waai RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA Prof. all’ Università di Palermo Prof. all Università di Roma in eollaborazione eon molti Botaniei Italiani e Stranieri. Anno VII — Vor. VH (Con VII Tavole litografate) GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 5 1893. "T. EEE pH eat cata | f MALPIGHIA i RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA -DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA Prof. all’ Università di Palerm Prof. all’ Università di Roma in eollaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. ANSO VH >= Pase iE GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele; 7, interno 5 1893. i x GNA MENSUALE DI BOTANICA — REDATTA DA O. PENZIG Prof. alr Università di Genova R. PIROTTA Prof. all Università di Roma A. BORZÌ Prof. all’ Università di Palermo in eollaborazione eon molti Botanici | Italiani e Stranieri. | | TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO —— È |. Vico Mele, ,ntem5 A. BORZÌ - Contribuzioni alla biologia dei pericarpi. Com’ è noto, durante la maturazione dei semi ed in generale in tutto decorso della vita embrionale e germinativa, la presenza delľ aria ostituisee una condizione indispensabile alla conservazione della atti- vità evolutiva dell’organismo, nella stessa guisa pur come quando fisi- - i he contingenze | determinano üna stasi più o meno lunga nei processi E di sviluppo, ela fase germinativa & preceduta da un periodo di riposo, ora non breve. La quantità d'aria necessaria all' uopo non dovrà es- sere gran fatto rilevante, poiché assai limitate sono le esigenze della egetazione durante quel tempo in cui le funzioni si compendiano in a sola della respirazione, la quale poi debolmente e lentamente reitasi. L'aria immagazzinata nei tessuti e nelle cavità degli ovarii jn via di sviluppo, dei pericarpi, degli integumenti, delle appendici se- -'minali, per quanto in esigue proporzioni, potrebbe essere bastevole al- T adempimento di tale bisogno. ‘Tuttavia nella misura delle esigenze individuali e specifiche degli organismi intercedono sovente notevoli differenze di grado e di forma, tanto che se la nostra attenzione venisse particolarmente rivolta a ri- cercare quali disposizioni morfologiehe regolano l'aereamento dei semi SA e fugaci osservazioni relative a tale io das. ^ Non è dubbio che ai benefizi di un continuato afflusso dell'ossigeno ia do bian dovrà pervenire al seme, avrà per ultima meta l em- one stesso e sarà in conseguenza, in omaggio al principio che re- E | gola l'architettura degli organi, la piü immediata. Cosi & appunto che * l'a aprire mieropilare di molti semi conservasi intatta suche a mat rità cca e pe i riis di un vero dutto destinato a re- esempio, osservasi nei semi delle pese M le recenti por tanti x rias =” pignon Buscalioni e DIRO mente mettersi in rapporto coll'ambiente, mantenendo costanti solae zioni in fino al momento della germinazione. Ma non tutti i semi rag- giungono cotesto ultimo grado di maturità germinativa sul terreno; parecchi anzi non lasciano che tardi gli inviluppi protettori e taluni ancora non li abbandonano giammai finchè non sia trascorso il periodi di riposo ordinario. In questi ultimi casi l'aereamento dei semi si com- pie con artifizi svariati. Questo argomento potrebbe porgere materia | ad estese considerazioni. In generale io credo sieno due casi da di- | stinguersi; o che l'aria ed i gas in generale già immagazzinati nella ca- vità ovariana in via di maturazione o quelli che potrebbero perveni D dallo esterno, favoriti dalla diffondibilità delle pareti cellulari | "porosità dei tessuti (!) sono sufficienti a conservare l'attività evolutiv del germe; oppure, non avverandosi tale condizione, le pareti dei pe- ‚riearpi possono addirittura presentare delle caratteristiche. soluzioni di continuità, intese a permettere e regolare i’ afflusso dei gas e condi- : zionatamente anche dei liquidi dello esterno. Nella presente nota riferirò solamente di alcune disposizioni relative a questi ultimi casi prendendo le mosse dai legumi di varie Leguminose Le meravigliose disposizioni morfologiche intese a regolare lo scam- bio gassoso nei tegumenti seminali delle Leguminose, e che le in- dagini dei signori Mattirolo e Busealioni hanno così splendidamente messe in rilievo, si completano con quelle caratteristiche del pericarpio. Val la pena riferirci al caso offertoci dai legumi del Phaseolus Ca- racalla. . (1) L’ aeramento dei frutti delle Cucurbitacee segue appunto per la porosità : dei relativi tessuti cosi come é stato recentemente dimostrato dal sig. Devat (Cfr. Revue générale de Botanique, 15 febbraio 1891). CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA DEI PERICARPI 5 maturi e i semi capaci di germinare immediatamente. Ma in natura e cose devono seguire altrimenti, imperocchè, sebbene i semi diven- | ghino presto maturi, tuttavia essi non abbandonano che molto tardi il pericarpio. Sotto il clima di Messina i baccelli rimangono chiusi tutto T inverno e cosi restano attaccati ai rami; alcuni li ho visti spontanea- mente aprirsi nella primavera seguente, altri più tardi. La maggior parte, raccolti allo stato di non deiscenza, tali si sono conservati per due anni. per cinque anni, senza che i semi in nulla seapitassero nelle facoltà germinative. Forse le brusche alternative di secchezza e di umidità . quali si avverano nei paesi d'onde queste piante sono originarie, deter- minano il pronto scatto dei legumi. La disseminazione quindi dovrà avverarsi dopo trascorso il periodo dei fofti acquazzoni. Durante la deiscenza le valve si contorcono rapidamente alla maniera nota della | Genista, Lotus, ecc. L'acqua agisce sui legumi rendendoli di una con- sistenza quasi cartilagineo-cuoiosa gonfiandoli alquanto; lo strato su- perfieiale diventa allora addirittura molle e quasi gelatinoso. Le ra- gran fatto. ~ I legumi esaminati allo stato di secchezza sono perfettamente diritti e rigidi, un po’ schiacciati dai due lati delle valve in modo da pre- sentare nn perimetro ellissoide od ovale. La sutura seminale, situata in alto, è convessa, poco rilevata; molto più ben marcata è quella op- posta, dorsale. In basso il legume si restringe ed in vicinanza proprio al punto dove finisce la sutura seminale scorgesi una marcata depres- | sione"dal contorno circolare — una vera scodelletta a margine un poco volte ellittica e col diametro maggiore esteso nel senso della lun- ghezza e misurante fino a mill. 2.5. Questa pianta, ripeto ancora in questa occasione, è veramente in- teressante in tutti i suoi caratteri di vegetazione. I suoi frutti abboni- scono in pochi giorni; dopo un mese circa i legumi sono perfettamente Un giardiniere mi assicurava che in tali condizioni ha potuto conservarli gioni anatomiche di questa particolarità non ci interessano per ora SURE US See AU M ui aeP A - rilevato, ma senza fondo essendo questo perforato. Ne deriva perciò . un' apertura, spesso circolare, del diametro persino di millim. 1,2, alle La descritta ocra rappresenta la prima RM di un eem dio i n aut x a SX NC aereamento veramente perfetto, mediante il quale la cavità del legume trovasi di continuo circonfusa d'aria che si rinnova circolando torno x torno ai semi. L'uscita dell'aria & regolata da particolari altre poria : che si osservano lungo la sutura seminale sitaate a regolari intervalli, a distanze eguali e aventi la forma di anguste fenditure. Esse corrispon: dono per posizione a quelle regioni della placenta cui stanno sosp: ‚gli ovoli ed importano, per estensione, la ee stessa dei semi, cioè Sono lunghe da 4 a 6 mill. a -Da tali indicazioni si può benissimo intuire il modo come debba fun- - zionare il descritto apparato. La quantità d'aria che circola all’ interno della cavità dei pericarpi dovrà essere ragguardevole; vi si stabilirà certamente una corrente upper intorno ad ogni seme e che si ri- nuoverà di continuo. . Immersi nell'aequa, i legumi di Phas. Caracalla, danno luogo a un Maamo degnó di nota. Le vie di uscita dell'aria circolante a poco d & poco divengono piü anguste, indi, prolungandosi l'azione dell’acqua, ^. chiudonsi a dirittura ermeticamente. Biologicamente questo fenomeno può avere il signifieato d’ impedire l aecesso dell’ acqua essendo. sibile che questa eserciti un'azione perturbatrice sullo stato fisiologico dei semi accelerandone forse la germinazione, affrettandone lo sviluppo. Esposti i legumi al vapore acqueo del pari diminuisce e restringesi il perimetro delle fenditure e del foro, ed in. ultimo avviene la completa chiusura. Lo stato igrometrico dell aria dovrà quindi avere una certa influenza su quel fenomeno, in modo che tale elemento giova al nor- - male funzionamento dell’ apparato suddescritto. Sai . Anatomicamente le ragioni dell’accennato fenomeno sono evidenti: - : essi risiedono nel fatto che le pareti che limitano le aperture deseritte E. Sono rivestite di un parenchima ad' elementi forniti di una parete —— molto Spessa, suscettiva di gonfiarsi considerevolmente in contatto dell'acqua. Il quale tessuto essendo molto sviluppato al di sotto del- l epidermide dell’ intiero legume, salvo sulle linee di sutura, fa si che i legumi stessi prendano alla superficie una consistenza quasi colloide 5s una volta umettati. : L'apparato descritto ci conduce alla conoscenza di altri m ! CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA DEI PERICARPI yi Cosi in altre specie diio aetas genere Phaseolus. Ho esaminato i le- gumi di moltissime forme coltivate, rilevandovi in parecchie le mede- sime disposizioni; non sempre però queste attuate in maniera così per- fetta come vedemmo nel P. Caracalla. In generale ho notato costante la presenza del suddescritto foro alla base della sutura seminale, ta- lora minutissimo, altre volte angusto ed in forma di breve fenditura; qualche volta anche appena abbozzato in forma di fossotta. Le altre aperture il più delle volte mancano, ma a sopperire a tale deficienza scorgesi la sutura qua e là parzialmente fessa, accennando ad una pre- coce incipiente deiscenza. E molto probabile che per le condizioni di coltura ed in seguito alla prolungata azione di questa, l'apparato su descritto quale si rinviene nella sua forma tipica nel Ph. Caracalla si sia a poco a poco obliterato fino a ridursi ad un semplice accenno; tanto è vero che le particolarità rilevate non appariscono sempre co- stanti in una stessa varietà. Le stesse considerazioni valgano pure pei Dolichos e tanto più per il Lablab vulgaris. I legumi di quest'ultima specie presentano costan- - temente ben pronunciato il foro basale situato costantemente al punto dove finisce la sutura, proprio nel centro di una sorta di dilatazione della medesima ; esso è piuttosto relativamente ampio e perfettamente | circolare. Identiche disposizioni sono pure state osservate nei legumi della Genista tinctoria e candicans, ed in quelli dell’ Astragalus baeticus. Ma anche in tali casi l’ apparato scorgevasi in condizioni meno per- fette di quello che rilevammo nel P. Caracalla; vi notammo bensi sempre il foro basale, deficienti invece le aperture lungo la sutura seminale. Tutto ciò può benissimo spiegarsi come una conseguenza delle differenti condizioni di vita e di regime biologico delle specie esaminate, ed anche alla stessa ragione dobbiamo attribuire i risultati negativi di osservazione fatta nei legumi di molte altre Leguminose nostrane. Presso le quali predomina la circostanza che i semi com- pletano la loro maturità germinativa sul terreno, in quanto che ab- bandonano ben presto la cavità del pericarpio, a meno che non trat- | i tasi di legumi monospermi indeiscenti o di legumi lomentacei. Nella Calycotome infesta Guss., l' apparato non*presenta sostanziali modifi- * i cazioni. L'apertura basale è situata al fondo di una depressione bis- lunga e ben pronunciata ed ha forma allungata: i margini sono tur-. gidi e gonfiano facilmente per azione dell’acqua. Le fenditure dell 7 Sutura seminale non sono distinguibili, però al posto di queste esiste 5 un minutissimo rialzo di cui il volume aumenta per effetto dell’ u dità ; l'indole degli elementi che eostituscono tali regioni & tale da permettere un moderato afflusso dell'aria. Del resto una prolungata aereazione non è presso questi legumi necessaria, poiché essi apronsi appena maturi, e allo aereamento dell'embrione pvc ditte mente i semi per mezzo del canale micropilare. i Allo stesso tipo vanno riferiti gli apparecchi dei lopan à Ade mo carpus parvifolius. I legumi di Lupinus di abboniti in principio della pri- mavera maturano completamente in sul cominciare della state; hanno delle valve dure, quasi legnose, che si aprono "con rapido scatto. L'ap- | parecchio di aereazione è è rappresentato dal solito foro basilare che & ovale e situato nel fondo di una fossetta a margini turgidi. A ciò aggiunge una sorta di squama sporgente ‚dall’orlo anteriore. che ziona da valva di eui il ripiegarsi o. l alzarsi è sempre in relazione eoll'umidità ambiente. Ho esaminato i legumi di Lupinus luteus, Termis e pilosus. Quivi l'apparecchio è del tipo comune, ma il foro presenta JJ un'ampiezza notevole e sorprende che la sua presenza sia sfuggita al- l attenzione dei fitografi. I legumi della Vicia e dei Lathyrus, a quanto pare, non presentano nulla di notevole. Nel Lotus edulis abbiamo un caso i dedo di nota: presso questa specie sonvi due forme di legumi, corrispondenti a due maniere differenti di . - disseminazione; gli uni appena maturi, alla fine della primavera, si aprono alla maniera ordinaria con forte contorsione delle valve, e i semi vengono dispersi a relativamente grande distanza dalla piauta; gli altri si aprono incompletamente ed i semi vi restano inclusi fino. al momento della germinazione, che ha luogo nel eorso dell inverno od in principio della primavera dell'anno seguente. Evidentemente queste due forme di frutti, Senza costituire un vero caso di eterocarpia, CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA DEI PERICARPI . 9 dal punto di vista morfologico, poiché nessuna differenza esteriore si nota in esse, & la espressione di quel principio già enunciato dal Del- pino (t), della simultanea coesistenza di disposizioni intese ad assicu- . rare la dispersione di una stessa specie a brevi e a grandi distanze. E Rivolgiamo la nostra attenzione ai legumi della seconda forma. Giunti a maturità nel corso della primavera rimangono dispersi sul suolo e, indifesi, sopportano il periodo della secchezza estiva e quindi l'autunno. I semi non abbandonano la cavità del pericarpio che molto tardi, or- dinariamente nel corso dell'inverno, in seguito alla prolungata azione delle pioggie; una deiscenza a scatto, quale si osserva nelle altre specie di Lotus, non mi è occorsa mai di vedere presso il L. edulis. Avve- nuta però la maturazione, le valve, spesse e legnose, si separano com-, pletamente lungo la sutura seminale ed i margini s' introflettono for- temente in modo che i semi che si trovano allineati, alternando, in due serie nel percorso*interno della sutura vanno ad occuparne metà una valva, l’altra metà. l'altra valva, restando annidati dentro la concavità delle valve stesse. I pane di AIR essendo rivoltolati in giù e non toecandoli plet te det ano una apertura più o meno ampia che giova benissimo all'aereamento dei semi, mentre ne impedisce la uscita. Lo stesso artificio di aereamento vediamo attuato nei legumi di = Astragalus hamosus. Anche qui occorre distinguere due forme di dis- | seminazione attuantisi con legumi perfettamente omomorfi. Alcuni | frutti appena maturi si aprono lungo le due suture e le valve leg- germente si accartocciano; i semi scattano- tosto à grande distanza; | gli altri, dopo la maturazione, si distaccano dalla pianta e disperdonsi sul suolo affatto immutati, soltanto lungo la sutura superiore pronun- ciasi una larga fenditura, a cui segue una lieve introflessione delle valve. I semi restano allora in relazione coll'ambiente, pur rimanendo Rei ^R . inelusi nelle valve. = Ub grande numero di fatti relativi a quest'ordine di fenomeni potrà essere certo raccolto studiando i legumi di molte altre Papilionacee ; il che io non potei fare per mancanza di materiale. (f) Vedi Malpighia, anno V, pag. Il e seg. 10 A. BORZÌ Lo stesso dicasi dei frutti legnosi deiscenti ed indeiscenti di varie altre piante. Quanto ai primi accade spesso che le valve mostrino ac- cenni di deiscenza precoce senza che sia pervenuto il momento della disseminazione; altre volte la base dello stilo, disseccando durante la maturazione, lascia sul vertice dell'ovario una larga cicatrice che ben presto; per riassorbimento del relativo tessuto o per necrotizzazione, — differenziasi in un largo foro. È molto ovvio il caso dei fruttini di . Reseda. Nella Mathiola incana ho riscontrato che il canale stilare resta aperto durante la maturità, anzi si allarga e serve a mettere in comunicazione le due loggie coll'esterno. Forse questo caso sarà co- mune alle silique di molte altre Crocifere, per quanto la permanenza i dei semi dentro i relativi pericarpi sia presso queste piante di breve 2; durata; trattandosi anche di silique indeiscenti, la tenuità dei tegu- menti pericarpiali e la quantità di aria che già trovasi immagazzinata, non rendano del tutto necessarii apparati speciali d’ aereazione. Le capsule di Verbascum repandum W., maturate, rimangono molto tempo chiuse. Esse portano al di fuori l'impressione delle due suture seminali in forma di solchi. Seguendo il decorso dei quali sino alla base della capsula e staccando i sepali marcescenti vi notiamo al punto ove finiscono i singoli solchi un piccolo foro. Così si hanno due aper- ture aerifere per ogni frutto, poste in diretta Paluzione colle placente seminifere. Due ampie aperture troviamo egualmente nella drupe di Melia Aze- derac collocate però in differente direzione, una, cioè, all’ apice delle 5 loggie del nocciolo al punto ove le dette loggie confluiscono insieme, l’altra più ampia alla base e corrispondente alla originaria inserzione del peduncolo. Tanto luna quanto l’altra derivano da necrosi dei tes- suti che vi spettano, e segnatamente il foro apicale formasi in seguito alla caduta dello stilo, e quello basilare per mortificazione dei cordoni vascolari costituenti il peduncolo. Naturalmente l’ apparato funziona, a inoltrato periodo d’ incubazione dei frutti, quando, cioè, questi sono = da più tempo caduti sul terreno e la polpa si è distrutta. | Un altro tipo di apparati di aereamento offrono i noccioli delle drupe — di qualche Anacardiaces, Cito, a mo’ d'esempio, il caso offertoei da CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA DEI PERICARPI 11 | rutti della Poupartia mangifera. La drupa contiene una nocciola sea durissima a cinque loggie, con contorno pentagonale;. gli angoli sono determinati dalla sporgenza delle loggie; superiormente ad ogni loggia, un po’ al disotto del vertice, notansi due aperture circolari; in tutto una corona di 10 fori per, ogni pocciola. Così evvi un apparec- chio veramente perfetto. k Nei casi finora passati in rassegna gli apparati: di aereamento sono | costituiti in modo che l'aria possa circolare all’intorno dei semi e rin- ‘novarsi continuamente mercè il concorso di due o piü aperture prati- eate attraverso le pareti del pericarpio. Meno agevole sarebbe cotesta rinnovazione se i fori d'immissione si riducessero ad unica ed angusta apertura. I signori Mattirolo e Buscalioni ehe hanno eosi egregiamente J messo in rilievo il meccanismo del tegumento seminale delle Papilio- nacee nelle varie sue relazioni funzionali, notavano come l'alternarsi TM . dell'umido e della secchezza agiscano sulle vie di aereamento dei semi determinandone dei moti di chiusura e di apertura; l’acqua immessa dai tegumenti provoca una rarefazione dell’aria contenuta nei semi e in conseguenza nuova aria viene richiamata dal di fuori allo scopo di colmare il vuoto prodottosi attraversando il canale micropilare. Questo | re a renderci conto della i le pareti del purché principio puossi, io credo, egualmente applica natura di varie altre disposizioni, anche nel caso in cu . periearpio mancassero di qualsiasi particolare perforazione, In ogni modo parmi certo che presso taluni pericarpi forniti di per- | forazione, lintroduzione dell’aria esige date condizioni igrometriche - ambienti. . Valga a prova di ciò il caso offertoci dai legumi di varie specie di Trifolium. | I fruttini dei Trifogli, come à noto, rimangono, à maturità, inclusi dentro il calice che prende uno sviluppo diverso e variamente con- riali restano esili, assumono una consistenza membranacea e si lace- ‘rano di buon’ ora; conseguentemente il calice adempie la funzione pe- queste fossero facilmente e rapidamente permeabili ai gas in generale. formasi promuovendone la disseminazione. In compenso le pareti ova- ER EE. es NS MEER PIQUE cron cs TRU E j TES 9.4 a P. A. BORZÌ — ; ricarpiale. Presso aleune specie il calice, maturando, s'indurisce $46 relative lacinie s'espandono e la fauce rimane più o meno completa- mente otturata per intermediario di una sorta di callosità. Ho studiato da vicino il caso del Trifolium angustifolium. Quivi la callosità, se condo le diligenti indicazioni dei signori Gibelli e Belli; ha una con- sistenza coriacea, ed i due pezzi di cui è formata, chiudono comple- tamente l'apertura calicina. E difatti la fauce apparisce addirittura ot- È turata per intromissione quasi di una sorta di turacciolo, essendo i due lati così strettamente accollati l uno contro l'altro che*soltanto | per mezzo della lente, si distingue nel centro l’accenno di una lieve | | fessura determinata dal contatto dei due pezzi. Tuttavia l’oeclusione non è così completa come a prima giunta si direbbe, trovandosi sul margine dei due lobi dei peli brevi ma rigidi. A raggiungere questo scopo concorre il legume di cui il vertice chiude il fondo dell’ aper- tura e vi sta strettamente addossato. Notevole & il fatto che la regione : di quest’ ultimo ghe corrisponde all’ apertura medesima e ne. completa. : l'oeclusione, è costituita da un tessuto alquanto resistente, quasi carti lagineo che dà luogo sul vertice stesso ad una sorta di arco che s'in tromette nel fondo del canale ed intieramente l'ostruisce. Questa par- ticolarità anatomica dei legumi di Trif. angustifolium è stata fedel- mente notata dai signori Gibelli e Bellì e nella loro diagnosi F'aecen- nato carattere dei legumi è indicato colla frase « legumen..... grae = datim sub stylo tantum arcu cartilagineo praeditum ». Ora certamente siffatta disposizione nel Trifolium angustifolium, non può avere altro scopo che di completare la occlusione delle fauci calicine e rafforzarla ed é probabile che lo stesso uffieio adempiano altri simili ispessimenti del vertice del legume in altri Trifogli. La forma dell’ ispessimento corrispondendo sempre a quella del fondo della fauce, essa callosità piglia i caratteri di una calotta od operculo nel caso di fauci a cal- losità conformate ad anello limitante uno spazio circolare. ; Tutto ciò osservasi allo stato di secchezza. Se i legumi però ven- gono bagnati, accade tosto che la fessura, costituita dai due pezzi del descritto callo, si apre leggermente; i margini che prima erano limi- tati da spigoli acuti, divengono a poco a poco turgidi, si arrotondano. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA DEI PERICARPI 13 Le cause strumentali di questo fatto sono chiare: i descritti lobi con- | stano di un tessuto di cellule avidissime d’acqua a pareti sottili, salvo - sul lato esterno, dove detti elementi si riunis&ono in un plesso scle- renchimatoso. Così, mentre per azione dell’umidità la grande massa degli elementi limitanti l' apertura si estende ed inturgidisce, gli altri esterni vengono compressi favorendo in tal guisa l'arrotondamento dei mar- gini della fessura. Evvi in sostanza il medesimo meccanismo che re- gola l’ aprirsi e il chiudersi degli stomi, attuantesi coll impiego di mezzi differenti: le masse sclerenchimatose laterali infatti corrispon- "dono alle caratteristiche costole d'ispessimento delle cellule stomatiche come il parenchima che corrisponde alle pareti del canale e capace d’inturgidirsi rappresenta quella regione esile di parete degli elementi stomatici limitante l'apertura dello stoma stesso. L'utilità di cotesto artifizio è, secondo me, grandissima: allo stato di secchezza i calici di Trif. angustifolium contengono sufficiente copia d’aria, la quale, in seguito alla immissione di acqua dall’esterno, viene | scacciata; nuova aria quindi introdueesi a misura che l’acqua si eva- pora. Si noti che i frutti di queste piante, maturi in principio della state, rimangono sul suolo fino alla primavera dell'anno seguente, od ‘almeno sino alla fine dell'inverno, oppure germinano nel corso del- l'inverno stesso. Così passano un lungo periodo di continuo alternarsi dello stato di umidità con quello di secchezza; la germinazione ha luogo all’interno dei calici stessi. Le descritte disposizioni di aereamento saranno altresì comuni ad un grande numero di specie di Trifoglio, così come puossi arguire . dalle somiglianti conformazioni dei calici. i Egualmente probabile ritengo che presso molti altri pericarri la ca- | pacità di dar passaggio all'acqua all'interno della relativa cavità eser- citi una parte importante nella funzione dell'aereamento. Non è senza interesse il caso offertoci dal Ciliegio, dal Susino e da altre Rosacee. à Presso le drupe di tali piante, come & noto, la parete ossea del noceiolo è attraversata da un vistoso canale che, partendosi dalla base, descrive ‘un arco e va a sboccare sul vertice del seme. Esso dutto nasce per ne- erosi dell’originario cordone vascolare che prima della maturità collegava adagio adagio e dopo 24 ore esso è già iu contatto col seme e ne co- mosandosi e dividendosi in nuovi brevi condotti che raggiungono la dell’acqua o del vento. 4 A. norzì l ovolo alla relativa placenta. Durante la ossificazione detto cordone tende ad obliterarsi e rimangono, a sviluppo compiuto, dentro il con- A dotto i suoi avanzi affátto indipendenti dalle pareti e sotto forma di un corpo estraneo che ne ostruisce la cavità. Siffatti residui, che fa-” cilmente si possono isolare estraendoli dal condotto, sono costituiti di à una materia assai avida d'aequa. Quando un ngeciolo, allo stato di secchezza, s'immerge nell'aequa, galleggia, ma dopo poche ore esso va a deporsi nel fondo, evidentemente per effetto della penetrazione del- l’acqua. Ciò avviene lentamente e si può seguire il decorso del feno- meno immergendo i noccioli in soluzioni colorate. Il liquido procede lora gl'integumenti. Se il nocciolo si espone al secco, l’acqua si sva- pora tosto e nuova aria torna adimmettersi dentro il condotto. Questo continuo alternarsi della secchezza con umidità risponde certamente alla condizione cui naturalmente si trovano esposti i semi sul suolo: essi vi rimangono, come è noto, molto tempo prima di germinare e spesso codesto periodo di incubazione è della durata di due anni. E Nelle drupe di Amy ygdalus, oltre al deseritto condotto; si nota un Sistema di altri consimili dutti, ma, a quanto sembra, essi non hanno alcuna relazione colla cavità del’ nocciolo e formano soltanto una fitta reticolazione arrestandosi in vicinanza delle pareti senza raggiungerle. Il sistema si compone di vari dutti principali che si partono torno torno dalla base del nocciolo, ne percorrono lo spessore tratto tratto anasto- superficie. Essi hanno la stessa origine del canale che va al seme ed anche i medesimi caratteri anatomici. Possono avere ‘benissimo l'ufficio” di giovare all'aereamento delle pareti del nocciolo, ma più che mai sarà la loro importanza favorendo il galleggiamento dei semi. La quale particolarità ci fa pensare alla complessità dei fenomeni biologici, tanto che, se l'aereazione dei semi risponde ad una impellente neces- sità fisiologica, quella cioè di provvedere in tesi generale allo scambio gassoso tra embrione e ambiente, così gli espedienti relativi potranno — benissimo tornar utili ad una eventuale diffusione dei semi per mezzo Messina, 1.° settembre 1892. G. E. MATTEI E - | — I TULIPANI DI BOLOGNA "Studio critico e monografico . & 1° a Notizie Storiche. * La prima notizia sull’ esistenza di un tulipano nel Bolognese devesi . à Clusio il quale aveva ricevuto da Aldrovandi alcuni esemplari di Tulipa sylvestris, raccolti attorno a Bologna: la limpidissima descrizione che ne dà Clusio nella sua Rariorum plantarum historia ed il fedele disegno che l' accompagna, ráppresentante un esemplare bifloro, non possono lasciare dubbio alcuno intorno alla specie, così puré la prove- -nienza è bene accertata dalla frase: « Nascitur plurima in Apennino > unde erutam memini Bononia ad nos ante multos annos mittere cl. v. Ulyssem Aldrovandum, Bononiensem Professorem ete. ». Tale specie viene da Clusio descritta col nome di Tulipa FASI ed i succes- sivi autori la descrivono sovente col nome di Tulipa Bononiensis, come Lobelio, Bauhino ecc. in rapporto appunto alla sua provenienza. stere nel Bolognese altre specie di tulipani spontanee, altrimenti ne avrebbero parlato, non potendosi dire che fiori così vistosi passassero | del tutto inosservati. Come poi e quando le altre specie di, tulipani à fiore rosso giungessero e si diffondessero per i campi bolognesi, resta molto- oscuro, non avendo potuto rinvenire alcuna citazione in propo- sito nei molti autori da me consultati. Forse ancora, trattandosi di piante che allora incominciavano appena ad inselvatichire e delle. quali | era notissima la provenienza, trascurarono di parlarne. uer Rilevo però che verso la metà del secolo XVII doveva già trovarsi | ` attorno a Bologna la Tulipa praecox, imperoeché il Parkinson, nel 1656, - sulla esistenza di diversi tulipani nel Bolognese, stante la pubblicazione | della Flora Italica di Antonio Bertoloni: questo accurato osservatore, | riducendo i tulipani arvensi a parecchi tipi bene caratterizzati, rendeva m interessò più dei tulipani di Bologna: infatti Parlatore, citando le lo- calità bolo&nesi, si attenne solo alle indicazioni Bertoloniane, e, ciò ch .. loro compengii della flora italiana, soppressero, senz’ altro, una specie al bolognese, benchè precedentemente citata, cioè la Tulipa strangulata, 5 |. Reb., (Tulipa scabriscapa, Bert.), forse ritenendola quivi estinta, deserivendola e rappresentandola, la chiama appunto Tulipa Boloniensis sive bombycina flore rubro major in opposizione alla Tulipa sylvestris che egli chiama Tulipa Boloniensis flore luteo, L’ antico erbario belt: gnese del Monti non racchiude che la Tulipa sylvestris. Solo nella prima metà di questo secolo troviamo esatte india completamente distinguibili varie specie dapprima confuse o trascurate. ed indicandone ben dieci per l'Italia, ne annovera quattro per il. Bolognese, cioè la Tulipa praecox, Ten., lt Tulipa Oculus-Solis, St. Am., n per una sola località, la Tulipa sylvestris, L., già indicata dall'Aldro- - vandi, e la Tul/pa scabriscapa, Bert., rei alla Tulipa stran- — gulata, Reb.) con una varietà. Dopo la pubblicazione della Flora Italica nessuho, per molti anni, si è più curioso, Cesati, Passerini e Gibelli dapprima, Arcangeli poi, nei X La pubblieazione della Flora Bolognese del Cocconi, avvenuta nel 1884, non portò maggiore luce in proposito: in detta opera infatti sono citate solo le quattro specie già indicate per questa provincia dal Ber- toloni, ed anzi, una di esse, sempre la Tulipa strangulata. Reb., solo in fede alla indicazione Bertoloniana. Così passavano inosservate pa- reechie delle belle specie di tulipani che pure crescono da Bil. a pochi passi Poco dopo la pubblicazione della Flora Bolognese, studenti, peregrinando per le vicinanze di Bologna, rin dante una specie di tulipano nuova per questa provinei Clusiana, Vent. alcuni giovani vennero abbon- | a, cioè la Tulipa Due anni dopo, cioè nel 1886, il Dott. Domenico Riva, appassionato collettore di piante transitando per il mercato bolognese, trovò in vendita alcuni mazzi di un tulipano a lui sconosciuto, ed informatosi della località donde proveniva, potè raccoglierlo in buon numero di esemplari. Studiatolo tosto, stante la inesatta interpretazione di un ca- rattere, suppose fosse la T'ulipa Fransoniana, Parl., allora conosciuta solo di Firenze, e per tale la indicò in una breve nota poco dopo pubbli- cata (‘). Trattavasi invece della Tulipa strangulata, Reb., così ritrovata = dopo ben quarantacinque anni nella stessa località in cui la indicava la Flora Italica: questo potei stabilirlo con certezza l anno seguente, raecogliendone ed esaminandone buon numero di esemplari (*). . Dubitando che altri tulipani ancora potessero rinvenirsi nel bolognese, ed incoraggiato dal distinto Dott. Emilio Levier di Firenze a farne ricerca, potei io stesso aggiungere qualche specie alle già indicate. Infatti nello stesso anno 1887 rinveniva una nuova località -della Tulipa Clusiana, Vent., e di nuovo ritrovava la Tulipa strangulata, Reb. Nel 1888 ebbi la soddisfazione di scoprire presso Bologna una delle più splendide specie del genere, cioè la Tulipa connivens, Lev., allora unicamente nota di Firenze e di Lucca: inoltre rinveniva. una quarta località della oramai comune Tulipa Clusiana, Vent. Nel 1889 trovava una nuova loealità della Tulipa Oculus-Solis, St. Am., ed ac- pare, sarebbe specie affatto nuova, ma per quante richieste ne abbia fatto non potei stabilirne con sicurezza la provenienza (?): parebbe non coltivato, perché venduto assieme alla Tulipa Oculus-Solis, St. Am., specie che da noi non eoltivasi. Nel dubbio ho creduto doversi notare anche questa Specie: ulteriori ricerche stabiliranno se realmente appartiene alla :(*) Nel giornale La Rondine , Bologna, due 1886. E ©) Marrzr G. E., Di un raro tulipano esistente nelle vicinanze di Bo- logna. Bolo Roh Tip. Azzoguidi, 1887. — (5) Difficilmente i contadini indicano la località di qualche fiore da essi ven- red imperocchè temono che andandovi a raccogliere i bulbi o le radici, si tolga loro una annua sorgente di lucro i 2. Malpighia anno VII, vol. VII. 5 quistava alcuni fiori di una Tulipa che, se è realmente arvense, come e flora bolognese. Nello stesso anno rinvenni nuovamente la Tulipa + strangulata, f, nella medina località a prima, assieme a rietà variopicta, Reb., già indicata per il bolognese ed alla varietà. | neglecta, Reb., che Bertoloni aveva già sospettato potersi trovare in d provincia nostra. Nel 1890 rinvenni un'altra località della Tulipa mn St. Slo e perno ad essa Pes negli] un’ altra | RR tipica e nuova | per. i bolognese, essendo solo nota d Fi- | renze : così questa’ specie indicata pochi anni prima per equivoco com esistente presso di noi, vi esiste realmente, benché in un numero assai limitato di esemplari ed in diversa località. Nello. scorso anno poi, per des da me indipendenti, non potei attendere a siffatte ricerche. _ Mi curai pure di rivedere questo genere in alcuni erbarii locali, e fui - lieto di potere correggere in alcuni un errore, dal quale io pure sul | principio non ne ero andato esente: quello cioè di ritenere col nome di Tulipa Oculus-Solis, St. Am., esemplari robusti, ma tipici di Tulipa pletamente u, che anzi sono convinto, continuando le ricerche, possano rinvenire nel bolognese ancora altre specie, come, con ogni | pro bilità, la Tulipa maleolens, Reb. | | | Provenienza dei ME arvensi Bolognesi. 2 Tutte le: specie di tulipani sparse per le vicinanze di grandi città, quali ad esempio Firenze, Bologna, Lucca ece., trovansi esse ivi die | , nee o vi si sono inselvatiehite ? Ed in tale caso subirono o no piü . 9 meno profondi cambiamenti ? O sono piuttosto specie di recente [- sazione 3 Oppure debbonsi considerare come ibride ? e A queste domande non è facile dare una adeguata risposta, essendo 1 TULIPANI DI BOLOGNA | 19— F questioni assai ardue e inanis per massima Tarte i dati più neces- sarii a risolverle. Non potendo quindi ciò fare per via diretta, prove- remo, mediante induzioni e sulla scorta dei pochi autori che ne trattarono, a di portare alquanta luce intorno a tale argomento. . Anzitutto si può ritenere con certezza che anticamente queste nu- È | merose specie o forme di tulipani non esistevano affatto nei luoghi ove ora trovansi, eccettuandosene forse la Tulipa sylvestris, e cio" rilevasi dal non averne gli antichi botanici menomamente parlato. Inoltre tro- vandosi da noi solo in luoghi coltivati & manifesto che non vi sono spontanee, ma bensì inselvatichite, ossia sfuggite a precedenti colture. Ciò per i tulipani a fiori rossi, i veramente arvensi, è anche conforme alla storia, essendo noto come il pino tulipano orientale rosso fu portato verso la metà del XVI secolo dall'Asia Minore in Europa e fiori per la prima volta nel 1559, nel giardino di Henry Herwart ad Augsburg ove venne studiata e descritta da Corrado Gesner. Una specie però sembra avere una origine diversa dalle altre, po- tendo. essere inselvatichita in tempi più remoti: questa è la Tulipa sylvestris. Essa infatti trovavasi nei campi bolognesi fino ai tempi di Aldrovandi, come dicemmo, ed altri autori pure, di poco posteriori, la citano parimenti come spontanea: tale specie inoltre non cresce solo nei campi, ma ancora, sebbene con minore frequenza, presso le siepi, nelle sponde erbose, e perfino in qualche boscaglia. Nè va ancora di- mentieato che la stirpe di tulipani a fiore giallo, con nettario florale, cui appartiene appunto la Tulipa sylvestris, ha per area di abitazione l' Europa occidentale, dalla Grecia alla Spagna, mentre tutti gli altri tulipani abitano l'oriente, dalla Grecia all'Asia Centrale. Però se esaminiamo le specie che abitualmente accompagnano presso di noi la Tulipa sylvestris resta giustificato il dubbio che essa non sia spontanea. Questo tulipano infatti trovasi, é vero, anche fuori dei campi, ma però sempre in stazioni non primitive, come nei prati artificiali e nelle boscaglie artificiali di Robinia o di Gleditschia: è quasi sempre accompagnata dal Narcissus Tazzetta, dal Narcissus biflorus, dall Ajax Pseudo-narcissus, dall’ Ajax incomparabilis, dall Irís germanica, dall’ He- merocallis flava, dalla Sternbergia lutea e da altre specie bulbose di 20 LOO MATTE molto dubbia spontaneità. Manca invece assolutamente nelle boscaglie | veramente primitive di Quercus sessiliflora, ove trovansi l Erythronium m Dens-canis ed il Lilium eroceum, specie affatto spontanee da noi. | Per questo, negandosi la sua spontaneità nei nostri paesi, potrebbesi ritenere come coltivata da tempi remoti, forse da parecchi secoli, e En d’allora inselvatichita, tanto pin che il Mattioli (1) asserisce essere | eoltivata ai suoi tempi tale specie nei giardini: così resterebbe spie- - gata la grande ed antica diffusione che ora presenta. Pero io credo — che ancora questa non sia la vera origine della Tulipa sylvestris, rite- nendo invece, con ogni probabilità, che essa sia derivata da altra specie che pur trovasi tuttora spontanea nelle nostre regioni. A Esiste infatti in diverse località alpine d’Italia, senza dubbio spon- E taneo, un tulipano affinissimo alla, Tulipa sylvestris, anzi con questa p confaso dal Bertoloni e da altri autori: ne differisce solo per essere pianta piü piccola, eon fiori minori, pochissimo eurvi prima dell'antesi. 2 E la Tulipa Celsiana, D.C. (2) che trov asi unicamente, e non frequente, nelle praterie alpine naturali, ove viene accompagnata di sovente dal - Lilium Martagon, dal Crocus vernus, dall Ornithogalum pyrenaicum, ; dal Colchicum alpinum, dal Narcissus poeticus e da altre specie ivi . senza dubbio spontanee. | | Ora é noto che molte piante clone trasportate in località poco elevate . aumentano di grandezza, mentre molte piante del piano e dei colli, portate sui monti si rimpieeioliscono: ma la Tulipa sylvestris e la Tulipa Cel- — siana differiscono appunto quasi unicamente nelle dimensioni e 1’ una. è alpina, l’altra no, quindi è verosimile il ritenerle per due varietà d | una stessa spécie, adattatasi a vivere in attitudini diverse. Ma quale delle due devesi considerare come forma primitiva? La Tulipa sylvestris propria dei colli, invadendo gli alti monti assunse i caratteri di specie. (t) De plant. epit., pag. 958. ?) O meglio Tulipa australis, Link, se non si " eonsidoramo di valore speci- fico le tenui differenze riscontrate fra individui di varie regioni: in tale vi si dovrebbero unire, come giustamente fa il Levier, la Tulipa gallica, EV la Tulipa fragrans, Mumby, la Tulipa montana, Willk., la Tulipa tra gana, Brot., e parecchie altre, estendendosi così la sua area geografica a wet la ron metiacanof Sena I TULIPANI DI BOLOGNA vie qi propria delle regioni alpine, scendendo in basso si spoglio dell'abito al- | pino e divenne Tulipa sylvestris? Non puo stabilirsi con certezza: pero se consideriamo che la Tulipa Celsiana, come dicemmo, si trova in località veramente primitive, e che viene accompagnata da specie bulbose, con ogni verosomiglianza ivi spontanee, mentre la Tulipa sylvestris manca in stazioni primitive i dè solo accompagnata da specie bulbose di dubbia spontaneità, pos- | siamo quasi con sicurezza ritenere che la Tulipa Celsiana trasportata . pei luogi collini, siasi mutata in Tulipa sylvestris, causa la maggiore pinguedine del terreno, la maggior quantità di calore, ecc. Non crederei difficile aleune coltivazioni in proposito di Tulipa sylvestris in località alpine e di Tulipa Celsiana in località colline, per osservare quali va- rianti ne seguirebbero nei loro caratteri. È pure da studiarsi la Tulipa sylvestris dei monti di Grecia, più ridotta che la nostra e maggior- mente simile alla Tulipa Celsiana. ! Di un'altra specie ancora è nota l'origine, cioè della Tulipa Clusiana e l'ebbe certo Matteo Caccini di Firenze, il quale la mando a Clusio, donde il nome. Dapprima colivata unicamente nei giardini, ora va | estendendosi con rapidità per i campi, senza avere menomamente cam- | biato alcuno de’ suoi caratteri: gli esemplari inselvatichiti presso di noi in nulla differiscono da quelli realmente spontanei portati di Persia, ‘salvo che nelle dimensioni alquanto aumentate. Questa specie tende continuamente ad estendersi nelle nostre campagne, ed una volta por- tata in qualehe luogo riesce difficile estirparla. Cio era noto anche agli autori dello scorso secolo: infatti D'Ardenne nel suo Traité des Tu- lipes (*) in tal modo ne parla: « Cet oignon est vagabond sous terre plus que ne le sont tous les autres: il s'élance, s'enfonce assez loin de 88: place, et l'année d’aprös il reparoît. Enfin il élude si bien les re- - chereltes , que domieilié quelque part, il s'y impatronise tellement , quit en subsiste ici paoor quelques dam en des endroits. où db fb > O D'ARDENNE, Traité des NAE pesa Chambeau, MDCCLA, p. en alpina e si trasformò in Tulipa Celsiana, oppure la Tulipa Celsiana, Vent.: essa fu portata direttamente in Italia dalla Persia verso il 1606. i 22 ; G. E. MATTEI mis il y a plus de quarante ans: quoique cette place, qui de Parterre est devenue Potager, ait toujours été béchée profondement, cette Per- sienne n'en a point voulu déloger totalement. » Eccetto queste due specie, la cui origine per una è ben certa, per l’altra molto probabile, tutte le altre che crescono vicino a: Bologna sono di origine sconosciuta ed assai difficile a rintracciare: queste specie — ‘meritano assai più delle altre il nome di arvensi e sono tutte normal- : mente a fiore rosso, mancante di nettari, colle foglie, massime le ste- i rili, assai larghe. Con ogni probabilità questi Tulipani provengono da antiche colture, cioè sono sfuggiti dai giardini ove un tempo erano coltivati: ciò viene altresì confermato dalle diverse piante bulbose e tuberose che per so- lito li accompagnano, quali il Hyacinthus orientalis, lAnemorie coro- naria, l Hermodactylus tuberosus, il Geranium tuberosum, il Dracun- culus vulgaris, V Eranthis hyemalis, il Gladiolus segetum, ece., tutte specie di dubbia spontaneità. Ma da quali specie provengano, sotto quali =~ forme si resero arvensi, come e quando svolsero e fissarono gli attuali caratteri, ciò è incerto, e resta, per quanto è possibile, ad indagarsi.: Infatti, non solo per Bologna, ma per l'Europa tutta, in tempi non remoti, cioè sui primi di questo secolo, si conoscevano unicamente tre o quattro specie arvensi di tulipani, quando Reboul ne rinvenne at- torno a Firenze parecchie altre prima non osservate: in seguito Jordan in Isvizzera, e Levier di nuovo a Firenze, ne ritrovarono altre, ed altre pure furono raccolte da Martelli, da Sommier, da Passerini, ecc sì che ora di specie arvensi se ne conoscono almeno una ventina. stano attualmente od almeno esistessero coi medesimi caratteri spon- tanee in oriente. Infatti la patria dei tulipani rossi, l'Asia occidentale, è relativamente esplorata, ed i botanici che la visitarono, non manca- - me "dei caratteri di uno ea endemismo ©: Regel, ad rono di riportarne diverse specie di tale genere: ma tutte, se si ec- cettua la Tulipa Clusiana, differiscono dalle nostre arvensi, essendo FEAT E quindi azzardato il ritenere, come alcuni vollero, che tutte esi- C) Dott. Runa cun Les Tulipes de l Europe. Neuchâtel, 894, pag. a be I TULIPANI DI- BOLOGNA 23 esempio, ne illustra molte, ma nessuna combina con quelle in questione. — | Né si puo dire veramente che esse sieno state colà distrutte, sapendo | quanto sia difficile, anche da noi, il liberarsene, sebbene gli agricoltori abbiano qualehe interesse a farlo, ed i botaniei non cessino dal rac- coglierne. Sembra piuttosto più razionale la teoria esposta dal dott. Levier, cioè che esse sieno specie formatesi in situ. Esse avrebbero prineipiato ad inselvatichire verso la metà del XVII secolo, acquistando gradata- mente gli attuali caratteri. Sappiamo infatti che verso il 1634. e negli anni seguenti, la coltiva- zione dei tulipani era diventata una vera mania, coltivandosene quan- tità enormi, per ottenerne varietà differenti, sempre più belle. Credo che nessun fiore abbia mai avuto tanta fama come allora il tulipano,’ né abbia raggiunto prezzi più elevati: neppure la rosa può vantarsi di tanta celebrità. Narrasi infatti che in Olanda furono pagati bulbi di varietà nuove di tulipani, fino a 3400 fiorini l'uno, ed anzi, stando alle testimonianze di attendibili autori, undici soli bulbi furono ven- duti per 66020 fiorini: tale mania sì era ivi così estesa che fu neces- saria la emanazione di leggi severissime per reprimerla. Coltivandosi quindi i tulipani in quantità enormi, avveniva certa- mente che tutti i bulbi giudicati mediocri erano rifiutati ed allonta- nati dai giardini, forse portati colle spazzature ‘nei campi, ove, stante la loro estrema vitalità, in massima parte persistevano. Risulta infatti che verso la fine del XVII secolo se ne coltivavano moltissime varietà diverse, anzi stando a quanto ne riferiscono Roemer = et Schultes il loro numero ascendeva a ben 5000 (1)! Weinmann, anzi, nella sua Zeonographia ne illustra parecchie veramente splendide, senza. esagerazione assai più belle delle attuali: erasi già ottenuto anche il tulipano mostruoso (0 papagallo) in parecchie varietà. È naturale quindi | | che per giungere a tanta divergenza di caratteri dovevasi avere casi Us operato una gres e costante selezione. (4) Login: et SCHULTES, Pus veget. 1829, p. 376. « $000 v var. olim in i: horto comitis de Pappenheim colebantur. ». : 24 : G. E. MATTEI Né può far meraviglia se gli autori di quei tempi non hanno notato il loro inselvatichire, trattandosi di piante a tutti note ed in grande abbondanza coltivate. Anche adesso vengono, per solito, trascurati gli esemplari di tante specie che tendono ad allontanarsi dai nostri giar- dini, conoscendosene troppo bene la provenienza. Eppure chi potrebbe garantirci che queste specie non riusciranno giammai a prendere sta- bile dimora dei nostri campi, cambiando alcuni dei loro caratteri per le variate condizioni di ambiente? Ammesso quindi che queste specie si sieno formate in situ, resta a ricercarsi come alcuné sì trovino coi medesimi caratteri in località di- verse e non vicine: così ad esempio la Tulipa connivens che trovasi contemporaneamente presso Bologna, presso Firenze e presso Lucca, la Tulipa strangulata colle sue varietà, che trovasi presso Firenze e presso Bologna. la Tulipa maleolens che trovasi presso Firenze, presso Lucca, presso Livorno e presso Genova, senza parlare di altre ancora piü dif- fuse, quali la Tulipa praecox e la Tulipa Oculus-solis. Questa è forse l'opposizione di maggior valore che si può fare a tale teoria. in una sola loealità, sieno poi state introdotte scientemente o per caso nelle altre, mentre non è fuor di luogo ritenere che, almeno alcune, indipendentemente e forse anche contemporaneamente, abbiano assunto i medesimi caratteri in località diverse. È un caso ben raro, ma però se ne ha qualche esempio, massime in piante coltivate, causa la ten- | denza di certi caratteri in forme affini a variare in modo eguale. | Supponiamo infatti che presso i tulipanomani del XVII secolo, si fosse diffusa una data varietà ortense del genere, relativamente perfe- zionata e costante, la quale sottoposta a differenti coltivazioni tendesse a perfezionarsi ancora, e che ciò avvenisse in più città diverse, come Firenze, Bologna, ecc. Allora & naturale, i tulipanomani, sempre in &vranno rifiutato tutti quei bulbi della varietà antica che meno va- ENTM tanto a Firenze che à Bologna ed in altre città. cerca di forme nuove, vedendone un inizio nelle varianti avvenute, - riarono. Portati questi nei campi (forse coi concimi) avranno trovato nel terreno, nel clima, ecc. press'a poco le medesime condizioni di esi- Non sembra troppo probabile che tutte queste forme caratterizzatesi t i : I TULIPANI DI BOLOGNA 25 Ma sottoposti cosi alla lotta per conservarsi, sarà loro stato necessario di spogliarsi in parte dei caratteri ortensi e precisamente di quelli che | più li imbarazzavano e che essendo probabilmente gli ultimf acquisiti - erano altresì i meno stabili: e questo appunto avrà dovuto effettuarsi, trovandosi esposti a perire tutti quei bulbi che non riuscivano col va- riare ad adattarsi alle nuove condizioni. A cio fare sarà concorso pure latavismo, cioó le dette piante si saranno rammentate dei caratteri che allo stato spontaneo vestivano, e questi potranno essere ricomparsi. Ma l'atavismo, in piante da tempo coltivate, è raramente completo, e di questo abbiamo numerosi esempi che ora é superfluo ricordare: piü spesso l'atavismo opera solo in parte, potendo persistere quei caratteri ortensi che non ostacolano alla conservazione della specie nelle nuove condizioni di ambiente: tanto più doveva ciò avvenire nel caso pre- sente, trattandosi di bulbi rigettati appunto perché mostravansi piü restii a variare. Cosi si saranno avute forme intermedie fra le varietà | ortensi rifiutate e la vera specie originaria. . Né basta: cambiando le forme ortensi condizioni di vita, trovandosi esposte alla lotta per l’esistenza el all’atavismo che ne è una diretta conseguenza, mentre vi è quasi un’altra lotta interna fra gli antichi ‘caratteri che tendono a ricomparire ed i recenti che stanno per venire È eliminati, spesso avviene che in esse, dalla diversa fusione di questi caratteri, facilitandolo lo stato direi quasi di plasticità in cui allora = si trova l'organismo, si vanno sviluppando e divergendo nuovi carat- teri prima non esistiti e maggiormente adatti alle speciali condizioni del nuovo ambiente. Se questo ambiente è identico a quello in cui la | specie viveva spontanea, allora l'atavismo può essere completo: se in- | vece l'ambiente ne differisce alquanto, come nel maggior numero dei easi, l'atavismo ad un dato punto dovrà arrestarsi per cedere il luogo 4 ai nuovi caratteri che tendono a formarsi, i quali elaborandosi e, qua- lora restino invariate le condizioni di ambiente, fissandosi, contribui- sterne. Così bulbi di una stessa varietà rifiutati a Firenze, a Bologna, ecc., ranno a formare una nuova specie di pari valore a quelle spontanee, perchè plasmata dalla lotta per l’esistenza, mercè naturali condizioni s 26 G. E. MATTEI trovando identiche condizioni di vita, ed avendo tendenze a variare nello stesso modo, avranno di conseguenza dato luogo a forme iden- tiche (!). * Per i tulipani adunque l'atavismo deve avere operato solo incomple- | tamente, avendosi avuto divergenza di caratteri, cioè comparsa di ca- - ratteri neomorfici nel senso che per la pianta era più utile, e persi- = stenza di aleuni caratteri ortensi. | A queste varianti presiedeva pure in qualche modo il gusto dei odi tivatori d'allora: ad esempio, ricercavasi nelle varietà «coltivate mag- giore rotondità dei petali, accompagnata da maggiore larghezza e re- golarità della macchia basale (*), e tutti i bulbi che non si sottomet- ( E che i tulipani abbandonati a loro stessi tendano a spogliarsi pronta- ; . mente di parecchi dei loro migliori caratteri ortensi, lo attestano varii autori. Ad De Rajus (Hist. plant, 1. 21) dice: « Si in eodem loco absque cultu- rà ri “Ra evadere..... ». Così pure ne parla D'Ardenne (Traité des Tulipes, p 215: «* 500 verbii tems j'ai perdu de a belles Tulipes pour avoir dégénéré au point de n'être plus que de vil Tulipans rouges et j'ai attribué — cette triste roture autant à la qualité du terrain trop gras qu'à la négligence . du jardinier qui n'osant les lever de terre en mon absence, les laissa deux o des Tulipes, ecc.) attesta il medesimo fatto. i (3) D'ARDENNE (op. cit. p. 91 e seg.) cosi si esprime circa alcuni dei ca- - ratteri che allora ricercavansi nei tulipani coltivati: « La fleur dont la forme se termine en pointe est a rejetter..... Il convient que les feuilles de la. fleur - i ne soient pas échanerées par le bas, mais qu'elles soient larges à proportiou de leur longueur... les trois (feuilles) intérieures doivent être les plus larges, — si elles étoient toutes six égales, elles en seroient mieux, mais ce seroit un défaut que celles du dedans fussent plus petites. Il ne faut point estimer celles — dont la forme est belle en entrant en fleur, mais qui deux outroix jours aprés — s'allonge et se gáte... J'en dis de méme de celles, s étant fleuries, renversent leurs feuilles par dedans ou par dehors, qui se goudronnent ou coffinent..... - Toutes les tulipes ont du dos, en langage de luni ee qu'à leur envers les couleurs soni moins apparents ou plus ternies: celles cet affoi- bissement est moins sensible, sont les plus estimées..... Plus leurs ae sé- loignent du rouge, plus elles sont à priser... Plus le coloris est lustró. et ur satiné plus il a de valeur: s'il est terne, c'est un trés-grand defaut... Les des lettes ou étamines doivenr étre brunes et non pas jaunes, mais il n importe | 2 pas de quelle couleur sont les pivots..... I TULIPANI DI BOLOGNA 27 tevano a tale desiderio erano rifiutati. quindi, derivando da questi le : mostre specie arvensi, dovevansi in esse sviluppare caratteri diametral- mente opposti a quelli ricercati. Però, entro certi limiti, non vi è va- riante per quanto insigne che non possa essere superata da altra anche maggiore, per eui, ottenuto dai tulipanofili d’allora un medium in tali caratteri, essi si saranno idealmente figurato quale ne poteva essere il maximum, e per raggiungerlo avranno continuato l'intrapresa selezione. Ma i bulbi allora rifiutati certamente avevano già assunto aleuni dei detti caratteri, quindi inselvatiehendo possono averli, almeno in parte conservati, dando cosi luogo a forme diverse. Per aleuni dei nostri tulipani arvensi credo sia questa la piü razio- nale origine ammissibile, ma non per tutti. Altri infatti, come la Tu- lipa connivens ed affini, credo invece debbano derivare da buone va- rietà ortensi, forse ibride, e non da rifiuti, e che sieno inselvatichite sul luogo stesso, o poco lungi, ove erano coltivate: ciò forse per essere stati abbandonati, in seguito a guerre o ad altri disastri, i giardini che le contenevano, sostituendovi dappoi coltivazioni agrarie: i loro bulbi, assai profondi, saranno persistiti, variando meno degli altri, e ad impedire grandi variazioni o completi atavismi avrà ancora contri- buito la circostanza della loro ibridità. A questo proposito é curioso il notare come per il bolognese, diverse. delle specie arvensi si trovino ca pato inselvatichite ove esistevano antichi conventi. Nei secoli scorsi i tulipani si moltiplicavano non solo per bulbi, ma ancora per semi, e troviamo in autori del tempo lunghe istruzioni sul . modo di allevare le piantine da seme, nonché le varietà ritenute mi- gliori per ottenere seme atto a produrre forme nuove. Forse i tulipa- nomani si rimettevano al caso, ma non é ancora del tutto improbabile -che eseguissero, sebbene empiricamente, fecondazioni incrociate (‘), tanto più che i tulipani per la grandezza degli stami e dei pistilli, bene vi si prestavano. Ottenuta da seme una forma ibrida, potevano propagarla 2% p. o D'ARDENNE (op. eit, p. 121 e seg.) nota infatti la necessità che la polvere = i stami (polline) vadi sii pistillo per fecondarlo ed ottenere la produzione dei semi: inoltre aggiunge come dalla fecondazione di due varietà diverse ne sca- A turiscano forme nuove, 28 G. E. MATTEI per mezzo dei bulbi aumentandone la fissità dei caratteri acquisiti. | Per questo parecchie delle varietà ortensi allora prodotte furono certa- mente ibride. : Ma inselvatichendo una forma ibrida è facile il comprendere che maggiori saranno le difficoltà per ottenere un completo ritorno ad uno | | dei tipi primitivi, avendosi due forze ataviche diverse che si ostacolano a vicenda : in tale caso la comparsa di caratteri neomorfici è ancora | più facile. Parecchi dei nostri tulipani arvensi saranno certamente d' origine ibrida, ma il provarlo non è facile: potendolo accertare diverrebbe in- sostenibile la supposizione che possano trovafsi spontanei in Oriente. Una prova della loro ibridità, forse la migliore, è quella indicata dal : Levier, cioè che presso quasi tutte le specie arvensi il polline trovasi più o meno abortivo: in alcune anzi la proporzione dei granelli falsi eguaglia e sorpassa quella dei buoni. Però il polline non perfetto non è E carattere esclusivo delle piante ibride: qualehe volta una lunga coltura | ed una non interrotta moltiplicazione agamica producono analoghe al- È terazioni: io ancora ebbi occasione di verificarne alcuni esempi e-Darwin (Origine delle piante e degli animali domestici ) nota parecchi casi si- mili. Ora non potrebbesi ciò escludere ancora per i tulipani, benché molto improbabile. Molti tulipani arvensi si fecondano reciprocamente fra loro ed ottenni sovente capsule mature o quasi incrociando assieme le diverse specie. di una stessa stirpe, od anche di stirpi diverse, ma sempre arvensi, quando. | però non si opponeva l'asineronismo della loro fioritura. Le due specie però, veramente naturali e non ibride, cioè Tulipa sylvestris e Tulipa Clusiana non sono assolutamente fecondabili con alcuna delle vere arvensi. Questa facilità per cui diversi tulipani arvensi si possono reciproca- mente fecondare, può dipendere dal fatto. verificato in altre piante ed - in varii animali (Darwin op. eit.), che una prolungata coltivazione 0 | domesticità, e specialmente qualehe ibridazione, dopo avere prodotto un periodo di quasi sterilità rende gli organismi atti ad essere con mag- giore facilità fecondati ancora da specie diverse, purché affinissime. Inoltre avendo tutti i nostri tulipani arvensi parecchi caratteri comun 1 TULIPANI DI BOLOGNA = ‘come il fiore coccineo, grande, con maechia basipetala, foglie assai | larghe ecc., potrebbe darsi, se realmente trattasi di forme ibride, che E una qualehe specie primitiva, assai robusta, sia intervenuta in quasi tutti gli antichi ineroci dando luogo, oltre all'uniformità di tipo nelle attuali arvensi, ancora alla facilità con cui possono reciprocamente ve- nire fecondate. Questo è quanto può dirsi sull’ origine dei nostri tulipani arvensi, basandoci più sopra supposizioni che con vere prove di fatto: sembra probabile sieno specie formate in situ provenienti da varietà ortensi. Ma anche ciò essendo, perchè dovremo trascurarle, se presiedette alla loro formazione la lotta per l'esistenza come nelle specie naturali, e se ora hanno preso stabile possesso nei nostri campi ? Riguardo poi a ciò che sarà di questi tulipani in seguito possiamo t iare tre ipotesi : o, persistendo immutate le condizioni d' ambiente, essi resteranno indefinitamente tali quali sono ora, e questo ci verrebbe confermato dal non avere parecchie specie menomamente mutato al- euno dei loro earatteri per oltre cinquanta anni di dimora nei campi: oppure l’atavismo lentamente prosegue, ed allora le numerose forme ora descritte come specie, scompariranno per dar luogo a soli tre o quattro tipi ben distinti, simili in tutto ai primitivi tipi orientali, ma a questo* sembrano ostacolare le diverse condizioni di ambiente, e per alcune la probabile origine ibrida; od infine le attuali forme continuando tuttora benché con lentezza a caratterizzarsi ed i loro caratteri fissandosi vieppiù, si avranno specie arvensi ancora meglio distinte. Questa ultima aie | tesi forse è la più probabile. I botanici futuri vedranno ciò che sarà avvenuto degli attuali tuli- . pani arvensi: “noi, deserivendoli fissiamo quello che essi sono al di d'oggi, e così sarà possibile seguire i cambiamenti che in seguito po- tranno avvenire. 3 - ; | — - — QG, E. MATTEI QS 3. Particolarità morfologiche e biologiche dei Tulipani. Per affrontare l'arduo quesito di classificare razionalmente i tulipani, . occorre passare in rassegna le principali loro caratteristiche, sì morfo- logiche che biologiche, per indagare se vi ha qualche indizio filogene- tico da seguirsi. Disgraziatamente, essendo la maggior parte dei nostri tulipani di origine ortense, ed aleuni anzi eon ogni probabilità ibridi, questi indizi sono scomparsi, o persistendone alcuni, divennero meno attendibili di quanto lo sono in altre piante mai svisate dalla coltura. Il valore quindi filogenetico e tassonomico di questi caratteri è rela- 1 tivo; ben pochi potendosi seguire con abbastanza sicurezza. ; Tutti i tulipani sono provvisti di bulbi grossi e sferici, colle lora. tuniche esterne membranacee, di colore scuro, castagno o rossastro. Queste tuniche sono spesso rivestite internamente da una densa lanaa guisa di teltro: é con ogni probabilità un carattere protettivo, forse contro. i micromammiferi i quali potrebbero cibarsi dei bulbi, o forse anche A ‘contro animali minori: é facile che questa peluria sia venuta aumen- tando nelle specie arvensi, trovando esse maggior numero di nemici. In - diverse specie pero le tuniche sono glabre, o, per meglio dire, portano - . solo verso il loro apice una rala e corta peluria, la quale potrebbe, ini . dati casi, essere un inizio ed in altri una reminiscenza del suddetto. feltro: infatti, dal lato filogenetico, credo si possa considerare la gla- . brizie nelle tuniche di alcune specie, ad esempio della Tulipa Celsiana, come primitiva, perchè indubbiamente il tipo da cui provenne il ge- nere Tulipa doveva avere i bulbi glabri; mentre in altre specie, ad | esempio nella Tul/pa Fransoniana, riterrei tale glabrizie per derivata, trattandosi di specie assai lontane dal tipo primitivo e di discendenza ortense: la coltura stessa assai prolungata, togliendo queste specie dalla . lotta per l’esistenza, può aver fatto scomparire questo carattere di or- dine protettivo, perchè inutile in piante coltivate. La presenza o mancanza di lana entro le tuniche dei bulbi è un ca- rattere atto a distinguere non solo aleune speeie, ma ancora aleuni gruppi relativamente naturali, e fu dagli autori utilizzato con profitto: ì infatti servì per distinguere le seguenti due sezioni: tunieae bulborum intus dense lanatae — Sect. Tulipanum, Reb. Eriobulbi, Bak. tunieae bulborum intus adpresse pilosae vel glabrae, apice et basi tantum pilosae — Sect. Leiobulbi, Bak. «Questo carattere però resta sempre subordinato ad altri più impor- — tanti, come la larghezza delle foglie, la presenza od assenza del net- tario, ecc., caratteri che esamineremo fra poco. I tulipani si moltiplicano per mezzo di bulbilli che nascono lateral- mente al bulbo principale: sovente rimangono vicini a quello riprodu- cendo la pianta a pochissima distanza, ma più spesso se ne allontanano mediante stoloni di varia lunghezza. Nella Fritillaria e nel Lilium, | per quanto mi consta, non si riscontrano simili stoloni : nell Erythronium abbiamo un perfezionamento , cioè i bulbilli, che non sono stoloniferi, csi formano sempre dal medesimo lato ed uno solo all'anno, sì che la pianta va lentamente spostandosi. Le specie di tulipani a bulbi non al- - lontanantisi dal bulbo principale furono dette gregarie, infatti formano qua e là gruppi di piante assai avvicinate: le specie invece stolonifere furono dette erratiche, perchè ogni nuova pianta si sviluppa a qualche distanza dalla primitiva. Occorre però non confondere il termine erra- tico con sporadico: una specie è sporadica quando i suoi individui soli- tarii od in piccole società crescono in località diverse, abbastanza lontane fra loro, mentre & erratica quando, anche oceupando senza in- ruzione un estesa area, ogni individuo cresce alquanto discosto dagli altri: così il Dracunculus, ad esempio, è gregario e sporadico nello Riguardo ai tulipani il carattere di essere sioloniferi sembrerebbe posteriore, derivando essi da tipi che non lo sono: pero una delle specie arvensi per eccellenza, la Tulipa Fransoniana, & gregaria in sommo Ee non x pub uncus pinto care m essere sspe con MEME G. E. MATTEI tati casi in cui specie normalmente gregarie avevano emesso lu stoloni, o viceversa: alcune specie anzi, non sospette d’ibridismo, co la Tulipa sylvestris, regolarmente producono ogni anno attorno al bulb fiorifero due bulbilli, uno dei quali non si allontana, cioè si diporta di gregario, mentre l’altro diventa stolonifero; il primo è ‘atto a riprodu | la pianta nella identica località, il secondo ad errare entro piccoli l miti in cerca di località migliori. È altresì interessante rilevare il fatto che i bulbi dei tulipani, prin- cipalmente arvensi, trovansi sovente a profondità per essi enormi, d mezzo metro e perfino di un metro: ciò è dovuto al modo di diportarsi dei loro stoloni. Questi infatti non corrono sempre orizzontali per il. terreno, come sarebbe supponibile, ma spesso si dirigono obliqui, ten- dendo ad affondarsi maggiormente: in parecchie specie anzi il loro per- corso è quasi verticale, si che il bulbo novello trovasi pressochè sotto- stante al primitivo che distruggesi appena avvenuta la fioritura. E facile comprendere come in tal modo i bulbi possano in poco tempo affondarsi : | supponendo infatti che ogni anno un dato bulbo produca uno stolone profondo venti, il terzo venticinque, e così in proporzione fino ad ur dato limite. E questo lo sanno gli ortieultori che coltivando tuli in piena terra usano preparare a circa trenta o quaranta centimetri. sulla Coltura dei fiori (1638, p. 149) dice, a proposito dei tulipani « Molti di questa razza di bulbi hanno per costume di andare sempre più sotterra, o per lo nativo lor peso fresco. . 0 per la brama dell’ umore e de » Questo istinto nelle specie arvensi può essere stato agevolato ancora dal fatto che nei giardini abbandonati tanto meglio resistevan( alle ricerche quei bulbi di tulipani che trovavansi più profondi, e li questi appunto sarebbero derivati i nostri : inoltre nei campi, superficiali, sono facilmente gettati all’ aria colle lavorazioni agrarie vengono distrutti dagli animali od uccisi dal troppo forte calore so) mentre persistono appunto i più profondi, acquistando ognora maggio: quelli più hi facili a i ot Lo specie E A gli oner d'er- | bario, hanno i bulbi assai meno profondi delle nostre arvensi : le specie m inoltre da ritenersi come primitivi e naturali, quale ad esempio la Tu- : lipa Clusiana, hanno gli stoloni corti ed alquanto obliqui, mentre quelle più evolute e le vere arvensi li hanno assai più lunghi e spesso più verticali. - | gr = Il fusto o scapo dei tulipani è normalmente, in tutte le specie, uni- | floro. qualche volta però trovasi bifloro o trifloro, massime nella Tulipa i | sylvestris, ma per pura anomalia: ciò appoggia maggiormente la sup- ca posizione che questa sia, fra le nostre, più vicina delle altre al tipo plurifloro da cui deriva il genere. Lo scapo poi di molte specie è glabro e spesso®glauco, mentre in altre poche é seabro, pubescente e tale ca- rattere fu già utilizzato nelle classificazioni per dividere diverse ee : Eg in tal modo : Scapus glaber — Sect. Gesnerianae, Bak, | - Seapus pubescens — Sect. Scabriscapae, Lev. * Però si conoscono alcune specie che hanno p scapo ora Hee ed ora z pubescente. Il carattere dello scapo pubescente & certamente posteriore: | infatti i tipi Fritillaria e Lilium, anteriori al genere Tulipa hanno lo ‚scapo glabro, e le specie di tulipani da ritenersi per più primitive lo hanno pur tale : inoltre considerato che il nettario esiste in questi tu- lipani primitivi, la pubescenza dello scapo non poteva svilupparsi che dopo la scomparsa del nettario stesso, potendo, in caso contrario, le for- - miche facilmente accedere al miele, e la mancanza del nettario nei tulipani è certamente carattere posteriore. Le poche specie. poi, (tutte 1 | bolognesi) a scapo ora glabro ed ora pubescente , potrebbero essere : ibride. o forme namen. non ancora ben fissate. Del resto a lognesi qa: ne “oo normalmente due sole, facendo forse 1 al a Erythronium, gene. bifolio. Fu da deu autore calcola Gi. E. MATTEI ^o: infatti le prime foglie in queste piante trovansi semp NE quando l’ esemplare è fuor di Yu o secco in erbario: per qndi le forme arvensi, a bulbo molto profondo, hanno l’ inserzione delle foglie verso la metà del caule, mentre nelle specie peer. trova: essa normalmente verso la base. Un carattere a primo aspetto insignificante, ma che fardiliarizzando colle specie di questo genere, trovai invece importantissimo, e forse p l’unico atto a dividere i tulipani in due sezioni primarie naturalissime = è parimenti riposto nelle foglie : queste in molte specie, massime nelle arvensi, sono assai larghe, potendo avere sovente una larghezza uguale. od anche superiore alla metà dellæ loro lunghezza, e ciò principalmente nelle foglie sterili od isolate, cioè in quelle prodotte da bulbi non an cora fioriferi: mentre in altre specie, massime le più primitive, le foglie, anche le sterili, sono assai più strette, avendo una lunghezza pari a dieci e più volte la larghezza. Questo caratterè può esprimersi ; foliae omnes angustae = Sect. Angustifoliatae, mihi. foliae, praecipue steriles, latissimae — Sect. Latifoliatae, mihi. Le Latifoliate poi ‘sono certamente dedos e si può tacilmentati im- maginare come questo carattere, già in parte preesistente nei tipi spon "tinel ; ; Siesi vieppiù sviluppato nelle nostre forme arvensi. Questo js carattere é superiore a quello del bulbo lanato o no, a quello dell scapo pubescente o. glabro, a quello degli stami penieillati o nudi, cioè. | presenza o mancanza di nettario, ed a tanti altri ritenuti importantis- simi dagli autori, potendo dividere in due sezioni bene distinte e na- turali tutte le specie del genere e non sole le bolognesi : inoltre è = «correlazione con un buon numero rar caratteri secondari come vedremo in seguito. , La lunghezza delle foglie, relativamente al fiore, & abbastanza costante e puo servire a distinguere qualehe specie, come ad esempio - - nella aa Oculis-Solis le foglie raggiungono, e sovente sorpassano, il fi inne. nel dis. Tulipa praecox ‚sono sempre più corte del flore. Quasi tutte le foglie, alquanto cigliolate lungo i i margini, sono glabre e - x glauche nella superfieie: aleune poche pero, eome fra le arvensi la Tulipa Passeriniana sono allo stesso tempo glauche e pubescenti: .ciò — sembrerebbe un controsenso, stante la principale funzione della glaucedine, | pure rinviensi anche in piante non ortensi (Glaucium). Nei tulipani è . buon carattere per riconoscere la parentela di alcune specie scabriscape. bi "Molto vi è da osservare nei fiori. Anzitutto l’ epoca della fioritura varia nelle diverse specie: la scabriscape sono più serotine delle altre. e Per le specie bolognesi puo valere il seguente schema: : Tulipa praeco. Marzo » sylvestris A E | ee T >” Clusiana : Nl ‘ Tulipa Oculus-Solis . i Aprile ) > Fransoniana : : eU. | » connivens Maggio — Tulipa. strangulata. La grandezza dei fiori è variabile, però se ne possono distinguere due gruppi naturali, cioè a fiori piccoli o mediocri ed a fiori mediocri o grandi, il primo corrispondente alle angustifoliate, il secondo alle la- | d tifoliate. Le specie naturali, spontanee, hanno sempre fiori piccoli, ma > coltivandole ne raddoppiano in, breve tempo la grandezza : le specie - arvensi li hanno sempre ande, spesso massimi (15 centimetri e più di diametro) superando così in grandezza ogni altro fiore éuropeo. . H colore dei fiori è costante in una stessa specie: le forme più. an- tiche hanno fiori gialli o bianchi, colori predominanti ancora nei generi a Lilium e Fritillaria: in esse i petali sono sovente listati all’ esterno * di rosso o di verdastro. Nelle latifoliate invece, e massime nelle, ar- - Y vensi, è normale il colore rosso. 1 In queste ultime il colore giallo presentasi, a | quanto mi pum solo < per scoloramento. Ciò avviene quando un tulipano normalmente. rosso i produce ancora individui a fiore giallastro, come ad esempio, per specie ee la ia Mq. e la Tulipa neglecta. a —€— 36 N e MATTEI riscono appunto per essere una rossa e l'altra gialla, ma però di un giallo ehiaro, sbiadito, zolfino, non vivaee come in altre specie, ad esempio nella Tulipa sylvestris. Nella Tulipa neglecta infatti l'epider- mide dei petali manea di ogni sostanza colorata, ed il colore giallastro | è unicamente prodotto dall’ interposto mesofillo nel quale persistono i. | granuli clorofillofori che, per non essere completamente evoluti, hanno | un colore giallognolo. Possiamo ancora provarlo artificialmente, scolo rando ai vapori dello zolfo un fiore rosso della tipica Tulipa strangulata che tosto diventa di un colore giallo in nulla diverso da quello della tipica Tulipa neglecta. Per la qual cosa, caeteris paribus, sarebbe er “roneo conservare specificamente distinte queste due forme. Ma si dovrà - chiamare questo fenomeno albinismo, oppure sarà piü adatto dirlo elo- rantismo:? Forse sarà meglio questo secondo nome, quantunque ana- ‘loghi sieno gli effetti prodotti. Tale fenomeno pure si rinviene, almeno | stando alle deserizioni, in aleuni tulipani della Svizzera, come ad | esempio nella Tulipa flavicans forma della Tulipa Didieri, Toe nella Tulipa Billietiana ecc. . Riguardo poi alla nostra Tulipa strangulata é successo anche un altro fatto, che se da una parte prova essere vero scoloramento quello ran dalla Bores 0A, al isa mò indicare MAGIA, an: 2 Plots cité poa anle a padana e intre altri ivi maggiormente della Tulipa strangulata essendo rossi con punti o strie " .. gialle. Fra questi havvene ancora che tengono il giusto mezzo per ! 2 numero e l'abbondanza delle striature, ed anzi pare vadasi da questi - seaturendo e perfezionandosi un tipo. partieolare, variopinto, a caratteri costanti; elegantissimo. Tutte queste forme furono variamente classi eate d autori, ma d mes tutte mirna s var. er dee fiori gialli a strie rosse con uno o due petali affatto rossi, o viceversa: - . in tale caso la linea di separazione dei due colori passa spare esat- . tamente per il mezzo di uno dei petali. Tutte le latifoliate ed aleune delle angustifoliate, come fra le bolo- genesi, la Tulipa Clusiana, hanno la base interna dei petali ornata di una macchia per solito violacea o nerastra, sovente contornata di giallo, che manca, come è naturale, nelle forme scolorate : la forma ed il co- lore di detta macchia ha importanza nella classificazione delle specie arvensi, potendo servire a distinguere specie affini, e parimenti impor- tante è la corrispondente macchia esterna, più piccola e più evane- scente dell’ interna, ma pure costante in ogni specie. Tutti i tulipani, ad eccezione di diversi angustifoliati, hanno i fiori sempre eretti: questi ultimi invece, come la Tulipa sylvestris, hanno fiori semipenduli, mas- - sime prima dell’ antesi : anche I’ Erythronium ed in gran parte i Lilium e le Fritillariae hanno fiori penduli od orizzontali. I fiori in aleune specie si aprono completamente, come nella Tulipa Clusiana, in altre | meno, ed in altre rimangono sempre socchiusi, come nella Tulipa con- i - nirens, in relazione ai loro apparecchi florali. Mei tulipani si trovano diversi apparecchi farali : per le specie bo- lognesi, ne possiamo distinguere tre. i DA . [l primo, assai perfetto, è con ogni probabilità il più antico: trovasi : nella. Tulipa sylvestris e specie affini. Queste hanno fiori obbliqui o quasi eretti, che si aprono completamente, di colore giallo vivace. al- quanto odorosi, con sei nettarii nascosti da opportuni Harper x. un apparecchio melittofilo per eccellenza. = | Diverso è l’ apparecchio presentato dalla Tulipa TU in ds specie infatti abbiamo fiori ehe si aprono completamente, faseiati di rosso all'esterno e bianchi internamente, con macchia basale violacea, = forse. ^ ce a di odore e e miele. Fe * un | apparecchio i può consideri anzi come un vero- apparecchio a ricovero. loro for | a Sram p eel jer nost gioni esalano o odor? | bos ggi G. E. MATTEI larga macchia nera alla base dei petali, e mancano affatto di miele é un apparecchio cantarofilo per eccellenza, adatto principalmente a ‘piccole Cetonie (Cetonia hirta ecc.) che ne divorano le antere, impolli- nandosi tutto il corpo (!). Presso le specie bolognesi, questo apparecchi è poco caratterizzato nella Tulipa - Oculus-Solis, maggiormente nelle | Tulipa strangulata e Tulipa praecox e perfettissimo nella. Tulipa co nivens : a questo proposito anzi interessa notare come raggiunga la massima perfezione in quest’ ultima, di origine indubbiamente ortense œ forse anche ibrida, per cui possiamo concludere che anche in forme inselvatichite, derivate da altre ortensi, si possono sviluppare apparecchi i | perfettissimi, spesso più elaborati che nelle corrispondenti forme spon- tanee. E presso la Tulipa connivens. la perfezione dell’ apparecchio è tale. da doversi piuttosto considerare un apparecchio a carcere anzieché a ricovero : : infatti il fiore di detta specie si socchiude soltanto sotto 5 l’azione diretta dei raggi solari, chiudendosi nuovamente del tutto S appena il sole volge (*), per cui accade sovente che le cetonie entratevi rimangono ivi racchiuse né escono che col sole del giorno seguente. | Possiamo : seguire la trasformazione di questi apparecchi : infatti quello ^ della Tulipa Clusiana certamente deriva dall'altro della Tulipa sylvestris . € ce ne fanno fede. diverse angustifoliate orientali, che segnano gradi i Cfatermedi- fra l'uno e l’altro. tipo. Infatti eonservasi il colore giallo pri- i mitivo solo come nettarindice, in una larga macchia basipetala, e da questa possiamo constatare l origine della macchia basale nei tulipani, mancante nei gigli o nelle fritillarie. Ma scomparso il nettario, com nella Tulipa Clusiana, la macchia nettarindice non aveva più ragio di esistere e, persistendo unica esca il polline, si mutò in macchia pol linindica. Parimenti la fascia esterna esistente nei petali di Tulipa © siana e di Tulipa sylvestris, rossastra nella prima, verdognola nella Seconda, non si sun ma ampliados formò la bella fascia rossa che SE Queste © cotonio, sota di Hélidre (op. cit.) producono non lievi danni agli orticultori, s sciupando prontamente i fiori dei tulipani, sì che per liberet | sene occorre ripararli con delle tele stese so sopra. . (®) Ques wa fet stato aniar vati dal Cadet: 196 e colt. delle piat p. 311 dio I TULIPANI DI BOLOGNA 39 osservasi nella Tulipa Clusiana. Così la derivazione della Tulipa Cli- siana dalla stirpe della Tulipa sylvestris è- sostenibile. : , | Così pure è sostenibile la derivazione delle specie a fiore rosso e senza nettario, da forme affini alla stessa Tulipa Clusiana: la macchia pollinindica di quest’ ultima persistette, e l' apparecchio che aveva ten-. denza a divenire cantarofilo, lo divenne completamente, mutandosi in vero apparecchio a ricovero. La macchia basipetala poi, in questi ultimi tulipani , rendendo la base interna del ricovero di colore nerastro, può avere ancora lo scopo di difendere gli insetti ivi racchiusi dalla troppa luce, lasciando 3 purtuttavia passare il calore solare: anche in molti apparecchi a carcere, s come nel Dracunculus, in diverse Aristolochiae ecc., la base interna é nerastra (! Conservando alcuni fiori recisi di Tulipa connivens collo scapo in un vaso d'acqua, osservai ripetutamente sulle macchie basali interne alcune goccioline di liquido che non era certamente miele: | ignoro se abbia qualche scopo, come quello, ad esempio, di dissetare i /. pronubi racchiusi, ma crederei piuttosto ciò dipendesse da una causa pu- ramente fisiologica, fosse cioè dovuto alla traspirazione della parete in- terna dei petali mentre il fiore è chiuso. La Tulipa sylvestris invece ed altre affini, come la Tulipa Celsiana fra le nostre, e parecchie delle orientali, hanno bellissimi nettari situati alla base dei petali e riparati da acconci nettarostegi: questi ultimi sono Tormati dai filamenti ingrossati e penicillati verso la loro base, e dai lati dei petali interni parimenti penicillati, cioè muniti di un ciuffetto di . peli. Questo è un buon carattere di classificazione, e fu già adottato da | vari autori, potendosi dividere il genere in due sezioni ben naturali cioè : x Filamenta glabra — Sect. Leiostemones, Boiss. Filamenta basi penieillata — Sect. ipriontemonts, Boiss. . E meglio ancora come segue: 4 Tulipae nectario dotatae : ru nectario destitutae. — (9 Il colore nero trovasi pure in AES fiori in pe del polline, di forse per difenderlo dalla troppa luce, non dal calore, come ad esempio, dé | aleune Viciae, in varie C en. nella Ld ecc, i wie ES 40 G. E. MATTEI Pero tale carattere rimane sempre subordinato a quello delle foglie anguste o late, essendovi maggiore affinità fra le angustifoliate con o senza nettario, che non fra queste e le latifoliate. La mancanza di nettario è carattere posteriore, trovandosi omologh nettarii anche in molte specie di Lilium, di Fritillaria e di Erythro- - _niuim (t). E T. Gli stami sono sempre del colore della maechia petalina o della base | del petalo se manca la macchia stessa. Fu calcolata per alcuni la lun- ghezza dell'antera in rapporto alla lunghezza del filamento: é carattere piuttosto costante, ma occorre tener nota se l'antera fu misurata prima o dopo la sua deiscenza, imperocchè deiscendo si accorcia parecchio : inoltre, come fa notare il Levier, gli esemplari secchi possono essere cagione di errore, accorciandosi ancora l antera col disseccamento, mentre il filamento rimane della medesima lunghezza: in tal caso oc corre prima rammollire lo stame colla bollitura affinchè l antera riprenda la primitiva lunghezza. 1 Fu pure calcolata la lunghezza degli stami in rapporto a quella del l'ovario, ma la derivante proporzione è ancora più fallace. Infatti le antere lunghissime prima della loro deiscenzä, si raecorciano dap| e di non poco, l’ ovario, spesso poco sviluppato nei primi giorni di fi ritura, eresce in seguito rapidamente, raddoppiando perfino la sua lu | ghezza, come ad esempio nella Tulipa Passeriniana di Parma. For ehe utilizzare ges carattere notando esattamente in qu () È curiosa I' asserzione di Bonnier, ‘negante il miele alla Tulija. vestris: egli infatti, accennando ai nettaróeieni. dice: « Au contraire les à l'intérieur de la fleur, chez les Tulipa sylvestris, Melittis, Cyperacées etc ne protégent aucun gs sueré (negli Annali ece. ser. V. t. 4.9). » Pe Ciperacee . .. transea d . cumovariane, le ud sviluppansi nei frutti in buoni apparecchi di dissem zion®, anemofili od eriofili: ma per la- Tulipa suddetta e per la Meli troppo madornale tale asserzione. Infatti l' esistenza del miele nella Meli le: (da cui il nome generico, perchè visitata dalle api) è nota a tutti, tanto che ragazzi di campagna la ricercano per suechiarne i fiori ; parimenti presso Tulipa sylvestris non può negarsi la secrezione mellea, benchè meno abbo | dante: basta conservarne per qualche giorno un fiore al riparo dagli i Pas eonvincersene con ogni evidenza. i sE (I TULIPANI DI BOLOGNA giorno preciso di fioritura fu fatta l osservazione. Anche Reboul aveva eompreso la poca importanza di questi caratteri, serivendo egli: « Cha- racteres a stigmatum antherarumque structura deductos, iterata spe- eierum inspectione, vacillantes video (!). » La posizione poi delle antere derivata dallo sviluppo dell' ovario, rende i fiori ereogami: alcune specie, come la Tulipa Passeriniana di Parma, sono pronunciatamente proterandre, altre, ed in maggior nu- mero, sono singinandre, altre infine, come la Tulipa connivens avreb- bero tendenza alla proteroginia e eio appunto in relazione all’ apparecchio florale presentato. î Il polline, in alcune specie, tutte le angustifoliate, è perfetto, mentre in altre contiene in minore o maggiore quantità granuli abortivi: è carattere relativamente stabile per una stessa specie, e la presenza di granuli falsi indica sempre specie n con ogni probabilità di ori- _ gine ibrida. I tulipani pure, come tante altre piante bulbose, sono in massima parte adinamandri, ‘cioè il polline di un dato fiore non ha alcuna azione fecondatrice sugli stimmi del medesimo, come pure sugli stimmi di altri fiori appartenenti a piante derivate tutte agamicamente da un bulbo pri- gu mitivo. Da cio dipende, probabilmente, la estrema rarità di capsule osser- vata nei campi ove pure crescono in grande abbondanza i tulipani arvensi. L’ovario è perfettamente triangolare presso le eriobulbe, più o meno cilindrico presso le lejobulbe : esso è alquanto ristretto alla sommità 4 nelle eriobulbe e più ancora nella angustifoliate, per nulla ristretto nelle altre. Lo stimma presso le angustifoliate è minimo, presso le eriobulbe alquanto maggiore, e presso le lejobulbe arvensi infine trovasi enor- memente dilatato: di conseguenza lo stimma angusto é carattere pri- e: mitivo e lo stimma lato é carattere posteriore. Questo carattere fu | utilizzato da Reboul per dividere il genere in due sezioni abbastanza naturali, cioè : - Stigmatibus simpliciter deflexis Stigmatibus ad latera plus minusve volutaeformibus. q REBOUL, Apr dix ad null run specierum Tuliparum, etc. Firenze 1823, : G. E. MATTEI La capsula, nei Kims é loculicida, trivalve: forse se ne potrebbero ricavare buoni caratteri dalla sua forma, ma disgraziatamente per pa- recchie specie non venne ancora osservata. Le angustifolie hanno cap; sule alquanto attenuate all’ apice, le altre meno. I semi sono in tutte le specie u uguali, e aso mii assai a quelli di Lilium. §. 4^ i Classificazione delle specie Bolognesi. Siano o nò inselvatichite, siano o no ibride, le nostre forme arvensi di tulipani, debbono esse pure ricevere un nome: e tanto più a ragione se esse, come pare, sono per divenire nuove specie meglio caratterizzate | Sed atte a persistere. Se fossero note le origini di ognuna, cio? da quali specie spontanee provengono; o per quale ibridismo, allora la loro clas: È sificazione potrebbe venire modificata, ma ciò disgraziatamente : Vena & necessario trattarle come vere specie naturali, per non sciarle vagare indeterminate nelle flore.e negli erbarii, che pur devono 3 : com prenderle, j | Ammesso adunque che ognuna debba conservare un nome speci 3 proprio, almeno fino a prove contrarie, importa tentare di riunirle in gruppi il meno possibile artificiali, classificandole razionalmente i condo la evoluzione ascendente o discendente dei loro caratteri: qu . pero non è facile, imperoeché, stante l'origine incerta, ortense, for e ibrida, delle forme arvensi, ci mancano quei criterii filogenetici € tanto giovano nelle naturali classificazioni. - Nel precedente capitolo vedemmo, sopra quali caratteri principalia gli autori che trattarono di questo genere, abbiano basato le loro cl Sificazioni. In seguito a ciò, ed. anche dopo l’ esame di parecchie sp > orientali, possiamo, con ogni sicurezza, distinguere nel genere due . sioni primarie, che non esito a dire naturalissime e superiori à quat . Altre ne stabilirono gli autori. Trattasi delle già accennate divisio : m Tulipae- angustifoliatae ed in re latifoliatae. Né tali diyisi DI ; ; ILA TULIPANI DI BOLOGNA E 43 sono solo basate sul carattere delle foglie, ma altri vi si aggiungono come il fiore relativamente piccolo, quasi mai intieramente rosso, l’ ovario attenuato all’ apice, ecc., nelle prime, ed il fiore grande, normalmente rosso, con l' ovario poco o nulla attenuato all’ apice nelle seconde ; questo - ultimo carattere è ancora più manifesto se osservasi la capsula. Le angustifoliatae poi si possono suddividere in specie con nettario (filamentis penicillatis) ed in specie senza nettario (filamentis glabris) : quelle con nettario possono essere gialle oppure bianche o rosse: nel Bolognese abbiamo solo specie gialle (Tulipa Celsiana, Tulipa sylvestris) fra quelle provviste di nettarii, e la sola Tulipa Clusiana fra quelle che ne mancano. La classificazione delle /atifoliatae è assai più A) appartenen- dovi tutte le arvensi. Queste si possono dapprima suddividere, come già fece il Reboul, secondo che hanno i lobi stimmatici piccoli, angusti, op- pure assai larghi e superanti la larghezza stessa dell'ovario: si possono : distinguere le prime col nome di microstigmae e le seconde con quello 5 «di maerostigmae, divisioni corrispondenti in massima parte (non in tutto pero) alle- eriobulbae ed alle lejobulbae degli autori. Le forme più modi- ficate, dubbie, forse ibride, delle arvensi appartengono alle macrostigmae. Queste ultime ho provvisoriamente suddivise in acutipetalae ed in ob- tusipetatae, ritenendo le forme a petali ottusi più evolute delle altre od almeno più vicine a corrispondenti varietà ortensi: delle acutipetalae distinguo poi due gruppi, cioè a seapo glabro ed a scapo scabro : essi | pero sono suscettibili di modificazione. Per questo quindi, credo conveniente disporre come segue’ le specie | bolognesi, avendo ancora tenuto calcolo, per quanto era possibile, delle più o meno strette affinità esistenti fra specie e specie, ed anche, per — — aleune, de!la loro probabile filogenesi, rivelataci' dai loro diversi carat- ie teri ed adattamenti. Forse, in seguito, mediante altri caratteri ora : mancanti, come quelli della. capsula, sarà Ben. ver yiotapo e rendere più esatta bud classificazione. i de 44 ; “ GE MATTEI PFUuULEPAE Specierum Bononiensium dispositio E A — Angustifoliatae, sive foliis omnibus angustis: flore e media n: gnitudine, polline perfecto ovoideo: capsula apice attenuatı a — luteae, sive flore luteo, nectario donato, petalis interiorib filamentisque ad basin barbatis: bulbi tunicis intus globi apicem versus tantum pilosis. - + a — poetis exterioribus dorso rubello tinetis: planta alpina. M igicur: E intus dense Meade 2 Tulipa Diasa en B — Latifoliatae, sive foliis, praecipue sterilibus, latissimis: flore maxima magnitudine, saepius coccineo, nectario desti petalis basi macula nigrescente notatis, polline sphaero puriquam omnino as PLN dud non d: limbata, sli Là perfoeto : bulbi tunicis intus. de lanati. Tulipa Oculus-Solis, St. Ê — petalis latis: foliis florem non aequantibus. : Tulipa praecow, b — - macrostigmae, sive stigmatibus ovarii crassitiem superan a ad latera plus minusve volutaeformibus, petalorum ma . parce vel interrupte limbata, Jolline valde imperf. bulbi. tunicis intus glabris vel apice tantum dpi € Josis. x mo RARE ar, s sive potális inte a acutiusculis nec ro- X tondato-obtusis : flore sub sole expanso. X — caulibus glabris: flore roseo, macula basali atro-purpurea, albo-limbata. . ; Tulipa Fransoniana, Parl. a x X — caulibus pubescentibus: flore coccineo (rarissime luteo P e vel variopieto), macula basali atra, flavo-limbata. 5 7 e Tulipa strangulata, Reb. a f & — obtusipetalae, sive petalis interioribus rotundato-obtusis, emarginatis: flore etiam sub sole subelauso. : x — flore maximo, saturate coccineo, macula atra. : Tulipa connivens, Lev. X x — Tore minore, luride vinoso-coccineo, macula evanescente. Tulipa Baldaecii, mihi ('). E Questa PERR puo anche essere sintetizzata nel seguente schema bm segue ancora, per quanto s un pullus ee Tulipae | angustifoliatae latifoliatae : | | | Loss T. Celsiana T. Clusiana *T. sylvestris ——nnn ___ microstigmae . macrostigmae O A Ubi Enc e, È ; n] ; pow NUS T. Oculus-Solis T. praecox | T "I angustipetalae obtusipetalae | ; ; E | T. Fransoniana — — T. sirangulata T, connivens T Baldacci. TI Coi questo nome kakio il iba Foist ET mercato di Bolo nel 1889, di cui non si conosce ancora dara alità, come già dissi nel gie r E 46 j *. G. E. MATTEI &. 5^ Deserizione delle specie Bolognesi. Gen. TULIPA. A — Angustifoliatae. Folia omnia angusta: flores e mediis: pollen ovoideus, perfectus: eapsulae apice attenuatae. a — Iuteae. . Flores lutei. nectario donati: petala interiora et filamenta ad bas barbata : bulbi tunicae intus glabrae vel apice tantum exe Sp. 1° Turra Cuistaxa, D. C. in Red, Lil. (1802). - Tulipa australis, Link, in Schrad: Journ. (1799) pro maxima Ee Tul sylvestris, Xuct. nonn. non L. — - Tulipa narbonensis, Clus. Steudel, Nom. bot. 1821, 1, p. 858 — Dietrich, Syn. pl, v. 2. p. ml = Roemer et Sehultes Syn. veg. 1829, p. 382 — Kunth, p pla CIV. p. 205 — Baker, Rev. of Tullpae! ete. , in Journ. Linn. Soe. Y 9H p. 293. — Levier, Les Tulipes de l'Europe in Bull. Soc. S en Neuchàt. t. XIV, p. 104 — Malo, Histoire des Tulipes, p. 32., tav. < — D’Ardenne, Trait. des Tul. 1760, tav. 1, fig. 4 — Bertoloni, FL. E x IV, p. 83 eum Tulipa sylvestri — Parlatore, FL It. v. II, part. p- 394 — Cesati Passerini e Gibelli, Comp. della Fl. It. p. 127 — cangeli, Comp. della FI. It. p. 686 — Caruel, Prodr. della FI. Tose p. 628 — Gibelli e Pirotta, FI. del Modenese e del Reggiano, p. 16: ...« Bulbi tunicae intus fere glabrae : caulis humilis, glaber : folia gusta, lineari-lanceolata, canalieulata, acuta, margine glabra: e parvibus, pallide luteus, extus rubello tinctus, inodorus, ante ani erectus : petala. lanceolata, acuta, TNI: : stamina posue breviora. E dee ee . EU 04100 i, 1 TULIPANI DI BOLOGNA | Specie alpina non aneora rinvenuta entro i limiti della nostra pro- . vincia, ma esistente nel vicino monte Rondinajo (m. 1964 alt.), ove già la raccolsero il Giannini ed il Caruel, ed ora più recentemente la rivide, non in fiore, il Martelli: ivi la ricercai invano nel giugno 1890, forse essendone state distrutte le foglie dalle pecore. L'amico Pizzini la rin- venne sul monte Lesima, presso Bobbio, (m. 1400 alt.) in provincia di Piacenza e me ne invio qualche esemplare. . Ho poi annoverato questa specie fra le bolognesi, perché verosimil- mente puo trovarsi anche nel nostro Appennino, ed inoltre sembra es- sere la vera forma haturale, spontanea, della seguente, né sarebbe er- roneo riunirle specificamente. Questa specie, benché non frequente, trovasi ancora nei pascoli alpini della Francia meridionale e delle Alpi marit- time ed Apuane, avendo così un’ area piuttosto ristretta: parecchie forme vicinissime però furono pure descritte della Spagna, del Porto- "E gallo, dell'Algeria ecc., riunite sovente come varietà alla Tulipa australis: E cui fu ascritta anche la presente: in Grecia furono raccolti ancora esem- ; plari pressochè intermedii fra la presente e là seguente, di modo che i limiti fra l’ una e l’altra restono assai incerti. Sp. 2* Turıpa svrvEsTRIS, L. op. 438. Tulipa repens, Fisch. in Sweet. — Tulipa pumila, Moench. hort. Marb. — Tulipa odorata flore luteo, Weimmann, Icon. N. 992 — Tu- lipa Apenninea, Clus. hist. — Tulipa lutea bononiensis, Bauh. — | Tulipa Boloniensis flore luteo, Park. — Bononiensis Lilio-narcissus luteus, sive Tulipa Bononiensis, Lobel. — Lonchitis, Caes. — Steudel, op. cit. p. 858. — Dietrich, op. cit. p. 1154. — Roemer et’ Schultes, E. op eit. p. 381. — Kunth, op. cit. 224. — Boissier, Fl. Orient, v. V, | p. 197. — Weber, Alpen Pflanzen, v. IV, tav. 386. — Tournefort, Elem. | de Bot. par Jolyelere, v. 2, p. 293, t. 199. B. — Baker, op. cit. p. 290. | — Levier, op. eit. p. 99. — Malo, op. cit. p. 52, tav. 6. — Reboul, Nonn. sp. Tulip. p. 2. — Bert. op. eit. p. 84. — Parl., op. cit. p. 394. | — Cesati ete, op. cit. p. 127. — Are. op. cit. p. 686. — Coce, Fl. Bol. | p. 455. AU UE EIC NE Tr. Toca è le ATE » G. E. MATTEI « Bulbi tunieae intus apice adpresse pilosae: caulis validus, gla folia angusta, lanceolata, canaliculata, acuta, margine minute ciliola flos e mediis, intense luteus, extus viridulo tinetus, suaviter olens, à anthesin cernuus: petala lanceolata, acuta, interiora duplo exteriori latiora, exteriora denique reflexa: stamina petalis triplo er — therae Ap, » Specie arvense, copiosa nei campi attorno a .Bologna. ove era nota. fino dai tempi di Aldrovandi, erroneamente indicata come sponta . nell’ Appennino. Fu citata della Dalmazia, della Bosnia, della Moldavit della Russia meridionale e dubitativamente anche del Caucaso: < us poche differenze trovasi in Algeria. Baker ne dice i fiori inodori, m -a Bologna ed a Firenze sono assai odorosi. Con ogni probabilità d dalla precedente, o, quanto meno, da qualche altra affinissima - (e della tes australis. È nota volgarmente col nome di Lancette. b — albae. Piok albi, nectario destituti : Maminti ad basin glabra: bulbi | nicae intus densa lanatae. E da Purus TON Li in Red. Lil. (1802) Tulipa praecox, Car. prael. (1802) non Ten. — Tulipa rubro-alba, B A lus. (1804). — Tulipa persica ete., Weinmann, Icon. (1745) N. 994. Tulipa persica, Park. (1656) fig. 6. i2 53. — Tulipa persica bicolor, - = Tulipa persica praecow, Clus. — Tulipa praecoa: angustifolia, È — Tulipa hispanica, Willd. — Tulipa Cypriani, Hort. — Steudel, eit. p. 858. — Dietrich, op. eit. p. 1154. — Roemer, et Schultes, cit, p. 38. — Kunth, ap. eit. p. 223. — Boissier, op. eit. p. 194 = Baker, nb eit. pi 981. d eie hp. eit. E 48. — D’Ardenne, 0) Jue ES E Robni Nor er. : Tulip i Bon. op. cit. p 8 .. Parl, op. cit. p. 391. — Cesati ece. op. cit. p. 127. — - Arc. op. cit pi RC Mattei, Aggiunte alla Flor. Bol. +: 25. I TULIPANI DI BOLOGNA | 49 Bulbi tunicae validae, intus dense lanatae: caulis glaber: folia an- gusta, lineari lanceolata, canalieulata, acuta, glauca, flore breviora: flos parvus, albus, extus rubro tinctus, macula basali violacea: petala el- liptieo-lanceolata, exteriora acuta, interioribus paulo breviora obtu- siuscula : stamina violacea, petalis triplo breviora: antherae muticae. * Specie orientale, abbastanza frequente in diverse località attorno a Bologna, cioè: fuori porta d’ Azeglio nella vigna contro la Palazzina, e più oltre, verso Roncrio, nella villetta Bernardi: fuori porta Saragozza presso la Villa Spada, e vicino a Casaglia: dicesi cresca ancora vicino a Barbianello. Trovasi più di frequente nelle vigne che nei campi, forse perchè nei campi, colla lavorazione estiva, i bulbi che trovansi poco profondi sono più facilmente messi allo scoperto e quindi facili a perire : sembra preferisca le sabbie gialle alle marne bianche : è fra le precoci, | fiorendo verso la fine di marzo ed ai primi di aprile. I contadini bolo- l Italia, della Grecia e dell’ Arcipelago. gnesi distinguono questi tulipani eol nome di « persiani » (e qualehe volta, per corruzione, « prussiani)» e ciò potrebbe indicare una coltura antica in questa provincia, rammentandosene nel nome il luogo d’ ori- gine. Questa specie trovasi spontanea, coi medesimi caratteri, in Siria ed in Persia, d'onde nel 1606 fu trasportata in Europa: sottoposta alla coltura sembra avere poco o nulla variato, ed ora è divenuta subspon- tanea in diversi luoghi del Portogallo, della Spagna, della Francia, del- * B — Latifoliatae. Folia, praecipue sterilia, latissima: flores e maximis, saepius coccinei, nectario destituti: petala basi macula nigrescente notata: pollen sphae- roideus nunquam omnino perfectus: capsula apice non attenuata. a — mierostigmae. Stigmata crassitiem -ovarii angustiora: petalorum macula toto ambitu - flavo-limbata : pollen fere perfectus: bnlbi tunicae intus dense lanatae. E Mua anno VII, vol. VII. Mo. Bot, PSR s 50 G. E. MATTEI Sp. 4.* Turıpa OcuLus-Sot.1s, Sr. Am. Res. Soc. Agric. Agen. 1.75, non Koc ES Tulipa agenensis, Red. Lil. 60. — Tulipa acutiflora, Poir. Ency — ^ VII, 134. — Tulipa bombycina flore rubro, Rob. — Tulipa rubro ape mineae similis, Clus. — ? Tulipa pyriziana, Mer. — Steudel, op. cit p. 858. — Dietrich, op cit. p. 1153. — Roemer et Schultes, op. cit = 377. — Kunth, op. cit. p. 222. — Boissier, op. cit. p. 192. — Bak = . ep. eit. p. 278. — Levier, op. cit. p. 51. — Malo, op. cit. p. 48, cum ico dubia t. 6. (Tulipa Didieri 2) — Reboul, Nonn. sp. p. 3. — * Reboul, Sel. sp. p. 3. — Bert. op. cit. p. 81. — Parl. op. cit. p. 386. — Cesi | eie. op. cit. p. 127. — Are. op. cit. p. 685. — Coce. op. cit. p. 494. « Gaulis glaber: folia lata, lanceolato - acuta, parum -marginil undulata, laete viridia, florem aequantia vel superantia: flos e m ximis, splendide rubro-coccineus, fere inodorus: petala subaequa patentia, angusta, lanceolato - acuminata, de medio utrinque aequa attenuata, superne margine revoluta, undulata: macula basalis nigri angusta, elliptico-elongata, apice acute tridentata, parce et pall luteo- limbata, fere medium petalorum attinens, extus evanescens: 0 rium subeylindrieo -trigonum, stigmate rubro ». | Specie arvense non frequente nelle vicinanze di Bologna, ove errore la dissi comune (!) avendola confusa con esemplari di Tul praecox : anche in aleuni erbarii notai simile confusione. La cono attualmente con certezza delle seguenti località : fuori porta d'Aze . nei campi sovrastanti la « fontana minerale » ove è copiosa, ed ove - raccolsi io stesso unitamente alla Tulipa Fransoniana, e presso zano donde ne ebbi diversi esemplari freschi: inoltre F amico Giannitrapani la trovo sul colle di San Luea, partecipandomene aleı esemplari. Bertoloni la cita di monte Paderno, ma per quante ri ne abbia cola fatte, non mi fu dato rinvenirla nè averne inform in proposito: però nell’erbafio Riva trovansi esemplari figuranti. colti in quella località. Infine Cocconi la cita dell’Osservanza, ove = À Marte: G. E. Aggiunte alla Flora Rolognese. p. 25. TONET A I TULIPANI DI BOLOGNA bl dappoi l’ ha ritrovata. Anche in un altro luogo rimastomi ignoto (dicesi fuori porta Santo Stefano) deve trovarsi, portandosene sul mercato i fiori recisi. È incerto se questa specie che da noi è affatto arvense esista poco o punto modificata in Oriente: secondo gli autori più attendibili pare che nell’ Oriente propriamente detto, non siasi mai rinvenuta, . quantunque sia probabile vi esista, avendo essa più la facies di una specie naturale, che di una: spezie arvense. Se ne citano però due forme (Tulipa Lycica e Tulipa Aleppica) diversificanti per caratteri di poca importanza ed abitanti la Licia e la Siria; forse la nostra, a torto ritenuta per tipica, discende direttamente da una di quello. Anche nei dintorni di Smirne (se non erro) fu raccolta, pochi anni fa, una forma di questo tulipano, meno lussureggiante e di facies affatto spotanea, la quale, coltivata presso Napoli dai sig. Dammann e Sprengel, fu descritta come nuova dal Regel col nome di Tulipa Dammanniana: mancandomi, circa questa forma, notizie più precise, non posso aggiun- gere altro in proposito. La Tulipa Oculus-Solis, trovasi poi, quale ar- vense, solo nella Francia meridionale ed in Italia: da noi fiorisce in Aprile, ed è conosciuta col nome volgare di « fiamme ». Sp. 5.* Turıpa praecox, Ten. Fl. Neap., non Car. Tulipa Tenorei, Reb. — Tulipa Raddii, Reb. — Tulipa Oculus-Solis var, Reg. — Tulipa Gesneriana, Bot. reg. non L. — Tulipa Bolo- niensis sive bombycina flore rubro ete. Park. (1656) cum icon. — ? Tu- ipa Apula, Guss. et Gasp. — Dietrich, op. cit. p. 1153. — Roemer et Schultes, op. cit. p. 378. — Boissier, op. cit. p. 192. — Kunth, op. cit. p. 223. — Baker, op. cit. p. 280. — Levier, op. cit. p. 52. — Re- boul, op. eit. p. 3. — Tourn. op. eit. p. 293, t. 199, A. — Bert. op. cit. p. 79. — Parl., op. cit. p. 387. — Cesati etc. op. cit. p. 127. — Are., op. cit. p. 686. — Coce. op. cit p. 454. : « Caulis validus, glaber: folia latiora, lanceolato-aeuta, marginibus —— = undulata, florem non aequantia: flos e maximis, coccineus extus palli- dior, leviter maleolens: petala inaequalia, conniventia, lata, ovata, in quarto inferiore abrupte contracta, exteriora valde latiora et longiora, omnia acuta, vel interiora obtusiuscula : : macula basalis nigra, ampla, | ow S2- G. E. MATTEI ovato-romboidalis, sive ambitu hexagona, apice obscure tridentata vel | truncata, luteo limbata, tertium petalorum attinens, extus lutescens: ovarium basi gradatim amplius, trigonum, stigmate pallido ». Var. 8 hexagonata, Borb. — Flos minor: petala interiora ob- iusiuseula. Cum specie florens ». Var. Y Fowiana, Reb. — Tulipa Foxii, Reb. — Flos maximus, BE latiora, obovata, basi abrupte angustata, interiora obtusa emarginata Post speciem florens ». | Var. è Lortetii. Jord. — Flos minor: maeula limbo lutescente subnullo ». Specie arvense, copiosissima in tutti i colli attorno a Bologna, ov fiorisce prima di ogni altra: se ne porta in mercato una grande quan- tà di fiori recisi, col semplice nome di « Tulipani ». La var. hexa- gonata è frequente colla specie: la var. Foriana è più rara ed alquanti meno precoce: la trovai presso Gaibola é presso Roncrio. La var. Lortetii è incerto se esista nel bolognese ed ulteriormente da ricercarsi l'ho non pertanto citata potendosi ad essa riferire alcuni esemplari ch . raccolsi fra una boscaglia recente, eon Robinie, presso la villa detta Montecucculo non lungi da Bologna. Non ho poi conservato la var. In | tescens, Arc. caratterizzata dall’ avere i petali tutti segnati con ana | . linea mediana gialla e pallidi all'esterno, perchè tale carattere presen: asi in tutti i fiori di questa specie sul principio di fioritura, per Scom- > parire poi più o meno completamente nei successivi giorni. La Tuli ta. praecox è rara in Oriente ed ivi pure solo trovasi allo stato arvense. Oltre essere citata per alcuni punti coltivati della Siria e dell’ isola d Chios, venne recentemente raccolta ben tipica da Bornmüller pres Amasia nell’ Anatolia boreale, come me ne informa gentilmente. il Dottor Levier: ivi abita la zona coltivata, mentre più in alto vive il regioni naturali l’affine Tulipa montana, ed è assai verosimile, come Bornmiiller stesso inelina ad ammettere, che la prima possa derivata dalla seconda, causa D a 53 a tt DI BOLOGNA La Tulipa praseoz i fitte anche, secondo le ia identica alla ~ Tulipa Apula delle Puglie, la quale pure, non più rinvenuta, trovavasi . . nei campi. Al presente trovasi come arvense solo in Francia, in Italia EF. ed in Croazia. | : b — macrostigmae. Ld Stigmata ovarii crassitiem superantia, ad latera plus minusve volu- * taeformia: petalorum macula parce vel interrupte limbata: pollen valde imperfectus: bulbi tunicae intus glabrae vel apice tantum adpresse pilosae. ; ; * — acutipetalae. Petala interiora acutiuscula nec rotundato -obtusa : flos sub sole ex- pansus. deo d | X — leioscapae. : Sp. 6.* TULIPA FRANSONIANA, Parl. Nuov. gen. e sp. 15. È Tulipa Didieri, Baker pro parte, non Jord. — Levier, op. cit. p. 56, | tav. 2. — Parl, op. cit. p. 392. — Cesati ecc. op. cit. p. 127. Pi op. cit. p. 686. « Bulbus prolifer: caulis glaber: folia eis acuta, glauca, mar- * ginibus valde undulatis, florem non aequantia: flos e majoribus, roseus - : coccineus, extus pallidior, inodorus: petala exteriora ovato - lanceolata, E interiora late elliptiea: macula basalis intense violaceo - purpurea, fere totum unguem oecupans, obovato -rhomboidalis, apice lacera vel obseure unidentata, limbo albescente, tertium petalorum quine extus ochroleuco in petalis interioribus violaceo notata ». Specie arvense di recente comparsa, fin qui unicamente iinta delle — vieinanze di Firenze: trovasi in piecola quantità fuori porta d'Azeglio, — nei campi sovrastanti la « fontana minerale » mescolata alla Tulipa | Oculus-Solis, ove fiorisce verso la fine di Aprile. Nulla. è noto circa la sua -— origine, nè circa la sua comparsa nel bolognese coi deis ut en : che ha a Firenze (salvo lievissime varianti): for ebb | ed in tal caso non | sarebbe difficile lo fosso fra b felipe. Oculus-Solis 3 D4 ; CRT MATPRI (2) e la Tulipa connivens (c). benchè alcuni dai caratteri presentati dalla Tulipa Fransoniana non si riscontrino in nessuna di queste due. Potrebbesi tentare qualche prova esperimentale in proposito. X X — scabriscapae. Sp. 7. TULIPA STRANGULATA, Reb. Nonn. sp. Tul. p. 6 ('). Tulipa scabriscapa, Bert. Strangw. ecc. — | Tulipa princeps, Reb. olim. — Tulipa purpurea, Swartz. — Tulipa pumilio, sanguinea, ete. Lob. — Dietrich, op. cit. p. 1153. — Roemer et Schultes, op. cit. p. 37 — Kunth, op. cit. p. 220. — Baker, op. cit. p. 287. — Levier, op. cit. 82, et tab. 10. — Reboul, Sel. tulip. p. 3. — Bert., op. cit. p. 86. — Parl., op. cit. p. 399. — Cesati ecc. op. cit. p. 127. — Arc., op. cit. p. 687. si Coce. op. cit. p. 454. — Riva, nel giornale « La Rondine » giugno 1886. — Mattei, Di un raro tulipano, ecc. 1887. . .« Caulis minutissime scaber: folia, praecipue sterilia, latiora, lance: lata, acuta, marginibus undulata, flore subbreviora: flos e maximis, | turate coccineus, leviter maleolens: petala conniventia sub apice retrors contracta, exteriora ovato-lanceolata, acuminata, interiora obovata, apice | rotundato-cuspidato: macula basalis nigricans, ampla, fere totum u | quem occupans, ambitu rhombea, apice parce unidentata vel lacera, v x latibus luteo-limbata, petalis quadruplo breviora, extus luteo-notata: stamina ovario breviora, ahtheris apiculatis ». = Var. B neglecta Reb. — Tulipa primulina, Fox. Str. — Tulip . Hawardeniana, Bert. — Tulipa variopicta, Parl. non Reb. — Tulipa Boni rotiana, Car. olim. non Reb. — Tulipa lutea, Passaeus hort. flor. (1614). — Forma decolorata, flore minore, petalis eitrinis, macula evanescente. BE | Dariopieta. Reb. — Tulipa mixta Fox. Str. — Tul a iii Bert. — Tulipa oxypetala, Reb. olim. — Tulipa ru ES « A perigonio superne eireulatim contracto cognominavi, dolens quod elegantissimo a dederim nomen » Reboul loc. ĉit. : fundo vario, Swartz. — Forma inter specie et varietate decolorata ‘hybrida, petalis coccineis luteo-pictis, vel luteis coccineo- pictis, vel E . aequa ratione luteo - coccineo - pictis (Tulipa elegans, mihi olim in . schedulis), macula tune evanescente, tunc notata. Specie arvense, esistente per il bolognese solo, assieme alle citate va- _ rietà, sul colle dell’ Osservanza e prineipalmente nelle ville Scarani e Bosdari: citata da Bertoloni per detto luogo nella Flora Italica (1839) non venne per molti anni da nessuno più ritrovata, sì che Cesati ed Arcangeli traseurarono nei loro compendii di indicare Bologna come | stazione di essa. Nel 1886 Riva la rinvenne in quantità, ritenendola a 1 torto per la Tulipa Fransoniana, ed in seguito io pure l'ho più volte | raccolta, Abita essa un area piuttosto» ristretta, ma - abbonda assai sì che i contadini dél luogo ne portano molti mazzi di fiori recisi in mer- Rug cato: la forma ibrida è pure discretamente abbondante, mentre la forma | . deeolorata è più rara. È la specie più serotina di tutte le bolognesi = fiorendo in maggio inoltrato. Bertoloni dubitava potesse esistere ivi distinta, ma nessuno F ha ancora raccolta. L'origine della Tulipa.stran- gulata, conosciuta fin qui solo di Bologna e'di Firenze, è incerta come per le altre arvensi: secondo Boissier potrebbe essere derivata dalla Tulipa Beotica, Boiss. et Heldr., che. abita la Grecia, e che sembra ivi realmente spontanea: eio sarebbe da verificarsi con ulteriori con- fronti. Affinissima è la Tulipa Passeriniana di Piacenza, di cui parlo : in appendiee non essendo della nostra regione. è 8 — obtusipetalae. Petala interiora semper rotundato-obtusa. emarginata: flos etiam sub — sole subelausus. Sp. 8.^ ‘TuLipa CONNIVENS, Lev. Orig. Tul. Say. p. 12. Tulipa Gesneriana, Auet. pro maxima parte, non Boiss. né = — Tu lipa spathulata, Are. pro parte, non Bert. — Dietrich, op. cit. p. 1153. — — Steudel, op. cit. p. 858. — - Roemer et Schultes, op. cit. 2 375 — - Baton anche la Tulipa Bonarotiana, Reb., forse da ritenersi come una specie . a COO UP HUE UE KL NS MATTER op. cit. p. 288. — Levier. op. cit. p. 64 et tab. 5. — Reb. Noun. sp. p. 6. — Reb. Sel. sp. p. 7. — Bert. op. cit. p. 88. — Parl. op. cit. p. 396. — Cesati ece. op. cit. p. 127. — Arc. op. cit. p. 687. « Caulis glaber validus, metrum etiam attinens: folia praecipue ste- rilia latiora, lanceolato-acuta, marginibus undulata, glauca, flore multo MN breviore, fragilia: flos e maximis, saturate coccineus (in sicco atro-pun- etatus), maleolens: petala fere aequalia, valde concava, conniventia, - exteriora elliptica obtusiuscula, interiora obovata rotundato-emarginata macula basalis atra, ampla, fere totum unguem oceupans, rhombea ob- | triangularis, unidentata, vix latibus flavo-limbata, quadruplum petalorum. attinens, extus parce notata: stamina ovarium subaequantia, antheris apieulatis. » : è i Specie arvense, fin qui nota per il bolognese di una sola località, eic | alla villa Camuncoli fuori porta d’ Azeglio, ove è piuttosto scarsa: fi risce fra aprile e maggio. Sembra di origine ibrida ma nulla può í | sicuro dirsi in proposito: fuori di Bologna, si conosce solo di Fireni edi Lucca. | 1 Sp. U^ TUEA irene Mattei, ined. =, « Baltea si folia ignota: caulis gaber: flos e mediis, luride vinos : coccineus, extus pallidior: petala subaequalia, conniventia, exterio elliptico-acuminata, interiora obovata, apice rotundato-emarginata: m cula basalis lutescens nigro-eonspersa, petalis quadruplo brevior, ex uteo notata: stamina medium petalorum attinentia, antheris atro i laceis: ovarium breve, eitrinum, parce apice constrictum, stigmatibi latioribus. » * Di questa specie furono trovati diversi fiori recisi sul mercato . Bologna il 25 aprile 1889, ma per quante ricerche ne abbia fatto | seguito, non mi fu possibile rintracciarne la provenienza. Mi dissero el trov avasi fuori porta Santo Stefano, senza altro indicarmi: però il = che i fiori portati sul mercato trovavansi sparsi in più mazzi di 7° dip : Oculus-Solis, specie che da noi mai vidi coltivata, parlerebbe in fav = di una origine. Ert anche in altra località rinvenni De E " 4 TP T FRE TIN DIOE TNT ERA TITRE 24 SI TULIPÁME DI BOLOGNA rd colla Tulipa Oculus-Solis la Tulipa Fransoniana. Tuttavia la sua facies ed il colore particolare dei fiori rammentano assai diverse forme or- tensi, come pure la macchia basipetala, poco ben definita, indicherebbe, se arvense, una origine ben recente. Fra le specie nostre è affine alla» Tulipa connivens per la forma dei petali ed il portamento dei fiori, Conservandola per ora come specie propria, mi piace dedicarla all'amieo carissimo Dottor Antonio Baldacci, ben noto esploratore della penisola Balcanica. APPENDICE Nota intorno alla Tulipa Passeriniana, Lev. Quantunque questa specie non appartenga alla Provincia nostra, tro- vandosi solo nel Piacentino, credo interessante qui trattarne, sia perchè poco di nota, sia perchè in qualche modo può prestarsi a considerazioni | circa l origine della oltremodo affine Tulipa strangulata. Eccone la diagnosi : TuLipa Passeginiana, Lev. op. cit. p. 75. — Tulipa Didieri, Pass. non Jord. « Bulbus magnus, sphaericus, gregarius, tunicis castaneis, intus tota superficie cinereo-strigosis, setis longis adpressis: caulis humilis, dense griseo-pubescens: folia saepe terna, late lanceolata, supra scabriuscula marginibus valde undulata, florem non aequantia: flos e mediis, intense coceineus, leviter maleolens: petala inaequalia, exteriora longiora atque latiora, rhombeo-elliptica, acuminata, interiora obovata, apice rotun- dato-acutiuscula, omnes basi constricta et fere cuneiformia: maeula ba- salis atra, ampla, subtriangularis, apice in petalis exterioribus obseure tridentata, in interioribus obseure bidentata anguste luteo marginata, quartum petalorum attinens, ext&s pulchre notata: stamina bis quintum petalorum attinentia: ovarium gracile, gia e die anthesis iz Di pai diede nondum evolutum et antheris valde brevius, stig fere aequilatis: capris (junior) apice aliquanto constricta » G. E MATTEI ^ Questa i interessante specie fu raccolta nel 1871 dal prof. PalseHni : presso il villaggio di Lugagnano in provineia di Piacenza, e ritenuta | per la Tulipa Didieri, col quale nome anzi,fu distribuita e descritta nel Nuovo Giornale Botanico. In seguito il Dr. Levier, studiandola sul secco, la riconobbe per nuova e la descrisse col nome di Tulipa Passe- riniana. Desiderando to pure studiarla, nè potendo andare di persona a ricercarla, mandai nel maggio 1888 sul luogo indicato, l’ amico Bal- dacci, il quale riuscì a trovarla, quantunque assai scarsa, e me ne ri- portò diversi esemplari conformi, alcuni non completamente fioriti. È specie assai affine alla Tulipa strangulata ma non identica, come ap- pare evidente dalla ora riferita descrizione: ne differisce altresì fisio- logicamente, sia per la proterandria assai sviluppata, sia per la fioritura ancora più serotina. Per questo, trattandosi di specie di origine dubbia, esito a riunirle specificamente, dalla Tulipa Turcarum, Gesn. già da lungo tempo coltivata in diverse varietà: anzi non sarebbe fuori di proposito ritenere derivate dalla m desima anche la Tulipa Baeotica (forma ellenica) e la Tulipa strang lata (forma italica): queste ultime però mancano del carattere della scabrizie nelle foglie: in tal caso queste sarebbero divenute arvensi da maggior tempo che non la Tulipa Passeriniana. poi è indicata per spontanea nella Russia australe, nella Tauria e nel 3 Caucaso: coltivasi comunemente col nome di Tulipa Due van Thol. La Tulipa Turcarum. ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 59. Altre notizie intorno alla Flora del Montenegro per Ai BALDACCI (Continuazione). ll 19 agosto invece di migliorare si andava di male in peggio; tutta la mattina piovve a catinelle e l’acqua penetrando nella vecchia capanna ci inzuppava. Dopo un pranzo di carne e cipolle, casualmente trovate, . io e Gajo ci allontanammo verso il pomeriggio in direzione del monte È Iablan-vrh che appartiene alla Sinjavina, salimmo adagio adagio i suoi primi contrafforti e, poichè saremmo morti di stenti se avessimo avuto l'ardita idea di raggiungere l’ erbosa su& cima a 2203 metri, ci sdrajammo più sfiniti che mai. Il mio servo fedele s' addormentò, ma . all'incontro per me non mancava di lavorare perchè l'amor proprio me l'imponeva. Infine non era l'affetto allo studio che mi aveva condan- — * nato in quelle solitudini del N. E. del Montenegro? E poi che cosa : si guadagna a dormire in simili frangenti? Maggior stanchezza e svo- gliatezza fenomenale. Le piante del Iablan-vrh osservate da noi in questo giorno sono di lieve interesse: Dianthus deltoides L., Silene acaulis L., Cerastium gnaphaloides Fenzl., Alsine clandestina (Port.), nthyllis Jacquinii Kerner., Oxylropis dinarica Murbek, Onobrychis seardica Gris, Alchemilla alpina L., Saxifraga erustata Vent., 8. E Aizoon L. var., Sedum album L., Ligusticum Mutellina B. H., Myrrhis | odorata Scop., Chrysanthemum chloroticum Murbek, Chr. gramini- folium Rchb., Artemisia Absinthium L., Arctostaphylos Uva-ursi — Sprg., A. alpina Sprg.. Vaccinium uliginosun L., Gentiana crispata : - Vis, Micromeria croatica Schott, Euphorbia capitulata Rchb. Juni- | perus nana Willd. Orchis sambucina L., ? Carex capillaris L. | Nardus stricta L., Sesleria tenuifolia Schrad., Poa alpina L. E: 20 Agosto. — Copio dal mio libro di viaggio. Stanotte ho sofferto un freddo glaciale, mal coperto di pochi panni; cosi sulla terra umida ‘e nuda non ho dormito contuttociò che fossi ad un palmo dal fuoco. Alle 5 !/, del mattino mi sono trovato in piedi colle estremità dolenti ed intirizzite. Oggi è la giornata decisiva per la. Somina, vedremo i contrafforti dello Sto e assaliremo la bella cima del monte Gradiste KS MAD NEC a A e ES 60. È A. BALDACCI n a 2216 metri. Siamo, incredibile davvero, di buona voglia; è forse il i pensiero che vola al Durmitor, a Cetinje, al mare: il vento che do- . mina oggi è furiosissimo, il tempo è nuvoloso e tuttavia partiamo alle 6 3/,. Arriviamo alle 9 sull'alta cima settentrionale del Gradiste che porta il nome di Crvena Greda o Supljaca e che domina la pianura di Lipovo. Quasi tutto il panorama è coperto, la sola Sinjavina ai nostri piedi ci appare come uno smisurato altipiano, aridissimo, abbandonato, tutt’ affatto speciale e che commuove l' animo più impassibile. Segui- tando sull'orlo della cresta imbocchiamo in un precipizio di oltre 75 metri, lo sorpassiamo e ci troviamo sull'ultimo dosso del Gradiste; alle ll raggiungiamo la base della sua cima ove esploriamo le numerose anfrattuosità delle roccie ed i depositi lussureggianti di neve. La vetta del Gradiste & cosi vinta nel suo versante ad ovest che è tutto di- Sposto a praterie a differenza di quanto si presenta negli altri versanti i | che sono ripidi e scaglionati. Il vento non é diminuito, e per mangiare — un boceone senza timore di essere portati chissà dove, ei mettiamo in * fondo ad una escavazione sull'orlo di un nevajo: il nostro pranzo & assai magro e purtroppo non abbiamo una goccia d’acqua per cui ci serviamo della neve. Seguita il vento di prima, al quale se n'aggiunge 4 presto un altro da S. S. E. che ci toglie il piacere di rimaner esposti | sulla più alta vetta. Il cielo si fa scuro e annunzia la tempesta: di- | scendiamo a rompieollo fra pericoli continui e a mezza strada dai « ka- 4 : tuni » siamo sorpresi da un violentissimo uragano il quale porta acqua, - neve, grandine e fulmini ehe fanno tremare i colossi intorno e tra- | mandano un’eco funereo, spaventevole nelle profonde vallate. Arriviamo. 3 di corsa alla nostra capanna grondanti d'aequa e rattristati nel vedere E la searsa quantità di legna che ci deve s : di fuori continua impetuosissimo il temp sante per le fessure del nostro povero casolare e in breve siamo come | allagati. Sembriamo tre disperati condannati all’ ergastolo! Ma i miei - due servi non mi tradiscono e fanno, poveri diavoli, quanto possono per vedermi felice: d' altronde la gita d’ oggi, benché cosi contrastata dagli elementi, mi ha offerto un ricco materiale sul quale non ha in- fluito la stagione oltremodo avanzata. Ecco alcune delle piante del | contrafforte denominato Crvena Greda ervire fino a domani mattina: orale, la pioggia entra inces- - o Supljaca: Ranunculus brevi- ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 61 folius Ten., Viola, bifiora L., Helianthemum oelandicum Wahlb., Arabis | ciliata R. Br., A. albida Stev., Alyssum Wulfenianum Host., Dianthus Carthusianorum L., D. bebius Vis., Silene quadrifida L., Oxytropis campestris DC., Anthyllis Jacquinii Kerner, Astragalus purpureus Lam., Amelanchier vulgaris DC., Rubus Idaeus L., Epilobium alsi- naefolium Vill., Paronychia Kapela Kerner, Sedum magellense Ten., S. boloniense Lioisl, Saxifraga oppositifolia L., S. Boryi Boiss., Pim- pinella Saxifraga L., Peucedanum austriacum Koch., Galium rotundi- folium L., Valeriana saxatilis L., V. montana L., Scabiosa agrestis Rchb., S. silenifolia R. S., Aster alpinus L., Antennaria dioica Gaertn., var. australis Gris., Anthemis Triumfettii All., Senecio abrotanifolius L., S. vernalis W. K. (copiosissimo), Amphoricarpus Neumayeri Vis., Carduus pycnocephalus Jacq., Lactuca muralis L., L Hieracium subcaesium. Fr., H. murorum L., H. gymnocephalum Gus., Phyteuma spicatum L., Campanula carnica Sch., Serophularia heterophylla Willd., Veronica urticaefolia L., V. austriaca L. var. pinnatifida Koch, V. aphylla L. Pedicularis Hacquetii Graf, P. omosa L., Micromeria croatica Schott, Stachys silvatica L., S. pu- bescens Ten., Scutellaria alpina L., Pinguicula alpina L., Androsaces lympica Boiss., Primula longiflora All., Soldanella alpina L., Sta- tice alpina Hpe.,? Plantago Victorialis Poir., Polygonum Bistorta L, P. viviparum L., Salix Weigeliana W., Arum orientale M. B. ir, Fritillaria montana Hpe., Ornithogalum ruthenieum Bouch., estuca ovina L., Agrostis rupestris All., Phleum pratense L., Aspidium chitis Sw. — Queste specie, fra le quali ve ne sono delle eccellenti r servire a studi di confronto fra le produzioni delle Alpi nostre e- uelle dei monti della penisola slavo-ellenica, formano una scarsa parte | quanto vivevano in cotesta bella cima di Supljaca, e chi avesse esiderato di fare una nota completa avrebbe dovato disporre di tre 1 ‘quattro vascoli e di una quantità enorme di carta straccia. Poichè le mie osservazioni non si fermarono alla Crvena Greda, come ho etto, ma le spinsi a tutto il Gradiste, e per quest’ ultima località ri- il seguente bottino: Ranunculus Thora L., Helleborus multifi- | is Vis, Papaver alpinum L., Viola calcarata L. var. Pancicii Bald. ami Walt, V. tricolor Lu, Aubretia deltoidea DO. Thlaspi al- ^ ‘dosso un pensiero di piü; ma poiché prima di rivedere Cetinje ave- Durmitor. Colla piogg 62 A. BALDACOI pestre L., Th. ochroleucum Boiss., Parnassia palustris L., Silene Sendt neri Boiss. S. saxifraga L., S. quadrifida L., Cerastium arvens L. var. Thomasii Ten., Arenaria rotundifolia M. B., A. gracilis W. K., Geranium macrorhizon L., G. pyrenaicum L., Astragalus glycin phylloides DC., Vicia grandiflora Scop., Potentilla alpestris Hall, P. opaca L., P. Clusiana Jaeq., Alchemilla alpina L., A. glabra Poir. - Geum molle Vis. et Panc., Dryas octopetala L., Saxifraga ascendens L. S. Aizoon L., S. crustata Vent., S. seardica Gris., S. Boryi Boissy S. glabella Bert., S. olympica Boiss., Anthriscus fumarioides Sprga Bellidiastrum Michelii Cass., Erigeron uniflorus L., Adenostyles albi- frons Rehb., Chrysanthemum larvatum Gris., Doronicum Pardalianches | L., Achillaea abrotanoides Vis., A. Clavennae L., Ce nlaurea incompta Vis., Amphoricarpus Neumayeri Vis. Leontodon Taraxaci Loisl., Edrajanthus Kitaibelii DC. Campanula rotundifolia L., Gentiana excisa Presl., G. utriculosa L., G. verna L. var. alata Gris. G. eri- spata Vis, Linaria alpina Mill, L. peloponnesiaca Boiss. Ballota rupestris Vis., Globularia bellidifolia Ten., » Eriophorum angustifolium Roth., Carex. atrata L., C. digitata L., C. laevis Kit Poa cenisia All. Colla » ? Sesleria marginata Gris., salita e coll' esplorazione del Gradiste ci eravamo tolti ' ad- vamo ancora da correre un bel po' di tempo e la provvigione di carta. straccia per asciugare il materiale era oramai venne che le preoccupazioni si acerebbero e con ed il Durmitor, per quanto siamo agli ultimi q’ delle particolarità specifiche che non meritano Ecco i rimorsi che rattristano ogni tanto la vit tutta impegnata, ne ragione: la Sinjavina agosto, hanno sempre di essere trascura! a del naturalista viag: raversare direttamente ci di notare quelle cose. n altr'anno una aecu- ttentrionale. Partimmo del 21 agosto per la via di Zabljak sotto il ia incessante, torrenziale di ieri la nostra ca- giatore. Nelle nostre condizioni pensammo di att l'immenso altipiano della Sinjavina e contentar che ci fossero cadute sott'occhio, rimettendo ad u rata visita a cotesta regione del Montenegro se da Jecmeni alle 8 1/3 ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 63 * panna era rimasta come in un lago e stanotte abbiamo quindi passato dieei ore fra il gelo, parte lavorando al lume di candele che si Spegnevano ogni momento in eausa del vento, parte tentando di tro- | vare quel sonno che non è negato neppure ai condannati. Alle 3 dopo mezzanotte sono uscito; un buio spaventoso e cupo. Alle 6, meraviglia & eredersi, un tempo alpino sorprendente, un sole divino, non una nube. I Bostri vieini ei hanno invitato a gustare certi loro prodotti della pastorizia e ho avuto oecasione di ammirare nuovamente quanto sia | vera l'ospitalità dei Piperi. La strada che conduce a Zabljak è oltremodo difficile da seguirsi, perchè è appena appena segnata attraverso le praterie e si può con- fondere con tanti altri sentieri in tutte le direzioni. Noi passammo — sul versante occidentale del monte Starac e sui fianchi a ponente *del Pecarac ai limiti della tribù dei Saranci. Fin qui il giudizio avuto -dalla cima del Gradiste è estremamente sincero; si cammina per ore ed ore sempre in mezzo a praterie nelle quali domina un silenzio funereo perchè non incontrate un essere vivente sui vostri passi. I « ka- : tuni » sono frequenti, molti abbandonati; giacciono nelle vallate chiuse ‘danno al paesaggio quell’ impronta speciale propria dei paesi della Carinzia o della Stiria, se non che gli alberi sono qui comunissimi , mella Sinjavina ad eccezione di miseri arbusti di salici non v è i nulla. Dopo il Pecarac entriamo nella terra dei Saranci, e siccome lo stomaco domanda ragione, scarichiamo le nostre robe in quelle pra- terie battute da un sole africano dal quale ci ripariamo colle coperte. Un pastore ci munge del latte che inzuppiamo nella neve ricavandone ; .un'eecellente bevanda. Abbiamo earne e pane di frumentone: un pranzo discreto. — Poi nuovamente in viaggio finchè non siamo oun altura del monte Korman dalla quale possiamo dominare un pae- saggio differente, verso i Jezera. Selve infinite, praterie estesissime, il Durmitor di faccia. Minaccia la sera e, in verità, ancora non sappiamo dove pernotteremo; alcuni pastori dicono a Zmijnica che secondo loro, non è lontano. Quanto fascino esercita sull’ animo umano il sole mo- rente sugli altissimi monti dinanzi alla grandezza insuperabile delle faggete che contrastano il loro nereggiante, colore col bianco delle | Tupi diritte! E già la notte, penetriamo nelle selve e cammina, cam- su A. BALDACCI mina, ma Zmijnica non appare. Discendiamo in una valle in cui non | tardiamo a scorgere, d'infra i notturni bagliori delle abetaje, il laghetto - di Zmijno colle sue acque fredde, ma sudicie assai; e superata una china ei imbattiamo in una casa grande tenuta da un agiato monte- 2 negrino, Noviea Bojovie, parente del Voivoda Lazar Novica di Gora- i njsko. Sulle prime siamo freddamente accolti, ma quando mostriamo la È raccomandazione del governo, tutta la casa è in premure inaspettate. per le nostre tre malandate persone. Io sono molto grato a questa fa- miglia serba che, ospitandoci con raro riguardo, ci tolse i segni delle fatiche di quattordici ore continue di strada. ` Su per giù il lettore ha capito che cosa sia il territorio percorso oggi: la nota delle piante che riporto non accresce troppo il valore. della fiora montenegrina, e se tutte le" produzioni vegetali dei &ruppi montuosi della Sinjavina fos$ero rappresentate dalle seguenti specie, non si invoglierebbe aleuno a spingerlo in quelle solitudini. Ma il Pantoesek, diligente e benemerito esploratore della Crnagora, ebbe la ventura di toeeare questo paese in piü propizia stagione e raccolse importante materiale ehe & deseritto nel suo volume già citato — eid prova come la Sinjavina sia tutt'altro che un. paese ingrato al botta- nico. — Dai « katuni » di Jeemeni-dö al monte Starac osservai: Thà- lictrum aquilegifolium L., Barbarea arcuata Rehb., B. bracteosa | Guss., Hesperis secundiflora Boiss., Draba aizioides L., Dianthus cruentus Gris., Saponaria officinalis L., Hypericum barbatum Jacgs H. quadrangulum L., Oxytropis campestris DC., Poterium poly- gamum W.K., Herniaria glabra L., Scleranthus uncinatus Seh., Sem- pervivum patens Gris, Eryngium alpinum L., Trinia vulgaris DO., Pimpinella Tragium Vil., Chaerophyllum laevigatum Vis., Inula Oculus-Christi L., Cineraria crassifolia Kit., Buphthalmum salicifolium L., Centaurea atropurpurea W.K.,C. Kotschyana Heuff., C. incompta Vis, — E ae o patula ta Melampyrum cristatum L. à eue eromea saturejoides Vis., V. austriaca L., Primula ‘ong Hi ora All., Statice alpina Hpe., Salie Weigeliana W.,? Narcissus Caciara, Salisb. Dallo Starae al Korman per il Pecarac la nota è più scadente e ciò è spiggabile dal fatto che, oltre ad essere i pascoli ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 65 già divorati due mesi prima, il clima stesso aveva abbruciato anche robuste graminacee. E chi non sa quanto è dannoso alla flora dei monti - ~ il calore eccessivo e speciale sé si aggiunge quel vento asciutto che LI è il maéstrale, il quale nell’ alto piano di Sinjavina ha una forza ed un'azione così energica? Annotai: Sisymbrium Loeselii L., Viola spe- ciosa Pant., Dianthus deltoides L., Silene 'Sendtnerii Boiss., Hyperi- cum Richerii Vil., Anthyllis Jacquini Kerner, Spiraea Aruneus SESIA Si ME SEES L., Genum montanum L., Alchemilla arvensis Scop.. ? Potentilla mon- tenegrina Pant., Paronychia Kapela Kerner, Epilobium angustifolium L., E. alsinaefolium Vill., Trinia vulgaris DC., Peucedanum austrid- cum Koch, Pancicia serbica Vis., Anthemis incrassata Loisl., Achil- lea nobilis L., A. Millefolium L., var. setacea W.K., lanata Sprg., Gentiana asclepiadea L., @. cruciata L., G. crispata Vis., Verbascum Sehraderii May., Linaria Elatine Mill., L. bombycina Boiss., Salvia verticillata L.. Stachys annua L., Ajuga Chia Schreb., Salio Weige- liana W., Lemna minor L. - Dal Korman, avanzando per Zmijnica, come ho detto incontrammo Pad uu Lee um OP MA Gap io NERONI PA, FOU AN CORE RS ejes nn le selve, ma per esserci arrivata repentina la notte, non ho che le se- guenti nove specie che caratterizzano poco bene la flora erbacea: Ra- nunculus velutinus Ten., Linum flavum L., L. catharticum L., Daphne Mezereum L., Betula verrucosa Ehrh., Pinus Laricio Poir., P. Abies L., Luzula albida DC., L. campestris Desv. La via che conduce a Zabljak passa sempre per grandiose praterie e da Zmijnica si compie in tre ore. Zabljak è il villaggio più importante delle terre dei Drobnjaci; una terra montana e felice che produrrebbe in fieni quanto la miglior località dell’ Ungheria, se non vi fosse la di- sgrazia delle cavallette che distruggono, da qualche anno, in una nei niera incredibile e fanno sì che il popolo, anche per essere pigro, si trovi in condizioni tutt'altro che buone. A vedere quelle regioni del bacino della Tara si rimane incantati e indarno cerchereste una di quelle piante cosi speciali dell'antico Montenegro: qui & proprio la flora dei prati alpini che esplica tutte le infinite sue splendide manifestazioni. A Zabljak giungemmo alle 11 4/, del 22 agosto e trovammo grande cordialità negli abitanti e un RR metodo di vita agiata, p quanto . 5. Malpighia anno VIL vol. VIL i CA — i «katuni » di Bosaca, allorchè ritorna la pioggia per la quale siamo - Ge, A. BALDACCI bevendo al progresso della scienza, alla libertà dei poveri erzegovesi tato da me stesso il 30 luglio del 1891, e per farmi compagnia | l'amico Hassert segue gentilmente i miei passi, benchè |’ uragano di così forte il vento che per non essere portati via ci è forza cacciarei le vette del Mali Stulac ove giungiamo affranti prima del mezzodì e è possibile. sotto una montagna di 2600 m. come il Durmitor, il quale col suo gruppo infinito di cime è sempre immenso. a Il giorno dopo si rimane a casa per lavorare sulle raccolte. M ; le 10 4/3 è di ritorno dal Durmitor e precisamente dalla Cirova*Pacina, difficilissima rupe del gruppo, il giovane Dr. Kurt Hassert di Naum- burg sulla Saale il quale*viaggia la Ornagora per studi geografiei e geologiei. Figurarsi la mia consolazione nel: trovare un collega, un collega di valore in quei luoghi! Dopo cinque minuti siamo amici come dall'infanzia e invero il carattere di questo giovane tedesco è talmente allegro che farebbe dubitare di appartenere ad una nordica nazione. Dalle abetaje dei dintorni del paese verso sera godiamo di assistere ad | una mugghiante tempesta che si svolge su tutto l'ampio nucleo della catena durmitorina. A notte ci divertiamo nel « chan » cantando e che chiedono vendetta all aquile bicipite al di là del vicino confine, alla grandezza delle nostre patrie. Pel 24 agosto era decisa un'escursione allo Stulae che fu già visi- ieri abbia lasciato le sue appendici. Partiamo alle 6,15 ant., tocchiamo costretti a rifugiarci sotto le folte chiome degli abeti. Alle 9 si prosegue e dopo mezz'ora siamo arrivati nei dominii del Pinus Mughus Scop. e del Sorbus aucuparia L. che non ho mai veduto a 2000 metri; ma spi fra gli sterpi. Gli irati elementi ei permettono alfine di avanzare verso | dove dobbiamo nuovamente rimetterci alla sorte. Il Pinus Mughus Scop è anche eopioso a 2104 metri. Si mangia e si riposa come meglio si può esposti alle temperature di 10 centigradi con certi vestiti di tela che non riparano per nulla le povere carni già tribolate la notte an- tecedente dai parassiti, finchè verso l' una pom. ci rivolgiamo all ghetto di Jablan sotto la Crvena Stijena. Il terreno dello Stulac è di una struttura assai singolare e complicata anche come osservo nella ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 67 « Geologische Uebersichtskarte von Montenegro, von Dr. Tietze», ma per non essere io addentroin questioni geologiche non mi permetto di emettere 3 un giudizio che potrebbe essere sbagliato. Sono tutte escavazioni di una. ; certa profondità, orlate da rupi calcaree in cui alligna copioso il solito pino, e ripiene di nevi e di ghiacci, intorno a cui & una mirabile ve- getazione designata principalmente sul finire dell'agosto da queste specie: Dianthus silvestris Wulf. var. subacaulis Koch, Silene Sendt- nerii Boiss., S. saxifraga L., Cerastium arvense L., C. moesiacum Friv., Arenaria rotundifolia M. B., Saxifraga Aizoon L,, S. gla- bella Bert., S. olympica Boiss., Astrantia major L., Eryngium al- pinum L., Asperula suberosa Sibth. var. Bebii Bald., Homogyne al- pina Cass., Adenostyles albifrons. Rchb., Chrysanthemum larvatum Gris., Bellidiastrum Michelii Cass., Aster alpinus L., Gnaphalium alpinum L., Edrajanthus Kitaibelii DC., Veronica bellidioides L., Androsaces olympica Boiss., Plantago montana Lamk., P. graeca "Haláesy, Euphorbia capitulata Rehb., Colehieum alpinum L., Carex - Buxbaumii Wahl. A percorrere questo tratto dello Stulac impieghiamo . diverse ore, per eui sono circa le quattro quando ei troviamo dinanzi alle acque limpide del Jablan-jezero circondato dalla superba rupe di Crvena Stijena ove Hassert tenta di fotografarci. Di sera ritornavamo a Zabljak con uno scarso bottino e molto stanchi. Le specie osser- vate in questa gita sono le*seguenti: Anemone narcissiflora L., A. apennina L., Ranunculus aconitifolius L., R. lanuginosus L., Draba arcuata Schott, Thlaspi alpestre L., Helianthemum oelandicum Wahl., Parnassia palustris L., Viola canina L., V. calcarata L. var. Pan- BN Bar V. bifora L. Dianin cangia Vie, quine. italiko Pers., Sagina procumbens L., Geranium silvaticum L., G. Rober- tianum L., Linum capitatum W. K., L. flavum L., Trifolium patulum | Tausch, Alchemilla vulgaris L., A. alpina L., Sawifraga Cotyledon L., S. exarata Vill, Sedum glaucum W. K., S. magellense Ten., Peucedanum austriacum Koch (esemplari di 15-20 em.), Laserpitium latifolium L., Hladnikia: Golaka Rchb., Galium anisophyllum Vill., (an species nova?), Gnaphalium silvaticum L., Doronicum cordifolium Streub., Cirsium acaule Al., Carduus Personata Jacq., Carlina co- i UM a dirà IR Ti io N VEN a Peu. RO di - Lu pu "sdb, > SEA cu dae E Ed j t * v x "GE c i A. BALDACCI Prunella vulgaris L., Nepeta nuda L., Stachys alpina L., St. pu Per Zabljak posso annoverare questo po’ di materiale osservato nei Cirsium acaule All., Veronica austriaca L., V. saturejoides Vis., Eu- un ‘incredibile facilità sui più alti monti .e dà dei tuberi, alcuni. dei rymbosa L., Mulgedium alpinum DC., Hieracium prenanthoides Vill, Chlora perfoliata L. (in esemplari pigmei), Myosotis palustris L., M. alpestris Lehm., Vaccinium Myrtillus L. V. uliginosum L., Scrophu- laria heterophylla Willd., Euphrasia sálisburgensis Funk., Pedicu- laris Sibthorpii Boiss., Acinos alpinus Moench., A. patavinus Pers., bescens Ten., Globularia bellidifolia Ten., Polygonum viviparum L Daphne Mezereum L., Euphorbia Myrsinites L., E. amygdaloides L., Saliv retusa L. var. Kitaibeliana W., Juniperus nana Willd. Il giorno 25 ci toglieva dall'amabile soggiorno di Zabljak ove ins poco tempo avevamo stretto amicizia con molti patrioti erzegovesi, tip robustissimi di serbi, che erano scampati dalle mani dell’ Austria per vivere liberi sotto il dominio della "Ornagora e della sua bendi distacco fu commovente. Vuotammo senza esagerare una bottiglia d'ac- Qquavite per ciascuno! Alle 10 !/, ant. si partiva per Dobri-dö nei ver- santi occidentali del Durmitor presso i confini della nahija di Piva. ritagli di” tempo: - Thlaspi montanum L., Artemisia Absinthium F: phrasia cuprea Jord. Mi cade in acconeio di ricordare che la patata uno dei più importanti prodotti agricoli del Montenegro, si coltiva con quali pesano perfino un chilogramma e in generale si può affermare che i prodotti più montuosi sono i migliori. L'ho veduta a 1600 m. sul Lovacu, a 1700 m. nelle catene dei Kuci, ai Vasojevici è ricchis- sima d'amido, si cresce egregiamente anche a Zabljak e in cento altre località montane. Fiorisce sempre, ma è difficile che abbonisca i semi. Per andare a Dobri-dò si passa presso i « Komarski katuni » © abitammo bene l’anno scorso quando salimmo il Savin-Kuk e lo Spes Der ^ nn cosa rimando il cortese lettore alle pride c m ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO .69. | corpo dall’ abbondante bevanda di acute: I Poste: uomini e l’amico sono nelle stesse mie condizioni e facciamo una sosta di cirea tre ore accampandoci sotto i faggi dello Sljeme. Qui vivono miseri esemplari di: b: | Cerastium moesiacum Friv., Potentilla argentea L., Astrantia major ESL. Bupleurum gramineum Vill, Chaerophyllum aureum L., ? Cen- taurea punctata Vis., Daphne Mezereum L., Gymnadenia conopsea R.Br., Briza media L., Melica Magnolii Gren. et Godr. Riprendiamo tardi il cammino perchè i pastori ci hanno assicurato che Dobri-dó è a due ore da noi; ma anche questa volta ci siamo illusi ed abbiamo . promesso a noi stessi che non crederemo mai più alla parola degli in- digeni quando si tratti di distanza. Essi non sono pratici della misura o e Aa > dr VR Mi e SAC Ze Re 4 BE 3 del tempo e non è a farsi maraviglia essendo gli orologi in quella parte fra le cose rarissime. Ascendiamo per chine e contrafforti, passiamo pra- terie, ci arriva addosso la sera quando siamo appena ai piedi della = imponente cima solitaria di Stozina e la meta, purtroppo, deve essere anche lontana perché non scorgiamo traccia alcuna di abituri. Prose- guiamo per un sentiero nella valle del Srablje-jezero, un nuovo la- x ghetto alpino la. cui poetica presenza non val nulla a’rinforzare il co- raggio del quale sentiamo così grande bisogno. Spira un vento freddo contro il quale si va con stenti infiniti, il sudore cade da tutto il corpo e le fatiche.crescono coll'inerpicarei su per le orride pietre del Sedlo Ranisava, un bellissimo picco che crediamo il Bobatov-Kuk. I cavalli | Sdruceiolano affranti dalla fatica. Ci raggiunge un pastore dei « katuni » il quale c'insegna la via e dobbiamo a lui se arriviamo finalmente sani alle 9 !/ di notte a Dobri-dò. — Quii nostri accampamenti restano all'aria aperta entro uno steccato che conténeva il bestiante, il quale ha sloggiato per far posto ai poveri | Stranieri arrivati: bisogna dormire sotto la pesante. nebbia che si mette a cadere Memento ‘da far sembrare d'inverno. La legna di cui dispo- niamo è poca, ma intanto ringraziamo la sorte che ci ha condotti salvi % 2000 metri: se ci perdevamo per via era finita per noi! 26 agosto. Alla nebbia è succeduto, stanotte, la pioggia. a cui ‘siamo stati forzatamente esposti : e se non è passata nelle carni lo dob- s biamo alla grossezza delle i nda favoriteci dai nostri buoni ospiti , cU. LEM. Ir ‘e fuori di me. Come ho sofferto! La mattina piove ancora e la pioggia pitare di gioia per la sua incantevole presenza. Eravamo venuti a Do- " Segno penso di chiudere oramai il mio viaggio. Invece di andare a | ‘Goranjsko per esplorare gli alti monti della Piva sul con fine dell'Evzego- . vina, stabiliseo di arrivare a Niksie per Bukovica e Tusina anche per . di rigagnoli alpini: Aconitum Lycoctonum I,., Aquilegia vulgaris bs L., Rhamnus alpina L., Spiraea ulmifolia Scop., Sedum glaucum tensis L., Galium boreale: L., G. anisophyllunt Vill., Valeriana mo phne alpina L., Salix rosmarinifolia L., Pinus Mughus Scop., Luzula fonius L., Carex flava L. BALDACCI coperte del resto abbondanti di qualche centinaio di parassiti di og specie. Signori, la vita in questo modo è brutta assai. Non valeva | : fuoco attorno al quale ci siamo disposti. Si tremava pel freddo e pel dolore delle oceulte beecate degli avidi suechiatori del nostro sangu Si dormiva nel fango. Io mi rieordo d'essermi alzato in piedi addor- mentato, di aver guardato così trasognato intorno alla spaventosa pre- senza dei ciclopi del Durmitor e ho teso le braccia in atto minaccioso è l'unico ostacolo che si frapponga per andare sul picco più alto del gruppo del Durmitor, sul Bobatov-Kuk che l’anno scorso ci fece pal- bri-dò per salirlo e vedendoci contrastato così malamente il nostro d il piacere di accompagnare Hassert che proseguirà poi per la regione dei Kuci. I dintorni di Dobri-dò sono del tutto privi di piante, la colpa è dell'autunno che arriva a grandi passi: per me sono finite le raccolte e le osservazioni in territorio alpino. Addio, passeggiate botaniche! Ciò ‚che riporto oggi per Dobri-dó non specifiea certamente la sua vegeta- zione che nei mesi buoni sarà imponente perché nei suoi dintorni VI sono i prati, le roccie, le vallette alpine, le sorgenti e un numero grande Nasturtium lippizense DC., Dentaria enneaphyllos L., Linum perenn KK, S. magellens Ten., Saxifraga crustata Vent., Athamanta ere- tana L., Adenostyles albifrons Rchb., Achillaea Clavennae L., Arte sia Absinthium L., Cirsium polyanthemum DC., C. rivulare Scop. oleraceum L., Scrophularia laciniata W.K., Linaria peloponnesiaca Boiss., Euphrasia officinalis L., Stach ys sp., Plantago major L., Da- pilosa Willd., Juncus lamprocarpus Ehrh., J. glaucus Ehrh., J. bu- ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO T ; Verso sera brillo un po' di sole e. in quella solitudine dell'alpe mon- - : tenegrine rimirammo una delle piü pittoresche produzioni che la natura \ abbia fatto nella penisola: il Durmitor non ha parole bastanti per de- cantare la sua eterea bellezza. Col freddo che taglia la faccia è utile il fuoco, ed oggi che i pastori ci vendettero molta legna l’ammucehiamo e l'ineendiamo e poi, attorniando il provvido mezzo,ascoltiamo la « guzla » che ci é suonata dall'ospite. La notte dormiamo il solito sonno fino alla 9 della mattina del 27 in cui partiamo ‘per Bukovica benchè l'addio al Bobatov-Kuk mi metta un rimorso. Ma d’ altra parte, con che pro- fitto tentare pericoli immensi per andare fin Íà, se la persuasione di non raccogliere nulla ha valore? Fino alla rupe di Stozina rifaceiamo la stessa via di ieri l'altro. Nella vicinanza dello Sedlo incontro un discreto numero di piante che però abbiamo già veduto in diverse altre località: Arabis alpina L., A. al- bida Sprg., Draba armata Schott., Dianthus silvestris Wulf., Alsine clandestina (Port). Onobrychis scardica Gris., Potentilla Clusiana Jacq, - is P. aurea L., Alchemilla alpina L., Saxifraga Boryi Boiss., S. Aizoon L., ? Asperula staliana Yis., Scabiosa silenifolia R.S., Centaurea in- compta Vis., Phyteuma orbieulare L., Edra janthus Kitaibelii DG, Gen- tiana crispata Vis., Veronica bellidioides L., Acinos alpinus Moench., Plantago graeca Hal., Androsaces olympiea Boiss., Carex laevis Kit. Indi passiamo accanto al laghetto ed ai « katuni di Poscensko « nella eui vicinanze vive il faggio che non abbandoniamo piü fino a Buko- vica ove pernottammo alla fine di luglio del passato anno e dove gi E fermiamo fino a domani. Nelle fresche e limpide acque del torrente ei ristora un bagno ben desiderato da diverse settimane, e riacquistiamo nuovamente il diritto di chiamarci persone pulite, essendo che le orme degli insetti battaglieri le abbiamo distrutte e dannate. Presso le case. del simpatico villaggio alpino di Bukovica vegetano le infraseritte specie: - . Parnassia palustris L., Linum cathartieum L., Rhamnus alpina L., Rubus Idaeus L., Lonicera alpigena L., Artemisia vulgaris L.. Cen- taurea scabiosa L., Cirsium acaule All., Gentiana crispata Vis., Ery- thraea pulchella Pers, Lithospermum officinale L., Euphrasia cuprea | - Jord., Nepeta nuda L., BR L., Colchicum autumnale- r . _tinaia di specie erbacee e fruticose da far venire la voglia di scrivere. |_‘viamo in breve tempo un « chan » tenuto da agiata famiglia, mangiamo | Allegri come studenti del 1° anno d’ Università e dormiamo saporita 2 propriamente, montana. "o A ee A. BALDACCI L. Mai contorni di questa località debbono essere di gran lunga più interessanti nella propizia stagione giacchè non sono deficienti ie estese faggete, le praterie, le rupi e anche le paludi alpine che danno ricetto, - verso giugno, a quantità di specie come ho potuto persuadermi dagli steli diseccati. Noi non ci allarmiamo più se non troviamo profitto, è il viaggio di ritorno che procuriamo di passar bene senza pensieri. e senza fatiche superflue in quei « chan > che sono tenuti con un po’ di benessere. A Bukovica non avemmo certamente per scopo la scienza: eantammo e bevemmo. Il vino era caro assai e poco gustoso: fatto, | quest'ultimo, spiegabile per lo stomaco che a forza di latte e panna | era diventato refrattario alle bevande contenenti tannino. | Il 28 agosto mi tolse il buon umore perchè Hassert aveva da seguire, stando al suo itinerario, la via di Sinjavina e dei Kuci. Ma è tale l' affetto - che ci ha già uniti che è impossibile il distacco, sicchè egli stabilisce di. accompagnarmi e ciò mi ridona la felicità. Partiamo alle 2 pom. per. la stessa strada di Tusina già battuta l'anno scorso quando andammo : al Monastero di Moraca. Seguiamo il corso della Bukovica fin sopra. Timar: alla destra abbiamo belle selve di faggio, alla sinistra macchie. sorprendenti di rose, avellane, Populus tremula. L., con in mezzo cen- un capitolo sulla distribuzione geografiea delle piante montenegrine - in questa solo località. Arrivammo a Tusina col calare del sole, tro- mente fino alle 9 ant. del susseguente giorno. Nelle vicinanze della chiesetta di Timar e del suo cimitero presi nota di Tilia argentea Desf, Sorbus Aria Crantz., Scleranthus uncinatus i i Sch., Eryngium amethy- stinum L., Asperula scutellaris. Vis., : Galium purpureum L., Cepha- laria laevigata Schrad., Centaurea deusta (Ten.,) Mieromeria parti flora Rehb., Calamintha thymifolia Rchb., Betula verrucosa Ehrh., Asphodelus albus Mill. Da queste piante conosciute con molta fretta fra le molta che qui vivevano, ci accorgemmo di abbandonare la vera flora alpina e di entrare a poco a poco nel dominio dell’ altra detta, poco * ia ue ERN put ALTRE NOTIZIE INTORNO ALDA FLORA DEL MOMTENEGRO 73 Salutiamo Tusina alle 6 del mattino con lo scopo di arrivare al < chan » di Gvozd sotto il monte Vojnik e fin dal principio siamo avvertiti che dobbiamo compiere una traversata disastrosa, precisamente come quet dell'agosto del 1890 fra Lola e Lukavica, per un territorio che , è poverissimo di abitato. Gli indigeni dicóno di compiere questo tratto | in tre ore; per noi si ridusse ad otto e camminammo con- tutta sveltezza tanto era il desiderio di trovarci presto a Niksie, Traversato il torrente. Tusina c'inerpicammo, sotto il sole seottante del mattino, su per i monti a ponente rivestiti di avellane, di Crataegus e di rose, passammo per miseri campi eircondati da qualehe rara capanna ed entrammo un'altra volta fra i boschi di faggio dove perdemmo la strada buona per infilare quella piü lunga di Bijela, la quale in aleuni punti, finché non abbia guadagnato la cresta dei monti che racchiudono la valle del fiume di | egual nome, sembra propria di un parco tanta è la magnificenza delle boscaglie di faggio fra cui vivono delle centinaia di alberi secolari di un Acer che fanno pomposamente risaltare la tinta verde eupa del pae- saggio. Quanto bisogna discendere per arrivare a Bjela e quanto occorre di risalire per giungere a, Gvozd! Bijela è un povero villagio con quà e colà qualche campo che alimenta stentamente i suoi abitanti ; la forma del terreno mi sembra differire dall'altra attraversata da Tusina (mi dimenticava di accennare che îl tratto fra Bukovica e Tusina appar- tiene al sistema eruttivo); ma il contrasto nella vegetazione non ha im- portanza. A mezzogiorno lasciamo Bijela. Fa un caldo africano, eppure bisogna aver forza di andare innanzi anche tre ore per cui al « chan » giungiamo trafelati e intanto che si prepara un po'di pranzo con patate, uova e formaggio, io mi addormento profondamente sotto gli alberi. La sera ci ritirammo banditi nell'interno delle selve ove i nostri uo- mini, abbattendo tronchi imponenti, prepararono il fuoco che ci scaldò - tutta la notte. Le poche particolarità degne di menzione per i dintorni di Tusina sono: Tilia grandifolia Ehrh., Acer Heldreichii Boiss., A. pseudo-platanus L., Bupleurum Kargli Vis., Seseli Tommasinii Rehb., ~ Asperula flaccida Ten., A. longiflora W.K., A. taurina L., Eupato- . rium cannabinum L., Carlina vulgaris L., C. acaulis L., Gentiana germanica W., Hyoscyamus niger"L. Oltre Tusina il bestiame ovino SE | ES E uRLDacer aveva fatto strage di tutte le piante erbacee, soltanto l' Aconitum Ly- | eoctonum L., in forza dei suoi principii venefici, mostrava ancora bench fossimo per entrare in settembre i bei fiori giallognoli. Nei dintorni | di Bijela abbondavano: Herniaria incana L., Eryngium amethystinum L., Seseli Tommasinii Rchb., Euphrasia serotina Lamk. A Gvozd pochissimo materiale: Viola speciosa Pant., Gentiana cruciata L. .G. asclepiadea L., G. crispata Vis., Plantago serpentina Lamk., Poly- | gonum Bistorta L. Quante differenze da ciò che osservammo l'altra . volta in luglio! Io attribuisco questa scarsità di prodotti vegetali, più "ehe all autunno minacciante, al vento di N. O. e all'invasione delle cavallette. i i , A mezz'ora sopra Gvozd in piena regione del faggio esiste un bosco cospicuo di quercie di abito cipressino (ridotte tali per i rami tagliati in pro del bestiame che trova nelle foglie di queste cupulifere un buon nutrimento) e ciò dimostra come evidentemente le regioni botaniche che hanno per fondamento la presenza di una o di un’ altra specie ar- borea non siano ragionevolmente da prendersi sul serio. La geografia | della nostra amabile scienza dovrà basarsi su nuovi dati piü seri e più stabili, senza di cui è assurdo darle quel posto e quell’ onore che le spetta. Dai soli miei viaggi e dalle brevi osservazioni fatte nel levante, io sento di dover apprezzare questo bisogno, e la mia idea, in primo luogo, & di abbattere tutta la vasta serie delle così dette regioni del faggio, della quereia, ece., che imbrogliano il già difficile problema. - Da Gvozd partiamo alle 7 ant. del 30 in direzione di Niksie dove contiamo di giungere con comodità domani mattina. Attraversiamo la pianura che va a Bukovik senza poter scorgere che rarissimi esem- plari oramai irriconoscibili delle variopinte specie già vedute l'anno passato. A Bukoyik esiste un « chan » e quindi à impossibile di non fare le solite fermate. Tutt intorno “allignano boschi di Quercus aw- striaca Willd., che sembrano parchi, e poichè i nostri uomini si permet- - tono di dormire, P eomincia in alto di Gvozd e cammina fino a Niksic, seguitando colla | Zeta per Danilovgrad e Spuz a Podgoritza. In piante fanerogame non sono LI fortunato, non una specieinteressante. Un'ora dopo mezzogiorno ci ri- mettevamo in cammino per Lukovo e man mano che si guadagna questo sparso villaggio ho la consolazione di rivedere definitivamente la stazione delle dolline colle sue piante caratteristiche, mentre Hassert scioglie il suo problema delineando il limite del caleareo del trias col eretaceo. Non piü gli abeti e i faggi, bensi le quercie, le Ostryae , le avellane, le rose e tutti gli arbusti e i suffrutiei già segnati per tutti i luoghi che inchiudono le dolline. A Lukovo disereti campi di patate e di frumentone. In meno di un'ora entriamo nella nuova Crnagora accorgendocene per la presenza delle strade originali che i turchi co- struirono nei tempi scorsi. Queste strade sono mulattiere, selciate in modo che bisogna ben essere abituati a conoscerle se non si vuol bat- tere la testa sopra ogni qualità di spigoli. Il Cytisus Weldeni Vis., ri- torna e in mezzo ai suoi arbusti mi appare per la prima volta la Scilla autumnalis L. Alle 5 pom. tocchiamo la pianura di Niksic sulle sponde del torrente Bistrica; dovunque è l' Eryngium amethystinum L., il Bu- pleurum Kargli Vis, e il Teucrium Polium L., var. roseum Boiss., che in autunno caratterizzano da solo i piani alluvionali del Montenegro. In breve giungiamo a Dragova Luka ove Krsto ha un suo parente che ci ospita assai gentilmente: la notte la passiamo dormendo a ciel se- reno con un tale senso di estasi che non posso dimenticare. Come rivedrò volentieri il mio mare dopo sì lunghe peripezie! Signori, a quest’ ora sálimmo una ventina di monti non indifferenti e voi sapete come ab- biamo vissuto in questo tempo! Ai primi raggi di sole del 31 agosto facevo da solo una breve visita ai boschetti circostanti il nostro accam- pamento e annotava: Clematis Fammula L., Thalictrum angustifolium Jaeq., Nigella arvensis L., Nasturtium lippizense DC., Arabis Gerardi Bess., Berteroa mutabilis Vent, Biscutella cichoriifolia ,Loisl., Cistus | salviaefolius L., Tunica saxifraga Scop., T. glumacea Bory et Chav., Dianthus Armeria ].. Silene Otites Sm., Malva moschata L., Dictamnus albus L., Ruta divaricata Ten., Rhamnus infectoria L., Rh. rupestris Scop., Spartium junceum L., Cytisus Weldeni Vis., Psoralea bitumi- nosa L., Herniaria incana L. H. glabra L., Sedum anopetalum DO, | Ferula communis Koch., Ferulago galbanifera Koch, Opoponaz Chi- * ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 725." nw œ Clem., Datura Stramonium L., Verbascum phlomoides L., Linaria pe- |. jovo a questa parte. Una zona delle dolline esiste, sta a vedersi come A. BALDACCI : Fonium Koeh., Smyrnium perfoliatum Mill., Lonicera implera L., Asperula scutellaris Vis., Cephalaria leucantha Schrad., Artemisia. camphorata Vill., Chrysanthemum cinerariaefolium Vis., Carduus col. linus W.K., Centaurea Scabiosa L., C. Nicolai Bald., Phillyraea media, ho Anchusa italica L., Heliotropium supinum L., Onosma Visianü -loponnesiaca Boiss. Micromeria Juliana Rehb., M. parviflora Rehb M. Piperella Benth., Calamintha thymifolia Rchb., Nepeta Cataria L, N. nuda L., Stachys subcrenata Vis., St. menthaefolia Vis., Mar- rubium candidissimum L., M. apulum (Ten)., Acanthus longifolius Host., Plantago serpentina Lamk., Euphorbia spinosa L., Scilla au- tumnalis L., Brachypodium distachyum R.S., Aegilops ovata L., Questa. nota spiega la mia piena convinzione per la zona delle dolline; qui noi rivediamo il 75 per 100 delle specie proprie del Lisinj, della Ka- tunska e di tanti e tanti altri luoghi del terreno ealeareo mentre & dif is ficilissimo, sebbene siamo a più di 600 m.; che incontriamo il 10 per .100 di specie proprie degli altri luoghi montuosi esplorati dallo la difiniremo e quali ragioni le daremo perché sia riconosciuta. Intanto ; mi permetto di ripetere che appartiene sicuramente al dominio medi- . terraneo e i suoi confini si trovano nel Carso, come da me stesso ho veduto; seguita nell'Istria, nel littorale eroato, nella Dalmazia, nell Er- . zegovina, nel Montenegro, e forse, per quanto mi é noto, giunge al paese . dei Mirditi nell'Albania e si differenzia, se non erro, da questo punto fino ai lembi meridionali della Grecia. Io sono convinto di ciò che ho Stazione del, dominio Mediterraneo e sarò grato ai colleghi se l prenderanno i in esame assicurandoli che sarò pronto a dimostrare con maggior copia di fatti il mio asserto. Dopo l annotazione delle ultime specie ricordate, partimmo per NÉ ove entrammo facilmente in mezz'ora e prendemmo alloggio in un& discreta locanda abbastanza comoda e onesta. Oggi visitammo il mes | patico governatore della città, signor Saco Petrovie che & sempre P alia e VEN ore Pope m amici che hanno ia del nostro arrivo vengono a tfovarci con sommo nostro piacere. Il 1.° . settembre piove assai, ma con tutto quel bene di Dio di cui dispone- yamo nell' albergo, non esisteva più paura. Addio, disastrosi « katuni » freddi alpini, nevi eterne! Il giorno dopo si salutava Niksie alle 2 1/9 del dopo pranzo in via per Bogetici. Attraversiamo dapprima la pia- nura che è spesso inondata verso mezzogiorno seguendo la bella via carrozzabile che va a Cattaro, poi sull'imbrunire toechiamo Stubica. Questa parte del Montenegro assomiglia mirabilmente ai paesaggi della Rijecka e Ljesanska nahija. Lungo il tragitto prendo memoria di: Ce- rasus Mahaleb Jaeq., Cornus mas L., Cephalaria leucantha Schrad, Hie- racium Schlosseri Rehb., Campanula pyramidalis L., Cerinthe maculata M.B., Onosma stellulatum W.K., Melica ciliata L. È notte quando arriviamo a Bogetici dove sono due « chan » indecenti, per la qual cosa preferiamo dormire anche una volta sotto il cielo: siamo di malavoglia, ma in fondo dormiamo come meglio. si può, sebbene - l'afa esistente ei opprima. Fra’ boschetti di cotesto povero villaggio an- noto: Smyrnium rotundifolium Mill., Xanthium spinosum L., Teuerium roseum (Boiss, Celtis australis L., Quercus Grisebachii Kotschy, Quest’ albero raggiungeva uno sviluppo imponente e aveva una chioma di circa tre metri di diametro. Addi 3 settembre, dopo l’ alzata del sole, Hagsert partiva per Cevo e noi direttamente per Podgoritza ove ei saremmo riveduti fra2 giorni. Tocchiamo Cerovo nelle cui vicinanze annoto: Cylisus Weldeni Vis. , Carduus collinus W.K., Thesium humifusum DC., Th. divaricatum Ten., EAN cM tuseot- = FTIV. re er. - la bianca casupola che fu il quartiere generale di Suleiman-pascha. E ‘a un magnifico paese quello della Zeta, produttivo, ben coltivato; risente molto da vicino l’idea della nostra ridente Toscana. A due ore da Da- niloy-grad incontriamo un « chan », siamo assetati da morire: un'an- Quercus Grisebachii Kotschy. Indi imbocchiamo la valle della Zeta sotto un pesantissimo ed eccessivo calore; la strada è tagliata sulle roccie | sopra la destra del fiume per cui i raggi solari sono ancora più cocenti. Nella parte opposta godiamo del panorama di Ostrog e delle posizioni che i turchi tennero nella memoranda battaglia del 1877: esiste ancora - = avanti entriamo iii nella regione dei Bjelopavliei e nilov-grad, simpatico borgo, siamo di sera. Il giorno dopo ripar con un uragano d' estate, passavamo a un chilometro da Spuz, girava ^h intorno a Velje Brdo ov'é la casa del mio amico Vucinic che salul le casse di piante che Gajo mi porta a Cattaro. Il giordo 8 settem di mattina Hassert faceva viaggio per i Kuci co’ miei auguri più 4 . rtivamo in una carrozza per la medesima via di Drusici, Sindjo Rijeka arrivammo a Cetinje alle due dopo mezzanotte. A Kokot ni Ljesanska nahija annotai: Heliotropium supinum L., e Crozophora | etoria L. Dopo una breve malattia (nella quale l indimenticabile fami dell'ottimo M. Kovacevic ebbe ogni premura per me come verso un fig carissimo) S. A.il Prineipe Nicola mi concedeva l'udienza di con, domi così l alto onore di realen per la sua x mpm sua . munifcenza ) per l'ai à Mika Boxieh; db Successivo 22 col « Napoli » rivedeva l' d fine il 23 ero a di : 3 ì >. Ca re er Rassegne . A. AcLoque. — Les Lichens, étude sur l'anatomie, la physio- logie et la morphologie de l'organisme lichénique. Baillière et fils, Paris 1893. Questo volumetto, di non più di 400 pagine, seritto in forma facile ed ele- gante, offre una esposizione esatta e completa delle attuali cognizioni sulla biologia, anatomia, fisiologia e morfologia lichenologica, prendendo altresi in esame la composizione chimica e l'importanza che i licheni possono avere, così - dal punto di vista industriale, come dal medicinale, e presentandoci un abbozzo | dell’ originale metodo di classificazione ideato dall'Autore. Benchè trattisi di un trattato elementare, il libro non manca di UE. tenuto conto della controversa materia di cui si occupa; tanto più che nulla - di simile era stato pubblicato dopo la classica memoria del Tulasne e l'intro- — duzione alla Synopsis del Nylander. La nuova pubblicazione quinéi, come è facile comprendere, à tutt'altro che priva di interesse; e perciò non farà me- o raviglia che ce ne occupiamo di proposito ed anche più diffusamente di quanto, — a prima vista, sì potrebbe credere necessario. Tuttavia, diciamo subito, che. lc studio dell’ Aclogue,.se riproduce in una fedele e minuta rassegna la lunga e - | tuttora viva „polemica lichenologica, per la sua natura stessa non può segnare - 2 un passo in avanti verso la soluzione delle piü gravi quistioni finora dibsttote, ‘e specialmente di quelle che riflettono l’ autonomia e la sessualità. | É noto che, dopo che le ricerche dello Schwendener, del Bornet, del Treub, l del De Bary,e dello Stahl principalmente, l'eterogonidismo e la simbiosi "es ‘micelica furono dimostate con tanta evidenza da sembrare assolutamente im- possibile di vederle ridiscusse, malgrado l'ostinata riluttanza che per le nuove teoriche sentivano lichenologi sommi come il Nylander ed il Müller. Poste- riormente perö i lavori del Minks, ponendo in evidenza nel microgonidio un elemento primordiale comune cosi all' ifa come al — ee nuovi | dubbi sulla teoria della simbiosi. — Do. cani RA pee | Delle interessanti ricerche del professore di Stettino l'Acloque non alcun conto; ciò malgrado, egli resta fautore convinto ed appassionato dell'omeo:. gonidismo, fino al punto di scrivere che la fortuna della teoria di Schwendener non si debba ad altro che alla sua eccentricità. E benchè sia costretto ad am- mettere che i gonidî liberi possono produrre delle zoospore, che morfologica A mente tra alcune alghe e i gonidi non vi^sia differenza scientificamente ap- prezzabile, che infine i gonidî possono vivere liberi dell- ife, pure tutto ciò non gli impedisce di proclamare solennemente che i yonidi non sono delle alghe, 2 T iuto di pisdie moaocellulari a clorofilla, che forniscano loro i mezzi p r completare le proprie funzioni biologiche; ma l'assoluta affermazione che queste ultime non siano alghe, dopo quanto si è scritto sull' argomento, ci sembra in | sostenibile. E lo dimostra lo stesso signor Acloque, che a darsi conto di . stato di cose assolutamente inspiegabile senza ammettere la simbiosi, è costretto n ricorrere ad una ipotesi che egli chiama intermediaria, senza però offrirei sui alcun nuovo fatto che potesse concorrere a sostenerla. I gonidî non sono alghe, il egli diee, ma cellule verdi dei lieheni eapaci di vivere in libertà; quindi i | elementi ehe costituiscono la pianta se développent d'abord séparément, donnant . naissance à des états distincts, imparfaits tant qu'ils restent isolés, et n'aya | pas en eux-memes la faculté de reproduire l'espéce; mais seulement une tendance latente à se multiplier dans leur forme. — Ma se i gonidí so parte della pianta, come spiegare in essi la formazione di zoospore ? E dall’ali parte la ipotesi dell’ Acloque óggi viene alquanto in ritardo, giacchè dessa er& i nota da tempo come un dubbio messo a se stesso dal Bornet nella suh 2* nota sui. t gonidi. Ad essa quindi si potrebbe rispondere colle parole stesse del Bornet. Prétendre que les plantes qui possédent ces modes variés et caractéristiques de o répr oduction ne sont que des parties élémentaires des végétauc appartenant. | une famille toute différente, c'est assurément hasarder une hypothèse fo invraisemblable. Del resto l'eterogonidismo non ci sembra poi tanto in opposi- zione ad una certa autonomia dei licheni quanto comunemente si crede. | invero se si considera che non può ritenersi facoltà di ogni micelio quella formare dei talli col concorso di alghe ‚monocellari, ma soltanto dei miceli | speciali miceti; p questi possono considerarsi come appartenenti ad un g autonomo o. (tichenomiceti), p ammettendo. con lo Zukal che Cane A RASSEGNE | 81 attività di impossessarsi delle alghe sia nei lichenomiceti più o meno intensa, e quindi come qualunque forza naturale di varii gradi. Cosi prescindendo dal- l'alga ed anche prima che questa sia entrata a convivere col lichenomicelio, deve ammettersi in questo una originaria ed insita tendenza a servirsene ; giacché, altrimenti, non si intenderebbe perché altri micelii restano indifferenti alla presenza delle stesse alghe che tanto avidamente sono dai primi ricercate. In quanto alla sessualità l’ A. rammenta le ricerche del Cornw sulla germi- nazione degli spermazi; ma riferendosi alle note memorie dello Stahl, assegna & questi organi l'importanza di corpuscoli fecondatori. Considera tuttora i cefalodi come apoteci abortivi; benché, dopo le ricerche del Forssell, non sia possibile aver dubbi sulla loro origine, nè pare che si debba ad essi assegnare altra importanza oltre quella di accidentali eserescenze talline dovute alla presenza di un’ alga eterogenea. ee La parte anatomica e morfologica è fatta con accuratezza ed esposta molto chiaramente; e importanti notizie sono fornite sull'uso dei reagenti mierochimici. Il sistema di classificazione è ispirato a quello di Nylander, al quale però l' A. apporta radicali innovazioni; tuttavia, come nel metodo Nylanderiano, i caratteri della spora sono utilizzati alla formazione delle specie, ma non a quella dei generi. L' A. fa una prima divisione tra licheni a gonimi e licheni a gonidi; però fa meraviglia che nell’ esecuzione di questo concetto, già ap- plicato precedentemente dal Wainio, consideri come licheni a gonidî alcuni generi che indubbiamente hanno tallo a gonimî (Peltigera Hffm., Nephromium Nyl). Alquanto strana & sembra inoltre la delimitazione di aleune famiglie (Usnee, Alectoriee, Stictee, Physciee, Parmeliee) ; nè forse è scevra di pecche la delimitazione di aleuni generi e la nomenclatura adottata; in ordine alla quale ultima non si intende davvero perchè F A. ha creduto necessario creare i nuovi generi — Chrysomma (identico a Callopisma Dnrs) e Xanthopsis (= Ca- tolechia Mass., Lecidea Ach.). | Dobbiamo infine constatare che l'abbozzo sistematico presentato dall’ A. è così imperfetto e rudimentale, che non è facile formarsi un concetto esatto e dar sicuro giudizio sulle sue idee sistematiche ; e quindi, pel momento, ci limi- teremo, per parte nostra, a dichiarare come non ci sia possibile accettare, senza riserva, il concetto cui pare che l'autore si sia principalmente ispirato, e di fare cioè intervenire i caratteri anatomici in modo secondario, persuadé qu'ils sont toujours en rapport avec l'organisation extérieure. A. JATTA. 6. Malpighia anuo VII, vol. VII. Pi Reco qui un'altra parte della lista di nuove ubicazioni promessa già in questo — Giornale (Fasc. VII-XII del vol. V), ricordando qualche novità comunicata spar- pagliatamente parecchi anni or sono da me stesso; affinché, stante l' ordine delle famiglie ora seguito, torni piü agevole ad altri il profittare di tutti questi miei trovati, per completare le notizie relative alla Flora italiana. Adonis Cupaniana Guss. Modica, Acitrezza, Acicastello. Clematis cirrhosa L. Acireale. Anemone coronaria L. Mascali ( Patané!). ` - Ranunculus lanuginosus L. Etna al Castagno dei cento cavalli. » » Fumaria serotina Gss. Orto botanico di Palermo, Vallelunga ed altrove. . » A “Corydalis densiflora Prsl. Vallelunga (Tod. in herb. Guss. Do | Papaver somniferum L. Modica (eulto?). : Arabis verna DC. Modica, Etna al Castagno dei cento cavalli. NOTIZIE Notizie * ADDENDA AD FLORAM ITALICAM L. NICOTRA Note sopra alcune piante di Sicilia. Dicotiledoni. LI umbrosus Ten. et Gss. Mascali (Patane!). bullatus L. Acireale al Pizzone ed altrove. » var. pallida mihi (floribus pallidis, fructibus foveolatis) Trapani. - j » var. insignis mihi (floribus , parvis, intense roseis, fructibus laevibus efoveolatis. Trapani. capreolata L. var. minor Gss. Sicilia! » var. rubra mihi. Trapani. | D » var. acutior mihi (fructibus insigniter add Mar- € sala (Gss. herb.!). muralis G. et G. non Sond. Acitrezza. agraria Lag. var. elata mihi. Monte Erice. parviflora Lk. var. latifolia mihi. Orto botanico di Palermo, Ustica (Guss. herb.!). Catania (Torn.). Arabis collina Ten. Dagala, Vallone Ulli. PE Er Turrita L. Etna al Castagno dei cento cavalli. : Erysimum Bonannianum Prol. Etna al Milo, al Castagno, a Trecastagni, ece. Isatis canescens DC. var. leiocarpa Strbl. Acireale e dintorni, altrove nel- l'Etna, pure comune. » » var. Morisii mihi (= lasiocarpa Moris non Scop.). MODA. Matthiola'incana R. Br. var. sinuatifolia Gss. Isole dei Ciclopi. » coronopifolia DC. var. genuina. Caltanissetta. = Malcolmia maritima R. Br. Acireale (subculta). . . Sinapis alba L. Modica. Jy Brassica macrocarpa Gss. Trapani. » . rupestris Raf. var. longirostris. Trapani. Calepina Corvini DC. In molti luoghi etnei. Bunias Erucago L. Monte Ilici ed altri luoghi etnei. Crambe hispanica L. Mascali (Patanét). Helianthemum sessiliflorum P. Trapani. » laevipes P. Trapani. Viola sylvatica Fries. Etna in varii luoghi della regione forestale. na Githago DC. Modica Silene viridiflora L. Etna presso S. Alfio. » conica L. Etna in moltissimi luoghi! - Dianthus velutinus Gss. Etna nel Vallone Ulli, a Monte Ilici, ecc. » Bisignani Ten. Acireale (Vagliasindil). Gypsophila rigida L. Etnatalla Gola del Vento. erastium arvense L. var. etneum. Etna a Pietra Cannone (Fichera!). Velezia rigida L. Avola (Bianca!). Alsine rubra Wahl. var. brachypetala mihi. Trapani. , renaria tenuifolia Vahl. var. Barrelieri DC. Trecastagni. lva cretica rs var. albiflora Prsl. Modica. drepanensis mihi. Trapani al Ronciglio! * 84 er NOTIZIE Geranium lucidum L. var. albiflorum mihi. Acireale. » sanguineum L. Etna sopra S. Alfio. » tuberosum L. Etna al Milo. Erodium cicùtarium var. longipetalum mihi. Acireale. T » romanum Willd. Diffusissimo in Acireale e dintorni. -Oxalis cernua Thunb. var. flore pleno. mu Ruta bracteosa DC. Modica. Evonymus europaeus L. Etna sopra S . Alfio. Ilex Aquifolium L. Etna nel versante orientale ! Rhamnus Alaternus L. Nelle timpe di S. Tecla! NB. Cito queste tre piante perché dallo Strobl si raccoglie che sian rare rarissime nella flora etnea. Anagyris foetida L. Presso Acitrezza. Adenocarpus Bivonae Prsl. Etna a Pietra cannone (Fichera !). Hu Cytisus candicans DC. Etna nel vallone Ulli. Calycotome villosa Lmk. Trapani. Lupinus angustifolius L. Diffuso qua e là in molti punti dell' Etna. » Cosentinii Gss. Etna nei castagneti sopra S. Alfio. >» micranthus Gss. (1). Nicolosi nei vigneti! Ononis ramosissima Dsf. Trapani, Modica. Melilotus compacta Salzm. Isole dei Ciclopi. » Zelantea mihi. Acireale. S» italica Desv. var. racemis folia non superantibus! Modica. Vulneraria heterophylla Mönch var. rubriflora Gss. Trapani. - Lotus prostratus Dsf. Acicastello. » hispidus Dsf. Monte Ilici. » e L. pole dei ra che d'ordinario. Robodo dal L. creticus L. per piü resi Ornithopus ebracteatus Brot. Dagala, Monte Ilici, etc. Medicago arborea L. Trapani. » panormitana Tin. Trapani. » sphaerocarpa Bert. Acireale, Vallone Uli, | ecc. » x Hystrix Ten. Acireale e dintorni. n 2 () È il L. Gussoneanus Ag., ma volendosi conservargli il nome datogli Aal] L. micranthus Dougl. dovrebbe dirsi L. Douglasii. | rapani. Trifolium. pratense L. var. flavicans. Fina n Vallonà Ulli. ‚athyrus pratensis L. Etna al Castagno dei cento San -Vicia hybrida L. Santa Venera al Pozzo. » narbonensis L. Etna al bosco Rinazzi (Vaglissindit). Mascali (Patane!) Modica (Garofalo !). » pseudocracca Bert. Etna al bosco della Cerrita. » dasycarpa Ten. Diffusissima nell'Etna! 4 NB. Varia in mille guise per la forma ed il numero delle tigkota; per la densità dei racemi, la grandezza e il colore dei fiori, eec. Vicia tricolor Sibth. Comune in varie località etnee oltre alle citate da Strobl. » angustifolia Rchb. Dagala. z ; `» hirta L. var. coerulescens mihi. Santa Venera al Pinia ; ca Ervum Biebersteinii Gss.. Modica, Etna in moltissime località! - Rubus acheruntinus Ten. Etna al Milo. _» glandulosus Bell. Acireale, Dagala, ecc. Rosa dumetorum Th. Nicolosi. Crataegus intricata mihi. Fra Trapani e Marsala. Fragaria vesca L. Etna nel Vallone Ulli. Alchemilla arvensis Scop. Acicatena, Acireale. Epilobium pubescens Roth Zafferana etnea (rev. Vasta). Tamaris gallica L. Trapani. Herniaria cinerea DC. Acireale al EET ». permista Jan. Etna a Rinazzi. Corrigiola litoralis L. Catania, Acicatena. NB. É pianta piuttosto comune nel dominio della flora etnea. Se eranthus hirsutus Prsì. Etna al Milo, a Rinazzi. I venustus Rchb. Etna al Milo. » BStroblii Rchb. Acicatena. na nsis Steobl. Etna alla Gola del vento. mbiculus o DC. Etna (abbondantissimo quasi ovunque sui | musi). ivum tenuifolium Sbth. et Sm. Acireale e dintorni. um caeruleum Dsf. Abbondantissimo sui tetti da Acireale in su. | Clusianum Gss. Etna nel Vallone Ulli. de eriocarpum Sbth. et Sm. Trapani. ianthemum one L. Trapani. — Savifraga tridactylites L. Acireale, Acisantantonio, Trecastagni, ecc. | NB. L' ho trovata fiorita in gennaio in certe località più elevate, e in april e maggio quasi generalmente. ? Tordylium maximum L. Modica. Orlaya platycarpos K. Modica, Siracusa, Mascali Patané !). NB. Porta talora petali biancorosei. Conium maculatum L. Modica. p Anthriscus sicula DC. Etna al Milo. Elaeoselinum meoides K. Augusta. Chaerophyllum temulum L. Etna nel Vallone Ulli e a Monte Ilici. Smyrnium rotundifolium Mill. Mascali (Patané!). » perfoliatum L. Linguaglossa, Milo, Monte Ilici, Vallone Ulli. Loranthus europaeus L. Etna sul Castagno dei cento cavalli! | ` Vaillantia muralis L. Modica. = Rubia Bocconii Pet. Acireale alla Scala. Galium aetnicum Biv. Etna a Rinazzi. i Fedia cornucopiae Wahl. var. floribus roseis. Acicatena. Valerianella puberula DC. Acireale, Modica? Erigeron canadense L. In quasi tutta la zona etnea orientale! ` Anthemis fuscata Brot. Castrogiovanni. Doronicum caucasicum MB. Etna sopra S. Alfio. Gnaphalium luteoalbum L. Etna nel Vallone Ulli. Bidens tripartita L. var. radians mihi. Mascali (Patané !). " Nardosmia fragrans Rchb. Etna presso il Milo. Senecio crassifolius Wlld. Trapani. > gallicus W. var. agrigentinus mihi. Burgen Centaurea alba L. Trapani. > fuscata Dsf. Acicastello. Onopordon tauricum W. Girgenti (Zwierlein |). = Carlina involucrata Poir. Acireale verso s mare. | Carduus Argyroa Biv. Modica. » nutans L. Modica. " Tragopogon Cupanii Gss. Modica, Mascali (Patané). Rhagadiolus stellatus Wla. Girgenti (Zwierlein!). pe session Ten. anthodiis glabriusculis. Modica. var. muricata mihi. Acicastello. NB. ‚Ha gli saiodi più o meno muricatosetosi. St fuis oleraceus L. ped» ) ' 'eale Án ar patata L. var. gigan mihi. Adirdale. pa LN Aeteorhiza bulbosa Cass. var. De Aquini Ten. Trapani. i 3 T Crepis glandulosa Gss. Acireale verso il mare. Gg = AR » leontodontoides All. var. nuda Prsl. Presso Acireale. / | Seriola laevigata L. Acireale alla Scala. e Andryala integrifolia L. Nicolosi. r^ Campanula dichotoma L. Acireale e dintorni, Vallone Ulli. Specularia Speculum DC. floribus solitariis. Modica. Jasione montana L. Etna al Milo ed altrove. Fraxinus Ornus L. Etna a Monteilici e nel Vallone Ulli. Convolvulus italicus R. S. Modica, Acicastello. » evolvuloides Dsf. Trapani. » Cupanianus mihi. Trapani. » siculus L. Presso Acireale. Heliotropium Bocconii Gss. Da Acireale all' Alcantara. E Lycopsis variegata L. Diffusa nella zona etnea orientale. Anchusa hybrida Ten. Etna a Rinazzi. Myosotis collina Ehr. Diffusa nella zona etnea orientale. Linaria reflexa Dsf. var. odora mihi. Trapani. 7 » triphylla Mill. Linguaglossa. Trapani. Veronica arvensis L. var. nana. Etna nel Vallone Ulli. » panormitana Tin. Acireale e dintorni e nel Vallone Ulti. » persica Poir. Santa Venera al Pozzo, Acitrezza. E didyma Ten. Santa Venera al Pozzo, Acitrezza. Orobanche lavandulacea Rchb. Mascali d. Psané). » Spartii Guss. Modica. Verbascum Thapsus L. var. . neglectum Gss. Fra Acireale e e ! Bongiardo. Celsia eretica E Nen. | br i Dass Stramonium L Modica. Dur LE Solanum Dulcamara L. var. pubescens R. s. "Modica. Stachys arvensis L. Etna al Vallone Ulli, Acireale e dintorni, Mascali 5 Patané). » hirta L. Acicastello. di Salvia triloba L. fil. Modica. e ES. ‘omeria A. vs dg Bnth. en = » A Cosentina Terrace. Mascali, Monte Ilici (Patane!). Sideritis romana L. var. pauciflora mihi. Modica. j Ajuga orientalis L. Etna nel Vallone Ulli, Mascali (Patané!). Acitrezza, ecc. » Chia Schreb. Modica. ; ? Mentha pyramidalis Ten. Modica. » suavis Gss. Acireale (rev. Vasta). j Thymus Zygis L. genuinum (sec. Guss.). Trapani. Prasium majus L. microphyllum. Trapani. s Plantago maritima L. Isole dei Cielopi. Da = Mu » Psylliwm L. var. Zwierleinii mihi. Nella Sicilia australe o in Lam pedusa o Linosa (Zwierlein !). A » macrorhiza Poir. Trapani. » ceratophylla Gss. Trapani. -Achyranthes argentea Lk. Timpe di S. Tecla. Chenopodium murale L. var. pruinosum Gss. Trapani. Atriplex rosea L. Fra Trapani e Marsala. * > Halimus L. var. angustifolia. Trapani. ai. è platysepala Gss. Trapani. calli. glaucum Ung. Strnbg. Augusta, Siracusa. Suaeda fruticosa Forsk. Isole dei Ciclopi. x Halopeplis amplexicaulis Ung. Strnbg. Fra Trapani e "Manis Salsola Soda L. Augusta, Siracusa. Rumes scutatus L. Diffuso qua e là nella zona Re dell Etna. » multifidus L. Etna sopra S. Alfio ed altrove. I Emex spinosa Campd. Acireale e dintorni. m E | Polygonum controversum Gss. Trapani. i È E dumetorum L. Etna alla Casa del Bosco. | serrulatum Lag. Modica. — | Aristolochia rotunda L. Acitrezza, Acicastello, lesi Mascali (Patané pi », longa L. Etna al Milo, Dagala, Mascali (Patané !). — Euphorbia pinea L. var. pauciradiata mihi. Modica. í Re i » retusa Cav. Linosa. ; 3 . » peploides Gou. var. drepanensis mihi. Trapani. x Quercus Cerris L. var. Clusiana mihi. Ficuzza (herb. Gss. p. » Pseudosuber L. var. Gussonii DC. Palermo al Parco (herb. BAR dod Catania e forse altrove sull'Etna (Cosent. in herb. Gss.!). - d p ? Zannichellia dentata w. Traina. ; Potamogeton crispum L. Mascali (Patané n. Ophrys aranifera Huds. gibberibus subevanidis! Pressa Atina » tenthredinifera Wlld. Dagala. Cephalanthera rubra Rich. Etna al Milo. Epipactis microphylla Sw. Etna al Milo. Limodorum abortivum Sw. Dagala, S. Alfio. Serapias intermedia mihi. Palermo, Terranova, Saline (Gss. ex herb.), Catania ‚(Cosent.), Vizzini (Cafici). » . Lingua L. Acireale, Mascali (Patané!). » » var. Inzengae mihi. Palermo. » occultata Gay. Mascali (Patané!). ; ' » ongipetala Poll. Mascali (Patané!). » » . var. panormitana mihi. Palermo. Hermodactylus tuberosus Salisb. Modica, Timpe di S. Tecla, Mascali (Patané!). Gladiolus segetum Ait. Modica. Fo dubius Gss. Paceco. Smilax mauritanica Dsf. Acireale alla Scala. Asphodeline lutea Rchb. Etna a Rinazzi. Gagea lutea Ker. Randazzo (Vagliasindi!). : È ee collinum Gss. Teatro di Segeste, Modica. E arabicum L. Modica. Scilla intermedia Gss. Trapani. | Bellevalia romana Rchb. bractea stagne Modica. Allium triquetrum L. Mascali (Patané 1). ; » neapolitanum Cyr. Acireale, Mascali, Vallone Ulli, eec. » subhirsutum L. Mascali (Patané!). NB. Ha le foglie eiliate solanto e le antere non purpuree. er. ? Allium descendens L. Etna alla Gola del vento. Cou s Juncus ambiguus Gss. Siracusa. Do» tenuifolium Schott. Trapani, Vizzini (Cafici in herb. Gss.!). gibba L. Acireale, Mascali, ecc. NB. Adduco qu questa specie, perchè dal dire di Strobl potrebbe. credersi rarissima. et, Mascali (Patané !). 90 - ar TR Inu NOTIE Andropogon panormitanum Parl. Trapani. Lamarckia aurea Mch. Acireale e dintorni, Modica. E Festuca ciliata P. Acireale. » duriuscula L. Etna al Milo. È Anthoxanthum odoratum L. nanum Parl. Acireale. NB. Le guaine sono ciliate al margine. Aeluropus litoralis Tin. var. hirtum mihi. Trapani. Avena condensata Lk. Acicatena. Bromus Gussonii Parl. Acireale. Phragmites communis Trin. var. humilis Dnt. Trapani, Etna a Fontanelle. Poa compressa L. Modica. i » annua L. var. Halleri mihi. Etna a Pietra A (Fichera!). Es » trivialis L. Fra Acireale e Acitrezza. | NB. Non è la P. attica Bss., e varia pei gradi differenti di scabrosità del fusto e dei rami della pannocchia; la quale è talora più grande, più conferta e subsecunda. Ho notato questa volgarissima specie, par contraddire all'opinione di Strobl, secondo cui essa va esclusa dalla Flora dell’ Etna. Scleropoa rigida Gris. var. glaucescens Gss. Girgenti. : ci Briza minima. Mascali (Patané!) Santa Venera al Pozzo. | Acotiledoni. Gymnogramme leptophylla Desv. In quasi tutta la zona pedemontana dell’ Bina i dal lato orientale! Asplenium Adiantum-nigrum L. var. intermedium mihi. Acireale, Nue i : Zafferana (rev. Sozzi!) Monte Ilici ed altrove. o NB. Sta fra la forma volgare e VA. Virgilii. n Asplenium Adiantum var. latum mihi. Mascali (Patané !) Zafferana (rev. Sozzi!) E » var. divisissimum mihi. Acireale alla Scala. » abédatuds Viv. Mascali (Patane!) Vallone Ulli. Aspidium aculeatum Sw. Monte Ilici, Zafferana, Milo, S. Tecla, Vallone Ulli » pallidum Bory. Zafferana, S. Alfio, S. Tecla, PM Monte lici, Grotta delle Mandre. ? Cheilanthes hispanica Mett. Vallone Ulli, S. Alfio. Ophioglossum lusitanicum L. Acicatena. . Selaginella denticulata Spr. Timpe di S. Tecla. Pilularia minuta Desv. Trapani. ; Equisetum ramosissimum Dsf. Presso ! Alcantara. E Messina, 30 Luglio 1892. | ATE NICOTRA Pteridophytarum messanensium Colspepiad. Mihi evulganti librum, in quo de phanerogamis messanensibus agitur, nullum aliud propositum fuit nisi botanices rudimenta discentes adiuvare, ac ea omnia iradere quae ad plantas nostras dignoscendas jam et ego didiceram. Propterea, stirpium synonyma plane omisi cunctisque regni vegetabilis hie- rarchiae gradubus expositionem digniorum characterum apposui. Hoe autem faciens, a sententia quoque mea discessi, quae floram quamcumque ad enume- rationem simplicem fere reducit. '[am vero id aegre ferri potest, cum hujusmodi sententiam satis esse ratio- nabilem quisque facile existimet; atque ad inanes devitandas repetitiones, tum etiam ad phytographiae partes melius disponendas, ipsa vere apte haud dubie appareat. Quam ob rem, domino Caruelio suadente, ad ipsissimam sententiam sollicite - ac impense reversus, operis modo cogitati specimen exhibendi Conspectus hujus occasionem nactus sum. Quo igitur in opusculo, doctorum potius quam tyronum commodis deserviens, in generum adoptionem accuratius incubui, specierum notitiam reddidi synonimis opportunissimis clariorem, ad formam denique prae- stantiorem exhibendam totis viribus contendi. En itaque hujus industriae causa; en mei Prodromi Florae messanensis i qualis actura sit reformatio. CI. I. FILICINEAE Prantl. Ord. I. Polypodiaceae Mart. Tr 1 POLYPODIEAE Mett. (Polypodieae, Adianteae, Cheilantheae, Pterideae et Leptogrammeae p. Fée). * I. Polypodium Tourn. (p.) 1. P. vulgare L. : = Ad muros commune. Decembri-Majo. 3» p Obs. Varietatem serratum W. vel grandifrons Lnge. fere 1 : II. Gymnogramme Desv. (p.) 2. G. leptophylla Desv. (= Grammitis leptophylla Sw. ER leptophylla Tod.). Ad muscosas parietes, in rupium fissuris, haud rara in tota si sona orientali a Peloro ad Tauromenium. eed ge : III. Notholaena R. Br. 3. N. vellea R. Br. (= N. lanuginosa et N. vellea Desv.). Ad rupes ealeareas meridiem spectantes: Salita di Scaletta, Fiumedi- nisi (Borzi!). Novembri-Majo. IV. Adiantum Tourn. 4. A. Capillus-Veneris L. Ad parietes humidas, .ad oras puteorum, communissimum. pali ulio. 8. cuneatum Borzi — « Pinnulis angustis, basi longe cuneatis ». Messina a Bianchi (Arcadipane!). V. Cheilanthes Sw. 5. Ch. fragans Wbb.(= Polypodium fragrans L., Ch. odora et Ch. suaveolens Sw.). Ad rupes apricas, ad muros sole fruentes: Messina! Milazzo! Mili! S. Margherita (Borzì!), Giampilieri (Seguenza!), Scaletta (Gss.), Montescuderi! Martio-Junio. 8. Tinei Tod. (uti sp.) — « Stipite glabrato ». Messina (Tin. in Tod. Syn. pl. acot. etc.). Obs. Typus est hie variabilis; unde et aegre rationes Cl. Todarii alio- rumque admittendae sunt, quibus et ille scinditur. Hoe putans, re- centiorum auctorum judicium sequor magis veritati consonum ; ac Tinei ipsius, qui messanensem invenit varietatem, reddo sententiam. Ista Tinei forma ad Ch. hispanicam Mett. (secundum Milde) pertinet. VI. Pteris L. (p.) 6. P. cretica L. var. oligophylla Viv. In umbrosis vallibus: fra Milazzo e Spadafora (Gss.) )ggunio-Augusto. P. longifolia L. var. vittata L. (uti sp.) (= P. ensifolia Dsf., Sw., P. lan- ceolata Dsf., P. cretica Vis., P. obliqua Forsk.). ln umbrosis: S. Margherita (Borzi!), Giampilieri e Fiumedinisi (Gss. ego ipse!) Mandanici (Gss., Seguenza!) Taormina (Brunn, Gss. herb.! Seguenzal). Majo-Septembri. Obs. Formam /ongipinnatam fere semper praebet. VIL Pteridium Glätsch. . 8. P. aquilinum Khn. (= Pteris aquilina L, et alior). In fruticetis umbrosis et in sylvis valde commune et fere P s 1 Di bg gusto-Oetobri. Obs. D. Prestandrea hane speciem apud nos fere semper sterilem oc- eurrere tradidit. Tr. 2. ASPLENIEAE Mett. (nom. ref.). : i i (Asplenieae, Lomarieae, Scolopendrieae et Leptogrammeae p. Fée). VIH. Blechnum L. 9. B. Spicant Sm. (— Osmunda Spicant L., Struthiopteris Spicant Weis). In uliginosis elatis: Messina ad Antennamare (Borzi ), Mandanici e Bafia (Gss.). Junio-Julio. IX. Scolopendrium Sm. a 10. S. vulgare Sm. (= Asplenium Scolopendrium L., S. officinarum Sw.) st In humidis et umbrosis, haud commune: Messina (Borzi!), Castroreale — (Borzì!), Novara (Seguenza!), S. Agata di Militello! ete. Octobri- Aprili, T Obs. Forma monstrosa var. dedaleam Dóll. aliquantulum revocans, seu — frondem referens apice bifidam, nonnunquam occurrit (Tod.). "i X. ASPLENIUM L. nen) ara et Polypodii sp.). Sect. 1. ATHYRIUM Rth. (emend.) IL A. Filix femina Brnh. (= Polypodium Filiz fene de; iene Filis | femina Sw.) In umbrosis vallium nemorumque: Messina al Campo ed alla Scala (Seguenza!), Antennammare (Borzi!), Fondachelli (Seguenza!) Man- . danici (Prestandrea), Montescuderi (Gs) MICI Sect. 2. EUASPLENIUM Mett. 12. A. lanceolatum Huds. var. Nune Viv. (uti sp.). (— Athyrium obovatum Fée). Ad rupes umbrosas: Messina (Alexander, Tineo, Borzi!) Antennam- mare (Borzi!), Castroreale (Borzi ), Salice (Borzì!), Milazzo vs Seguenza!) Capo d'Orlando (Gss.) Mandanici an oss Fe- bruario-Majo. * 94 NOTIZIE 13. A. Trichomanes L. (p. (= A. melanocarpum Wlld.?). Ad rupes, ad muros in ombrosis commune, Octobri-Majo. Obs. Extant formae ad A. microphyllum Ten. accedentes; siquidem hoc uti species (suadentibus cll. Heufler, Gasparrinio, Luerssen) habere nequeo. Adest praeterea forma (Messanae ab amieo De Medici lecta), varietati auriculatae Milde quodammodo proxima. Ex Mirto denique exemplaria nonnulla D. Todarius communicavit, quae toto individuo varietatem lobatocrenatam DC. reddunt; quam pinnulis tantum quib- usdam exemplaria altera (ex Mandanici, a D. Borzi lecta) revocant. 14. A. Adiantum-nigrum L. var. obtusum Kit. (uti sp.) Ad rupes calcareas vel graniticas, ad muros, commune. Martio-Julio. 8. Castellii mihi (= vulgare Gss.! nigrum Heufl. p) Fiumara di Mandanici (Prestandrea). 7. Virgilii Bory (uti sp.) (— Onopteris Heufl. p.) Castroreale (Borzi!). XI. Ceterach Wild. 15. C. officinarum Wlld. (— Asplenium Ceterach L., Gymnogramme Ceterach Spr., Grrammitis Ceterach Sw.) Inter saxa, ad muros, in fissuris rupium valde commune, Januario-Martio. Obs. Quandoque varietati crenatae Moore vergit, aut pinnulis gaudet subauriculatis. LJ Tr. 3. ASPIDIEAE Mett. (Aspidieae, Struthiopteridéae et Cycloideae Fée). XII. ASPIDIUM Sw. i * Seet. 1. HYPOPELTIS Rich. (Aspidium R. Br., Polystichum Schott., Fée et alior.). 16. A. aculeatum Döll. var. hastulatum Ten. (uti sp.) (= Polypodium aculeatum L. p, Aspidium aculeatum Sw., A. angulare Kit. p., Polystichum aculeatum Prsl. p., Hypopeltis hastulata Tod., H. lobulata Bory p-) In umbrosis vallium nemorumque, rarum: Messina al Campo (Gss., Seguenza!) ed a Scala (Seguenza!) Mirto (Tod.). Martio-Aprili. Sect. 2. LASTREA Bory. (Aspidium Fée, Polystichum Roth. p., Nephrodium Rich. p.). E E NOTIZIE © i 95 È 17. A. Filix n mas Sw. (= Polypodium Filix mas L., Nephrodium Filiz mas 15 Rich, Lastrea Filix mas Prsl.) In nemoribus elatis: Caronia, Cannata (Gss.). Junio-Julio. Obs. Deest apud nos forma typica! sed tantum ad nostram propinquae sunt varietates paleacea, deorsolobata et incisa Cl. Moore; quae sane nequeunt (ut mihi videtur) inter se semper et clare di- stingui. 18. A. rigidum Sw. var. pallidum Lnk. (uti sp.) (= australe Ten, Nephrodium pallidum Bory). Ad sepes in dumetis, ad rupes, in umbrosis haud rarum: Messina (pluribus locis!), Castroreale (Borzi!) Mandanici (Prestandrea, Se- guenza! ego ipse!) Montescuderi (Gss.). Decembri-Junio. XIII. CYSTOPTERIS Brnh. 3 mb fragilis Brnh. (= Polypodium fragile L., Aspidium fragile Sw., Athy- 2 rium fragile Sadl.). In umbrosis et humentibus, ad rupes frigidas : Salice (Borzi!) Anten- nammaäre (Borzi!) Junio-Julio. ` Obs. Olim inter loca natalia hujus plantae Fondachelli et Giampilieri in hoe Diario (vol. II, p. 172) retuli; sed loca ista delenda sunt, siquidem absque certa speciminum diagnosi relata fuerunt. Ord. II. Osmundaceae Brgn. XIV. Osmunda L. (p.) 20. 0. regalis L. (Struthiopteris regalis Brnh.) In uliginosis, in vallibus umbrosis: Messina a Cammaro (Seguenza!) a Catarratti (Seguenza), al Campo (Seguenza!), a Scala (Seguenza!), a S. Miceli (Seguenza!), Salice (Borzi!). Majo-Julio. Obs. In territorio nostro vidi jam specimen aliquot elegantissimum, fron- dibus praeditum inter steriles et fertiles varie fluctuantibus. Agitur ,de varietate interrupta Milde, an de alia huic formae | proxima ? Ord. III. Ophioglossaceae R. Br. XV. Ophioglossum L. — 21. 0. lusitanicum L. (= O. vulgatum L. var. lusitanicum Hook.) In herbosis apricis: Castanea delle Furie! (ubi copiosissimum!) Ca- stroreale a colle Catalano (Borzi). Octobri-Januario. - 96 NOTIZIE Cl. H. EQUISETINAE Prantl. Ord. IV. Equisetaceae Rich. ; XVI. Equisetum Tourn: 22. E. arvense L. ' In humentibus praecique sylvaticis: Messina (Tod., Mirto ad tor- rentem Zappulla (Tod.) Hieme. Obs. A Gussonio haec species non indicatur, nisi dubitanter (et fide Ueriae tantum); tamen probabile mihi videtur cum sequenti eam com- mutatam esse, sicut pro flora aetnensi Cl. Stroblio compertum fuit. 23. E. Telmateja Ehr. (= E. maximum divers. auct., E. fluviatile L. Gss. et alior. auct.) In uliginosis, circa stagna, haud copiosum: Messina (Prestandrea, Borzi! De Medici!), al Campo (Seguenza!), a Casazza (Seguenza!), a Scala (Seguenza!), S. Stefano di Briga! Caronia (Gss.), Naso (Tod.), Mirto (Tod.). Primo vere. 24. E. ramosissimum Dsf. (= E. elongatum Wld., E. hiemale Raf. Bory? L.!, E. ramosum De Schleich, E. tenue Prsl.?) In sylvatieis, in humentibus, passim in vallibus, ad agrorum margines, potius commune. Martio-Junio. CI. H. LYCOPODINAE Prantl. Ord. V. Isoétacene Bartl. XVII. Isoötes L. 25. ). Hystrix Dur.? Messina a Castanea (in verbis Cl. Todari). Ord. VI. Lyeopodiaceae L. (Lycopodiaceae Rich. et Selaginellaceae Mett.). XVIII. Selaginella Spring. 26. S. denticulata Lnk. (— Lycopodium denticulatum L , L. depressum SW. S. depressa Spring.) Ad rupes muscosas, ad arborum truncos, communissima et copiosa. Januario-Aprili. Dabam Messanae III Kalendas Septembris, Anno MDCCCXCII. Qc AD LT WU aie NOTIZIE - 97 Potentilla Jaeggiana Siegfried. Nei mesi di marzo e di aprile dell'anno 1881 il signor Enrico Ferrari, con- servatore del R. Orto Botanico di Torino, raccoglieva presso Modena sugli ar- gini dei fiumi Secchia e Panaro numerosi esemplari di una interessantissima Potentilla, la quale, inviata al distintissimo monografo del genere, il sig. Hans Siegfried di Winterthur (Svizzera) veniva da lui riconoseiuta come rappresen- tante della sua Potentilla Jaeggiana. La P. Jaeggiana del Siegfried, come si può rilevare dai cartellini annessi alle « Exsiccatae Potentillarum spontanearum cultarumque (!) » da lui ereata nell'anno 1889, sarebbe sinonima della Potentilla superopaca L. (non Auct.) X Potentilla argentea L. (non Willd.). i i Questa pianta fu dal Siegfried finora raccolta nelle seguenti località: Helvetia — locis arenosis glareosis ad viam regiam prope « Marthalen » in pago Turicensi, inter parentes, loc. class. Alt. 380 m. s. l. m. (v. Cartellino delle Exsiccate). « Terrains sablonneus des anciennes alluvions de V Arve prés de Gaillard, Haute Savoie (frontiére Suisse) » (in litteris). Mentre siamo in attesa dell'opera del signor Hans Siegfried sulle Potentille europee, nella quale verranno fornite le indicazioni sulle caratteristiche di que- sta forma e sulla sua sinonimia, segnaliamo ai botaniei italiani la nuova pianta raccolta dal solerte signor E. Ferrari, limitandoci per ora ad avvertire sulla fede di uno scritto del sig. Siegfried che questa Potentilla per i cauli fioriferi che portano foglie peziolate, e per i bordi fogliari delle foglie radicali, più o meno marcatamente, rivolti all indietro, deve essere considerata come affine alla Potentilla argentea di Linné, la quale cresce in quella località in abbon- danza promiscuamente con la Potentilla Jaeggiana Siegfried, Torino. R. Orto Botanico. D.r ORESTE MATTIROLO. (€) Un esemplare completo di detta preziosa collezione venne testà acquistata dalla Direzione del R. Orto Botanico di Torino 7. Malpighia anno VII, vol. VII. 98 PICCOLA CRONACA Avviso. M Il Prof. A. N. BERLESE (R. Scuola Enologica d'Avellino) attende ad uno studio anatomico sul seme delle Rhamnaceae. Rivolg®* quindi preghiera a tutti coloro che si trovano in possesso di semi di dette piante a volergliene spedire. Si raccomanda particolarmente per le specie esotiche, Piccola Cronaca È morto il Prof. GEORGE Vasey, curatore dell’ Erbario Nazionale degli Stati Uniti. Intervenne al Congresso Botanico del Settembre scorso, in Genova, come _ rappresentante della Smithsonian Institution. Il Prof. Fausto MORINI è stato nominato Professore straordinario di Botanica nella R. Università di Messina. Al posto da lui lasciato, nella R. Unive rsità di Sassari, è stato chiamato il Prof. L. Nicorra, e la cattedra di Botanica di Ca- tania è stata conferita al Prof. P. BACCARINI. È morto il 24 Febbraio 1893, in avanzata età, dopo lunga malattia, il Prof. G. A. PASQUALE, direttore del R. Orto Botanico di Napoli. ‘ La Botanica Italiana ha pure subito una grave perdita colla morte del Pro- fessore Giovanni Passerini di Parma, avvenuta il 17 aprile. Il Dott. A. TERRACCIANO, conservatore al R. Museo Botanico di Roma, è ri- tornato dal suo secondo viaggio botanico nella Colonia Eritrea , portando seco ricche collezioni di piante. Apprendiamo con dolore la morte del Prof. KARL PRANTL, direttore del R. Orto Botanico di Breslau, noto per i suoi lavori di sistematica ed organografia, All'Università di Freiburg (Baden) à stato chiamato, come Professore straor- dinario di Botanica, il Dott. F. OLTMANNS di Rostock. Con profondo rammarieo annunziamo ai nostri lettori la morte, avvenuta pochi giorni sono, di ALPHoNsE DE CANDOLLE. Ci riserbiamo di dare più tardi . ui cenno della sua vita. Acqua L. - Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. Trattati, Atlanti, eec. MercaLLI G. Elementi di Botanica e di Zoologia generale e tassonomia ad uso delle Scuole secondarie. Milano, 18 Porr A. e Tanranı E. Nozioni sulla struttura, le funzioni e le classifica- zioni delle Piante ad uso delle Scuole classiche. Firenze, 1892, con 355 fig. : Morfologia | Fisiologia e Biologia. La formazione della parete cellulare nei peli aerei della Lavatera "eretica. Ann, Ist. bot. Roma. Vol p. 85. ARCANGELI G. Sulla Larrea cuneifolia e sulle piante bussola. Bull. 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PENZIG, Redattore responsabile. in chico eme. almeno, Areas sea il bisogno, da ar s di SE do ro i 'L' abbonamento annuale importa L 25, pagabili alla : ci. del er ; dell amate VOD SL: intiero volume annuale (36 fogli in 8? eon circa 20 tavole) sarà messo. n vendita. al prezzo di L. 30. 006 dud LUE M LAMB M Ed os : Agli Autori saranno corrisposte 1 100 ‘copie estratte dal periodica, 15 5 gorni 5 eg E lel 4 IE i ; | mA Non saranno venduti fascicoli separati. italiane. e der Estero. chi Librai è ‘accordato lo sconto del 20 us Le s A manoscritti e le. corrispondenze destinate an Manon dotar sere i ndirizzato al Prof. 0 Penzie sa te x E inserzioni rivolgersi d Redattore 1 Prof. 0. Penzig, R: Univer mm delle inserzioni Tx a copertina ver; ogni | inserzione. PR d pagina... LS 03 ‘1/2 pagina... L. 20 x E di gagina » 25 PR MA di pagina. | » 15 | 1 fascicolo, a ipe da convenirsi. D asta MNA. MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA 0. PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZA . B. PIROTTA Prof all'Università di Palermo Prof. all'Università di Roma in collaborazione con molti Botaniei Italiani e Stranieri. Anno VIE — Faso. IN-IV (Con 3 Tavole ) GENOVA TIPOGR AFIA DI ANGELO CIMINAGO — Vico Mele, 7, interno 5 1893. © Contribuzione allo studio della membrana cellulare per il Dott. Lurer BuscaLroNr. ( Continuazione. Vedi Parte I e II in Malpighia, Anno VI, pag. 3 e 217). PARTE III. VERONICA HEDERAEFOLIA L. L’ovulo della Veronica hederaefolia si sviluppa in modo normale fino al momento della fecondazione; avvenuta questa il sacco embrionale si — — divide in tre parti sovrapposte mercè due setti trasversali che lo we traversano in eorrispondenza della regione mediana. Si originano in tal guisa tre grandi cellule: una in corrispondenza della sommità mieropilare, un' altra in corrispond enza del cálaze, ed una terza, un po’ più piccola, nella parte mediana del sacco embrionale. Quest’ ultima per ripetute divisioni dà origine alla massa dell’ albume (Tav. I, fig. 11), le altre due invece di organizzarsi in tessuto, subiscono dei notevoli cambiamenti di forma e di sede. La cellula che costituisce l'estremo ealazial@del sacco si piega verso il rafe disponendosi quasi parallela alla rimanente porzione del sacco em-. brionale (Tav. I, fig. 11). La cellula che forma l'estremo micropilare del sacco si ingrandisce enormemente, si avanza nello spessore del tegu- mento (Tav. I, fig. 8, 9), lo perfora e raggiunge il funicolo, attorno al quale emette delle digitazioni cho lo avvolgono quasi completamente =. (Tav. I, fig. 2). | Mentre succedono tali mutamenti ai due estremi del sacco embrionale, la parte di mezzo dello stesso, trasformata in albume a cellule piccole e numerose, si incurva a foggia di C, le eui due branche di ineurva- mento, a sviluppo inoltrato, si dispongono in modo da costituire quasi - un prolungamento alle due estremità calaziale e micropilare del — ; estroflesse (Tav. I. fig. 1). | Ne consegue da una simile disposizione che le due rs del sacco E vengono sopportate da due branche o peduncoli di piccole cellule albu- minose, i quali, a loro volta, si continuano nella massa principale del- l albume racchiudente l embrione. A queste trasformazioni dell’ albume, che in fondo sono dovuti uni- camente da un movimento di campilotropismo dell’ovulo, tiene dietro la scomparsa del tegumento seminale, fatta eccezione per il suo strato interno che continua a rivestire l' albume fino alla maturità del seme (Tav. I, K fig. 13 e F fig. 5). Solo sui lati del rafe rimangono ancora alcune cellule tegumentali che a poco a poco si allungano in papille, per formare attorno al fascio vascolare una specie di manicotto cono- 2d . . Sciuto sotto il nome di corps mousseux o di tessuto filamentoso (Tav. - £ - I, G fig. 13 e D fig. 5). Scomparso il tegumento l'albume prolifera tutto all’ ingiro della base dei due prolungamenti o peduncoli che sostengono le due estremità del sacco estroflesse. Si forma in conseguenza una specie di orlo (Tav. I, . .. Ofig. 13), il quale, incurvandosi verso il rafe, finisce per dare al seme = ; la forma di barchetta nella cui concavitä stanno, al termine di svi- luppo annidati i due peduncoli dell’ albume e le due estremità del sacco embrionali (Tay. L-A e fig. 5). : Nel tempo istesso che l ovulo attraversa delle fasi così curiose di evoluzione, sulle quali però non ho voluto insistere essendo già state descritte dal Duvan ('), dall’ Augusto St. Hilaire (?), dal Plan- chon (*), dal Tulasne (5, dall’ Hofmeister (5), dal Chatin (°), dal ser) RN IR sur le Genre Veronica ecc». Ann. d. Se. Nat. Ser. 1.3, Vol. XIII, 1826, p. 167. C) « Mémoire sur les Myrsinées, le Sapotées et les Embryons parallèles au plan de l’ombilie ». C) « Mémoire sur le développement et les caructères des vrais et des faux Arilles suivi de en sur les ovules de quelques Veroniques et de l'Avicennia ». Montpellier | (*) « Etudes arte ah. . Ann. d. Se. Nat. Ser. 3.*, T. XI, 1849. - Č) « Neuere Beobachtungen über Enbrygbildong der Phanerogamen. ». Pong Jahrb. f. Wissenschaftl. Bot. Bd. 1, 1858. (*) « Etudes sur le développement de Y ovule et de la graine dans les Sero- - ` fularinées, les Solanacées, les ragen et les Labiées. ». Ann. Se. Nat. Ser. x) Tom. XIX, ves * Bachmann ()) dal autore del presente lavoro (°), tanto nella estremità | mieropilari del sacco embrionale, quanto nella calaziale e nei sottostanti b elementi dell' albume le pareti delle cellule vanno ispessendosi in modo particolare. | Bstremità micropilare del sacco. — L'estremità mieropilare del sacco embrionale durante la sua progressione attraverso il tegumento si com- porta quasi analogamente ad un tubo pollinico. sa Il protoplasma col nucleo o coi nuclei in frammentazione, si addossa e si stipa contro la sommità del budello, lasciando all’ indietro dei grandi vacui attraversati da esili briglie plasmiche costituite da grossi microsomi, — variamente fra loro intrecciate, le quali vanno a metter capo contro la parete della cellula (Tav. I, fig. 3 e 9). Un sottile velo protoplasmatico tappezza però sempre tutto all’ingiro la superficie interna della membrana, e le aderisce strettamente per cui non vale a staccarlo l'aleool o la glicerina. Una volta che l'estremità mieropilare del sacco si è svincolata dal tegumento ed ha abbracciato il funicolo colle sue digitazioni a fondo cieco, la massa del plasma si agcumula alla sommità di queste, mentre tutta la rimanente porzione del budello si vacuolizza nel modo descritto. A questo momento, in alcuni punti della cellula, specialmente in cor- rispondenza dei fondi ciechi, il protoplasma acquista una struttura af- fatto particolare. Dalla parete si staccano numerose briglie plasmiche le quali, disposte parallelamente F una accanto all’ altra ed assai sti- pate, si avanzano fin nella parte assile della cellula, ove giunte si anastomizzano disordinatamente con delle fibre protoplasmiche prove- nienti da altri punti. I filamenti protoplasmatiei, i quali sono costituiti nel modo ordinario, non eoniraggono fra loro anastomosi nel tratto che decorrono paralleli: (!) « Darstellung der Entwickelungsgeschichte und des Baues des Samen- schalen der Scrofularineen. ». sassi Acta der Ksl. Leopol. Carol. Deutschen Naturforscher. Bd. XLIII, (2) L. BuscaLioni, « Sul uias. e sullo sviluppo del seme della Vero- | nica EEE ». quocum. des R. Accademia delle Scienze di Torino 1893. (in corso di stampa). LUIGI BUSCALIONI da questo ne deriva una struttura che rassomiglia molto alle barbe di — | un pettine, donde il nome di struttura a dente di pettine che ho dato E a queste formazioni. A Allorchè il seme à prossimo alla maturità, il protoplasma comincia a farsi meno abbondante e presenta numerosi nuclei d'aspetto ameboide,rae- | chiusi prevalentemente nei reticoli plasmiei dei fondi ciechi (Tav. I, fig. 3). Facendo agire l’acqua di Javelle sul protoplasma nell’ epoca in cui questo incomincia a vacuolizzarsi, noi riscontriamo quasi sempre che i | reticoli protoplasmatiei formano un velo continuo attorno a delicati fila- menti di cellulosa che costituiscono quasi lo scheletro o l'impaleatura dei | reticoli stessi. Col progredire dello sviluppo dell’ovulo, siccome il protoplasma tende a diminuire, ed i filamenti cellulosi ad ingrossarsi, questi ultimi rie- scono evidenti anche senza l’aiuto di reagenti (Tav. I, fig. 2). Essi ap- paiono sotto forma di cordoni tortuosi, terminati in punta o fra loro ana- stomizzati, mancanti di qualsiasi traccia di striatura o di stratificazione, i quali danno la reazione della cellulosi qualora vengano trattati col cloruro di zinco iodato. Io ho cercato di determinare come esSi si formano, valendomi appunto : dell’ ipoclorito di potassa, ma non sono riuscito che una sola volta a mettere in evidenza una struttura granulare nei primordi della loro | formazione (Tav. I, fig. 7). Ritengo pereid che tale risultato negativo debba aseriversi alla poca resistenza delle granulazioni all'azione del reattivo, perché ho riscontrato assai spesso che le granulazioni plasmiche | poste in immediato contatto coi filamenti cellulosici, resistono solo alquanto - di più delle altre; il che indica, forse, che sono in via di trasformazion Nei punti dove il plasma acquista una struttura a denti di petti collo stesso reattivo si può riconoscere che a poco a poco i filamen plasmici vengono sostituiti da filamenti di cellulosa disposti nello stess ordine (Tav. I, fig. 12). Ne consegue che al fine la parete appare in questi punti stro riamente ispessita e grossolanamente striata in senso radiale: ciò non di meno anche alla maturità del seme si può ancora constatare che taluni dei filamenti paralleli hanno conservata la natura LE Mags di nuovi Patr Gi i cetiutosi soif. fmia ar ha zioni riesce invece evidente lungo la superficie interna della membrana, in qualunque epoca di sviluppo si esamini l'ovulo, ma — negli stadi prossimi a maturità (Tav. I, fig. 12). La membrana della grande cellula si ispessisce notevolmente e pre- sentasi all'interno tappezzata da uno strato di granuli irregolari o di "bastoneini più o meno fusi assieme e cellulosici, in mezzo ai quali ven- gono a metter capo le estremità dei filamenti tanto di cellulosa quanto protoplasmatici. Va notato però che la deposizione di granuli è poco marcata nei fondi ciechi della grande cellula, vale a dire dove il pro- toplasma é piü fittamente stipato. i La incessante, ma irregolare deposizione di granuli, fa sì che una netta stratificazione della membrana non sia dimostrabile durante il periodo evolutivo dell’ovulo: in sua vece la parete presenta un aspetto grumoso 0 cartilagineo. Verso l' epoca della maturità del seme il totíéólo di filamenti cellu- losiei che attraversa la cavità della grande cellula, ha assunto un aspetto elegante ed oltremodo curioso. I filamenti formano un fittissimo intreceio, il quale ha in certo qual modo conservata, anzi direi, fotografata la struttura reticolare del protoplasma ora grandemente ridotto in volume. Estremità calaziale del sacco (Tav. I, B fig. 5 e 13). — In questa cellula di dimensioni pure gigantesche, ma di forma ovulare, il plasma - si raduna di buon'ora contro uno dei lati della parete, pur continuando a tappezzare tutto all'ingiro la superficie interna della membrana con un sottile velo di microsomi. Nell’accumulo protoplasmatieo, d'aspetto giallastro, vi ha un solo nucleo oppure se ne incontrano parecchi prodotti da ripetute divisioni : amitosiche del nucleo primitivo. In questa cellula non ha luogo la formazione di reticoli plasmico-cel- lulosici, ma solo un notevole ispessimento della parete, la quale mani- festa una struttura granulare a granuli regolari, pressoché di eguali dimensioni e talora molto distinti. Esportato il plasma che aderisce tenacemente alla parete, si u che la superfieie interna di questa, invece di esser levigata, si presenta a a'punte, à db s. a dentellature cagionate della presenza di granu- i > lazioni e di bastoncini cellulosici fra i quali si ineuneano dei prolun- gamenti plasmici. I granuli di cui è sparsa la superficie della membrana sono, per aspetto e per forma, analoghi a quelli che si incontrano nello spessore della stessa, per cui è logico ammettere che essa vada mano mano | ispessendosi per mezzo di non interrotta deposizione di granuli cellulosici* - che si cementano di poi intimamente fra loro (Tav. I, fig. 4). . Un analogo processo di ispessimento della membrana si incontra an- cora in quegli elementi della branca dell’ albume sottostante all' estre- BA ealaziale del sacco embrionale. ". Anche qui noi vediamo più o meno presto farsi assai intima l’ ade- . renza fra il plasma ed un punto qualsiasi della parete cellulare; dopo di ehe ha luogo un'esuberante formazione di granuli cellulosiei occu- panti buona parte dello spessore della massa plasmica, mentre questa a sua volta insinua nell’ accumulo granulare delle fine fibrille (Tav. IL. | fig. 92). È la granulazioni sono assai tenui e talvolta appaiono ordinate in serie; . talora poi il lume delle cellule è attraversato da filamenti cellulosiei che dipartitisi da un punto qualsiasi della membrana o dalla massa. granulare, terminano eon una punta assottieliata nel centro degli elementi (Tav. II, fig. 22) (!). ; = Nella Veronica hederaefolia il fatto più iiapartenie. oltre alla forma . zione dei granuli, si è la diversa struttura che presentano le due estremità del sacco embrionale. .. Questo fatto che a primo aspetto sembra strano, trova la sua (*) Oltre alle descritte granulazioni che si trovano esclusivamente nelle cl lule dell'albume confinanti coll'estremità calaziale del sacco estroflessa ho trova nella massa dell’ albume che forma il corpo del seme alcune cellule fornito di numerosissime comunicazioni plasmiche. Orbene, trattando a a lungo questi elementi colla macerazione di Schulze son riuscito a risolvere tali strie di comunicazione in granulazioni rego rmen disposte in serie radiali e tangenziali nello spessore delle pareti (V. Tav. I fig. 10). La maggior parte dei granuli dà le reazioni delle so ostanze ‚piece, a gli altri invece dimostrano di esser trasformati più o meno in cellulosa, - CONT RIBUZIONE ALLO STUDIO E ER CELLULARE ALI gazione nella Circostanza che l estremità calaziale, CHE il suo svi- luppo, non avendo da superare notevoli resistenze da parte del tegumento, non fabbrica i filamenti cellulosici, i quali invece abbondano nell'estremo mieropilare che da parte del tegumento e delle pareti ovariche trova un forte impedimento alla sua espansione. Gen. VERBASCUM 1) Sviluppo del tegumento. Il tegumento seminale del Gen. Verbascum offre uno dei più splendidi esempi di formazione di membrane per mezzo di successive deposizioni di granuli cellulosici. Il fenomeno essendo, senza eccezione, comune a tutte le specie di questo genere, e presentandosi ovunque colle stesse note caratteristiche, è più che sufficiente seguirne il processo evolutivo in una specie qual- siasi per applicare di poi i risultati ottenuti alle altre specie. È per questo motivo che io ho limitato lo studio al Verbascum phló- moides, di cui ho analizzato le fasi di sviluppo nei loro più minuti particolari; tuttavia al fine del presente capitolo aggiungerò alcuni dati che ho riscontrati in semi adulti di altre specie appartenenti all’erbario di questo R. Orto Botanico. Il Bachmann (') ha dato del tegumento seminale del Gen. Verbascum una descrizione veramente classica, ed è stato il primo, che io mi sappia, a mettere in rilievo la presenza di granulazioni in alcune delle sue membrane cellulari. Egli pure, a cagione dell’ uniformità strutturale dei Verbascum ha scelto come tipo per le sue ricerche il V. phoeniceum e lo ha studiato con tanta accuratezza, che per quanto riguarda lo sviluppo del tegumento, riescirebbe superflua qualsiasi investigazione in proposito. Ne avviene di conseguenza che la descrizione che io debbo fare del tegumento seminale e del modo con cui questo si sviluppa riescirà solo —— più una ripetizione di quanto ha già veduto il Bachmann; ciò non di - (!) BACHMANN, l. c. LUIGI BUSCALIONI meno essa é assolutamente indispensabile per una chiara esposizione dei : particolari istologici sulla formazione delle membrane. Appena si sono formate le numerose bozze ovulari colle rispettive cel- lule madri primordiali del sacco embrionale, noi vediamo che sui lati della rudimentale nucella si va innalzando l'unico tegumento, costituito da pochi piani di cellule riccamente fornite di protoplasma, le quali deri- PT vano in gran parte dalla segmentazione delle cellule epidermoidali del- P ovulo. L'ovulo in questo frattempo ha iniziato il suo movimento di ineur- vazione, il eui esito finale si & quello di assumere una forma tipicamente anatropa eol maggior asse, disposto orizzontalmente sulla placenta. Le cellule tegumentali dividendosi attivamente riescono ben tosto a formare quattro o cinque piani di elementi che si prolungano al di sopra della nucella per formare le pareti di un canale micropilare di- seretamente lungo. In questi primissimi periodi della vita ovulare l'epidermide si è già | differenziata sotto forma di un unico strato a cellule regolari, di gros- sezza uniforme; il grosso del parenchima tegumentale presenta già delle cellule diversamente conformate e diversamente grandi; lo strato in- terno del testa adossato alla nucella, invece comincia appena ad indivi- dualizzarsi e lo fa con tanta lentezza, che ben difficilmente si può sta- bilire il momento preciso in cui comincia la sua organizzazione (!). Non si tosto che il sacco embrionale si è del tutto formato ed è pronto per ricevere il tubo pollinico (*) noi troviamo che lo strato in- (*) Il Bachmann ritiene erroneamente che tale strato si individualizzi solo fi ?) Paul France T. XXXIII (Deuxième Série, T. VIII) 1866, un lavoro dal titolo. « Ob- servations sur la pollinisation et la fécondation des Verbascum, » nel quale, oltre all’ avere a torto censurato il Chatin, afferma che al momento in cui il tubo pollinico ha raggiunto la sommità del sacco embrionale, questo non è ancora completamente svilup Infatti così si esprime al riguardo di quest’ ultimo : « Son contenu est entièrement protoplasmique, sans vacuoles, sans diffé- i « renciation aucune en oosphère, synergides ou antipodes, tout au plus observe b terno distinguesi già nettamente degli strati intermediari del tegu- mento, Infatti le cellule degli ultimi hanno forma poligonale od arro- tondata, mentre quelle del primo hanno assunto una forma rettangolare a gran diametro diretto radialmente e contengono abbondante proto- plasma finamente granulare nel eui centro giace il nucleo (Tav. II, fig. 25 e 26 S 1). Oltre a questi caratteri differenziali si osserva ancora ché i in vicinanza dell’ estremo micropilare gli elementi dello strato interno sono farciti di grosse granulazioni amilacee che rendono indistinti i limiti fra cel- -lula e cellula (Tav. II, fig. 25 A). Lo strato interno tappezza i fianchi del sacco embrionale e le sue cellule assai lunghe in corrispondenza della parte di mezzo di questo organo, vanno degradando coll’avvicinarsi ai due estremi calaziale e mi- « t-on, dans uz ovules, vers le Sid du sac, un amas de protoplasma « plus Düse en ce points que vers le centre. Enfin on distingue nettement « dans le protoplasma plusieurs noyaux, quatre et quelquefois plus. Done, « au moment ou la fleur s'épanouit et oü le pollen arrive sur le stigmate, « l'ovule est absolument inapte a étre fécondé ». Aggiunge ben tosto ché tre giorni circa dopo la caduta della corolla si puó di già osservare lo stato perfetto del sacco embrionale, e che durante un tale d di tempo intanto i tubi polliniei sono penetrati nel mieropilo per ar- rsi in una vers loggia al di pa aee nucella onde aspettare la for- mazione delle varie parti costituenti il s Or bene ami osservazioni sono nigi false: le sinergidi, la dela e le antipodi sono già formate assai prima che il polline abbia bào to il mieropilo e l elemento maschile non si sofferma in alcuna loggia per aspet- tare il completo sviluppo del s sacco. L' autore francese fu eni in inganno certo assai prima della fecondazione, i pretesi accumuli plasmici non sono altro esi B MH le sinergidi e le antipodi coi loro nuclei. Le ultime sono si presentano in certo qual modo incastrate le une dentro le assai altre ver Rma calazia : > saeco, le sinergidi pendono dalla volta del , € l'oosfera di figura ovolare si attacca alla parete dello Mus un pó al FR otto e di lato delle cellule che l'aecompagnano. Il nucleo del sacco risultante dalla fusione dei due nuclei polari è situato nella parte di mezzo del sacco stesso ( Tav. II, fig. 25). Io ho potuto assistere alla penetrazione del tubo pollinico dentro di questo ed alla fusione del pere maschile e femminile. |cropilare. L’ impieeiolimento essendo più rapido dal lato del mieropilo, ne avviene che lô strato in discorso si arresta o almeno si rende in- i È distinto assai prima di aver raggiunta la sommità organica del sacco (1) mentre dal lato opposto, arriva, grandemente assottigliato, fin contro il calaze (Tav. II, fig. 25 S 1). Gli strati intermeliari del tegumento continuano a presentare una, forma poligonale, ed a cagione dell’allargamento cui vanno incon . durante lo sviluppo dell'ovulo, cominciano ben tosto a scarseggiare in contenuto il quale riveste a guisa di una pellicola continua la pom cellulare (Tav. II, fig. 23 P). lL'amido è presente nei tessuti del tegumento sotto forma di fine gra- : nulazioni che tendono però a diminuire (Tav. II, fig. 23). L’ epidermide assai presto va cambiando forma: le sue cellnle si i al- lungano tangenzialmente onde#seguire l' accrescimento di volume del- l'ovulo e nel tempo istesso il contenuto loro si en come negli stra sottostanti (Tav. II, fig. 23 E). x Un pò dopo che é avvenuta la EEE, quando eio& comineiai ad apparire le prime cellule dell’ albume, si rendono evidenti nello stra! | interno del tegumento due specie di cellule, le une oa le altre pi cole e strette (Tav. II, fig. 23 S 1). Il numero delle prime è assai minore delle seconde, per cui ii le estia stretto son quasi sempre aggruppate a 2 a 3, di rado solitarie, men le cellule grandi son sempre distanziate le une dalle altre iet u , fig. 23 SI). : ` Stabilitasi questa diteri. le cellule grandi non tardano ad : ; mere la forma di lenti piano convesse rivolgenti la faccia convess stantemente dal lato dell’ albume, nel quale si affondano sempre p misura che procede il loro sviluppo (Tav. II, fig. 27 B). | Tale disposizione manca invece od è debolmente accentuata nelle cellule piccole; da ciò ne deriva che l' albume acquista un contorno | frangiato, dovuto ai prolungamenti che esso invia al di sotto delle pi cole () Il punto ove si arresta è segnato da una dilatazione del sacco L (Tav. H, fig. 25), % cellule le oi paiono ua dup 20s ad. un livello più elevato delle grandi (Tav. II, fig. 23 627 AL). Col progredire dell' evoluzione dell' ovulo " sviluppo dello' strato in- terno si localizza di preferenza nelle grandi cellule che si fanno addi- rittura colossali, mentre le piccole, siccome ingrandiscono di poco, onde — seguire l'aumento in dimensioni dello strato interno, distaceano di tratto in tratto dei nuovi segmenti. Esaminate in sezioni tangenziali le cellule dello strato interno si presentano allungate parallelamente all’ asse trasversale dell’ ovulo e disposte in file parallele, lungo le ine si alternano le due specie di elementi. Nelle serie vicine le cellule sono orientate in guisa da aversi costan- we temente i gruppi di piccole cellule fiancheggiati da cellule grandi, mentre l'opposto succede, come è naturale, per le cellule grandi (Tav. II, fig. 21). Mentre avvengono tali cambiamenti nello strato interno, il grosso del tegumento viene a poco a poco schiacciato e Scompare del tutto assai prima che il seme abbia raggiunto la maturità. Nello stesso tempo noi troviamo che nell'epidermide compaiono delle li-: sterelle di ispessimento le quali interessano la parete profonda e le laterali. La maggiore ampliazione delle grandi cellule dello strato interno si rende manifesta allorchè l’ albume del tutto organizzato ha assunto una forma globosa-ovoidale; da questo istante fin quasi alla maturità del seme, le escavazioni che le grandi cellule pendunono nell’ albume ten- dono a farsi meno profonde. * Quando il seme ha raggiunto pressochè la maturità, l'epidermide ha assunto una colorazione bruno caffè e le sue cellule si riconoscono solo più alle pareti laterali che si innalzano a guisa di chiodetti dalla su- perficie del seme (Tav. II, fig. 16 Ep). La parete frontale dell'epidermide non è più distinguibile perchè si è addossata alla membrana profonda. Gli strati intermedii del tegumento sono ora ridotti ad una lamina sottile, priva affatto di struttura, mentre all’ opposto lo strato interno ha ispessito le sue pareti profonde per mezzo del u Procasso che sto jet deserivere. LUIGI BUSCALIONI Il seme completamente sviluppato presenta una superficie rugosa o reticolare: tale particolarità anatomica è dovuta alla maggior sporgenza È dei gruppi di piccole cellule in confronto dei grandi elementi. Occorre avvertire che durante l' intero periodo evolutivo del seme è sempre presente una sottile lamella suberificata interposta fra l'albume e lo strato interno del tegumento. Questa disposizione istologica, comune a moltissimi altri semi acquista, come vedremo, nel presente caso un’ importanza capitale. Essa si colora in giallo col cloruro di zinco iodato, resiste all'acido solforico ed al- l acido eromico e non viene intaccata dall’ acqua di Javelle, perchè dopo 60 e più ore di immersione in questo liquido, non dimostra variazione alcuna nelle sue proprietà microchimiche. ` 2) Acereseimento in spessore della membrana dello strato interno e dell'epidermide del tegumento. I fatti che sto per descrivere si incontrano quasi esclusivamente sulle pareti interne e laterali delle cellule appartenenti allo strato interno, e sulle pareti omologhe dell'epidermide tegumentale, dove però sono meno, evidenti. $ Il processo d’ ispessimento delle membrane comincia a manifestarsi in un’epoca in cui l'ovulo è di già grandemente sviluppato, vale a dire — allorchè 1’ embrione ha già allungati i cotiledoni, e le cellule dell’al- * albume, che ha assunto oramai una forma globosa, hanno quasi cessato di dividersi onde formare un tessuto a piccoli elementi limitati da ro- — buste membrane. Parimenti i processi involutivi del tegumento sono già assai inoltrati poichè il grosso del parenchima è andato in gran parte scomparso, mentre le cellule grandi stanno per raggiungere la definitiva grossezza. Siccome per le ricerche che sono oggetto al presente capitolo è ne- cessario esaminare contemporaneamente delle preparazioni in diverso stadio di evoluzione allo seopo di stabilire dei confronti, pereiò io ho fatto uso di un particolare processo di incelloidinamento. Scelto cioè dal materiale in alcool, un gran numero di capsule sia S mature sia in via di niis poa pero abbian sitiunt. il C evolutiva in cui cominciano a formarsi nello spermoderma gli ispessi- menti della membrana, ne estraggo i semi, li mescolo alla rinfusa fra loro e poscia li fisso in celloidina procurando che rimangano inclusi tutti quanti pressoché allo stesso livello. Con questo processo ho il vantaggio di ottenere delle sezioni al mi- erotomo, ciascuna delle quali, (qualora non si esporti la celloidina) mi permette di esaminare ad un tempo tutti gli stadi evolutivi del processo formativo della membrana, e di stabilire cosi dei rapidi con- fronti fra le diverse fasi di sviluppo. Strato interno. — Si detto come nei primi momenti evolutivi dell'ovulo ‚il protoplasma che occupa le cellule appartenenti allo strato interno è molto abbondante in guisa da riempire quasi tutto il lume cellulare (Tav. II, fig. 25 SI). Oltrepassato tale periodo di sviluppo il plasma comincia a diventare piü scarso, tanto che già di buon' ora forma sol piü uno straterello giallo bruno addossato alla parete (Tav. II, fig. 27). Da questo si dipartono. delle tenue fibrille di aspetto jalino dirette verso il centro della cavità cellulare, ove giunte si espandano in un accumulo che circonda il nucleo (Tav. II, fig. 21). I mierosomi che costituiscono la massa principale di tali filamenti si differenziano alquanto, sia pel colore, sia per la gros- sezza da quelli che fra poco vedremo addossarsi alle pareti formando ivi un robusto accumulo. Il nucleo é fornito di uno o due nucleoli e presenta una grossezza press’ a poco proporzionale alle dimensioni dell'elemento in cui si trova. I particolari istologici descritti, evidenti già di buon' ora nelle cellule che tendono ad ingrandirsi, sono meno accentuati in quelle piccole poiehé la ampiezza loro in origine & tale che, nelle sezioni trasversali, lo spazio delimitato delle pareti laterali è appena sufficiente per contenere il nucleo ineuneato nella parte centrale dell' elemento (Tav. II, fig. 23). Durante questo periodo nélle grandi cellule non à possibile talora riconoscere una struttura granulare nel protoplasma parietale, poichè esso è impregnato uniformemente da un pigmento giallastro che e impar- tisce un aspetto simile a quello di una massa cerosa. LUIGI BUSCALIONI L'amido & ancora presente sotto forma di fini granuli racchiusi. in piccoli plastidi sparsi prevalentemente lungo le briglie che vanno al nucleo: per metterlo però in evidenza occorre sciogliere il protoplasma : e di poi colorare le sezioni colla tintura di jodio. Nei preparati conservati in alcool si incontrano con facilità dei tratti UEM NT ER RS: di parete dai quali il protoplasma si è distaccato, e ciò accade special- mente nelle piccole cellule dove talora si può osservare addirittura un completo denudamento della membrana (Tav. II, fig. 27). Le pareti nei punti scoperti, si mostrano sottili e danno al cloruro di zinco jodato la reazione bleu tipica della cellulosi, fatta eccezione per il lato profondo degli elementi che áppare giallastro pel fatto della sua .. estrema sottigliezza e della sua aderenza alla lamella sugherosa inter-* posta. fra l'albume e il tegumento. Nei tratti in eui non si riesce a staecare il protoplasma dalla -—— questa appare di color giallastro, al pari del contenuto che la tappezza, sotto l'azione del cloruro di zinco jodato. Ben tosto l’ aderenza fra protoplasma e parete si fa più intima e contemporaneamente aumenta alquanto lo spessore del primo, mentre nel — suo interno si rendono evidenti delle E (mierosomi) allineate in senso radiale. Il velo protoplasmatico non si ispessisce uniformemente lungo tutti i lati delle cellule; debole sulle pareti esterne lo sviluppo si accentua sulle faccie laterali, per raggiungere il maximum di robustezza nella parte profonda di queste e lungo il lato interno degli elementi. I nuclei vanno frattanto, nelle grandi cellule, abbandonando la posi- . zione centrale per adagiarsi (circondati da una sottilissima guaina plas- mica) per lo più sulla parete mediana, o ad uno degli estremi del velo — plasmico addossato contro il lato interno delle cellule (Tav. II, fig. 27). Essi si presentano di forma lenticolare e poggiano con una delle faccie contro il sottostante plasma mentre l’altra è rivolta verso il grande spazio centrale nel quale non si nota più alcuna briglia proto- - plasmatica (Tav. IL, fig. 15 N). Nelle piccole cellule la sede definitiva dei nuclei & alquanto più va- riabile, potendo essi occupare tutti i lati delle cellule. È duopo però | ; lasciare uno spazio vuoto” discretamente ampio nella parte centrale. . La migrazione dei nuclei non va ritenuta come un fatto assolutamente . costante poiché qualche volta nelle grandi cellule e molto di frequente nelle piccole il nucleo acquista, fin dai primordi dell’ evoluzione dell’o- vulo, una posizione parietale aderendo prevalentemente alla parete pro- fonda od alle laterali. Avvenuta la migrazione nucleare e resasi più solida l'aderenza fra il contenuto e la membrana, non si osserva ancora cambiamento di y struttura in quest’ ultima, poiché qualora venga messo a nudo per mezzo dell’acqua di Javelle, si presenta ancora perfettamente liscia. . Tale stato di cose dopo aver perdurato assai a lungo, viene sostituito da un altro contrassegnato dal primo accenno di neoformazione di membrana. Noi vediamo cioè che le granulazioni, le quali poggiano direttamente sulla membrana profonda, hanno subito una metamorfosi . caratterizzata di una rifrangenza maggiore. Me m acqua di Javelle applicata in questo momento esporta. il plasma normale ed alcune delle granulazioni rifrangenti; la maggior parte di queste persiste, dando così un aspetto dentellato alla superficie interna “della membrana lungo il lato profondo. Se questo processo è un po’ più inoltrato, collo stesso reattivo noi vediamo che alla membrana primitiva si è addossato un intiero strato composto esclusivamente di granuli messi in fila gli uni accanto agli altri in bell' ordine e fittamente stipati. ; A questa prima stratificazione ne tiene dietro una seconda, che non differisce dalla precedente a riguardo dell’ ordinamento dei granuli; ne risultano in tal guisa due serie di granulazioni riffangenti cemen- tardi nuovi accumuli di granulazioni meno regolarmente disposte (Tav. . I, fig. 14, 15 e 24). I fenomeno si compie ad un medesimo istante in tutte le cellule che - formano lo strato interno, siano esse grandi o piccole, o tutt’ al più si — dell’ ovulo. notare che anche queste ultime si sono ora ingrandite in guisa da. tate fra loro da una sostanza particolare sulle quali si stratificano più esplica un po più presto uelle cellule situate lungo il lato mieropilare ; = po uu LUIGI BUSCALIONI Nel tempo istesso che avvengono questi fatti i om di amido scompaiono del tutto dallo strato interno. Le granulazioni resistenti all’ acqua di Javelle si distinguono dai microsomi oltreché per la loro rinfrangenza, anche per il loro colore giallo chiaro, mentre per quanto riguarda la loro grossezza, esse sono ‘ perfettamente eguali a quelle del sovrapposto protoplasma. Sulle pareti laterali la deposizione di granuli si fa più stentata e più tardiva, e riesce solo ad interessare i tre quarti interni di queste membrane; l'altra porzione come pure tutta la parete esterna degli elementi, benchè siano rivestite da un velo protoplasmatico, non pre- sentano deposizione granulare di sorta (Tav. II, fig. 24) In un periodo alquanto più inoltrato, talvolta però anche prima di quello testé descritto, il protoplasma acquista una struttura particolare - che riesce manifesta solo nel caso in cui si possa esaminare il lato profondo delle cellule non più in sezione trasversale, bensì di fronte per mezzo di tagli praticati tangenzialmente all’ ovulo. . In tali condizioni é facile mettere in rilievo, elevando opportunamente il tubo del microscopio, und straterello plasmieo di forma tipicamente reticolare, nelle cui maglie assai ristrette non si nota alcuna sostanza capace di colorarsi cogli ordinari mezzi di cui dispone la tecnica istologica. Il reticolo è composto di minutissimi mierosomi inglobati in una so- stanza cementante (sostanza acromatica); nei punti nodali si notano assai spesso dei microsomi alquanto più grossi (Tav. II, fig. 18 e 14 R). Io non ho potuto stabilire con sicurezza se questi granuli più grandi possano paragonarsi ai fisodi di Crato (t) od ai granula di Altmann (°) e di Zimmermann (?); sono tuttavia del parere che essi debbano rite- || nersi in ultima analisi analoghi agli ordinari microsomi, anche per ciò che la presenza loro esclusivamente nei punti nodati è ben lungi dall’ essere costante. Questo strato reticolare costituito dalla porzione di plasma più su- Crato, « Die Physofle, ein Organ des Zellleibes ». Berichte der Deutschen — . a Bot. Gesellschaft. Bd. X Heft 6 An 1892 (Vorläufige INE (9 R. ALımann, « Studien über die Zelle. ». Leipsig. () ZIMMERMANN, « Die Botanische Mikrotechnik » dani 1892. eor o CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 121 perfieiale e posto in immediato contatto della cavità ehe occupa il centro delle cellule, racchiude nelle sue maglie il nucleo (Tav. II, fig. 18). Abbassando il tubo del microscopio si potrà riconoscere che la residua porzione del protoplasma forma una massa compatta nella quale i mi- erosomi appaiono disposti disordinatamente, per cui non è più possibi le riconossere un’ organizzazione speciale (Tav. II, fig. 14 e 15 SP). Non è però difficile riscontrare dei casi in cui tutto il protoplasma . ha una disposizione tipicamente reticolare. Si tratta per lo più di plasmi formanti un velo estremamente sottile all’ indentro delle grandi cellule di ovuli che forse non procedono nel loro sviluppo. In questo frattempo, al discpra dei reticoli o in mezzo a questi, lungo la superficie del plasma rivolta verso lo spazio vuoto, si rendono distinti dei piecoli grumi di sostanza protoplasmatica, distaccati gli uni dagli altri, nei quali non è troppo ben distinta la struttura granulare a ca- gione del grande numero dei microsomi stipati gli uni contro gli altri (Tav. II, fig. 15 RP). Un po più tardi lo strato plasmico a struttura reticolare si fa più robusto, invade tutto lo spessore della massa plasmica e riesce visibile anche nelle sezioni trasversali degli ovuli (Tav. II, fig. 17 F). I mierosomi e la sostanza cementante che concorrono a formare i filamenti dello strato reticolare, essendo poco rinfrangenti, fanno vivo contrasto colla sostanza cementante e coi granuli dello strato più esterno resistenti all’ acqua di Javelle e dotati di forte rifrangenza (Tav. II, fig. 17 G} . TI filamenti dei reticoli attraversano lo strato plasmico in senso ra- diale, si anastomizzano gli uni cogli altri, oppure si mantengono indi- pendenti e terminano con un estremo contro i piccoli grumi protopla- smatici testè descritti, nell’ altro invece si continuano direttamente colle granulazioni trasformate e rifrangenti, fra le quali quelle formate da ultimo tendono pure a loro volta a disporsi in reticoli (Tav. IL, fig. 17). Nelle maglie circoscritte dai filamenti plasmici non è possibile rile- vare alcuna sostanza; è però probabile che vi abbia del liquido cellulare, poichè se si paragona la colorazione di spazi realmente vuoti colle maglie dello strato plasmico, si può rilevare una leggerissima differenza 8. Malpighia anno VII, vol. VII. LUIGI BUSCALIONI di tinta, il che certamente deve ascriversi a qualche sostanza contenuta in queste ultime. La debole rifrangenza ie microsomi e dei filamenti, e la colorazione chiaro pallido delle maglie danno un aspetto ottico allo strato plasmico in questione molto simile a quello delle ordinarie mucilagini per cui non credo andare errato denominando tale zona col nome di strato plasmico-mucilaginoso. Degno di nota si & che le maglie dello strato 'plasmico-mucilaginoso vanno gradatamente allargandosi dalla periferia verso il centro delle cellule e che tale disposizione si osserva pure evidente nello strato granulare trasformato e resistente all’ acqua di Javelle allorchè si è fatto alquanto ispessito (Tav. II, fig. 17): Quest’ ultimo presenta, come si é detto, alla periferia delle granula- zioni disposte ordinatamente, di poi dei granuli apparentemente collo- cati in disordine e un po' meno stipati e finalmente dei veri reticoli, che trapassano in quelli di natura plasmica. È duopo però avvertire che tale struttura è solo Birra poiché adoperando fortissimi ingrandimenti e sezioni di sottigliezza eccezionale si puo rilevare che anche nella zona a granuli trasformati ed irrego- larmente disposti, questi formano, col cemento che li unisce, un reticolo di un'estrema compattezza, le cui maglie sono rappresentate da punti- cini oscuri, grossi appena quanto le granulazioni rifrangenti. Molto curioso è il modo di comportarsi delle granulazioni dello strato plasmico-mucilaginoso di fronte all acqua di Javelle: quelle situate nelle zone piü esterne resistono piü a lungo di quelle situate verso il centro delle cellule, ed anzi quelle che confinano coi granuli trasformati dopo un tale trattamento, riescono ancora visibili, benchè presentino un contorno molto sfumato. Anche i grumi plasmici si presentano ab- bastanza resistenti all’ azione dell'ipoclorito di potassa. Dai fatti esposti riesce adunque evidente che a questo momento della vita dell'ovulo il lato profondo delle cellule dello strato interno è così costituito procedendo dall’ esterno verso l’ interno: In contatto coll’albume vi ha una membrana fondamentale esile e priva di struttura; succede a questa lo strato dei granuli regolarmente m CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 193 ! | di disposti e dei reticoli trasformati; di poi noi incontriamo lo strato mu- Ez * cilaginoso plasmico pure a struttura reticolare, e finalmente vi ha lo TARE. X Strato dei grumi plasmiei che limitano la cavità centrale. ` Mentre succedono questi fatti lungo il lato profondo degli elementi EA: se dello strato interno, la neoformazione di membrana va diffondendosi sulle pareti laterali, delle quali lascia libero, come già si è detto, ` solamente più il tratto più esterno Questa porzione, come pure la pa- : rete frontale od esterna delle cellule, benché siano ricoperte da un velo plasmieo, non danno ancora a riconoscere di ispessirsi o per lo meno il processo è insignificante e non avviene per mezzo di granulazioni. Allorchá il seme è prossimo alla maturità, succede un mutamento . nello strato protoplasmatico-mucilaginoso che tappezza tanto il lato pro- - fondo, quanto le pareti laterali. Vale a dire il reticolo di cui è formato emette delle ramifieazioni che vanno a terminare, libere od anastomiz- = zate fra loro, nel grande spazio vuoto che occupa il centro degli ek- : 5 menti, dopo di aver oltrepassata la zona dei grumi plasmici attualmente | in via di scomparire. Tale condizione di cose è prevalentemente accentuata nei tratti ispes- siti delle pareti laterali, in ispecie nel punto ove sta per cessare la neoformazione di membrana. Ivi i filamenti sono assai robusti ed i . reticoli molto compatti, méntre all’ opposto, a misura che ci portiamo verso il mezzo del lato profondo, noi troviamo delle arborizzazioni sempre più delicate. . . Per lo studio di queste formazioni, che in fine dei conti non sono altro che un'esagerazione della struttura reticolare dello strato plasmico- + mucilaginoso, si prestano assai bene le preparazioni nelle quali la. se- zione ha interessato alquanto obbliquamente le cellule dello strato interno. La struttura dei filamenti è analoga a quella che abbiamo osservata nei reticoli or ora descritti, solo che nei punti nodati dei reticoli si incontrano dei microsomi voluminosi, di gran lunga più grossi di quelli < che stanno allineati lungo i filamenti e che impartiscono a quest’ ul- timi un aspetto quasi toru'oso (Tav. II, fig. 16 SR). . L acqua di Javelle esercita una pronta azione dissolvente sulla so- stanza cementante, intacca invece meno energicamente i microsomi, LUIGI BUSCALIONI benchd anche questi finiscano per seiogliersi gradatamente dalla p feria al centro. ; F L'allungamento dei reticoli si accompagna od è preceduto dall graduale scomparsa del nueleo, ed una volta che il processo ha rag- giunto la fase finale, non tarda anche il primitivo strato plasmieo-mu- eilaginoso a scomparire completamente ed a venir sostituito dai soliti reticoli pieni di granuli rinfrangenti ed insolubili nell' acqua di Jave Le granulazioni che entrano a far parte di essi, benchè siano meno avvicinate le une alle altre delle sottostanti, presentano marcatissima la tendenza ad allungarsi per fondersi due o tre assieme onde formare. dei bastoneini incurvati e torulosi (V. Tav. II, fig. 24). Tale fatto è dovuto unicamente a ciò che la sostanza cementante la quale per lo più ha un aspetto alquanto diverso delle granulazioni, acquista questi punti la stessa rifrangenza delle granulazioni. più granuli va diminuendo negli strati periferici e cessa del tutto negli. strati a granuli disposti regolarmente. Però anche qui e negli strati immediatamente sovrapposti, non è frequente il trovare incastrate delle masse rotonde o ramose ed irreg lari, giallastre, prive affatto di struttura. Esse indubbiamente ripetonc la loro origine dalla scomparsa delle differenze di rifrangenza che nor. malmente esistono fra granuli e cemento e da una più intima unione : delle granulazioni stesse (Tav. II, fig. 20 R). Prova ne sia che il bordo di tali accumuli invece di presentarsi liscio, si mostra costituito da esilissimi rilievi separati da minute incisur quali non sono altro che granuli incompletamente inglobati nell'ammas Inoltre le ramificazioni terminano costantemente in esili appendici ( stintamente formate da granulazioni (!). Alle descritte modificazioni di struttura tiene dietro finalmente anche (') Rare volte mi fu dato di osservare nelle ‘cellule a ramificazioni, alcuni spazi chiari dovuti all’ assoluta mancanza di granulazioni nel loro interno. Al pari degli ammassi omogenei rotondi o ramosi tali particolarità si incontra: nelle cellule dello strato interno del tegumento che tappezzano l'estremità mi- cropilare dell’ albume (Tav. II, fig. 20. V). la trasformazione dei filamenti Leelee e di natura indubbiamente plasmica in reticoli ed in filamenti che l’acqua di Javelle non riesce | più a sciogliere. La metamorfosi colpisce dapprima le parti più esterne pei filamenti per procedere di poi mano mano fino all’estremità interna, il che può facilmente constatarsi coll’ acqua di Javelle. REST pari di quanto abbiamo veduto succedere nelle altre parti del | protoplasma già trasformato, anche le metamorfosi di questi filamenti non è legata a cambiamenti di forma e di struttura apparente. Infatti . i grossi mierosomi dei punti nodati, come pure gli altri situati lungo i filamenti, sono rappresentati ora da granulazioni più rifrangenti del . resto del filamento, che ha pure conservato, a seconda dei casi, l'aspetto toruloso o liscio (Tav. II, fig. 16). Parimenti i grossolani reticoli plasmici situati sulle pareti laterali si trasformano in reticoli assai più tozzi e più bernoceoluti di quelli . che occupano il lato profondo delle cellule; anzi talora i filamenti si . allargano addirittura a guisa di piastrine (Tav. II, fig. 24). | — Da una tale disposizione risulta adunque evidente che se si è mutata Aa del tutto la costituzione ehimica dei reticoli e dei filamenti, la loro fi- . sonomia viene conservata nelle nuove formazioni le quali hanno in n certo 3 qual modo resa stabile la primitiva struttura del protoplasma. . Occorre ancora aggiungere che avvenuta la trasformazione, a diffe- renza di quanto abbiamo veduto avvenire nello strato reticolare muci- 5 laginoso-plasmico, le maglie delimitate dai filamenti metamorfizzati da E ultimo sono assolutamente vuote. Tale condizione di cose si può ancora con facilità constatare negli strati sottostanti ove lo addensamento dei granuli non è ancora forte, mentre nelle zone più periferiche, dove il reticolo è compattissimo, è i estremamente difficile il decidere se una „speciale sostanza cementante .. occupi anche le maglie e formi così una massa continua nella quale stanno impiantate le granulazioni, oppure se esistano realmente dei minutissimi ' spazi vuoti circondati. dai granuli e dalla sostanza cementante. Avvenute siffatte modificazioni si chiude la serie dei fenomeni che si compiono all’ interno del lume cellulare degli elementi appartenenti allo strato interno del tegumento. | radiale, ma la massa dei Slamet granulari insolubili nell’ ipoclo di potassa oblitera quasi totalmente il loro lume, mentre nelle gran cellule rimane pur sempre un grande spazio vuoto al di sotto dela rete frontale degli elementi. Quest’ ultima presenta talora un aspetto oscuramente punteggiato è pure assai spesso rivestita di qualche rara granulazione insolubi (Tav. II, fig. 17). Benché la massa di neoformazione alla maturità del seme sia ab stanza rilevante, è ancora possibile riconoscere in tale epoca, lungo | linea assile degli accumuli granulosi, le pareti laterali primordiali tan nelle grandi quanto nelle piccole cellule. Esse si presentano sotto forma di fine lamelle a contorni un poco decisi, le quali si portano fino contro la parete anteriore delle cell Il Bachmann ritiene invece che tali pareti scompaiano prima che il sen sia completamente sviluppato. Un simile asserto pero è dovuto ad u errore di osservazione, del resto perdonabile, poichè solo con sezi estremamente sottili si può mettere in chiaro il vero stato delle c Nei semi compietamente maturi e, meglio ancora, in quelli invecchi: si nota una certa tendenza all’ isolamento delle ramificazioni formà da ultimo. Infatti riesce facile il constatare che di tratto in tratto i filamenti dei reticoli presentano delle strozzature, in grazia delle quali essi pre! dono la forma di corpi a T ad Ya X congiunti gli uni cogli altri me un sottilissimo tratto di unione. Ognuno di questi corpuseoli porta in corrispondenza dei punti di forcazione, od anche qua e colà, lungo le ramificazioni, in granulo più rifrangente della sostanza fondamentale di cui sono composte (Tav. fig. 28). Negli strati più superficiali della massa di ispessimento le for a T, ad Y a X sono sostituite, come si è detto da corti prolungame moniliformi analoghi agli ordinari bacteri, ora assai più evidenti finalmente nelle zone che si avvicinano alla lamella primordiale si : we è t contrano di nuovo i Faai dei quali però sono. ordinariamente solo - riconoscibili le granulazioni. La massa di ispessimento della membrana che è andata incontro a tali processi evolutivi ha acquistato una colorazione giallo verdastra - che si diffonde anche un pochino nelle maglie più strette del reticolo ‘ed è dovuta ad un pigmento di natura tannica. Durante la formazione del robusto strato di ispessimento si nota una spiccata tendenza nei granuli a diventare sempre pìù grossi; infatti noi vediamo che i più piccoli sono quelli che formano le due serie primor- diali, i più grossi quelli che stanno nei punti nodali degli X ed Y. Epidermide del tegumento seminale. — Mentre si compie lo sviluppo del seme, l' epidermide va incontro ai fenomeni evolutivi già ricordati in grazia dei quali la membrana frontale finisce per addossarsi alla profonda, nel tempo istesso che le pareti laterali fattesi alquanto più - ispessite, assumono l'aspetto di chiodetti, qnalora vengano esaminate mercè sezioni trasversali dello spermoderma (Tav. II, fig. 16 Ep). i Osservata in sezioni parallele alla superficie del seme l epidermide mostrasi costituita da lunghe cellule terminate in punta e fornite di parecchie bende di ispessimento; queste occupano il lato profondo e le. pareti laterali degli elementi che attraversano nel senso del minor asse. Assai prima;che il seme abbia raggiunto a maturità, il protoplasma | contenuto negli elementi epidermoidali, si addossa alle pareti laterali e profonde, formando una massa grumosa fortemente colorata in giallo, nella quale non sono più riconoscibili i granuli di amido, i plastidi ed i nuclei assai evidenti nelle prime fasi di sviluppo dell’ ovulo. Avvicinandosi il seme alla maturità viene meno l’ aderenza dell’epi- z dermide col resto dello spemoderma a cagione della scomparsa dei tes- i suti interposti fra essa e lo strato interno. Tali condizioni di cose rendono assai difficile lo studio iu onde io mi limiterd ad accennare che anche in questo tessuto ha luogo un debole ispessimento della membrana profonda e laterale pel solito si processo di granulazioni che termina colla formazione di corpi al Xe. ad Y molto grossolani e colla lignificazione della membrana come ri- i sulta dell’azione dell'acido cloridrico e floroglucina. | SUM LUIGI BUSCALIONI Per la ricerca delle granulazioni l’ acqua di Javelle è assolutamente indispensabile, non potendosi, nei preparati esaminati in acqua o in gli- cerina, riconoscere il processo formativo al di sotto della massa plasmatica. 3) Reazioni. E Allo seopo di stabilire la natura delle granulazioni trasformate e di seguire nei suoi intimi particolari il processo che induce alla loro pro- duzione, ho messo a profitto aleune reazioni che pero furono solo appli- cate per lo studio dello strato interno dello spermoderma. Mezzi di inclusione. Salvo casi eccezionali, ho sempre esaminato le preparazioni nella glicerina o nell’ acqua. La prima ha il vantaggio di metter in rilievo la fina struttura delle parti. e di rendere palese la colorazione gialla-brunastra degli strati di ispessimento. La seconda rende un po meno netta la forma granulare, impartisce una tinta grigio- cenere alle granulazioni ed ai filamenti, in specie nei semi adulti, ma concede il pronto accesso, sotto il vetrino, delle sostanze colle quali si vogliono cimentare le preparazioni, . i : | Cloruro di zinco jodato. Questo reattivo determina una colorazione | giallo bruna uniforme della membrana basale suberificata, delle granu- lazioni che poggiano sopra di essa, dei reticoli plasmatiei che ricoprono lo strato di ispessimento e dei nuclei. op Lo stesso risultato si ottiene colla tintura di jodio, di guisa che se dall’ applicazione di questi due reagenti non si possono ricavar dati molto importanti sulla composizione chimica delle membrane, si può però di già stabilire con sicurezza: che i granuli non sono formati di amido che di buon’ ora seompare dal protoplasma. Tali reattivi furono applicati nei vari stadi di sviluppo e sempre con identico risultato; tutto al più si potè notare che in una fase un po’ inoltrata dell’ evoluzione del seme il cloruro di zinco jodato impar- lisce ai granuli metamorfizzati una tinta giallo sporca che differisce alquanto dalla colorazione delle sostanze protoplasmatiche e suberi- ficate. : L' alcool, l'etere, il cloroformio e gli altri solventi dei corpi grassi 2 x A i t: CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 120 - .. ed oleosi non esercitano alcuna influenza sul contenuto dello strato in- terno o nelle pareti del tegumento, vengano essi pi a freddo o a caldo. L'acido solforieo rigonfia rapidameute il contenuto e gli strati di ispessimento dello strato interno. La massa delle granulazioni rifran- genti si fa dapprima di color giallo d'oro e poscia assume una tinta nerastra. | Il cemento che tiene uniti i granuli metamorfizzati, sotto l'azione del 5 | reagente, viene in parte disorganizzato, per cui colla pressione sul co- | prioggetti si possono mettere in libertà i granuli ed i filamenti ad X, & Y ea T. Essi nuotano nel liquido isolati od aggruppati: nell' ultimo caso il reticolo costituito dai filamenti acquista l’ aspetto di arborizza- zioni dendritiche, quali: si osservano nella cristallizzazione di alcuni corpi (Tav. II, fig. 19). ._ I filamenti a X ad Y ecc. isolati presentano talora un corpo alquanto . allargato, fornito lungo i bordi di esili e corti prolungamenti mercè i quali si uniscono ad altri bastoncini; talora invece tanto i rami quanto us il corpo si presentano cilindrici e di eguale grossezza. À La neutralizzazione del liquido colla potassa non muta notevolmente | la costituzione di tali corpi. | Il caratteristico aspetto delle produzioni in discorso e la loro insolu- bilità nell’ H* SO* (benché il reattivo abbia agito per più ore) potreb- bero far sospettare che si abbia a fare con corpi suberosi analoghi a quelli delle Papilionacee (1) e di molte epidermidi; tanto più che anche la membrana interposta fra albume e tegumento basale realmente su- berificata resiste alreattivo. Tale non è però la loro composizione chi- . mica, ed infatti avremo occasione più tardi di dimostrarlo ampiamente. | Se all acido solforico va aggiunto dello zucchero si ottiene una de- bole colorazione rossa dello strato realmente plasmico, mentre gli strati di neoformazione si comportano come nell’ acido solforico puro. Non ho ottenuto alcun risultato importante col Reattivo di Russow - (4) MartIRoLo e Buscauıont. « Ricerche anatomiche-fisiologiche sui tegu- menti seminali delle Papilionacee ». R. Ac. di Scienz, di Torino An. 1892. (acido solforico e jodio), poiché tanto il contenuto, quanto la memb ran dello strato interno del tegumento si colorano in giallo. " Fra i dissolventi della membrana cellulare merita attenzione l'aeà x cromico. Esso rigonfia lentamente i granuli trasformati, intaccando da | prima quelli situati negli strati periferici e di poi mano mano que più centrali. Con questo trattamento viene dimostrato che i granuli ed i bastone sono cementati da una sostanza alquanto diversa da loro, perchè essa viene rigonfiata con maggiore rapidità, di guisa che i A ad ui dato momento appaiono quasi isolati e liberi. Si riesce però facilmente a convincersi che la sostanza "— non é del tutto scomparsa, ma solo resa trasparente, schiaeciando de bolmente il copri-oggetti mentre si sta osservando il preparato. I g nuli compressi si allontanano gli uni dagli altri, ma cessata la pressio ritornano alla loro sede primitiva, il che non succederebbe più qualor mancasse il. cemento. . i granuli di uno stesso strati vengono con egual facilità intaecati dal reattivo. Taluni persistono : as più a lungo degli altri sotto forma di corpicciuoli brillanti e forse e rappresentano i granuli situati nei punti nodali dei reticoli di sostan cementante. : Giova inoltre ricordare che non tutti Eod Dopo una lunga azione del reattivo i granuli trasformati vengo del tutto resi invisibili ; tuttavia lavando in ‘acqua il preparato, e possono ancora venire messi in evidenza sotto forma di Mim a contorn sfumati. Si ottiene una splendida colorazione di M dtd granuli e del cement qualora si faccia agire l'aequa di Javelle per 24 ore e di poi lavato preparato in acqua, lo si metta a contatto coll’ acido eromico, cui inf si farà seguire la colorazione delle sezioni eol bleu di anilina. Con questi trattamenti i granuli contenuti nei bastoneini, dopo un. di tempo si colorano intensamente in bleu, la sostanza cementante ac- quista invece con rapidità una colorazione bleu pallida e lascia ricono scere che non forma già una massa continua, ma costituisce realment dei reticoli, nell’ interno dei quali si annidano le granulazioni. L maglie del relsi appaiono del tutto insere indicando cosi che non vi ha aleuna sostanza nel loro interno. Con queste manipolazioni viene del tutto Fue dubbio ehe i granuli contenuti nelle ramificazioni piü centrali non siano punticini ma solo rami diretti all’ insù verso l' osservatore, come si potrebbe ar- guire da un esame superficiale delle preparazioni non colorate. Nei preparati ottenuti da ovuli giovani, l' aeido eromico rigonfia lo strato mucilaginoso plasmico e mette in chiaro delle file di granulazioni di già trasformate contenute nello stesso, disposte in bell’ ordine I’ una accanto all’altra e dirette dal centro della cellula verso la periferia. Acido cloridrico. L' acido cloridrico rende più chiari i preparati ri- gonfiandoli. Applicato con floroglucina non mi ha dato una sola volta una reazione della lignina sui gránuli, ad onta che avessi ripetutamente eseguito il processo nei vari stadi di sviluppo. Se si trattano i semi intatti colla macerazione di Schulze a caldo, si possono isolare in parte i granuli ed i bastoncini, dopo di che se si fa agire la potassa, sì ottiene una soluzione più o meno completa dello strato di aggiunta; ma trattando di poi (previa lavatura in acqua) i preparati col cloruro di zinco jodato, i granuli ed i bastoncini appaiono nuovamente, ma sbiaditi e colorati in bleu, mentre la sottoposta lamella | A cuticolarizzata che separa il tegumento dall’ albume si fa gialla. Va notato che la potassa anche bollente applicata da sola in soluzione al 10 °% non altera la struttura degli strati di ispessimento adulti; tutto al più rende più chiara la distinzione fra cemento e granuli. Jl reattivo di Millon sperimentato durante i vari stadi di sviluppo delle | produzioni in discörso mi ha sempre dato una netta reazione nel tratto occupato dal protoplasma, mentre nello strato a granuli trasformati la — reazione diveniva meno decisiva col progredire dell'evoluzione del seme. Il sugo gastrico acidificato con HCl come si usa nei laboratori di fisiologia e che io debbo alla gentilezza del Prof. A. Mosso e del Dottor V. Grandis, non mi ha dato risultati di sorta, ad onta che i preparati fossero rimasti nel liquido per oltre 20 giorni e che la temperatura dell'ambiente (termostato) venisse mantenuta costantemente a circa 35-38 ed il liquido spesso rinnovato. RU o! LUIGI BUSCALIONI * "Tanto il plasma quanto i granuli reslstenti all'aequa di Javelle si mantennero inalterati. il che d'altronde ho pure constatato per il proto- plasma di altri tessuti, mentre l'albumina di uovo coagulata venne prontamente sciolta. Abbiamo già veduto come /'acqua di Javelle esporti il plasma ed i granuli non trasformati, e come permetta di riconoscere se un dato fila- mento plasmico stia mutando la sua eostituzione. Giova ora esaminare, col sussidio di adatti reattivi, quali modificazioni apporti nello strato a granuli e a filamenti metamorfizzati. Tenendo i semi quasi maturi immersi per 24 ore nell acqua di Javelle si ottiene una completa esportazione del protoplasma endocellulare, mentre il pigmento giallastro che impregna normalmente i granuli ed i ba- stoncini trasformati rimane ancora in sito. In seguito a tale trattamento il eloruro d? zinco jodato impartisce an- cora una tinta gialla allo strato di ispessimento analoga in tutto e per tutto a quella ehe si ottiene sulla membrana basale tipicamente suberificata. . Con un'immersione piü prolungata nell'ipoclorito di potassa (48-60 ore) lo strato di ispessimento appare del tutto scolorato, i granuli al- quanto rigonfiati, sfumati, ad eccezione di taluni sparsi qua e colà i quali spiecano per una forte rifrangenza. Anche la sostanza cementante pare che abbia subìto un principio di rigonfiamento, per cui lo strato in ‘questione appare alquanto più ispes- sito della norma. ` x Il cloruro di zinco jodato applicato a tali preparati determina una pronta tinta bleu in tutta la parte piü interna degli strati di ispessi- mento, mentre le zone piü periferiche si mantengono incolore o si tingono pallidamente in bleu. Va notato però cho la colorazione è pre- eeduta, per brevi istanti, da una tinta giallastra sbiadita. Con questa reazione viene parimenti messo in evidenza che i baston- cini ed i granuli più interni formano colla sostanza cementante un vero _ reticolo, nelle cui maglie non vi ha sostanza di sorta, mentre negli strati più superficiali tale disposizione non è più riconoscibile a cagione del più intimo contatto delle granulazioni fra loro che sono pure più . 0 meno bleu. * 133 CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE Si noti perö che anche dopo cosi prolungata azione dell'acqua di Javelle la membrana basale interposta fra U albume e tegumento ha conservato la proprietà di colorarsi in giallo qualora venga posta in contatto col cloruro di zinco jodato. Il Dott. Zimmermann (!) ha fatto conoscere tre nuovi reagenti delle sostanze suberificate : essi sono /' acido osmico, la soluzione di alkanina e quella di cianina. Queste soluzioni hanno il vantaggio di còlorare esclusivamente le membrane suberificate, ma occorre farle agire su preparati dai quali sia stato esportato il plasma ed i pigmenti mercè un prolungato sog- giorno nell’ acqua di Javelle. lo che debbo alla gentilezza del Dott. Zimmermann la. conoscenza di così preziosi reagenti, ho esperimentato solamente coll’ acido osmico e colla cianina. Il primo non ha impartito colorazione di sorta agli strati di neofor- mazione nei preparati stati trattati all’ acqua di Javelle, mentre colorò in bruno debole le sezioni che non avevano subito alcuna precedente manipolazione. La cianina mi ha dato un risultato veramente splendido; occorre però che la sua soluzione sia titolata nelle proporzioni indicate dal Zimmermann stesso, vale a dire si faccia uso di un miscuglio a pari volume di una soluzione concentrata di eianina in 50°/, di alcool e glicerina. ; Dopo aver fatto agire per 30 ore l’acqua di Javelle, lavo il preparato in acqua e poi lo immergo nella soluzione riscaldata di cianina. Incluso il preparato in glicerina ottengo costantemente una bella tinta bleu della membrana. interposta. fra albume e tegumento, mentre i granuli ed i bastoncini metamorfizzati sono assolutamente incolori. Ho del pari ottenuto una netta distinzione fra lo. strato granulare e la membrana sugherosa trattando le sezioni col reattivo di Schweizer (') Mikrochemische Reactionen von Kork und Cuticula. (Zeitschrift für Wis- senschaftliche Mikroskopie und für Mikroskopische Technik Bd. IX, 1892, p. 98-59). : : ! LUIGI BUSCALIONI | dopo l'azione prolungata dell’ aequa di Javelle. Lo strato granulare scompare rigonfiandosi (è duopo però che il pigmento sia completamente esportato), la membrana sugherosa rimane invece immutata. Durante il rigonfiamento la disposizione in serie di granuli si fa alquanto piü evidente. E duopo avvertire perd che quanto piü incompletamente & stato ‘esportato il pigmento, tanto più lenti sono a manifestarsi questi fenomeni. Recentemente il Correns (t) ha proposto una soluzione di clorofilla per colorare le membrane suberificate. Questo reattivo, come ho potuto convincermi lio stesso, colora intensamente le membrane sugherose in verde, mentre quelle che son di cellulosa non fissano il colore. Applicato il reagente al Verbascum, non trattato precedentemente . con alcun reattivo, dopo 24 ore di azione mi ha colorato intensamente . la membrana basale sugherosa, fissandosi però anche un pochino sui bastoncini e sui granuli metamorfizzati, i quali perciò apparivano di un verde pallido. Ben diverso era il risultato dopo l'azione dell’ aequa di Javelle; la eolorazione verde si & esclusivamente fissata sulla membrana sugherosa sovrastante all’ albume, sui residui plasmici di questo, mentre i baston- cini e i granuli rimanevano assolutamente incolori. Non conoscendo che di nome*il lavoro del Correns non ho potuto sa- | pere se l’ A. abbia già messo in evidenza lo splendido risultato che si ottiene applieando la doppia reazione dell’acqua Javelle e della clorofilla. E certo perd che applicato con questa innovazione il reattivo del Correns diventa uno dei migliori sussidii nella pratica istologica per lo studio delle membrane suberose. Come complemento di queste ricerche io ho anche ricercato come si comportono gli strati di ispessimento di fronte alle sostanze colorate e . in specie alle doppie colorazioni. Congoroth. Adoperato da solo provoca una colorazione assai viva in tutto lo strato a granuli metamorfizzati e nello strato plasmico. Col progredire dell’ evoluzione del seme la tinta avviene egualmente, ma se (!) Srrzser. d. Acad. d. W. zu Wien, Bd. XCVII, Abtheil. 1 p. 652. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 1835 si fa seguire la colorazione col bleu di anilina, quest’ ultimo colora in- tensamente in bleu lo strato a granuli trasformati, mentre ciò non sue- cede o è meno evidente negli stadî meno inoltrati della metamorfosi. La safranina colora egualmente in rosso tanto i granuli quanto il plasma, fissandosi di preferenza sui microsomi. - È noto dalle osservazioni di Hanstein (1) che col violetto di anilina che si prepara mescolando in parti eguali fucsina e metilvioletto sciolti . nell acqua, si ottengono delle colorazioni differenziali fra plasma e pa- rete cellulare, e quest’ ultime vengono pur variamente colorate a seconda della loro eostituzione chimica. Infatti il plasma si colora in azzurro violßtto, le sostanze amilacee, i nuclei, le gomme in rosso di differente gradazione, lo strato esterno dei nuclei in azzurrognolo, la cuticola di molti colleteri e le resine in azzurro puro. Le pareti cellulari si fanno di un violetto pallido, più intenso se son lignificate, rossastre se gom- mificate: le cellule liberiane si eolorano in rosso; i vasi clatrati infine ed il libro molle non prendono alcuna colorazione intensa. — . Benchè il reagente abbia dato nelle mani del suo scopritore cosi ec- gp cellenti risultati, io non ho ottenuto alcun vantaggio dalla sua applicazione, perchè tanto lo strato di neoformazione, quanto il plasma si colorano in violetto. Molto migliori risultati ho invece ricavato dalla doppia colorazione colla fuesina acida ed il bleu di anilina. Il primo di questi reagenti colora intensamente in rosso le granula- . zioni plasmiche, il nucleo col nucleolo, i grumi plasmiei ed i granuli metamorfizzati (*), e lascia pressochè incolora la sostanza cementante dei granuli e la acromatica del plasma. . Se dopo di aver colorito in tal guisa le sezioni si fa agire su qi” .. loro il bleu di anilina si ottengono delle doppie colorazioni abbastanza | istruttive. . Infatti negli ovuli giovani il contenuto dello strato interno dello sper- ( V. PoursEN. Microchimica vegetale. Traduzione di A. Poli, Torino E. Loescher 1881, (*) Anche questo reagente torna utilissimo per dimostrare che i gíanuli non sono filamenti visti dalla sommitä. LUIGI BUSCALIONI moderma, si conserva di eolor rosso; negli ovuli un po’ più avanzati. nello sviluppo e nei quali è già avvenuta una deposizione di gran metamorfizzati, questi si tingono in bleu, mentre nei microsomi dei fi- lamenti plasmici persiste la colorazione rossa; finalmente nei semi vecech il colore bleu sostituisce del tutto la colorazione data dalla fuesina acid A questo punto giova ricordare che il metodo d’ inclusione in celloi- dina, che lio proposto in principio del presente lavoro, viene oltremodo ^ vantaggioso in questo genere di ricerche, perchè concede di sottopo i ad un tempo ed alle identiche condizioni una quantità di ovuli a verso grado di sviluppo, e permette di stabilire rapidamente dei E | fra semi vecchi e giovani in base alle diverse gradazioni di tinta Ho pure messo in pratica le varie colorazioni proposte dal Mangin nei molti suoi eruditi lavori. A tale scopo, oltre alla doppia colorazione colla fuesina acida e col bleu di anilina già indicata, (la quale, second il Mangin, servirebbe a distinguere le sostanze plasmiche dalla callosi (*) ho anche adoperato il bruno di Bismarck, la vesuvina, la migrosin ed il Bleu di Metilene in unione alla potassa caustica ed all’ acqua d Javelle. Il bruno di Bismarck e la vesuvina colorano con intensità i gran i quali mantengono di poi il colore anche in glicerina; circostanza questa. che milita a favore della presenza di protoplasma nelle granu- lazioni stesse. La sigrosina colora in bleu nero le granulazioni dei reticoli tra- sformati, i mierosomi ed- i nuclei, si fissa invece debolmente sul mento intergranulare e lascia affatto scolorate le pareti frontali e la- | terali delle cellule dello strato interno del tegumento e le pere s "dell'albume il eui plasma si è fortemente tinto. Il bleu di metilene fatto seguire all’acqua di Javelle, colora i granuli trasformati ed il cemento e la tinta riesce tanto piü intensa quanto più il seme è prossimo alla maturità. (') V. a questo riguardo « Mangin. Sur les réactifs colorants des subastanees fondamentales de la membrane ». Comptes rendus, 1890. . C) Il Mangin afferma che il bleu di anilina colora la callosi e lascia invece scolorata la cellulosi. ^ / CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE =. 197 Lo stesso reagente applicato in unione alla potassa caustica, come consiglia il Mangin nelle sue « Observations sur le développement du pollen » pubblicate nel Bulletin de la Société Botanique'de France dell'anno 1889, determina la colorazione dei granuli e del cemento trasformati. Tutte queste reazioni proposte dall’illustre istologo francese dimo- strano adunque che nella massa di ispessimento delle membrane vi en- trano tanto le sostanze protoplasmatiche, quanto le pectiche. 4) Costituzione ed origine dei granuli e dei filamenti dello strato interno. Dalle numerose osservazioni fatte risulta evidente che uno dei mi- gliori sussidi per lo studio delle granulazioni si è l aequa di Javelle. A questo proposito io credo in dovere di aggiungere che convengo pienamente nei risultati ottenuti dal Mangin (!) per quanto concerne l’azione dissolvente che il reagente esercita sulla lignina, solo ritengo che fatto agire convenientemente selle membrane cellulosiche, non le altera al punto da render difficili le osservazioni sulla natura loro. Dal complesso delle svariatissime reazioni colle quali ho cimentato le successive stratificazioni di granuli, si può ricavare un giudizio ab- - bastanza esatto sulla loro struttura e sul modo della loro formazione. Col reattivo di Russow e colla tintura di jodio si può già stabilire che i granuli ed i bastoncini non sono formati da sostanze minerali, ma che invece debbono essere costituiti da cellulosa più o meno im- pregnata di pigmenti o di suberina, oppure da protoplasma. L'insolubità di queste produzione nell’ acido solforico e la colorazione gialla che assumono col cloruro di zinco jodato, fanno sospettare che siano costituiti da sostanza cuticolare, ma ciò è dimostrato falso da uno attento paragone della membrana che separa l'albume dal tegumento ` coi granuli ed i bastoncini. — (!) Maxars. « Sur les réactifs jodés de la cellulose » Bull. de le Société Bot. de Franee Tom. XXXV. j 9. Malpighia anno VII, vol. VII. La membrana basale infatti é insolubile nell'acido solforico e eromico, si colora in giallo col cloruro di zinco jodato, in verde colla tintura clorofilla e in bleu colla cianina dopo l'azione dell’acqua di Javelle mentre l’ultimo reagente non le fa perdere di poi la facoltà di, colo- rarsi in giallo col cloruro di zinco o di resistere all’ azione dell’ H SO, Un tale complesso di reazioni dimostra a chiare note che la mem brana non é impregnata di protoplasma, ma bensi di cutina. Invece noi vediamo che trattati gli strati di aggiunta della mem brana coll’ aequa di Javelle, e poi col cloruro di zinco iodato essi si co- lorano in bleu indicando cosi la presenza della cellulosi. Parimenti la loro solubilità nell’ acido solforico, eromico ece., dopo che hanno subita l azione dell’ ipoclorito di potassa dimostra c hanno una costituzione ben diversa da quella della sottostante mem brana, e che la loro insolubilità allo stato normale dipende unicamen dalla presenza di pigmenti tannici o di plasma che vengono esportat dall’ acqua di Javelle. E che tali sostanze di natura plasmica siano presenti nelle granula- zioni e nella sostanza cementante dei reticoli, viene chiarito dal reatti | di Millon, dalla tinta gialla ehe questi prendono al cloruro di zinco jodato e dalla loro colorabilità eol congoroth e cogli altri reattivi p posti dal Mangin onde mettere in evidenza la presenza di plasma in un dato punto delle cellule. Del resto la piü bella prova della maneanza di suberina nei granuli e produzioni bastoneiniformi viene portata dai nuovi reagenti proposti dallo Zimmermann e dal Correns, la cianina e la clorofilla, i quali B Anche il rottivo di Schweizer applicato dopo che si é fatto agire l’acqua di Javelle, sta di sr dimostrare la natura cellulosica delle pro- duzioni. Infine riesce poi chiaramente dimostrato che alla formazione dello strato di inspessimento delle membrane concorrono due sostanze al- quanto diversamente costituite, i granuli ed il cemento, dal fatto ch queste due sostanze si colorano con diversa gradazione tanto = bleu di anilina quanto colle altre sostanze. = 3 ' * Stabilito così che i granuli come pure la sostanza che li cementa per formare i filamenti a T, ad X, ece., ed i reticoli riescono costituiti da cellulosi o forse da callosi, perché danno col bleu di anilina una colorazione bleu (!) e sono piü o meno impregnati di sostanze plasma- tiche, tanniche e pectiche, si tratta ora dai fatti raccolti determinare come essi si formano. Già a priori si può esser certi che vi ha un intimo nesso tra la loro produzione e la presenza del plasma, poichè a misura che i granuli ed i filamenti si vanno trasformando in cellulosi, il protoplasma di- minuisce. r Occorre tuttavia avvertire che questo criterio non è assolutamente decisivo, perchè noi vediamo che il plasma è ridotto alle minime pro- porzioni un po’ prima che i granuli si formino, aumenta di poi grada- tamente in spessore fino ad una certa epoca e poi va di nuovo decre- scendo fino 3 Scomparsa pressoché completa. Invece le successive stratifieazioni di granuli si depositano in modo abbastanza regolare ed uniforme. f Io ritengo che una tale maniera di comportarsi del plasma debba dipendere da un rapporto di materiali nutritizi da parte degli strati inter- mediari del tegumento in via di involuzione e di scomparsa, cui deve tener dietro un’ attiva divisione dei mierosomi che aumentano anche in volume. Nei primordi dello sviluppo dell'ovulo, la rassomiglianza per forma e grandezza delle granulazioni plasmiche o mierosomi colle granula- zioni trasformate in cellulosi, la eguale energia con cui tanto le une quanto le altre fissano aleune sostanze coloranti sono dati che ci por- tano a credere che le une siano in stretto rapporto colle altre, senza che pero si possa stabilire una diretta derivazione a cagione della com- pattezza del protoplasma. | Più tardi invece il compito riesce di molto facilitato, poichè una volta che il plasma ha assunto una forma reticolare e che nei reticoli i mieroscomi sono diventati piü scarsi e piü voluminosi, di leggieri si (*) V. Manam. l. c. A | LUIGI BUSCALIONI | può assistere alla trasformazione della sostanza acromatica dei filamenti del reticolo plasmico e dei microsomi nei filamenti e reticoli granulari di cellulosa. . Abbiamo infatti veduto che questi conservano non solo la forma ma anche l'aspetto dei filamenti plasmici dai quali sono derivati, ed inoltre cimentati nei diversi periodi della loro formazione coll’ acqua di Javelle scompaiono più o meno incompletamente a seconda del grado della trasformazione che hanno subito. Pare però che avvenuta la loro metamorfosi i granuli subiscano. an- cora, invecchiando, un’ ulteriore ispessimento, dovuto . forse al plasma che li impregna in modo diffuso. Questo fatto sarebbe una conferma di quanto osservarono Wiesner (!) e Strasburger (2). Dai fatti sovraesposti è lecito adunque stabilire che le granulazioni trasformate sono di natura cellulosica e derivano dalla trasformazione dei microsomi del plasma; che la sostanza cementante i granuli tra- sformati è pure di cellulosa, ma alquanto diversa da quella dei gra- nuli, e ripete la sua origine dalla sostanza acromatica dei reticoli pla- smici, e che infine la forma reticolare delle produzioni cellulosiche è l’espressione, o meglio l impronta quasi fotografata, della struttura reticolare del plasma. È duopo però aggiungere che il vero focolajo formativo delle granula- zioni è lo strato a grumi, e che lo strato mucilaginoso-plasmico deve ve- nir considerato come una zona dove il plasma accenna già ad assu- mere i caratteri della cellulosi. 5) Critica delle Osservazioni del Harz e del Bachmann. L'interpretazione che ho dato dei fatti che avvengono nello strato 3 j interno del tegumento seminale à ben diversa dalle opinioni che hanno emesso al riguardo l’ Harz (3) ed il Bachmann (4). (') « Die Elementarstructur und das Wachsthum der lebenden Substanz ». (3) ee Beiträge, Heft II, Ueber das Wachsthum vegetabilischer Zellh (3) P Samenkunde. (9 BACHMANN, l. c., p. 24 e seg. è $ CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE - 141 Il primo così si esprime parlando dello sviluppo dell'ovulo del Ver- * bascum (pag. 996, vol. IL): « Samenschale und Eikern werden hierbei grösstentheils aufgezehrt, « so dass von ersterer zur Zeit der Reife meist nur noch die Ober- « haut, von letzterem eine schwarzbraune humusartige granulirte « Masse zurückbleibt. Indess würde nur die vollständige Entwickelungs- « geschichte des Samens sicheren Aufschluss darüber ertheilen, ob die « genannte Masse nicht, etwa ausschliesslich von der Testa abstammt. ». Ed a pag. 967-968, dopo di aver dichiarato che verso il fine dell'evo- luzione dell'ovulo, residuano col piü del tegumento lo strato epidermico ed aleuni strati sottostanti schiacciati, cosi descrive lo strato a granuli: « Nun folgt eine 12-15 Mikr. mächtige schwarzbraune, wellig ver- « laufende, das ringsum lappig ausgewachsene Endosperm ziemlich « gleichmässig bedeckende Lage. Sie ist strukturlos, nur selten sind « ihr noch einige Cellulosestücke erhalten geblieben, und besteht aus « kaum 0,2 Mikr. grossen Körnchen, die in Schleim eingebettet, gegen « Wasser, Alkohol, Aether, Säuren und Alkalien resistent bleiben. « Es scheint, dass diese Lage durch die Ueberreste des Perisperms « gebildet wird. » Le figure che Rn il testo a chiaramente quale sia il concetto dell’ autore; concetto che é completamente erroneo tanto a riguardo alla sede che si accorda alle produzioni in questione quanto a riguardo della loro natura. Il che dimostra come I’ Harz non avesse conoscenza delle monografie sulle Scrofularinee del Bachmann, il quale | tre anni prima aveva già indicato a chiare note che le cellule a gra- nulazioni appartengono allo strato interno del tegumento ed aveva de- scritto abbastanza minutamente la struttura di tali elementi. Tuttavia anche il Bachmann & caduto in non poche inesattezze. In- fatti si & già notato come egli abbia erroneamente affermato che le cellule dello strato interno del tegumento, prima ancora dell' inizio del eurioso modo di acereseimento in spessore, vengono compresse, per cui le loro pareti laterali ed esterne riescono solo più poste in evi- denza da adatti mezzi di rigonfiamento e che alla maturità del seme queste stesse pareti sono del tutto riassorbite. ^ LUIGI BUSCALIONI Egli afferma inoltre che esaminando le preparazioni ad un ingran- dimento di Si (Zeiss D, 2) le membrane dello strato interno appajono costituite da finissimi punti bruni che si alternano con altri chiari -e che solo lungo il contorno esterno si possono accidentalmente riscon- trare dei punticini allungati a guisa di bastoneini, nei quali talora sono presenti uno o piü restringimenti separati da tratti debolmente rigonfiati. Non di rado poi due punticini allungati e muniti di incisure, si congiungono in un punto che si allunga verso l’ interno, dando l’ aspetto di una dicotomia, nella quale il tronco è sempre volto all'interno; le ramificazioni all’ esterno. Le descrizioni dei bastoneini di aspetto toruloso e dei punti alter- nativamente chiari ed oscuri, sono rigorosamente esatte, ma io sono d'avviso che la orientazione dei primi non sia sempre quale la deserisse il Bachmann. Infatti avendo osservato un grandissimo nu- mero di preparati ho veduto che ora il tronco si volge di fianco, ora all'interno, ora all'esterno, ecc. e ciò specialmente a seconda della sede dei bastoncini stessi, e che anzi talora è assai difficile stabilire quale dei rami debba ritenersi per il tronco, poiché in ultima analisi non si - tratta che di un reticolo. Il Bachmann giustamente paragona queste produzioni a quelle del Gen. Pedicularis studiate da Lange (!) ed af- ferma che esse non possono in alcun modo venir identificate con quelle del tegumento della Magnolia e della Bertholletia excelsa colle quali hanno però una certa rassomiglianza. © Egli è di avviso che nel caso del Verbascum possa trattarsi di dif- ` ferenze di densità, vale a dire che i punti chiari rappresentino siti di densità maggiore, quelli oscuri all’ opposto siti di densità minore. Si avrebbe così un’ analogia con quanto si osserva, sia nell’ epidermide del seme della Portulaca oleracea le cui membrane esterne presentano strie di differente rifrangenza, sia in alcune robuste membrane del libro e del legno. Tuttavia egli è convinto che nulla di tutto questo possa parago- | .(!) Bemaerkninger om fröenes form og skulptur hos beslaegtede arter in forskellige slaegter. Bot. Tidsskrift, mn IV. xoa CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 143 narsi alla particolare struttura del Verbascum 1°) perchè in questo seme non si tratta di incrociamenti di strati di diversa infrangenza e densità come negli altri casi citati, 2°) perché nel Verbascum i mezzi chimici e fisici disidratanti od idratanti non apportano 1’ accentuazione o la scomparsa delle punteggiature, come appunto succede secondo il Naegeli per le altre membrane. Le prove sulle quali si basa il Bachmann per dimostrare la diffo- renza che corre fra le vere striature e le punteggiature dei Verbascum non sono troppo convincenti, perchè è noto dei lavori di Dippel (!), Strasburger (2), Zimmermann (?), Wiesner (*) ed altri che nei casi di strie di diversa rinfrangenza non ha luogo un vero incrociamento, bensi una sovrapposizione e che i mezzi disidratanti non sono sempre in grado di far seomparire le striature, anzi talora le aecentuano. Il Bachmann ha fatto un esperimento chimico per dilucidare la que- stione e stabilire se realmente la massa di ispessimento sia porosa. Egli ha posto cioé delle sottili sezioni di tegumento nell’ aequa di Barite, nella quale lasciò passare una corrente di acido carbonico, allo scopo di ottenere la precipitazione del carbonato di calce sotto forma di fine granulazioni oscure nell' interno delle lacune interposte fra gli spazii. Al termine dell'esperimento i punti chiari rimasero tali come ap- punto succederebbe se gli spazi chiari fossero riempiti da qualelie so- stanza granulare. Malgrado ciò l’autore non ha potuto stabilire alcunchè di certo in proposito, perchè era lecito sospettare, così egli afferma, che il pulviseolo di Carbonato di calce preeipitato avesse dimensioni alquanto maggiori delle finissime lacune, se pure erano lacune. Dai fatti esposti, secon lo il Bachmann, la questione deve rimanere insoluta, poiché anche dalla storia di sviluppo non si possono ricavare dati sicuri che valgano a chiarire i fatti. | (!) Die neuere Theorie über die feinere Structur der Zellhülle. Abhand. der Senckenberg. N. Gesellschaft Vol. 10. Id Vol. XI. (3) Ueber Bau und das Wachsthum der Zellháute. Jena 1882. (5) Die MN und Physiologie der Planzenzelle. pra 1887. (5 WIESNER, l. LUIGI BUSCALIONI La conclusione a cui è giunto il Bachmann, è, a mio parere, del tut erronea, perchè è appunto colla storia di sviluppo che si può stabilire la natura delle controverse granulazioni. Queste negli strati più estern -sono abbastanza intimamente cementate fra loro, in modo da simulare quasi una massa compatta piuttosto che dei reticoli; negli strati interni invece formano insieme al cemento dei veri reticoli, nelle cui mago manca qualsiasi sostanza. . Con adatte preparazioni e con forti ingrandimenti si può seguire il graduale restringersi delle maglie sin nella parte mediana della massa di ispessimento. Da questo si deve dedurre che negli strati piü esterni, dove colla semplice osservazione e coll’ esperimento non è più possibile | stabilire se i punti oscuri siano speciali produzioni o rappresentino delle maglie estremamente ristrette, questa ultima ipotesi incontra le maggiori probabilità e quasi un fondamento di certezza. i Il Bachmann, infine, dopo aver accennato che tali granulazioni si trovano ancora nelle altre specie da lui esaminate (V. Blattaria, T'ha- psus, virgatum, phlomoides, rigidum, pulverulentum) e che (analoga rigidum dei tratti dove le granulazioni sono sostituite da strie omogenee, non entra a parlare della composizione chimica della massa di ispes- simento, limitandosi a dire che essa è separata dall’ albume per mezzo di una lamella omogenea simile a cuticola. 6) Specie esaminate. * Allo scopo di completare le osservazioni del Bachmann, io ho fatto l’ esame delle seguenti specie ricavate dal materiale secco dell’ Erbario del R. Istituto Botanico dell’ Università di Torino: Verbascum Blattaria L. — I bastoneini con i granuli sono ud sviluppati ed evidentissime le forme ad X Y e a T. V. australe DC. — Nulla di notevole. Verbascum blattarioides Lam. — I granuli sono assai fini. y. campestre B. e H. — Lo strato interno del tegumento è poce sviluppato e le sue cellule si affondano poco nell’ albume. La massa di CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 145 ispessimento, benché non molto robusta, occupa gran parte del lume cellulare. Riesce difficile il distinguere i singoli granuli, perché oltre. all’ essere jiccoli sono mascherati da una sostanza bruno giallastra di natura tannica. Esportata questa la all'attore granulare appare evidentissima. V. Chaixi Vil. — Nulla di notevole. y. compactum M. B. — Per l'abbondanza del pigmento che ricopre i granuli, e per la piccolezza di questi il V. compactum è molto af- fine al V. campestre. Negli esemplari esaminati gli elementi dello strato interno si avanzano profondamente nell’ albume il quale però, a sua volta schiaccia la porzione delle cellule che si incunea fra i suoi ele- menti, V. cuspidatum R. S. — Essendo il seme molto sviluppato anche i granuli sono grossi: le due prime serie di granulazioni depositate ac- cennano a fondersi assieme e rendere così meno evidente la struttura punteggiata. 1 F. floccosum W. et K. — Ho trovato delle nitide figure a T, ad X e ad Y, le quali sono pure presenti nelle cellule epidermiche ove assumono dimensioni relativamente grandi. V. glomerulatum Bois. — Analogo al V. phlomoides ed al V. floc- cosum per bellezza dei bastoneini ramificati. V. gnaphalioides M. B. — Ha molta rassomiglianza eol compactum. Anche qui le cellule dello strato interno si insinuano, sotto forma di cunei a base ristretta nel sottostante albume; dubito però che i semi forniti di simili particolarità anatomiche siano incompletamente sviluppati od anormali. Verbascum leptostachyon DC. — Lo strato di ispessimento è poco sviluppato ed il seme rassomiglia al V. campestre. Verbascum mixtum Lois, V. nigrum L., V. thapsoides Schv, V. ramosum Schrad, V. sinuatum Li spinosum L. (assai bello) e F. rotundifolium Tenore. Rassomigliano più o meno al V. phlomoides. Le mie osservazioni confermano adunque pienamente quelle del Bach- mann à riguardo dell’ uniformità strutturale che si osserva nello strato interno del Gen. Verbascum, il qual fatto indica che la produ- LUIGI BUSCALIONI zione dei granuli è dovuta ad una eausa o, più probabilmente, ad un complesso di cause che esercitano la loro azione sopra tutti i rappre- sentanti di questo genere. 7) Osservazioni sulla struttura del protoplasma contenuto nelle cellule dello strato interno del Verbascum e nelle grandi cellule della Veronica hederaefolia. I risultati ottenuti dallo studio del Gen. Verbascum e della Veronica hederaefolia mi permettono di affrontare alcune questioni relative al- l' intricato problema della struttura del “protoplasma. È noto infatti come i botanici ed i zoologi del giorno d' oggi siano : tutt'altro ehe d' aceordo sul modo di interpretare la fina compagine del protoplasma, mentre & pure noto che solo aleuni anni or sono, i primi avevano aecettata la memorabile ipotesi del Naegeli. In questi ultimi anni, in grazia specialmente della potenza di in- grandimento di eui sono capaei i sistemi di obbiettivi ad immersione e di una tecnica rigorosa vennero descritte tre differenti forme o tipi di struttura nel protoplasma, tanto animale quanto vegetale. | | È Abbiamo cioè la forma reticolare, la schiumosa e la filamentosa alle 3 i quali è d'uopo aggiungere la struttura granulare messa in evidenza —— dall’ Altmann con un metodo speciale di colorazione. 2 | Una struttura tipicamente reticolare venne descritta dall’ Heitz- 3 mann ('), dal Klein (?), dal Leydig (*), dallo Schmitz (*) e dal From- | | e. HEITZMANN, « Untersuch. über Protoplasma. Wiener Sitzungsber. math naturw. Classe » Bd. LXVII 1873. ES Id. « Mikroskopische Morphologie des PO tain im gesunden und kran- - ken Zustande » Wien 1883. : (* E. KLEIN, « Observations on the structure of celle and Nuclei ». Quarterly journal of microscopical science. Vol. XVIII 1878 5 (5) LevpIG, « Untersuchungen zur Anatomie u. Histologie der Thiere ». Bonn. 1883. Id. « Zelle und Gewebe ». Bonn. 1885. (*) Scamtz, « Untersuchungen über die Structur das Protoplasmas und der Zellkerne der Pflanzenzellen, Sitz-Ber. der Niederrh, Gesellsch. f. Natur- und Heilk. », Bonn, 1880. V CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLA MEMBRANA CELLULARE 147 mann (t) i quali ammettono che i microsomi non siano altro che i punti nodali del reticolo. La dimostrazione di una tale struttura è tutt’ altro che facile, anto” più che assai spesso si può esser tratti in inganno da prodotti artifi- ciali, dovuti ai metodi di indurimento o di colorazione. È infatti accertato che l' Heitzmann ha descritto una struttura reti- eolare per nulla corrispondente al vero stato delle cose. Il Bütschli (?) ritiene invece che il protoplasma abbia una struttura schiumosa, analoga a quella che si ottiene mescolando olio d'oliva con K*Co*, con sale di. cucina o collo zucchero di canna. Le concamerazioni sarebbero di un’ estrema piccolezza e le lamelle plasmiche che le circo- scrivono, andrebbero fornite di microsomi solamente nei punti nodali. La struttura ammessa dal Bütschli, quantunque non sempre corri- sponda ai fatti e non sia applicabile al nucleo che presentasi confor- mato quasi analogamente del protoplasma,. pur tuttavia venne dal Crato (5) di recente messa in evidenza in alcune alghe. Una struttura alquanto diversa rilevo il Flemming (*) in molte cel- lule sottoposte ancora viventi alla osservazione microscopica. Egli mise in chiaro la presenza di esili filamenti alquanto piü rinfrangenti della sostanza nella quale stanno immersi, il cui numero e lunghezza varia (') FRoMMANN, « Zur Lehre von dag Structur der Zellen, Jenaische Zeitschrift f. Med. und Naturw ». Bd. 9 Id. « Untersuchungen über dei Lebensercheinungen und Reaktionen thierischer und pflanzlicher Zellen » Jena 1884. (°) Bürscut: « Einige Bemerkungen über gewisse Organisationsverháltnisse _ der sogenannten Cilioflagellaten und der Noctiluca ». Morphol. Jahrbuch. Bd. ? Id. « Ueber den Bau der Bakterien und verwandter Organismen ». Leipzig 1890. i Id. « Uber die Structur des tei bergen des Naturhist-Med- Vereins zu Heidelberg. N. F..». Bd. IV Heft 3 1889, Heft 4 1890. Id. « Untersuchungen über mikr cione Scháume en das Protoplasma, » 1892. (*) CRAT», « Beitrag zur Kentnniis der Protoplasmastructur ». Berichte d. Deniech. Bot. Ges. Bd. X Heft 8 1892. (*) « Zellsubstanz, Kern und Zellteilung ». Lipsia 1882, 148 LUIGI BUSCALIONI ` da una cellula all'altra. Tali filamenti decorrono flessuosi nell’ interno del corpo plasmico senza forse contrarre aderenza fra loro o congiun- . ‘ gentosi solo disordinatamente. Finalmente I’ Altmann (!) ha dimostrato che la costituzione del plasma - è molto più complessa, in quanto che adoperando una miscela a pari | volume di una soluzione al 5 °/; di bieromato potassico e di una so- luzione al 2 °/, di acido osmico (?) come mezzo di indurimento dei tessuti che venivano di poi colorato colla fuesina acida, egli ha potuto scoprire delle granulazioni sparse variamente nel corpo prono i tico e raccolte in filamenti. y L’ accordo fra gli istologi è alquanto maggiore per ciò che concerne la sostanza fondamentale nella quale stanno immersi i filamenti, de- signata dal Bütschli col nome di Enchylema. Tutti gli autori infatti ritengono che nelle maglie del reticolo, negli alveoli circoscritti dalle lamelle, o tra un filamento e l'altro, vi abbia una sostanza speciale ; non colorabile, debolmente rifrangente, e quasi di fluida consistenza. A quale di questi tipi strutturali si pub rannodare da una parte il contenuto delle grandi cellule della Veronica hederaefolia e dell’ altra quello dello strato interno del tegumento del Verbascum ? -Nella Veronica hederaefolia abbiamo tanto la struttura reticolare’. quanto la struttura filamentosa. Infatti la così detta organizzazione a denti di pettine delle membrane, non si può altrimenti concepire che. ammettendo una struttura tipicamente filamentosa, mentre è evidente che I’ anastomizzarsi di molti filamenti cellulosici deriva dalla struttura | reticolare. Ma oltre a questi criteri desunti dall’ esame del protoplasma trasformato in cellulosi, anche quelli forniti dall’ esame del protoplasma normalmente conformato, permettono di stabilire quale sia l' intima. struttura del contenuto cellulare. E noto infatti che nei punti dove. deve apparire la struttura a denti di pettine anche il plasma si pre- (!) ALTMANN, « Die Elementarorganismen und ihre Beziehungen zu den Zel- len. Leipzig ». 1890. (3) bud nn proposti molti altri metodi per la dimostrazione dei granuli di A . V. a questo proposito Zimmermann, Beiträge zur we, phologie und “nenti der Pflanzenzelle ». Tübingen 1890. | senta nettamente ordinato in filamenti ravvicinati gli uni agli altri, paralleli, non anastomotici e costituiti da mierosomi, nei punti invece dove si mostrerà la struttura reticolare della cellulosi esso ha già di buon ora una struttura affatto reticolare. |. Le stesse osservazioni valgono per il Verbascum, dove però nei primordi dello sviluppo dell’ovulo è impossibile stabilire quale sia la struttura del plasma a cagione dell’ intima unione dei suoi elementi costitutivi, o tutt’ al più in questi stadi si è tentato di riconoscere. . una struttura reticolare a maglie strettissime. Negli stadi più inoltrati dello sviluppo, tale struttura appare invece evidentissima in seguito all’ allargamento di queste ultime. Vi ha però un fatto che ci allontana alquanto da ciò che hanno os- servato Flemming, Heitzmann e gli altri autori, in quanto che nel caso del Verbascum i mierosomi si trovano non solo nei punti nodali del reticolo, ma ancora lungo i filamenti. Va notato pero che col progredire dell’ evoluzione del seme spiecano quasi solo piü quelli che si trovano nei punti nodali; gli altri si fanno gradatamente meno evidenti ed alla fine scompaiono. E non meno im- portante si é che tanto la sostanza cementante quanto i microsomi conservano lo stesso aspetto ottico anche dopo la loro trasformazione: il che vale a distinguerli anche nei semi inveechiati. Per quanto concerne la massa interfilare od enchylema di Bütschli non ho aleun dato da aggiungere a quanto osservarono gli altri: noto solo che i semi di Verbascum adulti non presentano piü traceia di questa sostanza per eui appare che il reticolo cellulosico eircondi delle maglie assolutamente vuote. Forse avrei potuto rieavare dei dati anche a riguardo della sostanza interfilare, qualora avessi potuto esaminare del materiale in via di sviluppo allo stato vivente, cio che non mi fu concesso dalla stagione poco favore- vole nella quale ho fatto le mie ricerche. Sta pero il fatto che anche nei semi maturi esaminati a fresco la struttura reticolare a maglie vuote rimane conservata, per cui è lecito arguirne che tale organizza- zione non è il prodotto dei mezzi adoperati per indurire e conservare le preparazioni, ma corrisponde realmente alla struttura delle cellule, 8) Confronto fra i bacteroidi delle Vaguminase | e la struttura del Verbaseum. Prima dr porre termine al Capitolo sul Verbascum credo utile fa rilevare come la struttura reticolare del plasma e degli strati di ispes- simento della membrana che da esso derivano, trovano un riscontro abbastanza marcato nelle partieolari produzioni contenute nei tubercol radicali delle Leguminose. - : | E cosa notissima che le radici di queste piante presentano costante- mente dei rigonfiamenti costituiti da un tessuto a grandi cellule. Nel- l interno di queste si osservano dei corpi foggiati ad X Y, a T e delle : speciali produzioni filamentose ritenute da taluni quali funghi (Eriksson ('), | Prillieux (°), Woronin (*)), dal Beyerinck (*) quali residui della divisione nucleare, e da altri infine quali Zooglee di bacteri (Prazmowski (5) o quali produzioni del protoplasma delle cellule ( Tschirch S | Franck (7)). I eorpi a X e a T, scoperti dal Gasparrini (*) e conosciuti nella ' scienza sotto il nome di Bacteroidi, furono dal Woronin, dall’ Eriksson, (*) Erixson, » Studier öfver Leguminosernas rotknölar » (Lund 1874) col rias- | sunto nella Bot. Zeit. t. XXXII 1874. | () PriLLiEUx « Sur la nature et sur la cause de la formation des tubercules | qui naissent sur les racines des Légumineuses » (Bull. de le Soc. bot. de France, t. XXVI, 1879. i (3 WoronIN, « Ueber die bei der Sekanie und der gewöhnlichen Garten- - lupine auftretenden Wurzelanschwellungen », (Mémoires Acad. imp. des. Sc. de- Saint Petersbourg t. X. 1866. (*) BEYERINCR, « Die Bakterien der Papilionaceenh nóllchen » Bot, zeit 1888 n. 46. j (5) Prazmowskı. Ueber die Wurzellknöllchen der Leguminosen », Bot. Centralbl 1888. Q. 4 p. 215 (5) ER « Beiträge zur Kenntniss der Wurzelknöllchen d. Leguminosen » Ber. d. Deutsch. Bot. Ges. t. V. 1887. - Id. « Ueber die Warzlknöllchen d. Leguminosen » Ges. naturw. Freunde zu Berlin 1887. e Bot. Centralbl. t. XXXI 1887. (") Franck, « Ueber die Pilzsymbiose der Leguminosen ». Berlino 1890. ‘(*) V. PrgorrA, « Per la storia dei bacteroidi delle desque ». Malpighi An. II, 1888-89 p. 156. : * dal Beyerinck ritenuti quali bacteri, dal Prillieux, dal Kny (t) ed | altri, quali produzioni del fungo, dall’ Eriksson e finalmente dal Brun- chorst (?) e dal Schindler (?) quali parti costituenti delle cellule stesse dei tubercoli radicali. © “Nol 1897 il ‚Professor O. Maitirolo ed. io (*). abbiamo instituito una serie di ricerche allo scopo di stabilire la vera natura dei baeteroidi. A tale scopo abbiamo, da un canto, tentato di coltivare in mezzi svariatissimi queste produzioni, dall'altro (parimenti con differenti sostanze specialmente tossiche) si è cercato di stabilire se il movimento di cui esse sono dotate, sia da annoverarsi fra i sua vitali od appartenga alla classe dei moti molecolari. Le colture dei bacteroidi, fatte anche col metodo delle goccie pen- denti essendo rimaste in ogni tempo negative, ed avendoci l' osserva- zione microscopica dimostrato che il movimento degli stessi & pura- mente Browniano. siamo venuti alla conclusione che i bacteroidi siano produzioni normali delle cellule dei tubercoli radicali. Le nostre ricerche furono oggetto, in sul principio di osservazioni e di critica da parte di alcuni istologi avidi di dimostrare (con una tec- niea bacteriologica tutt’ altro che rigorosa) che i bacteroidi sono veri bacteri capaci di venir coltivati coi soliti mezzi usati in bacteriologia e persino nell' aequa. (!) Kny, Sitzber. des. Bot. Vereins des Provinz ana 1887. Id. Ueber die Wurzelanschwellungen der Leguminosen und ihre Erzeu- gung durch Einfluss von Parasiten (ibid. 1878). (?) BruncHorsT. Ueber die Knóllehen an den Leguminosen-Wurzeln (Berichte der pica botanischen Gesellschaft t. III, 1885). (3) Sour s Zur Kenntniss der Wurzelknöllchen der Papilionaceen (Bot. Gentest t "XV IIl 1884). Id. Ueber die biologische Bedeutung der Wurzellknöllchen bei den Papi- lionaceen (Giornale für Landwirthschaft 33.° anno. Berlino 1885.) SCHINDLER. Ueber die Bedeutung der sog. Wurzellknöllchen bei den Papi- lionaceen (Oest. landw. Wochenblatt. 11." anno 1885). TrıroLo e L. BuscaLroNr, « Si contengono bacteri nei tubercoli radicali delle Leguminose? » Id. Ancora sui bacteroidi delle Leguminose. LUIGI BUSCALIONI Ben tosto però, specialmente in grazia dei lavori di Tschirch ('), di - Benecke (?), di Vuillemin (5), di Van Tieghem e Duliot (5, di Lecomte (5) e di Frank (*) le nostre opinioni sulla natura dei bacteroidi vennero ri- confermate, per cui al giorno d’ oggi si ha grande fondamento per ri- tenere tali produzioni quale l’espressione della struttura reticolare del protoplasma cellulare dei tubercoli e non già come bacteri coltivabili. È ben vero però che ancora attualmente alcuni autori, fra i quali il Marshall Ward ed il Laurent (Recherches sur les nodosités radicales des Legumineuses. Annales de l’Institut Pasteur 1890) ritengono i bacteroidi per organismi assai «affini alle spore di ustilaginee e prodotti dal fila- mento fungino che penetra nel tubercolo, mentre altri si associano al Beyerinck per considerarli quali bacteri. Ma le osservazioni di quest’ autore lasciano molto a desiderare in fatto di esattezza, poichè bisogna essere affatto digiuni di tecnica mi- eroseopiea per ritenere le ife di Eriksson quali residui delle cario- cinesi che avvengono nel tessuto dei tubercoli. Parimenti i risultati delle sue culture sono molto problematici, poichè mentre egli afferma che con tutta facilità si riesce a coltivare i bacteroidi nei soliti mezzi, raramente ha potuto riscontrare delle forme ad X o ad Y le quali, come assai giustamente osserva il Frank, forse erano quelle stesse che l' autore aveva seminate. Infatti il Frank, che è indubbiamente la persona più competente in questo genere di studi, è iai riuscito a coltivare le forme ad X e ad Y. Solo ha potuto osservare nelle colture in goccie pendenti che dall’ in- 3 terno di queste curiose produzioni sortivano qualche volta dei cocchi” che si moltiplicavano di poi nel liquido di coltura. 4 x (1) dis kei (?) BenEcKE, « Ueber die Knóllehen an den Leguminosen-Wurzeln » Bota- nisches Vga t. XXIX, 1887. (5) VurLLeMIN, « Les tubercules radicaux des Légumineuses » Extrait des Annales de la Science agronomique francaise et étrangère, t. 8 2 (*) Van Tesem et DuLiot, « Origine, strueture et nature morphologique des | tubercules radicaux des Légumineuses » Bull. Soc. Bot. de France, t. XXXV. 1° Maggio 1888. (5) Lecomte, Bull. Soc. Bot. de France, t. XVXXV. 1° Maggio 1888. (0) | ne end docellulare o La delle RU AM ad x d cub Y (nelle quali ineidentalmente si possono annidare dei veri bacteri ) i hanno cereato quale fosse la causa che provoca la loro eomparsa. . Il Vuillemin avendo istituito a tal uopo alcune ricerche ha pointa ` osservare che i bacteroidi nell’ interno delle cellule stanno uniti in re- ticolo. Questo puo venir con tutta faeilità, in.seguito alle manipola- zioni, rotto in pezzi foggiati appunto a guisa di X, di Y e di T ecc. Allo stesso risultato sono giunti gli altri autori, ed anzi quelli che riuscirono a seguire lo sviluppo delle strane produzioni affermano che esse compaiono nelle cellule ancora meristematiche dei tubercoli sutto - forma di granulazioni che più tardi si allungano in bastoncini per unirsi n al fine fra di loro sotto forma di elegante reticolo, dimostrando così la loro origine realmente protoplasmatica. Occorre notare che oltre alla strana forma delle produzioni in discorso; anche la loro struttura ha contribuito non poco a farle ritenere quali . j parassiti. Infatti i baeteroidi si motradio sparsi di granulazioni cementate da una sostanza speciale meno rifrangente, donde un aspetto quasi di co- ` rona di rosario che presenta il corpo dell’ X e del Y. Tali corpuscoli furono dapprima ritenuti per spore dei bacteroidi, più tardi si riconobbe invece che son costituiti talvolta da amido (Frank (')) o da colesterina (Moeller (3)) e talvolta da veri bacteri da er ed infine anche dagli stessi mierosomi di plasma. Queste sono le principali questioni concernenti i bantaroidi che devono percio venir considerati come produzioni di assai più incerta sede di i alcuni organismi inferiori e di fronte alle quali devono rimaner perplessi, anche i più valenti istologi e i più esperimentati bacteriologi. (t) FRANK, « Ueber den Dimorphismus der Wurzelknöllchen der Erbse » Be- richte der Deutschen Bot. ms Band X, Heft 3, 1892. x () MoeLLER, « Bemerkungen zu Frank's Mitiheilung über den v Diem: i phismus der Wurzelknóllehen der Erbse. Ber. d. Deutsch. Bot. Gesallsch. Bd. id = Heft. 5, 1892. 4 (*) FRANK, « Ueber die Pilzsymbiose der ENEAN » Berlino 1800. 10. Malpighia anno VII, vol. VII. : l'anamorfosi del eC RES ( o quella infine dell’ Altmann (5) si potrà portare un po’ piü di luce sulla questione, se pur non si arriverà | - a renderla più complessa. Ammesso frattanto colla maggior parte degli autori che i corpi ad X e ad Y dei tubercoli radicali siano l'espressione della struttura reticolare | del protoplasma cellulare, occorre ora indagare se i filamenti ad X dello. strato interno del tegumento seminale del Gen. Verbascum abbiano un identico modo di origine dei bacteroidi delle Leguminose e se esistano - tali. rapporti strutturali fra queste due specie di produzioni da autoriz- | zarci a ritenerle di identica natura. vH . Per quanto ha rapporto col 1° quesito, dagli studi fatti è lecito affer- mare che nello strato interno del tegumento del Verbascum il proto- plasma si sviluppa nel modo stesso dei bacteroidi. ; Abbiamo infatti dapprima la comparsa di granulazioni plasmiche, po di eorpi bastoneiniformi, e finalmente delle vere produzioni reticolari. Vi ha pero una differenza essenziale fra le due specie di formazioni. in quanto chè nei tubercoli radicali tutto il plasma della cellula acquista ‘una struttura reticolare, mentre poi il Verbascum solo negli sirati più | centrali del plasma è nettamente distinta una tale disposizione ER Il fig. 28). Questa differenza è motivata dal fatto che nei patuionti il reticolo. Sr è molto compatto e non sì tosto appaiono le granulazioni ei 2 ARNDT, « Biologische Studien, » Bd. 1° Greifswald 1892. (?) Esrom, « De la costitution élémentaire des tissus » Montpellier und Paris 1872 e lavori precedenti dal 1878. (?) SoLGER, « Zelle und Zellkern » Leipzig 1892. (5 Wicanp, « Bakterien innerhalb der geschlossenen Gewebe der knollenar- tigen Anschwellungen der Sirena « Bot. Heft. Forsch. aus dem bot. Garten zu Marbur ito dei pistän oidi così si esprime l'A., « i nämlich die fraglichei brace (i bacteroidi) Bakterien sind, welche aber nicht wie Pilze pa arasi p tisch von aussen eindringen, sondern als eigenthümlich geformte PlasiAgee i spontan entstehen. : * ; (5) ALTMANN, l. c. : { E E $ Pusionolid plasmiei 'on trasformati i in Falles e quindi fissati nella 2 loro forma e struttura primordiale. Per osservare le forme tipicamente ad X, Y ed a Ty bisogna cogliere esemplari nei quali la trasformazione in cellulosa sia già avvenuta, poiché il protoplasma reticolare non si lascia tanto facilmente scomporre nei suoi filamenti. A tal uopo io consiglio specialmente i semi di Verbascum Thapsus affatto maturi e ben conformati. Delle sezioni sottilissime praticate at- traverso il tegumento ed esaminate in glicerina lasciano riconoscere che tutto lo strato periferico di ispessimento è formato da granuli ai quali tengono dietro dei corti bastoncini e che finalmente lo strato piü cen- irale consta di bacteroidi ad X e ad Y. Questi nei punti di contatto sono congiunti fra loro per mezzo di un ‘cordone cellulosico assai più sottile del corpo stesso del bacteroide. Anche il nesso strutturale fra i baeteroidi delle Leguminose ed i fi- . lamenti del reticolo del Verbascum è evidentissimo tanto nella fase protoplasmatica del reticolo quanto in quella ,gellulosiea. Nella prima noi abbiamo dei filamenti costituiti da sostanza cementante (Filarmasse degli autori tedeschi) nei quali stanno inglobati i mierosomi rifrangenti, nella seconda abbiamo dei cordoni cellulosici sparsi di punti parimenti più rifrangenti. Tanto nell’una fase quanto nell’ altra il reticolo di- mostra una, struttura torulosa a cagione appunto della presenza dei granuli. Questi fatti corrispondono esattamente a quanto abbiamo veduto suc- cedere nei bacteroidi delle Leguminose e ]' analogia acquista maggiore forza, qualora si esaminino dei semi adulti, poiché in tali casi i granuli rifrangenti si trovano specialmente localizzati nei punti di unione delle braccia od alle estremità di queste (Tav. II, fig. 28), come capita per lo più nei bacteroidi e nei reticoli ordinari del protoplasma. Finalmente anche per quanto riguarda le dimensioni dei bacteroidi delle Leguminose e dei granuli del Verbascum l'analogia é manifesta, poiché, la forma ed i diametri sono frequentemente pressochè a delle due specie dei corpi. Occorre E avvertire che i filamenti del reme p pur mundu LUIGI BUSCALIONI | continuano ancora per lungo tempo, come si & detto, ad ingrossarsi spese, forse, di quel protoplasma residuante che li impregna in mo diffuso. N Del resto la presenza di bacteroidi al di fuori dei tubereoli radici non deve parere tanto strana, essendo noto, per i lavori di Molisch t di Mikosch (?), di Tschirch e di altri che corpi proteiniei conformati ii guisa speciale e caratteristica si incontrano qua e colà nel regno vege tale, e che dei veri bacteroidi esistono anche nelle radici normali, nel parenchima del tronco, dei pieciuoli, delle nervature delle foglie, frutti e nei eotiledoni del fagiuolo in via di sviluppo. | È Si aggiunga ancora che il Frommann (5) ha trovato in certi peli È de ghiandolari del Pelargonium zonale delle forme ad X e ad Y dotate di 2 movimento e capaci di segmentarsi in varia guisa, le quali devono ve nire indubbiamente ascritte fra le normali formazioni del protoplasma. Nelle fig. 55, 56, 57, 58, 59 e 61 che accompagnano il testo deil'opera. del Frommann sono infatti rappresentati alcuni corpi perfettamen analoghi ai bacteroidi e derivati esclusivàmente dal protoplasma a st tura reticolare delle eellule ghiandolari. CONCLUSION E. I dati raccolti dallo studio del Verbaseum e della ER hederae- folia dimostrano a chiare note quali intimi rapporti intercedano fra. struttura del protoplasma e la costituzione della parete e conferma in pari tempo i risultati che ho già ottenuti dalle ricerche agio Phaseolus e sulla Corydalis. Un esame minuzioso dei semi di Verbascum, in vario studio di sv! luppo, mi ha di pi coneesso di dimostrare: (*) Mouisca, « Ueber merkwürdige ers ae in den Zweigen von Epipi lum » Ber. Ata Deutsch, Bot. Ges. 1885 Heft (3) MIK « Ueber ein pins ad geformten Eiweisses. Ber, eg "eg T Bd. VIII, 3) FRoMMANs, l. c. 25) Che i famem o Alco PRE HOE composti di microsomi edi sostanza cementante si trasformano totalmente in cellulosi pur man- | tenendo immutate l aspetto ottico (!). i 3.9), Che gli strati di ispessimento della membrana sono fatti di cel- lulosi e non di cuticola, come si potrebbe essere indotti a credere da un esame incompleto delle preparazioni. a . 4^) Che nel filamento cellulosieo vi hanno due sostanze. il cemento pi i granuli, di diversa costituzione chimica o fisica. | 5.°) Infine che vi ha una stretta analogia fra i baeteroidi delle Legu- minose e gli strati di aggiunta del Verbgscum. L Oltre a questi fatti più importanti ho anche constatato che durante la formazione dei granuli cellulosici e dei bastoncini il nucleo è sempre situato dal lato ove ha sede il layorìo di neoformazione , e scompare , un po' prima che questo siasi esaurito. Esercita il nucleo una qualsiasi funzione sulla formazione dei gra- nuli? Alla sua posizione definitiva viene esso trascinato meccanicamente () Appena dato alla stampa la presente nota, i D. Correns e Camillo Acqua pubblicarono due lavori sulla, formazione della membrana, i quali hanno molta alcuni anni. Il D.” Correns ha trovato che nella Bornetia secundiflora (V. Zur Kenntniss desi inneren Struktur einiger Algenmembranen p. 288, 300, 301) vi hanno nello, | spessore della membrana degli strati di protoplasma che assumono, yos le colorazioni delle sostanze cellulosiche L'autore peró é di avviso che non si possa con sicurezza affermare che siano gh ‘stessi microsomi quelli bin AdBtineno la pct idc nella stessa guisa che non si puó dire che i granul e dei cloroplasti. Il D." Camillo Acqua ha pubblicato nell'Annuario del R. Istituto Botanico y Roma (Vol. V, Fasc. II, 1893) le sue osservazioni sull’ ispessimento della pare dei peli della Lavatera cretica L. ed ha formulato una teoria sulla visae : ella membrana che conferma pienamente i miei risultati, poiché anche egli ha + veduto i microsomi del plasma vd origine alle strie rifrangenti, e È ialoplasma alle strie opache della membra Il lavoro del D." Acqua EEE un interesse particolare, poichè l'A. è giunto alle mie conclusioni spontaneamente, non essendo egli preoccupato dai miei studi in proposito già putes alie Mua (1892, Anno VI, vol. MT e che egli non conosceva. e 8. . LUIGI '"BUSCALIONI. da ESO E che si accumula contro la parete in via di ispessim od è condizione indispensabile che il nucleo si trovi là dove le pi sono in via di produzione ? | A questi quesiti, benché abbia fatto un gran numero di osservazi in proposito, non sono, in grado di rispondere; oso sperare che un esa comparativo con altre” Serofularinee dove la formazione di membra granulari è abbastanza frequente, permetterà di affrontare-un problema. di tanta importanza e attorno al quale si affaticarono di già Kleb Haberlandt, Acqua, Pallas ed altri. ( Continua) .R. Orto Botanico della Università di Torino, 23 febbraio 1893. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. I. Veronica hederaefolia. Fig. l. Seme maturo sezionato longitudinalmente (debole ingrandimento). — A. Orli dell’ albume. B. Embrione. A C. Estremità micropilare del sacco embrionale. D. Branca calaziale di incurvamento dell’ albume. G. Branca micropilare di incurvamento dell’ albume. Fig. 2. Estremità micropilare del sacco avvolgente colle sue ramificazioni i nicolo (Ob. E Oc. 2. Zeiss). A. Filamenti cellulosici dell’ estremità end del sacco. B. e C. Strato superficiale e centrale del funicolo. Fig. 3. Struttura reticolare del protoplasma contenuto nell' estremità miero- pilare del sacco in via di sviluppo (Ob. — Imm. Om. Oc. Zeiss). Fig. 4. Membrana dell' estremità calaziale del sacco formata da — cellulosiche (Ob. Imm. Acqua Prazmowski Oc. 2 Zeiss). B Fig. 5. Una parte del seme adulto sezionato longitudinalmente (Ob. E. oc. E Zeiss). A. Cavità che occupa la REUS della branca calaziale " incu | mento dell' albume. ; | a del sacco émbnondie, i s | de Ramidoszioni dell estremità mieropilare del sacco ns di fila- i menti cellulosici. D. Tessuto filamentoso. E. Peduncolo o Branca calaziale di incurvamento dell’ albume. F. Strato interno del tegumento (epidermide del seme). (7. Sospensore. H. Peduncolo o branca tinrópilude di ineurvamento dell' An, L. Periblema dell’ embrione M. Cuffia » Er . N.Plerma » O.Cotiledoi ^ »- P. Apice vegetativo panis» dell’ embrione. Q. Strato a piccole cellule che separa la branca calaziale di incur- - vamento dall' albume. Fig. 6. Filamenti e granulazioni di cellulosa contenuti nell’ estremità mioropi: T lare del sacco (Ob. Im. Acqua Prazmowski Oc. 2 Zeiss). : i Fig. 7. Giovani filamenti cellulosici dell’ estremità micropilare del sacco formati da granulazioni (Ob. Im. Acqua Prazmowski Oc. 2 Zeiss). — ^ 5. Estremità micropilare del sacco in via di emigrazione (Ob. C. Oc. 2 ens A. Albume T. Tegumento. 0. Cellula 0vo. E. Estremità micropilare del sacco embrionale. - M. Micropilo. i Fig. 9. Ernia dell’ estremità micropilare del sacco attraverso il tegumento. (0b. E. oc. 2 Zeiss). =» A. Micropilo. B. Tegumento. 3 C. Sospensore. D. Albume. ; Jess E. Estremità micropilare del sacco embrionale. : F. Strato interno del tegumento. — — : ure Fig: 10. Granulazioni della parete delle cellule dell albumo (0b. Imm i. \ Prazmowski Oc. 2 Zeiss). Sa |. Fig. ll. Protrusione dell'estreniità calaziale del sacco embrionale (Ob. C € : Zeiss). | A. Estremità calaziale del sacco occupata antecedentemente € antipodi. B. Estremità calaziale del sacco in via di spostamento. C. Strato interno del tegumento. Estremità mieropilare del sacco. Cellula ovo. Albume. Funicolo (schematico) Micropilo. sacco (Ob. = Imm. Om. Oe. 2 Zeiss). Fig. 13. Ovulo in via di sviluppo. Incurvamento dell' albume e formazione due branche o peduncoli. A. Epidermide del tegumento. B. Estremità calaziale del sacco estroflessa. C. Branca di incurvamento calaziale. E. Estremità micropilare del sacco estroflessa. F. Branca mieropilare di incurvamento. G. Tessuto. filamentoso. 1. Embrione. K. Strato interno del tegumento. O. L. Albume. O. Accenno alla formazione -— orli. - CAE "— Tav. Il. Verbascum phlomoides (ad eccezione della fig. 22). En Omm., 0e. 3 Zeiss). Al. Albume. S. G. Strati di imma regolarmente disposti. S. P. Strato plasmico-mucilaginoso. N. Nucleo. R. P. Strato plasmico reticolare. - Fig ig. 15. Grande SUR dello strato interno del tegumento in via di sviluppo - (Ob. + Im. Om. Qe. 4 Zeiss). 000. i. Al. Albume. Ey xm S. G. Strato granulare. S. P. Strato plasmico mueilaginoso. R. P. Grumi plasmici. ! y 3 N. Nucleo. È Fig. 16. Tegumento di un seme quasi adulto (obe ES Imm. spec Pe. 3 Zeiss). E. p. Epidermide. | S. R. Reticoli plasmatici e cellulosici di una grande cellula dello strato. interno. — | SL G. Strato grannlare. e reticoli compatti. Lila Albume. Fig. 17. Struttura della massa di ispessimento granulare e del Be in via di trasformazione in una cellula dello strato interno (Ob. Im. Acqua i Prazmowski Oc. 2 Zeiss). è i S. Strato dei grumi plasmici. F. Strato plasmico mucilaginoso. G. Strato a granuli trasformati. - Eis Fig. 18. Reticolo protoplasmatico in una grande cellula dello strato interno del ; tegumento ancora giovane (Ob. Imm. Acqua Prazmowski Oc. 3 Zeiss.) 9. Reticoli cellulosici trattati coll H, SO, (Imm. Om. -y Oc. 3 Zeiss). — 5 Una cellula dello strato interno D tegumento piena di ammassi cel- lulosici. È "m Ammassi di cellulosi. V. Vacuolo. M. Parete laterale. X Fig. 21. Strato interno del tegumento seminale ancora giovane osservato in se- d zione tangenziale alla superficie dell' ovulo (Ob. E. Oc. 2 Zeiss). 3 Fig. 22. Veronica hederaefolia: cellule della branea ealaziale di ‚ineurvamento = xn |. piene di granuli e di filamenti cellulosici (Ob. E. Oc. 2 Zeiss). Fig. 23. Tegumento seminale del Verbascum persa in via di eni s E..Qc. 2 Zeiss). E. Epidermide. P. Parenchima. i br bis & I. Strato interno del tegumento. A. L. Albume. 24. a cellule dello strato interno del tegumento seminale adult protoplasma completamente scomparso) (Ob. I Imm. Om. Oc. 2 i Fig. 25. Saeco embrionale prima della fecondazione (ob. E. Oc. 2 Zeiss). A. Antipodi. S. I. Strato interno del tegumento seminale. N. Nucleo del sacco. O. Cellula ovo.. Sinergidi. Cellule amilifere. Tegumento. “Fig; 26. Tegumento seminale giovanissimo (Ob. E. Ec. 2 Zeiss. E. Epidermide. ; S. E. Strato sottoepidermico. P. Parenchima tegumentale. S. I. Strato interno del pies ot A. Buc 2 Zeiss) Al. Albume. © B. Grandi cellule dello strato interno. S. 1. Piecole cellule dello strato interno. . T. E. Parenchima del tegumento: seminale. Fig. 28. Bacteroidi cellulosici contenenti delle pues fragen 0b rn Prazmowski Oc. 3 Zeiss) j Altre notizie intorno alla Flora del Montenegro ! per A. BaLpacci. ( Continuazione). n Il materiale raccolto nel 1891. Per non fare un semplice catalogo di nomi, ho cercato, per quanto io poteva, cogli ‘scarsi mezzi che sono a mia disposizione in libri e collezioni, di non omettere quelle notizie che meritavano le specie ‘poco o imperfettamente note o per altro riguardo degne di memoria; e | ciò per prepararmi a scrivere quanto prima quella Flora montenegrina che mi sta tanto a cuore. Mi sono attenuto all’ esattezza più scrupolosa, la quale non deve mai venir meno a chi si dedica agli studi della nostra scienza. Per rag- giungere questo scopo io ho fatto tesoro di tutti i consigli de' miei di- stinti amici, fra i quali. mi compiaccio di nominare l' erudito mio pro- 3 fessore F. Delpino e l egregio collega sig. G. Mattei. Sono nel mede- . . Simo modo grato ai professori Crépin, Caruel, Penzig e Pirotta e ai dottori Burnat, Degen, Haláesy e Terracciano che in molti easi sono accorsi in mio aiuto colla loro autorevole parola. Similmente rendo pubblica la mia riconoscenza al sig. E. Autran, Conservatore del ric- chissimo erbario di Boissier, per tutte le comunicazioni offertemi afine di togliere i dubbi che io aveva per qualche specie. Non ho risparmiato di ricorrere ai libri di Pantoesek e Pancie che sono sempre gli unici scritti buoni sulla fora montenegrina; e quando l'opera di questi autori mi faceva difetto, ho studiato i i volumi di Berto- loni, Grisebach e Boissier. Le fonti alle Ay ho attinto sono continga mente citate. i Sarò molto obbligato, anzi NU Co EP a chi iu lungo tempo gettando non invano, mi pongano finalmente in grado preparare tutto l occorrente per la Flora. I consigli mi saranno lissimi. Se qualeuno, rovistando nei suoi erbari, mi darà conto di pi raccolte in località del Montenegro mi proeurerà speciale servigio. Per i progressi ehe va facendo la botaniea tengo ad insistere mento della scienza, sarebbe come uno scheletro: fitografia, geografi e filogenesi conducono ad una meta più alta e più nobile che fa inve stigare e discutere le più belle teorie delle scienze naturali. l. Ranunculus crenatus W. K. pl. rar. Hung. t. 10. In glareosis rives deliquescentes ultra Katuni Kostica prope Sirokar, distr. Kuei Num. collect. 3. 2. R. demissus DC. var. graecus Boiss. fl. or. I, pag. 42. In pratis. excelsis super Katuni Kostica secus viam ad Gusinje! Num. collect. 4.- 3. R. Villarsii DC. In declivibus glareosis ultra 2200 m. in m. Gri diste Somina planina, distr. Kolasin! Num. collect. 173. - 4. Cardamine glauca Sprg. Ad fontes prope Kurlaj, distr. Kuci et i glareosis alpinis infra m. Sto et Gradiste, distr. Kolasin! Num. col lect. 171. 5. Hesperis. secundiflora Boiss, et Sprun. Diagn. ser. I, I, pag. m. A cl. Autran recognita. In herbidis m. Sinjavina sub Jablan-vrh LE collect. 203. 6. Malcolmia Orsiniana Ten. Unicum exemplare in exódiód juz m. Rumia, distr. Primorije (1600 m.). 7. Erysimum Boryanum Boiss. et Sprun. Diagn. ser. I, I, pag. 2 In ruderatis deletae urbis Antibaris ubi copiose! Num. collect. 101. i Un suo sinonimo è E. linariifolium Tausch, ma lo trovo male : plicato. Il nome di Boissier implica la distribuzione geografiea: que autore ha studiato con esattezza la pianta in parola, come in general tutto il genere Erysimum di cui ha tenuto in gran conto il polimo fismo entro limiti giusti e sempre scientifici. | 8. Alyssum montanum L. var. montenegrinum Bald. cenni —. app. ecc. pag. gc Sio ae ionita per totam ı m. Ronie i usque ad Veliki et Mali Mikulie! Num. collect. 100. 9. Draba longirostris Schott, Nyman et Kotschy var. montenegrina | Beck et Szysz. pl. per Crnag. ecc., pag. 75. Copiosissima in cacumine ex- celso m. Kom Kucki! Num. collect. 9. Le Drabae che si aggirano intorno a questa specie sono sempre interessanti ed è peccato che siano state poco studiate. Cid per altro dipende, nella pluralità dei casi, dall'essersi raccolto insufficiente ma- teriale, perchè i paesi dove esse vivono non sono ancora esplorati che in minima parte e gli autori anche piü eruditi come Grisebach e Bois- sier si lasciano spesso condurre da principii troppo individuali. Per cui non é meraviglia se queste piante singolari ed estetiche sono viem- maggiormente tratte sulla strada falsa di loro classificazione; già Schott, Nyman e Kotschy rendendo più difficile la sinonimia hanno pur reso | difficile il loro studio. Beck e Szyszylewieh che si sono occupati di questa specie meglio di Pantoesek e di Pancie hanno il torto di non aver riportato delle osservazioni o quanto meno le affinità, essi che a Vienna potevano rilevare ottimi dati. 10. Biscutella laevigata L. In herbidis alpinis ad jugum Stulae m. Durmitor et in m. Gradiste! Num. collect. 204. ll. Aethionema saxatile R. Br. In caleareis ad Vrmae et Krstac prope fines Austriae et Ornaegorae! Num. collect. 177. ; 12. Helianthemum oelandieum Wahl. var. canum Dun.; efr. Gris. spie. fl. rum. et bith. I, pag. 233. In aridis supra Katuni Carine m. Kom Kucki et Vasojevieki! Num. collect. 166. 13. Viola canina L. In silvatieis abietinarum ad Katuni Busaca sub m. Dormitor et in via ad Bukovica et Tusina inter fagorum, distr. Drobnjaci. 14. V. bifora L. In humidis ad nives alpinas sub jugo m. Zijovo (2150 m.) distr. Kuci! Num. collect. 6. 15. V. Orphanidis Boiss. fl. or. I, pag. 464, var. Nicolai Pant. (sub specie) Beiträge zur Fl. und Fauna eec. pag. 98. In dic ce ad por- tam Sinjavina distr. Kolasin! Num. collect. 5. «prato la descrive come specie nuova e la pone affinissima alla ^ Orphanidis Boiss. dalla quale é diversa per « indumento, foliis | A> BALDACCI omnibus obtuse crenatis, stipularum forma, floribus minoribus et ei x hd LI * * * care tenuiter subulato ». Io considero tali caratteri come insuffici per fare un tipo nuovo e sto pienamente con Boissier, che la rieusa, : | poggiando il dott. Halásey che diee in litt: « Von V. Orphanidis of fenbar nieht verschieden ».. DI 16. V. macedonica Boiss. et Heldr. Diagn. ser. II, I, pag. 56, v speciosa Pant. l. e. pag. 99. In herbidis sieeis montium Sinjani E Starac (1500 m.)! Num. collect. 172. m ii h Sono anche qui dispiacente di dover combattere un egregio cono- seitore della flora montenegrina quale é il dott. Pantocsek, per cons derare semplice variazione la sua V. speciosa, ma i caratteri che cotesti pianta possiede non sono tali da toglierla dalla specie di Boissier Heldreieh, i quali anzi hanno fatto troppo a considerare tipo V. ma donica: potevano ammetterla come varietà della V. tricolor L. da cu si distacca principalmente p la nostra sarebbe perenne, cosa che è dubbia. 17. V. calcarata L. var. Zoysii Wulf. Ad nives deliquescentes prop Katuni Kostica in via e m. Zijovo ad m. Maglie per fines Albanorum et in praeruptis m. Gradiste distr. Kolasin! Num. collect 7. 18. Seleranthus uncinatus Schur. in Verhandl. Siebenb. 1850, pag 107. In graminosis et in aridis m. Lisa secus viam ad Kolasin! Num. collect 37. : . sibile di fare la scienza nel modo di Reichenbach quando si studia un genere quasi per nulla variabile, e quando i botanici ammettono S. an- nuus L. e S. perennis L. che anch’ essi sono oltremisura vicini? Com mai si possono descrivere e mettere in evidenza i caratteri differen ziali tolti tutti dallo S. annuus L.? Si è ancora sul giusto concetto am- mettendo tipo lo S. uncinatus Sch. scaturito dallo S. annuus L. seb- bene i earatteri delle lacinie calicine e del rostro un po’ ricurvo che posa sovr’ esse non sia gran cosa, ma pubblicare tredici specie su € 167 di modesiino: Ý S. annuus is redici specie ristrette tutte ud una pie- | cola regione, press’ a poco alle medesime altitudini, al medesimo clima, è incredibile. In questo modo gli erbarii non. potrebbero mai posse- dere le collezioni determinate! js f 19. Paronychia Kapela Kerner. In excelso jugo m. Rumia distr. Primorije! et in alpinis prom. m. Gradiste distr. Kolasin. Num. col- lect. 103. 20. Tunica sawifraga Scop. Carn. I, pag. 300. Ad Krstac prope li- mites Austriae et Crnaegorae! Num. collect. 82. Con alcune altre specie la presente caratterizza bene le dolline, Preferisce i terreni calcarei, soleggiati, dalle spiaggie fino a circa 900 m. dal mare. T Genere Dianthus. Tale gruppo, quasi speciale del dominio mediter- raneo, aspetta sempre il suo monografo imparziale e giusto che sappia . bene determinare le due centinaia di specie ehe oggigiorno si am- mettono ed alle quali se ne vanno aggiungendo éontinuamente delle - nuove ogni volta che un botanieo porta con só, da un qualsiasi viag- gio, una raccolta di piante. In Levante o non si conoseono o non si vogliono conoscere. So che il D. Armeria L.o il D. Caryophyllus L. ed altri sono soliti a cambiare incessantemente, ma non è per questo che ogni loro varietä sia da elevarsi al grado di specie. Eppure é un genere . ehe dovrebbe attrarre il botanico che può disporre di una ricca raccolta colla quale si può arrivare a meta felice e utilissima. — I miei Dian- thus, ultimamente raccolti, li cito tali quali me li determinarono i dott. Autran ed Haláesy che si sono attenuti a Boissier. 21. Dianthus silvestris Wulf. In declivibus m. Rumiae (1500-1600 m.) distr. Primorije! Num. collect. 83. TOU CURRERE 22. D. silvestris Wulf. var. subacaulis Koch Synop. pag. 97. In summo jugo Crnag. planina, distr. Kuci! Num. collect. 8. 23. D. medunensis Beck et Szysz. pl. per Crnag. etc. pag. 66. In ru- ; .. pestribus caleareis circa Medun et Fundina distr. Kuci ! Num. colleet. 12. v» 34 D. Nicolai Beck et Szysz. |. e. pag. 65. In rupestribus herbosis . ad Fundina distr. Kuci! Num. collect. 13. A. BALDACCI | Non é piuttosto una forma locale di D. monopessulanus L.? lo seggo, raccolti nella stessa località, esemplari della specie linnea della specie di Beck e Szyszylowiez. 25. D. ciliatus Guss. var. dalmaticus Celak. In rupestribus, co sissimus, per solum distr. Rätzedicum in Dalmatia; ad Catharum mac! Num. collect. 178. 26. D. Carthusianorum L. In graminosis m. Veliki Maglie (2000 m. distr. Kuci! et in summo cacumine m. Gradiste Somina planina disi ‚Kolasin! Num. collect. 10 et 202. : 27. D. liburnicus Bartl. In herbidis ad quen jugi m. Rumia (1500 m. E |. distr. Primorije! Num. collect. 84. 28. D. strictus Vis. in Boiss. fl. or. I, pag. 486. In graminosis Rogam sub. m. Kom Kucki (2100 m.) rarissimus! Num. collect. 11. "99. Saponaria bellidifolia Sm. Spie. bot. I, pag. 5. In herbidis i fra m. Sto et Gradiste Somina planina distr. Kolasin! Num. collect. 16 ! 30. Heliosperma macranthum Pancic El. pl. vasc. Crnaeg. pag. 11. In | saxis et fissuris rupium m. Kom Kucki supra Carine! Num. colleet. 170 31. Silene Sendinerii Boiss. fl. or. II, pag. 608. In pratis sub. Zijovo ad Katuni Racama distr. Kuci! Num. collec. 16. 32. S. acaulis L. In cacumeni Suho-vrh prom. m. Kom Kucki! Nu colleet. 14. 33. Silene alpina lho var. Baldaceii A. Terr. in litt. ined. Ca repente, gracili, vix indurato, foliis lanceolatis vel elipticis ac interd ovatis, apice acutis et poene nigro-mucronulatis, basi attenuatis natisque, omnino tenuiter albo-marginatis et ciliatis; fioribus par y solitariis. (S. alpina Th. var. uniflora DC. p. p, m.: S. inflata microphylla Boiss. fl. or. I, pag. 629 p. p. m.). Hab. in saxosis et reosis ad Rogam sub. m. Kom Kucki! Num. collect. 15. i | 34. Cerastium dinaricum Beck et Szysz. l. e. pag. 62. Copiose m : rupes et in glareosis ad Rogam et per totum m. Kom Kucki! N TM colleet. 168. 35. C. tomentosum L. var. moesiacum Boiss. fl. or. I, pag. 727. ‚herbidis excelsis m. Gradiste Somina planina distr. Konlasin! v eolleet. 17. 36. C. tomentosum d var. decalvans Schl. et Vuk. In lapidosis per m. Rumia distr. Primorije! Num. ‘collect. 102. | i | 37. C. gnaphalodes Fenzl. In graminosis Crna planina et m. Kom Kucki! Num. colleet. 19. | 38. Arenaria rotundifolia M. B. Taur. Cauc. I, pag. 343. In pratis alpinis ad nives prope Katuni Kostica! et ad Rogam sub m. Kom Kucki! et in glareosis summo jugo m. Gradiste distr. Kolasin! Num. collect. 21, 20 et 167. È 39. A. Haldesyi Bald. cenni ed app. ecc. pag. 64. In fissuris rupium m. Kom Kucki (2350 m.)! Num: collect. 18. | Dall’anno scorso a quest'anno si è ridotta rarissima; e se non verrà . scoperta un'altra località io credo che finirà in breve tempo. 40. Alsine graminifolia Gm. var. glabra Rehb. In rupestribus se- eus viam ad Gusinje prope fines Turearum et Crnaegorae! Num. collect. 22. 41. A. clandestina Portensch. In lapidosis palaeozoicis et calcareis ad m. Maglic et Crna planina distr. Kuci! Num. collect. 23. 42. Geranium subcaulescens L'Her. in DC. In lapidosis et in du- metis Viburni Lantanae ad summum jugum m. vis distr. Primorije. Num. collect. 104. 43. Linum thracicum Gris. spice. pro forma L. flavi L. (Syn. cam- panulatum Vel. fl. bulg. non L.). A cl. D." A. von Degen recognita. Secus viam e Andrijvica ad Kolasin! et in pratis sub m. Gradiste, Sinjavina et Durmitor! Num. collect. 24. Questa pianta è stata erroneamente inclusa da Boissier (fl. or. I, al L. tauricum W., ma Grisebach la descrive « foliis trinerviis ». 44. Rhamnus rupestris Scop. Carn. I, t. (5. In dumetis et in saxis sub. m. Sutorman prope Kula Ljubinj! Num. collect. 105. 45. Acer pseudoplatanus L. In silvis ad margines viae quae e Bu-* kovica ducit ad Tusina distr. Drobnjaci! Num. collect. 165. 46. Genista sericea Wulf. In excelso jugo Lonae m. Sator (1150 m.)! Num. collect. 106. 47. Cytisus Weldeni Vis. In dumetis ultra Gorazda Sini Rhizonici et per ag. Niegos sub m. Lovcen! Num. collect. 107 11. Malpighia anno VII, vol. VII. 48. C. nigricans L var. mediterraneus Pant. Beiträge zur | l. | . Fauna ecc., pag. 123. In dumetis ad Vrmae Sini Rhizoniei! Num. e leet. 179. B 49. C. Tommasinii Vis. In dumetis sub m. Kljuc distr. Kolasin ! Nu collect. 25. i 90. Dorycnium decumbens Jord. In summo cacumine aridissimo | Rumia (1600 m.) distr. Primorije! Num. collect. 85. 9l. Anthyllis montana L. var. Jacquinii Kerner. In promontor excelsis m. Gradiste distr. Kolasin! Num. colleet. 164. 52. Astragalus Onobrychis L. var. In excelsis m. Rumia os distr. Primorije! Num. colleet. 86. 53. Oxytropis dinarica Murbek Beiträge Fl. Sudbosn., pag. 143, noi Pant. A cl. Haláesy recognita. In graminosis summi jugi m. Zijov distr. Kuci! Num. collect. 26. 94. Onobrychis laconica Orph. in Boiss. Fl. or. II, pag. 530. In a è gillosis super pagam Tudjenili distr. Kona Num. collect. 108. E - Particolarità sul genere Rosa. Il e; NN presenta specie ( ratteristiche già designate da classici autori e non aprono quindi = eoltivazione che di esso genere si & fatta anche per la sua appat scenza. E forse in vista della grande coltivazione é diventato un nere estremamente polimorfo, e perciò va tributata lode al signor Oré ved ai suoi seguaci se sono riusciti a darci qualche cosa di più Ä ereto e di meno fantastico di quello che non abbiano fatto altri che "SE hanno battuto un metodo irrazionale e irto di profonde scissure, n delle quali è senza dubbio la circoscrizione della specie, che non aven o non volendo capire, li porta ad elevare a titolo di specie centi di forme, di cui la buona parte sono subspontanee e perciò sfugg * * ai giardini e non hanno che un posto vago in una ordinazione scien- Eo tifica, e gran parte delle rimanenti possono appena figurare come va- rietà , ibridi o forme intermedie, in modo che, dato un esemplare di Rosa da studiare coi libri di quei tali autori, non si puo riescire a nessun risultato. — Boissier, che & nel novero degli ingegnosi fitografi, ha dato delle eccellenti chiavi di classificazione di generi e fra questi sta il genere Rosa per il quale non ha trascurato alcun carattere morfologieo, sebbene io trovi ingiustificato il troppo ampio valore dato agli aculei, e specialmente poi la divisione delle Orientales e Villosae che si devono ritenere riunite non valendo né poco, né punto la sta- tura degli arbusti che nella Orientales, a differenza delle Villosae, sono pigmei, perché si ridussero a vivere nelle alte cime dei monti, mentre le altre, pur non abbandonando le montagne, prediligono le altezze medie. Io tengo adunque per buone, ma non perfette, le sezioni riportate da Boissier e contrastate in diversi modi dagli autori, mentre stimo libere dalla critica le due grandi e naturali serie che hanno per base di differenziazione gli stili. In ogni maniera coteste qui- stioni sono di indole assai secondaria e non si potrebbero illustrare che in un lungo periodo di anni con una probabilità di riuscita molto dubbiosa: hanno già lavorato a questo intento e con risultati soddi- sfacenti oramai innegabili gli studiosi del genere, signori Crépin, Christ, Burnat, tutti della scuola francese, quella che ha saputo raggiungere una meta retta e scevra di pregiudizii. Il Montenegro, come regione aspra e contraria all' indole dei suoi abitanti noa puó dar vita a giardini e tanto meno a Rose coltivate, molte delle quali delicate abbisognano di eure speciali : per questo fatto non abbiamo timóre di dubitare che il buon numero di specie che vegetano in quella contrada sia originato da precedente coltiva- zione. Ciò è impossibile; esse tutte sono sicuramente spontanee, e ap- partengono alle sottosezioni di Boissier: Pimpinellifuliae, Gallicae, Orientales, Pilosae, (queste ultime due io riunisco in Orientales tenendo in eonto l'area geografica che oceupano), Caninae, Rubiginosae e Systy- lae. In gran maggioranza sono specie che debbono geograficamente ascri- versi al nostro continente, pochissime sono endemiche della regione m slavo-ellenica e tanto meno del Montenegro; le più divulgate gnano la specie che qui ricordo di cui alcune si sono talmente divul jevieki, nec cum floribus, nee fruetbus! Num. collect. 159. vigae, Í x MA voe r tengono al dominio artico e dell’ Europa del centro e le piü ristre al dominio mediterraneo. Questa regola spiega come esse non abbi potuto gran fatto inoltrarsi all'equatore. I signori Crépin e Burnat mi pregarono di raccogliere per M quanto avessi incontrato. su questo argomento, il quale, stando al voro di H. Braun, riportato da Szyszylowich (1), sembrava vastissim: Ma su per giù in Montenegro (e credo nelle adiacenti provincie) come vedo dall autorevole Grisebach (2) e da Ascherson e Kanitz (?) alli- gate da riempire interi tratti di terreno come tanti giardini naturali. in vista delle loro radici e degli apparati di fruttificazione che son adattati a importanti leggi biologiche. Io riporto oltre ai miei appunti di studio, anche le serupolose servazioni di Crepin e Burnat che ora ringrazio pubblicamente peri saggi consigli che mi hanno favorito. 55. Rosa alpina L. In silvis fagorum ad Varda sub m. Kom Vasi 56. R. glutinosa Sibth. et Sm. fi. gr. prod. I, pag. 348 (anno 1806), et ic. fl. graec. V, pag. 66, t. 482; Lindl. mon. Ros., pag. 95; Boiss, fl. or. IL, pag. 679 p. p. max.! Christ in Flora 1873, pag. 349; Burnat et Gremli Rev. du groupe des orient. 1887. In saxosis ad Krstac prope fines Austriae et Crnaegorae! Num. collect. 89.: ; È specie distinta, e senza andare in sottigliezze morfologiche comprende subito con qual gruppo si abbia da fare. Fu già trova da Ebel e Pichler nella nostra regione, e Kerner le diede il nome € (') BECK et Sersuruomas: Plantae a Dott. Ign. Ssyssylowics in itinere per Crnagoram et in ania adiacente anno 1866 lectae. Cracoviae, typis Uni versitatis Iagellonicae, 1888. ) GrIsEBACH: Spicilegium Florae rumelicae et Bithynicae, I, Il. Bruns- i C) ASCHER:ON et KanITZ: Catalogus cormophytorum et anthophytorum Ser- biae, Bosniae, Hercagovinae, Montis Scodri, Albaniae hucusque SUA itorum sicing 1877. R. daimatica: he non. si essere accettato pel solo Los che essa è indigena di gran parte del mediterraneo orientale ove sembra rimpiaz- zare la R. rubiginosa L., come avverte Christ, più comune nell’ Eu- ropa centrale e ridotta a mezzogiorno in ristrette e sparse località. Propriamente la sua area geografica va dalla Siria nell' Armenia, in Persia, nel Caucaso, nell’ Asia minore, nella Turchia d' Europa, in Candia, Grecia e Montenegro da dove discende in Dalmazia per arri- vare lungo il sistema delle Alpi dinariche nell’ Italia del Nord e nella catena Apuana. Ama vivere, dov'io l'ho veduta, assai isolata, nei terreni a sottosuolo calcareo, aridi, scoperti dai 900-1500 m. dal mare. 57. R. pomiferà Herm. diss. 17; Gris. spic. fl. rum. et bith. I, pag. 103; Boiss. fl. or. II, pag. 681. Ic. (cit. da Grisebach) Engl. bot. t. 583 in Sm. prod. In silvatieis m. Sutorman! In dumetis ad viam quae e Andrjjovica ducit ad Kolasin sub m. Kljuc! Num. collect. 181 et 3. Nei miei esemplari le foglioline non sono glandulose nella pagina inferiore, per gli altri caratteri non v'é aleun dubbio. E sempre un bell arbusto, ramificatissimo della base, alto fino ad 1l !/, m. Si trova per l Europa, ma la sua diffusione più importante è al centro di essa; al sud arriva di rado e dà passaggio, a quel che penso, alla R. canina L. Ama i luoghi freschi in vicinanza di selve e di torrenti ; nelle località soleggiate stenta la vita: nei dintorni di Kolasin viveva ‘un arbusto mezzo disseecato perchè esposto a troppa luce e vento. L'altezza che predilige oscilia intorno a 900-1200 m. 98. R. tomentosa Sm. Brit. II, pag. 539; Boiss. fl. or. II, pag. 682 p. p. m. Ad sepes sub m. Varda ad flumen Perueica distr. Vasojevici! Per dumeta infra Bukovica et Tusina distr. Drobujaei! In montuosis Crnaegorae septentr. ad Bukovica! Num. collect. 33,200 et 208. Anche questa mi sembra una specie da essere considerata perché é facile riconoscerla dall'abito quantunque abbia molti punti di somi- glianza eolla precedente. I miei esemplari del fiume Perucica hanno gli aculei rieurvi, sovente avvicinati, alle volte subverticillati verso la base dei picciuoli, e le foglie sono glandulose nella pagina inferiore.. Questo carattere è ancora costante sulle foglie inferiori dei ramuscoli fioriferi al N.° 200. Una considerazione è da farsi sugli esemplari del- Ld R. tomentosa Sm. e R. corifolia Fr. che è una varietà della R. ca- nina L., la R. tomentosa Sm. & specie del dominio dell' Europa cen- trale e del Mediterraneo: vive a mediocre altezza ^ ha le stesse abi- tudini della precedente. 3 59. R. canina L. var. vulgaris Koch (R. andegavensis Bast.). prope ecclesiam pagi Timar in via e Bukovica ad Tusina! Num. collect. 160. La mia pianta possiede aculei delicati appena ricurvi, e quasi sempre diritti, i denti delle foglie sono semplici o mescolati a denti doppi, i peduncoli e i ricettacoli leggermente ispido-glandulosi, sepali glandei l losi nel dorso. 60. R. canina L. var. lutetiana Lem. In silvatieis non presul Kurlaj in via ad Kom Kucki! Num. collect. 35. Giacchè i rodologi conservano questa varietà, io non ho la difficoltà di riconoscerla, ma intravedo però la sua spiccata affinità, per non. dire uguaglianza, colla seguente. Ricordo questo caso. A Kurlaj v'erano - due arbusti di Rosa distanti due metri l'uno dall'altro. All’ abito pre- ‚sentavano la sola differenza che il primo era rigoglioso e il secondo soffriva perchè divorato dalle pecore. I rodologi li hanno riportati a due varietà e sta bene, ma caratteri evidenti di differenziamento io non ne trovo. 61. R. canina L. var. dumetorum Thuill. In dumetis ad Zanjori distr. Katunska! In dumetis non procul a Kurlaj in via ad Kom! Num. collect. 87 et 34. Questa varietà mi appare come la più difficile per studiarsi. pagi esemplari che posseggo mi accorgo di una diretta affinità colla R. to- mentosa Sm.: anzi il N.° 87, quando lo raccolsi, l'aveva già ascritto ad essa, TS te i con SIT T ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 175 © È / La R. canina L. & la specie piü diffusa nel mondo ed é per essa principalmente che è nato lo scoglio contro il quale s’& infranta so- vente la mira dei rodologi. Per vero non merita la pena che tanti ingegni si sforzino per anni ed auni di definire una questione che non sarà mai risolta e che quand'anche ciò fosse non porterebbe che pic- eola utilità alla seienza. Man mano che si procede nello studio di co- testa Rosa la confusione diventa un caos e la critica non ha modo di | portare la sua voce perchè non trova il punto dove attaccarsi. 62. R. rubiginosa L. Mant. II, pag. 564. In saxosis ad Gorazda Sino Rhizonico! Num. collect. 180. 63. R. rubiginosa L. var. agrestis Savi Pis. I, pag. 475; et Mat. med. pag. 7, t. 27. In saxosis ad Gorazda Sino Rhizonico! Num. eol- “lect. 180. : i Cotesta varietà potrà ritenersi, come fanno i rodologi, specie buona E se in un medesimo arbusto si sono riscontrate due forme? Il signor . Burnat mi ha posto sott'occhio questo fatto che gli è risultato osser- vando i miei esemplari di Gorazda: evidentemente ciò capita spessis- simo nelle Rose e tanto più in quelle che, oltre all’occupare un’ area geografica vasta, più s'avvicinano alla R. canina L. che per me è il tipo nostrano che diede origine a tutte le altre. Riguardo alla R. agre- . stis Savi bene scrisse Bertoloni che le diede un significato ristretto stabilendone una varietà B semplicissima della R. rubiginosa L. In verità la R. agrestis Savi, assume nel Sud-Est dell'Europa, dice Crépin, delle forme interessanti. I miei esemplari, p. es., hanno i peduncoli privi di glandulosità e i ricettacoli del frutto sono piccoli. Caratteri di poco conto. Io considero il tipo R. rubiginosa L. (sparso principal- mente per l'Europa di mezzo) come proveniente dalla R. canina L. e limitato al dominio dell'Europa centrale e nelle terre a vegetazione uguale: ritengo la R. agrestis Savi, come semplice varietà stando con Bertoloni e dandole per patria il Mediterraneo. 64. R. sempervirens L. Ad sepes pagi Zaljev sub m. Lisinj in Pri- morjie. Num. collect. 88. I eontrasti che possono insorgere per molte delle Rose già citate svaniscono in questa specie, la quale è caratteristica al massimo grado. # A. BALDACCI Qualche studioso che volesse vedere grandi fatti sulle minutezze x verebbe anche nella R. sempervirens L. delle varietà. Non gli sfi rebbe il carattere degli stili in colonna allungata, ma formanti un colo capolino, leggermente pubescenti o glabrescenti, come si v nei miei individui. A tale riguardo mi seriveva Burnat che questo cà tere degli stili saldati in una colonna allungata uguagliante sovente) lunghezza gli stami, é molto interessante; & il carattere della sezi qualunque specie. La R. sempervirens L. si conosce al portamento: rami scandenti, le foglie persistenti nell'inverno e coriacee, i ped i coli lunghi sono caratteri di sommo valore. È esclusiva della regiot = Mediterranea, anzi del suo litorale. t 65. R.arvensis Huds. Angl. pag. 219; L. Mant. II, pag. 245. In m. torman ad margines agrorum prope Grad! Num. collect. 182. Genere Rubus. Ciò che esposi per le Rose è applicabile ai R del Dott. Eug. Haláesy (!) che tratta delle specie, varietà, ibridi | Rubus dell' impero austro-ungarico e può servire ancora per la no! regione, È un lavoro fatto con molto criterio, ma non è conforme miei prineipii perché mi lascio lusingare, e con ragione, dell’attrattit di restringere nel maggior modo il numero delle specie improntate polimorfismo: sarà in simil guisa soltanto che si arriverà un gio all’ esattezza di fatto che fa progredire la scienza. O la specie si i mette o non si ammette. Nel primo caso è pur necessario di conve con noi che descrivendo all infinito si arriva ad un punto lontano dal punto di partenza, nel quale si origina subito la confusio nel secondo caso non si conchiude nulla perchè senza la specie dov modo di trovare quell’ ordine metodico che conduce ad attaccare a sciogliere i problemi della scienza? Cinque o sei specie di Au vivono nell’ ambiente del Mediterraneo. (sono ben poco di più di gli europei insieme, come ho veduto passando la ricca collezi ——— — — —— - (t) Eue. von Haràcsv: Oesterreichische Brombeeren. Wien 1891. x E NOTIZIE. INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO CE del dékitito Caldesi); alcune presentano Kalos Yarieid: dunque dieci od undici forme in tutto. Chi può far nascere dubbi sull’ esistenza ineluttabile del R. sawatilis L., R. Idaeus L., R. caesius L., R. tomentosus Borck., R. discolor W. et Nees e anche R. glandulosus Bell.? I dubbi sorgono insormontabili quando si ha da fare con diverse centinaja di specie tratte violentemente da queste ricordate che sol- tanto posseggono buoni caratteri diagnostici. Il genere Rosa e il genere Rubus per me sono di un’ affinità di primo grado: lo attesta mirabilmente il polimorfismo. 66. R. caesius L. In humidissimis ad Crnojeviea Rijeka prope Obod ! Num. collect. 31. * 67. R. glandulosus Bell. Lp fl. pedem. 24. In silvis agora ad Varda sub m. Kom Vasojevicki. Num. collect. 161. Lo chiamano A. hirtus W. K., R. Bellardi W. et Nees, R. lanu- | ginosus Sohl., ma il nome R. glandulosus Bell. è il più giusto e deve | prevalere perchè posa sopra un bel carattere morfolgico che è dato dai peduncoli del corimbo costantemente glanduloso-irti come non si vede, per quanto è a mia cognizione, negli altri suoi congeneri. Nel R. glandulosus Bell. inchiudo il R. hirtus W. et N. perchè non trovo caratteri che possano sostenere cotesta divisione; la glandulosità è uguale. Inoltre si trovano nella medesima area geografica e predi- ligono i luoghi montuosi e freschi dell’ Europa centrale. 68. R. discolor W. et N. Rub. Germ. pag. 46, t. 20. In dumetis collis Volubica territ. Antibarensi! Num. collect. 109. I rodologi hanno la R. canina L. che fa perder loro la bussola; gli studiosi di Rubus trovano difficoltà enormi in cotesta specie. Vana perdita di tempo voler insistere nel classificare tipi polimorfi come il presente che cambia col variare dell’ ambiente, della stagione; e sopra uno stesso individuo. si hanno molteplici forme! Bertoloni riporta una classica descrizione, ha il torto per altro di chiamarlo R. fruti- cosus L. che non è adatto, essendo la maggior parte dei Rovi a fusto legnoso. R. discolor W. et N. è più corretto. 69. Geum montanum L. In pratiš alt. m. 1600 totius Crnae zur distr. Kuci! 178 A. BALDACCI 70. G. Bern Pancie Elementa florae bulgaricae pag. 26. rupestribus sub m. Zijovo (1900 m.) distr. Kuci, substr. calcareo ! Num. collect. 30. Ottima specie trovata per la prima volta da Pancic nel m. Rilo del centro balcanico. È affine al G. montanum L. da cui pare derivata. La mia pianta viveva nei crepacci di un grande masso calcareo. 71. Potentilla baldensis Kerner. A. cl. Siegfried recognita. In alpinis ad jugum m. Gradiste Somina planina, distr. Kolasin! Num. collect. 163. 72. P. minima Hall. fil. in Mus. helv. I, pag. 51. In herbidis alpinis m. Veliki Maglie (2200 m.) distr. Kuci! Num. collect. 28. 73. P. Clusiana Jacq. In rupestribus alpinis sub m. Kom Kucki (2200 m.)! Num. collect. 162. 74. Alchemilla alpina L. In scopulis m. Gradiste (2100 m.) supra Kolasin et m. Durmitor ad jugum Stulac. = T$. A. vulgaris L. var. subsericea Gren. et Godr. a Boiss. cit. fl. or. II, pag. 730. In graminosis ad Katuni Kostica infra Zijovo et Ma: glie, distr. Kuci! Num. collect. 27. Nella parte occidentale della penisola slavo-ellenica sono più ra il tipo ehe le varietà, le quali sono calcolate a tre e furono descritte apprezzare |’ Alchemilla glabra Poir. e lY A. pubescens Auct. non M. B. che non é bene accettare anche considerando la rarità del tipo in Levante. Alchemilla vulgaris L. è pianta artica e nel dominio Mediter- raneo non ha neppure compiuto la sua evoluzione. Non trovo giusto 1 nome A. hybrida Hoffm. che racchiude le suddette varietà. La forma A. subsericea (Gren. et Godr.) ha, pel momento, un positivo valore. 76. Poterium polygamum W. K. pl. Hung. II, pag. 117, t. 197. Im campis sub M. Kljue distr. Kolasin! Num. collect. 29. | 77. Cerasus Mahaleb Jacq. In dumetis non pooni a Cetinje ! prope Niksic, Bogetici, Danilovgrad et Podgorica. 78. Sorbus Aria. Crautz Austr. f, 2, pag. 46. In dumetis sub Bu- kovica in via ad Tusina distr. Drobnjaci! Num. collect. 199. 79. S. torminalis Crautz. In silvis alpinis ad jugum Stulae m -Durmitor (2000 m )'! Cum Pino Mugho Scop. socia. Num. collect. 20: ALTRE ran INTORN | ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 179 80. Crataegus dsarelin G Gris. spie. fl. rum. et bith. I, pag. 88. In dumetis aridis ad Fundina territ. Kuci prope aquam Velem dictam! - Num. collect. 36. 81. Sedum magellense Ten. prod. fl. nap. pag. 26;I c. Ten. fl. nap. t. 139, fig. 1. Copiose ad rupes m. Kom Kucki ! Num. collect. 52, E una di quelle piante degne del massimo interesse per la loro . distribuzione. Di origine probabilmente artica, ma non trovando ambiente P favorevole nel nord, per la pianura russa o per l intermediario delle Alpi e dei Carpazi, venne nei monti baleanici ove oggidi & copiosis- sima a eirca 2000 m. d' altezza; di qui si sparse da una parte in Grecia per raggiungere l Asia minore e dall'altra, per le cime dinariche, venne nel centro e nel mezzodi dell'Italia ove é piü rara che in O- riente. La mia ipotesi & che questo Sedum sia in via di estinzione e viene appoggiata dal fatto di due varietà che sono a mia cogni- zione: l'una è di Boissier che aveva trovato una certa discrepanza nelle foglie di alcuni esemplari già descritti per S. olympicum Boiss. Diagn. Sert. I, pag. 16; Tchih. As. Min. t. 18 e l'altra è stata rin- tracciata da me stesso nel Montenegro due anni fa come si vede in Bald. Cenni ed app. pag. 68. Questa varietà la descrissi col nome S. magellense Ten. var. macrostylum Hal. 82. S. album L. In rupestribus ad 1800-1900 m. in m. Zijovo distr. Kuci! Num. collect. 43. | Varia leggermente. Gli individui all ombra hanno caule verde e petali bianchi; quelli Mu al sole hanno il fusto un po’ roseo e i petali bianco-rosei. 83. S. acre L., Ie. Ten. fl. nap. t. 229. In glareosi sub m. ias Vasojevicki! Num. collect. 209. Generalità sulle Saxifragae. Le Sassifraghe montenegrine risul- tano pure nella loro buona parte nel resto della penisola e sembra si raggruppano intorno a quelle specie che pervennero mercè le catene intermediarie dei Pirenei e delle Alpi nei tempi più recenti, seguendo una linea di trasmigrazione da Ovest ad Est: poche mi convincono per un'origine transilvano-carpatica, nei quali monti ad uguaglianza di quanto «RO A. BALDACCI accade nel Montenegro, se si formarono endemismi lo dobbi molte cause già discusse da Grisebach; l evoluzione è però la o fra le prime. Infatti la S. cymosa W. K., ad esempio, non è una deri zione della S. muscoides Wulf.? Ma il punto di partenza delle S; fraghe se nei remoti tempi geologici fu la regione verso il polo il circolo artico, nelle epoche successive fino ad oggigiorno io loe sidero esclusivo del lungo seguito di catene di monti che dai Piren va all’ Hymalaya, premettendo subito che le specie europee partend dai Pirenei e dalle Alpi tentarono di raggiungere il Sud, ma trovi rono nel clima un nemico potente, e perciò piegando ad Est, passando la pianura magiara che non le accolse perla soverchia u dità e per il sottosuolo non confacente alla loro organizzazione si fugiarono nei vicini monti balcanici che ricoprirono di numerose forn di loro egregia stirpe come ce lo attestano Grisebach (') e sier (2). Mi spiego. Tutte le specie tendono alla lotta per la e quindi alla propagazione, che le Sassifraghe, in grazia dei loro. parati di vegetazione vincono facilmente. Nei tempi geologici : vennero dalla patria artica verso il mezzodì, trovarono nel Mediter- raneo un ambiente avverso e, poichè non vi si sarebbero adattate, tornarono verso settentrione e si fermarono naturalmente alle pr altissime catene delle Alpi e dei Pirenei per ciò che riguarda il no: continente. Da questi monti che caratterizzavano bene l antica lo sede artica passarono successivamente a minori altezze fintan 0 occuparono ancora le colline. — L' egregio Dott. A. Terracciano 6 Istituto botanico di Roma ha, non è molto, letto alla sede della cietà botanica italiana di quella città una memoria su parte 3 Sassifraghe che io ho riportato dal Montenegro (3). Non sono nel € di diseutere il lavoro del bravo amico del quale non conosco D le idee in fatto di geografia botanica e di filogenesi. Io ricon nel suo metodo di classificazione del buono e del mediocre: quel (1) GrISEBACH: 1. cit. I, pag. 331 e seg. (?) Borssrer: 1. cit. II, pag. 779 e seg. () TeRRacciaNo: Ze Sassifraghe del wr di ome dal Dott. A dacci, |.^ Nota. Boll. della Soc. bot. it. 1892, pag. ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MON « di gran lunga superiore a questo e posso dirlo con sincerità ora che ho davanti il genere Sacifraga. Così a priori, per altro, non credo che il suo modo di ordinare le piante sia applicabile alla universalità dei vegetali perchè ne scaturirebbe un tale miracoloso numero di specie, sottospecie, razze e varietà da mettere nell’ impossibilità qua- lunque scienziato di afferrare il campo fitografico se il metodo del sig. Terracciano si potesse completare. A parte ciò gli sono grato ` per essersi gentilmente interessato delle mie raceolte e debbo osser- . vargli che accetto con convinzione alcune delle sue descritte sotto- specie (per me restano varietà) che, come vedremo, sono fondate su caratteri geografici e morfologici. 84. Saxifraga media Gouan; Engl. monog. 'Saxifr., pag. 256; var. cer^ nagorica A. Terrac. bollett. Soc. bot. it. 1892, pag. 134. In summo jugo m. Zijovo et per viam ad Kosticam. distr. Kuei! Num. collect. 42 Il Dott. Haláesy mi aveva già fatto notare l' importanza di questa va- rietà che mi proponeva in una sua lettera cosi: S. media Gouan, yar. montenegrina Hal. et Bald. Differt a typo foliis rosularum obtusiu- seulis, majoribus, caulinis sparsis squamaeformibus, inflorescentia ra- cemosa, pedunculis calyee 2-3 plo brevioribus. 85. S. porophylla Bert. in Desv. Journ. IV, pag. 76; et Amoen. ital. pag. 98 et 360. In summo jugo m. Zijovo eum praecedenti! et in fis- suris rupium an pigum Maglie! Num. collect. 42 et 41. Le precedenti specie di Gouan ha earatteri diagnostiei inattaccabili messa al confronto con tutte le altre del medesimo gruppo del quale la considero come lo stipite aneor vivente, perché trovo nelle foglie sviluppate e nell’ infiorescenza completa due dati sufficienti. E poi non è segno d’ antichità essersi limitata ai soli Pirenei dopo aver lasciato nelle altre catene numerose forme ad essa posteriori? La S. porophylla Bert. & già da considerarsi specie a parte: essa & piü che varietà e trovo giusta l' osservazione di Boissier alla pagina 802 del secondo vo- lume di sua flora. Essa vive nei luoghi elevati dei terreni paleozoiei. Il sinonimo S. Friderici Augusti Bias. non ha il titolo di priorità su quello di Bertoloni ed è da escludersi. 86. S. corioph sa Gris. Spie. Flor. rum. et. bith. La pag. 333. In rupe Pi ar RE EN Aue BALDACOI en, per totum m. Kom Kucki et Vasojevicki i et in e Lisinj distr. Primorije! Num. collect. 40, 154 et 90. Intorno a questa pianta sono originate diverse contestazioni. Io 1 limito a citare Boissier, il più autorevole studioso della flora oriental il quale ha presentato di essa due tipi, S. Spruneri e S. Boryi, dh posano su caratteri leggerissimi e tutt’ al più la prima di queste dui è da annoverarsi siccome specie. Non conosco l'opera di Sternber sulle Sassifraghe, ma temo che egli pure sia incorso in errore stab lendo S. marginata e S. Rocheliana che Grisebach ha egregiamen studiato, tanto da riunirle in una sola. Ed é noto che quest’ auto: amplifica piuttostochè non restringa il concetto di specie. Conchiudend sembrami opportuno di ridurre tutte queste forme mal note e pege descritte. S. coriophilla, secondo il più ampio concetto di Grisebae comprende le due forme di Sternberg, e S, Spruneri Boiss. compendi pervenuta una forma che non ho veduta (S. marginata Ten.). Il punt di origine di questo gruppo ritengo sia da cercarsi nel m. Sar e * questo proposito non sarebbe fuor di luogo studiare la S. scardi Gris. che &, con molta certezza, lo stipite di quante forme ho rie dato ora. 87. S. glabella Bert. Virid. Bonon. 1824, pag. 8. In glareosis ad Kost: ad nives deliquescentes, distr. Kuci! Ad*nives in promontoriis m. disto, distr. Kolasin (220 o m.)! Num. collect. 39 et 156. Potrebbe considerarsi l ultimo tipo in linea filogenetica della sezio Aizoonia se la sua area geografica fosse compresa dentro limiti b definiti, ma è sparsa sui monti delle provincie napoletane e figura par in Grecia all' Olimpo. * 88. S. adenophora C. Koch Linn. XIX, pag. 40. In b Kom Kucki et Vasojevicki ! Num. collect. 57. : S. adenophora Koch e S. cymosa W. K. non hanno caratteri b per tenerle divise: appartengono ad una sola specie che si deve po! accanto alla S. exarata Vill. Ma poichè gli autori non accettano il ASA SI ALTRE NOTIZIE INTORNO. ALLA FLORA sente modo di vedere io non voglio insistere per restringere in una due specie che cambiano accidentalmente per l ambiente in cui vi- vono, pel calore più o meno grande cui sono esposte e perl altezza. Giova ricordare che io ho veduto esemplari di S. adenophora Koch che erano poco piü che pigmei, avevano dei peduncoli florali brevissimi ed È uniflori, ma in analisi risultavano spettare al tipo puro e semplice: erano rimasti piccoli perchè nati sull'orlo di una grotta umidissima alla Rogamska voda sotto il m. Kom. Forse che per eio dovrei farne una varietà S. pygmaea che sicuramente non sarà mai più raccolta, perchè occupante mezzo metro di terreno in località montuosa e dif- fficile da esplorarsi? Ricordare le scoperte è dovere per la verità e per la scienza, ma fare di pochi individui una specie od una forma mi sembra di cadere nell’ esagerazione. 89. G. Tridactylites L. var. Blavii Engler monogr. Saxifr. In her- bidis ad nives deliquescentes prope Katuni Kostica, distr. Kuci! Num. collect. 38. Questa varietà deve corrispondere alla S. controversa Sternb. Rev. Saxifr. pag. 43, t. 16 sec. Boissier. Ma S. tridactylites L. e S. con- troversa Sternb. diversificano fra loro soltanto per la Junghezza dei peduncoli che sono in quella molte volte più lunghi del frutto, mentre in questa lo uguagliano o non lo raggiungono. Cid non valse per molti autori che le ritennero disgiunte portando maggior confusione nela sinonimia. Infatti S. controversa Sternb. é sinonimo di S. ad- scendens Jacq. la quale è tutt'altra cosa di S. adscendens L. — S. tridactylites L. è una delle poche del genere che vivono tanto al piano che a mediocre altezza: raggiunta la regione alpina si sarebbe modi- ficata originando la varietà di Engler. Ma non potrebbe essere il caso contrario? Che sia cioè da ammettere tipo la S. Blavii Engl. e va- rietà la S. tridactylites L.? Queste piante hanno patria artica e vin- cendo i climi caldi tendono ad evoluzione più diretta. Pongo questa modesta questione che per me è risolta nel modo esposto. 90. S. rotundifolia L. var. geoides Gris. Spie. fl. rum. et bith. I, pag. 336. In alpinis ad nives Feet sub. m. Gradiste, distr. Kolasin! Num. collect. 158. cid “= avvenne per la i Sil specie accadde BE pe me Io do molta importanza all ambiente in cui vivono . Sassifraghe, ed é ben certo che portandole dalle piü basse colline a piü alte montagne si abbiano ad osservare differenze. Ma nel preset caso io non trovo differenze diagnostiche così spiccate da elevare ‘titolo di specie la varietà S. geoides Gris.: i peli rossicci e glandu dell’ infiorescenza i quali persistono sempre nei petali, per me | bastano. > 91. S. oppositifolia L. var. meridionalis A. Terrae. l. c. pag. In m. Kom Vasojevieki supra Ljnbanj, rare! Num. collect. 155. Io sono concorde con Terracciano su questa. Certamente il vé tipo che abita l' Europa nordica e centrale non ha affinità che p siede la varietà colla S. biflora All. 92. Eryngium amethystinum L. In agris et pratis planitiei Pod ricae et ad Medun distr, Kuci. 93. Bupleurum Kargli Vis. In declivibus lapidosis m. Lonac, A 1125 (m. Sutorman)! Num. collect. 110. 94. B. junceum L. In pratis alpinis sub m. Veliki Maglie et sup Kurlaj distr. Kuei! Num. collect. 44. 95. Bunium alpinum W. K. In saxosis ad Rogam sub m. E Kucki! Num. collect. 45. 96. Pancicia serbica Vis. In pratis ad Katuni Racama m. Zijovo i m.) ad Katuni Carine m. Kom et in m. Lisa distr. Kolasin. 97. Portenschlagia ramosissima Vis. In saxis apricis m. Li inj Sutorman distr. Primorije! Num. collect. 111. 98. Ferula communis L. In vallo urbis Cathari ubi copiosissima matia merid.)! Num. collect. 183. 99. Peucedanum austriacum Koch. In herbidis silvatieis m. ^ man distr. Saranci (Sinjavina planina) ! Num. collect. 151. 100. Seseli Tommasinii Rchb. fil. in Boiss. fl. or. II, pag Me aridis circa Tusina distr. Drobnjaci! Num. collect. 149. LE 101. Chaerophyllum aromatieum L. var. brevipilum Murbe Beiträge Fl. Süd Bosn. pag. 117. A cl. Haláesy recognitum. In metis ad Obsovica Risjeckae! Nahijee! Num. collect. 46. | E ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONT bd - 102. Anthriscus fumarioides Róm. et Schult. syst. veg. 6, pag. 525 Sub promontoriis m. Sto et Gradiste in Somina planina, distr. Kolasin! Num. collect. 150. 103. Putoria calabrica L. fil. suppl. 120 sub Asperula; Pers. syn. pl. I, pag. 524. In declivibus septentrionalibus M. Lisinj ! et in m. Lo- nac supra Zubce distr. Primorije. Num. collect. 112. Predilige il substrato calcareo in vicinanza del mare od a poca al- tezza da esso, È una pianta che dal suo portamento fa giudicare su- bito il dominio botanico-geografico in cui vive, ed infatti concorre mirabilmente a specificare la regione mediterranea. Nel Montenegro è sparsa qua e là per il Primorije dove la notò anche Grisebach e forma il seguito de’ suoi habitat che dalla media Dalmazia arrivano in Grecia ed oltre. Benchè non sia stata scoperta in Albania è da ammettersi che non vi manchi. 104. Asperula longiflora W. K. pl. rar. Hung. II, pag. 162, t. 150. In argillosis ad Krstae prope fines Austriae et Cruaegorae! In herbidis m. Kom Kucki supra Carine! Num. colleet. 92 et 148. ‚A. cynanchica L. è per me un tipo polimorfo intorno al quale si aggira come specie buona l'A. longiflora W. K. Però non trovo con- veniente di accettare |’ A. flaccida Ten. che è una forma incostante e variabile a seconda dell’ ambiente: per la medesima ragione è da ricusarsi ancora l’ A. aristata Gris. non L. che io non comprendo su quali caratteri differenziali sia fondata, e similmente I’ A. canescens Vis. che corrisponderebbe ai miei esemplari di Krstae e l'A. conden- sata Heldr. che equivale agli individui del m. Kom. Mentre |’ A. cy- nanchica L. è piuttosto propria dell’ Occidente, Ja sua affinissima 4. longiflora W. K. preferisce il Levante dove l'ho osservata fino ad oltre 2350 m. dal mare. : 105. A. suberosa Sibth fl. gr. II, pag. 18, t. 123. In herbidis rupestribus ad jugum Stulae m. Durmitor! Num. collect. 147. 106. A. suberosa Sibt. var. Bebii Bald. cenni ed app. ecc. pag. 70. In herbidis rupestribus ad jugum Stulae m. Durmitor! Num. collect. 147. Anche queste due ultime piante costituiscono un tipo polimorfo, per la qual cosa non & da meravigliarsi se autorevoli fitografi sono troppo 12. Malpighia anno VIT, vol. VII. > A. BALDACCI sovente caduti in contraddizione. Io mi limito a citare Bertoloni Boissier. Non posso condividere l opinione di Adamovich che de mia varietà fa una specie A. Wettsteinii Adam. in Deutsche bot. natschr. 1889, pag. 117: per semplici caratteri secondarii non si è al | torizzati ad accrescere gli errori dei predecessori. Purtroppo su mol gruppi del genere Asperula si aspetta una retta classificazione, la quale non potrà completarsi che da coloro che posseggono molto materia di confronto. Bisogna pur convincersi che non si rimedia all’ erro eol pubblieare continuamente specie nuove tratte da uno o pochi t semplari incompleti e provenienti da una sola lócalità. In questo si deve accennare alla presenza di quelle tali variazioni e aspettar il momento opportuno per dir l’ ultima parola: il momento opportun 1 verrà perchè la scienza progredisce e non recede. 107. A. scutellaris Vis. fl. dalm. III, pag. 12, t. 25. In ropa prope Kula Ljubinj m. Sutorman ! et in m. Rumia et Lisinj. Nu colleet. 113. Poche altre piante come questa cafatterizzano la regione delle ı sidette dolline, delle quali soltanto & proprio perché non uscì ane dai limiti della Dalmazia, Erzegovina e Montenegro. Io la prende in seguito in esame quando sosterrò la necessità di riconoscere 1 Levante la zona della dollina spettante al dominio mediterraneo. : 108. Galium aureum Vis. vař. antibarense Bald. cenni ed app. ecc. pag. 71. In vetere vallo urbis Antibaris! Num. collect. 14. — 109. G. Baldaccii Hal. in Bald. cenni ed app. ecc. pag. 71. Ind i suris en ad urbem Antibarim prope Spilica voda! Num. lect. 115. M Ogni anno m' avvedo con dispiacere della continua diminuzione. eui si trova questa bella specie. Forse é destinata a scomparire. 110. Valeriana montana L. In rupestribus m. Kom Kucki! et in promontoriis m. Gradiste distr. Kolasin! Nuin. collect. 145 et 146. lll. V. Bertiscea Pancie El. pl. vase. Crneg., pag. 42. In sax sub m. Kom Kueki et Rogam ! Num. colleet. 48. Affine alla V. globulariaefoliae Ram., V. eapitatae, Pall. e V. Olenea? | Boiss. et Heldr. Un buon carattere è dato dal pappo del frutto che ha ALTRÉ NOTIZIE INTORNO ALLA FLORA DEL MONTENEGRO 187 eostantemente 18 raggi. La località testé ricordata è quella classica di Pancic. Vive nei depositi di sassi formatisi in forza delle frane a circa 2000 m. poco lontano da Rogamska voda. Le pecore la ricusano. ` 112. V. Pancicii Haláesy et Bald. in oesterr. botan. Zeitschrift, 1891, N. 12. Rhizomate obliquo plurieipiti, ad collum squamoso; caule ` erecto, simplici 4-8 em. alto, glaberrimo, tereti; foliis integerrimis glabois, radicalibus, ovalibus, obtusis, in petiolum attenuatis, cau- linis 2, oppositis, oblongis, sessilibus, eorymbo terminali conferto capi- tuliformi, bracteis linearibus glabris, non solum ovario glabro sed etiam pedunculis communibus cymarum lateralium longioribus, co- . rollae albidae tubo limbum excedente; acheniis omnino unilocularibus. Perennis. : Hab. in fissuris rupium supra Rogam m. Kom Kucki, 6 Aug. 1891. Num. coll. 47. « Ein kleines, in der Tracht an V. celtica L. erinnerndes Pflänzchen, von derselben aber durch den kopfigen Blüthenstand und die reinweis- sen Blüthen verschieden. Von kleinen Exemplaren der V. saratilis L. für welche dieselbe von Pancie a. a. O. gehalten wurde, durch den mit schuppenförmigen, nicht fädigschopfigen Blattresten bedeckten Wur- zelstock, die ganz kahlen, nicht gewiinperten Blàtter, den gedrungenen, kurzastrigen Blüthenstand und eine andere Tracht abweichend. » 113. Cephalaria leucantha Sehrd. In herbidis et rupestribus ad Me- dun et Fundina distr. Kuci! Num. collect. 50. 114. Succisa pratensis Mönch. Super pagum Lipovo in silvaticis non procul a Kolasin! Num. collect. 144. 115. Scabiosa silenifolia R. et S. In graminosis sub jugo Jablan- - vrh! et m: Gradiste distr. Kolasin! Num. collect. 49. 116. Adenostyles albifrons Rehb. Ad nives deliquescentes in saxorum fissuris sub m. Gradiste Somina planina! Num. eolleet. 198. 117. Znula Oculus Christi L. Ultra Krzanje, in lapidosis secus viam ad Katuni Raeama sub m. Zijovo (1590 m.) distr. Kuci et ad Zmijnsko jezero distr. Saranci. 118. Achillaea Clavenae L. In caleareis alpinis sub m. Maglie et in Crna planina distr. Kuci! et in m. Gradiste! Num. collect. 54 et 195. ^ ` minosis sub jugo m. Gradiste distr. Kolasin! Num. collect, 52. A. BALDACCI 119. Leucanthemum chloroticum Kerner ap. Murbek in Beitr f. Südbosn. pag. 109. In rupestribus sub Jablan-vrk et m. Gradiste | (1900 m.) distr. Kolasin! Num. collect. 196. | = 120. Chrysanthemum larvatum Gris. Oest. bot. Zeitschr. XXI, N. 9, pag. 266; Pant. Beitr. zur. F. und Fau. eec. pag. 41. In glareosis i m. Kom Kucki supra Rogam ubi copiose! Num. collect. 142. L 121. Pyrethrum macrophyllum W. K. pl. Hung. I, 97, t. 94 sub 4 Chrysanihemo. In silvis ad Vratlo Sinjavina distr. Kolasin! Num. col- È lect. 197. ` 3 : 122. (?) Artemisia pontica L. In aridis ad margines viarum et agro- ; rum circa Podgoricam! Num. collect. 55. I miei esemplari non hanno fiori, nè frutti, ma dal complesso del. fusto e delle foglie si può arguire che non si allontana molto dalla precitata specie: sicuramente sta nella sezione delle Abrotanum. 123. Gnaphalium silvaticum L. In silvis ad Katuni Racama sub m Zijovo, distr. Kuci! Num. collect. 57. 124. G. Pichleri Huter. In rupestribus humidis, solo calcareo, prope Katuni Koci ultra m. Zijovo distr. Kuci! Num. collec. 56. 125. Antennaria dioica Gaertn. Fr. II, pag. 410, t. 167, In gra- Stando a Grisebach (Spicilegium II, pag. 198) nei paesi meridionali manca il tipo, il quale à sostituito dalla varietà A. australis (Gris.). «.... Stolonibus abbreviatis parum radicantibus, -caule stricto spitha- meo v. palmari, tomento in foliis utrinque subpersistente, involucri utriusque sexus niveis capitulis paucis duplo majoribus ». Cotesti ca- ratteri di niun conto io li ho trovati evidenti in molti esemplari dell: alte montagne dell’ Europa media ed & per questo che non mi sembra eonveniente di ammettere tale forma che anche Boissier (Fl. or. Ill. pag. 223) non ha riconosciuto. 126. Senecio transilvanicus Boissier. Diagn. Sert. IL, 3, pag. 34 I saxosis et glavosis ad nives sub summo cacumine m. Kom Kucki (2200 metri)! Num. collect. 51. Sinonimo di tale pianta è S. Doronicum L. var. glaberrimus Rochel che forse è migliore dell'altro. lo ho portato il nome del botanico sviz- ALTRE NOTIZIE INTORNO ALLA PLORA ex zero perché non ho sufficiente materiale di confronto. Vedo che Pancic, - Elenchus pag. 49, fa una restrizione più completa: egli cita soltanto S. Doronicum L. che senza dubbio & da riportarsi alla mia pianta perchè combinano le località dove ambedue le specie furono raccolte. - 127. Cirsium Candelabrum Gris. Spic. fl. rum. et bith. IL, pag. 251. Secus novam viam e Niksie ad Bogetici et prope Velje Brdo agro Pod- gorica. 128. Carduus acanthoides L. In saxosis ad Obsovica et per distr. Ri- Jeckae et Katunskae! Num. collect. 58. mm m. Gradiste et m. Durmitor ad Stulac! Num. collect. 208 bis. 130. C. Nicolai Bald. cenni ed app. ecc. pag. 73. In collibus aridis- simis ad Pristan-Bar sub colle Volubica! Num. collect. 116. 13]. Serratula radiata M. B. Taur. caue. III, pag. 545. In berbidis orientalibus m. Rumiae (1400 m.) Num. collect. 43. 132. Amphoricarpus Neumayeri Vis. fl. dalm. t. 10 f. 2. Non pro- cul a Katuni Carine sub m. Kom! et in lapidosis ad prom. m. Gradiste distr. Kolasin! Num. collect. 53 et 194. Grisebach in Pantoesek espone che il genere A» phoricarpus è poco diverso dalla Serratula: io penso invece che la distinzione fatta da Visiani sia molto buona. I due generi in questione differiscono ancora. profondamente nell’abito. 133. Leontodon Tarazaci Loisl. fl. gall. II, pag. 513. In glareosis m. Gradiste Soomina planina, distr. Kolasin (2200 m.)! Num. collect. 143. 134. Crepis Columnae Ten. Syll. pag. 398 sub Hieracio. In grami- nosis summo cacumine Crna planina distr. Kuci! Num. collect. 59. In questa pianta abbiamo un altro tipo di cui non ei sappiamo ben ren- dere ragione per la sua distribuzione geografica. Vive nei monti dell’ I- talia meridionale e del Montenegro. Possiamo supporre ehe un uragano l'abbia disseminata dall'una all'altra regione? Oppure & lecito di do- | mandarci se in ognuno dei due luoghi non sia esistito una specie più antica dalla quale sia derivatala presente? È ben vero che si va nel campo ignoto dell’ induzione, ma è anche ge induzione che molte volte sappiamo spiegarei un fenomeno. 1 29. Centaurea incompta Vis. Per saxa aprica et in aridis alpinis - £ PA ‘A. BALDACCI Generalità sul genere Hieracium. In Pancic (1) trovo accennati o - descritti per la nostra Flora 23 Hieracium dei quali 3 figurano come nuovi. Il numero totale è grande, lo si vele, per un genere che, quan- d tunque assai polimorfo, puó tuttavia ridursi con profitto ‚nel numero delle 5 sue specie. Bene dissero Bentham ed Hooker (2) a questo proposito: È < Species. ... a Friesio 265 recensuntur sed ab hoc plurimae nostro - | sensu reducendae et forte vix 159 retinendae, pleraeque Earopae prae- |. sertim occidentalis mediaeque, Americae borealis et Andium Americae A australis incolae, in Asia pauciores, nonnullae in America A fricaque 1 australi extratropica obviae, nullae adhue in Australasia detectae ». | — Io mi era proposto con convinzione di dedicarmi allo studio di que- i sto genere, ma confesso che la deficienza di materiale di confronto, indispensabile al massimo grado per tale lavoro, mi mise in cosi dif- E ficile condizione che, ancora al momento non sento la forza di comin- — ciare. Così all’ apparenza, m'è sembrato di poter constatare che le di- | verse forme di peli che si riscontrano negli involueri della calattide, nei peduncoli e nelle foglie (non bisogna però dare soverchio valore ai peli delle foglie) può condurre ad una classificazione, se non eccel- lente, mediocre. Peli semplici, piumosi e glandulosi danno un carat- tere differenziale di diverse sezioni. Inoltre è bene considerare le forme di fusti o fogliati, o con foglie ridotte a squame, o nudi. Vi sono eccezioni in tutte le regole e tanto più in questa. Ma può darsi che un argomento così attraente possa portare proficua utilità una volta sciolto alla classificazione dei vegetali. I tipi che ho raccolto nelle escursioni di Levante s’ aggirano spe- cialmente sul gruppo Andryaloidei Monnier, ammesso da Boissier. Per certo è un gruppo di specie ben formato: il loro abito si. differenzia a primo tratto dalle altre congeneri; il tomento e la villosità che rive- - stono questi tipi sono di inconfutabile momanto. Ma se Boissier avesse. avuto sott'oechio delle forme del Montenegro non avrebbe dato il carattere di « pili glandulosi PR. » che qui rovescia il suo esposto () Pancio: Elenchus plantarum vascularium quas aestate a. 1873 legit in. Crnagora, Belgradi 1875. NTHAM et Hoonek, Genera plantarum, pag. 516-517, Londini 1873-1876. giacchè, (e lo vedemmo pure E helle mie collezioni dell’anno scorso), vi | sono degli individui Andryaloidei assolutamente glandulosi. Trattandosi di Hieracium io sono molto lieto di citare un'altra volta il signor Burnat che mi ha favorito sue speciali osservazioni. Burnat è un conoscitore profondo dei due generi Rosa e Hieracium; è un'autorità perchè non cade mai nell’ esagerazione. Egli ha fatto lavori interessanti in collaborazione del signor Gremli, Conservatore . del suo erbario, lavori che attestano la sua attività, il suo buon senso e la sua pacatezza d'animo nella critica. Il naturalista che —€— queste doti può ben dirsi fortunato. 135. Hieracium villosum L. In rupestribus super Katuni Kostica (2000 m.) distr. Kuci! Num. collect. 61. 136. H.stuppeum Rehb. fl. exsice. In lapidosis ad Krstac et Vrmac Sino Rhizonico! Num. collect. 184. | - H. humile Jacq. In promontoriis m. Gradiste supra Katuni Jec- meni-dó, distr. Rolsin ! Num. collect. 141. Specie, o meglio forma, scaturita dal H. murorum. L. Gli esemplari offerti dalla località montenegrina si allontanavano dal tipo per i se- guenti caratteri notificatimi dai signori Burnat e Gremli. « Foglie ge- neralmente piü larghe, piü ottuse, non ineiso-dentate o pinnatifide, ma dentieulate e qualche volta quasi intiere (nel tipo pero si possono avere sulle foglie piü inferiorile due particolari) e sopratutto per gli achenii pallidi che sono di un bruno nerastro nella vera specie. — Noi posse- diamo la medesima forma raccolta da Pichler al m. Velebit in Croazia Sotto il nome di H. sacatile Vill. — IH. scapigerum Boiss. Fl. or. III, Pag. 870 che ha achenii pallidi è molto distinto dal N. 141 per i suoi peli glandulosi in maggior numero (i peli delle foglie sono quasi tutti glan- dulosi) e per le foglie inferiori insensibilmente attenuate verso la loro base, senza picciolo distinto. » i (Continua). A. JATTA Sui generi Ulocodium e Nemacola di Massalongo o de per A. JATTA. (Con Tav. III) Rivedendo gli Omeolicheni italiani non potetti soffermarmi quanto sideravo su due generi del Massalongo, che pure lasciavano dei forti dub sulla loro autonomia, per deficienza di sicuri materiali di raffronto. f dessi i generi Ulocodium e Nemacola, di ciascuno dei quali si incontrerel secondo il citato autore in Italia un’ unica specie: Ulocodium odor Mass. Nemacola criniformis Mass. — Ma posteriormente profittando una breve mia dimora a Verona ho potuto studiare entrambe q specie sugli esemplari autentici dell’ Erbario Massalongiano conse; in quel Museo Civico. Credo quindi opportuno esporre ora brovem il risultato delle mie osservazioni. * * : *o* 1. Ulocodium odoratum. — Il Massalongo raccolse la specie sui al Monte Spina nelle Alpi Cadubrie e la descrisse nella sua Sy? | lichenum novorum, vel minus cognitorum nel modo seguente: « Ul dium filamentis byssoideis primum rubentibus, dein luteo-cinereo-t scentibus, odoratis, e cellulis elliptico-tetragonis utrinque truncatis subdilatatis, magnitudine variis, substantia coniogonimica sublute dula foetis, compositis. Apotheciis miniatis, luteolo-rubellis; sporidiis Ing. 0,”=0070, transv. 0,"^036 circiter » ('). — E su questa specie il nuovo genere delle Coenogoniee cui assegnò i seguenti caratteri senziali: « Thallus e filamentis byssoideis ramosis articulato-constri compositus. Apothecia minutissima aperta, excipulo fere nullo in licheninaque ornata. Lamina proligera ceracea, hypothecio agonii cum pseudoewcipulo proprio connivente, v. confuso, praedita. Ast ———À —_—__ (t) MassaLongo, Sym. 63. SUI "GENERI ULOCODIUM E NEMACOL Di tospori, Ec o filiformibus apiceque tumidulis beein sporidia minuta, ovoidea, bilocularia hyalina. » Come si vede il tallo risponde- rebbe strettamente ai caratteri generici di un Coenogonium; ma In potecio ha quelli di una Biatorina Mass. È Pero fin dalla creazione del nuovo genere Ulocodtum lo stesso e si mostrava fortemente impensierito della autonomia della specie descritta, tanto che scriveva: « non sapendo quasi credere ai miei occhi e sempre temendo che i creduti apoteci potessero per avventura appartenere a qualche altro lichene che vivesse in comune, somigliando essi moltissimo a quelli della Biatorina pineti Ach., sia pei caratteri esteriori che in- terni; (*) » e il Koerber riportando il genere e la specie nei suoi Fa- rerga (!) ritornava sul dubbio espresso dal Massalongo e a maggior conferma di esso citava la testimonianza del Flotow, che gli aveva per lettera comunicato di avere osservata la Biatorina pineti Ach. frammista -al Chroolepus abietinum Fn. Caso di concomitanza che non deve esser raro nel nord di Europa; giacchè l'osservazioue è stata recentemente | da me stesso riconfermata in alcuni esemplari di Biatorina pineti Ach. raccolti nel Caucaso dal Dott. Sommier. Le mie osservazioni sugli esemplari dell’ Erbario Massalongo por- tano una conferma a questi dubbi, e possono concorrere viemmeglio a stabilire come nel genere Ulocodium Mass. debba riconoscersi un vero Chroolepus che vive consociato ad una Biatorina Mass., nello stesso modo che forse il genere Coenogonium non è che una Conferenza con- — vivente con una Biatora Ach. Ma pel momento mi fermero allo esame dell Uloeodium odoratum Mass., la quale specie studiata attentamente può anche presentare una splendida dimostrazione della sZmbios) nei suoi diversi stadi, compientesi nel suo ambiente più naturale e nelle più ordinarie condizioni biologi- che di entrambi gli elementi che concorrono a formarla e senza quella possibile coartazione che possono far sospettare gli esperimenti eseguiti in laboratorio. .(* MassaLongo, Sym. l. c. (') KoERBER, Prg. 451. E Senza dubbio sarebbe di incontrastato interesse la ricer-a di tutti possibili rapporti tra l’ habitat delle algh> e quello dei licheni ehe ne servono come gonidi; imperocch> si può essere sicuri che uno stadio esatto e completo sull’ argomento potrebbe portarci a conclusioni diverse da quella cui accenna un recente trattatista con le seguent parole: « les lichens se développent en des endroits ou les Proloco et les autres algues unicellulaires qui pourraient s'associer aua hypl $ ne se rencontrent pas. (') » Ma se è facile comprender» come la co statazione del contrario pei Protococens debba rieseire tutt’altro che difficile; meno evidente sembra a prima vista la relazione tra I’ habitat dei Chroolepus in generale e quello dei licheni che se ne servono, ben: chè fosse omai fuori dubbio che il numero di questi ultimi sia tutt "altro che limitato. Non sarà quindi senza interesse qualche notizia prelimivare sull’, bitat delle specie italiane di questo genere di alghe in rapporto a quell di alcuni licheni a gonidi Chroolepoidi. In Italia i Chroolepus sono abbastanza frequenti. Tra le specie più diffuse devesi notare il Chroolepus aureum Ktz, il quale viene com nissimo sui muri e sui legni fracidi in tutta Europa, ed anche comun fu raccolto nei dintorni di Napoli dal Rabenhorst (?). Ed egualmen diffuso, ma solamente lignicolo, è il Chroolepus umbrinum Ktz (9). raccolto queste specie in vari luoghi dell’ [talia meridionale, ove 1 rinvenute pure il Balsamo (*), né sembrano essere sfuggite al Lii poli (?. Queste due specie diversificano tra loro per caratteri spiccati. cui alcuni sembrano accompagnarle anche nella loro trasformazione gonidì; e quindi possono farcele distinguere, fino ad un certo pun anche nel tallo di alcuni licheni che vivono nelle stesse località. (') ALLOQUE, Les lichens, 71. © 0) RABENHORST, Flora 1850, 33. C) DE Tont, Syl. Alg. I, 1889, 252. (*) Batsamo, Alghe di acqua dolce di Napoli, Atti dell’ Acc. di Se. : mat. I, Ser. 23, 50. PP d Soria nat. delle crittog. del Vesuvio, Atti dell’ Acc. dll fis. e mat. 1869, : ; Ap ji d z paa Re RE, a not SUI GENERI ULOCODIUM E NEMACOLA DI MASSALONGO - fra questi l Opegrapha Dilleniana Ach. dei dintorni di Napoli, e l'O- pegrapha varia Fr. di Capodimonte, località assegnate dal Rabenhorst e dal Balsamo (') ai due Chroolepus citati. Di queste Opegraphae la | prima ci presenta gonidi alquanto allungati, più piccoli, di color giallo resinoso e contenuto granuloso, i quali richiamano alla mente gli ar- ticoli del Chroolepus aureum Ktz. var. caespitosum Rbh.; mentre la seconda porta gonidî di color verde pallido, alquanto più grandi e | senza il contenuto granuloso caratteristico dei primi, che ricordano gli articoli del Chroolepus umbrinum Ktz. Tuttavia potrebbe sospettarsi che nè all'una nè all'altra delle specie suddette si riferiscano i gonidi di Roccella phycopsis Ach., e Opegrapha gyrocarpa Fu. var. arenaria Krb., licheni anch'essi comuni nell'Italia * meridionale, i quali debbono appunto all’ alga che contengono lo spic- catissimo odore di viola di cui son dotati. Di specie di Chroolepus olez- zanti si riscontrano nell’ Italia meridionale il Chroolepus Jolithus L. raccolto dal Balsamo (?) nei dintorni di Napoli e dal Licopoli (*) al . Vesuvio, e il Chroolepus odoratum Ag. rinvenuto in varii luoghi del- l'Italia settentrionale (* e nell'Italia meridionale da Rabenhorst (*) e dallo stesso Licopoli (") se pure gli esemplari del Vesuvio illustrati da quest' ultimo non debbano meglio, come sembra, riferirsi ad una varietà di Chroolepus aureum Ktz., che a quella località non dovrebbe mancare. Forse è da ritenere varietà del Chroolepus odoratum Ag. il Chroo- | lepus jucundum Ces. raccolto sui pioppi nell’ Italia settentrionale; ma | ben distinto dal Chroolepus odoratum Ag. è il Chroolepus abietinum . Fw., della regione alpina, il quale differirebbe principalmente per i dia- metri minori degli articoli, misurando questi secondo il Rabenhorst 0,^"0026 e 0,"m0035 mentre nel Chroolepus odoratum Ag. raggiungono (') RABENHORsT e BALSAMO, l. c. (*) Bar:awo in lett. ©) Licopoi, loe. cit. pag. 20. (5 DE Toxi in lett. Č) RasENHonsT, Fiora 1850, L e. (5) LicopoLi, loc. cit. JATTA A. 0,720036 e 0,"»0059 (! Non saprei però, sui dati che ho, quale dei due Chroolepi olezzanti del mezzogiorno fornisca i gonidi due licheni indicati, se pure non si tratta come suppone il Bornet, una delle due specie più comuni, nel qual caso bisogna ammettere ch il Chroolepus che entra a far parte del lichene acquista quell’ odore viola, che al suo stato libero non ha, o ha molto leggermente (°). Ciò premesso ritorniamo all’ Ulocodium, e notiamo innanzi tutto « gli esemplari del Massalongo appartengono ad una località ben come sede del Chroolepus odoratum e che lo stesso Massalongo manca di citare quest’ alga nella sinonimia della sua specie. Un'pi esame della pianta basta a convincerci che in essa come già à sospettato il Massalongo, non bisogna confondere l apotecio che si ferisce certamente ad una Biatorina Mass. e cio che il Massalongo si > scrisse come un tallo, ma che invero non è che un Chroolepus li ^ da qualunque azione di micelio. E mestieri adunque considerare Er ratamente i due elementi. Si | ; L'alga si presenta aderente alla corteccia di faggio in uno strato tinuo di pulvinuli contigui formanti un fitto ma sottile tomento superficie rimosa, non più spesso di mezzo millimetro di color gialliccio quasi tendente al cinerognolo. Questo tomento è format filamenti pluricellulari, abbreviati, eretti e spesso incurvati, più sc verso l apice, torulosi (fig. 1, 10, 11), i quali si elevano su di uno; di cellule quasi sferiche che non presentano regolare disposizione in (fig. 1 a). I filamenti sono composti di articoli più grossi alla base si vanno rimpicciolendo verso l’ apice ove il penultimo, od ultin colo si presenta molto più lungo e stretto degli ordinari (fig. 10 Gli articoli della base, che si presentano alquanto rigonfiati mis al massimo diametro la larghezza di 0,""0035 a 0,”m0065 e la lung di i a 0,""010. (') RABENHORST, Alg. Ac. dule. 372. ud (?) Cfr. BoRNET, Premiere note sur des gonides, ecc. pag. 10 (Ann. nat. V, sér., Tome XVIII, 17 cahier.). E 4 ON coat a SL MU s = i Cha SUI GENERI ULOCODIUM E NEMACOLA DI MASSALONGO secchi così i filamenti come le cellule sottoposte si presentano di colore —— pallidissimo tendente al gialliccio, o vuote, o con contenuto rattrappito ed alterato (fig. 10 e 11); ma negli esemplari freschi il Massalongo osservò il caratteristico contenuto degli articoli di Chroolepus dapprima tendente al rossastro e poi di un verde lutescente. Da tali caratteri può desumersi facilmente trattarsi del Chroolepus | odoratum Ag. Ktz. tab. phye. IV, 91.; quindi possiamo accettare i per l alga i sinonimi riportati dal Massalongo di Byssus odoratus L. | € Lepra odorata Ach. "n Qua e là però tra i filamenti di Chroolepus si presentano degli apo- tecii lecideini (fig. 2) di un ben carico colore aranciato non dissimili da quelli di una Biatorina Mass. e molto prossimi agli apotecii della Biatorina pineti Ach. e della Biaotrina erysiboides Nyl., alla quale ultima la nostra specie si approssimerebbe maggiormente per i caratteri esterni, essendo l'apotecio appiattito con leggerissimi margini suberenulati, unire vanescenti. Il talamio riposa su di un sostrato tallino non molto | Spesso (fig. 2. c.) che rappresenta il solito rudimento di escipulo tallino, m divide nel tecio di forma laminare (fig. 2. a) e nell’ ipotecie (fig. 2 b) di minuto e compatto tessuto ifoidale e colore ceraceo, il quale si continua sui lati del tecio, e affiora ai margini dell'apotecio, for- . mando nello stato di maturità di questo un margine proprio. Nel tecio i si osservano aschi claviformi, allungati, contenenti costantemente otto | Spore (fig. 3) e messi tra parafisi alquanto incrassate all’ apice, filiformi monocellulari (fig. 5.). Le spore ialine, biloculari della forma caratte- . Tistica del genere Biatorina Mass., sono piü o meno ellittiche (fig. 4.) | e misurano mm. 0,005-6 Ing. per 0,0018-25 Irg., differendo dalle spore di B. pineti Ach. per una maggiore larghezza e da quella della B. erysi- boides Nyl. per esser del tutto più grandi. Riteniamo perciò autonoma questa specie che vive col Chroolepus odoratum Ag. assegnandole il nome di Biatorina cohabitans n. sp. con la frase seguente: — x B. thallo tenuissimo, leproso, vel nullo; apotheciis minutissimis, aurantiacis, vel tubellis, applanatis, margine eroso evanescente; sporis II =- C) MassaLongo, Sym. l. c. .. una forma speciale (fig, 7) la quale accennerebbe ad una più > A. SATTA dn ascis claviformibis octo, ellipticis, l-septatis, hyalinis, diam. 0. ing., 0.002 lat. » | : Cum Chroolepo odorato 4g. ad. fagos in M.* Spina leg. A. SALONGO. Il tallo leproso resta spesso nascosto sotto il denso tomento del lepus; ma una rete di ife, più o meno appariscente, a corte articol della spessezza di 0,”"001 a 0,""0015 e cogli apici —9 i spesso scoprirsi in prossimità dell’apotecio (fig. 12.). Queste ife qu là si impossessano dell’ alga vicina, raggiungendo i filamenti più p simi di Chroolepus, e prendendo spesso di mira coi loro apici il pi di adesione tra articolo ed articolo (fig. 13 e 14.). Sotto l’azione d ife i filamenti di CAroolepus sembrano scomporsi con lo stesso cesso che il Bornet descrive pel tallo dell’ Opegrapha varia Pers. Colla scomposizione del filamento gli articoli assumono una certa. ricità (fig. 6.), mentre qua e là le ife formano dei gomitoli compatti (fig. i quali incapsulano gli articoli dell’ alga, che possono allora assun loro moltiplicazione. Negli esemplari del Massalongo possono faeilm scoprirsi questi diversi stadi del tallo al disotto del tomento alg nei piccoli spazii ove questo si interrompe e in prossimità degli Alla base dei quali si rinviene sempre lo strato rudimentale gi cedentemente osservato, cui forsa è dovuto il margine evanido ul x nulato che P apotecio presenta dapprima. Qui i gonidi si pre fortemente assottigliati di parete (fig. 9) e si rimpiccoliscono, | sentando mai la forma notata nei gomitoli (fig. 7) In questo adunque il tallo non si presenterebbe gran fatto diverso da quello Biatorina pineti Ach. (Peziza diluta Pers.) ; benchè resta fuori € la differenza dell'alza che li produce, essendo i gonili di B. pine dovuti certamente agli artieoli di Chroolepus abietinum P n e qui è il CAroolepus odoratum Ag. che li fornisce. In tutti i modi questa specie, come la Biatorina pineti Ach., esser presa pella più seria considerazione dal punto di vista bi (5) Bonnet, Rech sur les gonid, l° note, (Ann. de sc. nat. XVI), come quella che pub offrire al nostro esame uno splendido esempio della. formazione di un tallo, di cui ci sia dato seguire le varie fasi nelle | più normali condizioni assegnate dalla natura. Il fatto, come si vele, è | del massimo interesse; e ci sembra tale che possa tagliar corto su tutti i dubbii, se ancora ve ne sono, sulla teoria della simbiosi algo-micelica. Nemacola sul terreno a Grezzana nel Veronese, e la comunicò dap- prima al Prof. Denotaris sotto il nome di "Leptothriz eriniformis Mass. Posteriormente però osservava che, benchè la sua crittogama presen- tasse una certa affinità col genere di alghe Leptothriz, pure ne differiva « propter formam quam prae se ferunt temues fasciculi go- nidüferi singillatim accepti, quique haud efficiunt stratum caespitosum compactum, continuum, plerumque expansum, ut videre est in. Lepto- thricibus; qua de causa nomen propono novum sorothrichia ut di- stinguantur ii fasciculi ab illa filorum congerie quae conficit Leptothrices, quaeque in plantula hic depicta representant apothecia vera lichenum. » Sulla quale rassomiglianza insistendo stabiliva inoltre: « Differt quoque Nemacola a Leptothrix eo quod adest verum stratum thallliforme, quo sorothrichia innituntur (') » Al Massalongo però sfuggì la natura vera del tallo sottoposto ai filamenti; giacchè egli non si accorse che lo stesso portava dei regolari apoteci scutellari ben diversi dai suoi m sorothrichia. Era quindi ben lungi dal pensare-che il nuovo nome Ne- non la semplice apparenza che glielo aveva fatto ideare, e nella ferma convinzione che si trattasse di un lichene byssaceo così stabiliva il suo nuovo genere: Sorothrichia solitaria simplicia, vel ramosa vermiformia, - .multiformiter contorta, utrinque attenuata (ad apicem), ex filis tenuis- simis curvatis, articulatis, àmplexis, apice attenuatis, coloratis, pellicula mucosa amorpha insidentibus, composita, stratoque tenuissimo (thallo) (©) MassaLongo in Flora 1855, p. 36, tab. I, fig 2 4 2 Nemacola eriniformis. Mass. — Il Massalongo raccolse la sua macola (fili parassiti) potesse esprimere un concetto reale della cosa e - i Ee : « Thallus. in sicco niveo albicans, humeeto PL. e meris coniogonidiis flavidulis mucilagine incolorata obvolutis composita. Sorothrichia ad lentem inspecta, atra; ad microscopium gs. | articulis nonnunquam obsoletis, diametro subaequalibus. » ‘Dallo esame degli esemplari autentici risulta ben chiaro che an qui trattasi della consociazione di due organismi ben differenti: di 1 “lichene, cioè, e di un'alga libera che vive con esso concomitante. invero il tallo irregulariter laciniato e lo stratum thalliforme indi dal Massalongo non han nulla'che fare con lo strato tenwissimo arachn deo e i sorothrichia che si presentano al disopra di essi e fanno sumer loro un aspetto ben singolare (fig. 16), il quale aveva fatto pe pensare al Massalongo ehe si potesse trattare di una Opegrapha (1) principali note caratteristiche rilevate nella frase precedente si riferiscon all'alga; mentre nell'altro organismo si può constatare un regolare i di Collema a contenuto gelatinoso con le solite ife frammiste a coi cine di Nostoc (fig. 17) portante i ben noti apoteci rufescenti con spi ellittiche tri-pluriseitate, ialine (fig. 18), le quali ci autorizzano di u al colore esterno del tallo, laevigato, obscwre prasino, a determin specie pel Collema tenax Sw. (?). Frammisto al Collema tenax Sw. e diffuso al disopra delle sue einie si stende una rete di filamenti bianchicei (fig. 16), che non dii assumono un aspetto vermiforme. disponendosi parallelamente conto od anehe prendono l'apparenza di una ragnatela. L'analisi di filamenti ci scopre in essi un Mierocoleus. Dei fasci interni di fili tieolati di un verde bluastro eon contenuto finamente granelloso e ^ rete eioan ben distinta, ad neri ottusi e non mai incurvati (ig: 1 costituisce attorno al fascetto di filamenti verdi una larga e vig guaina' amorfa (fig. 21). Questa ganga, quando i filamenti si siano (t) MassaLonGo, Flora 1855, l. c. (*) KoERBER, Syst. 404. SUI GENERI 'ULOGODIÓM = NEMACOLA vecchiati si condensa, assumendo un aspetto dae e sbttaténdi: È : soltanto tracce della parte verde dell’ alga (fig. 22). I fili allora diyen- - tano bianchicci uniformi; ed è dovuto proprio ai filamenti invecchiati in questo stato l'aspetto di ragnatela notato più avanti, e la denomi- - | nazione criniformis che il Massalongo credette assegnare alla sua specie. Nei fasci verdi dell alga intanto possono distinguersi filamenti di varia ‘spessezza, essendo di un verde più cupo e della spessezza di 0,770010-15 - eon articoli lunghi da 0,""0025 a 0,770040 (fig. 20), o di colore più sbia- dito tendente al gialliccio e contenuto finamente granelloso della spes- sezza di 0,"70018 a 0,"*00229 con articoli che non sorpassano la lun- ghezza di 0,"^0015 (fig. 19). Pare quindi che gli articoli tendano a 5 Ly u tenuto diventando granelloso assume un colore pii pallido. Credo fuori dubbio trattarsi del Microcoleus terrestris Desm., che qui si associa al Collema nello stesso modo che venne già raccolto sui muschi. La eon- vivenza non sembra essere gradita al Collema, che si osserva quasi strozzato a misura che i filamenti di Mierocolews ne invadono la su- | perficie e rendono più fitte le maglie della loro rete. Un tal fatto però non potendo attribuirsi ad una vera azione parassitaria, può ritenersi : meccanica, Ulocodium e Nemacola non hanno ragione di esistere; giacchè dessi non vennero desunti da due specie genuine, ma da due lieheni ehe acci- dentalmente si trovavano coabitanti con - .alghe, e non vennero creati soltanto su caratteri offerti dai primi, ma anehe e prineipalmente su quelli appartenenti à queste ultime credute vemm pus di un . unico individuo. * i Ruvo di Puglia, 15 Marzo 1893. 13, Malpighia anno VII, vol. VII. raccorciarsi a misura che il diametro del filamento si allarga é il eon- - che lazione propia sul tana di Collema dal Microcoleus sia puramente b Per le precedenti osservazioni intanto possiamo stabilire che i generi # i SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA III. A. Ulocodium odoratum Mass. Fig. 1. Tomento dell Ulocodium odoratum Mass.. : a) Strato basilare ; b) filamenti pi che si elevano dal M dente Si Hrtnk. .* ‘2. Apotecio: a) lamina tecale; b) ipotecid prolungantesi nell'oscip proprio ; c) rivestimento Seni tallino. 3. Teca con 8 en (= cp, Hrtnk. ? x * .4. Spore È B ok Hrtnk.). T ah A d Parafisi monocellulari Peut all’ apice. > 6. Gonidi del tallo (roe). . » 7 e 8. Gonidi dei gomitoli tallini. » 9. Gonidi del rivestimento basilare dell’ oa 3 oc. nk ) Przm. ET» 10 e LL ‘Apici dei filamenti del tomento Fi >» 12. Ife sviluppantisi in prossimitä dell’ Pri, % 136 14. Le stesse che attaccano dei rang del tomento to (25 TN 5. Gomitolo tallino. i. Y — B. Nicolo criniformis Mass. Fig. 16. Aspetto esterno della pianta. » 17. Gonidi nella parte foliosa del tallo. » 18. Spora nella stessa. » 19. Filamenti più grossi di Microcoleus (5 DE Hrtnk.). > 20. Filamenti più sottili dello stesso (7 Hrtak.). » 21. Fascio di Microcoleus nella sua ganga » 22. Lo stesso nella parte più bianca. Osservazioni sulle Rotatae e particolarmente sul genere | Vaillantia DC. per A. Batpacci. Una singolare piantina raccolta nei monti Acroceraunii dell’Albania il 10 luglio 1892 e distribuita indeterminata sotto il numero 72, pre- sentava bellissimi caratteri di transazione fra i generi Galium e Vail- lantia, tantochè sulle prime fui quasi indotto a descriverla per un genere nuovo di Rubiacea. Ma il confronto fatto con esemplari raccolti da Heldreich : nel maggio 1846 « in saxis montium Ida et Lassiti » del- l'isola di Candia mi dimisero tosto dall'idea perché trattavasi della medesima specie pubblieata sotto il nome di Vaillantia aristata Boiss. et Heldr. Diagn. Ser. I, 6, pag. 65, sinonimo di Galium aprieum Sibth. et Sm. Fl. gr. II, pag. 20, tab. 126 il qual ultimo fu aecettato . da Boissier nella sua Fl. or. III, pag. 81. Lasciando da parte i criteri sistematici che condussero il botanico svizzero alla sua notieina al luogo citato e ritornando ai caratteri di transazione dapprima osservati, mi proposi il quesito dell'origine delle Vaillantia parendomi che, ge- neologicamente parlando, dovessero essere forme postume di Galium. . Per arrivare alla nostra conclusione ho seguito le teorie di sistematica filogenetica del prof. Delpino partendo dalla sottotribù Rotatae delle Stellatae degli Autori. Stellatae Ray. Flores hermaphroditi vel dielini. Corollae infundibu- liformes aut rotatae et campaniformes. Styli duo a basi plus minusve in unicum concreti aut a basi egregie distincti. Fructus bieoeeus, me- ricarpiis indehiscentibus l- spermis, siccis aut carnosis. — Herbae, rarius suffrutices. Folia opposita stipulis foliiformibus eum foliis fal- sum verticillum formantibus. Sectio I. Tubulosae. Corolla plus minusve tubulosa. Styli a basi us- que ad medium concreti. Sectio IL Rotatae. Corolla rotata vel culi Styli a a basi ad apicem semper distintia d carum usque ad regionem mediterraneam, inde ad eam Capitis B L'Asperula odorata L. (cfr. Rich. Mem. Rub. pag. 47, tav. I, per la forma della sua corolla e degli stili è la specie che unisce due sottotribù. Con essa dalle Tubulosae entriamo direttamente nelle Rotatae le quali; secondo i moderni botanici, sono costituite dai gondi Rubia, Galium, Vaillantia, Callipeltis e Mericarpea. Rubia L. gen. 127 DO. Prodr. IV, pag. 588; Rich. l. c. pag. 92; Bert. FI. it. II, pag. 145; Boiss. Fl. or.,III, pag. 16. | Flores hermaphroditi eymosi, numquam solitarii. Calycis limbus vi: ullus. Corolla 5- partita. Stamina 5 brevia. Stigmata 2 capitata. Fru- ctus didymus, globosus, baccatus, aut abortivo loculo altero monoeoe- eus, indehiscens, baccis nigris, rarissime rubris aut albis. Plantae herbaceae, perennes. Caules tetragoni, procumbentes, ramos Folia 2 opposita: stipulae 2, rarius 3 vel 4. — Extratropicales, p cipue ditionis mediterraneae incolae. Galium L. gen. 125; DC. Prodr. IV, pag. 593; Rich. 1. c. pag. Bert. FI. it. II, pag. 92; Boiss. Fl. or. III, pag. 46. ; Flores hermaphroditi interdum cum unisexualibus mixti, cym terminales aut axillares. Calycis limbus vix ullus. Corolla 4- partit rarissime 3- partita. Stamina 4, brevia. Stigmata 2 capitata. Frueti didymus, siccus, rarius baccatus, mericarpiis glabris, tuberculosis, hi dis, indehiscentibus. Plantae herbaceae, aunuae vel perennes, nonnullae basi suffrutie simplices vel ramosae. Folia opposita et cum stipulis verticillata. Extratropicales, praecipue Europae, Asiae et Americae ditionum Spei incolae. Vaillantia DC. Fl. fr. IV, pag. 206 et prodr. IV, pag. 613; l. e. pag. 54; Bert. Fl. it. II, pag. 137; Boiss. Fl. or. III, pag. " Flores axillares, polygami, terni in peduneulis brevissimis dispos laterales saepissime masculi aut neutri, medius hermaphroditus. Cal, limbus vix ullus. Corolla in floribus hermaphroditis 4- partita, in tris 3- partita. Stamina 4 in fl. hermaphrod., 3 in neutris. Stig 2. capitata. Fruetus didymus, siccus. Pedicella coalita, cristato-dent aut echinata; medium recurvum, majus e# incrassatum , frueti lateralia dimidiata, alata, sterilia. * Herbae annuae. Folia 2 db posit; PRG 2. Flores ı minuti, lutei, duo- "vel sex in axillis. Ditionis mediterraneae incolae. Callipeltis Stev. Obs. pl. ross. pag. 69; DC. Prodr. IV, pag. 613; Boiss. Fl. or. IIL, pag. 83. Flores hermaphroditi 3-6 axillares. Calycis margo obsoletus. Coralli 6- partita. Stamina 4. Stygmata 2. Fructus oblungus, mericarpio altero. abortivo, l- spermus in bractea ampla membranacea inclusus. . . Herbae annuae plus minusve ramosae, ditionis mediterraneae incolae. * Premetto anzitutto che io escludo il genere Mericarpea Boiss. il quale non è che una specie di Galium per tutti i suoi caratteri. Il frutto eristato, colla cresta cartilaginea dentata sarebbe l’ unico dato morfo- logico che lo potesse allontanare dai Galium; ma, come si vede anche a priori, simile carattere non ha punto valore. Io considero Mericarpea Boiss. del gruppo dei G. Aparine del quale è tipo postumo o almeno * collaterale. Quindi resta il nome G. cristatum Jaub. et Sp. Jll. Fl. or. t. 194. Infatti, in questa specie, il numero delle foglie & diminuito; i pedicelli si sono ridotti brevissimi « gemini v. terni, inaequales (alter demum fructu subaequilongus, post anthesin deflexus, alter brevior de- mum subdeflexus, tertius dum adsit longiori brevior, breviori longior, fructiferus deflexus) »; i due mericarpii si sono tanto avvieinati da non essere più distinguibili che al taglio; la funzione biologica si è accresciuta colla presenza delle creste, le quali negli altri Galium del gruppo non esistono affatto e sono surrogate da una più o meno grande quantità di peli robusti. Insomma, in una retta classificazione, Meri- carpea Boiss. deve essere abolita e sotto il nome di G. cristatum Jaub. et Sp.»& da porsi accanto al G. tricorne With, riserbandomi di ritor- nare sull'argomento con un'altra nota che mi sarà fornita dalla colti- vazione di questa specie. Noi discendiamo facilmente dalle Rubia ai Galium. Vi è fra loro una spiccata affinità. Pur tuttavia dobbiamo ritenerli divisi, ma non nel modo che li considerò Boissier, il quale commise un errore evi- dentissimo a frapporre fra l’ uno e l’altro di essi le Crucianella, She- - rardia e Asperula che non hanno niente a vedere colle Stellatae. Il distinto monografo delle Rubiaceae, Richard, dice: « Questi due ° generi (Rubia e Galiwm) ci sembrano talmente vicini che noi siamo. stati in forse se li dovevamo riunire o no in un solo. È per uni- formarci ad un uso molto antico e generalmente adottato che li con- sideriamo distinti. » Non pub essere altrimenti. In quello abbiamo una. corolla subeampanulata 5- partita, 5 stami, con frutto sempre baeeato; in questo troviamo una corolla rotato-stellata 4- partita, 4 stami, con frutto costantemente secco o in rari casi appena carnoso. Con simili caratteri, fra i Galium riponiamo le Rubia americane descritte da Kunth e riportate nel Prodromus di De Candolle, così volendo non solo la morfologia, ma ‘ancora la geografia che nelle ricerche di filo- genesi vegetale è di sommo giovamento. In base a questa affinità mor- - fologica e geografica-rintracciamo quella forma che riunisce i due ge- neri. Dobbiamo prendere in esame specie molto diffuse e appartenen al vecchio eontinente che sembra essere la patria della gran maggio- ranza dei tipi ehe compongono Rubia e Galium. Io trovo il perno questa ricerca nella Rubia peregrina L. e nel Galium silvaticum . o in una delle specie più antiche dei Lejogalia DC. X Il genere Vaillantia deve restare. E tipo affine ai Galium da cui e derivato. Possiamo subito confermarlo prendendo ad esaminare | G. tricorne With. Questa specie rigogliosa ha i suoi frutti disposti "nm tre pedicelli che vengono a riunirsi verso l'inserzione sul caule in pa pedicello comune. In un buon numero di rappresentanti che ho osser- vato, ho veduto i due pedicelli laterali portanti ciascuno due mericarpll di cui almeno uno sempre fertile, mentre il mediano, nella pluralità dei casi, era provveduto di due mericarpi che non potevano svilupparsi. A maturazione completa i pedicelli erano ineurvati su se stessi. succede nella Vaillantia ? Il medesimo fatto modificato. In queste spe vi sono tre pedicelli uniflori più o meno saldati alla base, dei quali il solo mediano ha un fiore nahe e quindi fertile. Alla do: razione resta dunque a vegetare con più vantaggio l'apparecchio che | darà il frutto, e naturalmente il pedicello mediano si ingrossa a spese | dei due laterali che hanno già finito il loro lavoro. Quello si incurva a poco a poco al suo apice e trascina l’ ovario con un piccolo accenno di aggomitolamento; gli altri due, in forza dei fasci fibrosi comuni, seguitano il corso del mediano e così, a fruttificazione completa, l'o- . vario (è da notare che uno dei mericarpii abortisce di buon"ora) | viene a trovarsi circondato da tre branche delle quali la mediana si è provveduta di ‘una cresta a dentature disuguali. Nelle tre specie confrontate la modificazione è profonda ed è in base di ciò che il ge- nere Vaillantia, anche perché lo compongono tipi annui, piccoli é ristretti al solo dominio mediterraneo, deve figurare accanto ai Galium. Dai tempi di Richard e De Candolle fino ai nostri giorni sono state descritte due specie ed una varietà di Vaillantia (1). Ma per le ri- cerche successive, principalmente nei paesi del dominio mediterraneo, Boissier potè ancora descrivere due altre specie che egli credette di | riferire ai Galium forse per il solo fatto che il pedicello mediano è sprov- visto della cresta caratteristica. Noi le riteniamo Vaillantia e perciò questo resta così costituito morfologicamente e filogeneticamente: 1° Vaillantia Columella Boiss. Fl. or. III, pag. 81 sub Galio. Se- tulosa hispida, caulibus dense floriferis columnari-cylindricis, pedicellis in unicum membranaceum trifidum plano-concavum deorsum recurvum reniforme. In Aegypto prope Alexandriam. Non vidi. * 25? V. aristata Boiss. et Fleldr. Diagn. Ser. I, 6, pag. 65. = G. apricum , Sibth. et Sm. FI gr. II, pag. 20, t. 126. Caespitosa glabra glandulosa, .eaulibus decumbentibus, pedicellis duobus aut quaternis ut in specie praecedenti. In insula Creta ! in Peloponneso; in regione superiore Par- nassi; in montibus Acrocerauniis Stogò (2000 m.) ubi fructiferam detexi ! 3^ V. muralis L. Sp. 1490. Glabra vel laeviter hirsuta, baalibus e- rectis, fructu ut in descript. gen. In tota regione mediterranea. (* La varietà V, aculeata Ten. & peró da riunire colla V. muralis L. i * ram s, fructu. ut in "oneri. gen. In tota regione pie sparsim in S ANNE Don affinibus. p Dalle Vaillantia alle ‘Callipeltis il passo sembra facilissimo ed offr . due modi d’ interpretazione. I tre pedicelli proprii di quella si me > festano come saldati nella Callipeltis così da formare la nicchia branacea del genere, la quale, ad un tenue ingrandimento, offre vista tre nervature che potrebbero Keinen ai pedicelli vai . tioidei. Ma ciò è sicuramente da escludere. Ritornando ad esamir individui di Galium tricorne vediamo in essi, come in quelli di spe Si = affini, due bratteole ovali disposte alla base dei tre pedicelli che ridotti ai minimi termini nella Callipeltis, stando pero il fatto che Stono. Di bratteole peraltro non vi è traccia in quest ultimo gene . Ora come avvenne la formazione della niechia? In nessun altro mo . che colla saldatura delle due bratteole libere nei Galium tricorne specie affini comprese le Vaillantia. X Costano noi ricaviamo per le Rotatae il seguente soliti x tms dd : — odorata ubia (R. peregrina) Vaillantia | (V. Columella, V. Aristata, V. Muralis, V. hispida). Bologna, R. Orto botanico, 20 Gennaio 1893 Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. © MALPIGHIA Volume VII. OS e f, | NN = “© MALPIGHIA Volume VI. N GZ Torino Tit Saucen. Solia. TT rr LE er AEn a a en T eat Net NS war an ino Lit Salus. Tor RZ m re meet a - ; Lio PETITIE TIENDE: an A PI E : Pa A Runa === Lk = ee mL En za LI TIL Ko e eL p at; e Pep cr TE Sor FREE GSS ; almeno; ae vue X 1n alkanamento sn snnuale F porta Non saranno venduti. disc ccp Sn Sdi, REA de Autori saranno s canale W mee estratte dal à periodico, : Lr giorni. taliane e der Estero. Librai è accordato lo sconto del, 20 ) vf. le "3 * 3 oseritti ©; le dorHépóitiepus dra sei a desio essere. 5 ; pe ^ ‘accetta d sini con alise: point periodiche. i pe > Tariffa delle: inserzioni sulla copertina pe er o og) n ni in si erz z i on Br Sn ee LN S 1 nuovi Abbonati. "ho ino tm ab ee e dado volume, LT in - EC Brochure, li pagheranno Lire 25 invece di Lire 30, MALPIGHIA — RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA. DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova * A. BORZI n. PIROTTA Prof. all Università di Palermo Prof. all Università di Roma in collaborazione con molti Botaniei Italiani e Stranieri. Anno VIE — Fasc: V-VI (Con 2 Tavole) GENOVA TIPOGRAFIA. DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, fa interno 3 1893. Sopra alcune speciali cellule nel Carrubo. > Ricerche del Prof. R. F. SoLLA. (con la tav: IV). ; : Il Tschirch riporta, a pag. 128 della sua Anatomia applicata (1), un disegno tolto dal Moeller (?) che rappresenta una porzione di sezione attraverso | il frutto del Carrubo: disegno non del taito felice. Nè sembra molto cal- dw zante l interpretazione che l’ Aut. dà ‘a certi corpi inclusi nelle cellule . del parenchima fondamentale (segnati con Z nella figura), corpi che egli ritiene di natura tannica e formati per lo staccarsi della membrana pro- toplasmatica dalla parete delle cellule, la quale avvolge quindi, sotto. forma di otricello pieghettato, il contenuto seeco. — Devo alla gentilezza del Chr. Prof. Pirotta la iniziativa di aver fatto i corpi inclusi entro speciali cellule, in parola, oggetto di aleune ricerche, e se anche queste; per circostanze diverse non approdarono alla meta sperata, mi lusingo tuttavia che valga il render noti i risultati ai quali sono giunto. Lo scopo prefisso era anzitutto di seguire lo sviluppo dei detti contenuti, cioè quando ed il modo come si formano entro le speciali cellule; secondáriamente quello di identificarne la natura chimica. Il primo indirizzo delle ricerche dovette rimanere lacunoso perchè non potei avere in esame tutti gli stadi di materiale adatto, malgrado che il Prof. | versi stadi, da lui colti in più riprese e conservati in alcool. . ‘I risultati ottenuti dalle reazioni fatte, saranno esposti largamente . nella seconda parte del lavoro. ' den * cellule, di cui è parola, fu il Flückiger (7) il quale pone sua Farmaco- ( Angewandte ee I. Bd. Wien et Ul 1889. (@ Mikroskopie der Nahrungs- eure Berlin, 1886. () Pharmakognosie II. Aufl., 1883, 188; Malpighia anno VII, vol. VII. ; Pirotta avesse posto a mia disposizione un ricco corredo di frutti, in di- Il primo ia per quanto mi fu dato di rilevare dalla Bibliografia sul- l'argomento — che abbia rivolto l'attenzione ai contenuti delle speciali | 336 frutto di Rhamnus cathartica , dice che P analoghi a quelli più visibili » nella polpa delle carrube (*). — J. Moeller (*)considera i con- - tenuti di queste speciali cellule quali veseicole a pareti sottili, benché gli si presentino come « masse informi, di colore giallo-rossiecio fino a rosso-cupreo, apparentemente pieghettate », ed indica diverse reazioni che d danno eon i solventi ordinari, con i sali ferrici e con l'idrato potassico. Le indicazioni del Tschirch si limitano quasi a quel tanto che venne . esposto più sopra. — Wiesner (4) non dà l'anatomia del frutto di Cerato- ^ia, pur ricordandone la ricchezza di zucchero. — C. V. Harz (*) non : ripete che quanto dicono gli altri, specialmente Flückiger, al quale egli | si riporta. Riferisce però (a pag. 570) sulle analisi del frutto e del seme. — Husemann e Hilger ne riportano (5), sommariamente, la composizione chimica, della quale si sono occupati, or non ha molto, anche Heckel e Sehlagdenhauffen (7). a discum et Hangury, Histoire des Drogues, (trad. par Lanosasn), vol. I, ^ Ho esaminato i i corpi, dei quali parla il Flückiger, in un frutto di Rha- mnus cathartica e li ho trovati, per la pieghettatura nella loro massa, corrispon- denti a quelli nel frutto del 09 ma non già per la forma, nè mi colore, né per la reazione all'idrato potas SEE essi in bruno-oeraceo. — Anche nelle cellule del Retna dei pt sem è stata indicata da Tihomimw (Botan. rvare yis e nel di Phoenix Jubae. Questi offrono una notevole so- miglianza con i contenuti delle speciali cellule della carruba, ma oltre che essere molto più grandi, sono iucolori, e con l idrato potassico si colorano in bigio. Si rios pure nei frutti di Chamaerops humilis, ma danno con lidrato po- na reazio one diversa. Dell a "che potesse esistere con gli « otricelli tanniferi » descritti da del dattero non mi sono occupato. () Mikroskopie der wen und Genussmittel. Berlin, 1886 ; pag. 296. (*) Die Rohstoffe des P Pflanz iches. (3) a ehafll Sisi enit Berlin 1885, pag. 567. (9) Die Pflanzenstoffe: II Berlin, 1882, vol. II. pag. „Dee x M du er et sur la composition Nies ete. (Ré- € pharm.; Paris 1892 ia >" un’ ampia. ion della carruba. Altrove (!), eer. | Mn J. Moeller (Nahrungs-mitte tel, pag. 300)come caratteristici nel parenchima de’ semi | rci 1885, pag. 222) la presenza di corpi analoghi, che io potei a frutto mc r je pare xti a pag. 325 i je ne abbia inizio sila le hoia ed il idiota: — Quali — possano esistere enn ctae fra. cellule delle nuns mi sono occupato nal presente studio, si | dirà più oltre. - Esaminando i frutii maturi del earrubo (su materiale del commercio) in Sezione trasversa (fig. 1)si avvertono, al mieroseopio, con facilità le spe- ciali cellule di cui é parola, con i loro contenuti partieolari. Esse sono disposte in due maniere cioé: 1.° nella parte centrale della polpa del frutto si osservano due o piü serie di cellule trasversalmente allungate, a spi- goli acuti, con pareti sottili ma inegualmente punteggiate. In sezione longitudinale" corrisponde tutto uno strato di cellule consimili che si estende ininterrotto dalla base fino all'apice del legume. I contenuti di queste cellule ne occupano il lume quasi completamente; essi hanno forma E di corpi distinti, fusoidi, o piuttosto di due piramidi songiunie per la. base (fig. 2). La loro struttura, più che pieghettata, apparisce ‘come for- maía da tante laminette aderenti l’ una all'altra in direzione normale - al loro. asse principale. — 2.° Verso la cavità rinserrante il seme, à breve | distanza dal tessuto fibrovascolare, immersi in un parenchima di cellule piecole, si. -avvertono — tanto in sezione trasversale, quanto in sezione longitudinale — dei gruppi all’ incirca equidistanti, di 5-10 cellule più. 3 grandi, con pareti sottili e sferiche. Oltre a questi, contornanti la cavità interna del legume, si scorgono anche altri gruppi, parteka mente analoghi, e pure discosti a distanze uguali , addossati ad una zona di sclerenchima periferico. I contenuti di questi elementi riuniti a gruppi presentano forme piü smussate, sovente indistinie, ma che hanno conservato la pieghettatura caratteristica e, alle reazioni, si comportano perfettamente come gli altri corpi fusoidei. ^ | corpi inclusi, nell'un caso e nell’ altro, sono per lo più incolori; di (!) Malpighia, an. VI. pag. 255 e seg. cellule e si vedono poi sparsi sul portaoggetti. Più abbondante avviene | il deposito di questi contenuti particolari se si mettono le sezioni a bagno —— | in alcool. Portati nel campo buio di un micropolarizzatore non reagirono ©. affatto alla luce. — Br | Seguendo l'indirizzo prepostomi nelle ricerche, presi ad esaminare gli | ovari appena fecondati, che colsi, sulla fine del novembre, da una pianta | nell’ Orto Botanico di Panisperna. Susseguentemente esaminai altri ovari a sviluppo completo, del materiale colto dal Prof. Pirotta il 1.° Novembre. È .. 1885, pure a Panisperna, e conservato in aleool, quindi dei fruttieini di carrubo in vari stadi di sviluppo, colti successivamente li 8 aprile 1889, li. na . ? aprile e li 3 giugno 1890, tutti conservati in alcool. Nella sezione tras- | versa di un ovario (fig. 3) si osservano, senza difficoltà e meglio facendo . uso di reattivi, framezzo ad un parenchima fondamentale di'elementi pic- coli poliedrici, quasi conformi, delle cellule maggiori e tondeggianti (s); | con contenuto omogeneo, incolore e molto rinfrangente. Queste cellule che . formano una linea appena interrotta ed in più punti ingrossata, per l au- mento nel numero di elementi che la costituiscono, si partono (fig. 4) | dai due lati del cordone fibrovascolare che entra nel funicolo del seme, - seguono quello e circondano quindi la cavità del legume, a qualche di- stanza dalla superfice interna della foglia carpellare. La linea di queste speciali cellule resta interrotta, sulla sutura dorsale, da tessuto paren- ` ‚ehimatico. Quivi si osservanó, portate più verso la periferia, nel tessuto - | fondamentale, disseminate singole delle speciali cellule che verrebbero a costituire una cerchia esterna, benehé molto interrotta, con altre con- ‘simili cellule divergenti dalla porzione del cordone fibrovascolare , ac- - cennaío pià sopra, che arriva quasi alla periferia dell'ovario. Anche queste cellule più esterne e più isolate nel parenchima si presentano a nella stessa maniera di quelle che costituiscono la cerchia più unita in- terna, e cantari pure nelle reazioni dei loro contenuti. Esaminando p, () Finan (Op. eit.) li dice generalmente eue Ber li ho mai vedot | del colore che avverte il Moeller. Non & neppure esatto o questo Aut. dice riguardo alla distribuzione delle speciali cellule, né poet. pra delle loro pareti. ‘un ovario in sezione Jong (fig. 5 si. meno che continua, la quale segue perfettamente i ar rientranti e sporgenti della parete interna dalla foglia carpellare, mentre le cellule chima fondamentale più prossimi alla periferia. Delle reazioni che danno i contenuti di queste speciali cellule negli ovari e nei frutti giovani — reazioni che, in massima, coneordano con quelle dei contenuti delle speciali cellule nei legumi maturi — si par- lerà più tardi. Intanto osserverò qui che il contenuto delle speciali cellule negli ovari, come nei frutti giovani, non dà una reazione alla luee po- — .- larizzata. Man mano che i fruttieini vanno formandosi, il numero delle speciali cellule aumenta si che la cerchia interna si ingrossa e le cellule piü esterne, dapprima singole, appariscono abbinate od anche in gruppi di più ; aumenta pure notevolmente il loro volume. In seguito, quando già sc T appariscono differenziati gli elementi vaseolari e si fanno più distinti quelli dell'anello selerenchimatieo, si formano dei gruppi equidistanti di eellule analoghe anche nel parenchima interposto fra la cerchia in- i terna, ed il limite della cavità del legume (fig. 6). Questi gruppi più interni di cellule rimangono conservati, in seguito, in quei punti dove il tessuto può sufficientemente espandersi, cioè dove fra un seme e l' altro rimane conservata la polpa del frutto, mentre nei punti dove questa eireoserive la cavità seminigera i gruppi sopradetti si uniscono alle cel- lule centrali allungate e formano insieme una zona uniea. Il contenuto di tutte queste cellule é omogeneo, incolore per massima parte, anche nel materiale conservato in alcool (da oltre tre anni): in taluni elementi il contenuto principia pero ad assumere una tinta gialliecia, quasi color ambra. Continuando lo sviluppo de’ frutti, le cellule del parenchima circostante si ingrandiscono conservandosi più o meno isodiametriche e le speciali cellule dello strato centrale si allungano trasversalmente; quelle dei gruppi isolati si ingrandiscono invece notevolmente. In legumi che hanno rag- giunto i 9-10 cent. in lunghezza (materiale colto nel giugno e conservato in delle quali è parola, disposte — quelle più Wine — in una serie poco più esterne sono sparse, in modo corrispondente, negli strati del paren- vando però alcune sezioni prese alla base del legume, oppure all’ apice dello stesso, il contenuto non é pià tutto uniforme, ma nel suo interno. rezione delle pieghe de’ corpi inclusi, allo stato adulto (fig. 7) (1). — e mancanza di ulteriore materiale non potei studiare i passaggi alla for- mazione delle pieghettature. we Cellule simili, con un contenuto incolore, omogeneo e molto rifrangen il quale dà anche la reazione dell’idrato potassieo concordante con quel del contenuto delle speciali cellule negli ovari, nei fruttieini e relativa mente con quella dei corpi inelusi nelle cellule del frutto maturo, si tro- vano anche in altri organi della pianta che esaminai, allo stato fresco, negli ultimi giorni del gennaio. po Nella rachide delle giovani fruttescenze. su iatorigió fresco, non. e trovai traccia. Esaminate invece le sezioni di fruttescenze più adu i co in aleool, colto du sedia notai delle scr cura Fior > x (') Lo studio del Baccarini sulla Wisteria sinensis (Malpighia, an. III) e quello più recente sull’ apparecchio albuminoso- tannico delle leguminose, offrono mol- carrubo con quello nel legume di Wisteria, come si può vedere anche a fig. 10, tav. X, del Vol. VI di questo A Da L’Aut. non parla affatto della forma particolare e più o meno distintamente pieghettata (però molto meno re- frutti del Rhamnus cathartica, delle palme, ecc. Il loro colore & Venti usando l'idrato potassico a freddo i contenuti prendono fugacemente una x viola, che diventa subito bruno-rossastra scaldando il preparato, - SOPRA ALCUNE spi | omogeneo - bruno-chiaro, “dio se) ini a fondamentale al- : nn ? l'esterno della cerchia de’ fasci e nel midollo. Questi contenuti non mi die- dero eon l'idrato potassico la reazione caratteristica, ma cedettero al reattivo una porzione de’ loro componenti, che diffuse. un colore rossastro. Nei ramoscelli, nei rami di due anni e perfino nella corteccia levata " alla base del tronco di un albero piü che quindicenne trovansi delle — speciali cellule immedesimate nel parenchima corticale ('); nei ramoscelli x ne osservai anche framezzo alle cellule del midollo. Il contenuto di queste ' speciali cellule, omogeneo ed incolore, dà la reazione tipica dei contenuti delle carrube (fig. 11). Nella rachide delle foglie si scorgono, fen gli elementi del parenchima, singole speciali cellule caratteristiche. Nelle lamine fogliari sono le cel- . . lule epidermiche, tanto della pagina superiore quanto della pagina in- feriore, che corrispondono ad un comportarsi analogo, oltre di esse anche singoli elementi del tessuto a palizzata, senza clorofilla e disposti al di y wi ` sopra dei fasci minori del tessuto fibro-vascolare nella foglia (fig. 8). Cor- ‘risponderebbe il comportarsi di queste cellule speciali nelle foglie a i quanto descrive Baccarini, per gli elementi albuminoso-tannici delle foglie . del carrubo (3. Ma non coneorderebbero invece le reazioni che l'Aut. (dA a pag. 346 e Loud del coagulo con guena da me ore u con- ER nn Io eredo pero che A reazioni RE, da Baccarini si ri- ^E — feriscano alla miscela di sostanze tanniche con sostanze proteiche entro | (5) J. MoELLER ricorda la presenza di queste cellule nel parenchima corticale di Ceratonia Si iqua, il contenuto delle quali « si colora come l’ inchiostro » se tra ttato con l idrato potassico (Anatomie der Baumrinden, 1882, pag. 397) palizzata, che sono prive di clorofilla e si comportano all'idrato potassico fettamente come le cellule delle due epidermidi. Dall' esame di foglie adulte, ag mi risultó chele speciali cellule suddeseritte danno la reazione caratteri- n l'idrato potassico; ciò che sembrerebbe di stare in contraddizione con oris e Baccarini (pag. 550) che tali elementi — a’ quali egli ascrive una funzione ili nella foglia — ritornino più tardi « alle funzioni normali ». | earrubo: ma non mi spiego come a quest. Aut. siano sfuggite le cellule fra’ 1 ER R. F. SOLLA ai tubi che egli deserive per le Leguminose, e non si potranno gener lizzare senz'altro. E. Schulz che si è occupato più propriamente del funzione fisiologica dei tannini nelle foglie sempreverdi (!), prende considerazione anche le foglie di Ceratonia Siliqua (pag. 253) che offrono, riguardo all'immagazzinamento delle sostanze tanniche, una struttura schematicamente analoga a quella delle foglie delle Oleacee e delle Ma gnoliacee. Quivi sono, fra le altre, principalmente le cellule dell’ epider mide quelle che immagazzinano le sostanze tanniche (*), insieme ad altr sostanze di riserva o no. Ma la sua asserzione non parmi del tutto à certata, poichè le reazioni che danno i contenuti delle cellule epidermiche : delle foglie di carrubo (esaminate nel gennaio) non sono affatto quell degli olii grassi né dell'amido, e se corrispondono, con gli opportu reattivi, alle sostanze del gruppo dei tannini, danno però anche delle rea- | zioni che finora non sono state indicate per le materie tanniche, e non corrisponderebbero neppure a quelle enumerate da H. Moeller (5). osservare qui che, nelle foglie specialmente ma anche in altri organi non esclusi i frutti, si può avvertire, con gli opportuni reattivi, in mol tissime altre cellule la presenza di sostanze tanniche, senza che ques elementi corrispondano, nel loro comportarsi, Pac cellule che q ci occupano. Negli stadi più giovani delle foglie, cioè in sezioni di gemme term nali al ramo, esaminate sul fresco alla fine di gennaio (fig. 9), otte con l'idrato potassico la reazione caratteristica de’ contenuti delle spe- ciali cellule, già anche nelle cellule epidermiche, inoltre in diverse serie di cellule immediatamente sottostanti, nonchè nell’interno di singol elementi posti più verso il centro, intorno al cor 'one fibrovascolare. Fatte alcune sezioni attraverso foglie adulte, lasciate avvizzire, du rante 18 giorni sul tavolo, vidi molto distintamente il contenuto delle = cellule epidermiche tangenzialmente pieghettato, e le pareti late ut) In Poi 1888, pag. 223 e s seg. () Coi sali di ferro ho ottenuto anch'iola colorazione azzurra nel consulti delle epidermidi non so lo, ma eins nella massa ita A che circonda i cloroplasti nelle cellule a palizza (*) In : Berichte der deutschen sad Gen VI. 1888. orali Pus stesse dee f | x anche una grinza attraversare. in senso diale le- Pg bastataro contenuto. Questo fenomeno porterebbe ad una conclusione che renderebbe molto plausibile il modo come i contenuti delle speciali cellule nei frutti* - maturi appariscono listati. L’ aspetto che offrono le cellule del tessuto epidermico delle foglie e le speciali cellule, trasversalmente allungate, nei frutti non è dissimile da quello di un tessuto acquifero. Nelle foglie vizze le cellule epidermiche avevano ceduto all'ambiente una parte della loro acqua e si comportarono come gli elementi di un tessuto acqui fero, cioè contraendo le loro pareti. Il contenuto, che occupa completamente il lume cellulare, mentre subisce delle modificazioni a sua volta, viene a ripetere sulla sua superficie la peculiarità della pieghettatura che le pareti delle cellule gli imprimono. Risulta da tutto questo che le foglie del carrubo presentano nelle cellule ‘epidermiche ed in singoli elementi del mesofillo un contenuto ‘che allo stato fresco è omogeneo, O, perfettamente incolore , di natura ancora incerta. | Nelle radici che abbiano più di un anno di età si trovano cellule si- mili immediatamente nel parenchima fondamentale, e precisamente tanto in una zona sotto all’ epiblema quanto negli strati più profondi, cioè =~ al intorno dei cordoni sclerenehimatiei (fig. 12). Nelle radi i giovani, dell’ anno, le cellule in parola pare non si formino, o per lo meno io ; non ne ho veduto che pochissime. | Esaminato il seme, non riscontrai né nell'albume né in alcuna parte ; dell’ embrione traccia di speciali cellule corrispondenti a quelle osservate negli altri organi. Le cellule dei tegumenti del seme rispondono, come quelle degli ovuli, nel loro contenuto, alle reazioni dei tannini; ma non presentano veruna delle speciali cellule con contenuto che desse la ca- ratteristica reazione all’ idrato potassico. Nelle pianticelle fatte germinare da seme, avvertii la presenza di cel- lule a contenuto carattaristico nella piumetta e ne’ primordi delle fo- glioline soltanto; giammai ne’ cotili, nè nell’ asse ipocotileo e neppure - mella radice. La comparsa delle speciali celle nella piumetta e sue appendici non ha pero luogo subito; non se ne vede traccia durante M. Malpighia anno VII, vol. VII. dl t uii 4 la SARTO è anche dniamta i ma non appena p cipia ad erigere i cotili e ad inverdire, si osservano palesemente le cel- lule, il contenuto delle quali dà la caratteristica reazione all’ idrato M. potassico. Tali cellule sono: quelle del dermatogeno, gli elementi di due í o tre serie immediatamente sottostanti al periblema, e nella piumetta inoltre singoli gruppi cellulari regolarmente sparsi al limitare verso ib. pleroma. Questi gruppi vengono a costituire una zona interrotta, pres- ^ soché parallela con il contorno del cono vegetativo, che piega poi al di- | sotto de’ primordi delle due gemme ascellari, formando così, a destra e sinistra, un arco concavo verso l'alto, al limitare superiore dell’ asse ‘ ipocotileo (fig. 13) (!). Giova osservare che questi stessi elementi, peri- ferici ed interni, non appena danno ne’ loro contenuti la reazione propria coll’ idrato potassico, dimostrano anche la presenza di corpi tannici nel loro interno tanto usando il percloruro ferrico, quanto il molibdato d’ 'am- moniaca o qualche altro reattivo caratteristico per le sostanze tanniche. Prima di ottenere la reazione particolare con l'idrato potassico non ho mai potuto dimostrare la presenza di sostanze tanniche ne’ contenuti; - 7 né ebbi mai una reazione senza le altre. Quale sia la natura chimiea dei contenuti delle speciali cellule tanto. zd nella polpa delle carrube quanto ne' tessuti degli altri organi del car- Tubo, non sarei in grado di precisarlo; essi danno in gran parte le rea- zioni delle sostanze tanniche, ma danno inoltre delle reazioni speciali, per eui conviene dire che sono miscele di materie tanniche con altre | sostanze di natura organica. Incenerendo gleune sezioni sottili di ear. ruba rimane, sulla lamina di platino, al posto delle masse contenute nelle speciali cellule, un residuo amorfo che dimostra come vi È contenute anche tracce di sostanze minerali (?). (*) Questo fatto collima con quanto ent Baccarini (Op. cit. p. 539) sullo sviluppo de’ tubi albuminoso-tanniei che mpagnano i fasci. Non concorda — I miche delle carrube (efi Heckel e en Op. dit): senza che Pe tenere nell' indagare la MEN de' contenuti in diverso stadio di sviluppo dei frutti. Della ricerca chimica de’ contenuti delle speciali cel- lule negli altri organi mi occupai meno; ripetei soltanto alcune delle reazioni -più caratteristiche. e ciò anche solo dopo aver ottenuto la rea- zione tipica con l'idrato potassico nell’ interno delle speciali cellule. Acqua. Le masse contenute nelle speciali cellule delle carrube non sono solubili in acqua distillata; né si alterano i contenuti delle ana- loghe cellule riscontrate negli altri tessuti delle piante, per azione del- l’acqua. Facendo bollire alcune sezioni sottili di carruba nell’ acqua distillata, le masse incluse nelle speciali cellule si colorano in bruniceio, e protraendo la bollitura per cirea un’ ora e mezza si colorano in car- nicino ma non si alterano nella struttura. Saggiando quindi l’ acqua, che servì alla ebullizione dei preparati, con alcuni de’ reattivi più noti, in parola, anche dopo lavate le sezioni bollite, non apparirono alterate e diedero, sebbene meno intense, le reazioni delle sostanze tanniche e quella caratteristica con l’ idrato potassico. Le sezioni già bolliie ven- nero tenute per 16 ore in acqua distillata a freddo, poscia bollite per altri 45 minuti, e dopo un soggiorno di 90 minuti in acqua, a freddo, . notevolmente rigonfie, avevano perduto quasi ogni traccia di pieghet- tatura ed assunto un colore bruno. Dopo altri 38 giorni che le sezioni rimasero conservate in un provino con acqua distillata, i contenuti erano quasi seolorati e non davano più le reazioni di prima. Alcune sezioni, tenute per un’ora in cloroformio, vennero poscia bollite per 5 minuti in acqua distillata; le masse incluse presero egualmente la colorazione bruniccia. Sezioni previamente tenute, per 10 minuti, in bagno di acqua di Javelle, e quindi fatte bollire per 7 minuti in acqua questo ne impariamo nulla sulla localizzazione di questi elementi minerali. en. sezioni incenerite mi fu dato di osservare, intorno all’ anello scri matico, la presenza di abbondanti cristalli, piccoli, di colore bruno-olivastro B vimm in a di laminette prismatiche in combinazione con facce ai pi- ramide del fior tetraedrico. | Passerò ora in rassegna le reazioni 2 Srateristiéhe i Jost Ne ottenni un precipitato abbondante di materie tanni.he; tuttavia le masse - ripetute le reazioni. Queste non corrispondevano più; le masse incluse, R. F. SOLLA distillata, presentarono le masse contenute nelle speciali cellule delle earrube notevolmente rigonfie e con un misto di tinte tra il bruno ca- rico, il verde bottiglia ed il rosso emoglobina. Continuando l’ebullizione in acqua, per altri 15 minuti (complessivamente adunque 22 minuti), le . stesse masse apparirono invece contratte e colorate inegualmente in oli- vastro che tendeva al verde ed al bruniccio. Alcool. Le masse contenute nelle speciali cellule delle carrube si fanno più distinte trattando le sezioni con alcool, ma non si alterano, nè P prendono colorazione alcuna, né fanno palese alcuna modificazione, nep- | pure se le sezioni vengono tenute per 10 giorni a bagno nel reagente. Notai però che in quest’ultimo caso detti contenuti erano caduti quasi in totalità fuori dalle relative cellule, Ripetendo direttamente le reazioni usate, sulle sezioni tenute per 10 giorni a bagno nell’ alcool, si avver- tono delle differenze palesi nell’ azione dell’ ammoniaca, dell'idrato po- E tassico bollente, ed anche la colorazione che i detti contenuti prendono con l'acido osmico riesce meno intensa. Se si reagisce con l alcool su sezioni previamente bollite nell’ acqua distillata fino a che i contenuti caratteristici apparirono bruni, questi rimangono inalterati e nel colore e nella forma. Ne’ contenuti delle speciali cellule dei frutti giovani l'alcool non de- — | termina veruna modificazione notevole, poichè potei ripetere le stesse É reazioni ottenute con materiale fresco, con esito uguale anche su mate- : riale conservato da qualche anno in alcool. Etere. Alcune sezioni di carruba vennero poste, per breve tempo, à bagno in alcool, indi sbattute in un provino ripetutamente con etere a freddo: i contenuti delle speciali cellule restarono inalterati, non solo. ma diedero normalmente le reazioni con l’idrato potassico, con i sali di ferro e di rame. Anche bollendo le sezioni di carruba nell'etere non — sì ottiene modificazione alcuna. x Cloroformio. Usato come l'etere, a freddo ed all’ ebollizione, non de- termina alterazione aleuna delle masse incluse nelle speciali cellule del frutto maturo. dl Jodio. La tintura di jodio non determina che dopo due giorni circa una colorazione gialla leggera de' contenuti delle speciali cellule nel ma- teriale del commercio. Anche previo bagno delle sezioni, per 10 giorni, in alcool la colorazione gialliccia, piuttosto pallida, non si rende avver- - tibile che appena dopo qualehe tempo. Tenendo invece aleune sezioni di carruba a bagno nella tintura di jodio, per 7 giorni, si osservano i contenuti caratteristici colorati in giallo-ocraceo pallido ('); questi con- tenuti non danno piü la reazione con l'i'rato potassieo , e con l acido solforico diluito si colorano in giallo-arancione. Usando la tintura di jodio con l’ acido solforico diluito direttamente non si ottiene mai una colorazione viola’ea -dei contenuti; lavando i preparati per allontanare i reattivi usati e reagendo con l’idrato potas- sico a caldo ritorna la colorazione viola. Non così però se si usa la. tintura di jodio con l’ acido solforico su sezioni previamente bollite nell’ acqua, = . poiché, in questo caso, si ottiene, con l idrato potassico a caldo una co- lorazione rosso-bruno eupa dei contenuti in parola. * UU Lie. uM cuuEL IM Ww nute previamente per 24 ore in bagno di ammoniaca. wt = ‘ottiene, dopo 20 ore almeno, una tinta giallo-paglina delle masse incluse nelle speciali cellule; quaste masse si fanno, nel corso di 5 giorni circa, di un giallo intenso. — Sul contenuto de’ legumi giovani (materiale in alcool, raccolto nell’ aprile) non si ottiene veruna reazione con questo | preparato Jodico. Senza reazione aleuna rimase il cloro-joduro di zinco er sulle sezioni di legumi maturi (?). . Solfato ferrico (in soluzione acquosa): usato direttamente su sezioni " Le reazioni, a questo riguardo, non collimerebbero con f indicate da Baccarini (I. dea pag. 346) per il coagulo da lui studiato H. Moeller (I. cit. pàg. LXX) darebbe la reazione de' tannini coll'jodio con colore REUS avverte instabile e facile a dar adito a uivo (3) J. MoELLER (Na nengmitl, Bes 28) dire che i e» delle speciali alla. col co ea azz | si vedrà appresso. W. Behrens da (Tabellen zum Gebrauche bei mikroskop. Arbeiten, pag. 139, Braunschweig 1892) come reazione caratteristica dei tan- nini con il elorojoduro di zinco una colorazione rosa o rosso-bruna. La tintura di jodio colora i contenuti in bruno se le sezioni sono te- . Usando l’jodio in joduro di potassio su sezioni di legumi maturi, si s e per aM mi sembri i molto a din che tale reazione è pianto, % RH. F. SOLLA di earrube, come pure di frutti giovani e di ovari, tinge in azzurro i. eontenüti delle speciali cellule. Questa reazione ritorna anche se le se- zioni vennero previamente lavate nell’ alcool e bollite nell' etere oppure se vennero tenute per 10 giorni in alcool. Se si trattano alcune sezioni di carrube con ammoniaca, fino a che i contenuti prendono una tinta verde, indi — lavati i preparati — si reagisce col sale di ferro, si ottiene subito una colorazione rosso-vinoso pallida de’ contenuti; a prolungata azione del reattivo il colore si cangia - in bluastro sudicio che non corrisponde però affatto alla tinta azzurra che si ottiene direttamente ne’ preparati non altrimenti sottoposti à reazioni. Percloruro ferrico (in soluzione alcoolica): determina, nelle sezioni di carrube istantaneamente una colorazione azzurra molto intensa dei contenuti delle speciali cellule. Questa colorazione si cambia però in un bruno-olivastro se si tengono poscia le sezioni per un'ora in bagno di etere. Le pieghettature delle singole masse incluse appariscono però, in questo tata della sostanza. Acetato di rame (in soluzione aequosa). I contenuti delle speciali "m lule delle carrube, come quelli dei frutti giovani e degli ovari, si co- lorano con questo reattivo in giallo dorato, che poscia si fa giallo bruno. La reazione rimane invariata se si bollono previamente le sezioni nel- l etere ed anche se si usa il reattivo su sezioni tenute per 10 va : à bagno nell’ alcool. Tenute le sezioni direttamente, come anche previo un bagno di d: minuti ca. in acqua di Javelle ('), per alcuni giorni in una soluzione concentrata del sale di rame, presentarono i contenuti di color sini bruno, che era solo notevolmente piü sbiadito nel secondo caso. Se si fa uso dell'acetato di rame su sezioni previamente bollite à . (!) Allo scopo di allontanare possibilmente le sostanze tanniche e vedere di ottenere nette le reazioni delle altre sostanze mescolate a quelle, nei contenuti in discorso (V! A. Zimmermann, in: Behren's Zeitschr. f. wissensch. fi- krosk., Bd. IX, 1892, pag. 60). — Delle reazioni ottenute previo un bagno dei E parati in aequa di Javelle si parlerà più tardi, Td ‘caso, molto più marcate, come se fra l'una e l'altra fosse stata aspor- - tdi " fiis in aequa distillata, i contenuti si colerano | in bruno carico. Su: 3 sezioni trattate per un tempo breve con ammoniaca (fino a presentare | un color verde dei contenuti) si ottiene con il sale di rame, subito una tinta giallo-bruna che riesce notevolmente più carica su sezioni pre- viamente tenute, per 24 ore, a bagno nell’ammoniaca, quando i contenuti avevano già assunto una tinta giallo-bruna. Bicromato potassico (in soluzione acquosa) dà, su sezioni di ssi e di ovari, una colorazione dapprima gialla de’ contenuti delle speciali cellule, ma che va facendosi gradatamente giallo-rossa e finalmente bruno-resina. Questa reazione si ripete anche su sezioni previamente tenute per 10 giorni a bagno in alcool. Invariata si ripete pure la reazione nei preparati che vennero posti precedentemente per 15 minuti in bagno d’ ammoniaca, e i contenuti hanno già assunto un colore verde. Sa L’ Ammoniaca determina diverse reazioni particolari e costanti sui contenuti delle speciali cellule delle carrube (1). Mettendo una sezione di carruba a bagno nell’ ammoniaca si osserverà, in capo a 15 minuti, i contenuti colorati in roseo-sudicio, che più tardi si cambia in verde- bottiglia. Si può accelerare la reazione scaldando un preparato con l’am- moniaca direttamente sul portoggetti. La tinta verde dei contenuti non A scompare lavando abbondantemente i preparati con- aequa distillata. Laseiando invece delle sezioni per 24 ore a bagno nel reattivo si ve- . dranno i contenuti colorati in giallo-bruno intenso, che non scompare facendo bollire i preparati nell’ alcool. Sezioni trattate eon ammoniaca, fino alla colorazione verde de’ con- tenuti, indi lavate, vennero scaldate con idrato potassico sul portoggetti : parte dei contenuti soltanto si colorò in violetto, parte in bruno. Previo un bagno delle sezioni, per 10 giorni, in alcool si ottiene dopo 24 ore di azione dell’ ammoniaca egualmente una tinta bruno-scura dei contenuti. Aggiungendovi l’ idrato potassico e scaldando, non si ottiene però alcuna reazione. Non si ottiene neppure reazione alcuna — nè sui. (!) inerte all'asserzione del Flückiger (lav. eit., pag. Mes riportata , anche da r (Op. cit., pag. 298), il quale dice che con l' ammoniaca i contenuti in rcs non vengono alterati. 224 R. F. SOLLA contenuti nè sulle pareti — se si usa, dopo il bagno suddetto di alcool e di ammoniaca, la tintura di jodio con l’acido solforico diluito. |» Previo bagno di alcune sezioni in acido solforico diluito, per 19 ore, si ottiene con l’ ammoniaca, usata a caldo, in capo a 5 minuti una tinta rosso-carnicina de’contenuti che, col raffreddamento, si fa verde-olivastra; usando l ammoniaca a freddo, si ha, dopo 24 ore, la solita tinta bruno- carica de’ contenuti. Se si adopera l'ammoniaca, a freddo, su sezioni previamente tenute a bagno in acido eromico per 15 minuti, allora i contenuti presentano dopo 18 ore, un colore rosso-porpora. Molibdato d' ammoniaca (sciolto in cloruro d’ ammonio) (!). Usato su sezioni di carrube dà una colorazione mista de’ contenuti delle speciali cellule, prevalendo un rosso-bruno con sfumature di giallo-dorato su fondo brunastro. Nelle cellule della piumetta, il contenuto delle quali si colorava in viola con l’ idrato potassico (v. più sopra), ottenni un abbondante pre- cipitato di una sostanza granellosa di color giallo intenso, impiegando questo reattivo. {drato potassico. Gli Autori sono generalmente concordi nell’ indicare la reazione viola che danno le masse pieghettate incluse nelle speciali cellule delle carrube con l’ idrato potassico (2). Tale reazione non è però CES a istantanea, ma riesce oltremodo caratteristica per riconoscere sempre lh presenza delle speciali cellule nell'interno dei diversi organi del car- rubo (5). | i CŒ) Le materie tanniche darebbero, con questo reattivo, un precipitato giallo - (secondo il Gardiner; Botan. Centralbl., XX, 284), ovvero si colorirebbero -dal giallo al rosso (cfr. Tschirch, Angewd. Anatomie, p. 127; Behrens, Tabellen. 1892, p..139). C) FrückigER (Pharmakognos., p. 818), J. MoELLER (Op. cit., p. 297), dal quale © riprodotto in TscurgcH (Op. cit., p. 128): non trovai peró verosimile la poca stabilità della reazione, come dice il Moeller, a pag. 298. — Baccarini dà, per il coagulo da lui descritto, delle reazioni con l’ idrato potassico (a pag. 347) pnis non tornano affatto con le reazioni de' contenuti da me esaminati su materiale adulto e recente, fresco e conservato in alcool. KM Vedi più sopra quant'è detto a proposito della corteccia del tronco, con riferimento al passo relativo nell’ Anatomia delle cortecce del Moeller. SOPRA ALCUNE SPECIALI cruce NEL CARRUBO TN 225. Trattando una sezione di carruba direttamette con idrato potassico (al 10 °/,), a freddo sul-portoggetti, i contenuti pieghettati si colorano subito in gialliceio; dopo 15 minuti sono notevolmente gonfiati, le pieghe appariscono confuse ed il loro colore à un verde-bottiglia che cambia, poco dopo, in violaceo, mentre tutto intorno al preparato diffonde una sostanza portata in soluzione con colore violaceo. Dopo 24 ore i conte- nuti caratteristici sono contratti e colorati in viola. Lasciando delle se- zioni sottili di carruba in bagno di idrato potassico si osserveranno, dopo 4 giorni, i contenuti isolati dalle cellule ma ridotti, per massima parte, a frammenti spezzati nel senso longitudinale delle masse, si che i fram- menti stessi appariscono tuttora pieghettati in modo caratteristico. Il loro colore è un viola che tende al bruniccio. Scaldando i preparati i frammenti restano invariati tanto nella struttura quanto nel colore. Dopo 8 giorni in bagno di idrato potassico i frammenti sono anche più ri- dotti, sempre però pieghettati in modo normale edi colore rosso-mat- tone carico. Scaldando i preparati, in presenza di acido eromico, i residui dei contenuti vengono disciolti con colore giallo-ocraceo; trattati invece con acqua di Javelle, a freddo, ne scompare in brevissimo tempo qua- . lunque traccia. : Se si scaldano le sezioni di pae mature (o di qualunque altro organo della pianta, purchè contenga le caratteristiche speciali cellule) con l'idrato potassico sul portoggetti, direttamente alla fiamma di una : lampada a spirito, allora i contenuti si colorano subito in viola vivace. "Questo colore persiste parecchi giorni. — Se le sezioni di carruba vengono previamente bollite, per breve tempo, in acqua distillata, tanto finchè i contenuti delle speciali cellule appa- riscano di colore bruno-giallo, e si ripetono le reazioni con l’idrato po- tassico, allora si potrà osservare, usando il reattivo a freddo, il ripetersi. ‘ di tutte le fasi sopra indicate; sealdando invece i preparati con l'idrato potassico i contenuti si tingono subito in viola. Se però la bollitura nell’ acqua distillata viene protratta fino a circa 2 ore e le sezioni sono conservate poscia per qualche tempo (38 giorni) nell’ acqua a freddo, allora i contenuti — già in parte ridotti (v. più sopra) — si colorano con l’idrato potassico, a caldo, in rosso-mattone di intensità diversa. E 396 : i R. F. SOLLA - Previo trattamento delle sezioni con aleool ed etere si ottiene eon. F idrato potassico a caldo egualmente una colorazione viola del conte- nuto delle speciali cellule. Egualmente si colorarono i contenuti subito in viola, con il reattivo a caldo, nelle sezioni che vennero previamente tenute per 10 giorni in alcool. Le sezioni bollite per 5 minuti, in un provino con idrato potassico diedero una tinta rosso-bruna al reattivo'e - presentarono poscia le masse pieghettate ridotte a frammenti brunastri; i questi, néutralizzati con acido acetico, si sciolsero a poco a poco nel- — l acido solforico diluito (in presenza di tintura di jodio) con colore rosso- | mattone pallido. Anche bollendo, per qualche tempo, alcune sezioni di = carruba in alcool e quindi portandole nell’ idrato potassico molto diluito = (3 aq.: 1 KOH [10 °/,}) bollente le masse pieghettate contenute nelle ; speciali cellule vengono ridotte a frammenti bruni. Usando il reattivo a caldo su sezioni previamente bollite nell’ acido — acetico (le masse incluse hanno preso una tinta bigia), si ottiene subito il colore viola dei A POSER Egualmente su sezioni trattate, per 4 ore .& lungo, con tintura di jodio ed acido solforico diluito ; solo che pen A l unita azione dell’ acido e dell’ alcali i contenuti caratteristici vanno, in breve, disorganizzandosi. Su sezioni tenute per 19 ore in acido sole forico diluito, i i contenuti caratteristici delle quali erano colorati in giallo- bruno, si ottiene pure la colorazione viola de’ detti contenuti, che vanno solvendosi nel senso delle pieghe e diffondono con colore viola. — Sopra aleune sezioni trattate con percloruro ferrico venne usato l'idrato po- tassico a freddo; le masse incluse nelle speciali cellule assunsero una tinta bruno-nera, ma a prolungata azione del reattivo andarono diffon- dendo con eolore rosso-bruniceio che tingeva le pareti delle cellule stesse; usato invece il reattivo direttamente a caldo le masse si colorano pure. in bruno-nero, ma la sostanza che viene portata in soluzione ed imbeve le pareti cellulari é di color rosa. Se le sezioni trattate con percloruro ferrico soggiornano (per un'ora) in etere, si ottiene con l'idrato potassico, tanto a freddo che a caldo, una colorazione delle masse pieghettate in rosso-emoglobina, e con lo stesso colore viene lentamente portata in so- —. luzione una sostauza che diffonde intorno al preparato. Tenendo alcune sezioni di organi diversi del carrubo in bagno di Do si può avere con l'idrato potassico, a freddo, già dopo qualche minuto una earatteristica colorazione viola dei contenuti delle speciali cellule; ma lavando poscia i preparati con acqua distillata e rinnovando l'azione dell’idrato potassico i contenuti appariscono colorati in bruno-gialliccio. Sezioni di carrube trattate con tintura di Alcanna, indi lavate in acido acetico e ripetutamente lavate in acqua distillata danno con P idrato potassico a caldo subito la reazione caratteristica dei*contenuti delle speciali cellule. | Ovari freschi e frutti giovani (materiale in aleool) danno in generale, oltre alla caratteristica colorazione viola con l'idrato potassico a caldo, anche le diverse modificazioni esposte, piü sopra, né si avverte giammai aleuna alterazione nella omogeneità dei contenuti delle speciali cellule. Acido acetico. Usato direttamente su sezioni di carrube non altera per nulla la striatura delle masse incluse nelle speciali cellule, né le colora subito; dopo 20 ore le masse appariscono pero bige, e continuando a soggiornare nell’ acido assunsero una tinta carnicina. Tenute a bagno, -per 37 giorni, nel reattivo presentano, dopo questo tempo, i contenuti in discorso colorati in giallo-dorato con sfumature di un rosso-bruno. Bollendo le sezioni con ]’aeico acetico si ottiene subito una colorazione bigia de’ contenuti delle speciali cellule. Usando il reattivo su sezioni previaménte tenute, per 10 giorni, a bagno in alcool si ottiene una colorazione dei contenuti caratteristici in roseo-pallido che dopo 24 ore si fa carnicino e rimane inalterato anche dopo 5 giorni. Adoperanjo, su quest’ ultime preparazioni, l’idrato potas- sico a freddo, i contenuti si colorano in verde-oliva, ma scaldando i preparati essi vengono disciolti con colore viola. Acido cloridrico (concentrato) colora i contenuti delle speciali cellule, nelle sezioni di carruba, lentamente in gialliceio che, dopo qualche tempo (5 giorni) si fa giallo-dorato. La caratteristica pieghettatura non viene aequa di Javelle, per 10 minuti, indi lavandole in, abbondante aequa, — minimamente alterata per azione dell’ acido. Sezioni tenute per pochi , minuti in bagno di acido cloridrico, indi lavate con acqua distillata, danno anche diverse delle reazioni che i contenuti darebbero diretta- mente; cioé, con l'idrato potassico a caldo si colorano subito — a freddo, F. SOLLA dopo qualche tempo — in viola; zurro ('); con acetato di rame in giallo-bruno; con acido osmico uM o) in nero violetto (3). | Sezioni di carrübe previamente tenute in bagno di alcool, per 10 giorn | presentano con l'acido cloridrico i contenuti colorati in rosso-carnicino. Acido solforico (concentrato) usato direttament> su sezioni di carrube gonfia leggermente i contenuti delle speciali cellule, ma non ne altera ' la pieghéttatura caratteristica, li colora dapprima in giallo-verdastro che si fa poi bruniccio: dopo 20 ore il colore è passato ad un giallo-ocraceo. e dopo 5 giorni è giallo vivo; i contenuti sono anche conservati perfet- tamente, mentre il restante de’ preparati ó scomparso quasi compito) mente già circa 20 ore dopo l'azione dell’ acido. Tenendo le sezioni di carrube in bagno d’acido solforico (diluito, per 19 ore; concentrato, pochi minuti) e quindi lavandole con cautela con acqua distillata si ottengono nei contenuti, colorati in giallo-bruno, quas inalterate le reazioni più caratteristiche; cioè con idrato potassico caldo la colorazione viola: i contenuti vengono però’ distrutti rapida = mente (com'è stato osservato più volte già più sopra); con solfato fer: rico, dopo qualche tempp, la tinta azzurra; con acetato di rame, Le; ‘bieromato potassico, con acido osmico le reazioni tipiche. . Sezioni previamente tenute per 10 giorni in alcool presentano, trattate con acido solforico concentratò, i contenuti più contratti, in maniera che i le pieghe riescono molto più marcate; sono colorati in giallo-dorate che in capo a 24 ore diventa bruno. — Sezioni tenute per 4 giorni à e : gno nell’ idrato potassico (al 10 °/,), indi trattate con acido solforico con colorano i frammenti dei contenuti caratteristici (v. più sopra) in rosso porporino, gonfiandoli; ma dopo poche ore non rimane di questi che una massa liquida granellosa, porporina. (') Che scompare aggiungendo una goccia d'acido cloridrico. Sezioni. pU direttamente in una soluzione acquosa di solfato ferrico finché i contenuti di tutte le speciali cellule fossero intensamente azzurri, trattati con una goccia di acido cloridrico perdono a tinta azzurra e presentano i contenuti colorati a leggermente in carnicino. 4 (*) Durour dà questa reazione come caratteristica delle materie tanniche (cfr Zimmermann, Mikrotechnik, pag. 113). f |. Acido nitrico oe data: leggermente i liont delle Me i ciali cellule nelle sezioni di carruba e li colora subito in rosa, che passa però rapidamente ad un giallo-dorato; la lamellatura caratteristica ap- de | parisce inalterata. Dopo 20 ore i contenuti appariscono anche conservati, ; mentre i preparati sono quasi distrutti, ma hanno un colore giallo-ca- nario ; in capo a 72 ore principia a scomparire qualunque colorazione, e sul quinto giorno non rimane più che una massa torbida, granellosa, incolore. — Sezioni di carruba tenute per 24 ore in bagno d'acido nitrico, e quindi abbondantemente layate in acqua distillata, non corrisposero più alle reazioni tipiche, altro che con l’ acetato di rame. Con l idrato potassico si ha, già a freddo, una distruzione de’ contenuti, che è rapida usando il reattivo a caldo: il colore della sostanza disciolta è giallo-bru- ; niccio, non viola. Con solfato ferrico si ottiene una tinta giallo-bruna ; eon bieromato potassico una colorazione rosso-arancione; con l'ammoniaea i contenuti vengono portati rapidamente in soluzione (t); con 1’ acido osmico non si ottiene piü aleuna colorazione. " Usando l’ acido su sezioni tenute anticipatamente a bagno in alcool. per 10 giorni, si ripetono le stesse reazioni che sulle sezioni preparate di fresco: in capo a 24 ore sono rimasti, delle sezioni, unicamente i . contenuti colorati in giallo-paglino, che vengono rapidamente disciolti | con colore arancione dall’ idrato potassico a freddo. Sezioni tenute per 4 giorni nell’ idrato potassico vennero lavate con acqua distillata e sotto- poste all'azione dell’ acido nitrico; i contenuti gonfiarono colorandosi in rosso porpora, che passò poi ad un giallo sudicio; poco a poco la pieghet- tatura caratteristica andò scomparendo e dei contenuti rimase una massa granellosa giallastra. Acqua regia si comporta, in tutto, come l'acido nitrico. | Acido eromico (concentrato). Colora i contenuti delle speciali cellule delle carrube in rosso bruno intenso, e — ad azione prolungata — li gonfia; in capo a 18 ore, di essi non rimane traccia, mentre sono con- servate le pareti delle speciali cellule nonché degli elementi eircostanti. (t) Della reazione dei contenuti sulle sostanze proteiche con l'acido nitrico e 1 ammoniaca, si parlerà più tardi. * eromico, indi frais; i contenuti delle loro speciali ae diedero le , appariscono invece inalterati. reazioni seguenti: con l'idrato potassico, a caldo, assunsero una E rosso-bruna piü intensa, senza alterazione nella struttura (neppure dopo 18 ore); con solfato ferrico una tinta bruno-oeracea ; con acetato di rame non presentano alcuna modificazione palese; con bicromato potas- sico si fanno di un rosso-bruno più intenso; con acido cloridrico appa- riscono giallastri e più tardi giallo-arancione, gonfiando anche più; con acido solforico si fanno giallo-arancio, o gonfiandosi ; con acido acetico si colorano in rosso; con acido nitrico sono dapprima inalterati, ma dopo circa 2 ore sono più rigonfi, di color paglino, in capo a 18 ore é scomparsa quasi completamente la pieghettatura, come pure il colore gialliceio ; con acido osmico, con molibdato d’ ammoniaca, con percloruro ferrico Acido osmico (all' 1 °/,) (') dà ai contenuti delle speciali cellule delle carrube una tinta viola intenso, quasi nera, lasciandone però intatta la struttura ; la colorazione rimane conservata anche dopo parecchi giorni. La reazione ritorna anche nei casi che le sezioni siano state previa- mente trattate con acido cloridrico, o con acido solforico; o bollite pe 2 ore nell’ acqua, o tenute per 10 giorni a bagno nell' alcool; negli timi due casi la tinta azzurra è però più sbiadita. Usando, su sezioni previamente trattate con I’ acido osmico, l’ idrato | potassico a freddo i contenuti mutano la loro tinta viola in bruno caffè: scaldando i preparati con 1’ idrato potassico la tinta dei contenuti si fa. nerastra, mentre viene portata in soluzione una sostanza ehe diffonde con color violetto. Difenilamina (in ac. solforieo conc.. Mettendo una sezione di car- = ruba direttamente in una goceia del reattivo si ottiene una colorazione gialla de’ contenuti, che va facendosi poi arancione, mentre questi gon- fiano e vengono parzialmente disciolti; la loro pieghettatura apparisce ; molto distinta. Due ore dopo sono anche più ridotti, i residui sono pure gonfi e di color rosso-rubino. Aggiungendo invece il reattivo ad una (') Reattivo caratteristico per i tannini (V. Behrens, 1. cit.). LI SOPRA ALCUNE SPECIALI CELL LE NEL. a e Be sezione che si trovi preparata nell aequa si ottiene una contrazione dei contenuti che si colorano dapprima in verde-olivo, poi in giallo e poscia in rosso piuttosto carico; essi vengono parzialmente disciolti e dopo due ore sono già notevolmente ridotti, nella direzione delle pieghe; i residui sono di color giallo-dorato. Usando la difenilamina su sezioni previamente tenute in bagno di acqua di Javelle, per 10 minuti, i contenuti prendono una tinta car- nicina che diventa poi rosa; dopo 46 ore principiano ad ingiallire. Ma se le sezioni, prese dal bagno nell’ acqua di Javelle, vengono anche pre- -viamente bollite, per 7 min., in acqua distillata la difenilamina dà al- lora ai contenuti subito una colorazione rosa di gradazione molto diversa. In presenza di idrato potassico (usato a caldo) il reattivo colora i con- tenuti istantaneamente in rosso-rubino vivo. Acqua di Javelle. (!) Mettendo delle sezioni di carruba a bagno in acqua di Javelle, preparata di fresco e tenendole a riparo della luce, si può osservare, dopo 10 minuti, che i contenuti sono- lievemente gonfi .e colorati in bruno che va sbiadendo alle estremità. Tenute le sezioni per 15 min. nel bagno, de’ contenuti una buona parte è ridotta ad una massa liquida giallo-paglina; i residui solidi sono di colore ocraceo. In capo a 40 min. non v'è più traccia alcuna de’ contenuti (?) Ripetendo l’azione dei reattivi già usati sulle sezioni previamente te- nute da’ 10-15 minuti in bagno di acqua di Javelle, e quindi conve- nientemente lavate in acqua distillata, notai delle modificazioni molto | palesi che riassumero qui brevemente. In aequa bollente i contenuti vengono disciolti con colore ocraceo; con jodio in joduro di potassio (*) ZIMMERMANN trova opportuno l'uso di questo reattivo per eliminare le so- stanze tanniche da’ preparati che le contengono, in maniera da poter in l'ulteriore comportarsi di questi alle diverse reazioni, non più ostacolate T senza del tannino (V. Behren’s Zeitschr. f, wissensch. Mikrosk., IX, 60) n questo senso ho tentato anch'io l'uso dell’acqua di paer valea dire per ottenere (per quanto Er una separazione dei corpi tannici dalle altre so- nze mescolate nei ue delle speciali ie al fine di rintracciare la na- iR dhimica di quelle che restavano anche ne' contenuti. L'esposizione si rea- zioni ottenute potrà "eis a quali nk sono arrivato. C) V. anche Baccarını, l. cit. p. 348. ER dp qualehe ora, una colorazione gialla mentre m tatura apparisce confusa; con solfato ferrico si colorano fra il gialli ed il nerieeio, qua e là con qualche tinta violetta, ed appariscono e tratti; con percloruro ferrico sono pure contratti e si colorano dapprin | in bruno carico, poscia in verde intenso che si cambia, per ultimo (dopo - più di 24 ore) in bigio; con acetato di rame si colorano subito in gialli bruno che passa poi ad. uno spiecato rosso-arancione; con bicromato potassico in rosso-bruno; con ammoniaca, anche dopo 20 ore, sono i: mutati; eon molibdato d’ammoniaca appariscono di colore rosso-aram cione; con idrato potassieo acaldo danno una colorazione rossastro-vio letta, in parte scura, una porzione delle sostanze contenute nelle spe: risce molto evidente, ma in capo a 18 ore i nai hanno delle tinte rossastre e la loro ng è molto. Rn: con acido 8 . acido eromico si colorano in Gillobrana, ma vengono presto dist con acido osmico presentano una colorazione bruniceia con qualche. tinta di violetto. Usando i colori d’anilina si ottiene, d’ ordinario, un comportarsi di verso tranne che — in parte — per l’ ematossilina e per il bi di metilene: come verrà esposto più oltre. Tintura d'aleanna. Con essa i contenuti delle speciali cellule. delle. j ER assumono una tinta rosea asportabile con l’ Pec men a pred, Parete lore dei contenuti è rosso pesco, notevolmente diverso dal colore 1 e delle pareti. Aggiunto idrato potassico, a caldo, i contenuti si colo a in viola, quindi vengono disciolti. : Su sezioni previamente tenute per 15 min. in aequa di PAG i con- È tenuti si colorano con la tintura d’aleanna in giallo-bruno. Sezioni te- 3 * per 24 ore (e EN sono en Mei; laca, orati in bruno), non miodifeano. minimamente il eontenuto delle loro speciali cellule per l'aggiunta della tintura di alcanna. à | Colori d'anilina. Gli Autori danno, fra le reazioni de’ tannini, (!) la r partieolarità di eolorarsi col blü di metilene e ricordano in proposito il lavoro del Pfeffer (°). Non è qui il luogo di entrare nelle particola- . rità dell'importante quanto vasto lavoro del Pfeffer che segue uno scopo ‘principale molto diverso; solo vorrei porre in rilievo alcuni pochi passi del surricordato lavoro che avrebbero una qualche attinenza con la questione dei tannini. Nel suo lavoro il Pfeffer si occupa precipuamente dei fenomeni fisici e vitali per i quali i colori d'anilina vengono assor- . biti o no dalle cellule viventi o da singoli costituenti di ‚esse; egli ri- leva inoltre l’attività della massa protoplasmatica in questi processi osmotici, ed è in tale occasione che ha notato come i corpi di natura tannica accumulano il blù di metilene, prendendo il colore di questo reattivo. Ma egli osserva pure che, sebbene le sostanze tanniche — so- stanze morte — presentino sempre tale particolarità relativa al colorante (pag. 191); vi sono anche altri corpi nel contenuto cellulare, e non sempre ` gli stessi in tutte le piante, e talvolta persino senza la minima traccia di materie tanniche in combinazione, che accumulano il bleu di meti- lene (pag. 237). E, come il bleu di metilene, così viene assorbito ed accu- mulato dalle sostanze tanniche anche il bruno Bismarck, che non colora il protoplasma vivo. Anche altri colori d’anilina presenterebbero un comportarsi analogo. — Qui mi limito ad esporre i risultati da me ottenuti nell'uso di alcuni colori d'anilina, riuniti, per brevità, ne’ seguenti prospetti che dimostrerebbero il comportarsi de’ contenuti de’ quali mi sono occupato in tre diversi stadi di sviluppo. È noto che l assorbi- mento dei colori di anilina può essere indipendente dall’ attività vitale delle cellule (5), e prova ne è l'uso di singoli di essi quali reagenti microchimiei su diverse combinazioni chimiche del contenuto e delle () V. TscurRoB, Op. cit.; BEHRENS, Op. (*) Ueber Aufnahme von Audialirbex in ed Zellen; in: Unters. aus dem botan. Instit. zu Tübingen, II (1886) p pag. 179. C) Cfr. anche PrEFFER, a pag. 282 del cit. lavoro. 15. Malpighia anno VII, vol. VII, % RA cup SOLLA pareti cellulari. Io scelsi alcuni pochi colori soltanto e precisam quelli di reazioni note sulle pareti e altri che reagiscone notoriame sui contenuti delle cellule vegetali (t); ciò per vedere se arrivavo mettere in luce la supposizione degli Autori se nei contenuti delle s ciali cellule, delle carrube specialmente, si trattasse di strati di parete o di pure sostanze contenute nelle cellule. Le reazioni non mi permi- sero di dare in proposito delle risposte precise; in molti casi hanno messo però in rilievo il differente comportarsi fra contenuti e parete delle speciali cellule. Cercai anche di ottenere qualche schiarimento sulla peculiare pieghettatura dei contenuti (come si presentano nelle carrube), però anche a questo riguardo non ebbero successo le mie ricerche. Anche Baccarini ha fatto uso di diversi colori d'anilina nelle ricerche sulla natura chimica del coagulo nei tubi speciali delle Leguminose (2); le reazioni da lui ottenute non concordano però con le mie, ciò che di- mostrerebbe la diversa natura delle sostanze esaminate. — Devo anche Soggiungere che le colorazioni da me ottenute coi diversi reattivi delli serie dei corpi di anilina rimasero conservate per parecchi giorni nella -loro integrità. P Nel presentare i prospetti delle reazioni ottenute premetterd poche parole. I reattivi, ad eecezione della Tropeolina 00 e dell' Ematos- silina, vennero=preparati di fresco, tutti in soluzioni acquose ass diluite; la Corallina venne disciolta nel carbonato di soda. Per ottet le colorazioni le sezioni, fatte col microtomo, vennero poste direttamente a bagno nei liquidi preparati entro provini e tenute quivi, con chiusura . — di bambagia, per il tempo indicato ne’ prospetti. Dop® di che le sezioni * vennero lavate nell'acqua distillata, à temperatura normale, e lasciate parecchie ore in bagno d’acqua; eventualmente vennero lavate anche nell'acqua calda. Indi esaminate le sezioni singo] t sottoposte alla azione di diversi reattivi. M'interessava pure di conoscere quanta | parte delle colorazioni fosse dovuta alle supposte sostanze tanniche, e $ poichè l’ acqua di Javelle mi aveva dimostrato che per essa i corpi tan- (!) Scelte dai lavori: Behrens, Tabellen, II ed.; Zimmermann, Mikrotechnik (1800). * (C) Baccarini, 1. cit. p. 348. ` così ri tutta. la serio. delle 4 reazioni su. sezioni che vennero previa: mente tenute in bagno d'aequa di Javelle, ed aceuratamente lavate in aequa distillata. Dai prospetti emerge, per la maggioranza dei casi, la diversità nel comportarsi delle colorazioni. Coneretando quafito trovasi esposto nei prospetti che ho presentato , si potrebbe concludere: i colori d'anilina usati vengono assorbiti — per massima parte — dai contenuti, e in molti casi anche dalle pareti; essi non rimangono perd sempre conservati, ma sovente si alterano per la bollitura. Dopo colorati con l'anilina i contenuti non danno che in po- ehissimi p reazione viola con l'idrato potassico (a caldo), mentre presentano quella eon il molibdato d'ammoniaca. Questa seconda rea- zione non si ripete nei casi di un anteriore bagno in acqua di Javelle. Le cólorazioni dei contenuti sono, per massima parte, diverse da quelle delle pareti in quei casi nei quali i colori d'anilina sono stati assorbiti anche dalle pareti. Considerando ora le reazioni in se stesse e con la scorta delle indi- | cazioni della chimica, risulterebbe quanto segue. = Nel contenuto delle speciali cellule, tanto degli ovari quanto dei frutti giovani e maturi, si riscontra una sostanza che si colora in viola con l'idrato potassico : reazione che non è finora indicata per le sostanze tanniche ('). Questa sostanza viene disciolta per l'azione prolungata del reattivo stesso. Può venir asportata — da quanto risulterebbe — dal- l’acqua bollente e dall’ aequa di Javelle, lasciando un residuo che con È idrato di potassio si colora in bruno; reazione, anche questa, che non eorrisponderebbe con quella ehe danno i tannini (2). (t) Cfr. BEHRENS, Tabellen, II ed., pag. !39. ZIMMERMANN, Die botan. Mikro- technik (1892), non cita affatto l'idrato potassico fra i reattivi per le sostanze tanniche. *) Il coagulo albuminoso-tannico, studiato da BACCARINI, si colora con l'idrato potassico in giallo-ruggine (v. 1. cit., pag. 347 Diverse delle reazioni indicate dagli Autori per le sostanze tan- niche, come quelle con i sali di ferro, di rame, di cromo, con P acido osmico, ecc., concordano pure nei contenuti in discorso; ma tali reazioni ritornano come s'è visto, anche previo un trattamento dei contenuti stessi con acido cloridrico, con acido solforico, mentre gli acidi dareb- bero coi tannini dei prodotti di scomposizione ('). D’altra parte riesce oltremodo ritardata, nei nostri contenuti, la reazio j con i preparati jodici, ricordata da altri. — Facendo bollire nell’ acqua alcune sezioni del materiale studiato si può far precipitare in quest’ ultima le sostanze tanniche mediante i sali di ferro o di rame; ma dalle sezioni tenute per - 10 giorni a bagno nell’aleool non venne disciolta veruna sostanza tan- niea, tuttavia apparivano in parte modificate le reazioni dei contenuti delle speciali cellule. Anche una breve azione dell’ acido eromico pare allontani le sostanze tanniche dai detti contenuti, come s’& veduto prima. | Donde risulterebbe che nella composizione dei contenuti in parola en- trano sostanze del gruppo dei tannini — senza poterle meglio precisare per ora — ed a queste sono mescolate anche altre sostanze, le reazioni delle quali riescono poco nettamente. 3 Un gruppo di sostanze, al quale rivolsi il pensiero, era quello delle materie proteiche (*). La reazione dell’ acido nitrico lasciava anche supporre di poterle*mettere in evidenza nei contenuti delle speciali cel- lule. Ma le colorazioni suesposte de’ contenuti sotto l’azione dell’ acido 2 nitrico non vengono minimamente alterate dall’ ammoniaca, neppure scaldando i preparati, né dopo una prolungata azione di 24 ore. Le reazioni del solfato di rame in soluzione alcalina sono egualmente in- certe: per lo meno la soluzione del sale in idrato potassico lascia du- bitare, in questo caso particolare, che il colore viola assunto dai contenuti possa venire — all'azione già nota dell'idrato potassico senz'altro, tanto piü che altre so lealine (in earbonato di sodio, nel- 4 Pa anche, fra altri lavori, Husemann & Hilger, Die Pflanzenstoffe, 1882; vol. I, p. 16. (?) Anche PrEFFER indica frequente la concomitanza di albuminoidi con sostanze tanniche (l cit. in: Untersuch. aus dem botan. Instit. zu Tübingen, pag. 239 I $. a Sr S dr NN del detto sale non deter insirotio la rive uuu, nè ER alcuna traccia di sostanza in soluzione. Una reazione caratteristica delle. — 9 sostanze proteiche non mi riescì di ottenere neppure previo trattamento — delle sezioni in bagno di aequa di Javelle (!). La ricchezza di zucchero nelle carrube faceva supporre che nei con- tenuti delle speciali cellule si trovassero anche corpi délla serie degli zuccheri. Nessuna delle reazioni intraprese potè metterlo però in evidenza. Prescindendo dall'inattività dei contenuti alla luce polarizzata ottenni con timolo una colorazione di essi in giallo-dorato, che non si alterd neppure dopo parecchie ore: la colorazione & un misto di giallo-aran- cione tendente al rossastro (non mai però carminio) nei contenuti delle sezioni previamente tenute in bagno di acqua di Javelle (per 5 minuti). Nei frutti giovanissimi la colorazione è di un giallo-paglino o di un giallo-eanario, previo trattamento con acqua di Javelle, o no. Pianticelle germinanti non prendono che una leggera colorazione gialliccia nei eontemuti delle speciali cellule della piumetta. Con il reattivo del Sachs si ottiene direttamente una colorazione viola dei contenuti ed una tinta bruno-oeracea se le sezioni sono state tenute anteriormente in aequa di Javelle. Previa bollitura delle sezioni in acqua acidulata con l' acido cloridrico si ottiene, con il reattivo del Sachs, una colorazione bruna dei contenuti. Anche nei contenuti delle speciali cellule di materiale con- servato in alcool ottenni, usando il timolo, una colorazione gialla, quasi. giallo-ambra. Se nei contenuti delle speciali cellule siano mescolate anche delle so- stanze di natura delle resine od affini, non potrei dire; poiché l'aleool non determina palesemente delle alterazioni e quindi non parrebbe che portasse in soluzione veruna sostanza; l’etere ed il eloroformio non determinano neppure reazione aleuna. Ma — come si è visto — vengono notevolmente modificate le reazioni che i contenuti danno con le sostanze alcaline se si cerca di ripeterle su sezioni di carrube mature che sog- giornarono per 10 giornf nell'aleool. Un esame diretto sulla presenza di (') Anche J. MoELLER (Nahrungsmittel, p. 298) osserva che le reazioni sulle sostanze albuminoidi e sugli zuccheri non riescono nette nei contenuti in parola, resine o corpi affini venne fatto con l’ acetato di rame ('); ma né sezioni - di carrube direttamente tenute per 7 giórni a bagno nel reattivo, né altre, previamente trattate per 15 minuti con acqua di Javelle, e tenute nella soluzione del sale di rame per 26 giorni, diedero la minima traccia di una ostanza colorata in verde: nel primo caso i contenuti assunsero un colore bruno-resina, nel secondo apparivano colorati in bruno-giallo - smorto. La grande resistenza dimostrata dai contenuti ai diversi aeidi mine- rali lasciava supporre che si trattasse della presenza di qualche resina del gruppo dell’ acido succinico. Ma non mi è riuscito di dimostrare realmente tale sostanza nei contenuti, tanto piü che non corrisponde- rebbe alla condizione della solubilità, con colore bruno, nell’ acido sol- forico concentrato (°). Potrebbe darsi che la combinazione, nella quale un succinato si trovasse eventualmente nei contenuti, determini la re- sistenza all'acido solforico; io non ho potuto chiarirlo. Dalla parziale solubilità delle masse contenute nelle speciali cellule delle carrubb, ot- tenuta con l'uso della difenilamina, si potrebbe arguire la presenza dell’ asparagina (?), ma non avrei nessuna reazione caratteristica per poter dimostrare che fra le altre sostanze contenute nelle speciali cellule si trovi realmente anche l'asparagina. — Le analisi de’ chimici (*) ci fanno sapere che nelle carrube sono contenute sostanze resinose, ma non però sotto quale forma, nè dove si trovino. Non posso dire nulla se nei contenuti si trovino anche sostanze gom- mose e mueillagini, o meno. Concludendo, nei eontenuti delle speciali cellule del frutto del carrubo si trovano mféscolate sostanze diverse (probabilmente tannini, sostanze proteiche, asparagina, fors’ anche zuccheri, ecc.) e — per quanto mi ri- sulta dalle reazioni ottenute — il detto contenuto negli organi di frut- tificazione, esaminati allo stato giovane, apparisce composto egualmente (!) Cfr. Zimmermann, Mikrotechnik, p. 88. (?) JomaNsEN in: Archiv für Pharmacie, 1878-79. V. anche Husemann & 3. -Hilger, Pflanzenstoffe (1882) : vol I, pag. 6) Cfr. ; mermann, Mikrotechnik, pag 8 w Celi ed altri: cfr il lav. cit, di sù e Schlagdenhauffen (1892). SOPRA ALCUNE SPECIALI CELLULE NEL CARRUBO di un miseuglio di sostanze, diverse pero, da quelle nel frutto maturo, o per lo meno in rapporti di combinazione diversa. Credo inoltre di poter " dedurre, dalla lunga serie delle osservazioni fatte, e dal confronto col comportarsi di altre piante, leguminose o no, che nel contenuto delle | speciali cellule di qualunque organo del carrubo entri a far parte una sostanza particolare che dà le caratteristiche reazioni con l'idrato po- tassico, e che non sono indicate — a quanto io mi sappia — per nessuna sostanza contenuta nelle cellule vegetali ('), nd mi riescì di ripetere in altre delle piante esaminate fuorchè nel carrubo. — — Le pareti delle speciali cellule che presi pure a considerare nelle mie ricerche, e specialmente nei frutti del carrubo, sono piuttosto sottili ma inegualmente ispessite, tanto che appariscono punteggiate (?) e talvolta anche come pieghettate. La reazione che danno non é però quella della cellulosi (5), per lo meno non si ottiene la reazione caratteristica né usando il clorojoduro di zinco, e neppure adoperando la tintura di jodio "eon l’acido solforico. La reazione della cellulosi subentra appena previo un trattamento speciale dei preparati. Facendo bollire a lungo le sezioni in acqua distillata, oppure tenendole immerse per parecchi giorni (10) nell'aleool e quindi trattandole con idrato potassico a caldo, si ottiene — dopo allontanato l’ eccesso dell’ alcali — con jodio ed acido solforico la reazione caratteristica della cellulosi nelle pareti, mentre è affatto insufficiente, per ottenere tale reazione, la semplice bollitura nell’acqua, (! FLückiger e Hangury in Histoire des Drogues, pag. 306 difono che le vescicolette contenute nelle cellule dei frutti di Rhamnus eii si eolorano in bleu per l' azione degli alcali. Ho aie = reazione ma non mi riesci di ottenere altra colorazione che un bruno-ocr C) Anche Harz le dice punteggiate (Op. cit., p. 568). . MOELLER, dice che le pareti si colorano « in bleu con elorojoduro di zinco » ciò che lascierebbe supporre si tratti di cellulosi. Anche le pareti deglielementi coo nni Berg A Baccarini apum iouis reagiseono « sempre molta nettezza e per tutta la loro esistenza alla maniera delle membrane cellulosiche », tranne cbe delle cellule spilermiche delle foglie di carrubo, le quali sono pom ate. 240 R. F. SOLLA anehe se prolungata, od il soggiorno nell'alcool soltanto. Previo un bagno delle sezioni in acqua di Javelle, per ca. 15 minuti, si ottiene tanto | con il elorojoduro di zinco, quanto con la tintura di jodio ed acido sol- forico la reazione della cellulosi nelle pareti. Le pareti resistono però d per lungo tempo — per oltre 44 ore — all’azione dell’ acido eromieo eoncentrato, mentre dei contenuti non é rimasta piü traecia aleuna; . lavando i residui di preparati con l’acqua distillata e provandosi a reagire con la tintura di jodio ed acido solforico, non si ottiene, neppure dopo ore, la reazione della cellulosi. Incenerendo le sezioni di carrube sulla lamina di platino rimangono, come ho già precedentemente avvertito, gli scheletri continui delle pa- reti delle speciali cellule. Risulta quindi da tutto cio che le pareti delle speciali cellule sono costituite di cellulosi ed imbevute di sostanze estra- nee, tanto minerali quanto organiche. Se fra queste sostanze organiche . vi entrino a far parte i tannini (1), unicamente o in parte, non potrei accertarlo. Con i sali di ferro ho ottenuto bensì un azzurrimento delle : pareti negli ovari e nei frutti giovani, ma non anche nei legumi ma- turi. Il comportarsi alla tintura di aleanna mi lascia anche in dubbio. Usando questo reattivo le pareti non si colorano, neppure scaldando D preparati sul portoggetti; ma tenute alcune sezioni a bagno nella tin- tura di aleanna, dopo 7 giorni le pareti delle speciali cellule erano co- lorate in rosso, di una tinta diversa dal rosso dei loro contenuti Q. Sezioni preventivamente tenute a bagno in aequa di Javelle non colo- : rano le loro pareti, con la tintura di aleanna, né subito né poi. Le pareti, che qui ci oceupano, non si colorano affatto con l'idrato : potassico ; œ neppure con l acido cloridrico concentrato, anche dopo 9 . giorni Aggiungendo all'acido cloridrico la floroglucina non si ottiene E aleuna reazione; non ebbi la reazione della lignina nelle pareti neppure E usando il cloroidrato di anilina. Sezioni di carrube bollite nella miscela dello Sehulze vengono distrutte completamente in breve tempo. Se si (*) Questa tinta rossa delle e pareti si cambió in a zzurra per l'a iunta di idrato potassico à freddo, e = 3 ala pon RT a Tan, per p minuto, ano. bollire nell’ alcool (*), si osserveranno le pareti delle spe- ia Reagendo sulle pareti, così trattate, con la tintura di jodio ed acido solforico non ho ottennto alcuna colorazione delle pareti in esame. Usando l’acqua di Javelle e trattando quindi le sezioni con idrato . potassico a caldo una parte delle sostanze contenute nélle speciali cel- lule, come dissi, viene portata in soluzione ed imbeve le pareti delle cellule stesse impartendo loro una tinta rosa che non scompare lavando : d SER in acqua distillata. | Le ricerche dirette sul primo sviluppo delle speciali cellule, la loro o | ulteriore differenziazione dagli elementi circostanti, nei tessuti dei die versi organi del carrubo, formeranno l'oggetto di un’ altra memoria, mentre io mi vedo necessitato, per ora, di limitarmi all'esposizione di quanto ho potuto osservare fin qui. Non sconosco le molteplici lacune che ho lasciato, ma spero di poterle colmare in seguito con una nuova serie di studi. — Ho eseguito il lavoro nell' Istituto botanico dell’ Università di Roma. Nel pubblicarne i risultati m’ incombe il grato dovere di rendere sin- cere grazie al sig. Direttore, il Chiar. Prof. Pirotta, il quale non solo mi ospitò gentilmente nel laboratorio dell'Istituto da lui diretto e mise a mia disposizione quanto poteva essermi di vantaggio nello studio, ma mi fu anche sempre largo di valente consiglio. * Roma, nel Febbraio 1893. Cw (!) Riguardo a questa reazione sulla suberina Vi HómNEL, in: Sitzungsber. der K. Akad. d. Wissensch., Wien, 1877; vol. 76, pag. 242 R. F. SOLLA SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Tutte le figure sono fatte con la Cam. luc. di Nachet, adattata ad un micro- scopio, Hartnack, con ocul. n. Il). ezione trasversa di una carruba ; f, fascio vascolare verso la cavità — el seme; s le speciali cellule con i contenuti pieghettati; s’ i gruppi | sparsi di speciali cellule. . Uno dei contenuti delle sura lieh nel mezzo della polpa di carruba. (Obb. 7). ezione trasversa di porzione della foglia carpellare; in C la cavità - ovarica; s le speciali cellule, con contenuto omogeneo. (Obb. 7). Ee. ; Schema della sezione trasversa di un ovario appena fecondato, nel quale sono rilevate soltanto le speciali cellule nella loro distribuzione. . La linea punteggiata segna i primordi di sviluppo dello sclerenchima periferico (Obb. 3). ? » + Schema della sezione longitudinale della parte superiore dello stesso et t ovario (lo stimma è trascurato nel disegno). (Obb. 3). to, Sezione ia di un frutticino giovane, ir. prossimità della sutura — dorsale; s le speciali cellule del centro, s’ i gruppi sparsi delle spe- ciali collote in prossimità della faccia interna della foglia carpellare e quelli addossati allo sclerenchima periferico (z). (Obb. 3) Alcune speciali cellule di un frutto semi-maturo, nel contenuto delle quali principiano a manifestarsi le grinze. (0 . Sezione trasversa di porzione della foglia di vale con cinque spe- ciali cellule, a contenuto omogeneo rifrangente © frammezzo al . tessuto a palizzata. "(Obb Sezione trasversa di una fogliblins nella gemma apicale di un ramo. Fig. schematica con rilievo della distribuzione delle speciali cellule ; n p, zona di parenchima; s, sclerenchima; f, cordone fibrovascolare. | (Obb. 4). . Porzione di una foglia avvizzata, in Biene trasversa. Le pareti è delle foglie epidermiche sono pieghetta e. (Obb. 7). . Sezioni trasverse di un ramoscello; a, ws lato della corteccia, con le speciali cellule nell' epidermide e nella corteccia primaria ; b, dal lato del midollo, con le — gus nel see fondamentale; l, lenticella; M, midollo. (Ob . Sezione trasversa di una Dos $ tre anni, con le speciali cellule sparse nel eek fondamentale. i busta longitudinale della piumetta /p) di una Lucie germi- ante; g, i coni di vegetazione delle future gemme ascellari a' co- di (c). Schema della distribuzione delle speciali sellado. (Obb. 4). hd w v 9 L4 A Ld co LJ v e x oo Y o v — o Y De Ds » -— to — FATEMI RATA : JE ETE TN E qual c E WE dece Mn dO Ti eeu EA ra ES eu p EET E AT EDT SERIE LED eH a TS REUS T et T RUD ae Le Diatomee dell' Adda e di altre acque dei dintorni di Sondrio Memoria del Dott. PaoLo PERO, Prof. di storia naturale al R. Liceo di Sondrio. A stabilire un confronto fra le specie diatomologiche montane e spe- . cialmente lacustri della regione valtellinese, già da me incominciate a sua (') e quelle che vivono nel fondo di questa Valle, per dedurre una qualche legge sulle cause della loro varia distribuzione corologica, | ho intrapreso lo studio delle Diatomee dell'Adda e di altri depositi ac- quei dei dintorni di Sondrio. Venni a ciò indotto specialmente pel fatto ‘che, nel non lungo tratto della Valtellina, qual’ è quello che decorre fra il paese del Boffetto e quello di Ardenno, cioè per la sola lun- ghezza di km. 29, si incontrano depositi acquei assai differenti ‘e pero condizioni ben diverse, che si prestano allo sviluppo delle varie spe- cie diatomologiche, le quali, fin dai primi esami, che ne feci a titolo di semplice indagine, ora è già qualche anno, trovai sempre straordi- _ nariamente abbondanti. Infatti, non appena l'Adda è uscita dalla stretta dis del Boffetto, dove & rinserrata contro il versante S. della Valle, dal potente cono di dejezione del torrente Ron e da quello della Valle Fontana, corre w . placidamente per il bel piano, che da questo paese declina fino al Ma- sino, pel tratto cioè in cui la Valtellina raggiunge la maggiore sua - larghezza di quasi 2 chilometri, nel piano di Sondrio e di Ardenno. Attualmente l' Adda, in questo tratto della Valle, mantiene il suo corso, più contro il versante sinistro, che verso il destro, sia per l'am- | pio se non elevato cono di dejezione del Mallero e degli altri torrenti (!) Vedi la nostra pubblicazione: I laghi alpini valtellinesi — Nuova Nota- risia serie IV, 1893. 244 PAOLO PERO del versante destro, sia per le forti dighe costruite, or son già parec- chi anni, nei pressi di Sondrio e nel cosidetto pian della Selvetta e della Sirta, fra S. Pietro di Berbenno ed il Masino. In questa località fu aperto artifieialmente, nel 1864, un letto rettilineo all' Adda, pel tratto di*km. 8, per abbreviare ed accelerare il corso di questo fiume, allo scopo di utilizzare molti terreni, che prima di quel taglio erano ridotti allo stato di paludi per il troppo lento corso delle acque. In tutto questo | percorso l'Adda, solo in due luoghi, piega verso destra, cioè in corri- spondenza della rocca di Grumello per il modesto cono di dejezione E del torrente Venina, e presso la rupe di Sassella, per il piü rilevante cono del torrente Torchione: ma dopo luno e l'altro punto viene - tosto spinta contro il versante sinistro. In molti luoghi pertanto, specialmente dove furono faite le argina- È ture accennate, il Thalweg dell'Adda trovasi alquanto superiore al piano | circostante, e però si compie naturalmente una lenta filtrazione di aequa - da quello a questo, dove furono perciò costruiti appositi fossi di dre- - naggio (fossi scolatori), i quali trasportano le acque che quivi si adu- nano, alle parti piü inferiori dell’ Adda, nella quale si scaricano di bel. nuovo. In questi fossi scolatori, dove l'aequa non gela mai, nemmene nei | più rigidi inverni, crescono numerose piante acquatiche, fra cui sono spe- cialmente abbondanti il Ranunculus aquatilis, il R. fluitans e parec- chie specie del genere Chara. Ognuna di queste piante è rivestita com- pletamente, in tutte le numerose ramificazioni filiformi, da un fittissimo | straterello di color giallognolo, a guisa di vernice, il quale è costituito unicamente di uno straordinario numero di individui diatomacei. In mezzo all’ intreccio di queste ramificazioni, vivono pur copiose parec- chie specie di larve d'insetti, che delle Diatgmee fanno loro nutrimento precipuo. La superficie del fondo di tali fossi é formata di abbondante e finissimo limo, sopra il quale si distende senza interruzione un mor- bidissimo strato o feltro organico (la feutre organique di Forel), com- posto specialmente di uno straboechevole numero di Diatomee. | In simili eondizioni à pure l'antico Thalweg dell' Adda, conosciuto col nome di Adda vecchia o Adda morta, la quale , poco più oltre sl cono del torte Masino e del colle Pail (913 m. 8, 3. che a guisa di monte Orfano s'erge a cavaliere della Valtellina, di fronte alla Valle del Masino. Questo antico letto fluviale va continuamente pro- Sciugandosi, per bonificamento del terreno, che vi si opera all'intorno, ma v'é pur sempre un'ampia superfieie paludosa, nella quale prospe- rano molte piante acquatiche, fra eui primeggiano la Nympha alba e -il Nuphar luteum, le quali, come tutte le altre, sono ricoperte del solito straterello organico di consistenza gelatinosa, cioé di Diatomee. Quivi l’acqua è dotata di un lentissimo. movimento, sicchè sembrerebbe di trovarsi sulla sponda di un placido laghetto. Per tali condizioni ab- biamo dunque un regime di aeque pressoché laeustri. Ed é questo fatto specialmente, che fece sorgere in me l'idea di formare una studio speciale delle Diatomee del piano valtellinese, per stabilire un con- fronto eon quelle, che vivono nei laghi alpini di questa Valle, per lo piü molto elevati, in media superiori ai duemila metri. A completare il raffronto, esplorai anche in molte localitä le aeque delle sponde dell’ Adda attuale, che, a cagione della straordinaria sic- ‘cità di quest' anno essendo ridotta ad un eccezionale stato di magra, mi permise, nei mesi di marzo e di aprile, di fare ripetute ricerche in molte località del suo Thalweg, che in altri tempi non avrei mai potuto, per l'abbondanza delle acque. Imperocch& malgrado i frequenti . coni di dejezione e le potenti arginature sopra accennate, l'Adda man- tiene, come dissi, un assai placido corso, essendo appena di m. 0,30 9/, il dislivello fra il paese del Boffetto e del Masino, presso i quali que- sto fiume tocca rispettivamente l'altezza di m. 347,85 e m. 261,23 sul livello del mare. Ora, nel suo ampio letto si formano, qua e là, nei diversi piati di di inondazioni, cordoni sabbiosi, che poi, nelle magre, isolano altrettanti . bacini acquei, i quali non sono in comunicazione colle acque correnti del fiume, che per filtrazione attraverso le sabbie e le ghiaie. In questi seni tranquilli, in cui l’acqua è dotata d’una temperatura sempre su- PAOLO PERO periore a quella del fiume, vivono pure assai copiose le Diatomee. formano quivi un fittissimo e morbido intreecio, che quale patina: i veste completamente i ciottoli, la sabbia e tutto quanto si deposita in queste acque, formando cosi, talora anche in breve — un rie- chissimo feltro organico. : La sabbia e la melma dell'Adda sono specialmente di natura silicea, come subito si deduce osservando la costituzione geologica della Valtel- lina, e però assai adatta alla formazione dei frustoli del maggior numero di specie diatomologiche. I detriti calcarei, che pur debbono trovarsi in. questo Thalweg, per l’alterazione delle roccie dolomitiche del Bormiese e di qualehe altro piccolo affioramento ealeareo valtellinese, si vanno perdendo assai fra la più numerosa ed infinita congerie dello sfacelo delle altre roccie silicee. — . Infatti, io ho sempre incontrato assai scarse le specie del genere Epithemia ed Eunotia, che vivono generalmente abbondanti nelle re- gioni montuose calcaree. Ricordo questo fatto per accennare ad una prima legge, che parmi di scorgere nella distribuzione degli esseri dia- tomacei. Imperocchè il primo genere testó menzionato, lo trovai piut- | tosto ricco di specie, singolarmente abbondanti di individui, nel lago di Fraele (1934 m. s. m.), il quale è aperto fra le roccie calcaree ec dolomitiche; mentre non è rappresentato affatto, o appena con scarsis-. sime specie e povere di individui, in altri Jaghi alpini, di non troppo - differente altitudine, ma dalle sponde costituite di roccie di natura eminentemente silicea, quali i porfidi, i graniti ed i gneis. Nel Thalweg dell'Adda pertanto, dove vengono a depositarsi e sole gliersi nelle più piccole particelle tutte le roccie che costituiscono 1 rilievi del vasto bacino idrografico di questo fiume, si troveranno molto più specie che in un determinato lago, dove abbiamo le sponde for- mate di una sola qualità di roccia. Conseguentemente si hanno buone l eondizioni per lo sviluppo delle specie, che amano le acque in eui stanno diseiolte sostanze eminentemente silicee, e condizioni meno fa- vorevoli per le specie che preferiscono un’ acqua più calcarea che si- . | licea. Ecco perchè vi sono assai raramente rappresentate le specie del genere Epithemia, sopra ricordato, specie che pur vivono copiose nel D. = ^as di F 'aele, come Se e non rare “nel da di doge studiato sotto questo rapporto dal Castracane: due laghi aperti fra le roccie piü cal- E carogi che silicee, ma collocati ad attitudine molto diversa. | Per arrivare a conoscere le leggi e le cause della distribuzione di questi esseri, credo che sia necessario pertanto tener conto, non solo della altimetria e della temperatura delle acque, ma eziandio, anzi oserei dire in modo speciale, della natura della roccia in cui sta l’acqua, che dà vita alle Diatomee. Indi la necessità di accompagnare con particola- reggiati cenni geognostici quel dato deposito, che ci prefiggiamo ad og- getto di studio: imperocchè la natura del terreno non deve essere punto indifferente a questi minutissimi esseri, se da quello ne traggono so- stanza per corazzare il loro microscopico corpiccino. Solo da un coscienzioso studio diatomologico in rapporto ai tre coef- fieienti di variabilità sopra ricordati, cioè l’ altitudine, la temperatura e, sopra tutto, la natura geologica del terreno, si potrà dedurre una qualche legge e poscia indagare le cause della varia corologia diatomi- stica. Si scorgerà da un tale studio comparativo come vi siano delle specie cosmopolite, che si trovano in tutte le acque, e di quelle che amano località determinate e soggette a determinate condizioni. Così mentre alcune prediligono le acque poste ad una ragguardevole altezza, altre amano meglio vivere in luoghi non elevati; ve ne sono di quelle che preferiscono un dato terreno od un altro; altre che vivono solo in acque di temperatura meno alta e muoiono ad una temperatura piuttosto elevata, ecc. Ad es. mentre le specie del genere Eunotia sembrano prediligere le regioni montuose, elevate e s'adattano alle acque silicee e alle siliceo-calcaree, le specie del genere Epithemia preferiscono le acque ` alquanto calcaree a quelle unicamente silicee, sia ad una grande altezza ‘sia ad una minore, sul livello del mare. Molte specie del gen. Navicula abitano volontieri le regioni elevate e le basse, le acque calcaree e le silicee, sono vere cosmopolite; tale è la N. viridis, N. elliptica ecc. “Alcune amano le acque dei laghi dalle roccie granitiche ed elevati, eome la Navicula tabellaria; altre stanno esclusivamente nelle regioni basse come la N. spherophora e la N. cuspidata : altre abitano in alto uui o m PAOLO PERO ed in basso, ma preferibilmente in alto come la N. parvula, la NÉ gibba e la N. gibba var. brevistriata. Altre stanno in alto ed in basso, ma meglio in basso che in alto, come la N. oblonga. Finalmente poche specie prediligono luoghi bassi e terreni siliceo-calearei, come la Navi- cula Reinhardti, e il Campylodiscus noricus, da me trovate frequen- temente nelle aeque dell' Adda, registrate dal Castracane pel lago di Como, e l'ultima specie dal Bonardi pel lago d'Idro. . Questi esempi citati possono bastare per dimostrare il mio asserto so- pra enunciato, e da me riseontrati molte volte nello studio dei laghi valtellinesi e delle Diatomee del piano dell'Adda; non certo per voler concludere a leggi generali della corologia diatomistiea, per le quali si sono fatti tuttora assai pochi studi. A tali leggi si potrà solo addive- nire quando siensi fatte molte ricerche comparative delle alte regioni colle più basse, non solo di una, ma di molte Valli alpine, aperte in terreni di natura geologica e differente, affinché si possa chiaramente dedurre quali sieno i coefficienti di variabilità. ' Nel tratto della Valle dell'Adda, che ho sopra accennato, e che da qualche tempo ho fatto oggetto di questo studio, ho raccolto numerosi ; saggi di limo, sia nella parte superficiale del deposito acqueo, dal quale accuratamente lo estraevo con finissima reticella piatta a guisa di rac- chetta, sia levando la patina sottilissima, che riveste e sassi e ciottoli e le piante acquatiche, sia ancora a piccola od a grande profondità, af- finchè possibilmente non mi sfugisse alcuna stazione di Diatomee, che non venisse da me ricercata. Le esplorazioni feci in quindici località circa, le mi indicherò per le singole specie, cioè in media ogni due chilometri, dove mi sembrava che vi fossero condizioni più opportune e differenti per sviluppo di questi esseri. Per la determinazione mi sono servito delle opere speciali, sopra questo argomento, di tre autori, cioè: del Rabenhorst (1), del Brun (2) e del dott. E. Van Heurck (3). C) Süsswasser- Diatomaceen. xc Pom 1853. |. (9) Diatomées des Alpes et du Jura, etc. Genève 1880. C) Synopsis des Diatomées - Belgique. Anvers, 1885. =- coi mezzi dei ww posso rect non de sempre darmi spiega- zione, se si fosse trattato di qualche forma in via di sviluppo, o di una : specie affatto nuova. Tuttavia non ho potuto fare a meno di stabilire una nuova forma major della Navicula appendigylata e due nuove . varietà: Navicula Iridis var. undulata e la Navicula oblonga var. ca- _ pitata, come dirò in seguito, dopo un ripetuto esame di caratteri — troppo. evidenti e cóstanti, e di ricordarne due altre, la Navicula gibba s s var. undulata, e la Surinella robusta var. consiricta, già da me an- noverate nello studio dei laghi alpini di questa Valle, sopra citati. Non uno studio completo delle Diatomee della Valle dell’ Adini dv intendo pertanto di offrire in queste poche pagine, ma vıa modesta v eontribuzione, sia per poter stabilire qualche confronto colle specie la- ; custri montane di questa medesima Valle, sia per mostrare quanta ric- chezza diatomologica si aduni in un così piccolo tratto del corso di un fiume. Aie Mi auguro di poter presto disporre di iion mezzi per un piü Di È nuto studio, anche delle molte forme troppo dubbie, ehe ora mi sono propósto di tralasciare affatto. Sopra questo argomento esiste una piccola nota del: dott. E. Bo- nardi (!) intorno alla Valtellina: ma questo autore, piü ehe nelle aeque. del Thalweg dell'Adda, fece ricerche nei ruscelli alpini di aleune lo- calità, eome i ruscelli e le sorgenti di Grosio, di Valle Malenco, di Val . Masino e di Sasso Bisolo, cioè di regioni eminentemente montane. Solo un luogo si potrebbe dire di comune esplorazione, nel tratto fra Mor- begno e Sondrio, ma delle 13 specie che annovera, non dice quali sieno * colte a monte od a valle del colle Dazio, e nessuna che non sia stata da me pure rinvenuta. A Intorno alle-Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. Bollettino scien- tifico di E num. 3 e 4, 1883. v XL i 16. Maipighia anno VII, vol. VII. Eeco pertanto le specie di Diatomee, che ho potuto esattamente: terminare, ed ordinate secondo la Synopsis del Dott. Van Heurck: LJ Sp. 1. A. ovalis Kütz. PAOLO PERO Ordo I. RHAPHIDEAE Fam. I. Cymbelleae Gen. I. AMPHORA Ehr. 1831. Sin. Navicula Amphora Ehr. Frustulia copulata Ktz. Cymbella ovalis Breb. Amphora incurva Greg. — Van Heurck: - Synop. Diat. pag. 59, Pl. I, fig. 1. Brun: Diat., etc, pag. 53, 1 Pl. L, fig. 6. Rabenhorst: Süss. Diat., Taf. IX, fig. 1. 3 Frequente al piano di Sondrio, specialmente nel fosso sco- - latore, al Visciastro, nell'Adda al Castelletto e presso la sta- zione ferroviaria di S. Pietro. Presso al ponte di Faedo ineon- trai una forma assai corta e larga, avente u. 46,20 di lunghezza - e v. 39,90 di larghezza. Frequente nei laghi. ; Sp. 2.* A. Pediculus Kütz. Sin. Cymbella Pediculus Kütz. Amphora minutissima W. Sm. Van Heurck: Syn. pag. 59, Pl. I, fig. 6-7. Brun: Diat. pag. 54, P HI, fig. 9. Assai comune nei fossi scolatori del pian di Castione. Mond: frequente nelle aeque dell'Adda. Si trova pute in gun lago della Valle. Sp. 3. A. affinis Kütz. Sin. A. abbreviata Bleisch. Van Heurck: Syn. pag. 59, Pl. I, fig. 2. Brun: Diatom. pag. 54. Rabenhr. Süss., pag. 31, PI. IX, fig. 4: ! | Comune nell’ Adda al ponte di Albosaggia, presso la sta- zione ferroviaria di Castione e di Berbenno. Gen. IL CYMBELLA Ag. 1830. Sp. 4. C. Ehrenbergii Kütz. — forma minor. Sin. Navicula inaequalis Ehr. — Van Heurck: Syn. pag. 60, peg: 22, Taf. VIL, fe E Non rara , nell'Adda vecchia. | Sp. 9. C. cuspidata Kütz. du Sin. Cymbella naviculiformis Auw. Van Heurck : Syn. pag. 61, 2. Pl. II, fig. 3. Brun: Diat. pag. 59, PI. II, fig. 6. Comune nel fosso seolat. di S. Pietro, rara nell'Adda vecchia. | P» qo t6, amphicephala Naegeli. = Van Heurck : Syn. pag. 61, PI. II, = 6. Brun : Diat. pag. 60, 5. ©” PL tIl fig. 10 e 5. Rabenhr. Süss. pag. 22. iE Frequente nei fossi scolatori del pian di Sondrio, di Hu ; . Steggia e nei pressi della staz. ferroviaria di Castione. e *C. subaequalis Grun. : eso Sin. Cymbella Piscieulus Grun. nec Greg. Van Heurck : di pag. s (61, PI. III, fig. 2. Suppl. fig. 7 Poco frequente nell’ Adda al Castelletto ed al Don as Colorina. d » 8. C. leptoceras Kütz. me. Siu. C. helvetica W. Sm. C. elegans Cram. Smithii Rab. — |. Van Heurck: Syn. pag. 62, Pl. III, fig. 24. Brun : Diat. pag. 60, a PI. II, fig. 11. Rabenh.: Süss. Diat. pag. 22, Taf. VII, f. 14, a. i LE Frequente nei fossi scolatori del Visciastro e del pian di ndrio. Assai copiosa nell’ Adda presso pue e al pont ; di Cajolo. » 9.* C. anglica Lagerstedt. Van Heurck: Syn. Pl. II, fig. 4. - Molto frequente di al Castelletto, al outs di Faedo : e di fronte all'Agneda. : > > 10. C. cymbiformis Ehr. Sin. Cocconema cymbiforme Ehr. — Van Heurck : Syn. pag. 63, Pl. H, fig. 11, a. Rabenh. Süss. pag. 23, T. VII, fig. 1. S Non rara nell'Adda al ponte di Albosaggia. io *. ©. eymbiformis var. parva W. Sm. x C Sin. Cocconema parvum W.'Sm. — Van Heurek : Syn. pag. 84. Pl. II, fig. 14. gu è PAOLO PERO Non comune nell'Adda presso al ponte di Fusine e alla sta zione ferroviaria di Castione. Copiosa assai a Busteggia. Sp. 11. C. gastroides Kütz. Van Heurck: Syn. pl. Suppl. II, fig. 8. | Comune nei fossi del pian di Sondrio, di S. Pietro; meno frequente nell'Adda al ponte d'Albosaggia e al Castelletto. > 12. C. Cistula Hempr. | Sin. Cocconema Cistula Ehr. Gomphonema simplex Kg. Cym- — bella reniformis Ag. Lunaria olivacea Bory. — Van Heurck: Syn. pag. 64, PI. II, fig. 12-13. Brun: Diat., pag. 58, PI. III, fig™18. - Comune al Viseiastro, al ponte d'Alboraggia, di Faedo e di M F usine. E » C: Cistula forma minor v. Heurek: Pl. IL fig. 13. Frequente al Viseiastro. ca » C.Cistula, var. maculata Kg. (Cymbella maculata Kg. nec. Breb.). — Kat. cit PL. 1L íg. 18. Assai eopiosa al Viseiastro e nel pian di Castione. » 13. C. gracilis var. laevis Kg. >» * Sin. Cymbella laevis Nag. Cymbella Pisciculus Greni — Va Heurck: Syn. PI. III, fig. 1. B. Brun: Diat. pag. 62, Pl. IIT, fig. 1. Copiosa nell’ Adda alla staz. ferrov. di Castione ed a Historie > 14. C. tumida Breb. ) . Sin. Cocconema tumidum Breb. Cocc. stomatophortm eren — Van Heurck: Syn. Pag. 64, Pl. II, fig. 10. : Frequente nell’ Adda al ponte d' Albosaggia al Castelletto : rara nell’ Adda vecchia. » 15. * C. truncata Rabenh. i ; Sin. Cymbella Cistula var. truncata. ein. Cymbella gastro- | ides var. truncata Ktz. — Rabenhr.: Süssw. pag. 21, Pl. VII, fig. 3. Brun: Diatom. pag. 58, Pl. III, fig. 2 e 18. Non rara nell'Adda al ponte di Faedo e all' Agneda. uud » 16. * C. Lunula (Ehr.) Rab. : Sin. Cocconema Lunula - Cymbella variabilis Wartm. — Ra- : benhr.: Süssw. pag. 23, T. VII, fig. 11. ox Non frequente nell' Adda al ponte di Fusine. p Sp. 17. E. prostratum Ralfs. Sin. Cymbella prostratum Ralfs. china paradorum Ebr. — et Ktz. Schizonema prostratum Grev. Gleonema paradoxum — Ehr. — Van Heurek: Syn. pag. 65, PI. III, fig. 9-11. Brun: |. Diat. pag. 55, Pl. IIT, fig. 15. Rabenhr: Süssw. peg. oos Tav. VH, fig: 1. , Raro nei fossi scolatori del pian di Castione. E" A8. : A, caespitosum Kütz. Cymbella caespitosa Ktz. — Van x Heurek: Syn. pag. 65, Pl. Supl. fig. 3. Brun: Diat. pag. 56, Eu Pl. HI, fig. 16. Rabenhr: Süssw. pag. 24, PI. VII, fig. 5. Copioso in quasi tutti i luoghi esaminati, ma specialmente al ponte del Faedo. Abbonda pure nei laghi alpini. cto N. MAH var. Auerswaldii Rabenh. Encyonema Auers- 7 waldii Rab. — V. Heurck: Syn. pag. 66, Pl. HI, fig.- 14.- Rabenhr: Süssw. pag. 24, T. VII, 2. ^ Copiosissimo nell’ Adda al Castelletto e nei laghi. Di: > 19. * E. ventricosum Kütz. Cymbella ventricosa Breb. C. affinis A Ktz. — V. Heurck: Syn. pag. us PI. III, fig. 17. Brun: Diat. - è pag. 61, Pl. III, lA. Copiosissimo sui ranuncoli acquatici dei fossi scolatori del E fion di Castione. Comune pure in molti laghi valtellinesi. ; Fam. IL Naviculeae, Gen. IV. STAURONEIS Ehr. 1843. 8p. 20. S. phonicenteron Ehr. Sin. Bacillaria phenicenteron Nitzeh. Cymbella EEE e Ag. Navicula pheenicenteron Ehr. — V. Heurck: Syn. pag. 67, Pl. IV, fig. 2. Brun: Diat. pag. 88, Pl. IX, fig. 7. Rabenh : = Süss. pag. 47, T. IX, fig. 1. du Raro nei fossi del pian di Sondrio, a Busteggia e nell'Adda . vecchia. Alquanto frequente nei laghi. » 21. * S. acuta W. Sm. — V. Heurck: Syn. pag. 68, Pl. mv, CE 8. - = - Y PAOLO PERO Assai rara al Visciastro e nel pian dr Castione. Manca neilaghi. | 3; . 22. S. anceps Ehr. — V. Heurck: u pag. 68, PI. IV, fig. 4. T 5. Brun: Diat. pag. 89, Pl. IX, fig. 1. 2. Rabenhr. Süssw. pag. 48, T. IX, fig. 14. Frequente nell'Adda al ponte d'Albosaggia. Rara nell'Adda vecchia. Abbonda nei laghi alpini. St. anceps var. linearis (S. linearis Kütz.). — Van Heurck : Syn. pag. 69, Pl. IV, fig. 8. Brun: Diatom. pag. 89, PI.IX, fig. 1. Rabenhr: Süssw. pag. 48, T. IX, fig. 8. Comune al Vinciastro, nel pian di Castione e al von dire Fusine. > * St. anceps var. amphicephala (St. amphicephala Kütz.). — V. Heurck : pag. 69, PI. IV, fig. 6. 7. Frequente al Visciastro. 23* St. Smithii Grun. (St. linearis W. Sm). — Van Heurck: — Syn. pag. 69, Pl. IV, fig. 10. Piuttosto rara nei fossi ini. dell’ Agneda e nell' Adda vecchia. 2A. St. dilatata W.-S. m. — Brun: Diat. pag. 90, PI. IX, fig. » 9. Rabenhr: Süssw. pag. 49, Pl. IX, fig. 4. Poco frequenti nei fossi scolatori del pian di Sondrio e di Castione. | 25, St. platystoma Ehr. ( Stauroptera excellens Perty ). — Brun: Diat. 90, Pl. IX, fig. 3. Rabenhr: Süssw. pag. 48, T. IX, fig. 2. di Fusine. 26.* St. phyllodes Ehrenbg. — Rabenhr: Süssw. pag. 48, Taf. IV, fig. 6 Rara nell'Adda al ponte di Faedo; copiosa nell'Adda vecchia. 27.* St. ventricosa Ktg. — Rabenhr: Süss. pag. 49, PI. IX, fig. 16. V. Heurck: At]. PI. IV, fig. 1. B. ‘ Molto frequente nell Adda al ponte d’ Albosaggia, alla staz. ferr. di Castione e al ponte di Fusine, Comune nell'Adda al ponte di Faedo, al Castelletto ed al ponte a EIER. or ERDE agente IA Thwaites 1848. "Sp. 28, M. Smithii Thwaites var. amphicephala Grun. — Van Heurck: Syn. Pl. IV, fig. 27. Assai frequente al ponte di Faedo. s ~> 29. M. lanceolata Thwaites. — Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. IV. fig. 15. Assai frequente nell’ Adda al ponte,di Füsine. à | > * 30. M. Dansei var. elliptica (C. Ag.) (Frustulia elliptica Ag.) ' — V. Heurck : Syn. pag. 70, Pl. IV, fig. 19. : Piuttosto rara al. Castelletto. + >» 31. M. Grevillei W. Sm. — V. Heurck: Syn. pag. ‘no, PI, IV, fig. 20. e è Comune nell’ Adda di fronte a Bubioggia ed al Castelletto. Gen. VI. NAVICULA Bory 1822. - Sp. 32. N. nobilis Ehr. (Pinnularia nobilis Ehr.) — Van Heurck : Syn. pag. 73, Pl. V, fig. 2. Brun: Diat. pag. 74, Pl. VIII, fig. 6. Rabenhr: Süss. pag. 44, Taf. VI, fig. 2. Rara nellAdda al ponte d’ Albosaggia e di Fusine. > >» N. nobilis var. Dactylus (N. Dactylus Ehr. Pin. Dactylus ‚Ehr.) V. Heurck: pag. cit. Tav. V, e $. Bebéuhr: Süss. * pag. 42, Taf. VI, fig. 8. Assai rara nel fosso paludoso del Viseiastro. x » 33. N. major Kütz. (Pinnularia major Rabenhr.). — Van Heurek: pag. 73, Pl. V, fig. 3. Rabenhr: Süss. pag. 42, Taf. VI, fig. 53. Frequente nel pian di Sondrio, al Visciastro e nell' Adda vecchia. >» 34. N. viridis Kütz. (Pinnularia viridis Rabenhr.). Van Heurck: - Syn, pag. 73, Pl. V, fig. 5. Brun: Diat. pag. 83, Pl. VIII» | fig. 5. Rabenhr: Süss. pag. 42, Pl. VI.-fig. 4 Comune in quasi tutte le località esaminate. Al ponte di Faedo rinvenni parecchi individui colle valve interne più P liseie e non peranco aderenti al connettivo delle valve antiche (Riproduzione secondo Deby). Specie cosmopolita dei laghi. »* NX. vida var. commutata Grun, (Nav. onn nec - Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. V, fig. 6. Brun: Diat. PI. VIII, fig. 4. Rab. Süss- pag. 42, Taf. VI. fig. 17. - Comune al Viseiastro. N. viridis var. acuminata W. Sm. — Brun. Diat. pag. Pl. VIL, fig. 6. | Non frequente nell’ Adda vecchia. Sp. 35. N. borealis Ehr. (Pinnularia borealis Ehr.) — Van Heu yn. pag. 76, Pl. VT, fig. 3. Brun: Diat. pag. 82, Pl. JE g. 11. Rabenhr: Süss. pag. 42, Pl. VI, fig. 19. x Rara nell Adda alla stazione ferroviaria e nei fossi del pia Pi I di Castione. Poeo frequente, ma abbastanza sparsa neil >» 36. N. Brebissonii Kütz. (Pinnularia Brebissonii Ktz. Pin laria stauroneiformis W. Sm.) — Van Heurck: Syn. pag. 7 PL fig. 7. Brun: Diat. pag. 83, Pl. VIII, fig. 15. Poco frequente al Castelletto. 2 ^». »7 N. Brebissoni var. subproducta Grun. — V. Hautes Syn *pag. 77, Pl. V, fig. 9. *^ | . Comune nell’ Adda vecchia e al Visciastro. > »* N. Brebissonii var. diminuta Grun. (Heurck : id. id. âg. Poco frequente nell’ Adda al ponte d’ Alboraggia e di fr dai all’ Agneda. » 37. N. gibba Kütz. (Pinnularia gibba) — ‚Van Hos: Sy pag. 78, Pl. Supl. fig. 12, Brun : Diat. pag. 85, Pl. VIII, fig. | Rabenhr : Süss. pag. 47, Taf. VI, fig. 27. Poco frequente al ponte d’ Albosaggia. Non rara nei laghi. o» * gibba var. ER Grun. — Heurck: id. id. Pi V | pa 5.. Colla procedente e rara al Vishiastes- > CE AE, gibba var. undulata Mihi — (Vedi 1l. Lago d’ SA sella nella mia pubblicazione sopra citata). Non comune alla stazione ferroviaria di Castione. >» 38.* N. bicapitata Lagerstedt. — Van Heurck: Syn. pag. ; : La VI de 14. r | Kütz. ure iniiai diis Navicula jhhipa: Ehr.) Van Honmk:- Syn. pag. 79, Pl. VI, fig. 18, Brun: Diat. pag. 69, Pl. VII, fig. 27. Frequente nell'Adda vecchia e rara nel piano di Castione mir N: appendiculata var. irrorata Grun. — Heurck: Pl, VI fig. 30. Comune nell’ Adda al Cástelletta e nei Ivi: del pian se -~ Castione. © SAN appendiculata var. loda Grun. — Id. id. fig. 27. Molto frequente nell’ Adda al ponte d' Albosaggia e presso (da stazione ferroviaria di Castione. Frequente nei laghi. e EN appendiculata var. forma major ? — Notevolmente |’ più grande di quella descritta dal Van Heurck, avente la lun- ghezza di 86.10 œ e la larghezza di 23.10 v. colle precedenti. » 40. N. mesolepta Ehr. (Pinnulari@ mesolepta W. Sm. Navicula nodosa Ehr.) — Van Heurck : Syn. pag. 79, PI. VI; fig. 10, Brun: Diat. pag. 87, ue VII, fig. 22. Rabenhr: Süss. pag. di: TT. Piuttosto rara nei fossi del pian di Castione e nell’ m vecchia: assai più frequente nei laghi alpini. * » * 4l. N. Legumen Ehr. var. decrescens es — Van Heurck :' Syn. pag. 80, Pl. VI, fig. 16. Rara nell"Adda al Castelletto e di ironte a \ Bustoggia. Più frequente nei laghi. > N. Legumen Ehr. forma vio undulata M, Heurek : E VE fig. 1T. SE Non rara nei fossi del Visciastro e äi CA Pietro. = colla precedente pur nei laghi. EHEN oblonga Kütz. Pinnularia oblonga Kütz. e Pinnularia polyptera Ehr. — Van Heurck: Syn. pag. 81, PI. VII, fig. La Brun: Diat. Pag. 82, PI. VIH, fig. 3. — Oopiosissima nei fossi del pian. di Sondrio, di. Castione e pi ‘ancora nell’ Adda vecchia, » * | PAOLO PERO. » * » N. oblonga var. capitata Mihi: ha gli stessi caratteri. specie quanto a dimensioni, striature ece., ma si distin molto chiaramente per le estremità assai dilatate e nella di- rezione mediana acuminata, come la N. gibba e N. bicapitata. Colla specie è comune specialmente al Visciastro. Sp. 43. * N. vulpina Kütz. Pinnularia supina Rab. — Van Heure Syn. pag. 83, Pl. VII, fig. 18. | Poco frequente nell' Adda al ponte di Faedo. > 44. N. radiosa Kütz. Pinnglaria radiosa Rab. — Van Heurek Syn. pag. 83, PI. VII, fig. 20. Brun: Diat, pag. 78, Pl. VIII fig. 2. Rabenhr: Süss. pag. 43, T. VI, fig. 9. a Copiosissima nell’ Adda presso la stazione ferroviaria di ( stione, nell' Adda vecchia e nei fossi del pian di Castione. > * » N. radiosa var. acuta Grun. Pignularia acuta W. Sm. Van Heurck: Syn. id. id. fig. 19. x Frequente assai al Viseiastro. | > 45. N. viridula Kütz. Pinnularia viridula — Van Henrik Syn. pag. 84, Pl. VII, fig. 25. Brun: Diat. pag. 80, Pl. M. fig. 7. Rabenhr: Süss. pag. 43, T. VI, fig. 29. Poco frequente al pian Castione, al Castelletto e a Busteggia. > 4 N.rhyncocephala Kütz. Navicula dirhynchus Ehr. — Vat Heurek: Syn. pag. 84, Pl. VIL, fig 31. Brun: Diat. pag. 80. PI. VII, fig. 19. Rabenhr: Süss. pag. 39, T. VI, fig. 68. Gopiosa nell' Adda vecchia. | > 47.N. eryptocephala Kütz. — Van Heurck : Syn. pag. 84, PI VII, fig. 1. Brun, Diat. pag. 70, PI. VII, fig. 24. Rabenhr: Süss. pag. 39, Taf. VI, fig. TE. : NI nei fossi del pian di Cultore. Trovasi pure nei la ji » ' N. cryptocephala var. intermedia. — Van Heurck : 7 Pl. VIII, fig. 10. Frequente al Visciastro ed all'Agneda. » 48.' N. humilis Donk. — Van Heurck: pag. 85, Pl. XL de. 2. i Alquanto frequente nell'Adda al Boffetto e al ponte di Cajolo. - » 49. N. Reinhardti Grun. Stauroneis Reinhardii Grun. — Van Heurck: pag. 86, Pl. VII, fig. 5. ec al ponte di Fusine. Manca nei laghi lho DR 50. N. dicephala W. Sm. Pinnularia dicephala Ehr. — Van . Heurck: Syn. pag. 87-88, Pl. VIII, fig. 33. Brun: Diat, pag. . 76, Pl. VII, fig. 34. Rabenhr: Süss.. pag. 44, T. VI, fig. m Frequente nell’Addä al Castelletto e a F aene; più es nell’ Adda vecchia. >» al. N. lanceolata Kütz. Schizonema. Colletonema Van Heurckia Br. — Van Heurek: si pag: 88, PI. VIII, fig. 16. Brun: Diat. 65, Pl. VII, 84 — . Non rara nei fossi del pian di PER Piü abbondante nell’ Adda al ponte di Fusine. > 52. N. elliptica Kütz. Pinnularia dlliptica Rab. — Van Birk: e Syn. pag. 92, Pl. X, fig. 10. Brun: Diat. pag. 77, Pl. VIII, d fig. 13. Rabenhr: Süss. pag. 42, T. VI, fig. 23. Comune nei fossi del Visciastro, del pian di Sondrio e di as Castione; searsa nell' Adda presso la stazione ferr. di Castione. 2 Frequente nei laghi. » N. elliptica var. oblongella Naeg. — Heurck, Pl. X, fig. 12. Frequente nell Adda al ponte di Albosaggia, rara SOpra . l' Agneda. * N. elliptica var. minutissima Grun. Navicula Puella Sehum. . — V. Heurek. id. id. fig. 11. Comune al pian di Sondrio e di Castione, rara al Castelletto. » 53. N. tuscula Ehr. Stauroneis punctata Kütz. — X: Bess; Syn. pag. 95, Pl. X, fig. 14. s Non rara nell'Adda al ponte d' Xii di Fusine, d. Castelletto e all’ Agneda. ! Rara nei laghi alpini posti nelle roecie “pile. +o pi N, a Kütz. var. producta. — Van Heurck: P-L, T fig. 20. 5 Es assai nell' Adda al ponte di Albosaggia e preda la stazione ferr. di Castione, Y ATE x AOLO fe Sp. 55. N. pusilla W. Sm. var. alpari is Brun. — Brun, gina 75, Pl. VII, fig. 12. Non rara nell' Adda al Castelletto. >» 96. N. cuspidata Kütz. — Van Heurck : Syn. pag. 100, PI. xu, c dig Comune nei fossi del pian di Sondrio e di dainte 1 en l Adda vecchia. Mancante affatto nei laghi alpini. o > 57. N. ambigua Ehr. — Van Heurck: Syn. pag. 100. PI. XII, i 5. Brun: Diat. pag. 67, PI. VII, fig. 23. E Come la precedente vive negli stagni del me e fossi di Castione. ; » 58. N. sphaerophora Kütz. — Vàn Heurck: Syn. pag. 10L,- . XIL fig. 2. Brun: Diat. Pl. VIL, fig. 16. pag. 07. Rabenhr Süss. pag. 40, Tav. VE 65. Piuttosto frequente sul fondo dei fossi di Castione assai melmosi. e tranquilli. Mancante affatto nei laghi alpini. » 59. N. serians Breb. Fruslulina serians Bréb. — Van Heur pag. 101, Pl. XII, fig. 7. Brun: Diat. pag. 65, PI. VIL fig. Non fréquente nei depositi torbosi: dell’ Ane vecchia. M : cante pure nei laghi. ^». 60.* N. exilis Grun. — Van Heurck: pag. 101, Pl. XII, fig. 1-1 Copiosissima nei fossi del pian di Sondrio e di Castione Nell’ Adda vecchia, nell’ Adda al ponte d Albosaggia. Cond in molti laghi. : » 61. N. limosa Kütz. — Van Heurck: Syn. pag, 103. pi. X fig. 18. Brun: Diat.- pag, 73, Pi, VIL, fig. 12. Frequente nei fossi nel pian di Sondrio, nell'Adda vecchi e all’ Agneda. Pur frequente talora nei laghi. » N. limosa var. gibberula Grun. N. gibberula Kg. — Va Heurck : op. cit. fig. 19. Nell’ Adda al Castelletto e alla stazione fepr. di Castion Presente anche nei laghi. > ` N. limosa var. undulata Grun. — Aut. cit. fig. 22. Co la precedente. Nell’ Adda TA a a RE * limosa var. Silicula Gran. Navicula Silicula Ehr. — Aut. e op. cit. fig. 21. Nei fossi di S. Pietro e rara nei laghi. ‚Sp. * 62. N. ventricosa er Donkin — Van Heurck: Syn. pag. 103, Pl. XII, fig. 24. E Frequente. nell’ Adda Vécohda e quasi maneante nei laghi. > 63.' N. Iridis var. amphigomphus Ehr. — Van Heurck : Syn. pag. 104, Pl. XU der 13: ‘Rabenhr: Süss. pag. 38, Tav. VI, fig 47. «Rara nell’ Adda dsl: -più frequente nell Adda presso la | stazione ferr. di Castione. Frequente pure nei laghi. E ni Iridis var. dubia Ehr. — Van Heurck: Suppl. fig. 32. | * Generalmente rara. SON y Y N. Iridis var. undulata, forma nova. Ha le dimensioni = I Y della var. dubia, ma ondulata nei margini come la ae. 6 della .Tav. XIII dell’ opera di Van Heurck. Frequente presso il rapido corso dell Adda, al Castelletto e ai Fusine. >» 64. N. Bacillum Ehr. Nav. bacillaris Greg. — Van Heurck : Syo- pag. 105, Pl. XIII, fig. 8. Brun: pag. 71, Pl. VII, fig. 9. Frequente. nei fossi del pian di Sondrio, raro al ponte di Cajolo. 'Talora presente nei laghi. : > ' 65. N. bacilliformis Grun. — V. Heurck: Pl. XII, fig. 11. | Più rara della precedente. AU » 66. N. pupula Grun. — Van Hpntek: Syn. pag. 106, B ms Eo ig 15. ^ Comune al Viseiastro e al Castelletto. Non manca nei laghi. > ` 67. N. seminulum Grun. Nav. oculata Breb. — Van Heurck : Syn. pag. 107. Pl. XIV, fig. 9. Brun: Diat. pag. 69, PL VIE fig. 10: IV. fig. 19. T. = Rara alla stazione ferroviaria di Castione. > 08. N. binodis W. Sm. — Van Heurck: Syn. pag. 108, Pl. Suppl. PAOLO PERO fig. 33. Brun : Diat. pag. 68, Pl. VII, fig. 19. Rabenhr : Si pag. 41, T. V, fig. 5. EL Non frequente nell'Adda al Castelletto e alla foce del he vaglione. Rarissima nei laghi (Lago di Fraele a 1934 s. m.). Sp..69. N. affinis Ehr. — Van Heurck: Pl. VIII, fig. 4. d ‚Frequente nell’ Adda al ponte d’ Albosaggia, al Castelletto. a Busteggia, nell'Adda vecchia, ed anche nei laghi. >. 70. N. amphirhynchus Ehr. — Van Heurck: Pl. XIII, fig. 5. Come la precedente. > "71. N. alpestris Grun. — Van Heurck: Syn. Pl. XII, fig. Frequente assai nell’ Adda al Castelletto: meno nei lag. i. » "72. N. arenaria Donkin — Van Heurck: Pl. VIII, fig. 18. «Comune nei fossi di San Pietro e dell’ Agneda. Manca laghi. i ds N. gastrum (Ehr.) Donkin — Van Heurck: PN p | PI. VIII, fig. 95. Al Castelletto e alla stazione ferr. di Castione, forma minor 5 fig. 27 all’ Agneda.- > 74 N. lacunarum Grun. Suri Bacillum — Van Heurek - Syn. PI. XII, fig. 31. È Piuttosto frequente al Visciastro e all’ Agneda. » 75. N. levissima (Ktz.) Grun. N. leptogongyla Ehr. — V -Heurek: Syn. PI. VIII, fig. 13. Brun: Diat. pag. 68. PI. VI fig. 32. Poco frequente nell’ Adda al ponte di lai e al Ca- stelletto. Manca nei laghi. "76. N. termes var. | stauroneiformis Ehr. — Van Heurck: Syr pl. XII, fig. 13. Frequenie nell Adda vecchia e nei laghi dol i > 77. N. vulgaris Heib.* Schizonema Colletonema W. Sm. — Bein: Diat. pag. 66, Pl. VII, fig. 3. : Nell’ Adda al ponte di Cajolo, poco frequente. = Gen. VIII. VANHEURCKIA Breb. 1868. Chr. emend. Sp. 78. Van. rhomboides var. crassinervis Breb. (N. erassinervia Br). — Van Heurck: Syn. pag. 112, Pl. XVI, fig. 4, 5. Frequente nell’ Adda al ponte d’ Albosaggia, di Faedo e nei laghi alpini. | ; Gen. IX. AMPHIPLEURA Kütz. 1844. # Sp. 79. A. pellueida Kütz. — Van Heurck: Syn. pag. 115; PL 77; fig. 14. 15. Brun: Diat. pag. 95, Pl. IV, fig. 30. — . Non comune nei fossi del pian di Sondrio, di Castione e À all’ Agneda. Manca nei laghi. Gen. X. PLEUROSIGMA W. Sm. 1853. — Sp. 80. Pl. attenuatum W. Sm. Navicula, Sigmatella, Gyrosigma | attenuata Breb. — Van Heürek : Syn. pag. 117, Pl. 21, fig. 11. Brun: Diat. pag, 93, Pl. V, fig. 13. * Frequente al Castelletto, mancante nei laghi alpini, come tutte le specie del genere. » 81. Pl. acuminatum (Kütz.) Grun. Pl. lacustre W. Sm. Navi- cula acuminata Ktz. ete. Assai frequente nell’ Adda al ponte d’ Albosaggia, nel pian | di Sondrio. di Castione, nel fosso di S. Pietro e dell’ Agneda. > 82. Pl. Spenceri W. Sm. var. curvula Gren. Sin. Navicula —. curvula Ehrg. — Van Heurck: Syn. pag. 118, Pl. 21, fig. 3,4,5 = + Raro nell’ Adda presso Busteggia. i s 8%. PL sealproides Rab. — Van Heurck: Syn. pag. 119, Pl. 21, Big. 1. Raro nell' Adda ‘alia stazione ferr. di Castione. Fam. III. &omphonemeae. Gen. XI. GOMPHONEMA Ag. 1824. Sp. 84. G. constrictum Ehr. Gomph. truncatum Ehr. etc. — „Van Heurek: Syn. pag. 123, Pl. 23, fig. 6. Brun: Diat. pag. 38, PI. VL fig. 1. Rabenhr: Süss. pag. 60, T. VII, fig. 12. — CE 264 dis moo PAGNO PERO la stazione ferr. di Castione, all’ Agneda e nell’ Adda vecchia. 5; fente pure nei laghi. > >» ` G. constrictum var. subcapitatum Ehr. — V. Heurck: op. cit. fig. 5. Frequente al V inciastro. > > ` G. constrictum var. capitatum Ehr. — Id. id. fig. 7. Nei fsi di S. Pietro, di Castione, nell’ Adda vecchia. > ^» * G. constrictum var. capitatum forma curta. — Id. id. fig. 8. Nei fossi di Castione e dell’ Azneda. d Sp. 85. G. acuminatum Ehr. G. coronatum Ktz. minutum Ralf. E Van Heurck.: Syn. pag. 124, Pl. XXIII, fig. 16. Brun: Diat. - pag. 39. PI. VI, fig. 4. Rabenhr; Süss. pag. 60, T. VIII, fig, 19. - Comune nel pian di Sondrio, a Busteggia e nell'Adda vec- — . chia (Ardenno). E scd > >» G. acuminatum var. coronata (Gomph. corongtum Ehr.) va 7 Van Heurck: Syn. p. 124; Pl. 23, fie. 1 i > > G. acuminatum var. laticeps (G. ii Ebr.) — Id. c fig. 17. Poco frequente al Viseiastro ed al pian di Castione. > > G. acuminatum var. Clavus (Gomph. Clavus Breb.) — Id. id. fig. 20. Nel pian di Sondrio e nell'Adda dopo il ponte d'Albosagiia: >` 86. G. augur Ehr. (Gomph. cristatum Ralfs.) — Van Heurck : Syn. pag. 124, P]. 23, fig. 28. Brun: Diat. pag. 39, PI. VI, rig. 18. | * Raro assai nell’ Adda vecchia. 2 >` 87. G: montanum Schumann — Van Heurck : Syn. pag. 14, Pl. 93, fig. 36. Al Boffetto, al pani di Faedo. Vive anche frequente nei laghi. >' > G.-monianum var. subelavatum Grun. — Heurck: pag. 125, Pl. 28, fig. 38. » Nell’ Adda al ponte d'Albosaggia e nei fossi del Viseiastro. » > G. montanum forma minor magis obtusata — fig. 42. ` N 2 Colle forme. precedenti. E ^ 88. G. commutatum Grun. Van Heurck : ehe pag. 185 Atl. pl. XXIV, fig. 2. Piuttosto rara nei fossi dell’ Agneda. »' 89. G. parvulum Kütz. (Sphenella parvula Kütz.) Van Heurck: Syn. pag. 125, Pl,. XXV, fig. 9.: Poco frequente nell’ Adda al ponte di Fusine e di Cajolo. > 90. G. intricatum Kütz. (Sphenella angustata Ktz.) Van Heurck: Syn. pag. 126, Pl. 24, fig. 28. Brun: Diat. pag. 40, Pl. IV, fig. 16. Comune al Visciastro. Talora frequente nei laghi alpini. > >» G. intricatum var. dichotoma Grun. (Gomphonema dichoto- jum) — Van Heurck: op. eit., PI. 24, fig. 30. | Frequente nell Adda al ponte di Fusine. » uh f. intricatum var. pumila Grun. — Van Heurck: op- c., fig. 36. i Poco frequente nell’ Adda al Castelletto. » 0L G. angustatum Kütz. (Gomph. comune Rabenh.) (Sphenella angustata Sph. naviculoides Hanz.) — Van Heurck: Syn. pag. 126, Pl. 24, fig. 49. Nell' Adda alla foce del Mallero e del Davaglione. » 99. G. olivaceum Kütz. Sphenella, Gomphonella olivacea Rab. — Van Heurck : Syn. pag. 126, Pl. 24, fig. 48. Brun: Diat. pag. 40, Pl. VI, fig. 8. Comune presso la stazione ferr. di Castione. > >» G. olivaceum var. vulgaris Grup. (Sphenella vulgaris Ktz.) Frequente al Castelletto, al ponte di Albosaggia e del Boffetto. » » G.olivaceum var. angustum Kütz. — Van Heurck: P1. 25,fig. 25. Poco frequente al ponte di Fusine; comune nell'Adda vecchia. iwi Gen. XII. RHOICOSPHOENIA Grun. 1860. Sp. 93. R. curvata (Kütz.) Grun. (Gomphonema Kütz.) — Van Heurck: Syn. pag. 127, Pl. 26 fig. 1-3. Brun: Diat. pag. 41, Pl. VI, fig. 21. Rara nei fossi nel pian di Castione. Non la rinvenni mai nei laghi. 17. Malpighia anno VII, vol. VIL 266 i PAOLO PERO Fam. IV. Achnantheae. Gen. XIII. ACHNANTHIDIUM (Kütz.) Grun. 1880, Sp. 94. A. ftexellum Breb. (Achnanthes flexella Breb.) — Van Heurck: Syn. pag. 127, 128, PI. 26, fig. 29-31. Brun: Diat. pag. 29, Pl. III, fig. 21. Raro nell Adda al ponte d'Albosaggia e di Faedo. Più fre- quente nei laghi dalle roccie calcaree o che hanno rapporto colle medesime (Lago di Fraele, di Chiesa e di Malghera). Gen. XIV. ACHNANTHES Bory 1822. Sp. 95. A. coarctata (Breb.) Grun. (Aehnanthidium Breb. — Van Heurck : Syn. pag. 130 Pl. 26, fig. 17 - 20. ; Assai rara nei fossi del pian di Castione. Egualmente rara nei laghi. » 96. A. microcephala Kütz. Dias Minis: Kütz.) — Van Heurck: op. cit., pag. 131, Pl. 27, fig. 20-23. Copiosissima nel pian di Sondrio. Frequente nei laghi xin 97. A. exilis Kütz. — Van Heurck: Syn. pag. 131, PI. 27, fig. 20 23. Brun: Diat. pag. 28, Pl. III, fig. 20. Poco frequente nell' Adda al ponte di Fusine. » 98. A. minutissima Kütz. — Van Heurck: Syn. pag. 131, Pl. 27. fig. 37, 38. Rabenhr: Süss. pag. 25, T. VIII, fig. 2 3 Copiosissima oltre ogni dire nel fosso del Visciastro, del pian di Sondrio e di Castione. » 99. A. lanceolata Breb. (Achnanthidium Breb.) — Van Heurck: Syn. pag. 131, 132, Pl. 27, fig. 8- 11. Brun: Diat. pag. 29, Pl. III, fig. 20. Comune nell' Adda, al Castelletto e nei laghi. Y Fam. V. Coeeoneidene. Gen. XV. COCCONEIS (Ehr. 1835) Grun. 1868. Sp. 100. C. Pediculus Ehr. — Van Heurck: Syn. pag. 133, Pl. 30, fig. 28, 30. Brun: Diat. pag. 31 Pl. III, fig. 22. Rabenhr: Süss. pag. 27, T. III, fig. 1. Y Sp. Y LÀ Sp. LE DIATOMER DELL’ ADBA >. 261 Copiosissima nel fosso scolatore tra il Castelletto e il ponte d' Albosaggia, sui Ranuneuli .acquatici. Manca nei laghi. . 101. C. Placentula — Van Heurek: Syn. pag. 133, PI. XXX. fig. 26. Brun: Diat. pag. 31, Pl. HI, fig. 23. Rabenhr: Süss. pag. 27, Pl. III, fig. 3. Nell' Adda al Castelletto e nel pian di Sondrio. 102. C. helvetica Brun. — Brun: Diat. pag. 32, Pl. III fig. 97. Poeo frequente nel fosso.scolatore del pian di Sondrio. Ordo Il. PSEUDORHAPHIDEAE. Fam. VI. Fragilarieae. Gen. XVI. EPITHEMIA Breb. 1838. 103. E. turgida Kütz. (Cymbella Eunotia) — Van Heurck: Syn. . pag. 138, PI. 31, fig. 1, 2. Brun: Diat. pag. 43, PI. LI, fig. 17. Rab : Süssw. pag. 18, Pl. I, fig. 11. Rara nei fossi del pian di Castione. Nei DE: dalle roccie calcaree. 104. E. gibba Kütz. Eunotia Ehr. Cymbella incrassata Breb. — Van Heurck: Syn. pag. 139, PI. 32, fig. 1, 2. Brun: Diat. pag. 44 PI. IL, fig. 14: Rabenhr: Süss. pag. 17, Tav. I, fig. 3. Rara al pian di Castione e nell’ Adda vecchia. 105. E. Argus Kütz. Eunotia Argus Ep. reticulata Neg. Ep. intermedia Hils — Van Heurck: Syn. pag. 139, Pl. XXXI, fig. 15, 17. Brun: Diat. pag. 46, PI. II, fig. 10. Rabenhr: Suss. pag. 19, T. I, fig. 33. Rara nell' Adda al ponte di Fusine. 106. E. Zebra (Ehr.) Kütz. Navicula, Eunotia, Cymbella Zebra H. — Van Heurck: Syn. pag. 140, Pl. 31, fig. 9, 14. Brun: Diat. pag. 45, PI. II, fig. 16.; PI. IX, fig. 22. Rabenhr: Süss. pag. 18, T. I, fig. 8. Rara nell' Adda di fronte a Busteggia. Gen. XVIL EUNOTIA Ehr. 1837. Char. emend. 107. E. Arcus Ehr. (Himantidium). “ 268 cc PAOLO PERO > >» E. Arcus var. minor Grun. — Heurck: Syn. pag. 34, fig. i Non frequente al Castelletto. S'incontra spesso nei laghi | alpini. è 3 » 108. E. gracilis (Ehr.) Rab. (Himantidium gracile Ehr.) — Vi Heurck: Syn, pag. 142, PI. 33, fig. 1, 2. Frequente nel fosso del pian di Castione e al Vinciastr Vive nei laghi alpini. : È » 109. E. major W. Rabenhr. (Himantidium W. Sm.) — Van Heurck: Syn. pag. 142, Pl. 34, fig. 14. Poco frequente nell’ Adda ‘vecchia. "> 110. * E. pectinalis var. stricta Rabenhr. (Eunotia depressa xs — Van Heurck: Syn. PI. 33, fig. 18. Rara nei fossi del pian di Castione. 3 > >» E. pectinalis var. ventricosa Grun. (Eunotia ventricosa) | — Van Heurck: op. cit., pag. 19 B. 1 Nell' Adda al ponte di Albosaggia. > > E.pectinalis var. minor (Kütz.) Rabenhorst. Himant. minus. . Kt. — Id. id. fig. 20, 21. Raro all’ Agneda. Gen. XVIII. CERATONEIS Ehr. 1840. E lll. C. Arcus Kütz. (Eunotia, Navicula, Cymbella). — Van Heurck : Syn. pag. 148. PI. 37, fig. 7. Brun: Diat. pag. 52 PI. II, fig. 29. Rabenhr: Süss. ` pag. 37, T. IX, fig. 1. Copiosissimo nei fossi del pian di Sondrio e di Castione. .Al Viseiastro trovai frequentemente gli individui di quest Specie, giusta posti fra loro come le doghe di una botte, eu mancavano sempre pochi individui per completare la figura à di un simile recipiente senza i due fondi. Frequentissimo nei i laghi e nei torrenti alpini. o os 0 Arcur me Amphioxis Rab. Brun: Diat. pag. 52 PL IL fig. 28. Comune assai nell' Adda vecchia. * Ge " XIX. svneDRA Ehr. 1840. Sp. 112. S Odds (Nitzsch) Ehr. (Bacillaria, Frustulia). — Van Heurck : Syn. pag. 151, Pl. 38. g Brun: Diat. pag. VI, fig. 20. Rabenhr: Süss. pag. 54, Pl. IV, fig. 4. > Poco frequente nel fosso scolatore del pian di Sondrio. '» >» S. Ulna var. subequalis Grün. — V. Heurck : Pl. 48, fig. 38 Copiosa nell’ Adda alla stazione di Castione e nell’ Adda vecchia. » >» S. Ulna var. longissima (S. RETRO W. Sm.) Copiosissima al Viseiastro, a Busteggia, al Castelletto, al ponte d'Albosaggia e nell’ Adda vecchia. > S. Ulna var. amphirhynchus Ehr. — Heurck : op. cit. fig. 5. Comune al Visciastro, al Castelltto, e pian di Castione. > S. Ulna var. oxyrhynchus f S. oxyrhynchus nen — Id. id. 39, fig. 1. E Frequente nell Adda vecchia. . i S. Ulna var. vitrea (S. vitrea Kütz.) — Id. id. 38, fig. 11. 12. Nell’ Adda al ponte di Fusine e del Boffetto. ‘ -> 113. S. Acus (Kütz.) Grun. — Van Heurck: Syn. pag. 151, Pl. 39, fig. 4. A. Molto frequente nel pian di Sondrio e all’ sud > 114. S. radians (Kütz.) Grun. S. tenera W. Sm. — V. Heurck: Syn. pag. 151, Pl. 39, fig. 11, Brun: Diat. pag. 124, Pl. V , fig. 6. Rabenhr: Süss. pag. 53, T. VI, fig. 40. ; Poco frequente nell' Adda alla stazione ferr. di Castione e nell' Adda vecchia. ; js =~ » 115. S. capitata Ehr. — Van Heurck: Syn. pag. 152, Pl. 38, fig. 1. Brun: Diat. pag. 126, Pl. V, fig. 8. Rabenhr: Süss. Y Y pag. 93, Pl. IV, fig. 6. * Rara al Visciastro e all' Agneda. à > 116, S. amphicephala Kütz. — Van Heurck : Sys. pag. 193. wm Pi 39, fig. 14. Copiosissima nell'Adda alla foce del Mallero e del Dava- glione. Frequente nei laghi alpini. 20. (PAOLO iet 55 - "Sp. 117. S. crotonensis var. prolongata Grun. — Van Heurck: Syn. Pl. 40, fig. 10. Comune nel pian di Sondrio e di Castione. » 118. S. commutata, var, septentrionalis Grun. (S. gracilis) — Van Heurck: PI. ac fig. 5. A Colla precedente. » 119. S. delicatissima W. Sm. var. mesoleja rue: V- Heurck: 3 Syn. Pl. 39, fig. 6. ; Nell Adda al ponte d’ Albosaggia e di Faedo. 3 > 120. S. levigata var. angustata Grun. — Id. id. Pl. 40, fig. 7. i Rara nel pian di Sondrio. > 121. S. rumpens var. familiaris Kütz. — forma parva. Poco frequente presso la stazione di Castione e presso E k ponte di Fusine. * a Gen. XX. FRAGILARIA Lynbye 1819. Char. em. Sp. 122. Fr. virescens Ralfs. (Fr. pectinalis, hyemalis, equalis). — d Van Heurck: Syn. pag. 155, Pl. 44, fig. 1. Brun: Diat. pag. È 121, PI. IV, fig. 12. Rabenhr: Süss. pag. 33, Taf. I, fig. 1. Copiosissima nel fosso di S. Pietro. > 123. Fr. capucina Desmaz. var. mesolepta (Fr. mesolepta R - — Van Heurck: Syn. pag. 156, Pl. 45, fig. 3; Rara nell’ Adda vecchia. » 124. Fr. mutabilis (W. Sm.) Grun. (Staurorira, odontidium.). — Van Heurck: Syn. pag. 157, Pl. 45, fig. 12. Brun: Diat. pag. 119, Pl. IV. fig. 8. Comune nel pian di Sondrio e di Castione. > > Fr. mutabilis var. elliptica Schum. — Van Hoübdk PL 45, fig. 12. ^ i Frequente nel pian di Castione. : dt » 125. Fr. construens (Ehr.) Grun. var. binodis Grun. — Van 3 Heurck: Syn. pag. 157, Pl. 45, fig. 24. Brun: Diat. pag, 120 Pl. IV. fig. 10. Non comune nell' Adda al ponte di Fusine. p DE 44, pue 15. i PIA Poco Wegtente nei fossi dell' Agna. ` i CAR Gen. XXI. DENTICULA Kützing. 1844. Sp. 197. Dentieula tenuis Kütz. — Van Heurck: Syn. pag. 159, PL 49, fig. 28. E Frequente sulla spiaggia dell' Adda presso Er eorrente di fronte a Busteggia. E A » Denticula tenuis var. frigida (D. frigida Katz.) — Van a Heurck: op. e 1. c.. fig. 88. Brun: Diat. p. 113, PI. III, fg.36. — i . Assai frequente nell’ Adda al Castelletto e nei laghi alpini. £e i Gen. XXII. DIATOMA De-Candolle 1805 (Char. emend.). - m | v sp 128. D. vulgare Bory. (D. floccosum. D. fenestratum Ktz.) — Van f É /— . Heurck: Syn. pag. 160, PI. 50, fig. 1. Brun: Diat. pag. 116, 2 n. si Pl. IV, fig. 13. Rabenhr: Süss. pag. 35, Taf. II, fig. 6. E Comune nell’ Adda a Busteggia, e nel pian di Castione. —— — A > 199. D. hiemale var. mesodon Hsb. (Odontidium Kütz.) — Van | Heurck : Syn. pag. 160, PI. 51, fig. 3. 4. -Comune in tutte le acque specialmente sui ranuncoli dai rami filiformi, cui riveste talora completamente. ‘> 130. D. anceps (Ehr.) Gapn. (Fragilaria Ehr.) — Van Heurck: — . Syn. pag. 161, Pl. 51, fig. 5, 8. i Comune col precedente nel rivestire le piante accennate del ^ m fosso di Sossella. 131. D. Ehrenbergii Kütz. (Bacillaria elongata. D. elongatum W.) — Brun: Diat. pag. 117, Pl. IV, fig. 18. ‘Comune assai nell'Adda al ponte d' Albosaggia. 7 * Gen. XXIII. MERIDION Agardh. 1824. ý jp. 132. M. circulare Ag. M. vernale Leib. M. Flabellum Ehr. — Van - . Heurek: Syn. pag. 161, Pl. 51, fig. 10, 12. Brun: Diat. Pl. IX, fig. 11. Rabenhr: Süss. pag. 62, Taf. I, fig. 1. Sp. 133. T. fenestrata (Lynb.) Kütz. — Van Heurck : Syn. pag. 162 PAOLO PERO ‚Copiosissimo specialmente all'Agneda in forme di' larghis- simi dischi, maneanti solo di qualche individuo. Fam. VII. Tabellarieae. Gen. XXIV. TABELLARIA Ehr. 1839. Pl. 52, fig. 6, 8. Brun: Diat. pag. 130, Pl. IX, fig. 13. Rabenhr: Süss. pag. 63, Taf. X, fig. 1. . Comune a Busteggia, nell’ Adda al ponte di Fusine. > 134. T. flocculosa (Roth.) Kütz. (Bacillaria tabellaris Ehr. Con- ferva flocculosa Roth.) — Van Heurck: Syn. pag. 162, PI. 52, fig. 10, 12. Brun: Diat. pag. 130, Pl. IX, fig. 14. Rabenhr: Süss. pag. 63, T. X, fig. 2. Comune assai nell' Adda vecchia. Fam. VIII. Surirellae. : | Gen. XXV. NITZSCHIA (Hassall W. Sm.) Grun. Ch. em. 1880. Sp. 135. N. Tryblionella Hantzsch. Tryblionella Hanzschiana Grun. * — Van Heurck: Syn. pag. 171, Pl. 57, fig. 9, 10. . Copiosa nei fossi del pian di Castione e di Busteggia. > > N. Tryblionella var. Levidensis. ( T. Levidensis W. Sm.) — Avo. Poco frequente nel’ Adda ad ponte d’ Albosaggia. >. > N. Tryblionella var. maxima Grun. — Id. id. fig. 11. . Non rara nel fosso di S. Pietro. > "136. N. debilis (Arnott.) Grun. Trybl. Sauteriana Grun. — Van Heurek: op. cit. pag. 172, PI. 57, fig. 20. Frequente nell'Adda al Castelletto e presso la stazione ferr, | di Castione. > 237. N. angustata (W. Sm.) Grun. — Van Heurck : Syn. pag. 179, PI 57, Be. 2L, 90. ; > >» N. angustata var. curia — Id. id. fig. 25. Poco frequente nell' Adda al ponte di Fusine. i » 138. N. marginulata var. didyma Dean: — Van Heurck: B pag. PI, 58, fig. 14. Ure RT AIR TO Í ha: y presso Busteggia ela stazione ferr. di S. Pietro. Non è deseritta* ma solo disegnata al Van Heurck : però ho potuto identifi- eare molte volte i vari esemplari e per le striature e per il numero e posizione delle perle. Sp. 139. N. acuminata (W. Sm.) (Tryblionella W. Sm.) — Van Heurck: Syn. pag, 173, PI. 58. fig. 16, 17. Brun: Diat. pag. 103, Pl. IV, fig. 27. Frequente nell'Adda al ponte d'Albosaggia, rara al Visciastro. >: 140. N. thermalis (Kütz.) (Surirella Kütz. Nav. umbonata Ehr.) — Van Heurek : Syn. pag. 174, Fl. 59, fig. 20. Brun: Diat. ‘pag. 100, PI. 5, fig. 17. : Comune nell' Adda al Castelletto e al ponte di Fusine. >» 141. N. commutata Grun. (N. dubia var. B. W. Sm.) — Van Heurck : Syn. pag. 175, Pl. 59, fig, 13, 14. Piuttosto rara nell'Adda presso la stazione ferroviaria di D Castione. » 142. N. Denticula Grun. (Denticula obtusa. W: is Grunovia Rab.) — Aut. cit. pag. cit., Pl. 60, fig. 10. Non freqnente al ponte di Faedo. » * 143. N. dissipata (Kütz.) Grun. var. acuta Hantzsch. — Aut. cit. pag. 178, PI. 63, fig. 4. Poco frequente nell’ Adda al Castelletto e droni l' Agneda. > 144. N. sigmoidea (Ehr.) W. Sm. Baeillaria Nitz. Navicula Ehr. Synedra Kütz. Sigmatella Kütz. — Van Heurck : Sin. pag. 178, Pl. 63, fig. 5, 7. Brun: Diat. pag. 104, 105, Pl. V, fig. 23. — 2d Assai copiosa nell’ Adda al Castelletto, al Visciastro e nel fosso, scolatore di S. Pietro. > 145. N. vermicularis (Kütz.) Grun. Synedra, owe Kütz. — Van Heurck : Syn. pag. 178, PI. 64, fig. 2 ... Comune nel pian di Sondrio e di Castione. ( "> N. vermicularis var. eu. ceci Hantz, Navicula Kütz. = Aut. op. loc. cit., fig. 3. Piuttosto rara nell’ Adda vecchia. Sp 146. N. Brebissonii W. Sm. Sigmat. Brebissonii Kütz. — Van Heurck : op. cit., pag. 178, PI. 64, fig. 4, 5. Nell' Adda al ponte d' Albosaggia e di Cajolo. j > 147. N. obtusa W. Sm. var. brevissima Grun. (N. parvula Sm.) — Aut. op. cit., pag. 180, Pl. 67, fig. 4. l Non rara nell’ Adda al Castelletto, all’ Agneda, a Bastég ig e nell’ Adda vecchia. » 148. N. linearis (Ag.) W. Sm. Pristulia linearis Ag. Sigm lella multifasciata Kütz. — Van Heurck: Syn. pag. des . 67, fig. 13, 15. Brun: Diat. pag. 107, PI. V, fig. 26. Frequente nell Adda al ponte d' Albosaggia. » » N. linearis var. tenuis Grun. — Van Heurck:, Id. id., fig Bn: Id. id., fig. 25. | . Assai copiosa al Visciastro e nel piano di Castione. » ' 149. N. palea (Kütz.) W. Sm. var. tenuirostris Grun, — Van Heurek: Syn. pag. 183, Pl. 69, fig. 31. | Comune nell''Adda al ponte di Fusine. der vies pure n laghi alpini. » 150. N. communis Rabenhr. ara notata Ktz. — Van Heurck Syn. pag. 184, Pl. 69, ne 32. Brun: Diat. pag. 108, PI. V fig. 18. . Gppiona al ponte di Faedo e presso la stazione Terror d S. Pietro. ; ** IL EN Frustulum var. Hantzschiana Rabenhr. — Van Heur op. cit., PI. 69, fig. 1. Poco frequente al Visciastro. » 152. N. acicularis W. Sm. (Synedra Ktz. Ceratoneis Pritsch. — Van Heurck: Syn. pag. 185, Pl. 70, fig. 6. Brun: Dial . 109, PI V, fig. 29. : ee nei fossi seolatori del piano di O, >: 153. N. sinuata (W. Sm.) Grun, var. tabellaria Grun. — Van - Heurck: Syn. pag. 176, PI. 60, fig. 12, 13. Brun: Diat. p 111. sub. Grunovia tabellaria Rab. PI. III. fig. 31. Frequente nell’ Adda presso la stazione ferr. di Castion Sp. 154. N. minutissima W. Sm. (Nitzschia perpeti abor) o — Bruni Dial pag. 108, Pl. V, fig. 20...» PC NS MN Copiosa nell' Adda al Castelletto. : ; z > '155. N. vitrea Norman var. recta (N. recta Hatz.) = va Heurck : Syn, pag. 181, 182, Pl. 67, fig. 17. iue Poco frequente al Castelletto. E. > 156. N. paradoxa (Gmel.) Grun. (Bacillaria paradora Gmel.) — Van Heurck: op. cit. pag. 176, PI, 61, fig. 6. Comune al piano di Castione. » '157. N. stagnorum Rab., N. cuneata Suringar, Surirella mul- tifasciata Kütz. — Heurck : op. cit. PI. 59, fig. 24. Nell’ Adda al ponte d' Albosaggia e nell’ Adda vecchia. . Gen. XXVI. SURIRELLA Turpin 1827. : ; Sp. 158. S. biseriata Breb. (Surirella bifrons Ehr.) — Van Heurck: FERE Syn. pag. 186, Pl. 72, fig. 1. Brun: Diat. pag. 99, Pl. II, fig. x D PEIX; de I. Copiosa. nel pian di Sondrio e nell' Adda vecchia. * > > S. biseriata forma subacuminata — Heurck : op. eit. üg. 2; E Frequente nel pian di Busteggia. > >» S. biseriata forma minor obtusa — Aut. e.op. eit. fig. 3. : Non rara nel pian di Castione. > > S: biseriata var. linearis W. Sm. — Brun: Diat. pag. 99. PLH fig. 9. Colla preéedente e al Visciastro. “> 159. S. elegans Ehr. — Van Heurck : Syn. pag. 187, PI. 71, fig. 3. : Piuttosto rara nell Adda vecchia. i sa ~ > 160. S. robusta Ehr. (Surirella nobilis W. Sm. )— Van Hourek: | Syn. pag. 187, PI. 71, fig. 1, 2. Alquanto frequente nel pian di Castione, al Viseiastro e nel- l'Adda vecchia. " = >` >» S. robusta var. constricta Mihi. — Già da me indicata nello studio dei laghi sopra accennato, per un forte ago | trasversale che presenta verso la sua metà, PAOLO PERO Frequente all’ Agneda e nelle acque sotto Sassella: più co- mune nei laghi. Sp.'» S. robusta var. splendida Ehr. — forma minor — (Nav. splendida Ehr.) — Van Heurck: op. e loc. cit., fig. 4. Non rara nel piano di S. Pietro e di Castione. | > 161. S. spiralis Kütz. Campylodiscus spiralis W. Sm. Surirella — flexuosa Ehr. — Van Heurck : Syn. pag. 189, PI. 74, fig. 4, 7. | Brun: Diat. pag. 102, Pl. I, fig. 15. Rabenhr: Süss. pag. 3l. Taf. HI, fig. 5. Rara nel fosso di S. Pietro. La rinvenni altra volta,nel Mal- lero sotto Spriana ed un solo individuo nel lago di Chiesa a (1585 m. s. m.) > 162. S. ovalis Breb. — Van Heurck: bg pag. 188, PI. 73, fig. 2. Brun: Diat. pag. 98. Pl. II, fig. Non comune nell' Adda vecchia. » » S. ovalis var. ovata (S. ovata Kütz.) — Van Heurck: op. cit, fig. 5, 7. Brun: op. cit, Pl. II, ag. 2. Colla specie precedente, ma più comune. > » S. walis var. minuta (S. minuta Breb.) — Van Heurek : op. cit., fig. 9, 10. Nell’ Adda al ponte d’ Albosaggia poco frequente. > >» S. ovalis var. pinnata (S. pinnata W. Sm.) — Van Heurck: : op. eit., fig. 13. Comune a] pian di Castione. > S. ovalis var. angusta (S. angusta Kütz.) — Aut. op. cit. fig. 12, Colla precedente pur comune. | » '163. S. helvetica Brun. — Brun: op. cit. pag. 100, PI. II, fig. 4; IX. fig. 28. Non rara al Castelletto e nell'Adda alla stazione fer. di Castione. Gen. XXVI. CAMPYLODISOUS Ehr. 1841. Sp. 164. C. norieus Ehr. (Surirella norica Ktz.) — H. Van Heurck. Op. cit. pl. 77. fig. 4, 6. Bron: op. cit. pag. 101, Pl. I, fig. 16, 17; IX, fig. 30. Non rara ; nell Adda al Taia ibi all Agila e ne fosso di S. Pietro. Ordo III. CRYPTORHAPHIDEAE. Fam. VI, Melosireae. * Gen. XXVIII. MELOSIRA Agard. :1724. Sp. 165. M. varians Ag. (Gallionella Ehr. Conferva Dill) — Van Heurck : Syn. pag. 198, Pl. 85, fig. 10, 11, 14, 15. Brut: Diat, pag. 154, PI. I, fig. 1. .* 166. M. distans Kütz. (Gallionella distans Ehr.) — V. Heurck Syn. pag. 199, PI. 86, fig. 21, 22. Brun: Diat. pag. 115, Pl. I fig. 3. : Non fe olini nell' Adda al ponte di Fusine. : > 167. M. arenaria Moore (Gallionella biseriata Ehr.) — Van Heurck: Syn. pag. 200 PI. 90, fig. 1, 3. Brun: Diat. pag. 136, . PI. I, fig. 2. Nel pian di Castione, a Busteggia, al Castelletto. » 168, M. orichalcea Mertens. (Orthosira orichalcea W. Sm.) Brun: Diat. pag. 137, Pl. I, fig. 9; IX, fig. 24. tait nell' Adda vecchia. F Fam. VI. Coscinodisceae. Gen. XXIX. CYCLOTELLA Kützing. 1833. Sp. 169. C. antiqua W. Sm. — Van Heurck: Syn. pag. 214, pl. 92, — fig. 14. Brun. Diat. pag. 133, Pl. I, fig. 14 n. Non rara nell' Adda al Ponte di Faedo. » 170. C. compta (Ehr.) Kütz. var. radiosa Grun. — Van Heurch Syn. pag. 214, Pl. 93, fig. 1, 9. Frequente nell'Adda al Castelletto. TER > 171. C. operculata Küzt. (Pyzidula *Ehr.; Cymbella Ag. — Tu | Van Heurck: Syn. pag. 214, Pl. 93, fig. 22, 28. Brun: Diat. p. 132, PI. I, fig. 14. Colla precedente e più Comune. 278 PAOLÓ PERO > 172. C. Kützingiana Chauvin — Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 94, fig. 1, 4. Brun: Diat. pag. 133, Pl. I, fig. 13. Frequente nei fossi di Agneda: più copiosa nell’ Adda vecchia . Sono adunque 172 speci di Diatomee e 237 forme, comprendendo le varietà, da me rinvenute in questo non lungo tratto della Valtel- lina. Di queste, 87 forme non sono registrate nell'elenco del Censi- mento delle Diatomee italiane stampato nel 1886 (!); non vuol dire però ehe siano tutte forme nuove per la Diatomologia italiana, vuoi per i lavori fatti posteriormente, vuoi per qualche identificazione di specie che potrà farsi nella complicata sinonimia. Ciò dimostra non pertanto come molto siavi ancora da esplorare. sopra questo argomento nelle nostre acque, specialmente sulle spiagge dei fiumi e dei laghi, per indagare le leggi di cui sopra ho accennato. Non ho sempre fatto cenno se ogni specie trovasi presente o no nei laghi montani, perchè non ho peranco ultimato lo studio dei laghi stessi. Una migliore com- parazione si potrà fare quando avrò percorso, se non tutti, almeno la maggior parte dei laghi alpini valtellinesi, sintetizzando tale confronto „nello studio del lago di Mezzola, situato di poco inferiormente al li- vello del tratto dell Adda ora esplorato, e primo raccoglitore di tutte le aeque dei naturali wersanti della Valtellina. . Sondrio, Aprile 1893. () G. B. De- Toni e Lan M. Censimento delle Diatomee italiche - Nota- risia - Luglio - Ottobre - 1886. Altre notizie intorno alla Flora del Montenegro per A. BaLpacci (Continuazione e fine, vedi Fase. TILIV. 138. A. Delpinii Bald. cenni ed app. ecc. pag. 75. In rupestribus ad : Kolasin prope flumen Tara secus viam ad Lipovo! Num. collect. 140. di pubblica ragione, mi avvedo dell’ errore per opera del sig. Gremli. Si vuole però un esempio della ‘divergenza in cui cadono gli studiosi? Eccolo: basta cotesta sinonimia e quel che segue. S. thapsiforme Uechtr. pag. 59, non Arvet - Touvet; H. Baldaccii Haláesy in litt. ad Bald. FI. a exsic. Cruaeg. e finalmente il mio nome che è reso seusabile per la nota riportata nella precedente memoria. — La descrizione che danno Nägeli e Peter concorda bene’ colla mia; solamente nei miei esemplari i pe- ‚duncoli e gli involucri portano piccoli peli glandulosi più o meno nu- merosi, ciò che non è risultato ai due ricordati autori ehe dicono ju glandula nulla. » Essi peraltro fanno due sottospecie che sono glan- dulose, ma che non appartengono: alla mia pianta. — Queste notizie le |. devo alla gentilezza dei miei amici citati, che altrimenti non sarei . Stato in grado di averle non disponendo dall opera di Nägeli e Peter. lo mi convinco sempre più della necessità di usare della massima cir- cospezione, senza quale è impossibile di arrivare a buone conclusioni. .— Benchè il H. Delpinii Bald. sia stato pubblicato nel 1891, credo . che tal nome debba restare anche se corrisponde ai sinonimi riportati per la ragione che fu distribuita a moltissimi botanici, a differenza quanto fece Pancie che distribuendone pochi esemplari riuscì a far me. una dannosa confusione come quella che si vede in Nägeli e = 139. H. (species critica) sec. Burnat et Gremli in litt. In fissuris ru- pium m. Kom Kucki ad Varda. Num. collect. 139. Mentre nel 1890 io supponeva nuova questa specie, ora che fu resa in Nàgeli et Peter, Monog. II, pag. 290; H. thapsoides Pancic. El. ecc. 280 À. BALDACCI h Sectio andryaloidea. Interessante per l'assenza completa di peli st lati anche verso la sommità dei peduncoli. I peli delle foglie sono sub- piumosi, quelli della parte superiore del fasto sono lunghi. Gli involucri | ed i peduncoli portano peli glandulosi giallastri, corti, poco numerosi. Le : foglioline involucrali sogo pallide ai margini e similmente pallidi oki gli achenii. . MO. H. lanatum W. K. pl. rar. Hung., non Vill. Ad latera m. Zijovi distr. Kuci ! et infra m. Sto et Gradiste Somina planina distr. Kolasi Num. collect. 60 et 193. Ho supposto con Haláesy che dovesse piuttosto essere il H. gy mno- cephalum Gris. Dopo la lettera di Burnat e Gremli ho dovuto amme tere che si tratti di H. lanatum W. K. Riporto le osservazioni due botanici svizzeri intorno ai miei esemplari. Foglie assai vellutato- tomentose, avvieinate verso la parte inferiore del fusto. Al di sotto di queste foglie il caule sembra afillo essendo provveduto di piecol sime foglie bratteiformi ed à, come lo sono pure i- peduncoli e gli in- volueri, affatto glabro o, meglio; gli involueri soltanto mostrano qualehe pelo glanduloso isolato. I peduncoli e gli involucri sono nerast questi ultimi richiamano quelli del H. boreale Fr: negli individui de m. Gradiste le foglioline involuerali hanno una punta ricurva. — Gli esemplari dei N. 60 e 193 non diversificano dal 77. lanatum W.K. che per i loro peduneoli e i loro involueri denudati di peli lunghi e di pe stellati: gli involucri della specie di W. K. sono coperti di peli stel- lati più o meno numerosi. È tuttavia da osservarsi che il H. lanatu l' Erbario di Burnat sotto il nome di tale specie. Infatti dopo Nágel € Peter Monog. II, pag. 335, il tipo di W. K. & intermediario fra ! H. thapsiforme Uechtr. et H. tridentatum Fr.; é una pianta a sole foglie eauline in numero di 15 a 20, sparse, a volte insensibilment à volta bruseamente diminuenti verso l'alto. Ora gli esemplari uc l' Erbario Burnat di Z. lanatum W. K., hanno le foglie cauline pit meno avvicinate alla parte inferiore del fusto, poi diminuenti verso l’ al Ma Fries in pie. pag. 77 del H. lenatun W. K.: « E manu Kit . belii... vidi specimina tam scaposa, foliis omnibus. radicalibus, quam caulescentia »: lo stesso Fries poi dà a questo Hicracium dei frutti bruno-nerastri; nella mia pianta invece, come pure negli esemplari di Burnat, i frutti maturi sono di un bruno pallido come dalla figura di W. K. — Del resto il H. tomentosum All. (H. lanatum Vill., non W. K.) varia in modo analogo. — In Dalmazia, Montenegro e paesi | vicini esistono molte forme problematiche vicine al Z. lanatum W. K., come il M. Osieni Kerner in Oest. bot. Zeitschr. 1874, pag. 170 che ha, stando alla descrizione, gli involucri e i peduneoli privi di peli stel- lati come nella mia pianta, ma possiede foglie cauline in numero di 12 a 20: il H. Pichleri Kerner 1. e., stando alla descrizione, ha foglie Sr poco numerose avvicinate verso la base del fusto che è glabro, ma gli involucri portano peli lunghi e peli glandulosi: il 7. Sehlosserii Rchb. f. ha, secondo l’ autore e Kerner, peli stellati sopra gli involucri. — In verità io appoggio sinceramente Burnat e Gremli. Essi non hanno preso in considerazione il H. gymnocephalum Gris. in Oest. bot. Zeitschr. XXIII, N. 9, riportato da Pantocsek in Beiträge zur Fl. und Fauna etc. pag, 52; ma da quanto io vedo trovo che la specie di Grisebach è mal fondata. Dalla -descrizione rilevo la somiglianza delle foglie con tutti gli Andryaloidei citati sotto il H. lanatum W. K.e dove bisognerebbe mettere in evidenza i caratteri differenziali sorge la | difficoltà che da uno « specimen unieum, capitulis nondum evolutis » ae Ea | mon si possano conoscere le cose più importanti: intorno agli achenii l'autore ha messo due lineette il che significa « achenii ignoti. » Ma dove si va a finire in cotesta maniera? E questa la scienza d'oggi- giorno? Cid fa molto dispiacere inquantoché si tratta di persone ehe nocephalum Gris. non si può ammettere e lo si sostituisca col H. Waldsteinii W. K. noto da più lungo tempo. 141. Jasione supina Sieb. in Spreng. syst. I, pag. 810. In herbidis ad 1900 m. sub m. Veliki Maglie distr. Kuci! Num. collect. 64. dan, Edrajanthus Wettsteinii Hal. et Bald. n. sp. in oest. bot. ide Zeitsehr. 1891 N.° 11. Sectio Uniflori Wettst. Monogr. der Gattung Hedraeanthus S. C. — Suffruticosus, eaespitosus; rhizomate crasso, li> 18. Malpighia anno VII, vol. VII. ty ^ | godevano e godono di un altro prestigio. Conchiudendo: il H. gym- 282 È da A. BALDACCI - | gnoso, ramoso, superne fusco-squamoso, in partibus junioribus residuis foliorum annorum praecedentium siccatis albomicantibus obsito, caules | floriferos et rosulas foliorum steriles edente; eaulibus erectis vel ad scendentibus, 2-4 em. longis, tenuibus, simplicibus, unifloris, pili: albis, strictis declinatis obtectis; foliis rosularum sterilium et infimi eaulinorum ereetis, linearibus, acutiuseulis trinervibus, 15-30 mm longis, 1-2 mm. latis, marginibus regulariter setaceo-ciliatis, supra pilis griseis strietis adpressis dense obsitis, infra glabris nitidis; fol caulinis paucis, 4-7, alternis, radicalibus similibus sed brevioribu semiamplexicaulibus; bracteis numerosis, circa 15, lanceolalis, trinerviis, obtusiuseulis, 5-7 mm. longis, supra albo-hirsutis, marginibus setoso- | ciliatis, infra glabris nitidis; floribus terminalibus solitariis, bracteatis, erectis; calyce campanulato, tubo rotundato-conico, adpresse albo- ; hirsuto, lobis lanceolatis acutiusculis, utraque albo-hirsutis, margin ciliatis; corollis violaceo-coeruleis, tubiformi-campanulatis, ultra ter- tiam partem partitis, dense adpresse hirsutis, 10-12 mm. longis, lobis trigonis, acutiusculis, 4-5 mm. longis; staminibus quinis, antheris linearibus obtusis, filamentis antheris subtriplo brevioribus, glabris, basin versus dilatatis; stylo filiformi, sursum clavatim incrassato, ibidem breviter puberulo, corolla sublongiore, stigmate bilobo. Defi- eiunt et capsula et semina. Hab. ad saxa aprica m. Rumiae in Montenegro meridionali ibi haee egregia species die 11 juli 1891 inventa fuit. Num. collect. 94. « Die eben beschriebene, unserem lieben Freunde R. v. Wettstein, dem letzten Monographen der Gattung gewidmete Art ist mit E. d naricus (Kerner) zunächst verwandt und ist von demselben durch di mit abwärtsgerichteten borstenförmigen Haaren dichtbesetzten Stenge : die kürzeren, breiteren Blätter, vor Allem jedoch durch die zahlr chen lanzettlichen dreinervigen, in keine Spitze vorgezogenen Deck- | blätter und die dichtbehaarte Corolle verschieden. Bei E. dinaricus (Kerner) sind die Stengel kahl oder doch fast kahl, die Blatter fast borstlich, die Deekblàtter weniger zahlreich, höchstens 10, in ei Spitze vorgezogen und an der Basis breiter, 5-nervig, und die Coroll ist gànzlieh kahl, hóchstens am Rande und an den Mittelnerven d Zipfel kurzgewimpert. » RER & 143. E. Kitaibelii Alph. DO. Prodr. VII, pag. 449. In fissuris ru- pium secus viam e m. Zijovo ad m. Maglie per Kostica! Num. collect. 62. 144. E. graminifolius Alph. DC. Prodr. VII, pag. 448. In rupestribus sub m. Kom Vasojevicki prope Varda! Num. collect. 63. 145. E. serpyllifolius Alph. DC. Prod. VII, pag. 449. In rupestribus et fissuris rupium ad Regio et per totum m. Kom, sat vulgaris! Num. collect. 137. 146. Campanula carnica Schiede in M. et K. II, pag. 158. In saxis m. Zijovo (2200 m.) et in praeruptis m. Kom! Num. collect. 136. Ho ascritto la mia pianta a questa specie quantunque non abbia tutti i caratteri del tipo. E intermediaria alla C. Scheuchzerii Vill. e C. carnica Schiede: più affine a questa che a quella ad onta che le lacinie calicine non siano ancora lineari, lesiniformi e reflesse. Sono esemplari biunciali. Viveva ai cespugli fittissimi tanto che la eredetti sul momento, un Edrajanthus. 147. Phyteuma orbiculare L. In fissuris rupium ad promontorium m. Gradigte, distr. Xolasin (2200 m.)! Num. eolleet. 138. Aveva mandato all amico Dott. Haláesy i miei esemplari eredendoli di P. pseudorbiculare Paut. Egli mi ha risposto che appartengono senz’ altro alla specie di Linneo e di questo avviso è pure il signor Barbey. Sono due anni che cerco la pianta del botanico ungherese, ma inutilmente: raecolgo sempre P. orbieulare L. la quale, Boissier, dietro la nuova specie di Pantoesek crede che manchi nel Levante. Io sono d'avviso contrario. Gli esemplari di Pantocsek sono da aseri- versi a semplice varietà del tipo linneano e a ciò sono indotto dopo lo studio della descrizione riportata a pag. 53 del Beitràge zur Flora und Fauna Hercegovina, Crnagora und Dalmatiens. 148. Arctostaphylos Uva Ursi L. sub Arbuto. In herbidis ad Ro- gam sub m. Kom Kucki! Num. collect. 1 149. A. alpina Sprg. Infra m. Sto et Gradiste distr. Kolasin alt. 2100 m! Num. collect. 134. 150. Gentiana crispata Vis. Fl. dalm. t. 24. In graminosis sub m. Lisa et m. Bar distr. Vasojeviei ! Num. collect. 65. ze ET BALDACCI 151. G. germanica Willd. cum variet. In herbidis supra Tusina distr. Drobnjaci! Num. collect. 192. = : = 152. G. verna L. var. alata Gris. In pratis ad 1600 m. prope Carine m Kom Kucki et ad Komarski Katuni sub jugo Savin-Kuk (Durmitor). 153. Moltkia petraea Tratt. Thes. bot. pag. 8 sub Echio. In lapi- . dosis m. Lisinj et m. Lonac, Sutorman, distr. Primorije! Num. col- -' eet. 117. : La sua area geografica & compresa dalle spiagge dalmate ai pendii meridionali del Carso da cui s' inoltra in Bosnia e in Erzegovina invadendo il Montenegro che sembra essere il punto più meridionale. ‘confacente al suo massimo sviluppo. In Albania dev’ essere assai rara; nessuno dei pochi autori che hanno toccato questa difficile provincia la riscontrarono; io potei raccoglierla a Klissura in Epiro,-e Spruner secondo Boiss. la trovò presso le Termopili: ma queste due località. sono casuali. Io stimo cotesta pianta di interesse primario per lo studie | delle dolline. i Fr (154. Linaria Sibthorpiana Boiss. et Heldr. var. peloponnesiaca Boiss. = Fl or. IV, pag. 378. In silvis sub m. Gradiste secus viam ad Vratlo | . Sinjavina! Num. collect. 133. ; Per quanto io so nella nostra regione manca la L. genistaefolia Mill assai affine alla presente che sembrerebbe appunto rimpiazzarla. Anche questa specie contribuisce a caratterizzare la Meu delle dolline fuori. i: delle quali & piü difficile di riscontrarla. 155. Veronica saturejoides Vis. In pratis sub Jablan-vrh prope Katuni i Jecmeni-dò Sinjavina planina! Num. collect. 192. — . 156. Pedicularis verticillata L. x In glareosis alpinis. sub excelso cacu- mine m. Gradiste (2200 m.) distr. Kolasin! Num. collect. 190. 157. Euphrasia salisburgensis Funk. In pratis alpinis m. Lisa et Bar distr. Vasojevici ! Num. collect. 66. 158. Thymus striatus Vahl Symb. pag. 78. In aridis per m. Rumia. | (1550 m.) distr. Primorije! Num. collect. 95. UT. Serpyllum L. è specie variabilissima nella quale potrebbe es- sere ammessa anche la nostra perchè i caratteri differenziali da quella. sono pochi come si vede da Boissier: « Planta T. eu rigidior, rami = + triangulares....... » Sono sinonimi interessanti 7. Zygis Fl. Gr. VI, Ag m. Loveen ! Num. collect. 97. (sub. sp. Thymi) et Boiss. Fl. or. IV, pag. 582. In declivibus merid. m. i cen! Num. collect. 185. T. roseum (Boiss. che non ha priorità sul nome di Visiani. m. Kom Kucki et Vasojevicki ! Num. collect. 131. densius foliosi, flores majores et calyeis dentes superiores lanceolati nec pag. 60, t. 574 et Linn. herb. ex parte non L. Spec. 159. Micromeria eroatica Schott. In lapidosis m. Jablan-vrh et sub Gradiste (1900 m.) distr. Kolasin! Num. collect. 68. i 160. M. parviflora Rchb. In calcareis et lapidosis ad Rijekam Crnoje- Ex vica prope Obod! et per Ljesanska nahija copiosa. Num. collect. 67. 5 161. M. rupestris Benth. In saxosis calcareis non procul a TARDE, z * 162. Calamintha alpina Benth. var. a Sm. Prodr. I, pag. 420 Rumia prope pagum Mali Mikulie! Num. colleet. 96. 163. ? Hyssopus officinalis L. In saxosis ad medium viae e Tusina i ad Bijela distr. Drobnjaci! Num. collect. 174. i 164. Stachys germanica L. Infra m. Sto et Gradiste in silvatieis al- ; pinis distr. Kolasin! Num. collect. 188. _ end 165. Betonica Jacquinii Gren. et Godr. Fl. Franc. II, pag. 694. Infra ves m. Sto et Gradiste cum praecedenti ! Num. collect. 189. A cl. Autran fw recognita. i 166. Teucrium Arduini L. In declivibus et fissuris rupium m. Lov- s 167. T. Polium L. var. purpurascens Vis. in Pancie El. pag. 78. In aridis substr. caleareo distr. Antibarensi per m. Lisinj, Rumia, Sutor- . man, ubique! Num. collect. 118. Specie propria alle dolline e alla zona ad esse vicinissima. Non mi fu mai dato di trovare il tipo. La nostra varietà corrisponde alla forma. 168. 7. montanum L. In glareosis, lapidosis et rupestribus per totum | 169. Globularia cordifolia L. In praeruptis ad nives reinado . sub m. Zijovo distr. Kuei! Num. collect. 70. 170. Soldanella alpina L. In saxosis humidis sub Crna planina et : ad Rogam m. Kom Kucki! Num. collect. 1. 171. Androsace villosa L. var. congesta Bolsa: Fl, or. IV, pag. 14. 286. / A. BALDACCI In saxosis alpinis l. d. Jezera labobnicka non procul a m. Zijovo distr. Kuei! Num. collect. 69. 172. ? A. carnea L. Rara in excelso jugo m. Kom Kucki (2448 m.)! Num. eollect. 153. 173. Plantago montana Lamk. Ad nives deliquescentes m. Durmitor jugo Stulac! Num. collect. 187. i 174. P. montana Lamk. var. angustifolia Hal. et Bald. A typo dif- fert statura minori, foliis anguste-linearibus, glaberrimis. In herbidis alpinis summi jugi m. Zijovo distr. Kuci! Num. collect. 71. Forma intermediaria fra P. montana Lamk. e P. graeca Haláesy : il portamento in mn modo l'avvieina assai a quest’ ultima specie. — 175. Salsola Kali L. var. Matteji Bald. cenni ed app. ecc. pag. 8. i In arenosis maritimis ad Pristan-Bar distr. pre Num. col- lect. 119. 176. Oxyria digyna Campd. Monogr. pag. 155, t. 3; L. sub PED. = In alpinis frigidis m. Kom. Kucki! Num. collect. 130. 177. Daphne oleoides Schreb. ie. t. 7. In rupestribus m. Veliki Ma- 7 glie supra Katuni distr. Kuci! Num. collect. 73. Corrisponde al sinonimo D. glandulosa Bert. I miei esemplari sono. quasi glabri in ambedue le pagine. - | 178. D. alpina L. In rupestribus m. Sutorman jugo Lonac, rara, distr. Primorije! Num. collect. 120. 179. Thesium divaricatum Jan apud M. et K. non Ten. In colle Vo- lubica distr. Antibaris! Num. collect. 121. 180. Euphorbia capitulata Rehb. In saxosis ad basim summi jugi. per m. Kom Kucki! Num. collect. 72. ; 181. Quercus austriaca Willd. Sp. IV, pag. 454. In silvis ad Lukovo supra Niksie! Num. collect. 129. 182. Q. Grisebachii Kotschy et Bald. cenni ed app. ecc., pag. 79: In silvis ad 600-800 m. per m. Lisinj! et prope Bogetici distr. Ka- tunska ! Num. collect. 186 et 122. : Ciò che io dissi nel 1891 a proposito di questa pianta lo riconfer- È marono ancora As scu ida le ultime ene Il mio amico e collega riconoscere una varietà per i soli a ur Lohr. CU = Br POI) PE IE + AE en par uc Wm ec QUOS MER M. mu NA x MP | qiio dv È. D dm e ra vua Mr x NT LE pi era T iuc jonk N > ER LC O en o ode e ERE UN AC È F f s î ES Ach edi Ap e E E MEL | signor Giovanni Mattei ha , contribuito molto a mettermi sulla. retta ed strada mercè la sua pregevole memoria: « Ricerche intorno alla nuova quereia italiana. Siena 1889 » 183. Alnus incana Willd. e IV, pag. 335. In silvis ad Kurlj sub Crna planina ! Num. collect. 2. 184. Betula alba L. var. verrucosa Regel. In silvis sub m. Varda Kom Vasojevieki! et ad Andrijviea. Num. collect. 76. 185. Salim retusa L. In herbidis rupestribus ultra m. 1900 per montes Zijovo, Kom, Jablan-vrh! et Gradiste. Num. collect. 128. 186. Allium carinatum. L. In fissuris rupium ad Medun distr. - eh Kuci! et secus viam ultra Konjuxe distr. Vasojeviei. Num. col- lect. 76. 187. A. globosum M. B. Taur. Caue. I, pag. 262 var. ochroleucum S. -' Boiss FI. or. V. pag. 248. In cacumine inferiore m. Rumiae distr. Pri- morije! Num. collect. 98. Questa varietà corrisponde alla specie A. sawatile M. B. l c. pag. . 264, ma sono talmente nulli i caratteri differenziali fra essa e lA. globosum M. B. che si va perfino troppo oltre a stare con Boissier e fiori bianchi 0 giallognoli. I miei esemplari hanno fiori piecoli e non sempre una spata dell'ombrello è lungamente aristata :. gli altri dati concordano perfettamente. 188. Scilla autumnalis L. In dumetis secus viam e Lukovo ad et in planitie urbis Niksic ! Num. collect. 175. 189. Carex atrata L. In g mina planina distr. Kolasin! Num. collect. 121. 190. Agrostis rupestris All. Fl. ped. II, pag. 237. In graminosis summo jugo Crna planina distr. Kuei ! Num. collect. 77. 191. Bromus arvensis L. In arvis, copiosissimus, & nahija! Num. collect. 78. 192. Avena Neumayeriana Vis. recognita. In rupestribus m. Rumia (1500 m.) distr. collect. 99. 193. Pinus Mughus dep. In alp (2000 m.)! Num. collect. 123. Niksie FI. dalm. III, pag. 339. A cl. Halacsy Primorije! Num. inis ad jugum Stulac m. Durmitor raminosis summi vertiei m. Gradiste Sa- ad Obsovica Rijecka i Sani Num. collect. 176. 196. Juniperus communis L. var. nana Willd. dab. specie. ti dumetis SO m. „ Jablausy-yrh Sinjavina planina ! Num. lect. 125. | | ! == 195 Fpheirü par ids C. x: M. In DER calcarei Medun distr. Kuci ! Num. collect. 75. s 198. Aspidium aculeatum Döll., et L. sub. Polypodio. In vue | gorum sub Katuni Varda m. Kom Vasojevicki ! Num. collect. 79. 199. A. Lonchitis Sw., et L. sub. Polypodio. In herbidis hum .m. Zijovo distr. Kuci et Bri m. Gradiste distr. Kolasin! e ; lect. 126. O «O0. Cystopteris - alpina Lamk. In praeruptis humidis apu N > ‚Kon Kueki, m. -— distr. Kolasin, m. Stulae jugum Durmitor. PA | we R. Orto iiaii Aide 1892. > Sopra una Pala fune del Piomonia Nota del Dott. Paoro PEOLA. (Tav. V). Nello studiare la preziosa raccolta di filliti piemontesi che si con- | serva nel R, Museo di Geologia e Paleontologia di Torino mi imbattei in un resto di Palma donata dal Prof. Don Carlo Bruno del R. Liceo di Mondovì, e proveniente dalle marne tongriane di Nuceto , fos- silé che ho dovuto riferire al genere Calamopsis Heer (1). Il rappre- | sentare questa impronta la parte apicale. della foglia, parte non ancora conosciuta, il costituire essa il primo esempio di Palma che siasi tro- | vato in Piemonte, ed il primo esemplare del genere Calamopsis rinve- - b nuto in Italia, la località affatto nuova per questa famiglia, mi spin- sero a pubblicarne la descrizione. Come vedrassi in seguito, se questa "forma per i caratteri generici entra benissimo nel genere Calamopsis, | ha però tali caratteri specifiei che la rendono distintissima dalle altre = due specie C. Bredana Heer e C. Danai Lesquer. che tal genere com- pongono; ed io, descrivendola come specie nuova, la dedico al Prof. 5 Don Bruno che la raccolse, e intravedendone l'importanza, la dono al . ; Museo, affinchè non potesse isfuggire alle ricerche degli studiosi. La località di Nuceto, che fa parte della eonca tongriana di Bagnasco- Perlo-Nuceto costituita ( (e) da conglomerati breccie, da marne grigio - bleuastre, e da altre marne sabbiose straterellate grigio-giallastre, e . molto ricca in fossili, noh è affatto nuova per i Paleofitologi, anzi fu. delle prime a dare il proprio contributo alla Paleontologia vegetale pie- montese. Di queste località però non sono conosciute che quelle specie che furono illustrate dal Sismonda (*) cioè: 3 provenienti da Nuceto e (t) De Flora tertiaria Helvetiae III, p. 169, 1859. €) F. Sacco, IL Bacino terziario del Piemonte, 1889. (E. HUC. Prodrome d' une flore tertiaire du Piemont, 1859 — Ma- teriaus por; servir à la paléontologie - ‘du terrain tertiaire du Piémont, 1865. 21 da Bagnasco. Gli esemplari che, oltre quei illustrati dal Sismond n | pervennero al Museo di Torino da tali località. accrescono il numero delle specie, essendosi trovato anche a Nuceto 8 specie che si erano | prima rinvenute solo a Bagnasco, ed una a Bagnasco che prima era -— 3 solo di Nuceto, ed infine altre specie di cui 2 a Nuceto ed una a Ba- E gnasco che prima non erano conesciute per dette località. Credo quindi | opportuno aggiungere infine come appendici, il Catalogo delle specie fin’ ora conosciute dell’orizzonte tongriano in cui fu rinvenuta la Palma 3 in questione. | * Mi sia ora permesso di porgere vivi Fiuntdeidmont agli egregi Sigg, Prof. C. F. Parona e F. Sacco, i quali, oltre ad aver messo a mia di- sposizione le preziose raccolte del Museo, mi furono sempre larghi di aiuti e consigli ; : ed ai chiarissimi Prof. Luigi Meschinelli e Senofonte Squinabol, i quali rivedendo il mio manoseritto, mi furono gëntili dei | loro competenti consigli ed osservazioni. CALAMOPSIS BRUNI Peola. E citer 6, et nervo tertiario areas inter toss S dividente, tennissimisque nervulis transversalibus. : Marne eompatte tongriane, Nuceto. L'esemplare rappresenta l'estremità della rachide portante impronta della parte inferiore di 9 pinne di cui cinque sono benissimo conser- vate. La rachide pare fosse stata tenace e resistente, ha una larghezza | di 5 mm. Le pinne sono sessili, ristrette ed alquanto ripiegate alla loro base, alterne, a distanze ‘irregolari. Le due inferiori accennano ad un'inserzione più ravvicinata. Le pinne, che nella parte conservata non — hanno una larghezza maggiore di 2 cm., sono percorse longitudinal mente da diverse nervature che spiecano piü delle altre e quindi pos- — siamo eonsiderare come primarie.. Tra queste nervature ‘principali si € lle nervature primarie. Lo spazio compreso tra due di iai nerva- re di second'ordine é pereorso da una nervatura ancora più piccola el e altre, che ne costituisce un terzo ordine. Un quarto ordine poi dato da finissime nervature. trasversali che vanno ‘da una nervatura secondaria all'altra, (nella tavola le nervature trasversali furono al- u nto accentuate). È però degno di nota il fatto che tutto questo complicato sistema i nervature è molto più marcato nelle pinne poste più inverso all’ a- ce della rachide che non nelle altre poste inferiormente, dove pare he la nervatura tenda ad uniformarsi; talchè nella nostra pinna inferiore ` cominciano ad essere meno evidenti le nervature primarie, restando | però distintissime quelle che corrispondono alle secondarie e terzarie delle pinne superiori, e molto più marcate le nervature trasversali, Con tali caratteri la Palma di Nuceto più che a qualunque altro genere io credo si possa ascrivere al genere Calamopsis Heer delle idocaryee. A prima vista parrebbe che essa fosse riferibile al ge - nere Arecites Squinabol ('), e precisamente all’ Arecites Trabucci aes nabol (2), ma un attento esame fa persuasi che dessa é priva di due caratteri principali del genere Arecites. In primo luogo é carattere de genere 4 recites la prominenza del nervo mediano, prominenza che manca affatto nella nostra specie dove invece si nota un sistema di nervature pri- ie le quali si distinguono dalle altre solo per la loro ampiezza. Poi nel genere Arecites le pinne sono alquanto decorrenti lungo la rachide, per meglio dire sono. ‘affatto sessili (?) (carattere per cui Squinabol schinelli ritengono quattro specie del Visiani del genere Phoenicites debbano « ad genus Arecites potius quam ad Phoenicites pertinere » ) (*), ono quasi pieeiuolate, 0 più Ld NÉ mentre nel nostro esemplare le pinne $ 3 y SquinaBoL, Contribusione, ecc. IV, Monocotiledoni, p. 71, 1892. IN 3 i è PIE * «) y> ME:cHINELLI e SQUINABUL, Flora tertiaria italica p. 163, 1892. la rachide. Non é priva di importanza un'altra considerazione. La apicale della foglia nelle specie del genere Arecites ed in quelle BR, vivente Areca, a cui il genere fossile si avvicina, Bas no insieme, come ho potuto osservare in alcuni esemplari di d coltivate. nelle’ serre dell'Orto. Botanico di Torino, e nelle tavole ci molitografate in « Les palmiers » di Oswald de Kerchove de Deu or ghem (1878) e come si puo pure vedere nelle specie di Phoenicites de Visiani (!) ora riferite al genere Arecites; invece nell esemplare di Nuceto, che rappresenta appunto la parte apicale della foglia, le pini sono tra loro ben distinte e pare si conservino-tali per tutta la lor lunghezza. Egli è. bensi vero che nel fare entrare la forma in que stione nel genere Calamopsis vi si oppone la presenza della fitta e mi nuta nervatura, trasversale, avendo l’ Heer dato come carattere del suo g nere « nervis "transversalibus. nullis » (?). Ma considerando ehe la nostra specie ha tutti gli altri caratteri proprii del genere Calamopsis, ed in specie modo quelli della presenza dei nervi primari eguali e di molti inte i ziali sottili, ‘caratteri necessari e sufficienti per distinguere il gene: Calamopsis dagli altri vicini, e considerando pure che l’ illustre Pal fitologo di Zurigo fu costretto ricavare i caratteri generici da. una. sola. specie e da un solo esemplare, io opino chela mancanza o la presenza della nervatura trasversale più che di caratteri Lù sia base caratteri specifici. Del genere Calamopsis Heer noi si conoscono fin’ ora che due so specie, di cui l'una - la C. Bredana Heer (?) - appartiene ai st messiniani di Oeningen, l’altra - la C. Danai Lesquereux (*) - ad un’ ar- (JR. De Visiani, Palmae pinnatae tertiariae agri veneti, Memorie dell'1 I. R. Istituto gg x Mm Jettere ed arti, , Venezia, 1862. 2) HEER, ertiaria Helvetiae, II, i 169. .($) HEER, uu Sx helv. III, p. 169, Tav. CXLIX. in Transactions of the Ameri osophical ic dt ipis, » vol. XII, Ben p. 441, Tav. XIV, 1-3. Tre lo. viventi db genere che più si avvicina, ili per il siste- ni nervatura, è il Zalaeca (°), sebbene in questo non vi sia la ner- . A con POPMA e sia armato. Anche T Heer trovo affinità tra la = Catalogo della F lora fossile PRIN: di Bagnasco Nuoeto. | specie segnate con id lineetta (— ay sono quelle già conosciute per la im O soprasegnata, le altre con la croce (+) sono le specie ( che ancora non erano - ote per detta localitä. Riguardo la nomenclatura ho seguito la recente Flora aria Helen * Mesehinelli e ion dando, tra peronie. il nome e le. © James Dana, Manual of Ga fig 185 delle’ ultime edizioni Martius, Historia naturalis LN quc ut A 199° E 1850. 5M PAOLO PEOLA. wm i | Rhytismites pied (He Meschin. et Squin. Un sma maculifer Sismd. Mate- 95, Equisetum Parlatorti (Heer) Schimp. (Plapiagenia latorii Sismd. M 401, I, f. Goniopteris (Lasten 2) Fischer son Sole (As "d Fischeri Sismd. Mat 300, » (Las jus stiriaca (Ung) Schimp. La rea stiriaca Sismd. Mat., p. 398, I, f | ) | Glepibeteahee nd ai (Br rong.) Heer. Var. en He à d. Mat. p. 402, IV, Sequoia Tournalii (Bro g. Sap. . | Cyperus Chavannesi | "oo (Sismd. Mat., p. 411, I, f. 5-6 Gyperacites Deucalionis (Heer) Schimp. (Cyperite es | Deucalionis Sismd. Mat., p. 412, VII, Quercus furcinervis (R sm. ) san (Sismd. Mat., XR ee Juglans bilinica Tag. (Sismd. Mat., p. 453, xfi Myrica banksiaefolia Ung. (Dryandroides banksiae- olia Sismd. Mat., p. 412, XVII, f. 8 a). » bau (Heer) Sap. (Dryandroides lae- f. db). aia x macrophyita Heer (Sismd. Mat., 421, Te Š 2b) ee, Ung. (Sismd. Mat., p. 438, IX, L2 » Sioossonician Ung. (Sismd. Mat., p. 438, XVIL f, Grewia crenata Ung] Hee r (Sismd. Mat., p. 4 447 ) Ilex longifolia Heer (Sismd. "Mat. , p. 4950, XXIX, f*7) Paliurus Sismondanus Heer (Sismd. Mat., p. 452, Berchemia wultinerois (Al, ‘Br. Heer (Sismd. Mat, p. 452, XXIX, f. 8). Rhamnus Dechenii " Web. (Sismd. Mat, p. 451, af; a im. » — Gaudinii Heer (Sismd. Mat. ; P 452, XXX, » Rossmässleri Ung. (Sismd. Mat., p. 451, XY. b 1 pon PI uM or » ^ Hei Etting. (Sismd. Mat., p. 451, XIII, . 35 XIV, f. 4; XXI, f£ 4-5). | Apoeynophylium helveticum eer (Sismd. Mat, 4, XXVIII | Phyllites reticulatus Heer Sind Mat, 455, XXX, f. 7) Dott. U. Brizi Bryophytae 'abySSinicae a CI. Prof. 0. Penzig collectae ‘’ Moser ; a) PLEUROCARPI. .. l. Leucodon abyssinicus Brisi n. " Leucodon Penzigii C. Müll. in litt. Hab. In monte Dongollo e SUE : Ab omnibus eongeneribus raptim distinguitur humilitate sureuli atque theca perfecte cylindrica, caule tenui foliis parum plicatis. L. Beccarii €. Müll. proximus statura alta et theca robusta ovata longe differt. (C. Müller in litt). ; ; 2. Rhacopilum Penzigii (Brizi) C. Müll. n. sp. — Hypnum Pen- | zigii Brizi. ra Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. CER. longearistato C. Müll. differt caule ‚robustiore foliis faciliter Aula. flanioribus malacoblastis, amoene chlorophyllosis uni "d minute denticulatis. 3. Braunia Schimperiana be: Lindbg. Enum. Bryin. ex. Hab. Prope Keren. 4. Fabronia abyssinica €. Müll. Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. . 5. Fabronia trichophylla C. Müll. n. sp. Uu Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. “Ab omnibus congeneribus abyssinieis pilum elongatum tenerum hyalinum protractis. 6. Erpodium Becearii C. M; Lindbg. Enum. bryin. ex. p. Hab. In monte Dongolló prope Ghinda. p. 8. recedit foliis leucoblastis in 14 (var). (t Le determinazioni dei Muschi furono rivedute dal dott. C. Müller; quelle : delle Epatiche dal sig. F. Stephani. y 7. Pseudoleskea Ponsigli Brizi n. sp. — P. erythraea se px litt. Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. : Distinguitur a P. plagiostoma C. M. statura Ma. "—— . neris, foliis minoribus patentioribus subintegerrimis i in acumen ier et angustius recurvatum protraetis. b) ACROCARPI. S Macromitrium (Macrocoma) cueullatalum o Müll. in ee È lycopodioides Sehw. ex. p! - Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. “AM. abyssinico et omnibus congeneribus primo visu differt dolis ligulato-lanceolatis, apice cucullatis. C. Müll. in litt. A 9. Gümbelia erythraea C. Müll. n. sp. Hab. Abyssinia, prope Keren. AG. abyssinica differt foliis valde revolutis et multo laxius retieu latis, apicem versus magis incrassato-areolatis. C. Müller. in litt. . 10. Bryum dongolense Brizi n. Mx — Dicranobryum leptochla : = noides C. Mall. in litt. . Me = — . Hab. In monte Dongalo | prope Ghinda. | Facile a reliquis. Bryis abyssinieis foliis. latiuscule ovatis ut Orthocarpiis formatis distinguitur. C. Müll. in litt. 11. Bryum nanocapillare C. Müll. n. sp. (Eubryum). Hab. In mante Dongollo prope Ghinda. È A B. capillariformi refugit statura humiliore, foliis minoribus te rioribus, angustissime marginatis, reticulatione laxiore, et n = breviter peduneulata (Peristomium Brachy menii?). =- 12. Bryum splendidifolium C. Müll. n. sp. . Hab. Cum praecedenti. . . Praecedenti simillimum, sed ab illo faeile adi foliis. sini i .. in rosulam minutissimam congestis torqueseentibus, didis, papi reines. Peristomium incertum. semisiceis spler HEPATIGAE — a) FRONDOSAE. n = L Grimaldia dichotoma Raddi. | Hab. In monte Dongollo prope Ghinda. . 2. Aitonia rupestris Forster. — Plagiochasma Aitonia Nees. Hab. In alveo fluminis Anseba prope Arbaschiko. 3. Marchantia polymorpha L. Hab. In alveo fluminis Anseba prope > Arbasehiko. ; d 4. Targionia hypophylla L. — 7. elongata Bisehf, Hab. Abyssinia in monte Sabber. È Forma minor frondis longioribus angustioribus. ; b) FOLIOSAE. 5. Frullania Sehimperi Nees. Hab. In monte Dongollo prope. Ghinda. 6. Frullania squarrosa Nees. - Hab.In monte Dongollo prope Ghinda (socia Metzgeria fur eata Lind). 7. Plagiochila abyssiniea Mitten. Hab. Abyssinia in monte Sabber. * 19. Malpighia anno VH, vol VII. - e xe rc. loge (?) del Tenore, quanto nella Relazione della Calabria Ulteriore () del ` Pollino (9) tale DC. e. Salvia glutinosa L.), pur essendo state già raccolte nella Calabria, * primi quattro fanno parte della Basilicata, mentre gli altri quattro fanno parte . A. PASQUAL Prima Calabria nos e (1863). © p. 59 e se nuario del R. Istituto botanico di Roma vol. IV fasc Notizie ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Prima contribuzione alla Flora della Valle del phis per Bıacıo Loxao a A Occupandomi dello studio della Flora della VALLE peL Lao (!) mi è stato dato. di trovare in alcune località, che fanno parte del territorio calabrese, sedici. È piante tra specie e varietà, di cui tredici non trovo indicate per la Calabria — oltre che nelle Flore generali d' Italia da me consultate — tanto nella Sr Pasquale, nel Viaggio botanico in, Calabria (*) dei signori Huter, Porta e Rigo, — nel Catalogo delle piante di Reggio-Calabria (*) del Maechiati e nella Flora del = del Terracciano padre. Anzi alcune di queste piante, per quel ch’ io sappia, sono nuove per l Italia continentale, mentre altre sono nuove per l I- talia o critiche per la Flora italiana. Delle altre tre poi , due (Rapistrum orien- manno e, se vuolsi, già in fondo Tae deo col suo rione Vena: Di essi . della Calabria Citerio A" ) M. TENORE, Sylloge plantarum Diener; Florae hucus- que detectarum .( -42). - iy) > Relazione sullo stato fisico- ‘economico-agrario della: (5) P. Porta, Viaggio botanico intrapreso da Huter, Porta e Rigo in Ca- labria nel 1877, in Nuovo Giornale Botanico Italiano (1879) p. 224 e segu. C) L. Maccari, Catalog go delle piante raccolte nei dintorni di Reggio-Ca- labria dal ca 1881 al febbraio 1883, in Nuovo Giorn. Bot. It. (1896 ) GN. Tu Pinus Synopsis plantarum c montis Pollini, in An- "NOTIZIE © mou vengono indicate per quella regione dalla generalità degli Autori; mentro - T ultima ( Bellis hybrida Ten.) è forma ‚teratologiea. Perciò ho. creduto utile . | pubblicare, per ora, questo piccolo contributo. Debbo ringraziare il mio egregio maestro Prof. R. Pirotta pei suoi consigli ; . & per avermi permesso di riscontrare alcune di queste piante, sulla cui deter- minazione avevo dei dubi, con e esemplari dell’ Erbario generale del R. Isti- ü tuto Botanico di Roma. Md Fam. Graminaeeae. rib. Arundirneae. 1. Arundo Pliniana Turr., Fl. it. prodr. I p. 63; Parl., fl. it. I p. 218; Gren. = et Godt.. fl. de Fr. III, p. 473; Cos. Pass, Gib, comp. fl. it. » 50; Arc, comp. Tar it. p. 766. sd | Vive nei luoghi tanto umidi ché asciutti. lo I’ ho raccolta a Laino Borgo nel fosso del Crocifisso é presso lo stesso luogo lungo la sponda destrà del Lao; al margine di una vigna al Vizioso; al margine di un campo a 8. Fran: - - cesco lungo il f. Iannello; tra le siepi Hog la via a Canica e sotto Laino . Castello. > Oss. L' habitat di questa pianta per l’Italia simibrava come disgiunto, giacchè essa si arrestava presso Napoli per ricomparire in Sicilia. Invece, come si vede, segue il suo corso normale. Trib. II. Festuceae. 2. Dactylis glomerata 8 abbreviata. D. abbreviata Bernh. in Reich., deuts; fl. » Lù f. 363. | Al margine di un orto a S. Francesco (Laino Borgo), 9 agosto 1892. ` Oss. Differisce dalla D. g/omerata L. tipica per avere la « pannocchia molto ~ abbreviata. Differisce poi dalla D. hispanica Roth perchè, mentre essa ha la | pannocchia ridotta ad un glomerulo corto-ovale e sorretto da un culmo nudo superiormente; la D. hispanica Roth ha la pannoechia ridotta a forma cilin- drico-allungata e sorretta da un culmo foglioso fino all’apiee «. Non la trovo enamerata in nessuna Flora italiana. Delle Flore siraniere da me consultate solamente la trovo distinta nella Deutschlands Flora del Rei- chenbach. Nella Enumeratio plantarum: Transsilvaniae dello Schur e nella Flora Orientalis del Boissier trovo fusa la D. abbreviata Bernh. eon la D. his- 1 300 NOTIZIE panica -Roth, al certo, secondo me, con criterio non buono, giacchè ra la D. hispanica Roth e la D. abbreviata Bernh. passa per lo meno la stessa dif- id ferenza che v'è tra esse e la D. glomerata L. Ded .. Per l'Italia: ritengo o che sia nuova, o, più probabilmonte, che finora sia stata confusa con una delle altre due Dactylis. Trib. Hordeae. 3. Lolium perenne c. aristulatum Schur, En. pl. Trans. p. 812: « Flosculis om- nibus vel inferioribus tantum aristatis. Arista .palea sua dimidio breviore ». In luogo erboso a Canica (Laino Borgo), agosto 1892. E Oss. Il L. perenne c. aristulatum Schur, non trovandolo eitato in nessuna | delle Flore italiane da me consultate, ritengo o che sia nuovo per l'Italia o che venga confuso.col L. perenne L., tipico. Aggiungo ai caratteri dati dallo Schur, che è più piccolo in tutte le sue parti del L. perenne L. e che è molto affine al Z. tenue L., dal quale peró é ab. bastanza distinto per avere i fioretti aristulati. Fam. Orchidaceae. = Trib. Neottieae. E. 4. Epipactis vulusiris Crante, stirp. austr. p. 462; Ten., syll. p. 461; Parl., fl. it. III p. 355; Ces. Pass. Gib., comp. fl. it. p. 178: Arc. comp. fl. it. p. 649. E. longifolia Reich. fil, deuts. fl. t. 131. t In luogo umido sulla strada rotabile al Soccorso (Laino Borgo), 29 giugno 1892. Oss. È nuova per la Calabria. Fam. Ranunculaceae. Trib. Ranunculeae. 5. Ranunculus Aleae 9. multiflorus Freyn in Willk. et Lange., prodr. fl. Hisp. I. p. 931; Lev. e Somm. ‚ add. fl. Etr. in. Nuovo Giorn. Bot. It. (1891) p. 246 A. SES » contr. fl. rom. in Nuovo G. B. I. (1891) p. 499; Chiov., estr. Bull. Soc. bot. it. (1892) p. 302. Ai pascoli sopra i 1000 metri al m. Rossino (Laino Borgo) 30 Settembre 1892. Oss. É la varietà a rami e fiori abbondanti e col rostro dell’ acheuio più = j Fam. Brassicaceae. Trib. Cakilineae. MU 0 date ru I È = 6. Rapistrum rugosum £. orientale Arc., comp. fl. it. p. 49. i ; R. orientale DC. in DC., prodd. I, p. 227; Ten., syll. p. 308; Ces. Pass. Gib., comp fl. it. p. 854. ~ R, glabrum Host in Reich., deuts. fl. f. 4171. = Myagrum orientale L., sp. pl. ed. III p. 893: '« Siliculis suleatis laevibus, | foliis oblongis dentato-sinuatis ». | — Giù nella valle lungo il greto del f. Lao a Piedi lo Borgo (Laino Castello). 10 e 18 agosto 1892. Oss. Sebbene nelle Flore generali italiane non venga indicata per la Calabria, . pure il Tenore nelle Sylloge la dà appunto pel m. Pollino. Fam. Primulaceae. Trib. Lysimachieae. AT: Avigilis arvensis Y. ico Ces. Pass. Gib., comp. fl. it. p. 431; Arc, comp. fl. it. p. 573 : A. parviflora Hoffmgg. et. Lk., fl. port. I, p. 355; Dub. in DC., prod. VII, . P- 69; Willk. et Lan., pr. fl. Hisp. IL p. 648. In un campo a S. Angelo ( Laino Borgo ), 9 Settembre 1892. | Oss. La A. parviflora Hoffmgg. et. Lk. non è che una varietà della A. arvensis L., dalla quale non differisce in fondo che per « essere più piccola in tutte le sue parti e per avere i fiori azzurri. » Ecco la descrizione del Duby, che tolgo dal Prodromus di De Candolle: « Pumila ramosissima debilis, r ramis tetragonis - : breviter alatis patulis flexuosis, foliis oppositis subobtusis integerrimis, inferio- - NOTIZIE ribus ovalibus erectis, supertoribile oblatis ege aniplexicaulibus (!) patulis: . aliquandiu reflexis; pedicellis filiformibus foliis duplo triplove longioribus, calicis corollam subaequantis laciniis lineari - lanceolatis acutissimis, corollae staminibus longioris lobis ovatis minutissime uns capsula calycem subaequante.... 2 Flores pallide coerulei », E. 3 Noto che tutti e due gli esemplari che posseggo nel mio erbario hanno il 3 colorito dei fiori intensamente azzurro. E É nuova per l Italia continentale, non venendo indicata dai signori Cesati. | Passerini e Gibelli e dall’ Bree che per la Sardegna e per la Corsica. E E si Fam. Gentianaceae. ! Trib. Chironieae. V. Chlora perfoliata 6 ternata. E Ch. perfoliata 8 Bert. fl. it. IV, p. 310: « Foliis vel omnibus, vel superio- ^ ribus ternis, basi connatis »; Cocc. fl. Bol. p. 338. Lungo strada a Morítiloi fi (Laino Borgo) - 17 ottobre 1892. Oss. Non la trovo indicata che per l Italia settentrionale. Fam. Serophu lariaceae. Trib. Euphrasieae. 9. Odontites lutea Reich. fl. germ. exc. p. 359; Ces. Pass. Gib., comp. fl. it. p. 355; Arc., comp. fl. it. p- 519; Parl. fl. it. contin. VI. p. 460. ha lutea L., Sp. pl. ed IH, p. 842; Ten., syll. p. 299. Bartsia lutea Reich. fiL, deuts. fl. t. 108 £ T. Sulle roece alle Timpe del Vorno (Laino Borgo), ?8 settembre 1892. Oss. É nuova per la Calahria. Fam. Lamiaceae. Trib. Stachydeae. 10. Brunella alba o integrifolia Godr. in Gron. et Godr., fl. de Fr. II, p. 704; Willk. et Lange, pr. fl. Hisp. Il, p. 464. Non rara nei luoglfi erbosi selvatici per la valle fino alle falde dei monti. MT — nm ione * 5 (*) Alla parola « rotundo » qui bisogna dare il significato di fg. arrotondate alla base. n Oss, Non la trovo citata in nessuna delle Flore Italiano da me consultate. E nuova per l Italia ? | La B. alba & integrifolia Godr. differisce dalla B. alba $ pinnatifida Koch i (Prunella laciniata L. excl. var. 8. et y.) per avere le foglie intiere, E | Io ritengo, come i signori Grenier et Godron e come i signori Willkomm | €t Lange, che la B. alba Pall. (X et 8.) sia una specie affatto distinta. In fatti essa differisce dalla Prunella vulgaris 8 grandiflora L. pei fiori che sono più piecoli; pel labbro inferiore del calice che è diviso fino alla metà e non fino ad un terzo della lunghezza; pei filamenti degli stami terminanti all’ apice in una pendice lesiniforme incurvata e non in un tubercolo. Differisce dalla P, vul- garis L. tipica pei filamenti degli stami non terminanti in punta diritta, e per | avere la spiga piuttosto gracile e non eilindrico-serrata. Differisce poi da tutte e due, oltre che per l' aspetto, pei fiori che sono quasi sempre bianco-giallo- gnoli: per le foglie che sono oblungo -lineari od oblungo-lanceolate; per la pe- luria che è rigida ed abbondante e non mancante o scarsa ». Trib. Il. Monardeae. p ol. ink glutinosa ei sp. y. ed. III, p. 37; Reich., deuts. fl. t. 45, f. I; Ten., Syll pag. 16; Pasq., rel. Calab. p. 369; Ces. Pass. Gib. fl. it. p. 306; Ares Compl. fl. it. p. 544; Parl, fl. it. contin. VI, per 243. È abbondante tra i Faggi al Fosso della Mancosa (Laino Borgo): si trova Fam. Globulariaceae. Trib. Globularieae. . 12. Globularia Willkommii Nym., syll. p. 140; Willk. et Lange, prodr, fl. Hisp. ll, p. 383. | — G. vulgaris Reich. deuts. fl. t. 196; Ces. Pass. Gib, comp. fl. it. p. 201; 5 Arc, comp. fl. it. p. 563; Parl, ft. it, contin. Vl, p. 34 — non L. : ix ng NOTIZIE | Nella costiera del Vizioso (Laino Borgo), 3 ottobre 1892, Oss. E nuova per la Calabria. Fam. Campanulaceae. Trib. Lobelieae. 13. Laurentia tenella DC., prodr. VII, p. 410; Ces. Pass. Gib., comp. fl. it. 2 i 426; Arc., comp. fl. it. p. 448; Parl., fl. it. contin. VIII, p. 27. : Lobelia tenella Biv., cent. 1 p. 35 f. 2 in Gren. et God., fl. de Fr. II, p. 307. i Lob. Bivonae Tin., cat. hort. pan. (1827) p. 279. 1 Sulle rocce e nei luoghi erbosi nod lungo il f. Lao a pers lo Borgo (Laino E Castello), 18 agosto 1882. Oss. Pare che finora non sia stata raccolta nell’ Italia continentale. E Noto che il Groves la dà come raccolta ai tempi di Tenore a Gallipoli edi a Taranto. Peró egli ha dovuto confondere la Laurentia Michelii DC. con la - L. tenella DC., giacchè tanto il Tenore nella Sylloge quanto il Gussone nell Plantae rariores dànno per quelle località solamente la Lobelia Laurentia L. che è sinonimo di Laurentia Michelii DC. Fam. Rubiaceae. Trib. Stellatae. 14. Galium Mollugo 8 elatum. Arc., comp. fl. it. p. 311. G. elatum Thuill., fl. Par. p. 76; Reich., deuts. fl. t. 137 f. I; Gren. et Godr fl. de Fr. II, p. 22; Ces. Pass. Gib., comp. fl. it. p. 555. : In una siepe a S. Angelo (Laino Borgo), 17 ottobre 1892. Oss. É nuova almeno per la Calabria. Fam. Asteraceae. Trib. Inuloideae. 15. Asteriscus aquaticus 8 pygmaeus C. H. Schultz Bip. ap. Wk. Sert. 34 Willk. et Lan., pr. fl. Hisp. II, p. 47: « Caulis simplex, monocephalus, vix p licaris ; alal parvum ». Vive nei luoghi aridi erbosi. Alla Scala (Laino Borgo), | settembre 1892. Oss. È nuova per F Italia. Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. Prospetto A — Ovari appena fecondati (Materiale vivo). direttamente bolliti neli'aequa + alcool idrató potas- sico, a caldo molibdato d'a ammoniaca tamente rosa, non ® hu J en Par. ros rate tendente al bruno-ocrac. e) gallica 850 Congo dp ae giallo-dorato isst rosso- lievissima tinta gialla (9) J giallo-paglino SIE pallido IC (d) d) incolore Par. rosso- minio pallido J Bias ER | giallo-brunic. pallido - Par. viola pall. viola intenso Par. azzurro (m) rosso-violetto Par. viola - (n i w dopo DI ore di vermiglio vermiglio invariato incolori giallo-ocraceo Par scolorato scompare giallo-pallido uasi bruniccio incolori giallo-ocraceo scompare giallo | fin quasi . bruno rosso-brunicc. Pa inue roseo-violetto | . si Diani appena dopo qualche tempo i bagno rosa rosso-bruno RU SUM SN si pregi) ' violaceo- pallido bruniccio intenso (e) violaceo- sbiadito bruno intenso violac.-vinoso | pol TOßEO-MALLOne | rosso-bruno rosso-mattone rosso-bruno violaceo- bruno ac. acetico ac. cloridrico ac. solforico ac. cromico | solfato ferrico | ferrico percloruro — giallo-dorato poi brun no ii invariato . giallo-brunic. jallo Pari eee | a incolori scolorate incolori bruniccio - dll kr carnicino verd rognolo, Andi nicino carnicino leggermente carni icino giallo-vivo poscia carnicino rosso arancio- ne, gp ^ giallo-bruno quasi giMio-dorato ` D . . . . . . " . . . " D . E . . . . . rosso-arancio P Ut rubino Par. rosa giallo-rosso vivo (b) viola, poi MERO" adito Par. azzurre vermiglio= violaceo e cio (D) - Par. pm intens giallo- bruno (b) giallo- bruno (2) lievemente gialliceio = A erg a tinte ocrace n) pi Pars n qualche cellula il ien azzurro. dei contenuti è misto a ù tardi bruno-sepia. intendi pareti delle cellule speciali. rossozgiallice.|. . . . . . poi bruno Tg arnicino |. - i j à gia allo-dorato cde e e B. Hieni SA . viola, piü tardi por bigio azzurro Vivo B x “| azzurro (i) violdceo (h) poi + . gialliccio, BE EL bruno-sepia 110170 De 0... cio pallido Eos delle pareti - azzurro sbiadito bruno tinte brunicce bruno intenso con sfumature bruno-sepia azzurro intens. poi ” giallo-bruno dorato invariato te al rosso-matt. sbiadito giallo-bruno Sure arl NL "E Pia iale in alcool). $ i Sori ; Ec dx IE ercloruro acetato ; bolliti A molibdato , idrico | ac. solforico | ac. cromico | difenilamina |solfato ferrico| PR à direttamente nell'acqua alcool d’ammoniaca i = clorid T: ferrico di rame | E. "occ devo uP cie a rasa peo rw som pr AG (RU es o | net nt dq oro Intt rpuu TI : i ® : sa vermiglio ; vida. assai | NE 294. ir Me. giallo- — brun viola . j » (a) Dal” rosa Par. scolorate| ` ipd carico (b) poi bruno E de araneione (cj olivastro, ; poi assai carico ; È bla Goratiina giallo-0craeeok i... . « rosso-bruno s&OsbFUNO Liu: 54 x si ET iaia | CARS giallo-ocrea | giallo-bruno boncsau = Par. gialle quindi TOSSO- ii r j tendente al ; ; emoglobina : : i runo- A } SE olivastro E ee, MER mare E i e Ea rosso- SERIA en enso| invariato 3 (a) em cr ees t d i m ers: pde | Safranina < | invariato i i s m Ser J giallo-ocrae EL ERO ol BIAllo-Drono impe ed ne 3 ; i eure d cce E CISL ene sE DUO Pene invariato 1 a Oo i paili | $ + À ; (a rosso carneo | rPOsso-vinoso |. . . . = . | rosso-bruno rosso, giallo-dorato rosso- bruno-rosso |giallo-ocraceo| . . - . . - azzurro 7 P tendente i O. .-H|- carnicino vivo smorto (9) intenso al bruno |giallo-paglino Congo | j NU | : giallo-ocracen| iallo-dorato ES S broenn («M u. 0r peus ar CRI BOSSO-DPuno rosso-bruno giallastro +++ + 5 | giallo-bruno Par. rosa ar. scolorate 1 (f) rosso-bruno d) carnicino- ocraceo «a... + | rosso-bruno Moesti= oh... Lol mie. ar. ocraceo ui gialliecio È emoglobina (A). carnicino ecd pismarck KaD giallo-dorato | | - . . . . | rosso-bruno | rosso- giallo- giallo-dorato Pie 4 + 2» | giallo-bruno í arancione carnicino | Ear ; ; | TO sso-bruno gu. È CE | giallo-dorato 3 ; è LG) giallo-ocra giallastro vu uc DOE DPUBBSENFONN Do 5s ss invariato vale a e a evo. voi aiar ceo Azzurro con tendente ; N smorto intenso “sfumatura al rosso SOUS us (A) violacea i REN i i peolina 00 È : : a giallo-dorato invariato en 29. o es ee ia I T giallo- giallo-bruno &c È e bruniceio . x į ; IG viola-intenso | rosso-viola |. . . . rosso-scuro ne CRE CE ee uM e d Det | giallo-bruno och. o I E - Peiatio-bruno B sut j e giallastro l CEN 3 2% bruno-sepia > 7 Hl i rossS-bruno giallo- giallo-bruno |. , . ... .| giallerbruno | resso-bruno |. -. . - .]- . -— ]....% 521 rosso, mà. | gialo-bruno |. .-. uf + gialle-bruno brünastro rossastro e giallo - | in qualche intenso intenso pallido cellula giallo ! (n rosso-rubino | viola-carico |. . x B air BERN, Bbrünó-sopia 1.52 a nn. a a de uoc Tosso- B p NA d per. m a ente | | ; emoglobina la Pr. Eus | i | | Ematoss silina | | | 5 , i i rosso-violetto | invariato a s X bruno-sepia | brunocsepm. |. . 2 1. 19... Pr . . — yernmimHo i. dp. nn cr y | | | Bu ; m Mire TOM - EUER SE - bolliti .- i alterata. Dee contenuti re è distrutto più traccia, phe i ‘tessuti sono anche ) completamente d distrutti (p) ) dogo | 63 ore di bagno E è a acqua Pv Lo seguono, ien un bagno di 15 minut ee ; nell'acqua | È , bruno incolori viola _ eno gialliecio rosso-bru violetto azzurro carico| giallo-dorato * n sfumatur pei co o poi bruno ` i io-dórate ; | | Direttamente i; PA Ed í i ^ : bruniccio, ocraceo i . .| rossastro- rosso giallo- giallo bruno carnicino- giallastro- |bruno-intenso rtu Fooi giallastro : violaceo (b) arancione aranciato NE | roseo (h) nericcio poi verde poi : argo p ore osso-arancio rosa vermiglio | vermiglio (2) | nero-bruno | rosso-rubino ‘rosso-brun0 | bruno viola - E Par. rosa .|Par.scolorate|Par. scolorate poi È IE poi | * er runo-rosso . |rosso-granata | : 3 Par. rossastre ia Safranina Ps : x rosso . vermiglio . +. +. »|_rosso-bruno giallo-dorato Er ess (o. wor bruno * i ra incolori | Par. scolorate Par. vermiglio) e rosso-bruno | poi violetto- sbiadito $ 7 EUR | porpora poi rubino giallo-bruno impal- giallo-bruno |. . - . +. .| rosso-bruno a i Lx e cocer odo ATE nero | giallo-bruno Par. incolori lidiscono (0) carico . Corallina - i ; : i : 3 È i giallo-b runo invariato invariato Lea eno MA a š AE de iW. .l79w*-brunosintenso] giallo-bruno Par. incolori i i ; carico = | | giatió-dorato } * 4 E rosso-minio bruniccio bigio (/) viola, tend. giallo rosso-carneo bruno-ocraceo| rosa-carneo |. « =. =- turchine Par. rosa al bruniccio (hd rubino T derum poi LIA iallo | Par. incolori ar. rosa bruno-viola blà-sbjadito i , Rosso Congo : - gr È giallo-ocraceo giallo-ocraceo 222 2:321brunosoctaceei 4 9 eov Mi qiiae rosso-bruno bruno cnc or RER Par. rosa |Par. scolorate j Par. incolori "poi COME iacu AE bolo NC poi — |rosso-rubino poi bruno di | giallo-dorate | Par. incolori di ee Ia bruno ocraceo, più vivace (2) | bruno-sepia | rosso-carico ) " NRE rosso-bruno i id pet j Par. rosse giallo-bruno violaceo 1 poi brune I er IM M ; cos nw qd eallo-braHo p FOSPI A MUS rosso-bruno i 3: Tu NUUAM LI i Par. carnicine| arancione |. 4rancione . = | Par. rosa i È ; 4 s Par. carnicine Par. incolori rosso-cup icino |rosso-mattone| . ix . bigio- es . d ac bn . + |rosso-mattone |- azzurro |J ‘gbiadito pallido violastro (4) "Par: viola (r) intenso ) a incolori ; : Tropeolina 00 : : * sa i i 3 giallo-ocrea invariato: 1.2. =... a BOO MB 7 e SRI. azzurro iù Par. incolori residuo s Rid iE SE giallo-bruno. DERE viola (r) ` assurro viola viola-sbiadito | - . . . . .| residuo giallo-dorato Dus S ges "e n Tt pe mogeneo bruno (0) oi 3 giobina d bar incolori rosso-bruno ji pa ido a , | $ n j zw i A Anilina celeste — |giallo-oeraceo|. . - . . . |bruno ocraceo|giallo-ocraceo| dre ER bruno-ocrac sbiadito iD í N == emoglobina su fondo = > viola bruniccio B : dii 2... + | rosso-rubino VI rosso=Niola -ca e s x.* Branosr viola |- ee NL o A Kairo i Med Par. turchine residui bruni : dct. Par. rosa : " pente rs masila ; Be Wer ` ; i ; : iol. e e i iu e rosso cup variato (i 252^ 1 IBruno-ocraceoy viola . ei viola | PE | Par, jncolori | poi rubia. ` | Par. rosa (r) | Ù 7 ee s Il nea M. : pe E ia mE X » gem po $ 3 | | | nero {cia | nero s " nero " ne = Ad T * viola | Par. | Par. verdi Par. Soia Par. | | Par. viola | E : = | i eie E |verdi-turchire| | . verde-rame Bleu Se 3 di AES nero nerosturchino| . - . . . .| rosso-bruno |. j turchino e nam Par. viola siy Par. Par. turchine Et Ci E giallo do ; zn parte dei cu nil viene asportata in soluzione ‚on a Wv) vanno gradatamen! peces quello colore —— : (2) una porzione della v coat viene disciolta con. -— ve PICHIA- Volume VII A HA wei ANR ni "Ba" ; X EIL. BB er EO ITS LL T IT DT 2o RE si in Li a 228 1 DR i ASI gem EEE Br TÀ SI Otto 271-4 LOCARE, % TEL E a3 ELIT LO IM N dm. ES BL, ATHLETEN, UAE BER a re .VII PIGHIA Volume MAL we E "intiero. Sale annuale, ce togli in Hi eoi d cirea w tavole) $ ELT messo Dh 30. i fascicoli saa numero di i emi, le copie um rino peg in ralione: "d Ia EU al vole: Seriana ‘occorrerà. A Librai à | accordato lo sconto den E ak pigima- u: me di pagine. SSL ; Fe d > ci E e / 2 u a j > i Don In S È eparati, an essi d muovi” Abbonati che : n ox ER BEER È Ep P. die Cuticula und die pore I peer, in den Samenschalen der Papilionaceen — dei Dolore Oreste MATTIROLO e L. N. BUSCALIONI: Nel fascicolo V delle « Berichte der Deutschen Botanischen Gesells- «°° chaft (24 giugno 1893) » il signor K. Scures cand. Theol, ha pubblicato un lavoro « Ueber die Cuticula und die Auskleidung der Intercellularen E den Samenschalen der Papilionaceen » nel quale sono presi in esame, ^. modificandoli, i risultati di aleune osservazioni da noi fatte (!) sopra il ralore microchimico. degli strati più esterni dei tegumenti seminali delle piante Papilionacee. ; Siecome non crediamo poter accettare le conclusioni di questo Autore, ci facciamo un dovere di rispondergli per accentuare meglio le nostre idee in proposito. di signor Schips comincia la sua nota riportando testualmente quanto x noi abbiamo seritto (pag. 13 loc. cit.) che cioè, i semi ‘delle Pa >apilionacee hanno la loro superficie ricoperta da una membrana (alla quale noi ab. i biamo dato il nome di Membrana di rivestimento) in cui si distinguono : Je Uno strato interno di natura affine alle Cuticule, quando è robusto; ‘identico, invece, pet mado di comportarsi coi reagenti, al rivestimento E degli spazi intercellulari , quando è sottile, come avviene nel maggior ; numero dei semi delle Papilionacee. i je Ba Uno strato mucilaginoso, affine a quello che s si osserva neg Jli qan £f intercellulari. E Dottori MartIROLO e BUSCALIONT, Ricerche ’ ratomo-fisiologiche sui Te- enti seminali delle Papilionacee. Torino 1892. Memorie della R. pase acho Scienze di Torino. Vol. XLII. Con 5 tavole, 90. Malpighia anno VIT, vol. VH. odo ded la membranella esterna (à üussere Hautchen) non si può a olle. OR: come la sostanza che fone i processi He E n Premessa questa rapida rassegna, ecco quello che intendiamo obiet tare al sig. ScniPs. ‚Prima di tutto ci crediamo permesso avvertire subito, che se noi abbiamo ardito sostituire all’ antica dizione di Cutieula o Strato cutico- lare (universalmente ammessa dagli Autori), quella di membrana di rivestimento, per indicare gli strati esterni che avvolgono i semi, l abbiamo fatto, confortati da numerose osservazioni al riguardo, estese ai semi delle piü disparate famiglie. In cio, dieiamolo franeamente, non erediamo di esserci male apposti ; = unte della scola di rivestimento papisens non ar ; | camente spiegabili colle considerazioni che si possono trarre dalla storia | evolutiva dell’ ovario e degli ovuli. L' ovario infatti, secondo il nostro modo di vedere, anatomicamente si può riguardare come l’ analogo una grande cavità intercellulare e quindi la superficie di quegli « or- gani che in esso sono contenuti deve essere conformata come lo sono “gli: strati che rivestono gli spazii a a come infatti si osser (V. loc. cit. pag. 13). 1 . Il signor ScHIPs non discute questa osservazione importante; egli si . limita ad opporei che i Cotiledoni sono forniti di Cuticola, benché si trovino in identiche condizioni (pag. 311 loc. cit.) e che il compito - fisiologico del Tegumento stesso in a priori reclamare la De di una Cuticula. B Orbene, è egli lecito paragonare la cavità ovarica colla grande € cel. ula del sacco embrionale nella quale si sviluppano i cotiledoni? SI en paragonare le condizioni di un corpo che si sot imme "in uno spazio DOOR con an di un alto affondato a a = di un protoplasma? Queste obbiezioni dello Scars ci appaiono En senza valore, anche ; per quarto riguarda la funzione fisiologica e biologica della membrana di rivestimento, alla quale noi, colla nostra interpretazione, non crediamo — per nulla di menomare la funzione protettrice (V. loc. cit. pag. 21), Analoga argomentazione possiamo pure fare a proposito del Chilario; poichè, ammettendo pure quanto ebbe a trovare il sig. Scmps che si accorda colle nostre osservazioni (V. Ricerche), gli facciamo osservare che i due strati di elementi malpighiani delle valve mobili del Chilario, sono originariamente uniti in tessuto continuo cogli elementi del funicolo del seme, dal quale solo si staccano più o meno nettamente (V. Ri- eerche) a maturità del seme stesso. La superficie esterna delle malpi- ghiane del Chilario, non pub quindi istologicamente per nulla essere paragonata alla superficie libera delle malpighiane del seme, le quali invece si sviluppano liberamente nella cavità dell' Ovario. Gli argomenti invocati dallo Schirs a sostegno delle sue idee, si ritor- cono contro di esse, favorendo invece la dimostrazione del nostro asserto. E dopo queste considerazioni veniamo all'esame dei dati di osser- vazione. Noi dobbiamo sostanzialmente discutere due punti: * 1.? Devesi lo strato esterno della Membrana di rivestimento ritenere a identico istologicamente e microchimicamente ad una Cuticula tipica 1 ... 2? La mucilagione dello strato interno si può identificare con quella — che. forma la massa delle protuberanze che noi osserviamo negli spazii p - $ntercellulari ? Quanto alla presenza di una mucilagine nel tegumento, al disotto - dello strato più superficiale, non parleremo, essendo il sig. Scmirs " : ‚fettamente del nostro modo di.vedere in proposito. t = | Avvertiamo subito che il sig. Scnurps ripetendo le nostre osservazioni | per combatterle, non ha sperimentato sopra quei semi ( Cicer-Arachis ) 1a loc. cit. pag. 20) che noi avevamo all’ uopo indicati, perché fu ap- € E er, Ei BUSCALIONI io: dall esame dix essi che abbiamo sentito il bisogno (V. di cit.) di cambiare la terminologia, universalmente accettata dagli Autori, per “indicare la membrana più esterna dei semi, come lo indica il periodo conclusionale stampato alla pagina 13 delle nostre Ricerche. © |. Difatti è unicamente sopra quei semi in cui lo strato esterno è e-. stremamente sottile, che si possono osservare le reazioni decisive da noi. | specificate nel nostro lavoro. Cosi: | Acido solforico concentrato, scioglie abbastanza rapidamente la mem- brana esterna di rivestimento, come seioglie la membranella esterna | Arge riveste gli spazi intercellulari ( V. loc. cit.). Acido solforico ed acqua iodata, (secondo la formula di Russow), co- Tara la membrana esterna o strato esterno, in giallo, come quella cogli intercellulari (V. loc. cit.). L' acido eromieo si comporta. analogamente all’ acido solforico con- centrato esercitando una azione ancora più pronta, come abbiamo pure conda negli spazii intercellulari. (V. loe. cit.). L' acqua di Javelle, preparata di recente, scioglie lo strato esterno di . questi semi, e notisi che dopo la sua azione, come controllo, abbiamo ricercato detto strato coi varii metodi indicati dal signor Schips e col metodo di Russow, senza più trovarne traccie. ! 3 L'acqua di Javelle, se recentemente preparata, esporta anche la mem- brana cha riveste gli spazii intercellulari degli stessi semi, come osservò pure il sig. Scures (V. loc. cit. pag. 317). Queste quattro reazioni, che noi ricordiamo al lettore e quelle molte | indicate nel nostro libro, ci appaiono troppo coneludenti, perché abbiamo . da ricorrere ad altri argomenti per sostenere la nostra tesi, in quei semi dove lo strato esterno & sottile. : Per i casi invece dove lo strato esterno & molto robusto, non abbiamo ora a far altro che ripetere quello che abbiamo stampato a pag. 13 del : nostro lavoro, che cioé esso & di natura chimica « affine alle Cuticule » non potendolo evidentemente dire identico ad esse, come vorrebbe lo Scams, dal momento ché allorquando esso è sottile si comporta. diver samente, come abbiamo dimostrato. o | Facciamo poi osservare al signor Scmips che noi stessi (V. nota a - pag. m con queste parole; : Ef « Va notato però in questa cingostanza che la sostanza dello strato | « esterno presenta in certi casi particolarità mierochimiche tali che me- * riterebbero ulteriori studii > abbiamo invocato nuovi studii, poichè non erediamo puranco definitivamente risolta I’ intricata questione dei rivestimenti degli spazi intercellulari e delle Cuticule, nella quale si è tenuto, secondo noi, troppo pocó conto di un fatto importante che é la sottigliezza dello strato. D’altra parte, perché il signor ScHies non si é aceinto a confutare quello ehe noi abbiamo portato a "sostegno del nostro asserto (V. loc. cit. Conclusioni pag. 20), studiando egli pure il modo di comportarsi. della membrana di rivestimento che si continua coi rivestimenti degli . spazii intercellulari nel canale micropilare; analizzando i rapporti suoi nel genere Baptisia dove si presenta lignificata, studiandola nei semi delle differenti famiglie, come noi abbiamo fatto ? II. A proposito del secondo quesito in eui il signor Schips dissente dalle nostre idee sulla costituzione intima delle mucilagini che formano da una parte lo strato mucilaginoso della membrana di rivestimento e dal- Y altra la sostanza propria dei processi che sporgono negli spazii in- tercellulari, da noi ritenuta come identica, non crediamo dover aggiun- gere molte parole a quello che già abbiamo detto (V. loc. eit.). ie a . Jimiteremo puramente ad osservare: 2 1° Che alcune delle nostre reazioni non concordano con fille dello — Schips, ciò che potrebbe forse dipendere dai reagenti adoperati. 2. Senza negare menomamente che esistano molte varietà di muci- lagini, crediamo ehe anche in questo caso influisca sopra il loro modo ‚di reagire la diversa loro sottigliezza. 3.° Sta sempre il fatto che al disotto dello strato esterno della mem- brana di rivestimento vi è uno strato mucilaginoso, come si osserva in modo caratteristico negli spazii intercellulari, al disotto della relativa membrana di rivestimento. Concludiamo quindi , diehiarando di mantenere, di fronte al lavoro del sE Dottore Oreste MaTTIROLO. | Dottor Luigi BUSCALIONI. Contribuzioni alla Briologia della Sardegna pi Max FLEISCHER. ` EU Incaricato dal mio Egregio amico Prof. Dott, Penzig di esaminare | abbondante materiale non ancora determinato dei muschi nell' Istituto botanico Hanbury della R. Università di Genova, che in gran parte proviene da raccolte fatte dal De Notaris, Moris, Lisa, Gennari e Canepa in Sardegna e giaceva da più di sessanta anni in quell’ Istituto, ho de- .. dieato a tale studio volontieri parte del mio tempo, nella speranza di = | poter rendere un piccolo servizio alla Briologia italiana, pubblicando i m risultati principali del lavoro. E in fatto credo che il presente elenco possa portare un modesto contributo alla tanto desiderata Geografia. Briologica Italiana. E Ritengo come nuove per la Sardegna le specie seguenti: Pe: recurvifolia, Acaulon pellucidum n. sp., Cynodontium polycarpum, Di- trichum pallidum, Pottia venusta, Didymodon rigidulus, Trichostomum eylindrieum, Barbula gracilis, Aloina aloides, Racomitrium protensum, Entosthodon ericetorum (forma typica), Mniobryum carneum, Bryum versicolor, Fontinalis hypnoides, Pterigynandrum filiforme , Amblyste- — gium fallax, Hypnum. fluitans. ; Le varietà nuove sono: Ephemerum sessile var. brevifolium, Phoican 'euspidatum var. curvisetum, Dieranella varia var. tenvifolia, Fissidens bryoides var. inconstans ( Barbula unguiculata var. cuspidata) (B. fallax var. bre. ifolia), Tortula cuneifolia var. marginata, Grimmia K sardoa var. propagulifera nobis. Orthotrichum diaphanum var. aquatica, pm ‘Funaria hygrometrica var. calvescens, Bryum erythrocarpum var. lim- 3 ® | batum, Mnium punctatum var. elatum. Fra tutte è una nuova specie , 7 ‘Acaulon pellucidum ed una forma nuoya, Grimmia sardoa forma Ee propagulifera. Nuove per l’ Italia sono Orthotrichum diaphanum var. em aquatica, Bryum eri ythrocarpum var. limbatum. i Ho osservato una capsula con stoma doppio (faneroporo) nell Ephe- —— , merum serratum, poi dei fustieini con tre capsule nell’ Aschisma car-. - dcum UU va minutula var. conica, Grimmia sion, Orthotrichun is x; ita mediterranea, oa murale. ae per Ln mio lavoro. ARCHIDIACEAE Archidium Brid. Calian Lui 1828 Tas Moris e Lies; De Notaris. BRYINEAE CLEISTOCARPAE. Ephemeraceae. | Ephemerum Hampe. 2. E. serratum i (Schreb.) Hampe. — De Not. Epil. p. 742. Vent. e Bott Enum. n.° 626. c. fr. Sardegna: In pascuis humidis circa Cagliari, Gen naio 1828, leg. Moris e Lisa. — Var. è angustifolium Bryol. eur. - "i cdi R K, FE P- 166, Sardegna: Isole di Maddalena, De Notaris. Oss. In questa. varietà ho osservato un esemplare con due caprei ed anche una capsula con stoma doppio (faneroporo ). "enn — 3. E. sessile (Br. e Sch.) C. Müll — E. stenophyllum De N Epil. p. 743. Vent. e Bott. Enum. n° 628, e. fr. Sardegna: In pascuis humidis ‘circa Cagliari, gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. — Var. brevifo- lium Bryol. eur. Limpr. R. K. Fl. P. 170, e. fr. Sardegna: Isole di Ma dalena, De Notaris. Oss. Sulla busta, che contiene questa varietà insieme all’ E serra- tum ed E. serratum var. angustifolium, è seritto in carattere dell’ illu: De Notaris « Phasca, forse due specie, cioè Ph. serratum e` = stenophyllum, io non posso distinguerli. » La var.brevifolium non è — indieata, che ic sappia, per la Sardegna. Ho osservato un esemplare con due capsule. La specie & già stata publicata nell’ Unio itineraria, Fr. . Müller 1827. sub nom, Phascum crassinervium. ; od a i Ephemerella C. Müll. 4. E. recurvifolia ( Dicks.) Schimp. — Limpr. R. K. Fl. p. 171. Ephe- merum recurvifolium Vent. e Bott. Enum, n.° 629, e. fr. Sardegna: St. . Elias, De Notaris; in pascuis di St. Elias e nei campi argillosi presso j Iglesias, Gennaio 1828, leg. Lisa e Moris. : Oss, Non trovo indicata questa specie per la Sardegna. Sulla busta, che Ex contiene il saggio del De Notaris, é scritto in suo carattere « Phascum € stenophyllum? St. Elias; » per conseguenza è stato riferito all’ Epheme- rum sessile C. Müll., quale specie è solamente descritta in De Not. Epil. | p. 743. Del resto già pubblicata nella collezione di Müller, « Unio itine- 7 raria » (1827!) dove si trova la citata specie sub nom. Phascum recur- | vifolium; in fruticetis ad terram prope Cagliari, Martio. U. F. Müll.) Phascaceae. Kanon C. Müller. 5 RACUN (Spruce) C. Müll — Phascum De Not. Epil. p. 731. | Vent. e Bott. Enum. n.° 621, c. fr. Sardegna: Nei pascoli di St. Elias e Iglesias, Gennaio 1828, leg. ` Lisa e Moris. Circa San: Michele (Ca- gliari) leg. Lisa e Moris; Isolotto dello Stagno grande di Cagliari 19 Febr. 1865, leg. Canepa. 6. A. pellucidum n. sp. Phascum muticum var. porem Moris et Lisa in herb. R. Orto Bot. Genova. (?? A. mediterraneum in Limp. R. K. Fl. p. 180). Dioiea. Plantula mas parva (0,10 mm.), saepius rhizoidis plantulae feminae basi adfixa. Folia perigonii vix costata vel ecostata. Antheridia 0,9 ad 0,10 mm. longa; archegonia circa 0,16 mm. longa. Paraphysae pallescentes, breviores. Plantulae fertiles cum foliis altitudine 2 mill., MAX FLEISCHER Saad ilit A. mutici, aggregatae, plus minus dense cespitosae. | saepius unilaterales, capsula in caespite immersa. Tota planta diaphana, pellucida. Folia perigonii foliis inferioribus duplo longiora, conv oluta, apice vix reflexo, marginibus integris, planis. Cellulae in basi foliorum - . quadrangulares, parietibus subtilibus, pellucidis, versus foliorum apicem. irregulares, rhomboidales, quasi dimidio minores quam in 4. mutico (cellulae minimae 0,010 mm. lat. maximae 0,030 mm. long) Nervatura media ex rufo fusca, versus apicem crassior et colore obseuriore, breviter exserta, Capsula rufescens, vix dimidium foliorum perigonii attingens, sphaeroidea, 0,035 mm. x 0,042 mm. ad 0 ‚045 X 0,050 mm., obtusa, haud apiculata. Calyptra cito evanescens vel caduca, conica, minutissima, 02. mm. longa. Seta rudimentalis, recta. Vaginula ex ovoideo sphaerica 0,20 mm. longa. Exothecii cellulae rectangulares vel polygonales, pa, rietibus pellucidis, transparentibus. Stomata phaneropora unice in cap- sulae parte inferiore. Sporae sphaeroideae, olivaceae, 0,026-0,035 diam.. muricatae vel echinulatae. Hieme capsulae maturae inveniuntur. Oss. Trovai questa specie in una busta, sulla quale il De Notaris avera -scritto « Phascum mutieum var. pellucidum, leg. Lisa et Moris. » Ma in nessun caso può essere unita come una varietà all’A. muticum, avendo tutti i caratteri d’ una buona specie distinta. Mi meraviglio soltan che né il De Notaris né il Moris e Lisa l'abbiano riconosciuta come tale. Phascum Schreb. T. P. cuspidatum Schreb. — De Not. Epil. p. 736. Vent. e Bott. Enum. n.° 618 c. fr. Sardegna: lungo le siepi eirca Cagliari e Iglesi Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa; ad fossas, De Notaris. — Var. ß Sehre- berianum Bridel. De Not, Epil. p. 736. Sardegna: Ad fossas, De N laris c. fr. Var. eurvisetum Bryol. germ. —- De Not. Epil. p. 736. Sardegna: Se Elias, De Notaris c. fr. La varietà curvisetum è nuova per r Italia. 8. P. piliferum Schreb. — De Not. Epil. p. 736 (ex. p.) Limpr. R. K. FI, p. 188, €. fr, Sardegna: leg. De: Notaris. p t saggi | da me studiati. si trovano in du anii del | Notaris ed erano riferiti al Phascum cuspidatum. ———. 9. P. eurvicollum Ehrh. — De Not. Epil. p. 735. Vent. e Bott. Enum. n.° 618 c. fr. Sardegna: In pascuis humidis St. Elia et in agris E argil. eirea Iglesias, Gennaio-e Febr. 1828, leg. Moris e Lisa. 10. P. rectum With. — De Not. Epil. p 734. Vent. e Bott. Enum. n.° 616 c. fr. Sardegna: Circa S. Bartolomeo, Cagliari e circa Iglesias. _ Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. Isolotto depo Stagno grande di Ca- ; gliari, 19 Feb. 1865, leg. Canepa. Aschisma Lindb, U. A. carniolieum (Web. et Mohr) Lindb. Systegium. De Not. Epil. p. 741. Vent. e Bott. Enum. n.° 625 c. fr. Sardegna: Iglesias in agris graminosis, De Notaris. Oss. Esemplari robusti di questa specie di 3 mm. non sono rari; le foglie sono più o meno lunghe (fino 1,5 mm.), ma sempre col nervo molto grosso e scorrente, mucronato nelle foglie superiori. Le spore ho xe sempre viste quasi liscie. Ho osservato un fustieino con 3 capsule. In generale questa specie presenta molta tendenza a variare. .12. A. speciosum (Moris e Lisa) m. Phascum speciosum Moris e Lisa in herb. R. Orto Bot. Genova. Aschisma carniolieum var. f. speciosum in Limpr. R. K. Fl. p. 196, c. fr. Sardegna: Nei pascoli marittimi umidi - alla Molinéta e nei campi argillosi dei contorni di Iglesias e St. Elias, Gennaio e Febraio 1828, leg. Moris e Lisa. Maddalena leg. De Notaris. Oss. Le piante di questa forma interessante raggiungono appena 2 mm. d’ altezza. L’ inflorescenza è la stessa dell’ A. carniolieum ; le foglie sono più strette, ed hanno le cellule alla basa ialine, e la ner- | vatura più sottile, terminante nella punta o poco prima. Questa non è | .. mai carenata od involuta, ma piuttosto rieurvata: la costa é formata da cellule più o meno omogenee, mentre quella” delle foglie dell’ A. car- niolicum mostrano nella parte meglio sviluppata tre o quattro congiuntive ed un fascio di stereidi superiore ed inferiore (quest! ultimo meno spie- eato) con cellule esterne ben differenziate. Il fusticino mostra un eordone centrale; le cellule del tessuto fondamentale hanno pareti sottili. L capsula è più grande che nell’ A. carniolicum; le spore con verruche | dense e grosse, di colore oparo brunastro, mentre quelle dell’ A. car- niolicum syno sempre trasparenti, a granulazioni assai ‘fine. Matura in Gennaio ed in Febbraio. Ho enumerato questa forma come specie a parte, per richiamare ad i essa l attenzione dei briologi italiani: ed ha lo stesso diritto difatti, d’ essere considerata quale specie autonoma, come p. es. il Phascuin 25 seta Astomum Ham pe. 13. A. crispum (Hedw.) Hampe. — Systegium crispum de Not. Epil. p. 740. Vent. e. Bott. n.° 623 c. fr. Sardegna: In graminosis, De Notaris. | Bruchiaceae. deae ma Brid. 14. P. RS Rabenh. — De Not. Epil p. 730. Vent. e B Enum. n.° 612 c. fr. Sardegna: prope Cagliari, De Notaris. 15. P. subulatum Rabenh, — De Not. Epil p. 831. Vent. e Bott. Enum. n.° 613. c. fr. Sardegna: Al margine degli stagni marittimi alla Maddalena e S. Elias; comunissimo nei pascoli delle colline nei din- torni di Iglesias, Gennaio e Febbr. 1828. Isole intermedie, leg. Mori Miniera di Haiti, Gennaio 1861, lez. Gennari. STEGOCARPAE ACROCARPAE. Weisiacene Hymenostomuni R. Brown. 16. H. mierostomum (Hedw.) R. Brown. — De Not. Epil. p. 607. Weisia microstoma Vent. e Bott. Enum. n.° 490 e. fr. Sardegna: In pascuis maritimis circa la Maddalena e Iglesias. Isole intermedio. Beo "Moris. et Lisa, Gennaio 1898. z m a tortile nri sar eur. Se Not Epil. pag. 606. Weisia. = - Vent. e Bott. Enum. n.° 492. c. fr. Sardegna: Cagliari, al Capo 8. puer Marzo 1865, leg. Gennari; leg. Moris et Lisa. Gymnostomum Hedw. 18. G. calcareum Bryol. eur. — De Not. Epil. p. 603. Vent. e Bott. Enum. n.° 501. e. fr. Sardegna: Laconi, De Notaris. Oss. Già stato citato per la Sardegna presso Laconi nel « Erstes Ver- zeichniss sardinischer Laub-Moose » von Fr. A. Miiller in Flora oder Botanische Zeitung, Regensburg. 7 Juli, 1829. Weisia Fünd. In p. 79. 19. W. crispata (Bryol. germ.) Jur. — Hymenostomum crispatum De Not. Epil. p. 607. Vent. e Bott. Enum. n.° 794 c. fr. Sardegna: Igle- sias ad rupes leg. De Notaris. In pascuis collinis, e alle falde di Monte Marganeis cirea Iglesias; febbraio 1828, leg. Moris e Lisa. | 20. W. viridula Hedw. — Vent. e Bott. Enum. n.° 495. W. contro- versa De Not. Epil p. 599, c. fr. Sardegna: Iglesias, De Notaris. In pascuis collinis circa Iglesias in terra, Febbraio 1828; nei pascoli umidi ed ombrose vicino alle sorgenti Aritzo, Ottobre 1827, leg. Moris. Nei Marganeis (Iglesias) Febbraio 1828, leg. Moris e Lisa. In oltre, in una umidi circa Scolla di Ceocca, Marzo 1828, leg. Moris e Lisa. Oss. Nei saggi di Scolla di Geocea ho osservato un fusticino con due a capsule. M Dieranoweisia Lindb. Enum. n. ° 485, e. fr. Sardegna: prope Laconi, De Notaris. al disopra di Orri, Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. Nelle selve umide pascoli delle colline di Iglesias, in terra, ed alle falde del Monte. - forma vicino alla var. E. arenicola Limp. R. K. Fl. p. 256, nei luoghi 21. D. cirrata Lindb. — Weisia De Not. Epil. p. 596. Vent. e Bott. X Nbebdsscisiaesae Cynodontivin Schimp. PE Ba. n° " 212. POS Ad rupes Monte Sano, De € - Oss. Questa specie è nuova per la Sardegna. Dicranaceae Dieranella Schintp. 24. D. raria (Hedw.) Schimp. — var. tenuifolia (Bruch) Bryol. eur. : s- Limp R K. FI. p. 326. De Not. Epil. p. 639. D. rubra Vent. e| Bott. Enum. n.° 520. c. fr. Sardegna: Ad sepes circa Cagliari e circa E SE Gennaio 1828, leg. ‘Moris e Lisa, De Notaris. | Oss. La varietà è nuova per la Sardegna. * +: D. scoparium (L.) Hedw. — De Not. Epil. p. 619, Ve nt. e. Bott. Enum. n. 506, e, fr. Sardegna: Aritzo, de Notaris; nelle siepi. alle falde di Gennargentu. Aritzo, Decembre 1827, leg. Moris e Lisa. Fissidentaceae . Fissidens Hedw. | 26. F. bryoides (L.) Hedw. — De Not. Epil. p. 483, Vent. e Bott. Enum. n° 384, c. fr. Sardegna: Iglesias; Pula, in terra nei luoghi om brosi, Febbraio 1828, lez. Lisa e Moris; vicino alle sorgenti. Aritzo, Dicembre 1827, leg. Moris; Cagliari, De Notaris. Var. Y inconstans (Schimp.) R. Ruthe in litt. — Limp. R. K. È 430 F. inconstans Sehimp. F. heteromorphus. R. Ruthe, c. fr. Sur . degna: Iglesias, in terra nei luoghi ombrosi, Febr. 1828, leg. Lisa e Moris. — Oss. La varietà è nuova per la Sardegna-e si trova fra esemp F. Degna: Le «liste delle foglie sono ap ppena 0.007 mm. La varietà ho potuto constatare anche nei saggi della Centuria di Malobi" Trevigiani (Treviso 1864): « Ad terram et saxa umbrosa a Selva etc., leg. P. A. Saccardo. » Quanto a questa interessante varietà il sig. R. Ruthe dice: 7. bryoides ß inconstans ist wohl richtig, obgleich es auch cine sonderbare Form mit etwas gekrümmten ist; c Blüten nur in den untersten Blättern auf sehr verkürzten Aestchen. Uebrigens kommen ühnliche Formen nicht nur bei F. bryoides, sondern auch bei F. incurvus und F. tama- rindifolia vor. Das F. inconstans Schimp. ist nach dem von Boswell bei Oxford gesammelten Original eher als Varietät zu F. incurvus zu ziehen. 27. F. incurvus Starke. — F. sardous De Not. Epil. p. 486, Vent. e Bott. Enum. n.° 387, c. fr. Sardegna: In paseuis humidis alla Mad- dalena, Gennaio 1828, pes Alcais presso TR Moris e Lisa. Igle- sias, De Notaris. 28. F. adiantoides (L.) Hedw. — De Not. Epil. p. 478, Vent. e Bott. Enum. n. 379, e. fr. Sardegna: cirea Pula, leg. Moris, Iglesias nei T ^ luoghi ombrosi in terra, Febbr. 1828, leg. Moris e Lisa. Ad lapides in = = umbrosis, S.. Angelo, De Notaris. 29. F. taxifolius (L.) Hedw. De Not. Epil. p. 481, Vent. e Bott. Enum. n° 377, e. fr. Sardegna: In sylvis ai sette Fratelli, leg. Moris; - Iglesias, De Notaris. Oss. Questa specie come la precedente non era indicata per la Sar- = degna nell’ Epilogo: pare dunque che i saggi di queste due specie, come di parecchie altre che pure si trovano nell'erbario di Genova, e prove- Jt nienti dal De Notaris, siano state dimenticate dall’ autore del Epilogo. Del resto la specie è già notata nell’Elenco del Moris, mentre Barbey, n nella Flora Sardoa non ne fa menzione. Ditrichaceae Ceratodon Brid: 30. C. purpureus. (L.) Brid. — De Not. Epil. p. 568, Vent. e Bott. Enum. n.° 464, c. fr. Sardegna: Isole intermedie, 1840, leg. Lisa. 91. Malpighia anno VII, vol. VII. aL © chloropus Brid. — Trichostomum strictum De Not. Epil. Vent. e Bott. Enum. n.° 466, c. fr. Sardegna: leg. Moris. 1828. Ditrichum Timm. 32. D. pallidum (Schreb) Hampe. — Leptotrichum De Not. Epil. p. 515. Vent. e Bott. Enum. n.° 409. Sardegna: 1828, leg. Moris. 3 Oss. Nuova per la Sardegna. La località precisa non era indicata. Pottiaceae. Pottia Ehrh. 33. P. minutula (Schleich.) Bryol. eur. — var. 8 rufescens, Bryol. eur. — De Not. Epil. p. 591. Limp. R. K. Fl. p. 529, e. fr. Sardegna: de . In agris humidis Cagliari, De Notaris. In pascuis maritimis alla Mad- n. .. dalena, nei pascoli delle colline in terra Lon Gennaio e Febr. 1828. . leg. Moris e Lisa. — Var. Y conica (Schleich.) Bryol. eur. — TR R.K. Fl p. 529 var i sardoa. De Not. Epil. p. 591, c. fr. Sardegna: De Notaris (era riferito — alla P. Starkeana) Scaffa di Cagliari, Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. Isolotto dello Stagno grande di Cagliari, leg. Canepa, 19 Feb. 1805. * Oss. Le due varietà sono però collegate fra loro mediante forme di pas- — saggio. Nella varietà conica ho osservato un fusticino con due capsule. 134. P. truncatula (L.) Lindb. — P. truncata De Not. Epil. p. 589. < Vent, e Bott. Enum. n.° 487, c. fr. Sardegna: De Notaris. In pascuis maritimis, Scaffa di Cagliari, Gennaio- 1828, leg. Moris e Lisa. Circa Pula, leg. Moris. Oss. Non trovo indicata questa specie in nessuna opera sulla Flora = di Sardegna, eccetto che nella Flora o Botanische Zeitung, Regensburg 1829, in « Erstes Verzeichniss sard. Laubmoose » von Fr. A. Müller. ‚sub. nom. Gymnostomum truncatum. ; 35. P. venusta Juratz. in Ung. Schimp. Syn. Ed. II, p. 154. — Sar- — degna: Fra le siepi, fossi lungo lo stradone a S. Bartolomeo Prope Ger pu. 26 Feb. 1865, leg. Canepa, e. fr. Dia Questa. specie rara è- cogli esemplari autentici di Julieta dell file di pres r Con: Nó po tuto confrontare, grazie alla squisita gentilezza dell'egregio Dott. E. Levier di Firenze. 36. P. lanceolata (Helw.) C. Müll. var. angustata Br. eur. e var, gy- -~ 3mnostoma Sehimp. Syn. Ed. II. p. 158. Vent. e Bott. Enum. n.° 473. var. brachyoda De Not. Epil. p. 580. Entosthymenium diste eun Bruch! Sardegna: leg. De Notaris. Oss. Senza dubbio il E. mueronifolium di Bruch è una forma gymnostoma della P. lanceolata, come ha già indicato il De Notaris. Si distingue dalla forma tipiea per la piü o meno completa. mancanza del peristoma, per le foglie pià tenere e per il portamento meno robusto. 37. P. Starkeana (Hedw.) C. Müll. — Anacalypta De Not. Epil. p. 582. Vent. e Bott. Enum. n.° 477, e. fr. Sardegna: Maddalena, De No- taris, Nei pascoli marittimi, Scaffa di Cagliari, Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. S. Gregorio 1825. S. Michele Cagliari, leg. Moris. Didymodon Hedw. 38. D. tophaceus (Brid.) Jur. — Vent. e Bott. Enum. n.° 459. Tricho- stomum tophaceum. De Not. Epil. p. 506, c. fr. Sardegna: presso Igle- sias, De Notaris. Forma elata Boulay Muse. de la France (1884) p. 449. Sardegna: Tacquitara (Barbarigia), nelle acque calcarifere, Maggio 1866, . i leg. D.” Marcucci, ex herb. R. Musei fiorentini. , Oss. Questa forma sterile arriva a 5 cm. di altezza. 39. D. rigidulus Hedw. — Trichostomum rigidulum De Not. Epil. p. 507. Tortula Vent. e Bott. Enum. n.? 447, c. fr. Sardegna: leg. Moris. Oss. Questa specie è nuova per la Sardegna. Trichostomum Hedw. 40. T. cylindrici (Bruch) C. Müll. — Didymodon cylindricus De = Not. Epil. 563. Vent. e Bott. Enum. n.° 461, sterile. Sardegna: leg. Gennari. on. Nans per la Sardegna. La località precisa non era inia cessivamente nelle cellule clorofillifere della parte superiore delle foglie. — 41. T. mutabile Bruch. — De Not. Epil. p. 504. Vent. e Bott. n.° 403 e. fr. Sardegna: In pascuis collinis in terra circa Iglesias, leg. Moris e Lisa, 3 Febbraio 1828. — Var. gymnostoma (Sanio et Geheeb). Hymenostomum | Miülleri Bruch. De Not. Epil. p. 606, Vent. e Bott. Enum. n.° 492 c. fr. - . Sardegna: Iglesias, De Notaris. Oss. Se si vuole subordinare lo Hymenostomum Mülleri a qaaa altra specie affine, il suo posto più naturale è col Tr. mutabile, di cui costituirebbe la forma gymnostoma, come è facile a vedere negli esemplari P originali di Sardegna, e da quelli della Unio Itinerar. 1827. — Collo stesso . diritto poi si dovrebbe unire l Ziyimenostomum mierostomum alla Weisia 3 viridula, ed Hymen. tortile al Trichostomum crispulum, e via dicendo. i 2. T. flavovirens Bruch. — De Not. Epil. p. 502. Vent. e Bott. Enum. n.° 400, c. fr. Sardegna: Cagliari, De Notaris; Pula leg. Moris. Isole intermedie, Lisa 1840. 43. T. viridiflavum De Not. Epil. p. 503, Vent. e Bott. Enum, n.° 399, e. fr. Sardegna: Isole intermedie leg. Lisa, 1840. 44. T. inflerum Bruch. De Not. Epil. p. 508, Vent. e Bott. Enum. po 401, e. fr. Sardegna: De Notaris. Timiella (De Not.) Limp. 45. T. Barbula (Schwaegr.) Limp. — Trichostomum anomalum , De Not. Epil. p. 500. Vent. e Bott. Enum. n.° 396, c. fr. Sardegna: leg. Lisa, 1840. De Notaris. Tortella C. Müll. ^ : n 46. T. squarrosa (Brid. ) Limp. — Pleurochaete De Not. Epil. p. 560. Vent. e Bott. Enum. n." 454. Sardegna: Isole intermedie leg. Lisa, 1840. 8 Elias presso Cagliari, De Notaris, e. fr. ? nell Erbario. Benchè i saggi siano sterili non sono da confondere con una Tortella, perchè le cellule ialine della base delle foglie passano suc- b up Barbula Hedw. |... 47. B. unguiculata (Huds) Hedw. — Tortula, De Not. Epil. 548. | Vent. e Bott. Enum. n.° 436, c. fr. Sardegna: De Notaris. — Var. B cuspidata Bryol. eur. Limp. R. K. Fl. p. 614, c. fr. Sardegna: Circa Cagliari ad sepes, leg. Moris e Lisa, Gennaio 1828. Fossi adiacenti allo stradone di S. Bartolomeo a ?/, d' ora da Cagliari, 31 Marzo 1865, leg. Canepa. Oss. La varietà non é indicata per la Bard: per l’Italia pubblicata da R. Farneti « Muschi della Prov. di Pavia » (terza Centuria) n. 53- 48. B. falla» Hedw. — Tortula De Not. Epil. p. 334, Vent. e Bott. Enum. n.° 444, c. fr. Sardegna: Nei pascoli umidi montani Iglesias , Sassari, leg. Moris e Lisa, Febbraio 1828. Sui muri campestri presso Ca- gliari, Canepa, Marzo 1865. — Var. y brevifolia Schultz. Limpr. R. K. Fl. p. 616, sterile. Sardegna: In arenis maritimis circa Calajetto leg. Moris. Oss. La varietà non é stata publieata ancora per la Sardegna. e Bott. Enum. n. 441, c. fr. Sardegna: Ad terram, pr. Iglesias leg. De . Notaris. 50. B. gracilis (Sehleieh.) Schwaegr. — Tortula. De Not. Epil. p. 552. Vent. e Bott. Enum. n.° 442, c. fr. Sardegna: Cagliari, De An contorni di Cagliari leg.? Aprile 1867. Oss. Questa specie non é indieata in nessuna opera, ma é già stata | stampata: « In muris argillosis prope Cagliari, Martio, leg. Müller. » | Dl. B. convoluta Hedw. Var. sardoa Bryol eur. Limp. — R. K. Fl. p. 630. Tortula De Not., c. fr. Sardegna: Isole intermedie, leg. Lisa, 1840. Oss. Anche i saggi pubblicati nell’ Unio itiner. Müller 1827, e ri- feriti alla B? convoluta « in fruticetis prope Iglesias Sardiniae, Junio, » appartengono alla varietà sardoa. Aloina (C. Müll.) Lindb. 52. A. ambigua (Bryol. eur.) Limp. — Tortula De Not. Epil. p. 529. 49. B. Hornschuchiana Schultz. — Tortula. De Not. Epil. 552, Vent. = pubblicata in « Unio itineraria » 1827, coll’ indicazione sulla etichetta - MAX FLEISCHER | Vent. e Bott. Enum; n.° 413, c. fr. Sardegna: Presso Cagliari nelle strade (circa S. Michele) Marzo, leg. Canepa. 53. A. aloides (Koch) Lindb. — Tortula De Not. Epil. p. 528. Vent. e Bott. Enum. n.° 412, c. fr. Sardegna: Nei pascoli delle colline, Iglesias; - circa Cagliari vulgatissimo, Febbraio 1828, leg. Moris e Lisa. Sardinia, De Notaris. | : Oss. Questa specie & nuova per la Sardegna. Crossidium Jur. . 54. C. squamigerum (Viv. Jur. — Tortula De Not. Epil. p. 530. — Vent. e Bott, Enum. n.? 415, c. fr. Sardegna: Ad sepes circa cp ; * Gennaio 1828, leg. Moris e Lisa. 2 - Oss, È già stato pubblicato nella Flora oder Botanische Zeitung, Re- Ee gensburg 1829 in « Erstes Verzeichniss sardinischer Laubmoose » von = Apotheker Fr. A. Müller, come comunissimo alle rupi e sui muri in Sardegna. > 55. C. chloronotos (Brid. ex parte, Bruch) Limp. — Tortula crassinervia De Not. Epil. p. 531. Vent. e Bott. Enum. n.° 416, c. fr. Sardegna: - Carloforte Cagliari ii lag. Moris. PDA Tortula Hedw. | 56. T. euneifolia (Dieks.) Roth. — De Not. Epil. p. 534. Vent. e Bott. Enum. n.° 421: var f spathulaefolia. De Not. Muse. ital. I, 29, tab. X. Epil. p. 535, e. fr. Sardegna: Nei paseoli montani sopra di Orri, leg. Lisa, Gennaio 1828: var. Y marginata Fleischer Beitrag z. Laubmoos- fora Liguriens, n.° 68 (in Atti del Congresso Botanico Internaz. di Genova, 1892). Sardegna: Iglesias lungo le strade, nei pascoli-montani, leg. Moris e Lisa Febbraio 1828. Ad rupes Iglesias, De Notaris. —— | Oss. La var. marginata & nuova per la Sardegna. Quasi tutti E esemplari della Sardegna, che ho potuto esaminare, appartengono, più o meno, alla varietà marginata. La pianta senza le cellule inspessite - lungo i margini delle foglie (vedi R. C. Limpr. R. K. Fl. P- E uus essere la forma settentrionale. | EL T. Vahliana (Schultz) 1 De N Epil. p. 534. T. Vantii Vent. Bott. Enum. n.° 420, c. fr. Sardegna : Alle Saline di S. Pietro, leg. ce: nari 1859. — 58. T. atrovirens (Smith) Lindb. — Desmatodon nervosus De Not. Epil p. 576. Vónt. e Bott. Enum. n,? 470. Sardegna: nei pascoli mon- - tani Iglesias, Febbraio 1828, leg. Moris e Lisa. Ad vias, Anu, Decbr. | 1827, leg. Moris. Ad rupes, Iglesias, De Notaris. 59. T. muralis (L.) Hedw. — De Not. Epil. 536. Vent. e Bott. Enum. n.° 423, c. fr. Sardegna: Ad'rupes cirea Sassari, Martio 1828, leg. Moris e Lisa. Var. incana Bryol. eur., c. fr. Sardegna: Cagliari ad muros, leg . Moris. ‘60. T. aestiva (Brid.). P. Beauv. — Tubos R. K. Fl. p. 666, T. mu- ralis v. aestiva. Vent. e Bott. Enum. n. 423 c. fr. Sardegna: Ad vias, - Aritzo, Decbr. 1827, leg. Moris. 61. 7. eanescens (Bruch) Mont. — De Not. i. Epil. p. 535. Vent. e Bott. Enum. n.? 422, c. fr. Sardegna: Monte Santo, Cagliari leg. Moris. Ad rupes, Fiume maggiore leg. De Notaris. Oss. Questa specie & già stata distribuita per la Sardegna in « Unio ; Itineraria » sub nome: Barbula canescens Bruch. « Ad rupes prope Iglesias, Febr. 1827 leg. Müller. > 62. T. subulata (L.) Hedw. — De Not. Epil. p. 545. Vent. e Bott, » Enum. n.? 433, c. fr. Sardegna: Monte Santo, Aritzo leg. Nn» -— intermedie, leg. Lisa 1840. 63. T. lacvipiliformis. De Not. Epil. p. 511. T. laevipila var. mar- ginata Lindb. — Vent. e Bott. Enum. n.° 429, c. fr. Sardegna: — opunzie a Iglesias, leg. De Notaris. 64. T. montana (N. v. E.) Lindb. — 7. intermedia De Not. Epil. p. 540 a Vent. e Bott. Enum. n.° 427, e. fr. Sardegna“ leg. Moris e Lisa 1828. E | 65. T. Mülleri (Bruch) Wils. — Vent. e Bott. Enum. n.” 424. x princeps De Not. Epil. p. 537. c. fr. Sardegna: Pu!a al Monte Santo (Sard. merid.), sulle rocce e sugli alberi, leg. Canepa; Iglesias a Buon- cammino, leg. Gennari, 1859. | MAX FLEISCHER Grimmiaceae Cinclidotus Pal. Beauv. Sor c. SE Quoi] Bryol. eur. — De Not. Seb P: 493. Vent. dde inter EA et Oliena, Junio 1827 leg. Moris. Schistidium (Brid.) Bryol. eur. —. 61. S. apocarpum (L.) Bryol. eur. — De Not. Epil. p. 711 Grimmia Vent. e Bott. Enum. n.° 571, c. fr. Sardegna: Attaccato alle rupi nei . luoghi. ombrosi tra Flumini ed Iglesias, Febbraio 1828, leg. Moris e Lisa; Iglesias, leg. De Notaris. Oss. E già stato pubblicato per la Sardegna nell'anno 1829 nella Flora oder Botanische Zeitung N.° 25, Regensburg in « Erstes Ver- zeichniss Sardinischer Laubmoose » von Apotheker Fr. A. Müller. Coscinodon Spreng. 68. C. eribrosus (Hedw.) Spruce. — De Not. Epil. p. 720; Vent. e Bott. Enum. n." 604, c. fr. Sardegna: Aritzo, leg. De Notaris. Grimmia Ehrh. : 69. G. crinita Brid. var. 6 capillata — De Not. Epil. p. 706. Vent. e | Bott. Enum. n.° 574, c. fr. Sardegna: Sinay, leg. Moris, 1828. 70. G. leucophaea Grev. — De Not. Epil p. 707. Vent. e Bott. Enum. n. 592, e. fr. Sardegna: Attaccata alle rupi dei contorni di Iglesias, Sassari, Macomer, Pula, Carlo-forte, Febbr, Marzo 1828, leg. . Moris e Lisa. Ad rupes, Iglesias, leg. de Notaris; Isole intermedie leg. Lisa 1840; selve sopra Domus novas, leg. Canepa, Gennaio 1867. Oss. È assai comune in quest’ isola. 71. G. commutata Hüben. — De Not. Epil p. 699, Vent. e Bott. Enum. n.° 394, c. fr. foh n Ad rupes in monte Aritzo, Decbr. 1827, leg. Moris, 72. G. pulvinata (L.) Smith. — De Not. Epil. p. 691. Vent. e Bott. - Enum. n. 576, c. fr. Sardegna: Ad rupes fra Iglesias e Flumini mag- 3 giore, Sassari, Febr. e Marzo 1828, leg. Lisa & Moris; Laconi, leg. De | Notaris. Forma longipila Boulay: Ad rupes circa Paulli latino leg. Moris, Marzo 1828, 73. G. sardoa — De Not. Epil. p. 690, G. Mühlenbeckü v. sardoa, Vent. e Bott. Enum. n.° 584, c. fr. Sardegna: ad rupes, Monte S. Angelo, circa Iglesias, leg. Lisa e Moris Febbr. 1828; ad rupes Iglesias, leg. De Notaris. Forma propagulifera nobis. efr en Monte Santo, Pula, leg. Moris, ..Oss. Anche questa specie produce bulbilli alle foglie, in modo analogo come l affine G. Mühlenbeckü e G. a Ho osservato un fu- sticino con due capsule. 74. G. trichopylla Grev. — Vent. e Bott. Enum. n.° 585, e. fr. Sar- degna: Circa Iglesias, a S. Angelo, leg. ? Oss. Già pubblicata in Flora, Regensburg 1829, Erstes Verzeichniss sard. Laubmoose v. Fr. Müller. « Alle rupi presso Laconi. » 75. G. decipiens (Schultz) Lindb. — Vent. e Bott. Enum. n.° 579. _G. Schultzii De Not. Epil. p. 687, c. fr. Sardegna: In rupibus Sette Fra- telli, Sinay, Aritzo, Monte Santo, Pula. Tonara, leg. Moris e Lisa,- Decbr., 1827, Maggio 1828; Laconi, leg. De Notaris. Oss. Questa specie è assai comune in Sardegna in una forma robusta - simile alla G. elatior, ma si distingue della stessa facilmente a causa rio inflorescenza monoica. Racomitrium Brid. 76. R. protensum Braun. — De Not. Epil. p. 676. Vent. e Bott. n." 566, c. fr. Sardegna: In terra, ad vias in Monte xta, Decbr. 1827, leg. Lisa e Moris. Oss. Nuova per la Sardegna. — Ti. R. canescens (Weis Timm.) Brid. var. ericoides Web. Bryol. eur. — R. ericoides De Not. Epil. p. 672, var. c. intermedium Vent. e Bott. Enum. n, 560, sterile. Sardegna: Monte Santo, Pula. Moris leg. 1828, | Oss. Indicato da U. Brizi, Reliquie Notarisiane n.° 137 in Annuario di Roma 1892, per la Sardegna. Hedrigia Ehrh. 38. H. albicans (Web.) Lindb. var. leucophaea Bryol. eur. e var. vi- ridis Bryol eur. — v. concolor De Not. Epil p. 717, Vent. e Bott, = Enum. n.° 603, c. fr. Sardegna: ai Sette Fratelli, Decbr. 1827, leg. Moris. Orthotrichaceae. Zygodon Hook. et Tayl. 19. Z. viridissimus Brown. na Amphoridium De Not. Epil. p. 277, Vent. e Bott. Enum. n.° 207, c. fr. Sardegna: Sulle rupi e sulla corteccia. 4 | dell’Olivastro lungo le strade ombrose dei contorni di Iglesias; ai Sette Fratelli, Febbrajo 1828, leg. Moris e Lisa. Presso Iglesias ad un veech Olivastro, 7 dan 1867, leg. Gennari; ad muros, Iglesias leg. m Notaris. Oss. Gala specie è abbastanza comune nella Sardegna (vedi anche U. Brizi, Reliquie Notarisiane n^ 61, in Annuario dell’ Istit. Bot. di Roma, 1892). 80. Z. Forsteri (Dieks.) Wils. — De Not. Epil. p. 272. Vent. e Bot. ‘Enum. n.° 206, c. fr. Sardegna: Laconi, leg. De Notaris. Oss. Oltre ciò è indicato nella Sardegna il Z. conoideus Hook. « sulla Quercus Suber » nelle foreste presso Laconi, Luglio 1827. in « Erste Verzeichniss sardinischer Laubmoose von AE Fr. A. Müll (nella « Flora oder Botanische Zeitung » n.° 26, Regensburg 1829.) Nell’ erbario dell’ Istituto Botanico di Genova, ho trovato anche due saggi riferiti al Z. conoideus Hook. raccolti dal Moris, prope Iglesias | ad rupes, ma questi sono niente altro chelo Z. viridissimus. Pero la presenza del Z. conoideus in Sardegna non é cosa impossibile. Ürthotriohum Hedw. . Bl. 0. anomalum Hedw. — De Not. Epil. p. 298. Bott. e Vent. Enum. . n° 231, c. fr. Sardegna: Ad muros, Iglesias, leg. De Notaris. Oss. 11 De Notaris nell’ Epilogo dicendo come in diversi altri casi « in tota Italia » ovvero « in omni Italia » comprese forse anche le isole maggiori. 82. O. cupulatum Hoffm. — De Not. Epil. p. 299. Vent. e Bott. Enum. n.? 232 c. fr. Sardegna: Ad rupes S. Angelo, leg. De Notaris. Oss. Già indicato per la Sardegna in Reliquie Notarisiane n.° 73, di U, Brizi, nell’Annuario dell’ Ist. Botanico di Roma, 1892. 83. O. diaphanum (Gmel) Schrad. — De Not. Epil. p. 316. Bott. e Vent. Enum. n.° 243, c. fr. Sardegna: Sulla corteccia di diversi alberi à Iglesias, St. Angelo, Burny; ad rupes circa Paulli Latino ete. Febbr. Marzo, 1828 leg. Moris e Lisa; Pula (Sardegna merid.); Cagliari sulle Opuntie, 4 Aprile 1865 leg. Canepa; Iglesias leg. De Notaris. Sulla corteccia d' un Sambuco fra Iglesias e S. Angelo, leg. Lisa, Fabr. 1828, in una forma che ho riferito alla varietà aquatica Davies (Vent. in Hedwigia 1873, p. 39). | Oss. La varietà aquatica è nuova per la Sardegna e per P Italia. La specie è comunissima in Sardegna ed è già indicata nello Erstes Ver- zeichniss Sardinischer Laubinoose von Fr. A. Müller in Flora, oder Bo- ianisehe Zeitung, Regensburg 1829. i 84. ©. tenellim Brüch. — De Not. Epil. p. 311. Vent. e Bott. Enam. de a n.° 239 c. fr. Sardegna: Monti sopra Orri, Punta di Flumini, Bina, - leg. Canepa Marzo 1867. Ad truncos, Iglesias leg. De Notaris. Oss. Già indicata pella Sardegna nello Erstes Verzeichniss Sardinischer Larbmoose von Fr. A. Müller in Fl. o. Bot. Z. Regensburg 1829. 85. O. rupestre Schleich. var, y Sehbneyeri (Bruch) Hüben. in Limp. R. K. FI. II Abt. p. 87, e. fr. Sardegna: Ad rupes in Monte Aritzo, Deebr. 1847, leg. Moris e Lisa. Oss. Non trovo indieato per la Sardegna la varietà; debbo alla cor- -tesia del signor D." Venturi la determinazione esätta della medesima. 86. O. Sturmi Hornsch. — De Not. Epil. p. 301. O rupestre var, Sturmii Vent. e Bott. Eha: n. 230, c. fr. Sardegna: Ad rupes in Monte Aritzo, Decbr. 1827, leg. Moris e Lisa, Monti sopra Orri, leg. Moris, x 382 MAX FLEISCHER Oss. Questa specie può essere considerata anche come varietà dell'O. rupestre. Per me le due specie formeranno, quando le forme intermedie saranno più conosciute, una specie collettiva. Gli esemplari della Sar- Ee degna da me studiate appartengono alla varietà Sturmü, a foglie di- - 2 plostromatiche (che si trovano del resto anche nel O. rupestre) collo : lungo non defluente, capsula con leggiere tracce di strie, ecc. Anche il saggio originale della Sardegna in Unio itineraria Müller, ad rupes - prope Pulam, che ho esaminato, appartiene alla var. Sturmii. Orth. Lyellii Hook. e Tayl trovo anche indicata per la Sardegna nella Flora oder Botanische Zeitung n.° 26, Regensburg 1829 Erstes Verzeichniss Sardi- nischer Laubmoose von Fr. A. Müller. Non ne ho però veluto esemplari = autentici. c ; Enealypta Schreb. E. vulgaris (Hedw.) Hoffm. — De Not. Epil. p. 324. Vent. e Bott. Enum. n.° 247 c. fr. Sardegna: Ad rupes cirea Margonai prope Iglesias et sopra 3 Burny leg. Moris e Lisa, Febbraio 1828, Val Canonica presso rege d a Sett. 1867 leg. Canepa. In rupibus Sardiniae leg. De Notaris. | Funariaceae FE . Entosthodon. Schwägr. 88. E. ericetorum (Bals. et De Not.) — Bryol. eur. De Not. Epil. p. 454. Vent. e Bott. Enum. n.° 361, e. fr. Sardegna: De Notaris sub. nom. Gymnostomwum Bonplandii. Var. 6 longifolium. Schimp. — Limp. R. K. Fl. II, Ab. p. 189, c. fr. Sardegna: Lungo i ruscelli al disopra di Orri nei siti elevati (fra la forma tipiea) leg. Moris e Lisa. Gennaio 1828. Oss. La forma tipica & nuova per la Sardegha. Questo, come tanti altri . Saggi provenienti dal De Notaris nell’ Erbario dell’ Istituto Botanico di | Genova che non sono indicati per i detti luoghi in nessuna sua opera, sono stati probabilmente dimenticati dall’ illustre autore del Epilogo. _ 89. E. Templetoni*(Sm.) Schwägr. — De Not. Epil. p. 452. Vent. e Bott. Enum. n.° 357, c. fr. Sardegna: Burny, ad rupes in locis humidis, Aritzo. Febbraio 1827 leg. Moris e Lisa, ; te ~ 90. E. fasc ) C. Müll. - Bott. Enum. n. 360. EE Pula leg. Moris, 1827. 91. E. eurvisetus (Schwügr.) C. Müll. — De Not. Epil. p. 452. Vent. e Bott. Enum. n.° 362, c. fr. Sardegna: Iglesias, in terra ad vias, Sette — | Fratelli, Febbraio e Marzo 1828, leg. Moris e Lisa. Villa Alcais presso - - Cagliari, leg. Canepa Marzo 1867; Isole intermedie, leg. Lisa 1840. s e Funaria Schreb. jc MH 92. F. convexa Spruce. — De Not. Epil. p. 448. Vent. e Bott. Enum. n.° 355, e. fr. Sardegna : Ad rupes e vias Aritzo, Decbr. 1827, leg. Moris e Lisa. 93. F. mediterranea Lindb. — De Not. Epil. p. 449. F. calcarea, Vent. e Bott. Enum. n.° 356, c. fr. Sardegna: Nei pascoli e lungo le strade, nelle pianure e nei monti; Febbraio-Marzo 1828, leg. Moris e Lisa. Ad fosses leg. De Notaris. Var. D flaccida Limpr. (Rabenh. Krypt. Fl. II. Ab. p. 198), c. fr. Sardegna: In monte Aritzo, in silvis umbrosis,’ leg. Moris e Lisa. Oss. Ho osservato un fustieino eon due capsule ed in aleuni esem- plari foglie marginate in modo che si trovano sulla stessa pianta foglie diplostromatiche e semplici. è 94. F. hygrometrica (L.) Sibth. Var. calvescens (Schwügr.) Bryol. eur. — Limpr. Rabenh. Krypt. Flora II. Ab. p. 200, e. fr. Sardegna: Monte |. Santo leg. Moris 1827. Sopra S. Gregorio lungo il sentiero dei Seite - . Fratelli, 11-12 Aprile 1867. Iglesias in Val Canonica, leg. Canepa. | | Oss. Non trovo indicato la varietà per la regione, quindi pare nuova — per la Sardegna dove é pure assai comune. d Bryaceae. Webera Hedw. 95. W. Tozeri (Grev.) Schimp. — De Not. Epil. p. 423. Vent. e Bott. ^ Enum. n.° 342, e. fr. Sardegna: Lungo le strade nei luoghi umidi sulla Fa | terra tra Iglesias e Flumini major, Febbr. 1828 leg. Moris e Lisa; Iglesias ad vias umbrosas leg. De Notaris. n $ ya MAX FLEÍSCHER | Mniobryum (Schimp. ex p.) Limp. 96. M. carneum (L. Limp. — Webera carnea De. Not. Epil. p. 422. Vent. e Bott. Enum. n.° 341, c. fr. Sardegna: Monte Santo in umbrosis, leg. De Notaris. Oss. Non è indicato per la Sardegna (vedi Oss. n.° 81). Bryum Dill. 97. B. torquescens Bryol. eur. — De Not. Epil. p. 396. Vent. e Bott. Enum. n.° 308, c. fr. Sardegna: leg. Moris hyeme 1827. 98. B. capillare Linn. var. $ meridionale Schimp. — De Not. Epil. p.395. Vent. e Bott. Enum. n.° 306, c. fr. Sardegna: Ad rupes Aritzo, Pula, Buray, Monte Santo, Decbr. 1827, leg. Moris e Lisa, De Notaris. S. Barbara presso Cagliari, 12 Giugno 1864, leg. Canepa. 99. B. Donianum Grey. — De Not. Epil. p. 391. B. Donii Vent. e Bott. . Enum. n.° 303, c. fr. E In terra circa Sassari, Martio 1828. Aritzo. Sette Fratelli 1827, leg. Moris e Lisa. Isole intermedie leg. Lisa 1840. 100. S. alpinum Huds. De Not. Epil. p. 404. Vent. e Bott. Enum. - n.? 319, c. fr. Sardegna: leg. Moris e Lisa 1828. : 101. B. erythrocarpum Schwägr. var. limbatum Berthoumieu, Revue — bryol. p. 67, 1883. B. rubens? Mitten in Journal of Bot. p. 232, 1850, c. fr. Sardegna: In terra circa Sassari Martio 1828, leg. Moris e Lisa. Oss. Non trovo indicata la varietà per l'Italia. Le foglie di questa varietà hanno un margine formato da 2-4 cellule strette; ed anche le cellule della parte superiore delie foglie non sono sempre a pareti sot- tili. E dubbio tuttora, se i saggi di Sardegna sono identiei al Br. ru- bens Mitten, perché la diagnosi del Mitten é troppo imperfetta, e non ebbi a mia disposizione degli esemplari autentiei. 102. B. murale Wils. — B. atropurpureum De Not. Epil. p: 399. Vent, e Bott. Enum. n.° 312, c. fr. Sardegna : In terra circa Sassari (Sealla di Ciocca), eirea Mara, in pascuis, Flumini major leg. Moris e Lisa 1827 e 1828. Laconi leg. De Notaris, sub. nom. Bryum bicolor. | Oss. Ho osservato fusticini con due capsu sovente appena 2 mm. di lunghezza. 103. B. atropurpureum Wahlenb. — Vent. e Bott. Enum. n.° 313, c. fr. Sardegna: Circa Cagliari Gennaio 1828 et hyeme 1827 leg. Moris e Lisa. N Oss. Già stato distribuito per la Sardegna in Unio itineraria Fr. A. - Müller 1829, in pascuis arenosis prope Cagliari. 104. B. versicolor A. Braun. — De Not. Epil. p. 401. Vent. e Bott. Enum. n.° 315, c. fr. Sardegna : leg. Moris 1827. Tra le siepi e nei fossi . lungo lo stradone di S. Bartolomeo, 26 Febbraio 1865, leg. Canepa. | Oss. È nuova per la Sardegna. 105. B. Combae De Not. Epil. p. 409. Vent. e Bott. Enum. n.° 326 sterile. Sardegna: leg. Moris 1827, teste Venturi. = Oss. Il luogo preciso dove è stata raccolta questa rara specie non era | indicato. Era riferita dal Moris al Bryum argenteum. 106. B. argenteum (L.) — De Not. Epil. p. 410. Vent. e Bott. Enum, n.^ 327, c. fr. Sardegna : Ad muros Aritzo, leg. Moris e Lisa. Decbr. 1827. 107. B. pseudotriquetrum Schwügr. — De Not. Epil. p. 390. Vent. e Bott. Enum. n.° 302, e. fr. Sardegna: Aritzo, leg. De Notaris. In pa- .. ludi quasi all'altezza del Gennargentu leg. Moris, 1827. BU ne^ Mniaceae. Mnium (Dill. ex p.) Schimp. 108. M. undulatum (L.) Weiss. — De Not. Epil. p. 357. Vent. e Bott. .Enum. n.° 271, e. fr. Sardegna: Aritzo, fra le siepi lungo la via, è co- mune nei luoghi freschi, umbrosi dove si trovano delle sorgenti, raccolto | in Dicembre non ancora ben fruttifero 1827, leg. Moris e Lisa. Oss. Non la trovo indicata nel Barbey, nemmeno nell’Epilogo. Già stata pubblicata nel elenco del Moris sub. nom. Bryum lingulatum Schreb. 109. M. punctatum Hedw. — De Not. Epil. p. 362. Vent. Bott. Enum. n.° 278, e. fr. Sardegna: In sylvis Aritzo, Monte Santo in editis um- brosis. Gennargentu leg. Moris e Lisa. Var. elatum Schimp. — Limpr. R. K. FI. II, Abt. p. 489, c. fr. Sardegna: Lungo i ruscelli elevati, Monte da Chresia Aritzo (fra la forma tipica) Decbr. 1827, leg. Moris e Lisa. . I fusticini raggiungono ; Capoterva presso i rigagnoli e le rocce, 17 Marzo 1864, leg. Canepa. B Laglio 1864. di Die. 1827, leg. Moris et Lisa. E Oss. La varietà à nuova per la Sardegna. Baríramiaceae. Bartramia Hedw. 110. B. pomiformis (L.) Hedw. — De Not. Epil. p. 263. Vent. e Bott. Moute Santo, Pula, Diebr. 182: 7, lez. Moris e Lisa. 111. 2. stricta Brid. — De Not. Epil. p. 265. Vent. e Bott. Enum. n.° 200, e. fr. Sardegna: Aritzo, Tanaro, leg. Moris 1827. S: Barbara, sopra. Selve sopra Domus novas, leg. Gennari 31 Jan. 1867; ad vias syl vac isis, leg. De Notaris. Philonotis Brid. M2. T fontana (L.) Brid. — De Not. Epil. p. 256. Vent. e Bott. Enum. ° 192, c. fr. Sardegna: Aritzo, leg. De Notaris. Tanara is Mh : Polytrichaceae. Atrichum Pal. Beauv. 113. A. undulatum P. Beauv. Catharinea — De Not. Epil. p. 344. Vent. : e Bott. Enum. n.° 263, c. fr. Sarlegna: Ad muros et ad sepes, Aritzo, Pogonatum Pal. Beauv. 114. P. nanum (Neck.) P. Beauv. — De Not. Epil p. 340. Vent. e Bott. a Enum. n.° 261, c. fr. Sardegna: Isole intermedie, leg. Lisa 1840. 115. P. aloides P. Beauv. — De Not. Epil. p. 339. Vent. e Bott. Enum. ° 260, c. fr. Sardegna: Nelle selve e lungo le vie vulgatissima: i i terra presso Aritzo, leg. Moris e Lisa, Dicbr. 1828. 116. P. bava L. — De Not. t Epil. p. 331. Vent. e ‚ Bott. Enum. n. 254, sterile. Sardegna: Gennangentn in terra, Junio 1827, leg. Moris et Lisa. 117. P. piliferum Schreb. — De Not. Epil. p. 335. Vent. e Bott. indu. * 956, c. fr. Sardegna; Aritzo, 1827, leg. Moris e Lisa. Isole inter- medie leg. Lisa 1840. | 118. P. juniperum Willd. — De Not. Epil. p. 334. Vent. e Bott. Enum. n.° 256, c. fr. Sardegna: In sylvis.et ad vias Aritzo, Teen leg. Moris . e Lisa. PLEUROCARPEAE. Fontinalaceae. Fontinalis Dill. 119. F. antipyretica (L.) — De Not. Epil. p. 60. Vent. e Bott. Enum. 1, sterile. Sardegna: Fontana Cungada, Aritzo, Junio 1827, leg. Ts "Moris. Sette Fratelli alle rocce nel Rio, 11 Aprile 1865, leg. Canepa. - 120. F. Duriaei Schimp. — Vent. e Bott. Enum. n.° 3, sterile. Sardegna: Ruscelletto S. Barbara nei monti di Capoterra (Sard. merid.}, 6 Aprile 1867, leg. Canepa; ad fontes Arizzo leg. Moris e Lisa 1828; serbatoio principale dell’ acquedotto di Cagliari, 10 Novembre 1867, leg. Gennari. — Oss. La determinazione esatta di questa specie sterile è dovuta alla = cortesia del sig. Cardot. 121. F. hypnoides (?) Hartm. — F. BT B tenella Br. e Sebiinpi sterile. Sardegna: Nella fontana Cungada presso Aritzo leg. Moris e. Lisa, 1828. a Oss. Nuova per la Pus Quanto a questa specie l’ egregio signor Cardot mi ha scritto; « il est bien regrettable que l'échantillon soit stérile, ce qui laisse la détermination gn peu douteuse, car ce serait la localité la plus méridionale connue pour cette espèce. » I cespugli di |. questa specie sono lungo 3 dm. e pungenti; sarebbe identica con Ja var. 8 pungens Klinggraeff, Laubmoose "West- u. Ostpreussens 1893, p. 228. 22. Malpighia anno VII, vol. VII.» Pterogoniaceae. : c is * Prerigynandrum Hedw. 3 qe p. filiforme (Timm.) Hedw. var. heteropterum Bryol. eur. — Venti e Bott. Enum. n.° 162, var. majus De Not. Epil. p. 219, sterile. Sarde- | Isole intermedie, leg. Lisa, 1840. Er x Nua uova per la Sardegna. Pterogoniun Schwartz. y Oss. Già | ubblicato in Erstes Verzeichniss Sardinischer Laubmoose Fr- A. Müller in Flora oder Botanische Zeitung, Regensburg, 14 Juli 1829. Alle rupi e agli alberi nelle foreste presso Laconi, Vere. Vedi mche U. ehm vita N Matiiano. N. 8, in Annuario dell’ Ist. „bot. Roma. ti di. e t Febbraio 1828. Laconi, ER leg: De Notare | rabroniacene - Fabronia Raddi. 124. P ala Raddi. — De Not. Epil. p. 227. Vent. e Bott, E n°168, c: fr. Sardegna ? Sardegna; leg: Moris, De N "T Oss. La busta che contiene questa specie & seritta del De Notaris, e senza. indieazione precisa della loc e otaris. con mano propria alità. Habrodon Schmp 125. H. perpusillus Lindb. — Vent. e Dott. RE n.» 165, H H. Nota- risii De Not. Epil. p. 223. Sardegna : Monti sopra Orri, 21 Marzo 1867. Sulle quercie ai Sette Fratelli, „leg. i Canepa: Neckera. Hedw. E N. erispa (L.) Hedw. — -De Not. Epil. p. 222 Vent. e Bott. Enum, | n° 135. Sardegna: Sette Fratelli, 11 Aprile 1865 leg. Canepa. id "Des; Già indicato in Erstes Verzeichniss Sardinischer Laubmoose n ‘von Fr. A. Müller 1829, sugli alberi nelle foreste presso Laconi. 127. N. turgida Jur. — Sterile. Sardegna: Hole intermedie leg. Lisa 1840. Leucodontaceae Leptodon Mohr. 128. bh Smithiä Mohr. — De Not. Epil. p- 222. Vent. e Bott. Enum. n.° 164, Ca Sardegna: Ad rupes et ad truncos vulgatissimum, leg. Moris ' ; e Lisa 1828; Iglesias, de Notaris, Canepa. Oss. È un musco dei più abbondanti in Sardegna, già vühbilente. nello Erstes Verzeichniss Sardinischer Laubmoose von Fr. A. Müller, in Flora od. Botanische Zeitung, Regensburg, 14 Juli 1829. : Leucodon Schwägr. 129. L. sobria (L). Schwäßr. var. Morensis (Schleich) — — De Not. Epil. P» 221, Vent. e Bott. Enum. 163, c. fr. Sardegna: Sui tronchi di i noce, - Aritzo, Diebre 1827 leg. Moris e Lisa.’ Sette Fratelli, 12 aprile . Monti sopra Orri (Punta di pic aa Marzo 1867 leg. m : m nepa: Iglesias lp: De Notaris. ` È niea. (DE Brid. | vi Li 130. A. curtipendula (L.) Prid. -— De Not, Epil. p- 216, Vent. e Bott. Enum. n.° 158, e. fr. Sardegna: Sette "Fratelli leg.-Moris e Lisa. Ad 2 rupes, Monte Santo, leg. De Notaris. " r Ld Ortotheciaceae ; E Homalothecium (L.) Br. eur. © BI H. sericeum (L.) Br. eur. — De.Not. Epil. p. 203, Vent. e Bott. Enum. n. n.° 145, c. fr. Sardegna: Capo S. Elias presso Cagliari, 12 Marzo - EC 3865. Presso i rigagnoli a S. Barbara sopra Capoterra (Cagliari) 17 -. . i 3 . Marzo 1864. Monti sopra Orri (La punta di Flumini Bina), Marzo : | . 1867 leg. Canepa. Ad rupes prope Iglesias, leg. De Notaris. i F 3 3 Oss. È abbondante in Sardegna, già pubblicato nell'anno 1829, in Pe | ; . Flora oder Boldhiseba Zeitung, Regensburg nello Erstes Verzeichniss E. | As | Sardinischer Laubmoose von Fr. A. Müller. Sulle siepi e sugli alberi 4 e | presso Laconi. Eo. 138. He Philippeanum Br. eur. — De Not. Epil. p. 202. H. Philippei. p. Vent. e Bott. Enum. n.° 144, c. fr. Sardegna : Monte Santo di Pula, _ S. Barbara, Maggio 1858 leg. Canepa. : y 5 - Oss. Già indieato per la Sardegna da U. Brizi in Reliquie Notat ; siano n.° 4l. A me non sembra essere una specie buona, dacchè fra ai saggi del H. sericeun e Philippeanum . della Sardegna si trovano - forme intermedie. Anche gli esemplari del Erb. Crittog. Ital. n.° 1405. E muri ai Camaldoli presso Napoli) non hanno il pedicello affatto liscio. FINI | 7 Isothecium Brid. ’ È DIL Sale Dillen) Brid. = RER (L.) De Not. Ei P. Vent. e Bott. Enum. n." 16, c. fr. Sardegna: leg. Moris e Lis | 134. I. myurum (Pollich) Brid. — De Not. Epil. p. 209. Vent. e Bott. . Enum. n. 151, c. fr. Sardegna: Aritzo leg. Moris 1827. Sette Fratelli, H Aprile 1865 leg. Canepa. Oss. Recentemente citato da U. Brizi in Reliquiè Notarisiane (An- nuario di Roma 1892), per la Sardegna. Braehytheciaceae i Thæmnium Br. eur. 7135. T. alopecurum (L. Schimp. — De Not. Epil p. 64, Vent. e 3 Bott. Enum. n° 5, e. in Sardegna: ‘Attaccato alle rupi lungo i presso Aritzo, Pula, ;Diebre. 1827, leg. Moris e Lisa. Oss. Già pubblicato | nello Erstes Verzeichniss Sard. Laubmoose von Fr. A. Müller in Flora, Regensburg 1829. i MT | Eurhynchium Schim p. 136. E. striatulum (Spruce) Br. e Sehimp. — Rhynchostegium De Not. Epil. p. 76, Vent. e Bott. Enum. n.° 14, c. fr. SET EUR: Ad truncos prope Iglesias leg. De Notaris. . Oss. Il s saggio del De Notaris era riferito ti Hypnum dict var. 3 : = 25199. 48. circinatum (Brid.). — Rhynchostegium De Not. Epil. p- 18, Vada e Bott. Enum. n.° 15. Sardegna: Montixeddu in un fosso om- breggiato, leg. Canepa, Gennaio 1867. i - 138. E. strigosum (Hoffm.). — Rhynchostegium De Not. Epil. p. 80. Vent. e Bott. Enum. n.° 17, c. fr. Sardegna: leg. Moris. Sette Fratelli, 12 Aprile 1865, leg. ua Ad rupes S. ‚Elias; In umbrosis Iglesias, leg. - De Notaris. 2 koe Oss. E strano che il De Notaris non faccia menzione per la Sardegna di questa specie nel suo lavoro, tanto più che esiste nell’ erbario di Ge- nova un saggio determinato Hypnum strigosum Hoffm. ad rupes St. Elias seritto di sua mano. Del resto è già citato nell'elenco di Moris. o 139. E. Stokesii (Turn) — Rhynchostegium De Not. Epil p. 85. Vent. e Bott. Enum. n.° 23, c. fr. Sardegna: leg. Moris 1827; Isole ine : * | termedie log. Lisa 1840; In umbrosis 8. Angelo leg. De Notaris. 140. E. praelongum (L.) Br. et Schimp. — Rhynchostegium De Not. i Epil. p. 86. Vent. e Bott. Enum. n.° 25, c. fr. Sardegna: leg. Moris 1827. ` ML. E. Teesdalii Lindb. e Schimp. Syn. Ed. II, p. 676, c. fr. Sar- : . degna: Aritzo leg. A. Müller. Junio 1897. Ai Sette Fratelli, leg. Ca- m nepa, 11-12 Aprile 1865. i Oss. Fra questa specie ed il PARITA curvisetum ho Murcia ix delle forme intermedie, essendo per esempio il portamento e le foglie . piü o meno del carattere del R. curvisetum, mentre il peristoma ha il MAX FLEISCHER ; earatiere del E. Teesdalii e viceversa! In ogni caso queste due specio, i per quanto. ‘concerne le forme intermedie, sono da esaminare più mi-' $ nutamente. | as POPE Sehimp. tip. A. curvisetum var. litoreum Vent. e Bott. Enum. n.» 28. R. me- : diterraneum Jur. e. fr. Sardegna: Lungo le strade nei luoghi ombrosi ‘in terra e sulle pietre nelle grotte fresche, ombrose di 5. ‚Elias, leg. Moris e Lisa, Febbraio 1828 (sub. nom. Mypmim algerianum) Iglesias, De Notaris (sub. nom. Hypnum tenellum). : r -:0ss. Per me questa varietà forma un passaggio del R. curvisetum al R, tenellum. E M3. R. tenellum (Dicks.) Bryol. eur. — RA ynchostegium De Not. Epil. p. 75. Vent. e Bott.“ Enum. n.* 11, c. fr. Sardegna: Lungo le strade ombrose , ece. circa Sassari ‚ Iglesias, ai Sette Fratelli; leg. Moris e Lisa, Febbraio 1828; Cagliari (Monticeddu), Iglesias, leg. Canepa 1867. . —. 144. R. rusciforme (Neck.) Br. et Schimp. — De Not. Epil. 71. Vent. e Bott. Enum. n.° 6, c. fr. Sardegna: Sulle pietre bagnate dei ruscelli alle falde di Gennargentu, Aritzo, ecc. leg. Moris e Lisa. Dicembre 1827. 145. R. confertum (Dieks.) Br. et Schimp. — De Not. Epil. p. 74. Vent. : e Bott. Enum. n.° 8,c. fr. Sardegna: Ad rupes et ad sepes in locis um- 3, |’ brosis inter Iglesias et S. Angelo, leg. Moris e Lisa. Febbraio 1828. Oss. Non è citato in Barbey (Fl. Sard. comp.) per la Sardegna (vedi anche Brizi, Reliquie Notarisiane n? 4 in Annuario dell’ Istituto Bot. . di Roma 1892) ma fu già citato in Flora oder Botanische Zeitung Regensburg 1829: sulle rupi ombrose presso Laconi (Erstes Verzeich- — niss Sardinischer Laubmoose Fr. A. Müller) ed ancora pubblicato nel- T Unio Itineraria Müller 1827. In umbrosis ad saxa ot ad truncos prope : Iglesias sub. nom. Hypnum, confertum Dicks. 146. R. megapolitanum (Bland.) Br. et Schimp. — De Not. Epil. p. 74. Vent. e Bott. Enum. n.° 9, c. fr. Sardegna: Ad radides, Monte Santo, Pula, Sinay ad sepes circa Iglesias. Febbraio 1828, leg. Moris e Lisa. i Mone ombreggiati sotto il Castel S. Michele presso Cagliari, 19 Febbraio ect. Orri nelle adiacenze delle strade, Marzo 1867 leg. Canepa. = iche già stato pubblicato pegli essiccati. ; 6 Temari Müller 1827 "m umbrosis ad terram et ad lapides ges Pali, sub nome Hypnum megapolitanum). Camptothecium Schimp. 147. C. aureum (Lagasca) Bryol eur. — Brachythecium De Not. Epil. o p 117. Vent. e Bott. Enum. n.° 50, c. fr. Sardegna: da umbrosis s — vaticis, Iglesias, leg. De NONE : Do sn Sehin. = 3 8. S. Hie (VailL) Schimp. Pa dol Miu i-i: De Nol. Épil. P» "uu Vent. e Bott. Enum. n.° 44, e. fr. Sardegna: Ad sepes inter Iglesias : ; et Flumini e circa Iglesias leg. Moris e Lisa. Febbraio 1828 ; Isole in- termedie, leg: 1840; S. Barbara leg. Canepa. Aprile 1865. In | umbrosis Iglesias leg. De Notaris. Oss. E assai comune nella Sardegna; già Ladinia nello Erstes Verz ina a niss Sardinischer Laubinoose von Fr. A. Müller in Flora oder Botanische . Zeitung n.° 26, Regensburg, 14 Juli 1829 (nei boschi presso . Laconi, Luglio). Ancora è stato pubblicato negli essiccati Unio Itineraria Müller | .. 1827, sub. nom. Hypnum Illecebrum Linn. In graniinosis umbrosis prope en Vede anche Brizi Reliquie Notarisiane n° 26 in Annuario asta , È Brachythecinn Bryol. « eur, 149. B. vehitimtim (Dillet.) Br. et Schimp. E pe Not. Epil. p 125. Vent. e Bott. Enum. n.° 63, e. fr. Sardegna: Ad sepes Aritzo, leg. Moris e Lisa, Dechr. INC , 150. B. rutabulun (L Aia. eur. — De Not. Epil. p. 109. Vent. e Bott. Enum. n.* 4l, c. fr. Sardegna: Ad sepes circa Iglesias, sui tronchi di “poeb e nei boschi ad Arizzo, Diebr. 1827, leg. Moris e Lisa ; Iglesias, | De Notaris. Oss. È comune nella Sardegna. Hypnaceae. ic Bryol eur. ipu Dill. 158. m. fria Di, — = Amblystegium De bus sed p. pe V | rdegna: Ad sepes, ece., t S Aritz stes Moris | e "Lis 1828; prope Iglesias, leg. De Notaris. PIQUE 155. H. molluscum Hedw. — De Not. Epil. p. 175. Vent. e Bott. Enim. ° 111, e. fr. Sardegna: Ai Sette Fratelli leg. Moris Dicebr. 1827. | Ve stato citato nello Erstes Verzeichniss GERNE EUR noose. von Fr. A. Müller in Flora oder Botanische Zeitung n.°; | 1829, sopratutto sulle rupi. - ^ pev Anatomia comparata delle foglie delle Iridee. QN Studio anatomico-sistematico del D. Herman Ross. Con tavola V-VIII (del volume VI) ( Continuasione e fine, vedi fasc. IV-V, vol. VI). e = Durante e dopo la stampa della prima parte di questo lavoro ho ri- cevuto molti nuovi materiali di grandissima importanza che mi hanno messo in grado di completare ed ampliare notevolmente le osservazioni già fatte. In questo modo ho ora esaminato più di 400 specie e sol- tanto su due generi, Keitia e TIER non ho potuto estendere le mie ricerche. Colgo questa occasione per ringraziare i signori che mi hanno for- nito il nuovo materiale. In primo luogo è il compianto prof. Dr. K. Prantl, che mi comunieb un grande numero di foglie di specie inte- - ressanti, tra cui molte originali di Ecklon ‘e Zeyher, provenienti dal- Y erbario. dell’ Orto Botanico di Breslavia (herb. vratisl.) Di più il prof. — poo s Philippi, Santiago, mi mandò una ricca collezione di foglie delle s Iridee ‘dell’ America meridionale. Altri contributi ho ricevuto dagli erbarii dell’ Orto Botanico di Vienna e di Pietroburgo e da quello del ` K. K. Hofmuseum di Vienna, nonchè dai signori prof. Dr. L. Witt- mack, prof. Dr. P. Ascherson, prof. W. Trelease, C. Scheppig, Dr. K.. Keck. Oltre a ciò hanno fiorito in questo Orto Botanico parecchie. | specie non ancora studiate. Nel frattempo il Baker pubblicò il suo Handbook of the Irideae i quale mi è stato di grandissima utilità. Il sullodato autore ha rinun- giato in questa pubblicazione alla classificazione da lui esposta nal =. i : « Systema Iridacearum , » adottando con piccolissime variazioni la classificazione data da Bentham e Hooker nei Genera plantarum, Sr nere Cypella, eon eui una volta era riunito ; le grandi differenze nella — HERMANN ROSS - MARICA. Il genere Marica ha foglie tipicamente ensate a lamina assai larga . e per lo più molto sottile. Tutte le specie studiate — M. coerulea Ker (Brasilia, leg. Sello; ex herb. berol.) M. Sabini Lindl. (ex hort. vindeb.) M. Northiana Ker (Brasilia; com. Fritz Müller) e M. longifolia Lk. (Brasilia, com. Fritz Mülier) — presentano nella costituzione dell'epi- dermide un importante carattere comune: le cellule epidermiche del margine sono molto allungate ed assottigliate alle loro estremità e la loro parete & fortemente inspessita a mo’ di fibre, mentre in tutto il resto. della lamina l epidermide è piuttosto sottile. . La M. coerulea Ker offre poi la particolaritä che ogni cellula epider- . mica si prolunga in una papilla ehe & piü lunga nella zona stomati- fera che nella striscia senza stomi. I fasci meccanico-conduttori, di grossezza molto diversa, sono irre- m i golarmente distribuiti sopra il taglio trasversale. Due fasci molto più 2) grandi degli altri e presso a poco opposti trovansi nel centro d’ogni pagina della lamina, costituendo la linea mediana rilevata; i più grandi degli altri fasei sporgono pure alquanto sulla superficie e sono la causa della striatura longitudinale della lamina. Soltanto nella M. Sabini Lindl. * la cui lamina è relativamente spessa, i fasei non sporgono affatto. - Al tessuto assimilatore è di poco volume, causa la sottigliezza della - lamina. I eristalli sono piccoli ma molto numerosi e non sempre di- : E sposti esattamente in file longitudinali. : Una delle brattee alla base dell’ infiorescenza è piuttosto grando E. i mostra una struttura identica a quella delle vere foglie. Oltre a ciò ‚il fusto è munito di due ali assai larghe che gli danno tutte le ap- parenze di una foglia. Queste ali hanno la tipica struttura fogliare e soltanto la parte centrale presenta la struttura di un fusto. In questo : . modo la superficie assimilatrice della pianta viene Daratepa au- mentata. . Quanto ai fiori, il genere Marica borra pps completamente al ge- loro. imitata fogliare parlano jatanio a favore della Yol separazione. | Foglie di simile struttura. come dos delle Marica ha la Trimezia iti martinicensis Herb. | xl | CYPELLA.- "ud Il genere Cypella è distinto per le foglie piegate. Nella C. Zerbertii Herb. (Polia bonariensis Ten.) (*) le pieghe sono strette ed in piccolo x : numero, ogni piega porta poi sul suo dorso un' appendice aliforme — . È d larga presso a poco. quanto una piega (fig. 21). La lamina, larga cirea Es 5 mm., é di forma lineare. i La costituzione dell'epidermide varia a seconda della parte di foglia E che ricopre. Sul dorso delle ali, dove esiste un piecolo ipoderma di tessuto meccanico, le cellule epidermiche sono piccole ed a parete f fortemente inspessita, mentre sono molto delicate per tutto il resto -` della lamina. Quì si distinguono strisce longitudinali di cellule alte e - lunghe, ma senza stomi, quantunque siano in immediato contatto col tessuto assimilatore, ed altre strisce con stomi le cui cellule epider- x miche sono piccole, corte e basse. La distribuzione di queste due zone ‘è tale, che quella con stomi trovasi a preferenza nel fondo delle pieghe o su quel lato delle ali che e rivolto verso la lamina, e di regola la epidermide opposta suole essere priva di stomi. i : I fasei meccanieo-conduttori sono esili e poco numerosi: uno, rela- — ; tivamente grande, è situato nell’ angolo di ogni piega, un altro più ES iecolo trovasi sotto il margine di ogni appendice aliforme a poca di- — tanza dal gruppo di fibre sottoepidermico. Nella lamina stessa questo Lo SLM ipoderma. è poco voluminoso, va però aumentando verso la base ed è co poi fortemente sviluppato in quel tratto dove la lamina passa alla a | guaina; in questa ultima infine tale tessuto manca del tutto. ea Il mesofillo consta di pochi strati di cellule tutte quante clorofillacee. a T soliti cristalli appariscono in grande copia. > — Una struttura fogliare simile . incontreremo nei generi Calydorea , TY Nemastylis ed Alophia. xm Quando non è idioata la provenienza del ME studiato, significa cho le ricerche furono fatte su piante vive coltivate in questo R. Orto Botanico. HERMANN ROSS Le foglie della Cypella (Phalocallis) plumbea Lindl. (Montevideo, leg. Sello; ex herb. berol.) sono semplicemente piegate a ventaglio. Nell’ angolo di ogni piega trovasi un. grosso e forte fascio meccanico- conduttore che si estende da una epidermide all’ altra, mentre gli altri fasci in mezzo ad essi sono piccoli e deboli. Nel resto questa specie non offre nulla di notevole. Tali foglie piegate a ventaglio trovansi pure nel genere Eleutherine. TRIMEZIA. G Nel genere Trimezia incontransi due tipi di foglie di struttura e forma molto diversa : le T. martinicensis Herb., meridensis Herb. e spa- thacea Bak. hanno foglie a lamina larga tipicamente ensata, mentre quelle di T. juneifolia Benth., come si rileva dal nome, sono cilin- driche, giunchiformi. Quanto alla struttura interna, le foglie di T. martinicensis (Brasilia, com. Fritz Müller) mostrano molte analogie con quelle delle Marica, e principalmente la costituzione dell’ epidermide sul margine & identica. Anche in questa specie notasi una linea longitudinale rilevata nel centro della lamina, per la quale ragione queste foglie rassomi- gliano esternamente a quelle delle Ixiee in cui questo carattere è molto diffuso. % Del tutto diversa e molto singolare è la struttura delle foglie di 7. Juncifolia Benth. (Brasilia, log. Sello; ex herb. berol.). Le foglie, del diametro di circa 5 mm., sono finamente striate. Al taglio trasversale ogni stria corrisponde all’orifizio di una insenatura, che è strettissima al principio, ma poi va allargandosi considerevol- mente verso l'interno. La porzione della lamina, situata tra ogni due insenature, presenta su per giù la forma di una T e viene in grande parte costituita dal fascio meccanico-conduttore, il eui gruppo di fibre , sul lato esterno è molto voluminoso ed allargandosi a destra ed a sis S nistra si estende in forma di ipoderma sino all’orifizio delle insenature. Stomi trovansi esclusivamente nelle insenature, dove sono molto ri- parati. / ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE Un'uguale struttura non fu finora da me incontrata in alcuna altra specie delle Iridee; soltanto la Bobartia spathacea Ker vi ha alcune analogie. | TIGRIDIA. Tutte le specie del genere Tigridia hanno foglie piegate. Nella T. Pavonia Ker, con le sue numerose varietà e forme, la lamina fo- gliare & pressoché lanceolata e misura nel centro 3-4 cm. in larghezza; nel suo insieme rassomiglia ad un ventaglio quasi del tutto spiegato, essendo l'angolo delle pieghe molto aperto. Il taglio trasversale della lamina (fig. 18) presenta quindi la forma di uno zig-zag ed ogni piega porta sul suo dorso una piecola appendice aliforme. La distribuzione dei fasei & come in tutte le lamine piegate: nell’ angolo di ogni piega vedesi collocato un grosso fascio meccanico-conduttore disposto in tal guisa che il floema è rivolto verso l’appendice; 3-5 altri fasci asssai più piccoli trovansi in ogni striscia di lamina tra una piega e l’altra. I fasci sono sempre immersi nel mesofillo, e soltanto i grandi hanno un piccolo gruppo di fibre sul lato esterno, per la quale ragione le foglie in questione sono poco rigide. i L'epidermide è piuttosto delicata ad eccezione dell’ estremità delle appendici. Gli stomi sono limitati a determinate strisce longitudinali che si alternano con strisce senza stomi nello stesso modo come nella Cypella Herbertii Herb. Le -cellule epidermiche della prima regione sono però, in questo caso, molto alte e, viste dalla superficie, relativa- mente corte e di forma presso a poco. rombica, mentre nella zona astoma sono meno alte, pressochè rettangolari e più allungate. Il mesofillo consta omogeneamente di cellule a clorofilla di forma tondeggiante, ed in mezzo ad esse compariscono numerosi cristalli assai grossi della tipica forma prismatica. Nei generi Rigidella'e Nemastylis incontreremo una identica strut- tura fogliare. -Bentham ed Hooker e Pax hanno incluso le Hydrotaenia Lindl. in. questo genere, mentre Baker le conserva come genere proprio anche nel suo Handbook of the Irideae. Le foglie vengono dette pure piegate HERMANN ROSS come nella Tigridia; se corrispondono a quelle anche quanto alla ` loro struttura interna, non ho potuto congtatarlo per mancanza di materiale. RIGIDELL A. . Quanto alle generalità, le foglie delle Rigidella (R. flammea Lindl. Mexico, leg. Karwinski, ex herb. Musei palat. vindob.; idem Bourgeau n.° 740, ex herb. petrop.; R. immaculata Herb. Mexico, Andrieux n.° 78, ex herb. Musei palat. vindob.) sono identiche a quelle delle Tigridia, ` i fasci però sono più ‘grossi ed hanno una maggiore quantità di fibre: di più anche l'epidermide è è più robusta. I soliti cristalli vi sono stra- ‘ordinariamente numerosi ed anche molto grandi. | Le due specie distinguonsi per la grandezza delle foglie, la cui jene spiegata nella prima, misura 2-3 em. di larghezza, mentre Li della seconda & mo dia l em. ALOPHIA. .. L'Alophia (Herbertia) pulchella Sweet e VA. coerulea- Herb. hanno pure foglie piegate, la cui lamina però è molto stretta (circa 3-4 mm.), e per questa ragione vi sono soltanto poche pieghe. Nel loro insieme - queste foglie corrispondono a quelle della Cypella Herbertii Horb: L'Alophia (Herbertia) stricta Griseb. = (Uruguay, leg. Lorentz; ex herb. berol.) invece ha foglie di una struttura del tutto differente. La loro lamina è bensì pure piegata, ma in quel modo particolare che chiamai « a doppio gomito », perchè due fasci, uno a poca distanza dall'altro, trovansi nell’ angolo di ogni piega, la quale ET sels . senta con due spigoli (fig. 19). ; z . La specie in parola si distingue per questo carattere - dalle altre specie di Alophia, e forse neanche appartiene a questo genere; diffatti il Baker nell'Zandbook ve la riporta con un punto interrogativo. Una analoga struttura mostrano soltanto le foglie della Gelasine azurea Herb. ~- FERRARIA. Le foglie basali della Ferraria undutaid L. sono RR ma si di- stinguono da quelle di tutte le altre Iridee finora studiate per il gra- duale ma considerevole ingrossamento della lamina nella parte mediana; il „contorno del taglio trasversale (fig. 3) diventa perciò quasi rombico. — L'epidermide in corrispondenza ai fasci e sopra i margini consta di cellule rettangolari e molte volte piü lunghe che larghe, mentre nella zona stomatifera le cellule epidermiehe sono pressoché rombiche, molto | più corte e più basse. Un grosso fascio meccanico-conduttore è situato nella linea mediana di ogni lato della lamina, mentre gli altri restano molto più piccoli e . sono distribuiti senza ordine sino ai margini, sotto i i quali trovasi posto un forte gruppo di cellule meccaniche. I 405 strati più esterni del mesofillo costituiscono il tessuto assimila- tore, le cui cellule si allungano alquanto nel senso perpendicolare, alla superficie delle foglie, senza però diventare tipicamente palizzatiformi. Questo clorenehima -è ben distinto dal parenchima fondamentale | incoloro, che si estende da un margine all’ altro, ma è naturalmente più abbondante nella ragione mediana della lamina. I cristalli sono molto numerosi e ben sviluppati; si trovano esclu- sivamente accanto o sopra i fasci e sono disposti colla massima regolarità in file longitudinali, di cui spesso 3-5 corrono parallele tra di loro. Le foglie basali hanno la guaina poco sviluppata, molte volte più piccola della lamina; nelle foglie eaulinari invece la lunghezza della lamina va scemando gradatamente, mentre la guaina si fa sempre più grande, cosicchè le ultime foglie bratteiformi non sono che guaine for- temente gonfiate e del tutto sprovviste di lamina. HOMERIA. Le foglie della Homeria collina’ Vent. ed H. aurantiaca Sweet ‘appartengono a quella forma transitoria che lega il tipo monofacciale al bifacciale: la lamina, per quasi tutfa la sua estensione, è di strut- HERMANN ROSS tura bifacciale, mentre la sola estremità, che tutt'al più misura alcuni cm. è monofacciale. Morfologicamente queste foglie sono quindi ana-. loghe a quelle di molte specie di Moraea, e lo stesso vale per la loro ‘struttura interna (cf. fig. 24 a, b). I cristalli sono limitati alle cellule parenchimatiche, incolore sopra ed accanto ai fasci, dove sono però abbondantissimi . e posti regolar- mente in più file longitudinali (fig. 35). HEXAGLOTTIS. L'Heraglottis longifolia Vent. (Moraea flexuosa L. fil., Pr. B. Spei, Ecklon n.° 536; ex herb. H. Schinz) ha foglie della medesima struttura delle Zomeria e Moraea. Come particolarità di questa specie c'è da rilevare la presenza di cristalli a forma di corti prismi disposti altresì in fila longitudinali sopra i fasci, mentre i cristalli nel mesofillo sono prismi molto allungati. | Non.ho potuto ottenere materiale dell'altra specie, M. virgata Sweet, la quale differisce dalla precedente per le foglie quasi tereti. i CROCUS. Numerosissime sono le specie di Crocus che si trovano in coltura e ne ho studiato una trentina circa, per il resto mi sono valso della “splendida monografia di questo genere del Maw (!) in cui le tavole che illustrano ogni specie portano pure una figura schematica del taglio trasversale della foglia. Tutte le specie di Croeus hanno foglie lineari, strettissime e per lo. più assai lunghe, che rassomigliano in qualche modo’ a TA delle Graminee. Per la descrizione particolareggiata scelgo il C. longiflorus Raf., specie siciliana che presenta la struttura caratteristica per questo ge- nere. (^, GEORGE Maw, A Monograph of the genus Crocus. London, 1886. ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDER 353 Le foglie di questa specie sono larghe circa 3 mm. e perfettamente sviluppate, raggiungono la lunghezza di 20-25 em. La pagina superiore della lamina è liscia e lucida, arrotondita ai margini e leggermente concava nel centro, dove scorgesi una linea bianca (folia albo-vittala) larga circa 1 mm. che percorre tutta la lamina nella direzione longitu- dinale. Nella pagina inferiore vi sono due scanalature longitudinali (docce) relativamente profonde, poste simmetricamente a destra ed a sinistra della parte centrale che sporge fuori a mo' di una carena appiattita; l'interno di queste docce è di un verde molto più sbiadito del rimanente. Al taglio trasversale eseguito nella parte media della lamina (fig. 33) si rileva meglio ancora la conformazione singolare di queste foglie, che sono di struttura tipicamente dorsoventrale, caso abbastanza raro nelle Iridee. L'epidermide non è di uguale costituzione su tutta la foglia: nelle docce le cellule epidermiche sono basse, larghe e corte, a parete sot- tiliasima con una'cuticula appena percettibile, mentre in tutto il resto della superficie fogliare l'epidermide è piuttosto robusta, costituita da cellule più alte e strette e molte volte più lunghe che larghe. La pa- rete esterna dell'epidermide vi è assai più spessa e coperta da una cuticula ben sviluppata. Gli stomi sono limitati alle docce, dove però trovansi in numero stragrande. I fasci megcanico-conduttori sono poco numerosi e yelstivramente esili. Due piuttosto grandi sono posti simmetricamente a destra ed a sinistra sotto gli spigoli della carena, ed altri due simili sotto la pa- gina superiore in immediata vicinanza dei margini, ma sempre senza toccare ]' epidermide. Questi fasci hanno un disereto gruppo di fibre sul lato esterno ed uno piü piecolo sull'interno; floema e xilema sono poco copiosi. Parecchi altri fasci più piccoli e per lo più sprovvisti di elementi meccanici sono disposti attorno alle docce. Il tessuto assimilatore viene costituito dai 3-5 strati più esterni del mesofillo, ad eccezione del tratto sotto la linea bianca nel centro della pagina superiore. Attorno alle docce in cui giaciono gli stomi, le et lule elorofillacee sono alquanto irregolari e danno luogo a numerosi spazii intercellulari assai grandi #questo tessuto evidentemente corri- 33. Malpighia anno VIT, vol. VII. PN D d sni ten a Lok TE ne i HERMANN ROSS sponde al parenchima spugnoso delle foglie bifacciali. Per tutto il resto le cellule assimilatrici nei 2-3 strati più esterni sono tipicamente pa- lizzatiformi e, come al solito, quelle del primo strato sottoepidermico sono le più allungate. Nelle foglie giovanissime il resto del mesofillo, nella porzione centrale della lamina, consta di un parenchima a grosse cellule incolore a pareti sottili. Verso la pagina superiore questo tes- suto sì estende fino all’ epidermide, mentre in tutti gli altri lati con- fina col tessuto assimilatore, il limite del quale però è sempre ben marcato. Col ‘progressivo sviluppo della foglia questo parenchima in- coloro si lacera e si forma una grande lacuna aerea; da ciò dipende la linea bianca sulla pagina superiore che sparisce diffatti togliendo l’aria. I soliti cristalli prismatiei incontransi di frequente nel mesofillo. Circa sessanta specie di Crocus mostrano sostanzialmente la stessa struttura fogliare. Le modificazioni e le particolarità che le singole specie presentano sono però molto costanti e caratteristiche, cosicchè possono talvolta addirittura servire a scopo sistematico. : Anzitutto è la conformazione delle docce che varia all'infinito: ora sono strette, chiuse e profonde, ora tanto aperte che soltanto per ana- logia si può applicare questo termine, mostrando appena la forma di scanalature (p. es. C. iridifolius Heuff., C. Imperati Ten. ecc.). In parecchie specie dentro la doccia scorre un rialzamento a mo' di costa longitudinale che trae la sua origine da un fascio ,di maggiore volume molto avvicinato all’ epidermide, dividendo la scanalatura in due seni (p. es. C. biflorus N Mill); più di rado compariscono due o tre di tali coste nella stessa doccia ( C. reticulatus M. B., C. cancellatus Herb., C. medius Balb. ece.). Se questa costa assume maggiori dimensioni, queste influiscono sulla costituzione dell’ epidermide e del tessuto clo- rofillaeeo che mostrano allora gli stessi caratteri come fuori delle docce. I margini delle doccie possono essere acuti o arrotondati, lisci o ci- gliati, e la cosidetta carena può avere una superficie piana, convessa _9 concava. Anche i fasci meccanico-conduttori offrono delle differenze sia nella costituzione e nella quantità dei lore tessuti, sia nel modo come sono situati e distribuiti; in determinate specie si estendono sino all’ epidermide, in altre sono immersignel mesofillo. Di più l'epidermide ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE 355 delle docce non ha sempre la struttura descritta per il C. longiflorus Raf.; talvolta le sue cellule hanno pareti laterali minutamente ondu- ‘late ed esternamente portano piccole gobbe. ` Di un particolare interesse sono quelle poche specie le cui foglie non mostrano la struttura tipica. Dobbiamo distinguerle in due gruppi; le foglie di alcune specie tendono a diventare quadrangolari, mentre quelle di alcune altre specie diventano quasi semicilindriche. Al primo gruppo appartengono C. vallicola Herb. (Maw, l. e. tab. 3) e €. Scharojani Rap. (Maw, l. e. tab. 2) in cui la carena raggiunge la larghezza della pagina superiore, le e scanalature formano le faccie laterali della foglia. Nella' seconda specie manca perfino la nota linea bianca sulla pagina superiore. Forme transitorie che legano queste specie al tipo comune si presentano nel C. zonatus Gay. (Maw, 1. e. tav. 4) e C. Korolkowi Reg. et Maw (Maw, l. c. tav. 56). Nelle foglie dell'altro gruppo le scanalature tendono a sparire. Nel C. nevandensis Amo et Camp. (Maw, 1. c. tav. 42) le docce sono molto piccole e la carena è già assai grande, mentre nel C. carpetanus Boiss. et Runt. non v' è più traccia di docce, la lamina si presenta sotto forma ; Semicilindrica. La pagina superiore è leggermente concava e di colore bianchiecio, mancando sotto di essa il tessuto a clorofilla. La pagina inferiore invece è fortemente convessa e striata ; (Maw, l. c. tav. 41) indica 16 coste per essa, io ne ho osservato soltanto 10, forse varia il loro numero. Fra le coste c' è una leggiera insenatura, la cui strut- tura è identica a quella delle due docce nelle specie a foglie tipiche; nel centro di ogni costa trovasi un fascio meccanico-conduttore, ed un altro piccolo è situato sotto ogni insenatura. Ciascuno di questi due gruppi a foglie anormali ha una patria di- versa; le specie a lamina pressochè quadrangolari sono indigene del- l Asia minore e dei paesi limitrofi, cioè al confine orientale dell’ area geografica del genere Crocus, ed appunto in questa stessa regione cre- scono le specie di Iris a foglie quadrangolari. Le specie appartenenti ‘al gruppo a lamina semicilindrica invece trovansi nella parte opposta, al confine sud-ovest, cioè nella penisola iberica ed in Algeria, dove è precisamente il centro della distribuzione degli Xiphion le cui foglie Presentano molte analogie con quelle di queste specie di Crocus. 356 HERMANN ROSS Questi fatti certamente non sono fortuiti, ma accennano ad origine | comune delle rispettive piante, quantunque queste, per la loro struttura fiorale, ii a generi niente ‘affatto affini. y SYRINGODEA. Di questo genere, i cui rappresentanti sono molto rari tanto in col- tura quanto negli erbarii, non ho potuto esaminare che la Syringodea montana Klatt (Hantam mountains, Pr. B., Spei; ex herb. H. Schinz). Le foglie di questa specie sono molto delicate, lunghe 3-4 em., filiformi, x ricurve o a spirale. Sono di struttura dorsoventrale; la pagina supe- riore è piana o un poco concava, la inferiore fortemente convessa. Un Coo Me esa piccolo faseio meccanico-conduttore trovasi in ogni metà della lamina. L'epidermide è piuttosto robusta e provvista di stomi su Msc le pagine. Queste foglie rassomigliano nel loro insieme a quelle dei Crocus. y Pd GALAXIA. La Galaxia ovata Thbg. (Pr. B. Spei, leg. Berg; ex herb. berol)ha . foglie a lamina slargata, di forma ovata con una corta punta di strut- | tura monotaosiale, mentre quelle della Galaxia graminea Thbg. (Pr. B. Spei, leg. et com. R. Schlechter) sono filiformi e dé aue sino bios metà di struttura dorso ventrale. E Anatomieamente queste foglie corrispondono, su per giü, a quelle delle Homeria, Moraea ecc., con cui hanno pure tante analogie dal [ punto di vista morfologico. A ROMULEA. Rein A fo E Il genere Romulea presenta alla sua volta una struttura fogliare del i tutto sui generis, comune a tutte le specie studiate, ad eccezione di una ‘sola, la R. crocifolia Vis. E Le foglie delle Bomulea a sono lineari, cilindriehe o fliformi ed ap- partengono al tipo monofaceiale; alla base sono guainanti, e la vagina | si continua per un tratto più o meno lungo in su, cosicchè la foglia in quella parte porta sulla linea ventrale (margine superiore) un pro- fondo solco, il quale però viene ordinariamente nascosto dai lembi che LASA ATO. . sì ricoprono. Il carattere più importante di queste foglie consiste nelle 4 scana- | lature longitudinali simmetricamente distribuite, le quali, per lo più, sono molto anguste e si presentano esternamente sotto forma di strie; . di rado assumono tale larghezza da essere riconoscibili ad occhio nudo (R. cruciala Kér). Il taglio trasversale di una tale lamina mostra la forma di queste scanalature, che, strette all’ orifizio, vanno allargan- dosi leggermente verso l interno (fig. 25). Le quattro faccie della la- mina sono presso a poco di uguale struttura: nel loro centro scorre, immediatamente sotto l'epidermide, un grosso fascio con fibre sul lato esterno ed interno, o tutto in giro; due altri fasci più piccoli e con fibre soltanto sul lato esterno trovansi a destra ed a sinistra a poca distanza dal primo, ed infine un piccolo gruppo di fibre giace sotto ogni spigolo delle docce. L'epidermide ed il mesofillo mostrano molte analogie col genere Crocus, affermando l'affinità sistematica di questi due generi. L’ epi- dermide porta stomi solo nelle docce, dove è molto delicata, ed ogni sua cellula è provvista di una fila di piccole gobbe; il clorenchima at- torno alle docce è meno rieco di clorofilla e le sue cellule sono al- . quanto irregolari. Fuori delle docce, l'epidermide è forte e liscia ed il | tessuto a clorofilla si compone di cellule palizzatiformi. Di più le fo- | glie perfettamente sviluppate sono altresi vuote per la lacerazione del parenchima incolore nel centro della lamina. Cristalli prismatici ab- - bondano tanto nel tessuto clorofillaceo quanto attorno ai fasci. Quantunque tutte le specie studiate presentino in fondo l identica struttura, le singole specie offrono tuttavia delle piecole partieolarità | che per lo più rendono possibile il distinguerle. La eirconferenza del taglio trasversale è, su per giù, ellissoide nelle R. Linaratii Parl., „Bulbocodium Seb. e Man., pulchella Jord. e Four., longiscapa Tod., _ligustica Parl., Rollii Parl., candida Hort., speciosa Bak., mentre gg Pao REM * HERMANN ROSS R. Columnae Seb. e Mau., ramiflora Ten., bulbocodioides Bak., rosea. Eckl., tenuifolia Tod. è quasi circolare; quella della R. cruciata Ker invece & molto allungata, essendo la lamina di questa specie schiac- ciata lateralmente. | Varia pure nelle diverse specie la conformazione delle docce che possono essere più o meno aperte o profonde. Fatta astrazione dalle | . docce, l' epidermide suole essere forte, ma bassa e di uguale costitu- zione su tutti i lati. Nella R. bulbocodioides Bak. invece è molto alta, e nella R, tenuifolia Tod. le cellule epidermiche sono notevolmente LI più alte su quel lato della lamina che è rivolto in su. Di più i fasci presentano delle differenze tanto per la loro costituzione quanto per il modo come sono collocati ; nella R. bulbocodioides Bak. mancano i pic- coli gruppi di fibre sotto gli spigoli delle docce. Una particolarità non priva d'interesse offrono poi le foglie della R. rosea Eckl., nelle quali scorre un Nocera di fibre tutto in giro, ad eccezione delle insenature. La R. crocifolia Vis., originaria della Dalmazia, come si rileva dal nome, ha foglie della stessa conformazione e struttura come i Crocus: la pagina superiore è piana e porta la caratteristica linea bianca, mentre nella pagina inferiore notansi le due docce. CIPURA. La Cipura paludosa Aubl. (Guiana frane., Poiteau; ex herb. berol.). unica specie df questo genere, ha foglie piegate con piccole appendici sul dorso di ogni piega. Nel loro insieme rassomigliano quindi a quelle delle Tigridia, sono però più delicate e le appendici alquanto DE lunghe. SPHENOSTIGMA. Il genere Sphenostigma ha altresì foglie piegate. Ho studiato quelle della Sph. ,Sellowiana Bak. (Brasilia, leg. Sello; ex herb. berol.) il cui taglio trasversale presenta una forma molto singolare : è a zigzag come in tutte le foglie piegato, i ma oltre a ciò ogni tratto di lamina tra una P piega e l'altra nico-conduttore posto nell'angolo di ogni piega ha un grosso gruppo di fibre sul lato esterno; gli altri fasci sono piccoli ma forti, e tra Funo e !’ altro di questi si RE le suaccennate ondulazioni della lamina. ' Gli stomi trovansi a preferenza nelle insenature e I’ epidermide di questa regione & relativamente delicata, mentre in tutte le parti dove mancano gli stomi, l' epidermide è di una solidità straordinaria e co- perta da una cuticula fortissima. In questo caso non solo la parete esterna delle cellule epidermiche, ma anche la parete interna & forte- ‚mente inspessita, caso abbastanza raro nelle Iridee. Foglie di analoga struttura non ho mai incontrato finora in questa famiglia. ELEUTHERINE. L'unica specie, Eleutherine plicata Herb. (St. Thomas, leg. Eggers; ex herb. panor.; Brasil, leg. et com. Fr. Müller), ha foglie piegate a ventaglio di struttura simile a quelle della IP (Phalocallis) plumbea Lindl. CALYDORE A. a Le foglie della Calydorea furcata Bak. (Montevideo, leg. Sello; ex herb. berol.) presentano, su per giü, la medesima struttura di quelle dell Cypella Herbertii Herb. (fig. 21) ed anche quelle della C. spe- ciosa Herb. (Chili, com. Fr. Philippi) appartengono allo stesso tipo; le pieghe vi sono meno numerose ed il mesofillo è più sviluppato. Nella C. campestris Bak. (Brasil. merid., leg. Sello; ex herb. berol.) lo spessore della lamina & piü considerovole ancora, ed il suo taglio trasversale presenta la forma tanto singolare rappresentata dalla fig. 22. Di più e' è da notare la presenza di un ipoderma di fibre per tutta la circonferenza della lamina ad eccezione delle insenature. Le cellule dell’ epidermide situata sopra l'ipoderma meccanico sono di- stinte per la parete interna fortemente convessa, di modo che queste cellule al taglio trasversale hanno presso a poco la forma di un se- è alla sua volta leggermente ondulata. Il fascio meeca- = dm : HERMANN ROSS micerchio. I fasei sono molto esili e poco numerosi; sul loro lato - esterno mancano le fibre, funzionando l'ipoderma come tessuto mec- canico. Il mesofillo è clorofillaceo per tutta la sua estensione. GELASINE. - La Gelasina azurea Herb. ha foglie piegate « a doppio gomito » come quelle della Alophia- strieta Grieseb. (ef. fig. 19) colle quali con- cordano pure perfettamente quanto alla struttura interna. NEMASTYLIS. Le foglie delle Nemastylis coelestina Nutt. e N. versicolor Wats. (Pringle, Pl. mex. 1889, n. 2553; ex herb. vratisl) mostrano alla loro . volta l’identica costituzione di quelle della Cypella Herbertii Herb. Una partieolarità della prima specie consiste però in ciò chein eorri-- spondenza dei fasci principali comparisce spesse volte un piccolo ipo- derma di fibre, producendovi un leggero rialzamento dell' epidermide. Nella seconda specie le pieghe sono assai numerose e le appendici, relativamente grandi, si dispongono quasi parallele alla lamina, di guisa che ne risulta un seno molto riparato in eui si trovano gli stomi. L'e- pidermide nell'interno di questo seno & molto delicata, mentre al di fuori di esso & robusta e sprovvista di stomi. La N. purpurea Herb. (Texas; com. K. Keck) invece ha foglie leg- germente piegate con piccole appendici sul dorso delle pieghe come si osserva nella Tigridia Pavonia Ker (fig. 18). DIPLARRHENYN A. Le foglie della Diplarrhena Moraea Labill. (Tasmania; com. Ferd. ‚von Mueller) sono tipicamente ensate, molto rigide e finamente striate. La circonferenza del loro taglio trasversale è leggermente ondulata, poichè i fasei sporgono alquanto, ciò che è pure la causa della suac- cennata striatura. I numerosi fasci meccanico-conduttori sono per lo più ankkiamante opposti sulle due pagine; con “india regolarità si al d ad ternano fasci grandi e piecoli, ed uno grande si trova collocato tra- ANATOMIA COMPARATA Pad sversalmenie sotto i margini a poca distanza dall'epidermide. Gli elementi meccanici compariscono in grande quantità in tutti i fasci, ma maggiormente nei grandi-i quali, sul lato esterno, hanno un forte gruppo di fibre, 3-4 volte più grande dei tessuti conduttori, e sul lato interno uu arco di 3-4 strati di cellule meno inspessite. Le cellule parenchimatiche situate in mezzo a due fasci hanno pure pareti fortemente inspessite, cosicchè tutto l'insieme costituisce una solida spranga che si estende da una epidermide all' altra. I fasci piccoli invece non arrivano a fondersi e le cellule meccaniche sul loro lato interno sono molto meno numerose. La porzione centrale del mesofillo è incolora e nello stato adulto della foglia lacerata; le cellule nella vieinanza dei fasci contengono spesse volte sostanze tanniche. L’ epidermide è di una robustezza straordinaria, principalmente sopra i fasei-e sui margini; le cellule epidermiche sono rettangolari e poco allungate sopra i fasci, alquanto irregolari nella zona stomatifera. Non ho mai incontrato cristalli in questa specie. * In molti punti esistono delle analogie tra questa specie ed i generi Orthrosanthus e Patersonia, anche essi indigeni dell’ Australia. LIBERTIA. Del genere Libertia ho euF tutte le otto specie descritte da Baker nel suo Zandbook. Il materiale delle specie americane mi fu favorito dal prof. Fr. Fhilippi, Santiago; quello delle specie australiane da Ferd. von Mueller. Le foglie sono in tutte le specie tipicamente ensate ; nel maggior nunero dei casi la lamina è leggermente ingrossata nel centro e di regola scorgonsi inoltre numerose linee longitudinali rilevate, irregolar- mente distribuite su antbedue le pagine. Al taglio trasversale (fig. 2) si rileva molto manifestamente la porzione centrale piü spessa in eui il tessuto fondamentale à più abbondante ed i fasci raggiungono mag- giore volume. I fasei meccanico-conduttori sono distribuiti senza ordine: nella parte SON HERMANN ROSS | ingrossata formano due file, mentre nelle parti sottili sono isolati e ordinariamente sono più spessi della lamina, per la quale ragione for- mano le dette linee rilevate. I fasci sono sempre molto riechi di elementi meccanici. Sotto i margini, che possono essere assottigliati o arrotondati, trovasi un grosso fascio disposto trasversalmente, il quale però è sempre se- parato dall'epidermide da alcuni strati di tessuto clorofillaceo. L'epidermide è sempre forte; gli stomi sono alquanto approfonditi e le cellule epidermiche contigue si rieurvano sopra l' orifizio dell'an- ticamera, rendendolo ancora più stretto. Nella parte sottile il mesofillo è clorofillaceo per tutta la sua esten- sione, mentre nella parte inspessita soltanto i suoi strati più esterni sono ricchi di clorofilla, la quale poi va diminuendo gradatamente verso T interno. | Le cellule del parenchima incoloro hanno pareti solide e lignificate. I soliti eristalli prismatici sono scarsi, ma si trovano tanto nel meso- fillo che attorno ai fasci. i Soltanto due specie, L. paniculata Spr. e. L. pulchella Spr. si al- lontanano in aleuni punti dalla tipica struttura sopra descritta, avvi- ^ einandosi invece al genere Sisyrinchium, con cui del resto presentano anche delle affinità riguardo alla loro struttura fiorale, cosicche da aleuni autori, tali specie vengono riferite a questo ultimo genere. Nelle foglie della L. paniculata Spr. manca del tutto l'ingrossamento centrale; il loro taglio irasversale (fig. 16) é ugualmente sottile. I fasei invece sono relativamente grossi e sporgono percio notevolmente fuori; sono sempre isolati ed alternativamente rivolti verso un lato e verso l’altro. I fasci marginali si comportano come quelli delle altre specie Nelle foglie della L. pulchell& Spr. mancano tali sporgenze; i fasci vi sono molto esili ed immersi nel mesofillo. BELEMCAN DA. Le foglie della Belemcanda chinensis Leman è corrispondono, nella loro struttura, completamente a quelle delle ris japonica Thbg., I. eristata Ait. ecc. che appartengono al sottogenere Evansia. © ANATOMIA COMPARATA D ORTHROSANTHUS - .— — Ho esaminato le seguenti tre specie: Orthrosanthus multiflorus Sweet (Australia, leg. Preiss; ex herb. berol.); O. laxus Benth. ed O. gra- mineus Benth. (Australia, leg. Preiss; ex herb. vratisl), le cui foglie sono ensate, strette e molto rigide. Il loro taglio trasversale (fig. 12) è molto caratteristico: i fasci delle due pagine sono opposti ed i due corrispondenti si fondono completamente per mezzo delle cellule mec- caniche. Un piccolo fascio è collocato sotto i margini a poca distanza dall’ oporana ed un gruppo semilunare di fibre immediatamente sotto di essa. . L'epidermide è pure molto forte; le sue cellule portano nella re- gione stomatifera una piccola gobba nel loro centro, le quali emer- genze nella striscia sopra i fasci si prolangano talmente da presentarsi sotto forma di papille o di veri peli. | Endlicher (Pl. Preiss. II, 32) riferì le specie in parola al genere Libertia. La loro struttura fogliare tanto diversa da quella delle Libertia con- ferma quanto giusta fu la separazione da quel genere. Le foglie degli Orthrosanthus presentano delle affinità soltanto con | quelle della Diplarrhena Moraea Labill. e di parecchie specie di Pa- tersonia, tutte quante indigene dell' Australia. KEITIA. Non sono riuscito a procurarmi materiale dell’ unica specie di questo genere, Keitia natalensis Rgl., la quale, del resto, & una pianía molto dubbiosa. Bentham ed Hooker la credono affine ad Orthrosanthus o Bobartia, Baker invéce vuole identificarla coll’ Eleutherine plicata Herb. BOBARTIA. La Bobartia spathacea Ker è, dal punto di vista anatomico, una delle specie più interessanti tra tutte le Iridee finora studiate. La patria di tutte le specie di Bobartia è il Capo di Buona Spe- ranza; la specie in parola vi cresce in luoghi aridissimi ed è pre esposta a temperatura molto alta. HERMANN ROSS Il materiale per le mie ricerche debbo al dott. R. Marloth, Cape Town, il quale, in una sua nota sull’ adattamento delle piante dell’Africa meridionale al clima (!), ha già accennato ad alcune particolarità ana- tomiche di questa specie. Le foglie della B. spathacea Ker sono giunchiformi e servono al Capo come materiale da far canestri ecc. La loro superficie & coperta da numerose strie longitudinali finissime, le quali, al taglio trasversale (fig. 34), corrispondono ad insenature assai strette della profondità. di circa 0,1 mm. La parete esterna dell epidermide 6 di diverso spessore; sulle spor- genze, dove è in immediato contatto coll’ atmosfera, è oltremodo spessa (sino a 0,025 mm.), mentre si assottiglia gradatamente nei solchi, nel fondo dei quali misura appena 0, 007 mm.; essa è fortemente suberi- ficata per tutto il suo spessore. Nell’ interno dei solchi trovansi numerosi peli eorti e robusti che, incastrandosi a vicenda colle loro estremità, formano un efficace riparo agli stomi situati nel fondo di detti solchi. I fasci meccanico-conduttori, una quarantina all incirca, sono ugual- mente distribuiti tutto in giro; la struttura di queste foglie è perciò concentrica. Tra ogni due insenature è collocato un fascio che si spinge sino all’epidermide. Questi fasci sono però di due tipi e si alternano regolarmente: i piccoli sono stretti e lunghi e constano quasi esclusiva- mente di elementi meccanici; soltanto qua e là nella regione interna in- contransi dei piccoli gruppi di cellule a cavità maggiore ed a parete li- gnificata, i quali forse sono tessuti conduttori. Più internamente, verso. il centro, in corrispondenza di ciascuno di questi fasci, ma staccato da essi, suole trovarsi con grande regolarità un piccolo gruppo di cellule meccaniche. Gli altri fasci invece contengono floema e xilema, sono più grandi dei primi e più voluminosi nella parte interna, dove appunto sono situati i tessuti conduttori. Lo xilema è relativamente copioso e si com- pone principalmente di vasi punteggiati di grande diametro (sino a () R. ManLorH, Some adaptions of south african plants on the clima. Cape Town., 1890 ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE 365 0,025 mm.). Il floema inveee è molto scarso ed abbraccia lo xilema dal lato esterno a mo’ di semiluna; viene formato da pochi -tubi eribrosi ‘assai esili riuniti in piecoli gruppi o isolati e da alcune piccole cellule a parete inspessita, le quali però son ben distinte dal tessuto mecca- nico propriamente detto, che circonda floema e xilema da tutti i lati (cf. fig. 34). | Attorno alle insenature giace il tessuto assimilatore, formato dà cel- lule alquanto allungate nel senso radiale. Tutto il resto del mesofillo consta di parenchima incoloro le cui pareti cellulari sono piuttosto spesse, leggermente lignificate e provviste di numerose punteggiature semplici. Di quando in quando si osserva che una di queste cellule o | un piccolo gruppo di esse si sono selerotizzate (fig. 34 scl). I cristalli ehe compariscono in grandissimo numero hanno la forma di prismi poco piü lunghi che larghi. Una parte di essi & sparsa tra gli strati interni del tessuto assimilatore; essi misurano cadauno 0,024 mm. di lunghezza. La maggior parte dei cristalli si trova nelle cellule | parenchimatiehe accanto ai fasci, salvo sul loro lato esterno dove questi confinano direttamente coll’ epidermide; non di rado incontransi pure dei cristalli negli strati esterni del tessuto fondamentale incoloro. La lunghezza di questi cristalli varia da 0,010 a 0,015 mm. Per le foglie cilindriche e rigide l abito di questa specie ricorda più un giunco che una Iridea. Riguardo alla costituzione dei singoli tessuti ed alla loro disposizione al taglio trasversale, si manifestano grandi analogie tra queste foglie ed il fusto di alcune dicotiledoni afille, come per es. Plumbago aphylla Boj., parecchie Genistee , le Casuarina ece., della cui struttura mi sono occupato in altra occa- sione. (!) Questa rassomiglianza & veramente sorprendente con la Plum- bago aphylla Boj. i eui fusti giunchiformi sono provvisti di solchi di quasi uguale conformazione (cf. 1. c., tav. II, fig. 4) e dove il tessuto assimilatore e meccanico sono distribuiti nello stesso modo. Si vede da questo esempio quanto influisce l'ambiente sull' KERREAARRE delle piante, di guisa che la struttura di rappresentanti di famiglie molto (! Nuovo Giornale Bot. Ital. vol. XXI, (1889) pag. 125. HERMANN ROSS lontane diventa quasi identica, se le condizioni eui debbono adattarsi sono le stesse. : i Nessuna delle altre specie di Bobartia mostra una struttura fogliare come la B. spathacea Ker. La B. filiformis Ker (Pr. B. Spei, leg. Ecklon et Zeyher; ex herb vratisl.) ha pure foglie tereti, rigide e striate, ma le insenature vi sono molto più piccole, cosiechè la circonferenza del taglio trasversale non è che leggermente ondulata. Ci sono pure fasci di diversa gran- dezza: i grandi si estendono sino all'epidermide e sono assai forti per la grande quantità di cellule meccaniche; i fasci piccoli invece sono molto esili e posti sul lato interno del clorenchima. Come particolarità di questa specie è da notare che la parete esterna dell'epidermide è più forte sopra il elorenchima che sopra i fasci. Gli “stomi sono collocati molto al di sotto del livello dell’ epidermide, e l' anticamera & strettissima. .La struttura delle foglie della 2. anceps Bak. (Pr. B. Spei, leg. Bach- mann; ex herb. H. Schinz) si discosta molto da quella delle specie precedentemente descritte. Le foglie della B. anceps Bak. sono lineari, larghe 3-4 mm., un poco ingrossate nel centro e leggermente arro- tondate ai margini. Al taglio trasversale scorgesi che sotto i margini vi è un semplice gruppo di fibre, mentre i fasci sono ugualmente di- stribuiti su ambedue le pagine. I fasci sogliono essere di diversa gran- dezza, di guisa che ogni quarto fascio è il più grande, e di quelli si- tuati in mezzo ad essi il centrale è più grande dei laterali. L' epider- mide è curvata verso fuori, sopra il clorenchima, formando delle leggiere insenature sopra i fasci (ef. fig. 14), un carattere che finora non ho incontrato in altra Iridea. Il tessuto a clorofilla consta di pochi strati ed è ben marcato verso il parenchima incoloro che nelle foglie adulte è lacerato nel centro. Non ho visto cristalli. Gli stomi sono al- quanto approfonditi e dalle cellule epidermiche contigue si curvano sopra di essi quattro protuberanze a forma di cornetto, coprendo in grande parte l'orifizio dell anticamera. Quanto alla struttura fogliare la B. gladiata Ker (Pr. B. Spei, leg. et com. R. Marloth) non mostra aleuna affinità colle specie precedenti. ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE 367 Le foglie di questa sono ensate, fortemente compresse ed i margini a taglio. L' epidermide & molto forte, principalmente sopra i fasci, i quali sono irregolarmente distribuiti. Nel loro insieme queste foglie rassomigliano molto a quelle delle Dietes. SISYRINCHIUM. a * Le numerose specie di Sisyrinehium da me studiàte (circa una treu- tina) presentano una certa conformità quanto alla loro struttura fo- gliare. Fatta astrazione dal S. striatum Smith. e specie affini, le foglie sono più o meno strette e per lo più molto sottili, di rado ingrossate nel centro o quasi cilindriche. L'epidermide è relativamente delicata; assume maggiore solidità nei margini, principalmente se questi sono a taglio, e sopra i fasci, anche nel caso che questi non si estendano sino all’ lt” (p. es, S. graminifolium Lindl.). I fasci sono di regola piccoli ed tania pochi elementi meccanici; nelle lamine sottili sono disposti in unica fila nel centro, in quelle di un certo spessore invece formano due file in rapporto colle due pagine della foglia. Di regola i fasci distano alquanto dall’epidermide; in alcune specie però (S. siriatum Smith ecc.), arrivano quasi a toccarla. Gli ultimi fasci sotto i margini sono sempre disposti trasversalmente. Nel maggior numero dei casi tutto il mesofillo è clorofillaceo, o nelle lamine, piuttosto spesse, la clorofilla diminuisce gradatamente verso il | centro. Le cellule assimilatrici sono talvolta un poco allungate, ma non diventano mai tipicamente palizzatiformi. Cristalli mancano in tutte le specie studiate. In parecchie specie le cellule epidermiche del margine si prolungano in corti peli unicellulari che danno origine alla scabrosità di esso. Foglie di struttura simile incontriamo nei generi Libertia, Tapeinia ed Aristea. TAPEINIA. Il genere Tapeinia è molto affine al precedente, e la struttura fo- gliare dell’ unica specie, T. magellanica Ker (Is. Chonos; com. Fr. Philippi), non si distingue notevolmente da quella dei Sisyrinchium. 368 HERMANN ROSS La pianta & densamente cespitosa e le foglie, lunghe appena 2 cm sono lineari, ensate. E l Iridea più piccola conosciuta. PATERSONIA. Del genere Patersonia, indigeno dell’ Australia, ho esaminato 12 specie che mi furono favorite dal Barone Ferd. von Mueller e dall’ erbario di Breslavia. - In tutte le foglie sono ensate, strette, molto rigide. La loro epider- mide è assai forte; in alcune specie (P. Drummondii F. v. Muell., P. pygmaea Lindl. ecc.) le sue cellule si prolungano in un corto pelo; nella zona stomatifera questi peli sono molto più sviluppati che sopra i fasci, dove anzi possono del tutto mancare. In altre specie ( P. longi- scapa Sw., P. rudis Endl., P. occidentalis R. Br., P. Diesingii Endl. P. turfosa"Endl.) le dette cellule della striscia con stomi portano pie- cole papille, mentre nelle strisce prive di stomi sono lisce; la P. um- brosa Endl. porta lunghi peli nella regione marginale. La superficie delle foglie è striata o solcata. Le insenature compa- riscono o .tra i singoli fasci (fig. 13) o tra i fasci principali (p. es. P. glauca R. Br.). I fasci meccanico-conduttori sono dappertutto molto forti e collocati immediatamente sotto l' epidermide. Gli elementi meccanici circondano per lo più tutto il fascio, raramente mancano sul lato interno di esso. Nella P. sericea R. Br. poi incontrasi la particolarità che le fibre sono più abbondanti sul lato interno del fascio. Il tessuto assimilatore è poco spesso e sempre ben limitato verso il . parenchima incoloro nel centro della lamina. I soliti cristalli prismatici trovansi nel clorenchima della P. Drummondii Ferd. v. Muell., mentre nelle P. umbrosa Endl., P. canthina Ferd. v. Muell, P. rudis Endl. e P. sericea R. Br. si vedono eristalli soltanto sopra i fasci ed hanno la forma di prismi molto raceoreiati. Cellule tannifere sono frequenti in quella regione dove il parenchima incolore confina col clorenchima e coi fasci. ; Le Patersonia tur fosa e Diesingii, descritte dall’ Endlicher come specie 2 Y distinte, vengono dal Bentham e dal Baker riunite colla P. occidentalis R. Br. e di fatti concordano completamente nella loro struttura fogliare. La P. canthina Ferd. v. Muell. viene dal Baker (Handbook, pag. 137) dubbiosamente riferita come sinonimo della P. umbrosa Endl. L’ ana- tomia delle foglie, essendo diversa nelle due: piante, non conferma questa opinione. ; | SYMPHYOSTEMON. Le foglie del Symphyostemon narcissoides Miers (Chili; com. Fr. Philippi) sono molto delicate causa il poco sviluppo di tessuto mecca- nico dei fasci. L' epidermide è piuttosto forte e presenta la particolarità che la sua parete interna e le pareti laterali sono quasi dello stesso spessore come l'esterna. I fasci sono poco numerosi, e A grandi; sul loro lato esterno mancano le cellule meccaniche. Bentham ed "Hooker fanno la seguente osservazione: Genus potius Sisyrinchio quam Solenomelo affine videlur. Riguardo alla struttura delle foglie invece il genere in parola concorda completissimamente coi Solenomelus come vedremo in appresso. CHAMAELUM. Il Chamaelum luteum Phil. (Chili, com. Fr. Philippi) ha foglie molto tenere, tereti o un poco compresse, finamente striate e coperte di una leggiera pelurie bianchiccia. Le insenature, che sono la causa della , Striatura, sono un poco slargate nel fondo. L'epidermide ed i fasci, per quanto ho potuto rilevare dal materiale secco che si presta molto male in questo caso per tali ricerche, sono di costituzione simile a quelli del genere precedente. I peli sono unicellulari, lungh! e flaccidi e par- tono dal fondo delle insenature. SELENOMELUS. Le foglie del Selenomelus chilensis Miers (Sisyrinchium peduncu- latum Hook., Chili, com. Fr. Philippi) sono ensate, larghe 6-8 mm., sottilissime con linee rilevate longitudinali. Queste linee corrispondono ?i. Malpighia anno VII, vol. VII. ANATOMIA COMPARATA DELLE FOCLIE DELLE IRIDER 369 e AES EWR RR RM a at RN i n oe ni 7 2 i rn 30. E HERMANN ROSS ai fasci che per la sottigliezza della lamina sporgono fuori. L' epider- mide ed i fasci si comportano come quelli dei due generi precedenti. Il S. Lechleri Bak. (Susarion Segethi Phil., Chilì ; com. Fr. Philippi) invece ha foglie tereti, le quali però concordano pure nella loro strut- * tura con quelle dei due ultimi generi, la qual eosa rivela una intima affinità tra di loro, tanto più che simili caratteri non furono finora incontrati in altre specie di questa famiglia. Tenendo conto di queste particolarità anatomiche tendo a dare la preferenza alla classificazione adottata dal Baker nel suo Systema Iridacearum (pag. 121), riunendo gli ultimi tre generi in uno. Pax, che conserva pure i tre generi, li mette perfino in gruppi di- versi: Symphyostemon nelle Sisyrinchinae, i due altri nelle Pater- soninae. ” » " CLEANTHE. : Le foglie della Cleanthe melaleuca Salisb. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon et Zeyher; ex herb. berol.) sono ensate, lineari, rigide. Al taglio tra- sversale la lamina non è dappertutto dello stesso spessore. I margini sono a taglio e l'epidermide vi è fibrosa, mancando sotto di essa qualsiasi tessuto meccanico. I fasci sono di grandezza molto disuguale e da ciò dipende il diverso spessore della lamina. Le foglie della specie in parola concordano in parecchi punti con quelle delle Aristea, e questa affinità si manifesta pure nella struttura fiorale, cosicchè alcuni autori l'hanno inclusa come sezione in questo genere. ; ARISTEA. Le specie di Aristea, tanto polimorfe nella struttura fiorale e nel- Y habitus mostrano pure anatomicamente molte discrepanze tra di loro. Fatta astrazione del sottogenere Nivenia, tutte le specie studiate hanno un importante carattere comune nella costituzione del margine che é a taglio senza ipoderma ma con una epidermide fortissima. Le A. madagascariensis Bak., (Madagascar, leg. Hildebrandt n.° 3844 ; ex herb. H. Schinz)” A. eyanea Soland. (Pr. B. Spei, leg. Eeklon, ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE #4 351 : ex herb. H. Schinz) ed A. dichotoma Ker (Pr. B. Spei, leg. Eeklon : et Zeyher; ex herb. vratisl.) hanno fasci su per giù opposti ed abbon- ` dantemente provvisti di fibre; tra i fasei principali vi è una leggiera insenatura. | Nella prima specie i fasci arrivano a toccare l epidermide e sono . di una solidità straordinaria; nelle due altre specie invece si interpon- gono tra i fasci e l'epidermide uno o due strati di grosse cellule pa- renchimatiche tannifere. Simili «cellule incontransi pure: abbondante- mente nel mesofillo incoloro. Le A. cladocarpa Bak. (Madagascar, Hildebrandt n.° 3709; ex herb. . Schinz), A. pusilla Ker (Grahamstown, M' Owan n.° 45; ex herb. Schinz), A. Eckloni Bak. (Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.° 59; ex herb. vratisl.) hanno foglie a lamina molto sottile, ed i fasei vi sono dispostf'in una sola fila. Nella A. capitata Ker (cult. in hort. M. Leiehtlin) i fasci delle due pagine sono ben distinti in due file ma sparsi irregolarmente. E. Il sottogenere Nivenia è caratterizzato dal fusto fruticoso coperto 7 | di foglie. Le foglie delle due specie hanno una struttura del tutto di- . versa da quella delle specie precedentemente descritte e sono anche differenti tra di loro. a Le foglie dell’ A. fruticosa Pers. (Pr. B. Spei, Burchell n. 7100; ex a herb. berol.) sono strette e piccole, ma rigide. Il contorno del taglio | trasversale è leggermente ondulato; i margini sono arrotondati e sotto di essi vi è un grosso gruppo semilunare di cellule meccaniche. L'e- pidermide è ugualmente forte per tutta la sua estensione ed ogni sua, cellula porta nel centro della parete esterna una piccola papilla. I fasci sono piccoli e presso a poco di uguale volume. Bentham ed Hooker dicono della specie in parola : Habitu potius Papeiniae accedit, sed flores omnino Aristeae convenire videntur. Dal punto di vista anatomico invece non presenta affinità né coll’ una nè coll’ altra. Le foglie dell’ A. corymbosa Benth. (eult. com. L. Wittmack) sono più grandi e più larghe. L' epidermide è robusta ; la parete esterna delle dus cellule si curva fortemente verso fuori formando una piccola rA : HERMANN ROSS gobba che è più sviluppata sopra il tessuto assimilatore che sopra i fasci. Sotto i margini trovasi un ipoderma semilunare di fibre. I fasci sono irregolarmente distribuiti sotto le due pagine; soltanto sul lato esterno hanno elementi meccanici. Il centro della lamina viene riempito da un parenchima incoloro a pareti, cellulari alquanto inspessite e lignificate ; nella regione inferiore della foglia questo carattere è più pronunciato che nella parte supe- riore. Oltre a ciò gli strati situati immediatamente sotto l epidermide della guaina constano di cellule a parete talmente inspessita che la cavità è ridotta ad un punto. | I fasci meccanico-conduttori del fusto sono perixilematici: il floema occupa il centro e lo xilema lo circonda. Per quanto a me è noto, tali fasei non sono ancora descritti per i fusti delle Iridee e mi occu- ‘però di questo argomento in un'altra occasione. WITSENIA. La Witsenia maura Thbg. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon et Zeyher; ex herb. berol) ha pure un fusto legnoso ben sviluppato ed è per il suo habitus una delle specie piü singolari della famiglia. È Riguardo alla struttura fogliare questa specie non si distingue no- tevolmente dall’ Aristea corymbosa Benth. Vom KLATTIA. Le foglie della Alattia partita Bak. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon et Zeyher; ex herb. berol.) corrispondono quasi in tutte le particolarità a quelle del genere precedente. C'è da notare soltanto la presenza di piccoli gruppi di fibre immediatamente sotto I’ epidermide. Anche questa specie ha un fusto legnoso. Evidentemente tutte le specie che presentano questo carattere, tanto raro nella famiglia delle Iridee, sono molto affini tra di loro. SCHIZOSTYLIS. Con questo genere comincia il gruppo delle Ixiee; esso si distingue : da tutti gli altri generi di questo gruppo per la mancanza di bulbo. ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE 373 Le foglie della Schizostylis coccinea Backh. et Harv. sono tipica- mente ensate. Le cellule epidermiche hanno pareti dritte e mancano di papille; per questi caratteri differisce dal maggior numero delle Ixiee che hanno eellule epidermiche provviste di pups ed a pareti ondulate. I fasci sono tutti opposti a due a due meno che sotto i margini dove ce n'é uno solo rivolto col floema verso la linea marginale. Una par- ticolarità di questa specie sono le grandi lacune aeree nel centro della lamina, le quali si estendono da una coppia di fasci all'altra e risul- tano dalla lacerazione del parenchima incoloro. HESPERANTHA. Ho studiato le seguenti specie: Hesperantha uniflora Hochst. (Abyss. leg. Schimper; ex herb. panor.) H. cinnamomea Ker (Pr. B. Spei, leg. Berg; ex herb. berol), Z. faleata Ker (Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.° 235; ex herb. vratisl.), H. lutea Benth. (id. Ecklon et Zeyher, n.° 216), H. angusta Ker (id. Ecklon et Zeyher, n.° 234), H. radiata Ker (Pr. B. Spei; ex herb. Schinz). - 2 Le foglie sono ensate, talvolta però molto strette. Ad eccezione del- i H. pilosa Ker le cellule epidermiche della striscia stomatifera, por- tano le suaccennate papille, sino a 12 in una fila, mentre le loro pareti . laterali sono dritte. . Nel centro di ogni pagina trovasi collocato il fascio più grosso, il | quale insieme al mesofillo, ivi maggiormente sviluppato, costituisce la linea (nervo) mediana rilevata che è pure caratteristica per la maggior parte delle Ixiee, come lo è anche la disposizione dei fasci a due a due esattamente opposti; soltanto sotto i margini ce n'è sempre = uno solo. I margini sono arrotondati e per lo piü un poco ingros- | sati; soltanto nella Z/. uniflora Hochst. il margine è appiattito e porta nel suo centro una piccola appendice aliforme. La lamina è sempre molto delicata e sottile, cosicchè il mesofillo si 2: compone di pochi strati. I soliti cristalli sono sempre abbondantissimi. L’ H. pilosa Ker si distingue dalle altre specie anche per la con- HERMANN ROSS formazione della linea mediana e dei margini, i quali sono molto in- grossati e hanno al taglio trasversale una forına presso a poco rettan- golare; dai loro spigoli partono numerosi peli assai lunghi. GEISSORHIZA. Le foglie delle Geissorhiza sono pure ensate, più o meno strette e | molto delicate; la lamina porta o una sola linea longitudinale nel centro di ogni pagina, o parecchie parallele tra di loro e, su per giü, di uguale grossezza. La forma del taglio trasversale della lamina varia secondo le spe- eie. Nella G. secunda Ker (Pr. B. Spei, M' Owan, n.° 807; ex herb. Schinz) la linea mediana & molto sporgente e si allarga verso fuori (fig. 5), il rimanente della lamina è molto sottile sino ai margini che alla loro volta sono notevolmente ingrossati. Le G. juncea Lk. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon; ex herb. Schinz) e G. rochensis (id. M' Owan n.° 2281) hanno la stessa linea mediana, ma oltre a ciò anche gli altri fasci producono un simile ingrossamento della lamina. Nelle foglie della G. romuleoides Eckl. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon; ex herb. Scheppig) e della G. imbricata Ker (id., Ecklon et Zeyher n. 231; ex herb. vratisl.) la linea mediana sporge appena ed i margini sono poca. ingrossati. L’ epidermide è più o meno fortemente inspessita sopra i fasci e sui margini, mentre è molto delicata nella zona con stomi. Le cellule epi- dermiche di questa ultima regione sono di regola molto allungate, hanno pareti laterali dritte e portano una fila di papille coniche suila loro . parete esterna; soltanto nella G. secunda Ker se ne osservano due file * e nella G. setacea Bak. (Pr. B. Spei, leg. Bolus; ex herb. Schinz) - anche tre e più. D'altra parte tali papille mancano del tutto nella G. excisa Ker | (cult.; herb. panor.) le cui cellule epidermiche sono di forma pressochè x rombica. I soliti eristalli sono in tutte le specie molto grandi e nu- È merosissimi, ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE DIERAMA. Le foglie delle Dierama pendula Bak. (Pr. B. Spei, log. M' Owan ex herb. panor.) sono distinte per la loro grande rigidità, il che di- pende dalla grande quantità di fibre sul lato esterno dei fasci e dal- l'epidermide ugualmente forte per tutta la sua estensione. Le pareti laterali delle cellule epidermiche sono dritte; le papille vi mancano, ma le cellule della striseia astoma portano una piecola gobba nel centro. / " I fasci sono opposti; i più grandi si toccano ai lati interni e si fon- dono anche insieme. Con grande regolarità si alternano fasei grandi e piccoli, ed ogni quarto fascio è il più grosso. I margini sono arro- tondati e sotto di essi trovasi un piccolo ipoderma di cellule meccaniche. STREPTANTHERA. Non mi fu possibile di procurarmi materiale di un rappresentante di questo genere. IXIA. Le foglie delle diverse specie di Ixia, di cui un grande numero si irova in eoltura, presentano una grande concordanza nella loro strui- tura e forma. La lamina è ensata, lineare, poco rigida ed a margini arrotondati; la linea mediana sporge relativamente poco e per lo più compariscono lateralmente parecchie altre linee più fine. uid L'epidermide mostra molto bene la struttura caratteristica delle Ixiee: le cellule della zona stomatifera hanno le pareti laterali forte- i mente ondulate e la loro parete esterna porta una fila di piccole papille TN (fig. 36), mentre le cellule dell'altra zona sono lisce ed hanno pareti dritte. Le cellule assimilatrici sono allungate trasversalmente e molti n mezzo ad esse. Parenchima fondamantale incoloro, ntro della lamina in corrispondenza alla he nelle parti laterali in mezzo ai eristalli trovansi i comparisce soltanto nel ce linea mediana e qualche volta anc fasci di maggiori dimensioni. Am i HERMANN ROSS I fasci delle due pagine song sempre esattamente opposti, e ciò costituisce un altro carattere diffusissimo entro il gruppo delle Ixiee. Il fascio più grosso è sempre quello della linea mediana; gli altri sono notevolmente più piccoli e spesse volte i corpi legnosi di due fasci opposti si fondono completamente. Sotto i margini trovasi un forte gruppo di fibre senza tessuti conduttori (fig. 10), il che è ca- ratteristico per il genere Zxia. Le specie della sezione Hyalis (7. paniculata Delar. ecc.) furono dal Ker riunite eol genere Tritonia, e della sezione Morphixiu lo stesso autore fece un genere per sè. Baker conservò nel« Syst. Iridac. » il genere Morphivxia, ma vi unisce le Hyalis delle quali fa la sezione « Longicolles ». Bentham ed Hooker ed anche Pax includono invece questi gruppi nel genere /xia, il che pare il più naturale. Di fatti tutte queste specie concordano pienamente nella loro struttura fo- gliare, la quale invece & alquanto diversa nel genere Tritonia. FREESIA. Le foglie delle Freesia si distinguono da quelle del genere prece- dente soltanto per Ja maneanza del gruppo di fibre sotto i margini, i quali del resto non sono arrotondati, ma un poco appiattiti 0 anche leggiermente concavi.. Mancandovi ogni altro tessuto meccanico, l'epi- dermide del margine assume una certa solidità. Il genere Freesia è molto affine al genere Tritonia da cui non dif- ferisce che per i lobi bifidi dello stigma. Questa affinità viene piena- mente confermata dalla struttura fogliare quasi identica in questi due generi. ; LAPEYROUSIA. Le singole specie di Lapeyrousia presentano delle diversità piut- . tosto rilevanti rispetto alla loro struttura fogliare. Le foglie della L. corymbosa Ker (Pr. B. Spei leg. Mae Owan; .. herb. panor.) sono su per giù identiche a quelle delle Freesia, ed anche quelle della L. (Anomatheca) cruenta Benth. e L. grandi- + ANATOMIA COMPARATA DELLE Foduik DELLE TRIDEE - an “Im hora Bak. si anhs sostanzialmente mello stesso modo, soltanto che i margini vi sono leggermente ingrossati ed arrotondati e coperti da una epidermide più forte. La L. abyssinica Bak. (Abyss. Schimper n.? 329; herb. panor.) e la L. coerulea Schinz (Kalahari, leg. et com. Schinz) sono distinte per la presenza di un forte fascio meccanico-conduttore sotto i margini. La L. micrantha Bak. (Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.? 253; ex herb. vratisl.) e la L. anceps Ker (id. n.° 247) hanno fasci poco o punto sporgenti, sicchè le solite linee longitudinali sono molto deboli . o mancano del tutto. | Uno studio esatto della struttura fiorale per il quale purtroppo non dispongo di materiale suffieiente, potrebbe decidere se queste diffe- renze anatomiche ci portano su di una via giusta per riconoscere l'af- finità naturale delle singole specie tra di loro e coi generi affini. WATSONIA. ils Le Watsonia hanno foglie molto rigide che nel maggior numero = dei casi sono ensate e lineari, raramente cilindriche. Già ad occhio nudo notasi un ingrossamento, per lo piü assai considerevole, dei mar- gini,i quali si rilevano tanto piü dal fondo verde per il colore bian- chiecio. La linea mediana è sempre molto manifesta e spesse volte ı compariscono pure le linee laterali, principalmente nel materiale secco. Il taglio trasversale mostra che l'ingrossamento dei margini dipende da un grosso gruppo formato quasi esclusivamente di elementi mec- caniei. In aleune specie questo gruppo sottomarginale viene formato da un solo fascio meccanico conduttore posto trasversalmente, in altre questo fascio si fondeecolla prossima coppia di fasci ed un tale gruppo ‘contiene allora tre porzioni di tessuti conduttori più o meno distinte. Di un’altra struttura sono i margini della W. angusta Ker (Afr. aust.; com. K. Keck) e della W. marginata Ker (fig. 11). Un certo nu- . mero di piccoli fasci (5-7) si fondono insieme costituendo un ipoderma che tappezza internamente la parte ingrossata, il cui centro viene riempito da tessuto parenchimatico. * * 378 HERMANN ROSS Gli altri fasci meccanico-tonduttori sono sempre esattamente opposti e, ad eccezione di quelli situati nella linea mediana, i due corrispon- denti o si toccano o si fondono insieme. Le cellule epidermiehe delle W. Ludwigii Eckl. (Kaffria, leg. Bolus; ex herb. Sehinz), W. Meriana Mill. W. iridifolia Ker e W. margi- nala Ker presentano la caratteristica ondulazione delle pareti laterali e le papille sul loro lato esterno, i quali earatteri mancano nelle W. humilis Mill. (Pr. B. Spei, leg. Ecklon; ex herb. Scheppig), W. tubu- losa Eckl. (Pr. B. Spei, ex herb. florent), W. densiflora Bak. (Natal, leg. Wood; ex herb. Schinz) e W. angusta Ker. I soliti cristalli prismatici incontransi nel mesofillo di tutte le specie studiate, raramente anche sopra i fasci; nella W. densiflora Bak. quelli sopra i fasci sono molto corti, quasi larghi quanto lunghi. Le foglie della W. punctata Ker (Pr. B. Spei, leg. et com. H. Schinz) e della var. triticea Bak. (Micranthus triticeus Zeyh., Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.° 293; ex herb. vratisl. invece sono cilin- driehe, piuttosto sottili, ma assai rigide e la loro superficie è fina- mente striata. Al taglio trasversale si osserva che i fasci sono distri- buiti tutt in giro; vi sono due fasci più grandi degli altri, i quali evidentemente corrispondono a quelli delle linee mediane nelle foglie appiattite. Fra un fascio e l’altro vi è una leggiera insenatara in cui giaciono gli stomi; l'epidermide di questa regione è papillosa, mentre sopra i fasci è liscia e molto forte. Cristalli della forma di corti prismi trovansi abbondantemente sopra i fasei e nel tessuto assimilatore. Il parenchima incoloro, che riempe il centro della lamina, & lacerato nelle "e perfettamente sviluppate, le quali perciò sono vuote. MICRANTHUS. Le foglie inferiori del Micranthus plantagineus Eckl. (Mac Owan, austro afric. n.° 1935; herb. panor.) sono ancipiti: nel centro di un di- screto spessore, vanno assottigliandosi gradatamente verso i margini che sono arrotondati; la loro superficie presenta numerose linee rilevate. I fasci più grossi sono quelli situati sotto i margini: essi sono di- P stinti da tutti gli altri per la grande quantità di fibre che circondano i tessuti conduttori. Tra ogni due fasci formasi una leggera insena- tura, le eui cellule epidermiche portano le caratteristiche papille, men- ire le pareti non sono ondulate. Sopra i fasei incontransi grande nu- mero di cristalli. Le foglie adulte sono pure vuote. Il M. fistulosus Eckl. (Pr. B. Spei, leg. Harvey; ex herb. hort. bot. vindeb.) ha foglie cilindriehe di struttura simile a Ben: della specie precedente. Per la forma delle papille epidermiche differisce però da tutte le altre specie, essendo queste all'estremità un poco slargate -e 'smarginate. Anatomicamente le foglie. dei Micranthus mostrano molti rapporti con quelle delle Watsonia e specialmente del sottogenere Beilig. ACIDANTHE RA. Le foglie dell’ Acidanthera unicolor Hochst. (Abyss. Schimper n.° 2304; herb. panor.) rassomigliano a quelle delle Watsonia. Al taglio irasversale (fig. 0) osservasi la seguente disposizione dei fasci: i due : più forti sono situati nel centro e danno origine alla linea mediana ehe à assai rilevata; gli altri sono molto piü piccoli e sempre a due x a due esattamente opposti. I loro corpi legnosi si fondano in unica | massa, ed essendo i fasci più spessi della lamina, producono le linee la- | terali leggermente sporgenti. L'ultimo fascio sotto il margine è posto immediatamente sotto l'epidermide; questo è più grosso e più forte degli altri e per questa ragione il margine è alquanto ingrossato. Le cellule epidermiche sopra il tessuto assimilatore hanno le pareti late- - rali leggermente ondulate, mentre le papille mancano su di esse. - L' Acidanthera pallida Ker (Pr. B. Spei, leg. Ecklon et Zeyher; ex herb. berol.) si distingue dalla specie precedente per i fasei piü grossi B e piü riechi di elementi meccanici; di piü il gruppo sotto i margini consta esclusivamente di fibre. Alquanto diversa è la struttura delle foglie dell’ A. tubulosa Bak. | (Pr. B. Spei, leg. Mac Owan; ex herb. hort. bot. vindob.). La linea HERMANN ROSS mediana qui è fuori e porta un grosso fascio nel suo centro e due altri più piccoli molto larga e sporgente; essa va allargandosi verso su ogni lato. I margini sono slargati nella direzione trasversale in tal guisa che al taglio trasversale si presentano a forma di mezza luna; anche in essi osserviamo 5 fasci di dimensioni analoghe a quelli della linea mediana cf. 22. Il tratto tra questa ultima ed i margini è molto corto e porta soltanto una coppia di fasci molto esili; la lamina vi è sot- tilissima e perciò si forma qui una insenatura in cui giaciono gli stomi. L'epidermide di questo tratto è delicata, ha cellule rombiche senza papille. I margini di queste insenature suno muniti di peli unicellulari assai robusti. . . | BABIAN A. La maggior parte delle specie di Babiana ha foglie pelose a lamina piegata. Il passaggio della guaina alla lamina é nelle foglie di questo genere molto bruseo, cosicché queste due parti della foglia sono net- tamente distinte. La guaina & per lo piü molto lunga e gli autori la Sogliono chiamare picciuolo. Il taglio trasversale della lamina (fig. 20) mostra il modo del piega- mento, che è a ventaglio con pieghe arrotondate. Anche qui un faseio relativamente grande occupa l'angolo di ogni piega, mentre gli altri fasci, che sono sempre molto meno voluminosi, trovansi irregolarmente distribuiti su ambedue le pagine. Un fascio molto ricco di elementi | meccanici è situato sotto i margini. 3 L'epidermide é piuttosto forte sopra i fasci, le sue cellule vi sono . relativamente lunghe ed a pareti dritte. Da questa zona prendono ori- í gine i peli che sono semplici ed unicellulari. In tutto il resto della lamina le cellule epidermiche hanno le pareti leggermente ondulate, ma Senza gobbe; gli stomi sono numerosissimi e trovansi a preferenza ae fondo delle pieghe. Il mesofillo è per lo più ugualmente clorofillaceo, essendo la lamina molto sottile; qualehe volta osservasi sotto i fasci di maggiori dimen- zioni una stretta striseia di parenchima incoloro. I eristalli sono nume- rosi tanto nel mesofillo che attorno ai fasci. ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DELLE IRIDEE ‘381. La guaina presenta la struttura caratteristica per questo organo. Ho studiato B. tubiflora Ker, B. tubata Sweet, B. stricta Ker e. numerose varietà e forme di quest' ultima specie. CROCOS M A4. Le foglie della Crocosma aurea Planch. sono tipicamente ensate e provviste, su ogni pagina, di una linea mediana molto pronunciata , mentre le linee laterali si fanno appena visibili. ‘Il fascio più grosso di ogni lato occupa il centro della linea mediana, gli altri fasci sono opposti e si fondono, per lo più, completamente. Al- cuni di questi ultimi, i più forti, si estendono da una epidermide al- l'altra, mentre altri più esili restano nel centro della lamina in mezzo al mesofillo. I margini sono arrotondati e, per mancanza di appositi tessuti meccanici, l'epidermide vi è fortemente inspessita. Le cellule epidermiche della zona stomatifera sono munite di numerose papille ed hanno pareti ondulate. : Soltanto nella parte centrale della lamina in corrispondenza della linea mediana comparisce il parenchima incoloro, le cui cellule con- tengono spesse volte piccoli cristalli di ossalato di calce in forma di ottaedri ecc. Nelle porzioni laterali della lamina invece tutto il me- sofillo è elorofillaceo ed ivi trovansi abbondantissimamente i soliti cristalli prismatici, i quali però sono sparsi senza ordine (fig. 37) e non disposti in file longitudinali come in quasi tutte le altre Iridee. Dal Pappe ed anche dal Baker nel Syst. Zridac. la pianta in pa- rola fu riunita col genere Tritonia formandone una sezione, e di fatti le foglie delle Tritonia (s. str.) mostrano l' identica struttura. Di questa specie ho confrontato foglie di piante coltivate in questo ' Orto Botanieo con quelle di esempari originali dell’ Africa meridio- nale, eonstatando la loro identità sino alle più piccole particolarità anatomiche. ; La struttura fogliare della Crocosma aurea Planch. è la tipica del gruppo delle Ixiee che incontreremo in diversi altri generi e specie. i HERMANN ROSS MELASPHAERULA. L'unica specie, Melasphaerula graminea Ker (Diasia graminifolia - DC.), ha foglie di quasi identica struttura come quelle della specie pre- cedentemente descritta, soltanto che sotto i margini trovasi un forte | gruppo di fibre, e quindi le cellule di questo tratto dell’ epidermide non sono tanto fortemente inspessite come in quelle. Anche i eristalli mo- | strano la stessa distribuzione irregolare. | Anche di questa specie ho esaminato foglie di piante coltivate e di esemplari originali ed ebbi lo stesso risultato affermativo che non vi . sono differenze gi sorta. : TRITONIA. Del genere Tritonia ho esaminato le seguenti specie: T. crocata Ker, T. miniata Ker, T. deusta Ker, T. hyalina Bak., (T. fenestrata Ker), T. squalida Ker, T. pallida Ker, T. lineata Ker, T. securigera | Ker, T. scillaris Bak. (Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.° 243; ex herb. vratisl.), T. crispa Ker (id. n. 109), T. kamisbergensis Klatt ka. n.° 109), T. viridis Ker (id.). Tutte queste specie hanno foglie ensate di struttura simile a quelle | di Erocosma. Salvo nella T. seillaris Bak., mancano sempre tessuti meccanici sottomarginali, e quindi l'epidermide sul margine è fibrosa. Dappertutto la linea mediana è ben sviluppata (fig. 4); oltre a ciò | scorre nelle foglie della T. lineata Ker e T. scillaris Bak. un’ altra lea. abbastanza notevole a poca distanza dai margini, la quale trae origine dall’ ultima coppia di fasci straordinariamente grossi. La T. kamisbergensis Klatt si distingue da tutte le altre specie per la grande quantità di fibre nei fasci; le sue foglie sono perciò molto rigide. - Le cellule epidermiche della zona stomatifera hanno sempre pareti la- | terali ondulate ed ad eccezione che nelle T. viridis Ker e T. crispa Ker | portano esternamente le note papille. In alcune specie (T. crispa Ker, T. undulata Bak. ecc.) il lembo della lamina è fortemente ondulato. . l soliti cristalli prismatici sono frequenti nel clorenchima ed ac- canto ai fasci, e sempre sai parallelamente all’ asse longitudinale della toghi Una parte delle specie di Tritonia fu dal Baker nel Syst. Iridac. * riferita al genere Montbretia DC. Le specie da me studiate però non si distinguono sostanzialmente nella loro struttura fogliare dalle Tritonia propriamente dette; le differenze nella struttura fiorale sono del resto così piccole e così diversamente pronunciate nelle singole specie, che - la loro fusione pare pienamente giustificata. SPARAXIS. Le foglie delle tre specie di Sparaxis (S. bulbifera Ker, S. gran- diflora Ker, S. tricolor Ker) concordano nella loro struttura ‘quasi pienamente con quelle delle Tritonia. a | Degna di menzione è la distribuzione delle papille epidermiche, le quali, nel maggior numero delle specie, sono limitate alla regione sto- matifera. Nelle Sparaxis invece tali emergenze occorrono su tutta l| epidermide colla sola eccezione della striscia sopra il fascio nella linea mediana e dei margini. La S. tricolor Ker presenta poi la par- ticolarità che in corrispondenza coi fasci le dette papille sono note- volmente più lunghe che nell’ altra zona. SYNNOTIA. Le Synnotia bicolor Sweet e S. variegata Sweet (Pr. B. Spei, Ecklon et Zeyher n.°120; ex herb. vratisl.) hanno foglie della medesima strut- tura come le Sparaxis, dalle quali, del resto, non differiscono che per la maggiore irregolarità del perigonio. GLADIOLUS. Il genere Gladiolus presenta un gran numero di tipi differenti di struttura fogliare. Le specie europee e numerose specie capensi hanno foglie tipicamente ensate a lamina relativamente larga (1-2 em.) provvista di una linea mediana ben sviluppata e spesse volte anche di parecchie altre linee 384 SE, : HERMANN ROSS laterali meno rilevate. I margini sono di regola alquanto ingrossati; il grado di questo ingrossamento dipende dal volume del fascio ivi | collocato in eui i tessuti conduttori sono di regola molto ridotti o del tutto spariti, cosicchè consta ugualmente di fibre. Nel rimanente la struttura di queste foglie non offre nulla di notevole, en identica a quella caratteristica per tante altre Ixiee. Le foglie ensate a lamina molto stretta hanno sostanzialmente la stessa struttura, ma il numero delle coppie di fasei situate nelle due porzioni laterali della lamina diventa sempre piü piecolo quanto piü questa è stretta (fig. 8), ed infine tali fasci spariscono del tutto, cosicchè restano soltanto quattro grossi fasci, due nelle rispettive linee mediane e due altri sotto i margini. Se poi le porzioni laterali si riducono alle stesse dimensioni delle linee mediane ed assumono pure la struttura di queste, allora la foglia presenta al taglio trasversale la figura di una croce cavalleresca (fig. 31). Tali foglie sono tereti o leggermente qua- drangolari ed incontransi in numerose Egon indigene del Capo di* Buona Speranza. In altre specie la linea mediana non notevolmente piü grossa delle linee laterali, ma tutte le linee sono su per giü di uguale entità. In alcune specie (G. lucidus Bak., G. montanus L.. G. nervosus Bak.) queste linee sporgono poco, mentre in altre (G. alatus L., G. pul- chellus Klatt) formano notevoli sporgenze che lasciano tra di loro una profonda insenatura in cui trovansi gli stomi (fig. 7). Aleune altre specie (G. recurvus L., G. Watsonius Thbg. ecc.) a foglie molto strette pre- sentano la particolarità che la lamina è alle estremità marginali no- tevolmente slargata nel senso trasversale, neen talvolta di molto i la linea mediana (fig. 9). Un altro tipo di foglia non meno singolare incontrasi nel G. tristis L. ed alcune specie affini. La lamina è quadrangolare e munita di quattro solchi assai profondi simmetricamente distribuiti, di guisa che . il loro taglio trasversale rappresentà una croce maltese (fig. 30). Di un interesse particolare è il G. Colvillei Sweet il quale, secondo il Baker, è un ibrido tra il G. cardinalis eil G. tristis concolor, due specie es struttura fogliare del tutto diversa. Le foglie del G. tristis L. $ sono x * . ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE DILLE IRIDRE = quadrangolari, quelle del G. cardinalis Curt. tipicamente ensate. L'i- = brido ha pure foglie ensate, ma la loro struttura mostra chiaramente i E l'influenza del G. tristis. Anzi tutto la linea mediana è più sporgente e più larga che nelle foglie ensate tipiche, ed il fascio ivi collocato si | allarga lateralmente in un ipoderma di fibre che rassomiglia molto a -~ - quello del G. tristis L.; le linee laterali sono più piccole, ma hanno una struttura molto simile. I margini poi si sono trasversalmente slar- gati ed assumono al taglio trasversale quasi la forma di un braccio della croce maltese; anche ivi notasi la stessa formazione d'ipoderma. Baker descrive nel suo Handbook 132 specie di Gladiolus. In con- fronto di ciò il numero delle specie da me studiate — circa una tren- tina — è molto piccolo e principalmente di moltissime specie africane, ~ Che sono le più interessanti, non ho potuto ottenere materiale. Debbo | perciò, per ora, rinunziare a constatare se l anatomia delle foglie può fornire dei caratteri utili alla classificazione di questo genere. ANTHOLYZA. -— Le Antholyza aethiopica L., A. bicolor Gasp., A. praealta DC. e A. cunonia L. (Afr. aust.; com. K. Keck) hanno foglie tipicamente ensate, larghe 3-4 em. Ad eccezione dell' ultima specie la linea mediana è assai . pronunciata, mentre le numerose linee laterali sporgono pochissimo. L'epidermide & molto forte sui margini che sono sprovvisti di altri . tessuti meccanici; le sue cellule hanno pareti ondulate sopra il elo- renehima, ma le note papille vi mancano. Bentham, ed Hooker e Pax includono nel genere Antholyza il sottoge- There Homoglossum costituito dal Salisbury e conservato dal Baker pel Syst. Irid. Nell’ Handbook invece lo stesso Baker lo riunisce al genere Gladiolus dove ho già trattate queste specie, che mostrano grande af- | finità con questo genere, mentre si allontanano moltissimo dalle Antholyza. ^ 3 4 _ E i Bentham ed Hooker e la maggior parte degli altri autori moderni eseludono dalle Iridee i generi Tecophilaea e Campynema, i quali 386 HERMANN ROSS ; È } TD da aleuni autori sono stati considerati come appartenenti a questa fa miglia. Le foglie della Tecophilaea cyanocrocus Leyb. (Cordillera, | Santiago; com. Fr. Philippi) e T. violaeflora Bert. e Colla ( Valpa- | raiso; com. Fr. Philippi), come pure quelle della Campynema li- 3 nearis Labil. (Southport, Tasmania; com. Ferd. v. Mueller) contengono | una grande quantità di rafidi minutissimi, cristalli che non ho mai insa contrato in alcuna Iridea. Oltre a ciò queste foglie sono di struttura dorsoventrale e non mostrano alcuna analogia con qualsiasi Iridea. > Anche dal punto di vista anatomico è perciò giustificata l'esclusione di questi due generi dalla famiglia delle Iridee. * * * Dalle ricercha suesposte risulta che la forma e la struttura delle - foglie delle Iridee sono svariatissime. E Soltanto nei generi Crocus e Syringodea, nella sezione Juno del. : genere Iris, e nella Romulea crocifolia Vis.le foglie sono per tutta . la loro estensione bifacciali e di struttura dorsovertrale, mentre in tutti ; gli altri easi studiati la superficie della lamina fogliare corrisponde | morfologicamente alla sola pagina inferiore delle foglie bifacciali, per la quale ragione ho chiamato queste foglie monofaeciali. Tali foglie pos- Sono essere ensate o piegate, tereti o angolari, e la loro struttura & isolaterale o concentrica. Dg Verre RaT O RET ee AR Forme intermedie presentano le foglie delle E Moraea (s. st.), Homeria, Hesaglottis e Galaxia, la parte inferiore delle quali è tipicamente bifacciale, ig la parte superiore invece monofaceiale. d In aleune specie i fasci meccanico-conduttori sono sprovvisti di ele- menti meccanici sul lato esterno ed allora l' epidermide & molto forte È o esiste un ipoderma meccanico. i I cristalli di ossalato di calce che sono diffusissimi nelle foglie delle Iridee, mancando soltanto in pochi generi, si presentano, salvo qualche piecola eecezione, sotto forma di rado raccoreiati; prismi per lo più molto allungati, di - rafidi non furono mai incontrati. I generi Tecophilaea = e Campynema che Bentham ed Hooker escludono dalle Iridee, conten- | gono invece grandi quantità di rafidi e si allontanano perciò, anche per questo carattere, dalla famiglia in parola. 7 | ANATOMIA COMPARATA DELLE FOGLIE Quanto ai rapporti tra la struttura fogliare e la sistematica le mie osservazioni hanno mostrato che molti generi, alcune volte anche le diverse sezioni o sottogeneri presentano una caratteristica struttura fogliare. Di frequente due o più generi che nell’ attuale classificazione vengono collocati in gruppi diversi, hanno foglie di identica struttura, mentre, d' altro canto, in alcuni casi specie dello stesso genere presen- tano delle discrepanze. Sarà mio ulteriore compito, continuando queste ricerche, di confrontare minuamente tutti i caratteri morfologici di tali generi o specie per vedere se possono essere raggruppati in altro modo più naturale. I generi appartenenti alla tribù delle Ixiee hanno, nella maggioranza. dei casi, foglie tipicamente ensate che portano di regola una linea mediana rilevata; una eccezione notevole fa il genere Babiana nel quale le foglie sono piegate e pelose. I fasci delle due pagine sono sempre, esattamente opposti ed i margini arrotondati e talvolta ingros- sati. Sotto i margini trovansi per lo più immediatamente sotto I’ epi- permide o un fascio meccanico-conduttore o un gruppo di fibre o, se tali tessuti mancano, le cellule epidermiche inspessiscono la loro parete a mo’ di fibre ed assumono anche la funzione meccanica. Le cellule epi- dermiche della zona stomatifera hanno in moltissimi casi pareti late- rali ondulate, la loro parete esterna porta delle papille, le quali di rado compariscono ugualmente su tutta la lamina senza distinzione di zona. Questi caratteri non si trovano tutti quanti ugualmente sviluppati in tutti i generi delle Ixiee, ma spesse volte l'uno o l altro, anche parecchi di essi mancano. Eccezioni fanno poi quelle foglie che sotto l influenza di agenti esterni hanno perduto la loro struttura primitiva, acquistando dei nuovi caratteri particolari che sono adattamenti all'am- l'ambiente; tali foglie sono di regola tereti o hanno almeno una la- mina molto stretta; questi casi sono però molto rari. La specie più in- teressante, da questo punto di vista, è la Bobartia spathacea Ker. Nelle tribù delle Moree e Sisyrinchiee le foglie non presentano ca- ratteri generalmente diffusi. La conformazione generale vi varia molto, ma una linea mediana rilevata manca quasi sempre, e dove esiste, è di un'altra struttura. I fasci sono talvolta opposti, ma più spesso sparsi {3 =, irregolarmente sotto le due pagine o disposti in unica fila nel centro | della lamina, se questa & sottile. I margini sono perlo più a taglio, se tessuti meccaniei vi mancano, ]’ epidermide assume la stessa natura fibrosa come in aleune Ixiee; in molti casi il fascio sottomarginale è separato e più o meno distante dall’ epidermide. Le pareti laterali delle. cellule epidermiche non sono mai ondulate; le papille vi mancano . quasi sempre, mentre in alcuni generi o specie trovasi nel loro centro solo una piccola gobba. Potrei facilmente elaborare per le specie finora studiate una chiave — analitica basata sui caratteri anatomici delle foglie, il che mi pare però - ancora prematuro, perchè una tale chiave, che diventerebbe pure molto voluminosa, non pad avere valore generale scientifico, se non si estende ; a tutte le specie della famiglia. Del resto, l'utilità di essa sarebbe sempre molto limitata, poichè soltanto in casi eccezionali (p. es. in mancanza di fiori), si ricorrerà a questo metodo, il quale però, in date condizioni, può rendere grandi servizii. a determinare, per Difatti sono riuscito più volte via anatomica, sia la specie, sia almeno il genere di esemplari incompleti o non ancora fioriti. Palermo, Reale Orto Botanico, Luglio 1893. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE (del volume VI.) Tavola V. Fig. 1. Iris foetidissima L. ; a-e figure schematiche del taglio trasversale delle diverse regioni della foglia dal basso in alto taglio trasversale della lamina più ingrandita, » 2. Libertia ixioides Spr.; ; f. una porzione del taglio trasversale della lamina fogliare. - » 3. Ferraria undulata L.; idem. » 4. Tritonia hyalina Bak. ; idem. » 5. Geissorhiza secunda Ker; idem. | : d 6. Acidanthera unicolor Hochst. ; idem. .32. Iris alata Poir. ; idem. & Dladiolus ornatws Klatt.; idem. if 9. Gladiolus débilis Ker ; idem.. inpune ter. = è 10. Ivia capillaris Thbg.; "S trasvorsale ‚della regione marginale della lamina. ll. Watsonia marginata Ker ; idem. - Tavola’ VI. 12. Orthrosanthus multiflorus Sweet; taglio trasversale della lamina fogliare. : ; 3. Patersonia umbrosa Endl. ; idem. 14. Bobartia anceps Bak. ; idem. 15. Aristea pusilla Ker ; idem. 16. Libertia paniculata Spr. ; idem. 17. Iris japonica Thbg.; idem. 18. Tigridia Pavonia Ker; idem. 19. Alophia (Herbertia) stricta Griseb.; idem. Es 20. Babiana tubiflora Ker; idem.. pe 5 21. Cypella Herbertii Herb.; idem. da 22. Calydorea campestris Bak.; idem. Tavola VII. 23. Iris juncea Dsf.; a. taglio trasversale della lamina, b. della parte — guainante della foglia. 24. Moraea sicula Tod.; a. taglio trasversale dotta parte superiore dee foglia, b. della parte inferiore. 25. Romulea Linaresii Parl. ; taglio trasversale della lamina fogliare. 26. Solenomelus Lechleri Bak. ; ; idem. 27. Hermodactylus tuberosus Sweet; idom. 28. Iris reticulata M. B.; idem. 29. Iris Bakeriana Fost, ; idem. 30. Gladiolus tristis L.; idem. SI. Gladiolus permeabilis Delar. (Hebea Zeyheri Eckl.); idem. 33, Crocus longiflorus Raf. ; idem, Tavola VIII. Fig. 34. Bobartia spathacea Ker; taglio trasversale della regione più ià esten della foglia ; scl. cellula sclerotizzata. » 35. Homeria collina Vent. ; epidermide della lamina foglio i cristal situati tra essa ed il er meccanico-conduttore sono disposti in me longitudinali. 3 > 36. Ixia maculata L.; epidermide della lamina fogliare. au. » 37. Crocosma aurea Planch.; una porzione della lamina fogliare con i cristalli sparsi irregolarmente. x “ t Rassegne. F. W. Murs. — An introduction to the study of the Dia tomaceae. — London (Iliffe & S.) 1893, XI, 243 p. 8. Un libro utilissimo per chi voglia darsi allo studio delle Diatomee. Nei primi 22 |’ capitoli seguenti sono dedicati alle prescrizioni per raccogliere, conservare, preparare ed osservare; varie incisioni completano le informazioni sui migliori metodi di preparazione e di fotografia. | É preziosissimo infine I’ elenco bibliografieo, assai esteso di tutti i scritti riferentisi alle Diatomee. Tale elenco é m een dal noto Diatomologo Julien Deby. Notizie. ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Aggiunta alla flora algologica italiana. = koe delle Nymphaea in un aquario del r. Orto botanico di Parm ho ri o il curioso Gloeotaenium Loitlesbergerianum Hansg. desc . per v Veiis volta da Hansgirg nel suo lavoro « Ueber neue Süsswasser — Meeres-Algen und Baeterien » (Sitzungsber. K. böhm. Gesellsch. der wide schaften 1890) p. 10, t. 1, f. 9, e nel susseguente anno illustrato ancora da | Stockmayer (Sitzungsber. K. K. Zoolog.-botan. Gesellsch. in Wien Bd. XLI, 4 März 1891). : L'area geografica del G@loeotaenium Loitlesbergerianum Hansg. è attual- mente la seguente: Ischler Au (K. Loitlesberger); Bischoflack in Carnia (A. Hansgirg); S. Martin presso Klagenfurt in Carinzia (A. Hansgirg); Prater pr. Vienna in Austria (Lütkemüller); Parma (P. Mach). PaoLo Macn. Orto botanico di Parma, 95 maggio 1893. ——— Noterella teratologica.. Ho nel mio erbario due esemplari interessanti di Bellis hybrida Ten. che rac- colsi il 28 ottobre ai Piani del Carro (Tortora)..Sono due forme teratologiche dovute a proliferazione degli assi fiorali. Ciascun asse cioè invece di produrre un fiore si è prolungato in un peduncolo portante un capolino, cosicchè nel- l insieme si è venuta a formare una specie di ombrello. Simili forme terato- | logiche sono già state osservate nelle altre Bellis, ma, per quel ch'io mi sappia, ancora non erano state osservate nella B. hybrida Ten. Roma, R. Istituto Botanico, Aprile 1893. ; Bragio Lowao. — —— Piccola Cronaca Il dott. AcnıLır Terracciano ha cessato di essere conservatore del R. Istituto Botanico di Roma. Al medesimo posto è stato nominato il dott. OsvaLpo Kruch. E stato aperto il concorso al posto di Professore Ordinario di Botanica nella .R. Università di Napoli. ll giorno 8 d'agosto avrà luogo in Perugia la Riunione Generale della So- cietà Botanica Italiana. = à In conformità di quanto fu deliberato nella Riunione della Società Botanica siglio Direttivo della Società ha proceduto alla nomina di detta Commissione, che sarà composta nel modo seguente: La .. Per le Fanerogame è Crittogame vascolari. — Gibelli prof. G. (Piemonte), _ Penzig prof. O. (Liguria), Briosi prof. G. (Lombardia e Canton Ticino), Mori prof. A. (Emilia superiore), Goiran prof. A. (Veronese e Tirolo meridionale), Sac- cardo prof. P. A. (Veneto), Mattei dott. G. E. (Emilia inferiore), Paolucci prof. L. (Marche), Batelli prof. A. (Umbria), Caruel prof. T. (Toscana), Pirotta prof. R. (Romano), Pasquale prof. F. (Napoletano e Calabria), Piccioli L. (Campania inferiore e Basilicata), Borzi prof. A. (Sicilia occidentale), Morini prof. F. (Si- cilia orientale), Gennari prof. Patr. (Sardegna), Bonnet prof. Ed. (Corsica), Mar- chesetti prof. C. (Istria). a +3 PICCOLA CRONACA le Cri i. cellulari. — Brizi dott. U., Fiori dott. A. Bottini do x +e Farnetti dott. R., Giordano prof. G. C., Max Fleischer e Venturi avv. G. (Muschi), egestas dott. C. e Kies dott. C. (Epatiche), At- dissone prof. F., De Toni dott. G. B., Levi-Morenos dott. David, Piecone prof. - A. (Alghe), Bresadola abate I., Martelli conte Ug. e Voglino prof. P. (Maero- - miceti), Berlese dott. A. N., Cavara dott. Fr. e Saccardo prof. P. A. (Miero- Pone Jatta dott. A. e Baroni dott. E. (Licheni). A questi, Re la scarsità del | numero, non potendo assegnarsi distinte regioni, essi potra" . accordarsi per dividersi il lavoro nel modo migliore 1 membri di tale Commissione dovranno uniformarsi alle norme seguenti: z 1.° Prendere a base dei loro lavori le principali Flore (Bertoloni, pi tore-Caruel, Cesati, Passerini e Gibelli, Arcangeli, De Notaris, Saccardo, 2.° Radunare con cura ed ordinare in apposito sa da pubblici tatia la bibliografia relativa alla flora della propria region egistrare la comparsa o la scoperta delle usum nuove per la Flora tiis, come pure le nuove località per quelle più rare; 49 Avvertire le mutazioni e le correzioni che si verificano d'anno in anno nella propria regione; : 5.° Comunicare ende apposita relazione,.non più tardi della fine di Giugno le osservazioni fatte, unitamente agli esemplari autentici da conser- - varsi nell'Erbario Centrale Italiano, al prof. G. Arcangeli, cui è stato affidato — l’incarico di redigere la Relazione en e da stamparsi nel Bullettino. É stato diramato un invito per un Congresso Botanico Internazionale che dovrcbbe esser tenuto a Madison (Wisconsin) ng Stati Uniti, nei giorni 23 27 Agosto del corrente anno. Secondo la circolare d'invito il « Comitato Interna- . zionale per la Nomenclatura Botanica » dovrebbe dar lettura del suo primo rapporto in quell'occasione. Alla stazione zoologica di Napoli & stata n una sezione botanica, con i un piccolo laboratorio (tre stanze) per ricerche algologiche e di Fisiologia ue getale. 3 È stato pubblieato e distribuito il volume degli Atti del Lu Botanieo Internazionale di Genova. Consta e 584 pagine in-8° dato di 22 tavole in litografia, vci ed eliotipia. jui pur ini di Ge- nova rileviamo che la spesa per tutto quanto riguarda il nazione suddetto (compresa la stampa degli atti) è stata di Fr. 12177,48 È morto il dott. F. WottE, algologo, in Betlehem E iaa iif Il dott. E. FrscHER è stato nominato Professore straordinario di Botanica nel- l'Università di Ber Il nostro tolfabomiore dott. A. BALDACCI è partito per un viaggio botanico all'isola di Candia Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. Dr CONDIZIONE o N : % È E " f 5s il cLa lic si pubblica nna volta al- ‘mese, in fascicoli e di 3 fogli di stampa = ‘almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. > = B abbonamento annuale. Té L..25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo. rx ell annata. - è omn IL intiero [S ER «8 fogli i in 8° con circa 20 tavolo) sarà i messo an vendita al prezzo di L. Non saranno venduti fases obi separati. Agli Autori saranno corrisposte. 100 copie estratte dal. Pete 15 giorni: > dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora. fosse da loro richiesto un maggior > A LE numero di esemplari; le copie in piü verranno pagate in ragione di L. 10 ab E 4 foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole een occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta. e di tiratura. "gt Le associazioni si ricevono proesa i a e pou le principali Librerie italiane e dell’ Estero. ^ E Librai & aecordato lo sconto del 29 9%, - er T mánoseritti e le corrispondenze destinate alli Minen; dovranno essere | Mirizzate al Prof. O. Penzia in Genova. i È A “Sì accetta Ar scambio con altre pubblicazioni periodiche. ESA pa a ` taniche. D E Per annanzj e inserzioni riv ivolgersi al Redattore. Prof. 0. Mol = dis m sità, Genova. ; = Tarifa delle inserzioni sulla copertina: BE m inserzione. y 1d pagina... E39 . 2 pagina... L. 90 3/4 di pagina, » 9. ie di pagina. » 15. i In fogli separati, annessi al fascicolo, á E dà. convenirsi.. I nuovi Abbonati che richiederhane T primo e Gago an, rilegati in M ` brochure, li br ru Lire 25 invece di Lire, 30 ontinuazione e fine, vedi fase MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all' Università di Genova A. BORZI B. PIROTTA Prof. all’ Università di Palermo Prof. alP Università di Roma in collaborazione con molti Botanici Italiani e Stranieri. Anno VII — Fasc. IX (Con Tav. VI e VII) GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Vico Mele, 7, interno 5 1893. CONDIZIONI . La MaLPIGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L'abbonamento annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo dell’ annata. "intiero volume amd (36 fogli in 8? con cirea 20 tavole) sarà messo in vendita al prezzo di L. -Non saranno venduti Arno: separati. Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al foglio (di 16 pag.) per 100 eopie. Quanto alle tavole supplementari oceorrerä d CMS soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono presso i Redattori e. presso le Tinel Librerie italiane e dell’ Estero. ^ Ai Librai è accordato lo sconto del 20 oh. I manoscritti e le corrispondenze destinate all: MarPrGHrA dovranno essere ndirizzate al Prof. O. PENzIG in Genova. Si accetta lo scambio con altre pubblicazioni periodiche esclusivamente bai - taniche. Per annunzj e inserzioni Volta al Redattore Prof. O. Penzig, R. Univer- sità, Genova. Tariffa delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. l- pagina <. < E- 30 ‘1/2 pagina... L. 20 3/4 di pagina. » 25 1/4 di pagina. » 15 E = . In fogli separati, annessi al fascicolo, a prezzi da eonvenirsi. ^c Fic I nuovi Abbonati che richiederanno il primo e secondo volume, rilegati in. brochure, li pagheranno Lire 25 invece di Lire 30 MADIGHA u. . Sulla formazione dei granuli d'amido nel Pelargonium zonale. B Nota preventiva di CAMILLO Acqua. Riassumó brevemente, nella presente nota, i risultati ai quali sono giunto nei miei studi sull’ origine dell’ amido di riserva nei rami di Pe- : largonium zonale. Questa pianta appartiene al novero di quelle, nelle quali lo ScamPER trovava che i cloroplasti possono formare dei granuli 1 amilacei, non costituiti da amido autoctono, ma da sostanze già assimi- late, o, in altri termini, che tali cloroplasti possono TE TOT Ipan in leucoplasti, compiendo l’ ufficio a questi affidato. giovani rami verso il loro apice contengono, sparsi nelle cellule dei parenchimi corticali e midollari, dei corpi clorofilliani. Solo più tardi c questi ` corpi incominciano ad ingrandire, impallidiscono, e lenta- i mente, al verde, si sostituisce una sostanza bianca rifrangente. Oppor- tune reazioni ci rivelano allora che è l'amido, che si va formando nell interno del corpo di clorofilla. Questi granuli amilacei ingrandi- scono notevolmente, hanno forma il più delle volte sferoidale, talvolta. islunga. o bitorzoluta e presentano delle striature sottili. u oggetto. delle mie ricerche studiare il loro sviluppo, specialmente dal | punto di vista dell'origine delle striature. In una nota preventiva, E naturalmente non è possibile intrattenersi nell esame della let- teratura sull’ argomento, così del pari non è consigliabile l’ enumera- zione dei metodi impiegati, dei criteri adottati, e degli altri particolari, E he saranno adeguatamente descritti in un prossimo lavoro, in cui i disegni potranno rendere anche più chiara la descrizione. Mi limito adunque, per ora, a trascrivere brevemente i risultati prin- cipali, che sono i seguenti: LP amido si forma dapprima nell’ interno dei cloroplasti, i quali, in | ‘testo primo stadio, sono gli unici formatori, assumendo I ufficio di 25. x Malpighia anno VIT, vol. VII. 5 904 SO CAMILLO ACQUA ; x veri leucoplasti, e quindi il nome assegnato dallo Schimper di Stärke- bildner. Ma ben presto, con l’acerescersi dei granuli, i cloroplasti non. sono più in grado di includerli nel proprio corpo, allora essi si aprono, ——— per così dire, ed il citoplasma prende parte alla formazione dell’amido, | costituendo, intorno al granulo, uno strato speciale, in quei punti nei quali il cloroplasta più non circonda il granulo medesimo. . 2. Questo strato citoplasmatico si distingue per ciò, che è formato da un agglomeramento di mierosomi. Continuando l’ accrescimento, i vec- chi cloroplasti prendono sempre minor parte al processo formativo, di- vengono esclusivamente laterali, non potendo piü abbraceiare il granulo ingrossatosi, e finisce, nel maggior numero dei casi, per sparire comple- tamente. Restano allora i soli mierosomi a circondare il granulo con una cerchia regolarissima. 3. I fatti suesposti costituiscono la regola generale, che. non soffre quasi alcuna eccezione. Tutti i granuli d' amido in accrescimento sono infatti circondati nei primi stadi dai cloroplasti, poi da questi e mi- crosomi, infine da soli mierosomi. Soltanto in alcuni casi il cloroplasta persiste per un tempo anche maggiore, rimanendo confinato in un lato, 0 portandosi anche fuori dallacerchia dei mierosomi, con la quale resta soltanto in comunicazione mediante speciali filamenti. Si può, in se zioni opportunamente fissate, disciogliere 1’ amido ed avere il solo con- torno di mierosomi, che sarà messo anche maggiormente in evidenza | con sostanze coloranti. Si scorge allora anche un altro fatto: che quando in una stessa cellula più granuli di amido si trovano vicini gli uni agli altri, i loro contorni di microsomi, contraggono scambievoli relazioni, costituendo un’ unica rete, nelle cui maglie si formano e si accrescono i. granuli amilacei. 4. Nei vecchi granuli, nei quali probabilmente è scomparso ogni ul- anche la cerchia dei mierosomi scompare. Al contrario nei granuli irregolari, nei quali 1’ in alcune zone, i mierosomi teriore accrescimento, accrescimento è maggiore si dispongono intorno a queste in numero assai maggiore, costituendo delle cappe speciali. Questi fatti rendono assai verosimile il supposto, che tra il processo formativo dell’ amita e il disporsi dei microsomi, esista un intimo ee .. 9. Osservando attentamente questi microsomi, quand'essi formano | strati o cappe di considerevole spessore, si scorge alcune volte ch’ essi. si dispongono in serie concentriche, e che tra l'una e l’altra resta una materia plasmatica più o meno ialina. Se si coltiva per alcuni giorni un giovane ramo di Pelargonio in una soluzione zuecherina (7-10 /,), la formazione dell' amido, specialmente nelle parti posteriori del ramo, più vicine alla soluzione, si accresce considerevolmente; al- lora intorno ai granuli è facile trovare tutto un inviluppo plasmatico , in cui si scorge già una struttura striata corrispondente a quella futura del granulo, perché i mierosomi formano delle linee speciali alternanti con altre di plasma ialino. 6. Trattiamo alcuni di questi preparati, dopo l’impiego di mezzi fissativi, con soluzione di iodio in ioduro potassieo, in cui sia stata sciolta una certa quantità di eosina. Mentre da un lato i granuli amilacei si di- stinguono per il noto colore bleu scuro, il plasma, sotto l' azione dello iodio e dell’ eosina, acquista una intensa tinta giallo-rossigna. Osserve- remo allora in molti casi che lo strato più esterno del granulo amilaceo | non é omogeneo, ma formato in aleune zone da tanti piecoli punti co- Fano: in bleu intenso, mentre in altre zone dello stesso strato tali granulazioni si saldano e costituiscono una linea continua. 7. Tali fatti laseiano già supporre che questo strato derivi per tra- sformazione di una cerchia di mierosomi; ma, oltre cio, in casi piü È rari, la trasformazione può essere direttamente seguita. Cercando in- fatti con molta pazienza, si riesce ad imbattersi in qualche granulo in cui lo strato più esterno si mostra formato per un certo tratto da una serie di granulazioni amilacee, colorantesi in bleu scuro. Ma questa struttura non è comune a tutto lo strato: ad un certo punto, invece, le granulazioni amilacee cedono il posto ad altre granulazioni simili in apparenza, ma che non danno la reazione dell' amido e si colorano viceversa come i microsomi. Si tratta in questo caso evidentemente di uno strato di microsomi, in cui la metamorfosi in sostanza amilacea è Parzialmente avvenuta. Sotto lo strato più esterno, i granuli lasciano spesso riconoscere un secondo strato omogeneo in cui però si ha una tinta più o meno gial- SULLA FORMAZIONE DEI GRANULI D'AMIDO . = 395 CAMILLO ACQUA. Cio conferma | idea che questo strato derivi: per trasforma- | . zione di quella cerchia di plasma ialino, che abbiamo visto alternare i in x . zione del comportamente del nucleo age i processi suaccennati. molti easi con serie di mierosomi. 8. Riepilogando, abbiamo che nel nostro caso sono senza dubbio ap- plicabili, per la formazione dell’ amido, quelle idee, che il BuscaALiIoNI. lia trovato nei suoi studi sulla parete, e che anch’ io, per mie brevi. id ricerche posteriori, non ho che a confermare ed ammettere, ad ecce- _ ; A zione pero di quella parte riguardante la costituzione della parete, per E la quale l’ A., pure con alcune riserve, accetta l'ipotesi di un plasma endoparietale e dei dermatosomi nel senso del WiesxER, mentr’io ri- tengo quest’ ultimi alquanto discutibili, e tuttavia non necessarii per ! spiegare la costituzione della parete. Sicchè nella formazione dei granuli amilacei nei giovani fusti di Pe- largonium zonale, noi possiamo ammettere: a. I cloroplasti rappresentano gli organi, che iniziano soltanto la n mazione dell'amido. Ben presto.il plasma vi prende parte, e continua infine esclusivamente il processo formativo. b. Questo avviene per metamorfosi di strati plasmatici in strati amilace c. In uno stesso strato plasmatico i mierosomi, che sono probabilmente i primi ad iniziare la trasformazione, si separano dal plasma ialino, dando cosi luogo alla formazione di due zone distinte, che successiva- | mente origineranno due stratificazioni amilacee di diversa rifrangenza. d. Quando il processo formativo avviene con lentezza, la metamorfosi degli strati plasmatici avviene successivamente, uno alla volta. È questo il caso più comune, nel quale scorgiamo che una sola serie di mie somi, propria dello strato che si trasforma, si ordina intorno al granulo. Ma quando, in speciali condizioni, la trasformazione ha luogo tumul samente ed è tutta una porzione considerevole di plasma che subi il processo di metamorfosi, allora possiamo scorgere più serie di mii somi, alternanti con altrettanti strati ialini, ordinati intorno al granulo. Altri particolari debbo omettere nella presente nota, come la descri- Osimo, 1 Settembre 1893. $1 Sulla struttura fiorale della Cadia varia L' Hérit. Nota del Dott. Hermann Ross. (Con la Tav. VI). c Le indicazioni contradditorie e dubbiose che occorrono nella letteratura botanica intorno alla struttura fiorale della Cadia varia L’ Hérit. ('), nonchè l'incertezza intorno alla posizione di questo genere entro la famiglia delle Leguminose, mi indussero ad intraprendere queste ricerche. La Cadia varia è indigena dell’ Abissinia e dell’ Arabia felice. Nel- -l'Orto Botanico di Palermo ne esiste un forte esemplare in serra che fiorisce e fruttifica ogni anno abbondantemente. Questo materiale vivo mi ha servito per il presente lavoro. La Cadia varia è un forte cespuglio, alto 2-3 m. i cui fusti e rami | | talvolta si intrecciano tra di loro a mo’ di liane. Le estremità dei rami | portano numerose foglie impari-pennate, dall'ascella delle quali, sui ra- metti di due anni, nascono le infiorescenze racemose composte di pochi fiori, i quali però non tutti arrivano sempre a svilupparsi. L’ indicazione di molti autori che i fiori siano solitarii & inesatta. Questo errore ri- sulta probabilmente dal fatto che ordinariamente in una infiorescenza un solo fiore & perfettamente sviluppato, mentre tutto il resto, cioé i bottoni degli altri fiori colle loro brattee, è molto piccolo. Se il primo fiore annoda un frutto, allofa si arresta l’ulteriore sviluppo dell’infiore- | scenza, la parte superiore della quale mano mano si dissecca (fig. 6 «) ed all’ ultimo cade, di guisa che realmente un solo fiore si sviluppa ed un solo frutto nasce da tutta l'infiorescenza. Se invece il primo fiore non viene fecondato — la quale cosa qui tra noi è la più frequente — allora questo cade appena finita la fioritura, (‘) Sinonimia: Cadia purpura Willd., C. arabica Raeusch., Panciatica pur- purea Picciv., Spaendoncea tamarindifolia Desf. 398 3, -. "HERMANN ROSS e giunge presto al suo pieno sviluppo il secondo fiore, il quale può su- bire alla sua volta l'una o l’altra sorte, vale a dire se annoda un frutto, | cessa l'ulteriore sviluppo dell’infiorescenza, se no, si.dissecca ed il pros- simo fiore si apre. Non é raro — sempre secondo le osservazioni fatte qui a Palermo — che nessun fiore di una intera infiorescenza annodi ‘un frutto, ed ‘allora cade presto anche l’asse dell’ infiorescenza; questo singolare fatto dipende probabilmente dalla mancanza di pronubi qui -da noi. : : Qualche volta ho incontrato due fiori aperti nella stessa infiorescenza (fig. 1), ma non ne ho visto nascere mai più di un frutto. Ogni fiore ha una brattea ben sviluppata, la quale, almeno nei primi fiori, è ternata; le sue foglie hanno forma e consistenza simile a quelle delle foglie proprie. Alla base della brattea trovansi due piccole squa- mette che hanno tutta l’ apparenza di formazioni stipulari. Allo stato di perfetto sviluppo il fiore viene portato da un peduncolo lungo circa 10 mm. * KR Il fiore della Cadia varia è pentamero e regolare. Qualche volta in- contransi delle piccole irregolarità ed anomalie, le quali pero sono troppo insignificanti per giustificare il termine « subregularis » usato in questo proposito da pareechi autori. Il ricettacolo del fiore presenta la forma di una larga conca alquanto: approfondita nel centro, dove trovasi inserito l'ovario, mentre l'andro- ceo ed il perianzio stanno sull'estremo margine. La superficie interna . di questo ricettacolo, che dal Baillon viene chiamata disco, è tutta quanta mellifera e porta dieci linee rilevate che dal centro corrono verso i punti d’ inserzione degli stami. | Il calice è largamente campanulato con 5 lobi triangolari (fig. 1) ad. estivazione valvare leggermente reduplicativa (fig. 7). L'orientazione del calice è come in tutte le Caesalpiniee e Papilionacee, cioè il sepalo dispari è rivolto verso la brattea. Sono dunque erronee le indicazioni contrarie ed il diagramma del Payer (') e del Baillon (?). Questa di- () I. B. PAYER, Elements de botanique, pag. 273. . C) H. Baron, Histoire des plantes, vol. 2, pag. 74. | sposizione si riconosce facilmente già ad occhio nudo nei bottoni gio- vanissimi, ancora sessili nel fondo della brattea, ma più sicuri ancora ‚sono i risultati di tagli trasversali di infiorescenze giovanili incluse in paraffina. I petali superano per circa due volte il calice; sono cuoriformi con corta unghia, liberi ed uguali di forma e di grandezza. - La corolla è da principio bianca, dopo 3-4 giorni comincia a eolorars, leggermente in rosa, il quale colore va facendosi sempre più forte fino ad un purpureo assai intenso. Questo cambiamento di colore della co- rolla — un fenomeno non troppo frequente nella natura - — di certo non è senza rapporto colla biologia del fiore. Qui sulla pianta coltivata non .. ho fatto alcuna osservazione in proposito; Delpino (!) ritiene questi fiori | per ornitofili. È D’ interesse particolare è nel nostro caso l'estivazione della corolla i poiché da essa, come è noto, dipende la posizione sistematica del genere, ma su questo punto principalmente le indicazioni degli autori non con- cordano affatto. Bentham ed Hooker (?), Baker (*), Taubert (*) ece. in- | dicano che il petalo posteriore sia « per lo più » l’ esterno, cioè abbia A posizione caratteristica per le Papilionacee ed evidentemente per questo motivo il genere Cadia viene da essi collocato in questa sottofamiglia delle Leguminose. Baillon (5) invece indica giustamente che i petali sono contorti o in vario modo imbricati nel bottone, ed in una annota- zione agginge: « Le pétale vewillaire, que MM. Bentham et Hooker décrivent comme extérieur, dans le bouton, peut étre tout à fait inté- rieur, comme nous l'avons constaté plusieures fois, et se trouve néces- sairement moitié enveloppant et moitié enveloppé quand lestivation de la corolle est tordue. » Nel diagramma pero che questo autore dà, la ‘corolla è contorta, il quale caso fu da lui, come pare, ritenuto il più | frequente e caratteristico. OE tk Ulteriori osservazioni sulla dicogamia nel regno vegetale, Pd 0 9) ee et HookER, eie plantarum, Vol. I, pars. 2, pag. 960. . C) I G. Baker in OLIVER, Flora of tropical Africa, Vol. 2, pag. 255. (*) P. TAUBERT in « Natürliche i Plsenfindion » III Teil, 3 Abteilung, pag. 187. zb BatLLow, l, c. pag. 73. HERMANN ROSS Ho constatato su 114 fiori I’ estivazione ‘della corolla ed ho im 27 modi diversi; l’estivazione contorta però non l'ho incontrata l'estivazione imbricata. : S In 28 flori il petalo posteriore era l'esterno, ma soltanto 9 di essi presentavano la tipica estivazione vessillare delle Papilionacee (fig. 15-16); gli altri 19 fiori mostravano sei modifieazioni diverse (fig. 17-22). ; In 48 casi invece il petalo posteriore veniva ricoperto dai laterali, la preflorazione ascendente delle Caesalpiniee (fig. 9 e 10) si trovò in 13 fiori. Il caso più frequente (22 fiori, circa 19 ?/) viene presentato da una combinazione della estivazione ascendente colla discendente delle Papi- lionacee (fig. 7 e 8), il quale caso ho scelto perciò per il diagramma com- pleto ; in esso i petali laterali posteriori ricoprono tanto il posteriore quanto gli‘ anteriori. Le altre modificazioni osservate di questo tipo sono rappresentate nelle figure 11-14. i È. In 29 fiori il petalo posteriore ricopriva il suo vicino da un lato veniva ricoperto dal vicino dell’ altro lato, mentre gli altri petali comportavano in vario modo: una parte di essi era esterna o interna, ed aleuni erano pure per metä esterni e per metä interni come il pe : talo posteriore. Le figure 23-34 mostrano i varii casi da me osservi Questa incostanza nell’ estivazione, accenna secondo le osservazion dello Schumann (!), all'origine simultanea dei petali ed al loro uguali accrescimento, ed è inoltre una prova indiretta che la corolla sia regola I dieci stami, appartenenti a due verticilli, sono liberi ed uguali. L grande differenza tra i due verticilli che Baillon (2) disegna nel su diagramma, è del tutto ingiustificata. La lunghezza degli stami è per giù uguale a quella della corolla, o essi ne oltrepassano per poco lembo. Ogni filamento porta al suo lato interno, a poca distanza dalla base, una piccola emergenza a mo’ di gobba (fig. 2, 3 e 4) che deter- mina un notevole restringimento del fondo fiorale; il tessuto di questa a 0) K. Scuumann, Die Aestivation der Bluthen und ihre mechanischen Urs | Shen. Berichte d. deutsch. Bot. Gesellsch. Band IV (1886), pag. 53. © PR pas. 74, | SULLA STRUTTURA FIOR satili. Questa conformazione jarticalire dei filamenti sta in intimo une colla biologia del fiore. Il nettare, che viene abbondantemente segre- gato dalla superficie interna del ricettacolo, sgocciolerebbe appena for- matasene una piccola quantità, essendo il fiore pendulo; le gobbe dei filamenti però restringono talmente il fondo del fiore che vi si forma un bellissimo nettarostegio (fig. 3, n.) in eui si raccoglie una quantità relativamente considerevole di nettare a forma di goccia pendente, fa- cilmente accessibile ai pronubi. Simili formazioni incontransi nei fiori di alcune specie di Edwardsia, anche essi penduli. L'ovario è brevemente stipitato ed un poco curvato nella sua parte superiore; all'epoca della fecondazione ha presso a poco la medesima lunghezza della corolla e dell’ androceo. Parecchie volte ho incontrato ghezza normale e non annodavano mai. Tali fiori mostrano evidente- mente una tendenza alla unisessualità. Quanto alla sua orientazione l'ovario concorda pure con quello di Passe (fig. 7) e non verso la brattea come indica ë figura il Baillon. Il diagramma dato da questo autore è addirittura capovolto, mentre in | quello del Payer almeno la posizione dell'ovario é esatta. Ed apre à piena maturità e contiene 8-12 semi ovati e compressi di color rosso. L’ embrione porta una radichetta lunga 3-4 mm. che è legger- mente curvata ed addossata ai cotiledoni (fig. 5). * *ox* asserisee che occorrono anche dei fiori 6-7-meri. Anómalie di questo ge- nere furono anche da me pareechie volte osservate; ho incontrato fiori 4 e 6 meri, mai però 7-meri. —\ !) Fonskat, Flora aegyptico-arabica (1775), pag. 9D. - | gobba è esclusivamente parenchimatico. Le ai e ver- ovarii più o meno ridotti che raggiungevano appena la metà della lun- tutte le altre Leguminose, essendo la sua sutura ventrale rivolta verso Il frutto (fig. 6), un legume non articolato di consistenza coriacea, Si ll fiore della Cadia varia è normalmente pentamero; però già Forskal (1): E AR | 102 ST È | HERMANN ROSS brattea. famiglia delle Leguminose, quantunque questa quistione sia d' impor- | I due fiori hexameri da me studiati avevano anche 12 stami ed i del tutto regolari; un petalo era rivolto verso lasse ed uno verso L Dei fiori tetrameri taluni erano regolari, tal' altri presentavano delle irregolarità. Nel primo caso portavano sempre cinque stami; la loro | orientazione era o con un petalo o con un sepalo verso l’asse. In altri | È fiori invece la riduzione a 4 pezzi non era ancora completa, portando da 10 a 9 stami. In tali easi 3 resp. 2 stami venivano a corrispondere davanti un solo petalo, il quale evidentemente risultava dalla saldatura | di due. Non di rado si incontrano anche delle anomalie nello sviluppo z della corolla, di guisa che uno o qualche volta anche più petali restano — molto più piccoli degli altri. | Questa riduzione però non colpisce un determinato petalo, ma indif- ferentemente uno qualunque di essi. è * * Dopo avere esposto la struttura fiorale della Cadia varia e rilevato i numerosi errori che esistevano in proposito, vengo ora ad occuparmi - della posizione sistematiea che é da assegnare al genere Cadia eniro la er à NECARE 4 e EC x = 3 È E pre ESS E E ME QR OD TATA a CER LEN S ARN UN ig We ER SR Dur tanza secondaria , poiché le tre (sottofamiglie delle Mimosee, Caesalpi- | niee e Papilionacee non sono, come è noto, con precisioni delimitate, | ed il genere Cadia presenta appunto una delle forme transitorie tra i due ultimi gruppi. Ciò non ostante alcune considerazioni in proposito non saranno inutili. Gli autori che seguono il sistema Linneano non entrano in questa ' quistione. De Candolle (*), Don (°), Spach (5) ed Endlicher (*) mettono i genere Cadia fra le Caesalpiniee. Bentham nella sua memoria De Legu- Ü A. P. DE CANDOLLE, Prodromus, (1825) vol. II, pag. 486. (9) GEORGE Dow, General system of gàrdening and botany, (London Mu vol. II, pag. 435. | *) E. Spacu, Histoire naturelle des végétaux, vol. 1, (1834) pag. 108. (*) Sr. ExpLicHER, Genera plantarum, (1836-40) pag. 1315. uri — AE SULLA STRUTTURA FIORALE pera c minosarum generibus commenta tica (') in oecasione del genere due ‚wardsia fa la seguente osservazione: Hoc genus mediante Cadia cum Cassieis connectitur. Lo considera perciò come appartenente alle Cae- salpiniee. Nel Vegetable Kingdome del Lindley (*) lo stesso Bentham in- vece colloca il genere in parola nelle Papilionacee e precisamente nella tribü delle Sophoree. Lo stesso posto gli assegnano Bentham ed Hooker nei Genera plantarum, aggiungendo alla diagnosi la seguente annota- zione: Genus habitu et legumine Virgiliae affine, corolla subregolari distinctissimum. Questa affinità realmente non è che molto superficiale. Payer (5) ritiene laCadia varia (Spaendoncea tamarindifolia) per il tipo delle Leguminose. Baillon (*) fa del solo genere Cadia la Série des Cadia che mette in testa delle Caesalpiniee, giustificandolo nel modo seguente: - La complete réqularité de la fleur des Cadia nous porte à les considérer comme le type le plus parfuit que nous puissions observer dans le groupe des Légumineuses autre que lesMimosees et à les isoler, en tete de ce groupe, dansune série partieuliere dont toutefois le caractere artificiel ne nous échappe pas. Les autres séries que nous passerons désormais en revue se rapporteront aux Caesalpiniées et aux Papilionacées; il wy a entre les unes et les autres qu'une différence absolue. Que le pétale vecil- laire , qui estici le plus recowvert par un bord et recowvrant par l'autre, devienne enveloppé par ses deux bords, la plante sera une Caesalpiniée. Qu'il devienne au. contraire, enveloppant de partet d'autre, et l'on aura affaire à une Papilionacée. Le Cadia, pouvant, dans la préfloraison de | sacorolle, présenter l'une et l'autre de ces dispositions, se trouve par là placé à la tete des deux sous-familles qui vont actuellement étre décrites. Pfeiffer (*) enumera la Cadia tra le Papilionaceae incertae sedis; Baker (*) nella Flora of the tropical Africa dell’Oliver la mette tra le (') Vienna 1837. x s 1846. J. B. Paver, l. c. (1857) pag. 75. 1 Barton, l. c. (1869) pag. 272. ) F. PFEIFFER, am botanica (1870) pag. 354. (9) I. G. Bakzn, I, c, (1871) pag. 255, Papilionacee -Sophoree; ; Eichler (1) pone in dubbio le indicazioni del Bai lon quanto all'estivazione contorta della corolla e pare che anche egli» HERMANN ROSS voglia comprendere questo genere nelle Caesalpiniee; Taubert (*) nelle Na- - T türliche Pflanzenfamilien di Engler e Prantl rileva la posizione inter- | media di parecchi generi delle Papilionacee, e tra questi si trova anche - la Cadia, la quale poi da esso viene posta in principio della suddetta | sottofamiglia. Ad eccezione della radichetta nell'embrione la Cadia non presenta alcun altro carattere delle Papilionacee, essendo il petalo posteriore molto più spesso interno. Per questa ragione, non che per la completa regolarità dei fiori, che mai incontrasi tra lə Papilionacee, il genere Cadia viene meglio incluso nelle Caesalpinies, e mi pare giusto di col- locarlo alla testa di questa sottofamiglia come fu fatto dal Baillon. Teo- ricamente si può benissimo considerar» il fiore della Cadia varia come il tipo delle Leguminose, come già accennò il Payer. » » Palermo, R. Orto Botanico, Settembre 1893. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI. Cadia varia L'Hérit. . l. Ramo fiorifero ,.. 2. Spaccato del fiore '/,. à 3. Figura schematica del taglio trasversale del fiore per mostrare il net- ‘ tarostegio (n) !/ Uno stame !/,. Taglio trasversale del seme '/,. um . Una infiorescenza con un frutto perfettamente sviluppato; « il rima- nente dell’ infiorescenza disseccata !/,. - Diagramma del fiore; il caso più frequente dell'estivazione della corolla: 8-34. Le diverse modificazioni nella estivazione della corolla. | (*j A. W. EicaLer, Blüthendiagramme (1875) Vol: II. pag. 515 (*) F. Tausert, loc. cit. (1892) pag, 185. SOPRA UN CURIOSO CECIDIO DELLA CAPPARIS SPINOSA | Sopra un curioso cecidio della Capparis spinosa L. Nota critica del D." PAsQUALE BACCARINI. (con Tav. VII). - Nella sua recente memoria sugli entomocecidii italici il Ch. prof. | Massalongo (!) non annovera alcun cecidio del Cappero, ed i varii trat- tati di patologia vegetale che ho potuto consultare (2), i quali pure si diffondono spesso intorno a cecidii di altre piante meno importanti, sono ugualmente muti al riguardo. . Reputo quindi probabile che la galla presa ad oggetto della protasia nota sia nuova o, per lo meno, non ben conosciuta dagli studiosi: ciò che può recare una certa sorpresa quando si sappia che i capperi della regione sembrano esserne stati affetti fin da tempi remoti , poiché gli esemplari dell’ erbario locale, raccolti nel 1843, ne sono riccamente È | provvisti. b 2 La Capparis spinosa & nelle sue due forme armata ed inerme comu- nissima dapertutto nei dintorni di Catania, dove la prima predilige i terreni incolti della piana e delle terre forti, e la seconda le lave roc- ciose dell'Etna o i dirupi calcarei, che specialmente oltre il Simeto, verso il confine meridiónale della piana, sporgono al di sopra del sedimento argilloso; primi accenni delle formazioni montuose di Palermo e Cen- torbi: la forma canescens deve essere in questa regione molto rara, non avendola io mai incontrata finora nelle mie erborazioni, e difettando lo stesso erbario siciliano dell’ Orto di esemplari Catanesi ed Etnei. (C) MassaLongo C., Entomocecidii italici. Estratto dagli Atti del Congreso Botanico Intima Dorato 1892. (*) SORAUER P., Handbuch der Pflanzenkrankheiten. Zweite neubearb. Aufl. bets 1886. — Piae Die Krankheiten der Pflanzen. Breslau, 1879. — Kar- TENBACH, Die Pflanzenfeinde aus der Klasse der Insecten. Stuttgart, 1874. — Kırchxer O, Die Krankheiten und Beschädigungen unserer landw. Cultur- pflanzen. Stuttgart, 1890. — Penzio O., Pflanzenteratologie, Genua, 1890. 406 PASQUALE BACCARINI La fioritura di queste due forme comincia alla metà di giugno e se- È gue abbondantissima per tutto il settembre; ma non vi ha però un : solo cespuglio che presenti tutti i fiori normali : bensì un numero mag- S giore o minore, a seconda dei casi, e spesso la grande maggioranza vi - appare profondamente. alterata. .. I bottoni fiorali, dal momento nel diana si affacciano all’ ascella delle | - foglie sino a quando hanno raggiunta la grossezza di un chicco di pi- sello, appaiono e sono tutti normalmente costituiti. È soltanto più tardi che taluni di essi, e non di raro la massima parte, cominciano a pre- sentare dei fenomeni di accrescimento inequilaterale che conducono a delle deformazioni, le quali verso il momento dell’ antesi fiorale rag- giungono il lero apogeo. In questo stadio i fiori sono molto più voluminosi di quelli sani: 1 esternamente bernoccoluti o gibbosi: si aprono incompletamente o non si schiudono affatto; tanto ehe si possono, sino ad un certo punto. rassomigliare a quei fiori di rose doppie che, sboeciati troppo presto o troppo tardi, furono sorpresi od arrestati nel loro sviluppo da ne- miche intemperie (Tav. VII, fig. 1 a-d). Alla superficie di queste formazioni, specialmente se si osservino quelle che sono in via d'avvizzire, si notano dei fori rotondi i quali fan già sospettare l'esistenza di larve d'insetto all' interno. | Se poi si cerchi d'allontanare tra loro le varie parti del fiore per met- tere a nudo la compagine interiore, si riuscirà facilmente a distendere e distaecare le foglie del calice: ma non si otterrà lo stesso effetto coi petali se non con molta difficoltà, poiche essi presentano una stretta aderenza colle parti più interne, aderenza che non si può vincere tal- volta che colla lacerazione: cosicchè, a prima vista, si potrebbe ere- dere di trovarsi di fronte ad una vera e propria saldatura tra le varie foglie fiorali. Le foglie del calice per lo più non presentano nella loro configu- ‘razione ed ampiezza differenze molto sensibili da quelle dei fiori nor- mali; ma i petali ne sono molto più ampi e più spessi, a margine ir- regolarmente lobato e colla superficie coperta di gallozzole e di rigon- fiamenti abbondanti e marcati, specie nella regione dell’unghietta. Tutte SOPRA UN CURIOSO CECIDIO DELLA o S SPINC le altre parti del dere appaiono fuse assieme in un grosso tumore cen- trale, ora semplice e conico, ed ora bi-triforeato, dalla eui superficie si liberano appena gli ultimi tratti dei filamenti staminali e le antere più o meno deformate. Il gineceo ed il relativo ginoforo sporgono talora al di sopra di questi tumori: talvolta ne sono circuiti del tutto e vi restano sepolti. Incidendo le gallozzole, i rigonfiamenti dei petali ed il tumore cen- trale, vi si avvertono numerosissime camere larvali occupate ciascuna dalla larva o dalla crisalide di un dittero, riferibile ad un Cecidomyide : ed un esame più attento ancora delle sezioni condotte attraverso il tumore centrale, mostra che esso non è formato da una massa omo- genea, ma lascia scorgere un reticolo biancastro, nelle cui maglie, col- > l’aiuto di una semplice lente a mano, è facile riconoscere le singole sezioni dei filamenti staminali e del ginoforo (Tav. VII, fig. 2). Il piano di struttura fiorale nonostante la notevole deformazione dei singoli - elementi del fiore, non è gran fatto alterato, ed il tumore centrale si può con sufficiente chiarezza risolvere nei singoli elementi dell’ andro- ceo e del gineceo, i quali sono avviluppati e, per così dire cementati assieme da una sostanza estranea. L'indagine mieroscopica rivela che questa sostanza è formata da una fitta e densa rete di ife fungose, le quali eireuiscono i singoli elementi del fiore riempiendone i vani in- terstiziali e tenendoli saldamente allacciati fra loro. L'aderenza che i | petali presentano fra loro e col tumore sottostante è in. gran parte — dovuta all’azione di questo micelio, quantunque le corrugazioni e le pliehe del lembo del petalo non vi siano estranee. Le camere larvali che s' incontrano negli ispessimenti dei petali sono frequentemente scavate ciascuna nello spessore di una sola foglia; quelle del tumore centrale del fiore sono al contrario limitate ciaseuna ipertrofiei, non lo sono tanto da ospitare un' intiera camera; ed in tutti i casi hanno la loro superfieie interna costantemente tappezzata da un denso tappeto fungoso. Solo nelle piccole camere che ospitano delle larve molto giovani il tappeto fungoso è tenue e formato di rade ife ; dai filamenti corrosi di parecchi stami vicini (Tav. VII, fig. 2), il che di- Pende parzialmente da ciò, che questi filamenti, quantunque fortemente 408 ; ;' en. PASQUALE BACCARINI ma queste col erescere della larva aumentano anch’ esse e si ramifieano attivamente senza che l'insetto ne riceva aleun danno; ché, anzi mi par certo, a giudicarne almeno dal gran numero di fili mozzati, ohe s'incontrano verso la superficie della camera, che la larva se ne cibi. insieme alle membrane cellulari dell’oste. Nelle parecchie migliaia di fiori ehe ho esaminato, non ho mai in- — contrato alcuna larva o crisalide che abbia ricevuto qualche nocumento dal parassita, e moltissimi fiori collocati sotto campane di vetro col tetto di garza, hanno dato una sciamatura abbondantissima della Ceci- domyide (*) e di un ichneumone che ne è parassita. Alla fine della scia- matura ho esaminato attentamente i fiori ed ho trovato sempre le ca- mere larvali vuote o colle sole spoglie crisalidali, contuttochè il rive- 3 stimento fungoso fosse in questo momento densissimo. E quindi da escludersi ogni concetto di rapporto parassitario fra il Cecidomyide ed | il fungo: ma giova ammettere invece un rapporto simbiotico fra questi | due esseri così diversi: e la speciale formazione cui essi danno origine non è da considerarsi esclusivamente nè un micocecidio, nè un zooce- 3 cidio; ma come partecipante della natura dell’ uno e dell'altro, e va ascritta ad una nuova categoria dj galle per le quali propongo 12 nome di Micozoocecidii. X E molto probabile che l infezione del fungo avvenga eue neamente alla deposizione dell'uovo dell'insetto e per opera di questo, - poiché, come sarà detto piü sotto, al momento della seiamatura il mi- celio che tappezza le pareti delle camere d’ineubazione dà luogo ad una abbondante produzione di conidii, i quali aderiscono in gran nu- mero al corpo dell'insetto annidandosi specialmente fra i peli delle zampe. Il fatto che le camere giovani larvali sono percorse solo da radi fili di micelio, i quali vanno gradatamente aumentandosi sino a formare un tappeto denso e continuo, sembrami che venga anch'esso in appoggio à questa opinione. 1 () NM sig. dott. RóBSAAMEN, che ha avuta la cortesia di esaminare il Ceci- domyide inviatogli da me, vi ha riconosciuta una specie nuova. „56 SA UN CURIOSO CECIDIO BELLA PRON PARRA Il micelio di questo fango si presenta nella sui maggioranza dei easi formato da ife tenui, densamente septate e ramose, le quali, come si è detto, eireuiscono i varii elementi del fiore e specialmente i fila - menti degli stami ed il gineceo, allaceiandosi saldamente fra. loro, tal- chè gli interstizii tra l'un filamento e l’altro vengono oceupate da lamelle fungose, nelle quali, specialmente dove i vani sono piü spaziosi Si possono distinguere una regione periferica ad intreccio riù denso ed articoli più brevi, ed una regione centrale o midollare ad intreccio più lasso ed articoli più ampi (Tav. I, fig. 3-4). In tutti i casi la mem- brana dei singoli elementi dell'ifa si presenta sottile ed incolora: ed il contenuto ad ingrandimenti mediocri appare omogeneo o finamente © granuloso; ad ingrandimenti più forti lascia discernere uno strato pa- rietale di Protoplasms ed una o più vacuole ne centro delle singole cellule. In ogni easo le ife didnt soltanto alla superficie delle cellule epidermiche degli organi fiorali aderendovi strettamente senza inviarvi mai all'interno rami od appendici di sorta. Talvolta s'insinuano tra una cellula e l'altra distaccandole alquanto fra loro; ma anche in tal. caso non penetrano più in là dello strato immediatamente sottoepider- mico. Tutti gli altri elementi anatomici dell’ organo fiorale circuito, per quanto l'investimento per parte del fungo sia completo, si mostrano sempre immuni da fili di micelio (Tav. I, fig. 3-6). Tutte le cellule Parenehimatose per altro delle regioni prossime al micelio sono forte- mente ipertrofiche e cioè molto più ampie e rieche di succhi, a parete Più sottile ehe le cellule corrispondenti dei flori sani; ma non si ha nell'interno-delle cellule aleun ‘precipitato avvertibile di matérie ul- miche, come avviene pel caso di molti altri fanghi parassiti, nè alcan imbrunimento apprezzabile delle membrane. Gli inspessimenti cutico- lari delle cellule epidermiche a dal micelio sono 'affatto rudi- mentali. ‘Anche attorno alle camere larvali, dove le cellule sono vido alle continue corrosioni della larva, il micelio non penetra mai nell'interno delle cellule Sottostanti, né s'insinua che di rado e per brevissimo tratto fra loro. - ?6. Malpighia anno VII, vol. VII. PASQUALE BACCARINI Il comportarsi delle antere in questi fiori deformi varia notevolmente a seconda dei casi: se cioè l'antera, trovandosi, come talvolta succede, * molto distante dalle camere larvali che si annidano nel fiore, non è stata allaeciata dal fungo o lo fu solo tardi, non presenterà deviazioni ` salienti dalla struttura normale: se pel contrario venne sorpresa di -buon'ora dal fungo, si arresta nel suo sviluppo: le cellule epider- miche restano piü piccole che le coeve delle antere normali ed hanno inspessimenti cuticolari minimi o nulli : le cellule sottostanti fino al tap- peto restano piccole, isodiametriche, ricche di protoplasma e di gra- nuli.d'amido, a parete cellulare sottile e senza traccia delle liste d'in- spessimento caratteristiche per quelle normali; le cellule del tappeto non presentano più il protoplasma abbondante, torbido e granuloso; ma disteso in un tenue strato sulle membraue cellulari sottili, mentre il succo cellulare è abbondantissimo, e tutta la cellula enormemente ingrandita s'allunga verso l' interno della loggia, dove le cellule madri del polline, strozzate dalla eccessiva pressione dei tessuti vicini, fini- scono col perire e restano nel centro della loggia pollinica sotto forma di un ammasso giallastro, nel quale non sono più discernibili i loro re- lativi confini e contorni. | Il gineceo è molte volte anch'esso completamente soffocato ed in- vaso, talchè la fecondazione non vi si compie affatto o vi si compie in modo incompleto, per cui il frutto non abbuonisce e resta piccolo, meschino, asciutto e con rarissimi semi. Tuttavia si può dire che in generale le sue alterazioni sono meno gravi ed estese di quelle del- l’androceo, e qualora le camere larvali che vi si annidano non siano molte e troppo profonde, per lo più riesce ad un dato momento a li- berarsi dai legami che I’ attoreigliano ed a venire fecondato. Le ero- sioni superficiali dovute all’azione dell'insetto si eicatrizzano di buon'ora ed i frutti che ne derivano, per quanto piü o meno aberranti dalla forma normale e più piccoli e meno suceosi di quelli sani, ART però spesso un certo numero di semi sani. In ogni caso le alterazioni che i varii organi del fiore subiscono, in- teressano sempre in modo, direi quasi eselusivo, i tessuti parenchima- tosi più o meno profondi, mentre i fasci fibrovascolari non deviano ei set a E asus PS POS Me DEAE xig icd EE 4 Me SURE INE PRESI, OE V EI E MAE LUNES E. APE RITI A SER ERI a a EEE N MIRI; Ma Ie a EI EEE KC eg ah Di a ae > RM S am s Zn a a PES M NC E ROAD CE 1 dine si vede dal sane le varie , pac bur. si notano aei . fiore sono costantemente dipendenti dalla presenza del micelio Ber. 3 dallo speciale parassitismo di questo sul fiore, mentre la larva non _ ha sotto questo rapporto che un'azione tutt- affatto. secondaria e per d nulla immediata; limitandosi a corrodere le cellule ed i fli di micelio che. ne tappezzano le camere.. La generale costanza di questa associazione. dello i EN e del Afanc in tutte le pareechie migliaia di galle che da tre anni a questa parte ho potuto esaminare, e il non avere mai incontrato un solo fiore alte- . Tato il quale fosse affetto, o dal solo micelio o dalla sola Cecidomyia. "nc indiscutibile a. favore dell’ ipotesi sopra enunciata di un rapporto sim-. biotico tra il fungo e l'insetto, nel'quale l'ufficio riserbato al.fungo. ‘consiste, a mio modo di vedere, nel determinare all’interno del fiore alcune circostanze favorevoli alla vita delle larve di Cecidomyia. . . Quali siano. queste circostanze & ‘molto difficile dire almeno per ora; non é da eseludersi però che esse possano consistere nella formazione : | - di composti organici meglio adattati all'alimentazione dell'insetto di ‘Quelli che s’incontrano nei fiori normali. Potrebbe anche ammettersi : che il micelio utilizzi l'eecesso di succhi che sgorgano. dalle cellule corrose dall'insetto o trasudano da quelle eireostanti alle camere lar- | Vali, esercitando così una funzione protettrice sulla larva stessa collo . | Ostacolare lo sviluppo di altri miceti dannosi perl’ ospite. Ma queste T ‚non sono finora che ipotesi (è bene dirlo), le a non si PUB. Sopra alcun fatto reeisamente accertato. i Quando la larva dell’ insetto passa allo SA di ade: e ee il Periodo d’incistamento il micelio cambia in parecchi punti notevol- mente d'aspetto, la maggior parte degl’ ifi ehe erano stati sin allora - in attiva vegetazione non tardano a degenerare: acquistano un colorito | Biallastro, ayvizziscono e muoiono; mentre taluni altri, specialmente. m dintorni delle camere d'ineubazione e nei più larghi dei meati = frapposti alle varie parti fiorali, ingrossano notevolmente, divengono - (mi sia concesso d’insistere. su ‘questo dettaglio) sembrami una prova ..- ' 412 PASQUALE BACCARINI varicosi, tumidi, a forme irregolari (Tav. VIE, fig. 5 5-0), si aceavallano gli uni sugli altri; strisciano sulle cellule vicine dell’osta e rispondono intensamente alla prova del glicogeno. Le loro membrane restano sem- pre incolori e sottili ed essi finiscono col frammentarsi in articoli ro- tondi, unicellulari, i quali al momento della seiamatura aderiscono in gran numero al corpo dell’ insetto (Tav. VII, fig. 5-a). Le dimensioni. di questi germi sono di mm. in media, la loro membrana. è in definitivo di un bianco sporco e nel loro- contenuto si avvertono delle sostanze oleose. In altri punti gl ifi varicosi sopra indieati si accavallano gli uni sugli altri intrecciandosi fittamente fra loro, e finiscono col formare dei pic- coli stromi tondeggianti o palviniformi biancastri ed a contorno irre- golare, dello spessore di 3 o di 4 piani di elementi, dei quali per altro ignoro il destino. | | In aleuni flori raccolti al Simeto in quest'anno ho potuto osservare un'altra formazione di conidii: e cioè dalle plaeche di micelio di- stese sulle pareti delle camere d'ineubazione o delle piü larghe la- cune della galla, si dipartivano dei brevi filamenti semplici e septati ; i quali, nella parte superiore dei singoli articoli, davano luogo ad una abbondante formazione di sporidii faleati e bicellulari (Tav. VII, fig. 7). 3 Il micelio dei fiori provenienti da altre località non ha più presentato nulla di simile. Alcuni altri fiori raccolti l' anno scorso in vicinanza della stazione. di Motta mi hanno invece presentato. delle fruttificazioni riferibili ad un Cladosporium. I fiori erano già stati abbandonati dalla Cecidomyia, ed il micelio, — guadagnata insinuandosi tra le foglie involuerali del fiore, la super- ficie, vi aveva formato dei piccoli pulvinuli di un biancastro sporco, - dalla superficie dei quali si distaccavano, serpeggiando verso l'alto, un | buon numero d'ifi. Questi, incolori come gli altri verso la base, an- davano. acquistando gradatamente verso l'alto un color fosco e davano origine a dei conidii ovoideo-oblunghi, bi- triseptati e di colore conforme (Tav. VII, fig. 8). La graduale transizione degl’ ifi vegetativi in questi — AURORA ed i rapporti anatomici che presentavano col micelio na 3 RA M SE CERERI TE M He SOPRA UN CURIOSO CECIDIO DELLA CAPPARIS SPINOSA 413 E seosto nella galla non mi lasciano dubbio che questa forma di frutti- ficazione apparteneva in realtà al micelio in quistione; tuttavia devo dichiarare che non l ho più incontrato altrove. | La massima parte dei fiori malati, i quali seccano naturalmente al- l'aperto sulla pianta che li ha prodotti, non lasciano scorgere durante l'estate, alcuna forma di fruttificazione, e nell'autunno si coprono di una fitta vegetazione di muffe le une diverse dall'altre, e che non pre- sentano aleun rapporto genetico eol micelio ospitato dal fiore. Lo stesso va detto pei fiori raecolti nei diversi stadii di sviluppo e portati in eamere umide dopo averne in gran parte asportato le larve. Ho pure tentato di coltivare il micelio in soluzioni nutritive gelatiniz- zate a base d'infuso e di decotto di fiori di Capparis. Anche qui si corre incontro agli stessi inconvenienti che nel caso precedente; tut- tavia, raccogliendo il micelio da trasportare nella camera di cultura dalle parti più profonde del fiore, e possibilmente a qualche distanza dalle camere larvali, si riesce ad ottenere un certo numero di coltiva- zioni libere da altri fungilli. In tutti i casi però il micelio resta sta- zionario e dopo un periodo di vegetazinne stentata ed appena percet- tibile, pariodo che varia dalla durata di otto giorni a quella di un mese, finisce col degenerare e perire. Le molte culture istituite in questa . maniera non mi hanno mai dato alcuna fruttificazione. ; E quindi per me evidente che si ha per questo micete, in seguito al suo adattamento alla vita simbiotiea col Cecidomyide, una profonda limitazione nella facoltà, così estesa tra i funghi -congeneri, di dare origine a svariatissime forme ‘conidiche, e che la funzione moltiplica- tiva è oramai limitata alla produzione di quei numerosissimi germi . torulaeei che si formano a spesé del micelio nell' interno delle galle e che l'insetto adulto, seiamando, trasporta sul suo corpo e s'incarica di disperdere. Devo per verità dire che gli sperimenti di germinazione di Questi conidii non mi sono riusciti finora; ma non mi sembra que- Sta difficoltà tale da infirmare gravemente la suesposta opinione, spe- cialmente quando si pensi al numero grande di conidii o di spore di funghi parassiti, dei quali non si ottenne ancora la germogliazione artificiale; e quando si riflette alle difficoltà che s' incontrano quando | PASQUALE BACCARINI | si voglia spiegare la estesissima diffusione del micete col mezzo quelle altre forme conidiche che così di rado e quasi eccezionalmen vengono prodotte all’ interno: ed alla superficie della galla. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI ^ ITA I N To L Q-C. Galle fiorali di C. spiasá : =: dne Son a, b mostrano "Ai superfici 1 Be oinnes ` -i fori d'uscita di diversi insetti (grandezza naturale). | we Sezione attraverso una porzione del tumore centrale del fiore rac- ee chiudente in b due camere larvali, aa sezioni dei filamenti sta- i rl ads on ipali cc feltro fungpso. pur cementa gli stami (0c. 2 ob. bonc da anie labens QTIBEKA]- : 3 1 UE NEN HEUS Parto della Sani precedente più, fortemente ingrandita Le lettere ci B corrispondono (Oc. 2 ob. 5 Kor.). i a4 Sezione. attraverso la parte periferica di un ear fortem |...’ allacciato dal micelio (Oc. 2 ob. 8 Kor.). : Sezione. attraverso un. filamento verso l'epoca. della Seine del T insetto - per mostrare le forme torulose del micelio ed i co- nidii catenulati che si distaccano (0c. 2 ob. 9. Kor.). Porsiónü dello stesso micelio che circuisce alcune cellule. epic ; miche di un filamento staminale e va a stendersi sullo strato ^ ipodermico (Oc. 2 ob, 8. .Kor.). È . Forme di fruttificazione osservate nei fiori ancor ER , dal Simeto (Oc. 2 ob. 9. Kor.).. Biss di. fruttificazione a tipo a ‘osservato. sui ; fi seechi di Motta (Oc. È ob. 8. Kor.). ADDENDA AD FLORAM ITALICAM i Spigolature nella Flora Ligustica, di CLARENCE BIKCNELL. “Avendo erborizzato con molta passione durante 1892 e 1893 nei dintorni. - di Bordighera e San Remo, per completare il piü possibile un erbario delle. piante di queste regioni, una lista delle quali spero di pubblicare fra poco, credo bene di indicare alcune cose rare ed interessanti trovate recentemente - per la prima volta. Quest'anno il mio amico sig. Norris , ben conosciuto in Inghilterra come bravissimo entomologo, ha scoperto presso Ceriana, nel circondario di San Remo, Ruscus Hypoglossum; e quando vi andai piü tardi a mostrarne la località al Sig. + Emile Burnat, ebbi la fortuna di trovare Carew Grioletii (Roem.) un esemplare. della quale ho mandato all’Erbario di Torino dove mancava. Quest’ estate pure ho trovato nei boschi della medesima vallata Physospermum aquilegifolium. | Sulla cima di Monte Ceppo sopra Bajardo un Hieracium nuovo per le Alpi Marittime, stato de (erminato dal Signor Arvet-Touvet per H. cirritum (Arv. Touv.) Sulle rupi sopra Baggio al fondo del val di Nervia, le più belle ed ina- - spettate trovate di quest'estate sono state M. oehringia papulosa (Bert.) in picco- : | issima quantità, ed a poca distanza di questa una ventina di piante, per *- | maggior parte in luogo inaccessibili, di Phyteuma Balbisii (A. DC.). Finalmente ho dalle colline sopra San Remo, abbastanza frequente, Kund- | mannia sicula DC.) e da Bordighera una pianta che abbonda nei luoghi umidi | presso Ventimiglia, ma che a secondo la mia cognizione non è stata raccolta - finora al levante di quel paese, Cyperus globosus (AL). = Ho pure dalle roccie sopra Roverino a poca distanza di Ventimiglia la bella D Potentilla saxifraga (Ard.), e la Ballota spinosa (Lk.) ben conosciute presso. Saorgio ed altrove nella Val di Roia, ma prima non trovate ‘così vicine al mare. Bordighera, 5 Settembre 1893. 5 UI. | PICCOLA CRNOACA Piccola Cronaca Il si thee è morto a Nordhausen il conosciutissimo algologo Prof. Dott. KUET La Scie enza botanica ha pure n m dolorose colla morte di A. B. GIESBREGHT (noto a i ae viaggi botanici nell’ America centrale e nel Brasile). del Briologo Dott. nz KIAER in Cristiania, del Dott. Max ScHoLtz in Karls- ruhe, di Miss A. Pe a Londra, del Prof. F. Marconi a Geno Al posto di Ben del R. Orto Botanico di Napoli e HRS Ord. di Botanica nella stessa dim sità è stato chiamato il Prof. Feperico DeLPINO, da Bologna. AURA ha lasciato il suo posto di Direttore della Seuola Agraria i in u su ra il Dott. Il Prof. P. GENNARI, Direttore del R Orto Botanico di Cagliari, per F a zata età si è ritirato dall’ insegnamento. Quit o sarà provvisoriamente affidato ad un in suit ato. Y sità di Parma.il Dott. G. B. DE TonI è incaricato coni: dell’ insegnamento della potnit e della deine di quell’ Orto Botan Il Prof. G. ScHwEINFURTH si è imbarcato per il terzo viaggio nella Colonia Eritrea, dove fa conto di tassa re tutto l’ inverno. no le nomine: del Dott. T. Mae DouaAL a Professore di Fisiologia nell’ Università di Minnesota; di yere MN Eastwoop a Curatore dell’ Erbario della California Academy of del Dott Jon CoULTER a Presidente della Lake Forest University in Illinois; del Pro N DALLA ToRRE a Prof. Straord. di Botanica nella R. I. Uni- : pos di Men le uck ; el Dott. H. MoELLER a Prof. Straord. di Botanica nell’ Università di SA del Dott. FISCHER a a Prof. Straord. di Botanica nell’ Università di Ber / ) se pmr: re la prossima riunione ini a Palermo, nella seconda quin- 4, in occasione del Centenario della fondazione di quel- . rto Botanico. Se le circostanze lo permetteranno , una delle sedute scienti- fiche sarà tenuta a freq deliberazioni prese dall Kitablar notiamo le 1.° Di tene ‚non potrebbe iana. pubblicazioni della Società consisteranno innanzi dung Bollettino. Bann e dell fe Megane sola Società, col titolo di « Nuovo Giornale Bota- nico Italiano, nuo va Essendo sita date le. dimissioni dalla carica di consigliere da tre soci, Pro ER E ap. MICHELETTI, si ele o 891-93 a sostituirli, i soci i I es snc sid ice Wer ient H ; | LI, BARONI e co .. Nell elezione del nuovo bains ie per il triennio 1894.96 riescono eletti _ ARCANGELI, Presidente OTTA , BoRzi, SOMMIER , Saccardo, Vic ur esi identi, — BamscacLt, Bıonpr, BARONI, Poet; MARTELLI e Bardi Consiglieri BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO Bollettino Bibliografico Lavori Botanici Italiani. Trattati, Atlanti, ecc. De Toni G. B. Sunti delle lezioni ‘di fiorali di Pachíra nis Parl. Boll. “A 3: Botanica tenute nella R. Università i go di Parma. Padova 1893. Morfologia | | Fisiologia e Biologia. .. Acqua C. Ricerche sul polline germo- bot. ital. 1893, p. 373. ALLARA V. Il magnetismo negli animali e nelle piante. Milano 1873 | ARCANGELI G. Sopra l'infiorescenza di | alcune ^ emana Boll. Soc. bot. ital. . 1893 2T Sull "E in varie Cucur- bitacee e sui loro nettarii. > Con d bot. intern. Genova. 1892, p. 441. Ave ETTA C. Sui cistoliti delle folis del | genere Coccinia. Boll. Soc. bot. ital. . 1393, p. 209 e Annali Ist. bot. 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Ex his omnibus, hie de speciebus majoribüs, scilicet Hymenomycetibus, solum mentionem facio, quae nondum in. hac regione inventae fuerunt. Hoc |. J. Bresadola, ob auxilia ae consilia quae libenter mihi praestitit in de- ; terminatione ante stirpium magis abitato m auge di Ordo. — HYMENOMYCETEAE Fr. Sace. Syll. Fung., vol. V, p. 3. Fam. I — AGARIGAGEAE Auct. 1 Sect. De DEUCOBFONAE Fr. emend. Sacc. PEE Gen. I. — Amanita Pers. Fries. Sace. Syll, vol. v, pu 1. A. ovoidea Bull. (Agaricus); Fries Hym. Eur. P. 18; Sace. Syll, V, p. 8; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 33; Vitt. Fungi Mang. tav. 2; V Fungi It. tav. 34; Gill Hym. Fr. p. 37 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.- - Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 851. — gi breviter — " i vel ovales, laeves 8 : 10 X 5,5 : 7p. Arti e Commercio di Verona, ser. = Memorie dell’ accademia d’Agricoltura, ‚ vol. LXV, tav. l-V; Verona 1889. 2e Malpighia anno VI, vol. VIL In piati ad torri supra vicum Marcemigo loco. « el Raid | Casteletto »; 24 Oct. 1893. Gen. II. — Lepiota Fr. Saec. Syll. Fung. vol. V. p. 27 i DR: meleagris Sow.; Fries Hym. Europ. p. 31; Sace. Syll. v Ei 36. — Agaricus in Rabenhorst Kypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I B 1l Abth. p. 840. — Sporis perc, breviter ovalibus vel Bob uM 5: 6p. | Ad trübes fabrefactas Veronae, aestate: 1892. 3. L. cristata Alb. et Schw.; Sace. Syll. V, p. 39; Berk. Outl. ai II fig: 7; Fries Hym. Eur. p. 32; Gill Hym. Fr. p. 61 c. ie.; Wint. i Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 839; Schroeter Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 673. S . Ad terram muscosam in sylvis castanicolis « Pralongo » prope > a « Finetti > oct. 1887. E to erminea Fr. Hym. Europ. p. 33; Saec. Syll V, p. 40; Bi 3 FI. Venet. Critt. p. 34; Gill. Hym. Fr. p. 59 c. ic.; Winter in Rabei | Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 838; Schroeter in Kryp! . FI. Schles. « Die Pilze » p. 673 — Sporis ellipsoideo fusiformibus vibus 9:13 X 35 : 4p. Ad terram muscosam sub Pino lelie loco « el Roccolo de ‚steletto » sopra Marcemigo; oct. 1893. | 5 L. maucina Fr. Hym. Europ. p. 34; Sacc. Syll. V, p. 43 Mic. Bresc. tav. 48, fig. 5-6; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 34; Gill. 1 Fr. p. 59 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I . 1 Abth. p. 838 (Agaricus), — Sporis ee laevibus, 8 uns: 7:8X5 : 6v. è = Prope pagum Tregnago ad ierram; oct. 1893 (A. Pieropan). - i eus). — Lepiota granulosa Batsch. v. cinnabarina Gil. Hym. Fr. p. N. — Sporis breviter oblongis 3,5 : 4 X 2 : 3,50. . In sylva castanicola « delle Raute » prope vieulum Cogolo (ai Batti- | stini, ad terram; sept. 1889. | e Gen. III. — Tricholoma Fr. Sace. Syll. V, p. 87. > | ©. T. albo-brunneum Pers. (Agaricus); C. Massal. Contrib. Mic. Veron. EB Ny u.48. = Agalicus striatus Schaeff. tav. 38. E ß. Salero Barla Champ. Nic. tav® 12, — A forma typica recedit: stipite manifeste collariato (cingulato) et, apice excepto, brunneo-ca- staneo. O - p. In pinetis sopra pagum S. Mauro di Saline « Boschi di Ve- iin »; oct.-nov. 1892-93. : n T. Columbetta Fr. Hym. Europ., p. 55, et Ic. selectae tav. 29, "s i 2; Saec. Syll. V, p. 99; Gillet Hym. Fr. p. 101 c. ie.; Wint. in Ra- “benh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bà., 1 Abth. p. 823; Sor i in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 603. Ad terram muscosam in eis castanicola « delle Raute » prope vi- — eulum Cogolo; Sept. 1889. | 9. T. imbricatum Fr. Hym. Europ. p. 56 et Te. selectae tav. 30; Sace. - Syll. V, p. 101; Berkl. Outl. tav. 4, fig. 3; Gillet Hym. Fr. p. 99 e. : ie.; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 662; Winter. in f È | Rabenh. Kript-Fl. Deutschl. II Auf, I Bd., 1 Abth. p. 822. — Spore — Subglobulosae, laeves 4 : sr In pinetis ad terram supra pagum S. Mauro di Saline (Veralta); 31 Oct. 1892. = Ad terram in aya sustiuicola prope Cogolo (Bosco delle Raute) 11 pet. 1893. 11. 7. nudum Bull. (Agaricus); Fries Hym. Eur. p. 72; Berkl. 0 | tav. 4, fig. 7; Sace. Syll. V, p. 131; Gillet Hym. Fr. p. 120 e. Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 39; Wint. in Rabenh. Krypt-Fl. Deutse II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 810: Schroeter in MIR -Fl. Schles. «D Pilze » p. 658. In md collinis castanieolis prgpe pagum Tregnago (Vico); oct. A 12. T. sordidum (Schum. )F Fr. Hym. Europ. p. 77 et Ic. seledtag i | fig. 1; Sace. Syll. V, p. 139; Wint. in Rabenhorst Krypt.-Fl. Deut II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 807; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Pilze » p. 657: Gillet Hym. Fr. p. 119. — Sporis ellipitoig 5 7 x 35 È In nemorosis ad terram herbosam supra. S. Mauro di ndis (e MAS : 21 Oet. 1893. Gen. IV. — Clitocybe Fries. Saec. Syll. Fung. Med: DEL 13. C. odora Bull. Goa) Fries Hym. Europ. p. 85; Sace, 2s V, p. 133; Gill. Hym. Fr. p. 158 c. ic; Wint. Ah Rabenh. K Deutschl. H Aufl, I Bd., 1 Abth. n 801; Schroeter in Krypt-] -F « Die Pilze » p. 655 Prope vieulum Cogolo in sylvis mt. Gadà; oct. 1892. 14. C. phyllophila Fr. Hym. Europ. p. 87 ROSS Sace. ps: ym in Rabenh. d -Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd. | HYMENOMYCETES QUOS 1 800 (Agaricus); Gill. Hym. Fr. p. 151 e. ie.; Schroeter in Krypt.-Fl. chles. « Die Pilze » p. 654 (Agaricus). — C. fragrans C. Massal. (nec ) Contrib. Mie. Veron. p. 29, n. 53. — PER 7X3: 4 u; spe- cies fragrans, odore aniseo. Ad terram in sylvis arborum frondosarum e collibus va llis « di Tre- gnago »; autumno 1889-93. » = 15. C. candicans Pers. (Agaricus); Fries. Hym. Eur. p. 88 et Ic. se- lectae tav. 51, fig, 3; Sace. Syll V, p. 157; Gillet Hym. Fr. p. 153 c. ie.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 40; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, 1 Bd, 1 Abth: 2 799; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 654. Ad terram inter folia prope Tregnago; oct. 1893. 16 C. maxima Gärtn. et Meyer (Agaricus); Fries. Hym. Europ., p. 93; acc. Syll. V, p. 165; Gill. Hym. Fr. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 795; Schroeter in Krypt-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 653. — Sporis subobovato-oblongis 5: 7 X 4: 5p. Ad terram in nemorosis montanis cireum Giazza; oct. 1893. me C. infundibuliformis Schaeff. tav. 212 (Agaricus); Fries. Hym. Europ. p. 93; Sace. Syll. V, p. 16; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 41; Gill. Hym. Fr. p. 144 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd, 1 Abth. p. 795; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze. » P. 652. — Sporis subobovato-globosis 5 : 6 X 3 : 4p. | Ad terram herbosam in sylvis collinis et submontanis vallis di Tre- gnago; Oct. 1892-93. IR C. inversa Scop. (Agaricus); Fries if Europ. p. 96; Schaeff. ie. tav. 65; Sace. Syll. V, p. 172; Gill. Hym. Fr. p. 140 c. ie. (haud bona); Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. - 793; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 651. — Pileo lore testaceo-subalutaceo; Sporaé subglobulosae 3:6X 3:4p. Ad terram herbosam prope Tregnago; sopt.-oct. 1891-93. HE | . €. MASSALONGO 19. €. concàva Scop. (Agaricus); Fries Hym. Europ. p. 102 | selectae tav. 97; fig. 2; Sace. Syll. V, p. 178; Gillet Hym. Fr. p. © Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. Il Aufl., I Bd., 1 Abth. p. Ad terram. muscosam in viridario comitis « Pompei » ad Illas — oct. 1889. 20 C. trigonospora Bresad. sub Collybia semitale var. trigonospora : Bresad. Fungi tridentini p. 30, tav. 34, fig. 1 et in Sace. Syll. F V, p. 204. — Stipite in speciminibus nostris curto, crassiore basiq bulboso; sporis haud omnibus tamen triangularibus. Prope Tregnago « mt Barbara »; nov. 1889. Gen. V. —,Collybia Fries. Sace. Syll. Fung. vol. V, p. 251. 21. C. longipes Bull (Agaricus); Fries Hym. Europ. p. 110; Syll V ; p. 202; Gillet Hym. Fr. p. 311 e. ic.; Bizz. Fl. Venet. ; P 43; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. II Aufl., I Bd., 1A . p. 483; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » P- 647. — Sp ; ses laevibus Li a . 1889 et in mt. Gadà prope Tregnago; 2 oct. 1893. > 2 C. stridula Fr. Hym. Erop. p. 114 et le. selectae tav. 62, (forma haud omnino cunf nostra congruente); Saec. Syll. V, p. 21( in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IL Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 780 . Hym. Fr. p. 318. — Sporis ellipsoideis plerumque 6 : 8 X au Ad terram supra S. Mauro di Saline (Boschi di Veralta): 31 oc | Species formis gracilioribus Tricholomatis melaleuci valde si 23. C. confluens Pers. (Agaricus) ; Fries Hym. Europ. p. 117; 3 Syll. V, p. 222; Gillet Hym. Fr. p. 322 c. ie.; Bizz. Fl. Venet. | . P. 44; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd. x A IT Sehroeter in Krypt.-Fl. ‚Sehles, « Die Pilze » p. 645. Ad terram muscosam in pinetis supra s. Mauro di Saline (Boschi ; -di Veralta); 3 sept. 1891. Gen. VI. — Mycena Fries. Sace. Syll Fang, vol V, p. 251. 24. M. lactea Pers. (Agaricus); Sace. Syll. V, p. 259; Fr. Hym. E Europ. p. 135; Gill. Hym. Fr. p. 285 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt. -Fl. Deutschl. II Au, I Bd. 1 Abth. p. 763; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 46. me In pinetis Pet comitis « Pompei » ad Illasios; oct. 1889. * vo j 25. M. galericulata Scop. (Agaricus); Schaeff. ie. tab. 52; C. Mass. | Qontrib. Mic. Veron. p. 31 n. 59. | " — ß, calopoda Fr. Hym. Europ. p. 139 al le: nalootas tab. Di dg. 2 M E es. Syll. V, p. 268. E x & f. Ad truncos Castaneae vescae in sylva « « delle "Raute » dicta, prope i Cogolo; oct. 1891. Oire ee a RE 26. M. polygramma Bull. (Agaricus); Fries Hym. Europ. p. 139; Sacc. — Syll V, p. 269; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 47; Gill. Hym. Fr. p. 272 Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 761; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 641. — ion ovoi- feac 6:9--5.5k : Xf terram in mt. Gadà prope dagli mt. Belloca sopra pagulum Fi- s netti, nee non in nre « della Raute » vocata; oct.-nov. 1889, E oy M. speirea Fr. Hym. Europ. p. 147 et Ic. selectae tab. 78, fig. 2; Sace. Syll V, p. 287; Wint. in Rabenh. Krypt-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd, 1 Abth. p. 755 — Sporis subellipsoideis 5: 6 x 3,5: 4p. ‚Ad terram humidam herboso-muscosam Tregnago, oct.-nov. 1892-93. "Species ob lamellas dein decurrentes generi Omphaliae forte Es ue zonbends, Gen. VII. — Omphalia Fr. Saec. Syll Fung. vol V, p. 308. 98. O. pyxidata Bull. Toup ee Fries Hym. Eur. p. 157; Sace. Syll. V, p. 313; Gillet Hym. Fr. 296; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deu- tschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 747; Schroeter in Krypt-Fl. Schles. | « Die Pilze » p. 629. — Colore omnino testaceo-rufescente. . Ad terram in locis cultis E « Tregnago » (arvis Medicaginis sa- ~ tivae); nov. 1889. SoG. muralis Sow. (Agaricus); Fries Hym. Europ. p. 160; Sace. -Syll. V, p. 321; Gill Hym. Fr. p. 294; Wint. in Rabenh. Krypt. -F Deutschl II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 744. — Pileo et stipite colore. rufo-brunneo vel fus sati a specie | cui simillima, d | stinguitur. m 3 E Ad terram locis cultis inter Medicaginem sativam, saepe cum 0. pr = aidata, prope « Tregnago »; nov. 1889. 30. 0. Fibula. Bull. (Agaricus); Fries Hym. Europ. p. 164; Sace. Syll eM. P 331; Gill. Hym. Fr. p. 300 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 48; | Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IL Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 2H | Sehroeter ‘in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 626. = dn sylvis Saltanicolis ad terram muscosam prope vieulum « Mar | ms » (ai Battistini); oct. 1893. ; Gen. VII. — Pleurotus Fr. “Sace. Syll. Fung. vol V, p. 339. “31. p. ostreatus Jacq. (Agaricus); Pries Hym. Europ. 173; Sace, Syll. P: 355; Wint. in Rabenh. Krypt-Fl. Deutschl., II Aufl., I Bd., 1 Abt P 435; Sehroeter in Krypt. -Fl. Schles. « Die Pilze » p. 649; Gill. Hy r. p. 346. c. ic.; Bizz. Fl. Venet, Critt. p. 50; Vent. Mic. Brese, tav. 17 Vitt, sua Mang. tav. 4; Viv. Fungi It. tav. 42. | PON d ligna quercina prope pagum Cellore; oct. 1889. - 32. P. septicus Fr. Hym. Europ. p. 179; Sace. Syll. V, p. 375; Gill. ym. Fr. p. 334; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I > 1 Abth. p. 732. — Pleurotus pubescens Sow. (Agaricus); Schroeter in E ocn. Schles. « Die Pilze » p. 624. Ad palos cariosos « Tregnago »; nov. 1889. | Species similis Claudopo variabili, sed sporis albis. 83. P. atrocoeruleus Fr. Hym. Europ. p. 179; Sacc. Syll. V, p. 377; Gill. Hym. Fr. p. 335; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., d., l Abth. p. 732; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p.624. — Agaricus alneus Schaeff. tab. 246, fig. III, VIII, IX. Ad palos emarcidos, eariosos « Tregnago »; Nov. 1889. Gen. IX. — Hygrophorus Fr. Saec. Syll. Fung. vol. V, p. 387. 34. H. ligatus Fr. Hym. Europ. p. 405 et It. selectae tab. 165, fig. 1; ce. Syll. V, p. 387; Gill. Hym. Fr. p. 180; Wint. in Rabenh. Krypt.- - SR II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 571. — Sporis suboblongis lae- TARA: : In pinetis ad terram muscosam supra S. Mauro di Saline « Boschi Veralta »; 31 oct. 1892. S. H. Mund (Bull) Fries Arm Europ. p. 406; Berk. Outl. ls ‚fig. 1; Sace. Syll. V, p. 388; Viv. Fung. It. tav. 17; Gill. Hym. Fr. x €. jc.; Wini. in Rabenh. Krypt. -Fl. Deutschl IL Aufl, I Ba, f o - p. 570. — Limacium Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die ze » p. 530. — Agaricus Bull. — se lacteus Schaeff. tab. 39. Sporis 6: 7 X 4 ba In pinetis ex loco « Veralta » dieto, supra pagum « S. Mauro di Sa- © >; quotannis E -oct. 1889-93, o E MASSALONGO 36. H. discoideus (Pers) Fr. Hym. ar p. 408; Sace. S p. 393; Gillet Hym. Fr. 182 c. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deuts II AufL, I Bd, 1 Abth. p. 568. — Limacium Fr., Shroeter in Keypt Fl. Schles. « Die Pilze » p. 532. — Agaricus Pers. Ad terram in locis herbosis, collinis mt. Gadà et loco « Boseo È Ferrari » prope pagum « Tregnago »; nov. 1889-93. Gillet Hym. Fr. p. 183 c. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 566; — Limacium Vitellum (Alb. et Seh wei: Schroeter in Krypt. -Fl Schles. « Die Pilze » p. 532. — - SP SÌ valibus 5: 8 X 35: 4 y. In sylvis supra S. Mauro di Saline « Boschi di Veralta xg ad muscosam; 31 oct. 1892. 39. H. agathosmus Fr. Hym. Europ. p. 411; Saec. Syll. V, p. Gillet Hym. Fr. p. 184 e. ic.; Wint.in Rabenh. Kypt.-Fl. Deutse Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 560. — Limacium (Fries) Schroeter in Krypt-) Schles. « Die Pilze » p. 533. — Sporis oblongis laevibus 8: 11 X 5 In pinetis ad pagum Marcemigo (Roceolo di Castelletto); nov. l (fde etiam Bresadola). = 40. H. pratensis (Pers), Fries Hym. Europ. p. 413: Sace. sy p. 401; Gill. Hym. Fr. p 188 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. Gritt. p. 57; W in Rabenh. Krypt-Fl. Deutschl. II Aufll., I Bd., 1 Abth., p. 564. — A ricus Pers. — Limacium ficoides (Bull.) Sehroeter in Krypt. -Fl. Scl « Die Pilze » p. 529. x «E mt. Gadà ad terram herbosam in sylvis; nov. 1889-93. Al. H. irrigatus (Pers), Fries Hym. Europ. p. 416 et Ie. selectae tab. 8, fig. 3; Sace. Syll. V, p. 408; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl, Deutschl. | I Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 562. Ad terram herbosam inter museos e mt. « Gadà » supra « Tregnago » Nov. 1889. Gen. X. — Laetarius Fr. Saec. Syll Fung. vol. V, p. 423. | 42. L. torminosus (Schaeff.) Fr. Hym. Europ. p. 422; Sace. Syll. V, p- 424; Vent. Studi mie. tav. VI, fig. 53-54 et Mic. Bresc. tav. 30, fig. 2: Barla Champ. Nie. tav. 18, fig. 7-10; Gill. Hym. Fr. p. 211 e. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 556. — Lactaria Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 539. — lgaricus Schaeff. tav. 12. — Sporis globulosis 6 : 8 (4. diametro. -Ad terram in sylvis supra vicum S. Mauro di Saline (Boschi di Veralta); 23 ep 1889. 43. L. insulsus. Fr. Hym. Yung d 424; Sace. Syll. V, p. 427: Berkl. tl. tav. 13 fig. 2; Gill. Hym. Fr. p. 213 c. ie.; Winter in Rabenh. Krypt.-F1. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 554. Supra pagum S. Mauro di Saline bre g di Veralta), ad terram in ylvis; 3 sept. 1891. -44. L. blennius Fr Bo Europ. p. 425; | Sace. Syll V, p. 429; | ill Hym. Fr. p. 412 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. au ufi, I Bd., 1 Abth. p. 553. — Sporis subglobosis 5: 7p, diam. m pinetis Em museos supra pagum S. Mauro di Saline (Boschi ai Veralta); sept.nov. 1889-93. — Sace. Syll. IX, p. 57; Gill. Hym. Fr. je. — . diametro. i 45. L. flavidus Boud.; Sporis subglobosis echinulatis 6: T pg Ad terram in sylvis circa vieulum Giasza; oct. 1893. — E . MASSALON Go | 46. L. suede (Bull) Fr. Hym. Europ. p. 427; Saec. Syll Y . 432; Gillet Hym. Fr. p. 217 c. ic; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 53; Wi in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 551. ms ctaria Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 536. — Aga- ricus Bull. — Sporis subpachydermicis echinulatis, subglobosig t 7 X59. E mt. Belloca supra viculum « Finetti » et in sylvis. prope pagum S. Mauro di Saline [Foschi di Veralta), ad terram; oct. 1892. Forma pileo omnino azono quae a L. fuliginoso distinguitur lact | carne pilei haüd ex albo erocatis, 47. L. chrysorrheus Fr. Hym. Europ. p. 428; Sace. Syll. V, p. 133; Gill Hym. Fr, p. 208 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. I no Ani, T- Hd, 1 AN. pi 500. — Lacearia Schroeter in Krypt.-Fl. Sehl = « Die Pilze » p. 541. — Sporis subglobosis echinulato-scabris, 6 X 5:6p. : In aià castanicolis e mt. « Gadà » supra « Trognaga » et p Gogolo (Bosco delle Raute); ll oct. 1893. REL sanguifluus Fr. Hym. Europ. p. 431; Sace. E Vip 0 Gill. Hym. Fr. p. 202; Bresadola Fungi tridentini II, p. 21, tab. (optima). — Sporis subechinulato-scabris, subglobosis, pachyderge : 6: 8 X 6 we cs In pinetis supra S. Mauro di Saline (Boschi di Veralia); in ii locis ubi provenit i deliciosus; quotannis 1889-93. — am 49. L. aurantiacus Fr. Hym. Europ. p. 432; Sace. Syll. Y, P. . Gill, Hym. Fr. p. 219 c. ie.: Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutse Anl, I Bd., l Abth. D DEI, + Lactaria Schroeter in Krypt.-Fl. Sch « Die Pilze » p. 537. — ds subglobosis, pachydermieis, papam 7: 9 X TU. In pinetis. papra 5. Mauro di veré TN di Veralta), ad te 1892-93. . — 50. L. fuliginosus Fr. Hym. Europ. p. 434 ; Sace. SiL Y, Di 446; En illet Hym. Fr. p. 207 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 54; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd. 1 Abth. p. 544; Barla amp. Nie. tav. 21, fig. 6-7 (sub Agarico). In sylvis prope Tregnago (Vico) ad terram; Sept. 1890. — si. volemus Fr. Hym. Europ. p. 435; Sace. Syll. V, p. 447; Gill. Hym. Fr. p. 221 c. ic.; Bizz Fl. Venet, Critt. p. 54; Wint. in Rabenh. Krypt,-Fl. Deuts:hl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p 943. — Lactaria Sehroeter in Krypt-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 535. — Agarieus la- È Noms Schaeff. tav. 5; Vent. Mic. Brese. tav. 34, fig. 1-3. In "S supra S. Mauro di Saline (Boschi di Veralta) ; 5 aug. 1891, Gen; AL. Russula Pers. Sacc. Syll. Fung. Vi pi 458. 52. n adusta (Pers.) Fries. Hym. Site p. 439; Sace. SylLiV, p. 454; hroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 550: Winter in Rabenh. Typt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 538. — Agaricus Pers. - In pinetis supra pagum S. Mauro di Saline (Boschi di vi. 1889. 1 R. delica Fr. By. Europ. p. 440; Sace. Syll. V, p. 455; Gill. Hym. Fr. p. 232 c. ic.: Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., E d Abth. p. 538. — ee Zend delica Vent. Mic. Bresc. ^F Abib: p. 536: Bresadola Fungi Trident. I, p. 85, tav. 94 tav. 16, fig. 5-6. — Sporis echinulatis, globulosis , pachydermicis. citer 6:8 p i In sylvis supra S. Mauro di Saline (Boschi di Veralta), et ci « se »; Oct. 1892-93. 55. R. lactea (Pers.) Fries Hym. Europ. p. 443; Sace. Syll. v, pi Gill. Hym. Fr. p. 234 c. ic. (var. incarnata); Bizz. Fl. Venet. Gri p. 56; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Al p. 535; Sehroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze. » p.548. — Sd ricus Pers., Barla Champ Nie. tav. 15, fig. 11-13. B collibus prope o Trognago (Bosco di Ferrari), in Quereatie ad terrai oct. 93. 56. R. lepida Fr. Hym. Europ. p. 444; Sace. Syll. V, p. 461; Hym. Fr. p. 235 e. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutshl. II A I sme l Abth. p. 534; Schroeter in EUH. -Fl. Schles. « Die Pilze à In sylvis castanieólis « alle Raute » preps vieulum- « Cogolo . sept. 1889. * = 5m. R. consobrina Fries hr Europ: p. 447; Sace. Syll. Vi ; = Wint. in Rabenh. Krypt. -Fl. Deutschl. II Aufl., IBd, 1 Anc qe TN Hym. Fr. p. 238. — . B. sororia Fries Hym. Europ. l. e. et. Ie. selectae tav. 1 1 (haud bona); Gill. 1. e. cum. ic. VEDRA]: — xd e. nulatis circiter 6: 8p. — Locis herbosis ad terram e collibus supra Montes Mar (ai Battistini); 28 bp 1893. 58. R. foetens (Pers. Fr. Hym. Europ. p. 447; Sace. Syl. V. p Gill. du Fr. È 239 c c. ie.; Bizz. FI. Venet. Gritt. p. 55; ice, i ) 1 Ad terram muscosam prope vieulum CEN (Bosco delle Raute); 28 E 1889. 50. R. Queleti; Fr: Hym. Europ. p. 448; Sace. Syll v, p. 468; Gill, m. Fr. 238 c. ie; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Auf., I > l Abth. Be ^i. — TM niet obscure-sanguineo, pri: cue globosis, pup. echinulatis 6: 8 p. In pinetis inter museos ad terram supra S. Mauro di Saline (Bosehi di Veralta), ubi copiosa manu reperitur; sept.-nov. 1889, 92-93. 60. R. aeruginosa Fr. Hym. Europ. p. 449 et Ie. selectae tab. 173; fig. 3; Saec. Syll. V, p. 472; Bizz. FI. Venet. Crit. p. 56; Schroeter in Krypt. -Fl. Schles. « Die Pilze » p. 945. — Agario veseus Vent. Mic. — Brose, tab. 63, fig. 1-2 Y d iu sfivis prope « Tregnago » oct. 1893. 8l. R. veternosa Fr. Hym. Europ. p. 450; A Syll. V, p. 474; Gill. m. Fr. p. 239 c. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., E Abth. p. 528. — Spe Hanh Er once d sed sapore In sylvis castanicolis mt. Gadà supra a « are » | oct. 91. e 62. R. fragilis (Pers.) Fries Hym. Europ. p- 450; Sace. Syll. V, p. 472; . Hym. Fr. p. 245 c. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IT Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 529; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die ilze » p. 545. — Agaricus Pers., Barla Champ. Nic. tav. 14 fig. 10- 2. — Agaricus sanguineus Vent. Mie. Brese. tav. 33, fig. 4-5. — É. violascens Gill. 1. s. e. eum ie. — Sporis minute. echinulatis subglobosis 6: 8 e. | i (De EI | €. MASSALONGO B. - = ‘Ad terram muscosam su TN pagulum Marcemigo (ai 1 [e d sept. 1893. 63. R. Stan Pr, n Eip: p. 455; Sace. Syll. V, P | Aufl., I Bd., 1 Abth., p. 524. Prope « Tregnago » in sylvis castanicolis; oct. 1892. Gen. XII. — Cantharellus Adans. Sace. Syll. Fung. vol V, p. 482. 64. C. cupulatus Fr. Hym. Europ. p. 458; Sace. Syll. V, p. 491; G Hym. Fr. p. 351; Wint. in Rabenh. Etpe -Fl. Deutschl. II Aufl., I 1 Abth. p. 521. A Ad terram muscosam in locis sterilibus prope « Tregnago » sceus d rentem « el Progno »; oct. Dm Gen. XIII. — Marasmius Fr. in 2 Saec. Syl. Eng: vol. v, b .503. 65. M. da ( Boll. ) Fries Hym. Europ. p. 467: Sace. Syll. v, Gillet Hym. Fr. p. 368 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 60; = Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 512. — | Ficus. Bolt., Vitt. Fung. It. tav. 10, fig. 1. — Marasmius ca yop (Schaeff. ) Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 561. — | ricus Schaeff. tav. 77. — Sporis suboblongis, inferne a i saepe recurvo 7: 10 x 4: 6 p Ad terram boit supra ieuigu Mis onde (ai Belkin oc . 66. M. odas Fr. Hym. Euhip. p. 407; ico. Syll Ys E 5 Gill. Hym. Fr. p. 369; Wint. in L s. c. p. 512. In viridario comitis « Pompei » ad Illasios et supra ? Marcemigo | olo di web); oct. 1889, 1893. * Gen. XIV. — Lentinus. Fries. Sace. Syll. Fung. vol. V, p. 571. 67. L. tigrinus (Bull. Fr. Hym. Europ. p. 481; Sac Syll. V, p. 581: izz. Fl. Venet. Critt. p. 61; Gill. Hym. Fr. p. 380 c. ie.: Saec. My- th. Venet. n. 3; Wint. in Rabenh. ‚Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., l Abth. p. 901 et p.488 ic.; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » 6. — Agaricus Bull. — Sporis laevibus: sec ere gici; 55: 75 X 25:3 p. pe un ad truneos quereuum et salieum ; sept.-oct. 1889, 1893, Gen. XV. — Lenzites Fr. Saec. Syll. Funk. vol. V, 2 sl 0: Gill. is P 376; Bizz. FL Vd Ont. p. 61; Wint. in $e benh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 490. — Gleo- . hum Wulf; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze > p DE garieus Bu Vent. Mic. Brese. tav. 60, "E eh DTE trabes coacervatas oben « Tombetta » P Veronam; Sect. II. — HYPERHODIAE Fries, Gen. XVI. — Entoloma Fr. | Sace. si vol. v, e m s Hym. ja » od" . 685; Wint. in Rabenh. È 2 "e Gill He Fr. ; 20 anno VII, vol. VII. Sace. . Sylt V, p. 685; Gill. ari Er. "po do eie W int. in Rabe Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, 1 Bd, 1 Abth. p. 723 (Agaricus). ii E Deutschl. Il Aut, I Bd, 1 Abth. p. ; 19 d Gil Hym. Fr. p. 404. — E. rhodopolium C. Massal. in Contrib. Mic. Veron. p. 37, n. 78 (nec Fries) — Sporis subglobosis 6 : 8 p diametro, angu Prope Tregnago ad terram in sylvis collinis; autumno 1888-93. Gen. XVII. — Clytopilus Fr. Uli Fung. vol. V, p 698. Bull, \ vii. tin mang Jc 12. fig. 2 2; "Vest, Mie. pos he fig. 1-3; Wint. in Rabenh. Krypt. -Fl. Deutsehl. H Aufl., I Bd., 14 p. 719. — Rhodosporus Prunulus var. Schroeter in Krypt.-Fl. .« Die Pilze » p. 618. — Sporis sublimoniformibus, laevibus 8 : Ad terram herbosam BED: Tregnago; sept. 1889-93. Sect, i — DERMINAE Fr. (OCHROSPORAE cin) : Gen. XVIII. — Pholiota Fr. Sace. Syll. Fung. vol. V. p. 736. Au, i Bà, 1 Abili, p 704. — - Sori ov alibus laevibus 5: 7 X 35: 4 1 Abth. p. 699; Bizz. Fl. Venet. Critt, pag. 69; Bebrostór d in. kon . Schles. « Die Pilze » p. 611. — Agaricus floccosus Schaeff. tav. 61. - — Sporis oblongis laevibus 7 : 11 X 4: 5 p. “Ad basim truncorum et supra muscos (?) in re prop S. Mauro. E m Saline (Boschi di Veralta); 31 oct. 1892. 75. P. lucifera Lasch.; Fries Hym. Europ. p. 222; Sace. BL Y, Jp. 753; Gill. Hym. Fr. p. 443; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II | Auf, I Bd., 1 Abth. p. 698; Bresadola Fungi trident. p. 79, tav. 85. Ad sarmenta emortua Vitis viniferae prope Cogolo; oct. 1889. Gen. XIX. — Inoeybe Er Saec. Syll. dec vol. v p. 162. Progno » appellato praje Tregnago, dea abunde inveni; oct.-n sy. y, p- 766; Gill. Hin Fr. p- (515 dit; Wint. in sai | FI. Deutschl. II Aufl, I Bd.,-1 Abth. p. (693; Schroeter in K : Schles. « Die Pilze » p.987; Bresadola Fungi Trident. tav. 52. oblongis utrinque subapiculatis 65:8 x 3,5: 45 | In nemorosis ad terram prope vieulum Centro; nov. 1892. 78. I. Bongardii Weinm. (Agaricus) Fries Hym. Europ. api i^ EN selectae tab. 107, fig. 12; Sace. gi r v. 7168; pue in Raben E ici: sporae ellipsoideae saepe REOR .13 X 6:7 x. | Ad terram CH rasen e collibus prope Tregnago (Bosco de Ferrari); oct. 1893. AIR caesariata Fries Hym. Europ p. 234; Saec. Syll. V, p. 783. í m fagetis sia . Mauro di Saline (Veralta); mds 1889. Gen. XX. — Hebeloma Fr. Saec. Syll. Fung. vol. X, p. 701: 80. H: mesophacum Fr. Hym. Europ. p. 240; Sace. Syll. V, p. 195; . Gill. Hym. Fr. p. 524; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl. j ET Bd, 1 Abth. P. 685 (Agaricus). 5 "Sub plantis Ct abietis.cultis prope Calidarium (Stazione del tramwia); Sg oct. 1889. Gen, XXL — Naucoria Fries. Sace. Syll. Fung. vol. V, p. 828. : E N vervacti Fr. Hym. Europ. p- 260: Sace. Syll. V, p. 843; w in Rabenb. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufi., I Bd., 1 Abth. p. 673 (Agaricus) (Ad terram herbostii. locis cultis circa Iregnago; sept.- -oet, 1889-93. 82 N. effugiens Quelet; Fries Hy Europ. p. 266; Sace. Syll. ; P 858; Gill. Hym. Fr. p. 544; Wint. in Rabenh. iiid FI. Deut Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 669 (Agaricus). -Ad palos cariosos « Tregnago »; Bis, 1889-91. ee Species habitu similis Crepidoto Rubi Berkl. Outl. tab. 9, fig. 1 Gen. XXII. — Tubaria Worth. Saec. Syll. Fung. vol. V, p. 872. m T furfuracea Pers. (Agaricus); Fries Hym. Europ. b 22; Syll. V, p. 82; G Gillet Hym. Fr. P: T ic; ^i Wint. i in Rabenk, Krypt- . FI. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p- 663. — Naucoria Schroeter in Krypt. -Fl. Schles. « Die Pilze » È 605. E .Ad terram, super romulis, foliis emareidis, in locis herbosis « Tre- gnago »; sept.-oct. 1891-93. ; Gen. XXII. — Crepidotus Fries. Saec. Syll. Fung. vol- V, pi 876. 84. C. haustellaris Fr. Hym. Europ. p. 276; Sace, Syll. V, P» sa p Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl., I Bd., 1 Abth. p. 661. — C. Cesatii Mic. Veron. p. 39 n. BE, (nec Rabenh.) — Sporis 6: 7 X 45: (985 p. Ad palos emarcidos « Tregnago »; oct-nov. 1888-92. . Gen. XXIV. — Cortinarins Fr. Saec. Syll. Fung. vol. V, p. 889. - — L Abih. p. : 612. — pue Bull; V Vent. Mie. Bresc. tav. den t Sporis ellipsoideis 8: 12 X 5: [rs Ad em in ua castanicolis ET. Trenes oct. 1893. cam s MASSALONGO pos = 87. Ca edo (Pers) Fries Hym. Europ. p. 345; Saec. Syll. V, p. 902; Gill. Hym. Fr. p. 463 c. ic.; Bizz. Fl. Venet. critt. p. 71; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 613. — Aga- | ricus Pers. — Sporis ellipsoideis 8:410 x 5-6 : Prope Tregnago ad terram in quercetis (Bosco di Ferrari); nov. 1892. 88. C. fulgens (Alb. et Schwein.) Fries Hym. Europ. p. 347; Sace. Syll V, p. 905; Bizz. FI. Venet, Critt. p. 71; Gill Hym. Fr. p. 462 TES ie.; Wint. in Rabenh. Krypt-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd. 1 Abth. p. 611. — Agaricus Alb. et Schw. In sylvis eastanicolis ad terram mt. Gadà supra pagum T regnago; oct. 1891-92. ; 89. C. rufo-olivaceus (Pers) Fries Hym. Europ. p. 348; Sace. Syll . V, p. 908; Gill. Hym. Fr. p. 461 c. ic; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 610; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles | « Die Pilze » p. 599. — Agaricus Pers. — Sporis ee evidenter A granulato-scabris 9:12 X55: 6 8 ‚In Die collinis prope ‘Tregnago (mt. Gadà, bosco di li Ferrar) a ter- |... 90. C. varücolor (Pars i Fries Hym. Europ. p. 338; Bari syll. | p. 893; Cooke Ill. tav. 700 (fide Bresadola). — Agaricus Pers. — tinarius Friesii Bresad. et Schulz.; Saec. Syll. V, p. 904 (fide B sar = dola). — |. Ad terram in pieds. supra s. Mauro di Saline [Bose di - sept. 1889. 91. C. Bulliardi (Pers.) Fries Hym. Europ. p. 363 ; Sace. sy. . p. 930; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. IT Aufl, I Bd., 1 Abtl p. 599; Gill. Hym. Fr. p. 479; Schroeter in Kiypt, -Fl. Schles. « Pilze » p. 595. — Agaricus Pers. dn sylvis castanicoli colinis supra Tregnago (mt. Gad oct. 9 . 1889. 93. C. saturninus Fr. Hym. Een p. . 390 et Ic. selectae tab. 161, ad 2; Sace. a V, p. 969; Gill. pin Fr. p. 504 c. iin Wint. in -— Sporis | Gen. XXV. — Paxillus Fr. DM Syll. Fung. vol. V, p. 983. 94. P. atrotomentosus (Batseh.) Fries Pu Europ. p. 403; Sace. nc v, p. 988; Gill. Hym. Fr. p. 528 c..ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 572; Schroeter in ROME. Bohlen | Die Pilze » p. 515. — Agaricus Batsch. | | In pinetis ad basim truncorum supra s. Mauro di Saline re È et p lon es sept. 1889. fs | ua: 95. p^ leptopus Fr. Hym. Europ. D 403 et le. selectae tav. 164 va 3; Sace. Syll. V. p. 988; Wint. in Rabenh. Krypt.- -Fl. Deutschl. II Aufl, - TBd., 1 Abth. p. 573. — Sporis ovalibus 1-2 guttulatis 6: 8x 45:58 in editioribus mí. Gadà ad terram supra Tregnago; oct. 1892-93. Bed. IV. — NELANOSPORAE Gill. et Brita Gen. XXVIa — Agaricus L. emend. Saec. Syll. Fung. vol. V, P. 993. 96. A. arvensis Schaeff. ; Sacc. Syll. y. p. 994; Fries Hym. v. | p su (Psalliota); Berkl. Outl. tav. 10, ig: 4; Wint. in | Rabenh. : dh k Y HE ee co ore MASSALONGO -— FI. Deutschl. II Aufl, I Bd; 1 Abth. p. 659. — Psalliota Bi: Venet. Critt. p. 78; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » pe ) — Pratella Gill. Hym. Fr. 9.563 c. ic. — Agaricus exquisitus V. Fungi Mang. tav. 18. — Sporis subinaequilateris, ellipsoideis uni-bigut tulatis circiter 7: 10 rp. ti Ad terram herbosam in mt. Gadà supra pagum Tregnago; oct. 4 97. A. comtulus Fr. Hym. Europ. p. 281 et Ic. selectae tab. 130 fig. 1; Sace. Syll V, p. 1006; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutsch Aufl, I Bd.,1 Abth. p. 657. — Pratella Gill. Hym. Fr. p. 565. — Spo subglobosis, inferne apieulatis (plerumque uniguttulatis), laevibus 4: X 4 y. < Ad terram in locis herbosis mt. Viacara supra Tregnago; 27 sept. 1 Habitu et magnitudine fere Strophariae Coronillae. Gen. XXVII — Coprinus Pors > > Sacc. Syll. Fung. vol. V, p. 1078 98. C. ephemerus Fr. Hym. Europ. p. 331; Sace. Syll. V, p. U Bizz. Fl Venet. Critt, P. 84; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deu IT Aufl, I Bd, 1 Abth. p. 625; Gill. Hym Fr. p. 618: Schroe Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 518. — Sporis subglobosis vel "e Jengis 10: 12 X 7779 1 (Sace, 11: 15 X 7: 8 jh Schroeler x ‚In stereore bovino ad vias prope Tregnago; sept. 1893. 99. C. plicatilis (Curt.) Fries Hym. Europ. p. 331; Saec. Syll P. 1108; Bizz. FI. Venet. Critt. p. 84; Gill. Hym. Fr. p. 612. Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschk II Aufl., I Bd., 1 Abth. A Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze « p. 517. — Agaricus. — . Ad terram herbosam in cam . et Finetti; sept.-oct. 89-93, : pis humidis, secus vias prope Treg Gen. XXVIIL — Gomphidius Fries (!) Saec. AP Fung. vol. V, T 1137. 100. G. gracilis Berkl. Outl. p. 196, tab. 12, fig. 7; Fries Hym. Europ. p. 400; Saec. Syll. V, p. 1138; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die — . Pilze » p. 525. — Sporis subfusoideis , laevibus, leptodermieis 18: 91 — É 1:8 i : In pinetis ad terram muscosam eue s. Mauro di Saline ind 5-24 sept. 1892-93. Fam. I. — POLYPORACEAE Auct. Gen. XXIX — Boletus Dill. i Sace. Syll Fung. vol. VI, p. = VK 101. B. elegans Schum.; Fries Hym. Europ. p. 497; Sace. Syll. VI, p. 3; Wint. in Rabenh. Krypt. -Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 415. — Boletus luteus Vent. Mic. Bresc. tav. 47, fig. 3-4. In pinetis sa terram supra S. Mauro di Saline (Veralta); oct. INE. oa. "d fase With.; Fries gui Europ. p. 497; Saco. Teka VI, S pnt $8. Mauro di Saline eh in pinetis ad terram mus oct, 1892-93. 104. B. pachypus Fr. Hym. Europ. p. 506; Sace. Syll. VI, p. Gill. Hym. Fr. p. 646 e. ie.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutsch Il Aufl, I Bd., l.Abth. p. 468; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles, « D Pilze » p. 501. — Boletus albus Vent. Mic. Bresc. tav. 64, fig. 1-2. Sporis PR oranibus 11:15 X 5: 65. : là sylvis castanicolis e collibus prope Tregnago; sept.-oct. 1892- 105. B. erythropus Pers.; Fries Hym. Europ. p. 511; Sace. Syl p. 35; Barla Champ. Nic. tav. 33, fig. 6-7. — Boletus luridus Gill. Hym. Fr. p. 642; Wint. in Raberih. Krypt.-Fl. Deutschl. IL A I Bd., 1 Abth. p. 465. Circa Tregnago (mt. Gadà) in sylvis castanicolis; sept.-oct. a 106. B. viscidus L.; Fries H ym. Europ. p. 513 et Ie. selecta: . 178,fig. 3 (eximia); Saee. Syll. VI, p. 38; Gill. Hym. Fr. p. 634 Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 90; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. De > Aufl., T Bd., pi Abth. p. 463; Schroeter in Krypt.-Fl. Sehles. « Di . p. 498. — Sporis subfusiformibus, mnn 9:14 X 4; 5n dn pinetis et sylvis mixtis, duolanhis supra S. Mauro di S nia) ad terram inter muscos; sept. 1889-93. | rufus Schaeff tav. . 108: Schroeter in etas -Fl. Sohlen « 15 . p. 498. e mt. Gadà supra sen in Bugs, locis - ubi reperitur re sept.-oct. 1891-93, HYMENOMYCETES QUOS IN AGRO VER Gen. XXX. — Pelyporus Mich. Sace. Syll. Fung. vol. VI, p. 55. 08. P. elegans (Bull) fide Bresadola; Fries Hym. Europ. p. 535; Syll. VI, p. 85; Gill. Hym. Fr. p. 668; Wint. in Rabenh. Krypt.- eutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 443; Schroeter in Krypt.-Fl. es. « Die Pilze » p. 480. — Boletus Bull. . d truncos emortuos Amygdali communis, rud sept. 1888. 09. P. adustus (Willd.) Fries Hym. Europ. p. 549; Sace. Syll. VI, 25 et Mycoth. Venet. n. 11; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 98; Gillet Fr. p. 674 c. ic. (car. ir Wint. da Rabenh. Bree Pilze » p. 472. — His wild, — Porna ad Pul. crispum accedens (fide Bresadola). Gen. XXXI. — Fomes Fr. Sace. Syll. Fung. vol. VI, p. 150. 9. ~s . sy VI, p. 197. — Booten Gillet MUN Fr. p- 678; Wint. in 7 . Krypt.-Fl. Deutschl. II e auis 1 Bd., 1 Abth. p 430; Sehroeter. è E ignarius "e Fr. iya Europ. P. 559; Sace. e Syll. vua 180 = . FI. Venet. Critt. p. 93; Gillet Hym. Fr. p. y. 686, c. ie. — Poly- is Vent, Mic. Brese. tav. 6l, fig. 4; Wint in Rabenh. Krypt-Fl — hl. II Aufl, I Bd, Abth. p. 424 — Ochrosporus Schroeter = bt. Fl. Sehles. « Die Pilze « p. 487. el Bone L. d a runcos salicum prope Zevio. C. MASSALONGO * Gen. XXXII. — Polystietus Fr. Sace. Syll. Fung. vol VL p. 208. IB P velutinus Fr. Hym. Europ. p. ». 568 (Poly god Band syl p. 298. — Polyporus Gill. Hym. Fr. p. 681; Bizz. Fl. Venet. | 110; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl II Aufl, I B1,,1 p. 416; Sehroeter "in Krypt. -Fl. Schles. « Die Pilze » p. 744; G. Contrib. Mic. veron. p. 7. Ad palos in prov. Veronensi solum detexit A. Massal. (âde ejusdem herb.). In herbario Polliniano sub Polyp. velutino adsunt specimina hirsuti Fr. 113. P. abietinus (Dicks. Fries Hym. Europ. p. 569 (Po Sace. Syll. VI, p. 265. — Polyporus Bizz. Fl. Venet. Critt. p. Wint. in Rabenh. Krypt. -Fl Deutschl. II Aufl, I Bå., 1 Abth. p Gill. Hym. Fr. p. 680 c. ie.; Sace. Mycoth. Venet. n. 1409; dn Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 473. — Boletus Dicks. Ad truncos abietis supra pagum S. Mauro di Saline (Veral 1889 (forma resupinata). Gen. XXXII. — Poria Pers. Sace. Syll. Fung. vol. VI, p. 292. & 114. P. Radula (Pers.) Fries Hym. Europ. p. 578 (Poly po Syll. VI, p. 310. — Polyporus Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. I ‚II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 407; Schroeter in Krypt. «FI. Schl Pilze » p. 467. + PAitiosporus. Gill. Hym. Fr. p. Pers. Ad truncum decortieatum Alanthi glandulosae, prope T Gen. XXXIV. — Trametes Fr. — Sace. Syll. Fung. vol VI, p. 334. T protracta Fr. Hym. Europ. p. 583 et. Ic. selectae tav. 191, Saec. Syll. VI, p. 346. rabes coacervatas abietis prope Veronam « Tombetta ». Gen. XXX V. — Daedalea Pers. Saec. Syll. Fung. vol. DE, p. 370. no. E unicolor (Bull. Fries E Europ. p. 588; ; Mic. Veron. oed Fries) p. 50. ux Boletus unicolor Ball. "uncos arborum frondosarum prope Selva di Progno (Mieol. Veron. ) et supra S. Mauro di Saline ee. Gen. XXXVL — Merulius Hall. Helv. Sacc. Syll Fung. vol. VE P» us €. MASSALONGO Fam. IH. — THELEPHORACEAR Auct. Gen. XXXVII. — Craterellus Fr Sace. Syll. Fung. vol VI, p. 514. 118. C. lutescens (Pers.) Fries. Hym. Europ. p. 630; Sace. Sy p. 515; Gill. Hym. Fr. p. 739; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 110; Krypt.-Fl Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 353; Schroeter in FI. Schles. « Die Pilze » p. 438. — Merulius Pers. — Elvella -formis Schaeff. tav. Ion — Sporis 6 WR: Sp. Inter muscos ad terram in pinetis supra S. Mauro di PAS (i 23 sept. 1889. =- 119. C. crispus (Sowerb.) Fr. Hym. Europ. p.631; Saec. Sy p. 517; Gill. Hym. Fr. p. 740 c. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-F tschl. II Auf, I Bd., 1 Abth. p. 35%; Schroeter in Krypt.-Fl. « Die Pilze » p. 437. — Helvella Sow. Ad terram muscosam in sylvis castanicolis mt. Gadà prope Tre nov. 1889. Gen. XXXVIII. — Thelepkora Ehrh. pec "Saec. Syll. Fung: vol. VI, p. 521. 120. T. radiata M d Fries be rt 3 633 = nv prope Tregnago copiosa manu quotannis vapéritad) oet. 93 (etiam in herb. patris). Gen. XXXIX. — Stereum Pers. emend. Saec. Syll. Fung. VI, p. 551. 121. S. sanguinulentum (A. et S.) Fr. Hym. Europ. P l 625. — Thekphira A. & S.— Sich ibus. Pte: in ohio. po -Fl. Sehles. « Die Pilze » p. 497. Ad truncos Pini sylvestris in viridario comitis « Pompei » ad Illasios; et. 1889. Gen. XL. — Cortieium Fries. Sae». Syll. Fung. vol. VI, p. 603. 122. C. giganteum Fr. Hym. Europ. p. 648 et Ic. du tav. 197, da fig. 3; Saec. Syll. VI p. 610; Gill. Hym. Fr. p. 751; Wint. in Rabenh. . Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 337; Schroeter in Krypt- | x Fl Sehles. « Die Pilze » p 422; Erb. Critt. It. ser. IL n. 808. Ad trabes pineas « Tombetta » prope: Veron, : 123. c vla Pars; Fries in. Europ p. 652; Bacë. Syll. vip 423; | 332. Ad ramos Soon Lonicerae sp. culto, props Tregnago; oct, 1889. Fam. IV. — GLAVARIACBAR è Aet Gen. IAN — Clavaria Vaill. | Sace. Syll. Fung. vol. VI. p 692. 25. C. pistillaris L.; Fries Hym. Europ. pi 076; Sace. Syll. : Mi 622; Gill. Hym. Fr. p. 762 e. ic; Bizz. Fl. Venet. Critt. p. 118; Wint. i in Rabenh. Krypt.-Fl Deutschl. H Aufl, E Bd., 1 Abth. p.306et p. 294 — fig. 1; Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 445; Vent. Studi — micol. tav. 12, fig. 114-115 et Mie. Brese. tav. 4l, fig: L3 — n oblongis hyalinis 9: 15 X 4:6m Rr UE v n nemorosis editioribus mt. Belloca ad terram supra riculum « ge netti »; sept. 1893. s uv EN. 1%. €. -iuicoides b. Fr. Hym. Europ. p- 667 ; Sace. Syll. VI, Gil. Hym. Fr. p. 755 c. ie.; Bizz. Fl. Venet. Critt. p, 116; Wint Rabenh. Krypt.-Fl. Deutschl. II Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 316. — corniculata Schaeff. tav. 173. — Sporis globulosis 3,5 : 4,51 diametro. Supra muscos in sylva castanicola « delle Raute » dicta, prope C . golo ad terram; H oct. 1893. 127. C. Rosita Pers; Fries Hym. Europ. p. 671; Sace. Syll. VI p. 700; Gill. Fr. Hym. p. 768 c. ic.; Wint. in Rabenh. Krypt.-Fl. Deutse | T Aufl, I Bd., 1 Abth. p. 312; Bizz. Fl. Venet. Gritt. p. 117. — Cl 2 variella Schroeter in Krypt.-Fl. Schles. « Die Pilze » p. 448. Inter museos ad terram in sylva « delle Raute » prope vieulum rud oct. 1893. ADDENDA. ia sa St (Batsch) Fries Hym. A 1 Abi. p- 449; SICA in Kry a -Fl. Schles « Die Pilze xp Boletus Batsch, = Mich. Nov. Pl. Gen. tav. 70, fig. 5. ài = Ad valor prope ecclesiam pagi Tregnago; Sept. 1893. ta dao. P. melanopus Fries Hym. Europ. p. 534; Sacc. syl. vi Win. in Rabenh, Krypt.-Fl. Deutschl. IL Aufl, I Bd., 1 Abth. -Schroeter in ‚Rrypt -Fl. Schles. « Die Pilze » poem: ; ir nemorosis editioribus mt. Belloca am viculum « Fine terram; Se 1893. INDEX SPECIERUM. neus arvensis Schaeff. . N. 96 Cortinarius fulgens (A. et S.) Fr. » eomtulus Fr. . . . 7 3 hinnuleus Fr. . . » infractus (Pers) F.. » s elegans Schum.. . . > 1 rufo-olivae. (Pers.) Fr. » erythropus Pers. . . RN saturninus Fr. . . » flavus With. . a 109 Cortinarius turbinatus (Bull.) Fr. » pachypus Fr. n 10 » variicolor (Pers). Fr. tridéntinus Bresad | Craterellus crispus (Sow.) Fr. wa: "wersipelis Fr. . —. . en lutescens (Pers) Fr. » 1 Éccudda Li <<. - 3 Crepidotus haustèllaris Fr.. . » harellus cupulatus Fr.. . Daedalea unicolor (Bull.) Fr. T ) Entoloma ardesiacum Bull. muscoidesL. . . . » madidum Fr.. . - pistillaris LL. .,. » 195.» Speculum Fr. . . B ybe candicans Pers. uu , Fomes annosus RES o2 » concava Scop.. . is Bu » ignarius (L) FR. e infundibulif. Schaeff. 7 Gomphidius gracilis Berkel. . inversa Scop. . . . . Hebeloma mesophaeum Fr. . maxima G, et M. . 276 Hygrophorus agathosmus Fr.. lee Ma e a ue discoideus (Pers) Fr.» ; | ahyliophila Fr 5 PEN eburneus (Bull). Fr.» 2 trigonospora Bresad. mos : ir hypothejus Fr. E Ls 5 4 pilus Orcella (Bull) Fr. . | | Spina ers) Fr.» ia confluens Pers. . . » 923 ^ ligatus Fr. i d longipes Bull. Ra n Er a Si ;
» polygramma Bull. i ». speirea Fr. . . . : Naucoria effugiens Guai x » vervacti Fr. | Omphalia Fibula Bull. . > =» — muralis Sow. . — "» pyžidata Bull i Paxillus atrotomentosus Ex M PE. leptopus Fr. He lucifera Lasch . » squarrosa Müll. » terrigena ER Pleurotus atrocoeruleus Fr. » Pleurotus ostreatus Jacq.. . » septicus Fr. . . Polyporus adustus (Willd.) Fr Fr. » areularius Fr.. . » elegans (Bull) Fr. » melanopus Fr. Polystictus abietinus (Dicks.) » velutinus Fr.. Poria Radula (Pers.) Fr. Russula adusta (Pers.) Ff. » aeruginosa Fr. Russula chamaeleontina Fr. » consobrina Fr. — sororia delicata Fr. foetens (Pers.) Fr. fragilis (Pers.) Fr. ‘— violascens . lactea (Pers.) Fr. lepida Fr.. . Queletii Fr. sardonia Fr. veternosa Fr. Stereum sanguinolentum "n it s Thelephora radiata (Holmsk.) st Trametes protracta Fr. rutas albo-brunneum Pers. — Solero Barla ; Columbetta» m imbricatum Fr. . murinaceum $e nudum Bull. . - sordidum Lol Fr. 33 Tubaria pe een uen A. MARCACCI La formazione e la trasformazione degli Idrati di n | nelle piante. (Rivendicazione). Nell' anno 1890 io pubblicavo un lavoro intitolato « La formazione | e la trasformazione degli Idrati di carbonio negli animali e nelle | | piante » (1). Un riassunto abbastanza esteso veniva, nello stesso anno, 3 pubblicato negli « Archives italiennes » diretti dal Mosso. Il lavoro era diviso in cinque capitoli, e si proponeva di risolvere il problema di fisiologia generale seguente: vedere se le leggi che presiedono alla formazione e trasformazione degli idrati di carbonio | possano acquistare un carattere di generalità studiandole nelle foglie, - nei semi, tuberi ecc. e nel fegato, muscoli, intestino. ; I risultati a cui arrivai allora devono essere abbastanza interessanti, ICE se debbo giudicarne dalle lodi che hanno ricevute gli autori che l'hanno 3 unn üüziati dopo di me, figurando, com’& naturale, che io non avessi i neppur mai sognato di occuparmi di tale argomento. Tra questi autori hanno fissato più specialmente la mia attenzione gli inglesi Brown e Morris, col loro lavoro: « A contribution to the E chemistry and physiology of foliage leaves Q)» e il Lindet con due comunicazioni recentissime da lui fatte alla « Académie des Sciences, » dal titolo; « Su la production de saccharose pendant la germination de l'orge(3) » Sur le développement et la maturation de la PONE, @ cidre. (+). I lavori portano tutti date del 1893. i) Atti della Società Toscana di Se. Nat., Vol. XI. Memorie. 604. (*) Journal of the Chemical Society N. CCCLXVI, May 1893, pag. | ) Comp. Ren. de l'Ae. des Sc. T. 117, N. 20, 1893. (9 Ib. 117 4, N. 2L A. MARCACCI Vediamo prima di tutto le conclusioni a eui sono arrivati i siguen i Brown e Morris nella parte fisiologiea del loro lavoro. p. Questa parte rappresenta appena il primo capitolo del mio lavoro à | ed è lo stesso il problema che, nei due casi, gli Autori inglesi ed io, — ci proponiamo di risolvere: essi, cioé, come me, si studiano di dimo- strare quale sia il rapporto gerarchico che gli idrati di carbonio se- s guono nel formarsi e nel disparire dalle foglie. » . La conclusione principale a cui arrivano, e da cui dipendono (ate le altre, formulate perb sotto forma di ipotesi. & la seguente: « Lo zucchero di canna nella assimilazione precede quella dele = l amido e fornisce il materiale di formazione a quest ultimo. Non discuto le esperienze da cui gli autori hanno tratto questa loro 7 fondamentale conclusione, quantunque non mi sembrino da tutti i lati invulnerabili. Mi preme però di metter subito, accanto a questa J s conclusione loro, i risultati da me ottenuti e pubblicati fin dal 1800, = vale a dire tre anni prima che uscisse la memoria citata. . ^" Non trovo modo migliore di riassumerli che riportando per intiero il - sommario del primo capitolo del mio lavoro; eccolo testualmente: « Ipotesi del Liebig, del Baeyer sulla formazione dell'amido nelle foglie. Ri- cerche del Reinke, del Mori, del Bokorny, del Loew in favore della. ; teoria del Baeyer. Ricerche del Boehm, del Meyer e del Laurent ten- - denti a provare che il glucosio è il precursore dell'amido nelle foglie. Nuova interpretazione data dal Boehm ai risultati di queste ricerche, - dietro le osservazioni sul Sedum spectabile. Osservazioni dell’ A. Queste non ammettono il passaggio diretto dal glucosio all’ amido. Il saccarosio nelle foglie, constatato ad intervalli. da varii autori, è stato trascurato in tutte le ricerche fisiologiche. Ricerche dell A. per fissarne il si- gnificato. Metodi usati in queste ricerche. ZI saccarotio è opera del lavoro clorofilliano: esperienze atte a dimostrarlo. Posto che gli spetti tra i prodotti di questo lavoro. Circostanze di cui bisogna tener conto. per intendere come alcune piante posseggano un potere sintetico. dif- ferente dei loro granuli di clorofilla; reazioni e ricchezza in acqua. delle foglie, luce, colore, oscurità ecc. Se l'amido possa formarsi no dall'azione della luee. Conclusioni. » Dopo il sommario, che dà idea esatta del piano del 1° capitolo, ei- tero le conclusioni più importanti, copiandole testualmente . A pag. 19 io mi domando: « Ma qual’ & il posto fisiologico che spetta al saccarosio tra i prodotti del lavoro elorofilliano? Jo credo che esso rappresenti V anello di congiunzione tra il glucosio e l' amido : secondo le teorie finora accettate bisognava risalire dal glucosio all’ a- mido: secondo le mie ricerche invece si salirebbe dal glucosio al saccarosio e dal saccarosio all’ amido... il saccarosio è opera del lavoro clorofilliano.... sta in rapporto colla intensità della luce a cui è colpita la foglia. » E a pag. 61 « Se si considera la enorme diffusione del saccarosio nel regno vegetale bisogna convenire che l' amido rimane in seconda. linea come elemento di riserva. Dobbiamo per questo fare una diffe- ‘renza tra i depositi di amido edi depositi di saccarosio ? Fisiologica- mente saccarosio ed amido hanno lo stesso sifignificato ; una pianta - fabbrica amido perchè ha il potere di disidratare il saccarosio, un’ altra si arresta al saccarosio perchè ha solo il Rca di disidratare il glu- cosio. > Potrei seguitare a lungo-citando i mille luoghi in cui io mi affatico a dimostrare che il necessario precursore dell amido è il saccarosio , | e a farne vedere l alta importanza, come deposito di riserva, nelle ra- — dici, nella scorza. nei tuberi, nelle foglie: sono quindi inutili tutte - quelle considerazioni dei signori Brown e Morris, che tendono a far . vedere l'importanza della loro scoperta. La presenza del saccarosio, — € il suo ufficio nella sintesi dell' amido è da riguardarsi, essi dicono, « come il fatto più importante fra tutti gli scambii metabolici che — hanno luogo nella foglia,...... esso figura in prima linea come mate- o riale temporaneo di riserva, ‘che si accumula nei succhi vegetali e nel parenchima delle foglie, quando i processi di assimilazione pro- cedono vigorosi. » | Crederei di far torto al lettore se volessi dimost eonelusioni degli autori inglesi e le mie vi & assoluta indentità. L' u glesi sta nel modo di considerare prodotto diretto del Ian d. rargli che tra le nica differenza tra me e gli AA. in T origine del saccarosio: per loro esso è un 2469. 1 | A. MARCACCI voro clorofilliano, per me è nee dal glucosio, e questo dall’ aldeide formica. Non è qui il luogo di combajtere questo modo di vedere, perchè - l' ho già fatto nel mio lavoro: e ciò per la semplice ragione che anche - questo modo di vedere non é del Brown e del Morris, ma del Perrey, 2 che essi si guardano bene dal citare. Il Perrey infatti fin dal 1882 (1) 34 seriveva: «il glucosio non é affatto il prodotto della elaborazione elo- #3 rofilliana diretta...., lo zucchero di canna è un prodotto diretto della i elaborazione della cellula verde. » ; I due autori dunque, il Perrey ed io, che abbiamo imbloccato le stesse ; idee, raccolti gli stessi fatti, non trovano un posto, sia pur meschino, - nel lungo e lodato lavoro degli AA. inglesi. È omissione dovuta a tra- scuratezza, a poca conoscenza bibliografica ? E se fosse dovuta a quest'ul- - tima il fatto è perdonabile? Se sì, sarebbero gli autori stranieri di- - sposti a usare della stessa condiscendenza nostra quando cadessimo | nello stesso fallo? Per me non lo credo. Ed ora dall’ Inghilterra passiamo in Francia; cioè dai signori Brown e Morris al signor Lindet. La quistione, per quest’ ultimo, non è che | Spostata: passa dalle foglie ai semi, dal primo capitolo del mio lavo: al quarto, che porta per titolo: « La trasformazione dei depositi di riserva nelle piante. » Comineio anche qui dal Vua parte del sommario di questo ca- pitolo : « L'esistenza di una diastasi nel seme sarebbe inutile o dona i se si ammette che l amido si trasformi in saccarosio. Prove che dal- l’amido si può ottenere artificialmente del saccarosio. Prove e questa trasformazione si ha anche durante il gerinogliamento. » Questo il sommario: ora vediamo le conclusioni. ; Pag. 78. « L'amido in condizioni favorevoli di umidità e di DEC ratura, e al difuori anche dei processi di germinazione, € run marsi in saccarosio. » . (f An. PERREY — T l origine des matières sucrées dans la plante. Compt. Rend. I, 94, 1882 pag. 1124. si LA FORMAZIONE E LA TRASFORMAZIONE DEGLI ixi. Ecc. 463 uou i 2° Nella germinazione lenta, e anche nella germinazione ordinaria 3 amido si trasforma in saccarosio. Così le patate che alla fine della aturazione completa, e appena estratte dal terreno, contengono poco o punto saccarosio, ne contengono moltissimo all’ epoca del germo- i In appoggio di quest' ultima conclusione riporto anche un' esperienza aticata sull'orzo germogliato e non germogliato. 12 settembre 1889. — 2 gr. di semi d' orzo sono messi a germogliare nel vetro tritato: in altri due grammi si determina subito, pestandoli finamente, il saccarosio. Dopo due giorni, quando i semi d'orzo semi- nati hanno emessa la radichetta, ma non alzata la plumula, si deter- ina in questi pure il saccarosio; si ha: l. Semi secchi. * . . . . . saccarosio 0,022 2 — . gernoghaü . . 5^ 3 yi 0,060 Ed ora, senza commenti, alla citazione testuale della conclusione del Lindet, tolte dalla sua prima nota (Sur la production de saccharose pendant la germination de l' orge). I primi risultati che io ho ottenuto, Egli dice, mi permettono di concludere che il saecarosio aumenta durante la germinazione indu- iale (dell' orzo). La sola sostanza che si vede diminuire progressiva- mente nell'orzo in germinazione è l amido, e non possiamo non essere lpiti dal rapporto tra l amido che decresce, e il saccarosio Che au- menta; e che trovasi una conferma di quel fatto (di cui Brown e Morris hanno cereato di fissare il rapporto fisiologico) che il saccarosio n certe circostanze, si produse a spese dell'amido. » ella seconda memoria, presentata alla Accademia delle Scienze (Sur i developpement et la maturation de la pomme à eidre) viene rod esse conclusioni : « La quantità d' amido ‘accumulata nel frutto verde diminuisce (du- Tante la maturazione) e questo impoverimento coincide coll’ aumento lel saccarosio e dello zuechero invertito. » Mi pare inutile di dovere spendere molte parole eonelusioni del Lindet non sono che una parafrasi dell Abbiamo avuto anche la fortuna di studiare il ‘fenomeno sullo stesso per dimostrare che e mie. * 464 su quello, o con le incomplete, inconcludenti, laconiche riviste c un pirata scientifico. + MARCACCI » materiale, l'erzo in germinazione: io perö ho avuto, da solo, quella annunziare il fatto tre anni prima del Lindet, dimostrandolo in una forma piü generale. P Non si troverà quindi illegittimo che, dopo tutto quello che i esposto, possa dire: 1,° Che il processo fisiologico per cui nelle foglie si forma dell’ ami a spese del saccarosio, era stato da me studiato ed annunciato tre ann prima del Brown e Morris. 2° Che durante il germogliamento dei semi in genere, e dell’ in ispecie, si possa produrre del saccarosio a spese dell' amido del sem era stato da me annunciato tre anni avanti del Lindet. 3.° Che tanto i signori Brown e-Morris, quanto il signor Lindet sono guardati bene dal citare il mio lavoro, quantunque, specialmet i primi, facciano sfoggio di una erudizione bibliografica grandissim Rimarrebbe ora a studiarsi la genesi di questa dimenticanza. Io posso spiegarla che con la poca fiducia che deve ispirare il mio pov: cuno ne hanno fatte: merita il primo posto tra queste ultime une vista pubblicata nella: « Revue des sciences médicales de Hayem vistatore: figuriamoei se quella rivista fosse capitata nelle mani gnori Brown e Morris e del Lindet!...... Ma se tutto ciò può, in qualche modo, rendermi conto della ticanza, non mi rende punto disposto a perdonarla: anzi inv gnor della Casa). e che obbliga al rispetto e alla citazione dell nioni e dei fatti già resi noti per la stampa. Se Ss non si fa precede ha il diritto di eredere, che chi vien dopo, o é un ur ERRANG) di Fisiologia della. R. Università di Palermo. Note critiche sulla Androsaces Charpentieri Hxrn. di F. A. ARTARIA. Le scarse ed incomplete-indieazioni, che riguardano questa specie rara e poco conosciuta e l opportunità di rettificare aleune inesattezze, le quali, contenute dapprima nelle diagnosi dell' Hegetschweiler e del- .l Heer, vennero in seguito riportate dagli autori, cui mancò l'oceasione di esaminare esemplari viventi o secchi di questa specie, mi hanno indotto alla pubblicazione della presente Nota, nellä quale & inoltre fatto son cenno delle nuove stazioni di quest! Androsaces. DescrIZIONE. Radice : composta di fibre lunghe, cilindriche, carno- à sette, bruno-rossastre;— Fusti : corti, cespitosi, quasi legnosi, coperti. n dai residui delle vegetazioni precedenti e terminati all’ apice da rosette di foglie fresche fittamente embriciate; rosette piane od un po' glo- bose, più manifestamente globose durante il periodo di riposo, — aventi un diametro di 5-10 mm. — Foglie: ovato-romboidali (26 mm. di lunghezza, 1-2 mm. di larghezza massima) ora oltusis- sime, ora quasi acute, leggermente concave, di color verdé in- _ -tenso (le esterne delle rosette spesso tinte di rosso) coperte, come i- | pedicelli ed il calice, da cortissimi peli, alcuni dei quali sono semplici ed altri stellati. Margine delle foglie maggiormente peloso. — Padiedit. sottili (/,-t/ mm. di diam.) cilindrici, terminali ed ascellari, ebratteati, iritti od arcuato-ascendenti, che ora appena sorpassano. Pur frequente) sono 2-3 volte più lunghi di esse. Fiori i^ namoro da 1 a 5 por oam rosetta. Pedicelli e tubo del calice ge- - . meralmente colorati. — Calice: campanulato sub-pentagono, en — > . di lungh.) attenuato alla base, diviso fin verso la € v phi e i -einie (1 4/, mm. lungh. mass.) lanceolate acute, ati ied - m - - eorollino. Seni del calice acuti. — Corolla: (5-8 mm. n : DI ee . 0 leggermente concava, rosea, con un disco di per M" la fauce (essiccata, violacea 0 cerulea) p, diipom T ver ale * tusifolia B aretioides Gaud. L' Heer (Nachträge 1. c.) respinge questa sinonimia. Nella Flora der Schweiz (p. 245) il Moritzi la riferisce poi ‚183! — Wünsche (Dott. Otto) Die Alpenpflanzen (Zwickau 1893), p. 137! 466 ; F. A. ARTARIA obovate o quasi troncate, generalmente smarginate. Glandole della fauce gialle, percorse da un legger solco longitudinale. — Stami: in- seriti verso la metà del tubo eorollino, il quale & ventricoso, giallo- - gnolo, lungo circa quanto il lembo e sorpassa le insenature del calice. Antere pallido-gialle, sostenute da corti filetti. — Ovario: glabro. — Capsula : globosa, liscia, straminea, un po’ più corta del calice, che |. però eccede allorchè è aperta. Denti della capsula leggermente piegati in fuori, lanceolati, ottusi. — Semi: bruno-rossastri, lievemente E rugosi, oblongo-triquetri, con le due facce interne piane e l'esterna > convessa. à | Perenne — fiorisce in giugno o luglio, appena scomparsa la neve, — talora anehe in maggio, secondo la mitezza della stagione. — È pianta - silicicola. Aretia brevis Hegetschweiler, Die Flora der Schweiz (1840) p. 190, N.° 532! — Heer Ibid. Nachträge p. 987! — Nyman Conspectus Florae . europeae p. 607 et Suppl.! — Parlatore Flora Italiana, vol. VIII, p. 655! Androsace Charpentieri Heer Gränzen p. 18 (sec. Parlat. l. c.) pw Moritzi Verzeichniss d. Bündtnerpfl. p. 114, citata quale sinonimo della var. uniflora dell’ Andr. obtusifolia L. (A. aretioides Heg.) = A. ob- all Ande: alpina Lamk. — Koch Synopsis Ed. II, p. 670! — Bouvie Flore des alpes de la Suisse et de la Savoie, p. 544! — Reichenbach til. Icones florae germ. et helv., Vol. XVII, p. 51! — Ducommun Ta- - schenbuch für d. schw. Botaniker, p, 505! — Simler Botan. Taschen- begleiter des Alpenclubisten , p. 47, N.° 274! — Gremli Flore an lytique de la Suisse 5."»« Ed., p.429! — Franzoni Le piante vascolari | della Svizzera insubrica (con note del Dott. Lenticchia e di p. Favrat) p. 180! — Rartinger und Dalla Torre. Atlas der Alpenflora (1882) text, p- Nel compendio della flora italiana di Cesati, Passerini e Gibelli , annunciata come « forma ignota » p. 410! Nessun cenno ne è fatto Tw Arcangali (Comp. fl. ital., anno 1882.) azione dell’ Heer (Nachträge l. c.), sono Qut nello stesso errore. ; i di albinismo devono essere assai rari per questa Androsaces. Eo. - a molti esemplari osservati, uno solo, a flore bianco, mi fu dato a cogliere (Costa Rossa, Valsassina, in località soleggiata). P divisioni della corolla sono più strette e più profondamente smar- negli individui che crescono in luoghi ombreggiati. lacinie del calice sono acute e la capsula è più corta del calice, contrariamente a quanto afferma l’ Heer (l. c.) Anche gli esem- di A. Charpentieri provenienti dal monte Camoghè (local. class.) ervati nell' Erbario Elvetico, come mi assieura il chiarissimo Prof. Sehróter di Zurigo, presentano i caratteri da me indicati. i inoltre: Parlatore (l. c.) e Reichenbach (op. c.) Vol. XVII, e Bi (Beobacht. über wildwachs. Pflanzenbast. ecc. in Jahres- t d. Naturforsch. G. Graubündens, XXIII-XXIV, 1878-80 pag. cke (Die Pflanzen-Mischlinge, 1881) a p. 252 cita lo stesso al quale riferisce lA. aretioides Gaud. (sec. A. Kern.) e eri J. Ken; aggiungendo che lA. Charpentieri Heer, seb- abbia eon esso molta somiglianza, non deve ritenersi come un o ma bensì come una specie intermedia, indipendente e locale. Stazione per l' Androsaces- Charpentieri tanto il Dalla Torre ) che il Wünsche (l. c.) indicano il Vallese. Ciò dipende, a mio io, da uno scambio di località, non essendo TEA notizia con- ata da alcun botanico svizzero. azione. Questa specie venne per la prima volta Prof, Osvaldo Heer sul monte Camoghé nel Canton Ticino (2229 m.). stessa località venne in seguito raccolta dal Levier e dal Franzoni. inoltre trovata, nella Provincia di Como, sui monti : (1833) osservata LI della Prov. di Como in Rendiconti del R. Istit. Lombardo. M | deposti nell Erbario Elvetico del Politecnico di Zurigo. 468 Ä F. A. ARTARIA Legnone (2610 m.) dall’ Heer e dal Naegeli. Garzirola (2111 m.) dal Muret. Pizzo dei 3 Signori, in Valsassina (2556 m.) dal Ball. (The Cent. Alps, p. 4921). - Sul Pizzo dei 3 Signori la presenza dell' Andr. Charpentieri non limitata alla sola vetta, come pare intenda il Ball. Nelle erborizzaz fatte in quei paraggi ebbi ripetutamente ee di osserva copiosa : a) in molti punti del crinale che, partendo dalla vetta, si di verso ovest ad fncontrare il Passo di Camisolo (Costa Rossa (!), P; di Sasso, Cima di Camisolo); b) sui massi sparsi nei pascoli della Baita di Piazzocco (2100 1 m - e nelle fessure delle rocce sovrastanti; c) in qualche punto della cresta che, partendo dal Zucco Var divide la valle omonima dall’ alta valle di Biandino., Ebbi inoltre occasione di raccogliere questa Androsaces in due i nuc stazioni nei monti lariensi e cioè: 1.° Nelle vicinanze dell’antico Passo di S. Jorio a circa 2190 (conf. Jàggi und Schröter, Fortschritte der Schw. Floristik p. 4, Berichte der Schw. bot. Gesell. Heft III, 1893). Nell’ ultima eseursione fatta al S. Jorio (28 agosto 1893) pote statarne la presenza anche su parte del versante svizzero di dett calità; sfortunatamente, causa il cattivo tempo, non potei sping mie ricerche fino alla vetta della vicina Marmontana (2314 m.) questa Androsaces, stante la medesima natura della roccia, non vrebbe mancare. 2° Sulla cresta tra il Sasso Canale ed il Sasso Campedell maso) a circa 2300 m. (2) (conf. F. A. Artaria. Contribuzione alla maggio 1893). (t) Non Corna Rossa, come ho altrove erroneamente indicato. (3 Alcuni esemplari raccolti in questa località e sul monte Costa Rossa da me comunicati all'egregio Prof. D." Schröter; detti esemplari vennero í s Schl. »; sfortunatamente essi non sono soeompogaii da me zione di località. el 1.° volume della Flora Comense (1834) a p. 243 il Comolli dà stazioni comasche dell' Andr. alpina Lamk. (!) i monti: Legnone, zirola, Sasso, Pizzo di Gino ed Arengo. E assai probabile che gli aplari esistenti nell’ Erbario Comolli sieno stati raccolti in alcune ste località, che già sono note quali stazioni del’ Andr. Char- ieri; non è per altro inverosimile che essi abbiano anche a pro- | dal Pizzo di Gino, montagna che poco dista dal Garzirola e dal E erborizzazioni fatte (allo scopo di schiarire questo dubbio) nella ‘di Darengo e sui vicini monti: Sasso Marcio (2500 m.), Pizzo bi (2452 m.), Pizzo Cavregasco (2536 m.) non ho finora trovato un esemplare nè della Andr. Charpentieri, nè della glacialis. tano però ancora da esplorare: il Corno di Durìa (2262 m.), il Martello (2 457 m.) e la vetta del Pizzo S. Pio (2304 m.) mon- che circondano l'alto bacino di Darengo. perabile che le ricerche che intendo intraprendere, ssibile, abbiano ad essere coronate da un miglior successo. La di stazioni intermedie fra quelle conosciute oppure di altre monti che circondano la Provincia di Como, servirebbe certamente lio delineare l'area occupata da questa interessantissima specie, he probabilmente è assai più estesa di one. appena ciò mi Milano, Dicembre 1893. Am idus Ed Coi sinonimi: Andr. pennina Gaud. — Areta alpina Was. gne is Schl. = Pario Comolli (Istit. Botan. Pavia) PA due fogli eon esem- = Andr. Charpentieri, portanti la denominazione « Aretia gla- de > generalmente t | GIULIO TOLOMEI at Azione del magnetismo sulla germinazione Nota di GiuLio TOLOMEI Sono state fatte parecchie esperienze per istudiare l’azione dell’ lettricità sopra i vegetali, ma nessuno, che io mi sappia, ha ricer che cosa succede quando le piante nascono e si sviluppano in un cam magnetico. Sembrandomi che ne valesse la, pena, istitui, è già qual e| tempo, una serie di esperienze, che furono proseguite ad interv | per vedere se un campo magnetico ha nessuna azione sopra il mogliamento dei semi ed il successivo sviluppo delle piante; ma sopr: quest'ultima parte ben poco ho potuto sapere, perchè le esperien: dovevano essere sospese dune le piante raggiungevano pocta cen metri di altezza. Essendo stato il primo a fare queste ricerche non ho potuto, ralmente, seguire le pedate di nessuno e spesso ho dovuto sipet piü volte una stessa esperienza, variando solo aleune delle eircostar in eui essa si compieva. In questa nota riferisco intorno a 5 espe: prineipali, o, meglio, a 5 gruppi di esperienze, ai quali si possono durre tutte le altre. I. Furono presi tre vasi di vetro del diametro di 10cm. e delt di20; furono ripieni di terra vagliata e ben rimescolata, per re uniforme, e intorno a due di essi (n. le n. 2) fu avvolto del filo rame rivestito di seta, del diametro di 0cm,1, a cominciare dal li superiore della terra e per un'altezza di 4m in 25 spire. Il vaso I tre vasi furono disposti nelle stesse ee di luce e di tana in un ambiente la cui temperatura media era di 15° C., e nel corso lle esperienze furono innaffiati con la stessa quantità d'acqua. I semi erano scelti dello stesso peso per ogni esperienza, della stessa rma, ed erano situati nella terra nella medesima PB e ad uguale fondità, DE I fili dei due vasi n. 1 e n. 2 furono uniti da una parte fra loro e l'altra coi poli di una batteria di 8 elementi Daniell. L'intensità la corrente era data dalla nota relazione: ne er RT 8;:$ — 1,07; R= 05L oun? om 1,85 ohm — 0,56 ampere. Vediamo ora come può calcolarsi l'intensità del campo magnetico Centro del vaso e nel punto di mezzo dell'asse del solenoide co- — . ituito dal filo, cioè nel punto dove veniva situato il seme. Fe, l rocchetto formato dal filo equivale evidentemente ad un magnete 0 lenoidale della stessa forma, e si può immaginare sostituita a ciascuna una lamina magnetica, dimodochè l’azione del sistema sopra un 0 esterno al cilindro si riduce a quella di due strati, uguali e di o contrario distribuiti uniformemente sulle basi, dei quali la den- sità eih sarebbe : ; — w — Ir; ew ir (s — ess | diss con R il raggio del rocchetto stesso. Per avere l'intensità del campo magnetico nel punto di mezzo del- lasse osserveremo che indicando con c, l'angolo solido sotto il qiue si vedono le basi da quel punto, si ha: o = 4r — op E perciò: = c {dr — 2o) = c dr — 4x 1 ui — oire — — = 4Arnlüi IDEE Yr+ır Ve+ıar — 427 x 906 —— tc = Ve+ıx> cR. | giacchè 0,56 ampére equivalgono a 0,056 unità CGS. E ende i ealeoli si a "> si | E H = 1,633 unità C.G.S. In ciascun vaso si aveva dunque un campo magnetico, l’ int del quale era nel centro di 1,633 unità C.G.S. In quel punto fu un seme di fagiolo, e pei venne fatta passare la corrente, la quale | mantenne approssimativamente di intensità costante per tutta la d rata dell'esperienza. . ` La stessa esperienza fu ripetuta dieci volte, giacchè tropo sono : . cause che possono influire sul tempo che impiega un seme a- re per poter dedurre qualche cosa di dino: da una vers P B d O risultati ottenuti furono i seguenti: | Numero dei giorni in capo ai quali nacquero le piante ^ Esperienza N. 3 p er eg Sro ^ b w Ww 13 cl 12, I medie 4 OH o 244 o T Nella 3 esperienza non nacque il seme del vaso n. le nella Fy non eque quello del vaso n. 3. ome si vede i semi delle pesis posti. a campo magnetico si hi Upparono in un tempo che fu in media di giorni il, 3 per le piante vaso n. l e di giorni 11,6 per le piante del vaso n. 2, mentre per piante del vaso n.°” 3 non soggette all’ influenza del campo magne- lo stesso tempo fu di giorni 12,2; ciò che ‘indicherebbe una ca sior rapidità nel germogliamento dei semi posti nei due vasi. Ma pi permesso concludere da ciò che i semi assoggettati all’ gn a ar p Virg si seio in realtà. m rana P um (rit e ^. GIULIO TOLOMEI corrente che circola nel filo porta in questo un aumento di tempe- ratura che è risentito dalla terra del vaso e che senza alcun dubbio influisce sul tempo che impiegano i semi a germogliare. Posto un ter- 3 mometro in ciascuno dei vasi e fatta- passare la corrente fu in realtà . osservata una differenza di temperatura che andó a mano a mano au- mentando, raggiungendo un massimo di 29,7 C. e oscillando poi fra 27 e2. Tentare di togliere questa differenza riscaldando il vaso n. 3 era. una cosa quasi irrealizzabile, e quindi pensai piuttosto di porre questo vaso in un altro ambiente dove la temperatura media fosse approssi- mativamente quella che si aveva nei vasi n. 1 e n. 2. Cinque furono e esperienze fatte in queste condizioni e diedero i risultati seguenti: Numero dei giorni Esperienza in capo ai quali nacquero le piante N. 1 “la i N. 3 2 12 11 11 4 12 DI 10 ds 13 12 11 Media 11,6 11,8 11.4 Come si vede qui le differenze sono più piccole e starebbero ad in dicare un'azione sfavorevole per parte del campo magnetico, ma non. sono tali da poterne trarre una conclusione sicura. II. In una seconda serie di esperienze invece di ricorrere al campo ma- gnetico ottenuto nel modo precedentemente descritto, tu posta sopra ciascuno dei vasi n. 1 e n. 2 una grossa elettrocalamita a ferro di ca vallo. Ambedue le calamite avevano agli estremi i poli dello stesso nome; erano eccitate per mezzo della corrente ottenuta con la solita batteria di pile e producevano un campo magnetico molto intenso. | Fu al solito posto un seme di fagiolo in ogni vaso e fu piantato un AZIONE pL MAGNETISMO DEOR crx sions termometro nella terra per vedenti se vi fossero ael corso dell’ espe- peuza variazioni di temperatura tali da doverne tener conto; ma la cosa n si verificò, essendosi riscontrate differenze così piccole da non po- tere influire sul tempo impiegato dai semi a germogliare. Fu sempre adoperata la stessa quantità d’acqua per l'inaffiamento e si cercò di istribuirla, per quanto era possibile, nello stesso modo in ciascun vaso. Fu notato, come nelle esperienze precedenti, il tempo impiegato dai mi a germogliare, e furono lasciate crescere le pianticine, sollevando giorno per giorno le elettrocalamite. Sradicate le piante venne notata la loro altezza, dalla base alla punta più alta, la lunghezza delle radici Numero dei giorni — Bess eicit in eapo ai quali naequero le piante N. 1 8.9 N. 3 1 12 14 12 2 19 12 11 3 12 13 u 4 13 12 12 5 14 13 10 6 12 =- 11 7 11 13 3m 8 13 14 12 9 13 12 ll 10 14 13 10 Media 127 12,59 11,11 Nella 6° esperienza non nacque il seme del vaso n. 2, e nella 7* uello del vaso n. 3. Le piante dei vasi n. 1 e n. 2 spuntarono dalla terra in punti non tuati direttamente sopra il luogo dove furono collocati i semi, e mano o che si sviluppavano si piegavano come se cercassero di allonta- = 1 dalle elettrocalamite. , 456. . Ecco le loro altezze dalla base all'apice alla fine delle esperienze. » r4 | GIULIO TOLOMEI Esperienza Altezza delle piante tagliate al livello del terreno Come si vede l'altezza delle piante soggette all’azione del campo m: gnetico è inferiore in modo apprezzabile a quella delle piante cresciute. «o o00 -IC: OUR WIM 10 Media nelle eondizioni ordinarie. Quanto al peso delle piante i numeri ottenuti furono i seguenti N: 2 N 3 68 73 61 78 66 16 72 69 69 68 — 72 60 FILM 63 69 66 *68 61 74 65,1 71,6 Come si vede si ha una differenza in meno per le pianto sogge ; | all’azione del campo magnetico. 2 PESO DEI SEMI E DELLE PIANTE S | 2 N. 1 N. 2 N3- © = Peso |Peso della Peso [Peso dellal Peso d del seme | pianta |delseme | pianta | del seme nta 1 | gr. 0,283 | gr. 1,901 | gr. 0,283 | gr. 1,904 | gr. 0,283 | gr. 1,900 2 0,289 1,921 0,289 1,917 0,289 1,91 3 0,276 1,908 0,275 1.911 0,275 4 0,984 1.906 0,284 1,924 ‚284 5 0,288 1,923 0,288 1,910 | 0388 ` 6 0,290 1,911 L CS 0,290} . 19 x 0.279 1,928 0.280 1,876 e — 8 0,281 1.994 0.281 1,918 0,281 ) 9 0,285 1,925 0,284 1,919 0,284 10 0.287 1.910} 0,288 1,906 0,288 Media 0,285 1,907 0,284 1,901 0,284 | Lunghezza della parte sotterranea delle piante | dal livello della terra Esperienza fino all'estremità delle radici BI Noz N.3 I Horn Hamm 48mm 2 58 57 52 3 55 53 53 4. 49 55 | 49 5 59 : 48 5l 6 57 = 47 T 47 56 — 8 56 9. 51 58 57 5 48 10 59 ] o. uH Media Dad. SJ Ha trono assoggettate all’azione delle calamite. —— n- a MI. Furono adoperati gli stessi vasi delle éspatiótse RES ma le 'calamite furono poste lateralmente, in modo che si trovavano | an di Lo dai semi. - RR delle radiei &, come si vedo; maggiore Ser le, iù ' 4 GIULIO TOLOMEI Furono fatte, come al solito, 10 sea le quali diedero i risul tati seguenti: ero dei giorni Esperiehsa in capo ai quali nacquero le piante N.2 N. 2 N. 3 1 12 13 11 $ 11 12 12 3 I3 11 13 4 12 13 11 5 13 11 12 6 14 12 13 7 #1 13 ll 8 12 14 13 9 12 11 12 10 11 12 H: Media 12,1 12,2 11,9 Come si vede vi è una piccola differenza in favore delle piante non soggette all’azione del campo magnetico. Le piante dei vasi n. le n.2 si diressero, appena spuntate, dalla pa opposta a quella in cui si trovavano le calamite e seguitarono a svilu parsi inclinate come se fossero respinte dalle calamite stesse. Misu le lunghezze dopo 23 giorni dalla semina, si ebbero i risultati seguent. Altezza delle pian Esperienza | tagliate al livello del insane x TENI N. 2 N. 3 1 68mm [o 67mm 67mm 2 69 66 68 3 64 60 66 4 67 63 69 5 69 68 65 6 68 67 63 Li 66 62 , 8 59 62 61 9 63 67 10 69 62 64 Media 66, 2 66,4 65,3 AZIONE DEL MAGNETISMO SULLA GE IONE Le differenze sono piccolissime ed in lo delle Dune logale l'azione delle calamite, Scalzate le radici furono trovate rivolte sen- IV. Furono adoperati tre vasi dello stesso diametro dei precedenti ma olto più bassi, e sotto due di essi (n. 1 e n. 2) furono situate le elettrocalamite adoperate precedentemente. i - [semi si trovavano alla distanza di circa 5em dai poli. — I risultati ottenuti furono i seguenti: .. Numero dei giorni Hspefionza in capo ai quali nacquero le piante N. 1 Nor. $3 1 1 2H 12 ? 12 12 13 3 10 10 ll 4 12 n 13 5 ll 12 12 : 6 10 e: il 7 13 12. 13 B 12 10 13 à 11 H- 12 10 12 12 13 Mus Et = Vi è come si vede una piccola differenza in m. delle pans a GIULIO. TOLOMEI i . Le radici delle piantine dei vasi n. 1 e n. 2 si trovarono legger- : mente volte in alto come se tentassero di sottrarsi all’ azione del E. campo magnetico. ; In cinque esperienze furono lasciate crescere le piante per qualche: giorno e poi, tagliate le piante al livello del terreno, furono misurate, I risultati ottenuti furono i MEANS Altezza delle piante tagliate al livello del terreno Esperienza : N.1 N. 9 N. 3 79"m 82mm 67mm 2 73 dU og 69 3 77 80 72 4 75 79 64 a 81 78 73 Madia 77 WIE 69 Qui le differenze sono sbbatiaini rilevanti. Le piantine dei vasi «n. l e n. 2 presentavano l’ aspetto che hanno le piante che crescono ii un ambiente poco illuminato. LA | In un'ultima serie di esperienze furono adoperati due soli vasi, uno dei quali (n. 1) era situato fra i due poli di un potente elettroma- gnete di Faraday, in modo che il seme si trovasse nel centro del campo — | magnetico, e l’altro (n. 2) era posto nella medesima stanza nelle sterse condizioni- di luce e calore. : Le esperienze furono 10, ma in 4 i semi del vaso n. ] non ee Mentro nacquero tutti quelli del vaso n, 2 j eee iue EE y 5 AZIONE DEL MAGNETISMO SULLA GERMINAZIONE risultati ottenuti furono i seguenti; * Numero dei giorni Esperienza in capo ai quali nacquero le piante RI N. 9 ! in ll 2 14 12 3 — 13. 4 13 10 5 — 12 6 Ra 11 7 13 12 8 _ 13 9 ‘ — 13 10 de cow 12 Media 13 11,9 piantine nate nel vaso n. 1 avevano le radichette volte perpen- mente all'asse dell' elettromagnete ed in talune di esse i fusti- erano Pss in modo curioso. 1° Un cempo magnetico di debole latenti nor esercita alcuna” sulla germinazione o almeno ne. Fase. una cosi d&bolo ehe. bre. apprezzarla ; -GIULIO TOLOMEI 2° In un campo magnetico di intensità molto grande i semi mogliano piü o meno rapidamente a seconda dellf loro posizione spetto al eampo, e le piante che nascono tentano di ‘allontanarsi punto in cui l’intensità del campo è massima; 3.° Le giovani piante sono diamagnetiche. ^ Sarebbe certo interessante continuare queste ricerche per Soie cl i eosa suecede col progressivo svilupparsi delle piante, e per verificare i tutte le piante si comportano allo stesso modo. Inoltre sarebbe pui studiarsi l'influenza che può esercitare sul fenomeno la composizione terreno, giacchè non è improbabile che qualche influenza la debba a IL EA 0 DEGLI ITALIANI NEL A Il primato degli Italiani nella Botanica Sunto di P. A. SACCARDO Dal mio Diseorso avente il titolo suddetto e pubblieato testé nello : Annuario 1893-94 della R. Università di Padova, estraggo, a guisa di sommario, il seguente Quadro cronologico dei arinaren fatti bota- nici nei quali gli Italiani furono precursori. Anni. ' 440a C. ExPEDoCLE di Girgenti espone, primo d'ogni altro, alcuni concetti embrionali sulla fisiologia vegetale (pag. 6 del Discorso) (°). 200-100 a. C. Porzio CATONE, MARCO VARRONE (e più tardi COLUMELLA e PALLADIO) scrivono i primi trattati di Agraria e di Bo- i | tanica applicata (pag. 7). m d. C. Pio» il Seniore colla vasta sua Historia Naturalis com- pone la prima Enciclopedia delle Scienze Naturali (pag. 8). 800 Sorge in Palermo la prima Scuola medica che per più se- coli fu in Europa il tempio sacro d' Igea (pag. 11). 1100 Il medico salernitano MATTEO PLATEARIO divulga il celebre trattato dei Semplici, detto Circa Instans (pag. 13 e 25). - 1119 Sorge in Bologna la prima Università degli Studi (pag. 19). — 1260-1300 Pier pe’ Crescenzi di Bologna restaura gli studii agrarii a col celebrato Liber ruralium commodorum, che viene tra- sù dotto in quasi tutte le lingue europee (pag. 15). : 1260-1300 Marco Poro di Venezia ed altri viaggiatori Veneti esplo- Hu (*) Il primato degli italiani „elta Botanica, Discorso letto il 5 Novembre .1893 nell’ Aula Tec dela R. Università di Padova per l’ inaugurazione del- : anno accademico — Padova Tip. G. B. Randi, 1893, 8° pag. 83 — Le pagine i citate sopra sono gas delle copie a parte. "UP. A. SACCARDO rano l'Asia e riportano larga e nuova messe di prodotti 2. botanici (pag. 1 1988 Simone DE Corpo, detto Simon Genuensis, medico di Niccolò IV, pianta un Orto farmaceutico nel Vaticano (pag. 36), 1400-1500 Pietro D’ Asano, ERMOLAO BARBARO di Venezia, MARCELLO VireiLio di Firenze, GIULIO CESARE SCALIGERO di Verona, BoRGONDIO PISANO, GERARDO CREMONESE, SIMONE GENUENSE, | ANDREA ALPAGO di Belluno, NiccoLò LxowicENo di Vi- cenza, PANDOLFO CoLLENUccIo di Pesaro, GIovannı ME- NARDO e ANTONIO Musa BrasavoLA, entrambi di Ferrara, » BARTOLAMEO MARANTA di Venosa sono i primi traduttori e commentatori dei codici greci ed arabi sulla Storia na- turale, sull’ Agricoltura e sui Semplici (Pag. 19). 1470-1500 Sono stampati a: Venezia, Treviso, Milano, Brescia, Roma, per la prima volta i Codiei, le versioni e commenti or - nominati [PLinıo, Auctores de re rustica, TEOFRASTO, D10- SCORIDE, AVICENNA, SERAPIONE etc.) (pag. 22). 1479 Esce in Roma per cura di Gian FILIPPO DE LIGNAMINE ; l Herbarium Apuleii Platonici, il più antico libro bota- | nico con figure istruttive (pag. 26). + 1500 Lronarpo pa Vinci pone le prime basi della dottrina della Fillotassi, e con Fracastoro (1517) chiarisce, contro l ; si opinioni dominanti, la vera genesi dei Fossili (pag. 57 e 77). 1533 Sulla proposta di Francesco BowAFEDE, professore di medi- cina nella Università di Padova, la Repubblica di Ve- nezia vi fonda la prima cattedra dei Semplici e la confe- risce allo stesso BonareDE (pag. 38). 1530-40 Luca GuINI, professore in Bologna e poi in Pisa, compone i primi Erbari. Sono ancora superstiti gli Erbari di AL- provanpi a Bologna (1553) e di CrsaLpino a Firenze (1563), tutti e due scolari del Gniwt (pag. 41). pet Pierro ANpREA.MaTTIOLI di Siena pubblica i suoi cele- bratissimi Discorsi su Dioscoride, che vengono tradotti in cinque idiomi e ristampati oltre 60 volte, con 1200 figure originali, di cui 100 rappresentanti specie nuove (pag. 31). 1545 1550 1561 1566 1583 1588 1610 1668 1671-75 Sorge presso l'Università di Padova il primo Orto botanico a scopo didattico, per proposta del rieordato BoNAFEDE e per decreto dello stesso Governo Veneto (pag. 37). Gli Orti botanici di Pisa e Firenze lo seguono a breve di- stanza (circa 1547), poi quello di Bologna (1567). ULISSE ALDROVANDI di Bologna, professore in quello Studio, vi fonda un vasto Museo di Storia Naturale, probabil- mente il più antico d'Europa (pag. 39). Viene istituita una distinta cattedra di Botanica pratica od Ostensio Simplicium in Horto presso l'Università di Pa- dova e ne viene investito il GuiLanpıno (pag. 39). Francesco CaLzoLARI di Verona esibisce nel suo Viaggio di Monte Baldo il primo abbozzo di una Flora locale (pag. 53). ANDREA ÜESALPINO di Arezzo riforma ab imis is fundamentis la Morfologia e la Fisiologia vegetale e crea la prima classificazione scientifica (pag. 49). GiaMBATTISTA Porta di Napoli nella sua Phytognomonica dà un primo abbozzo di aggruppamenti di piante secondo ‘i loro principî attivi e secondo le stazioni ove nascono (pag. 53). — Lo stesso dimostra sperimentalmente che i funghi portano semi e per essi si moltiplicano (pag. 72). Faso CoLonna pubblica in Napoli il suo Phytobasanos colle prime tavole botaniche ineise in rame (pag. 33. ADRIANO SPIEGEL di Bruxelles, prima scolaro e poi profes- sore nella Università di Padova, pubblica nella sua Zsa- goge in rem herbariam, Patavii 1606, le prime istru- zioni per fare gli Erbari (pag. 45). GaLiLEO GaLILEI costruisce il primo mieroseopio composto (pag. 47). | Paoro Boccone di Savona pubblica dei manifesti per la ven- dita e gli scambi di piante secche, inaugurando un si- stema utilissimo ed ora usitatissimo (pag. 45, nota 3). "dd MarceLLo Marpionr fonda la Istologia vegetale e, con No GREW, getta le basi della Anatomia macroscopica e della | Organogenia. Egli dimostra inoltre la funzione nutritizia o assimilatrice delle foglie; scopre i tubercoli radicali delle Leguminose; spiega l'origine delle galle, ecc. (pag. 57). - 1717 Pierro Antonio MicHeLi fonda in Firenze la prima Società botanica di Europa (pag. 46). 1729 Lo stesso MicHELI colla pubblicazione dei suoi Nova Plan- tarum Genera fa conoscere, illustra e classifica gran parte del mondo crittogamico, creando su solide basi la Crittogamologia (pag. 73). 1750 Francesco GRISELINI di Venezia e ViTALIANO Donati di Padova quasi contemporaneamente scoprono la fruttifica- zione delle Alghe [Floridee e Fueacee] (pag. 74). 1764 GrawBATTISTA Dar Covoro di Feltre illustra i fenomeni di - irritabilità e di movimento degli stami delle Composte - Cinaree (pag. 69). | 1772 Bonaventura Corti di Modena scopre ed illustra in Chara, Caulinia ed altri vegetali la circolazione intracellulare - delle piante (pag. 67). 1791 AnprEA ComPARETTI, professore a Padova, distiugue l'aprirsi e il chiudersi degli stomi e i granelli di clorofilla (pag. 61). 1817 - MichevangeLo Pooerot: romano e, più tardi (1843), Fran- CESCO ZANTEDESCHI, veronese, dimostrano la differente azione dei singoli raggi solari sulla vegetazione (Pag. 68). 1820 ^ GIAMBATTISTA Amici di Modena perfeziona il microscopio | composto, colla costruzione degli obbiettivi acromatici e - aplanetici, col sistema ad immersione e colla camera lu- cida (pag. 62). 1820 Giuseppe Rappr, fiorentino, riforma la classificazione e la nomenclatura delle Epatiche (pag. 76). i 1822-40 Lo stesso Amici col mezzo del suo potente strumento chia- | risce l'autonomia dell'epidermide e la vera struttura degli stomi; scopre il tubo pollinico, le vescichette embrionali, la penetrazione del tubo pollinico fino al fondo della mi- - eropila, e dimostra che l'embrione deriva dall' oosfera fe- condata (pag. 64 e 70). Pietro Savi, pisano, scopre nella Salvinia natans la ri- produzione protollogamica delle Pteritofite (pag. 75). CARLO VITTADINI, pavese, scopre la vera organizzazione delle Tuberacee e delle Licoperdacee e ne dà le due prime monografie (pag. 75). Giuseppe MENEGHINI, di Padova, contribuisce potentemente a restaurare la dottrina morfologica e sistematica delle Alghe (pag. 74). Giuseppe De NoraRIs, di Milano, dà le prime dlingutioni analitico-microscopiche degli Ascomiceti, e stabilisce il principio dell'importanza primaria dei caratteri delle spore nella sistematica. (pag. 76). Aucusto TrINncHINETTI, di Monza, con una serie di accurate esperienze, dimostra l assorbimenio elettivo delle radici (pag. 68), | : | ABRAMO MassaLoNco di Verona, seguendo la scuola di DE NoTARrıs, illustra e analizza innumerevoli Licheni, e ne riforma la classificazione (pag. 76). | ADOLFO Tarcioni-TozzettI di Firenze, pubblica la prima = pe sulla struttura del guscio dei semi | (pag. 65). GUGLIELMO ROS QNS. napoletano, dà alla luce la prima esauriente illustrazione dei peli succhiatori delle radici e scopre i Rizobii dei tubercoli radicali (pag. 65). (di bolügis, come prof. POM di botanica. e direttore di quell'Orto Botanico. | All Università di Parma il dott. C. Averra è stato nominato Prof. straord. di Botanica e Direttore dell Orto Botanico. Il posto da lui lasciato, di primo | stente alla Cattedra di Botanica in Roma, è stato affidato al prof. C. CASALI. Si annunzia la morte, avvenuta testé, dei P MNT: K. Keck in Bout; Dr. Jönn Roy in Ara: Rev. GEORGE ER in dirne, Forfar. | Dalla « Société de Physique ed d’Hist. Nat. de Genève » è stato bandito | -concorso al premio di 500 franchi (premio De Candolle) per la migliore m | grafia (inedita) d'un pue o d'una famiglia di piante. I manoseritti, che dev essere presentati al piü tardi il 15 gennaio 1895, iere essere redatti i in ling "tedesca, dou vino He 0 italiana. f Trattati, Atlanti, ecc. matica ad uso e studenti universi- tari ecc. Napoli, Fic Ten CHER padre se- gs l'ordine successivo della fiori- tura nel corso dell'anno ER ad uso degli Istituti d' istruzione : secon! daria classica e tecnica. Messina, 1893. Morfologia Fisiologia e Biologia. ARCANGELI G. Sopra alcuni gi del r Bach concernenti la decompo- sizione dell'acido carbonico nella fun- zione di assimilazione. Boll. Soc. Bot. Ital. 1894, p. 54. - Barsawo F. Il ioduro di Metilene nella . preparazione delle Diatomee. Napoli. 1893. accı A. e Firıppuccı F. Contribu- Zoofitogenia o ge- nerazione animale-veg etale dei mo- 7 i Caprifico. se 1893, con lt De Tow € B. Ricerche istochimiche preliminari sulle piante del tabacco. Atti Ist. Veneto Sc. Lett. Serie VII, 3 esce Ital. Se. Natur. Siena. XIV; p. 21. | 8I. Malpighia anno VII, vol. VIL Lavori Botanici Italiani. Gisertı G. e Buscauıonı L. L'impollina- nazıone nei fiori della Trapa natans endic. 221 Rend. Accad. Lincei. 1893, vol. Il, 20 Tallofite. Arpissone F. Note alla Phycologia me- diterranea. Rendie. Ist. Lombardo Sc. Lett. Ser. II, vol. 26, 4. Baroni E. Sopra -y licheni della China raccolti nella provincia dello Shen-Si ee Bollett. Soc. Bot. Ital. 1894, p. — Ancora della Cladonia endiviaefolia Fr.. spotifera. Ibid. p. 49. — Di una nuova località toscana della Cladonia endiviaefolia (Dicks.) Fr. spo- rifera. Boll. Soc. Bot. Ital. 1894, p. 38. en G. Henninos P. u. Maonus P. Die von Herrn P. Sintenis auf der Insel er 1884-1887 gesammelten Pilze. Engler's. Botan. Jahrb. 17, P 489. — Di due specie interessanti di funghi della flora micologica italiana. Atti | Acc. Rovere Sc. Art. XI (1893), con 2 tavole. — Fungi aliquot saxonici novi lecti a cl. W. Krieger, Hedwigia, 1893 Heft. 1, — Mycetes australienses novi, et emen- danda ad Floram mycologicam Austra- ‚line. Hedwigia, 1893, Heft 3. gun -> CAVARA FO Suri un x microorganisme Zy- . mógéne de la Durra (Sorghum Caffro- CunoNi B Pizziconi A. Contribuziline - allo ao dei fermenti del vino. Staz. sper. agr. ital. XXV, p. De Toni G. B. Ueber litraliustmanhi- dungen von Amphora ovalis Kuetz. er. . Bot. Gesellsch. B. 11. iui p. 74. E WiLDEMAN at is a species in the Biitonaccac f Notarisia, 1893, p. 138. ScnuLeRr J. Ein Beitrag zur Flechtenflora Torow& G. Sopra l'azione della pressione mul fermento elittico. Rend. Acca incei. 1893, vol. II, p. 582. Briofite. HóuwkL F. v. Beitrag zu Kenntniss der Laubmoosflora des Küstenstriches vom Görzer Becken bis Skutari in Alba- nien. Oesterr. Botan. Zeitschr. 43 (1893) p. : = rie E. Sull SA Boll. Soc. pu Ital. 1894, pid Fanerogame - Flore. x AsUTI L. Il Celtis australis B. micro- phylla Goir. Boll. Soc. Botan. Ital. (P Arcanserı G. Sopra alcune piante della Repubblica Argentina. Boll. Soc. Bot. Ital. 1894, Barvaccı A. Affinitä ‚delle Aristolochia- cee e dei generi REINER IUCN, Boll. Soc. Bot. Ital. 1894, p. | Baroni E. Due forme di Poin sen sitivum D.C. Boll. Soc. Botan. Tial. 1894, Pp- 54. a Riccia media Mich. i Baroni E. Nuova specie di Arisaema ( - Giraldii). Bull. Soc. Tosc. Ortic. 1893, x 356, con tav. ve. T. La regione del faggio. Bo "She. Bot. Ital. 1893, p. 513. oBELLI R. Altre contr ibus alla flo di Serrada. N. Giorn. Botan. Ital , p. 95 Conti P. "Notes floristiques sur le Te sin nenger euille des Jeun peret CRE Mes excursions -hedelagignini wi les Alpes en 1893. Bull. Soc. R. DeLpino F. Applicazione di nuovi cri- teri per la classificazione delle piante Oesterr. Botan. irn 43, Pe 0. -GABELLI L. “Flora ruderale. iis Ir alba vivipara e al Celtis australis. ME can Boll. Soc. Bot. Ital. 894, B ji A. Schedae ad Floram ex: catam Plagio VI, Y ae, #93. n Marreuccı D. e RTELLI U. Da rugia al Grdn Sasso d'Italia (dal sante eius a). N. Giorn. Bot. 1894, I, p. MicueLerti L. Una gita a Lipari. 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Acc.. Se. Bologna. Ser. V, t. III, d y fig. Crericı E. Sopra alcune impronte di fo- glie nei tufi granulari di Roma. Boll. deis G'eolog. lu XII (1893), p. 137. orti B. Di alcuni depositi | quaternarii s FEE Mem. Ist. Lomb. Lett. Ser. II, vol. 26, p. 691. — Sul bacino lignitico di Pulli in co- | mune di Valdagno (Vicenza). Bollett. m Scientif. Pavia. XV, n. 3. 4 Lovan: P. Contribuzione alla conoscenza sulla Hoia fossile terziaria di Bolzano nel Bellunese. Nota I. Atti Istituto Veneto. Sc. Lett. Serie VII, tav. V, disp. 1. - Botanica sabbia orticola e industriale. Maccmati L. Primo saggio di uno stu: dio sulle piante da foraggio e sui prati naturali della regione montuosa del Modenese. Staz. sperim. Agr. It. 251. x 5 Ost iir V. L Araucaria Bidwillü. ee Soc. Toe. Ortic. XII, 1892» p. R. Breve cenno sulla raccolta ; t Principato Citra. Salerno, Sprenger C. Canna Lo « Italia ». Bollettino Soc. Tose. Ortieolt. XIX‘ p. 16. SPRENGER C. Piante bulbose e tuberose nuove. Ibrid., 16. | s — Crassula Septas L. Boll. Soc. Tos. Ortic. XVII, 1893, p. ^ $ AU a INO ii cpu eec Di alcune Cueurbitacee. oou G. Rosa polyantha. ent Tosc. Ortic. 1893, XII, p. — Del Frassino. Boll. Soc. Eun Ortic. 18, 1893, p. 309. Soc. Varia. Bario F. Giuseppe Antonio Pasqu uale. Bo Uett. Soc. Afric. d'Italia. XH, DE fase. II, Carver F. L’Orto e il Museo Botanico ‚di Firenze nell’anno scolastico 1892- 1893. Bollett. Soc. Botan. Ital. 1894. . Martino A. Necrologia del prof. G. A. ia. Pasquale Atti Accad. Med. Chiodi Napoli. A. 47 (1893), n. 2. Parano G. Commemorazione di G. A Pasquale. Atti Accad. Pontonia XXIII, 1 licia Discorso inaugurale. Rom: 1894 Saccanpo P. A. Il primato degli iti nella Botanica. Discorso inaugurale. Padova, 1 De Toni à. B. Sunti delle lezioni di Bo- tanica tenute nella R. Università di Parma. Parma, 1893. INDICE Lavori originali. —— s QUA C. Sulla formazione dei granuli d'amido nel Pelargonium zonale . 393. Arraria F. A. Note critiche sulla Androsaces Charpentieri Heer . 5 BaccARINI P. Sopra un curioso cecidio della Capparis spinosa L. (con Tav. m 405 - Barpacci A. Altre notizie intorno alla Flora del Montenegro . . 59, 163, 279 | — Osservazioni sulle Rota'ae e particolarmente sul genere. Vaillantia DC. . 203 Bonz A. Contribuzioni alla biologia dei pericarpii . . . (I ML DPI M rızı U. Bryophytae abyssinicae a Cl. Prof. O. Penzig cdidit n . 95 ALIONI L. Contribuzioni allo studio della membrana cellulare III LÍ Tav. Ted s DU 45^ 008 HER M. Contribuzioni 209 Briologia della il : Res: s A. Sui generi Ulocodium e Nemacola di Massalongo a Tax. m 198 oxco C. Hymenomyctes quos in Agro Veronensi I Bupa detexit . 495 - 1 G. E. I tulipani di Bologna . . 15 TTIROLO ©. e Buscarioni L. Osservazioni in al lavoro sai» sig. K Schips: Ueber die Cuticula und die Auskleidung der Intercellularen in den Samenschalen der Papilionaceen . RcACCI A. La formazione e la trasformazione degli idrati idi si vilis piante. e . P. Sopra una iod fossile del TA dod Tax. v). : ’ ) P. Le Diatomee dell’ Adda e di altre acque nei dintorni di Sondrio v Ross H. Anatomia comparata delle foglie delle Iridee (cont. e fine) . . . Sulla struttura fiorale della Cadia varia (con tav. VI) . . . - - - caro P. A. Il Primato degli Italiani nella Botanica . . d i ite OLLA R. T. Sopra alcune cellule speciali nel Carubbo (con Tav. M.o. 'oLomer G. Azione del ee. sulla germinazione . . - + - Li w 82885 Addenda ad Floram Italicam. BickwELL C. besote nella Flora Ligustica . . Longo B. Prima contribuzione alla Flora della Valle del Lao Macu P. Aggiunta alla Flora algologica italiana. . . . . MarriroLo.O. Potentilla Jaeggiana Bede i AS V .Nicorna L. Nota sopra alcune piante di Sicilia . .— Pteridophytarum messanensium conspectus Loco B. Noterella teratologica Rassegne. PZA A. Les Lichens, Paris 0g: cr i Mis T. W. An introduction to she Stay of the ii London 1898 Piccola Cronaca . Bollettino Biografie i