RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA PENZIG Prof. all Università di Genova , B omm zi R. PIROTTA Prof. all’Università di Palermo Prof. all'Università di Roma Anno XL, Fasc. I-HI MARCELLO MALPIGHI |" 1693-1694. GENOV TIPOGRAFIA DI ANGELO GIMIN, 1897. - i Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche. i Morfologia della cellula — Dott. ©. Kruen (R. Istituto Botanico di. Roma). Pu Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. Pirorra (R. Istituto Botanico di ^ Roma). l Trattati — Prof. 0. Mattroro (R. Orto Botanico di Bologna). Organografia, Organogenia, Teratologia — Prof. O. Penzic (R. Orto Botanico di Genova). Fisiologia — Prof. R. PIROTTA. c Tecnica microscopica — Prof. A. Pois (R. Istituto Tecnico di Piacenza), | Patologia — Dott. U. Brizi (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). Biologia — Prof. A. Bonzi. Fitopaleontologia — Ing. CLeRrici (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccanpo (R. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale — Prot. R. F. SOLLA (R. Scuola Forestale di Vallombrosa). Botanica medica — Prof. C. Averra (R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — C. SPRENGER (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora :fanerogamica d Italia — Sr. Sommier (Lungarno Corsini 2, ait Pteridofiti — Dott. A. Baroni (R. remy Botanico, Roma). Muscinee — Dott. U. Brizi. ; Epatiche — Prof. C. Massarowco (Univ. di Ferrara). Licheni — Dott. A. Jarr& (Ruvo di Puglia). — Funghi (Sistematica) — Prof. P. A. Saccarbo (R, Orto Bolaiiico di Padova) | Funghi (Biologia e Morfologia) — Prof. O. Marrinoro. Alghe marine — Prof. A. Piccone (25 Via Caffaro, Genova) —— i Alghe d'acqua dolce — Prof. A. Bonzi — (R. Orto Botanico di Palermo). Bacteriologia — Dott. L. Büscazronr (R. Orto Botanico di Torino). E Signori Autori sono rospansabiii di quanto è stampato nelle loro memorie originali. CA pe, Ti" ^ EM pU Cd í r # P Pe RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA | REDATTA DA sr O. PENZIG Prof. all Università di Genova n A. BORZI B. PIROTTA Prof. all’ Università di Palermo Prof. all'Università di Roma © ANNO XI — VOLUME XI MARCELLO | MALPIGHI 1699-1694.» i HENOYA os (TIPOGRAFIA DI ANGELO. CIMINAGO | - MALPIGHIA E RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA PENZIG Prof. all’ Università di Genova BORZI R. PIROTTA Prof. all’ Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma ANNO UNDECIMO MARCELLO MALPIGHI i 1625-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1897. i SULLA GENISTA AETNENSIS E LE GENISTA JUNCIFORMI DELLA FLORA MEDITERRANEA. Osservazioni del Prof. Baccarini PASQUALE. Una delle piante più diretti dell’ Etna è, senza alcun dubbio, la G. aetnensis (Biv.) DC. Collocata dal Bivona (') e dallo Smith (°) | v gli Spartium, fu dal De Candolle riferita al genere Genista (5) nel per unanime consenso dei sistematici, è poi rimasta, non sesta. és ORA il tentato dello Spark (5) di Fr dde in genere a parto m raste ionii di lave, ed “agli dnd dra di moli distr ee Fuori dell’Etna negli altri punti donde vien segnalata, non sembra go- - dere di così alta importanza Aia e giova dc resto avvertire che | Bivona B., Stirp. rar. Sic. Manip. 2. RON 17, (t Spacu G., Revisio generis Genista. Ann. Sc. Nat. Ser. III, Tom III, * 142 Tom IV p. EN i NP BACCARINI PASQUALE oe 0 | stituita analogamente a quanto espone il Mattirolo, ed il suo strato in- - terno mucilaginoso è segnatamente sviluppato nella G. florida e con- ; gesta. Lo strato esterno è in tutte marcatamente resistente all’acido | solforico ed all'aequa di Javelle anche preparata di fresco. I residui pro- toplasmici nelle Malpighiane sono per lo più evidenti senza speciale pre- parazione, ed in ogni caso si possono renderlo con opportuni reattivi, anche all'interno dei canalicoli in tutte le specie; ma, meglio che al- trove, nelle G. aspalatoides, tinctoria, sibirica, dove anche il residuo nucleare è molto spiccato; mentre nella G. aetnensis ed ephedroides si riesce ad osservarlo con molta difficoltà. Questi residui protoplasmici, al pari della membrana, sono spesso co- lorati in verde, come nella G. aetnensis, ephedroides, congesta, od in / giallo seuro, come nella G. maderensis e candicans. I pigmenti si ar- restano alla zona della linea lucida, la quale ora (e per lo più) sembra | confinare direttamente cogli strati di rivestimento; ora esserne alquanto ; distante come ad es. nella G. Attleyana ed acanthoclada. In certe specie : come nella G. cinerea, ephedroides e candicuns essa forma una stretta benda nettamente limitata tanto al margine interno che esterno; in altre (G. ovata, polygalaefolia , florida, ecc. ecc.) sembra perdersi gra- dualmente nella sostanza della sottostante membrana. Nella G. aetnensis questa linea lucida appare netta e distinta nei semi a colorito più scuro, > e meno in quelli a colorito verle olivastro. Nella grande maggioranza delle specie di Genista la linea lucida non risponde in modo evidente . alle reazioni della lignina: le sezioni infatti trattate colla foroglucina e l'acido solforico assumono, ad occhio nudo, una leggiera tinta rossa stra: ma questa anche a forti ingrandimenti non appare localizzata in punti determinati della sezione. Lo stesso risultato si ottiene col solfato | d’anilina. Se si trattano le fini sezioni coll’ ammoniuro di rame per 24 ore e si osservano quindi a forti ingrandimenti si osserva che tutta la regione della membrana delle Malpighiane compresa tra la cuticola ed il limite interno della linea lucida, viene interam secondari di inspessimento escono fuori prendendo ente disciolta: gli strati | si distaccano dalla membrana primaria e ne l'aspetto di lunghi e sottili coni distinti e sepa rati i quali eorrispondono ciascuno ad una delle creste salienti che gli “irati d ui formano ie le à piton da Tiu FRE primaria resta così come un sacco vuoto sul quale si ottiene una o bole colorazione rossastra colla loroglueina. Questa debole reazione si estende alle colonnari sottostanti ed alle cellule stellate della regione chilariale, delle quali farò più sotto parola. . . Prima del trattamento essa non era avvertibile. Le reazioni delle ma- terie pectiche non si ottengono (1) in tutta questa regione del tegumento: = poichè quantunque tutto il residuo membranoso si colori intensamente col bleu di metilene, tale colorazione non si perde col trattamento con- ‘Sentivo Re dne la glicerina. o in acido ipa e l'ossalato ammo- E reazioni della lignina. Neppure quando la linea lucida decorra a i qualche distanza dalla fronte cellulare io sono riuscito a riconoscervi tra essa e lo strato di rivestimento aleuna traceia della zona suberifi- | cata che il Mattirolo ha segnalata in alcune specie di Leguminose. I letti M in numero di 7-8 sc pel lungo gli strati d’ fenes x pur uit la membrana di aa Il solo canale dre si _ spinge sino a questa. Il fenomeno è specialmente netto nella G. aetnensis nella quale così, il corpo protoplasmieo comunica direttamente collo strato interno di rivestimento per mezzo di uno stretto poro apicale. La pata basale e aC Dune non lascia nel seme adulto rito: $ nella Pogione basale della cellula delle strette bende di cala ani = lorate in violetto meno intensamente del resto, le quali attraversano i le pareti laterali e si corrispondono tra le cellule vieine. | Le Mar a colonna hanno nella G. aetnensis la 2 e comune forma 8 as x BACCARINI PASQUALE | feriore e mostrano ke pareti laterali molto inspessite: quelle sottili. L'inspessimento di natura cellulosica, debole verso l’ estremità della cellula, raggiunge il suo massimo nel tratto centrale, ed appare 3 stratificato in lamine concentriche. Nella G. scorpius ed alcune altre Üü specie, la stratificazione, che non è percettibile direttamente, lo diviene ` dopo il trattamento, coll’ acido cromico all’ 1 */, o l'acido solforico ad desi c '/3 o la macerazione di Schultze. Il contenuto cellulare è costituito allo MESTR stato adulto dai residui protoplasmici nei quali si distinguono ancora È molto chiaramente dei granuli di clorofilla. In tutta la regione anti- | chilariale le celluie colonnari essendo giustapposte le une alle altre in modo da toccarsi soltanto lateralmente colle due fronti interna ed esterna determinano attorno al seme un regolare sistema di lacune disposte in un sol piano; a misura però che ci si avvicina alla regione chilariale E le cellule a colonna divengono dapprima alquanto più allungate, poi di “4 | forma men regolare, indi lo strato si sdoppia e viene a fondersi ai lati E del chilario in un ammasso di cellule meccaniche irregolarmente ramose, ; tutto intersecato di lacune variamente disposte a seconda della forma - e dell'ampiezza che le braccia o rami di queste cellule presentano. (Tav. ; I, fig:3 5) È Le altre genista esaminate presentano strutture simili alla descritta i o con variazioni non molto profonde. La G. candicans, acanthoclada, | ovata, ephedroides, ecc. ece., ripetono esattamente il tipo della G. aet- nensis: la G. florida, germanica e radiata hanno le colonnine bassis- sime: la polygalaefolia gli inspessimenti così pronunciati da obliterare il lume cellulare quasi per intiero: nella G. cinerea, ovata, Attleyana, | stenopetala, canariensis l'allungamento delle colonnari in prse della | regione calaziale diventa marcatissimo, t t D ad nano.qua e là di quelle protuberanze già sagrato dal Mattirolo pel Cytisus ar ^ nigricans. Per queste forme innoltre si accentua un inspessimento delle “2 membrane frontali il quale diviene molto considerevole specie nella G. scorpius e nel Sarothamnus vulgaris e purgans. Esso comincia molto E ienue verso l'orlo delle pareti frontali e va gradualmente accentuandosi verso il centro della membrana, e non di rado si spinge buon tratto | nella cavità centrale della cellula dando così origine a due sottili ca- UE s 4 ci SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. naletti circolari che corrono dal centro della cellula sino in vicinanza dei margini frontali. j Gli strati profondi sono costituiti da parecchi piani di cellule, allun gate parallelamente alla superficie del seme. Nel piano esterno esse sono semplicemente poliedriche, senza rami di sorta e giustapposte in modo da non lasciare meati: nei piani profondi divengono ramose e si appog- giano le une sulle altre colle estremità delle loro braccia, dando origine così alla formazione di un ricco sistema di lacune. Nel seme maturo questi piani cellulari ridotti oramai alle sole membrane sono schiac- ciati contro la base delle colonnari, e nelle sezioni appaiono come una stretta lista giallastra distesa tra le colonnari e l albume, striata pel lungo ma senza evidente struttura cellulare. ; È solo in certi semi come quelli della G. polygalaefolia e G. florida che il suo piano esteriore resiste allo schiacciamento e mostra chiara- mente e senza alcun artificio la sua compagine anche dal lato opposto al chilario In ogni caso però ricorrendo all’azione dell’acqua di Javelle, o dell’a- . cido solforico ad '/; od anche del clorojoduro di zinco le membrane . si distendono e riacquistano la forma originaria. Esse appaiono sottili, - . eellulosiche, con larghe depressioni ovalari il eui campo è attraversato da numerose sbarre di tenui inspessimenti cellulosici, le quali hanno varia larghezza, e s'inerociano in tutti i sensi determinando un compli- cato ed irregolare reticolo. Il contenuto cellulare consta di residui pro- toplasmici abbondanti nel piano più esterno; scarsi, e non di rado af- fatto mancanti, in quelli più interni. A misura che ci si avvicina al chilario anche le c-llule degli strati | ‘profondi si dispongono sopra un numero molto maggiore di piani; la loro membrana, pur restando cellulosica, diventa più robusta, le braccia de- corrono men regolarmente e sono più ampie, e nel tempo stesso i re- "sidui protoplasmici divengono più voluminosi (Tav. 1, fig. 3 c). La struttura dell’apparecchio chilariale riesce evidente collo aiuto di sezioni longitudinali e trasverse. Esso comprende le labbra costituite dalle Malpighiane le quali, sul declive interno del chilario, si coprono colle cellule di rinforzo; uno strato di tessuto a pareti fortemente in- to — | BACCARINI PASQUALE i spessite (stellate del Mattirolo; che continua tutto intorno al piano delle cellule a colonna; uno strato di elementi a pareti sottili che forma la continuazione degli strati profondi: la lamina chilariale immersa del ‘tutto nella massa delle cellule stellate ed i residui funiculari accom- pagnati in talune specie dalle formazioni arillari di che fu sopra pa- rola (Tav. I, fig. 3). Le Malpighiane nella regione chilariale sono alquanto piü brevi che nelle altre regioni del seme, piü strette alla base e larghe in alto, e quelle che circondano la fenditura presentano la linea lucida gradual- mente più larga a misura che si procede verso la fenditura stessa; la i cavità cellulare più stretta e la regione superiore coi canalicoli meno 3 marcati e profondi. Le cellule di rinforzo distinguibili oltrech& dal co- lorito, dalla lucentezza speciale e dall’assenza di pigmento, sono a forma È di prisma o di sottile piramide rovesciata. La cavità cellulare vi è sem- - plice, stretta nel corpo della cellula, alquanto più allargata verso le due estremità superiore ed inferiore. Il clorojoduro di zinco ne colora le membrane in una tinta rossastra, la quale poi lentamente e gradual- © mente passa al violetto. L'ammoniuro di rame le scioglie completa- . : mente in 24 ore, tanto che non ne resta più traccia. E quindi evidente È | 3 34 che esse sono, in tutta la loro massa, costituite da cellulosa. Lo strato di cellule che nella regione chilariale succede immediata- pesa tia mente alle Malpighiane è formato di elementi irregolarmente poliedrici e ramosi, i quali nelle regioni più superficiali hanno braccia larghe e brevi e lasciano perciò dei piceoli meati fra loro (meati che mancano affatto sotto le Malpighiane delle labbra ed attorno la lamina chila- riale); più all’interno invece le braccia divengono successivamente più - lunghe e numerose ed è in questi punti principalmente che in corri- - spondenza alla membrana di separazione si notano i processi derivant- dalla lamella mediana, che il Mattirolo ha tanto accuratamente dei. : scritti nel suo lavoro. Non sono qui però così pronunciati come nei casi ` tipiei da lui descritti; ma si osservano con sufficiente chiarezza nella G. Attleyana, congesta ed aspalatoides, che sono appunto le Genista à tegumento più pigmentato; e sono più appariscenti ancora nella G. ste- nopetala la quale presenta sulle sue allungate colonne prossime al chi- SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 11 lario (quantunque molto scarsi) i gavoccioli che Mattirolo descrive e fi- gura pel Cytisus e che io nelle altre specie del genere non ho ritro- vati. Attraverso la parete frontale di queste cellule si mettono spesso in evidenza (metodo del Kienitz-Gerloff (!) dei ponti protoplasmici che attraversano la membrana, ora in forma di un cordone semplice, ora in forma di un fascetto di tenui cordoneini. Nel loro mezzo questi te- nui cordoncini presentano spesso un nodetto o rigonfiamento distinto. Verso l’ interno questi elementi assottigliano gradualmente la loro mem- brana e passano a quelli dello strato profondo che hanno la struttura descritta nelle altre parti del seme. I piani di cellule costituenti gli strati profondi sono molto numerosi sui lati del chilario, ma al dissotto u ASTE di questi vanno di nuovo e progressivamente diminuendo. La lamina chilariale è intieramente immersa nel robusto parenchima _ continuante lo strato a colonna ed è costituita di tracheidi ad inspessi- menti spirali e reticolati in modo da determinare ampie e numerose punteggiature su tutte le pareti. In sezione trasversa ha la forma in- dicata dalla Tav. I, fig. lch; e in quella longitudinale quella di mez- .zaluna ad estremità troncate (Tav. I, fig. 4). E avvolta da un sottile tappeto di eellule parenchimatiche a pareti sottili ehe la separano dagli . altri elementi. Il funicolo si arresta sopra il chilario dal lato opposto al canale mi- cropilare e nel seme adulto ne restano solo dei residui costituiti da uno strato corticale suberificato e da uno strato interno lignificato, nel quale si riconoscono ancora i gruppi di trachee e di tracheidi. Il fascio fibrovascolare penetra nel tegumento alla estremità della E fenditura chilariale sotto i tubereoli gemini e lascia nel seme adulto ri- eonoscere distintamente quasi solo gli elementi xilematiei. Attraversate le cellule submalpighiane a qualche distanza dalla lamina chilariale colle trachee rivolte verso i tubercoli gemini guadagna gli strati pro- fondi e quivi si biforca. ll ramo più breve si piega sotto la lamina chilariale e si allarga sotto la parte anteriore di questa in una placca (t) Krenrrz-GerLorr, Die Protoplasmaverbindungen zwischen benachbarten, ecc. . Bot. Zeit. 1891, B. INE BACCARINI PASQUALE di elementi debolmente lignificati, ed a rilievi della membrana poco o | nulla accentuati (Tav. I, fig. 4 7); il ramo più lungo si stende in di- - rezione dei tubercoli gemini, li sorpassa un buon tratto e finisce col perdersi in mezzo ai tessuti profondi (Tav. I, fig. 4 r). E circondato da un tessuto perivasale ad elementi stretti ed allungati nel senso del suo | decorso, i quali ne avvolgono le sottili trachee ed i residui del libro. 1 Le cellule submalpighiane, che formano un fitto strato sotto ed attorno | alla lamina chilariale, verso il margine antimicropilare di questa si at- - tenuano, per rinforzarsi poi bruscamente sotto il rialzo di tubercoli ge- mini in un denso accumulo che non oltrepassa l’area dei tubercoli stessi | (Tav. I. fig. 4 à”). Lungo tutto il percorso del fascio fibrovascolare le ; colonnari mancano integralmente e sono sostituite da un tappeto di cel- lule a sezione rettangolare e pareti sottili (Tav. I, fig. 4). Il canale mi- 4 eropilare à strettamente conico, circondato in alto dalle Malpighiane e j dalle cellule di rinforzo, in basso dalle stellate che vi protendono al- | 1 l'interno le loro braccia. In tutti gli elementi della regione chilariale abbondano in molte specie - (G. congesta, cinerea, ephedroides, ramosissima, oretana, virgata) dei E depositi di ossalato di calce in forma di minuti prismi ed ottaedri, in. 18 numero generalmente di uno per cellula. Sono molto difficili ad osser- varsi data l opacità dei residui protoplasmici delle cellule che li con- - tengono e la particolare rifrangenza della membrana; cosicchè la mia attenzione venne richiamata su di loro, anzitutto dalla reazione col- l’acido solforico ed ho potuto poi osservarli direttamente ricorrendo al- ‘l’aiuto di processi rischiaranti (acqua di Javelle). La G. anglica, poly- E galaefolia e florida non hanno cristalli di ossalato. es Le formazioni arilliformi caratteristiche dei semi di parecchie Ge- .. nista non appartengono, a rigor di termini, ai tegumenti seminali: ma 2. data l'aderenza che esse presentano colla regione chilariale possono men- - È tovarsi a questo punto. Io del resto nulla ho da aggiungere o da to- i gliere a quanto il Bachmann (t) dice a questo riguardo. un ) Bacamann E., Beschaff. und biol. Bed. der Arillus ein. Lequm. Ber. der : Da Bot. Gesell. III, p. 25, Tav. IV. i f SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 13 Nelle specie da me osservate la struttura concorda con quella del Sarothamnus scoparius; ricorderò solo che la lamellazione delle mem- brane cellulari non è sempre così evidente come nella detta specie e che la lamella interna non sempre risponde alla reazione col elorojoduro. Sotto le suindicate serie di cellule tegumentali si stende una sottile listerella di color giallo sparsa di fine granulazioni, la quale corrisponde alla membrana basale del Mattirolo. Io non vi ho mai ottenuto le rea- zioni della lignina e della suberina, ma bensì quelle della cellulosa e delle materie proteiche (colorazione in bleu col clorojoduro; in giallo coll’acido nitrico; in rosso mattone col reattivo del Myllon). Queste «reazioni delle materie proteiche non vi sono assolutamente costanti, 7 perchè nei diversi semi della stessa pianta talvolta si ottengono e tal- . altra no. Il bleu di metilene la colora intensamente il che potrebbe al- .. ludere alla presenza di sostanze pectiche. In ogni caso essa non è altro, > secondo me, che il risultato della fusione in una lamina sola degli strati di rivestimento intercellulari della nocella e del tegumento seminale interno. Sotto Dedi membranella giace l’ albume il quale nel secco ha con- sistenza ed aspetto corneo ed è variamente spesso a seconda dei punti ; E Rel quali lo si osserva; sottile nella regione chilariale ed antichilariale, divien pià robusto sui lati del seme in corrispondenza alle faccie eoti- ledonari, e più ancora lungo il margine commisurale tra la radichetta ed i cotiledoni. Esso comprende parecchi piani di cellule sensibilmente differenti tra loro; e cioè: 1.° Un piano esterno costituito, da un tap- peto di cellule (Kleberzellen dei tedeschi) a contorno poliedrico rego- È lare (Tav. I fig. 6) intimamente connesse fra loro e prive quindi di qua- lunque meato, le quali hanno parecchi caratteri corrispondenti a quelli delle cellule epidermiche. La loro membrana esterna è colorata in giallo, priva di punteggiature e di pori, distintamente stratificata e costituita di cellulosa. L'acido solforico infatti la rigonfia e distrugge, ed il clo- rojoduro la colora dapprima in violetto pallido e quindi progressiva- mente in tinte più intense. Le membrane laterali ed interne sono al contrario trasformate per buon tratto del loro spessore in una mucila- . gine di natura cellulosica e di consistenza cartilaginea sul secco, là quale ]4. ^ x | BACCARINI PASQUALE assume una colorazione violetta solo dopo una azione molto broltiuga ti 1 del elorojoduro di zineo. La sede del processo di mucilaginizzazione sta | negli strati intermedii della membrana (!) inquantochè da un lato la à lamella mediana sfugge al fenomeno, e nelle sezioni appare come una | lista sottile che delimita le cellule vicine, e dall’altro lo interno in con- e tatto col protoplasma è nettamente cellulosico. Questo processo di mu- E cilaginizzazione non si estende per tutta la superficie della membrana; 1 ma qua e là restano dei punti che vi si sottraggono, ed attraverso queste. depressioni si allungano corrispondendosi da cellula a cellula, dei cor- x doni di protoplasma qualche volta molto marcati (Tav. I, fig 5 a). A questo piano pseudoepidermico seguono due o tre piani di elementi po- liedrici nei quali gli strati intermedii della membrana cellulare sono mucilaginizzati su tutta la periferia. Il piano immediatamente sotto stante al periferico non presenta lacune (Tav. I, fig. 5 b), ma quelli più. interni ne hanno qualcuna e passano gradualmente ad una serie di ele menti stellati ed appoggiantisi gli uni sugli altri colle estremità delle — braccia, i quali costituiscono la regione profonda dell’ albume. Tutti ^ questi elementi stellati hanno anche esse le membrane mucilaginizzate, ma sulle pareti frontali delle braccia meno che altrove, e del resto queste pareti frontali sono spesso attraversate da robusti cordoni protoplasmiei talvolta solitarii, talaltra riuniti in fascetti. La membrana primaria in tutti questi piani di cellule non è sempre così nettamente visibile come. nello strato periferico; poichè le lamelle esterne sono mucilaginizzate a j differenza di quanto ha osservato il Nadelmann; ma la si pnò rendere . 2 preferenza degli strati mucilaginizzati (carminio glicerico del Beale ed cu ematossilina ad es.), ed allora essa appare come una sottile lamina al quella indicata dal Nadelmann per + G. en lata, tinetoria e aise nme SULLA GENÌSTA AETNENSIS, ECC. confine tra due cellule vicine; non sempre continua, ma formata da una serie di granuli assorbenti le materie coloranti, o come un tenue rive- i "stimento disteso sulle lacune intercellulari. Il contenuto cellulare è co- j stituito da un reticolo protoplasmico nel quale stanno immersi dei gra- r nuli d’aleurone in gran numero e del materiale oleoso colla stessa di- sposizione e struttura che verrà più sotto indicata per le cellule dello embrione. A questa zona d'albume costituito da cellule a membrana trasformata pìù o men riccamente in mucilaggine segue lo strato pro- fondo il quale è formato da alquanti piani di cellule oramai vuote, a membrane sottili cellulosiche, nelle quali non si riconoscono più pun- ciato contro gli elementi della zona intermedia, il quale non palesa la sua struttura originaria che dopo l'azione del clorojoduro di zinco e dell’acqua di Javelle (Tav. I, fig. 7). L’embrione è, come si è detto, costituito dai cotiledoni che ne formano | la massa principale; dalla radichetta e dal cono di vegetazione del caule. L. Tutti i suoi tessuti si trovano nella fase meristemale. L' epidermide dei | i cotiledoni è ugualmente conformata sulle due faccie; priva di papille, di - peli e in questo momento anche di stomi; le membrane sono cellulosi- che salvo un leggiero straterello di eutieula che decorre alla superficie della parete esterna; la forma delle cellule è poligonale, colle pareti la- terali ancora uniformemente inspessite e prive di pliche. Il corpo proto- plasmico è disseminato di vacuole nelle quali si accumulano dell’olio e dei granuli d’aleurone, minuti, rotondi e molto più numerosi quindi che negli elementi sottostanti. Sotto l’epidermide della pagina superiore si -succedono alcuni strati di cellule a palizzata e sotto l'epidermide della pagina inferiore s'incontra ugualmente un palizzata simile al pre- cedente, ma ad elementi più brevi; mentre la regione profonda della foglia è in questo momento occupata da alquanti piani di cellule a se- zione poligonale. I meati intercellulari sono ridotti a piccole lacune a | sezione triangolare, e limitate agli angoli delle cellule; le membrane . di queste sono cellulosiche ed uniformemente e mediocremente inspes- site (Tav. I, fig. b). Tutti questi elementi sono ripieni di granuli di $ aleurone poliedrici per la mutua pressione, quantunque a spigoli ed an- teggiature o depressioni di sorta. Esse formano uno straterello schiac- 16 |. BACCARINI PASQUALE goli ottusi, e separati tra loro per delle tenui faldelle di protoplasma fondamentale. Essi non lasciano scorgere coi processi tecnici consigliati al riguardo (!) inclusioni di sorta; nè alcuna struttura paragonabile a quella segnalata dal Belzung (?); salvo che nell'aequa rigonfiano forte- mente e si mostrano costituiti da una sostanza fondamentale più tra- sparente la quale avviluppa una miriade di minutissimi granuli opachi. Le reazioni speciali per le materie oleose non valgono a mettere in evidenza delle masse speciali di materie grasse accumulate in determi- * nati punti della cellula, e neppure i comuni solventi valgono a mettere : 3 in evidenza speciali vacuole oleifere; bensì allo stato secco tali reattivi, l’acido osmico ad es, esercitano la loro azione su tutta la massa del contenuto cellulare, senza preferenza per certe parti piuttosto che per altre: onde va ritenuto che tanto nei tessuti dell'embrione, quanto in quelli dell'albume le abbondantissime sostanze oleose del seme si trovino di- stribuite uniformemente nelle lamine di protoplasma ehe avviluppano i granuli d'aleurone sotto forma di tenuissime granulazioni. La struttura del corpo protoplasmico si può mettere poi in evidenza. solo dopo eliminati gli ingombranti materiali di riserva sopraccennati. Le sezioni a tal uopo si fissano con una soluzione alcoolica di sublimato corrosivo a mediocre concentrazione, e (dopo che il reattivo fissante à si stato completamente eliminato con suecessiye lavature in alcool, in al- cool jodato ed alcool assoluto di nuovo), si passano in una miscela di alcool ed etere, poi nell’etere puro, donde si ritornano nell’aleool asso- luto e quindi nell’ acqua In tal modo i granuli d'aleurone vengono li- berati dagli involucri oleosi e possono venir sottoposti all’azione degli opportuni reattivi. L'ematossilina del Bòhmer ed il carminio di Ranvier, - ad es., li colorano spiccatamente, mentre il reticolo protoplasmico rimane D ineoloro o soltanto pallidamente colorato. Se al eontrario i preparati _ dopo la fissazione col sublimato corrosivo e l’ estrazione coll’ alcool e letere, ecc. ec:.. si trattino colla potassa diluita se ne ottiene la disso- Gesell. Berlin 1889. Vol. (3) Bezzuxe M. G., Developpement des grains T aleurone. Journal de Pon 5." année 1891, N.° 6-1, p. 85 e (') Lupte F. » Beiträge zur Kenntniss der aleuronkórner. Ber. der Deut. Bot. VII, SULLA GENISTA APTNENSIS, ‘ecc. dunt dei api d’aleurone, idea il protoplasma resiste e dopo la i lavatura a Sen si può iode e mettere in sana ps fuesina r della cellula (Tav. I, fig. 8 b). In questo stadio di assoluto riposo esso _ à generalmente piccolo, elittico e circondato da alcuni granuli rotondi (evidentemente plastiduli) che fissano anche essi di preferenza il reat- Are RD. Nei preparan conservati in eene il Rico po: — L’apparato vascolare è già completamente delineato nei cotiledoni dei semi in riposo e consta di una nervatura mediana sulla quale sinne- stano tre o quattro coppie di nervi laterali colle estreme ramificazioni a | anastomosate in un lasso reticolo. Nelle più tenui ramificazioni delle branche laterali il fascio procambiale è formato di un piccolo gruppo di elementi a sezione poligonale e troncati o fusiformi alle estremità. Essi sono È. direttamente immersi negli strati profondi del parenchima foliare, senza i el e gli elementi coi quali sono in contatto presentino in questa fase alcur na differenza nella loro struttura ed orientazione da quelli circostanti. elle nervature di media grossezza, al contrario, gli elementi parenchi- matici a contatto col fascio sono alquanto più allungati secondo la di- rezione della nervatura, meno ampi e più regolarmente poligonali in | sezione trasversa, ed orientati in modo da presentare due pareti dirette radialmente rispetto all’asse del fascio. Non hanno alcun altro carattere che valga a distinguerli da quelli più esterni: ma si può già scorgere ‘una vera e propria guaina vascolare o, se si vuole, un vero e proprio endoderma (1), il quale in tali nervature vascolari è completo ed av- : volge il fascio d'ogni parte. Questa guaina è ugualmente netta lungo la nervatura mediana nei due terzi superiori della foglia: ma nel tratto | inferiore scompare dapprima lungo la parte ventrale (protoxilematica) (!) Endoderma nel senso antico: fleoterma più propriamente nel senso di Strass- burger: denominazioni ambedue che a stretto rigore di termini non possono qui applicarsi 2. Malpighia, anno XI, vol. XI. - 18 BACCARINI PASQUALE del fascio e quindi lungo la dorsale (protofloematica), cosicchè al sotto della inserzione della coppia di nervature più bassa non è pi possibile fissare un qualche carattere evidente tra la guaina vascola ed il parenchima circostante. Nel tratto superiore del cotiledone fascio procambiale ha contorno elittico coll’asse maggiore perpend colare alla superficie della foglia ed è composto di elementi allun- gati che presentano già un rudimento di differenziazione: Gli ele- menti aggruppati nella regione dorsale del fascio hanno la pori al quanto più spessa e qua e là più intensamente colorabile col Congo, ma non ancora lignificata. La loro forma è fusata, almeno fl quentemente, mentre quelli della regione ventrale del fascio sono a lum . più stretto e per lo più troncati alla estremità. Tutte le pareti longitudinali e trasverse di questi elementi e segn tamente di quelli della regione dorsale sono finemente punteggiate fini depressioni rotonde regolarmente allineate, tanto che le membra leggermente rigonfiate coll’ acqua di Javelle assumono, viste di fia un aspetto a coroncina. Nel tratto inferiore del cotiledone il fascio procambiale si schi ed allarga e tende a sdoppiarsi in due; perchè dal lato dorsale vi rende manifesto un solco abbastanza profondo nel quale si adagia parenchima fondamentale. i Tra i due cotiledoni sta il cono di vegetazione il quale è molto nuto ed ineonspicuo e lascia riconoscere sotto un dermatogeno nettamente distinto un ammasso di elementi meristemali oscuramente dispost " basso, nel punto cioè nel quale i cotiledoni s'innestano nell’ asse. cotile, che s' avverte una differenziazione negli elementi del cono sì I cotiledoni continuano coi loro peduncoli sui lati del cono di tazione direttamente nell' asse ipocotile: l' epidermide cotiledonare tinua con quella del caule ed il parenchima della pagina inferiore SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 19 cotiledoni (il quale verso la base delle foglie è costituito di elementi uniformi ed isodiametrici) continua col parenchima corticale del caule, mentre quello della pagina superiore che in questa regione non ha più la forma di palizzata si fonde insensibilmente cogli elementi attornianti il cono di vegetazione. Il fascio procambiale costituente la nervatura mediana del cotiledone discende senz’ altro nel caule, e quella smarginatura che abbiamo visto formarsi sul suo dorso nel tratto inferiore della foglia cotiledonare; N i dei cotili si hanno quattro gruppi procambiali ravvicinati due a due, e cementati da un protoparenchima fondamentale che per la sua posi- zione rispetto ai cordoni procambiali può già distinguersi in corticale midollare e radiale. Per lo più però la scissione in quattro dei due fasci SÉ primitivi non è così completa, ed allora abbiamo solo due fasci pro- cambiali profondamente lobati sul dorso e separati tra loro da una la- mina di tessuto parenchimale perpendicolare al piano dei cotiledoni, In . questo tratto come già nella parte inferiore della foglia cotiledonare gli | elementi del fascio procambiale hanno perduta quella leggiera diffèrenzia- | zione acquisita nel tratto superiore della lamina. La regolare disposizione in file longitudinale, la larghezza minore in confronto alla lunghezza sono i soli caratteri che li distinguono dagli elementi circostanti. Non si rico- nosce più qui, come già alla base dei cotiledoni, uno strato speciale di cellule che possa considerarsi come guaina vascolare ed endodermica. La porzione assile dell’ embrione è sotto l’ inserzione dei cotili per un breve tratto cilindrica o trigona e sottile: ma alquanto più in basso si ingrossa per assottigliarsi di nuovo gradualmente verso l'estre- mità radicale, presentando la forma di una minuscola clava. E ap- punto al principio dell'ingrossamento che il protoparenchima corticale | tende a disporsi in file raggianti, le quali metton capo ad una cerchia di elementi più stretti che circonda i tessuti profondi e li limita, per | così dire, da quelli esterni. Questa cerchia appare dapprima sul dorso * dei fasci procambiali: poi, alquanto piü in basso, attraverso le falde di _protoparenchima che li separano: e quantunque i suoi elementi non presentino diversità di contenuto dai circostanti e neppure speciali strut- diventa più marcata e profonda, cosicchè in certi casi sotto l'inserzione 20 i | BACCARINI PASQU ALE a scomparire, il fascio procambiale diventa omogeneo: poi la lamina di ture nella membrana, può giustamente definirsi una cerchia Be dermica per il suo aspetto speciale, la orientazione rispettivamente tan genziale e radiale delle sue cellule e per la regolare alternanza cogli | elementi dei tessuti sottostanti. I cordoni procambiali sì conservano per tutto il tratto rigonfio ben distinti fra loro, ma però cominciano a pre- sentare di nuovo una differenziazione simile a quella delle nervature cotiledonari, con questo di giunta che gli elementi periferici dei cordoni procambiali hanno un lume cellulare molto più ampio dei sottostanti. Anche gli elementi procambiali in contatto col protoparenchima mì dollare e radiale han lume cellulare più ampio ed intermedio per così dire tra quello del protoparenchima tipico e degli elementi procambiali più interni. In tutti i casi sono però nettamente prosenchimatici e, se gnatamente quelli addossati all’ endoderma non meno lunghi degli el menti procambiali più interni. Procedendo verso l'apice radicale questa tenue differenziazione tort parenchima separante i due fasci sembra quasi ritirarsi verso il cent dell’ asse: di modo che sotto l endoderma si ha una cerchia contin di elementi più stretti di quelli centrali. I due fasci procambiali si brano fondersi lateralmente in una cerchia omogenea la quale è limita esternamente dall’ endoderma ed internamente dal parenchima protomi- ; dollare. La distinzione è più facile in sezione trasversa che in quel longitudinali, perchè la lunghezza di questa cerchia di elementi è pr a poco uguale a quella delle altre cellule. Poco più sotto anche il pro | toparenchima midollare si rende indistinto e si passa senz'altro al ristema iniziale della radice. Tutti gli elementi sopradescritti sono intieramente carichi di mai proteiche e grasse le quali ostacolano la visione della minuta strutt delle cellule e devono venire eliminate coi trattamenti successivi alcool, etere ed acqua di Javelle come sopra fu detto. In conclusione noi troviamo che nella struttura dell'embrione alcu fatti devono venir posti in luce e cioè: 1.° La struttura dell’asse ipocotile è per la massima parte i percorso struttura caulinare e la radice vi è rappresentata esclus mente o quasi dal cono di vegetazione. SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. l COM psi ? I fasci procambiali ed i tessuti parenchimatici hanno raggiunto una Een ziaciolie rudimentale nel tratto superiore delle foglie coti- E rat e nella regione rigonfia dell’ asse ipocotile, cioè in quelle parti f che non saranno la sede di un attivo accrescimento nell'ulteriore svi- luppo delle plantule. 3.° Una vera e propria guaina protoendodermica o fleotermie trovasi soltanto attorno ai fasei procambiali delle nervature mediane e del tratto superiore della nervatura primaria. Quivi essa costituisce una guaina chiusa tutto attorno al fascio. Piü in basso si apre, per cosi dire, prima dal lato ventrale del fascio e finisce collo scomparire più sotto anche dal lato dorsale. Nel tratto superiore dell’ asse ipocotile non è più ricono- . scibile e ricompare solo verso il rigonfiamento dell'asse stesso per con- servari fino verso l' estremità radicale. .4.* Lo strato di cellule che sottostà allo endoderma e che segna- "mente nell’ asse ipocotile ha un lume cellulare abbastanza più ampio di quello degli elementi sottostanti ha nella fase descritta forma pro- _ senchimatica e quindi appartiene al fascio procambiale. Siccome è da peo: che derivano le formazioni che vanno col nome di periciclo si può quindi stabilire fin d'ora che nel caso nostro ha ragione il Dangeardt (1) il quale aserive il periciclo al libro contro le vedute di V. Tieghem e Morot. La struttura delineata per l'albume e l'embrione si riferisce princi- | palmente alla G. aetnensis che venne da me studiata con maggiore det- : taglio: e le osservazioni di controllo eseguite sopra altre specie di Ge- nista (G. tinctoria , ephedroides, canariensis, florida, cinerea, ferox, radiata, ecc. ecc., mi permettono di generalizzarla a tutto il uppo, non esistendo al riguardo differenze di qualche entità. - B. PLA. Do il nome di plantula a quel complesso di organi che si sviluppano dall'embrione sino al momento nel quale l’organismo che esso produce dr Diner P. A. Recherches sur le mode d'union de la tige et de la racine. Caen 1889. Estratto dal giornale Le Botaniste BACCARINI PASQUALE ; acquista i caratteri morfologici ed istologici della pianta adulta. E comprende allora la radichetta primaria o fittone: l’asse epicotile e 1 foglie primordiali. Considero come foglie primordiali, sia quelle che non presentano la struttura e la conformazione delle adulte, sia quelle ch pur presentandola non hanno ancora acquistata la fillotassi propria della specie. i Ciò premesso, due fenomeni mi sembrano specialmente degni di studio nella plantula, e cioè: 1.° il succedersi delle foglie sull’asse epicotile ed il relativo decorso delle tracce fogliari; 2.° le modificazioni istologiche che subisce l'embrione nei cotiledoni e nell’asse ipocotile sino all'inizio dell’attività del cambio. 1 I semi della G. aetnensis affidati al terreno, dopo un periodo di varia lunghezza (1) rigonfiano, ed il guscio, fortemente disteso, finisce collo es- sere lacerato dalla radichetta al disopra dello apparato chilariale e lo asse ipocotile dopo che la radichetta stessa si è approfondita nel suol si raddrizza sollevando in alto i cotiledoni, i quali si liberano così d (!) Questi semi non germogliano tutti ad un tempo, ma taluni subito, altri dopo una pausa abbastanza lunga. Collocandoli sulla carta bibula od in camel H giorni allungano attraverso i tegumenti la loro radichetta : altri più piccoli, piü vegetativo, lo stesso grado di maturità (almeno per quel che riguarda i tegumenti). Questo fatto può d'altra parte riuscire di utile alla propagazione della specie, in- quantoché la pianta gode così di due periodi di germogliazione, autunnale il primo, primaverile il secondo. Come si comportino le altre specie di Genista al riguardo io non ho osser- vato con molto rigore: devo peró avvertire che forse per nessun altro genere di piante il periodo d'ineubazione dei semi è cosi irregolare e variabile. SE d oe RI SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 25. tegumenti dapprima e quindi dell' albume, dopo che questo ha ceduto al | giovane essere i materiali di riserva in esso accumulati. I suoi residui infatti restano per qualehe tempo aderenti alla pagina inferiore dei co- tiledoni stessi in forma di una sottile membranella formata oramai dalla sola lamella mediana delle cellule endospermiche. Il processo di disso- luzione della membrana primaria non è così marcato come risulta dalle osservazioni del Nadelmann (4) perchè le membrane di tali elementi vuoti sono aderenti fra loro e non presentano distacco, sono bensì la- cerate dalla pressione dei cotiledoni sviluppantesi. Non mi sembra quindi che le sue conclusioni sieno cosi generalizzabili. Le materie al- buminoidi ed oleose accumulate specialmente negli strati cellulari me- diani dello albume, hanno migrato verso la plantula e sono stati as- sorbiti dalle cellule della pagina inferiore dei cotiledoni; le quali du- rante questo processo, sono state fortemente distese sulla pagina interna dell'albume e leggiermente allungate a papilla. Gli inspessimenti muci- pari delle membrane e lo strato cellulosico della membrana terziaria sono stati riassorbiti anche essi durante il processo di germogliazione, . e contemporaneamente col loro forte rigonfiarsi hanno facilitato lo svin- eolamento del guscio sull’ embrione. 3 UA questa fase succede una pausa abbastanza lunga dopo la quale il cono di vegetazione entra in attività e svolge le foglie primordiali. La morfologia della piantula é peró molto differente nelle varie Genista, e poco nota, almeno a giudicarne dai dati esposti dal Lubbock (3): val quindi la pena di esaminarla alquanto. Nella G. radiata, e probabilmente nella G. Boissieri, il primo nodo our rai due et opposte ed alternanti colle cotiledonari; il se- $. 11 prime e così di seguito (Tav. III, fig. 8). de. un altro ins i di specie rappresentato dalla G. stenoptera e tri- . dentata il primo nodo epicotile porta una sola foglia, il secondo una sola anche esso ad !/, dalla prima e cosi di seguito: cosieché tutto il I he. pi 137. = ione Sir Vous, A Contribution to our knowledge of Seedlings. London 892. Vol. I, p. 387 e 409. $ ; di Genista. _ guire lo «ali delle piantine oltre il terzo nodo epicotile in seguito alla mo | BaCCARINI SLA "ns sistema di fogliazione dell'asse primario sembra svolgersi in un perpendicolare al mediano dei cotiledoni (4). ; Nella G. aetnensis, carinalis, ferox, pilosa, germanica la prima glia sorge anehe essa in un piano perpendicolare al mediano dei co ledoni (Tav. III, fig. 9) i quali vengono divaricati alquanto e respinti dal lato opposto sino a che lo sviluppo delle foglie ulteriori non li avrà ricondotti alla posizione normale: ma la seconda cade a 140 gradi ch dalla prima dal lato opposto e più ravvicinata al cotiledone A' che l’altro nella nostra figura: la terza foglia tra il cotiledone A e la prim a 31 gradi da quelle, cioè a metà circa dello spazio compreso tra l'ai iostico del cotiledone A e quello della prima foglia: la quarta nei spazio compreso tra l'ortostico del cotiledone A' e quello della second foglia: la quinta nello spazio compreso tra l'ortostico della seconda. quello del cotiledone 4; la sesta di nuovo quasi a metà dello spaz compreso tra l'ortostico della l*e quello del cotiledone A'. A pa da questo punto si stabilisee la fillotassi normale che à di 2/5. Nella G. florida, cinerea, sericea, canariensis, aspalatoides, ecc. ece., le cose si comportano in un modo anche differente: la prima foglia cade cioè a metà della distanza angolare tra i due cotiledoni (Tav. III, fig. 1 | la seconda sul nodo successivo dall'altro lato del piano meridiano i cotiledoni, ma alquanto più avvicinata al cotiledone A'; la terza © seconda e quello del cotiledone A. A partire da questo punto si stabi: lisce la fillotassi normale che è di 1/, per questo e più numeroso gruppo Si può quindi supporre che la fillotassi originaria delle Genista sia- decussata, dalla quale in seguito allo sdoppiarsi dei nodi fogliari in sen verticale (in modo che le due foglie del verticillo vengano ad emer- gere ad altezze diverse), ne è derivata una prima fillotassi ad '/, (t) Per queste due specie come anche per la G. Boissieri non ho potuto delle aeminagion eta he SULLA GENISTA AETNENSIS; ECC. . quindi, in seguito ad un diverso orientamento tra le singole fondazioni ‘o rudimenti fogliari, ne è derivata da un lato la fillotassi coll’ indice ad 1/, e dall'altro quella a ?/,. In molti casi queste due più diffuse fil- lotassi passano l'una nell' altra e presentano nelle piante adulte un com- portamento così simile fra loro che dà la ragione della uniformità di abito che, non ostante le divergenze angolari, le Genista presentano. Le foglioline primordiali sono semplici nella G. tinctoria, candicans, axantica, mantica , florida, polygalaefolia, ovata, sibirica, aetnense, spackiana e Retama monosperma; trifogliolate invece nella G. villosa; stenopetala , canariensis, aspalatoides , acanthoclada, ecc., senza che questo fatto presenti alcun rapporto coll'indice fillotassico. La struttura di queste foglioline primordiali è identica a quella dei nomofilli e per- | ciò mi riferisco a quanto sarò per dire al riguardo di questi. = Nelle mie culture non ho mai incontrati casi simili a quello illu- strato dal Lubbock e cioè delle Genista a foglie primordiali trifoglio- late e nomofilli semplici ('). Questo fenomeno, che per le specie di altri generi affini è molto frequente e quasi normale (Ulex ad es.), sembra es- | sere molto raro per le specie del genere Genista. Le modificazioni che durante il processo germinativo hanno luogo nei eotiledoni consistono nella comparsa dell'amido, nell'attivarsi della fun- zione clorofilliana, nel passaggio dei fasci dallo stadio di procambio a quello di elementi adulti, e nell’ assumere che fa l'epidermide la sua n definitiva struttura. Queste modificazioni s'iniziano contemporaneamente | e procedono con grande rapidità. L'amido compare dapprima nelle guaine dei fasci e quindi invade progressivamente i tessuti parenchimatosi; in modo che gli ultimi a presentarne sono appunto gli elementi più lon- | tani dalle guaine dei fasci. Mentre ciò avviene, le sostanze oleose si raccolgono in goccie ed i granuli d'aleurone rigonfiano e progressiva- mente si sciolgono. La produzione della clorofilla comincia alquanto più tardi: dapprima nelle cellule del palizzata quando i granuli d’aleurone -e le goccie di olio sono state in massima parte digerite; e procede poi .. verso gli strati profondi del tessuto fogliare. È preannunciata da un x s (!) Lussocx, 1. c. p. 409. 26 ERS, BACCARINI PASQUALE forte ingrossamento dei plastiduli perinucleari: i quali si segmentan attivamente ed invadono progressivamente le altre regioni del corpo. protoplasmico; ed a misura che le concamerazioni cellulari diminui scono (per il riassorbirsi nello strato parietale delle falde protoplasmiche che le dividono) essi passano sulle pareti, dove si dispongono in un. tappeto continuo. Gli elementi dell’ epidermide aumentano anche essi di volume col iniziarsi del processo di germogliazione, e dal lato esterno si allungano (specialmente sulla pagina inferiore) in forma di brevi papille a base larga quasi quanto la cellula, mentre le materie di riserva vengono ra- pidamente riassorbite ed il sueco cellulare diviene abbondante. La eu- tieularizzazione, debole dapprima, si accentua dopo la caduta dei tegu- menti, e le pareti laterali si coprono di pliche corrispondentisi da un cellula all’altra: pliche che (come del resto è già noto) sono più rimar- chevoli nell'epidermide della pagina inferiore. Alcune cellule per altro. si distinguono dalle altre per la assenza di papille e di pliche (Tav. IL fig. 3 a) e pel protoplasma più denso. Esse sono le iniziali degli stomi Ad un dato momento ciascuna di esse distacca un segmento minore forma di prisma triangolare o quadrato a seconda della inclinazione che il nuovo tramezzo presenta relativamente alle pareti laterali delle cellule. Questo segmento minore costituisce la cellula madre dello stoma. Il segmento maggiore diventa una cellula epidermica comune perfet- tamente simile alle altre. La cellula madre delle semilunari resta per breve tempo in quiete: non forma papilla; le sue pareti laterali non assumono pliche e segmentandosi darà direttamente origine alle due. cellule semilunari. La direzione del setto che divide questi due element è molto variabile rispetto al tramezzo primitivo che ha diviso in du la cellula iniziale (Tav. II, fig. 3). Da ciò risulta che le semilunari son attorniate da 3-4 o più cellule che possono assumere aspetto e strut tura di cellule annesse (Tav. II, fig. 3, Tav. III, fig. 5), quantunque in realtà se il nome di cellule annesse dovesse assegnarsi solo alle cellule pe- ristomali derivate da una iniziale comune, si dovrebbe parlare di ur sola cellula annessa. Non di rado la cellula madre non si segmenta @ finisce col subire la sorte degli altri elementi epidermici, e non di rado SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 27 ancora essa si segmenta, senza che o l'una o l'altra o tutte e due le cellule figlie assumano la struttura ed il carattere di semilunari. | Anche nell’ asse ipocotile il processo germinativo è iniziato dallo as- sorbimento dell’acqua e dalla scomparsa dell’aleurone e dell’olio. I gra- nuli d'amido compaiono di buon'ora e contemporaneamente nella guaina NE dei fasci e nel parenchima midollare che occupa il centro del cilindro cen- trale. Ogni amiloplasto dà origine ad un certo numero di granelli d' amido, i quali hanno forma di piramide orientata coll'apiee verso il centro del plastidulo. La sostanza protoplasmica dell'amiloplasto s'interpone in forma di sottili falde tra i singoli granelli elementari che compongono l’accu- mulo d'amido di ogni plastidulo. Le prime differenziazioni che si manifestano in seno ai cordoni pro- cambiali delle nervature consistono nella comparsa delle primane va- - scolari e lungo la nervatura mediana anche di qualche elemento fibroso riconoscibile alla parete più spessa e più facilmente colorabile al rosso congo. l vasi crivellati si formano di buon’ ora anche essi sul lato interno a questi elementi fibrosi, e che in realtà sieno d’origine posteriore, ri- . sulta anche dal fatto che nel seme in riposo si poteva già riconoscere | qualche giovane fibra, ma non vasi crivellaii. Le primane vascolari sono attorniate da un delicato parenchima vascolare a pareti sottili e non lignificate, ed i vasi crivellati sono accompagnati da due; di rado più cellule annesse. Essi sono facilmente riconoscibili nei casi dubbi alla presenza del corpo gelatinoso caratteristico nelle leguminose. Lungo la nervatura mediana e segnatamente nel terzo più basso della foglia, la parte legnosa del fascio è data da un cordone cuneiforme, col filo ri- . volto verso la pagina inferiore ed incastrato tra due masse di libro molle, cosicchè si conserva e si accentua qui la disposizione già segna- lata nel cordone procambiale. Le nervature laterali comprendono poche file di trachee o tracheidi, accompagnate da pochi elementi di libro molle ed avvolte da una | guaina, riconoscibile alla intima connessione dei snoi elementi, alla | presenza di abbondante quantità di zuccheri riducenti il liquido Fehling e di amido di transizione, ed infine al fatto che i cloroplasti sono lo- suoi elementi non sono gran fatto differenti da quelle degli eleme | parenchimatiei vieini. : Le terminazioni vascolari sono date da brevi file di tracheidi pi voluminose e larghe delle trachee ed immerse direttamente nel pare! la struttura si mantiene uguale nei due terzi superiori della fog i salvo la maggior ricchezza degli elementi del libro e del legno: pem nel terzo inferiore la guaina vascolare diviene gradualmente indi- stinta, perchè tutti gli elementi circostanti si caricano d'amido di tra sizione e prendono la stessa forma, in maniera che le cellule a diretto contatto col fascio conservano solo una più estesa connessione tra le loro pareti laterali. i Questa fusione, per così dire, della guaina coi tessuti circostanti ; inizia per lo più dapprima sulla pagina inferiore e più in basso sul superiore. Le poche fibre che accompagnano il floema nella regione m diana sono qualche volta a contatto coll’ endoderma : qualche altra Sono separate da un piano di cambiforme, e più, di rado, da elemen cribrosi. Quest'ultimo caso è molto raro e potrebbe alludere ad una di ferenziazione cribrosa del pericielo nel senso del Vuillemin quantunqu a dir vero, come si è già veduto nell’ embrione qui si tratti ci vasi fibre, provenienti direttamente da elementi procambiali. Nel pieciuolo il fascio vascolare ha già perdute le fibre, e la s parte floemetica, costituita da elementi cambiformi all'esterno e da eri- vellati e cellule annesse piü presso allo xilema, è tutta attorniata al pa dello xilema stesso da un parenchima uniforme e riccamente amilifero In questo modo i due fasci cotiledonari discendono nell’ asse ipocoti! l’uno di fronte all’altro, mantenendosi a qualche distanza in modo abbracciare un largo midollo ed essere separati da due raggi midollari Qualche volta, ma non sempre, lo sdoppiamento dei singoli fasci è | così profondo che questi raggi midollari divengono quattro. In questo 1 caso però i due che attraversano i fasci sdoppiati sono i più strett e ridotti ad un unico piano di cellule. Il fascio di xilema, stretto, al momento di penetrare nel ui si a í SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 29 larga quasi subito notevolmente, tanto da assumere la forma indicata z dalla Fig. 3, Tav. II: ma poi, a misura che si avvicina alla radice , torna a restringersi, segnatamente per graduale eliminazione del paren- chima vascolare, mentre le trachee si spingono sempre più profonda- mente nel midollo fino a che vengono a congiungersi con quelle del fascio opposto. Si forma così una lamina vascolare distesa nel piano mediano dei cotiledoni. I quattro fasci di libro, che erano così nettamente distinti nella parte superiore dell’asse ipocotile, a misura che si discende verso la radice , tendono ad avvicinarsi due a due, in modo però che ciascuno di essi si avvicina a quello della traccia cotiledonare opposta che è situata dal .. proprio lato; e l'avvicinamento progredisce al punto che si fondono as- | sieme in modo che la lamina vascolare finisce coll’essere accompagnata = a destra e sinistra da due lamine di libro. Il passaggio della struttura dell'asse ipocotile a quella radicale è qui sommamente semplice: si può dire che i fasci dell’ asse ipocotile non presentano individualità propria, ma sono puramente e semplicemente traccie foliari le quali assumono caratteri ed orientamento novello sol- tanto quando entrano nella radice. Ed ha quindi ragione il Delpino (!) quando sostiene che gli organi fondamentali della pianta sono la foglia da un lato e la radice dall’ altro, e che il caule ha il valore morfolo- gico di formazione filogeneticamente secondaria e posteriore, risultante dai reciproci rapporti e concrescimenti delle basi foliari tra loro. Nel tratto superiore dell’ asse ipocotile le due traccie vascolari con- servano la stessa struttura che nel pieciuolo foliare: sono cioè circon- date da un parenchima corticale che è la continuazione del diachima della pagina foliare ricco di amido di transizione e di cloroplasti. Un vero endoderma non si distingue. E solo alquanto più sotto dove cioè il parenchima corticale tende a divenire da conduttore, tessuto | acquifero, che le cellule amilifere si localizzano sul dorso del fascio e | assumono allora caratteri speciali. Si costituisce così una guaina ami- | lifera rappresentata dapprima da quattro liste indipendenti di cellule (t) Derpino F. » BACCARINI PASQUALE ricche di amido di transizione, poligonali e con pareti orientate samente in direzione tangenziale e radiale. Più sotto le liste si all gano attraverso il parenchima dei raggi e si fondono in un'unica guai che, quantunque non presenti ancora i noti punti del Caspári, pu buon diritto chiamarsi guaina endodermica. Questi punti del Casp compaiono più in basso nella parte inferiore dell'asse ipocotile, ed 1 lora il termine di endoderma à perfettamente giustificato anche seco il punto «li vista dello Strasburgher. Fino al momento della compa dei punti di Caspári il tappeto corticale più profondo avrebbe dovuti essere indicato il termine di fleoterma, ma pare a me che l’adozione d due termini differenti per indicare dello stesso piano di cell sia qui fuori di luogo. due tratti diversamente organizz T ^ ule, e che passano gradualmente l'uno nell'al | Non meno interessanti ad EEE, sono i mutamenti che avv gono nella porzione floematica del fascio. Nella regione dell’asse ipocotile che è sprovvista di endoderma, n pure è possibile parlare di formazioni perieieliche, Se queste formazior esistono (e l'esame del fascio procambiale dell'embrione lo ha messo lo meno in dubbio) non hanno caratteri distintivi dagli altri element del fascio procambiale. Quando più sotto comincia a designarsi la guaina amilifera, addo: sati immediatamente a questa. appaiono quattro cordoni di fibre che si UE rinforzano allargandosi sui lati a misura che si discende. Contempo 3 raneamente però essi si distaccano dall'endoderma e tendono a sposta verso l’interno, cosicchè alla base dell’ asse ipocotile, dove questo si sottiglia bruscamente per passare alla radice, restano separati dall’ doderma da due o più strati di elementi cambiformi. Questi element cambiformi, situati all’esterno delle lamine di libro duro, fronte a dei vasi eri vella Dico rudimentali perchè in questo tratto ed all’ esterno cordoni fibrosi non formano file continue e perchè mancano gli alt caratteri dei vasi crivellati e delle cellule annesse. rudimentali. Oltre all’indicato spostamento verso l’interno i cordoni di fibre ne s SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 31 biscono un altro laterale, cosicchè finiscono col fondersi in due gruppi che discendono nella radice, dove si dispongono in due lamine parallele alla lamina vascolare della quale abbiamo studiata l’origine. Durante questo percorso il parenchima radiale che separava le due traccie va- scolari dei cotiledoni viene gradualmente sostituito da elementi allun- gati e cilindrici a lume ristretto: veri elementi procambiali, dei quali studieremo più innanzi l’ufficio. Essi derivano, secondo le mie osserva- zioni, e si completano per segmentazioni longitudinali degli elementi più esterni di questo parenchima radiale, ed hanno perciò, a mio avviso il valore di procambio d'origine secondaria. Durante questo spostamento dei cordoni floematici il libro molle che nella parte superiore dell’asse ipocotile era costituito sull’ interno e sui lati dei cordoni fibrosi da gruppi di vasi crivellati e cellule annesse, va diventando sempre più omogeneo e si riduce esclusivamente ad elementi cambiformi. I vasi scompaiono del tutto al livello d'inserzione dell'asse ipocotile sulla radice e sono le sole formazioni del fascio che non conti- nuano nella radichetta primaria. | Questa presenta in sezione, file all’interno, un’epidermide pi- È lifera, parecchi strati di parenchima corticale povero di amido ed a pa- rete sottile e succo cellulare abbondante, i quali mettono capo ad un endoderma perfettamente caratterizzato il quale avviluppa le formazioni del cilindro centrale. I punti del Caspári sono qui marcatissimi e l'u- tricolo protoplasmico vi aderisce più fortemente che al restante della parete. Il floema consta di elementi cambiformi e di fibre del libro le quali . formano due lamine parallele alla lamina vascolare. Sono separate da questa per tre o quattro piani di elementi cambiformi, e dall'endoderma per uno strato di elementi pure eambiformi piü robusto sul dorso, piü sottile al loro margine. Neppure la lamina vascolare giunge sino all'en- doderma, ma ne à separata alle due sue estremità da un piano di cellule allungate simili perfettamente alle cambiformi, salvo la maggiore lar- ghezza del lume cellulare. Avremmo quindi qui un periciclo semplice di fronte all'orlo della lamina vascolare e robusto fino a più di tre strati di cellule sul dorso delle lamine fibrose: ma in realtà non ancora di- E Er | BACCARINI PASQUALE stinguibile anatomicamente dagli elementi cambiformi. Il solo piano cellulare esterno di questo perieielo è costantemente ad elementi più | larghi, e la sua regolare alternanza cogli elementi dell’ endoderma 4 gli conferisce un aspetto particolare: ma ad un attento esame non sì ; i trova ragione di separarlo dagli strati sottostanti coi quali ha comune a | l'origine. Più tardi si comporterà in modo particolare in rappporto alla | formazione delle radici secondarie, ma resta pur sempre dubbio che va- | lore anatomico ed istologico gli si debba assegnare e se esso solo od anche gli elementi sottostanti, compresi i fibrosi, debbano considerarsi . come perieicliei. 1 In ogni caso lo studio di queste mutazioni mi conferma ancora una volta - di più nel concetto (non nuovo del resto) che il periciclo non debba consi- derarsi come una regione di parenchima fondamentale situata all’ interno | dell'endoderma, ma come una parte integrante del fascio procambiale e quindi vascolare. Le lamine fibrose sono costituite da elementi cilindrico- poligonali bruscamente restringentisi verso le estremità; qualche volta oscillanti nel loro calibro e biforcantesi: hanno poche e minute punteg giature a mo’ di fenditura MAT sono debolmente ed uniformement inspessite. ; La lamina vascolare presenta ai due estremi le primane vascolari e successivamente, all'interno degli stretti vasi a punteggiature rotonde e. dei vasi largi a punteggiature ellitiche coll’asse maggiore posto di tra- verso. Manca ogni traccia di parenchima vasale. Avvieinandosi verso la punta della radice la differenziazione dei tes- suti si và gradualmente eliminando. Le lamine fibrose si vanno sempre più assottigliando e la lamina vascolare si presenta differenziata solo agli estremi, mentre la parte centrale è occupata da sole file di cellule più — larghe non fusesi ancora nello elemento vascolare; più sotto scompaiono 4 ancora le primane vascolari e le ultime fibre, e sotto l'endoderma resta | un solo cilindro procambiale dal quale si passa al meristema apicale. Coll’ entrare in attività del cono di vegetazione si costituisce il ci lindro cambiale. Nella radice sono gli elementi procambiali 0 cambi- | | formi (è difficile il determinare se sieno procambiali o cambiformi in base a qualche carattere facilmente percettibile nelle sezioni) in imme- / SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. ; diato contatto colla lamina vascolare che si segmentano parallelamente È a questa e, dopo che in seguito a questo processo si sono formati due o sE più piani di cellule, si segmentano anche gli elementi pericilici che | fronteggiano l estremità della lamina vascolare. Gli elementi periciclici nel punto suddetto si dividono generalmente in due cellule sovrapposte, delle quali l’ interna si divide di nuovo nella stessa direzione, di modo che sì formano, almeno nella più parte dei casi, tre cellule, delle quali la mediana appartiene allo stato iniziale del cambio. L'interna rappresenterà ormai un elemento di parenchima va- scolare e non si lignificherà affatto o solo tardi. Così pure attorno alla lamina vascolare per un identico processo si formerà un tappeto di cel- x lule appartenenti al parenchima vaseolare che separa il legno primario Br dalla zona cambiale. Ciò però non è costante e molte volte il paren- | Dr chima vascolare, prodotto da queste prime non dell’ attività en È cambiale, si lignifica di buon'òra. Anche nell'asse ipocotile il cambio si costituisce di buon'ora al con- : fine tra i cordoni e lamine floematiche ed il cordone di xilema, poi le singole striscie cambiali si estendono attraverso i raggi parenchimatici ollari primarii e il cilindro si chiude. Se nella radice gli archi cam- i biali venivano chiusi per partecipazione alla loro attività di cellule del . periciclo, nell’ asse ipocotile non si puà dire altrettanto, e gli elementi | parenchimatici che partecipano alla attività cambiale non hanno in alcun caso alcunchè a vedere col pericielo reale o supposto. + I nuovi elementi derivati dal cambio respingono di buon'ora all'e- ‘sterno le formazioni primarie del libro che subiscono solo un' ulteriore uzione regressiva, restando schiacciate contro gli elementi dell’ en- doderma e della corteccia: solo devo avvertire che talvolta nella radice, poco dopo che il cambio si è costituito, alcune Aile cambiformi iso- _ late subiscono delle segmentazioni longitudinali, ricordando il fenomeno EO ho già accennato nell'asse ipocotile per lo strato di cambiforme o | pericielo situato al di fuori delle lamine fibrose. rao: pe sotto questo rapporto le obba di si EN G. ee SN | BACCARINI PASQUALE ‘ducendosi ad un maggiore o minore sviluppo e robustezza dei diver tessuti del cilindro vascolare. L’ asse epicotile che si svolge dalla attività del cono di vegetazione em- brionale partecipa molto più dei caratteri del caule adulto : e infatti a di ferenza dello ipocotile ricco di scanalature, ed i suoi tessuti corticali si dif- ferenziano in assimilanti che occupano i lati ed il fondo delle depressioni e meccanici che occupano il dorso delle costole. Come nelle foglie del pianta adulta, anche qui nella plantula ogni fogliolina invia tre fasci n caule. I tre della prima e seconda foglia si comportano nel modo seguente: il mediano discende alcun tratto nell'asse ipocotile dove si perde in forma E di un sottile cuneo in mezzo al parenchima interposto tra i dne cordoni di floema che più sotto confluiranno assieme. Qualche volta questo pa- renchima dà origine ad un vero e proprio fascetto cuneiforme che co tinua il mediano delle due prime foglie primordiali. I fasci laterali esauriscono generalmente al nodo cotiledonare: ed in qualche caso spi gono delle radici verso le traccie cotiledonari per contrarvi anastomosi. fatto non è costante, nè sempre spiccato. Le nervature laterali della tet foglia si anastomasano in vicinanza del nodo cotiledonare colle rispetti prossime della prima e della seconda, mentre la mediana si estingue al ascella del cotiledone A; le nervature della quarta si comportano all stesso modo dall'altro lato col cotiledone A’ (Tav. III, fig. 8). Il modi col quale si effettua la congiunzione tra il fascio mediano di queste d prime foglie e la traccia cotiledonare dell asse ipocotile è molto car teristica. Il parenchima legnoso attorniante le trachee : che, come Sl detto, era rimasto allo stato procambiale entra in attiva segmentazio e forma nel corpo legnoso del faseio medesimo un tessuto a cellule renchimatico-allungate, che sdoppia il fascio originariamente unico due metà di destra e di sinistra; e taluni suoi elementi assumono il spessimenti spirali, e si mettono in continuazione colla traccia vascol discendente dalla nervatura mediana della foglia. Le traccie fogliari scendenti dalla quinta e sesta foglia si anastomosano con quelle dell precedenti nel modo che sarà più sotto descritto per i virgulti : | pianta adulta; e così l’asse epicotile che sotto la seconda foglia po deva solo 6 costole sporgenti (Tav. II, fig. 4) acquista gradualmente — SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 35 3 numero di costole e di solchi definitivo. Gli elementi che prendono parte . alla struttura della plantula sono gli stessi di quelli che entrano nella costituzione dei germogli della pianta adulta: ed uguale è ancora il loro modo di aggregazione. Io mi riferisco quindi al capitolo consecutivo. : C. Pianta. 1° Foglia. La forma fondamentale della foglia delle Genista è digitata trifoglio- lata e tale si conserva in un buon numero di specie quali ad es.: la G. Attleyana, canariensis , candicans, florida , racemosa , Spackiana , umbellata: il picciuolo vi è mediocremente allungato a forma di doccia concava sulla pagina superiore; le stipule minute, dentiformi, di rado | spinescenti (G. lucitanica). In un piccolo gruppo di Genista le foglioline laterali abortiscono come ad es. nella G. cephalanta dove le formazioni stipuliformi che essa pre- senta, sono in realtà a considerarsi come analoghe alle foglioline late- rali delle Geniste del gruppo precedente. Più spesso, per altro, il picciuolo non si ramifica affatto e termina con un lembo unico analogo a quello trifillo delle Geniste del primo gruppo. _ Tali ad es. le G. anzantica, depressa, elatior, iberica, ovata, siberica ecc. che hanno il lembo ovale ed elittico ben conformato e per lo più re- flesso sul caule e le G. aetnensis, virgata, ephedroides, le quali lo hanno meno ben conformato; eretto e deciduo di buon'ora. Altre volte come nella G. stenoptera e G. tridentata il lembo abor- _tisce completamente e la foglia si riduce al solo picciuolo più o men ‚ dilatato e laminare; integro o tridentato alla sua estremità superiore. dI omologia tra le varie parti della foglia è resa oscura spesso dalla brevità del picciuolo (specie nelle forme unifogliolate dove questo è so- vente pulviniforme) e dal suo concrescere per tutta la sua lunghezza collo stipule, le quali se ne distaccano solo alla estremità in forma di mi- nuti denti o mucroni, ed è necessario allora ricorrere allo studio del | decorso dei fasci fibrovascolari. Nelle Geniste monofogliolate a lamina | ridotta la semplificazione organografica che l'organo subisce è abba- . Stanza notevole e molto più marcata di quella anatomica, ma non mai così avanzata da oscurare e nascondere i caratteri tipici del gruppo. | BACCARINI Med qaum Ció dipende forse dal fatto, che per quanto tali foglioline abbiano gran parte ceduta all’ apparecchio caulinare la loro funzione assimil trice e traspiratrice, pure esse la adempiono ancora per qualche tempo. con una eerta energia. mentre dall’ altro lato vi si conservano ed ac- centuano altre funzioni, che nelle foglie normali della maggior parta i delle piante sono di secondaria importanza. La foglia della G. aetnenst consta di due parti: una prossimale o basale ed un'altra apicale o di “stale. La prima è costituita da una breve guaina o pulvinulo appres tata al ramo, e munita di tre robuste costole. Risulta dalla fusione del . pieeiuolo e delle stipule, e porta alla sua estremità la parte distale e stituita dal lembo. L’articolazione tra le due parti è resa anche più evi- dente dal fatto che le costole verso l'inserzione del lembo si avvieinan e confluiscono assieme dando ragione ad una specie di gibbosità spot gente sul piano d’emersione di questo. Di stipule molte volte non si h traccia: altre volte esse emergono alla èstremità superiore di questo 0! gano pulvinare, in forma di due piccoli denti triangolari, piani o per corsi da una tenue nervatura che s'innesta su quelle laterali e piü ro- buste del pulvinulo (Tav. III, fig. 6). Conformazione simile presen | questa regione prossimale della foglia in quasi tutte le altre specie € minate, variando soltanto per la maggiore o minore sua robustezza; per il maggiore o minore risalto delle costole sporgenti: le G. flor: linifolia, tinctoria , poligalaefolia, ovata sono tra le specie che han il pulvinulo meno robusto ; la G. acanthoclada, Boissieri, lucitanica e fra quelle nelle quali è più sviluppato. Nelle G. lasiantha , stenopte © tridentata esso SUN relativamente sottile, meno anis al T e laminare. La lamina è a eontorno obovato od elittico non mai oa aperta; per lo più piegata a doccia sulla pagina superiore, eretta > rado patente, e spesso variamente contorta. Nelle altre specie affini e “lamina ridotta (G. ephedroides. G. virgata) si ha la stessa config zione, ma nelle G. unifoliate a lamina bene evoluta e persistente, sta, come si è detto, si ripiega in basso, in modo da portare la . gina inferiore contro il ramo. La disposizione è specialmente rimar vole in aleune forme della G. tinctoria e nella G. poly; deside ed SULLA GENISTA na ECC. 2, uu da un lato una buona ions alla luce solare anche dei La che si sviluppano nel folto del cespuglio, e dall’ altro favorisce si lo scolo delle acque di pioggia coadiuvata in ciò dalla particolare orien- ‘tazione dei peli e della levigatezza della superficie foliare nelle forme a lamina glabra. La lamina foliare della G. aetnensis comprende tre gruppi di tessuti, e cioè l epidermide, il diachima verde, ed i fasci fibrovascolari. I tes- suti meccanici fanno difetto o sono rappresentati da rare e deboli fibre del libro lungo il decorso dei fasci; ma sono generalmente scarsi in tutte le Genista anche a lembo ben conformato come la G. tinctoria e la G. florida ad es., dove solo sul ventre e sul dorso dei fasci fibro- | vascolari maggiori si stendono dei cordoni di fibre i quali si spingono | sino all’epidermide. E Nella G. aetnensis l epidermide è ugualmente costituita valo due pagine della foglia, e consta di cellule epidermiche normali, cellule mu- cipare, cellule papillari, pilifere e stomali. Le cellule mucipare sono disseminate specialmente sulla pagina in- feriore della foglia in misura molto variabile e riunita in gruppi di tre quattro. Si riconoscono all'essere generalmente più ampie e profonde delle altre, alla cuticula priva delle strie che caratterizzano le cellule . normali ed alla maggior distensione delle pareti laterali. Essa appar- . tengono, per la loro struttura, al secondo tipo del Walliezeck (!) inquan- tochà la mucilaggine eostituisce uno strato di inspessimento delle pa- reti laterali ed interna della cellula, compreso tra la lamella mediana e lo strato cellulosico periplasmico (Tav. III, fig. 4). La lamella me- 1a appare nelle sezioni come una sottilissima linea fortemente di- stesa che segna i confini tra i singoli elementi, e gli- strati mucilaggi- = nizzati si arrestano sulle pareti radiali a poca distanza dalla fronte = esterna delle cellule. La scuola di Tschirsch (3) tende a generalizzare il (5) Waruiczeek H., jos über die Membranschleime vegetativer organ. lahrb ür wissenschaftl. n p. 227 und fol (2) Vedi Tscutnscu uc p Pflanzenanatomie, | Band. Wien und Leipzig . NADELMANN a Ueber die Eagle der Leguminosensame. BACCARINI PASQUALE concetto che. questi strati mucilagginizzati si formino direttamente in contatto col protoplasma e che la membrana cellulosica che allo stato | definitivo li separa dal protoplasma cellulare, sia una produzione poste- riore alla formazione degli strati di mucilaggine, i quali così non derive- rebbero da una modificazione di strati cellulosici preesistenti. Questa veduta della scuola di Tschirsch è certamente molto importante e porta un valido appoggio alla teoria della opposizione ; ciò non ostante sembra a me che meriti ancora di essere sottoposta ad ulteriori ricerche, ed io penso che non ostante le indagini accurate ed esatte che l'hanno fatta avanzare, essa sia suscettibile di una critica abbastanza fondata. Ri. serbandomi di entrare più tardi in dettagli al riguardo, mi limito pei ora ad osservare che la mucilagginizzazione degli stati intermedii nelle cellule epidermiche delle Genista s' inizia in una fase abbastanza in noltrata dello sviluppo della foglia, dapprima sulla pagina inferiore, € poi si estende anche alla superiore. Nelle giovani foglie infatti le cel lule mucipare sono scarse, isolate e limitate soltanto alla epidermi inferiore: poi a poco a poco altri elementi prendono parte al processo e si formano così delle placche od isole di tali elementi, le quali not tardano a confluire assieme, sicchè pochi soltanto ‘sfuggono al feno meno. In tutti i casi, almeno per queste cellule epidermiche, il pro- toplasma fondamentale della cellula era separato dagli strati di muci laggine per mezzo di una membranella cellulosica (inspessimento ziario del Walliczeck) anche nelle fasi iniziali del processo di mucilag- ginizzazione , cosicchè io penso che, almeno per queste cellule special delle Genista, si tratta di una vera e propria trasformazione in muci: laggine di strati membranosi originariamente cellulosici. Questa m laggine è fortemente rigonfiabile, ed assorbendo l’acqua spinge il corpo protoplasmico sulla parete esterna, dove lo strato di cellulosa simula ur vera e propria membrana cellulare, e potrebbe far credere (come de resto il Walliezeck ha notato) ad uno sdoppiamento degli elementi ep! dermici. L’alcool la indurisce, la glicerina mediocremente concentra vi rende evidente una ricca stratificazione, e l'acetato di piombo à fissa in modo che perde la facoltà di rigonfiarsi nell’acqua. Il reattiv del Russow e il clorojoduro di zinco la colorano, dopo la fissazione € jc SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. | acetato di piombo, in giallo bruno. Si tratterebbe quindi di mucilaggini cellulosiche (come quelle dello endosperma) almeno secondo la defini- zione dello Tschirsch, forse troppo rigorosa. Le cellule papillate sono per la G. aetnensis caratteristiche della pa- s gina superiore dove s'addensano quasi esclusivamente nel solco che UY . corre lungo la nervatura mediana e sono caratterizzate dalla loro pa- TUM pilla prominula a mo’ di capezzolo sulla regione media della membrana per lo pià obliquamente diretta verso l'apice della foglia (Tav. III, fig. 7). Nelle foglie adulte o vecchie la membrana della papilla non presenta aleuna differenza sensibile nella sua struttura dal resto della parete frontale della cellula: ma nelle foglie giovani essa à provvista di una cuticula cosi debole che non è sempre ben percettibile ed in- = completamente resistente all’ acido solforico, il quale vi determina in nn AR più di un punto una vera dissoluzione, mentre la cuticola che ricopre gli spazii non protesi in papille resta integra ed unita. È questo un fatto di una certa entità e che può gettar luce sulla funzione di questi elementi molto diffusi del resto nelle Papilionacee (1). e molto più im- > portanti di quello che a prima vista potrebbe sembrare. _ Le cellule pilifere sono più piccole, più strette, meno profonde delle ‘altre ed alquanto infossate sotto il livello delle circostanti. Hanno forma cilindrica e l orlo della membrana laterale in prossimità della parete esterna munito di un caratteristico inspessimento anulare (Tav. III, fig. 4). Sopra di esse si articolano i peli costituiti da due cellule, una delle quali inferiore è discoidale , l’altra terminale è a forma di lungo fla- _gello. Tanto l'una che l’altra sono fortemente inspessite, come sarà detto ‘altrove con maggiore dettaglio, e l’ultima presenta il suo asse maggiore disteso parallelamente alla superficie foliare coll’apice verso la punta della foglia. La distribuzione dei peli non è uniforme su tutta la su- perficie foliare che nella sua età più giovanile: poichè molti di essi (specialmente quelli della pagina inferiore) cadono di buon'ora e restano ~ fitti e numerosi a preferenza nella regione delle papille lungo il solco . mediano della pagina superiore. AZ (t Vunemxn P., Za subordination des caractères de la feuille. Nancy 1892, x formate in modo identico a quelle del caga; però cogli inspessiment meno marcati sulle pareti ostiolari, ed alquanto più infossate sotto, le cellule vicine, in modo da presentare una discreta camera rasties esterna (Tav. III, fig. 2) determinata dalla sporgenza delle cellule c | le circondano. Lo sviluppo dell’ apparecchio si compie nello stesso mod che venne indicato per i cotiledoni e l'orientazione della fessura stomal è molto variabile. Nella G. aetnensis non si notano differenze sensibil a nella distribuzione dell’apparecchio tra la pagina superiore ed inferiore e della foglia. È Le cellule indifferenti della epidermide (chiamo con queste nome . elementi epidermici che non hanno assunta alcuna particolare struttura) 57 si distinguono dalle altre mucipare, alle quali più rassomigliano, pe RES mancanza di mucilaggine, il minor turgore, e le creste cuticulari pi marcate, il che è una conseguenza della distensione minore che le mem- brane subiscono in tali elementi non trasformati. £A Il diachima verde è costituito da un tessuto parenchimatoso, il qual assume caratteri diversi a misura che dalla epidermide si procede vers i’ interno. Il piano superficiale consta, tanto sotto l'epidermide inferior che superiore, di uno strato di cellule a palizzata regolarmente cilin- driche con stretti e sottili meati decorrenti perpendicolarmente alla su perficie della lamina foliare. I granuli di clorofilla formano sulla pa interna delle cellule un denso tappeto, il quale colla sua opacità rend difficile l'esame del contenuto delle cellule stesse. È così infatti che | RR nucleo ed i minuti cristallini di ossalato caratteristici di questo tess sa osi rendono evidenti solo dopo decolorazione coll alcool e trattamento : eloralio idrato, od anche coll’acqua dl Javelle. Il palizzata che succi alla epidermide della pagina. inferiore è alquanto men regolarmente © stituito di quello della pagina superiore, ma non però in tale manier da poter essere considerato come un tessuto di struttura distinta. Al piano esterno di palizzata ne succedono due altri ad elementi più b e men regolarmente connessi fra loro, di modo che le lacune interce lulari sono successivamente più ampie e men regolari : ed a questo infi te: strati di elementi che si stendono nel piano del reticolo vascolare e SULLA GENISTA AETNEPSIS, ECC. B riempiono le maglie. Essi constano di cellule irregolarmente ramose colle ; _ braccia allungate parallelamente alla superficie foliare, ed appoggiantisi 3 fra loro e sulla guaina dei fasci. Costituiscono ad un tempo un vero e proprio tessuto collettore il quale incanala e dirige verso le nervature foliari i prodotti elaborati dal parenchima verde, ed il tessuto lacunare ed aeratore della foglia. Noi ci troviamo quindi di fronte ad un tipo di foglia nel quale lo sviluppo regressivo dell'organo ha indotto delle modifica- zioni profonde, poiché nelle altre Genista a lembo semplice e reflesso sul caule: la struttura dorsiventrale è molto netta come ad es. nella - . G. tinctoria (tl), florida e sibirica; e si palesa sia nella diversa distri- | buzione degli stomi sulle due pagine della foglia: sia nella diversa strut- . . tura dei tessuti che succedono alle due epidermidi. Questo fatto può for- . : - nire un appoggio alla nota teoria dello Stahl e di altri sui rapporti tra | l’intensità luminosa e lo sviluppo del tessuto a palizzata: poiché infatti . si scorge come nelle foglie reflesse della G. florida ecc. la ‘pagina infe- riore, non direttamente colpita dai raggi solari, sia cecupata da un tes- suto spugnoso, mentre nella G. aetnensis in seguito alla posizione ver- ticale che l'organo mantiene, questa pagina, venendo colpita dai raggi solari alla stessa maniera della superiore, ne assame anche la struttura e la disposizione caratteristiche dei tessuti. La nervazione della lamina è data da un tenue reticolo di fasci i | «quali si raccolgono intorno a tre principali. Due di questi (i laterali) | corrono a qualche distanza dal margine av losi, verso la base | della foglia, progressivamente al nervo mediano, il quale nella parte ü espansa del lembo invia verso di loro alcuni rametti che qualche * —. (5 L’Hemricuen, (Ueber isolateralen Blattbau mit. ecc. Prings. lahrb , Bd. 15) a p. 534 di questo suo lavoro, considera le foglie della (7. /inctoria e del Saro- thamnus duis $ come isolaterali quantunque queste foglie « lassen eine ge- ‚ringe Förderung des Mesophylls der Oberseite erkennen ». Negli esemplari da me coltivati nell’ orto di questa Genista e anche su molti esemplari d'erbario la dif- . ferenza di struttura tra i clorenchimi delle due pagine mi si è rivelata abitual- . mense molto più marcata che non nei casi osservati dall'Heinricher e ne deduco quindi che la foglia della G. tinctoria è tipicamente dorsiventrale pur consen- tend» che questa dorsiventralità si trova qui ben lontana dalla fase culminante realizzata nelle foglie di altre piante. ‘volta si suddividono, specialmente nelle foglie più robuste dei vigorosi polloni, in modo da ripartire il campo della foglia in un certo numero di areole (Tav. III, fig. 3). È specialmente nella parte apicale della la mina che la reticolatura diventa alquanto più ricca. Quivi le due ner- vature laterali si piegano, ad una certa distanza del margine, verso la mediana determinando un’ arcata sulla quale si attaccano dei brevi r metti vascolari che formano sul bordo convesso della curva una den- tellatura pettiniforme a denti allargati alla estremità (Tav. III, fig. 3 v). Le ramificazioni del sistema vascolare sono tutte distese nel piano me- diano della foglia salvo nel tratto apicale del lembo dove la nervatura mediana invia in direzione della pagina superiore, lungo la linea delle papille epidermiche, dei brevi rametti che si spingono sin quasi sotto l' epidermide. La struttura istologica del fascio fibrovascolare è molto semplice. Ogni fascio è circondato da una guaina costituita da ce lule cilindriche, mediocremente allungate nella direzione del fascio M a pareti sottili con punteggiature o valari evidenti, le quali facili tano le comunicazioni di questi elementi tra loro e col tessuto verde e cogli elementi dei fasci. Non ho incontrato (attraverso tali punte giature) ponti protoplasmici. Tali elementi sono poverissimi di granuli di clorofilla, ricchi di granuli d’ amido transitorio, e di glucosio nel succo cellulare. Sotto la guaina, dal lato ventrale della foglia, corre un gruppo di trachee circondate da parenchima legnoso fatto di el menti allungati ed a pareti sottili e non lignificate, il quale nelle ner- vature maggiori separa costantemente le primane vascolari dalla guaina collettrice; e dal lato dorsale della foglia uno o più gruppi di elementi cribrosi con relative cellule annesse, circondate anche esse da un paren- chima cambiforme. Nel tratto basale del lembo la nervatura median: presenta tra il legno ed il libro alcuni piani di cellule a sezione rettan golare, ordinate in serie radiali, il che accenna ad una rudimentale at- tività del cambio. Gli elementi meccanici fanno del tutto difetto, a me | che non si vogliano considerare come tali alcuni gruppi di cellule al- lungate decorrenti tra la guaina del fascio ed i gruppi cribrosi, nei quali per altro gli inspessimenti secondarii della membrana restano à pena poco più accentuati che negli elementi conduttori propriamente RS SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 43 detti. Sono vere e proprie fibre rudimentali che vennero a volta ascritte al periciclo, ed a volte al libro, e sulla cui reale pertinenza verrà di- seusso più sotto. Nelle nervature di secondo o terz'ordine e nei processi dentiformi che irradiano, come si è detto, verso l'orlo della foglia o s'al- lungano tra il palizzata verso l'epidermide della pagina superiore, la strut- A tura si semplifica notevolmente. Le trachee si accorciano progressivamente e cedono il campo a delle tracheidi d'origine unicellulare, corte, grosse e talvolta ramose (le speichertracheiden dell'Heinricher): il floema resta rappresentato da sole cellule parenchimatose per una graduale elimina- zione del tessuto cribroso; e nei processi dentiformi (Tav. III, fig. 1 a) anche queste e la guaina collettrice si eliminano in modo che la termi- nazione dei fasci è costituita da semplici tracheidi che sono a contatto | diretto cogli elementi assimilatori ed affiorano direttamente nelle lacune dei tessuti. In questi punti gli stomi sono più abbondanti che altrove ; cosicchè non è fuor di luogo il riconoscere in questa disposizione speciale una struttura adatta da un lato alla pronta secrezione dello eccesso di acqua e dall’altro al suo rapido riassorbimonto ogni qual volta tale con- . dizione viene a cessare. La posizione eretta delle foglie- fa sì che le goc- _cioline di acqua (non mai troppo voluminose) che nelle giornate umide e coperte di primavera sgorgano dalla estremità della foglia non cadano al suolo ma si raccolgano nel concavo della pagina superiore delle foglie dove i peli flagellati concorrono a mantenerle. Questi peli flagellati in- de fatti ehe a foglia asciutta hanno il loro flagello disteso parallelamente ‘+ alla superficie foliare coll’apice in alto e quasi in contatto colla epider- ; mide per tutta la foglia, quando questa venga umettata si rialzano no- tevolmente in modo da formare un angolo acuto abbastanza marcato C colla superficie foliare. È probabile che essi abbiano una certa impor- tanza anche nell’eventuale assorbimento del vapor acqueo atmosferico ma tale quistione non può decidersi che in base ad esperienze che io non ho istituite. La regione prossimale della foglia o pulvinulo presenta un’epidermide poco o nulla mucilaginizzata con inspessimenti cuticulari marcatissimi ; | specialmente sulla pagina esterna, dove gli stomi mancano già sul dorso > : delle creste, ma abbondano nelle vallecole nelle quali pure si localiz- | zano i peli, che hanno la stessa struttura di quelli del lembo: ma s solo alquanto più inspessiti o più rigidi. Sulla pagina interna le ce lule epidermiche sono più minute delle precedenti con deboli inspessi- TE menti euticulari, i peli abbondanti, e col segmento terminale flessuo gli stomi fanno assolutamente diffetto. All'epidermide seguono deg strati di parenchima poveri di elorofilla ed a pareti cellulosiche medi cremente inspessite e robuste; le quali coll andar del tempo e dopo. caduta. della lamina, assumono carattere collenchimatoso. Esse han punteggiature ovalari molto marcate e lasciano dei rari ed ineonspieu A meati. In mezzo a questo parenchima fondamentale discendono i | fasei principali della foglia, i quali molto ravvieinati tra loro nella re gione articolare del pulvinolo, divergono più in basso, dopo essel qualche volta anastomosati con due tenui braccia trasverse (Tav. Ill, fig. 6 arr.). I due laterali, alla lor volta, danno origine a due mim fascetti i qnali si dirigono verso i rudimenti delle stipule senza che raggiungano in tutti i casi (Tav. III, fig. 6 nst). Nel tratto articola della foglia dove i tre fasci presentano il massimo ravvicinamento, singole guaine si fondono assieme in una sola, che, (non ostante la : duzione notevole che tutti gli elementi istologici subiscono quivi. E loro diametro trasverso) è sempre ben evidente tutt’ attorno al fascio, cui elementi conservano la stessa orientazione che nella lamina, rante il loro tragitto nel picciuolo essi però perdono buona parte parenchima e del cambiforme. I pochi elementi che restano sotto à | | presentare i così detti periciclo ed endoxilo, hanno anch’essi lume lulare molto stretto ed inspessimenti collenchimatosi. Tutte le cellule del parenchima fondamentale della foglia, sia povero o ricco di clorofilla, sono provviste di druse, e compenetra cristalline le quali si formano di buon’ ora dentro le cellule. Le ce della epidermide e della guaina dei fasci, e gli elementi dei fasci ste hon ne presentano che di rado e quasi eccezionalmente. Queste for zioni cristalline sono costantemente immerse nel protoplasma cellu E del nucleo cellulare; non mai in altra parte; e si trova di we in numero a una per ogni en por lo più masche j SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. © 7 _conoscibili con perfetta evidenza, tutte le volte che si ricorra alla de- | colorazione ed allo schiarimento del protoplasma coi noti processi. Non si comprende quindi come il Vuillemin (') ed il Borodin (2) dieno come iero istologico delle Genistee la mancanza assoluta di cristalli di ‘ossalato, sino al punto di mettere in dubbio l'osservazione del Maury (?) DR RE AS TER P che li aveva segnalati nella G. saharae. Per conto mio ho potuto osservarli nella G. cinerea, G. ramosissima, umbellata, ephedroides, oretana , virgata e nella Retama monosperma, nelle quali specie tutte affettano la stessa disposizione che nella G. aet- nensis; li ho trovati ancora, quantunque meno abbondanti e regolarmente distribuiti, nella G. Boissieri e nello Sp. junceum: non li ho trovati af- . fatto nella G. anglica, florida, polygalaefolia , pseudopilifera, equiste- - tiformis, radiata ecc. ecc. cosicchè, è fuori di dubbio che questo carat- tere perde, almeno in questo caso, l'importanza tassonomica e filogene- tica che il Vuillemin gli attribuisce nella sua citata memoria. Dal sin qui detto risulta che non ostante la estrema riduzione che Ds T apparecchio foliare della nostra pianta ha subito, le singole folioline presentano ancora una organizzazione molto elevata, e che taluni tes- suti come, ad es., l'epidermide non sono meno complessi di quelli delle ». ans specie affini a foglie organograficamente meglio conformate. La riduzione .. si è portata principalmente sull’ apparato clorofilliano, sul meccanico e sul conduttore, i quali, in molte altre CETRA offrono una differenzia- | zione superiore. La G. ephedroides e virgata e la Retama monosperma offrono sostan- zialmente la stessa struttura della G. aetnensis: cosicchè si può dire che in queste piante adatte a vegetare in terreni aridi, non ostante la . ci riduzione dell’ apparecchio assimilante e conduttore delle foglie, hanno acquistato considerevole sviluppo i tessuti deputati alla conservazione dell’acqua ed alla sa delle giovani gemme. Questi infatti mi sem- (*) l e. p. 214-215 — p. 288-315 e seg. . (8) Boropin, Sur la repart. de cristaux d'ossalate de chaux, ecc. ecc. Bull. du Congress, intern. de Bot. a St. Petersbourg, 1984 ‘dal riassunto del Vuillemin). ut Siate Anat. comp. de nt esp. du Um alger. Ass. frane. pour la- ‚pP. 325 > sicuro e molle riparo. j Sa brano essere gli uffici da un lato dell’ epidermide mucilaginizzata : dall’altro del robusto pulvinulo, che, fino all’affiorare dei germogli aset lari, resta addossato al ramo, ed avvolge e protegge la gemma in un Le differenze più notevoli che le altre Genista monofoliolate prese tano in confronto alla nostra si possono ridurre al minore sviluppo de apparato muciparo, il quale consta per lo più di singole cellule dissem nate in mezzo alle epodermiche comuni; molto più grandi di queste, talvolta più abbondanti, come nella G. tinetoria, sulla pagina superio che sulla inferiore; nel carattere dorsiventrale che si presenta spicca in tutte le G. unifoliolate a lembo reclinato come ad es. la G. tincto forida e sibirica, sia per il preponderante sviluppo del palizzata al pagina superiore, mentre sotto l ep. inferiore forma un tenue strate à | di irregolari e radi cilindretti, sia per il raccogliersi degli stomi princ palmente sulla pagina inferiore. In rari casi mi è occorso di trova l'ep. superiore in taluni esemplari di G. tinctoria assolutamente pri di stomi: ma in tutte la differente ricchezza delle due pagine, relativ mente a questi apparecchi, è chiara ed evidente. i In corrispondenza al maggiore sviluppo ed alla maggiore differenzi zione dei tessuti verdi anche I’ apparecchio meccanico diviene più cor plesso, come ne fanno fede la maggior robustezza delle nervature, e reticolazione più ricca. m I processi dentiformi però, così caratteristici per la G. aetnensis affini, sembrano perdere d'importanza: sono infatti, ad es., debolme accennati nella G. tinctoria, e mancano nelle altre. Probabilmente sviluppo notevole della superficie foliare che queste forme presentan rende superflua la presenza di quegli appareechi dello eccesso di acqua, traspirazione. secretori ed elimina il quale può venire regolarmente eliminato col Le cellule papillate sono molto rare in molte Genista e, per lo pi limitate come nelle G. aetnensis ed ephedroides al soleo mediano della pagina superiore della foglia; ma in altre, come la G, tinctoria, flor e polygalaefolia, si estendono attorno a questa linea mediana invade buona parte del lembo. Nella G. radiata sono numerosissime anc sulla pagina inferiore. : E 3T Il pulvinulo nelle Genista monofoliolate a foglia persistente e nelle trifoliolate, è meno robustamente conformato: giacchè i solchi e le creste vi sono meno pronunciati: l'epidermide superiore presenta già qualche stoma ed è più povera di peli, e gli strati di parenchima fondamentali, interposti fra le due epidermidi, hanno, alla lor volta, maggior numero di granuli clorofilliani e membrane cellulari sottili. In altre specie a foglia decidua di buon ora si ha, il fenomeno inverso: nella G. radiata e lucitanica, ad es., le costole sono molto più rilevate: e sotto l'epider- mide che le ricopre, corrono tre robusti cordoni meccanici che nella G. aetnensis mancavano affatto. Nel lembo foliare i tessuti meccanici hanno, in talune specie, uno sviluppo superiore a quello della G. aetnensis: così ad es. nella G. flo- rida il floema della nervatura mediana è già accompagnato da un tenue cordone di fibre a parete molto spessa: e la guaina vascolare e gli strati cellulari che la separano dall’ epidermide divengono collenchimatosi. Nella G. florida, polygalaefolia e sibirica un altro cordone fibroso più tenue corre lungo il margine interno dello xilema. Importante più di queste variazioni secondarie per stabilire le omo- logie tra le varie parti delle foglie è l'esame del decorso delle nervature foliari, tanto più che il Vuillemin ne ha fatto uno dei capisaldi per lo svolgimento del Phylum delle Antyllis. Nelle G. trifoliate quali, ad es., la Spackiana, umbellata, stenopetala, candicans, ciascuno dei tre lembi invia nel picciuolo un unico fascio; il picciuolo quindi ne riceve in tutto tre, i quali poco sotto il piano di emersione delle lamine si anastomosano fra loro con qualche breve ra- . metto trasverso nelle forme a picciuolo lungo; e non si anastomosano affatto nelle forme a picciuolo breve, come la G. linifolia. Lungo il loro decorso nel picciuolo questi tre fasci non contraggono altre anastomosi, (salvo la superiormente accennata) che in modo molto incostante, ed in via affatto eccezionale. I due fasci laterali poi inviano regolarmente due brevi ramusculi alle stipule, la cui nervazione si manifesta perciò in modo molto evidente ` come una dipendenza dei fasci laterali suddetti. Nelle Genista monofoliolate, eccezione fatta della G. cephalantha e SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. ; 47 G. oo il lembo ‘fogliari invia nei SR sia pure ridotto ad un plice pulvinulo, tre nervature che talvolta, come nella G. aetnen mantengono perfettamente distinte anche in tutta la regione articol tal’altra, come nella G. tinctoria, ovata, florida o linifolia corrono ec ravvicinate fra loro da fondersi in un unico fascio per un certo tratt ma, appena sorpassata la regione articolare, i tre fascì divergono d nuovo, ed i laterali inviano obliquamente verso il mediano un bre 3 i : 3 . x rametto. Più di rado è invece il mediano che dà origine a queste à stomosi, come specialmente nella G. tinctoria, dove, per altro, la disp sizione non presenta quella costanza che il Vuillemin gli attribuisce ( avendo io trovate nelle varie foglie di una stessa pianta associate. due disposizioni sopra indicate. . | Non di rado, e specialmente tutte le volte che i tre fascetti si: fusi assieme per il tratto articolare, tale anastomosi fa assolutami difetto. Anche in questo caso la nervazione delle stipule, tutte le volte esiste realmente una nervazione stipulare, è, come nella G. aetn una dipendenza dei fasci laterali, quantunque giovi osservare che q nervazione ó sommamente ineostante, e spesso manca affatto anche molte foglie dello stesso esemplare. Cosi, ad es, nelle G. florida, tinci anyantica, polygalaefolia, ecc. ecc. Si può quindi concludere ch . queste forme unifoliolate il lembo monofillo è omologo all’ intiero ] trifoliato delle altre specie, e cioè in esse la regione distale del. filloma non si è ramificata. Non così nella G. Cephalantha e feroz, dove la foliolina invi pieciuolo solo il fascio mediano, ed i due laterali vi provengono dalle spine laterali, che più di un autore ha considerato per stipule. Esse in realtà lembi metamorfosati; giacchè i nervi che da loro discendono picciuolo dopo aver prodotto dal lato interno due rami che si atta al mediano, formano spesso sul loro lato esterno due tenui pro dirigentisi verso la regione stipulare, non essendo sempre le sti RER esternamente. Nelle @. tridentata, sagittalis ed af | Do) L e. p. 186. | SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 49 lembo fa difetto e la foglia si riduce alla sola regione pulvinare più o meno dilatata e laminare. Spingere più in là le omologie tra le varie parti della foglia nelle Genista sembra a me troppo azzardato, poichè nessun fatto si palesa nella loro struttura che valga a dar valore alle ipotesi del Vuillemin relativa alla originaria struttura della foglia nelle Leguminose. Egli infatti giunge alla conclusione che la foglia di queste piante sia il ri- sultato « de l'association de trois phyllomes, dont les lateraux sont ra- presentés à l'état de vestiges par les stipules (4). Il fatto che in molti casi la nervazione delle stipule si rende autonoma o quasi da quella del lembo; e l’altro che talvolta questo invia nel pieciuolo o nella re- gione della guaina e nel caule il solo fascio mediano, mentre i laterali derivano integralmente o quasi dalle stipule, hanno per lui un’impor- tanza filogenetica molto elevata. Ma fino a qual punto ha egli ragione? A mio modo di vedere è molto più semplice e naturale il considerare queste variazioni nel decorso dei fasci, come dipendenti dal diverso grado di sviluppo delle varie parti della foglia, e cioè come variazioni trofiche. Là dove le stipule sono ridotte, le radici dei fasci laterali che vi si distribuiscono sono deboli e nel loro complesso dipendono dalla branca principale delle radici principali dei fasci stessi: nel caso invece nel quale tanto le stipule, quanto la lamina siano ben sviluppate, la robustezza delle radici laminare e stipulare dei due fasci è presso a poco uguale; e dove la lamina si riduce a vantaggio delle stipule, le radici vascolari di queste prendono il sopravvento, mentre quelle laminari ne | sembrano una dipendenza: perchè scema il bisongo nella lamina di una ricca nervazione. Succede così che le radici laminari dei fasci laterali possono persino scomparire del tutto come è, ad es., il caso del Lathyrus aphaca. Nel caso in cui tanto la lamina quanto le stipule sieno for- temente ridotte, come appunto per la G. aetnensis ed affini, predomi- neranno le radici dell'organo che ha subìto in minor grado il processo di riduzione. Queste variazioni trofiche e cenogenetiche possono pre- sentare un significato, in quantoché ridanno vigore ed importanza fisio- BEL c. p. PI + Malpighia, anno XI, vol. XI. 50 BACCARINI PASQUALE logica e morfologica ad organi che nella maggior parte delle forme con- sanguinee l avevano perduta, ma non in tal grado da venire in à poggio alia teoria della gamofillia del Vuillemin. Io continuo quindi a pensare che la foglia attuale delle Leguminose conservi la stessa struttura fondamentale della foglia primitiva del gruppo: quantunque lo studio della nervazione dei cotiledoni delle G nista fornisca dei dati che il Vuillemin potrebbe volgere a favore della sua ipotesi. Infatti ogni cotiledone invia nell'asse ipocotile un’ unies traccia vascolare, e si potrebbe quindi arguire di trovarci di fronte al nervazione palingenica della foglia delle Leguminose. D’altra parte pe questo faseio, nella sua parte floematica à senz'aleun dubbio dupplie e nella parte xilematica si sdoppia spesso in effetto, dopo esser penetra 0 nell’asse ipocotile. Sotto questo punto di vista si potrebbe dedurne che la conformazione primitiva del cotiledone di queste piante fosse quella di t n gamofilloma a somiglianza di quanto si ammette per le foglie di Bau nia. I dati che parlano in favore di un tale supposto sono ancora trop scarsi, ed io trovo che al momento attuale è ancora preferibile l'int pretare le variazioni delle foglie delle Leguminose col differente sviluppi che presentano nei singoli casi le regioni prossimale e distale del p ‘0 tofilloma; in modo che in un certo numero di forme, in seguito ad ad: tamenti trofici, la regione prossimale conserva e riacquista la struttu arcaica o palingenica a scapito o meno della regione distale, la qua allo stato attuale della evoluzione delle foglie, è quasi sempre più co plessa dell’altra. Una simile interpretazione è certamente più sempl e piana di quella del Vuillemin: ma si accorda meglio collo stato tuale delle nostre conoscenze sull'argomento, e risponde anche al í cetto che i fasci fibrovascolari, per quanto importanti, non bastano soli a caratterizzare la natura morfologica di un organo. Anche lo studio dello sviluppo foliare viene in appoggio a questa duta, mentre non fornisce alcun dato che possa corroborare in quae h modo le teoriche del Vuillemin (1). | (!) Rev. Gen. Genistae. Ann. Sc. nat., 1. c. 1844, p. 237-279 e 1845 € 102-1 e die. ATEN C. Caule. L’ apparecchio caulinare delle Genista è costituito da un arbusto o di rado (G. aetnensis) da alberi di una certa elevazione; la cui confor- mazione, non ostante un complesso di caratteri comuni, è molto varia nelle singole forme specialmente se si tien conto del rapporto tra i rami fioriferi e gli sterili. Si possono anzitutto distinguere le Genista in armate ed inermi; for- nite le prime di spine, sprovvistine le seconde, quantunque non si abbia, a dir vero, un distacco assoluto tra i due gruppi; perchè molte delle Genista: inermi, e specialmente le afille, finiscono collo avere la estre- mità dei loro rami conformata a mucrone ed a punta per l esaurirsi del cono di vegetazione. Le spine semplici o ramificate, alla lor volta, ora sono integralmente costituite da speciali germogli primaverili; ora sono soltanto delle pro- | duzioni laterali di questi: possono portare foglie e fiori od esserne prive. In molte Genista spinose innoltre, molto spesso all'ascella di ogni singola foglia si sviluppano due gemme sovrapposte, delle quali la superiore, di regola, dà origine alle spine: l'altra inferiore ad un germoglio fio- id rifero o fruttifero. Nelle Genista inermi aleuna volta la pianta possiede una sola cate- goria di rami, i quali formano in basso l’ appareechio vegetativo e terminano in alto nei fiori. Altre volte i rami fioriferi sono invece pro- A duzioni laterali dei germogli primaverili il cui apice di vegetazione può F " esaurirsi in un mucrone od in uno spino, ma non porta mai fiori alla estremità: ed altre volte, infine, i rami sterili sono affatto indipendenti a quelli fioriferi. Possiamo raggruppare le varie specie di Genista per quel che riguarda lo svolgimento del loro sistema di daino intorno a due tipi prin- cipali. 1° Tipo rappresentato dalle G. aetnensis, retamoides, Saharae, ca- rinalis, triangularis, genuensis, cephalantha, umbellata nelle quali le | gemme ibernanti si allungano tutte in rami vegetativi che producono ad . un tempo sui loro lati spine ed infiorescenze, In talune di esse G. gil- x braltarica, Cupani, hirsuta, dalmatica, aristata, hispanica, Germanica SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. | a E BACCARINI PASQUALE le spine si sviluppano all’ascella delle foglie inferiori, le infiorescenze od i fiori all’ ascella delle foglie superiori, in altre: G. erioclada, Di riaei, corsica, Morisi, ecc., tutte le foglie dànno origine ad una spina sopra o sotto la quale (ma per lo più al disotto tra la spina e la fogli si sviluppano dei gracili rametti fioriferi. La distinzione tra il prim gruppo ed il secondo non è sempre facile poichè, ad es., molte delle. forme della Germanica si comportano anche nell’ ultimo modo, presen- tando un buon numero di spine all’ ascella tra l infiorescenza ed. ramo principale. 2. Tipo. Appartengono a questo un certo numero di Genista quali la G. feroz, achanthoclada e stenoptera nelle quali talune gemme i vernali danno origine a germogli vegetativi spiniferi; altre a ran fioriferi inermi o più di rado armati. Va da sè che i due tipi non sono nettamente distinti: vi è un inte gruppo di specie che, sotto questo rapporto, li collega fra loro: nelle € ramosissima, sericea, spartioides, numidica ecc., le gemme invernali so! ora vegetative ed ora fiorifere, ed ora gemme miste, come nel 1. e Il cono di vegetazione della G. aetnensis circuito dai rudimenti liari ha forma di un mammellone tondeggiante, che nella sua parte i feriore va diventando scanalato, a misura che i primordii foliari vi | a ; caratterizzano. f : Il meristema iniziale lascia riconoscere nettamente un dermatoze | rieoprente un tappeto di cellule regolarmente alternante colle sue | prie, il quale, a sua volta, ricopre un ammasso centrale di elem isodiametrici. Questo non si presenta più distinto in strati regolari col i due precedenti e solo lascia scorgere una certa regolarità di disposi zione nei suoi elementi periferici in conseguenza dell'ordinamento di d piani sovrastanti. Si potrebbe chiamare quindi dermatogeno il pie cellulare esterno, periblema il sottostante e pleroma l’ammasso centr di meristema, se l’ulteriore evoluzione dei tessuti non si opponesse una tale delimitazione del meristema iniziale; il terzo strato infatti, ( C | si presenta abbastanza ben limitato solo dal sovrastante; darà origin ‚a una gran parte di tessuti corticali, quantunque non vi sia regio separarlo, in questa fase, dagli elementi più interni. DW ia. VEDO ET uS ian AVIS MU LE Re 1 = t s | SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. Il meristema iniziale passa rapidamente a primario con ciò che un gruppo centrale di elementi cessa di segmentarsi; aumenta di volume e segrega nel suo interno un nitido e brillante cristallo di ossalato di calce; in modo che si stabilisce la distinzione tra un esistema ed un endistema nel senso del Russow. A livello di tale distinzione emergono già chiaramente nel cono ve- getativo (con una divergenza angolare di */; all'incirca) due mamelloni foliari muniti di tre costole prominenti ciascuno, di fronte alle quali poco più sotto, nella regione profonda dell’esistema, si disegnano sei cor- doni di procambio, con ciò che i gruppi cellulari corrispondenti subi- scono delle numerose segmentazioni longitudinali. Questi gruppi di pro- cambio, ad elementi più stretti dei circostanti, hanno forma di lamine che dalla periferia dell’ endistema si dirigono allo esterno, arrestandosi contro il terzo piano cellulare a contare dal protoderma. Poco più sotto, nell’intervallo maggiore lasciato libero dai due primi rudimenti foliari, se ne disegna un terzo, ed in rapporto con esso nuove costole e nuove lamine procambiali lungo il loro piano mediano. La comparsa di queste lamine procambiali avviene quindi successivamente ed indipendentemente l'una dall'altra, il loro ordine d'apparizione è in rapporto con quello dei | primordii foliari, e per ognuno di questi, è costantemente la lamina procambiale corrispondente alla costola mediana quella che si disegna per prima. Avanti che tutte le lamine procambiali si sieno costituite, altri gruppi di procambio si organizzano nella regione profonda del meristema, in regolare alternanza con esse, i quali quindi eadono di fronte ai solchi interposti alle costole. Essi han forma di cordoni ci- lindrici, cosicchè il tessuto procambiale ad un dato momento è costituito da una corona di lamine a cordoni affatto indipendenti ed il cui limite esterno viene in tutti i casi costantemente (giova insistervi) dato dal 2.° piano cellulare del cono di vegetazione a contare dal protoderma. Succede qualche volta che talune di queste lamine e cordoni procambiali si fondono lateralmente, ma non mai però in modo da formare una cerchia continùa. In seguito si differenziano le primane vascolari e floe- | matiche, rispettivamente all’angolo interno ed esterno della lamina e del cordone procambiale, in contatto cogli elementi periferici dell'endistema i un lato e del 3.° strato più volte ricordato, dall'altro. Le sd | da vasi crivellati rudimentali, perchè se non presentano ancora ne . dei coni di vegetazione vi sono discusse con una critica minuta e profonda; qU ee ragione, e che non riesce possibile lo stabilire un tessuto od una regi vascolari sono date da esili trachee di effimera durata, le floemat la parete crivellata e il corpo gelatinoso caratteristico : le segmentazio della cellula madre ricordano perfettamente quelle delle cellule mad di tali vasi nel libro secondario. Queste primane si riconoscono mol bene al maggior spessore della parete ed alla intensità della colorazior col Rosso Congo: le vascolari non sono ancora lignificate. Questa ev luzione non s'aecorda intieramente col tipo delineato dal Russow poichè manca qui una distinzione in peristema e mesistema dello e stema primitivo; a meno che non si vogliano indicare come perister n i due strati cellulari sottostanti al dermatogeno, i quali restano estran e alla formazione delle lamine e eordoni procambiali. In questo caso inve noi avremmo che il peristema à già (almeno in parte) caratterizzato meristema iniziale prima ancora che si effettui la distinzione tra esisten ed endistema. Neppur completamente si attaglia al caso nostro lo scher proposto dal Naegeli (?) poichè se i cordoni procambiali s ‘originano, d'a cordo con esso, indipendenti l’uno dall’ altro in seno al meristema p mario; questo per altro lascia già riconoscere all’esterno della regio procambiale degli strati ben differenziati. Le divergenze tra i sing: osservatosi nell’ interpretare i fenomeni in quistione dipendono da lato dalla soverchia generalizzazione data, come opportunamente oss il Belli () ai singoli casi osservati, e, secondo me, anche da ciò ch (!) Russow, Vergleichende ee Mémoires de l Acad. imp. de Petersbourg, t XIX, 1875, p. (3) NaëceL, Beiträge zur. desig Bot. Lepzig. 1858. (3) BELLI S. Endoderma e Periciclo. Torino, 1896 (Estratto dagli atti della . cademia Reale). Il lavoro in quistione è, senza alcun dubbio, uno dei più imp tanti usciti sull'argomento. Le varie quistioni relative alla struttura e lo svil à rare volte lo furono. E indubitato che nei casi da lui esaminati egli ha p i i troppo spesso so il cono vegetativo è stato studiato senza porlo in relazione : : con la struttura dei primordii foliari. I morfologi sono quasi tutti d’ac- cordo nel considerare le foglie come appendici del caule; e tali sono esse in effetto, nella fase attuale, della siruttura vegetale, ma l'opinione recen- - temente rimessa in onore dal Delpino (t) e dal Celakowski che cioè il concetto di cauloma come tipo organico fondamentale debba abbandonarsi, merita molta attenzione. Una serie di considerazioni fillotassiche lo ha condotto appunto a una tale conclusione; del resto avendo il caule per ufficio di portare le singole foglie della pianta e di collegarle tra loro, è naturale che esso sia andato svolgendosi e caratterizzando a misura che l apparecchio foliare della pianta si è arricchito e complicato, esso ha quindi filogenetieamente il valore di formazione posteriore alla foglia, e di formazione eio? costituitasi in seguito ai rapporti di concrescimento od altro intervenuti tra le singole fondazioni foliari. I coni di vegetazione vanno quindi interpretati in base allo studio anatomico dei primordi fo- liari. Questi rapporti tra la struttura dei meristemi caulinari e foliari, sono certo difficili a chiarirsi nei tipi di piante che hanno raggiunta una fase molto avanzata della evoluzione: ma possono apparire più chiari nelle forme arcaiche o ridotte (perchè l'evoluzione progressiva e . regressiva seguono, quantunque in senso inverso; la stessa via) e la Ge- | mista aetnensis che è una forma ridotta di un tipo arcaico, quale quello delle Genistee (3) può prestarsi allo scopo. Va da sè che una soverchia generalizzazione dei fatti studiati anche sotto questo punto di vista, po- _trebbe condurre a conclusioni non meno instabili di quelle sopraricor- ; date e, del resto, con tanto acume discussi dal Belli nella sua memoria o Date | esistenti: ‘quantunque il loro significato morfologico sia fondamentalmente diverso da quello assegnatovi dal Vau Thieghem e dalla sua scuola. Io ho potuto prendere in esame cotesto lavoro del Belli solo dopo che il presente scritto era "€ per le stampe e non sono quindi giunto in tempo a discuterlo qui con qualche larghezza: mi basti soltanto ricordare che in piü d'un punto, segnatamente per quel che riguarda il periciclo e l'endoxilo, le mie osservazioni collimano esatta- da pie Mes — (tj Derpimo F.. Teoria generale della Fillotassi. Genova 1883, p. 170-178. (3) VuiuLEMIN, l. c. p. 172 e quadro. Il Famintzig (!) in un suo ‘inviato (forse un pò nai dimentiogii une tentato di chiarire i rapporti tra il meristema caulinare e _ liare di alcune Leguminose; ed i suoi dati, quantunque combattuti da 5 l’Haberlandt, dal Jonnson e dal Lebel, sono esatti per le piante dal studiate, ed anche per molte altre Leguminose, sono cioè esatti per tu quei casi i quali rappresentano quel dato momento evolutivo del pr cesso di individualizzazione (per così dire) del cono di vegetazione e| Lok egli ha studiato. Egli, infatti, nei meristemi foliari di Phaseolus, T'hermopsis, ecc. ee riconosce sei strati fondamentali i quali originano il 1.° l'epidermi della pagina superiore; il 2.° il clorenchima che le suecede; il 3." la por- zione xilematica dei fasci; il 4° la porzione floematica dei fasci; il 5. il elorenchima della pagina inferiore; il 6.° l'epidermide della pag inferiore. Nel protofilloma della G. aetnensis si costituiscono pure | processo indicato dal Famintzin i 6 strati in quistione, i quali, ad dato momento, si possono riconoscere con molta chiarezza; questo m mento, per altro, è molto fugace perchè il 3^ ed il 4. si sdoppiano | buom ora con pareti pericline in modo da dare origine di nuovo a du strati ciascuno, ed allora il meristema risulta in questa fase di 8 sir "a cellulari, i quali possono venire anche essi contrassegnati con num progressivi della pagina superiore alla inferiore, ed allora il 1.° e r saranno due strati protodermici, i quali non subiranno ulteriori : mentazioni tangenziali che per la produzione dei peli; il 2.° ed il 7. cui elementi alternano regolarmente coi protodermici, si sdoppieran | ciascuno in due con tramezzi perielini solo nell'ultima fase di un della foglia, per dare origine a del palizzata: il 3.°, il 4.°, il 5.° r p^ rappresenteranno gli strati iniziali dei tessuti sottostanti. 1 La costituzione dei cordoni procambiali s inizia lungo la nervatut mediana per successive segmentazioni perieline ed anticline degli © menti del 4.° e 5.° strato. La frequenza di tali segmentazioni abbondant . lungo la nervatura mediana, diminuisce lungo, le laterali e progres _ vamente lungo le ramificazioni minori. Il movimento di dec. né © 0 FLAMINTAN, Beitrag zur keimblattlehre , Phancenreiche. Mémoires | d rt de St. Petersbourg 1876 Vol. XXII, N.° + Lj SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 57. iniziatosi in questi strati profondi si estende, segnatamente lungo le nervature più forti, al 6.° e qualche volta anche al 3.°. In tali punti gli elementi del 6.° strato si sdoppiano in due per una parete periclina, e la cellula figlia interna andrà a far parte della guaina dei fasci sul dorso della nervatura, e l’esterna, per ripetute segmentazioni pericline ed anti- cline, produrrà un gruppo di elementi allungati che s'interpongono tra la guaina ed il 7.° strato, e che in certe Genista (G. florida e tinctoria) s'organizzano in fibre collenchimatiche, mentre nella G. aetnensis ed affini restano a pareti sottili e possono considerarsi fibre rudimentali. Il 3.° strato subisce segmentazioni meno abbondanti, per lo più si sdoppia in modo da produrre un piano di elementi sul lato interno, il quale va a far parte della guaina dei fasci; ed un piano esterno, dal quale deriva un tappeto di parenchima verde addossato alla guaina. La constatazione del processo viene facilitata dal fatto che le primane floematiche e vasco- lari si rendono evidenti prima che il 6." e 3.° strato entrino in attività. Esse occupano gli estremi superiore ed inferiore del cordone procambiale e si trovano quindi in contatto diretto colla guaina del fascio. Ció non . ostante nella foglia adulta le trachee più interne appaiono separate molto | spesso dalla guaina per uno o due piani di elementi parenchimatosi: fatto ehe io interpreto qui come dipendente dallo sviluppo consecutivo del parenchima legnoso che circonda le primane vasali e che nella foglia adulta le respinge più all'interno del fascio. La guaina vascolare sui lati delle nervatnre vien chiusa dagli elementi del 4.° e 5.° strato con- tigui a quelli che han dato origine ai cordoni procambiali. Il 2.° e 7.° strato durante questo processo subiscono solo segmentazioni anticline, ed . il 7.° lungo le nervature anche poche in senso trasverso: di modo che i suoi elementi divengono quivi molto allungati. Lungo le nervature minori il processo si semplifica in modo che verso le terminazioni va- scolari gli elementi del 3.° e 6.° strato divengono senz’ altro elementi della guaina, ed alle terminazioni vascolari acquistano ora i caratteri di clorenchima, ed ora quelli di tracheidi (speichertracheiden). Quivi anche gli elementi del 4.° e 5.° strato passano ad elementi conduttori senza ulteriori segmentazioni. . Tn corrispondenza alle maglie gli strati 4.° e 5. non subiscono seg- AGENT PASQUALE mentazioni, ma si trasformano direttamente in quelle cellule tubul: distese nel piano della foglia, delle quali fu sopra parola; il 6.° ed 3° restano semplici ed assieme al 7.° ed al 2.° che si sdoppiano soli molto tardi, costituiscono il clorenchima. La foglia adulta così compren in sezione dieci piani di cellule dei quali si è veduta l’origine. Da € risulta che il 3.° e 6.° cellulare presentano una attività ed una Es tanza superiore agli altri ehe li ricoprono; da essi infatti prendono or gine ad un tempo dei parenchimi verdi, dei cordoni collenchimatosi pi o meno ben costituiti, sul dorso delle nervature, e la porzione centrale e dorsale della guaina dei fasci, la quale viene lateralmente comple tata da elementi omologhi alle iniziali del procambio. E quindi dis tibile se anche in questo caso il termine di fleoterma possa applicars ad essa con ogni rigore, perchè, come sarà detto più sotto, il fleoterm del caule della Genista è omologo soltanto alla porzione dorsale de : guaina dei fasci foliari. All'interno della guaina vascolare sta il solo fascio procambiale ch - nel caso della Genista aetnensis non presenta né periciclo nè endoæilo ‘molto meno periderma. In altre Geniste (G. florida e G. tinctoria, @ queste formazioni compariranno più o meno chiare in forma di tenui cordoni meccanici, ma non apparterranno mai al parenchima for | mentale, rappresenteranno invece una differenziazione particolare d elementi periferici del fascio procambiale, ed in questo senso soltar meriteranno di venire distinte nei casi più netti con nomi separa dai restanti tessuti del fascio. Per talune di queste fibre im à il floema non è difficile il constatare che esse derivano da prim cribrose o da cellule annesse. Questa opinione sembra essere in fondo divisa anche dal Vuillemii là dove dice: « Il est donc fort possible que cette zone secondaire. sulte toute simplement d'une adaptation commune des portions péripl riques du bois et du liber, organisés comme tissus limitant » quntung egli aseriva al periderma una origine differente dal fascio procambi propriamente detto; il che non è esatto nè chiaro, come, del resto, ‘osservare anche il Belli a p. 416-417 del suo lavoro. uu (n Ecc pih SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 59 Nel picciuolo le cose si svolgono allo stesso modo che nella lamina: | nelle fasi più giovani da me osservate io ho trovati i cordoni procam- biali già costituiti e circondati da 3 piani di cellule, dei quali l'esterno "1 dà origine direttamente all' epidermide; l' interno alla guaina endoder- mica ed al tessuto collenchimatoide che accompagna il fascio e che verso E il piano d'inserzione va gradatamente diventando fibroso; ed il mediano . ad un piano di cellule regolarmente alternanti colle epidermiche, il quale presenta indizio di sdoppiamento solo qua e là sul dorso delle costole. Tale picciuolo continua direttamente nel caule senza articola- zione di sorta, ed appunto perciò riesce facile stabilire la continuità e l'omologia tra alcuni strati del meristema foliare e caulinare. i Il terzo strato del meristema caulinare è infatti l’omologo del 6.° fo- liare e la sua continuazione; il 2.° lo è del 7.°; il 1.° dell’ 8.° o derma- togeno della pagina inferiore. Le primane floematiche si arrestano contro il 3.° strato come nella foglia contro il 6.° ed esso si comporta alla stessa maniera di questo. In seguito al delinearsi delle primane floe- matiche all’ estremità esterna delle lamine e cordoni procambiali, riesce facile seguire il processo di segmentazione di questo terzo strato e dei suoi derivati, che formano sul dorso delle costole le corde fibrose ca- ratteristiche di questa ed altre Genista (corde fibrose che nella G. aet- nensis si spingono fin contro i sottoposti fasci vascolari fondendosi con essi, senza che vi appaia alcuna guaina floetermica al confine e sui lati delle eostole) e lungo gli avallamenti un parenchima verde separato . dal cilindro centrale per una guaina che si costituisce allo stesso modo . che sul dorso delle nervature foliari. Questo (loeterma (guaina del clo- renchima del Pick) non è quindi continuo ma spezzato in tanti fram- . menti per opera delle corde fibrose correnti lungo le costole. Il 2.° strato continuazione del 7.° resta per lo più semplice, e sui lati | " della costole, e negli avallamenti dà origine direttamente al piano esterno i S Wt clorenchima; sul dorso invece ad un piano di elementi acquiferi che 5 2 interpongono tra l'epidermide ed i cordoni fibrosi. Le rare segmen- T tazioni pericline che vi si osservano saltuariamente, per lo più sul dorso * delle costole, non conducono alla formazione di nuovi piani cellulari ben costituiti, ma sembrano quasi restar testimonii di una più ricca nuazione del 4.° e del 5.° ed in quali rapporti stia l'endistema col 3.° strato cellulare, non mi sembra qui possibile di stabilire. I fasci son molto più robusti che nelle foglie; le segmentazioni si succedono rapid e dense, e la soluzione del problema va forse ricercata in altre piant che presentino una struttura anche più primitiva, nella quale cioè si anche minore il numero degli strati meristemali del filloma primigeni interessati alla produzione del cono vegetativo caulinare, o per lo men sieno meno profonde le loro modificazioni. à Nelle G. virgata, Spackiana e Retama monosperma le cose succedon allo stesso modo: e allo stesso modo succedono anche nello Spartium junceum con alcune varianti, nelle quali giova tener conto. 1 Anche qui al meristema iniziale succede un meristema primario di stinguibile in esistema ed endistema, ed anche qui i cordoni procam biali si organizzano direttamente in seno all’ esistema e confinano da lato interno cogli elementi periferici dell'endistema , ed all’ esterno terzo piano cellulare del cono di vegetazione. Una prima differenza in confronto alla G. aetnensis è questa che le primane vasali e floematie i si organizzano in seno ai cordoni procambiali, non assolutamente all ) due estremità radiali di ogni singolo cordone, ma alquanto più all’ in terno, in modo da esser separati, da un lato dal terzo piano cellulare; dall’ altro dall’ endistema per uno od al massimo due fila di cellule 3 Questi elementi procambiali esterni alle primane danno origine per se: gmentazioni successive sul dorso dei fasci o dei cordoni di fibre, e sull angolo interno dei fasci stessi a un tessuto riferibile ad endoxilo. Giova però ripetere che qui si tratta di tessuti d’ origine procambiale che fann parte del fascio conduttore, e la cui differenziazione è posteriore € qualche tempo a quelle delle primane vasali e floematiche. La differen ziazione del fascio procambiale è in questo caso centripeta e centrifug: rispetto all'equatore del fascio stesso, in ciò sta la differenza se 1 di fronte a quello che avviene nella @. aetnensis. Il terzo strato cellulare si comporta alla stessa maniera della @. 4 mensis, soltanto i cordoni fibrosi ai quali dà origine di fronte ai T SULLA GENÎSTA AETNENSIS, ECC. 61 fibrovascolari sono meno robusti e profondi, e restano separati dagli ele- menti del fascio per una fila di cellule acquifere, che si congiungono . lateralmente colla guaina clorenchimatica, la quale così in questo caso è continua, e merita a tutto buon diritto il titolo di fleoterma nel senso dello Strasburger. Questo fleoterma segna qui chiaramente il confine tra le formazioni corticali e profonde: ma esso intanto rappresenta lo strato più interno delle formazioni derivate dal 6.° strato cellulare del meristema foliare, e se si tien conto che questo 6." strato si forma per lo sdoppiamento in 5.° e 6.? del primitivo piano 5.° del Famintzin, cioè d' uno dei piani indubbiamente riferibili a pleroma, si dovrà concludere, come fu già pre- messo, che la stessa teoria dell’ Hanstein sulla costituzione dei meristemi iniziali, pure quasi universalmente adottata, sia tutt’ altro che estensibile alla generalità delle piante, e che lo studio dei meristemi caulinari va ripreso di nuovo subordinatamente a quello dei meristemi foliari. Il mamellone foliare sorge sul cono vegetativo in forma di una sot- tile callotta che rapidamente lo sopravvanza. Per un poco resta omo- geneo; ma ad un dato momento nelle sezioni longitudinali si scorge che in prossimità ed un poco al disopra del piano d’ emersione della giovane foglia (Tav. I, fig. 2 5) alcune file di cellüle presentano delle attive segmentazioni parallelamente alla base del protofilloma. Si co- stituisce così in questo punto un meristema secondario il quale segna il confine tra le due parti prossimale e distale della foglia e provvede al- l ulteriore incremento di questa. La regione distale di questo protofil- loma va in seguito rapidamente allungandosi e costituirà la lamina della ^ foglia; la regione prossimale più larga e di più lento acereseimento co- _ stituirà il pulvinulo foliare. È su di essa che si formano le stipule, quan- tunque io non sia riuscito a stabilire con precisione a quale momento dello sviluppo foliare appaiano evidenti. Il più delle volte mi è occorso di vederle già sviluppate al momento nel quale si manifestava la di- stinzione tra le due regioni del protofilloma, in forma di due tenui pro- minenze segnanti il limite laterale della linea di separazione: in altri casi, in questa fase, non erano ancora percettibili. Nelle Genista trifo- liate (G. Spachiana, G. cinerea, ecc.) la regione distale del protofilloma E 6] — 55 EEODARENT. PASQUALE | poco prima che si è costituito il meristema intercalare si allunga p dana: e di "ls nella G. aetnensis e virgata, ecc. G. radiata nelle quali essa si conserva in modo definitivo. In q! valentemente in tre punti equidistanti del mamellone falciforme, E modo da originare tre denti che rappresentano i primordi dei tre lemb ) foliari. In questo caso in luogo di formarsi un'unica zona di meristem: secondario se ne costituiscono tre, distinte ciascuna alla base dei sim goli mamelloni. E I peli compaiono di buon’ ora sul protofilloma e prima sulla pagi dorsale che sulla interna: quando ancora l estremità del protofillo non ha raggiunto l’ altezza del cono apicale, e conservano per quale tempo la forma di lunghe papille curve verso l'alto. Tutte le celli del meristema apicale, salvo quelle del dermatogeno e la maggior pari di quelle del piano sottostante, contengono dell’ ossalato di calce i forma di un piccolo cristallino prismatico od ottaedrico per ciascun el mento. Questi cristalli, che sono abbastanza voluminosi a qualche di stanza dall’apice del cono vegetativo, divengono negli strati superficia straordinariamente minuti e riconoscibili quasi soltanto al polariscopit Nella regione pulvinare o picciuolare della foglia corrono, come si detto, tre fasci fibrovascolari, i quali scendono nel caule e vi assumont prima di penetrare nel cilindro centrale, un percorso abbastanza int ressante e vario a seconda delle specie prese in esame. In un primo gruppo (G. radiata, stenopetala, ecc.) noi abbiamo ı fogliazione decussata; in un altro, e più grande gruppo, la fogliazi sparsa, con questo però che l'indice di fillotassi il quale è di !/, G. tridentata, G. stenoptera, diventa di '/, nella G. florida, cinere vata dalla togliaiibuò arcaica per un successivo NE dell gione di emersione delle SALI foglie, sia nel senso verticale, cha diale; ma non altre, salvo nel gruppo di, ‚Genista rappresenti specie, e nelle forme similmente costituite, da ciascuna foglia penetr B iss |. BULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 1568 nel caule tre fasci il cui percorso viene segnato all’esterno esattamente . dalle costole rilevate del caule. La mediana di queste costole discende per due internodii e si estingue all’ascella della foglia sottostante ; ed a tale altezza la traccia fogliare corrispondente penetra nel cilindro cen- | trale dove si fonde cogli altri fasci. Le due costole laterali si estinguono (ciascuna dal proprio lato) all’ ascella della foglia appartenente al ver- . ticillo immediatamente inferiore e le traccie fogliari corrispondenti at- traversano così la corteccia per un solo internodio. Ne deriva così che . all’ ascella da ogni foglia si estinguono tre costole (e corrispondente- mente tre traccie fogliari) delle quali la mediana proviene dalla foglia immediatamente superiore sullo stesso ortostico e le laterali ciascuna da una delle foglie del verticillo intermedio ed alterno. Nelle Genista ad indice di fillotassi — ad '/, quali appunto la G. ste- noptera e la tridentata il decorso delle nervature fogliari è perfettamente LU simile a quello della G. radiata : cosicchè il passaggio dalla disposizione decussata a quella ad 1/, non ha alterati i rapporti di connessione delle singole foglie. Ritornando alla G. radiata (dove il fatto per essere le costole più pronunciate diventa più evidente) la nervatura mediana sopraindicata, poco più in alto del nodo fogliare di estinzione, si attenua notevolmente | per dar luogo alla formazione di un piccolo seno destinato a ricevere | la gemma ascellare nei primordii del suo sviluppo. La traccia fogliare x corrispondente, a questo punto contrae anastomosi colle traccie fogliari laterali: e da questa regione di anastomosi partono i due fasci che si i dirigono verso la gemma; cosicchè questi sono in connessione anatomica diretta con tutte e tre le traccie fogliari che si estinguono all’ ascella | di una data foglia. Non però tutte le Genista a fillotassi decussata si comportano allo stesso modo : in molte di esse ad es. nella stenopetala le cose cangiano alquanto: una cioè delle nervature laterali (quella di destra negli esemplari da me osservati) si estingue, non più all’ ascella della foglia ma un poco al disotto. Da ciò deriva anzitutto che il piano di simmetria della foglia al cui nodo avviene la estinzione, non coincide più con quello della foglia ‘soprastante , ma si sposta alquanto verso sinistra e cade appunto nello BACCARINI PASQUALE intervallo tra le due altre costole che continuano ad estinguersi scella della foglia. Cosi la gemma si può adagiare molto più comod: ` mente nella depressione che sta fra le due nervature, colle quali il suo sistema vascolare entra in diretta connessione. L' importanza de l’altra traccia fogliare (che può chiamarsi swbascellare per la regio del nodo alla quale si estingue: o vaga per la sua deviazione dal di corso originario, e pel fatto che è molto variabile la sua distanza = ` nodo al quale si estingue) scema quindi considerevolmente : mentre à | menta quella delle altre due braccie. | Questo primo fatto che porta come conseguenza lo spostamento lateral per un certo intervallo delle prime foglie dei cicli fogliari consecuti resta acquisito per tutte le Genista ad indice di fillotossi = ad 1/3 e ?/s cosicchè tali indici di fillotassi valgono soltanto ad indicare la distanzi angolare ed i rapporti di posizione tra le foglie di uno stesso ciclo: n quelli delle foglie di due cicli differenti, e gli ortostici in luogo di esse M rappresentati da linee vertieali lo saranno invece da linee curve dese venti delle spirali attorno al ramo. Un certo numero di Genista come ad es. la G. florida e cinerea ] p senta l'indice di fillotassi 1/, e ciò nonostante le decorrenze foliari si eol portano presso a poco come nella G. stenopetala; ed infatti delle tre ne Y x ture discendenti da una foglia presa come punto di partenza, la media si estingue all’ascella della foglia che inizia il ciclo più basso: una del laterali si estingue all’ascella della foglia inferiore più prossima dal s lato: l'altra sotto l'ascella della foglia inferiore prossima dall’ altro l; lato le traccie fogliari laterali percorrono quindi rispettivamente uno 0 du internodii : nel caso della G. wmbellata la decorrenza vaga percorre solo internodio, e la laterale ascellante ne percorre due: in altre fo succede al contrario (4). (‘) A questo tipo si possono rannodare certe altre Genista come ad es. Gi gittalis ; a fusto trialato le quali offrono di caratteristico questo, che lungo le correnze laterali si sviluppano due larghe ali, mentre lungo la decorrenza medi ti ciascuna foglia si comportano appunto come le decorrenze fogliari alle quali rispondono. Vedi anche K. Reicne, Geflügelte bai und herab. Blätter. Ber. Deut. Bot. Gesell. Vol. VI, p. 324. SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. o DD Nella fogliazione a JA di rado le cose passano a questo modo; ma per lo piü come, ad es., nella G. aetnensis, G. virgata, G. pilosa, G. germa- nica, ecc., ecc., la traccia fogliare situata, rispetto alla mediana, dal lato opposto della yaga, discende in giù parallelamente alla mediana, e viene ad estinguersi all’ascella della foglia che inizia il cielo sottostante (tav. III, fig. 11). In questo caso le foglie iniziali di ogni ciclo non sono mai sovrapposte, e cioè sullo stesso ortostico, ma deviate alquanto a destra e a sinistra, e la gemma si sviluppa nel seno che si approfonda tra le due decorrenze fogliari che provengono da una stessa foglia. In queste specie, adunque, il sistema fibrovascolare di una gemma ascellare si rannoda anatomicamente alle traccie fogliari di un’ unica foglia, mentre > ‘in quelle del gruppo della G. florida si rannoda alle traccie fogliari di due foglie: e nelle specie infine che presentano una fillotassi più vicina a quella originaria, si rannoda alle decorrenze fogliari di tre foglie di- stinte. | Si è quindi così andato svolgendo un processo di semplificazione nei rapporti reciproci dell’apparecchio fibrovascolare delle singole foglie: ma questo processo non è in alcuna relazione col maggiore o minore svi- luppo della lamina fogliare; io penso invece che vi si debba riconoscere fh piuttosto un adattamento protettivo e trofico delle gemme ascellari, le : quali sviluppandosi nell'intervallo tra due nervature, deyono godere di maggiore libertà di sviluppo ed essere meno soggette alla pressione di apparecchi i quali, sia per la loro ricchezza in tessuti meccanici, sia per la loro prontezza colla quale vi si iniziano le formazioni secondarie, non le lascierebbero godere di uno spazio sufficientemente ampio e adatto ad una ricca nutrizione. Questo costante spostamento nella stessa direzione delle decorrenze fogliari provenienti dalle foglie consecutive ci spiega la disposizione cur- . Yilinea delle costole e della tendenza alla torsione innata nei rami di . Genista. Gli elementi di ogni ciclo fogliare, emergono ad una distanza angolare ®/,; ma i singoli cicli fogliari si spostano l'uno rispetto all'altro e nello stesso senso di una frazione di circonferenza. Si potrebbe quindi immaginare una spirale generatrice dei cicli indipendente da quella _ delle foglie; e basterebbe calcolare l'angolo di divergenza dei sin- 5. Malpighia, anno XI, vol. XI. 66 i BACCARINI PASQUALE goli cicli per averne il decorso. Ciò, in pratica, presenta molte diffi- coltà; le torsioni dei rami, il numero limitato di foglie che ogni m presenta, rendono difficile il misurare quest'angolo sui rami adulti; e d’altro lato il numero limitato di foglie che si raccolgono nelle gemme ' e i forti spostamenti che subiscono nelle prime fasi del loro sviluppo, rendono difficile il calcolarlo sui diagrammi della gemma. Tuttavia, da. una serie di misure prese da me, quest'angolo oscillerebbe intorno ai 21° di circonferenza e cioè si ridurrebbe ad 1/,, di circonferenza. La spirale dovrebbe quindi percorrere 17 cicli prima di incontrare la foglia esaàt_ tamente sovrapposta a quella presa per punto di partenza e cioè la 86%. foglia. id In seguito al comportamento sopradetto delle traccie fogliari, ne deli riva pure che i fasci fibrovascolari delle Genista sono disposti su due cerchie concentriche: poichè le traccie fogliari passando nel [cilindro centrale si mantengono autonome per un certo tratto; e siccome ogn cielo di foglie è spostato rispetto al precedente in modo che la tracei mediana di una foglia alterni colle due che vi si estinguono all’ascella provenendo dalla foglia superiore, ne deriva che i fasci della cora esterna aliernano con quelli della cerchia profonda (tav. II, fig. 5). - Il sig. Russel si è occupato anche egli del decorso delle traccie n. gliari del genere Genista, e segnatamente della G. tinctoria (1), ma ds suoi risultati non concordano esattamente coi miei. La struttura del caule à, come fu sopra detto, in questa ed alcune altre specie affini al quanto differente dal tipo della G. aetnensis e le sue sezioni presen- tano un contorno pentagono per la presenza di cinque costole s or genti, le quali corrispondono a cinque fasci fibrovascolari corticali. Co queste cinque eminenze principali alternano poi altre cinque cos | x + nine, ‘) Russer W., Sur les fee corticaux de | S uel Bull. de ! Soc. Bot, de France, 1890, p. 133-135, quelques Genista. À $ ' n x "E ^ 3 | SULAL GENISTA AETNENSIS, ECC. 67 è più esatta la sua esposizione quando si tratta di stabilire il reale x decorso di queste traccie fogliari e i rapporti che esse presentano colle n singole foglie di un ciclo. Ecco come stanno le cose: Da Se si esamina il modo d'inserzione di una foglia sul caule, si osserva che nella G. tinctoria, sibirica ed altre, dal picciuolo discendono nel = caule tre nervature le quali sono segnate all’esterno da tre costole pro- minenti, delle quali riesce facile il seguire il decorso anche all’esterno coll’ aiuto di una semplice lente a mano. Si osserva allora che la costola mediana che poco sotto il nodo di emersione è più larga e marcata delle altre, si assottiglia rapidamente ma discende senza esaurirsi intieramente per 5 internodii e va ad estinguersi all’ascella della foglia che inizia il ciclo fogliare immediatamente inferiore a quello della foglia presa come punto ` di partenza. Delle due costole laterali quella di destra percorre tre inter- .. nodii esi estingue all'ascella della quarta foglia in ordine discendente; quella di sinistra percorre due internodii e si estingue all’ ascella della terza foglia in ordine discendente. Si ripete così (salvo il diverso indice di fillotassi) il caso delle G. florida e cinerea, però colla variante che il decorso dei fasci fibrovascolari non corrisponde più esattamente a quello indicato dalle costole rilevate alla superficie del caule. In effetto i due fasci laterali seguono lo stesso decorso segnato dalle costole; ma quello : mediano, poco al disotto del nodo di emersione nella foglia penetra di- rettamente nel cilindro centrale lasciando nella corteccia un cordone di fibre che al 6.? nodo sottoposto si fonde con quello della nervatura laterale di sinistra della quarta foglia. Cosi questa nervatura che nelle : G. aetnensis, cinerea, ecc. è una nervatura vaga, diventa qui una ner- _vatura ascellare, quasi per via di compensazione, onde rinforzare l’ in- serzione della foglia rimasta debole in seguito alla estinzione precoce della traccia mediana. Neppure in questo caso i piani mediani delle foglie iniziali dei singoli cieli coincidono l'uno coll’altro esattamente perchè il piano mediano di ciascuna foglia cade nella depressione si- tuata tra la debole nervatura mediana della foglia iniziale del ciclo superiore e la traccia laterale di destra della terza foglia (in serie di- scendente) del ciclo superiore. Lo spostamento è però meno marcato e . profondo che nella Genista aetnensis in seguito alla debolezza della is MNT Ue d st Re ALT 1 x È ne pie AJ 68 | — BACCARINI PASQUALE i rapporti colle traecie fogliari: à noto ancora che itessuti é gli app le costole o le scanalature. Lungo le costole esse sono più volumi 20 traccia mediana ed al suo fondersi colla traccia sinistra wu qu foglia poco sopra il piano d’emersione della foglia. Il singolare decorso delle traccie fogliari nello spessore della corte ed il notevole sviluppo che i tessuti assimilatore e meceanico prend nel eaule, ne rendono la struttura molto complessa. ll Pick (!), | Sehube (?), il Maury (?), il Ross (*) ed altri se ne sono occupati co molta competenza: tuttavia nelle nostre conoscenze al riguardo si hà ancora più d'una lacuna, specialmente per quel che riguarda e dei varii apparecchi anatomofisiologiei del caule (°). Come sopra fu detto, nella grande maggioranza delle Genista il cau presenta un certo numero di eostole prominenti, regolarmente alterna con altrettante scanalature delle quali si è veduto sopra il m recchi del eaule hanno struttura e funzioni diverse a seconda che I occupano le regioni prominenti o depresse. L’epidermide deriva direttamente dal dermatogeno e sì mediis stantemente semplice non dando luogo ad altre formazioni speciali | gli stomi ed i peli flagelliferi, Le cellule epidermiche non formano caule papille: nè subiscono la metamorfosi in elementi mucipari: presentano, ciò non ostante, strutture differenti a seconda che ricopi (1) Pick, RE zur Kenntniss des assimil. Geweb. armlaub. Passe Diss, Bonn. 1881. *) Scuune T., Beitr. zur Kenntniss der Anat. Blattarmer Paas ; Diss., Breslau 1885. 3 (5) Maury, Anat. de quelq. esp., l. c. lug (9) Ross H., Contribuzioni alla nl del tess. assimil. e , del Perid. ne fusti, ecc. ecc., Nuovo giorn. Botan., vol. XXI, 1889, p. 215, tav. II. (5) Anche il JawNickE, Beiträge zur vergleichende anat. der Papilio Marburg, 1884, consacra un capitolo speciale p. 24-28 allo stndio della dei generi affini. Ciò però che egli riferisce riguardo alle @. procumbens gata da un lato e delle G. radiata dall'altro non corrisponde esattamente alla Quel collenchima che egli situa sotto l'epidermide (fig. 9-10. tav. ID i in ane, continua io non so donde sia uscito non avendolo mai incontrato negli es di queste Genisía da me osservate: anche i rapporti che egli stabilisce tra oni meccanici corticali ed il cambio! (p. 25) mi sembrano privi d'ogni base: © neppure è rispondente alla realtà il processo di formazione del META baie egli le descrive e figura. Dre rada ee 2 a pacca 7 F Mi + ne A "i ; jt ex " X " $ - UA i : 3 * SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC, 1 1. 69 La e le loro membrane si inspessiscono e cuticularizzano più di buon'ora; talchè gli inspessimenti cuticulari vi raggiungono già delle proporzioni , considerevoli, quando sui lati della scanalatura sono appena marcati: in seguito però il processo si estende anche alla regione depressa, dove finisce col raggiungere la stessa intensità che nella regione sporgente pr RA T - R^ car re ‚solo più tardi, e quando le formazioni secondarie, determineranno, col loro forte incremento, la distensione nelle parti avallate del tappeto epi- dermico. La forma delle cellule epidermiche è quella di tavolette po- ligonali colla superficie esterna alquanto convesse; le laterali ed in- terna, piane e generalmente sottili, e munite di punteggiature che di- À vengono evidenti coll’ aumentare in età dell’organo (Tav. IV, fig. 1) gli Stomi si localizzano nelle scanalature occupando le due striscie epider- miche.che corrono in prossimità del fondo. Il loro modo di origine è identico a quello già delineato pei cotiledoni; il numero delle cellule attornianti le semilunari molto variabile, ma x | «generalmente superiore a tre, e la direzione della fenditura stomale anche | essa senza una orientazione costante e definita. Mi par quindi difficile il ritenere col Vuillemin (') che nelle Genista predomini il tipo erueifero ad annesse accombenti, o, per dir meglio, che tenda a diventarvi pre- dominante: in ogni caso tutto dipende dal significato che si vuole at- tribuire al termine « Cellule annesse ». Se si devono intendere per cellule annesse quelle le quali derivano con le semilunari da una pro- todermiea -od iniziale comune, non è qui il caso di parlare di tre o quattro cellule annesse e neppure di negarle del tutto come vuole il . Maury (?); ma semplicemente di limitare ad una sola il numero delle . annesse effettive. Se poi tale denominazione deve estendersi a tutte le | | epidermiche che attorniano direttamente lo stoma ed hanno pareti in m ‘comune colle semilunari, allora si può concludere che il numero di queste 1 è molto variabile e di regola superiore a tre (Tav. III, fig. 5). La strut- tura dello stoma corrisponde a quello della foglia: solo le due camere | anteriore e posteriore e le aperture opistiale ed esodiale (Tav. VI, RUE PER p: S BACCARINI PASQUALE fig. 1 b) vi sono più squisitamente delineate. In origine gli stom | trovano allo stesso livello delle cellule epidermiche; piü tardi pe infossano alquanto in seguito al fatto che le cellule vicine si sollevan in alto e coi loro inspessimenti cuticulari sporgono sull’apparecchio male (Tav. IV, fig. 4 d) ricoprendolo in parte. Ciò del resto avvien regola ad un momento nel quale l'apparecchio ha cessato di funzion come si può scorgere, dalla estensione che gli inspessimenti delle cel semilunari hanno preso, e dalla completa obliterazione del canale del stoma, il quale si riduce ad una sottile fenditura di calibro uniform 1 protuberare delle cellule vicine al disopra delle semilunari non quindi più in rapporto colla funzione dello stoma, ma giova solta a mantenere più saldamente compresse le semilunari tra loro, ed a d terminare una più esatta e definitiva chiusura del canale centrale. L'altra formazione caratteristica della epidermide della G. aetnen: ed in generale delle altre Genista, è data dai peli flagelliferi. Man altre sorta di peli. Nella giovanissima epidermide, ad un momento quale gli stomi sono appena differenziati, tali peli abbondano tanto lungo il dorso delle costole, quanto sul fondo delle scanalature, ma finis col restare solo in questa regione dove funzionano da protettori d stomi e valgono a limitare l'attività traspiratrice della pianta. nascono a mo di brevi papille per opera di speciali cellule epidermie più piccole delle altre e cilindriche. La papilla, che dapprima cont la cellula in linea retta, di buon’ ora si spiega verso l'alto, è QU ha raggiunta una certa lunghezza si separa dalla base con un sot tramezzo parallelo al piano delle cellule epidermiche ed alquanto levato sopra di questo. La cellula terminale digitiforme non subirà | ulteriori segmentazioni; la basale, alla sua volta, tornerà a divide due, sovrapposte in modo da dare origine al piede ed al manico pelo. Il piede che resta compreso nello spessore delle cellule epic miche si inspessisce di buon'ora prevalentemente sulla faccia | tale e sull'orlo esterno della parete laterale, in modo che questo ast > Uis È GENISTA AETNENSIS, ECC | sua Lune comune col flagello, sia Lasi C Ws successi- vamente alla parete frontale del piede. Resta però sempre di forma discoidale e prende poco sviluppo. L’ inizio della cuticularizzazione è precoce lungo il dorso delle co- stole, tardivo nelle scanalature, cosicchè la massima parte dei peli della costole cadono di buon’ ora (prima ancora che gli inspessimenti della cellula terminale o flagello siano iniziati) distaccandosi ora al livello del piede, ora al livello del manico. In un caso e nell’altro anche questa cellula viene più o meno tardi eliminata, e le cellule pilifere si confondono di buon’ ora colle epidermiche vicine, dalle quali molto difficilmente si possono riconoscere. La cellula terminale o flagello ha generalmente una forma cilindroconica, è distesa parallelamente al ramo o quasi, coll’ apice in alto e presenta uno strato esterno cuticularizzato. tra il quale e la membrana cellulosica, adossata al protoplasma, si accumulano dei minuti nodetti di cutina che vi danno l'aspetto verrucoso. Essi sono distinti (segnatamente nelle fasi giovanili del pelo) più tardi son difficilia riconoscersi per il forte inspessimento cellulosopectico che caratterizza questa cellula terminale dell'organo (1). L’ inspessimento, che in origine è bifaciale e più sviluppato sulla pagina ventrale del pelo, si estende di buon'ora anche al lato opposto; in modo che la cavità cel- lulare si riduce ad un canale che corre lungo l’asse della cellula, ed à alquanto piü largo in basso che in alto. Nei peli molto veechi questo canale può quasi del tutto obliterarsi (come non di rado si oblitera per intiero la cavità del manico); per lo più però resta, specialmente alla base del pelo. abbastanza bene sviluppato. La parete che separa il flagello del manico s'inspessisce anche essa ma mediocremente; e piü nella parte centrale che nella periferica di modo che nel suo centro si forma un accumulo sporgente nella cavità del flagello. Gli inspessi- menti cellulosopectici si arrestano in vicinanza di questa membrana . (cosicchè il pelo è come “articolato sul manico per una lista di mem- brana più sottile), e sono distintamente lamellati. Lungo il decorso delle e Mi riferisco pei dettagli di struttura di questi peli a quanto espone il Vuil- lemin nella sua più volte citata memoria, p. 74-82, > | oretana nelle quali resta nascosto all'interno della doccia. L’arcuatura a p iiaii scanalature i peli sono rigidi e diritti, ma all’ascella delle foglia; dov > la scanalatura si allarga a formare il seno (nel quale adagia la gemina i peli divengono piü fitti col flagello lungo, molle e flessuoso. Nelle altre | Genista, da me esaminate, la struttura dall'epidermide resta essenzial- mente la stessa: le variazioni principali riflettono principalmente la forma delle cellule (che molte volte come nella G. florida, pseudopilosa e polygalaefolia, si allungano parallelamente all'asse longitudinale del caule; la distribuzione degli stomi, che nelle forme a solchi poco pro- fondi o pianeggianti (come la Retama monosperma) e nelle forme alate (come la G. stenoptera e G. tridentata) si allargano su tutta la superficie E dell'ala e la loro conformazione, talchè nelle forme a solchi poco profondi e - nelle alate sopracitate, prende grande sviluppo di buon'ora la camera d'aria esteriore ; nel qual fatto va riconosciuto un fenomeno di compensazione . alla perdita della protezione derivante dalla localizzazione degli’ stomi sul fondo della scanalutura. In talune specie, comi la G. polygalaefolia e G. wmbellata, nelle quali le scanalature si allargano all'interno in modo da formare una larga doceia affiorante per una stretta fenditura gli stomi mancano assolutamente di camera d’aria esterna, e sporgono alquanto sul livello delle cellule epidermiche. La loro struttura resta. però fondamentalmente la stessa che nella G. aetnensis; e neppure nelle G. fagittales e tinctoria mi è sembrato che il tipo erueifero ac- combente acquisti quel predominio che Vuillemin vi riscontra. Il nu- mero degli apparecchi stomali circondati da più di tre cellule à an cora qui molto considervole, nó manca qualche raro caso in cui lo stoma ripete la disposizione caratteristica del tipo rubiaceo. I peli ripetono la stessa struttura della G. aetnensis e le variazioni conċernono essenzial mente la maggiore o minore lunghezza del flagello e la sua maggiore - o minore inelinazione sul manico. Esso, ad es., à lungo e flessuoso nella G. erioclada e G. hirsuta, lunghissimo ancora, tanto da sporgere note- volmente oltre le labbra della scanalatura, nelle G. pseudopilosa e G. umbellata; breve al contrario nelle G. polygalaefolia , equisetiformis . | della estremità del flagello che il Vuillemin ha segnalato nelle G. sagittalis . e tinctoria; si ripete qua e là anche in altre forme, ma non è mai molto i tessuti della ER i Puit sono co- - nn. a pies lo sviluppo di questi o A due pu del cono vegetazione immediatamente succedenti al dermatogeno. Seguendo. si può riconoscere che i due foglietti viluppo nelle sezioni in serie si puistione si tonni diversamente. a JARDIN che si trovano sul 3: Ra |: FREDERIC NEWTON WILLIAM c ; à FREDERIC NEWTON WILLIAM OSSERVAZIONI SULLA MEDICAGO ECHIN l Nella scorsa primavera mi furono recati per identificarli, alcuni b celli di una pianta che porta il nome di « Calvary Clover ». A pri vista essi sembravano appartenere ad una specie del genere Medica ed erano stati trovati al mercato dei fiori di Covent Garden a Lond Essendomici poi io recato, mi fu dato conoscere che questi bace erano in gran dimanda in sulla Pasqua come oggetti d’ interesse bolico; nella stessa guisa che sono considerati i ramoscelli del rium spinosum e del Paliurus aculeatus, 0 come del resto tutti altri fiori che nelle loro svariate specie appartengono al genere Passiflora. E col fine di determinarne la specie e fare osservazi sulla viva pianta io seminai aleuni semi presi da un bacello gen mente offertomi dal mio amico il Rev. Thomas Eland di Bren I semi germogliarono nella mia stufa, e così mi venne dato di tira f la pianta. La descrizione di questa pianta è specialmente fondata campioni coltivati da questi semi. Tutti i campioni poi simili a q sia nell’ Erbario di Kew, sia in quello del Museo Britannico, venn da me esaminati e confrontati, ed i risultati dell'esame e raffronto E materiale di questi vivi e secchi campioni sono svolti in queste pag I semi vennero seminati il 26 aprile; i primi fiori sbocciarono il luglio, ed il primo frutto maturo, dopo la caduta dei petali, appari 15 agosto. Così apparvero alcuni altri baccelli nei diversi peduncoli: È campioni allora furono disgraziatamente investiti dalla pedicularia avvizzirono ben presto, dandomi però tempo di raccogliere una seri note, nel mentre si trovavano in osservazione. Io mi diedi d’ atto per trovare nelle diverse opere d'orticultura e nei dizionari di gi naggio la definizione del « Calvary Clover », ma mi venne dale. i OSSERVAZIONI SULLA MEDICAGO ECHINUS - TU mente di trovarne il nome nel Dictionary of English names of Plants di William Miller, dove è identificato con Medicago Echinus. Ma sic- come i baccelli sono in più gran dimanda che la pianta stessa, è molto probabile che Medicago intertexta, una specie di molto conosciuta, as- sieme ai campioni di Medicago ciliaris e Medicago muricoleptis siano utilizzati per quegli scopi convenzionali che più sopra accennammo, poi- chè i baccelli del Medicago intertexta e Medicago Echinus non possono facilmente distinguersi. E ben vero pure che Ignaz Urban nella sua mo- nografia ha ridotto quest'ultimi ad una varietà di M. intertexta, benchè io inclini a credere che dal raffronto delle caratteristiche nei campioni viventi essi possano essere presi come propriamente distinti. Nel libro di Bertoloni, Flora italica, non vi ho potuto rinvenire Medicago inter- texta. Mentre il prof. Moritz Willkomm, nel suo Prodromus Florae Hispanicae dice: « In Hispania hucusque non nisi forma aa. aculeata Urb. (M. Echinus DC.) reperta est ». Gli spini del pericarpio non offrono una caratteristica sufficientemente ‘ sicura o spiccata o costante per raccogliere le diverse specie di Medi- cago in gruppi principali, anzi non ci valgono neppure per classificare le diverse specie. Piante che, senza dubbio si accordano assai bene in altre caratteristiche, in circostanze ordinarie producono baccelli ne’ quali l' orlo della buccia è qualche volta tuberculato ed altra liscio o con trac- cie di essi: questi tubercoli poi potrebbero assottigliarsi e trasformarsi in spini. Cosi M. Helix, M. spheerocarpa, M. litoralis, M. Turbinata, ecc. ci offrono differenti forme di baccelli, ne’ quali il margine spirale va dal lato glabro al papilloso, al tubercoluto e finalmente spinigeno. La superficie superiore ed inferiore della buccia può presentarsi o glabra o rivolta con fili glandulari riuniti. La caratteristica dell’ orlo margi- nale della buccia è più costante nelle differenti specie. Nei baccelli che sono stati esaminati son da notarsi tre tipi: 1.° in quelli ne’ quali le due superfici sono orlate da un margine fino come nel filo di una lama da coltello; 2.° in quelli ne’ quali il margine è piano e va in- grossandosi come la parte anteriore d'una lama da coltello ; 3.° in quelli ne’ qnali lo spessore del margine è tracciato o scanalato. A quest’ ul- tima forma appartiene la caratteristica della nostra pianta. Nel primo | FREDERIC NEWTON WILLIAM e nel secondo tipo di questi baccelli, noi riscontriamo che il margi spirale è orlato di spini o di tubercoli nei limiti della stessa specie, | altre ‘volte à del tutto inoffensivo e pienamente liscio. Quelle specie poi nelle quali i baccelli hanno un orlo fine ed acuminato e nei quali gli spini ed i tubercoli naturalmente spuntano lungo il margine dor- sale in una singola serie, includono M. Helix ed Hymenocarpos circi | natus. I baecelli che tengono il margine spirale piano e spesso e per eonseguenza hanno una doppia fila di tubercoli son quelli che proven- gono da M. littoralis, M. spherocarpa, M. turbinata. Nel terzo tipo del baccello che si riscontra nel gruppo delle specie, che comprende M. denticulata e M. Echinus, nel quale non solo il margine dorsale è spesso, ma è anche solcato, la lunghezza degli spini, o la dimensione dei tu- bercoli varia entro i limiti della stessa specie, ma i baccelli non vanno - mai esenti totalmente da queste protuberanze, come negli altri due tipi. Un esame di largo numero di campioni, ci dimostra che la cara teristica della nervatura naturale della buccia del bacello è sempre co- classificazione delle specie; e nella stessa guisa questa nervatura natu- | rale, entro i limiti della specie, può essere liscia od inoffensiva, od or- lata da-tubercoli e spini. . La primitiva definizione delle specie che ci dà il De Condolle manca di caratteristica e di discernimento. Eccone la diagnosi originale: « Cette « éspeces, longtemps confondue avec la lucerne entremélé s'en distingue « facilement à ses pédoncles plus longs que les pétioles et chargós de « 9 oü 6 fleurs, à ses gousses encore plus grosses et parfaitement gla- « bres ». La caratteristica di questa diagnosi differenziale non solo trae facil- mente in inganno, ma salta immediatamente agli occhi appena che ne vegga la pianta viva: poichè i peduncoli non sono spesso più lung dei picciuoli ed anzi generalmente misurano la stessa lunghezza e di sovente sono più corti che i picciuoli stessi. Il De Candolle si serv della ‘stessa caratteristica allorquando fa la più ampia deserizione Prodromus: « Caulibus prostratis, foliolis obovatis vel obcordatis obso- « lete dentatis, stipulis lanceolatis rH 0 5-6 iu x OSSERVAZIONI SULLA MEDICAGO ECHINUS © ES n .« floris petiolis longioribus, leguminibus cochleato-ovalibus laevibus « membranaceis grosse reticulatis, spinis compressis lateraliter eanalicu- « latis divaricatis adpressis longissimis acutissimis, eyelis 6-7, seminibus « reniformibus nigris ». La descrizione della pianta ehe ne dà il T'enore è più esatta nella sua caratteristica e bene a ragione afferma che i pieciuoli sono più lunghi dei peduncoli e con molta eura ne distingue i sinonimi. Della caratteristica, dalla quale probabilmente la pianta prende il suo nome inglese, non se ne fa neppure menzione nella descrizione, vale a dire che la parte inferiore della fogliuzza s'imporpora come se fosse spruzzata di sangue. Questo imporporamento è soggetto a scolo- rirsi, se i campioni sono tenuti di troppo nella stufa. Morison così se- parava la sua pianta dalla specie ora conosciuta sotto il nome di M. muricata: « Primo quod folia producat nullis maculis nigris notata; « secundo a capsula, eujus spinulæ sunt longiores et densius dispositae, « susque deque aut sursum et deorsum tendentes ». Gussone, delle figure di Morison così si esprime: « Icones Morisonii 8 et 9 certé ad eamdem - « plantam spectant », — ma tuttavia io inclino a credere che la figura 9 rappresenti solamente questa pianta; ma il poter trovare l'esatta specie alla quale possa appartenere M. intertexta di Allioni, sarebbe un esempio d’ingegno, visto che, anziché un'esatta descrizione, abbiamo una miscel- lanea di gran eopia di sinonimi. Ci si danno poi informazioni assunte da vecchi autori, ma in questi il baccello è solamente rappresentato in figura, e questa in tal guisa primitiva che potrebbe anche malamente passare per rappresentare altra specie. Ed io sono d’avviso che la bella incisione che ci offre il Rivinus è la sola che esattamenfe rappresenti la forma e la struttura del ba- cello di questa specie. Gli spini sono lunghi e più intrecciati che nella M. intertexta, benchè nel primitivo stato del baccello siano esattamente obliqui. Nella descrizione che segue non si fa punto menzione delle caratte- ristiche generiche. Alla più ampia descrizione latina faccio seguire par- ticolarità addizionali di carattere morfologico, che specialmente ottenni nella ossorvazione della pianta germogliante. Queste minori caratteri- FREDERIC NEWTON WILLIAM stiche non sono di tale interesse da poterle più o mono definire « in forma latini sermonis », ma sono piuttosto da considerarsi come noti Medieago Echinus DC. Fl. Frang., IV, p. 546 (1815) et Prodr., II p. 181 (1825); Guss., Fl. Sie. Prodr., II, p. 562 (1832); Tenore, Fl. N polit, V, p. 170 (1835); Moris, Fl. Sardoa, I, p. 453, t. 52, excl. var. B (1837); Guss., Fl. Sie. Syn., II, p. 370 (1845); Berror., Fl. Italica, VIII, p. 300, [exel. syn.] (1850); Ces., Pass. et Gs. Compend. fl. Ital, II, (1873); Gard. Chron. 1873, p. 1148, f. 244, 245. Syn. M. polymorpha var. © intertexta (pro parte et excl. plurima sy Linn., Sp. Plant. ed., I, p. 779 [et addend.]; Sp. Plant. ed. 2, p. 109 M. echinata, var. %, Lamk., Fl, Franç., p. 587 (1778); Sr. Lacer, in Ann. Soc. Bot. Lyon, VII, p. 130 (1880); M. intertexta, var. aculeata, subvarr. b. et c., Urs. in Verh. Bot. Ver. Brandenb.. XV (1873), p. 62 [Prodr. Monogr. Gatt. Medicago); M. panormitana Tixeo, in Toit FI. Sic. exsice., n. 651 [ex Uns.]; M. crinita PmEsL, FI. Sicula, p. 20 (1826). Auctores Pre-Linneani. — Cochleata echinata maxima, Rivinus, Ord. Plant. Flor. Irreg. Tetrapet. t. 89, f. 9 [nec. ff. 7, 8], (1691); Modica cochleata spinosa major dicarpos, capsula seu spinis longioribus. sursum et deorsum tendentibus, Momisow, Plant. Hist. Univ., IL, p. 153, s. 2, t. 15, f. 9 (1680) et Cupani, Hort. Cath., p. 139 (1696). Diagnosis. — Monotoca: caules prostrati angulati glabri aut pilis mì nimis paucis præditi, ramosi; foliola late obovato-cuneata vel obverse | rotundo-rhomboidea, remote denticulata; stipula semi-ovato-lanceolatæ pectinato-incisæ ; pedunculi 5-8-flori, petiolum subæquantes vel eo bre- viores, floribus racemoso-agglomeratis; stylus sub anthesin ovario brevior: legumina cochleato-contorta spiris compressis, centro clausa, pleiosperma, spinosa, in statu juvenili ovoidea, demum in statu maturo globulosa, glaberrima 7-9-cycla, faciebus spirarum nervo extramarginali caren- tibus, venis e suturà ventrali in spinas transeuntibus; spins longæ su- bulate arcuate spire adpresse, faciei leguminis oblique impositæ, : ejusdem anfractu quovis semina 2 continente: semina oblongo-reniform | £ i M e LY \ OSSERVAZIONI SULLA MEDICAGO ECHINUS 79. purpureo-nigrescentia levia haud nitentia, antice hine truncata; radi- cula mediä cotyledonum longitudine brevior vel eam :equans, suturam ventralem spectans. Descriptio. — Radix annua simplex, ramosa et fibrillosa. Folia cotyledonaria approximata alterna crassiuscula panduriformia , suprà nitentia, subtus levia. , Caules prostrati longe excurrentes, Folia longe petiolata; infima diminuta adscendendo ampliora, supe- riora magnitudine variantia, juniora sæpe facie inferiore adpresse vil- losula cæterum glabra; foliola remote subspinuloso-dentieulata, nervo mediano sspe in dentem apiculatum exurrente, inferiora imprimis obo- vato-cuneata, superiora rotundo-rhomboidea, margine sparsim ciliolata, parte cuneatà inferiore intùs notabiliter sanguineo-fusca. Stipulæ omnino herbacæ, eleganter pectinato-incisæ. Peduneuli firmi 5-8-flori, cum pedicellis pilis articulatis sparsis præditi. Bracteæ aciformes debiles albidæ, Calyx campanulato-obconicus, dentibus subæqualibus lineari-subulatis | tubum indivisum æquantibus, apice albidis. Vexillum corollæ late obovatum flavescenti-fusco-lineatum. Legumina in peduneulo communi sæpe solitaria, fortiter reticulato- .,venosa, glaberrima, 7-9-cycla, spiris sepius 7; spire compresse tenues dextrorsum verse, suturâ dorsali sulcato-depressà, utrinque armatà spinis longis primüm (juvenilibus) trasverso-patentibus suturam versus late- . raliter canaliculato-sulcatis, demüm (adultis) exquisite recurvato-ad- . pressis subulatis suboppositis arctissime intertextis, leguminis basi la- tioribus et numero pluribus, sic ut iisdem longiusculis leguminis corpus omnino oceultantibus, simul globulum squarrosum echinatum horridum formantibus. Semina circiter 12-14, vel plura. . Hab. — Inter segetes et in collibus herbosis. I fiori misurano 6-8 mm., il diametro alla metà della buccia è di . 12-15 mm. Gli spini della lunghezza di 3-6 mm. vengon su da una base eilindriea ingrossata ai fianchi; e tre baecelli di dimensione ordinaria 80 | BREDÉRIC NEWTON WILLIAM nei più robusti campioni avevano rispettivamente sulla superficie I 192 e 204 spini. La posizione sistematica della nostra pianta resta tra la M. interte e la M. ciliaris. La prima si distingue da essa per la maneanza "t c lore nelle fogliuzze - i 2-3 peducoli fioriti - i baccelli più appiattiti con spini più corti; l'altra poi è facile distinguerla da M. Echinus, p chè ha i baccelli più piccoli e glandulosi-pubescenti — i suoi pedu sono 1-3 fioriti - i suoi spini non crescono paralleli alla buccia - semi sono bislunghi e non in gran numero. Quando gli steli deboli e prostrati crescevano e si allargavano 8 l’ orlo del vaso e ramingavano fra gli altri vasi, i più robusti fra l venivano sorretti da cannuzze, e nell'allungarsi s'avviticchiavano atto "n ad esse (e come era da prevedersi) da destra e sinistra. All'apparire de primo baccello, il campione, allorchè esteso, misurava 50 centimetri. benchè il peduncolo recasse mezza dozzina di fiori, pure si contentò recare un solo baccello, e ciò non era da attendersi in ciascun pedut colo. Tuttavia mi piace menzionare che un peduncolo portò tre I celli, ma i sottili peduncoletti due di loro si Fappere all’ indomani di ‘loro comparsa. La distribuzione geografica della specie, qui data, è stata fatta doj un esame accurato dei campioni nell’ Erbario del Museo Britannico e in quello di Kew, come pure dagli autori, che sopra citammo. Natul mente io non oso pretendere che essa sia completa, tuttavia essa si b s sul materiale che mi è stato possibile trovare. Distribuzione geografica. — Italia. Presso Pisa (Cesari, It. bor. exsi n. 469 et n. 632 [M. Candollei]; Savi, 1842, ex herb. Gay ; BILLOT; Gall. Germ. exsice., 1856, et Pl. exsice. Hetrur., n. 2043). Presso N (Herb. Kew). Sulla costa orientale a San Benedetto del Tronto, vi ad Ascoli Piceno, prov. di Roma (Berroroxı). Colle Salvetti in Tose e Castagnola in Piemonte (AncaNaELI, 1883). Mola di Gaeta (Woops; herb. Borrer). — Sicilia. (Hver pu PaviLLon, exsice., anno 1856. P Sieule, n. 80. Herb. Burchell in Herb. Kew; Herb. Alexander in H Kew, 1845; ParLaTORE). Nella parte occidentale dell’ isola: Palermo 2 y Na n iba Vae ci ; s FEO LA den eos ata xu pa MM Moos > ^ H A Vae y w y ; ye x " TA Go Boceadifaloó ed a Mondello; Altavilla, Man dae Hi (Ben- vg i oLonI); Prizzi, Monte della Rose, Canarata (Gasparrini). — Sardegna. A Moris, 1837). — Algeria. Costantina (CmourgrTE. 1868, nell'Herb. Mus. ca eid Mustapha e ones exsice., n. 371, Ganpoger, 1879). Al- bu. Te dampioni trovati ad Épinal presso la stazione ferroviaria al nord-est. la Francia, e che si conservano nell’Erbario di Épinal, sono cresciuti colà, come afferma E. Berher, dopo che i tedeschi levarono gli accam- menti, e probabilmente vennero introdotti da altre specie di cedran- È ole. Il campione portoghese di questo nome (BURCHELL, exsice., n. 146), 14 nel quale le foglie si contraggono e si rinserrano, mi sembra che do- | vrebbe appartenere ad altra specie e probabilmente alla M. ciliaris. I campioni venuti dall’isole Canarie, e da me esaminati, inclino a ere- dere che appartengano piuttosto al tipo della M. intertexta, Malpighia, anno XI, vol. XI. . 82 ; | ^ EMANUELE PARATORE Sulla presenza d'un fascetto legnoso soprannumerario in U radice secondaria di « Dolichos melanophtalmus DC. » Nota del Dott. EMANUELE PARATORE. In una sezione trasversa d'una radice secondaria di Dolichos mela 0] talmus DC., ho trovato tra gli elementi del libro secondario intercala un fascetto legnoso. Il caso mi pare degno d'essere riferito, essen unico — per quanto mi consta — nella storia delle anomalie di struttu della radice. Infatti, per la radice, si è fin adesso constatata l’ esisten di vasi estralegnosi nel midollo, nei raggi midollari e nel pericie mentre per il caule, anche nella scorza e nel libro secondario (5. : La sezione presenta nella sua regione centrale la massa legnosa, quin gli anelli cambiale, liberiano e peridermico, originatosi, quest’ ultimo, 0 perieiclo, l'uno all’altro concentrici. Quattro raggi midollari secondarli attraversano gli anelli cambiale e liberiano e si prolungano un po’ fin dentro al legno, poichè non s'è formato un vero anello cambiale quattro archi cambiali intraliberiani, mentre le cellule del pericielo ? tilegnoso hanno dato le cellule dei raggi. Un fascio fibro vascolare traversa la sezione per disperdersi in un tubercolo bacterifero anne: Tra gli elementi del libro notasi un fascetto legnoso. Esso si mos costituito di quattro vasi punteggiati, di cui uno abbastanza grosso di poche cellule legnose: vasi e cellule sono avvolti da una zona I ristematica, che forse avrebbe continuata l'opera sua, perchè in ta ' precedenti il fascio era rappresentato da un solo vaso, quello più lar Come in analoghi casi — nei cauli — tale fascetto si sarà form: per attività speciale di cellule cambiformi del libro secondario, od ane direttamente di cellule cambiali. Non ho potuto perfettamente assit- rarmene, perchė ho trovato quell’unico esempio in quella e nelle altt (1) Van Tircuem, Sur les tubes cribles extraliberiens et les vaisseau eat gneur, in Journ. de Bot. an.* 5.*, n. 8.° . x " a— SULLA PRESENZA D'UN FASCETTO LEGNOSO, ECC. 83 radiei della stessa pianta, ma la sola osservazione del fatto compiuto concede detta ipotesi. Infatti, gli elementi del libro secondario si esten- dono largamente intorno al suddetto fascio; nè si osserva turbata la simmetria della radice, nelle altre sezioni, quando il fascetto comin- cia appena a comparire, la sezione mostra la tipica struttura della ra- dice in questo stadio di sviluppo. Nel lavoro citato, il Van Tieghem opina, che sarebbe un grave er- rore chiamare col nome di libro e di legno, di fasci liberiani e legnosi quei tubi crivellati e quei vasi che possano eventualmente incontrarsi in altre regioni del fusto e della radice che non siano quelle costanti dell'apparecchio conduttore, e non nascano direttamente da cellule cam- biali ed in una determinata epoca. Propone perciò, che tali elementi si indichino semplicemente col proprio nome di vas e di tubi cribrosi, ag- giungendo l'appellativo di extraliberiani per i primi, e di ewtralegnosi per gli altri. Ma bene osserva il Beauvisage ('); il libro e il legno devono essere considerati come sistemi e non come regioni, e quindi pos- sono rispettivamente ascriversi al sistema liberiano o libro ed al sistema legnoso o legno, tutti gli accumuli di tessuto cribroso o legnoso, qua- lunque ne sia l’origine e la situazione nel corpo della pianta. Nè il Van Tieghem avrebbe mostrato di credere diversamente. Nel suo Traité de Botanique, nella prima e nella seconda edizione, scrive « che il tes- suto vascolare talora solo (e talora ridotto ad un solo elemento) od ac- compagnato ad altri tessuti, forma fasci che si chiamano fasci legnosi, il eui insieme costituisce il legno della pianta. Cosi per il libro ». Questi elementi, vasi e tubi cribrosi, che soli od associati ad altri di natura >: ed anche di funzione diversa costituiscono il legno ed il libro della | pianta, si son visti sempre occupare una data regione nel fusto e nella radice, e nascere sempre da speciali elementi ed in epoca determinata. Or, se mancheranno l’una o l’altra di queste condizioni, cesseranno per- ciò quegli elementi di essere considerati come fasci liberiani 6 legnosi ? In anatomia vegetale più che nella animale è frequente la sostituzione (!) Brauvisace, Sur les fascicules cribles enclavés dans le bois secondaire de la Belladone, in Journ. de Bot. an. 5.°, pag : pente e Tiberiane p. dette della Fidis o del fusto, non saranno | . ed il legno comunemente intesi come regioni; ed è perciò che sono seritti come anomalie. Per cui, non sembrerebbe un grave errore di anatomia generale, mare quell’ accumulo di vasi punteggiati e di cellule legnose un ie di Murs Messina (Orto Bot.) Luglio 1896. DIAGNOSI DI NUOVI MICROMICETI ©) Nota del Dott. CARLO CASALI = Ord. PYRENOMYCETAE Fr. em. De Not. Be Fam. SPHAERIACEAE Fr. Sect. PHAEODIDYMAE Sace. Gen. DipymospHaERIA Fuck. = Didymosphaeria Myrticola n. sp. — Perithecüs sparsis, globoso- depressis, viæ prominulis, coriaceis, papillatis 190 + 200 p., ostiolo mi- nutissimo; ascis eylindraceis, paraphysatis, octosporis; sporis monosti- chis, ovatis, utrinque. obtusis, olivaceis vel fuligineis, 2- ratio long. Hab. in ramis emortuis Myrti communis L. Legit G. Cuboni. Porto l'Anzio. Socia Pestalozzia Cuboniana Briz. (in foliis). A Obs. I periteci di questa specie sono sparsi sui rami secchi del Myr- udi Saga Ls anne forma II sono appena Dies lied; moon oetospori; le spore monostiche, ovoidali, ottuse alle rità, ORTACHE 0 perire aura indeterminato delle collezioni della R. Stazione di Palillozia denti di Roma, raccolto dal Prof. G. Cuboni e dal Dott. U. Brizi e da me studiato nel tempo in cui ho frequentato ti lente Le figure relative a queste nuove spe- - = eie unitamente a quelle di altre che verrò man mano studiando, faranno parte Ad = una mia prossima memoria. Él 3, & E Re PTE 5 to Le ES h E T A 6 s E CARLO CASALI in tutta la sua profondità fino al legno, il quale non viene invaso d micelio del fungo, ma accumulandosi anzi il micelio eontro il legno stesso, obbliga in certo modo la corteccia a staccarsi dal legno tutto all'ingiro del pseudostroma. | : Questa specie somiglia alla Didymosphaeria epidermidis Fuck., ma se ne distingue nettamente oltrechè per la matrice, per le dimensioni alquanto minori dei periteci e delle spore, per la presenza di pid | nel peritecio, e pel colore delle spore. M d VE pe Gen. MassaRIELLA Speg. PORTUM = Massariella Spartii n. sp. — Peritheciis sparsis, globosis, immersis, physatis, 100 x 10 L..; sporis monostichis, ellipsoideis, utrinque roses biseptatis, flavescentibus, muco hyalino obvolutis, 12-14 x 8 p. Hab. in ramulis viridibus Spartii juncei L. Legit U. Brizi. Acqua. Acetosa (Roma). X. 1894. dd Obs. I periteci di questa specie sono sparsi, globosi, immersi ; l'ostiolo è breve, perforante la cuticola, leggermente emerso; gli aschi sono cla- 1 : G ostiolo brevi, cuticulam perforante, vix prominulo ; ascis clavatis, para- | | vati, parafisati; le parafisi a maturità escono in gruppo dall'ostiolo; le. | spore sono monostiche, elissoidali, arrotondate alle estremità, sols avvolte da muco jalino. . Sotto ai periteci è facilmente distinguibile, a forte ingrandimento, il micelio, che si estende nel parenchima clorofilliano percorrendo i tessuti | | molli e girando attorno agli elementi sclerosi e alle fibre del libro duro, penetrando fino alla zona cambiale, e invadendo anche il lume dei grossi vasi del legno e attraversando pure i raggi midollari. Il trovare il micelio così abbondantemente ramificato nei tessuti vivi. della pianta e specialmente nel parenchima clorofilliano, dimostra ad evidenza che trattasi di una specie non già saprofita ma parassita. E La Massariella Spartiü è assai somigliante alla Massariella didy- — mopsis di Mouton in Bull. Soc. R. Bot. Belg. 1886, pag. 151 (Sace. : Sylloge fung. Vol. IX. Suppl. univ. Pars I, pag. 739), ma se ne di- stingue perchè quest'ultima ha gli aschi cilindrici portati da breve pe^ \ fer nois ; DIAGNOSI DI NUOVI MICROMICETI | CM, . duncolo, le parafisi ramulose, le spore unisettate, ristrette all’ apice e olivacee; inoltre gli aschi e le spore di quest’ultima specie sono di di- mensioni notevolmente maggiori. na vr msc RIRE = w Sect. PHAEODICTYAE Sace. Yi Gen. PLeospora Rab. Pleospora Thymelaeae n. sp. — Peritheciis laxe gregartis, coria- ceis, basi fibrosis, 250 300 W.; ascis eylindraceis, paraphysatis ; sporis iK distichis, 5- septatis, ad septa constrictis, flavis, 30 » 15 u. Hab. in ramulis emortuis T’hymelaeae hirsutae Endl. (Passerina L.). Legit U. Brizi. Porto d'Anzio. V. 1893. Obs. I periteci della Pleospora Thymelaeae sono lassamente gregarii, coriacei, fibrillosi alla base; gli aschi sono cilindracei, parafisati; le a d 2 Spore distiche molto compresse, divise in cinque setti, leggermente ri- strette nei setti, e di colore giallo. Questa specie vive sui rami morti e già decorticati della Thymelaea * hyrsuta Endl., e i periteci, isolati o gregarii in numero di tre o di . Cinque, sono in parte immersi nel legno. Last ai oce EE Questo fungillo, molto simile alla Pleospora Salsolae Fuck., se ne . distingue specialmente per le dimensioni delle spore, per il numero dei setti di ciascuna spora, e per la forma dell’ ostiolo. E assai frequente durante l'autunno sulle rive del mare. Ord. SPHAEROPSIDEAE Lév. reform. | Fam. SPHAERIOIDEAE Sace. ác Sect. HYALOSPORAE Sace. : Gen. PHoma Fr. Phoma Phyllireae variabilis n. sp. — Perithecüs punctiformibus, sparsis, ipodermicis, lenticularibus, erumpentibus , sub-cuticularibus, 175-180 U., ostiolo lato, prominulo; sporulis fusoideis vel bacilliformibus, È utrinque rotundatis, distincte 3- guttulatis, 10-12 + 3-4 u. Basidiis bre- a vibus sed valde distinctis. Hab. in foliis vivis Phyllireae variabilis Timb. Legit U. Brizi. V Aldobrandini (Frascati). II. 1894. Obs. 1 periteci di questa specie sono puntiformi, sparsi sopra gran masse circolari di secco, sulle foglie della PAyllirea variabilis Tidl già illanguidite dall’azione di un parassita animale, un microlepidót " (Tinea sp.); sono ipodermici, lenticolari, erompenti, sottocuticolari e so levanti per un notevole tratto la cuticola fogliare, la quale trascina seco per lo più le cellule epidermiche morte. Il micelio che si ramifica dal peritecio è costituito da fili sottili e invadono specialmente le cellule dell’ epidermide e del tessuto a pa zata: essi hanno un colore olivaceo, sono un po’ varicosi, e assomigli ai filamenti micelici del Cladosporium herbarum Link. L’ostiolo è largo e assai prominente. Le sporule sono fusiformi o ba- cillari, arrotondate alle estremità, distintamente triguttulate. I basidii sono assai brevi ma ben distinti. Sect. SCOLECOSPORAE Sace. Gen. RzaBpospora Mont. Rhabdospora Punicae n. sp. — Perithecis sparse gregarits ; longo-fusoideis, immersis, flavescentibus. 100 x 50 U.; sporulis bacil formibus, 3- septatis et 3- guttulatis, 20-25 > 11/,-2p.; basidiis te T simis indistinctis. Hab. in ramis emortuis Punicae Granati L. Legit U. Brizi in 2 R. Musei Agrarii (Roma). 1895. Obs. I periteci della Rhabdospora Punicae sono qua e colà greg | oblungo-fusiformi, completamente immersi, giallastri; le sporule $ bacilliformi, trisettate e triguttulate, e vengono portate da basidii nuissimi e indistinti. Questa specie è assai vicina alla Rhabdospora fleæuosa wer Sace» ma da questa si distingue perchè i periteci di quest’ ultima sono d bosi e neri, le sporule sono filiformi, senza setti e di dimensioni giori. ; Si accosta pure questa specie alla Rhabdospora pithyophila Saec. d distinti. Ape edu i M Punicae è notevole per i periteci profondamente. ch legno colle pareti xc eot DEM: sa inn Il I periteci sono spesso waini: ma i Pw delle volte": sono ‘vante in umero di due, tre, o più, tutti insieme E irta così delle E. CHIOVENDA — E. CHIOVENDA Piante nuove o rare da aggiungersi alla Flora Romana (‘). 4 1. Diplotaxis muralis L. var. intermedia (Schur.) Rouy et Foucaúd i FI. de Fr., vol. II, p. 48. Margini delle strade ad Ostia: e Fiumicino (Chiovenda!). Osservazioni. — Sembrerebbe a primo aspetto una D. muralis di grandi dimensioni. 2. Cochlearia armoracia L. Spontanea presso le mura di Castel Porziano dalla parte della fon- tana (Chiovenda!). Osservazioni. — Maratti, Fl. Rom. II, 68, la cita « ad sylvam Astarak. ad fossas » ma le citazioni di questo autore abbisognano di conferma. 3. Camelina sylvestris Wallr.: Rouy et Foucaud, l. c., IL, p. 234. Roccie erbose del Monte Autore, salendo da Cammarata Nuova co venda !). 4. Cardamine amara L. 5 grandifolia Bert. = C. amara Seb. et Mauri! prodr. Roma alla marrana di S. Giovanni (Sebastiani! Sanguinetti !); fosso della Marra presso Nepi (Pappi !); lungo il fiume Cremera presso le rovine di Vejo al cunicolo del fiume (Chiovenda!). Osservazioni. — Questa varietä si distingue facilmente dal tipo pe lo sviluppo considerevole di tutte le parti e per avere le antere gialle e non porporine. : 5. Cardamina granulosa All, Fl. pedem.., 1 (1785), p. 260, tab. 67 fig. 1. (1) Con questo elenco si aggiungono alla Flora romana 11 generi (dei quali | tre già ricordati dal Maratti e non più trovati), 83 specie nuove e 10 varietà nuove di =. già indicate per la Flora stessa. Appartengono in gran parte all Er- bario romano costituito con materiali diversi dal prof. R. Pirotta, Direttore del- l'Istituto Botanico di È =, + 1 Era A qose 5 d i : | } REN. ca i j o PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 91 = C. pratensis L. subsp. granulosa Rouy et Fouc., l. c. Nella selva di Terracina presso la Seafa di Ponte nelle selve, 10 aprile 1894 (Chiovenda e Pappi!). Osservazioni. — Specie ben distinta dalla C. pratensis per l'habitus più gracile. I culmi sono sottili alti 2-5 dm., con 2-4 foglie pennate, con 1-3 paia di foglioline ovali-bislunge, la terminale più grande o sube- guale alle altre: le foglie radicali sono lungamente picciolate con 1-3 paia di foglioline ovali-bislunghe, la terminale più grande e rotondata; tutte le foglioline sono intere o leggermente smarginate, colle smargi- nature larghe e rotonde. I fiori rosei sono grandi, del diametro di circa l em. e sono pochi. Questa stessa forma io possiedo della Pianüra Lucchese, raccoltavi e comunicatami dal dott. U. Caroncini. - La C. pratensis differisce dalla presente per i fusti più robusti, più rigidi, più fogliosi: per le foglie e foglioline più piccole, più numerose e per lo più lobato-dentate, coi denti acuti. La pianta romana e la lucchese differiscono solo leggermente dagli esemplari piemontesi comunicatimi dal fu dott. Rostan. 6. Polygala alpestris Rchb. = P. vulgaris subsp. alpestris Rouy et Fouc., l. c., III, 73. Pascoli del Monte Autore a Campo Secco abbondantissima, 9 giugno 1895 (Chiovenda !). var. Morisiana? Rchb. f.; Rouy et Fouc., l. c. Tra le rocce calcaree della suprema vetta del Monte Autore (Chio- venda !); sul monte Calvo (Pirotta e Pelosi !); Filettino sul Caforchietto = (Martelloni !); su Monte Viglio (Terracciano e Brizi!). «Osservazioni. — Non avendo potuto paragonare la mia pianta con esemplari autentici di P. Morisiana, non posso essere certo della mia determinazione: nonostante corrisponde bene alla descrizione dei Rouy et Fouc. ed a ciò che ne scrive Burnat, Fl. des Alp. Maritt., I, p. 193. 7. Frankenia pulverulenta L. | Spiaggia di Corneto Tarquinia, maggio 1884 (Armitage !) Osservazioni. — Finora non sono state date che le altre due specie, cioè la F. laevis e la F. hirsuta: però Maratti dà questa specie di Ci- vitavecchia. ANT aM ME. 8. Dianthus monspessulanus L. Vico nel Lazio a Campovano, settembre 1888 (Martelloni !). Osservazioni. — Il Macchiati la dà del Viterbese, sui poggi della lanzana, e l'esemplare fu pure veduto dal dott. Tanfani (Cfr. Parl., it, VIII, 277). | ; 9. Silene vallesia L. Sopra Campo Catino negli apennini di Filettino, 6 agosto 1860 ol : sub S. inaperta L.? S. multicaulis Guss.?). Buon acquisto per la Flora Romana. Gli esemplari hanno fogl più strette, più brevi e più acute che non negli esemplari delle piemontesi, per cui sono da riferirsi alla forma S. graminea Vis. 10. Silene Saxifraga L Monte Cotento, 26 settembre 1886 (T. A. Baldini! determ. da A. Ter. racciano DER . quadrifida, PID: frutt.). in frutto si distingue assai bene dalla vera S. RPC ll. Cerastium refraetum All; Gussone pl. rar. (1826) p. 191 ( Stellaria cerastioides). Monte Viglio, 14 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano !). Osservazioni. — L’ esemplare à costituito da due soli saggi per e! suppongo sia per la nostra provincia specie rarissima. 12. Holosteum umbellatum L. Salendo al Monte Autore da Cammarata Nuova, 9 giugno 1895 x venda !). | Osservazioni. — Il Sanguinetti la cita solo di Foligno; Maratti L,! di Palo. 13. Arenaria Saxifraga Fenzl. Filettino ad Acqua Acetosa, 16 settembre 1887 (Martelloni! det. A. Te " .raeciano pro C. latifolium). Filettino sul Monte Meta, agosto 1888 (Mar telloni ! determinata come sopra). Osservazioni. — Sanguinetti la dà del Monte Vettore: Macchiati del | terbese ove stento molto a credere vi possa nascere, giacchè questa Spe PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 99 — . . abita i monti assai elevati. N. Terracciano Rel. peregr. bot. Terr. di La- 3 ~ voro II, p. 64, la dà della contermine prov. di Caserta. d 14. Polycarpon alsinaefolium DC. 4 Comune nelle arene marittime di tutto il littorale. = 15. Illeeebrum verticillatum L.: Maratt. Fl. rom. 1, 173. | In locis hieme inundatis herbosis nella Macchia di Mattone tra Net- . tuno ed Astura, 26 maggio 1857 (Rolli! sub hoc nom. et Ill. vert. var. |. rubricaulis: 4 esempl.). Osservazioni. — Il Maratti la dà della pianura delle Due Torri; il Sanguinetti di Macerata (!). 16. Paronychia echinata Lam.: Chiov. in Bull. soc. bot. Ital. 1895, | proc. verb. p. 123. | L' abbiamo raecolta abbondantemente presso Santa Severa il 12 no- E vembre 1895 (Pirotta e Chiovenda). 5 17. Linum capitatum W. K. Vico nel Lazio a Campovano, sett. 1888 (Martelloni! sub L.flavum !). i .. Osservazioni. — L’ esemplare in parola differisce da tutti quelli che # ho potuto vedere tanto italici che balcanici per i caudicoli sterili fili- formi molto allungati per cui la base della pianta non ha quell’aspetto a rosetta che ha ordinariamente. Però l’ esemplare unico e fruttifero non mi consiglia a farne una varietà. 18. Genista pilosa L Scesa dell’Allumiere, 7 giugno 1856 (Rolli 1). Osservazioni. — N. Terracciano Intorno alle piante di Terra di La- | voro p. 5 e A. Terracciano in Nuov. Giorn. bot. Ital. 1894 p. 145 e 159 i danno una varietà di questa specie a fiori glabri da loro raccolta nel confine meridionale della provincia. 19. Oxytropis campestris DC. In apenninis di Crepacuore presso Filettino, 8 agosto 1860 (Rolli! sub 0. lutescens). Monte Meta presso Filettino, agosto 1888 (Martelloni !) (') In Lombardia e specialmente nei dintorni di Pavia cresce spontanea la Mol- lugo verticillata L. pianta tropicale. A questa si si riferire gli esemplari di- stribuiti da Farneti nella Società Italiana per lo scambio delle piante diretta da . H. Ross di Palermo sotto il nome di Illecebrum Mois ` E. CHIOVENDA Osservazioni. — Il Rolli credette la presente pianta una forma n e la chiamò O. lutescens, ma i suoi esemplari (fioriferi) non divers cano affatto da quelli che io stesso raccolsi numerosi nelle Alpi piem tesi e da quelli che si conservano negli erbarii di questo R. Istitu 0 Sulla scheda accompagnante l esemplare, Rolli scrive: « Melius qua- drat cum icone Tillii quam Clusii et nescio quomodo Cl. Bertolon. unan cum alia confundat »: parole che confesso non riesco a capire perchi senza indicazioni precise. 20. Glycyrrhiza glabra L. | Abbondantissima presso il Castello di Decima, 4 ottobre 1896 Pitt Chiovenda). Osservazione. — Il Sanguinetti, p. 578, la eita del littorale Piceno S. Benedetto: il Maratti, II, 139, di Maccarese. 21. Coronilla vaginalis L. = C. minima A. Terrace.! apud Abbate Guida prov. di Roma ed. I : p. 226 (non L.) p. p. In summitate elatiorum Lepinorum Semprevisa di Carpineto 8 lugli 1854 (Rolli! 2 esempl. florif.); Filettino luglio 1856 (Rolli! ou.nia su hoc nom.); Trinità Monte Autore, 5 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano! Monti Simbruini a Foce, presso Filettino, giugno 1888 (Martelloni! suprema vetta del Monte Autore, 9 giugno 1895 (E. Chiovenda !). Osservazioni. — Gli esemplari di Rolli, Terracciano e miei hanno stipole un pò più piccole di quelle degli esamplari dell'Alta Italia, q di Martelloni sono tipicissimi; tutti gli esemplari sono in fiore. 22. Coronilla minima L.: A. Terrace. l. c., p. p. Filettino, 15 luglio 1856 (Rolli!); Monte Viglio, 14 luglio, 1891 (Br ed A. Terracciano!) tutti fioriferi e fruttiferi. 23. Onobrychis alba Desv. Filettino, strada per andare alla Serra, 12 luglio 1856 (Rolli! fruct fera); Filettino a Cerasolo, giugno 1888 (Martelloni! florifera). = 24. Vieia maeroearpa Moris. = V. sativa var. macrocarpa Auct. È assai frequente e molti esemplari se netrovano dell'Erbario Romano. ed anche noi nelle nostre gite l'abbiamo ritrovata anche in quo ^ $ 2^ WM y. 2. wo fir ERE E P DUR e P RS Sd. v xa gon o 2e gro P de pa e aU ^ n E at " 7 Ust. dA Au Ant PIERI ER : ‘ Roger ROOT edes ; IA T j + 5 Mi Y iw _ NS È PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 95 ultimi anni abbondante. Probabilissimamente gli autori delle fiore Ro- mane l’hanno confusa colla vera V. sativa. 25. Fragaria elatior Ehrh.: F. Cortesi in Rivista del Club Alpino Ital. XIV, (1895), p. 171. Assai frequente nei boschi presso la città di Roma, per es. ad Acqua Traversa, all’ Insugherata. alla valle d' Inferno; anche tra Bacciano e la Manziana (Chiovenda!). Il sig. Cortesi scrive di averla raccolta sui Monti Albani in un’eséursione scolastica del Club Alpino fatta a Monte Cavo. 26. Potentilla baldensis Kerner.: Zimmet. Monogr. Potent. Eur. p. 25; Siegfried. exiec. potent. nn. 269, 269a, 269b, 269d; Levier et Som- mier, Add. ad Fl. Etrur. p. 253. = P. aurea e P. verna Maratt. Fl. rom. I, 373. = P. verna N. Terrace. Pereg. terr. di Lavoro, II, p. 71; Caruel apud. Eart: F1. ital. X, 88, p. p. = P. verna var. pilosissima A. Terrace. apud Abbate I. c., p. 224, 225, 229 et in Nuov. Giorn. bot. Ital., 1894, p. 164 e 134. Io !’ ho raccolta abbondantissima sul Monte Autore dal Campo Secco alla vetta, in piena fioritura il 9 giugno 1895. , 27. Geum molle Vis. et Pane. Plant. Serbie. rar. aut. novae Decas I (1862), p. 7, tab. I, fig. 1: Nym. Consp. Fl. europ. 230. = G. intermedium Ten., Syllog. p. 253 et Fl. Napol., IV, p. 298 excl. Syn. Gussone et herb. sec. Ianka (Cfr. Iust. Bot. Jahrsber., IV, 1876, p. 1050). = G. hispidum Willk. et Lange Prodr. hisp. III, p. 238; et Supplem. p. 228; Uechtritz. in Oesterr. Bot. Zeitschr. 1875, p. 297 e 1876, p. 386. Macchia di Campo Secco nella Cammarata, 24 luglio (Rolli! sub G. montanum). Osservazioni. — Speeie che, tranne le foglie basilari, non ha nulla a che fare col G. montanum, e pei frutti sta nel gruppo del G. urbanum dal quale pure è distintissimo. Il nostro esemplare fiorifero corrisponde a maraviglia colla bella figura citata (1. A.) e all'esemplare conservato nell’ erbario Cesati raccolto al Monte Coeuzzo da Thomas e da lui de- terminato per G. pyrenaicum ed a quelli che io possiedo di Bosnia am . E. CHIOVENDA Trebevie bei Serajevo à cirea 1500 metri, 5 luglio 1895, legit Franz. Fiala. | | 28. Rosa agrestis Savi. Abbondante sul Monte Testaccio (Chiovenda ! ). Già citata dal Mauri per i dintorni di Tivoli. 29. Poterium officinale Benth. et Hook. Presso il lago d' Albano, luglio (Mauri in herb. Fiorini-Mazzanti). | 30. Mesembryanthemum acinaciforme L. Warion. in Bull. soc. bot. Franc. 1886, p. 394. Spontaneizzata nel littorale presso S. Marinella e Civitavecchia, apil 1896 (Pirotta e Chiovenda!); abbondantissima lungo la strada ferrata tra Carroceto e Porto d’ Anzio, ecc. Ottobre 1894 (Chiovenda ! J. 3l. Ribes multiflorum Kit. " In Appenninis sublacensibus alla Cammarata, 27 luglio 1857 (Rolli ! 2 esempl. sub. R. petraeum var. p). 32. Ribes alpinum L. In apenninis sublacensibus alla Cammarata, 27 luglio 1859 Gu 2 esempl.). 33. Thapsia garganiea L. Montalto, 19 maggio 1890 (G. B. Canneva! sub hoe nom. specim. fructifera). 34. Laserpitium latifolium L. Negli Apennini di Filettino alla discesa della Serra di S. Antonio | presso la grotta, 16 luglio 1856 (Rolli! 2 spec. unum foliif. alterum flo- rifer). 35. Peucedanum Schottii Besser; Caruel apud Parlat. FI. it. VII p. 265. Luoghi petrosi presso i campi coltivati sulla cresta montana tra la Licenza ed i laghetti di Percile, 30 settembre 1895 (Chiovenda e Pappi !) Osservazioni. — Secondo il Parlatore è frequente in Abruzz . La no- stra pianta corrisponde alla forma tipica. . 96. Magydaris tomentosa Koch. Terraeina negli oliveti di S. Domenico, 6 luglio 1874 (Cheriei ! E term. De Notaris). rai ma SE = # « a ib Na tel PLAN ers BREIL 3 a Eo AIT NES Pat EM Y aee ET QR a o Fe OU Y si e end Mrs te AU x FE E Mu EST FRERE We Voce ONE » e i x x AA IER TER S ea £L MUSS E EOD ST MAS } y f Tor fx ? Me Pu $ | s: apo” RE "m du PIANTE NUOVE © RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLOBA ROMANA 97 - Osservazione. — Nuova non solo per la Flora romana, ma pel conti- nente europeo. 37. Chaerophyllum eynapioides Benth. et Hook. = Biasolettia tuberosa Koch. = Myrrhis cynapioides Guss. Pl. rar., tav. 26. Monte Viglio, 14 luglio 1891 (Brizi e Terracciano!). 38. Carum flexuosum Nym. Consp. Europ. p. 307. Negli Apennini di Filettino sopra il Giglio detto anche Cantro, luglio 1856 (Rolli! sub Mewm carvifolium). ? 39. Bupleurum Gerardi Jacq. Pascoli rocciosi del Monte Gennaro dalla parte di Marcellina lungo la strada della Morra 30 settembre 1895 (Chiovenda e Pappi!); Monte S. Elia sopra Riofreddo 800-850 m. (Pirotta!); Monte Mare sopra Riofreddo m. 700-900 (Pirotta !); Monti di Santo Polo (Rolli! sub B. Columnae). 40. Conium maculatum L. var. lejocarpum Boiss.; Caruel apud Parl. F1. it. VIII, p. 475. Roma lungo la strada delle mura tra porta S. Paolo e porta S. Se- . bastiano, 26 giugno 1896 (Chiovenda!). 4l. Galium divaricatum Lam. Frequente nei luoghi erbosi secchi, più o meno ombrosi, alle Tre . Fontane e a Casetta Mattei (Chiovenda!). 42. Doronieum caucasicum M. B. In Montibus Tuseulanis alla Rufinella, 20 aprile 1861 (Rolli! 3 esemp. . sub. D. eriorhizum Guss.) Osservazione. — Nuova per l Italia media. 43. Senecio apenninus Tausch. ? = S. doronicum y neglectus Parl. sec. Arcang. Comp. FI. ital. ed. II p. 670. = S. orivntalis Ten. fl. nap. II, p. 224. In apenninis prope Rieti inter fagos, vel parum ultra et tune caule Simplici, 8 luglio 1858 (Rolli! sub S. doronicum, due esemplari); Trevi . mel Lazio a Roja 1887 (Martelloni !); Filettino al vallone dell'Orso, ago- sto 1888 (Martelloni !); Trevi - Vallepietra, 13 luglio 1891 (Brizi e A. Terracciano!). i 7. Malpighia, anno XI, vol. XI. TOR | TEAC | 2 CHIUVENDA E Osservazioni. — Questa forma è assai ben distinta dal vero S. a nicum quale cresce sulle Alpi piemontesi e anche sul secco per uno ` conosca bene la pianta alpina è assai facile distinguerla. I prine caratteri sono: caule assai più elevato e meno rigido, ramoso in a con rami 2-6, piuttosto lunghi 1-3-cefali; però esistono pure esempl uniflori (vedi Rolli ed esemplare Brizi e Terracciano). Involucro gli brescente colle brattee esteriori molto più brevi delle interiori; ligul di color giallo-zolfo mai giallo d'oro o giallo arancione. Le foglie sor alla base cuneate e insensibilmente ristrette in piceiuolo. Il Sangui dà il S. doronicum solo dell’ Umbria. | 44. Anacyclus radiatus Lois. 5 diseoideus. Capitulis discoideis. Arene marittime tra Furbara e S. Severa, 12 giugno 1896 (Chioven a! Osservazione. — Non è certo da riferire all’ A. valentinus L. -— 45. Leucanthemum latifolium DC.: A. Terracciano in Nuov. Gi Bot. It., 1894 p. 145 e 169. Nelle macchie presso la Farnesina (Chiovenda!). Osservazioni. — Specie gigantesca, ramosissima alta 1-2 metri rami numerosissimi in pannocchia piramidale ricchissima di capolini dottor Terracciano scrive che questa specie fu raccolta da suo pM sul Monte delle Fate nell’ estremo confine sud della nostra pror 46. Leucanthemum ceratophylloides Nyman. | — Anthemis petraea Beguinot! in Bull. soc. bot. Ital. 1897, p. | ^ Trinità - Monte Autore 15 agosto 1891 (Brizi e A. Terracciano | Osservazione. — Non ha nulla a che fare bud Anthemis petraea + ii (= A. carpatica W. K.); tutto l’ habitus n° è diverso oltre i carati generici. Son sicuro del sinonimo del Beguinot per gli esemplari doi timi l'anno scorso dal raccoglitore stesso. | 47. Artemisia annua L. Originaria dell'Europa orientale. — Roma sul Viminale, gruppo una dozzina di piante tra i ealeinaeei sopra il nuovo muraglione Via Balbo, 6 settembro 1890 (G. B. Canneva! 2 esemplari). 48. Asteriscus aquaticus Less. 5 pygmaeus Willk. et Lange DI abbondantissimo nei pascoli presso S. Severa insieme coi tipo giugno 1896 (Chiovenda ! ). PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 99 49. Pallenis spinosa Cass. 5 aurea Willk. et Lange. - Insieme alla specie ma un pò meno frequente. 50. Mieropus erectus L. Valle Pietra - Trinità, 15 luglio 1891 ( Brizi e A. Terracciano !). Osservazione. — Il Sanguinetti ed il Battelli la danno solo dei monti dell'Umbria e Piceno. 5]. Cirsium palustre Scop. Sopra la Mola di Filettino nei luoghi paludosi. I suoi rami superior- mente si allungano e portano fiori pendenti in questa guisa (ne dà uno schema ) 12 luglio 1855 (Rolli!). In Apennini di Filettino al Vallone lungo il fiume, 5 agosto 1860 (Rolli! 4 esempl.) A Fiumata presso Fi- lettino, luglio 1886 (Pelosi!). 52. Carduus ehrysacanthus Ten. Trevi, Vallepietra, 15 luglio 1891 (Brizi e A. Terracciano !). 93. Carduus carlinaefolius Lam. Sopra Filettino nelli faggeti, 14 luglio 1856 (Rolli!); in apenninis Serra S. Antonio, 13 luglio 1856 (Rolli!); Monte Autore, appennino della Cammarata, 25 luglio 1857 (Rolli!); Filettino alle fosse, giugno 1888 (Martelloni !). 54. Centaurea jacea L. Nei boschi circostanti al cratere del lago di Vico, circondario di Vi- terbo, 30 luglio 1890 (Mari!); castagneto di Riofreddo, 8 agosto 1896 (Pirotta!); da Orvinio a Scandriglia, 5 agosto 1896 (Pappi!). 55. Geropogon glabrum L. . Roma, maggio 1831 (Sanguinetti! sub Tragopog. porrifolium cum - Trag. eriospermo); monti di Tor di Valle e di Ponte Fratta, 10 maggio 1856 (Rolli!); campi al Fiscale, 4 giugno 1872 (Rolli !): campi alla Mu- gliana presso Roma, maggio 1895 (Chiovenda!): colline erbose e ro ciose presso Licen-a, 30 settembre 1895 (Chiovenda e Pappi!); -alen!o il Monte S. Elia da Riofreddo. nei campi di grıno 18 agosto 189^ R. P rotta!). Esiste pure un esemplare in fiore senza località. ma jua.i cer- tamente della provincia, dell'erbario di Mauri, determinato di pugno de! A Sebastiani per G. glabrum, cancellato e sostituita da Mauri colia de | termin. di Tragopogon porrifolium ? E. CHIOVENDA 56. Tragopogon eriospermum Ten.: Chiov., in Bull. soc. bot. It. 1893, proc. verb., p. 369. : = porrifolium Seb. et Mauri! prodr. 275; Sang. ! prodr. p. 658, p. Intorno a Givitavecchia (Sebastiani! sub T. porrifolium); Horto Ro mano sponte, giugno 1830 (Sanguinetti! sub 7. porrifolium); Horto : mano, maggio 1828 (Mauri! sub 7. porrif.); Villa Pamphili, g giugno 183 (Sanguinetti! sub T. porrif.); Ponte Galera e Campo di Merlo, lungo ferrovia e i fossi d’acqua, 24 maggio 1872 (Cherici! Dntrs. determ. pr T. porrif); Valle d’ Inferno, 3 maggio (Cuboni!); Filettino a Gafor chietto, giugno 1887 (Martelloni! esemplare dubbio perchè in fiore, stato determinato con dubbio da A. Terrace. per T. porrif.); Villa Dori: 14 aprile 1891 (A. Terracciano! sub 7. porrif., 2 esempl.); Acqua Aci tosa, nei prati, 14 maggio 1893 (A. Beguinot! sine nom. pulcherr. fructif. Monte Gianicolo a Villa Corsini, luoghi umidi, 30 aprile 1893 (A. guinot! flor.); al piede del Monte Soratte, nei prati lungo il Tevere maggio 1895 (Chiovenda !). Osservazioni. — Questa specie quando è ben fruttificata si disting g facilmente dal T. porrifolium L. (di cui non esiste nella provincia la sola var. T. australis Jord.) per la forma degli acheniie pel | * del pappo. Il 7. porrifolium ha achenii con corpo lineare attenuato sensibilmente in rostro lungo come il corpo, fortemente echinato rostro è munito in alto di un callo glabro, di più nella nostra V il pappo è rossastro. Il 7. eriospermum invece ha achenii con corpo la ceolato bruscamente attenuato in rostro lungo 2-2 '/, volte il corpo $ e munito all'apice di un callo lanigero: il pappo è candido o quasi, " mai rossastro. 507. Hypochaeris pinnatifida Cyr. = Hypoch. cretensis Sanguinetti, prodr., p. 660. | In apenninis di Filettino sul Cantro, sopra la regione del fag luglio 1856 (Rolli! sub H. cretense, 2 esempl.); Monte Viglio, 14 lu 1891; Trinità-Monte Autore, 15 luglio 1891 (Brizi e A. Terraccial Osserrazione. — Sanguinetti la dà di Monte Bove. | 98. Robertia taraxaeoides DC. In montibus apenninis di Filettino sopra il Cantro, 12 taglio superata la regione del faggio (Rolli! 3 esempl.); da Monte Don Marco a Monte S. Marino, 10 agosto 1891 (T. A. Baldini Monte Viglio, 14 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano!). 59 Pterotheca nemausensis Cassini: Arc. Compend. it., ed. I. p. . 429, ed. II, p. 747; A Terracc. apud. Abbate, Guida, p. 181, 206. É estremamente comune nei prati, pascoli e luogi erbosi di tutta la campagna Romana, dal mare fino al piede dei monti, ovunque. Osservazione. — Il signor Sommier ha già dato (Bollettino soc. bot. It., 1892) questa pianta abbondantissima della regione maremmana To- scana, anzi egli la considera come una delle caratteristiche di quella regione: da noi, nel mese d’aprile, costituisce quasi da sola il color giallo d’oro che presentano taluni prati. 60. Campanula cervicaria L. Bosco di castagni di Riofreddo, 12 agosto 1896 (RI Pirotta !). Osservazione. — La località più meridionale per l’Italia era Spoleto, ove era stata raccolta dal prof. Grampini, adesso invece è la presente. Cfr. Parlatore, vol. VIII. 61. Campanula maerorrhiza Gay. var. angustiflora Tanf. apud Parlat, Fl. ital., VIII, p. 101; Arc. ed. II, p. 637. Fessure delle roccie calcaree sul Monte Gennaro, 29 settembre 1895, fructibus (Chiovenda e Pappi!); Rocca di Cervara, m metri, 18 agosto 1895 (Pirotta! sub C. macrorrhisa). 62. Monotropa hypopithys L. Nei monti Simbruini a Valise, 15 settembre 1886 (T. A. Baldini! l esempl. sub hoc nom. fruct.). 63. Gentiana pumila Jacq. = Gentiana verna in Abbate Guida ete. p. 221, 226; Parl. Fl. it. VI, 764, p. p. In apenninis sommità del Cantro, 14 luglio 1856 (Rolli! 2 esempl. sub G. verna); Monte Avellino fine di giugno, Monte Cave Subiaco (Se- bastiani ! sub G. verna); al Coforchietto sopra Filettino, giugno 1889 Martelloni! det. Pelosi pro G. verna); Monte Viglio, giugno 1888 (Mar- telloni!); Monte Viglio, luglio 1886 (Pelosi! sub G. verna); Trinità - ' Monte Autore, 15 luglio I891 (A. Terrace. e Brizi a me olim pro G. vali è N A ar E. CHIOVENDA verna dl); abbondante sulla suprema vetta del Monte Autore 9 luglio 1895 (Chiovenda !); Monte Viglio, 14 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano !). 64. Chlora imperfoliata L. Gravis Herb. mar. pont. p. 12!: A. Ter- racc. in Nuov. Giorn. bot. Ital. 1894, p. 144. Frequente ai margini dei fossi presso Fiumicino e nei pascoli di Campo Salino (Chiovenda ! ). Osservazione. — Corrisponde perfettamente alla descrizione di Willk. et Lange prodr. Fl. hisp. p. 658-9 ed agli esemplari che ho di Spagn T Il Gravis citato pure dal Terracciano la raccolse fra Terracina e Fondi presso il confine meridionale della nostra provincia, ma certo fuori i essa. 65. Convolvulus lineatus L. Roccie del littorale tra S. Severa e Civitavecchia, 1 aprile 1896 rotta e Chiovenda!); presso Porto d'Anzio (Giorni! ex herb. ue si 66. Heliotropium macrocarpum Guss.! — Abbondante nei campi stati coltivati in primavera presso Castel Decima e presso la stazione di Carroceto (Pirotta-Chiovenda!) il 4 « tobre e I'8 ottobre 1896). 67. Asperugo procumbens L. - Roecie e frane presso il santuario della S. Trinità sopra vai .9 giugno 1895 (Chiovenda ! ). Abbondantissima in un canneto fuori porta S. Paolo lungo il Tevere, 28 giugno 1896 (Chiovenda)! Osservazioni. — Il Sanguinetti, p. 175, la dà solo di Castelluccio | ceno. Maratti di Orte nell'Umbria, Bertoloni II. 333 di Viterbo. 68. V>rbascum hybridum Brot. = V. sinuatum X pulverulentum. Nella valle della Cremera sotto Vejo (Grampini ! ). 69. Verbaseum geminatum Freyn. = V. blattaria X sinuatum. Tra i parenti nei pascoli della Farnesina, 4 agosto 1893 (Chiovenda 70. Veronica repens Clairv. Abbondantissima nei pascoli umidi del Monte Autore, specialmente Campo Secco, 9 giugno 1895 (Chiovenda ! ). . 71. Rhinanthus minor Ehrh. _ Monte Gennaro 1 luglio 1813 (Sebastiani !): Monte Cave, 21 maggio 1886 (Pelosi! sub R. alectorolophus); Filettino a Cerasolo, giugno 1886 (Martelloni !); Filettino 13 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano! in- | sieme con R. alectorolophus Poll.); pascoli del Monte Autore scendendo . a Subiaco poco sotto il campo delle Ossa, 9 giugno 1895 (Chiovenda !). 72. Pedicularis elegans Ten. Caruel apud Parl. Ft. it. VI, 441; Crugnola, Le Pedic. del Gran Sasso d'Italia p. 16, 17, 18, 25. = P. fasciculata Auct. Ital. centr. et Merid. Apennini di Filettino 14 luglio 1856 (Rolli! sine nom.); Monte Ca- forchietto sopra Filettino 10 settembre 1886 (Martelloni ! fructif.); Fi- lettino a S. Onofrio, giugno 1887 (Martelloni !); Filettino al piede del Repe, giugno 1888 (Martelloni !): Monte Viglio sopra Filettino, luglio 1886 (A. Pelosi! sub Ped. tuberosa); Monte Viglio, 14 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano! già da me determ. per P. rostrata); in Monte Passeggio m. 2000 s. m. 20 agosto 1895 (A. Beguinot! fructif.). Osservazioni. — L’esemplare raccolto dal Martelloni al piede del Repe per la statura assai più elevata si avvicina assai alla P. fasciculata delle n. Alpi occidentali; però se gli esemplari non sono in frutto è ben difficile : distinguere le due specie se per caso negli erbarii si trovassero confuse senza località: il arnie però del frutto, messo in evidenza per il primo dal prof. Caruel, è più che sufficiente per tenere separate le due |. piante specificamente. 73. Pedicularis petiolaris Ten. Fl. napol. V, (1836) p. 35; Arc. E. Comp. ed. Il, p. 409 pl. Abr. excl. pl. Istr.; Caruel apud Parlat. F/. it. VL 437 pl. Abr. excl. pl. Istr.; Steining. Beschr. d. Europ. Art. d. Gen. Pedicul. in Bot. Centr. (1887) p. 314; Crugnola, Le Pedic. del | Gran Sasso d'Italia (1891) p. 16, 17, 18, 21, 22. = P. rosea B Ten. FI. napol. IV. | = P. Friderici- Augusti Ces. Pass. Gib. (non Tomm.) Comp. it. p. 359 pl. Abr. excel. pl. Istr.; Arc. Comp. ed. I, p. 522, pl. Abr. excl. pl. Istr. = P. pubescens Orsini! in herb. Cesati et in Comp. l. c. = P. rosea Ten. Succ. relaz. viagg. Abr. Stato Pontifi. in Accad. E Pontan. (1829) p. 220. PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 103 E. CHIOVENDA Pascoli del Monte Autore non molto lungi dal santuario della E .nità sopra Vallepietra, 9 giugno 1895 (E. Chiovenda!) Osservazioni. — Credo sia rarissima. Il color roseo pallido disting assai bene questa specie dalla P. Friderici Augusti Tomm. che Uh | gialli. Cfr. Steininger, l. c. [d 74. Melampyrum eristatum L. VI, 300. 75. Melampyrum nemorosum L. In montibus sylvatieis prope Rieti sopra Fura Pecore, (Rolli! sub hoc nom. dubbiose, esemplari solo fogliferi). 76. Lamium bifidum Cyr. var. eryptanthum Guss. Forma floribus omnibus vel fere, cleistogamis. Insieme col tipo non raro. 77. Staehys ambigua Sm. = ? S. palustris X sylvatica. Argini dei fossi presso Fiumicino. Rara (Chiovenda !). E citata dal Battelli per l'Umbria. : 78. Stachys recta L. 5 angustifolia Caruel. Circeo, 12 giugno 1856 (Rolli! sine nom.). 79. Ajuga acaulis Brocchi. Caruel apud Parlat. Fl. ital. VI, Nella sommità del Cantro nel praticello a mezzogiorno, 12 lu 1852 (Rolli! 3 esemplari); al Caforchietto e Scaffali sopra Fil nei monti Simbruini, giugno 1887 denos. nd determ. A. Pelosi esempl.). : Osservazione. — Il Rolli per uno dei suoi esemplari serive: fert foliis inferioribus spathulatis vel obovato-lanceolatis in parte SUP riore crenato dentatis; corollis calyce sextuplo longioribus: fauc i crassatis. » . » 80. Primula suaveolens Bertol. |» = P. officinalis in Abbate Guida ecc. p. 226. = P. Columnae Ten.: A. Terrace. in Bull. soc. bot. Ital. 1892; p u In apenninis Sublacensibus alla Cammarata, 28 luglio 1857 (Roll! PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 105 nom. et cum nota: « Radix recens odorem caryophyllaceum praefert » 2 esempl.); Filettino a Foce, aprile 1887 (Martelloni! det. Pelosi pro P. offic.. Monte Viglio, 14 luglio 1891; Trevi-Vallepietra, 15 luglio 1891 (Brizi - A. Terrace.! 2 esempl.); salendo al Monte Autore da Cammarata Nuova, 9 giugno 1895 (Chiovenda!). 81. Anagallis parviflora Hoffg. Lk. Foee del Tevere nelle sabbie dell'Isola Sacra, 17 maggio 1896 (T. A Baldinf!); Casetta Mattei, maggio 1895 (Chiovenda!). 82. Plantago media L.: Macchiati Viterb. p. 31; Maratt. I. 106. In montibus Sabinis a Monte Flavio alli pozzi della neve, 18 luglio 1858 (Rolli! 2 esempl.; Monte Autore, Piano Livata, 15 luglio 1891 (Brizi e A. Terracciano! 2 esempl.). 83. Plantago montana Lam.: N. Terracc. Peregr. bot. Terr. di La- voro, II, p. 39 e 96; Beguinot! in Bull. soc. bot. Ital. 1897, p. 34. Sommità del Cantro verso il PeR 12 luglio 1856 (Rolli! sub P. alpina, 3 esempl.). 84. Euphorbia Barriat Savi; Beguinot! in Bull. soc. bot. Ital. 1897, p. 33. Spiaggia di Fiumicino, maggio (Sebastiani!); Monte Circello, giugno (Fiorini-Mazzanti !). Nella macchia di Terracina dalla torre di Badino . per andare a S. Felice, 8 giugno 1888 (Rolli! sub Euph. myrsinites, 5 esempl); Monte Circeo fra torre Badino e Terracina, 27 maggio 1888 (A. Terracciano! 3 esempl. senza nom.); Roma al monte Circeo, 26 aprile 1888 (A. Terracc.! sub E. terracina). Il signor Sommier mi ha comunicati esemplari da lui stati raccolti al Circeo. 85. Elodea canadensis Casp.: Godr. in Bull. soc. scient. Nancy 1877; Cavara in Malpighia agosto 1894, p. 74; Pasquale F. in Bull. soc. bot. Ital. 1894, p.265; Schilberszky in Termesz Közl. XXIII, 1891 p. 372; Fiori in Malpigh. IX 1895, p. 119 e Fl. anatit.. Ital. vol. I, parte I, p. 158 sub Anacharis; F. Pasquale in Bull. soc. bot. Ital. 1896 P. 3; Bolzon in Bull. soc. bot. Ital, 1896, p. 132; Goiran in Bull. soc. bot. Ital. 1896, p. 253. x Dopo quanto è stato scritto da molti intorno alla comparsa e distri- buzione in Italia di questa pianta, tutti hanno dimenticato che essa fu data già per le paludi pontine dal Gravis fin dal 1888. ` - sola negl’imbarcaderi del lago Maggiore ove è abbondantissima special- ma che non venne mai pubblicato) p. 133; riportato da A. Terrace. /— E. CHIOVENDA Colgo l occasione per dire che io l ho raccolta da parecchi ann prima di me la raccolse il prof. Rossi del liceo Rosmini di Domodos mente a Pallanza, Oggebio e Cannobio. . Gladiolus dubius Guss.; Parl. FL it. III, 260; Sommier in Bu soc. bot. Ital. 1896, p. 125. = ? G. communis L. sec. Martelli in Bull. soc. bot. Ital. M p- 221 et seg. = G. communis Sang. prodr. rom. p. 35. Abbondante nelle arene del tomboleto presso Fiumicino ed a Cameli i ceto (Chiovenda!). Osservazioni. — Primo il sig. Sommier pubblicò questa specie | una località fuori dell'isola di Sicilia. Io la raccolsi fin dall’ ottobi 1894 in frutto che appunto per i semi cireondati da larga ala membr nosa fui messo in sospetto trattarsi di qualche buon acquisto per la no stra flora: la riferii prima con dubbio al G. inarimensis var. etruscu Levier (che non conosco che per la descrizione), poi con dubbio pure, al G. dubius, e questo dubbio mi fu tolto dalla pubblicazione del si Sommier e da quanto egli scrisse intorno a questa pianta. 87. Iris olbiensis Hénon. : = I. suaveolens N. Terrace. apud A. Terrace. in Nuov. Giorn. Ital. 1894, p. 145 e 182 sec. specim. e Monte Gennaro. = I. germanica in Abbate Guida, p. 213. ; Sommità del Lucretile (Rolli! sub 1. germanica); Civitavecchia pres la torre d’Orlando (Rolli! sub / italica); Monte Gennaro (Terracciano!, i Chiovenda!). 88. Nareissus Tenorii Parl. Monte Circeo presso il Semaforo nei muricciuoli e tra le roccie, aprile 1893 (Chiovenda e Pappi!). | 89. Fritillaria Orsiniana Parl. F1. it. II, 411. = F. montana Rolli! (non Hoppe) Rom. pl. cent. XVIII (borse stampa di un artieolo ehe doveva essere inserito nel Giornale Arcadi Nuov. Gior. bot. Ital. 1894, p. 135, 182 et apud Abbate Guida, p. 13 y ai É j ; “= à 2 P h | x - / k i e des PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA 107 Frequente nei pascoli del Monte Autore non molto distante dal san- tuario della S. Trinità, e poco sotto la vetta, 9 e 10 giugno 1895 (Chio- venda ! ). Osservazione. — È specie assai ben distinta dalla F. montana Hoppe (= F. tenella M. B.) come ha ben fatto rilevare il Parl. 1. c. 90. Gagea lutea R. S; Beguinot! in Bull. soc. bot. Ital. 1897, p. 33. | Boschi di faggio poco sotto la sommità del Monte Autore, 10 giugno 1895 (Chiovenda!); Monte Viglio, giugno 1888 (Martelloni!). Osservazioni. — Il Maratti 1, 257 la dà « ad nemus Matthaejorum ug ab urbe lapide », cosa poco probabile. l. Ornithogalum montanum Cyr. Tra le rocce boscose presso la sommità del Monte Soratte al convento (Chiovenda!). 92. Asparagus scaber Brignoli: Sanguin. Fl. rom. prodr. 766. Abbondantissimo nei pascoli umidi presso Fiumicino (Rolli!, Chio- venda!); Civitavecchia (Sanguinetti! ). 93. Triglochin laxiflorum Gussone. Abbondante nei pascoli e luoghi erbosi umidi e scoperti, poco lontani dal mare, ad Ostia, Fiumicino, S. Severa, Castel Porziano e Castel di ... Decima (Chiovenda!); a Carroceto (Pirotta !). Osservazioni. — Il sig. Sommier (Bull. soc. bot. Ital., 1894, p. 272) l'indicó già per la maremma toscana sotto Capalbio e Capalbiaceio, poco lontano dal limite settentrionale dela nostra regione. 94. Luzula spicata DC. In apenninis sopra il Cantro, 15 luglio 1856 (Rolli! 3 esempl.). Osservazione. — Il Sanguinetti, nel suo Prodromo, la dà solo del Piceno. 95. Juneus multiflorus Desf. Lungo la strada tra Porto e Fiumicino, 1.° luglio 1860 (Rolli! 4 esem- Plari); nei fossi di Campo Salino tra Ponte Galera e Porto, 2 giugno . 1896 (Chiovenda!). 96. Cyperus distaehyos All. Ad littora Cireaei, Junio (Fiorini-Mazzanti!); Terracina, fuori di porta = Napolitana alla Mola, 8 giugno 1855 (Rolli!) 97. Seirpus triqueter L. (Chiovenda!); nel lago di Porto Trajano (Rolli!). — Già raccol Brunner tra Ostia e Fiumicino. 98. Carex leporina L. In apenninis prati di Campo Secco dietro il bosco, 24 luglio] 185 (Rolli! sub C. ovalis, 4 esempl.). Osservazione. — E assolutamente nuova per la provincia. Sanguin la dà solo dell’ Umbria. 99. Carex pilosa Scop. Abbondante nel bosco di castagni presso Riofreddo, aprile 1896 (Chi venda! ). 100. Carex hispida Willd. Falde meridionali del Circeo sotto S. Felice presso la riva del m 7 giugno 1855 (Rolli! 6 esemplari); Torre del Fico presso il mare maggio 1888 (Terracciano! sine nom.). A 101. Carex sempervirens Vill. Apennino di Filettino, 8 agosto 1860 (Rolli!); sopra il Cantro, r glio 1858 (Rolli! sub C. macrostachys stato poi corretto di ge Parlatore in C. sempervirens. 102. Carex (') macrolepis DC. Alla scogliera del Pizzone sopra Carpineto, fiorisce in giugno, 1852 (Rolli! 2 esempl.): Monte Cotento, 12 luglio 1891 (Brizzi e - Terracciano! s 103. besesin oryzoides Soland Begninot in Bull. soc. bot. À, 1897, p. 31. | Nel fosso della Magliana, abbondante presso il ponte della via ! tuense; presso Maccarese nei fossi dei prati (Chiovenda!). Osservazioni. — Gli esemplari raccolti dal Beguinot a Selvapià (!) Nell'erbario Romano si conserva un esemplarino di Cares, raccolto È ripas fluviorum Vicente » dalla sig. Fiorini-Mazzanti e da essa i vulsa: invece è C. capillaris L. Io dubito fortem ch ts PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERRI ALLA FLORA ROMANA 109. da lui comunicati all'Istituto ed a me, sono muniti di bellissime pan- nocchie esterne; nei miei esemplari invece le pannocchie sono tutte na- ` scoste o seminascoste entro le guaine fogliari inferiori. Intorno a questo fatto si efr. Duval, Iouve in Hull. soe. bot. France, 1863, p. 194. 105. Agrostis pallida DC. Terracina, maggio 1832 (a Dm. Woods sec. Sanguinetti! mescolato con Corynephorus articulatus e Aira capillaris sotto il nome di Aira articulata). Osservazione: — E buon esemplare che non lascia aleun dubbio sulla sua determinazione. 106. Calamagrostis varia Baumg. In apenninis, vallone di Filettino, 4 agosto 1860 (Rolli! 2 esempl.); alla cava dell'Asfalto di Filettino, 14 luglio 1856 (Rolli! 2 esempl.). Osservazioni. — Sanguinetti dà l' Arundo montana per Castelluccio di Norcia. 105. Agrostis spica-venti L. Maratti, Fl. Romana, I, 53. Nel giardino del signor Lanzi spontanea, 20 giugno 1862 (Rolli !). Osservazione. — Maratti la dà di Ponzano. 107. Trisetum neglectum Savi, var. pubescens Chiov. Paleis inferioribus dorso undique villosis glumis glaberrimis carina scabris. In amphiteatro Flavio Romae, junio 1861 (Fiorini!); Colosseo, 19 giugno 1887 (Avetta !). Osservazioni. — Il Parl., Fl. it., p. 269 scrive di non aver mai osser- vato la presente specie colle glumette inferiori pelose. Sono certo che i predetti esemplari non possono appartenere alla Koeleria phleoides. 108. Avena hybrida Peterm. — A. sativa X sterilis. Panisperna, 24 maggio 1874 (Denotaris! sub A. sativa L., aristata); Panisperna, nelle macerie, 28 maggio 1875 (Denotaris sub A. orientalis Schreb. ?). 5 Osservazioni. — I due esemplari hanno di comune solo il carattere di avere l'asse delle spighette munito di peli lunghi '/ della glumetta E. CHIOVENDA all’ inserzione dei fioretti; diversificano poi tra loro: 1.° per I aspet gli esemplari del 1874 hanno pannocchia lassa e allungata, mentr quelli del 1875 l hanno rotondata condensata e più ricca di spighette 2.° per la forma dell'apice della glumetta inferiore, giacchè gli ese plari del 74 l'hanno ottusetta all'apice ed intera, mentre quelli del 1875. l'hanno brevemente bifida all'apice; 3.° per la quantità dei peli del coll chè negli esemplari del 74 sono pochissimi, 1-8, mentre in quelli di 1875 sono numerosi, fino ad una ventina. Da queste osservazioni mi nasce spontaneo il sospetto che se v mente l'A. hybrida è un ibrido tra l A. sativa e VA. sterilis (o fa che sia, secondo Steudel), gli esemplari del 1874 si dovrebbero segna? per A. sativa X sterilis, mentre quelli del 1875 per A. sterilis X sativ 109. Spartina versicolor E. Fabre. 5 Segnalo una nuova località: sulla riva del mare tra S. Severa e Ci vitavecchia, ] aprile 1896 (Chiovenda e Pirotta !). Osservazione. — Raccomando ai botanici toscani di cercare quest pianta che certamente si deve trovare sui loro littorali. 110. Dactyloctenium aegyptius Dur. et Schinz. Terracinae (Fiorini-Mazzanti!); circa Porto d' Anzio, nelle praterie ottobre 1856, habui ab amico Giorni (Rolli!); io la raccolsi abbonda temente alla Capocotta, l'1 dicembre 1895, in compagnia del Cav. Albin del prof. Baldini e di A. Pappi. ; -lL Eragrostis Barrelieri I. Daveau!, Chiov., in Ann. R. Ist. b Roma, 1896. È assai frequente nei terrapini delle strade ferrate e "o nella ghiaia lungo i binari alla Magliana, a Fiumicino, a Palo, Po Galera, Maccarese, S. Severa (Chiovenda !). 112. Eragrostis poaeoides P. B. i Abbondante nelle ghiaie lungo i binari della ferrovia presso la s zione di Castel Giubileo, 27 settembre 1896 (Chiovenda !). | 113. Koeleria splendens Presl. var. apennina (Rolli) Chiov. | = K. apennina Rolli! in esxice. herb. Roman. % Panieula semipolicaris ovato- -oblonga, coerulea conferta spiculis floris, gluma majore obovata, acuta flosculis breviore, palea infe ca E 4 * n (ore. PES ^U x dato En Em da c e A 4 | PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ROMANA — lll © margine anguste membranacea, acuminata, mutica » (Rolli) sed muero- uulata: foliis brevissimis planis in sicco vix convolutis, areuato-faleatis. Culmo breviori, apice puberulo. Planta egregia adspectu simulat Trise- tum subspicatum alpium. In appenninis di Filettino sopra Campo Catino, 8 agosto 1860 (Rolli ). Monti Simbruini sul Monte Viglio, 24 settembre 1886 (T. A. Baldini ! sub Sesleria, 2 esempl.). | 114. Poa violacea Bellardi. Prati di Campo Secco alla Cammarata, 24 luglio 1857 (Rolli!); ibidem, 9 giugno 1895 (E. Chiovenda! ). 115. Glyeeria fluitans R. Br. (non Seb. et Maur.! neque Sang.!), in Abbate, l. e. 201. Nettuno, stagno grande, 10 giugno 1886 (Pelosi !) : Monte Circeo fonte della Bagnara, 20 maggio 1888 (A. Terracciano !) ; fossi della Sgurgola sotto il Velino, 18 agosto 1872 (Rolli! 2 esemp.). Data anche da Gravis. Osservazione. — Questa specie nella provincia credo piuttosto rara; quella ereduta tale da Sebastiani, Mauri e Sanguinetti come risulta dai loro autoptici à G. plicata Fries. 116. Glyceria plicata Fries. = Poa aquatica Maratti (non L.) sec. loc. Fl. rom. I, p. 60. — Festuca fluitans Seb. et Maur.! Prodr. 59. = Poa fluitans Sang! prodr. p. 79. Romae in fossis (Sebastiani ! sub Festuca fluitans) ; Fossi per la valle dell'Inferno, maggio 1837 (Sanguinetti! sub Poa fluit.); Villa Pamphili, maggio 1840 (Sanguin.! sub P. fluit.); in paludibus Pomptinis (Fio- rini! sub P. fluit.); presso Anagni, giugno 1855 (Rolli!): solfatara di Tivoli , maggio 1856 (Rolli !); Valle d' Inferno (Cuboni!); farneta di Ponte Bianco Antonelli lungo i fossi, 10 luglio 1874 (Denotaris!); Valle d'Inferno presso il Fontanile, 18 maggio 1878 (Cuboni!); Acqua Ace- tosa, 8 luglio 1880 (G. B. Canneva!); Monte Circello campi fra Ma- donna della Mola e Torre Vittoria, 23 maggio 1888 (Terracciano !), marrana lungo la via del Mandrione fuori Porta S. Giovanni, maggio 1894 (Chiovenda 1). 117. Festuea Halleri All. 112 reor TS eee re: COOVENDE Monte Cotento, 12 luglio 1891 (Brizi e A. Terrace. !); Trinità - Mont Autore, 5 luglio 1891 (Brizi ed A. Terrace.!). Osservazioni. — Questi esemplari differiscono da quelli che io sempre raccolto sulle Alpi piemontesi per le spighette variegate, le fo glaucescenti più o meno arcuate e pei culmi più alti e lunghi 3-4 v le foglie. 118. Festuca violacea Gaud. var. earniea Hackel. Trinità, - Monte Autore, 15 luglio 1891 (Brizi e A. Terracciano!) forma nitida Hackel. Trinità, Monte Autore, 15 luglio 1891 (Brizi ed A. Terracciano! sieme colla varietà). 119. Festuca laevis Hackel. var. villosula Hackel, Sul Monte Autore rarissima, 9 giugno 1895 (Chiovenda!). Osservazione. — Della F. laevis Hackel è sinonimo la F. ovina di Autori Romani. 120. Festuea spadicea L. Pascoli del monte Autore non molto distante dal santuario della Tı nità 9 giugno 1890 (Chiovenda!); Monte Cotento di Filettino nei p prima di salirlo sopra il faggio 14 luglio 1856 (Rolli !). Osservazione. — Il Sanguinetti la dà solo di Monte Vettore r Umbria. 121. Aegylops triticoides Requien. = Trilicum vulgari-ovatum Godr. Gren, Fi. fr. III, 600. Terracinae {Fiorini ! insieme con Ae. ovata e sotto questo nome). Osservazioni. — L’ esemplare rappresentato da un unico ramose differisce per avere 5 spighette di cui l’infima solo è assai rid mentre le altre quattro ed anche l’apicale sono tutte grosse e fertil a caratteri corrispondono egregiamente colla descrizione dei Gr. Godr. agli esemplari confrontati. 122. Hordeum Gussoneanum Parl. Fl. palerm., I, 246 et Fl I, 523 inosserv. ad H. maritimum; Willkomm. Suppl. prodr. fl. Hisp = H. secalinum Guss. PI. rar. illustr., p. 58. t. XI. 3 = H. Winkleri Hackel in Oesterr. bot. Zeitsch. 1877, p. 49; wil | lust. Ip. 63, t, XLIL B. PIANTE NUOVE O RARE DA AGGIUNGERSI ALLA LORA ROMANA © 113 = = H. maritimum Auct. rom. p. p. Palo maggio 1849 (Sanguinetti! sub H. maritimum); Piazzale a Pa- = nisperna, rarissimo, 12 giugno 1874 (Dntrs. sub H. marit. 2 esempl.); in sylvis arenosis Terracinae (Fiorini! sub H. mar.) In viis urbis et ag- geribus frequens, maggio 1855 (Rollil.sub M. maritimum). Comunissimo nei luoghi sterili non molto lontani dal mare a Campo Salino, a Ponte . Galera, a S. Paolo presso Roma, a S. Severa, Furbara, ecc. (Chiovenda!). à Osservazioni. — È distintissima dall’ H. maritimum per i caratteri delle glume messe in rilievo da Hackel e da Willkomm. 123. Hordeum secalinum Schreb. Nelle messi a Tor di Valle in via Ostiense, 22 maggio 1856 (Rolli! 2 . exempl.); Iu locis hieme inundatis a Ponte Fratta, 8 giugno 1860 (Rolli !); . luoghi paludosi del littorale tra Furbara e S. Severa, 12 giugno 1896 . (E. Chiovenda !). Dato dal Deakin per il Colosseo. = 124. Elymus europaeus L. |’ A Riofreddo, Piccinini, 1863 (Rolli !). = Osservazioni. — Citato questa dal Deakin pel Colosseo, ove invano gi lo si ricercherebbe. Il Maratti, F1. rom. L, non cita la presente spe- _ cie, ma due altre: l’ Z. arenarius per i dintorni di Fiumicino ed altrove | n forse ad Ammophila arenaria) ed E. Caput medusae colla semplice … indicazione: « in loeis marittimis ». Ambedue a tutt'oggi non furono mai _ raccolte. 125. Pinus Pinaster Solaud. Specie stata indicata delle contermini regioni della Toscana e del Na- _ poletano: nessun autore ne fece mai cenno per la nostra provincia. Noi - (Pirotta, Baldini, Albini, Grampini, Chiovenda) in parecchie delle nostre : | gite sociali lo raccogliemmo nella pineta di Maccarese, ove è abbondante, SI e e LET Le lic QE 29 xo à à Specialmente nella parte che è più prossima al Tomboleto; la prima volta “fu trovata il 3 novembre 1895. Anche le nostre piante, come quelle di E l’Italia, appartengono alla var. X acutisquama Boiss. iust caer Ce RS NE NEN Roma, R. Istituto Botanico, 13 marzo 1897. id a S Malpighia, anno XL vol XL 114 ^F. CAVARA In Ricordo di Filippo Tognini Una malattia di quelle ehe non perdonano spegneva il 10 Nbveml in Vellano, provincia di Lucca, la vita di giovine e valoroso botanit Ei moriva nelle braccia di inconsolabile consorte cui lasciava teneri frutti di santo amore. Col cuore ai congiunti, col pensiero | amiei e colleghi di Pavia, coi quali aveva trascorso un decennio di scientifica, colla mente ai suoi prediletti studi, ai lavori in c T80,. bozze di stampa giacenti sul tavolo a testimonianza dell' indefesso trasporto per la scienza, moriva tristamente quando giuste e Ba ranze gli allietavano le ore di costante e difficile lavoro. Il Dr. Filippo Tognini era nato nel montuoso paesello di Ve nel 1868, da piccoli possidenti che, nei magri proventi della loro te e nel forte amore per lui, aveano trovato modo di avviarlo agli s nelia vieina Pistoja, ove egli compieva il corso liceale. Ma fu ve ra mente, per parte loro, sforzo inadeguato ai mezzi, chè vidersi eost a richiamarlo all'umile casolare e fargli tentare la incerta e poco dita via degli impieghi. E, pei suoi meriti, ottenne infatti un posto e ferrovie a Roma, ove, è ovvio il dirlo, i troppo frequenti ricordi. grandezza di un popolo, e di un’ arte che parla ne’ ruderi, dovev? ravvivargli l'amore a quegli studi che per forza maggiore aveva dov troncare. Implorò e, per intromissione anche di altro studioso, OT | due anni rapito all'Ateneo Pavese, il Prof. Francesco Sansoni, che. era cugino, ottenne di poter proseguire a Firenze i suoi corsi, inseri ‘dosi all'Istituto Superiore nella Facoltà di Scienze. Questo fu nel : Un anno dopo reeavasi a Pavia ove il Professore Briosi, direttori 1 : & We | l’Istituto botanico, gli offriva un posto di allievo praticante nel suo La- boratorio, coll’ assegno di 700 lire annue. Non paventando più le incresciose incertezze della famiglia, perchè del modesto stipendio il povero Tognini (esempio raro, fra i giovani, di parsimonia e di previdenza), sapeva vivere, diedesi con slancio e con lena instancabile agli studi botanici, nel medesimo tempo che assidua- . mente frequentava i corsi pel conseguimento di quella laurea che ottenne p eon pieni voti assoluti nel '89, Fo Nei tre anni universitarii, a Pavia, egli accrebbe di molto la sua coltura generale: apprese da solo le lingue straniere (anche allo studio del russo s'era dato!); si addestrò nell’uso del microscopio e nel disegno sì da ri- scuotere unanime plauso per la finezza dei preparati, per la fedeltà scru- 5 polosa dei disegni che ne sapeva trarre. L’ anatomia vegetale, alla quale = era stato iniziato, divenne per lui un obbiettivo, un vero trasporto, benchè non trascurasse gli altri rami della botanica e cogliesse ogni occasione coi colleghi di laboratorio per conversare e discutere d’ogni argomento. La = Sua dissertazione scritta per l'esame di laurea, fu un lavoro conscenzioso, i " eseguito con eura e metodo inappuntabili: Sul decorso dei fasci libro-le- | gnosi ne; li organi vegetativi del Lino (1890), nel quale, col metodo ri- . goroso delle serie, dava la ragione anatomica del modificarsi sul fusto | | delle foglie la disposizione decussata in quinconciale, rilevando notevoli | deviazioni ed anomalie. ; - Altro lavoro faceva seguire a questo dal titolo: Morfologia ed anatomia — del fiore femminile e del frutto del Castagno (1891). Benchè si trattasse di pianta cotanto nota e di così generale interesse, e sulla quale per ciò | sarebbesi facilmente supposto vi fosse poco da spigolare, pure rivolgen- dovi la sua curiosità ed il paziente studio, riesci a mettere in rilievo, . in una dotta memoria, non poche inesattezze ed errori nei quali erano incorsi, spesso copiandosi, trattatisti e descrittori, riuscendo a dimostrare, ‚fra l’altro, la presenza di albume nel seme, da tutti negato. Molto interessante poi riuscì una sua Contribuzione allo studio della organogenia comparata degli stomi, argomento che, dopo le ricerche di . sommi, pareva non dovesse offrire che scarsa messe a chi vi si accingeva. Ma qui pure la famigliarità che egli aveva preso alle ricerche difficili, -— ie E istogenia degli stomi, ma di togliere valore a certe asserzioni d rattere troppo assoluto di valenti botanici circa il modo di origi questi apparati, di segnalarne di nuovi (ammessi anzi come imposs in trattati di vaglia) di accertare una certa armonia di leggi n concomitanza di modi diversi di genesi sopra uno stesso organo togliere, infine, il valore sistematico che si annetteva, in proposi = qualche autore. | Addetto ad un Istituto ove agli studi erittogamiei si faceva gran ed aeeudendo spesso, anche per ragione di ufficio, a ricerche di de nazione di erittogame, gli venne subito il desìo di studiare i mie ceti del suo paese natale ove andava a passare le vacanze estive, e in tunno se ne riedeva al Laboratorio carico di materiali che con ardor brile si poneva a studiare, insieme ad altri che si faceva raccogliere inviare dal padre nel quale aveva infuso il proprio amore per le rà E potè così consegnare negli Atti dell'Istituto botanico di Pavia à sue Ci ontribuzioni alla micologia toscana, portando materiali nt quel ramo di scienza nel quale, dopo Micheli, vanto d'Italia, poco era s fatto per quella regione. Queste ricerche, unitamente ad altre di mir conto, improntate tutte a serupulosa verità scientifica, compié il To si può dire, in ritagli di tempo concessigli mentre attendeva, fin da primo stabilirsi a Pavia, ad un poderoso lavoro propostogli dal Profe Briosi, ed in collaborazione con questi, intorno all’ anatomia della nepa, del quale già una prima parte vedeva la luce nel 1892, e . conda, condotta a termine, per le ricerche, poco prima -della sua m sarà tra breve in dominio del pubblico. Lavoro di mole e di imm: fatica che lo tenne occupato per un decennio ! Basti pensare. che . * è corredato da circa sessanta tavole la eui esecuzione costitui vero titolo d'onore per chi le disegnò. E si comprende. come dopo tali lavori, alcuni d'indole così g il Dottor Tognini dovesse esser forte e profondo in anatomia V ramo nel quale era certamente dei primi in Italia. Ne fa fede : 4 TM conoscere il suo stato fisico, poichè, RS HT di diabete melitto, in una delle sue forme più crudeli, non cedette per questo un As Ta Puck». solo istante all’ impulso che lo chiamava ai meritati onori, ma purtroppo ‘anche alla fine dei suoi giorni. Di carattere mite, seppe trovare la forza Mi morale di resistere filosoficamente alla malattia che lo andava consu- ei 2 . mando, ed in mezzo allo scarso incoraggiamento che ne viene oggidi Te È _ alla gioventù studiosa, ed allo sprezzante indifferentismo di molti, era | attratto verso quell’ idealità che sono coronamento giusto, ma troppo | sospirato, di chi lavora. ; Chi visse con lui, e per anni molti, questa vita di ansie e à di intimi | conforti, scrive, con animo rattristato per la perdita, il presente elogio onore del disgraziato giovine che lavorò con lena, non consentita dalle sue forze fisiche, al ie Iene di un nome e nell’interesse purissimo della scienza. Pavia, Gennaio 1897. F. CAVARA. _{t) Ad un nuovo ed interessante studio erasi accinto ultimamente intorno al- 5 embriogenia comparata delle Solanacee, e c'è da augurarsi venga reso di pub- V er en ca ragione quel tanto che gli veune fatto di osservare, disegnare ed appuntare ‘ hè è altrettanto onore tributato alla memoria di così modesto e serupoloso _ Rassegne M. Woronin und S. NawascHin. — Sclerotinia heteroica (Zeitschrift für Pflanzen Kran kheiten, Stuttgart, 1896, 3 e 4, con due tavole). Il presente importantissimo lavoro fa seguito ad altri sullo stesso arg ome 5 di cui ho già diffusamente dato notizie ai lettori della Malpighia (v. d. . . anno II, fasc. IX-X — Malpighia, Anno IX, 1895). d "M La biologia del. ‘genere Sclerotinia Fckl. che il recente studio dei signori ' i . ronin e Nawaschin completa e rende più interessante ancora, è in gran | opera del chiaro discepolo ed amico del compianto prof. A De Bary M. _ ronin), il quale vi consacrò panon e minuziose ricerche durante un prine u di anni. Finora si conoscevano unicamente delle specie di Sclerotinia invii 1 ‘cioè, compiono P intero ciclo del loro sviluppo sopra una sola pianta ospite; questo lavoro (t) invece, eh egregi autori ci fanno conoscere una specie di rOlinia eteroica, la quale. si svolge sul Zedum ates iil Lin. e sul Vaccinium ginosum Lin. Con questa interessante scoperta, il fenomeno curioso della o nei í ie finora noto per le sole Wredineae, viene esteso anche agli Ascomiceti. La Selerotinia heteroica sviluppa gli sclerozii nei frutti del Zedum p I frutti scleroziati o mummificati, come si chiamano, differiscono da quelli perchè sono più grossi e perchè nell'autunno, all'epoca in cui maturano i frutti sani deiscono naturalmente, mentre rimangono chiusi quelli. inv micelio parassita. p i I frutti mummificati dal micelio, ni attaccati alla pianta sino alla ... mavera, mentre normalmente cadono in autunno quelli sani; in essi il: invade tutti i tessuti, lasciando pda ancora facilmente riconoscere i setti : id residui placentari ed ovulari. x E riy aep 2 p Yi il lavoro precedente di Woronin, riassunto nella Malpighi I ‘ RASSEGNE — In natura i calicetti ascofori si sviluppano dagli sclerozii quando essi sono caduti al suolo, in un periodo di tempo che varia dalle tre alle quattro settimane, a seconda delle condizioni di temperatura e di umidità. Da ogni sclerozio ha ori- gine un solo calicetto somigliantissimo a quello della congenere Selerotinia Oxy- cocci, e come in quello presenta stipite ondulato, munito alla base (nei primordi dello sviluppo) di fini rizoidi, e di un processo o dente rivolto verso il terreno, appendice che gli autori tendono a considerare come un. particolare organo di sostegno. aj calicetto ascoforo della Sclerotinia heteroica è, come quello della Selerotinia baccarum e della Selerotinia megalospora, provveduto di una specie di orlo mar- - ginale; dapprima foggiato a mo' di biechiere, si espande, si appiattisce, quando è maturo, in un calicetto a contorno elegante. Lo sviluppo dell’Apotecio si fa a spese unicamente del tessuto scleroziato e dei materiali di riserva in esso contenuti. L'imenio comprende Aschi e Parafisi, i quali procedono sempre da due distinti sistemi di filamenti. | . Le Parafisi frequentemente ‚dicotomizzate alla base, si presentano filamentose, alquanto rigonfiate a clava verso la loro estremità libera non mai ramificata, con setti alla base. i Gli Aschi sono invece cilindrico-claviformi ; contengono nei primordii del loro sviluppo un nucleo solo, e in essi le otto spore appaiono simultaneamente, di- sponendosi in due serie. La regione superiore dell’ asco colorasi in bleu coll'iodio e lascia scorgere ivi il canale attraverso al quali le spore dovranno poi essere eiaculate. 3 Le spore mature sono incolore, formate da un’unica cellula cilindrica-oviforme, arrotondata ai poli, munita di membrana gelificata. Misurano le spore in generale: 0,0132 lunghezza 0,0066 larghezza. In. esse, solamente nei primi stadii evolutivi è riconoscibile nettamente un nucleo, Più tardi mascherato da numerose e piccole gocciole oleose. Le spore della Selerotinia heteroica coltivate in liquidi nutritizii danno pron- tamente origine a filamenti che si sviluppano in breve rigogliosamente , anasto- mizzandosi riccamente e settandosi. Dopo 6 a 8 giorni della semina e anche prima si sviluppano verticalmente sul substratum i filamenti fruttiferi, dicotomizzantisi, . lai quali hanno luogo le fruttificazioni gonidiali o gomidii che si separano dalle “atenule dove si formano, a mezzo dei caratteristici Disjunctores di cui ho già . Parlato diffusamente nelle citate recensioni. | quelli proprii alle altre sclerotinie. I gonidii misurano in media: RE Questo succede nelle coltivazioni fatte nei Hé nutritizii; mentre le spor coltivate in is cod altrimenti si a N a differenza di qu n rieordano le formazioni degli spermazii. Le ascospore destin un filamen corto che termina rigonfiandosi in una specie di sporidio ( pseudosporidio) che non si stacca dal filamento — questo sporidio che poi si separa dal filamento a mezzo di un setto germina e dà origine ad un filamento che si può sdoppiare - ma che non si sviluppa ulteriormente, poichè, dopo poco tempo muore. Questi fatti si osservano nelle culture, mentre nella libera natura non si #0 Vaccinium uliginosum ed ivi si è svolta. Le splendide figure, disegnate in gran parte dal Woronin (Tav. III, figg. 19, 20) danno un'idea esatta dei danni arrecati dal parassita sul Vaccinium; mentre nel rono gli autori alla constatazione della corrispondenza fra i gonidii che si svo gono sulle foglie del Vaccinium e le ascospore della Sclerotinia heteroica. 5 Le spore ejaculate dagli Aschi in natura, portate dalle correnti aeree, sui gio- vani germogli del Vaccinium uliginosum, vi si saldano, a mezzo della loro mem- brana, gelificata. Germinano sulla pagina inferiore delle foglie e penetrano in | per le aperture stomatiche, come PREIS constatarono gli autori. Due settimane | dopo che l’infezione è avvenuta, si notano PR SM i carat- 0,0176 a 0,0220 in lunghezza 0,0110 a 0,0176 in larghezza. toa in ond pura gez raramente e non danno mai i origine ai len ad es.). In liquidi nutritizii invece germinano prontamente, originando filamenti che ramificano, si anastomizzano, e dopo 6 a 7 giorni producono nuovi gonidii. — Se dopo 2 o 3 giorni si porta il micelio ottenuto dai gonidii in acqua, si for- mano quei rigonfiamenti speciali che il Nawaschin ha (S. Nawaschin, SelerotM bete Arbeiten der St. Petersb. Naturforscher Gesellschaft, 1893) descritto nell | Sclerotinia betula. Sporidii non se ne formano. 4 Siccome sulle stesse piante di Vaccinium uliginosum, oltre a questi gon! crescono pure altri gonidii differenti Toal alla Selerotinta ee, _ gli Autori fanno seguire una accuratissima esposizione diagnostica delle forme e può essere tratto in errore. Ax L'infezione dei giovani ovarii del Zedum ottenuta in appropriate esperienze ed f cwm tV M dee AT EN hi A» CE) E x des pa: Ü osservata accuratamente in natura, è seguita passo passo dagli autori, i quali stu- sviluppo nello. stilo e nell' ovario. hnportantissima e degna di speciale menzione é l'osservazione seguente: | go- nidii della Sclerotinia megalospora che si sviluppano ugualmente in compagnia di | . quelli della Sclerotinia heteroica sul Vaccinium uliginosum, portati sullo stimma del Zedum palustre, emettono ivi parimente il loro micelio; esso però non riesce n & Ex . mano sopra stimmi di specie differenti, ma non riescono mai a nr à l'Ovulo* = altro che negli ovarii della specie cui appartengono. — ' ; > I filamenti micelici originatisi dai gonidii della Sclerotinia heteroica sullo stimma del Ledum seguono esattamente il percorso dei budelli che si originano dal polline. In questa recensione non credo opportuno al gli autori nella minuziosa a se dei particolari intorno al modo co» cui si differenzia lo Sclerozio dei _ figure che illustrano il testo. L’ importanza eccezionale di questo lavoro dei due illustri autori sta nel fatto | Constatato della heteroecia nel gruppo degli Ascomiceti. - L'Aeteroecia dei funghi fu sperimentalmente dimostrata la prima volta per opera del de Bary nella Puccinia. graminis e di poi il numero delle specie eteroiche fra le Uredineæ si venne di molto ad accrescere per gli studii di altri ricercatori. 2 Gli autori opinano che pure la Sclerotinia Rhododendri di E. Fischer debba comportarsi nel modo identico a quello da loro egregiamente illustrato. . La Sclerotinia heteroica finora fu osservata: in Finlandia; nei dintorni di Pietroburgo ; nei Governi di Grodnò e Wologda in Russia; in Prussia nei Cir- pn di Putzig e Lanenburg. Bologna, R. Istituto botanico, dicembre 1896. i | | 0, MatTIROLO, della azione patologica di due gonidii sulle piante ospiti onde l' osservatore non diarono i gonidii germinanti sullo stimma e li seguirono in tutte le fasi del loro. . mai a mummificarne l'ovario; germinano essi bensì, ma dopo breve tempo vanno - - distrutti, come avviene per i budelli polliniei di specie differenti, i quali germi- - Y. frutti del Zedum, perchè assai facilmente si può desumere da una ispezione alle | À - Smmassonora E Nor, 16, SCHENCK H.. vexit e F. W.: A edizione iia. con aggiunte aie del Dottor CARLO AvETTA Professore di Botanica nella R. Università di Part -— Milano, Società editrice libraria, 1897. Sono stati già ampiamente rilevati in questo periodico | importanza scienti ed il valore didattico di questo trattato. Dobbiamo essere grati all’ editore ed : chiaro collega prof. C. Avetta di avercene data la traduzione. Questa è egregi mente fatta, e il testo in veste italiana è anche, in alcuni punti, completato col aggiunte fattevi dal traduttore. dxxwo S.: Vorläufige Mittheilung ueber die Spermatozoideı bei « Cycas revoluta. » — Botan. Centralbl. B. LXIX p. Hirase S.: Untersuchungen ueber das Verhalten des Polle von Ginkgo biloba. Vorlaüfige Mittheilung. — Ibid. p. Benchè si tratti di brevi comunicazioni preventive, la scoperta dei due botanit giapponesi è già nota a tutti. Con essa si getta un nuovo ponte di unione tr due grandi serie di Embriofite, le Zoidiogame e le Sifonogame, poichè la pre dell’archegonio nelle Ginnosperme le collegava per la struttura dell'organo te mineo; ma mancava il passaggio tra l'anteridio, l' anterozoo e il tubo pollinie Ora anche questo passaggio è trovato nelle forme più basse di ch | [Cicadacee e Gingko tra le Conifere (se pure deve restare in questa classe)] = quali si forma il tubo pollinico, ma dentro ad esso si forma anche I antero? - del quale gli autori hanno seguito lo sviluppo e nella Gingko, anche il movimenl attraverso il tubo, il quale non penetra nel collo dell archegonio, epperò la f condazione è operata dallo spermatozoo che, movendosi, va a fondersi coll’oosfi R. PiRoTT: | neubearbeitete und vermehrte tale: — ea W. pe gelmann, 1896. Salutiamo con vivo compiacimento la ricomparsa di quest'opera dopo dodici anni dalla pubblicazione della prima edizione. Molto si è fatto da quell’ epoca sulla via dumm nu dallo Schwendener e dall’ Haberlandt. Tutti ri- 3 Lio al libro del chiaro DEL di Graz si deve uno degli indirizzi Sein à dalla morfologia interna delle piante, quello cioè di mettere in ER strut- tura del corpo e delle sue parti colla funzione o colle funzioni che le parti stesse - : compiono, e di stabilire che questa struttura varia col variare delle condizioni di Vita, nelle quali la pianta o parte di pianta si viene a trovare. Che se forse al- cune affermazioni sono troppo recise e non tutte le deduzioni sono sempre suf- fragate da sufficienti dati di fatto, non scema perciò l'importanza grande ed il . valore considerevole del metodo anatomo-fisiologico nella interpretazione di tanti fatti nel campo della pura fisiologia vd in 1 quello della ar che senza di esso nanevano quasi inesplicabili. Il nuovo volume conserva lo stesso piano di distribuzione della materia del cchio. L'autore però ha fatto tesoro di tutto quanto hanno trovato gli altri ed ha molto aggiunto del suo, ha modificato e corretto qua e là, e specialmente ha i svolto due capitoli, quello sulla struttura e sulla funzione della cellula e l altro sugli apparati e sui tessuti di trasporto in generale. bo Numerose sono le figure nuove che illustrano questi capitoli e le parti modi- À ficate degli altri. R. PIROTTA. f sulle Iridacee e sulle Capo | n prof. À: Fiscnei vou er stato ao a succedere a PET direzione. del Giardino im le di Pietroburgo. È IUE dott. W: Parra, noto pen fu nominato prece ordina DR, € Fisiologia vegetale nell’ Un iversità di Varsavia. | ll dott. A. on à è stato b panis all ufficio. di custode del Giardino 3 di Monaco. of. R PIROTTA Redattore responsabile. à "almeno, corredati, t ‘La MaLpIGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli d & stampa “i secondo il bisogno; da tavole. ‘L'abbonamento annuale importa L. 25, pagabili allá ricezione del b fascicolo dell annata. ‘L’intiero. volume annuale (36 fogli in 8° con circa 20 tavole? sarà messo ‚in vendita al prezzo di L. 30. Non saranno venduti fascicoli separati. : Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal ‘periodico , , 15 giorni. dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari, le copie in più verranno pagaté in ragione di L: 10 aT | foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà ni d soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono prose y stor ced e prona» le pricipali Librerie 5 italiane e dell’ Estero. PAS i Librai è accordato lo sconto del 29 Yo: VE 1 manoseritti e le cor rispondenze destinate all: MaLPIGHIA dovranno essere indirizzate al Prof. O. Penzie in Genova. Si accetta K scambio con altre er or ie ian bo- | taniche. Per annunzj e inserzioni gia al Redattore Prof. O.. Rn R. Univer- sità, Genova. a ` Tariffa delle inserzioni sulla Lovari per ogni inserzione. 1/2 pagina... L. 20 1 pagina.:. L. 30 1/4 di pagina. » 15 3/4 di pagina. » 25 In fogli separati, ánnessi al fascicolo, a prezzi da convenirsi. u m AREE I nuovi Abbonati che richiederanno il primo e secondo volume, rilegati in ochuro, li "pagheranno Lire 25 inveco di Lire 30 E SOMMARIO. Lavori ‘originali. P. Baccarini: Sulla Genista aetnensis e le Genista junciformi della Flora Mediterranea . . Pag. 9 F. Newron Wirriaw: bastion à sulla Medien Behinus pln P E. Pararore: Sulla presenza d'un fascetto legnoso soprannumerario in una radice secondaria di Dalichos Melanophtalmus DC. . . » 82 €. Casati: Diagnosi di nuovi Micromiceti ». 85 E. Cnovenpa: Piante nuove o rare da BBEHIMBers! alla ‘Flora Ro- mana "un » 9% F. Civara: In ricordo di li Filippo Tognini I YN Po A 114 anne en o UC E E T PE E E e T MN | » 194) Piccola Cronaca . RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA Li REDATTA DA PENZIG Prof. all' Università di Genova = 1. BORZI H. PIROTTA D Prof, all’ Università di Palermo Prof. all Università di Roma ANNo XI, Fasc. IV-V (con 6 Tavole) MARCELLO MALPIGHI ki 16295-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1897. Nei saranno > venduti. fascicoli separati, "Agli Autor: saranno. ss uh: 100 copre estratte. dal | periodico, 15 Ci ‘manoscritti. e le. corrispondona» à déstinato alle t Marco | dovranno s: c | indirizzate al Prof. 0. i Si accetta. lo scambio c con altro pubblicazioni i periodiche o esclusivamente n di Vagina; E. a E pagina. p dec du fog separati, annessi ial ‘fascicolo, a prezzi da convenirsi, I nuovi. Abbonati. ‘cai Vides no primo e secondo > volume ne E ns Lire 25 invece « a Lire. 30. SULLA GENISTA AETNENSIS E LE GENISTA JUNCIFORMI DELLA FLORA MEDIT ERRANEA. x Osservazioni del Prof. Baccarini PASQUALE. (Continuazione e fine. Vedi fasc. I-III 1897). X Sul dorso delle costole infatti lo strato esterno di periblema non su- bisce segmentazioni tangenziali e resta, anche nella struttura definitiva, ei sotto forma di un piano di cellule perfettamente distinte (Tav. IV, fig., d jn 8a): è invece il foglietto periblemico interno quello che, in seguito ad una segmentazione attivissima in senso tangenziale e radiale, dà luogo alla formazione dei robusti cordoni di tessuto fibroso che formano Lapo ^ parecchio meccanico della corteccia primaria. | Anche in corrispondenza alle scanalature , il foglietto serbato esterno. resta semplice o quasi, non subendo per bra che delle segmen- tazioni in direzione radiale, mentre l'interno dà luogo alla formazione. del tessuto verde che s'interpone tra quello e la guaina di clorenchima el Pick. Questa non è quindi continua per tutta la periferia del canle, ma costituita da tante lamine di tessuto piegate a doccia e concave verso il elorenehima: le quali son separate fra loro per robusti cordoni di fibre | corticali (vedi retro a pag. 59). Alla stessa maniera si comportano le : cose nella G. ephedroides, G. cinerea, ramosissima, polygalaefolia, ore- ; tana, florida, umbellata, equisetifolia, Boissieri, virgata, radiata; nella | Calycotome spinosa e nello Spartium Junceum, salvo le variazioni in- dividuali dipendenti principalmente dal vario ‘sviluppo dei tessuti deri- vanti dai due foglietti oed (4). | (y Il Dr. Ross (l. c. p. 126-127, Tav. XXI, fig. I) assume che il sito es: | canico dello Sp. junceum sia costituito da due fascetti di fibre meccaniche sovrap- (9. Malpighia, anno XI, vol. XI. p pià avanti, questo tessuto che separa le formazioni corticali da quelle del ci . centrale è sempre ben riconoscibile, qui somiglia molto agli elementi della naccanivi PASQUALE La G. digli (tra uso da me osservate) si comporta i ino quanto differente: poichè anche lo strato esterno di periblema su delle segmentazioni tangenziali segnatamente sul dorso delle costo! forma un tessuto clorofilliano che però non raggiunge mai lo $ del parenchima verde corrispondente alle scanalature. Nel caule il clorenchima risulta formato anzitutto da un primo - peto di cellule a tronco di cono, colla base sulla epidermide proven come fu detto, dal foglietto periblematico esterno e di una serie | cessiva di elementi poliedrici alquanto più allungati nel senso del : x gio provenienti da quello profondo. Dapprima questi sono ad imme i contatto, ma poi di buon'ora (specialmeute quelli profondi) si dista alquanto lateralmente (Tav. IV, fig. 2-3) assumendo una configura leggermente ramosa, e daudo luogo alla formazione 'i numerose la intercellulari che hanno forma di strette cavità sviluppate preval mente in direzione longitudinale e radiale, e comunicanti fra lon numerosi meati trasversi. Si effettua così una distinzione. tra una gione periferica del parenchima, la quale è povera di lacune; ed una fonda che ne è ricca, e che mette capo. di nuovo, ad un piano pl di cellule povere di meati, (Tav. IV, fig. 3 »') e poggiante direttar sulla guaina del clorenchima, I granuli di clorofilla sono più nu negli strati periferici, meno in quelli profondi, dove restano separati larghi tratti di protoplasma fondamentale. Il nucleo non è sempre © : mente visibile, se prima non si decolorino gli elementi: e nelle sue cenze si nota un tenue cristallino di ossalato di calce il quale. dapi poste e QUE l'uno dall'altro da uno strato di grosse cellule pareuchim e sprovviste di clorofilla. In effetto è così: va però avvertito che i due hanno origine essenzialmente diversa; il fascetto subepidermico deriva in dalla segmentazione del foglietto interno del periblema ed appartiene in pr alla corteccia: il fascetto interno è di origine nettamente procambiale. In q alle grosse cellule parenchimatiche che li separano io ho piü addietro, 8 indicato in qual modo si formino. Non in tutte le Geniste, come sarà meglio io del clorenchima e vale a MUN le singole bende che nella maggio or: Genista restano disgiun ‚va à poi e MESA ingrossando, pe t endo g OS originaria 4 e cedendo il posto a dcn druse e com- — . trovi nelle adiacenze del nucleo ed in ogni caso non giace mai nel succo - cellulare. La sua posizione si può mettere in evidenza, sia colorando i preparati (previa estrazione del pigmento verde) col metilverde acetico; ^ cerina jodata. L'acqua di Javelle schiarisce fortemente i granuli di clo- : rofilla, ed allora il cristallino spicca nettamente sul fondo debolmente . colorato in giallo dal plasma fondamentale. K Collo inspessirsi dell'epidermide e collo scomparire del sistema la- cunare si indebolisce anche la funzione assimilatrice, ed il tessuto che — | 23 prima vi era adibito, va a costituire un nuovo space di riserva — | per le materie elaborate e per |’ acqua. Il mutamento si estende anche alla guaina collettrice, i cui elementi subiscono numerose segmentazioni in senso dot ma rare ed isolate in senso tangenziale. Gli elementi verdi più prossimi all’ epidermide paseoi pano anche essi tale processo, quantanque in grado minore e più tardi; ma pel con- trario è appunto in essi che prendono inizio le formazioni meccaniche | secondarie della corteccia. Infatti taluni suoi elementi, non distinti fin qui dai circostanti, cangiano rapidamente di natura; il loro apparato. - elorofilliano scompare rapidamente: il protoplasma si riduce ad un sot- tile velo parietale, mentre la membrana si inspessisce e lignifica for- temente. Sulle tenui punteggiature primitive si formano così dei po- . Pocanali che col graduale inspessire della membrana confluiscono assieme, raccogliendosi in pochi rami maggiori verso il centro delle cellule. La uo mutazione à cosi rapida che le prime fasi mi sono sfuggite. La fig. 2 tav. VI rappresenta una delle più giovani da me osservate. Questo pro- : cesso s'inizia dapprima in elementi isolati, poi si estende gradualmente — . à quelli vicini in modo da dare origine a delle placche e dei nodali di | qualche estensione. Limitato dapprima agli strati elorenchimatiei più esterni si estende in seguito a quelli profondi ed interessa anche gli elementi della guaina collettrice. La regione costale su subisce in questo periodo nelle G. aeti e nelle affini: G. ephedroides, virgata, umbellata, eec. modificazioni profonde; ma non è così in un altro gruppo di Genista quali, ad os G. tinctoria, lucida, ovata, germanica, ecc. ecc. Relativamente a ques Genista lo Schube (') osserva che i rami vecchi prendono un à aspetto dei giovani, segnatamente per ció che le costole poco ma nei rami giovani ló sono più fortemente nei vecchi. Lo Schube non molto chiaro nella sua esposizione al riguardo. Egli osserva che n G. triacanthos « in den schwach gefurchten Dornen und den jun Zweigen das grime Gewebe durch Skelerenchym nicht durchsetzt ww ‘in älteren Zweigen aber die Bündel des letzteren hin und wieder í i unter der Epidermis verlaufen » e sembra far dipendere dallo ordine di fatti le differenze di forme che le altre Genista pr presentano tra i rami giovani ed i vecchi. Per quel che riguarda le Genista tinctoria, ovata, germanica 10 d rilevare che la struttura primaria conserva lo stesso tipo della G. a nensis, solo il parenchima elorofilliano è è nel eaule meno sviluppa! correlazione al maggior sviluppo dell’apparato foliare; e le travi, 0 doni meceanici, più sottili non si stendono dall’ epidermide fino lindro centrale. Bensi trà questo e le fibre meccaniche più interne. sta un piano di cellule (di origine molto probabilmente identica à n dello stesso piano nello Sp. junceum) che ad un dato momento entra. attiva prolificazione respingendo verso l'esterno i tessuti sovrainco benti. Ne deriva così che le costole divengono sempre più salienti : sura che il ramo invecchia, tanto più che le modificazioni dei della regione intercostale, così profonde nella G. aetnensis sono molto meno accentuate. In ogni caso però i cordoni meccanici sono pre direttamente in contatto colla epidermide o, per essere più col tappeto ipodermico anche nella stessa G. triacanthos. Di questa cie io ho potuto esaminare solo esemplari secchi e non vi ho trovate differenze così marcate tra i rami vecchi ed i giovani ai quali lo Schube. Ifi questa come in altre Genista lo strato ipodermico k CAS Scuuse, 1. c., p. 21-22. SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. am 1 B antamat la stessa. Del rosto lo Sehube non spiega Bar sia il destino del elorenchima epicostale, il quale dovrebbe pure venire eli- ‘minato dal momento che i rami vecchi derivano, in modo diretto, dai rami giovani. . La membrana delle cellule parenchimali è cellulosica, discretamente . sottile, con depressioni rotonde, elittiche od ovalari, abbondanti su tutti h tratti della parete comune e corrispondentisi fra loro. Non sono riuscito à mettere in evidenza comunicazioni protoplasmiche tra questi elementi. Le cellule della guaina dei fasci, o collettrici, sono a sezione rettangolare, presso a poco ugualmente lunghe che larghe, ed alquanto schiacciate nella direzione del raggio; il doppio più grandi degli elementi a cloro- filla; ricche di glucosio e di granuli d’ amido i quali si formano per 3 opera di speciali plastiduli più voluminosi dei granuli di clorofilla del tessuto verde, ma più rari e colorati in verde pallido Le loro mem- brane sono sottili e munite di depressioni ovalari sulle pareti comuni gli elementi della guaina ed allo strato profondo di clorenchima verde. Le comunicazioni protoplasmiche abbondano tra le cellule della guaina etra queste ed i tessuti sottostanti; sono incerte o rare sulle pareti fron- tali esterne. Ogni depressione à attraversata da un ricco fascio di sot- tili braccia protoplasmiche. L'ossalato di calce vi è abbondante e rap- | presentato da uno o due gruppi cristallini per cellula, molto più volu- minosi di quelli del parenchima. ` . Sul dorso delle costole la struttura del caule è, come si è detto, es- | senzialmente diversa. Sotto l'epidermide si stende un tappeto di cellule due o tre volte più lunghe che larghe e profonde; le quali assumono dapprima la struttura di elementi collenchimatici, poi rapidamente si ìnspessiscono anche sulle pareti laterali e frontali, e si lignificano. Con- servano però il loro corpo protoplasmico nel quale si notano scarsì gra- nuli di clorofilla e presentano numerose comunicazioni protoplasmiche Sia tra loro che cogli elementi epidermici. I ponti protoplasmici che li mettono in comunicazione colle cellule epidermiche, sono larghi Li sem- lici : quelli che attraversano le membrane radiali (Tav. IV, fig. 7c) sono piani di cellule assumono identica” struttura, e comunicano fra loro mezzo di ponti protoplasmici attraverso le pareti comuni. Il Weste maier (1) assegna a questo tappeto di cellule l'ufficio di coadiuvare pidermide in rapporto alla funzione di riserva per l’ acqua; semb piuttosto che gli spetti da un lato quello di facilitare la migrazione d l’acqua dalle cellule epidermiche ricoprenti le costole, verso i verdi; e dall'altra parte una vera e propria funzione meccanica. Nell G. anglica esso fa difetto, perché lo strato esterno del periblema, quale discende direttamente, ha qui formati alcuni piani di tessuto clo- renchimatico, e manca ancora qua e là nelle altre Genista, tutte le v chima sul dorso delle costole. Sotto questo strato di elementi ipodermiei corrono dei robusti conti meccanici a sezione triangolare, i quali, larghi alla base, si vanno stringendo verso l’interno, dove terminano sul dorso delle tracce folia Le singole fibre (Tav. III, fig. 5em) che li compongono, misuran larghezza da 13 a 17 # e sono lunghe in media # 1521 con un m simo di v. 2472 ed un minimo di œ 645. La loro estremità è sem ed aecuminata e solo di rado si biforca; la membrana, fortemente in spessita, è liscia e, veduta di faccia, presenta qua e là delle rare p . teggiature a mo’ di fessure, oblique e parallele tra loro, a regolari tervalli. Il lume cellulare è ridotto ad un sottile canale centrale quale si dipartono radi ed inconspieni canaletti trasversi in corris | denza alle punteggiature fendute sopraccennate. L'inspessimento della membrana è in questi elementi tutt'altro eh omogeneo. Vi si possono infatti distinguere degli strati d' inspessimento periferici ed interni. I primi formano nelle sezioni (Tav. IV, fig. 8 un reticolo poligonale di membrane sottili, rigide e distintamente gnificate le quali sono, alla lor volta. costituite dalla membrana prime sulla quale si addossa, da ambo i lati, una sottile falda di cellul (aussenlamelle dello Tschirsch) che diventa la sede del processo di li (*) WesrerMAIER in Saure, l. c. pag. 17. ECC. CONES Dapprima le membrane cellulari delle singole fibre costi- tuenti un cordone meccanico sono in intima connessione per tutta la superficie di contatto; peró, a misura che gli elementi aumentano di volume, si distaccano alquanto negli angoli, formando dei tenui meati . a sezione triangolare, i quali vengono di buon'ora otturati da una so- stanza intercellulare che reagisce alla maniera di quella segnalata nei semi. E perciò che i punti nodali del reticolo appaiono molto più bril- - lanti del resto. All'interno di questi strati periferici lignificati stanno gli strati d'inspessimento secondario; varii di spessore e di numero e : qua e là sinuosi e pieghettati, poichè ciascuno di essi non si adatta esattamente sulla superficie dello inspessimento esterno; ma qua e là se ne distacca lasciando degli ieu vuoti dove si localizzano dei residui | protoplasmici. = Questi residui protoplasmici sono chiaramente visibili, specialmente tra gli strati periferici lignificati e la prima lamella mucilaginizzata. - Questa fa, di regola, delle pliche molto più ampie e profonde delle con- secutive e lo intervallo tra le due lamine della membrana è occupato da una sostanza finamente granulosa che il bleu d' anilina colora inten- samente ed il reattivo del Myllon, nei casi più favorevoli, tinge chiara- mente in rosso mattone. E quindi evidente che in questi punti la nuova lamella della membrana si è costituita, non già alla periferia del pro- toplasma, come è il caso abituale, ma alquanto più all’interno nella sua massa, In origine tali strati sono nettamente cellulosiei, piü tardi mucilagi- nizzano ed assumono, come per primi hanno rilevato l'Hartig ed il Sa- nio (!), col elorojoduro, una tinta rosso mattone, più o meno marcata a | | seconda che il processo di metamorfosi è più o meno avanzato. Lo strato Secondario più interno che è in contatto diretto col protoplasma, è l'ul- timo a subire tale modificazione, mentre la subisce per primo lo strato d inspessimento secondario addossato a quello periferico lignificato. Ac- | cade in più d'un caso che all’inizio del processo gli inspessimenti cellulo- (‘) Hartie, Bot. Zeit. 1860, p. 201-216. — Sanio, Einighe Bemerkungen über den Bau i Holzez. Bot. Zeit. 1863, p. 105. Vedi anche Jännicke, l, c., p. 25. jJ 132 - | BACCARINI PASQUALE sici interni della fibra sieno separati da quelli lignificati della lame mediana per uno strato mucilaginizzato molto sottile, ed appaiono allo se trattati col elorojoduro, circondati da un alone rossastro. In questo | falda di cellulosa (tertiäre membran dello Tschirsch e scolari) si ori invece per un processo di metamorfosi da strati di membrana original mente cellulosiei. Durante tale modificazione la lamellazione (com resto avevano già osservato il Müller (t) e l Avetta (°) in altre legui nose) va progressivamente diventando meno evidente sino a scompa del tutto. Si può però quasi sempre rimetterlo in evidenza coll'aiuto della potassa idrata o dell'aeido cromico. In mezzo a queste fibre meccani a inspessimenti secondarii mucilagginizanti se ne incontrano qua e. delle altre medioeremente inspessite, lignificate e ricche di pori e qualel altra ancora la quale conserva la membrana sottile e il succo cellu abbondante. Queste ultime che per un certo tempo restano, per così d affogate tra gli elementi meccanici più evidenti e robusti, più acquistano un certo sviluppo, il loro turgore si accentua e resping sui loro lati le fibre meccaniche interrompendo la stretta compag del cordone primitivo e suddividendolo, specie verso l'interno, in un col numero di isole o placche distinte. : Le formazioni del cilindro centrale comprendono i fasci fibro-v lari, il midollo ed i raggi midollari. I primi sono disposti in due | chie, la prima delle quali si oppone alle costole, l'altra vi alterna. fasci della cerchia esterna passano dalla fase procambiale alla definiti più presto dei fasci della cerchia interna (come fu detto sopra a p. ma la struttura resta sensibilmente la stessa negli uni e negli alt Essi mostrano sul dorso un piccolo gruppo di fibre meccaniche più I merose e robuste nei fasci intercostali, le quali hanno la membrana IP - diocremente spessa, lignificata e provvista di porocanali, sviluppatosi (') Mürzer J. Anal. der Baumrinde. Berlin, 1882, p. 377. (°) Averra C., Ricerche anal. ed istol. sugli organi veget. della Pueraria T hergiana. Ann. let. di Roma, anno I, fase. 2°, p. 211-212. i SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. se. pi lati ed all’interno delle primane floematiche dopo la costituzione di que- ste. Seguono a queste gli elementi del libro molle costituiti da cellule | cambiformi e vasi crivellati e relative cellule annesse. Queste però non sono qui elementi sempre costanti; poichè in più d’un caso la iniziale . del vaso crivellato si trasforma direttamente nel vaso Stesso, senza su- bire la segmentazione longitudinale che dà origine, da un lato, al vaso, ..e dall'altro alla annessa. La placca ehe separa i segmenti del vaso è semplice, per lo più perpendicolare o leggermente obliqua sulle pareti | laterali: le placche cribrose che abbondano sulle pareti comuni alle cel- lule annesse sono generalmente elissoidali, in unica serie ed a perfora- zioni esilissime (Tav. V, ^g 3-4). Il vaso crivellato delle G. aetnensis non presenta accumuli di sostanza callosa ed il suo nucleo Pa di buon’ ora in quel corpo speciale segnalato dalle Strasburger e da me (1) in altre leguminose e che io considero di natura non molto diversa dai cristalloidi. . A questo gruppo di elementi floematici succede uno strato di cellule procambiali le quali restano ancora per qualche tempo in riposo, e Sotto di esse lo xilema costituito da piecoli gruppi di trachee spirali a lume stretto e nastro spirale semplice ed a passo breve. Solo le sottilissime trachee pià profonde hanno il filo spirale a passo largo, tanto che la Spira percorre un giro appena attorno alla parete dei singoli segmenti della trachea; ed in seguito a spostamenti determinati da variazioni d'acerescimento gli inspessimenti spirali dei singoli articoli non essen- dosi sufficientemente saldati tra loro alle estremità, restano o ritornano indipendenti. Queste trachee sono, alla lor volta, circondate da un pa- tenchima il quale si lignificherà solo più tardi e da elementi allungati - destinati a trasformarsi in tracheidi ma che restano sin qui ancora nella fase procambiale. Finchè la struttura primaria persiste, le trachee = e le fibre meccaniche del libro sono gli unici elementi del fascio a mem- brane lignificate. e solo dopo che il cambio entra in funzione la strut- tura del fascio si complica (Tav. IV, fig. 5). È ann nee e $ E E um, Intoruo ad una | particolarità dei vasi crivellati delle Papilio- »acee. Malpighia, 1892, vol. VI, p. 6, Tav. IV. parenchimatiche allungate nel senso del raggio, ma non dotate ancora di caratteri particolari molto marcati: hanno pareti sottili con punte giature e depressioni poco evidenti (Tav. IV, fig. 5 m). Il midollo è a sua volta costituito da cellule parenchimatiche eilin driche rieche di protoplasma e non ancora lignificate. Tanto nei rage midollari che nel midollo si notano dei considerevoli accumuli di amid e dei minuti cristalli di ossalato di calce. Questi difettano agli elementi | dei fasci, salvo alle cellule cambiformi dove di tratto in tratto si in contrano. : I rapporti di derivazione tra questi diversi tessuti e gli elementi del pleroma dal quale prendono origine sono, a mio credere, affatto impos sibili a stabilirsi più dettagliatamente di quel che io ho fatto, non p sentando il modo di aggregazione delle singole cellule costituenti qu sta regione del meristema apicale, caratteri tali da fornire una gui sicura. Anche il libro duro, che pure in certi generi di Genistee è bastanza marcato (Sp. junceum ad es.), è qui molto ridotto e di orig! indubbiamente procambiale, come fu posto in evidenza più sopra; e confini stessi tra la corteccia ed il cilindro centrale facilissimi a stab lirsi nelle regioni avvallate del caule per mezzo della guaina del clori chima, divengono nella regione delle costole così incerti che una li netta di demarcazione non si può più stabilire. La struttura primaria è di breve durata perchè compaiono ben W nel caule le formazioni secondarie della corteccia e del cilindro € trale. Va da sè che una separazione netta tra queste due serie di mazioni non esiste, e che è affatto arbitraria la scelta del momento quale si fissa la fine della struttura primaria e l’inizio della secondar lo considero qui, per comodità di esposizione, come appartenenti à struttura secondaria tutte le modificazioni che si avverano nei tes dopo l’entrata in attività del cambio, quantunque molte di tali tod fieazioni concernano non soltanto le cellule derivate dal meristema cal . biale ma anche quelle provenienti da ‘cordoni procambiali. Ciò ha la su | ragione nel fatto che durante le prime fasi della attività cambiale a i tessuti primarii subiscono in gran parte un'ulteriore evoluzione mendo nuove funzioni e strutture. Nelle varie specie di Genista Junciformi osservate, la disposizione dei tessuti primarii si mantiene sensibilmente simile alla descritta e le va- riazioni secondarie, derivanti principalmente dal relativo sviluppo dei tessuti meccanici e clorenchimatici in rapporto allo sviluppo dell'appa- rato foliare, sono state già in gran parte segnalate dal Schube (1) e da altri cosicchè non occorre insistervi a lungo. Così, ad es., i gruppi di fibre meccaniche della corteccia sono nella 6. radiata meno robusti che ` la lamellazione delle fibre corticali vi è anche più netta che nella G. aetnensis e resta evidente anche nei rami molto vecchi, perché queste lagginizzazione e si colorano col clorojoduro in una tinta violetta, quan- tunque men nettamente della lamella più interna. Nella G. anglica i cordoni meccanici sono separati dalla epidermide per mezzo di un tessuto parenchimatoso verde, il cui strato più pro- fondo funziona da guaina collettrice ripetendo la struttura rilevata dallo Schube (2) per P Ulex genistoides, struttura che del resto non è molto frequente nelle altre specie di Genista junciformi. I singoli gruppi di fibre meccaniche assottigliati verso l'esterno e larghissimi in prossimità del cilindro centrale, vengono a congiungersi fra loro lateralmente la- Sciando tra l’ uno e l'altro delle strette lamine di tessuto parenchima- toso, le quali formano delle vie di passaggio verso l’ interno dei mate- riali elaborati. Nella Retama monosperma il caule a sezione rettangolare presenta otto costole in corrispondenza alle quali decorrono otto cordoni di fibre Meccaniche stretti ed allungati nel senso del raggio; tra questi, sui lati ‘maggiori, si intercalano altri quattro cordoni secondarii i quali sono sot- - tili verso ]’ epidermide ed alquanto più profondi; in prossimità del ci- lindro Centrale si allargano verso i cordoni costali e tendono ad appog- giarvisi, in modo da costituire con essi una guaina chiusa nei cui solchi CI MERS È, 1885, (!) ScHusE T., Beiträge zur kenntnis der Anat. der blattarmer Pflanzen. Bres- p. 15-95. í *) Scan, lc, p. 21, Tav. H, fig. 1. nella G. aetnensis e meritano di essere specialmente ricordati, perchè . lamelle.secondarie subiscono solo incompletamente il processo di muci- P os s RUE P à +. CS VE SIA PE PAD. d SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. NIU Là e. | . BACCARINI PASQUALE | i _e nelle cui depressioni rivolte verso l'epidermide s'adagiano i tessut verdi. La G. lucida, ovata, ecc. presentano una disposizione riferibile . quelle della Retama, salvo la profonda riduzione dei tessuti mecanici, che formano quivi di nuovo dei cordoni perfettamente distinti (!). Nelle G. stenoptera, tridentata e sagittalis che presentano l'indice di fillotassi !/, il caule ha quattro costole prominenti, due delle quali si allargano in forma di ali; le altre due, che incrociano colle precedenti, restano più o meno marcate. I gruppi di fibre meccaniche correnti lungo le costole sono forse meno robusti ehe nella Genista a caule non alato, e si dirigono dall'epidermide verso il cilindro centrale in forma di trav a sezione triangolare o quadrata. Il parenchima assimilatore è svilup- pato principalmente nelle ali ed è costituito da un parenchima \ verde a strette lacune e braccia poco lunghe e numerose. Esso riposa da cia- scun lato dell’ala sopra un tappeto di cellule povere di clorofilla, ricche d’amido e glucosio, le quali circondano una ricca rete di fasci che cor rono nella regione profonda della lamina accompagnati da robuste fibre meccaniche e che possono chiamarsi fasci commissurali, inquantochè val gono a rannodare i fasci del margine delle ali con quelli delle de stole meno prominenti. La posizione relativa del floema e dello xilema di questi fasci com missurali è molto variabile, essendo cioè lo xilema indifferentement rivolto ora verso il margine dell’ ala, ora verso l’ una o l altra pagine di questa. La maggior parte delle altre Genista da me studiate (G. vir umbellata, florida, cinerea, ephedroides, polygalaefolia, pseudopilo ripete così davvicino il tipo di struttura primaria della G. ae! che, studiata questa, si possono ritenere studiate tutte le altre. Non appena s'inizia l’attività del cambio anche i tessuti situati di fuori di esso entrano in una nuova fase di ulteriore sviluppo. Le mo- difieazioni piü interessanti sono quelle che si avverano nella regione tercostale. Quivi, infatti, l'epidermide assume gradualmente degli i simenti cuticulari molto marcati in tutti i suoi elementi, comprese dx (qu SCHUBE, l. c., p. 22, Tav. IL fig. 2. — SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. cellule semilunari le quali, poco a poco, perdono la loro mobilità e si tra- | sformano in due masse rigide a lume cellulare ridottissimo e quasi in- k distinto, infossate e come sepolte tra le protuberanze formate dalle cel- lule vicine (Tav. IV, fig. 4 bd). In questa fase il canale ostiolare è defi- _ nitivamente chiuso, e la camera respiratoria che sovraincombe allo stoma non ha più altro ufficio che quello di rendere anche più stretto il con- tatto e l’ adesione delle cellule semilunari, e più assoluta la loro rigi- dità. Anche i peli flagelliferi s inspessiscono enormemente in tutta la loro superficie, e la cellula del piede viene, per così dire, spinta fuori di riga dalla pressione delle cellule circostanti. Essa infatti è riconosci- ue - bile al residuo della sua primitiva cavità cellulare, la quale si trova più superficiale delle altre epidermiche in mezzo agli inspessimenti cu- © lature si allargano e si appianano: i peli, cadono disarticolandosi, ora ir ira il flagello ed il manico, ora tra questo ed il piede, a seconda dei AS ME P EXP CELL EL S t ro sius sf E = casi, e la protuberanza che residua sull’ epidermide finisce col logorarsi - latrice dello scambio gasoso ma si limita oramai soltanto a proteggere 3 | tessuti sottostanti contro la traspirazione ricoprendoli di un robusto | | 5 Mantello privo di interruzioni e lacune di qualunque natura. È solo piü tardi, quando le formazioni fellogeniche saranno iniziate, che anche gli | . inspessimenti cuticulari subiscono un processo di degradazione e di ero- | 7 sione. Vi compaiono in effetto numerose fenditure radiali che preludono | il distacco e la caduta dell’ epidermide. E 2 : Contemporaneamente a questo processo importanti modificazioni sue- - edono nel clorenchima: lo strato esterno immediatamente subepidermico N subisce una prima segmentazione dei suoi elementi sdoppiandosi in due diseono ed arrotondano subendo delle segmentazioni in senso radiale e i tangenziale di modo che i meati vanno sempre più riducendosi di mole | e di numero, La modificazione diviene specialmente sensibile negli strati più prossimi alla guaina collettrice costituiti, come si è detto, da un elorenchima lacunare. Quivi i singoli elementi si arrotondano e com- primono a vicenda in modo, che le lacune scompaiono quasi del tutto, ticulari di queste (Tav. IV, fig. 4 €). A questo stadio anche le scana- si © sparisce. In questa fase l'epidermide cessa di funzionare come rego- | piani: dopo di che resta a lungo in quiete: quelli più profondi $’ ingran- . | BACCARINI PASQUALE e subiscono successivamente una forte distensione in senso tangenzi: trasformandosi in elementi tabulari. In questo parenchima, che è oi notevolmente compatto, si notano dei riechi accumuli di amido e di notevoli quantità di glucosio. I granuli di clorofilla non' vengono rias sorbiti durante il processo, poichè il numero loro è sensibilmente ugual nelle cellule verdi primitive e nelle grandi tabulari che ne derivano se non che, per le maggiori dimensioni di queste. sono separate da larghi tratti di protoplasma fondamentale. : E Durante il periodo di selerosi del tessuto corticale s'inizia la udi zione del sughero. Questo deriva negli spazii intercostali dal piano esterno delle cellule subepidermiche od anche per opera delle cellule epidermiche stesse. Per un certo tempo il processo si arresta agli spazii intercostal eosieché il rametto viene solcato da tante righe di sughero indipendent l'una dall'altra, poi queste liste di sughero si ricongiungono fra loro i d varia maniera: talvolta cioè il tappeto epidermico che si stende sopr le costole dà origine ad un piano fellogenico; talaltra, questo strato resta inerte e il piano fellogenico si origina sui lati del cordone " canico a spese della guaina collettrice, finché nel tratto più profon della corteccia la comunicazione tra le singole falde di fellogeno si e tua per opera di alcuni elementi che stanno tra le fibre meccaniche il libro dei fasci costali. Anche quando si verifica il primo caso, altro, si stabilisce più tardi un meristema fellogenico sui lati del e done meccanico in modo che questo viene anch'esso tagliato fugri parti vive della pianta. Come si vede il sughero prende origine da strati cellulari variamen profondi rispetto all’epidermide, a seconda che esso si forma in corrisp - denza ai solchi od alle costole e non pare quindi intieramente giustifica! almeno pel gruppo di piante in quistione, la distinzione in periderma epidermico, exodermico, corticale e periciclico proposta dal: Duliot il quale ripete, del resto, la classificazione del Moeller (3) sotto altre () Duuor M. H., Sur ox Périderme des Legumineuses. Journal de Botan aig Deuxiem année 1888, (*) MoELLER, l, c. p- per SULLA GENISTA serninsis, ECC. : x nominazioni. La maggiore o minore profondità (rispetto alla piod È alla quale si costituisce il fellogeno non è, a mio credere, vincolata da 3 leggi tanto fisse e determinate da non potere subire delle variazioni in- . dividuali molto late, a seconda delle condizioni dell'ambiente e segna- - tamente del clima, come del resto sembra ammettere anche il Ross in . base a quanto egli ha osservato relativamente alla formazione del su- . ghero nella G. monosperma ('). ; P . Le cellule suberose sono di due sorta: alcune file di esse restano a parete sottile e a lume cellulare pieno d'aria: altre file regolarmente . alternanti colle prime s'inspessiseono in modo considerevole e la loro .. membrana assume un color giallo chiaro brillante alla maniera degli . Anspessimenti della cellula terminale dei peli. Questo aspetto mi indusse | a tentarvi le reazioni delle materie pectiche, le quali vi si manifestano - "eon molta chiarezza segnatamente quella del bleu di metilene. D'altra | parte, la forte resistenza di queste membrane all’ acido solforico, ed il loro rispondere anche alle reazioni delle materie suberose prova che la loro composizione chimica è molto complessa e che, accanto alla sube- . Fina, vi si sono accumulate anche delle materie pectiche e cellulosiche. . L’alternanza tra le falde di sughero a parete cellulare spessa e quelle à pareti sottili fa sì che la sua aderenza al caule sia poco marcata e. ne determina il progressivo distacco in forma di lamine o squamette. Di fellogeno non resta in vita per molto tempo, ma muore di tratto in pus e per zone non molto estese, ricostituendosi sempre più all'interno. . H momento nel quale cominciano le formazioni suberose non risulta i all mie osservazioni così serotino come sembra che il Ross (?) inclini. ad ammettere. Tanto in questa che nelle altre Genista da me osservate il sughero è già evidente in autunno nei germogli sviluppatisi in pri- mavera: il Suo accrescimento procede però molto con lentezza ed esso . non si distacca generalmente che alla fine del secondo anno di vita del ramo. Anche al disotto delle formazioni suberose il parenchima corticale resta per buon tratto di tempo ricco di clorofilla, come si può osservare CAO a | | 4 E E EU Ross, È e. pi 938. B. €) Ross, 1. e. p. 244 Hý A BAOCARINI RER LE nei rami di ie: 0 durs anni; ma è chiaro dal sopradetto che la zione clorofilliana non è | è più la sua funzione principale ; questa i raggiunge la sua massima intensità nella parte più giovane del ran quando il tessuto lacunare è ancora ben conformato, e l' epidermi delle scanalature ancora sottile e cogli stomi a semilunari mobili ed : tive. Durante tutto questo processo l'accumulo di ossalato di calce pe cristallini: scompare invece affatto e rapidamente negli elementi - subiscono l'evoluzione meccanica. Nelle cellule suberose io ne ho vertiti di rado e solo saltuariamente. Mentre queste modificazioni compiono nella corteccia altre ne avvengono nei tessuti già cel del cilindro centrale e nuovi tessuti vi si formano. ‚U libro primario subisce poche modificazioni poichè alla sua peri si differenziano dei piccoli gruppi arcuati di fibre le quali acquisti in definitiva la struttura caratteristica degli elementi ‚meccaniei de corteccia. | Modificazioni più profonde compaiono nello xilema, dove fino a sto punto le sole trachee spirali erano differenziate, mentre gli elementi erano rimasti momentaneamente alla fase procambiale. : All’esterno delle prime trachee anzitutto alcune file di cellule 2 stano un largo Tute unio e pour spon: assieme dànno Mu Y primo negli elementi legnosi di un gran numero di Leguminose ( Altri elementi del procambio si trasformano in rare fibre legni parete sottile e lignificata con punteggiature a fessura obliqua e | lele fra loro (Tav. V, fig. 5a). Conservano queste fibre a lungo 1 utricolo Rico hanno le ue troncate per lo gs ot "s Jonsson B. Siebühnliche Poren in den trachealen S s. der Leguminosen. Ber. Deut. Bot. Gessel. Vol. X, 94, Lpurisii caratteristici anche essi di una gran parte degli elementi li- _ briformi delle Leguminose. Altri elementi, specialmente nella parte pro- .. fonda del fascio attorno alle primane vascolari, prenderanno aspetto di | tracheidi lunghe e sottili ad estremità troncate colle pareti laterali ricche di pori rotondi od elittici (Tav. V, fig. 5): altri formeranno dei brevi e : stretti cordoni di parenchima legnoso attorniante i vasi o le trachee ed altri infine diverranno delle ersatzfasern (Tav. V, fig. 5 6) le quali poi acquisteranno nel legno secondario un forte predominio sul parenchima EL legnoso. Esse sono lunghe, sottili, ad estremità appuntite e percorse da . Que sistemi di tenuissimi inspessimenti spirali incrociantisi fra loro. ‘Anche il midollo in questa fase s'inspessisce e lignifica e tutte le membrane dei suoi elementi s'arricchiscono di punteggiature rotonde od elittiche. I raggi midollari costituiti da una o due file di cellule acqui- stano la forma definitiva allungandosi in senso radiale e lignificando però molto lentamente la loro membrana. Contemporaneamente il cambio interfasciale ha già iniziata la for- | mazione del legno e del libro secondario e tra l’un fascio e l’altro al- cune file di cellule in corrispondenza ai raggi midollari si allungano - obliquamente per congiungere lateralmente fra loro le singole zone di . cambio interfasciale delle due cerchie di fasci alternanti in modo da à formare in sezione una linea cambiale continua e sinuosa, la quale ri- . Sulta nella regione intrafasciale da elementi prosenchimatici ed in quella interfasciale da elementi isodiametrici o quasi. Col progredire dell’ at- tività del cambio e col fondersi assieme dei singoli fasci, anche la linea cambiale perde la sua primitiva sinuosità e si arrotonda in una linea | semplice. (Tav. IV, fig. 5c). I libro secondario comprende il libro daro ad il libro molle. Quello è costituito da pacchetti di fibre conformate alla maniera delle fibre E. meceaniche della corteccia, ma alquanto più brevi, e col reticolo de- | gli inspessimenti primarii anche più fortemente lignificato delle fibre E | meccaniche del legno. Questi pacchetti di fibre, semplici per ogni fascio ‘secondario, alternano coi gruppi di libro molle costituito da vasi erivel- x lati, cellule annesse e cambiformi. 10. Maipighia, anno XI, vol. XI. dall’altro: meno quando lo separano dalle cellule annesse e dalle cam- biformi. Le annesse hanno minute punteggiature (attraversate s'in tende da ponti protoplasmici) soltanto sulle pareti comuni coi vasi cri- vellati, e come questi contengono dei minuti granuli d'amido il quale, i come quello dei raggi midollari e del midollo, si colora in rosso col clorojoduro. Le cellule cambiformi hanno le pareti sottili, rigonfiabili solo debolmente sotto l'azione del clorojoduro, munite di tenui pun- teggiature isolate; non contengono amido, ma presentano quasi costam x temente uno o due cristallini di ossalato per lo più prismatiei o in forma di laminette. Queste cellule cambiformi restano vive per lungo tempo e nella ul- tima fase della loro vita valgono a ricostituire il fellogeno a misura che quello originato dalla corteccia primaria si esaurisce e muore. Ciò per altro avviene molto tardi, dopo che il ramo ha già raggiunta l'età di sette od otto anni. Il fellogeno secondario si forma sempre più al- l'interno attraversando obliquamente le parti periferiche del libro se condario e dei raggi midollari, per congiungersi di lato ai tratti ancor vivi del fellogeno presistente, in modo da tagliar fuori delle porzioni di ritidoma successivamente più profonde, le quali si distaccano in forma di piccole squame. | Il legno secondario delle Leguminose, oltre alle numerose osserva zioni, per cos! dire incidentali consacrate in lavori d'indole più gene- rale è stato ripetutamente oggetto di ricerche speciali (!); mi limiterð (!) Saure K. A. Der. Anat. Bau des Holzes der Leguminosen. Regensburg, Hs Sep. Abdruck aus Flora. JaNsc ANSCH. = Zur. Anat. einiger Leguminosen, Ber. der Deut. Bot. Gesell. , Il p. 268 Tav. JAENNICKE w. Beitrüge zur vergleich. Anat. der Papilionaceen. Marburg, 1884. J . Rite di punteggiature elittiche ed areólate disposte in file più o meno chiaramente spirali. Nei vasi più larghi, tra l'una fila e l'altra di pun- teggiature, corre un tenue rilievo spirale : piü di rado due sistemi di strie 2. 8 inerociano tra la punteggiatura e s’avverte allora come l’inspessimento i | Spirale interessi l’inspessimento delle punteggiature. Queste punteggia- pareti comuni con altri elementi ed anche colle fibre sostitutive. La membrana primaria delle punteggiature è disseminata di piccoli fori nalogamente a quanto il Johnsonn ha posto in evidenza, e la bocca terna della punteggiatura ora è ovale, ora è a forma di stretta fes- sura. Il diametro massimo della punteggiatura è di regola trasversale. n ogni segmento legnoso ogni anno si formano, specialmente in pri- avera, parecchi di questi gruppi vascolari; però negli anni conse- ativi la loro produzione va progressivamente attenuandosi, cosieché 7^ od 8° anno già in qualche segmento legnoso non se ne for- Mano affatto. Essi sono circondati da una guaina di parenchima para- tracheale ridotta ad un sol piano di cellule e spesso interrotta, venendo Vasi a contatto diretto sia colle tracheidi, sia, e più spesso, colle fibre stitutive, sia, e più di rado, cogli elementi dei raggi midollari. Il pa- ichima paratracheale è formato da cellule piccole schiacciate, a mem- brana mediocremente spessa e ricca di pori. i ‘€ fibre meccaniche costituiscono la massa predominante del legno e orga A., Sulla struttura del fusto della G. Cristagalli. Nuov. Giorn. Bot. It., 5 > X, p. 40 Tav. 1. SVETTA C., I. c. p. 209.9 LA: oo ^ SBURGER, Ueber den Bau und die Verrichtungen der Leitungsbahnen. Jena, » P- 174-200 BACCARINI PASQUALE la loro importanza cresce collo aumentare della età del ramo. Hi la stessa struttura degli elementi meccanici del legno primario, loro lignificazione limitata agli strati periferici, non è molto profon La loro forma però è molto variabile, poichè ora sono semplicement | fusiformi, ora ramose, ora geniculate (Tav. V, fig. 7), varie di larghe a seconda dei punti, ma con una lunghezza ed una larghezza me spettivamente di u 12 e 420. Le tracheidi sono degli elementi presso a poco lunghi quanto gli e menti del cambio dal quale prendono origine, alquanto più larghe . gli altri elementi del legno colle pareti laterali fornite di puntegg ture rimose od ovali, squisitamente cribrose e coll'asse maggiore de punteggiatura diretto obliquamente. In talune di esse, frequenti speci mente là dove i tessuti conduttori si assottigliano insinuandosi trad placche meccaniche contigue mancano inspessimenti spirali sulle par (Tav. V, fig. La), in altre, questi inspessimenti sono ben sviluppati formano ora un sistema di strie a decorso parallelo, ora due siste incrociantisi obliquamente fra loro (Tav. V, fig. 1 b). In ogni caso punteggiature occupano lo spazio lasciato libero dalle liste spiral Le fibre sostitutive del Sanio, non meno abbondanti delle trae eit ne sono alquanto più strette, ma della stessa lunghezza colle estremi ottuse e sono percorse da due sistemi di tenui inspessimenti spi erociantisi fra loro (Tav. V, fig. 55); mancano di punteggiature di lunque sorta. I ragei midollari nel tratto dei fasci primarii sono fort come si è detto, di cellule a sezione rettangolare con punteggiä semplici e rotonde più abbondanti sulle pareti frontali. Nei raggi condarii e nel tratto dei primarii che attraversa il legno secondario cellule sono allungatissime in direzione radiale, con pareti robu gnificate e ricche di punteggiature semplici, più numerose sulle | frontali. In sezione tangenziale questi raggi hanno forma fusa annoverano da 7 ad 8 cellule in direzione trasversa, da 12 a 50 in rezione assile. Secondo il Saupe essi (1) delle Genistee sono caratte! dal formare, ogni qualvolta vengono in contatto col parenchima le, (f) Saupr, L c. p. 14, 24 e 25, sottili che attraversano i tessuti meccanici. In questi punti nodali inoltre e cellule marginali del raggio dovrebbero essere allungate prevalente- mente in direzione assile. Nelle G. aetnensis, ephedroides e radiata, delle quali sole ho esaminato il legno di un certo spessore, la struttura | non $ esattamente identica a quella descritta dal Saupe. Sta di fatto che le cellule dei raggi midollari, quando attraversano gli elementi conduttori del legno, sono più brevi e più larghe di quelle comprese tra gli elementi meccanici, ma il rigonfiamento che ne deriva non è sempre ‘molto marcato: inoltre le cellule periferiche del raggio sono anche in questi punti sviluppate in direzione prevalentemente radiale; se ne ma esse non sono mai così numerose da potersi annoverare tra gli ele- menti caratteristici di primo grado. Le cellule periferiche del raggio presentano invece quasi normalmente dei processi o prolungamenti la- erali accuminati e sottili, che si addentrano negli interstizi dei tessuti -gnosa. | | . L’aggregazione di questi varii elementi fra loro è tale che i gruppi di tessuto conduttore, costituito dai vasi, dalle tracheidi e dalle cellule sostitutive , assumono forma di bende oblique, tanto rispetto al raggio, che alla tangente, come ha già fatto notare il Saupe (!') prevalendo in ‘certi strati una direzione destrorsa ed in altri una sinistrorsa. Questo angiamento di direzione vale nella G. aetnensis a mettere in evidenza i diversi strati di inspessimento annuale, poichè in primavera, per quanto ‘abbia uno sviluppo predominante di trachee, si ha pure una ricca for- mazione di fibre meccaniche, il che rende poco chiaro il distacco tra i tessuti formati in due differenti periodi di vegetazione. Il legno assume 4 n Jaensch (2) ascrive il lane della m tinctoria alla prima sezione del _Suo 3.* tipo di struttura, caratterizzato da un abbondante ndn (t) Saure, l. c. 93. 3 Jaenscn, 1. e. p. 290. Salati ( Rnotenürbge en) alternanti coi "tratti più | incontrano bensì qua e là qualcheduna allungata secondo l’asse del ramo, ttraversati dal raggio e valgono a rendere più salda la compagine le- PAS c +7} 7. BAGCARINI PASQUALE chima paratracheale. Non è chiaro però se egli comprenda sotto il di parenchima paratracheale anche le fibre sostitutive: in questo ei la G. aetnensis cadrebbe giustamente nella prima sezione dei tipo: in caso contrario dovrebbe cadere nella seconda, inquantochè le guaine ratracheali parenchimatiche sono nella nostra specie e, secondo me, an- : che nella G. tinctoria, molto ridotte e in più d'un caso mancanti. Questo terzo tipo del Jaensch forma, a mio avviso, una specie di magazzino nel - quale egli ha riuniti tutti i legni delle Leguminose che non si potevano - riferire nà al primo, nà al secondo suo gruppo; appunto perció comprende una serie di strutture molto differenti e separabili in modo razionale base ad altri caratteri. Radice. l Il cono di vegetazione della Genista aetnensis tanto della radice pe maria che delle radici laterali, ripete la nota struttura dei coni radic | della maggior parte delle Leguminose. Si ha cioè tra la cuffia e il cor della radice uno strato di iniziali comuni ai varii tessuti mori della radice stessa. Se non le specie del genere Genista, altre di ger affini sono state ripetutamente oggetto di studio così ad es. il gene De Cytisus la cui struttura radicale è stata illustrata da parecchi osserV tori ai cui risultati io mi riferisco. La radichetta a struttura primaria della G. aetnensis presenta in: zione poco al di sopra della pileorizza un delicato tappeto di cellule quali si allungano in peli radicali e muoiono di buon’ ora. A questo ap peto cellulare seguono da 8 a 9 piani di cellule ugualmente allungate direzione assile, rotonde in sezione trasversa con utricolo protoplasm sottile e sueco cellulare abbondante. Costituiscono ad un tempo un ver proprio tessuto acquifero ed un tessuto aeratore, dato il considerev sviluppo di lacune alle quali dà luogo la loro conformazione cilindrica Esse poggiano direttamente sull'endoderma formato da un sol piano cellule più brevi delle corticali strettamente connesse fra loro, à SEA” rettangolare e colle pareti radiali munite dei caratteristici inspessiment cuticolari (Tav. II, fig. 2 a). Goll’ avvizzire del tappeto epidermico cellule corticali suberificano la loro membrana progressi vamente da pU El tie e Pla x à Ex SULLA GENISTA AETNENSIS, 200, i 147 | periferia allo interno; ma costituiscono in ogni caso un tappeto sughe- roso molle, delicato e di effimera durata. . Sotto l'endoderma si stende la membrana rizogena che consta di ele- menti più minuti di quelli dell’ endoderma e sotto di questa stanno le formazioni del cilindro centrale. La genesi della struttura primaria della " radice principale della plantula fu delineata in addietro: ora giova av- vertire che in tutte le radici di ordine consecutivo tale struttura si . mantiene inalterata. La radice della G. aetnensis e con essa quella delle altre specie osservate del genere (G. tinctoria, radiata, ephedroides, vir- gata, cinerea) è costantemente diarca. Infatti con due lamine di xilema distese radialmente ed incontrantesi costantemente al centro, alternano due grosse placche floematiche separate da quelle per alcuni piani di cellule di tessuto parenchimale procambiale. Nella fase primaria le la- mine di xilema sono costituite da sole trachee spirali e le placche floe- matiche da scarsi vasi crivellati (e relative cellule annesse) e cellule cambiformi, più alla periferia, in contiguità colla membrana rizogena, uha o due file di fibre meccaniche. Il passaggio dalla struttura primaria alla secondaria ha luogo col co- | Stituirsi del fellogeno e l’ entrare in attività del cambio. Il fellogeno prende origine a spese dell’ endoderma il quale si segmenta parallela- mente alla superficie della radice in due cellule delle quali l’ esterna * diviene una cellula suberosa, l'interna una cellula fellogenica. L'atti- vità di questo fellogeno non è molto marcata, nè, a quel che pare, di Ene durata; esso si limita a formare in direzione centrifuga un certo Numero di cellule sugherose a pareti sottili ed ondulate, regolarmente LA in serie radiali. Ad un dato momento, per lo più al principio del secondo anno di vita della radice. il fellogeno di origine endoder- Mica muore ed un altro ne viene formato dalla membrana rizogena. .. Questo nuovo fellogeno si distingue nettamente dal precedente per il Suo modo di comportarsi. Il suo sughero anzitutto non presenta più la regolare disposizione di | Quello di origine endodermica; ma in compenso è più robusto e le cellule . Prettamente suberificate alternano con altre fortemente inspessite e li- Snificate, le quali formano così alla periferia della radice un incompleto 148 eo | BACCARINI PASQUALE ix ‘astuccio scleroso. Dal lato interno questo fellogeno dà origine ad alcu piani di cellule fellodermiche le quali si riempiono generalmente di gr nuli d'amido e costituiscono un vero e proprio tessuto di riserva. Questo felloderma nella G. aetnensis, ephedroides e virgata è generalmenta | poco sviluppato, e qua e là alcuni suoi elementi si sclerenchimano; il altre Genista G. florida e tinctoria. ad es., è invece molto robusto. T ut queste cellule di origine endodermica sono ricche di punteggiature ovalari o rotonde ed i ponti protoplasmici vi si possono mettere in evidenza con molta facilità. Indipendentemente da questi pori lo spessore della | membrana è molto variabile da punto a punto: poi che gli inspessimet secondari non si depongono in modo uniforme sul fondo della membrana; ma in forma di listerelle variamente larghe ed incrociantesi le qu dànno origine ad un fine graticciato riconoscibile, almeno fino a che membrana è giovane, a forti ingrandimenti immergendo nel elorojodu ES di zinco le sezioni trattate previamente coll’ acqua di Javelle. Rico! che un aspetto simile presentavano le membrane cellulari dello profondo dei tegumenti seminali (Tav. V, fig. 8-9). Nel cilindro centrale, sul lato interno dei fasci floematici, si costiti ; scono due archi di cambio i quali attraversano il cilindro stesso para lelamente ai raggi di xilema e vanno ad appoggiarsi sulla guaina zogena i cui elementi sul dorso dei fasci acquistano proprietà meris mali e congiungono insieme le due lamine di cambio ipofloematico. fascia di cambio dà, come nel caule, origine a degli elementi del sul suo lato interno, e a degli elementi di libro sul suo lato esterno. "Tanto il legno che il libro secondario sono attraversati da raggi dollari, quattro dei quali spiccano sugli altri per la loro orienta costante e la loro larghezza maggiore. Due di essi si trovano nello $ piano dei cordoni xilematici e si spingono sino al legno primario da lato ed alla corteccia dall'altro; due altri incrociano il piano dei | i cedenti ad angolo retto, sono produzione del cambio ipofloematico (monis xi mt. DA erano o del cambio T EplesaMteo ie es memes T it idi das primario. secondario mni la stessa struttura di quello del caule i in quelli meccanici; questi formano dei sottili pacchetti di fibre cogli strati interni mucilaginizzati e gli esterni debolmente lignificati, sparsi senza ordine regolare in mezzo agli elementi conduttori costituiti pre- valeütemente da cellule cambiformi. Tra i singoli archi di libro cor- . rono dei larghi raggi midollari le cui cellule han sezione regolarmente rettangolare, le membrane ricche di punteggiature e contengono amido . in coppia. Il legno secondario à costituito in fondo alla maniera di quello del caule; presenta cioè le stesse varietà e la stessa disposizione nei suoi fattori istologici, con alcune differenze delle quali va tenuto conto. Si ha eio? nel legno secondario della radice, in confronto a quello del caule, una notevole riduzione nelle fibre meccaniche e libriformi; un maggiore. . sviluppo negli elementi conduttori. Le trachee vere che appartengono - al tipo spiropunteggiato sono più numerose e più ampie, le tracheidi a- lume più ampio di quello del caule. Lo stesso può dirsi per le fibre so- stitutive quantunque il loro numero in confronto alle tracheidi sia sce- mato, mentre il parenchima paratracheale diviene più abbondante. Lo . spessore delle membrane in confronto a quelli del caule è sensibilmente arghi di quelli del caule: costituiti cioè non solo da un maggior nu- mero di file di cellule, ma anche da elementi più grandi ed a membrana più sottile. Tutti gli elementi della radice mancano costantemente di formazioni cristalline di ossalato di calce. | Le radici laterali nascono, come è noto, sulle radice si dalla mem- brana tizogena in corrispondenza ai raggi di legno primario (e quindi su due fle): il piano dei raggi xilematici della radice laterale è per- . Bendicolare all'asse della radice madre. Apparate fiorifero. La infiorsscenza delle Genista è tipicamente costituita da un ra- cemo sempli:e ora afillo ed ora foliato alla base, coi fiori suffulti da brat- Dennis. Tale essa si manifesta nella maggior parte delle specie del genere quali la G. aetnensis, cinerea, ferox, triangularis, aristata, Gibraltarica, Duriaei, ecc. ecc., con variazioni dipendenti principalmente y dalla maggiore o minore ricchezza dei fiori nei singoli racemi e dalla varia densità di loro aggregazione. Altrove il raccorciarsi della rachide. della infiorescenza ed il depauperamento nelle unità fiorali determina. delle formazioni a capolino o ad ombrella, come nella G. umbellata, radiata, holopetala, horrida, tridentata equisetiformis, ecc., ed in altri casi ancora una più profonda riduzione del racemo conduce a delle in- fiorescenze estremamente povere a glomeruli ascellari pauciflori. Anche la struttura fiorale delle singole specie del genere è, come del resto è naturale, molto uniforme e le variazioni sono state accurata- mente descritte ed utilizzate, al pari di quelle relative alle infiorescenz 3 dai sistematici, e segnatamente dallo Spach (!), del Boissier (2), Willkomm (3) ecc., non è quindi il caso di entrare in dettagli a questo E riguardo : ma gioverà fermarsi alquanto sull’ attuazione del processo di- cogamico. Questo fu già illustrato dal Ch. Prof. Delpino (*), per la 6. : e | pilosa, germanica, genuensis le quali posseggono un apparecchio esplo- sivo tipico e vengono fecondate con una sola visita dei pronubi. La G. aetnensis appartiene a questo tipo e con essa una serie di altre specie facilmente riconoscibili anche sugli esemplari d'erbario dalla ro, bustezza del vessillo che persiste a lungo anche dopo la fioritura, ed alla carena ed alle ali deflesse in seguito alla visita dei pronubi, e di buon . ora caduche. In base a questi caratteri se ne possono senz'altro riferire al tipo della G. pilosa parecchie altre quali, ad es., la G. aetnensis, triage | laris, genuensis, erioclada, corsica, tridentata, Welwitschii, falcata, 9%“ quantunque pel difetto d'esemplari vivi in età da fiorire io non abbia potuto constatare direttamente il fatto che per poche delle specie sopraceitat®- Accanto a loro, vi ha però ancora un'altra serie di Genista nelle | quali gli esemplari d'erbario mostrano la carena e le ali ereite contro (t) l. c. p. 237 e segg. . (*) Borssier, Flora Orientalis, II. (5) Prodromus Florae Hispanicae, IL () Deemo F., Ulteriori osservazioni sulla Dicogamia. Milano. 1868-69, PA SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. il vessillo quantunque dall’aspetto del fiore e dallo sviluppo dell’ovario si debba concludere che essi sono già stati visitati dai pronubi. In questo caso sono anzitutto, ad es., la G. candicans, canariensis, cephalantha, aspalathoides, equisetiformis e sylvestris, nelle quali il vessillo (quan- tunque più dilicato che nelle specie antecedenti), è presso a poco lungo quanto la carena e le ali: poi una seconda serie di forme a vessillo notevolmente più breve degli altri pezzi corollini, come la G. dalma- tica, aristata, sylvestris, gybraltarica, Duriei, ecc., ecc. In certe forme come la G. acanthoclada, carinalis e tricuspidata la robustezza della carena è tale che in luogo di deflettersi e cadere dopo la visita dei pronubi, essa resta a ricoprire i genitali non solo, ma per- siste a lungo nel frutto a preferenza degli altri pezzi dello invoglio. È quindi ovvio il congetturare che in questi casi il processo di im- i pollinazione subisca delle deviazioni del tipo fondamentale, benchè sul materiale d'erbario non sia possibile più riconoscere le modalità del pro- | cesso e ricostruirne le fasi. Io non ho potuto seguire il fenomeno per questa seconda serie di Ge- nista che nella G. candicans; ed ecco quanto ho potuto osservare. Il fiore ha qui le callosità della gola del vessillo e della estremità antero-inferiori delle ali poco sviluppate; e liscie e poco profonde sono anche le bollazioni ehe servono a connettere le ali colla carena. Anche la saldatura del margine carenale superiore è molto debole e limitata ad un breve tratto apicale: cosicchè lo sforzo che occorre per deter- minare l esplosione del polline è così piccolo che un numero molto grande di fiori esplode spontaneamente senza alcuna visita d’ insetto. Sotto questo rapporto quindi l'apparecchio esplosivo ha perduto molto della sua perfezione: e senza qualche altro ripiego la dicogamia ver- rebbe compromessa. Ma che ciò non sia l’indica il numero straordina- "iamente elevato di fiori fecondati. In effetto, quasi per compenso della surriferita imperfezione, l' unghia della carena e delle ali è propor- _zionalmente più robusta che nelle specie addietro citate, e meno fra- gile, di modo che quando vengano abbassate artificialmente ritornano in breve alla posizione primitiva. Anche lo spostamento che la colonna ginoandroceale subisce allo atto della esplosione pollinica è così piccolo AP o | BACCARINI PASQUALE che i fiori vergini si riconoscono da quelli visitati soltanto per lo $ gere dello stilo oltre lestremità della carena. Gli stami sono di diversa lunghezza (come in tutte le Genista del : resto) ma qui in grado più marcato: i cinque più lunghi deiseono allo interno del vascolo carenale qualche tempo prima dell'antesi, ed il loro polline è quello che nell’atto dell’esplosione viene lanciato. i x Gli altri, sia per la debolezza dello scatto, sia per non essere ancor: i: del tutto maturi restano intatti e soltanto i filamenti nel loro tratte | libero divarieano alquanto, e si piegano in alto, in modo da portare le cinque antere avvicinate fra loro al margine della fessura carenale. Nella robusta pianta da me esaminata il pronubo abituale era l'ape co- mune. L’ insetto indugia un poco attorno ad ogni fiore cercandovi forse. indarno del nettare e raccogliendo del polline, e nei movimenti che è l uopo compie, mantiene abbassate la carena e le ali. Queste per altro, appena l'ape se ne va, lentamente si rialzano a ricoprire i genitali e il fiore à cosi pronto per una seconda visita; perché il debole spost mento dello stilo lascia libero l'aecesso al fondo del fiore. Nelle visite | successive non si ha naturalmente alcuna esplosione: ma però il p nubo raccoglie il polline esposto nelle antere più basse mentre collo sterno confrica lo stigma. È così che si effettua l’impollinazione in un > buon numero di fiori e specialmente in quelli che hanno esploso spon taneamente. Dopo che l’impollinazione è avvenuta e che la riserva pol | | linica delle cinque antere più basse si è esaurita, la colonna ginoandre 3 ceale seguita dalla carena e dalle ali si aderge contro il vessillo chi dendo l’adito ad ogni ulteriore visita d’insetti. Si può dire quindi la G. candicans accanto all’apparecchio dicogamico a scatto possie altro apparecchio suppletivo a funzionamento più semplice e continu . il quale assicura la fecondazione dicogamica che non sempre può essere d raggiunta dal primo e forma il pa alle Genista citate dal Loew |! - (t) Loew P PORTE Floristk. Berlin 1894, p. 210. Secondo a ile zione del Loew il Kirkner considera la G. germanica come priva di app? kai mentre il Delpino, l. c., la riferisce al tipo della genuensis. bi probabile che le divergenze derivino da variazioni in robustezza RACE varie : A. g. germanica, ESS nero PT sulla fede del Kirckner (G. germanica e sagittalis) come prive di ap- | parato esplosivo. Come succedano i, fatti nelle altre Genista surriferite a carena persistente e vessillo caduco, ed in quelle a vessillo più breve degli altri pezzi della corolla, io non so dire non avendo avuto campo di esaminarle in fiore sul vivo. .. Hi peduncolo fiorale della G. aetnensis è leggermente schiacciato in basso e tondeggiante in alto (Tav. VI, fig. 1-3) dove poco al dissotto . del calice porta due minute bratteole. I suoi tessuti consistono in una epidermide a membrane mediocremente spesse, ricca di stomi e di peli — naviculari, decidui di buon ora in gran copia, la quale ricopre cinque o sei piani di elementi collenchimatoidi eilindriei, ricchi di plastiduli verdi ed amiliferi, e che metton capo ad un fleoterma a membrana sot- | tile e ricchissimo di amido. Questo parenchima corticale contiene, come . tutti i tessuti verdi, dei cristallini di ossalato di calce. .. H cilindro centrale, nella parte infima del picciuolo, ha sezione elit- | tica, perchè i singoli fasci che lo compongono, si dispongono in due cordoni antero-posteriori rispetto al piano di simmetria del fiore (Tav. à VI, fig. la). Questi due gruppi principali sono separati fra loro per due raggi midollari larghi 4-5 file di cellule, ed i singoli fasci di ciascun | gruppo sono separati da sottili raggi midollari semplici. È notevole in - ciascun fascio la presenza di robusti cordoni di fibre meccaniche sotto 3 d fleoterma, e l'assenza quasi costante di vere trachee. Tutte le mem- brane cellulari degli elementi non lignificati del cilindro centrale sono fortemente rigonfiabili eol eloroioduro di zinco e l'acqua di Javelle, e à tutto attraversate da ponti o comunicazioni protoplasmiche. Gli elementi del milollo sono ricchi di ossalato, mentre ne sono poveri o privi quelli dei fasci e dei raggi midollari. Nel tratto superiore del peduncolo fiorale i fasci estremi dei due gruppi principali, convergono da ciascun lato in un unico fascetto che si dirige alle bratteole (Tav. VI, fig. 24), mentre i restanti (Tav. VI, 8. 3) prendono posizione allontanandosi dal centro e disponendosi in rehio. Subito dopo ciascuno di essi si seinde radialmente in due in todo che si costituiscono due cerchie concentriche di fasci (Tav. VI, Nd * aa b) mentre il parenchima fondamentale diviene omogeneo i > . Des RACCARINI PASQUALE - DE ed a pareti sottili. Di queste due cerchie primarie di fasci l'esterna in- nerverà il calice e la corolla, l'interna la colonna ginoandroceale. In ef- fetto la prima si seinde di nuovo radialmente in modo da originare altre. due cerchie concentriche (Tav. VI, fig. 4 aa), delle quali, l'esterna, com- prendente da 15 a 25 fasci, innerverà il calice, e l’interna la corolla. Lo sdoppiamento della cerchia primitiva non è contemporaneo 0 meglio non avviene in tutti i punti allo stesso livello, ma si distaccano prima b fasci vessillari, poi gli alari, ed infine i carenali. Il gruppo di fasci ves- sillari ( Tav. VI, fig. 4) ha le sue radiei in un gran numero di fasci della cerchia esterna, i due fasci destinati ad ogni ala hanno le loro | radici sopra tre o quattro soltanto della cerchia esterna, e l’unico pers : destinato ad una valva della carena ha le sue radici su due fasci esterni Il modo col quale si stabiliscono i rapporti tra i fasci corollini ed i cali- À cinali mostra che la zigomorfia del fiore ha indotto uno spostamento I no- tevole nella direzione dei fasci vascolari (la cui distribuzione nelle soria 2 actinomorfe è uniforme) in modo da innervare più riccamente l'organo | più robusto (vessillo nel caso nostro) e meno il più debole. Chi Yol fondare le omologie soltanto sul criterio anatomico, potrebbe dal decorso — dei- fasci negare le omologie tra i cinque petali delle papilionacee zigo- morfe e quelle dei tipi arcaici a corolla regolare, e sostenere che il ves- È sillo sia a considerarsi come un gamofilloma, e le ali e la carena semplici | porzioni o lobi foliari. Ciò avverto per fermare via più il concetto che al semplice decorso dei fasei non bisogna sempre attribuire importin | eccessiva che parecchi anatomici vi hanno data ('). La cerchia destinata alla colonna ginoandroceale è rimasta fin qui inattiva, ma dopo avvenuta la separazione tra i fasci corollini e cali- — : einali si scinde anche essa in dieci fasci esterni (Tav. VI, fig. 5st) ehe E si dirigono senz'altro agli stami, e tre interni destinati ai carpelli. Di = & questi tre fasci l'anteriore o dorsale è più robusto (Tav. VI, fig. M). i due posteriori o marginali più deboli, avvicinati fra loro e fronteg- | gianti i primi. a (5 Vedi il lavoro del a più volte citato, e segnatamente Van Thieghen: : Recherche. structure du Pistil et Anat. comp. de la fleur: Paris, I ima e più in basso il vessillo e l’ovario, mentre le ali, la carena con- rescono per un certo tratto col tubo staminale, dal quale poscia si se- un pennello di t tracheidi attorniato da un vero e proprio tessuto epite- DA miale il quale, a sua volta, è ricoperto da un'epidermide molto ricca di stomi e densamente pelosa. Il fascio vessillare in prossimità della lamina si seinde in tre o quattro fasci, che progressivamente si risolvono in un . gran numero di fascetti divergenti a ventaglio, ed anastomosantisi solo E: verso l'orlo del vessillo, e terminanti sia con delle forche sia con dei Tami a vuoto. Anche quelli destinati alle ali ed alla carena si compor- tano alla stessa maniera, con l'avvertenza che gran numero di essi si è distende nelle bollazioni vescicose caratteristiche di questi organi. I dieci fasci staminali penetrano senz’ ulteriore ramificazione nei filamenti, e lli marginali del gineceo, giunti a livello della cavità ovulare, in- ano alternativamente ciascuno un esile rametto nell’ovulo. Il calice, a fiore aperto, ha la forma di un urceolo a cinque denti, due superiori più grandi. tre anteriori più piccoli. La sua superficie interna è glabra, l'e- a rivestita di peli rigidi in basso e lanosi in alto. Essi sono distri- iti a distanze quasi eguali, e la loro cellula basale è circondata da una . Posetta di elementi epidermici poligonali. Gli stomi non sono molto abbon- nti, ma sparsi in modo uniforme per tutta l' epidermide stessa ; superfi- | e coll’asse maggiore diretto trasversalmente. Queste cellule epider- ? esterne contengono un cristalloide ciascuna, parecchi leucoplasti dermide della corolla, qui fa intieramente difetto salvo nelle cellule ilunari. I eristalloidi fiorali della G. aetnensis sono stati oggetto, per shi mia, di una speciale pubblicazione e ritenuti d'origine nucleare ('). o heran, Sui cristalloidi fiorali di alcune Leguminose. Boll. Soc. Bot. it. e Botan. Centrblatt. 1896, Bd. 66, p. 76. Sul bud del fiore in uu RER a dnost decorso, si stacca un cristallo di ossalato di calce. L'amido, che è abbondantissimo nella . Io ho cioè creduto di riconoscere che ad un dato momento dello svilup) -. fiorale, a somiglianza di quanto avviene nelle Convolvulacee (t) il. eleo gradualmente scompaia per cedere il posto alle formazioni in qui- stione. Questa veduta è stata di recente oppugnata dal Zimmermann @ il quale invece ritiene che le masse reagenti alla maniera dei eristal- loidi nel calice della G. aetnensis non abbiano nulla a vedere col nu- y. cleo, ma prendano origine al di fuori di esso e, solo più tardi, lo a volgano, più o meno, completamente. Pls L'autorità del Zimmermann è certamente solo grande, ma io con- i | - tinuo a restare nella mia opinione in attesa delle ulteriori comunie zioni al riguardo promesse dal Zimmermann, giacchè le nuove ricere istituite al riguardo e che verranno comunicate a parte, mi hanno com | dotto a confermare i risultati ottenuti in precedenza. i ues Sotto l'epidermide s'incontrano cinque piani di celiule, dei quali primi tre formano un parenchima lacunare ad elementi brevemente mosi, ricchi di clorofilla e di granuli d' amido, con membrana sottile, € gli ultimi due una vera e propria guaina meccanica. Questi constano di | elementi parenchimatici molto méno ampii dei precedenti, alquanto allungati in direzione trasversa che longitudinale, più saldamente. tra loro, e colle membrane cellulari mediocremente inspessite. Sopra essi si stende l'epidermide interna liscia, unita, priva di stomi, me cremente cutinizzata, ma molto insp-ssita anche sulle pareti radiali. Za fasei si allungano tra il parenchima lacunare e lo strato meccanico, son costituiti da sottili cordoni di trachee €— T da pachi s crivellati e cellule cambiformi. La lamina del vessillo consta delle due epidermidi interna ed e formata da cellule poligonali saldamente connesse, prive di peli ed stomi, debolmente cuticularizzate e rieche di eromatofori ed amiloplast L'epidermide esterna diviene papillosa verso il margine del lembo. le due epidermidi corrono granes piani di cellule ramose, ricche di g 0) Bora A. „ Sui cristalloidi nucleari di Convolvulus. Contributo alla - vegetale, 1894, Vol. I, p. 98. 7 (Í) ZIMMERMANN A., Die ecd und Physiol. des pflanzlichen. gaie. " : 1898, P 4e. sono. SARE parallelamente alla superficie del lembo e si Gon ast oM. tra loro solo colle fronti, assumendo un abito prettamente ififorme. Verso la base del vessillo l'epidermide cangia alquanto di natura, in- | quantochè le sue pareti laterali ed esterna si lignificano: e con essa li- | gnificano per buon tratto i tessuti sottostanti divenuti qui più densi e È compatti. Il parenchima infatti, avvicinandosi a questa regione, accorcia gradualmente le sue braccia, sino a che esse finiscono collo scomparire ; esi trasforma in una massa di elementi cilindroidi più ampi sotto l’epi- . dermide esterna e gradatamente rimpicciolentesi, specialmente nel dia- à | metro trasverso verso l'interno. In mezzo a questo parenchima decorrono i fasci allineati in una curva aperta verso l'interno del fiore (Tav. VI, fig. 6 a). Tutto il parenchima situato tra l epidermide esterna ed i fasci ha le membrane inspessite e lignificate, mentre dal lato interno lo sono soltanto i piani cellulari | più prossimi alla epidermide. Verso il margine diminuisce lo spessore pia lembo, e naturalmente anche lo spessore delle lamine lignificate si tratto esse presentano, dal lato esterno, una bozza icis. dalla cui Cadm si FL eipastone delle pici Mu verso vi aiunt; ove si per quanto inconspicue, fossette. Dal lato interno a i hide GER, ende un incavo conico nern da un ei ottuso, il quale Ham Questo tratto dell ala è poi molto più spesso del restante della = ui luogo ad un’ ampia bollazione abbastanza resistente. L'epidermide delle ali è papillosa sopra ambedue le faccie ed è priva ramose rieche di cromatofori e granuli d'amido. La struttura dei petali carenali non è molto differente da quella delle i, oltanto il dente che va ad incastrarsi nella corrispondente fossetta mM Ev, anno XI, veh XI. lamina | per un sovrabbondante sviluppo delle lacune aerifere che dànno . di peli e di stomi: il tessuto parenchimale sottostante è formato da cel- tote db BAGCARINI PASQUALE dell’ala, è qui costituito da un parenchima compatto e non da una latazione vescicolare del petalo stesso. L’epidermide della carena è pa- pillare soltanto in alto sul lato interno, mentre all’esterno è ricca di peli rigidi diretti verso l'alto. Le cellule epidermiche di questi organi | corollini sono amilifere, e tutte ricche di cromatofori discoidali a con- - torno poligonale o rotondo, elaboranti un pigmento giallo d'oro che sem- ) bra impregnare uniformemente la massa del cromatoforo stesso. È quasi | costante ancora nelle cellule epidermiche la presenza di una goccia d'olio A. di color ranciato, facilmente solubile nell'aleool. Il parenchima tubuloso | 0... contiene anch’esso dei eromatofori ugualmente conformati, ma soltanto | ks in numero molto minore. bos la struttura della corolla illustra e commenta di per se stessa, senza bisogno d’altre parole, la mirabile architettura dello ue dieogamico messa in luce, come fu detto, dal Delpino. È Il tubo staminale s'inserisce obliquamente sul toro essendovi più pes fondo dalla parte dorsale che da quella ventrale. Consta delle epider- { midi interna ed esterna formate da cellule allungate ed appuntite. inti- - mamente connesse: prive di peli e di stomi, rieche di granuli d'amido | e munite di un elegante cristalloide ciascuna. Tra esse è compreso un tessuto fondamentale di 4-5 piani di cellule cilindriche, allungate , nel senso del tubo, ricche di meati; amilifere ed attraversate dai fasci va- scolari allungantisi verso le antere. I singoli filamenti staminali non si liberano dal tubo tutti ad un livello, ma prima si distacca il filamento - ultimo — (due on x oxi eleg. FE a T MES ao e i A a i ie a MEL. Si in. Fa FE opposto al vessillo e poi gli altri progressivamente sino a che r | à liberarsi è quello anteriore. L'antera ha quattro loggie polliniche per lato del connettivo) e ciascuna coppia deisce per una fessura C0. mune in seguito alla distruzione del dilicato tessuto diaframmatico ca 4 le separa. : La parete dell'antera à costituita dalla epidermide, le eui E mamellone piano : ed a contorno irregolare presentano nel mezzo una papilla o poco sporgente: dallo strato fibroso costituito essenzialmente da un PI^" . di cellule colla parete frontale esterna sottile, e le laterali e r interna i È percorse da liste d'inspessimento semplici o dicotomoramose (Tav. VI, fig. 13) e dai residui del tappeto affatto inconspicui al momento deltar : i ^. SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. | tesi. Lo strato fibroso è spesso qua e là rinforzato dal lato interno da piccoli gruppi di cellule ad inspessimenti anulati. I granuli di polline a secco sono elissoidali, d' aspetto polveroso e di : | color giallo chiaro. Presentano tre pliche o solchi longitudinali conver- genti ai poli del granulo nelle quali, lungo il piano equatoriale, giaciono tre pori di germinazione poco distinti. In corrispondenza alle pliche la membrana che riveste il granulo è più sottile; negli spazî interposti più L spessa e finamente verrucosa per minute granulazioni che la potassa cau- | stica bollente rigonfia alquanto e rende brillanti. La membrana dei gra- nuli polliniei comprende un'intina ed un'esina. L' intina si stende senza | interruzione su tutta la superficie del granulo ed è costituita di due stra- ; terelli i quali vengono posti bene in evidenza specialmente coll'uso del- — l'acido cromieo che la fa rigonfiare notevolmente anche in soluzione di- i luita, Lo spessore di questi due straterelli appare omogeneo su tutta la superficie del granulo salvo in corrispondenza ai pori di germinazione, dove lo strato esterno s'inspessisce alquanto a mò di lente biconvessa, ed è fortemente rigonfiabile sia dal elorojoduro che dall'aeido solforico. | L’esina in corrispondenza alle pliche appare omogenea © sottile, se 03- servata nell'aequa semplice o zuccherata 0 nella glicerina di mediocre concentrazione, ma trattata coll’ acido solforico, il cloralio idrato con aggiunta o meno di glicerina jodata, l’acido nitrico concentrato e spe- cialmente l'acido cromico, si risolve in due straterelli jalini fortemente aderenti fra loro. Questi due straterelli continuano e divengono più evi- denti negli spazii alternanti colle pliche dove, tra l'uno e l'altro, se intercala un terzo che si colora fortemente in rosso col Rosso Congo, giallo coll’acido nitrico e coi preparati jodici e, molto spesso, in rosso attone col reattivo del Myllon. I due strati che lo rivestono sono inat- tivi di fronte a questi ultimi reagenti; ma rispondono molto sensibil- mente ai reattivi rigonfianti. Così specialmente lo strato interno, che corrispondenza alle pliche appare omogeneo, qui, sotto l'azione del- l'acido solforico si mostra distintamente lamellato e guadagna note- mente di spessore. Lo strato esterno viene attaccato dai reattivi so- HEP ee Se pr QUE ET ,BACCARINI PASQUALE À Nella fase di maturità il granulo di polline è ricco di gocciole | e possiede un protoplasma denso e granuloso, di modo che i due nucle che esso racchiude sono visibili solo con molta difficoltà; è però intie ramente privo di granuli d’ amido. Il gineceo consta di un ovario lanceolato-lineare brevemente pedu colato, ricoperto di densi peli, specialmente lungo la sutura ventrale, sormontato da uno stilo intieramente glabro piegato ad arco e nante in un minuto bottone stigmale. La parete dell'ovario conta anzitutto dall'esterno all’interno una op dermide costituita da cellule mediocremente allungate, ricca di peli fa gelliferi rigidi e diretti in alto, e di stomi sparsi in modo uniforme, è | colla fessura stomale di traverso. All’ epidermide succedono quali piani di cellule tubulari-ramosi connesse in un tessuto riccamente lacu nare, a membrane sottili e cellulosiche, e con robusto apparato clorofil liano e notevoli accumuli d'ossalato di calce. A questo tessuto lacunoso | succede un altro parenchima tessellare in due o tre piani di elemel alquanto allungati in senso trasverso colle membrane sottili, a lar; >, punteggiature elittiche poco profonde, povero di clorofilla e meno | camente dotato di formazioni cristalline di ossalato di calce. Sul tes tessellare si stende l’ epidermide interna che è sprovvista di pai e stomi e formata di elementi poligonali a membrana sottile e protop^ sma denso. Al momento della antesi essa comprende chitualint0A | unico piano di cellule, ma qualche volta parecchi dei suoi ele due VL fig. 7a) si trovano già a quest'ora sdoppiati in due "n “Da parete esterna di queste cellule epidermiche è poi molto in Sante per quel che riguarda la sua struttura, inquantochè tra lo 3 superficiale di cuticola e quello di cellulosa che sta in contatto im diato col protoplasma corre un velo di mucilaggine il quale si com di fronte ai reattivi, alla maniera indicata. dal Mattirolo (1). Ess0 cilmente solubile nell'acqua di Javelle di modo che nelle sezioni la _ticula resta, dopo un tale trattamento, perfettamente distaccata ' pareti cellulari. Ad evitare una non improbabile, ma, à mio creer SULLA GENISTA AETNENSIS, a cessiva generalizzazione delle vedute dello Tschirsch (!) sulla genesi delle . mucilaggini, giova avvertire che'questo strato di mucilaggine non sì co- | stituisce mai in contatto col protoplasma, dal quale esso resta sempre se- | parato per una sottile listerella di cellulosa genuina, ma prende origine | per una trasformazione chimica di strati di membrana originariamente cellulosici. Di fatto, nelle giovani fasi di sviluppo dell’ovario la mem- . brana esterna delle cellule epidermiche è prettamente cellulosica, in se- = guito si differenzia di buon’ora lo strato di cutina, il quale appare dap- prima come una listerella estremamente sottile, e per un certo tempo | tutto lo spessore della membrana compreso tra la cuticola ed il proto- plasma è cellulosico, più tardi ancora lo strato mucilagginoso si rende | percettibile alla facilità colla quale la cutina si stacca dagli strati pro- fondi sotto l'influenza di determinati reattivi, e va, dopo neto momento De nee lentamente in spessore. - Tra il parenchima tubulare ed il tessellare, o meglio negli strati più profondi di questo, corrono i fasci fibrovascolari delle valve, che par- ‘tendo dalla sutura dorsale si dirigono in alto verso le marginali, ra- ifieandosi per via. Al momento dell’ antesi essi risultano formati di rare e sottili trachee accompagnate da vasi crivellati e da buon numero cellule procambiali. ‘Lungo le due suture ventrale e dorsale la struttura delle pareti dell'o- vario ‘cangia alquanto, anzitutto per la presenza dei tre robusti fasci fibrovascolari che respingono alla periferia il tessuto laminare e tessel- lare, e per le particolarità dell'epidermide interna. Questa infatti, lungo la sutura centrale, dà origine ad un gran numero di peli flagelliferi a flagello lungo, flessuoso e sottile il quale si insinua nella cavità del la sutura ventrale invece, tutt’attorno al funicolo, la epidermide si al- Junga in grosse ed irregolari papille non cuticularizzate, le quali pro- tuberano nella cavità dell'ovario. I fasci sono accompagnati da robusti ti meccanici iris eon in gms pe dal pre della - B1 E Angewandte See i. es P 212 e WALLICHZEC , Ovario tra i singoli ovuli e li avvolge in un morbido feltro. Lungo BACCARINI PASQUALE rete dell'ovario, ed i due marginali si conservano perennemente s parati per una duplice fila di cellule parenchimatose che rappresen- - tano l'epidermide della superficie di saldatura dei margini carpellari. - ; Lo stilo à formato da un'epidermide ad elementi allungati a forma di lunghe e strette losanghe coll’estremità appuntite, e da un tessuto sot- tostante anche esso estremamente allungato e quasi filiforme, denso alla periferia e lacunoso nel centro, in mezzo al quale decorrono le ultime propaggini dei tre principali fasci del carpello. Lo stigma consta di un breve pennello di papille digitate le quali sono rafforzate da una co- rona di cellule epidermiche divaricate fra loro, rigidette e puntute. Le papille che derivano dal tessuto subepidermico, sono alquanto ingrossaté | alla estremità, asciutte finchè restano intatte, divengono umidiccie e vischiose se in qualche modo lacerate od offese, giacchè tra i due strati, | esterno ed interno della membrana, si trova accumulata una secrezione mucilagginosa. È appunto perciò che queste papille stigmali urtando e confricandosi contro l’ addome dei pronubi si lacerano e divengono a- datte a trattenere il polline. Gli ovuli sono contenuti nella cavità dell’ ovario in numero di sei £ sette, quantunque, di regola, due o tre soltanto abboniscano e diano w seme. Essi s'innestano alla placenta con un robusto funicolo il quale st dirige obliquamente in basso verso il fondo dell'ovario, mentre il corp? dell’ovulo, curvandosi in alto, viene a situarsi in modo che l’asse de ' nocella à mediocremente inclinato sull'asse dell'ovario. La nocella à piriforme, piü stretta in alto e larga in basso, legger- mente curva, e contiene un sacco embrionale (Tav. VI, fig. 17) nel qu al momento dell’antesi, è discernibile l'apparato femminile mentre le al- — tipode sono spesso già disorganizzate e distrutte. La cellula uovo è tondeggiante ed abbracciata dalle see piriform! e leggermente striate nel loro tratto superiore. Dei due tegumenti che la ricoprono l'interno consta, per m la sua | superficie, di due piani di cellule, salvo verso il bordo micropilare dov? | diventa alquanto più spesso. L'esterno è più robusto e nel suo spesso? decorre. il rafe, il quale si arresta senza presentare alcuna we poco sotto il fondo del sacco > embrionale. Il bordo micropilare di 4%° . funicolo, ricoperto per buon tratto dal margine opposto; cosicchè il ca- . nale micropilare ha un decorso abbastanza lungo e sinuoso (Tav. VI, | fig. 17 m). jai Lo sviluppo degli organi fiorali delle Leguminose è stato più di una i — volta oggetto di studio; ma le discrepanze tra i singoli autori son tut- t'altro che lievi. Così, ad es., mentre lo Schleiden ed il Vogel (') ammettono che i mem- bri dei singoli verticilli fiorali appaiano simultaneamente, il Peyer (3), . il Rohrbach (5), I’ Hoffmeister (^) ed il Frank (°) giungono a risultati opposti stabilendo che i primordî dei membri d'ogni verticillo si for- mano successivamente dall'esterno all'interno. Così pure notevoli diver- Kenze si hanno per quel che riguarda l'ordine di costituzione dei sin- goli verticilli: cosicchè reputo opportuno riferire in suceinto le mie os- servazioni le quali, del resto, salvo differenze di secondaria importanza, | appoggiano le vedute del Frank. Le specie da me esaminate sono la .. G. aetnensis, G. candicans, e Spartium junceum. ; . L'ordine col quale appaiono sul fondo del ricettacolo fiorale i primordî dei singoli verticilli è il seguente: 1.° il calice, 2.° la corolla, 3.° il gi- Eo | heceo, 4.° il vertieillo esterno di stami, 5.° il verticillo interno di stami. Il primordio fiorale ha dapprima la forma di un mammellone roton- deggiante protetto da una brattea ascellare e suffulto ai lati da due piccole bratteole che lo incappucciano leggermente. Sul margine di que- sto mammellone, dal lato esterno, si manifesta di buon ora un solleva- panta semilunare colla concavità rivolta verso = centro. M. mammel- eber die Entwickelung einiger Bluten..... Pringsheim Jahr- Band X, p. 205-215, Tav. XIV. E . 164 2505.05 7t BACCARINI PASQUALE cinque denti calicini, i quali, nonostante la loro precocità, presenteranno - d'ora in poi uno sviluppo molto limitato, mentre le loro basi conflui- scono assieme in un cercine anulare che si allunga rapidamente, spo- - stando le due bratteole e la brattea, in un tubo cilindrico entro il quale si svolgeranno gli altri primordi fiorali. La successione dei primordi ca licinali è, nella maggior parte dei casi, quale io ho accennata, ma non di rado essa progredisce regolarmente dal lato anteriore a quello po- steriore del fiore, in modo che i due petali superiori sieno gli ultimi a svilupparsi. Mentre il tubo calicino si va sollevando appaiono i primordii della | corolla. È molto difficile stabilire se queste foglie corolline appaiano. contemporaneamente o successivamente; in qualche caso ho potuto ve- dere delinearsi un poco prima degli altri il mamellone faleiforme del È vessillo, ma nella più parte dei casi i cinque mamelloni corollini sem- bravano formarsi contemporaneamente. Poco dopo la loro costituzione si solleva nel centro del mamellone fiorale un argine falciforme colle corna rivolte verso il lato interno del fiore; che s'allunga rapidamente sino a prendere la forma di un tubo assottigliato in alto e fenduto dal lato interno. E il rudimento del gineceo, nel quale la cavità dell o- vario si eostituisce poco dopo per l'ineontro e la mutua compressione delle labbra della fenditura. È appunto quando comincia il process? di chiusura della sutura placentare del carpello, che fra la base questo e la corolla si delineano in posizione alternipetala cinque Da melloni conici che s'allungano rapidamente, e poco dopo, alternanti con questi, altri cinque che si comportano alla stessa maniera. Sono i dieet stami pei quali va avvertito che l'evoluzione dell'antera procede molto rapidamente, mentre la formazione e lo allungamento del tubo andro- ceale avverrà solo in un’ epoca posteriore e quando già le varie parti fiorali avranno raggiunto, o quasi, l’ assetto definitivo. | Di queste varie parti del fiore il calice è quello che compie più p ; pidamente la sua evoluzione, gli altri organi crescono per UD | tempo racchiusi all’interno del tubo calieino, sino a riempire la camera daria, poi forzano, per così dire, le labbra del calice, e si svolgono da allora in poi all’aperto protette essenzialmente dal vessillo e dalla nda della faccia esterna dei petali carenali. v ; ed il Melilotus; avvicinandosi più ancora al tipo del Crysanthemum ehe al secondo, perchè le archespore si trovano sempre disposte in una semplice fila. In questa fase iniziale vi si distingue all'esterno un der- . matogeno seguito da un periblema, del quale il solo piano esterno di SE cellule è caratteristico, e da una massa centrale di parenchima (Tav. V, fig. 11). In una fase ulteriore il rudimento dell'antera si mostra a se- zione triangolare e vi si inizia la formazione delle due loggie anteriori con ciò che, in determinati punti una fila di cellule del periblema di- vengono più voluminose e distinguibili pel contenuto più denso e bril- ; lante (Tav. V, fig. 11 b aa’), poi si segmentano tangenzialmente in modo * E dare origine ad una cellula interna ed esterna (fig. 13 c). Questa Fieostituirà la fila delle cellule periblematiche, quella sarà l'iniziale delle cellule madri del polline cioè l'arehespora, e così tutte le cellule madri di una loggia deriveranno in ultima analisi da una semplice fila di archespore, le quali per segmentazioni radiali, e tangenziali dapprima e pericline di poi, daranno origine ad un grosso cordone di cellule madri. Nel frattempo lo strato di periblema disteso sulle loggie segmenta tangenzialmente in modo da dar origine a due strati con- centrici l'esterno dei quali diverrà senz’ altro lo strato fibroso, e l’ in- | tino strato intermedio che verrà schiacciato e riassorbito durante lo svi- | luppo dell’ antera. - Lo strato di cellule che separa le archespore o le cellule madri dai tessuti profondi si segmenta a sua volta. tangenzialmente in modo da | dare origine anche esso a tre piani che si pongono in continuazione aon quelli provenienti dal periblema, se nonchè gl’ inspessimenti fibrosi non continuano in questa regione, e lo schermo che separa le due loggie "eM fra wro già prima dell’antesi. Poco dopo che si sono deli- gen, vol. IL, p. 10-13; p. 20-22, Tav. IV-V. terno si sdoppierà di nuovo formando il tappeto (Tav. V, fig. 14) ed di ciascuna metà dell'antera si riassorbe in modo che esse comunicano . ) Warmms, Untersuchungen üder Pollenbildende Kaulome. Botan. Abhand- — RAITRE Ne e SR fe, pan 156. LE S BACCARINI PASQUALE 2o d n neate le iniziali delle loggie anteriori, collo stesso processo si organ zano quelle delle posteriori, con che la antera acquista in sezione ul figura irregolarmente trapezoidale (Tav. V, fig. 13), e contemporan mente si organizza il procambio del fascio vascolare. L' ulteriore evo- luzione delle cellule madri del polline nulla offre di notevole o di diverso dai fatti già noti. Le antere sono ancora intieramente rat- chiuse nel tubo del calice quando i granelli di polline son già costi- tuiti, e solo al momento in cui le parti interne del fiore cominciano ad emergere dal tubo calicino s'inizia il riassorbimento del tappeto, la formazione degli inspessimenti fibrosi nel piano cellulare subepidermico, ed infine la dissoluzione delle membrane delle cellule madri. L’ evoluzione dell’ ovulo è anche essa abbastanza interessante. Esso — prende origine sull’orlo placentare in forma di una piccola protuberanza, | prominula nella cavità dell'ovario, conica dapprima, poi gradatamente allargantesi e rigonfiantesi alla sua estremità. Prima ancora che appa iano sui lati di questa protuberanza i cercini che daranno origine z x tegumenti ovulari si differenzia nel suo asse una cellula subepidermica "E (Tav. VI, fig. 14 æ) riconoscibile alle dimensioni superiori alle circo- stanti ed al contenuto protoplasmico più denso e brillante. Essa è l'ar- | chespora e si segmenta di buon’ ora trasversalmente dando origine- una cellula superiore od apicale, ed una inferiere o subapicale (!) che alla lor volta si suddividono in modo che la cellula apicale ne formi di | sovrapposte (Tav. VI, fig. 15 a) e la subapicale due anche esse, delle quali l'inferiore torna a segmentarsi sempre nella stessa direzione è dà origine al sacco embrionale (Tav. VI, fig. 15-16 b") che forma così cellula più profonda delle cinque situate in fila nell'asse della nocella. 1 Questa cellula cresce poi rapidamente e schiaccia e riassorbe le soprap- poste delle quali nell'ovulo non resta più traccia. In qualche caso ho potuto osservare le due cellule superiori (figlie dell’apicale) dividersi in .. (!) Adotto la terminalogia del GuroxarD: Recherches d Embriogénie 04 Comp. Legum, Ann. Se. Nat. VI serie, vol. XII, 51-167, Tav. VIII , il quale espon® led sviluppo del sacco embrionale per parecchie genistee giungendo a r ala T SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. | due pel lungo. Queste fasi si possono seguire molto facilmente isolando gli ovuli dalle placente e trattandoli, sia coll'acido solforico æ nitrico di . mediocre concentrazione, sia col cloralio idrato, e meglio ancora coll'al- ET fenicato; ma piü tardi quando la nocella sarà totalmente coperta dai : tegumenti converrà liberarnela al che si riesce con un poco di pratica, . facendo rotolare l’ ovulo con moderata pressione sotto il coprioggetto. . Qon tutto ciò riesce molto difficile il seguire le fasi successive del sacco . embrionale. Ho potuto osservare una volta in un preparato il nucleo . chiaramente collocato nel centro ed in un altro una coppia di nuclei ad ogni estremo del sacco, ma le fasi intermedie tra questo e l’ ovulo adulto mi sono sfuggite. . Nella fase di maturità l’ovulo, leggiermente campilotropo (Tav. VI, fig. 17), presenta un sacco embrionale allungato, leggiermente curvo, al- quanto più largo nel mezzo che agli estremi. La cellula uovo è accom- |. pagnata dalle sinergidi piriformi e sul fondo del sacco giacciono le an- | tipode o più spesso i loro residui. Ho potuto seguire il corso del bu- | dello pollinico sino al fondo del canale micropilare contro la volta del sacco embrionale e in un preparato ho potuto osservare chiaramente, ri- | correndo al metodo dello Strasburger, i due nuclei generativi in vici- nanza dell’ apice del budello pollinico, ma il processo di fecondazione mi è sfuggito, molto probabilmente perchè i minuti ovuli della G. aet- nensis mal si prestano all’uopo. Dopo la fecondazione il nucleo del sacco embrionale e la cellula uovo entrano in attività. Quello si segmenta, a dir vero, qualche volta già prima ancora che atto fecondativo sia compito, avendo io potuto scorgere parecchi nu- elei all’interno del sacco, in fiori che non erano completamente aperti; .* dalle segmentazioni successive del nucleo deriva un tappeto endosper- mico costituito da nuclei liberi ed immersi in uno strato di protoplasma Più denso di quello che riempie il restante del sacco embrionale. ll Guignard ha già osservata e figurata questa prima fase dell'endo- Sperma che, definitiva per le Viciee, è transitoria per la maggior parte le altre Papilionacee e segnatamente delle Genistee, dove viene se- dalla formazione di un endosperma a cellule rivestite di mem- BACCARINI PASQUALE brana. Il Guignard riferisce la formazione di questo secondo endosper alla attività di quei nuclei liberi del tappeto primitivo che si trovano presso l'embrione ed il sospensore. In questa regione essi entrano un'atiiva segmentazione, si rivestono di membrane cellulari: ed il pro- cesso di poi si estende più in basso nelle altre regioni del sacco, salvo. à che nella parte profonda dove i nuelei liberi si distruggono prima ch il tessuto dell'albume vi arrivi (1). Se vi ha problema in istologia vee getale che sia di difficile soluzione io penso che possa ritenersi ap punto questo dei rapporti tra l'endosperma solido (mi sia lecito il chia- marlo così) e il tappeto protoplasmico a nuclei liberi. Le fasi iniziali della formazione dell’ albume mi sono sfuggite, ma alcuni fatti sem- — brano sollevare qualche dubbio intorno alla esposizione del Guignar e vale la pena di riferirli. Questi nuclei liberi del sacco embrionale ; 3 sono dei grossi nuclei plurinucleolati e vacuolari, oramai degenera ed incapaci di ulteriore segmentazione, e nel caso speciale della 6. aet- nensis e candicans, presentano questo carattere non solo nella regione profonda del sacco embrionale, ma anche in quella micropilare. In ak cune sezioni della G. aetnensis io li ho veduti tali nelle immediat adiacenze dell’ apparato embrionale in una fase nella quale la cellula uovo aveva appena subite poche segmentazioni, e di endosperma solido non si aveva ancora traccia. Mi pare quindi poco probabile: che da debba procedere il nuovo endosperma. si In un'altra fase io ho potuto osservare nella regione micropilare del . sacco embrionale una corona di nuclei molto più piccoli di quelli libe e più intensamente colorabili, specialmente col carminio boracico, i qu T erano situati contro il sospensore, e circondati da un plasma denso perfettamente distinto da quello nel quale stanno immersi i nuclei ! beri. Quale sia l'origine di questa corona di nuclei attualmente io non . 80 dire: ma sta di fatto che l'endosperma solido si costituisce. attorno all'embrione, al difuori dello endosperma a nuclei liberi e gradualmente lo respinge verso il fondo del sacco forzandolo a rin vaginarsi entro wer: Questo Peo endospermico oe o rudimentale, che va solido, ed ha probabilmente l’ufficio di digerire i tessuti della nocella e sa parzialmente quelli dei tegumenti, elaborando nel suo interno dei ma- | teriali nutritizii che vengono poi assorbiti dall’ endosperma solido. Di fatto è esclusivamente a contatto con esso che i tessuti nocellari e te- gumentari vengono digeriti ed à in contatto con esso o meglio nelle sue vicinanze che l'attività di segmentazione dell’ endosperma solido è più T marcata. Questo albume delle leguminose per l’attività segmentatrice delle sue _ cellule cresce rapidamente sino a riempire tutta la cavità del sacco em- brionale che diventa sempre più ampia in seguito al riassorbimento gra- duale e completo del tessuto nocellare e del tegumento interno. À mi- sura però che esso si estende alla sua periferia; in contatto coll'embrione invece si riassorbe e viene digerito alla sua volta sino a che ne resta solo una sottile membranella tutto all’ intorno. Le membrane cellulari di questo tessuto restano a lungo sottili, e solo quando l'embrione è in una fase di sviluppo molto progredita comin- - ciano ad inspessirsi ed a subire la trasformazione caratteristica in mu- ilaggine. Il Nadelmann (t) ha studiato anche egli il processo d'inspes- | simento di queste membrane cellulari nella Genista tinctoria e ne con- clude che gli strati d'inspessimento si depongono qui per apposizione | Sotto forma di strati secondarii mucilaginizzati, e di una lamella ter- ria che resta costantemente cellulosica. Il Nadelmann non fa che e- Stendere anche in questo caso le vedute della scuola dello Tschirseh (*) sulla genesi degli strati d'inspessimento muciparo, e certo vi hanno molti i e molti fatti che vengono in appoggio alla tesi dello Tschirsch e dei i scolari. Nel caso però della G. aetnensis e dello Spartium junceum mi pare che tale teoria venga confermata. Anzitutto il fatto che gli — strati secondarii reagiscono per un certo tempo alla maniera della cel- lalasa, quantunque più debolmente: mentre nell’ interno della seite e. p. 59-62. : ur "| Tscmmsu, Angewandte pflanzenanatomie, p. 200-905. — WALLICZECK , Stu- $ 10 |": RACCARINI PASQUALE esistono degli accumuli di vera mucilaggine a riempire le vacuole mi in prò degli inspessimenti della membrana. | più avanzata, quando cioè il seme, completamente evoluto, comincia | di _C. alpinus, Spartium junceum, ecc., ecc. i | delle quali la superiore è più grande, e darà luogo al sospensore ; sembra già di tale importanza da mettere, per questo caso speciale, in - mora le vedute del Nadelmanu, tanto più che la mucilaginizzazione non i avviene contemporaneamente su tutta la superficie della membrana m > lulare: ma comincia dagli angoli e dagli spigoli di queste cellule po- - liedriche e quindi si estende alle faccie. In questa fase nei preparati | trattati coi reattivi della cellulosa io ho sempre veduto il protoplasma | separato dagli strati mediani della membrana cellulare per una sottile | falda di cellulosa, la quale reagiva così nettamente come la lamella pri- - maria: piü tardi quando il processo aveva invaso tutta la superficie della ; | membrana, tale sottile falda di cellulosa non era sempre visibile con uguale chiarezza ma, con un pò di attenzione, si giungeva a metterla in evidenza specialmente nei preparati trattati con acetato di piombo, quindi — acqua di Javelle e, dopo lavatura, coi preparati jodici. Per me quindi la lamella terziaria del Nadellmann e del Wallichzeck non ha qui il valore i di formazione posteriore agli strati mucilaginizzati, ma semplicemente di strato interno della membrana primitiva, strato che non subisce la tras- ‘formazione mucipara propria degli strati intermedii. È l’ ipotesi più an- tica ed, a mio avviso, qui meglio rispondente alla realtà. Amido tran- sitorio non ho mai incontrato nelle cellule dello albume, ma soltanto delle goccie di mucilaggine le quali, dapprima abbondantissime e spes confluenti in una massa sola, vengono poi riassorbite senza alcun dubbi? I granuli d’aleurone e le sostanze grasse compaiono in una fase anche ; disseccarsi, secondo il processo che sarà esposto a proposito dell'embrione i Contemporaneamente all evoluzione dell’ endosperma procede quella — dell'embrione sul tipo già illustrato del Guignard (1) pel Cytisus laburnum, — La cellula uovo fecondata si divide ben presto in due E L feriore de piccola formerà l’embrione. mente longitudinali, in modo da dare origine ad un corpo clavato il quale si assottiglia verso la regione occupata dall'embrione. Le cellule ualmente cogli elementi dell'embrione. La formazione del sospensore procede molto più rapidamente di quella dell'embrione: ed esso è già brione è appena sdoppiata. Le prime segmentazioni di questa cellula avvengono regolarmente secondo le tre direzioni dello spazio; e gli ot- tanti, per segmentazioni perieline, danno subito origine ad un dermato- no e ad un tessuto sottostante, nel quale si può riconoscere nelle i buone sezioni la distinzione in periblema e pleroma fin già dalla fase . di embrione globulare. In seguito, data la piccolezza degli elementi, rie- nd difficile seguire ulteriormente il processo segmentativo, ed anche a me come al Guignard à riuscito impossibile stabilire se in fondo al sospen- sore si abbia o no una cellula complementare (ipofisi) la quale completi la ‘chiusura della estremità radicale. Il passaggio dalla forma globulare dell'embrione a quella allungata è molto rapida e determinata preva- ntemente da un subito e notevole allungamento dei singoli elementi lla regione intermedia del giovane embrione, piuttosto che da una at- prolificazione cellulare in questa regione. All’ estremità anteriore Met che viene respinto idis le pareti del sacco embrionale. Le membrane cellulari dell'embrione restano, durante le varie fasi di » costantemente cellulosiche e sottili ed il corpo protoplasmico ; costituito da un gruppo di 7-8 cellule quando la cellula madre dell’em- Quest' embrione l’attività segmentatrice si accentua ai lati della fronte - cia È ncc RA Questo suite viene poi RAT completamente verso lepa di turazione del seme e cede il posto a delle gocciole d'olio. cedimento da lui adottato. Posso invece confermare, al contrario, " vedute del Wakker (*) e del Werminski (5). I granuli d'aleurone hanni numero delle vacuole è numeroso fin da principio, in casi più rari hanno scarse vacuole le quali, poco prima che l’ embrione abbia rag- giunto le dimensioni definitive, si frammentano in parecchie. Dur: » il processo di disseecamento le minute goccioline di olio, ben caratter zabili sin qui coll'aeido osmico, sembrano scomparire o per lo meno | venire indistinte perchè, come si è detto a pagina 16, nell embrione 1 dulto, la reazione dell’acido osmico si presenta diffusa in tutta la ma cellulare. ud sviluppo del tegumento procede nella maniera MUR dal Mat- (t) RenpLE, On the developpement of the Aleur. grains in the Lupin. Ann. Bot. vol. II, 1888 (*) Berzuxo, Des grains d' aléurone chez quelques Papilionacées. Journal © Botan. Mars 189 n.° 6-7. $ (9) Vedi retro p. 13. FL Wa, Studien über die Inhaltskorper. lahrb. für wissenschaft. Vol. XIX, p. 397 (ORE Sii Do N Wai. der: Alias, BG. der. Deut Bot: Gesell. V Ve P 199, Tav. 10. nus PERA Il ili seminale corrisponde esclusivamente al lag Mento esterno dell’ovulo: perchè tutto il tessuto nocellare ed il tegu- mento interno vengono completamente digeriti durante l'evoluzione del- l'embrione. Il riassorbimento è più precoce nella regione mieropilare . dell’ovulo, più lento verso la regione occupata dal fondo del sacco em- 3 * - brionale, e non ? qui completa che quando l'endosperma secondario e | l'embrione avranno riempita completamente la cavità embrionale. Sono appunto i residui di questi tessuti quelli ehe dànno origine alla mem- brana basale del Mattirolo. Gli elementi epidermici del tegumento ovulare esterno, ehe hanno- al momento dell'antesi forma regolarmente cubica o quasi, cominciano; poco - 3i avvenuta la Si DES a mutare di forma: sa esterni m Bic: alla superficie del seme cominciando dalla regione ohm formeranno le Malpighiane: quali: del ato interno in contatto col- e quali sottostanno. í un’epoca più a vanni RE già l’embrione è divenuto paramento allungato e cominciano ad En i DRE s'ini Nella tegione chilariale la iu fila di Malpighiane si organizza di ora anche essa: quantunque i suoi elementi tardino poi molto ad mere la struttura definitiva, restando più a lungo ricche di proto- ma e succo cellulare: e più tardi ancora cominciano gli inspessi- i menti caratteristici della lamina chilariale. Non meno interessanti sono ' modificazioni che avvengono nelle altre parti del fiore e segnatamente ' pareti dell'ovario dopo la fecondazione. Nella G, aetnensis ed in generale nelle specie ad apparato dicogamico - m es nettamente costituito, apo l'impollinazione la carena e le ali 174 dn DUM BACCARINI PASQUALE si deflettono e, sia perché si lacerino al punto di inginocchiatura, sia perchè l'unghia è estremamente debole in confronto allo sviluppo della | lamina, dopo rimaste penzoloni per qualche tempo, finiscono per distae- carsi e cadere. N Il vessillo resta più a lungo sul fiore ma finisce per distaccarsi anche E esso col processo descritto dal Reinke (1), mentre il tubo staminale fen- us » duto resta aderente alla porzione dorsale del legume in forma di una trasparente e sottile laminetta. Il calice persiste pure nel frutto ma non subisce modificazioni ana- tomiche di qualche entità se non un limitato inspessimento delle mem- - brane del suo parenchima e un notevole accumulo di druse di ossalato di calce. 5 Più profonde sono le modificazioni che si avverano nell'ovario. Le pa- reti di questo comprendono, all’ atto dell’ antesi fiorale, un’ epidermide esterna, un parenchima tubulare, un parenchima tessellare ed un’ epi- A B dermide interna. Lungo la sutura dorsale corre un fascio fibrovasco- 4 lare, lungo la ventrale ne corrono due, i quali inviano alternatamen! dei fascetti negli ovuli. Nel frutto adulto all’ incontro, noi incontriamo mod dall’esterno all'interno, un’epidermide colle membrane esterne fortemente inspessi e cuticularizzate, seguita da 5 a 6 piani di grandi cellule di un paret- chimo povero di meati e contenente oramai soltanto dell’aria e degli 1 cospicui residui protoplasmici: un sottile reticolo di fasci non accompa- gnato da tessuto meccanico ed immersi in un delicato parenchima an | esso ridotto alle sole membrane cellulari: poi una robusta lamina ‘ sclerenchima che si estende per tutta la superficie della valva arrestate dosi ai fasci suturali, ed infine uno o più piani cellulari parenchimatosis dei quali però restano insieme all’ epidermide interna solo i residui. - Lungo la sutura dorsale il fascio fibrovascolare è accompagnato en un robusto cordone, a sezione semicircolare, di fibre meccaniche, © due È de robusti cordoni consimili accompagnano i due fasci placentari. Questi 1 due fasci placentari ed i relativi cordoni meccanici non si fondono mai : n) c. Rense, Ueber anat. Verhand. Bot. lahrb. Vol. XVI, p. 666. SULLA GENISTA AETNENSIS, ECC. 175 lungo la linea mediana, ma restano separati da due piani cellulari di un parenchima a pareti cellulosiche e sottili il quale rappresenta l'epi- . . dermide dei bordi della foglia saldatasi insieme, per costituire la cavità _ dell ovario. Di questi varii tessuti il parenchima situato sotto l'epidermide esterna costituito da elementi molto voluminosi, deriva dal parenchima tubu- lare del giovane ovario; parenchima tubulare, che si è mantenuto per molto tempo in attiva funzione assimilatrice, contribuendo col suo la- | voro alla costruzione del pericarpio ed alla maturazione del frutto. Le attive segmentazioni che, non ostante l'attività della funzione elorofil- liana, vi sono avvenute, ed il rapido accrescimento delle singole cellule 2 cui l’attività assimilatrice diventava superflua. 22 f parenchima tessellare ad elementi minuti e pareti sottili attor- | hiante la delicata rete vascolare delle valve deriva dal parenchima tes- E sellare profondo del fiore in antesi, ed i fasci fibrovascolari stessi ( e- | Selusi quelli delle suture) prendono origine appunto per ripetute seg- mentazioni di alcuni elementi appartenenti al piano esterno di detto az Er parenchima tessellare conformemente alle osservazioni del Famintzin. Essi cominciano a costituirsi poco dopo la fecondazione e rapidamente + Eon la loro struttura definitiva. Comprendono poche e delicate | trachee spirali situate per lo più alla periferia del fascio ed un gruppo centrale, di minuti vasi crivellati e cellule cambiformi. — Tutti i tessuti sottoposti a questo parenchima prono diretta- mate dall'epidermide interna (1). Questa, che al momento dell’ antesi, o meglio poco prima, è semplice, comineia a s loppiarsi in due piani sovrapposti, dei quali quello confinante colla cavità dell'ovario costituirà almeno provvisoriamente l'epidermide . interna dell’ ovario, l'altro un meristema secondario che per ripetute * Segmentazioni ( Tav. VI , fig. 9-12) darà origine allo strato meccanico n Cave Cari, Structure et develloppement du fruit. Ann. Sc. Nat. Botanique, Serie V, Vol. X, p. 123, è giunto da tempo a conclusioni simili almeno per quel ‘he riguarda il 7%. multiflorus. Lo strato epidermico che le riveste qualche volta resta semplice VI, fig. 12) ma più spesso si segmenta attivamente di nuovo dopo e allungato (Tav. VI, fig. 10, 11 stm) dando origine ad un delicato renehima che verso la maturità del frutto si essica e distrugge. | processo segnalato per primo, come fu detto dal Cave, ed in confermate dal Famintzin (') e da altri. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE i i Tavora I. Fig. 1. Sezione longitudinale di un meristema apicale di G. aetnensis: | matogeno, pe strato esterno del periblema, il quale in pe' € sdoppiato per costituire i i primordii di una foglia; pi strato ti s periblema; p? pleroma (2-8-160) (°). >; & Sezione longitudinale di mer. apic. di G. aetnensis con una pia viluppo: 4 regione distale od apicale della foglia, 5 n intercalare della foglia e regione articolare della lamina sul | € regione basale (2-7-130) È » 3, Sez. attraverso A picem chilariale dei tegum. semin.: ar. arillo, forzo, a malpighiane, 5 a c strato Prot lule stellate, Ich lamina chilarial » 4. Sezione longitudinale dei teg. sem. attraverso la stessa re nale micropilare, fo funicolo, a Malpighiane 5 colonnari, 7 ramo pale del rafe, ?' ramo secondario ( (schematico). EC Le. p 14-16. (*) I numeri compresi tra parentesi, did manchi altro schiarimento, i primo l'oculare, il secondo l'obbiettivo, il terzo la lunghezza del ti : M NIU il Smog colla camera chiara (Mieroscopio Koritska) | lo SNR + strato 4 stato a presa b elementi: dello strato PANTAN satin nali a lamella mediana, c e d cellule della stessa regione nella quale sono in- dicati gli inspessimenti mucipari d, e la lamella mediana c (2-7-160). — . Sezione attraverso un cotiledone di G. aetnensis: a ep. pagina superiore, | b palizzata, ¢ tessuto par en bred a trasformarsi in aeratore. Alcune cellule sono indicate col solo contorno, altre mostrano anche il reticolo protoplasmico e: la iberica dei hitain di riserva (2- Di 8-260). 7. Strato profondo dell’ albume dopo il trattamento coll’ acqua di invité: (2-7-160). | 8. Cellule del parenchima cotiledonare dopo la dissoluzione dei materiali - di riserva: a spazii già occupati dal materiale di riserva, 5 nucleo e plastiduli, € pareti degli alveoli ea (oe. comp. 4 : ob. apoe. 2 mm. ap. 130-16 J> Tavola IL 1. Sezione attraverso l'asse ipocotile al passaggio tra la tale ed il fato a endoderma, à gruppi di trachee, c gruppi di fibre del libro, d mem- ` brana rizogena (2-7-160). Lera attraverso una radice primaria della plats: endoderma: | a' membrana rizogena, ġ gruppi di vasi acquiferi, € libro sole AA z 3. Epiderm. cotiled, vista di faccia: 4 cellule iniziali degli i i una sezione condotta vbt He ‘nodo epico- | “Se fe fasci costali fronteggiati dai ae vi cordo ici cm: fi fasci intercostali. n 5. Sezione schem. i un virgulto di pianta adulta. Le lettere eor- > rispondono a quelle della figura precedente s Sd attraverso una radice nella quale iniziano "s formazioni wos; : a sughero, b fellogeno derivato dallo e egere della mem- - ie rizogena EUR e membrana. ise iaia SA UT ur: 1. Terminssiong del fascio veatolire. mediano della foglia: d cellule epi- rmiche, b semilunari, € aria epitemiale, a "E acquiferi La Wachen pan. 30). ya | 2. Sezion verso la pag. x serie iri sae en, age Y v v x Y v v Y 3. Sezione longit. attraverso ad una vallecola allo stadio della fig. 1.% : PASQUALE BACCARINI di fasci laterali, r ramificazione a pettine della estremità dei fasci (x matica). 4. Sezione attraverso l'epidermide mucipara di @. aetnensis : cm cellule mu- cipare: /l flagello, m manico, p piede del pelo (2-9-160). 5. Epidermide delle vallecole di un giovane virgulto di @. aetnensis vi di faccia (2-7-190). 6. Decorso dei fasci nella regione basale della foglia: »/ fasci istergli, nm f. mediano, sf fasci stipulari, art ane del lembo sul pictae (schematica). T od della pagina superiore della foglia (2-7-130). se Diagrammi fogliari delle plantule di G. radiata, G. aetnensis e G. 11. Den ed anastomosi delle nervature foliari nella @. aetzensis. Tavota IV. l. Sezione attraverso uno solco di @. aetnensis: a cellule epid. norm b semilunari, 4 annesse, c camera respiratoria interna (2-9-130). 2. Sezione sui lati di una costola di un germ oglio piü sviluppato: 4 ep b palizzata, e elementi meccanici all'inizio della loro metamorfosi, guaina collettrice (2-7-130 ep., à palizzata, b' strato profondo del clorenchima, c guaina colletirie d lacune aerifere (2-7-130 4. Sezione condotta attraverso un ramo più vecchio della Fig. 2: 4 epi mide, 5 semilunari, 7 cellule annesse, f manico e flagello del une piedi del pelo (2-7-160 9. Msn attraverso il cilindro centrale di un virgulto di G- aetnensis fl floema, € cambio, rm raggi midollari, æ vasi acquiferi, fl fibre Le cicliche (2-8-130,. 6. perni 4 ed ipoderma 5 sul dorso delle costole in sez. longitudinale { 7 s delia strato ipodermico sdoppiato in due piani 5 e ' € rel. tive comunicazioni protoplasmiche (c) (2-9-1 ; 5. Sezione attraverso un gruppo di fibre corticali: d fibre con ispessimenti secondarii mucilaginizzati, æ strato ipodermico con ispessimenti colit es € cellule epidermiche (2-9-160). Tavora V. 1. Tracheidi del legno di G. ae(gensis : a tracheidi confinante con un T midollare, 5 immersa nelle fibre sostitutr 2. Gruppo di elementi e ambiformi del libro iu g. Vaso crivellato con relativa cellula. ‘annessa e due cambiar Vaso crivellato dopo trattamento coll’ acqua di Javelle. Fibre isolate dal legno di @. aetnensis: a con fenditure obli- que 5 con sottili inspessimenti spirali. i obo. de. a lignificato, confinante con due cellule midol- lari 5. Fibre meccaniche del legno di 67. aetnensis. wide d'i inspessimento nel pranzo parenchima corticale di radice di (7. ep cababifonmi del floema radicale di @. aetnensis colle identiche liste d’ inspessimento. Elementi sugherosi del fusto di G. aetnensis (a (a) inframezzati da elementi sclerosi . Fase prinia della giovane antera: d dermatogeno, pe periblema pl. pleroma. s Fase Li avanzata della precedente: a cellula primordiali della loggia : dell’ an La m bras si è già segmentata in La irand larchespora 3 all’interno c. ies a avanzata della precedente: Vi si distinguono oltre er epider- là i segmentazione : — ellule che darà origine allo strato PARTE str. i as, = e e lo strato intermedio che verrà riassorbito. i ig. l. Besins attraverso un picciuolo fiorale d G. aemeneis sotto il piano $5 d’ emers rsione delle vi amas I fasci vascolari sono riuniti in due gruppi it È prin in cipali. 13-8. Sezione ad un livello Fe, dica us staccano i fasci destinati alle bratteole. a Sezione ad un livello De ar piano » delle brattee» ^ una cerchia regolare. e 3 4. La cerchia si è già scissa alla bia del ie I conce peli esterna derivano i i fasci calicinali a ed i corollini 4': Y interna è ancora ; : semplice. - ix 5. La cerchia” interna. sì è scissa a sua volta in due cerchie La y ch fasci calicinali, s fascio vessillare, a fasci alari, ca fasci carenali, : ti staminali, g Sach, gineceali. a | 6. Sezione. sara TADE del enillo: L fasci vascolari. La er scura indica il chima ligı à . Nelle fi; pre questo m reristema mr in questo e P epidermide i; figura 12 questo strati e poggia. gra sullo strato fibroso. ee dar Kou E 13. | 1417. PE ST RE del sacco embrionale. 2 ada A celluls apical sue. derivate: > b, d» opus pose: e sue dorata; la più profond * tegumento paan f tegumento interno, # Souls 0 apparato lare, as nucleo secondario der sacco embrionale, an dirigo f. AVETTA. à mia à disposizione dalla E di LE e EUR, di molto aes id. in parte determinato dal Passerini stesso, in parte da stu- tis in sem ra rente dn as is Funghi e per PUR opere (aziona citate che mi hanno servito per lo studio SE a mi sono Sa per. iR sinonimia dei generi e delle spe- — G AVETTA. | : EPATICHE. Et dilatata. (la) Dunt sE Eur. p 91 — De Not. s P 2t. it. in Mem. Acc. Tor., ser. II, tom. XXII, p. 374. Tav. E. 2. Frullania Tamarisei i (L.) Dmrt. Hep. Eur. p. 28. — De Not. Nuov. Cens. Ep. it. {L e.) p. 376, Tav. IV, fig. 20. Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 827: ser. IL, n. 1120. In un castagneto su di un masso a Costa Gabardi Be 3. Hepatica conica (L.) Lindbg. — Conocephalus conicus Data H Eur. p. 155. Exs. Fegatella conica Corda, in Erb. eritt. it. ser. L, n. 180. Bosco di Corniglio. 4. Lunularia erueiata (L.) Dmrt. Hep. Eur. p. 147. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 267. Sulla terra in un orto delle Seuole tecniche (Parma). 5. Metzgeria fureata (L.) Dmrt. Hep. Eur. p. 139. “Exs: Erb. critt. it. ser. II, n. 159, 710. Collecchio, Berceto in terra tra’ muschi. Exs. Erb. critt. it, ser. I, n. 1318. -Alla cascata di Fragno. Cassio, nello stillicidio di una ban SR Porella platyphylia (L.) Lindbg. 5 major Linh — Mado platyphylla Dmrt. 5 major Dirt. Hep. Eur. p. 23.. Exs. Madotheca platyphylla conveæula Nees, in Erb. critt. it i n. 324, i S. Pellegrino sugli alberi annosi. m Radula complanata (L.) Dmrt. Hep. Eur. p. 3l. "CORTE Erb. critt. it. ser. II, n. 858. : Collecchio, S. Pellegrino, nei boschi. FLORA CRITTOGAMICA DELLA PROVINCIA DI PARMA — 9. Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi. — Asterella hemisphaerica P. de B., Dmrt. Hep. Eur. p. 154. Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 181; ser. II, n. 613. Monte Prinzera, Collecchio, Varano dei Marchesi, in luoghi umidi ombreggiati. 10. Riccia fluitans L. — Ricciella fluitans A. Br., Dmrt. Hep. Eur. hb. 17. Exs. Erb. critt: it. ser. I, n. 515; ser. ll, n. 614. Parma, nelle fosse a levante del Castello. ll. Riccia natans L. -- Ricciocarpus natans Corda, Dmrt. Hep. Eur. p. 172. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1160. Parma, nelle fosse del Castello. . 12. Seapania nemorosa {L.) Dmrt. Hep. Eur. p. 38. Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 266; ser. IL n. 958. Ranzano. ; MUSCHI. l. Amblystegium serpens (L.) Br. et Sch. — Schimp. Syn. II, p. 709. — De. Not. Epil. p. 153. A Collecchio, nell’ Orto Botanico, a Baganzola e Marsano appiè degli alberi sulle rive dei fossi. 2. Amblystegium subtile (Hedw.) Br. et Sch. — Schimp. Syn. H. p | pb. 706. — De Not. Epil. p. 155. — Lesckea subtilis De Not. Syllab. n. 82. Sulla sponda della vasca nella serretta calda dell'Orto Botanico. .. *- Anomodon vitieulosus (L.) Hook. et Tayl. — Schimp. Syn. Il + D. 601. — De Not. Epil. p. 250: Syllab. n. 98. — Neekera viticulosa Hedw. Sp. Muse. tab. 48. Exs. mi csi it. ser. Lon. 104: ser. Il, n. 308, 1410. Mies appie dei vecchi alberi ed ovunque molto sparso. Ds ean quialatu Pal Beauv, — Schimp. Syn. Il. p — Catharinea undulata Web. et Mohr., De Not. Epil. p. ae lytrichum undulatum Hedw. Sp. Musch. pi 98. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1209. Collecchio, ai margini dei boschi. p. 952: Muse. ital. I, p. 57, tab. 28. Berceto; Vigheffio, luugo l'argine della Baganza. 6. Barbula intermedia Schimp. Syn. H. p. 229. — Tortule media De Not. Epil. p. 540. — - Tortula ruralis è erinita De Not. M ‘Ital. I, p. 36, tab. 15.- | Exs. Erb. critt. it. ser. l n. 401... Montagnana; Monte Prinzera. /. 5. Barbula muralis (L.) Timm. — Sehimp. Syn. ll, p. 201. xe tta muralis Hedw. — De Not. Epil. p. 536: Muse. it. I, p- ‘Ex. Erb. critt. it. ser. I,.n. 510. [ chiara A ovunque comunissima. n Barbula ricis (L.) Hedw. Sp. Muse. I, p. 121. — IL p. 229. — Tortula ruralis Sehwaegr. — De Not. Muse. ital. I, p. 135, tab. 14. | Berceto, sui muri a secco. 9. Barbala subulata (L.) P.. B. — Sehimp. Syn. II er tula subulata Hedw. — De Not. Epil. p. 545: Muse, ital an di Hedw. > Muse, Li tab. LA = FLORA EN DELLA pis DI PARMA M | us Erb. orit, iser. L n. 317; ten Ii, n^ 516. Collecchio, Varano dei Marchesi nei boschi; Berceto sui muri a secco. 10. Barbula tortuosa (L.) Web, et Mohr. — Schimp. Syn. IL, p. 218. = — Sehwaegr. Suppl. 1, p. 129, tab. 33. — Tortula tortuosa Hedw.; De | Not. Epil. p. 556. — Muse. ital. I, p. 66, tab. 39. | T Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 919. n . Rondebecco; Monte Prinzera. ; 11. Barbula unguiculata Hedw. — Schimp. Syn. II, p. 203. — — Tortula unguiculata Brid.; De Not. Epil. p. 548. Muse. ital. L, p. 49, = tab. 23. ; EO Ex. Erb. orit. it ser. IL, n. 754. Appiè degli alberi nell’ Orto Botanico; nell alveo della Baganza a $ ente sul Monte Prinzera ed ce comunissima. 12 Bartramia ithyphylla Brid. — Sehimp. Syn. IL, p. 510. dde ot, Epil. p. 265. A RN T - Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1010. ! x ed Alpe di Suceiso. l Y 13. Bartramia pomiformis var. erispa Br. et Sch. — Schimp. Syn. bit — De Not EpiL p. 264. | | Exs. Erb. critt. it, ser. I, n. 555. ; zd) les di Sala. : ds A E. : iE ii populeum (Hedw.) Br. et Sch — Schimp. “pa it = IL p. 656. — De Not. Epil. p. 121. i A Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 554. i : € ie sugli alberi nei Tuoghi ombrosi. 3 Brachythecium rutabulum (L) Br. et Sch. — Goti Syn. p.593. — De Not. Epil. p. 109. - X xs. Erb. erit, it. ser. + n. 160; ser. IL. n. 1008. 186 C. AVETTA Sulle mura della eittà presso S. Barnaba. Noceto, nella villa Sanvitale sui sassi. Collecchio, Vigheffio, appié dei vecchi alberi. 16. Brachythecium salebrosum (Hoffm.) Br. et Sch. — Schimp.. Syn. II, p. 641. — De Not. Epil. p. 119. — Æypnum salebrosum Hoffm. — De Not. Syllab. n. 39. Alpe di Succiso, sopra un faggio giacente e fracido. 17. Brachythecium velutinum (L.) Br. et Sch. — Schimp. Syn. IL p. 648. — De Not. Epil. p. 125. — Hypnum velutinum L.; De Not. Syllab. n. 33. Collecchio, nei boschi. 18. Bryum argenteum L. — Schimp. Syn. II, p. 448. — De N Epil. p. 410; Syllab. n. 150. Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 508. Nell’ alveo della Baganza a Vigheffio. 19. Bryum caespiticium L. — Schimp. Syn. II, p. 443. — De Epil. p. 397 Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 408; ser. II, n. 554. Langhirano, su veechi muri in riva alla Partis: Alpe di Succiso. 20. Bryum capillare (L.) — Schimp. Syn. II, p. 449. — De Epil p. 394. — Hedw. Sp. Muse. I, p. 182. Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 1412. Noceto; Collecchio: Berceto, sui muri a secco. 21. Bryum erythroearpum Schw. — Schimp. Syn. H, p- 436. De Not. Epil. p. 398; Syllab. n. 154. Collecchio, nei boschi. 22. Bryum versicolor A. Br. — Schimp, Syn. IL p. m Not. Epil. p. 401. ° FI | 635. — Brachythecium lutescens De Not. dal p. Dei Mind um lutescens Huds.; De Not. Syllab. n. 38. fix Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 2. Collecchio, nei boschi ombrosi sulla terra. . Ceratodon purpureus (L.) Brid. — Schimp. Syn. II, p. 135. — De Not. Epil. p. 568. — Dicranum purpureum Hedw. Sp. Muse. pi seit ab. 36. — D. dettata on Hedw. L c. p. 137, tab. 35. xs. Erb. critt. it. ser. I, n. 260; ser. II, n. mma Eu 36. Dicranum fuscescens Tanga Schimp. Syn. Il, p. 89. — De Epil. p. 621. — - Dico congestum Brid.; De Not. Syllab. n. 286. Mois Se in luoghi Ale Dieranum scoparium iL) m Hedw. — = Seh. son an E D Didymodon rubellus (Roth) Br. et A Schimp. Syn. II, 60. + vi Not. Anl: p Oo — Weissia curvirostra Bd; De Not. N, POL AMETTA, SE LS Monti sopra Berceto, al margine dei boschi di faggio. 29. Ditrichum pallidum (Schreb.) Hpe. — Leptotrichum pallidu Hpe.; Schimp. Syn. If. p. 144. — De Not. Epil. p. 513. — Didymod pallidus Arn.; De Not. Syllab. n. 265. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1019. Noceto. Sala Baganza, in terra nei boschi. 30. Encalypta vulgaris Hedw. — Schimp. Syn. H, p. 341. — Not. Epil. p. 324. — Syllab. n. 356. Exs. Erb. eritt. it. ser. L n, 917. . Monte Prinzera. | 3l. Entosthodon erieetorum (Bals. et De Not:) C. Müll. — Syn. II, p. 378. — De Not. Epil. p. 454. — PAyscomitriwm Bonple De Not. Syllab. n. 372. | - Colleechio: Noceto, nei peste sulla terra argillosa. 32. Eucladium vortieillatum (L.) Br. et Sch. — Schimp. Syn. p. 45. — Weisia verticillata Brid. — Sehwaegr. Suppl. I, p. 7 do. 20. — De Not. Epil. p. 598. | Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 755. Alla cascata di Fragno. Nel rio sulle rupi alla Golotta- Val 33 Eurhynchium praelongum (iJ Br..et Sch. — Schimp: Il, p. 673. — Rhynchostegium praelongum. De Not. Epil. p. Hypnum praelongum L.; De Not. Syllab. n. 45. = re in un orticello umido, ombroso, presso le scuole eti . Paolo. E Eurhynehium striatum (Schreb.) Br. et Sch. — Sehimp- dL p. 666. — Rhyuchostegium striatum De Not. Epil. P 76. . Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 308. | Collecchio, nei è bosehi. 1 imp. Byu. II, p. 112. — De Not, Epil. p. 485, Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 320. Monte Ferloso, nei boschi d’abeti sulla terra. 36. Fissidens pusillus Wils. — Schimp. Syn. II, p. 113. — Milde, Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. Last Collecchio, sulla terra nei boschi. . 88. Funaria calcarea Wahl. — Schimp. Syn. IL, p. 382. — F. me- | ii Br. et Sch.; Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1153. aa su di un muro. Sell: Syn. II, p. 384. .. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 266: ser. II, n. 505, 1413. Sui Pu sul terreno, oranges comunissima. d. Grimmia apocarpa a Hedw. Simp jos H, C. AVETTA - | 42. Hedwigia ciliata (Dicks.) Ehrh, — Sehimp. Syn. IL p. De Not. Epil, p. 717. — Schistidium ciliatum Brid.; De Not. Syl n. 365 &. ' Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 409; ser. IL n. 556. Bosco di Corniglio, sui sassi. 43. Homalothecium serieeum L. — Schimp. Syn. II, p. 633: Not. Epil. p. 203. Exs. Erb. critt. it. ser. 1, n. 162; ser. II, n. 504. Rondebeeco; Monte Prinzera, sui sassi; Torrechiara, sulle quercie in generale assai comune sugli alberi. i 44. Hymenostomum crispatum Nees et Hornsch. — REEL E II, p. 36. — De Not. Epil. p. 607. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1112. Collecchio, sulla terra argillosa. 45. Hymenostomum microstomum (Hedw.) R. Br. — Schimp- H, p. 34. — De Not. Epil. p. 607. Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 264. : Valbona (Berceto), nei pascoli. 46. Hypnum sula i Hedw. y. Kneifii Schimp. Syn. Il, ? 72 : Amblystegium Kneifü De Not. Epil. p. 145. Exs. Erb. eritt. it. ser. II, n. 1107. Monte Molinatico, prati torbosi. 47. Hypnum ambiguum (De Not.) Jaeg. — Amblystegium ambigi De Not. Epil. p. 144. — Limnobium ambiguum De Not. Epil. Ez Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 758. Le un eanale presso Langhirano. | 48. Kane comizi Hedw. — Schimp. Syn. Il, P u sat A. en n. 13. — Ae pregam commutatum De NER, Heu molluscum Hedw. — Schimp. Syn. IT. p 769. — De Epil. p. e — Syllab. n. 74. spe nb pue palustre L. — Schimp. Syn. II, p. 772. — De Not. yllab. n. 65. — Limnobium palustre De Not. Epil. p. 161. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 906. fio aeuo, in un pe ae | y uer purum L.— Schimp. Syn. IL, p. 7901. - De Not. s. M. — da Hylocomium purum De Not. Epil. wi Exs. Erb. eritt. it. ser. II, n. 651. Co lec chio, nei boschi i in terra. C. AVETTA Su di un marciapiede di mattoni nell’Orto Botanico. Collecchio, boschi. 55. Leucodon sciuroides (L.) Sehwaegr. — Schimp. Syn. Il, p. 574 — De Not. Epil. p. 221. — Syllab. n. 105. Berceto, appiè degli alberi. Castellarquato, sui castagni. 56. Mnium affine Blaud. — Schimp. Syn. II, p. 476. — De No Epil. p. 359. — Syllab. n. 177. Collecchio. 57. Mnium punctatum Hedw. — Schimp. Syn. Il, p. 489. — Di Not. Epil. p. 362. — Syllab. n. 180. ; Monte Penna. 58. Mnium undulatum (L.) Hedw. — Schimp. Syn. ll, p. 9 De Not. Epil p. 357. — Syllab. n. 181. a Exs. Erb. eritt. it. ser. I, n. 8. Collecchio, nei boschi. 59. Neckera crispa (L.) Hedw. — Schimp. Syn. Il, p. 568. — Not. Epil. p. 194. — Syllab. n. 94. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 110. Tabiano; Varano dei Marchesi, appiè degli alberi. 60. Orthotrichum anomalum Hedw. — Schimp. Syn. Il, p» De Not. Epil. p. 298. — Syllab. n. 187. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 459; ser. II. n. 1013. . Berceto, sui muri a secco. De Not. Epil. p. 299. — Syllab. n. . 188. Monte Cajo, sui massi. 63. Orthotrichum rupestre Schleich. — Behtmp. Syn. IL, p. 316. — pe De C ira a p. 301. — 0. Sturmii De Not. Syllab. n. 189. Not. Epil. p. 311. — Syllab. n. 193. ; Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 1015. Sugli alberi nell'Orto Linati (Parma). s 65. Phaseum bryoides Dicks. — Schimp. Syn. II, p. 18. — De Not pil p. 734. — Syllab. n. 392. | j Nell'Orto Botanico e nell’ alveo della PAN Phascum cassia Schreb. — Schimp. Syn. II, Es 16. SR Not. Epil. p. 736. — Syllab. n. 396. una terricciata nella strada di sch ralinsion. Phylonotis fontana (8) Brid. — Schimp. Syn. II, p. 519. — Nol. Epil. p. 256. — Bartramia fontana Brid. ; De Not. Sylt n. I Erb. critt. it. ser. II, n. 408. Ps : d os P4 En. Orsato, Monte Cajo, nei ruscelli. dat i ar. falcata Brid. — De Not. Epil. p. 257. i Erb. critt. it. ser. I, n. 256; ser. IL, n. 1012. Rusino, presso uno stillicidio. : C. AVETTA Parma, in un orto. 69. Pleuridium alternifolium Br. et Sch. — Schimp. Syn. Il, — De Not. Epil. p. 730. — Phascum alternifolium De Not, Syll. n. Exs. Erb. critt. it. ser. $ n. 718. Collecchio. 70. Pleuridium nitidum Br. et Sch. — Schimp. Syn. IL p. 24 — De Not. Epil. p. 731. — Phascum awillare Dicks. — De Not. Sy lab. n. 401. Berceto, sopra terreno argilloso 71. Pleuridium subulatum Br. et Sch. — Schimp. Syn. Il, p. 23. À — De Not. Epil. p. 731. — Phasewm subulatum L.; Hedw. Sp. Mu Re p. 19. — De Not. Syllab. n. 403. | Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 1024. Noceto, in terra nei boschi. 72. Pogonatum aloides (Hedw.) Pal. Beauv. — Schimp. Syn p. 535. — De Not. Epil. p. 339. — Polytrichum aloides Hedw. — Not. Syllab. n. 211. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 506; ser. II, n. 610, 753. Collecchio. Alla Cisa, nei boschi di faggio. 73. Pogonatum nanum (Neck.) Pal. Beauv. — Schimp. Syn. P 534. — De Not. Epil p. 340. — Polytricum nanum Hedw.; De ^ Syllab. n. 212. Colleechio; Noceto, in terra sui margini dei boschi. 74. Pogonatum urnigerum (L.) Pal. Beauv. — Schimp. syn p. 536. — De Not. Epil. p. 338. — Polytricum urnigerum L.: De N Syllab. n. 210. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 607; ser. Il, n. 255. Lago Santo. Rondebecco. Boseo di Corniglio. De “pil, 17 i — Syllab. n. 206 «. . it. ser. I, n. 814. De Not. Exs. a critt. it. ser. II, n. 357. Monte Molinatico, nei boschi di faggio. . Müll. — Sehimp. Syn. II, p. 157. Not. Epil. p. 580. — ee n. 273. | : et Sch. — Schimp. Syn. II, p. 151. Pottia truncata (L.) Br. et Sch. — LANDE Syn. II, p. T Not. eL. p. 589. — Gymnostomum truncatum mn De Note xus, m è Proponi zn (in) s Swart. — - Schmp: Si E. P pr Exs. Erb. eritt. it, ser. I, n. 108; ji D: n^ ad Monte dicam CN appiè dei faggi. Boschi di faggio all’ alpe di Succiso (in frutto), ed assai copioso- tutti i monti ma sempre sterile. 81. Rhynchostegium murale (Hedw.) Br. et Sch. — Schimp. Syn. | IL, p. 685. — De Not. Epil. p. 74. — Hypnum murale Hedw.; De Syllab. n. 50. Salti del diavolo à Sala Baganza. Vigheffio, Collecchio, sulle sponde - dei fossi. ` 82. Rhynchostegium rusciforme (Weis) Br. et Sch. — Schimp. Syn. IL p. 686. — De Not. Epil. 71. — Hypnum rusciforme Weis; De Not. Syllab. n. 47. | Exs. Erb. critt. it. ser. II, n. 605. Nel fosso presso le mura del Castello (Parma). 83. Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. et Sch. — Schimp. Sy II, p. 680. — De Not. Epil. p. 75. — Hypnum tenellum Dicks.; Not. Syllab. n. 10. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 908. Collecchio, sulle pietre. Sulle mura della città e sui mattoni presso l’Arcadia nei Giardini pubblici. 84. Thuidium tamariseinum (Hedw.) Br. et Sch. — Sehimp. Syn II, p. 613 — De Not. Epil. p. 231. — Hypnum tamariscinum De e Syllab. n. 19. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 813; ser. II, n. 553. Collecchio, nei boschi ombrosi. 85. Trichostomum tophaceum Brid. — Schimp. Syn. Il, p- m — De Not. Epil p. 506. — Syllab. n. 248. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 714. ER Monte Prinzera, sulle rupi. Fontana dell’ Angiolo a Salso. DI ZA della fontana al sud del Castello (Perma), tuf critt. it. ser. I, n. 458. Monte Prinzera, sopra un sasso. 87. Webera carnea (L.) Sch. — Schimp. Syn. IL, p. 405. — De Not. Epil. p. 422. — Bryum carneum L.; De Not. Syllab. n. 152. Exs. Erb. critt. it. ser. I, n. 816. Monte Princes presso una fontana. E Webera eruda (Schreb. Sch. — Schimp. Syn. II, p. 398. — De Not. Epil. p. 424. -- Bryum crudum Huds.; De Not. Syllab. n. + 168. Es. Erb. critt. it. ser. I, n. 1404. LUCIO GABELLI Sopra un caso assai interessante di sinfisi fogliare. y PE Nello scorso settembro a Fognano (colline sopra Faenza), e prec mente alle falde di Monte Canneto, ho osservato un gran numero { apparenti foglie sdoppiate nella Rubia peregrina L. che ivi cresce ts quente lungo le siepi e ai piedi degli ulivi. Al contrario di quello ch il più delle volte si verifica in simili casi, ho potuto constatare tali apparenti foglie sdoppiate rappresentavano non una incompleta mo tiplicazione, ma una sinfisi solo in parto riuscita. Per sinfisi s'intende quel fenomeno in virtù del quale organi or nariamente distinti vengono a concrescere in un corpo in appa unico. Sono comunissimi gli esempi di sinfisi in foglie fiorali co brattee (Lonicera sp., Euphorbia sp. ecc. ecc.), sepali e petali (cali | mosepali e corolle gamopetale, ecc.) Sebbene infinitamente più rari 3 | conoscono pure varî casi di sinfisi in foglie vegetative (foglie dei i | psacus sp., del Silphium perfoliatum, degli Equisetum Sp., delle Casu È N E rine sp., oe: stipule di Zygophyllum sp., di Coprosma sp. ece.). a rita nondimeno attenzione il caso presente, giacchè esso è l'uni sin ora sia conosciuto in cui la sinfisi riesca a produrre un corpo l'apparenza assolutamente simile a quelli originati da una matrice un ‘perchè inoltre quando tale sinfisi non riesce che parzialmente dà | gine a corpi in tutto somiglianti a foglie sdoppiate; e finalmente p da esso sorge una ragione di più in favore della natura stipulat organi filliformi dei verticilli delle Rubiacee. Ecco i dati più interessanti del fenomeno: 1.° Numero straordinariamente grande (specialmente in ri uar non esser queste piante coltivate) di apparenti foglie sdoppiate in t le gradazioni. Infatti avvertita a caso una prima foglia colpita da fenomeno. e datomi a ricercare se altre ve n'erano, in breve ne colsi più di centocinquanta, e ben più n’avrei potuto trovare continuata la ricerca. ^ . 3° Nessuna relazione esiste tra le A foglie sdoppiate esistenti nei vari verticilli di uno stesso ramo. 4° Non si nota mai alcuna perturbazione fillotassica. 5° Se due foglie dello stesso verticillo vengono colpite dal fenomeno in parola, esse sono opposte. 6.° In uno stesso verticillo non si notano mai più di due di tali foglie sdoppiate. 7° Tali foglie sdoppiate non portano mai alla loro ascella rami ellari. 8° I verticilli tetrameri presentano il fenomeno molto più ms i altri. xwymus japonicus. Fi ER Coltivato. Réduite E Wim sp. po Colt. o Maggia alla coltura. Frequente. a a sp. Foglie. Colt. lobata. Foglie. Colt. 4 lystegia sp. Foglie. Colt. . © Lonicera sp. Cauli. Colt. Aloysia citriodora Foglie. Colt, Front ssonnetia here Vin. Kopie Colt. ^ Olea europaea L. Foglie. Colt. Frequente. Sa ic hi Foglie. d Syringa vulgaris. Foglie. Colt. Frequente. Campanula sp. | Foglie. Rosa sp. Foglie. Coli. Pelargonium sp. Foglie. Colt. às * Robinia pseudacacia L. Foglioline, e cauli fasciati. Colt. F quente. . Crataegus oxyacantha. Foglie. Colt. * Sassifraga crassifolia. Fiori e Foglie? Colt. (forse è uno speciale M modo di sdoppiamento non ancora noto). E Cornus sanguinea L. Foglie. Malva sp. Foglie Citrus sp. Foglie. Colt. Frequente. Convolvulus arvensis L. Foglie. Tilia sp. Foglie? Colt. Phaseolus vulgaris Savi, Foglioline laminali. Colt. Frequente. si Chrysanthemum indicum. Foglie? Colt. ^ Chelidonium majus L. Segmento terminale di foglia. Buxus sempervirens L. Colt. Juniperus communis. Cauli. » Oxycedrus. Cauli. N.B. Le speeie segnate con asteriseo sono quelle nelle quali ho vato alterazioni fillotassiche in concomitanza colle foglie sdoppiat = ` Orbene, fra tante specie, mai n'ho osservato alcuna che presenti |. numero sì grande di sdoppiamenti come la Rubia di cui è que = Neppure l'olivo, che è noto essere una delle specie che meglio si stano allo studio del fenomeno degli sdoppiamenti fogliari, poni sì gran copia di sdoppiamenti. Questo deve mettere dunque ins chi si accinge ad investigare la vera causa. delle foglie cio Rubia. Inoltre, nelle sopra citate specie, le foglie sdoppiate si osse di: in generale in uno o pochi individui, e in una sola foglia: e allorqui ; il numero di tali foglie arriva a due o tre (chà di rado più se n°0 e vano in una sola pianta), é ben raro e strano, per non dire impo: | giacchà il fatto fra tante osservazioni non mi si è per anco I . che non si osservi un mutamento di fillotassi che mai al cont r potuto rinvenire nella Rubia. 3 fatto che se le apparenti foglie sdoppiate si trovano come spesso sue- cede in vari verticilli sovrapposti, non obbediscono alla nota legge degli sdoppiamenti, eioó per nulla aecennano ad essere tutte sulla stessa ge- nerante del cono o cilindro vegetante: ora si sa con quanta costanza vedasi avverata tal legge. In opposizione poi al fatto della meravigliosa . ssomiglianza di cotali foglie della Rubia a veri sdoppiamenti si può obbiettare l’altro che forma non dubbia prova di sinfisi, della piccolezza oè delle foglie opposte nello stesso verticillo a quella in apparenza sdoppiata. E il non portare mai rami ascellari, mentre dimostra all’evi- | denza non essere tali organi veri fillomi (con che quindi la natura sti- . pulare è é chiara), addimostra in unione all'altro fatto del trovarsi. spes- | sissimo in uno stesso verticillo due (mai più di due) di tali foglie l'una opposta all'altrà, addimostra. dico, chiaramente trattarsi di vera sinfisi contratta tra la stipula destra e la sinistra delle due opposte vere fo- glie del verticillo. Si sa poi che uno dei caratteri della moltiplicazione incompleta è quello di non alterare affatto la fillolassi, mentre questo viene in modo regolarissimo modificata dal completo ed appieno riu- scito sdoppiamento all’inverso della sinfisi che, unendo due matrici in un unico corpo, deve forzatamente alterare la distribuzione delle foglie in modo assai irregolare, come per l appunto puossi vedere studiando lo ordinamento dei corpi stipolari filliformi della Rubbia e in genere di tutte le Galiee. Niente adunque di più evidente dietro i dati suesposti che qui si tratti di una vera sinfisi. Anzi siamo in presenza del caso più bello sin qui noto di tale fenomeno (ben superiore a quello presentato dal labbro su- periore unidentato delle Salvia sp., chó in questo i nervi convergono ma sono distinti) in quantochè a prima vista ed una foglia isolatamente può ingannare il più esperto osservatore e far credere a genuina molti- blicazione. È questo quel caso teoreticamente contemplato e respinto m assurdo ed irrealizzabile dal Delpino nella sua teoria della fillo- là dove, studiando gli sdoppiamenti fogliari, indaga se mai la sin- fisi potesse produrre corpi confondibili con quelli che l’incompleta. mol- en nei Anzi cito i seguenti brani nei | quali è ose i LUCIO ) cast vedere come il Delpino da un lato non conoscendo nè questo della Rubia, nè alcun altro caso di sinfisi della stessa enge e dall’altro, direi quasi a tale conelusione. Ho detto che il Delpino è venuto a tale erronea op nione « quasi temendo », ma tale timore era ben infondato giacchè la. realtà dell’esistenza di un prodotto sinfitico affatto identico a quelli che suole produrre la moltiplicazione nulla toglie di valore alla teoria del Delpino negli sdoppiamenti. La vera e maggior distinzione tra i due \ fenomeni è nelle circostanze fillotassiche, come risulta dagli studi dello stesso eminente scienziato. Veggasi adunque in teoria generale deila fi lotassi dagli atti della R. Università di Genova Vol. IV, parte II, stabil. Armanino, Genova 1883. p. 225 e seguenti: « Senza dubbio esiste in natura il processo della dual; .. la com lizione delle stipole interpeziolari di molte rubiacee e zigofillee, son altrettanti indubbi casi di sinfisi ». « Ci si rileva così un profondo carattere antagonistico e differenzi . i nervi medii degli organi sinfitiei convergono o al più rimangono p ralleli; laddove i nervi medii degli organi moltiplicati divergono >. « Dato che in natura esista l'uno e l’altro processo, si comprende con la moltiplicazione debba riprodurre forme grandemente simili con quell della sinfisi; salvochè l’ avvicinamento degli organi moltiplicati è . zialmente assai più pronunziato e più intrinseco di quello degli ; sinfitici. Questa grande somiglianza costituirebbe appunto la diffcolt . risolvere tale problema nei casi pratici ». « Ora poiché nella sinfisi da ogni matrice si sviluppa un organ _ tanto, ne segue che la sinfisi non può alterare notevolmente la fillotass! | « Ora poiehà à manifesto che la sinfisi non potrebbe causare ; menti fillotassici di grande rilievo, mentre ecc. ece. ». 33 | la sinfist « Ma in tutti siffatti casi ciò che è veramente notevole, altera la fillotassi ». | « È egli mai possibile concepire diis due organi aventi | stinta, per quanto avvicinatissimi, possono compenetrarsi | tale da produrre un organo il quale per una buona metà della s s ghezza si conserva rigorosamente unico e semplice? ». cosifatto fenomeno di vampati possa aver luogo quan- ia, sormonta ogni nostra capacità di comprensione. Si può con- che due goccie d’acqua awvicinatesi sino a contatto si fondano in una goccia unica, ma non concepiremo giammai come un fenomeno orina NETE " a foglie EEE, sdoppiate, rimarrebbe da ıdiare la causa determinante delle numerosissime sinfisi solo in parte reg Sì, e se nella stessa Rubia peregrina il caso si verifichi spesso o di -e in quali località e circostanze. Il fatto dell'osservarsi tali foglie servirci in tale indagine giacchè il Galium cruciata e altri sempre i tetrafilli, mai per quanto io sappia, hanno mostrato alcun caso re che delle quattro stipule nent alle due doriche foglie del verticillo di tale poti due siano nue completamente: ma ide hoibieluma: esistente fra le vere foglie e le tale EEE $n Molte Rubiacee. Non si può infatti asserire che ciò dipenda dal- ca funzione cui e foglie vere e stipule si sobbarcano, giacchè Rubiacee stesse abbiamo la Putoria calabrica Pers. di Sicilia ca- nd izzata dall'avere le quattro stipule d'ogni verticillo riunite late- Mente a due a due e simulanti una nuova coppia di foglie brevi tri- ngolari, mentre le vere foglie sono obovate od ellittico-lanceolate (V. dio della Flora forestale italiana, Antonino Borzì, Messina 1885, 84. vi me Capra e C. uds Questo caso richiama l “altro stadiato specie sono semplici emergenze pre PIS assumono perfettam m i | venza di vere foglie. In ultimo noterò come questo caso»di incompleta sinfisi per t spetti interessante lo è anche riguardo alla questione dell’ interpre del verticillo delle Rubiacee. Infatti, le foglie colpite da non riuscita foglie (nel senso stretto della parola) le une e stipule le altre e e possiedono rami ascellari. Fognano, 10 Maggio 1897. zt © Dott. Lucio Gase Rassegne. o Enna et E. LAURENT. — Planches de Physiologie végétale. - XV Tav. in gr. folio, -1 vol. testo di 102 pag. in 4° — -— Bruxelles 1897, Ed. H. Lamertin. . Mentre esistono varie raccolte di tavole a destinate all’ insegnamento, e che si riferiscono alla Anatomia, Morfologia, Sistematica e Biologia delle Nai da Fisiologia vegetale ben poco di simile finora'si è fatto: e ciò è dovuto ragione evidente, che è assai difficile il rappresentare graficamente i 1 processi | logici o le loro conseguenze, mentre è cosa relativamente facile di ritrarre | natura certe particolarità di struttura morfologica o anatomica, caratteri- e per questa o quell altra pianta. I Signori L. Errera ed E. Laurent hanno - o colmare simile lacuna, e ci presentano ora quindici tavole litografiche - lis d ee tte da pe abge È che Vider illustrare i ?770 delle adici; 5 (Tav. Il) alla respirazione ; + (Tav. um all ‘assimilazione ; (Tav. IV) alla traspirazione; (Tav. V) alle piante saprofitiche ed epifitiche, ed ei ntazione; le Tav. VI e VH rappresentano alcune delle piante dette carni- (Drosera, Dionaea, Nepenthes) ed i i tubercoli particolari alle Leguminose. : tavole seguenti illustrano I’ accrescimento (Tav. VIII e IX); il geotropismo tivo e negativo (Tav. X), 4' eliotropismo (Tav. XI), ed i varii generi di mo- nti (Tav. XII, XIII, XIV): infine, nell’ ultima tavola (XV) sono rappresentate "dno, sebbene certuni di tt ci y inline poco adatti per la r Nd volume di testo, 62 pagine sono dedicate ad una illustrazione 4 dei fenomeni rappresentanti dalle tavole (in lingua francese); il ripete le spiegazioni delle tavole in lingua tedesca ed inglese. Nelli insieme crediamo che le tavole possano riuscire assai utili per mento della Fisiologia vegetale. Il Dott. Grutio PaoLeTtI, secondo Assistente presso il R. Orto Botanico. d | Padova, è stato nominato Professore di Storia Naturale nel R. Istituto Tecnico: di Melfi. Al suo posto in Padova gli succede il Dott. Pro BoLzon. Il Dottori Lure! BuscaLioni ed Uso Brizi hanno ottenuto la Libera docenza in x Botanica presso la R. Università di Roma. | Il Prof. F. Conn di Breslavia è stato nominato membro della Royal Society di Edinburgh. fondo, anche la nomina del Dott. G. B. De Toni a Membro 0 | ical Society di Londra ed a Membro, effettivo del R. Isti- : + Massarowoo ed O. PENZIG a Soci corrispondenti dello iain R. Istituto Veneto. Il Prof. O. PenziG ai primi dello scorso Maggio è ritornato dal suo viaggio 3 botanico all’ Isola di Giava ed a Ceylon, riportandone ricchissimo materiale da studio. Egli ha regalato tutte le collezioni, da lui fatte. in quel viaggio al Museo | Botanico dell’ Università di Genova. Lat Il Sig. F. Karo, noto per le peur sis ll R nale, riparte ora per un nuovo viaggio botanico in. quelle medesime regioni - (intorno al fiume Amur). Le piante da lui raccolte saranno studiate e distribuite dal Sig. J. Freyn in Praga. —— . Il Dott. Prof. Ev. Fiscner è stato promosso a Prot. Ord. di Botanica e Diret- - tore dell Orto Botanico di Berna, in luogo di di suo padre, Prof. L. FISCHER, A. quale si è ritirato dall'insegnamento. - È H Prof. A. W. BewwETT ha assunto la Redazione del rai 2 the Royal | Microscopieal Society di Londra. Phe. qe. metà Vel. 1897 : sono morti i botanici italiani: Conte Virruo. LI be c a Kaiser-Wilhelm-Land; E. S. BastIn del Philadelphia | Pharmacy, e la Signora Dott. Emy L. GnEGORY, Professoressa di Botan : Bernard College di New-York. cl o > a (Ser >, n M n Fig N È di CH AD KÖCHE ® 4 C) EL Pa DE E 1 LA Q Fig. 6 0000 2 r EX? EEE SER, ca pet i ] ca, VIA NIE i FLO) E: I eni l M LO LO CE 3 A ==> sii ^ Ww x NX PESCA RET mee SS Ein Bae R HI VT | ga Ld m! \ Ae CD SSL / Ps 7 CEL So $ ER XT sZ PORTER A Toe Istiologia ed Anatomia COME — Prof. R. Porra iR. Isti tuto Bohne d = ` Roma). > Trattati — Prof. O. Marrinoro (R. Orto Boláiieo di Bolsa 5; Ronan Organogenia, Teratologia — Prof. 0. Penzia (R. Orto Botanico di i d Genova). isiologia — Prof. R. Prorta. ae Tenis ara — Prof. A. Pour p RAIE Tecnico di i Piacenza. Istituto Botanico di Roma).. ER SACCARDO (R. Orto. Botanico di Padova). l (R. Orto Botanico di Pu Giovanni Teduccio pr. Napoli). : lora frames à @ Tala - — T d {Lungarno 4 Corel: 2, Fire. He — Prof. c. db (Unis d dn — Dott. À. Jarra (Ruvo di Puglia). C. C. Avertà: Flore éfitogamien della provincia di Pai RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA - È REDATTA DA PENZIG Prof. all’ Università di Genova A. BORZI R. PIROTTA = Prof. all’ Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma: ; Axxo. XI, Fasc. VI-VII con Tav. VI e VIII) d e MARCELLO MALPIGHI . | (RO uo cie ry o S T oma). | Praltati — Prof. ©. Marrmoro (R: Orto Botanico di Bologna) _ LR | Organografia, Organogenia, Teratologia — Prof. O. Penzia (R. Orto Botanico di d | Genova) . F. ritu — Prof. R. Pnorra. P. pupa — — Dott. U. Bara (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). ogia — : Prof. A. Borz). Fitopaleontologia — Ing. Crerici (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica L Prof. P. A. Saccanbo (R. Orto Botanico di Padova). | “Botanica. Dia ed industriale — Prof. R, F. Sorta (R. Scuola Forestale d doj «n — - Dott. A. RER (R. Istituto Botanico Romak ee — Dott. U. Bua. Bes Prot. ©: Massaroxoo (Univ. à di i Ferrara). ica nr Prot. P, d IR (R. Orto Botanico di; 1 lorfolc a — Prof. 0. Marrmoro. C. AVETTA € V. CASONI territorio parmense sono, si può dire, compendiate nell’opera magi- e del compianto prof. Passerini sulla Flora dei contorni di Parma (1), wie piana e ad una piccola parte, la più bassa, della regione montuosa ‘provincia, non è sufficiente a dare un'idea esatta e completa della Dee. blicazione della sua Flora dal Passerini, studioso us ed ol- è illustre micologo conoscitore profondo ed illustratore della flora mica, si trovano notizie sparse nelle varie flore italiane di pub- azione posteriore alla sua. del Bertoloni (2), del Parlatore (3), del (4), di Cesati, Passerini e Gibelli (5) e dell'Areangeli (6); ma trechè tali notizie vorrebbero esser raccolte in un corpo unico per "vire allo scopo di far conoscere la ricchezza e l'estensione della nostra vascolare, esiste nell’ erbario Passerini, messo gentilmente a nostra osizione dalla famiglia di lui alla quale porgiamo qui i nostri più ringraziamenti, un copioso materiale completamente inedito , al si vanno aggiungendo i frutti delle raecolte fatte da noi e che ra andiamo facendo. Per tali motivi ci pare opera utile il raccogliere tutto questo mate- edito ed inedito in una nuova Flora della provincia di Parma e si 3 re e stiamo preparando tale pubblicazione, diamo qui un primo elenco e oltre 200 specie nuove per la nostra flora. Po Di esse una quindicina sono già state registrate dal Cocconi nella sua 5. Malpighia, Anno XI, vob XL 6 ES erra ENV SANI ; s dé ec parmensi (7), ma le abbiamo comprese tuttavia nostro elenco colla indicazione precisa delle località in cui vennero eolte, che manca nella flora del Cocconi. Delle altre -abbiamo fatto precedere da un asterisco quelle ede 6 e del Reggiano di Gibelli e Pirotta (8, 9, 10) e del Mori (11, 12). Per ragioni geografiche abbiamo pure creduto necessario di comp dere nel nostro elenco alcune piante interessanti del Bardigiano e versante occidentale dell'Alpe di Succiso, benchè amministrativamente appartengano il primo alla provincia di Piacenza e la seconda a Lega di Reggio. Parma, Giugno 1897. C. AVETTA V. Casoni. BIBLIOGRAFIA Bh Passerini G., Flora dei contorni di Parma. Parma, 1852. e BertoLONI A., Flora italica. Bologna, 1833-62. . 3. PARLATORE F., Flora italiana. Firenze. 1848-75. + Ir., Flora italiana continuata da T. Caruel. Firenze, 1884-04. | us 5. Cesati, Passerinı 6 GIBELLI. Compendio della Flora ital ana. Milano, 1 6. ARCANGELI G., Flora italiana. Torino, 1894. í . Cocconi G., Flora dei foraggi che spontanei 0 coltivati crescono nelle vincie parmensi. Parma, 1856-60. ; T Gier 6. «e PIROTTA R, Flora del Modenese e del Reggiano. Moden cc E Ti To; Appendice. Modena, 1883 BW 10. Io. Ip, Primo supplemento alla Wo del Modunase è del Reggiano Modenas 1883 f 2 Mori A., Uantriburiohe alla Flora del Modena e del Reggiano. N Modena. 1886 12. al Potentille del re e Reggiano. Modena, 1896, ^. Elenco sistematico delle piante vascolari nuove pel territorio parmense | FANEROGAME. . DICOTILEDONI. TALAMIFLORE. js RANUNCOLACEE. l. Thalietrum aquilegifolium L. — Alla Cisa. Boschi di Corniglio. Valbona (Berceto). aom. majus Jacj. — Parma, fuori Porta Nuova. 3. Anemone nareissiflora L. — M. Orsaro. 4. Pulsatilla alpina Lois. — Alpe di Succiso. 5. P. alpina Lois * MR Rehb. (Anemone millefoliata pod. — M. Orsaro. 6 Adonis autumnalis L. — Madregolo sul Taro, nei seminati. 7°. A. flammea Jacq. — Madregolo sul Taro. Vignale, nei campi. . 8 Ranuneulus aconitifolius L. — M. Cajo. .9. R. montanus W. — M. Cajo. 10. R. Pose Vill. — M. Prinzera. 12 R. Willarsii Tue. sop DEI à ; 13. Trollius europaeus L. — M. Cajo Tere Fl. forage. parm. d Aquilegia alpina L. — Alpe di Rigoso. | nbi 15%. Aconitum Cammarum L. — Alla Cisa. — da 16. A. Lyeoetonum L.,— Cascata del Lago Santo. Cisa. Bardi. PAPAVERACEE. 77. Papaver hybridum L. — Collecchio. . FUMARIACEE. 18. Corydalis fabacea Pers. — Alla Cisa. CROCIFERE. i 19. Nasturtium pyrenaicum R. Br. — Noceto. Medesano (Cocconi, CL copag: 571). . 20. Cardamine Chelidonia L. — Rondebecco (Cisa). 21*. Sisymbrium orientale L. — Parma. ae 22. Sinapis Cheiranthus Koch. — M. Orsaro. Boschi di Corniglio. 23. Lunaria rediviva L. — Alla Cisa. kPa .24*. Camelina foetida Fr. — Beneceto presso Parma. VIOLACEE. a S Y. Balken Bosh. — M. UR M. Cassio. Berceto. re v. strieta Hornem. —- Colorno. : 7 28%. iA sylvatiea Fr. — Vigheffo. Iosue rosera rotundifolia L. — Negli sfagneti al M. Molinatieo. 2 Parnassia palustris L — Lago Bellano (Cocconi, 1. e; p. 567). POLIGALACEE. AGGIUNTE ALLA FLORA PARMENSE. CARIOFILLACEE. 34. Dianthus monspessulanus L. — Rigoso, M. Cajo. 35*. D. neglectus Lois. —, Alpe di Rigoso. M. Orsaro. . 36. Silene acaulis L. — Alpe di Succiso. | 37*. S. livida Willd. — Berceto. | 38. S. pendula L. — Alveo del torrente Parma (pianta dell’ Italia centrale e meridionale). i 39. S. rupestris L. — Rigoso. Boschi di Corniglio. 40. Melandryum silvestre Roehl. — Alla Cisa. Tizzano. 41. Stellaria nemorum L. — Lago Santo. Rondebecco (Cisa). 42. Cerastium glutinosum Fr. — Comune dappertutto. LINACEE. È 43. Linum alpinum (L.) Jacq. — Suceiso, sulla vetta dell'Alpe. -` 44*. L. liburnieum Scop. — Tabiano. Pre y À ; IPERICACEE. 45. Hyperieum Richeri Vill. — Lago Santo. Alpe di Rigoso. | I | : Grenada. | E | E Geranium pratense he Lago PIA Alpe di Succiso.. | | | BALSAMINACEE. | | ar. adis Noli-Tangere L. = Rondebeceo (Cisa), Lago Santo. ^ OSSALIDACEE. ..48. Oxalis Acetosella L. — Lago Santo. AVETTA- E y. ‘CASONI RUTACEE. 49*. Ruta chalepensis L. — Borghetto (Noceto). CALICIFLORE. CELASTRACEE. 60. Evonymus latifolius Scop. — Vairo. Monte Cajo. RAMNACEE. 51. Rhamnus alpina L. — M. Cajo. | PAPILIONACEE. 58. Sarothamnus vulgaris Wimm. — Collecchio, nei boschi. di uercie (raro). 53. Genista radiata Scop. — Tra il bosco di Corniglio e Berceto. s natia latinos } M. B. — Tabiano be non indicata | | ella Liguria CROATA Si d macrocarpa Moris. — Tabiano. ryi m qutm Bert. - CIPE AGGIUNTE ALLA FLORA PARMENSE — Nei boschi alle falde del M. Prinzora. A . L. varius Willd. ROSACEE. o. Sieversia montana Spr. — Succiso. Rigoso. M. Cajo. 68. Rubus hirtus W. K. — A Trefiumi in quel di Monchio. Macchia 69. R. praecox Bertol. — Nelle siepi lungo le strade a Fornovo. m R. thyrsoides Wimm. — Collecchio, presso la località detta Ser- . P. inelinata Vill. — Noceto. : 73. P. micrantha Ram. — M. Cajo. - ; 74. P. rupestris L. — Collecchio. Noceto. Jm 75. Rosa alpina L. — Montagnana. mer ws 6. R. andegavensis Auct. — Vigheffio, lungo il torrente Baganzola Ar dw nella Baganza. l. R, canina L. var. hirtella Burn. et Gremli. — Vighefflo. E | R. montana Chaix. — Falde del M. Cajo. | (1 R. pomifera Herrm. — Succiso, nel villaggio. 2 80*. R. stylosa Desv. — Suceiso, nel villaggio. Poterium muricatum Spach. — S. Prospero, vicino a Parma. POMACEE. | Cotoneaster tomentosa Lindl. — Montagnana. - ONAGRARIEE. ^ H C. AVETTA E V. CASONI 1 CALLITRICACEE. 84. Callitriche hamulata Kütz. — Fossi d’acqua corrente a Paullo presso Cortile S. Harte densa | all "Alpo di Succiso. 88. S. Anacampseros L. — Alpe di Rigoso. M. Orsaro. Pal 89. S. rupestre L. var. reflexum L. — Alpe di Rigoso. Rata 90*. Sempervivum hirtum L. — M. Orsaro. SASSIFRAGACEE. 9i. PRETI Aizoon Jacq. — S. Maria di Taro. M. Orsaro. Santo. Alpi di Succiso e di Rigoso. | 92°. S. aspera L. var. bryoides L. — Alpe di Succiso. 93”. S. caespitosa L. — Alpe di Succiso. - .94. S. museoides Wulf. — Alpe di Succiso. (95. La mer L. — Lago Verde. OMBRELLIFERE. 9T. Seseli annuum E ea nei castagneti. ; E "Trochiscanthes nodiflorus Koch. — M. Cajo. Cisa, nei hosti : di Jogo (Resa Le, pag: Ha AGGIUNTE ALLA FLORA ‘PARMENSE 101. Chaerophyllum aureum L. — Boschi di Corniglio. Beds 102. €. hirsutum L. — Lago Santo. Lago Verde. Rigoso. CAPRIFOLIACEE. 103. Lonicera alpigena L. — M. Cajo. > RUBIACEE. . 104. Galium rubrum L. — Alla Cisa. VALERIANACEE. 105. Valeriana montana L. — M. Cajo. Tizzano. 106. V. tripteris L. — Montagnana. M. Cajo. COMPOSTE. > 3 £ 107. Bellidiastrum Michelii Cass. — poe di Succiso. 108. Inula bifrons L. — Calestano. _109*. Ptarmiea atrata Dec. — M. Orsaro. ; ‚110. Achillea tanacetifolia W. — M. Cajo. Boschi di Corniglio. _Ul* Arnica montana L. -- M. Pepna. M. Ozocco. “He. Doronicum austriaeum Jacq. — Alla Cisa. 113. Cirsium Bertolonii Spr. — M. Cajo. 114. C. Erysitales Scop. — Alla Cisa, nei boschi di faggio. y ns". €. spatulatum Gaud. — Lungo la Baganza a Vigheffio, à i ne. Carlina aeanthifolia All. — Fornovo. 117. Centaurea austriaca W. — Succiso. -H8. Xeranthemum cylindraceum S S. — M. Cassio, al castello Ravarano (Gocconi, 1. c., pag. 349. | 119. run re Schk. — Berceto. Cisa. C. AVETTA E V. CASONI Pb della città. 122*. Seorzonera austriaca W. — Fessure delle rupi presso la vett del M. Prinzera. dino Feo. 125. C. Sao Moench. — Lago Bellano. Rondebecco (isa. chio, nei castagneti. Alla Cisa. 127. H. murorum-sylvaticum Fr. (Comp. Fl. It. p. 452). — Boschi di Collecchio. Tomelo presso Bedonia, 129. H. rupiculum Fr. — Corniglio. 130. H. virgaurea Coss. — Collechio, nei castagneti. CAMPANULACEE. | .131*. Campanula latifolia L. — Alla Cisa, nei boschi di faggi. VACCINIACEE. 182. Vaccinium Myrtillus L. — Boschi di Corniglio. M. Cajo. TO. V. Vitis Idaea L. — Rigoso. Alpe di Succiso Jm Parl. d 5 vu. ur 735, dà la sola località di M. Orsaro). © PIANE 14. Pyrola rotundifolia L. — Ca d sicu presso Berceto, in. bosco: di onm odd COROLLIFLORE. GENZIANACEE. . Gentiana acaulis L. — Alla Cisa. . G. aselepiadea L. — Boschi di Corniglio. Berceto. G. campestris L. — M. Orsaro. M. Cajo. Montagnana. G. eruciata L. — M. Orsaro. Berceto, nei noschi di castagni. CONVOLVULACEE. H. Lupulus a Berceto ed a Parma, ai Moliui bassi. SOLANACEE. 1 . Solanum nigrum L. 5 chlorocarpum Spenn. — Vigheffio nei Atropa Belladonna L. — Alla Cisa (Cocconi, 1. c., p. 290). SCROFULARIACEE. 43. Digitalis ferruginea L. — Corniglio di Specchio presso al lago ríe Parl. danno la sola località Ravarano). | 4. hy Verenion latifolia L. — Lago Santo. Bardi. Cisa. (Cocconi, i Önts - Orobanche Epithymum Dec. — Collecchio. 6. AVETTA E V. CASONI- RINANTACEE. 147. Rhinanthus major Ehrb. — Prati del Castelletto: Boschi. Corniglio. E 148. R. minor Ehrb. — Prati del Castelletto. — Collecchio, nei | schi. Borgo S. Donnino (Cocconi, l. c., pag. 261). 149. Euphrasia salisburgensis Hoppe. — Colleechio, nei 7e Santo. LABIATE. herb. — Tabiano. Oss. Questa forma di cui ci riserviamo studiar meglio i caratteri. piante vive, se avremo la ventura di ritrovarle, differisce dalla S. pratensis, oltrechè pel colore dei fiori, per avere le foglie pit più larghe, più acute, incise e meno rugose. 151. Thymus Chamaedris Fr. — Noceto. Berceto. 152*. T. serpillum (L.) Fr. 5 pannonicus All — Tabiano. - 153. Calamintha grandiflora Moench. — Lago Santo. Lago LENTIBULARIACEE. 154. Pinguicula leptoceras Reich. — Lago Bellano. Alpe di Su 4 ^ Yer » : s [os à | PRINULACEE. data i in Park: FL. It. vol vin, pag. . 672. PLANTAGINACEE. 156. i Piastago alpina LL: M; Cajo: Berceto. Cisa. Ri | 1. P. lanceolata L. y capitata Ten. — M. Cao. o | 158. P. maritima. 6 ne L. All. — Cassio, sui margini MONOCLAMIDEE. POLIGONACEE. Rumex alpinus L. — Boschi di Corniglio. . R. arifolius All. — Lago Verde. . Poligonum alpinum All. — Alpe di Suceiso. SANTALACEE. Tei 165. Thesium alpinum L. — Alla Cisa. M. Orsaro. Rigoso. 166. T. intermedium Se ‘hrad. — Berceto e M. Prinzera, nei Lax: i Sua . Salix grandifolia Sering. — M. Prinzera. À : BETULACEE. "Beta p pubescens Ehrb. — - Boschi di Corniglio. nl $ CONIFERE. t 171. Juniperus nana Willd, — Alpe di Rigoso. MONOCOTILEDONI. POTAMACEE. 172*. Potamogeton natans L. y petiolaris Presl. — In un cana presso il torrente Cinghio a Gajone (Pass). m. ORCHIDACEE. ASPARAGACEE. Monte Cajo. Cisa. 175. Polygonatum verticillatum All. 176. Streptopus distortus Mehx. — Cisa (Pass.). GIGLIACEE. 78° Ornithog: lum divergens na: — Orto Botanico. i; 5 1797. Allium te B M. Fajo. VU San € AGGIUNTE ALLA FLORA PARMENSE. © cu 1*. Tofieldia ealyculata Whlnb. — Lago Bellano. GIUNCACEE. 182*. Juncus trifidus L. 5 Hostii Tausch. - Alpe di Succiso. 183. Luzula lutea Dec. — Lago Santo. 184. L. maxima Dec. — Parma. 185. L. nivea Dec. -— Alla Cisa. Boschi di Lalatta. CIPERACEE. 186*. Heleocharis multicaulis Dietr. — Luoghi umidi del M. Cajo | di Lalatta. 187. Seirpus tabernaemontani Gm. — Lungo il torrente Parme 188. Holoschoenus vulgaris Lk. — Lungo la Baganza. _ 189. Bilsmus compressus Pans. — M. Cajo. Berceto. Alveo della. Caganza da M. Cassio fino alla Cisa. . 190. Carex ampullacea Will. — Alla Cisa, presso un 1 laghetto. s 191. €. montana L. — Parma. . 192. C. leporina L. — Noceto. - 193*. C. panicea L. — M. Cajo. Alpe di Suceiso. x bc SERIE, 194. Phalaris brachystachys Link. — S. Andrea di Medesano, nei | mpi. 195*. P. paradoxa L. — Pramo Torchiara. 196. Sesleria elongata Host. — Lalatta (Vairo). . 197. Phleum alpinum L. — M. Orsaro. M. Cajo (Cocconi, 1. c., p. 36). 198. Agrostis canina L. — Collecchio. Noceto (Cocconi, 1. e., p. 68). 199. Avena capillaris M. K. — Noceto (Cocooni, l. e, pag. 78. ——— 200». A. pubescens Huds. — Luoghi aspri al M. Cajo (Cocconi, 1. e., e AVETTA E V. CASONI 201°. Ta $0 e L. 9 firmula Gaud. — Berceto. 202*. È serotina Ehrb. — Al Paullo presso Parma. (Chook i _ pag. 107). 203. Glyceria plicata Fr. — Borgo S. Donnino (Cocconi, l. c., p. n 204. Festuea apennina De Not. — Alpe di Rigoso. 205. F. gigantea Vill. — Boschi di Corniglio. 206. F. "n All. — M. Frame. 207. F. op 90). — Presso la Cisa, a sui nei prati, all’ ip di Suogisoi 208. F. violacea Gaud. — M. Orsaro. | 209*. Bromus intermedius Guss. — Parma, al campo di Mitis. iore] (Cocconi, | l. e.. pag. 159). | 211*. L. rigidum Gaud. — Tabiano, nei campi. 212. Nardus strieta L. — M. Orsaro. CRITTOGAME VASCOLARI. LICOPODIACEE. 213. Lycopodium annotinum L. — Rigoso. x FELCI. Ct | Boreoto. Lago FREE E Aspidium aculeatum Sw. « lobatum Sw. — Berceto. . 216%, Nephrodium spinulosum Desv. « dilatatum Lois. — L Santo. Cisa. | 217. Blechnum spicant Roth. — Rigoso. 218. Alloseras erispus Bernh. — M. Orsaro. sad | SULLA VOLUTELLA CILIATA = Dorr. DOMENICO SACCARDO RICERCHE INTORNO AL SUO SVILUPPO (colla Tavola VI). zo nel R. Orto Botanico di Bologna, osservai in grande numero, me- late fra loro, la Volutella ciliata (Alb. et Schw.) Fr. e la sua varietà t Votutelta ciliata Fr. (fig. SE 2a, 25), una volta Tubercularia ci- Alb. et Schw., è un micete abbastanza comune, cha vive saprofita diverse matrici (1). Si presenta in stromi (sporodochii ) general- potrei dica nel nas E Bee da numerose stolp sem- 9 mier. | erlag (basidi) (fig. g sono | fliformi, sempliei, alini, 0 -120 v 0,5-1 ed i conidi (fig. 3) ellittici, un pò acuti alle estremità, rta te il genere Volutella da Syst. e IH, pag. 467. La tro- do gli Autori, si trova sui rami. morti e putrescenti di Citrus Auran- — € di molte altre pee er io di Cucurbita lagenaria, sui tuberi di — n sui legumi di Gleditschia e da ultimo sulla PER! in en Ger- rancia, Inghilterra e nell’ America del Sud. ; ighia, anno XI, vol XI Vino icara dol 1 Penzig Studi botanici sugli agrumi, Tav. ed in Saccardo Fungi Ital., Tav. 729, e ea nella She IV, pag. 682. e La varietà stipitata (Lib.) Saec. è ricordata prima di tutto- Exsiecata di Madame Libert, Cent. III, n. 287, sotto il nome di Psilo stipitata; nel Corda Je. Fung. IIl, pag. 32, fig. 83, sotto il nome tostroma stipitatum. Il Fries nella Summ. Veg. Scand. a pag. 472, | j ‚serive come Periola stipitata. Il Saecardo la figura nei Fungi Ital. Tav, 730 e nella Syll. Fung. IV, pag. 683 la considera come variet della V. ciliata. i risultati delle colture, ottenuti adoperando i soliti liquidi pss rm c nei Manuali di xtd e le camere De EU Ecco i nicole: si sviluppa socondo le note leggi, e dopo ventiquattro « ore si osservano già le ife ramificate (fig. 5a), i porta-conidi aerei (fig. ed i conidi (fig. 6a, 65, 6c) che si formano per ingrossamento. gr si Satie siae solito ' pisces : funghi pres in D. 3 — - I eonidi ottenuti colle colture sono ovali, jalini e ‘misurano — 253 micr. e possono, date speciali condizioni di umidità nelle di coltura, rimanere avvolti, sull’apice del porta-conidio, da una . d'acqua (fig. 6c) in numero di due, tre,quattro od anche otto, 4 qual x si ides caa all'infuori di ogni brusca manipolazione (?). [uU Vedi Zorr jig: Handbuch der Botanik IV: Die Pilze P- 4 e Analoghe formazioni si osservano anche nei conidi della Mela: icinandosi l'uno all'altro, si rigonfiano alla base, si suddividono rami- ficandosi (fig. 8a, 85), si intrecciano e vengono così, a poco a poco, a formare lo sporodochio, mentre poi da quelle ife che si trovano alla pe- riferia di questi speciali aggruppamenti conidiali ramificati si originano le setole (fig. 10a, 105) caratteristiche della Volutella. I conidi degli sporodochii così formati conservano le precise misure, la identica forma e l’identico valore di quelli ottenuti in principio della coltura. Nella Volutella si possono così distinguere due tipi fungini per ca- ratteri morfologici esattamente distinti fra loro, ma identici nel loro valore biologico. La prima generazione conidiale della Volutella può essere paragonata à certi tipi particolari di Ifomiceti sul valore dei quali fino ad ora poco | Sappiamo ancora. i A giudizio delle figure, il Cephalosporium acremonium Corda Ic. Fung. II, fig. 29 e Saccardo Fung. Ital., fig. 1191, è, si può dire, foggiato sullo stesso tipo della forma conidiale semplice della Volutella, poichè, infatti, vediamo le medesime ife ramificate, gli stessi conidi che riman- gono avvicinati all’apice del porta-conidio che li ha generati (*), e così it Mattirolo Sullo sviluppo di due nuovi Hypocreacei, p. 124, in Nuovo | Giornale Botanico Italiano, vol. XVIII, 1886. Sono pure ricordate e figurate dal Bretela Untersuchungen aus dem Gesammitgebiet der Mycologie 1884. Nella Note sur une Volutella del sig. Ed. Boulanger trovo precisa questa particolare condi- ione di rezione mucosa del filamento sième, etc. De sorte qu'à maturité chaque extremité de eut Soir porte "ne goutte de mucus contenant de nombreuses conidies ». Un fatto analogo è stato constatato dal prof. A. N. Berlese nell’ Acrostalagmus Cinnabarinus, dove i conidi sono riuniti alla sommità dei rametti mediante un muco solubile. nell’ acqua (e non chiusi entro uno pedi com' era ritenuto qualche micologo). Vedi Berlese, ut moricolar, fase. II, n. 9, tav. Öl, fig. 9-16. fedi MarrIROLO, l. c. 228 DOMENICO SACCARDO dicasi dell'Aerostalaganus albus Preuss, figurato nel Penzig n. 110 de A suoi Fungi Agrumicoli. ARI La seconda generazione conidiale è, per così dire, una somplice mol- tiplieazione in numero della prima e di eguale valore morfologico (1). Per quanto abbia tentato nuove colture null’altro mi fu dato di os- servare nel ciclo di sviluppo di questa specie. Nessuna forma perfetta, aseofora o no, nelle condizioni odierne di sviluppo mi fu dato osservare; per cui, seguendo la maggioranza dei botanici, continuerò a classificare la Volutella fra i generi che gli Autori ancora oggi, per necessità di pratica, classificano fra gli Zyphomycetes Corda, Haplomycetes Fr., Hy- menomycetes basidiophori Corda, generi ai quali l'avvenire della scienza darà forse stabile posto fra tipi superiori. Intorno alla storia di sviluppo di questo genere, un solo lavoro è stato fatto, per quanto mi fu dato conoscere, lavoro edito in questi giorni dal | sig. Ed. Boulanger (?). In questa nota egli descrive colture di una Vo- lutella che concordano perfettamente con quelle da me fatte, avendo an- ch’egli osservato conidi semplici, clamidospore e forme normali a spo- rodochi ( Volutella ), e quantunque l'Autore non dia nè una misura, nè "na figura (5), pur crea una nuova specie ( Volutella Scopula) pel fatto che le ife si presentano ramificate e si riuniscono in forma di scopa. Per la varietà stipitata posso ripetere quello che ho detto per la spe- cie tipica, imperocchè nulla di differente si osserva nel cielo di sviluppo di questa soconda forma. Riassumendo adunque, dopo di aver trovata la concomitanza di que- ste due forme, dopo di averle studiate e trovati identici i caratteri es- () U sig, L. Marnucnor nel suo recente lavoro Recherches sur le développe- ment de quelques Mucedinés, Paris 1892, dà per varie specie d' Ifomiceti il re- soconto di colture ottenute e descrive delle forme metagenetiche perfettamente analoghe a quelle che si trovano nelle Volutelle. : (3) Ep. BOULANGER , Note sur une Volutelle, fasc. II, pag. 101 del Bulletin y la Société mycologique de France; 1897. i C) Durante la stampa di questa Nota apprendo che il sig. Ed. Boulanger Fr tornò a trattare Sur le développement et polymorphisme du Volutella Sco} in Revue générale de Botanique de G. Bonnier, 15. juin 1897, ando le me | dei conidii ed illustrando lo studio con una tavola bella ed istruttiva. «Quali sieno le cause che determinano lo sviluppo ora dell’ una ora A di queste mae non iih è concesso di dire, solo si en ere- SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Tav. VD. ; eet - Porzione di caule di Phytolacca con RR? o re sessili e PR tati S (randone 2 naturale). . i> ^ P mM TERME stpitátó (ingrand. 10 siti — Tre cani p us osos Ae lo Oc. b Cam. L. Abb). = | Brio inizio di sviluppo dei porticvonii (Obb. 5 5 0e. a pi — Primo inizio di sviluppo dei conidi {Obb. a E — Conidi sviluppantisi all'apice del porta-conidio (Obb. 5, Oce. 4). . — Conidi avvolti da una goccia d'aequa LA 9, Oe. 4); -= Artrospore (Obb. 5 g GEH M | ! — Porta-conidi della sica generazione | conidiale iottemuti nelle e : ture (Obb. 8, Oc. I que Basidi con porzione di e (ous. 8, Oc. » Du. Parte inferiore di un pelo (Obb. 8, Oc. 2 x m Parte. ene ae vane: dim 8 Oc. E LE ORCHIDEE DEL MESSICO Nota di CESARE Poma. cialmente nella zona compresa tra la parte i del Messico la ESR di specie (938), essendo sorpassate solo dalle Compositae (1518) è e à | Leguminosae (944). Il Messico ha 105 generi d’Orchidee, ossia il 30 9/, del totale di neri che è calcolato a 350. 2 . Delle 938 specie, cirea 800 sono endemiche, ossia 1’85 ?/,. i Por quantità di generi stanno le diverse tribü delle Orchidee, nel guente ordine: Vandeae, 50 generi e 370 specie. - Epidendreae, 37 generi e 440 specie. Neottieae, 15 generi e 100 specie. Tra i generi, i piü numerosi sono: | Epidendrum (Epid.) con 182 specie | Oncidium (Vand.) (2 > | Pleurothallis (Epid.) Me. Odontoglossum (Vand.) 42 » Spiranthes con Stenorrhyncos (Neot.) con 34 spocie. Le à Coprs non sono rappivséntato che da una specie del im e da tre di Selenipedium. Te Orchidee selten, nl a pes man mano che si € il me £s quá i bopieulo (tierra UMOR Cafasse dalla mn noce di cocco, caffè, canna di zucchero, tabacco. Dal livello del mare all’ altezza di 400 metri, | (Cactus Opuntia). Si suddivide in tre sotto-zone. fredda, suddivisa in 3 regioni: l* regione, o inferiore, tra i 1500 e 2500 m. È quella dove crescono i cereali e gli alberi d’ Europa, 2. regione, o media, (conifere), k 3. la regione delle nevi eterne. Zona tropicale. bos. SIA RTS, RER yadi, E. Par- kinsonianum , Cypripedium irapeanum , Habenaria spathacea, Co- rallorhiza mexicana, Spiranthes aurantiaca , S. saccata, S. vio- lacea, Bletia coccinea, le Graminee Elionurus ciliaris, bat 1 anthisterioides, Panicum sylvaticum, ecc. : 2 Sottozona, ossia media. Quasi tutte le specie di Stanhopea, Mormodes ads e Catasetum. aL Trichopilia tortilis, Isochilus latibracteatus, Evelina , - : Epidendrum Candollei, E. rhyncopho- È ape Maxillaria Deppet, ; Oncidium ornitorhynchum, Physosiphon ochraceum, Dichaea glandulosa, Physurus brachyceras. ecc. : squarrosa, Cranichis {H R. be Zayas ENRIQUEZ, Estados Unidos Mexicanos. México. 1893. CESARE POMA ud .3.* Sottozona, ossia superiore. Spariscono 7richopilia, Mormodes, Ca la- setum. La Stanhopea è rara. Ne sono caratteristiche V Epidendrum viscidum, E. lactiflorum, E. ligulatum, E. limatum, Barkeria Lind- leyana, B. Skinneri, ecc. Zona Fredda. Regione inferiore. Scompaiono Stanhopea, Cyrtopodium, Acropera. È ricca B È di Choisya ternata, Clethra mexicana, Elaterium floribundum, Spi- ranthes chloroeformis, S. pubens, Laelia furfuracea, L. albida, Iso- | chilus linearis, Epidendrum vitellinum; ecc. 3 Regioni media e superiore. A 3280 m. circa spariscono Odontoglossum membranaceum, Oncidium graminifolium, Epidendrum virgatum, E. varicosum, E. puniceum, Govenia superba, G. spicata. A 3500 m. (Calpulilpam e Picco di S. Andrés) trovansi l’ Odon- - toglossum nebulosum e la Cattleya citrina, le specie epifitiche che bi raggiungono la maggior altezza in Messico. Fino a 4270 m. nel Picco d'Orizaba, la Zabenaria prasina, Pla- tanthera nubigena, Spiranthes ochracea, Malaxis gracilis, Platan- thera long qifolia. I boschi dello Stato di Michoacan, e specialmente i dintorni di Mo- relia e di Irapeo ed il colle di Quinzeo, presentano bellissime Orchidee, tra eui la Spiranthes cinnabarina, Malaxis Galeottiana, Neottia michua- cana, N. sulphurea, Cranichis speciosa, Satyrium vallisoletanum, Orchis entomantha, Ophrys macrostachya, Cymbidium vexilliferum. Queste 0- chidee, la più parte proprie di Morelia, furono descritte dai naturalisti : = messicani Paolo de la Llave e Giovanni Lexarza (1). Malgrado l'abbondanza e bellezza delle orchidee messicane il guste (n Par Opusculum nelle Nororum Vegetabitium Descr pnm Me: sico, 1895 (raro cose belle non è ancora talmente sviluppato in questa Repubblica vervi destato, come in Europa e negli Stati Uniti, la passione per fiori sì curiosi e delicati. Nessuno dei ricchi messicani ne ha una er cura del prof. Urbina al Museo Nacional. | | Parecchi tuttavia s' occuparono del commercio e dell’esportazione delle Orchidee messicane per la Francia, Belgio, Stati Uniti, Olanda, Germa- nia e anche Napoli. \ Attualmente gli amatori pre dirigersi s signor V. Fournier rina a (1) e Oncidium schuhe album. Le orchidee più comuni in commercio e che possono aversi con una T | A sophia giganteum T » » cardinale » » dalia citrina F Ges » granulosa » > Chysis aurea T T » maculata » » Cyrtochilum leucochilum F maculatum SEA » maculatum » idendrum Hanburyi F Gongora truncata T » Brassavolae P » Donkelariana » ) La Sichpes tigrina sotto il nome di Flos en o Torito fu descritta fin dal s secolo XVI dal naturalista Francisco Hernandez, medico di Filippo II, e non credere per molto tempo al disegno ch' egli diede di questo fiore bizzarro, F, serra fredda — $ serra temperata ta — €, serra calda. Epidendrum ral majus F Laelia albida » vitellinum majus » rosea Lycaste aromatica anceps >» Deppii autumnalis » Skinneri » » » alba majalis Maxillaria tenuifolia furfuracea Masdevallia myriostigma erubescens Mormodes pardina y flava A ope anceps | Odontoglossum nebulosum » | » bictoniense Rossi majus » » Cervantesii Warnerianum » » cordatum » | Reichenheimii » » Ehrenbergii » | Insleaji >» » . grande T Oncidium Cavendishianum » » maculatum F » Karwinskü td Oncidium ornitorhynchum F Sobralia demi-nain dici » c corefleawm vi, » macrantha » incurvum » » virginalis > tigrinum. =» Schomburgkia Tibicinis Ciboletta T Stanhopea Bucephalus » radifolium » » oculata | Trichopiia tortilis ing oH Vanilla adi miae » eruenta T Sulle Orchidee del Messico (e Guatemala) rimane s utiodi classica | pera. di. James Balena js ds ER of Mexico pi Guatemala, | en di Parigi 1880 | E Gertrude G di de cli titolo. Orquideas mexicanas copiadas del natural, 163 tavole col rate e colla corrispondente classificazione scientifica. | Allo studio d liani alla fine del 1500 e principio del 1600: cioè Nardo Antonio I a Monte dita medico di Filippi n e Aichliatmm papes del ; ER en que se declara la naturaleza i TE da todas . i entre ellas las mexicanas, ecc. (1): dopo dei quali ben poco buì il nostro Paese alle indagini sulla Flora messicana. Giovanni sco Gemelli Careri, di Napoli (1651- -1725). il quale fu in Messico la fine del secolo XVII, descrisse alcuni vegetali messicani nel lume del suo Giro del mondo (Nap. 1699-1701). questi brevi cenni raccolti coll’ intenzione pratica di essere ialmente: di qualehe utilità agli amatori e raccoglitori di Orchi- i quali non mancano in Italia. | Messico; Legazione d'Italia. Agosto 1896. N Lyon, Biblioteca botánico-mexicana. México, 1895. €. AVETTA- C. AVETTA — — Osservazioni sulla Puccinia Lojkajana Thiim. Nota preventiva. nta a ancora tante incognite. . Non posso tuttavia eonsegnare ancora in questa ali i me finitivi del mio studio, a convalidare i quali mi oecorrono esperien di. coltura e di infezione artificiale, che spero di condurre a termine È aa e nella fmm presens HAM vue con e 12 cdi lub : È noto, per quanto nente la sua storia e ub sua area idi ola la raccolse in ibus: presso Buda-Pesth salió Su del í =. chloranthum: pow: SE, cioè s sais & wdi gli segni per la sua aci universalis, sotto E a di Puccinia trechispora. P tardi, sa 1881, fu | scoperta una rta località intermetia d la storia e ne danno pure una figura. ‘Passerini, il solo che potesse farlo, perchè si trovava sul posto dove, | Uredinea sugli ornitogali che infestano il terreno dell’ Orto, si è ceupato della biologia di essa ('), giustamente e facilmente colpito dal eireoseritta in una piébola plaga dell'Orto stesso, senza diffondersi diffondendosi scarsissimamente all’ingiro, benchè la sua pianta ospite Pesca con un'abbondanza straordinaria. ella P. Lojkajana, come è noto, si conoscono una sorta sola di cla- idospore, le teleutospore, incapaci, di germogliare subito, ond'essa fu locata nella sezione Mieropuceinia di Schröter. e esperienze del Passerini si limitarono a raccogliere in primavera n vaso e custodirli isolati in serra fredda, osservando il loro modo mportarsi. Nel corso dell’ inverno questi bulbi, ricoverati com’ e- destaronsi aghi dal gat e sulle foglie che da -— si en della nuova quem un: viene alle due sole oni ehe gli sembrano possibili, cioè : che dette teleutospore me- i alla terra del vaso abbiano, germogliando, dato origine ad un che invase il bulbo e le nuove foglie dell’ ornitogalo : ovvero > il micelio della nostra Puccinia sia perennante e sverni nel bulbo per diffondersi poi man mano che spuntano . alle foglie novelle. esta seconda mr gli pue piü razionale, -€— diuisa me- Sal XI ‘1881 ) t razione dei funghi del Bale” (cent. III) ne soi breve i c. AVETTA A dalle Vicende aueri, e la sua scarsa o qu nulla diffusione all’ ingiro. | Questo modo di vedere che rimase pel Passerini stesso una cai ipotesi, avvegnachè non mi consti che egli abbia fatto ulteriori ricereh per dimostrarne la verità, venne accettato anche da Cocconi e Morini come fatto accertato. > Stando le cose in questi termini, la nostra Puceinia, come conclu e il Passerini, si potrebbe ritenere una specie eteroica cle riesce a per- petuarsi da noi per mezzo soltanto del suo micelio ibernante nei bulbi, indipendentemente dalle spore che non vi trovano le condizioni e, so pratutto, le matrici opportune per germogliare. La prima cosa e la più semplice da farsi per convalidare o per ab battere tale ipotesi, mi parve essere la ricerca del micelio negli orgs vegetativi della pianta ospite. .. Ebbene, tale ricerca fatta FRANS e ripetutamente in tu le stagioni dell’anno, mi ha sempre dato, per quel che riguarda i bulbi della pianta, risultato negativo. Mai mi fu dato di scorgere la più pie: . eola traecia di micelio nei bulbi, mentre negli organi annuali e spe- cialmente nelle foglie, dove abbonda, è agevol cosa seguirne il per E anche dei filamenti più esili, sovratutto se si ha cura di metterli . evidenza coll’ impiego di idrato pesi diluito o di una soluzione ac quosa di fucsina acida. Esclusa così la presenza del micelio ibernante nei bulbi, giova ri nere che la Puccinia Lojkajana si mantenga e si riproduca per 0 delle sue teleutospore, e non rimane piü che cercare come e quando queste u. ed in Kanal modo il micelio da esse formato win si Wendo già messo da Me a questo scopo, una certa quantità da spo della primavera scorsa, ed un buon numero di piante di ornitogalo T sane, sia affette dalla Puccinia, che conservo separatamente in bi nuti in aranciera. 3 Certo, l'ipotesi del micelio svernante nei bulbi era seducente, perchè dava facilmente ragione del come il nostro parassita ricompaia semp ogni anno nel posto medesimo e sulle medesime piante . indipend ie dall andamento della stagione, Mentro invece la a deile Puccinie e della stessa P. Liliacearum che attacca pure le foglie "ornitogalo, è, in generale, tanto subordinata alle vicende meteo- riche. In quanto al come ed al perchè la nostra Puccinia si diffonda osì parcamente all’ intorno mentre la sua matrice vi è tanto copiosa, | riesco a miens come possa essere sfuggito alla perspicace os- servazione degli autori che si occuparono della P. Lojkajana, si è la costante presenza di picnidî o spermogoni (!) che accompagnano, prece- dendoli di poco, gli acervuli di teleutospore brune, e formano appunto ille macchie. gialle che li circondano, e che sono ricordate nelle de- izioni della specie. aped P "— globoso depressi, che T gregari, una ta dal dott. L. Buscalioni, il La mia attenzione su questi pienidi fu richiama | Parma come assistente de nel suo breve soggiorno all Orto Botanico di- lanto Prof. Passerini, ebbe ad accorgersi della loro presenza. rale Lubiana "Per ora mi limito a n il a gm d NEPOS della c TL | ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA raccolti dal Ch. Ab. ANTONIO CARESTIA | determinati da G. BresapoLa e P. A. SACCARDO PROEMIO. Il diligentissimo e perspicace raccoglitore e botanico, Ab. ANTONIO RESTIA, raccolse, fra il 1859 e 1895, nelle Alpi Pennine e più parti- Alle nuove forme è aggiunto il nome del singolo autore che le descrisse. Malpighia, anno XI, vol. XI. G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO x 2 o] FAMIGLIE N.|28 FAMIGLIE N. $3 FAMIGLIE Agaricaceae . . . . | 02| — | Ascobolaceze ...| 2} —|Hypocreaceae, . . Polyporaceae . . . | 49 | — | Dermateaceae. . .| 15| 1 | Dothideaceae . . . Hydnaceae. . . .. — | Bulgariaceae . ..| 4| 1|Microthyriaceae . helephoraceae . . | 26 | -1 | Stictidaceae. . . 8| 1| Lophiostomaceae . Clavariaceae .. 8 | — | Phacidiaceae . . . | 15 |- 2| Myxomycetaceae . T lla : 7 | — | Patellariaceae. 1 1 | Sphaerioidaceae Phallaceae... .. 1 | — | Hysteriaceae . 20 | — | Leptostromaceae Nidulariaceae . . .| 3| — | Gyınnoascaceae. „| 1|— | Excipulae Lycoperdaceae . 6 | — | Onygenaceae . . .| 1|-— | Melanconiaceae, , Uredina us CETO [o ne 10| 1| Mucedina Ustilaginaceae . .| 5|— | Sphaer . | 80) 6 marie i Poronosporaceae 6|— Ceratostomacen .| 9—|Sti Helvellace .| 2| — | Xylaria .| 13] — tubercoli. Pezizaceae . . . ..|50| 3 ;| 991 — maturità o soverchia vetustà degli esemplari, si siano sgraziatament trovate indeterminabili, la serie accertata, nondimeno, e per numero en e novità di forme è da aversi come este: ed $ ne come si deduce dal potini hi Catalogo dei funghi italiani M quale, quantunque ne registri 6403 specie, è assai lontano dal TARE, sentare tutte le dovizie micologiche d’ Italia. sudes ai caratteri “Sa flora micologica della Valsesia quoa „ie % (*) P. A. Saccanpo e A. N. BerLese, Catalogo dei funghi italiani. V: (Atti della Soc. eritt. ital). Dopo la comparsa di questo Catalogo uscirono. luce parecchie altre contribuzioni (Avetta, Baccarini, Berlese, Bizzozero, Bi Cavara, Celotti, Cocconi], Massalongo, Mattirolo, Mori, Morini, Paoletti, Saccardo, Sign Voglino), le quali elevarono considerevolmente il censo dei : ; „ei italia eg ic oreofile, legate per parassitismo alla flora fenogama prealpina ed lpina, quale è quella della Valsesia. buon frutto dato alla scienza dalle pazienti e lunghe ricerche del ch.®° Ab. Carestia possa invogliare e lui stesso ed altri collettori a pro- -seguire in Piemonte le indagini, che senza dubbio saranno coronate da x Idisfacenti risultati. Trento-Padova, Agosto 1897. G. BRESADOLA | P. A. SACCARDO. AGARICACEAE. manita pantherina DC. Nei dintorni di Kita-Veldobbik in autunno m 1155). muscaria Linn. Ene selve di Riva-Valdobbia. Settembre 1891 (n. 1154). iota procera Scop. . Nei campi a Riva-Valsesia. Autunno 1892 (e 581). L, excoriata Schaeff. Nei prati e pascoli, ib. Ottobre 1861 (o 257, 586 pr. da … 1157). L mastoidea Fr. ; Bu prati, ib. Ottobre 1861 (n. 586 pr. p.). tiers carcharias Pers. Nelle selve di Conifere e Faggi al Ronco, ece. Settembre 1891 e . 1896 (n. 1470, 1156). E amianthina Scop. . Nelle selve di Conifere nell'Orago d'Otro: Settembre 1896 K 1469). caligata Viv. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA | 2493 - P. A. SACCARDO — A mucida Pers. | ; Sui tronchi di Fagus sylvatica nelle selve di Riva:Vald.. E 1861 (n. 253, 1490). Tricholma brevipes Bull. Sotto gli Abeti nei dintorni di Riva-Vald. | Clitoeybe eerussata Fr. . Fra i muschi nelle selve, ib. Agosto 1896 (n. 1474). c. aggregata Schaeff. Sotto i Faggi, a cespi, nei pressi di Riva-Vald. Sett. 1896 de 149 7 a sinopica Fr. . Sotto i Larici nei dintorni di Riva-Vald. Giagho i 1891 (n. 1164 4 Mi infundibuliformis Schaeff. . . Sotto gli arbusti a Riva-Vald. Agosto 1896 (n. 1458) C. concava Scop. Nelle selve nell” Orago d'Otro. Settembre 1896 (n. IR A laccata Scop. + Fra i muschi nelle PRA d’Abete. Luglio e Settem. o: 248,1 P — var. He: ib. A 1483). 2 [3 dealbata Sow. x Nei boschi di seat ib. Agosto 1896 (a. 1489). * r; ART Bull. Nei pascoli magn, ib. Novembre 1895 (n. 1285 pr. p. ayons aetites. Fi. | Nella selva nll'Orago è d'Otro LA 1471). I. epipterygia Scop. * Fra i lei) nella sub ib. Se (n. 1478). ; Fra i muschi presso Alagna. Sattdio bre 1891 (n. 1174). | speirea Fr. Fra i muschi, ib. Settembre 1891 (n. 1175). Omphalia integrella Pers. Su trave lavorata, Riva-Valdobbia. Dicembre (n. 1). eurotus dryinus Pers. Su tronco di Pirus Malus a Riva-Vald. Settem. 1896 (n. 1480). Z geogenius DC. |A terra nelle selve di Valle Vogna. Aprile 1896 (n. 1467). Lactarius piperatus (Scop.) Fr. Nelle selve di Riva-Vald. Agosto 1896 (n. 1461). blennius Fr. ‘Nelle selve, ib. Agosto 1896 (n. 1486). L. lilaeinus Lasch. Sotto gli Ontani sul greto della Sesia a Riva-Vald. Settem. 1891 (a. 1167). Nelle selve, ib. Ages 1896 (n. 1475). . acer Bull. | Nei pascoli muscosi a nord di Riva-Vald. 1880 (n. 1159). ussula emetica Fr. Nelle selve di Riva-Valdobbia (n. 1517). Cantharellus museigenus (Pers) Fr. . Fra i muschi nella regione es €. tubaeformis Fr. Sui tronchi marcidi d'Abete. Riva-Valsesia (n. 683) (1). ——— ib. Maggio 1872 (n. 1246). — (*) Arrhenia fimicola Bagl.! Sul fimo pecorino (non porcino) nei pascoli più ite Rosa. Agosto 1886 (n. 1181). elevati presso i ghiacciai del G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO Marasmius peronatus (Bolt.) Fr. Nelle selve conifere, ib. Agosto 1896 (n. 1481). M. androsaeeus (Linn.) Fr. Sn frustuli di legno a Riva-Vals. Agosto 1821 (n. 1177). M. epiphyllus Fr. Sullo strame nelle selve, ib. Ottobre 1896 (n. 1178, 1501). Lentinus cochleatus Fr. Sui tronchi di Faggio nei dintorni di Riva-Valsesia (n. 1165). — — L. squamosus (Schaef) Quél. Lentinus lepideus Fr. Lentinus jugis Fr. Sui ceppi morti di Larix ewropaea, ib. (n. 1163). Lenzites flaceida Bull. Su tronco di Faggio a Riva-Vald. (n. 69). — var. variegata. Lenzites variegata Fr., ib. (n. 1183). L betulina (Linn.) Fr. Su tronco di Betula alba, ib. (n. 781). L. sepiaria Fr. Sopra una trave di Abies excelsa, ib. (n. 702). Panus stipticus ( Bull.) Fr. Sui ceppi di Faggio, ib. (n. 68, 1172, 1493). , P. flabelliformis (Schaeff.) Quél. Panus torulosus et conchatus Fr. Sui ceppi di Faggio, ib. (n. 1168). E > P. rudis Fr. Et -~ Su ceppo di Corylus Avellana e sn ib. (n. 1180, 1460). = Chogia erispa (Pers.) Fr. — Su tronchi e rami di Alnus incana, ib. (n. 33, 95, 1169). Questa pretesa specie non è che una Peziza, in cui l'imenio è stato distrutto Dalle setole marginali potrebbe forse riferirsi alla Zachnea theleboloides abe : s Schw. Gli esemplari esaminati sono, a detta di Carestia, identici a quelli al Baglietto, che furono raccolti nelle medesime loca lità e sul fimo ovino e non Sag come indica Fries negli Hym. Europ. p. 462. udopus variabilis Pers. Su foglie di A/nus incana a Riva-Vald. TEE 1891 (n. 1170). Nelle selve a Riva-Vald. Agosto 1896 (n. 1496). Ph. heteroclita Fr. (1818). PA. destruens Brond. (1826). Su tronco di Betula alba a Riva-Vald. Setiembre 1896 (n. 1479). ammula denota Fr. . Su tronchi, selva nell'Orago d'Otro ad Alagna. Settem. 1896 ve 1472). ucoria pellueida Bull. | i. Nei pascoli magri a Riva-Vald. Novembre 1895 (n. 1285 pr. p.). Cortinarius turmalis Fr. Fra i muschi al « Sass Dott » presso HiracYald. Agosto 1896 (n. 1495). uraceus Fr. Nei declivi muscosi a nord di Riva-Vald. Settembre 1896 (n. 1487). garicus pratenals Schaeff. (Psalliota). n | Nel cortile della casa parrocchiale. Ottobre 1895 (n. 1284). * | Dallo Agaricus campester diversifica specialmente per la spora Nuls ovata a rovescio ed un pò più grande, cioè 8 1/3-9 1/2 v 5 1/56 v. Iypholoma fasciculare Huds. A terra e sui tronchi di diversi Myers ib. D vo Hahn (n. 256, Gi BRESADOLA E P. A. SACCARDO > Passcsli eanelates Linn. Sul fimo vaccino nella Valle Vogna. Agosto 1896 (n. 1476). Coprinus stercorarius Fr. Sulle terre concimate negli orti a Riva-Vald. Giugno 1895 (n. 1286). POLYPORACEAE. a Boletus elegans Schum. Nei pascoli silvestri a Riva-Valdobbia. Settembre 1896 (n. 1185, 1491). B. subtomentosus Linn. | Nelle selve di Conifere, ib. Ottobre 1896 (n. 1549). B. olivaceus Schaeff. Nelle selve dei dintorni, ib Agosto 1896 (n. 1459). B. strobilaceus Scop. Nelle selve, ib. Agosto 1868 (n. 559). Boletinus cavipes (Opat.) Kalchbr. var. aurea Roll. nr Nelle selve specialmente di Larix, ib. Settembre (n. 1184, uo Pirsani. ovinus (Schaeff.) Fr. Nelle selve di Conifere a Riva-Vald. (n. 1499). P. areularius (Batsch.) Fr. Sui tronchi di Alnus e Fagus, Riva-Valdobbia (n. 246, 1436). P. cinnamomeus (Jacq.) Sace. Nelle selve dei dintorni di Riva-Vald. (n. 428). P. confluens (Alb. et Schw.) Fr. Nelle selve di Faggio, ib. (n. 162, 555). P. | squamosus (Huds.) Fr. . Su tronchi di Fraxinus excelsior e di Acer Pseudoplatanus (n. 1198, 1288). = P. giganteus (Pers) Fr. Eu Su tronchi di Acer Pseudoplatanus, ib. (n. 1287). |. P, sulphureus (Bull) Fr. ENUMERAZIONE DEI UNO | DELLA VALSESIA | Su tronchi di Larix europaea, ib. (n. 168, 1200). Il n. 100 (Rha- £ codium lintaceum Pers.?) ne è forse il micelio sterile. ; P. elegans Bull. — Su tronchi di Fraxinus excelsior, ib. (n. 1186, 1238). P. varius Fr. .. Sutronchi..... ib. (n. 684). P. Schweinitzii Fr. si Appià dei Lariei nelle selve dei dintorni di Riva-Vald. (n. 169). = P. osseus Kalchbr. : Su tronchi di Larix europaea, ib. (n. 1468). P. laeteus Fr. Su travi nella miniera di rame a Riva-Valdobbia (n. 1283). erispus Fr. ‘Su tronchi di Alnus incana, Fagus sylv. e Sorbus aucuparia (n. 263, ~ 666, 739). amorphus Fr. i Su tronchi di Larix europaea, ib. (1471). P. betulinus (Bull) Fr. Su tronchi di Betula alba, ib. (n. 103). P. rutilans Pers. Polyporus nidulans Fr. ... Su rami di Abies pectinata a Riva-Vald. Agosto 1896 (n. 1466). % Ganoderma applanatum be . Su tronchi di Fraæinus, jb. (n. 163). . G. leueophaeum Mont. — Su tronchi di Pur slyvatica, ib. (1195). Fomes fomentarius (Linn.) Fr. —. Su tronchi di Fagus sylvatica, ib. (n. 170). F. Hartigii Allescher et Schn. Su tronchi di Abies excelsa e Ab. pectinata, ib. F. igniarius (Linn.) Fr. var. resupinata- | Sui rami di Corylus Avellana, ib. (1196). F - ungulatus (Schaeff.) Saec. Polyporus pinicola Fr. Pers. (n. 105). P. marginatus 6. BRESADOLA 1 DA; SACCARDO Su inch di Larix europaea, ib. n. 104). F annosus Fr. Boletus cryptarum Bull. Su tronchi di Abies excelsa nella valle d'Otro (Allagna- Valsesia) su travi di Larix europaea nella miniera di rame a circa 600 metri dall'entrata a Riva-Valdobbia (n. 780, 1281). Polystietus radiatus (Sow.) Fr. var. nodulosus Fr. [ut species). Su rami di Fayus sylvatica. ib. (n. 1193, 1208). P. pubescens (Schum.) Fr. Su tronchi di Betula alba, ib. (n. 701). . P. velutinus Fr. — Su tronchi di Faggio, di Alnus incana e Salix caprea (n. 624, 779, 1201). P. zonatus Fr. Su tronchi di Populus tremula, ib. (n. 1202). P. hirsutus (Wulf.) Fr. Su tronchi di varii alberi, ib. (n. 72). P. versicolor (Linn) Fr. : Su tronchi di varii alberi, ib. (n. 67, 73, 765, 782, 1188, 11 1190, 1191, 1199). N P. abietinus (Dicks, Fr. Su tronchi di Abies pectinata, ib. (n. 777). Poria ferruginosa Schrad. [sub Boleto]. N Su tronchi di Alnus incana, ib. (n. 1197). IN eaesio-alba Karsten. : | Su tronchi di Abies pectinata, ib. (n. 783). s vitrea. Pers, Su ceppi di Faggio, ib. (n. 1206). -Trametes odorata (Wulf) Fr. Su ceppi morti di Larice e Faggio a Riva-Valsesia (n. ums T. cinnabarina (Jaeq.) 1 Su tronchi di diga alba, ib. (n. 164). À irons (Alb. et Schw.) Fr. Su tronchi di Salix caprea, ib. (n. 827). T. gibbosa (Pers.) Fr. ` .. Su ceppi di Faggio, ib. (n. 247, 716, 1205). T. stereoides (Fr.) Bres. Polyporus stereoides Fr. Daedalea mollis Somm. Su ceppi di Alnus incana, ib. (n. 1204). | Daedalea unicolor (Bull.) Fr. Su ceppi di Faggio, ib. (n. 1303). . Favolus europaeus Fr. Su tronchi di Morus alba, Vocca-Valsesia (u. 1187). | Merulius tremellosus {Schr.) Fr. Su ceppi di Populus tremula, Riva-Valsesia (n. 1222). | Solonia ochracea Hoffm. 1 Su legno di Fraxinus excelsior a Riva-Vald. Aprile 1892 (n. 1237). EN anomala (Pers.) Fr. Su rami vecchi di Populus tremula, Betula alba, etc., ib. (n. 53, 426, 686). 8. grisella Quél. .. Su tronchi o rami di Abies pectinata, sovente parassitica sul Cor- ticium cinereum var. Piceae, ib. (n. HY DNACEAE. Hydnum imbrieatum Linn. Nelle selve di Abete a Alagna-Valsesia (n. 554). H. repandum Linn. . Nelle selve a Riva-Valdobbia (n. 1498). H. aurantiacum Alb. et Sehw. | Nelle selve miste di Faggi e Larici, ib. (n. 1464 pr. p. "e. BRESADOLA E B. A. SACCARDO . H. caeruleum Fl. Dan. Nelle selve miste di Faggio e Larice, ib. (n. 1464 pr. p.) H. coralloides Scop. Su tronchi..... nei dintorni di Riva-Vald. (n. 94). Odontia erustosa Pers. Su rami di Sambucus racemosa à Riva-Vald. (n. 1209). Tremellodon gelatinosum (Scop.) Pers. Su tronchi di Larix europaea, ib. (n. 1500). Radulum orbieulare Fr. Su tronchi di Fagus sylv. e Alnus viridis, ib. (n. 160, 1207).. TELEPHORACEAE. Craterellus cornucupioides Pers. 4 Nelle selve dei dintorni di Riva-Valdobbia (n. 445). E C. clavatus Fr. | Nelle selve di Gressoney St. Jean a Aosta (n. 556). Pa REA i Thelephora caryophyllea Pers. var. laciniata Pers. [ut species]. | Sulla terra presso le fabbriche del Ribasso a Riva-Vald. (n. 697) | | La Telephora caryophyllea Pers., Thel. intybacea Pers., Thel. | 3 terrestris Ehrb. ela Thel. luciniata Pers. non sono che forme dle r medesima specie. = a | u n; 5 E Stereum Chailletii (Pers.) Fr. Sulla corteccia di Abies pectinata a Riva-Vald. (n. 785, mu 8. ochroleucum Fr. (?). Su rami di Sorbus aucuparia a Riva-Vald. (n. 494). Esemplare troppo vecchio e d’incerta determinazione. 8. vortieosum Fr. (?). Su tronchi di Sorbus aucuparia, ib. (n. 1921). Esemplare troppo distrutto, appena determinabile. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA © ES c! Mirentam (Wild.) Fr. = Su tronchi di Alnus incana, Betula, Pais, eec. (n. 784, 831, 1211, n 1212). $. sanguinolentum (Alb. et Schw.) Fr. Su tronchi di Larix ewropaea, ib. (n. 1213). . Hymenochaete tabacina (Sow.) Lév. Sui rami di Rhododendron ferrugineum all Alpe Caseria (n. 262, 1226, 1227). M. Mougeotii Fr. Sui tronchi di Abies pectinata ad Alagna-Valsesia (n. 676). . H. einnamomea (Pers.) Bres. Su tronco di Abies pectinata, Riva-Vald. (n. 775). .. Corticium salicinum Fr. | Sui rami di Saliv caprea a Riva-Valdobbia (n. 1290, 495). Basidii a quattro sterimmi, clavati, 45-60 + 8-9, cogli sterimmi . lunghi 9-10 p..; spore jaline, cilindraceo-curvate, 15-17 = 4 1/,-5 p.: : ife del tessuto 3-3 1/2 |. € amorphum (Pers.) Fr. — . Sui rami di Abies pectinata a Riva-Vald. (n. 44, 211). Frequente- a mente allo stato conidioforo; i conidi sono catenati, 9-14 + 7-8 v. .. C. leve Pers. Disp. p. 30. Corticum evolvens Fr. Epicr. p. 557! Sui rami e tronchi di Pyrus Malus, Prunus avium, Saliw incana, Alnus incana e Cine alpinus a Riva-Valdobbia (n. 722, 1210, 1216, 1223, 1234). Spore jaline, di oldest, 8-11 + 4 T u.; basidii elavati, 35-40 v 7-9 p. ife settato-nodose 3-5 1/3 {4.; organi conduttori (?) all’apice fusoidei, larghi da 8-10 p. .. €. roseum Pers. Sulla corteccia dell’ Alnus incana e Populus tremula (n. 723, 741, 1217). Spore ovoidee, da un lato un pó compresse, jaline, 10-13 » 7-9 p.; basidii clavati; ife settato-nodose, 2 1/-3 !/a #. — Chi attribuisce cistidii a questa specie deve confonderla colla Peniophora incarnata Ic CERTI = TE G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO Fr. Si trovano nel tessuto delle ife fusiformi come nel Cort leve (organi eonduttori?) che sono affatto diverse dai cistidii. C. eonfluens Fr. Sui tronchi di Sambucus racemosa e di Sorbus aucuparia (n. 493, 1542). C. eaeruleum (Schrad.) Fr. Sui rami di Populus tremula, ib. (n. 1918 pr. p.) C. polygonium Pers. Sui rami di Populus tremula, ib. (n. 727). de C. comedens (Nees) Fr. Sui rami di Alnus incana, ib. (n. 699). Peniophora aurantiaca Bres. Sui rami di Alnus viridis, ib. (n. 1219). P. incarnata Fr. sub Corticio. Sui rami del Populus tremula, ib. (n. 723 pr. p.). P. cinerea Fr. x Sui rami di Alnus incana (n. 865) e la var. picea sui rami di Abies pectinata, ib. (n. 776, 796, 865). Ha P. nuda Pers. Sui rami del Populus tremula, ib. (n. 1218). X Septobasidium UNES Bres. n. sp. Resupinatum; late effusum, membranaceum, ex avellaneo tabaci castaneum vel badium, margine pallido, subfimbriato vel tomen- toso; hymenio tomentoso e levi ruguloso-tubereuloso ; contextu eX - hyphis rigidis, septatis, luteo-fuscis. 2-3 u. latis conflato; basidiis 2s primitus ovoideis dein elongatis, Saepe medio compressis. tranyerse E si septatis, 15-18 v 9-11 4; sporis non visis. a Sui rami di Saliz incana lungo la Sesia. Novembre 1863. Marzo ut .. 1891 (n. 403, 1225). + È molto affine al Septobasidium Michelianum (Cald.) dal m differisce per il colore meno caldo e per la matrice. Forse si considerare soltanto come una forma dello stesso, cosa che si ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 255 decidere quando si avranno esemplari fertili. Intanto si è creduto bene di segnalarlo come forma propria alla attenzione dei micologi _ per ulteriori osservazioni. Anche gli esemplari esaminati di Septo- basidium Michelianum furono trovati sterili. . Cyphella galeata (Schum.) Fr. Sui Muschi ed Epatiche in località umide a Riva-Vald. Ottobre 1896 (n. 1503). | Spore globose, asperule, rufescenti, 7-9 + a 4 sterimmi 20-25 + 8-9 p. cogli sterimmi 6 y. lunghi. . €. villosa Karst. Sui cauli mareidi di Euphorbia —€— a Varallo Valsesia. Novembre 1891 e 903). 7-8 p..; basidii elavati CLAVARIACEAE. . Clavaria condensata Fr. Nelle selve di Larice a Riva-Valdobbia (n. 1518). C. eristata Pers. i Nelle selve di Abete, ib. (n. 711). . C. rugosa Bull. À Nelle selve di Abete, ib. (n. 557) EU Strieta Pers. Nei tronchi nelle selve di Riva-Vald. (n. 209). . €. fumosa Pers. .' . Fra l'erbe e i muschi nei dintorni di Riva-Vald. (n. 50. 1140). C. pistillaris Bull. Nelle selve dei dintorni di Riva-Vald. (n. 585). , Pistillaria Carestiae Ces. herb. (sub. T'yphula) , Sui rami secchi di Syringa vulgaris, Alagna-Valsesia, Ott. 1857 (n. 27). ci Clavule minute, equabilmente cilindracee, ottusette, nascenti in gruppetti da una base comune, carnosette, bianche, velutine, 0,5-1 mm. G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO alt.; basidii Ha vain éiliadence : 15-20 + 4, con 2-4 sterigni; spore. ovato-oblunghe, 9-10 x 3 3,5, jaline granulose o col plasma bipar- tito. Sembra affine a Typh. ramealis (Lib.). | Calocera cornea (Batsch.) Fr. Sui tronchi di Sorbus aucuparia, ib. (n. 1505). TREMELLACEAE. Exidia recisa Fr. Sui tronchi di Saliæ incana, ib. (n. 694). Basidii capitati, 15 + 9-12 p.: spore jaline, cilindrico-curvate, 14- 15 v4u E. glandulosa (Bull.) Fr. j Sui rami di Corylus Avellana, ib. (n. 729). E. pitya Fr. Su tronchi e rami di Abies pectinata e excelsa (n. 210, 773, 791). . Basidii obovati, 21 + 15 y.; spore jaline, cilindrico-curvate, 15- 18 « 5-6 L. J ur å T ATO Uloeolla saccharina (Fr.) Bref. 1 Sui tronchi di Larix europaea, ib. (n. 809, 1291). Tremella moriformis Berk. Sui rami di Alnus viridis, Riva-Valsesia (n. 832). E Spore jaline, globose, 8-9 y. d.; basidii obovati 21-24 « 15 p. 2 T. viseosa Berk. i Sulla corteccia di Lonicera nigra a Riva-Valdobbia. Maggio 1863. e (n. 284). | I basidii sono globosi, 12 » diam. L'esemplare non è perfetto e la determinazione lascia qualehe dubbio. Daeryomyees deliquescens (Bull. Dub. Sd Sovra un’asse marcida a Riva-Valdobbia (n. 42, 856); su corteccia —— di Abies pectinata a Riva-Valsesia (n. 857). Sul legno jeg di Sorbus Aria a Riva-Valdobbia (n. 77, Eod. ibulum vulgare Tul. : Sulle doghe di vasi da fiori a Riva-Valdobbia (n. 1308). LYCOPERDACEAE. bibis E Schaeff. Nelle boscaglie sui massi muscosi, ib. Mie 1891 (n. 174, 1142) pne m S d Sui tronchi putridi e per terra, Riva-Valsesia {m n atropurpureum Vitt. . Sulla terra a Riva-Valdosia. Nov. 1891 (n. Hed irma DN: Pag Kai G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO UREDINACEAE. Uromyces Aconiti-Lyeoetoni (DC.) Winter. K Sulle foglie dell Aconitum Lycoctonum a Riva-Valdobbia (n. 189). 4 : m. U. Hedysari (DC.) Fuck. 7 Sulle foglie dell’ Hedysarum obscurum a Alagna-Valsesia (n. 126). U. Cacaliae (DC.) Unger. 1 Sulle foglie di Adenostyles albifrons a Riva-Vald. Giugno 1853 (n. = U. Genistae-tinetoriae (Pers.) Fuck. Sulle foglie della Genista tinetoria, Scopello di Valsesia (n. 622) e del Cytisus Laburnum e C. alpinus, Varallo e Riva-Valsesia. — Estate 1891 (n. 2bis, 935). U. Alchemillae (Pers.) Fuck. Sulle foglie di Alchemilla +de Riva-Valsesia (n. 625) d U. Rumieis (Schum.). Sulle foglie del Rumex arifolius, Riva-Vals. Agosto 1891 (n. 948). U. Erythronii (DC.) Pass. ; Sulle foglie di Erythronium Dens Canis, Borgosesia. Maggio 1892 i. (n. 568^i*, n. 614 Aecidium Erythronii DC.); sulle foglie di Fri- tillaria delphinensis, Alagna-Valsesia. Giugno 1872 (n. 613%, Aecidium Meleagris Desm.); sulle foglie di Scilla verna, Riva- Valdobbia. Maggio 1895 (n. 1376, Aecidium Scillae Fuck.). U. Veratri DC. Sulle foglie di Veratrum album, Riva-Valsesia. Agosto 1891 (n. 940). U. Valerianae (Schum.) Fuck. Sulle foglie di Valeriana tripteris, Riva-Vald. Sett. 1893 (n. 1387). U. seutellatus (Sehrank) Wint. “A Sulle foglie di Euphorbia Cyparissias, Riva-Valsesia. Agosto 1891 (n. 926), Val Tournanche, Aosta. Agosto 1861 (n. 196). U. Limonii (DC.) Wint. | Sulle foglie e sui cauli di Statice alpina e S. plantaginea, Alagna | Valsesia e Riva- Valdobbia. Sett.-Nov. 1872 e 1893 (n. 589"is, 1416). U. Primulae (DC.) Lév. =; ee PMI, baie RE br Dia Saar Ti ae obi ciao AT ced SESTO Ita LM I na Os EN E ran I DIE LR ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA © 250 . Sulle foglie di Primula latifolia, Riva-Valdobbia presso l’ Ospizio, m. 2548. Aut. 1870 (n. 605, 606). U. Trifolii (A. et S.) Lév. =- Sulle foglie di Trifolium repens, Riva-Vals. Aut. 1801 (n. 1085 p. p.). . V. Pisi (Pers) Wint. =. Sulle foglie di Lathyrus pratensis, Riva-Vals. Luglio 1891 = 956), (n. 193 Aecidium Euphorbiae DC. sulle foglie di Zuph. Cyparissias, _ Riva-Valdobbia. Giugno 1861). U. earyophyllinus (Schrank) Wint. Sulle foglie di Saponaria ocymoides, Riva-Vald. Aut. 1870 (n. 596). |. V. Seillarum (Grev.) Wint. Sulle foglie di Muscari, Varallo-Sesia. Aprile 1870 u 593). U. Dactylidis Otth. ; . . Sulle foglie di alcune graminacee, Riva-Vals. Sett. 1891 (n. 1088, 1127). è. Puceinia Aegopodii (Schum.) Wint. Sulle foglie di Aegopodium Podagraria, Riva-Valdobbia. Giugno 1859 (n. 135); Riva-Valsesia. Luglio 1891 (n. 955). » Saxifragae Schecht. | Sulle foglie di Saxifraga rotundifolia, Alpe Olen, ine Valdob. 1870 (n. 604). P. Sorghi Behweiaits. ‘ Sulle foglie di Viola biflora, Alagna-Valsesia. Luglio 1891 (n. 927). d + Bistortae DC. — Sulle. foglie di Polygonum Bistorta e P. viviparum, Riva-Valdob. Giügno-Luglio 1861-62 (n. 186, u, P. mammillata Schröt. Sulle foglie di Polygonum alpinum. Luglio 1891 (n. 946). * Carieis (Schum.) Reb. | | Sulle foglie di una Carex, Riva-Valsesia. Aprile 1867 (n. 414); . Riva-Valdobbia. Giugno 1869 (n. 616, Aecidium Urticae She Valerianae Carestia (Winter Pilzfi. I, p. 196). + G. BRESADOLA ‘E P. A. SACCARDO Sulle foglie di Valeriana celtica, presso l’ Ospizio di Valdobt Riva. Agosto 1860 e 1895. Sec. Winter, 1. c., la specie nasce Valeriana officinalis, ma la presente non ne differisce. P. coronata Corda (Stato: Aecidium Rhamni Pers.). Sulle foglie di Rhamnus Frangula, Scopello-Valsesia. Luglie 18 (n. 574). P. argentata (Schultz) Winter. i n Sulle foglie dell’ Impatiens Nolitangere a Riva-Valdobbia i P. Arenariae (Schum.) Schroet. | Sulle foglie di Sagina procumbens, Stellaria nemorum e Lyn S sylvestris a Riva-Valdobbia (n. 184, 185), Valsesia (n. 966). P. Bunii (DC.) Winter. | Sulle foglie del Carum Bulbocastanum a Riva-Valdobbia = E Aecidium Bunii DC. e n. 310 Telewtospora). | P. Prenanthis (Pers.) Fuck. | Sulle foglie di Prenanthes purpurea e Lactuca muralis, Riv dobbia (n. 195), Riva-Valsesia (n. 918, 937, 954-9186 _ Aec I Prenanthis Pers.). P. Menthae Pers. Cep Sulle foglie di Mentha piperita, M. li e M. viridis, R Valsesia (n. 181, 963). P. Pimpinellae (Strauss) Link. Sulle foglie di Pimpinella magna, ib. (n. 182, 944). P. asarina Kunze. | Sulle foglie dell’ Asarum europaeum, ib. (n. 113, 1330). . | P. Violae (Schum.) DC. (Stato: Aecidium Violae Schum): Sulle foglie della Viola sylvestris, ib. (n. 86). i = P. Oxyriae Fuck. Sulle foglie dell’Oxyria digyna a Alagna-Valsesia O m P. conglomerata (Strauss) Sehum. Sulle foglie di Homogyne alpina, Riva-Valdobbia n 199. m e Betonieae (Alb. et Schw.) DC. Sulle foglie di Betonica officinalis a Riva-Valdobbia diet P. graminis Pers. ps ENUMERAZIONE DEI de DELLA Va ot SS Bills. foglio di. Berbera vulgaris, ib, (n. 87, 920 AeGdtum. Berben ridis Gm.) e sui culmi di varie graminacee (n. 58, 379, 681, te- leutospore). E P Cirsii Lasch. ; = ` Sulle foglie di Cirsium Erisithales, ib. (n. 1510). . P. Ribis DC. Si Sulle foglie di Ribes petreum, Alagna-Valdobbia (n. 430). Rumieis-seutati (DC.) Winter. . Sul fusto marcido del Rumex scutatus, Riva-Valdobbia (n. 429). Cirsii-lanceolati Sehrót. Sulle foglie di Cisium spinosissimum nella regione alpina, Riva- Valdobbia. Ottobre 1867 e 1895 (n. 20, 1413). . sylvatica Schröt. È Sui culmi e sulle foglie di Carex pallescens a Riva-Valsesia. Otto- im . bre 1893 (n. 582bis), Riva-Valdobbia. Giugno 1869. P. Galiorum Link (cum Aecidio Galli Pers.). . . Sulle foglie di Galium Mollugo, Riva-Valsesia (n. 934 p. p.), di 3 Galium lucidum, Riva-Valdobbia 1891 (n. 182), di Asperula Cy- nanchica, Riva-Valsesia (n. 1115). _ P. Valantiae Pers. |] . . Sulle foglie di Galium Cruciata, Riva-Valdobbia (n. 183 p. p.), Val- ^. . sesia (n. 934 p. pi). .. F. Veronicae (Schum.) Schröt. E. Sulle foglie di Veronica urticifolia, Riva-Valdobbia. Agosto 1891 (n. 124), Riva-Valdobbia. Agosto 1891 (n. 967). Üireaeae Pers. Sulle foglie di Circaea alpina, Riva-Valsesia. Sett. 1891 (n. 945). Epilobii DC. Sulle foglie di Epilobium montanum. Riva-Valsesia. Estate 1891 (n. 974). Bupleuri Rud.. Sulle foglie di Bupleurum stellatum, Riva-Valsesia. Agosto 1891, insieme ad Aecidium Bupleuri Opiz. (n. 922). . * Poarum Niels. (Forma: Aecidium Tussilaginis Gm.). DES e e SIT RECO I le Je Ei» + G. BAESADOLA E P. A. SACCARDO Sulle foglie di Tussilago Farfara, Riva-Valsesia. Luglio 1891 | 923). Valdobbia (n. 84). | P. Soldanellae (DC.) Fuck. à Sulle foglie di Soldanella alpina, Alpe Olen, Alagna-Valsesiae Riva-Valdobbia. Luglio 1869, 1891 (n. 915, Aecidiolum Solda- nellae Sacc.; n. 591, Aecidium; n. 964, Puccinia). P. Hieracii (Schum.) Martius. Sulle foglie di Heracium amplexicaule, H. staticifolium, Centaurea | Scabiosa, Carduus nutans, Cirsium eriophorum, Riva-Valsesia. 0 tobre 1891 (n. 933, 942, 951). P. Lampsanae (Schultz) Fuck. Sulle foglie di Lampsana communis, Crepis aurea e Taraxacum officinale, Riva e Alagna-Valsesia. Estate 1891 (n. 941, 952). Vi sì trova insieme Aecidium Lapsanae Schultz. Phragmidium Potentillae (Pers.) Sulle foglie di Potentilla argentea, Riva-Valsesia (n. 906: Uredo). P. subeorticium (Schrank) Wint. | i Sulle foglie di Rose coltivate, Riva-Valsesia. Luglio 1891 (n. Al: Uredo-teleutosp.). P. violaceum (Schultz) Wint. Sulle foglie di Rubus fruticosus, Varallo-Sesia. Sett. 1893 (n. 969 P. Sanguisorbae (DC.) Schroet. Sulle foglie di Poterium Sanguisorba a Riva-Valdobbia (n. a) B Riva-Valsesia (n. 908 Lecythea). P. Rubi-Idaei (DC.) Karst. Sulle foglie di Rubus Idaeus, Riva-Valsesia (n. 982), Riva-Vald. (n. 480), Riva-Valsesia (n. 905: Uredo gyrosa Reb.). P. fusiforme Schroet. Sulle foglie di Rosa alpina, Alagna-Valsesia (n. 979) e Riv dobbia (n. 18bis). a-Val- : Endophyllum Sempervivi (Alb. et Schw.) de Bary. Sulle foglie di Sempervivum Braunii a Riva-Valdobbia (n. in O RIAM Ue PAM AE ct? aie PEE TA c UA CERIS EEUU PW TON AT rt SRL aisle sonus S al pia e ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA Gymnosporangium juniperinum (L.) Fr. Sui rami di Juniperus communis e nana, Riva-Valdobbia (n. 265, 631), sulle foglie di Sorbus aucuparia, Riva-Valsesia. Settembre 1891 (n. 1037, 1104: Aecidium cornutum Gm.). G. elavariaeforme (Jacq.) Reess. Sulle foglie di Sorbus Aria, Aronia rotundifolia , Riva-Valdobbia. Ottobre 1891 (n. 22: Aecidium penicillatum Müll.). 3 Thecopsora Pirolae,(Gm.) Karst. Sulle foglie di Pirola media, Riva-Valsesia. Settem. 1891 (n. 917). Melampsora Tremulae Tul. Sulle foglie del Populus tremula a Riva-Valdobbia e Riva-Valsesia (n. 63, 66, 909, 1110, 1769). : M. farinosa (Pers.) Schroet. Sulle foglie di Salix caprea, Riva-Valsesia e Riva-Valdobbia (n. 62, 1108, 914). M. betulina (Pers.) Tul. Sulle foglie di Betula alba, Riva-Valsesia. Agosto 1891 (n. 910). M. Lini (Pers.) Tul. Sulle foglie del Linum catharticum, iRiva-Valsesia. Agosto 1891 E (n. 907). M. Helioscopiae (Pers.) Wint. Sulle foglie di Euphorbia dulcis, Riva-Valsesia e Riva-Valdobbia. Luglio 1861 e 1891 (n. 198, 912: Uredo), d'Euphorbia Heliosco- pia, Riva-Valsesia. Ottobre 1891 (n. 913: teleutospore). M. pustulata (Pers.) Schròt. Sulle foglie di Epilobium montanum , Riva-Valsesia. Giugno 1891 (n. 90705). Calyptospora Goeppertiana J. Kühn. Sul eaule del Vaccinium Vitis Idaea, ib., Settem. (n. 189, 1233). Coleosporium Euphrasiae (Schum.) Wint. Sulle foglie di Euphrasia officinalis, Valmuccia-Valsesia. Sett. 1891. ere Rhododendri (DC.) Wint. (Stato: Aecidium A. S.) Sulle foglie di Abies excelsa, Riva-Valdobbia. Agosto 1891 c.n Aecidium Aetaeae Opiz. Sulle foglie dell’ Actaea spicata, Riva-Valdobbia (n. 85) e Riva-V sesia (n. 916). . Ae. Aconiti-Napelli (DC.) Wint. Sulle foglie di un Aconitwm, Riva-Vald. (n..191, xs Ae. Sommerfeltii Johanson. Sulle foglie di Thalictrum aquilegifolium, Riva-Vald. (n. 478). Ae. Periclymeni Schum. Sulle foglie di Lonicera alpigena e nigra, Riva-Vald. (n. 479). Ae. Sonchi West. | . Sulle foglie di Sonchus alpinus, Riva-Vald. Luglio 1861 (n. 194) Ae. Phyteumatis Ung. | x Sulle foglie di PAyteuma hemisphaericum, Alpe Olen, Alagna- sesia. Luglio 1861 (n. 192). Appartiene forse al cielo dell myces Phyteumatum (DC.) Ung. + USTILAGINACEAE. Tilletia Tritici (Bjerk.) Wint. i Nello eariossidi di Triticum vulgare, Riva-Valnosia: Agosto 1 (n. 710). Hassi Alismatis (Nees.) Schröt. Nelle foglie di Alisma Plantago nella palude detta « il Distretto Scopa Valsesia. Settembre 1891 (n. 1032). Ustilago Vaillantii Tul. Sulle antere della Scilla bifolia a Riva-Vald. Aprile He e U. Bistortarum Vets Schroet. Uroeystis Anemones (Pers.) Schroet. ER | Sulle foglie dell Anemone Hepatica e Actaea spicata, Riva-Valdob- v ^ ; _ bia, Luglio-Agosto (n. 130, 197). È PERONOSPORACEAE. i Cystopus candidus (Pers.) Lév. .. Sui cauli, sulle foglie e silique di Thlaspi Bursa-Pastoris a Riva- Valsesia. Settembre 1891 (n. 1084). €. Tragopogonis (Pers.) Sehroet. b. | Sulle foglie di Tragopogon pratensis a Riva-Vals. Nov. 1891 (n. 1083). EPA AT SI Ve Plasmopara nivea (Ung.) Schröt. Sotto le foglie di Aegopodium Podagraria. Luglio 1891. Riva-Val- - sesia (n. 1081), e di Laserpitium latifolium, Alagna-Valsesia. Ot- tobre 1891 (n. 1051). È pygmaea (Ung.) Schròt. 3 Sotto le foglie di Aconitum Lycoctonum, Alagna (Alpe Olen sesia. Luglio 1891 (n. 965). "t Cali 150 a ), Val- E mis effusa (Grev.) Rabenh. Sulle foglie di vari Chenopodium a Riv Luglio 1891 (n. 233, 1035). P. sordida Berk. Sulle foglie di Scrophularia nodosa à Riva-Valdobbia À +: a-Valsesia e Riva-Valdobbia. : (1 “a E b. e M | À 5 (n. 235). | i i: Luglio 1861 HELVELLACEAE. Morchella esculenta Pers. Nei castagneti a Mollia- Valsesia. Maggio 1872 (n. 1249). Spathularia flavida Pers. va-Valdobbia. Ottobre 1861 (o. 242). Nelle selve a Ri PEZIZACEAE. Acetabula Calyx Sacc. Lungo la Valle Vogna per terra. Giugno 1880 (n. 661). Peziza aurantia Pers. A terra a Scopello, 1880 (n. 658). PF: sahen Bres. n. er sessilibus, vel Gia pala: extus leviter furfuraceis, T scentibus, pallide lilaceis vel violaceis, 3-5 em. latis; hymenio laceo-vinoso, demum carneo-fuseidulo; carne subeoncolori, vix odor ascis cylindraceo-pedicellatis , 200-230 2 8-10 p. jodo caerulescen- tibus; paraphysibus 3 (4, apice clavato vel subcapitato saepe ı vato, luteolo farcto, 4-6 p. lato; sporidiis ellipticis, bigoti a perulis, 12-14 » 5-6 p. Pezizae violaceae affinis, a qua ascomatibus majoribus et s asperis bene distincta. Sulle vecchie carbonaie a Mollia di Valsesia (n. 299). . Humaria granulata Bull. e Sul fimo delle pecore e sulle mete bovine nella regione alpina (m H. Carestiae Ces. DIU | Sulle erbe morte che svernano sotto la neve, Riva-Valdobbia.. la glio (n. 14). "dus | , Gli aschi sono cilindracei, 200 < 10-12 p.; le spore navien 20-22 + 9-10 p.; le ife basali, jaline, settate, 8-10 p. larghe; ` cellule del tessuto 36-45 v 24-30 y. | Lande seutellata Linn. Sulla terra e sul legno nelle selve (a. > e m L. stereorea Pers. Sullo sterco vaccino all'Alpe Olen (n. 874). = . — forma gemella Karst. In compagnia della forma tipica (n. Su tronchi di Faggio. Settembre 1896 (n. H. virgultorum (Wahl) Karsten. Su ramoscelli ( n. 1176 pr. p.). H. pallescens (Pers.) Fr. : Su rami seechi (n. 1176 pr. p.). H. infarciens Ces. et DN. | — Su rami di Cytisus alpinus a Riva-Valdobbia (n. 342). H. Humuli (Lasch.) DN. Sui fusti morti di Humulus Lapuls, Ottobre (n. 202). fumigatum Sacc. et Sp. Sui cauli morti di Silene inflata e Saponaria officinalis, Riva-Val- dobbia. Aprile 1867 (n. 577). seudohelotium effugiens (Desm.) $ fune Sui cauli morti di dazi pres Riva-Valdobbia. Maggio. 1861 (n. 506). Pezizella vulgaris (Fr.) Sace. E Sui fusti di kubus idaeus, Riva Valdobbia. Nov. 1894 n. 540). . leueostigmoides Sace. Sui cauli di Rumex scutatus, Mive-Velstutis Maggio 1891 (n. 900) Su cauli di Angeln, Riva-Valdobbia. Marzo 1891 (n. 4322), . Forma lignicola Bres. Dalla forma tipica non differisce che d colore un po’ più oscu- rato e per l'habitat. Sul legno. Agosto (n. 876). . strobilina (Fr.) Saec. — — Sugli strobili di Abies excelsa. Marzo (a. 500) * | G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO - Ph. minutula RAT sp. n. Ascomatibus gregariis, EUTIN porem diam Met 6-7 » 1-1,5, nee hyalinis. * Sui cauli morti di un Cirsium, Riva-Vald. Aprile 1895 "m Si distingue da PA. cyathoidea, ecc., pegli ascomi assai minori, : sai più brevemente stipitati, ecc. Chlorosplenium versiforme (Pers.) Karsten. Sui rami di Cytisus alpinus (n. 882). Tapesia Rosae (Pers) Fuck. . Sui rami di Rose varie a Riva-Valdobbia (n. 132, 735). T. fusca (Pers) Fuck. Sul Cytisus alpinus nei dintorni di Riva-Valdobbia. "m (n. 133, 889), sui rami di A/nus incana, ivi. Aprile 1869 (n. € DI T. einerella Rehm. f in Sui rami di Rhododendron ferrugineum a kiva- Valdobbia: Giug 1895 (n. 1406). Bellissima specie cogli ascomi alabastrini, qua . trasparenti. T. livido-fusca (Fr. Rehm. Su scheggie di Populus tremula (n. 1432). . Pyrenopeziza Lyehnidis Sace. (ut forma). | Su cauli di Lychnis Flos-Jovis a Riva-Vals. (sine n.) Aschi cilindrico-clavati, 65-70 © 6-7, col jodio cerulei all’ a " parafisi filiformi 2-2 1/, u.; spore elongate, 15-18 v 22 WR F. lugubris (DN.) Saec. ‘ Sui fusti dell’ Euphrasia officinalis a Riva-Vald. ia: e P. Rubi (Fr.) Rehm. ; Sui fusti morti di Rubus idaeus, Rica VAM, Marzo T P Diiin (Pers.) Fuck. | Sulle foglie putrescenti di Gentiana purpurea, Riva- Vald. Giugno 1895 (n. 1415). P. Ebuli (Fr.) Sace. ; Sui cauli morti di Humulus Lupulus, Riva-Vald: Marzo 1895 (n. 1276). È Mollisia stietella Sacce. i Sulla corteccia di Alnus viridis, soffocato dalle erbacce, Riva-Val- 3 dobbia. Luglio 1875 (n. 5l). M. discolor (Mont. et Fr.) Phillips. Su legno di Castanea, Varallo Sesia. Aprile 1865 (n. 453). Gli spo- ridii dell'esemplare non sono maturi, quindi la determinazione non pienamente sicura. LtS lia è VNLT ILES Scd aT MERC DEMI inet pit 4% Lachnellula chrysophthalma (Pers) Karst. | «| Sui rami dell’ Abies pectinata (n. 11) Laehnella corticalis (Pers.) Fr. Sul Populus tremula. Novembre (n. 340). Pun relieinum (Fr.) Kn . Sui cauli di diverse piante, Riva-Vald. Maggio 1867 (n. 543). L bicolor (Bull) Karst. , Sui rami secchi. Giugno (n. 833). — var. Rubi Bres. (= Lachnum niveum Rehm, Discomyc. p. 879!). Sul Rubus idaeus. Marzo (n. 9). Oss. Questa forma non può ridursi alla Pesisa nivea Hedw. che è tutta bianca. Dalla forma tipica differisce specialmente per i peli sovente coperti all’apice da drusa cristallina. L. elandestinum (Bull) Karst. . Sui virgulti di Rubus idaeus in Sonnina (n. 730). L. Lonicerae (Alb. et Schw.) Bres. Po Peziza pellita Pers.). | Sulla Lonicera nigra. Nov. (n. 52). | Oss, Aschi clavati 70-99 «54 u. "1 gen collo pe cerulei ; pa”. “rafisi cuspidate molto più lunghe degli noh, nel mezzo 0 3 un larghe, spore subfusoideo-aciculari, talora l-settate, 12-15 + v2.9 L. barbatum (Kunze) Sehroet. ; Sui rami secchi di Lonicera nigra (n. 276). L. leucophaeum (Pers.) Karst. " Sui cauli di Chelidonium, Salvia, Sedum, Riva-Valdobbia. E gio 1867. 1895 (n. 502, 1393, 1397). Dasyscypha Carestiana (Rabenh.) Sace. Sulle frondi di Felci morte a Riva-Valdobbia (n. 203). D. resinaria Cooke. 42 Sulle cicatrici resinose dell Abies pectinata, ib. Giugno 1891 m 195). D. cerina (Pers.) Fuck. » Sull’Alnus incana e Corylus Avellana, ib. (n. 341, R83). Velutaria rufo-olivaeea (Alb. et Schw.) Fuck. Sul Sarothamnus scopariws. Giugno (n. 808). V. aeruginosa Sacc. et Sp. Sui rami secchi di Taæns baccata. Agosto (n. 1502). T Oss. Non sembra abbastanza distinta dalla Velutaria rufo-0 | Biatorella Resinae (Fl) Mudd. È . Sulla resina dei tronchi di Larix europaea e Pinus pes in. B. lignaria (Karst.) Saee. Tromera Karst. Sopra una trave esposta da lungo tempo alle intemperie, Riv Vile Luglio 1891 (n. 870). Per l'habitat si riferisce bene alla spec! del Karsten, ma forse non à che una forma della B. fee ARE) Rehm. Niptera Vossii (Rehm) Voss. | : : Sui rami di Cytisus radiatus a Scopa di Valsesia (n. 12281 Oss. Aschi clavati 65-75 = 10-12; pera all apes. 3 ix s ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA Fa clavate, l-settate, 20-22 = 5-6 p. Dubitiamo che sia veramente distinta dalla Niptera Raineri DN. e che in questa la dimensione delle spore non sia stata data esattamente. | Helotiella biatorina (Rehm.) Bres. Belonium Rehm. Disc. p. 685. | Sui ramoscelli del Vaccinium Myrtillus. Maggio (n. 79). IT Oss. Gli aschi 100-105 v 10-12 p., 4-6-spori, collo jodio cerulei E al poro; parafisi all’ apice clavate, 3 p., spore ]-settato-ristrette , E jaline, 15 + 6 p. Seutula epiblastematiea (Wallr.) Rehm. Sul tallo della Peltigera rufescens a Riva-Vald. (n. 415). . Belonium Carestianum Sace. sp. n. | Ascomatibus gregariis, superficialibus, scutellatis, sessilibus, totis nigris, excluso margine albo, glabris, in sieco urceolatis, 0-5 mm. diam., excipulo fibroso atrofuligineo, apice sub-fimbriato; aseis cy- lindraceis, brevissime stipitatis, apice rotundatis, 75 » 9-10; para- physibus baeillari-elavulatis; sporidiis octonis distiehis v. oblique monostichis, fusoideis, v. fusoideo-clavulatis, rectis vel eurvulis, 18 + 3-4, triseptatis, non constrictis, hyalinis. Sul legno guasto di Sorbus aucuparia, Alpe Nozzarella, Riva- Valsesia. Giugno 1891 (n. 887). Si distingue sopra tutto per l'orlo rissimo dell’ascoma. EU NE Fol ns en un M Sie oye angusto candido che risalta sul colore ne ASCOBOLACEAE. Aseophanus Cesatii (Carest.) Sace. Sugli escrementi dei Fagiani (n. 485). Oss. Aschi elavati 36-40 + 9-10 p.; spore obovate, 8 = 4 p. ; Lasiobolus equinus (Müll) Karst. Su mete vaccine vecchie, Alpe Olen, Alagna-Vals. 1891 (n. 875). P : i DERMATEACEAF. Dermatea Corasi (Pers) DN. (n. 302, 850, 885). D. Prunastri (Pers.) Fr. [Status pyenidieus = Mieropera spuria el Sui rami di Prunus domestica. Ottobre (n. 372). : D. Frangulae (Pers.) Tul. [Status pyenidieus = Sphaera ve 8 forme Alb. et Schw.]. Sulla corteccia di Rhamnus Frangula. Luglio (n. 313) | D. Cenangium (DN.) Bres. (= D. Rhododendri Rehm Dise. p. 248). Sui rami di Rhododendron ferrugineum, Alpe Nozzarella e Riva- | Valdobbia. Giugno (n. 1231 pr. p., 150 p- p.). Oss. Aschi 130-135 + 10-11, paraphysibus all’apiee 4 t; sapone 15 v» 4. . Cenangium furfuraceum (Roth.) DN. Sul Corylus Avellana e sull Alnus incana (n. 25, 891). C. populneum (Pers.) Rehm. Sui rami di Populus tremula (n. 273, 843). €. fuscum Bres. n. sp. — Ascomatibus laxe. gregariis, erumpenti- superficialibus, cer s vel rarius scutellatis, se dehiscentibus, coriaceis, e globoso turbinato-cyathoidei silibus, nigris, primo clausis, dein irregulariter M 1 mm. latis; hymenio pallido; aseis fusoideo-ventricosis, longe dicellatis, 100-110 x 14-18, jodo haud caerulescentibus; b bus filiformibus, l !/,-2 p. ; sporidiis hyalinis, subreniform! È: 21 » 7-9 v. 300) Sui rami di Abies excelsa a Magna di Valsesia. Giugno (0. emn Cenangiella Rhododendri (Ces.) Rehm. B Sulle m del Rhododendron ferrugineum (ne ee s Fpupanis. Fraxini (Schw.) Fr. Sui rami di Fraxinus excelsior, Riva-Valsesia. Nov. 1891 LN * T ER (Pers.) Gr. : | Sull'Alnus incana. Ottobre (a, 387). T. spermatiospora Nyl. (= T. populina (Fuck.) Sace.) — Nella corteccia di Populus tremula, Riva. Autunno 1865 (n. 466). eleroderris repanda (Fr.) Rehm. — Sui rami di Ribes petraeum. Maggio (n. 207 : 8. seriata (Fr. Rehm. . Nella corteccia dei rami di Betula alba, Riva-Valdobbia. Aprile 1863 (n. 304). Forma pienidiea. Gedronia Ureeolus (Alb. et Schw.) Karst. f. Callunae (= G. Ericae (Fr. Rehm. = G. callunigena Karst.). Sulla Calluna vulgaris. Settembre (n. 320). y Oss. Questa forma non può specificamente distinguersi dalla Go- dronia Urceolus. Aschi elavati, 90-100 + 6-8, coll'jodo al poro ce- rulei ; parafisi filiformi, ramosi, 1 1,2 Us spore aciculari molti- settate, 36-75 « 1 1/,-2 p. BULGARIACEAE. loria fusarioides (Berk.) Fr. Sui fusti di Urtica dioica, collo stato conidico [Oytindrocolta Urti- cae] (n. 855) pr. p.). , 9 inearnata Bres. n. sp. p | Ascomatibus sparsis vel gregariis, ceraceo-gelatinosis e RER so patellato-marginatis, sessilibus, 1-2 mm. latis, extus roseolis, sub lente puberulis; hymenio roseo- ‘incarnato; aseis cylindraceo-subela- vatis, 66-75 5-6 1/, p, jodo leviter caerulescentibus; paraphysibus erebris apice clavato 3-4 p. lato; sporidiis hyalinis fusoideis v. sub- elavatis, l-septatis, 8-10 + 33 J^ p. non v. vix constrietis. 2 Sulle Epatiche nei. castagneti ( di Varallo. Aprile a ga . 19. Malpighia, anno XI, vol. XI. ` are pratici pei quali si avvieina al genere > Helotiel a Stamnaria Equiseti (Hoffm.) Sacc. Sui cauli di Equisetum arvense, Riva-Valdobbia. Marzo 1867 (n. "RESO sarcoides (Jac.) Tul. s Su legno putrido, Riva-Valsesia. Agosto 1891 (n. 975). È T conidiofora. STICTIDACEAE. Propolis faginea (Schr.) Karst. Sui rami di Betula alba e Salix Capraea. i gio (n. 48. Ocellaria aurea Tul. Sui rami di Salix purpurea ecc. (n. 854, 1365). Carestiella dee n. dens ritoque dicatum. C. socia hys n. x granuloso 34u.1 lato; ‘esito hyalinis, HA mpiatie 3045 » 2 y. — Xylogramma stieticum (Fr.) Wallr. | Sui rami scortecciati secchi di Juniperus nana. Settemi (a. 333). Gli semplari sono troppo vecchi e quit malsi . determinazione. Il n. 331 sui tronchi seortecciati di Rhododendron - ferrugineum, Valdobbia, potrebbe esserne una forma a sporidi 18- 23 v 4-6, quinquesettati e di rado murali, giallieei. ictis mollis Pers. Sui rami di Populus tremula (n. 638 pr. p., 1417). Carestiae (DN.) Rehm. Sui rami di Pinus Abies. Giugno (n. 337). 8. stellata Wallr. (= S. radiata Auct. p. p.). Sui cauli di Salvia, Cynoglossum, ece., Riva-Valdobbia, Maggio (n. 1390, 1400). Sehizoxylon insigne (DN.) Rehm. Sui rami secchi di Populus tremula (n. 638, 1431) sul Salix Ca- praea, Riva-Valsesia (n. 1419). Oss. Aschi 400-570 + 8-10 &., parafisi filiformi, ramose 1 !/, p; spore 2-2 !/, œ. larghe. PHACIDIACEAE. rochila Laurocerasus (Desm.) Fr. Sulle foglie di Prunus Laurocerasus. Febbraio (n. "X Craterium (DC.) Fr. Sulle foglie di Hedera Heli», Creveta Valsesia. Novembre (n. 1058 p. p). "E Fr. Sulle foglie di Aretost. i UNUS Riva-Vald. Die. 1863 (n. 152). Aschi 70-86 v 9; sporidii 14-16 + 4. - Forma Rhododendri ; uec iis- one erassioribus 12-1 kd v T G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO 2 Sulle foglie di oli ferrugineum , Riva-Vald. | | Se 1867 (n. 550). Forse specie distinta, ma gli esemplari sono tro = : invecchiati. E Forma Vitis idaeae; sporidiis angustioribus, magis curvis, ES 17 + 3-3,5; ascis 60 v Sulle foglie di Vaccinium Vitis idaea. Riva-Valdobbia. Novem- bre 1861 (n. 218). ; Pseudopeziza caricina (Lib.) Sace. Sulle foglie di Carex hispidula, Gressoney La Trinité, 1 bt 1867 (n. 597). P. Trifolii (Biv.) Fuck. Sulle foglie di Trifolium repens, Riva-Valsesia (n. 92995). | P. repanda (Fr.) Karst. Sui cauli secchi di Thalictrum aquilegiifolium , Riva-Valdobbia: : Giugno 1857 (n. 60). Sembra una forma di questa specie, ma gli aschi sono immatu quindi la determinazione à dubbia. n Fabraea implexa Bres. et Carestia, n. sp. Ascomatibus innato-superficialibus, gregariis, condavo-marginitit 3 atris, margine albo-pulverulento, subfimbriato, !/, mm. circiter I E eontextu parenchymatico, nigro; ascis clavato- subfusoideis, 10-13, jodo apice caerulescente; paraphysibus ascos excedentibus, elavato, 3 u. lato; sporidiis obovato-elongatis, hyalinis, 1-septa 16-18 + 5-7 u., distichis vel agglomeratis. vos Sulle foglie marcescenti di Lychnis Flos-Jovis. Maggio (o. . abietina Sace. sp. nova. Ascomatibus laxe gregariis, plerumque pop — pentibus, epidermide laciniata cinctis, patellato-scutellatis, oli atris, 0,7 mm. ‘diam., contextu carnosulo olivaceo-fusco ; ascis draceis, brevissime noduloso-stipitatis, apice rotundatis, H 10-14; paraphysibus filiformibus, 1-2-furcatis ; sporidiis obliqu nostichis elliptico-oblongis utrinque rotundatis, 15-18 * 5-6, y farctis, initio muco obvolutis. tandem et leviter ce " Ar. ONCE ee AI VET po: 1 gi xi i E E È bi, P m Ui Sulle foglie di Abies pectinata, Alagna-Valsesia. Giugno 1891 (n. 987). Ben diversa dalle altre Facidiacee acicole. Sphaeropezia Andromedae (Fr.) Rehm. * S. Rhododendri Sace. Sulle foglie, spec. sulla pag. sup. di Rhododendron ferrugineum, M. Plaida, Riva-Valsesia. Luglio 1891 (n. 901). Gli ascomi sono rotondi appianati, !/,-3/, mm. diam., prima chiusi, neri, lucidetti (nel secco), in fine aprentisi per lacinie ineguali; il disco sembra bruno-pallido; gli aschi sono 80-90 + 9-10; le paratisi filiformi-clavate, jaline; gli sporidii fusoidei un po’ acuti alle estre- mità, l-settati, 18-21 v 3-4, jalini. — Probabilmente è una specie nuova, accostantesi al gen. Schizothyrium Rehm. (non Sace.) pegli sporidi biloculari, ma gli esemplari sono imperfetti per decidere. Sphaeropezia Empetri (Fuck.) Rehm. Sulle foglie di Empetrum nigrum a Riva-Valsesia. Giugno (n. 1230). Coccomyces dentatus (K. et Schm.) Sace. Sulle foglie di Quercus Robur col Leptothyrium quercinum (n. 742). E €. quadratus (Schm. et Kunze) Karst. Sui ramoscelli di Vaccinium Myrtillus, Riva-Vald. 1858 e Giugno 1891 (n. 116, 4572). .. €. coronatus (Schum.) DN. Sulle foglie di Fagws che svernano sotto la neve, Riva-Valdobbia. Aprile 1891 (n. 91), Maggio 1863 (n. 298). : Rhytisma acerinum (Pers.) Fr. Sulle foglie di Acer Pseudo-platanus, Riva-Vald. 1891 (n. 75). R. salieinum (Pers.) Fr. Sulle foglie di Salix reticulata, herbacea, Capraea, Settembre 1858 (n. 74, 76). Riva-Valdobbia. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA - 277 PATELLARIACEAE. Pseudophacidium Rhododendri Rehm. matrice a Valdobbia, Maggio 1867, ne à uno pue aber ramente parafisoforo. i P. degenerans (Karst.) Rehm. c Dothiora Vaccinii Fuck., mw Vaccinii ra | foro e lo stato pienidieo (Catinula degenerans) uniti insieme. - / v nor Patinella coracina Bres. n. sp. : Ascomatibus dense gregariis, superficialibus, sessilibus, patellat 1 1/, mm. latis, nigris; hymenio rufescenti-fusco; ascis cylindracei 135-150 = 10 x. jodo haud tinctis; paraphysibus auch 2 latis; sporidiis ellipticis, 18-20 = 9-11 p. Su legno sommerso nell'acqua del fiume Sesia (n. 1200). Heterosphaeria Patella (Tode) Grev. | i Su cauli di Veratrum album. Giugno (n. 61). pi Mellon sanguinea (Pers.) Rehm. Sù schegge di Populus tremula e di Betula alba. Febb. (n. : = Karschia lignyota (Fr.) Sace. TM Sui rami secchi di Populus tremula, Riva-Vals. Genn. 1872 (n. en. Tryblidiopsis Pinastri (Pers) Karsten. Sui rami di Abies pectinata (n. 803), sui ramoscelli di Abies on- celsa, Riva-Valsesia. Maggio 1891 (n. 860), sui rami di Abies % tinata, Riva-Valdobbia. Giugno 1863 (n. 388: forma imperfetta * lamente parafisifera). Il n. 510, sul Larix, sembra pure una fe imperfetta di questo o meglio della Tympanis laricina. — ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA - Gli sporidii della forma tipica sono: 27 + 7 œ., coll'invoglio mu- coso larghe fino a 15 p. ; i . Durella (Patellaria) Carestiae DN. à Sui rami di ue tremula, Riva-Valdobbia (n. 16, 56). Lecanidion Bagnisianum Sace. 3 Su tronchi denudati di Betula alba. Maggio (n. 547). L. subteetum (C. et Phill.) Saec. f. Rhododendri. Su rametti di Rhododendron ferrugineum, Riva-Vald. Vict 1868. Aschi 190-130 v 16, stipitati; sporidii fusoidei, retti, 24 + 4,5-5, Lad. non ristretti, jalini. Y p: Blitrydtum Carestiae DN. Sul fusto di Rhododendron ferr., Alpe Nozzarelle, Giugno. Riva- Valdobbia, Luglio (n. 17, 1231 pr. p., n. 150 p. p.) B. caliciforme (Rebent.) DN. ' Su tronco d’Abies pectinata. Marzo (n. 642). Sulla corteccia dell’Abies prosa (n. 705). Caldesia sabina (DN.) Rehm. Tryblidium DN. -Sull Juniperus Sabina, Cogne (Acela Luglio (n. 314) e | Riva-Vald. cy dn 1867 (n. me) | HYSTERIACEAR. Glonium lineare (Fr.) DN. a Su di una trave opora alle intemperie, Riva-Vald. Gennaio 1864 . Sulle radici di dla incana, Valea to. 840 p. sog . Differisce leggermente ı dal tipo per gli sporidi equiloentari « eipe- riteei più brevi. Il 6. per Ger. a re vicino. G. BRESADOLA E P. SACCARDO A. Mytilidion decipiens (Karst.) Sacc. Sulle foglie di Juniperus nana, Riva-Vals. Luglio 1891 (n. k; Gloniella ambigua Karst. 'G. anceps Sace. Peritheciis carbonaceis 0,6 + 0,3 mm. basi ligno infossis, dem rima brevi, inaequali dehiscentibus; ascis breviter stipitatis, 90 ‚12-14, apice rotundatis, copiose filiformi-paraphysatis; sporidiis di- stichis fusoideis, 3-septatis, non constrictis, 20-24 v 7, hyalinis. Sui rami scortecciati, imbianchiti dall'intemperie, del Rhod dron ferrugineum, Riva-Valdobbia. Luglio 1859 (n. 117). Hysterographium Fraxini (Pers.) DN. Sui rami di Fraxinus excelsior, Riva-Vald. o m 295, 1324). Clithris degenerans (Fr) Rehm. Sul Vaccinium uliginosum. Luglio (n. 706). C. Rhododendri Rhem. (Coccomyces Rehmii Sace.). | Sulle foglie di Rhododendron ferrugineum, Alagna Vals. bre 1868 (n. 57805). Lophodermium nervisequium (DC.) Rehm. Sulle foglie di Abies pectinata (n. 171). .L. arundinaceum (Schr.) Chev. = . Sulle foglie di Graminacee (n. 459, 678): L. melaleucum (Fr.) DN. "i . Sulle foglie di Vaccinium Vitis-idaea (n. 219), Riva-Valdı Novembre 1861 (n. 216). | L. maculare (Fr.) DN. Su ramoscelli di Vaccinium uliginosum (98, Mo L. hysterioides (Pers.) Sace. di Sulle foglie di Sorbus aucuparia cadute a terra, Riva- N io pe 1857 n 8). du ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 281 : L. ? Empetri (Fr.) Sacc.?, Exeipula Fr. Sulle foglie di Empetrum nigrum nei declivi turfosi del M. Plaida nella Valdobbia. Giugno 1858 (n. 97). Oss. Gli esemplari sono troppo vecchi, peró si vedono il peritecio p isterioideo e gli sporidii filiformi, tortuosi. I. Pinastri (Schrad.) Chev. Sulle foglie di Abies excelsa, Alagna-Vals. Maggio 1895 (n. 1359). — Hypoderma virgultorum DC. Sui rami di Rosa alpina. Settembre (n. 396), di Rubus Idaeus , Riva-Valdobbia. Novembre (n. 40). . H. Hederae (Mart.) DN. : Sulle foglie di Hedera Helix, Crevola-Vals. Nov. 1891 (n. 1058). Lophium mytilinum (Pers.) Fr. Sui rami deperiti di Lariæ, Riva-Vals. Dicem. 1891 (n. 848). = Ostropa cinerea (Pers.) Fr. i Sui rami secchi di una Lonicera, Riva-Vals. 1863 (n. 639). Il nucleo maturo è isabellino; gli aschi raggiungono 300-400 + 8. Aerospermum compressum Tode. Su cauli putrescenti, Riva-Vald. Giugno 1865 (n. 454). GYMNOASCACEAE. Exoaseus alnitorquus (Tul) Tod. Sugli strobili di Almus incana. Estate (n. 628). à di p js ONYGENACEAE. Onygena equina Pers. Sull’unghia d’una bovina nella regione alpina (n. 428). G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO PERISPORIACEAE. Erysiphe communis (Wallr.) Fr. à . Sulle foglie di Thalictrum , Trifolium, Riva-Valdobbia. otia Novembre 1861 (n. 238, 239). E. Cichoriacearum DC. Sulle foglie di Hieracium ed Eupatorium, Valsesia e Valdob Ottobre 1891, 1895 pe 1381, 949). E. Martii Lév. Sulle foglie di un Hypericum, Valsesia e Valdobbia. Agosto m 1891 (n. 240, 278). Erysiphella Carestiana Sacc. Sp. n. D Peritheciis superficialibus, remote sparsis, dotes dodi. ast mis, atro-nitidis, sed non levissimis, 200 p. diam. exappe latis, contextu e cellulis dilute umbrinis, 15-20 %, diam. con ascis in quoque perithecio 10-20, ovatis, basi breviter stipita eulatis, 60-70 = 30-36, typice bisporis, e thalamio celluloso rali oriundis; sporidiis elliptico-ovoideis, 30 + 18, utrinque on hyalinis, plasmate dilutissime flavido. Sul pileo umido e forse un po' guasto di Fomes fomenta " Riva-Valdobbia 1859 (n. 145). Questa specie dimostra la validità del gen. Erysiphella, cando di appendici: intorno alla base dei periteci si nota u i vissima fimbria miceliare, che non ha però nulla a che fare | vere appendici. | Sphaerotheca Castagnei Lév. Sulle foglie di Aronicum scorpioides, Riva-Valsesia. Ottob. (n. 1380), di Euphrasia officinalis, Riva-Valsesia. Settemb (n. 1057), sulle squame perigoniali e foglie di Humulus Lat Marzo, Settembre 1891 (n. 693, 1028, 1027) Oss. Peritecii 105-190 U. diam.: ife miceliari nat. 5-6 pi. Aschi obovati ar 10 = 60-70; spore ellitiche 18 - | | ENUMERAZIONE DEI FUNGHI salti VADA C TA . pannosa (Wallr.) Lv. [Stato conidico: Oidium leucoconium Desm.]. Sulle foglie di Rosa centifolia, Riva-Vals. Sett. 1891 (n. 1134). | Phyllaetinia suffulta (Reb.) Saec. | " E . . Sulle foglie di Frawinus excelsior, Fagus sylvatica, Corylus Avel- or * lana in Valdobbia e Valsesia. Ott., Nov. 1891 n. 35, 976, 977, 981). so Lasiobotrys Lonicerae Kunze. La Sulle foglie di Lonicera caerulea a Riva-Vald. (n. 159). to die Dimerosporium maculosum (Speg.) Sace. Sulle foglie di Rhododendron ferrugineum, Riva-Valdobbia. Lu- - glio 1891 (n. 80^i*). Immaturo. RS im ce Er a ci Eye WE PRU on en RR SU tere = sa v A, Sx A ES T _ Apiosporium Salicis Kunze et Schm. Sulla corteccia di Acer Pseudoplatanus, Riva-Valdobbia. Ottobre A 1863 (n. 350). a Nel nucleo non si vedono che le solite cellule talamiche ovate, à _ jaline, 1-nucleate, 9-12 » 7-8, disgregantisi. SPHAERIACEAE. HYALOSPORAE. a Sod Laestadia rhytismoides (Berk.) Sace. | Sulle foglie di Dryas octopetala nella regione alpina (n. 334). L. earpinea (Fr.) Saec. var. salicina Sacc. . Sulle foglie di Salix Lapponwm ed herbacea putrida, Alagna-Val- sesia, Aut. 1872 (n. D4l^is). I periteci sono depressi; gli sporidi 15-16 + 5-6 p. Walrothiete minima oui Sae. i 5 Sui rami morti di Betula alba, Riva-Vald. Maggio 1891 (n. 11594) A perisi Sona prions ue e uon irtelli. - G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO ee; Botryosphaeria Dothidea (Moug. et A.) Ces. et DN. Sui rami di Rose selvatiche, Riva-Vald. (n. 704, 294). PHAEOSPORAE. Anthostomella perfidiosa (DN.) Sace. Sulla corteccia di Acer Pseudoplatanus, Riva-Valdobbia, Valse- sia. Marzo-Maggio (n. 413, 858, 637, 1356). Oss. Gli aschi sono cilindracei, brevemente stipitati, 140-165 10-14; le parafisi filiformi, larghe 1 1/, p..; le spore elissoidee, al- 1 l'apiee ialino-apicolate, 24-26 + 10-14 p. | Rosellinia ambigua Sacc. Sui rami secchi di Berberis vulgaris, Riva-Vald. 1894 (n. 1246 R. mammiformis (Pers.) Ces. et DN. Sui cauli di Serophularia canina, Riva-Vald. Aprile 1867 (n. 537), e sui rami di Sambucus racemosa, Giugno 1891 (n. 36vis). Sp ! ridi 20-24 = 7, appendicolati. E K. andurnensis Ces. et DN. Su troneo di Faggio, Riva-Valsesia (n. 862). Oss. Spore subnaviculari, 27-30 + 7 w., gli asci sono svaniti. | R. mastoidea Saec. Su rami di Rubus idaeus (n. 687). R. pulveracea (Ehrenb.) Fuck. Su tronchi di Acer Pseudoplatanus e Fagus sylv. (n. 81, m R. (Coniochaeta) flexipila Sacc. sp. nov. Peritheciis laxe gregariis v. subsparsis, ligno denigrato superi cialibus, globoso-conoideis, carbonaceis, totis nigris, intus nitidis. = 0,3-0,5 mm. diam., pilis flexuosis filiformibus fuligineis non Y- de solete septatis, 150 + 6 laxe vestitis, ostiolo obtuse conico; ascis anguste cylindricis, 120-140 + 7, breviter stipitatis, octosporis; p% raphysibus filiformibus; sporidiis monostichis, oblongis, d obtusulis, rectis, 18 v 5,5-6, fuligineis, 1-2-guttatis. Sui rami grossi putridi decorticati, Riva-Vald. (n. 880 pF » ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA Sordaria superba DN. d Sugli escrementi delle Marmotte. Valgrisanche (n. 489). Oss. Spore globose, fosche, 10-15 p. diam. HYALODIDYMAE. Sphaerella Alni-viridis DN. Sulle foglie di Alnus viridis nella Valle Vogna (n. 470). S. Octopetalae Oudem. Sulle foglie della Dryas octopetala (n. 1229). S. Asteroma (Fr.) Karsten. Sulle foglie di Convallaria Polygonatum (n. 826), di Convallaria E bifolia, Riva-Valdobbia. Settembre 1891 (n. 1049). |. $. Passeriniana Sacc. Er Sulle silique della Turritis glabra (n. 401). À S. disseminata DN. De Su graminacee, Alagna di Valsesia (n. 460), va rRNA, rta S. maeuliformis (Pers) Auersw. Sulle foglie di Castanea vesca e di Tilia. Riva-Valsesia. Novemb. 1891 (n. 1012, 1039). S. punetiformis (Pers.) Rabenh. Sulle foglie di Fagus, Riva-Valsesia. Aprile 1891 (n. 980). S. Berberidis Auersw. Sulle foglie di Berberis vulgaris, Riva-Valsesia e Riva-Valdobbia. Aprile, Maggio (n. 349, 563, 756, 758, 1075). S. Vincetoxici Sacc. Sui cauli morti di Cynanchum Vincetoxicum, Riva-Valsesia. Maggio 1891 (n. 1064). 8. Primulae (Auersw.) Wint. c E Sulle foglie di Primula villosa e latifolia, Riva-Valsesia e Riva- ; Valdobbia. Aprile, Maggio 1867, 1868 (n. 524, 525, 662). Immatura. S. jenensis (Kunze) Wint. Sulle foglie di Laserpitiu insieme ad un Leptothyriwm o Microthyrium sterile (n. 1052). m latifolium, Alagna-Valsesia. Ott. 1891, sd. BRESADOLA E P. A. Cab à LE Asplenii À A uerss: i oo Sulle foglie di Asplenium septentrionale , Riva-Valdobbia. 1 1867 (n. 561). S. Filicum (Desm.) Auersw. (forma crebra). Sulle foglie di Aspidium Filix-mas e A. spinulosum, Riya- Ya f - ER Maggio 1867 (n. 530). Periteci assai fitti. Apiospora rhodophila Sace. sp. nov. Peritheciis laxe gregariis subeutaneis, dein partim orumpontibus, globoso-depressis, brevissime papillatis, 0,3-0,5 mm. diam., ascis cylindraceis v. clavatis, breve erasseque stipitatis, 80-120 - 1026 ete PAPA sedo inaen ua N uit Bic , bus, 18-22 » 7-8, prope basim l-septatis, non constrictis, hyalino faretis, loculo imo vix 5 V. long. i Sui rami e sulle spine di Rosa alpina ecc., Riva-Valdob. Marzo- Giugno 1861, 1895 (n. 224, 225). Didymella applanata (2 (Niessl) Saec. Sui fasti secchi di Rubus idaeus, Riva-Vals. Aprile 1891 (n. aon) D. planiuscula (B. et Br.) Sacc. Su cauli morti di Urtica dioica, Riva-Valdobbia (n. 1300 p. " Aschi 60-70 » 8; sporidii 12-14 » 5. Periteci densi, un po' de- í = i. pressi. D. carduicola (Cooke) Sace. Sui cauli morti di Cirsium spinosissimum, ob la neve, R | Valsesia. Luglio 1891 (n. 893). ‘cer Aschi 90 x 9-10; sporidii 15-18 = 6-7. Specie finora nota d’ America. effusa (Niessl.) Sace. var. Aroniei Saec. Sui cauli di Aronicum scorpioides, che passarono l'inverno sotto. la neve, Riva-Valsesia. Luglio 1891 n. (1116). ei. Periteci lassamente gregari; aschi 75-85 « 10-12; sporidii fu . dei, curvetti, l-settati, 22-24 « b, un po' acuti agli apiei, legger- | mente ristretti al setto, jalini. Vi à associata una Phoma con spo rule Rimmicto. ottuse, biguttato, 9-11 + A a . Sulle foglie di Vaccinium uliginosum, Alagna-Valsesia. Giugno 1869 (n. 594). Alehemillae (Grev.) B. et Br. | Sulle foglie di Alchemilla fissa, Alagna-Vals. Ott. 1872 (n. 5981s). . Per lo più allo stato di Asteroma Alchemillae. . ehlorospora (Ces.) Karst. . Sulle foglie di Fraxinus excelsior, Riva-Valdobbia. Maggio 1867 (n. 545) e di Saliz, Riva-Valdobbia. Maggio 1863 (n. 278). Coleroa Chaetomium (Kunze) Rebenh. Sulle foglie di Rubus idaeus, Riva-Valsesia. Settem. 1891 (n. 933). Bertia moriformis (Tode) DN. Sui rami di Rhododendron ferrugineum, Riva-Vals. (n. 153, 1226 pr. p.), di Sorbus (n. 563). iù DN. . Sul tallo della Solorina crocea nella regione alpina (n. 311, 566). PHAEODIDYMAE. Didymosphaeria permutata Sace. Sui sarmenti morti di Rubus fruticosus, Varallo-Valsesia. Novem- bre 1891 (n. 1114). erothelia Micula Flotow. uev 2 proie corteccia di Tiglio (n. 412). A Amphisphaoria Magnusii Saec. Bomm. T Sul legno putrido di Alnus incana; Riva-Valsesia. Dicembre soi AR 898) = Subiculo late effuso, breviter velutino pia e setulis simplicibus 30. Malpighia, anno XI, vol. XI. non visis; sporidiis oblongo-fusoideis, ER 3-sopkatil: non y. constrictis, dilute fuligineis, guttulatis, 15-16 + 5. Sugli strati corticali di un Fagus abbattuto. Giugno 1891 (n 7 4 Sembra affine a Ch. exilis, che, del resto, è assai poco conosciuti I Nasdarin deg EM Tul. 1895 (n. 1367). Sporormia minima Auersw. Sugli eserementi di pecora, Riva-Valdobbia. Giugno 1863 (n. S. Notarisii Carestia. Sugli escrementi di Tetrao Tetrix (n. 405). S. grandispora Speg. ^x Sugli eserementi delle capre in regione alpina (n. 362) S. intermedia Auersw. : Sulle mete vaccine, Riva-Valdobbia. Giugno 1861 (n. ism 1 Var. lagopina Bres. Aschi 140-160 + 16; sporidii 36-42 > Forse eguale a S. promiscua Car.? Sullo stereo di Tetrao Lagopus, Valdobbia 1865. S. fimetaria DN. i sn Sulle mete vaccine, Riva-Valdobbia. Aprile 1859.(n. 128). Lasiosphaeria ovina (Pers.) Ces. . Sulla corteccia di Alnus incana (n. 878). L. canescens (Pers.) Karsten. Su tronchi di Alnus incana e A. viridis (n. 24, 1449). Leptospora spermoides (Hoffm.) Fuck. |. Sui tronchi putridi di Alnus incana, Riva-Valsesia. Gennaio | (n. 360, 51505). PHAEODICTYEAE. | Pleospora comata Niessl. — Sulle foglie e cauli di Cerastium latifolium var. glaciale, Gressoney St. Jean (Aosta). Sett. 1865 (n. 617). BJ Gei-reptantis Car. Sulle foglie secche di Geum reptans, Gressoney St. Jean (Aosta). i Luglio 1868 (n. 569®is). T Solorinae (Mont.) Sace. Sul talo di Solorina (?) Riva-Valdobbia e St. Marcel. Luglio e 1 Agosto 1863 (n. 312). y e samarae Fuck. 3 ne samare di Fraxinus excelsior, Riva-Valsesia. Marzo 1895 (n. ?). RATS E ehrysospora (Niessl) Sace, Sulle capsule della de alpina (n. 358). Oss. Spore 2227 ~ 0-12 p. Ex | Clathrospora Elynae ne Sui calami di Carex curvula in vetta al Corno Bianco (m. 3317), | Riva-Valdobbia. btt pre 1866 (n. 509). CAPS SETS. (Nyl.) "AE, Sui rami di Populus tremula (n. rag di Prunus spinosa, Riva-Valdobbia (n. 55^is). E Oss. Spore 27-33 + 11-15 u. nella forma del Pioppo e 24-96 en 9-10 nella forma prunicola. | T. trabieola Fuck. | | Sul depo. dell Alnus viridis, Alagna-Vasesia (n. 866 p. p.). ME * G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO Cueurbitaria rufo-fusca (Fr.) DN. Su rami di Berberis vulgaris (n. 330). €. Coronillae (Fr.) Sace. Sui rami di Coronilla Emerus (n. 468). C. pityophila (Schm. et K.) DN. | Sulla corteccia di Pinus Abies in società collo stato pienidico (= Coniothyrium glomerulatum Sace.) a Alagna-Valsesia (n. 306). — var. Cembrae Rehm. Sul Pinus Cembra collo stato pieni | (= Coniothyrium colliculosum) (n. 321). i C. Berberidis (Pers.) Grev. Sui rami di Berberis vulgaris, Riva-Valdobbia 1894 (n 1264 p. DI C. Laburni (Pers.) DN. Sui rami di Cytisus alpinus, Riva-Vald. 1857 (n. 46). HYALODICTYEAE. Catharinia Valdobbiae Sace. sp. nov. Peritheciis subgregariis, globoso-depressis, v. ovato-depressis, pe ridermio innatis, dein partim erumpentibus, 0,5 mm. diam., fuseis, ostiolo exiguo non prominulo; aseis eylindraceis, breve noduloso- stipitatis, apice obtusulis, 120-130 » 10-11; paraphysibus filiformi- clavulatis: sporidiis oetonis oblongo-fusoideis, utrinque: obtusulis 30 + 6-7, rectis, curvulisve, typice 7-septatis, muriformibusque, ad septa lenissime constrictis, hyalinis v. dilutissime flavidis. Sui rami secchi di Lonicera nigra, Riva-Valdobbia. Aprile 1863 (n. 287). | CERATOSTOMACEAE. Gnomoniella tubiformis (Tode) Saec. i Su foglie di Alnus viridis (n. 356). G. melanostyla (DC.) Sacc. Sui picciuoli e nervi delle foglie di Tilia europaea, Riva- Val | bia. Marzo 1895 (n. 1262). Dubbia perchè sterile. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI D -~ Mamiania Coryli (Batsch) DN. Sulle foglie di Corylus Avellana. Riva-Vals. Agosto 1891 (n. 947), Riva-Valdobbia. Maggio 1863 (n. 281). | Gnomonia vulgaris Ces. et DN. Sulle foglie di Corylus Avellana, Riva-Valdobbia, Novembre 1891 (n. 449bis). G. Cerastis (Riss.) Ces. et DN. Sulle foglie di Acer Pseudoplatanus, Riva-Valdobbia. Maggio 1863 (n. 280). Dubbia perchà imperfettamente sviluppata. G. setacea (Pers.) Ces. et DN. Sulle foglie di Betula alba (n. 734 pr. p.). G. Epilobii (Fuck.) Auersw. forma Valerianae. Sul fusto di Valeriana Tripteris (n. 456). Aschi 120-160 + 12-14; spore 21-25 8-9 p. - Ophiochaeta Penicillus (Schm.?) Sace.! Syll. XI, p. 352. Sul caule morto di un Cirsium, Riva-Valdobbia. Aprile 1895 (n. 1296). 0. thallieola (Car. et DN.) Saec. Sul tallo di Peltigera sp. in Sonnina (n. 367). XYLARIACEAE. Xylaria longipes Nitschke. Su troneo di Ulmus montana, Alagna-Valsesia (n. 1143). X. Hypoxylon (L.) Grev. Appié d'un Faggio antico e semimorto, Mollia-Valsesia, 1857 (n. 23). Ustulina vulgaris Tul. Su tronco di Fagus sylvatica (n. 835), Riva- Valdobbia 1862 (n. 269). Hypoxylon rutilum Tul. Sulla corteccia di Populus. tremula, Riva-Valdobbia, Dicembre 1895 (n. 1999). ie BRESADOLA E P. A. SACCARDO È una bella forma minuta (stromi regolari di 2-3 mm. di diam questa specie, la quale è caratterizzata, nella sezione Eu-Hypowylo: per gli sporidi piccoli (7-8 = 4), gli aschi lungam. pedicellati, stroma laterizio-rosso, i periteci poco emergenti, ecc. H. serpens (Pers) Fr. Maggio 1867 (n. 492). L’habitat è peculiare, però i caratteri sono quelli della Ne È fuorchè il colore degli stromi che ha un riflesso cinereo (perchè giovani ?) Aschi 75-80 + 6-7 p. s; sporidii 12-14 » 5, l-guttulati. H. crustaceum Sow. Sui ceppi di A/nus incana e viridis, Valdobbia e Valsesia. Maggio, | Novembre (n. 268, 840, 863). È H. coccineum Bull. Sul Fagus sylvatica (n. 838). sul ceppo di Sorbus Aria, Riva- yali Aprile 1867 (n. 491). H. pauperatum Karsten. Su corteccia di Populus tremula (n. 728). a Rn Oss. Forse una forma corticola dell’ Hypoxylon udum Pers. P H. fuseum (Pers.) Fr. Sul am di Corylus Avellana, Riva-Vald. maggio 1863 o m. Daldinia concentrica (Bolt.) Ces. et DN. Sull Alnus incana (n. 134). Nummularia Bulliardi Tul. E Sulla corteccia di Fagus sylvatica al S. Monte, Varallo-Sesia (n. i iB N. repanda (Fr.) Nits. Sui rami di Sorbus aucuparia (n. 837), Riva-V aldobbia. Maggio 1863 (n. 271). N. disereta (Schwein.) Tul. Sui rami di Sorbus aucuparia (n. 763). ENOMERAZIONE DEI si DELLA VALSESIA VALSACEAE. | Calosphaeria (Erostella) alpina Sacc. sp. nov. È Peritheciis late et dense gregariis, ligno adnatis corticeque sece- dente nudatis, globulosis, aterrimis, plerumque solitariis, raro binis connatis, 200 w. diam., ostiolis breve papillatis, mox secedentibus porumque orbicularem relinquentibus; ascis clavatis apice rotundatis, 30-32 v 5, octosporis; paraphysibus baeillaribus asco longioribus , guttulatis; sporidiis distichis v. oblique monostichis, allantoideis, parce curvatis, 6 » 2, biguttatis, hyalinis. Sotto la corteccia di Cytisus alpinus, Riva-Valdobbia. Aprile 1895 (n. 1354). Affine a C. minima, ma l'abito è affatto diverso. Valsa Abietis Fr. x Sui rami morti di Abies pectinata, Riva-Valdobbia. Ottobre 1863 (n. 378). ar opulina Sace. f. Lantanae. . Nei rami secchi di Viburnum Lantana, Alagna-Valsesia. Ottob. 1891 (n. 852). Aschi 8-spori, 45-60 » 7-12; sporidii 15-16 + 3. Vi è associata la Cytospora Lantanae Bres.: stromatibus conicis radiatim multi- locularibus, griseo-atris, epidermide pustulata tectis; sporulis allan- toideis, 6-7 » 1,5-2, hyalinis. . salicina (Pers.) Fr. Sui rami di Salix purpurea (n. 853 pr. p.) » nivea (Hoffm.) Fr. Sui rami di Populus tremula à Riva-Valdobbia (n. 110). V. Auerswaldii Nits. È Sulla corteccia del Rhamnus Frangula (n. 313 pr. p.) Cogne (Aosta). — Forma Salicicola tetraspora. ^ Nei rami di Saliw in- cana. Marzo 1891, Valdobbia (n. 1789). Sporidii 15 v 3. - translucens DN. Su rami di Salice lungo il Sesia à a Scopello (n. 376). G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO v Laurocerasi Tul. Su rami morti di Prunus Laurocerasus in società collo sta spermogonieo (n. 672). Oss. Aschi clavati 42-50 + 9 p.; spore cilindraceo-curvate 12-14 v 2 4/,3 u. Non sembra abbastanza diversa dalla Valsa leuco- stoma Pers. Valsella furva (Karst.) Sace. Sui rami di Alnus incana (n. 326). Eutypella alnifraga (Vahl.) Sacc. Nella corteccia di Alnus viridis, Riva-Vald. Sett. 1863 (n. 371) Eutypa sparsa Romell. Sui rami di Populus tremula, Riva-Vald. Aprile 1895 (n. 1359). E. spinosa (Pers.) Tul. Su corteccia di Fagus sylvatica (n. 861). E. Acharii Tul. Sui rami secchi di Acer Fseudoplatanus a Riva-Vald. pem» E. flavo-vireseens (Hoffm.) Tul. Su tronchi e rami di Syringa vulgaris, Salix Conai e Sambucus racemosa (n. 45, 841, 1453). E. aneirina (Somm.) Sace. Sulla corteccia di Populus tremula (n. 409). Quaternaria Persoonii Tul. Nella corteccia dei rami di Faggio giacenti, Riva-Valdobbia. Set- tembre 1857 (n. 49). E Endoxyla Populi Romell. © Sui rami di Populus tremula. Febbraio (n. 1426). Diatrype diseiformis (Hoffm.) Fr. Sui rami di Fagus syle. (n. 315, 709). gma (Hoffm.) Fr. © Sui rami di Betula alba e Syringa vulgaris ps 839, 1544). Diatrypella Tocciaeana DN. (— Diatryp. alnifraga Ces, Hedw. 1856). Sui rami di Alnus incana. Settembre (n. 323). Anthostoma Xylostei (Pers.) Sacc. Sui rami morti di Lonicera nigra, Riva-Valdobbia. Marzo, Maggio (n. 507, 265). - Diaporthe (Chorostate) detrusa (Fr.) Fuck. Sui rami morti di Berberis vulgaris, Riva-Valdobbia. Marzo 1871 (n. 3805). D. (Euporthe) Duleamarae Nits. Sui rami di Solanum Pulogna ara, Riva-Valdobbia. Aprile 1895 (n. 1314). D. (Euportha) spiculosa (A. et S.) Nits. ; Sui rami morti di Sambucus racemosa, Riv (n. 1264, 1269). | i a-Valdobbia. Marzo 1895 sopor Tiliae (Fr. Tul. Nei rami secchi di Tilia europaea, Riva-Valdobbia. Maggio 1895 (n. 1266). Aglaospora profusa (Fr.) Ces et DN. Sui ràmi di Robinia Pseudacacia (n. _ (n. 1268: insieme a Cinsa tono im Robiniae (West. 1538), Riva-Vald. Marzo 1895 ) Sacc.). Pseudovalsa lanciformis (Fr.) Ces. DN. Nella corteccia di Betula alba, Riva-Vald. Febb. 1895 (n. 141°‘). Vialaca insculpta (Oud.) Sacc. — Nei rami corticati morti di 1859 (n. 119). | i | uM i Hex Aquifolium, Riva-Vald. Marzo | G BRESADOLA E P. A. SACCARDO ~ "Tipo non ancora indicato d’Italia, curiosissimo per la forma dell i composti. È desido- rabile sia studiato sopra materiale copioso e vivente. i sporidi, oscillante fra gli Sferiacei semplici e È; Cryptospora suffusa (Fr.) Tul. + in Nella corteccia di Alnus incana, Riva-Vald. Febb. 1895 (n. 106bis). HYPOCREACEAE. ps Polystigma rubrum (Pers.) DC. [Stato spermag.: Polirom rubra. (Desm.) Saec.]. Sulle foglie di Prunus sp. (n. 230) | Neetria ciunabarina (Tode) Fr. var. obseurata Rehm. Sui rami morti di Ulmus montana, Alagna-Valsesia. Aprile 1 1801 insieme ad un Fusarium (n. 845, 846). N. sanguinea (Sibth.) Fr. Sul Sorbus aucuparia, parassita sugli stromi dell’ sg Sorbi (n. 332). N. Rosellinii Carest. + Sul Pinus Picea (n. 431). N. lecanodes Cesati. | . . Sul tallo delle Peltigere (n. 420). N. punicea (K. et Schm.) Fr. a Sui rami di Berberis vulgaris, Riva-Vald. Sett. 1863 (n ig 327. — N. coccinea (Pers.) Fr. i Sui rami di Sarothamnus scoparius, Riva-Valdobbia. pisa 1897 1863 (n. 65%is, 328). Aponectria inaurata (B. et Br.) Sace. Sui rami secchi di Salix Capraea, Riva-Vald. Aprile 1867 Il carattere singolare degli aschi e degli sporidi spiecatamen dimorfi nello stesso ‚Pariteooto si mantiene costante e dimostra validità del gen, Aponectria, Troc il idee: parere del pianto Winter. Wu (n. 496. viceps purpurea (Fr.) Tul Sugli sclerozii della Secale cereale (n. 430). Und s €. mieroeephala (Wallr.) Tul. Sugli sclerozii della Molinia serotina a Modena (n. 435). DOTHIDEACEAE. Mazzantia rhytismoides Car. et DN. Sui fusti di Valeriana Tripteris, Alagna di Valsesia (n. 447). Oss. Aschi clavati, collo jodo non cerulescenti, 60-70 + 9-10; spore subnaviculari, 13-15 » 5-6 p. Scirrhia Casbianet Mont.) Nits. — Sui cauli di Equisetum hiemale, Riva-Vals. Settem. 1801 (n. 1089). Aschi clavati brevemente stipitati, filiformi-parafisati, ottospori, 60 x 9; sporidii distichi, fusiformi, aeuti agli apici, l-settati e al fine un po’ ristretti al setto, 15 ~ 5, talora coll’articolo superiore un po’ più largo, jalini o leggermente elorini. Finora non erano state date le dimensioni di detti gau La specie à anche nuova per la. Flora italiana. Phyliscbóra hi (Fr.) Fuck. Sulle foglie di Heracleum Sphondylium, Riva-Valdobbia. Ott. 1895 (n. 1333). ; h. Trifolii (Pers.) Fuck. . Sulle foglie di Trifolium pallescens, Riva-Vals. Sett. 1883 (n. 929). + Podagrariae (Roth) Karst. ea, . Sulle foglie di Aegopodium Podagraria Riva-Vals. FRAGE 1891 (n. 1054). h. graminis (Pers.) Fuck. Su graminacee. Marzo. = 691), sulle foglie di Deschampsia, Riva- Valsesia. Novembre (1128). Junei (Fr.) Fuck. A culmi dell’ Juncus ques Marzo E 679). . G. BRESADOLA E P. A SACCARDO Dothidella betulina (Fr.) Sace. Sulle foglie di Betula alba (n. 734 pr. p.) Riva-Vald. (n. 192, 1 D. thoracella (Kustr.) Sacc. Sulle foglie di Sedum maximum, Alagna-Valsesia. Luglio, Novem. 1891 (n. 148, 1092, 1093). BR D. Ulmi (Duv.) Wint. Be si Sulle foglie di Ulmus montana, Riva e KERTET Sette i | Ottobre 1891-93 (5750, 1109). Plowrightia ribesia (Pers) Sacc. Sui rami di Ribes rubrum (n. 301). P. Mezerei (Fr.) Saec. Sul Daphne Mezereum (n. 318). : Dothidea Sambuci (Pers.) Fr. Sui rami di Sambucus nigra, Ulmus montana e Keria upon (n. 670, 731, 1508). > D. etrusca DN. n = Sui rami di Lonicera alpigena, Riva-Vald. Settembre 1863 (n. 385): — Rhopographus filicinus (Fr.) Fuck. Sulla Pteris aquilina a Varallo-Sesia (n. 448). MICROTHYRIACEAE. Mierothyrium Cetrariae Bres. n. sp. Peritheciis dense gregariis, punctiformibus, superficialibus, cellu radiato-dispositis contextis, 75-105 p. diam, ambitu e lobatis, centro osculo subtriangulari pertusis; ascis oblongo-clav fusoideis 45-59 » 12 p.; sporidiis hyalinis, oblongo-suberrali l-septatis, vix constrictis, conglobatis, 15-18 + 3 p- Sul tallo della Cetraria islandica. Estate (n. 630 pr. p." cietà con una Tremella ancora immatura non determinabile. D eropeltis Vaeeinii (DN.) Bres. (= Microthyrium Vaccini DN.). Sui rami di Vaccinium uliginosum, Maggio. Alpe Casara (n. 394, 714 pr, p.). Oss. Aschi obovati, brevemente stipitati, 30-32 + 18-21 (^.; spore elongate, un po' compresse da un lato, 3-settate, pagliarine, 18-20 v» 6-8 u, LOPHIOSTOMACEAE. Lophiotrema praemorsum (Lasch.) Sacc. - Sui fusti di Rubus idaeus. Alagna-Valsesia (n. 732). — Lophiostoma quadrinucleatum Karst. | Sui rami secchi di Sarothamnus scoparius, Riva-Valdobb. Aprile 1867 (n. 544). Lophidium compressum (Pers.) Sace. Sui rami di Salix purpurea. Ottobre (n. 853 pr. p.). Oss. Forma colle spore 18-26 » 6-9 p. il resto come nel tipo. MYXOMYCETACEAE ('). - Tilmadoche nutans (Pers.) Rost. —. Sui rami di Sorbus aucuparia, ib. (n 345). Physarum einereum Pers. Sui cauli e foglie fracide, Riva-Valdobbia. Maggio 1561 (n. 207 p. p.). Fuligo septica (Link) Gmel. Sui ceppi di Faggio, Riva-Valdobbia (n. 1138). Chondrioderma spumarioides (Fr.) Rost. «Sui cauli putrescenti, ib. Maggio 1895 (n. 207 p. p). À ©) I Mixomiceti Carestiani furono per la massima parte esaminati e determi- ati dal Dott. Domenico Saccardo, assistente volontario di Botanica presso la R niversità di zn à UND | @. BRESADOLA E P. A. SACCARDO C. globosum (Pers.) Rost. Sui fuscelli ed erbe secche, ib. Marzo, Maggio (n. 154, 1304). Didymium farinaceum Schrad. Sulle foglie secche di Cynoglossum, Riva-Valdobbia. Maggio 1895 (n. 1414). Lepidoderma Carestianum (Rab.) Rost. Sul Vaccinium Myrtillus e altri arbusti a Riva-Valdobbia (n. 206). L. tigrinum (Schrd.) Rost. Fra i Muschi e le Epatiche all'Alpe Orago, Riva-Valdobbia. Mag- - gio 1863 (n. 292). Stemonitis fusca Roth. Sopra un tronco di Fagus putrescente, Scopello-Valsesia, 1857 (n. 26). S. Smithii Macbr. Su legno fracido, Riva-Valdobbia. Agosto 1868 (n. 1305). . S. ferruginea Ehrenb. Su frammenti di legno, Riva-Valsesia. Estate 1891 (n. 1136). S. splendens Rost. Sopra un tronco di Abete, Riva-Valdobbia. Aprile 1891 (n. 1135) e di Faggio, ib. Aut. 1860 (n. 229). E Lamproderma violaceum (Fr.) Rost. var. Carestiae List. Mycetozoa p. 130. Stemonites Carestiae Ces. in Erb. eritt. it. ; Sul Vaccinium Myrtillus ed altri arbusti rimasti a lungo bs | la neve. Marzo 1859 (n. 144). L. areyrioides (Somm.) Rost. Sulle erbe e arbusti seechi a Riva-Valdobbia (n. 207). Lindbladia Tubulina Fries. Sopra un tronco guasto, Riva-Valdobbia, 1857 (n. 19. Cribraria aurantiaea Schrad. Fra i muschi in regione alpina, Riva. Valdobbia. Novembre T (n. 486). aii isle] sono ge paid. e scarsi e r haba anormale, quindi la determinazione lascia qualche dubbio. rm: olivaceum Ehrenb. Sulla corteccia di Abies pectinata, Riva-Valdobbia. Ottobre dog 336). “ua un pezzo di Abia in nine Riva-Vals. Giugno (n. 814). LI 1 m i muschi putrescenti, Riva-Vals. Maggio 1880 (n. 659). > persimilis Karst. Sul tronco fracido di Alnus incana, Riva- Valsesia. Novemb. 1891 (n. 1137). varia. Pers. . Sui tronchi putridi di Faggio, Riva-Valdobbia (n. ges ast | sesia, Aut. 1871 (n. ds - yria p punicea Pers. du frustuli e sui muschi, Riva-Valsesia. Maggio 1891 (n. 772). chaena populina Fr. pr Sulla corteccia di un ramo morto di Tilia, Riva-Valdobbia. Gen- naio 1895 (n. 96bis). — 2 cogala Epidendron iude Sui tronchi putridi di da a Riva-Valdobbia e T FUNGI INFERIORES SPHAERIOIDACEAE. HYALOSPORAE. Phyllosticta Libertiana Sacc. et March. (= PA. Libertiae Sace., kc . niosporium Violae Lib.). Sulle foglie vive di Viola biflora, Riva-Valdobbia. Agosto 1891 (n. 251). Ph. Violae Desm. Sulle foglie morienti di Viola biflora, Riva-Vald. Ott 1895 (n. 134 Ph. eruenta (Fr.) Kikx. Sulle foglie di Convallaria Polygonatum, Riva-Valdobbia. Ott. 1895 | (n. 1409). Ph. Aronici Se: Agosto Anf (n. 157, 1062). Sporule bacillari, rette, 4-6 « 1, jaline. I p RUE densissimi for! . macchie nere. Ph. punetiformis (Fuck.) Sach. Phyllachora Fuck. Sulle foglie languide di Galium Mollugo, Riva-Vald. (n. 183 I periteci sono, per lo più, disereti, largamente forati; Sport” bacillari curvole, 6 v 1,7-2, basidii fasciculati filiformi, 15165 Spermogonio di Phacidium lacerum. Ph. LR SM Sb nov. Lera sporulis abe subinde curvulis. 4 v 1,9, iyi. Sulle foglie languide ven rosseggianti di Selaginella ^ he Ottobre 1863 (n. 355) Ph austriaca Saec. sp. nov. CRA i "RIS LE » Maculis internerviis brunneis; peritheciis 'epiphyllis fatico à. gregariis, punetiformibus, fulvo-fuscis, 90-100 t. diam., poro per- tusis; sporulis eylindraceis, saepe inaequilateralibus, 5-6 v 1, hyalinis, Sulle foglie languide di Doronicum austriacum, Riva-Valsesia. Agosto 1891 (n. 1038). Assai diversa da Ph. Aronici. Ph. plantaginella Sace. | Sulle foglie di Plantago major, Riva-Vals. Luglio 1891 (n. 1036). Finora nota soltanto d'America. Ph. hedericola Dur. et Mont. Sulle foglie dell Hedera Helix. Varallo-Valsesia (n. ii h. osteospora Saec. var. samaricola Sace. — Sulle samare di Fraxinus excelsior, Riva-Vald. Die. 1891 (n. 176). Periteei 100-110 p. diam., re vac ossiformi, 4-6 + 0,7-1, jaline. Sui fusti di Foeniculum officinale, Varallo (n. 668), Urtica, Val- dobbia (n. 1388), Verbascum, Valdobbia (n. 339), Cannabis, Val- dobbia (n. 56424), Achillea e Lappa (4425, 536). — forma Thulensis Karsten. Sui fusti morti di Pedicularis recutita (n. 483) Vald. (n. 1247). — forma Euphrasiae Bres. Spore 8-11 ~ 4-4 1/3 v. ‘Sulle capsule dell’ Euphrasia officinalis (n. 689). Ph. Pedicularis Fuck. forma caulicola Bres. Sui fusti di Pedicularis reentita, Monte Plaida (n. 899). r Sui cauli di Urtica dioica (n. 845 pr P.), Faune Maggio |. si siriani anno XI, vol. XE à. eot wx BACCARDO 1895, insieme ad uno Selerot?io (n. Ton) sulle capsule di Bart (n. 1069). Ph. complanata (Tode) Desm. Sui cauli e capsule di Rhinanthus nahen (n. 398). Ph. sarmentella Sace. Sull Humulus Lupulus (n. 721 pr. p.) Ph. surculi (Fr.) Cooke. 5 Sui rami di Sambuzus racemosa, Riva-Valdobb. Die. 1895 (n. 1338). En Sporule 4-5 + 1-1.5, basidii verticillati sopra unà cellula oblunga. Ph. phacidioides Sacc. Sulle foglie di Buxus sempervirens, Alagna-Vals. 1868 (n. 579). Ph. Mirbelii (Fr.) Sace. , Sulle foglie di Busus sempervirens, Riva-Vals. Ott. (n. 10602). Ph. eyelospora Sace. D Sui cauli morti di Euphorbia amygdaloides, Varallo-Valsesia. No- vembre 1891 (n. 220vis). Ph. stictica B. et Br. var. fusicarpa Sacc. Sulle capsule di Bus sempervir. Riva-Valses. Ott. 1891 (n. Im, Le sporule, 6-8 + 2,5, sono più acute e più anguste di quelle del tipo; i basidii 12-15 » 2-3. : Ph. occulta Sace. ; E Nelle pagina interna della corteccia di Abies pectinata, Riva-Val- sesia. Giugno 1891 (n. 801 p. p.). Ph. dura Sace. sp. nov. Peritheciis sparsis, amphigenis, innatis, mox erumpentibus. Co- nicis, duris, nigris; sporulis hyalinis, eylindrieo-curvulis, 5 v de basidiis fasciculatis, 10-20 + 1. Sulle foglie morte di Abies pectinata. Ottobre 1863 (n. 392) Ph. ineonstans Sacc. sp. nov. | Peritheciis subcutaneo-erumpentibus, gregariis, globoso-inaequa- ; libus, aterrimis, nitidulis, 0,5-1 mm. diam., obtusis vix papillatis, subinde depresso-collabentibus; sporulis oblongis, curvis, utrinque - obtusis, hyalinis; basidiis filiformibus, fasciculatis 30-35 > 1,5. — Sui rami morti di Juniperus nana, Riva-Valdobb. Maggio 1863 ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA ARRAT (n. 305 p. p.). Caratterizzata di fronte alle specie pite dai pe- er riteci grandi, ineguali e dalle sporule curve. Aposphaeria fusco-maculans Sace. A . Sul legno infoscato di Sorbus aucuparia, Riva-Vals. ei 1891 ' ih (n. 868). : P A. epileuca (Berk.) Saec. a Sul legno morto di Larice, Riva-Valsesia. Maggio 1863 (n. 640). Periteci vari, ora conici, ora rotondati, ora collabenti; sporule 4-5 « 2. - Dendrophoma Carestiae Dres. n. Sp. = Peritheciis membranaceis, globoso-ellipsoideis, depressis, 150-200 v 150 p., poro pertusis, contextu parenchymatico, erumpentibus, epidermide circa östiolum nigrificata; basidiis ramosis, usque ad De a. longis, 2-3 %. latis; sporulis eylindraceis, 8-10 + 2 U. Sui picciuoli delle foglie di Acer Pseudoplatanus (n. 718). . Maerophoma ilicella S. et Penzig. | Sulle foglie di Ilex Aquifolium, Riva-Vals. Giugno 1891 (n. 1098). i n M. cylindrospora (Desm.) Sace. : Sulle foglie di Hedera Helix, Crevola- Valosbia Nov. 1891 (n. 1058 p. p.), di Pirola secunda. Riva-Valsesia. Giugno 1891 (n. 1053). . Sirococeus pulcher Sace. sp. n. | Peritheciis sparsis, superficialibus, globulosis, majusculis, 400-500 1. diam., glabris, rugulosis, atris, astomis, levissime umbilicatis; spo- — rulis cylindrieis, catenulatis, utrinque subtruncatis, 10-15 2, hya- linis, subinde plasmate bipartito sed non constrietis; basidiis fili- formibus fasciculatis, 45-50 «2, hyalinis, simplicibus, raro fureatis. — Sulle foglie morienti di Erica carnea, Riva-Valdobbia. Maggio : 1867 (n. 549). Affine a 8. eee Sphaeronaema SSH end Sace. sp. nov. su Peritheciis laxe gregariis, epidermide initio velatis, mox superfi- - ag A. Alehemillae Grev. | G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO # * Haute y globoso-coficis, in rostellum rectum perithecio vix me tenuatis, 0,5 mm. er., nigris, levibus: sporulis oblongo-allantoideis, eurvulis, 2-guttatis, 4-5 v 2, hyalinis. Nei cauli morti di Veratrum album, Alpe Olen Alagna- Valsesia. : Luglio 1891 (n. 1117). Da Phoma acuta si distingue per l ostiolo assai più lungo e le sporule curve. Sph. Ludwigii Sacc. f. abietina Sace. ; Su scheggie e trucioli di Abies excelsa, Riva-Valdobbia. m 1867 (n. 531). Sporule allantoidee 5-8 » 1, jaline. Asteroma Dentariae DC. Sulle foglie di Dentaria pinnata, Riva-Vals. Sett. 1891 e 1040). A. reticulatum (DC.) Chev. Sulle : foglie languide e morte di Majanthemwm bifolium, Marzo, Maggio 1867, 1895 (n. 526, 1335, 1336). A. subradians Fr. Sulle foglie morte di Streptopus amplexifolius , Valsesia e V dobbia (n. 1047, 1512). "s Sulle foglie di Alchemilla fissa, Riva-Valdob. Ottobre 1895 (n. 1344 Stato imperfetto di Venturia Alehemillae. 3: A. latebrarum Grogn. Sulle foglie di Viola biflora, Riva-Valdob. Ottobre 1895 a 1343). A p ie mue # m M Epilobii Fr. Sulle foglie di Epilobium spicatum, Riva-Vald. Die. 1895 (n. 10. A. vernicosum (DC) Fuck. — ^ Sui cauli e sulle foglie di Laserpitium latifolium, Riva-Vald. Marzo 1895 (n. 1271). Quasi tutte le suddette specie di Asteroma sono sterili e. lase qualche dubbio sull’ esattezza della ke determinazione. REN nobilis DN. 3 t ieu. Sulle samare putrescenti di Fraxinus excelsior, Riva-Valdobbia. Marzo 1895 (n. 176). Pare una forma di questa specie, ma gli esem- - ` plari sono sterili. P. chaetomioides Sacc. sp. nov. Peritheciis gregariis, subsuperfieialibus, brunneo-nigris, globoso- conicis 0,5-1 mm. diam., pilis flexuosis, septatis, brunneis, 500 + 5, deflexis obtectis; sporulis eylindraceis, lenissime curvis, 5-6 vw 0,7, hyalinis, in basidiis baeillaribus 20-25 + 2 acro-pleurogenis. Sui cauli morti di Sedum maximum, Riva-Valdobbia. Maggio 1867 (n. 535). Sembra affine a P. rhenana. Vermieularia Dematium (Pers.) Fr. ! | Sui fusti di Tanacetum, Cynoglossum, Laserpitium, Cuscuta, Sem- i t pervivum, Sedum, ecc. (n. 397, 83, 357, 542, 1272, 1402). | Forma Coryli-putaminis Sace. Sporule fusoideo-curve, 18-20 + 4-5; setole 100- 130 v 6; peritecii | minati. Sugli endocarpi marcescenti al suolo di Corylus Avellana, Val. . A dobbia. Maggio 1895 (n. 1411). à. V. herbarum West. Sui fusti di Sedum album (n. 370).. ; Oss. Perithecii 120-150 &. diam.; spore falcate 24-28 w 4-5 UV. VOR setole fosche, alla base ventricose, 45-120 » 6-12 P. | V. atramentaria B. et Br. Alla base del fusto morto di Solanum tùberosum , Riva e Ala- -~ gna-Valsesia. Autunno 1865, 1891 (n. 458, 1055). y. Liliacearum West. > Sui cauli marcidi di Lilium Martagon , Paris, Polygonatum ; è Valsesia e Valdobbia. Estate, Autunno 1867, 1891 (n. 541, 825, 112°). | Dothiorella sorbina Karst. Sotto la corteccia di Pirus Malus, Riva- Valsesia: Age 1892 ix 1235). 9. BRESADOLA E P. A, SACCARDO 5 | Sporule oblunghe, tenuissime 3 x 0,5; basidii bacillari 25-30% 1 pleurospori. D. pityophila Sacc. et Penzig. 4 Sui rami di Junzperus nana, Valdobbia. Maggio 1863 (n. 305 p. p.). Diversa dalla D. Juniperi. | Cytospora dolosa Sace. Sui rami morti di Salix Capraea, Riva-Vald. Nov. 1895 (n. 1366). C. Lantanae Bres. (f. Opuli). Sui rami morti di Viburnum Opulus, Riva-Valdobbia. Febbraio 1895 (n. 223*s). Probabilmente la C. Viburni Fautr., posteriore, è la stessa specie i C. rhodoearpa Sacc. sp. nov. ` Stromatibus gregariis, innato-erumpentibus, conoideis, 0,7-1 mm. basi latis, annulatim plurilocularibus, griseo-fuscis, disco albo-prui- i 5 noso, circulari, poro pertuso; sporulis allantoideis, curvis, 6-7 » 1,5, si hyalinis; basidiis acicularibus, fasciculatis, 12-15 + 1, infra dilute olivascentibus. Sui frutti deperiti delle Rose selvatiche, Riva-Valdobbia. Luglio 1891 (n. 179%is). Affine a Cytospora leucosperma. C. leucostoma (Pers.) Saec. Nella corteccia di Pirus Malus, ecc. (n. 665, 1236). C. Vitis Mont. ; | . Sui rami di Vitis vinifera, Varallo (n. 637). ; Oss. Basidii ramosi, fino a 24 #. lunghi; spore 6-81 1/3, un po’ curvate. Ceuthospora subeortiealis Fuck. “Sn rami di alberi, sotto la corteccia (n. 439). Oss. Stroma pluriloculare; basidii aciculari 20-24 + 2 1/3; spore cilindracee, 8-10 x 2 w. | Placosphaeria Bartsiae Mass. Me Sulle foglie di Bartsia alpina, Riva-Valsesia, Agosto 1891 (n. 1067). b | ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA PHAEOSPORAE. Coniothyrium lupulinum Bres. n. sp. Peritheciis punetiformibus, globosis, atris, dense gregariis, sub- cutaneis, ostiolo acutiusculo erumpente; sporulis Eje Cu lu- teolis, 3 v 2 p. Sui sarmenti di Humulus Lupulus. Aprile (n. 72 i pr. P) T0. olivaceum Bonorden. Sui rami di Sorbus aucuparia (sporule 8-9 x 5) Riva-Valsesia (n. 868 pr. p.), di Populus tremula (sporule 9-10 + 5-6), Riva-Val- dobbia. Aprile 1895 (n. 1353). DIDY MOSPORA E. Diplodia Gayii Boy. et Jacz. — var. capsularum Sace. Sulle capsule morienti di Ruta graveolens, Varallo-Sesia. Aprile 1865 (n. 462). — Sporule ovate, 9-11 + 4-5, olivaceo-fuliginee, 2- . * guttate. . D. Hederae Fuck. : Sull'Zedera Helix al S. Monte, Varallo (n. 463). D. laurina Sacc. — var. minor Pass. | Sui rami di Laurus nobilis a Varallo (n. 671). Diplodina Eurhododendri Voss. Sulle bacche di Vaccinium Myrtillus, Vace. uliginosum e sulle capsule dell'Azalea procumbens (n. 675, 677). D. Empetri Sace. sp. nov. Peritheciis sparsis, innatis. mox etumpendo prominentibus, glo- bosis, papillatis, nigris, glabris ; aporulis oblongo-fusoideis, saepe cur- vulis, l-septatis, non constrictis, hyalinis, 10-12 x 3; basidiis ba- cillaribus, fasciculatis, hyalinis, 18-20 + 2. Sui frutti morienti di pae nigrum, Riva- Valdobbia. Set- tembre 1863 (n. 228). distingue pei basidii, per la eben. delle sporis ecc. Ascoehyta Silenes Ell. et Ev. — f. Cerastii Sacc. | Que foglie morienti di Cerastium arvense, Riva-Valdobbia.. jaline. Non è VA. dona Rostr. PHRAGMOSPORAE. Sui culmi di Secale cereale. April. 1866 (n. 484). SCOLECOSPORA E. | Septoria Hederae Desm. Di Sulle foglie dell’ Edera al S. Monte, Varallo (n. 464). S. Cyelaminis Dur. et Mont. Sulle foglie di Cyclamen europaeum (n. 419), Riva-Vald. ES 1895 (n. 1328). S. Seillae West. . Sulle foglie di Scilla bifolia (n. 461). S. Hepaticae Desm. HT ara "n Sulle foglie di Bend pena (n. 365), Riva-Valdob. À | 1895 (n. 1329. — pui S Senecionis West. | Sulle foglie di ee Fuchsii ed altri, Riva-Valsosia e Y - Autunno 1859, 1891 (n. 137, 1024). | x a” puits Thüm. Sulle foglie luiguide di Digitalis Leo Riva-Vals. Dic. 1891 Lr S. Cannabis (Lasch) Sace. —— = : Sulle iz d Cannabis sativa, Riva-Vals. ^ni 1891 (n. 4 bovini West: Sulle foglie di onen hen. Riva- Valsesia. Agosto 1801 (n. 1097). Podagrariae Lasch. Sulle foglie di Aegopodium Podag graria, Riva: Valeria. Settemb. | |. 1891 (n. 930). a Le sporule sono così copiose che erompono dagli ostioli sotto forma di straterelli visibilissimi, bianco-rosei. Lyehnidis Desm. OW. Sulle foglie di Lychnis Flos-Jovis, Riva-Vals. Ott. 1891 (n. De pt x Xylostei Sacc. et Wint. Ec n Sulle foglie di Lonicera Kastanie: Riva-Vals. Ag. 1891 (n. 1021). da Seolymi Pass. var. Carlinae Saec. Sulle foglie di Carlina acaulis, Riva Y olet. i on 1895 (n. 1347). Macchie indeterminate grigiastre; peritecii 100-140 œ. d.; sporule ——— © 28-32 v 1, non settate, jaline. y Vineetoxiei (Schub.) Auersw. i - | Sulle foglie di Cynanchum EEE Riva-Valdobbia. Agosto : f * 1891 (m 168). Soldanellae Bpak. Sulle foglie di Soldanella alpina, Riva-Valsesia e Valdobbia : (a. 590, 1094). 8. Astragali Desm. Sulle foglie morienti di Astragalus. glyc yphyllos, Riva-Valsesia. EN Ottobre 1891 (n. 1001). . 8S. Fuckelii Sacc. | Sulle foglie di Tuseilago. Farfara, Riva-Vals. Sett. 1891 (n. 970). S. Polygonorum Desm. Sulle foglie di Polygonum Persicaria o moio affine, Riva-Val- - sesia (n. 1030*). E polygonina Thüm. Sulle foglie di Polygonum Convolvulus, MR TN Settembre: | 1891 (n. 1020). ; AM 50-60 ~ 2. muliguéate. nr 314 G. BRESADOLA E P. A. SACCARDO — . - f. Orehidearum West. Sulle foglie di Platanthera bifolia, Valsesia (n. 10303). S. Paridis Pass. | Sulle foglie di Paris quadrifolia, Riva-Vals. Estate 1891 (n. 1030). S. epicotylea Sace. sp. nov. Maculis subeireularibus dilute virentibus, immarginatis; peri- theciis hypophyllis innatis, globoso-lenticularibus, 120-140 v. diam., | pertusis, tenuibus; sporulis cylindraceis, varie flexis, varie arcuatis, 36-38 v 2,7-3, hyalinis, 3-5-septatis, utrinque obtusulis. | Sulle foglie cotiledonari vive di Acer Pseudoplatanus. gag 1891 (n. 984). È Si distingue da S. seminalis e sua var. Platanoidis, e da S. apa- : tela per le dimensioni delle sporule e per le macchie verdi. S. alpicola Sace. sp. nov. | i Maeulis nullis v. indistinetis; peritheciis gregariis, hypophyllis, saepe totum folium occupantibus, globoso-depressis. erumpentibus, nigris, 130 p. diam., pertusis, contextu solidiusculo: sporulis fili- | formibus, eurvulis, 70-80 + 1,5, eguttulatis, continuis, hyalinis; ba- sidiis brevissimis oblongis. m Sulle foglie languide di Epilobium alpinum , Alagna Tab 5 Settembre 1872 (n. 575). Da S. Epilobii distinguesi pei periteci emergenti, neri, diffusi, per le sporule più lunghe, per la mancanza à delle macchie. ii M x Rhabdospora pleosporoides Sacc. ; Ac Sui cauli putrescenti di Rumes scutatus, Riva-Valsesia e Val- dobbia. Marzo-Maggio 1867-1891 (n. 538, 895). | _R. Lebretoniana Sace. et Roum. Sui rami di Sarothamnus scoparius, Riva-Vald. Ott. 1863 (n. 373). R. putaminis Sace. sp. nov. s Peritheciis subgregariis basi adnata su bsuperficialibus 0,4-0,3 mill. diam., globoso-conicis, papillatis, denique leviter collabentibus. mem- branaceis, nigris, glabris; sporulis acicularibus, eurvulis, utrinque | acutulis, 4-5-septatis, non eonstrictis, hyalinis, 36-42 w 2-2,5; ba sidiis bee inaequalibus, tortuosis, 10-15 1, fasciculatis. Sui frutti o nocciuole del Corylus Avellana. Riva-Valdobbia. p Maro 1867 (n. 520). La prima specie di PON carpofila. ^ he R. Rutae Fautr. et Roum. ids i Sui rami di Ruta graveolens a Varallo (n. 667). Phleospora Equiseti (Desm.) Sacc., Septoria Desm., Syll. II, p. 576. . Sui cauli deperiti di Equisetum palustre o arvense, Balmuccia- ; epe Valsesia. Settembre 1891 (n. 1090, 1091). Esiste un nucleo ovale E bruniecio, privo di vero peritecio; le sporule sono bacillari, curvole, tia 5 32-40 v 3-4. continue, jaline, inserite sopra basidii oblunghi bre- cn vissimi. i EN. Mieropera Sorbi (Fr.) Sace. : Sulla corteccia di Sorbus aucuparia (n. 17 Riva-Vals. (n. 868 p. DI à M. Drupacearun Lévy. r È Sulla corteccia di Prunus Avium th; xi 2 = M. Pinastri (Moug.) Sacc. Su tronchi di Abies pectinata (n. ioni i i LEPTOSTROMACEAE. ptostroma Polygonpli baile. Sul caule marcido di Convallaria Polygonatum, Riva-Valsesia. Giugno 1891 (n. 824). Juncacearum Sace. . Sui culmi dell Juncus efus m 680). | da oia Fr. ga S Sui picciuoli di Pteris perdus Riva-Valsesia. Aprile 1895 (n. 1327 p. p.). i in Pteridis Ehrenb. 2 Sui picciuoli di dar Riva-Valdobbia. Maggio 1867 (n. 497). v Sugli aghi del Pinus Picea di 352) L. Feriol paeit Aa Sua Sulle foglie di Lonicera caerulea, Cogne TESS (n. 32 Xylosteum e L. nigra, Riva-Valsesia. Luglio 1891 (n. Me L. Rubi (Duby) Sace. i Sulle foglie del Rubus fruticosus (n. 828). L. Castaneae (Spr.) Sace. « Sulle foglie di Castanea vesca, Riva-Valsesia (n. 1012 p. DI L. vulgare (Fr.) Sace. Sui cauli deperiti di droni (Sacidium alpestre Ces.!) R Alagna: Valsesia. Agosto-Novembre 1859-1891 (n. 118, 1044), di lidago Virgaurea, Riva-Valsesia e Valdobbia (n. 4433, 1251). L. alpestre Sace. Y Sui cauli morienti di Sonchus MA. Riva-Valdobbia. M £ Giugno 1863-1895 (n. 297, 1361). Pare sufficientemente diverso precedente. ; b. quereinum (Lasch) Saec. Sulle foglie di Quercus Robur, Mollia-Valsesia. DS 1867 (n. p L. litigiosum (Desm.) Saec. | 5 Sui Peppe di Pteris V dE Riva-Vals. La 1895 (a, 132 Did: Artocreas (Tode) Fr. Sulle foglie di Fagus, Aronia, Betula, Riva-Valsesia e Vald Aprile-Dicembre pe (n. 99bis, 752, 762, oh b legni hysterioides (Fr.) Sage. Sui cauli di Cynanchum Ken Riva-Valdobbia. 1857 (n. Sh de: EXCIPULACEAE. ; Sporonema strobilinnm Dés 3 spera Hur Rab. E pH! __ Sui rami ancor vivi di Quereus , Borgosesia e Varallo. Loi 1869-70 (n. 607, 648). , faginea Rab. Sui rami ancor vivi di Fagus, Riva-Valdobbia. Maggio 1861 (n. 204) Larita hispidulum (Schrad.) Sacc. Sugli antichi sedili di legno del giardino d'Adda Varallo. Aprile 1865 (n. 1263). sui rami di Rubus idaeus, Riva-Valdobbia. Marzo 1895 (n. 1277), su rami di Sambuens racemosa (n. 1539). D. decipiens (DN.) Saec. Sui rami morti di Acer Pseudoplatanus, Riva-Valdobbia. Aprile . 1895 (n. 1374). à Giogno 1895 ini K. et Schm. Sulla corteccia dei rami di Betula alla, Riva Vald.. Serum alutaceum ines. sp. nov. Acervulis subeutaneis, in macula expallente gregariis, v. circi- nantibus, plerumque hypophyllis, 0,3 mm. diam., suceineo-melleis; 2,5. continvis, hya- soideo-cylindraceis, arcuatis, 20-21 + 2 inaequalibus, hyalinis. -eonidiis fuso Àj ligis; basidiis fasciculatis, 8-12 = | Sulle foglie languide di [lex er Mollia- Valsesia. Mag- gio 1891 x 1031) gariis, dastrmibui, !/ mm. diam., nigricantibus; conidiis d | oblongis, rectiusculis, 18-19 x 4, intus granulosis. hyalinis; basi ii bacillaribus, inaequalibus, 12-15 v 2,5, hyalinis. | Sulle foglie languide di Alex Aquifolium, Mollia-Valsesia. Mag- gio 1891, in società col precedente (n. '1031). Non è impossibile e en sia la Septoria orthospora Lév. G. Ribis (Lib.) Mont. et Desm. Sulle foglie di Ribes rubrum, Rivav als. Luglio 1891 (a: kan li Sorbi Ces. Sul Sorbus aucuparia (n. 1151). Cylindrosporium Violae Sace. sp. nov. Maeulis amphigenis ex ochroceo pallentibus, variis; acervalia am phigenis punctiformibus dense. gregariis, alutaceis, innatis; hyph filiformibus tortuosis, parce ramosis; conidiis bacillaribus rectis curvis, variis, 15-35 v 2, continuis, hyalinis. Sulle foglie languide di Viola canina, Riva-Valsesia. Luglio 189 (n. 1015). Non è impossibile che vi 1 corrisponda la Septoria Viol West. ; : Libertells bétulinn Deem. Y + . Sulla Betula alba (n. 386). Oss. Conidii curvati o o, 13-15 e 1 1/, |. . Marsonia Violae (Pass) Saec. Sulle foglie di Viola biflora, Riva-Vals. Tadi 1892 (n. 925). M. Daphnes (Desm. et Rob.) Sace. forma immaeulata Bres. Sulle foglie (non maculate) di un Mezerum (n. 403). M. Veratri Ell. et Ev. a Sulle foglie di Veratrum album, Alpe Olen, Klugnk Valois l glio 1891 (n. 921). M Atl rod mi SI, uu 18-21 - 3,5, più attenuati alla (e non alla base come indicano Ell. et En.) La specie era nota soltanto d'America. CS rami di Acer P PORTAE (n. 820). E x Phragmotrichum Chailletii Kunze. Sugli strobili di Abies excelsa (n. 391). MUCEDINACEAE. Sulla erosta di ea Riva- Valdobbia. Marzo 1891 (n. 296). 0. ochracea (Corda) Sace. et Vogl. sala carta manoseritta antica, Riva-Valdobb. Marzo 1861 (n. 3. - Sulle foglie di DENTI A jacis, Salvia officinalis, Riva-Vals. Riva-Valdobbia. Maggio, Luglio 1891-92 (n. 42304, 1133). otrytis (Polyactis) vulgaris Fr. | Sulle foglie morte di Daphne RER pi Riva-Valses Agosto 189] w 1132). tus bs E | i luo un ramo fracido di "Sambucis racemosa, Riva-Vald. . 1896 i 1439). | HER Trichoderma lignorum CN Harz. Sia corteccia di Alnus viridis, Riva Vald. Maggio 1863 (n. mi aareobbdhión fuseum (Coria) Saec. Hn E Sulle radici putrescenti di Ewphrasia off icinalis , Riva-Valdobbia Marzo 1867 (n. 513). PA Mamas Geranii (West. Fuek. Sulle foglie di Geranium aci o affine, Riva-V aldabbis. gm 1861 (n. 234). T n R Taraxáci ues f. EE Sace. DEMATIACEAR « . Coniosporium wittigi Karst. var. sordarioides dads Sulle foglie vive xi se Riva-Vals. ds e = sa di quel del tipo, stata gli sporidi di S MS i LA herbarum BRNO var. - affinis + Sace. Marzo 1891 ic 1196). I conidi misurano 3 + 4, sono ‘cioè più largis che lunghi e si stac lara per. solita, a AM: à dew K società di Hs: pyenospora m 1909) T fuliginosa (W.) Sace, * Soi tronchi « al | Acer Pseudoplatanus a 587) Sui rami morti di Salir Capraea e viminalis, Riva-Vald. Aprile. .1895 (n. 1313). Dosisthöstum betulinum Corda. Sui rami di Betula alba (n. 384), Riva-Vald. Die. 1895 (n. 1371). . punctiforme Corda. .. Sulla corteccia di Abies excelsa, Riva-Vald. Luglio 1863 (n. 351). Sulla resina unt) alle cortecce di Larix e P Aribo RIT 788), sterile. riconia pyenospora Fres. Sui cauli morti di Chelidonium, ece., Riva-Valdobbia. Magg ca (n. 1397 p. p., sal hylidium ehartarum Schulz. Sulle carte abbandonate in liceo umido [D ru) Sulle ER ancor vive di Aronicum POPE “Riva Valsesia. n Agosto 1801 + 1063). | Messe aptus variis NIE aru RERE erum- | penti-superficialibus, punetiformibus, atris, 100-150 p. diam., saepe in parvas greges dispositis; conidiis fusoideis utrinque acutulis, 1 septatis, non constrictis, 15-21 + 6,7, olivaceo-fuscis: hyphis dense . > fasciculatis, erectis, ARA, 75:90 6, | apice co- nidiophoris, concoloribus. . Sulle foglie languide di Saliv incana, Riva-Valsesia Aprile 1891 T. 710). Per le ife s'accost It cladium, ma esistono molte Um 9 ed di rata assai i afini, p e. SC pinetulatım. va DE C. eplehrihin Buc Mart. Sulle foglie di Tilia e di Alnus, Riva-Valsesia e Valdobbia 1039 p. p., 1349). C. herbarum (Pers.) Link. Sulle foglie di Quercus Robur (n. 744). Polythrincium Trifolii Kunze. Sulle foglie di Trifolium repens, Riva-Valsesia. Autunno 1891 (n. 1085 p. p.), Borgosesia (n. 1377). se Cladotrichum mierosporum Sace. $ Nei meandri scavati dalle formiche nel legno di Sorbus aucu- e paria e d altre piante a Riva-Valdobbia. Febbraio 1859 (n. ist Du Questa stessa specie fu trovata in Italia ed altrove (Cfr. Syll. IV, p. 538, n. 2577) nelle abitazioni delle formiche, ond’& probabile che la disseminazione sia operata dallo stesso insetto; allo scopo forse di eibarsene? Sono del resto ben noti i cosi detti Pilsgärten 3 descritti dal Müller. Cfr. Syll. fung. XI, p. 152, in nota. | Helminthosporium Resinae Bres. sp. nov. Effusum, nigrum, dense Aoccosum ; hyphis longissimis intricatis, | simplicibus v. ramosis, laxe septatis, 6-8 p. cr., saepe tortuosis, l olivaceo-fuligineis ; conidiis fusoideo-cylindraceis acro-pleurogenis 10-12-septatis, ad septa non constrietis, rectis v. leniter curvis, - utrinque obtusulis, 90-110 + 9-10, concoloribus. Sulla resina aderente alle cicatrici delle cortecce di Larix e Abies, Riva-Valsesia. Maggio 1891 (n. 788 p. p.) È lo stato conidioforo di Capnodium (Limacinia) Resinae Sacc. et Bres. (1). Fra le ife tro- U 0 Capnodium (Limacinia) Resinae di et Bres. sp. Mycelio conidiophoro Helminthosporii Resinae ; IL subglobosis in eodem | mycelio interseminatis, 120-200 + 100-180 p., astomis, atris; ascis crasse ovatis, - breve, abrupte stipitatis, suboctosporis; sporidiis br RE | utrinque rotundatis, 3-septatis, non constrietis, 30-32 x Sulla resina nr alla corteccia di Zaris, Rabbi en i. ( Bresadola) Kr vansi sparsi dei conidi (argani n sati, irregular, acati alla r2 . 8-4-settato-murali, bruni, 14-16 x 10-12. Sui rami morti di Zedera, Sarothamnus, Varallo-Sesia e Riva- Valdobbia. Marzo-Aprile 1865, 1895 x 465, 1267). — Cercospora depazeoides (Desm.) Saee. Pelle foglie di Sambucus nigra, Varallo-Sesia. Sett. 1891 (n. 1010, Salle foglie di Majano bifolium, TA Cane i 1891 ji (n. 1017). E Sulle foglie WESS di HOS spicatum, Riva-Valsesia. Lu- glio 1891 (n. 1002). rosporium congestum Bres. sp. nov. Acervulis gregariis, prominulis, pulvinatis, orbiculatis, ER en > vaceis; hyphis fasciculatis, flexuosis, erebre septatis, simplicibus vel | ; rarius parce ramosis, olivaceis, 110-150 + 9-10 p.; conidiis valde | variabilibus, ovoidibus, 3-7-septato-muriformibus, — 31-75 v 18-36 p. i ‚Sul caudice legnoso del Dianthus Carsophyia (n. ad | STILBACEAE. i alitormis Wallr. Sopra un Agarico minuto nascia. dalla corteccia di un EM Riva Valdobbia. Ottobre 1863 (n. 335). TUBRROULABIAOEAR: | ‘Salle ul di Hoi. sempervirens cadute a flo, Riva-Vals. Ottobre ce (n. en 30 vd AN 2% La Hi (Pers) en forma effusa Sace. 3 . Sui cauli morti di Cirsium e Cynoglossum, Alagna-Vals. Maggio 1895 (n. 1401). Sporodochi confluenti, distesi. Tabercularia vulgaris Tode. | Sui rami di Keria, Corylus, Rubus, Alnus, Riva-Valdobbia e Riva-Valsesia. Autunno 1857, 1891, 1895 (n. 29, 47, 1363). Illosporium roseum (Schreb.) Mart. Sul tallo d'una. Peltigera, Alagna-Valsesia (n. 369). Cylindrocolla Urticae (Pers) Bon. Sui cauli dell Urtica dioica (n. 300). Epicoccum neglectum Desm. Sulle foglie morenti di Atriplex patula, Alagna-Sesia. Ottobre. 1891 È (n. 1034). . : ar Trimmatostroma Salieis Corda. Sui rami secchi di Saiiz Capraea e incana, Riva-Valdobb. Aprile, Maggio 1858, 1892 (n. 92, 1260). ; i T. amentorum Bres et Sacc. sp. nov. Acervulis seu sporodochiis gregariis , ati. iih depressis, inaequalibus, aterrimis, rugoso-rimosis, duriusculis, 200- 300 p.; conidiis e basidio brevi eylindraceo pellucido catenatis, fu- soideo-oblongis, 3-5-septatis, non constrictis, raro 2-7-septatis, raris- sime septo uno longitud., 18-20 « 6-7, rarius 25-27 8-9, faligineis, Sull’apice delle squame degli amenti femm. morenti di Alnus incana, Riva-Valdobbia. Ottobre 1863 (n. 353). - Exosporium Tiliae Link. i Sui rami di Tilia europaea e T. grandifolia (n. 407, 475, 487. — + APPENDICE. | Selerotia. Su Myricaria (n. 120), Sali (n. 1303), Heracleum (n. 13901), — = Veratrum (n. 7, 59), Lycopodium Selago (n. 573), foglie varie (n. 147). — Lilium Martagon (n. 1123), Orchidee (n. 498), Populus tremula (n. 129s), Conifera (n. 317), Alnus incana (n. 1299), Chenopodium Bo- . nus-Henricus (n. 1302), Taxus baccata (n. 516), Sonchus alpinus | (n. 1361), Fagus (n. 799), Galeobdolon lutewm (n. 499), Pedicularis _ recutita (n. 1316), sulle botti (n. 792), Zinnia (1232). : n; uddupi ce Su tronchi vari (n. 258, 620), Rhododendron ferru- | gineum (n. 834), Larix e Sambucus (n. 804, 805). | arca lan cellare Pers. Su travi in cantina. (n. en Ozonium. Sull’Alnus viridis (n. 344). - lostroma. Su travi (n. 1289). — i ^T 3325 " seudoprotomyces. Sull’ Alnus incana (a. 142), Alnus viridis (n. L1, : = Cotoneaster (n. 44608). r ; : rinea et Gallae. Sull'Acer Pseudoplatanus (n. 1351, si Fagus (n. > | 165055, 285), Rubus (n. 12196), Cotoneaster (n. 30), Betula (n. pes FOX (n. 16605), Alnus viridis e incana = 16]»ís, 167065), L. NICOTRA S calendario di Flora dell’ altipiano sassarese. (colla Tav. VIII). è, 3 I dati empirici che rendono possibile la costruzione d'una fenologia scientifica, cioè la scoperta delle costanti o delle relazioni semplici esi- | stenti fra il tempo della fioritura e le condizioni che lo determinano, si raccolgono in due modi. Ora essi sorgono dall’analisi, che giace nella > ricerca precisa del tempo di fioritura di poche piante, fatta in diverse i circostanze di suolo e di clima, in altitudini e paesi differenti; ora da — quel procedimento statistico, che, senza serupolosa precisione di tal tempo, e senza analisi di tali circostanze, coglie l andamento risultante della fioritura di tutte le piante di un paese, calcola con approssimazione la a somma delle specie fiorenti nei varî mesi, e deduce dal calendario di x Flora le conclusioni generali, donde parte indi l'inchiesta d' una feno- logia scientifica. In questo secondo ordine di dati empiriei si ha quanto. è necessario allo intravvedimento d’una legge; poichè al difetto di quelle precise indicazioni e di quell’ i solamento di circostanze, supplisce il com- penso racchiuso nei grandi termini sommatorî, | che scansa gli errori in più e in meno, facendoli seambievolmente neü- . tralizzare, svela una parte, talora ragguardevole, di verità, spesso collima d coi portati analitici costituenti il primo ordine di quei dati, ed, ove l esperimento è impossibile, diventa l’unico metodo di ricerca. Cotal duplice via tiene pure la botanica geografica per sollevarsi alla + contemplazione di leggi. De Candolle vi si è innalzato difatti, mercè lo I studio accurato, minuto, completo delle relazioni geografiche relative a poche specie; e mercà i risultati offerti da calcoli statistici, eseguiti sopra un certo numero di ‘flore. La sola via dell’ analisi e dell’ esperi- - mento deve con ragione riuscire invalida a menarci alla scoperta d'una T che segue le vie medie, - legge, quando una serie svariata di condizioni influisce sulla variazione dell’ effetto da studiarsi, e quando qualcuna di tali condizioni sfugge . alla nostra presente esperienza. Ora la fenologia ha penato, più che non dovesse, a costituirsi come teoria, perché ha cominciato, e per certo tempo ha perseverato nell'idea che il calore fosse l’ unico agente, donde il fatto della fioritura delle : | piante avesse dipendenza. Oggidì però à assicurato, che altre forme di energia fisica influiscano su questo fatto ('); che T influenza stessa del ` - solo calore vuolsi riguardare in più modi (°); che gli antecedenti geo- logici entrano anche qui in funzione (^). Sicchè è stata consigliata una riforma delle ricerche fenologiche ; si è proposto un ordinamento à di esse, capace a condurci alla costruzione d’una plausibile teoria, me- . glio che una semplice diffusione ed un semplice allargamento dell’antico | processo; val quanto dire, si è mirato a una raccolta di dati più va- - levoli, meglio che più numerosi. (*). In Italia, ove non s'à fatto, mi sembra, alcun tentativo di fenologia scientifica, s'è cercato di ampliare la cerchia delle operazioni fenolo- giche, e il Ministero di Agricoltura vi ha grandemente contribuito. Ma . non credo che i risultamenti possano dirsi proporzionati allo zelo spie- | gatovi; anzi potrei affermare con coscienza, che la ricchezza delle os- servazioni raccolte è solamente illusoria, quindi assai lontana dal poter affrettare i progressi della fenologia. Però non pretendo io di apprestare notizie precise sul tempo di fioritura di molte piante (potendolo fare solo per pochissime); ma voglio qui comunicare quanto mi pare che sorga. ‘netto dalla considerazione di esso tempo, relativamente alla flora dei din- torni di Sassari, essendo utile che, iu tanta penuria di osservazioni (!) Cfr. p. es. Krasan, Ueber d» combinirten Einfluss der Würme und des Lichtes auf die Dauer der jährlich. Per. der Pflanz. (in Engler's Bot. Jahrb. III). () Tomascner distingue l influenza del calore oscuro non solo, ma quella del calore veniente dal suolo. (Cfr. Phänol. Rüchbl. in d. Umgeb. Brünns, in Verh. 5 d. Naturf. Ver. in Brünn 1890). ee (5) L’istesso TomascHEK afferma questa dipendenza. (Cfr. Studien üb. das Wär- iss mebediirfniss der Pflanz., i (* Vedasi O. DrupE, Anisitung zu phytophän. Beobachtungen, etc. (Dresden, 881 . í italiane, ognuno cooperi ad accrescere la somma delle notizie fen giche delle varie parti del nostro paese (1). È mio intento di tracciare la curva antesica, ossia la curva che segna l'andamento della fioritura in quella flora nel decorso dell' anno, mettendo - : essa curva in relazione con quelle che segnano l’ andamento dei due : fattori precipui, onde il fatto della fioritura è prodotto, cioè con la curva della temperatura dell’aria e con quella delle precipitazioni atmosferiche. A tal uopo ho profittato del mio soggiorno pressochè continuo in Sas- sari, e protratto per più di quattro anni; e vi ho atteso raccogliendo un gran numero di dati, che qui non esporrò tutti; poichè non ho in- - tenzione di compilare quelle liste di nomi di specie, che sogliono costi- tuire un calendario florale, ma di notare le risultanze, che conducono alla costruzione della curva antesica. Solo accennerò a qualche parti- colarità più. caratteristica, quando ciò servirà à coneretare meglio le idee. I dati meteorologici mi sono stati offerti da questo Osservatorio, | | e sono stati desunti da osservazioni durate per pià lungo tempo; poichè laddove le mie sono state fatte dal 1893 sino alla primavera ora de- - corsa (*), quei dati si riferiscono ad altri cinque anni pregressi, sicchè ‘abbracciano tutto un decennio. L’ altopiano su cui sorge Sassari ha una natura geologica, che trova riscontro in molti altri luoghi della Sardegna settentrionale : è costituito da una roccia calcarea miocenica or più or meno compatta, or più or meno mista ad argilla e formante così un suolo di marna calcare « + Salaire marnoso, che con tale variazione offre una prima. circostanza. (9 Sotto questo riguardo parmi che SE sia stata studiata la flora toscana L’ ottimo esempio di Giovanni ed Ottaviano Targioni Tozzetti è stato seguito A. un geniale scienziato era Pietro Cuppari, e eus dal prof. Teodoro br — . e: dal dott. Emilio Lévi | - (?) In essa e nel diens inverno vennemi fatto di osservare quelle moi triloba Viv. (L. pilosa Moris non Parl.), la Mentha viridis, la Crozo- di phora tinctoria, il Chenopodium ambrosioides, il Cyperus fuseus. ..A rilevare l andamento cronologico della fioritura di tutte queste | piante, ho distinto col Tomaschek (2) le ewerone, cioè quelle che presen- tano una ristretta durata del fenomeno, dalle acrone, cioè da quelle che ‘fioriscono quasi per tutto l'anno, e che quindi hanno un' importanza tutta | speciale nel determinare la fisonomia della flora. Le ho potuto esclu- dere dal calcolo dei numeri determinanti quell'andamento, senza alterare gran fatto le proporzioni fra le quantità diverse delle specie fiorenti E C. echinatus L., Poa trivialis L., P. bulbosa L. e var. vivipara , P. annua Lu = Scleropoa rigida Gris., Glyceria plicata Fr., Eragrostis pilosa P. B., Briza mari 7 . Pot : 3 p (') Questa singolare aracea era stata da me cercata invano sin qui nel sassa- | rese, quantunque ne supponevo la presenza dal modo ond’ essa è distribuita in . Sardegna. Non mi aspettavo però di doverla trovare finalmente in una stazione anto dissimile da quella di Olmedo, in cui l'avevo già abbondantemente raccolta, zB donde ne avevo spedito gli esemplari vivi al conte Martelli. - (9) Cir. Bemerk. zur Flora u. Fáuna des Winters. Brünn, 1881. Cistus corsicus, Y Erythrea grandiflora Biv., il Symphytum bulbosum In quest'anno mi è stato dato di aggiungere specie importanti al — ; allungare di troppo il presente scritto. Ho incorporato alle euerone le policrone, o piante fiorenti per un tempo più lungo di quello in cui fioriscono le eucrone, determinando, approssimativamente almeno, di quanti mesi si protrae la lor fioritura, e facendola figurare in ognuno di essi insieme alle rispettive ewcrone. Quelle policrone, che, per una durata assai maggiore del fenomeno biologico qui contemplato, si di- stinguono poco dalle acrone, figurano insieme con queste. Y Un'altra categoria di piante eredo abbia diritto a farsi distinguere nettamente dalle suddette: sono le piante rimontanti, che vorrei chia- - mare bicrone. ll fatto della rimontanza o del bicronismo è assai co- 4e spicuo fra noi, e la sua spiegazione è stata tentata; non saprei però con quanta felicità sia riuscita. Io ho potuto osservare, che una pianta. rimontante in un dato anno, non lo è costantemente in tutti; e mi pare probabile che il fatto derivi; dal concorso di una siccità maggiore ab tempo della prima fioritura (la primaverile), e di una maggior quanti di precipitazioni atmosferiche nel tempo della seconda (l'autunnale), con- forme ha sostenuto G. Jacob (1). E col bieronismo non è da confondersi un altro fatto straordinario, dipendente da una straordinaria brevità del periodo estivo; la quale fa succedere una contemporaneità di fiori- 5 tura, per piante abitualmente autunnali o primaverili. Questo fatto à à un derogazione all andamento ordinario della vegetazione nei paesi medi- - terranei; secondo cui l'estate induce, per la maggior parte delle piante n un arresto o un abbassamento d'attività palese nella vita vegetale; e quindi si avvera meglio una continuazione di fioritura dall’ autunno E alla primavera, anzi che dalla primavera all' autunno. È il contrario di quanto avviene fuori della zona assai bassa. e spiccatamente poi nella regione montana; dove, al contrario, c'è una brevità di periodo estivo o anche una scomparsa di esso (2). (1) Untersuch. üb. zweit. odat wiederholt. Blühen. Inaug. Diss., Giessen 1889. | (3) Ciò accade pure nelle altitudini basse, ma in via eco ce Las: AES | Acrone o soverchiamente policrone ho trovato il Ranunculus Ficaria, lAlyssum maritimum, la Diplotaxis tenuifolia, la Pistacia Lentiscus, la Bellis perennis, la Maruta mixta, la Thrincia tuberosa, il Sonchus asper, il S. oleraceus, il Taraxacum officinale, la Plantago Coronopus, la Borrago officinalis, il Solanum nigrum, il S. Dulcamara, il Lycium europeum, la Calamintha Nepeta , la Salvia clandestina, Y Euxolus deflexus, il Ricinus communis, lo Scirpus Savii. Esse passano in fiore per lo più dalla primavera all’ autunno; ma sia in questo caso, sia in quello della durata di loro fioritura lungo l’inverno, possono diventare . rimontanti; quando nell’ estate o nell’ inverno per ragione peculiari e non abituali, soffrono un decremento o magari un arresto temporaneo : del fenomeno. Così mi pare avvenga nel Lycium europeum più spesso, e nella Calamintha Nepeta; e questo fatto può avverarsi non solo in certi anni, ma anche in certe regioni, in certe stazioni, o forse anche in certi individui semplicemente. Ma decisamente bicrone ho trovato qualche Melilotus, p Ononis inæ- qualifolia, lo Scorpiurus subvillosa, il Lathyrus silvestris, qualche — Lychnis, il Poterium polygamum, la Reseda lutea, Y Helianthemum vi- ... ride, Y Althea hirsuta, qualche Raphanus, qualche Linaria, Antirrhinum majus, l'Acanthus, la Jasione, il Carduus pycnocephalus, lo Scolymus maculatus, il Ranunculus Philonotis, la Lonicera implexa, ecc. Poche sono le piante veramente polierone, ossia quelle che fioriscono | per circa una metà dell'anno; e sono più quelle che passano fiorendo dall’ inverno alla primavera, meno quelle che passano dalla primavera all'estate, meno ancora quelle che dall'estate passano all’autunno. Tutte . Queste piante entrano nelle somme mensili; delle quali ho calcolato la procentuale, dividendo per 7 (poichè sono circa 700 le fanerogame sulle . Quali volge il mio studio) le somme stesse. Queste procentuali sono espresse con le ordinate (fig. 2), inalzate dai punti, ove sta scritto il nome del mese corrispondente; sicchè la linea punteggiata, che passa per le sommità di tali ordinate, indica l'anda- | delle estati eventualmente corte o poco secche o poco calde): accade solo per i umide e fresche. nes dalla. iena ea di numeri, plia accanto aHa: figura ape / mentre sa "ind ie colonne sono di numeri, ehe in centimetri dàn medie mensili, Dalla! curva dibus a colpo d’ occhio, che il massimo grado del fenomeno della fioritura accade nel mese di maggio; e l’andamento è sensibilmente simetrico tra marzo e luglio; che il gl corrispondente al mese di febbraio è prossimamente uguale a quello e| corrisponde fra settembre ed ottobre; che finalmente il fenomeno man- tiene uguale intensità (la sua minima) in dicembre e in gennaio. Così raccogliesi come nelľ autunno non si abbia incremento veruno di essa intensità; cioè, come l'estate non importi un decremento tale, che r tunno segni rispetto ad essa un incremento: e come il fenomeno vað ; degradando lentamente in estate ed autunno, molto più lentamente che . non vada invigorendo al finire dell’ inverno. | me n l'andamento della curva antesica con la la e de 1) Lo Sraus troverebbe che a RUE aliezso pluviometriche la curva dell le tem- , peratura scade insieme a quella della fioritura. (Cfr. Die Entwickel. der Ve { ge ca iae Fiume's | in Math. und naturwiss, Mitth. d. Ung. AE, Wis 1876). im R 1 Wuidine biologico. Non vedesi niente di comune fra le specie invernali. Fra le autunnali spiccano due amarillidee appena, il Narcissus sero- | tinus, la Sternbergia lutea; e alcune ‘sepincole, l edera, la smilace, gli e Asparagus. Fra quelle che vengono in fiore in sul finire dell' inverno . eil cominciare della primavera, si ha una bella serie di piccole specie, che entrano nella formazione di quella somma di piante, cui il Sommier ha dato il nome di microflora; ed esse sono per lo più delle piante : murali. Tali la Draba verna, la Cardamine hirsuta, Y Arabis verna, lipeltis muralis, la Romulea ligustica, Y Allium Chamæmoly. Sono quasi sincrone ad esse per fioritura alcuni alberi: l’olmo, il lauro, i salici, mero di Fumaria e ea presi Finibuanto fra le ER estive si conta (è solita cosa nei nostri climi ) una serie grande di ombrellifere e di composte dei generi: Eryngium, Aegomarathrum, Erigeron, Phagnalon, Carlina, Carduncellus, Cynara, Cirsium, Ono- . l | ordon, Eupatorium, Lampsana, Lactuca; si contano tutti i Verbascum e certe dipsacee; un certo numero di piante igrofile, come il suddetto Eupatorium, certi Epilobium, certi Lythrum, le Mentha, qualche Eu- phorbia, la Potentilla reptans, parecchi Juncus; talune piante sepincole, . come la Clematis Vitalba e la Cl. Flammula; ruderali, come taluni — Chenopodium ed , Atriplez, il Lepidium graminifolium, Y Heliotropium — eur CDM; rupestri, come il Dianthus Arrostii, varii Sedum, Y Odontites : lutea, la Stachys germanica, il Thymus ee le Statice, r Urginea À _undulatifolia e via dicendo. . In qualche paese si è constatata una HUMANS nb dents nella successione dei colori proprii della maggior parte dei fiori sineronica- mente comparsi; in Inghilterra ci sarebbe, secondo A. Buchan, una tendenza, se cui bores colori d DN di quar: dee do rn Echinophora, Feeniculum, Pastinaca, Pulicaria, Inula, Eschenbach, ‘come dicono i pittori (1) Io non ho potuto accorgermi di cosa simi- gliante presso noi. Ben è vero, che quando una specie, o più, con fiorì y d'istessa tinta, dominano in una stazione, e fioriscono sincronicamente, può in essa stazione seguire una tinta all’ altra nettamente. Così, sotto - +A gli ulivi vengono, nella primavera, in fiore prima la Linaria triphylla, — " indi i papaveri, ehe formano ivi un tappeto continuo; nell'estate i Daucus, poco appresso il finocchio; nell’ autunno la calendola arvense, P Inula viscosa, la Diplotaxis tenuifolia. Perciò alla tinta variegata succede la rossa, e a questa la bianca, che a sua volta vien surrogata da una tinta gialla. E questa tinta è in autunno, che generalmente prevale in tutte le sue tonalità: dal giallo dorato del Ranunculus - 1 bullatus, dell’ Odontites lutea e dell’ Inula predetta, della ealendola, al 1 solfureo della predetta Diplotaxis, al verdastro del finocchio, dell’ edera, | à dell’ Euphorbia Pithyusa, al biancastro della Daphne Gnidium. Queste ! coincidenze e questi predominii varranno certamente a sviluppare le T abitudini di particolari insetti, e a promuovere le relazioni mirabili, che intercedono fra essi e il mondo vegetale. rps Agosto 1897. (!) On the flowering of Spring Plants mene Trans. and Proc. of the Bot. Soc. i of Edinb. xD. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VIII Fir kt L altipiano sassarese e i suoi dintorni (dalla carta di Lamarmora iu. 1 : 250, }. _» 2* Curve dell'antesi, della temperatura e della temperatura durante l'anno. i NOTERELLE BOTANICHE DALL'AFRICA MERIDIONALE — 339 K. DINTER — — NOTERELLE BOTANICHE DALL'AFRICA MERIDIONALE I. Crediamo di far cosa grata ai nostri lettori, pubblicando la seguente traduzione d'una lettera, scritta dal sig. K. Dinter al Comm. T. Hanbury, _e che da questo ci venne gentilmente comunicata. Il sig. Dinter si è | recato vari mesi fa, nei possessi germanici nel Sud-Ovest d' Africa, e precisamente nel distretto conosciuto col nome di Lüderitz-Land, per . ub'impresa agricola: e si è proposto di studiare le piante di quelle eontrade non solo dal punto di vista pratico, ma anche scientificamente. a Le brevi note botaniche date nella sua prima lettera non sono senza 3 interesse per la Biologia vegetale, ed anche per | Orticoltura che da quei paesi potrà ancora certamente aspettarsi ricca messe di piante nuove e degne di coltivazione. ! Inachab presso Keetmanshoop, 14 Agosto 1897. Egregio Signore , . Ella avrà ‘aspettato più sollecitamente una mia lettera: ma ho pensato di sciverle soltanto allorquando fossi giunto alla mia meta; e non vi sono arrivato che il primo del corrente mese. Approfitto dell’ opportu- tà che il sig. Gesserts parte domani per Lüderitzbucht, per spedire e col suo mezzo questa mia. Qui non abbiamo una buca per le lettere . ad ogni augolo di strada: ma ci vuole una cavalcata di 35 ore fino a . Keetmanshoop per ricevere o per impostar delle lettere. In Swakopmund ho trovato appena un momento per iscrivere due parole ai miei parenti, malgrado che fossimo a terra per dodici giorni, per lo sbarco di merci: ma ero tanto occupato coll' erborizzare nel letto | del torrente Swakop, col far asciugar carta, cambiar cuscinetti, collo scrivere etichette, da non trovar nemmeno il tempo per le visite che - sarebbe state opportune di fare agli impiegati ed ai commercianti. Però la mia opera laggiù è è stata coronata di buon successo: vi ho raccolto circa | 140 specie in fiore o frutto; di cui parecchie mi sembrano nuove. Ella “ X le vedrà, quando il prof. Schinz ne darà l'elenco nel Journal of Botany. r Sono salito nel letto dello Swakop, in compagnia di un soldato, per circa 16 chilometri, perchè desideravo di vedere l’ albero chiamato Ana tree, una specie d’Acacia. In luoghi molto paludosi del letto di quel - torrente cresceva in quantità una specie d’Apium che mi pare di I indubbiamente il nostro Sedano comune d’ Europa. Un viaggio di 405 ore mi portò a Walfishbay, porto naturale molto | ben difeso, ma assai invaso dalla sabbia. Lo stabilimento è collocato in un posto ancora più desolato che Swakopsmund. Feci una passeggiata a Sandfontein (Fontana di sabbia), dove trovai | la curiosissima Cucurbitacea Acanthosicyos horrida, pianta di un bel | verde intenso, ma senza foglie, e spinosissima, con rami eretti Bk ` tezza di circa quattro piedi, ora appunto ornati di bocci, di fiori e di frutti in tutti gli stadî di sviluppo, i più avanzati, grossi come una | 1 testa, tutti coperti di spine brevi, grosse, carnosette. E pianta perenne, che vive nelle sabbie le piü sterili, e cresce rigogliosa con un po' di i E rugiada! Il sig. Berger forse ne avrà già ricevuto un campione dal prof. Schinz. Del resto non trovai altro in Walfishbay, eccettuata, come erbaccia, la comune Nicotiana glauca — e questa in quantità EC dinaria; anche alla foce del Swakop. : a Altre 35 ore ancora di viaggio, ed arrivammo a Lüderitzbucht. Sulle. E. prime apparivano soltanto rocce brune, nude, senza ogni vegetazione - — almeno a giudicare a distanza di un miglio dalla spiaggia. Ma ar- 4 rivato a terra fui sorpreso a trovare in ogni fessura delle rocce grani- — tiche delle forme fra le più curiose del mondo vegetale, tanto interessanti che mi trattennero in quel posto per dieci giorni. Tutte le rocce intorno alla Lüderitzbucht formano insieme un’ enorme « rockery » per suc- culente. Vi sono tre specie di Pelargonium a fiori molto graziosi; circa dieci specie di Mesembryanthemum, due specie di Crassula, una Septas, un Sarcocaulon (Schinz nella sua opera eccellente sulla Flora di queste regioni lo dice S. Burmanni, ma è una forma affatto diversa), aule SOR | NOTERELLE BOTANICHE DALL'AFRICA MERIDIONALE A PIG $ ; 3 | ! # | phorbia, mezza dozzina di Zygophyllacee, un’ Ombrellifera frutescente, tre Composte a fiori gialli, colle foglie carnose e bianco-tomentose; una Gramigna piccolissima, succulenta (!), Aristida subacaulis — ed inoltre una quantità ancora. di piange interessanti, di cui non so per ora i nomi. La Crassula lycopodioides, ch’ Ella ha anche alla Mortola, è piut- _ tosto comune qui. Credo di non andar errato a credere affatto nuove la Septas, un cu- riosissimo piccolo Mesembryanthemum, ed un’Asclepiadea strana (della vicinanza delle Stapelie), perché sono così meravigliosamente adattate alle rocce che le circondano, che soltanto un occhio molto esercitato può scoprirle. Sono curioso a sentire che cosa ne dirà Schinz nel Journal of Botany. Gli ho mandato una grossa cassa con 18 specie, in nume- rosi esemplari, tutti viventi; e sono sicuro che la grande maggioranza d'esse sarà arrivato in perfetto stato a Zurigo, malgrado ch'io abbia potuto adoperare come materiale d'imballaggio appena un po' di paglia e di ritagli di legno. ll viaggio nel carro tirato da buoi, da Lüderitzbucht ad Inachab, per 16 giorni, per me fu addirittura un viaggio attraverso un paradiso | (ehe veramente per altra gente ragionevole sembrerebbe un deserto). Ammetteró che il viaggio dei primi tre o quattro giorni, attraverso le alte sabbie infinite, sia veramente orribile per la maggioranza degli uo- mini: ma in seguito il paesaggio e la vegetazione diventano sorprendenti per ricchezza e variazione. Non ho potuto raccogliere forse che la metà delle piante che vidi in fiore; eppure quando arrivai qui, avevo riunito più di duecento specie; e pensare che ora siamo nel mezzo dell’inverno! Trovai le prime piante di Aloe dichotoma, la più speciosa forma di tutto | il genere, nella vicinanza del passo di Tschirub. È un albero alto in- cirea 15-20 piedi, col tronco che raggiunge alla base sovente un dia- metro di due piedi; laddove si dipartono i primi rami, ha ancora un piede di diametro. Le mando dei semi di questa specie, che è assai scarsamente rappresentata in Europa. A Gubul, all'altezza incirca di 1100 metri, quanta non fu la mia gioia a trovare Sutherlandia frute- | scens, Aloe striata e due altre Aloe che non conosco, pói una Crassula (forsa nuova) che cresce soltanto nei posti dove il sole non penetra mai! % K. DINTER Poi due specie di Senecio della sezione Kleinia, Cotyledon orbiculare ed un’altra specie molto curiosa di Cotyledon, con foglie simili a quelle d'una Kleinia, e che cresce sopra rocce umide. Circa Gubub ho notato circa sessanta Composte frutescenti, ogngna degna d’essere introdotta nei giardini dell'Europa meridionale. Al di sotto di rocce sovrapendenti osservai le foglie piccole, apprese al suolo, di una Masonia e quelle lar- ghe d'un Zaemanthus; poi un solo esemplare fiorito d'una bella Antho- x lyza che è molto simile alla A. Schweinfurthi, e due specie di Stapelia che ora sto coltivando qui, finchè saranno fiorite, e che Le manderò al- lora, insieme agli altri succulenti che ho raccolti strada facendo. A Zachanabis incontrammo esemplari enormi di una pianta ch’ Ella sempre desiderava di possedere: Aitonia capensis, arbusti o quasi al- beri coi fusti grossi alla base persino 18 pollici; e qui ad Inachab ne ho quattro belli esemplari della stessa specie proprio avanti alla mia finestra. Nella Valle Ugam ho trovato l'esemplare più grosso di questa pianta, che è forse il più bello fra gli arbusti africani: e questo portava nientemeno che sette cespiti adulti di vischio — cioè una specie che somiglia molto al nostro Viscum album, ma è più delicata in tutte le parti, e porta bache gialle, non bianche. Migliaia di frutti maturi, che erano caduti, si trovarono agglutinati alla scorza dei rami più bassi; e potei osservarne tutti i stadii di germinazione, senza che vi fosse oc- corso l'intervento o aiuto di uccelli. Vidi pure un buon numero di quelle bache germogliare sul fusto verde della stessa pianta madre del vischio. Due bellissime specie di Loranthus sono comunissime sopra l' Acacia de- tinens (chiamata dagli Olandesi « Waart een beetje », cioè « Aspetta un poco »), sulla A. horrida, sulla Parkinsonia ed altri arbusti, I fiori - di quei Loranthus sono molto somiglianti a quelli d' una Lonicera; € qualcuna delle Acacie à tanto caricata di questi parassiti da restarne schiantata. L’ Acacia horrida, dove vive in gran copia, soffre molto per l’attacco del bruco d'una farfalletta (come i nostri peri): ho trovato dei tronchi grossi un piede e mezzo, convertiti addirittura in segatura, fino all'at- tacco dei rami. La bella Acacia Giraffae (« Kameeldoorn ») invece pare non abbia dei nemici così pericolosi come la specie ora menzionata (il NOTERELLE BOTANICHE DALL'AFRICA MERIDIONALE | « Doornboom »), almeno non fino a quel punto. I suoi frutti hanno una forma così curiosa, da non poterla confrontare con alcun’altra specie di Acacia: i semi, piuttosto grossi, sorio disposti irregolarmente in una polpa spessa, farinosa. I buoi sono molto ghiotti di cotali frutti; e ne consegue che dovunque nella terra coltivata si usa letame bovino, na- scono a migliaia le piantine di Acacia Giraffae: — così, p. es., qui ad Inachab. È comunissimo qui, sopratutto lungo le rive de’ torrenti, un albero della famiglia delle Ebenacee, Euelea Pseudebenum, con rami sottili, graziosamente pendenti, e con bache nere nelle ascelle fogliari: il suo legno, perfettamente nero e molto duro, potrà diventare un giorno un buon articolo d’esportazione, qualora riuscissimo d’avere la ferrovia, da tanto tempo promessa, fra Keetmanshoop e Liideritzbucht. Molti kilometri quadrati intorno a Inachab sono letteralmente coperti d'una Euphorbia, appartenente allo stesso gruppo come E. Schimperi ed E. rhipsaloides, e che somiglia a delle scope enormi. La corteccia verde di queste brutte piantacce è coperta d'una specie di cera vegetale (forse piuttosto d'una Cocciniglia cerifera? [Nota del traduttore]) che si può raccogliere facilmente. Anche questa potrebbe diventar più tardi una sorgente di guadagni per un coltivatore intelligente. I semi di Eriobotrya Japonica, che raccolsi poco tempo prima di la- sciare La Mortola, sono ora in germinazione, la maggior parte però dei semi arrivò qui disseccata e morta. Ho seminato anche una quan- tità considerevole di Ailanthus glandulosa, per usarne come albero pro- | tettore (coll'ombra sua) per altre culture, come legname e per dare, se |, fosse possibile, le foglie da mangiare al bestiame. Più tardi Le scriverò dei risultati ottenuti coi semi della vite, e di altre osservazioni che farò am mesi venturi: ora mi pare d’aver abusato abbastanza della sua pa- zienza. K. DINTER. ©, Oi ripromettiamo di far conoscere ai nostri lettori anche ulteriori let- tere del sig. Dinter. .O. PENZIG. y n giorno 8 Settembre è stato insugurato con pubblica festa ı un monumento à Minero arn d nella sua cittadina nativa Crevalcore. Ci een did: simi numeri. E morto, il 7 Agosto, il prof. GAETANO ini Coadiutore alla Cattedra di vd Botanica nella R. Lera di Napali, (autore di numerose memorie ER su em di Biologia pue | E. Russow (Direttore dell'Orto Botanico di Dorpat ; E. Fick; P. B.L. Ventor È G. Beneat in Giamaica. s sizione "W'Órticulints di ba dd ‘primo premio govemativo, cioè una { | medaglia Co per le: sue guae di duo ; al peo d da lui lasciato (Direzione dell Orto 0 Agrario di Varsavia) è è stato chi a 18 dl me cia ) o Ah f ‘Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. - ber um Malpighia-Vol XI — Tav MIL, e 4. 8. 2 YA Á i: (C EX S N (e o AM NA =, MOSS À Ji Ig py T Eo i D. 1T. N J N M à 5 NH | IN 7 ; NU RN an 6, GILLI Y TURAE NCAA TU da D TATA CAS A fr le: = La Az d SE DATA u NNS EO 2 ASTA SL STEVE = A | Near ER LIT, 3 w E04 ar OX Fur SONA r5 j UE : FCavara-del ee Malpighia Vol. XI. Fig. T | E v ec a Sa Palada = a p. da MALPIGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogl di stampa meno, corredati, secondo il Sogi ps tavole. i abbonamento annuale importe 1 f , pagabi ili all Vie intiero volume annuale. si 36 fogli à in ge con circa ES in vendita al prezzo. di È. 30, | A x RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA -DA Prof. all’ Università di Genova A. B TA Prof. all’ Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma E. Anno XI, Fasc. IX-X (con Tav: VH, IX e X) $ MARCELLO MALPIGHI 1 627 -1604. | ©: GEN | ^ TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO - (YA. Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche. di Morfologia della cellula — Dott. O. Krucn (R. Istituto Botanico di Roma). v AM Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. Prrorra (R. Istituto Botanico di Roma). Trattati — Prof. 0. Marrmoro |(R. Orto Botanico di Bologna). Organografia, Organogenia, Teratologia — Prof. O. Penzio (R. Orto Barani di ` Genova). s Fisiologia — Prot. R. Prorra. $85. Tecnica microscopica — Prof. A. Pori (R. Istituto Tecnico di Bobina E 4 10 Patologia — Dott. U. Brizi (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). x S Biologia — Prof. A. Borzì. c Fitopaleontologia — Ing. Crertet (R. Istituto Botanico di an Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccanno (R. Orto- Botanico di Wes | Botanica forestale ed industriale — Prof. R.F. SOLLA e Scuola Forestale di i Vallombrosa). ` i Botanica medica — Prot. C. XV ErTA (R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — ©. Sprenser (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d' Italia — St. Sommier (Lungarno Corsini 2, Firenze). Pteridofiti — Dott. A. Barpini ‘(R. Istituto Botanico, Roma). | Muscinee — Dott. U. Briz. . - Epatiche — Prof, €. MassaLON60 (Univ. di Fon Licheni — Dott. A. JarrA (Ruvo di Puglia). Funghi (Sistematica) — Prof. P. A. RTS (R. Orto Botanico di Pato) Funghi (Piologia e Morfologia) — Prof. O. MATTIROLO.: ; Alghe marine — Prot. A. Piccone (25 Via Caffaro, Genova). È a Ms Alghe d'acqua dolee — Prof. A. Borzi — (R. Orto Botanico di PR Bacteriologia — Dott. L. Buscanioni (R. Or to Botanico di Torino). E PALIO 5 Siguori Autori sono responsabili di quanto è stampato nelle loro memorie originali. P. MILAN O 0. Studi sulla flora briologica del Lazio del Dott. UGO BRIZI l. Notizie storiche. l lavori di sistematica che si occuparono finora dello studio dei Muschi Romani non contengono, per lo più, se non aridi elenchi di nomi, senza diagnosi, senza osservazioni relative alla distribuzione geografica. Il primo, tra questi elenchi, non tenendo gran conto dell’accenno che fa il Thiébaud ('), a causa specialmente della incertezza usata nella deno- - minazione, delle poche Briofite raecolte nei pressi di mad Circello, è quello del Maratti (?). . Il Maratti, nel 1822, nel secondo volume della sua Flora Romana, cita un lungo elenco di Crittogame, tra le quali un certo numero di Muschi, fra cui anche il Licopodio, coll antica nomenclatura Linneana, e de- ; scritti in modo, che è impossibile accertarsi, talvolta neppure approssi- mativamente, della s'nonimia precisa, senza indicazioni specificate di luogo, diguisachè l'elenco del Maratti ha poca importanza dal lato briologico ed ha un certo interesse soltanto storicamente. | Dopo il Maratti nessun'altra memoria venne pubblicata, fino al 1831, E nel quale anno la contessa Fiorini-Mazzanti pubblicò la sua Briologia i3 Romana WE nella quale annoverd 61 specie dei Muschi più frequenti . Paccolti nei dintorni di Roma e presso Terracina, ma quasi sempre la località precisa non è specificata e solo generalmente indicata; il cata- - (*) Tarénaun pe Berneaup Arsène, Coup d'oeil historique, agricole, botanique e "etin iin sur le Monte Circello. Paris 1814, p. 39. .&) Manarn, Flora Romana, tomo II, p. 395-419. Roma. Belskuces, 1822, m Frorım-Mazzanrı contessa ELisaserta, Specimen Bryologiae Romanae. Roma 831 33. Malpighia, anno XI, vol. XL UGO BRIZI logo stesso poi contiene numerosi errori di sinonimia e di alcune specie - le diagnosi sono imperfette e soventi volte anche errate. Dieci anni dopo, nel 1841, la stessa Fiorini-Mazzanti ristampó a Rom una seconda edizione della sua Briologia Romana ('), e in essa portò il numero delle specie a circa il doppio, che non nella prima edizione; corresse molti errori della memoria antecedente, ma altrì pure di nuovi, e non meno gravi, ne commise. | I due suindicati lavori della contessa Fiorini-Mazzanti hanno certe mente grande valore pel tempo in eui furono scritti, ma comprendono - i troppo poche specie, le diagnosi sono troppo imperfette, errate, ed hanno il gran difetto di non tener conto dei caratteri differenziali ne- cessari, tratti dagli organi sessuali, della monoecia o dioecia delle singole specie, e di non presentar mai allo studioso una guida ed = orientamento, almeno approssimativo, per la classificazione. Inoltre le località sono mal precisate talchè il più delle volte è m possibile la ricerca anche per pecie sides e le specie annoverato” geografia boda. un'idea della briologia Romana, perché raccolte m luoghi, naturalmente, accessibili ad una donna, o dentro la città, o nel e ville nei dintorni. ' La denominazione poi di romana alla sua Briologia, è intesa dalla Fiorinì Mazzanti a seconda degli antichi confini dello Stato Pontificio ; o Romano, che comprendeva parte dell’ Umbria, il Piceno, la Roma- gna, ecc.; ond'é che molte specie sono raccolte fuori dei confini natu- rali della provincia di Roma, cioè del Lazio, come quelle indicate alla caduta delle Marmore, in montibus Humbriae, al lago di P iediluco s | nel Piceno, presso Camerino, ecc.; questo inoltre assottiglia di molto a già tenue numero di specie (120), che la Fiorini-Mazzanti indica come e raecolte in tutto il territorio dello Stato Pontificio. 3 Dal 184i fino al 1869 non troviamo alcun accenno a lavori. briolo- | gici riferentisi al territorio Romano. STUDI SULLA FLORA BRIOLOGICA DEL LAZIO Nel 1869 apparve la immortale opera del De Notaris (1), nella quale però sono riportate le specie già indicate dalla Fiorini-Mazzanti, più Sieure perché vagliate e rivedute dall'illustre crittogamista, il quale, pi prima di tener buone le indicazioni della Fiorini-Mazzanti, ne ristudiò Y Erbario, come ne fan fede le correzioni autografe ivi esistenti. Aggiunse il De Notaris nell’ Epilogo alcune poche specie alla Flora briologica Romana a lui comunicate dal Fredrichsthal, del quale già una specie aveva citata altrove (°). dal Vahl, dal Chierici, e alcune po- chissime da lui stesso raccolte. Valga poi per l' Epilogo quanto dissi per la Briologia Romana della Fiorini-Mazzanti, riguardo alla delimitazione dei confini naturali, giacchè anche ii De Notaris comprende come territorio Romano, tutto l’ antico Stato Pontificio, fino alla Romagna compresa. Nel 1877 apparvero alcuni Elenchi di Muschi ed Epatiche della con- i tessa Fiorini-Mazzanti (5), come appendice alla sua Florula del Colosseo, i quali hanno poca importanza dal lato briogeografico, perchè ristretti alle poche specie che vegetano sui ruderi del Colosseo, tra le quali però NATIA RI Cs una specie è assai interessante, il Bryum canariense. | Nel 1882 il Marchal (*) pubblicava un piccolo Elenco di Muschi’ ràc- colti in Italia, e fra questi, tre comunissime specie raccolte entro Roma; | cito questo ao per l’ esattezza bibliografica, e non già perchè abbia | alcuna importanza. . Nel 1884, apparve un kapora lavoro dei signori Bottini e Venturi, | consistente in un Elenco critico e ragionato di tutti i Muschi d’Italia (? 5); «ma pro territorio Romano quei nulla vi è aggiunto, ims i predetti © De es S. Epilogo della detis Italiana negli Atti della R. Uni- versità di ‘Genov PE De vinta a Keen Masern in Italia hucusque cognitorum. Torino p Bora contessa ELisanetta, F/orula del Colossso a Atti del- l’Academia pontificia dei Nuovi Lincei, tomo XXVIII. . (*) Mancuar Eu, Liste de Mousses récoltées en Savoie et en latie in Bullet. Nee. Royal. du Belgique, xd 2.me p, (Séance 4 Maj 1882). (5) Borrm A. e Venturi G., Enumerazione critica dei Muschi italiani negli Atti della Società Crittogamologica italiana, vol. III. Varese 1884. UGO BRIZI autori non riportarono che le specie indicate dal De Notaris, ed alcune altre dimenticarono. Nel 1887 il Bottini, riferendo al Congresso di Parma (') sullo stato delle cognizioni briologiche della provincia Romana, la diceva, senza aggiungere alcuna specie, terra poco meno che ignota, e nella statistica briologica pubblicata nella Relazione, indicava il numero di 166 specie, comprendendovi le Marche, il Piceno e l'Abruzzo; è chiaro per conse- guenza che il numero di specie raccolte nel territorio laziale indicato dalla Fiorini-Mazzanti (120) nel 1841, non era nel 1887 aumentato di molto. Nel 1888 il Macchiati pubblicò un Elenco di pochi Muschi raccolti nel Viterbese (?), seguito da un altro piccolo elenco pure del Viterbese (°), negli Atti della Società dei Naturalisti di Modena; elenchi non molto importanti per la scarsezza delle indicazioni, e perchè sonvi indicate soltanto specie comunissime, e delle poche rare ivi indicate non sono molto sicure le determinazioni. Nel 1889, dopo le prime ricerche briologiche nella campagna Roinatia, pubblicai io stesso (4) un piccolo numero (20) di specie nuove per la regione, nel 1890 un altro elenco non molto numeroso delle specie più frequenti nelle parti montuose (^), e nel 1891 un altro catalogo di 30 specie nuove per il territorio (*). Negli anni successivi, salvo qualche accenno a qualche altra specie, in alcune altre mie pubblicazioni (7) e a un saggio sulle briofite fos- (!) Borrisı A., Relazione al Congresso di Parma, ibid. Varese 188 (?) MaccHiaTI, n: di una escursione bolanica alla Lig nel gruppo dei Cimini in Nuov. Giorn. Bot. Ital, vol. XVIII, p. 157, (3) MaccHIATI, Prima contribuzione alla flora del Viterbese ‘negli Atti della Società dei Nat. di Modena. Mem. orig., serie III, vol. 888. (*) Brızı U., Muschi nuovi per la provincia di Roma in n Malpighia, Anno III, vol. III, p. 88. Genova 1889. (5) Prrorra R., Terracciano A., Berzi U.. Flora Romana nella Guida della provinciati Roma del Club Alpino abbi da E. Abbate, cap. IV, p. 171 e se- guenti, 18€ (5) s U., Appunti di Briologia Romana in Malpighia, Anno V, vol. V, p. 88.{Genova 1891. (7) Brızı U., Note di Briologia italiana in Malpighia, vol. IV, fase. V-VI, inn fasc. E 1892. È Reliquine Notarisianae. I. Muschi in Ann. R. Istit. Bot. Rom., vol. V, STUDI SULLA FLORA BRIOLOGICA DEL LAZIO re o. sili (!) romane, non comparvero altre memorie relative alla Briologia la- ziale. Nello scorso anno ne furono pubblicate altre due, una mia (?) che é un saggio di una monografia di uno dei principali generi, l’altra che è un semplice catalogo (*) di una ottantina di specie le più comuni, raccolte nei dintorni immediati di Roma e sui monti Ernici dal sig. Beguinot. La presente memoria, scritta dopo moiti anni di ricerche briologiche, è frutto di accurate indagini, ma non ha la pretesa di essere una monografia completa: troppe lacune esistono che altri dopo di me, se non potrò farlo io stesso, completerà; ma, se non altro, questo saggio servirà di guida per ottenere in avvenire una flora briologica completa della vasta e bella provincia di Roma, specialmente quando saranno migliorati i mezzi di comunicazione colla parte più montuosa che è la più interessante e la più ignorata. La memoria si compone di una prima parte generale nella quale sono esposte alcune considerazioni e molti fatti relativi alla distribuzione geografica delle Briofite in tutto il Lazio, specialmente riguardo alla natura geologica e mineralogica del substrato, e all'altitudine; e poi da un brevissimo riassunto topografico per dare un'idea della fisionomia briologica propria dei diversi gruppi montuosi. Segue poi un quadro ana- litico in forma dicotomica dei generi per permettere la determinazione anche ai principianti in siffatto genere di ricerche, redatto in modo da dare la preferenza ai caratteri del sistema vegetativo per la più age- vole determinazione delle forme sterili. Alla chiave analitica segue la parte speciale coll’ elenco ragionato delle famiglie, generi e specie della Flora laziale: e ciascun genere è (1) Barzr U., Su alcune Briofite fossili in Bollett. Soc. Botan. ital, 1893 (Sed 8 Ging.) (%) Brızı U., Saggio monografico del genere Rhynchostegium in Malpighia, vol. 1896 : (8) Hader À. sos: contribuzione alla Briologia romana in Bollett. Soc. Botan. ital, 1807, X UGO BRIZI preceduto dal quadro analitico delle specie e di ciascuna specie, data — una brevissima frase diagnostica differenziale, è indicata la località, E l'altitudine, le principali forme o varietà e, quando, sia il caso, qualche : particolarità relativa alla distribuzione geografica e alla biologia. | Debbo ora eompiere il grato dovere di rendere sentite grazie al mio illustre maestro prof. Romualdo Pirotta, per la solleeitudine e la cor- A tese benevolenza usatami nel mettere a mia disposizione gli erbarî, i A libri e tutto il materiale che mi occorse nel presente lavoro che ora pubblico, sebbene troppo incompleto, eseguito durante gli anni che ebbi l'onore di frequentare l'Istituto Botanico della R. Università sapiente- mente diretto dal prof. Pirotta stesso. i di Il. Distribuzione geografica dei Muschi nel Lazio D = " » ie URNA i T; Ty ADR e cause che la determinano. I. M DISTRIBUZIONE SECONDO LA NATURA FISICA DEL SUBSTRATO. La natura del substrato sul quale vivono i Muschi ha grandissima. = importanza nella loro distribuzione geografica; su tale argomento esporrò _ alcune brevi considerazioni prima sulla influenza che esercita la natura fisica e poi la natura chimica o mineralogica del substrato stesso, in re- lazione alla diffusione delle singole specie. E La massima parte dei Muschi ha un substrato quasi sempre ben de- xd finito e che nella maggior parte dei casi non abbandona mai, quindi, — à seconda della presenza o assenza di un dato substrato, puà variare — notevolmente la fisionomia briologiea di due tratti di paese, anche — soventi volte vicinissimi; perciò è, ad esempio, così diversa la flora briologica del gruppo dei Monti Laziali da quella del gruppo di Monte | Gennaro. vd Le specie esclusivamente arboricole (Cryphaea, Leucodon, Lepto- don, ecc.) mancano o sono assai rare nella più gran parte del gr uppo del Monte Gennaro perché quasi sprovvisto di vegetazione arborea la DE x quale invece è abbondante sui colli laziali dove per conseguenza sono ^ di. - frequenti le specie arboricole. PNE Lo studio dell' influenza della natura fisica del substrato dei Muschi | sulla loro distribuzione geografica come del resto lo studio di tutte le cause che contribuiscono a regolarla, è un po’ più difficile che non sembri n à prima vista, nè è facile trarne le leggi che la governano giacchè troppo T complesso è il numero dei fattori che vi contribuiscono e non sempre . 6 facile attribuirne le variazioni che si osservano all’ uno piuttosto che Occorre perciò limitarsi ad osservare dei fatti dai quali solo di rado - ud si possono trarre delle conclusioni generali, giacchè è meglio non trarre ‘alcuna conclusione che trarne di quelle come altri ha fatto (*) le quali, non basate sui fatti e partenti da idee preconcette e da formole pre- E presentano ad our piè sospinto patenti ed evidentissime con- . traddizioni. | Il substrato nel quale i Muschi vivono, -considerato secondo la sua s natura fisica, si può ridurre a T€ tipi, cioè: humus, acqua, roccie | e tronchi d' albero. i Questi quattro tipi però sono propri di poche specie soltanto le quali ; fuori del substrato loro preferito raramente si rinvengono; è però ben _ difficile nella maggior parte dei casi stabilire nna differenza netta e precisa fra i quattro tipi di substrato suaccennati, tipi che sono invece stabiliti come immutabili da quasi tutti coloro che scrissero, per altre Tn regioni, di briogeografia. y Infatti è chiaro che è ben difficile stabilire un limito netto È specie humieole e specie saxicole (col primo nome sono chiamate da tutti gli autori le specie viventi sull'humus e saxieole invece quelle viventi Sulle rupi) quando si consideri che tra i Muschi, qe specie | 0 Riu. L, Die Thüri ringer PLA ‚se und ihre rend Verreitung in Mie d. Senkenbg. uaturt. t sete Fraukfurt a/M, 1875. scono un vero humus. muschi acquatici e muschi terrestri, quando si consideri che anche le mai libere e natanti nell'aequa (tra le Briofite alcune Epatiche soltan UGO BRIZI ; Dp. (Ortotrichum saxaiile, Seligeria calcarea, ecc.) sono veramente sa vivono cioè sulla nuda roccia attaccate ad essa come i licheni e che anche la maggior parte dei così detti Muschi saxicoli vivono invece crepacci, talvolta piccolissimi, e nelle fenditure delle roccie, ripiene però — di terriccio formato dalla roccia stessa già frantumata e decomposta dalla precedente azione distruggitrice di altri vegetali, in particolar : modo dei Licheni, misto con avanzi organici, Come stabilire inoltre un limite netto tra specie humicole e trunei- cole (') quando per esempio si consideri che la maggior parte delle specie che son ritenute esclusivamente arboricole (Plagiothecium silesiacum, traphis pellucida, Dicranum montanum) vivono bensì sui tronchi d'albero, ma decomposti o putrescenti, od alla base di essi, col sistema vegetativo in parte sull’ humus formato dagli avanzi putridi dello stesso tronco, e in parte sullo stesso tronco, e spesso vivono parte in terra e parte ar - rampicati sul tronco o sulle grosse radici degli alberi? Questo fatto è comunissimo sul Monte Cavo, appiè dei castagni, do è facile osservare come si comporta in proposito il Plagiothecium sile- siacum del quale non è certo facile asserire se sia specie humicola € truncicola. E Anche altre specie di Muschi (Orthotrichum affine, diaphanum, eee.) indicate come arboricole, trovansi bensì sugli alberi viventi, ma in qu i soltanto a corteccia rugosa, fornita di screpolature ripiene di terrice formato di polvere e terra portata dal vento. dalla pioggia e d’ avanzi P. della stessa corteccia, di licheni o di Muschi preesistenti, che costitui- Altre specie (Rhyncostegium rusciforme, Amblystegium irriguum, sono indicate come specie acquatiche, s'incontrano invece spesso | terriccio lungo i ruscelli con metà del loro sistema vegetativo immerso nell’acqua e il resto fuori. È lecito in tal ento fare una distinzione tra Li DI L x en; specie più costantemente acquatiche, almeno tra le europee, non vivono n (1) Boviay N., Muscinces de l'Est. 5 Dic. 1872, p. 113. STUDI SULLA FLORA 2$ BRIOLOGICA DEL LAZIO - Riccia natans, Ricciella fluitans, ecc. vivono libere e natanti alla su- perficie dell’acqua a mo’ di alghe), ma sempre attaccate ad un sostegno che può essere una roccia, il terriccio, un tronco d’albero, un palo sommerso, ecc. e in tal caso la specie sarà acquatica per l’ ambiente in cui si trova, o non piuttosto saxicola, humicola, truncicola, ecc., con- siderando il vero substrato al quale aderisce? Il comprendere poi che molti autori fanno, anzi quasi tutti, sotto il nome di humicole tutte le specie che vivono sul terreno, è erroneo, o almeno molto inesatto, giacchè molte specie (p. e. il Trichostomum fla- vovirens) vivono sulla pura sabbia marina che non si può certo chia- mare humus, e molte altre (Tortula cuneifolia) vivono sulle argille pla- stiche che non sono certo humus. Perciò è chiaro che distinzione esatta di substrato fisico ben definito non si può fare per la maggior parte dei Muschi, nè si può quindi te- nere gran conto, della influenza che esercita la natura fisica del sub- strato per derivarne in modo assoluto leggi di distribuzione geografica, essendo assai più razionale e logico ammettere piuttosto altre cause come accennerò meglio più oltre. È noto che innumerevoli specie sono indifferenti alla natura fisica del substrato, tuttavia alcune abbastanza costantemente si rinvengono su un medesimo substrato; ma anch'esse spesso violano la legge e valga il - fatto seguente a dimostrare quanto valore abbia tale apparente costanza. La Grimmia trichophylla da tutti i briologi. di tutti i paesi, che ho potuto consultare, è indicata come immancabilmente saxicola; anzi il substrato di tale specie, la roccia calcarea quasi pura, è così ben defi- nito, che à dato come assolutamente caratteristico; eppure io ho trovata tale specie, con grande sorpresa mia e da briologi ai quali comunicai l’ osservazione, in grande abbondanza alla Villa Borghese ('), su un tronco di quercia vivente. Un altro caso analogo è offerto dal raro Amblystegium confervoides indicato da numerosi briologi come saxicolo, e viventi in condizioni identiche alla specie dianzi citata; io invece rinvenni sulla vetta di Monte Gennaro, humicolo, sopra un grasso terriecio nero. (5) Brizi U., Muschi nuovi per Roma in Malpighia, vol., HI p. 88, Genova 1889, Questi fatti, quantunque isolati, bastano, insieme con quanto sopra ho - esposto, a dimostrare a sufficienza che leggi vere, costanti di distribu- - zione geografica dei Muschi dal substrato, considerato secondo la sua na- tura fisica, non si possono in alcun modo trarre, e che quindi l'influenza che essa ha è di ben poco valore, se non altro considerata in rapporto ad altre cause che hanno veramente un’ influenza diretta e costante. Infatti, mentre molte specie sono assolutamente indifferenti alla na- K biarlo, risentono invece in modo evidente l influenza di altri fattori cioè _ | della natura chimica, dell’ altitudine, della luce, ecc. Per esempio, una specie comunissima nel Lazio, il: Dicranum scopa- 4 rium, vive sopra substrati differentissimi: si trova sui tufi vulcanici, sulle rupi calcaree, fra i detriti, sull’humus, sui tronchi degli alberi, ecc., - quindi è indifferente alla natura fisica del substrato; ma non lo è alla ; altitudine, giacchè non scende al disotto dei 300 metri (limite minimo inferiore), non lo è alla luce poichè soltanto dove vi è luce moderata | esso vive, e fugge egualmente la troppa e poca luce; non lo è alla esposizione perchè ricerca luoghi aereati e fugge le rupi soffocate oi folti boschi che gettano intensa ombra e E non solo questa specie ma molte altre indifferenti alla natura fisica | del substrato si foggiano, dirò così, si plasmano invece a seconda delle | condizioni esterne; e in moltissimi luoghi nei quali pur vi sarebbe - substrato fisico adatto per queste specie pure non solo non vi prospe- rano, ma non vi nascono neppüre; appunto perchè le altre condizioni non sono favorevoli; quando invece le trovano nascono e crescono pro- . sperando su qualsiasi substrato. (*) Per esempio negli splendidi boschi di faggi del Monte Autore (a 1800 m. Ir del Monte Viglio (a 2000 m.) e del Monte Pellecchia (a 1300 m.) questo fatto è energie I larghi cespugli di Dieranum scoparium sono frequentissimi dove l bosco è rado, o basso o nella macchia bassa c composta di arbusti o ginepri; ma it Dione num scompare insieme con altre specie viventi ed medesime condizioni e fugge | l intensa e fitta ombra che gettano quei giganti; ma se per un caso il fitto bosco - è diradato, come è frequentemente, dalla scure del oi nelle radure riap- - pare il Dicranum, sul terreno o al piede istesso dei tronchi tagliati tura fisica del substrato, giacchè si adattano con grande facilità a cam- — | olte e ‘osservate in maggior numero di località, omettendo Hal rare per le quali non avrei dati sufficienti, è possibile fare un breve elenco. A. MUSCHI SASSICOLI. A. ROCCIE. BE ‘Rocce DURE. Hedwigia ciliata | Seligeria calcarea Distichium capillaceum Grimmia tricophylla — Grimmia apocarpa — Grimmia pulvinata . Barbula muralis 5 vinealis erassinervium IRE revoluta . Eueladium verticillatum , | Gymnostomum rupestre. a caleareum | » » var. 3. DETRITI ROCCIOSI E ARGILLE. Barbula aloides » inermis : Fissidens. siii Cynodontium ai URN cuneifolia B. ACQUE. 4. ACQUE STAGNANTI O QUASI: SPECIE FLUITANTI. Fontinalis squamosa Rhynehostegium rusciforme » antipyretica | Limnobium palustre Conomitrium julianum B. Acque br aie LIMPIDE : MR ime Rhynclicsiogium rusciforme : var. "em yao Ateliaoin Amblystegium riparium | Cinelidotus riparius | Brachythecium rivulare HN IE s Ne _ fontinaloides A aquaticus | E booda PALUDOSI, TALVOLTA. Sonumasi: SPECIE NON FLUITANTI. © Hypoum copi S zd © Mnium affine | » stellatum ju : 3 Webera Guk Abiyi Kneiffii — . Barbula paludosa Philonotis fontana ; À. Srirzicion. E {Ambl.) na Bryum Schleicheri latifolium B. MUSCHI SAPROFITICI. A. TRONCHI DEGLI ALBERI. ..&, TRONCHI VIVENTI. 1. Su tutto il tronco. Brachytecium reflexum Cryphaea heteromalla Leuc Orthotrichum diaphanum U» fallax » affine Fabronia pusilla 9. Soltanto alla base. n Forsteri . Barbula laevipila conoideus | . . .Pylaisia polyantha G. TRONCHI MORTI E IN VIA DI DECOMPOSIZIONE. po cite Buxbaumia indusiata (R.) Rm ire n Huwus PRODOTTO DALLA DECOMPOSIZIONE DEI TRONCHI. "Gi pibciteddu Lost Thujdium abietinum Fissidens taxifolius Leucobryum glaucum costegium megapolitanum As Thujdium tamariseinum PR confertum tn à D TERRENO GRASSO. Tenra DEI CAMPI, FOSSATI, BOSCHI, ini Pleuridium a | Phascum cuspidatum » rectum | Ephemerum serratum Systegium erispum Archidium alternifolium Pottia truncata | => minutula Anacalypta Starkeana Bryum argenteum Barbula unguicolata » . vinealis : (Dana va “scono due | o “i Webers. carnea Fissidens incurvus » bryoides » taxifolius Enthostodon Templetoni | » . eurvisetus Vudatio hygrometrica | Pogonatum aloides » urnigerum. Atrichum undulatum “ikai a No Le peni seguenti vivono indiferentemente ; sa ras Sutra ROCCIE E seen ken re ae DE cupressiforme | Amblystegium serpens Brachythaoiani populeum » velutinum x bio ratabulum | DA * Erschienen sobrani — Homalia trichomanoides | Bryum capillare. -Barbula ruralis Dicranum scoparium STUDI SULLA FLORA BRIOLOGICA DEL LAZIO . 359 SULLE RUPI E SULLA TERRA, MA NON SUGLI ALBERI. i Hypnum chrysophyllum Bryum argenteum — Mnium hornum Leptobryum pyriforme ». undulatum j Encalypta vulgaris » cuspidatum Barbula fallax Bryum turbinatum ; Trichostomum rigidulum >» torquescens ` Didymodon luridus » coespiticium ad rubellus SULLE ROCCIE E SUGLI ALBERI, DI RADO SULLA TERRA. Rhynchostegium rotundifolium Nekera crispa Homalothecium sericeum Amblystegium uncinatum » Philippeanum Anomodon viticulosum Pterogonium gracile | ~.» attenuatum . . Pterygynandrum filiforme E Dieranum longifolium ^ Antitrichia curtipendula Pleurochaete squarrosa . Homalia complanata : = da Altri substrati accidentali possono avere i Muschi oltre a quelli finora | indicati. In un caso rinvenni una Tetraphis pellucida, che è normalmente vivente alla base dei tronchi d’albero in decomposizione, prosperante in- vece, caso rarissimo per questa specie, normale e costante invece nei generi Tayloria, Splachnum e Tetraplodon (4), sul fimo vaccino dissec- - cato, sul quale pure rinvenni una volta Bryum pseudotriquetrum ; caso Questo, del resto, riferibile al saprofitismo vero. In un altro caso osservai Brachythecium rutabulun: e Rhynchostegium megapolitanum viventi benissimo su un pezzo di lamiera di ferro zin- cato sul quale non eravi traccia di humus o di terra qualsiasi. nn. Y : (i) KERNER v, MarıLaun, Pflanzenleben, I, cap. II, fasc. III. n FREE be substrato aderivano fortemente i i due Muschi sud detti, ma dubitando ehe la lamiera metallica non servisse loro che d appoggio e che l'intera pianta si nutrisse col mezzo dei rametti che | lateralmente sfuggendo toccavano il suolo. li recisi, trasportai la lamiera | i ‘sopra un sostegno, fuori del contatto col suolo, avendo cura di mante- nerli in un ambiente costantemente umido, e vidi che vivevano e vis- ? sero perfettamente crescendo e ramificando; rimase però sterile il pre mentre il secondo fruttificd (4). Un altro caso simile presenta il Rhynchostegium curvisetum il qll Li re ricuopre le sbarre delle inferriate che serrano le aperture lungo la con- duttura dell'Acqua Paola sul Gianicolo. i Sul ferro di dette sbarre non v'à traccia di humus, solo un grosso strato di ossido di ferro idrato; eppure la pianta vi vive benissimo, °° fiorisce e fruttifica, mantenuta umida da un polviscolo acqueo che « co- i stantemente le spruzzano sopra le palette di una turbina. La Funaria calcarea vivente abitualmente sulle roccie calcaree o sui ta ruderi, si trova pure qualche volta su lamine metalliche, anni i di pu delle condutture o delle fontane. sembra a prima vista, quanto ho detto più sopra lo confermo im I Muschi possono cioè preferire un substrato piuttosto che un altro di t una ee natura fisica ma non si sen assegnare esi determi: fisica del calvino sulla distribuzione BE del Muschi; anche quando si manifesti una preferenza spiccata o quasi esclusiva, chè è- dovuta, in tal caso ad altre cause ed in ispecial modo all'influenza 6 natura chimica. (1) Baızı U., Saggio monografico del genere Rhynchostegium, p. 31. zioni mineralogiche del substrato; ma se non è sempre facile osservare i fatti, è tanto meno facile trarre poi dall’ interpretazione di. pochi | ti isolati delle leggi generali, a meno che non si adoperi la fantasia. La notevole influenza che la natura chimica del substrato ha sulla distribuzione geografica d Aes innegabile ed MS ma tra chi i iii, + a a che abitano roccie a base calcarea, o | più uk una ed diuine debi: iati: uino roccie “ade 3 lente calcaree Lazio verticillatum, de Mg rime Philonotis ca m, Cinclidotus Ptinaoiden) o esclusivamente liceo ( Gymnosto : mum rupestre). . La prima difficoltà che $ a ò 3 áppimio questa: che 3 raro tro- muschi viventi su un substrato siliceo puro o caleareo puro donde | ) Prevven w » Bryogeographische Studien aus den Rhätischen Alpen, 1884. France. Paris 1877. a to Muscinses de l'Est. Paris 1884. Sena X T Muscorum M = I 1876. à lo bhioe (3), dividé i | Muschi TUNE us | " BouLay N. (l'abbé), Étude sur la distribution. pure des Mousses Ma da o piutiosio indifferente. In tutti i vegetali superiori, è è dimostrato da numerosi autori, che il suolo agisce direttamente, secondo la sua natura chimica, sulla vegeta- zione, e che un suolo di una data composizione chimica e mánerei e aleune specie ammette- e altre esclude assolutamente. Ciò si ripete in generale anche pei Muschi e perciò bisognerebbe pote dividere i Muschi secondo la natura chimica del substrato, da loro pre- ferito in due gruppi che si escludessero possibilmente a vicenda. Io ho poc'anzi accennato alla divisione dei Muschi in saprofiti e sa- æicoli, divisione che sembrami la più razionale. A ciò però si possono ! fare parecchie obbiezioni non sembrando evidente per esempio a quale categoria porre i Muschi truncicoli, a quale porre quelli acquatici, a a quale infine quet Tue sul verte peer di se ricerche recenti (1), che anche i Muschi truncicoli seno Ebr: e io er ho RSS siae died in numerosi casi, quindi i ds Muschi trun- biente, non un substrato, e then se possono adattarsi a stare fuori del prim non possono stare nell'aequa senza un secondo, giacchè tra i Muschi - almeno tra gli europei, nessuno vive libero natante nell’ acqua, e e tutti si appoggiano o su tronchi e radici sommerse o sui sassi e le rupi, quindi senza fare una categoria apposita di Muschi acquatici, una ip die essi rientrerebbe nella prima, una parte nella seconda. si . Alla terza si può rispondere pure che se il terriccio. è SO eni humus e quasi esclusivamente composto di minerale, esso è, come la. sabbia marina, come le sabbie plioceniche, come le argille pure, formato detriti raccolti, impastati con acqua, e può, estendendo la denominazion » = di saxicoli a tutti i Muschi viventi sulle roccie (roccie propriamente dette (!) HABERLANDT s re eur m und Physiologie der Laubmoose i . f. wiss. Botanik. Bd. Bri Toca xus sido mani e morfologico delle Muscinee Los cune se R. Istit. Bot. Rom., vol. VI, fasc. a5 p, 210. di nent, come difatti è an una roccia. Mi pare quindi che quantunque nuova, e non mancante di quelle ` eccezioni inevitabili in sì grandi divisioni, tale distinzione in Muschi saæicoli e saprofiti sia abbastanza razionale ‚e molto semplice, e che : ad ogni modo possa egregiamente servire per orientarsi nello studio del- T influenza che ha la natura chimica del substrato sulla distribuzione . geografica dei Muschi. Si può, a parer mio, ammettere la distinzione che lo Schimper fa, netta e precisa (l. c.) dei Muschi saxicoli, in caleicoli e silicicoli quando non si voglia spingere troppo oltre questa suddivisione e crederla ma- tematicamente vera e stabilita, giacchè anche qui troviamo preferenze Spiccate ma non esclusione assoluta, e quando inoltre si consideri : 1.° Che esistono numerose specie decisamente saxicole, le quali sono assolutamente indifferenti alla natura chimica del substrato (Grimmia y: pulvinata, Bartramia stricta, Rhynchostegium murale, Barbula muralis secondo le mie osservazioni). | wmm 2.° Che nello stabilire se un Musco vive di preferenza su una roccia di una data composizione chimica piuttosto che su un’altra, è neces- | sario avvertire che molte specie sono soltanto apparentemente saxicole, e | che abitano le fessure e i piccoli crepacci delle roccie senza immediato o con esse perchè le fessure e i crepacci sono ripieni di terriccio, . Spesso di vero humus prodotto dalla decompizione di licheni, di veri muschi saxicoli e di altri vegetali preesistenti, e che le specie appa- rentemente saxicole vi si sono stabilite, non già perchè la roccia fosse di natura calcarea anzichè silicea, ma perchè enne invece saprofite vi trovano l’ humus. ‘Questo fatto, ho osservato numerosissime volte, sorpreso anzi di tro- ‘ vare specie decisamente saprofitiche (Fissidens tawifolius) nell’ interno delle piccole fessure delle roccie calcari alle cascate di Tivoli, tanto da | sembrare attaccate alla roccia; ma un più attento esame dimostrò che la fessura della roccia non era per così dire, altro che il recipiente 0 7 dl vaso ripieno di terriccio nero formato quasi interamente di ava vegetali, penetrati ed attraversati dai rizoidi del Fissidens. La stessa osservazione ho potuto fare su tutti i monti calcarei del gruppo del Gennaro e dell’ Appennino Romano. Al monte Gennaro sono frequenti i grossi massi tutti serepolati e bu- cherellati, trasportati dai torrenti; i fori sono ripieni di humus, con. à sopra vegetante, fra gli altri Muschi, il Camptothecium lutescens, deci. samente saprofita; e le vette del monte. Viglio (2250 m.!), del monte Cotento (2010 m.!) e del monte Autore (1819 m.!) tutte di roccia nuda, senza vegetazione arborea, albergano delle specie anche non saxicole, nelle numerose fessure, tra i crepacei e gli interstizi dei massi ripien di terriccio nero, fertilissimo, riechissimo di avanzi organici. 3.° Che il trovare due specie viventi in un terreno misto di natura calcarea e silicea (caso frequente nel suolo romano) non vuol dire che tali specie siano indifferenti alla natura chimica del substrato, poichè molte specie quasi esclusivamente calcicole vivono bene anche in un. substrato misto di elementi anche eterogenei, basta che siavi una ba- stevole proporzione dell' elemento che preferiscono. | Ugualmente poi dicasi per le specie silicicole, le quali è raro si iro- vino in terreno siliceo quasi puro 0 esclusivamente composto di e ma soltanto dove l' elemento preferito a (1). ‘Quando si tenga conto di queste osservazioni, la grandissima influenzi della natura fune del substrato nella Se à à ee Li | altre condizioni, all influenza della natura chimica del substrato. Nei luoghi ove predomina il calcare più o meno puro, vegetano corta du i silicati, esclude; per tal rà- specie che un terreno ove predominano del monte Gennaro, del monte Pellecchia e di tutti i monti giurassici È liassici dell’ Appennino, quella dei Vulcani Sabatini, dal vicinissimo E Soratte, ecc.; fisionomia diversa dovuta all'influenza chimica o mineralo- à | gica del substrato, o in termine più lato, alla diversa costituzione geologica. ; À : principalissimi fatti di dispersione di specie che non si spiegano se non ammettendo esclusivamente l'influenza della natura chimica, da me osservati nei limiti del territorio romano sono i seguenti : — L'Eucladiwm verticillatum è calcicolo per eecellenza, e prospera anche sui muri bagnati e fatti di cemento calcare, di marmo, di travertino, ecc., f rmando dei bellissimi tappeti verdi, specialmente nell’interno delle grotte. E Se in qualche punto della costruzione del muro fu impiegato qualche frammento della comune selce romana o leucitite, che, è noto, è roccia Alison, il museo suddetto lo lascia vuoto, e nello spazio del muro o lla parete, rimangono tanti vuoti quanti sono i massi di leucitite usati nella costruzione. che b. gian ek come silicicola 0» di Puel, su una granda à subetrato la, interrotto da isolotti della ds corrispondenti us al substrato Me tutto quante > altre abi alizioi sono pari per de sono influenzate soltanto dalla natura chimica del substrato. re DEN M) A quanto io ho potuto osservare, almeno pal territorio romano, ciò non è d è "te sulle doghe delle tinozze di coltivazione nell'Orto Botanico a anispe | T vuoti sono spesso riempiti da un’altra specie, daba uA irriguum. on giacchè la suddetta specie ho trovata sul legno fradicio, su pali sommersi, - UGO BRIZI In molti altri luoghi, fontanili, pareti di acquedotti, ecc., un’ altra . specie calcicola, il Trichostomum tophaceum, forma larghi e profondi tappeti, intramezzati, dove non evvi substrato calcareo, da specie sili- cicole o indifferenti alla natura chimica del substrato, o dallo stesso Amblystegium irriguum. Il contrasto tra i due substrati, siliceo e calcare, è ES tente nei muri | campestri a secco, specialmente nei pressi di Monte Mario, Acqua Tra- versa e lungo la Via Cassia, costituiti di roccie in frammenti, di di- - versa natura. Per la vicinanza delle colline plioceniche di Aequa Traversa, sono | | assai usati per la costruzione di tali muri, grossi ciottoli e conglome- rati calcarei, i quali sono casualmente mescolati con grossi ciottoli di leucitite, usata, come è noto, pel selciato delle vie; sui ciottoli calcarei soltanto cresce in abbondanza Tortula squamigera calcicola, sui ciottoli di leucitite, quando non restano nudi, vi cresce Grimmia leucophaea , silicicola, o Rhynchostegium megapolitanum, Tortula muralis, ecc., in- - differenti. Sulle stesse colline plioceniche di Monte Mario fino a S. Onofrio, nei luoghi tagliati a mano d'uomo per l'apertura delle cave o delle trincee della ferrovia di Bracciano, sulle superficie di sezione, sulle quali ap- pariscono i diversi strati della formazione, albergano diverse specie, à seconda degli strati: su quelli costituiti da una argilla silicea, o da sabbia marina, cresce Tortula aloides che predomina nei luoghi ricchi di silice, mentre sugli strati superiori di ghiaia costituiti da ciottol calcarei e conchiglie fossili anche poco dopo il taglio, compariscono su- bito Tortula cuneifolia, Gymnostomum calcareum var. gracillimum. Se la sezione fu lasciata intatta per qualche mese, nel novembre fino al febbraio, tutta la superficie di sezione si ricopre dei Muschi suaccen- nati; ma gli uni escludono quasi interamente gli altri, il che è assai evidente ai limiti dei singoli strati, dare è nettissimo il distacco tra le specie silicicole e calcicole. 3 , o o lava, ma ricompariscono invece sul macco calcare di Anzio e di Palo, sui colli a Ge Ai e IBNEODN sul vdd A Spe del iii un grosso strato di pozzolana friabile. Lo strato ghiaioso era stato subito invaso da Tortula cuneifolia e prvstra le gs si wide a al limite a sum * * * legno, ma solo, però, dove può farsi sentire l’azione del sale marino sia che il substrato stesso contenga cloruro di sodio, sia che venga perio- dicamente o sia sempre bagnato di acqua salsa, nè wo PR oe . linterno della costa. Nè in questa specie si potrebbe eredere siavi soltanto la predilezione diis del ospiti; e non fisica, si è che la Pottia Heimii sta u — — qualunque substrato fisico, sulla terra, sui sassi e, talvolta, su pezzi di; . alla esposizione marina come avviene di molte Fanerogame, ma la sua t dii mare, non si doni se non les odds enormi salti di ee trova un ‘substrato adatto, e ricompare infatti presso i depositi salifei di Boemia, Sassonia, Ungheria, ecc. La Grimmia maritima, che raecolsi soltanto sugli avanzi del por "Trajano a Civitavecchia, e sugli scogli marittimi e sui sassi rotolati dalle onde presso Ladispoli (e che è l' unico musco che vive in queste Jd: Rondiponi) preferisce, a quanto sembra, di essere sempre bagnata di. aequa marina, giacchè non trovasi assolutamente altrove. - Il Trichostomum flavovirens è specie propria delle sabbie marittime, ed è abbastanza frequente lungo le coste di quasi tutta Italia; ma v ha un Reso ne Roma nelle vicinanze di anu st su Bes. ; costituisce una singolari. nella ffora di quella regione, Ber E è evidente il contrasto delle piccole oasi di flora marina, poste così in mezzo sua flora della one assai come à de Prem rose sorgenti di acqua ricca di calce che gemono tra le rupi lungo i faticoso de che conduce al i pese pelle Trinità b t), — a ; ; | : N ; ; à ET Br U, a ER del genere TAI p. 16. PES ou per la sua omotermia (!), ma ne ha bisogno a qualunque altitu- 0 no esposte al sole. L’Isotheeium myurum invece che ama i terreni a beni di silicati e - fugge i calcari, manca assolutamente nei gruppi montuosi calcarei an- idetti, mentre forma, si può dire, la base della flora briologica dei onti Laziali e Sabatini, dove è frequente sulle lave, e specialmente sui ; grossi massi di essa disseminati entro i bosehi di castagno e di faggio. | Un altro fatto ancora citerò ad avvalorare quanto ho detto finora. Nel letto di un torrentello, nella Valle Latina, che scende dai monti Lepini | e si getta nel Sacco presso Valmontone, trovai nel settembre del 1891, un grosso masso ricoperto da un musco bruno, il Cinclidotus fontina- loides , esclusivo delle rupi calearee, uno dei piü caratteristici. Nei dintorni nessuna traccia di calcare: tufo vulcanico, lave e trachiti colle sue specie caratteristiche e nessuna traccia neppure della specie che È nastro, sul verde circostante. Mi avvidi allora, strappando alcuni cespugli del Cinelidotus fontina- loides che quel masso era di puro calcare, e doveva essére rotolato e er dal torrente dalla cima dei Lepini e che fuori del suo masso chimica del substrato aia distribuzione giden dei TN. tanto che un briologo pratico ed accorto, può, a priori, esaminando la natura è: Saga e geologica di un tratto di paese, sapere almeno quali sa- ranno le specie più donant mentre se si fidasse soltanto em influenza dine, a qualunque esposizione sia che le rupi sulle quali abitano siano - | copriva fittamente solo quel masso, facendo spiccare il suo colore bru- del énbetrato fie t sárebhe; ad ogni piè i Bin, ingannato r cadret ‘in continue contraddizioni. E Quindi, da quanto ho detto, sembrami evidente la conclusione che natura fisica del substrato eserciti minima, direi quasi nulla, influenza . nella distribuzione geografica, in confronto alla natura chimica, e anche tal caso al saprofitismo. | : HI. INFLUENZA DELLE CAUSE ESTERNE SULLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI MUSCHI ROMANI. i | Col nome di cause esterne intendo chiamare tutti quegli a mo- dificatori dei caratteri dei Muschi, che. colla loro azione, han prodotto. l adattamento delle singole specie a condizioni diverse, e che quindi esercitano l'influenza loro sulla distribuzione geografica dei Muschi combinandosi in vario modo coll'influenza della natura del substrato. Le principali tra queste cause modificatrici sono: la luce, la tempe ratura, il tetto r y o la siccità, ecc. : Influenza della luce. — L’ influenza della luce nella distribuzio geografica dei Muschi è assai considerevole. | pom È noto che i Muschi sono indicati in tutti i i trattati, come pian essenzialmente dei luoghi umidi e ombrosi , od oscuri: ciò è vero solo per un limitato numero di specie che fuggono costantemente la luc assai nociva per esse, e che quindi abitano i luoghi ombrosi, le rupi esposte al nord o soffocate, l’ interno delle grotte, le cupe foreste, ecc. come, ad esempio, Hylocomium umbratum, Aulacomnium palustre e an drogynum ,. Rynchostegium confertum, Fissidens taaifolius , Schisto- stega osmundacea, ecc. n | Res dei raggi del "dk non perché fuggano la luce, ma il calore di essi raggi. A ciò si può obbiettare che molte specie, fra le quali le succitate, non solo fuggono i raggi diretti del sole, ma anche i luoghi ove evvi molta luce diffusa o riflessa, il che dimostra, secondo me, che non è pel | calore che fuggono la troppa luce, ma per la dannosa azione che una luce troppo viva ha sull’ assimilazione. | Al contrario molte specie si incontrano quasi esclusivamente in luoghi | esposti non solo a molta luce diffusa, ma ai raggi diretti e tavolta -cocenti del sole, dalla nociva azione dei quali si difendono, non fuggen- . dola, ma assumendo un colore atto a riflettere, quindi a respingere una | parte dei raggi luminosi, e per conseguenza calorifici, diventando brillanti, . gialli o giallo oro splendenti, oppure difendendo i cloroplasti che fini- rebbero coll’ essere disorganizzati dall’ azione troppo intensa dei raggi luminosi, mascherandoli sotto colori oscuri, bruni (Grimmia), rossastri (Orthotrichum) o neri (Andreae, Grimmia). Tra i primi, che assumono colori brillanti, son belli esempi Hyloco- mium splendens, Homalothecium sericeum, Campthothecium aureum, — Hypnum cupressiforme, S lutescens, populeum, rutabu- v lum, ecc. Moltissime altre specie invece per la maggior robustezza e resistenza loro, si sono adattate a vivere in tutte le condizioni di luce e ci vivono ‘€ prosperano, modificando però sempre il loro sistema assimilatore in relazione colla quantità di luce. Naturalmente per queste specie (Rhynchostegium rusciforme, Brachy- thecium rutabulum, Homalia complanata, Rhynchostegium algerianum, Bryum argenteum, Hedwigia ciliata, Grimmia pulvinata, leucophaea, ecc.) | l influenza che la luce ha sulla distribuzione geografica è quasi nulla. LE Seguendo poi attentamente le varie forme che le singole specie as- sumono, adattandosi a diverse condizioni di luce, si può farsi un’ idea della sua azione su tutti i Muschi in generale (V. Brizi, 1. c., p. 350). Nei luoghi oscuri, nei fitti boschi, lungo le arginature delle vie pro- fonde. le foglie sono più aperte, di colore verde intenso ma opaco, oli- maggior eg non diretta, ma diffusa, nei i boca radi, sulle «diii où le foglie tendono ad avvicinarsi al caule, Suae ad vendus il colore al Hitomi grandemente di numero, assumono una origine giallastra per cui la pianta intera ha un colore giallo, più o meno brillante e splendente, per cui riflette vivamente una parte maggiore o minore dei raggi luminosi e calorifici che P investono, specialmente nelle calde giornate d'estate, intensamente (Rhynchostegium rusciforine, tene Brachythecium rutabulum). , In altri easi le foglie non diventano nà splendenti, nà brillanti, ES le cellule specialmente dal lato donde proviene la luce, ispessiscono e eolorano la loro membrana in rossastro (Orthotrichum) o in nero ( Grimmia) per proteggere i cloroplasti. | Altre volte le foglie si scolorano in parte per l assoluta scomparsa dei cloroplasti in certe porzioni di esse, e la scolorazione comincia per solito dall’ apice, o dal pelo terminale se questo esiste, fino alla metà TE Hedwigia ciliata, leucophaea, Grimmia pulvinata, leucophaea, Tortula l muralis, ecc.) e si estende talvolta a tutta la foglia nella quale la sola . nervatura rimane verde come avviene, e già altrove l'accennai (41). pel Racomitrium lanuginosum; talvolta poi avviene che tutta intera la foglia perde i cloroplasti, dei quali resta appena traccia alla base, (Bryum argenteum var. hirtellum) donde deriva quell’ npe dip proprio di certe specie. Quindi se molte specie, adattandosi e modificandosi in varie guise, sono quasi indifferenti all’azione della luce, per molte altre invece la mag: giore o minore quantità di luce ha grande intluenza sulla loro distribuzion i geografica, giacchè certe specie che esigono luoghi oscuri ed opachi non si rinvengono mai nei siti illuminati (Fissidens taxifolius, Hylocomu © Brizt U., Note di Briologia italiana. I. n. 45, in Malpighia, vol. IV, fasc VIE VE. de 1890, a Milian sia per mutate RAG ESE trasportate in luoghi oscuri dove abbiano le altre condizioni favorevoli si adattano, perdono il colore giallo e diventano verdi, ma vivono bene, mentre le . naturalmente a molta luce, anche se non diretta, periscono quasi sempre. "] È E nie della temperatura. — Lo studio dell'influenza che esereita “la temperatura sulla distribuzione geografica dei Muschi nella provincia Romana, è certamente di somma importanza, ma la difficoltà di tale ‘studio è immensa, e richiederebbe una conoscenza paziente e perfetta ella. media della temperatura nei vari luoghi, e per conseguenza i lunghi anni di osservazione per poter trarre Lis dope e gene- rale conclusione. ug a ere na mi i limiterò ad osservare che i Muschi, i quali 19 Artificialmente, si | può fare l esperienza, cifibiido ad esempio la orienta aone di un macigno coperto di Muschi, volgendo al nord la parte ricoperta da Muschi prima volti verso il sole, oppure trasportando un macigno coperto di i y Specie viventi in piena luce, sotto un fitto bosco (V. Brini , Saggio monogr afico . ; Rhynchost., p. 53). ; Naturalmente, può avvenire che qualche specie vivente in fitti boschi, sì trovi | diboscamento o per altra causa esposta ad un tratto a viva luce, ecc., il che - "viene sul monte Cavo, sul monte di Rocca Romana e dove in genecale esistono boschi cedui di castagni. . Quando le specie viventi alla fitta ombra, ai piedi dei Castagni si vengono a es esposte ai raggi diretti del sole pel taglio regolare che si fa l bosco, re. Però è in tal caso soltanto la troppa Iuce che li uccide, o non piuttosto umento improvviso Jdi temperatura che vi corrisponde î | ‘UGO BRIZI - nude rupi esposte ai raggi cocenti del sole di luglio, e sopportano l’a ‘temperatura, non solo dei raggi diretti del sole, ma anche quella della rupe infuocata su cui vegetano. A tali temperature, le suddette specie cercano di sottrarsi il meglio che possono sospendendo, per così dire, la vita, disseccandosi e perdendo l'acqua, e nello stesso modo sopportano | wd Di x | | salti e differenze enormi di temperatura, quali, dopo le caldissime gior- ~ nate estive, le fredde notti serene. — P Appena la pioggia rinfresca l'aria, o sull'alba, vengono ricoperti dalla | E rugiada, i Muschi che trovansi nelle suaccennate condizioni rivivono, e à quando il sole salendo li riscalda, perdono l'acqua e tornano a dissec- p A carsi, almeno apparentemente. E È Queste specie quindi sono capaci di sopportare altissime temperature | che variano tra un minimo di — 10°-15° durante l’inverno, e un mas- | simo di + 45°-55° durante l'estate: sopportand» cioè differenze enormi, | senza soffrire. È Molte altre specie sopportano la perdita d’acqua quasi assoluta ma non resistono alla eccessiva temperatura, altre specie, come quasi tutte E .le Phascacee, spariscono ai primi raggi del sole di febbraio e, talvolta, nella campagna romana, in gennaio, in seguito a qualche precoce bella e tiepida giornata spariscono i delicati Phascum, Pleuridium, Ephe- merum, nè più ricompaiono fino all’ autunno o all’ inverno successivo. In tal caso questa rapida scomparsa e morte di tali delicate specie, è dovuta unicamente all’ alta temperatura a cui sono sottoposte a causa. dei raggi diretti del sole, come avviene del Pleur idium alternifolium, il quale, sulle colline presso al mare nelle belle giornate d'inverno nelle. quali il sole scotta già, specialmente dopo un lungo periodo di freddo umido e di stagione piovosa, sorpreso dalla inaspettata temperatura di secca i suoi sporangi ancor verdi e muore. In generale si può dire che vi è un rapporto costante tra la quantità di luce che una data specie preferisce e la quantità di calore che è — capace di sopportare, giacchè le specie che vivono nei luoghi ombrosi e opachi sono incapaci di sopportare forti temperature, e quelle che vivono nei luoghi molto illuminati, aprichi o a solatio sopportano alte temperature; donde potrebbesi anche dedurre che la luce e la tempe Influenza del vento. — L'azione del vento, come causa modificatrice | della distribuzione geografica è, secondo me, importantissima e per nulla .. studiata finora. Anche qui non pretendo di avere risolta la questione, né stabilita aleuna legge, mi limito a riferire le mie osservazioni: Alcuni Muschi che vivono in luoghi esposti a venti periodici ove siavi | scarsezza d’acqua acquistano caratteri speciali. Sulle colline apriche a poche decine di metri dal mare lungo, la co- stiera Romana dove soffia periodica la forte brezza marina, forte tanto da inaridire completamente, disseccandoli, quasi tutti i vegetali, fin ‘dall’ aprile o maggio. certe specie di Muschi vi vivono benissimo, ac- cartocciando e incurvando i rami verso terra e applicando fortemente al fusto le foglie i Pleurocarpi, contraendo o avvolgendole a strettissimi spirali gli Acrocarpi, in modo da offrire la minima superficie possibile | alla troppo rapida evaporazione che produce il continuo e periodico sof- fiare del vento. . Tale è, ad esempio, la var. rigens (') del comunissimo Rynchostegium rusciforme propria, esclusivamente, delle colline in vicinanza delle spiaggie marine e dal lato soltanto in cui soffia il vento del mare. Sono condotto a ritenere che le modificazioni caratteristiche della var. rigens siano dovute prineipalmente all'azione prolungata del vento, e alla difesa contro la rapidissima evaporazione, dal fatto che tra le nu- merose forme d'adattamento della polimorfa specie tipica, al sole, alla oscurità, all'umidità, ecc., e, in genere, a tutte le cause che facilmente modificano i Muschi, nessuna presenta le modificazioni della var. rigens del Rhynchostegium rusciforme, la quale non vive che in quelle deter- minate condizioni; e ciò è naturale, giacchè ci vive, non già perchè re quel luogo, ma perchè, trovandovisi, ha dovuto adattarvisi. — 4 V. in proposito per maggiori dettagli Brizi, Saggio monografico del genere | Rbynchostegium, p. 15. * x l’azione del vento, che modificano tale Musco, perchè la stessa spe | (colli della Magliana, Testaccio, ecc.) gli individui isolati non si trovan | per esempio, quali specie all’ incirca vi troverà. , denti raggi del sole, oltre, come ho detto, al sopportare una temperatura Né, come paliotto. dragoni, EU Ta Vientüdia del mare e tipiea è pure frequente presso al mare, ma se non trovasi sulle colli in luoghi esposti continuamente al vento, non acquista i caratteri della var. rigens. | | Molti altri Muschi presentano lo stesso fatto: la Pleurochaete squar- rosa nei luoghi erbosi e freschi, ha cauli lunghi, portamento eretto, | forma cespugli assai lassi o assai di frequente è in individui isolati; nei luoghi invece esposti a forti venti, sia lungo il mare, sia anche lontano - assolutamento più, ma si riuniscono in cespugli compatti, e ciascun: piantina ha il caule accorciato, le foglie, che nel caso normale sono patenti, ineurvate invece verso il ade e A ad esso. lan dell'umidità e della siccità. — Tra le cause esterno. che maggiormente influiscono sulla dieti, td delle singol specie, sonvi l umidità e la siccità. i Molte specie, è vero, resistono ugualmonte a una grande siccità e ad una forte umidità adattandosi all una o all'altra, talvolta assai presto ma però se resistono all’ umidità prolungata ed eccessiva, periscono alla troppa e lunga siccità. A Una gran parte degli Acrocarpi è aocliadicn abitatrice dei T secchissimi e aridissimi; la massima parte dei Pleurocarpi invece dei luoghi costantemente umidi e freschi; quindi l’ umidità e la siccità i in- fluiscono grandemente sulla distribuzione di detti Muschi talchè un brio- logo pratico, sa, « priori, esplorando una data parte di una nen Le specie che vivono in luoghi aridissimi sulle rupi esposte agli ar ar ROS Grimmia es orbicularis, RD EURE gracile, Brachythecium populeum, ecc. . Molti altri Muschi non si Nue o mai du luoghi BET dove pu Il Brotherus (!) attribuisce una grande importanza all umidità nella stribuzione geografica dei Muschi nelle regioni del Caucaso, da lui e folla dei Pen ripidi e asciutti delle Lu Quanto egli afferma pel Caucaso credo applicabile a tutte le regioni nontuose, giacchè, anche nell’ Appennino romano, è notevolissima, nelle sk la vb ess vus le mente di Muschi del ovas e a dei | m Broruerus V, F., Études sur la distribution geogr MM des Mousses au ucase, p. 3l. Helsiugt 1884. 95. Maipighia, anno XL, vol. XL en into eon R. cincinnatum tenuis sul monte Gennaro, e ne Polytrichum sewangulare nel mese di luglio sotto la neve sul mont Viglio a 2200 m.! dove persiste dall’ autunno all'estate. diverso man mano che dal piano sì ascende verso la cima, e met di- versa fisionomia è assai ben distinta anche nei Muschi. Tale differenza si suole attribuire all’ influenza dell’ altitudine , lai quale non è che l' azione complessiva di tutte le cause esterne che mo dificano la distribuzione geografica dei Muschi, tra le quali ha azioni predominante il rapido abbassarsi della media della temperatura, f lendo in montagna. si La distribuzione aitillinala è, nella maggior parte dei casi, ben í ratterizzata giacchè vi sono molte specie che non oltrepassano certi d limiti, ed abbastanza costantemente; ma moltissime altre, invece . eialmente quelle indifferenti alla natura fisica e chimica del substrato poco sensibili alle cause esterne, perchè assai plastiche e facilme! adattabili a condizioni svariatissime, sono anche, logicamente, indi renti all’altitudine, e si trovano tanto al piano, a peste metri sul ma fino alle alte vette delle montagne. . Non è il caso qui di ricordare neppure per sommi. capi l’orografia € | provincia Romana giacchè nuocerebbe alla brevità di questo riassun e sarebbe una ripetizione di quanto si può leggere dettagliatamente trove (1) solo dirò che sonvi altezze svariatissime, da uno a due me sulla spiaggia marina fino alla più alta vetta dell’ Appennino roma B V. AgBATE E., Guida della provincia di Roma, pee dal Club. .sez. di Roma. Roma, Loescher 1890. : i 'arino 1959, Monte Autore 1853, Pizzo d’ Eta 2037, Monte dinor 2 1974, Monte Passeggio 2062, Monte Fanfili 1952, Monte Crevacore — | 1997, Monte Viperella 1836, ecc.). d Limitandomi alle parti montuose da me esplorate, cercherò di rias- - d ; | sumere le mie osservazioni dando un saggio, soltanto per le specie bene ve accertate, circa duecento, della distribuzione altitudinale nella provincia nn dividendola in rau zone: 1.° Zona campestre o nas pia- } 1° ZONA DELLA PIANURA 0 CAMPESTRE à Le seguenti specie, caratteristiche della zona del piano, vanno da 0° a circa 200-250 m.! Ephemerum serratum Tortula gracilis RO Pms » rigida Phaseum bryoides Webera carnea » eurvicollum - » annotina » rectum Dicranella rufescens po euspidatum Ip oar rubra Mierobryum Floerkeanum » . heteromalla Dieranella rufescens = Pogonatum nanum : Archidium alternifolium -~ Bryum argenteum hirtellum : Pleuridium alternifolium | » provinciale Fissidens taxifolius Ti | » ,gemmiparum > jneurvüs j Leptotrichum pallidum - d » bryoides Orthotrichum diaphanum ^ Angcalypta Starkeana » Philiberti Pottia truncata » pumilum 1? Hemi. da Weisia microstoma C. M. lanceolata | » — tortilis Pottia cavifolia » minutula Pleurochaete squarrosa Funaria calcarea niques vinealis chloronotos unguicolata cuneifolia paludosa revoluta convoluta commutata intermedia fallax Amblystegium riparium Seleropodium illecebrum Brachythecium rivulare ` Conomitrium Julianum Hypnum stellatum Dydymodon cordatus Physchomitrium piriforme Fissidens incurvus 2° ZONA DELLE COLLINE O SELVATICA : Rigi Templetoni a curvisetus 4 Licia palustre Thuidium tamariseinum Plagiothecium sylvaticum à "Thamnium. Alopecurum . Brachythecium plumosum 7 Fabronia pusilla A ` Bartramia pomiformis 3 Makim cuspidatum i Cinelidotus aequatieus | Dicranella Grevillei — | | Orthotrichum rupestre i Homalia lusitanica | Anomodon attenuatus - Ptilum Crista Castrensis (250-700 m.). Distiehium capillaceum : Barbula Brebissonii - Hedwigia ciliata Dicranum longifolium | Nekera crispa Bryum atropurpureum ; » juliforme ^s Diphyscium foliosum .Funaria calcarea — Fontinalis squamosa Hylocomium Schreberi Zygodon Forsteri Weisia brachycarpa i Cynodontium virens Hypnum molluscum RE MU penam | 2 Brachythecium populeum x Isothecium myurum j Teiraphis pellucida 3° ZONA SUBMONTANA (700-1500 m.). Hylocomiam umbratum - -~ Racomitrium sudeticum >» splendens — . » protensum >» rugosum | » patens LI commitata — 3 Grimmia conferta » eiliata f > Catharinea undulata Aie IN Rhabdoweisia fugax | . Meesia uliginosa ; . Plagiothecium sylvaticum » denticulatum ur WS ineurvatum — Fe = Ptychomitrium polyphyllum- | reflexum Amblysteginm confervoides Gehebii ; Hypnum ehrysopbyllum Orthotrichum jejocarpum 27 Webera cruda ` i SS elongata » albicans | Bartramia” Halleriana er dE Oederi = p. Mr. Coscinodon e ribrosus | i Ha -Moiom ee > turbinatum » punctatum ie Dichodontum pellucidum | Trichostomum anomalum ee Barbula | 4% ZONA MONTANA | (1500-2300 m.). Amphoridium Moougeotii Webera elongata . Cynodontium polycarpum nutans Polytrichum sexangulare — — | Tozeri » piliferum . _ albicans | Pogonatum alpinum = Dicranum Starkei Hypnum lycopodioides — Orthotrichum Lyellii » callichrhoum | /|— » stramineum » Halleri — Gyroweisia tenuis Zieria julacea Dieranoweisia Bruntoni Fissidens osmundioides- Leptotrichium tortile Seligeria calcarea Buxbaumia indusiata Amblystegium polycarpum | . Andrea rupestris » aduneum Hylocomium brevirostre — » faleatum = » triquetrum | Plagiotheeium anduletum. | ^ » sqmarrosum —— . Mnium hornum do = 3 © lorem © ‘i. stellare. >. RES “Portale inermis Bryum versicolor 4 Thuidium abietinum ^» alpinum | » recognitum : Racomitrium patens "m. Do» Ls cippus È Specie che dal piano > salgono fino alla sona submontana = e al, limite della montana — EM m) popolat urnigerum ni Driaan fallax | Bryum pseudotriquetrum e Grimmia pulvinata torquescens - Di Leptobryum pyriforme argenteum — .. Hypnum cupressiforme capillare — 5d Eurhynchium cireinnatum - ” Grimmia apocarpa I T Amblystegium formianum r | Bartramia stricta —— o Pg. un AT sericeum Leucodon sciuroides Tortula aloides » muralis » ambigua mam » squamigera anomalum » nitida diaphanum » ruralis erispulum — — » subulata | tenellum 60 Specie viventi dal piano alla zona collina e che sì arrestano al limite della submontana — (0-700 m.). Webera carnea ' Grimmia apocarpa : » orbicularis - jeu e » leucophaea cea decipiens * ; & Ÿ * * = Influenz za di cause i abaidéntgli Sada distribuzione phografica: _ Oltre > alle cause già accennate che influiscono. più o meno sulla distribuzione = ografica dei Muschi, altre ve ne sono, dirò così, accidentali " come l diboscamento, le inondazioni temporanee, ecc. — Il diboseamento tende naturalmente a far scomparire da certe loca- ità le specie, che vivono sotto gli alberi, e sui tronco o sul piede di essi e che, scomparsi gli alberi e mutante le condizioni di luce, di espo- i substrato, muoiono e spariscono, ece.; resta perciò il campo altre specie che iyi prima non esistevano e che vi trovano per loro adatte. | : Li monte. aes per esempio, come del resto molti dei monti del Lazio, a Aldobrandini a Frasentb. ‘e le sue pendici da 500 metri in su, sono coperte da un fitti; ceduo di castagni, i quali, di diciotto in diciotto anni, dec d al piede lungo determinate zone della montagna. Su queste zone, màn a mano che vengono tagliate, è facile o l’effetto che il cambiamento di ambiente produce sullo specie abitua Al a vivere all'ombra ai piedi dei castagni e in generale ho potuto os vare che tutte le specie viventi alla base dei tronchi, trovandosi scoperto, ed in condizioni così diverse di vita, più o meno soffrono. Le delicatissime Epatiche (Lophocolea heterophylla, bidentata, Lej serpillifolia, ecc.) muoiono per lo più subito; i Muschi, per la mas parte, vivono vita languente per un certo tempo dopo il taglio, e I DI Successivo più non vi ricompaiono Bryum capillare, Hypnum | siforme var. filiforme, Brachythecium velutinum, ecc. e al loro | appare invece quasi subito Catharinea undulata, Mnium affine, ecc. solo Dicranum scoparium il più delle volte resiste per un paio d'an ed anche più a seconda della esposizione della zona boschiva della q fu eseguito il taglio adattandosi alle mutate condizioni, riducendo sistema vegetativo a rami corti e avvolti a pastorale, colle foglie di giallo vivo splendente applicate strettamente contro il caule; ugualme comportasi l’ Hypnum cupressiforme il quale si modifica leggermente, resiste però quasi sempre al mutato ambiente. | Un altro fatto che credo utile notare è F importazione continua, vuta a cause non ben definite, di nuove specie. in luoghi ove mai | l'addietro esistevano. . Ii Rhynchostegium Stokesii dean anno fa non esistavá assol mente nella villa Borghese, e posso esserne sicurissimo e per a percorsa ed esplorata centinaia di ‘volte e per essere la specie sud: una di quelle tanto appariscenti che saltano all’occhio immediatam Ebbene, nel 1892, improvvisamente, in primavera, vi é comparsa 3 bondantemente e non in qualche punto soltanto, ma in tutta la v e forma attualmente ogni anno un magnifico tappeto al Bosco dei Caval! e sul piazzale di Siena. A quale causa devesi attribuire tale trasporto! Il luogo più vicino nella quale la raccolsi prima d’ allora è lac CIE Cinclidotus riparius non csiziont | per lo addietro, n non ^ in tutta ; la provincia Romana, ma nell'Italia centrale, è stato importato acciden- talmente dalla inondazione del Tevere nel 1887, ed ecco come. . Nel maggio 1888 su un tronco di quercia trasportato evidentemente dalla inondazione presso la spiaggia di Fiumicino vicino all’ Isola Sacra J alla foce del Tevere, tronco che non esisteva assolutamente in quel = luogo l’anno precedente, raccolsi abbondante la specie suddetta, il Cin- elidotus, riparius, la quale non esisteva, son sicurissimo, per l'addietro | in tale località, né in altre località la rinvenni mai nel dominio della | flora del Lazio. Nel 1889 la specie dal tronco d'albero s estese agli al- beri intorno, ed ora è abbastanza frequente nell’ Isola Sacra, dove la raccolsi ancora nel 1890 e nel 1891. Tale Musco non figurerebbe nel. presente quadro, senza quella innondazione che importò la nuova specie, la quale come ho detto non ho rinvenuta in alcun altro punto della K provincia. Trovasi invece nell’Italia centrale, nell alta Toscana donde certamente è provenüto il tronco di quercia, trasportato da qualche af- fluente del Tevere. Mi resta ora a parlare di alcuni casi di dispersione di specie assai | difficile a spiegare. Nella provincia Romana esistono a specie proprie delle Alpi o dell’Italia settentrionale, e che giungono fin qui, saltando addirittura E Italia centrale. L'Amblystegium confervoides à stato trovato in molti luoghi d' Eu- ropa, e nell' America settentrionale (Sullivant) ma. nell’ Italia fu rac- colta soltanto in Val Tellina dal Garovaglio e non più ivi rinvenuta neppure dallo stesso De Notaris. Questa specie esiste soltanto, nei luoghi finora esplorati, del territorio Romano, sulla vetta del monte Gennaro, sul colle Zappi, ed è circo- scritto a pochi metri quadrati, negli interstizii dei sassi mem a 1250 metri di altezza. Come spiegare questo salto? La somiglianza di substrato fisico e chi- mico non basta, giacchè l’ A. confervoides vive in terreno calcareo tanto in Val Tellina, come sul monte Gennaro; ciò non spiega nè pere! esempio, manchi in Toscana e sull'Appennino Emiliano, dove non tano montagne alte e substrato calcareo, nè accurati briologi che biano ricercata tale specie, nè perchè dalle Alpi venga d'un colpo a c coscriversi in pochi metri quadrati sulla vetta di una montagna is E Pk ua does lycopodioides esiste soltanto in eRe E. aido presso Trevi, lungo l Aniene, dove lo raccolse il povero > am cc Pelosi nel 1886 e dove lo rinvenni di nuovo io stesso nel 1891. 3 L'Aulacomnium androgynum, noto soltanto in Corsica e presso Pa nel territorio Romano trovasi in una sola località presso Rocca Prio! A tali fatti, ben aecertati, ai quali potrei molti altri aggiungeri non è possibile dare una spiegazione soddisfacente, giacchè anche Pin fluenza chimica del substrato che ei dä ragione della massima pa | dei fenomeni di dispersione delle specie, e che à ben evidente, p ue nel caso accennato della Pottia Heimii, non basta in tal caso a di ragione dei fatti stessi. 0. PENZIG er P. A. SACCARDO ZR et | Diagnoses fungorum novorum in insula Java collectorum SERIES PRIMA . Interea dum per quatuor cireiter menses (23. Nov. 1896 - 1. Apr. 1897) n Java insula commorabar, novitate loci et plantarum luxuria quam maxime oblectatus, nihilo minus ad humiliorum fungorum classem men- tem appuli, et praesertim ad Micromycetes javanicos, hucusque parum . cognitos, exquirendos toto animo et opera me applieui. In crebris pere- grinationibus per hortum botanicum Bogoriensem et in vieinitate urbis | Buitenzorg (prope Depok, Kota Batoe, Batoe Toelis, in Monte Salak), et praecipue dum subsidebam in amoenissimo loco dicto Tjibodas, maxima cum diligentia collegi mycetum magnam copiam, quos exsiccando vel alio modo, secundum variam specierum nataram, ad ulteriora studia | praeparavi. . Cum optimus amicus P. A. Saccardo, praster omnes in fungorum studio versatus ac exercitatus, ad communem operam consensisset, spe- - ‚eimina egregie servata diligenter examinavimus, ac primum specierum novarum manipulum hodie libenter studiosis offerimus. . Quam proxime secunda series, reliquos Pyrenomycetes ceterosque mi- eromyeetes complectens, in lucem prodibit; et serius formae novae vel notabiliores iconibus ae descriptione ampliore illustrabuntur. O. PENZIG. PYRENOMYCETAE. PERISPORIACEAE. EUROTIEAE. Cryptothecium Di et Sacc. n. g- (1). Sc ee OR tenui- membranacea, lans v. la RSS ERE ER Sporidia RA continua, hyalina | Ab Eurotio et aff. subiculi densi praesentia dignoscitur. i Si ara Penz. et Sace. n. sp. b. ne : Je * e Tt] La = , sparsis, 1-1,5 mm. diam. ochra ei 150 U. d. astomis, pilosis; pilis BER: paso mosis, tenuissimis ad apices saepe hamatis, flavido-hyalinis, 2 p. extus ideis. dass contextu tenui, dag EN ae 2,5-3, aie > Hab. in foliis RR avide. jibodas, 4. III. 97 (06,3 Myriococcum? spinuligerum Penz. et Sacc. n. sp. Peritheciis laxiuscule gregariis, globulosis, astomis, 100 p. à pik : pilis tenerrimis, candidis, radiantibus, ramosis, 3 v. er. hyalinis, spinu ie calcareis, acutis, patentibus, 3 p. long. facile secedentibus erebre c ET spersis, initio totum perithecium tegentibus, tandem ‘evanescentibus id nudatum, rufo-fuseum demonstrantibus; perithecii contextu tenuissim parenchymatico rufescente; sporis intra perithecium conglobatis, e pressione globoso-angulosis , 12-15 e d., levissimis, er li episporio tenuissimo. dox : Hab. in ligno putrescente, udo, Tjibodas, 12. II. 97 (180). Genas PERISPORIEAE. Dimerosporium hamatum Penz. et Sace. n. sp. Late et saepe circulariter effusum, pannoso-velutinum, hyphis den- | droideo-ramosis radiantibus ambitu fimbriatum; peritheciis globulosis, astomis, nigris, 180-200 t. d., subiculo omnino immersis, pilis radiantibus simplicibus 300-400 + 9, apice uncinatis, aterrimis vestitis; ascis late . elavatis, apice rotundatis, 110-120 + 36, breve stipitatis, octosporis, apa- aphysatis; sporidiis distichis obovatis, apice obtusioribus, costricto-l- septatis, 30-33 + 16-18, dilute fuligineis. — Hab. in pag. inf. foliorum subemortuorum Quercus sp., Tjibodas (468). ilis hamatis, subiculo pannoso ete. species omnino distincta. Parodiella perisporioides (B. et C.) Speg., Syll. fung. I, p. 717 — *P. asperula Penz. et Sace. subsp. n. «A typo differre videtur peritheciis asperulis, medio rimula tenui su- binde cruciata dehiscentibus, sporidiis (22-24 v 8-9) ascisque sped pati, 15-16) paullo minoribus, peritheciis facile secedentibus. _ È Hab. in pag. inf. foliorum viventium Leguminosae sp... M. Goenoeng Goentoer pr. Garoet. DEE: 97. ; A Meliola octospora Cooke, Syll. IX, p. 417, Gaill. Moi. Mel., p. 47. iab: in pag. inf. foliorum Fici v. geo sp. uL Tjibodas febr. 1897 (vas. 797). | Setae myceliares 3-4-chotomae, 300-400 + 8-9, atrofuliginene, ramulis — tulis eurvisve, extimis pallidioribus; asei (immaturi) 60 70 + 18-20, ut ridetur, suboctospori; sporidia 45-50 + 16-17, constricto-3-septata, fuli- nea. Pulvinuli molliter velutini, facile secedentes, initio rufescentes, . Üemum nigricantes. Verisimiliter est species Cookeana, sed deficiente mihi | specimine orig. et diagnosis auctoris cum sit nimis manca, dubium restat. ; issima tamen est affinitas cum M. pri secte Lev. * CAPNODIEAE. Capnodium stysanophorum Penz. et Sacc. sp. nov. Thallo epiphyllo, late effuso, adpresso, tenui-membranaceo, oliva nigricante, e lamellulis flabellatis radiato-dendriticis, parallele-cellu formato; peritheciorum initiis filiformibus, Stysani speciem sisten! Stipitibus compositis, basi incrassatis, e thallo oriundis, nigricant sporophoris ascendentibus, simplicibus, pallidis, densis ubique te sporophoris mox in eatenas conidiorum abeuntibus; conidiis globul v. euboideo-globulosis, diu cohaerentibus, hyalinis, 3-5 + 3 vel 4-2 v. 1 d. — Stysani stipites paulatim conidia amittunt et, sporophoris conglu natis, in perithecia subulata, recta, simplicia v. ramulosa, nigricant abeunt, ostiolis fimbriatulis pallidis; sporulae nec sporidia visa. Hab. in foliis vivi Panici famosi, Tjibodas, 6. II. 97 (158). Generis ludibundi et fere indefinilibis species et ob thallum dent tico-flabellulatum et ob formam conidiophoram in perithecia abeunt valde singularis. Conferendae tamen eximiae icones el. Zopfii « dienfr. von Fumago » tab. XXII et XXIII, ubi aliquid similis etsi versi videre possumus. Perithecia evoluta perfecte illis Capnodw P v. ceratopycnidiis aliarum specierum similia. Dolendum quia asci de esini | 9. SPHAERIACEAE. . .ALLANTOSPORAE. Enchnoa chaetomioides Penz. et Sacc. sp. nov. Peritheciis dense et late gregariis, innatis, dein erumpenti-superf i libus, globulosis, obtusis, atris, membranaceis, 200-350 t. d., tomen: velutinis, pilis bis ter dichotomo-ramosis, septatis, fuligineis, 4-5 P- apice pallidioribus, ob peritheciorum proximitatem, stratum velutin! atro-fuscum formantibus; ostiolis initio rimulosis, tandem late cireu riter apertis; ascis fusoideo-clavatis, apice obtusulis, breve acute supr. tatis, 24-28 + 5,5-6,5, aparaphysatis, octosporis; sporidiis distichis all‘ toideis, curvatis, utrinque rotundatis, 6-7 + 1,5-2, biguttatis. hyalini HYALOSPORAE. | Laestadia veneta Saec. et Speg, Syll. fung. I, p. 422. | Hab. in foliis siccis Lauraceae sp. ine. in Horto bot. Bogoriensi, 6 et >; XII. 96 (n. 472, 560) et Tjibodas (n. 380). A typo italico non vel | vix differt. Trichosphaeria affinis Penz. et Saec. sp. n. Peritheciis. laxe gregariis, superficialibus, globoso-conoideis, 0,4-0,3 mm. d., tenuiter carbonaceis, nigris, hirtis; setulis rariusculis, rigidulis, rectis, aeutis, septatis, fuligineo-atris, 150-250 v 8; ascis cylindraceis, breve stipitatis, apice rotundatis, 74 + 6-7, octosporis; paraphysibus fili- - formibus, guttulatis; "—— monostichis, ellipsoideis, 10-12 + 6, crasse - | biguttatis, hyalinis. | Hab. in petiolis emortuis Palmardià in H. Bogoriensi, 14. III. 97. Af- — finis videtur 7. nobili Sace. et T. Anselliae E. March. ! T. proxima Penz. et Sacc. n. sp. | | Peritheciis gregariis, alobondiaunoliioii; nigris, carbonaceis, 0,7 mm. d., irta; setulis crebris, filiformibus, rectiusculis, septatis, atro-fuligineis, 350-400 v 7-8; ascis cylindraceis, breve stipitatis, apice rotundatis, * 86-90 » 8-9, octosporis: paraphysibus filiformibus, brevibus (resorptis?); sporidiis ellipsoideis, 12 v 7, oblique monostichis, intus granulosis, hyalinis. Hab. ad ramos putres, Tjibodas (n. 101). A praecedente differt peri- | theciis et setis duplo majoribus, sporidiis crassioribus et imde gra- nulosis neque bi-guttatis. 'PHAEOSPORAE. Anthostomella Pandani (Rabenh.) Sace., Syll. fung. I, p. 292. : Hab. in foliis emortuis Pandani, duce (n. 377 ex P. Perithecia depresse globosa, 0,2-0,3 | resorpti); sporidia oblique monosticha, 15-20 + 6-7, ovato-ellip fuliginea. * iion misi Penz. et Saec. A" A 05 mm. T ostiolis lago Us vix püncüformi-arunpe i ascis eylindraceis, apice rotundatis, 160 + 12-14 part. sporif.; paraph; sibus non visis; sporidiis monostichis, ellipsoideis, utrinque obtusati: : 20-22 » 10-11, opace fuligineis. v: Hab. in petiolis Palmarum emortuis, in H. bot. Baper re Affi videtur A. melanostictae Ell. et Ev. A. grandispora Penz. et Saec. sp. n. * Peritheciis "es gregariis, immersis et vix ostiolo minuto srumpontib Hab. in folii putrescentibus nie sp, socia Pastel pd in H. Rogpriane, XII. 96 (n. m E Astroerslis ntrabils B. et Br. F. of deri n. 1078. sol fur b p. 293. Hab. in culmis emortuis Bambusae, Tjibodas 5. IL et 2, tt. 97 4 353, 446). .. Asci 120-130 » 6-7, vera: seit monosticha, ovoidea Rail 1-2-guttata, fuliginea, 15-16 + 5-6. Perithecia 0,5-0,7 mm. diam., í i qn a cuta vista atra, dui hip ind eres Rosellinia bunodes (B. et Br.) Saec. Hab. in ramis putridis, Tjibodas (n. 135). Sporidia fusiformia , utrinque oblique acute cuspidata, 100 Ay ud ta: circ. 75 x long., tota aterrima. Hab. in ramis uni Tjibodas (n. 131). | Perithecia byssiseda e maximis, 3-4,5 mm. d., globosa, eximie papillata t plano-areolata, levia; sporidia fusoidea, utrinque cuspidata, 48-50 » 7. A praecedente peritheciis levibus nec verruculosis ete. distinctissima. R. mammiformis (Pers) Ces. et De Not., Syll. fung. I, p. 258. . Hab. in ligno putri, Tjibodas, 14. IL. 97 (n. 169). Sporidia non re- perta, hinc determinatio non omnino certa. R. decipiens Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, levibus, nigris, globosis, _ papillatis, 0,7-0,8 mm. d.; ascis cylindraceis, breve stipitatis, 150-200 ~ 15-18, apice obtusulis, obturaculo manifesto, octosporis; paraphysibus non visis: sporidiis Ae monostichis, oblongo-fusoideis, leviter inae- uilateris, 45-50 v 9, (rarius 45 {x 11), utrinque acutis, fuligineis. Hab. in vaginis putridis Bambusae in silva. ‚virginea M. Salak, 7. I i pes 213). Habitus fere R. mammiformis, sed sporidia duplo majora. Peritheciis laxe gregariis, innato-erumpentibus, globosis, 0,3 mm. d., illatis, carbonaceis, nigris, circumcirca peridermio nigrificato parum gineis (senio rimose longitrorsum dehiscentibus). ms Hab. in petiolis emortuis Palmarum, Depok, 11. XII. 97 (n. rithecia cum pseudostromate ambiente mm. 1,3 lata. .. R. (Amphisphaerella) formosa Penz. et Saec. | Peritheciis laxe gregariis, depresse globosis. eximie tornatis, basi ap- planata superficialibus, levibus, atro-nitidulis, 0,7-1 mm. lat., 0,5 mm. alt., ostiolo brevi acuto: ascis cylindraceis, demum angustato-stipitatis, 60-75 + 5-6,5, apice rotundatis, octosporis: paraphysibus filiformibus , guttulatis; sporidiis monostichis, oblongo-ellipsoideis, 7-8,5 + 3,5-4,5, guttulatis, fuligineis. Hab. in caulibus Elettariae putrefactis, Tjibodas, 1. II. 97 (n. 189, 198, 432). Eximia ‚species, pulere tornata. Matrix circumcirca pres 79). Pe- 26. Malpighia, anno XI, vol. XI. R. (Amphisphaerella) marginato-elypeata Penz. et Sace. sp. n. - | elevato arcte adhaerente cinctis; ascis (jam fere resorptis); sporidiis ovato- | fusoideis, utrinque acutiusculis, saepe inaequilateris, 15-18 + 7-3, fuli- R. ie formosa 1 fan. et scc. var. flay andi et Saec. mas n. 0,7 p.. cr., membranulà anhistà junctis duna Asci 60 x 5, stipes 4 v 2; sporidia 9-10 + 5,5 fuliginea. An byssus speciei vere perti Hab. in culmis Bambusae putridis, Tjibodas, 2. III. 97 (n. 184; vas 79 K. (Amphisphaerella) obtusispora Penz. et Sacc. sp. n. 3 Peritheciis laxe gregariis, basi inseulpta subsuperficialibus, carbona ceis, subglobosis, 1 mm. d., apice obtusis et minutissime papillatis, ni subnitidis; ascis (jam resorptis); sporidiis ellipsoideis utrinque obt S et subinde fere ESSE 21-23 v 8-10, pA nullum (v. elapsum?) et sporidia diversa. R. (Coniomela) Pulvis-pyrius Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis dense et late gregariis, globoso-conoideis, opace glabris, 02 mm. d., tenuiter carbonaceis; ascis (Jam resorptis); spo = ovoideis, 18-2] + 9-12, RER caudà hyalina, teretiuscula 8-1 long. basi ni auctis. R; pré à et R. pulveraceae, sed sporidia Lu. et major | Tympanopsis coelosphaerioides Penz. et Sace. sp. nov. Peritheciis pepin v. hine inde in Soros subaggregatis, en LD breve stipitatis, 75-90 x 15-18, ati: octosporis; sporidhe m mo v. distichis, ellipsoideis, 18-20 + 10-12, fuligineis. Hab. in corticibus, epo 4 I 97 (n. 207). Secunda puer Starbückiani species. M Hab. in ligno San Tjibodas p ns | Perithecia 0,5 mm. d.; asci 150 v 14-15; sporidia initio cylindracea, | hyalina, bicaudata, 30-40 + 6, tandem ellipsoidea, fuliginea, 22-24 + 10, basi longe hyalino-caudata. Ka tjibodiana Penz. et Sacc. sp. n. = Peritheciis sparsis, raro binis coalitis, Sibe boii, conico-papillatis , : glabris, 0,7-1 mm. d., carbonaceo-coriaceis, nigris; ascis cylindraceis, | apice rotundatis, paraphysatis, octosporis, 95-110 + 12, stipite 56-60 + 45; sporidiis monostichis, ellipsoideis, 12-15 + 9, fuligineis, 2-guttulatis, È utrinque brevissime apiculatis et subinde strato hyalino angustissimo m | obvolutis. Hab. in foliis siccis coriaceis, Tjibodas, 14. II. 97 (n. 453). A Sar dariis phytogenis satis distincta. . 8. botryosa Penz. et Sace. sp. n. i | Peritheciis hine inde dense botryoso-aggregatis, stromateque carno- . sulo pulvinato suffultis, 1/, mm. lat., globoso-conoideis, prominulis, pa- atas sac contextu Vo. ascis teret: aras, at n M ý PHARODIDYMAR. .. Didymosphaeria polystieta (B. et C.) Sacc., Syll. fung. I, p. 707. ‚ Hab. in eulmis Bambusae, Tjibodas, 4. III. 97 (n. 397 ex p.). | Perithecia 1/,-1/, mm. d.; asci lineares, 60 « 4; sporidia 6 «3, l-sep- tata, subeonstrieta, fuliginea. D. fusispora Penz. et Sace. sp. n. 5 Peritheciis gregariis innatis, sosia minati, globoso-conicis , 0,3 mm. i nigris, glabris, cara infuscata cinctis ; ascis fusoideis, bre- vitr pipi a acutulis, 6075 + vela Qliformi-paraphy sporidiorum species bene distincta. D. minutella Penz. et Sace. sp. n Peritheciis SIAE: innatis, en conspicue longe et nitido atra ta ascis cylindraceis, subsessilibus, apice i MAE octosporis, 50-00 + 5; sporidiis monostichis, obovatis , l-septatis, constrictis, 8-10 v 3, olivaceo-fuligineis. Hab. in culmis Bambusae emortuis, Tjibodas. — Videtur affinis D. minicolae Ell. et Ev. et D. minutae Niessl. y D. impar Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis gregariis, amphigenis, innatis, Viabobo- apres 110-130 = diam., poro pertusis, atris, membranaceis ; ascis oblongo-clavatis, | ‘vissime noduloso-stipitatis, 60-65 + 15; paraphysil ticulatis (spuriis?), tx sporidiis distichis v. oblique TR be. oblongo-clavatis ; constrie l-septatis, loculo sup. crassiore, obtusiore, 22-24 = 7-8, ee tenuissimo hyalino (constanter?) obductis. x Hab. in foliis morientibus Curculiginis latifoliae, Tjibodas (m. Sporidiis inaequaliter bilocularibus, saepe arie sicing statim distinguitur. Neopeckia pumila Penz. et Sace. sp. n. Subiculo late effuso, velutino, atro, e setulis subsimplicibus, sep à fuligineis formato; peritheciis globoso-conoideis , breve papillatis , culo interspersis, 200-300 p. d., adultis subealvis et late apertis, textu denso atro-fuligineo; ascis eylindraceis, breve stipitatis, apice tundatis et bi-foveolatis, obsolete paraphysatis, octosporis, 100-11 8-9, sporidiis monostichis, elliptico-fusoideis, utrinque acutulis, diu ı tinuis, dein leseptatis, non constrictis, fuligineis, 16-18 » 6. di Hab. in culmis (vel caulibus?) erassioribus in Horto bot. Bogor 14. HL 97 (s. n.). T = he recedit italo parciori et sporidiis Ad en non ee ‘an varietas? Amphisphaeria incrustans Ell et A. gregalis (Schw. ï, Cfr. Syll. IX, p. 747, forte accedunt. Amphisphaeria atro-grana (C. et E.) Sace., Syll. fung. I, p. 722. Hab. ad ligna putrescentia, Tjibodas, 6. Il. 97 (n. 141). | Perithecia libere superficialia, rugulosa, 0,8-1 mm. diam. Asci clavati, longe stipitati, copiose paraphysati, part. $ sporif. 60 v 9, stip. 50 v 2-3; | sporidia disticha v. oblique monosticha, oblongo-biconica, constrieto-l- septata, 15 v 4-5, biguttata, fuliginea. A. callicarpa Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, ligno atrato 1-1,3 mm. lat., alte semiglobosis, exquisite wrati acute papillatis, le- . vibus, nigris; contextu crasse pachydermatico; ascis clavatis longe te- | sporidiis fusoideis, utrinque acutiu- basi applanata superficialibus, | nuiter stipitatis (immaturis visis); sculis, 15-16 + 3-4, constricto-l-septatis, rectis, fuligineis. Hab. in ligno putrescente , Tjibodas, 14. IL 97 (n. 182). Praecipue statim distinguenda. peritheciis duplo majoribus, regulariter tornatis ab A. macropoda Sacce: — HYALODIDYMAE. Sphaerella longispora Penz. » Sacc. n. sp. ; n subochraceis : peritheciis epiphyllis, gre- - pertusis; aseis fu- Maculis variis, internerviis, | gariis, innato-prominulis, subglobosis, 100-150 p. d., 50 > 10, aparaphysatis, octosporis ; obtusulis, soideis, utrinque acutatis, subsessilibus, si sporidiis 2-3-stichis, tereti-fusoideis, leniter curvis, nire -septatis, non constrietis, hyalinis, 25-28<4. Hab. in foliis languidis Araliaceae? cujusdam, Tj ibodas (n. 346). Sph. ereberrima Penz. et Sace. sp. n. Maculis subeireularibus variisque, fusco-marginatis; pe à hyllis, ereberrimis, innato-prominulis, e 75-00 p. d., ritheciis T f ; poro pertusis; ascis oblongo-elavatis , breve stipitatis, apice rotun 36 «9, aparaphysatis, octosporis; sporidiis 2-3-stichis, fusoideis v. elavatis, 12-14 3-4, l-septatis, non constrictis, hyalinis. Hab. in foliis adhue vivis . . . . Tjibodas (n. 345). Apiospora eamptospora Pas. et Sacc. n. sp. Peritheciis plerumque in lineolas seriatis, v. paucis varie congrega epidermide rimosa v. stellatim rupta cinctis, globulosis, vix papillatis, nigris, 180-200 p.. diam.; ascis crasse cylindraceis, apice rotundatis , brevissime stipitatis, 75-80 + 15-17; paraphysibus guttulatis ; sporidiis distichis v. oblique monostichis, eylindraceo-oblongis, deorsum curvat utrinque obtusulis, infra medium l-septatis, non constrictis , SUE + farctis, hyalinis. Hab. in foliis emortuis Sacchari officinarum, Kota Batoe pr. Buitenzorg 24. XII. 96 (n. 522). Sporidiorum formà et magnitudine facile distin ta species. Didymella maculosa Penz. et Sace. sp n. Maculis ovato-oblongis, subfuligineis; peritheciis in quaque esili paucis innato-erumpentibus, globoso-depressis, conico-papillatis, dem latiuscule pertusis, membranaceo-carbonaceis, glabris, 0,5-0,6 mm. diam.; ascis tereti-clavatis, breviter stipitatis, apice rotundatis, copiose para- | physatis, octosporis, 140-150 v 14-15; sporidiis tereti-fusoideis, curvulis, utrinqüe obtusulis, 40-45 x #8, medio l-septatis, vix constrietis, plu | guttatis v. farctis, hyalinis. - Hab. in culmis crassioribus (Habit ?) emortuis, in Horto bot. Bo- | goriensi, socia Oxydothide, (vas. 753). Peritheciis subearbonaceis sem ueuérgentibus ad Melanopsammam accedit. Melanopsamma patellata Penz. et Sace. n. sp. Peritheciis gregariis, superficialibus, Eile deren mox collaba- scendo plano-patellaribus, 0, me mm. k mens glabris, inter setulas i nigras rigidulas, crebras inti $: aU LS E liusculo, circa ostiolum presenti nalità; ase.. (ati rosorpi) 2 | pre E ots fandi ^ S HER PEU. eurvulis, L tis, vix constrictis, 2-nucleatis, 14-15 + 8-9, hyalinis. - Hab. in culmis emortuis Bambusae, M. Salak (s. n.). Peritheciis col- ipso-patellaribus etc. mox cS species. Mies | Pteridiospora Penz. et Sacc. n. gen. (1). vi n; S Perithecia subsuperficialia, globoso-conica, carbonacea, nigricantia, m ostiolo papillato. Asci paraphysati, octospori. Sporidia oblonga, bilocu- ria, hyalina, membranâ hyalina mucosa deorsum in alam spathulatam productâ obvoluta. Fabricâ sporidiorum a Melanopsamma statim genus P. javanica Penz. et Sacc. sp. n. use te Si Eure se pra gri nie glo- ) venlo sup. crassiore, iéatere et. ai: “pio ad septum valde strictis, strato tenui mucoso obductis, pois 'spathulatä, 12-15 v 12, Hab. in eulmis emortuis Bambusae, Tjibodas, 4. III. 96 (n. 132). | Metchioria\ Penz. et Sacc. nov. gen. Perithecia in caespitulos superficiales botryose aggregata, sed disereta, glo ulosa, papillata, nigra, carbonacea, stromate albo molliusculo inter- posito. Asci oblongo-fusoidei, unt , obsolete ee Sporidia fi usoidea, l-septata, hyalina. | Clarissimo et doctissimo amico Mai bios TrEUB, rei botanicae pino” merito, pulerum genus dicatum voluimus. M. leucomelaena Penz. et Sace. sp. n: . Caespitulis gregariis, 1-2 mm. d., pulere albo-nigris; peritheeiis in “uoqueZcaespitulo 8-14, globosis, acute clan nigris, 0,4 mm. diam., discretis, materia stromatica alba plus minus copiosa laxe con ascis crasse fusoideis, utrinque imprimis basi acutatis, 90-12 fluxiles fiunt et deliquescunt. Verisimiliter Sphaeriae moriformis quam describit el. Junghuhn (Praem. fl. crypt. Javae, 1838, p. 17) € montibus Kendang ad petiolos Scitaminearum, hue spectat. ! Bertia moriformis (Tode) De Not, Syll. fung. I, p. 582. Hab. in lignis putrescentibus, Tjibodas, martio 1897 (n. 114, 4 PHAEOPHRAGMIAE. Chaetosphaeria BUE Mec Penz. et Sace. sp. n. CORTE Subiculo late effuso, dense velutino, fuligineo-nigro; hyphis intriea adscendentibus, repetito vage ramosis, 5 p. cr., aterrimis, obscure tatis, ramulis ultimis brevibus, curvulis, patulis; peritheciis inters natis, villo omnino absconditis, raro tandem subnudatis, globosis, À 250 p. diam., in ostiolum tereti-conicum 80-100 t. long. attenuatis: fusoideis, apice obtusis, subsessilibus, 45-55 v 9-10, aparaph ysatis octosporis; sporidiis distichis, fusoideis, rectiusculis, 18 v 4, utrin acutiusculis, 3-septatis, non constrictis, subb yalinis, acervatis stramit . Hab. intra et extra culmos Bambusae emortuos, Tjibodas, febr. m 1897 (n. 160, 113, vas. 810). A ceteris speciebus hypharum et 08 fabriea mox distinguitur. Utrum initio perithecia pilis propriis vestit: sint, an subieulo tantum cincta, aegre eruitur. Ch. pusilla Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis subgregariis, superficialibus, minutis, nigris, globosis N 0,2 mm. diam., setulosis; setulis filiformibus, suh epta i his, fusoideis, subinde clavulatis, 5-septatis, ad septum medium lenis- | sime constrictis, 15-16 «3, e hyalino stramineis, rectis, curvulisve. Hab. in superficie atrata ligni putridi in Horto bot. Bogoriensi, socia Helminthosporii specie, statum ejus conidiophorum forte sistente, coni- _ diis clavatis, sub-7-septatis, 35-45 v 10-12, fuligineis, hyphis setulas Chaetosphaeriae imitantibus. Peritheciis minutis, sporidiisque 5-septatis a ceteris speciebus facile dignoscitur. Melanomma tornatum Saee. et Paol. Myc. Malac. n. 184, t. i £ 4, Berl. lc, t. 24, f, 1, Syll. fung. IX, p. 808.. ‘Hab. in dalia Bambusae emortuis, M. Salak, 7. 1. 97 (n. 480). Cum exempl. Malacensibus bene congruit. Sporidia 48-50 x 7, triseptata, atrofuliginea, utrinque acuta, pallidiora; perithecia conica, 1 mm. diam. | M. leptosphaerioides Penz. et Saec. sp. n. Peritheciis in matrice atrata laxe gregariis, basi insculpta applanata, - acute conoideis, minutis, 0,5 mm. lat., nigris, glabris, carbonaceis; ascis cylindraceis, apice rotundatis, breviter stipitatis, 140-150 » 7-9; para- | physibus filiformibus; sporidiis distichis v. oblique monostichis , fusoi- | deis, rectis curvulisve, 3-septatis, ad septa leniter constrictis, utrinque . acutulis, 28-30 + 6, fuligineis. ; Hab. in rhachidibus putridis Palmarum, in Horto bot. Bogoriensi', a superficialia, eminentia. M. Trochus Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis subsparsis, basi insculpta applanata subsuperficialibus, sed lacinulis matricis cinctis, eximie tornato-conoideis, laevibus, 0,7-1 mm. d., nigris, carbonaceis, parte basilari tenuiori, ostiolo saepe acutissimo ; 60 x 6,5-8, quinqueseptatis, non constrietis, atro-fuligineis, utrinque m pallidioribus. -~ — Hab. in culmis emortuis Bambusae, Tjibodas, febr. 1897 (n. 103, + 455). Ab affini M. tornato mox distinguitur sporidiis quinqueseptatis, longioribus et forte peritheciis magis infossis. tis, füliginols, 150- 160 = 5-6; ascis..... jam Pies pid: "eundi à disti- = 2. I. 97 (n. 205). Affinis L. arundinaceae et L. donacinae, sed perithecia . ascis cylindraceis, apice rotundatis, paraphysatis, octosporis, 150-170% — 22; sporidiis distichis, anguste fusoideis, utrinque acutis, curvulis, 50- ~ HYALOPHRAGMIAE. Hormosperma Penz. et Sace. nov. gen. (i). Perithecia superficialia, atra, globulosa, papillata, exigua, setuli Asci cylindracei, aparaphysati, suboctospori. Sporidia cylindrica, mo liformia, typice 8-locularia, SIE loculis globoso-cuboideis, ft i | secedentibus. H. pusillum Penz. et Sace. n. Sp. Peritheciis dense gregariis, minutissimis, nigricantibus, subgloba obtusule papillatis, 200 p. diam., setulosis; setulis brevibus, apice ob- tusis, septatis, 45-40 « 6, rufo-fuscis; ascis eylindraceis breve stipita apice rotundatis, 80-90 7-9; sporidiis subtristichis, cylindraceis, rectis, 20-22 «9.5, plerumque 8-cellularibus, moniliformibus, hyalinis v. dili tissime fuscidulis, artieulis globoso-euboideis, 2,5 u. diam., facile see dentibus. Hab. in fragmentis ligneis phteidis, Tjibodas (n. 127). Contextus rithecii cellulosus, rufo-fuligineus. Ob minutiem et constipationem . ridiorüm intra ascum aegre eruitur an haec vere octona et 8-loculai sint, sed valde probabile. Fungillus singularis certe ad Hypoere nutat. Winteria oxyspora ous et Sade: Sp. n. Peritheciis gregariis, omnino superficialibus, hine facillime — : tibus, globulosis, atris, 0,2-0, 3 mm. d., molliusculis et tune collabascent mox depresso-umbilicatis, glabris; ascis cylindraceis (jam fere re ptis); sporidiis distichis, fusiformibus, utrinque acutissimis, curva 50 v 5-6, hyalinis, plasmate- 2- -6-partito. Hab. in culmis crassioribus Bambusae putrescentibus, in Horto b. goriensi (vas. 744). Cuspides sporidiorum subinde bifidae videntur, verisimiliter e scissura episporii. (*) Etym. hormos monile et. sperma, spora, po Pao Wie dn PL = i A x d SERE Us i bea vi 1 j s UNGORU 403 v Zignoë illa acervata Pen: et Saec. sp. n. S Dékliheelis hine inde in acervulos planos superficiales, 1,5-2 mm. d. congregatis, globoso-conoideis, aterrimis, non omnino levibus, papillatis, 0,4 mm. d., subcarbonaceis, contextu atrofuligineo; aseis elongatis (jam fere Daconil sporidiis distichis, tereti-fusoideis, curvulis, utrinque rotundatis, 5- (raro 3-) septatis, constrictis, 36 v 6-8, hyalino-chlorinis. — Hab. in cortice emortuo Elettariae, Tjibodas, 6. II. 97 (n. 148). Ha- bitus. Melchioriae, sed stroma album nullum, et sporidia aliena. \ Z. eumorpha Penz. et Sace. sp. n. | Peritheciis dense gregariis, superficialibus, aterrimis, nitidulis, glo- bosis, acutiuscule papillatis, !/, mm. d., glabris; ascis elavatis, apice rotundatis, breve acuteque stipitatis, 60-70 » 11-12, aparaphysatis (?), 23d octosporis ; sporidiis tristichis, tereti-fusoideis, utrinque obtusulis, 28-35 x 4-4,5, rectis curvulisve, 7-septatis, non constrictis , hyalinis. | . Hab. in lignis. putrescentibus, Depok, 4. I. 97 (n. 479). Affinis Z. do- ichosporae S., Z. intermediae Pass. et Z. macrosporae S., sed ascis et | sporidiorum formá et septatione dignoscenda. . Z. omphalostoma Penz. et Sace. sp. n. | Peritheciis densiuscule gregariis, superficialibus, globoso-depressis , nigris, carbonaceis, 400 L. d., glabris; ostiolo obtuso cirea porum orbi- | pitatis, flliformi-paraphysatis, octosporis; sporidiis distichis, oblongo- f tatis, vix constrictis, hyalinis. Hab. in cortice stipitis Livistonae olivas firi; ubi maculas atras, palmares efficit, in Horto bot. Bogoriensi, 9. XII. 96. Affinis, ut videtur, antarcticae Speg., sed forma peritheciorum diversa. Z. (Zignoina) interspersa Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis gregariis, alte globoso-conoideis, sed minutis, 200 p.. alt., p. lat., demum obtusioribus, inter setulas rigidulas nigras interse- minatis, atro-nitidalis, ostiolo papillato; ascis fusoideo-clavatis, brevis- sime stipitatis, apice obtusulis, 45-60 + 9-10, aparaphysatis (?), octosporis ; sporidiis distichis v. rarius oblique monostichis, fusoideis, leniter curvis, utrinque obtusulis, 15-17 x 3,5-5, bi-quadrinucleatis v. granulosis, hyalinis. | Hab. in cortice emortuo Elettariae, Tjibodas, febr. 1896 (n. 351, 439). eulariter impresso; ascis tereti-clavatis , apice rotundatis, breviter sti- usoideis, utrinque rotundatis, 18-22 + 6, rectis, 4-nucleatis, dein 3-sep- Peritheciis laxe gregariis, i eupérücialibux, RUE 02 mm globosis, nigris, setulosis; setulis rigidulis, septatis, fuligineis, rec 80-99 x 4-5; ostiolo obsoleto, obtuso ; ascis crasse clavatis, apice rotund breve crasseque stipitatis, 85-100 v 21-95, aparaphysatis (?), octosp sporidiis 3-4-stichis , cylindrico-fusoideis, leniter curvis, 8-10-sept . non cons. ;ietis, hyalinis, 65-75 + 7-8. Hab. in ligno putri in Horto bot. Bogoriensi, 19. I. 97 (n. a A. scleracantho S. differt imprimis ascis sporidiisque crassioribus. = Var. Elettariae: peritheciis paullo majoribus, 0,3 mm. diam., setu 50-60 + 6-7; ascis 90 + 18, filiformi-paraphysatis; sporidiis 50 x fusoideis, curvulis, 9-ll-septatis hyalinis. In caule emortuo Eletta Tjibodas, 12. II. 97 (n. 421 partim), socià Diaporthe javanica Penz. et 8 HYALODICTYAE. Boerlagella Penz. et Sala nov. gen. : F OR. superficialia, Bjotnlosa, potes, nigra; typice bys riseptato-muriformia, hyalina. Pulchellum genus, quasi Neope Acanthostigma hyalodictyum. In Saccardo « Conspectus fung. futu numerum hypotheticum 568 optime occupat. ` Clarissimo viro J. G. BoERLAGE, Musei | Bogoriensis curatori, hoc libenter dedicamus. B. velutina Penz. et Sacc. sp. n. : Subiculo late effuso, velutino, nigro, hynhis septatis, filiform subsimplicibus; peritheciis superficialibus in subiculo sparsis ot a ditis, globosis, tenuiter carbonaceis, 500-600 p. d., ostiolo obsolet tosis, setulis filiformibus, 210-250 2 3-6, rectiusculis, septatis, ere ere ascis crasse tereti-clavatis, apice rotundatis, breve stipitatis, 200- 250 35, octosporis, filiformi-paraphysatis; sporidiis eylindraceo-fusoidei niter curvis, utrinque obtusulis, 25-30-septato-clathratis (septis vom valde approximatis), hyalinis, 90-120 12-14, ad septa non cor Hab. in lignis putrescentibus, in petiolis Plectocomiae, T jibod: Peri ithecil LUI m lu Penz. et Sace. sp. n. ibieulo nullo v. obsoleto; peritheciis laxe gregariis, superficialibus, globulosis, ostiolo obsoleto, nigris, 0,5 mm. d., longe pilosis, setulis fili- n eh formibus, septatis, fuligineis, subtortuosis; ascis tereti-clavatis, para- go. physatis, octosporis, 120 14-15 (immaturis) ; sporidiis disti: .is, tere- iusculis, utrinque rotundatis, 60 6-8, curvulis, 25-30-septato-murifor- mibus, hyalinis. Hab. in culmis putridis in Horto bot. Bogoriensi, 26. I. 1897 (n. 228). SCOLECOSPORAE. | Ceuthoearpon tjibodense Penz. et Saec. sp. n. i Maculis vagis expallentibus; peritheciis amphigenis, innatis, Sie depressis, nigris, 0,3 mm. lat., ostiolo obsoleto; ascis cylindraceis, apice rotundatis, subsessilibus, copiose filiformi-paraphysatis, 100-120 v 6-7, d etosporis ; sporidiis parallelis, filiformibus, 100 + 2, utrinque dips cias 6-8-nucleato-pseudoseptatis, hyalinis. Hab. in foliis emortuis Elettariae , Tjibodas (n. 196). P Porithocia per epidermidem translucidam conspiciuntur. -= C. depokense Penz. et Sacc. sp. n. Maculis angulosis v. eireularibus, pallidis; peritheciis sparsis innatis, epresso-globosis, nigris, 200 > 150, ostiolo obsoleto, cuticula diaphana r imose fissa tectis; ascis cylindraceis, apice rotundatis, brevissime stipi- tatis, aparaphysatis (?), rtosporis, 65-70 + 4. 5-5: sporidiis filiformibus, 50 » 1,5, continuis, hyalinis. — — Hab. in foliis coriaceis morientibus, Den 4. 1. 97 (n. 414) Differt ab affini C. ferrugineo (E. et M.) peritheciis in quaque macula pluribus, 7 nec singulis. Genus Ceuthocarpon erostre à Linospora rostellata di- gf = stinguendum Punk ; vi 1 T eiria culmigena Penz. et Sace. sp. n. : Poritheeiis gregariis, e basi subconvexa pi a: i live, AA CASA nigris, 0,7 mm. p ostiolo bre ascis cylindraceis, apice rotundatis, 150-160 + 9-10, breve stipi berrime guttulatis, 95-100 + Hab. in culmis emortuis Bambusae, Tjibodas (n. 121). Gen. Ao 3, rectis curvulisve, hyalinis. erostre ab Ophiocerate rostrato separandum. -. Ophiobolus javanicus Penz. et Sacc. sp. n. 3; . tundatis, 45.50 + 7-8, octosporis; paraphysibus filiformibus tortuo sporidiis bacillaribus, eurvulis, utrinque obtusis, 42-45 v nad a Preda 0. An pres et O. leid satis differt. Ophiochaeta Raciborskii Penz. et Sace. sp. n. ; Peritheciis gregariis, superficialibus, globosis, nigris, 250 u. d., a e . obtusis, setulosis, setulis aterrimis, brevibus, acutis, 30-40 v 4; ? | sie, breve a ques Étape » Penn] a RER utrinque. obtusulis, 60-70 v 3 A Hab, in nese ideis, Kota Baton, 5. L M (leg. M. Racmorsi 0 a Pena et Saec. nov. gen. (1). . Peritliecia superficialia, carbonacea, globosa, papillata, atra, 8 spurie pluri-septata, hyalina. A gen. Leptospora et Lasiosphaeria theciis omnino calvis inprimis recedit. f!) Etym. a Zeptospora, cui affinis. pu PL gregaria Penz. et (SE n. sp. e Peritheciis i in ligno atrato superficialibus, PRI gregariis, globosis, atro- | vatis, apice rotundatis, breve stipitatis, 100 + 9-10, octosporis, paraphy- sibus filiformibus, copiosis; sporidiis bacillaribus, deorsum curvis, 55-70 v 4 2,5-3, utrinque obtusis, initio varie guttulatis, dein 7-septatis, hyalinis. Hab. in ligno putri, Tjibodas, 2. IL. 97 (n. 135). = L. sparsa Penz. et Sace. n. sp. Peritheciis in ligno nigrificato sparsis, superficialibus, globos conicis, | carbonaceis, nigris, 0,3 mm.id., papillatis, glabris; ascis tereti-fusoideis, dd 5 deorsum acutatis, initio sub apice leniter/ coarctatis, 90-120 + 9-12, a | aparaphysatis (?), octosporis; sporidiis cylindraceis, sursum incurvatis, | utrinque obtusulis, 30-35 + 3, plasmate inaequaliter partito, hyalinis. . Hab. in lignis putrescentibus, Tjibodas, Huis-ten-bosch; 8. 2. 97 (s. n.). | Bactrosphaeria Penz. et Sacc. n. gen. (1). | Perithecia superficialia, verticaliter elongato-cylindracea, sursum, an- z gulosa, verruculosa, membranaceo-carbonacea, nigra, ostiolo sulcato-ra- | diato. Asci cylindracei, aparaphysati, octospori. Sporidia bacillaria, plu- Piseptata, subhyalina, ascum subaequantia. A gen. Cylindrina Pat. differt x peritheciis longitrorsum rugoso-sulcatis, ostiolo sulcato-radiato, etc. | B. asterostoma Penz. et Saec. n. sp. | Peritheciis late gregariis, tereti-oblongis, basi fonia coarctatis; hy- phis mycelicis repentibus, subeontinuis, ramoso-anastomosantibus, pal- . didis, tenuibus, 3-4 L. er. cinctis, 400 + 160, sursum 4-6-sulcatis, parce- . que verrucosis, nigris, intus cavis; ostiolo distincte radiatim 4-6-sulcato; ascis crasse cylindraceis, subsessilibus, apice rotundatis, 120-180 v 20-24, vel 200 + 16-18, aparaphysatis, 8-sporis; sporidiis parallelis, bacillaribus, * - leniter eurvis, utrinque obtusulis, 24-30-septatis, non constrictis, 120-140 » -7, loculis euboideo-nucleatis, hyalinis. ‚Hab. in cortice emortuo Elettariae, Tjibodas, febr. mart. 1897 (n. 190, 174, 389, 354). Eximius fungillus, nulli nobis noto cognatus. Inter peri- m x 5 () Etym. bactron baculus, et sphaeria, ob formam eylindraceam perithecii et nitidis, 0,8-1 mm. d., exsquisite acute papillatis, carbonaceis; ascis cla- . PENZIG ET P. A. SACCARDO thecia saepe nascuntur hyphae filiformes, flexuosae, septatae, 20 0- 5-6, subsimplices, fuligineae, eonidiis obovatis, l-septatis 20-22 v 9 constrietis intermixtae, Cladotrichi speciem sistentes: an Bactrosp CERATOSTOMACEAE. HYALOSPORAE. Ceratostomella polyrrhyneha Penz. et Sacc. n. sp. Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, globulosis, 160-200 u. di nigris, glabris, demum saepe, collabascendo. supra umbilicatis, ostii subternis in quoque perithecio, filiformibus, sursum divergentibus, pi ritheeio triplo longioribus; ascis fusoideo-oblongis, sessilibus, apice To- tundatis, 60-65 v 10-12, aparaphysatis, octosporis; sporidiis distichis oblique monostichis, oblongo-ellipsoideis, rectis v. curvulis, intus gr losis, v. binucleatis, 15-18 + 5-6, hyalinis. Hab. in cortice putrescente Elettariae, Tjibodas, 9. IL 97 (n (a = Perithecii contextus parenchymaticus, eastaneo-fuligineus, ostioli p senchymaticus, nigricans. A C. multirostrata (Fuck.) S. differt osti longioribus, peritheciis minoribus, ascis sporidiisque majoribus. PHAEODIDYMAE. Rhynehostoma shrildniserum Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, innato-erumpentibus, 0,5-0,7 mm. d., glo eonieis, in ostiolum eylindrieum rigidum rectum, 11/,-2 mm. ij, mm. cr., sensim abeuntibus, aterrimis, aeque ae ostiolo; asci: | soideis, subsessilibus, utrinque acutiusculis, 150-160 + 15, octospo copiose filiformi-paraphysatis ; sporidiis distichis, v. subtristichis, soideis, curvulis, utrinque acutis, 80-85 v 7, sodio lon trorsum tenuiter striatis. Hab. in ramis putridis, Tjibodas (n. 103 ex p.). Perithecia fore infossa, ostiolo saepe setulis atris patentibus (parasiticis?) COM Magnitudine et fabricà sporidiorum praedistincta species. 2 k SCOLECOSPORAE. Linospora capillaris Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis amphigenis, gregariis, innatis, globulosis, 0,3 mm. lat., . clypeo stromatico foliaceo atronitido, suborbiculari, 0,5 mm. lat., ostiolo capillari, nigro, glabro, 1 mm. long., rectiusculo, facile deciduo; ascis cylindraceis, apice rotundatis, subsessilibus, per basim dehiscentibus, 60 « 6, octosporis, aparaphysatis; sporidiis bacillaribus, eurvulis, 45-50 v 15-2, utrinque obtusulis, multiguttulatis, hyalinis. Hab. in foliis coriaceis emortuis, Tjibodas, 1. III. 97 (n. 361). | ' Ophioceras dolichostomum (B. et C.) Sacc., Syll. fung. II, p. 358. Hab. in culmis? putridis, Tjibodas (n. 97). Perithecia innato-erumpentia, 0,6-0,7 mm. lat., ostiolo 2-2,5 mm. long., capillaceo, et subinde (abnormiter?) usque 4-5 mm. long. Asci 60-70 + 7-8, paraphysibus filiformibus guttulatis obvallati, octospori; sporidia 60-65 v 2, bacillaria, 5-6-pseudoseptato-nucleata. 0. Hystrix (Ces.) Sace. * 0. tjibodense Penz. et Sace. n. subsp. A typo differt peritheciis glabris, levibus nec pulverulentis, 0,5 mm. d., ostiolo 700-1000 + 100; ascis longiusculis, apice 2-foveolatis, 85-90 + 9-10 (nec 50-60 u. longis); sporidiis utrinque obtusulis, 48-60 + 4-5, deor- Sum leniter attenuatis, 12-15-cuboideo-nucleatis, v. granulosis, hyalinis. - Hab. in lignis putridis, Tjibodas, 8. III. 97. (n. 414). Perithecia hine inde congesta et ostiolis longis hystricina. - 0. majuseulum Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis hine inde gregariis $ superficialibus, perfecte ephaaricit, carbonaceis, nigris, glabris, 0,7 mm. diam., ostiolis baeillari-eylindraceis rectis curvulisve 1,5 mm. long.; ascis (jam resorptis); sporidiis filiformi- bacillaribus, utrinque obtusulis, 90-100 + 2-2,5, curvulis, multinucleatis, yalinis. i Hab. in ramis corticatis putridis, Tjibodas (vas. 761). Peritheciis ma- Jusculis eximie tornatis optime distinguitur. G. B. TRAVERSO — L’Acalypha virginica L. NELLA FLORA DELLA PROVINCIA PAVESE. Gaet e diffondersi anche assai IA Tra le regioni più ricche di tali piante è certamente la valle p dan: nella quale estendesi la provincia pavese. Basti ricordare che da una quindicina d’anni in qua furono parecchie le specie esotiche vatichitesi in questa provincia, e precisamente : Asola RER ge i ud Plant. + sha Wie - Pavia, dont ora cresce svanita {(* ) Elodea canadensis Michx., (Flora Am. Bor. I, pag- 20) 0 o 18 | degli stagni della Virginia e del Canadà, che dal 1886 (?), ha let mente infestato tutti i canali irrigatorî e gli stagni sa da os fortemente lo sviluppo di altre piantine acquatiche (* i ras be Lin. Da Pl I, pag. 61) nativa LL lina, ala per hi prima i volta dal sat Pirotta e poi dal dott. E presso Cava Manara, verso il 1886. 1 n — (f) L. Bozzi, Sopra alcune piante americane naturalizzate nei dintorm Pavia (Estratto dagli Atti della Soc. It. di S. N. Vol. 21) Milano 1888, pag: (*) L. Bozzr, op. cit. pag. 9. (5) F. Cavara, Nuova stazione della Solidago serotina Ait. in Mr VIII, 1894, pag. 94. (4) L. Bozzi, op. cit. pag. 8. Commelina communis Lin., (Sp. PI. I, pag. 60) indigena della China | _e del Giappone, riscontrata dal sig. G. B. Canneva presso Garlasco e studiata dal prof. Pirotta (!). | | A proposito di queste due ultime specie, debbo peró notare che, per ^ quanto mi fu dato osservare, la loro area non si é quasi per nulla pum estesa da quell'epoca insino ad oggi. Cyperus aristatus Rottb., (Deseript. et Icon. Plant. 1773, pag. 23) specie diffusissima nelle regioni tropicali, molto probabilmente intro- dotta coi semi del riso e modificatasi poi per la legge dell'adattamento così profondamente che il dott. Cavara (°), che la trovò l'anno scorso, eredà necessario farne una nuova varietà che denominò Cyperus ari- status var. Böckeleri. : — Oxybaphus nyctagineus Sw., (Hort. Brit. pag. 567) originario delle alluvioni del fiume Missouri negli Stati Uniti, che dal 1888 circa ha discretamente esteso la sua area nei dintorni di Pavia, essendo molto probabilmente sfuggito alla coltivazione nei giardini (5). a | Solidago serotina Ait., (Hort. Kew. III, pag. 211) spontanea nel Ame- - = | rica settentrionale e riscontrata nel 1892 dal prof. Cavara in boschi di E T ‘pioppi e salici presso Bressana Bottarone, in quantità tale da potersi —- sa à ritenere i in via di naturalizzazione (*). ni A queste specie ora devesene sofia un’altra, originaria, come la maggior parte di esse, dell’ America settentrionale, e più precisamente lella Virginia e della Carolina, e cioè l’ Acalypha virginica Lin. (Hort. Upsal. pag. 290 e Sp. PL ed. 3.4, pag. 1423). . Quantunque già da qualche anno sia stata questa pianta osservata nella eittà di Pavia, non si à mai ereduto trattarsi d'altro, per la no- E R. Prrorra, Sulla presenza in Lombardia della Commelina communis L. in Nuovo Giorn, Bot. Ital., Vol. 22, 1890, pag. 143. Vs (*) F. Cavana, Di una Oiperacea nuova per la Flora europea, Estratto dagli“... Atti del R. Istit. Bot, dell’Univ, di Pavia Vol. V. Milano 1 m 5) L. Bozzi, op. cit. pag. 6-7. : 1 F. Cavana, Ser stazione della Solidago serotina Ait. in Ape, anno Ill, 1894, pag. 9 D NÉ G. B. TRAVERSO ‘stra Flora, che di una specie avventizia, essendo essa limitata coltivati chiusi. L'anno scorso però, erborizzando entro le mura della città, uti di età l' Acalypha virginica in diversi punti presso le siepi muri, ma non diedi grande importanza a questo fatto, perchè, sempre in vicinanza di luoghi coltivati, non si poteva pareti di | ralizzazione. Ed a questo proposito ricordo che nei pressi dei giardini è faci vare delle piante sfuggite alla coltivazione, ma che non estendono pui la loro area, ed un esempio ad hoc mi è fornito dal Pharnae Cerviana L. che cresce nel nostro Orto Botanico assieme alla Mol verticillata L., specie delle quali alcuni esemplari trovansi nelle : adiacenti all'Orto stesso, ma sempre in pochissima quantità. : Più fortunato fui nelle ricerche di quest'anno, perchè nel sett scorso, in una escursione nei dintorni di Pavia, trovai l Be ginica L. in abbondante quantitä nei boschi che costeggiano il Tie a circa tre chilometri al disotto delle città; fatto questo che parla favore di una vera e propria naturalizzazione della specie in disc Ed à conforto di questa mia asserzione sta il fatto che r Acalypha ginica L. è già inselvatichita in diverse località d’Italia. Infatti già nella Flora Italiana del Parlatore (!) trovasi in due punti cennata l' Acalypha virginica L. come tendente ad inselvatichirsi giardino Botanico di Verona. Piü tardi i prof. Cesati, Passerini e Gibelli nel loro Compendio descrivono diffusamente il genere, e parlando dell’ habitat di | specie, così si esprimono: « Originaria della Virginia € della Caro « inselvatichita e spontanea da vent'anni e più nell’Orto botanico « Parma, negli orti e terreni adiacenti, nell’Orto botanico di Fe « e nella Riviera Ligure di Levante; nei fossi sotto le mura di Gen « a Molassana, a Borzoli, a Portofino (prof. Chiappori) >. Le: località sono riferite dall’ Arcangeli (3). E eð ; i , pag : (3) Cesari, Poss RR TER BEE Flora italiana pag: (°) G. AncawcELt, Dee della Flora italiana, ll» edizione, PAR: ^ coltivata nei neue bétail o assieme con Be americani, ed eron» Dorao un ambiente adatto al suo ORD j F. CAVARA Contributo alla conoscenza delle Podaxin nt ne (ELASMOMYCES MATTIROLIANUS nov. gen. et sp.) (con Tav. VII). SESTA che Fede è un prolungamento del piede siediti versante la gleba fino a raggiungere il peridio. « L’interét qui Satta aux Erana osservava R. Tulasne ( n ne tient "M à leur ques i dont les Gasteromycètes ont été l’objet, ont assez a a; le ela de nos tons sione n Lies rien de ce qu se. c; apart re POR intorno ad un gruppo di fangi e Pa, mirabilmente c con dois Varia i Basidiomiceti ipogei agli È deno il numero È stato koleralmante accresciuto a2 generi E sente, e circa cinquanta specie), e col numero, forme nuove e nuo finità riconosciute. Altra cosa che accresce interesse alle Pose 19 liane L. R. et Cu., Sur une a sa d genre Secotium Ann d. Se. Nat. III, Ser. T. IV, pag. pue x 26a distribuzione loro geografica, essendo per la maggior parte dell'Au- "Meals e dell’Africa, parecchie dell’ America del Nord, alcune dell’India, due o tre sole della Regione mediterranea. Debbo ascrivere per ciò a rara fortuna di avere scoperto nell’incan- tevole foresta di Vallombrosa un rappresentante di questa famiglia, la quale tanto si raccomanda agli studiosi. Fu sui primì giorni del settembre dello scorso anno, che ritornando in compagnia dell’ egregio collega, prof. Perona, da un'escursione che aveva avuto per scopo di fissare i limiti in altitudine delle varie es- senze legnose della foresta, mi incontrai in parecchi esemplari di un funghetto, che a tutta prima, vuoi per l'aspetto agariciforme, vuoi per l'esiguità e apparente stentato sviluppo, attribuibile alla siccità di quei giorni, stavo per lasciare in pasto alle lumache. Se non che un attento esame degli esemplari, aleuni dei quali globulari, altri con particolari lamelle che parevano in tra loro saldate, ed i! fatto poi che alcuni di quei funghi appena emergevano dal terreno, ed altri erano nascosti nel terriccio dell'abetina, mi misero un sospetto che si potesse trattare di un ipogeo e probabilmente di qualche Imenogasterea. Frugai il terreno in quella località, ma soltanto 8 o 10 esemplari che sí trovavano a poca distanza in un determinato punto della foresta, potei rinvenire. I piü grandi misuravano da 2 cm, a 2,5 em. (fig. 3 a 8) di diametro, i più piccoli 1 em. od 1,5 em. (fig. 1, 2). Il fatto più caratteristico era la presenza di un corto gambo cilindraceo, per lo più obliquamente inse- rito sul corpo fruttifero, attenuantesi verso la base, la quale presenta- vasi fibrillosa e nerastra per grumi di terriccio che vi aderivano. u corpo fruttifero aveva forma varia, globulare (fig. 4), globoso-depressa a (fig. 1, 3, 4, 5, 7), angolosa (fig. 2, 8), quale, del resto, presentano . molti individui di Agarici diversi (Russula, Tricholoma, Lactarius ete.) . Sviluppantisi stentatamente in tempo di soverchia siccità. Dico di Aga- rici, poichè la parte inferiore dei corpi fruttiferi del nostro fungo era soleata da strie irraggianti verso la periferia e con tutta l’ apparenza delle lamelle degli Agarici. Questo carattere era in verità il più ingan- nevole, se si pensi come vi abbiano Agaricini a lamelle così poco co- Spicue da essere ridotte a semplici ripiegature della superficie inferiore chiamare) era tagliano. non frangiato, e ad esso venivano a far regolarmente le estremità arrotondate delle ripiegature lamellifon della parte inferiore. La consistenza dell’intero corpò fruttifero er bole, quella cioè di un fungo carnoso ed a struttura lacunosa, mentre distoglieva dal preconcetto che si trattasse di una forma ra torno alla essenza sua. P Sezionato infatti uno di quegli esemplari (fig. 11), esso dava a dere un tenue peridio avvolgente tutta una massa a struttura è del doppio ingrandita) si estendeva in lamina sempre più asso gliata fin quasi al margine del cappello, ed in basso si conti inalterata nel piede. La massa spongiosa, vista alla lente, si ris in tante minuscole lacune ie ed a sezione varia ue En den. ma con poca conta in | verità: i setti di sepali lacune apparivano brunicci nei margini, ossia verso le cavità, e bi: ne ceracei e polli al centro, e ciò in RER della diversa struttura, una sezione re ui dell’ iden corpo frattitaro. Ma praticava una sezione trasversale rispetto alle strie irraggianti pagina infetiore del cappello, appariva anche ad occhio nudo, e alla lente, un contorno decisamente ondulato, con sporgenze e rien quali si possono osservare in un Cantharellus, od in un Schizophy Vista poi al microscopio una di tali sezioni (fig. 15) si poteva I apprezzarne la struttura. Le apparenti lamelle corrispondono in a rilievi esterni della parte inferiore del corpo fruttifero, rilievi à zione lenticolare (fig. 15 a) e che si mettono in relazione colla spugnosa mediante una più ristretta porzione. Fra una. sporger altra intercorre uno spazio libero che è sempre minore del diametro della sporgenza stessa, e che ad occhio nudo corrisponde alle striature che separano le pseudolamelle. Tutta la superficie delle sporgenze, come ‘anche degli spazi che le separano, è rivestita da ife stipate di forma varia, alcune più piccole cilindriche rammentanti bene le parafisi degli Imenomiceti; le altre cilindraceo-clavate, più lunghe ed a membrana talora ispessita (fig. 12). Tutte queste ife hanno funzione semplicemente protettiva, la loro differenziazione nella forma e nella dimensione sta ‘forse in relazione con una funzione soppressa, le une potendo rappre- sentare, come lio detto di già, delle parafisi, le altre dei basidii e dei | cistidi metamorfosati, tali organi essendo a profusione rappresentati al- l'interno del corpo fruttifero. DAI disotto dello strato di ife libere vi è uno stroma miceliare, ossia un'ifenchima a minuta struttura, ed uniforme per tutto lo spessore delle sporgenze fino a livello della gleba fruttifera. Si può dire che, in fondo, queste sporgenze della parte inferiore del cappello hanno fun- zione solo di protezione, poi che non vi ha in tale regione del fungo vero peridio, i cui caratteri strutturali lo rendono ben manifesto in . tutta la rimanente superficie del cappello. Fatta, invero, una sezione in cana porzione che non corrisponda all’apice del fungo e cioè alla conti- nuazione del piede, o columella, si osserva (fig. 17), intanto, che la su- -perficie non ha rivestimento del tutto eguale a quella delle pseudola- melle; mancano qui le ife corte, uniformi cilindriche, stipate, omologhe, = abbiamo detto, alle parafisi imeniali; sonvi invece delle ife clavate uni- : cellulari, o talora bicellulari, frammiste ad altre assai più esili cilin- È driche, ad estremità arrotondata, o troncate. Al di sotto di questo rive- stimento di ife, che rende morbida la superficie del fungo, si estende uno strato di notevole spessore (fig. 17 p), straordinariamente uniforme, di fino e compatto ifenchima, costituente da solo il peridio. Le ife che mente aggrovigliate fra loro, e spessissimo presentantisi sezionate e come tanti piccoli dischetti che rompono la uniformità della trama. : meno compatto di ife accavallantisi, ma con prevalente disposizione vi prendono parte sono esilissime, a membrana non ispessita, ma fitta- ll peridio è generalmente limitato inferiormente da uno straterello tangenziale, al quale segue un pseudoparenchima a grandi e (fig. 17 7), a membrane sottili, a contenuto nullo, che rendono deb sima, per ciò, l'aderenza del peridio stesso al corpo fruttifero, on cilmente da questo distaccabile. Fra le maglie del pseudoparen lasso scorrono poi delle grosse ife, di calibro variabile, sovente va ed a terminazione più o meno rigonfia, a contenuto denso e granul le quali ricordano assai le ife glicogeniche delle Tuberacee e si col rano assai bene in bruno-rossastro colla soluzione jodica di joduro potassio. E da notare, anzi, che porzioni localizzate, globulari del. tenuto danno più evidente questa reazione, che è quella, del resto, glicogene, Er dette e sono à TER secondo smo come un «a lamina la quale dalla columella si estende alla maggior paria del pello (fig. n e 12); e qama in rapporto col piede. il pseudoparenchima lasso, colle relative ife varicose, può presen | maggiore o minore sviluppo, ma esso à però sempre frazionato in derelle di vario spessore di striscie di ifenchima analogo a quello mitante inferiormente il peridio, ad ife sottili, decorrenti tangen? mente. Si possono, cosi, avere parecchi strati di pseudoparench lasso, intercalati da altrettanti cordoni di ifenchima ad esili eleme finchè si arriva alla trama propria delle lacune imenifere (fig. 17 . mentre invece in corrispondenza delle pseudolamelle essa Si aieo | Subito al disotto di queste (fig. 15). Tale trama è data da ifo p p che occupano la parte piü interna, da ife subimeniali e dall’ hymeni Le ife proprie della trama non differiscono gran che da quelle I tanti in basso il peridio, sono assai sottili e lassamente intrecciate, qua e là ramose e trasversalmente settate, ed in corrispondenza setti, spesso rigonfie a clava, combacianti fra loro per la pare, gonfia. Il contenuto granulare si colora intensamente in giallo-rossasi colla soluzione di jodio in joduro di potassio, onde si rilevano T rice in glicogene (fig. 17 h e 16 h), le ife subimeniali costituiscono dei rigonfiamenti delle precedenti, e siccome si segmentano à 9? distanze, così si ha l'apparenza di un tessuto ad elementi roton Pi * CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE PODAXINEAE gianti o poligonali, quasi isodiametrici (fig. 16 d) che sottostanno all’imenio. Quest’ ultimo è formato di tre sorta di elementi e cioè: dai basidii, dalle parafisi, dai cistidi (fig. 14, 15, 16); i primi sono deci- samente clavati, a membrana mediocremente ispessita ed a contenuto denso, granulare, in cui si distinguono bene, massime se colorati con picronigrosina, uno o due nuclei di struttura assai imperfetta. Questi basidii, i quali misurano 38-40 p. in lunghezza e 14 p. in grossezza, Sono troncati all'apice e sormontati da due a quattro sterigmi, cilindro- conici. La poca costanza nel numero dei basidii, non deve sorprendere, poichè essa si verifica in molti rappresentanti di questa famiglia. Le spore che vengono a formarsi all’ estremità dei basidii sono sferiche, a membrana lievemente colorata in giallo, non molto ispessita, ed ornata di sottili ed aguzzi aculei (fig. 9, 10, 14). In tutti gli esemplari da me ‘esaminati, constatai sempre delle macro- e delle microspore, le prime misuranti 14 o 15 t. nel diametro, le altre 8, 9 y, differenza di gran- dezza affatto indipendente da grado diverso di sviluppo, le une e le altre essendo appieno formate, con membrana egualmente ispessita ed aculeolata, e staccantisi con eguale facilità dagli sterigmi. Il contenuto delle macro- e microspore è granulare, a granuli di natura proteica, misti a gocciolette oleose. In seguito all azione dell’acqua di Javelle, mentre il contenuto dei basidii viene quasi interamente asportato, quello delle spore viene trasformato in una massa omogenea, bianchiccia, assai rifrangente. Anche la membrana si modifica per questo reattivo, perde interamente il colore giallo, e le sostanze incrostanti, divenendo jalina trasparente, pur serbandosi fornita di delicati aculei. Col jodio gli àculei si colorano in giallo-bruno assai diversamente della membrana delle ife. Le parafisi (fig. 14 p), che s'interpongono ai basidii, sono più piccole di questi e di forma più cilindracea; esse misurano 28 a 30 p. in lun- ghezza per 12-13 LU. in grossezza; sono egualmente ripiene di granula- zioni proteiche ed oleose come i basidii. Assai caratteristici ed importanti sono i cistidi (fig. 14 c); importanti perchè negli Imenomiceti ipogei e nei Gasteromiceti rarissimi. Nel no- stro fungo invece si presentano copiosi e di notevoli dimensioni. Hanno forma lungamente ellittica, o eilindracea, attenuantesi alle due estro- mità, di cui © inferiore è troncata e s'innesta colle cellule ú ife) subimeniali, la superiore è conico-ottusa. La membrana è p ispessita, ed il contenuto assai povero; si nota una banderella di ci plasma, granulare, addossata alla parete e che va ispe l’estremitä ove alcune più grosse granulazioni più cromofile sembr bero accennare alla presenza di un nucleo molto elementare. Leis superano di gran lunga in lunghezza i basidii e le parafisi, e misu : 70, 72 œ., mentre in grossezza superano di poco, quand’anche non egu gliano gli stessi basidii. La funzione di questi organi sembra essere senzialmente meccanica, in quanto impediscono l’ accasciarsi delle cune; ma il fatto del trovarsi spesso questi cistidi in via di uscire f dall’imenio, parlerebbe in favore di una loro funzione biologica, del lo concorso cioè alla disgregazione della compagine imeniale, per la dis minazione delle spore; la quale ultima deve avvenire, in questi fu N sol dopo la completa loro disorganizzazione, essendo sprovvisti di nati rali aperture nel peridio, e putrescibili di lor natura. È La struttura della columella è quasi interamente analoga à qu della lamina subperidiale, che tiene il posto del cosi detto imenofot boleti e degli agarici. Vi si alternano strati di pseüdoparenchima à banderelle di ifenchima, nel quale aleune ife, qui pure, risaltano loro contenuto più denso, e si colorano più intensamente col jodio. struttura si continua nel piede del fungo (fig. 18), nel quale abb in più uno strato protettore, tutt’attorno, e delle ife alla base à funzi assorbente. Lo strato protettore é dato anche qui da ife libere, € o cilindriche che ricordano perfettamente quelle del peridio e dis normalmente alla superficie dell'organo; dette ife libere si originano 7 altre intrecciantisi alla periferia del gambo e formanti uno strato minore spessore di quello del peridio ed anche meno compatto, però alla base del piede ove tale strato è di straordinaria compe! e l’intreccio delle ife fittissimo. Il gambo è pieno e costituito dai | desimi pseudotessuti che abbiamo visto nella columella; gli strati parenchima lasso e di ifenchima ad elementi sottili si alternano intrecciano fra di loro in modo più tumultuoso che nella colume nella lamina subperidiale (si confrontino le due figure 17 e 18). l'ifenchima del piede sono assai poco rappresentate le ife varicose della ' parte superiore del cappello, ed il loro contenuto si colora meno inten- samente in giallo rossastro, onde pur ammettendo che questi cordoni di ife sieno quelli che trasportano dalla base i materiali liquidi fino al cappello, bisogna ritenere tuttavia che certe combinazioni organiche si formino più tardi nella trama del cappello stesso, così ad es. il glico- gene, la cui reazione è così spiccata nella trama stessa e’poco o punto nel piede. Il sistema assorbente della base di questo è fornito da nume- rose ife che si rendono libere dal fitto stroma che [fa quasi da cuffia (fig. 18). Di tali ife alcune sono incolori, tortuose od anche avvolte a spira verso la estremità (fig. 19) la quale è arrotondata ed un po’ atte- nuata; hanno rari setti trasversali, ma senza traccia di unioni a fibbia, che pur son così frequenti negli Imenomiceti; altre sono più rigide, di- ~ ritte, colorate in giallo bruno e con diverticoli che ricordano un poco le unioni a fibbia (fig. 20) senza essere tali veramente, ovvero presen- tano ripiegature a gomito più o meno rigonfie. Queste due sorta di ife s'intrecciano promiscuamente ed avvolgono dei grumi di humus (fig. 18 h), onde la loro funzione non è certo dubbia. La differenza morfologica tra le une e le altre si connette forse, anche per questo fungo semi-ipogeo, con possibili rapporti biologici, quali è stato dimostrato esistere fra Tube- | Pacee, Elafomicetee e Imenogasteree e le micorrize di piante forestali. Io non ho potuto all'atto della raccolta stabilire tali rapporti, anche perchè E il fungo era quasi superficiale, ed il terreno era così secco che i corpi | fruttiferi avevano quasi perduto ogni aderenza. Ma è certo che la iden- tità delle ife colorate, rigide che si osservano sulla base del piede e che si estendono più delle altre nel substrato, ricordano perfettamente | Quelle descritte e figurate da me per rz ymenogaster Cerebellum Cav. (*) in relazione colle micorrize delle Casuarine e delle Mirtacee; ricordano quelle descritte dal prof. Mattirolo (2) per il Tuber eæcavatum Vitt. e per il 7. lapideum Matt. in relazione colle micorrize delle quercie. —— — (') Cavara F., Intorno alla manie e Biolog. di una nuova specie di « Hy- menogaster ». Milano 1893, p. 1 e 17, fig. 19-20. ( MartıroLo O., Sul a dei tarta e e sulla ‘questione delle Mi- corrhize. Malpighia 1887. delineato i caratteri, per approfondire la questione che faceva testè polino, parmi che non meno importanti riflessi scaturiscano da qua ho finora esposto. Io ho descritto una forma la quale indubbiamen appartiene alle Podaxinee, famiglia di Gasteromiceti, strettamente a leata degli Imenogasterei, ed i cui limiti furono assai bene traccia: ; pratutto da Montagne (1) nella seguente definizione: « 11 existe pa les champignons de l'ordre des Trichogastres un petit groupe, rem quable, entre autres earactéres, par la présence d'une columelle qui verse le péridium suivant son axe longitudinal: c’est celui des xinées. Cette columelle, qui a encore recu le nom de stylidium n quelquefois, comme dans le Cycloderma, qu'une protuberance de la b | du receptacle; mais dans tous les autres genres, dont se compo tribu, elle est formée par le stipe même du Champignon ». Tale tere della columella è il più spiccato, tanto da separare nettamente. Podaxinee dalle Diplodermee , Licoperdee e Selerodermee che cati scono insieme la famiglia delle Licoperdacee i (') Montane C.; Considerations générales sur la Tribu des Podaintes d. Sc. Nat. II Sér., T, XX. 1843, (*) De Toni I. B., in ida Syll. VIL, ut L p. 48. / CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE PODAXINEAE ^ — ‘428 i pillitium entiórement flocconeux, comprendrait les seuls genres Caulo- .. glossum et Podaxon (1) ». La prima sezione, sarebbe per ciò caratte- rizzata da una gleba formata da un tissu spongeux à cellules inégales e non da un capillizio. Onde, come poi fa rilevare giustamente Tu- lasne (*), ed era già stato sospettato da Berkeley (?), ne emergerebbero evidenti pure le affinità da un lato (Podazxon, Cauloglossum et cetera nov. gen.) colle Licoperdacee, dall'altro (Secotium in primis) colle Zy- menogastereae. Dalla netta definizione data dal Montagne e da Tulasne per le Po- = daxinee, viene per noi agevolato il riferimento sistematico del fungo sopradescritto, e non vi ha dubbio alcuno che esso debba ascriversi alla prima sezione cui fa cenno il Montagne, e le cui evidenti analogie colle — Hymenogastereae furono da Berkeley e Tulasne riconosciute. Debbo dire anzi che da bel principio io non avevo esitato a ritenerlo una forma stipitata di Imenogasteree, avvicinandola alle Octaviania. Ma dopo un attento esame della struttura del corpo fruttifero, e, sopratutto, la pre- senza di columella, e quella molto caratteristica dei cistidi non mi restò ` più dubbio alcuno sulle sue affinità col genere Secotium di Kanze. Ed avendo avuto la fortuna di frequentare nell’inverno scorso il Labora- torio dell’Istituto botanico di Bologna, il chiarissimo prof. Mattirolo, così noto per i suoi studî sulle Tuberacee ed al quale feci vedere al- cuni esemplari che avevo portato da Vallombrosa, confermò pienamente tali affinità. Il genere Secotium (da onzotis celluloso) quale veramente . Venne stabilito da Kunze (*) sopra esemplari del Capo di Buona Speranza raccolti da Gueinzius , stando alla diagnosi da lui datane ed ai carat- | teri che emergono per il S, Gueinzii Kunze dalle figure di Corda (7), ^ differirebbe alquanto dal nostro fungo. Kunze diede questi caratteri: in () Moxragne C., Op. cit. p. 80. ' €) Tucasne I. R. et Cu., Op. cit. p. 170. (5) Sea In Hook. -Lond. Journ., Vol. II, 1843, p. 202 e 204, citato da «i Palanno Joe S Ruben E , Secotium, eine neue Gattung der Gastromycetes Trichogastres, in Flora 1840, p. 21, () Corpa A. C. J., Icones forai VI, Tav. VI, fig. 10-18. BR oi yg GAVARA o — jm Héciptacuhon stipitatum lentum, stipite a peridio discreto. | innato-corticatum, cortice demum secedente, intus membranact tatum, intersepta cellulosum e basi fatiscens. Peridiola nova j viter stipitata. | | A parte la consistenza del ricettacolo (lentum) non si are adunque una columella vera se vi ha peridio discreto (peridio N nel senso di ricettacolo) il peridio vero (cortex secedens), si rebbe a maturità, a placche come in certe Licoperdacee; le (qui chiamate peridiola) sarebbero stipitate. Caratteri tutti ques non riscontriamo nei nostri esemplari. Se poi esaminiamo le fi di Corda, risulta inoltre che lo stipite è fornito di un sacco mem naceo o volva, altro carattere assolutamente mancante nel nostro fu Ma conviene pur notare che dalle stesse figure del Corda emerge bastanza evidente una columella, la quale non si spinge molto 0 nella gleba in un esemplare (fig. 12 del Corda), mentre raggiung peridio in altro (fig. 13 id.). Quanto alla volva delle Secotiee il Ti chiamandola vagina e parlando delle analogie; di questi funghi coi leti dice: « ce n'est qu'une analogie car la vagina des Sécotiées ! réellement qu'une partie du pileus (s. peridium) qui, à son origin confond avec la base du stipe, tandis que celle du Boletus luteus est un organe beaucoup plus distinct, partout, tant du stipe que du peau (1) ». Non è certo una spiegazione soddisfacente, e che valga a giustificare il riferimento di due nuove specie al genere di Ki (Secotium erythrocephalum Tul., S. olbium Tul) ambedue. spro di questo sacco avvolgente il piede, se non vi fossero stati mo: > e migliori caratteri. Anche nella sua classica opera « Fungi hypogt il Tulasne ritorna alla carica, colle stesse munizioni: « À l gard mot volva, qui charactérise le tégument universel des Amanites, í Clathroidées, il n'a été appliqué jusqu'ici avec incertitude, et sans à tort, qu'à la partie inférieure du chapeau de quelques Pod | (Secotium , Gyrographium, Polyplocium), qui persiste au bas stipe en forme de coupe, de maniére à simuler soit les restes : (') Turasne, Op. cit. pag. 174. Inoltre in riguardo al peridio, il Tulasne si esprime in modo affatto : | diverso da Kunze. Per questi era demum secedens, per Tulasne invece _« le péridium des Sécotium est composé d’une seule tunique épaisse, | inséparable des tissus sous-jacents (°). Ma vi è ancora discordanza in un altro carattere di altissimo valore, e cioè nella presenza dei cistidi. d Le figure 15* e 17.* di Corda, danno a vedere in modo irrefutabile la interposizione di grossi ed ellittici cistidi ai basidii del Secotium Gue- nai Kze: la tavola invece che accompagna la memoria del Tulasne più volte citata e che dà le particolarità dell'imenio del Secotium ery- ; throcephalum Tul. non lascia scorgere traccia di cistidi. Io non ho qui | materiali, nè opportunità per fare una revisione critica del genere Se- otium, ma pare a me che prendendo le mosse dalle considerazioni di ordine comparativo, che ho succintamente esposto, ne potessero scatu- | rire dati interessanti per uno smembramento del genere, tanto più se Si tiene conto ancora dei caratteri sporologici, i quali nelle odierne p. ‘classificazioni hanno assunto tanta importanza. Anzi mi piace fin d'ora | fare notare che delle ventuna specie di Secotium annoverate nei volumi . VIL, IX, XI della Sylloge Fungorum del Saccardo, quattro sono for- ; nite di spore sferiche o globulose, liscie; di due o tre non è data con- tezza della forma di questi organi; le altre tutte hanno spore oblunghe, : ovali, ellitiche, o limoniformi, quasi sempre liscie. In base a questi fatti, ; di un valore incontestabile, e tenendo quindi conto della forma parti- colare delle spore del fungo da me scoperto e di altro carattere di non minore interesse, quello della struttura lamellare della parte inferiore del ricettacolo, mi sento autorizzato a tenerlo distinto dai Secotium, ‘come poi ed a più forte ragione da qualsiasi altro genere di Podaxinee, Propongo perciò un nuovo genere che dalla struttura particolare su- : mentovata, principalmente, e dalla forma peculiare delle spore trova la sua ragione d'essere. : () Turasse I. R. et Cu., Fungi Hypogaei p. 28. C) Tucasne L R. et Cu., Op. cit. p. 9. ?8. Malpighia, anno XL vol XI, cage à nov. gen. n (à a shacuis lamina e mins. Receptaculum | semiepigaewm, stipitatum , globulare, prim dein inferne apertum, subtus lamellis spurüs crassis, radiant natum; stipes brevis, farctus, evolvatus in columellam usque i dium desinens; gleba celluloso-spongiosa; hymenium e basid [ sterigmaticis, cystidiis, paraphysibusque efformatum ; mo s) difformibus, aculeatis. ui Mattirolianus nov. sp. ` Receptaculo globoso, globoso-depresso vel anguloso, laevi, alb | scente, margine tenui, interdum fracto; lamellis obtusis, albis, evolutis; gleba ex flavo ochracea. lacunis minutis, irregularib stipite solido, cylindraceo- -gibboso, plerumque oblique inserto; 6 clavato-truncatis; paraphysibus cylindraceis brevioribus; cystidiiso ellipticis, prelongis; sporis sphaeroideis, aculeolatis, luteo-brunnei 14-15 E, aliis 8-9 y. diametro, Habitat. Ad terram sub acubus deciduis Abietis perina S. Giovanni Gualberto Vallisumbrosae (Florentia). Species haec simo botanico O. Mattirolo, Horti botanici bononiensis Praefect beraceis Renna, dicata. * Nel eorso di questa memoria. si è di già lasciato intraveder delle affinità che il fungo testè descritto ha con altri gruppi noi ascritto alle Podaxinee, ne emergono evidenti i rapporti che da un lato colle Imenogasteree, e dall'altro colle Licoperdacee; di vita, completando esso il suo sviluppo alla luce, lo collega coi romiceti tipici, mentre la struttura interna lo avvicina assai Imenogasteree, di cui sì potrebbe dire, come già si accennò, na stipitata. La presenza di un gambo che si prolunga in una colui è un carattere di altissimo valore che fa delle Podaxinee degli tresì degli Imenomiceti a cappello, Agarici e Boleti, affinità qu riconosciuta da Re e da Tulasne, e che viene ingr aies cosi liga Hanno purtuttavia grande \biporianra dal punto di vista della filogenesi delle forme. Se fra i Gasteromiceti, le Podaxinee si hanno a ritenere le forme più evolute e più affini agli Imenomiceti «a cappello, non vi ha dubbio che le specie di Secotium fornite nel loro hymenium di cistidi sono quelle ove l'affinità è più spiccata. Infatti coi - loro caratteri morfologici esterni, con un pileo ed un piede, e forniti come sono di un imenio che per nulla differisce da quello di un Agarico o di Boleto, la distanza che separa gli Imenomiceti dalle Secotiee si ri- duce à ben poca cosa, ad una differenza nel modo di evoluzione del ri- i i cettacolo fruttifero. Questo fatto fu rilevato dallo stesso Montagne, ben- : EM en pensée la io belit des ere si tbe par oes passent, dans leur série ascendante, les Champignons ‘des deux familles auxquelles ont été imposés les noms d'Hymenomycètes et de Gastéro- rente, qu'un même plan a présidé à leur formation, ou en d'autre termes, wil y a entre eux unité de composition ». : Se questo sussiste fra Imenomiceti e Podaxinee in generale, e, come OMM visto, fra i primi e certe specie, di Secotium a cistidi, non vi è chi possa disconoscere che ancor maggiori affinità intercorrono fra le Agaricinee e l'Elasmomyces Mattirolianus. Non è più solo la forma a | cappello, del pileo sti pitato e la costitazione dell'imenio che accentuano le affinità, ma vi concorre, à sempre più affermarle, la struttura lamel- lare del pileo stesso, e la dilatazione ad imenoforo, quasi, della colu- . mella, ossia del prolungamento dello stipite. Le lamelle, per quanto poco | Sviluppate, che rivestono la pagina inferiore del pileo, hanno, come si è | visto, una struttura che le fa riguardare decisamente come degli organi ridotti, a soppressa funzione. Esse sono rivestite, si potrebbo dire, di un imenio sterile, con parafisi, con cistidi e basidii i quali ultimi hanno perduta la loro essenzialità di sporofori, per assumere insieme e pro- miseuamente agli altri costituenti di un imenio atavico, un ’altra fun- E" ie sius den us rs le affinità Sale Pep la ne | _mycètes, nous ne pouvons méconnaître, malgré quelque diversité appa- zione, pr) quella, di protezione. Considerato sotto pes Rasta di vista sviluppato organi interni di fruttificazione, cioè una gleba. Caso q molto analogo, ma di inversa evoluzione a quella delle Montagnites, = gli Agaricini, che con caratteri di Gyrographium hanno assunto si e attributi di Agarici. : Anche la presenza di una lamina di tessuto columellare, che dal ' del corpo fruttifero si diffonde di sotto il peridio fin quasi al ma del pileo, parla in favore di questa palese affinità della nuova Podax cogli Imenomiceti a cappello. L’interesse che, a parer mio, si annette all’ Elasmomyces Mattirol | = non è dunque solo in relazione alla peculiarità della sua forma e sua struttura, quanto e più dei rapporti filogenetici nuovi che ne d vano, dimostranti una volta più l’antico assioma: natura non facit sat Dal Laboratorio di Botanica del R. Istituto forestale © Vallombrosa (Firenze) 6 ottobre 1897. a SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VIL. . 1-8. Forme varie di ricettacoli di Elasmomyces Mattirolianus Cav. in naturale. Si 9-10. Spore macro e micro. ingr. 95 1l. Sezione di un ricettacolo. Gr. sat: 12. Ife copritrici delle lamelle: Ingr. 250. Y 13. Sezione di wn ricettacolo, 2 volte ingr. 14. Porzione di imenio b. basidii, c. cistidi, p. a 15. Sezione trasversale in corrispondenza delle lamelle » 16. Porzione di gleba per far vedere le lacune. Ah. ife pt trama, subimeniali. » 17. Sezione attraverso il peridio e la gleba. J^ iis L. pseudoparen lasso, g. ife glicogeniche. A. ife della tra 18. Selos longitudinale di porzione inferiore à del dem À. grumi di | au nn dalle ife. ) Ife assorbenti del piede. : En Ife rhemortee brane del a Y si O. PENZIG — — ONORANZE A MARCELLO MALPIGHI. (con Tav. IX). | Siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori una riproduzione (') del . . monumento recentemente eretto a MARCELLO MALPIGHI nella sua patria, e di poter dare una breve relazione sulla commemorazione solenne fatta | à suo onore. Tutti coloro che si interessano per la storia della Cultura e delle Scienze, avranno appreso con viva soddisfazione come Crevalcore, pic- cola terra del Bolognese, abbia voluto adempire un dovere d'onore verso il suo cittadino più illustre, e come abbia saputo fare le cose di pro- pria iniziativa e coi proprii mezzi, in modo veramente degno e serio. I merito della prima iniziativa, affinchè la città di Crevalcore ma- nifestasse con qualche segno esterno la sua ammirazione e riconoscenza pel grande suo figlio, spetta al prof. GAETANO ATTI, lo stesso che avendo Scoperto, per un caso fortunato, un certo numero di manoscritti del Malpighi, ne illustrò parecchi e tesse una splendida biografia dell’ in- . Signe scienziato: in questa appunto egli richiamò l'attenzione dei Cre- 3 valeoresi sul dovere lore di onorare in qualehe modo il loro concittadino. | In seguito alle insistenze del prof. Arrı nel 1860 il sindaco di Gre- | glio Comunale 26 nov.) fece la . valeore, Prerro Bravati (seduta del Consi proposta formale di erigere al Malpighi un monumento nella sua pa- tria; e furono già fino d'allora presentati varii progetti a quel Consiglio, | senza che si venisse però ad una conclusione concreta. Nel 1869, per opera del sig. Pompeo MicELIN, si riprese nel Consiglio l'argomento (RAI : Fiprodotta da una bella fotografia del monumento, genti ente favoritami P egregio autore del medesimo, Prof. Enrico Barserı. Mi -mergli qui pubblicamente i miei sensi di gratitudine e di distinta considerazione. | = (') La nostra Tavola IX, eseguita dallo stabilimento Armanino in Genova, è è caro dovere di espri- Uco Pizzoti. rono nella massima parte dati dal Municipio di Crevalcore, che corse colla cospicua somma di L. 18000; il dott. Federico Rossi, s i ^ / Li ‘menzionato, diede all’ uopo L. 1500, e L. 2000 ancora furono ra rico Barberi di Bologna, il quale attualmente dirige la Scuola ] tura nella R. Accademia di Belle Arti in Bologna. pagna l'edizione postuma delle opere complete di costui, del 1697 cx concetto artistico e per l'esecuzione fina ed accurata. s notizie cho si roca alla storia del RICO di Marrront; ed an rn vivi Vaio ti. a a una decisione denti Infine nel 1878 il dott. en Rossı riapri la campagna in serie a egli continuò 2 a tener viva la quistione, "— memorie in proposito, e sostenendo vive polemiche contro coloro ch approvavano l'idea, o volevano sostituire altra forma d' onoranza a qu proposta dal Biavati. E tanto fece il Rossi, che nella seduta de siglio Comunale del 28 febbraio 1893 si deliberò definitivamente di il monumento. Fu eletto allora all'uopo un Comitato, che ebbe à dente il sindaco, dott. Francesco TowEazzi, ed a segretario x do I fondi necessarii all'esecuzione del monumento ed alle altre sposo per offerte ed oblazioni dai privati in Crevalcore stesso (9 s i esecuzione del monumento fu affidato al distinto scultore pr L'artista prescelto corrispose egregiamente all’alto compiti affida ed ispirandosi sopra tutto. al ritratto di MARCELLO Marpisnt, che fa stesso ritratto di cui è ornato il frontispizio della nostra « Malpig seppe creare un monumento semplice e severo, ma di grande > La figura del Malpighi è dei ge seduta, in attoggiame À is passo or ora letto. T sibi costume di Proleter Colle- o dell’Università Bolognese circonda in ampie e ben disposte pieghe La statua in bronzo (') è alta m. 1,90, ed è collocata sopra un ba- samento semplice, quadrato di m. 2,70 d'altezza, di marmo bianco di Campiglio. _ Perd l’opera del Comitato non si limitò alla statua erigenda: parve opportuno d'onorare il Grande non solo con un monumento d'arte, ma anche con un monumento scientifico, aere perennius ; e fu un'idea fe- 3 — licissima quella del dott. U. Pizzoli, di promuovere anche la pnbbli- p" d'un volume M Ra Beer. tutto dedito all’ crateri delle rene nine: e felicemente ue le ni con- erevoli inerenti al compimento d'un simile lavoro collettivo. Il mondo entifico deve esserne grato a lui, e dobbiamo pure viva riconoscenza s "ann uomini, che vollero concorrere colla loro opera geniale e pra: il Tonton te a Maii in lan ma por Wario: caus subì un deplorevole ritardo; e soltanto ora 3 primi di dicembre) fu messo in circolazione. La città di Crevalcore istituì E onore del Marpo nel settembre ‘passato tutta una serie di feste, di cui il colmo fu naturalmente lo oprimento della statua, al 8 settembre, pel quale un'eletta schiera di scienziati, naturalisti e medici, convennero a Crevalcore. (qu La fusione fu eseguita a Roma, dal Bastianelli. + MarceLLo Matpigni e l’ opera sua. Scritti varii di G. Atti, G. Cattaneo, De Giovanni, E. De Michelis, A. Eternod, M. Foster, L. Frati, C. Frati, E. en. se F. Morini, D. Perroncito, G. Romiti, E. E. Strasburger, E ! accolti ed ordinati dal dott. U. Pizzoli. - rini, e d'una lapide con medaglione in onore del prof. don d'un busto del dott. L. NicoLi, benemerito del Civico Ospedali Ù FERRANTI. A ricordo della solenne cerimonia del 8 settembre poi il fece coniare una riuscitissima medaglia commemorativa, alla qual di modello (pel ritratto) un medaglione fatto ai tempi del. stesso, per opera dei di lui amici e colleghi , e che à conse sieme ad altre quattro medaglie dedicate al grande scienzi medagjiere della Biblioteca comunale di Bologna. La medagl 8 settembre 1897 (') misura 47 millim. di diametro, e porta. parte il ritratto in profilo di MarceLLo Marren, mentre sul sta inciso, entro una bella corona di alloro e di querela il me sui per orbem ». — (') Eseguita dal Sig. Eine: Juice Th Milano! Dorr. GIACOMO CECCONI Prima contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Vallombrosa. Lo studio di quelle svariatissime produzioni anormali, provocate da invertebrati diversi sulle piante, che prendono il nome di galle o cecidi, E sd in questi ultimi anni (fatta qualche rarissima eccezione) trovò cul- tori appassionati e valenti in Italia, dove per opera del nostro sommo i alpighi questo genere di ricerche aveva avuto principio. Abbiamo in- fatti i recentissimi lavori del Canestrini, del Massalongo, della mar- : chesa Misciatelli, che danno un notevolissimo contributo alla conoscenza . elle galle della nostra flora, e ogni giorno si vanno registrando con- 2 tributi a questa parte così interessante della fitopatologia. rivolgere l’attenzione anche a questi singolari casi patologici; ed ora à che mi trovo aver accumulato nn materiale non trascurabile, mi decido + dare questa prima contribuzione. : La foresta di Vallombrosa più che mai si presta a queste ricerche, raccogliendo essa, oltre alle essenze arboree, un ‘arbustive, sulle quali frequenti insetti e acari trovan à revoli di sviluppo; e oltre ai materiali miei mi valgo, in questa circo- stanza di esemplari datimi in esame dagli egregi professori Fridiano Cavara e Vittorio Perona, e di alcuni che lasciò l egregio prof. Solla. In questa prima contribuzione presento galle che io potei ben deter- minare sia per la loro forma quanto perchè del maggior numero di esse e ne è causa; spero poter far seguire ‘avrò condotto a termine lo elle che la foresta stessa o condizioni favo- seguii lo sviluppo dell’ agente ch a questa una seconda contribuzione, quando c studio di molte, che tengo in esame, e di qu potrà ulteriormente fornirmi. Per ragione di | Trovandomi quassù da quattro anni non dimenticai nelle mie gite di numero ingente di forme brevità ho creduto bene . + z però opportuno di riassumere i caratteri più salienti di ciascuna servendomi di guida delle ampie ed esatte descrizioni date dai due | Ovata, terminante in punta, quasi della grossezza di una bacca. de GIACOMO ‘GECCON di di non dl una Dies bibliografia, prima perchè essa, per k che presenta, è data dalle opere del Massalongo e del Canestrini, ho sotto mano tutti quanti i lavori sopra questa materia. Ho ere tori sopraccitati, anche allo scopo di fornire agli alunni di questo R Istituto Forestale una guida alla raccolta e alla conoscenza delle all Vallombrosane, perchè molto difficilmente essi possono avere per man lavori generali e speciali su tale argomento: cosicchè essi che si spar- gono da un punto all’ altro della penisola, invogliati dello studio, po- tranno contribuire a rendere sempre più nota la distribuzione delle gallo. nella flora italica e forsanche scoprirne delle nuove. : Di galle vallombrosane non se ne conoscono fin qui che -— e precisamente quelle pubblicate l'anno scorso dal prof. Solla nel B lettino della Società botanica italiana, in una nota dal titolo: Enume razione di casi patologi osservati nella foresta di Vi allombrosa e so Cynips terminalis Htg., C. calicis Ol.. C. inflator Htg., C. Ki Htg.. Rhodites Rosae L., Cecidomyia strobilaria Réaum., C. Fagi ; Aphis Tiliae L., Chermes Abietis L., Pemphigus Spirothecae Bes.; po raccolte da me sono le seguenti: Pe GYMNOSPERM AE. Fam. CUPRESSINEAE. Ditteroceeidi. : JUNIPERUS COMMUNIS L. Hormomyia juniperina Winn., Massalongo C. Le galle nella flo italica, Memorie dell’ Accademia d’Agricoltura, Arti e Commercio di rona. vol. LXIX della serie III, fase. I, 1893, n. 65, tav. XXXIX. fig Verso l'estremità dei rami produce delle galle a forma di gem Sols. costituita poscere della Dialis dei due ultimi ver- M ticilli del ramo, le quali sono addossate fra loro, anormalmente dila- ‘tate ed ispessite. Non comune, a Masso del Diavolo, in sli Fam. ABIETINEAE. Emitterocecidi. | PICEA EXCELSA Lk. =- Adelges (Chermes) Abietis ‚L., Massalongo, op. cit., n. 10; tav. a n fig. 4. | Alla base dei giovani ramoscelli di abete rosso si notano le galle pro- dotte da questo insetto e che hanno la caratteristica di avere la forma | di un piccolo strobilo. Questa galla, di forma ovata, lunga generalmente - $ da 2 a 3 em. e di un diametro di em. la 1,5 cirea, ha origine da una Tj i gemma, alla base della quale si fissano questi animali determinandovi ; quelle modificazioni così profonde per l'attivo succhiamento e per l'azione . del liquido che versano dal loro rostro. Ognuno di questi piccoli stro- - | - bili dapprima di color verde, in seguito color legno, risulta da nume- i rosé e piccole scaglie a forma di cornetti, ognuno dei quali ricopre una cavità che serve di asilo ad uno degli insetti. Generalmente in agosto, | quando gli animali escono fuori, questi ‘cornetti si sollevano e allora | la galla presenta numerose boccucee. | Molto spesso si osserva che i cornetti non circondano completamente il rametto, ma da un lato lasciano uno spazio libero nel senso della lunghezza della galla, il più delle volte stretto, quasi lineare, ma ta- lora anche abbastanza ampio, tantochè si ha il caso che tutte le scaglie sono disposte da un lato. Queste galle si osservano molto frequentemente tanto in piante adulte. : quanto in quelle giovani, ma in predominio su queste ultime dove, in | alcune, le trovai anche a centinaia, specialmente nella giovane abetina | a sinistra subito dopo il Masso del Diavolo per andare al hago e nel- $ feng Giacomelli. ii (Chermes) strobilobius Kaltenb., Massini 191, tav. XXIII, fig. 1 e 2. Le galle prodotte da questa specie hanno quasi gli sine cara quelle della specie precedente, ma ne differiscono perchè sono più piccole e situate all'estremità dei ramoscelli, impedendone l’ulter sviluppo. Si incontra molto raramente; sotto Masso del Diavolo. ANGIOSPERMAE. Fam. CUPULIFERAE. Acarocecidi. QUERCUS CERRIS L. x italiana, parte V, famiglia dei Phytoptini, Atti della Società V Trentina di Scienze naturali, serie II, vol. I, fasc. I, pag. 670, tav Lea fig. » 2. cano il più delle volte il margine delle foglie e si prolungano pa lamente alle nervature secondarie, trovandosi sempre in mezzo à di esse. Nella pagina inferiore corrispondono altrettante cavità rico da peli lunghi, contorti, hianosatri dapprima, un pò ee si seguito. Rara; trovai vicino al lago una piantina dell’ età di due o tre colle foglie quasi tutte intaccate da queste galle, in numero vario 8! ciascuna di esse. QUERCUS ILEX L. Phytoptus Ilieis Canestrini, op. cit. pag. 677-78, tav. 47, fig. & Si trova comunissimo sulla pagina inferiore delle foglie, producendo ammassi di ciuffetti gialli dapprima, poi rosso-castagno scuro; GALLE Dr VALLOMBROSA de E eoo variamente, ricoprendo talora quasi del tutto Ja pagina fo- & gliare e facendo sporgere la pagina superiore. | Corrisponde all'Erineum ilicinum Dee. ed E. dryinum Schlecht. = Comune sotto Masso del Diavolo. Ditterocecidi. FAGUS SYLVATICA L. sa Hormomyia Fagi Hartig, Massalongo, op. cit., n. 53, tav. XII, fig. 4. © Sulla pagina superiore delle foglie, generalmente lungo le nervature compare dapprima una piccola escrescenza di colore verde pallido che Va man mano aumentando fino alla grossezza di un pisello: questa | galla di forma ovato-conica, panciuta, con l’apice appuntito, glabra, uniloculare, a pareti spesse, dapprima di consistenza erbacea e di color . Werde, diventa legnosa in seguito e di color rossastro. Molto frequente- . mente si trovano parecchie di queste galle nella stessa foglia, talora in ; humero grande, tanto da ricoprirne quasi del tutto la pagina superiore. | Sulla pagina inferiore, in corrispondenza di ciascuna galla, si vede una: | leggera sporgenza, in mezzo alla quale si apre l’ ostiolo. .. Si può dire, senza esagerazione, che tutti i faggi che si. trovano al | limite superiore della loro zona, verso i prati di Secchieta. e che sono | eespugliosi, presentano queste galle che si trovano, del resto, anche nu- — merose sulle foglie dei faggi sparsi qua e là per la foresta. Spesso ho trovato di queste galle coll’apice tagliato in modo da aprirne la cavità dove vive la larva, probabilmente opera di qualche uccello, per impadronirsi di questa. . M. piligera H. Löw., Massalongo, op. cit, n. 54, tav. XU, fig. 3. .. Sulla fine di luglio, lungo la strada Vallombrosa-Tosi, raecolsi nu- | Merose foglie di faggio, ricche, ciascuna, di numerose piccole galle piatte, che generalmente in numero di una o due escono da una fenditura della epidermide, dapprima sollevata e scolorita, della pagina superiore delle foglie. Queste galle, nel principio dello sviluppo, si presentano piatte, di color giallo verdiccio pallido, con la superficie tutta ricoperta di nu- Merosi e lunghi peli bianchieci; crescono da 2 fino a 4 mill. di lunghezza, * eulari e En di piccoli peli grigio-rossicci, eaduchi. Si pus neralmente ai due lati della nervatura principale, = angoli c qualche galla isolata crescere in altro pinto. della pagina superiore foglie. Sulla pagina inferiore, in corrispondenza a ciascuna galla, si | un leggiero rigonfiamento rotondo, lenticolare, nel cui centro si sro stiolo puntiforme. Queste galle, a maturità, si staccano dalla foglia lasciando traccie sibili del loro attacco. Abbastanza comune nei faggi cespugliosi da Vallombrosa verso T mno CERRIS L. Cecidomyia Vernio Koll., min op. cit., n. 82, tav. xxx fig. 1-3. Questa specie produce, sulla pagina inferiore delle foglie, picc le à generalmente molto numerose (2-2,5 mill. di diam.), unilocular dali, depresse, irte di corti peli grigiastri i DE danno la color alle galle. In corrispondenza a ciascuna di queste nella pagina cin una TESI quasi eta. abbastanza IA di olot g 'e larvale. Simili galle si Arras molto frequentemente verso Massa al e sotto il Castello d’Acquabella e, in modo speciale, su piante io! cespugliose. Si trovano spesso queste galle unite sulla medesima f con quelle prodotte dalla specie che segue. Cecidomyia cireinans Giraud., Massalongo, op. cit., n. 83, E. XVI fig. 1 a-b. Dà luogo sulla pagina inferiore delle foglie a galle aniloeulari pò globose, depresse, reniformi (4-6 mill. di diametro), ricoperte da corta e fitta pelurie grigiastra che dà loro appunto questo cole P ps cime sies della pagina BRUN si trova un cercine, 0 o RG in mezzo la cn si i apre r aa n numero di queste T ; alle mella stessa foglia è variabilissimo, tantochè, da una o poche, ai s passa ad avere la faecia inferiore della foglia del tutto ricoperta e, in toccia e si sforma in vario modo. questo caso, la foglia si accar to il Castello d’Acquabella. Comunissima sui cespugli di Cerro sot Imenotterocecidi. QUERCUS CERRIS L. : — Aphelonyx eerrieola Mayr., Massalongo, op. cit., n. 120, tav. XXVII. 1 fig. 2-4. | Questa specie raramente pr globosa ; generalmente esse crescono molt sistenza erbacea, presto si toccano, si comprimon formare un ammasso compatto di galle che sembra una g regolare, di colore verdastro dapprima, poi di sughero, senza forma de- cisa, della grossezza da una nocciuola a una noce, dove però sono mar- ati i limiti di ciascuna di esse da solchi più o men o cumulo di galle viene abbracciato di autunno, aprendo ' le camer oduce delle gine isolate, di forma quasi o vicino fra loro e, avendo con- o a vicenda tanto da alla unica, ir- ul quale aderisce quest più o meno ompletamente da esse. Sulia fine vali, si trova l’insetto già sviluppato. Comunissima da per tutto, ie dove il Ce Sotto l'Aequabella e lungo la via del Lago. ut J Andrieus multiplieatus Gir., Massalongo, op. Cit., n. 122. Sui giovani rami al posto. delle gemme si nota spesso un ammasso regolare, globoso, della grossezza press’ a - poco di una noce, formato la foglie sessili ed atrofiche, poco sviluppate, contorte ed inerespate, di re delle foglie secche, o scu rivestita di numerosi e si notano parec- e lar- rro è cespuglioso, olore verde dapprima, poi del colo pre di questa galla si presenta dilatata a diseo, “Deli. Sopra questo disco e verso il centro delle gall chie. camere larvali. | Sotto l'Aequabella e lungo la strada del Lago. Synophrus polites Hart., Massalongo, op. i 1 e 2 j o ristretti. Il ramo FER re. La cit, n. 123, tav. XXVIII, più o meno persa un = dorata micra. con un iube co appuntito all’apice. Grandezza variabile (da 6 a 14 mill. cirea di di metro), di color verdiecio da principio, rosso-bruno in seguito, con superficie ruvida e verrucosa. Raccolsi ‘parecchie di queste galle a Buca di lupo in T—9 i ~ lungo la strada del Lago. QUERCUS PEDUNCULATA Ehrh. Neuroterus baccarum Mayr., Massalongo, op. cit., n. 149, 152, U Sulla pagina inferiore delle foglie si osservano delle galle sferiche uniloeulari, carnose, verdi o rossiecie, provviste di alcuni peli € sparsi sulla loro superficie, della grossezza di una piccola bacca d'u attaccate alle foglie in modo che un quarto soltanto della galls emerg sulla pagina superiore della foglia. Comune nelle poche piante di questa specie che si, trovano coltiv lungo la via del Lago e piü specialmente verso Massa al Monte. QUERCUS SESSILIFLORA Sm. fig. 5 i Sui rami giovani, all'ascella delle toni si trovano. abbastanza | quentemente delle galle uniloculari, solitarie, piccole, legnose, dappri verdi e ricoperte di fitti e corti peli giallicei, poi bruno-ruggine neralmente prive di peli, a forma di fuso colla parte superiore meno prolungata, assottigliata e ricurva, lunghe da 10 a 16. mm. Lungo la strada del Lago. Cynips Kollari Hart., Massalongo op. cit., n. 139, tav. XXX, ñ Galla uniloculare all’ascella delle foglie, quasi sferica, del dian . da 12-28 mm., sessile, di colore giallo scuro, con una superficie 1 provvista di qualche piccolo tubercolo disposto qua e là irregolar | Viene he ee galla di quercia, noce di goiit GALLE DI VALLOMBROSA — Comune verso il Saltino e lungo la strada del Lago. Neuroterus baccarum Mayr. (Vedi sopra Q. pedunculata). Non molto frequente in questa quercia. Biorhiza terminalis Mayr., Massalongo, op. cit., n. 133. Allapiee dei giovani rami le gemme si trasformano in galle plurilo- lari, globose, depresse, con una superficie sinuosa, di grandezza va- r abile, talora molto voluminosa, ma generalmente con un diametro da l a 3 cm. Ancora fresche queste galle hanno una consistenza carnosa un colore giallastro pallido, secche presentano un colore giallo-terreo. * Viene chiamata generalmente pomo di quercia. Abbastanza frequente verso il Saltino, lungo la strada del Lago e XXVIII, fig. 3 b. Sulla pagina inferiore delle foglie si trovano galle uniloculari à forma di piccolo bottoncino, con un diametro di 2-3 mm., e la superficie ri- erta di peli sericei, di colore giallo rossiccio che danno appunto questo Es lenticularis Mayr., Massalongo, op. cit., n. 150. . Sulla pagina inferiore delle foglie molto frequentemente si producono . delle galle lenticolari, piano-convesse, uniloculari, con un diametro da 3-6 mm., dapprima giallo-pallide, color ruggine in seguito, ricoperte di numerosi peli che hanno appunto quel colore. Vario è il loro numero sopra una stessa foglia, tantochà da una galla unica si puó passare à trovarne moltissime, avvicinate fra loro, inserite per mezzo di un cor- imo peduneulo lungo le nervature A sottili della foglia e quasi A. Malpighia, anno XI, vol. XI. "GIACOMO CECCONI mai sulle nervature primarie e secondarie. Nel punto corris alla inserzione di ciascuna galla si vede nella pagina superiore i foglia una macchietta seolorata. Trovasi questa galla molto comune lungo la via del Lago. | Synophrus politus Hart. (Vedi sopra Quercus Cerris). Questa specie produce poco di frequente galle su questa quercia. Cynips argentea Hart., Massalongo, op. cit. n. 135, tav. XXIX, fig. È molto caratteristica la galla prodotta da questa specie all’ asc delle foglie dei giovani rami: si presenta di grandezza variabile un diametro da 17 a 40 mm., globosa, a forma di urna, terminata periormeute da un muerone più o meno sviluppato e verso i due | talora anche verso la metà dell'altezza, porta tutto all'intorno una rona di sporgenze acute, che qualche volta si riducono a pochissime. molto raramente mancano, spesso congiunte insieme in modo da for mare un rilievo circolare che imita una specie di coperchio, disposto no simmetricamente al punto di inserzione della galla sul ram queste sporgenze se ne trovano talora isolate anche in altre par galla, irregolarmente, disposte in numero di una o più. Il colore di qu galla è di sughero scuro. Alla sua base abbraccia il rametto che la stiene, racchiudendo talora anche una parte del picciuolo della all'ascella della quale la galla si è sviluppata, tantochè la foglia bra aver origine da questa galla, come potei osservare in bue d plare. Volgarmente à nota col nome di Galla a corona.. Non è molto frequente quassù; raccolsi qualohe galla verso il Sal lungo la strada del Lago e verso Metato. Cynips Caput-Medusae Hart., Massalongo, op. cit., n. iss XXVIIL fig. 4. l La galla prodotta da questa specie si può paragonare al Bed delle rose, per la grossezza e per essere ricoperta da fitte e lung pendici, le quali però differiscono moltissimo per la consistenza © colore, perchè mentre quelle delle rose sono semplici, sottili. fe di color rosso e verde, queste invece sono più lunghe, più TO gide, di color verde gialliccio, con ramificazioni laterali. che, e us * b b | GALLE DI VALLOMBROSA 5 | gliandosi in tutti i sensi, danno luogo ad un ammasso irto di appendici - : da farlo confrontare con una testa di Medusa. È ‘Questa galla uniloculare prende la sua origine a un lato della cüpola del frutto ancora immaturo, mostrandosi dapprima sotto forma di disco, nel mezzo del quale si trova in seguito la camera larvale; da giovane si presenta di colore più o meno rossiccio, sviluppata assume una colo- razione pallida. Quando gli alberi sono privi di foglie, questa galla si scorge anche molto da lontano, sembrando allora come un grosso riccio di castagno, | trasportato dal vento sulla quercia. Abbastanza frequente sotto l'Acquabella e lungo la strada del Lago. Aphelonyx cerricola Mayr., (Vedi sopra Q. Cerris) Poco frequente su questa specie di quercia. Cynips coriaria Haimh., Massalongo op. cit., n. 138. tav. XXX; fig. li ti Questa specie produce al posto delle gemme terminali o ascellari che crescono sui rametti giovani una galla pluriloculare, di color di su- ~ ghero, ma un po’ più scura, di forma emisferica, irregolare, con nu- . merose appendici le quali terminano in punta all apice, sono coniche alla base, e partono dalla superficie convessa superiore e dai lati della galla; il tutto ha consistenza legnosa. Questa galla emisferica, senza tener conto delle appendici, presenta un diametro di 1,5 a 2,5 cm. ed un’ altezza di 10 a 15 mm. Non frequente vicino al Saltino. | Dryophanta pubescentis Mayr., Massalongo, op. cit., n. 148. Sulla pagina inferiore delle foglie si trovano delle galle sferiche, ses- i sili, inserite per un punto sulla nervatura principale o su quelle secon- darie, glabre, uniloculari, del diametro massimo di 10 mm. dapprima car- nose e di color verde rossiccio, poscia legnose, di color di sughero, della grossezza di una piccola bacca di uva. Sulla pagina superiore della fo- glia non si ha alcun accenno della presenza di questa galla. Non troppo frequente, lungo la via del Lago. Andrieus lucidus Mayr., Massalongo, op. cit., n. 131. All'ascella delle foglie questa specie produce delle galle di color giallo- rossiccio, della grossezza di una ciliegia, di forma quasi globosa pluri- nuc Ioonia, alia saperficio SER di appendici rigide, debi a € irregolarmente e che terminano con un ingrossamento. Abbastanza raro lungo la via del Lago. [v AI n All’ascella delle foglie o all’ estremità dei rami le gemme, per « di questa specie, subiscono una tale ipertrofia da degenerare in l galla formata da numerose squame che, nel loro insieme, danno I spetto di un piccolo carciofo o di un ricettacolo di Centaurea. Q' squame hanno tre forme diverse: le piü esterne sono quasi ovali mediane quasi lanceolate, le interne quasi lineari e ricoperte di peli. Queste galle si incontrano molto raramente, lungo la via del L QUERCUS PSEUDOSUBER Santi. sali politus Hart. (Vedi Q. sessiliflora). - Sull’ unica pianta di questa specie ehe si trova lungo la strada Lago. sotto Massa al Monte. Aphelonyx eerrieola Mayr. (Vedi Q. cerris). Come la specie precedente. QUERCUS ILEX E E cerricola Mayr. (Vedi Q. cerris). Non frequente sotto Masso del Diavolo. i Fam. JUGLANDACEAE. Acaroceciai. ic JUGLANS REGIA L. T fe T: av 57, fg.” dii così detto vaiuolo delle foglie di noce, prodotto da quia; s presenta sotto due aspetti differenti, anche sopra una stessa pianta e | talora anche sulla stessa fogliolina: talora si notano delle galle subglo- | bose, quasi sempre in grande quantità che sporgono sulle due pagini . della fogliolina, con ostiolo ipofillo, del diametro di poco più di un mil- | limetro; si presentano dapprima di un color giallo-verdastro, più tardi | prendono un colore rossiccio, che si cambia ben presto in una colora- zione bruna. Altre volte invece si nota sulla pagina superiore delle foglioline una gibbosità marcatissima, a superficie rugosa, alla quale sulla pagina in- | feriore corrisponde una depressione ricoperta da peli bianchi, disposti | a reticolo e limitanti una superficie, a forma generalmente di paral- lelogrammo, che, il più delle volte, aderisce a due nervature seconda- rie contigue. | fitopto è piuttosto raro, mentre più in basso, sui noci che si trovano . nelle vicinanze di Tosi e specialmente su quelli vicino al Mulino, si trova comunissimo. — Corrisponde all’ Erineum Juglandis Schleic. . Bremi. > | Fam. SALICACEAE. e Cephaloneon bifrons Acarocecidi. SALIX TRIANDRA? | Phytoptus tetanothrix Nal., Canestrini, op. cit, pag 680-81-82, | tav. 56, fig. 4, 6. T | Questa specie produce piccole galle del diametro di mm. | Seicolari, glabre, verdi rossiecie, sporgenti sulla pagina superiore delle | foglie, verso il margine o sparse in modo irregolare, generalmente iso- late o in piccolo numero. Sulla pagina inferiore, nel punto corrispon- ‘dente a ciascuna galla, si nota una piccola depressione vestibolare, in mezzo alla quale si apre l’ ostiolo circondato da numerosi peli di color | bianchiceio che risaltano molto nelle foglie secche. MN .. Trovai comune questa specie su una pianta a Pian di Melosa. — Quassù a Vallombrosa, sui noci dei prati attorno all' Istituto, questo | 1-15, ve- GIACOMO CECCONI | POPULUS TREMULA L. Phytoptus populi Nal., Canestrini, op. cit., pag. 648-49-50, «i fig. 1-2; tav. 58, fig. 5. Sulla porzione di un pollone noto tre agglomeramenti di nume tubercoletti dovuti alla deformazione delle gemme e delle foglie. - 2 Questi agglomeramenti hanno differente grandezza, e il più grosso presenta come una mela; hanno colore oscuro, ricoperti da una ue. J^ -grigiastra. Questo pezzo di pollone fu raccolto nel en sotto Masso de Diavolo il 13 aprile 1892 dal prof. Solla. Emitterocecidi. POPULUS NIGRA L. Pemphigus Spirothecae Pass., Massalongo, op. cit., n. 18, tav. fig. 1-7. 2 Questa specie produce lungo il picciuolo delle foglie una galla a spl rale, raramente due, di color verde o rossiccia, fortemente ispessita cava internamente. j Abbastanza frequente verso Pian di Melosa; vicino al Mulino di * in estate, vidi una grossa pianta ricca in modo straordinario di qué galle. po P. marsupialis Coler; Massalongo, op. cit., n. 16, tav. V, fig. Sulla pagina superiore delle foglie dà origine ad una galla, I lungo la nervatura mediana e generalmente verso il centro della. fog. ovata o fusiforme, più o meno allungata , talora di color verde, 1 spesso di color rosso vino chiaro. Sul punto corrispondente della pagi inferiore della foglia si apre la galla per mezzo di una fendi l gitudinale. Verso Tosi sulle stesse piante dove si trovano le’galle prodotte è Specie precedente, ma molto meno frequenti. E POPULUS TREMULA L. j = Pemphigus Spirothecae Pass. (Vedi P. nigra). : Le galle che si notano sui picciuoli delle foglie di questa specie sono simili per forma, colore e posizione a quelle che si notano sul'P. nigra, ma ne differiscono per la mole, essendo più piccole. Non frequente verso Tosi e lungo la strada del Lago. Ditterocecidi. " SALIX CAPREA L. Hormomyia Capreae Winn., Mass, op. cit., n. 94, tav. XVIII, fig. 5. - Questa specie dà origine sulle foglie a piccole galle sferiche, di color giallo paglierino, uniloculari, di un millimetro circa di diametro. Que- |. sta galia sporge metà sulla pagina superiore della foglia e metà su r quella inferiore, dove presenta un'apertura circolare nel centro, l'ostiolo. Verso l'Aequabella, rara. Cecidomyia rosaria H. Lów., fig 1, 2. y . Produce la deformazione nota volgarmente col nome di r lici. Questa specie all'estremità dei giovani rami impedisce lo sviluppo degli internodi, tantochè le foglie crescono in modo anormale, sessili, | di forma irregolare, molto avvicinate fra loro tanto da formare una b. specie di rosetta. Nel centro di questa rosetta si trova un piccolo fascio | di fillomi lineari, eretti, fra i quali sta la larva di color rossiccio in posizione verticale. Queste rosette, visibilissime quando la pianta è priva i foglie, sono ampie ed aperte. Comune verso il Saltino e dove si trova questo salice. x: = Massalongo, op. cit., n. 93, tav. XXI, osa dei sa- SALIX PURPUREA L. = Cecidomyia rosaria H. Löw. (Vedi Sali Caprea). . Le rosette in questa pianta sono un pò più piccole. di ovata, con le foglie più addossate fra loro. forma quasi POPULUS TREMULA L. Diplosis Tremulae Winn. Massalongo, op. cit., n. 77. Sulla pagina di poua S lungo le ee si notano 3-4 mm. circa di diametro), PIE di color verde o più tardi brune; sulla pagina superiore a ciascuna galla corrisponde lieve gibbosità al cui apice si apre l ostiolo che si presenta come -< fenditura longitudinale. Abbastanza frequente sulle foglie dei giovani nio lungo las Vallombrosa-Tosi. D. globuli Rübs.,- Massalongo, op. cit., n. 76. i Sulla pagina superiore delle foglie vengono prodotte da questa | piccole galle della grossezza e forma di un grano di pepe, con un dad di circa 2 mm, Braga o rosse, ee quasi forie : iA pagina l'i Si trovano sulla foglia isolate o in fila numerose e avvicinato le nervature delle foglie. Comune lungo la strada Vallombrosa-Tosi, in estate. Imenotterocecidi. SA LIX PURPUREA L. : Nea gallarum Hart., Massalongo, op. cit., n. 115, tav. XXI p /. Questa specie produce sulla pagina inferiore delle foglie galle cai Pant globose, grosse come una bacca d'uva, uniloeulari, di color giallo siecio, generalmente situate a lato della nervatura mediana. Sulla gina superiore a ciascuna di queste galle corrisponde una pie - dosità.. .. Non troppo frequenti in settembre verso Metato e lungo la del Lago. x Pro) sullo toy vengono prodotte da dgio specie de es grandi come un seme di fava, di cui ricordano lontanamente anche la forma; sono di color verde o rossiceie, glabre, uniloculari, sviluppate in modo quasi uguale sulle due pagine fogliari; si trovano fra la ner- . vatura mediana e il lembo fogliare, occupando tutto questo spazio in larghezza, in numero di una, raramente in numero di 2 o 3 sulla ‘stessa foglia. Abbastanza frenuenls sulle piante dei prati che circondano l’Istituto, in giugno. Fam. ULMACEAE. Emitterocecidi., ULMUS MONTANA With. P: Schizoneura lanuginosa Hart., Massalongo, op. cit., n. 29, tav. VIII, "fig. 2; tav. X, fig. T: | Questa specie dà origine, a spese di parte o di tutta una foglia, a raggiungendo talora anche quella di una grossa mela, con una super- ficie molto irregolarmente ondulata, pubescente, di color verde pallido dapprima, bruno a maturità. Queste galle, non essendo caduche, nel tempo in cui la pianta. à Mo 3 di foglie, sono visibilissime anche a distanza. Non frequente lungo la strada del Lago. x Tetraneura Ulmi De Geer., Maasalongd; op. di n. 33, tav. fig. 3. | anche in altro punto qualunque, si nota una galla, raramente due o tre, e vescicolare, rotondeggiante o a borsa, liscia, piü o meno lucente, sor- retta da un breve stipite, alta fino a 15 mm., di color verde pallido dapprima e Spesso anche rossastra, nero bruniecia in seguito. È carat- | teristica attorno allo stipite di questa Ln una zona scolorata della foglia, , Comunissima in luglio sulle piante lungo la via del Lago. ile vescicolari, subovate o rotondeggianti, di grandezza v variabilissima VII, Sulla pagina superiore delle foglie, generalmente verso il centro, ma so odere Eu "E ? e. prete Fam. CARYOPHYLLACEAE. Emitterocecidi. CERASTIUM ARVENSE L. Aphis Cerastii Kaltenb., Massalongo, op. cit., n. 8. Questa specie genera all'apice di aleuni germogli deformazioni ni catissime: le foglie, essendo gli internodi molto ridotti, sono addossate | fra loro, largamente ovate, clorotiche e formano una specie di gomma allungata. Le piante attaccate si presentano suns nis clorotiche e svil pate in modo irregolare. Qualche esemplare a Masso del Diavolo in giugno. Fam. TILIACEAE. Acarocecidi. TILIA PARVIFOLIA Ehrh. Phytoptus Tiliae var. leiosoma Nal., Massalongo, Acarocecidi giungersi a quelli finora noti nella flora italica, Bollettino dee Se cietà botanica italiana, pag. 489, n. 10, 1893. | Produce il cosidetto Erinewm tiliaceum Pers., caratterizzato da à glomerazioni quasi cilindriche di peli bianco-giallicci dapprima, ia bruni in seguito, sulla pagina inferiore della foglia o lungo le nervi ture o all apice di essa, con peli radi ed una macchia scolorita sù porzione corrispondente della pagina superiore. Verso la Sega in luglio. rue INTERMEDIA Hayne. Phytoptus Tiliae Pag., Canestrini, op. cit., pag. 654-55, ME fig. 2; tav. 53, fig. 9; tav. 57, fig. 8. - Sulla pagina superiore delle foglie junge le nervature principale e se- eondarie si osservano delle galle subovato-coniche o a cornetto, lunghe fino a 7 mm; queste, dapprima verdi, prendono in seguito una colora- |. zione rossa intensa. Corrisponde al Ceratoneum extensum Bremi, e all'Erineum o Phyl- — lerium tiliaceum Pers. Comunissimo nelle piante che trovansi nei prati circostanti all'Istituto Fam. ACERACEAE. Acarocecidi. ACER PSEUDOPLATANUS L. = Phytoptus macrorhynchus Nal., Canestrini, op. cit., pag. 663-64, tav. 50, fig. 1, 2, 9, 10. i Produce, sulla pagina superiore delle foglie, piccole galle, irregolar- - . mente disposte , talvolta in gran numero, di forma quasi globosa, à sacco, generalmente rosse o anche verdi-rossiccie; à ciascuna di esse corrisponde sulla pagina inferiore un ciuffetto di peli bianchi che cir- eondano l'ostiolo. Corrisponde al Cephaloneon ssi niit Bremi. -~ Comunissima sulle piante dei d che circondano l'Istituto e della df j via del Lago. È, .. Ph. maerochelus Nal., Canestrini, op. cit., pag. 626-27, tav. 49, fig. 4. . Sulla pagina superiore delle foglie questa specie dà origine a galle molto più grandi di quelle della specie precedente (4 volte circa) e di forma quasi emisferica, un pò depresse, provviste di corti peli di colore rosso. Si trovano sempre isolate e sempre in piccolo numero (4 o 5) su una foglia; è caratteristico il loro trovarsi sempre agli angoli delle ner- vature fogliari. Sulla pagina inferiore, nei punti corrispondenti a cia- i . Scuna galla si nota l'ostiolo a mo’ di fenditura, circondato da numerosi | peli bianchicci. —— Corrisponde al Cephaloneon solitarium Bremi. Prati circostanti l'Istituto, strada del Lago, ma poco nu merosa. ACER CAMPESTRE L. Ph. macrochelus Nal. (Vedi Acer ‘Pseudoplatanus). Comune lungo la strada del Lago, in luglio. Fam. RHAMNACEAE. Acarocecidi. VITIS VINIFERA L. Phytoptus Vitis ta, Canestrini, op. cit., pag. 614-15, tas 50 3, 4, > BT, ut T $ : pm Milnpáte di peli bianchicci oa poi tui e in E 0 lor castagno scuro. A proposito di questa specie leggasi la belli sS descrizione del Massalongo, porota anche dal Canestrini nella i citata sopra. Abbastanza comune sulle foglie di vite dei dintorni di Tosi run IR Fam. BUXACRAE. Emitterocecidi. BUXUS SEMPERVIRENS L. Psilla Buxi L tav. IL fe 1,2 Questa specie provoca sulle foglie dei rametti giovani vna. molto marcata sulla pagina superiore, dentro la. quale vivono le facilmente riconoscibili da una secrezione cotonosa bianca che le a en sulla siepe del cortile dell Isti tuto. o me Le galle nella flora xs Fam. CORNACEAE. Ditterocecidi. CORNUS SANGUINEA L. Hormomyia Corni Gir., Massalongo, op. cit., n. 45, tav. 10, fig. 6. Sulle foglie produce galle di color verde pallido, con sfumature rosse, | 6, come giustamente fu osservato, queste galle somigliano anche per la grossezza a un dente molare, situato verso la base della foglia, soste- nuto dal picciuolo, colla corona sulla pagina superiore e le radici spor- genti sulla pagina inferiore. Questa galla si trova molto raramente negli esemplari di questa spo- cie esistenti in piantonaio. . Fam. ROSACEAE. Acarocecidi. PYRUS COMMUNIS L. fig. 9; tav. 47, fig. 14; tav. 55, fig. 5; tav. 5l, fig. 12: = Sulle due pagine delle foglie si osserva un numero variabile di pic- cole pustule un po’ turgescenti, prima giallastre, poi brune, disposte in | serie longitudinali. Parade do alla nervatura. pagine o irregolarmente. i 3 Ta Aollo foglie di pero. Tali pustule volgarmente ve | vai PRUNUS SPINOSA L. Phytoptus similis Nal., Canestrini, op. cit., p. 659-60, tav. 57, fig. 4. . Sulla pagina inferiore delle foglie questa specie produce galle soli- tarie o riunite in serie lungo il lembo fogliare, 0 vicino a questo, ir- Dealer, a di color verde rossiccio, rugose. L'ostiolo si apre Phytoptus Pyri Nal., Canestrini, op. cit., pag. 636-37-38, tav. 48, A Vignale in luglio. Pian di i Melosa, orto del Capo distretto forestale. | GIACOMO CECCONI ` sulla pagina superiore della foglia, rappresentato da una fe neare, provvista di corti peli. Corrisponde al Cephaloneon molle Bremi. Strada al Metato sulla fine di maggio. Vicino al Lago in giu POTERIUM SANGUISORBA L. ‚ Phytoptus Sanguisorbae Canestrini, op. cit., pag. 634-35, tay. 3-4 Dà origine questa specie sulle due pagine delle foglioline e sui b picciuoli a numerosissimi peli, lunghi, di color bianco solfino, i qi col loro sviluppo generalmente deformano le foglioline e talora in m così marcato, che queste non si riconoscono più e sembrano un pi glomerulo di peli; questa deformazione può interessare, oltre le fogli anche tutta la foglia in modo che, avendosi riduzione degli in delle foglioline, queste crescono avvicinate fra di loro; viene così formarsi un ammasso unico peloso dove si ha appena dese lon traccia fogliare. Specie rara sui prati. Ditterocecidi. RUBUS IDAEUS L. Dieu Rubi Heeg., Massalongo, op. cit., n. 91-92, dan fig. 2-3; tav. XX, fig. 1-2. eniin dittero dens sui im e, solo raramente, sui picciu 4 ; e unilaterali, con la superficie AR Le larve di cole arancione non hanno cellette distinte. Comunissime queste galle nelle tagliate d' abete, nelle abetine gi ma più specialmente nei margini delle strade e non solo in quest ma anche su altri rovi, come ad esempio sul Rubus discolor. w. R. corylifolius Sm., R. thyrsoideus Wim. e R. caesius Lo PRUNUS SPINOSA L. | Diplosis marsupialis F. Löw., Massalongo, op. cit., n. 81, tav. XV, odg 211. Sulla pagina inferiore delle foglie questa specie dà origine lungo la nervatura principale e spesso anche lungo le secondarie o anche paral- lele al margine delle foglie, a galle rigonfie, a forma di tasca o di fuso, molto allungate (da 6 a 14 mm.) e con un diametro di 4 a 5 mm.; sono generalmente di color verde-rossiccio e si aprono sulla pagina supe- | riore con un ostiolo che si presenta come una stretta e lunga fenditura . lineare. Dentro la cavità della galla si nota generalmente più di una, larva. Comune sulle siepi lungo la strada Tosi-Paterno, sopra il Paradisino e al Lago. "Jr Lx UR CUN Wr RSS adipe PR Imenotterocecidi. : RUBUS sp. Diastrophus Rubi Hart, Massalongo, op. cit., n. 166. Lungo il eaule della pianta produce dei rigonfiamenti a forma di fuso, irregolari, legnosi, di lunghezza variabile da 2 a 10 centimetri e con un diametro variabilissimo; la loro superficie si presenta ondulata e liscia, con qualche porzione di aculeo che sporge fuori, di un colore ge- neralmente bianco sporco e con numerosi forellini rotondi che corri- spondono alle numerese camere larvali che si trovano in quel rigonfi solo lungo la vecchia strada amento. Incontrai questa galla molto raramente, al Saltino. ROSA AGRESTIS Sav. Khodites Rosae L., Massalongo, op. cit, n. 159, tav. XX Het, n. 162, tav. XXXII, fig. 4. Sui rami, sul picciuolo della foglia, nelle foglioline e talora patri nel posto di una o più foglioline si sviluppano degli ammassi globosi, jer molto variabile, e quindi varia è anche la grossezza di per galla che può superare ancora quella di un grosso riccio di castagno. Volgarmente prende il nome di Bedeguar delle rose. ROSA RUBIGINOSA L. Rhodites Mayri Schlecht., Massalongo, op. cit. n. 154. tav. XX) E fig. 1. j | Questa specie dà luogo a galle isolate o a gruppi insieme riunite addossate, della grossezza di piecole o grosse ciliegie, quasi legnose, quasi sferiche, di color verde-rossiccio dapprima, poi brune, con po zioni di foglie che vengono fuori dalla loro superficie e che stanno a punto a indicare come esse si siano formate a spese di queste; in dalla loro superficie vengono füori numerose e sottili apud, icome, tanti piccoli aculei. cad Non molto frequente sotto il Saltino in estate. d X ROSA CANINA L. Rhodites Rosarum Gir., ti op. cit., n. 160, tav. „X fig. 3. ar . Sulla pagina inferiore delle foglioline questa specie produce di grossezza di un piccolo pisello, aderenti per un punto alla ner principale e talora anche alle secondarie, uniloculari, più o meno larmente sferiche, di color verdiccio o giallo pallido con qualche matura rossastra, specialmente quando è a maturità, presentandosi lora, qualche volta, anche completamente rosse. E Caratteristiche di questa galla sono delle appendici spiniformi Ic lontane e divergenti fra di loro; generalmente disposte in modo irregolare, riabili di numero che può ridursi anche a due o ad una soltanto. Comune in settembre lungo la siepe dell’ Orto botanico. i Rhodites Eglanteriae Hart., Massalongo, op. cit. n. 158, tav. | : le 6 a. T'anto sitia pagina TIE che su pae superiore fa nascere cts galle globose, della grossezza di un piccolo pisello, aderenti per un punto | alle foglioline oppure al picciuolo di queste o al rachide fogliare, di | color verde-rossiccio , più spesso con superficie liscia e solo raramente con qualche verruca. Non Frequenta: lungo la Hana: dell'Orto botanico, in settembre. Fam. PAPILIONACEAE. Diiterocecidi. LOTUS CORNICULATUS L. . Diplosis Loti H. Lów., Massalongo, op. cit., n. 67. .. Questa specie. opera in modo su queste piante che i fiori rimangono chiusi e si presentano anormalmente ingrossati, ispessiti e fortemente . tinti in rosso, formando cosi delle galle bulbose in eui siegt le parti del fiore sono anormalmente deformate. Quantunque questa pianta sia comune quassü, pure molto raramente | si incontrano queste galle. | : Acarocecidi. Ir MONTANUS W. K. i Phytoptus Thomasi Nal., Canestrini, op. eit. pag. Uan tav 49, fig. 1s tav. 44, fio. 8. ; | malmente, sessili. che formano come delle piccole gemme, ricoperte in- teramente di molti e duis peli bianchi, che danno loro questo colore. Al Vignale in giugno e verso la fine di luglio in Secchieta. Dal Gabinetto di Storia Naturale : del n. Istituto Forestale di Vallombrosa. Novembre 1897. cd Malpighia, anno XI, vol. XI. ei Fam. LABIATAE: “© = Questa specie produce degli aggrappamenti di foglie mienge anor- | x ar SE n I BUSCALIONI Dott. LUIGI BUSCALIONI 1.* ASSISTENTE AL R. ISTITUTO BorANICO DI Roma Una nuova vaschetta pel trattamento delle sezioni in paral Molti sono gli apparecchi che in questi ultimi anni vennero pro allo scopo di facilitare il trasporto delle preparazioni, incluse in fina, nelle varie soluzioni, cui le stesse devono esser sottoposte prima siano pronte per l'osservazione microscopica; ed uno dei migliori de tamente quello ideato dal D. Caro (!). Questo strumento consiste inu delle solite vaschette di vetro, quali sono in uso per le batterie triche (?), il cui coperchio di legno, presenta un certo numero ( i sure disposte parallelamente l'una all'altra. La lunghezza di ogn sura corrisponde esattamente al diametro dei vetrini portaoggetti di fa uso il D." Caro. Ogni apertura è poi destinata a ricevere due fatti vetrini accoppiati pel lato dorsale non ricoperto dalle sezi quali quando il eoperchio trovasi in posto, vengono in tal guisa a per scare nella cavità della vaschetta. Le estremità libere delle coppi vetrini, sporgenti più o meno dal coperchio, sono tenute in sesto | da u speciale anello di gomma, il cui ufficio principale si è quae. di i dire la caduta dei medesimi nella vaschetta. ad Questo apparecchio, oltremodo semplice, è anche assai pedido Do permette di trasportare in blocco, assieme al coperchio, tutte quante preparazioni da una vaschetta in un’ altra, allorchè si voglio gettare le stesse a differenti reattivi. Esso presenta però l'ineov di richiedere l’impiego di vetrini di una determinata larghezza, dire di dimensioni tali che quando si trovano incastrati nelle fe le otturino completamente. In caso contrario, si comprende facilm () V. Zeitschrift für Mikrosk. Bd. XII 1895 e BUscALIONI, Il microscopio dal tedesco. Torino 1896 ( *) Il D.” Caro fa uso di vaschette delle seguenti dii 9,5 X 1,9 M f una NUOVA VASCHETTA, ECC. che rimanendo uno spazio libero, più o meno ampio, il liquido conte- nuto nella vaschetta, se è per sua natura piuttosto evaporabile, può diffondersi rapidamente nell’ atmosfera. | Per ovviare a questo inconveniente e nello stesso tempo per rendere possibile l'impiego di vetrini di varia dimensione, ho modificato al- \ quanto l'apparecchio, fornendo il coperchio di una calotta rettangolare, di lamiera di ferro, la quale si incastra in una docciatura praticata nel coperchio stesso. Questa calotta alta 1 cent. circa, lunga 7,7 em. e larga del coperchio e le estremità libere si impossibile la dif- attamente 6 cm., ricoprendo tutte le aperture dei vetrini, serve come di tappo e rende così qua fusione dei vapori nei casi in cui i vetrini non occupino es il diametro delle fessure, o talune di queste non siano state utilizzate. EEE = | Fig. I. Fig. 2. Il coperchio di cui faccio uso, lungo 8,8 cm. e largo 4 cm., è in ebo- gini della faccia inferiore, una abbastanza intimo l'ot- ciatura praticata nel nite e presenta, in corrispondenza dei mar scanalatura, il cui ufficio si è quello di rendere turamento della sottostante vaschetta. Un'altra doc mezzo del coperchio e diretta perpendicolarmente al maggior diametro del medesimo, è pure destinata allo stesso scopo, allorchè, come vedremo in seguito, si fa uso di due vaschette accoppiate. Il coperchio è fornito di 12 aperture, parte disposte parallelamente e parte perpendicolarmente al suo diametro trasversale, le quali sono destinate à dar passaggio à : i E s i 460 LUIGI BUSCALIONI aperture è lunga circa 4 cent., per cui può dar ricetto a vetrini di. qualsiasi formato. cm., una larghezza di 6,5 c cm. ed una ue di 8,3 cm. Per render ancor più pratico l’apparecchio, la Ditta Wallach di Cassel (rappresentata in Roma dal sig. Tito Busetti, Via del Corso N. 262 E costruttrice del medesimo, mette in vendita anche delle vaschette di minori dimensioni (8 em. alt., 6,5 lungh. e 4,2 largh.) le quali, quando - vengono tenute accoppiate, possono stare, due a due, sotto un medesi coperchio, che appunto per tale scopo venne fornito, come si è detto sopra, anche di una docciatura trasversale. In tal guisa si ha il vantaggio, non indifferente, di poter immergere. centemporaneamente parte dei vetrini in una data soluzione e parte in un’altra e di invertire a piacimento la disposizione. Oltre a ciò è duopo aggiungere ancora che quando si hanno pochi preparati si può soltanto. riempire di liquido una delle vaschette, il che rappresenta un risparmio eonsiderevole di reattivo. L'appareechio completo costa L. 3,25. Roma, il 1 Novembre 1897. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. eo: montato. ras Y pus prier A pe erchio colle relative fessure. : an anello an Ber Ben e tenuti insieme per mezzo di un i gomm | O. PENZIG — — Amallospora, nuovo genere di Tubereulariee. (con Tav. X). Amallospora nov. gen. (Zy.x2Àx = covone). Sporodochia verruciformia vel tuberculata, sessilia, mucilaginosa, hy- phis radiantibus, subsimplieibus, tenuibus, muco obvolutis. Conidia in € hypharum apice solitaria, primum simplicia, dein transverse plurisep- tata ac proliferatione laterali aucta; maturitate in manipulos quosdam A pite incoloria. NG Dacrydion n. sp. Sporodochia superficialia, gregaria, saepe seriata, ligno putrido vel arborum cortici insidentia, minutula (1 mill. diam.), albida vel semitransparentia, tremelloidea, hyphis tenuissimis, subsim- | plicibus, vel parce ramosis, continuis vel obsolete septatis (1-1,5 A diam.), muco immersis; conidiorum manipuli terminales, cito decidui, constructi e ex 5-6 conidiis fusoideis, rectis curvulisve, 4-5-septatis , tige attenuatis, 50-75 + 5-5,5 p. latere vicissim conjunetis. . In ligno denudato putrido, in cortice arborum, V deren (Ins. Java). Martio 1897, leg. O. Penzig. Il fungillo, caratterizzato brevemente dalle diagnosi precedenti, è uno dei più curiosi che mi siano venuti finora sott ’occhio per la singolare for- | mazione degli organi di dixisres um di e vale forse la pena di illustrarlo più minutamente, dacchè mi si è data I opportunità di seguire lo svi- luppo delle sue spore. L'Amallospora Dacrydion sembra essere abbastanz dintorni di Tjibodas (Giava), a circa 1800 metri, dacchè l'incontrai tre volte in diversi luoghi della foresta, entro un mese. a frequente nei Forma come delle piccole goccette incolori, semitrasparenti o bi stre sulla superficie del legno putrido, o sulla scorza d' alberi moi suoi sporodochii talvolta anche sono attaccati alle Epatiche ed ai m schi epifitici, e possono raggiungere la grossezza d'una capocchia di : spilla. Spesse volte, sul legno marcido, li vediamo disposti in serie (tav. X, fig. 1) e confluenti fra loro: quando sono molto ravvieinat un tenue micelio bianco, gelatinoso li unisce quasi a guisa di uno stroma. Esaminando uno di quei mucchietti sotto al microscopio, in una goccia - d’acqua, si scorge immediatamente (quando il fungo è maturo) u grande quantità di strani corpicciuoli, che coprono quasi interamente tutta la superficie del cuscinetto, e per il rigonfiamento del muco nel- l’acqua, si sparpagliano tutt’ intorno, circondando, a certa distanza, sporodochio, formato da ife sterili e dagli sporofori irradianti da un centro comune (tav. X, fig. 2). Ognuno di quei corpuscoli si presenta in forma di un fascetto formato da conidii in vario numero (5-7), ade- renti fra loro nel mezzo, e colle estremità libere (tav. X, fig. 15-19). Sembrano tante piccole fascine, o come dei covoni legati insieme nel mezzo — e da questa somiglianza ho scelto il nome generico. I singoli conidii di un fascio sono fusiformi, colle due estremità assottigliate, n non aguzze; sono dritti o un po' eurvati, divisi da 3-5 dissepimenti tr sversali, e debolmente ristretti in corrispondenza ai setti. Spesse volte nel mezzo del conidio, havvi una strozzatura più profonda delle al (fig. 16, fig. 19). Qualora si assoggetta all'esame un cuscinetto più giovane, in sa o ài fascetti di conidii già maturi e conformi alle figure sopra ci (15, 16, 1 18, "M è facile Tp degli altri, che mop con In principio vediamo generarsi all’estremitä libera degli coll che < —’—AMALLOSI PORA, NUOVO GENERE DI TUBERCULARIEE ‘in nulla sembrano diversi, tranne che per la fertilità, dalle ife sterili | ... dello sporodochio e che sono filiformi, semplici, sottilissimi) dei piccoli | = conidii terminali, solitarii, di forma ellittica (fig. 3 a). Più tardi, essen- 1 - dosi allungato il conidio, lo vediamo diviso da un setto trasversale (fig. | 3 b) come in molte Didimosporee. Ma tosto nel conidio così costituito | nasce immediatamente sotto al dissepimento mediano, per gemmazione, | M una piccola protuberanza (fig. 4, 5) che si accresce in due sensi, allun- | is gandosi tanto verso l'apice libero del conidio primario, come verso la | ta sua base: diventa così un secondo conidio, attaccato alla cellila madre | — nel proprio centro, e colle due estremità libere. Lo stesso processo al- lora si ripete: compariscono altre protuberanze simili ancora sotto il dis- | sepimento mediano del conidio primario (fig. 6), e si allungano anch'esse i "dn due direzioni (fig. 8-14). In questo stadio il fascetto dei conidii puà | già distaccarsi dall'estremità dello sporoforo; e l'ulteriore suo sviluppo P si compie, quando è libero. I singoli conidii, un poco alla volta, si ac- crescono, fino a che hanno raggiunto tutti pressochè le medesime di- . mensioni (lunghezza di 50-75 mierom., e diametro maggiore, nel centro di 5-5,6 mierom.); e si suddividono dapprima per un dissepimento tra- sversale nel mezzo, al quale seguono uno o due altri tramezzi in ognuna l metà. I conidii adulti sono scolorati, ripieni di protoplasma rifrangente, con pochi granuli; le pareti sono liscie, sottili. Non mi è occorso vedere, se in seguito i fascetti di conidii si disgre- ghino; e non credo che lo facciano, dacchè non trovai mai dei conidii maturi isolati, derivanti da tale separazione ; ed anzi potei osservare in T qualche caso già la germinazione incipiente, colla produzione di un tenue -filo promiceliale proveniente da una o l’altra delle logge conidiche, in 3 fascetti ben compatti e riuniti. Non ebbi sfortunatamente l'opportunità . di poter studiare l'ulteriore sviluppo di questo funghetto interessante , per constatare se appartenesse (come è probabile) quale forma conidica al cielo di qualche fungo superiore (forse a qualche Hypocreacea ?). Dovremo perciò provvisoriamente ascriverlo ai gruppi artificiali isti- . uiti per quelle forme di funghi inferiori, di cui non à perfettamente eonoseiuto il ciclo di sviluppo; e troverà il suo posto fra le Tubercu- larieae, Mucedineae, Phragmosporae, in immediata vicinanza del genere " Pitarium e EREA al énbgouece aipee, ‘A qu vicina anche per l’aspetto esterno e per la struttura dello sp ma se ne distingue nettamente per la proliferazione sopra | P: s SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. X. Fig. 1. — Pezzetto di legno fracido con varii sporodochii della pers a ; gr. nat. £ cipio di un fascetto m ve Fig. 4-14. — - Sviluppo progressivo: dei fascetti di conidii. ur Fig. 15-19. — Fascetti di conidii maturi. eain Le figure 3-19 sono disegnate coll’ aiuto dell’ apparato p p disco * in Italia. — Dole 1°, Bologna, Tip. 1 Mareggiani. — : v Presso L. 4. N bas vivo compiacimento, segnalo ai Lettori della « Malpighia » il primo fa- -scicolo di questo lavoro, destinato a colmare una lacuna nella storia delle scienze. Quantunque questa prima puntata altro non sia che parte dell’« Introduzione » ia della storia generale della Farmacia studiata nei suoi rapporti coi popoli ntali, Egiziani, Etiopi, Ebrei, Fenici, Arabi, Assiri, ecc., pure il lavoro già compiuto d dal sig. Luigi Boriani ci lascia assai bene sperare della continuazione quest'opera, alla quale auguriamo le più liete accoglienze, persuasi che una Storia della Farmacia in Italia » abbia da essere un'impresa utile e de- siderabile cH sig. Luigi Boriani, Farmacista capo nell’ Ospedale delle Cliniche di S. Orsola in Bologna, nelle 264 pagine che compongono questo fascicolo, ricorda somma- - nte le vicende storiche principali dei vari popoli sopra. menzionati, tratta nuziosamente dei rimedii da loro usati, o fatti noti dal caso 0 dall'esperienza ; che indicati dalle idee religiose e filosofiche, furono poi subordinati alle teorie fisiologiche e patologiche prevalenti presso ciascuno di essi. Preziose e numerose n notizie intorn o all origine ed al commercio delle varie 3 ibpagnano i cenni storici che din 2s vicende di ciascuna popolazi ne. La parte storica parre rebbe, a mio parere, troppo estesamente trattata, pue riguardo allo scopo a cui è diretto il lavoro del Boriani; ma questo è un difetto à cui potrà anche troppo facilmente supplire l Autore. Sa un ordinamento sistematico delle citazioni, con richiami in margine del 0, renderebbe più facile e pratico l’ uso di questo libro che si Dre per | composizione e, e 2 pregio certo non comune in opere di lunga ma e di grande erudizi La Storia della Faraoia in Italia di cui favorevolmente giudicarono i più autorevoli periodici galenici, sarà utile non solo al Farmacista, ma potrà con molto profitto servire ai botanici; ragione per cui ho creduto utile indicare nel nostro giornale l’opera erudita e sapiente del signor BORIANI. 0. M. x È 3 NT (Retos e ed ra sì * | : : È m n Le si 3 zs A E ds Mi FOR NOTIZIE bo À í » n Notizie ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Specie nuove e località nuove di specie già note. della flora di Parenzo in Istria. Mi permetto di dare nelle seguenti righe relazione ai lettori della Ma che s'interessano delle florule regionali d'Italia, sopra aleune specie e non comprese nella Flora di Parenzo del dott. Carlo Marchesetti, pubbli 1890, e da me constatate nelle mie annuali escursioni pel territorio duin le vacanze estive. l. Hypericum calycinum L. Inselvatichito, cresce abbondante in un Privileggi, alla ex villa Luppis. Giugno e lugli r . Onopordon Acanthium L. Sulle macerie ju parte bassa del Orsera. Luglio e talvolta fino a settembre. . Serratula tinctoria L. Rara nei boschi di Fontane verso il mare petto al E all Tuffo. Da luglio a ottobre. 4. Erica arborea L. Nei ud alla Punta del Dente, alla Punta sn e lungo il endis di Leme. Prima 9. Digitatis laevigata W. K. a bai della grande cava di pietra Punta di Orsera. Luglio e agosto. 6. Spiranthes autumnalis Rich. In luoghi erbosi lungo il mare re trà. S. Martino, sul piccolo decns in fondo alla Valle dei Preti e pr dati. Alla fine di settembr 7. Tulipa praecox Ten . Si trova sempre abbondante a S. Lucia (Podere vinciale) e a S. Spirito, une la raccolsi la prima volta sedici anni Or marzo ad aprile. m C Dalla corrispondenza epistolare col dott. Marchesetti mi anie por medesimo ha pure raccolto al « Cul di Leme » {in fondo all’ insenat Canale di Leme), dopo il 1890, alcune nuove specie, fra cui la Pterotheca mausensis, Alyssum sacatile e il Physocaulos nodosu n quanto alle località nuove, mi limito a citare shine quelle che dano alcune specie più importanti e caratteristiche della Flora mediterra ps Rhamnus dM L. Anche sulle isolette Tuffo, Tondo grande, T colo e Galinè vo, Punica Gr ates b Inselvatichita esiste all'isola S. Nicolo, alla per presso T" S. Martino, e al Canal di Leme. I 7 F s È à i oat. eee so + È à K RE í p 6e ge A o pe A munis Tourn. Trovasi abbondantissimo anche nelle isòle Santa ondo grande, Tondo piccolo, Tuffo, Riso e S. Giorgio; sul Continente, l a spiaggi ia di fronte all’ isoletta Riso, ma rarissimo e nano. -= Viburnum Tinus L. Nel bosco sempreverde a Pizzàl e "bloudgtimimo alla Punta del Dente S ee Unedo L. Abbondantissimo alla Punta del Dente, così pure sul ver- sante meridionale del Monte delle Forche, e poi in seguito fino all’ imboccatura e e lungo la sponda del Canale di Leme; raro alla Punta di Fontane Acanthus spinosissimus Desf. Sul promontorio tra la Valle del Dente e Porto Torre. Plumbago europaea L. Sulla strada presso S. Spirito. Laurus nobilis L. Sul Continente anche alla Punta di Fontane, di fronte al- x se Riso, ma raro; copiosissimo invece, oltre che a S. Nicolò, anche sulle x er Santa Brigida; Revèra, Riso, Tuffo, le piccolo, Tondo grande, S. Gior- Da quanto è detto di sopra, ee säungüe che l Erica arborea, di cui ‘autori non conoscevano l'esistenza nel territorio parentino, e che confinavano a mezzogiorno del Canale di Leme, si spinge invece, a settentrione , fin presso - adi 1 ; sempreverde della Punta del Dente; che il Zaurus nobilis e il Myrtus commu- nis arrivano sul Continente fino alla Punta ta di Fontane, e sulle isole; ; non solo similmente il secondo giunge a Santa Brigida, a 4 chilometri dalla città Milano, Novembre, 1897. MATTEO CALEGARI. il primo giunge per serie continua fio a S. Nicolò, a m. da Parenzo, ma Piccola Cronaca Il nostro collaboratore Prof. o MarriROLO ha lasciato P Univ Botanico di Firenze. Al di lui posto in Bologna è stato trasferito, dietro della Facoltà, il Prof. Fausro Morini, finora a Messina rof. J. ISTvANFFY è stato nominato Prof. Ord. di Balana all’ Koloszvar, come successore al defunto Prof. A. Kawrrz. Il Dott. ALEX. avuto la nomina a Prof. Straord. di Botanica nell’ Università di Bi T Al posto reso vacante per la morte del compianto Prof. J. vow S Würzburg, è stato chiamato il Prof. G. Kraus, finora a Halle. Si annu la nomina dei dottori W. L. Bray e W. Roruerr a professori di Bo primo nell’ Università di Texas, l'ultimo a Charkow. È morto in età avanzata (84 anni) il noto naturalista Jap. Srensernun penhagen Il Dott. H. Moriscn di Be ed il Sig. Max FLEISCHER, (briologo) : per compire degli studi botanici a Buitenzorg (Giava). Il giorno 18 Dicembre fu inaugurata al giardino botanico di Bologna costruita appositamente, a spese della Città e della Provincia, de servare le collezioni lictasiche (Erbarii, incisioni, preparati ecc.) di che fu ULIsse ArpRovanpi. Il Prof. AU alla cui iniziativa * poc ) dei suoi più illustri Scienziati, il Malpighi e l He Un ricco industriale di Stoccolma, F. Kempe, ha donato la cospicua 150000 kronen (cirea 225000 lire) a quell’ Università, i l'istituzion tedra di Biologia Vegetale. A primo titolare di ia Are è il noto biologo Dott. A. Lunpstrorm. j MALPIGHIA - Vor. XI airo auem » | Malpighia Vol XI. 0 Penzio-pewin. — Ankündigung. = um Soeben ist erschienen: PFLANZENPHYSIOLOGIE EIN HANDBUCH DER LEHRE VOM STOFFWECHSEL UND KRAFTWECHSEL IN DER PFLANZE VON Bestellzettel. Buchhandlung .ersuche ich um Übersendung von . PFEFFER, Pfianzenphysiologie. 2. Auflage. L Band. Geh. .4 20.—; geb. (Halbfranzband) # 23.—. ilz lc EL Band nach Erscheinen. (Verlag von Wilhelm Engelmann in Leipzig.) Name und Stand: dde Ort und Datum: EIN HANDBUCH DER LEHRE VOM - SIOFFWECHSEL UND KRAFTWECHSEL IN DER PFLANZ YON DE. W. PFEFFER 0. d. PROFESSOR AN DER UNIVERSITÄT LEIPZIG A NES + z LER ZWEITE VÖLLIG UMGEARBEITETE AUFLAGE . ERSTER BAND STOFFWECHSEL MIT 70 HOLZSCHNITTEN LEIPZIG VERLAG VON WILHELM ENGELMANN er Vorwort zur I. Auflage. a "Du vorliegende Werk soll nieht ein Lehrbuch für den Ani DA sondern als Handbuch eine ausführlichere Darstellung der derzeiti 5d iesen, in denen Anschauungen von mur. . historisehem Werthe behandelt sind. War die Originalliteratur mir ; zugänglich, so sind immer die von mir benutzten Quellen citirt. Da i London« eine ausführliche Zusammenstellung der von einer bestimsntali beit existirenden Abdrücke, Uebersetzungen u. s. w. geboten ist, s0 nach diesem Nachschlagewerke der Leser beurtheilen kónnen, ob ein dere als die von mir citirte Quelle ihm leichter zugänglich ist. | Die nach definitiver Redaction des Manuscriptes erschienenen Ar : sind nieht mehr berticksichtigt worden, und so, schliesst für die M N E hinzunehmen sind und wo nur Ag MEM und lückenhafte Erfahrung vorliegen. Möge hierdurch der Anstoss zu recht vielen, unsere Erfah gen läuternden und erweiternden Arbeiten gegeben werden, so ist ei sentlicher Zweck dieses Buches erreicht. Denn der vielfachen Lücken . Müngel mir wohl bewusst, kann ich dieses Werk nicht mit dem Ge vom Stapel lassen, erreicht zu haben, was als Ziel mir einst vorschwebte. Indess blieb mir nur die Wall, iit Verzicht auf fernere, dureh et Untersuchungen gestützte kritische Sichtung abzuschliessen oder die tate mehrjähriger Arbeit als zu eigener Instruction unternommene Se x anzusehen und sie befriedigt unter Acten ruhen zu lassen. Tübingen, 18. December 1880. a © Vorwort zur II. Auflage. oi den ist. Den der I. Auflage haben sich dureh ein überaus rüstiges Schaffen und Forschen die physiologisehen Erfahrungen und Kenntnisse in einem solehen Grade i ti auch des Kapitels »Einleitung« ersehen, dass die Gesichtspunkte und An- schauungen, die in der I. Auflage als Leitsterne und Angelpunkte ea zu Auch habe ich den Rahmen nicht weiter gezogen, mich also wiederum auf die Behandlung der Fundamente des Stoffwechsels und Kraftwechsels in dem dureh die Einleitung (Kap. I) gekennzeichneten Sinne beschränkt. Bei der Aufgabe, das Wesentliche und den Zusammenhang in der Mannig- — faltigkeit hervorzuheben, konnten natürlich nicht alle die überaus mannig- fachen und oft überschützten Einzelheiten und Besonderheiten berücksiehtigt e ieh | anstellen liess. Bei alledem war ich natürlich öfter gezwungen, die Sach- —lage im Lichte der derzeitigen Auffassung aueh dann darzustellen, wenn ich von der Unzulänglichkeit der Thatsachen und Interpretationen überzeugt war. Jedenfalls kann ich auch diese Umarbeitung nieht mit dem Gefühle vom Stapel lassen, erreicht zu haben, was ich gerne erreicht hätte. Die nach der definitiven Redaetion des Manuseriptes erschienenen Ar- beiten sind nicht mehr berücksichtigt. Demgemäss schliesst e Literatur für die ersten Kapitel von Bd. I mit dem Beginn des Jahres 1896 ab. Auf e spüterhin erschienenen wiehtigeren Arbeiten ist wüh d 8 Druckes in Anmerkungen hingewiesen, die zur Kennzeiehnung dieses Finschiebens in lammern eingeschlossen sind. : _ Eine angenehme Pflicht ist es mir, Herm Dr. Klemm und Herrn Dr. Giessler für die hilfreiche Unterstützung bei der Correetur meinen besten Dank auszusprechen. Lis. Ho Hentember 1808 DOE S ET W. Pfeffer. Kapitel I. Einleitung. EN AC Xu 1 à, à ec . Aufgabe der Physiologie . . Qe A M MC Lu ee er 3. Das Wesen der Reizvorgünge TAN MM Uo. 4. Causalitàt der DR und à Gestaltung. EM e AM ai. 5. Variation und Erblichkeit . e AE E] È Kapitel IL Morphologisch-physiologische Vorbemerkungen. 6. N über Bau und Function der prenie u 2.0. na 7. Bau des Protoplasten . Weges, $ 48 Abstammung und Herkunft ‘der Organe des Protoplasten. Arr SEE $ 9 eziehungen ae ne und Cytoplas iue me 3 40. Einkernige un i ARTE Wn v oco UR vt UTE uade quatit = Erantsi pedir a E Kapitel HI. Quellung und Moleeularstructur. ; — Quellung und Quellungsenergie , PIAN orci Rue Lia ypothesen über die Molecularstruc a Veränderung der Quellung und der R E OA ee, Kapitel IV. Die Mechanik des Stoffaustausches. - $ 45. Ueberbli ck. RR .$ 46. Die diosmotischen Eigenschaften der Zelle E v ee E $ 47. Näheres über den Vorgang des Austausches e E $ 18.. Die Plasmahaut und die Diosmose im Protoplasma. . . . . . $19. Aufnahme und Ausgabe fester K d : * ..8 20. derung von Ze u e .$ 294 Dioemptische Eigenschaften von "Cuticula und Kork $ 22. Das quantit aed Wahlvermógen $ 23. Die Mechanik der Secretion . an 82%, Die smolisehen. Dre nt: in der Zelle PII. Ud EE $ 25. s auf specifische Thätigkeiten und Fähigkeiten Es : $ 26. Ausblick auf die Bedeutung des Wurzels sone aes * .. $ 37. Stoffaufnahme durch die in die Luft ati va EDS Lund DER Eigeuschaften ‚und Bedeutung des Bodens : hb oro. Ve tus T Allge tA durch Zellwände und Zelle Die OPEN nge des Durchlüftungssystems : Bmek- und en üstände der. ei ingesc eschlossent meine Uebersicht. b chmtt L Der Wassertranspori à in 2 transspirirenden ur ‚und ani des Wassertransporiss. Die Leithah : : anik den Win ica zwischen Aufnahme und Ausgabe von "Wasser . bschnitt IL Die Abgabe von Wasserdampf aus der Pflanze. Abhüngigke it der Transspiration von den Eigenschaften der Pflanze fluss äusserer Verhältnisse auf die Transspiration . . . . È Transspiration unter normalen Vegetationsbedingungen E PENA TRUE CARICA IL Ausscheidung von SN SY Wasser. ^ Kapitel vn. Die Nährstoffe aer Pflanze. Abschnitt x Allgemeine Uebersicht | Herkuntt und Bedeutung der Nahrung . UP op. auf den Kreisl lauf der Nährstoffe. RES nia I Die Production organischer $ Substan Ass imilation von Kohlensäu pes 2s deua cun Assimilation. uS ine Uebersicht. II e ilation d dia frein. Siok Ro - Nührwerth verschiedener Sicisttterbindangen er "n Art und Weise der Stickstoffassimilat ; ee - 72.- Die Bildungsstätten der Proteinstoffe. . . . . . nn Abschnitt V. Die Aschenbestandtheile der Pflanze. . $ 73. Die nothwendigen Elementarstoffe er . $ 74. Die Function der unentbehrlichen Aschenbestandtheile siro tU . $ 75. Die entbehrlichen Aschenbestandtheile . . . MR se $ 76. Bodenqualität und Pflanzenvertheilung . . . . .- < Kapitel VIII. Bau und Betriebsstoffwechsel. > 77. Uebersicht . . Ecce s ; 78. Ausblick auf die verbreiteten piace E ER | 79. Die formativen und plastischen Wü HE DUDAS aes m p 80. Der Umsatz der Stickstoffverbin dun ee È 81. Der Umsatz der Slickstofverbindungen Fortsetzung . ea 82. Kohlenhydrate und a 83. Die Baustoffe der DE Ro 84. Entstehung und Veränderung der ara een. LBS Organische Sauren i... . .-... ina ee 86. diesubite Säuren Forts tzung . a ee WU - 87. Glycoside, Gerbstoffe und de Pas 0. ems. 88. n 89. Alkaloide, Ptomaine und andere Gifte i ; re : : ; = B X. 90. -Aetherische Oele, Harze etc.. 1 Aeussere Ein c x c uc 93. Ausblick auf die i SERE d nn ARIE © © s Kapitel IX. Athmung und Gährung. = We We De ee a a LI IE RI RE OT 96. Die Producte der Sanerioliatbina ung . pM c UE LU i 97. Der Betriebsstoffwechsel der Anaeroben DU cr ee di 98. Der Betriebsstoffwechsel der Anaeroben. "Fortsetzung. Ara 1 s 99. Die intramoleculare Athmung der Aeroben 100. Die Ursachen und die Mechanik der hysiologischen Verbrennung 101. Die Ursachen und die Mechanik der physiologischen Verbrennung. setzung eo 8 102, Die Hasicintigon zwischen. aerober und anaerober Athmung = .$ 103. Ausblick auf einige Gährunge e ; 3 104. Beeinflussung durch äussere Verhältnisse _$ 105. Ausblick auf die Bedeutung der Athmun ng Kapitel X. Stoffwanderung. $ 406. Wandehine der organischen Stoffe $ 107. Wanderung der Kschetibestandtheile $ 108. Mechanik und u .der er Stoffwanderung . > 109. Specielle Fälle Druck von Breitkopf & Härtel in Leipzig. meno, ‘corredati, secondo il diri ‘da. SUA nà rta b. > agi alla ricezione à del 10 fascicolo. ‘abbonamento annuale impo P A :intiero. volume E AM fogli in 8 Pes circa E D tavolo à sara » messo | PURA saranno ‘venduti di i separati, Pec SARTI “Agli ‘Antori saranno corrisposte 100. copie. detratto dal eda, 15 poni ! dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora, fosse da loro. richiesto un maggior | numero di ‘esemplari, lé copie in più, ‘verranno pagate, in K tegione, 3 L. 10 al alla SOM el va ye WA VM 29 oglio (di 16 pag) per, 100 copie. Quanto ltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura.. DIE” esso i, Redattori e presso) le nep Librerie. ; ie ; de: associazioni sie ricevono Ls Per annunzj e inserzioni. soia iodstos Pi pond delle inserzioni. i lle scoperte ut ogni inse rainne u^ di nuovi Abbonati che tichiodoranno il il. primo | e Pe ‘Plano, i Diagnoses fungorum novorum in mali ev RT x P eue. nella os dell BN A VASE UAE Prof; all’ Università di Genova 0 A MORER .. R. PIROTTA | bus Prof. all’ Università di Palermo Prof. all’ Università di Roma LAUS LAE Anno XL, Fasc. XP-XII- MARCELLO MALPIGHI 1627-1094. GENOVA - ©: XR TIPOGRAFIA DI ‘ANGELO CIMINAGO Lista dei collaboratori ordinarii. per le Riviste critiche. | Morfologia della cellula — Dott. ©. Knvcn (R. Istituto Botanico di Roma). Istiologia ed. Anatomia comparata — Prof. R. Pırorra (R. Istituto Botanico di Roma). i - Trattati — Prof. 0. MarttinoLo (R. Orto Botanico di Bologna), | Organogra fia, dt enna — Prof. O. Penzie (R. Orto Botanico di Genova). Fisiologia. — Prof. R. Pnorra. Tecnica microscopica — Prof. A. Por (R. Istituto Tecnico di Piacenza) Patologia — Dott. U. Brızı {R. Stazione. di Patologia Vegetale di Roma). Biologia — Prof. A. Bonz. Fitopaleontologia — lug. CLerici (R. Istituto Botanico di Roma). i Storia della Botanica — Prof. P. A: Saccarpo (R. Orto Botanico di Padova ) Botanica forestale ed industriale — Pr of. R. F. SorLa (R. Scuola Forestale di Vallombrosa). S Botanica medica — Prof. C. Avmıza {R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — C. SPRENGER (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d' Italia. — Sr. Sommier (Lungarno Corsini 2, Free Pteridofiti — Dott. A. Bardini (R. Istituto Botanico, Roma). Muscinee — Dott. U. Brizi. Epatiche — Prof. C. Massar. onco (Univ. di Tears). . Zicheni — Dott. A. Jarta (Ruvo di Puglia). Funghi (Sistematica) — Prof. P. A. Saccanpo (R. Orto Botanico di RAR Funghi (Biologia e Morfologia); — Prof. 0. Mar TIROLO. Alghe marine — Prof. A. Pıccoxe (25 Via Caffaro, Genova). Alghe d'acqua dolce — Prof. A. Borzì — (R. Orto Botanico di Palermo). Bacteriologia — Dott. L. Buscanioni Di Orto Botanico di Tories X L Signori Autori sono responsabili di quanto è stampato nelle loro memorie originali. . VOL. XL L. BUSCALIONI Sopra un caso rarissimo di incapsulamento dei granuli d' amido. Risposta al Prof. Lurar Maccntarı. © Era mia intenzione di non rispondere alle critiche più che vivaci che il rof. L. Macchiati mosse al mio lavoro sui granuli di amido incapsulati ella Vicia di Narbona; ma una grave circostanza mi costrinse a rom- ‘e il silenzio. Io intendo qui parlare di un brano di lettera dell’illu- re mio Direttore di Laboratorio, il prof. Berthold, pubblicata dal of. Macchiati nel Bollettino della Società Botanica Italiana (adunanza i maggio 1897, pag. 181): « Si era detto, scrive il prof. Macchiati nel sopra citato Bollettino, che il dott. Buscalioni aveva mostrato i suoi preparati all’illustrissimo prof. Berthold e ad altri scienziati di Göt- tingen ; ed à facile immaginare quale dovette essere la mia mera- c viglia allorchè, appunto in quei giorni, ricevei una lettera dello stesso E Berthold, nella jas dichiarava che non è in di di ricon- rte del suo materiale di studio ; dei suoi Muros per esame ». Meravigliato che l’illustre scienziato di Göttingen avesse potuto ma- siffatte idee a mio riguardo, in quanto chè i preparati ed il voro erano stati fatti nel suo Laboratorio, dove mi trovavo in qua- Lane a MET allo prés prof. di assistente, mi oar au = Un sunto di questa a venne inviato alla Società Botanica dei Natu- ralisti di Modena ed al Nuovo Giornale Botanico Italiano, dove si pubblicarono le note critiche del prof. Macchiati. 31 Malpighia, anno XI, vol. XI. la dn di ‘inviarmi: Sehr geehrter Herr Dotor! Hätte Herr D. Macchiati meinen Brief vollstaendig EN so würde daraus hervorgehen, dass ich die von ihm ausgesprochene Ansicht, über die Natur der von Ihnen beschriebenen Erscheinungen bei Vicia narbonensis nicht theile. Ich weiss nicht mehr wörtlich, was ich ihm geschrieben habe: d Sinne nach theilte ich ihm etwa Folgendes mit: /ch habe die Einkap lung der Stärkekörner im Ihren Praeparaten für eine anatomisch Missbildung gehalten, ich halte die von Ihnen (Buscalioni) ausgesprochene Ansicht für richtig; müsse aber, da ich nur einige Praeparate mir flüchtig angesehen, die Objeete nicht selber eingehend untersucht habe, es ablehnen, für diese Ansicht meinerseits oeffentlich einzutreten. Zum Schluss schrieb ich dem D. Macchiati, es wäre meiner Ansich naeh das Nächstliegende, sich an Ihrem Material von qem Sachverhalte zu überzeugen. : Ich glaube nicht, dass man aus meinem Brief an Hara p. Maechi eine Erklärung gegen Sie und die von Ihnen ausgesprochene Auffassung wird herauslesen kónnen; ich habe es nur abgelehnt, und dabei muss ich auch jetzt noch bleiben, meinerseits eine wissenschafliche Thatsac ) zu vertreten, wenn ich den Fall nicht selber eingehend untersueht ha . leh hoffe, die vorstehenden Zeilen werden ausreichen, Sie über vorliegenden Fall zu beruhigen. Hoffentlich geht es Ihnen im Uebri recht gut. Mit den baton Grüssen Ihr ergebener G. BERTHOLD. * Gôttingen, den 27 Juli 1897. Di fronte ad un te à così strano, io ho creduto mio dovere di tr care la questione col prof. Macchiati, ‘avvisandolo che accettava la posta, fattami da lui stesso, di sottoporre la decisione della nostra tenza ad un Giurì costituito da una o più persone di mio scere 2 RB Ms ARS MAT x GRA SULA" : È ns t della Vieia di Narbona non contengono i grani di amido ineapsulati del Dott. Buscalioni ». Atti della Società dei Naturalisti di Modena. Eeco i testo A mia lettera: Pregiatissimo sig. Pedlesdro. Credendo giunto il momento di rispondere in modo adeguato alle cri- che da Lei mosse ripetutamente al mio lavoro sui granuli d' amido capsulati della Vieia di Narbona, accetto la proposta fattami dalla S. V. di nominare un Giurì competente, sotto gli occhi del quale, Lei ed io, faremo nuovi preparati da esser sottoposti al suo esame. E poichè Lei, generosamente, lascia a me la scelta delle persone, così o Le propongo i signori professori O. Penzig e P. Baccarini, pregan- + d a di indicarmi quale di essi desidera che si eonsulti. Metto però due condizioni : d: .1 Che, qualunque sia il verdetto, rlo nella prima seduta della Società Botanica Italiana, e così pure blicarlo negli Atti della Società dei Naturalisti di Modena, mentre, per parte mia, mi obbligo di pubblicarlo nell lunque altro giornale scientifico di Suo aggradimento. 2.° Che tutte le spese che noi dovremo sostenere, rente a carico di chi ha torto. Favorisca esser cortese di un cenno. di ipis Lei dovrà integralmente presen- x: siano completa- ta e mi abbia Dev. Obb. D. Luret BUSCALIONI. ‘Pochi giorni dopo ricevetti la seguente risposta dal prof. L. Macehiati: = Modena, 12. VIII. 1897. « Prof. cortese, ; « 3e Sua quarta lettera, ehe io bá ricevuto oggi, qui in campagna, | dalla terza di cattiva memoria, mi è stata causa « dopo oltre due mesi mia franchezza. i molta lia scusi ' tanto in pag. 118 del lavoro del Dott. Macchiati « I tegumenti seminali: a Malpighia , od in qua- L. BUSCALIONI « Non volevo quasi credere che fosse stata scritta da Lei, il quale, in questo caso, avrebbe dimenticato troppo presto il contenuto della terza: ma, avendola riletta bene in questo momento, mi avvedo che il carattere e lo stile sono suoi. È proprio il caso di dire che lo stile è l’uomo! Prima di proseguire mi permetto rivolgerle una domanda: vorrei sapere da Lei — se non sono indiscreto — perchè non ha risposto alla mia ultima, nella quale — salvo errore — vi doveva essere qualche cosa di preciso; intendo dire di non ambiguo come nella penultima sua? — Con che coraggio, con che pudore, dopo quella tale disgraziatissima lettera, osa scrivermi questa, alla quale io rispondo per cortesia! come risposi alla precedente, in cui Ella, per mancanza di buone ragioni, fece uso di alcune frasi ingiuriose? Poichè mai, lasciava correre sì lungo tempo, prima di rivolgersi nuo- vamente a me, con fare tragico, e colla pretesa eziandio di voler det- tare leggi, facendo quasi vista che nessun incidente spiacevole fosse - corso fra noi due? che la S. V. avesse tenuto il più corretto conte- gno verso di me? « Mi avvedo che! Ella deve avere poco pronta la memoria, il che spiega molte cose in suo favore; è certamente questa la sua maggiore attenuante! Io non sono uso ad offendere con parole disdicevoli chic- chessia; ma, per sua norma, non sopporto che altri si prenda la li- bertà di usarle meco. « E ritornando alla sua ultima lettera, non volendo farle il torto di credere che la S. V. abbia agito con irriflessione, amerei meglio sup- porre che non avesse letto la mia quarta nota critica: Ancora sulla — non esistenza, ecc., poichè, qualora l'avesse letta ed attentamente pon- derata, avrebbe dovuto capire — ricordando il famoso preparato del quale Ella fece dono al prof. Cuboni, di cui mi aveva già prima in- viato un fotomierogramma, e dopo eziandio la sua penultima lettera | — che tra Lei e me, non si trattava più di risolvere una quistione scientifica; la disputa scientifica era stata risolta, in senso sfavore- vole alla S. V., colle stesso sue armi, cioè col preparato e col foto- microgramma. « Per rendere ancora possibile la nomina di un idoneo Giurì biso- posee aggiungendovi quei numerosi granuli di amido e facendo il resto; ma ciò è impossibile, poichè la mia fotomicrografia, in con- fronto alla sua ed al preparato, sono dei documenti indiscutibili (1). 5 « Se i granuli d’amido incapsulati, fossero realmente esistiti, Ella en sarebbe ricorso a quel brutto ripiego; ma torno a ripeterle che | il suo maggior torto fu quello di non aver avuto la franchezza di « confessare l'errore: e sarebbe stato il minor male! Ciò affermando. 80 di non offenderla, poichè cito dei fatti. Et Spero che non mi voglia mettere nella dolorosa necessità di pub- « blicare le sue epistole, coi relativi commenti, Sarebbe la sua ultima ' condanna. « Quand' Ella riuseisse a liberarsi di quella taccia, non avrei nes- | suna difficoltà ad accettare come arbitri i due egregi personaggi che avrebbe scelti, ai quali, evidentemente, bisognerebbe aggiungerne un ma son certo che. terzo, di cui lascerei ugualmente a Lei la scelta, .« non ce ne sarà il bisogno. -« Della S. V. « Dev. Lurer MACCHIATI. » pt Se lo stile à l'uomo, io non vorrei domandarmi qualè il concetto, che di fronte a questa lettera, dobbiamo farci del prof. Macchiati ! wo Perchè il lettore possa tuttavia gustare tutte le finezze dello scritto ui i storia della quistione, esponendo i mo- disgraziatissima terza lettera e riportando in questi, io debbo fare un pò di vi che m’indussere a scrivere quella « di cattiva memoria », a cui allude il prof. Macchiati, pari tempo, la lettera stessa. Il prof. Macchiati, nei suoi pi iti, non si era tenuto sempre alle norme perciò, non credetti di commettere una cattiva azione $ ——— recedenti scritti, sia pubblici che pri- del buon Galateo, ed io, erivendogli quanto ale osa quasi tacciarmi di falsario, ebbe Soc. dei Natur. di Modena, ser. III di rimettere la diens ad un Giurì! (!) L'Autore della presente lettera il qu poi l audacia di affarmare (p. 6, Atti della c: XVI, anno XXXI) che egli non rifiutò faccio commenti. buie allo sc scopo unicamente di richiamarlo ni una polemica alquan o piü corretta. Ecco il testo della « lettera di cattiva memoria »: | Pregiatissimo sig. Professore, Quanto Ella ha scritto a mio riguardo sui giornali scientifici, ma più ancora in privato, non si addice a al ‘onesta ed educata, per chè, trattandosi di discussioni scientifiche, è d’ uopo | procedere. Te con animo sereno ed imparziale. Tengo pertanto a dichiararle, on. sig. prof., che, pur mantenendo per assolutamente esatto quanto scrissi sui granuli d’amido incapsulati, non mi curerò di rispondere — per mezzo della stampa — alla sua pole- mica, fino a tanto ehe la stessa esorbita dai limiti che ci sono imposti: .. dal Galateo scientifico. Gradisca i miei ossequi e mi abbia | = * = o Dev. Obb. : RUE Dott. Lure: BUSCALIONI. Roma, il 20. V. 1897: n 2 Il prof. Macchiati così mi rispose: « Chiarini Professore, sa sempre esattamente il AE delle parole; siriani si sare « fatto un dovere di essere più misurato nell’ usarle. — y Li Ra Del resto intesi, più volte, che le impertinenze non furono | « buone ragioni. « Per sua horma, ei ador rns in maneanza di valevoli | « inutile DE Ella ricorra alle frasi ambigue, perchè. su cotesta vi a mi sentirei QR. seguirla. E K « Chi primo usò frasi {poco ani fu la S. V. allorchè scrisse le 10 jut indotto ad inventare di sana pianta alcuni organi, Eo etc. etc. ; Di Lei Dev. « LUIGI MACCHIATI. Modena, il 21. V. 1897. » i secondo il Dr. Macchiati, io avrei do- Questa è l'epistola alia quale, (come del resto può constatare anche uto rispondere. Ora io non credo, ttore) di avere insultato il Dr. Macchiati colle parole di cui ho fatto uso nella terza lettera, di cattiva memoria, e neppure ritengo che co- tuisca un’offesa l’affermare che un individuo inventa di sana pianta e cosa, quando la descrive minutamente in un sito, a la à... non si trova. ER questa digressione storica, dobbiamo ora ritornare all'ultima lettera del prof. Macchiati (V. lettera del 12. VIII, 1897, Modena). Dalla risulta che questi si rifiuta di sottoporre la decisione della ver- ad un Giurì di persone competenti, che egli stesso mi aveva pro- sto. Il Dr. Macchiati termina, è vero, la lettera dicendo (sempre con o stile che è l’uomo) che se io ‘riuscirò a liberarmi dalla taccia di er alterato i preparati, allora accetterà il Giurì; ma, à mio modesto rere, questo si chiama trasportare la questione in un circolo vizioso, scopo appunto di sfuggire il verdetto di un Giurì, che sarebbe cer- ente riuscito schiacciante per il prof. Macchiati (V. lettere dei prof. itico possa parere ridicola ur tuttavia credo sem- i falsato i pre- Per quanto l’accusa lanciatami dal mio cr non richieda molte parole per esser confutata, p mente di dover notare al medesimo che, se. io avess L. BUSCALIONI - parati ed inventati i granuli d'amido incapsulati, non mi sarei certa- prof Pezzolato, il quale non fotografò, certo, come insinua il Dr. Mac- nuta oramai nauseabonda, riporterò qui i pareri dei ‘Botanici Italiani, “tati, ma anche in quelli che ho eseguiti io stesso coi semi doua Vici mente deciso a far vedere i preparati stessi ed a regalarli alla Dire- zione della Stazione di Patologia vegetale, come neppure avrei recla- mato la nomina di un Giurì. E D'altra parte, volendo cercare. come si suol dire, il pelo nell’ uovo, 1 potrei ancora aggiungere al prof. Macchiati, che io non posso rispon- dere di un preparato che io non gli ho inviato. Se nelle sue mani questo é divenuto un quid artefatto e falsificato, io proprio non ne ho colpa, nello stesso modo ehe non ho colpa se, giunti a Modena, i miei foto- grammi ed i pensieri di persone rispettabilissime, come il prof. Berthold, cambiarono completamente d' aspetto. A me basta notare che il preparato incriminato fu veduto e ricono- sciuto come oltremodo dimostrativo dai prof. Pirotta, Brizi, Pezzolato e dai dott. Longo, Censi e Chiovenda, e che il fotogramma fu ricavato dallo stesso preparato, come lo attesta la qui unita dichiarazione del chiati, delle fotografie di granuli d'amido ritoecate colla matita. allo scopo di far risaltare una specie di alone attorno ai singoli grani (Vi in proposito anche la lettera del prof. Pirotta). Ed ora, considerato che il prof. Macchiati si rifiuta di assoggottarsi ad un Giuri, od almeno cerca di subordinare l'aecettazione a condizioni che non meritano di essere diseusse, per troncare una questione dive- i quali, da me interpellati in seguito al rifiuto del Dr. Macchiati, v lero, con cortese sollecitudine, inviarmi i loro autorevoli pareri sui gra, nuli d' amido incapsulati della Vicia di Narbona. Egregio Dottore, Ho fatto le preparazioni originali, cioè coi semi della Vicia narbo- nensis e Le posso dare completa soddisfazione. I granuli incapsulati ci sono davvero, e non solo nei di Lei prep narbonensis. E ce n'è tanti ete. . . . . v «La qanm che circonda i granellini d'amido non sarà di cella GRANULI D'AMIDO INCAPUULATI losa, ma à certamente qualche cosa di bene solido e palpabile e risulta alloechio anche senza alcuna reazione microchimica. Genova, ll ottobre 1897. Prof. O. PENZIG. Caro Buscalioni, Ho esaminato i preparati da Lei mandatimi, ed altri ne ho fatti io eoi semi della Vieia di Narbona del Museo fiorentino; ed ho trovati e | riconosciuti abbondantissimi i granuli d'amido eig negli strati pou del tegumento seminale. . Roma, 98 ottobre 1897. Prof. O. BACCARINI. I sottoscritti, dopo di aver esaminati i preparati che il Dr. L. Busca- lioni loro spediva da Roma, rispettivamente a Torino ed a Bologna, m di aver essi stessi controllati i preparati del Buscalioni con altri molti da loro fatti, servendosi di materiale coltivato nel R. Orto Bota- È nico di Torino, a richiesta del Dr. Buscalioni, con piena cognizione di causa, dichiarano di aver riscontrato negli strati profondi del tegumento seminale della Vicia narbonensis Lin. coltivata nel R. Orto Botanico da un alone irregolarmente 0 Bee A el a o e di Torino i granuli di amido attorniati Tegolarmente formato, dovuto ad una sostanza che per le sue reazioni deve avere relazione colle sostanze cellulosiche. | Questa sostanza che si dispone a guisa di una capsula zioni e le caratteristiche morfologiche de- avoro intitolato « Sopra un caso amido » (Malpighia Anno X). attorno ai gra- uli d'amido, presenta le rea scritte dal Dr. L. Buscalioni nel suo | Tarissimo di ineapsulamento dei granuli d’ Torino, 11 settembre 1897. Prof. G. GIBELL Direttore del R. Orto Botanico dell’ Universit di Torino. Prof. O. Marrir Direttore del R. Orto Botanico dell - Avv. F. FERRE e volontario al R. Orto CORE di Torino. Tarai di Hoopa- Assistent | Egregio e caro Dr. Buscalioni, Sono lieto di poterle confermare per iscritto: E 1.° Che ho esaminato ripetute volte numerose preparazioni degli strati profondi del tegumento seminale della Vicia narbonensis, da Lei |. fatte, anche in mia presenza, con materiale da Lei conservato, con altro da Lei procuratosi di recente, e con altro ancora da me fornitole e preso dalle Collezioni del nostro Istituto. 4 2 Che ho veduto la preparazione e la fotografia da essa ricavata dal prof. Pezzolato, e poi mandata alla R. Stazione di Patologia vage 5 tale e quindi al prof. Macchiati. Ja 3.° Che in tutte queste preparazioni microscopiche ho veduto, più o- meno numerosi, ma sempre frequenti e distinti, i granelli di amido da - Lei denominati incapsulati, cioè avvolti da uno straterello di sostanza | facilmente riconoscibile della forma, e dell'aspetto da Lei indicati nel. suo lavoro sull argomento pubblicato nella Malpighia. Questo ME la verità. Prof. R. PIROTTA. Direttore del R. Istituto Botanico dell’ Università di Roma Boba. i1 30 ottobre, 1807. Egregio Dottore, = compiacque inviarmi, ed ho esaminato iti i bellissimi preparati, eminentemente dimostrativi, che dello stesso materiale ha fatto l'avv. F. Ferrero nel laboratorio botanico di Torino. . Tanto dall'uno come dagli altri ho potuto persuadermi della giust za delle sue osservazioni e della reale esistenza della capsula periamila ea da Lei descritta. Essa è evidentissima etc. Dev. Aff. | | Prof. C. AVETTA. Parma, 1 Settembre 1897. Giunto qui ieri, mi diedi premura di esaminare con mezzi ottici mi- i i preparati microscopici che Ella, in due riprese, ebbe la bontà mandarmi per avere la mia opinione circa al fatto dell'amido inca- lato da Lei segnalato nei semi della Vicia narbonensis. | Debbo tosto dichiararle che realmente mi è stato fatto di vedere una licola tegumentale intorno a parecchi dei grani amilacei dei due pre- ti. I dubbi che mi permangono e che non posso risolvere si riferi- no L? alla costituzione ed autonomia della Pellicola, 2.° alla parti- larità del fatto. i | In vero io dubito che non si tratti A una membrana propria cellu- a, ma piuttosto di un ispessimento citoplastico, ed inoltre crederei il fatto non dovesse essere cosi singolare, ma che con simili trat- sa in quanti altri tes- nti si potrebbe riuscire a rintraceiarlo chi amiliferi. Non intenderei come dovesse trattarsi di un fatto isolato, rio ad una sola specie di pianta, mentre r amido è così universal- te diffuso. " on ‚sono sun epr o e le ricerche avvenire dimostre- Se Ella vorrà tener conto del mio parere , non | dimentichi i miei Suo Dev. P. A. Saccarpo. 1) Probabilmente al mat Saccardo sarà sfuggito che io nel mio lavoro sui ; uli d'amido incapsulati ho accennato ad alcune reazioni che valgono a di- lere la capsula dal citoplasma , , fra. le quali meritano di esser ricordate le de la capsula si colora eut col bleu plasma che non fissa il colore 0 lo fissà solo all acqua di Javelle che scioglie rapidamente il pe | più adatte a tingere la capsula sono quelle che servono pei per mettere ism certe one di natura bc M: le: BUSCALION si Siae Sig. Dottore, m Ho esaminato i suoi preparati e vi ho riconosciuto la presenza di gra- nuli d'amido ineapsulati , eorrispondenti alla descrizione che Ella ha. pubblicato. | Mi credaf{sempre Tutto suo G. CuBonI. Egregio Sig. Dottore, Ho esaminato il preparato. I granuli, o oggetto della spiacevole con- troversia, credo, saranno quelle masse sferoidali di materia più densa ed intensamente colorata dal bleu di anilina e che si osservano qua e là con varia frequenza. Ogni massa presenta per lo più una tunica che ne ségna il contorno; di ciò non parmi esista alcun dubbio etc. . . . Palermo, 1 Settembre 1897. Prof. A. Borzi. (Il prof. Borzi aggiunge nella sua otiosa che, dovendo partire per la campagna, non ebbe tempo di esaminare con maggior cura i preparati. Gentilissimo Collega, Esaminato il suo preparato mi sono convinto realmente che i gros grani d'amido, ond'Ella ha parlato, sono circondati: da una capsula co- NM lorata piü intensamente dal bleu di anilina e, probabilmente, di natu mucilaginosa, come Ella ha detto. Sassari, il 31 Agosto 1897. Prof. L. NICOTRA. Egregio Dottore , À --.. Ho poi fatto preparati io stesso sui semi di Vicia MC da Lei inviatimi, dopo di aver lasciati questi nell’ aequa, come Ell: dice nella sua Memoria, e per qualehe tempo, e dopo sezionati trasvi salmente, li ho tenuti per 24 ore in acqua di Javelle per metà diluita con aequa distillata, e li ho, in appresso, dopo reiterati lavaggi, col rati col bleu di anilina, soluzione aequosa. Negli strati dois È D specie di aureola colorata in bleu chiaro, analogamente a quanto pem vedere uno dei suoi preparati. Tale aureola era talora un : E anello a contorno netto, talora un anello frangiato, tal'altra | E. Be‘ Li di interrotto, qua e colà, e le porzioni di “a poi SM. tanto nel suo preparato che nei miei, che il feno- E ES ian è generale, cioè non tutti i granuli d’ amido degli elementi m pd profondi sono, come Ella li ha chiamati, incapsulati, anzi gari che il maggior numero non presenti il fatto di questa sostanza i ossata al granulo. Sarebbe interessante dare la ragione di questo i Denon che costituisce come un’anomalia. Riassumendo, dalla sua e 4 E mie preparazioni mi risulta il fatto dell'ineapsulamento, se si può Done chiamare così, di alcuni fra i granuli d’ amido degli strati ; D dello spermoderma della Vicia narbonensis, dico se si puó Hamar così, perchè, come le ho detto più sopra, talora il fenomeno è parziale. | Vallombrosa, 7 Ottobre 1897. : Prof. F. CAVARA. Egregio Dottore , Ho esaminato attentamente i preparati di Vicia di Narbona che Ella a quest'ora, nuovamente pervenuti, ERI Su 3 hi ha inviati e che spero Le siano, tali e quali vennero da Lei de- B no trovato in essi i granuli d'amido TR e figurati nella pubblicazione da Lei fatta nella „Malpighia. ; eid ho il’piacere di comunicarle. come era,suo desiderio e come coscienziosamente posso affermare. Dott. Saverio BELLI in Botanica nella R. Università di Torino. . 28 Agosto 1897. Libero Docente Egregio Signore, Conoscevo già i süoi preparati per averne potuto osservare qualcuno vegetale di Roma; anche nel inverno scorso alla Stazione di Patologia | preparato che Ella ha avuto la cortesia di inviarmi ho distinto netta- | eilaginosa. dubbio alcuno, e le aggiungerò anche che l'esame degli ultimi p mente la capsula intorno ad ogni granulo d'amido, e con tale chiarezza da non lasciare aleun dubbio né a me (e non l'ho mai avuto! nà ad alcuno dei miei colleghi ai quali ho fatto osservare il preparato: attorn a taluni granuli poi la capsula à così evidente da far meraviglia come | mai questo fatto possa esser discusso. Avellino, 26 Settembre 1897. Prof. C. Casart ; x Dichiaro di aver visto e di aver assistito alle preparazioni che il sig. dott. Buscalioni ha fatto relativamente alla presenza ed al comporta- mento dei granuli d' amido incapsulati nel tegumento dei semi della "icia narbonensis, e di essermi convinto che detti granuli corrispondono pienamente alle reazioni descritte dal sullodato dott. Buscalioni nella Malpighia. Dott. Prof. G. LoPRIORE. Gentilissimo Dott. Buscalioni, Ho ricevuto la sua lettera e per parte mia dichiaro sinceramente e dallo studio attento delle preparazioni che si è compiaciuto invi T di spermoderma di Vicia narbonensis mi sono persuaso sempre giacchè per esame di altri preparati ne ero già convinto, che trattasi di granuli d'amido avvolti da una capsula probabilmente di natura m Di tale singolare proprietà di detti granuli d'amido a me non rati mi dimostra sempre più l’esattezza e la precisione colla quale ` descrive questo raro fenomeno nella sua relativa Memoria pubbl c nella” Malpighia. E 2 Settembre 1897. Dott. Ugo Brizi Libero Docente in Botanica nella R. Università di R ene alla R. Stazione di Patologia Vegetal GRANULI D ” AMIDO INC Carissimo Sig. Dott. Baal, Ho esaminato il preparato da Lei inviatomi per la EET PE del- capsulamento dei granuli d'amido da parte del protoplasma. Si tratta una cosa talmente evidente che non è necessario davvero un lungo a esame, basta portare l’occhio sul microscopio, per convincerci dell’esat- a del fatto. esto posso dire con piena coscienza. Osimo, 27 Settembre 1897. Dev. Dr. Prof. C. ACQUA. Egregio Dott. Buscalioni, oscopico eseguito sullo spermoderma Ho ricevuto il preparato micr Ho potuto os- la Vicia narbonensis e l'ho accuratamente esaminato. rvare un discreto numero di granuli d'amido ineapsulati corrispon- ti alla descrizione da Lei data nella nota pubblicata nella Malpighia. L'anello (mucilaginoso?) è posto assai bene in evidenza dal trattamento ol bleu di anilina. : ) Roma, il 22 Ottobre 1897. Dev: « Dr. P. PEGLION | Assistente alla R. Stazione di Patologia vegetale. Egregio Dottore, Ho esaminato il preparato da Lei speditomi e vi ho visti i granuli amido incapsulati, quali sono descritti e figurati nel di Lei lavoro ‘Avendo rotto il preparato e provato asm Sopra un caso rarissimo etc. ». a Bun dubbio sulla natura di reazioni microchimiche, non mi rest Pavia, 1 Settembre 1897. l z i Devot. Dr. Luret MONTEMARTINI al R. Istituto Botanico dell’ Università. Assistente L. BUSCALIONI Egregio Dottore, Ho esaminato attentamente il preparato da Lei inviatomi contenente diverse sezioni del tegumento seminale di Vicia narbonensis. I granuli d'amido incapsulati mi sono apparsi numerosi e tali quali Lei li ha di- segnati nella Tav. VIII del Giornale. « La Malpighia » Anno 1896. Quindi non esito ad asserire: che nelle sezioni da Lei inviatemi tro- vansi granuli di amido incapsulati. Pavia, il 21 Settembre 1897. . G. Porracc Assistente al s ica Botanico ddr Università. Carissimo Collega, P eio Potei vedere e nettamente, i granuli d'amido circondati da quella specie di invoglio che tu hai chiamato eapsula, accanto ad altri che erano affatto liberi. Li vedei bene nel mio preparato ed anche à in quelli che mandasti al prof. Gibelli ed all'avv. Ferrero, ed in altri ancora fatti dall'avvoeato stesso. Anch'io ne volli poi preparare da me e vi sono riuscito al primo tentativo, in breve tempo e facilmente, se- guendo il procedimento da te indicato. : Torino, il 21 Agosto 1897. Tuo aff. Dr. U. Varsusa (1) Assistente al R. Istituto Botanico dell’ Università. Carissimo Collega, Quantunque io non sia specialista della parte istologica della Bota- nica, pure, a, proposito della tua controversia col prof. Macchiati, tengo a dichiararti che i tuoi preparati, specialmente gli ultimi che facesti sotto i miei proprii occhi, contenevano numerosi granuli d'amido incap- sulati, nei quali era ben evidente la capsula che li circondava, benchè. 5 non fossero stati in antecedenza trattati con alcuna reazione colorante. = (t) Questi, al pari dell'Avv. Ferrero e dell'antore della presente risposta, ebbe | occasione di osservare delle capsule che avvolgevano parecchi granuli di amido, il quale fatto non si era manifestato nei semi che io aveva a disposizione quand ut. pubblicai il lavoro. GRANULI D’ AMIDO. li area ra, la insinuazione che il sig. Macbhiati vorrebbe fare circa la cap- | che egli suppone sia stata fatta (su di una fotografia da te spedi- i) mercè una matita nera, tenera disegnante un cerchietto intorno (8 anulo sulla negativa, ti accerto, mi ha recato doloroso stupore, chè non posso capire come mai un insegnante di Scienze in un Isti- ) tecnico, che dovrebbe supporsi persona seria e competente, possa ivare a pensar tanto; e ciò lo dico con profonda convinzione, non solo è conosco la tua onestà scientifica, ma anche perchè conosco bene ella del Prof. Pezzolato che ti fece il famoso fotomicrogramma, cagione ‘ultima diatriba del Macchiati nel Bollett. della Soc. Bot. di Firenze. : Roma, il 13 Settembre 1897. 4 "Tuo aff. E. CHIOVE Conservatore al R. Orto in dell’ Università. Caro Buscalioni, o posso, anzi debbo dichiararti che non solo vidi i granuli incapsu- nello stesso preparato che fotografasti, ed in seguito regalasti alla Stazione di Patologia vegetale, ma che in mia presenza da semi Vicia narbonensis, da te conservati, facesti degli altri preparati a cui si vedeva egualmente bene il fenomeno dell’ incapsulamento. Roma, 29 Ottobre 1897. Soi Tuo affez. Dott. Biagio LONGO Assistente all'Istituto Botanico della R. Università. Carissimo Buscalioni, IL risa: iis nell' inverno ned; fece il prof. Pezzolato, Di- ettore della Manifattura Sperimentale dei Tabacchi, era nettissimo, ed l preparato dal quale venne ricavata la fotografia, e che poi fu regalato al dott. Brizi, era più che evidente; tu, poi, mi preparasti del materiale uo facessi dei preparati e, dopo parecchie prove, ne ottenni anch'io. Senigallia, 2 Settembre 1897. Tuo affez. E V. Censı BUFFARINI. s Malpighia, anno XI, vol. XI. * ; cerca! (V. p. 118 Atti Soc. Nat. Modena). DE BUSCALIONI He pure spediti i i Jr ai signori n nori Briosi, Morini, Del- pino ed Arcangeli, ma questi, per diverse circostanze, non hanno avuto occasione di esaminarli. Il prof. Arcangeli mi scrisse anzi che, non avendo avuto il tempo per osservarli, credette opportuno di mandarli al ‘ dott. Macchiati il quale desiderava di esaminarli. di fotografarmi il preparato di cui parla il prof. Macchiati : « Dichiaro io sottoscritto di aver esaminato al microscopio una pre À parazione, fatta dal sig. dott. Buscalioni Luigi, di granuli di amid « avvolti da una capsula colorata col bleu di anilina e di averne ese- « guita una riproduzione microfotografica. « Il preparato era nettissimo, e tale si ottenne la riproduzione. |. « ARNALDO PEZZOLATO Direttore della Manifattura Sperimentale ; i Tabacchi di Roma. « Roma, 26 Agosto 97. » Emerge quindi. da queste risposte, che i granuli d'amido che si p sentarono al prof. Maechiati nudi...... come la Verità, erano invece. capsulati per tutti coloro che li hanno veduti. Ciò premesso, è lecito sperare che d'ora in avanti l egregio mio critico non oserà più affe mare, come fece nelle sue note (Bull. della Società Botanica Ital. incapsulati, ma nessun altro riuscirà più a vederli (1). In una nota pubblicata recentemente nel Boll. della Soc. Bot. I CSN Ottobre 1897) il Dott. Macehiati : firma? ne dei granuli d'amido, poichè sí tratta di semi immaturi; (1) E dire che il prof. Macchiati credette di aver perfezionato il mei d i Dia i i 2.° Che io, da lui ammaestrato (sic), ho saputo evitare di confondere > le cellule a colonna coi granuli d’ amido (1!); eu ES. * A i : ' x 3° Che io ho rinunciato alle capsule rivestite di un folto capillizio; | 4^ Che i granuli amilacei sono semplicemente circondati da un . velo di natura protoplasmatica. : Ciò premesso, egli avvisa i botanici, che ebbero occasione di esami- : m i miei preparati, di procedere cautelati prima di emettere un giu- K dizio a me favorevole e conchiude affermando che io, neanche col ten- tenuare l'errore commesso. A quanto pare, l'egregio critico comincia ad ammettere l'esistenza di -granuli d'amido nel tegumento della Ficia narb., e quindi è lecito sup- porre che voglia liberarmi dalla taccia di aver alterati i preparati ag- giungendovi i numerosi granuli d'amido e facendo il resto (v. sue lettere e note). È vero, però, che il Dott. Macchiati afferma che i semi amiliferi a quegli Istituti botanici dove ono immaturi; ma se egli si rivolgesse ma anche i semi stessi di si esaminarono, non solo i miei preparati, Vicia narb., potrebbe forse constatare che razza di ovuli e di maturi si adoperarono pel controllo delle mie ricerche. : Ma tiriamo innanzi. Io amerei sapere dal Dott. Macchiati, su quali basi si fonda, per affermare con tanta leggerezza, © che io ho rinpneiato alle capsule a doppio contorno ed al capillizio. Sappia intanto che io ho mai rinunciato ad ammettere tali produzioni. Riguardo al tentativo nobilissimo (e riuscitissimo) di mandare in giro ì preparati, mi limiter a rispondere che il medesimo è stata una con- Seguenza del gran rifiuto accampatomi dal Dott. Macchiati di accettare D'altra parte, l'egregio la nomina di un giurì, da lui stesso propostami. critico, può star sicuro che i signori Botanici avranno esaminati per prima d' impegnarsi, come cortesemente scritta. Si informi e avrà la dovuta preteso velo protoplasmatico. f. Macchiati, in questa a ad imbroccarne semi im- bene i preparati ed i semi, hanno fatto, con una dichiarazione assicurazione, anche à proposito del suo A quanto pare è proprio destino che il Pro malaugurata questione: dei granuli d'amido, non riese una! Citerd due esempi. GRANULI D’ AMIDO INCAPSULATI 0° e aM +. ta M "s s . : . " . tativo nobilissimo! di mandare in giro 1 preparati, sono riuscito ad at- . BUSCALIONT In una delle sue ultime note (A. | ne promette una serie di nuove) l’egregio Critico asserisce che io non ho mandato i preparati ai botanici ; di Modena, forse per dimenticanza. Cid è vero, ma tanto per persuaderlo — — che anche i botanici di Modena esaminarono i semi della Vicia di Narb. . e mi diedero ragione, riporteró qui una lettera speditami dal Prof. Mori, Direttore del R. Orto Botanico dell' Università di Modena: Egregio Dottore, Come Le serisse il prof. Pantanelli, dopo aver richiesto inutilmente, per mezzo del Ferrari, dei semi della nota Veccia all’ Istituto botanico di Torino, mi rivolsi ad altri Orti per averne. Da quello di Padova il dott. Fiori mi mandò un seme proveniente dall'Orto Botanico di Torino, dove ho potuto constatare l’ esattezza delle sue osservazioni circa i gra- — —, nwi d'amido esistenti nello spermoderma della Veccia di Narbona. = Quantunque io non abbia tardato a mostrare a tutti coloro che hanno e . . desiderato vederli, i preparati, pure mi rincrescerebbe che al dott. Mac- - p chiati potesse nascere il dubbio che io, conoscendo come stanno le cose, gliele abbia tenute nascoste. La pregherei, perciò, di non far cenno di questa mia nella sua prossima pubblicazione. Quando però il Macchiati - eredesse di seguitare la polemica e che Ella dovesse fare altre pubbl cazioni, potrà allora citare, se lo erederà opportuno, anche questa mia (!). Modena, il 30 Novembre 1897. ; : Devotissimo A. Mon. ` Veniamo ora al secondo esempio. In una delle sue recenti pubblicazioni (Atti della Società dei Natura- listi di Modena, Ser. III, Vol. XVI, Anno XXXI, 1898) il prof. L. Ma chiati credette opportuno di riportare, in esteso, la lettera del professo; È Berthold e di affermare in pari tempo, che è ben lontano dal credere p È che questi abbia potuto darmi ncs — (!) Per RN al desiderio del prof. Mori, io non ho fatto cenno del suo . nome in üna mia precedente comunicazione. Siccome però il prof. Macchiati |. fatto ed annunzia nuove pubblicazioni, io mi ritengo ora svincolato dal au silenzio. GRANULI D’ AMIDO INGAPSUI Tm pursue 80 . Chiunque legga la sopra indicata lettera e la continuita con quella - che lo stesso prof. Berthold indirizzò a me (V. retro), si persuaderà fa- cilmente che questi, anzichè smentire le mie osservazioni, ebbe in animo semplicemente di affermare che avendo esaminati soltanto superficial- mente i preparati e non ricordando (!) forse alcuni dati delle mie osser- vazioni, non poteva dar un giudizio decisivo. Ma se il prof. Macchiati nutre ancora dei dubbi in proposito legga e ponderi bene la seguente lettera che mi spedì il prof. Berthold e si convincerà che io ho ragione: | Lieber Herr Doctor! Ich habe mir in diesen Tagen die von Ihnen erhaltenen Samen von P Vicia narbonensis nüher angesehen, und theile Ihnen hierdureh mit, dass auch ieh in den inneren Sehiehten der Samenschale die von Ihnen ‚beschriebenen Staerkekörner gefunden habe. Schon ohne Behandlung mit Reagentien ist an denselben eine derbe membranöse Hülle zu sehen. Nach Lösuhg der plasmatischen Substanz der Zellen durch Eau de Ja- velle bleibt sie mit der Zellmembran und den Staerkekörner als derbe dicke Hülle um diese uebrig. Sie färbt sich, nach dem Auswaschen, gut mit Anilinblau, waehrend die eingeschlossenen Staerkekórnern und die Membranen der Zellen ungefärbt bleiben. Naeh Zusatz von starkem "Glycerin fand ich nach einiger Zeit vielfach die gequollene Staerkesub- | stanz aus der aufgerissenen Hülle hervorgetreten, die Hülle dem ganzen noch als Kappe einseitig aufsitzend. Die Befunde an den hier angefertigten Praeparaten stimmen genau ueberein mit dem, was mir die von Ihnen zugleich uebersandten Prae- parate zeigen. : À 4 E (1) Nella lettera al dott. Macchiati il prof. Berthold nota di avermi consigliato + uso della di to da p illustre mio maestro e r ttivo mi fu Re ] 6 | iastasi. Ora qu sto ea 3 = ; cordava più, particolareggiatamente, GR si riferisce ai g licia di Narbona, Wie. weit die: ubsidns der Hülle nun als Cellulose beualolinel wördeg st ‘kann, oder mit welcher der anderen, der Cellulose naeherstehenden, in der Pflanze membranbildend auftretenden Substanzen sie zu vergleichen sein wird, moechte ich allerdings dahingestellt sein lassen. Sie haben meine Erlaubniss, die vorstehenden Zeilen zu publieiren, wenn es Ihnen wünschenwerth erscheint: in diesem Falle würde ich Sie : aber bittem, in Ihrem, und auch in meinem Interesse auch den ersten + +. Brief, den ich in dieser Angelegenheit vor einiger Zeit an Sie richtete, A soweit es nöthig ist, mit veroeffentlichen zu wollen. In der Hoffnung, dass es Ihnen wohl gehe, mit den, besten Grüssen Göttingen, den 30. Januar 1898. Ihr ergebener G. BERTHOLD. Speriamo che, di fronte a queste esplicite dichiarazioni, il prof. Mac- x chiati non vorrà più affermare che 1’ unica differenza tra le sue vedute, | e quelle del prof. di Góttingen, sta semplieemente nel fatto che questi non crede che io abbia potuto confondere le cellule a colonna coi gra- nuli incapsulati. . Ed ora che un Giurì di persone competentissime ha pronunciato " ver- detto (1), faccio punto, e dichiaro che non volendo più continuare una discussione con una persona che per sostenere la sua tesi ricorre ad. argomenti per nulla scientifici, non terrò più, alcun conto di quanto in avvenire potrà stampare e scrivere il prof. Macchiati sulla eund dei | granuli di amido incapsulati. Colgo intanto quest'occasione per $apriiore? le mie più sentite azioni di grazie a tutti coloro che si compiacquero onorarmi de’ loro s ziali ed autorevoli responsi. Dott. Lvtoi Bososticn: | Libero Docente nella R. Università di Roma 1.° Assistente al R. Istituto Botanico. Roma, il 20 Febbraio 1898. E e )n prof Morini, il quale nella scorsa ‘estate non potè occuparsi de pre- Se sente questione, mi scrive ora che non solo vide la capsula periamilacea, ma vasi in grado di confermare pienamente le mie qorasini, O. PENZIG er P. A. SACCARDO ~ Diagnoses fungorum novorum in insula Java collectorum SERIES SECUNDA . XYLARIACEAE Tul. Hypoxylon (IL «) (1) rubellum Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis globulosis, vix 0,5 mm. diam., non v. obtuse papillatis, in e pitulos pulvinato-hemisphaericos 2-3 mm. diam., densiuseule collectis, botryosis , lateritiis, initio rubro-furfuraceis; ascis cylindraceis, apice rotundatis, 120 « 10-12, octosporis; sporidiis oblique monostichis, 20-24 8-9, elliptico-fusoideis, utrinque acutulis, 1-nucleatis, fuligineis. Hab. in culmis putridis, Tjibodas (n. 349; vas. 750). Affine H. ar- gillaceo (Pers) Berk., a quo differt acervulis multo Hire furfure Tübro, ascis brevioribus, ete. H. (III 5) mierostroma Penz. et Sace. sp. n. | ritheciis paucis (2-6), globulosis, '/,-'/;, mm. d., tenui-carbonaceis, use papillatis, nigris, in stromata minuta sphaeroidea, dense gregaria, i coarctatà sessilia, atra, rugulosa, 1 mm. lata congestis; aseis (jam lapsis); sporidiis oblongo-ellipsoideis, utrinque obtusulis , 2-guttatis, 99 v 4-5, dilute fuligineis. : — Hab. in superficie late nigrificata lignorum, ias 6. martio 1897 fa 111). Affine videtur H. pauæillo Ces., cujus sporidia ignota et quod edit peritheciis intus albidis, stromate nitente, etc. H. (IV 6) anthracoderma Speg. — Syll fung. IX, pag. 560. Hab. in ramis putrescentibus, Tjibodas (n. 115). Sporidia oblongo-el- psoidea, 12 +5, fuliginea, Bene congruit cum exempl. Spegazzinianis? Spectat mt. us ad Clitozylon, quam Endozæylon, ubi locat el. auctor* rata; Ib = Sphaeroz la nigra; IV a = Cli- m Uaec. l toxyla vr Amet ary "e colorata; V 5 = Pla- colorata; IV 5 = Clitoayla nigra; V a = Plac nigra, "BR... = 0. PENZIG Il P. A. SACCARDO ia (IV 6) annulatum (Schw.) Mont. - Syll. fung. I, p. 365. Hab. in ramis corticatis Tjibodas (v. 766). Sporidia ellipsoidea, 9»5. Forma in caule Abelmoschi moschati, Tjibodas, 10 martio 1897 (v. 785). lecta, immatura et subinde subiculo luteo (alieno?) inserta, videtur eadem. H. (IV è) polyspermum Mont. Syll. fung. I, p. 385. ES Hab. in corticibus, Tjibodas 2 martio 1897 (n. 136). Sporidia ellipsoidea, 6-7 x 2,5-3, dilute fuliginea. | H. (IV 5) diseophorum Penz. et Saec. sp. n. | Peritheciis in acervulos pulvinatos 5-15 mm. latos, basi coarctatà su- perficiales densissime congestis, globoso-depressis, magnis, usque 2 mm. : diam., nigris, carbonaceis, pachydermis, areola plana marginata eireu- lari, nitidula, usque 1 mm. diam., medio obtusule papillata instructis ascis (jam elapsis); sporidiis ellipsoideis, e latere reniformibus ,. 9-11 x 5,5-6, e latere 4 u. cr., fuligineis. : Hab. in eortieibus emortuis, Tjibodas (v. 786 et v. 817). Species exi- mia, H. chalybaeo B. et Br. (= Rosellinia nitens Ces. ex p.) affinis, sed. perithecio areolaque duplo latioribus mox distinguenda. H. (IV 5) Archeri Berk. — Syll. fung. I, p. 376. Hab. in corticibus emortuis, Tjampea, 12. Jan. 1897 (n. 214). Asd 50-58 x 5; sporidia phaseoliformia, 7-8 x 3-4, fuliginea; PIRA diam., areola minutissima. H. (IV b) microcarpum Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis in plagulas versiformes, l-2 cent. long., PR xd rimas densissime congestis, minutis, vix 0,25 mm. d., globosis, areol: minuta sed distincta, centro obtuse papillatà praeditis; aseis cylind ceis, 80 x 5-6; sporidiis monostichis, ovato-ellipsoideis, ee 7- v 4, fuligineis. | Hab. in corticibus superficie atratis emortuis, Tjibodas, 6 Febr. (n. 140). Ab affini H. effuso Nits. differt peritheciis conspicue minoribus et sporidiis paullo majoribus. Species Hypoxyli areolato-impressae riem constituunt, quae a majori Z. discophoro per marginatum, ann latum, chalybaeum , polyspermum, Michelianum , subeffusum, Archeri, effusum pervenit ad pusillum hoc 77. microcarpum. Observandum € H. effusum apud Saec. Myc. Malac. p. 20 sit H. subeffusum Speg. ( _H. microcarpum. Hypoxylon (V a) rubiginosum (Pers.) Fr. — Syll. fung. I, p. 376. Hab. in culmis putrescentibus, Tjibodas (v. 746). Sporidia 8-9 x 5-6. H. (V a) perforatum (Schw.) Sace. Syll. fung. I, p. 375. N Hab. in corticibus putridis, Tjibodas (n. 349 ex p.). Asci cylindracei, i paraphysati, 75-80 + 7-8; sporidia phaseoliformia, 12 6, fuliginea. H. (V b) bifrons De Not. — Syll. fung. I, p. 386. Hab. in lignis putrescentibus in Horto bot. Bogoriensi, Dec. 1896 (n. 539). pres 1,5 mm. d. Sporidia ellipsoidea, 10-11 x 5-6, fuliginea. Quae in Sace. Fung. ital. n. 579 pinguntur, sunt angustiora; quae vero de- scribuntur in De Not. Sfer. ital. n. XV justo longiora (20-25 p.. 1) exhi- bentur, nam ex iconibus ipsis tantum 10-14 #. metiuntur. Species java- + niea tamen essentialiter non differt. gets Kretzschmaria gomphoidea Penz. et Sacc. Sp. n. : Stromatibus in hypostromate effuso superficiali seoriaceo nigro den- sissimo confertis, obconico-claviformibus, apice dilatato convexo-planis, breve sensim stipitatis, 3-4 mm. lat. et alt. (cum stipite), verruculosis, intus albidis; peritheciis 10-20 in disco stro- -0,5 mm. d., ostiolis punctiformi-promi- tis, longiuscule stipitatis, 60 5- oblique v. recte monostichis, | opace nigris, carbonaceis, . matis immersis, monostichis, 0,4 * Dalis; ascis cylindraceis, apice rotunda _ 6 p. sp. octosporis, paraphysatis; sporidiis | ellipsoideis, inaequilateris, 8-10 + 5-6, fuligineis. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas (v. 798). Ab et K. angolensi differt peritheciis in quoque stromate m s multo minoribus (nee 40 x 10). S b-angulosa, clavulos bene imitantur. affinibus K. Clavo agis numerosis, e K. Clavo praeterea sporidii tromata e mutua pressione interdum su — Syll. fung. I, p. 352. Goenoeng Tjampea, ubi vi- 710). Asei ampli, 150 + 14-15 rvula, utrinque _ Ustulina zonata (Lév.) Sace. 2 d Hab. in corticibus putrescentibus variis, = detur vulgata (n. 208, 209, 216, 531, v. P. Sp., octospori, paraph ysati ; sporidia elli ptico-fusoidea, cu x or PENZIO ET p. v SACCARDO AR reg monosticha, 33-36 « 10-12; stromata eximie zo- nata, peritheeia crebra 0,7-1 mm. diam. Species in Java jam reperta due annum 1849 a Zippelio, una cum U. deua (Hoffm.) Saec. Penzigia macrospora Penz. et Sace. sp. n. Stromatibus hemisphaerico-depressis, breve stipitatis vel puncto cen- irali stipitiformi affixis, integris v. saepius varie lobatis et superne un- dulatis, carbonaceis, extus pellicula flavido-alba tectis, intus sub cortice nigro albidis, compactis, 4-10 mm. diam., stipite 1-2 mm. long. latente, peritheeiis monostichis, globulosis, nigris, 0,7 mm. diam., ostiolo pun- ctiformi, nigro non emergente; ascis cylindraceis, apice rotundatis, breve - crasseque stipitatis, 180-200 26-28, octosporis; sporidiis monostichis, - crasse ellipsoideis, utrinque obtusulis, 30-35 + 18-20, atro-fuligineis. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 28. II. et 2. III. 1897 (n. 116, 197). — Eximia species, forma et magnitudine stromatis sporidiorumque - facile dignoscenda. Perithecia in quoque stromate 60-80 et plura. : Daldinia concentrica (Bolt. De Not. — Syll. fung. I, p. 393. Hab. ad caudices, Kota Batoe (v. 773) Legit. cl. Raciborski. Nummularia tinetor (Berk.) Ellis, North Am. Pyr., p. 627. Hab. in corticibus in Horto bot. Bogoriensi 20. Jan. 97 (n. 225) et Tjibodas (v. 752). — Sporidia ellipsoidea, 12-14 + 7-8, fuliginea, mo- nosticha. N. uni-apieulata Penz. et Sace. sp. n. . Stromatibus subeutaneo-erumpentibus, applanatis, 3-5 em. long. (Dia- trypen Stigma imitantibus), intus et extus nigris, ob ostiola minutissima, crebiuseula, vix emergentia punctulatis, ambitu peridermio rupto cincti: peritheciis monostichis, globosis, 1/, mm. d.; ascis cylindraceis, apice ro tundatis, 100-110 7-8, breviter stipitatis, octosporis; paraphysibus fili- formibus, guttulatis; sporidiis monostichis, oblongo-ellipsoideis, apice ob- tusulis, fuligineis, 2-nucleatis, basi apiculo subtriangulari hyalino 3% > auctis, 13-15 v 6 (cum apie.). E Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 4. Febr. 97 (n. 159). — Numm Ito Ninoribus, non compressis, que vos basi ation apiculatis, etc. Nummularia minutula Penz. et Sacc. sp. n. (an potius Zypo- ylon minutulum dicendum ?) Inatis et basi circum circa circulo stromatico angusto cinctis, intus et is atro-nitidis, 1-1,5 mm. diam., superficie levissismis (ostiolis non nspicuis); peritheciis ovoideis, perexiguis, 100-150 œ. d., monostichis, quoque stromate numerosis (20-30); ascis jam resorptis; sporidiis ideo-ellipticis, obtusulis, 10 =x 5, rectis, fuligineis. Hab. in culmis emortuis Bambusae, Tjibodas, 3. III. 97 (n. 404). Af- N. pusillae Sacc. et Hypoxylo microsporo Ces. Et re vera utrique i proxima, sed stromatibus disciformibus, limitatis, levibus Num- ariae affinior videtur. Xylaria (I a) (!) gigantea Zipp. ap. Lév. — Syll. fung. L, p. 324. b. frequens ad truncos emortuos arborum in sylvis umbrosis Montis , Pangerango, prope Tjibodas (v. 845). omatum contextus undique carnoso-coriaceus, haud carbonaceus ; ' avellaneus; peritheciorum parietes molles, coriacei. Perithecia ica, immersa, monosticha, 700-900 p. diam.; asci fugacissimi, ti, 180-200 + 7-8; sporidia navieularia, utrinque obtusa, atro-brunnea, a biguttulata, 17-20 + 6-7, in ascis monosticha. . (I a) involuta Kl. — Cfr. Syll. fung. I, p- 320. ‘ab. ad truncos emarcidos, prope ae (Tjibeurreum , I), frequens (v. 846). . giganteae similis, paullo minor; sod i mox distin duro, peritheciorum parietibus duris, fragi- e d Huis-ten- guenda stromatis carbonaceo , atro, pi ue; asci 140-150 » 4; sporidia pallidiora et minora quam in ea, fumosa, 13-16 © 3,5-4. « (I a) holobapha Berk.— Syll. fung. IX, p. 923. : ab. ad truncos, Tjibodas (n. 157, v. 848) — Sporidia fusoi eo-na- | = Xyloglossa; Il = pr gx Xylostyla; nc lava por manier b= su Stromatibus plano-pulvinatis, suborbicularibus, carbonaceis, matrici. Xylodactyla,. i o SE d PENZIG. ET iA. SACCARDO vica lali, curvula, 20-26 x 6, 5-7,5, fuliginea. — Var. camptospora Pe et Sace. var. nov. distinguitur sporidiis (oblique monostichis v. subdi stichis) fusoideis, angustioribus, fortius curvatis, 28-30 v 5-6, fuligine Ad ligna, Tjibodas (v. 771). 1 Xylaria (I a) allantoidea Berk. — Syll. fung. I. p. 314. Hab. ad caudices putres, Poentjak, forma obovata (leg. M. Raciborsl (s. n.); Poeloe Babi (n. 129), Goenoeng Tjampea, 12. I. 97 (s. n.); Tji- bodas (v. 806). Sporidia monosticha, 11-13 + 4,5-5, fuliginea. A simili X. corniformi differt stipite basi glabro. X. (I a) torrubioides Penz. et Sace. n. sp. Gregaria; stromatibus erectis, cylindraceis, sursum sticht saepe curvulis, rarius furcatis, griseo-cinereis, 15-20 mm. long., l- LE mm. diam., stipite sterili brevissimo, clavà fertili vix tenuiore; peri theciis semi-immersis, ostiolo conico prominente, nigris, carbonaceis, 180- 200 p.. diam.; ascis cylindraceis, 18-20 v 3-3,5; sporidiis mono mi nutissimis, 2,5-3 v 2-2,5, globoso-elliptieis, atrobrunneis. Hab. in nidis Termitidum in Horto bot: Bogoriensi (v. 836). Videtur affinis Xyl. Gardneri Berk. var. minori Oy fung. I, p. 312 sed est adhue tenuior. | : X. (I a) hyperythra Mont. — Syll. fung. I, p. 326. i 5 Hab. ad truncos, Tjibodas, 4. II. 97 (n. 161). Dubia quia sterilis ioo quia velo rubente (deterso?) eareat. A X. pallida B. et C. queque sipeltata differt apice obtusulo. ; X. (I a) dieeras Lév. — Syll. fung. I, p. 315. Hab. ad ligna putrida, Tjibodas, 3. III. 97 (n. 96). Dubia quia ite j X. (I a) leucosticta Penz. et Sace. sp. n. | Stromatibus sparsis, erectis, eylindraceis, 6-10 centim. long.» matis superficies aequaliter conspersa punctulis albis, quae sub lente drusis crystallinis (oxalat. calcic.) formata sese demostrant. Perith in speciminibus haud matura visa: sed species punctorum alborum i p sentia satis ab affinibus (.Xyl. diceras Lév., X. variabilis Curr) * dist LL Hab, in truncis emortuis, Tjibodas (v. 863). | DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM . 497 Xylaria (I a) nigripes Kl. — Syll. fung. IX, p. 527. b. in Horto bot. Bogoriensi ad arborum radices; 8. XII. 96 st. ia . et ascoph. (n. 237, 239, t. 837, 841, 858??). Habitu proprio et X diis perexiguis mox distinguenda. X. (I a) seopiformis Mont. — Syll. fung. I, p. 340. ab. ad truncos emortuos, Tjibodas, frequens, sed nondum matura, non omnino certa, 4-6 I 1897 (n. 149, 162, 156, 167, v. 762, 807). furcata (an = X. furcata Fr.?), Tjibodas, 4 II 1897 (n. 162). X. (I b) globosa (Spr. et Fr.) Mont. Hypoæylon Fr. - var. minor. Hab. ad cortices emortuas, Tjibodas, 8 II 1897 (n. 143). Stromata nuta, 2-3 mm. diam., perithecia pauca majuscula, nentia. Asci cylindracei 150-160 x 7-8, paraphysati ; sporidia angn- | phaseoliformia, 24 x 8, fuliginea. — Var. vestita: stromata globosa, x si stipitiformi sessilia, 3 mm. d.; Graphii euiusdam stipitibus rigidis, 7 iantibus hirta; asci eylindracei 170-180 » 10 paraphysati; sporidia liformia, 21-24 + 8-9, olivaceo-fuliginea. Ad ramos corticatos putres, = jibodas, 1 III 1897 (n. 109). Graphium (1) non tantum in stromatibus, Cos | adest late effusum in ramis, an Xy icum ignoramus. E omnino immersa | lariae metageneticum utrum pa- U. S. Explor. Exped. p. 201 p. 373, et IX, p. 540. Hab. ad cortices putres, M. Pangerango, : ` Tjampea 12 I 97, f. minor (n. 215). Stromata globosa-depressa, ” a m. lat., rugulosa, fusco-nigra, basi punctiformi affixa, subtus pan og à, intus alba, peritheciis monostichis, nigris, vix 0,5 ad sous 0 immersis. Asci cylindriei, paraph ysati, 100-115 x 9, sporidia xi Viter phaseoliformia, 15-16 6,58; fuliginea. — A X. globosa praecipue liis multo brevioribus differt. X. (I b) humilis Penz. et Sace. SP: ?: Stromatibus gregariis, minutis, 2-3 mm. diam., rr ili > superficialibus, basi ) Dicendum Graphium socium Penz. et Sace. sp. 2. Stipitibus ici tum : , 1800 460-80, ex hyphis. filiformibus coa = tis, pallidioribus formatis; conidiis globosis acropleurogeni*, linis; Affine Gr. Desmazierii, sed conidia globosa. 8, 498 MELA | 0. PENZIG ET P. A. SACCARDO stipitiformi latente instructis, inaequaliter globosis, minute verruculo- sis, nigricantibus, intus albis; peritheeiis monostichis, 0,3 mm. diam., nigris, omnino immersis; ascis jam elapsis; sporidiis plano-convexis 15-16 v 6, fuligineis. 5 Hab. ad ramos corticatos, putres, Tjibodas (n. 120). Forma in Bam- busa? M. Salak, 7. I. 97 (n. 201), sterilis, videtur eadem (vel potius X. Clavulus B. et C.?). A X. desi ced differt stromatibus minoribu subtus non radiatim rimosis. Xylaria (I 5) midi ene B, et Br., Cooke Grév. XI, t. 168, fig. 88. Hab. in corticibus in Horto Bogoriensi, et M. Pair (v. 804, 811) Dubia quia tantum conidiophora: conidiis elliptico-fusoideis, 6-7 x 3, Ec linis. X. (I 5) heloidea Penz. et Saec. sp. n. Stipitata, capitata, gregaria, minuta; peritheciis paueis (4-8) capitu- lum subglobosum vix 2 mm. diam. formantibus, globoso-papillatis, pro- tuberantibus, nigris, 0,7 mm. diam., stipite filiformi tenuissime striato 7-9 mm. alto, 0,3 mm. er., glaberrimo; aseis cylindraceis, apice rotu | datis, breviter stipitatis, 90-100 x 8-9, paraphysatis, octosporis; sporidii oblique monostichis, breviter fusoideis, inaequilateris, 15-17 x 6, fuligineis Hab. in leguminibus dejectis putridis in Horto Bot. Bogoriensi, 30. XII. 96 et 18. I. 97 (n. 210 et 217). Pulchella species, ex affinitate 2 pilaecipitis et stilboideae. Stromata sterilia, apice albo-roseo dios n visis), saepe elongantur. X. (II a) eupressiformis (Mich.) Becc. — Syll. fung. I, p. 333. Hab. in fragmentis ligneis putridis, Goenoeng Tjampea (s. n.). As 180 + 9; sporidia navicularia, 22 6, fuliginea. Stromata protea sul l silia vel stipitata simplicia, vel furcata, ete. bene exprimuntur jam summo Michelio in tab. 55, f. 2. Nov. pl. gen. Apex stromatum fertilis, ergo Xylocoryne nec Xylodactyla. X. (II a) polystieha Penz. et Sacc. sp. n. Stromatibus sparsis, erectis vel eurvulis, 4,5-5,5 centim. altis, sti jite clavam aequante, cylindrico, atro, glabro, 50 mill. diam.; clava paullo crassiore OO mm. diam.) carnoso-coriacea, oblique inserta, o albido; peritheciis plusminus profunde immersis, 3-4-stichis, sphaericis, 400-500 mm. diam., ostiolo plus minus longo, tenui (85-95 p. d.) recto, omnino immerso praeditis; ascis 31-37 v 4-5; sporidiis uniseriatis, minu- a tulis, atro-brunneis, ellipticis, 4,5-5 v 3,5. Perafünis videtur X. spathulatae B. et Br. cuius sporidia ex Cooke Grév. XI, p. 83 sunt equidem 6 3 (nee 10 p l. ut habent B. et Br.); sed sec. iconem Cookei, Grév. XI t. 168 fig. 91 perithecia in X. spathu- lata sunt monostieha, nec 3-4-sticha ut in specie javanica. = Xylaria (III a) Kegeliana Lév. — Syll. fung. I, p. 317. - Hab. parasitica ad radices arborum in Horto bot. Bogoriensi, 8. XII. 96 (n. 241. Determinatio dubia ob specimina immatura. _ X. (III a) subterranea (Schw.) Sace. Syll. fung. I, p. 388. Hab. circa pedem arborum, ex terra emergens (parasitiea in radi- cibus?) in Horto botanico Bogoriensi (v. 867). Satis congruit cum specie illustrata ab Ell. et Everh. North Amer. Pyren. p. 671 t. 39. X. (III a) mucronata (Schw.) Sace. Syll. fung. I, p. 338. Cooke, n Grév. XI, t. 169, f. 116. Hab. in eorticibus emortuis, Kanang Badak 9. II. 97 (n. 146), Tjibodas, IV. 97 (leg. H. Raar), ibidem (n. 86), Variat stipite et elava plus minus lindracei 190 v 9-10, octospori ; sporidia navieularia, 24-27 » 6-9, fuliginea, inaequilatera. Habitus X. mucronatae, sed ignota hujus fructiflcatione, lubia determinatio. Affinis certe X. phyllophilae Ces. (Cooke 1. c. t. 169, 117) sed brevius stipitata et non foliicola. Affinis etiam X. My et X. Fusti, sed sporidia duplo majora. X. (III b) axifera Mont. — Syll. fung. I, p. 343. pr Hab.in fragmentis ligneis et foliis coriaceis dejectis in Hero Er 21. XII. 96 (n. 234) — var. perexigua: stipitibus capillaribus tem excedente, ascis immaturis. In (n. 145). Forma osuro alt., clavula cum mucrone vix 1 !/, mm. foliis coriaceis, Depok (n. 502 èis), Tjibodas; st- conid. € conidiophora an hue pertineat dubium est. - X. (IV a) earpophila Fr. — Syll. fung. I, p- ^ pp -Hàb. in fructibus Quercus putridis, Tjibodas (5. n- et v. 790). Peri- longis, totaliter 12-25 mm. long. mucrone acuto longiusculo; asei cy- en e 0. PENZIG ET P. A. SACCARDO thecia 1-15 mm. diam.; asci 80-90 v 6-7 p. sp.; sporidia 11-14 5-0, fuliginea, biguttata. i Xylaria (IV a) dichotoma Lév. — Syll. fung. I, p. 337. Hab. ad truncos, Tjibodas, 3. II. 97 (n. 102). Imperfecta, ergo dùbia. X. (III b) aristata Mont. — Syll. fung. I, p. 333. Hab. in petiolis ramulisque emortuis marcescentibus in Horto bota- nico Bogoriensi, (n. 233) — Asci 75 6 (p. spor.) paraphysati, a sporidia inaequilatera, 10-12 x 5, fuliginea, 2-guttata. X. (IV a) oocephala Penz. et Sacc. sp. n. Gregaria, stipitata, capitata; stipite simpliei, rarissime furcato, cylin- drico, basi vix incrassata insititio, nigro, fusco-puberulo ; -capitulo glo- boso v. subellipsoideo, 1,5-2 mm. diam., ostiolis punctato-asperulo, glabro, atro-fusco, mucrone apicali brevissimo v. nullo; ascis cylindraceis, apice rotundatis, breve stipitatis, paraphysatis, 75-80 = 6, octosporis; spero monostichis ovato-coffeiformibus, 9 x 3-4, fuligineis. Hab. in ramulis dejectis, praesertim in filiceto Horti botan. Bogoriensis, 28. XII. 96 (n. 236). Affinis X. aristatae, sed dignoscitur mucrone m cali nullo v. obsoleto, sporidiis paullo minoribus. VALSACEAE. ALLANTOSPORAE. Eutypa aemula Penz. et Saec. sp. n. Stromate corticali late effuso vix conspicuo; acervulis pulvinatis, erum- - pentibus, suborbicularibus v. ovatis, saepe confluentibus, depressis, nigris, 0,5-1 mm. lat., ob ostiola vix, rarius breviter emergentia rugulosis, 08 tiolis obsolete rimulosis ; peritheeiis globosis, in quoque acervulo 8-1% materie stromatica alba vestitis, 0,4-0,3 mm. diam.; ascis cylindrae clavatis octosporis, 28-30 + 5-6, p. sporif.; stipite 15-20 u. long., Spo- ridiis subdistichis, allantoideis, 6-7 + 2, dilutissime melleis. > Hab. in ramis emortuis arboris cujusdam, Tjibodas,. 28. II. 97 (n. 94) Formae eutypelloideae Eutypae ludibundae Sace. omnino aemula, sed. ostiola subintegra et sporidia conspicue minora. Interdum in ligno est linea stromatica nigra plures acervulos amplectens, nec sin acervulos ar in Eutypella. - DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 901 i " o MM Eutypa heteraeantha Sacc., Syll. fung. I, p. 177, IX, p. 466. Hab. in ramis corticatis emortuis complurium arborum, Tjibodas, 2 III. 97 (n. 88, 137, 363, 365, 400, 406, 407, v. 754). Species late diffusa in Europa, Africa, America, bor. et merid. et Asia. E. bambusina Penz. et Sace. sp. n. Stromate corticali longe protracto, leviter matricem infuscante; acer- vulis longitudinaliter dispositis, erumpentibus, elongatis, peridermio arcte fisso, atrato einetis, 1-2,5 mm. long., vix 0,7 mm. er.; peritheciis in » quoque acervulo numerosis, minutis. intus et extus nigris, 100-150 p. diam., ostiolis vix extantibus, rotundatis, levibus (non suleatis); ascis jam resorptis; sporidiis allantoideis, subhyalinis, 2-guttatis. ` ` Hab. in culmis emortuis Bambusae, in Horto bot. Bogoriensi, XII. 96. Ab affini E. arundinacea Sacc., F. ital., t. 158, ostiolis integris, sporidiis ` eonspieue minoribus differt. 5 Diatrype (Pachytrype) princeps Penz. et Sace. sp. n. Stromatibus erumpentibus, majusculis, pulvinatis, 8-9 mm. lat., intus duris, compactis, atro-virentibus; peritheciis globulosis, minutis, vix ti mm. d., tenui-membranaceis, poly-(4-5)-stichis, ostiolis filiformibus, dense fasciculatis, levibus, nigris, 0,7 mm. long.;ascis jam fere elapsis ; sporidiis distichis allantoideis, leniter curvis, 5-6 v 1, perfecte hyalinis. | Hab. ad ramos emortuos in M. Pangerango (n. 833). Ob stroma com- -pactum et toto habitu a Diatrype recedit et forte genus novum (Pa- chytrype) sistit; sed exemplaria non omnino perfecta. -D parvula Penz. et Sace. sp. n. Stromatibus gregariis, erumpentibus, cortice einetis, parvulis (1-1,5 mm. diam., 0,5 mm. alt), extus atris, intus. candidis; peritheciis mo- 1 tichis, 10-15 in quoque stromate, erectis, oblongis, 0,1-0,2 mm. latis, ballo. vix prominentibus, punctiformibus vel verruciformibus, pariete erithecii extus candida, intus nigrescente; ascis clavatis, stipitatis, octo- sporis, part. sporif. 20-22 x 5-6 w.; sporidiis allantoideis, ROTA utrinque obtusis, eurvulis, 6-8 v 2 œ., biguttulatis. Hab. in ramulis Podocarpi (?), Tjibodas (n. 418). Affinis D. laurinae, R hm, sed videtur differre sporidiis paullo angustioribus, flavidis, ascis 3; quoque angustioribus, matrice, etc. 38 Malpighia, anno XI,'vol. XI. ‘0, PENZIG ET P. A. SACCARDO PHAEOSPORA E. Anthostoma (Eu-Anthostoma) tjibodense Penz. et Sace. sp. n. Stromate corticali, maculas atro-fuligineas sinuosas, 1-2 em. long. in matricis superficie sublevigatà efformante; peritheciis gregariis, omnino immersis, globosis, nigris, 0,5 mm. diam., ostiolis punetiformibus, non emergentibus; ascis cylindraceis, apice rotundatis, breve stipitatis, 80-90 = x 6-7, octosporis; paraphysibus guttulatis; sporidiis oblique monostichis, | oblongo-ellipsoideis, utrinque obtusulis, 12-14 5-6, fuligineis, 2-3-nu- cleatis. = Hab. in rhachide emortua Plectocomiae, Tjibodas (n. 403). Affine vi- - detur Ant. capnoidi (Berk.) Sace. A. (Fuckelia) Verrucula Penz. et Sacc. sp. n. Stomatibus gregariis, erumpenti-superficialibus, globoso-conicis, 2 mm. diam., nigricantibus, rugulosis, fragmentis minutis corticalibus saepe oblinitis, intus albis; peritheciis mono-distichis paucis, globosis, 0,4 mm. diam., nigris, ostiolis non emergentibus; ascis cylindraceis, apice rotun- datis, stipitatis, 100-120 + 8-9, cum stipite 135 u 1l., filiformi-paraphy- satis, octosporis; sporidiis monostichis, oblongo-amygdaloideis, E acutulis, 17-18 « 8-9, biguttatis, fuligineis. Hab. in ramis emortuis, Tjibodas (v. 789). Stromatis et sporidiorum. notis ab A. turgido et gastrino praedistinctum. _ À. (Fuckelia) valsarioides Penz. et Sace. sp. n. Stromatibus erumpentibus, corticolis, gregariis, saepe confluentibus, 2-3 mm. diam., pulvinatis, nigris, inaequalibus; peritheciis mono-distichis, - globulosis, 0,3 mm. d., nigris, extus albo-furfuraceis, ostiolis brevissim E emergentibus, subrotundis, minutis; ascis cylindraceo-clavatis, apice ob- tusis, breve stipitatis, 60-66 + 9, p. sporif., octosporis ; sporidiis distichis, cylindraceis, curvulis, utrinque rotundatis, 19-21 v 5, olivaceo-fuligineis, plasmate 2-4-partito. Hab. in ramis corticatis, Tjibodas, 27. II. 97 (n. 95). Sporidiis varie seu simulate septatis Valsariam in mentem revocat. DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 503 PHAEODIDYMAE. Valsaria massarioides Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis hinc inde in acervulos subvalseos paucis congestis, subcor- ticalibus, dein erumpentibus, globosis, 0,5 mm. diam., nigris, ostiolis brevibus, cylindraceis, subconvergentibus; linea nigra stromatica tor- tuosa infra acervulos per lignum excurrente; ascis cylindraceis, bre- | vissime stipitatis, paraphysatis, octosporis, apice obtusis, 150-180 + 20-24; sporidiis subdistichis, elliptico-oblongis, constricto didymis, loculo supe- . riore lenissime crassiore, initio pallidis et fere granulosis, bi-nucleatis, | dein fuligineis, bigüttatis, 30-43 v 12-14. Hab. in ramis amortuis corticatis, Tjibodas, 8. III. 97 (n. 130). Inter . et supra acervulos adest Cladotrichum socium sp. n.: hyphis crebris, | erectis subsimplicibus, septatis, 200-300 + 8-9, fuligineis, sursum pallidio- e ribus; conidiis constricto-didymis, 36 v 16, fuligineis. E^ Ob perithecia laxe congesta ad Massariellam nutat et ubi sporidia . muco obvoluta essent, ad Massariovalsam pertineret; ergo anceps. HYALODIDYMAE. Endothia gyrosa (Sehw.) Fuck. — Syll. fung. I, p. 601. Hab. ad cortices emortuas, Tjibodas, 7. II. 97 (n. 139) — Tantum status spermogonicus, sed species non dubia. Diaporthe (Tetrastaga) javanica Penz. et Sace. sp. n. | Effusa, maeulas sinuosas fuscas in matricis superficie efformans, intus . nigro-eireumseripta; peritheciis immersis gregariis, globulosis, atris, 0,3 . mm. d., ostiolis punctiformibus, vix emergentibus; ascis fusoideis, ses- silibus, 30-35 « 6, octosporis, aparaphysatis; sporidiis distichis, v. oblique monostichis, oblongis, utrinque obtusulis, 10-12 x 4-5, medio constrictis, _ 9bsoleteque septatis, 4-guttatis, hyalinis. Hab. in caule emortuo Elettariae, 12. Il. 97 (n. 421 partim). Affinis : D. gloriosae S. et Sp., sed nostra potius Tetrastaga, quam Euporthe. /. 9. PENZIG ET P. A. SACCARDO SCOLECOSPORAE. Winterella eutypoides Penz. et Sace. sp. n. Longe et late effusa, maculas varias e fusco nigricantes in matri s superficie aequali efformans; peritheciis omnino immersis, globulosis 0,3-0,5 mm. diam., tenui-membranaceis, ostiolis apice dilatato-conoi breviter emergentibus et matricem punctato-scabridam efficientibus; asc cylindraceis, apice initio acutato-truncatis, 100-120 x 9-12, paraphys bu filiformibus, guttulatis obvallatis, octosporis; sporidiis parallele fasci- culatis, bacillaribus, rectis, curvulisve, utrinque rotundatis, 80-100 <2,5-3,5, plasmate in cylindros 12-14 ings v. 20-20 EST + hy linis. Hab. in stipitus emortuis Plectocomiae elongatae et Acrocomiae sc rocarpae, Tjibodas 8. III. 98. — Ad genus Winterella Sacc. (Syll. p. 864, ut subg.) quod ut Eutypa scolecospora habenda est, ad pertinent: W. amthostomoides (Rehm) Sace. Sylloge fung. II, pi 36 (Cryptospora), W. diaporthoides Sace. et Paol. Syll. fung. IX, 2 di SÒ > et rn W. entypoides Penz. et Sace. e: So DOTHIDEACEAE. HYALOSPORA E. Phyllaehora amphidyma Penz. et Saec. sp. nov. Stromatibus laxe gregariis, inps epiphyllis sed in | pagi quoque visibilibus (hine nphid S, adhaerente cinctis, utrinque conejo applanatib, v vix 1 mm. à, Ir atro-nitentibus, 2-5-locularibus, loeulis globulosis, 0,3 mm. diam, punctiformibus ; ascis eylindraceis, breve stipitatis, apice rotundatis, | 125 «7-8, octosporis, filiformi-paraphysatis; sporidiis monostichi longo ellipsoideis, rectis, 14-16 6, obsolete 2-guttatis, hyalinis. . —. Hab. in foliis nondum emortuis Salaciae Brunnerianae , ovali et Van) in Horto bot. osa, Nov. Dec. 1896. Plurib | Oxydothis Penz. et Sace. nov. gen. (!). Stromata innata, applanata, nigricantia v. grisea, tenuia, plerumque a matrice mutata formata, intus monostiche pauci-v. plurilocularia, loculis semi- -membranaceis, ostiolo punctiformi instructis. Asci tereti-elongati , | paraphysati, octospori. Sporidia , elongato-fusoidea, continua, utrinque acutissima, fere cuspidata, plurinucleata, hyalina. — Dignoscitur tenui- tate stromatis et sporidiorum forma. Ad Valseas quoque mutat. In « (onsp. fung. futur. » locari potest ad n. 1052%, ergo infra Maz- -= 0. grisea Penz. et Sace. sp. n. . Stromatibus dense gregariis, ovato-oblongis, convexulo-applanatis, extus et intus griseis, nitidulis, 0,5-1 mm. long., loculis in quoque stromate 4-8, -globoso-oblongis, 150-200 p. d., in collum subinde productis; ostiolis | punetiformibus, non emergentibus; contextu celluloso olivaceo-fuligineo, | ostioli prosenchymatico: ascis tereti-clavatis, tenuiter paraphysatis, apice rotundatis, subsessilibus, 180 + 13-15, octosporis; sporidiis subdistichis, fusiformibus, utrique sensim oblique cuspidatis, acntissimis, 75-80 ~ 8, irinucleatis, hyalinis. Hab. in culmis elatioribus, Tjibodas te 800). — Saepius in extremo, gine stromatum dai ostiolum unum ex loculo na 0. nigricans Penz. et Saec. sp. n. s omatibus dense gregariis, applanatis, intus et extus nigricantibus, pacis, oblongis, saepe confluentibus, intus monostiche pauci-locularibus, 0,5-0,7 mm. long., loculis globulosis, 0,3 mm. d., ostiolis perexiguis; s tereti-clavatis, apice obtusatis, breve stipitatis, 150 x 9-10, filifor- ni-paraphysatis, octosporis; sporidiis vip nt fusoideis, rectis, cur- vulisve, utrinque. cuspidatis, acutissimis, 75 < 1, plurinucleatis, hyalinis. os debe = acutus, et Dothis pro Dothidea, ob sporidia acuta. *. : bod ie uo OI PENZIG ET P. A. | SACCARDO Hab. in e unos [D BUT d SORORE in sita Ti - bodas 8. III. 97. Oxydothis maculosa Penz. et Sace. sp. n. n Stromatibus innatis, applanatis, nigricantibus, nitidulis, 5-8 mm. long. intus multilocularibus; loculis subrotundis, 0,3 mm. d.; ostiolis pere- xiguis, non emergentibus; ascis tereti-fusoideis, apice obtusiusculis, breve stipitatis, 160 x 12; octosporis; sporidiis subdistichis, anguste fusoid eurvulis, utrinque sensim cuspidatis, 75-80 = 5, plurinucleatis, hyali Hab. in petiolis emortuis Palmarum in Horto bot. Bogoriensi, 8. HI: (n. 108). — Species tres vere affines, sed forma et colore stromatis fa cile distinguendae. i | HYALODIDYMAE. Seirrhia bambusina Penz. et Sacc. sp. n. Stromatibus gregariis, longitrorsum seriatis, ai nigris, par- ticulis matricis fissae saepe conspersis, oblongis, 0,5-0,7 mm. long., con- vexulis, intus 3-5-locularibus, loculis globulosis, 0,2 mm. d., pallidi ribus, ostiolis perexiguis; ascis tereti-clavatis, brevissime stipitatis, apice rotundatis, filiformi-paraphysatis, octosporis, 75-80 « 9-10; sporidiis di stichis v. oblique monostichis, fusoideis, utrinque obtuse attenuatis, m l-septatis, leviter constrictis, 24-26 x 4-4,5, hyalinis, farctis. Hab. in culmis emortuis Bambusae, in Horto bot. Siponen (n. 319 HYPOCREACEAE. NECTRIEAE (simplices v. caespitosae). HYALOSPORAE. "Neetriells aurantia Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis hine inde densiuscule gregariis, in subiculo baia al ) parco superficialiter insidentibus, globulosis, pallide aurantiis, 100-120 p diam. ostiolo punctiformi; ascis fusoideo-clavatis, 30-35 y 8, breve stipi tatis, apice obtusulis, octosporis, paraphysibus obsoletis; sporidiis oblon ellipsoideis, rectis, utrinque obtusulis, distichis, 8-9 x 3, hyalinis, 4 tulatis. | — Hab. in ramulis siccis, Tjibodas, 7. III. 97 (n. 447). — Subaffinis. n. Resinae. Nectriella pallidula Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis hine inde in soros minutos, 1-1,3 mm. d., congestis, in Melchivria plerumque parasiticis, globulosis, albido-melleis, v. rubido- melleis, 100-130 p.. diam., vix papillatis, contextu tenui, pallide rufo- ochraceo, diaphano; ascis cylindraceis, breviter stipitatis, apice obtusis, = parce paraphysatis, octosporis, 36-42 v 5-6; sporidiis distichis, v. oblique . monostichis, ovato-fusoideis, inaequilateris, 6,5-7,5 x 2,5-3, hyalinis, mi- nute guttulatis. i Hab. in et prope perithecia Melchioriae in caulibus Elettariae, Tji- bodas, 6 et 12. II. 97 (n. 142, 44], 865 B). N. rufo-fusca Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis gregariis, superficialibus, 200-250 p. diam., rubro-fuscis, - demum atratis et subcollabascentibus, ostiolo punetiformi, vix papillato; ascis tereti-clavulatis, 33 v 5-6, breviter stipitatis, obtusulis, octosporis; sporidiis distichis, oblongis, utrinque obtusulis, 12 v 4-5, hyalinis, 4-gut- tulatis. | — Hab. in caulibus emortuis Elettariae, Tjibodas, 6. II. 97 (n. 436 p. p.). Colore peritheciorum et dimensionibus sporidiorum a praecedentibus diversa. | N. (Notarisiella) setulosa Penz. et Saec. sp. n. Peritheciis densiuscule gregariis, superficialibus, exiguis, globoso-he- | atis, 250 LL. diam., melleis, pilis composito-fa- ascis tereti-clavatis, breve physatis; sporidiis 4-5, e hyalino fu- misphaericis, vix papill sciculatis, brunneolis, rigidulis, parce vestitis, stipitatis, obtusis, 50-60 < 9, octosporis, obsolete para distichis, cylindraceis, utrinque rotundatis, rectis, 20 x scidulis, continuis, 4-guttatis. — Hab. in caulibus putrescentibus Elettariae, Tjibodas, 1. ILI. 97 (n. 191). Pezizulam melleam imitatur. Byssoneetria delicatula Penz. et Sacc. sp. D |. Subiculo effuso, tenuissimo, candido ex hyphis filiformibus, 1 p. er. curvato-fureatis, hyalinis formato: peritheciis globoso-depressis, 150 p. d., ma PEN 1G r P. Ai sicula pallide. CERA, ostiolo sbiolstà: contextu tenuissimo; ascis soliti is, breve stipitatis; apice rotundatis, aparaphysatis, 45-50 v 5, octosporis, sporidiis monostichis, ellipsoideis, 5-6 x 3, hyalinis. Hab. in caulibus putridis in Horto Borgoriensi, 14. III 97 (s. n. — Parvitate sporidiorum et colore peritheciorum a ceteris generis speciebus diversa. Hyponectria Raciborskii Penz. et Saec. sp. n. | Peritheciis in Physari sporangiis immersis, globulosis, perexigui: 80-90 p. d., ostiolo?; contextu pertenui, minute celluloso, pallide fla- vido; ascis eylindraceis subsessilibus, aparaphysatis, apice rotundatis, 35-45 v 3,5-4, octosporis, sporidiis oblique monostichis, oblongo-ellipsoi x deis, 6,5-7,5 2 3, biguttulatis, hyalinis. Hab. in sporangiis PAysari didermoidis Rost. immersa, Tjiboda 6. II. 97 (n. 123). A N. Rexiana Ell, in Chondriodermate quodam pa- rasitica omnino recedit peritheciis multo minoribus, non villosis ete. Ghilodbeiria: macrospora Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, globosis, papillatis, 200 g. diam., atro-rubris, sublevibus, glabriusculis; ascis tereti-fusoideis, | <16 breve stipitatis, apice obtusulis, aparaphysatis (?), 14-20-sporis sporidiis fusoideis, utrinque acutis, initio 15-16 «5, tandem pr intus nubilosis, hyalinis. Hab. in spatha Palmarum in Horto Bogoriensi (s. n.). Sporidiis genere in quoque asco paucis et majusculis mox dignoscitur. | C. (Chilostilbe) javaniea Penz. et Sace. sp. n. | Feriae hine we rt RER minute papillata 05 m oblongis, eurvulis, perexiguis. 2v 0,5 hyalinis. Stibi stipitibus faseie latis A, 1-1,5 mm. mu. domas. Be in nn atrun ficie vai paliformibus, ER, apice dilntioribus 1434; oblongis, 13-15 « 5, medio subinde spurie septatis, Monate mn satulis, dilute fuscis. Hab. in corticibus cela la in ins. Jaya a ua Forte speci- ina non prorsus matura, hine determinatio paullulum dubia. Ubi con- rmetur, certe novi generis typus. Heteronectria Penz. et Sace. nov. gen. (!). | Perithecia Nectriae h. e. globulosa, molliuscula, laete colorata v. saltem on nigra, subsuperficialia. Asci cylindracei, oetospori. Sporidia eylindra- È ea, varie curvata, continua, hyalina, utrinque unieiliata (demum apice inerassato et sub ipso l-septata) A Paranectria, cui affinis, recedit spo- ridiis continuis; Leptosporas quoque in mentem revocat; hine genus an- teps et in vivo plenius scrutandum. In « Consp. ieu fut. » n. 1182 H. nodis Penz. et Sacc. n. sp. superficialibus, globoso-depressis, 400 p. i, Peritheciis dense gregariis, supra areolam subeireularem pallide olivaceis (in vivo rubescentibus), atro-olivaceam gerentibus, ostiolo centrali papillato nigrieante; contextu perithecii celluloso sordide virenti, cellulis peristomatieis radiantibus elongato-ramosis , saturatioribus; aseis clavatis longiuscule stipitatis, rsum M gg v 12- 14, deuote tenuiter paraphy- ti iformibus), hyalinis, HP El 11 * ada YL moldeo VUE ANT continuis , guttulatis v. faretis 30-45 + 3-4, vindi cilio 14-15 v 15 capitulo 15 v 6, basi urvulo auctis, demum. apice incrassato-capitatis , septato, l-nucleato, subhyalino. Hab. in culmis bambusinis putridis, Tj t 188). — Nucleus dilute olivascens. Pars perit mento quodam, in areol m 4. III. 97 (n. 121 ex p. hecii inferior pallide oli- a superiore de- ea videtur constare e v HYALODIDYMAE. et Sace. Sp. n. 1-13 mm. diam. con- ulosis, tandem le- — Neetria (Euneetria) eustoma Penz. | Peritheciis hine inde in eaespitulos pulvinatos, stis, globulosis, 30 p. d., einnabarinis, minute verrue évepog = diversus, et. Nectria. TA eo /. o. PENZIG ET P. A. SACCARDO viter collabescentibus, apice areola suborbiculari discreta rubro-fusca, Soris radiantibus majusculis distineta speeies. Simul adsunt sporod centro ostiolo minuto pertusa; perithecii contextu parenchymatico rubro- : aurantio, areolae exquisite radiato ochraceo-fusco; ascis fusoideis, sub- sessibilibus, 75-85 + 15, octosporis, spurie paraph ysatis ; sporidiis distichis, oblongis, utrique rotundatis, lenissimo curvis, l-septatis, non constrictis, 24-28 » 8-0, nubilosis, subhyalinis. x Hab. in ramis emortuis in Horto Bogoriensi, 17. XII. 96 (n. 232). Affinis. N. zelandicae, tasmanicae et discophorae, sed notis datis satis distincta. | Nectria (Eunectria) coronata Penz. et Sacc. sp. n. A Peritheciis in soros varios depressos hinc inde congestis, globoso-de- pressis, atro-purpureis, 250-300 u, diam., circulo distincto, papuloso su- perne notatis; circuli cellulis ovato-oblongis, emergenti-liberis, 45 v 28, ochraceis; ostiolo brevissime papillato: ascis elongato-clavatis, octosporis; | sporidiis ellipsoideis, 20 + 9, dilutissime ochraceis, intus erebre granulosis, distinete l-septatis, non constrictis. È, Hab. in corticibus emortuis, putridis, socià Nectria ambigua v. pal- lenti, Tjibodas, 4. II. 97 (n. 452 ex p.) Species circuli praesentià ve distincta. ; : N. (Euneetria) coccinea (Pers) Fr. — Syll. fung. II, p. 481. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 1. III. 97 n. 194 ex p.). — forma subsparsa. N. (Eunectria) iris Speg. — Syll. fung. II, p. 483. Hab. in ramis corticatis emortuis et Bambusae rhizomatibus, Tji- bodas, 4. II et 12. III. 97 (n, 164, 788, 856, pog — Agel i teroli-olavati differt jésitioeils pallidioribus, ascis parini, sporidiis distichis ele N. (Eunectria) radians Penz. et Sace. sp. n. n Peritheciis superficialibus, in soros ramoso-radiantes, 3,7^mm. diam. congestis, lateritio-rubris, e globoso-conoideis, breve papillatis, 1/; mm. initio flavo-pruinosis; ascis fusoideis utrinque acutulis, 50-60 + 9-12, apa- raphysatis, (?), octosporis ; sporidiis 2-3-stichis, fusoideis, 15-17 » 4,- rectis, l-septatis, non constrietis, hyalinis, intus nubilosis. | Hab. in ramis corticatis putrescentibus, Tjibodas, 8. II. 97 (n. 8 ). # T. x 7 bip è t È E . DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM Bc. -. minuta, pulvinata, alba, conidiis oblongis, hyalinis, continuis, 9 x 2,5, spo- rophoris brevibus, 6 + 1-2, parallele stipatis. Forte st. conidiophorus Nec- triae radiantis. Neetria (Dialonectria) episphaerioides Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis parasitieis perexiguis, globoso-conoideis, 100-150 p. diam., sub-gregariis, rubro-melleis; ascis aparaphysatis. tereti-clavatis, breve stipitatis, 50-60 x 9-10, octosporis, sporidiis subdistichis, elliptico-rhom- boideis, l-septatis, non v. vix constrictis, 12-15 v 7-7,5, hyalinis. . Hab. in peritheciis Diplodiae ad ramos emortuos Acaciae, Kota Batoe pr. Buitenzorg 24. XII 96 (n. 229). — Ab affini N. epishaeria differt sporidiis fere duplo majoribus. N. (Dialonectria) ambigua Penz. et Sace. sp. n. . Peritheciis gregariis v. subsparsis, globulosis, superficialibus, obtuse papillatis, 250-300 P. diam., carneis, sublevibus; contextu parenchyma- tico dilute ochraceo-roseo; ascis clavato-fusoideis, breve stipitatis, apice obtusulis, 60-68 » 9-11, octosporis; sporidiis distichis, oblongo-fusoideis, 18-20 « 5-6, uniseptatis, non constrictis, 2-4-guttatis, subhyalinis. Hab. ad ramos putres, Tjibodas, 4. III. 1897 (n. 119). Var. pallens: peritheciis dilutius carneis. In corticibus, Tjibodas, 4. II. 97 (n. 452 ex p.). Affinis N. depallenti C. et H. sed sporidia breviora. N. (Dialonectria) trachyearpa Penz. et Sacc. sp. n. | Peritheciis sparsis, superficialibus, maiusculis, 0,5 mm. d., globulosis, . vix papillatis, distinete verruculosis, e roseo rubris ; ascis tereti-clavatis, subsessilibus, apice rotundatis, octosporis, 90-100 15; sporidiis distichis, fusoideis, utrinque obtusulis, 30-33 + 9, uniseptatis, non constictis, longitr. striatulis, hyalino-melleis. 3 Hab. in corticibus emortuis, Kanang Badak, 9. H. 97 (n. 181). N. (Dialoneetria) earneo-flavida Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis sparsis v. caespitulosis, superficialibus, globulosis, carneo- _ flavidis, 200-250 p.. diam., obsolete papillatis, eximie, saepe lineatim ver- | rucosis, contextu celluloso laxiusculo, dilute olivaceo-roseo; ascis fusoi- | deo-clavatis, utrinque acutulis, 90 v 12, octosporis; sporidiis fusoideo- . oblongis lenissime asperulis, 1-septatis, vix constrietis, hyalino-oliva- scentibus, 20-22 x 7 8 ^ levibus, glabrescentibus, succineo-roseis, demum contractis, obscurioribus; E sporis, 60-70 + 8-9; sporidiis distichis v. oblique monostichis, fusoideis, setis cuspidatis, 200-250 x v 25-35, ex hyphis BETHESDA composi ascis fusoideis, 50-60 v 9, initio cuspidatis, aparaphysatis, octospor "Da Penzie ET Sr A. SACCARDO ' ee Hab. in eorticibus emortuis, Tjibodas 4. IL 97 (n. 165 et 861 uw. Nectriae Veuillotianae, N. illudenti et N. verruculosae subaffinis, sed. notis datis distinguenda. Nectria (Dialonectria) nigella Penz. et Sace. sp. n. | Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, subglobosis, 200-250 u. E levibus, glabris, rubescentibus; dein nigricantibus et collabascentibus, ; ostiolo obsoleto; perithecii contextu parenchymatico, atro-fusco, ostioli ra diante pallidiori; aseis tereti-fusoideis, initio apice acuminatis, 458 penta-octosporis; sporidiis oblique monostichis, fusoideis, 13-15 v 4 uniseptatis, non constrictis, farctis, hyalinis. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas 7. III. 97 (n. 92 ex p.). Affinis ; N. patellarioidi (E et E.) Sace., sed perithecia non contracto-stipitellata. N. (Dialonectria) arundinella Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis gregariis, superficialibus, globulosis, papillatis, 150 ^. ds ascis tereti-fusoideis, initio apice attenuatis, filiformi-paraphysatis, octo: rectis curvulisve, 15-16 x 4-5, subinde extra ascos 22-24 5, rep vix constrictis, hyalinis. Hab. in culmis putridis, Tjibodas, 2. II., 97 (n. 106). N. (Dialonectria) tjibodensis Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis gregariis, globulosis, papillatis, superficialibus, 200 " diam., puniceis, levibus, initio flavido-pruinulosis; ascis fusoideis, utrinqu obtusulis, 40-45 «8 9; sporidiis distichis, sota, utrinque obtusulis, 16 5, uniseptatis, constrictis, hyalinis. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 4. II. 97 (n. 166). - — Contex us perithecii cinnabarinus, cellulosus, ostioli radiatus. — Var. erebri peritheciis latissime et crebrius gregariis, einnabarinis: aseis 45-50 « ; sporidiis 13-14 x 4. In cortibus emortuis, Tjibodas, 6. III. 97 (n. hi * RE isicetrieks Penz. et Sace. p n. ‘ sporidiis distichis v. oblique monostichis, oblongo-fusoideis, saepius cur- E vulis, utrique obtusulis, 2-5-guttulatis, 16-20 «4-5, demum obsolete l-septatis, dilutissime olivaceis. | Hab. in caulibus corticatis emortuis, Tjibodas, 6. II. 97 (n. 150, 351 d. p.). A N. Eucalypti C. et H. peritheciis majoribus rubidis, setis per- sistentibus diversa. 7 : Nectria (Lasionectria) albo-fimbriata Penz. et Sace. sp. n. P i . Peritheciis dense gregariis, globoso-depressis, superficialibus, 200-300 p.. NT. diam. , excepta areola peristomatica, glabra, atra, infossa, albo-fimbriatis, fimbriis radiantibus, ex pilis flexuosis simplieibus ramosisque coalescen- tibus, subcontinuis, hyalino-chlorinis efformatis; ostiolo punctiformi ; ontextu perithecii parenchymatico, rufo-melleo, ostioli radiante, palli- iori; aseis fusoideis, breve stipitatis, initio sursum cuspidatis, 70-85 ,* 810, spurie (?). paraphysatis, octosporis; sporidiis fusoideis, distichis, E rindue acutiuseulis, l-septatis, non v. vix constrietis, 15-20 v 4,5-5, dilutissime olivaceis, longitrorsum striatulis. Hab. in caulibus emortuis Elettariae ? Tjibodas, 5 et 6. II. 97 (n. 172, 430, 436°). Habitus omnino peculiaris ob perithecia centro obscura ex- vata et circumcirca adpresse et radiatim albo-fimbriata , saepe tam approximata ut pelliculam forment. . | i Na (Hyphonectria) dolichospora Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, globulosis, 200-250 u. d., v. olivaceo-rufis, siccis obscurioribus, basi supra obtusatis, atro-rufis, mdatis, ostiolo hyphis simplibus v. furcatis, roseo-rufis, 3-5 p. Cr., circu punctiformi impresso, cellulis peristomaticis radiantibus elongatis, ru- . bidis, perithecii contextu laxe celluloso saturatius colorato; ascis fu- soideis, Apice obtusulis, basi acutata subsessilibus, 70-100 v 16-18, octo- sporis, spurie (?) paraphysatis; sporidiis distichis, fusoideis, curvulis, 30-33 = 7-8, e hyalino u ee 1-septatis, rinque obtusulis, 3 6-14. II. 97 (n. 178, 434, Hab. in caule emortuo | Hioflarjat; T jibodas, (n. 84) vix differt. 442 e p. Forma in spathis Palmarum, Tjibodas t N. (Hyphonectria) hypoxantha Penz. et. Sace. sp. n. Peritheciis gregariis, pat dp en 390-400 u. diam., e . 514 .. 0. PRNZIG ET P. A. SACCARDO De rubro rufo-ochraceis, bysso flava ex hyphis filiformibus septulatis, 6-7 p. cr., formatà insidentibus ; perithecii contextu aureo-ochraceo, ostioli ra- diante; ascis cylindraceis, subsessilibus, 9U « 8-9, apice obtusulis, octo- sporis; sporidiis oblique monostichis, oblongo-fusoideis, obtusulis, l-sep- tatis, 14-15 v 5-6, biguttatis, dilutissime roseolo-melleis. | Hab. in cortice Monocotyledoneae emortua, Tjibodas, 7. III. 97 (n. 92, 107). Adest simul Dendrodochii species: sporodochiis pulvinatis, mi- nutis, albis, dein roseis; basidiis furcatis, 30-40 ~ 2,5-3, hyalinis; coni- - diis obovatooblongis, 6-8 23, uni-nucleatis, hyalinis. varnimi sta tus Nectriae conidicus. Neetria (Cryphoneetria) xanthostroma Penz. et Saec. sp. n. Peritheciis gregariis, v. hine inde in soros minutos confertis, globoso- conicis, obtuse papillatis, 200-250 p. d., flavo-aurantiacis, erustula stro- matica 5-10. mm. diam., carnosulo-gelatinosa adnata, uda sordide flava, sicca obscuriore semiimmersis; ascis cylindraceis, fasciculatis, brevi stipitatis, apice subtruncatis, paraphysibus longioribus guttulatis obval- latis, octosporis, 55-60 5; sporidiis oblique monostichis, ellipsoideis utrinque obtusis, 8-9 y 3-4, uniseptatis, vix constrictis, biguttatis, hyalinis, Hab. in ramis corticatis putrescentibus, Tjibodas, 4. III. 97, (n. 749 2 Ob erustam stromaticam ad Hypocream nutat, ceterum species prae- distineta. Perithecia sicca, nune aurea manent, nune atropurpurea fiun PHAEODIDYMAE. Letendraea atrata Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis late et densiuscule gregariis, in matrice atrata superfi libus, globoso-depressis, 400 p. diam., e purpureo-nigricantibus, gla levibus, areola peristomatica orbiculari rubente, ostiolo punetiformi ritheeii contextu celluloso, atro-rufo, ostioli radiante rufulo; ascis | soideo-clavatis, breve stipitatis, 90-95 x 9, paraphysatis, octosporis; sp ridiis distichis, fusoideis, constricto-l-septatis, 20-22 x 6, eru. obt 7 sulis, initio 4-guttatis, subhyalinis, dein olivaceo-fuscis. Hab. in lignis putrescentibus, Tjibodas, 2. III. 97 (n. 398). DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 515 HYALOPHRAGMIAE. Calonectria effugiens Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis hinc inde gregariis, superficialibus, globulosis, papillatis, 1/ mm. d, albis, dein sordide rubescentibus; ascis clavatis, crassiuscule | stipitatis, apice rotundatis, 90-100 + 14, paraphysatis, octosporis; spo- . ridiis distichis, fusoideis, utrinque attenuatis, 45-50 < 5, curvulis, tenuiter 7-8-septatis, et cuboideo-nucleatis, non constrietis, hyalinis. ; Hab. in caulibus Monocotyledonum emortuis in Horto Bogoriensi 2. PI 97 (n. 219). Asci demum ex ostiolo in massulam albam exsilientes. C. eallorioides Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis hinc inde gregariis, superficialibus, globoso-lentiformibus, : albo-flavidis, diaphanis (callorioideis), 200 p. d., dein leviter excavatis, | ostiolo indistineto; contextu tenui, parenchymatico, stramineo; ascis te- _ reti-clavatis, breve stipitatis, apice rotundatis, 125-145 + 10-12, 8-sporis; sporidiis distichis, fusoideis, curvulis, 30 v 4-5, utrinque obtusiuseule at- tenuatis, 7-8-nucleato-septulatis, hyalinis. Hab. in culmis v. caulibus Monocotyledum superficie atratis, in Horto | bot. Bogoriensi., socia Chaetosphaeria (C.). Habitus Orbiliae v. Calloriae. bi C. aurantiella Penz. et Sacc. sp. n. . Peritheciis laxe gregariis, globoso-depressis, carnoso-lentis, superficia- libus, 180-200 u. diam., flavo-aurantiis, mox umbilicatis, ostiolo rotundo vix papillato; ascis tereti-clavatis, filiformi-paraphysatis, breve stipitatis, apice obtusulis , 90-100 < 14-15, octosporis ; sporidiis subtristichis, fu- soideis, utrinque acutis, 50 = 4-5, curvulis, 8-10-septulatis, non constrictis, hyalinis. i - Hab. ad ligna putrida superficie obscurata, Tjibodas, 1. IIl. 97 (n. 126), Ab affinibus C. Plowrightiana, C. effugiente ete, differt peritheciis de- | presso-umbilicatis etc. 0, PENZIG ET P. A. SACCARDO HYALODICTYAE. Megalonectria Pseudotrichia (Schw.) Speg. — Syll.fung. II, p.560. Hab. in ramis variis emortuis in H. Bogoriensi et Tjibodas, a dec. 1896 ad martium 1897 (n. 83, 89, 223, 520, 521, 546). Asci 60-70 = 15-18; spo- ridia 27-29 v 9-10, sub-7-septato-muriformia, multinucleata, hyalina. Co- nidia 5 x 2-2,5 hyalina. Perithecia initio valde minuta, dein es collabentia. SCOLECOSPORAE. Ophionectria trichospora (B. et Br.) Sace. Syll. fung. U, p. 563. Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 4. II et 1. III. 97 (n. 194, 452 ex p.). Perithecia sordide rosea, 250 p. d., verruculosa. Asci 150-180 v 14-14 Sporidia vermiculata, multiseptata, hyalina, 130-160 + 7-8. — Var. ru= - fula. Perithecia rufescentia, obscuriora; asci 200-220 x 15-16; sporidia 130 + 6. In spatha putri Palmarum in Horto Bogoriensi. — Species Berke- leyana differret sporidiis longioribus, sed forte mensura exhibita non fida. 0. eoniea Penz. et Saec. sp. nov. | Peritheciis hine inde gregariis, superfleialibus et mox secedentibus, gl boso-conicis, acutis, 0,5 mm. diam., fusco-nigricantibus; contextu gro parenchymatico, rufo-fuligineo, cellulis 15-25 UL. diam.; ascis cylindracei breve stipitatis, apice truncatis, initioque acutato-truncatis, 150-170 v 15-17, paraphysibus tortuosis obvallatis, oetosporis; sporidiis su tr stichis, bacillaribus, saepe curvis, utrinque rotundatis, 8-12-septatis, : nu tiguttulatis, 90-115 = 5-5,5, e hyalino dilutissime rufo-flavidis. Hab. in fragmentis ligneis putridis, Tjibodas, 8. III. 97 (134, 3 Subaffinis 0. coccicolae (E. et Ev.) B. et ME sed differt forma, c et glabritie peritheciorum ete. 0. (Ophiostilbe) Trichiae Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis parasiticis, superficialit 3 globoso-conicis, albidis, villosu. 130-140 ^. diam., ostiolo longiuscule papillato; ascis eylindraceis, br stipitatis, apiee rotundatis, aparaphysatis, 70-80 x 4-4,5, octosporis ridiis filiformibus, tenuiter PME 60-65 v 0,7-1, pines DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 517 . Hab. in peridiis 7richiae verrucosae Berk., Tjibodas, 12. IL. 1897; socio st. conidiophoro: St/lbo tomentoso Schrad. v. affini: stipite cy- . lindraceo. exquisite papilloso-asperulo, 270-300 v 30-35, albido; capitulo D eokunde, 60-65 œ. diam.; conidiis non visis. Ob Stilbi consortium Pispeies haee verisimiliter novum genus sistit. (Ophiostilbe), quod prae greca stat ut Sphaerostilbe prae Nectriá. Tubeufia Penz. et Sace. nov. gen. (4). x Perithecia carnosula, tenella, simplicia, superficialia, plerumque alba, glabra, vertiealiter oblonga, apice indeterminate dehiscentia (non papil- lata), basi atro-radiculosa. Asci tereti-clavati, typice paraphysati, 4-8- - Spori, e perithecii basi nascentes. Sporidia cylindrico-bacillaria, plerumque ; asci longitudine, pluriseptata, hyalina. — Ad genus Barya (quod Acro- | Spermo affine) accedit, sed distinguitur peritheciis nec demum corneis, nee mycogenis, nec non defectu byssi conidiophorae et asci stipitis glo- oem etc. Tub. anceps potius ad Calonectriam nutat. — Genus in _« Consp. fung. fut. » locandum ad n. 1200. — T. javaniea Penz. et Sace. sp. n. | Peritheciis gregariis, verticaliter oblongis, candidis, demum cremeo- roseis, semidiaphanis, carnosulis, 350 v 150 (in sicco), basi levíter coarc- tatis, fuscis, nigro-radieulosis, apice subtruncatis, margineque inaequa- ‚liter crenalatis, praesertim in sicco, ostiolo indeterminato; contextu pe- Pithecii laxe prosenchymatico, albo-cremeo; hyphis radieularibus, fili- formibus, radiantibus, septatis, fuligineis, 5 p. er.; ascis tereti-clavatis, 150-200 x 18-25, breve stipitatis, apice rotundatis, filiformi-paraphysatis, octosporis; sporidiis vermicularibus, ascum subaequantibus, 5-6 p. cr., crebre nucleato-septatis, non constrictis, subhyalinis. Hab. in eulmis Bambusae emarcidis, Tjibodas, 2. III. 97 (183), . T. coronata Penz. et Sace. sp. n. | Peritheciis gregariis, verticaliter oblongis candidis, demum albo-cremeis Y. eremeo-roseis, 180-250 » 100 (in sicco), semi-diaphanis; carnosulis, 0) Etym. a cl. doct. Car. Tuseur, professore monacensi, de studio fungorum arasiticorum optime merito. 34. Malpighia, anno XI, vol. XI. | ima basi late coarctatis ER i ii apice subtrun- catis, margineque inaequaliter coronato-tuberculatis, tuberculis globul: ribus, in sicco oblongis, ostiolo indeterminato; contextu perithecii laxe | prosenchymatico, pallido; hyphis radicularibus filiformibus, radiantibus, septatis, 5 ^. cr., fuligineis; ascis tereti-clavatis, breve stipitatis, apice - rotundatis, parcissime paraphysatis, octosporis, 160-190 x 25; sporidiis cylindraceis, basi acutatis, aseum aequantibus, 7-8 ^ cr., crebre septatis, non constrictis, hyalinis. Hab. in caulibus putrescentibus Elettariae, Tjibodas, 5. Il et 2. III. 97 (n. 37, 193, 428). Speciei praecedenti peraffinis, videtur differre perithecii: paullo minoribus, circa apicem multo distinctius tuberculatis, sporidiis crebrius et distinctius septatis. Tubeufia anceps Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis gregariis, verticaliter ovoideis, pote litibus: 180-200 v 80-100, albis, carnosulis, basi leviter coarctatis, nigro-radiculosis, api í rotundatis, non tuberculatis; contextu perithecii tenerrimo , parench em ex albo fuscidulo; ostiolo parum distincto; hyphis radicularibus radiantibus, fuligineis, septatis, 5 u. er; ascis clavatis, demum breve. attenuato-stipitatis, 90-120 + 11-13, aparaphysatis , octosporis ; sporidii su b-distichis, fusoideis, utrinque obtusulis, saepe curvulis, 5-T-nucleato- m tulatis, non constrictis, 35-42 v 4-5, hyalinis. Hab. in ramis putridis decorticatis in Java (n. 861). - 7. OD sporidi asco dimidio breviora et perithecia sub apice levia in genere puc ad Calonectriam vergens. HYPOCREEAE (vere stromaticae). en Thuemenella Pons. et Sace, nov. gen. (4). Stroma irregulariter globosum, superficiale, PR, carnoso-cer (') Etym. a Lib. Bar. Fer. von Tuurmen (n. Dresdae, 6 feb. 1839, m. Teplitz 1; oct. 1892), de scientia mycologica, imprimis vero de mycothecis permultis et ma cura evulgatis meritissimo. Gen. Thuemenia Rehm cum Botryosphaeria gruit, hinc delendum. Ora DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 519 i Thuemenella javaniea Penz. et Sace. sp. n. Stromate subgloboso, depresso v. irregulari, levi, glabro, sulphureo, 7 mm. diam.; peritheciis ovato-globosis, profunde immersis, laxiusculis, 120-150 &. diam., in collum breviter attenuatis, ostiolis punctiformibus, vix conspicuis; ascis cylindraceis, apice rotundatis, deorsum sensim atte- muato-stipitatis, 55-65 « 8, octosporis; paraphysibus asco longioribus, filiformibus; sporidiis sphaeroideis, 7-8 [^. diam., levibus, atro-fuligineis. - Hab. in ramis corticatis emortuis, Tjibodas (?) (n. 852). HYALODIDYMAE. Hypocrea (Euhypocrea) gelatinosa (Tode) Fr. — Syll. fung. II, p. . — *H. oligotheca Penz. et Sacc. nov. subsp. Stromatibus minoribus, mm. cire., inaequaliter globulosis, flavidis, siccis rufulis, ob perithecia prominula mammillosis; ascis cylindraceis, 80 + 6; sporidiis inaequaliter didymis, subhyalinis, rugulosis, locul. sup. subrotundo 6-7 u. diam., inf. vb. Hab. in culmis putridis, Tjibodas, 4. IL. 97 (n. 128). H. (Euhypocrea) lenta (Tode) Berk. — Syll. fung. IL, p. 521. Hab. in fragmentis ligneis putridis, M. Salak, 22. I. 97 (n. 221). = H. (Euhypoerea) Selerodermatis Penz. et Sace. sp. n. | Stromatibus solitariis v. confertis, superficialibus, convexo-pulvinatis, * mm. diam., v. confluendo 6 mm. diam., glabriusculis, initio ochraceis, demum obscurioribus, superficie colliculosis, Cylindraceis, brevissime stipitatis, apice rotundatis, aparaphysatis, octo- Sporis, 75 v 100 3,5-4; sporidiis monostichis didymis, loculis inaequa- US, 3,5 V. d., olivaceis, sup. globoso, inf. subovato. intus carnosis, albidis; ascis OE wa M. mors 590 5 |. ©, PENZIG ET P. A. SACCARDO Hab. parasitiea in peridiis Selerodermatis, Tjibodas (s. n.). — - Affinis | H. pulvinatae, a qua differt sporidiis coloratis, et H. epimyceti, a bi: J recidit stromate basi non coarctato. : pi i arreca RET Catoptron Berk. et Br. — SN oe) I 2: p. 526. Hab. in ramis decorticatis poH Tjibodas, 13. II. 97 (n. ud Stromata exigua applanata, vix 1 mm. diam., flavida, ostiolis nigro- punctata. Asci cylindracei, 85-90 x 6; sporidiorum loculi globosi, mox di- screti, 5-6 u. diam., atro-olivacei. N. 857, Depok, 4. I. 97, videtur eadem species. H. (Euhypoerea) fulva Penz. et. Saec. sp. n. Stromatibus subsparsis, basi plana superficialibus, pulvinato-depressis, — ambitu orbiculari-sinuosis, fulvis, minute colliculosis, carnosulis, 1-3 mm. diam., peritheciis immersis, globulosis, 180-200 u. d., ostiolo papillato- prominulo ; ascis cylindraceis, deorsum acutatis, apice rotundatis, 120-140 v 6-7, octosporis; sporidiis didymis. e hyalino dilute olivaceis, articuli inaequalibus, 7-8 £ 5 v. 5-6 v. d., dein secedentibus. Hab. in ramis emortuis decorticatis v. corticatis, Tjibodas (n. 104, 4l 420, 827). Form& et colore amoene fulvo stromatis dignoscenda specie H. (Homaloerea) discolor Penz. et Sace. sp. n. E Stromatibus sparsis, effusis, membranaceo-adnatis, 4-5 mm. diam margine glabris, citrino-ochroleucis, ob perithecia translucida atro-pu pureo-punetatis; peritheciis globulosis, minutis, rubidis, centro pertusis; ascis cylindraceis, brevissime stipitatis, apice rotundatis, aparaphysa o 60-70 x 5-6: sporidiis didymis, articulis PEREA ses 4-5 p. d., dilute chlorinis. — Hab. in corticibus emortuis, Tjibodas, 8. III. 97 E 125). Affini citrinae, a qua differt peritheciis translucide atro-purpureis, min crebris etc. H. (Clintoniella) longicollis 1 Penz. et Saec. sp. n. Stromatibus subsparsis superficialibus, pulvinatis, carnosulis, echina i pallidis (in alcohole rubescentibus), 4-5 mm. diam.; peritheciis glo losis, immersis, 550-650 p. diam., in collum exerto-rostellatum, 600- » 100-120, prodüctis; ascis cylindraceis, fugacibus, apharaphysatis, c 521 x tosporis; sporidiis oblique monostichis, ellipsoideis, uniseptatis, vix con- strictis, flavidis, 6,5-7 < 3,5-4, loculis non secedentibus. | Hab. ad ramos putres, Tjibodas (?) (n. 831). Affinis (ex icone Perso- i onii) Hyp. armatae, cujus vero fructificatio omnino ignota est. Ob spo- ridia ad subg. Clintoniella, ob ostiola vero ad Solenostoma spectaret. SCOLECOSPORAE. Epichloe Bambusae Pat. in Ann. du Jard. Bot. de Buitenzorg, J.er Suppl. 1897, p. 125. . Hab. in pag. infer. foliorum nondum evolutorum Bambusae in Hort. bot. Bogoriensi, scopulos magnos efficiens. Cordyeeps lachnopoda Penz. et Sacc. n. sp. Stroma citreum, exiguum, solitarium, capitulo longe pedniiiilato; sti- pite lung. 2-3 centim., 0,4 mill. crasso, pilis incoloribus, patulis un- dique tecto; eapitulo ovoideo, minutulo, long. 1 mill. lato 0,7 mill., ostiolis peritheciorum paullum prominulis, obtusis; peritheciis oblique insertis, pro capitulo majusculis, 360-400 « 170-180 p., ellipsoideis ; ascis cylindraceis, flexuosis, 140-200 ~ 3,5-4; sporis filiformibus, vermi- eularibus, articulatis. hyalinis, 120-150 x 1 DA Hab. in capite Z/ymenopteri cuiusdam, Tjibodas. Species praesertim ipite piloso perdistincta. C. oxycephala Penz. et Sace. sp. n. Stroma rufo-testaceum, solitarium ex cervice SISSA pro- impens. Stipes filiformis, cylindricus, tortuosus, glaber, long. 12-16 cm., crass. 1-1,5 mm.; capitulum oblongo-fusoideum, apice acuto, long. 12-15 mill., crass. 2-3 mill., glabrum , ostiolis peritheciorum prominentibus squamoso-scabrum. Perithecia immersa, elongata, oblique inserta, ostiolo tanquam denticulo prominente, 1000-1100 p. long., 190-210 u. crassa. sci numerosi, en 800 + 8-9; sporae Aliformen tenues, articu- latae, 100 x 1-1,5 p. Hab. in cervice Vespae velutinae a. Tjibodas. Affinis C. spheco- lae, a qua tamen videtur differre clava acutiore, scabriore, peritheciis S mad etc. 522 0. PENZIG ET P. A. SACCARDO Cordyceps Koningsbergeri Penz. et Saec. n. sp. Stromata griseo-albida, solitaria, vel rarius complura ex eodem cor- pore prorumpentia. Stipes cylindrico-filiformis, intricato-flexuosus, gla- . ber, usque ad 8-10 centim. long. 1 mm. crass., tenax, griseus. Clavula (in speciminibus juvenilibus) a stipite vix distincta, cylindrico-fusoidea, acuta, laevis, 7-8 mm. longa, 1,5 mm. crassa. Perithecia omnino im- mersa, ostiolis haud prominentibus, sphaerica, 120-150 p.. diam. Asci et sporae in speciminibus immatüris haud visae. Hab. in nymphis Termitis sp., epidemica et frequentissima in quadam Termitum colonia, omnes fere incolaes enecans, Buitenzorg. : Dedit complura specimina optimus Doct. I. C. Koningsberger, cui spe- ciem dicatam volumus. Affinis videtur C. myrmecophilae Ces. sed diversa colore, statura majore, clava ‚acutiore ete. C. atrobrunnea Penz. et Sace. Sp. n. Stroma atrobrunneum, solitarium ex abdomine larvarum Lopidopieti cuiusdam in terrà sepultarum. Stipes eylindricus, robustus, tortuosus, glaber, laevis vel hine inde squamulosus, simplex, 7-7,5 centim. long., 2-2,5 mm. er. Clavula terminalis, cylindrica, vel incurva, stipite paullo erassior, longiuseula (35 mill. long., 3 mill. erassa), oblique inserta, apice acuto, sterili praedita, peritheciorum ostiolis vix prominentibus nig punctulata. Perithecia numerosissima, omnino inserta, recta (hau obliqua), oblonga, apice attenuato, 330-370 + 110-145 œ. Asci cylindracei, 140-175 v 4-4,5. Sporae filiformes, articulatae, 130-140 v 1 p. In larvis Lepidopterorum sepultis, Tjibodas (martio 1897). Habitu nonnihil aecedit ad C. Robertsii (= C. Huegelii) et ad C. Bar- nesii (Cooke, Veget. Wasps, fig. 20 et tab. I, fig. 2), ceterum plurii notis diversa. Medulla stromatis compacta, bel fibris rectis, gitudinalibus, subtilissimis contexta. C. defleetens Penz. et Sace. sp. n. Stroma albidum, solitarium ex ano larvarum Lepidopterorum pro- rumpens. Stipes erectus, flexuosus, carnosus, superne incrassatus, ! quantum irregularis et compressus, squamis vel appendicibus filiformi IA RPSL ENTRO Y DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 523 =; albidum, peritheciis subsuperficialibus, basi laxioribus et remotis, ma- . ioribus, apice confertioribus, minutis. Perithecia globoso-sphaerica, pa- | pillata, albida, 350-370 U. diam. Asci 170-185 v 4-5 U.; sporae fili- . formes, articulatae, 130-150 + 1 p. 3 Hab. in larvis Lepidopterorum in terra sepultis, Tjibodas. Forte ex habitu affinis C. Hawkesii Gray (Cooke, l. c., tab. I, fig. 8), ‘ sed distinctissima. = Cordyceps citrea Penz. et Saec. n. sp. . Stroma majusculum, totum pülcre eitreum, ramosum, capitulis È pluribus. Stipes erectus, compressus, glaberrimus, long. 4-4,5 centim., - latus. 5 mill., apice parce ramosus, ramulis erectis, brevibus, cy lindraceis vel compressis. Capitula in apice ramulorum terminalia, vel rarius oblique È inserta vel etiam lateralia, elliptica, obtusa, apice rotundato, perithe- i ciorum ostiolis undique scabra, 5-10 mill. long., 2-4 mill. crassa, pulcre E lutea vel aurantiaca. Perithecia immersa, recta (haud obliqua), oblonga, = parvula (250 = 90 &.), ostiolo verruciformi, prominente. Asci cylindraceo- 2 clavati, 200-220 v 3,5-4 .; sporae filiformes, articulatae, 180-200 + 1 p. + ì Hab. in larvis Coleopterorum (Lamellicornium?) in terrà vel in ligno . putrido sepultorum, Tjibodas (Febr. 1897). _ Species perpulera, valde singularis et distincta. . C. obtusa Penz. et Sace. sp. n. i d Stroma atro-brunneum, solitarium, erectum. Stipes cylindricus, sub- flexuosus, 6-7 centim. alt., 2 mill. crassus, glaber, laevis vel hine inde squamulosus. Capitulum terminale, eylindraceo-oblongum, utrinque ro- tundato-obtusum, 15-18 mill. long., 3-4 mill. crassum, undique tenuis- sime granuloso-scabrum. Perithecia numerosissima, dense aggregata, - recta, omnino immersa, ostiolo vix in formam verrucae prominente, ob- longa, 360-370 + 110-150 (^; asci eylindracei, 170-180 v 6,5-7 ; sporae fili- d formes, articulatae, 150 v 1,5-2 p. x Medulla stromatis fibris laxiusculis, undulatis, oblique decurrentibus contexta; a Hab. in larvis Coleopterorum terricolis, subsepultis, haud rara in Horto botanico Bogoriensis (Jan. 1897). Subaffinis videtur C. Melolonthae (Tul.) Cooke (I. c., fig. 20-22), ce- terum abunde diversa. Ge d poe da TRIO LITI MA PRO QS nese ET P. A. SACCARDO RIA coccinea Pene et Sacc. n. sp. Stromata minuta, ‘grains simplisia; tota rubro-coccinea. Stipites simplicia, lanceolata vel fusiformia, utrinque attenuato-acutiuscula, si pius curvula, 8-10 mill. long., 2-4 mill. crassa, pulere rubra, perithe- ciorum ostiolis prominentibus scabra. Perithecia immersa vel versus clavulae apicem semi-immersa, recta vel paullulum obliqua, oblong ostiolis prominentibus, 185-210 + 110-125 p.; asci cylindracei, 150-160. v 3,5 ^. ; sporae filiformes, 120 «1 œ., in articulos bacillares ayude 3,5-1 p. mox secedentes. Hab. in nymphis Coleopteri cuiusdam, in folliculo vel capsula chiti- nosa nigra, compacta inclusis, subterraneis; Tjibodas (Febr. 1897). Affinis C. militari et C. adpropinquanti, sed certe diversa. LOPHIOSTOMACEAE. Lophiosphaera schizostoma (Mont.) Trev. — Syll, II, p. 675 Hab. in cortice Metrowyli longispini in Hort. bot. Bogoriensi, 10. X 96 (n. 564). — Perithecia 0,5 mm. d., subinde obsolete rimosa. Asci copio paraphysati, 100-120 v 12; sporidia fusoidea, utrinque acuta, recta v. e vula, l-septata, leniter constricta, 40-45 7, hyalina, farcta. i MICROTHYRIACEAE. HYALOSPORAE. Myiocopron millepunetatum Penz. et Saec. AB dE i Peritheciis longe et late denseque gregariis, superficialibus,. dimidi scutatis, applanatis, 300 &. diam., centro pertusis, n nigris, membranaceis, anguste radiato-cellulosis, margine sinuoso-erenatis; ascis oblongis, silibus, utrinque rotundatis, 45-50 + 15, non v. spurie paraphysatis, oc sporis ; sporidiis subdistichis, elliptico-oblongis, rectis, utrinque ro datis, continuis, 18% 6-7, e hyalino flavidis, granulosis. _ Hab. in utraque pag. foliorum Psiloti flaccidi langu ours in Pur DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 595 Bogoriensi, Javae (n. 512). Affine M. Palmarum W. et M. corrientino Speg.; sed sat diversum. Myiocopron affine Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis dense gregariis, superficialibus, dica subinde binatis, nigris, dimidiato-scutatis, convexo-applanatis, 330-350 &. diam., centro pertusis, radiato-cellulosis, margine subintegris; ascis ovato-oblongis, breve et abrupte stipitatis, 45-50 + 18-22, aparaphysatis, apice obtusulis, octosporis ; sporidiis tristichis, oblongo-soleaeformibus, utrinque rotundatis, sursum crassioribus, continuis, 15 v 7, granulosis, hyalinis. Hab. in foliis v. bracteis. Monocotyledonis (?) Tjikeumeuh (86) — . Praecedenti, M. Palmarum, M. corrientino ete., affine, sed satis di- stinctum. praecipue formà sporidiorum. HYALOPHRAGMIAE. Mieropeltis leucoptera Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis epiphyllis, sparsis, superficialibus, dimidiato-scutatis, con- | vexo planis, 180-200 œ. diam., nigris, centro obsolete pertusis, margine _ latiuscule albo-membranaceis; contextu minutissime sinuoso-celluloso ; ascis crasse fusoideis, subsessilibus, apice obtuse attenuatis, 36-40 » 12-15, aparaphysatis, octosporis; sporidiis tristichis, tereti-clavulatis, apice ro- tundatis, incrassatis, 3-septatis, vix constrietis, 18-20 + 5, dilutissime hlorinis, hyalinis. - Hab. in pag. sup. foliorum coriaceorum, Depok, 4. I. 97 (n. 486). Af- finis M. albomarginatae Speg., sed omnibus partibus minor. M. macropelta Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis sparsis, epiphyllis, superficialibus, convexo-applanatis, di- midiatis , majusculis, nigris, 500-600 p. diam., margine integris, vix membranaceis, contextu minutissime sinuoso-celluloso; ascis cylindraceis, breve stipitatis, apice rotundatis, 150-160 v 16, aparaphysatis, octosporis: sporidiis distichis, cylindraceis, curvulis, utrinque acutiusculis, 7-septatis, constrictis, 50-55 8, hyalinis, obsolete granulosis. Hab. in foliis coriaceis, Depok, 4. I. 97 (n. 486 ex p.), socia praecedente, Je in | 526 ons 1 70. PENZIG ET Pi A. SACCARDO HYSTERIACEAE. PHAEOSPORAE. Erikssonia Penz. et Sace. gen. nov. (!). Stromatica. Sori disciformes, minuti, nigri, superficiales, basi stro- matica, globulosa, innata, cava, superne peritheciophora; perithecia pauca, oblonga, e centro radiatim divergentia, radiatimque carinato-ri- mosa, nigra, sub-carbonacea. Asci teretiusculi, aparaphysati, octospori. Sporidia e globoso ovoidea, diu hyalina, demum atra, opaca. — Genus eximium a Cyclostomella Pat. mox dignoscitur ostiolis e centro ra- diantibus, nee anulatim positis et ascis 8-sporis; a Parmularia Lév. (= Sehneepia Speg. = Clypeum Massec) inprimis sporidiis continuis | ; atris. Fabrica ejus omnino peculiaris, sed ob minutiem et in sicco aegre discernenda. i E. pulchella Pur et Sacc. sp. n. ; Soris hypophyllis dense gregariis, minutis. convexo-discoideis, 400 9. diam., nigris, glabris, basi stromatica globulosa, cava (peritheciiformi 2 200 P. diam., nigrescente; peritheciis in quoque soro subquinis, exqui- site radiatim positis, oblongis, convexulis, 220 + 150, rugulosis, tenuissim carinato-rimosis, contextu dense celluloso, nigricante, subcarbonaceo; ascis teretibus v. tereti-fusoideis, breve stipitatis, utrinque obtusis, 50-00 i _ 12-14, saepe gibbis, octosporis, aparaphysatis; sporidiis monostiéhi v. partim distichis, e globoso ovoideis, inaequalibus, 9-12 x 6-7, diu h linis, dein saturate brunneis, l-guttatis. Hab. parasitica in foliis coriaceis nondum emortuis nec macul plantae ignotae, Depok, 4. I. 97 (n. 490). HYALODIDYMA E. Siynglonium Penz. et Sace. nov. gen. (?) : Perithecia carbonacea, nigra, superficialia, elongata, AMOR eC : (t) Etym. a doct. a er ns de studio fungorum et praeser ti Uredinearum optime meri (*) Etym. Xjy simul et picem h. e. Glonium compositum. DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 527 curvata v. varie flexuosa et in soros orbiculares convexo-pulvinatos arcte connexa, levia, longitudinaliter rimosa, labiis adpressis. Asci te- reti-clavati, filiformi-paraphysati, octospori. Sporidia fusoidea, l-septata, hyalina. — Genus vere singulare, sistit quasi Gloniwm compositum, phyllogenum. Tam hoc quam genus praecedens, etsi inter se diversis- sima, sunt Hysteriaceae stromaticae et novam tribum formant ! Qua de causa in « Consp. fung. futur. » numerum non habent. = Synglonium insigne Penz. et Sace. sp. n. Soris epiphyllis, sparsis, superficialibus, pulvinatis, prominentibus, 3-5 mm. diam., suborbicularibus, nigris, carbonaceis, e 4-12 peritheciis constantibus; peritheciis curvatis v. varie tortis, arcte connexis, 2-3 mm. = long., 0-3 mm. er., rima angusta, sed distincta exaratis; ascis tereti- clavatis, apice obtusulis, deorsum attenuato-stipitatis, 75 + 8, octosporis; paraphysibus copiosis, filiformibus, subinde ramulosis; sporidiis oblique . monostichis, v. subdistichis, fusoideis, curvulis, l-septatis leviter cons- - trictis, 18 2 4, utrinque acutiuseulis, hyalinis. Hab. in foliis vivis v. languidis Aceris laurini in M. Pangerango ES (n. 465). È Aulographum atro-maculans Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis hine inde dense confertis, maculasque atras plus minus ex- tensas formantibus, anguste linearibus, vix 0,4-0.5 mm. long., superficia- libus, in soros subcirculares minutos radiantim digestis, depressis, te- uissimis, obsolete rimosis; ascis eylindraceo-clavatis, apice rotundatis, 25.30 8-9, basi obtuse tenuatis, paraphysatis, octosporis ; sporidiis obo- atis, 12x4, demum kapata; non constrictis, e hyalino dilutissime Hab. in petiolis emortuis Palmarum in Horto bot. Bogoriensi, 14. III, 97 (n. 764) Mycelium repens erustulas atras subinde valde extensas efformat. PHAEODIDYMAE. — Lembosia diffusa Wint. — Syll. fung. IX, p. 1106. — ° L. bre- à seula P. et S. subsp. n. À typo differt peritheciis hypophyllis nec 528 . {°° 0. PENZIG ET P. A. SACCARDO epiphyllis, brevibus, orbiculari-ellipticis, 200-300 p. long., nec elongato- lanceolatis; maculis foliorum quidem roseis, sed minus manifestis; ma- culis myceliaribus 3-5 mm. diam., nec 10 mm. d. 5 Hab. in foliis coriaceis languidis, M. Pangerango (n. 464) — Asci obovati, 60-65 < 30, aparaphysati (?), suboctospori; sporidia oblongo-fu- soidea, l-septata, non constricta, 30-35 + 8-10, tandem utrinque rotundata, 3 constricta, 30-32 + 11-12, fuliginea. Hyphae radiantes, ramulosae, subinde A P» nodulosae (nec pectinatae), 8 M. cr., fuligineae. PHAEOPHRAGMIAE. Rhytidhysterium guaranitieum Speg. — Syll. IX, p. 1111. — * R. javanicum P. et S. subsp. n. — A typo differt sporidiis medio non v. lenissime constrictis; peritheciis minoribus, distinctius striato-rugosis. Hab. in cortice arborum in Horto bot. Bogoriensi, 30. III. 97 (2 == Perithecia tota fusco-nigra, etiam in disco, 1-2 mm. long., 0,7-1 mm. lat., 0,5 mm. alt., recta v. sinuosa, sparsa, subinde 2-3-conferta et quoque radiatim posita, striis transversis sub lente praedistinetis, crebre pa- rallelis. Rima linearis, labiis obtuse involutis. Asci cylindracei, breve. ‚stipitati, apice rotundati, 170-200 + 12-14, octospori; paraphyses asco longiores, apice coalescentes et fuscescentes. Sporidia oblique monosticha oblongo-fusoidea, saepius inaequilateralia, utrinque obtusiuseula, 3-sep- tata, 32-36 + 10-13, non constricta, vel vix visibiliter. PHAEODICTYAE. Hysterographium oligomerum Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis irregulariter sparsis, subinde 2-3 varie confertis, immo et. radiatim digestis, superficialibus, prominentibus, oblongo-navieularibu: totis atris, carbonaceis, basi coaretatis, sublevibus, 1,5-2 mm. long. 0,5 mm. er. et alt.; rima lineari, labris obtuse involutis; ascis jam re- sorptis; sporidiis oblongis, rectis v. inaequilateralibus, utrinque rotun- datis, 3-septato-muriformibus, non constrictis, 30 + 11-12, rufo-fuligineis. | Hab. in ramis corticatis, Tjampea, 12. I. 97 (n. 220). — Affine A. for T moso (Cooke) S. et, H. viticolo (C. et P.) Rehm, sed sporidia non ec i stricta, labia remotiuseula etc. DIAGNOSES FUNGORUM NOVORUM IN INSULA JAVA COLLECTORUM 529 SCOLECOSPORAE. Lophodermium hypodermoides Penz. et Sace. Sp. nov. Peritheciis longitrorsum subparallele gregariis, subeutaneo-erumpen- tibus, epidermide atrata adhaerente (hine parum manifesta) velatis, ob- È longo-linearibus, 1,5-3 mm. long., 0,6 mm. lat., utrinque obtusulis, super- | ficie convexis, nigris, carbonaceis, rima angustissima, labiis tenuibus; | ascis cylindraceis, subsessilibus, aparaphysatis (?), 140-150 » 7-8, apice ob- tusis, octosporis; sporidiis ba-illari-filiformibus, multiguttulatis, e eulis, 140-145 v 1,5-2, hyalinis, per asci basim exeuntibus. Hab. in ramis corticatis emortuis Cissi sp., M. Gedeh, 9. IL. 97 - (n. 413, 424). Perithecia et locus potius Zypodermatis; sporidia vero JU. Wu gis tau MNT EZ Lophodermii. Perithecia saepius apparent longitrorsum 3-striata, sed | striae exteriores a cute matricis fissa videntur oriri. —— L. maeulare (Fr) De Not. — Syll. fung. II, p. 791. — Hab. in foliorum coriaceorum pag. inf, Tjibodas, Depok et in Hor . bot. Bogoriensi, Dec. 1896, Jan. 1897 (n. 383, 557). L. javanieum Penz. et Sacc. sp. n. | Peritheciis hypophyllis, rarius amphigenis, areas varias, decoloratas, incolentibus, longitrorsum, v. inaequaliter dispositis et plus minus laxe congregatis, superficialibus, oblongatis, 1-1,2 mm. long., 0,3-0,4 mm. 3 lat., depressis, membranaceo-carbonaceis, nigris, nitidulis, rima anguste i lineari pereursis, labiis tenuibus; ascis cylindraceis, breviter stipitatis, apice rotundatis, 80-90 + 7-8, octosporis, aparaphysatis 9; sporidiis ba- eillari-filiformibus, multiguttulatis, 60-80 v 1,7-2, hyalinis. Hab. in pag. inf. foliorum emortuorum Æleltariae, Tjibodas (369, 373, 440). Var. Pandani Penz. et Sace. differt peritheciis amphigenis paullo longioribus, 1, 5-2 mm. long., transverse positis; ascis sporidiisque non diversis. In foliis Pandani emortuis, Tjibodas, 27. II. 97 (n. 185). . L. Raapianum Penz. et Sacc. sp. n. Peritheciis sparsis, amphigenis, longitrorsum positis, oblongo-lanceo- lati tis, utrinque obtusulis, subcutaneo-erumpentibus, applanatis, 900 » 250, gricantibus, membranaceis, rima angustissime lineari percursis, labiis e conniventibus, tenuibus, pallidis; ascis eylindraceis, breviter sti- 530 O. PENZIG ET P. A. SACCARDO pitatis, apice rotundatis, 100-120 » 8-9, paraphysatis, octosporis; sporidiis filiformi-bacillaribus, 90-100 + 1-15, multiguttulatis, hyalinis. Hab. in foliis languidis v. emortuis Scirpi, Poeloe Tana Masa, (Insul. Batoe, prope Sumatrae littus occidentale) Sept. 1896, legit H. Raar. — A L. caricino (Desm. et Rob.) Duby differt ascis sporidiisque majo- ribus; a L. tumidulo S. B. et R., ascis multo angustioribus, etc. ACROSPERMACEAE. Aerospermum foliieolum Berk. — Syll. fung. II, p. 808, Ellis et Ev. North-Amer. Pyr. p. 67. n Hab. in foliis emortuis Menispermaceae eujusdam, in Horto bot. i ^ Bogoriensi, 21. XII. 96 (n. 231). Asci 180-200 x 3,5-4; sporidia asci long., : 0,2-0,3 &. cr., hyalina. Perithecia 1-1,2 mm. alt. - Affine videtur a A. Ravenelii B. et C. ADDENDA. Botryosphaeria phyllachoroidea Penz. et Sacc. ps n. Peritheciis epiphyllis, subsuperficialibus, in soros dense et late gre- garios minutos collectis, globoso-conicis. obtuse papillatis, nigris, levibus, | glabris, 100 U. lat; ascis oblongo-fusoideis, 45 v 10-11, sessilibus, obtu- sis, oetosporis, filiformi-paraphysatis, muco copioso obductis; sporit 1-2-stichis, subinde horizontaliter positis, ovoideis, 10 v 6-5, hyalinis. Hab. in pag. sup. foliorum coriaceorum adhue viventium in Horto Bot. Bogoriensi (vas. n. 849). Habitus Phyllachorae. Acanthostigma nectrioideum Penz. et Sace. sp. n. Peritheciis laxe gregariis, superficialibus, globulosis, 200-230 p. diami setulis rigidulis, basi bulbosis, l-cellularibus, 70-75 » 5-7, fuligineis con- spersis, vertice areola calva ochracea medio obsolete pertusa praedi contextu parenchymatico molliusculo, ochraceo-melleo, fere nectriaceo; ascis oblongis, subsessilibus, apice rotundatis, 80-90 « 15-18, octospo aparaphysatis; sporidiis tristichis, fusoideis, eurvulis, utrinque acutiuse 1 lis, 8-10-septatis, non constrictis, 34-37 v 5, hyalinis. Hab. in caulibus putrescentibus Elettariae , Tjibodas (n. 421 ex p). Species sinzularis, ambigua, ob contextum fere ad Hypocreaceas nu a quibus vero recedit Maus rigidis atris etc. es nun, À xi i > ETUDE SUR DEUX MANUSCRITS MEDICO-BOTANIQUES, ETC. 531 D." ED. BONNET Étude sur deux manuscrits médico-botaniques exécutés en Italie aux XIV* et XV* siécles. A la vente de la célèbre bibliothèque du baron Pichon, livrée aux | enchères il y a quelques mois ('), M. E. Drake del Castillo s’est rendu _ acquéreur d'un curieux manuscrit médico-botanique (3) qu'il a bien voulu me confier pour en faire l'étude. C'est un volume d’assez grand format (hauteur 405 mill, largeur 275 mill), sur papier, contenant 94 feuillets; if avant de passer dans la bibliothèque du baron Pichon par l’intermé- 2 diaire de la librairie Techner, ce manuscrit avait fait partie de la col- -lection Luigi Arrigoni de Milan, c'est là tout ce que nous savons de son histoire; mais, les traités qu'il contient et le dialecte employé dans sa ' rédaction, permettent de supposer qu'il avait été exécuté pour un mé- decin ou un speziale vénitien, et, quant à sa date, on peut la fixer, avec assez de vraisemblance, au début du XVI° siècle ou, au plus tôt, à la fin du XV*, d’après les caractères de l'écriture et, mieux encore, par le costume des personnages et les détails d'architecture ou d'ameublement 1 représentés dans une série de 92 grandes miniatures sur lesquelles je reviendrai plus loin. T. 7 Le volume débute et est, en majeure partie, rempli par, un traité de botanique médicale qui s'étend des feuillets 1 à 62 inclus (5), les feuil- — (1) C£ Catalogue de la Bibliotheque de feu M. le baron Jerome Pichon, avec 5 introduction biographique par M. Georges Vicaire, 1."* partie, Paris 1897, un vol. grand in-8° avec vignettes et fac-similes. _ () N° 245 du Catalogue précité. Ar _ (5) Le manuscrit ayant été très anciennement folioté, je cite les chiffres inserits sur chaque feuillet, en faisant remarquer, toutefois, que les feuillets 54, 63 et Cha restés blanc, sont d'un autre papier que le corps du volume et ont été manifes- tement ajoutés à une date postérieure; en outre, les feuillets 81 et 82 manquent, t par suite il existe une lacune entre les feuillets 80 et 83. 532 : ED. BONNET lets 64 à 90 contiennent un extrait du Tacuin, enfin les dernières pages s | (fol. 92 à 94) sont occupées par des figures de plantes restées à l'état ^ d'esquisses et dépourvues de texte. À Le traité de botanique médicale, divisé en deux sections: les herbes © | et les arbres, est une de ces compilations anonymes connues au moyen- âge et à l'époque de la renaissance sous les noms d’Herbarius ou d'Er- — bolario; le chapitre des herbes constitue la partie la plus intéressante du manuscrit, aussi bien sous le rapport iconographique, qu'au point del vue de l'histoire de la botanique italienne; chaque espèce est représentée avec ses couleurs naturelles et accompagnée d'un texte en dialecte véni- Y tien qui fait connaitre son nom scientifique ou vernaculaire, ses propriétés. et ses usages médicaux; ces figures, au nombre de 204 et assez exactes pour le temps, oceupent les feuillets 1 à 54 du volume à raison de 2 par page, chacune ayant en moyenne 20 à 25 centimótres de haut sur 10 à 15. centimètres de large; je donne ci-après, dans l’ordre alphabétique adopté | par le manuscrit, la liste des plantes herbacées avec la synonymie moderne; + j'y ai ajouté quelquefois de courtes observations et rapproché, autant que possible, les noms vernaculaires du manuscrit de ceux donnés par Mat- È tioli (1) et par Cesalpino (°); comme exemple du texte qui accompagne x chaque figure, j'ai transcrit en entier les chapitres de l'Aleluya, de l’ laro | * Garda ou Aron et du Panaratia: plusieurs figures défectueuses ou re- présentant des plantes stériles n'ont pu être déterminées avec cer titude. Fol. 1. Aleluya (Oxalis Acetosella L.) - Aleluya e freda e. secha il secondo grado, cura le piage de le budele e conforta el core cura le dureze de la milza e provoca le mestrue. — Acetosa = Rumex Acetosella L. (!) Commentarii in sex libros Pedacii Dioscoridis Anazarbei de materia me- dica T: e) De plantis libri XVI. CarueL; Illustratio in hortum siccum Andreae Cesalpini. L'herbier de Cesa pino, conservé ou Musée de Florence, est le plus ancien herbier italien connu Aneto = Anethum graveolens L. Anedius = Lemna sp. Artemeæia = Artemisia vulgaris L. Assa bachara = Asarum europaeum L. Absintio = Artemisia Absinthium L. Abrotano = Artemisia Abrotonum L. Alchechingi = Physalis Alkekengi L. Anixe = Pimpinella Anisum L. Apio — Apium graveolens L. Afodili — Asphodelus albus er figure défectueuse quant & l’inflorescence. : Aristologia longa = Aristolochia longa L. Aristologia rotunda = Aristolochia rotunda L. Acori = Iris Pseudacorus L. Argentale = Ophioglossum vulgatum L. Atriplice = Atriplex hortensis L. Apium risus = Ranunculus auricomus L. ?; c'est habituellement le R. sceleratus L. qui porte, chez has anciens auteurs, le nom d'Apium risus. Anealcho = Symphytum officinale L. Agrimonia = Agrimonia Eupatoria L. . Balsamita = Tanacetum Balsamita L. | Betonicha = Betonica officinalis D | Bruscono = Ruscus aculeatus Li; Bruscono désigne een le petit houx dans l'herbier de Cesalpino, n. 370 Bredoni = Beta vulgaris L. Brionia = Bryonia dioica Jacq. - Boragine = Borago officinalis L. ; Brancha ursina = Heracleum sp., plante stérile. - Bardana = Lappa minor DC. i 4 . Brancha herba, Kalendula idem = Calendula arvensis L. Bugloxa = Echium sp., très dini i GE lE. vulgare L. Berbena = Verbena officinalis L. Bursa pastoris — -Capsella Bursa-pastoris L., figure médiocre. . Malpighia, anno XI, vol. XI. È wi 9. adus S. a Ani t: alpine (De Plans à Verso. — Fol. 10. Basilico longo = Ocymum Basilicum L. Verso. Fol. 11. Cocumero asinino = Ecballium Elaterium Rich. Verso. Cipero = = Scirpus maritimus k T. Fol. 12. Cilidonia — Chelidonium majus L. Verso. e Fol. 13. Camedreos = Teucrium Chamaedrys b. figure médiocre. + — Verso. Fol. 14. Centaurea minore = Erythraea Centaorioni L. & Verso cette figure diffóre à peine de la suivante. 530) donne le mot arabe Bedeguar comme synonyme de Spina alba qui désigne un Onopordon. » Bistorta = Polygonum Bistorta L., figure inexacte surtout Susi à l'inflorescence. Batilesere = Centaurea Cyanus L. Bonifatia — Ruscus Hippoglossum L., cette plante porte le même nom vernaculaire dans Cesalpino (De plantis p. 222 et Herbier n. 372). ; Basilico minuto = Ocymum minimum L., plante stérile. Cotula fedida = Vraisemblablement Anthemis Cotula L., mais Camomila = Matricaria Chamomilla L. Crespola = Pyrethrum Parthenium Schultz Bip.; Cesalpino (De plantis p. 418) donne Crispula et Crespolina comme sony de son Sanctolina. Consolida menore = Brunella grandiflora L. Centonico — Santolina pinnata Viv.? Cimbalaria = Linaria Cymbalaria L. Caprifolio — Lonicera Caprifolium L.. Cauda equina = Equisetum Telmateja Ehrh. Cameleonta nigra = Carlina gummifera Less., figure m Cicorea = Cichorium Intybus L. Coroligiola = Polygonum aviculare L.?, plante stérile; c’est P. aviculare qui porte, dans l’herbier de Cesalpino (n. 134), nom de Corregiola. Caparo = Capparis spinosa L., mauvaise figure. Ciclamen e pan porcino = Cyclamen europaeum L. , È n : Ve xis Prati A ud lg tuc AR e d ÉTUDE SUR DEUX MANUSCRITS MÉDICO-BOTANIQUES, ETC. Fol. 15. Carlina = Cardopatium apulum Spach?, plante stérile, figure médiocre. Cardo benedito; plante stérile, figure défectueuse; vraisembla- blement le Cnicus benedictus L. ; Vesso. Campanula celestia zoe (cioè) gentiana minore = Gentiana | acaulis L. | | Cigolla squilla = Scilla maritima L. Fol. 16. Capil venero = Adiantum Capillus-Veneris L. . Calamento = Calamintha sp. Verso. Cichuta = Cicuta virosa L. . Camepiteos = Teucrium Scorodonia L.?? Fol. - — 17. Cauda porcina zoe melio salvaticho; Peucedanum sp.?, plante stérile dont la racine noirâtre imite grossièrement un sanglier. — Cataputia = Euphorbia Lathyris L. Verso. Cartamo id est Zafranio salvatico — Carthamus tinctorius L., figure trós médiocre. — Cicuta = Oenanthe Phellandrium L. ‚Fol. 18. Canaparia = Cannabis sativa L., figure stérile et médiocre. Cardunculo = Sonchus oleraceus Wallr. Verso. Centauria maiore = Saponaria officinalis L. |». — Cynoglosa = Cynoglossum officinale L. ol. 19. Diptamo = Dictammus albus L., plante stérile. Daucho = Daucus Carota L. Daneda = Tanacetum vulgare L., le même nom se retrouve dans Cesalpino (De plantis p. 478 et Herb. n. 190). - Dente cabalino e jusquiamo — Hyoscyamus niger L. 20. Eupatorio — Eupatorium cannabinum L. Epitamo; plante stérile, indéterminable, très probablement fi- gure fictive. o. Edera — Hedera Helix L. Esula — Euphorbia sp. 21. Eufrasia = Euphrasia officinalis L. . Ebulo = Sambucus nigra L. ; i Enula = Inula Helenium L. lidia A a ieri Verso. Gnifo (glose: Ginfo) = Meum (iiaminaticnzi Jaeq. Fol. 27. Galia; figure indéterminable. uh — Isopo = Hyssopus officinalis L. È SERIETA — Epaticha = très probablement le Marchantia a, i Verso. Æleboro ei ape Toe DICA à une ue fenum radi blement l'Helleborus niger L. — Eleboro biancho = Veratrum album L. Fol. 23. Fenogio zoe herba bona = Foeniculum officinale All. — Feno grecho = Astragalus glycyphyllos L. Verso. Faba inversa = Atropa Belladonna L. — Filipendula = Spiraea Filipendula L. Fol. 24. Faba grecha = Sedum du groupe Telephium Kch. — Fumo terre; il s'agit probablement du Fumaria officinalis, m la figure est tout a fait fantaisiste. Verso. Farfarella = Tussilago Farfara L. — Felexe = Asplenium Filix-foemina Bernh. ? Fol. 25. Gariofolata = Geum urbanum L. — Fragule = Fragaria vesca L. x — Gioton = Agrostemma Githago L.; gittone dans Cesalpino ( plantis p. 252 et Herb. n. 407) désigne la méme PAM Fol. 26. Gentiana— Gentiana purpurea L. — Garefolo = Dianthus Caryophyllus L. : Verso. Gramegna pit Agropyrum repens L., plante stérile. — Gratia De Gratiola officinalis Int — laro barda = Arum italicum Mill. — Iaro barda, aron idem . .. la complexione da la dragontea, e anche ha questa propr che pistata la folia e la radice e mista con stercora de boy misa sopra la podagra a modo de emplastro la cura auxi Verso. Indivia domestica = Cichorium Endivia L = Eryngium sp., predica d E. SR vo Coal : pino (Herb. n. 520) appelle Eringo les Eryngium. Ipericon = Hypericum perforatum L., figure très médiocre. erso. Iva (glose: Iva terena) = Teucrium montanum L. Iva muschata = Ajuga Chamaepitys Schreb. ol. 29. Imperatoria = Convolvulus Seammonia L.? Indicho zoe zualdo = Succisa pratensis Moench, forma? Ireos = Iris sp.. plante à fleurs bleuátres, an I. germanica L.? Liquiritia = Glycyrrhiza glabra L. , plante stérile. ol. 30. Linaria = Linaria vulgaris Mill, figure médiocre. Lantiola = Plantago lanceolata L., la même éspèce porte, dans | Gesalpino, les noms de Lanceola {De plantis p. 328) et Lanciola | (Herb. n. 425). erso. Lilio — Lilium candidum L. i Lilio salvaticho = Hemerocallis flava L. Les deux Hémérocalles, flava et fulva, sont décrits (De plantis p. 410) par Cesalpino qui en parle comme de plantes bien connues de son temps, mais l'Hemerocallis fulva est seul représenté dans l'herbier de ce bo- taniste sous la dénomination de Liliago major (n. 595). = Linum usitatissimum L. i bulis ae Humulus Lupulus L. Malva — Malva sylvestris L., figure médiocre. Lunaria = figure fictive, représentant une plante à fleurs roses et à feuilles les unes orbiculaires, les autres en croissant (par allusion aux phases de la lune), an Lunaria annua L.?; au sujet des plantes dites Lunaires par les anciens botanistes, cf.: Gesner, De raris et admirandis herbis, quae sive quod noctu. luceant, | sive alias ob causas lunariae nominantur, erg >» guri, 1555. T Mazabaro = Achillea Millefolium Li forme à fleurs roses. Meu — Bunium Carvi M. B., dans l'herbier de Cesalpino (n. 66), c’est le Meum athamanticum Jacq. qui p n svi t, | Mililoto; figure douteuse, ce e qun = ke 2 an Trifolium alpinum L.?? P. dee — Morso del diavolo = Scabiosa sp., plante stérile, réduite aux feuilles radicales. Fol. 33. Melisa = Melissa officinalis L., plante stérile. — . Malvavischo = Althaea officinalis L.: la Guimauve porte éga- | lement le nom de Malvavisco dans l'herbier de Cesalpino (n. 691). Verso. Mezereon = Daphne Mezereum L. — Meliga = Andropogon Sorghum Brot., forme à caryopses vi lacés. Cette figure n'étant pas parfaite pourrait laisser prise au doute, si l'on ne trouvait, dans le second manuscrit qui fait l'objet de ce travail, une représentation plus exacte du Sorgho sous la dénomination presque identique de Melega. ; On a voulu jadis identifier le Meliga avec le Mais et adi que cette graminée n'était pas d'origine américaine, mais avait été introduite, en Italie, dès le commencement du XIII* siécle, par les croisés; les partisans de cette opinion s'appuyaient prin- cipalement sur une charte d’Incisa, datée du 5 âout 1204, do personne n'avait pensé à contester l'authenticité, lorsqu'en 187 le conte Riant, ayant eu l’occasion d'étudier ce document, i montra (in Rev. des questions historiques XXI, 157) qu'il était apocryphe et qu'il avait été fabriqué de toutes pièces dans la première moitié du XIX.* siécle. (Voir pour plus de détails sur cette question et sur l'origine du Mais, outre le mémoire m cité: Targioni-Tozzetti, Cenni storici sulla introduzione di varie piante... etc., p. 19 et A. de Candolle, Origine des plantes ou | tivées, p. 311). Fol.34. Marobio — Marrubium vulgare L. — Mandragola = Mandragora sp., an M. iù Bert. ?; défecteuse représentant une plante à ràcine o d. Verso. Mora salvaticha = Rubus sp., figure défecteuse; les fruits ri pellent ceux du R. caesius, mais la plante est per avec des feuilles simples. — Mergurela = Mercurialis annua Ọ L., Mercorella, dans l’hert de Cesalpino (n. 529), désigne la Mercuriale. Fol. 35. Menta = Mentha sp., figure défecteuse. Verso. _ — ÉTUDE SUR DEUX MANUSCRITS MEDICO-BOTANIQUES, ETC. Mentastro; figure défecteuse, il s'agit probablement du Mentha sylvestris L. qui porte ce même nom dans l'herbier de Cesal- pino (n. 331). Milemorbia; plante stérile, trés vraisemblablement le Scrophu- laria nodosa L., auquel Mattioli attribue également le même nom vernaculaire. Majorana — Origanum Majorana L., figure trés médiocre. Fol. 36. Nigela = Nigella sativa L.? Verso. Nenfaro = Nymphaea sp., plante stérile. — Nepita = Nepeta Cataria L., mauvaise figure. Nasturzo = Nasturtium palustre DC.?, mauvaise figure, très. douteuse. Fol. 37. Origano — Origanum vulgare L. var. macrostachyum Link. Verso. Ogio (occhio) de criste — Lychnis Viscaria L.? ‘Papavero biancho = Papaver officinale Gmel., var. à graines blanches. Oleandro — Smyrnium Olusatrum L.; bonne figure dont là dé- terminatiou n'est pas douteuse, il est donc assez singulier de voir le nom d'oleandro qui chez les auteurs du XVI. siècle designe le Nerium Oleander, appliqué, dans ce MAGIE au Smyrnium. 1.38. Papavero rosso = Papaver Rhoeas L. erso. Papavero negro = Papaver officinale Gmel., très vraisembla- blement la varieté à graines noires comme le nom semble lin- diquer, mais cette figure ne diffère pas sensiblement de celle du Papavero bianco. Polio montano = Teuerium Polium L.?, mauvaise figure. . Provincha = Vinca minor L.; Cesalpino, De plantis p. 336 ot Herb. n. 514. ol. 39. Polipodio = Pteris aquilina L. lerso. | Politricho = Asplenium Trichomanes L.; Cesalpino, Herb. n. 758. Pertosilio — Petroselinum hortense Hoffm.? Pulezolo; figure indéterminable, le nom de pu vei agna | désigner le Menta Pulegium L. RI OR |. ED. BONNET 2: Fol. 40. Porcelana = Portulaca oleracea L. — Paucedano = Peucedanum officinale L. Verso. Pelosela = Hieracium Pilosella L. E. — Persicaria = Polygonum lapathifolium L. * 3 Fol.41. Peonia = Paeonia peregrina Mill. à — Paritaria = Parietaria officinalis L. Verso. Penta datilo, mira sole = Ricinus communis L., Girasole d Girasole: maggiore dans Cesalpino (De plantis p. 380 et Herb. e n. 577). | Fol. 42. Paralesis herba san Petro; plante douteuse, peut-être Wee Es figure du Primula elatior Jacq.; l'Herba paralysis des auteurs. du XVI.® siècle était le Primula veris et l'Herba Sancti-Petri une espèce du genre Betonica. et 3 — Psilio = Plantago Psyllium L. | Verso. Pede nibio — Anemone narcissiflora L. — . Pentafilon = Potentilla reptans L. Eh 43. Panaratia (Vincetoxicum officinale L. sensu latiori). — Panarati zu e calda e secha in secondo grado; l’ erba manzada conforta la A digestione e desopila el fidigo e la milza e emplastrata suso li E à mamele, resolve le aposteme coagulate per el late mure PIU dea Ro dante; el sucho salda le piage fresche. Panaratia serait-il une corruption du mot Panacea que I trouve dans Cesalpino (De plantis p. 311 et Herb. n. 69)?; ce est peu probable attendu que le Panacea de cet auteur est l'He: racleum Pollinianum Bert., avec lequel la figure du mai Ù scrit n'a aucun rapport; il ne serait cependant pas impossib que cette dénomination de Panacea eût été appliquée à plusi Pi plantes trés différentes entre elles, mais réputées les unes et i S autres pour leurs vertus curati ves. — Pe columbino = Geranium pusillum L. Verso. Podagra lini = Cuscuta Epilinum Veihe; Cesalpino, De pla p. 343. ; — Rowa = Rosa gallica L., flore duplici. vis Fol. 44. Rafano — Cochlearia Armoracia L.; Cesalpino, Herb. n. Ruta salvatiga = Ruta ne p: ? Melo stérile. arso Ructa = Ruta bracteosa DC. Rosmarino == Rosmarinus officinalis L. . 45. Rampozolo = Campanula Rapuneulus L., on trouve dans Ce- salpino (Herb. n. 666) le nom peu différent de Raperonzo ap- pliqué à la même espéce. —— Rubea tinctorum — Rubia tinetorum + plante stérile, figure _ très mediocre. x | Verso. Senavera — Brassica sp. Scolopendria — Seolo eg vilain Sm. radicales; très probablement le P. officinalis L. Palma cristo — Orchis incarnata L.?; Palma cristo dans Ce- salpino (De plantis p. 430 et Herb. n. ip sla Aa: macu- —. lata L. È erso Plantana = Plantago major L. | — Pinpinella = Poterium Sanguisorba L. 47. Sparzo — Asparagus officinalis L — Salvia — Salvia officinalis L., mauvaise Ls : 2 seu viva = Sempervivum tectorum. b. = Passerina hirsuta ba is Sabina altera dans l'herbier lpino (n. 21). vigil cata 5 Ln = Crupina vulgaris. me n d i Semper furens (glose: semper "€ L Pr an D. sylvestris Mill. ? 3 UT : ý Sascifragia = Plinpinell Saxifraga b 49. Saponaria = Lychnis dioica L z — Segregola = Thymelaea arvensis Lam. Satatirron = Orchis mascula bb .. Scordeon = Allium sphaerocephalum Le 50. Trifolio = Trifolium sp. an T. dirne ME , - Solatro = Solanum nigrum dec n | Tabario; Nani inconnue, uu inermi. 942 rina ED. BONNET — Tormentila; plante stérile, figure indéterminable n'ayant aucuné ressemblance avec les Potentilles. M : Fol.51. Taso barbaso (glose; Tasso); plante stérile, figure indétermi- nable avec certitude, mais représentant trés vraisemblablement les feuilles radicales d'un Verbascum ; Tasso barbasso et Tassus barbassus désignent, en effet, dans Cesalpino (Herb. n. 463-466 et De plantis p. 346), les Verbascum. Il y a, dans le manuscrit, - une transposition facile a rectifier; pour concorder avec la fi- gure, le texte et le nom de Tormentilla doivent être remplacés | | par ceux du Taso barbaso et vice versa. — Trifolio acuto = Bryonia alba L. Verso. Tarasaton, Endivia salvaticha = Lactuca Scariola L. Tetrayt — Tragopogon porrifolius L., tràs vraisemblablement. - Fol.52. Viola — Viola odorata L. — Urticha = Urtica membranacea Poir. Verso. Vermicularia — Sedum sp., sect. Seda enin. Kch. Volibile = Calystegia sepium Br. i Fol. 53. Valeriana = Valeriana sp.; parait être une mauvaise seu du. V. officinalis L. Pi — Zinzania = Lolium sp., très mauvaise figure. Verso Zenogeto = Polygonatum officinale All. — Zoncholo = Juncus conglomeratus L. Après les plantes herbacées viennent, comme je l'ai dit, les arbre au nombre de 68 espóces, races ou variétés, mais cette section mérite à peine qu'on s'y arrête en raison de la négligence avec laquelle ces figures ont été peintes; les arbre, groupés par 4 sur chaque page, sont plus conventionnels que réels; ils dérivent tous d'un modèle uniform presentant le même facies et, pour la plupart, le même tronc et le méme feuillage; le nom vernaculaire qui les accompagne, permet seu de déterminer approximativement l'espèce; on y trouve, du reste, des plantes qui n’étaient certainement connues à cette époque, en Italie que par les produits qu’elles fornissaient à la thérapeutique, c’est ainsi qu'on voit représentés sous la forme de grands arbres: la Canne à suc (Zucharo), le Cardamome (Cardamomo), le Cubàbe (Cubeba), ete.; I ÉTUDE SUR DEUX MANUSCRITS MÉDICO-BOTA a dernière page de cette section doit fixer un moment notre attention: entre les quatre arbres qui l’occupent, court et s'enlace un belle figure de Momordica Balsamina L. avec des fruits à divers états; le soin tout particulier et l'exatitude avec lesquelles cette cucurbitacée a été peinte, les propriétés aussi merveilleuses qu’imaginaires, que le texte lui attribue, semblent indiquer que cette figure a été faite d’après na- ture et que la Pomme de Merveille était alors une nouveauté en Italie, et, fait assez remarquable, elle y portait déjà, ainsi que nous l'apprend le manuscrit, le nom de « Momordicha Balzamina » que ne diffóre de à dénomination linnéenne que par des variations orthographiques sans importance. La figure du manuscrit Drake del Castillo est la plus ancienne que je connaisse et elle nous permet de fixer aux environs de l'année 1500 'introduction de la Pomme de Merveille en Italie (!). | De l’Extrait du Tacuin contenu dans le manuscrit acquis par M. | Drake, je dirai peu de chose, le second manuscrit qui me reste à étudier donnant un texte à peu prés complet du Tacuin, va me fornir l’occasion de parler plus amplement de la partie botanique de ce traité. Les mi- iatures, au nombre de 92 qui illustrent l'extrait du Tacuin, dans le lanuscrit Drake, ont, en moyenne, 20 centimètres de hauteur sur 13 ‘/ Z grossièrement exécutées, elles sont centimètres de largeur; bien qu'asse de vue spécial cependant curieuses à plus d'un titre, mais au point de la présente ótude, elles nous fourniront seulement un repóre pour fi r la date approximative du manuscrit ; la plupart des personnages représentés dans ces miniatures, portent le costume de l'époque de uis XII et le style de l'architecture et de l'ameublement est celui de rien du gothique; on peut donc renaissance et ne. conserve plus | entre les années 1498 et 1515 la er, avec assez de vraisemblance, date de ce manuscrit. u we andolle (Origine des () Le Momordica Balsamina n'est mentionné ni par A. 48 er ba 215) cult.) ni par Targioni-Tozzetti (| Cenni storici); suivant Swee Sto . 215), Pomme de Merveille aurait été introduite en Angleterre Teri OT 544 — fuge v p c oM. BONNET Sous la dénomination de Tacuinum sanitatis (1), ou plus simplement de Tacuin, on désigne la version latine d'un résumé d'hygiéne écrit en arabe par Ibn Bothlan, médecin qui florissait à Bagdad vers s milieu | du XI* sidele. 3 L'attention des historiens et des órudits a été recemment rappelée snr ce traité, très estimé au moyen-âge, mais fort oublié aujourd'hui, - par deux savantes études publiées, l'une sur un manuscrit de la Biblio- - thèque Impériale de Vienne par M. Jules von Schlosser (3), l'autre sur un manuscrit de la Bibliothèque nationale de Paris par M. Léopold De- lisle (*). Les deux manuscrits en question, remarquables par la grandeu : et la beauté des miniatures qui les décorent, ont été exécutés, l'un et l'autre, dans l'Haute-Italie, vers la fin du XIV* siècle, pour des familles princières de la région. Laissant complètement de côté le manuscrit de Vienne qui ne m'est connu que par la publication de M. von Schlosser, je m’occuperai seule- ment de celui de la Bibliothéque Nationale, dont j'ai pu faire, gráce à l'obligeanee de MM. les Conservateurs, une étude botanique approfondie. Je donnerai dabord, d'après l'excellente Notice de M. L. Delisle, une brève description du manuscrit de Paris et je la ferai suivre de la li des plantes figurées. Le Tacuin de la Bibliothèque Nationale forme un volume sur par- ET chemin, de format à peu près in 4.°, contenant 103 feuillets; chaque page est occupée par une grande miniature de 25 centimètres de h sur 20 centimétres de large; la première, servant de frontispice, donn un portrait supposé de l’auteur du livre: toutes les autres, soit 205 représentent les plantes alimentaires ou médicinales, les arbres fruit les animaux de chasse et de boucherie, les eaux minérales, les phé mènes météorologiques dans leurs rapports avec la santé de l'homme, enfin les différents actes de la vie e que les anciens médecins nommai AL Transcription latine du ttre original de l'ouvrage: Takouim es sahha, | ent, Assiette de la santé "m In Jahrbuch der Kiunathiorische Sammlungen. des allerhóchsten Ka uses... etc. 1895 (3) In Journal des i 1896, P 518, ; ÉTUDE SUR PEUX RER HONOR TANIQUES , wu WB S percepta, ingesta, excreta, etc.; au dessous de isle tableau, un texte de quelques lignes fait brièvement connaître le nom de l'objet repré- senté, ses propriétés bonnes ou mauvaises, le moyen d'augmenter les pre- mières et de corriger ou de neutraliser les secondes; cà et là quelques - gloses ont été ajoutées à une date posterieure, probablement vers la fin du XV* siècle. Une particularité qui parait commune à tous les manuscrits du Tacuin ornés de miniatures, c'est que l'objet représenté n'est jamais figuré isolé, mais fait toujours partie d'un paysage, d'une scène d'intérieure ou de la vie champêtre, etc.; ainsi présenté, le sujet ne manque pas d'in- térót pour l'arehéologue et l'historien qui y trouvent des détails de costumes, de moeurs, de métiers, mais il en a beaucoup moins aux yeux du naturaliste et du médecin ; souvent en effet, l'artiste a relégué parmi les accessoires ce qui aurait dî faire l'objet principal du tableau cet donné au contraire la première place aux détails de moindre impor- tance ; ; tels sont, par exemple, les tableaux intitulés Ficus siccae (figues sèches), Passulae (raisins secs), Cappari (câpres), Galenga (racine de Galanga), etc., représentant des boutiques d’épiceries, avec marchands et eteurs, mais dans lesquelles les produits en question ne tiennent que fort peu de place; je citerai encore la miniature consacrée à la Scariola, laquelle nous montre seulement deux personages assis Sur un bane et dont Fun retourne dans un saladier une plante verte quel- pour. de telles figures aussi bien que pour y tableaux qui représentent. la manipalation de divers produits végótaux; les miniatures consacrées la culture ou à la récolte des plantes potagères laissent, quelquefois, les-mêmes à désirer parce qu ‘elles ne nous montrent que des plantes tér iles; enfin, les arbres, bien que traités avec assez d'élégance, con- servent néanmoins la forme conventionnelle que nous leurs voyons dans i] peintures de certains primitifs italiens; il me parait évident, du reste, que l'artiste qui a enluminé le Tacuin de la Bibliothéque Nationale, naissait mieux les scónes de la vie seigneuriale ou populaire que vc d'histoire Aaa, et qu'il a peint ses sujets plus souvent 546 — A | RD. BONNET de mémoire que d'aprós nature, peut-être méme a-t-il tout simplement copié, ce qui ne serait pas impossible, les figures d'un autre manuscrit; nous ne devons pas oublier non plus, que le texte primitif de ce traité d'hygióne était rédigé en arabe, c'est à dire pour des orientaux, et que le traducteur, probablement un médecin juif, a laissé subsister dans sa version des passages qui ne pouvaient convenir aux peuples d'occident; c'est ainsi qu'on remarque dans le manuscrit de Paris, parmi les ani- maux de boucherie, le chameau (Camelus Dromedarius) dont la chair d n'a jamais été, en Italie, employée à l'alimentation. Les chapitres du Tacuin étant disposés sans aucun ordre apparent, je les ai groupés dans la liste suivante en: Céréales, Légumes et plantes potagéres, Plante médicinales, arbres fruitiers, ete.; à cótó du nom de chaque espèce, j'ai cité la page du manuscrit pour permettre au lecteur, en retrouvant facilement la figure originale, de contrôler mes détermi- nations. I. — CÉRÉALES. Furmentum (fol. 46 verso) = Triticum turgidum L. Siligo (47 et 102 verso) = Secale cereale L., figure médiocre; le premier tableau représente le battage et le second la moisson du Bigot = Ordium (47 verso) = Hordeum vulgare L. : Rizon (48) = Oryza sativa L., figure très médiocre; suivant Tar- gioni-Tozzetti (Cenni storici p. 22 et 315), le Riz n'a pas été cultivé - en Italie avant le X V* siècle, et il n'y était alors connu que comme denrée étrangère, apportée par le commerce avec d’autres produits exotiques ; d’après le même auteur, la figure du Riz dans le Liber de simplicibus | de Benedetto Rinio (1415) serait tout à fait fantaisiste; la figure du ma- nuscrit de Paris, bien qu'assez défecteuse, a cependant quelques analogies avec le Riz; du reste, puisque cette céréale, faisait, bien antérieur ment à cette époque, l'objet d'un commerce assez important en Italie, il ne serait pas impossible que quelques amateurs en eussent semé dans | leurs jardin, à titre de curiosité. Spelta (48 verso) — Triticum Spelta L. Milium (62 verso) = Panicum miliaceum L. nie (53; plate) pes Setaria ia 5 d : Melega, id est Niger, id est Malabrum (53 verso) — Andropogon Sor- ghum Brot., forme à caryopses violacés. Camamille (80 verso); Corruption de Canna mellis, nom qui désignait la Canne à sucre; figure fietive n'ayant aucune ressemblance avec le Saccharum officinarum L. II. — LÉGUMES ET HERBES POTAGÈRES. Porra (24) = Allium Porrum L. Cepe (24 verso) = Allium Cepa bs race d'oignons à bulbe assez grosse, nche et un peu allongée. Melongiane (25 verso; glose: sunt parva poma insipida) — Solanum elongena L.; c'est l'aubergine violette, longue, trós reconnaissable à forme et à sa couleur, notamment dans le fruit isolé que l'un des ersonnages du tableau, une dame noble, tient à la main; en outre, l'ar- tiste qui évidemment connaissait l'aubergine, mais non la plante elle- ême, a représenté, entre les deux personnages qui sont au premier an de la miniature, un grand arbre rassemblant à un pommier qui rte, en guise de fruits, des aubergines au lieu de Pommes. Suivant argioni-Tozzetti (Cenni storici p. 40), la eulture de l'aubergine serait date peu ancienne en Toscane et, en tout cas, postérieure à la dé- uverte de l'Amérique; A. de Candolle (Origine des pl. cult., p. 229) t que Mang. très La SEA de Pops a été vers l'Afrique avant le moyen-âge. La figure du manuscrit de ani» prouver que le fem da nias était connu, dès la fin r les vaisseaux gênois, Pisans ou Vénitiens qui allaient trafiquer sur Côtes de Barbarie et d'Egypte. Sparagus (26) = Asparagus officinalis L., figure médiocre. Spinachie (26 Bec — Spinacia oleracea L.; plante stérile. Blete (97). = Beta Cicla L., plante stérile, réduite aux feuilles ra- Ba ee ru RO BONNET Caules (27 verso) = Brassica oleracea L.; c'est un chou cavalier qui monte sans pommer, et dont on détache, une à une, les feuille de la tige. _ Apium (28 vane, figure indéterminable, probablement l'Apium gu veolens L. Caules id est Verze (29) — Brassica oleracea L., autre race de chou ' cavalier que le peintre a représentée d’une taille gigantesque. Pastinace (34 verso) = Pastinaca sativa L.? 3 Ciserchia (36); plante stérile, figure douteuse, probablement le La- | thyrus Cicera L. 5 Cucurbite (86 verso) = Cucurbita moschata Duch. var., c'est la Courge pleine de Naples ou Courge d'Afrique. Teratufulus (39 verso; glose: sunt boleti); comme le fait remarquer fort justement la glose, ce sont en effet des bolets ou des agaries, mais - non des tubéracés; il y a dans le manuscrit de Paris une erreur que Er l’examen du manuscrit appartenant à M. Drake del Castillo permet de rectifier; dans ce dernier, j'ai noté (fol. 71 verso) deux miniatures, l'une - 4 représentant une scène très analogue à celle du manuscrit de Paris est. intitulée: Fungi, l’autre, qui n'existe pas dans le Tacuin de la Biblio- thèque Nationale, a pour titre: Tartefule et nous montre la recherche et la récolte des Truffes, dont les unes sont blanches et les autres noire | Ravani (42; glose: Rafanus) = Raphanus sativus L., race ressemblant beaucoup à la Rave blanche ou Ramolaccio bianco. Rape (42 verso) — Brassica Napus L. var., navet blanc, rond. Napones (43) = Brassica Napus L. var., navet noir, long. | Cicera (43 verso) = Cicer arietinum L. | ‘’1‘abe (44) = Faba vulgaris Mill, figure peu exacte quant à la forme | Et des fleurs et des feuilles, celles-ci sont simples unifolioliés. — Faxiola (44 verso; glose: Fasioli habent similitudinem Fabe sed. D ` biores sunt et sunt ventosi) Cette miniature représente la cucillette des Faxiola ou Fasioli; s'il est difficile de savoir exactement quelle est la plante figurée dans ce tableau, on peut affirmer que ce n'est point notre Haricot; nous y voyons, en effet, une légumineuse eul- tivé en plein champ, à tige robuste, dressée, complètement dépourvue de vrilles, avec de grosses gousses épaisses et allongées, les feuilles sc T | ÉTUDE SUR DEUX MANUSCR simples, unifoliolées, suborbiculaires, assez grandes; enfin, il existe une ertaine analogie entre les faxiola et les fabe de la miniature précé- dente; je pense done qu'il s'agit d'une race particulière de fève; peut ‘être même tout simplement de la fève de marais. Il ne me paraît pas ‚possible de raprocher les faxiola des Doliques et encore moins des pois ‘avec lesquels la figure du Tacuin n'a aucun rapport. On s'étonnera peut être que le pois, si anciennement connu en.Italie, ne soit pas men- - onné dans ce manuscrit, mais il ne faut pas oblier que le Tacuin est l'œuvre d'un médecin arabe et que les arabes du moyen-fige ne culti- jent pas le pois auquel ils substituaient, dans l'alimentation, la Cicer rietinum. io | Lentes (45) — Lens esculenta Moench. Lupini (45 verso) = Lupinus albus L. III. — CONDIMENTS ET SALADES. Rucula (21 verso; glose: Cicla ; le Tacuin de la Bibliothéque impériale le Vienne donne: Eruca vel Nasturtium); plante stérile, n'ayant de emblance ni avec l'Eruca sativa, ni avec le Beta Cicla. Sinapis (23); figure grotesque qui ne rappelle en rien la Moutarde. Anisum (23 verso) = Pimpinella Anisum L.? Alea (25) = Allium sativum L.; figure très médiocre. pus Lactuca (28); plante stérile, c'est très probablement une laitue qui ne mmait pas et dont on détachait les feuilles, ainsi que nous le montre miniature. Petrosilium (31) = Petroselinum sativum Hoffm.? Coriandrum (31 verso); figure fietive. Salvia (34); figure fictive. a | | Anetum (40 verso) — Ammi Visnaga Lam.? Feniculum (11) = Foeniculum officinale All.? ~ da racine de la plante tandis que l'autre en suce un morceau. dv. Ei - PrawrES MÉDICINALES, AROMATIQUES, ETC. Bachas lauri 20). = Laurus nobilis L., fructifère. Mirtus (20 verso) — Myrtus communis L. 3 — Herba piretri (21; plante stérile; probablement | s oim Pyre- thrüm Link. | Basilici gariofolati (20) et Basilicum gariofolatum (84 verso); “o stérile; probablement une variété de l'Ocymum minus L. que l'on trouv également figurée, sous le même nom, dans le manuscrit de Benedetto Rinio (Cf. Targioni-Tozzetti, Cenni storici, p. 82). : Basilici citrati (22 verso); plante stérile; Ocymum Basilieum L. = Isopus (29 verso) = Hyssopus officinalis L., plante stérile. Majorana (30) = Origanum Majorana L.? plante stérile. Menta (30 verso) = Mentha piperita L.? plante stérile. Ruta (32); plante stérile; la forme des feuilles semble indiquer qu "il sagit du Ruta graveolens L n Livisticum (32 verso); la figure représente une plante prati : Houblon (Humulus Lupulus L.). UT Marubium (33; glose: Prassium) ; la figure représente t une plante è | site mais buissonnante et assez élevée, ce n'est pas un Marrube mais plutôt le Prasium majus L. Absintium (33 verso) — Artemisia absintium Ls d' 2 les fosse la figure représentant une plante sans fleurs. — b Liquirita (41 verso) = Glycyrrhiza glabra L.? la miniature re sente une plante stérile avec, à côté, deux enfants dont l'une - arra | Rowe (83; glose: Rose) = Rosier à fleurs doubles, de couleur rose le. Viole 89 (verso) = Viola odorata L.? trés mauvaise sn 2 Lilia (84) = Lilium candidum, L., bonne figure. Fructus Mandragore; figure absolument fantaisiste. Vi Frurrs DIVERS; ARBRES FRUITIERS. n Melones dulces (37) = Citrullus vulgaris Schrad. , dien d'eau ou Ficus sd verso) = Ficus Carica L., c’est la iris violette. ve (2) Vitis vinifera L., a fruits violacés. ` Persica (3 verso) — Persica vulgaris Mill., pêcher plein vent. Pruna (4) — Prunus domestica L., race à vies gros, allongés et | iolacés rappellant le gros Damas violet. == Pus communis L,iln ‘ost pas possible è ds. recon- Granata dulcia (5) — Puniea Granatum L. Granata acetosa (5 verso) = Punica Granatum a L., cett o fgur ne re pas sensiblement-de la` précédente. . Io | Cetonia (6; glose: Coctana); = Cydonia vulgaris Pers, la forme i fruits est peu apunte: et. omis a une ms qu'un Malla duleia (6 ide alii communis bo o: Malla acetosa (7) = Malus acerba. Mér.?, h cotte fer n ne diffère do: | édente que par ? dimension. des fruits. — i Er j ronaca (7 verso) = . Armeniaca ogg Lam. icomori (8); figure five. —— ; | espula (8 verso; le Tacuin de Vienne doge: Hog) figure fie- mblance avec le Mespilus germanica L. = Cerasa); . Cerasus Duracina DC. Cerasus Caproniana - Dc? cette xc 1. gus tive, n ‘ayant aucune resse Cerexa dulcia (9; glose = xa acetosa (9 verso) = t diffère pas laco de la Se, minable si le mot Festuce, corruption de l'arabe: Festoq ou Fousi ; n’indiquait qu'il s'agit du Pistachier (Pistacia vera Bi Ro Pa È ý eo Y ; P D AE na AU iwi = AR ED. BONNET . Amigdale amare (10) et "Amigdale dulces (10 verso) = Amygdalus . communis L., les deux arbres ne diffèrent pas lun de lautre. x Castanee (11) = Castanea sativa Mill., bonne figure. Nucelle (11 verso) = Corylus Avellana L., bonne figure. Nuces (12) = Juglans regia L., figure reconnaissable mais d’exécution assez médiocre. Nuces indie (12 verso); par la forme et par la grosseur, les fruits rap- - pellent assez bien ceux du Cocos nucifera L., mais l'arbre lui-même est. absolument fictif. Jujube (13) — Zizyphus vulgaris Lam. Carubeas (13 verso; glose: Panis Sancti Johannis) = Ceratonia Si- liqua L. ri: Pinee (14) = Pinus Pinea L. | Nlive (14 verso) = Olea europaea L., figure médiocre. Citra (15 verso) = Citrus medica vulgaris Risso, Cédratier ordinaire. Cephalones id est Dactili (16) — Phoenix dactylifera L., la figure parait n'avoir pas été terminée. 4 Musa (17; glose: sunt poma valde dulcia sicut. zuccarum); larbre | a bien le port et l'aspect d'un Bananier (Musa sp.), mais les fruits, n formes de grosses pommes, sont tout à fait fictifs; d'aprés cette mi niature il semblerait que la banane était inconnue en Italie à la fin du XIV* siècle, mais que le bananier avait pu être introduit dans quelques jardins, à titre de curiosité ou comme plante d'ornement. - Rutab id est Dactilus (17 verso); il s'agit probablement d'une en partieuliére de Phoenix dactylifera L. que le dessinateur ne connai pas; l'arbre qu'il à représenté est bien un dattier, mais les dattes, lieu d'étre disposées en régime, sont solitaires et portées chacune sur un long pédoneule. : D Limoni (18) — Citrus Limanli vulgaris Risso, Limonier ordinai Citroni (18 verso) — Citrus Aurantium melitense Risso, Arancio di Malta sanguigno. Festuce (19); l'arbre représenté dans cette eta serait indéte VI. — PLANTES DIVERSES. ; M. L. Delisle donne du tableau (71 verso) intitulé Anates et Anseres, la description suivante : « Oies et canards nageant sur une rivière aux — — E (d bords. fleuris »; j'ajouterai que parmi les plantes. qui croissent au bord a rivière on reconnaît très facilement la Massotte ( Typha oa, Lj et la Fléchière ( Sagittaria siia, Le Notizie ADDENDA AD FLORAM ITALICAM Nota di specie e varietà nuove pel Veneto e PRENNE n Padovano. Presento alcuni risultati di mie erborazioni nel Veneto e in principal luogo ne) Padovano, intraprese già fin dal 1895 e condotte — salvo negli ultimi anni — più che altro, a scopo scolastico, cioè durante le escursioni cogli alunni, che facevo | ad illustrazione del mio insegnamento di Storia Naturale nell’. Istituto Teenie di Padova. provincie; soltanto alcune sono piante. rare, di cui confermo l'esistenza o segna) località particolari. = Per i nomi specifici e Dondinamanto catia ho seguito la Flora m | dell’Arcangeli (2.2 ediz., 1894). POACEAE. ib Phleum pratense L. var. nodosum E Tortas diari Bizzozzero. - perta da G. Bizzozzero a Montegrotto nei Colli Euganei (!) e da me tr successivamente, sul Monte Sieva parimenti negli Euganei. 2. Digitaria glabra R. et S. (Panicum glabrum Gaud.). — A Levigliano Euganei, (1888) e nelle radure del bosco La Rotta presso Corte ( 1897); nt pel Padovano e Veneziano. 3. Eleusine indica Gaertn. — A Padova pem vie e piazze, a Volta del Si presso Padova, ecc., da me raccolta la prima ees nel luglio del 1880. «8 a. BrizozzmRo, Seconda aggiunta alla Flora veneta (Atti del R.I t ‘heto di Scienze, Lettere ed Arti, 1889). A N NAJADACEAE. 4. E Pug plantagineus Ducroz, — | Fosse e risaie a Torre di Zuino nel Friuli (1887). * ur qe Elodea canadensis Michx. = Ho trovato questa pianta. (su cui vedi nota del | dott. A. Fiori in Malpighia 1895) fin dal 1891 nei fossi di Padova e dintorni. LILIACEAE. (6 Lilium Martagon L. — Questa pianta di montagna cresce in pianura nelle . boscaglie di Torre di Zuino (Friuli inferiore). T. “Allium Ampeloprasum L. — Da me raccolta ripetutamente; dal 1888 in poi, . lungo le strade, presso le: siepi e sui margini dei campi in M. Ricco, Costa — d'Arquà, M. Boldù di Teolo (Colli Euganei), nella quale ultima località fu anche veduta dai dott. G. B. De Toni e G. Paoletti nel 1890 (* ; nuova per Padova. | CONMELINACEAE. x } aan Commelina c communis iL a: Pre, Farra si lig ne Trivigiano (raccolta . dal Pre | 'G. B. Salvioni nel 1891 « e 1802). e AU. QUERCACEAR.. Pie neo L a Fianchi settentrionali. del M. Venda He dei Colli. Euganei, alto 609 1 m. 1. sul mare); non Canoa iod Padovano nel pegate De i; m x ; 2e. av cud i 7 7 7 er Acalypia depict LA - vw van a copiosimente fin dal 1885 a Padova, — | così in città per le vie e negli orti, coine nei dintorni, lungo le strade gon | pestri ed i fossi; l'ho rinvenuta anche à Noventa Padovana ed a Stra. Ri- une sia molto ze comune di eas si indica ordinariamente; ma forse ) a B. ik Toni e G. PA Hia Elenco de pini raccolte in una gita da ad Abano es Tool Po 1890). ++ sfugge talvolta per l'aspetto, che a qualche distanza la fa confondere colla comune parietaria, accanto alla quale essa cresce. 11. Euphorbia nicaeensis All. — Presso Farra di Soligo nel Trivigiano, per la qual regione sarebbe nuova (raccolta dal prof. G. B. Salvioni). = POLYGONACEAE. ‚12. Polygonum mite Schrk. — Festo presso Porta S. Giovanni a Padova ( 1888); nuova pel Padovano. AMARANTACEAE. 13. Amarantus albus L. — Presso la ferrovia a Padova (1889); nuovo pel Pa- dovano. CHENOPODIACEAE. 14. Chenopodium opulifolium Schrad. — A Padova, segnatamente sui bastioni : nuova per la provincia. RANUNCULACEAE. presso Plon; nuova pel Y Vasa & PAPAVERACEAE. | 16. Papaver Rhoeas L. var. moe J. — Qua e là nel Padovano. BRASSICACEAE. E Nasturtium sylvestre R. Br. var. anceps DO, — dui aka specie e m Padovano. a 18. Sisymbrium Loeselii L. — A Padova sui bastioni. Io) Osservo che su quel piccolo rialzo, dal quale scaturiscono le celebri : * ue termali, a e piante onako pra certa tendenza al es E zd nanismo: Sani 19. fini arvensis L. var. villosa Mér. — Ibideri. 20. Diplotaxis muralis DC. — Comunissima anche nel Pulonas, per la quale i regione è dimenticata nel Catalogo De Visiani e Saccardo. 21. Rapistrum rugosum All. var. glabrum Host. — Comune con la specie nel Padovano. DIANTHACEAE. — | tutamente in quale A dal 1888. & MALVACEAE. 3. Althaea taurinensis DC. — Nelle siepi e lungo i fossi, inselvatichita, nei din- torni di Padova (ad es. nella traversa fra la strada da P. Codalunga a P. Portello e la ferrovia) dove io l'ho raccolta per la prima volta nell’ agosto del 1889 ed ultimamente nel settembre del 1897. BORRAGINACEAE. Myosotis palustris With. var. strigulosa Metk. — Nei fossi presso Padova. — | SCROPHULARIACEAE. 25. Ton PR L We: ee = Qua e là con la specie nel Pado- Sema vr Li — Dr Prono i sa del M Venda (maggio 1894). LAMIACEAE. viridis L. — | Juselsatichita “ Padovano. Thymus Chamaedrys Fr. (T. Serpyllum L. var. montana W. et Ki). — Monte Bis, Arquà Petrarca, ed altre località dei Colli Euganei. : 99. Satureja hortensis L. — Inselvatichita, qua e là nel Padovano. Salvia verticillata L. — Per questa specie abbastanza rara, segnatamente nel Padovano, segnalo come località i bastioni di Padova (presso P. Savonarola). aleopsis Tetrahit I cantone Bess. — Con la specie in molte località chè la var. cuganeum Vis. SAPINDACEAE. 33. Acer Vas L. — Inselvatichito nelle siepi del Padovano e del Vaste dove l'ho raccolto sin epifito sulle capitozze (Strà, settembre 1897). PHASEOLACEAE. | pei quali era indicato soltanto c mina Mill. 35. Melilotus macrorrhiza Pers. — Nuova pel Veneziano; l'ho raccolta nel > sco di Chirignago presso Mestre (ottobre 1897). 36. Trifolium rubens L. var. villosum Bert. — M. Oliveto nei CUR Euganei presso Battaglia). _ 37. Amorpha fruticosa L. — -lnpalvatichite nelle siepi e à fiumi e canali nel Padovano e nel ` Nebuzioo, dove è chiamata volgarmente gora. —- 38. Vicia grandiflora Scop. var. sordida W. et K. — Per questa varietà già dicata nel Padovano da Trevisan, sue come località il M. Macs gli Euganei, à E | APIACEAE. fo ossi dalle, risaie a ia di Zuino (1887). | CAMPANULACEAE, . mt 6 Vie; n nuova pel Nice, ASTERACEAE. Battaglia presso la ferrovia. _ Rudbeckia laciniata L. — Nei ap e lungo i fossi a Vigonovo i in. n cia asd voas ed annunziata da G. Ba (loc: cit ‘confermo l'esistenza nei Colli Eu- ganei, dove io pure l'ho raccolta sul M. Rua. 44. Dichrocephala sonchifolia DC. — Questa specie, nuova. pel Veneto e già pub- blicata da A. Fiori (ERRE 1895), fu Sosia x nei SE di Padova nel 1894, 45. Tragopogon porrifolius L. — bos itii nel Padovano , dove r ho trovata eran sul M. Alto nei Colli da Brescia, gennaio 1898. den Prof: UsoLino Ugolini. . Piccola ; Cronaca | —— O la mon dei botanici d: e Luvi CH Bruxelles sto ia e viaggiatore), R. BRENDEL di Berlino (inv entore e PANIS UN noti nodelli di fiori), J. BATEMAN, © e A. ZIMMETER. di Innsbruck. - Il 24 Gennaio passato. il Prof. FERD. Conn di Breslavia ebbe ovazioni ad [a : ài concittadini, colleghi, allievi e da tutti i i naturalisti in occasione del 70.%° à ‘natalizio. Poche settimane one aveva già festeggiato il 50. mo ‘enniver- io della sua laurea SR . . . . . . . . H . LI . . . H E D . . ~ tribuzione. — Osservazioni sulla Puccinia Lojkaiana Thuem e Casoni V. Aggiunte alla Flora Parmense . . . . . . . Mediterranea (con Tav A r Ep. Etude sur deux manuscri Italie aux XIVe et xve siècles . LA G. e Saccarno P A. Enumerazione dei Fanghi della | Val. sesia SES n 1s . . . . PMSS ee . . . = . DINTER K. Notératio Voti dall Sira rie Fidivgle , : GaneLLI L. Sopra un caso assai interessante di Sinfisi dx . . NEWTON F. W. Osservazioni sulla Medicago Echinus . Nicorra L. Sul calendario m Flora dell Altipiano Sassarese . . , * . . . . E Tuc VUN: u PARATORE E. Sulla presenza di un fascetto legnoso soprannumerario ; in una radice secondaria di Dolichos melanophthalmus Pexzıs 0. Onoranze a Marcello Malpighi (con Tav. IX) . . . . . .— Amallospora, nuovo genere di Tuberculariee (con Tas. KIS — et Saccarno P. A. Diagnoses fungorum novorum in sire Java collectorum, series prima a dg : — et Saccarpo P. A. Diagnoses fungorum novorum in insula Java collectorum, series secunda . . _ Poma C. Le Orchidee, del Messico . À Baccano D. Sulla Volutella ciliata Fr. Ricerche intorno al suo Valais Li r . . . * . . {con Tav. VI bis). DO Rassegne. Bondi E Introduzione alla Storia della Farin in talia — Ernira t e Laurent E. Planches de Physiologie végétale È | Woroni M. und Nawascums Ss. Selerotinia Hottes. 2d à Notizie Addenda ad F or. Mal). PR E M. Specie nuove e località nuove ^i specie già note della : . . . x a Flora di Parenzo in Istria. A ULT UdoLINI U. Nota di specie e venen nuove del Veneto e but, pel Padovano Re | Piccola Cronaca . 124, o. 468, È li Ant zi saranno corrisposte 100 copie esträtte na periodico, T5 gio ni Buscai ONE: Sopra: un caso rarissimo di incaps Lucio li d'amido. ticino al Prof. Luigi Macehiati - 3 guisa en v tlie a aux. xiv et xv ARIS * e e varietà nuove pel