia di ragione; è volerlorriporre.in quel grado di calidità;; e ficcità, che dipepesdo non fulle! venir quefta forte quello ; che nafcein Sicilia; «0 00 i } 0} 0000 Ammotatione di Carlo Clafios! nOrtTASI di Brafil in Lisbona vna certa fortedinoci, OD) G da dorochiamata-Caious. L’arbore.ègrande con foglie di DAZA pero. Il frutto.è delle fatezze, e della grandezza d'vno IA ouo di Papera ylequali effendo piene di fico, fono come sè queicetri., che chiamano lime delli quali {i feruonoî Brafiliani ..tutto che Theneto , al capitolo 61. nella deforittione del- la America dicail contrario , comé io:bo vditada i medefimi. Nel- lix e/tremità del feutto vienfuori vna certa noce fimile.ad n rignone di lepore , dic e.cinericcio., alle: volte di «ciricriccio mefcliiato di rof- fo. Ha-quefta noce duefcorze, fra lequaliwié vnacerta cofa Jpongio fa piena d'vn'olio fpeffi(imo se caldiffimo di dentro ba un nocciuolo bianco, buono amangiare sé non:men grato al gufo, cheil pifacchio; ma è ricoperto d’vna pellicina -cmericcia ; laguale per mangiarlo, orfagna leuar via, Mangiano di quefti leggiermente voftiti., ipaefani, = > San fano piacenali.algufto dicono,che ftimulano venere , E dico- pi pe bore ..Credono. alcuni , che fici Anacardi., per la: iglianza ‘butmore sacre , che hanno fra-le faorze rinchiwfo.'H 7 prima.intieraye poi ripartita per mezzo,vi fia quì dipinta. ; RIT.RAT- Capitolo XXXI. RITRATTO DELL'ANACARDIO » > delle pe . le. | Partito per meZos Re bha s gi rn ay, fl "oa CH PI i EFESE orta deri 4: i ‘GRAN contrafto fra moderni intorno all’amomo. ‘@| dondeviene , chein luogo dell’amomo mettono «al 5 cunil’Acoro di openione di :Galeno , al fefto libro #3 «de Semplici, il quale per auentara non è meno du biofo ;:chefi fial'’amomo .. Molti demoderni hanno creduto ,.che la Rofa Hiericontina foffeil vero amomo. Laquale openioneaffai dottamente,.e con molte ragioni ha gettata à terra il Matthioli nel commento del primo libro di Dio. ride,al cap. 14 Alcuni altri dicono ; chetfiasil:pie colombino ; e quefto me- defimamente l’iftello Matthioli fisforza di farconofcere,che fia er a da ©. © ell'Avremo tore:Io;nondimeno,benche nGhabbia di quà veduto quelle piau te,che nafcono in Europa ; dirò nondimeno liberamente, tutto quello,c'ho imparato nell’Indie dell’amomo. Dimidai vna volta ad vn certo fpeciale Spagnuolo , ma Ebreo;ilquale dicena di far ftanza in Hierufalem,ciò che fufle l’Amomo,mi rifpofe,che in lin gua Arabica fi chiamana Hamama;ilche non vuoldire altro,che piè colombino;e diceuì egli di conofcer quelta pianta,ma che nel le Indie non l'hauea veduta . Chiamato poi da Nizamoxa, che vol rmente è detto Nizamolucco, Rein Decan potentiffimo,e tiene Tempi appreflo di fe,con buona prouzine mele dottiffimi Me dici,così Perfiani,come Turchi; imandai à quefti medici , fe ha- ueuano effi l’amomo, mi differo,che iui non nafceua ; ma fra gli ‘altri aromati, che al Re fi portauano dell’Afia , della Perfia s€ dell'Arabia per farei medicanmeti contra veleno , fe.ci portaua anco l’Amomo, del quale mi donarono vn ramo ; e facendone io comparatione con quello, che defcriue Diofcoride;mi parue che aflai bene ci quadrallè, e tutto che fulfe fecco,rap prefentaua affai il pie colombino; imperoche tutti i nomi così delle piante , co- me dei morbi in Auicenna,ò fi riferifcono alla parola, oueramen te dalla cofa ifteffa pigliano il nome, come per effempio, la bu- glolla,che vuol dire, lingua di bue,ouero Cinogloffa,che vuol di- re lingua di cane. Il capeluenere, la lino auis, e cofi parimen- te ne i morbi l’Elefantia, chiamata da loro Daulalfil,che vuol di- re piè di Elefante, Hydrofonia, Marazalquelbe, che fignifica do lor di cane. Di qui dunque è da fa pere, che l’amomo appreflo d’Auicenna,non è altro , che il pie colombino . Ritrowandomi appo di Nizamoxanotaj:non fo quante piante;:che noi non hab- . biamo in Goa, tra le quali fu l'Eupatorio » Mexquetera ; Mexir, le viole pupuree., tutte piantate nell'horto del Rei. Lequali na- fconò perauentura tutte nei luoghi mediterranei; Ma l’auariria de noftri fpeciali è così grande; che più tofto attendono è portar mercaritie, cheà rener le loro iaia +» La onde aniene, che in liiogo della viola, ne bifogna vfare vm. certo fiore. d’vri cer to arbore d'altra virtù. delle noftre viole; benche io veramente non mene feruomai, fe honin cetti medicamenti, che s'applica no di fuori& il firoppo violato to fo fare di viole condite 3 che fi portano d'Ormus,onero di Portugallo . af; a Anno- Capitolo XXXIT. sa, ‘n Annotazione di Carlo Clufio. I I Y_ n° Tacesse è Dio; che quefto noftro auttore ci bauef- S DE fe piu piena informatione data dell'amomo , poi che di- x» ce di bauerne veduta la vera pianta , perche baueria mol ag te questioni decife . Io per me tengo per fermo, che il fuo pie colombino,non poffa effere il medefimo col noftro. e non dubitano alcuni , di porre in vece del vero amomo,effendo più tofto vna fpecie di Centaurio ; Ma queftocosì friocco errore , lo difto pre il Mattioli nel commento di Diofcoride . Che forte di pianta fi fia ul Mexquatera , & il Mexquir, io per me non losò ne ciò che quefti vocaboli fi vogliano fignificare | |». °° sl Del Calamo Aromatic. Cap. XXXII °D ON è men contralto fraimedici moderni del Cala- if moedell’Acoro;che fi fia dell’Amomo; Imperoche vogliono alcuni, che‘il Calamo delle. (peciere fia 3 l'Acorodegli‘antichi. Alcuni altri vogliono piu to- fto,che la Galanga fia l’Acoro, per laqual cofa non fi può di leggiero fra tanta varietà di openioni trouar certezza. Pur tuttauia non effendo ad alcuna dell’openioni obligato;dirò libe- ramente ciò che io ne fento. Il Calamo Aromarico, del quale fi feruono nelle (peciatie' in Portugallo (2uerrendo , che io. dico Aromatico,e non odoraro)sì —_ molti, percioche Aroma non fignificà odore ,maquel.che volgarmente fi chia- ma Drogara , nè menoio fo, che vi fia Calamo odorato, ma sì bene il giunco, è il medefimo con quello, che s’vfa quì nelle In> ‘ die, cosìdalleldonne; come da'glihuomini, e dalle beftie, In Gu- zeratefi chiama Vnz ;°In Decan Bache ; In Malauar vnzabu; In Malaia dirimguo:In Perfia Heger ; In Cucan, che par che fia luo go maritimo, Vaticam, da gli Arabiè detto Calab ,,.& Aldirira. - Serapione;al lib.de Semplici, al capit. 20 5. lo chiama Haffabeldi riri, ma per corrottion di vocabolo . Tuttii medici Arabid. infieme con Auicenna , al fecondo libio, al capit, 161,€ 212.lo chiamano Aldirirà, Quello ifteffo fuona Calab, che Calamo,& Aldirira da gli Atomati ; percioche Aldirire è quel mene A È che x | Del Calamo aromatico. che appreffo di noi, Aroma. E'perche quelli di Malaio hanno preso l’vfo di feruirfene da'gli Arabi; che‘erano di Corazone, e rciò hauendo corrotto il vocabolo,lo' chiamano diringue. Si fe mitia per tutta l’India , ina molto piuiin:Guzerare,& in Balagua- tei &anco quì in Gox:ydoueè. molto: in.vfo. Seminato negli horti,nafce, ma poco. Quefto calamo non è odorato fe non dé- po) cheè fuelro dalterrenole quanto più è verde, pareà me che fia di piu valorofo , e di piu graue odore. Auenga che Ruel lio , al libro primo, al capit. 18. dichi altrimenti «+ Portafi alle ‘marine, percioche quello , che nafcein quei luoghi non è à ba- ftanza . Quel, che fi porta di Balaguare, fi ifcein Occi- dente. E .cofaalle donne molto familiare nel maldi matrice, & in doglie de nerui; e da Menafcalchi è cercato.in tempo di ver- no con grande iftanza. Imperoche peftato & aggiuntoui dell’Am mi, checilcimino faluatico , & vm poco di fale, e butiro, e zuc- chero lo danno per ee del freddo alle beftie la mattina . E ho Arabico , percioche della India fi porta in Arabia, edi lè poi in altre parti. Nè meno s'hgannano quelli, ché lo chiamano Alef- fandrino , percioche dipuir iti Mleltendeia sdopòin Baruti,& in — Capitolo XXXII. 53 il Calamo. Quefto Calamo; del qual noi ci ferniamo non è radi. ceconciolia che fia picciola afai,ma è vn fragmento del Calamo, con vna particella tal volta della radice. S'ingannano adunque cola ipcagliono per corroborarla loro openione dire, che il Calamo fia il loro Acoro,e che non fia altro che radice. E non è da dire,che quello,che veggiamo nel calamo fpongiofo , e di co- lor Hauo,fia in modo alcuno fimile alla tela de l’Aragna,sì come. falfamente simaginarono Auicenna, al fecondo lib.al capit.16r. e Serapione,al libro de Semplici,al cap.205.i quali affai meglio, chei Greci,eche i Latini di neceflità douea‘crederfi, che l’hauef- fero à fapere. Inoltre,cheil Calamo non fia l’Acoro,nè meno la Galanga, fi puòà baftanza prouare per Auicenna, e per Serapio- ne, i quali diftintamente in tre. capitoli, parlano dell’Acoro , del Calamo,e della Galanga. Ma quefti, che defcrinono il Calamo, dicono,che nafce nell’India,& è veramente così, perche non na- {ce altrone. E l’Acoro non nafce altroue , chein Europa. A noi dunque l’Acoro è incognito , e non poffiamo pure imaginarci quello,che il Manardo,&il Leoniceno, e gli altri hanno oflerui to. A tutti gli Arabici,à Turchi,à Corafoni, & è medici Indiani incognito . Imperoche chiamato da Nixamoxa perche l’hauefs"ii curato d’vn tremore , ch'egli patiua, hebbe affai da dire con que fuo medico fopra l’Acoro. Là doue ciò che fi fuffe l’Acoro quan tunquelo nominale per nome Arabico, non potè mai fapere,fe non che diceua nafcere in Turchia. Il Calamo è calido , e fecco nel fecondo grado, el’Acoro in terzo grado, e la Galanga è più dell’vno,e dell'altro cali ayf i comeal {uo luogo diremò . Il Ca- lamo;e l’Acoro è buono ne gli affetti del cerebro, e la Galanga conforta lo ftomaco,rifoluela ventofità,e fa buon fiato . Annotazione di Carlo Clafio.. SA L caLamo moftrovfualeè molto differente da que- ag Sto,cheil noffro auttore defcriue,del qual Calamo è flato )beg fcrittoda gli antichi. Il noftronon é altro,che vnara- tesa dice,alle volte convna particella di foglie. Alquale par - Bea . che affai bene ficonuengano tutti quei fegni che da gli antichi gli fono ftati dati . Jo per me non poffo, alla openione del Ma- nardo contradire, e così de gli altri,che lo tengono per vero, e legitti- TBE «> | Dell’indie Orientali. 1) mo Aco- A Del Nardo. | mo Acoro. Recafi quì è noi di Tartaria, edi Lituania s ne nafte pari- mente in Polonia , dote fi chiama Pruskuuorzetz; e di queSto fi fer- uono i Tedefchi , gli Italiani, & i Francefî , i qualì non banno altro Ca- lamo conofciuto. Si folena portare lin Anuerfa di Lisbona vn certo Ca- lamo fimile al noftro, madi cattiuo odore, e di cattiuo fapore , il qual Segno fî conuenina con questo, che il noftro auttore defcriue . E folamen te per questa cagione È ftato lafciato , auenga chetutti gli fpeciali di- cano,che foffe molto più efficace diquefto,che bora vframo. 3 Del Nardo. — Cap. XXXIII. A Vesro polloiodifponere, che molti più aromati v ) $ inmaggiorquantità, men falfificati, e di minor prez 7 zo habbiamo noi hoggi, che anticamente non haue 3, tano, per eller hora per le nawigationi de Portughe- fi ritrouate le Indie; e quelle parti,doue nafcono gli aromati fono più coltiuate,che anticamente non foleuano . Nel numero dé quali ripongo il Nardo, il quale fenza alcuna fraude fi porta , fe bene alle volte per colpa del mare, acquifta non fo che di male odore, ò Pe perla vecchiezza perde di quella foaui- tà diodore. Chiamafi apprelfo de pacefani il Nardo, (imperoche il nome, così Greco,tome Larino è noto) Cahzfara ; & Auicenna; ala.lib.al cap.646.e così il refto di ruttigli suttori Atabici lo chia’ mano Sembul, che vuol dir fpica; e Sembul Indi, che vuol dir fpica Indiana, non altrimenti, che fogliamo noi direfpica celtica; effi dicono Sembul Rumin ; ma che Mattheo Siluatico habbia, alcap 640.detto, Simibel,e Sumbel non è da merauigliarfi,non hauendo egli faputo la lingua Arabica. Sepurnon vogliamo di- te,checol tempo lia ftato cortotto il vocabolo. Nafce il nardo în Mandou , & in Chitor preffo al fiume Gange, chiamato Gan- ga da paefani, e lo chiamano ancora ‘facrofanto, onde quelli di Bengala,quando ftanno permorire,fifanno mettere con i piedi folamentenel fiume. Sono in quefto fiume certe chiefiole d'Ido- li,doue vanno în frotta i mercatanti di Guzerate, e di Decan ad adorarfi, e vi portano ricchiflimi doni; donde poi dicono ritor- | nar fantificati; ma fono più tofto da demoni veffati. Le fpecie del nardo non fonodiuetfe, ma vna fola io ne conofco, cioè quel da, che da 1 luoghi ‘giù detti fi fuol portare. Nafce in vn certo | monte Coll sx rit. — Sé monte,che da vna parte riguarda l’Oriente,e dall’altra l’Occiden te. Daquella banda verfo Occidente,vi è laSiria, in molti luo- ghi feparata dalleIndie; ma tuttauia feminato nafce in molti luo hi,ma con difficoltà ; nè meno fe-ne troua vno miglior dell’al-- tro,nè ha la fpica l’vno più lunga dell'altro ; è vna E ASTA fpar geper la terra vn certo seguito vogli dir caule,'ò fufto lungo da tre palmi,e fopra quel fufto,vn'altro molto più curto,nello eftre- mo della radice nafce la {pica,& appreflo di mano in mano per il falto nafcono l'altre, & così fatte fi vendono îin Cambaia;in Acu- rate,& in Goqua,&in altri luoghi maritimi, dondei mercatanti Perfiani la portano in Arabia ; ma la maggior parre dicono ; che. ficonfuma da pacfani. Alle volte fe ne troua di fporca; c. piena di poluere,come che i villi della pianta fi fian fatti poluere. Com- prati.( fi come ho detto) da quei mercatanti, con quelle poluere filauano le mani.Di queft'vna fpica nardo,che nafce apprelfo il fiume Gange; e fi portain Occidente; fi feruono tantoi medici. Indiani,come i Perfiani, Turchi,& Arabi. Ma à quel, che argo- mentano,dicendo,che anticamente per auttorità di Plînio,al 12. libro,al cap.12.fi vendeua à gran prezzo ; e che per quefto dico- no hora;che inoftro nardo non fia il vero ; credo di hauereà ba- ftanza rifpofto,con hauerdetto;chéle Indie ci fono hora più co- nofciute,che non erano al tempo di Plinio,e di quefti Semplici fe ne porta hora maggior quantità, che all’horà non fi portaua . Io me tengo,che fia del tutto fauola quello,che Andrea Lacuna ha derto nel commento di Diofcoride,al primo libro , al capît.6. doue dice, che l’vfo del nardo appreflo degli Indiani era perico- lofo,percioche fi fa di quello vn certo veleno.mortifero, dhe non folamente beuuto,ma fparfo folamente fopra le carni, mentre fi fuda,ammazza gli huomini ; ilqual toffico ; dice chiîmarfi pifo, percioche hauend’io molti anni fatto nell’Indie vfficio di medi- co, & hauendo non folamente pratticato con medici Afiani di ogni forte,ma fono ftato anco familiare con Re, econ Prencipi, nondimeno non ho mai quefto pifo potuto vedere ;anzi nè anco il nome ho potuto fentire. Quella forte di nardo , che Sepulue- da chiama Satiech,e Sauiach credo,che fia quello, che fi porta di Satiqua di vn porto celebratiffimo,efiera , che fi fa alla bocca del fiume Gange. Fac; O - Anno- < rl | "Dell Hircolo. Annotazione di CarloClafto » LANA i | se,alprimo libro delle = medicinali, al capit itolo doi —— modicendo,con quefto falfificarfi il net voto. per ef- fre va piazzola fimile al Nardo Celtico, ma più bianca, e quafi di vn certo verde cinericcio, fenza fufto, e con foglie più picciole, c più curte, & appreffo allaradice è molto villofa, e nera fenza odore . Le Ra e «Aromatico ,ma fono vifcofe , e mol - ° li, effendo all'incontro quelle del Nardo Celtico calide , con poca aftrit tione , di odore,e di fapore piaceuoli. Facendo adunque il noftro autto- reinquefto capitolo mentione del Nardo, non bo potuto aftenermi di non parlar dell'hircolo , e moftrarne quì il ritratto ilche fin qui da neffa noè fiato fatto. RITRATTO DELL'ATRCOLO Î Leg Capitolo XXXIII. = 55 Del Giunco odorato. i Cape Xx X XI I LE Pa | od V@ liconealichi sh ail: iL Grvxco odorato nafce copiofiffimo in Maz- VÀ care.& in Calaiate provincie dell’Arabias:non al- JESI trimenti; che in I{pagna nafce la Gramigna, pafcolo S| peculiare per gli animali, Il nome Latino & il Greco. “i. di queftaherba. è chiaro . Da paefani è detta Sach-. bar, da altri è detta Naxis chacule; cioè herba lauatoria, benché per dire il vero,appreffo de gli Arabi; è per altri nomi ancora chia mata ; Imperoche Auicenna; al fecondo libro; al cap. 59 8.adhar, Serapione,al capitolo 19. Adhet, i quali auttori hanno tutti i'me dici, tanto Arabici,come Perfiani; chehabitano in quefte ban-, de; feguitaro Mail fioreè chiamato Foca. È quel, che Mattheo. © Siluatico chiama Adcher; & Adhecarum fono vocaboli corrot- ti. Da Perfianì, che confinano: con quei luoghi è detto Alap, che. vuol dire herba . del cuinome è per eccellenza chiamato. Ap-. reffo gli Indiani non ha yn nome particolare, ma glie fi dice habe azcatenfe. Sonoci alcuni; che la chiamanò paglia della Mecha, enon mancano anco di quelli , che la chiamano paftu- ra di Cameli, e non fenza ravione. Benche in quefte parti non ci fono tanti Cameli, che poffano mangiar tutta quefta herba in- fieme con î fiori ; ma vi fono molti afini muli , e caualli di quel li, chenoi chiamiaino boui Arabici; e ci fono anco capre, € pe- core; che altro non:mangiano, chequetaherba. Portafi nelle Indie, perche fi adopra in medicina, ma ne confamano + quantità per ftrame imerca caualli, ela mettono fotto di caualli, perche non fiano dal ftetco; e dall’vrina offefi nelle barche, anzi, fubito cheveggono vn cauallo bagnato ; vi mer. tono dell’altro afciutto, &il bagnato buttano in mare. Lima; . rinari ne fogliono tal’hora portare ifafcetti, per venderli poi nel la India. Mi ricordo di hauerne comprato ad affai buon mercato non foquanti fafcetti nella Ifola di Diu per mandarli con altri Atomatiin Portugallo , ma non vi potrei mai vedere vn fiore.Le genti di quel paefe pereffer gente groffa ; e faluatica non hanno quefte herbein alcun prezzo . Appreffo di coftoronon èin vfo s ma noi folamente,ci medici Arabici; &i Perfiani ce ne feruia» mo.I paeGani fe ne feruono per far lanande per effi e peril lor beftiame SE 1 e _ (i \Del'Giunco dorato, beftiame. Hora veniamo à recitar gli auttori, che di quefto giun- co hannoferitto!; Diefcòride, al Lam ‘libro ) al cap. 16. diffe - che il più lodato era quello di Nabatea ; il fecondo quello di Arabia,chealcuni dicono di Babilonia «Il peggior di tutti fi por: ta d'Africa, e vuole, chedelfiore; e delle cime, e: delle radici ci habbiamo è fernire} deuefi fceglier quello, che ftropicciato con mano,tendeodor dirofa: Io.sò,che iù quefti luoghi nominati di fopra;che rutti fi comprendono nell’Arabia, nafce il giunco ; ma che nafcain Nabatheà, (‘così coghnominata da Nabathach; nepo- ted’Ilimaele;e prouincia di Arabia;che confina con la Giudea, ) è dubbio,percioche ne ho io diligentemente fpiato , alcuni di quei medici,che fono in Hierufalem; & iti Galilea,& in altri luoghì vi cini,e tutti mi hanno detto,che quel giunco; del quale efli. fi fer- uono,viene del Cairo ; dimandato poi, fe nafceua nel Cairo,ò pu reera iwi portato di Mezcate ; mi rifpofero ; che efli non lo fape- uano . La ondeintefo quefto, non volfi palfar più oltrein diman. dar fe nafceua in Babilonia;ancor ch'io m’imagini,che potria na- {cerci . Vituperando adunque Diofcoride il giunco Africano,non farà bifogno;checi affarichiamo in aadarlo rintracciando, mafli- mamente per non hauet egli efplicato in qual regione dell’Afri- ca nafca.. Circa i fiori,io!confeffo la poca diligenza, così.mia;co-. me de glialtri,non hauendo alcun procurato di farne venire . È" dunque per noftra colpa venuto; che fi fia difmeffo di vfarlo. Ne medicamenti odorati veggio, che Diofcoride vfa alle volte alcune comparationi ftrauaganti; sì come quì nel giunco, dicendo,che ftropicciato con mano,rende buono odore,e fimile alla rofa.liche non mi par vero;; perche veramente il giunco ftropicciato rende buono odore,ma non però fimile alla rofa.. Il giunco odorato è da Cornelio Cello chiamato giunco ritondo,ì differenza del giun co volgare,e del Cipero:; onero del giunco triangolare, ma vera- mentenon crefceà quell’altezza,che fa il giunco . Auicenna, al. fecundo libro,al cap.598.ne feriue due fpecie,vno chiama Arabi co,ilquale è odorato,el’altro nafciuto in Agiami,per il qual vo- cabolointendeDamafco .. Ma dicendo perauttorità di Diofcori- de, che il giunco fa il frutto:nero,è chiariffimo errore’; percioche Diofcoride non fece mai méntionedi frutto. Sera pione, al’ libro de Semplici,al cap.19. Scriue di auttorità di Bonifaa,che il giun- co ha le radici fimili al Chulem,ma più larghe,c6 nodi più piccio li,e con Capitolo\XXXTIIT. 56 li,e con molti canelletti alquanto duri, e fa il frutto fimile, al fio- re della canna ; ma più minuto,e più picciolo;è che in vn cefpu- lio nafcono molte piante. La ra di quefto giunco, è così fimi A al Chulem;che:da molti è di quello ifteffo nome chiamato , sì come:da' principio ho detto. Martheo Siluatico dice,al cap.12. chefi conférua dodici anni . Crederò,che in luoghiYfecchi,e me- diterranci fi\conferui lungo tempo; per non hauere humore, ma in quefti luoghi maritimi per rifpetto dell'humidità, poco tempo fi conferua col fuo odore. In quanto à quello , che fpetta al Bra- {auola & alli Frati commentatori di Mefue ; affai dottamente ha; rifpofto il Matthioli,al primo libro;al cap. 16.fopra Diofcoride; e però giudico”, che fia ‘cofa'fuor di propofito,ad aggiugnerui al- trò del mio. Ma non poffo fe non grandemente meranigliarmi della trafcuraggirie dei frati, nella diftintione prima, al cap.47. | fopra Mefue;iquali vogliono,che la galanga fiala radice del giun co odorato ; percioche la galanga nafce nella China; :che ftà dal- l'Arabia forfe mille leghe lontana,& è molto dalgiunco odorato: differente, così nelle foglie; comenelle radici ; e ‘la galanganon nafce fe non è feminata,im guifa che'fa il calamòo,; &il giunco na- fceda perfe, e non fi fenina; Annotazione di Carlo Clufto. GI v, omer Dioè Ifola del'mare Oceano Indiano, pofta 1 (SY A matodiul. Pinfo, che da Plinio fuffe chiamato Pata- 5 45 len,douedlacittà di Mercurio ,con vn porta affai for- € te; € molto celebrato . Là doue concorrono mercatan- ti Venetiani , Greci, e Traci, ( volgarmente chiamati Rumes ) Per- fiani , Turchi, &r Arabi + Quel che voglia intendere il noftro auttore per Chulem , non ho fin quà potuto fapere . Se ben lo bo con grandiligen Za cercato, fe pur non voleffeintender lagramigna , ouer quellaberba volgare,chei Greci chiamano ,Toffù ,e da alcuni Haxis Chacule , cioè berba lauatoria ,il Pannettario al capi. 158. vuole, che Chulem fia Dd ‘ad gnate molte fpecie di Cofto .:Di quì è venuto, che iù recato in dubbio, fe noi habbiamoil vero cofto . Dicono alcuni;che nò je vogliono, che nelle {pecierie fi vfino cer-. te radici, cauate in Ifpagna,oueroinItalia. Ma io fono di que- fto parere,che vna (ola fpecie di cofto fi ritroui, del quale io di- chiarirò prima i nomi, dopo fard la defcrittione, & spengo di- rò l’vfo in medicina. Il colto è chiamato da gli Arabi Coft. In Guzerate fi chiama, Vplet. In Malaca doue molti fe ne feruono,. Pucho,edi lì fi porta nella China. IGreci,e così parimente i La- tini hanno tolti i nomi da gli Arabi; imperoche quello, che Se- rapione;al libro de Semplicizal cap.318.chiama Colt, è corrotto. il telto;e vuol.dir Cat, e:con quanti Arabi io'ho parlato, tutti dicono Caft tal volta,e tal volta Coft;e ral'hora ancora Coftì . Na {ce il Cofto prelfo è Guzerate, fra Bengala; Dellì ; e Cambaia } nel Mandou, &in Chitor,donde molti carri carichi di vplot, di fpi-. ca,di cnfocolla, (volgarmente chiamata borace, è da gli Arabi tenear) e d’altre mercantie fi portano nella principal città del regno,chiamata Amadabar,laquale è pofta. ne diferti)e fi portino ancora in Cambaiate, città non molto difcofta dal. mare, donde poi fi porta per la maggior parte dell'Afia,\ini, molti luoghi del- l'Africa,8cin tutta l'Europa + E' defcritta la forma, è l’eftigie del cofto da quelli,che l'hanno veduto-fimileà quella del fambuco, della grandezza dell’Arbuto; ouerdell’Azimbri;è produce il fio-, re odorato . Quello è renuto per migliore,che dentro è bianco, & ha la fcorza cinericcia.Ritronafeneancora di color di bufio,con. la fcorza pallida. E' tanta la fragantia del fuo odore, che à molti ferendo il nafo,è caufa di dolor dîtefta ; è di fapore. nè amaro; nè dolce,ben che ipuiecchiato, diuenta.tal’hora amarozil frefco non- dimeno al gufto è acuto, sì come fono tutti gli aromati .. Li, medici Indiani fe ne fernono in molte compofitioni. I mercatan .tilo pottano inOrmus;là doue concorronoi Corafoni, e Perfia- ni,c di là fi porta in Adem,doue concorrono Imercatanti Arabi, SS eTurchi Capitolo XX XV. 57 e Turchi pet comprarquefto;8caltre mercantie . Non è dunque merauiglia fe in luopo di quefto vfano gli fpeciali,che ftanno lon tano di Portugallo,altro femplice, percioche in Portugallo fe ne porta alfai poca quantità ; e perciò dicono gliantichi, che ci fono tre fpecie di cofto,cioè l Arabico,che vogliong; che fia il bianco, leggiero , e diaffai foaue odore. L’Indiano,leggiero,amato,e ne- ro. Etil Siriaco,graueye di colori bullo . Ho dimandaro' è mer- catanti Arabici,Perfiani,e Turchi, doue fi fmaltifce tanta quanti- tà di cofto,che di quà loro fi porta. Mi hanno detto,che la mag- gior parte fi confuma nell'Afia minore, e nella Siria; ma fe ne cohfuma ancora da Arabi,e da Perfiani ; dimandato loro, fe ne i lor paefi nafce alcuna forte di cofto ; m1 diflero, che nefluna. Il medefimo ho dimandato à i medici di Nizamaluci,i quali mi dif- fero;che effi altro cofte di quello, che fi porta delle Indie non han no veduro; ma che già alquanto tempo vi fu vn medico fra loro, chiamato Xatamas,ilqual lungo répo hauea medicato nel Cairo, &in Coftantinopoli,che diceva la varietà di tanti nomi effer ve- nuta da mercatanti di tante varie nationi. Che gli Arabi ne fac- ciano due fpecie, credo efler ciò auuenuto per fola cagione del femplice,ilquale mentreè frefco,è fenza alcuna amarezza , & è di color bianco; ma dopo di effer inuecchiato, emezo corrotto di- uenta amaro,e di color nero . —— Annotatione di Carlo Clufio. Te) On pareà me ; che la defcrittione di queto Cofto cor- ) ES SI rifponda con quella de gli antichi ,imperoche dalla deferit ISIESNII fione di Diofcoride fi caua ilcoffo effere vna radice, di- X di cedo 3 Sonoui di quelli , che mefchiandoci certe radi- È Se cidure d’Enula , che fi portano di Comagene , lo falfifi- cano. Non è cofa veriftmile, chevn ramo,ouero vn tronco d'arbore hab biatanta fomiglianza con leradici, che poffa coneffe fofifticarfi. Il Cofto del noftroauttore non ha punto fatezze di radice , e non è quafi aleroche legno ricoperto della fua corteccia. Laonde ò douemo noidi- re s gli antichi non bauer conofciuto. il Cofto, omeramente il Cofto de gli vArabi (fe però il Cofto de gli Arabi è quefto quì defcritto ) e(fer pian- ta dinerfa dal Cofto de gli antichi Greci. e ts Dell'indie Orientali. “’ P —RITRAT- x Portafiin Anuerfa di Portu& 49 vna forté di Cofto fodo, con fcorza cinericcia, di dentro bip » & alle volte di color ci-. nericcio. E' radice molto odorata; diodor di viola, ouero di Ireos, maffimamente mafticata di quella banda, che moftra ef: fer ftata fopraterra , doue perlo piu vi fi veggono le reliquie del fufto è guifa di ferula con midolla fungofa, e-quefto moftra con- farfi molto col Cofto del noîtro auttore. Ho voluto quì porui il ritratto cauato il meglio , che fi hà potuto dalla radice fecca. Se r l’Azimbro non vuole intendere il Giunipero ; percioche zim . ro appreffo de Portughefi vuol dir Ginepro , confello di non fa- per che cofa fi fia. Non mancano di quelli che vogliono la ze- doaria comune effereil Cofto per hauer molte fatezze, che cor- rifpondono al Coftodegli Arsbi. da Coni rxrt. —. SL. - DelTurbì. Cap. XXXI. Za GRAN diffenfione fra medici moderni del Turbit_ E KE) de gli Arabi;imperoche ci fono molti;che vogliono, VA Re) che fia il Tripolio de Greci, altri vogliono,che fia la SA radice della Pitiufa,& aleri dell’Alipo; ma à mio pa — reretuttis’inginano.Imperoche ho veduto io la più ta'del turbit verde,e piena di fiori,laquale in verità è molto diuer ‘fa dalle già dette. Quel, che noi chiamiamo Turbit,così medefi- «mamente lo chiamano gli Arabi, i Perfiani, ei Turchi, auen- che Andrea Bellunefe lo chiami nelle fue correttioni Ter- tà . In Guzerate, doue ne nafce aflai fi chiama Barcaman, &in «Canara; la cui prouincia è Goa, fi dice Tiguar. Il Turbit è vna ‘pianta, che fa la radice nè molto groffa,nè molto lunga, col fu- fto è guifa di hedera diftefo perterra, digroffezza d’un dito , & alle volte un poco più; di lunghezza di due palmi, e tal’hora mol vto più lunga. Ha le foglie di Altea, &i fiori ancora vanno in ‘quella fomiglianza , roffeggianti nel bianco, & alle volte del tut to bianchi. Non però è vero, come alcuni vogliono, che'tre volte il dì mutino colore . Ditutta la pianta è buono il caule, - “maffimamente la parte inferiore verfo la radice, per efler piùgom -mofa il relto è più fottile, e più capillare, tal che non puo fer- uire. Molte volte la radice ftà attaccata al*fufto, e non è buona, perciocheil fufto, cioè il caule, folamente è buono nella medici- na. La pianta quandofi raccoglie è in fe tutta infipida. Nafce ne i luoghi maritimi, ma nè anco molto vicino al mare, che l’on- da lo pofla bagna iii nora due, & hora tre miglia difcofto ‘dalmare. La più parte nafce in Cambaiete, in Surrate, in Dio Ifola,&in Bazaim,& in altri luoghi conuicini. Ritrouafene an- co in Goa,ma da medici non è tenuto in conto, e però non fe ne feruono . Mi era ftato detto,che nafceua anco in Bilnager, che tà cento cinquanta leghe,e più lontano da Guzerate; ma dapoi | ‘o faputo;che colà fi porta di Guzerate; donde fe ne porta anco» «ra gran quantità in Perfia,in Arabia, nell’Afia minore, & in Por- ‘tugallo ; imperoche quello,che nafce in Bilnager, è di così poca ‘virtù,che da medici non è tenuto per buono Posti effere, che ‘nafcefle anco in alcune altre parti dell’Indie, percioche non fi fe- è o — mina» © ‘mina,ma nafce da per fe. Ma quefto non fi fa per la traf: cone gine de paefani .Anoltre, non ogni forte di turbitè gommofo ; «ma perche hanno veduto gli Indiani, che noi dalla gommofità rcerchiamo’le conditioni del rurbit,fogliono prima che taglino la pianta, è torcerla,ouero leggiermenteinciderla,a fine , che efca il diquore,efi condenfi; &alquanti giorni dapoi ritornando, e ri- trouando i canelli pieni di quella gomma condenfata, quelli rac- colgono. Quefto mi ha riferito vn mio parente medico in Ba- izaimilquale era non sò che volte ftato. con i roprij Indianià raccoglierlo;done offeruò quefto modo di trar Gacla cefî, vn regale caftigliano fa trentafei regali di Portugallo . Il Tur- bit, fcritto dal noftro auttore,è molto differente da quello , che comune- nente s'vfa nelle fpecierie del quale chi più brama fapere, legga il commento del dottiffimo Miatthioli al capitolo 30. sr. ottano; del quarto libro di Diofcoride . Nafce abondantemente la Tapfia per tutta Spagna , delle cuiradici fe feruono molte fpecierie di Spagna per il vero Turbit . Sitronain molti luoghi di Europa alcuni , che moftra- no laradice della Scamonea in pezzetti peril vero Turbit, e fene fer- mono nei loro medicamenti. sì come chiaramente è noto è coloro, che banno con diligenza fatta comparatione delle radici fecche della Scamo — el'Regbarbaro. — —©—“Capo XXXVII. % ]Ow mi par neceffario,che io ragioni molto del Reù | barbaro perefler medicamento già da tutti cono-

Della radice China. Cap. XXXVIII: Ri As ce quefta radice nella gran regione della Chi- $ id e na, laqualeè creduta, che fi eftenda per infino alla NY Mofcowia; Viregnain tutta quefta regione, e pari- 4iapan, ‘venerea infettionesdetta da A I5BÒ4 tUC . molti mal Napolitano.,.da alcuni Mal Francefe ye. da noi'altri Rogna Spagnuola. I Perfiani la chiamano Bedefran- gi, che vuol dire Morbo gallico. Ha voluto Iddio difcoprire à gli habitanti di quefto pie l’vfo d’vna certa radice, che nafce in quei luoghi, accioche haueffe à tal male ad effer rimedio, non al trimenti,che hà difcoperro al Mondo nucno.L'ufo del legno Gua iacà conciofia, che quella parte del mondo, per quanto fe ne troua feritto , è grandemente da tal male infeftata , lì doue hauen: dolo prefo gli Spagnuoli l’anno 1493.l0 portarono in Europa,e poidi mano in mano alle altre nationi.Cominciimo noi ad hauer notitia di quefta radice l’anno. 1 53 5. hauendola quì portata cer ti Chinefi, i quali erano di quefta infermità infetti, acciochemen tre ftauano quì per loro negocij,fi foffero curati. L’anno ua oo Della radice China. the ditaî radice fi hauefle cognitione; venni io qui-di Portugal- lo; portai meco alcunerobbe, e fra l'altre portai cinquanta li- bre di Guaiacà, del quale, benche in naueme ne fufle tubato af- faijne gnadagnai mille ducati Portughefi; Imperoche fi afpetta- ma di Portugallo con gran defiderio, ene moritano molti per caufa delle malioneontionij e forfein quel tempo neffuno altro fuor cheio, ve l'hauea portato. Futon molti guariti col mio legno ; ma poiche mi mancò, è non fi portando dell’altro di Pot tugalio vna libra di quello che era ftato vna volta operato in de cottione; fu venduta venticinque ducati Portughefi. Auenne |. in quel tempo, che vn certo mercatante diffe al Sig, Martino AL fonfo de Sonfa mio Mecenate ; che egli nella Ifola di Diu era fa: to curato di mal francefe con vna certa radice portata della Chi! fia ; le cui virtù inalzaua con grandiffimelodi; pertcioche quelli chela pigliauano né erano aftretti à feruar quella Mtrettezza di vi- uerc,che nellegno Guaiacà fi ricerca. mafi guardavano folamen te da carne vaccina,da carne di porco,da pefce, e da frutti crudi; — benche nella China, nè anco da pefcefi guardano ; percioche fo- no grecia tutti iChinefi gran golofi. Effendo andato il grido in volta di ‘\quelta radize , defideranano tutti grani te di vederla , e di quella feruirfi, per non poter foffrire qu eftrema dieta; che nelGuaiacà era bifogno di offervare ; oltre che quelli di quella Ifola per il molto ocio fono gran fguazzato= ri In quefto'medefimo ‘tempo le navi Chinefi andarono è Mala ©a; portando per vfo di pallaggiero vn poco di quefta radice ; € quel poco fu-con tanta iftanza cercato, che ogni Ganta ( che è vn | pefo di quei pacfi di ventiquattro oncie) di quella radice; fi pagò dieci ducati di Portugallo. Ma poi pottandone i Chi n co pia,cominciò à calare il: prezzo, tal che‘vna Ganta fi compra ho- ra vnregal Caftellano,eda quel tempo incominciò ad hauerfi in poco conto l’vfo del legno Guaiacà,con dire,che vno Spagnuolo volca farmorir di fame tutti quelli di quel pzefe. Hora per ri- | .Tornareal noltro ragionamento} non'fenza ragione; la radice Chi na è tanto lodata ; imperoche offeruando rutto quello; che in ta- " le infermità frdeneoflèrnare, cioè la natutà-del morbo,il tem po dell’anno, la regione, il feffo, l'età, &il'temperamento dello in- fermo,fono veramentei fuoi effetti meratigliofi ; tutto che non ci manchino de moderni;che agramente la biafimano,ma certo à ta torto, __ (apitolo XXXVIII. 61 torto. Neglieftremi, e gramdoloti,&inuecchiati, fi fa vn'oncia di quefta radice bollire in fei libre di acqua, enè fanno confumar lametà - Riferbafi quefta decotrione in alcun vafo di vetro, ouer di terra ben vetriato . Raccogliefi la (puma mentre bolle, e con gran giouamento fi mena fu l’vlcere, e fopra i tumoti; è buono anco perli dolori quel vapore,che fi eleua mentre bolle. Solemo tal’hora con la decottione fomentare i tumori. Molte volte anco ra bagnamo î panni liniin detta decottione,e li mettiamo fu Pv! cerc,ereltano nette. Sogliono quei della China, per'effer pacfe affai freddo, pigliarne maggior quantità, & hauendoli alcuni di quefto paefe voluto imitare, cocendo nella detta acqua due on- Cie,e tal'hora due e meza di detta: radice , fono per la troppa cali dità incorfi ingrauiffimi accidenti; ma non mi par di lafciar di | dire quel;che è me occorfe. Hauendo vna fciatica, prefi per prouo | careilfadore la decottione di detta radice, e beuendola. calda , sì comeda principio fi coftumaua, venni in tanta calidità di fegato, chemi vennein tutto il corpo vna erifi pila con infiammaggione; ondemi fu necelfario cavarfubito fangue dalla vena, e pigliar conferua rofata:con acqua d’orgio , e ftar difcoperto à l'aria per guarite; e fatti molti à mio rifico accorti; incominciorno à la- {ciat didarla decottione calda, & à darne in tanta quantità . So- pra tutto fi ha da fcieglier la radice,che fia estero Pole fo- da,che non fia carolata , ò toccata da tarme, e fia bianca ; impe- roche quéfta è migliore di quella ; che roffeggia. Noi vfiamo di - far bollire vn’oncia di quefta radicein fei libre d’acqua, e ne fac- | ciamo fcemar la merà;fecondo il male,e fecondo la compleffiv- nedell’inf:rmo,aggiungendoci fempre alcuni medicamenti buo- - ni per corregger quefta radice; come per eflempio ellendoci dolor di capo;ò di nerti, vi aggiungono del rofmarino , oueramente del . lerofe. Seil fegato parirà d'oppilatione,vi aggiungo deli A ppio, feci farà ardore con eftruttione ci metto la cicoria,fe ci farà vice re nella veflica;ouero nelle reni, vi metto il facco della liquiritia, &allevolte metto con la radice egual pefo d’orgio. Sogliono co- loro;chehanno da pigliarla decotrionedì quetta radice, purgarfi | prima ; e pigliare i firoppi appropriati al male,a i quali firoppi, percioche peril più pecca l'humor femmatico, fi fuole aggiugne- re buona quantità di turbitjedi Agarico; e molte volte s'inacqua- no i firoppi con la medefima decortione della China. Paflati llaià Sa ®. Dell’indie Orientali. Q- “<«squin- “Dellaradice China. | iquindici giorni,vedendo'il bifogno; le fi dà vn minoratiuo , & wn’altro gli fe nedà ne i trenta giorni. Hqual minoratiuo fa- rà compofto, dimanna, è direubarbaroinfufo in detta decot- tione di China,ò pure con decottione fatta d’orgio di pruna; e * diliquiritia,oueramente in acqua di endiuia, è pure gli fi dà del- ° dacaffia, Intuttoil tempo,che piglia detta. decortione;fe il cor- po diueniffe-ftittico,& haueffe bifogno d’aiuto, le facciamo delli crifteri con decottione di detta radice, mel rofato, olio violato; € caffia. Sel’infermo venifle perauentura à rifcaldari molto, or- :diniamo,che la radice bolla meno, oueramente aggiugnemo alla decottione vn poco d’acqua di endiuia, è di fumoterra, ò di bu gloffa. il che fe peranentura non gioualfe, ne reftiamo dalla de- cottione, differendo la cura in altro tempo più congruo... Quefta decottione guarifce alle voltein venti giorni,alle volte più tardi, & tal'hora più prefto. Nondimeno i dolori, per il più,vanno cre- fcendo per infino -a i quindici giorni,c poi pian piano fi vanno . mitigando . Ho molte volte veduti alcuni,che quantunque hab- | biano prefa detta radice, poi all’vitimo, con la dieta effer guariti; & alcuniin nelun modo efler. guariti, forfe perche gli humori | «erano più freddi. La onde dò per raccordo à coloro,ches'hanno | À feruir di detta radice in Europa,che per eller regione: più fred- - da,accrefchino maggior dofa.In tutte le cure,che fi fanno, il.fo- lito è di pigliar trenta oncie di radice, fecondo che hanno da eflér arenta giorni per finirla cura. Io per medi rado foglio dareà bere detta decottione, calda, faluo,che doue fono grandi dolori; & inuecchiati;effendo all'hora bifogno di euacuar tal materia per fudore; &à quefti tali fi dà due volte il giorno; cioèla mattina,e la fera. La dieta, che ordinariamente i s'impane è quela. Mangino gallina,ò pollo,ò carne di catrato bollita.con poco {a- des (che mettendouene poco,penfo che non pofla far male) cori i € coriandi fecchi. Alle volte ancora fi concede car- ne roftita fecondo laqualità del male,.Hl vino in nelùn modo fi concedeseccerto , che non fi delle tal decortione per conto dello ftomaco, ripieno di molta Hemma,oweramente ‘per dare appeti- to ; all'hora fidà alma!ato il vino adacquato con detta decottio- nes percioche eccita. l'appetito, & aiuta allai la concottione. I Chinefi hanno in coftume di mangiar pane fatto con mele. E' valorofa quelta radice ne mali inuecchiati,doue fono ‘tumori, ctr; i “A Satrsnt e piaghe fapitolo XXXVIII. 62 e piaghemaligne,più che ne mali novelli .*Sonoui anco altri mo di di vfar detta radice . Ho veduti alcuni in Balagate,che piglia” uano la decottione di detta radice, e poi vi mettenano della radi» ce pefta dentro,e quefto faceuano fera,e mattina. Sono aleuni al- tri, che pigliano ogni mattina vn cucchiaro di conferua, fatta di mele, e di poluere di quefta radice,oneramente fatta con zucche ro quando perauentura vi folle gran rifcaldamento nel corpo,e poi beuono apprelto la decortione. Si accrefce,e difminuifce, e - fi.corregge la quantità della poluere in detta conferna , fecondo, che al medico. parerà. E' bene alle volteà variar fa cora .lomi raccordo di haner guariti due,alliquali s'erano enfiati i tefticoli. Sogliono” quei della China mangiar detta “radice frefca bollita con carne in guifa,che vfiamo noi di mangiar le rape,& i nauoni. Tengo openione, potendofi però hauere , che Facqua diftillata di quetta radice fuffe buona . Ho mandati i lambicchi nella China, perfarmi far dell'acqua diftillata di quelta radice, n6 fo fe mi ver rà. Gioua la decottionedì derta radice, oltre all’altre infermità. conformi al mal francefe,alle paratefi,a i tremori, a i dolori di iunture,à fciatica,à podagra;à tumori fcirrofi,e Hemmatici,& al lefcrofole.Giouaalla fa cche dello ftomaco,ad vno inuecchia- to dolor di capo , alla pietra ; &alle vcere della veffica. Quelli. della China chiamano: quefta pianta Lampatam , è di grandezza di tre,ò quattro palmi, con cauli fottili,i quali di rado dos guér- niti di foglie,à fomiglianza della pianta nouella del melo granato. La radice è lunga vn palmo; alle voltegroffa ;allevolte fottile ; laqual cauata frefca,fi può mangiar cruda, e corta. Io fin qui ne, ho folamente vna pianta veduta quì in'Goa,e quella era aflai pio ciola ; e per la ficcità mancò prima,che veniffe. più grande. Ha- uendo alcuno da piantardetta pianta, piantila-vicino'a gli arbo- ri; percioche fi abbraccia à quelli,e ferpe à guifa di edera. Ho in- tefo,che coloro, che pigliano detta decottione,in vedere vna don na,tofto fi accédonotà libidine, per la qual:cofa fi dà per raccordo, che mentre fi cura, nelluna donna: vada innanzi allo infermo= Effendo io in quelli noftri ragionamenti venuto. molte volreà parlar della China, e particolarmente in quefto capitolo + E' da = ‘fapere,che anenga,che la. China fia gente barbara tenuta, nondi- meno nelle mercentie;e nelle apt manuali, fono per molto in- duftriofi tenuzi,&-in dottrina di-lettere non eccedono ad. alcuna mf Sa Las ea regione. Ta ». Del Crocò Fndiano . regione. Hanno i Chinefi la legge ferita, fimile alle leggi Imperia- li,si come per vn libro delle lor leggi, che fi offerna nelle Indie fi uò vedere. Io ne dirò vna per effem pio, laquale è quefta. Non e lecito ad vn'huomo, che hauerà commeffo ‘adulterio con vna donna viuenteil marito, di prenderla poi morto il marito per fua fpofa Intendo ancora eflerei gradi,& i premij appo di loro fe- condo la virtà,ela dottrina. Danno ilcatico è gli huomini dot- | ti, e fapienti,cosìdi correggere il Re,come di gouernare tutto il regno. Si veggono nelle lor pitture gli huomini leggere in cate- dra;& hauere intorno molti afcoltanti. In oltre hanno coftoro la ftimpa così antica,che non ciè memotia di huomo quando ella incominciafle,eflendo fempreappo di loro ftata in vfo. Annotatione di Carlo Clufis. RE V 1° ancora fi ferue il noftro autore di quel vocabolo )) È Ganada,delqualehbo data l'efpofitione nel capitolo de- yy & l’Opio,dicendo, che vn'oncia di radice China debba bol= «3 lircin quattro Ganade d'acqua , bo tradotto per le ragioni —_——’ dette in quel capitolo, quattro Ganade, fei” feftertij .Ho rain Europa è venuta vna certa radice, laquale chiamano con vo lo Spagnuolo (perchei Spagnuoli furono i primi,che del Però la portaro noin Ewropa)Zarzapariglia come fe dicelfero Rono inueticchiato s della quale fonoinuerità gli effetti miracolofi, ancora che è noi fi porti mez= Zacarolata,e tutta corrotta per il lungo viaggio , donde ella viene. Chi vorrà più è pieno informarfene, legga l’epiflole, &> il tommiento fo- pra Diofcoride del Matthioli. E noì parimente ; fe Tddio'ne'preficrà gratia; narraremo la [ua biftoria,dandola in pittura, e faremo chia- ro quanto la Zarzapariglia fia diuerfa dalla Smilace afpera , con° tral'openione di alcuni , chetenenano, che fuffe vnaifteffa cofa . |» >» Del Croco Indiano. Cap. XXXIX. RE HramanO in Canara quefta radice Alad, co- SAI me ancora in Malauar, ma pr ) te fi dice Man iale, in Malaio fi dice Cunhetta , da Perfiani è chiamata darzad , che altro non vuol dire, che legno giallo. da gli Arabi è detto Habet. Nafce la più parte nella regione di Malauar , cioè in Cananor & in Cali- | cut, Nafce AS Capitolo\ XXXIX. 63 cut. Nafce etiandio quìin Goa , ma in poca quantità. Se ne por i ta gran copiain Arabia, e nella Perlia, iquali confeflano tutti non effer pianta dei lor paefi, ma venirdelle Indie .Parmi, che di quefto ne faceffe mentione Auvicenna val fecondo libro al cap. 200. chiamandolo Chaledfinm, ouero Chaliduniam. Ma perche non fcriue di ciò rifolutamente; maidi openionealtrui, come di cofa da lui non ben conofciuta ; nè. meno io pollo diruene cofa certa. Può facilmenteelfere, che fia corrotto il vocabolo , e da principio fia ftata da gli Arabi quefta radice chiamata Aled,sì co- mela chiamano anco gli Indiani, edopo per corrottion di voca» bolo fia tato detto Chaledfiam . Alche credere più di leggiero , mi ci {pingequello, che egli hà (critto della Curcuma; ouero Cur | cuni, al fecondo libro, laquale Curcuma fi afomiglia à quefta ra dite. E particolar coftume d'Auicenna , volendo fcriuere di al- cun femplice; enon ne effendo egli ben rifoluto , di farne, sì co- me habbiamo detto, diuerfi capitoli. Nè mi accordo io con. co- loro; che dicono; che perla Curcuma hà voluto intendere la Ce lidonia ; imperoche auenga che comunemente fi feruano di que- fta radice, così per tingere i panni, come per condirei cibi, tanto, quì, come in Arabia & in Perfia, non peraltro, fe non perche fi -_ Compra è più vil prezzo , cheil noftro zaffarano; il quale nafce an cone i lor paefi, è nondimeno anco in coltume nelle medici» ne, maffimamente ne i colliri; pergliocchi, e così ancora nel» la rogna,accompagnata col fucco di narancio , e col Cocco » cioè con l'olio della moce mofcata , alle quali infermità così nel capitolo del Cadelfio ; come della Curcuma fcrine Auicen= na effer buona. | aa Anmotatione di Carlo Clufio. Peg ELLA noftra impreffione defcrine Auicenna,al fecon= y @NI do librola Chorcuma , oueramente Chorcumma , dandoci * poiquefta interpretationescioè feccia d'olio di croco, I mo derni vogliono , chela Carcuma delle (pecierie fia il Ci Liar * . Della Galanga. ‘Della Galanga . i. Cif XK La =] A Galangaè vn Semplice neceffario all'huomo, ma sai nonfudaiGteci antichi conofciuto in neffun mo- = do,&à gli Arabinon troppo noto.è chiamate da gli >| Arabi Caluegiam , & auenga, che tuttié, Mauritani, sì come fu Scrapione, allib.de Semplici,al cap.33 1» douce corrottamente leggono Culegem , ouero Calungem , non è da preftar lor fede ;imperoche tutti gli Arabi lo chiamano Cal- uegiam . La Galanga è di due fpecie, vna minore odorifera , la quale fi portà quà della China, edi quì poi in Portugallo. La chiamano i paefani Lavandon. Vn'altra maggiore, la quale è più groffa della prima, ma più debile,e di minor virtù. Nafce que ftainIaua ; &é da phelni detta Lancuaz. Noi quì nelle Indie, co sìl’vna, come l’altra chiamiamo Lancuaz. La minore nafce come frutice, di altezza di due palmi, con le foglie di mirto ,e conra dice :nodofa, e nafce da per fe. La maggiore , che nafce in Ja- wa, crefce quafi di altezza di duecubiti, con foglie di mirto, ap- puntate in guifa d’vn ferro di lancia, con radice peli e nodofa in modo di canna, e col fiore bianco. E* pianta fonniferà. fi fe. mina di quefta maggiore la radice folamente , e non il feme , sì co me fi fa il Gengeuo,benche LAZIO degli fcrittori ritrouerai al- trimenti . Nondimeno quì feminato il feme, fe ne vede ne gli hor ti, mainpoca quantità, pur tuttauia ta baftanza per la infala» ta,e pet lemedicine. Auicenna,e così ancora Serapione non heb. © piena cognitione di quefta radice; percioche ellendo, sì co mehabbiamo detto , di due fpecie. La prima , laquale è quella della China, è preferita . coftoto ne fcriffero dubbiofamente, e di quìcredo io che fia aunenuto,che Auicenna n°ha fatto due ca- pitoli,vno al fecondo lib.al capit. 321. chiamandola Calungiam, el'altro, allibro fecondo ; al capir..196. chiamandola Caferhen- dar > ma di che nome habbia chiamata quella:della China . taqua. le è principale, e di qual nome quella di Iaua, laquale è più vi- le; iononlofo; percioche così dell’vna, come dell'altra , han pat lato molto dubbiofamente. E gran Cotrafto fra i medici moderni fopra la Galanga, il calamo;e lA coro. Vogliono alcuni, fra iquali è [tato Antonio Mufa Brafauola neli’effamina dei Sem plici,per ec! auttorirà «Capitolo XLtr. 64 auttorità: del Leoniceno , la efferl'Acoro de gli antichi. Alcuni altri ; fra iqualiè il Manardo, al fecondo libro , epiftola . terza ; & il Matthioli al primo libroyal cap. 2. nel commento fo- ra Diofcoride, vogliono più tofto il calamo delle fpecierie effer "Acoro, ma nel capitolo a Calamo, moftra di dire,che il Cala- mo non fia alcuno di quefti due. Nondimeno in vece dell’Aco- ro,fon folito»di metter fempre,sì come ho detto in quel proprio luogo,il calamo odorato . Ma veramente è del tutto da' leuar via l'openione de frati , alla diftintione prima,al cap. 47. fopra Me- fue,sì come ha fatto alfa1 bene il Matthioli, volendo, che la Galan ga fiala radice dello. {quinanto, percioche la radice dello fqui- nanto è inutile. Lo fquinanto del in Arabia,&in Alciate. Al- | l’incontro la Galanga nafce nella China; &in Iaua , ò veramente Iaca,luoghi molto lontani dall’Arabia.. i | Annotatione di Carlo Clufio. BR EG G1 il capitolodel Calamo , doue bo detto sche il noftro sota Calamo in neffun.modo confronta col Calamo del noftra a as Del Gengeno. Cap. XLI. qL cencevo dagli Arabiè detto Gingiber; da gl Perfiani, eda Torchi,Gengibil,non Légibil,sì come 4 malamente ‘fi legge in molte ftampe di Serapione , S| allib.de Semphci,alcap.33 6. in Guzerate; in De. . can,& in Bengala mentre è frefcose verde; fichiama Adrac,ma poi di efler fecco fi dice fu@e. In Malanar,così verde; come fecco,fi dice, Imgi ; in Malaio; Aliaa ; il Gengeuo è di foglie fimileali"Iride aquaticosò vogliate dire,al Gladiolo,(non alle can ne) ma fono vn poco più nere. Il fufto infieme con le foglie cre- fceall’altezza di due, ò di tre palmi; ha parimente la radice, fi. mile all’iride,ma non va,sì comefi crede Antonio Mufa, ferpen» do per terra. Nè meno è molto acuto, maflimamente quel sche; bafce in Bazaim, per la molta humidirtà del terreno. Mangiafi quetta radice tagliuzzata infieme con altre herbe nelle infalate è con aceto,oglio, efale; e fi mangia etiandio corta; e con il peice, IE DE 87 E COR »® .DelGengeno.» > econta carnè. Nafcé il'Gengeud in ruttele provincie dell’itidia; . che noi-fappiamo,ò feminato,ò piantato; perche quello, che nà-. fce da per fe è di poco valore. Il migliore;e più copiofo,è quel lo di Malavar,grandemente da gli Arabi;;e da Perfiani defidera- to. Apprelto è quefto è quello;che nafcein Bengala.Il terzo luo go ottiene quel di Dabul,e di Bazaim, il qual nafce per tutta quel Ja rina del mare . Ne paefi diferti,e ne mediterranei appena vi fi truova ; donde mai ne vieneì noi. Ven'è anco nell’Ifola di fan Lorenzo,&in Comaro, i quai luoghi confinano con l’Ethiopia ;. _ ediquì hanno prefo alcuni è feriuere,che nafca appreflo de Tro- gloti. iccogiior del mefe di Decembre e di Gennaio , alquale doppo d’effere alquanto fecco, fifa vna coperta di loto, non già per farlo di maggior pefo ; ma perche ferrando i buchi, fi confer- ui con la fua humidità naturale più lungo tempo; e però quello, che non è ben ricoperto di loto,e più foggetto alla corrottione,& à carolarfi. Scriue Galeno,al fefto libro de Semplici, che fi por- ta di Barberia, fe Galeno per Barberia intende l’Indie, dice bene, ma fe intende per Barberia quella patte d'Africa,c'hoggi verame- te è detta Batberia, non ida bene. Scrive Diofcoride, al 2. lib.al cap.151.che nafce nell’Arabia de Trogloti.Nafce veramen- — teapprello i Trogloti ,& appreffo gli Ethiopi , ma in tanta poca quantità,che bafta appenaà paefani . In Arabia iveramente non nafce, percioche nell’Arabia viè d'altronde portata. E' bene il . vero quello,che fcrinono,dicendo,che fia folito mefchiarfî ne gli antipafti, perche quefto medelimo s'offerua hoggi da gli Indiani S'ingannano poi in dire,c'habbia il gengeuo le radici picciole, co delle cipero ; percioche fono molto più groffe di quelle del cipe- ro. Muoueil corpo,ma leggiermente,e tutto viene,p che con- ferifcealla concottione. - Alcuni vogliono,che riftrigna il corpo, perche fatta buona concottione , fi ferma il fiuffo del corpo fatto perauentura da humor crudo . Scriueil Mufa nella fua effamina de Semplici, che mangiato condito con zucchero,lafcia in fine | alcunisfilacci nella bocca ; masì come dice egli,accade quefto fo lamente in quello;che harrà fofifticato,ò carolato , è macerato in liffipa forte,e:poi condito con zucchero,acciò non fi fcopri la fo- filticatione. Il maruro è perfettione,pieno, e non carolato ; lava- to in molte acque,e macerato per molti giorni,e poi condito con zucchero, è veramente piaceuole al gufto, e non è perl’acutezza cet faftidiofo, Capitolo :» «Cap. XLII. D creduto; che foffe quello , che noi chiamiamo quì croco paefa- no, del quale fi è fatta mentione ; doue fi parlò del croco India- no. Ma dapoi mi fono aueduto, cheio era in errore per le facol- TAX TIS Dell’Indie Occidentali. R » tàvarie, Della Zedoaria. tà vatie; chehail'croco Indiano dal Zerumbet. Quel; che noi. chiamiamo quì Zedoaria ; Auicenna, al fecondo libro yal ca- pito. 752. (auenga che non la conofceffe) la chiamò Geiduar 5: nè iole fo altro nome; percioche nafce in certi luoghi vicino la China. COprafi il Geiduar molto caro, nè facilmente fe ne trova à ene non da qualche ciarlatano,ò faltimbanca da gli India ni chiamati Sciogues,c da Mauritani;Calendariyi quali fono vna certa forte dihuomini , che peregrinando; e mendicando fi gua-. dagnano il'viuere . Da quefti i Resegran fignori comprano il Gei- duar . E'.il Geiduar della grandezza di vna ghianda, e quali delle medefime fatezze, e di color trafparente. Vn.pezzettto di que- fto Geiduar, che pefaua forfe mezzavoncia ; ebbi ion dono da Nizamoxa;ilqualehanendolo:mandato'in Portugallo infieme c6. vn bellifimo pezzo di lapis armenio»,.fi perdette infieme’con.la) naue.Lo feci prima vedere da ba a in Goa,e nel fun d'effi.conobbèro mai ciò.che fi fufle. Vin'altro pezzetto piccio.» lo ne viddi nelle mani d’vmeerto di quefti furfanti jma nonilo: comprai,dubitando ; che.fufle fofifticaro + E'buono il Geiduarà . molte.cofe;ma. particolarmente contra veleno ,'e:contra:ismorfi., e punture d’animali velenofi > Non hiebbe Dioftoride coppitione di quelto femplice,nt meno Auicenna,al & ‘onde ipa ercioche egli fi pensò,che la Zedoaria fuflèe il Geiduar. Il vocabo di Zedoaria è corrotto, vuole dire Geiduari UH. i.a le) , ‘Amnotatione di Carlo Clufio,: Faso] O roRTO openione, chè il Geiduariquè deferitto non' iS (Ga /ia conofciutoin Europa seche difficilmente fi poffa cono- NIE: feere per le ragioni, cheil noftro auttorene. sImpe- =S9) roche quello, che noi chiamiamo Zedoaria non è Geiduar, ma farà perauentura vna fpecie di Zerumbet,ilquale il noftro auttore nel feguente capitolo defcriue . Benché non manca di quelli che dicono , che fia da riporf i fra le fpecie del Costo, defcritto da ® | RITRAT- Capicolo sRDITI. 66 -RITRATTO:|DEL ZERVMBET to ne 1 Sani do 100 120 de va asus Del Lerambete 100 0 Capi XITIIISO O «OTMAStS DIsBOTI TIODHE5 Di Ra #05 17324 È \oraerse: meg, HiAx'asr da gli Arabi Zerumbet, da Perfiani, e Uol da Turchi Zemba ; In Guzerate, in Decan,&inCa- A\UXD:I nara ;Gachoraa. In Malauar, Zua. N'è gran copia Rep) |: nella pronincia di Malanar, cioè in'Calicut, &in Ga Tonamot. Così feminata;come piantata; nafce quella rasè vn poco più del Gengeuo. Cauafi la radicee poi fi ra- glia in pezzi,e fi fecca; dopò fi porta in Arbia;in Perfia, in Gida, & in Aleflandria ; donde poi fi porta in Venetia, e ne glialtri luo ghi . Si condifce col zucchero,& è migliore ge condi- to. Hora difcorriamo alquanto per gli auttori,che n'hanno fcrit to. Awicenna,al fecondo libro, cap.7 57. dicela Zedoaria eflere vnatadicefimile alla Ariftolochia,e che quella è la migliore, che nafce appreffo alle tadici del Napello, e dice.effere ottimo rime- dio al veleno, maffimamente delle ferpi;e>del Napello . Al capit. 747.dice; il Zerumbet ha le radici fimili ad Cipero, maè meno odorato. In vn’altro luogo vuole,che fia arbiore,di quella ifteffa omigli ‘e facoltà,che Serapione dice elfere la Zedoaria. Se- rapione,al lib. de Semplici, al cap.17 2. fcriue,il Zerumbet effere la Zedoaria ; e poi di auttorità di Ifaac, dice , che il Zerumberha le radici tonde, fimili all’ariftolochia, di colore , e di fapore - pt by Roca ss gem ee sa _- Del Zerumbet.» sia &t il Zettmbia pilche fi può da quel; che fegue conofcere, però Mipicontionde » Imperoclie l'Armabo:di Paolo; èwvnoiàrbote alu o ti. Oltrechede-farezze dell'vna e dell'altra pianta; fiano molta ‘divierfeida:quelle del Zetumiba. von col sio : PIRRE .veLapitolo XIITET. (CA * Miamatatine di Carlo Cafe r* ve: mi ppri è la PARD I PI SR ED L zen v3;'0ueroZerumba farà per auentura quella PI ES radice,chenelcapitolo del'Cofto bo detto ; che fi. porta i Uefa DIA nta tutto fimile al Gengeno:, ma LS are ese giore, è di dentro pallida . Ritrouafi in Anuerfa-vna Ossi sio i = forte di zedoaria, detta da loro, Bloxeunal,cioè ze+ doarià tuberofa, ritonda fimile all’aviStolochia ritonda;laquale di fuo- si néreggia;ò pure è di color di centreze di dentro è bianca, & al gusto èmolto corrifpondente alla zedoaria comune. Potria perauentura e[fer quefto il zerumbet di Scrapione,e però mi è parfo di farne quì mentio- nes: Colui bormai; chespiù ne brama di fapere , legga il commento del dortifimo Matsbioli: fopra. Diofcoride', ei.così ancora. gli feritti d'altri De SI bond $3T9TtE trazà * »Deblegno Colubrino.: «Caps XLIIII | si i è =e=27:0 nè folametitequefto legno;ouer radice! buiorio: al SEI veleno de glianimali velenofis&cà' morfì, & alle-pum SISI ‘curezira fi tiené anco:cheammazzii verminidel.cor' IS po;detti tumbrici ; &che curi le papulé nero effan' (i \temate;che vogliate direse lé impetigini ; esche curi i erica;così volgarmente chiamata , è da liha-i detta Mordexi. Dicono ancora;che fia briona» "> da bitanti di. paefi conttai dro Gimidelle -bbrii ti j datone in poluere, miacerdto prima in&cqua.al pelo d’un’oncia, perciache fà buttar» perla seria grancopia riga ra : E' rittouata quefta radice! gio»* uarea' i.motfi delle ferpi in quefto modo’. Nell’Ifola diZeilam;: vi è vna forte di ferpi;, che' fi chiamano coronati . In Portugallo » la:chiamano:Cobras di Capelo; noi lo poffiamo chiamar Regulo.' Vièoltreà quefto:vn certo animale della grandezza della Marto= rasinimiciffimo di quefto ferpente, ilquale chiamano Quil,oue-; ramente Quirpele: Ogni volta, che quefto animale detto Quirpe-. leha da incontrarfi col detto ferpe, morde quefta radice, (la quale: copiofamente nafce in quefte bande) e morde di quella parte che dal terreno difcoperta ; percioche fempre vna parte paio soia i isf lens lat ipra » ‘> | ___ ‘»—Dellegno Colubrino. fopra la terra, & hauendo dato di morfoalla radice, e mafticata= la,coni piedi dinanzi bagnati della fua faliva;il capo prima,e po {cia-tutto il refto del corpo và fregando,& bagnando di quella fa- diua;e poi aflalifce il ferpe int mai lo; lafcia fin.che vocifo non lo habbia .Efè peranentuta al'\primo affalto rion porellè vincetlo , torna di nuouo alla.radice,èdi nuduo com la.faliua:fi frega il cor- poscritorna alla battaglia ;.& in:quelto modo ammazza il ferpe. Da quefto fpettacolo imparati i Chingali, ( che così fi chiamano quei di Zeilan) fono venuti in cognitione; che quelta' radice è buona per li veleni .. Sonoci molti Portughefi,che hanno veduto . quefte battaglie, percioche fogliono nelle ‘cafe riutrire,& alleuar quefti animali, così perammazzareri vtopiy de quali fono inîmi- ciffimi,come ancora perche combattino con quelte ferpi. Sonoci certi furfanti, ò:ciarlatani;da Joro chiamati Gibquies, i quali pet. far rifpettarfi, come religiofi je fanti, fi foglion fpargere tutto.ill corpo di cenere,e portano di quefti animali in volta per tutti quei paefi.Alcunialeri facendo del faltimbanca,ò del ciurmatore, por tano quelti ferpenti coronati, hanédoli prima fatti manfueti,e pia ceuoli,fe gliaviluppanointorno abcollo ma tianno: prima loro cauati Î deh ipdondi fi danno è credere al ela che efli gli hab iano incantati, pi non poffano loro mordere, Portano. tal hora ancora di detti ferpenti coni denti per farlicombattere con detti animali chiamati viuerre,ouero con altri fomiglianti . Nel- la Ifola di Zeilan ci fono tre fpecie di quelto legno,il primo è lo-: datiffimo;e di quelto la donnola,ò la martora;che segliati dire, fi fuolearmare ;ilqual legno da pacfani è detto Rametul;;da Por=, tughefi, Pao di cobra, cioè legno di ferpe, per efler buono al mor- fo delle ferpi . Crefceall'altezza di due ; ò tre palmi; con pochi rami,non hauendone più di quattrosò cinque affai fottili. La ra- dice dellaquale effi fi feruono; è cone la:radige, delle noftre viti: fottile, ftendendofi per terra con molti capi;ò n odi ; di forte, che empre alcuna radice fi troua fopra terra; e Mratone vha radice,” tofto in fuo luogo vene nafce vn’altra. Quefta fadice è bianca, chetiraal cinericcio,aai foda,& amara al gufto;le foglie fono fi- mili i quelle del: Perfico,ma più verdegifiori vengono.in racenmii, molto difcotti dalle foglie di vn bellifimo color roffo ; il frutto è fimile a quello del fambuco,ma rofo;e duro; fatto in racemi, sì ‘come fi vede nel Periclimeno. Peftafi prima quefta radice,e dali . con Capitolo X LIITI: 7, con vino,ò con acqua cordialeà i morficati dalle ferpi . E' folito anco menatfi fu la Cote în giiifa di Sandali,e poi fi getta fu le fe- rite. Dicono,che nafce quefta in molti altri luoghi nel diftretto. di Goa. La feconda fpecie è lodata:non men della prima, per li veleni,e fi vfa nell’iftefo modo, che fi vfall’altra. E‘arbore, che. di color verde, varie 1 Dicefi,che in Malaca fi ritroua yna certa ‘radice; . Annotazione di Carlo Clufio Pea KASF] N pezzetto della prima fpecie lungo tre dita per larghez. - I\S9/0 24 mimostròin Salamanca l’anno 1564.il gentili(fimo ‘9 agoftino Vafeo che giabuontempoera fato mandato «I è donare di Portugallo è don Giouanni V afeo fuo padre, : © luomo letteratiffimo, infieme con vn vafetto fatto di Coc co diMaldiua, e con vna belliffima pietra Bezzar , infieme con cer- ° tialtri vafesri teftudinati , le quali tutte cofe eran tenute buone per li sii Sa Della sò Della Pietra Bézar. .. DellabietraBe%ar. | — Cap. XLYV. I MEDICAMENTI contra veleno hanno tutti ha, i FÒ uuto il.nome dalla.pietra Bezar,onde per eccellenza. Vj fi fogliono chiamare'medicamenti Bezartichi ;que-., ENI SAAS montorio Comorin; doue in vna careftia, che venno nell’effer- cito , ammazzandofi molti di quelti caproni affai grandi, nella. maggior parte vi furono trovate nello ftomaco quefte pietre. DI de poi hino hauuto in coftume diammazzar tutti i caproni; che capitano. in quelle bande per cauarne.la pietra ; è bene il vero, che quefte non fi ponno à quelle della Perfia pareggiare:I Maurie, tani fono huomini così 4ccorti, che fanno molto ben dilcerne=, re, e giudicare di qual regione fia la pietra . i quali per conofce-; re le fofifticare dalle vere, le comprimono con mani, e poi le gonfiano — - Clpltolo» NGA RT te Sé D ‘gonfiano con la boccas fe .g do Paria:vien fivori fernateè, ‘che È fofifticata.. Chiamafirqueta pietra Pazàr; e Pazan; cioè, Capronè; ecosì è chiamata da glivAràbi; come? parimenteda:Per fianiz eda queltiz\ che habitanò in Corafére: Noi pebcorrotrioà di vocabolo , la chiamiamo Bezar, e gli Indiani più»corretramen tela chiamano Bazar, quali voleffero dir pietra di Piazza, percio che Bazarin lor liùgha,vuol dit. Piazza. Seneferuono gli India- niadimitation noftra contra i veleni. Quelli d'Ormus e di Co - rafone , non folamente fe he feruono contra morti d'inimali ve tenofiymaetiandio:còntra urti miorbi melanconidi Gli huo- ‘mini ricchi’; wpotentii (i fogliono purgar duevolre l’anno ; cioè iliMatzo;& il:Settembre) edapola purgatione: pericingue giorni ‘continui; fi pigliaho'diec@grani di quefta pietra.infufa in acquadi rofe,e dicono con tairimedij toferuarfi la giouentù;e la robultez za deimembri . Sogliono alcuni molte volte pigliarne.-per infi. no ù tréra acina;ma certo è fouerchiaquantità ; imperoche tutto che non habbia quetta pietra forza! alcuna dipoter nocére,nons dimenioè piuficaro è darne poca quantità; &in Ormus ne foglio nopigliat potra quantità, dicendo‘; che non fenza pericolo: fe ne piglia quantità grande . Son folito anch'io feruirméne.ne i morbi cagionati da malenconia, maffimamente quando fono inuecchiarij sì come fari® per eTempio in vna.ragna malitagia, in lepra ; nelle prurigini, & nelle impetigini, e per quefta medefi- ma enel potelfe ‘effer buona nella quartana . Inren- do;che molti abbidonati da medici,e lafciati per morti, fono fta ti da quelta pictra ritornati in falute. Quel , che il Matthioli ferine hel'commento di Diofcoride;' al quinto libro, al cap. 73. dicendo, che legata al finiftro lato in modo:;.che tocchi la carne, vince ogni veleno ; io per menon ho veduto farne tal efperienza; nèmeno quì l'vfano in quefto modo.Quefto fi ben fappiamo, che la poluere diquefta pietra pelta,e pofta nelle ferite, libera dalle pi ture deiglianimali.velenofi.Quefta iftetfa virtù ha ne carboni pefti ferijiquali àpertije poi melloniquefta poluere,di dentro fanano, perciochéfi fucchiv'il veleno. Effendo in quefte bande, delle ef- | fentamati.yie puftule ( chiamate in Italia ces ò papule, è pafticci ) afai cattive; donde gli infermi fpeflo muoiono, ino - mo noiin coftumedi dare ogni giorno a gliammalati vn grano = ò duedi quefta pietra,infieme:con acqua dirofe; &in verità; che fi i Dell’Indie Orientali, 5 dà con i Della Pietra di. Malaca. dì con grandiffimo. giouamento*. Ha incominciato quefta pietra adeffer di giorno in giorno in maggior ftima . La onde adefloè di meftiero ; che tutte quelle ; che [riupaiaò in alcuna prouincia, fiportino dal Re, ed’Indi non fi panno! poi fenon malageuok . mente hauere. Wide pe si Annotazione di Carlo Clufio : de > f Rovasi allevoltein Lisbona quefta pietra è compra a@ redi varie forti di forme , lequali ancor che da mercatan 2233 ti fianotenute in gran prezzo ; non le vogliono con quel DE patto vendere ; che ilcompratore ne poffa fare efperien- | \apali pri nt così. Sipaffail filo con l'ago per il tofico s chiamato herba Baleftrera,e poi paffafil'ago per il piede d'vn cane, ò d'altro animale se filafciail filo nella ferita. Tofto incomin- cia ad hauer quelli accidenti che coloro baueriano , che baueffero prefo il toftico. Come poiil cane fi getta interra , egià fi vede difperatodi falu- te, libuttanoin bocca la poluere di quefta pietra difcioltain acqua. Se il cane ne fentirà gionamento; è proua sche fiabuona , ma fe nongio- ua, è falfa. ù Oi LINE Dil sot: IBSBi9 daliv ie ! EQ A rreTtRrA Bezar miha fatto vn'altra pietra ve- Sì SU nireà mente ;.la quale dicono ritrouàrfi.in Malaca; Ki [sto eccellentiffima contra veleno,ina in Pam'folamente e2272E fi rruowa,laqualeè prouincia del'regno di Malaca; e fi caua quefta pietra dal fiele dell’iftrice; & è intan- ta ftima appreffo. de paefani,pet rierouarfene poche; che di due, furono trouate infieme,ne fu mandata vna à préfentare al Vi- cerè Portughefe, che gonernauà l'India, & auenga che quì ci fia- no molte pietre Bezar; i pacfani ftimano aflai più quell'altra. Non mi raccordo di hauerne io veduta più di vna ; il cui colore era di porpora fcolorita,al gufto amara; al rutto lifcià } & lubrica in guifa di fapone gallico. Non ho fin quì fatta delle fue virtù efperienza, ma il clarilfimo , &eccellente medico Dimas Bofche Valentiano, mi dice di hauerla egli prouata in due perfone, che | haucano beuuto il toffico,e non hauendo alle mani acqua i ; eta ) e. & è z "Cope E RII. «= 70 le,& il pericolo era nella tardanza,la fece mettere in infufione in acqua comuinè,e poidiedequell'acquaàbere ai pàrienti, i quali differo,che era amara al gufto,ma il lorftomaco,fi fortificò, & il . véleno punto loro non nocque. In verîtà;'chè è quel'huomo, deono effere!tutti i. medici Indiani obligati.hauendoci gr: di tal pietra manifeftata , efendo in quelte bande. fommamente neteiario di hauer. medicamenti contra veleno; detti da Greci Alciifirmegì ssi noor cibastsargb pie a Dalle Gemme pos o Cate MERE pic 7] Aro fineall'hiftoriadegliaromati;nonmi par fuor A diragione;di aggiugnerci alcuna cofa delle: gemme, 3l tanto più per efler noi venuti è ragionar delle pie-. 24)\ tre. La ondeincominciaremo dal Diamanté;i ; - SUONA rocheè tenuto;cheauvanzi tutte l'altre di valore, e. fia perla durezza della fua foftanza, come vn Re dell’altre gem-: me; Benchefe voleffimo hauer riguardo al valore;& alla vaghez: | za del colore, il primoluogo otteneria lo Smeraldo; apprefîo il. Garbonchio ; (‘pur che fiano fchiette).& il terzo il Diamante...» Ma il prezzo dellegemme, ò viene, perche la pietra è rara.) è vic=» nedall'affettion de gli: huomini; è dalla volontà; ma di maggior! virthLapprouata per lunga efperienza farà la Calamita; e così an-- cora quella pietta;che ftagnà il fangue di qual fi voglia luogo,che ftilli. Si vendono quefte gemme con certo pefo,chein Cambaia, doue dette gemme fi truowano, fi chiama mano ; che farebbe ven ti(ei libre delle noftre. Lo Smeraldo fi vende con vn pefo ; che fichiama Ratissche farà il pefo di treacina di frumento ..L’altre gemme fi vendono in Europa à Charate; che è vn pefo di quattro. acina; e nella India fi ueridono à Mangglisy cheè il pefodi cin- que acina. o | o Amnotatione di Carlo Clufio. N E x: capitolo del Turbish diffe.l'auttore sche Mano, era pefo di Li Ti pg: l'essliholebns. (0 5a Secrets mie — 4 or Del Diamintes ) 1 Pr, È) ? x 115 ‘Bia 0 SE E ASS | RUMENI SÌ plSf( Cp OL07ITM , P e DI 5 Cap. ALVISE: SL DIL ‘ pi SASA ivo i. Del Diamante. ODifti TRN) L 1 Arabi, de quali molti Mauritani fofio ftativimi= , pl ratori,chiamano il Diamante Almaz}fe!ben'Serapio. SÌ nicgalibro:de.Semplici;al'cap; 3991: to chiama altri» — Pn) menti. Da paefani; dowenafoe; fi diceluraz in' Ma: laio, doue etiandio fi ritroua, fi chiamaltami-bniitrés. ò quattro luoghi fi truouano i Diamanti,cioè nella prouincia di Disagio due;sò intre ripé) Gran guadagno danno. al Re le mi nere di quella prouincia , e grandi ancora fono i fuoi priuilegi) . imperoche;sì comein Ipagna hail Relaliurifditrione nella pefca! de tonni; taliche:fe vn fol ape qu nn fà efi ceda al-Re/cosìparimente inquefte cane di minere sé grande Fentra-. ta: del Re; seria dhi tuttii Diamanti, chefi truouano pallare il pefo ditrenta Mangelis:toccano al'Rese:fi fa pet quefto diligen- tilima guardia,dotie fi cauano:; e fe'perauentura ne fuffe rubba-? to vn folo;in va fubivo!colui,chelo rubbainfieme con tutta'la fua: robba,fi dà in mano del fico. Valera rupecè in Decaninon mol to lontano dalla lurifdittionedi Imadixa,che noi chiamiamo Ma: — dre Malucco.Vin'altra rupe è nella iurifdittione:di vn’altro:picciò ‘ lo Re:paefano;là doue fi rruovano'eccelleritiffimi diamanti, mar piccioli» Quetti fi:chiamano:diamanti della rupe vecchia; iquasr lifi porranoà vendereinvna! città della regione di Decan sichia-> mata Lifpòr, douefifa vna celebratiffima fiera ‘donde poi quei! di Guzerateli portano quià noià vendere ; e li portanoancorin» Bifnager, tirati da miglior vendita; cheiui fifa; percioche i dia: maniti.ldi rape vetchia gfono àppo di Coftoro.tenuti iù gran fti- è mia maffimamente quelli;chefono naturalmente politi ;'elauo-.. rati,:liquali Ha-paefani fono chiamati Naifes 3 imperoche, sì co». me vna vergine fi preferifce ad vna donna corrotta , così il Dia-. | mante dalla natura polito, & acconcio s'ha da preferire à quello, che dall’arte è balzi: :A} conttariofafno i Portaghefi, ftimando più quelli, che fono dall’arrificio dell’huomo acconci, elavoracvitELvo'altra ritpealimate Tangianh nel paefé di Malada:” i cui diamanti auanzano quelli di rupe vecchia} fono certàtmen-- te piccioli , ma lodati affai. Vn folo difetto hanno, che fono vn poco ponderofi,e perquefto fono più gratia i venditori, che a i us < compra-.. Capitolo. X:L'WI1I. 7I compratori:In nelfuno di quefti luoghi fi triiowa il «criftallo ; cos. menòancoiri tutta l'India, percioche il criftallo ama i luoghi fred di; sì come!fono Alpi; che dinidono la Germania dalla Italia » Nonniego però,che nella India non ci fia il-Berillo;ilquale è fimi le al criftallo., anzivi fi truona in'gran pezzi;de quali fi foglion. far-vetri,e vafi pretiofi ; mà quefto. non fitruona.in Bifnager, (e nonincerte parti lontano da i luoghi; doue fi truonano i diaman=, ti. Truouali gran quantità di Berilli in Cambaia,in Martauan je. nel paefe del Pegù.; douè non fi truova alcun diamante, fe non. quelli,che fi.ci. portano . Ve n'èanco nella Ifola di Zeilan, doue nè anco ci fono diamanti. Scriue Plinio ; allib.37.a1 cap. 4. che nafce il diamante anco in Arabia, ma quefto non ho potuto io mai vedere 3 nè fapere; sì come ‘nè anco in Cipro,nèin Macedo»- . niazimperoche:fe in quefte parti nafceffero i. diamanti; non fa-- ‘ riarioquefti,che nafeono quitanto defiderati da Turchi yi quali.* portano la maggiorparte de.diamanti in Turchia. Scrive Fran» cefco di Tamarra;che nel Perù fitruouano i diamanti ; ma io, per dire il vero, ho poca fedeà rale auttore,per vedere,che nel tratta- re dediamanti delle Indie, fi haimaginate millemelanfagine; & haderto mille favole, sì come difle; po i diamanti fono guatdati ’ da:certi:ferpenti;e che non fi ponno torre, fe-prima' non fi dà cer- tacàrne preparata è mangiare à detti ferpenti; ma poi:mangiata detta carne; porino ficuràmente torre i diamanti ; percioche i fer- enti fono'in altro occupati. Dicono'alcuni altri,che fi truouano in Ifpagna, al che non: poffo io confentire, pernon confermarfi quefto perauttorità d’alcunò ferittore approuato . Scriue Plinio; : nelluogo già citato;che non facilmente fi. truotna diamante mag- ior di vna'anellanaydone.in vero non:fi può riprendere, percio che fcriueegli delle cofe;chéfapeuà : Mà quì ve n'è di maggiore di : quattro auellane.. Il maggiore,ch'io habbia veduto; pefaua cen.” toquaranta Mangelis;benche coftui niega hora, ch'egli. Phabbia . Ho intefo etiandio da huomo degno di fede,hauer egli vedutoin; Bifnager vn diamante di grandezza d’un’ouo di gallina non mol-. e ;s ma quefto pareà,mequafi vn miracolo,che quefte for. ti-digemme, lequali deuriano ftar molti anni nelle vifcere dellà > terrà per poter:creftere, e generarfi, fi generano quafi nella fuper- è ficie,& vengono quafi in due’, è tteanni è perfettione. ‘Se nella > minera cauata quell'anno all'altezza di vn cubito,trouate.ildia-- dit i mante, batosta rienza,e l'ho trovata fauola, come nèanco è vero quell’'altro,che fene dice,che pofto fopra.al capo della donna, fenza cheellail: fappia,in fogno andarà ad abbracciare il marito , s'ella farà fede- les all'incontro; fe farà fata impudica,le volgerà le (palle ..Fauo- la ancora è quello, che dicono, che la punta del diamante fi con-. fumi col piombo; perrconto dell'argento viuo,che col piombo ». è mefchiato ; imperoche;sì come vince ìl ferro,& altri metalli, col sìmedefimamente'con agevolezza penetra il piombo, non. altri- | menti;che penetraffe vna rapa. Quefto sì bene ho fperimentato io piùvolte; chè due diamanti perferti fregati infieme, fi unifcono dimodoinfieme, che non di leggiero li potrai feparare .. Et.ho.. parimente veduto il diamante dopo di effer ben rifcaldato,tirare, à felefeftache, non men;chie/fi faccia l’elertro . Non ferue il dia- mantein neffuna fortedi edicina , fe ben’io ‘ho -tronati alcuni , medici dilQuefte bande, che mettono la poluere del diamante con la firinga dentro della veflica perromper la pietra; ma per boc- ca non la danno più ; percioche-fi dice,(ma falfamente ) cheil dia. mante prefo.per bocca;è veleno mortiferu,per la gran forza, che : egli ha di penetràre, onde forarebbe gli inreftini ; nella quale cre- cn veggio efferci alcuni de medici cos ma sìcome ho»: cero, è falfa openione; imiperoche ho veduto iovalcuni Erhiopi > {chiaui di Gioiellieti, i qualis’hanno i diamanti inghiottiti; e ni i cercane YA = ‘corp } li buttauano infieme cor cie fenz ‘ma lefione. Il che poffo io teftificare;.ma mi fi potria dire;che fat Capitolo SLIM X. 72 cercanidoli.i-padroni., einoîî li:trowando; è faria di baftonate gli ‘hanno loro fatto: confeflare hauerfeli inghiottiti , & andando pa ne foccie fentirnie vna mini. ‘tane poluereè veleno:; e che così puòforarelo ftomaco colii teftini i & io ti dirò,che.lo ftomaco non ritiene quella po “5 ma tofto prefa,per la fua granezza, fe ne và perfeceffo .. Conofco io vna donna,laquale hatendo yn marito che hingo tempo ha- ueà patito vna diffenteria;li diede per moltigiorni la poluere del diamante;e giamai ne!fentilefione alcuna; fin. tanito,che ftanco di iùspigliarne, fe ne reftò $Efe ne reftò ancorasperche detta donna Rogi da nr y pren i siria s € cheil' marito ‘non-era. percampar di quella infermità. Onde gran tempo fi.morì;hauendo ludiigioni prima'lafciaro di piglia la SV ni Annotazione di Carlo Clufio . peesen ENTO quaranta Mangelis fono fettanta acina, oneramen ( €293) re vn oncia\& vnadramma, Due foropuli,e quattro atina, E feperòpefail Mangelis cinque acina,sì come poco prima ba detto l'anttore. rt ij ‘ida ‘ Dello Smeraldo. Del «Cap. XLIX. OP appena fifa doue egli nafca, per non rimanetui do- 1 RESYAI uelo ciuano alcun-frammento., percioche per ef- i ferraro; leuano i mercatantii frammenti ancora . EÈ 3 chiamato da Perfiani Smaragdo ; da Indiani Pachee, Da Arabi Zamarrur, néZabarget,sì come ritrouarete nei comu ni Serapioni , al libro de Semplici, al cap. 384. nè meno Tabar- get; sìcome fcriue il Panettario nelle lettere. T, e Z, percioche_ quelluogo è corrotto; al capitolo del Smaragdo, doue fi dee leg gute Zamarrut. Si fofifticain Balagate, &in Bifnager; douelo, nno di pezzi di vetro groffo deifiafchi rotti. E quelli Smeraldi; che ho veduto io portar del Perù,del Mondo nouo,non fono fen za fofpetto d’effer fofifticari. S'ingannano grandemente colo- ro, che nell’ettuario di gemme, dicono entraruilo fmeraldo , creden- su ci elRedin) | = >» SA € lettuario mo West dee È TB TI ERA URTI IH sito x Del Rubino: —— Capo Licoh "© DET) O wo molte le fpecie déiRubini; la più nobile è Men@d4} quella, che da Greci è chiamata &r9peE da Latini Car (@ W)c il bunculus;manon già percherifplenda alle tenebre bb£@2| &albuio, percioche taleopenioneè falfa; ma per- VSS che la fua chiarezza è più dell’alttewinace: Tuttavia racconterò ciò che vdì vna volta:da vn cettogioielliero» Hauea comprati coftui certi belli Rubini portati della Ifola di Zeilan, maminuti,e piccioli ; sì come fono quei Rubini, che noi volgari mente chiamiamo Rubini dii Corficà ; i quali fi comprano 'à venti per volta ; hauendo còltui lenati viti Rubini da. vna cer- ta tiuola dove etano ripofti, ve ne rimafevno nafcofto nelle pieghe del panno . La ‘notte all’ofcuro! andandoli l'occhio. alla tauola, li paruedi vederui! di fopra ve fcintilla di fuoco ; tofto: - accendeil lume; eva alla tauola, c trova vn picciolo Rubino; doie poi toltone quello:;:non vi appatue più fcintilla di fuo- co. Chiara cofa è; che imercatanti fogliono ne i lorragionamen «fb ti mefco- Capitolo» La: “Z ti mefcolar molte volte delle fauole . Mai te ftà poi, feloro vuoi darfede . Cliiamiamio noi Carboncolo quello ;:che hauerà vna roffezza e e sa i che farà di ventiquattro carate . loncho-wcedutoyno appreflo:di.vn figniorein Deca = ce testa i i erica tra miolftratmelotè non lidaua' la femia di non farlo fapero!ad>hiuomo!di quel paefe. «Si éredeuacegli chè fulle di ventimila diicati doro di Port tusallo di valore, ilqualehauena egli comprato fei maniid’oro ; che tane cinque Arrobe'di Portugallo .. La feconda fpecie è è quella , che - chiamano balafeio.vnpoco: roffetto; è quefto è in'minor ftima; La terzafpécieè lo fpinello; il quale è'più roflo ,° “ma è più vile; percioche nohiha.quel fplendore;:che ha ilveto Rubino .' Se ne ritroua diquelli!; che biancheggiaho , e diq uelli che ‘biaticheg grand. nélla:porpora;; è perdi m 03 del colore del'ci i, che ftà per maturarfi4;Sonoci di quelli ; che-da vna banda fono | rofli , a dall’altra bianchi; Altri adl'oria reazi! parte fono Zaffi- ri, ec dall'altra rubini ; La caufa di quefta varietà credo che venga dal nafciment® del:Rubino . Quando» da principio iLR ubino fi enera nella fua minera, biancheggia ; dopo venendoà maturar- fitiicdifatfirro(fosil qualeroffore venendo con TURBA di tempofacendofi, iperfetto; aùiene che cauati iron d’elfer maturi, hora'Bianchi,8 hora d’vn roffore languido fiveggono . E perche. pearl ian ‘fi riene,che copta ina Pri Tn nero ida vna parte moftra tal’ ora il Zaffiro ,e da trail rubino»: dequiali:qu andéivene capita alcuno; che farà bel- al »méfchiatocol roffo , è da certi ‘pae lo ; hauendo ilcolor' ceruleè fini chiamato Nilacandi, comè fè dicelfero Falfvo Rubino. Da gli Arabi e da Perfiani il Rubino è detto Yacut. Le genti dique- fto paefelo chiamano Manica. Annotatione di Carlo Chf ene tibie; cioè | ci i pra e segrete nai cei digioia. Si 9 ai i gun onari ari smnmo:tua atofgaro Lea - ni - "Yi r. P e == 4 $ PRE, A « ontianivi olsv mr orpiio {7 AS] prezzo, quantiique vogliano alcuni; chie fianddi:fpe ANNIE Di, | ciedt Rubini,chiamando il Giacinto Rubino:fau0; gg) e lagranata Rubino nero. Nafconò in Calicur 8% Pe] di Spagna.. . Del lapide . << CITE fe Wai] It ROvASI vna fpecie di Iafpe di color verde, SEDI dellaquale fi fanno i vàfi Murrini, porcellaniaivolga | mente chiamata,così verdi, che direfte:\che foffero | di Smeraldo . Di quefta forte farà peranentura quel- . lo,chefi moftrain Genoua,ilquale dicono,che fia di {meraldo,e per darli maggiore auttorità,ne fanno careftia di farlo vedere. A meè ftato non foche volte offerto vn vafo Murrino, foci, tà . tria Osta tic fe volea rà {meraldosappena ne haurei potuto la mil Capitolo L'T.1.1 I. Aefima parte comprare per quel prezzo, a dd st La + + PORSI È : ped ssaa Ro vasi inBalaguate vna certa pietra, chiamata E2G Di } Alequeca Sg sci detta Quegei Via libra di Na Pi3# quelli minuti frammenti di detta pietra, dopo dief. 9 (OY (er puliti,e così vile,che non fi compra più; che vn liegt ob regal di. caftiglia . Nondimeno {la virt di queta, auanza tutte l'altre pietre; imperoche ferma, e ftagna in vn fubi- «to.il fangue daqual fi voglia parte.che fcorra, ca Dell'Alequeca. — Cap. LIIII. 3), " k - n e a Rap sei rca I VESTI, fenetrouanodi buoni in Zeilan, & :4$ ROS W alcuni fene portano dal Pegù; done dicono,che van n WAY A no di Bramaa , Quefti, fono più in ftima quì nella ). SS 4 India,che in Portugallo. Io miraccordo di hauerne ‘© mandato vno.in Portugallo ; il quale fu qui ftimato eicento ducati d'oro di Portugallo,&in Portugallo nonfuftima to più di ottanta; onde fu qui riportato, e fu venduto il prezzo già detto . Credono gli Indiani , che colui che porta quelta gioia non poffa impouctire ; ma che debba fempre crefcere in ricchez- za «To racconterò quello,che ho fperimentato.Il panno lino com prelfo sì forte, che tocchi..il midollo; ouer l'occhio di quefta pic- tra,non può efler da fuoco abbruciato . a Della Pietra Armena. Cap. E y Ti = A: PiEeTR.,A Armenaè mifta di colot ceruleo ;e- ‘di vn verde chiaro . Chiamafi da gli Arabi Hagerar- Ray mini,cioè pietra Armena. Dimandando io gli Arme S| ni, fe quefta pietra nafcena appo di loro; non me l'hanno faputo dire. Ma i medici Turchi, e Perfiani mi hanno derto,che effi n'hanno certa poca quirirà veduta ne lor paefi ;tm> ron fanno fe fi.porta d’Armenia,o d'altro luogo . Di- Hagt T#' -=conò, de — 1 DellaCalàmira... cono;chéf@netrona gran quantità nel regno di Balaguaté, chia- imratà Vitabado . Con quefta pietra purgano i Mauritani lhumor — melanconico , ma per efperienza ho-io trouato } che purgaide- bilmente. i ; Della Calamita. ‘Cap. LVII. —— ZI FavotLa quel,chemoltifcriuono della calami- 22 ta', dicendo; che quelle naui;che vanno in Galicut, SI non'hanno chiodi di ferro ; pet la gran quantità de E {cogli dicalamita, da'i quali i chiodi fariano tratti «— fuori;fefoffero di ferro ;e le nauifi foffogheriano.. Ma in Calicut, &ifi turto quel'ittatro di mare', ci fono molto più naui chiodate di ferro, che di legno . E' bene il vero,che nelle Ifole Maldiue le navi fon fabricate.con» chiodi di‘legno . Maio credo,che fia più tofto per penuria di ferro,perche coftano meno di legno,che:perché temano della calamita + Nè meno è il veto , ‘che perciò la!calatbita tirzil ferro, perche nafcano ambeducin «vna medefima miniera, ò perchè fidno dea i dirà deli ferro petche ha quefta ragione da calamita non è di maggior pefo ancor che nek Ja bilancia ci aggiugni gran quantità di ferro, che fi fia‘ con vna rpicciola quantità. Ma noi habbiamo molte volte veduto il'con- «trario: Nè meno.è quefta pierra velenofa;sè come molti hanno tenùto ; imperoche le genti diquefte bande dicono chela calami ta prefa per bocca,però in poca quantità, conferna la giouentù. | La onde firatcònta,cheil Re di Zeilan il vecchio,s'hauea farro fa re tutti i vafi,doue fi coceuano le viuande per lui, di calamita. E quefto lo !dilfe è me reolui proprio , che fi à quefto officio . m Hi 3 î . Capiboli\ L'VIII. bi ® î DE "% rino 75 Ion mi Ì a bia rtt dia ER &* | e LINO porrà ì bibi oi Ci ., Oano SILIGRIAO HrSse boni DellePerles: 0 > Capi: LV:ITI,.| jaslsse 4} © “= L)OLYISA irsenabebi asfbicotn4e Ati Im'awis àdirettelle perle, lequali.non folamente KA:£9)9%] perrornamento fono defiderate, iva etiandio per me IE PRC Rina nanne a EN | ‘dicina; Le perle,che fono groffe,fono da. Latini dét- ESSER] re Vnionesse la caufa è quefta, perche appena né ri- == trouarete due della medefirna grandezza; figura, eni tidezza. Le picciole fono da Latini femplicemente dette Marga- rite. Dagli Arabi;e da Pertfiani Lulu. Da Indiani Moti. In Mala- uat;Mutu,e da Portughefi Aliofar;che in Arabico. vuol dire Ful- farsilquale è vn'porto nel mardi Perfia, done nenafcono di per- fettiffime.Imperoche aitenga Dio,che in Barem,in Catifa; in Co- mariny& inaltri porti di quefto mare;fe ne ritroui di buone; per- che dai noftri fix primà conofciuto quefto porto de gli aleti,ban= no da quello dato il nomein lingua Arabica Aliofar alle perle, E diquìè atenuto ancorà , chequelle fonochiamate Orientali ; imperoche quefto feno del mar Perfiano; in comparatione della noftra Eutopa;è Orientale. Si generano anco le perle dal Pro» montorio di Comorin'per infino all'Ifola di Zeilan. Laqual pe> {ca è rendita del Re di Portugallo ; ma quéfte, per la maggior par tefono minute;e non fi ponno con le già dette jare; fono tutte grandi; eperfertiffime,e però quefte fi comprano anco à più vil prezzo. Ne fono ancora nella Ifola di Burneo , lequali, lezza. Di quefta medefima forte ne trouarete nella China, ma ve ramente non foto belle . E' cofa:chiara,che anco nel Mondo nuo uo ne: forio; ma non fi ponno in nelfun modo paragonare alle Orientali ; imperoche,ò fono ofcure,e di color nubilofo ; ò non fono ritonde,nè lifcie. Nafcono le perle nelle con che non mol. to diuerfe dalle oftriche. Quelle conche; che nuotano più è fo- pra dell’acque del mare,generano più groffe perle. È quelle che fono nel profondo del mare, lefanno più minute. Quette conche efpofte all’aria fifeccano,e s'aprono,e poi nella carne fi trouano le perle, hora affai;& hora pochie,fecondo la grandezza ‘dellecon che. Se netroua anco nelle noftre oftriche, e ne conchili, ma fo- no meno gentili . Di tutte le conche quelle fono regio mi- gliori, e per piùatte à far le perle,che fono bianche, e li je. Da 5 - ì = 11 Dele Perle. ». - paefani chiamate cheripo. Delle quali fi fanno poi cucchiari, | evafi da berè.Ma quì è da fapere,che quel cheriponon è quella, - chevolgarmente fi dice Madreperla, percioche quefta i paefani la ‘chiamano chanquo, delle qualife nefanno.tauole. da mangiare, ‘ceftelle;e' paternoftri ; Se bene quefta forte di. conchile chiamato cheripo è di fuori fcabrofo, e ruuido,nella’ parte di dentro è li- fciffimo; e belliffimo à vedere . Portanfi quefte forti' di conchili mercantia in Bengala,douefi polifcono,e fe ne fanno vafi da ere ; ma della maggior parte fe ne fanno armille, & altre cofe. Era anticamente in quefte parti vn coftume, che le vergini di fan- gue nobile non poteuano effer corrotte, è fuerginate, fe non ha- uenano lebraccia ornate di quefta forte d’armille. Ma hora non fi offerna più,e per quefta cagione fono queftì conchili venuti în ‘più vil prezzo . Li mercatanti di quefto paefe s hanno certi iftro- méti di rame perforati,co' quali fogliono fareil prezzo alle perle. Onde quelle perle,che paffano per li forami più piccioli, fono di vn prezzo ; equelle,che paffano pet li forami vn poco più gran di,fono di più gran prezzo. E così di mano in mano, fecondo la- | grandezza cana delle perle,fi fa loro il prezzo . Ve ne fono dicosì miàute,che non.fi ponno in neflun.modo forare, percio- ! te è quella;che le fora,e non nafcono, come fi credono al- cuni,così forate : E però reftano quefte alli maeftri,e fono poi por tatein Europa, dellequali tal volta fi vende l’oncia due alle Fran cefi. Le maggiori perle, che fi tronano nel Promontorio di Co- morin,pefano cento acina di fromento . E fogliono quefte tal vol ta valeremille cinquecento ducati l’vna. Io n'ho vedute di molto più grandi, lequali diceuano effere dell’Ifola di Burneo,ma non erano così belle , come le detteidi fopra . Ne ho.trouata-vn'altra quà, che pefaua feffanta acina di fromento. Dicono, che inuecchia te,mancano di pelo,e perdono di coloreHo'iofperimentato, che le perle fregate ben bene cò rifomezo rotro;e ca fale,racquiftano il primo vigore;e la nitidezza. Chiara cofa è;che le perle prefe do po del Plenilanio; diminuifcono col tempo ; ma quelle, che fono prefe inanzi del Plenilunio non.fono è quefto foggette. Apprello de gli Indiani di-rado fi feruono riei medicamenti di perle; ma i Mauritani.affai(peflo,sì come facciamo ancora noi ; mertendo le perle nelle medicine cordiali. anelli i; scsi i pig cl finedel primo Libro... ; » * Disb.L..L Hr RE: DE (PS'EMPLROdS- pilon osfioritoto Addii si 00 eddll'Indie Orientali, pertinenti ala medicina; “© | Dell'arbore melanconico. © Cap. 1. Si gie" A ve ND à ragionaredei Semplici, e delle pian E Bi te della India d noi incognite, non miè parfo fuor 28 di propofito d'incominciare da vn certo arbore, il 5 Sì quale.non fiotifcemai fenon dall’occafo del Sole , 5007: perinfino al nafcimento ye di giorno mai. Quefto è vn’arbore della grandezza dell’olina , con foglie fimili al pru- no. Al tempodiìfiorire3 fiorifce dì nottè; &il fiore è odoratifli- mo ; ma percheè delicato,e fragile non ferueà cofa alcuna,eccet- to che de i piccioli ; iiquali per effergialli; fe nefetuono i paefa- ni, per dàr.colore alle vivande; percioche tingonocome il zaf- farano . Vogliono alcuni , che l’acqua diftillata da i fiori, fia buo- na pergli occhi, applicandola con vn pannicello bagnato in ef- fa . E' peculiare arbore di Goa, e. dicono effer portato di Mala- calo nonl'ho altroue nelle Indie veduto . Lo chiamano in Goa, Parizataco:,.&in Malaga, Syngadi. Lo chiamano anco arbore tri fte , cioè melanconico ; percioche fiorifce fempre di notte. Rac+ contano quelle genti vna fauola di queft'arbore , dicendo , che wn certo Satrapo, chiamato pet nome Parizataco , hebbe vnafi- iuola affai bella , della quale efendofi inamorato il Sole, hebbe ‘far con lei ; ma poi inamoratofi di vn'altra, la lafciò. Entrata quefta figliuola per tal cofa.in difperatione, s'ammazò di fua ma — è FT} è Del Nimbo. ore mihà fatto venirein mente due altri odoratiffimifiori.. Il 4 primo fichiama Miano ridi gran lunga più adorato de i fiori, de AE inci onde’appreflo RR ra cale a chele netil I Mii, el Nimbo. volCapio:1T% TÀ 0a SEZ Ham A st generalmente da-ruttiglifindiani Nim E39\r bosvn certo arbore; chiè della gràdezza del ifraflino; = con foglie fimilià quelle dell’olina ; ma wa'poco più 242) acuto; e perrintorno incife àmodo:-di ferra ;d'ambi= = due leparti verdi,non cinericcie,nè villofe, fa gran quantità di foglie, il fiore: è bianco, &filfrutto è. fimile alle pic- ciole'oliue»: Serue:queft’arbote nellà, meilicina ; imperoche.te foglie peftese mefchiate con :ficcò di: limone; e polte fu de ferite tanto degli huomini, quanco!delle;beltie; fanano merauigliofa- mente. Dicono così quelli di: Balaguate.s ‘come quelli di Ma- tauar; che.il fucco:di. quefte foglie ammazza i vermini. il che non è fuor di ragione; per hauerquefte foglie qualche amarezza. . In Bifnagety&uin Malauarfircaua delifrurto di quelt'arbioît Nn'o Ma : lio,ilquale Capitolo TIT. 57, l’o,ilquale fi porta poi di quà per mercantia,$ è perfettiflimo me nato caldo à olor de’ nerui,? ga, As ce inBalaguate &in Malawar vn'arboretto del L° N fimile'alfambuco! circinare, e-ferrare per intorno; “E nelloiftelfto modo, come quelle dél fambuco; ima alquanto afprette: Il fiore è nel cinericcio bianco ; il frutro è nero della groflezza del pepe; ò pifetto più groffo | Viano quelli"di Ma: | Jauardi metterlo in quei loto mangiari chiamati Carel. Il fuo no- mevolgartnente fi\chiama Negundo. Alcuni in Balaguate lo chia mino Samblali ; & ini Malauar Noche. Ha quefto arbote molte virtù. Ladecottione dé famietti teneri,oweramente gli iteffi rami bolliti; emefli fopta la' carie contufa ; è fatrane fomentatione, è vtilifimo rimedio ; put che nonci fia ferita. Alle volte fi friga” gono detti rami infieme! con le foglie con olio , e fi mettono sù le contufioni , perche rifoluono-i tumori, è guarifcono . E' co- sìordinario quefto rimedio , che fi perfuadono effer buono ad a plicarlo;ò fritto don dolio, 0 bollito in acqua. Soriocì ati diquel liyche l'hanno potto:sù le ferite, & in vna nottew'ha' legato il'dò- lore &hadigetità Ja materia;e poi le medefime foglie melle pes ftefirle ferite; l'hanno'diforre nettare } che tofto fono venuteà ci catrizatfi» Ledotine ditono,che fono buone a farèimpregnare, bevendontilfucco,oueramente la decottiohe, preparàndo lama trice al concetto 3'maio direi piùtofto ; che fi mangiaffe,the così faria il'imedicamento più gagliardo:le fogliè mafticare ‘fanno bud fiato. Harino detre foglie non fo chè diacrimonia;come il Naftat tio., ‘donde fi (copre la pianta ellerein fe calida. Hanno alcuni fperimentato quefta pianta» efler buona è raffrenar la luffària, e per quetto fi fonmefli è dire, ché fia l'Agnocafto:; ma s’in- gannanò di grani luriga.' Petcioche l’ Agriocalto è molto da quetto CI t:rat atbioré idiuerfo dra ci 3 : 4 n ® ot 4 \ FO | % î % Lic i i { Lo È È Mit DA E Tae 0A xi ut jul San LE : DOO o pis std; Ta» } 2a % Li ra a; : . î i ) La FIG rest 0 TDI CARG 3 1 * spl tt be. DE, Ct ni per Dell'Indie Orientali, uv Della Della Iaca. ‘Dellà Taca. ‘Cap. è È £ E FEE] A Jaca èvn'arborenella India affai grande, fa il Yes] fuofrutto neltronco, e non nei rami. Il frutto è = grande, di forma di melone;& alle volte più grande, = di fuori verdeggia,e di dentro. roffeggia:; è circonda-_ to di molte fpine in forma .d’vn riccio, ma tenere, € ‘molli, & entro vi fono certe noci allai grandi, ricoperto d’vna - {corza dura, La fcorza del frutto è di fapore del melone, ma è ma lagèuole allai da digit e molte volte fi va per, feceffo in quello iteflo modo , che fi ha prefo.. Le noci, che fono dentro fi rofti- fcono,oneramente fi. fanno leffe, e buttata via la fcorza; laquale non ferue à cofa-alcuna, firmangiano in modo di.caftagne, alle quali. fono molto fimili.. Chiamafi quefto frutto in Malanar.la- - ca. InCanara, & in Guzerate Panaz. Nafce folamente vicino al mare. Ho prouato in me ftello & in altri; che quefte.caftagne, , è nodi,che vogliamo dire , riftagnano il fiuffo di ventre. uu dAnmotatione di Carlo Glufio. nn. Si Srtitate pesa ledtiz cihofsizofiat [oggi Ba i 1Escn'1ve queftoarboreLudouico Romano , al quinto PI nane (31 Sapanlzann dei con queSte paro- 13 > Di ‘ile. Sono ut È Calicut certi frutti yi quali fono da coloro » SI. che n'hanno cura chiamati Iaceri . Il tronco dell'arbore i: € della grandezza del, pero, IL frutto è di due palmi, e mezzo,di.groffezza quanto vna coftia d'vn'buomo', Si genera.il frutto mel tronco fotto le frondi; &r alcuni circa la metà del tronco sedi co- lor verde ; nel refto è fimile alla Pigna , ma di più minuti vinacci . In quello che s’ incomincia è maturare,fa vn color , che: tira al nero, e par che voglia marcirfi. Cogliefi quefto frutto del mefe di Decembre,e di (a- pore quafi del melome mofcatello , ò poco differente » fe miri al fapore del cotogno perfico ben maturo . Porge nel gufto varij piaceri , alle vol- te si parrà di mangiar fauo di miele tal'bora »n narancio dolce . Di dentro ba certe membrane come il granato, doue fanno certi frutti na- feoffi non troppo differenti dalle caffagne s ma fe firoRtifcono al fuoco, banno veramente fapor di caftagne. Perla qual cofa fi può dire > che ___ moncifia frutto,nè piùeccellente, nè più degno di quefto. = Pa Capitolo DV. i 78 . Dellamgomas. —"1Cap. V. E rsa LIA mcomas è vn'arbore dellagrandezza del DE wa pruno; nafce da per fe nelle gr: nafce an- Se DIA conei giardini di Bazaim, diChaulj e di Barequa- o 99 "€ la, armato di molte fpine, con foglie medefima- i mente di-pruno, coni ori bianchi, e conil fruttò fimile al forbo , di fapote di pruno, ma aftringente & acerbo, Inquel, cheincomincia a fpuntare è fimile al pignuolo, Chia- mafi da paefani [amgomas. Hointefo. da perfona degna di fe de, che il vero modo di femiriarlo jè, di afpettare, che vn certo vecello ne mangi; e poi di hauerlo rimandato per fecefs fo,feminarlo infieme con quel fterco; & in quefto modo dice nafcer più prefto e viene ancora più prefto è menare i frutti. | Della Carandasi. «| Cap. VI. = s) VnA pianta la carandas della granderza dell’Ar- I@ [*@| buto,efi affomiglia etiandio nelle foglie; fa gran 9 MO) quantitàdi fiori, dell’odore della Matrifelua; il frue lea). toè come picciole mele, iquali maturi annigrifco- Sei! no, di fapord’vua, algufto affai grati. La ondeda molti fe ne fa vino; il frutto ancor verde è della groffezza vna anellana con la fua fcorza; & alle volte maggiore. H fuc- co; che ne ftilla è molte volte vifcido; e latticiniofo + Mangiafi © « da molti dopo cheè maturo; col fale. Hanno in coltume men- tre è ancor verde; di farlo: in diver irene cordirlo con aceto.» Erinquelto modo: fi: eruà per agettar l” A tito » Nafce così pa: diftretto ; come in Celigaloe s Pr ta i Annotatione di Carlo Clufio » ETTI] /1EDO all'ottano libro della fua biftoria,al Cap.12.ne NA) | deferiue vno fimile è queRto,dicendo in quefto modo. Nel 3 6) Al la Ifola Spagnuola viè vn'arbor grande,e bello di foftan Dub] 34 Soda & vile chiamato per nome Anzuba , che fa vo. n frutto grandemente foane , in guifa delle pere appia- ne , chiamate mofcatelle , abundante d'vn fucco Lossiciniaia e vifeido vresi £ ssd Del Coru. non altrimenti,che fonoi fichiimmaturi , onde è difpiacenole è coloro , chelo mangiano , fe prima non lo fanno fare in acqua y'e non fpremono prima quel fucco con mani,acciocherimanghi nell'acqua. © °° Del Corn, - & i Cap. VII, gr E L Corv, così chiamato'in lingua Canarica, è vn frutto della:grandezza dell’Arbuto , è pure va po- ‘co più picciolo ; con foglie di:pomo granato con 2 fioribianchi «di odore comedi Matrifelua. I Portu- fi . .. gheft, che fono nelle Indie la chiama herba Mala- warica ; imperoche quefti di Malauarfurono i primi , che ci infe- gnarono il modo di feruircene. Con quefta pianta guarifcono co ftoro:ogni forte di diffenteria; hauwendo:però:prima purgato il cor po della maggior parte dell’humor peccante, perche altrimenti, ricaderiano facilmente nel medefimo.male.Vfano di'quefta pian ta lefcorze delle radici fecche, percioche dalle frefche ftilla vn_ cetto humor latticiniofo;donde io da principio:gividicai, che faf- fe calida;ma poi ‘che l’hebbi guftata,la ritronaiinfipida,e de tig i c poi riguardanido è gliveffetti che fa, tengo ; che fia fri; fecca, ma che habbia più del fecco, che:del.frigido ,,& in queta téperanza la t no‘anco i medici pacfani.Metreft la poluere di queta radice pelta in vnlambico à macetare infieme , con ficro di latte, poi vi fiaggiugnedell’ Ameos,dell' Appio; del coriandro fec coigiek Féme di cimimo nero:pelto;e bruftolaro;infime con vn'on eia di butiro;fenza fale. {E fi mette tutto à ftilare;e»fe ne cana 20- qua, deltaquale prendiamo quattro oncie;e fi mefchia infieme c6 acqua di rofe:ouer di capitelli dirrofe, ò di piantaginese fene dà all’ammalato de ondie pervolta 5 douè , vedendo peranentura maggior bifogno,aggiugnemo tal volta la poluere fatra-dertrocifei dell’herba Malauarica. I itocifci fifanno Jelleifterte cofe,che fi fa l’acqua,dal butiro in fuori, che non fi ci mette. Giouano anco aflai rcrifteri fattivdr que’acqua due volte il giorno,cioètla mattina ad hora difetta,e due hore dopo mezzo giorno. ifl'mangiardi que- fti.infermi;ha dar effer rifo macérato. nebifiero ; & polli corti in ac- qu: di rofejdaloro chiamata Canie, dandone loro fecondo che la robuftezza, è ficchezza richiede. Mà non facciamo loro bere vi- no in neffun modo; mafe ci fuile gran 'bifogno, lo concedi SE 2-2 I TALCEVA La - Caiclo VIII. 79 LEE ri ditinno auengas cheàd 0. che l'hai to € ‘1-58 paia mico». ba suna ID. ib esongav dò Hlsupi ol sigon (III. “ Dell'Amacari clegfaci V.111» nobrlv n 13 i stampolba nd Osr SS DA: cè0în ct a prouincitv ioeibia arbofedito, FO ma tuttauia è più grande del 2 detto; il quale fa le » foglie s il-fiore; guil frutto del'nirto fimileal mirto, » 3 ma.affai pivatrignehte:.. Chiamanò î.pacfani:que- GI: fta. pianta Auacari e nafce melle montagne. Dico- no, o inismenziol ‘helterdilfenteritiniecchiate che vengo- ‘caufa frigida . Mi diffevn certo vecchio Poriughefe di ha- erla egli fperimentata:in vna:-fua figlitola, laquale hauendo per vn'anno intiero patito didiffenteria , enon hauendogli alcuno altro rimedio giouatormai ;'pigliò la fcorza di quefta pianta pe- fta . E fatrala macerare in'acqua di rifo,la piglidinguifa di pti- fanas«ene/guarili. Dicono, ché quett’ ardofeello ha l'odore del apra i i Della Mangasi Cap: IX. EN E Bene ifrutti della India luo molto più ui 9A lentidi tquefti di Europè, 5 tonîè fono i naranci i fo cetri,.i fichi, le vue3z le perfic che, lemelagrani; € e fo- ea cmiglianti;.è è nondimeno'più eccellente di tutti gli alti quel frutto; che efli chiamano Mangas:, È così grande foa- Della Mangas . ita foauità di quefto ‘frutto ; che portato coni gli altri frutti già «detti nella piazza per venderfi. Quelli d'Ormus; i quali n'han- ‘no gran popla slafciano tutti gli altri, e quefto folo comprano, Il: tempo di coglierlo ne” paefi caldi fuole effere del mefe d'Apri- le. Nell’altre parti più fredde; di Maggio; e di Giugno, & al- le volte d’Ottobreancora; ( da effi:chiamato Rodollio ) e di No- vembre. Il qual frutto varia dibontà;e di fapore,fecondo che {o no vatij i paefi doue hafce., Il miglior di rutti fuole effer quello, che nafce in Ormus.. Appreflo à quefto, è quel di Guzerate,maf- fimamente quello,che per eccellenza è detto Guzeratino;di gran- -dezza per dire il vero minor de glialtri,ma di fapore, edi odore auanza tutti, ilquale ha di dentro vn icciolo nocciuolo . Il ter= ‘zo luogo in bontà tiene quello di Balaguate,& al generale è più grande di tuttigliaftri. Mi raccordo di hauerne io veduti due, . ‘che pefauano quattro libre, e mezza. Ma fra tutti pareà me, che fiano più foaui quelli , che vengono di Chacanna , di Quindor, di Madaneget,e di Dultabado,principalicittà di Nizamoxa . So- no bnoni etiandio quelli,che nafcono in Bengala,nel peri; &in re tt n'ho vn'arbore in vna mia poflelsione, che ho in Bombaim,che produce detto frutto due volte fanno ; imperoche € poi in fine dell'autunno ,.fa Palero , molto più del primo com- | “mendato per nafcer fuordi itagione. Il color del frutto , è d’vn | werde;che roffeogia. Edi gratiffimoodore, fi mangia ‘imondato Hallo (eotesinfiioi in alcun vino gagliardo ,ò pur fenza vino, sì come fi fa delle perfiche daraci . Sicondifce ancora col zucche- «r0,8ral'hora con aceto,olio,c fale, poluerizatoci nel mezo, del e. dell’aglio. Alle volte fi mangia con fale, etal'hora è 1 raggior fomiglianza moftra di bauere col fuo Anon, — ° delqua- Capitolo T-X. 80 delquale forinesal libro ottanosal cap.18.-Io ferinerò quì l'hifforia sco» sì dell’vno; come dell’altrosaccioche i-lestori gindichino è qual de due’ iù sal miglia + vAnonzé vn’arbore che moltos'affomiglia al Guana- ano,così di fatezzesdì grandezza, di foglie, e di foftanza,come an- cora di feme . Differifcono folamente in due cofe, cioè nel frutto, ilquale è minore di quel del Guanabano, e nella feorza s percioche la fcorza di quefto è gialla, e quella del Guanabano è verde. Differifeono ancora, perche è mio parere è più grato al gufo PAnon;che non è il Guanaba=. no per effer di polpa più foda . L’vno,e l’altro gli Indiani di Americo. banno'in gran ftima, e li coltinanò con gran diligenza nelle lor poffef- fioni. Tutto queftoriferifce Oniedo dell'Anone. Hora vediamo ciò che dice dellalaiama. Nafce nella Spagnuola,e nelle altre 1fole vicine,vn frutto,il quale danoftri per la fomiglianza , che bacon li nocciuoli di. pigne,è chiamata pigna s non già perche babbia questo, quelle fquame legnofe , ma perche la feorza è nel medefimo modo figurata,ma fenza fe . Efitagliacol'coltelloin gnifa dimelone. E sì come di bon- vi di fucéo eccede di (oauiità tutti gli altri ,.così medefimamente ecce- de-in vaghezza di colore,e[fendo di vn colore , che nel giallo ia: ‘E fecondo che fi và maturando perde del verde. L'odore è foaniffimo di polpa,al gufo è vinofa,ma alquanto acetofa, & acerba. Il Bonia-. ma è di polpa biancazal gufo è dolce, & ad vn certo modo infipido- iu | Taiama,è più longhetto di tutti gli altri, è di polpa,chetira al fiano, " genra . «Della Mufa., | dolceze foanral gufo: E per tuta la-polpa fond fparfe alcune fibre | SastiliRime, le quali auenga;che mentre fi. mangiano non facciano al- cunmale al palato )tiwtauia mangiandone: peffo,;nuocono alle) gingi- uen:Incerti luoghi nafcono quefti da perfe, per i campi in'affaiabbon danza; ma quelli,che fono coltimati;/ono molto più foaui; emette gran. conto.a. coltimarli,, perche ricompenfano de' fatiche i L'abbondanza 3 che wen'è.l'ha fatta venite in poca: ftima=> Quelli, che nafiono' nel di- firetto , fanocosì in bontà,come i grandezza ida‘gfi tol am. preferiti a glialtriv. Il frutto dopo;che è maturo , non (i può pit di quindici, è venti giorni conferuare. Fin què Ouiedo Test. al\lib.de' fingolaridi Ame, . rica , al cap. 46. dice,che quefto frutto, da quei di Brafil , è chiamato Nana;e. che quando fono infermi,ne mariviano affai . E ne deferiue vio almedefima libro al.cap. 3 3.fimile è quefto ; chiamato Hoyririi 0 "i RE ì i x di È Pri am idea cib appa) sega sb se Mi, 3 ViestA: pianta vha fola volta fi Yemina ,cimpero= {63 È ‘che feminatavna volta ;:pullulano dal-trotico: molè A dr è RR tir irene prg pci tronco è, nezza,c dilarghezza vn cubito,con' vinta coftilarga ; e groffa nel mezo . Non produce rami, madai germogli efconv:certi fioti congiunti infieme ;idi.colore;che.tira‘al rufo,di formadi vn'onòz lunghi vn palmo,done appaiono per intorno i picciuoli cento; è ducenta‘infieme,e tal volta più,che'foftengono i fichi» Nafcein Canarà;in Decan,in Guztrate, &in Bengala, fono da:lorò chia» mati Quelli. Nafce:parimente in Malauar ; done fegli dice Pa lan; & in Malaio, donefè gli dicePizan . Nafcein moltialtri ‘nio ghi, &cin\Africa ancora;in quella: parte chiamatà Guinea, doue.lo chiamano. Bananas.. Gli/Arabi chiamano quefto fratto Mafa, oucramente Amufa ; così l'hanno chiamato Aicenna, Serapia- nese Rafis} che hanno per particolar capitolo foritrosdique- fto frutrow» Ne.hiaueranno®altri ancora pertanenturs oritro, maà me nontoccoro di hauerlisletri. Di quetti fratti , quelli fono più lodari,chevengono ii Marrabanydotie filrono da prin- cipio portati di Bengala, dopo furono fetinati perche fuffero mi «dai ti altri £ x*egsfi 0888 Capitolo X. 8I tialtri, almio gufto più faporiti; e più odorati, chiamati Ceno- rins,e fono quefti li awe pieni è da Malauar ci fono di quel- li,chefono chiamati chinchapalones, foawi;e grati algufto , fo- no pieni,e di color verde. Lodanfi parimente quelli, che nafco- noin Safala ; da gli Ethiopi detti Iminga . Se ne ritrona vna cer- ta:fortein Bazaim,& in altre prouincie, il cui frutto è largo, pie- no,clunge vn palmo. Quefto roftito, e poi mefloin molle nel vino,egettatoci della canella-di fopra,è di miglior fapore del co- tognoroftito .; Quefto ifteffo frutto aperto:peril mezo, e fritto nella fartagine cun zucchero;e canellà di fopra; è gratiflfimo cibo. Auicenna,al fecondo libro,al cap:491.fcriue, chefia di poco nu: trimento,e che generi colera,c fiemma infieme;ma:che gioni è gli incendi) del pertose del. polmoné;e che noccia allo ftomaco ; e pe ròà quelli,che fono di natura colerici, fi.dee dar l’offimele, con gli femi; &à quelli ;.chefono flemmatici , dee darfi il miele. E* buono perle reri,e provoca l’orina. Rafîs;al 3.dell’Almanfore,al cap.20.dice,che fia nociuo allo ftomaco,e toglie la voglia di man giare; ma che moùe il ventroe lenifce l'afprezza della golai. Sera- pions;al lib.de Sempl.al cap.84. ripone; di reltimonianza altrui, il frutto Mufa,nel primo ordine di calido,& humido.E dice effèr buono à gli ardori del petto,e del polmone, ma coloro che ne mi- giano aflai,fi fentono aggrauare lo ftomaco ; e dice,che fa aumen» tareil concetto nella matrice. Gioua alle reni,prouocal’orina; è ftimola x ci edici:Indiani prohibifcono tal frutto nelle febbri,& ii ifermira. E cofa da muouerle rifa quel, 3 == O ‘MmoLTI anni portata openione , che il-frutto Mufa SII Bi degli arabi, fuffe quella pianta,della quale fa mentio- 2 ne Plinio al digit ppraen dee MESS a) maggior del melo, e di foauità:molto più eccellente che x» FAI nie mese e 1. foglie fono' come vba — © © Dell'indieOrienraio —_/X. edi 18 | Delli Doriodj. ga-di meranigliofa dolcezza ye con vno fi fatiano tre perfone .L’arbo- dice, egli , quefto o GITA ri,cioè quando alcun:de i frutti incomincia d diuentar flauo , ilquale fî appicca poi nelle cafe doue fî finifte di maturare . Aperto detto frutto per il lungo în due parti , e poi fattolo feccareal fole, è di gratiffino (a- pore 35° auanzai fichi fecchi e di bontà yé:dì nutrimento. Melfo fi | letauole, e cotto al forno,confortail core, & è foaniffimo. Sonoci al> cuni che lo cuocono conle carni , bauendone però prima leuata la fcor Za, emelfo nella pignata dopo che le carni faran ‘mezzo cotte ; percio= che non comporta gran cottura , ma nonè da fceglierfi nè troppo matu- ro ,nè troppo acerbo . Sonoci di quelli ; che lo mangian crudo , ma ma- turo, fenza pane , e fenza altro condimento ; è di gratiffimo Sapore, & è falubre s e di leggiero fi padifee'. Iltronco, che produce‘il frutto è d'vn'annos & vna fola volta in vita produce il frutto. Ma fanno al- le:radicicinque ye fèi , e più germogli, i quali rinouano le piante , che nell’anno feguente producono il frutto. Toltane l'vua , fi getta via la pianta scome cofa inutile . E' così fertile queta pianta,che mai muore, ma fempre fa nuoui germogli,che fi può tutto l'anno bauere abbondan- temente de i frutti. Le formiche fannogran danno è quefta pianta ,e però da principio , prima che ritrouaffero il rimedio , Se ne feccauano molte e sì come habbiamo da principio detto squefta pianta è qui fo- raftiera , e[fendo quì $tata portata l’anno della noftra. falute. 1515, della gran Canaria. Quefto botolto dalla lunga defcrittione dì Ouiedo. di è De i Dorioni . Cap. XI. i frutti delle Indie vi è quello, che £:2°5 in Malacaè chiam riones,ilquale è della gran- GSTd eminentie appuntate, in modo, cheèquelfrutto, © cheinGoaè chiamato Iaca. Del quale, al capitolo quarto habbiamo parlato . Di fuoriè verde) edi dentro conca- uo; &in ogni concauità vi éil feme della grandezza d’vn’vouo di gallina ; di colore, e di fapore fimile è. quella miftura, che fifa di mandole pefte, di farina, di latte; d’acqua di rofé, ezucche- ro , chechiamano bianco mangiare ; ma non così molle, nè me no così vifcofo , benchein alcuni frutti fi ritromta; che non è bian co, ma di color pallido . Dentro alqual feme vi è vn'oficciuolo fimile è "quello del perfico , nia ritondo . Le foglie fono mezo palmo lunghe, appuntate ; al gufto falfe , e dalla parte di fiori bra i ba Z di color pe” ‘De i Dorioni. di color verde:chiaro,e di dentro di verde oféuro.11 fiorenelbian co roffeggia. Dicono, che l’arbore fia della grandezza della no- ce, con foglie di Lauro. Alcuni altri.lo defcrinono in quelto mo do . I frutto è di grandezza. di vna Pigna; & alle: volte molto più grande , &è quafi della iftefa figura; fe non, che ha quel- e eminentie,ò vogliamo dir.tuberculi, più fottili; e più acute, quafi fimili alle fpine dei ricci. Dentro vi fono quattro concaui- tà,doue fi riferba la midolla,.ouer polpa; fimileà quel graffodi latte, che gli Spagnuoli dicono nata, i Francefi creme, e gli.Ita- liani capodilatte , La foglia è verde fimile ad vna punta di lancia; con due nermetti per il lungo ; donde poi per tutta la foglia fi fpargono altre venette. Dicono l’arbore.effer grandiffimo,e non produce frutto pa infino à i quaranta anni. Alcuni altri dicono efter fruttifero dopo il quarto anno. Il frutto dopo d’effer matu- ro,é di color verde; ma fmorto. "ai e Anmotatione di Carlo Clufio. E. È I Consa' con quefto af frutto quello che da Ouiedo è lo dl chiamati Gwanabano da lui defiritto all’ottauo libro della W7A?D@il [uabiftoria,al cap. 17.ilquale dice nafcere pertnttal’A- (EE Lt qurcisigiroge ae SL se cia il Gua- _ —1— 1’ mabanoè vno arbore alto,e bello, e con foglie di Limone. Il fruttoè belli(fimo della grandezza di vn mediocre melone. Benche alle volte crefce alla groffezza del capo di vn fanciullo. La fcorza di vn fapore delicatiftimo , e fi disfa nella bocca in guifa di latte. Den ottauo de Subtil.exercit.281. parte 6, in queffo modo dicendo ; Il Gua I grande,e lunghetta,col frutto della grandezza di vn melone. Lena x Capitolo X Ir. 83 ra è dicolor verde,rifplende come quella del cotogno,di groffezza di va dio. La pupa di oso bisnedac,come late apre, detro ha il feme in guifa di fagiuoli - Tengo openione , che questo fia quello, che quefti anni adietro fuin Anuerfa portato, di Mozambique,di Ethio piasil frutto era groffo di lunghezza mezzo piede , ricoperto di dura, e denfa fcorza, con vna lanngine fottile,e molle, ma verde + intorno, come fi vede ne î cotogni,ba per il lungo certe venesò più tofto certi fol- chi,in guifa di meloni. La parte efirema finifce appuntata,e nell'altra, donde pende daì rami, ftà attaccata ad vn picciuolo fermo , e fibrofo, ha di dentro la polpa bianca , della quale fi feruono gli Etbiopi ne gli «ardori delle febbri per ifmorzar la fere,per bauere n piaceuole fapore acido. Quelta dopo,che è fecca è frangibile di modo, che triturata conte dita, fe ne fa farina; ma ritien fempreta (ua acidità. Dentro di queta polpa fono parfi.i femi,che forigliano rignoni,oueramente il feme del vero Anagiri;ma di color nero rifplendente; e paiono appiccati con certe fibre all'ombelico, sè come fi può nel fuo ritratto vedere. Quefti feminati fottoterra, fecero all'bora le piante con foglie fimili al lauro, ma poi venendo il verno, fi feccarono . Yn'altro fimile à quefto ne deferi ue Theueto , ma con foglie diuerfe, al decimo cap,.de gli ge della dentro, che da neffuno è defcritto. E però è cofa dubbiofa,& incerta, fe di dentro vi fono i femi come fagiuolì . La defcrittione è queta . Fragli altri arbori, che fono appreffo de Canibali,vi fi vede vn frutto groffo, poco meno di vna Zucca , ma fimile à quel melone chiamato citrullo , di forma lunghetta,onero Ouale,in guifa dell’ona dello Struzzo. Non l'ofano per mangiare, ma è vago all'occhio da vedere , maftimamente quando l'arbore è carico. 1 Canibali ne fanno vafi,de quali fi feruo- no în certalor fuperftitione s imperoche lenatone la polpa de sg “Delli Dorioni. frutto di quello , to mangiano , cioè la polpa folamente , la qua- è fimile alla polpa della zucca verde; il colore, e la forma è di queca . E' così grande, che può capir dentro nel maggior frutto , che ci fia vna libra di acqua. 1l più picciolo non è men groffodi vn pugno. Quefto arbore è ordinario nella Spagnuola , e così parimente inmolte altre Ifole, & in tutto il diftretto della India. TSrbpggoti IL RITRAT- Capitolo X I. 84 ID: Pte di GVANABANO' gg Si sd- EPTO IOI È Come da Loreta I Comefi voglia ,.che fi chiami quefto frutto;effendo rato, e fo- raftiero,non è da farne poco cafo ..E però mi ha parfo metterlo in ‘quefto noftro compendio , per far cofa grata à coloro , che di Sem àCol lici fi dilettano , i quali n’haueranno gratia,non à me, ma debergo, dal qualleio l'ho hauuto. Ma Da È ON SIT «È È & ed > %, CI e & È A i S È È G Presta venere!) Ullzrz= A { À 5 A À À %, citilitàa, ‘ ( ® WWITITTCSS (A È dt, fe, 3 O $ I MA | ri, i, SÈ Ve gite, IALALI hi er tanti dg, ore, Ue, UT Tag atte y dara, î SIIT (RZ pp uri | I iti) Io mi. i z gna Di ola 85 | omitrouo digiiefti frutti;ò pur di finili è quefti, due filze;in- filzate di filo xilino., & abc frutto farro ad angu- li.Oghi filza; ouero ogni collana; chiamata Lora; ha duc, ò tre te ticelle fatte di filo xilino, dalle quali gilae i frutti vacui in gui fa, cheho fatto io-quì ritrarre: Sogliono?i Canibali ne loto bal- li portar quefte filze ligate alle y sì come ‘appreffode Mau- ritani,e de gli Spagnuoli è in vfo.di portarle Nole, è lecampanel le; E'cofa meranigliofa quanto quefti frutti roccandofi l'vn con l'alrro., rifonino . Dell’vlrimo:ha. fatto: mentione Theueto,al.li> bro«lefingolari dell'America ,al cap.3 6. inquelto modo, >: ©! ì à 4HOVAI DEL THEVETO. .. .'Ahouaiè nome-d’arbore, di difrutto velenofo, e mortifero ; di grandezza delle comuni caftagne bianco , di forma della letre- ra Greca.&)/Ilnoccinolo:di quefto è prefentaneo veleno, folito Sr gli Dell’Indie Orientali, Y da cofto- A ni | Del Mangoftans. | da:coftòrodi darfi.nelleloro inimicitie, niaffimàmente i mariti allemogli;oueramente al contrario, Temoglifcorrucciate è ilor mariti, Per neflun:conto danno tal frutto-colto di frefcoadalcuò foraftiero,anzi vietano le lor famiglie à.non toccarlo, fenon do+ po; che neè cauato ‘il nocciudlo». Cauatone il noccinolo , fe ne; feruono in luogo di-fonagli: per appiccare! alle:gambez: & invero fanno così gran fuonò:.e ftrepito:, come fanno ino- ftri foriagli è campanelle; L'arbore.è della grandezza del pet ro ;ila foglia è tre, è quattro dita lunga , & è fempre verdei La fcorza del.legnorè bianca. I rami:tagliati, rimandano vn fucco latticiniofo fuori. Tagliato l’arbore, manda peflimo odo» rc. Perlaqual cofà noniferuè dinulla ; anzi riè ancò è buono per farne fuoco. Del Mangoitans. ; Cap. XII. za R ati più celebrati frutti delle Indie, raccontano ef- (AE) fer quello, che da. pacfani è chiamato Mangoftans >. Dicono, cheè quanto vn picciolo narancio , di : (a za cinericc [ilo 35 alri lor verde, che tira al nero; con f di dentro fimile è quella del narancio,ma ftà attaccata alla fcorza. L'arbore, che produ- ce tal frutto è picciolo, fimile al melo comune; ha le foglie di lauro,ei fiori gialli. Dellambos. —©—’—»Cap. XIIT. assosa' TENnvTO.dagliIndianiin gran ftima il frutto, li ESE del quale hora noi habbiamo à ragionare. Quefto fu :«G ei la prima volta portato, pochianni fono,di Malaca, 9 SY douen’ègrandiffima abondanza .Il frutto è quanto vn'ouo di Papera, ò pur piùgrande; di color, che Pais nel bianco purpureggia,belliffimo oltre modo , l’odoreè di ro- fe. O" arlar più Tehfetto è fim parlar più wr frutto allegalle mag- giori dellequercie,quando fono frefche, chiamati in Certi lubpghi _pomi dì Cuquo. Tanto nell’odore , come parimente nel colore. Aligufto è faporitiflimo,ma è humido. Chiamafi in Malaca;e co- «éitog sb 4 dea ibn sìin que- - > -Gapivolò XIDII 86 slin queta provincia lamboss Crefcequelto.arbofcelloralla gratò dezza del pruno , Fa le.fogliè. chegrandemente ficraffomigliano alferro d’alcuna gran lancià Jwerdi:j;esdi-bellilima vifta . Il fiore èroffo si&è odotatiffimo , è di fapore acido; iHa:quelto arboreÈ orti radici, percioche è molto fruttifero « Nonfai feneti,sì come fàilrefto de gliarbori, vna volta l'anno, ma più voltè;'ognianno: fa nuoui frutti. Si condifcono tanto, i' frutti, comei fiori; é così G-riferbanp.o; orucarimisd cis cai invero iuAzmoretione di Carlo Clufio» ne cu ae Elo ye sito. n0/tro auttore per Brguiatbas nonintendé. cioe quelle galle grandische pertutta Spagnaze per Portugal-. Sa i lonafcono nellirouori io non'fapreì , che altro poffa egli SING £Y intendere;.Le quali io.non bo mai vedute maggiori di vna PT palla da giuocare,.e mentre fono frefche , fono di belliffi- mo colore roffeggianti sì G-odorate,: > ono 59 Ha da, De i Cotogni Bengalenfi. | Capi XIIITs © Sa] As.p1 AMO quefto frutto chiamato iti lingua Por MAS 9 cughefe Marmelos di Bengala, cioè pomi cotogni di. CS] 6): Bengalà:; percioche la prima volta mi furon portati ser] di Bengala conditi.con zucchero con quelta ifcrit= -—. {x tione.» Sono bitori:per il fulfo di corpo. Ho in- telo da'vn certo mioamico; che-fi.diletta di andare à caccia per le vicine felue, che quefto frutto non :nafce folamente.in Bengala; ma che fé ne ritrouano ancora:melti arbori ‘nel di- ftretto. di quelta prottincia Il vero nome di quelti frutti. in. Bengala, è così ancora negli altti luoghi, doue nafcono, è Six rifoles ye Beli + Per Sitifoles è comunemente conofciuto da tut= ti.-Per Belisda medici folamente.Iquali dicono, che di quefto vocabolo lo: ritrouano neilor: libri: L'arbore è della. grandezza dell’oliua; ò pur più grande , hàle foglie come il perfico, &.è del.medefimo odore ..Fa-pochi fiori e quelli. prefto ; fe ne cado= no;ll frurto.da principio è tenero. di colore che nel verde nereg- gia» Hala.(corza. fottile, &.è di grandezza d'vn picciolo nasanr cio, ma fecondo fî và maturando , così và crefcendo, e facen do + 5 fi mag- DE De i Cotogni Bengalenfi. fi maggiore, dimodo;cheridotro è perfetta inaturirà;è della grof- fezza del pomo cotogno. La fcorza fiindurifce; efi fecca,tal. chè viene à farfi dura come la fcorza della noce d'India yi chiamata Cocco . Maturo il frutto, fe necaua la polpa; d la midolla fuori, la quale ripartita in fette; fi condifce con zucchero. Queramen= . tementreil frutto è ancor tenero & immaturo; lo conferuano* in Salamoia. Hanno i medici Guzeratefi incoftume di feruitfi di. quefto frutto mentreè ancor tenero & immaturo, condito ini a ce- to, è con zucchero per ftagnare i fluffi di corpo inuecchiati, Ri- ferbano fempre quella virtù.coftrettinaauenga?che i corogni fia- no maturi. Diffemi il Clariffimo Dimas Bofque Valentiano,me- dico molto eccellente in materia di Semplici, ilqualehora s'effer- cita im medicare in quefte bande; che andando egli appreflo all'ef fercito dell'Illuftriftmo Prencipe don Coftantino vicerè delle In- diein [afanapatanjche egli fe ne feruì nella difenteria con meraui- . gliofo;e buon ficcelfo + Hauendo egli all'ora quafi tutto l’efferci to infetto di tal male, enon firitronando altro rimedio allenta cenano quegli ifteffi effecri; che fuol farela de- cottione delle baluftie, eid’altre cofeaftringenti ; chenoihabbià= | moin vfo di adoperare . Ma non è qui daracerequelchwegli race conta d’eftergli accaduto feguendo: dertoeflètciro». Diedeordine ad vn fchiauo Ethiopico; che roftiffe due di queftipomi,per dar- liad vn foldato , che patima di diffenteria + Cocendofi detti pomi. ereporno ; e quella polpa diede nel vifo, nel pettò,e nelle braccia di quello Ethiope; e lo abbruciò in modo, che veramente parea abruciato di poluere d’archibugio. Il che giudico io effer così occorfo pet la vifcidità , elentezza della polpa mefchiata con qualche afttittione . Onde accefa vnavolta, arde più gagliarda» mente, che non faria alcuna cofà fecca ;sì come veggiamo il fer& ro‘infocato abrucia molto più , che nonfa il legno, over toppa; STILE £ : Del ab x i Capitolo. XV: 37 2A VOMO di gallina, diftinto ( sìcome.appare)in. qu al ni (3A | tro»parti di color fauo,chiamafi'in Malauar Garam- DA bolar; In Canara , & in DecamCamariz. Ia. | UTI Balimbax In medicina non fetue.mai eccetto chi "fa danelle febbri coridiane E delfuo fuecorinfiemexsdv.Itre cofeap propriate,fe ne fanno colliri perglivocchi.IL frutto. è sgratoà.mol. ti, raffimamente quello ;.che hà fapot di vino.. Si ‘condifce.e zutchero.; & è gratiffimo al gufto; io me he ferdo iin-vecerdelifi roppo acetofo . mutò | ORTA: = Del Ber. Cap. .RW/Aoriviauso) da can HrAmaA%se in Canara quelto frutto Ber, in De 72®| can Ber, In Malaio videras, e quefto è miglior del DK) noftro:; mascedè poi diborità d-quéllo; che na (@@oS9|| fcein Balaguate. L'yno è piùfoauedell’altrose fi- ie foglie,ma meno ritonde, Annota» . rta È "E: an \ Anndtatione dicarlo sE” costi Y oInsup poù cms IRA] PLAAC x »giello frutto Lili Romano gS pra UP) libro delle fue nauizationi , al 5. vimba con Uri (RICGÌ |- parole. Vi è,dice egli,vw lina: chiamato Amba $ lr ‘Htronco è detto Magna,& è: :fimile all'arbore del pero, PESIO9 3 Dl e'ven'è gran copia + | Raffomigliafi quefto frutto dopo» ch'è miaturorad vma noce delle noftre.:‘ Quando è maturo è foluo ; di va; j cs ‘Stà il frmtò néfcofto dentro la feorza + in-guifa. . color delle mandole-fecche . E più foaue al gu, to delle damafcene , fi condi=- feono quefti frutti nei barili,s) come di da A l’oline y: ma fono molto paigliori. dad desi ER de SALI: isb 10 nea e campagne tina pianta delle Pace d’ mie. 3 Tide: Off ‘Del Brindones sa ew xIX. do è RE = 3 ITROVASI inquefta regione vn Mea 2 22 maro Brindones,che di fuori è alquanto roffo,ma di ANG dentro è roffo,come fanguey &è di fapore aflai ace- 2 di tofo. Ritroùafene allevoltedi fuori nero ; ma tal "1 > o colote viene dopordi efler maturo, enonècosì ace- e comel: altro;; ma di dentro riori,è.men rolfo dell'altro . Pia- ce;ad alcuni quelto frutto, maà.me non.mi diletta , p A copre, acetofo Se ne sviene sce i Di c eri Ta e:fi:portano poi;:per. mare in altre. paro, Rd n nt al ner potsrzas ib sro ten è gon ol nati jistiobin Sicunsi, e 2 I AGP Me lot dl FO Id CIp4iihi I21kd due Capitolo XX . » Del Melone Rial cl eat den RR vol SIT utind ottaR o N sob rn GIA gi TRO vasI nell'India va. certo eloneaffai gran È de,& ritondo,con certa pocalunghe za quafiin for i .ma:duale. Ilquale da Portugheft,, che habitano nel- de Indie è detto Pateca, hawendo:corrotto il vocabo- È lo delle. Indit s dome: lo.chiamano,Batice * Non tas gliano coftoro quefto melone per il lungo , come facciamo noi il noftro meloné, quindo vogliamo mangiarlo) ma per il trauerfo, €benchei noftri meloni-fiano dolci. più di quelli , nondimeno il loro è foaue,e tinfiefca meranigliofamente: Rifoluefi tutta la:pol painacqua; è.briono nelle febbriyche vengono: di humor coleri- co 3 è buono ancoraal rifcaldamento di reni, e di fegato, sì come habbiamo dalla: efperienza imparato . Prouoca l’orina . Quelli, Auicenna. Batiec in lingua Indiana,vuol dir grandemente lo com enda... Han ofi cr dato‘alcuni; che fia il melone;che nafce.in.Caftiglia di Spagna, uc dicendo, che fia corrotto il:vocabolo ; volei ec, "Dil Mago, > v | più #a Del Gaceras. Cap. XXLEKK SZZITROvASI quì vna radice, che inmodo di Tra- degl fi nafce fotto terra , e nelle ficcirà del terreno. man- a \ci9 da fuori.vn cauletto dodrantale con foglie intreccia- so teinfieme. verdi, fimili al. Gladiolo». Aprendofila res terra per gran ficcità,efce fuoriin modo di tartuffo- li. Laquale fecca, Do fapore ci caftagne , ma quando non è fecca; è diingratiffimo fapore. La chiamano quìCaceras. Del Datura... . Cap. XXIIII: Sita A PIANTA, chedaqueftiIndianiè chiamata da- NOTA tura è d’vn fufto groffo, di foglie grandi fimiliall’A- IS. canto, ma vn poco più picciole, e.nella punta, e per 2s7Pf intorno fono finale!» & cate moli | aenera | fparfi per.il lungo, fonoinfipide, e fono. grande men ARE nno almeno amarette icon odore, che qua fi raffembra il rafano.. Caccia il fiore nella punta de i rami del colore di quelli del Rofmarino,& per il piùc ritondo. Nafcein Malauar. Quandoiladri voglion rubbare alcuno, mettono di quei fiori ne i cibi , e glie li danno à mangiare ; percioche tutti co loro, che ne mangiano perdono il ceruello ,,e vengono in.gran» «diffime rifa, & in gran liberalità ; concedendo di propria volon: (tà, cheogni vno loro rubbi.Suole tale alienatione di mente du- rare per fpatio di ventiquattro hore.La prima cofa; che fi dee far pre » fi dee prouocare il vomito, perche battino quanto hanno nello ftomacò infieme col cibo ; dopo. fi deeno euacuare; e far con crifteri gagliarde diuerfioni , e. così.ancora con forti; e gagliarde fregaggioni allegambe poco più fopra del piede » e tal hora anco trar loro fangue dalla vena del piede... Con quefta for- te di rimedij giamai alcuno de miei amalati fi mori; ma tutrigrà - tia al Signore, fono in termine di ventiquattro hore guariti,Daffi. tal'hora quefta medicina per ridere,e per burla; vedendofi quelli. chela prendono andar come pazzi & vbbriachi.Ma à me Re di-, bai à siano sibalisU sell vero - Capitolo > dd 90 re il vero, non piacciono quefti (cherzi. Nè anco ne fchiaui con- fentirei, che fi facelfero ci esso E n°cu e molti hanno creduto, che il Banguenon N29 Jp fofle differente dall’opio da loro derto ofio, sì come 24. pae altre volteho detto; nonmi è parfo fuot di propo: 23 Seesì fito di fauellar del Bangue. Il Bangue è vna piantà gt non molto dal canapo differente; fe non, chè il f& medi quelta: è .vn poco più. minuto diquello del canapo. Olè. treche il fufto di quefta è legnofo,e quali fenza fcorza, al contra rio del canapo . Gli Indiani mangiano di quefto feme,e così pa- rimente delle foglie per ife E coloto , che fcrinono danno contraria virtù al feme del canapo ; cioè, che dif: fecchi lo fperma . Il fucco tratto dalle foglie pefte, c-tal’tiora ‘dal feme, fi condenfa aàlqualè mefchiano alcuni il faufel verde ; per- cioche vbbriaca, e conturba à certo modo il cerebro;oneramen- té vi-mefchiano la noce mofcata,& il macere. Tal hora i fali, etal volta la carifora di Burneo» Alcuni altri l'ambra, & il mufchio, Mamolti vi mefchiano l’opio; sì come fanno i ricchi di Mauritania +: Non riceuono alcuno altro beneficio da quefto, fe non; che fonò-rapiti in Eftafi ; e fi diftolgono da tutti i penfieri, facendoli ftar femprein certo piateuole rifo. Dicono;che la pri- ma volta , che fu ritrouato l’vfo di quefto fucco, spa i capi- tani de gli efferciti;e gli huomini di guerra,i quali ftanno in con- tinua vigilanza, benendo il bangue, ouero il vino ; è purl’opio, sassi + come vbbriachi,e fi allontanaffero da ogni penfiero;e da ogni trauaglio , e profondamente dormiffero . Solea dire il gran Soldano Badurà Martino di Soufa configlier regio , alquale voleagran bene; e col quale confidava le fue cofe più fecrete, che ogni volta,che egli hauca animo di andare in fogno in Portu- gallo , in Brafilia; nellAfia minore, nell’Arabia, e nella Per of chero be L: prendeua folamente vn poco di bangue condito con zuc= semefchiato con i Semplici già detti, chiamato da efli Boo € - $ è aio be - SD 2Dell'Anîl-. > sus inn -Dell'Anil, . visi “Cap. i XY VIN 191 io = e VEL, che da gli Arabi,da Turchi, e da tutte quefte AV nationiè detto Anil, in Guzerate, doué fi fa, è det- to Gali. Et hora da molti fi dice Ail ; è vna herba, che'ogni annofi feminiafimile al-bafilico Raccoglie i È fi nell’iftefo modo; ela feccano; dopo la mettono inmolle ; e la peftano bene; e fattonepahiy la mettono di huò+ uo peralcunigiornià feccare La quale poi cheè fecca ; pate di color verde, ma. quahto più fi fecca;, più prendedel ceruleo, tan- to ; chein vitimo viene.d’yn colorceruleo affai carico ; ò vogli dire di color veneto, Quello Anilìè tenuto perbuono,chèèfchiet to., e puro,eche abbruciato,non timanein guifa di Arena | Mafe ne fa fottilifima farina, Alcuniialtri lodano quello ; che getta> to nell'acqua, và notando èfopra; Li ondehàdaefler leggiero je ben colorito... sbomameodiat fi Lamis ; “Annotatione di Carlo Clufio, «0 o a .. folamente noi i fogliamo noi far quefta pafta di Bafilico:z: ma più tofto di Guado, la ‘cui defcrittione quadra affai meglio con' quefta pianta, ibi ‘03 i Dell’Anonimo. Cap. XXVII. Fa Asce vna piantain Malauardi merauigliofà natu: Ki ra, laqualetoccatacon mani, tofto fi ritira e riftri- i gneinfeftella .Fa le foglie del:-polipodio::€ i ffori: ese] ., gialli. Nefuno de gli antichi,ch’io fappia ha fatta di queta pianta mentione . Patmi;che colui, c'ha defcritto 'Ameri- casmoftridi volerè intender quella , che.nàfce nel Perù ,da quale | toccata folamente-con. mani; fi fecca. } agonia 333 1iohi °° Di alenvi Redell'indie.' Cap. XXVIII... P ErRciocHE inquetti noftri difcorfi habbiamo molte vol- te fatta mentione di Nizamoxa,e di altriRe o * "de = O) (° 4 » Set 4 4 Capitolo. XXVATI. 91 fato,ché s'io taccontafli alcuna cofa diquefti;e costancorà d’alcu nialtri Re di Oriente,non faria cofa fuordi ragione.Sono. già for- fe trecento anni, che vn potentiflimo Re di Delo. }ò Deli” ch e ih gliate , che occu pò vna gran parte di quella India; che:ftà dì ud dal Gange, & occupò parimente.il regno:di ate; haiert= bi alcuni Re gentili difcacciati , Nel medefimo:tem poi. Mau. ritani tirannefcamente occuparono Cambaia; e ne canorono i legittimi Sign ori,ch'erano gentili, chiamati Reisbutos.Tiehfi per openione, chela loro origine venga dai Re di Balaguate,chiamati Venedatasse gli altri habitanti di quefti patfifono chiamati Col» les ima cosìquefti,.comeanco quelli,.chefono:detti Reisbutos;; viuono infino al dì d'hoggi di preda folamente;e di latrocini}. A: quelli dà il aributo tutto’l-regno di Decan; &èà quetti altri, cioè ai Reifbutos;il regno di Cambaia,né' per altro fe non per cuitar: le loro correrie;elatrocihiji Nè rRe conuicini! l’hanno:peti.infiz! no ad hora potuto: domare,inyperoche fono ftrenni huomini,èe bo niffimi foldatiMa.per dire ilvero,gli ifteffi Re. per cupidigia di: danari cofen ca sa rubbino,hauédo anco effi L lor par té della preda.Quefto regno è nel diftretto di Deli,verfo Sertétrio » nesefi tende fino in Corafone. E regione fredda;non meno mole. ftata nel verno di neni; e dighiactio, che:fi fiala noftta Europa» Occupatono trenta anni fono;quefto regno i Mogoti,i quali:chia-' mario Tatrariz maipoco dopo è i Tartari fu ritolto da va caualie». quale efendo nemico del Redi Bengala, pet hauerli vecifo va : {uo fratello,mofle guerra contra il Rie, & hauendolo vecifo,prefe: i regno di Delosiniieme coWalnialisipefatidLa ondefa ripuraro il più potente Re di tutti ifuoi rempi; &io ho vdito da perfoné . degne di fede;chela nediirioie dale ai 80o.legheintorno. Era coltui da principio, fighore d’alcunié moragne:preffolalregnid.i - di Bengala,e. anni Xaholam;che vuol dire Re del mondoi. De' fatti di coftui fi potria maggiore hiftoria fcriuere,che-dél gran » Tamithan;che noi hauendo corrotto il vocabolo, diciamo, Tam borlano ; alcuni altri Tamitlangue,e quefto è il meglio; percioche : | Famor è ilfuo pfoplicisomes lia s vuol dit zoppo; sì come” egli era. Hauerido quelto Re Xaholam prefo il regno di Decan ;® di Cucam,e non potendo tanti ‘regni gouernare, diede ad van fuo ) confobrinoil gouerno . Quefto fuo confobrino fi dilettò fempre di nationi foraftiere,sì come fono Tutchi,i quali propriamen 1 silora; no del- -Di alcuni Re dell'Indie. no dell’Afiaminore,horachiamatala Natolia, come fono i Ru- mes, chefono i Traci, Corafoni , da molti creduti, che fiano gli Arij,& Arabi .Coftui diuife il regno in prouincie,doue poi man daua igouernatori. Le parti maritime,lequali s’eftendono 6o.le- ghe,incominciando di Angediua,perinfino è Cifarda, con il refto de gli altri luoghi dentro terra,che con altre prowincie fi congiva gono, diede in gouerno. ad:Adelham, che in lingua Portughefe vuol direiIdalgo .. L'altra parte, che fi tende di Cifarda per infino à Nagatona,infieme co° luoghi dentro terra, che cofinano con l'al tre prouincié, e con Cambaia diede in gowerno à Nizamaluco Quetti due folamente hebbero gouerno in Cuncam; che è il tratto maritimo per infino al monte Guate;così chiamato. Quefto è vn monte affai largo,& in molti luoghi è altiffimo,la doue è cofa me rauigliofa da vedere,che nella fommità vi fia vn pianose perche in lingua Perfiana,baha;fignifica fommità,il monte fi chiama Guate. Onde quella gran prouincia di là dal monte fi dice Balaguate, co- sie fe diceffi, prouincia oltre al monte,ò fopra al monte. Li Pre- fetti,e gouernatori della prouincia di Balaguate fono Idamaluco, da noi detto Madremaluco,Coralmaluco,e Verido . Tutti quefti crano gouernatori,e tutti di nationi foraftiere,eccetto Nizamalu-. co,ilquale dicono effer nato in Decan,& effer figliuolo d’vn certo. Tocha,Re di Daquemcon la cuimoglie dicono d'hauer hauuto,. che'fare. carnalmente il Re :Daquem. E di quì. viene , che Niza-, maluco fi dice,chè fia di ftirpe regale; ma gli altri gouernatori del Reeffer tutti fchiaui comprati del denaio del Re, Auenne;che.in. procello ditempo è quelti gouernatori. incominciò à rincrefcere di dare obedienza al Re.La onde tutti infieme congiurati,ciafcun fifece fignore della prowincia, c'hauea in governo ;.e prefo il Re, Daquem lo menarono in Bedet, principal città del regno di De- can e lo diedero in guardia à Verido,vno de gouetnatori. Furono di; sulla congiura confapeuoli.alcuni gentili,come fu Mohado, Cofcia,e Veriche,a i quali concedettero alcune regioni grandi,cé alcune città opulentiffime in quefto modo. Mohado hebbela città di Vifaporsche hora è la regale,Idalcam,Echolapor,e Paramda, le quali città le faron tolte poi da Nizamaluco... Veriche hebbe la fua prowincia.Ilfuo bifauo chiamato Adelham;ilquale vine an. cora,fu vno de c6giurati,e fu Turco di natione. Morì l’anno 153:5+> Coftui fu fempre affai potente; ma i Portughefi gli hanno due vol, te tolta Capitolo. XXVITT. 92 ‘te tolta la città di Goa,laquale è ducento leghe lontano dalla boc- ca del fiime Indo; da paefani detto Diul. L'auo di quefto Nizama luco , ilquale hora poffiede ogni cofa, padre di quel mio amico, ch'io ho molte volte curato , e dalquale ho hauuto più di dodici mila pardani,anzi s'io hauefli voluto ftare alcun mefe appreflo dilvi,mi offeriva di dare ogn’anto quarantamila pardani ; ma io non volfi accettarlo. Morì poi nell’anno 15 59-Coftui,sì comehò detto di fopray era di, Decan.Imadmaluco fu di natione Circaffo,. ma da principio fu Chriftiano.Morì l’anno1546.Catalmalucodì natione Corafone, motì l’anno 1548. Veride di narione Vngaro, c da principio Chriftiano,morì l’anno 1510. Prima, che fivenga all’efpofitione de nomi di coftoro, vogliamo dire alcune cofe {pet tanti à tal propofito . Rao in lingua di quefto paefe vuol dir Re. :Naique vuol dir Capitano di foldati. Intromettendo adunque i Re perloro familiari,e ne i loro feruitij alcuno di natione gentile, flo conofcono meriteuole di alcuna poca honoranza; fogliono à quegli aggiugnere quefta parola Naique,come per effempio,Sal wanaique, A cemnaique,ma riputàdolo di maggiore honor degno, vi aggiungono quefta parola Rao.Ma Rao fem plicomenti ade alcuna giunta ; fignifica per;eccellenza il Re di Bifnager; ilquale per inanziè tato da Adelham molto trauagliaro;ma hora èil più potente di tutti quei piccioli Re di Deci,&à lui obbedifcono tut ti.Hora per tornareà propofito, Adel in lingua Perfiana, vuol dir giuftitia,& ham.apprelfo de Tartari vuol dir Re. onde è venuto, che Adelmo em pei Sidi agito. Madia (4 pari hebber mai la giufticla in fti Sabaio ; percioche, vuoldir Signore,del pt at liono per re.Maluco vuol dir Regno,e Niza in lingua Perfiana fignifica Lan cia » onde Nizamaluco è tanto ,.come dicefli Lancia. del: regno... Così medefimamente Cota fignifica in lingua Arabica; quel che in Latino Arx,&inItaliano Rocca; ondeCotamaluco,è quanto fe diceffi Arx regni,cioè Rocca, cuer fortezza del.regno.Imad nel la medefima lingua fignifica fedia; la onde Imadmaluco,non vie- neà dire altro, che fedia regale. Verido vuol dire conferuatione. Donde dicendo Melique verido,è quanto fe dicefli Re di confer- uatione. Da alcuni fono quefti prefetti,ò vogliamo dir gouerna- tori chiamati non Meluci, ma Meliques, quafi dicefli Re cy cioli, Mea Pa «Di alcuni Re dell'Indie. . e coraggiofo chiamato Sofi. Sonoci di quelli «dee dir Xeque,e non Xeque fia nomed i dighi lA fono detti Xeque Arabi , nondimeno Xaifihael fi de aio,» —.. atta di Midoanyal 1 lib: della Sarmatia Afiana;al 1 DI cap.10. feriue altrimenti done parla delli Imperatori de VAI RI Tartari s Il quarto imperatore,dice egli,fu figliuolo di Ba : chèTemircutlu , che fignifica in lingua Tartarefoa felice 10 Xaii “a poca FILZI #4 na ; TAXI ito , pe AZIEAN n no STI e oueramente Zoppo ferro, percioche era %oppo,ma - » a ” stre ihr ie FRE I 2% | sa È ir î oe cd kde 3 rt pri La ri it MORO STH BILI SISSI BILE AIA 4a SII TIR - E ta - »’‘iia Cari PIRO TGA 2 % MISTI RORAII 305 di fi: P DP'INUES>- dirt RELA + 23% nat ifsibs0 ot rh. (99 tibi shA eta dots cd 3 PASTE FE ents LE | issib deste Epi 3 è —. + DE) Tv «BL I STO RIA ce DE (1 SE M:iP.Lo1-Gilso a EE RO MATTA lib ET ALTRE COSE; CHE FENGONO PORTATE i dall'Indie: Occidentali!, ‘persinenei all ufo” me islio onssn tre DI délla miedicinà; © sol SH OTERI 43 910 btnsro- hMpor id 38 SCRITTA DALL'ECCELLENTE DOTTORE xa SI rta agg peri i: n «Pi RPM O ansa né qui fe V'altre cofe S'infegna.il modo di pigliare la radice del Mi. Mecgiocan » purgatione enel fino wi sta ea vi Le rr PR bhò DIO ST Ra ila 5 È R KA E ‘M da cHe Sabazia Gagnrtiiviro Gi inte; di icuncalte; lege ane clic of lehabbiamo in. neue n in quellein Cano 24 p:peréhe dilà i porta oro, argento; [perle 3 (itieraldi } tarchiney' Scaltre pietre fine, edi gran: prezzo, delle quali fequì n’'habbia- mo cem genn ,erindé poi l'eccello; è la copia y che n'è 55 Dell’Indie Occidentali. A venuta, ai SL: *6Proemio:. « aremita;e ne. vieme tuttavia di quelle parti, maffimamente d'oro,e ©. d’argento,che e cofa di merauiglia la grà quantità,che n'è venuta, | —petnon dir delle molte perle , lequali hanno già vutro il' mondo. | ora di là medefimamente papagalli,gatrinsaimoni,grif 7 ‘fi; leoni, girifalchi ; falconi , aftorti;e tigri; lana, bambagia è grana dartingez corami , Zuccari ; fame, verzino , band, &agurs È “© ro.E di tutto quelto è tanta la copia, che ne viene ognianno quafi cento nàui cariche; che in verità è cofa grande,e ricchezza incredibile. Appreffo di quefte ricchezze.così grandi, ne man- dano di più le noftre Indie Occidentali molti sci » piante, ra- “ dici; fncchi , gomme, fritti, mi sliquori, e piétte digrandif > — fime virtù) nella tedicina, Nellequalicofe fi fono titrouati, e fi ritronano tuttauia molti r ndi.effetti, che auanzano affai in bontà,& in prezzo degià 203) di fopra; e tanto maggiormente, quanto! è più eccellenté y'einedellarialla anità del'corpo yiche Î beni temporali,delle qualicofe n'è ftato perinnanzi'il mondo pri uo,non fenza poca caufa, e colpa noftra, fecondo che fi vede dal gran profitto ,'che dall’vfo di quelle ne viene ‘non Lolamente nel la noftra Spagna, main tutto il médose ciò non è meraviglia,che i Le a et = SE Li ; di € conci : stà egualmente tutte le pi | ti conciofià che vna. ne,ò terra produtrà tale arbate,ò frurro sche vn'altra non lo pro- duce. Noi veggiamio,che in Creta folamente nafceil dittamo;e l’incenfo nella region di Saba; il mafticenella Hola di Chio jela canella,: & il garofalo infieme col. pepe;& altre fpeciarie nell’Ifola folamentedi Moluch.-Et altre diuerfe cofe fi tronafio in diuerfe parti del mondo,lequali non fono ftate per infino à:i noftri tem- | pi conofciute,Seigli antichi n'erano, priui,. Mail retnpo,ilquale è li rutte le cofe difcopritore, l’ha à noi. infegnare con gran profit- to noftro.,, vedendo per auentutala gran neceflità, che di quelle hauevamo.. E così come fi fono da.i noftrì Spagnuoli difcoperti nue ui. egni %e pronincie, cosìn'hanno i medeflimi recate nuo» e medicine,e. nuoni, rimedij, co’ quali fi curano,e fanano diner: einfermità; che fe per auentura non haueffimo,fatiano incura= bili; e-fenzaalcun rimedio ; c di quelta cofeauenga , che alcuno ne habbia cognizione, non però: fono communi è mirri. La onde per quetta icagione. io mi molli à trattare ; & è fcrinere di tutte quelle cofe,che fi recano dalle notte Indic Occidentali a all'vfo-della' medicina ; efono rimedi; alle cartivé infermi che noi fogliamo:patire ;:di chemon picciolo gionainento ne feoueà: i noftri de noftri tempi ; e nonifolamenteà noi;ma è quelli anco- ra,che verranno dopoinoii Evio:fardit primo aterbmizzicnio. cipio da quel 1. chel rimanente fi aggiugna: poi vquettomio pri lichefarànno più dime dorzi, l'haueranno:coni ( $i. trouaro . E perche ftandonoi inqaetta cittàdi Siviglia, laquale è portove féala di tutte l’Indie Occidentali } ne fappiamo Tao più ragione;che gli altri,chefono in: tutro il refto de la Spagna per capicar quì prificipalmente tutte le cole 3! dovecon miglior rela tiohe,econ:maggiorefperienza fi fanno Polfoio; di'trentà anni, che medico.in quefta città’; far" fede della: elperienza; e dell'ufodì detre.cofe-z.pere fhèesefono informato Pi 1 Paefigi bile conifeliciffimo fucceffo . nl 43 SII I ri} ì Ù 31 8 10 rta ge ee 7a PEC RSI n. % EEE EcaNO dellanuotia Spagna diefottidi ) che 1.62 21 noinfieme molto conformi; Pvini la chiamianid Co id pal; e Paltra Animev' Îl copal è via rafiria alfa? Bianf* ae) (ca, alfai lucida ; e trafparepte . La portanoin certi’ ove-pezzi grandizche paiono fette di diacitrone,aflai chia mediocisadore però pon anto buono, comellnime: Con laqual cofaife ne feruivano fpello ‘mei re i ji loro facer pr. Equando i primi Spignuoli aridatouo in quelle bande, vennero i facerdoti à riccuerlì con alcuni profummieri piccioli , bruciando dentro: di quefto: copal, perdar loto il fumo al‘nafo. Vfiamolo quì perfuffumigio nelle infermità fredde di tefta, in luogo d'in> ‘o; ouerorinime : ‘E' calido rel fecoridò/grado, & humido:hel” “aaa primoj coridianerealcune. parti tefolutivie; € mollificatiue/L'ani.! meè lagrima, ouer rafinad'infarbor grande è biamed9 tiri do. lor d’incenfo ; ha più dell’oleaginofo,che’l copal. Viene in grani, comel’incenfo,benche in più groffi pezzi. Ha vn color giallo, come rafina; è di affai gratiofo odore,e foaue; gettato fu i carbo- ni,fi confuma facilmente . Differifce dal noftro anime, che porta- slo@i x A 2 nodi si Dotti ea HS SIRIA Li SL x evo Dell'Anime)eCipali > egpo torto i AR sbimintalgio 8h Sd FIIGOOTRET.0il , ino:diLeuante,per noneffer così:bianco;né così'lucido! | Portano il noftro in gran pezzi,trafparenti; onde diff'ero alcuni, che fia fpeciedi charabe,ò fuccino,che foglion: chiamate ambra apptefa, | dellaquale fi fanno corone di. paternoftri; maveramente nome; percioche il charabe è. yn bitume,che fi pefca: nel mar Germani cose fi cana dal mareingran pezzi con yncini di ferroyilqual'dee venire da qualche fonte nel'imedelimo. mare:in'modo di bitume” e venuto all’aere freddo, s'apprende;eficondenfa) ll chefi cono» {ce dal vederfi fra quei. pezzi; legni, &altrefupertluirà del mare! attaccati in ella... E di quì può venir l’error di quelli; che differo che eragomma di populo pe cosìdi i'altri; che differo efler gomma:di pino... -Dell'anime noftro;Hérmolio Barbaro huomo pi fino drrvne fi ascogionio sii ago; dove dirracco! lie l'incenfo, Quel. Pago fi-chidia Aminta ,-e'per quefta:cagione. lo chiamano anime... Quefto; che:fi:porta della .nuona Spagna; fi raccoglie di vn’arbore di mediocre grandezza per via _.d'incifio ne,nel modo,che fi raccoglie l’incenfo,& il maftice . Ci ferdiamo di quefto anime in molte infermità;maflimamenite di capo,e de- lori d’effo,cagionati‘da humori,e da caufe frigide, ò per catarro »_ car SP ELEE Cita Va . Der È t Ul (der) È à migarne i toccati, e.le.cuffie:nell'ho- he patifconò ddlor diicapo,ouero emi applicato; diempialtro,e cosìancora;lo ftomaco $ e tutte» le parti nermofe. Fatto inguifa d’incerata iconcla terza parte di - cera, fcaccia;via il:freddo,inqual. fi voglia tiembro:chefia 9 por- - | tangolo però per, molto rempoiattaccato,e sinfrefcandòlo:E'ca- | lido cLiecondo, shumidomnel: primo. siti: sapo eroi 30 fr ki; é t ! - * Ha @ È €58 p I Hi ba dA rca È i e 34 La tri RR SILE L43 nia doni dr03 | 243,0/09438 oto Lod de sta ù n s0i Fissi zi Eera x i sremrsti #14 BEEP II i;otpiav fà 4 EOS ti DI 60 OSSO MI sbi. tv32G (GOT BRApde + sod» Pu) ostia iano) > 91000 VIOLZIZ 4 3 id ® ’ i = setto... 880 SH f vot SR ITA otflon DL GI AIAR CLISIZI sf EHE “dboes 4 sh "è Della = #8 da SZ Ortta s1 meltéfimamente della nuona Spagna vn'al- gi ttafortedi gommayòrafina; la quale chiamano gli. 4 IndianiTacamahacaye:quefto ifteflo nome gli hane. 32: ‘no:dato i noftri Spagnuoli ;:‘E'* rafina cauata perin- ir) e cifioneda'vn'dlbero:grande come populo; & é mole. to.odorifero .: Fa il.fratto colorato:, comefeme di!peonia. Di. glrla rafinajsò.gommadfi feruono affai gli IA in loro ins; etmità,e maggiormente imehfiaggioni in'qual ;acina voglia parte del - corpoche comici ervichelusiicineiligeriioe disfa mirabilmé»; te;.così lena: medefimamente via qual-fi voglia dolore: caufato '; da humorifrigidi;d fatuofivInquefto cafo generalmente; eicon--: tintamente reti gli Indianife ne feruono ; e per queftoiftelfo efî . fetto l'hanno portato anco'gli Spagnuoli. Il fuo coloreè come. quello del galbano; anzi credono alcuni,che fia l’ifteffo galbano... Ha:certe parti bianche in’ guifa:dell’ammoniaco, E' di odor gra='> uezilfapore medefimamente grave . Gettato :fu ‘carboni accefi;.: fa ritornare le:donne fincopate;e quelle ; che per cagion di fuffo-»: cation di matre hanno!perdato:i fenfi . Pofta queta miedefima.. | rafina fall'ombelico in:modo:di empiaftro; ferma la matrice al {uo luogo; &ètantol’vfo di quetta nelledonne, chela maggiore pattefe ne confumain quelto cafo; percioche vfandola, fentono ; molto giouamento,. probibendo»loro j e leuando ogni fuffoga» © mento di matrge confortando lo ftomaco Alcuni vcutioli viag-. giungono dell’ambratane;e delmulfehiio e veramente è meglio; | che vfandola fola . Quefta ftà femprefoda fenza disfatfi ; fin che fia tutta confumata,per la qual cofa maggiormente gioua.E' buo na per leuar via qual fi na dolore caufato:da humòri frigidi;e- flatuofi ; imperoche app icata in forma di empiaftro , li lena via, crifolue*merduiglia» ‘Siartaccadi tal forte, chefin che nonfia finito:di operàre,non fi può diftactate . Fa la medefima opera po fta sù l'enfiaggioni cuitire alto Inchefine cagioni , confuman=. dolejerifoluendole; e fe faranno difpofteà maturarfi, le matura preftamente»; Tiénfi quefto per rimedio molto vero ,c molto rimentato..> E' grandemente profittenole în reume, e difce- {eda qual: fi voglia»parte, che vengano j e così medefimamente raslina le prohibi= & Della Tacaniahàca. le prohibifce, diftendendone vn poco in vna pezza linea , ligan- dola poi dietro à l'oteechie da quella patte,donde i difcenfi cor- rono. E poltasù le tempie è modo di ciroto,intrattieneil fluflo, chectorreà gli occhi, Scall'alere parti del-wifo ; «Probibifce, e le-) ua/viail dolor de denti; mettendo: vn poco» di quelta rafina nel. buco del dente forato ; efe conla medefima fi fuffumiigarà il den' . tegualto,fa chenon camini.piùvinnanzi.la corrottione . Poftoà: modo di empiaftro nel.tremor; dè.nel dolordi capo;e delle fpalle, lo leua.via.Mefchiata con reriaca,vna parte di ftorace,& vn pos: co d’ambrain modo di empiaftro per lo ftomaco,; conforta se } tion endo la ventofi-' SSA e si = : È i | cani Sp dig 1° d: (int\efQapitolò «PITTI. © C. s'attaccabenefenzamolta vifcofità,e fenza ftriturarfi per la tena- ciù cheha. E' médicinà nowa,venuta da dieci anniin quà. Gli Indiani l’vfano nelle-loro infermità; &enfiaggioni,&in ogni for- ite dì doglia.-Horainquelte noftre parti per i buoni effetri,che fasè tenuta în gran ftima. Gioua;efana le medefime infermità, che fanala tacamahaca, imperò opera con maggior-preftezza ;& in ‘molte infermità) done fa tacamahica non hauerà fatto l’efferto., mori,come di venitofirà; ln dolori cau: ti ori fi idi,ò purmifti: i z i A ati | rain-entte le paflioni de nerui,e dolor di telta,&'altri malori;éh da quella procedono. Certa è inedicina di grande èfficacia per le uarci dolori: E.fa la fua operarione molto ficura.In ferite frefchie, fpecialmente di netui, gioua alfai,e.tanto maggiormente in giun ture, nelle quali ho veduto iofarconetla fola.allai grandi opera» DI are;che tuttè quefte rafine fe raccolgano gli Indiani per via di incifione,dando colpize ferite ne gli arbori, È au Dell'oliò del fico dell inferno. chiamiamo catapùtia, è cherda ; cquetta è così i arriciniola come pe noftra; nutre folamente, che quella della India è più arbo- ca perla foche! del cerreno . Fanno gli Indiani ha olio nello cheper ei d’effo , così nelle indi g;comieima Jo; cheio: médisdi; farà detto! pisa; > 1a ef de vfoindiverfe perforie»Gura rurte le infermi vengor humori freddi, e ventofi ; rifolne ogn See molifci tutte le enfiaggioni ventofe 3 lena via ogni doglia in qual fi uoglia parte} chefia,ma e e vien cagionata da alcuna caufà fredda fiuoglià; fab o,inapriicipa — ipalitiente nel'ventre, 23 et n sendo con detto olio tute vil eno Si 2 DECIO: e’ con vino;ò con altro’ fiquore lp Eppro oche euacna l'acquacitrina je fa efpeller la ventofi» belehmenci in criftero; din medicina,putga fi fimilmehtel'ac® qua citrina, e caua fuori larventorità von ffzi più ficurezza;; che ogni altra medicina. In.dolor di ftoinacofcaufato dai humori fred di; eventofi;è cosììn colica, fa grandiffimà pr i dofi con detto'olio: e pigliandonealcune ciole. E quefto fa pri cipalmente in | quella infermità esiliati Dale qua le fi rimandano le feccie per bocca . Purga il Hemma maffima- mentein paffione di giunture ? Vha gocciola di quet'olio prefa conbrodo di gallina , cuacua l'humore donde fi caufa il dolore. Cura Pvicere antiche dé capo;lequali merano molti materia.vn caualiero;ilqualedi moltianni vomivanalit cibosfi vn bloftoma- - co condetto olio; efanò di forte; che mài più lowomitò.Disfa le oppilarioni dellamilzi;déllo ftomaco,edellamatrive. Vagendoli con cfoibambini piccioli;e i fanciulli grandicelli;che né ponno. Miblareci corpo; l'ombelico in gif loroandare,& cuacuare go e fe per È x Capitolo V. c fe perawentura haueffero.vermi,li efpelle 8& ammazza; ma piu éf ficacemente fe fe ne dà loro vna gocciola,ò dueà bere con latte, ò con altra cofa graffa.In fordità d'orecchia,& à quelli,che han per- dito l’vdito;; lo fa loro ritornare, con merauigliofa operatione. “Sîcome per molteefperienze s'è. veddto.In pefione di Bini. re; in dolori , & enfiaggioni' di dette giunture; purche non fia la cata molto: calda, gioua mirabilmente ; e rifolue i membri attratti vntati-con queft’olio. Si diftendonoi nerui, e fi fanno vencidi , leuandone via il dolore. Se vi farà alcuna cicatrice, lena via il fegnaleouunque che fia, maffimamente del vilo. Li goffi del volto, da quali fono fj peflo ledonne moleftate fi confumano ‘ediftruggono da quef’olio., non fenza loro grandiffima contens ‘tezza. E' calido nella prima metàdel terzo grado, & humido ea IrrRovasti in Cuba appreffo la riva del ma. 2 re vn fonte, il qualemanda da fe vn certo bitume N&& fuoridi colornero, come pece, di graue odore, del 9a quale fi feruono gli Indiani nelle loro infermità fred | di + Inoftri, che fono in quelle parti, per impegolar navigli, mec è come pece nauale ,elo mefcolano con feuo, acciò le dia miglior carena . Io credo, che quefto fia il Naphta de gli antichi,del quale feriue Poffidonio ritrouarfi due fonti in Babilonia, vnodi bianco, e l’altro di nero. Quefto , che fi reca di matrice ; percioche riduce tain detto bitumealla natura , fubito la fa ritornarsù, ela riduce al fuo luogo. E così medefimamente giova applicata nelle — infermità fredde, non altrimenti, che l'altremedicine,dellequa- —. li difopra habbiamo parlato, è di natura calido nel primo grado, — & humido nel primo. ima er “pae co Li | Del Liquidanibar; e dell'olio del miedefimo. ei Capitolo VI. »OrtANO dellanuona Spagna vna rafina,che noi :3 6? chiamiamo Liquidambar;.$'vn’altra cofa in gui- i Rgiota fa di olio; che noi chiamiamo olio di liquidamr Seles bar,che viene-à dire cofa odorstiffima; e pretiofa co me ambra ; oweramente come olio d'ambra. Sono ambedue cofe di affai foaue , e gratiofo odore, e fpecialmente l’o- lio,il quale ha vn'odore più gentile, e più foaue., E illiquidam- bar; rafina., cauata perincifione d’vno albero , di affai grandez- za,e molto bello , adombrato ‘di molte foglie; lequali fono come foglie d’edera.Lo chiamanoigliIndiani Ocozab.Ha la fcorza grof fa; e cinericcia, laquale ferita, &intaccata,manda fuori il liqui- dambar, e così lo raccolgono . E pese la fcorza ha vno odore trecompofitioni odorifere, si come in paftellette;; pipétre , e fo- cmiglianti. Manda così buono odore fenza .bruciarlo ,-che douun- que egli fia, non fi può nafcondere, perche tofto palla 11 fuo odore molte cofe,e molte ftrade,maflimamente quando è in quatità.Ser ue affaiin medicine,e fa grandi niniciaprrcoe rifcalda,confor- tasrifolue,mitiga i dolori, Pofto sù il ro mefchiato con.alrre "cofe aromatiche,conforta il cerebro, e ne leua via il dolore.Leua ancor via polto è modo d’empiaftro qual fi voglia! forte di dolore cagionato da frigidirà.In paffione di ftomaco fa merauigliofo effet. to applicato in modo di ftomatico, perche conforta lo ftomaco, ri foluela ventofità,& aiuta la digeftione, leuado via la indegeftione, — > Rope, che ioni lag esieappetico di rcagile * A b > “ae a A Capitolo ‘VIT. : | chefi fa tutto col liquidambar diftefo fopra vn pezzo di camol fico in forma di fcudo. Mefchiato con.vn poco di (torace,ambra; emuifchio , e fattone empiaftro |, fagrandiffimo pròin turti quei malori,che ho già detto . Si fa di tale, empiaftro grandi efperien- zéin quefta città per i buoni effetci, cheegli fa +E' caldo nel pri* mo del fecondo grado; & humido nel primo. Di quefto liqui- dambar.fi caua l'olio, che chiamano olio di liquidambar, il cui odoreè più foaue. Cauafi dal liquidambar quando è frefco po- fto'in luogo doue pofla da eflo diftillarela parte più fortile,e que- ftoè il più perfetto ; altri l’efprimono, perche n’efchi maggior quantità, per efler cofa,che fi porta per mercantie; Im perochie con elfo profumano i quei: perlegenti populane; in chefene con- fuma affai, Se ne feruono per.medicinà in varicinfermità} & è di PS tÒ pa (€54 na, nell’Egirto. «E per che: fa così-gran I | 0150) & érimedio è.tante. infermità gli s'è dato tal nome. — are + Faffiid'vrifalbiero.m ggior'del granato: j hà lefoglie è guifa d’orti- | ca .«circinate, ma delicate: Lo:chiamano ‘gli Indiani Gilio due maniere vna per via:d’incilione ; taglian 5% DA sua ng: Del Balfamo. “a quale è delicata,e dandoli colpo, da quali ‘efce poi vn li- quor vifcofo,che tira al bianco . Della incifione ne vien poco, ma . nédimeno è eccellentiffimo,e molto perfetto.L’altrò modo,ilqua legli Indiani vfano in cauar detto liquore da detti alberi, & è co- munemente vfato da loro; è, che pigliano i rami; e i tronchi de gli alberi , e ne fanno fcheggie le più fottili, che frponno fare, e poi le mettono in vna caldaia affai grande con gran quantità d’ac qua,ela fanno bollire fin tanto,che veggano,che fia alla baftanza; — ofcia la lafciano raffreddare,e raccolgono con vn cucchiaro l’o- io, chevà notando per fopra; equefto è il balfamo, che viene in quefte bande, e che comunemente è in'coftume.Il fuo colore è roffo , chetiraal nero, todoratifliimo , e di odore aflaigratiofo; nè fi comporta conferuarlo altroue ; chein'vafo d’argento; didi vetro ;;ò.di ftagno; ò pure in'cofa vetriata , perche tutto il refto penetra, é pafla . L’vfo di quefto è folamente in cofe di medicine, & è antico, quafi da quel tempo; che fi gonna e guadagnò la nuoua Spagna ; Imperoche fubito gli Spagnuoli n'hebbero noti» tia, econ quello fi medicauano , e curauano le ferite , che gli e- ran date da gli Indiani; auifati di men ifteffi Indiani , i quali furonveduti;che con quello medefimo fi curauano èffi.Nel tem= poche lo portaronoinI(pagna la prima volta fa: tenuto'in. tanta: ima,in quanta ragioneuolmente era da tenerfi:, pet vederfene. erauigliofe operationi , Valeua ciafcun’ oncia diecî,e venti duca ti, hora vn’arroba non val più di tre, ò quattro ducati. La pri ma volta,che lo portarono è Roma valfe cento ducati l’oncia,do po ; per eflerne portatoin tanta quantità,non:folamentenonè in in prezzo,mas’è donato fenza prezzo ; e quefto fa l'abodantia , e careftia delle cofe:, che: quando erain gran prezzo ogni vno fi > valeua delle fue virtù, e poiche venneà vil prezzo ; non fi tenne più in conto, effendo purequefto balfamo quello ifteffo quando | valeua cento ducati l’oncia; che è horasche non ha certo prezzo. E fe non peraltro fuffero ftate difcoperte le Indie, che per darne quefto atomigliolo iubesi riva bi impiegato il-traua- lio , che fi prefero.i noftri Spagnuoli già, che il balfamo , che fi (olepa Fmi, moltianni, chefi perdette, effendofi fecca la vigna di donde fi cavaua; che hora non fi porta più, e non fi troua al mondo ; per laqual cofa hebbe noftro Signor perbenein | luogo diquello darne quefto della nuoua Spagna, ilqualeà mio Sha "TRE parere ca Capitolo VIT. dl. | parere non din'viftà medicinale men buonoidi quello :d’Egitto,sè come fi veile per lì fuoigrandi effetti , e perrilgran profitto, che fa; del quale noî ci feruiamo in medicina :in'idue modi ; ò fi pi- glia per boceàò s’applica di fuoti in:cirugia. Prefo la mattina è à digiuno, fanall'altha ; lewa linfermità della. veffica ; prouoca i mefi alle donne, pigliato però perjbocca,oucramiente vfato in pef. pa sleua viail dolore antico dello ftornaco larnberidone vna gog: ciola la mattina è digivino, poftala fu la piantadella mano prima, laquale continuata‘ conforta l6 ftomaco, retrifica il fegato, buon. colore nel vifo,fa buon fiato;allarga aaa leoppilationi , hafitto lor humore; ò freddezza che vi il cerebro, la collottola, la | la(disfase così medefimamentel’oppilation della milza, laquale.. mollifica;e rende benigna .. T ie viail dolor de fianchi pofto. caldo fopra il dolore. Leuzil dolor diiventre; e di ftomaco ve. nuto per caufa fredda, ò di ventofità menato caldo , oueramente. meffò dentro d’vn pane caldo venuto dal forno. Pronoca l’ori=. naà quelli,che hon ponno orinare applicato per fuori,e pigliato= . ‘ newnagocciola per bocca, la commoue, &efpelle. In dolo! gatiua,e l’ha anco in fciatica . rifolue qual fi voglia durezz: na operatio rationi ci fanano! Inf voglia ferite ipironnat fivopfia parcé del'corpo,auenga che, non fia ferità fer plico »Ii'Ferite' di giunture ;:come:fi voglia! «che fiano'fametanigliofa operàtioné;e probibifce lo fpalimo vE' mol to coftumatoin quetti cità in'rutterle ferite ; perciochie: pochiffi-. mecole ritronatete per quello effetto; douenon fia;balfamo; per la qual cofa ineffer ferito alcumostofto ritorrono alibalfamo,per- checoniaffai poca quantità fi curàno;efanano sE moltiflitme vol te sè veduto con 'hauerlo' ad tò. vna fola: volta;}.al-rerzo di quando ‘penfananddi porrel'altiò;ritronauinò la ferita @aria4In piaghe vecchie, applicato da fe-folo;ò comaltro vriguento le mon. dificaznetta;80 incarna; 8c in febbri lengheicon:parofifmi. menato, pet mez'hora inanizi che venga il:freddo perrtutta la, fpinalami: dolla ben caldo,e.dopo di eiTerlt Pinfctno coperto bene,pigliato» ne anco cinque;ò fei gocciole con vino, soglierviail freddò in, tres: òquartro volte; iche ciò fi: faccia. E' di fapore.acuto;alguanto: — amaro;londe fi ftofgehauerparti ftitricheeiconforiatives:Ei.cal do, efecco in:feconde grado,.::10lir, soisivt ni cons cello suisse > uno! gusd RE Della Capicolo VIII. Dell ‘berba di Gionanni Infante. Capi VII. saga] O n vò lafciardi feriuere di vna "certa hérba, chei A)‘ conquiftatori della nuova Spagna vfarono per rime-. AZZA dole, e ‘bifcotti; edi rutto mediocremente:; beuerà dell’acqua che fi fece la feconda volta in quella quantità che le parrà conuc> neuole.i Della quale acqua potrà medefimamente bere fra gior- no ; d'indi ad otto hore dopo di hauer mangiato ; rornià pigliar la prima acqua;e ne pigli otto alireoncie che fia ben calda ; e fu- di per due altrehore, e fciugato il fadore; fi.muti di panni lini caldi.,e d’itdiad vn'hora dapoi ceni le medefime vue palle; man dole, ebifcotti, e beva della feconda acqua. +Quefto ordine ha da tencre.ne primi quindici giorni faluo fe non fi fentiffe notabi- principio il pollo ,ma che fia aflai picciolo , andando aumentan © do tuttavia il cibo. Paffatii quindici giorni, fi torneràà voueramente altra cofa equiualente à quelta. Erin quel di non be- ent - AaAcgua pDrum uo chein luogo di pollo; potrà mangiare pollanca toftita, & in fincalcuna cofa di più. Quefta feconda ta fi i» lac- venti altri giorni ; nel qualtempo fi può leuar di letto; e e cri pit st "bene alfontanio i alfindi venti. iorni s'ha da tornare è purgare vn’altra volta, & ha da tener fpecial penfiero di gouernarfi con regola dopo di hauer prefa l’acqua per quaranta giorni in tutte « le cofe, che i medici p- fs naturali., guardandofi cap e principalmen- teda vino, in.luogo del quale benà acqua femplice del medefimo rie gi Cillo: farli bena data cotta con anefi; ò fi- nocchio , cenando poco la fera fenza mangiar came. Quelto è £ a “sei nellachoà. s chefi tienein pigliar l’acqua del legno ;ilqua- Jefana fermità incurabili, doue la medicina non ha po- tuto far il fuo effetto | E queft'acqua è il miglior rimedio , che fia inel mondo per curare il mal francefe comunque fe fia ye di qual fi voglia fpecie fi fia; imperoche l’eftirpa, e diradica del tutto fenza,che mai più ritorni. Etin quefto ha la fua principal prerò» ata iormente giova doue fono quelle indifpofitioni proce- dute col'tempo da mal francefe . Vi fono molti; che con queto PZ A seConD REGZA vna radice chiamata 'la China, pare bene ‘cofa da DICE «fcandalizare, dir; chela China fi ritroui nelletioftre i COPY Indie Occidentali, come perche comunemente-la da portino i Portughefi dall’Indie Orientali. PerJaqual «cofa è da fapere, che don Francefco di Mendozza:camàliéro mol «to illuftre quando venne dalla nuoua Spagna;e-dal' Perù;ii fe ve dere vna radice gràde,& alcune altre picciole; e dimandandortii cheradici foffer quelle ; io li rifpofi,che erano radici di china;im > peroche mi parevano affai frefche; egli mi diffe, che ‘veramente ‘era così, perche poco tempo era,ch’egli proprio l’hauea raccolta) c la portaua della nuova Spagna . Io mi meravigliaî jche in quel arti l’haueffe trovata , portando openione pioliotobarres el A China firitronafle,egli mi diffe, che non folamente nella nuo? ua Spagna v'era della china, ma che prefto haueria veduto porta- ‘re grari quantirà di fpeciarie di quèlle parti ifteffe,di donde ago oo tana la Capitolo Nine taua la-chinà . Icheio erederti; quando pot viddi'il contritto:che egli ltauea fatto! corì fa Maeftà di” portare in Ifpagna gràn quanti tàdi fpeciarie,; che già hanea incominciato à porre, cà piantare, ' & io viddi il gengewo verdeportato ‘di’quelle baridee fimilmen-. te la-china,la ‘quale è è via radice ‘di canna con: miolti nodi; diden>: tro bianca, ma ve n'èaltund” che con'la bianchézza hail color. roffo,ma di fiori è colorata TY imigliore"è è la più frefca!) che. non” habbià brichi,éche fia ponderofa;ie tion fia carolata; con hautre. vna foftanza dati di faport infipida. Nafce quefta radice nella: China; che è è la India Otientale preilo ‘alla Scithiaje Sericana. Nas fce vicino al'inafe Cè ta pianta” core quéi tardi da féardarei pan; nischiamatò ron fe Si fermorio: della tadice: folamente, ; con Ta "hei gli "ie aroroti grati infermità; e! per que=: i Tufano: coniella tutte leline: | ancora, (pecialmente lefebbri; private fudore,e per via molti: ne faniano; H Prende atm biiene mene ii Sar da tren= t@4nnij che la portarono ‘i'Por q bé \ vano in grani prezzo pet curare: turrè le»infermità + Specialmente: vale nel malfraricefe,nelquale ha fatto grandi effetti p& in molti altri ancora, si'tomie noi i ditemo.. ‘Sirdà l'acqua if queta gdifa.: Piutgato l’infermo;come più vi-partà cottueneuole ft pigliarà wna> delle radici;e firagliarà al rîtondo;con ferre fottili;e Liglsequai s carlir 10, not eg " fo divn'on> molle pet 'venti;ò vegeto shote(d coperta ira. MORI frioco lento di perenni resi i3 arte bi; metà,che farà vno@zumbre,emezo,e quetta! fertrirà per la medi=» cina:dertà di fopra; parlando dell’acqua del'legno ; e dopodi efler: taffteddata,fi coli,e fi riferbi in vafo vetriaro ; tenendo eros? che ftia în alcun luogo ofcuro;dchehabbia il lume di fopra,per=> the meglio fi ficonferua,e dura anco più lungo:tempo y fenzarcori Ermello l’infermo in ftanza bem guardata dalfreddose pa à tal meftièro; fi piolietà li” mattina à digiuno died onciedi detta acqua,quanto più calda la può foffrire ge. di fudare,afpettando il fudote per due hore almeno; vst T fudato, —__ jefimutidi ue. enzuola i a DelaGhina., alde;ftandofi dopo del fudoredue, ò tre altre hore in letto; e po di efferfiripofato,fi. potrà veltire,ebene afforrato fi ftianel- la fua camera, laquale fia guardata da freddo,e da aria, ma piena divogni piacete,e.di buona conuerfatione... Mangi. alle vndici ho» remeza pollanca picciola lela,ouero,vn quarto, di gallina accon cia con poco fale ,bcuendofi, fempre aliprincipio del mangiare vnafcutella di brodo; e poi fubito:appreflo feguiri il mangiare, della gallina,laquale da principio fia in poca quantità, e finifca.il pile con vn poco di corognata. Il bere ha dell’acqua,che piglia a mattina,perche quì non fi.ricerca di Ari più,che wn'acqua . Do= po.palfato il principio,potrà appreffo al brodo mangiar dell'yue © fenza arilli,omeramente delle: prune fecche fenza.ollo.; il pan nefaràla fcorza.del pane ben cotto,oueramente mangiarà bifcor ro»:Sé frail giorno hauerà voglia: di.berey lo può fare!, pigliando, alcuna conferua,e beuerà di quell'acqua iftefla Paffate,otro ho re dopo di haner mangiatò,fi inettà in letto,e pigli dieci altre, on cie dell’iteMa acqua, quanto. più. calda la può (offrire;e procuri di fudare perdue hore. E dopo del fudore fi 'afciughi,e mutifi.di. ca mifcia,è lenzuola nette,ecalde,d’indiad vn'altra hora. ceni alcun na conferus,oueramente vue:pàffe; eim pi le con. alcun bifcot- beva più... Quefto ordine fi ha'da tenere er:trenta giorni continui,fenza hauer dibifogno di più purgarfi. per volta inpoi; e fipuòleuar di letto , purche ftia ber ne afforrato di panni, e ben. veltito.. In quefto. tempo -fi pigli ogni forte di piacere;e di allegrezza,fchiuando all'incontro tutte cofe, che le potelfero dar noia... Dopo di hauere in quelto. modo: pi: gliatà l'acqua:,‘ha da rener buon'ordine, e.buon reggimento. per quaranta! giorni continui,c.nonha da bet vino, fe non acqua fat, ta della.china già corta'vna.volta;laquale dopo d'effer cotta,s'ha fempre da riferbare , c:da metterfià, feccare all'ombra. E quella china così fecca feruirà prato l’acqua dabere nei quaranta gior» ni dopo di hauer prefa l'acqua, facendo:cuocere vna oncia di der ta. chinaîin quindici libre di acqua fin chefcemi la ierà,e di que» fia acqua beueràdi continuo ; ma.fopra. tutto fi guardi. da donne, Habbia penfiero,.così nell'acqua de i trenta giorni, come dei ‘quaranta di far fare in molle la china,prima che fi ponga al fuor ‘co,per ventiquattro hore. Curanfi con quell'acqua molte Anfo e 1O | mità, + È Lc n glie ; »\Capitolo È SAS 12 mità, ognî forte dirmalfricefe; turte te piaghe vecchie)&rvicere! Di sfale drone antichi) lenavi dolorieielle gitinture » che chiama! nogottaartetica, & altra qual firvoglia.forte di gotta; che fia in parte;ò membro-particolare,e f} pecialmente cura la feiatica, to+ glie il doloridicapo.antito sè diftomaco:faria ogni forte di difcele ve di -reuma ; disfa le oppilationi , cara! l'hidropifia ; Fa buotì color riel' volto; levarvia da ittetitia;;:& ‘ogni cattiva coms pleffione di fe fdaro acconicia:scerrétuifica.. Et în quefto: tiene! grani prerogatiua;e per quefto mezo:curà le fucinfermità. Sana fa pa- ralifi,‘&ogni infermirà de nerui:; è buona per il :mal-dell'orina; e‘perla malenconia inigachiàle.; petcioche «confuma quello hu- more,donde-viencatifata .h Leva Ja malentoniage:titte linfers mità, venure:da humori freddi,; conforra.lo 4 p.tifolueme ninc,si'tome fBno:cotidiane,e febbrierratiche-Pighata quelta ac je nel modo:che fi rithiede ; quelle. eftirpa, ecacciavia )facen= > ciò con prouocar fudore,ntliquale wfficio eccede! turtigli al- trì medicamenti .\Alcani hanno detto; che pronocandò fudore; cura le febbri peftilenitiali E! fecca in {econdo:grido; con molto poco-calore:i Ilche fi vede; perche l’altroacque, come fonodi le- gno, è farzapariglia;rifcaldario,é metrond.fere zie quefta nè dì fa te, nè fa impreffione alcuna'di calore. In verità è medicinamoll nobile,nel io zitrouati grandi effetti per le infermità già dette. | 0 dpens ; SATEIR sg. iuris psi ate otite ne 1057101: E Deira toreo: « x DIESIS YA SI deio sex3i è sea Sea i ®#-IFIR, FF b94 )iiorarte cinte tr ;bv iva zioit Rie L1A è cola ven Uta in quefte SA sARZIA DO LAI alcuni rami nodofi, che facilmente pra i Dellagarzapariglia. Ilam pagnayfeneritrduò piva! fondo va'altra migliore» laquale fa-migliori effetti .. onofcefi;etleridi.fondo, con.efler.leo» nataje più.grofla di quella.déllantidna Spagna laquale è bianca, che tira'algiallo;Suò più fottile: La ondela farzapariglia, che tir tà piùal hero, è.la miglioreoHa da efler frefcay Ein quefto con, fite ritadalfuiii bontà. Goriofeefielter frefca ; quando nom ca» rolata,equando foroimps;cherioh faccia poluére,òcaroli, perche Inf Sace ati pebnrezzo;fi fain guifardi:ftringhese non fà poluete; quanto:più! èprawe; è migliore «; La chiamano gli 3" pampini nai bre foiglianza che tiene con «noftrafarzapariglia di qu de eèlafinilace afpera, lo:credò al:fermosche la farza parighid di quelle pactir-fia la, ifte! conla hoftrastaqualè hb.io mobte:valte fperimentatase fa gli ifte fi effetti.la-rioftri;che quella delteturona Spagna! son. daquale ha È | maggior fomiglifhzajchecon quella di fohduraa EB) di faporcian fipida fenzaalcuna acrimonia ;el'acqua!fatta di quella; nonha più fapore;ché.s'habbia Pacqua di! trargio.«La prima volta, che fi yfataquefta herba,fa molto differente il modo da: quoto 408) LI 29 lcllegné <: Da principio pibliauaro dellaifarzapariglia in > molta: ni — à | elit \dimeza it ra,ela tagliuzzauano, € la pe | ftauano,e poi la mettenano è molle in vna quantita di acqua sa . quale dopo di effer molto ben molle;la mettenano in vn mortaio, mangiare,e fenza bere altra cofa di foftanza , fe non ‘quella baua “cauata per efprefli d: , ne.dalla:farzapariglià; & in quefto modo io. |. la diedi da principio molre volte; e cesto faceva grandi efferri , db ° rifanaro- rifanatono molti infermi meglio,che hora non fananio: Dopo fi? introduffe vn'altro modo,&èquello,che hora fî'vfa, in quelta for mia. Pigliano dueonciedi farzapariglia, e lauata, fi ammacca’; e taglia minutamente;e pofcia fi mettein vna pena nuoua, get- randouifi fopra quindici libre di acquas'e fi fa ftare immolle per ventiquattro hore;dopo;coperta bene la pignatra, fi cuoceàfivo-!. co lento di carboni bene infocato , fin che difiminuifcano le:due! faccia bollire alcuni bolli E dopo di efler raffreddatàfi.coliveti< ferbi in vafo verriato ; Purgato l'i gere fempre alle vndici; e‘cenarido ad vn'hora-dopo di hanier u fonogranfetrerisgli fi odo Di Pai Della SarZapariglia . | ‘pet malfrancefe,e per altre infermità ; ilquale non tifcalda,nè me noinfiamma,ma è ben répèrato fecondo la fua graduatione,; & fa: buoni effetti . Il primo, per ilquale quefto fu ordinato,fu per Pan. taleo del Negro Genouefe,ilqual efendo curato da molti medici, & hauéndo pigliata l’acqua del legno, era già quafi confunto, &, haueua vna gomma nella fronte della gamba con gtandiffimi do lori ; coftui lo prefe;è fanò molto bene. Io ho vfate quefto firop=, po in molte perfone per quelle infermità, doue fuole giouare la farzapariglia,& illegno,c per molte altre ancora, & ha buona gra duatione; imperoche fi lena la ficcità al legno ;;&-il calore alla, farzapariglia ; e faffi in quelta guifa + Piglianfi duejoncie di Sar-. zapariglia,e quattro oncie di legno fanto:preparato nel modo già detto, poi fi tolgono tre dozenedi giuggiole fenza offo,meza on- cia di fior di boragine,meza oncia di viole, & alquanti grani.di, horgio mondati ; tutte quefte cofe fi mettono in quindici libre di acqua,e ficuocono à fuoco allegro fin che refti delle tre. parti l'v-. na,e fi cola,& ad ogni dieci ‘oncie di quelto decotto ; fi aggiugne. vn'oncia di firoppo. violato. Piglifi caldo la matrina;e la fera,. con quello ifteffo ordin dell’acqua, procurando di fu-, dare; fe fi può,efe perauenturane veniffe poco, pur tutrauia fa- (ada same di citiaeii i il refto della die-. acre ta,con bere acqua femp. nai inteaparigionche fifa dimeza on-. CT s Con quattro azumbre di acqua; tanto, che. bollendo:fe ne fcemi vna parte,ò poco più. Quefto!ordiné fana, ogni forte di mal francefe , e tutte quelle infermità che habbia-. mo detto fanar l’acqua del legno , ela china;e da farzapariglia.Et, perche tornar da capo è dirle,faria cola fuperfluaselunga; fi po. trà leggere in quello ; c'ho detto di fopra ; perche certamente in; quelta acqua fol lice yin quelto decotto; io ho trouati gran-, | di effetti così nelle infermità; done fuffle alcun fofpetto di mal, francefe,come anco in infermità lunghe,& importune,nelle qua» liî rimedi); comuni di medicina rion hauelfero giouato;quantun- quenon procedeffero da mal francele. Quefto nondimeno: le cu-: ra, efana, come.fi vedrà per la fua operatione. Suol farfi vn'altto: firoppo di farzapariglia in queto modo. Si tolgono otto onciedi. arigliaammaccata;e tagliuzzata,e chocefi in quatiro:azum: | bre d'acqua firiche fcemino i tre) encrelti vno +In quella Time, RODE * . i buona foftanza;é cenando poco , e beuen iorno } imperoche con quefto farà perfettamente fano. Que- lo mondifica ; incarna, e fa far la cicatrice, fenza adoprar- vi altri rimedi). Ma hà da vfarfi la poluere ancora, è l’acqua | af sio pri È intendi JI Seggi me - » Della Pietra di fariguese della pietra de’ fianchi. da piùdel douère, e petònon:la porino bere. E-tanto'merio fe ha ueranoil fegato caldo più del douere , perche lo rifcalda aflai. In paffione di donne,sì della matrice,come d’humori freddi fa bno- .ni effetti,e rifcalda lo ftomaco freddo, rifolue metauigliofamente Ja ventofità; & in perfoneinfettedi molti mali, e {pecialmente foggetti à reume,& è dolori.inuecchiati;& in infermità caufate da cattivi humori, &.nelle altre.tutte.,; che corrono in quefto modo con cotinuarlaè di grandiflimo profitto,e guarifcono gli infermi di quello, che mai penfarono di fanare. La fua compleffioneè calda, e fecca quali nel fecondo grado. Hannofi da dare tutte tre queft’acquenello Autunno. i Della Pietra di fangue, edella pietra de fianchi Capitolo XII. ‘mamente l’vfiamo noi quì . Si tiene. per fermo appreffo gli 21 angue,lo ‘tati di c6tinuo nel dito.1i medefimo s'è veduto nel fiuffo meftrua Je di donne.L'altra pietra,che chiamano de fianchi, è vna pietra, «eda - chele ineesCfilai iaia = 35 che le più fine paiono.plafina di fméraldiî; che tirzal verde, con vn certo color latteo:. La più verde è la.migliore ; la portano fat- tain varie forme , che così anticamente l’haucuano gli Indiani; vna.come pefce; altrà come capo d’vecello, altra dome becco di Papagallo , altra come paternoftri ritondi; ma tutte forate;impè roche l'vfauano gli Indiani di portarla appiccata al collo, per cau fa di dolor di fianchi, ouer di ftomaco ; che inquefte due infermi tà fa metauigliofi effétri. La principal virtà; che tiene,è in dolor di fianchi, & in fare efpeller l’arena;e pietre; la onde vn gentil'huò mo!,:chequì n'ha vnala migliore; che io habbia mai veduta, te- nendola nel bràccio, li fa efpellere se mandar fuora tanta arèna; che molte volte fe la lena, penfando ; chele-debba far daino ilfar tante-aréne; -Er-in:lcuandola,motabilmente fi vede lafciardi neaggra- uate di gran dolor di:fianchi s&in fo;mandar fuo ril’arena,c pietre, &'eglino rimaner-diberi . Tiene quefta pi una proprietà occulta, mediante uale fa merauigliofi éffetti di referuarl’huomò da dolor de fianchi; e dopo d’eferni cadito fo Jena via;e difminuifce. Fa manidar fuori l'arena în grande abon- giouamento fentito con quefta pietra ; pér laqual cofa'è tenuta in gran ftima . E già non fi trowa così ageuolméte, come prima fi.tro uana ; percioche quefte pietre folamente.i Cacique;e fignori l'ha - uevano . E con ragione, poiche fa così merauigliofi effetti, Vn'al tra pietra fi trowa, che. fana il flemma falfo, laquale per vdita fo- lamentela fo,ma non l'ho veduta. | | © pra + ® Del legnò per ilmaldelle reni. nuo. lDel legno per il mal delle reni e della urina . «seta: 9 Capitolo A DPF, = CI Or TANO nuouamentedella nuoua Spagna vh lè DG gno, che pare come vn legno di pece, groffo, e fenza as24 nodi, delqualemoltiannifono, chein quefte parti alcuna;percheil legho:non gli lena fapore alcuno . La {ua com- 2Ox vò lafcar di dirui del Pepe dell'India 5 il quale e nonfolamenteferue in medicina, ma è etiandio fpe- S* SF] ciariaeccellentiffima, conofciuta in tutta la Spagna; tene Six imperoche non vi è giardino , né horto , nè tefta di pla verde à fomiglianza del bafilico,e daga come quella, che nella Spagna chiamano ca r ranfoli Fa il fio oro,che quelle coltano molti, denari ; & in que-. altro,che la fatica di feminarlo ; perchein “a lo. * spleffione; rifcalda,e conforta.corroborando le membra pri incipa-. fecco quafiin quarto grado... | Della Caffia fitola. 23 Irxn£ dell'India di fan Dotnenico e dela n - LÌ |) Li [lo ll 55 Va so pià PI nd ‘ni di porto ricco, gran quantità di caffia fiftola 8 è tanta,che non folamente prouedeà. tutta la Spa-* 29) gna,maà tutta Europa ancora,equafià tutto ilmon. rene vanno do percioche in Levante, donde prima foleua veni hora più naui cariche,che di Bifcaglia non viene fer- ro». Quella,che viene delle noftre Indie è molto migliore fenza: e_lega comparatione di quella,che fi porta.dell’India è Venetia; leazze di là la portano è Genoa, e di Genoua nella . pi » | e da I Delle Abellane purgdiiue. quiandò «i pilinààqui pet non efet biiona,; e per elet fottile, & anco per matutarfi'ton tempo così furigo,venina talmente ‘cor rotta,che poco ‘profitto facena. Quéfta noftra', che portino di fan Domenico, e ‘di fan Gionanni,è matuta;groffa; piena, graté,e dentro comemele;é frefcatàrito, the molte volte viene in feflane o ds i | O) ROTA Id Delle Auellane purgatige. Cap. XVI. quelle iftelfe,con:non piccio rifico' della lor vità, per elfer purga? x rione gagliardiffimaze'perche faandareidfinitilime volte debeor! CAMILLA LI 3 o Capitolo XVIT. 17 po; prouòcail vomito con gran sforzo,e con gran violentia, tras uaglio,& anguftia. Alcuni dapoi la incominciarono rettifica- re;bruftolandole; e veramente non fono così violenti, nè così fu= riofe; nè meno fanno la loro operatione con tanto:trauaglio» purga potentiffimamente il Hemma, &appreflo la collera. E' me- dicina eccellente per dolori colici;rifolueda ventofità;& mella in criftiero euacua mediocremente. Le fue farezze,& il colore è del- la forte delle noftre auellané ;-ha la fcorza fottile di color ‘calta- gno chiaro j.fono triangolari ; la midolla interiore è bianca, e dol ce;talche per la fua dolcezza;ha fattedi molte burlcà molti.Lo chiamano i medici volgarmente been, il qualcè.didue forti, vno, che chiamano. magnum) eil’alero paruum siH magnum è quefte auellane p ine; il paruum; è. quanto.vn cece ; debquale in Ita liti buell'olievodosiro,bizisieciolioÌi llizconibanilo 6 coltuma di vngere i capelli,c la barba per delitià . La fna complef fione è-calida nel. principiodel'terzo grado;e fecca nel fecondo. Lafua dofi è di meza:dramma, perinfino ad vna ; ma hanno da così durascomeinoftri pignoni; :ela<« nera ; fono ritondi,e di dentro molto graffi,e: dolci al fto ; purgano valorofamente la collera,& il Hemma, &ogni for- teidi aquofità. E' medicina più piaceuole delle auellane ; purga- no per difotto, e per di fopra,fe fi bruftolano non purgano tanto, nè con tito.trauaglio.Purgano difta natura humori:grofli; è pur- ione molto coftumata fra gl’Indiani;i quali li peftano;i e poi di | fciolgono in vino;hauendo pria pedi Rppicti gono — gli humori da cuacuarfi;con far dieta comueniente.Se ne pigliano © cinque, ò fei , piùe meno fecondo la compleffion dello ftomaco di colui,che ha da pigliarli ; ordinariamente fi bruftolano, pet- che in quelto modo fono più digeftiui,e meno walorofi . E'dib Ped Dell’Indie Occidentali. E fogno, AI ped rl DIanchi,0 # w * ? è. sa «Delle fane prsatine . fogno;che colui;chegli ha.da pigliare fi gouerni bène dopo di ef fer purgato... Si fuol-dare nelleinfeimità lunghe;e done fono hu- motrigrofl!. Sono calidiinterzo grado;e fecchi nel fecondoycon alcuna grauezza;la quale rimette-loro alquanto la-ficcità. Delle Faue purgatine: ‘>| Cap. XVIII. = GI CARTAGENA; edalnomedi Dio,portano cet $ SSA Y te faueà fomiglianza delle noftre,faluo,che fono più 5 {tV f picciole;delcolore,e della fatezza delle noftre. Han 224 no nelmezo della fava; che diuide le due metà; vna nitro i pellicella fottile;come tela di cipolla. Lenano loro lafcorza; equella pellicella interioree poi le bruftolano, e le fan= mo in poluere ; la quale fi piglia comvino;oueramente la medefi- ma poluere mefchiano con zucchero», beuendo appreffo vn furfo di vino. Purga fenza molto faltidio la collera,& 11 femma,&an co humori grofti mifti. E" medicamento da gli Indiani molto ap- rezzato per la facilità del pigliare. Molti Spagnuoli fi purgano dai uchte fauc affai inte ; percioche è nadia ni ia- ceuo. ccpiò alle dpalre daga ho veduti molti, che fono en Il Loetivha rpriboro dda erche purga fenza moleftia ;ma fi ha da auer È fi levi pellicella che hanno nel mezo delle duefaue; percioche fela pigliano,è tanta la fua forza; e ve- hementia di vomito,e di fecella che mette l'huomo in granpe-. ricola . E così medelimamente fi ha da tener penfiero di brufto- larle, perche cosìfi preparano; e.fi rimette la loro acutezza je'ciò ha da efferregola generale in quelta medicina, &in tutte le altre dette ; imperceche il bruftolarle;è la fua vera preparatione. Do- po di hauer pigliata qual fi voglia di quefte medicine, non fi-hà punto da dormire,& èbifogno,che fi flia regolato dopo di efler -purgato,in tutte quelle cofe,che conofcerà, che fia necellario ad wn'huomo purgato.. Dannofi quefte faue preparate in febbri af- fai lunghe; &importune, & in infermità di humori mifti,egroffi, &in colica,&.in paffione digiunture;.&è purgatione generale» Sono quefte faue calide nel fecondo grado; e fecche nel primo. Se nedà da quattro,fino à fei bruftolate; e più, c meno | da qualità del ventre di colui,che l’hà da pigliare. né ade (apitolo x LX. a 18 Del Latre del Penipe ‘chi.. a sa Ro AN rvrra lacoftaditerra ferma cauano vn certo A latte da vn’arboretto comemelo, che lo chiamano N US gli Indiani; Penipenichi,delquale tagliando vn ramo, sg tofto efce dalla ferita vn certo latte alquanto pelo, i ‘e vifcofo ; del quale pigliatone tresò quattro goccio. le,purga pet difotto valorofillimamente,da principio humori cò lerici,8 acqua citrina; e fa la fua operatione c6 gran vchementia, e preftezza . x con wino fattane poluere j ma in poca quan ‘rità; perche:la fua'operatione è potentiffima ; ha vnia particolari- tà, chemangiando,d'beuendo brodo;ò vino } è altra fomigliante :cofa,fubito lafcia di operare: E' dibifogno, 'habbia buon riguar- -do colui,chel'ha da pigliare; è calida;e fecca mel'terzò grà o. sc Tutte quelte medicine, delle quali habbiamo to; fono vio» lenti, e furiofe , e però fi fono lafciate di vfare, dopo che venne il Mecciocan, perche in eilofi ritroua operatione più ficiara Per la qual cofa fono venutiin quefta openiotieà feruitfi del Mecciocany non folamente i noftrij ma tutta l'India, come di purgatione ec- «cellentifima,della quale noi'hora trattaremo.. «1 0 DelMecciocan Cop. XX. INS At i ri fi difcoperfe - nel id DI i È “I nelle Indie del mare O cano. Porta! dv 1a re 4 S> gno di purgar più volte. Il che fi può farcongran ficurezza con sìifatta radice. E diquì viene,:che: non hà da meranigliarfi nelluno,fecon vna fola euacuatione-non fi:coi guita fubito da | più di una purgatione per diradicaze, &efpellere del rato inmoré; cagione di tala infei 5 2.1 adice. & RPSCA n a as DedMetio. fonò febbri terzane nothe,coridiane»ffemmatiche 3 S'altre fomi- aglianti E così ancora le febbri erratiche,e le febbri caufate da op ppilationi. Vfando di quelta purgatione quante volte fia meftiero; perche in fomiglianti infermità lunghe, &importune nonfihada contentare il medico di vna fola enacuatione; ma deue andareà poco à poco digerendo; &'à poco'à poco enacuando ; già che la ;enacuatione fi può fare contanta ficurezza . Può quefta medicina benedetta wfatla colui,chen'ha dibifogno di buon’animo , e.con «confidenza,che le habbia da gionareaffai. Laqual cofa habbiamo -noi fino ad hora veduto.in tanti,che con giufto titolo fi può:da- ‘re ferma credenza alle fue operationi;già che veggiamo con quan «ta facilità;e:come anco fenza accidenti fa ‘gli effetti, che: habbia- «mo detti; ‘e fperiamoancora,che ogni giorno fen’habbia à difco. prir di maggiori, iquali fi potranno aggiugnere è quefti . Il me- thodo;e l'ordine; che fi ha da venere nell’amminiftratione, enel dar quefta poluere fatta della radice del mecciocan ; fi hebbe dal -medico Indiano,che noi dicemmo; edopo:fi è vfata.in vari), € «diverfi modi . La prima cofa, che-ha ‘da far colui ; ilquale ha da ngano sepiù difpo de ‘principalmente di emacuare, e con fta manie A a; per purgarfi pi Lal dite | _selaey i Capitolo AE °° Ca mente n6 beono vino;in tal cafo fi può lor dare cd acqiia corti di canella,ò d’anifi,à di finocchio;efeadalcuno fulle nociuo il vinoy fi può inacquare con acqua d’endiuia,òdi lingua boue,ò di alari rones; E perche tal medicinanon fi dà in febbri acute ;;ma fola- mentein croniche, elunghe, fi foffrifce il vino più, chenetfuno altto liquore col quale ho veduto io far migliore operatione, che con ogni altro ..Si dì nondimeno ancora mefchiata con con- ferua violata, econ firoppo violato; & è buona pratica. Percio= che con la fua frigidità & humidità fi corregge quella poca calidi= tà ,eficcità, che.ha la poluere.Pigliafi con quetfte cofe, basali ap prello va poco di vino inacquato,oweramente vn poco d'alcune di quell'acque dette difopta . Fannofi di quefta poluere pillole ri formate con clertuario rofato di Mefue; &xin verità fanno affi buon’opera,e purgano affai bene.Si fa eriandio in di manuf- chrifti; è in neuole,d in marzapani, perche, non hauendo mal fa pore,non fi fente în nefun modo. Et in quefto pz mol- to per fanciulli, e perquielli, ché non ponno pigliare per janti: O colite pillete;clas ff quelta polzlicb lamaiecta lere af- fai picciole; poco più di vn coriandtofecco; perche più preito fi isfanno,enon rifcaldano, &'operano anco più prefto,e meglio. Si può dar quefta poluere la mattina non men che di feta. Si dà conaflai profpero fucceffo mefla col firoppo rofato di noue infit ioni, mefchiando con due oncie di firoppo tutta quella quantità \meftiero i E certamente fimile miftione fa me- i meit 0 LI euacua la ferofità del-fang , per cioè È ne rauigliofa operatione: Ewacna valorofamére Facqua citrina degli bislicipicia però molte volte,e data fra l'vna purgationee l'af t tempo, € vi fi può E incmilcià POS > - Del Mecciocan. za lina, fe lo leghi nella fontanella della gola, e tengalo fin tanto ; che la medicina incomincia è purgare, che-fènza dubio” prohibifce il vomito ; e non folamente il. vomito ; ma ancora quelli fami cattivi, che afcendono alla gola» Il che'non farà — di poca contentezza, dopo dihauete vn poco dorinito: Incomins ciando la medicina ad operare,non dorma piè, nè mangi, nè.bea cofa alcuna;e ftia in luogo,doue l’aria non l’offenda in buona cò» uerfatione,perche' ogni cofa può impedir l’operatione. E'da nota re, choses iena airritadilicine che ha quefta purgatione è; che Min poteltà dell’infermo di poter quella quantità di humori euacuate, che à;lui piace: Llche è cofasche gl’antichi confiderarono aflai, percioche difcutendo qual.fia più ficura,la purgatione; dit cauar fangue,non dicono per altra cagione effere il cauar fanguè più ficuro,che per ellere in poteltà noftra di cauarnequel tanto, che à noi piace; il che non intrauiene nella purgatione; perche pi gliata vna voltala medicina.non è più in poteftà del medico; nè dell’infermo di farli Iafciar la (ua operatione’. Cofa'chein queta noftra mecciocani non intrauliene+ ® tà di colui,che la prende, dopo che vede hauer fatto queltito,che - O î ODE! auentura con hauérprefa vna volta detta poluere,l’infermo non net = ea Capitolo xXx 00, ta, etante volte;quante parrà al medico,che fi conuenga;; ilqua+ le hà da auertire dopo di effer purgaro l’infermo, che fi conforti»; no,e fi.vengano le membta principali ad alterare. Nel che id nom poffo dar precifaméente ibmio parere, per efîèr varie;e diuerfel’in fermità,doue fa dibifogno di varij e-divierfi rimedi); &.il miò ine tento non è altro,che di fcriuere l’vfo della radice del Meccio- can, come di cofa di tanta importanza; e di medicamento,e di ri-, medio tanto eccellente,che la natura n’ha dato. E fel tempo ne ha tolta la vera mirra;il vero balfamo;ilcinamomo;& altre medi cine;che gli antichi poffedettero} dellequalià'î noftri tempi non. vi memoria alcuna, e fi forio'perdute:..Inuogo di quelle, n'ha difcoperte,e date tarite;e tante altre cofe;chenoi habbiamo det- te portarli dalle noftre Indie. Occidéntàli ye: particolarmente il Mecciocan (purgatione tanto eccellente,e tanto benigna) che fa, operatione con grandiflima ficurezza . E‘radice-bianca., gratiofa nel colore,e nell’odore ; è facile hel Pe opera fenza traua glio,e fenza quella hortibilità; che hanno l'altre purgationi;8& etiandio fenza quegli accidenti & angofie;. che fi fentono i «gliarl’alere.In oltre,ha altre proprietà;e virtà La rg geo , quì no?non fappiamo ; ma col tempo;e con l’vfo di effo difco» priranno di giorno in-giorno . La dofijche fi ha da pigliare, e la quantità di queta poluere fatta del Mecciocan ha da effer confor meall’obedienza del.ventre di colui,che la prende ; imperoche al la quantità fecon fi varia la quan be : Del Sulfiire vivo . dar fempre vn poco più;che vn pocomeno, perche beuendo va: odi rodo;fe per awientura paflalle il legno, fi può rimediare + Buelto in fommat quellò , che fin quì ho ritrouato della. radice: del Mecciocan, e fe più ne potrò rintracciare, lo reunion de il tempo,e l’vfo, mi dimoltr«ranno. Del Sulfure vino. Cap. XXI. » 1103 EVE] StA x Do per por fine all’vitime righe di quelto! ind \We i libro, Berardino de Burgos , huomo dotto & efper= ji ro nell'arte fua,mi moftrò nella fua bottega vn pezzo 53 difulfare vivo portato dalle noftre Indie,.cofa la più [iso ecceliente,ch'io habbia mai veduta, trafparente come vwn Minardi colore «di finiffimo oro ; e pigliandone vn pezzetto,ei gittandolo nel fuoco, diede gridiffimo odore di pietra di fulfurey: con fumo verde ; & odorato quel pezzo, non haueua odore; Lo: recarono di Quinto,dalle prouincie del: Perù d'vna minera ; che. ini fwritrouata in vn monte preflo le minere dell'oro .. Dicono che la materia dell’oro,è l'argento viuo;& Atpbiter de Fece vi mmc ent orn re. e Portano di] dun a i udt n'al ra ri se sriccio,d nza colore icona iparcrta; sil quale fi tro= nopic I Milva podi Nicirsqui. Quefto gettato nel soci deodordi pietra di fulfure; imperò è come wn pezzo di terra; && in neffuna cofa:fs fomigliz abfifaredi Quinto,eccetto, che nello odore; ma non haquebcolor di'oro,nè quella trafparontia;edia> 2 fanità: Applicato in cofe di medicine, doue con fa glioti ‘effetti, maffimamente macinato;e difciolto in vino,pofto la nel-volto è coloro;che l'hanno infiammato,e colorato,in gui fa di leprofi, ufato però più notti dopò di.iauer fatte le fue pur> gavioniuniuerfali,leua'wia quel colore; e fana merauigliofamens tè; diche id ne ho fatta grande efperienza. Difciolto con olio rofaro, fanala rogna; c pigliandone il pefo di una dramma con un ‘cino; lroalico, È & lo fpafimo. E* buono:per dolor de fian chi; e guarifce l’itteritia. E caldo;e fecco sciaiginenna: ; il che | benfi conofce dall'amicitia,che tiene col fiioco; percioche tocca- —°- co ‘infiamma be la materia principale di. dal 7h diabo. —— pezziauanzati,furono in cafa del Capitolo XXTT. O si ‘diabolica inuentione della poluere, cagione di tanti mali, e tantirdanni.. Del legno aromatico. Cap. X XII: «ea L Mrpzsimo Berardinode Burgos mi moftrò SI e va N chea mio! giudicio penfai ; che fuffe ille Ced Pasg gno fanto di fan Gionanni di porto ricco; il qual le> «0389 (2. guo hebbe coftui in quefto modo. Stando in cala d’un mercatante principale di quefta città, & appas recchiando vna medicina appreflo al fuoco, doue bruciauano per legna, quel legno; il fumo;che faceuaodoraua aflai, & era odo re molto foaue; di che merauigliatofi grandemente, dimandò,che cofa haueano gettato nel fuoco di così buono odore. Quelli di cafa le rifpofero, che quel buono odore veniua-da quelle legna, che fi bruciauano, Vdito ciò , fi pigliò vn pezzo di quel legno, e tratrane vna fcheggia & odorandola,non rendeua odore,nè me- — no algufto alcun fapore, non piu che fi fuffe vn pezzo dilegno comune. Leuogli poi vn poco della fcorza & odorolla, e guftol- la,doue ritrouò vn’odore aromatico eccellentiffimo & vn fapore non piu nè meno, che di macis,ò di noce mofcata,anzi piu viuos più acuto, più foaue e più aromatico di tutta la canella del mon do , & hauea più viuezza & più acrimonia del pepe. La guftai an- ch'io le nlegno , delquale egli hauea vn gran. DEeZz I a b cher on: imo noi. ta fragantia penetri,come fe quella fai uendone guftato affai poco , ne portai ttt bocca aromatico merauigliofamente,come fe vi ha rel portato © 1 p di noce mofcata . Di quefto legno dicono; chene fu. tagli ta gran quatità da vn fuo maeftro di naue, che venne perla” so hauana ; edicono, che in vna montagna ve n'ègran quantità. doue colui l’hauea peril naviglio tagliato,& effendogNene alcuni. uano per far fuoco,sì come difopra ho derto. La onde vò co | fiderando quanti alberi, c quante piante deono eflere nelle n Gea Indie gran virtù in medicina, già che per fur fuoco fi boro, crederei.io, cliofattane poluere fipotriano fare randi effetti in confortare ilcuore,lo ftomaco,e tutti imembri — | principali,fenza andar cercando le fpeciarie di Moluch,e lemedi | - cine dell’Arabia,e della Perfia.E feicampiincolti;è lemontagne della noftra India celi danno,colpa di noi, che non l’andiamo inueltigando, e ritrouando nè ci vfiamo quella di beate vfar fi conuerria per fetuirci de fuoi meranigliofi effetti. Ilche {pero col maiiiianà di tutte.le cofe difcopritore,e median te la noftra diligenza,come ancora l’efperienza ci -habbia con no- droga vieni isciaia peas ta D'ELLA HISTORIA DE I._SEMPERIO1::/ | AROMATI, Ò, ET ALTRE COSE CHE VENGONO PORTATE “dall 1palie Occidentali , pertinenti all vidi bb: : della medicina ; i: pop pg ‘9° d'ECONDO. Nelgaale fi fitratta di due veediciue. veseliiiffibre contra ogni i forte di veleno, lequali fono.la Pietra Bezaar,&r l'herba Scorzonera : done fi ferinona È eee e > piantine si. De \@uelenati e l'ordine che s'ha da tt È: è pe ida’ veleni. ALLA MOLTO ECCELLENTE SIGNORA euGH E SSA DI BESA Marchefa d'Aiamonte » € di Giuraleon; Contefla di Venelcazar, e di perni de IT pasnigio. di Capi s€ IL DOTTOR MONARDES svo MEDICO, $. = OGLIONO; molto eccellente Signora, tutti quel- dcè li,che ferinono,e danno fuora alcuna opera, de- 7 (0 dicarla ad alcun Prencipe grande, ouero ad al- Rose cun Signore » accioche fotto pi nome > e fanor f@0, Ven va ad effere in id rifpetto tenuta , e sta più volontieri. lo ea al cecelensifima s ho più ragione de gli altri à farlo; sì perche V.eccellenZa è così gran prencipe/fa, come le fono feruitore , e perche ancora per fo meZo hebbi nositia pa BeZaar, e dell'herba sile a bh Dell’Indic e < at <= - : £ proposti în questo Yibro di ivattare, perb(fer Gofe di erdadeY importanZa, e grandemente, alla vita humana nece(farie,già che rimediano, e curano tante ye sì diuerfe infermità , sì co- me in procelfo dell'opera fî potrà vedere. E poi che per meZo © di vostra eccellenza iv hebbi cognitione:di queste dee cofe, le: ©, confacro, e dedica»è lei z'accioche col fuo meo amcpra fiano motificate le molte virtez.e meramigliofi effetti di quefti due così fegnalati medicamenti; donde farà tenuto bene impie- gato il buono vfficio, & iltrawaglio , che V. Aeg que- | Jfos'ha prefo. La fupplico dunque.à ‘viceuere il libro come + . qpera‘d'uh fuo fernitore ; itquale nom per altro defidera la vita,che per [penderla in fsto fernitio; e:così medefimamen- se procura, che quella di VEctelli fia per wiîlti , e lunghi anni accrefcinta. * è rr Pei =» : : è 1 : R41 a è I bt a - If Si De e do ds 5 si di Fi î "i dè PS aa 3 gd > S® Se pa e bl : ) à i {} NÉ À i E ai ea rei tdi e» PR sia ka: A0 8 ti i © # Ù Pi e" n i "At a È > ; sa a x Wu ai } vd è, ì La mt sf - = PROE- ann DE di. . bid stBA0). P Li R 0 E::M E 0. | > : ti Jon rish ri Ri è pa da ti da) tto30 sto Pet : si» siov sti SH}. Sen iN 10,nel luo librodella hiftotia delle. cofena- (S Roy 267 turali,infinitamente fi duole; dicendo ‘tutte le cofe ks Ria dilquefto, mondo effere all'huomò contratiez-&à i See. gli animali brutti la natura folametite è vera madre, i. no» hawendo loro data fotza;& inftinto naturale;col cui ‘mezo fapeffero effi eleggere ciò che loro puo.eflerli profitteuo- de;& all'incontro fuggir quello, che nocumento può loro .appote «are-L'huomorfolamente è privo di quelto ; percioche nan fa ciò chea. lui può gionare,nè fa fuggire il dannofo j imperoche fe. non gliè infegnato, enon.l'apprende da altro.;non può faperlo; che nel vero.ida fe folo non l'intende;-la sonde -auuiene, che.tanti in- commodi patifceye che facilmente.cade in difatrofo fine E fra quetti pericoli, come percheà ciafcion paflo vi fia cofa ;:che puo ridurlo à morte, &à lui contrario «Il traffico nondimeno è quel» lo,che di nafcofto,&in palefe più:di turrel’altre l’offende.; ilqual toffico in ciafcuna herbetta fi ritroni,&;in qual fi voglia; minera: li Mànafcofto,&:in ciafcuno animalefi rifetra,fenza iche parliamo di quelli) che la malitia dell'huomo hà ritrovati contra fe ftello. gli arbori , nelle pico ticò fuin gran pe vici, merauigliofi pia iu non fappiamo , che.cofa fia-pietrà .Bezaars come femainon nò,e poco conofciuto,n i be ‘Proemio. tanti anni , hora non folo éé l’hi dimoftrata,e' difcoperta,ma in- fieme con effa n'ha data anco l’herba Scorzonera di grandiflima virtù ; faquale da pochi Anniin quì; non fenza picciolo noltro guadagno; è ftata difcoperta. E perche quefte due cofe; cioèla pietra Bezaar,e l'herba Scorzonera hanno fra di loro tanta fomi- glianza ne gli effetti,& hanno tanta virtù contra veleno, mi è pia- ciuto di fcriuer:giuntamente d'ambedue. E per hauer piena noti- tia-di quefto , cioè, à che cofa quefti due Semplici fono buoni; è dibifogno di faper prima,'e di trattar de i veleni,come preludio dell’opera ; € perciò diremo; che cofa fia veleno; &infegnaremo — à conofcere gli auelenati. Infegnaremo i rimedii;e come l'huomo s'ha da preferuare, eterierfi guardato da i'veleni; e però. trattare» mo prima quefto, come cofa; che feruità molto: al noftro inten» to,che è di fcriuere della pietra Bezaar, e dell’herba Scorzonera. Veleno è quella cofa;che pigliata per bocca;ò per di fuori applica ta,vinceil noftio copi cader ammalato,ecorrom pra dolo , oueramenteammazzanidolo . Quefto fi rittoua in vna del- le quattro cofe;din pianta; din minerali,d in mifti, din amimali. I quali veleni fanno i loro effetti è per qualità manifefta , ò pet roprietà occulta ; è perambedue; infieme. Quefti veleni alcu- ma volta ne offendono, & na &alle sua ce me filo mo per'noftro gionamento;e falute corporale, & altra volta fe ne Frati ero antichi per rimedio de" loro travagli. Di queive leni;che n’offendono , Diofcoride nel fuo libro della hiftoria dele Je piante ne tratrò ingenerale,& in particolare molto effarrimen tesmettendo in generale tuttii simedij;; &'in particolare ciò che era buono per ciafcua veleno,il medefimo fecero‘alcuni altri Gre ci,e Latini , & Arabi, sì comepuo ogn’vno, che più particolar- | mente dlefidera di faperne,vedere. Coftoro fcriflero molti anti: doti, emedicamenti, con liquali ciafcuno fi puo preferuare, € dinon eflere atrofficato:; perche la malignità humana è molto grande,emolti hanno tentato per loro interefle, è vendet ta non folamente offendere, e farmoritele genti volgari;e balle; ma Pontefici; Imperatori, Re, gratì Prencipi, e Signori, i quali; quanto fono in più maggiore,& alto flato'ripoftitanto maggior pericolo '. Molti fcrittori antichi fegnalati.compofero di uerfi icamenti per: non cffere offefi da veleno;-e'da cofevele nofe,le qualis'hanriano loro poruto “simana e + Proeniiò.. 27 fecel’Imperatore Marcantonio ;ilquale remendb di eflereattolfi> cato:; prendenaogni mattina vm poco.di Teriaca.: E Mitridate alcuna volta:la fua compofitione:di mitridato }'& altre ‘volte certe\foglie di ruta coh noci; e fichi ; e così medefimamente»nfa> rono alcuni altrile medefime imedicinievperi non'eflere offefi di veleno, è percheloro non fufle dato ‘A nii vfano i veleni per rimediare,e curare molte infermità i &inquefto :modo l’vfanoî mediciperefpellere; &enacnare ‘eli humori; chefohodi fopra+ uanzo né imoftri corpiy imperoche quelto son fi.può fare; fenot fifaviolenza;eforza'alla naturà’; pet laqual' cofa imedicamen tifolutiui gagliardi non:fono fénza velenofitàà Bened!véro; che fi cerca con'ognidiliséza di corresverli,©prepatarli; ma benthe quefto fi facciasturtauia vi relta qualche patte di Ivelenoficà j' per la ‘quale fa così gagliarda ‘operarione. Così medefitmamente fi vfano i veleniin:cofe di citugia;coni quali eftirpario; è corrome pono la carne cattiua;e rimuovono là faperfiua dalle piaghe 5 fe ne feruono ancora in'aprire;&ia farcauterio, douce fia dibifogi I veleni fimilmente preferuanoda alcuneinfermità;si come. pres ‘Proemio . dallo;,fomacasributta cofe,e di odore;e: difapére harrsibilé,e-H} chénottfi puomuotere, Sha grandi (badigliamenti;edifenrios pi,efi suigiadi colprenel vifo, horidiuentandò giallo; hora:lihi dasS:hera di.tolordi ierra,e diguetomedelimo calort.fifanno Eygnsolelibrase tuuoitcoripo;; eli; ente vha inquietudine; che nabpuòxipolire nèftarfering; nè meno piottare in. pieltiy è:colcato sieblatto)anzi: icon, vranaglio:, Scan fia: fi và riuoltando perilletta,é per.terta;efente;al.cuoreangofcie;tadein-fancopaz $chagrenvoglialdivontitaze, ma non puògil bignco:de gli oc» chidiusizaidi coloridi, gus, Sc infiamatiato.s flira con ‘afpetto Mi ivrea Gina SE ne pisaxeje ‘altro:glt, raffreddai autto it corpo 3 mafli mameritole!parti e& co Mernras adi: cinto derare,c'habbia ad éflere conforme al.veleno;c'haurà pref6 5 pers ciochede il veleno farà; ostutro il.corpofi raffredda;;e partis colarmentei piedi;le mani,& ilwifoz: rimandando anco il fiato freddo,elò vedrete tare artonitò squali fuor-de fenfir. Se'l vele no è caldo,hatàgranifere;Srdrdoredi dentroye difudri; tal:che li parràdiabbruciare..Fagrandementeà piopofito. per conofcere la naturazlel velena.préfa,vedéreibiramito;: e queliche per.vomito fiributtas-per poter dal'colotigiudicare;che- forte dì velenorfia:; imperoche tuttii: velenihanno ifuoi: colori pioprij: Conofcius to:«per quelkilvia jiò:per relatione:s ò per.inditij il veleno, fi deue SCCI NTE colfùò contrario; accioche-fi eftingnaz sé rimmona ila fua->rtialignità; di che tuttii medici antichi-hanhe ferittoaffai, tànto ih-generale ; comesin.particolare y impéroche ciafcuno hail fuofcohtrarior, donde li rimettiaalla fua malignità I fegnalipiù:cattiii, negliattoflicati:fono.le.fincope:più:frequen si i iatale gear lingua fuor dslla:boccajgrofa;enera;il:polfo contràtto il fudoti freddo, & hauer freddo ando.tutto il: seriali la eftremità,& itpettoc-El-cattiuo:fegndleancora,fedandoli davog i npuò:vothitare,. e cosiancto il non ftare in cerieilosre quefto di ni forto di x ò ‘bocca ziò canfas Didi ae mattia; come fe fuffe fre- netico,guefto»ò f ortale‘xPer io conofcère, che forte di veleno fia fato prefo;è: dibifogno ;; che fi mimià-quello, che ha pe See itolba.ireftara;ino villa = peroche chèdfemi POSSA e tdl Gini Lp te dal RAR i di male). « come io gd vuicane, putin e poimùitare di fa;perche i Pamimae orbi che fente‘alovinnitale;ma fe imbore,è rn veleno fia! 'ftaromedefimamenitegà ‘Cono fia di elfere'alcurio auelenarò,la prima; colica di i bada dighe il patientefaccia'il'romito; perchè.è cofa,chepiùcohuiene ye fa maiggior'prò:!pertioche' non «dà rempo da diftribbirfi it: veleno perle vene, c perle arterie;e di falircal cuore ; donefè perduenò tard giugnestolo Iddio vi: può rimediare; eperò quefto rimediò del vomito è dibifogno; che fi faccia conila: ‘maggior Li eine che fia poffibileyaccioche prima; ‘che paffi: lo ftomaco. i efp firori.. ‘Al chefarefi hà dacetcat cole )-che'cor maggior pi za;che fia poflibile lo poffano provenivano ledita nella gò Plnbandoia ildan&èrimedio più comune l’o-i loi lio dolce beuuto'in gran quantità;:diforte,chefen'empia.il ‘ven tresaccioche meglio fi efpelli ciò che ‘nello ftomaco firritruonaj ma sforzifi di tenerlo vn pezzo nello-ftomaco,e!poi! |‘procuri ‘comò ledita'il vomito Equefto fiha daifartanto’; finche fiwegga® ne uer gettato; ce mandato fuori tuttdiquellò;:che. hautà fab beuùto,cagione.di tuttd.il fuormale] E fe l'olio fon We nre teàfar iris Enit asleti; vomirtibi ; incominciando «da i più debe inefartb nio dedi uomito;a i a bifogno; va madi'agaricd; diyoaitolgre che hi Forse vonitty Pei ppi «di pn peer Alcuni hanno per! amfecreto di dar um quarriglio cheallaioftta mira furia una. tierra) d'acqlia di fiofdi i repida) perche oltre che pi uochi il doni gli hast articolare proper vee la arc del veleno»; déueti dar calda' 1a:mifura «dvn ‘quarriglio? ueft'acqua, camata dai fior de naranicî j tal proprietà; petto ere cei atatgibaualo ha gran vireà contra veleno y.sb 3 pe > noiferitto ibva’libretto che và imprefo. ire irarib dae) ee anco, che col won imefchi altuna:col@ sc'habbia virtù contra velerie see teriaca, mitridaro , & altri cn i _ Se Proemio. cffo trattàsemo>. Ai noftri tempilfi.é compoftò vn'olio sche chiamano di vetriolo;d.capetofa;percioche di:quello, folamente fi cava,dc-è cola la più eccellente per efpellere,e;gettar.la maligni» tà del veleno di quante ne fappiamo finì quì, pigliandone fei goc» cioleconalcunaacqla pati Enter fa, venir per vomito il'veleno,; & eftingue la, (ua malignità; e. non folo: è buono tale olip di-vetriolo in queto,ma per molte altre infermità., sì come ficinfegna Euonimo grandéalchimifta;e- molto dotto ‘nelle di: ftillationi medicinali ; perilche colui,cheha da curar gli attoffie cati,ha da tenerfpetialpenfiero di prouocarein principio il vo- mito, percioche quefto è il principal fondamento della cura. Fat- to ilvomiro fiprocuri di. dar dopo all’infermo medicine , c'hab- biàno yirtà particolare di leuareye rimuouere. la malignità } che ibweleno hà lafciata imprefla nello.tomachò;e membri principà li. e per.quelto Pneceftarioà fapere chie forte di veleno ha prefo: l’infermo;perche faputo:ciò;-pottà da Diofcoride, Galeno, Paolo! &:altri anthorische fcriuono:irimedijin particolare: contra tut= tele fortide’ veleni cercare ‘il rimedio . Se per auentura ferà al- Guna partedeli veleno difcefaal ventre;e non fi.pofla. per vomi- to 61 pellere;vfi de’-crifteri lenitini, iqualifacciana andare per fe- celo valeni, che-ih quellé parti. fi ritengono. Se: del .veleno,.non. fihotnrà porîtia,e non fi.sà;che'forte di veleno habbia prefo l'in- ermo;fi dene guardare;fegli accidenti fonodi veni taldi ; ilche fiuedrì dal volto infiammato; dall'irdoreinteriore, dall’infiam® mazione di.tutto:il.corpo;da gli occhi coloratisdalle vene enfiates dalla fete grande con febbre,ardore,e paffionenello ftomaco. Di: qui. ficoròfcerà elfercil veleno, caldo ;-e così À: quelto propofito: ‘hannoda ellerei rimedi pi quali non folamente:hanno da hauer! gran forza contra il veleno; ma hanno etiandio da alterare;:e: da, cuareli mala compleffione calda,che tà imprefla né:i membal? icine bezaartiches: interiori,dando per bocca:infieme con le. ne cole molto fredde , e;cordiali ,'e così parimente hanno da effer puelle;che fi pongono per di fuori fopra i membri più. principa=. Liodandoliaibi: pae fica nurtimento!, & infieme pre ragiui,altetati con.cofle fredde, e cordiali,lequali elfinguano lama: lignità;del yeleno + Ma fe gli accidenti faranno. di quelli; che di» moftrano il veleno cfler-frigido,sì sone per effempio faria. va fonì no.profondo,ouero l'effere opprelfo di Jerhargo, hauer le mevo=. Sha : bra fred- Proemio: 29 bra fredde,&.il vifo difcolorite. All'hora s'hanto da vfare oltre alle medicine Bezaartiche quelle,che fiano calide, accioche leui- no lafrigidità, così intetibre,come efteriore,rifcaldando il corpo, cîmembri principali, vfando ancora delle diuerfioni di più forti, ederimedij , cherifcaldino ; & eftinguano la malignità del vele- no;e cosìancora fi deono vfarcibi,che habbiano l’iltelfa virtù, & $4% come fono fucchi di carne,cauati per torculare, ouero in alcun altro modo,ne' quali fi mettano :cofe,c'habbiano virtù bezaa ca contra veleno , di che' parleremo in generale qui appreflo. ciò i ha da fare non folamente ne gli auclenati:di veleni occulti, iquali operano di loro proprietà ina i ogn'altro - fio quelta virti,e proprietà fpecifica cotta i veleni: (ono molti’, vni,come de gli altri,ve ne fono infiniti ; io parlerò de piùacco- ftumati,e Mipali ser capa efperienza. De me- dicamenti compo. i, il principale © perdi ne a ì 5° Dell'indie Occidentali. H Sispa ti maco;laquale è così ben fatta yi che.fi può dit,.che fiala principal medicina di quante fe ne fono compofteicontra ogni fonte di ve- leno;auengadio;che per volerla perfettamente comporre vi,man «£hino alcune.-cofe; purtuttauia facendoli ;‘come meglio fia pof Yibile,fa in quefto cafo meranigliofi effetti) non folamente prefa con alcune acque appropriate, ma. pofta.ancora fui morfise pun ture de gli animali velenofi,e così medefimamente in, pofteme ve lenofe, che fogliono venire in tempo di. pefte . Il mitridato èfi- milmente di grande effetto in fimil.cafo ,;e ferue.alle voltein ve- cediteriaca. La confertua di cedrose compofition de gli fmeral- di fanno merauigliofaopra in ogni forte dì veleno; e così ancora Ja compolitione diterra'figillata ha gran prerogatiua contra vele ino, ma maggiormente nelle febbri di mala qualità. La teriaca diatefferon è molto appropriata.in veleni frigidi,, & iù morfidi animali velenofi,e fpecialmentein morfo di animal rabbiofo » E così medefimamente vi fono molte.altremedicine compofte,che hanno virtù,e proprietà.contra veleno; ma quefte, ch'io ho dette, fono le più principali,é;più appropriate . Le medicine femplici fono molte,la prima.è.quella-terra Lemnia, tinto da gli antichi celebrata, e particolarmente da Galeno ,.ilquale pet vederla for nauigò perinfina' all’ifolaidi.Lemno ,.hoggidetta Eltalimeneda, Ja quale è principale medicina, da Grecì conofciuta , e fapita +H vero dittamo,chenafce nell’ifola di Creta, hoggi chiamata‘ Can- dia,col quale fi curano le capre,guando fi fentono da alcrinà her- ba.velenofa ellereoffefe, percioche mangiando ;di quello ,.tofto guarifcono. Lo fcordco , ilqualeè di tanta visti in probibir: la scorrottione,che i corpi in.vnabattaglia,che caddero fopra.di ta. Je herba fi confesuarono:grah tempo da putrefaztione,e gli altri, «the.non caddero:fopra di detta. herba, furono ritrovati putrefar- ati. Il feme del cedro è gran rimedio contra ogni forte di veleno,sì «comeferine Alhanco in vnià lunga hiftoria,ch'egli racconta i Del- «la medefima vitrà fono i femi denaranci,come perche. fiano in | fertidi cedroi.L'offo del cuoredel ceruo:è di eran virràcontra i velenose fincope di cuore; H medlefimo effetto :fa.il porfido sit «quale oltre allalvirtà A leflifarmaca, cura merauigliofamente l’it- teritia, di che io hofatta grande-efpericnza in molre.perfoné. | Ogni pietra pretiofa ha l’ilteffa virtù contra ogni veleno, malli. ieatotbat iti mamente & n E mamenteiliacinto,ele perlé;ermolto più lo fineraldo,.del quale pigliandone nouegrani;, refilteadogni veleno, & infermità vele- nofe ; maflfimamente doue fono punture dianimalivelenofi Va leanco in flufli di fangue veleniofi,&in febbri di mala qualità . 11 lincorno vero, è vna delle cofe di maggiore effetto; c'habbiamo noi veduta;douefitrona maggioreefperienza , che nel refto; del qual lincorno,pocofi ritrova fcritto,folo Filoftrato nella vita di Apollonio dicé -di eflercontra veleno ; ma. poi l'hanno amplia; toimoderni. Ma importa affai:ad hanere:il véro:, percioche fe nerirrouano moltifalfi,e finti. Io viddi in quefta citrà.wn Vene» tiano,cheneportaua vmpezzo non molto grande; del quale di. mandaua cinquanta fcudi;e ne fece in mia prefentia l’efperienza: Prefe vn filo,e lo vntò molto benecon l’herba di baleftrero { het- ba in quelto modo chiamata,perchei cacciatorine anelenano le faette ) e poi pafsò quel filo per la crelta di due polli sà l'vno dei quali diede vn poco di lincorno limato , con vn poco di acqua comuns,& all’altro non diede cofa alcuna; l'vnò mori in termi nedivn quarto d’hora , el’altro y che prefeil lincorno,vifle per duegiorni fenza voler mangiare,& alla fine morì fecco, comevn legno. Tengo io'openione,che fe fulleftato huomo,non farebbe morto,come perchehabbiale vie ci larghe da potere efpellere il uelerio;e:feglihaugia poruto far degli altri rimedi}; mediante i quali infieme:col lin di turte quelte compo! «qualità mani- ( lincorno fi farebbe liberato lo COSì - i mala qualità;ò domunque fia um di terra lemnia;ò di boloarmetio noftro | po i ti | Li S drammas di pietra bezaar,fe ui arà,il pelo di nenti grani ; faccia» n'ai cia CO 4; n- : an. Della pietra Bezaar. Della Pietra Bezaati Cap. I. az] A_pintRA Bezaarhà molti nomi, imperoche gli. Medi Arabi la chiamano ager, li Perfi bezaar, gli India- (39.2 nibezaar, gli Hebrei belzaar, i Greci alexifarmaco, . — xi. Bra veneno y delmayos.. È certo ragioneno] ha tal nome; poi Che.Senn gna i quefta pietra de p sir che gli eftingne,& ammazza, e Mrtege comi or di efli.. E FR] viene » che tutte le cofe , che fon poso sò contra cofe velenofe chiamano bezaartiche per eccellenza. Quefta pie sra fi genera nell’interiora di vn'animale, che generalmente chia mano capra montefa . Il generarfì pietra ne ì animali, è cola af fai chiara, maffimamente nell’huomo,il quale non ha parte nel fuo corpo, doue non fi generi pietra,così medefimamite in vecel alle cauerne,doue fono ferpenti,econ l’anclito li cariano fuori, Capitolo primo. © 3I la eftatefè ne vanno alle cauerne degli animali velenofi; donè ‘mene fia gran quantità, e grandemente velenofi; per eftere il:pae fe molto caldo,e conì l’anelitolicanano: fuori, eli eroe s& ammazzanò co i piedi, e fe li mangianò;e:dopa di efler den fatij diquelli, fe:ne vanno con la maggior celerità; che fia: poflibileà - ritrouare alcun luogo, done fin acqua;& entrano in quella in mo. do,che nonne appaià di fuori altro, che'l moftaccio per poter re fpirare ; e fanno ciò,perchecon la.frigidità dell'acquafi contem- pri.il gran calore del veleno; c'hannoumangiàto pe-ftanno là den tro fenza bere puse vna gocciola.di:acqua,fini tanto; che fi:difteme pri, erinftefchiquello incendio, e che fia loro paflatala furia di quel caldo , Stando dentro quella acqua; figenera loro nel lagri male de eli occhi vna pietra,laquale, yfciti dell’acqua; fe ne cade; e-ferue all’vfo della medicina» Quefto è in formma quello ; che fcriuono gli Arabi .. Delmodo come:fì gerièri la pietra bezaar; io l'ho cercato; e l'ho.confomma diligenza inueftigato da quelli; che vengono dalle Indie di Portugallo;da quelli,maffimamente, che fono paffati più innanzi della China; per faper la verità della cofa,& è nell’India maggiore, della quale forine Tolomeo,che fia così abondante,e.così ricca. Quefta è più ir là del. fiume Gange in certe montagne,che confinano con,la China, doue fono certi nimali:affai.fimili à cerui,così in grandezza; comein leggerezza; ii iai cervi, fenon.che hanno altrépar DI 4 cqui bl 1C apra tai iiicira OP: ; ch anno di cas A per È lfuo corpo alcune pietregrandi,e picciole ; le quali fono cofe di maggiore ammiratione;e di maggior virtù;che perinfino al dì d’hoggi habbiamo faputo: contra veleno. !E' openione; ‘chedi | quel veleno così pernitiofo mangiato da detto:animale:; e di quel le herbe così falutifere da lui pafciute,fi generi la: pietrà.bezaar} e fecondo che dicono quelli, chevengono da que’ luoghi, &han no veduto taleanimiale, dondefi cauano le dette pietre, dicono tf feredella grandezza d’vm.cerno,e quafi dellaiftetfa foima ; ha fe lamientedue corna;larghe;con'la punta acuta; voltate all'indies Pheò tade vna.catena di ferto legato , perche rompee rode le corde. Stò afpettando,che i che Dese per veder fe ha la pie- trabezaar, La forma ye le farezze di quelta pictraè in dinerfi modi;percioche alcune fono lunghe come offo di dattoli,alcune come-caltagne,& altre comebolzeni;rironde, & alcune come uo+ ua di palombi .Io neho vna, che par veramente vn rignone di ca. retto ma finalmente tutte fono arrombate ; nefluna ven'è, che biàla punta-icuta,ecosì come fono diucrfe nelle farezze, fo» mo anco variencl colore, percioche alcuna ve n'è di color cafta- gno dfcuro;& alcunefono citriné;ma comunemerite fono di co- dor verde ofcuro, come color di melizane; & molte ce ne fono di colordi gatto, con quelle righe,che hanno i gatti del. zibetto , di’ colorgrifo ofcuro. Tutte quelle; che boriò Enel fono àlaminet- te,lvna fopral'altra;come cipolle;coù merauizliofo artificio, or- dinate; equeftelamiriette fonò còsìbellescrifplendenti, che par» «ciafcuasché fia.polita congrande artificio ; la onde lenata la Ja>. mina fuperiore, l'altra che viene apprelfo, èimolto, più rifplende te,c più polita della.prima; e di qui fi conofce quando è fina,e.ve ra, E per quefto folamente io giudico, che quella;ch’io ho,fia-ve- rase fina; perciochelewata la. prima lamina, quella;che fegueaps . preflo è piùrifplendente della prima. :-Queflte lamine fono grofi fealle volte, scalicuolte fortili,fecorido la grandezza della ‘\pie- gra vE,comealabatro,& è.molle,imperoche fe fifa troppo dimo rare in'acqua;fi disfà Di dentro n nidolla,ne fondamento na,e vera;imperochelefalfe non hanno: poluere.. In'quefte due al se DelapietraBezaar. telamine;e la polaere di dentro; e mi dicewa,che cotali pietre fo ‘nodi gli Indiini remuteim maggior ftima, che da noi , per curatfi foro cor queftedi molte infermità. Andrea Bellunefe dicedi ‘openionedìi Tifafi Arabico in vnlibro, che:eglifcriffe delle pie tre;che la pietra Bezaarè minerale, e che fi cava della medefima 10.2 tto nella hiftoria medicinale, ilquale nel capitolo 36. fcriue molte cofe di quefta pietra bezaar degne di faperfie di fua auttorità dice di quanta eccellenza fiaquefta pietra contra ogni forte di veleno di qual fi voglia maniera;e qualità (i fia. Dice an» co,che fia contra i morfide gli animali velenofi,eltinguendo, & eftirpando la radice, emala qualità; che i veleni imprimono ne corpi; liberando:dalla morte colui;che l’vfa . Egli la dà in pot uere,e dice di fareil medefimo effetto fucchiandola , e coreane in bocca; percioche dopo di hauerla prefa, prouoca il fadore, & ì efpelle dita sir Serrande che portata — addoflo:di modo;che tocchi le carni alla banda finiftra,pret marcio n non effereatrofficaro,e lo difendeda tuttele odo. cofe veli pérchela fua proprietà,e virtù è tale, che in qual fi voglia modo;che s'applichi al.corpo,fa;chicil veleno non offendà; . equelli,che ne fono:offefi; fi fanano ; ilche non folo fa in quelli, | ©hehannoprefo il veleno,ma in quelli anco, a quali fulfero aue- + AR i lenate Pa lenatestaffe, velti, letrere,o altra cofa, donde potelfeto elfere offeli! Diceil'medefimo Serapione;chè quefta pierra'né i motfi di ani: mali velenofi,ò cosca Pier neri igliandone la poluere per boc ca, percioche provoca ill lore, efpelle tutto fuora alle parti elte fiori. Gioua grandementela poluere dî quieftà pietrà - pofta fu le Mteme,bdlferite di aniimali velenofi; percioche diltragsè , e leua' ha malignità del veleno; & initanto l’inalza Setapione » che auens ga che le piaghe fatte da rali animali fiano già incominciate è cof rompetfi,le cuta;e fanà . Pofta la poluete di quelta pietra’ fopra glianimalivelenofi,li tramortifce,e lea loro la forza; e fe fi por ràinquella' parte, còn la quale ferifcono,quantunque faccino pia= ga;noniriprimono malignità velenofa. E quefto per efperienza fi vede nè gli fcorpioni; perche pofta la poluere nella parte, con chemordono; fi léua loro tutra la:forza velenofà; fenza altro fare, che la puntura. Alle vipere, & altri animali velenòfi dando lo- to con alcun liquore tre grani di quefta poliiere, Subito muoio- no ; finqui dille Serapione. Rafisfimia di Galeno, huomo il più dotto, ché fia fra. gli Arabici,nel libro , ch'egli ferifle } chiamato continentè;dice così. -La pietra Bezàarè vha'‘piettà’, che tira all quanto al‘giallo;molle,fenza alcun faporé;faqualè dice epli? di hauerla fperimentata due volte; &haneruPritronata efficaciff.vit: ti contra il'napello , ilquale è il più gagliatdo di tutti i velehi. Dicemedelimamente hawer veduti iti quelta pietra i più meraui- effetti contra coon leno; ch'egli hau e veduti già Pa! ‘1 ANI r peperino bi. nè ti mer i ia (81 | to giallo. .Auerroe medico,e filofofo eccellente, Spagnuolo na-. conuenienti a' morfi degli animali velenofisdice,. volendo nferi, 4 ki + hi provate, ch'è il. feme del cedro 3 cela d ‘pi,che li generano negliangolide gli oce pi cchi di certi tiftrati) che forio in Oriente . Altri dicorio,che fi generi nella veffica del fiele ‘di quetti iftelli caftrati; la quale è la più certase la' più vera . Tro- afi‘vn'alersbezaari che è pierra minerale del paefe di Egitto dî «diverti colari;dellaquale hanno dette merawigliofe cofe i noftti ‘antipallazi lei loro libri. Ma noi fioni habbiamo di'quefta pietra ‘minetalet®bft alcuna approvati per efpèrièriza ; &io'h'ho fatta i piuoua,énongioua è cofa alcuna . Mala pietrà bezaar, che fi ‘cava de’ detti animali, habbiamo (perimentata con molte efi pe ‘tienze,datala ad huomo morfo da animale velenofò; ‘e poftola fu Ta piaga,fi‘cata;e fi libera mediante il fanor divino. Quefte tre medicine fBno itài efpériéhtia spp rotare,in tatti i'veleni del m6 do)sì come èil feme delicediozio ftmeraldo;e Li ‘pietra bezaar d'a- riimale. H'medefimo auttore tecitant! quarto capitolo, oltreal- le fue virtù! due cofe Pr pra pit è che fi generi que fta pietra nel fiele degli atitimali'; il che pat che fia'da “gran ragio- ne accompagnato;perciothe veggiamo în molti animali generar- fi la pietra hielficlè.. El'altro è il dire,che fi tià generando è poéò poco‘; laqual eUfa fi vede dallelamine, déllequali è compotfta'. Auicenna htomo'così dotto non feriffe particolarmente di que fta pietra, cotte dirmolte altre cole, che per'èffet'nitino di Perfia della città ‘di Boctata , hauca da hauetne più notitia , cheî Moti Spagnuoli,chè tanto in'particolare ne feriffero.Toccane folameh ee ache el quo cipitolo,palando dll medi cirie,che di ib rel Fa feta, nel qua elto itteltà capitolo, pitlando delle sofe(che è SRI zi doti dim ammo più(o il napello,dicc,chis lia buone fa piérrà bezaar otra Bezgar i ataze petta,e alii cofa approuata;.E ciò dille perle pietre fittitie,che alfuo:tempo doucano trouarfi ..:Quefti fono gli aut- ‘tori,ch’io ritrouo antichi fra gli Arabi siquali hanno fcritto, di quefta pietra bezaarsche non îo ono pochi,che doucanga quel: tem po hauer cognitione di. tal pietra pet .il, contratto,;6|gomercio, | chei Re di Marocco haucano con l’Indià Orientalep ei {pecial- mente con la Perfia,doue veniuano le mercantie,e fe gole pretio- fe dell’Indie. Di che.mi diede contezza vn.caualiero, afai prim cipale,che dimorò gran tempo in quelle parti per gouernatore, del Redi Portugallo,&hebbe di quefta pietra, cognitione, &anco delmodo,come fi.douea pigliare,e comegli Indiani ne :da gli animali ;-e della forma loro, Coftni mi diede gran luce di quello,che ho detto ; &egli la fperimentò., e l’ha ra, efperi- “mentare à molti con. molto gionamento de fuoi effetti. Et io.ne efperimentai nel medefimo vna,laquale egli hauca; la migliore, cla maggiore,chabbia in mia vita veduta ; che hauendo yna lun ga,e difficile infermità, accompagnata da vna certa triftezza, co- «me che haueffe fo(petto di veleno,gli feci pigliar per ‘molte matti | neal pefo di tregrani di quella pietra bezaar,con acqua di lingua ; “he 1.1) boue,e gu Rastatbensa Molti medie, 4 Ge ER rerogatiua contra vognî forte di ‘veleno ye ntra molte altre infermità , della Pe diremo noi tutto quel- - lo,che da ciafcuno ne ritronaremo fcritto . Fra iquali vi è. Pietro . Andrea Matthioli Senefe, huomo affai dotto, ilquale neifuoi dottiffimi commentari fopra Diofcoride, nel felto libro annoue- A | rando lemedicine,che fono per proprietà fpecifica contra vele- mo;fcriue della pietra bezdar virtù molto grandiz.e da, mette pero medicina, rimedio.il iu principale, c'hogg i fi rittoui nel mon- do contra veleno; e ce affai di ui s che noi habbiamo detto de A ansrarig i allega ti, Ande eg ci Coni HapslrA dai più otti chiamata Galeno S pagnnolo ne com, csi rimedio fia la pietra bezaar contra ogni { di no,e contra i morfi delle fiere velenofe, coineanco Contra le. fe bri peftifere,e di mala qualità;c così medefimamente fcriue,, che Mzraosincio comma lemina: c dice,ch'efpelle, c sompele mito,e data è quelli,che hanno già vomitato , fa loro mat fuori per fudore, oucro per fecifo Data ncile febbri nel di del ; °° DelapiettaBedar. er ; ri “SS il fudote,con il quale molte uolte figuarifce. Nella terza centuria nella cura 74.& nella cura 83. curando al- «cune febbri pettifere,dice,che prefo il pelo di tregrani ‘della pie» tra bezaar con acqua appropriata;eftingue, & ammazza la mali: gnitàdel veleno di fomiglianti febbri, ela dì comé rimedio'pre- ftantiffimo,e dice;chei Re della India tengono quefta pietra iù gran ftima; eben pare che fia così; poiche il Re di Cochin man+ dò nella prima conquifta fra l'altre ‘cofe pretiofe, via pietra be- zaar poco più groffa di vna auellana, per prefente di maggiot prezzo,edi maggior ftima ditutti, laqualefa quì poi havuta in gran perio per hauere intelo le (ue grati virtù, E-quelta fu la pri ma;che i Portughefi:portarono in Spagna ima dopo di quiefta ne ortarono molte'altre, vedutii merauigliofi effetti, che con quell ‘gli Indiani facetàno; & hòggi la portano infieme con'i diamafi tisrubini', & altre'cofe Previa i gran valore,the portario di quelle bande,e la vendono molto cara.‘ Nicolò Fiorentino; fra quelli de fuoi tempi il più dorto, nel fermione quarto; al'trartàro de quarto, nel terzo capitolo loda infinitamente la pietà bezaat ;'é dice il medefimo,chediffe Altierroè, è Serapione, feriza porui cò alcuna del fuo; sì come fece in tutto il' relto», che egli fcrife Giouatini Agricola; Amonio Alemario , che feriffe dei tmedicas menti femplicile noftti tempi;nel fetondò libro parlando della ievra bezaar,:dicè effere antidoto efficaciffimo contra veleno, &efler medicina divina contra i veleni,e morfi d’animali . Giro lamoMontuo Francef& medico del Re Entico;nél libro, che èglî {crille de rimedij cirugicali,fra itimedi) degli ‘atielenati. poneda' pietra penne peril maggiot dini con i rimedi} de’ tioftri” tempi,-per la grande efperienza; che egli n’ha hiauutalin' molte co» fe;& in molti lignori Antonio ‘Muta Bralauola,medico dotriffi mo da Fetrara,nel prologo ; che egli fcriffe fopra gli antidoti di Melue;tecita vn' cafo accaduto in Fetraradi molte perfone auele: nate,lequali fi rimediarono con vomitàre il veleno con'oliordi ve' triolose con pigliarila pietra bezaatvIli Conciliatore chiamato Pie: tro d’Abano natiuo:di Padoua,hviomofra quelli della :fuà età all: fai dotto‘im'vn trattaro;che egli fcrifle de veleniynel cap.81. dice? Peziarantonomaftice,fiintende di vna certa pietra detrà bezaat;! lascui propria;efpecificavitrà” è contra ogni olevdi veleno mòr tifero,liberando dalla morte con ogni:celerità fenza bifoono vit si . - Miareg aiuto = , Di, Le - T nà aiuto di altro antidoto, è di medicina ; ò medico alcudo ; onde perocsellanzat «dicebezaar, perefler- medicina; che libera dave» leno,da morte,e da ogni.grande infermità... E chi portarà quefta pietra feco,fi può. tener ficuro.da ogni mortifero- veleno ; dalla ualeynRé d'Inghilterra chiamato Odoardo, fu liberato da vna ferita welenofa,è mortale, chel gran Soldano li diede con.vnà fpada anelenata in vna batraglia,che hebbero infieme nella cone quifta di Vltramar; vicino la città d’Arom,alquale ftando per mo rire,fu data la pietra bezaar,dona tagli dal gran Maeftro de’ tema plarij;che era vn’ordinein quei tempi di gran qualità,e molto rie co. E dice di più,cheegli vidde a fuo tempo vn'altra pietra be- zaar leggiera,che firade comefi fail geffo,di.color poluerofo;ché Cra tenuta in.gran ftima...Altriauttori ron;-vi fono, che faccia- no mentione‘dì tal. pietra; e fe alcuno ven"è s ne ‘tratta deggier- mente,non dicendo altro fe non,chela lodano in generale s&in articolare, per cofa buona per veleni .. 1 quali auttori io lafcio ti recitare , ripurando, che fiano a baftanza li già detti, perche habbiamo auttorità a fufficienza per tutti quelli, che fe ne vorran no feruire. Rimane dire quello,ch’io per fperienza n'ho vedu- to,a maggior confirmatione della fua virtù, e fue merauigliofe Operationi, accioche fappia ogn’vno,chequel ch'io ho fcritto de li auttori allegati fia approuato con manifefti efflempi. Sono iii, la mia fignora Ducheffa di Befciar,fa auie demente fi non hauendo io più cognitione di queftap m’era feritto ne libri,e non credeua;che in: uefte on forte di léttere,& anco in tutrorquello; che vi principal orecom’egliera,era tenuto a fapere, e lo defiderana ancora :rweder la pietra, cofa da me:molto bramata . Simandò perla uuta dapoi che fi vidde,che ogni volta, che la prendena ; ritorna: ua affai,e tornaua con granifatica;etardi;afizi totempo liberatfene totalmente; ma quando gli fi dauwa la pie- tra;tofto ritornana,e con gran facilità, come fe non vi fulle cadi to. Perlaqual cofa la fignora Duchefla mia padrona; portava fermpre la pietra in poluere nella fua borfa.‘in quella quantità 3 chegli fene douea dare,accioche nel caderein detto fuffogamen: den 1 potefle. con più facilità dare, perche nonhaueffe à dutaîli tanto . Hora auenne,che sche incominciò ad vfarla;non ca- dea così allo fpeffo in tal fuffogamento, come era da ‘prima fo- lito. Vedutoio ciò,diffi alla Ducheffa mia padrona,che era pre cetto:demedici,che quelle medicine, che nécuranò dell’infermi- rà;ne ponno anco preferuare; perche in quelle non incorriamo; — Eiche pereidieroiodi pater, chodonelledarglifencogni tatti na; che potrebbe agenolmente elfere ; che ol continuo vfo non veniffeà partir più tal fuffogamento , & haueria quel vapore , che afcendeuz al cerebro;confumato , ilquale douea per auentura ef- ui i i mala qualità la onde la pietra haveria ammaz > dano |. 7A» ide, zatà & eftinta quefta mala qualità & haneria confumatoquel vas ore, che fi leuaua di rutto il corpo;ò.da alcun membro partico» Lea, ondeleuata la radice’, e l’otigine del male , reftaria libero . Si fece così, e gli fi diede ogni mattina a digiuno al pefo ditre gra> ni, la poluere della pietra,con'acqua di finguaboue; e piacque è noftro fignore,che facefle sì grande efferto,che dal dì, che incomia ciò è pigliarla , finche morì di altra infermità, dopo di più didie ci anni,mai più cadé in talimale; laqual pietra pigliò fei mefi con tinui,fenza mai mancare vmgiorno. Velo quefto: effetto così grande;e così chiaro, hauendo io per Je mani vna fignora gioua- nè,chiamata:donnaMaria Catagho; la quale era ftate:gran tempo inferma'd’alcuni fuffogamenti di cuore; d:puredi.epilepfiaz&ef- fendo da molti: dotti midicidtarà.curata; P'hauea nondimeno: ta- leje così prande,che tal voltale durava dieci;.e dodici: ore fer- za mai ritornare,e quefto era quafi'ogni giorno, onde era ridotta è tale,che non filetrana già di molti giorni di lerto } doue effendo io chiamato per curarla, veduto il poco giouamento, che le hane ino fatto gli altri rimedij; lafciai i rimedij comuni de gli: altri, ché n'erano Mtarifatti infiniti e le feci:portàr di: Lifbona vna pie trà bezaar,e dopo di'hauerla purgatajglie la diedi:fecondo Pordi- ne già detto. Tal'cheda queligiorno 4 cheincomincidà pigliatla fino'ad hogpijtmai più ha patito tal male: ‘the fono già più dido- dicia fi:confumò vna pietrà grande,quanto vn datolo. E huomo dr fogno ne haucua,ritornaialla fua cafa,elo ritrovai col mag- giore affanno & anguftia, che fi poffa alcuno imaginare. Tofto giunto , le diedi tre grani della poluere; ch'io portaua dentro la cartolina, infieme con acquadilingua boue, & in termine di tre Credo,dopo di hauerla prefa’, s'incominciarono notabilmente à rimettere gli accidéti,l’angofcie,e le fincop;edi (orte,che quando fula fera,ftaua già in buona difpofitione, e fuora di pericolo di morte,done eta ftato così preffo ; talche al giorno feguente fi ri- trouò bene inquanto al pericolo, ma reftò nondimeno di tal for- te,che per molti mefi non potè rihauerfi dal paffato male. Auen- ne,che il medefimo Licentiato Luigi di Cueua effendo in camino con vn fignore, &vn paggiogrande,fi mifeà berein vn foflo di acqua aflai cattiva,e piena di velenofi animali , e nel finirdi bere, fi fentì tanto lafo,& impedito di tabimaniera; che non fi potea doglifiil ventre,e tutto il corpo, con gran» dar la pietra bezaar,& tofto incominciò è ftar bene. L'ho fatta . dareàfanciulli,che puzzano,e patifcono alferfia,&èà molti ha fat to manifeftiflimo giouaméto, e cosìaicora àquelli;c'harino lum brici,douejfa grande operatione, percioche li fa mandar.fuoti ; e di disfa ar rene i Sa gli accidentiyiche foglio ‘no fare,& il medefimò fa;doue;che'fia materia, ouero humor v fo. Nelle cofe,doue più chiaramente fi fon vedurele fue ope ‘rationi; è ftato nella peftilentia span Aereo i 12 chiaramente gli effetti meranigliofi, che factua . E volendofarneio efperienza; hauea quattro appeftati nell’ eda tale;à due dequali fà dara la pietra,&à gli altrinò ; quelli,chel 1 prefero;fcamparono Ja vita;gti due altri morirono . Si diede in ei tempo; a molti appeftati ; dequali ve n'erano, che haueano U vii. ghiandole,& altri trese tutti fcamparono la vita. E di ciò,fa pr rono teftimoni molti pi gnori,che iui fi ritrovarono prefen» ti, iquali chiaramente ro. emolte altre perfone partico» Ag lari,sìcome è cofa notoriaà tutta la corte. E. profittenolegran= demente quefta pietra in triftezza , e melanconia. Sua maeftà dello Imperatore Carlo Quinto, che fia in gloria,ta pigliaua fpef- fe volte per quefto effetto, così medefimamente l'hanno piglia- ta;e la pigliano molti percotali melanconie fenza caufa , percio» chelelenauia,efa,che chil’vfa-refti allegro,contento,e gioiofo.. Ho veduto io molti affai.affannati di angofcie,di fincope ye ma- lenconia,che in prendere ilipefo dotre grani di quefta pietra con acquadillinguaboue,fono-ageuolniente guariti. In febbri dima Ja qualità,epeftilentiali: fa mevanigliofa opetàtione ;iimperoche Ieua là malignità ela rimuorie dalia perfonagie confama la mala qualità del veleno,che è la principal cofa, che" medico dee fare ; impetoche fe quelta, prima d’ogn’altro non fileua, poco vale la cura;che fi fa Vfano molti di portare vn pezzo di. 7 Ptigoi Sage in bocca in ‘tempo di fofpetto di pelte; e quando:fi ha timordi veleno;ò dicofa veleriofa:; e così medelimamente giona molto à tenerlain'acquase di quell'acqua dareàgliamalati di febbre pe- ftifera yò: di mala qualità . Vn-cavialiero haviea due feruitori con febbre di mala qualità, che comunemente chiamano Modorro,di- «ciamo noi mal mazzucco , cuero mal matto,e tenendo di conti nuo vna. in vn vafo d’acqua, della quale facea loro bre,& accrefce vigoreal cuore. Quefta pietra non giona en tein veleni,& in cofe velenofe , ma in altre infermità ancora, fi come fiè veduto per e s percioche data in caj ogirli è vertigine;che vogliare dire, di capo,gioua grandemente,e cos Dia PRE 3 È È Le sen i n 3 “dl fe ca Date: ‘dopo di | ere “ia vfcite le papule,pùr che non ligran sepletioni. Vna cofa ho zitrouata io in quefte papulese febbri di mala qualirà, di grandi&. | fimo gionamento;e di notabile efperientia in molte perfone ; &è àl bolo armeno noftro,preparato con acqua di rofe, dato in tuttii — x medicamenti,che ha l'inifermo da pigliare, e così ancora nel man: giare; che in verità vi ho ritrouata gran virtù, maffimamiente in pane nolan molti infetti di mal mazucco , done mol- ti fi liberarono con effo. Tutto che quelto noftro bolo armeno af- Sfaidiff-rifca dall’Orientale ; e‘quefto farà in mancamento della | pietra Bezaar, come perche quelta ecceda tuttigli altri rimedij,sì come io viddi in vn caualierò allai principale di quefta città, il quale hauea vna febbre di mala qualità; con molti accidenti di vomiti,di fincope,&caltri accidenti di febbri maligne, done erano apparte le papslaà dette, per le fpalle; &in darli la pietra be- zaar con vn poco di lincorno, fubito gli accidenti ceflarono;e'ven sent coratne seul nella Spag ici anni sind ch'io me ne féruo, fi fono di cattine inferm ‘liberati s&lin verità par cofa miracolofa à gli effetti , che vna:piétraicanata dal x fieled'vh'animale, come ceruo,o capra; data im così poca qu tà,ficcia ‘quei grandi effetti; c'habbiamo fcritto . E percheè è già tempo di trattar dell’herba Scorzonera; hanendoui'affai tenuto à ac nella pietra bezaar,dirò tutto quellosche di ella faprò. Della berba ScorZonera "I Cap. Di; < Fr "He ns 4: Scorzoneta , della‘quale babbiisto pra fi meffo di crattateà vziebi ‘conofciuta, > Screg €, Di pone $ mne Pha di- orgia cole, chef ni: portano eva eci , e fono( sì come v mo)'infinite,lequali da. i.no antipaffati,nè meno da noi reggio he veddicfesdade c'habbiamo noi fetitto inva trat- tito fatto al Reuerendiffimo di Siuiglia , ilquale tratta ditutte le cofe, che fi portano dalle noftre Indie; che feruono all’vfo della medicina; il cafo paffa così. In Catalogna, nel.contado di Vrgel; in vn luo; »che fi dice Monte bianco;fu la prima volta ritrona- ta que nera in quefto modo. Effendo quel paefe 9 e Mimi dolori, cidenti cn armani i ilquale:cutana i morficati da quefti animali così velenofi,con dar doto è mangiare vna radice; & il fucco di vna certa herba , ch'egli «conofcena. Ilqual rimedio era di tal gionamento , che aflai facil- ‘mente fanaua imorfize la velenofità ; doue concorfe tanta gen? ‘te;che lo fecero non folo libero, ma ricco ; e mai quel Moro in tutto quel tempo,nè con promefle, nè con doni, volfeà nefluno «dire,che radice;d herba fi fuffe,con che egli fanana così gran. ma- Ie,fino è tanto,che due perfone curiofe del popolo, veduto quan- to importauaà tutti faper , che herba era quella, gli fi mifero dic- tro fenza effete da lni vedutiseviddero doue colfel'herba, eca- | uaua le radici; Pofcia partitofiil Moro,andarono à quel luogo , ue egli hauca colta l’herba,e trouarono il refto dell’herba; che il Moro hauea coltà ; e pigliatala,e cauatane buona quantità , per- che ve n'era affai,fe neritornarono con l'herba alla terra,& a ca- fa del moro; ilquale trouarono;che ftaua cauando l'herba d’vn ce Îto,con chel’hauea +E guardando l’vna,el’altra,viddero, che era quella iftella ; la onde non puote negare il Moro, che era già difcoperta la ‘cofa,che egli renea celata;e l'herba.; che egli ha- uea colta,e:che egli daua, era con quella , che portarono coloro , vnaiftefla ;eda quello impoi s'incomincidà conofcer da tutti, e dibifogno ;andanano effi medefimi à co- no pi -limorfidegli animali già detti efcuer ua dle perh fomiglianza,che la radice ha col dicecon quefto animale,chiamano l’herba fcorzonera .E' quelto animaleal generale lungo vn palmo e mezo; e fottile nella coda, efivàingroffando perinfino al capo in forma di vn fafo dilegno; hail groffo,e quadrato conla bocca grande,larga, & fquar- ciata ; halalinguanera,&cacuta; ha i denti minuti, come fuffe- ro di vipera femina,con i quali morde,e con la lingua punge co- mefcorpione; ilcoloreè cinericcio,che tira al nero ; con alcune pitturedi vari) colori,è vn'animal pigro nello andare, e ftà con- per ciò fiteme di dormir nelle campagne,done fono quetti, E' fe roce,di cattiuo afpetto,e di cattiue operationi; è peggiore il fuo morfo,e di maggiori accidenti,e pericolo,che il morfo della vipe- rà di quel pel Solamente ha per contrario quelt'herba , chia- » Skalitati mata che veramente fi confronta la figura dellara- — mata :delfuo nome, codi quefta herba. opra, di modo,che la inghiotti male morficaro;e mangia fubito fana ; efe bene Celi delle foglic.ò beuuto da per fe,ò mefchiaro con altra cofa cordia- le,in ogni modo è contra veleno,e non folo è buona per li morfî dello fcorzone,ma contra quelli di vipera ancora; & de gli fcor- ioni,e d’altri animali velenofi. Tratta l’acqua per lambicco, e en bere nelle febbri peftilentiali,le lena via ; ouero eflendo di ‘mala qualità farà di imedio,e data intempo ; che la natura ._ moltobuon gufto, e fi mangia con di etratio i - l’acqua diftillata della herba,è gran rimedio per pinta, come era. lla punta,& ha vn'ner- ». qretto,che và dal nafcimento della foglia, per infino alla punta; il colore è verde chiaro:; fa molti rami,ritondi,fottili,duri, e legno» - fiynella cima produce certi capitelli lunghi,nernofi,e ritondi com certe punte iniguifa didenti,che tirano alquanto à capitelli di ga tofali,.donde nel mefedi Maggio efcono alcuni fiori riftretti di molte fogliette,i quali aperti del tutto;fi fanno vn fior grandeze ritondo,e lefue foglie fi fpargono in guifa di raggi del fole, gialle, che certo sa fiore di ‘affai bella parutà; Alla fine spo cadonole foglie,e rimangono i capitelli, ò calici; che vogliate di- re,ritondi,{pargendo fuori: di nigleciii te,tutte per i ie hanno del bello,e nelloautunno,ne: vafetti,che rimangono, refta il feme,ma fatto ilfeme, cadono :lefoglie della pianta . La radice èin: forma di vna paftinaca,carnofa;egraue ;;e fi finifce in acuto» andando fempre ingroffandofi per infinò alle foglie ; ha vna fcor- za pena attaccata lla medclima radice, di color pardiglio; che tira al nero;alquanto afpera, tagliata,ò rotta , getta vn’acqua vi- fcofa,comelatte; è tutta bianca di dentro , ine racragà nafce peril più in luoghi montuofi,c'hanno dell'humido:; la fua com- Mione è calida,8humida nel primo grado ; le fuewirtà:fono tutre quelle ; c'habbiamo:dette; la:principale è contra lo Scorzo- x ne,animal così velenofo,e così dannofo, che in verità pare in que attoifficari. La onde è bene,che mentre fi fa provi ò della radice di derta herba,che leghinò il patiente quattro;ò cin le pielio dh. n è fattidiofa;e difficilcura . E quelto hada elfere precetto comme in tutrele penttara ò.morfi di velenofi animali. Se la piaga farà picciola,fiha da: far grande,e fi deue con alcune fearificationi flar gare, cueto.in alcun'alrro modo. ‘Se farà frefea, le fcarificario- ni fiano leogiere) Se di lungo tempo, fiand p e;affine,che colfangue efchi molta quantità di veleno ; e dopo delle fcarifica- tioni viti getrimo le ventofe,chetitino il-veleno fuori, tante vol- te-gettindowele,quante vi parrà;che il bifogno lo ricerchi. Alcu- nifonòo, che fucciano le punture,ei morfise ne canano con la boc ca ilveleno,impirò è cofa pericolofa ‘pet cohii , che fa tale.vffi- cio; egli fiaadunque à rimediarui con ventofe; è con poruì it-callo d'vr'gallo,ò di pollo, è dipiccione fopra al morfo; ma- il gallo. fia viuo ,-hauendogli prima; quella parte difpiumata . E quefto fi déue rante voltefare;quante meftiero ne fia; fin che fi vegga hauer tratto nori: il veleno, ch'eranella piaga. Deuefi te- ner tanto il pollo,0 gallo-fla ferita, finche fi vegga venir meno, ‘ ò morire. E'buon rimedio anco di metter detti polli vii, aper- ti per mezo fa fchena fu la ferita, ranto:tempo tenetidoueli;quan toquel calore fi conferua, tofto poi leuandoli via, ché il calore in- comincia è taffreddarfi, quando hada porui de gli ‘altri, sforzan- dofi fempre di cauar fuori ib veleno: conil miglior modo.;:che fia pofkbile + -Sopra'la piaga fi porigà medicina,chela tenga aperta). Alcunivfano nella puntura cauterio attuale,e fa grande efferto, - eftingueridoil veleno,e confortando la parte. Il medefimo effet- to farà il porentialeinammazzareil veleno, ma non è così buo- rio,come l’attuale; l’vno el'altro intrattiene , cheinon:fi ferri la piava ; iche è cofa neceffaria: per la cura. Fa gran ptò il fucco Rule hetbeo fcorzonera' pofto fenza altro fula puntura , ò me- {chiato con altremedicine;bezaartiche, come è teriaca;mitridato, & altre fomiglianti medicine . Ma fe fi pudhawer la pietra bezaar, gettando della fua poluerefopra la piaga» farà merauigliofo ef- ‘fetto. Intutto quefto rempo fi ha da tenerbuon'ordine, e buon repvimento in tutte le cofe nontaturali; vfando al fuo tenrpo le ‘ etiîcuationi con ‘medicine benedette; con le quali fi mefthiaran- no'alcunecofe contra veleno . E quando conuenga il cauat fan- e dalle vene,facciafi ; edi più fi foccorta è gli accidenti ; è ‘cia- faieado fi fpetta, tanto in ‘generale, come in particolare ; Hauendo è mente di darla mattina à vo all’infermo la con- | ia © Dell’Indie Occidentali. L ferua ani fra giorno,fe. i aftringes Deuefi an- .co;haner penfierò di vntareil cuore con cofe,che contemprino, «onero alterino.la diftemperanza; oweramente fare cepitime delle medefime cofe,che confortano con poluere,& acque cordiali; fra lequali fi metta femprequella-della herba fcotzonera. Qltreal- Je virtù, che ha l'herba fcorzonera contra i morfi di quegli anima li tanto in particolare, come in generale se contra tuttii veleni; ha etiandio altre virtà particolari, che con l’yfo ne l’ha la efpe- rientia dimoftrato « E' cofa molto approvata nelle fincope dicuo . rese per quelli,che patifcono di epilepfia,e perle dontic,che pa- .tifcono mal di madre, e ftransolamenti; è fuffogationi più ui a ss, è «do la conferua fatta. della radice ydibevendo-il fucco dell chiarificato, oneramente l’acqua diftillata. Gioua grandemente dopo del parofifmo , ma.maggiormente prima che.venga, & in quello che fi fentevenire. Pigliata la radice con l’acqua, prohibi- fce,che non pungiod venendo,farà molto minore; ma non opera tanto,quando fi prende dopò » Giona aflaià quelli,c'hanno do- na la. conferua fatra della radice,e l’acqua infieme, nonif | offefiin quel giornò . Tutto! quefto infegna l’vfoyela afperienza di quefta berba', fenza che habbiamo auttore; some gli au feguire,imperoche fin quìnon fappiamo di che nome gli.auttori. Ja defcriuano. Gionanni Odoricò Melchior, medico. A. laquale è £pecié di ci>: 7 , x ai e coria; ce lignofa,&: folo fi confrontano nelle virtà morfi delle vipere, dicendo Di; ofc ia enaditila darsi vino;è gran rimedio per limorfi delle vipere. Qual fi voglia cola che fia quelta noftra (corzonera,noi veggiamo'i fuoi effetti eller grandi, così contra il morfo dello (iorzone; animale tanto pelli- mo,e velenofo j come per laltre infermità, c'habbiamo'detro ; lequali virtù, poichein così pochi anni fi fono difcòpette, ho (pe ranza,che molte più fe ne habbiano da huomini detti à difcop ri- re nel tempo. da venire, lequali fip anno: EA ìquefte, ch'io ho quì potato difcoprire, e feriuere .. ‘che habbiamo trattato il meglio,che fia ftato poffibile di quefte due medicine, così principali,come è la pietra Vere l'herba fcorzonera ; che fono le due cofe così principali, e di così grandi effetti contrai veleni,è ragioneuol” cofa,che fi 1 venga all vitima parte di quello, ehabbiamo romelto di feriuére; Tio , come habbiamo noi da guardarne,e i preferuarne dai veleni, per non cadere in vn pe- ricolo cosi grande, come da quelli rifulta,già che è maggior virtà il ressa che il curare; ; imperoche guardandoci dal male, è 2 ‘quando già l’habbiamo . In quefto gli an- 1,8 vfarono molte do fra lequa- fivet dr prot c che è la credenza , che loro fi | che con tal mezo fi ai non mangi fa niocere,nè bere cofà, Lirio effndl ‘Quefta { ‘credi za,che vogliate dire,la fa îl maiordomo;è {calcò,il igio hi cura di mettere il mangiare innanzi al Si » e fimilmente il cop- iero, che ha da dar da bere. Perche sì come quefti hanno cura Bi quello,cheil ore ha da mangiare, e e da bere, così il cuoco, &il bobine, o‘da tender conto di paco percio- cheil cuoco è obligato } quando è pparece PL {calco ; 3g il bo bottigliero , di 14 A. È -tofto per cerimonia,e grandezza, che per ficur- falua . Al dì d’hoggi fi fa altrimenti quefta cotal cerimonia ,.che da principio fi facca,e come fi dee fare; percioche hora con piglia revn poco di pane, e menarlo perfoprailmangiare, &in moz» zicarlo vn pocosegettarlo via; e con toccar folamente co’ labbri vn poco di vino, è di acqua, fatisfanno &all’vnoy& all’altro; ma per farlo bene è dibifogno,che realmente mangino de cibi,e bea- no di quello,che danno. da bere ; perche altrimenti malamente fi può fapere fe vi è fraude,ò nò,prima,che giunga allo ftomaco del fignore. Deue medelimamente il fignore ordinare , che ;fi appa- recchino diuerfe.forti di cibi, perche non'piacendogliene vno, pof fa mangiar dell’altro,e di quel che li pare ; immperoche effendo va rij emoltiicibi,mangiarì poco di ciafcuno ye Priagiandone po- «co,non potrebbe quello,che è in effetto di veleno,far quel dan- no ,che farebbe vno, ò due, quando di quelli rettale fodisfatto.; percioche effendo qual fi voglia de cibi infetto, emangiandene affai,faria maggior danno.. Auertifcano ancora, che molte volte l'animo dà di, non mangiare alcuna cofa, all’hora dene lafciardi guftarla,perche ne potria poi (entire. notabile nocumento . E'be- «neà mangiar con forcina,ò con cucchiaro guanto fi mangia,e che fiano fatti nel modo, che Girolamo Montuo, huomo dotto in nedicina fecefare al Re Enrico di Francia, & è, che per conofce- refe nelle cofe,che. fi mangiano vi è veleno , fi ha da fare vna for- alal. . «cina,& vn.cucchiaro di miftura d’oro,e d’argento, che gli antichi «chiamarono ele&rum,laquale ha da efferedì quattro parti d’oro, — | -Gevria d'argento ,.e fiano gli iftromenti lifci, netti, emolto ben forbiti. Cona forcina,pigli le cofe dure,e fode; con il cucchia- ros.le cofeliquide; pio >. nelmetter tali iftromenti nelle cole, caufato , per x Ce lE At tab 1 i 2 cleno, dee Capitolo, 3) 13. 43 piglia alcun colore de già detti,ma fe non vi farà veleno s riferbi- rà11 medefimo colore,c'hauea per prima, fenza fare alcuna mutar tione. Etin uerità è molto gentile,e nobil fecreto,e facile. Inco- minciando à mangiare qual fi voglia cibo,l'ha da mafticar molte bene,e da fentirne gufto s guardando bene fe picca, ò li dà qual che mal fapore; è fe lebrucia Ja bocca; è la lingua, ò fe li fa ceffe naufea, ò li.defle qualche triftezza perche fentendo qual fi moglia di quefte cofe, lia da gettar fuori ciò che ha mangiato; € deue fubito fciaquarfi la bocca: con vinosò con.acqual, lafciando quei cibi, c mangiando de gli altri; & è.beneà darne wvn pocoè qualche animale per vederl'efferto,che fa...La onde farà a propo» fito di hauere alla tauola del. Signorealcun cane s alquale quefto fi poila dare per farne efperienza , é comefi vede fare in quello l'effetto,sha da giudicare quel che fi dee; Denefi auertire che quando i veleni fono.corrofivi , fubito.in guftarli; fanno corru» gar la bocca,e vi fanno vn'afptezza notabile, e piccano,& abbru» ciano . Il meglio,che può far colui,che ftà.in fofpetto,è,che man- gì rofto,ò leflo,e non vfi.dinérfirà di cibi, né meno brodi, o altri -potaggi, percioche da quefti può maggior nocumento riceuere, E fé pure vuole vfarli,ordini,che non-vi fi mettano cofe odorife- re,sì come fariaambra , ò mufchio,ò altre fpecie. aromatiche, nè mene comporti, che vi-fi mettano cofeagre, percioche fotto que» Ati fapori, fl può facilmente ;afcondere il veleno, il che non auerrà nel.rofto, cuero nel leflo Così medefimamente fi hanno da cui- tare le cofe affai dolci, perche ricoprono. grandemente il veleno » Ha da mirar colui,che fù fofperto, quando mangia con fame, che non fi affretrialmangiaresma ierutiponti, Ginesio ingiande ‘adagio,e guftando;sì come s'è detto,quel che mangia; & il mede- fimo s'ha da fare nel bere ; imperoche benendo con gran fete,non fi fentequel che bee; donde alcuna volta fi è canfaro,che hauen- de hauuto alcuno gran fere,ha beuuto inchioftro s leffia ,,& anco ‘acqua di folimato,fenza haner fentito ciò,che benea , fin che non fi hì fentito 11 nocumento nel corpo. È pr fi ha da bere adagio, ‘adagio, pigliando gufto di quello,che fibee. In verità, che quali moglia,che con mediocre anertenza ftarà auifaro, facilmente cap età regola può faperesfeda quel mntagia bee puo riceuer psi vInquelto modo ancora miri molto bene il Li de cibi, percioche ipa fi può giudicar la fraude,che vi farà; A 3 fefi'pollibò e feveleno vi if sie Fpia:428ì ve È ° . Ce” 22933 tg > LL .. A sci $ = 53 oilaà k “ Lego sò dolafidare i percioche fraquelti vi.fî ponno mettercofe, ché fam- | niò notabile nocumentoz'e fopra tutro ha da tener feruitorische | Bano fedeli, e quellì de'gua Capitolo TI. 44 gio , e virtuofi, & effercitati in difcipline di buoni coftumi; 2 i quali il fignore ha da far fpello beneficij,*e gratie . Sopra ogn’al- tro ha da procurare, che il medico , à cui fi commette la fua falute, fia letterato , di buona efperienza , difcreto , di buon iudicio ; che fia ricco gedi chiaro lignaggio ; che eflendo così, non farà cofà contra al conveneuole , poiche in man fua, dopo d’Iddio,@tà la vita, e la falute. IL FINE.