RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA i REDATTA DA O. PENZIG Próf. all’ Università di Genova R. PIROTTA Anno XIII, Fasc. LIL GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO Tav. FI & Tar Xi, MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. CIMINAGO Prof. all’ Università di Roma i © MALPIGHIA ^3 Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche. Morfologia della cellula — Dott. O. Kruca (R Istituto Botanico di Roma). .. Istiologia ‘ed Anatomia comparata — Prof. R. Porra (R. Istituto Botanico di Roma). Trattati — Prof. O. Marrinoro (R. Museo di Storia Nat di Firenze). Organografia, Organogenia, Terntologia — Prof. ©. Pexzıc (R. Orto Botanico di Genova). . Fisiologia — Prof. R. PIROTTA. Tecnica microscopica — Prof. A. Pon (R. Istituto Tecnico di Piacenza). Patologia — Dott. U. Brızı (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). Biologia — Prof. A. Borzi. “Fitopaleontologia — Ing. Crerici (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccanpo (R. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale — Prof. R. F. Sorra (I. R. Istituto Tecnico, Trieste). Botanica medica — Prof. C. Averra (R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — C; Sprexcer (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d'Italia — Sr. Sommier (Lungarno Corsini 2, Firenze). Pteridofiti — Dott. A. Baromi (R. Istituto Bereich, Roma), Muscinee — Dott. U. Brizi. Epatiche — Prof. C. MassaLonso (Univ. di Fiale) Licheni — Dott. A. Jarra (Ruvo di Puglia). Funghi (Sistematica) — Prof. È A. Saccarpo (R. Orto Botanico di Padova). Funghi (Biologia e Morfologia) — Prof. O. Marrinoro. Alghe marine — Prof. A. Piccone (25 Via Caffaro, Genova). Alghe d acqua dolce — Prof. A. Born — (R. Orto Botanico di Palermo). Bacteriologia — Dott. L. Bvscatioxt (R. Istituto. Botanico di Roma). è stampato nelle loro memorie originali. P a Signori Autori sono responsabili di quante È è MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG R. PIROTTA Prof, all’ Università di Genova Prof. all Università di Roma ANNO XIII — VOLUME XIII MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO © MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA >. PENZIG R. PIROTTA Prof. all’ Università di Genova Prof. all’ Università di Roma ANNO XIII — VOLUME XIII MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1899. Mo. Bot. Garden, 1901. LUIGI BUSCALIONI E Sopra un nuovo caso di incapsulamento dei granuli di amido. (Tav. I). Nell'anno 1896 io segnalavo l'esistenza, nel tegumento seminale della Vicia Narbonensis, di speciali granuli amilacei, i quali presentano la proprietà di circondarsi di una capsula di natura mucilagginosa, pro- | veniente da una particolare metamorfosi regressiva, o per meglio dire, da un processo di sdoppiamento eui andava incontro il citoplasma con- tenuto negli elementi dello spermoderma (!). Il fenomeno da me osservato ha costituito fino ad ora un fatto unico ù che singolare nel campo dell’istologia vegetale, poichè, per quanto o mi sappia, d’ allora in poi nuovi easi di incapsulamento dei granuli d’amido non vennero più segnalati. Egli è quindi non del tutto privo | di interesse il riportare qui un nuovo esempio in proposito, che io ho | riscontrato in un esemplare di Juncus tenuis coltivato nel giardino ‘annesso all’ Istituto Botanico dell’ Università di Roma. Oceupandomi da alcuni anni assieme al Chiar. prof. R. Pirotta, del- anatomia delle radici delle Monocotiledoni, mi venne fatto di sezio- nare parecchie radici di differenti specie di Juncus. In uno di questi, e I recisamente nel J. tenuis, trovai che la corteccia costituita, in sezione ersale (fig. 1), da parecchi piani di elementi disposti irregolarmente serie concentriche, bruni all’esterno, ispessiti invece ad U (Endoder- ) al limite del cilindro centrale, presentava qua e colà dut am- massi di granulazioni amilacee. La raccolta amilacea era variamente distribuita, poichè, accanto a cellule riccamente fornite di granuli, ve ne erano molte altre assai po- ere od anco del tutto sfornite di amido (fig. 1). t) Sopra un caso rarissimo di incapsulamento dei granuli d’ amido. Mai. , Anno X, 1896, Le granulazioni amilacee erano di due sorta. Le une presentavan sotto forma di piccoli granuli irregolarmente poliedriei a spigoli più ò meno acuti, od anco sotto quella di grossi corpi più o meno arrotondati; le altre invece erano rappresentate dai così detti granuli d'amido com- posti, costituiti da 10-20 granuli elementari della forma e delle dimen- ; sioni di quelli semplici (fig. 1 A e B). Nelle sezioni longitudinali delle radici adulte si notava che le cel- lule più ricche di granulazioni amilacee erano per lo più disposte in fila od in ammassi (fig. 2 B). Talune poi di siffatte cellule presenta- vano solo delle granulazioni semplici, altre invece erano fornite delle due sorta di granuli, sebbene quelli composti fossero in numero relati- vamente minore (fig. 2 C), mentre infine soltanto pochi elementi conte nevano quasi esclusivamente delle granulazioni composte. Queste ultime erano invece assai frequenti in quelle cellule nelle quali l’ amido era pressochè scomparso (fig. 2 A). | Per quanto riguarda la forma degli elementi amiliferi della es diró soltanto che essi si mostravano irregolarmente arrotondati nelle se- zioni trasversali, allungati e poligonali o rettangolari in quelle longi- tudinali, oltre a ciò essi delimitavano dei meati intercellulari che appa rivano di una certa dimensione unicamente nelle sezioni trasverse del radici, mentre in quelle longitudinali erano piccoli triangolari localiz- zati, di preferenza, in corrispondenza degli angoli. Nelle cellule ricche di amido l'osservazione microscopica non rilevava alcunchè di anormale; all’ opposto permetteva di riconoscere che in. quelle povere di granulazioni i granuli d’ amido, ma più specialmente - quelli di grandi dimensioni e composti, erano circondati da un alone di sostanza avente un indice di rifrazione ben poco differente e molto . distinguibile nei preparati esaminati semplicemente in acqua. Anch | piccole granulazioni semplici mostravano talora di essere involucrate - | anche qui il fenomeno era soltanto reperibile. nelle cellule a scarso con. | tenuto amilaceo. | Dall’ esame che ho potuto fare di un gran nümero di oen ho potuto convincermi che le cellule a granuli amilacei incapsulati erano pressochè uniformemente distribuite in tutto l’ ambito della cortece - UN NUOVO CASO DI INCAPSULAMENTO DEI GRANULI DI AMIDO 5 fatta eccezione per l'eudodermide e forse per gli strati suberosi più esterni. La quantità degli elementi che presentano lo stesso fenomeno era straordinariamente variabile da una radice all’altra, potendo rinve- nirsi talora l'assoluta mancanza di amido, oppure, all'opposto, incontrarsi venti o trenta cellule a granuli incapsulati per ogni sezione longitudi- nale di discrete dimensioni. Le capsule periamilacee avevano differente forma e struttura. Talora esse apparivano, in sezione ottica, quali anelli regolari di aspetto omo- | geneo e strettamente addossati al racchiuso granulo d'amido (fig. 2 A, 6 e 7). In altri casi invece esse mostravano un contorno frangiato, quasi rivestito di un capillizio (fig. 9 A), oppure circondavano il gra- . nulo d'amido a distanza, come una veste un po’ larga (fig. 8). Io ri- tengo che, in quest’ultimo caso, doveva aver avuto luogo la dissoluzione parziale del granulo incarcerato, il che veniva pur confermato dal fatto e entro siffatte capsule si notava talora sol più delle minute granu- sion! indipendenti le une dalle altre ed in scarso numero. La massa della capsula presentava diverso spessore, a seconda dei casi. Molto spesso questa costituiva solamente un delicato velo; altre volte invece formava un robusto accumulo. Noterò ancora che in molti casi lo spessore non era uniforme, ma all’opposto si mostrava più ac- centuato da un lato del granulo che dall’altro. Qualche volta poi ho persino potuto vedere delle capsule foggiate a C, vale a dire non com- letamente chiuse, il che dimostrava che la sostanza particolare di cui | constano si era formata solo da un lato del granulo (fig. 3 e 11 B). elle capsule molto ispessite ho rinvenuto con una certa frequenza raterelli di differente rifrangenza, i quali, per altro, erano disposti sì disordinatamente da non permettere di rilevare traccia di una truttura stratificata quale è propria di molte membrane cellulari. Le capsule per lo più aderivano ad uno dei lati maggiori (fig. 2 À, e 9) della cellula; più di rado si trovavano incuneate in un angolo alla rispettiva capsula, occupava il mezzo della cellula, pur rimanendo ttaccato alle pareti della stessa per mezzo di un peduncolo più o meno go, bitorzoluto, il quale, poi, spesso nella sua parte assile mostrava della stessa. Molte volte ho notato che il granulo d’amido, circondato rifrangenza assai debole, od anco si presentava canalicolato (fig. 1 C,4 Ae B e 6) Fra le particolarità maggiormente degne di nota debbo ancor ricor- dare che qua e colà sulle cellule ho pure trovato degli ammassi si- mili per forma e struttura alle capsule i quali aderendo alle pareti pro- trudevano nel lume cellulare senza presentare, per altro, nel loro in- terno traccia aleuna di amido (fig. 11 A). Solo in qualehe rara circo- A stanza mostravano ancora un piccolo corpicciuolo incluso, di aspetto : : quasi cristallino, ehe trattato con soluzione jodiea dava una debole od incerta reazione delle sostanze amilacee (fig. 10). Non infrequentemente infine ho pure veduto degli ammassi di gra- nulazioni amilacee semplici, i quali erano eireondati da una capsula i più o meno completamente sviluppata (fig. 5 B). Qualche volta tali am- I massi erano debolmente colorati in giallo da un pigmento probabilmente di natura tannica. Le molteplici reazioni alle quali io sottoposi le capsule ed i r chiusi granuli d' amido mi hanno dato i seguenti risultati: À 1° Soluzione acquosa di jodio. Colora i granuli d’amido nel modo solito, mentre lascia incolore le capsule o le tinge leggermente in giallo-verdastro. 2° Clorojoduro di zinco. Si comporta, poco su poco giù. come i reattivo precedente per quanto almeno concerne le colorazioni che de- . termina. Saggiato, dopo l'azione dell’acqua di Javelle, molte volte ri- soi gonfia lentamente i granuli d'amido i quali finiscono per fuoruseire con una certa violenza dalla capsula che a sua volta rigonfia pure e si rende meno distinta. i 3.° Bleu di anilina in soluzione acquosa. Colora in bel bleu cel i le capsule, e la colorazione diventa particolarmente evidente se si avuto previamente cura di agiata le sezioni all'acqua di Javelle pochi minuti. Il reattivo ha l inconveniente di precipitare talora nell’ interno delle cellule, sotto forma di piccoli cristalli, i quali però d’ ordinario dopo : pò di tempo si disciolgono wa glicerina che si adopera per mon : Sie 7 Sotto l’azione del bleu di anilina non tutte le capsule si colorano in modo uguale, ma all’ opposto alcune rimangono quasi incolore: oltre a ciò si nota che talune cellule contengono degli ammassi diffusi di una sostanza che fissa pure energicamente il colore in questione. Facendo agire l’uno dopo l’altro il jodio ed il bleu di anilina si pos- sono ottenere delle doppie colorazioni particolarmente istruttive. 4° Ematossilina. Colora le capsule debolmente od anco non le co- lora affatto. Se al reattivo si fa seguire l'azione dell allume di ferro ammoniacale in soluzione al 2 0/,, si può riconoscere che tanto nelle cel- lule a granuli d’amido incapsulati quanto in quelle riccamente amili- fere vi hanno ancora scarsissimi residui plasmiei ed un piccolo nucleo contenente uno o due nucleoli quasi puntiformi. Il nucleo delle cellule | amilifere sta racchiuso in mezzo ai granuli d'amido che lo deformano e lo rendono poco distinto; quello invece degli elementi forniti di capsula aderisce quasi sempre a quest’ ultima. 5.° Bruno di Bismarck. Colora in giallo-bruno tanto le capsule che le membrane cellulari ed i residui plasmici. 6.° Eosina. Lascia incolore le capsule, mentre si fissa sugli scarsì residui plasmici che alle stesse aderiscono. 7.° Sudan III. Questo nuovo reattivo che io, pel primo, ho proposto per la ricerca dei grassi, degli oli, delle resine, della suberina e cu- tina (!), non determina la colorazione delle capsule, per cui queste non mostrano traccia delle sostanze sopra citate. 8.° Bleu di metilene. Colora in modo uniforme le capsule e le mem- brane delle cellule corticali sia che venga applicato da solo che in unione d acqua di Javelle. . 9. Rosso di Congo. Si comporta come il reattivo precedente per quanto riguarda le pareti delle cellule; esso però colora alquanto più intensamente le capsule che spiccano perciò sulle altre membrane. 10.° Nigrosina. Colora debolmente le capsule, mentre si fissa un pò più energicamente sulle membrane cellulari. (1) V. Un nuovo reattivo per l istologia vegetale. Malpighia 1898, 11.° Corallina. Colora molto splendidamente le capsule, mentre poi Na 2 pe NE e. ARSA RE b aueh SA E v Eas. lascia pressochè incolore le membrane cellulari. Talora la colorazione è però limitata agli strati interni delle capsule. In qualche caso trovai anche delle capsule che non fissavano il colore. 12.° Rosso di Rutenio. In tesi generale si può affermare che colora debolmente o lascia del tutto incolore le capsule, mentre poi tinge la membrana cellulare. Solo in qualche caso ho ottenuto una marcata co- lorazione degli involucri amilacei. 13.° Floroglucina ed acido cloridrico. Non detérminà colorazione di sorta e quindi dimostra la mancanza della lignina. L'amido e la cap- sula si rigonfiano ed al fine l ultima scoppia. 14.° Reattivo di Millon. Non determina colorazione alcuna ed al- tera i preparati. 15.° Acqua di Javelle. Lascia intatte le capsule quando venga fatta agire soltanto per 5-10 minuti. Un’ azione più prolungata determina delle alterazioni parziali negli involucri che tende ad assottigliare. Se le capsule hanno un peduncolo, essa scioglie con maggior rapidità que- st’ ultimo. Dopo 12 ore di dimora nel reattivo le capsule e i granuli + d’amido, siano liberi che incapsulati, riescono disciolti. 16. Acido eromico. Rigonfia rapidamente i granuli d'amido incap- - sulati i quali in tal guisa fanno scoppiar la capsula che poi a sua volta viene ben tosto quasi totalmente disciolta. Spesso, per altro, rimangono a lungo visibili distinte traccie di quest’ ultima. 17.° Acido solforico. Si comporta come l’ acido eromico. 18.° Potassa caustica (Sol. 5-10 9/,). Con questo reattivo ho potuti vedere delle capsule staccarsi con una certa violenza. dalla parete cel- : lulare per andar a scoppiare, rigonfiate notevolmente, nel centro della si | cellula. La potassa caustica determina spesso l'enucleazione tumultuosa dei granuli inclusi, come del resto fanno pure l'acido solforico (fig. A e B) il cromico ed altri reattivi. È Dal complesso delle reazioni fatte risulta evidente che noi ci troviamo n di fronte ad una speciale sostanza, avvolgente determinati granuli di amido, la quale presenta la natura di taluni fra i costituenti della pa- rete cellulare e più specialmente delle sostanze mucilagginose di natnra callosica. A di una tale interpretazione militano specialmente i SOPRA UN NUOVO CASO DI INCAPSULAMENTO DEI GRANULI DI AMIDO 9 risultati ottenuti col bleu di anilina, colla corallina, col rosso di Congo, col elorojoduro di zinco e con alcune sostanze rigonfianti. Queste ultime hanno una certa importanza pel fatto che se noi os- serviamo come avviene il rigonfiamento tanto della membrana che av- volge il granulo d’ amido quanto di quest'ultimo, possiamo senz'altro stabilire che la capsula non costituisce un involuero di natura citopla- smatica, come taluno potrebbe erroneamente credere. Infatti allorchè si osservano sotto il microscopio i granuli incapsulati sottoposti all’azione dell’ HCl, dell’ H,SO,, del clorojoduro di zinco, del KOH e via dicendo si nota che innanzi tutto il granulo e la capsula si rigonfiano poi quest’ul- tima si lacera in un punto, si contrae con una certa forza ed espelle in tal guisa la massa amilacea. Come sopra dissi, in determinate eir- costanze la capsula può persino staccarsi energicamente dalla parete cel- lulare. Or bene questi fenomeni non si verificano allorchè si sottopone allo stesso esperimento una massa di citoplasma racchiudente dei gra- nuli d’ amido. Un'altra prova l'abbiamo nel fatto che, salvo casi particolari, la so- stanza che forma la capsula rimane ancor sempre visibile dopo che è avvenuto il rigonfiamento. Del resto io potrei ancora aggiungere che i | granuli incapsulati si rigonfiano un pò più tardivamente di quelli liberi nel plasma, il che non dovrebbe avvenire se la capsula avesse la stessa costituzione del circostante citoplasma, Ho detto che la mucilaggine della capsula è di natura prevalente- mente callosica: per maggior esattezza debbo aggiungere che in taluni non si può del tutto escludere la presenza di sostanze di natura ca e fors'anco cellulosica, avendo più d'una volta potuto ottenere | Caloin più o meno intensa e più o meno diffusa della capsula colle sostanze che, secondo il Mangin ed altri autori, avrebbero le pro- ; prietà di colorare tali composti. Io ritengo tuttavia che al giorno d’oggi siamo ancor ben lungi dall’ aver detto l ultima parola sulla costituzione conseguenza dobbiamo andar molto cauti prima di stabilire, colla scorta delle reazioni coloranti, se realmente certe colorazioni siano dovute soltanto alla presenza della pectina, della cellulosi, ecc. intima delle mucilaggini, ed in genere delle membrane vegetali, ed in Dall’ esame dei preparati io ho potuto convincermi nel modo più as- soluto che la mucilaggine deriva dalla metamorfosi del citoplasma e quindi è una mucilaggine di contenuto, anzichè di parete, sebbene nella grande maggioranza dei casi aderisca a quest’ ultima. La stagione poco favorevole in cui ho condotto a termine le ricerche non mi ha permesso di seguire tutte le fasi di sviluppo della mucilag- gine e della trasformazione del citoplasma. Posso per altro affermare che in taluni dei molti preparati eseguiti ho potuto rilevare taluni stadi evolutivi della capsula che potrebbero a giusto titolo ritenersi come i primi accenni della metamorfosi del citoplasma. In un caso (tig. 5 A) ho riscontrato un granulo d’ amido avvolto da un ammasso a contorni indecisi, di mucilaggine nettamente granulare, nei cui interstizi si po- tevano ancora metter in evidenza dei residui di natura protoplasmica. In un altro preparato ho pure osservato che attorno ad un grosso gra- nulo d’amido composto si era ammassato un blocco mucilagginoso di e dimensioni considerevoli, ma questo non aveva ancor assunta la forma che à propria delle capsule e, oltre a ció, si trovava a sua volta avvi- luppato da un ammasso notevole di granuli amilacei semplici, il che va- leva a dimostrare che la cellula non aveva superate ancora tutte le fasi dell' involuzione (fig. 3). A riguardo delle cagioni che possono indurre un cosi strano processo di involuzione del contenuto cellulare, io non posso portare alcun giu- dizio, poichè avendo esaminato in gennaio le radici di altri Juncus (J. aeutus, effusus, anceps, ecc.) coltivati in giardino ho trovato la cor- teccia affatto sprovvista di amido, mentre poi in materiale d’erbario che era stato raccolto nei mesi di giugno e luglio e proveniva da specie di Juncus spontanee del territorio romano, ho rinvenuto soltanto granuli d’amido semplici e composti privi di capsula. Aggiungerò ancora ch nelle altre parti della pianta dello stesso Juncus tenuis l amido noi | presentava traccia di una membrana avvolgente. Io ritengo quindi come probabile che il processo dell’incapsulamento rappresenti un fe- | nomeno accidentale, collegato a particolari condizioni di coltivazione e .. di sviluppo. Se noi, ora che abbiamo studiato l' intima struttura e la costituzione SOPRA UN NUOVO CASO DI INCAPSULAMENTO DEI GRANULI DI AMIDO ll della capsula amilacea del Juncus tenuis, ci facciamo ad esaminare i rapporti che passano fra la stessa e quella che avvolge i granuli di amido della Vicia Narbonensis, troviamo che esiste una straordinaria affinità tra le due formazioni, e ciò malgrado che l’una sia localizzata nei tegumenti seminali, l' altra nel sistema radicale. Ricorderò infatti: 1.° che anche nella Vieia Narbonensis per lo piü soltanto i grossi granuli amilacei hanno la proprietà di incapsularsi. L'unica differenza che passa tra le due sorta di incapsulamenti sta in ció che nel Juncus i granuli sono quasi sempre composti, mentre nella Vieia narbonensis sono semplici. 2.° Nei due casi i nuclei delle cellule stanno addossati quasi sempre alla capsula. 3.° La capsula della Veccia di Narbona e quella del Juncus tenuis resistono abbastanza a lungo all'aequa di Javelle, si colorano intensamente col bleu di anilina, col rosso di Congo, ecc., e si sciolgono parzialmente nella potassa, nell'acido solforico e nel cloridrico diluiti. 4.° nella Veccia di Narbona, come nel Juncus, i reattivi capaci di rigonfiare l amido determinano pure lo scoppio della capsula e la enucleazione del granulo amilaceo. 5.° Le cap- sule delle due sorta di piante sono spesso rivestite da un folto capil- lizio o, per lo meno, si presentano frangiate. 6.° Anche nella Veccia di Narbona si incontrano delle capsule che non stanno addossate intima- mente al granulo, ma lo circondano a distanza, ed io, a proposito di tale pianta, ho pure accennato al sospetto che nel caso in questione si avesse probabilmente a fare con processi di dissoluzione parziale dei granuli d' amido, in seguito ai quali essendo andati disciolti gli strati superficiali del granulo d’amido, questo non era più strettamente av- viluppato dalla sua capsula. 7.° Tanto nell’ un caso che nell’altro il pro- cesso dell’incapsulamento si verifica soltanto nelle cellule in via di in- voluzione ed è la conseguenza di una speciale metamorfosi, o meglio sdoppiamento cui va incontro il citoplasma ('). 8.° Infine, nella Vicia Narbonensis lo incapsulamento è un fenomeno accidentale che non solo non si verifica in tutte le varietà di questa specie, ma non è neppur costante in tutti gli individui di una stessa varietà. (t) La struttura che presenta la corteccia delle vecchie radici di Juncus dimo- stra che la stessa va a male. La sola differenza un po’ importante che io ho rinvenuta sta nel fatto - che nel Juncus le capsule sono spesso peduncolate, nella Vicia Invece sessili. In conclusione dai fatti esposti mi credo autorizzato ad affermare che nel Juncus tenuis al pari che nella Vicia Narbonensis sotto l' azione di speciali fattori, non ancora ben determinati, si possono formare at- torno ai granuli d’amido delle membrane di natura mucilagginosa, e forse anco pectico-cellulosica, le quali hanno una stretta analogia con quelle così dette di Rosanoff circondanti i cristalli di ossalato di calcio. Fino ad ora siamo in presenza soltanto di due casi ben confermati di membrane periamilacee; ma io ritengo che le ricerche future non mancheranno di segnalarne nuovi esempi, dai quali si potrà certamente | ricavare qualche dato sulle condizioni che provocano la comparsa di © siffatti singolari incapsulamenti. Roma, Gennaio 1899. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Tav. D. | Fig. 1. Sezione trasversale di una radice adulta di Juncus. Li e amilifere a piccoli granuli di amido semplici. > B. Granuli di amido composti circondati da altri semplici. C. Ca psula. . D. Granulo di amido un incapsulato. E. Endodermide ispessita Obb. 8 Reich. De 4 Pos: Kor. Fig. 2 Sezione longitudinale della corteccia di una radice adulta di Tes nuis. £ Granuli di amido composti ed incapsulati. B e B'. Cellule amilifere a piccoli granuli di amido. $. C. Cellule jones Sous dei granuli di amido semplici e composti, Obb. CC Zeiss. Oc. 4 Comp. Kor. Fig. 4. Enucleazione di un granulo di amido composto, in seguito all’azione del- acido solforico. A. Prima dell’azione del reattivo. B. Dopo la stessa. . La capsula è peduncolata e presenta il peduncolo attraversato da una specie di canalicolo, Il granulo di amido, prima dell’ esperimento, venne colorato con una soluzione penas i jodio. 1/5 Sem. Apocr. Kor. Oc. 4 Comp. Fig. 5. A. AN Ala in via di formazione attorno ad un piccolo granulo i amido semplice. B. Capsula non vagone chiusa ed avvolgente un ammasso di gra- nuli di m sem b. !/,, Sem, AP Kor. Oc. 4 Comp. Sg 6. Granulo = ‘an composto avvolto da una dean peduncolata. b. 1/,, Sem. Apocr. Kor. Oc. 4 Com Pang 7. Granulo di amido composto circondato dalla sua E Il nucleo e gli scarsi residui plasmici stanno quest’ ultima. Obb. '/,; Sem. Apoer. Kor. Oc. 4 Comp. Fig. 8. Granulo di amido avvolto, a distanza, dalla sua capsula. . 1}, Sem. Apoer. Kor. Oc. 4 Comp. Fig. 9, Evo di amido composto, avvolto da una una capsula a contorno fran- iato (A). B. Residui plasmici. C. “ug f mucilagine b. t, Sem. pos Kor. Oc. 4 Comp. E 10. Ammasso DUE andar alla parete della cellula e contenente un on granulo am bb. t/i Sem. Ape Oe. 4 Comp. ucilagginoso omogeneo (4) ed un canis granulo dä amido già parzialmente avvolto dalla sua capsula (B). Obb. !/,, Sem. Apoer. Kor. Oc. 4 Comp. forma e struttura del cecidio, sia anche sull’ Acaro produttore di esse; | pubblicazione di A. Nalepa (2). | di Patologia Vegetale in Roma. Bollettino della Società Botanica Italiana, Parte I, Nuova contribuzione all’Acarocecidiologia Italica. NOTA pr MARGHERITA PALLAVICINI M.sa MISCIATTELLI La presente memoria ha per iscopo di portare un nuovo contributo alla Cecidiologia Italica e di completare lo studio delle collezioni ceci- diologiche della Regia Stazione di Patologia Vegetale, arricchite più specialmente in quest’ anno, per le raccolte del dott. Beguinot. Di tale studio, già iniziato fin dal 1893, ho già pubblicati i risultati in altre mie memorie precedenti (!). Questa aggiunta si limita soltanto alle de- formazioni prodotte dagli Acari, ed a questa seguiranno le altre rela- tive agli altri gruppi di Zoocecidii. j Alcuni dei cecidii descritti, sono già stati pubblicati nelle mie me- morie precedenti, e sono quelli sui quali, dal 1894 in poi, ebbi agio di fare nuove osservazioni, sia sulla distribuzione geografica, sia sulla alcuni altri, ho descritti come nuovi, perchè non mi è stato possibile rinvenirne alcuna descrizione negli autori consultati, stranieri ed ita- liani. Ho disposto ed ordinato i cecidii stessi alfabeticamente, a seconda della pianta ospite, anzichè seguire il metodo adottato nelle mie pub- blicazioni precedenti, perchè mi sembra più razionale, ed è anche usato da molti autori come Hyeronimus, Kieffer, ece. La sinonimia degli acal produttori dei cecidi è ordinata e disposta a seconda della recentissii TO) Zoocecidii della Flora Italica conservati nelle collezioni della R. Stazione 7 giugno 1894. Parte II, 8 novembre 1894, Parte III, 14 marzo 1895. Parte rte IV, 6 giugno 1895. — Contribuzione allo studio degli Acarocecidii della Flora Im. — lica, 1. c., 6 gennaio 1895. e ) A. Nargpa, Das Tierreich å. Lifer. Phythoptidae. Berlin, 1898. l. Acer campestre L. Schlechtendal Dr. D. H. R. von. Die Gallbil- dungen der deutschen Gefässpflanzen p. 57. Massalongo C. Acarocecidii della Flora Veronese, in Nuovo giornale Botanico Italiano, vol. XXIII, p. 92. Cecidio prodotto dal Æriophyes heteronia Nal. Nalepa, K. Akad. der Wiss. in Wienn. Sitzung der Nath. naturw. Classe vom, 16 oct. 1890. Acqua Acetosa presso Roma (A. Beguinot). 2. Acer campestre L. Hyeronimus G. Beiträge zur Kenntnis der europäischen Zoocecidien und der Verbreitung derselben, p. 56, n. 15, M. Miseiattelli. Bullettino della Società Botanica italiana, vol. 1894, pag. 218, n. 8. Cecconi, Contributo alla conoscenza delle galle di Vallombrosa. Mal- pighia, vol. XI, p. 433. Cecidio prodotto dal Eriophyes macrorhynchus, Nal. Nelle macchie presso Cisterna, prov. di Roma (A. Beguinot) Monte Mario, Lago di Nemi, Prov. di Roma. 3. Acer eampestre L. Schlechtendal, Nachträge und berichtigungen Cecidio prodotto dal Phyllocoptes gymnaspis Nal. Presso Cisterna, Prov. di Roma (A. Beguinot). campestre L. Cecidio prodotto dal Oxypleurites serratus Nal. al Castello (Beguinot). 5. Acer monspessulanum S. Erineum effusum Kunze. Massalongo L, Le, p. 100, 2.21. Schlechtendal, l. e., p. 58. Hyeronimus, l. c., P. 57,0. IA . Cecidio prodotto da B ons Sp. Nei boschi presso Vallepietra, Subiaco, Prov. di Roma (A. Beguinot). Questo cecidio sembra essere molto raro in Italia, e non à indicato che dal Massalongo in Provineia di Verona. ACAROO) matita <> db Pag Ta de E } re v ^u x RE EE ET Pai Aa Ex = E 6. Acer opulifolium. Ceratoneon vulgare Bremi. Frank, Pflanzen . Krankheiten, vol. III, p. 57. Cecidio prodotto dal Phytoptus mocrorhynchus Nal. Nalepa, Beiträge Syst. Phytopt, p. 137, tav. 7, fig. 6. Monte Guadagnolo nei Prenestini, Prov. di Roma (A. Beguinot). 7. Acer platanoides L. Cephaloneon solitarium Bremi. Schlechtendal, 1. e., p. 58. Sorauer, Handbuch der Pflanzenkrankheiten, vol. I, p. 825. Massalongo, l. e, p. 105. M. M, l. c., p. 216, 5. 9. Cecidio prodotto dal Eriophyes macrochelus Nal. Nalepa, Neue Gal- lmilben, in Nova Acta Acad. C. L. vol. LV, p. 382, tav. XVI, fig. 56: Monte Autore, Prov. di Roma (F. Cortesi). 8. Acer platanoides L. Ceratoneon vulgare Bremi. ras m Schlechtendal, 1. e., p. 58. ^ Cecconi, Prima contribuzione alla conoscenza delle Galle della fore- sta di Vallombrosa, in Malpighia, vol. XI, p. 451. - Cecidio prodotto dal Eriophyes macrorhynchus Nal. Nalepa, l. c., tav. VIII, fig. 1, 2. Albano Laziale. 9. Acer pseudoplatanus L. Ceratoneon vulgare Bremi. Hyeronimus, 1. c. p. 58, n. 22. M. M. l. c. p. 218, n. 10. Cecidio prodotto dal Eriophyes macrorhychus Nal. Nalepa, 1. c., p. 137, tav. VII, fig. 6, e tav. VIII, EL Frascati e Subiaco, Provineia di Roma (A. Beguinot). 10. Adenoearpus parvifolius DC. Segni, Prov. di Roma (Beguinot) Questo particolare cecidio, è, con tutta probabilità, nuovo per la scienza. Le foglioline dell’ Adenocarpus, presentano, specialmente la fogliolina mediana, raramente tutte e tre, delle piccole protuberanze in. forma di . borsa, nella pagina inferiore. Non di rado la tuberosità stessa interessa | l’intera fogliolina, la quale, è, in questo caso, tutta intera trasformata, come una piccola borsetta; quando invece una delle metà della foglio- = . lina soltanto presenta la tuberosità descritta, l’altra metà, si ripiega su di essa applicandovisi sopra strettamente. Sezionando la galla si scorge È immediatamente che le tuberosità sono dovute ad una forte ipertrofia A del mesofillo, mentre le due epidermidi non sono diverse dall’ epider- mide normale; però l'epidermide della pagina superiore della foglia, la quale viene a costituire la superficie interna della galla, dà origine a numerosissimi peli semplici, clavati, ed articolati. In mezzo a questa abbondante peluria che tappezza la cavità della galla, soltanto però nelle porzioni ipertrofizzate, e non mai nella porzione della fogliolina normale, che serve come di coperchio alla galla, si rinvengono nume- osi Phytoptus, piuttosto grandi, di corpo tozzo e grosso, e dei quali non è difficile riscontrare i principali stadii di sviluppo, giacchè nella . galla stessa si trovano numerosissime uova che manifestano evidente- mente lo sviluppe del Phytoptus stesso. li. Agrostis sp. Kunth. Schlechtendal, 1. c., p. 7. . Cecidio prodotto dal Tarsonemus Krameri Kuhn. Presso Roiate, Prov. di Roma (Beguinot). 12. Alnus glutinosa S. M. M., 1. c., p. 216, n. 1, Cecidio prodotto dal Eriophyes Nalepai Fok. Paludi Pontine presso il lago Caprolace (A. Beguinot). j Cecidio prodotto dal Eriophyes brevitarsus Koch. Canestrini, Acarofauna italica, 1892, p. 662, tav. XLV, fig. 7, 8. Isola Farnese, presso Roma (A. Beguinot), Conegliano Veneto (Celotti). Cremona, Polcevera (Liguria) (Canneva), Conegliano (Carpenè). Tra An- zola e Megola, Ossola (Chiovenda), Fiumicino presso Roma (Chiovenda), Paludi Pontine presso il lago di Caprolace, nei boschi (A. Beguinot). 2. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. " 005005 5 7 Me PALLAVICINI MISCIATTELLI 14. Betonica hirsuta L. Schlechtendal, l. c., p. 93. Hieronymus, l. c., p. 63, n. 49. Cecidio prodotto dal Æriophyes solidus Nal. Prati di Arcinazzo sopra Piglio, Prov. di Roma (A. Beguinot). 15. Calamintha Aphios L. Cecidio prodotto dal Eriophites labia, florae Bremi. Hyeronimus, l. c., p. 65, n. 64. Lago Maggiore (G. Cuboni). Il Ceeidio accennato sulla Calamintha Acinos, & descritta da Hiero- nymus soltanto sulla Calamintha clinopodium L. i 16. Campanula Trachelium L. Schlechtendal, l. e. p, 96. Hierony- mus, l. e. p. 66, n. 68, Massalongo, l. c. p. 84, n. 4, Kieffer, Acaroce- eidii de Loraine, p. 9, n. 33. Cecidio prodotto dal Ericphyes Schmardae Nal. Monte Guadagnolo nei Prenestini, Prov. di Roma (A. Beguinot)- a Nel cecidio, i fiori non presentano più traccia di organi distinti, ma tutti i verticilli sono trasformati in foglioline più o meno irregolari e coperte da una fitta peluria bianca. - 17. Campanula sp. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. Dintorni di Guarcino, provincia di Roma (F. Cortesi). Questo cecidio è anch’esso probabilmente nuovo, poichè, i suoi carat- teri non corrispondono a quelli descritti nei diversi autori consultati. Le gemme ascellari, tanto foglifere che fiorifere, sono trasformate in glomeruli simili a piccoli carciofi ricoperti di fitta pelùria in mezz ‘alla quale si rinvengono abbondantissimi Phytoptus. 18. Cardamine hirsuta L. Cecidio prodotto probabilmente dal Erio- phyes Drabae Nalepa. Phythophdae 1898, p. 17. Villa Borghese, Roma (A. Beguinot). Questo cecidio, probabilmente nuovo, consiste nell'agglomeramento dell'intera infiorescenza nella quale i singoli fiori sono deformati e vi rescenti. 19. Cardamine impatiens L. Cecidio prodotto probabilmente dal Eriophyes Drabae Nal. Subiaco, lungo le vie, Prov. di Roma (A. Beguinot). Ho rinvenuto anche su questa pianta aleuni cecidii che hanno gli stessi caratteri di quello precedente, per cui anche questo & probabil- mente nuovo giacchè, neppure il precedente, ho trovato descritto da al- cun autore. 20. Carpinus Betulus L. Erineum pulchellum, Pers. Schlech. . Schlechtendal, ]. c. p. 13. Hieronymus, l. c. p. 66, n. 70. Massalongo, e. p. 98, n. 35. . Cecidio prodotto dal Eriophyes tenellus Nalepa l. c., p. 9, n. 12. i Aequa Acetosa presso Roma, Paliano a Vallalta, prov. di Roma; Cre- _scentino in Valle di Aosta, prov. di Roma; Villa Borghese, Roma; presso Abbazia di Trisulti, prov. di Roma; Macchie del Pantano presso il fosso della Volta presso Terracina; Macchie presso Fogliano verso la | foce verde, Paludi Pontine (A. Beguinot). 21. Carpinus Betulus L. Cristataria carpini Vall. Schlechtendal, 1. c. p. 14, n. 119. Massalongo, l. c. p. 92, n. 24. Frank, Die Pflanzenkrankheiten, vol. III, p. 104. Sorauer, Handbuch der Pflan- zenkrankheiten, vol. I, p. 826. Kieffer, l. c. p. 9, n. 34. Cecidio prodotto dal Eriophyes macrotrichus Nal. Nalepa, PAitoptyden l. c., p. 9. | iano alle macchie del Castello, prov. di Roma (A. Beguinot). 22. Centaurea solstitialis L. Schlechtendal, 1. c. p. 108. _ Massalongo, Acarocecidii da aggiungersi a quelli fin’ ora noti nella Flora Italica, Bullettino della Società Bolsos Italiana, 1893, p. 486, 2 3. Kieffer, I. e, pid: Cecidio prodotto dal Eriophyes centaureae Nal. i alepa, Neue Phytopten, Auz. der K. Acad. der Wiss. in Wien, 1890, EX, p.212. aliano, prov. di Roma (A. Beguinot). NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 19 20 |. M. PALLAVICINI MISCIATTELLI 23. Cichorium Inthybus L. Presso la Stazione di Frasso, Paludi Pontine (Beguinot). Credo opportuno descrivere particolareggiatamente un singolare e bel- lissimo caso di fasciazione completa e perfetta dell'intera pianta, fa- 5 sciazione, con tutta probabilità, dovuta all’azione di un PAytoptus. La | deformazione comprende l’intero asse, ed in parte, anche le appendici laterali, e si inizia fin dalla radice, la quale però, è normale. Al livello del colletto si sviluppa un caule fasciato, cioè fortissimamente appiat- tito e largo, nel suo maggior diametro, poco più di 1 cent. La larghezza del caule fasciato va aumentando proporzionalmente fino all'apice, dove raggiunge un maggior diametro di oltre 4 cent. Il caule stesso non si presenta eretto, ma sempre con una forte nèr- vatura verso la metà. Verso l’ apice il caule fasciato spesse volte si di- vide e dà origine a tanti rami secondari irregolari, tanto che è impos- sibile distinguere se la ramificazione si mantenga monopodiale ovvero tenda a divenire simpodiale. La struttura interna del caule fasciato è anch’ essa molto irregolare e meriterebbe uno studio accurato, solo mi limiterò a dire che il caule fasciato adulto resta cavo nell’ interno per la distruzione del midollo, e la cerchia dei fasci vascolari è unica e perfettamente periferica; però i singoli fasci sono molto diversi da quelli del caule normale del Ci- ehorium e sono circondati e riuniti gli uni agli altri da un poten sistema meccanico costituito da numerose fibre sclerose che sono i vece in piccolo numero e poco sviluppate, nel fusto normale. Ciò che è ben sigolare in questo cecidio, si à, che le foglioline pren ; dono parte importante nella metamorfosi generale della pianta, ti sformandosi profondamente. Le foglie radicali le quali non nascono fusto teratologico, sono anch’ esse completamente diverse dalle foglie normali, giacchè, invece di essere grandi e con la forma caratteristica, runcinata, sono ridotte quasi filamentose per scomparsa totale della la- mina di cui non resta che una piccola porzione unita alla nervatura principale. Anche sul caule fasciato si rinvengono le foglie, disposte. apparentemente almeno, senza ordine, a causa della irregolarità e va- riabilità del diametro del caule stesso, essendo queste pure ridotte sottili e filiformi, limitate quasi alla sola nervatura mediana. NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 21 La infiorescenza è pure metamorfosata, giacchè, invece di lunghi rami E. fioriferi portanti rari capolini sessili, come nel caso normale, tutti i rametti fioriferi sono raccolti all’apice del caule fasciato, singolarmente raccorciati; in qualche caso il ramo fiorifero manca del tutto giacchè numerosi capolini e gruppi di capolini s'inseriscono direttamente sul- l’asse principale. In qualche raro caso sì osserva anche la saldatura di due o più capolini insieme, o sinantodia. Non posso descrivere partico- lareggiatamente le modificazioni che probabilmente hanno subìto anche ì fiori, perchè negli esemplari avuti a mia disposizione, i fiori stessi erano già disseccati. Solo ho potuto notare che nei singoli capolini, nella cerchia più interna, le brattee involucrali sono assai più lunghe, sottili e lanceolate che normalmente, e che in qualche caso, in cui l'in- jorescenza aveva prodotto i semi, questi erano piccoli, deformi o atrofici. Una forma teratologica come quella che ho or ora descritta è accen- nata dal prof. Penzig (1); però i casi accennati da lui e riportati da Moquin-Tandon (2), Masters ( e Camus (^) non sono così completi; giacchè gli autori citati hanno riscontrato, solo in qualche caso, una ‘semplice fasciazione non così perfetta e tale da interessare tutto l’asse le relative appendici. Ho descritto questo cecidio, e l’ ho posto fra gli acarocecidi sempli- cemente per analogia con altre formazioni consimili, poichè avendo to a mia disposizione soltanto del materiale secco, ho ricercato in- no i Phytoptidi, però l'ipotesi che questi ultimi abbiano causato la teratologica descritta, è assai probabile, considerando la somi- a di tale fasciazione con quella dello Spartium junceum, descritta prof. Cuboni (5) il quale ne determinò la causa precisamente dovuta Phytoptus. È assai probabile quindi, che studiando la forma mo- (!) Pflanzenteratolgie, vol. II, pag. 90. (2) Elements de Teratologie Fapitali, p- 269. | Le al Teratologie, an account of the pi deviations from the usual ions of plants, p. 41. Alone nuove osservazioni teratologiche (Rendiconti della Società dei Natu- listi di Modena, serie III, vol. VII, 1888). 5) Sulla causa della fasciazione dello Spartium junceum (Bull. Soc. bot. ital. embre 1894). 22 : M. PALLAVICINI MISCIATTELLI struosa allo stato fresco, come poté fare il prof. Cuboni nel easo suae- cennato, si riesca a trovare il Phytoptus, tanto più che all’ apice dei rami fasciati del Cichorium si trovano numerosi peli anormali, i quali, come è noto, accompagnano quasi sempre i Phytoptus. 24. Chondrilla juncea L. Hieronymus, l. c., p. 67, n. 76. Frank. Le; p. 69: Massalongo, Acarocecidii della Flora Veronese, p. 84, n. 3, tav. I, fig. 2 Cecidio prodotto dal Eriophyes Chondrillae Can. Canestrini, Acarofauna Italica 1892, p. 643, tav. XLVII, fig. 3, 4, 12, 13 Presso Premosello, Ossola Inferiore (Chiovenda) Isola del Giglio (Chio- venda e Sommier). 25. Clematis Vitalba L. Schlechtendal, l. c., p. 47. Massalongo, 1. c., p. 112, n. 65. Cecidio prodotto dal Eriophyes Vitalbae Can. : Canestrini, Sopra due nuove specie di Phytoptus, Bollettino dell Soc. Ven. Trent. di Scienze naturali, tom. V, fasc. II. Siepi a Paliano provincia di Roma, siepi presso la chiesa di S. Paol alle Tre Fontane, Roma (A. Beguinot). 26. Clematis flammula L. M. M. l. c., p. 220, n. 21. Cecidio prodotto dal Zriophyes Vitalbae Can. Tra Orbetello e St. Stefano, provineia di Roma (Chiovenda). 27. Evonymus iaponicus L. Schlechtendal, l. c., p. 60, n. 582. Cecidio prodotto dal Æriophyes convolvens Nal. Nalepa, Phytoptidae, l. c., p. 20, n. 55. Anzio presso Roma (A. Beguinot). 28. Fraxinus ornus L. Schlechtendal, l. c., p. 87, n. 954. Hieronymus, l. œ, p. 71, n. 100. M. M., L e., p. 222, n. 31. Cecidio prodotto dal Eriophyes . Fraxini Nal. Lungo la via per Paliano, prov. di Roma (A. Beguinot). Tra la st: Pisone di Bracciano ed il paese, provincia di Roma (A. Beguinot e Sommier). 29. Fraxinus ornus L. Presso Sperlonga, paludi Pontine (Beguinot). Le foglie di Frawinus Ornus raccolte nella località sopra citata, pre- sentano sulla pagina inferiore, una ricca peluria rossastra, che va dalla base della foglia, lungo la nervatura mediana, fin quasi verso la metà. Non ho trovato negli autori consultati, citato tale pelosismo anormale, salvo in Kieffer (l. c., p. 12, n. 52). Come quest'ultimo autore, pur non avendo, non ostante le piü accurate ricerche, e in causa del materiale secco avuto a mia disposizione, rinvenuto aleun Phytoptus, eredo tut- tavia, per analogia, di dover collocare la suddetta formazione fra gli acarocecidii. 30. Galium Aparine L. Schlechtendal, l. c., p. 98. Hieronymus, |. e.. p. 72, n. 103. Kieffer, 1. c., p. 12, n. 53. Massalongo, l. c., p. aa 66. Cecidio prodotto dal Zriophyes galii Nal. Nei campi presso Isola Farnese, prov. di Roma (A. Beguinot). 3l. Galium Aparine L. Schlechtendal, l. e, p. 98. Kieffer, 1. s p- 2.12: n, 69. Massalongo, 1. c., p. 112, n. 66. | Cecidio prodotto dal PAyllocoptes anthobius Nal. i Fan e siepi di Acqua Acetosa presso Roma sis Beguinot). : E Galium Mollugo L. Schlechtendal, l. c., p. 98. Hieronymus, l. e., - 72, n. 105. Kieffer, l. c., p. 12, n. 53. Massalongo, l. c., p. 112, n. 66. | Cecidio prodotto dal Eriophyes galii Nal. Siepi presso il Casale della Magliana, presso Roma; nei Monti Le- pini presso Segni, prov. di Roma; Subiaco, prov. di Roma (A. Beguinot). 33. Galium uliginosum L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. | Paludi Pontine, presso il lago di Caprolace, nei boschi (A. Beguinot). . Questo cecidio che sembra essere abbastanza raro, è costituito dal- l’accartocciamento delle gemme fiorali nelle quali le foglioline si pre- NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 23 No CE TOP CTS PLC CTS 24 | M. PALLAVICINI MISCIATTELLI sentano deformate di un color rosso marrone e striato rugose. Le fo- glioline stesse, esaminate al microscopio, presentano nel mesofillo, una | straordinaria quantità di cellule grandi e ripiene di cristalli aghiformi di ossalato di calce. Le stesse formazioni cristalline sono invece rarissime sulle foglie di germogli sani. I caratteri del cecidio corrispondono quasi interamente a quelli dati da Schlechtendal, (1. c., p. 100, n. 1121); tuttavia non mi è stato pos- sibile rintracciare il Phytoptus, nel materiale secco studiato, ma l’ a- nalogia con altri cecidii simili e la corrispondenza dei caratteri con la descrizione citata non lasciano dubbio che il ceeidio in questione sia. prodotto da un Phytoptus. 34. E verum L. Schlechtendal, l. c., p. 100. Kieffer, l. c., p. 12, n. DEPO prodotto dal Phylibcoptes anthobius Nal. Paliano alle Fontane del Diavolo, prov. di Roma (A. Beguinot). 35. Helianthemum vineale Pers. Schlechtendal, l. c., p. 53. Kieffer, F L ep 18:5 58. Cecidio prodotto dal Eriophyes Rosalia Nal. Le p yb. a Monte Monna sopra l'Eremo di Trisulti, prov. di Roma (A. Beguinot). Questo bellissimo cecidio è costituito dai fiori anormali riuniti in fit- tissimo capolino. I singoli fiori manifestano cloranzia ed atrofia, ed il verticillo esterno di ciascun fiore, è ricoperto da un’abbondante peluria anormale. Questa deformazione, già nota per altre specie di Zelianthe- mum, non era fin qui cine mai riscontrata sul H. vineale Pers. 36. Pirus aria L. Kieffer, l. c., p. 21, n. 104. Massalongo, l. c., p- 109. n. 58. } Cecidio prodotto dal Phyllocoptes arianus Cn. Crescentino in Val di Aosta (Beguinot e Ferraris). r s NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 25 37. Pirus communis L. Hieronymus, l. c. p. 80, n. 163. M. M. 1. c. p. 222, n. 35 Cecidio prodotto dal Zpitrimerus Piri Nal. l. c., p. 64, n. 10. Paliano presso Anticol, prov. di Roma; presso Roiate nel Lazio; I- sola Farnese presso Roma (Beguinot) presso Orvieto prov. di Roma (G. Cuboni). > 38. Pirus erataegifolia Ott. M. M. 1. c., p. 222, n. 35. Cecidio prodotto dal Epitrimerus Piri Nal. l. c., p. 64, n. 10. Paliano alla macchia del Castello presso Vallalta, prov. di Roma (A. Beguinot). 39. Pirus cuneifolia Guss. M. M. I. c., p. 222, n. 35. Cecidio prodotto dal Epitrimerus Piri Nal. L c. p. 64, n. 10. Boschi di Acqua Traversa presso Roma; Paliano nelle siepi, prov. di Roma; presso Cisterna prov. di Roma (Beguinot). 40. Pirus Malus L. M. M. l. c., p. 222, n. 35. Cecidio prodotto dal Epitrimerus Piri Nal. 1. c., p. 64, n. 10. Paliano nelle siepi, Valle del Paradiso presso Paliano. prov. di Ro- ma (Beguinot). A. Populus tremula L. Schlechtendal, 1. c., p. 37. Massalongo, 1. c. . 89, n. 18. Kieffer, l. c., p. 17, n. 80. Cecidio dal Eriophyes varius Nal. 1. c., p. 12, n. 25. Crescentino, Valle di Aosta (Beguinot e Ferraris). . 42. Populus tremula L. Erineum populinum Pers. Hieronymus, l. c., p. 80, n. 169. Kieffer, 1. c., p. 18, n. 81. Cecidio prodotto dal Phyllocoptes populi Nal. 1. c., p. 48, n. 10. | Crescentino, Valle di Aosta (Beguinot e Ferraris). 43. Populus tremula L. Erineum populinum, Pers. Hieronymus, l. c., p. 81, n. 172. Kieffer, l. c., p. 17. Schlechtendal, e, p. 37. 3 Se NER d £ D M. PALLAVICINI MISCIATTELLI Cecidio prodotto dal Eriophyes diversipunctatus Nal. l. c., p. 12; n. 22 Paliano, prov. di Roma (Beguinot). 44. Poterium Sanguisorba L. Erineum Poterii Fee. Schlechtendal, 1. c., p. 74. Hieronymus, l. c., p. 82, n. 179. Kieffer, l. e, p. 18, n. 85. Massalongo, 1. c., p. 114, n. 73. Cecidio prodotto dal Eriophyes sanguisorbae (Can.) Nalepa, l. c., p. '8, n. 56. Littorale romano tra S. Marinella e Civitavecchia (Beguinot). 45. Prunus spinosa L. Hieronymus, l. c., p. 84, n. 188. M. M., l. c., p. 219, n. 16. Cecidio prodotto dal Fre similis Nal. l. c., p. 29, n. 89. Presso Velletri prov. di Roma; Macchie presso il lago di Caprolace, | Paludi Pontine (Beguinot). ! 46. Quereus Cerris L. Erineum Quercinus Pers. Cecconi, 1. c, p. 436. M. M. 1, c., p. 216, n. 5. Cecidio prodotto dal Ara quercinus (Can.) Are Leyp 1 | n. 17. Paliano a Vallalta e presso Roiate (Beguinot). 47. Quereus Cerris L. Erineum Quercinus Pers., var. N Cecconi, 1. c., p. 436. M. M., l. c., p. 216, n. 5. Gecidio prodotto dal Eriophyes quercinus (Oan.) Nal., 1. e., p. 11, n. 17 Paliano alle mäcchie del Castello, Prov. di Roma; boschi presso Po Maggiore, Roma (Beguinot). 48. Quereus Ilex L. Erineum ilicinum Pers. : Hieronymus, 1. c., p. 84, n. 190. Cecconi, 1. c., p. 436. M. M., p. " n. 4. Cecidio prodotto dal rs ilicis (Can.) Nalepa, l. c., p. 11, n. 18. i Isola Farnese, Colle Palatino presso Roma; Monte Semprevisa e presso Bassiano nei Monti Lepini: Paliano e Monte Scalambra nei Monti E NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 27 = niei; presso Porto d’ Anzio in Prov. di Roma; Isola di Monteeristo, e Isola di Gorgona nel mare Toscano (Beguinot); Villa Pamphyli presso _ Roma (Beguinot). 2 Il cecidio raccolto in quest'ultima località trovasi sopra una varietà coltivata della Quercus Ilex, varietà a foglie molto grandi piuttosto E molli, glabre sulla pagina superiore e coperta di una peluria argentea E sulla pagina inferiore. Su tale varietà sembra sia piuttosto rara la for- mazione del cecidio in questione. 49. Quercus pedunculata W. Erineum Quercinum Pers. Cecconi, l. c., p. 436. M. M, I. e., p. 216, n. 5. Cecidio prodotto dal Eriophyes quercinus (Can.) Nal., l. c., p. 11, n. 18. Presso Roiate, Prov. di Roma (Beguinot). 50. Quereus Suber L. Erineum quercinum Pers. Cecconi, l. c., p. 436. M. M. 1. c., p. 216, n. 5. Cecidio prodotto dal Eriophyes Quercinus (Can.) Nal., l. e., p. 11, n. 18. Paliano, Prov. di Roma; Isola del Giglio (Beguinot). 51. FREE alaternus L. Phyllerium Rhamni Pers. Schlechtendal, L c., p. 61. Kieffer, 1. c., p. 27. Eriophyes annulatus Nalepa Phytophdae, 1. c., p. 21, n. 58. . Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. Magliano presso Roma (Beguinot). : Questo cecidio non è stato finora descritto sul Rhamnus alaternus ma È soltanto sul R. cathartica, 52. Rubia peregrina L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. Hieronymus, I. c., p. 86, n. 198. Frank, l. c., vol. III, p. 62. In un bosco presso Cisterna, Prov. di Roma (Beguinot). I caratteri di questo cecidio corrispondono con quelli dati da Hiero- nymus (l. c.) per quanto riguarda l’accartocciamento dei margini fo- 1 ane. peró negli esemplari da me studiati, Peel inquit del Mer a * M. PALLAVICINI MISCIATTELLI fogliare à limitato alle sole foglie terminali dei germogli, le quali sono anche costantemente di dimensioni molto inferiore alle normali. 53. Rubinia Pseudo-Acacia L. Cecidio-prodotto dal Phytoptus sp. Villa Venosa, Albano Laziale presso Roma (Sig. Ragionieri). Il ce- eidio à costituito dalla fasciazione intera e completa di tutto un ramo; tutti i rametti laterali sono molto ravvieinati all’ asse, e quelli che si trovano all’ estremità dell’ asse principale sono atrofiei; brevi, e incur- vati a forma di uncino. All’ ascella delle spine fogliari che si trovano sui rami fasciati, e in corrispondenza delle gemme, si trovano nascosti nelle squame delle gemme stesse numerosi acari, appartenenti, proba- bilmente. al genere Phyllocoptes. Non avendo riscontrata alcuna descrizione in nessuno degli autori consultati che ricordi questa specie di formazione, sono costretta a ri- tenerla come nuova. 54. Rubus discolor Weih. Schlechtendal, 1. c., p. 74. Kieffer, 1. c., p. 19. Cecidio prodotto dal Eriophyes gracilis Nal. Paliano, Prov. di Roma (Beguinot). 55. Salicornia fruticosa L. Cecidio prodotto da Phytoptus sp. Questo cecidio è probabilmente nuovo giacchè non trovasi accennato sferici od ovoidali, più o meno peduncolati od anche sessili. Agli orli della laguna tra Orbetello e Porto S. Stefano, Toscana (E. Chiovenda). 56. Salix sp. Kieffer, 1. c., p. 19, n. 93. Schlechtendal, 1. c., p. 40. Cecidio prodotto dal Eriophyes truncatus Nal. |. c., p. 13, n. 28. Paliano a Vallalta, Prov. di Roma (Beguinot). Cecidio prodotto dal Æriophyes salicis Nal. l. c., p. 13, n. 25. Crescentino in Valle Aosta (T. Ferraris). "uM EIU de ae pU DE e in aleun autore. I rametti fioriferi laterali sono trasformati in ammassi de T SE MIU pM Be UT TEES 57. Salix sp. Massalongo, l. c., p. 104. M. M., l. c, p. 219, n. A7. EO Yi Mg nd MUN UT “E PEA att NS SN FEN TE RU RA NONE ] UE MES TAN EN MES ET d dear Deus TL MOL M AE EQ A - NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 29 58. Salix alba L. M. M, l. c., p. 219, n. 17. Cecidio prodotto dal Eriophyes salicis Nal. l. c., p. 13, n. 25. Presso Paliano, Prov. di Roma; presso Roiate Prov. di Roma; Sper- lunga, Paludi Pontine; presso Foro Appio, Paludi Pontine (Beguinot). In alcuni casi ho rinvenuto dei cecidii i quali, anzichè essere fitta- mente pubescenti, sono invece quasi glabri. 59. Salix purpurea L. Kieffer, l. c., p. 19, n. 93. Cecidio prodotto dal Æriophyes truncatus Nal. l. e., p. 13, n. 28. Presso Roiate, presso Genazzano nei Monti Prenestini; Paliano, presso Olevano Romano, presso Piglio, Prov. di Roma (Beguinot). 60. Salix L. sp. Kieffer, l. c., p. 19, n. 93. . Cecidio prodotto dal Æriophyes truncatus Nal. l. c., p. 13, n. 28, Presso Sperlonga, presso Torre di Foce verde, Paludi Pontine ( Be- guinot). 61. Salix triandra L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. Deformazione dell'apice dei germogli che non ho trovata deseritta dagli autori consultati; quindi, à probabilmente nuova. Roma, presso Ponte Nomentano (Beguinot). . 62. Salix triandra L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. . Lo stesso cecidio descritto nella mia prima memoria (l. c., p. 222, n 33). | Presso Ninfa, Paludi Pontine (Beguinot). 63. Salvia pratensis L. Erineum salviae Vallot. | M. M, Contribuzione allo studio degli Acarocecidii della Flora Italica, | Boll. Società Bot., 6 gennaio 1895, p. 20, n. 11. = Kieffer, 1. c., p. 21, n. 97. Hieronymus, l. c., p. 92, n. 229. Gecidio prodotto dal Eriophyes salviae Nal. l. c., p. 36, n. 114. = Montecelio, Prov. di Roma (G. Cuboni). = Tar à = d ï X + 9 M vu PP EE Re Ra CERI 64. Salvia verbenaca L. Erineum salviae Vallot. Hieronymus, l. c., p. 92, n. 229. Kieffer, 1. c., p. 21, n. 97. M. M. Ls p 30,2. 1L Cecidio prodotto dal Eriophyes salviae Nal. Roma, sui ruderi del Foro Romano e lungo la Via Appia presso il Casale di Mesa; Subiaco, Prov. di Roma (Beguinot). 65. Sambueus nigra L. M. M., Zooc. della Flora Ital., Boll. Soc. Bot. It.. 7 giugno 1894, p. 220, n. 22. Cecidio prodotto dal Epitrimerus trilobus Nal. l. c., p. 65, n. 14. Paliano, Prov. di Roma (Beguinot); Orto del Museo Agrario, Roma ( Brizi). 66. Sarothamnus seoparius K. Hieronymus, l. c., p. 93, n. 232. M. M, p. 221, n. 28. Kieffer, l. c., p. 20, n. 99. Cecidio prodotto dal Eriophyes genistae Nal. l. c., p. 30, n. 93. Segni, Paliano, Roiate, presso il lago Lattanzi in Anticoli, Prov. di Roma; boschi di Aequa Traversa presso Roma (Beguinot). 67. Satureia montana L. Cecidio prodotto dal PAytoptus sp. inde- terminata. Le estremità fiorifere dei rametti e le intere infiorescenze, in qualche caso, sono contratte e deformate in modo da costituire dei piccoli glo- meruli o capolini all' apice dei rametti stessi; le foglie ed i fiori de- formati che prendono parte alla formazione dei glomeruli sono ricoperti da una fitta peluria argentea. Presso Trevi nel Lazio; Subiaco, presso il monastero di S. Benedetta (Beguinot). . Nell'esemplare raccolto presso Subiaco i capolini deformati sono molto numerosi e molto piccoli e ricoperti da abbondantissima peluria. Il cecidio in questione, non ho trovato descritto in nessun € per tale ragione sono indotta a ritenerlo per nuovo. La virescenza dei fiori e la formazione dei capolini ricoperti di e luria argentea sono perfettamente analoghi a quelli che sull’ Origanum NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 31 vulgare produce il Eriophyes Origani Nal., per cui è molto probabile che sia quest’ ultima specie che produce il cecidio ora descritto sulla Satureia montana. 68. Saxifraga aizoides S. Schlechtendal, l. c., p. 68. Cecidio prodotto dal Eriophyes Ksochi Nal. l c., p. 24, n. 70. Nella Valle d'Anzola, tra l'Alpe Vineggio di sotto e quel di sopra, a 1800 m. sul livello del mare (E. Chiovenda). 69. Spartium junceum L. Massalongo, Acarocecidii da aggiungersi alla Flora Italica, Boll. Soc. Bot,, 10 agosto 1893, p. 490, n. 12. Cu- boni, Sulla fasciazione dello Spartium junceum. Ceeidio prodotto dal Eriophyes spartü Nal. l. c., p. 30. lsola del Giglio, Isola di Capraia, [sola d'Elba; presso Anticoli, pro- ; vincia di Roma, colline dei Monti Parioli presso Roma (Beguinot). 70. Teucrium Chamaedrys L. Schlechtendal, l. c., p. 95, n. 1050. Hieronymus, 1. e., p. 95, n. 251. Kieffer, 1. c., p. 22, n. 107. Massalongo, ec p. 113, n. 70. Cecidio prodotto dal Phyllocoptes Teucrii Nal. l. c, p. 56, n. 24. Presso Roiate, Acuto e Paliano, in provincia di Roma (Beguinot). 71. Trifolium sp. L. Ceeidio prodotto dal Phytoptus sp. Ponte Nomentano presso Roma. Questo cecidio à costituito dall'ingrossamento anormale del nervo me- diano delle foglioline, le cui metà si ripiegono sul nervo stesso, ve- nendo a perfetto contatto fra di loro. Nella cavità che in tal modo si forma, ho rinvenuto abbondantissimi Phytoptus, piuttosto grandi con dl corpo allungato, ottuso all'estremità anteriore ed attenuata all'estre- mità inferiore. I caratteri del cecidio corrispondono in gran parte con quelli descritti da Hieronymus pel Trifolium spadiceum, l. e., p. 101, 270, percià l’acaro à probabilmente il Eriophyes plicator var. Tri- Nal. l. c., p. 14, n. 31. (vedi Kieffer, 1. e., p. 94, n. 121). 72. Ulmus eampestris L. Hieronymus, l. c., p. 102, n. 272. Kieffer, l c, p-24, M. M, Le, p. 223, n. 39. Ceeidio prodotto dal Eriophyes filiformis Nal. l. e., p. 14, n. 31. Presso Anticoli, Paliano, Tomboleti presso Terraceina, provincia di Roma; Colline dei Monti Laziali presso Roma (Beguinot). 73. Ulmus campestris L. Hieronymus, l.c., p. 102, n. 271. Kieffer, L- c.p 24,2. 120. M: M, Lou p. 229, n. 19. Gecidio prodotto dal Eriophyes Ulmi Nal. L c., p. 14, n. 32. Isola Farnese presso Roma; Subiaco; tomboleti presso Terraccina, . provineia di Roma. Nei boschi presso il lago di Caprolace nelle Paludi Pontine (Beguinot). Gli esemplari raccolti in quest’ ultima località presentano tutte le fo- glioline fittamente ricoperte di galle prodotte dal Phytoptus Ulmi Nal., intramezzate e costantemente mescolate con galle prodotte dalla specie precedente (Phytoptus filiformis Nal.). 74. Ulmus eampestris L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. È Le foglie dell’ Ulmus campestris vengono da questo Phytoptus con — — tratte e regolarmente inerespate lungo le nervature secondarie. Trat- $ tasi probabilmente di un cecidio nuovo. Paliano presso Roiate, provincia di Roma (Beguinot). Hec 75. Verbaseum Thàpsus L. Cecidio prodotto dal Phytoptus sp. Lungo le siepi presso Cori, provineia di Roma (U. Brizi); Acqua Acetosa e Monti Parioli presso Roma (Beguinot). Il cecidio del Verbascum, non essendo citato da alcun autore, sono indotta a ritenerlo come nuovo, benché sia relativamente frequente nell provineia Romana, e mi sembra strano che non sia stato notato da cuno un cecidio così appariscente. Le foglie del Verbascum, grandi, obovate e scorrenti, presentano | una formazione anormale di peli, veramente notevole. I peli stessi sono 4 ‘ad ammassi fittissimi, bianchi, candidi, con riflessi sericei, in numero di due o tre per ogni foglia, generalmente più grandi sulla pagina i NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA ITALICA 33 feriore, ma ad ogni fiocco di peli della pagina inferiore ne corrisponde un altro sulla pagina superiore. In corrispondenza degli ammassi di peli, la lamina della foglia senza ipertrofizzarsi, si raggrinza, e forma dei grandi bitorzoli che rendono la foglia irregolare e contorta. Non di rado, questa straordinaria produzione pelosa, invade le gemme appena sbocciate, e in tal caso l’intera gemma si trasforma in una specie di fiocco di cotone, dal quale spuntano appena le estremità delle gio- vani foglioline. Talvolta, invece, soltanto l'intero peduncolo della fo- glia fino alla sua inserzione sul caule, è coperto di tale peluria. Esaminato al microscopio i peli stessi manifestano la loro origine, la quale ha luogo per trasformazione tricomatosa di tutte le cellule epi- dermiche tanto della pagina superiore quanto della inferiore. I peli, a completo sviluppo, sono semplici e raggiungono una lunghezza, che in certi casi supera l cent., e da una cellula basilare, la quale si divide poi in altre quattro a sei cellule piccole, sferoidali che vengono a co- stituire la base del pelo, si formano da sette a quindici cellule sottili e cilindriche, le quali, soprapposte costituiscono l'intero pelo. In mezzo alla fitta rete costituita dall’intreceio dei peli descritti, l’esame microscopico ci mostra numerosissimi Phytoptus, grandi, oblun- p attenuati alle due esteemitä, giallicei, e col corpo sottilissimamente m. Vitex Kgnui-Caótus L. Hieronymus, 1. c., p. 105, n. 285. Kieffer, Cocidio prodotto dal Eriophyes Massalongoi Can. Il cecidio prodotto dal suddetto Phytoptus si presenta sotto forma di piccoli bitorzoli isolati o riuniti in numero di cinque o sei sulla su- le pagine della fogliolina stessa. Ciascun bitorzolo porta alla pagina su- | periore un piccolo ciuffo di peli che si manifesta come un punto bianco nel centro del cecidio quando esso sia guardato ad occhio nudo. | Di rado le foglioline stesse subiscono deformazioni per opera del Ce- cidio; tuttavia, talvolta accade che, quando i Cecidii sono molto nume- 3. Malpighia, anno XIII, vol. XII. perficie della fogliolina in modo che ciascun bitorzolo interessa entrambe - Ten e ta rosi, e le foglioline stesse siano attaccate molto giovani, esse si defor- mano corrugandosi ed anche ripiegandosi sui lembi. Littorale romano tra S. Marinella e Civitavecchia (Beguinot). 77. Vitis vinifera L. Fasciazione completa e totale della rachide tanto della principale quanto delle secondarie. si Quantungne non sia stato possibile rinvenire alcun Phytoptus, pure è molto probabile, per analogia con altre formazioni consimili, che la deformazione descritta sia dovuta anch’ essa ad un Phytoptus. Paliano, provineia di Roma (Beguinot). | GIUSEPPE GIBELLI 35 GIUSEPPE GIBELLI COMMEMORAZIONE DI ORESTE MATTIROLO I. Ho accettato l’aliissimo onore e l’arduo còmpito, con tanta benevolenza affidatomi dalla Presidenza di questa illustre Accademia (1) di comme- | morare il Professore Giuseppe GIBELLI, animato dal pensiero che le mie modeste parole possano in qualehe modo tradurre i sentimenti di rico- | noscenza, di amicizia e di affetto che per tanti anni, i migliori della . vita, mi unirono intimamente all’uomo insigne di cui piangiamo oggi la perdita. Il nome di Giuseppe GIBELLI legato ad opere che rimarranno, non ha ogno dei miei elogi per essere conservato alla gratitudine dei po- , € se io di lui potrò parlare con qualche competenza sarà per ri- re i momenti principali di una vita tutta consacrata a quelle alte lità che si compendiano nell'amore bene inteso alla patria, alla fa- à, alla scienza , all' arte. Egli fu tale uomo, eui ogni padre bonia che i suoi figli potessero assomigliare; perchè ebbe il culto della scienza, la passione del lavoro, il più squisito senso del bello e del buono, associato a quel profondo k prole intuito di umanità che spinge alle piü nobili azioni. 0 La R. Accademia delle Scienze di Torino — nella cui adunanza, 12 Marzo ‘corrente anno, fu letta la Commemorazione che noi crediamo utile ripubblicare, i consenso del Chiara Autore, 36 0. MATTIROLO A Giuseppe GIBELLI non si eleveranno monumenti pubblici; il mode- sto ricordo che per pensiero pietoso degli amici e degli ammiratori farà rivivere il suo paterno sorriso nell ambiente di quell’Istituto, dove se- rena, costante, fruttifera, si svolse l’opera sua, dirà quali furono le aspirazioni di quest'uomo buono e leale, che fece sempre il suo dovere e che, scienziato e filosofo, attese indefessamente alla ricerca di quella d verità che non si studia soltanto sui libri, ma che soprattutto si dimo- stra coi fatti e colle esperienze. Onesto, colto e gentile, costante nei propositi, appassionato delle let- tere e delle arti, la sua vita fu tutta un esempio degno di essere ad- ditato alle giovani menti, cui nè punge la febbre di arrivare rapida- mente alla ricchezza fastosa, alla notorietà clamorosa; nè affascina il miraggio prodotto da quella megalomania che sembra pervadere la gente in questa fine di secolo. Onore agli uomini eletti, pazienti, laboriosi che, come il Gibelli, pur non essendo genî creatori, preparano, vagliano, radunano i materiali senza dei quali le vere forme geniali non potrebbero dedurre le leggi - dinamiche che regolano la natura. Giuseppe GIBELLI nacque il 9 Febbraio 1831 nel piccolo borgo di Santa Cristina in provincia di Pavia, da Siro Gibelli agricoltore e da Giusep- pina Carnovali. Egli non ebbe la ventura di conoscere il bacio della madre che morì dandogli la vita; ed essendosi dopo breve tempo il padre riammogliato rimase, si può dire, orfano. accarezzato però dalle zie materne, La prima giovinezza trascorse nel paesetto natìo e nel Collegio Monza sotto la direzione di ottimi maestri (!) compiendo gli studi " eondari, ehe dovevano, giusta gli intendimenti paterni, formare tutta (t) Fra questi con particolare riverenza e vom ricordava il Prof. Antonio Salvoni, che fu poi Provveditore agli studi a Bologua, Pavia e Milano; uno degli uomini che ebbero maggiore influenza sulla vita € Gibelli, come egli stesso lasció seritto. GIUSEPPE GIBELLI 37 la sua educazione letteraria: poichè era volontà del genitore quella di | associarlo alle pratiche agricole. E. Senonchè, l’ ingegno pronto e svegliato del giovinetto, l'amore allo m studio sviluppatosi in lui precocemeute, le aspirazioni a piü alti ideali 4 e il fermo proposito di conseguirli, dovettero persuadere a malincuore il padre a lasciare libero il figliuolo di dedicare tutta la sua attività al conseguimento di quegli scopi che egi ben dimostrava essere capace di raggiungere. Questa risoluzione, più tardi dal padre stesso applaudita, gli fu ca- gione di non poche difficoltà strenuamente sopportate e vinte. Iseritto al Liceo di Milano, lo troviamo giovinetto ardente, appas- ‘sionato, negli anni epici del nostro risorgimento. E qui, toccando di quel periodo di tempo in cui si prepararono e si maturarono gli eventi memorandi del 1848 e 1849, è naturale e gradito mio dovere ricordare la parte che vi ebbe il Gibelli, nell’ animo del quale, al culto della scienza si associava ardentissimo il culto della patria. Sono ricordi di impressioni giovanili di cui a stento ho potuto otte- nere il racconto, poichè modesto per natura, non voleva mai parlare di | sè stesso. 11 21 Febbraio 1848, il Conte Luigi Bolza, Direttore della polizia au- striaca a Milano, faceva trafugare nelle prime ore del mattino il ca- . davere del patriota Carlo Ravizza, Professore di Filosofia, morto a 37 anni, per impedirne i solenni funerali che gli studenti avevano delibe- rato a colui che li aveva cresciuti all’ amore della patria; e il giorno dopo, la polizia emanava il decreto famoso che istituiva il Giudizio statario (1). Furono, come è noto, questi due atti del governo austriaco a Milano, quelli che specialmente determinarono le prime dignitose di- mostrazioni del popolo milanese, oramai stanco di tirannide, e lo ap- parecchiarono alle ardite imprese svoltesi successivamente nei giorni 18, 19, 20, 21 e 22 Marzo di quell’anno, glorificati col nome delle Cinque Giornate di Milano. (!) Questo Mesh firmato nel Novembre dell' anno autecedente era ala p sato agli Archi IROL Gibelli appena diciassettenne, poeta e patriota, associatosi ai compagni (tra i quali la storia contemporanea registra i nomi dei suoi più co- stanti amici: Paolo Mantegazzza, Giovanni Omboni, Giuseppe Dezza, Romualdo Bonfadini, Luigi Cossa, Emilio Morosini, Costantino Cernuschi, Emilio Dandolo, Francesco Brioschi, Stefano Jacini, Emilio Visconti- Venosta ed altri).(!) fu tra i primi nella memorabile dimostrazione che : fini colla fuga ignominiosa del Conte Bolza. Nè qui si arrestò l'opera del Gibelli in quell’anno, che, dopo aver fatte la parte, per cagione dell'età giovanile, piü di spettatore che di combattente alle Cinque Giornate, arruolatosi volontario fece la cam- pagna del 1848 nel battaglione degli studenti, trovandosi nel combat- timento sotto il forte di Pietole su quel di Mantova, dove non pochi di quei giovinetti imberbi lasciarono eroicamente la vita (?). - Tra i suoi colleghi di Liceo, il Gibelli ricordava specialmente come presenti alla.giornata Giovanni Omboni e Zeffirino Scarenzio (*) rimasto ferito da una scheggia di mitraglia che di netto gli spezzava ľ arme fra le mani. : La narrazione di questi fatti evocanti le memorie piü sbrigliate e balde della gioventù, il Gibelli soleva infiorare con tale umorismo da - farmi ricordare fra le più liete ore di Laboratorio, quelle in eui rie- - scivamo a farlo discorrere delle imprese guerresche, che altri avrebbe avuto cura di esaltare, ma che egli riduceva al loro giusto valore, sfrondandole di quell’aureola esagerata, colla quale molti si sforzarono poi di presentarle. A Pavia, dove fu inscritto studente ai corsi medico-chirurgici nel- l'anno accademico 1849-50, il Gibelli si legò coi vincoli della più salda (t) Il nome di questi ardimentosi è ricordato da Ottone Brentari, i in uno Studio sulle Cinque giornate di Milano pubblicato nel Marzo 1898, in occasione del cin- - quantenario dei gloriosi fatti di Milano, come numero speciale illustrato del gior- nale il Corriere della Sera. (3) Oltre a Zeffirino Scarenzio (fratello del Prof. Angelo della Università di Pavia) rimasero feriti tra gli amici del Gibelli, il pavese Fichi e il Mazzucchelli. (3) Lo stesso prof. Gibelli in una poetica rapsodia, di cui riferirò alcuni versi, | parla della sua giovinezza e ricorda i morti amici del battaglione degli studenti. ns ski EC GIUSEPPE GIBELLI 39 amicizia con Paolo Mantegazza e con Giovanni Omboni, già suoi col- 1 leghi di Liceo. -= . L’ uguaglianza di studi e di ideali aveva riunito i tre giovani in un E. triumvirato (rimasto tradizionale negli annali della studentesca di Pavia), che durò tutta la vita e che fatalmente li riunì per l ultima volta in un supremo convegno al letto di morte del povero Gibelli! È Chi vuole farsi un concetto delle aspirazioni, dei pensieri, degli af- x fetti di questi amici; chi vuol rivivere la vita di questi fieri studenti, che seppero conquistare così bella fama nel mondo; legga un forte e notissimo romanzo di Paolo Mantegazza (t) (il più ardente. il più ir- E : requieto dei triumviri), mediti sopra il carattere, le modeste e serie | imprese di Giovanni, studi la vastità dei concetti di Attilio (i quali, come vuole l'autore, rappresentano i due amici Gibelli e Mantegazza), anelanti alla conquista dell'ideale, che per diverse vie finiscono di rag- giungere ritrovandosi poi sul Sasso Melgonaro, nel seno tranquillo di Cannero sul lago Maggiore, donde, come narra il romanzo, si erano mossi tanti anni prima alla conquista del Dio ignoto! L’amieizia di Gibelli e Mantegazza ebbe il profumo dell'idilio « ogni « giorno, mi scriveva il Mantegazza (3), si faceva insieme una lunga « passeggiata sotto l'ombra amica e tranquilla degli Ippocastani, dove «nè le nevi di Gennaio, nè il sollione di Luglio arrestavano le nostre | « quotidiane e vagabonde scorrerie. = « Io gli parlavo dei miei libri avvenire e fino all'ultimo giorno della sua vita, io non ebbi mai un’ idea od un progetto nella mente, sensa che io gli chiedessi consiglio. Egli era per me la Corte d’ Appello, « tanto era sicuro in lui il buon senso nelle forme più alte, tanto era « in lui finissimo il senso estetico. Egli fu per me, in cinquanta anni, « l'angelo custode, il correttore delle mie bozze pei libri, e nella con- « dotta della vita! ». Queste parole e quelle che l’ illustre scrittore pubblicò nel Giornale | (à P. Manresazza, il Dio Ignoto, 2.* edizione. Milano, 1877. Questo romanzo fu dal Mantegazza dedicato con gentile pensiero alla sorella Costanza, moglie a Giuseppe Gibelli. 3 2) Lettera 1.° Febbraio 1899. , O. MATTIROLO di Giovanni (1) ci danno la più esatta idea del valore di GIUSEPPE GIBELLI che il Mantegazza apprezzò e conobbe anche nei più intimi pensieri! vii st E fu ancora a Pavia, lungo le sponde del Ticino, passeggiando col Mantegazza che il Gibelli ebbe, come in una rivelazione (?), a provare È subitaneo il fascino di quella scienza nella quale doveva acquistare fama così chiara. i (1) Vedi il Dio Ignoto di P. Mantegazza, « Giornale di Giovanni e di Attilio ». (3) Nella già citata rapsodia poetica il Gibelli così scrive « Avvenne che sfuggendo al rombo « De’ cannoni tonanti e delle trombe E: « Squillanti al truce Sir d'Ausburgo Evviva, « Mi trovai sulla riv « Del limpido Ticino. Quivi al rezzo « Fragrante dei Pioppeti « Malinconicamente sui tappeti « Erbosi abbandonato — vidi in mezzo « Alle folte gramigne un fiore strano « Che d'un ape parea svolazzante « Sovra uno specchio innante, « Una curiosa imago. Allor la mano « Tremando a coglier spinsi il gracil stelo: « Rivelazion del celo « Parvemi quel fiore! « Sicchè la mente n'ebbi tocco e il cuore! « Vivida e chiara l'ammagliante Dea « Flora la vis segnata m'avea; « E piani e selve e il mare sconfinato « E l’eccelse dei monti | « Inesplorate vette e delle fonti « I margini di muschio inghirlandati ; « Ecco la meta della mente mia; it « Vero miraggio all'alma i « Assetata di vero, e dove in calma « Del bello sazierò la bramosia! « Dolce e serena di futuri anni « Vision tu mi sorreggesti . . . . .» Questa poesia nella quale il Gibelli parla della sua giovinezza doveva essere - letta in una delle ultime solennità annuali che venivano celebrate nel Laboratorio di Torino il giorno di S. G petali au HERR mr | del compianto Professore ed io l’ebbi dal figlio Camillo. GIUSEPPE GIBELLI 4 Fu la contemplazione di una Orchidea (') rieordante il nome, ingiu- stamente obliato di Martino Lister (*), che lo commosse e lo determinò a studiare le piante. « Egli aveva troppo cuore, mi scriveva il Mantegazza, per trovarsi « bene nel solo esercizio della triste professione del medico ; lo consigliai « a studiare botanica; ed io rido pensando che a lui, divenuto poi bo- « tanico insigne, diedi io le prime lezioni sulle piante, gli diedi il primo | « vascolo ed erborizzai con lui le prime volte lungo le sponde del Ticino ». Tuttavia lo studio della botanica allora non lo assorbì completamente, avvegnachè le condizioni sue non gli permettessero di far lusso di tempo. Egli doveva anzitutto rivolgere il suo pensiero a procurarsi i mezzi materiali per |’ esistenza. Laureatosi medico nel Gennaio 1854, sostenendo una tesi sull'arte e sulla scienza medica; nello stesso anno (con Decreto 27 Ottobre) veniva nominato Assistente alla Cattedra di botanica nell’ Università di Pavia, nel quale ufficio rimase dapprima poco tempo, perchè avendo ottenuto per esame un posto di perfezionamento, il Gibelli si recava a Milano presso la Scuola Superiore di Medicina veterinaria, dove nell’anno 1858 E: | otteneva il diploma di Perito Zoojatrico, e dove nel 1859 veniva no- | minato Assistente alla Cattedra per gli Insegnamenti teoretici (Decreto 11 Dicembre 1859) e incaricato dell insegnamento dell’ Agraria. — L'anno 1855 in cui rimase il Gibelli a Milano segnò la data più me- morabile della sua esistenza, perchè in quell’anno sposò (10 Settembre 1855) la nobile signorina Costanza Mantegazza sorella al suo Paolo, (!) La Zistera ovata di Robert Brown. ; (3) Martin Lister, botanico e zoologo inglese (n. Radcliffe 1638, m. London | 1671) vir celeberrimus, come lo chiama Haller, scrisse lavori anatomici che pre- cedettero di poco quelli di Nehemia Grew. Martin Lister credette osservare nelle piante delle vene uguali a quelle degli animali — fece esperienze sul movimento degli umori; sull’ efflusso dei succhi; sul pulviscolo seminale dei funghi, ecc.; serisse un memorabilis libellus (Haller) sul latice delle piante e trattò vari altri vero nelle « Philosoph Transact. », 1671 e 1672, mentre I’ « Anatomy of Plants » di Grew comparve a Londra nel 1682, dieci anni dopo argomenti di anatomia e fisiologia vegetale. I più importanti suoi lavori compar-. A s FS | 0. MATTIROLO che fu per lui affezionata, amorosa compagna e delizia di tutta la vita (1). A Milano, quando scoppiò il colàra, fu tra i primi medici dei colerosi e come un eroe del dovere (*) malgrado le più dolci esortazioni della sposa rimase fermo al suo posto, guadagnandosi la stima e l’ ammira- zione dei colleghi; cosicchè gli venne poi facilmente concesso il posto — di medico a Inverigo, grosso borgo della Brianza, dove esercitò per alcun tempo la professione, benedetto dai poveri e stimato dai ricchi, e dove a riposarsi delle fatiche professionali cominciò assiduamente ad erborizzare attraverso a quei colli deliziosissimi. Ma l’ esercizio dell’arte salutare lo faceva soffrire troppo; il dolore degli altri fu sempre per lui troppo grave dolore, e fu allora che non avendo mai completamente abbandonate le sue mansioni didattiche presso la Scuola veterinaria di Milano, nella quale era stato nominato Vete- rinario aggregato (1861), pensò ricoverarsi nel porto tranquillo della Scienza, accettando la nomina di Assistente preparatore di Chimica e Farmacia a Pavia (Decreto 6 Gennaio 1861) e poi nello stesso anno (Decreto 16 Febbraio) quella di Assistente all’ Orto botanico di Pavia, mentre (Decreto 11 Novembre) era ivi chiamato Professore di Storia naturale nel R. Liceo Foscolo. : : A partire dal 1861 incominciò per il Gibelli tutta una serie di fati- così uffieii, di laboriosi incarichi, ai quali egli seppe adattarsi col più - serupoloso impegno e colla piü sorprendente attività, dimostrando tanto | (t) Così si esprime nella rapsodia: « Bella dei fiori dolce e gentil Dea « E Tu sempre amorosa « Foste le stelle, ver le quai moveva « Tra bronchi e spine e compiacente, lieta « L' anima mia ardente « Alla conquista di quel ver lucente . .« Che solo sazia chi del vero ha sete! » (*) Stai ben sicuro, lasció prima di morire scritto a suo figlio Camillo, che la ragione dell essere noi felici od infelici sta per tre quarti in moi. stessi. pie” e serenità di mente; alla fine dei fini, fa il tuo dovere, avvenga che GIUSEPPE GIBELLI 43 i nella Università, come nel Liceo, una speciale attitudine alle ricerche A di Laboratorio e all' insegnamento. N Per tredici anni rimase in una posizione di délais, durò una vita di sacrifici, che egli seppe serenamente sopportare, non preoccu- pandosi se i lavori usciti dalla sua mente e dalle sue mani potessero servire a maggior decoro di altri non troppo scrupolosi collaboratori ('). Durante gli anni di sua permanenza a Pavia il Gibelli sostituì il suo Direttore per un periodo di tempo assai lungo, e nominato Professore ordinario presso la .R. Scuola superiore di Agricoltura di Milano nel- l’anno 1870, rinunciò all’onorevole ufficio per assumere quello di Assi- stente presso il Laboratorio di Botanica crittogamica fondatosi in Pa- via (1871). L’ energia e l'operosità allora dimostrata dal Gibelli fu di grande utilità per la scienza. In quel tempo l’ Ateneo pavese risentiva ancora l'infiuenza dell’ eccellente metodo di insegnamento introdottovi da Gu- glielmo Gasparrini (°), a cui dobbiamo gran parte del movimento bo- tanico italiano verso i nuovi metodi di ricerca; fu merito del Gibelli di avere seguito quelle nobili tradizioni, di aver saputo fecondare, soste- nere, dirigere le iniziative del Prof. Santo Garovaglio, che principal- mente si esplicarono colla fondazione del Laboratorio crittogamico. Per valutare degnamente l'opera del Gibelli che fu tra i primi a re- earsi in Germania per studiarvi le migliori scuole pratiche, che si de- dicò anima e corpo al nuovo Laboratorio. occorre riportare il nostro pensiero a tempi che ci appaiono oramai lontani, in relazione alla ra- pidità vertiginosa colla quale le idee camminano nel periodo in cui vi- viamo. . Bisogna che noi pensiamo come cinquant’ anni or sono la botanica (1) Non essendo conveniente in questo scritto sviscerare questo penoso argo- > mento, dirò che del fatto a cui accenno può essere giudice chiunque presso il Museo di Pavia esamini le note scritte di pugno del Gibelli, le figure da lui fatte sopra i materiali che servirono ai lavori che dal 1865 al 1872 furono pub- blicati da altri in collaborazione col Gibelli. - (3) Il celebre Guglielmo Gasparrini fu Professore di Botanica a Pavia dall'anno 1857 al 1860, anno in cui fu richiamato a Napoli. Nel 1860 era Rettore del- ]' Università pavese. EEE we $ 44 l O. MATTIROLO fruisse di ben altri metodi, fosse ben altra scienza di quella che am- miriamo oggigiorno! Appena appena cominciava essa a liberarsi da un ordine di concetti puramente tassonomici e floristici. La scienza dei vegetali era ancora limitata ai suoi principi fonda- mentali; la conoscenza differenziale dei vari tipi, il loro razionale or- dinamento era lo scopo a cui tendevano i naturalisti tela prima metà 3 del secolo. Inutile farci delle illusioni! la via che il genio di Malpighi aveva preconizzata e nettamente segnata sul finire del Secolo XVII, non era stata seguita dai successori. Le ricerche di Malpighi avevano dato un fondamento, un indirizzo nuovo alla scienza, ma questo pur troppo non fu compreso, e la bota- E nica, era destino! solo piü tardi doveva elevarsi a scienza vera! Verso il 1850 le idee Linneane dominavano ancora sovrane nella scienza. Bertoloni, Parlatore, astri fulgidissimi (!), dettavano le loro opere uniformandosi alle idee Linneane. Bertoloni stesso deplorava ama- ramente che il microscopio tendesse a disorganizzare la botanica (?). La scienza, all’ esame delle caratteristiche morfologiche, non aveva ancora saputo aggiungere quello ben più fecondo in risultati desunto dagli studi dell’intima struttura degli elementi, dai loro rapporti, dal loro valore, dal loro modo di sviluppo e di funzionamento. I più elevati problemi della biologia e della fisiologia delle piante erano lettera morta. — La botanica descrittiva sola imperava come concetto fondamentale e direttivo; e d’ altronde ciò era anche logico e naturale, perchè troppo imperfetti erano i mezzi di indagine, e il mi- croscopio perfezionato era a quel tempo una macchina preziosa alla portata di pochi eletti della fortuna (7). Quella fu un’epoca di transizione difficile e feconda; ad essa dobbiamo i progressi della scienza moderna italiana — solo verso il 1860 anche da noi si comineiö a creare i Laboratorii; alla semplice esposizione s (1) G. Gisezut, Giovanni Passerini. Parma, 1893. ei Vedi A. BertoLoni, Flora italica orgplogamice. Vol, XI, Bologna, 1858. (3) Vedi. G, Gisezui, Giovanni Passerini, loc. cit. GIUSEPPE GIBELLI 45 rale dei fatti, si sostituì nelle scuole la convinzione fisica obbiettiva dei fatti stessi, introducendo, popolarizzando, perfezionando l'impiego del microscopio e dei più svariati apparecchi; affratellando le risorse delle ; scienze sorelle, coordinandole, associandole nell'intento di scoprire la ; verità. Gibelli in Italia, seguace di PA fu uno dei più convinti, dei più assidui campioni della nuova scuola, ed io riconosco in questa sua azione di illuminato innovatore il massimo suo merito. Le opere che Egli pubblicò negli anni che corrono tra il 1870 e 1874 sono la prova di quanto asserisco — furono opere che seguite, studiate ebbero reale importanza scientifica, avendo esse servito a volgarizzare un ben inteso indirizzo sperimentale, a spiegare -i nuovi ideali della scienza. Il Gibelli a Pavia ebbe numerosi allievi (!); egli diresse al vero scopo il Laboratorio erittogamico e seppe dimostrare colle parole e coll'esem- pio che la botanica si deve studiare interrogando, colla osservazione di- ligente e sagace, coll’ esperimento e colla coltura i vegetali. Nell’ anno 1874, dopo quattro anni dacchè aveva rinunziato alla Cat- tedra della Scuola superiore di Agricoltura di Milano, veniva il Gibelli, dopo concorso, nominato Professore straordinario presso la R. Università di Modena, dove rimase sino al Novembre del 1879; Professore stra- ordinario sino all’Agosto del 1875, ordinario poi. lo sentii sempre a ricordare da lui, come il più felice della sua esi- | stenza, il tempo passato in quella Università (2). . Libero, indipendente alfine, potè dedicare tutto sè stesso alle cure della famiglia e della scienza. . In Modena iniziò gli studi sulla Malattia del Castagno — erborizzò titudine e con venerazione i (? Ne mai il Gibelli dimenticò l’ Università di Modena. Morendo dispose per testamento che fra i libri suoi particolari, quelli già esistenti nella Biblioteca del R. Orto botanico di Torino e le collezioni sue crittogamiche, comprese tutte le collezioni classiche, fossero inviate al Gabinetto dell’ Orto di Modena, come ricordo degli anni felici che vi aveva trascorso. (1) Molti di questi poi non divennero botanici, ma ricordano tuttora con gra- gentil 46 0. MATTIROLO i s attivamente per raecogliere i materiali ehe dovevano piü tardi servire alla compilazione della Flora Modenese (*); continuò con maggior lena la pubblicazione del Compendio della Flora italiana (5) e si occupò at- tivamente delle più urgenti questioni agricole, tanto che il Governo eredette conveniente nominarlo Direttore della locale Stazione Agraria (Novembre 1874), carica che mantenne poi per tutto il tempo in cui rimase nell’ Ateneo Modenese. I Nel Novembre 1879 (Decreto 13 Ottobre 1879), dopo concorso, veniva il GiseLLI traslocato all’ Università di Bologna, dove seppe degnamente raccogliere e continuare la difficile eredità scientifica di Antonio Ber- toloni. | d Le condizioni del Laboratorio a Bologna erano ancora peggiori di a quelle che aveva trovato a Modena, dove almeno il sussidio della Sta- zione Agraria gli permetteva di attendere a ricerche sperimentali. A Bo- logna nel 1879, per vero dire, di Laboratorio non esisteva che il nomel e ciò malgrado, nei tre anni vissuti in quella nobile città, il GIBELLI continuò gli studi sulla Malattia del Castagno, creò allievi, attese a _ ricerche anatomiche, continuando la pubblicazione del Compendio della 5. Flora italiana. : Dietro domanda della Facoltà di Scienze di Torino (Decreto 8 Luglio 1883) veniva traslocato all' Università Torinese dove alfine doveva ri- trovare condizioni adatte all’ indole e all'indirizzo dei suoi studi, L’orto botanico di Torino (che Vittorio Amedeo II aveva fondato il 20 Agosto 1720 presso il Castello Reale del Valentino sulla riva sinistra del Po) era rimasto, si può dire, nel 1880 allo stato in cui l' aveva lasciato circa un secolo prima il celeberrimo Allioni (1760-1781); nè i successori - suoi, Dana, Balbis, Biroli, Capelli, Moris, Delponte, malgrado le più vive istanze e le più calde sollecitazioni erano riusciti ad ottenere che vi sì fabbricasse un'aula destinata alle lezioni e che si pensasse alla costru- zione di locali adatti per il Museo e le Collezioni. Le lezioni si tene- - à *) Edita poi, come diremo, in collaborazione col Prof. Romualdo Pirotta, uno dei quur suoi allievi. (3) ollaborazione cogli amici Prof. Cesati e Passerini. 1 GIUSEPPE GIBELLI 47 nevano in città nelle Aule (!) Universitarie a circa tre chilometri di j distanza, mentre gli Erbari e i materiali di collezione e la minuscola Biblioteca occupavano appena un’ ampia sala e due attigue camerette. Il GiseLLI, successo al Prof. Arcangeli (1879-1883) (al quale si devono , i primi lavori per il rinnovamento dei locali e l' impianto del primo laboratorio) ebbe la ventura di trovare nella Convenzione Universitaria i mezzi per la ricostruzione del fabbricato dell'Orto (?), che venne do- tato di un' ampia sala per le lezioni, di ben disposti locali per i Labo- à ratori e dell’ abitazione per il Direttore, conformemente agli altri Orti 3 botanici del Regno. E La prima lezione nella nuova Aula fu tenuta dal GiserLı solenne- mente il 10 Novembre dell'anno 1891 e a partire da quell'epoca a mano a mano andarono per merito suo trasformandosi e adattandosi anche i nuovi locali. : Il Museo botanico di Torino, che oggi si può ritenere uno dei mi- _ gliori che vanti il nostro paese, si accrebbe notevolmente sotto la Di- . rezione del GiseLLI. Per via di doni o di acquisti favoriti dal R. Governo, entrarono a farne parte gli Erbari importanti di: Ungern-Sternberg - Anzi - Delponte - Gennari - Malinverni (3) - Belli; le collezioni di Baldacci (Albania) - Battandier (Algeria) - Büser (Alchemille Europee) | — Siegfried (Potentille) - Kneucher (Carices exsiccatae) - Arvet - Touvet et Gautier (Hieraciotheca Gallica et Hispanica) (+). I celebri Erbari di LUioni e di Bellardi divennero proprietà del Museo (°) e finalmente lo s Notisi = sino verso la metä del Secolo il Valentino non era compreso nel- l area della città; l'ufficio daziario trovavasi dove l odierno Corso Massimo d’Azeglio si Loi nel gran Viale del Corso Vittorio Emanuele. (2) La Convenzione Universitaria fu firmata tra il Comune, la Provincia e il Governo a Roma il 29 Gennaio 1885 sotto il Ministro Coppino; — il Decret Reale di approvazione porta la data del 28 Giugno 1885. j Gli Erbari Ungern-Sternberg, Anzi, Gennari e Malinverni, furono acqui- stati e donati dal Governo all’ Istituto di Torino. (4) Vedi S. Bei, Un cospicuo dono scientifico al R. Istituto botanico di To- rino. « Bull. della Soc. bot. ital. ». Dicembre, 1898. | (5) L’ Erbario di Allioni fu da Matteo Bonafous lasciato in eredità alla R. Ac- cademia di Agricoltura di Torino, la quale lo cedeva, 11 Giugno 1891, all’ Orto di Torino. Intorno alla storia di questo prezioso cimelio, vedi 0. MarrıroLo, T V 3 = Re vus : È SN 48 | 0. MATTIROLO stesso GIBELLI (1) generosamente lo regalava della sua importante col- lezione di essiccate. Nè al solo sviluppo dell’ Erbario, furono dal Gibelli devolute le ri- sorse dell'Orto, chè in breve volgere di anni i Laboratorii si arriechi- — rono di materiali e di istrumenti d’ osservazione e di esperimento, la 3 Seuola di mezzi didattici, e la Biblioteca poté piü che triplicare il nu- j mero delle sue opere, ove si tenga calcolo del generoso lascito fattole dal GrseLLI (°). Un nuovo grandioso tepidario fu interamente ricostruito e rinnovate furono anche le vecchie aranciere costruite nella prima metà del secolo. L’ Istituto di Torino serberà memoria imperitura della attività di GIUSEPPE GIBELLI. Chi, memore delle condizioni dell’ Orto botanico di Torino prima del 1880 (anno in cui sotto la direzione di G. Arcangeli si iniziarono le E riforme), volesse paragonare il vecchio al nuovo Istituto, rimarrebbe sa meravigliato dei progressi fatti dalla antica istituzione. ll GrseLLI che aveva incontrato a Torino aiuti illuminati, incorag- Illustrazione di un Erbario del Colle di Superga, Torino, 1893, « Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino », vol. XXVIII È t) D’ Erbario Gibelliano, ricco di circa 6000 specie con circa 20 mila esem- plari, fu regalato all'Orto il 9 Novembre 1894. La lettera ministeriale d’accetta- zione porta la data 16 Dicembre dello stesso anno. Con questo dono le specie dell’ Erbario del Museo di Torino ammontano a circa 50 mila Fanerogame (con circa 150 mila esemplari) e a circa 20 mila le Crittogame. L’Erbario del Museo di Torino, ordinate dal solerte Conservatore signor Enrico Ferrari, e classifi- secondo l Indice del Genera Plantarum di Bentham e Hooker, si compone: di un in Erbario generale, nel quale sono intercalate tutte le collezioni di- Erbari specie; nica del ala Una lapide dedicata a S. E. il Ministro Boselli (1891) ricorda - l'interessamento e l' illuminato appoggio che l Erbario e l'Orto di Torino eb- bero dall’ opera e dall’ aiuto dell’ illustre personaggio. | (°?) H numero delle opere contenute nella Biblioteca dell’ Orto è oggi di 2443 contro a N. 800 circa che la stessa possedeva nell'anno 1883! Le opere lascia- tele dal Gibelli sommano a 243 e gli oposcoli a 2184. Il numero dei periodici e delle opere — oggi di circa 60, fa notevolmente aumentato durante i direzione del Gibe GIUSEPPE GIBELLI 4 giamenti efficaci, ebbe il merito di aver saputo sagacemente approfit- tare delle circostanze e delle persone, di aver dedicato tutto il cuore e l ingegno al compimento dell’ ardua impresa. Noi che abbiamo avuto la ventura di vivere lungo tempo in intimo contatto con lui, che abbiamo fruito della sua amicizia, dei suoi con- sigli e della sua benevolenza, ricorderemo sempre col più vivo senti- mento di gratitudine e di rimpianto quel periodo di attività febbrile, quegli anni intensamente vissuti nel lavoro di riordinazione e di rin- 3 novamento dell’ Istituto torinese sotto la guida del dotto maestro. Potrà forse l' avvenire serbare agli antichi dipendenti del compianto Professore, soddisfazioni e onori; potranno forse avverarsi i sogni e le speranze scientifiche nostre; ma nessuno di noi dimenticherà la paterna e dolce figura di GIUSEPPE GisELLI e il tempo lietamente vissuto nel Convento del Valentino, ove per merito suo regnava la piü schietta al- legria, la più soave concordia, il più santo entusiasmo scientifico! Giuseppe GIBELLI era uomo buono, sincero, ricco di quel buon senso che fa intuire e seguire la giusta via nelle indagini e nei giudizi. Ebbe amicizie intime non numerose, ma salde e costanti; commercio strettissimo con quanti del suo tempo si occuparono di botanica (1), perchè a nessuno negò mai l’appoggio di consigli e di aiuti nelle ricerche scientifiche. L'entusiasmo sincero per la scienza, il disinteresse, ed una certa in- differenza per la compiacenza della vanità fecero sì che il GiseLLI non ottenne gli onori à cui avrebbe avuto diritto. La vertu n’iroit pas loin si la vanité ne lui tenait compagnie, lasciò scritto il La Rochefoucault ed è così che GIUSEPPE GIBELLI, socio ordi- nario dei Lincei e della R. Accademia delle Scienze di Torino, mem- bro corrispondente del R. Istituto Lombardo, della R. Accademia di Bologna, della Società botanica di Ratisbona, ecc., insignito della me- . daglia d'argento per il merito agrario, mori appena onorato del titolo di Cavaliere della Corona d'Italia e di quello dei SS. Maurizio e Lazzaro eonferitogli pochi anni prima di morire! (S Molti botanici hanno onorato eol nome di Giuseppe Gibelli generi e specie di piante, di cui è riferito l Elenco in appendice a questo seri 4. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. Mo.Bot.Garden, 1301, Amò d'intenso amore la musica, tanto che in gioventù avrebbe vo- luto ad essa dedicare esclusivamente le forze dell ingegno; abile sona- tore di flauto negli anni giovanili, la buona musica lo faceva andare in visibilio. Gli studi letterari erano il principale suo passatempo, leggeva opere storiche o riguardanti la storia dell'Arte, nella quale era peritissimo (!), cosicchè divenne erudito, senza fare mai pompa della sua erudizione. Le cose belle lo commovevano profondamente. Un tramonto, un’aurora, un vasto panorama, il mare soprattutto, destavano in lui impeti poetici che sapeva tradurre in frasi e pensieri smaglianti. Conoscitore della lingua latina, in cui si esprimeva con una certa vivacità di forma, scrisse anche assai elegantemente in italiano. Il suo epistolario meriterebbe di essere conosciuto, perchè seritto con facilità, con proprietà di lingua, concettosità di forma e finezza di im- magini. Le sue opere stampate rivelano i pregi del suo fraseggiare ed è peccato che la potenzialità letteraria di Giuseppe GIBELLI sia rimasta in gran parte inedita. i Ottimo scrittore non fu egualmente ottimo oratore, poichè la sua pa- rola sapeva raggiungere slanci elevati e convincenti allora solo che egli era eccitato e penetrato dalla passione. Coltivó con splendidi risultati anche la pittura, della quale, cosa cu- riosa, aveva con enormi difficoltà appreso i principii a Milano alla scuola del Bianchi (padre del distintissimo artista Mosè Bianchi), e della sua abilità nel disegno diede luminosa prova illustrando i generi di piante della Flora italiana in 137 tavole incise sul rame per opera del Giudici e nelle innumerevoli illustrazioni litografiche che accompagnano le sue memorie scientifiche. (') Pochi giorni ancora prima di morire scriveva al diletto suo Camillo: dolore o meglio un gran rimpianto mi resta, quello di non poter più occuparmi di cose d'arte. Ora che cominciavo a capire qualche cosa mi tocca smettere. Pa- un tingervi tutta quella serenità necessaria a mantenere dignitoso il resto di vita — tutto inquinato di acciacchi e di impotenza (22 Agosto 1898). Aveva la passione dell’arte, ma assolutamente per sè stesso e senza vanagloria se ne occupava. sal GIUSEPPE GIBELLI 51 In politica fu sempre moderato; scrisse contro le intemperanze della democrazia battagliera articoli (1) che componeva di slancio, con una foga passionale, improvvisamente accendendosi, scattando come una molla. Libero pensatore in fatto di religione, era tollerantissimo per tutte le opinioni contrarie, purchè oneste. Detestò sempre la pedanteria, l’ ipo- crisia, la ciarlataneria, cose tutte per le quali aveva sdegni superbi e stupendi. Ammiratore e conoscitore dei poeti classici aveva unà marcatissima predilezione per la poesia in vernacolo. Le opere di Carlo Porta egli conosceva a memoria e usava infiam- mandosi recitarle e citarle, argutamente sapendone far gustare le finezze, la naturalezza e l'eleganza. La piccola edizione dell'opera del suo poeta non lo abbandonò mai. Tutti quelli che gli furono familiari, ricorde- ranno il noto libriecino che veniva fuori come per incanto dalle ampie . tasche del suo fedele soprabito e che nei riposi delle escursioni, nei viaggi, nelle passeggiate soleva formare la delizia della comitiva. Il giorno prima di morire si beava ancora nella lettura del suo au- tore prediletto e mi volle più volte correggere, poichè, leggendolo, non esattamente esprimevo la fonetica del dialetto milanese. La citazione dei brani del Porta era per lui divenuta quasi una ne- cessità, tantochè aveva introdotto nel suo famigliare linguaggio i modi di dire del brioso poeta. . Il GigetLI ebbe una figura molto simpatica; il capo a da fluente leur bianca; il volto incorniciato da candissima barba, era se- gnato da due caratteristiche chiazze di color sanguigno sulle gote e illuminato da uno sguardo mite e profondo, spirava l’ onestà, la bontà e la mitezza del suo carattere, capace peró di sdegni improvvisi e di (') Nel Corriere della sera di Milano, nella Nazione di Firenze comparvero la maggior parte di queste sue improvvisazioni che furono assai ches e discusse, massimamente quelle che avevano per scopo argomenti didattic Se posso tollerabilmente godere (scriveva pochi giorni prima di morire al suo diletto Camillo) di due o tre anni di vita, voglio dedicarmi allo scrivere un li- bretto che avrà per titolo: Testamento didattico. Sarà forse un lavoro inutile, ma » dolce m per me che ci penso da tanti at, Bee "0.0, MATTIROLO scatti nervosi e di profonde malinconie, come quelle che l'assalirono al triste annunzio della battaglia di Adua. Negli ultimi anni, uno sconforto quasi sistematico, una visione fosca dei destini futuri della patria dilettissima, una sfiducia forse esagerata nel carattere della generazione che sorge ed un presentimento della prossima fine lo rendevano triste e pensoso. x La sua nobile compagna, il suo angelo, come si compiáceva di chia- mare colei, che ora inconsolabile ne piange la perdita, amò sopra ogni cosa al mondo; con lei visse in una unione perfetta per quarantatré ; anni, circondandola di amore, di rispetto e di premure. Amantissimo della famiglia curò con intenso affetto l’edùcazione dei figli, Ingegnere Raffaello e Dottore Camillo, ai quali lasciò morendo, con una posizione invidiabile, l'eredità preziosa di un nome chiarissimo e universalmente stimato. Giuseppe GIBELLI non ambì onori, ma anche mantenendosi fuori del campo politico militante, seppe tener alta la bandiera della scienza, onorare il paese e contribuire validamente a farlo rispettare. Questi nobili risultati si debbono non soltanto alle sue attività di scienziato, ma pure alle sue rari doti di educatore e maestro; sicchè molte fra le principali cattedre di botanica in Italia sono ora occupate da Professori che ebbero da lui ammaestramenti e consigli nella Scuola e nel Laboratorio. GIUSEPPE GrBELLI instancabile lavoratore morì come visse, lavorando sino agli ultimi momenti della vita; piegò la sua robusta fibra sotto . lo inesorabile avanzarsi del male che lo martoriò per tanti anni, fiac- candone le forze, ma non la volontà ferrea e l'ingegno sempre anelañte ai nuovi ideali. Pochissimi, io credo, seppero sopportare con pari forza d’animo il male; pochi come lui si prepararono a morire così serenamente. Egli prevedeva la sua fine, che nessuno di noi poteva sospettare così | vieina, e ne discorreva tranquillamente come di una cosa naturale. Pochi giorni prima di morire, da Santa Margherita, ove indarno si era recato questa ultima volta sperando trovarvi il solito sollievo alle sue soffe- renze, mi scriveva riferendosi alla sua prossima venuta a Torino:'potró GIUSEPPE GIBELLI attendere con calma a regolare i conti col prossimo e prepararmi ad entrare nella barca di Caronte che mi deporrà sulle sponde del pallido. Lete, ove si dormono sonni tranquilli; mi ‘perdoni la pena che le ar- reco ma è inevitabile! Povero amico! Si spense quietamente, quasi all'improvviso, nel lieto sorriso del pomeriggio del 16 Settembre, quietamente addormentandosi, fissando negli occhi la sua diletta amatissima compagna, attorniato da noi, che impotenti a sollevarne la fibra esausta dal male, piangevamo sconsolati la perdita dell'amico fidato e dell’ impareggiabile maestro!... II Dopo aver ricordati i momenti principali della vita dell’uomo, i ca- ratteri della sua individualità intellettuale e morale, debbo ora ram- mentare i frutti della sua opera scientifica. A questo fine esporrò sin- teticamente i risultati più importanti da lui ottenuti nei differenti campi della botanica, seguendo più che mi sarà possibile, con metodo crono- logico, l'ordine sistematico delle differenti serie dei suoi lavori. Questa rivista sommaria servirà a dimostrare la molteplicità delle attitudini | > del Gibelli, l'originalità delle sue indagini, l’attività della mente e nello stesso tempo ci permetterà di assistere e seguire l'Autore attraverso gli M {a 3 | stadi successivi della sua carriera scientifica. Il primo lavoro venne pubblicato dal Gibelli nel 1865 (!); esso ha riguardo agli organi riproduttori del genere Verrucaria (El. N. I.) e si presenta come primo saggio di una magistrale serie di lavori sui Licheni, | ultimo dei quali comparve nel 1874. È noto come Hermann Itzingsohn pubblicasse nella Botanische Zei- (ung di Ugo von Mohl nel Maggio del 1850 uno dei lavori più strani — secondo l’Itzingsohn i licheni come i muschi e le felci possedevano (*) Prima di queste ricerche il Gibelli, pubblicava nelle Lettere mediche del MawTEGAZZA alcune determinazioni di piante dell’ America meridionale. Dal testo non risulta però la parte avuta dal Gibelli in questo lavoro al quale si connette quello sulla Tipuana speciosa, pubblicato nel 1872 nella Flora di REGENSBURG, Vedi Bibliografia N. 1 e XIV. ! ea 0. MATTIROLO anteridii con anterozoi dotati di movimenti vitali uguali a quelli delle altre crittogame. I corpuscoli atomari che questo ricercatore aveva tro- vato dentro a quei concettacoli che Fries, ritenendoli anamorfosi di apo- teci descriveva nel genere Pyrenotheca, che Wallroth riuniva in parte nel genere Trombium, che Flotow qualificava col nome di Pyrenodes, ebbero un momento di rumorosa celebrità; per essi i quieti e limpidi orizzonti dei lichenologi si offuscarono; il campo fu messo a rumore, quasi presagio di quelle ineruenti, ma accanitissime lotte che le idee rivoluzionarie di De Bary e Schwendener determinarono pochi anni dopo. In pochi anni si moltiplicarono curiösi lavori intorno ai corpu- scoli atomari sino a ehe nel 1852 la classica memoria di L. R. Tulasne veniva a dimostrare chiaramente che quegli organismi creduti e de- scritti come specie autonome; quegli sporidi atomari attorno ai quali tanto si era poetizzato, non erano altro che parti integranti, organi completanti specie già note; che il loro movimento non poteva essere paragonato a quello degli spermatozoi dei muschi e delle crittogame superiori, ma che doveva essere ascritto a quel modo di movimento inteso col nome di moto pedetico o browniano proprio a minutissime particelle di un corpo sospese in un liquido ('). Il lavoro giovanile del Gibelli entra risolutamente nel campo della questione importante. Le sue ricerche destinate a far conoscere l’intima struttura dei vari apparecchi spermatiferi e spermatigeni delle Verru- carie (che egli ebbe il merito di ritrovare in quasi tutte le forme sino allora descritte, anche nelle più minute) lo ‘condussero ai viù originali concetti sulla sessualità dei Licheni. Il Gibelli nei concettacoli delle Verrucarie da lui chiamate erma- frodite (con concettacoli ad un tempo ascofori e spermatofori) ammise che i primi a generarsi fossero gli organi maschili o spermazi, i quali cadendo sul fondo del concettacolo fecondassero certi corpuscoli imeniali (*) Tulasne designò col nome di Spermogoni i concettacoli i sopra menzionati ; con quello di Spermatia i corpuscoli atomari dell'Itzingsohn, indicando con quello di Sterigmata i filuzzi analoghi ai basidi dei funghi, impiantati sulla superficie interna dello spermogonio e portanti alla loro estremità uno spermazio, che poi si stacca e si fa libero. GIUSEPPE GIBELLI 55 NR (analoghi come dice l'A. a globuli protoplasmatici) e che questi allora + avrebbero la facoltà di rivestirsi di una membrana e di generare gli E. aschi, entro ai quali si originano le spóre. Per le specie di Verrucarie dieline (con concettacoli ascofori e sper- matiferi- separati) ammise possibile il fatto, che pure in esse si formino prima gli spermazi fecondatori e che poscia dal fondo degli apoteci per l’azione di essi si sviluppino parafisi, teche e spore. Le ricerche ‘posteriori non hanno, è vero, dato ragione alle troppo ardite e giovanili ipotesi del Gibelli, che risentivano l’ influenza del- l’ambiente scientifico di allora; ma non pertanto il lavoro, ricco di dati, di osservazioni, confermate poi, ebbe molta parte nella dimostra- 3 sione della natura vera dei Licheni (!). « Forse queste poche osserva- EC zioni, seriveva allora il Gibelli, non saranno colpi vani ad atterrare "ultima e omai cadente barriera che si vuole in qualche modo soste- nere tra le Verrucarie e le Sferiacee! ». Intorno a consimile argomento e con vedute teoriche uguali, scrisse più tardi il Gibelli un altro lavoro nell’anno 1870 (El. N. IX), che, per il momento in cui fu pubblicato, ebbe importanza non indifferente in appoggio alle idee che De Bary, Schwendener, Famintzin, Barane- tzky, ece., andavano allora propugnando intorno alla vera natura dei licheni. . Gibelli col suo studio Sulla genesi degli apoteci delle Verrucarie, portò contributo interessante alla conoscenza delle Alghe che servono come gonidii delle Verrucarie e stabili come a formare l’ apotecio prenda parte, oltre n pseudo-parenchima ifoideo, anche una massa gonidica. (1) È curioso fenomeno psichico l’accanimento col quale i Lichenologi antichi si mossero contro alle teorie della Simbiosi. L'autonomia ar degli esseri . a loro prediletti, fu difesa con tutti gli argomenti; nè ancora si abbandonarono le ultime trincee! il dover confessare che un Zichene non era un essere auto- nomo, ma bensì il risultato della vita comune, di un mutualismo tra un fungo ed un’alga, ripugnava alla coscienza, all’ amor proprio dei Lichenologi. Dove li classificheremo questi poveri esseri che voi volete degradare; in quali scompar- imenti troveranno ora posto questi disgraziati! gridava indignato e furente al- l'illustre De Bary uno dei più chiari e dei più vecchi ne quando egli nel 1865 enunciava le sue teorie, . 56 3 | ©, MATTIROLO Al Congresso internazionale botanico di Firenze nel 1874 comunicò inoltre i risultati ottenuti sperimentando sui gonidi della Parmelia subfusca (El. N. XIX) in cui gli riesci di osservare ripetutamente le zoospore che si generavano entro gli stessi gonidi; e gli studi fatti coltivando i gonidi normali di alcune Polyblastieae, in confronto a quelli. i contenuti dentro agli apoteci insieme agli aschi e alle spore relative. La moltiplicazione che egli osservò rapida e lussuriosa nelle due spe- cie di gonidi valse a dimostrarne la natura, provando chiaramente che i famosi corpuscoli verdi contenuti negli apoteci di molti licheni e da lui osservati già nelle Verrucarie (intorno al valore dei quali tanto si era discusso) altro non fossero che gonidi imeniali deformati. Questa breve comunicazione compendiata in due pagine degli « Atti - del Congresso del 1874 a Firenze » fruttò più fama al Gibelli di molti altri voluminosi lavori sulla sistematica dei licheni, che egli nel frat- tempo andava pubblicando col Garovaglio e dei quali per l’indole stessa del presente discorso ben poco potrò dire, limitandomi ad esporne i con- cetti direttivi. Lo scopo a cui tendono le opere sui Licheni registrate nell’ elenco . delle pubblicazioni ai numeri III, IV, V, VI, VII, VIII, X, XII è quello di giungere ad una sistemazione delle forme, fondandosi sopra criteri fisiologici. Riconosciute le condizioni, le fasi evolutive di vegetazione dei licheni, gli organi loro e i modi di riproduzione; rilevare i caratteri, che distin- guono una specie dall’ altra, dalle forme accidentali dovute alle condi- zioni speciali di vegetazione, alle fasi di sviluppo di una stessa specie. La sistematica, secondo il concetto svolto in questi lavori ed in altri (!) dall'Autore, deve essere la risultante di tutti gli studi bene accettati di morfologia, di anatomia interna e di biologia; una rappresentazione sim- - bolica di un gruppo di organismi affini tra loro, ma differenziabili me- diante i caratteri affermati coi processi indicati dalle anzidette discipline. La sistematica non deve essere considerata come una scienza a parte, quasi una collezione di lapidi di un cimitero, bensì come il risultato () G. Gerri, Giovanni Passerini. Parma. UH NT E VEN, lA ER TL MIS E Eis È UN UT NEE A dre N he eis 2 È Tae GIUSEPPE GIBELLI 51 ultimo, sintetico, di quanto si sa sulla vita delle specie, risultato de- sunto non solo dallo studio anatomico di un unico stadio, per quanto eminente, ma da quello di tutto il ciclo biologico della sua esistenza (t). A queste idee sulla sistemazione scientifica (?) sono informati i lavori editi dal 1865 al 1872 sui Licheni. Nel Tentamen dispositionis methodicae Lichenum in Longobardia na- scentium (El. N. III), che comprende cinque memorie accompagnate da N. 10 tavole maestrevolmente disegnate dal Gibelli, sono sistemate 54 specie del genere Verrucaria. L’illustrazione del genere Manzonia (El. N. IV) e dell’ unica raris- sima specie, la Manzonia Cantiana, che ricorda nello stesso tempo il celebre scrittore e i dirupi dei noti monti della Brianza (?) così cari al Gibelli, forma l’oggetto di un altro interessantissimo lavoro, seguito dal- l Octona Lichenum genera, dove sono minuziosamente investigati alcuni rarissimi tipi tra i quali ricordo i generi Melanotheca Fee, Anzia Garov., Mosigia Fries. In un successivo lavoro (El. N. V) sono illustrati i generi rari, The- lopsis, Belonia, Weitenwebera e Limboria e minutamente analizzate le loro specie, di cui alcune vivono sulla corteccia degli alberi, altre si attaccano tenacemente alle roccie, altre infine abitano sui muschi e - (1) O. MarriroLo, Sul valore sistematico del « Choiromyces meandriformis ». Saggio critico. Malpighia, 1 | (3) Tot lapides, tot cortices, tol capita, tot species era allora il motto dei Liche- nologi. 7 sistematici, i pubblicatori di cose nuove, scriveva Gibelli, disperati di trovare tanta semplicità, tanta monotonia, tanta insensibile Pe di forme nei licheni, si accapigliarono mani e piedi a sottilizzare su tutte le molecole vive e morte di questi vegetali, per trovar cavilli da farne nuove specie; non si € voluto concedere a queste minute pianticine nemmeno la facoltà di crescere e in- grossare, di vegetare un palmo fuori della loro crosta nativa. Basti il dire che si sono trovati più di trenta generi in cui sbocconcellare il vecchio genere Ver- rucaria — e più sotto: Se poi si considera che i nostri vecchi, sino a Schärer, non adoperavano il mi- croscopio composto per classificarli e che i più recenti e di santa ragione se ne servirono, anzi ne fecero baldoria, È € facile immaginare quanta confusione si sia intromessa nella fabbrica di questa microscopica Torre di Babele. (5) Cresce questo Lichene e fu finora unicamente incontrato sulle topi a set- tentrione delle due cosiddette Corna del Monte di Canzo in Brianza 4 tra queste merita specialissima menzione la rara Weitenwebera mu- scorum (1). Gli studi accuratissimi di 14 specie del genere Pertusaria (El. N. X), di N. 10 specie del genere Endocarpon (El. N. XII), di una Leigh- tonia, di una Normandina e quelli di un’altra specie notevole dello stesso genere la Normandina jungermanniae (El. N. VII) (sulla cui autonomia molto si era scritto) e finalmente una nota sulla Placidio- psis grappae (El. N. VIII) occupano i lavori che comparvero negli anni 1871 e 1872 coi quali Gibelli chiuse definitivamente il ciclo delle sue ricerche sui licheni, descrivendoli colla più pura ed elegante frase la- tina e illustrandoli con disegni accuratissimi che rivelano nell’Autore il lungo studio e il grande amore delle opere d’arte create dall’insupe- rabile bulino di Carlo Tulasne, il paziente, amoroso, modesto illustra- tore delle opere scientifiche del fratello Luigi Renato. Nell'anno 1872, il Gibelli, allora Assistente presso il Laboratorio erit- togamico (animato dal successo ottenuto colle ricerche sperimentali sullo sviluppo degli organi riproduttori delle Verrucarie), pensò rivolgere la sua attività ad altro genere di studi più consentanei all’indole dell’uf- ficio suo e fortunatamente per la botanica a questa nuova polarizza- zione dell’ ingegno dobbiamo i migliori lavori suoi, lavori che rimar- | ranno nella scienza e che per i risultati ottenuti e per il rigoroso me- todo con cui furono condotti, vennero accolti come modelli del genere. La scoperta della vera natura del Protomyces violaceus (El. N. XIII, XV) di Cesati, supposto micete del Gelso (a cui si volle attribuire la causa del Male del Falchetto) e che risultò non esser altro che una fi- siologica produzione delle lenticelle radicali del Morus, fu il risultato del primo di questi lavori. Col Maestri e col Colombo iniziò e portò a termine esperienze estese attorno alla propagazione dei corpuscoli di Cornalia (El. N. XVII) nel baeo da seta, dimostrando che non esiste relazione tra i corpiccioli pe- (t) Trovata la prima e l’unica volta in Italia dall’ amico del Gibelli, il reve- | rendo Abate Carestia a Riva Valdobbia, nella terra sui muschi dei declivi alpini. | Vedi Commentario della Società crittogamol. italiana, vol. I, p. 418, f. HI en EAD ae RS dI A e el LASER T a Nec. a EAT demde SETE IENE RE O) Ir Herrn GIUSEPPE GIBELLI 59 briniei e le fasi di sviluppo della Pleospora herbarum, la quale molte volte infetta le foglie del Gelso. L’importanza di questo lavoro fu assai notevole. Bisogna ricordare come a quei tempi cercassero di imporsi le curiose dottrine di Hallier e che molti, coll’autore tedesco, credessero fermamente che la Pebrina he derivasse da metamorfosi del micrococco del Cladosporium o di altre 3 forme di Pleospora nel corpo del baco da seta (Hallier) (1). È, Chi ha qualche cognizione della letteratura micologica comparsa verso la metà di questo Secolo, ricorderà la lotta violenta, la polemica ap- passionata provocata dalle strambe teorie e dalla penna mordace di Hal- lier, 4 cui seppe vittoriosamente rispondere lo Eidam. Col suo allievo Prof. Griffini intraprese il Gibelli il noto lavoro Sul polimorfismo della Pleospora herbarum (El. N. XVI), trattando un ar- gomento del quale molti valenti ricercatori già si erano occupati prima di lui. La storia della importante questione studiata dal Gibelli, va consi- derata in due differenti periodi — il primo ricorda i classici lavori di Tulasne, le favolose concezioni di Hallier, le asserzioni gratuite di Fückel; il secondo invece è segnato dai lavori di Gibelli e Griffini, se- guiti più tardi dalle ricerche di Kohl, Bauke, De Bary, Mattirolo, Janczewski, ecc. . Le ricerche di Gibelli e Griffini che ho discusso ampiamente in ap- positi lavori (?) servirono a rettificare i confini entro ai quali si svolge il polimorfismo della Pleospora da alcuni esagerato, da altri ristretto. . Gibelli e Griffini riconobbero che la Pleospora herbarum di Persoon e- (!) HaLLier, Untersuchungen des pflanz. n welcher die unter dem Namen « Gattine » bekannte Krankheit der Seidenraupen erzeugt....., 1867-68, e Die Mu- scardine des Kieferspinners. — Haberlandt e Vernon poi supposero ché nel caso stu- diato dal Gibelli il signor Hallier avesse scambiato le stilospore dei Pienidi della Pleospora herbarum coi — i Cornalia in grazia della loro somiglianza nella figura e anche nelle dimensi (2) Vedi O. MarrıroLo, Sul alunno u « Pleospora herbarun » Tul. e sul valore specifico della « Pleospora Sarcinulae » e della « Pleospora Alter- mariae » di Gibelli e dee Malpighia, Ne Contribuzione alla biologia del genere Epicoccum. lvi, 1 0. MATTIROLO di Tulasne comprendeva due specie concomitanti, confuse dagli Autori, ma distinte per caratteri costanti, alle quali rispettivamente diedero il nome di Pleospora Sarcinulae e Pleospora Alternariae ; nella prima studiarono Periteci e Conidi (Pantico Macrosporium Sarcinula) e Pic- nidi; e nella seconda Periteci e Conidi (gli antichi conidi di Alter- naria). A Modena continuò il Gibelli a lavorare attorno alle ricerche ini- ziate nel Laboratorio dell’Università pavese, come risulta dalla pubbli- cazione degli Appunti di Patologia vegetale (El. N. XXII) in cui si oc- cupò di studi sulla moltiplicazione artificiale delle crittogame paras- site dei vegetali e della malattia dei Gelsi detta il Male del Falchetto. Non pochi dati importanti intorno alla biologia della Tilletia, dell Usti- lago, della Claviceps si contengono in questo lavoro, che meriterebbe di essere meglio noto agli agricoltori. L’anatomia delle foglie delle Empetracee (El. N. XVIII) studiò pure il Gibelli nel tempo in cui dirigeva l’Orto e la Stazione Agraria di Modena, prima di iniziare ivi le ricerche intorno alla Malattia del Ca- stagno, alle quali dopo aver dedicata quasi tutta la sua attività scien- tifica dal 1876 al 1883 doveva consacrare gli ultimi anni della sua vita. Gibelli portò il massimo interessamento a questo studio prediletto, tanto che uno dei rimpianti più amari, uno dei rammarici più dolorosi per lui, che con rara fortezza d'animo aveva preveduto e serenamente, | stoicamente aspettata la morte, era quello di non aver potuto condurre a termine gli studi sulla Malattia del Castagno, che aveva ripreso nel 1897 aiutato dal valente suo Assistente il Dr. Ubaldo Valbusa. Pochi giorni prima di morire, presago dell'avvenire, scriveva ancora: con questo problema sono in preda a continue illusioni e disillusioni, ed è un gran dolore per me di non poter compiere il lavoro sulla ma- lattia del Castagno; il dolore di lasciare incompiuti questi miei studi. è l’unico che mi sopravansa, ma intenso, continuo, profondo. Le as- sicuro che ne ho il cuore amareggiato ! Sento che troppo lungo e fuori di luogo sarebbe il parlare di tutti i risultati ottenuti dal Gibelli in questo difficile campo: ma però io che - ebbi l'onore di collaborare in alcune di queste ricerche; che so quanta spa = GIUSEPPE GIBELLI 61 intima soddisfazione, quale ardore di passione portasse il compianto amico a questo lavoro; io che vedevo quanto avidamente anelasse a scio- gliere il difficile problema, la cui soluzione gli fu così dolorosamente negata dalla morte, crederei mancare ad un dovere, al culto che ho E consacrato alla memoria sua, ove non cercassi in qualche modo di rias- sumere per quanto potrò colle parole (!) sue, i risultati principali di quelle ricerche per le quali il nome di Giuseppe Gibelli andrà ricordato nella storia della scienza e dell’ agricoltura, Innamoratosi dell’ argomento, colle parole e coll’ esempio e cogli seritti (El. N. XX, XXI, XXIV, XXV, XXVII, XLIII) andò popolarizzando le scoperte fatte, cercando di avvisare ai mezzi più adatti onde frenare l avanzarsi di una malattia la quale minaccia di recare danni sempre più gravi ad una delle piante italiane di maggiore importanza. Nell'anno 1875 il Prof. Gibelli, per invito del Ministero di Agricol- tura, iniziava le ricerche sulla malattia del Castagno che venivano dopo quelle del Dr. Francesco Selva di Graglia (Piemonte), il primo che se- gnalò in Italia la malattia nell'anno 1845. del Dr. Puccinelli lucchese (1859), e del Prof. Celi di Modena. Egli incominciò lo studio visitando diligentemente i luoghi infetti del Piemonte, del Genovesato e del Lucchese e mettendosi in comunica- zione coi Prof. Planchon e De Seynes, che in Francia si occupavano della stessa questione. Esaminato il tronco, le foglie delle castagne infette dalla mortale malattia, la quale, a guisa d'una macchia d'olio, va diffondendosi da una pianta all’ altra, uccidendole senza aver riguardo all’ età o alle con- dizioni delle piante, il Gibelli dovette fermare la sua attenzione sulle radici delle piante ammalate, le quali appaiono chiazzate di macchie nere come se fossero state imbrattate d' inchiostro (donde. la denomina- zione della malattia). : Le barbule minute erano notevolmente alterate, e rivestite da un re- (t) Vedi « remore rurale ». Conferenza del Comizio agrario di Torino, 25 Marzo 1897. fase. 6°. Da questo suo lavoro riassuntivo ho tratto buona parte di | quanto riferisco. ticolo più o meno fitto di filamenti fungini neri, i quali particolarmente a loro addossandosi le ricoprivano come di un dito di guanto, di un feltro fitto, nero, duro, seleroziato. La superficie corticale interna delle radici nere e quella corrispondente esterna del loro legno, appare scabra per minutissime pustuline dovute a piccoli grumi sferoidali formati di eri- stallini aghiformi depositati nel cavo delle fibre e delle cellule del pa- renchima, che al} analisi si rivelarono composti di un acido affine al- l acido tannico, detto acido ellagico. Nelle piante fortemente affette dal male è scarsissimo l’amido di ri- serva e le ultime traccie scompaiono prima della morte dell'individuo. Dal complesso di questa sintomatologia apparve cosa evidente al Gi- belli, che la sede della malattia dovesse essere ricercata nelle radici e che la malattia stessa, per il suo modo di propagarsi, dovesse essere ri- guardata come una malattia trasmissibile. GiBELLI, ricordandosi di essere medico, applicò i dettami della scienza salutare colla più scrupolosa esattezza alle piante; studiò successiva- mente come cause efficienti della malattia le condizioni di nutrizione, le possibili lesioni traumatiche o chimiche, l’ azione dei parassiti. La cattiva o la insufficiente nutrizione di una pianta si rileva dalle analisi comparative delle ceneri delle piante ed è saputo che i sali più importanti per una buona vegetazione sono quelli di potassa e di fosforo. Il GiseLLi si mise in questa via di ricerche e mediante analisi, com- parazioni, tentativi di ogni genere, esami di terreni, prove di trapian- tamenti, ecc., riescì a conchiudere che la causa della malattia non po- tesse essere la depauperazione del suolo. I parassiti animali (1), pure supposti fattori della malattia, non si di- mostrano tali ad un esame accurato. Escluso anche il parassitismo animale, si dedicò allora il GiseLLI at- tentamente allo studio dei parassiti vegetali, e seguendo le idee espresse (!) Gli insetti roditori e le loro larve non attaccando mai le porzioni del tronco di Castagno ancora sano ed umidiccio, ma sempre le falde di corteccia di legno morte e disseccate, possono dare ragione dei danni che la loro invasione provoca nelle piante morte, ma non dimostrano importanza nella eziologia della malattia dell’ Inchiostro. GIUSEPPE GIBELLI da Bertoloni Giuseppe e dal Planchon, dapprima ricercò l’ influenza che le differenti rizomorfe potevano avere sul Castagno, ma anche qui, dopo lunghe ricerche, dovette convincersi che le rizomorfe non avevano in- fluenza alcuna. Escluse diligentemente adunque tutte le accennate cause morbifiche, non rimaneva al GiseLLI altro che continuare lo studio dei micelii che aveva osservato sulle radici delle piante ammalate e su di esse riesciva a rinvenire comunissimi speciali apparecchi fruttiferi, noti sotto il ge- nere Sphaeropsis e speciali formazioni a Torula, che egli ritenne come le cause della malattia. Senonchè avenlo esteso le ricerche anche ai Ca- stagni sani per confrontare il decorso della malattia, colla più grande sua meraviglia, trovò che anche i Castagni sani presentavano gli stessi fenomeni ; che la cuffia miceliale era una caratteristica proprietà tanto delle piante sane, quanto di quelle ammalate, nelle quali ultime però mancavano i grani di acido ellagico ed i fruttini delle Sphaeropsis. La meraviglia dell’osservatore erebbe ancora, quando, avendo estese per analogia le ricerche ai generi vicini, trovò che tutte le Cupulifere presentavano identici fatti. La interessante scoperta del GisELLI appena fu nota al mondo scien- tifieo, provocó immediatamente estese ricerche da parte specialmente del Franck di Berlino, il quale non solo constatò i fatti stupefacienti de- seritti dal GrBELLI, ma estendendo le ricerche trovó che le Orchidee, le Ericacee, le Empetracee, molte Scrofulariacee, ecc., possedevano le radiei avvolte da questi miceli, che egli si credette autorizzato a bat- tezzare col nome di Mycorrhize. Il fenomeno strano, per cui molte piante possono vivere senza peli succiatori radicali, possono assorbire dal suolo i materiali necessarii servendosi dei delicati filamenti mice- liari, che ne avvolgono le radici, e coi quali la pianta vive in una specie di simbiosi, & una scoperta del botanico italiano; e appunto in questa occasione à mio dovere rieordare al pubblico scientifico il modo con eui il Prof. Franck sorvolò sulle scoperte anteriori di GiseLLI, allo scopo evidente di attribuirsene il merito, come rilevò il Penzig (°) in -~ (8) O. Penzio, Die Krankheit der Edelkastanien irs B. Costa Mycorrhiza. | « Berichte d. deutsch. Bot. Gesell. ». V. IH. Berlin, RE x i dg EN 5 aru qu N ILLE e cab UNT RR VL e ne GaU AES una nota inserita negli stessi Atti della Società botanica tedesca, dove il Franck aveva pubblicati molti dei suoi lavori. Il Grec proseguì nelle ricerche e ritrovò ultimamente nuovi e im- portanti dati intorno alle misteriose cause della Malattia del Castagno. Cercando, comparando, negli ultimi anni, era giunto a convincersi che il micelio delle piante sane era ben differente da quello delle piante ammalate, imperocchè quest’ultimo si comporta ben differentemente dal primo, in un antagonismo marcatissimo con esso, attacca ferocemente i rametti principali della radice, ne strozza la estremità, al di sopra della quale la radice mette subito, per riparare al danno, un nuovo ramoscello, che a sua volta è subito aggrovigliato, avvolto e ucciso dal micelio mor- bifico. Al secondo rametto ne succede un terzo, un quarto e molti altri che tutti alla loro volta sono soffocati, sotto la rete intricata del micelio nero sclerotizzato, che è causa della malattia. La pianta già per sé stessa priva di peli radicali, priva delle sue micorrhize normali, che ne fanno le veci, si trova esausta e muore. Tale sarebbe il ciclo della malattia secondo le più recenti indagini del GIBELLI il quale (dopo avere escluse le influenze bacteriche ritenute modernamente causa della malattia), stava appunto ora occupandosi del modo di ottenere sperimentalmente la inoculazione di essa sia colle spore della Sphaeropsis, sia con quelle formazioni a Torula, sia col trapianto di quel micelio nero scleroziato, che egli riteneva causa o manifestazione della malattia; quando la fatalità volle togliera al com- pianto Professore la soddisfazione di giungere all’ agognata meta ! Le ricerche intorno alla Malattia dell’ Inchiostro non distolsero però | mai il GiBELLI dagli studi sistematici; che anzi negli anni, in cui ri- mase a Modena, Bologna e Torino, continuò e condusse poi da solo a termine il Compendio della flora italiana (El. N. XLVI), opera a cui aveva dato mano nel 1866 a Pavia unitamente agli amici Prof. Vin- cenzo Cesati e Giovanni Passerini. Trattandosi di un lavoro, che ogni botanico italiano conosce, apprezza ed usa quotidianamente, è inutile che io mi diffonda a parlarne. Dirò unicamente che il lavoro iniziato nell’ anno 1866 ebbe termine 30 anni dopo e che le tavole in numero di 137, mirabilmente disegnate à GIUSEPPE Glbetkr 65 dal GiBELLI è incise dal Giudici, per colpa dell'Editore non sono peranco tutte uscite alla luce. Il piano primitivo di questo colossale lavoro, che era stato pensato con modeste aspirazioni, sorse nella mente dei tre naturalisti nel Set- tembre dell’anno 1864, durante una escursione botanica nelle Alpi biel- lesi, dopo il Congresso di Biella presieduto da Quintino Sella. Al GiserLı fu riservato, eltre la illustrazione iconografica di tutti i generi (che egli ebbe il coraggio di condurre scrupolosamente sopra preparazioni tratte dal vivo) l' ordinamento in gruppi ed i sommarii analitici di essi. Il Prof. Passerini si assunse l'elaborazione delle dicotomie delle spe- cie. — Al Cesati rimase il cómpito della trama generale dell'opera e dello studio fitogeografico, che doveva essere la sintesi del comune la- voro. Ma poi, morto il Cesati (13 Febbraio 1883), spentosi il Passerini (17 Aprile 1893), il GiseLLI rimase solo a continuare il lavoro, che sarebbe stato intieramente esaurito da parecchi anni, ove l'Elitore si fosse de- i ciso a completare l’ incisione delle sei ultime tavole (t). i Il Compendio della Flora italiana rimarrà tale titolo di gloria suf- | ficiente da solo ad illustrare i nomi dei tre insigni collaboratori! Al Compendio fece seguito la Flora del Modenese e del Reggiano (1882) (El. N. XXVI, XXVIII), lavoro accurato e paziente (arricchito carissimo allievo il Prof. Romualdo Pirotta. Questo catalogo, che illustra la Flora di una delle più ricche regioni italiane e che comprende l’enumerazione di circa N. 1800 specie, è il risultato di tutta una Serie di faticose e minuziose peregrinazioni com- piute dagli Autori in un periodo lungo e laborioso di ricerche. ! Nè qui si fermò l'attività del Gibertr nel campo della sistematica, | (!) Mi sia concesso in questa o@easione lamentare I’ inconcepibile incuria del- pEditore Fr. Vallardi che lasciò incompleta un'opera così insigne, malgrado le più vive sollecitazioni dell'illustre Autore. — Le sei ultime tavole pronte per es- | sére incise rimangono oggi nelle mani della famiglia Gibelli; speriamo che esse : saranno quanto prima fatte di pubblica ragione ! 5. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. * di un supplemento nel 1884), che il GrseLLi pubblicò unitamente al suo (REL SSR Ro vare A 3 d PAL SEES PA RAM Voce AE TE D Re REV e 1 r M EA INE UT S RS LE Ge E À ons es > chè, adattandosi egli ad un indirizzo più consentaneo agli ideali della moderna scienza, intraprese ancora tutta una serie di pubblicazioni eri- tiche intorno ai Trifogli italiani, nella quale difficile impresa ebbe a collaboratore efficace e valente il Dott. Saverio Belli. Questa opera ini- ziata l'anno 1887 (El. N. XXX-XXXI-XXXII-XXIII-XXXVI-XXXVII- XXXIX), svoltasi successivamente in 7 splendide pubblicazioni illustrate dalla matita del GiseLLI, comparse nelle « Memorie della R. Accade- mia delle Scienze », che il Belli da solo continuò, oggi ancora non è condotta a termine ('). La monografia dei Trifogli, che, senza tema di esagerare, si può ri- guardare come un modello del genere, fu accolta col più lusinghiero plauso e colla più schietta ammirazione dal pubblico botanico. Poche opere certamente ebbero a costare tante fatiche ai loro Autori, i quali esaminarono immensa copia di materiali, consultarono una let- teratura estesissima, si adattarono a numerose ricerche di indole ana- tomica e biologica, seppero scrivere con chiarezza ed eleganza. La Prefazione magistrale, che illustra l'indirizzo e il concetto del- l’opera, è per sè sola un capitolo sintetico della maggiore importanza; chiara, sobria, concettosa, meditata, è un contributo prezioso delle idee moderne sul valore sistematico delle specie, delle sottospecie, delle va- rietà, sottovarietà, ibridi e forme intermedie. E mentre col Belli continuava gli studi sui Trifogli, con un altro chiarissimo collaboratore, l avvocato Francesco Ferrero, accudiva allo | studio anatomico e morfologico della Trapa natans (El. N. XXXVIII, XLII), dettando due Memorie corredate da 15 tavole sullo sviluppo del fiore, del frutto, del seme di questa pianta, lavori che testimoniano la maturità dell'ingegno, la scrupolositä, la coltura vasta del GIBELLI nel. campo dell' Anatomia vegetale. Minen speciale della Impollinazione della Trapa trattà col Bu- s H Dott. Saverio Belli illustrò poi, da solo, le sezioni Zupinaster e Calyco- mor phum. monografia non manca altro che una nuova revisione più com- pleta delle Amorie e dei Chronosemium, vale a dire che questi due gruppi non furono trattati completamente come gli altri, essendosi limitati gli Autori ad oc- cuparsene nei primi lavori comparsi nella Malpighia (V. El. N. XXX e XXXII). RR UA Pe i GIUSEPPE GIBE scalioni (El. N. XL), mentre continuava lo studio anatomico della pianta prediletta, progettando nuova serie di ricerche col Ferrero. 2 A prova della meticolosità e dell'amore con cui curavasi il GIBELLI dell’ insegnamento cattedratico, stanno le sue lezioni litografate, il ma- nuale sulle piante medicinali (El. N. XXIX-XXXIV) edito in collabo- razione col prof. Piero Giacosa, opera originale, in cui le analisi delle singole piante furono condotte sul vero. Numerose necrologie, discorsi, relazioni dimostrano il suo valore let- E terario (El. N. XI-XLI-XLIV). 3 E cóme se tutta questa esuberante produzione scientifica non fosse E sufficiente a saziare l'intenso desiderio del GiseLLi di procedere sempre k avanti nella conquista di nuovi veri, fin dal 1890 aveva meco iniziato uno studio sperimentale intorno al modo con cui si comportano i tu- bercoli radicali delle Leguminose durante la fioritura e la maturazione dei semi (El. N. XLV). Si stava per cogliere il frutto delle lunghe e faticose ricerche (che io spero di condurre a termine come un omaggio alla sua venerata memoria), quando lo colsero inesorabili gli ultimi at- tacchi del male cardiaco, che lo spense in tutta la pienezza della più completa maturità dell’ ingegno ! Generi dedicati a GIUSEPPE GIBELLI. E. + Gibellia — Saccarno, Miscell. Myc. II, p. 12: Gibellia dothi- deoides Saccarpo et BerLesE, Myscell. Myc., N. 23 2. Gibellina — Passerini, Un'altra nebbia del frumento, « Bollettino del -Comizio Agrario Parmense », Parma, 1886. - Riproduzione della Gibellina cerealis Pass., « Bollett. Com. Agr. Parm. 1890.» — Cavara, « Italia Agricola », 1891. — Ip., « Zeitschrift für Pflanzenkrankheiten ». 1892. 3. Gibellula — Cavara, Corethropsis Saccarpo. « Atti dell'Istituto Botanico di Pavia », Vol. III, Ulteriori contribuzioni alla mi- cologia lombarda, p. 35; Gibellula pulehra Cavara. Specie dedicate a GIUSEPPE GIBELLI. l. Verrucaria Gibelliana — GarovacLıo, in Tentamen dispositionis methodicae Lichenum di GAROVAGLIO e GIBELLI, Sectio IV, Mi- lano, 1868, p. 142. 2. Melanomma Gibellianum — Saccardo, Michelia, II, p. 431. 3. Leptosphaeria Gibelliana — Pirorta, Funghi parassiti dei viti- gni, p. 36, Tav. X, fig. 6-9. 4. Melanospora Gibelliana — MarriRoLo, Sullo sviluppo di due nuovi Hypocreacei e sulle Spore-bulbilli degli Ascomiceti, con due tavole, « Nuovo Giornale Botanico Italiano », Vol. XVIII, 1886. 5. Gleosporium Gibellianum — Cavana, Funghi parassiti delle piante coltivate ed utili, fascicolo XI, N. 273. Briosi e Cavara, Pa- via, 1896 6. Euphorbia Gibelliana — ProLa, Sul valore sistematico di una specie del genere Euphorbia crescente in Piemonte « Malpi- ghia » Anno VI, 1892, p. 249. 7. Hieracium Gibellianum — BELLI e AnvET-TouvET (Catalogo delle specie nuove — inedito). Bibliografia e Biografia di GIUSEPPE GIBELLI. l. Piccola Enciclopedia. Hoepli, Milano, 1892 ‚1. p. 1461. 2. Indice dei lavori e della bibliografia botanica contenuti nei volumi Te XXV del « Nuovo Giornale Botanico Italiano ». Firenze, 1893, in fine al volume XXV. 3. Catalogue of Scientific Papers of the Royal Society of London, Lon- don, 1867-1894, Vol. VII, p. 769. 4. Saccanpo P. A. La Botanica in Italia. Venezia, 1895, p. 82 et passim. 9. BELLI S., Giuseppe Gibelli, « Annuario della R. Università di To- rino », 1898. x 6. In. Giuseppe Gibelli, « Annali della R. Accademia di Agricol- tura di Torino » ; E T. Cenni necrologici nei Giornali Torinesi del 17 Settembre 1898, « Stam- pa » e Gazzetta del Popolo ». — Commemorazioni diverse, « Bollettino Società Botanica Italiana » (Sommer), Novembre, 1898, N. 7. — Atti della « Botanische Verein für die Provinz Brandeburg » (Lopriore), 1898. GIUSEPPE GIBELLI 69 = Pubblieazioni Seientifiche del Prof. GIUSEPPE GIBELLI. I. GiseLLi G., Determinazione e Commenti di alcune piante indigene i dell’ America meridionale, « Lettere Mediche del Prof. Man- | tegazza ». Milano, 1856-1860 l II. — Sugli organi riproduttori del genere « Verrucaria » (con 1 tav. d dS 7 Fe if lit.), « Memorie della Soc. Ital. di Se. nat. », Vol. I, Milano, 1865 (Ved. traduzione nella « Flora » 1866, — « Bulletin So- ciétó bot. de France », 1866, Mars-Avril. — « Hedwigia », 1866. III. Garovagcio S. e GELLI Q., Tentamen dispositionis methodicae Li- chenum in Longobardia nascentium (con 11 tav. lit.), « Me- morie dell’Ist. Lombardo », Milano, 1865-68, (N. cinque me- morie ). IV. — — Manzonia Cantiana. Novum Lichenum angiocarporum genus (con 1 tav.), « Memorie della Soc. Ital. di Se. nat. », Vol. II, Milano, 1866. V. — — Thelopsis, Belonia, Weitenwebera et Limboria, quatuor liche- num angiocarpeorum genera recognita iconibusque illustrata (con 2 tav. lit.), « Memorie della Soc. Ital. delle Sc. nat. », Vol. III, Milano, 1867 VI. — — Octona Lichenum genera (con 2 tav. lit.), « Memorie della Soc. Ital. delle Se. nat. », Vol. IV, Milano, 1868. VH. — — eR « Normandina Jungermanniae », lichene della tribù de- gli Endocarpi (con 1 tav. lit.), « Nuovo Giorn. Bot. Ital. », Vol. III, Firenze, 1870. VIII. — — Sulla « Placidiopsis Grappae », « Rendiconti del R. Isti- tuto Lombardo di Scienze e Lettere », Milano, 1870. (Questa nota, che porta il solo nome di Garovaglio, opera del Gibelli). IX. GELLI G. Sulla genesi degli apoteci delle Verrucariacee (con 2 tav. lit.). « Nuovo eum = Ital. », Vol. II, Firenze, 1870, ( V. « Flora », 1871, 1, 2, 3. — « Bulletin de la Société Botanique de France », ne X. Garovagnio S. e GiseLLı G. De Pertusariis Europae ee com- mentatio (con 4 tav. lit.), « Mem. della Soc. It. di Se. nat. », Vol. III, Milano, 1871. XI. GELLI G. Lazzaro Spallanzani, Commemorazione. Pavia, 1871. XII GarovagLio S. e GiseLLi G. De Lichenibus Endocarpeis mediae Europae H. E. Galliae, Germaniae, Helvetiae nec non totius 90 0. MATTIROLO Italiae (con 4 tav. lit.), « Mem. del R. Istit. Lomb di Sc. e Lett. », Vol. XII, Milano, 1872. XII. GiseLLI G. Sul « Protomyces violaceus » Cesati e sulle lenticelle, Giornale « Le Stazioni sperimentali agrarie italiane », Fasc. XIV. Der « Quebracho colorado » - Tipuana speciosa BENTH (con 1 tav. lit.), « Flora », Vol. LVI, Regensburg, 1873. XV. Sul « Protomyces violaceus » Cesati e sulle lenticelle (con 2 tav.), « Archivio del Lab. Critt. di Pavia », Vol. I, Pavia, 1873. XVI. GiseLLI G. e Grirrisı E. Sul polimorfismo della « Pleospora her- barum Tul. », (con 5 tav. lit., « Archivio del Labor. Critt. di Pavia », Vol. I, Milano, 1874. XVII. GigeLLi C. — Maestri — CoLomso G.. Esperienze sulla propa- gazione artificiale dei corpuscoli del Cornalia nel baco da seta mediante le foglie di Gelso infette dalla « Pleospora herbarum » « Archivio del Labor. Critt. di Pavia », Vol. I, Pavia, 1874. XVII. GiseLLI G., Di una singolare struttura delle foglie delle Empe- tracee (con 2 tav. lit.), « Nuovo Giorn. Bot. Ital. », Vol. VIII, Firenze, 1876. XIX. — Ricerche sulla genesi delle zoospore dai gonidi dei Licheni, « Atti del Congresso intern. botanico tenuto in Firenze nel 1874 », Firenze, 1876. XX. — Primo rapporto sopra una nuova malattia dei Castagni, « Rend. dell'Ist. Lombard» » e Giornale « Le Staz. sperim. agr. ital. » = 1876. . XXI. Secondo rapporto sopra una nuova malattia dei Castagni, Gior- nale « Le Staz. sperim. agr. ital. » e « Atti della R. Accad. di Modena », 1877. XXII. — Appunti di Patologia vegetal, « Atti della R. Accad. delle Se. di Modena », Tomo XVII, e Giornale « Le Staz. sperim. agr. ital. », 1877. — Due parole dirette ai chiarissimi Professori F. Delpino e G. = : Bertoloni, « Nuovo Giorn. Bot. Ital. » Vol. X, Pisa, 1878. XXIV. GiseLLI G. e AntoNIELLI G., Ricerche sulla malattia dei Casta- gni, « Giornale delle Staz. agrarie », 1878 XXV. GiseLLi G. La Malattia del Castagno. Osservazioni ed esperienze 1875-78. Modena, 1879. "XXVI Gisetti G: e Pirorra R., Flora del Modenese e del Reggiano, « Atti della Soc. dei Natur. di Modena », Serie III, Vol. I, Mo- dena, 1882. x GIUSEPPE GIRELLI 71 XXVII. Gisezu G. Nuovi studi sulla Malattia del Castagno detta del- l'inchiostro (con 5 tav.), « Memorie dell’Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna », Serie IV, Tomo IV, Bologna, 1883. XXVII. GiseLLi G. e Pirorta R., 1.° Supplemento alla Flora del Mo- denese e del Reggiano, « Atti della Soc. dei Natur. di Modena », Serie III, Vol. III, Modena, 1884. XXIX. GisetLi G., Lezioni di Botanica tenute nell'anno 1887 nell’ U- niversità di Torino, raccolte da P. L. PEYNETTI. XXX. GiseLLi G. e Beru S., Intorno alla morfologia differenziale e- sterna ed alla nomenclatura delle specie di « Trifolium » della Accad. delle Se. di Torino », 1887. XXXI. — — Trifolium Barbeyi n. sp. (con 1 tav.), « Atti della R. . Accad. delle Se. di Torino », Vol. XXII, Torino, 1887. XXXIL — — Rivista critica delle specie di « Trifolium » italiane della Sez. « Chronosemium Ser. in DC. Prodr. », IL p. 204 « Mal- = pighia », Anno III, Vol. III, Genova, 1889. | XXXIII. — — Rivista critica e descrittiva delle specie di « Trifolium » italiane e affini comprese nella Sez. « Lagopus Koch » (con 9 tav. lit.), « Mem. della R. Accad. delle Sc. di Torino », Se- rie II, Tomo XXXIX, Torino, 1889. XXXIV. GrseLri G. e Giacosa, Le piante medicinali. Manuale per i medici, farmacisti e studenti di medicina e farmacia. Vallardi, Milano, 1889. — XXXV. Giseti G. Sulla combustione dei cascami di viti come rimedio Y contro la Peronospora. Lettera sulla « Gazzetta del Popolo »; Polemica e Relazione alla R. Accademia di Agricoltura di XXXVI. Geru G. e Betti S., Rivista critica delle specie di « Trifo- lium. » italiane comparate con quelle del resto d’ Europa e delle regioni circummediterr., della Sez. « Galearia Presl », rara- mesus Presl., « Mem. della R. Accad. delle Sc. di Torino ». Serie II, Tomo XLI, Torino, 1890. XXXVIL — — Rivista critica delle specie di « Trifolium » italiane comparate con quelle del resto d' Europa, € delle regioni cir- Presl) (con 3 tav.), « Memorie della R. Accad. delle Se. di Torino », Serie II, Tomo XLII, Torino, 1891. XXXVIII. Giseruı G. e Ferrero F. Ricerche di anatomia e morfologia intorno allo sviluppo dell’ovolo e del seme della « Trapa na- Sez. « Amoria Presì » spontanee in Italia, « Atti della R. cummediterranee della Sez. « Trigantheum Nobis » ( Mistylvs | 9 MATTIROLO tans L. », (con 10 tav. lit.), « Malpighia » Anno V. Genova, 189 XXXIX. GiseLLi G. e Berur S. Rivista critica delle specie di « Trifo- lium » italiane comparate con quelle del resto d’ Europa e delle regioni circummediterranee delte Sez. « Calycomorphum Presl » « Cryptosciadium Celak » (con 3 tav.), « Mem. della R. Accad. delle Se. di Torino », Serie II, Tomo XLIII, Torino, 1892. XL. GiseLLI G. e Buscaioni L. N., Sull'impollinazione della « Trapa natans » e « Trapa verbanensis », « Rendiconti della R. Ac- cademia dei Lincei », Roma, 1893, Vol. II, Fasc. 9 XLI. GiseLLI G., Giovanni Passerini, Commemorazione. Parma, 1894. XLII. GiseLLI G. e Ferrero F., Ricerche di anatomia e morfologia in- torno allo sviluppo del fiore e del frutto della « Trapa natans » (con 6 tav. lit.), « Malpighia » Vol. IX, Genova, 1895. XLIII. GiseLLI G., La Malattia del Castagno, Conferenza. Rendiconto « Economia rurale », Torino, Vol. 39, 25 Marzo 1897. XLIV. — Julius Sachs, Cenni biografici, « Atti della R. Accad. delle Se. di Torino », Vol. XXXIII, Torino, 1898. XLV. GiseLLI G. e MartIROLO O., Contribuzione alla biologia dei tu- bercoli radicali delle Leguminose (Le ricerche iniziate nel 1890 coutinueranno per parte del Prof. Mattirolo, 1890-98). XLVI. Cesarı V. — PasseRrINI G. — GIBELLI G., Compendio della Flora : Italiana, Milano, Vallardi, 1866-1898. (I primi fascicoli furono curati dal Passerini e dal Cesati, gli ultimi dal Prof. Gibelli, 'a partire dal fascicolo 30). TES ETE dE IR IRAE Di una nuova malattia dell4zalea indica. Ricerche del Dott. P. VocLino. (Tav. II e Ill). Da parecchi anni gli esemplari di Azalea indica coltivati nei giar- dini municipali di Torino andavano soggetti ad un malanno caratteriz- zato dall'ingiallimento apicale delle lamine e dalla caduta precoce delle foglie. Pregato di studiare la causa del deperimento feci prima buon numero di osservazioni sul materiale dei giardini, che continuai sopra aleuni esemplari i quali presentavano ben caratterizzata la malattia. Accurate ricerche mi dimostrarono essere un fungo della famiglia delle Sferopsidee la causa prima del male, fungo che coltivai artifieial- mente e che potei riprodurre ed inoculare sopra piante sane, ottenen- done un deperimento come negli esemplari malati che avevo sottoposti ad osservazione. DESCRIZIONE DELLE PIANTE MALATE. _ Nel mese di marzo ed aprile, quando cioè le gemme sono già com- | pletamente aperte e le condizioni favorevoli dell’ ambiente dovrebbero produrre nei nuovi organi un rigoglioso sviluppo, le piante colpite ap- paiono colle giovani foglie in gran parte essiccate, e che si staccano gra- datamente dai rami. A seconda del diverso grado di infezione, si nota . nelle foglie dapprima una piccola porzione giallo-bruna all’apice, la quale va gradatamente estendendosi, in senso trasversale, verso la base, finchè la lamina resta colpita in tutta la sua lunghezza. Il fusto delle piante malate solo da un anno non presenta ancora caratteri speciali, ma negli individui colpiti già da alcuni anni, appare molto più piccolo del nor- male, coi rami laterali molto lunghi e stretti, e con un numero di gemme ridotto ad un terzo, con foglie in generale brevi e ristrette: me ; (Ac ENT By VOGLINO L' individuo colpito presenta poi, nell’aspetto generale, un deperimento così notevole che attira subito l'occhio dell'osservatore. ^ Esaminando attentamente le prime foglie colpite e specialmente quelle della parte superiore, si nota, verso l'apice, una piccolissima porzione giallo-rossiecia, poi bruno-rugginosa (tav. I1, fig. 1); gradatamente tutta la lamina assume una simile colorazione, finchè la foglia essica e cade al suolo. All’esame colla lente appaiono qua e là dei ciuffetti neri, qualche placca ed uova di insetto, ma specialmente, tanto in quelle an- cora attaccate alla pianta, che in quelle cadute al suolo, dei minutis- simi corpuscoli tondeggianti, neri e leggermente prominenti. Sui rami, invece, anche essiccati, sui fusti e sulle radici nulla potei riscontrare di anormale. ESAME MICROSCOPICO. Sezionando in varii punti le radici riscontrai sempre tessuti perfet- tamente sani, ed anche sugli individui intensamente colpiti dal ma- lanno. Così dicasi del fusto, dei rami e dei peduncoli fiorali che di so- lito restano attaccati alla pianta dall’annata precedente. Rivolsi allora l'attenzione alle foglie nelle quali molto probabilmente doveva risiedere la causa del malanno, ed esaminai lamine staccate di fresco e lamine già cadute da qualche tempo al suolo. Anzitutto sulla superficie delle foglie si notano numerose spore di Epicoccum, di Cladosporium, peritecî di Pleospora e di molti altri fungilli essenzialmente saprofiti, sui quali perciò non eredei opportuno di fermare l'attenzione, ad eccezione del Cladosporium e della Pleospora che sottoposi a speciale coltivazione per vedere il nesso genetico tra le due forme, accettato da alcuni, messo in dubbio da altri, ma di ciò in altro luogo. Sezionando le foglie già intensamente colpite od anche quelle ehe ap- paiono essiccate in una piccolissima porzione, si notano fra le cellule del tessuto a palizzata, ma specialmente fra le lacune del tessuto lasso, nu- | merosi filamenti miceliari cilindrici, ramificati, incolori, trasparentissimi e che possono quindi facilmente sfuggire all’ occhio dell’ osservatore (tav. Il, fig. 2). Le cellule conservano perfettamente la forma e posi- zione normale, cosa che osservai costantemente facendo il confronto con " RT ARE WERE MES REN MENS EA = tg: P sh E ps FER ; M | DI UNA NUOVA MALATTIA DELL AZALEA INDICA 75 foglie sane. Diminuisce il numero dei granuli clorofilliani, e nei punti più intensamente colpiti le cellule appaiono brune. Per poter però veder bene la forma, la lunghezza e la disposizione dei filamenti miceliari, conviene lasciar la foglia o le sezioni in macerazione nella potassa e passarle anche per breve tempo nell’ acqua di Javelle. Essi formano un fittissimo reticolato nelle diverse parti della lamina che attraversano quindi in tutte le direzioni (tav. II, fig. 4 e 6). Sono, per breve tratto, cilindrici, quindi ingrossati lungo il decorso e verso l’apice improvvisa- mente strozzati, (tav. II, fig. 9 a) variamente contorti e ripiegati a gi- nocchio (tav. II, fig. 10 b), ramificati, coi rami anche congiunti ad ana- stomosi (tav. II, fig. 9 5), divisi da rarissimi setti ed in alcuni casi anche ristretti ai setti stessi (tav. II, fig. 9 c). Le ramificazioni si pre- sentano in generale non molto sviluppate in lunghezza ed unilaterali (tav. 1, fig. 9 d), raramente bilaterali. I filamenti miceliari si dirigono verso l'ipofillo e l'epifillo e si dispongono specialmente o nello strato pià esterno del tessuto a palizzata (tav. II, fig. 4 a) o nel tessuto lacu- noso (tav. II, fig. 6) restringendosi e suddivideadosi in diverse porzioni (tav. II, fig. 5) le quali poi riunendosi strettamente assieme formano al- l’ esterno il peridio del peritecio (tav. II, fig. 4 a) mentre i filamenti in- terni producono basidii e sporule (tav. IL, fig. 2 a). I periteei si trovano specialmente nell’ipofillo, ma non per tanto in molte foglie si formano anche nell'epifillo, rarissimamente nel mesofillo. Hanno una forma pres- Sochó tondeggiante, leggermente depressi nella parte superiore (tav. II, fig. 4 a), sono dapprima immersi nel substrato e poi si rendono quasi sempre prominenti sotto forma di minuti punti neri, che appaiono al- l'esterno delle foglie. Sono rivestiti da un peridio o tessuto bruno, membranaceo, di cellule tondeggianti od allungate e contorte (tav. II, | fig. 4 a), strettamente aderenti, le quali sono le prime a formarsi nella costituzione dei peritecî (tav. II, fig. 5). Giunti a maturità, i peritecî, si aprono nella parte superiore per mezzo di un foro tondeggiante, dal quale si vedono uscire le sporule | (tav. II, fig. 2 a). Aderenti alla parte interna del peridio si notano tutto | all’intorno numerosi filamenti incolori, variamente contorti, i quali danno | origine a numerosi basidî (tav. II, fig. 2 a e fig. 3 a), brevissimi (da | P. VOGLINO 3 a 5u), filiformi, dai quali hanno origine sporule allungate, cilindriche ed ovali-allungate (tav. II, fig. 3), ma molto ristrette, quasi bacillari, ialine, minutamente granulose, divise da 1 a 3 setti trasversali, ed al- cune volte ristrette ai setti, lunghe da 12, 14, 16, 18 p., larghe da 1,9 a 2,5 p. Analoghi organi osservai in numerose sezioni di foglie prese da molti altri individui ammalati messi a mia disposizione dal Direttore dei giar- dini municipali, per cui determinai di fermar l’attenzione alla forma fungina descritta come quella che quasi esclusivamente si trovava nelle piante deperite ed in via di deperimento. Il fungillo descritto appartiene ai così detti funghi imperfetti ed al gruppo descritto dal Leveillé sotto il nome di Sferopsidee (1). La forma delle spore, dei peritecî, la loro consistenza e disposizione dimostrano chiaramente dover essere una Septoria. I caratteri specifici però non coincidono con alcune delle forme descritte: si potrebbe riscontrare solo qualche affinità colla Septoria Staphyleae Pass. per la grandezza delle spore, colla S. Ceratoniae Pass. e colla S. Bromeliae Sacc. Il complesso dei caratteri della forma studiata, presentandola ben diversa da quelle finora descritte, rendono necessario il doverla contraddistinguere con un nuovo nome, cosa ch'io posso fare con grande sicurezza, perchè aven- dola sottoposta a speciale coltura, potei osservare tutti gli stadî di svi- luppo, la formazione di uno stato conidiale ed, infine, la riproduzione di organi eguali a quelli nominati. Avendo trovato la nuova forma nelle foglie di Azalea crederei oppor- tuno il denominarla col nome di: Septoria Azaleae. — Perithecüs plerumque hypophyllis quandoque epiphyllis, rarissime in mesophyllo immersis, rotundis, leniter. depressis, primo immersis in substratum, dein prominulis atque erumpentibus in speciem punctorum quae nigra et perminuta sunt, hinc illine aggregatis in macula, rubro-flavescente, poro apicali praeditis; cum peridio mem- branaceo; sporulis oblungo-cilindricis, seu ovato-oblongis, quandoque fere () Vedi Saccanpo, Sy/logecfungorum Vol. Sferopsidee, pag. 1. TUA bacillaribus, rectis, vel parum arcuatis, hyalinis, minute granulosis, E primo continuis, denique 1-3, sed plerumque 3-septatis,, ad septa le- niter. constrictis, 12-14-16-18 v 1,5-2,5; basidüs cylindricis, lineae subti- litatem habentibus, brevissimis, 3-5 p longis. E In foliis Azaleae indieae, quibus in summis siccitatem efficit, quae | paulatim fere totam laminam folii pervadit. Arte exculta gignit formam conidicam, cum conidiis elliptico-oblongis, 8-10 x 2,5. In hortis publicis apud Valentinum (Augustae Taurinorum). > COLTIVAZIONE DELLE SPORE. DIA 37 REN a ef Vr A Vs usui. vm 000 2 dé, ge a mn Dopo aver provato diversi substrati di coltura, mi convinsi che sa- rebbe stato opportuno seminare le spore in decotto di sterco equino me- scolato ad una infusione di foglie sane di Azalea indica. Ricorsi pure a vari mezzi di coltura, come la goccia pendente, i vetrini concavi ecc., ma potei solo seguire bene lo sviluppo col metodo più semplice , collo- cando cioè la goccia di substrato nel vetrino porta oggetto. Con questo sistema è più facile che le coltivazioni restino inquinate: ma avendo cura di sterilizzare bene e cambiare ad ogni osservazione le campane, i so- stegni, l’acqua che si versa per tenere umido l'ambiente e lavarsi le mani in soluzione di sublimato quando si toccano i vetrini, si potrà es- sere certi che l'infezione o si avrà raramente o si pronuncierà solo quando il fungo da coltivarsi ha raggiunto un tale sviluppo da non te- mere più nè i Penicillium, nè gli Aspergillus, nè tutte le altre forme fungine che cercano di ostacolare in ogni modo le artificiali coltivazioni. Le spore, se tenute in ambiente frequentemente aerato, germinano in 12 o 14 ore. Nelle camere umide poco aeräte il principio dello sviluppo non avviene se non dopo parecchi giorni. La germinazione si ha inoltre molto più rapidamente nell'aequa pura che non nei decotti. Nell'aequa però cessa anche molto presto l’ ulteriore accrescimento, per cui tutti i dati relativi allo sviluppo, ch'io sto per ricordare sono dedotti da colti- vazioni fatte in decotto di sterco equino e foglie di Azalea. | Le spore emettono dapprima un piccolo rigonfiamento dai loculi ter- minali (tav. II, fig. 11 a è è), raramente germinano da un loculo solo. 370 Il rigonfiamento si allunga in poche ore in un filamento cilindrico a pareti esilissime e tondeggiante all’estremità. Da uno dei loculi termi- nali escono quasi sempre due filamenti (tav. II, fig. 12). Quando questi filamenti hanno raggiunto una lunghezza di 8 a 10 o 12 p. dalla parte mediana della sporula esce, quasi sempre lateralmente, un altro tu- betto di germinazione (tav. II, fig. 13 a). L' accrescimento quindi av- viene contemporaneamente dall'uno e dall'altro lato. I filamenti si ra- mificano sempre verso la base (tav. II, fig. 16-17). Frequentemente anche si allungano gli stessi loculi terminali (tav. II, fir. 16). Dopo 24 ore in media, dal momento della seminagione, attorno alle spore si irradiano già diversi filamenti leggermente ripiegati e ramificati. Sporule semi- nate il 5 aprile alle ore 9, il 7 aprile alla medesima ora avevano già prodotto abbondanti filamenti miceliari variamente ramificati (tav. III, fig. 18). L’accrescimento in lunghezza avviene quindi molto rapidamente come pure in senso trasversale, per mezzo specialmente delle ramifica- zioni, le quali partono dall’una e dall’altra parte del filamento princi- pale, formando un angolo retto od anche leggermente acuto (tav. III, fig. 18). Dapprima, però, predomina sempre lo sviluppo in lunghezza (tav. III, fig. 20). Dopo 5 o 6 giorni i filamenti che sono stati originati dalle spore, serpeggiano variamente nel substrato e portano ramificazioni prin- - cipali e secondarie, erette o curvate ad angolo, qua e là ingrossate (tav. III, fig. 18 a, 5b) e che si anastomizzano in vario modo. STATO CONIDIALE. Alcuni di questi filamenti si protendono verso la superficie del li- quido allungandosi specialmente quando sono in contatto diretto col- l’aria. Essi producono in breve lateralmente dei corpi ellittico-allungati, lunghi 8-10 p., larghi da 2 a 5 p., incolori (tav. III, fig. 19 a), i quali — si staccano dal filamento non lasciandovi che una piccola punta (tav. - III, fig. 19 2). A primo aspetto tali prolungamenti fanno dubitare che si tratti di ramificazioni, ma avendone potuto vedere staccarsi un gran nu- mero, ne deduco che devono ritenersi come spore di seconda generazione o conidii. Per accertarmi della verità del supposto, cioè della natura di TN tali corpi, sacrificai aleune coltivazioni tanto da poter isolare qualcuno i di tali corpi in goccie del decotto già prima ricordato. Dopo qualche E ora i conidi germogliavano benissimo emettendo un tubicino germina- tivo, il quale si allungava e si ramificava tanto da formare in 2 o 3 giorni un vero micelio, perfettamente analogo a quello prodotto dalle prime spore. Tali corpi rappresentano adunque lo stato conidiale della Septoria Azaleae, capace di moltiplicare il fungo in breve spazio di tempo. Notai però sempre una sola generazione di conidii. Il micelio che si forma dallo sviluppo degli organi di riproduzione dello. stato conidiale non m nuovi eonidii, ma continua ad accre- Scersi normalmente. Il micelio prodotto dalla prima spora, dopo aver formato lungo alcuni rami i conidii, continua ad accrescersi regolarmente negli altri. Dalla media delle colture potei constatare che il micelio si accresce in lun- ghezza fino al settimo od ottavo giorno, formando un fitto reticolato. Le ramificazioni si presentano dopo un certo tempo disposte in senso pen- nato dall'una e dall'altra parte di un filamento principale. Rari sono i setti trasversali. In complesso il micelio assume quasi sempre una forma coralloide (tav. III, fig. 21), e raggiunge un massimo diametro di 200 a 250 u. FORMAZIONE DELL’APPARECCHIO SPORIFERO. Verso l'ottavo o nono giorno, dalla seminagione della spora, sui fila- menti miceliari provenienti direttamente dalla spora stessa appaiono dei rami i quali si segmentano quasi subito, producendo nell’ estremità libera degli ingrossamenti (tav. III, fig. 27 a), dai quali hanno origine nuovi ramuscoli. Il medesimo sviluppo osservai nei filamenti miceliari prodotti dalla germinazione dei conidii e sempre verso il settimo o l’ottavo giorno dal principio dell’ accrescimento. Le ultime ramificazioni si formano in . numero di 4 a 6 in 12 ore al più, sempre dallo stesso lato e si ripie- gano sinuosamente verse le prime ife. Avvicinandosi in numero di 30 4 si segmentano e producono rami brevissimi tondeggianti od ellittici, “dritti ed allungati od arcuati. Tali rami in poche ore si allungano e verso il decimo giorno dal principio della seminagione si contorcono a gomitolo sopra sè stessi, e si ramificano in vario modo producendo fi- lamenti sempre più esili. Alla formazione dei gomitoli concorrono due o tre o più rami principali del micelio (tav. III, fig. 22, 24, 25, 26). I filamenti che costituiscono il gomitolo sono poco septati e vanno gene- ralmente ad addossarsi per le estremità l’uno all’altro, ed esercitando una e pressione si ripiegano ad arco verso la parte interna (tav. III, g. 22, 24, 25). Questi filamenti così ripiegati formano come il nucleo i ammasso maggiore gomitolare. Per ogni micelio prodotto da una spora osservai in media 3 o 4 di tali ammassi di filamenti variamente contorti, che sul principio della loro formazione possono essere tondeg- gianti od allungati. In seguito però si mantengono sempre tondeggianti. La trama interna di quasto corpo è dapprima molto lassa ed è quella che forma il centro del peritecio (tav. III, fig. 22): in seguito però ac- crescendosi le ramificazioni si ha nella porzione centrale un fittissimo intreccio (tav. III, fig. 24, 25, 26), mentre i filamenti esterni che prima si disponevano in senso quasi perpendicolare (tav. III, fig. 22 b) in se- guito ripiegandosi formano con alcune cellule che si producono nel- l esterno della trama, il peridio. Per poter seguir bene lo sviluppo di tali corpi internamente ed esternamente seminai un buon numero di spore in altrettanti vetrini, sacrificando di volta in volta la coltura. Due o tre giorni dopo la disposizione a gomitolo di alcuni filamenti, notai in parecchi di essi la formazione di due parti ben distinte, cioè di una parte avvolgente brunastra è di una parte interna jalina. La parte esterna brunastra ha origine dalle ramificazioni esterne dei filamenti, ramificazioni le quali dapprima si allungano poi si ri- piegano, mentre la loro membrana assume una colorazione gialliccia. Si formano nello stesso tempo dei restringimenti lungo il loro decorso, e numerosi setti che danno origine a cellule tondeggianti, allungate, si- nuose (tav. III, fig. 29 a), fra loro strettamente aderenti, con membrana bruna, quasi nera, come già ricordai nel peridio dei periteci sulle fo- glie. Resta cosi formato il tessuto avvolgente o peridio del futuro peri- tecio. Le cellule del tessuto avvolgente si continuano poi in numerosi rami ` i quali irradiano tutto attorno al nuovo peritecio e che rappresentano ^ = į residui delle ramificazioni dei filamenti che concorsero alla formazione del primo gruppo a gomitolo. La porzione interna va poi gradatamente addossandosi in fitto in- treccio al tessuto avvolgente, lasciando nel centro un minutissimo spazio # vuoto. Le ultime ramificazioni incolori verso il centro, danno origine a sottili filamenti dai quali per allungamento e successiva segmentazione hanno origine i basidii sottilissimi che si dispongono a raggi nella parte inferiore e laterale, all’ apice di questi si formano delle piccole protu- beranze sferiche le quali in seguito si allungano e producono delle spore perfettamente eguali a quelle seminate (tav. III, fig. 30 a). Una ventina di giorni dopo l'uscita del primo filamento miceliare dalla spora i corpi fruttiferi assumono la forma regolare e presentano ester- JA namente uno o due, raramente tre strati di cellule angolose, brune, poi alcuni filamenti incolori fra loro variamente intrecciati che danno origine ai basidii ed alle spore. Nella formazione dei periteci concorrono adunque parecchi rami mi- celiari, i quali si ripiegano, si contorcono, si ramificano variamente e | si riuniscono dapprima in tessuto lasso, producono verso l’ esterno dei rami che si dispongono in senso perpendicolare, i quali molte volte danno origine al tessuto bruno avvolgente, altre volte invece si prolun- no e vanno ad attaccarsi ad altri filamenti miceliari. I conidii formati dal promicelio germinano quasi subito e danno ori- ine a filamenti perfettamente eguali a quelli già descritti per il mi- celio. Così pure da questo nuovo micelio si formano organi di fruttifi- cazione nello stesso modo e nel medesimo spazio di tempo già indicato. In via generale però osservai che i periteci raggiungono sempre, in. \ questo secondo caso, il loro sviluppo qualche giorno prima che non . quando sono prodotti direttamente dalla prima spora. Cosieché la spora germogliando produce micelio che in sette od otto giorni incomincia a formare nuovi periteci che raggiungono il loro com- speso: sviluppo verso il ventesimo giorno. I filamenti miceliari che si di- spongono verso la superficie del liquido o substrato, formano conidii at- taccati ad un breve aculeo, conidii ellittici, allungati, i pr germinano 6 Malpighia, anno XIII, vol. XIIL prontamente producendo nuovo micelio, sul quale hanno origine dopo 5 0 6 giorni periteci che si presentano completamente sviluppati verso il quindicesimo giorno. Stabilito cosi lo sviluppo del fungo che avevo costantemente riscon- trato sulle foglie delle piante ammalate per la certezza assoluta che fosse la causa del malanno, non mi restava che di ricorrere alla inoculazione artificiale su piante sane. Scelsi a tale scopo una pianta di Azalea del R. Orto botanico, vis suta in un ambiente puro, e sulla quale non si notava alcuna traccia di deperimento bensì un rigoglioso sviluppo, e ne interrai due rami in un b tubo di vetro sterilizzato e chiuso alle due estremità con un sottile Strato di bombage sterilizzato, tanto da agevolare il passaggio dell'aria. Lasciai questi rami così chiusi per una quindicina di giorni affine di constatare se le condizioni dell’ ambiente artificiale avessero potuto dan- neggiare il regolare accrescimento delle foglie e non notai alcun dete- rioramento. Allora portai sopra numerose foglie in goccioline di acqua sterilizzata e sopra goccioline di decotto alcune spore di Septoria Aza- leae: sopra una foglia collocai in piccole porzioni di decotto anche delle spore di Septoria germoglianti. Nello stesso tempo collocai anche sopra foglie di una pianta sana te- nuta nel laboratorio, spore di Septoria in goccie di decotto e di acqua che di giorno in giorno causa l evaporazione dovevo rinnovare. Aspor- tando gradatamente da questa pianta alcune foglie potei seguire lo svi- luppo della spora. Anche in questo caso le spore germogliavano emet- tendo un tubicino laterale o terminale. Il tubicino germinativo in alcuni „asi si sviluppava per un certo tratto sulla superficie della foglia for- mando numerosi conidii. Per lo più il primo filamento miceliare si ad- dentra nel tessuto della foglia (tav. IU, fig. 31, 32) e va a ramificarsi — e disporsi variamente nel mesofillo attorno specialmente ai fasci vasco- lari. In alcune foglie potei osservare che i filamenti miceliari si dispo- nevano sì fittamente attorno ai fasci vascolari da formare un vero tes- suto avvolgente. Il fascio vascolare resta compresso in modo tale da im- pedire il passaggio dei liquidi anche nella cavità interna dei vasi. Una sei DI UNA NUOVA MALATTIA DELL’AZALEA INDICA 83 tale disposizione dei filamenti spiega come le foglie incomincino a de- perire all'apice non potendo le sostanze nutritizie regolarmente passare nelle parti superiori. In generale l’infezione si estende dalla metà superiore della foglia, po- chissimo e molto raramente dalla metà inferiore. I filamenti miceliari nell’ interno della foglia si allungano in breve spazio di tempo (15 o 20 giorni) e si dispongono in tutte le diverse parti disorganizzando i tessuti e producendo quindi l essiccazione rapida delle foglie. Gli organi di fruttificazione si formano nello stesso modo che non nelle colture sui vetrini. .l filamenti miceliari fruttigeni si sviluppano quando i tessuti del- l' ospite sono morti, si dispongono verso l'epifillo e l'ipofillo e restano per un certo tratto coperti dall' epidermide. „Nella parte interna dei tessuti non osservai mai la formazione di co- nidii, i quali si produrrebbero quindi esclusivamente alla superficie delle foglie ed avrebbero per funzione di diffondere più facilmente il malanno; e difatti sopra molte foglie infestate artificialmente dopo pochi giorni | dalla semina delle spore eranvi già numerosi conidii, i quali in seguito a restringimenti dei filamenti miceliari venivano lanciati a una certa distanza e quindi in grande quantità sulle foglie vieine che trovai sempre invase in modo straordinario. Dopo una diecina di giorni si notavano sulle foglie vicine a quelle infestate molti conidii germoglianti. Seguendo RJ sviluppo di alcuni di questi potei constatare la formazione di fila- menti miceliari i quali cercavano di addentrarsi nel tessuto della fo- glia. Nel maggior numero dei casi il tubo miceliare entra nella foglia per mezzo delle aperture stomatiche (tav. III, fig. 32), altre volte auche disorganizzando l’ipofillo o l’epifillo (tav. III, fig. 31). L'acerescimento del micelio nei tessuti fogliari avviene come nel caso già sopra descritto e così dicasi della formazione dei periteci. Anche nelle foglie chiuse nel tubo di vetro e quindi al riparo di altre infezioni notai che dopo una ventina di giorni incominciavano a mani- | festarsi i sintomi del malanno, cioè essiccazione della porzione superiore. Esaminando alcune di queste foglie trovai nell’ interno numerosi fila- | menti miceliari e peritecii incipienti, ma specialmente un gran numero En |P. VOGLINO di conidii alla superficie delle lamine e molti in via di germogliazione. La maggiore produzione di conidi è dovuta essenzialmente all'ambiente che si era mantenuto più favorevole allo sviluppo dei funghi. Mettendo nuovamente i rami infetti nel tubo di vetro constatai che dopo qualche tempo l’ infezione si era di molto estesa. Non vi può essere alcun dubbio quindi sul fatto che la Septoria Aza- leae debba essere considerata come unica causa della malattia fogliare delie Azalee. L’ infezione è durante la stagione propizia favorita dai conidii che si formano abbondantemente sulle foglie. Non mi restava che vedere come può il malanno propagarsi da una all'altra annata. Scelsi quindi al- cune foglie cadute già da lungo tempo e constatai che le spore dei pe- ritecî germogliavano perfettamente. Per accertarmi meglio della resi- stenza delle spore chiuse nei peritecii, nel dicembre scorso posi a ger- mogliare alcune spore tolte da peritecî contenuti in foglie raccolte secche ai piedi di una pianta fin dal marzo decorso e tutte produssero in breve tubetto germinativo, micelio e quindi conidii e nuovi peritecî. CONCLUSIONE. L’essiccazione e quindi la caduta rapida delle foglie di Azalea è pro- dotta dalla Septoria Azaleae, la quale per mezzo del micelio che si estende nel mesofillo produce la disorganizzazione della lamina è quindi l’ in- giallimento. L'infezione prima avviene per mezzo delle foglie secche ca- - dute al suolo, le quali contengono nei peritecî spore che germogliano prontamente. La diffusione del malanno, dato il primo attacco, si ha per mezzo dei conidii che si formano abbondantemente sulla superficie li | bera delle foglie. Il tubetto germinativo penetra poi nell’ interno delle foglie o per mezzo di rotture speciali o per mezzo degli ostioli stoma- > tici. Per limitare quindi l’ infezione converrà aliontanare e bruciare le d foglie colpite. Ps Torino, Gennaio 1899. i ae 2l TERN DI UNA NUOVA MALATTIA DELL'AZALEA INDICA SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav. Il. Fig. 1. Foglie di Azalea colpite nella parte superiore dalla Septoria: a pagina * inferiore, 5 pagina superiore (graudezza naturale). ; » 2. Sezione trasversale di una foglia di Azalea con filamenti miceliari /b) i e coni peritecii (2) Microsc. Koristka oc. 3, ob. 5*). j » 3. Spore di Septoria Azaleae, una delle quali /a) con basidii (oc. 3 ob. 8*). i » 4. Porzione di sezione di una foglia d’Azalea colle cellule a palizzata ed 2 epifillo contenenti un peritecio normalmente sviluppato ag ed acqua p di Javelle) (oc. 3 ob, 8*). am » 5. Filamenti miceliari che producono il peridio del peritecio = 3 ob. 8*). » 6, Sezione di foglia (tessuto lacunoso), attraversata da filamenti miceliari della Septoria (potassa, acqua di Javelle) (oc. 3 ob. 8*). ». 7, 8, 9, 10. Diversi filamenti miceliari, dell'interno di una foglia di Azalea 2 (potassa ed acqua di Javelle) (oc. 3 ob. 8*). Ri » ll. Spore di Septoria che emettono il primo tubo germinativo (oc. 3 ob. 8*) ni » 12-16. Spore coi tubetti germinativi alle due estremità ed in via di con- | tinuo sviluppo (oc. 3 ob. 8*), va » 17. Spora colle prime ife già variamente ramifieate (oc. 3 ob. 8*). x Tav. IH. Fig. 18. Porzione di micelio (da coltura) con numerose ramificazioni (oc. 3 ob, 8*). ^» 19. Filamenti miceliari (da coltura) con ramificazioni e conidi in a e 5 (oc. 3 ob. 8*). : » 20. Micelio nel suo complesso verso il settimo giorno di vita (oc. 3 ob. 8. » 21. Porvione della stesso micelio maggiormente ingrandita (oc. 3 ob. 8*). » 22. Filamenti miceliari che si ripiegano sopra se stessi e formano in 4 il tessuto interno del peritecio, in 5 parte del tessuto esterno. » 23. Quattro estremità di filamenti interni che si addossano e si contorcono (oc. 3 ob. 8*). » 24. 25, 26. Gruppi di Miang bicchieri disposti in fitto intreccio (oc. 3, ob. 8*). » wow Y | VOGLINO Fig. 27. Porzione di ifa che produce in @ cellule del peridio (oc. 3 ob. 8*). 28. Vari filamenti miceliari che danno origine a numerose cellule (a) del ‘peridio (oc. 3 ob, 8*). 29. Peritecio col peridio già regolarmente conformato (oc. 3 ob. 8*). 30. Peritecio sezionato ed avente in a le spore, in 5 i filamenti interni, in ¢ il peridio (oc. 3 ob. 8*). 31. Porzione di sezione trasversale di foglia d’ Azalea (epifillo) col filamento miceliare di Septoria che dopo aver serpeggiato nella superficie occupa l'epidermide e penetra nel tessuto a palizzata (oc. 3 ob. 8*). 32. Porzione di sezione trasversale di foglia d’ Azalea (ipofillo) col fila- mento miceliare di Septoria che penetra attraverso uno pesano VOIR TUR Rassegne GuiGxarp L., Sur les anthérozoïdes et la double copulation sexuelle ches les végétaux angiospermes. Compt. rend. d. séances de l'Acad. des Sc., T. 128 (4 aprile 1899). In questo lavoro l'A. conferma pel Zilium Martagon e per altre specie di Lilium, illustrando il fatto con delle figure nel testo, quanto già era stato, nelle linee essenziali, comunicato dal prof. Nawaschin per la Fritillaria tenella e per il Zilium Martagon nella seduta del 24 agosto 1898, Sezione botanica del Congresso dei Naturalisti tenuto a Kiew (Russia) (N. Secondo l’A. entrambe le cellule maschili penetrano nel protoplasma del sacco embrionale. Il loro nucleo soltanto talora si vede circondato da un sottile strato di protoplasma rale proveniente dalla sua cellula primitiva, ma tosto questo strato non & piü riconoscibile, Entrambi i nuclei maschili assumono un aspetto vermiforme, e l'A. inclina a credere, come il Nawaschin, che sarebbero — quantunque sprovvisti di ciglia e di protoplasma pro — agli anterozoidi, nei quali. come si sa, il nucleo forma la massa dio ed essenziale del -corpo L'uno di questi nuclei maschili, il più piccolo, va a copularsi col nucleo del- l'oospora, mentre l'altro {probabilmente quello uscito primo dal tubo pollinico) va a raggiungere il nucleo polare più vicino — od i due nuclei polari quando essi si sono di già ravvicinati — e, raggiunti poi dall'altro nucleo polare, si copulano tutti e tre insieme. Così l'A: si spiegherebbe ora la causa dell'aumento così marcato del numero dei cromosomi del nucleo seconda: . Riassumendo, quindi, nel sacco ste avviene una doppia copulaz:one sessuale: l'una dà origine all'embrione che rappreserta l'orzanismo definitivo, l'altro, invece, dà origine all'albume ossia ad una specie di organismo transi- torio che dovrà servire alla nutrizione dell'embrione. Di più non è che la prima eopulazione soltanto quella che rappresenta una vera fecondazione; l'altra, al contrario, non è che una sorta di pseudo-fecondazione, pel fatto che solamente nel primo caso i nuclei, maschile e femminile, possiedono entrambi il numero ridotto di cromosomi che caratterizza i nuclei sessuali. B. Longo. (!) Nawascum S, Neuen Beobachtungen über Befruchtung bei u te- nella und Lilium Madia, Bot. Centr. Bd. 77 (1899), n. 2, pag. 6 BA Ne FRANCESCO CASTRACANE Il 27 Marzo ultimo scorso moriva improvvisamente in Roma, l A5- bate Conte Francesco Castracane degli Antelminelli. È un’altra gravissima perdita per la Botanica italiana. Egli soleva narrare agli amici con discorso semplice, ma elegante e sempre inte- ressante, la modesta origine della sua passione, perchè fu vera passione, per lo studio delle Diatomee. Ad esse dedicò tutta la sua attività ed il — suo acuto ingegno, con una costanza veramente rara. Alla pura descri- zione delle forme, alle florule, accoppiò ricerche interessanti e non po- che sulla struttura, sul modo di riproduzione, sulla biologia, sulla di- stribuzione delle specie littoranee, pelagiche, abissali, sui rapporti colla Ecologia, ecc., cosicchè si acquistò meritamente fama in tutto il mondo, come ne fa fede specialmente l’incarico affidatogli dello studio delle collezioni diatomologiche del Challenger. Numerose specie e due generi, Castracania e Antelminellia, furono a lui dedicate da’ suoi numerosi ammiratori. Ma non è soltanto nel campo, vasto del resto, delle Diatomee, che si svolse l’attività del Conte Francesco Castracane. Fu conoscitore profondo della teoria e della pratica del microscopio, come ne sono prova anche le interessanti, pregevoli pubblicazioni sulla-visione binoculare, sulla illuminazione monocromatica , ece. Valentissimo fotografo, applicò fra i primi la fotografia allo studio delle piante, ritraendo un numero gran- dissimo di forme, specialmente di Diatomee, dal microscopio, con risul- tati spesso splendidi. - L’opera scientifica dell’ Abate Francesco Castracane rimarrà, come resterà in tutti gli amici suoi il ricordo di un uomo degnissimo sotto tutti i riguardi di essere amato e venerato. . R. PirortA. EU TORE VIENE SB naar Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. x ci È; P BEE dialetti i i De EEE Ze ten EL - MALPIGHIA Volume XII. aa ~ CELA a s x) ig j nn FIRST, SEEN Ges CONDIZIONI " La MaLPieHIA si pubblica una volta al mese; in fascicoli mi 3 fogli di ARD almeno, eorredati, secondo il bisogno, da tavole. L’ abbonamento annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° tico z7 dell annata. . ee PE! intiero volume annuale E fogli in 8° con circa 20 tavole? sarà. messo an vendita. al prezzo di L. 30. Non saranno venduti fascicoli separati. Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal ‘periodico , ‚15 giorni. | dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari; le copie, in più verranno pagate. in ‘ragione di L. 10 al fgolio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà ‘soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. sa) ; È - Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le Pope: Librerie titine e dell Estero. ^ Librai è accordato lo sconto del 20 Vi Dp L^. sr (1 manoseritti e le corrispondenze destinate all: ES dovranno usore: * ; indirizzato al Prof. 0.. Penzie in Genova. ee : St dr. accetta lo. scambio ue vede D ea pride esclusivamente se fi À nova contribuzione alla pre RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA FERNEN A PU en UE ZIG B. PIROTTA Prof. all’ Università di Genova Prof. all’ Università di Roma Anxo XIII, Fasc. HI TAv EV. MARCELLO ‘MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1899 : WR ATTI ALL RETTET i ordinarii per le Riviste critiche. Lista dei € Morfologia della cellula — Dott. O. Krucn (R Istituto Botanico di Roma). Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. PIROTTA (R. Istituto Botanico di Roma). Trattati — Prof. ©. MarrıroLo (R. Museo di Storia Nat di Firenze). Organografia, Organogenia, Teratologia — Prof. O. Penzia (R. Orto Botanico di Genova) Fisiologia — Prof. R. Pmorra. Tecnica microscopica — Prof. A. Port (R. Istituto Tecnico di Piacenza). Patologia — Dott. U. Brizi (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). | Biologia — Prof. A. Bona. Fitopaleontologia — lug. Crericr (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccanpo (R. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale — Prof R. F. Sora (I R. Istituto Tecnico Trieste). Botanica medica — Prot. C. Averta (R. Orto Botanico di Parma). Botanica. orticola — €. SPRENGER (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d' Italia — Sr. Sommier (Lungarno Corsini 2, Firenze). Pteridofiti — Dott. A. BaLnini (R. Istituto oto; Roma), Muscinee — Dott. U. Baızı. | Epatiche — Prof. C. Massaronco (Univ. di Ferrara), Licheni — Dott. A. Jarra (Ruvo di Puglia). Funghi (Sistematica) — Prof. P. A. SaccarDo R Orto Botanico di Padova). Funghi (Biologia e Morfologia) — Prof. 0. MarriRoro. Alghe marine — Prof. A. Pıccoxe (25. Via Caffaro, Genova). ; Alghe d'acqua dolce — Prof. A. Borzi — (R: Orto Botanico di Palermo), - Bacteriologia — Dott. L. Buscationi (R. Istituto Botanico di Roma). P. A. SACCARDO La Iconoteca dei Botanici nel r. Istituto botanico di Padova Può dirsi che la raccolta dei ritratti de’ Botanici nell'Orto Padovano abbia avuto la sua origine nel 1843, quando gli eredi del professore Bonaro, che vi fu prefetto dal 1794 al 1835, donarono all’ Orto stesso i 7 quadri ad olio, tuttora conservati nell’ aula delle lezioni e rappre- sentanti i 7 professori Fallopio, Prospero Alpino, Giovanni Prevozio, Giovanni Rhodio, Giovanni Veslingio, Felice Viali e Giulio Pontedera. A questi il De Visiani aggiunse allora le incisioni del Cortuso, del - Dalla Torre e del Bonato e lo scrivente, dal 1885 ad oggi, gli acqua- relli di Fr. Bonafede, Daniele Barbaro, Melchior Guilandino, Jacopo Pighi, Pietro Arduino, Giovanni Marsili ed il pastello di R. de Visiani, da lui stesso legato all’ Orto suo prediletto. Il De Visrani lasciò pure all’ Istituto nostro, insieme a preziose raccolte e libri, anche un Album . contenente una cinquantina di fotografie dei suoi più intimi colleghi d’Italia e dell’ Estero. Succedutogli, ebbi cura di farle porre in cornice in una delle stanze della biblioteca botanica insieme a circa 150, che mi appartenevano, specialmente di micologi. Occupato nel 1893-95 a scrivere un Sommario (1) hio-bibliografico dei Botanici italiani e degli stranieri, che lavorarono anche per la Flora italiana, intrapresi molte- | plici ricerche per preparare un complemento di detto Sommario, riguar- dante, fra l'altro di più momento, anche la notizia se e dove trovinsi le effigie de’ Botanici stessi. Questa ricerca e la già iniziata raccolta, di cui parlai, furono sprone perchè in pari tempo cercassi di procurarmi gli esemplari dei ritratti, davvero numerosissimi, che ancora ci manca- vano. E mentre parecchi gentili colleghi mi comunicarono notizie sulle | collezioni iconografiche esistenti in Italia, un valido incremento ci pro- venne dall'esimia Signora Eucenia ParLatore di Firenze, che ci favorì (*) Za Botanica in Italia. Venezia 1895 (Mem. R. Ist. Veneto). 7. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. a prestito per la riproduzione oltre una ventina di rare fotografie dal- P Album assai ricco del compianto di lei marito l’ ill. PagLATORE. E non corsero molti mesi che un contributo ragguardevolissimo ci giunse dalla generosa cortesia dell’ esimio avv. prof. barone ANTONIO TODARO DELLA Garia di Palermo, che nel settembre 1898 regalava per intero la rac- colta delle fotografie di Botanici di tutto l' orbe, riunita con indefesse e lunghe cure dal padre di lui, il compianto senatore prof. AcosTINO Topano, che per tanti anni diresse con amore l’Orto palermitano. Detta collezione contiene 208 ritratti, dei quali, oltre la metà, ci mancavano e sarebbero stati assai difficili a rinvenirsi. Malgrado questi forti in- crementi, la nostra galleria grandemente difettava dei ritratti dei Bo- tanici italiani più antichi, che, a cominciare dai semplicisti più rozzi e salendo ai grandi instauratori Cesalpino e Aldrovandi, Malpighi e Mi- cheli arrivano ai floristi del settecento fino alla prima metà dell’ otto- cento. Le difficoltà per riempire questa grande lacuna sarebbero state assai gravi se per buona ventura non ci fossero soccorse alcune cospicue collezioni italiane, che ci fornirono — col gentile consenso dei direttori, — gli esemplari per la riproduzione fotografica (t). E primamente cito la collezione di ritratti di Medici e Naturalisti italiani, che, con lunga pazienza riunita dal compianto e dottissimo medico padovano Moisè BEN- VENISTI, fu dagli eredi di lui donata al Civico Museo di Padova; poi la raccolta di squisiti acquarelli eseguita nella seconda metà del secolo scorso (?) e che si conserva nell’Istituto botanico di Bologna; quindi la raccolta di alcuni ritratti incisi in rame o fotografici, non comuni, . (*) Rammento con riconoscenza i nomi dei cortesi allievi della nostra Univer- sità Achille Forti e Giuseppe Mutinelli di Verona, Gio. co. da Schio di Vicenza, che eseguirono e ci donarono molte riproduzioni fotografiche. Il professore Senof. Squinabol si prestò pure gentilmente a riprodurre numerose effigie della Raccolta Benvenisti ed altre. Moltissime riproduzioni fotografiche furono eseguite dal foto- grafo L. Caporelli in Padova; quelle dei ritratti dell’ Istituto botanico di Bologna furono eseguite dal fotografo Giuseppe Zoholi di Bologna. (3) Fu il naturalista Ferdinando Bassi, prefetto dell'Orto bot. di Bologna dal 1760 al 1774, il quale curò col maggior zelo e con pazienti ricerche l'esecuzione di questa raccolta importantissima e fu ben corrisposto da abili artisti. Cfr. Ferber Lettres sur la Mineralogie et l'Hist. nat. d'Italie. Strasb. 1776, p. 96; e Gras RITRATTI Di J posseduti dall’Orto botanico di Modena, di Torino e di Berlino e dalla Galleria De Candolle in Ginevra. E troppo lungo sarebbe l’enumerare gli Istitùti o i privati, che in più piceiol numero mi prestarono non co- muni effigie e dei quali ricorderò i nomi in appresso. Così ne è risultata un’ iconoteca che, segnatamente rispetto ai bota- nici italiani e agli stranieri benemeriti della Flora italiana — ai quali primamente mira — deve considerarsi nel suo genere, una fra le più ricche. Conta attualmente oltre 725 (1) ritratti di differenti Botanici, non compresi i numerosi duplicati, che però sono fra loro diversi per qualche particolare. Sono custoditi entro 273 cornici di varia grandezza, prevalendo però in numero quelle di em. 32 X 24. La maggior parte di esse è appesa alle pareti della stanza minore della Biblioteca bota- nica; le altre si trovano nell’aula delle lezioni e nei laboratorii. Tolte le 7 tele ad olio ed un certo numero d’ineisioni e d’acquarelli in fol. e in 4°, la grande maggioranza delle effigie è espressa in fotografie di pic- coli formati (così detti visita e gabinetto). È adunque una raccolta mo- desta nell’ aspetto; perd se si pensa alle difficoltà incontrate per procu- rarci le effigie di scienziati, di valore, che pure erano quasi disperse, come quelle del Guilandino, dell’ Agosti, del Volta Seraf., del Sangui- netti, del Vittadini ecc. ecc., la cui conservazione è così assicurata per l avvenire, non si può negarle un certo merito e una certa importanza. E come già dissi altrove, sia che il ritratto si consideri come un ele- mento caratteristico della biografia, sia che si tenga come un omaggio al vero talento e all’ utile laboriositä, certo è che l'opera di raccoglierli ed’ impedirne la dispersione non è disprezzabile, anzi è quasi doverosa. Perchè poi la collezione fosse di qualche utilità anche ai colleghi lon- tani, ho ETC che Povas pubblicarne l’ Elenco con qualche brevis- Aug. in Bull. Soc. bot. France, 1864, p. 72. — Detta collezione — siccome m'in- forma mio figlio, dott. Domenico Saccardo, ora assistente presso quell'Istituto bo- tanico — consta di 155 ritratti, collocati in altrettante cornici: sfortunatamente | rirli. di Schrader, Journal of Botany, Botanical Gazette, Berichte d. deut. bot. Gesell- schaft, m N. Giorn. bot. ital. ecc. ecc. simo cenno: sarà sempre comodo per chi avesse bisogno di un’ effigie particolare, conoscere dove si trovi senza perdere, chi sa quanto tempo, nel ricercarla. L’ Elenco è diviso in due parti: nella prima figurano i Botanici italiani, e taluni stranieri ormai naturalizzati in Italia e quelli viventi dove il sì suona, per quanto fuori del Regno; nella seconda figu- rano gli stranieri, e fra questi sono segnati con asterisco quelli che più o meno contribuirono allo studio della Flora o dei giardini d'Italia. Sia quelli della prima che quelli della seconda parte, sono aggruppati per secoli e disposti alfabeticamente. Pei già defunti sono indicate le date di nascita e di morte: indi seguono i dati abbreviati della collocazione nella galleria, delle qualità e dell’origine di eiascun ritratto. Particolari maggiori saranno pubblicati nella seconda parte del mio lavoro « La Botanica in Italia ». Quantunque ai propri luoghi siano indicati i nomi dei benemeriti amici che mi procurarono il dono o il prestito dei singoli ritratti, qui non posso tralasciare di esprimere pubblicamente i miei vivi ringraziamenti ai seguenti che mi prestarono più forte aiuto e più larga contribuzione e sono: Balsamo Francesco, Baroni Eugenio, Belli Saverio, Bertolon; Antonio, junior, Borzi Antonino, Cibele- Nardo Angela, Comes Orazio, De-Candolle Casimiro, Da Schio Gio., De Toni Ettore, De Toni Gio. Batt., Forti Achille, Giovannini Filippo, Goiran Agostino, Lanzi Matteo, Marchesetti Carlo, Massalongo Caro, Mattirolo Oreste, Moschetti Andrea, Meschinelli Gius., Moretti- Foggia G. B., Mori Antonio, Morini Fausto, Mutinelli Giuseppe, Parlatore Eugenia, Piecone Antonio, Pirotta Ro- mualdo, Saccardo Domenico, Sordelli Ferdinando, Squinabol Senofonte, Tassi Flaminio, Tellini Achille, Todaro Antonio, Trotter Alessandro (t), Urban Ignazio (2). ; = che la modesta nostra Galleria è fatta conoscere ai colleghi bo- () Compilö il catalogo a schede della Iconoteca. () Non on posso estendere questo ringraziamento alla Direzione del Giardino bo- tanico di Kew, la quale non solo rifiutò al nostro Istituto botanico il prestito per . B giorni di un recente libro americano, ove sta il ritratto del Rafinesque, ma . negò ad un collega di Londra il permesso di trarne sul luogo la riproduzione | fotografica! speranza che le lacune di essa andranno mano mano colmandosi per la . benevola opera di coloro che si trovano alla portata di farlo: il che, in molti casi, potrà riuscire assai facile. Padova, 5 Aprile 1899. Prof. P. A. Saccarpo. BOTANICI ITALIANI (1). Secolo XIII-XV. Abano Pietro (d') (1253-1316) — E. 9: Litografia di G. B. Cecchini. Barbaro Ermolao (1454-1493) — C. 29 (?): F. da stampa in « Jovii Elog. vir. doct. ». Collenuccio Pandolfo (...... .-1504) — B. 32: F. da stampa in « Jovii Elog. vir. doct. ». Crescenzio Pietro (1235-1320) — — B. 32: F. da lit. in Race. Benvenisti. Gallo Agostino (1499-1570) — Dbis 4: Incisione di P. Becceni. Gaza Teodoro (......-1478) — C. 29: F. da stampa in « Jovii LM vir. doct. ». Polo Marco (1236-1324) — Dbis 19 e 29: tre incisioni. ilvatico Matteo (fiori 1360) — B. 32 — F. da rame dis. da C. D'Arco ; da Race. Benv. ER Arnaldo (1236-1313) — B. 32: F. da stampa in « Daperiali Mus. histor. ». (1) Oltre i botanici trovansi anche i data; i semplicisti ed alcuni pochi agro: ici e (2) Le lettere A. B. C. A E. F. G. ed i numeri seguenti indicano i diversi gruppi dei quadri ed il numero progressivo dei quadri stessi in ogni gruppo. La ees F. indica: Fotografia, botanici ed a coloro che hanio a cuore le patrie memorie, nutro ferma Secolo XVI. Alamanni Luigi (1495-1556) — D. 30: F. da rame in « Alamanni, La coltivaz. » Mil. 1804 Aldrovandi Ulisse (1522-1605) — D. 12: Rame dis. da Rosaspina (1812) Dbis 20: Inc. da un quadro di Tiziano. Alpino Prospero (1553-1616) — G. 4: a olio em. 46 X 35 — E. 7: li- togr. Barbaro Daniele (1513-1570) — G. 12: a lapis da affresco di P. Vero- nese nel palazzo Giacomelli in Masèr (Treviso). Belli Onorio (morto c. 1597) — Dbis 23: Lapis di G. da Schio da sta- tua nel Teatro Olimpico in Vicenza (donò G. da Schio). Bonafede Francesco (1474-1558) — G. 10: acquar. da un busto marm. nell’ Orto Pad., esistente sull'attico della Scuola. Brasavola Ant. Musa (1500-1555) — B. 31: F. da lit. in Racc. Benv. Calceolario o Calzolari Frane. (1521-1600) — D. 6: F. da stampa in « Calceolario, Viaggio di M. Baldo ». : Cardano Gerolamo (1501-1576) — B. 32: F. da stampa in Race. Benv. Cesalpino Andrea (1519-1603) — A. 9: Rame dis. da G. Longhi — - Dbis 20: Rame. Cortuso Gio. Ant. (1513-1603) — G. 14: Rame dal « L’horto dei sem- plici di Pad., 1591 » — B. 9: F. da silogr. nell’« Herb. nuovo - del Durante ». Da Vinci Leonardo (1452-1519) — B. 32: F. da rame in Race. Benv.— Dbis 25: F. dall’autoritratto; dono di A. Forti Donati Marcello (1538-1602) — A. 48: F. da stampa in Race. Benv. . Durante Castore (1529-1500) — B. 9: F. da silogr. nelle Herbario nuo- — = vo, 1585 ». | Faloppio Gabriele (1523-1562) — G. 1: a olio, em. 100 x 73. | Fiera Gio. Battista (1469-1538) — A. 48: F. da stampa in Race. Benv. Si Fracastoro Gerolamo (1483-1553) — B. 32: F. da stampa in Race. Benv. | Gabrieli Gaspare (1494-1553) — B. 31: F. da incisione in Race. Benv. Ghini Luca RE — B. 40: F. da un a olio nell’Orto bot. Bologna.. Guilandino Melchiore (1520-1589) — B. 42: F. da un acquarello nel- l'Orto bot. di Bologna — G. 9bis: Acquarello cm. 46 X 35, dal predetto, eseguito da P. Brombin. Leoniceno Niccolò (1428-1524) — C. 22: F. da lit. dis. da L. Rossi in Racc. Benv. Manardo Giovanni (1462-1536) — D. 6: F. da inc. in « Barotti, Mem. scritt. Ferr. ». Maranta Bartolomeo (......-1570 c.) — B. 31: F. da rame inc. da Biondi, in Race. Benv. 3 Mattioli Pier’ Andrea (1500-1577) — B. 11: F. da rame in « Fabiani Vita del Mattioli » — Dbis 24: Incisione. Porta Gio. Batt. (1536-1615) — C. 1: Rame inc. da Rossi (1812). Ramusio Gio. Battista (1485-1557) — Dbis 16: Rame. Scaligero Giulio Ces. (1484-1558) — B. 32: F. da rame in « Imperiali Mus. hist. ». . Soderini Gio. Vitt. (1526-1596) — A. 6: Rame ine. da Caronni. Vettori Piero (1499-1585) — A. 6: Rame ine. da Caronni, da un qua- dro di Tiziano. Secolo XVII. . Ambrosini Bartolomeo (1588-1657) — B. 40: F. da un aquar. nell’Orto E bot. di Bologna. 3 Ambrosini Giacinto (1605-1671) — B. 40: F. come sopra. . Aromatari Giuseppe (1587-1660) — D. 7: F. da ineis. in « De Fabris = Vita di G. Armatori. » Boccone Paolo (1633-1703) — D. 7: F. da rame in « Boccone, Mas, Fis. ». Borelli Gio. Alfonso (1608-1679) — Dbis 15: Incis. rame. | Castelli Pietro (1575-1656) — Dbis 25: Ripr. fot. da incis. in « Castelli, Hyaena odorifera, 1638 ». Capponi Gio. Batt. (1620-1675) — B. 40: F. da aeq. nell’ Orto bot. di Bologna. | Cesi Federico (1585-1630) — D. 23: F. da incis. (dono di R. Pirotta) — | Dbis 17: Incis. di C. Liberali. Page: JU rene isa E e APSA ul — Cestoni Giacinto | — B. 31: F. da rame in Race. Benv. Colonna Fabio (1571-1640) — B. 18: F. da rame in « Ecphrasis stirp. ». Cupani Franc. (1657-1710) — B. 18: F. da lit. — C. 4: Litog. Race. Todaro. | Dalla Torre Giorgio (1607-1688) — Q. 5: Rame dal « Patin, Lyc, Pat. ». Imperato Ferrante (1550-1625) — E. 26: F. da inc. (Dono di Fr. Balsamo). Malpighi Marcello (1628-1697) — A. 5: Litogr. in fol. — Busto sul- l’attico della Scuola. Montalbanì Ovidio (1601-1671) — B. 41: F. da aeq. nell’ Orto bot. di S Bologna. | ; res Domenico (...—1657) — B. 34: F. da rame dis. eine. da T. Testana. Pighi "rum (1647-1683) — G. 8: Acqu. da rame in « Patin, Lyc. Pat. ». Pona Francesco (1594-1652) — B. 31: F. da rame in Race. Benv. = — Pona Giovanni (1565-1630) — B. 42: F. da acq. grams bot. di Bo- —— logna. : Prevozio Giovanni (1585-1631) — G. 3: A olio, em. 63 X 49. Redi Frane. (1626-1698) — B. 31: Fot. da rame in Race. Beny. — Dbis — 30: Incisione. Rhodio Giovanni (1587-1659) — G. 16: A-olio em. 84 X 67. Severino Marco Aur. (1580-1656) — A. 50^: Rame. Spigelio Adriano (1579-1625) — E. 5: F. da tela. nel Museo anat. di Padova. Torricelli Evangelista (1608-1647) — Dbis 30: Incisione rame. Veslingio Giovanni (1598-1649) — G. 11: A olio, 63-49 em. — G. 15: Acquar. — DPis 18: Incisione. Viali Felice (1638-1722) — G. 2: A olio, 83 X 67 cm. E Zanoni Jacopo (1615-1682) — D. 7: F. da rame in « Zanoni, Stirp. his- toria. » | ^is Seeolo XVIII. | Agosti Giuseppe (1715-1786) — C. 28: F. da acquar. posseduto dalla | fam. Co. Agosti in Belluno. Dono del prof. co. Fr. Miari-Fulcis, 1899. = Allioni Carlo (1728-1804) — B. 33: F. da litogr. in Race. Benv. Amoretti Carlo (1741-1816) — B. 33: F. da incis. in Race. Benv. Arduino Pietro (1728-1805) — G. 6: Acquar. — D. 8: Fot. da ine. in « Colle-Vedova, Fasti Gymn. Patav. ». Aurifici Bernardino (da Ucria) (1739-1796) — B. 3: acq. di F. Fon- tana dal quadro a olio nell'Orto bot. Palermo (dono di A. Borzi) — B. 18: fot. da stampa — C. 8: rame, dono di Ant. Todaro. Battarra Giovanni (1714-1789) — B. 34: F. da inc. in Raec. Benv. Bianchi Sim. Gio. (Plancus) (1693-1775) — B. 42: F. da inc. nell'Orto bot. di Bologna. Bonanni Filippo (1638-1725) — B. 42: F. da acquar. nell'Orto bot. di . . Bologna. Bottari Bartolomeo (1732-1789) — C. 17: F. da ineis. in « Gamba Galler. letter. ». Chiereghin Stefano (1745-1820) — A. 17: F. da acquar. poss. e prestato da Angela Nardo-Cibele. Cirillo Domenico (1739-1799) — A. 48: F. da stamp. in Race. Benv. — C. 12: Fot. dal quadro a olio nel Mus. di S. Martino in Na- poli. Dono di Fr. Balsamo. Cirillo Nicola (1671-1734) — Dbis Incisione. Cocchi Antonio (1695-1758) — D. 6: F. da ine. in « Cocchi, Vitto pi- tagorico » .. Comparetti Andrea (1745-1801) — D. 8: F. da inc, in « Colle-Vedova Fast. Gymn. Pat. ». Corti Bonaventura (1729-1813) — D. 16: Rame dal « Giorn. di Fis. del Brugnatelli ». Donati e See — C. 17: F. da ine. in « Gamba Galler. letter. ». Durazzo Ippolito (1750-1818) D*is 12: Incis. dall’ « Album di Roma » Fontana Felice (1730-1805) — F. da un busto nel Museo di S. N. in Firenze (s’attende). Fortis Alberto (1741-1803) — C. 17: F. da ine. in « Gamba Gall. let. ». Ginanni Francesco (1716-1766) — D. 30. F. da ritr. a carb. nell’Orto bot. di Modena — Dbis 2: Incisione di G. Guada. ü ( j A. 46: F. da inc. in Race. Benv. Griselini Francesco (1717-1783) — — D. 30: F. da ine. di Leonardis nella Braidense (comunicata da G. Fumagalli). Gualtieri Niccolò (1688-1744) — D. 30: F. da rame nell’Orto bot. di Modena. Lancisi Gio. Maria (1654-1720) — B. 34: F. da rame in Race. Benv. Lanzoni Giuseppe (1663-1730) — B. 34: F. da rame in Racc. Benv. Larber Giovanni (1704-1761) — B. 31: F. da rame in Raec. Benv. Lupieri Gius. Maria (....-1795) — C. 22: F. da ritr. a lapis nel Museo : di Vicenza. Dono del co. Gio. da Schio. Malacarne Vincenzo (1744-1816) — D. 8: F. da inc. in « Colle-Vedova Fasti Gymn. Pat. ». Manetti Saverio (1727-1785) — E. 16: F. da un med. nell'Orto bot. di Firenze (Dono di O. Beccari e O. Mattirolo). Maratta Gio. Franc. (.... m. 1777) — B. 41: F. da acquar. nell’ Orto bot. di Bologna. i Marsigli Luigi Ferd. (1656-1730) — D. 33: F. da inc. in « Fantuzzi Vita di Marsigli ». Marsili Giovanni (1727-1795) — D. 1: F. da busto marm. nell’ Orto bot. di Padova — G. 7. Acquar. Micheli Pier Antonio (1679-1737) — B. 34: F. da inc. in Race. Benv. — D. 30: F. da inc. nell’ Orto bot. di Modena, copiata da un busto in terra cotta già posseduto da Gaetano Bonajuti nipote del Micheli. Monti Giuseppe (1682-1760) — F. da acquar. nell’Orto bot. di Bologna. Monti Gaetano (1712-1797) — B. 39: F. da un medagl. in marmo nel- l' Univ. di Bologna. Morandi Gio. Batta (fiori 1744) — B. 4l: F. da acquar. nell'Orto bot. ; di Bologna. - Moro Anton Lazzaro (1687-1764) — C. 17: F. da ine. in « Gamba Gall. Letter. » | Nigrisoli Franc. Maria (1648-1727) — A. 48: F. da medaglione inc. in Raec. Benv. Olivi Giuseppe (1769-1795) — A. 17: F. da rame in « Cesarotti, Elogio dell’ Olivi ». | Patarol Lorenzo (1674-1727) — C. 17: F. da inc. in « Gamba Gall. Lett.». Petagna Vincenzo (1734-1810) — E. 26: F. da ine. di C. Biondi (Dono del prof. Fr. Balsamo) — E. 27: F. da ad olio possed. dall'ing. Grimaldi in Napoli. Dono dei prof. Bassani e Matteucci. Pontedera Giulio (1688-1757) — D. 1: F. da rame in « Ponted. Epist. ac dissert. » — G. 17: tela ad olio, em. 100 x 73. Recapero Gius. Canonico (1720-1778) — E. 29: F. da incisione. Roncalli-Parolini Fr. (1692-1763) — C. 17: F. da rame in « Ronc. Par. Europae Medicina ». Scopoli Gio. Ant. (1723-178S) — B. 8: da un ad olio nel Museo di Ro- vereto. Dono del prof. G. Cobelli — B. 13: eliotip. dagli « Atti Ist. bot. Pavia. » Spallanzani Lazzaro (1729-1799) — B. 33: Fot. da ine. in Race. Benv. Targioni Cipriano (1672-1748) — D. 30: F. da inc. nell'Orto bot. di Modena (comunicata dal Prof. A. Mori). Targioni-Tozzetti Giov. (1712-1783) — B. 34: F. da inc. in Race. Benv. Tilli Michelangelo (1655-1740) — C. 17: F. da rame in « Tilli, Cat. pl. Horti Pis. ». Tozzi Bruno (1656-1743) — D. 30: F. da inc. nell'Orto bot. di Modena. Trionfetti Lelio (1647-1722) — B. 41: F. da aequar. nell’ Orto bot. di iss Bologna. | Turra Antonio (1738-1796) — C. 22: F. da ritr. a lapis nel Museo di i Vicenza. Dono del co. Gio. da Schio. Valcarenghi Paolo (..... m. 1780) — D. 30: F. da rame nell’ Orto bot. di Modena — Dbis 21: Incis. di M. A. Dal Re. Vallisnieri Antonio (1661-1730) — D. 7: F. da rame in « Vallisn. Opere fisico-mediche » . Vassali-Eandi Ant. Maria (1761-1825) — B. 33: F. da rame in Race. Benv. Venturi Gio. Batta (1746-1822) — E. 4: F. da inc. di Rosaspina alla Braidense —;Dbis 3: Incisione. Venuti Filippo (1706-1768) — Dis 26: Eliot. da un quadro nell'Acca- demia di Cortona. Zannichelli Giov. Gerolam 662-1729) — D. 2: F. da un pastello di Fam. — E. 6: Inc. di Redolfi don. dalla Sig. Maria Ved. di Carlo Zannichelli in Verona (1898) Zannichelli Gio. Jacopo (1695-1759) — D. 3: F. da un pastelio di Fam. Zanon Antonio (1696-1770) — C. 17: F. da incis. in « Gamba Gall. Letter. » — Dbis 19: Incisione. Secolo XIX. A Acerbi Giuseppe (1773-1846) — B. 8: Acquar. donato dal sig. Moretti- È Foggia G. B. di Mantova — B. 39: ine. rame di Westermayr. | Allewich Michele (1814-1896) — A. 11: F. donata dalla Figlia Allexich Menegazzi. Ambrosi Franc. (1821-1897) — A. 7: kioii: — B. 27. F. Race. Tod. Amici Gio. Batt. (1786-1863) — A. 13: Riprod. fot. dall’ Album Parl. — Dbis 7: Litogr. * Anzi Martino (1812-1883) — D. 1: F. da stampa in « Ragazzoni, Biogr. di Anzi ». Arcangeli Giovanni — A. 23: F. Raec. Tod. — C. 13 e C. 15: Race. Sace. Ardissone Francesco — A. 33: F. Race. Sace. — D. 20: Race. Tod. | Ardoino Onorato (1819-1874) — D. 23: Ripr. fot. dall'Album Parl, Arduino Luigi (1759-1834) — E. 5: F. da ritr. a lapis nell’Orto agr. di Padova. Arici Cesare (1782-1836) — Dbis 11 e 19: Incisioni due. Arrigoni degli Oddi Ettore — C. 15: F. Race. Sace. (Zoologo). Avetta Carlo — C. 13: F. (Congr. bot. di Genova, 1892). Baccarini Pasquale — C. 16: F. Race. Sace. | Baglietto Francesco — B. 33: Ripr. fot. dall’ Album del prof. Piecone. | Balbis Gio. Batt. (1765-1831) — C. 14: Ripr. fot. da una lit. Dono di .. €. De Candolle | Balsamo-Crivelli Giuseppe (1800-1874) — E. 4: ind: da fot. inviata - dal prof. P. Pavesi. Ies eM t. RITRATTI Di BOTANICI Barbieri Paolo (1789-1876) — B. 14: Ripr. fot. (comun. da G. B. Mo- retti-Foggia). Barla Gio. Batt. (1817-1896) — D. 21: F. Race. Sace, Baroni Eugenio — C. 18: F. Race. Sace, Baroni Gaetano (1791-1868) — D. 23: Fot. donata dal prof. E. Baroni. Bartolini Biagio (1746-1822) — B. 15: Ripr. fot. da dipinto ad olio al- l’Accad. dei Fisiocratici in Siena; dono di F. Tassi. Beccari Odoardo — C. 19: Ripr. fot. dall’ Album Parl. Beggiato Fr. Secondo (1806-1883) — C. 14: F. donata dal co. Gio, da Schio. Belli Saverio — C. 19: F. Race. Sace. Beltramini de’ Casati Fr. — C. 18: Due fot. Race. Sace. Belzoni Giov. Batt. (1778-1823) — E. ll: Litografia di G. B. Cecchini. Bendiscioli Giuseppe (1787-1864) — B. 4: F. da uno schizzo. Dono di G. B. Moretti-Foggia. Bérenger Adolfo (1815-1895) — A. 44: F. Race. Sace. Dono del Comm. Carlo Giacomelli, Roma. . Berlese Antonio — B. 25: F. Race. Sace. (Zoologo). Berlese Aug. Nap. F. A. 30 — C. 13 — C. 27 — D. 20: Race. Sace. Berlese Lorenzo (1184-1863) — B. 4: F. da dip. ad olio. Dono di A. N. Berlese. Bertero Carlo Gius. (1789-1831) — D. 31: F. da inc. in rame nell’ Orto bot. Torino. | Bertolini Stef. (de) — A. 38: F. Race. Sace. (Entomologo). | Bertoloni Antonio (1775-1869) — F. A. 23: Race. Tod. — B. 22. Race. Vis, Bertoloni Antonio, jun. — A. 16: F. Race. Tod. Bertoloni Giuseppe (1804-1878) — F. B: 26. Race. Vis. — B. 29: due f. Race. Tod. | Bianca Giuseppe (1801-1883) — B. 4: F. Race. Tod. Bianconi G. Gius. (1809-1878) — A. 12: F. Race. Sace. | Biasoletto Bartol. (1793-1859) — A. 50: Ripr. da una fot. del Album Tommasini prestata da C. Marchesetti. Bicchi Cesare — C. 19: F. Race. Tod. — E. 4: Ripr. dall’Album Parl. (di E re VERA Ce Poi A i P pA. PER Pai Dr baci Me RTS a A 3 an ahi Se EA em LED PONE ee e SENG RE | Canneva Gio. Batt. — D. 20: F. (Congr. bot. di Genova 1892). Bignone F. — C. 18, D. 20. (Congr. bot. di Genova 1892). A Bivona-Bernardi Antonino (1774-1837) — Riproduz. fot. (s’attende). Bizzozero Giacomo (1852-1885) — D. 13: Litogr. di Ant. Berlese — Dbis 24: F. Bizzozero Antonio — D. 22: Fot. Race. Sace, Bolzon Pio — D. 22: Fot. Race. Sace. Bompard Enrico — B. 35: Ripr. da fot. inviata dal prof. Piccone. Bonafous Matteo (1794-1852) — D. 31: F. dalla lit. in « Bonaf. Hist. du Mais, 1836 » Bonato Gius. Ant. (1753-1836) — G. 13: Rame. Borzi Antonino — B. 28, D. 20: F. Race. Sace. — D. 21: Race. Tod. Botta Carlo (1766-1337) — B. 33: F. da rame nella Racc. Benv. Bottacin Niccolò (1895-1876) — D. 28: F. Race. Vis. Bottini Antonio — B. 8: F. Race. Sace. Brera Valeriano (1772-1840) — D. 6: F. da ine. in « Colle-Vedova Fast. Gymn. Pat. ». Bresadola Giacomo — A. 95 e B. 23: F. Race. Saec. Brignoli Giovanni (1774-1857) — D. 11: Incis. donata dal prof. A. Mori. Briosi Giovanni — B. 16: F. Race. Sace. Brocchi Gio. Batt (1772-1826) — C. 11: F. da un dis. nel Musso di Bassano. Bruni Achille (1817-1881) — A. 10: F. Race. Tod. Bruschi Domenico (1787-1863) — C. 29: F. da rame in Race. Benv. Bubani Pietro (1806-1888) — A. 14: F. don. dal prof. Penzig — B. 27: Race. Tod. — C. 19: Ripr. fot. dall’Album Parl. Caldesi Lodovico (1822-1884) — A. 82: F. Race. Sace. — B. 27: F. Racc. Tod. E Campana Antonio (1151-1832) — C. 16: F. da un medaglione. Donó C. Massalongo — Dbis 12: Incisione. Camus Giulio — D. 24: F. Race. Sace. Canali Luigi (1759-1814) — Dbis 11: Incis. dall’« Album » di Roma. | Canestrini Giovanni — A. 31: F. Race. Saec. Capelli Carlo Matteo (1763-1831) — D. 31: F. da litogr. nell’Orto bot. di Torino. - RITRATTI DI BOTANICI 103 Carestia Antonio — G. 19: Fot. due della Racc. Parl. e Sace. Carestia Giac. Ant. (1769-1833) — A. 44: F. da un ad olio, dono di A. Carestia. Carradori Giovanni (1758-1818) — B. 33: F. da rame in Race. Benv. Caruana-Gatto A. — C. 13: D. 20. (Congr. bot. di Genova 1892). Caruel Teodoro (1830-1898) — A. 23: Race. Tod. — A. 26: Race. Sace. E — E. 5: Zincotip. E Casaretto Giovanni (1812-1879) — A. 13: Ripr. f. dall'Album Parlat. = Castracane degli Antelminelli F. (1817-1899) — B. 24: Race. Vis. — E. 18: Raec. Vod. — E. 25: Eliot. Donata da G. B. De Toni. Catullo Tom. Ant. (1782-1869) — A. 38: F. Race. Sace. Cavara Fridiano — C. 15: Fot. Race. Sace. Cesati Vinc. (1806-1883) — A. 37: F. Race. Sace. — B. 22: Race. Vis. — D. 22: Race. Tod. Chiamenti Alessandro — C, 16: F. Race. Secce. Chiereghin Giovanni — A. 49 (gruppo laureati S. N. 1895). Cittarda Niccolò — A. 16: Fot. Race. Tod. Clementi Giuseppe (1812-1873) — B. 15: F. don. dal prof. Goiran. Cobelli Giovanni — B. 11: F. Race. Sace. Cobelli Ruggero — B. 11: F. Race. Sace. Cocconi Girolamo — D. 22: F. Race. Saec. Colla Luigi (1766-1848) — D. 32: F. da acquar. Dono di S. Belli. Comelli Francesco (1793-1852) — B. 9: F. da acq. Dono di A. Tellini. Comes Orazio — B. 28: F. Race. Tod. — C. 15: Race. Sace. — D. 20: i ngr. bot. di Genova 1892). Configliachi Luigi (1787-1864) — C. 30: Lit. dis. da Cecchini. Dono di A. Keller. Console Michelangelo (1812-1897) — D. 26: F. donata da Ant. Todaro. Contarini Niccolò (1780-1849) — A. 17: F. da rit. a lapis posseduto e prestato da Angela Nardo-Cibele. ‘Corinaldi Edoardo — E. 29: F. Race. Sace. Costa Oronzio Gabr. (1787-1867) — A. 13: Ripr. fot. da Album Parl. | Da Campo Benedetto (1787-1851) — E. 16: F. da medagl. in casa Massalongo in Verona. De Betta Edoardo (1822-1896) — B. 24: F. Race. Sace. (Zoologo). De Bonis Ant. — C. 16: F. Race. Saec. De Filippi Michele (1827-1895) — D. 31: Rip. di fot. inviata dal prof. Belli. ' | Delle Chiaje Stefano (1794-1860) — B. 4: F. da inc. Dono del prof. Fr. Balsamo. Delpino Federico — D. 20: F. Race. Sace. (Congresso bot. Genova 1892). Delponte Gio. Batt. (1812-1884) — A. 16: F. Race. Tod. — C. 17: Lit. Dono del prof. Mattirolo. De Notaris Giuseppe (1805-1877) — A. 16: Eliot. (Notarisia) — A. 32: F. Race. Sace. — D. 19: Racc. Tod. De Stefani Stefano (1822-1892) — A. 19: F. dono del prof. Goiran. De Toni Ettore — D. 24: F. Race. Sace. De Toni Gio. Batt. — A. 37: F. Race. Sace. — F. 4. . De Visiani Roberto (1800-1878) — A. 32: F. Race. Saec. — B. 27: Race. 2 Tod. — D. 10: Lit. — F. 1 Acquar. — G. 9: Pastello. a De Zigno Achille (1813-1892) — A. 31: F. Race. Sace. Donarelli Carlo (1797-1851) — D. 23: F. da incis. Dono del prof. R. Pirotta. Dufour Luigi — G. 23: F. donata dal prof. A. Piccone. Faggioli Fausto — C. 13: F. (Congresso bot. Genova 1892). Farneti Rodolfo — A. 11: F. Race. Sace. Ferrari Pietro Modesto (1823-1893) — B. 2: Lit., dono del prof. R. Gestro. Figari Antonio (1804-1870) — D. 23: Rip. fot. dall' Album Parl. Fiori Adriano — B. 26: F. Racc. Sacc. — D. 20: (Congr. bot. Genova 1892). | Fiorini-Mazzanti Elis. (1799-1879) — A. 40: Due fot. don. dal prof. | M. Lanzi — B. 27: Race. Tod. V Forti Achille — E. 29: F. Race. Saec. | Fracchia Giuseppe (1797-1869) — B. 1: Rit. a lapis del co. Gio. da — Schio da uno schizzo — Dbis 27: F. da dipinto posseduto dalla = figlia Lucia Fracchia-Boccali in Milano. A Franzoni Alberto (1816-1886) — A. 44: F. donata dalla Vedova Angela. - Gallesio Giorgio (1772-1839) — B. 2: Ripr. f. da litogr. Dono di Cas. De Candolle. Garbiglietti Antonio (1807-1887) — D. 31: Ripr. f. dall’Album del dott. Ant. Bertoloni junior. Garovaglio Santo (1805-1882) — B. 13: Zincog. dagli pt Ist. bot. Pavia. Gasparrini Gugl. (1804-1866) — B. 13: Eliotip. dagli Atti Ist. bot. Pavia. Cennari Patrizio (1820-1897) — A. 44: F. donata dalla Ved. Gennari. d Gera Franc. Ag. (1803-1867) — E. 14: Litog. E: Gestro Reffaele — D. 20: F. Race. Saec. (Congr. bot. Genova 1892). (Zoologo). Gibelli Gius. (1831-1898) — A. 37: Race. Sace. — C. 28: Race. Tod. — D. 20. (Congr. Genova 1892). . Gibello Giacomo (1832-1890) — D. 31: Ripr. fot.da F. nell'Orto bot. i Torino, comunicata da S. Belli. Giuli Giuseppe (1778-1851) — B. 15: F. da un adolio presso la figlia Camilla. Dono di F. Tassi. | Goiran Agostino — C. 16: F. Race. Sace. Gras Augusto (1819-1874) — D. 31: Ripr. da una F. inviata dal prof. S. Belli. Griffini Paolo — B. 14: Fotozincografia. Grigolato Gaetano (1799-1884) — B. 12: Acquar. di E. Piva, dono di D. Strada. Gussone Giovanni (1787-1861) — C. 28: F. donata dal prof. F. Balsamo > — D. 23: Race. Tod. _ Inzenga Giuseppe (1816-1887) — D. 23: Ripr. f. da Album. Parlat. | Jachelli Domenico (1822-1878) — A. 23: F. Race. Tod. — A. 44: F. dono di C. Massalongo. à Jachelli Francesco (1782-1864) — A. 44: F. dono di C. Massalongo. Jan Giorgio (1791-1866) — C. 2: Lit. donata dal prof. F. Sordelli. Keller Antonio — A. 24: F. Race. Saec. - Jatta Antonio — B. 28: F. Race. Tod. — C. 16: Race. Sace. — D. 20: (Congr. bot. Genova 1892). Lanzi Matteo — C. 18: F. Race. Saec. Largajolli Vittorio — A. 49: F. Race. Sace. 8. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. Lavizzari Luigi. 3 P. Pavesi. p Lena-Perpenti Candida (1764-1846) — C. 93: F. da lit. in Period. Soc. 4 stor. Com. — E. 26: Lit. Dono del Municipio di Como. Levi Cesare — C. 27: F. Race. Sacc. Levi-Morenos David — A. 26 e C. 27: F. Race. Sace. Levier Emilio — A. 16: F. Race. Tod. — B. 27: Race. Tod. Licopoli Gaetano (1833-1897) — A. 40: F. donata da O. Comes. Macaluso Antonio — A. 16: F. Race. Tod. Macchiati Luigi — D. 20: F. (Congr. bot. di Genova 1892). Magnaguti Antonio — A. 13: Ripr. f. dall’ Album Parlat. Maironi-Da Ponte Giov. (1748-1833) — C. 7: F. da un quadro. Ese- euzione e dono del prof. G. Venanzi. Malinverni Alessio (1830-1887) — A. 13: Rip. f. dall’ Alb. Parl. — B. 29: Race. Tod. Manganotti Antonio (1810-1892) — A. 38: F. Race. Sace. x ; Martel Edoardo — D. 20: F. (Congr. bot. di Genova 1892). Martelli Ugolino — D. 20: F. (Congr. bot. di Genova 1892). ” Martinati Pietro Paolo (+ d. 1876) — B. 24 e B. 29: F. Race. Vis. Gio. da Schio. Mascarini Alessandro — B. 14: Fot. Race. Sace. Race. Vis. — Massalongo A. B. (1824-1860) — A. 32: F. da acquar. Race. Sace. Massalongo Caro — A. 32: F. Race. Sace. — D. 20: Race, Tod. . Mattei Ettore — C. 13 e D. 20: (Gruppo Congr. bot. Gen. 1892). — Deis 12: Incisione. 27: Riprod. da fot. inviata dal prof. Marchesetti Carlo — C. 26. Litogr. dalla « Oesterr. bot. Zeitsch. 1883 ». Marcucci Emilio (1837-1890) — A. 7: Eliot. donata dal prof. E. Baroni. Martinati Domenico (1774-1855) — B. 24: F. da un acquar. Race. Vis. Marzari-Pencati Gius. (1779-1836) — C. 22: F. da lit. Dono del co. Masé Francesco (1808-1884) — A. 38: F. Race. Sace. — B. A F. - Mattirolo Oreste — C. 13: (Congr. bot. Gen. 1892) — C. 15: F. Race. < Sace. 3 | Mauri Ernesto (1791-1836) — C. 16: Rip. f. da ine. Dono di M. Lanzi. Medici-Spada, conte — A. 16: F. Raec. Tod. Meneghini Giuseppe (1811-1889) — A. 50bis: pi (Notarisia). Meschinelli Luigi — A. 45: F. Race. Sacc., Micheletti Luigi — C. 13: (Gruppo, Congr. bot. Genova 1892). Minà-Palumbo Fr. (1814-1899) — A. 14: F. Race. Tod. Molon Francesco (1820-1885) — E. 5: Rip. fot. dal ritr. nei « Ricordi commem. di F. Molon, 1886 ». Montemartini Luigi — A. 39: F. Race. Saec. Moretti Giuseppe (1782-1853) — C. 10: F. dall’acq. nell Orto bot. Pavia. Dono del dott. Gino Pollacci. Moretti-Foggia Amalia — A. 49: F. Race. Saec. (Gruppo laur. 1895). Mori Antonio — D. 20: (Congr. bot: Gen. 1892) — D. 21: F. Race. Sace. Moricand Stefano (1780-1854) — F. da un medagl. (Si attende dalla Figlia). Moris Giuseppe Giacinto (1796-1869) — B. 22: F. Race. Vis. — Dbis 9: Litogr. Moschen Lamberto — A. 33: F. Race. Sace. Naccari Fortunato Luigi (1793-1860) — A. 19: EM da inc. Dono del co. Brusomini-Naccari. Nardo Gius. Maria (1772-1815) — A. 17: Ripr. f. da ritr. a lapis pos- seduto e prestato da Angela Nardo-Cibele. = Nardo Luigi (1806-1869) — A. 18: Eliot. Dono di Angela N. Cibele. ardo Gio. Domenico (1802-1877) — A. 18: Eliot. Dono della figlia . Angela Nardo-Cibele, | Nardo-Cibele Angela — A. 17: Fot. Race. Saec. Niccoli Vittorio — Dbis 27: Fototipia. | Nicotra Leopoldo — B. 14: Fot. Race. Sace. Ninni Aless. Pericle (1837-1892) — A. 38: F. don. dal co. Ettore Ar- : rigoni degli Oddi — B. 9: F. Race. Saec. Omboni Giovanni — A. 37: F. Race. Sace. — B. 23. F. Race. Vis. Orsini Antonio (1788-1870) — C. 6: F. donata dai signori Tranquilli | . e Mascarini di Ascoli-Piceno. - Orti Girolamo (1769-1843) — B. 12: Rame donato dal prof. Goiran. Pacini Filippo (1812-1883) — B. 35: Ripr. f. da Race. Benv. — B. 14: Ripr. f. per eura di G. B. Mo- o Paglia Enrico (1834-1 retti-Foggia. Panceri Paolo (1833-1877) — B. 35: Ripr. f. da Racc. Benv. Panizzi-Savio Franc. (1817-1893) — B. 15: F. donata dal figlio Nicolà. Paoletti Giulio — A. 45: F. Race. Sacc. Paolucci Luigi — D. 24: F. Race. Sace. Pari Anton Giuseppe (1808-1891) — B. 9: Fot. donata dal prof. Ach. .— . Tellini. Parlatore Filippo (1816-1877) — A. 23: F. Race. Tod. — B. 22: F. E Raec. Vis. Parolini Alberto (1788-1867) — B. 22: F. Raec. Vis. Parona Corrado — D. 10: Fot. (Congr. bot. Genova 1892). d. Pasquale Fortunato — D. 20: Fot. (Congr. bot. Genova 1892). E Pasquale Gius. Ant. (1820-1893) — B. 29: F. Raec. Sace. f Passerini Giovanni (1816-1893) — A. 33: F. Race. Sace. — A. 50bis; — — Eliot. (Notarisia) — B. 26: Race. Sace. — B. 29. Racc. Tod. E = Pedicino Niccolò Ant. (1839-1883) — A. 39: F. donata dal prof. Co- — mes — C. 20: F. Raec. Tol. za Pellegrini ER (+) — B. 15: F. donata dal prof. Goiran. Penzig Ottone — A. 33: F. Racc. Sace. — C. 13 e D. 20: (Congr. bot. Genova 1892). Piccaroli Vittorio (+) — B. 15: F. donata dal sig. Zanino Volta. Piccinini Raffaello (+) — C. 19: Ripr. f. dall’ Album Parlat. Piecone Antonio — A. 38: F. Race. Saec. — C. 23: F. Race. Sace. Piraino di Mandralisca Enr. — A. 14: Race. Parl. — B. 28: Race. Tod. Pirona Giul. Andrea (1822-1895) — A. 20: Eliot. dalla Biogr. di A. Tellini. - Pirotta Romualdo — A. 33: F. Racc. Sace. Faggioli Michelangelo (1775-1850) — A. 14: F. da incis. in « Poggioti figlio, Lavori, ecc. Roma, 1862 » — Dbis 11: Incisione. Pollacci Gino — A. 39: F. in Race. Sace. da Pollini Ciro (1782-1833) — A. 50: F. dal busto in marmo esistente al- - P Ace. di Agricolt. di Verona. Polonio Ant. Fed. (1837-1863) — C. 18: F. regalata dal prof. Teza. Pucci Angelo — B. 14: Panone Puccinelli Benedetto (1808-1850) — C. 29: F. da acq. donata dal prof. Bicchi. Quadri Gio. Batt. (1780-1850) — A. 48: F. da rame in Race. Benv. Raddi Giuseppe (1770-1829) — B. 33: F. da litogr. in Race. Benv. Ragazzoni Frane. (1790-1869) — B. 24: F. Race. Vis. Re Filippo (1763-1817) — B. 12: Incis. donata dal prof. A. Mori — Dbis 12: Incisione. Renier Stefano Andr. (1759-1830) — D. 8: Ripr. f. da rame in « Colle- Vedova Fasti Gymn. Pat. ». Ricasoli Vincenzo (1814-1891) — D. 33: Ripr. f. da f. inviata dal prof. Eugenio Baroni. Ridolfi Cosimo (1794-1865) — A. 14: Ripr. da Race. Parl. — E 13: Litog. Risso Antonio (1777-1845) — B. 1: F. da incis. di A. Tardieu, donata . da Cas. De Candolle. Riva Domenico (1856-1895) — D. 20: (Congr. bot. Genova 1892). Rocchetti Giuseppe (1799-1874) — A. 13: F. donata dalla cognata Laura Fabris Rocchetti. Rodegher Emilio — A. 39: F. Race. Sacc. Rolli Ettore (1818-1876) — E. 5: F. donata dal prof. M. Lanzi. Ronconi Gio. Batt. (1812-1886) — A. 12: Lit. donata dalla Figlia. Rota Lorenzo (1819-1855) — D. 5 F. da ine. donata dal prof. Venanzi. Ruchinger Giuseppe Maria (1809-1879) — B. 38: Rip. da fot. inviata | dalla nuora Pierina Ruchinger in Venezia. Ruchinger Gius., senior (1761-1847) C. 28bis: Ritratto ad olio donato dalla pronipote Giovanna Ruchinger Marchi in Milano. Saccardo Francesco (1869-1896) — E. 4: F. Race. Sace. Saccardo Domenico — C. 13 e E. 4: Race. Sace. - Saccardo P. A. — C. 13: F. — E. 4: F. — E.bis 3: Acquarello. Sandri Giulio (1789-1876) — A. 48: F. da ine. in Race. Benv. Sanguinetti Pietro (1802-1868) — B. 3x Ripr. da f. inviata da R. Pi- rotta. Sardagna Michele — B. 24: F. Racc. Sace. Romano Girolamo (1765-1841) — A. 46: Ritr. a penna da-uno schizzo. | Sartorelli Casimiro (1774-1852) — B. 11: F. da un ritr. Dono di G. | Cobelli. i Savi Paolo (1798-1871) — A. 13: F. da Album Parl. Savi Gaetano (1769-1844) — A. 14: F. da ine. in « Ridolfi, Elogio di G. Savi >». Savi Pietro (1811-1871) — B. 22: F. Race. Vis. — B. 29. Race. Tod. Scacchi Arcangelo (1810-1893) — A. 13: Ripr. f. dall’ Album Parl. Scortechini Benedetto (1845-1886) — A. 33: F. Race. Sace. Seguenza Giuseppe (1833-1889) — A. 14: F. Racc. Tod. — B. 28: F. Race. Parl. Simi Emilio (1820-1875) — D. 23: Ripr. fot. dall’ Album Parl. Solla Ruggero — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Sommier Stefano — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892). Spegazzini Carlo — A. 25: F. Race. Saec. — B. 23: F. Racc. Sace. Spranzi Alessandro (1802-1890) — C. 20: F. donata dal aglio. Squinabul Senofonte — B. 16: F. Racc. Sace. Stellati Vincenzo — E. 27: F. da incis. di Minutolo. Dono del vd Fr. Balsamo. Tanfani Enrico (1848-1892) — D. 33: Ripr. f. dall’ Album Caruel. Targioni-Tozzetti Ottaviano (1755-1829) — E. 12: Lit. donata dal prof. Adolfo Targioni Tozzetti. Targioni-Tozzetti Antonio (1785-1856) Ripr. f. (s' attende). Targioni-Tozzetti Adolfo — F. (s' attende). Tassi Attilio — B. 25: F. Race. Saec, — B. 29: F. Race. Tod. Tassi Flaminio — A. 40: F. Race. Saec. — D. 20 (Congr. bot. Genova 1892). . | | : Tenore Michele (1780-1861) — A. 14: F. dall'Album Parlatore — B. 34: F. da un ad olio nell'Orto bot. Nap., donata da Fr. Balsamo — Dbis 8: Litografia. Tenore Vincenzo (1825-1886) — A. 39: F. donata dal prof. Comes. Terracciano Achille — D. 20 (Congr. bot. Genova 1892). Terracciano Nicola — B. 24: F. Race. Vis. E y Tineo Vincenzo (1791-1856) — B. 5: Acquar. a colori di F. Fontana, a da un ad olio nell'Orto Palerm. Dono del prof. Borzì. | Todaro Agostino (1818-1892) — A. 37: F. Race. Sace. — B. 22: Race. T Wie Tognini Filippo (1866-1896) — C. 19: F. donata dal Dr. Montemartini. Tommasini Muzio (1794-1879) — A. 24: F. dalla Biogr. di Marchesetti. - Tornabene Frane. (1813-1897) — A. 44: F. donata dal prof. Baccarini. — B. 28: Racc. Tod. Trevisan Vittore (1818-1897) — A. 32: Race. Sace. Trotter Alessandro — Dbis 14: F. Race. Sace. Venanzi Giuseppe — C. 18: Racc. Sace. Ventimiglia Luigi — B. 8: F. Racc. Tod. Venturi Antonio (1805-1864) — C. 20: Ripr. f. da un ad olio in Bre- scia, a cura del prof. U. Ugolini. Venturi Gustavo (1830-1898) — C. 16: F. Racc. Sace. Venzo Sebastiano (1815-1876) — A. 44: F. Race. Sace. Vido Luigi — A. 31: Racc. Saec. Vittadini Carlo (1800-1865) — C. 20: Ripr. f. donata dal prof. F. Sor- delli — Dbis 13: Eliot. dagli Atti Ist. Bot. di Pavia. Viviani Domenico (1772-1840) — B. 35: Ripr. fot. da aeq. donata dal prof. Piccone. : Voglino Pietro — A. 38: F. Race. Sace. — D. 20 (Congr. bot. Genova 1892). | Volta Giovanni Seraf. (1764-1842) — B. 8: Ripr. da un ad olio per E cura di G. B. Moretti-Foggia. Zanardini Giovanni (1804-1878) — B. 24: Race. Vis. — D. 17: Elio- = tipia (nell « Algarium Zanardini »). Zen Zenone (+) — A. 11: F. donata da Angela Nardo-Cibele. DE Zumaglini Antonio (1804-1865) — Ripr. f. dalla racc. Ant. Bertoloni. | BOTANICI STRANIERI ()). E Secolo III a. €. — I d. €. Dioscoride Pedacio (f. 70 d. C.) — Dbis 23: Ineisione. Teofrasto Eresio (370-285 a. C.) — Dbis 23: Incisione. Seeolo XVI-XVIII. Adanson Mich. (1727-1806) E. 19: Incis. di Tardieu. | i Banks Joseph (1743-1820) — E. 21: Incis. di Tardieu. * Barrelier Jacques (1606-1673) B. 18: F. da incisione in « Plantae per Galliam, etc. » — Dbis 24: Inc. di A. Tardieu. * Bartholin Thomas (1616-1680) — B. 31: F. da stampa in Race. Benv. * Bauhin Kaspar (1560-1624) — B. 31: F. da stampa in Race. Benv. * Bauhin Johann (1541-1613) — A. 46: Inc. in legno. Belon Pierre (1517-1564) — B. 1: Zincot. da un vecchio intaglio in legno. Bonnet Charl. (1720-1793) E. 20: Incis. di Tardieu. Clusius Carolus (1525-1609) — B. 39: Zincotip. da vecchio ritr. | Daubenton Louis I. M. (1716-1799) — Dbis 22: Incis. di Tardieu. Desoussure Hor. Ben. (1740-1799) — E. 29: Incisione. Dodoens Rembert (1517-1585) — Med. bronzo c. eff. * Gesner Conrad (1516-1565) — A. 46: Rame. * Gessner Johann (1709-1790) — A. 47: Rame. Hales Stephen (1077-1701) — E.Pis 9: Zincotip. * Haller Albert, von, (1708-1777) — B. 34: F. da inc. in Raec. Benv. * Hacquet Balthas. (1739-1815) — A. 504: Rame. Jacquin Nicol. (1727-1817) — B. 6: Litogr. Jussieu Bernard, de, (1699-1776) — A. 1: Incis. — Busto sull'attico della Seuola. Linné Carl (1707-1778) — A. 3: Zinc. — E.bis 8: Incis. — Dbis 11 — Busto ec. s. — 3 Medagl. bronzo. (5 Sono o contrassegnati eoll’asterisco i nomi di quei botanici stranieri che, più . 9 meno, lavorarono per la Flora Italiana, Pallas P. S. (1741-1811). — E. 24: Incis. di Tardieu. Plenk Jos. Jak. (1738-1807) — C. 25: Litogr. * Kay John (1627-1705) — A. 7: Rame. Schaeffer Jac. Chr. (1718-1790) — D. 18: Rame. * Scheuchzer Johann Jak. (1672-1733) — E. 8: Rame dall’ « Herba- rium Diluv. 1723 ». * Scheuchzer Johann (1684-1738) — E. 27: Riprod. di una fot. presa da un dipinto e prestata da C. De Candolle. _* Séguier Jean Franc. (1703-1784) — C. 9: F. da un pastello di Ba- . ras nel Museo di Nimes. A cura del Direttore Jos. Simon. Tournefort Joseph (1656-1708) — A. 4: Ineis. rame — Busto sul- l'attico della Scuola. * Vahl Martin (1749-1804) — A. 6: Rame donato da Cas. De Candolle. . * Willdenow C. L. (1765-1812) — B. 30 Rame. * Wulfen Fr. Xaver. (1728-1805) — C. 24: Litogr. E Seeolo XIX. * Agardh J. G. — E. 5: Eliotip. donata dal prof. G. B, De Toni. Areschoug I. E. (1811-1887) — A. 35. Raec. Tod. * Ascherson Paul — A. 26, B. 19, B. 36, C. 13, F. 4: F. Racc. Vis. | Tod. Sace. Askenasy E. — Dbis 14: F. Dono di G. B. De Toni. Autran Eugène — D. 32: Eliotipia. Race. Sace. Babington Churchill (1821-1889) — A. 36: F. Race. Tod. i Baker J. G. — A. 36: F. Race. Tod. Baillon Henry (1827-1895) — A. 15: F. Race. Tod. Balfour John H. (1808-1884) — B. 20: F. Race. Vis. — B. 37: Race. Tod. (2 fotogr.). * Ball John (1818-1889) — A. 26: F. Race. dela — B. 23: Race. Vis. — A. 36: Race. Tod. Bartsch Franz — A. 27: F. Race. Tod. Bateman James (1811-1897) — A. 36: F. Race. Tod. Bentham Georg (1800-1884) — B. 21: F. Race. Vis. | Berkeley J. M. (1803-1889) — A. 25: F. Race. Saec. — F. 2: Incis. * Bicknell Clarence — D. 33: Ripr. f. da f. del prof. S. Belli. Blytt Axel (1843-1898) — B. 35: F. donata dalla ved. sigla Boer P., de, — A. 42: F. Racc. Tod. * Boissier Edmond (1810-1885) — B. 21: F. Race. Vis. — C. 29: Race. Tod. * Bolle Karl — A. 29: F. Race. Tod. Bommer J. E. (1829-1895) — A. 42: F. Race. Tod. Bommer Elise (Veuve J. E.) — A. 30: F. Race. Sace. Bonnet Edmond — C. 13 (Congr. bot. Genova 1892). à Borbas Vincenz, von, — A. 22: F. Race. Tod. Borge Oscar — E. 18: F. Dono di G. B. De Toni. Bornet Edouard — A. 15: F. Race. Tod. Bory de St. Vincent J. B. (1780-1846) — E. 24: Incis. Bosc Louis A. (1759-1828) E. 32: Ineis. Boudier Emile — A. 45: F. Race. Sace. * Bracht Alberto, de, (1804-1848) — D. 4: Ritr. a carboncino donato dalla figlia Angelina Bracht-Martinelli e dal genero Avv. he à Gemma. ~ Brassai Samuel — D. 25: F. Race. Tod. Braun Alexander (1805-1877) — B. 19: F. Race. Vis. — D. 26: Race. Tod. Braungart Rich. — A. 29: F. Race. Tod. Brefeld Oscar — D. 22: F. Race. Sace. Briard M. (1811-1896) — A. 45: F. Race. Sace. Brongniart Adolphe (1801-1876) — B. 20: F, Race. Tod. Brown Robert (1773-1858) — Dbis 6: Litogr. - ` Brunaud Paul — A. 31: F. Race. Sace. _ Brusina Spiridione — B. 37: F. Race. Vis. Buchenau Franz — A. 34: Race. Tod. Bunge Alexander DA DE — B. 21: F. Race. Vis. — B. 36: Race. Tod. Burbidge W. — C. 13: F. Race. Sace. (Congr. bot. Genova 1892). | Burgerstein Alfr. — F. 4: F. (gruppo). Dono del prof. G. B. De Toni. | Burnat Emile — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Cannart d’Hamale F. — B. 19: F. Race. Vis. Caspary Robert (1818-1887) — B. 20: Race. Vis. — Dbis 28: Eliotip. Dono di G. B. De Toni. Celakowsky Ladislav — A. 8: Race. Tod. Chalon J. — A. 41: F. Racc. Tod. Chodat Rob. — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892). Christ Herm. — A. 35: F. Race. Tod. Cienkowski L. — B. 38: Eliot. donata dal prof. G. B. De Toni. Cohn Ferdinand (1828-1898) — E. 1: Eliot. Dono di G. B. De Toni. Colmeiro Miguel — A. 21: F. Racc. Tod. Cooke M. C. — A. 3l: F. Race. Sace. Costa A. C. — A. 21: F. Race. Tod. Crépin François — €. 2: Eliot. — E. 3: F. Race. Tod. Cuvier George (1769-1832) — E.bis 6: Incisione. Darwin Charles (1809-1882) — E.bis 1: Incisione. De Bary Anton (1831-1888) — A. 28: F. Race. Tod. — F. 3: Eliotip. De Boreh Mich. (1753-1810) — E. 29: A penna da incisione. Decaisne Joseph (1809-1882) — A. 8: Race. Tod. De Candolle Aug. Pyr. (1778-1841) — B. 10: Inc. rame. De Candolle Alphonse (1806-1893) — A. 26: Race. Sacc. — B. 23: Race. Vis. — D. 9 e E. 3: Race. Tod. | De Candolle Casimir — B. 16: F. Race. Sace. Degen A. — F. 4: F. (gruppo). Dono del prof. G. B. De Toni. Desfontaines René (1750-1833) — E. 21: Incis. Dietel P. — F. 4: F. (gruppo). Dono del prof. G. B. De Toni. Dieudonné Oscar, de, (1846-1875) — A. 41: F. Race. Tod. Dorrington J. — B. 19: F. Race, Vis. Du Mortier B. Charl. (1797-1857) — A. 41: Race. Tod. - Durand Théoph. — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Durieu de Maisonneuve (1796-1878) — A. 15: F. Race. Tod. Duthie I. F. — A. 36: F. Race. Tod. Duval Jouve Jos. (1810-1883) — A. 15: F. Race. Tod. : Eichler A. W. (1839-1887) — A. 28: F. Race. Tod. — B. 38: Zineot. | Ellis J. B. — B. 23: F. Hbc. Sacc. Engelmann Georg (1809-1884) — A. 42: F. Race. Tod. Engler A. — F. 4: F. (gruppo). Dono del prof. G. B. De Toni. Farlow W. G. — A. 25: F. Race. Sace. Fenzl Eduard (1808-1879) — B. 17 e B. 37: F. Race. Tod. — B. 2]: Racc. Vis. Flahault Charles — Dbis 25: Dono di G. B. De Toni. * Fleischer Max — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892). Foslie M. — Dbis 25: F. Dono di G. B. De Toni. Fraser James — B. 23: F. Race. Vis. Fries E. M. (1794-1878) — A. 25: F. Race. Sace. — E. 3: Race. Tod. — lncis. donata da M. Rousseau. Fries Th. M. — A. 25: F. Race. Sace. Fritsch K. — F. 4: F. (gruppo). Dono di G. B. De Toni. Gandoger Michel — B. 19: F. Racc. Tod. * Gaudin Jean (1766-1833) — A. 2: Ripr. f. da lit. Dono di Barbey e Autrau. Geheeb Adalbert — A. 98: F. Race. Tod. Gilkinet Alfred — A. 31: F. Race. Sace. Gillet C. C. (1805-1896) — A. 31: F. Race. Sacce. Glehn F., de, — A. 43: F. Race. Tod. Goeppert H. R. (1800-1884) — B. 20: F. Race, Vis. — E.bis 7. Eliot. Gray Asa (1810-1888) — A. 26: Race. Sace. — B. 21 e B. 37: Race. Tod. — E.bis 2: Eliot. Greville R. K. (1794-1866) — B. 21: F. Race. Vis. * Groves Enrico (1835-1891) — E. 23: Dono della Vedova e del prof. Baroni. Gutwinski R. — DPis 25: F. Dono di G. B. De Toni. Hackel Eduard — A. 34: F. Race. Tod. * Hanbury Daniel (1825-1875) — A. 41: F. Race. Tod. .* Hanbury Thomas oA. e F. Raec. Tod. — C. 13 e D. 20: (Con- gresso bot, Genova 1892). : Hansen Carl — D. 21: F. Racc. Saec. i Hansgirg Ant, — Dbis 27: F. Dono di G. B. De Toni. Hars C. O — A. 28: F. Race. Pod. Hasskarl J. K. (1811-1894) — A. 35: F. Race. Tod. * Hauck Ferd. (1849-1889) — A. 50: F. da incis. — B. 30: Ripr. da fot. della Racc. Tommasini — Dbis 28: Eliot. E Haussknecht C. — F. 4: F. (gruppo). Dono di G. B. De Toni. E Haynald Ludw. Card. (1816-1891) — A. 22: F. Race. Tod. 1 Hasslinssky Fried. Aug. (1818-1886) — E. 27: Fot. Dono del prof. G. D. Istvanffi. Heldreich Theod., de, — B. 19: Race. Vis. — C. 28 e E. 3: Race. Tod. Hennings Paul — A. 50: F. Race. Sacc. Henriques J. A. — B. 17: F. Race. Sace. — E. 3: Race. Tod. Herbich Fr. (1791-1865) — B. 30: F. da « Neilreich Herbichs's Biogr. ». ‚Herder F. G., von, (1828-1896) — A. 43: F. Race. Tod. Heufler v. Hohenbühel L. (1817-1885) — A. 48: Ripr. f. da litogr. in « Oest. bot. Zeit., 1868. » * Hildenbrand Franz (1789-1849) — E. 10: Litogr. Hill Walter (Brisbane) — A. 10: F. Race. Tod. Hofmeister Wilhelm (1824-1877) — A. 28: F. Race. Tod. Holmes E. — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Hooker Dalton Jos. — A. 43: F. Race. Tod. Humboldt Fried. Alex. (1769-1859) — E. 20: Incis. .. Jstvdnffi G., de, — E. 18: F. Dono di G. B. De Toni. Eo Jaezewsky A., de, — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Janka Vict, von, (1837-1890) — A. 22: F. Race. Tod. . Jacquin Jos. Fr. (1766-1839) — D. 27: Litografia. Jordan Alexis (1814-1897) — A. 21: F. Race. Tod. Jussieu Antoine Laurent (1778-1836) — E. 19: Incis. Kalchbrenner Carol. (1807-1886) — A. 21: Race. Tod. à Karsten P. Adolf — D. 21: F. Race. Sace. i SE Keck K. — A. 27: F. Race. Tod. 5 * Kellner de Kóllenstein Carlo (1807-1849) — B. 30: Ripr. f. da aequa- rello. A eura della figlia e del co. Giulio Giusti. * Kerner v. Marilaun Anton SODO — B. 39: Eliotip. donata dal Prof. De Toni. * * King George — A. 35: F. Raec. Tod. Kny Leop. — B. 25: F. Race. Saec. — B. 36: Race. Tod. — D. 20 (Congr. bot. Gen.). Koch Karl — A. 27: F. Race. Tod. Kornhuber Andreas — D. 33: Ripr. f. da incis. in « Oesterr. bot. Zeitschrift, 1886. » Kotschy Theod, (1813-1866) — A. 22: F. Race. Tod. Krasser Fried. — F. 4: F. (gruppo). Dono di G. B. De Toni. Krauss C. F. F. — A. 34: F. Racc. Tod. Krasan Franz — E. 28: Rip. fot. da incis. in « Oesterr. bot, Zeit- schr. 1888. » i Krombach J. H. G. — A. 42: F. Race. Tod. Krombholz Jul. Vine. (von) (1782-1843) — D. 28: Litogr. Kunth Carl. Sigisin. (1788-1850) — D. 33: Ripr. f. di lit, nel Museo bot. di Berlino, a cura del prof. Urban. * Kützing Fr. Traugott (1807-1893) — A. 45: Incis. (medaglione). * Lagerheim Gustav, de, — Dbis 14: F. Dono di G. B. De Toni. Lamarck J. B. (de) (1744-1829). — D. 26: Incis. (medaglione). ! Lange Johann — A. 35: F. Raec. Tod. = Le Breton André — A. 25: F, Race. Sace. Leichtlin Max — A. 34: F. Race. Tod. ‘ Leitgeb Hubert (1835-1888) — A. 22: F. Race. Tod. Le Jolis Aug. — A. 15: F. Racc. Tod. i Letendre (abbé) (1828-1886) — A. 32: F.. Racc. Sace. Léveillé J. H. (1796-1870) — B. 1: F. da litogr. Dono di Cas. De Candolle). Lewis Harbord — A. 36: F. Race. Tod. | Libert Marie Anne (1782-1865) — C. 23: F. da acq. Dono di M. ai | * * iu Ed. (de) — A. 43: F. Racc. Tod. — Linden J. (+) — B. 21: F. Race. Tod. * Link H. Frid. (1767-1851) — D. 33: F. da ine. nel Museo bot. di Berlino — Dbis 5: Litog. . Jur Dion aa Jean Louis i emm E. 23: Incis. Mac Millan Conw. — Dbis 28: Zincot. Dono di G. B. De Toni. Magnus Paul — D. 20 (Congr. bot. Gen. 1892). — D. 21: F. Race. Saec. — F. 4: F. Dono di G. B. De Toni. Malinvaud E. — A. 15 e B. 37: F. Race. Tod. * Maly J. C. (1797-1866) — E. 27: Ripr. fot. da lit. in « Oesterr. bot. Zeitschr. 1861. » Mangin Louis — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892). Marchal Elie — A. 38: F. Race. Sace. Martens Edouard — A. 41: F. Race. Tod. Martens Georg (1788-1872) — C. 29: F. donata dal Sig. Julius Ei- chler di Stuttgart. Martius K. F. Ph., de, (1794-1868) — B. 19: F: Race. De Vis. | Massee Georg — B. 25: F. Race. Sace. Masters Maxwell — A. 36: F. Race. Tod. Maximowiez C. J. (1827-1891) — A. 43: F. Race. Tod. Mikan J. C. (1769-1844) — D. 29: Litogr. Mikosch C. — F. 4: F. (gruppo) Dono di G. B. De Toni. _* Milde Julius (1824-1871) — A. 22: F. Race. Tod. - Mirbel Charl. Fr. (1776-1854) — Dbis 22: Incis. di A. Tardieu. Moebius M. — Dbis 14: F. Dono di G. B. De Toni. Montagne Camille (1784-1866) — A. 20: F. Race. Sace. | Moore David (1807-1879) — A. 36: F. Race. Tod. Moore W. F. — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892). Morren Charles (1807-1858) — A. 42: F. da acquar. Race. Tod. | Morren Edouard (1833-1886) — A. 42 e B. 36: F. Race. Tod. — Dbis È; 26: Eliot. Morthier Paul (1823-1886) — A. 33: F. Race. Saec. Müller Ferd. (1825-1896) — A. 29 e B. 36: F. Race Tod. — Ebis 10: Litogr. Müller Otto — D»is 26: F. Dono di G. B. De Toni. | Müller Paul — A. 99: F. Racc. Tod. i Münter A. H. Jul. (1815-1885) — B. 20: F. Race. Vis. - Nägeli Karl (1817-1891) — C. 21: 2 | Nordstedt C. F. Otto — Dèis 27: F. Dono di G. B. De Toni. he . .* Nyman C. F. (1820-1893) — A. 35: F. Race. Tod. - m Orphanides Th. G. (1817-1886) — A. 26 e B. 37: Race. Tod. — B. ; 19: Racc. Vis. Oudemans C. A. J. A. — A. 30: F. Race, Sace. — E. 3: Race. Tod. Palacky J. B. — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). ; Pancie J. (1814-1888) — B. 22: F. Race. Vis. i Patouillard Nie. — B. 25: F. Race. Sace. | Paulet Jean Jacq. (1740-1820) — E. 2: Litogr. Becquet. Race. Saec. | Passchke O. — F. 4: Fot. Dono di G. B. De Toni. Peck Ch. H. — A. 45: F. Raec. Sacc. Peyritsch Joh. (1835-1889) — A. 21: F. Race. Tod. Pfitzer Ernest Hugo — C. 13: F. (Congr. bot. Genova 1892) — Dbis 14: F. Dono di G. B. De Toni. * Philippi R. A. — D. 33: Ripr. da f. inviata dal prof. Urban. Phillips Will. — A. 30: F. Race. Sace. Pittoni G. E. (de) — A. 22: F. Race. Tod. Planchon J. E. (1322-1888) — A. 15: F. Race. Tod. Plowright Charl. B. — A. 30: F. Race. Sace. Poiret J. L. M. (1755-1834) — E. 22: Incis. Prantl Karl (1849-1893) — D. 20: F. (Congr. bot. Genova 1892). Pringsheim Nathan (1823-1894) — A. 28: F. Race. Tod. Quélet Lucien — A. 31: F. Race. Saec. * Rabenhorst Ludwig (1806-1881) — D. 15: Ineisione, Radlhofer Ludwig — A. 29: F. Race. Tod. — D. 20 (Congr. bot. Ge- nova 1892). Rawwenhoff N. W. P. — A. 42: F. Race. Tod. Rees Max — A. 28: F. Race. Tod. Regel Eduard — B. 20: F. Race. Vis. — E. 3. Race. Tod. * Rehm H. — A. 26: F. Racc. Sacc. * Reichardt H. W. (1834-1885) — A. 48: Ripr. f. da Race. aee sini, inviata da C. Marchesetti. - .* Reichenbach H. G. Lud. (1793-1879) — A. 29: F. Race. Tod. | * Reichenbach H. G. Gust. (1824-1889) — A. 29 e B. 36, F. Race, Tod. | Reinbold Th. — E. 18: F. Dono di G. B. De Toni. - | * d te Reinke J. — Dis 14: F. Dono di G. B. De Toni. * Requien Esprit (1788-1851) — A. 47: Lit. Dono del Dr. Ant. Berto- loni junior. È Riabinine D. B. — Dbis 25: F. Dono di G. B. De Toni. E Richter Lajos — A. 27: F. Race. Tod. E * Rolland Jean — B. 26: F. Race. Sace. E * Ross Hermann — A. 27: F. Racc. Tod. 8 Rostafinski J. T. (von) — A. 30: F. Race. Sace. E. Roumeguère Casimir (1828-1892) — A. 33: F. Race. Sacc. È Rousseau Marie — A. 25: F. Race. Sace. Sachs Julius (1832-1897) — A. 8: F. Racc. Tod. Scheffer (Batavia) — A. 27: F. Race. Tod. Scheppig C. — A. 27: F. Racc. Tod. Schlechtendal D. F. L. (1794-1866) — B. 20: F. Race. Vis. Schleiden Matt. Jak. (1804-1881) — E.bis 4: Incis. * Schmitz Friedr. (1850-1895) — B. 38: F. donata dal prof. G. B. De Toni. Schneider W. G. (+) — A. 34: F. Race. Tod. Schröter Joseph (1837-1895) — A. 30: F. Race. Sace. Schröter H. — F. 4: F. (gruppo). Dono di G. B. De Toni. = Schübeler F. C. (1815-1892) — A. 35: F. Race. Tod. p LEN Georg — B. 20: F. Race. Vis. | Schweinitz Ludw. Dav. (1780-1834) — E.bis 5: Zineot. dal « Jouer of Mycology ». Schulzer v. Mueggenburg St. (1802-1892) — E. 28: Riprod. fot. da eliot. in « Oesterr. bot. Zeitschr. 1880. » * Senoner Adolf (1806-1895) — A. 16 e B. 28: F. Race. Tod. Seynes Jules (de) — A. 37: F. Race. Sace. Skofitz Alexander (1822-1892) — B. 35: Fototip. * Sprengel Kurt (1756-1833) — B. 30: Incis. Steffek Adolf — À. 92: F. Racc. Tod. Stein Berthold (1843-1899) — A. 21 e B. 36: F. Race. Tod. _ * Sternberg Kaspar (von) (1761-1838) — D. 14: Litogr. | Stockmayer S. — F.4:F. (gruppo). Dono di G. B. De Toni. 9. Malpighia, anno XIII, vol, XII. — MICOCECIDII FIORALI DEL RHODODENDRON FERRUGINEUM L. Nota del Dott. FRIDIANO CAVARA. (Tav. V). Le Ericacee sono frequentemente le piante nutrici di quelle biogene Teleforee che vanno ascritte al genere Exobasidium di Woronin. Si conoscono al presente una diecina di specie di questo genere viventi sui Vaccinium, sui Rhododendron, sulle Azalea, Andromeda, Ledum, ecc; ma non vi ha dubbio che la più nota e più frequente è lExoba- sidium Vaccinii Wor. che si sviluppa sulle varie specie di Vaccinium provocandovi nelle foglie, negli steli e nelle infiorescenze tumefazioni m. i MM Mito SRO SE Ni A5 D À in TE SRI EL EF SACCONI 3 aw caratteristiche. à L' Exobasidium Vaccinii Wor. fu descritto nel 1867 dal Woronin, (1) — = e molti particolari intorno alla sua morfologia e sulle alterazioni ana- m | tomo-patologiche da esso indotte negli organi della pianta ospite e piü 2 | specialmente nelle foglie furon dati da questo autore e da altri in se- = guito. | = Il Fuckel più tardi (°) ascrisse all’ E. Vaccini una forma che egli E rinvenne sulle foglie del Rhododendron ferrugineum, designandola sem- — - plicemente come varietà. Il Cramer, che poco di poi (3) lo rinveniva, pure nei Rododendri, a Maderanerthal, ne fece una specie a sé: E. Rhododendri (Fuck.) Cram.; Senza peraltro mettere in evidenza su quali note differenziali egli la basasso, Anzi il Cramer faceva rilevare d’ avervi riscontrati tutti i con- H Woroxis, Verhandl. È naturf. Gesellsch. zu Freiburg. 1867, Heft. IV. 9 Fucker, Symbolae mycol. IL Nachtr., p. 7, 1873. Cramer, in . Fung. europaei, n.° 1910, 1874. - Ewob. Vaccinii beschriebene Verhaltnisse, namentlich auch die hefear- tige Keimung der Basidiosporen beobachten konnte... ». Forse le di- mensioni ragguardevoli dei tumori prodotti dal parassita del RAodo- dendron, e la circostanza che nella località di Maderanerthale, ove raccolse le « Alpenrosenäpfeln », il Vaccinium Vitis-ldaea e V. Myr- tilius, che pur erano abbondanti, non si presentavano attaccati da Exo- basidium, indusse il Cramer a separare specificamente il parassita del Rhododendron dall E. Vaccinii di Woronin. . Nel 1879 esemplari di galle simili a piecole mele furono in Inghil- terra riscontrate dal Master sulle foglie ed i germogli di Rhododendron Wilsoni e attribuiti dal Cooke (1) all’ Exobasidium Rhododendri. Cosi pure altri esemplari raccolti nello stesso anno sul Rhododendron fer- rugineum da F. Ellam (?). R. Hartig (^) nella prima edizione del suo Lehrbuch der Baumkrank- heiten figura una foglia di Rhododendron hirsutum attaccata da E. Rho- dodendri che egli descrive come specie diversa dal’ E. Vaccini di Wo- producendo rigonfiamenti che rassomigliano assai a molte galle delle quercie, e come esso sia diffuso in tutto il territorio alpino. Nella seconda edizione dello stesso libro P Hartig (^), seguendo in ciò altri autori, descrive il medesimo parassita sotto il nome di E. Vac- cinii Wor. « Auf den Blättern der Alpenrosen bildet derselbe Pilz (E. l Vaccinii) der früher als besondere Art Ewob. Rhododendri beschrieben wurde die bekannten « Alpenrosenäpfel ». Ciò che dimostra, come in fondo l Hartig non ammetta più diffe- renze reali fra le due forme di Exobasidium. | Il Sorauer (°) dopo aver rilevato come l’ E. Vaccinii non si presenti — (1) Cfr. Garden’ Chron., vol. XII, p. 119, 1879. () Harta R., Zehrbuch der Baumkrankheiten. 1882, p. 76, fig. 31. (5) Harro R., Zehrbuch der Baumhrankheiten. IL Auflage, 1889, p. 158, fig. 96. (*) Soraver P., Handbuch der Pflanzenkrankheit. Il Auflage, 1886, II Theil., 257. notati della specie di Woronin: « ich wieder alle von Woronin am ronin; notando com’ esso si sviluppi sulle foglie delle Rose delle Alpi, solo sul Vaccinium Vitis-Idaea, uliginosum e Myrtillus, ma ancora sui fusti e foglie di Andromeda, Arctostaphylos e Ledum aggiunge: « Als E. Vaccinii f. Rhododendri Fuckl. erwähnt Fuckel eine Form des Schmarotzers auf Rhododendron ferrugineum dessen Blätter halbku- gelige oder kugelige, fleischige, anfangs hellgelbe, glatte, dann weiss- gepuderte, schleisslich wieder glatte geschwülste mit hochgerötheten Backen und wom Ansehen eines Gallapfels tragen ». Anche il Sorauer non insiste affatto su note differenziali di questa insigne forma di Exobasidium. Il Tafel (1) che mette con Brefeld gli Exobasidium nelle Tomentel- leae, famiglia che pone a capo degli Imenomiceti, accenna per prima specie all’ E. Rhododendri il quale, egli dice, « bildet beispielsweise kuglige Auswüchse an den Blatttheilen der einheimischen Rhododendron Arten, die sog. Alpenrosenäpfeln ». Il Fockeu (°) parlando delle deformazioni che produce I’ E. Vaccini sulle foglie, i fiori, i rami dei Vaccinium aggiunge: « Le même cham- pignon détermine sur les feuilles des Rhododendrons des excroissances galliformes très fréquentes. On a donné à cette forme d’Exobasidium le nom d’Erobasidium Rhododendri sans pouvoir préciser les caractères differentiels permettant d’en faire une espèce propre ». Cerca di dare — . anche le ragioni d'indole anatomo-fisiologica per spiegare la formazione = delle galle. Il Tubeuf (3), ammettendo la specie di Cramer, dà due belle fototipie di rami di Rhododendron ferrugineum con galle di E. Rhododendri Cr. originatesi per trasformazione dei tessuti fogligri. Anche questo autore non accenna a caratteri differenziali fra questa specie e P E. Vaccini. Il Frank (*) descrive questo parassita sotto il nome di Erobasidium Rhododendri Fuck. (poco esatto, perchè fu Cramer che ne fece una | specie) dicendo che esso produce sulla pagina inferiore e sui piceiuoli (! Vos TAFEL, Vergleichende ee der Pilze. Jena 1892, p ho (iade, Noik rar Da api de Pie Bir back ve Node la France 1894 e Rev. mycolog. = Toulouse 1899, MS N. 83, p. 81. - () Tusevr K., Pflanzenkrankheiten. Berlin 1885. p. 44 —& Mua A. B, Die ee d la II Bd, Breslau 1896. del Rhodod. ferrugineum ed hirsutum le note ipertrofie le quali con. angusta base aderiscono alla superficie fogliare. Nota pur egli che fu- rono prese dapprima per galle prodotte da insetti ma che Fuckel trovò e descrisse le spore del parassita le quali corrispondono interamente a quello dell’ E. Vaccini, alla quale specie « dieser Pilz (E. Rhododen- dri) vielleicht auch gehört ». Infine il Saccardo (4), annoverando l’ E. Rhododendri Cram., dà per note specifiche: « nodulos gallaeformes sistens nitide rubescentes; spo- ris cylindrieis 8 x long. » accennando che il Dott. Quélet ha descritto collo stesso nome la identica specie. Dai brani citati di diversi autori emerge chiaramente come non sia fin qui ben provato che l’ Exobasidium il quale forma le vistose iper- trofie, simili a galle nei Rhododendron, sia un'altra specie distinta da quella che si sviluppa sui Vaccinium. Tutti gli autori convengono per altro che le ipertrofie, nel Rododendro, avvengono soltanto nelle foglie di questa pianta e non indifferentemente sopra organi diversi come è il caso delle alterazioni dovute all’ Exobasidium Vaccinii Wor. Questa localizzazione, unitamente al fatto, accennato più sopra, delle dimen- sioni notevoli dei tumori e del loro speciale aspetto di galle, è forse la ragione che ha indotto tanti a tenere l E. Rhododendri Cr., distinto - dall’ E. Vaccini Wor., poichè i caratteri morfologici dei due funghi, p . come ammettono parecchi, non consentono una separazione di ordine specifico. Ora a togliere ancor più valore a tale separazione viene il fatto della comparsa di tipiche escrescenze sui fiori del Rhododendron ll ee verificatesi a Vallombrosa. Verso la metä di giugno l’egregio mio collega, prof. Vittorio Perona, osservava sui fiori dei Rododendri, che coltiva da anni nel piantonaio dell’ Istituto forestale, delle cospicue galle che avevano in gran parte trasformati i fiori delle graziose Rose delle Alpi. Ne portò parecchi esemplari nel mio Gabinetto e si potè tosto stabilire che si trattava (1) Saccardo P. A, Syll. Fung. VI, p. 664-665. ‘di-ipertrofie prodotte da un Exobasidium, analoghe a quelle che in Ger- mania ed in Svizzera si chiamano « Alpenrosenäpfel, Saftäpfel ». Se non chè mentre tutti quanti gli autori che le hanno descritte per il Rhododendron ferrugineum o Rh. hirsutum, le indicano come parti- colari delle foglie di queste Ericacee, negli esemplari portatimi dal prof. Perona non una sola delle numerose galle apparteneva ad organi fogliari, ma tutte a parti del fiore. Le piante di Rhododendron ferrugineum le ebbe il Perona, or sono otto o dieci anni, dalle Alpi venete (Belluno). Esse sono vegete e fio- riscono e fruttificano ogni anno normalmente. Figura infatti questa specie nei due ultimi Cataloghi (1897 e 1898) dei semi che l'Istituto forestale di Vallombrosa ha distribuito per ragione di mutuo cambio, agli Orti botanici europei. Negli anni scorsi non ebbe il Perona ad accorgersi mai di alterazioni qualsiensi nei fiori e nelle foglie di questa pianta; mentre quest'anno è rimasto colpito dalle accennate produzioni, che ricordano invero, alcune galle delle quercie, massime quando sono giovani e tumide. ; Non istò a descriverle perchè del tutto identiche a quelle che compa- iono frequentemente nelle foglie dei Rhododendron e che si trovano eitate in tutti i libri di micologia e di fitopatologia. Del resto le figure 1 a 6 * della tavola V, ch’ io ho ritratte su esemplari freschi, dicon meglio di qualunque descrizione. Dalla ispezione di queste figure si rivela inoltre che le dette galle Sono tutte in attinenza con parti fiorali. Ed a questo riguardo ho po- tuto verificare che aleune di esse sono di origine peduncolare (fig. 4 a, fig. 5 a, fig. 6), altre sono in dipendenza del calice (fig. 2 a e fig. 5 5) ed altre infine sono ipertrofie del lembo corollino (fig. 2 5, fig. 3, fig. 4 | b, e diverse che si osservano nel rametto dato dalla fig. 1). i i Nessuna galla vidi prender origine dal pistillo, il quale ultimo non- _ ostante le deformazioni e l'ineurvarsi o contorcersi dei precedenti or- | gani potè compiere sempre il suo sviluppo. tantochè cassule normalmente ; svillupate vidi anche in fiori il cui calice o la cui corolla erano stati er stranamente trasformati. —— | Le dimensioni delle galle, che variavano da quelle di un seme di lente o di veccia a quelle di una nocciuola, non erano in alcun rapporto colla natura dell'organo del quale erano una parziale trasformazione cosichè, come risulta dalle fig. 1, 2, 5, 6, le più grandi di esse trovansi formate tanto a spese dei tessuti della corolla come da quelli del peduncolo fio- rale o del calice; lo stesso dicasi delle più piccole (fig. 3. 4). Le figure 11 e 12 danno a vedere due galle sezionate, la prima, gio- vane assai e di natura corollina, non presenta ancora formazione di strato imeniale alla superficie, ma solo sviluppo copioso di parenchima di neoformazione e di tessuto conduttore rappresentato da varie sezioni di fasci. La seconda, fig. 12, rappresenta la sezione di una galla peduncolare più volte ingrandita e che fa vedere in quasi tutto il suo contorno uno strato periferico bianco che è appunto l imenio, copiosamente svi- luppato, e mancante solo nella parte basale che corrisponde a parte non modificata del peduncolo fiorale (!). È pure evidente in questa sezione il ricco sistema conduttore, il quale è una emanazione del cilindro libro- legnoso del peduncolo stesso e percorre con ramificazioni numerose ed in senso raggiato tutto il tessuto parenchimatoso, fino alla periferia ove le estremità dei fasci si estinguono in seno ad un tessuto cellulare ac- quifero. La ricchezza di tale sistema conduttore è resa necessaria dalla povertà di elemeni meccanici, ridotti a cellule collenchimatose qua e là sparse e non numerose, cosichè è soltanto per causa di turgescenza, per F acqua addotta dalle numerose divisioni dei fasci alle diverse parti che queste galle, talora cospicue, dei Rhododendron, acquistano la neces- saria consistenza. . Una conferma di ciò l’ ho avuta mettendo, per ragione di studio, i micocecidi, in questione, n Essi acquistavano una consistenza ed (S É da notare che lo strato imeniale si forma in tutta la parte scoperta delle galle, quindi é, per questo faito, rimosso il dubbio emesso da Zopf (Die Pilze in Schenk's Handbuch d. Botanik IV, pag. 608) che la formazione dello strato di sia da ascriversi a fenomeno di geotropismo positivo, 0 ropismo nn . a scopo di protezione degli organi riproduttori oli = ll fatto cu _ cenna lo Zopf è in relazione, a parer mio, colle migliori condizioni vis dal tessuto spugnoso , allo entume del micelio del fungo ed alla formazione della . una durezza straordinaria, ehe permetteva di fare comodamente sezioni di pezzi anche grandi; laddove il materiale messo in alcool assoluto, a scopo di fissare il contenuto degli elementi, perdeva in un attimo la | sua turgescenza e la sua forma. Le osservazioni microscopiche intese ad accertare la natura delle al- terazioni anatomo-patologiche e i caratteri istologici del parassita, mì misero in grado di aggiungere dati non privi di valore a quelli che già dal Woronin, poi dal Wakker (1), dal Fockeu, e da altri vennero d messi in luce, specialmente per le ipertrofie dell’ E. Vaccinii. d La massa dei tessuti delle galle, sieno esse peduncolari, calicinali o corolline è data sempre da straordinario sviluppo di parenchima a grandi | elementi, ed a vistosi spazi intercellulari, i quali in aleune parti, piü specialmente, vengono occupati dal micelio del fungo. Le membrane di tali elementi sono, d'ordinario, poco ispessite, anzi, esse danno per la maggior parte, la tipica reazione della cellulosa col cloroioduro di zinco o col jodio ed acido solforico. In altri casi esse sono più o meno ispes- site verso gli angoli e si possono paragonare a cellule collenchimatose, Mano a mano che dal centro o dalla base di inserzione delle galle si procede verso la periferia, le cellule parenchimatose diminuiscono di # mole, e presso la periferia si mostrano assai più piccole e disformi, cioè — con orientazione non più raggiata come quelle della parte centrale. Alla periferia si ha uno strato di cellule epidermiche, le quali sono 2 quadratiche, ma esse pure non sempre conformi. La loro membrana esterna à piü ispessita delle radiali e di quella interna. Il parenchima fondamentale à tutto percorso, come si disse, da fasci conduttori i quali hanno struttura assai semplice. Constano di tracheidi spirali in numero sempre decrescente dalla base delle galle alla peri- feria; di elementi librosi, ridotti assai in numero e in forma, per lo. i più cellule cambiformi, ed infine cellule di rivestimento (guaina fasci- colare) di forma cilindrica e non molto allungate. 7 : .. Non osservai mai nè depositi di cristalli di ossalato di calcio, nó ac- — DES e ; Penes. Jahrb. 1892, p. 501. SENEN dal Tubeuf in | i = P ; dall’ E. Vaceinü. Ciò che io ho osservato, tanto nelle cellule T 94 quanto in quelle centrali dei micocecidii del Æhododendron ferrugineum, è uno straordinario accumulo di sostanze di natura secretiva, di cui non è fatto parola dagli autori che si sono occupati di simili produzioni. Nelle cellule dell'epidermide, tali sostanze si depositano sotto forma di gocciole sferoidali o ellissoidali, spesso adattantesi alla parete o mo- dificantesi nella forma loro, e di color giallo-bruno. Sovente esse con- fluiseono insieme in grumi od ammassi di maggiore dimensioni (fig. 13), ovvero costituiscono una massa che oceupa tutta una cellula e si pre- senta di struttura spugnosa, alveolata, bucherellata ad aspetto assai cu- rioso. Nelle cellule ipodermiche, si osservano pure tali depositi i quali hanno una colorazione bruniccia ma meno intensa che nelle cellule epidermi- che. In alcuni elementi si formano dei grumi, o isolati al centro, ov- vero aderenti per una parte alla parete, od anche aderenti colle loro estremità a due pareti opposte. Tal’ altra volta questi grumi irraggiano dal centro e colle loro irradiazioni vanno ad addossarsi alle pareti cel- lulari. In cellule più centrali, ancora, si ha come una struttura retico- lata, nei cui punti nodali, stanno globuli di tale sostanza di secrezione. - Ed in altre, infine, si ha tutto uno strato meandriforme addossato alla ‘parete cellulare. Sottoposte le sezioni delle galle a svariati trattamenti, si rileva che le sostanze in questione, sono de’ tannini in vario grado di combina- zione colle sostanze proteiche delle cellule; in altre parole, si tratta di depositi albuminoso-tanniei che hanno molti dei caratteri di quelli che si incontrano normalmente nelle Leguminose ed altre piante, e che sono | stati studiati dal Baccarini (°) ed altri autori. Infatti tali depositi si colorano più o meno intensamente in bluastro od in verdastro coi sali ferrici. Più intensa colorazione si ha nelle cel- (1) Waxker, Op. cit (2) Baccarini P. Contributo alla conoscenza dell'apparecchio albuminoso-tannico delle Leguminose, Malpighia, Anno XI, 1892. cumuli di amido come rilevò il Wakker (1) per le ipertrofie prodotte NONE lule epidermiche e nelle sottostanti ; più sbiadita nelle cellule del centro ove si ha solo uno strato parietale di dette sostanze. Coll’ acido osmico si colorano in bruno violaceo prontamente. Col reattivo di Millon si ha copioso sviluppo di bolle di gas, ed una colorazione giallastra non troppo definita. Non è cioè la tipica colora- zione delle sostanze albuminoidi. Col jodio in joduro di potassio si ha una viva colorazione giallo-bruna. Col solfato doppio di ferro e di alluminio una decisa coloraziona verde bluastra persistente. Queste reazioni sono anche le reazioni delle sostanze albuminoso- = . tanniche, per cui non vi ha dubbio alcuno che un prodotto dell’elabo- | razione delle cellule di queste galle in seguito all'azione del micelio P dell’ Exobasidium siano questi particolari depositi. = 3 Persino nelle cellule di rivestimento dei vasi si formano in copia tali depositi i quali assumono forma anche particolare ivi. E cioè le goc- ciole o grumi sono ridotte a minime dimensioni, e la sostanza albumi- noso-tannica vi è come emulsionata. CI B 3 M TERES pnt ONE Wi, Sica N La SX LAURENT ASS ET In aleune altre cellule della guaina fascicolare si ha come una strut- tura schiumosa, quale si può vedere nella cellula disegnata a sinistra del fascetto di tracheidi nella fig. 13. Nelle cellule di chiusura dei fascetti libro-legnosi non si ha affatto formazione di dette sostanze di secrezione. Tali cellule formano l’estre- mità dei fasci; sono piccole, a pareti mediocremente ispessite, e vanno a far capo alle cellule epidermiche, costituendo un vero epitema del tutto analogo a quello delle Crassulacee ed in acquifera dei vasi. relazione colla funzione L’ analogia delle descritte formazioni coi depositi albuminoso-tannici delle Leguminose non è suggerita solo dalla concordanza delle reazioni chimiche, ma ancora dai caratteri morfologici ed anatomici. Non vi potrebbe, difatti, essere maggiore rassomiglianza fra le disposizioni as- sunte nelle cellule delle galle di Rhododendron dalla sostanza di secre- zione con quanto il Baecarini ha messo in evidenza per gli elementi specia i della corteceia di Amorpha fragrans, Robinia spinosa (1), ecc : [9] BACCARINI, Op. cit., Tav. XXVI, fig. 4-5. Sono, anche per questi micocecidi, cellule speciali quelle destinate ad accogliere ed elaborare le dette sostanze albuminoso-tanniche che tro- vansi o nel parenchima fondamentale miste ad altre che ne sono prive, AGO ARE Neu ovvero negli elementi perifasciali. Che tali formazioni siano il prodotto dell' azione parassitaria del mi- celio dell’ Exobasidium risulterebbe dalla diversa distribuzione e del- l'accumulo maggiore di esse là dove è più copioso e più attivo il micelio stesso. Difatti se si trattano con acqua di Javelle » l ottimo solvente degli inclusi delle cellule vegetali, delle sezioni di tumori di Rhodo- dendron, si ha che dopo qualche tempo, secondo la concentrazione del- l ipoclorito di potassio, tutto è stato asportato dalle cellule, e restano con mirabile chiarezza visibili le ife fungine di cui si può agevolmente seguire il decorso intercellulare. E si nota appunto che il maggiore ac- cumulo di ife si nota verso la parte periferica delle escrescenze e pre- eisamente negli spazii intercellulari degli ultimi strati di cellule. Ora è appunto nelle cellule epidermiche e su quelle immediatamente sotto- stanti che si ha una maggiore quantità di sostanza tannica. Dico so- stanza tannica e non albuminoso-tannica perchà in realtà in questi strati periferici di cellule, senza dubbio per l’azione dell'abbondante micelio, le sostanze proteiche sono in assai minore quantità, perchè E sottratte dalle ife fungine. Da ciò la colorazione più intensa che si ha = coi sali ferrici mano a mano che ei si avvicina alla periferia. E Relativamente alla natura del micelio dell Exobasidium Rhododendri, si può dire che è in tutto analogo a quello dell E. Vaccini. Le ife sono ordinariamente esilissime, eilindriche, distintamento settate, par- camente ramose. Dove gli spazii intercellulari sono piü grandi, ed ove le cellule parenchimatose sono di maggior diametro, le ife si fanno piü grosse e di calibro disuguale, spesso anche varicose e bitorzolute (fig. 10). | Una particolarità che mi sembra essere sfuggita agli autori che si sono occupati dell’E. Rhododendri, o dell'E. Vaccini, è il modo col quale le ife si impadroniscono del contenuto utile delle cellule del micocecidio, | in altri termini i succhiatoi od austori di queste Teleforee. La fig. 10 rappresentante , come si disse, una sezione di galla di Rhododendron, fa vedere diverse forme di ife internatesi nelle cavità cellulari colla non dubbia funzione di assorbimento. O si tratta di semplici processi cilindracei, punto modificati che attraversata la membrana si spingono più o meno addentro nelle cellule, ovvero sono rametti che si rigon- fiano alla estremità o si ramificano dopo di essere penetrati, dilatandosi agli estremi e fondendosi anche tra di loro a formare austori più o meno complessi. Talvolta dalle stesse ife fattesi varicose partono processi lo- bulati che perforano la parete e si mettono a diretto contatto del con- tenuto cellulare (fig. 10). Negli spazii intercellulari degli ultimi strati di cellule le ife si ac- cumulano in maggior copia, come si disse, ed ivi si intrecciano fitta- mente in modo da costituire dei ganglii stromatici più o meno estesi, i quali dagli spazietti intercellulari procedono da ogni parte sciogliendo la lamella mediana e separando serie intere di cellule. Tali processi schizogenici si verificano su vasta scala al di sotto delle cellule epi- dermiche e la fignra 10 ne mette in evidenza uno cospicuo. Si noti che tale figura è tratta da una giovine galla corollina nella quale il parassita non ha prodotto ancora fruttificazioni. Ora & appunto dai sud- detti ganglii stromatici che procedono le ife le quali insinuandosi fra le pareti radiali delle cellule epidermiche vanno a dare gli sporofori o basidii, chè tali vanno realmente chiamati. Nulla ho da aggiungere sulla natura morfologica di questi ultimi, i quali, da quanto si può desumere dalla mia figura 9, sono identici a quelli figurati già dal Woronin per l E. Vaccini. Anche le spore (fig. 7 e 9) presentano la forma e dagli au- tori agli organi riproduttori dell’ E. Vaccini. Ed io pure, come già Fuckel, Cramer e Brefeld ebbero ad osservare, ho potuto verificare il modo di germinazione di queste, cioè il tubetto una o più volte segmentato, cui danno luogo (fig. 8) ed il processo di gemmazione il quale avviene con straordinaria facilità in acqua, ed | anche sulla stessa galla tenuta in luogo umido. | Soltanto dalle misure da me prese su diverse basidiospore, correrebbe | una notevole differenza che potrebbe suffragare l'opinione di coloro che | È Exobasidium del Rhododendron una specie diversa dall E. Vi or. Riscontrai, cioè, per le mont da me misurate, 10 a 12 p | in lunghezza con 3-4 in larghezza, mentre si assegnano soltanto 5-8 X 1-2 per PE. Vaccinii e 8 u per VE. Rhododendri Cr. (1). Che tale divergenza nelle dimensioni delle basidiospore, possa consi- gliare una reale separazione delle due specie, non credo, e sono d’avviso che per l Exobasidium di Rhododendron si tratti d'una forma insigne di E. Vaccinii piuttosto che di una distinta specie. E le galle cospicue che essa determina negli organi del Rhododendron non sono in dipendenza di specifiche qualità del fungo, ma da un modo di reazione allo stimolo dei tessuti dei Rododendri, alquanto diverso da quello che si verifica pei Vaccinium. a Se nella interpretazione dei fenomeni di parassitismo si avesse mag- P giormente riguardo alla natura ed origine delle azioni e reazioni fisio- . 2 logiche, alle cause e loro effetti, non si incorrerebbe cosi facilmente nel vizio di dare carattere di novità ad aspetti nuovi di una stessa cosa E e di descrivere per nuove, specie già note, unicamente per lievi modifi- eazioni nelle alterazioni della pianta ospite, per un carattere cioó mor- fologieamente estraneo allo stesso agente. CONCLUSIONI. - Da quanto sono venuto fin qui esponendo, risulta dalle mie osserva- zioni: > Che un Pr del tutto affine al’ E. Vaccini Wor. pro- luce micocecidii cospicui nei peduncoli fiorali, nei sepali e nei petali del Rhododendron ferrugineum, della forma e delle dimensioni di quelli gà noti per le foglie di questa Ericacea; 2.° I micocecidii del Rhododendron sono i prodotto di un processo pertrofico degli elementi parenchimatici delle suddette parti fiorali con albuminoso-tanniche, o prevalentemente tanniche, in seguito all'azione del micelio del fungo; Saccanpo, Sylloge. VI, p. 664. Sua a kassiere ow e b varia bars nell interne: delle cellule, e si accumula in gangli stromatici al di sotto: delle cellule epi- dermiche, provocando processi schizogenici; | 5.° I caratteri morfologiei dell’ Exobasidium del Erododendran: non permettono di tenerlo specificamente distinto dall’ E. Vaccini Wor. Vallombrosa, 12 Luglio 1899. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA V. Ramo di Rhododendron ferrugineum con diversi micocecidii fiorali. Un fiore che presenta una galla calicinale 7 ed una corollina. b. Altro fiore con una galla corollina. Do cry » > pedunculare # ed una corollina 5. » peduncolare. ic diis di Lei Spore germinanti per gemmazione, ; Gruppetto di basidii con spore. Alcuni sono in via di formazione. Sezione di una giovine galla corollina, trattata con acqua di Javelle per mettere iu evidenza il micelio del fungo ed i suoi austorii. 10. Sezione di galla corollina vista a piccolo ingrandimento. 1. Sezione di galla peduncolare TEE a piccolo. ingrandimento. Lo strato |. bianco periferico indica l'imenio già sviluppato in questa galla. à $ ren di galla ingrandita. 200 volte id fare vedere il contenuto delle pia cz ‘con sali ferrici h Ex FR is 6. a 8: 9. CONDIZIONI. La MALPIGHIA si punta una volta al mese, in fascicoli di 3 ir di SE almeno, corredati, secondo il bisogno; da tavole. L'abbonamento annuale importa .L. 25, pagabili alla ricezione del 1° Bilkibolo dell’ annata. L’intiero volume annuale (36 in 8° con circa 20 tavole) sarà messo NO in vendita al prezzo di 11:90. EUR Y - Non saranno venduti fascicoli separati. | | Da - Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorn. dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior ‘numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al fgolio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le ideali Librerie | italiane e dell’ Estero. Librai è accordato lo sconto del 20 UN I manoseritti e le corrispondenze destinate all: MaLPIGHIA dovranno essere indirizzate al Prof. O. Penzie in Genova. . Si accetta lo scambio con altre pubblicazioni jedogida esclusivamente sE taniche. TL ‚Per annunzj e inserzioni i vivolgorai a at Redattore Prof. 0. Sa R: Univer- di 4 sità, Genova. i za delle inserzioni sulla en per ogni inserzione. Gu piae... Lodo deos ET pagina... L. 20 na à È à 3H pagina. Vea pagina. = 5 da fogli soparati, annessi AE fascicolo, a prezzi da c convenirsi. MALPIGHIA RASSEGNA. MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA 4 R. PIROTTA Prof. all’ Università di Genova Prof. all’ Università di Roma Anno XIII, Fasc. IV Tav. V-VI. MARCELLO MALPIGHI à 1627-1694. GENOVA | TIPOGRAFIA. DI ANGELO CIMINAGO 1899. CONDIZIONI La Marren si pubblica una ‘volta al mese, in fascicolì di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da favole. . L'abbonamento annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo ‘dell’ annata. QT LEON . L'intiero volume iat (36 fogh in 8? con cirea 20 tavole? sarà messo |. in vendita al prezzo di L. 30. i Non saranno venduti fascicoli separati. j 5 4 Agii. Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorn. i dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior x | numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione. di L. 10 al fgolio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le principali Librerie liane e dell’ Estero. A Librai & ‘accordato Io sconto del 2) Ya I manoseritti e le ‘corrispondenze. destinate alli Marein dovranno essere eur al de o. + Pesze in Genova. er aanunzj n serzioni i Redattore Prof. 0. . Penis R. Univer- Gen L. NICOTRA = INQUIRENDAE NELLA FLORA DI SARDEGNA. La geografia botanica spinge più volte le sue vedute al di là della esperienza, mescendo all’ espressione dei fatti già constatati quella dei fatti presunti, ora inconstatabili, ora capaci d’esser un giorno o l’altro positivamente accertati. E una presunzione, ad esempio, l’ addurre il numero delle specie costituenti la flora mondiale contemporanea; una presunzione l’indicare le piante Znquirendae in un dato paese. Però, laddove quella poggia su dati piuttosto vaghi e scarsi, non possiede che un contenuto quantitativo, ed è d’ una accertabilità sperimentale improbabilissima: questa poggia su dati più concreti e più numerosi, il contenuto ne è anche qualitativo, ed è atta ad un accertamento at- tingibile effettivamente in poco lasso di tempo. L'una traesi dalla den- sità media della popolazione vegetale propria ad una unità d'area ter- restre e dalla grandezza di quest'area, e, posta la costanza generale di tale densità, non è frutto che d’ una semplice proporzione geometrica; ‘l’altra, dalla conoscenza di moltissime particolartià relative alla flora, cui le inquirendae riferisconsi, e alle flore circostanti, dalla conoscenza sistematica e biologica"delle specie vegetali contemplate, da varie con- tingenze geografiche e storiche, da certi documenti della tradizione bo- tanica, da certi principii, che reggono le induzioni di geografia vege- tale, e giacciono nelle modalità gear più note intorno alla distribu- zione delle piante. So benissimo, che così io non accenno, se non all’ideale dei cataloghi d'inquirenda?; ideale non attingibile, perchè non arriveremo mai a possedere la notizia completa delle condizioni presenti e passate di tale distribuzione; ideale troppo però negletto dalla redazione di essi cata- loghi, mentre sarebbe utilissimo il tenerlo d’occhio, perchè le nostre con- . — clusioni possansi meglio sollevare a quel livello, che le faccia pià da presso corrispondere al vero. Infatti, & troppo presto redatta la lista 10. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. delle specie possibili a scoprirsi in una data flora; se di questa possi- bilità ci facciamo un' idea necessariamente imperfetta, deducendola dalla mera esistenza di esse specie in una tlora finitima. La vera possibilità intanto scaturisce dal sistema complesso dei fattori tu.ii dell’ esistenza presunta; sicchè la quantità di tali esistenze possibili scema coll’ appro- fondirlo. Dato un catalogo d’ inquirendae, redatto col mero criterio dell’ esi- stenza delle specie in un paese vicino, vedremo perciò, come la vaga possibilità del loro ritrovo passa da un minimum di probabilità, a un — grado maggiore; quando trattasi d’un’esistenza provata per tutti o quasi tutti i paesi circostanti (1). E ad un grado ancora più alto essa arriva; quando, a siffatto criterio, si aggiungon quelli dedotti dalla me- | desimezza di clima e di terreno, dal predominio della stazione propria alla pianta giudicata inquirenda, dalle connessioni orografiche dei due paesi, dalla loro pertinenza a una stessa zona botanica, dalla maniera onde procede il variare della densità degli individui, dalla indicazione di antichi autori. La posizione geografica del paese, cui spettano le specie giudicate scopribili, riesce favorevolissima a tali congetture; se è centrale ri- spetto a un dominio botanico, e se ben note son le üore dei paesi li- mitrofi. Quindi a buon diritto il prof. Mattirolo afferma, che la posi- zione stessa della Sardegna renda così interessanti i curiosi problemi relativi alla distribuzione geografica delle piante nostre (3); ed è per tale idonea congiuntura, che mi è parso conveniente, mentre sto a rac- cogliere i materiali per una migliore notizia della geografia botanica d’Italia, il fermarmi alquanto a discorrere delle piante da cercarsi in quest’ isola, sembrando probabile che sianvi inquiline. Parmi si dia ragion di credere, che la flora sardoa non possa dirsi ben conosciuta ancora, quantunque essa vanti un libro assai classico, 51 lo non poteva persuadermi, p. e., come la Sicilia mancasse del genere Pi- a Sardegna, nel Napoletano; ed bo finalmente avuto | con la mia presunzione. C) Reliquiae Morisianae, negli Atti del mas bot. internas, del 1892 (Genova.) ove sta esposta per la più gran parte. Affidata quasi unicamente allo studio di persone non native dell’isola, o a pochissimi, che, avendovi fatto un soggiorno più o meno lungo, siensi trovati in condizioni pro- pizie a percorrerla assiduamente ed uniformemente, resta tuttora in molti punti assai sconosciuta; siech® promette ancora nuovi fatti da se- gnalare, a chi la ricerchi di una maniera meno imperfetta. Sbaglierd ; ma l'impressione, ricevuta da quel libro ammirando, mi fa pensare che la Sardegna meridionale siavi meglio studiata della settentrionale: ma gli Elenchi del Moris, malgrado che assai facilmente diano anch’ essi per comuni delle specie veramente più o meno rare, lasciano supporre poi siano infrequenti o anche rarissime specie l'Anacamptis pyrami- ` dalis, ad esempio, l'Ophrys bombyliflora, Y Iris Sisyrinchium, Y Ornitho- galum narbonense, lo Scirpus Savii, la Phalaris nodosa, V Imperata cylindrica, la Stipa tortilis, il Gastridium lendigerum, il Bromus ste- rilis, l'Aegylops ovata, che, almeno nei punti del nord di Sardegna , ove ho potuto erborizzare, sono d'una vulgarità spesso patentissima. Se poi si considera, che davvero non possa nel dettato morisiano di- stinguersi la densità che à propria di aleune piante, quali il Ceterach officinarum, Y Adianthum capillus- Veneris, il Polypodium vulgare, l'Ophioglossum lusitanicum, da quella che è propria di altre, quali la Cheilanthes odora, Y Osmunda regalis; allora credo si sarà più legitti- mamente indotti a tenere la mia idea circa la disformità e la grande imperfezione, onde si è fatto. o si è esposto lo studio relativo a non po- che piante sarde (!). Si imagini quanto ancora ci sia da fare; quando nello scorrere l’Epitome del Barbey si resta persuasi, che i botanici posteriori siano stati ben lungi dall’ attraversare la Sardegna in tutte le direzioni, dal ricercarla presso a poco ugualmente in ogni punto, dal concentrare la loro attenzione a distinguere le piante rare dalle comuni; quando pei monocotiledoni venendo citato l'erbario Moris, esso non dà campo a farvi figurare qualche località che rarissime volte, e per ispe- (‘) A disegno ho memorato qui sopra solo piante monocotiledoni e acotiledoni vascolari. Sono infatti le notizie che riguardano tali categorie, le più difettose sultate comuni alla mia osservazione (cfr. questo giornale, XI, 333). cie volgarissime (!); quando moltissimi luoghi non vi figurano affatto, mentre in parecchie pagine compariscevi Tempio con le sue adiacenze, come quasi l’ esclusivo teatro dei nuovi acquisti ! Ciò ho detto non per ismania di dettare sentenze e consigli (chè non ne avrei l'autorità), ma per desiderio di tener giusto conto del valore, che possa per avventura attribuirsi ad un catalogo di inguirendae nella flora della Sardegna. Se quella delle due altre maggiori isole italiane fosseci nota anche meno, e di assai; potremmo aver meno grande la somma delle specie siculo-sarde, o corso-sarde, o la somma delle esclu- sivamente appartenenti a una delle tre di tali isole, o finalmente la somma delle comuni alla Sicilia e ad altri paesi australiori, delle co- muni alla Corsica e a località più nordiche, esempligrazia alla catena — — delle Alpi e dei Pirenei. Sarebbero però, tutti questi, dei fatti geogra- > fici niente sorprendenti. L’arretrata conoscenza delle piante di Sardegna E invece ci rivela un numero non ispregevole di specie; che, mentre si dànno per comuni alla Corsica e alla Sicilia, e quasi sempre anche ad altre località mediterranee situate ad est o ad ovest di quell isola, si desiderano nella stessa. Or questo fatto non pud essere accettabile per lo piü, se esso presentasi in larga scala; e l'ho, per conseguenza, giudi- eato apparente, nel massimo numero dei casi: esso dipende cioé dall'im- perfezione, sopra lamentata, anzi serve benissimo ad accusarcela. I casi in eui esso à davvero reale, ci sorprenderanno sempre; poiché siamo (1) L' isola dell’ Asinara, p. es., è citata due volte sole: per I Am/hoxunthum odoratum e per lo Scirpus Savii. Perchè mai il raccoglitore ha trascurato le al- tre monocotiledoni , ‘che in una visita ultimamente fattavi ho veduto numerose ? L'erbario predetto non é dunque documento sufficiente; e (secondo io penso ed ho altra volta espresso) dimostra, che le indicazioni esatte della Flora s non si devono solo ai dati da esso forniti. Ma non deve credersi per questo che l'isoletta sia stata dal Moris trascurata. Da quel poco che finora ne so conchiu- derei, che essa sia mentovata da lui quasi allo stesso titolo delle altre località ; mena da dano, f» Linaria cirrhosa). L' esistenza di quelle due mono- ‘in esso erbario tiene evidentemente ad una raccolta non ancora suf- fragata dal metodo, che io credo abbia seguito Moris erborizzando; e la loro enzior “dedita eg ae lcg valore. INQUIRENDAE NELLA FLORA DI SARDEGNA abituati a riguardare come continua l area di una specie, e a vedere come effettivamente il numero delle discontinuità scema con le ulte= riori ricerche. Ma, posto ‘che si diano ineccepibilmente, essi reclamano qualche spiegazione. Tenterò anch'io di proporne qualcuna, per quelle disgiunzioni reali, che si avverano forse riguardo a tale o tal’altro ele- mento della lista d'inquirendae, sulla quale ora cade il mio discorso. Ci convince meglio intorno alla causa ordinaria, per cui manchino tali elementi nell’indicazione di quelli, che compongono la flora sardoa, DE. il frequente disaccordo degli scrittori, e l evidente scemare degli ele- menti mancanti, a misura che essa flora s’è venuta meglio illustrando. La semplice Enumerazione delle piante baleariche di Cambessedes, scritta avanti la comparsa dei lavori morisiani, spingerebbe quella man- canza ad un maximum, mediante cui la Sardegna apparisce come terra incognita, mentre allora Sicilia e Corsica erano già note mediocremente. La prima edizione del Compendio di Arcangeli, pubblicata avanti il la- ste due isole, e non indicate per quella; dalle quali sono da sottrarsene quasi 50 attualmente, perchè quest'indicazione c’è, risultando frequente mediante le osservazioni consegnate in esso lavoro, essendosi essa ma- gari allargata per via d'una pregevole pubblicazione del Vaccari (1), delle importantissime Keliquiae morisianae del prof. Mattirolo, e di qualche risultato delle mie ricerche (?). - (t) Florula m: della cron (in Malpighia, VIII). (3) L'Areipelago corso-sardo è ricchissimo di piante corse. Ciò è ben naturale. el i provengono in Corsica, compongono solo un settimo le analoghe del uM ne cari, le piante rer vicina costa sarda. Ciò posto, è facile il PRETE come le ricerche di questo botanico tendano a far ben diminuire il numero delle piante siculo-corse, non ancora indicate per la Sardegna. Difatti vi troviamo regi i Y Arundo Pliniana, la Genti pica, la Vulpia rides : diante che così vanno sottratte dalle desiderate in Sardegna. Mercè la pubblicazione del Matti- rolo, dobbiamo sottrarre una specie, notevolissima dopo il lavoro di Christ: il voro del Barbey, conta quasi 80 fanerogame insieme possedute da que- ` E. NICOTRA - n un AI RU x U. Marte . catalogo dell la da lui trovate , pure i : € Non vuolsi intanto credere, che le specie corso-sicule, ancor deside- rate in Sardegna, siano riducibili a una trentina; poiché, mentre pa- recchie sono tuttora a torto tenute da qualeuno come non esistenti in quest' isola, ammontano a piü diecine quelle, che, dovendo davvero te- nersi estranee ad essa, anche a torto non vengono indieate come esi- stenti in Sicilia o in Corsica. Dunque il catalogo scemando per la prima ragione, cresce relativamente molto per la seconda. Ora, messa a cal- colo ogni variazione, ne risulta, con approssimazione larga, una centu- ria di elementi per siffatto catalogo; dei quali il diritto di farne parte non ha sempre lo stesso valore, essendo spesso più o meno dubbia l'e- sistenza loro in una delle tre flore qui considerate. Cid per la predetía disarmonia fra le indicazioni degli autori, o talora pel dubbio nato dalla maniera, onde certe specie sono indicate da Bertoloni, da Par- latore, da Viviani. A me finalmenle à riuseito difficile il risolvere certe questioni, per deficienza di esatte notizie riguardanti la Corsica. Peró un erroneo giudizio, seguito in qualche caso particolare, non ha forza di infirmare la totalità del risultato, cui io arriverò, e potrà indi age- volmente correggersi mercè l’aiuto di documenti più saldi. Mi sono at- tenuto anzi tutto al Marsilly; consultando qua e là gli scrittori recenti delle flore francese e italiana, facendo tesoro di quelle correzioni di diagnosi, mercó cui una pianta corsa, già determinata col nome di una specie certamente veduta in Sicilia, chiarendosi indi appartenente a spe- cie diversa, dev’ essere sottratta dal catalogo che passo ad esporre (1). uu Carex riparia. lo ho potuto confermare, rispetto a cotali piante, come entrino a formar parte della fiora sardoa il Dianthus prolifer, le Filago tenuifolia, Y Eri- as en ! Hedypnosis polymorpha, Y Atriplez dao il Polygonum Per- y. oides, la Serapias occultata, i Juncus bufonius, ne neapolitanum , il Triglochin laziflorum , i Cyperus badius e fuscus. Sulle dune lo presso lo stagno di Sorso ho raccolto ultimamente l'Erianthus, e in un vallone vicino Sassari vidi già quel Cirsium. Di rimandando a tempo migliore il pro- . del Moris. avendo Ascherson riconosciuta come una Ruppia seguimento propostasi Contin (!) Così A hemia laine la pianta di ( con quel nome. SAC he) air ah Ove si vedono preceduti da punto interrogativo i nomi delle piante non indicate unanimemente per la Corsica, o indicate per la Sardegna da qualche autore, che (come il Nyman) certamente l’ha fatto solo per via di citazioni raccolte nei libri; nella moltitudine delle quali ha perciò potuto esser facile l'errore di scambiare l'una isola con l’altra. Si ve- dono accompagnati da asterisco i nomi delle specie non diffuse assai in Europa, o di quelle che mancano ad ovest della Sardegna (Francia, Spa- gna, Baleari, Algeria) e stampati in grassetto quelli delle piante, che, ritrovandosi nell’ Arcipelago toscano, ben porgono il destro a vagheg- giare una congettura, di cui sarà fatto cenno dopo la enumerazione se- guente delle nostre inquirendae. Anemone apennina L.* ? Ficaria grandifiora Rob. Ranùnculus monspeliacus L.* Barbarea sicula Prsl.* Sisymbrium Sophia L. Thlaspi alliaceum L.* Viola sylvatica Fr. Dianthus siculus Prsl.* Silene commutata Gas. (?) Cerastium arvense L. Alsine verna Bartl. Lavatera punctata All. » cretica L.* Malva ambigua Gss. Acer campestre L. ? > Pseudoplatanus L. ? Geranium pyrenaicum n m 2 —— (3) Questa specie & dial itp du: assai variamente dagli autori, e perció l'adduco assai dubbiamente. Vero è che trovasi nel Marsilly, e che il Tanfani non la reca che di Sicilia e di Corsica (fondandosi so indicazioni di Grenier e Go- dron e di Requien per quest’ isola); ma, secondo altri, la pianta corsa sarebbe ben altro che la siciliana. In Rouy e Foucaud (Fl. d. Fr. III, p. 108) vedo fra le corse una S. commutata var. microphylla Bss. Lupinus digitatus Frsk. (1) Ononis alopecuroides L. Melilotus infesta Gss. Trifolium tlavescens Tin.” » dalmaticum Vis.* » vesiculosum Savi * ? Coronilla Emerus L. Bonaveria Securidaea Rehb. Lathyrus latifolius L. » setifolius L. Orobus variegatus Ten.* Epilobium lanceolatum Seb. et Maur. ? Daueus mauritanieus L. Hydrocotyle vulgaris L. (2) Viscum album L. | ? Asperula odorata L.* Galium cinereum All. Valerianella membranacea Lois. » discoidea Lois. Trichera arvensis Schrad. (3) » hybrida R. S. .? Filago Lagopus Stev. Senecio gallicus Chaix. ? Calendula stellata Cav.* .? Centaurea solstitialis L. Cirsium polyanthemum bc.” Tolpis barbata Grtn. = Cyclamen repandum S. S. + Lysimachia vulgaris L. Echium arenarium Gss.* ` ? Cuscuta breviflora Englm. Odontites serotina Rchb. ? Veronica montana L. Phelipaea lavandulacea FSz. ? Orobanche pubescens d’Urv.* ? » cernua Loefll. » speciosa DC. ? » eruenta Bert. ? » variegata Wllr.* (1) ? Stachys heraclea All. : Teuerium scordioides Schrb. ? Lippia repens Spr. Beta maritima L. Atriplex laciniata L. E ptatyphylla L. biumbellata Poir. | » mirsynites L.* (?) Mereurialis perennis L. Fagus sylvatiea L. Betula verrucosa Ehr. ? Quercus coccifera L. Abies alba Mill. Pinus Pinaster Sol. (3) Satyrium hireinum L. Ophrys exaltata Ten. : | Orchis sambucina L. Cephalanthera rubra Rich. —— 2 Romulea Linaresii Parl.* e ode m * (*) U rappresentante siciliano sarebbe T'O. Spartii Gss., che è appena una forma | del tipo. Beck le identifica. | (3) In Corsica c'è la vicinissima Æ. cor. sica Req. | (3) Trovasi in Sardegna coltivato. Nelle Vicinanze di Sassari , e ius qualche via della stessa città è largamente profuso. (*; Trovasi anche nelle Baleari (cfr. Marés et "Vigiuéix: Catal. rais. i plant. vasc. des Viles Bal. in Bull. soc. decidi. 1878). Hermodaetylus tuberosus Slbry.* Allium ursinum L. » maritimum Raf.* » rotundum L. ('). Bellevalia romana Rchb.* Juncus foliosus Dsf. (?) » Sorrentinii Parl.* Cyperus aureus Ten.* ? Seirpus litoralis Schr. (3) Carex intricata Tin.* ? » olbiensis Jord.* » depauperata Good. ? Alopecurus agrestis L. Crypsis alopecuroides Schrad.* ? Echinaria capitata Def. ? Milium effusum L. ? Bromus asper Murr. (*) Aeluropus litoralis Parl. ? Deschampsia flexuosa Trin. Poa violacea Bell.* ? Festuca heterophylla Lk.* Nardus strieta L. Notolaena vellea Br. Aspidium Lonchitis Sw. Asplenium viride Hds. Quota non è che una categoria d'inquirendae: la categoria di quelle che sono accusate dal solo raffronto della flora, sardoa con la flora di. EL Non mi pare ben accertato che il vero rappresentante di questa specie abiti ? la Si ichia, Vie * sd il commutatum anche la pene E Questa specie. cè in à Mareilly, mentre non e x ere, ch'io ho ripor- ur pe, EN is e NN GE LI bw ZU ne PU | vo PE a ES MANETTES si INQUIRENDAE NELLA FLORA DI SABDEGOA 147 Corsica e di Sicilia. La Sardegna però, contando molte specie condivise o con la Corsica, o con la Sicilia, o con alcune delle terre situate ad occidente di essa, può ben riconoscersi in avvenire anche posseditrice di molte altre piante estranee al nostro catalogo. Ho detto, che non tutti gli elementi di questo godano un ugual grado di probabilità di ritrovo. È perciò che ho adoperato dei segni nell’addurne i nomi. Le specie segnate con asterisco sono più difficili a trovarsi, come quelle che godono di una ristretta diffusione. Ristrettissima es- sendo quella del Dianthus siculus, del Juncus Sorrentini, quel grado di probabilità si abbassa di assai rispetto a queste piante. Predominano però le specie assai diffuse, e specialmente quelle, che, pur non essendosi trovate in Sardegna, sono indicate pei paesi (Africa, Spagna, Francia meridionale), disposti nell’occidente del Mediterraneo, in guisa da formare un’arco congiungente la Sicilia con la Corsica. Ed esse son quelle, per cui il grado di probabilità di esser trovate è massimo. Le specie, che, vedendosi in Csi e in Sicilia, vedonsi anche qua e là sul continente italiano, ma non su quei paesi occidentali, poterono essere acquistate dalla Corsica e dalla Sicilia per vie differenti. Alle quali fu aliena la Sardegna; terra isolatasi sin da remoti tempi geo- logici (1), restata sommersa per buona parte della sua estensione fino allo scorcio del mioceno e, poi fatta ampio teatro di fenomeni vulca- nici. Potrebbesi con tal contingenza spiegare il manco reale di tante specie nella flora sardoa; manco non avverantesi per la Corsica, che | restò più lungamente unita al continente per via della terra, le cui re- liquie compongono oggi l' arcipelago toscano. Parecchie specie del sue- sposto catalogo trovansi difatti in ‘questa o quell’ isoletta di esso arci- pelago; e per l’importanza di questo ritrovo ho avuto cura di contras- segnarle distintissimamente. (!) Cfr. De Srerani C., Cenni prelim. sui terr. cenoz. della psn (Atti dei Lincei, Rend. ser, 4.4, vol. VII). B. Lorri (Cons. sinl. sulla or sulla geol. della catena metallif. in Boll. del Com. geol., 3.2 ser., vol. III, C 5 Ma en la ‚Sardegna, d’accordo con Suess, come massiccio estralpino; ma non la porzi nord-est della Corsica. 4 74 ‘3 "Re be CON SP TEA ui WU. (ENT P T A SN Je REF sp in e à NE Te mer CAT NT L^ LOS TR Fa Pg ESTEE RER NP Pe molte piante, dapprima indicate di Corsiea e di Sicilia, il fatto dell'es- vedersi nella vicinanza della Corsica. Da questa, e non dalla Sicilia» - ‚Studiando poi con gran cura la storia della scoperta in Sardegna di sersi raccolte per la più gran parte nella Gallura e nell’ arcipelago di Maddalena (1) parvemi deporre a favore dell’ idea, che la via d’intro- duzione di molte piante italiane nel dominio della flora sardoa sia da la Sardegna le avrebbe ricevute. La Sicilia invece, unita alla Calabria fino a un'epoca recente dell’ éra terziaria (?), avrebbe potuto diretta- mente ricevere dal continente italiano tanti elementi della sua flora. non trovati fin qui, e forse non trovabili nella sardoa; essendo la Ca- labria come la Corsica un massiccio alpino connesso col vetusto asse tettonico italiano (3). Può anche esser avvenuto, che quest’ultima flora sia stata un giorno posseditrice di qualcuno di cotali elementi, e che ne venisse privata in seguito, per uno dei tanti modi, donde si ha l’ estinzione delle specie (t) Ho ricordato le specie raccolte da Vaccari. Chi prima della comparsa del- I Epitome di Barbey avesse composto una lista di piante corse non ritrovate in Sardegna, avrebbe visto poi ridotto di assai il numero di esse, per via delle sco- é : Gss., Tussilago Farfara L., Erigeron canadense L., Filago tenuifolia Prsl., Ty- rimnus leucographus Cass., Sonchus maritimus L., Xanthium spinosum L., Cy- na L., Juncus bu vegetali. E facciasi ragione, che la Sardegna abbia potuto dar campo a speciali cause d’ estinzione siffatta, stante la grande e lunga attività dei suoi vulcani. Pel Fagus l’ estinzione à stata ammessa (!); e sarà ammissibile in altri casi, ove, o la vasta espansione d'una pianta searti cé OT RAR NS, (È l’idea d’ una privazione di essa in ogni tempo, o la cospicua statura S scarti quella dell'attuale esistenza ignorata. Per quanto possa intanto colpirci il difetto di certe specie in Sarde- gna, pure non ci colpisce quello di alcuni generi, che sono in Corsica rappresentati in modo differente da quello, onde lo sono in Sicilia. La flora siciliana può entrare in possesso di una forma australiore o le- vantina di un genere, onde la corsa possiede quella che sfugge i climi caldi e che è propria dell’ Europa centrale; ovvero la forma corsa è in- signita dal carattere d'endemicità, o à comune alla zona mediterranea, mentre la sicula è meno diffusa, accantonota per esempio nelle parti centrali e più meridionali di essa zona; o finalmente l'una forma e PL v LV CANIS VA 3 TR AN) PPT CP ANR MAINE u tto de: Le DI KOBE = STRATO DM PET er È [AVETE v f ew ranae x EI eM , mu ` . l’altra amano il clima proprio di paesi freddi, o vi ha una combina- zione del primo e del secondo caso. Così la Corydalis cava fa in Cor- sica, mentre in Sicilia vive una forma orientale (la C. densiflora Prsl.), che come la parnassica B. H., la pseudocava Pant., la tenuis Sch. è l equivalente di un tipo nordico; e di tipo nordico sono i Doronicum corsi (D. corsicum, D. grandiflorum) e appartenenti alla sezione Aro- nicum; il siculo è eminentemente orientale (D. caucasicum) e della se- zione Eudoronicum. Nella Corsica c'à l'Angelica sylvestris, in Sicilia la nemorosa; nell’ una il Conopodium denudatum, nell altra il capilli- folium; là il Polygonatum officinale, qua il Gussonii. Dei Pteroneurum la Sicilia ha una forma orientale (Pt. graecum), la Corsica un’ ende- mica (Pt. corsicum); dei Peucedanum quella una forma endemica (P. nebrodense), questa due (P. paniculatum e P. heterophyllum); dei Phy- sospermum la prima l'acteaefolium, che condivide solo con l'Italia me- ridionale, la seconda l’ aquilegifolium, sparso in tutto il mediterraneo. Hanno entrambe una Pyrola dell'Europa media: l’ una la P. secunda, crede probabile che il faggio sia stato in Sardegna soppiantato dal dalla quercia. (!) F. ParLatorE (Etudes sur la geogr. bot. de l'Italie. Paris 1878, pag. 39), castagno e un Pew ni Paltra la P. chlorantha; entrambe un’Adenostyles: l’ una l hybrida, | r altra l alpina. Questi fatti statistici ci persuadono delle vie differenti, onde Sicilia e Corsica poterono arricchirsi di piante, a preferenza della Sardegna. Lasciando stare l'esistenza di molte piante orientali, che caratterizza la prima di quelle isole, e che niente ci sorprende, stante la sua posi- zione geografica: dovremo por mente a quella delle specie dell’ Europa NT TN e UNE centrale, estranee fin qui alla Sardegna, la cui posizione parrebbe in- tanto più idonea a dar loro rieetto. Esse compongono in ragguardevole u 45237 Mn CES Le PTE ap parte l’elenco qui sopra recato. Ma l'idea delle facilità, onde la Sicilia En zut Ce A potè partecipare al possedimento di siffatte specie (per via della sua connessione col continente più a lungo durata) confortasi sempre meglio con la considerazione di altri fatti di statistica botanica; fra i quali solenne stimo quello dell’esistenza di altre congeneri (oltre le specie possedute in comune con la Corsica), il cui habitat si estende assai nel- l’Italia peninsulare od anche in tutta Europa. Tali sono le Alsine gra- minifolia, mucronata, recurva, l'Acer opulifolium, le Lysimachia nemo- rum, Y Euphorbia amygdaloides, il Pinus nigricans, VOrchis maculata, il Carex Oederi, ece.; che testimoniano il loro genio nordico e la loro via di penetrazione nell’ isola, rimanendo generalmente confinate nella porzione nord-est della stessa, o talora comparendo solo a grande al- tezza sull’ Etna. rie Ca Vo a Sr or STAMI CE ve ee à ZAR. Pit CREAR et 5 = Dorr. MARCO PITZORNO Di aleuni antichi professori di botanica dell'Ateneo Sassarese, Visto l'ardore suscitato specialmente dalla recente opera del SACCARDO, ed il grande studio con cui oggi si vanno ricercando dati storici sugli orti, sugli erbari e sui botaniei antichi, non eredo di fare cosa superflua col dare anch'io qualche notizia su tre botanici, che insegnarono nel- P Ateneo Sassarese. ; Nella prima metà del secolo XVI il Comune di Sassari, assieme ad altri istituti d’ istruzione, apriva e manteneva a sue spese un orto bo- tanico, come si rileva dal Manual dé Memorias Antiguas del dott. Marrın BoLona. Nel 1558, sorto l'Ateneo Sassarese per opera di ALessio Fontana e di GASPARE Vico, e nel 1611, per la generosità di ANTONIO CANOPOLO e com- pletato eon l'aggiunta della facoltà medica, vi fu annesso l'orto bota- nico, e coltivato per molto tempo, finchè per difetto di dotazione venne abbandonato. Per mancanza di documenti, dovuta: alle vicende, ora prospere, ora misere del nostro Ateneo, è perchè la Botanica non aveva una cattedra speciale, non sappiamo con precisione chi abbia insegnato questa ma- teria fino al 1765: nel qual anno l’Università, che già da aleun tempo ‚era chiusa, fu restaurata, riordinata con criteri moderni, e messa sotto la diretta sorveglianza dello stato. Il primo, che tenne l insegnamento Materia medica, fu FELICE Tanasso, distinto e chiaro medico piemon- tese, dei meriti scientifiei del quale fa fede il decreto, col quale veniva nominato RE datato da Torino il 21 Settembre 1765 (!). (t) « Le accertate vantaggiose informazioni, che abbiamo dei talenti e capacità - singolare del dottore aggregato del collegio di Fisica e Medicina in questa Uni- della Botanica, secondo l' ordinamento del tempo, unito ad Anatomia e - che egli insegnasse sino al 1797. Nel 1798 veniva, in seguito a concorso, nominato professore di Bota- nica e Materia medica, il dottore collegiale Gavino Pırrauıs. Questi | nacque a Sassari nel 1757; e, dopo compiuti i corsi di Filosofia e Ret- torica, studiò Medicina nel nostro Ateneo, ove si laureò nel 1789. Indi passò dieci anni nelle Università di Pisa e Pavia, ove ebbe campo di fu nominato professore di Botanica, Materia medica ed Anatomia; catte- dra che tenne sino al 1826, nel quale anno morì. I suoi meriti, come me- dico, come filantropo e come scienziato furono grandissimi; e per questi venne da Carlo Felice innalzato alla dignità equestre, e nominato vice- protomedico generale dell'isola. Delle materie di cui egli teneva l’ in- segnamento, la Botanica parve la sua prediletta; allo studio della quale dedicò tutta la sua vita. Il suo più grande merito è quello di essere stato il primo a studiare abbastanza ampiamente la flora sarda, e frutto di questi suoi studi fu un lavoro, che. per la sua morte, rimase inedito: La Flora Turritana; nella quale egli aveva descritto oltre 2000 piante p della Sardegna settentrionale. Il manoscritto di questo importante la- TERN TES E MA £ I. voro fu poi lacerato da persone. che non ne conoscevano il valore, ler- diee lo storico sardo PasquaLe ToLa, di coloro che dopo di lui furono addetti all’ insegnamento. Questo fatto però non diminuisce il merito suo, la flora della parte settentrionale della Sardegna. Nel 1804, pur rimanendo preposto all’ insegnamento della Botanica il prof. Pırrarıs, la direzione dell’ Orto Botanico veniva affidata al profes- segno di 400 lire piemontesi. Il Rolando nacque a Torino il 16 giugno versità, Felice Tabasso, ed il continuo ed indefesso studio con cui da parecchi | annisiè specialmente applicato alla Botanica ed Anatomia, ci hanno determinato e prescieglierlo per appoggiargliene la lettura nell’ puni di Sassari da noi pra ristabilita, persuasi che si farà un impegno di ben corrispondere alla nostra aspettativa e premura per li vantaggi di quella din studiosa... ecc. ». Di questo valente insegnante non abbiamo altre notizie; & probabile perfezionare ed accrescere la sua coltura scientifica. Ritornato in patria, bario dell'autore andò perduto per l’ indifferenza e l’ ignoranza, come - ed a torto il Morıs lamenta, che prima di lui nessuno avesse illustrata sore di Medicina teorico-pratica, dott. Luiar Roanpo, coll’ annuo as- tice de, * ANTICHI PROFESSORI DI BOTANICA DELL'ATENEO SASSARESE 1773, e si addottorò in quella Università nel 1793; a 28 anni, dietro una z prova brillantemente sostenuta, veniva aggregato al collegio medico del- l'Ateneo Torinese; nel 1804 aveva già acquistato fama di valente scien- ziato, e veniva nominato professore di Medicina teorico-pratica coll ob- PECES. 1S bligo dell' attendenza al compimento dell' orto botanico. Egli insegnó a Sassari sino al 1814; nel quale anno passó all' Uni- versità di Torino, all’ insegnamento dell'Anatomia. Allora il suo nome aveva già varcato i confini del piccolo regno sardo, e le Accademie an- C ti agi: è davano a gara nel nominarlo loro socio: così lo vediamo membro del- l'Accademia dei Fisiocritici di Siena, dell’Accademia Italiana di Scienze, Ju e RENE REA TR Fe MERE a SUE Lettere ed Arti, dell’Accademia Reale di Scienze, delle Accademie Me- dico-chirurgiche di Livorno e di Napoli, della Società Medica di Emu- lazione, delle Società Mediche di Parigi, di Lione, di Lovanio. Du- Ba M. rante la sua permanenza a Sassari fu vice-protomedico, ed al suo ri- torno a Torino, medico di eorte. Dopo una vita interamente dedicata allo studio, e quando ancora poteva rendere segnalati servizi alla scienza, Rolando moriva nell'età di 58 anni, il 20 aprile 1831, nella sua To- rino. L' Ateneo Turritano nel 50."? anniversario della sua morte, de- gnamente commemorava l Illustre Scienziato, inaugurando, presenti i rappresentanti di tutti gli Atenei Italiani, una lapide nell'aula magna, à perpetuo ricordo del Grande Scienziato Italiano. Mentre i più cono- «scono il Rolando per i suoi meriti anatomici e specialmente per le sue geniali ed importanti ricerche sul Sistema Nervoso, ben pochi sanno che egli fu un valente naturalista; egli infatti oltre ad essere esimio medico, fu botanico e zoologo insigne: e le scienze da lui coltivate fe- | cero tutte, per suo mezzo, qualche passo nella via del progresso. Nu- merosi lavori egli ci ha lasciato; fra i quali piacemi ricordare i se- guenti, che sono forse meno conosciuti , e che riferisconsi a tutto il campo della biologia : Del passaggio dei fluidi allo stato dei solidi organici, ossia Pe ma- zione dei tessuti vegetali ed animali, ece. (Mémoires de l'Aeadémie Im- périale des Sciences, Turin 1831). Memoria sulla causa da cui dipende la vita degli esseri organici. Firenze 1807. 11. Malpighia, anno XIII, vol. XIIL FR a S 5 pr x. A x SA = SE MN E O. MATTIROLO O. MATTIROLO — Sulla Mannite contenuta nelle Tuberacee. Le presenti osservazioni hanno rapporto alla identificazione di una . sostanza cristallizzata, la quale spesso si deposita in grande abbondanza sotto forma di aghi sottili, bianchi. splendenti nei barattoli dentro ai quali vengono conservate sotto alcool le Tuberacee in genere. Questa sostanza si nota, più o meno abbondante, in quasi tutte le specie di Tuberacee, segnatamente quando si tratta di individui giovani; in quello stadio evolutivo cioè, nel quale le spore non sono peranco for. mate e gli aschi si presentano riccamente provvisti di glicogeno. Ricristallizzata più volte per raffreddamento dall'aleool a 60 9/, bol- lente, mostra i seguenti caratteri: È solubilissima nell’ acqua fredda; poco solubile nell’ alcool freddo, molto più nel bollente; ha un sapore dolce; non riduce il reattivo di Fehling; l'acido solforico puro a freddo non ne annerisce i piccoli eri- stalli; il punto di fusione fu trovato costante a 169°-170°. Questi caratteri corrispondono a quelli della Mannite ; e che real- mente si tratti di Mannite è confermato dall’ analisi seguente, che io debbo alla gentilezza e cortesia dell’ egregio prof. C. UMBERTO ZANETTI della R. Università di Cagliari. Eccone i risultati: ej, trovato o V calcolato per CSH'^0* Mannite Carbonio . . . . 39.43 . 39.56 Idrogeno .... 7.77 7.68 Ossigeno . . . . 52.80 per diff? 52.86 eI. 100 00 100.00 SUN d 4 eristalli sono perfettamente simili a quelli della Mannite tanto per i re loro, quanto per il modo di Herne a ciuffi radiati; e Er ata >= : È er = B È A EE SULLA MANNITE CONTENUTA NELLE TUBERACEE . inoltre se vengono posti nell'aleool a 80 0/, saturo di Mannite chimi- camente pura, non vi si sciolgono affatto. E questa la reazione generale del Borodin, alla quale specialmente B. si ebbe ricorso nei casi in cui non si potà eseguire l'analisi quantitativa. i 3 Per ottenere dai Tartufi la Mannite in una certa quantità, occorre A sminuzzare gli esemplari e bo!lirli con alcool, che si filtra su carbone animale; per raffreddamento si ottengono così magnifici cristalli ( Tuber Excavatum Vitt. — Elaphomyces variegatus Vitt... .). La Mannite (C°H'*0‘) scoperta dal Prout nel 1806 nel succo del 9 Fraxinus Ornus Lin. à, come si sa, una delle sostanze che più. fre- : — X quentemente si incontrano nel Regno vegetale, e non à questa la prima volta che viene avvertita anche nelle Tuberacee. Bouillon-Lagrange — Vergnes — Parmentier — Payen — Lefort È Chatin, eec., la riscontrarono nelle analisi fatte sui Tuber eduli. Con questa nota ho voluto semplicemente indicare ai botanici colle zionisti, quale sia il valore chimico di quei cristalli che così frequente- mente si osservano nelle collezioni di Funghi in alcool (1). Noto però che oltre alla Mannite l’aleool potrebbe precipitare o scio- gliere o cristallizzare innumerevoli altre sostanze; onde sarà bene an- dar cauti prima di dichiarare come Mannite qualsiasi produzione eri- stallina, che si avesse ad osservare nei barattoli delle collezioni. 3 pb et Le gps à S fd WE ow. i LAM CANC CEP TENEO er LS PE ESI me ur s Firenze, 9 giugno 1899. (1) Per ang io mi sappia fu riscontrata Mannite nei generi seguenti: ar - Cantharellus - Clavaria - Clariceps - er Hydnu E erg - urne - Penicillium - Peziza-Polyporus - Tuber .... ricus n GIACOMO CECCONI Dorr. GIACOMO CECCONI Seconda contribuzione ‚alla conoscenza delle galle della Foresta di Vallombrosa. Dopo la mia Prima contribuzione alla conoscenza delle galle della foresta di Vallombrosa (!), non tralasciai la ricerca di queste anormali produzioni, e, avendone messo insieme un numero non trascurabile di nuove per questa flora, mi sono creduto in dovere di pubblicarle. GYMNOSPERMAE. / i . . Fam. CONIFERAE. d Acarocecidi. TAXUS BACCATA L. Eriophyes (°) psilaspis Nal. C Massalongo, Acaroceeidı nella Flora Veronese, Nuovo giornale bot. it., vol. XXIII, pag. 478, n. 19, 1891. Galle rotonde, a palla, di color verdiceio dapprincipio, appresso gial- lastre e color nocciuola che diventa sempre più intenso e più oscuro. Si presentano dapprima compatte, ma nel loro ulteriore sviluppo si aprono lasciando un piccolo foro al loro apice. Sono le brattee supe- riori del frutticino giovane che, molto ipertrofiche, sono cresciute anor- malmente e l’hanno ricoperto; difatti, guardando dei frutticini giovani non attaccati da questo acaro, si vedono le brattee sviluppate normal- mente tutto attorno ad essi e il frutticino sporge fuori per un certo tratto. Queste galle si trovano tutte vicino ai frutti giovani, e a con- È feste di anca sono molto più grandi e visibilissime. E sense i m XL vol. XI, 1897 nome generico di Phytoptus eon quello di Zriophyes, per i aliam apportato dal Nalepa nel suo lavoro: Eriophyidae (Phy- in Tierreich, Lief, 4, Berlin 1 EJ | Nalepa nel ricordare questo animale dice che produce le galle nelle gemme del Tavus, senza stabilire la natura di queste; lo Sehlech- tendal dice che si trova nelle gemme fogliari e fiorali; il Massalongo trovò un Phytoptus, senza precisarne la specie, sulle gemm terminali dei rami; io trovai le galle costantemente sopra una pianta femminile, e inutilmente feci accurate e ripetute ricerche sopra piante maschili che eres-evano vicine; di più vidi queste galle sempre lungo il tratto di rametto sul quale crescono esclusivamente gemme femminili, men- tre le gemme vegetative si trovano sempre all'apice del ramo. Facendo delle sezioni lungo l’asse di queste galle e osservandole al microscopio, mi convinsi trattarsi di fior femminili anormalmente sviluppati. Resta così provato che quest'acaro, almeno quassù, attacca esclusivamente le gemme femminili. Non molto frequente, sopra una sola pianta femminile vicino al Lago. SORDI ERES COMMUNIS L. Eriophyes xéodtioelus Thomas. G. Canestrini. Prospetto dell' Aca- rofauna italiana, parte V, pag. 609-10-11 tav. 47, fig. 5; tav. 48, fig. 5; tav. 54, fig. 1, 7. C. Massalongo: /ntorno ad wn nuovo tipo di Phytopto- cecidio del Juniperus communis L. Nuovo giorn. bot. it. vol. XXII, 1890. Le bacche, poco più grosse delle normali, un po’ depresse, presentano all’ apice tre aperture lineari disposte in senso radiale, confluenti al | centro. Piuttosto rara quassù; trovai pochi frutti infetti nei ginepri a | sinistra della strada da Vallombrosa al Lago. ANGIOSPERMAE. Fam. CUPULIFERAE. Acarocecidi. CORYLUS AVELLANA L. Eriophyes a a a Targ. 6. Canestrini, op. eit., pag. 611- 12, tav, 52, fig. 9 t GIACOMO CECCONI Gemme deformate, chiuse a palla, verdiccie e della grossezza di un pisello da principio, si ingrossano e si aprono in seguito a rosetta, con una colorazione nocciuola, quasi uniforme, e ricoperta di fitti e corti peli di questo colore. Le squame esterne sono molto anormali, presen- tandosi ispessite in modo visibilissimo e nel loro interno, generalmente lungo la parte mediana, si trovano dei rilievi irregolari e irregolar- mente disposti, quasi spugnosi, di colore rossiccio scuro, fra i quali vi- vono numerosi i Phytoptidi. Questi sono di color bianco, molto sviluppati e si vedono banissipa anche coll’aiuto di una semplice lente. Le squame interne, anch’esse di ‘A color nocciuola, sono poco sviluppate e coneresciute insieme formano una | massa irregolare, ripiegata, che occupa tutto l’interno della gemma anor- male e anche su queste i Phytoptidi sono frequenti. E Queste gemme deformate le trovai in quantità il 23 giugno del pas- sato anno sui rametti giovani e bassi di una pianta che cresce dietro l'Istituto e in piante che crescono in diversi punti della foresta. = CANON Ditterocecidi. © È CORYLUS AVELLANA L. Stietodiplosis corylina F. Lw. A. Trotter, Contributo alla cono- scenza degli entomocecidi italiani, ecc. Rivista di Patologia vegetale, a. VII, 1899, n. 9-12, pag. 6, n. 9. Sul finire dell'estate negli amenti maschili giovani si nota una note- vole ipertrofia, trasformandosi essi in corpi quasi a forma di pera o quasi globosi che occupano tutto intero l’amento, o come avviene spesso una sola parte, rimanendo l’altra sviluppata normalmente. Le larve di . colore bianchiecio vivono alla base delle scaglie degli amenti. . Non frequente, lungo la via del Lago, il 19 settembre di quest'anno. Joardecetdi. CARPINUS BETULUS L. Rn Briophyes macrotrichus Nal. Canestrini, op. ra pag. 675-76, tav. : a a hi e Er 99, fig. 5. C. Massalongo, Acarocecidi nella flora veronese. Nuovo Gior- nale bot. it. 1891, pag. 32-33, n. 24. Deforma le foglie in modo caratteristico: in esse si nota una evi- dente pieghettatura e un arrieciamento lungo le nervature secondarie, che nella pagina inferiore sono sollevate a carena. Questa deformazione talora si stende all’intera foglia che si presenta tutta pieghettata e arricciata. Comune al Vignale sulle foglie di una pianta vicina alla vasca, circa la metà di luglio. Ditterocecidi. 3 FAGUS SYLVATICA L. Cecidomyidarum sp. Massalongo, Le galle nella Flora italica, n. 55, tav. X, fig 7,8. à Ripiegature turgide e sporgenti sulla pagina inferiore delle foglie, lungo le nervature secondarie. Vedi a tale proposito la bella descrizione che ne dà il Massalongo. Non frequente; trovai poche foglie che presentavano queste galle carat- teristiche sopra una pianta cespugliosa, al limite superiore della faggeta. Emenotterocecidi. QUERCUS CERRIS L. Andrieus Cydoniae Gir. Massalongo, op. eit., n. 121. Le galle quasi legnose, ovate, provenienti da gemme ipertrofiche, della grossezza di una ciliegia, sono ricoperte da una fitta lanuggine grigia- stra, in mezzo alla quale vengono fuoti delle porzioni di foglie Mon Lungo la strada del Lago. Ditterocecidi. QUERCUS ILEX L. Dryomyia Lichtensteinii F. Löw. C. Massalongo, op. cit., n. 193, tav. XXXIX, fig. 3, 4. RA ES ST apo dE dE VER a que 77 EET Poche pA e TA mW. Wa p2 È x a ur a Sulla pagina inferiore delle foglie si notano galle a borsetta, pi o | meno irregolari, di forma generalmente allungata. ricoperte di peli nu- * merosi, bianco-verdicci, che danno alla galla una colorazione uguale alla pagina fogliare sulla quale eresce. Sulla pagina superiore corri- sponde una stretta fessura allungata ch» è |’ ian il quale comunica colla cavità unica della galla. Le trovai raramente sulle piante sotto il Masso del Diavolo; il Prof. Bezzi, dopo la pubblicazione del mio primo contributo, mi comunicava gentilmente che in esemplari da erbario, provenienti da Vallombrosa e donati al R. Liceo di Sondrio dal sig. Piccioli, vi erano galle prodotte da questo dittero su foglie di leccio. Ditterocecidi. QUERCUS PUBESCENS Willd. . Macrodiplosis dryobia F. Löw. C. Massalongo, op. cit., n. 88, tav. XVIII, fig. 4. Produce sui lobi delle foglie un riplegamento verso la pagina infe- riore, combaciando quasi questa porzione ripiegata colla lamina fogliare e lasciando solo una piccola cavità, dentro la quale vivono le larve. Queste parti ripiegate hanno generalmente una tinta giallo-verdastra , talora eon punteggiature rossiccie. Abbastanza frequente lungo la strada T'osi-Paterno sui primi di giugno. Clinodiplosis Liebeli Kieff. C. .Massalongo, op. cit., n. 196, tav. XXXIX, fig. 5. A differenza della Macrodiplosis dryobia F. Löw., questa specie vive allo stadio di larva dentro uno stretto arrotolamento della lamina della foglia, nella porzione che separa due lobi e diretto verso la pagina su- periore. Queste galle sono meno frequenti di quelle della specie sur- ricordata e si trovano con quelle sulle stesse piante lungo la strada Tosi-Paterno, in giugno. Imenotterovecidi. " QUERCUS SESSILIFLORA Sal. Cynips polyeera Gir. C. Massalongo, op. eit., n. 140. Galle uniloeulori, a forma di cono rovesciato, inserite coll' apice al- l ascella delle foglie, di color verdastro, durante il principio del loro sviluppo, con l:gg. re sfumature rosso-vinato sul disco superiore e sulle appendici che sono in numero di tre a sei, più o meno sviluppate e terminanti in punta. Queste galle, più tardi, diventano rosso-seure e in fine color legno-scuro e di consistenza legnosa. Non molto frequente al Saltino e sotto il Masso del Diavolo. Fam. SALICACEAE. Acarocecidi. SALIX ALBA L. Eriophyes tetanotrix Nal. Canestrini, op. cit., pag. 680-81-82, tav. 56, fig. 4, 6. Galle di eolor verde o rossiceie, sporgenti tanto sulla pagina supe- riore quanto sulla inferiore, generalmente isolate, ovali, piecole, talora in gran numero sopra una stessa foglia e concrescenti. Numerose sulle piante attorno alla vasca dei gamberi, in giugno. Imenotterocecidi. SALIX ALBA L. Nematus gallicola Westw. C. Massalongo, op. cit., n. 112, tavola . XXIV, fig. 2. | Galle globose, allungate, sporgenti sulle due pagine della foglia, ta- lora vicino alla costa principale, talora vicino al margine e spesso anche nello spazio compreso fra la foglia e il margine, occupando raramente tutto questo spazio; sono generalmente di colore verdiceio chiaro sulla pagina inferiore e verde giallognolo rossiccio sulla pagina superiore, fa cendosi sempre più scure, progredendo nel loro sviluppo. Generalmente. si nota una sola galla per foglia e molto raramente ne trovai due. Comunissima sopra una pianta che cresce attorno alla vasca dei gam- beri, sui primi di giugno. SALIX CAPREA L. Nematus gallicola Westw. C. Massalongo, op. cit., n. 113. Galle che hanno l’ aspetto di un piccolo fagiolo, sporgenti sulle due pagine, e ciascuna metà con colorito che uguaglia quello della rispettiva 4 pagina dapprineipio, ma poi si fanno rossastre; occupano generalmente la porzione di mezzo fra il lembo e la nervatura principale. Non frequente sulle piante dei prati circostanti, ai primi di giugno. Acarocecidi. SALIX PURPUREA L. Cecidophyes truneatus Nal. M. P. Misciatelli, Vuova contribu- zione all' acarocecidiologia italica. Malpighia, anno XIII, vol. XIII, 1899, n. 59. ; | Questa specie produce uno stretto e più o meno lungo accartoccia- mento del margine della foglia, rivolto generalmente verso la pagina inferiore, pochissimo visibile. Poco frequente al Lago, in maggio. Coleotterocecidi. POPULUS ALBA L. Saperda populnea L. C. Massalongo, Nuovo contributo alla cono- scenza della entomocecidiologia' italica. Seconda comunicazione, Nuovo | giornale botanico italiano, vol. II, 1895, n. 31. — R. Solla, Enumera- zione dei casi patologici osservati nella foresta di Vallombrosa. Bull. Soc. bot. it., settembre 1896, p. 275. . Lungo i rami la larva di questo coleottero si scava una galleria nella a E 2 re di $ GALLE DI VALLOMBROSA - massa legnosa ingrossata per un processo iperplastico specialmente a — .— spese dei raggi midollari e del tessuto fibroso; si vedono cosi lungo i E rami degli ingrossamenti ovoidi o globosi, piü o meno sviluppati* Dentro questa cavitä la larva apoda, cilindrica, di colore giallo pallido lucente, d AU Ti COTTE passa due anni di vita, trasformandosi poi in vinfa, disposta col capo all’ingiù, e in fine in insetto perfetto che si apre un foro di uscita = quasi rotondo. Questa uscita l'osservai nella prima metà di maggio; k E. poco dopo la femmina depone sui rami le uova dalle quali si svilup- Neg : pano le larve che si aprono la strada verso l’ interno. 2 È Osservando parecchi di questi ingrossamenti, comuni ‘quassù sulle jo piante dei prati circostanti, trovai, nella prima metà di maggio, in al- — e cuni larve, più o meno sviluppate, in altri ninfe al termine quasi del | loro sviluppo e in altri insetti appena sviluppati. Esmitterocecidi. POPULUS NIGRA L. ` 3 Pemphigus bursarius L. C. Massalongo: Le galle nella Flora ita- E lica, n. 15, tav. IV, fig. 2-5. Lungo il pieciuolo della foglia, nel punto di inserzione di questo nel ramo e ancora sul ramo stesso si notano delle galle rossiccie, general- mente della grossezza di una piccola ciliegia, di forma globosa, irrego- lare, con una prominenza all'apice notevole, patente, nella quale si apre l’ ostiolo. è Frequente a Pelago su piante alte lungo il fosso, nei primi di giugno. Pemphigus affinis Kalt. C. Massalongo, op. cit. n. 14. Trovai molto numerose sulla stessa pianta, dove raccolsi le galle pro- dott dal P. bursarius L., foglie ripiegate in parte verso la pagina su- : periore o totalmente lungo la nervatura principale, verso la pagina in- | feriore, raramente verso la pagina superiore, colle due metä comba- cianti quasi compiutamente e che lasciano delle cavità più o meno grandi, che si mostrano esternamente mediante rigonfiamenti; queste foglie sono generalmente un pò scolorate con delle sfumature rossiccie. Sui primi di giugno a Pelago; circa la metà di e alla Romola. Acaroceeidi. E 3 POPULUS TREMULA L. Eriophyes dispar Nal. A. Trotter: Zoocecidi della Flora modenese e reggiana. Atti della Soc. dei Naturalisti di Modena, Ser. III, Vol. XVI, anno XXXI. Modena 1898. à In primavera, al comparir delle foglie, si trovano dei giovani ra- metti anormali, i quali sembrano degli scopacei prodotti da funghi, 24 5- ao molto visibili. Sono formati da un asse prineipale attorno al quale sono disposte le foglie molto piü piccole delle normali e, per l’accorciamento degli spazi internodali, molto ravvicinate, coi pieeiuoli poco sviluppati. Le foglie sono ispessite, e, dapprima di un bel verde. vanno assumendo poi una colorazione rossiccio-verdastra oscura, specialmente sui mar- gini accartocciati verso la pagina superiore. Questi rametti anormali sono abbastanza frequenti nelle piante lungo la strada da Vallombrosa a Tosi, verso Taborrà, ecc., ai primi di giugno. Coleotterocecidi. POPULUS TREMULA L. Saperda populnea L. R. Solla, op. cit. pag. 275. Confronta la descrizione data Sopra pel P. alba. sg Fam. URTICACEAE. ERRANG + NOR I Ditteroceeidi. URTICA DIOICA L. EN ZI SITE I e SI EN MET wi DAE E e ECT i E Perrisia urticae Perr. C, Massalongo, op. cit., n..103, tav. XXXVII, fig. 3, 4. "s : Galle della grossezza di un grano di pepe, di forma subglobosa, irre- golari, di color verde-chiaro dapprincipio, poi con una tinta rossiccia, | ricoperte da corti peli ispidi. Sporgono sulle due pagine della foglia, e generalmente crescono lungo le nervature principali o secondarie, ta- GALLE DI VALLOMBROSA lora sul piceiuolo, nei peduncoli fiorali o lungo il fusto. L’ ostiolo di questa galla uniloculare si apre sulla porzione che sporge sulla pagina superiore, a guisa di boccuccia, abbastanza ampia. "* 3 Pochi esemplari nelle vicinanze di Reggello ai primi di luglio. E Emiltterocecidi. ULMUS CAMPESTRIS L. Schizoneura lanuginosa Hart. Vedi la mia prima contribuzione, .. p. 19. C. Massalongo, op. cit, n. 29, tav. VIII, fig. 2, tv. X, fig. 1. 3 Abbastanza frequente a Paterno. Acaroceecidi. ULMUS CAMPESTRIS L. Eriophyes campestricola Frauenf. G. Canestrini, op. eit., p. 676- 77, tav. 52, fig. 12 (superiore). Sulle foglie si notano delle piccole galle di circa un iiltimetro di diametro, vescicolari. che sporgono sulle due pagine, ricoperte di peli, anche tutta la foglia. Comune, sui primi di giugno a Pelago, in piante nn tenute a siepe. Fam. LAURACEAE. Emitterocecidi. LAURUS NOBILIS L. Trioza Lauri Lichtenst. Targioni Tozzetti. Ann. di Agricoltura 1888, p. 412-13. La deformazione molto conosciuta delle foglie, che hanno una parte del lembo ripiegato in basso e scolorato, la rinvenni vicino a Tosi e a Reggello. di color verde pallido dapprima, poi bruno giallastre; talora occupano | GIACOMO CECCONI - Pi polti a CE es TA aaa RM TS a | P EU Sava TR E "Eg ot ATA Mi LINT ZI a EEE 2 AIR RE b421.2 d er sica Fam. ACERACEAE. Acarocecidi. ACER OPULIFOLIUM Will. Eriophyes maerorhynehus Nal. Massalongo, Sopra aleune milbo- galle nuove per la flora d’Italia. Quarta comunicazione, Bull. della Soc. bot. it. 1898, n. 2, p. 35, 36, n. 23. Sulla pagina superiore delle foglie si notano numerose galle a forma di piccole vescicole, generalmente rossiccie, con un ostiolo ipofillo, o- struito da numerosi peli lunghi di colore pistes. Corrisponde al Ce- ratoneum vulgare Bremi. Comunissimo, lungo la strada del Ua. in giugno. Fam. CELASTRACEAE. Acarocecidi. EVONYMUS EUROPAEUS L. Ceeidophyes convolvens Nal. G. Canestrini, op cit., p. 684-85, tav. 56, fig. 7. T Questa specie cagiona l'arrieciamento o ripiegamento più o meno am- pio del margine delle foglie, generalmente verso la pagina superiore. Molto frequente al Masso del Diavolo in giugno e luglio. Fam. ROSACEAE. CRATAEGUS OXYACANTHA L. | Aphis erataegi Kalt. C. Massalongo, Le galle nella flora italica, n. 9. Per opera di questo emittero, le foglie si presentano ripiegate o ac- | eartocciate verso la pagina superiore, formando un rigonfiamento di co- GALLE DI VALLOMBROSA 167 Ditterocecidi. CRATAEGUS OXYACANTHA L. E Perrisia Crategi Winn. C. Massalongo, op. cit. n 46, tav. 12, fig.1, 2. EC All'apice dei rami si osservano delle rosette di foglie e di stipole, E ravvicinate fra loro per anormale sviluppo di una porzione di ramo, Eur ricoperte, tanto sulla pagina superiore che inferiore, di emergenze a E E forma di aculeo che termina con un ingrossamento a capocchia, di co- 3 lore rossastro e quasi globoso. E. . Non frequente a Paterno; ne raccolsi nella seconda metà di luglio. 4 d Acarocecidi. 3 SORBUS ARIA Ehrh. LE Eriophyes pyri Nal. Canestrini, op. cit., p. 736-37, tav. 48, fig. 9; ES tav: 36, fig. 5. E Le foglie di questa pianta presentano sulle due pagine come delle E pustole pià o meno grandi, isolate o riunite fra loro, che danno luogo a macchie sbiatlite, pià o meno ampie, che corrispondono a turgescenze poco grandi dentro le quali vivono gli animali. Piü tardi queste mac- chie, dopo essere divenute gialle e giallo rossiecie, si fanno compiuta- mente oscure. Non frequente al Masso del Diavolo. SORBUS AUCUPARIA L. Eriophyes pyri Nal. (= Phytoptus sorbi Can.). Canestrini, op. cit., p. 636-37-38, tav. 47, fig. 14; tav. 48, fig. 9; tav. 55, fig. 5. Circa la fine di maggio e sui primi di giugno molto frequentemente le foglie presentano le foglioline con macchie di color verde sbiadito, più o meno ampie, più o meno numerose; sulla pagina inferiore corri- spondono dei leggieri sollevamenti dell’ epidermide, anch’ essi scolorati. Coll’ andar del tempo tutte queste porzioni della ee seolorata di- | ventano gialliccie e in fine giallo-rossiccie scure. GIACOMO CECCONI Tutti gli anni si osserva una infezione molto notevole da parte di quest’ acaro sulle piante di sorbo vicino al pallaio. Imenofteroceeidi. ROSA AGRESTIS Sav. Rhodites Mayri Schlecht. C. Massalongo, op. cit., n. 154, tavola XXXII, fig. 1. Per la descrizione vedi la mia Prima contribuzione, p. 26. Non frequente sotto il Saltino in giugno. Ditterocecidi. ROSA CANINA L. Perrisia rosarum Hardy. C. Massalongo, op. cit., n. 89. Le foglioline si presentano ripiegate verso la loro pagina superiore, lungo la nervatura principale, col loro margine che si riunisce più o meno, e dà luogo ad una cavità con pareti molto ipertrofizzate, e il tutto prende l’aspetto di un rigonfiamento allungato che si colora, spesso compiutamente, in rosso. Nella cavità di questa galla si trovano le larve di colore bianchiccio, quasi trasparenti, che girano sulle pareti bagnate di un umore che cola dalle pareti stesse. Spesso l’intera fogliolina costituisce la galla, e si presenta allora tutta di color rosso. Tutti gli anni, in estate, si ha una vera invasione sulla siepe di rose, lungo la vasca grande, per parte di queste larve. Emitterocecidi. PRUNUS MAHALEB L. Aphis Mahaleb Koch. C. Massalongo, op. cit., n. 24. ; Le. foglie che si trovano all’ estremità dei rami si accartocciano in parte o anche del tutto verso la pagina inferiore, risultandone cosi come delle borsè i pom rigonfia, dentro le quali vivono numerosi gli ani- mali. Le foglie così trasformate si distinguono chiaramente dalle nor- mali anche pel loro colorito, diventando gialliccie. Frequente su piante vicino all'albergo, nella prima metà di luglio. a PRUNUS AVIUM L. È Myzus cerasi Fabr. M. Bezzi: Primo contributo allo studio della E cecidiologia trentina. Atti della I. R. Accademia di scienze, ece., in Ro- E. vereto, ser. III, vol. V, fasc. I, 1899. Molto frequentemente si trovano sui ciliegi sparsi qua e là per la foresta, specialmente lungo la via del Lago, fra i castagni, le foglie ter- minali dei rami, di colore un pò più scuro, rieurve, ripiegate e addos- sate fra loro, inerespate, con delle macchiette rossiecie e con gli animali fra queste crespe. Generalmente su piante giovani, in giugno e luglio. Fam. PAPILIONACEAE. Acarocecidi. SAROTHAMNUS SCOPARIUS Koch. Eriophyes Genistae Nal. C. Massalongo: Sopra alcune milbogalle nuove per la Flora d'Italia. Bull. Soc. bot. it. 10 dicembre 1893. . Produce molto frequentemente sulle gemme laterali galle spesso ro- tonde, della grossezza di un chicco d'uva, o più piccole, generalmente . sessili, di colore grigiastro, dato da numerosissimi peli che le ricoprono; ‚sono costituite nel loro interno da un cortissimo rametto, attorno al quale si trovano numerose foglie più corte e più larghe delle normali, | tutte pelose. Talora queste galle sono numerosissime sopra una stessa pianta, e risaltano anche a distanza col loro colorito grigiastro sul verde Oscuro di essa. is la via del Lago, ecc. 12. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. . Comune nelle tagliate di abeti, lungo la strada Tosi-Vallombrosa, lungo BDitteroceecidi MEDICAGO LUPOLINA L. Perrisia lupulinae Kieff. C. Massalongo, op. cit., n. 69. tav. 37, fig. 2. All’ascella delle foglie si notano delle piccole galle, pelose, rigonfie, _ che provengono da gemme ipertrofizzate, e sono costituite da stipole ri- gonfie notevolmente. fe Da una piantina raccolta nelle vicinanze del Lago il 4 giugno, ot- tenni due giorni dopo l’ insetto perfetto, e l'egregio Prof. Bezzi confermò . trattarsi della specie in discorso. Fam. SCROPHULARIACEAE. Ditterocecidi. SCROPHULARIA CANINA L. Asphondylia verbasei Schim. C. Massalongo, op. cit., n. 95. Invece dei fiori normali si osservano dei rigonfiamenti della grossezza di un pisello, di eolor verde o verde-rossiccio, dapprima turgide e in seguito floscie e increspate e di color verde-giallastro scuro. Dentro que- sta galla si notano gli stami e i pistilli deformati. Non frequente a Paterno nella seconda metà di giugno. Fam. LABIATAE. Acarocecidi. s TEUCRIUM CHAMAEDRYS L. Phylloeoptes teuerii Nal. Canestrini, op. cit., pag. 688, tav. 53, fig. 5. C. Massalongo: Acarocecidi nella Flora veronese. Nuovo giorn. ( bot. it, vol. XXIII, n. 70, 1891. Lungo il contorno delle foglie e nella pagina superiore si notano nu- - merosi rigonfiamenti irregolari, di colore giallo-nerastro, o, più propria- m mente, giallo d’oro, irti di fitti peli b'anchicci; in corrispondenza a 4 questi rigonfiamenti si vede un ripiegamento del margine verso la pa- gina inferiore, corrispondendovi un infossamento ricoperto da peli gri- giastri. Piuttosto frequente verso la Cascina Nuova in luglio. Fam. CAPRIFOLIACEAE. Acarocecidi. SAMBUCUS NIGRA L. Cecidophyes trilobus Nal. Canestrini, op. cit., pag. 683-84, tav. 44, fig. 4, 5, 9. C. Massal, op. cit., Giorn. bot. it., vol. XXIII, n. 64, 1891. Quest’acaro determina un accartocciamento dei margini delle foglio- line, verso la pagina superiore, le quali si presentano un pò scolorate e rugose, e talora, come esattamente fa notare il Massalongo, queste foglioline si mostrano deformate e involute tanto da ridursi in un corpo quasi cilindrico. Abbastanza frequente su una pianta che cresce vicino al Ponte sul Vicano, in luglio. Fam. COMPOSITAE. Ditteroceeidi. SONCHUS OLERACEUS L. Cystiphora RER F. Löw. C. Massalongo: Le gail nella Flora italica, n. 98. = Sulle foglie più grandi di questa pianta, generalmente si producono delle galle circolari, discoidali, piano-convesse, spesso in gran numero, = - di color paonazzo più o meno cupo, oppure giallo-verdastre sulla pagina superiore, con una macchia biancastra, che corrisponde alla larva di - questo colore che si trova dentro; il colore $ p chiaro nella pagina E inferiore, dove si apre 1’ ostiolo. | Comune su al dell’orto dentro l’Istituto, sui peim di agosto, ME Pa 5 ile Ze NPA CES, pi, RUE ` DE 3 etsi A Ey" eme f ah ert Ma - Emitterocecidi. HIERACIUM MURORUM L. Aphis Hieracii Kalt. C. Massalongo: Nuovo contributo alla cono- scenza della cecidiologia italica, prima comunicazione, Bull. Soc. bot. ital., n. 3, pag. 82, 1894. I margini laterali, paralleli alla nervatura principale, si arrotolano verso la pagina superiore, trasformando talora l’intera foglia in una specie di fuso. Non frequente al limite dell’ abetina, circa la prima metà di luglio. Ditterocecidi. HIERACIUM VIRGA-AUREA Coss. Cystiphora hieracii F. Lw. . Galle fogliicole a guisa di pustole rotonde, color rosso-fegato o rosso- vino, e limitate da una areola circolare stretta, giallastra, con una pie- cola macchia rotonda verde-rossiceia nel centro, più o meno visibile; nella pagina superiore corrisponde un leggero sollevamento dell’epider- mide, sotto la quale, nella porzione centrale, vive la larva solitaria; la colorazione è uguale, ma più sbiadita di quella della pagina supe- riore. Talora queste galle vengono a toccarsi insieme tanto che si ve- dono talora sulle foglie macchie molto ampie prodotte dal confluire di due, tre, quattro e talora anche cinque galle, come trovai in qualche Non e Mois circa la prima metà di. luglio. Dal Gabinetto di Storia naturale del R. Istituto Forestale di Vallombrosa Ottobre 1899. DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA Dott. FRIDIANO CAVARA Di una nuova Laboulbeniacea RICKIA WASMANNII nov. gen. e nov. spec. con Tav, VI. Il proporre un nuovo genere di Laboulbeniaceae dopo la recente pub- blicazione della splendida Monografia del Thaxter (!), può parere a tanti poco meno che una temerità. Sono stato tormentato a lungo da questo pensiero, mentre stavo studiando i caratteri del fungillo che vado a de- scrivere, ed ho dovuto cedere dinanzi alla peculiarità di essi, che mi tolsero i dubbi e le titubanze. à D’altra parte & anzi in grazia del bellissimo lavoro del Thaxter che è oggi possibile uno studio di questi singolari esseri, de’ quali oltre 150 specie sono oggi note. Nè deve fare meraviglia che forme nuove ab- biano ad essere scoperte in Europa se si pensa che delle 152 specie re- gistrate nella detta Monografia, 136 sono state trovate in America, e soltanto 19 in Europa! Devesi principalmente al Thaxter l'ingente numero di epecie ameri- cane, che si raggruppano intorno a 25 generi, dei quali 20 nuovi creati da questo illustre investigatore. Il merito di lui, che è già grandissimo per aver segnalato così numerose e svariate forme di Laboulbeniacee, aumenta per aver egli definiti, con criteri molto elevati, i caratteri - di questo particolare gruppo di esseri che erano assai imperfettamente noti. Le osservazioni comparative sopra le tante forme da lui studiate, (') Tuaxrer Rorawp: Contribution towards a monograph of the Laboulbenia- | ceae. Memoirs of the american Academy of fa Mr Sciences, vol. AIL, EN a 1895, con ur gli hanno permesso li dare forma concreta alle idee vaghe che si ave- vano prima di lui sulle affinità di questi singolarissimi funghi cogli Ascomiceti, da un lato, e colle Floridee dall'altro. I ventilati rapporti filogenetici tra queste e quelli avevano bisogno più che di semplici in- duzioni, della sanzione dei fatti, e cioè della constatazione di anelli in- termedî, di forme di passaggio, quali sono appunte offerte dalle Laboul- beniacee. Queste hanno da un lato distinti peritecci asvigeri come gli Ascomiceti, e sono dall’ altro, forniti di anteridî e di organi femminili a tricogino come le Floridee, e rappresentano probabilmente una serie di Alghe carposporiche degenerate adattatesi a vivere sopra gli insetti. Gli è colla scoperta appunto dei caratteri morfologici delle Laboulbe- niacee, messi in chiara luce dal Thaxter, che mi è stato possibile lo studio della forma interessante, oggetto del presente lavoro. Nello scorso maggio, il chiarissimo amico mio, Ab. Bresadola, m’in- viava alcuni esemplari di una Formica (Myrmica laevinodis N yl.) rac- colta a Linz sul Reno dall’ entomologo Wasmann ed a lui mandati dal prof. Rick, invasi da un fungo, supponendo si trattasse di un En- tomopathoracea, di cui vado occupandomi da qualche tempo. L'egregio - uomo, sicurissimo di farmi gradito omaggio, ricevuto il tubetto cogli esemplari, non frappose tempo nemmeno per constatare l'entità del mi- cete, e con premuroso pensiero me lo mandava. Colgo subito questa oc- casione per esprimergliene tutto l’ animo gratissimo. | . . Gli esemplari suddetti erano conservati in alcool amilico, a giudicarne . dall'odore particolare. Alla lente si scorgeva facilmente che tanto il capo, il capotorace, la parte superiore coll’addome e sopratutto gli arti, erano | resi irsuti più che dai peli dell’insetto da corpicciuoli grigiastri a forma . di clava, sì che il mio pensiero corse subito alle Laboulbeniacee. -Staccato infatti un arto da una delle due o tre formiche e fattane una preparazione in glicerina allungata ebbi tosto la conferma del mio sospetto. E ciò, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione, mi u. pel fatto che sulle formiche non sono state finora riscontrate “di Laboull DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA ganizzazione del fungo, e gli esprimevo il parere che esso fes affine | agli Stygmatomyces. Possedendo egli la Monografia del Thaxter, mi # sottoponeva alla considerazione anche il genere Peyritschiella e mi in- A a vitava, con rara delicatezza, a compiere lo studio dell’ interessante . forma. ^. Dopo aver ben consultati i volumi della Syl/oge Saceardiana, mi rivolsi all'Orto botanico di Firenze per il lavoro del Taxter, ed ottenutolo colla solita deferenza, mi aceinsi alle ricerche. N: Il materiale era assai scarso poichè di tre formiche una era real- i mente ben investita dal fungo, le altre due pochissimo, e non potevo = perciò fare una gran serie di preparati. Era anche mio desiderio di studiare il fungillo anche dal lato citologico, non fosse altro per porgere argomento di lavoro a coloro che si dedicano alla critica; e un capo ed un capotorace li sacrificai alla inclusione in paraffina; ma fu invano ; perchè da un lato il materiale non era stato fissato bene ed i nuclei * non si mostravano anche alle piü buone colorazioni, dall'altro le sezioni microtomiche colpivano spesso obliquamente i corpi fruttiferi sì chè = non vi era da trarre che poco vantaggio da siffatte preparazioni. Mi = rimisi perciò ad osservare direttamente parti di insetti sia nella glice- = rina, sia, dopo passate allo xilolo, montate in balsamo di Canadà. Chi ha avuto la opportunità di osservare di questi strani organismi, sa quanto sia grande lo stupore dal quale si è colpiti la prima volta - che si esaminano in una preparazione microscopica. Anzitutto non si riesce a persuadersi se si tratti di una produzione animale o vegetale; la loro rigidità, certe loro parti brune ad aspetto à coriaceo, chitinoso, la grande loro trasparenza li farebbero credere spe- ciali animali inferiori; ma il contesto cellulare, la determinatezza e le . dimensioni delle cellule, la stessa membrana jalina più o meno ispessita, dl eontenuto granulare, e distinti organi riproduttori, contenenti spore, non lasciano dubbio che si tratti di vegetali, e per essere privi di cloro- filla, di funghi. ’ Non minore impressione fa il lor modo di attacco sul. ‘corpo dell i in- | setto ospite, ed in ciò vi ha una straordinaria costanza in tutti i rap- FRIDIANO CAVARA presentanti di questo particolare gruppo di funghi, per cui esso va giu- dicato naturalissimo. Le Laboulbeniacee difatti non sono de’ parassiti nello stretto senso della parola, e come osserva il Thaxter (') non è che raramente che inducono coi loro organi di attacco una qualsiasi modificazione nel dermatoscheletro degli ospiti; ma ordinariamente essi si fissano sulle parti chitinose dell’ ospite con brevissima porzione della base del loro apparato vegetativo, la quale è pur essa di aspetto chi- tinoso, e l adesione è forse dovuta ad un enzima secreto, capace di intaccare la chitina dell' animale. Il fatto à che essi sono tenacemente attaccati all’ ospite nó vi è pericolo si stacchino durante manipolazioni microscopiche. Ciò nondimeno l alterazione nella superficie del corpo dell’ insetto è, si può dire, nulla; epperò resta abbastanza enigmatico il processo di nutrizione che determina il loro accrescimento, tanto più se si pensa allo spessore assunto dalla membrana delle loro cellule. Queste considerazioni venivo facendo mentre esaminavo preparazioni del fungillo mandatomi dall’abate Bresadola. Anche in un solo arto di formica mi si presentavano molti degli stadi di sviluppo di esso, dalla spora agli individui completi, pienamente fruttificati. Le spore di questa Laboulbeniacea, quali potei osservare, sia entro concettacoli (periteci), sia isolate, hanno la forma che è, si può dire, comune a pressochè tutti i rappresentanti della famiglia. Sono, cioè, lanceolate, o fusiformi, un poco asimmetriche, unicellulari da principio (fig. 1, tav. VI) poi bicellulari, con uno degli articoli più grande assai dell’ altro e munito di una specie di ala (fig. 2) o espansione dovuta ad un processo di gelatificazione della membrana ed in relazione colla funzione di attacco; poichè questa espansione corrisponde alla parte che è rivolta verso l'orifizio del concettacolo e quindi, nella deiscenza, lanciata sul corpo dell animale su cui si attacca. Il contenuto della spora è granulare. Per lo stato non buono di fissazione del materiale non riescii a vedervi nuclei. Sul corpo delle formiche che esaminai si osservavano moltissime spore a fissatesi colla loro estremità, ed in molte si scorgeva ancora l’areola m — IQ 197. mie "à circolare formata dalla espansione gelatinosa calata sull' integumento ehitinoso ed ivi appiecieatasi (fig. 3). In processo di tempo tale areola scompare o perde i suoi netti contorni,come à dato rilevare dalla fig. 4 che fa vedere una spora fissatasi Sopra una setola della formica. Ma intanto la estremità inferiore si à selerotizzata ed imbrunita, assumendo la forma di un cono ottuso, rovesciato. Prima aneora che cominei un qualsiasi processo d’accrescimento, il quale sembra loealizzato alla cellula maggiore, ossia alla inferiore, ed è di tale avviso anche il Thaxter, si avverte una costante modifieazione nella celluletta superiore, ei & la formazione di un ispessimento scle- roso ad anello anch'esso bruno, quasi un operculo, dal quale si pro- tende una informe vescichetta jalina (fig. 3 e 4). Quale sia il significato di tale vescichetta, non à facile spiegare, o solo se ne può fare una. congettura dopo l'esame dei successivi stadi di sviluppo. L’ acerescimento avviene, di poi, per segmentazione della cellula inferiore, e probabilmente, in seguito a divisione del suo nucleo, susse- guita da formazione di membrana trasversale. Si formano cosi due, tre e piü cellule che costituiscono una serie lineare (fig. 5) di cui l'ultima in alto è sempre fornita dell'anello scleroso e della vescichetta jalina , mentre la inferiore, assai piü grande delle altre, va a costituire il piede del fungo. Si accentua in pari tempo, per l ingrossarsi graduato di al- cune delle cellule superiori, la forma clavata, che è caratteristica della maggior parte delle Laboulbeniacee, Quando ai setti trasversali se ne aggiungono di longitudinali, questi sono il punto di partenza di formazioni laterali (fig. 6 e 7) le quali - finiscono anch’ esse in un articolo di forma vescicolare che si osserva Spesso vizza o consunta. . Per mezzo di nuovi setti trasversali e longitudinali va così pren- dendo corpo il fungillo nel quale si vengono a distinguere chiaramente uno stipite o peduncolo, costituito di una sola ma grande cellula cilin- dracea, più o meno ineurvata; un ricettacolo formato generalmente da | tre serie di cellule sovrapposte a. pila, più o meno suddivise verso i lati e terminanti in processi conici dai quali si staccano organi appen- er à DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA 17 Fu M MEET REN TR. odor xe] Wi. lh Lec SE en e CEN SE ý AUR BE: EN FERN dx m Ey FRIDIANO CAVARA dicolari; uno e raramente due peritecii di forma ovoidale od obelavata inseriti per lo piü lateralmente e talora anche obliquamente (fig. 8, 11-14). Se: Il peduncolo o piede si restringe alla base in un processo obconico 3 sclerotizzato che è ľ organo di attacco. Si mantiene però di eguale spes- Ee. | sore in tutto il suo decorso per allargarsi solo in alto dove incomincia - il ricettacolo. Esso misura da 45 a 70 &. in lunghezza per 9-12 p. in EC larghezza. Ha membrana fortemente ispessita, incolora e contenuto - granulare. Il ricettacolo varia alquanto nella forma, anche a sviluppo completo. Lb NE * SS Le nostre figure rappresentano alcuni fra i tanti di questi fungilli, ma d si puó dire che non vi sia un individuo che riproduca esattamente la forma di un altro. Prevale la forma obovata nel contorno, e cuneata alla base con una spiccata asimmetria; i due lati cioè non si assomi- gliano quasi mai. La base a cuneo è costituita da due o tre grandi cellule trapezoidali dalle quali irradiano le serie cellulari ehe si por- tano fino all’ estremità. 3 i Durante lo sviluppo, l apice del ricettacolo e le propaggini laterali, = terminate tutte con una cellula conica (fig. 6, 7, 9, 10), sono caratte- rizzate da un rispettivo operculetto scleroso e da una papilla jalina, di labile consistenza ed evanescente. Mentre questa papilla dopo essersi modificata di forma, va distruggendosi, sì che di essa non restano che delle informi vestigia, l’opercolo o anello scleroso persiste nei pro- cessi conici dell’ estremità del ricettacolo e laterali. Nei ricettacoli ben sviluppati si osservano all'estremità di questi processi laterali ed in- seriti sugli anelli sclerosi, bruni, degli organi appendicolari che per la forma loro, pel contenuto, per la finalità sono da considerarsi quali an- teridii, e non delle semplici appendici, se la teoria morfo-biologica trat- teggiata dal Karsten ed ampliata dal Thaxter, nella classica sua mo- nografia, non è eccepibile, e cioè se le Laboulbeniacee maturano peri- tecii in seguito ad un atto fecondativo. Questi organi appendicolari del nostro fungillo hanno la identica forma assunta dagli anteridii della maggior parte delle Laboulbeniacee de- scritte e figurate dal Thaxter; sono foggiati cioè a bottiglia, con una parte rigonfia, o ventre, ed una parte ristretta a collo, aperto o no, DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA secondo il grado di sviluppo. Di piü, questi organi contengono nel loro interno piccolissimi globuli incolori che risponderebbero al concetto di organi maschili o anterozoi; la figura 13 nostra li mette particolarmente in evidenza non ostante il poco buono stato di fissazione del materiale. Inoltre, colorati dei ricettacoli con ematossilina, con verde di jodio e fucsina, questi corpi assorbono più di ogni altra parte le sostanze colo- ranti. Infine i detti organi hanno una precaria esistenza; carattere questo che è proprio degli organi maschili delle crittogame i quali dopo svuo- tati si afflosciano e si struggono. Non possono essere appendici sterili, quali si incontrano in molte delle Laboulbeniacee appunto per questo carattere di transitorietà, ol- trechè per la loro speciale forma. D'altra parte, se questi organi aves- sero da considerarsi per appendici sterili, non saprebbesi trovare nella nostra Laboulbeniacea altro organo da assumere per anteridio. Si potrebbe obiettare che gli organi maschili nelle Laboulbeniacee “non sono d'ordinario forniti, alla base, di un dischetto anulare bruno, e che questo caratterizza invece le appendici sterili. Riguardo alla lo- calizzazione di tale dischetto, non vi è proprio nessuna legge definita, poichè ora sta al disotto delle appendici, ora separa articoli di queste (Laboulbenia armillaris Berlese (!). ora sta alla estremità della cellula apicale come nelle prime fasi di sviluppo della nostra forma e di molte lire descritte dal Thaxter, e non raramente trovasi pure alla base o del tricogino o degli stessi anteridii, così nella Laboulbenia Guerini Thaxt., nella L. Texana Thaxt., L. Pseropsophi Thaxt. Dunque anche l'obiezione suddetta non potrebbe avere grande valore. x Può anche addursi che il numero di questi organi appendicolari è troppo elevato perchè essi abbiano da essere ritenuti degli anteridii, mentre lorgano femminile à uno, o, per eccezione, due per ogni ricet- tacolo. Ma se da un lato è ovvia la straordinaria moltiplicità degli elementi sessuali maschili nelle crittogame, e specialmente nelle alghe carpospo- — (!) BerLese A. N., Rivista delle Laboulbeniacee e descrizione d'una nuova | di questa famiglia, in Malpighia, anno III, 1899, p. 44. 5 180 FRIDIANO CAVARA ree, cui tanto assomigliano le Laboulbienacee, e ciò perchè venga as- sicurato il processo fecondativo molte essendo le cause di dispersione di tali elementi, d’altro lato il fatto ha notevoli riscontri in parecchie al- tre Laboulbeniacee, così nei generi Stigmatomyces, Idiomyces, Terato- myces, Corethromyces, Rhadinomyces e alcune Laboulbenia. È da no- tare intanto che la produzione degli anteridii nella maggior parte delle Laboulbeniacee è, secondo avverte lo stesso Thaxter, in stretta attinenza - colle appendici sterili, quando anche essi non sono portati dalle stesse appendici o su queste impiantati come nei Stigmatomyces, ove si ha come una successione simpodiale di appendici anteridiali. Nel nostro fungo debbono, a parer mio, essere assunte per appendici sterili i processi conici uni-di rado bicellulari, sottostanti agli anteridi e da questi separati da singoli anelli sclerosi, i quali non mancano mai. Questi anelli sono dei cercini di membrana chimicamente modificata e imbrunita, ma con una soluzione di continuo nel loro mezzo, per cui costituiscono una comunicazione 'intercellulare. La parte interna del cercine è sclerotizzata o modificata per un tratto più lungo, onde si ha l'apparenza di due anelli infilati l’ uno nell’ altro (fig. 15 e 16). In al- cuni casi vidi imbrunita anche tutta o parte della membrana interna della celluletta conica sottostante all’ anteridio (fig. 17 e 18). Le ap- pendici anteridifere sono, adunque, nella nostra Laboulbeniacea, poco — sviluppate e costituiscono due serie non simmetriche ai lati del ricet- tacolo. I peritecii si trovano formati, come si disse, un poco lateralmente ed obbliquamente rispetto all’asse del ricetacolo. E ciò è in relazione col lor modo di origine, provenendo essi da una delle cellule risultanti dalla divisione dell’articolo basale della spora, mentre l’articolo superiore por- tato in alto va a dar luogo ad un anteridio (fig. 10, 12, 13, 14). È ge- neralmente un solo peritecio che si forma in un ricettacolo: tuttavia : in due o tre easi ne osservai due. Anomalia questa che il Thaxter ha osservato anche per altre Laboulbeniacee (Peyritschiella , ecc.). Lo scarso materiale di cui disponevo non mi ha permesso di seguire le fasi di sviluppo dell'organo femminile; ma. a giudicare da alcuni dati di fatto, vi è ragione di ammettere che la formazione del peritecio av- DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA venga in modo analogo a quanto il Thaxter ha magistralmente deseritto per lo Stigmatomyces. Io ho osservato in parecchi periteci aderente an- cora alla estremità libera il tricogino (fig. 8 e 12) il quale ha forma cilindracea o leggermente clavata ed è un pò incurvato. Una sol volta vi osservai alla basa il solito anello scleroso, mentre in altri casi ne era sprovvisto. Dove il tricogino era caduto o distrutto, | l'estremità del peritecio si presentava con due lievi lobi alla sezione ot- tica, da interpretarsi quindi come un cercine ad ostiolo centrale, in re- lazione con sottostante fenditura lasciata dalle cellule del canale ancor presenti nei peritecii maturi. La parete di questi è piuttosto spessa per quanto perfettamente ja- lina, ma non mi riuscì mai di scorgervi residui delle cellule parietali di cui essa è originariamente costituita. Sempre presenti invece sono due cellule basali di sotto al peritecio (fig. 8, 11, 12, 14). Dello sviluppo interno dell'organo femminile ho potuto colpire le divisioni iniziali della cellula carpogenica (fig. 13), e le cellule ascogeniche colle sottostanti di supporto (fig. 12). E mentre moltissimi peritecii mi si presentarono con spore libere, non potei osservare un solo asco, nè quindi stabilire il nu- mero di spore per asco, per quanto sia noto che la maggior parte delle _ Laboulbeniacee ne abbia quattro. Dato così un cenno sulla generale organizzazione della nostra Laboul- beniacea, vediamo quale sia il posto sistematico che le compete. Non è difficile assegnarvelo. . Per ávere infatti anterozoi che si producono all'interno degli anteridi, essa appartiene al 1.° gruppo Endogene di Thaxter. Poi per presentare cellule anteridiali distinte, che si svuotano indipendentemente, va ascritta al 2° ordine Laboulbeniee dello stesso Thaxter, alle forme monoiche di questo e fornite di anteridi disposti in serie sopra appendici. In questo gruppo abbiamo quattro generi, e cioà: Helminthophana, Stigmatomy- ces, Corethromyces, Rhadinomyces, generi appunto, tranne il primo, che abbiamo avuto occasione di citare per avere anch'essi anteridii separati dalla cellula sottostante da un anello seleroso: per cui la parentela viene affermarsi anche da questo carattere di struttura. ao CAVARA 3 3 nessuno dei quattro generi citati ha i requisiti necessari per accogliere la forma da noi descritta: basta una semplice ispezione alle tavole I, II, VIII, IX della monografia Thaxteriana per convincersene; e più ancora, l'esame degli elementi offerti dal botanico americano nella chiave analitica data a pag. 258 pei generi, e nelle frasi diagnostiche poste da lui a capo x di ognuno di questi. Dacchè il carattere generico principale è assunto Non vi à bisogno di una discussione per la constatazione del fatto che - dal Thaxter nella struttura e disposizione delle appendici anteridiali, è evidente che il nostro fungo che ha due serie laterali di queste appen- dici intimamente connesse col ricettacolo, non può rientrare in alcuuo dei quattro suddetti generi che sono caratterizzati da 1,3 e 4 serie di appendici, in gran parte autonome dal ricettacolo. . Non credo, perciò, di apportare inutile bagaglio alla scienza col pro- porre un nuovo genere ed una nuova specie, che aderendo anche a un desiderio del valente amico, abate Bresadola, dedico ai due scienziati tedeschi alla cui perspicacia e cortesia dobbiamo il materiale di studio. Rickia nov. gen. ii Receptaculum stipitatum, ciavatum, asimetricum, parenchymatico-con- i textum, duobus appendicum lateralium seriebus constitutum; antheridia simplicia, monocellularia, supra appendices inserta, ab hisque annulo _scleroso discreta; antherozoidia endogena; perithecia singula vel raro bina lateraliter inserta, sessilia trichogyno simplici praedita; cellulae ascogenae tres vel plures?, asci maturi non visi; sporae septatae. Rickia Wasmannii nov. spec. 35-40 X 15-20 u, juvenilibus in trichogyno cylindraceo vel clavulato, unicellulari praelongo praeditis, superne saepe tribus cellularum super- È velo ze> obducta. Peritheciis hyalinis, ovato-acuminatis vel clavatis, apice truncatis, | leniter recurvo desinentibus; receptaculis hyalinis forma variis, stipite positarum seriebus efformatum; appendicibus bilateralibus brevibus, co- ; nicis ; antheridiis RENTE, gem eaiguo donatis, demwm col- : = lapsis; therozoidiis mi ciformibus; sporis lanceolalis, asimetri- | cis, 25-98 X 2-3 uU. cellula inferiore u 4 alteram | superante, | EL DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA SER Hasır. Ad Myrmicam laevinodem Nyl. se Linz apud Rhenum, ubi prof. Wasmann legit et prof, Rick commu- B. nicavit , 1897. Apparenti affinità presenta la nostra Rickia Wasmannii colle Peyrit- schiella specialmente colla P. curvata Thaxt. La forma del ricettacolo di questa, che & anche stipitato e fornito di organi appendicolari laterali ace HP ORA LR eet uo ee Mew e terminali, indurrebbe ad un ravvicinamento del nostro fungillo con questa specie. Ma le Peyritschiella appartengono ad altro ordine e ca- ratterizzato da anteridii composti di piü cellule in eui i prodotti ses- suali vengono emessi da un orifizio comune. Questo carattere è assunto dal Thaxter per la separazione dei due ordini nel gruppo della Laboul- 4 beniacee endogene. 5 La Rickia Wasmannii che pei caratteri della forma generale offre non dubbie analogie colle Peyritschielleae, costituisce per ció un anello di congiunzione fra questo ordine e le Laboulbenieae. Nella esposizione dei caratteri morfologiei, sul prineipio di questa memoria, ho lasciato sospesa la interpretazione del significato di certi organi i quali si riscontrano con costanza alla estremità del formantesi ricettacolo o delle appendici laterali. Sono quelle specie di vescichette che tengono, si può dire, il posto degli anteridii, dei quali non assumono però la forma determinata ed evidentemente la funzione, fino a che il ricettacolo non ha raggiunto il suo sviluppo e non si è abbozzato anche l’organo femminile. Ciò ci serve di addentellato per entrare anche nel merito di una que- stione più generale, di ordine fisiologico, quella cioè del processo di nu- trizione nelle Laboulbeniacee. Tutti gli autori che si sono occupati di queste strane piantine, le hanno considerate come essenzialmente parassite. De Bary (t) anzi le classifica fra i parassiti obligati. Ma d’altra parte sono pure tutti d’ac- cordo nell'ammettere che esse sieno puramente epifite o costituenti, come y De Bary A., Vergleichende Morphol. u. Biolog. der Pilze, Mycetoz Ju. verdes _ Leipzig 1884, p. 398. Be MAE t MALIS A V T à dice Thaxter (1), un esterno parassitismo, senza.conseguenza per la vita | dell’ ospite.. Anche Zopf (?) le definì « scheinbar echte harmlose: Pa- rasiten ». Ora è evidentemente difficile il conciliare un parassitismo obligato col concetto di una assoluta immunità dell’ ospite. E il De Bary (parmi il solo di questo avviso) lasciò credere ad una non dubbia azione paras- sitaria delle Laboulbeniacee sul corpo dell’ ospite quando si espresse a tal riguardo nel seguente modo: « Ein Mycelium besitzen die Laboul- beniaceen nicht. Vielmehr fixirt sich die reife Doppelspore mit dem einen Ende auf der Chitinhaut des Thieres, indem sie in diese ein kur- zes, an seinem Ende manchmal knopfförmig verbreitertes und sammt seiner Chitinumgebung bald gebräuntes Spitzchen, als einziges Rene tigungs-und Ernährungsorgan eintreibt » (5). Qual sorta di organo di nutrizione possa essere questa estremità bruna delle Laboulbeniacee non si può troppo comprendere, mentre poi lo stesso De Bary più avanti dice che sono dei funghi puramente epifitici che non penetrano nell’ ospite (*). Tale oscuro punto della fisiologia delle Laboulbeniacee non trova nem- meno, mi rineresce dirlo, una chiara ed efficace discussione nella mo- nografia del Thaxter. Questo autore dopo aver detto, fin dal principio del suo classico lavoro, che questi funghi non hanno la importanza eco- nomica delle Cordyceps ed Entomophthora perchè non possono cagio- nare delle vere e proprie epidemie, esce in questi apprezzamenti che trascrivo letteralmente: « So far, then, as they are at present known, they infliet little if any appreciable injury on the host, and even when the latter is completely covered by them it shows no more marked signs of injury than is indicated by a greater restlessness, owing perhaps to a slight irritation which they may be supposed to produce. The ab- sence of appreciable injury, associated as it is with true parasitism, is due to the fact that the habit of growth, of the plants in question is E Tuaxter R.. Op. cit.. p. 198. (3) Die Pilze in botte Hendbudi der Botanik IV, p. 517. Le Rr À Op. eit, p. 286, z De Bary A., Op. cit., p. 392. EY == netration of well-developed haustoria into the body cavity, the parasite in almost all cases deriving its nourishement through at most a slight perforation of the host’s integument. The hosts affected are all com- paratively long-lived hibernating insects and more or less continuous feeders, and in the present, as in so many other instances, are obliged to become the unwilling medium for the nutrition of an often nume- rous and varied population from which they are freed only by death ». Pur non rilevando che gli ospiti sono sempre un involontario mezzo di nutrizione dei loro parassiti, parmi che dal suesposto brano del Thax- ter non siano ben chiariti i rapporti fra Laboulbeniacee e gli insetti che le albergano, e se in sostanza quelle si nutrano a spese di questi. Poichè se il nutrimento di questi piccoli esseri dovesse effettuarsi a tra- verso la debole perforazione degli integumenti dell’insetto e quindi a spese di questo, il gran numero, talora ingente, di individui che pren- dono stanza sul suo corpo, dovrebbe determinare l' esaurimento dell’ o- spite. Ció che invece non avviene, od avviene forse solo, come os- serva il Thaxter, una irritazione che dà ragione della irrequietezza del medesimo. Stando adunque in questi mal definiti termini la questione della nu- irizione delle Laboulbeniacee, desidero esporre la opinione che mi sono fatta studiando le fasi evolutive della Rickia Wasmannii. E ritorno appunto à quelle produzioni elementari che a guisa di vescichetta si osservano fino dal primo fissarsi della spora sul corpo dell'insetto che È | si osservano nelle figure 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10 della nostra tavola. Queste vescicliette hanno parete esilissima, molle, ed un contenuto finamente granulare; la loro forma non è detinita, ora conica, ora ovoidea, ora obconica, spesso irregolare, la consistenza labile, la durata precaria, sì che spesso si vedono allo stato di disfacimento. Esse si presentano sulla *stessa spora non appena questa si è fissata, e rappresentano la prima differenziazione della cellula superiore; poi si sviluppano su cellule che terminano processi laterali (fig. 6, 7, 9, 10) e sempre coll’ aspetto abi- (t) TuaxrER R., Op. cit, p. 197. an external one, unassociated, except in rare instances, with any pe- Se N Ne rn Ri 9 a À DE P = a tuale, e separate dalla cellula che le sopporta dal noto dischetto annu- ` lare seleroso, Queste formazioni non potrebbero essere degli organi deputati all’as- sorbimento dei materiali di nutrizione della Laboulbeniacea ? La loro delicata struttura si accorderebbe egregiamente con ‘quella di organi a funzione assorbente, non meno che la labilità e la transi- torietà loro. La comunicazione intercellulare che si stabilisce per mezzo dell'anello scleroso fra dette vescichette e la cellula sottostante, spie- gherebbe meglio la furizione generale di nutrizione, di quello che deri- “da vandola da una proprietà assorbente del corpo obconico selerotizzato che serve di organo di attacco del fungo sull’insetto e del quale nessuno ha messo in vista una struttura adatta alla funzione assorbente. Le vescicole terminali della Riekia Wasmannii avrebbero perciò una A localizzazione ed una funzione molto analoga a quella dei gastrozoi nei Celenterati idrozoi, ai quali fino ad un certo punto per l’organizzazione, ed una certa divisione nel lavoro funzionale, le Laboulbeniacee potreb- 3 bero compararsi. Mi si obietterà che la funzione dei gastrozoi dei Celenterati si spiega bene per la stazione acquatica di questi esseri. Ma molte Laboulbe- : = niacee hanno pure stazione acquatica, quelle, ad es., che hanno per ospiti | : dei Dytiseidi, dei Gyrinidi, degli Hydrophilidi, e molte altre si fissano su insetti che vivono in luoghi umidi e cioè sotto le pietre, nelle cep- | paie, fra i muschi, ecc. Onde la obiezione suddetta non avrebbe il va- | 5 lore ehe a priori gli si potrebbe annettere. D'altra parte anche insetti E ehe vivono all’infuori di queste Stazioni aequatiche od umidi, possono | frequentare sulle piante o sul terreno oggetti o parti bagnate, e nel caso delle formiche nettari extranuziali, glandole od altri organi che secernono, anzi, materiali di nutrizione di cui le Laboulbeniacee fissate su tutte le parti del loro corpo di quelle possono fruire Ph () Il prof. Carlo Emery ben noto mirmecologo mi riferiva, a proposita della Myrmica laevinodis, che, secondo il Forel, le formiche del gruppo rubra, cui quella appartiene, coltivano afidi sulle piante, e cho il loro nido è ordinaria- mente scavato nella terra, sovente sotto i sassi, qualche volta nel legno molto trefatto. Buriak UM STA sans, Pet VE. DI UNA NUOVA LABOULBENIACEA Funzione identica potrebbero avere le appendiei svariate che si ri- scontrano in molteplici Laboulbeniacee, ed alle quali il Thaxter (') as- segna una funzione protettiva del delicato tricogino e dubitativamente quella di facilitare la fecondazione di questo organo. Ora è da notare che lo stesso Thaxter disegna anch' egli di queste appendici sopra primis- simi stadii di sviluppo di Laboulbeniacee, all’ estremità del formantesi ricettacolo, quando non vi è ancora accenno alcuno a formazione di or- gani sessuali. Negli individui completamente formati, o quasi, le vescichette della : Rickia Wasmanni sono in minor numero ed in gran parte sostituite da anteridii, cioè i processi conici appendicolari ehe le formano, dànno luogo a tale elevato stadio di sviluppo del fungo, ad organi maschili. Anche questo fatto rispecchia la stretta relazione che esiste fra appen- diei e anteridii piü volte messa in chiaro dal Thaxter. Io desidero vivamente che il mio modo di vedere sopra là natura de- gli organi appendieolari delle Laboulbeniacee, e quindi sui processi di nutrizione di queste curiose piante, venga preso in benevolo esame da chi si è occupato o si occupa di esse. Non mancherà certo chi giudi- cherà insostenibile la mia teoria, ma io penso che in scienza si rende maggior servigio ad arrischiare ipotesi di quello che a contentarsi di dire che su questo o quel punto controverso non se ne sa niente. Una ipotesi non buona sarà messa da parte soltanto da un’altra migliore, quindi è sempre una favilla lanciata, atta ad accendere la onesta di- seussione ed a promuovere nuove indagini. Vallombrosa, 8 ottobre 1899. () Tuaxrer R., Op. cit., p. 208. x1 ou ic | FRIDIANO CAVARA SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI. Fig. 1 e 2. Due spore di Rickia Wasmannii. La prima immatura, la seconda com- pletamente sviluppata. 1 » 3, 7, 9, 10. Diversi stadii di sviluppo del ricettacolo. Nella fig. 4 si ha una spora fissatasi sopra un pelo setoloso di Myrmica laevinodis. » 8, 11, 14. Diversi ricettacoli completi con anteridii e peritecii. Nelle fig. 8 e 12 si ha ancora il tricogino attaccato al peritecio. Nella fig. 8 tutti gli anteridii sonosi svuotati e in parte distrutti. Nella fig. 13 si ha a sinistra un anteridio 4 con entro visibili anterozoi; vi si nota an- che l'inizio dell' organo femminile p. » 15, 18. Figure di dischetti annulari sclerosi che separano i processi laterali | da vescicole o da anteridii. » 19. Myrmica laevinodis attaccata da Rickia Wasmannii alquanto ingrandita, N. R. Quasi tutte le figure sono disegnate alla camera lucida Abbe con ocul. 2 e obiett. 9. del microscopio Koristka modello IV. Per le figure 15-18 si è fatto uso dell’ obiettivo apocromatico '/,;. La fig. 19 è 2 volte il vero. Notizie COMUNICAZIONE. Col giorno 81 luglio ora scorso la sottoscrizione per un ricordo al compianto Professore Giuseppe Gibelli è stata chiusa in Firenze. La somma raccolta, depositata ora presso il Banco di Sconto e Sete in Torino in conto corrente, ammonta a L. 1141.85, colle quali si prov- vederà dal Comitato ad un busto in bronzo del defunto e ad un ricordo da inviarsi ai singoli sottoserittori. Autore del busto sarà l’ illustre scultore Cav. DavipE CALANDRA. Firenze, 30 Ottobre 1899. O. MatTIROLO. ELENCO DEI SOTTOSCRITTORI. Aspapo Michele, Torino. . L. 5 Bizzozzero prof. G., Torino. L. 10 ALoi dott. Antonino, Catania » 10 Boccacciwi prof. Corr, Cuneo » 5 ARCANGELI prof. G., Pisa . ANDEMINO dott. Lud., Torino AÀvETTA prof. Carlo, Parma. Y e BoreLLi D, Torino. . . .» 5 Borner E, Paris . . . » 10 BoscHETTI prof. Fed., Puts » Y v mm oO a Baccarini prof. P., Catania. » 25 Borrmt Marchese, Pisa. . » 2 Barm V. Torino . . . » 2 BniQuEeT prof. John, Ginevra » 10 BARGAGLI march. res Fi- Bros: prof. G., Pavia . . » 20 meld. cu SO AU - Borat dot. U, Roma. . 7» 2 BeccaRI prof. O., Fitóuse . » 10 Bruno prof. Lorenzo, Torino » 5 » » Berti prof. Saverio, Torino » 30 Burnar Emile, Nant sur Ve- Brmporap S., Torino. . . » 2 vey. da » . Berrino Domenico, Torino. » 5 Burnar Du id. (A » Beyer prof. R., Berlino. . » 10 Buscenni Giovanni, Gais » BickNELL Clarence, Bordi- Buscaziont dott. L., Roma. » = ghera. . . : - Böser R, Ginevra. . . . » ors Antonio, RG . » 10 Carperisı don G., Varallo so? x 190 CALTABIANO À., Catania . Camerano prof. L., Torino. Camus prof. J., Torino . CANNAVELLA dott. P., Catania Canneva G. B., Roma . : Carena Paolo, Torino. . . CarestiA abate Antonio, Ri- va Valdobbia (Varallo). Carte prof A., Torino . . Cavara prof. F., Vallombrosa Ceppi prof. conte C., Torino Cesaris Demei D. Torino . CuiovENpA dott. E. Roma . Corom»o L. Torino . . . . Corozza dott. À., Roma. . Cortesi F, Roma. . . . Cossa prof. A., Torino . . GriveLLo Francesco, Torino CrosetTI Ettore, Torino. . Cusoni prof. G, Roma . . Deoominıcıs dott. O., Catania De Giovanni prof. A. Padova De Seernes, Paris . . > . D'Ovinio prof. E, Torino . ErRERA prof. Leo, Bruxelles FarLow S., Boston (America) - Farneti dott. Rod., Pavia . Ferrari Enrico, Torino ; . Ferrero avv. F. Torino . Fesra dott. E, Torino . . FerTARAPPA prof. G, Torino - (!) Di questa a sottosètirione si E es NOTIZIE ] Fiteti prof. Michele, Torino » 10 Fiori dott. A, Padova . . » 10 Foà prof. Pio, Torino. . . » 2 Fusari prof. R., Torino. . » D Gas Is, Torino ... .—, » 5 GALLENGA prof. G., Parma . Giacosa prof. Piero, Torino » 5 Giri-Toss dott. E., Torino. » 5 Gora Giuseppe, Torino . . » 5 Geimaubı prof. S., Catania . » 5 GuarescHI prof. I., Torino. » 2 GUERRIERI Vincenzo, Catania » 5 JADANZA prof. N., Torino » 5 Km prof. L., Berlino. . » 3 Levier dott. E, Firenze . » 2 Lowco doti. B., Roma » 10 Lopriore D. Catania. . . » 5 Maanus prof. P. Berlino : » 5 Macoczr Dietz, Budapest : » 10 Marrer prof. Ed, Torino . » 1 Marrıroro prof. O., Firenze » 5 Meyer prof. A, Marburg : » 20 MONTEMARTINI dott. L., Pavia » 10 Mon prof. A., Modena . » 20 Mosso prof. Angelo; Torino 25.75 Mussa Enrico, Torino è. : » 8 Naccari prof. A., Torino : » 10 Negri Giovanni, Torino. : » 30 Near ing. cp Torino : EBEN. GE, N » 5 Omsont prof. QG; ER ; è perduta la ricevuta della cartolina è quindi L. 55 » » 10 k u * - À » 2 » 5 3 33 ) - *. B » 5 44 $ 4 » 20 » 5 » D » 5 » 20 2.15 sp » 50 » 10 » 5 » 10 » 10 » B we > È "b v » 5 Parona prof. C., Torino. . Pasta Francesco, Torino Piccone prof. A., Genova . Pıorrı prof. G., Torino PirorTA prof. Rom., Roma. Porraccı dott. Gino, Pavia. Porcino Luigi, Catania . PULVIRENTI prof, Catania . RATTONE prof. Giorg., Parma Reymond prof. C., Torino . Rıverri ing. Loren., Torino SACCARDO prof. P. A., Padova SACCARDO dott. D., Bologna. Sacco prof. F., Torino SACERDOTTI C., Torino . -SaLvapoRrI conte prof. T., To rino 2 5 SANTI dott. Piola Torino. 3 » Passerini Famiglia, Parma. » » Penzie prof. Otto, Genova . » Peracca dott. conte M., Torino » » » » » EP aru prof. L., Torino . L, 5 e ec 5 Sarauw dott. G., Copenhagen L. 10 SCALIA Giuseppe, Catania . » 3 » 10 SCARENZIO prof. P., Pavia . » 5 SCARENZIO prof. A., Pavia . SEGRE prof. C, Torino . . » 5 SeLva dott. Franc., Graglia {Biella}. . Soave dott. Marco, Torino. » 5 Sommier S., Firenze . . Spezia prof. Giorgio, Torino SraHL prof. E, Jena. . . Timone prof. D, Torino. . » 5 Tosa Guglielmo, Catania . » 5 Treves dott. Zacc., Torino. » 5 TROTTER Alessandro, Padova » 2 Varsusa dott. Ub., Torino. » 20 Vactino dott. Filippo, Leynì (Forino) — g :3- 4 ViewoLo Lutati F., re is! VireiLio dott. F., Torino . » 5 VoGLIno prof. Pietro, Torino » 10 ZANFROGNINI doit, Modena . » 3 D Pistillodia dell'antera in Gentiana campestris L. 6 In una gita fatta nello scorso luglio sul Monte Sechieta, presso Firenze, in- sieme al prof. Cavara ed al dott. Cecconi, mentre si stava osservando le defor- mazioni e le anomalie prodotte da un PAyloplus nei fiori della Gentiana cam- pestriz tanto comune nei prati montuosi del Cosentino, mi venne d’ incontrare un fiore con due pistilli: uno normale, se si fa astrazione da una leggera cur- vatura; l’altro piccolo, picciuolato e nie da un solo lobo la al di sotto del quale si osservava un’apertura (!). i stami perfetti del fiore erano sei; due di essi erano completamente con- nati alla corolla essa pure alquanto irregolare. Poichè il pistillo più grande era come ho detto, normale, coi suoi due carpelli ben distinti e colle due sosti munite ognuna di due serie di ovuli ben confermati, il secondo pistillo deve es- sere considerato come derivato da uno stame sopranumerario: il suo peduncolo, che era lungo circa tre millimetri, rappresentava il filamento staminale, e l'ovario era l'antera svoltasi in lembo fogliare ed accartocciatasi in seguito per formare un carpello chiuso, salvo sulla punta, ove l'apice del lembo, rimasto libero, co- a stituiva l unico stimma. In sezione trasversale infatti tale ovario mostravasi mo- — — SOR noloculare e monocarpellare con una placenta ventrale munita di due serie di. ovuli anatro; pce opi. egli ovuli alcuni sembravano opium evoluti, e vi si potevano scorgere, se non gli elementi sessuali, i tegumenti; altri contenevano grosse cellule con plasma situ qus. simili alle cellule madri del polline, tanto gli uni che gli altri erano inadatti alla riproduzione, e mentre nell’ ovario normale era già av- — venuta la fecondazione ed era cominciato lo sviluppo dell'embrione, essi comin- ciavano a ra, bbiamo tiir did un easo di pistillodia incompleta di uno stame, simile N a quelli che si trovano in diverse altre piante (?) 3 La YN Pavia, Agosto 1899. D. Luis MONTEMARTINI. — po (!) Un u: imile pare sia stato osservato nella Gentiana Amarella dal Wigand — (Beiträge zur mere in Flora, 1856, p. 705), il quale per altro dice - soltanto: i Von Gentiana Amarella fand ich eine Blüthe mit zwei Pistillen, von i dere nur nen da | stark, da etwa halb so lang auf einem Stiel, so lang als das Pistill selbst, sass s "m dice : nulla del valore morfologico e della struttura di tale ovario sopranum Veggasi anche, per questa a altre anomalie dei fiori di Gentiana: 0. 2 Pd, Pflanzenteratologie, Bd. II, p. (à) Veggasi: . Masters, Pfanzen- is e p. 324. Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. MALPICHIA- Volume XIII. Lat. Salnssolia, Torino y bai [| TAV.VI - MALPIGHIA Volume XIII ima RE dr era Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche. Morfologia della cellula — Dott. O. Krucu (R Istituto Botanico di Roma). Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. Porta (R. Istituto Botanico di Roma). Trattati — Prof. 0. MartiroLo (R. Museo di Storia Nat di Firenze). re, Organogenia, Teratologia — Prof. O. Penzio (R. Orto Botanico di Genova). Fisiologia — Prof. R. Pırorra. Tecnica microscopica — Prof. A. Port (R. Istituto Tecnico di Piacenza). Patologia — Dott. U. Baizi (R. Stazione di Patologia. Vegetale di Roma). Biologia — Prof. A. Borzì. Fitopaleontologia — Ing. Crerıcı (R. Istituto Botanico di Roma). Storia. della Botanica — Prof. P. A: Saccardo (R. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale — Prof. R. F- Sorra (IL. R. Istituto Tecnico Trieste). TIR medica — Prof. C.-Averra (R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — C. SrreNcER (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d Italia — Sr. Sommer (Lungarno Corsini 2, Firenze). Pteridofiti — Dott. A. Baromi (R. Istituto Botanico, nes Muscinee — Dott. U. Baızı. Epatiche - — Prof. €. MassaLonco (Cas. di Ferrara). Licheni — Dott. A. Jarra (Ruvo di Puglia). | : Funghi (Sistematica) — Prat. P. À Saccarno (R: Orto Botanico di Padova). | Funghi (Biologia e Morfologia) — Prof. O. Martiroto. | Alghe marine — Prof. A. Piccone (25 Via Caffaro, Genova). Alghe d'acqua dolce — Prof. A. Bonzi — (R. Orto Botanico di Palermo). Bacteriologia — Dott. L BuscAuioni (R. Istituto Botanico di em LI Manon Autori sono RN d ai quanto è stampato nelle lere. ma est PERT SOMMARIO. Lavori originali. | : PUTA RE L. Nicorra: Inquirendae nella Flora di Sardegna . . . . . | Pag. nm OM M. Prrzorno: Di alcuni antichi professori di botanica dell'Ateneo | SASSMEROR 1 De rue VUS UNION di O. MarrIROLO: Sulla Mannite contenuta nelle Tuberacee. . . . » G. Cecconi: Seconda contribuzione alla conoscenza delle galle della Foresta di Vallombrosa. . . Que Ap Moo 100 F. Cavara: Di una nuova REES Rickia RER nov. gen. e nov. sp. dan: Tav. MS SS SET EN $ FE O. STR Comunicazione . Ca RA, ve ei ». «189 L. MoxrEMARTINIS Liplodis dell antéra in tiges campestris » 191 Erminio Migliorato (Napoli yia Foria "e vende le E opere: (erts ni — pons italica : — Bertoloni tti i ae panca > della ox toscana, È UM ere en CS OÙ generum plantarum gr Ji So aar. c». dee UK della Botanica i in Italia. zie b pau en D » zlandule RJ j ons de Paris i Sa Synon Compendio de BE i. conda Syno TA belanics piss Annate: Lusi: 97 2:9 89. Ogni MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA : REDATTA DA IG Prot. all’ Università di Genova Prof. all’ Università di Roma Asso XII, Fasc V, VI | Tav. VII VIH. MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA | TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO È x Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche. a Morfologia della cellula — Dott. O.. Kavcn (R Istituto Botanico di Roma). Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. Pinorra (R. Istituto Botanico di Trattati — Prof. O. MarrmoLo R. Museo di Storia Nat di Firenze). ‘Organografia, Organogrnin, Teratologia — Prot. 0. Pexzio (R. Orto Botanico di enova). ee aas! Fisiologia — Prof. R. Pmorta. È Tecnica microscopica — Prof. A. Poni (R. Istituto Tecnico di Piacenza). > TÀ Patologia — Dott. U. Brizt {R. Stazione di Patologia Vegetale di sciogli ~- Biologia — Prof. A. Bora. Pitopaleontologia — lug. Cr enié (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prot. P. A. Säc arbo (R. Orto Botanico di Padova). : Botanica iege ed lati — Prot: R..F Sorta (L-R. em to Tecnico "e Lou Botanica medica — Prot. C. Averra (R. Orto. Botanico di Parma). - Batavien orticola — C. Srnexérr (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora faneragnmien T Talia — Sr. Sowwri (Eunearuo. Lorsini ? Pteri Infiti = — Dott. A: Barnim (R. Istituto Botanico, Roma’, Muscinze - — | Dott. U. Biz. i Fraise — Prof €. Massa ONGO (Univ di Pena Licheni — Dott. A. Jarra (Ruvo di Pusia). | fer Sistematica) — | Firenze). <= Pret. A Sace ARDO (R. Orto Botanico di Padova). olo: cea 2 Prof. = MarriRo1.o, Dorr. ADRIANO FIORI Nuovo mierotomo a mano con morsetta tubulare. È specialmente nell’ anatomia vegetale che vengono con utilità ado- ` perati i microtomi a mano, destinati per lo più al sezionamento di oggetti senza previa inclusione in paraffina o celloidina. Oltre al poco costo, che li rende accessibili a tutti, tali mierotomi offrono anche, sotto certi rapporti, dei vantaggi tecnici sui comuni microtomi a seziona- mento meccanico. Infatti nei primi la mano imprime al coltello un movimento di scorrimento a guisa di sega che rende il taglio molto più facile e più perfetto, mentre nei secondi, fatta eccezione dei mi- erotomi di Beck-Becker (!), Fromme (°), Buscalioni-Becker (?) e pochi altri, manca tale scorrimento. La maggiore o minore obliquità del col- tello rispetto all oggetto, quale si può ottenere nei comuni mierotomi a slitta, rende il taglio più perfetto. perchè il coltello in tale posizione ~ penetra nell’ ogge to sotto un angolo più acuto (*), ma vero scorrimento in tal caso non vi è, perchè il coltello si avanza guidato da un solo movimento in direzione rettilinea e necessariamente i singoli punti del | suo filo tagliente esercitano sull’ oggetto soltanto un’ azione premente. si Nel sezionamento. a mauo libera e nei succitati mierotomi del Beck- x Becker, Fromme e Buscalioni- Becker. il coltello agisce invece premendo e nello stesso tempo hg tangenzialmente e quindi le sezioni rie- scono piü perfette. Se (1) V. Zeitschr wissensch. Mikr. Bd. XIV, H. 3. p. 324, ed aa Busca- LIONI in ER più 1898. p. 391. (8) V. Zeitschr. für wissensch. Mikr. Bd. VIII, 298, e Buscationr, 1. c., p. 390. (3) L. gamin ıonı, I} nuovo microtomo « gu », Malpighia, XII, » p. 385. da ZIMMERMANN, Z7] microscopio, trad. ital. del ai L. Buscalioni, Torino p. 398 | FD; FRS ADRIANO FIORI 7 I microtomi a mano constano essenzialmente di due parti, destinate, l'una a guidare il rasoio e l'altra a determinare lo spessore microto- mico delle sezioni che si vogliono eseguire. La prima consiste in un piano di metallo o meglio di vetro, sul quale si fa scorrere il rasoio a sfregamento, manovra che riesce con sufficiente esattezza dopo qualche esercizio ed è resa più facile usando un rasoio a faccie piane. Riguardo al modo di funzionare di tale piano non vi sono differenze nei vari modelli di microtomi a mano; si hanno invece notevoli diversità ri- guardo alla seconda parte, cioè all’ apparecchio destinato allo sposta- mento microtomico. Ora, premesso che le condizioni per ottenere sotto questo rapporto delle buone sezioni sono che l’oggetto sia ben fissato e che lo spostamento micrometrico avvenga in modo regolare, possiamo, . secondo tale criterio, classificare i vari modelli di microtomi a mano in diverse categorie a seconda che soddisfano più o meno perfettamente alle condizioni suindicate. I modelli più semplici sono i così detti a cilindro tra i quali quelli Ranvier, Nachet (1), ecc. In questi l'oggetto va introdotto nel cilindro cavo fissandovelo con pezzi di midollo di sambuco o di sovero, poi viene come spremuto fuori dall’innalzamento della vite micrometrica che preme sopra un cilindro pieno sul quale poggia l'oggetto. Abbiamo però in tali mierotomi diversi inconvenienti assai gravi pei quali spesso ne riesce problematica ľ utilità. Prima di tutto dovendo cacciare a forza l’ oggetto entro al cilindro, facilmente verrà guastato se è molle e delicato; in secondo luogo, do- | vendo la parete del cilindro servire ad un tempo per fissare l' oggetto e suecessivamente con.e piano di scivolamento dello stesso, non potrà adempiere bene né a l'una nd a l'altra di tali funzioni essendo esse in antagonismo tra loro; da ultimo, venendo l’ oggetto come spremuto “fuori dal cilindro mediante pressione diretta sulle sostanze eminente- mente elastiche (midollo di sambuco, sovero) che lo circondano, di leg- gieri si comprende come lo spostamento microtomico non possa avvenire altro n in peu à affatto irregolare. Quest” ultimo inconveniente, che ) v. Cute Del p 1 — Catalogo Koristka 1804, p. 61, ecc. 3 E ~ Ex u t > NUOVO MICROTOMO A MANO CON MORSETTA TUBULARE di eris à il pià grave di tutti, è tolto nel microtomo di Zeiss (1), nel quale l’oggetto viene introdotto in un cilindro come nei precedenti ma questo scorre entro ad un secondo cilindro in modo che la vite mi- crometrica non agisce direttamente sull’ oggetto, ma sul tubo che lo racchiude, il quale si sposta unitamente ad esso. Anche in tale micro- tomo rimane però l’ inconveniente non lieve di essere la fissità dell’og- getto legata al fatto della sua introduzione più o meno forzata nel ci- lindro portaoggetto, per cui non potrà mai essere tale fissità molto ri- levante, e se si tratta di oggetti delicati, facilmente verranno sciupati. È certamente in vista di ovviare a questo inconveniente, che furono costruiti i microtomi sul tipo di quelli di James Smith (2), Reichert (?), Oschatz (*), ece., i quali sono muniti di una morsetta a leva od a vite per fissare l'oggetto. Nei due primi la morsetta coll’ oggetto rimane fissa ed è il piano su cui scorre il rasoio che si abbassa, funzionando da apparecchio di spostamento microtomico, quindi l'inconveniente che essendo tale piano mobile può spostarsi mentre si striscia su di esso col rasoio, variando così lo spessore delle sezioni mentre si stanno eseguendo. In quello di Oschatz non abbiamo tale inconveniente, perchè invece è la morsetta che si innalza ed il piano è fisso; tale microtomo è però assai complicato e costoso ed è certamente per tale ragione che ora non trovasi più in commercio. = Conscio adunque, per l'esperienza fatta in laboratorio, degli inconve- nienti che si riscontrano nei microtomi a mano attualmente in com- = mercio, e considerando il costo relativamente elevato dei migliori, come quello di Zeiss, mi venne li idea di un nuovo modello che, pel suo modo di funzionare e pel suo costo, meglio corrispondesse alle esigenze tec- niehe, pratiche e finanziarie insieme ehe si richiedono in tali istrumenti. Seguendo le mie idee costruii dapprima un modello in legno che inviai al Koristka di Milano, il quale vi fece diversi appunti dal lato della esecuzione meccanica. Allora, lasciando intatta la parte sostanziale, mo- () V. Catalogo pios ee (©) V. Harrıns, Das Mi ids; ee 1866, p. 411. (3) V. Catalogo Reichert e Catalogo eni salle 1891, p. 43. (4) V. Harrıns, 1. c., p. 409. 196 ADRIANO FIORI dificai il modello, approfittando anche dei suggerimenti del Koristka stesso, il quale si assunse la costruzione dell’istrumento e la mandò ad effetto con quella precisione e valentia che distingue lo stabilimento | da lui diretto. L’ istrumento, qual'é rappresentato dalla qui unita figura, si presenta = della forma dei comuni mierotomi a cilindro, benchè alquanto più grande; termina in alto col solito disco per lo B scorrimento del rasoio ed al disotto ha una parte cilindrica che serve ad im- pugnarlo; inferiormente vi è la vite mierometrica col bottone divisoin dieci parti, di cui ognuna corrisponde ad un inalzamento di 5 centesimi di mm. Una tacca praticata nella parte infe- ONVWII - VALSINON TS riore del corpo del mierotomo serve, osservano per traguardo, da indice per far girare il bottone della vite mierometrica di quel tanto che si crede opportuno. La parte cilindrica del corpo del mierotomo presenta una spaccatura per lato, che come vedremo in seguito, per- mette di avvitare e svitare il pezzo C (fig. 1 e 2) dell'apparecchio p rtaogget- to. Una delle labbra laterali di una di tali spaccature si prolunga superior- mente in una fessura nella quale seorre il bottona D (fig. 2) dell’ appareechio 'portaoggetto, il qual ultimo può in tal modo essere in parte spinto fuori del corpo del microtomo. La spaccatura stessa è praticata in modo che il suo labbro superiore, quando come nella fiz. 1 il bottone D non imbocea la fessura suddetta, serve ad ar- restare la morsetta portaoggetto al livello del piano di scorrimento del 7 oc ME Um D È E / ies EON MW ERES ELLAS UN Me MM fea #4 t rasoio, in modo che, quando si praticano i tagli, la morsetta stessa non pud venire a sporgere sopra tale piano con pericolo di sciupare il filo del rasoio. Nell' interno del corpo del microtomo si trova l apparecchio porta- oggetto costituito dall’ esterno all’interno delle tre parti seguenti. Di un cilindro cavo (fig. 2 A) combacciante all’esterno col tubo del corpo del microtomo ed internamente strozzato in alto a cono cavo. Questo 4, LL CU 7 cilindro si avvita in basso sopra un secondo cilindro cavo (fig. 2 B) terminante in alto con una morsetta tubulare del diam. interno di 14 mm. e foggiata superiormente a cono. Tale morsetta è spaccata, me- diante 4 fenditure longitudinali, in altrettante branche, le quali quando si avviti il cilindro A, si avvicinano tra loro fino alla chiusura delle fenditure, diminuendo di 1 !/, mm. il diam interno del tubo e funzio- nando da morsetta, nella stessa guisa dei portamatite. Questo secondo cilindro cavo offre in basso una madrevite sulla quale viene avvitato il terzo pezzo più interno (fig. 2 C), ch'è un cilindro pieno terminato in alto leggermente a cono e presentante in basso un bottone di presa | per avvitarlo e svitarlo. 3 Sul pezzo B si avvita un bottone (fig. 2 D), che, scorrendo entro l'apposita fessura del corpo esterno del microtomo, serve da manubrio per spingere fuori tutto l'apparecchio portaoggetto e nello stesso tempo da bottone di arresto sia per fissare il pezzo B quando si ratta di stringere la morsetta, sia per impedire alla morsetta di alzarsi sopra il piano di scorrimento del rasoio come sopra si è detto. Il modo di funzionare del microtomo è il seguente: posto, come al solito, l'oggetto tra due metà di un cilindro di midollo di sambuco avente un giusto diametro per entrare senza sforzo, ma con sufficiente precisione, entro la morsetta tubulare, impugnato il microtomo colla mano sinistra, col police della stessa premendo sul bottone D, che ha imboccato la fessura esistente nel corpo esterno del mierotomo, si fa sortire l’ apparecchio portaoggetto per quanto lo consente la lunghezza della fessura suddetta e s'introduce l'oggetto nella morsetta tubulare la- sciandolo sporgere solamente 2 o 3 mm. (fig. 2 s); quindi si stringe la morsetta finchè l'oggetto rimanga ben fisso e si riintroduce l’ appa- recchio portaoggetto fino a contatto coll’ estremità della vite microme- trica. Fatto ciò l'istrumento è pronto per eseguire le sezioni; e caso non bastasse la porzione di oggetto che si era dapprima lasciata sporgente dalla morsetta, e si volessero fare altre sezioni, non si ha da far altro che far sortire di nuovo l apparecchio portaoggetto per allentare la morsetta tubulare e poi far sortire nuova porzione dell’ oggetto avvi- - tando il pezzo C, ciò ch’ à reso possibile dalle due seg esistenti nel corpo esterno del microtomo. Il pezzo C serve poi ancora per far sortire e levare dalla morsetta i pezzi di midollo di sambuco o di so- vero dopo che si à finito di sezionare l'oggetto. Riassumendo, il microtomo a morsetta tubulare corrisponde a tutte le esigenze tecniche per una perfetta esecuzione dei tagli, è comodo da maneggiarsi, solido, ed offre sopra qualunque altro modello la forma affatto nuova della morsetta, che, stringendo gli oggetti tutt'attorno, a _ mo’ di anello, li fissa senza bisogno di esercitarvi sopra una forte pres- sione e quindi senza deformarli, anche se costituiti di tessuti molli e delicati. Esso permette di negri con facilità, sezioni dello spessore di 45 centesimi di mm. — 5 7 m x i x i is > Per maggior comodità, l'istrumento invece di essere impugnato colla. mano può essere fissato al tavolo mediante apposite morsette che già si trovano in commercio, ad es. quella del Jung (1), ed allora riman- gono libere ambedue le mani per le manipolazioni occorrenti. Termino avvertendo coloro che, rimanendo persuasi della esattezza di funzionamento e comodità pratica del microtomo a morsetta tubulare, volessero provvedersene, possono farlo presso il sig. Koristka di Milano, il quale lo fornisce accuratamente costrutto in metallo nichelato e mon- . tato con piano di vetro smerigliato al prezzo di L. 30. Padova, 6 Novembre 1899. (1) Se ne può vedere la figura anche nel catalogo di Eisentraeger del 1891 a pagina 22. Dorr. ANTONIO VACCARI Secondo Supplemento alla Flora dell'Arcipelago di Maddalena e Indice alfabetico generale. Col presente contributo aggiungo alenne note ricavate dalle mie ul- time escursioni nell'Areipelago durante gli anni 1896-97. (Vedi Malpi- ghia anno VIII, 1894, e X, 1896). Seguiró nell'enumerazione il sistema usato nei precedenti contributi. : L'aumento portato dal presente supplemento, à di 13 specie da me raccolte, per cui le specie dell’ Arcipelago di Maddalena, sommano à 693; delle quali 206 raccolte per la prima volta, da me, nell' Arcipe- lago, e fra eui 7 nuove per la flora sarda. L'indice generale alfabetico in fine, faciliterà la ricerca delle varie specie nelle 3 pubblicazioni. NYMPHAEACEAE. 135 (*) Nymphaea alba L. Stagni lungo il fiume Liscia! Stagni del ‘golfo di Arsachena! Aprile. 28. Nasturtium officinale Br. Caprera! Parau! Tre Monti! nei ru- scelli. Maggio. 46.* (*) Calepina Corvini Desv. Campi alla foce del fiume Liscia! Apr. N. B. E singolare la localizzazione limitata di questa Crucifera, che per quanto assai abbondante in questa località, non ho mai potuto tro- vare al difuori. 67. Silene corsica DC. Arene marittime a Barca bruciata! Maggio. 118. Genista corsica DC. Comune a Rozzoli, S. Maria e Buchelli! 200. Alchemilla microcarpa Boiss. Reut. Campi di grano nella lo- calità detta la Scopa presso il Parau! Marzo. | N. B. Non mi era mai stato dato di raccogliere questa picota pianta UE | ala tanto abbondante ed in aa FLORA DELL'ARCIPELAGO DI FICOIDEAE. .216.* (*) Mesembrianthemum acinaciforme L. Comune nell’ isola Maddalena! Maggio. N. B. Importato per ricoprire i terrapieni delle opere di fortificazione e inselvatichito qua e là. à pus | 226. Apium erassipes B. et H. Paludi e luoghi inondati alla Scopa T | presso il Parau! Aprile. J | 254. Seabiosa maritima L. Arene marittime a Cala Portese in Ca- prera! Aprile. 279. Cupularia viscosa Gr. et Godr. Isola Maddalena e Caprera! Autunno. Comune. 299. Carduus fasciculiflorus Viv. Comune al Parau! a Maddalena! 301. Onopordon macracanthum Schousb. Frequente nei campi a- ridi della costa Sarda, lungo il Sarao al Parau! Lungo il Liscia! ecc. APOCYNEAE. 339.” (*) Vinea major L. Isola Maddalena a Cala Chiesa! Gennaio. N. B. Forse inselvatichita. 344 Exaeum filiforme Bert. Luoghi umidi a Mucchi bianchi nel Golfo di Arsachena! Aprile. 355. Myosotis hispida Schl. Campi alla Scopa presso il Parau! Aprile. | 3575 * (*) Borrago officinalis L. Coltivata negli orti e inselvatichita qua e là. Isola Maddalena! | : /— BETULACEAE. 472.* (*) Alnus glutinosa Gaerta. Luoghi paludosi della costa Sarda. Porto Pollo! lungo il Sorao! lungo il LE Marzo. 473.* (*) Quercus Suber L. Attualmente trovasi estesamente colti- vata solo nelle vieinanze di Tempio, ma in passato forse estendevasi sino al mare, giacchè ne ho potuto ammirare qua e là dei vigorosi e i semplari. Golfo di Arsachena sopra al Canigione! Tre Monti alle falde di Conte Morru! 475.° (*) Pinus Pinea L. Coltivato qua e là nell’isola Maddalena! E ; 475." (*) Pinus Laricio L. Coltivato qua e là nell'isola Maddalena! 487.* (*) Orchis laxiflora Lam. Campi umidi al Parau! Tre Monti nel golfo di Arsachena! Aprile. 490." (*) Ophrys Speculum Lk. Campi erbosi umidi presso il Parau! N. B. Non comune. 490.* Ophrys aranifera L. 3 speeularia Rchb. N. B. L’aver trovato entro i limiti da me esplorati l'Ophrys Specu- Me lum, per quanto non molto comune, mi fa pensare che la forma da me descritta nel primo supplemento (Vedi Malpighia, anno X, 1896) sotto il nome di Ophrys aranifera L. B specularia Rehb., possa essere una forma ibrida: tenthredinifera X Speculum, anzichd una forma dell’ O. aranifera derivante dalla selezione naturale e dall'azione del clima e del suolo, come allora ne esprimevo l’ opinione. L'ipotesi dell'ibridismo potrebbe sostenersi, in quanto molti caratteri dell’ una e dell’ altra specie, si trovano riuniti nella forma in discorso; n | però, tale ipotesi dovrebbe essere confermata da ulteriori studii, giac- chè resta sempre la grave obbiezione che nelle isole del gruppo, ove una tale forma abbonda, se mi è riuscito di trovare la O. tenthredini- fera, non ho però trovato mai la O. Speculum, e tre anni di ricerche | eostanti possono far concludere che molto probabilmente non vi sia. 491. Ophrys tenthredinifera Willd. Comune nei dintorni del Pa- rau! Aprile. i 495. Gladiolus dubius Guss. Entro le macchie di Pistacia Lentiseus al Parau alla foce del Sorao! a Liscia di Vacca! alla foce del Rio; di Arsachena! Abbondante. N. B. Avendo potuto raccogliere la pianta in fiore e in numerosi esemplari, si è potuto determinarla con esattezza, perciò va tolto il punto: ? ( Vedi: Vaccari, Flora dell’ Arcip. di Maddalena; pag. 46 in Malpighia, anno VIII, 1894). Si può adunque con certezza considerare come facente parte della Flora Sarda questa omi che re al Gl. communis L. 503.* Agave americana L. Insekätlehkte q qua e ‚1. Isola Maddalena! WTO All'a FLORA DALL ARCIPELAGO DI PALMAE. 529. Phoenix dactylifera L. Coltivata qua e là nell'isola Maddalena! 567. Molineria minuta Parl. Campi alla Scopa presso il Parau! alla foce del Liscia! Abbondante. Aprile. INDICE ALFABETICO GENERALE (Comprendente le tre pubblicazioni sulla Flora dell'Arcipelago di Mad- dalena in Malpighia anno VIII, X e XIII; 1894, 96, 99). (Col N. 1 vien designato la prima pubblicazione (Malpighia anno VIII, 1894), col N. 2 la seconda pubblicazione (Malpighia anno X, 1896) e col N. 3 la presente). Numero della specie Numero della pubblicazione v E Bas gs ESS Bu Z e s CA Achillea ligustica All. Adiantum Capil. VenerisL. Adonis aestivalis L, . Ambrosinia Bassii L. . * cina majus L. ophila arun Hane u Anneyels clavatus Pers. . ne iatus -— do . * Sr EP 17 Anagallis a arvensis E le ; k Anagram perd sla L. Andere sinuata L.. Anemone bartenzis E Anth sis © Cot tla ý na 7 si tima L. Ly sata on ra n ovatum ag. Antirrhinum Orontium E- » » » . © $ » x t w - c up fed D ed m D BD ee i IND iM Am pd nd n bent pd pl p DI Dt URDU maritimum Lam Amaranthus prostrat. Balb. DD D ben CD pd paad dd CD ee p dd n bond pn pt CAS pd p pa jen T Unedo L. s * Arenaria balearica L. . 75 Arisarum vulgare Targ. 581 Aristolochia longa L. 452 » Pistolochia L..| 452 » rotunda L,. 452a Armeria vulgaris Targo .| 421 Arte a escens L. .| 273 » gallica W.. | 274 Arthrocnemum n ali + AA Arum italicum Ici. | 532 pic 533 Arundo Pliniana Turr. . 612a Asparagus acutifolius L 506 bu 505 Asphodelus microcarp. Viv.| 519 orisianus Parl. :519 etats Adiantum - ni- 615 Asplenium Adiantum 3 acu- m Bory. .| 615 Asplenium longipes s Gen. . 616 17 4 vst Vis. .| 616 » Trichomanes L.| 614 r Tripolin 55a Asterolinumstellat. Hoff. Lk.| 414 Astrocarpus Clusii Gay. .| 48 triplex ros crassi- folia Mag. a 429 Atriplex Halimus L.. . .| 429b » hastata EE 429a » pend L. : 429c patula angust.| 430 Avena barbata B. Los YE >» sterilis se d DIE Ballota foetida Lam.. , .| 409 Bartsia latifolia A 384 » Trixago L. sic BA viscosa .| 386 Bellis annua L. ES ei sylvestr 957a Bellium bellidioides L. , 6 Beta vulgaris, 8 maritima L.| 431 Biserrula Pelecinus L. 169 i DC. 1 397 officin Fr Brachypodium The š eg n distachyum 8 | ooo Erin en Nons 35 » Napus L. sut PF bd -— D oM D ND dI D m — -— DI ——— (D MII D D — hs D be 9 DO DO Im © — e e D D DO di i he Lond è — — h5 2 Centunculus minimus L C : | vulgat Ceratonia Siliqua L.. Brassica M Guss. Briza maxima L. : » inor L. Bromus madr itensis È » ximus Desf » fiacicnlatoé Presl. 2 | Bryonia dioica Jacq. . Eru Bunias 2 Bunktälanin inuloid, Moria alepina obtu Callitriche Hat cop. i Calycotome villosa Link. Peg Gard. in La LJ ee Bert. punctata eie 1. n — > DE vuvvvvY Y a Bir en Wahlb.. Chola corymbosa L. » Cina Les.. 3 » lanata Carthamus lanatus L. . Catapodium loliaceum Link. [T ARR sr t.H. > esta B. rsa B. = “ Elo Calcitrapa L. Centranthus Calcitrap. Dufr. erastium manticum L. » erectum. . . » pumilum per : : viscosum L. > um bi: erinthe aspera à — + - d em ou pes e de de QUO De ee me di me dm pe Em w A 1 —— M ne D ne bel os Rm be de e e D o me bei rA om be bus "^ v ^o w ca urbicum L. » Vulvaria L.. Chlora perfoliat Chondrilla juncea L. -. nt ug pais E: Sra s L. segetum L. Cistus pede Perder L. salviifolius L. . villosus ß creticus L. Clematis eirrhosa L. Marciana L. Bus Casa » lanceolatus Scop. . Colchicum Enea petiam Ten. Conium maculat Convolvulus althacoides E » » sepium E Corynephorus articulatus P B. Cot yledon Umbilicus L. cana belliditolia D. C. bulbosa Carr caespitosa G. 6. oetida DC, arca i: sa All seto Crithmum maritimum L Crocus biflorus LL.. . minimus DC, care vulgaris L. P Cru pi astrum Mor cé veole us 6. e G. um pictum Ait. . Cynomorium coccineum L. Cynosorus echinatus L. .| » chinat. 8 er. scens Teu. TE badius Desf. badius 8 incospicuus Gen, (is » longus L.. La » rotundus L e Cytinus ssim k Dactylis omerata L. glo PET phne Gnidium L.. . . | +8 » Soldanella L. .| 34 Corrigiola telephiifoliaPour. — p - Fer — © Mi pi È ru pi pu D D a mo pù più pei più DO de © p ped dns N ND DI DI CD oe A n pil dp n5 = be pe peu (D Hd pee pm w wm ‘| Echium calycinum Viv.. » creticum L Datura Stramonium L.. "mon eg Guss. . LR PI » dentatus Bert. : » m Ll » gummifer- Lam.. » —— Gártn. s » s Des x Delphinium Staphysagria L. or prolifer L.. utinus Guss.. Digitali lis purpurea L. Digitaria Maguinglia E Diotis candidissima Dipsacus ferox Loi $ Dracunculus arr Parl. » maritimum W plantagiu L. Eleocharis bercera Lindh. Eleoseli meoides Koch . Ephedra vulgaris Rich. . Epi yes hirsutum L.. tra as um | aa ramosiss. Desf. . gs = - a a L. Bi vigerin í Tinifolium Bert. | Erodium Botrys Bert. . | » corsieum Lehm. . » malacoides W. . t '"Hér Eryngium cam; Eo » maritimum L. Erythraea maritima Pers. » Iche T Chamaesyce Characias L. "ue L. L féliotcoglia A er: Exacum en: » filiforme Bert. . . S Ld vi I -— = 3 di D dd ped de pd pi e fn Da m (D e foi e Pen de CD e pd CD pui ji (D DO — hei DI x DD D ii © pl x € e e (D iii © v ^5 O mm e e dn w 8 w to w [iv] Mia TT E, ee i: Ae ly a x ANTONIO VACCARI Ferula Bcc d bi à Ficus Filago eriocephala Guss. = 280 llica L.. .| 286 germanica L gr È ‘tenui foli z Frankenia ladvis E 3 a rer L. officinalis L.. $ G en. Granatelli Parl. . ; .| 233 287 |l G Galium . A parine RS ed —. yyy enista Lita ia x Gennaria diphylla Parl. . Geranium colum binnm L.. estes L.. spicata Guss. . Gnaphalium luteo-album L. Gynandriris sk Air Parl. Gypsophila m s L. Lure A Willd. » polymorpha D » rhagadioloid. Sibth Helianth t > a Mill.. Helichrysum microphyllum Her Holcus 1 ass E. 5 Hordeum NE» t 1 » mari aritimum ber — Heliotropium europaeum L| a hirsuta Moris . do 3 Pr tent e nd n em ND pl end et e D rn en ih DDD e ed PI 2 — oA DD e oe peed Dom es bd mr [asione MAS È — O mu Hypochaeris glabra 8 hetero- | carpa M | oris » esie E hetero- a Mori arpa Inne een E PB. Imperata cylindrica Inula crithmoides Iris florentina L. . , Isnardia palustris L, . Isoëtes dubia Genn. . . » uriaei Bory . » Hystrix Dur.. . » » B subiner- is Dur. Spa B litoralis Iuncus siti Li A » ufonius t ^ia » capitatus Weig. » conel ratus L. Kundmannia iouis L. vatus puri aurea Mönch, eor DDR PU È OT V. Lathyrus be angulatus macropo- » À » articulatus L. » Clymenum L. . A hexaedrus Chaub. sphaericus Retz, Laurentia io DC... aD Sera re Ls Lemna minor L. ium Linaria ne Spb. pri » » gràminifolium L.| Lepturus filiformis Trin. . is Dat . .| commutata Bernh. , Pelisseriana Mill. . M — - ri e X o— oo 5 — — pe D Qo M D Dei D je jo D Omm = bad md TI PUN w Linaria pilosa DC. 377 | 1 |Micromeria graeca Mor. 1 É Linum m ng um Huds| 108 | 1 |Molineria u. Parl.. .| 567 |12e3 x ga ren m L. , 109 | 1 |Montia fontan 83] 1 M » stric m L. 110 | 1 |Muscari non “Mill. ar: = Lithospermum arvense L. | 353 | 1 Mesa rare ine .| 355 |l e 3 A Lolium perenne L. 599 | 1 356 |1 e 3 È » sera Haie. enn. 600 | 1 Myriophyllum al alterniflorum Ta » rigidum Gau 598 | 1 + n; Lonicera implexa Mt + A UE Myr s L. 218 | 1 S Lotus sg Bh 181 Nabe ee DC..| ?57b| 2 E » sL | 164 | 1 |Narcissus E eas Bert. .| 502 |1 e 2 tas » Tite b 106.1 sron sl. 503 | i E » edulis L. | 166 | 1 Tazzetta L. .|[501 | 1 er » hispidus Loisl . | it 1 Nasturtium “oca "Br. 28 |le3 E » ornithopodioides L.| 167 | 1 |Nymphaea alba L. .| 134 3 b. » parviflorus Desf. .| 163 | 1 |Odontites rs Reich. . Wu IU IT ui Lupinus albus L. . . 122 | 1 |Oenanthe crocata L. .| 230 | 1 i: | » angustifolius L. .120|le » globulosa L.. 23la 2 = È hirsutus L. T1994 I » pimpinelloide L Loren com reticulatus Desv. .| 1 1 |Olea europea L. 338 | 1 i Lychnis” d dates bea”. PET nonis recli 160 |l e 2 e ago Lam | 70 | 1 |Onopordon illyri re 1 E er bibraetcatim Salz, 203 | 1 acracanth. Schousb. | 301 |! e 3 = Magydaris tomentosa DC. .| 228 | 1 |Ophrys aranifera 8 specula- Es Malcolmia parvitlora DC. .| 31 1 ria Rchb’ . 4902/2 e 3 crocarpa Desf.. gei » fusca Link 490 | 1 nicaeensis All. . DÈ ulum .| 490b| 3 » parviflora L.. . | 96 le? » hredinifera W.| 491 |l e 2 sylvestris L ( 1 puntia Ficus-indica ENDS I Marrubium vulgare L. . .| 4 i Orchis coriophora L. . .|489| 1 Matthiola incana R. Br 26 | 1 » flora Lam. .| 487al 3 tricuspidata R. Br. 271-3 » longicornu Poir. .| 487 | 1 edicago denticulata W. .| 123 | 1 papilionacea L.. .| 488 | 1 littoralis Rhode . 25 | 1 |Ornithopus compressus L..| 172 | 1 3: were . .120| 1 » ebracteatus Brot. TH | 1 » minima W. © 1 1 |Orobanche crinita Viv.. .| 390a| 2 » orbieulaisL. . .| 1 1 » i Vauch.. .|389| | » praecox DC.. 133] 1 » nor Suttl CLS 1 F MEME... 1191 I » thyrsoidea Mor.. .| 388 |1 e 2 » sphaerocarpa Bert.. 124 | 1 Osmunda regalis 621a| ? » truncatula Gaertn. $| - is alba L.. .1 451 |le 2 . breviaculeata Urb. | 128 | 1 {Oxalis cernua Thunb. . 107 | 1 Melica us G et G.. TE le2 » cornieulata L. .| 106 | 1 » - Ee. Jo] l Persian illyricum L. .| 500 |l e 2 ta L.. SOIBEBTT aritimum L. .| 499 | 1 Melilotus pede Salz... |137| 1 Papaver dubium me ca SR indica All. TDI er obtusifo- 4 it ica Pers. . 41128811 rem Fri + » officinalis Desr 185 | 1 Gebiet a ` pinnatifi- Mentha insularis Req. .| 397 |l e2 dum Moris . . .| 16| 1 gium L.. 395 |1 e 2 » hybridum L.. . . 14 | 1 » pres Bert. 4398] 1 » Rhoeas L. Sr Mercurialis a a L. 469 | 1 » Roubiaei Vig. . .| 19| 1 . Mesembriant cbemum acinaci- » setigerum jJ OMIT bis 216a! 3 » somniferum L.. .| 201 1 Mese are A r sore T P LE HT. a A PEN IT EVER HERE VC. vadat D Parietaria lusitanica L.. .| A lentus Genn. . . . 6 i 4 is lis 442 | 1 {Ranunculus Ficaria L. . .| 19 offici n. 9 diffusa MK. RET d » fluitans L.. 5 Paronychia argentea Lam.| 38| 1 » li; echinata Lam. .| 87 l » ophioglossifolius Peplis erecta Req. 204 | 1 Vil). sd Phagnalon "nd. Cass 282 | 1 » palusiris è Sm. . 8 Keen zes Ret 551 er » parviflor Lim ho "ios DEI dg » Philonotis "Enh, 9 Phelipea Mutelii Reut. . EB » co osa Mor. . .| 393| 1 digeru s Viv ae, a Mor. -| 391 | 1 [Raphanus ladra Mor. .| 37a Phoenix m a L.. . 5?9a| 3 n maritimus Sm. .| 37b B cde angustifolia er 1 Raphanistrum L. | 37 UC JO e Rapistrum aE s le DC. .| 38 Picridium sta Desf. .| 320 | 1 um All. 39 can Licio Po. | 475b| 3 Ronan idbai i si. 49 | 475a| 3 uteola L. . po DO Panda Lentiscus = 1 118 | i » 8 crispata Pisum arvense L. scada e$ EE i 50 Pistas Bellardi All . |364| 1 Rhagadiolus stellatus Gärtn. | 307 Coronopus L.. .| 365 | 1 amnus Alaternus L.. 116 >» crassifolia i Mor, E2300 | Romulea Bulbocodium Ls 491b » Lagopus | 367 | 1 mnae Seb. et » en L 363 | 1 . | 494 » lanceolata L. 8 la- » liguetice” Pad . 494a nosa Koch | 363 | 1 » Requienii Parl 493 » Psyllium L -| 368 | 1 sempervirens L. . 198 |1 Pop uua L . C «| 583 1 Rosmarinus officinalis L. .| 399 |1 » ze au .| 582 1 Rubia peregrina È 244 » ialis L 584 l Rubus fruticosus 97 Polycarpon tetraphyllum L. 89 | 1 |Rumex bucephalophorus L. 8 op- glomeratus Mur. positifolia L. , . S 1 *. epus Lo 2. Polygonum cda L. je GS pulche Es Convolvulus L.| 424 | 1 Ruppis rostellata K. . 3 aritimum 23 | 1 |Ruscus aculeatus L È Pol oliva vulgare L. 613 | 1 uta bracteosa sl age maritimum 563 | 1 » chalepensis Vill » B su {Sagina la Li spathaceum . . . l » maritima Don. Portulaca oleracea . . 2 » » B stricta Posidonia Caulini Kon.. l Fri | Potamogeton pusillum ti; 1 Bitte | SE G Potentilla ee L o. 29 l e 2]|Salix alba L. E s aqui 1 » pedicellata Desf. . Pulicaria ser Rehb. ; ; l » purpurea L. Mr sicula Mor. 276 | 1 [Salsola Kali L Pyrus amygdaliformia vili | [Salvia Verbenaca L.. . ahh L: 1 Sambucus nigra EU rà. : 3 {Samolus Valerandi L. . Radiola ides e. 1 e ? f| Saponaria officinalis L.. Ramin neulus wie uatilis L. l e 2|Scabiosa maritima | bullatus L. . | ? [Scandix Pecten-Veneris L. i Drouetii succu Schoenus nigricans L. ANTONIO VACCARI - M mu ps jet fl dei pd dt NND X DO) — — di wu bb) Med D NO ww Scilla autumnalis L. 510 hyacinthoides L. 11 Scirpus Holoschoenus L 540 » ust 3 539 » een us L. 542 .» i SIM. 41 Halerochina- narii Lindl| 581 |1 exa pas s L. 316a ma us L.. 316 Slice re L. 170 Scrophularia auriculata L..| 372 » peregrin l » ramosissima Lois| 374 » trifoliata L. 73 Sedum album . EE 215 » andegavense DC. ll » coeruleum Wahl. .| 214 caespitosum DC 12 » 4 sa L 216 de 213 |1 » tellatum L. 10 Selaginalla dentieuihtn Spr. 623 Sene en Coronopus Poir.| 45 pinnatifida DC, .| 46 Benio Ciner aria L, 261 » le rg Be Poir 260 > = s L. 259 ei s Li, . J 958 aas ari Lu: >. 148 » Lingua L. . . 85 » occultata Gay. .| 484 |l Serrafalcus mollis Par 597a racemo. sus Parl. 597 ds arvensis L. .| 943 Sideritis romana L. . . .| 400 Silene = bdo: BI Bul... + » B anglica » Giraldii ass x 63 » inflata Sm. . , .| 68 » ollissima Sibth. .! 68a » nicaeensis All. . .| 66 » — nocturna a. oW 1 » seriea All. . . .| 62 Silybum Marianum Gártn..| 305 Sisymbrium officinale SAP 33 milax a 508 y 292 m .| 361 Sonchus oleraceus 4.331 Spergula arvensis L. 79 Spergularia macrorrhiza G. | 80a Spergularia rubra Pers. .| 80 Spiranthes autumnalis L. .| 491a bi pipi DID fed ee here em em CD de Jet ei Ju de nin e ed bond IND CD dd fn fn fn n di fed dl pe de 2 1 2 14. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. " a pi bd be pi Triglochin Trisetum neglectum PRE nue L. glu sa L.. Statice Lone: Lola. ; ifl vvv 3. = R'E M e © m . raga Bert. sf. gar Teesdalia ringe DC. Teucrium Marum L. » aper L. » Polium L. ß ca- “rate RER i i Thri sr bornes DG.: en hirsuta Endl. artonraira AIL Tillaca musce i ox. » aillantii Willd, Tinea cylindrica Biv, . Tolpis umbellata Bert. . Tribulus terrestris L. . Trif agrariu angustifolium L » e L. 2 » li Savi . » PE Lg » glomeratum L. . » incarnatum L. . > » B stra- mineum Presl. A » eum L. » era Balb » ritimum Sm. » nigrescens Viv » ocumbens L » ines ers L » » ee Savi » stellatum » striatum L. ; x n » subterraneum L. » atum Li", to IB i Typha angustifolia AG Urginea fugax Steinh — num — dini 000 M bed peut bd pd (D oA D CD DD DO DI = bed bed et be D to m ww La) o di bent CD di dn dt emi pd (D Di ^o ^o N f. Steinh. LÉ undulata Steinh.. : : Urospermum Dalechampii . s picroides Desf. » dk s- porum ^w atrovirens Req. . Vaillantia muralis L. 2 Valerianella ABS | Verbascum conocarpum Mo- : sinuatum L. thapsiforme Schr. Verbena officinalis L. a Cymbalaria Rod. I lia All. rpurea Dest. Pa R. Navè « Caracciolo » Bd cu s segetalis Thuill. . » tetrasperma Moris Mon maj x Agnus-Castus LL Vulpia ciliata Li : » geniculata Link. . » Myuros Gm » » gB bromoi- s L. | Xiphion foeddjas anim Par pseud 1. o-Acorus Parl. Golfo Aranci, 31 Ottobre 1899. Dort. EMANUELE PARATORE — — Ricerche istologiche sui tubercoli radicali delle Leguminose edd i AD VLA IIO Sid y (con Tav. VII). Deléchamp credette i tubercoli formazioni normali; Malpighi, invece, li credette galle, li deserisse e li rappresent con belle figure. « Harum interiora — egli osservd — tenent utriculorum ordines , viridem refe- - rentes colorem, per longum statuti. Interdum perforatas vidi hasce Gal- las; et adhuc dubito, an a condito interius verme, an ab exteriori ani- E» maleulo ingressum tentante » De Candolle e Treviranus li chiamarono esostosi carnose, gemme avventizie rudimentali e tumefatte. Gasparrini E constatò in essi, la presenza di vasi in rapporto con quelli della radice, : : e disse che i tubercoli sono radicelle abortite, le quali conservano la proprietà di ramificarsi; scopri pure i bacteroidi ad Y. Lachmann li ritenne pure omologhi alla radice, ed organi di riserva, i quali, nella cattiva stagione, fornissero alimenti alla pianta, o li restituissero al terreno se essa non ne avesse bisogno. E) KERN Nel 1866, Woronin descrisse nel contenuto dei tubercoli corpuscoli bacillari, che identificò coi gen. Bacterium Duj., Vibrio Ehrb., Zoo- glea Cohn. Eriksson, nel 1874, osservò pure fini ife fungine, le quali attraversavano le cellule del cono di vegetazione dei tubercoli non an- cora invase dai vibrioni, mentre solevano mancare nelle cellule piene di vibrioni; in questi funghi filamentosi egli pose la causa della for- mazione dei tubercoli. Tre anni dopo, De Vries disse, che i tubercoli radicali sono radicelle ipertrofiche, le quali poi erano assalite dagli or- ganismi in essi osservati, e servono per l’ assorbimento delle sostanze inorganiche azotate e per la trasformazione di esse in sostanze orga- niche. Nel 1878-79, Kny sostenne, che le pretese ife di Eriksson fos- sero fllamenti protoplasmatiei nudi, e l'agente patogeno fosse perció un aveva scoperto nella Brassica; i corpuscoli del Woronin sarebbero state organismo afine alla Plasmodiophora che lo stesso anno il Woronin le spore del fungo. Delpino riferendo i lavori del Kny osservava, che in tal caso, le spore rivestivano una forma stranamente aberrante dalla tipica. B. Frank ritrova le ife di Eriksson, descrive e disegna nella tav. V, molte forme di corpuscoli bacillari, ad Y, ecc., e disegna pure alcune ife che attraversano le cellule dei tubercoli, si ramificano e por- tano all’estremità corpuscoli analoghi ai precedenti, a guisa di conidi. - Egli perciò ritenne tali corpuscoli germi di un ifomicete, al quale diede il nome di Schinzia Leguminosarum. Prillieux osservò, che i corpuscoli di Woronin sono spesso forcuti, ramificati, coralloidi e non hanno mo- vimento proprio. Provocó la formazione dei tubercoli su una pianta di trifoglio, e vide rivestimenti mucosi contro la parete delle cellule: ri- tenno perciò che funghi mucosi generassero i predetti corpuscoli; final- mente negò la natura radicale dei tabercoli, i quali hanno sempre ori- gine fuori del cilindro centrale, dal parenchima corticale della radice. Perciò fino a questo primo periodo d’indagini, cioè fino al 1879, si erano scoperte ife fungine, fili plasmatici nudi e corpuscoli bacteriformi; alcuni osservatori credevano che i tubercoli fossero di natura radicolare, altri, neoformazioni della corteccia; alcuni, credevano che fossero or- gani normali, ai quali il De Vries attribuiva l'importante ufficio di formare per sintesi sostanze organiche azotate, altri sostenevano invece che fossero formazioni patologiche, provocate da bacteri o da ifomiceti o da mixomiceti. . Nel 1884, Schindler fa rilevare, che nel fagiuolo e nel lupino tro- vansi solamente Sprosszellchen, mentre mancano le ife fungine. Non crede che i tubercoli siano « krankhafte Auswiichse. Sie gehören vielmehr zum normalen Leben der Pflanze, und schon aus diesem Grunde können die darin beobachteten Organismen mit Parasiten im gewöhnlichen Sinne des Wortes nicht identifieirt werden. Am nächsten liegt wohl die Annahme, dass man es hier mit einer Erscheinung der Symbiose zu — thun hat. Auch ist es nicht unmöglich, dass die fraglichen Organismen = irgend welcher Beziehung. zur Stoffbildung und à: Staffwanderung im Knoellchen stehen; wenigstens ist es schwer denkbar, dass die Spross- zellehen die in so ungeheueren Mengen die Zellen des centralen Pa- renchyms erfüllen, ohne Einfluss auf die gennanten Prozesse sein soll- ten ». Cosi l Aut. prevedeva gran parte di ciò che molti osservatori hanno poi dimostrato. Ma Brunchorst prima, e poi Benecke, Tschirch, Mattirolo e Busca- lioni dissero che i tubercoli sono formazioni normali e funzionano da | serbatoi di sostanze alimentari albuminoidi, e che i corpuscoli bacteri- formi sono appunto formazioni normali del citoplasma. Brunchorst chia- mò questi corpuscoli bacteroidi. D'altra parte Wigand e Mattei considerano i predetti corpuscoli come veri bacteri, e Wigand ne ammette la generazione spontanea!? Mattei chiama i tubercoli bacteriocecidi. Marshall Ward erede invece, che l’a- gente infettivo sia un fungo, il quale penetri nelle radici per i peli radicali e dia origine a numerosissime cellule, che a prima vista sem- brano bacteri. Come si vede, la stessa disparità di opinioni in questo secondo pe- riodo di ricerche, e quel ch'è peggio, che era più perfetta la tecnica microscopica, microchimica e bacteriologica. ^ Frattanto nella Fisiologia vegetale si compivano splendide ricerche. le quali dovevano immensamente giovare alla conoscenza del signifi- me biologico di queste formazioni tubercolari nelle radici delle Le- guminose e di altre piante. Le classiche esperienze di Th. de Saussure (1804) e di Boussingault (1855-60), continuate da Lawes, Gilbert e Pugh (1861), negarono alle piante la proprietà di fissare l'azoto libero. Wille invece, fin dal 1853 sosteneva l'opinione contraria, e Jodin, nel 1862, vedeva svilupparsi muffe in gran copia entro liquidi che non contenevano sostanze azo- tate. Liebig intanto dimostrava che le piante possono utilizzare l’azoto ammoniacale (anzi credeva che fosse questo il migliore alimento azo- tato), e Pasteur affermava che l ammoniaca è un buon alimento per i . funghi. Le conelusioni accettate furono queste: le piante possono assi- | milare l'azoto dell'ammoniaca, dell'anidride nitrica, dei nitrati, dei sali RICERCHE 1STOLOGICHE SUI TÜBERCOLI ECC. 213 * EMANUELE PARATORE | ammoniaeali e dei composti organici azotati, non mai l’ azoto libero circolante nell’ atmosfera e nel terreno. Però era stato già constatato da Boussingault, che nel terreno colti- vato la quantità dei composti azotati aumenta a spese dell’azoto atmo- sferico. Lo provarono a sufficienza gli esperimenti di Berthelot dal 1885 ai nostri giorni; di Joulin e di Atwater, di Hellriegel e di Frank. Ber- thelot sostenne l’opinione, che i bacteri viventi nel terreno possono fis- | sare l’azoto libero. E poichè da molti erasi constatato, che i tubercoli radicali delle Le- guminose sono provocati dallo sviluppo entro le loro cellule di bacteri del suolo, e che le predette piante possono produrre una quantità no- tevole di sostanze organiche azotate superiore all’equivalente di azoto combinato che può fornire il terreno, Hellriegel fin dal 1887 richiamava l’attenzione sull'importanza che hanno i tubercoli radicali per la nutri- zione delle Leguminose. Così acquistava fede la ipotesi vaga del De Vries, e si fondava la teoria di una simbiosi fra i bacteri del suolo e le Leguminose, una simbiosi mutualistica, che permetteva a queste piante di prosperare in un terreno povero di composti azotati. L’anno 1888 fu fecondo di molti lavori su questo argomento, e con- tinuano ancora le ricerche. Io riassumo le varie opinioni sulla ae dei tubercoli radicali. 1° Contenuto tubercolare. a) i corpuscoli di Woronin sono bacteri, de molti autori isolarono in culture pure (Pichi; Beyerinck: Bacillus radicicola; Frank: Rhizo- bium Leguminosarum; Nobbe e Hiltner: Bacterium Beyerinckii; Lund- stroem; Kirchner; Prazmowski, il quale credeva prima che la causa infettiva fosse un fungo affine alla Plasmodiophora; Briosi e Cavara: Bacillus Leguminosarum). Schneider ammette sei specie di bacteri del gen. Rhisobium: Beyerinck in altro lavoro ammette pure l'esistenza di diverse specie di bacteri delle radici di Leguminose, come il B. Orni-. thopi, il B. Fabae, ecc.; Gonnermann crede pure che parecchie specie di bacteri a seconda della natura del suolo assumano rapporti simbiotici colle SOTE I bacteri renna nelle cellule vengono avvolti dal RICERCHE ISTOLOGICHE SUI TUBERCOLI ECC. | protoplasma e quivi si moltiplicano. A poco a poco perdono la facoltà di dividersi, cambiano di forma e cadono in necrobiosi. I bacteroidi sono appunto questi bacteri trasformati a causa della vita intracellulare, e funzionano come corpi albuminoidi, legati per stadi transitori alle forme normali di Bacillus radicicola. Frank seguì la penetrazione di questi microbi nelle radici delle Leguminose. Essi, già subito dopo la germinazione del seme, penetrano nella radice per lo più dalla estre- mità di un pelo radicale o da una cellula dello strato pilifero. Il punto d infezione si riconosce per un accumulo di bacteri alla fac- cia esterna del pelo radicale o della cellula, ed anche all’interno delle cellule vedonsi bacteri immersi nel protoplasma. Mediante filamenti protoplasmatiei (Infectionsfaeden), i bacteri vengono condotti nelle cellule corticali della radice; infatti si vedono fili di protoplasma che originano dal protoplasma stesso delle cellule radicali, carichi di bac- teri, attraversare la parete delle singole cellule. I bacteri son poi di- geriti dalla pianta e si trasformano in bacteroidi, che rappresentano per la pianta un rieco alimento azotato. Alcuni bacteri scampano a questa digestione intracellulare, e tornano nel terreno (!). ` L'autore credeva nel 1890 che i fili d' infezione fossero plasmodi o ife fungine, che servissero perciò indirettamente alla formazione dei tuber- coli. Esistono piante senza Infectionsfaeden (Lupinus, Phaseolus). Lund- stroem descrive come i bacteri si nutrono dell'amido, fornito ad essi È dalla pianta come alimento. I bacteri penetrano nel granulo d’ amido, Jo decompongono a poco a poco e si moltiplicano in esso, sicchè il gra- nulo acquista poi r aspetto di uno sporangio. Anch'io ho osservato i cosi detti zoosporangi del Lundstroem. b) i corpuscoli di Woronin sono granuli albuminoidi formati dal protoplasma delle cellule tubercolari. Buscalioni, che adesso sostiene validamente questa idea, afferma che filamenti e corpuscoli sono l'e- spressione della struttura reticolare del protoplasma, e li reputa ana- (5) In un piccolo numero di casi il Frank trovò nel pisello tubercoli coralloidi, contenenti bacteroidi con amilodestrina. Il Moeller e poi lo stesso Frank consta- tarono che trattasi invece di bacteroidi degenerati in colesterina. loghi ai filamenti del reticolo del Verbascum; cita pure le osservazioni di Molisch, Tschirch, Mikosch, ecc. i quali hanno trovato qua e là nelle piante corpi proteinici foggiati in modo speciale. Anche il Vuille- min crede che siano frammenti della rete protoplasmatica, come del resto aveva già ritenuto il Brunchorst. c) i filamenti sono: zooglee di bacteri (Prazmowski); funghi (Erik- son; Prillieux; Woronin; Vuillemin che li aserive al gen. Cladochy- trium; Koch che li trova circondati da una membrana di cellulosio; Laurent, secondo il quale i funghi generano i bacteroidi, che distaccan- dosi si moltiplicano per gemmazione); produzioni protoplasmatiche (Tschirch, Frank). Beyerinck prima credeva che fossero filamenti muci- laginosi derivanti dalla scissione nucleare, indi afferma che sono mu- cosità originatesi dalla parete cellulare dei bacteri. Concludendo, resta ancora la stessa disparità di opinioni: per alcuni i tubercoli sono formazioni normali, per altri formazioni patologiche» dovute a funghi mucosi o filamentosi o scissili. pa Esperienze. — Lo sviluppo dei tubercoli, i quali si formano in ciascun individuo regolarmente nei più diversi terreni, può essere im- pedito con la sterilizzazione della terra vegetale. Viceversa l’innesto di terreno sterilizzato con piccola quantità di terreno fresco, provoca la formazione dei tubercoli (Frank, Beyerinck, Lundstroem, Prazmowski, Naudin, Delpino, il quale coltivò una pianta di Galega officinalis nel- l’acqua potabile e non vide formazione di tubercoli, di cui erano ricche le altre piante della stessa specie cresciute nel suolo). Beyerink coltivò . pure piante di fava in acqua sterilizzata ed in acqua infetta con culture | di Bacillus radicicola, e vide che in questo solo caso si svilupparono i tubercoli. Secondo Prove avviene nel pisello, anche senza infezione esterna, una formazione di tubereoli; egli aserive il fenomeno ad una predisposizione individuale della pianta, peró non dice nulla del conte- : nuto di tali tubercoli. Le esperienze di Nobbe provano, che le Legu- minose messe in pura sabbia muoiono presto, messe in terra vegetale or crescono male e non presentano tubercoli, crescono bene e tano tubercoli in terra vegetale con bacteri, ma creseono ancor edu. grandi insieme ai bacteri trovansi sostanze azotate; però un $ iE $ D =. . RICERCHE ISTOLOGICHE SUI TUBERCOLI ECC. 217 eccesso di sostanze azotate ostacola la formazione dei tubercoli. Naudin combatte la teoria di Nobbe e Hiltner, secondo la quale tutte le Pa- pilionacee sono talmente sotto la dipendenza dei bacteri, che non pos- sono vivere senza di essi, dopo aver consumato la debole quantità di azoto che contengono nei semi. Egli ha visto individui di Legùminose, con e senza tubercoli, egualmente vigorosi e produttivi. Bréal trova che la percentuale d’azoto è maggiore nei tubercoli che in altre parti . della pianta; coltiva lupini inoculati con polpa tubercolare, e vede che hanno acquistato una quantità di azoto due volte e mezzo superiore agli altri lupini. In questa guisa, egli dice, si spiega come Déherain abbia potuto trovare in un campo coltivato a lupini gr. 1,45 d' azoto per l eg. di terra, e gr. 1,80 dieci anni dopo. Sull'assimilazione dell'azoto libero mediante i bacteri esistono le . elassiche esperienze di Berthelot. Egli fonda la teoria, sulla esistenza di microbi del suolo fissatori dell'azoto, con analisi ehimiche di terra nuda o piantata a Leguminose; e cita pure le esperienze di Frank, di Déherain, e specialmente di Hellriegel e Willfahrt, secondo i quali una infusione di terra vegetale restituisce ad un suolo sterilizzato nudo o piantato a Leguminose la proprietà di fissare l azoto libero. Schloesing contesta sempre le esperienze di Berthelot. Egli non ha trovato nessuna terra, che senza vegetali fissi l'azoto libero. Distingue . le due quistioni: l’ azoto gassoso è fissato dalla terra nuda, o per in- termedio di certe specie vegetali? alla prima non crede. Però Gautier e Drouin provano che il suolo fissa l’azoto libero ed ammoniacale del- l atmosfera, anche in assenza di piante; Schloesing fils e Laurent, ap- plicando il metodo diretto alle esperienze di Hellriegel e Willfahrt, trovano che il guadagno in azoto combinato è dovuto alla fissazione di azoto libero mediante i bacteri. Intanto Winogradsky faceva conoscere alcuni microbi fissatori dell’azoto, fra i quali un grande bacillo refrat- tario alle culture con gelatina, che trovò molto somigliante al Bacillus butyricus Fitz. In altre comunicazioni l’autore afferma, che il fenomeno | della fissazione dell’ azoto appare un effetto dell’incontro dell’ azoto at- 3 mosfarico coll’ idrogeno atomico in seno al protoplasma, per cui & per- messo supporre, che la sintesi dell’ ammoniaca ne sia il risultato im- EMANUELE PARATORE mediato. Tolomei constatò nelle chiazze brunastre dei muri umidi, le quali già si sapevano dovute ad un processo di nitrificazione, la pre- senza di un bacterio causa di questo fenomeno. E già l’Hellriegel aveva ER dimostrato, che il bacterio dei tubercoli radicali delle Leguminose ha la proprietà di fissare l'azoto libero dell'atmosfera, e fondava l'ipotesi d'una simbiosi mutualistica fra i detti bacteri e le piante. : Il Frank combatte questa opinione, perchè secondo le sue esperienze x il Rhizobium coltivato in sostanze idrocarbonate e in presenza di azoto (ER. triam nS NI P Ce "T, a VA etf? quat ANT libero si sviluppa in modo lento ed insignificante. Però il Berthelot ri- pigliando tutte queste esperienze, con l'aiuto del Guignard, aggiunge s alla miscela di sostanze idrocarbonate una piccola quantità di sostanze : organiche azotate, le quali sono indispensabili ad agevolare il primo — dM sviluppo dei microbi fissatori e il loro adattamento al nuovo ambiente, p: e dimostra che pareechi funghi filamentosi e scissili e il bacterio delle Leguminose crescono molto bene e forniscono abbondante residuo di so- stanze organiche azotate. E ritorna con più fede all'idea che ha soste- nuto da tanti anni: Esistono diverse specie di funghi, specialmente bacteri del suolo, atti a fissare l’ azoto libero. Questi funghi hanno i d’ uopo per vivere, di principi idrocarbonati che distruggono, mentre fissano l'azoto. Il suolo così si spoglia di composti idrocarboniei, mentre si carica di composti azotati; i primi indispensabili allo sviluppo dei bacteri sono riforniti dalle piante a clorofilla, i composti azotati presi da tali piante sono rigenerati dai microrganismi del suolo: i fissatori dell’azoto e del carbonio si completano nell’ufficio di mantenere la vita. Finalmente il Mazé ha richiamato l’attenzione sui processi chimici che accompagnano la fissazione dell’ azoto. Le culture dei microbi delle — Leguminose si fanno facilmente sulla gelose di fagiuolo a 35°; tali mi- crobi presentano una serie di forme che si semplificano con P età, ora. rotonde, ora bacillari; le prime liquefanno presto la gelatina, le altre molto lentamente. L’autore ha visto, che le prime si presentano in co- . lonie bianche, le altre, il cui sviluppo è più lento, prendono un colorito | giallastro: ambedue sono forme di un'unica specie, ed hanno potere r chemotattico positivo per gli idrati di carbonio. Oecorre l’ associazione di me due forme, per poter constatare una fissazione di azoto libero, E EE. OS RSR, Ra ER EEE NA TED, SL Via TA 3 g^ t i ar F + RICERCHE ISTOLOGICHE SUI TUBERCOLI ECC. . E sopratutto in questi casi sì produce una certa mucosità, conditio sine E qua non della fissazione di azoto. Tutte le volte che questo fenomeno avviene, trovasi abbondanza di questa mucosità, che à senza dubbio un prodotto elaborato dal microbo. L'autore ritiene che questa sostanza venga trasportata della linfa nel corpo della pianta, a misura che si forma. Tornando nel terreno i microbi diventano invece consumatori di azoto. Isolati di recente dai tubercoli e inoculati nelle radici delle Le- guminose, producono altri tubercoli. Frattanto altri osservatori avevano portato il contributo delle loro esperienze. Kossowitch opina, che per il rifornimento delle sostanze azotate del suolo occorra la diretta o indiretta partecipazione dei mi- erobi; Stutzer trova bacteri nei tubercoli radicali dell'Ontano, ecc., e crede che le piante verdi hanno bisogno del concorso dei microbi -del suolo per rifornirsi di azoto; Gonnermann ammette che i bacteri hanno la proprietà di fissare azoto libero, ma la estende a tutte le piante, mentre Petermann emette il dubbio se la pianta guadagni in azoto per intermedio dei bacteri del suolo, od abbia essa questa facoltà, perchè sperimentando con piante senza tubercoli (cereali) hà trovato un aumento . della quantità di azoto; Alpe e Menozzi sperimentando con Leguminose e Graminacee, ritennero che l'azoto libero venga fissato nel terreno col concorso dei mierorganismi, i quali nelle Leguminose sono in sim- i biosi con la pianta entro i tubercoli radicali; e Beyerinck ottenne la fissazione di azoto libero in culture di Bacillus radicicola. | Però altri osservatori, alcuni dei quali già citati, con a capo il Frank, : ritengono che tutte le piante hanno la predetta facoltà, e la presenza dei bacteri nelle Leguminose abbia solamente l’ ufficio di esercitare su di esse uno stimolo per la elaborazione delle sostanze organiche azotate. Quelle Leguminose che si trovano in terreni poveri di kumus soppor- _terebbero di buona voglia l'assalto dei microbi del suolo, anzi li alle- verebbero con eura, li accarezzerebbero, perché la presenza di questi gioverà indirettamente ai bisogni della loro esistenza. 3.° Significato biologico dei tubercoli radicali. — Mork trovò 12 specie . di Leguminose senza tubercoli, Bolley 6. Clos trovò esistenza od assenza di tubercoli in 2 specie dello stesso genere (Phaseolus nanus e Ph. Ric- EMANUELE PARATORE ciardianus), in specie appartenenti a generi vicini Phaseolus, Soia, La- blab), ed in individui della stessa specie (Scorpiurus subvillosa, Coronilla cretica, eec.). Naudin trovò, che individui di Leguminose crescono in ter- reno sterile, sebbene non abbiano tubercoli, come altri che ne sono prov- visti. I tubercoli son di varia grossezza nelle diverse piante e nelle varie condizioni di terreno; a maturità si rammolliscono e si decom- pongono. Per tutte queste considerazioni l'autore conclude, che la simbiosi dei bacteri del suolo con le Leguminose è affatto antagonistica, a beneficio dei bacteri. Alcune. piante refrattarie restano immuni dai germi, altre indifferenti producono tubercoli in determinate circostanze: Le piante hanno la proprietà di fissare l’azoto libero o combinato del- l'atmosfera, sotto l'azione dell’elettrieitä, di cui Berthelot ha dimo- strato l’ influenza sulla vegetazione. Ma le esperienze citate di Hellriegel e Willfahrt, di Beyerinck, di Berthelot, di Schloesing fils e Laurent, di Mazé, ecc., propendono per una simbiosi mutualistica fra- i bacteri e le Leguminose. I tubercoli percorrono due fasi, quella dello sviluppo e quella dello svuotamento. Già Malpighi e poi altri avevano trovato nei tubercoli maturi dei fori puliti attraverso i quali il contenuto tubercolare passa nel terreno. Altri tubercoli si vedono raggrinziti e senza fori o strappi della loro parete; evidentemente il contenuto tubercolare è stato assorbito dalla pianta. Talvolta il contenuto tubercolare si decompone per la entrata di altri parassiti e saprofiti, come funghi ed anche anguillule, sicchè il Cornu ritenne, che i tubercoli fossero galle di anguillule. I bacteri ricevono dalle piante asilo e nutrimento, attaccano prima il protoplasma, indi le sostanze amilacee che la pianta fornisce loro in copia. Viceversa la pianta assorbe le sostanze azotate che i bacteri elaborano, e poi dige- risce buona parte di questi bacteri che per ciò si trasformano in bac- teroidi. Alcuni bacteri resistono e tornano nel terreno. Un rapporto sim- biotico simile trova Kossowitch fra alghe e bacteri. — La trasforma- zione dei bacteri in baeteroidi, secondo altra opinione, è effetto della | vita intracellulare di questi germi, anzi la fissazione dell’azoto sarebbe un . fenomeno patologico correlativo alla deformazione ed alla morte del ba- | cillo. Come nel Mucor racemosus la fermentazione alecolica, così in que- À sti bacteri la fissazione dell'azoto libero, sarebbe l'ultimo sospiro alla vita, costretti in un ambiente povero di sostanze organiche azotate. La pianta assimilerebbe questi esseri in necrobiosi. A conferma di questa opinione si porta il fatto, che nelle culture su gelatina impregnata di decotto di Leguminose, il bacterio essendo aerofilo si sviluppa alla superficie, assumendo forme normali e non assimilando l’azoto libero. Sappiamo che il Frank estende a tutte le piante la facoltà di assi- milare azoto libero del terreno e dell’aria, per cui basterebbe alla vita della pianta solamente l’aria atmosferica, se il terreno non potesse al- » tro fornire che un pò di zolfo, di fosforo ed alcuni metalli. E poichè l'Aut. ha pure osservato, che i bacteri delle Leguminose non vivono bene in un ambiente privo di azoto combinato, ritiene che essi rap- presentino per la pianta uno stimolo ad una « gesteigerte Energie » nella formazione dell’ azoto libero. Perciò la simbiosi dei bacteri nei tubercoli radicali delle Leguminose avrebbe per la pianta il significato di una cultura di funghi entro di essa, allo scopo di distruggere più facilmente le masse fungine che accrescono, e impiegare a proprio scopo il ricco materiale albuminoide. Secondo Stoklasa, i lupini senza tuber- coli assimilano in terreno non sterilizzato, nel quale alghe e bacteri accrescono la quantità di azoto indispensabile al primo sviluppo della pianta, una eguale quantità di azoto elementare come i lupini con tu- bercoli. Ma se da una parte l Aut. ammette con Frank che il proto- plasma delle foglie e delle radici abbia la proprietà di assimilare l’ a- zoto libero, d’altra parte contesta l’opinione che i bacteri del suolo siano . senza importanza sull’ assimilazione dell'azoto per le Fanerogame. E Stutzer afferma: oramai si può ritenere sicuramente, che nel terreno esistono microorganismi fissatori dell’ azoto. Invece molte esperienze negano queste proprietà alle piante verdi ('). Lundstroem, per fatto della E BıLı.wiLLer prova, che la maggiore produzione di sostanza organica, av- e quando la pianta ha bacteri ed azoto carbonato, e cost spiegherebbesi il uns di Vines, che lo ses del tubercolo è in diretta relazione con la pre- senza di azoto assimilabile nel terreno; la media uzione quando la pianta ha azoto combinato e manca di bacteri; la minima o is nca di e di bacteri siinbioni ie aakitin. (') chiama i tubercoli micodomazi. Hiltner attri- buisce ai tubercoli dell’ Alno lo stesso significato, e Nobbe crede che l'innesto di culture tubercolari debba introdursi in agricoltura. Finalmente altri ritengono, che i tubercoli siano formazioni normali della pianta, e funzionino come deposito di corpuscoli albuminoidi che la pianta stessa elabora. 4.° Natura morfologica dei tubercoli radicali. — I tubercoli, secondo Eriksson, Prillieux, Tschirch, Frank, ecc., originano dagli strati pro- fondi della corteccia radicale. Essi non hanno il carattere di radicelle, sebbene siano percorsi da fasci fibrovascolari connessi a quelli della radice che li porta, ma emergono come una. neoformazione del PRE chima corticale e quindi sono di natura emergenziale. Invece secondo Beyerinck, Lundstroem, Van Tieghem e Douliot, ecc., i tubercoli si formano all’interno del cono di vegetazione d'una radice secondaria, e sono perciò radichette trasformate. Spesso è una radichetta primaria, i cui cordoni vascolari si allontanano mentre i cordoni liberiani si riuniscono per metà alla faccia ventrale di ciascuno di essi, per for- mare due fasci collaterali a legno esterno, circondati da un periciclo e da un endoderma proprio. Indi i fasci si biforcano e si dispongono a cerchio tra una regione corticale ed una midollare. Talora i tubercoli comprendono più radicelle consecutive a fasci egualmente dissociati. Van. Tieghem e Douliot descrivono lo sviluppo dei tubercoli dal cono di vegetazione d’una radice secondaria, la quale subisce una trasforma- zione per l abnorme segmentazione delle cellule del periblema e per una dicotomia ripetuta del cilindro centrale che l'ha resa polistelica. — Il Vuillemin nega la polistelia nei tubercoli, e crede che essi siano rhizocycles astéliques. Secondo lo Schneider i tubercoli somiglierebbero per i loro caratteri anatomici, più al un caule che ad una radice originando in via eso- | . gena (t) da un meristema che circonda i tratti infestati dal Rhizobium e li separa dagli strati esterni della corteccia, ed avendo un sistema : dro nn ns che devia da quello della radice. L’Aut. parla pure di On sous da lu, o ecc. Fini un sughero tubercolare generato da un vero fellogeno; in questo su- ghero ha trovato pure lenticelle (Phaseolus vulgaris ecc.). OSSERVAZIONI. Esaminiamo una sezione trasversale della radice col tubercolo an- nesso (fig. 104). Troviamo. due regioni: una radicale, e l’altra tuberco- 3 lare. L'endoderma eirconda per un certo tratto il cilindro centrale, indi - se n'allontana, e circonda un parenchima a grosse cellule, ripiene di | corpuscoli bacteriformi, che chiameremo parenchima bacterifero. La stele radicale manda in questo parenchima una piccola stele, la quale all’ingresso nel tubercolo ha la specifica struttura raggiata, come nella struttura primaria della radice, indi si ramifica, e i fasci acquistano la struttura collaterale chiusa con legno esterno. Un endoderma circonda la stele fin dalla sua origine, e si ramifica con essa; questo endoderma sembra di nuova formazione, perchè quello della radice continua inin- % terrotto e circonda il parenchima tubercolare. Gli strati si suocedono nell’ ordine seguente: nella regione radicale: corteccia (strato sugheroso, parenchima cor- ticale, endoderma); cilindro centrale (periciclo, anello liberiano, anello cambiale, massa legnosa); nella regione tubercolare: stele (2 fasci legnosi, 2 liberiani con un di cambio) con periciclo ed endoderma proprio; parenchima bacte- rifero; corteccia (endoderma, parenchima corticale a poche cellule e compresse, strato sugheroso): questi strati della corteccia continuano con | quelli della corteccia radicale. | Il parenchima bacterifero è circondato da cellule piccole, rieche di protoplasma nucleato, prive di corpuscoli bacteriformi e in attiva seg- | mentazione. Queste cellule formano un meristema periferico tubercolare. k Il Frank dice che il tubercolo cresce per un meristema apicale; e di- segna come speciale meristema (pnnto di vegetazione) accumuli di cel- lule alla base d’inserzione del tubercolo. Io insisto sul fatto, che non esiste uno speciale cono di vegetazione, ma una zona meristematica alla periferia del parenchima bacterifero, fra questo e l'endoderma della - corteccia. Talvolta si notano accumuli di questo meristema in punti. determinati, come all'apiee dei tubercoli obconici (Pisum, Faba, ecc.), o verso la base. In questo caso avviene, che la massa bacterifera pre- ' senta una concavità verso la base del tubercolo (Lupinus) sicchè in se- zione appare semilunare. In tutto il margine, che limita questa superficie concava, il meristema periferico è più ricco di cellule, e in sezione tra- sversa gli apici, i corni della semiluna, rivestiti di molte cellule, ap- paiono come speciali coni vegetativi: questi gruppi di cellule nei tu- i bercoli del Lupino parvero appunto al Frank uno speciale meristema apicale. 11 Beyerinck descrive la zona meristematica periferica, e la de- nomina pericambio. Perd essa, come vedremo, origina dal periblema della radichetta secondaria trasformata in tubercolo, e perciò non pos- siamo accettare questo nome, che potrebbe apportare confusione nello studio della struttura e del significato morfologico dei tubercoli. Come si vede, entro la radice trovasi una neoformazione cellulare, compresa fra la corteccia ed il cilindro centrale, e percorsa da una stele che si ramifica in essa. Certo questa neoformazione non potè originare dal parenchima corticale, perchè l’endoderma lo separa nettamente da esso. Sezionando un tubercolo normalmente all'asse longitulinale si vede: all’esterno una scorza (con strato sugheroso, un parenchima e l’ endo- derma); essa è la scorza primaria della radice. Segue la zona meriste- matica tubercolare, interrotta da tanti fasci collaterali circondati ciascuno da un periciclo e da un endo!erma. Finalmente il parenchima bacte- rifero. Nei grossi tubercoli il parenchima bacterifero è distinto in tante isole, separate fra loro da raggi di cellule prive di bacteri, che mettono capo alla stratificazione meristematica periferica. Ogni stele può con- servarsi binaria, ma spesso abortisce il fascio liberiano esterno, e tal- - volta anche un fascio legnoso, sicchè, come s'à detto, la stele acquista l'aspetto d'un fascio collaterale chiuso a legno esterno. L’ unico fascio 1 legnoso à formato quasi costantemente da tre piecoli vasi spirali, con- nessi mediante poche cellule al fascetto liberiano, in cui notansi pure una o due fibre sclerenchimatiche. Tale riduzione della stele è frequente, secondo Van Tieghem e Douliot anche nelle radici e nei fusti di molte. piante. Beyerinck descrive pure l'endoderma generale che circonda il DIVA meristema tubercolare, 6 Van Tieghem lo chiama giustamente endo- derma della poche digestive. Il Frank disegna, in una sezione del tu- bercolo di lupino e della radice a cui è inserito, l'endoderma della cor- teceia radicale aperto dal lato che guarda il tubercolo; disegna pure un endoderma che circonda, alla sua uscita, la stele tubercolare e si prolunga in su verso l’endoderma della corteccia radicale; e finalmente un tratto di endoderma che copre uno dei così detti punti di vegeta- zione del tubercolo; quello di destra. L’ Aut. però non parla di endo- derma nel tubercolo, ma noi abbiamo visto, come si collegano insieme quei singoli tratti di endoderma qua e là disegnati dal Frank nel tu- hercolo e nella radice. Nel Lupinus hirsutus (fig. 108) il parenchima bacterifero ha invaso più estesamente e sensibilmente danneggiato i tessuti della radice. Per maggiore attività di quella parte di meristema situata alla base del tubercolo, il parenchima bacterifero si è spinto nel cilindro centrale della radice, fra i fasci liberiani e legnosi. La corteccia radicale è qui di origine secondaria, periciclica; contro il fellogeno poggia il libro con le caratteristiche fibre sclerenchimatiche. Anche il tessuto meristema- tico del tubercolo, trasformato in fellogeno, ha dato un periderma, con un felloderma.a cellule inspessite e con fibre fra esse intercalate: ciò mostra che il periderma, il quale circonda tutta la sezione, in appa- renza unico non ha la stessa origine. Lo Schneider parla, come si è detto, di un sughero tubercolare formato da un vero fellogeno: ciò si . verifica appunto in questo caso. . Sullo sviluppo dei tubercoli le mie osservazioni Mea quelle dei prof. Van Tieghem e Douliot. Il cono di vegetazione à quello di una radiehetta secondaria. Mentre l'endoderma della radice si segmenta e si allontana dal cilindro centrale spinto in giù dalla nuova radichetta, il dermatogeno e il periblema danno origine ad un gran numero di cellule. le quali vengono man mano invase da corpuscoli bacteriformi; formasi così il parenchima bacterifero, circondato da una zona di cel- lule che si conservano meristematiche. Il pleroma dà origine alla stele tubercolare che si ramifica entro il tubercolo. Il periblema dà pure o- rigine all’endoderma che circonda la stele e le sue diramazioni, forma 15. Malpighia, anno XIII, vol. XIIL come si è detto, il parenchima bacterifero ed il suo meristema, ma non | forma uno strato sugheroso, perché à protetto dalla scorza radicale (po- che digestive), che persiste attorno al tubercolo. Questa scorza porta pure l'endoderma, che continua con quello che riveste la stele radicale, e contro di esso si adagia il meristema tubercolare. Questo può anche trasformarsi, i in seguito, in un fellogeno. La stele si ramifica in ragione della grossezza dei tubercoli, e talvolta forma una larga rete (Lup. hir- sutus), offrendo il fenomeno della dialistelia. Nel Pisum sativum (fig. 105), ho trovato un tubercolo doppio, risul- tante dalla concrescenza dei coni di vegetazione di due radichette vi- cine. Son rimaste distinte le due regioni pleromiche, sicchè si vedono due stele tubercolari partire dalla stele radicale. Questo tubercolo, an- cora piccolo, è inserito su di una radichetta a struttura primaria ter- nata. L’asse maggiore del tubercolo incontra un fascio liberiano; ai lati di esso originano le stele, ciascuna di fronte ad ogni fascio legnoso, le quali entrano nel tubercolo lungo il meristema periferico. Invece l’asse maggiore del tubercolo semplice rappresentato dalla fig. 106, incontra uu fascio legnoso, il quale manda, insieme ai fasci liberiani vicini, una stele nel tubercolo. ‘© Così è sempre più chiara la natura radicolare del tubercolo, confer- mata dallo studio della sua struttura. A maggior conferma, valga lo studio della disposizione dell’ endoderma nella radice e nel tubercolo. Nel caso normale (fig. 104) l'endoderma della radice, per l'aumento del parenchima bacterifero cacciato in avanti, ha formato cogli strati sot- tostanti la corteccia tubercolare, restando sempre in diretta continua- zione con l'endoderma della stele radicale. L'endoderma della stele tu- bercolare, nato dal periblema del cono vegetativo del tubercolo, s'uni- sce all'endoderma della stele radicale, nei punti in cui questo si allon- tana dal cilindro centrale, ricopre quella porzione del cilindro rimasta nuda a causa dello sviluppo del tubercolo, quindi piega in giù ed ac- compagna la stele radicale in tutte le sue ramificazioni. Quando il ple- . roma, e quindi la stele tubercolare è stata spostata da una parte Pi ea moltiplicazione delle cellule del periblema, l'endoderma l'ae- - agna sempre fin dalla sua origine, e mostra sempre le descritte connessioni con quello della radice e della membrana digerente (fig. 107) Ed anche nel caso citato d'un tubercolo doppio (fig. 105) l’ endoderma nato dall’ arco doppio di periblema copre le due stele ed il fascio li- beriano intermedio, e così completa anche qui l’astuccio endodermico del cilindro centrale della radice. Donde risulta, che sempre, per la disposizione dell’ endoderma la stele e la corteccia radicale sono sepa- rate dal parenchima bacterifero. Il tubercolo non può nascere dal pa- renchima corticale, perchè questo è sempre limitato dall’ endoderma, ma da cellule del cilindro centrale, e nel caso nostro dal periciclo; da altra parte le descritte connessioni fra l’endoderma della stele radicale e della stele tubercolare, corrispondono perfettamente a quelle fra l'en- doderma della radice madre e di una radice secondaria. E perciò rite- niamo che il tubercolo è una radichetta trasformata. Volgiamo adesso le nostre indagini sulle cellule bacterifere. Ho adoperato come fissativi l'aleool a 90°, il liquido Kleinenberg, la soluzione di sublimato e acido acetico, ed una soluzione a parti eguali di aleool assoluto e glicerina con alcune goccie di acido acetico. Ho avuto migliori risultati con quest’ ultima soluzione, e icon l'aleool a 90°, perchè i corpuscoli bacteriformi nelle sezioni fissate col liquido Kleinen- berg, assorbono molto le sostanze coloranti; la soluzione al sublimato | dà ottimi risultati, immergendo in essa le sezioni fatte a mano libera o con un microtomo a mano, di tubercoli ancora freschi. Ho colorato le sezioni col carminio boracico Grenacher, col carminio borico Ar- cangeli, col picrocarminio Weigert, con l'ematossilina K leinenberg- Mayer. Continuo adesso queste ricerche ‚ colorando con l ematossilina ed eosina, col liquido Flemming, col liquido Biondi e con quello di Zimmermann. Le cellule bacterifere sono molto grosse, come vedesi dal confronto fra la cellula amilifera (cam.) e le cellule bacterifere (cb, eb’) della fi- gura 103, prese allo stesso ingrandimento. Il contenuto cellulare è spesso distinto in due regioni: una centrale più sbiadita e zeppa di bacteri, l’altra periferica più colorata che comprende il nucleo. Questa zona e- videntemente è ricca di protoplasma, ricacciato contro la parete cellu- ! lare dallo sviluppo dei bacteri; infatti, nella cellula .cb’ della fig. 103, questa zona si va assottigliando, e la forma del nucleo mostra chiara- - mente ch’esso subisce una forte pressione dall’interno. Altre cellule in- vece. come nella fig. 102, presentano un contenuto egualmente colorato. Il nucleo è pure molto grosso, rispetto a quello delle cellule senza bacteri: ciò indica un aumento nella sua attività, perchè, com'è noto, il nucleo ha grande importanza nel regolare i processi nutritivi e le varie funzioni della cellula. Lo Schneider ha descritto le metamorfosi del nucleo nelle cellule bacterifere di Phaseolus vulgaris. Secondo lui, il nucleo raggiunge considerevole sviluppo, acquista forma ameboide, ed ingrossando sempre più rompe la parete e versa il contenuto nel - citoplasma. Dalle mie osservazioni sui tubercoli di Dolichos melano- phtalmus, risulta: 1.° Nucleo ipertrofico, ma di struttura normale. Notasi una ‘parete piuttosto spessa, un reticolo nucleare con grossi cromosomi, ed un nu- cleolo a struttura omogenea con un vacuolo centrale (fig. 81, 103 cb.). Nelle fig. 44 e 85 il reticolo appare formato d’un solo filamento nu- cleare, il quale è ricco di grossi cromosomi e termina ad un estremo col nucleolo. 2° Nuclei ameboidi. Appare una piccola protuberanza (fig. 11) la quale s’allunga come un pseudopodio (98), altri prolungamenti appaiono: (2, 58, 96), talvolta a due poli opposti (35, 37), finchè il nueleo acqui- sta la forma di un’ ameba a pseudopodi ramificati (22): questi nuclei presentano una tenue parete, come una condensazione dello strato pe- riferico di nucleina, o sono ‘affatto nudi; han tutti un nucleolo ed una rete nucleare a cromosomi bene appariscenti. la quale in aleuni è più lassa e meno colorabile. Altri nuclei presentano due nucleoli (1,3,4,56) - uno di essi è trascinato da un grosso pseudopodio, il quale può sepa- rarsi e diventare un altro nucleo, (30, 75): in questa guisa può aversi una divisione diretta del nueleo. Vedonsi pure nuclei con un solo nu- . eleolo, i quali emettono un prolungamento a forma di clava’ (8,9,19); il | tratto d’unione può assottigliarsi, e quindi rompersi, separando un glo- bulo di sostanza nucleare senza nucleolo (84). Talvolta il nucleolo ac- - cenna a dividersi (8); talvolta vedonsi grossi granuli colorati come il v RICERCHE ISTOLOGIONE. SUI: TUBERCOLI ECC. nucleolo, ma affatto omogenei (19). In altri casi, i nuclei sono affatte nudi, con un reticolo cromatico sottile, sparso di fini granulazioni, con un nucleolo vescicolare, ed’ anche con poche granulazioni più grosse e molto eromatofile. Questi nuclei emettono uno o più prolungamenti, che si separano dalla massa. centrale: tali forme sono evidentemente: con- nesse colla degenerazione dello stroma nucleare (fig. 80, 78, 18.100). 3.^ Divisione diretta del nucleo. Appaiono due nucleoli, forse per segmentazione del nucleolo primitivo (102), che si portano ai due poli del nueleo, già divenuto piü lungo. Questo assume poi la forma di bi- scotto (47), o di clava (33), e si scinde in due nuclei (12), che restano talvolta congiunti da un tenue filämento (64): la seissione nueleare pud ripetersi (102). Pub anche avvenire una tripartizione (69) ed anche una vera gemmazione del nucleo (101, 43, 92). Altre volte il nucleo, molto lungo, con due nucleoli ai poli, si ripiega su se stesso e quindi si rompe in due (36); io credo che questo modo di scissione diretta sia provocato da pressione unilaterale, che il nucleo sopporta. In alcuni nuclei, du- rante la scissione, la cromatina si accumula attorno ai nucleoli (83). . Le fig. 29, 41, 79, mostrano esempi della così detta frammentazione cariocinetica. La membrana nucleare persiste, ma scompare il nucleolo, il gomitolo nucleare si frammenta in anse, le quali si portano ai due ‘poli del nucleo, che si strozza nel piano equatoriale. Talora nel piano equatoriale vedonsi piccole granulazioni, che forse nup pda ad ss un TOSARA fra i due nuclei. P 4^ Forme di degenerazione nucleare. o _a) cromatolisi. Nelle figure 50, 21, la cromatina circonda d’o- gni parte il nucleolo; nelle 62, 63, 77, 91, 83, si dispone a gruppi ai lati del nucleolo; nella 49 si raccoglie in icd ammassi, mentre il nucleolo sembra seomparso. ) cariolisi - esterna. La dissoluzione del nucloo-é comincia dalla periferia (6. | 26, 42, 54,.67, 68, 78, 80, 82, 86, 88, 94). Vedesi in aleuni lo stroma nucleare coi cromosomi, in altri una sostanza nucleare plastica e poco colorabile, sparsa di piccoli e numerosi granuli cromatofili. Finalmente restano brandelli di reticolo nucleare, o poche granulazioni attorno al nucleolo, che in alcuni casi scompare l’ultimo, e in altri degenera molto presto. (23, 24, 34, 39, 52, 53, 59, 66, 90, 93, 97). - interna. La membrana persiste, mentre il reticolo nucleare si dissolve (18, 45, 55, 58, 61, 87). In seguito, della cellula restano bran- delli, cenci di membrana a struttura omogenea, i quali alla loro su- perficie interna portano filamenti di nucleina. c) nuclei ad anello. Per una cariolisi interna si banno nuclei con una cavità (13, 15, 25, 51) o con due (17). d) carioressi. La membrana si rompe; il contenuto nucleare, spesso alterato nella sua struttura, senza nucleolo e ricco di granulazioni, si versa all’esterno e si prolunga in tanti filamenti, aquistando la forma d’un foraminifero, (20, 31, 40, 46, 73, 74, 77): la sostanza nucleare, a poco a poco si dissolve nel contenuto cellulare (7, 70, 71; 72,.89). Ac- cade pure, che per pressione unilaterale un tratto di nucleo s’ intro- flette (5, 16, 60), o si contorce in varie guise (76). e) altre alterazioni del nucleo. Specialmente per la pressione che esercita contro di loro il contenuto cellulare, i nuclei si schiacciano (103 cb’), s’ allungano (10), acquistano la forma di semiluna (27) d'Y (57, 65), o terminano con una estremità ricurva ad uncino (32); pos- sono anche frammentarsi in due o più pezzi (48, 95). Il loro contenuto. diventa omogeneo (10, 38), e fortemente colorabile. Altri nuclei di for- ma normale (28) presentano pure il fenomeno della ipercromatosi. Tutti i nuclei in isfacelo si vedono circondati da bacteri. Queste forme di degenerazione nucleare accompagnano la morte della cellula. Quale ne è la causa? Io credo che i corpuscoli del contenuto tubercolare siano veri bacteri. I più giovani, quelli che non degenera- rono in bacteroidi, attaccano il protoplasma delle cellule, ed anche i bacteroidi, quando la pianta non fornisce più amido, (e infatti nei tu- bercoli maturi non esistono più cellule amilifere). Così la massa tuber- colare si risolve in abbondante quantità di succhi alimentari che ven- gono assorbiti dalla pianta, mentre i bacteri attraverso tori o fessure, che per digestione o lacerazione si formano nella corteccia d ritornano nel terreno. | RICERCHE ISTOLOGICHE SUI TUBERCOLI ECC. OPERE CONSULTATE. Pubblicazioni speciali sui tuberco'i radicali delle Leguminose e sulla assimi- si lazione dell’ azoto libero. 1, MarPrGur. Opera omnia — De Gallis — Londini, 1686, 2. GasPARRINI. Cfr. Pirorta: Per la storia dei rn delle Leguminose — Malpighia, anno II, «n 156, 3. Lachmann. Cfr. Conn: Zur Geschichte der Legna Knóllch., ref. in Bot. Centr. 1892. E 4. tre Ueber die an der Schwarzerle und der gewöhnlichen Garten-Lupine 3 auftretenden Wurzelanschwellungen; ref. in Bot. Zeit. 1874. 5. Eriksson: Studier öfver leguminosernas Fokaddas: ref. in Bot. Zeit, 1874. 6. RIES: Beitraege zur sp. Phys. landw. Culturpflanz. Wachstumsgesch. ^ l . 7 ef. 8. Kny: in ee des bot. Vereins Brandb. 1878; ref. id. 9. FRAN eber die Parasiten in den Wurzelanschwell. der Papilionaceen; Bot. Zeit. 879, 10. Kny: Ps dem Aufsatze des Herrn. Prof. B. Frank « Ueber die Paras. etc. », Bot. Zeit. 1879. ll. Derpino: in Ann. scient. e ind., Treves, 1879. 12, PriLLieux: Sur la nature et sur la cause de la formation des tubercules qui naissent sur les racines des Legumin., Bull. S. Bot. de France, 1879. . 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PFEFFER: Pflanzenphys. Erst. Band, p. 237 e e seg. Leipzig, Engelmann, 1881, 91. Dermer: System der Pflanzenphys., in N Handbuch der Potnik Zweit. B-, pag. 33 e seg. Breslau, 1882, 92. Frank: Lehrbuch der Botanik, E. B. p. 574 e seg. Lalla, ne 1892. 93. Van Tiecnem: Traité de Botanique, Paris, Savy, 1891, pag. 204. 94. Lunpstrorm: Pflanzenb. Studien. Die Anpassungen der an Thiere, ` rel. in Journ. de Bot. 1888. 95. Wisner: Elementi di Bot. scient. Milano, Vallardi, vol. III, 8 96. ee Noir, ScHEnck e Scuimper: Trattato di Bot. em Soc. Ed, ' libra 97. di Traité de Bot. Paris, Bailliöre, 1898. 98. Cavara: Cont. alla morf, ed allo ergal degli idioblasti delle Camelline. | Atti Ist. bot. Pavia, S. II, vol. IV, Milano 1897, 99. Van TiEcHEM: Sur les racines doubles, in Journal de Bot., I, pag. | 100 Tecra "umm i mesi E. B. 1889, pag. 69. 103. Sacus: Vorlodtd: ueb. Pflanzenphys, 1882, pag. 350. 104. FRANK: Pflanzenphysiol. Berlin 1890, pag. 120, fig. 32. 105. Dermer: Manuel technique de Phys. végét., Paris 1890. 106. Van Tıesuem et DouLior: Rech. comp. sur l'orig. des membres endog. dans les plantes vasc., Ann. des Sc. nat., Bot., s. 7°, t : Sur la polystélie. Ann. id., s. 7°, t . 108. PrirLieux : Altérations produites dans n plantes par la culture dans un sol surchauffe. Bull. Soc. bot. de France, t. , p. 3, 1881. 109. GuicNARD: Note sur les noyaux des cellules des tim RER Bull. Soc. t. de France, t. XXV, p. 332, 1881. 110. Fusari e Monti: Istologia. Un. Tip. Editr., Torino. 111. Guionarp: Sur l'origine du sac er yonnel et la role des antipodes. Bull. de la Soc. bot. de France, t. XXVII . 197. 112. DouLior: Recherches sur le ite, £v in vise de Bot. 1888, p. 71 e 158, 1889, pag. 37, ed in Ann. de Sc. Nat., 1889. 113, ua et GUIGNARD Capitolo ‘della « orla dei bacteri » nel Trat- ce Medicina Dahlia sotto la direzione di Cnarcor, Boucmarn e Bris- , Torino, Un. Tip. Editr., vol, I, parte 1.* 114. Lu ARA: Intorno age a strutture nucleari. Atti dell’Ist. bot. di Pavia, nuova serie, vol. m 115. E À via ed di? nucleari in XA a parassitismo vegetale. Ri- i Patol. veget.; anno VI, num. 5-8, 1896. 116. D eure e ricerche sulle cellule vogotali. Ann. dell’ Jet: bot - di Roma, vol. VII, 117. erg ehe: étüdos sur la füiónditdon; Ann. des Sc. Nat., Botan., LADGL FE 118. renda Contribution à l'étude de la physiologie de la cellule. Afehises de . . Biologie, tom. XIII, fase. II. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Fig. 1-101. Nuclei del parenchima bäcterifero dei tubercoli radicali di Dolichos ` melanophthalmus DC., osservati colle lenti” Ob, 1/,, e Oc. 3 Zeiss, e di- segnati a mano libera. 102, 103. Cellule bacterifere ‘dei tubercoli radicali id.; cb. ch’. cellule bacte- rifere, cam. cellula amilifera. Ob. E, Oc. 3, camera lucida Zeiss. 104. Figura Er d’una sezione di radice di Zupinus angustifolius L. col LR parenchima corticaie, p.b. parenchima bacterifero, x. xilema, m. Rs doppio- di “Pisum sativum con la radichetta alla quale è » » » » oi Tubercolo semplice id. dt" » — di Faba dora m » 1k » » a ee hirsutus ; i x Dona secondario. nie Queste ricerche furono completate nell'Istituto. Botanico di Genova, ove ebbi larga e cortese ospitalità dal chiar. prof. Penzig, che pubblicamente ringrazio. Aquila, R. Scuola Normale Femminile. Novembre 1899, L’IPOTESI DEL DUVAL-JOUVE sulla disposizione delle lamine fogliari di alcune Graminacee (Tav. VII). Ricerche anatomo-biologiche del Dorr. AIAR PARATORE. Il Duval-Jouve (1) osservò, che le lamine fogliari di Triticum junceum L., Psamma arenaria Ròm. et Schult., Gynerium argenteum Nees, Melica altissima L., Scleropoa maritima L., presentano una semitor- sione, la quale npn al suolo la pagina superiore; osservò pure, che questa pagina è ricca di stomi, mentre ne è affatto priva la inferiore esposta alla luce: messi a confronto questi due fatti ne dedusse, che la predetta torsione del lembo doveva spiegarsi con la necessità che hanno tali piante, e forse molte altre ancora, di proteggere dalla luce diretta e perciò da una intensa traspirazione la superticie fogliare sto- matifera. L'ipotesi fu accettata da^molti ed anche da Maruin EE 5 ae sui movimenti delle piante. Pochi anni fa, studiando in aleune Graminacee ns PAR . Milium multiflorum L., Avena fatua L) l'assorbimento dell’acqua per: le foglie (2), mettevo in relazione la disposizione della lamina con la diversa capacità che hanno le sue due superficie d’ assorbire ‘l’acqua. E fin d’allora facevo notare, che: in queste piante la disposizione della lamina ha poco o nessun effetto sulla intensità della traspirazione. Le îoglie lunghe ed esili oppongono piccolò schermo alla luce, nè per tutta (t) Duvar-Jouve, Zistotazie des feuilles des Torn Ann. des Sc. Nat., m Bot, s. VI, t. 1. Por 1875; vedi pure dello stesso: autore: Étude anatomique - de quelques Graminees, et en particulier des Agropyrum, ecc. | (3) ParaTORE, « Gynerium pans ». Contr. alla Dialog, p: edito dal prof. Borzi, vol. I, fase. 1.° Palermo, Clausen, 1 Ip., Movimenti ue nelle premia Rend, PISA Scienze. Bologna 1894. | E. PARATORE- la loro lunghezza rivolgono al suolo la pagina superiore. Infatti, appena < e si distaecano dal culmo, continuano diritte o leggermente oblique, quindi 3 A ruotano a poco; a poeo sul loro asse e sull’ asse orizzontale descrivendo | un arco la cui concavità è occupata dalla pagina superiore, e ricadono — D in giù. Come si vede, in questo breve arco la pagina inferiore s'op- | | pone alla luce, mentre nei tratti ascendente e discendente le due su- | perfieie fogliari in posizione obliqua evitano entrambe la diretta inci- denza dei raggi luminosi. E quel ch'è più. facevo notare, che l' ipotesi | x. del Chiar.”° Autore si fondava sopra osservazioni non del tutto esatte, | perché le foglie di Gyneriwm argenteum, di Scleropoa maritima e di Melica altissima son pne di somi anche sulla pagina inferiore della lamina. + In un recente studio sulle Graminacee della Flora francese il Pée- __Laby (1) scrive: « Il est bon de dire-tout de suite, que deux plantes citées par Duval-Jouve, à l’appui de son affirmation, comme dépourvues de stomates à la face inférieure de leurs feuilles, le Melica altissima et le Gynerium argenteum, ne doivent pas rester dans cette catégorie. Jai eu la curiosité de vérifier le fait sur des feuilles de diverses pro- venances, et j'ai, au contraire, trouvé des stomates aux deux faces. Ensuite, quant & la demi-torsion du limbe dont il parle, j'ai très sin- cèrement cherché à la constater dans les feuilles de deux plantes citées par Duval-Jouve, et dans celles qui figurent dans la première partie du tableau IV et j'avoue che je n'ai jamais pu l'observer. D'ailleurs, ad- mettrons nous le renversement dont parle Duval-Jouve pour certaines feuilles larges, comment expliquer. l'absence de stomates à la face infé- | rieure dans les feuilles aciculaires (Festuca ovina, F. rubra, etc.)? ». Le osservazioni dell’ egregio Autore confermano ampiamente le mie, ed io ben volentieri le riporto, nè mi dolgo eon lui se gli sono sfuggite le mie comunicazioni su tale argomento. Ra STI Rae ae N nia re Silio 5 (t) Pie-Lasv, Étude anatı omique de la feuille des Graminées de la France. Ann. des Se. Nat., Bot., s. VIII, t, VII, 1898. La quistione mi sembra degna di studio, poichè resta sempre un fe- nomeno biologico, che attende la sua interpretazione. E pria di tutto, esiste in tutte le predette Graminacee una semitorsione del lembo? Il Pée-Laby dichiara, che in due di queste piante l'ha cercato.invano. lo l'ho ben constatata nel Gynerium argenteum, coltivato largamente in tutta Italia, ma non nella Psamma arenaria e nella Scleropoa ma- ritima che vegetano nell'agro messinese; non saprei dire se esista nel Triticum junceum e nella Melica altissima, perchè tali piante non ap- lamina fogliare di Scleropoa maritima è lunga non più di 1 dm., ed quella di Triticum junceum, la quale presenta pure le due metà del la foglia acquista aspetto junciforme; quella di Psamma arenaria ha la maggiore larghezza di 15 mm., e presenta pure aspetto junciforme: per questo fatto, meglio che per la presunta semitorsione del lembo, gli stomi nascosti in questa e nella pianta precedente entro i profondi | solchi della pagina superiore, e protetti pure, come vedremo, da lunghi e numerosi peli, sono ben riparati dai caldi raggi solari. Le lamine di Gynerium argenteum e di Melica altissima sono relativamente più lunghe | e più larghe, e potrebbero accrescer fede alla ipotesi del Duval-Jouve, se le mie osservazioni e quelle del Pée-Laby non avessero dimostrata la presenza di stomi anche nella pagina iuferiore. Ma qual’ è la ragione della varia disposizione degli stomi in queste piante? L'indagine anatomica ha quasi sempre data la ragione di molti fenomeni, perchè la forma esterna, la struttura e la funzione degli or- gani sono l'una all'altra subordinate; e perciò passeremo a descrivere | brevemente la struttura delle lamine fogliari di queste Graminacee (1). (') Altro lavoro consultato, oltre i precedenti e le opere di Griseracn e di A, De Canpotte sulla geografia botanica, è la Monografia di E. Hacker sulle An- dropogoneae in Mon. Phanicoganiaran, P arisiis, Masson, 1889. partengono alla flora sicula, nè le ho viste coltivate. Aggiungo, che la' ha la maggiore larghezza di 1 em.; più lunga ma egualmente larga è lembo ripiegate sulla pagina superiore fino ‘a toccarsi coi margini, sicchè FIN ee ia NE TRENI TORTO ing a BEER «s a die" jtf cd E l. Psamma arenaria (fig. 1): pianta indigena della flora messinese, vive pure nei luoghi arenosi marittimi dell’ Europa e dell'America bo- reale. La superficie inferiore della lamina è uniforme, la superiore è percorsa da rilievi longitudinali (costole) più o meno sporgenti, separate da solchi profondi. Lungo l’asse delle costole decorrono i fasci fibrova- scolari. | L'epidermide della pagina inferiore astoma copre una larga fascia continua di fibre selerenchimatiche a lume stretto e con parete molto spessa e lignificata, le quali passano gradatamente in una regione di ffbre e quindi di cellule a cavità sempre più larga, con parete meno spessa e non lignificata. Questa regione di cellule, che sono acquifere, limita inferiormente la guaina sclerosa dei fasci e il clorenchima. Nella metà superiore esistono cordoni sparsi di fibre sclerenchima-. tiche sulla parte più elevata delle costole. Sotto di essi fibré e poi cel- lule acquifere che scendono giù fino alla guaina fibrosa dei fasci, la quale si estende lateralmente in due piccoli cordoni paralleli. Il clorenchima si trova lungo le superficie laterali delle costole e passa dall’ una all'altra occupando la regione dei solchi; solamente nella pa- gina superiore sottostà all’ epidermide, la quale è provvista di stomi e di molti peli. 2. Triticum junceum: pianta della regione PRA e dell'Asia occidentale. Ha quasi la stessa struttura fondamentale della precedente. Notasi minore sviluppo di fibre sclerenchimatiche e maggiore quantità di pa- renchima acquifero. L'epidermide inferiore, la quale anche in questa | | pianta non è in diretto contatto col clorenchima, manca di stomi; men- tre la epidermide superiore, che copre direttamente il clorenchima, pre- senta numerosi stomi. _ 3. Gynerium argenteum: cresce bene in Italia, coltivato. La struttura della lamina è stata descritta da me nel lavoro citato. .. Qui ricordo, che esiste una robusta costola mediana (carena), sporgente . Sulla pagina inferiore. La carena, in sezione trasversa presenta: una epidermide inferiore astoma, su di essa una zona continua fibrosa, cui segue abbondante parenchima acquifero attraversato da fasci fibrova- scolari. La superficie superiore della carena è interrotta da costole se- parate l'una dall'altra da solchi; al vertice delle costole cordoni fibrosi coperti da epidermide astoma, in corrispondenza dei solchi zolle di clo- renchima coperte da epidermide stomatifera. Ai lati della carena la lamina si assottiglia; in ambo le superficie è percorsa da costole e da solchi, quelle più sporgenti e questi più pro- fondi nella superficie superiore. Ciascuna costola presenta: ai vertici cordoni fibrosi, al centro un fascio fibrovascolare con guaina di fibre acquifere, e nel resto, specialmente fra la guaina e il cordone fibroso inferiore, parenchima acquifero. Nell’ intervallo fra due costole si estende da una superficie all’ altra il clorenchima, e manda due prolungamenti sulle facce laterali delle costole nella metà superiore della lamina. Co- sicchè nella pagina superiore il clorenchima à per una maggiore esten- sione in diretto contatto con l'epidermide, e perciò in questa pagina essa è fornita d'una maggiore quantità di stomi. 4. Scleropoa maritima: trovasi nell’ agro messinese e nella regione mediterranea occidentale, in luoghi marittimi. Solamente la pagina superiore presenta costole e solchi. Ai vertici delle costole cordoni fibrosi, dei quali è più robusto quello inferiore; lungo l’asse di ciascuna costola un fascio fibro-vascolare provvisto di guaina fibrosa connessa coi suddetti cordoni, mediante parenchima ac- | quifero. Fra due costole il clorenchima, il quale è più esteso lungo la l pagina superiore, poichè le insolcature ne aumentano la superficie; per | questa ragione vedesi nell’ epidermide di questa pagina una maggiore quantità di stomi. 5. Melica altissima: sparsa nelle regioni tropicali, manca in Italia. La lamina è di tenue spessore. Sopra e sotto i fasci fibrovascolari esistono due cordoni fibrosi, coperti dall’epidermide astoma. Nell’inter- vallo fra due fasci, trovansi 4-5 strati di clorenchima, coperti anch’essi dalle due epidermidi, che in questo tratto hanno stomi e in numero eguale. 16. Malpighi a, anno XIII, vol. XIII. In tutte queste piante la guaina ha una struttura generale comune. I fasci fibrovascolari sporgono un pò verso la superficie esterna (infe- riore della lamina), la eui epidermide nel tratto corrispondente ai fasci copre cordoni fibrosi, e nel tratto compreso fra due fasci, il clorenchi- ma; in questo solo è stomatifera. Sotto l'epidermide interna (inferiore della lamina) si estende un’ ampia zona di parenchima acquifero; essa è quasi priva di stomi, i quali appaiono e diventano man mano più frequenti nella porzione superiore della guaina, nel tratto che comincia a distaccarsi dal culmo e a ricevere i raggi solari; in questo tratto ap- pare anche il clorenchima. * * * Da questo rapido esame della struttura fogliare delle 5 Graminacee citate dal Duval-Jouve, si vede chiaramente, che la distribuzione degli stomi è intimamente subordinata alla distribuzione del clorenchima. Gli stomi mancano nella epidermide inferiore di Psamma arenaria e di Triticum junceum, che copre fibre sclerenchimatiche e parenchima acquifero; mancano nella pagina superiore di queste piante e nella su- periore e inferiore di tutte le altre in quei tratti dei vertici delle co- stole che ricoprono cordoni fibrosi; mancano nella epidermide interna della guaina che ricopre il parenchima acquifero, e a poco a poco ap- paiono nella regione superiore della stessa, esposta ai raggi solari, in- sieme al clorenchima che per azione della luce comincia a formarsi. Sono un po’ più numerosi nella epidermide superiore della lamina di Gynerium argenteum e di Scleropoa maritima, perchè essa copre una maggiore superficie di clorenchima; sono in numero eguale nelle due epidermidi della lamina di Melica altissima, perchè il clorenchima è ugualmente sparso sulle due superficie. ‘E allora, poichè le foglie di queste e di tutte le Graminacee studiate non presentano la struttura dorsiventrale descritta in altre piante, cioó un clorenchima a palizzata coperto da epidermide astoma e un clorenchima spugnoso rivestito da epidermide stomatifera, ma invece la regolare di- | sposizione di fasci paralleli, un clorenchima fra essi interposto a cel- > | lule di varia forma sempre con meati intercellulari, ed una epidermide a L'IPOTESI DEL DUVAL-JOUVE 243 sempre stomatifera nei tratti che direttamente lo ricopre; abbiamo la ragion vera dell’assenza di stomi nell’una o nell’altra pagina. Tale as- sità d’impedire una abbondante traspirazione. Con la semitorsione del questo effetto non si ha, per. quello che abbiamo detto. E dovevasi an- che por mente alla traspirazione che avviene per la guaina, la cui su- perficie esterna, essa sola stomatifera, è pur la sola esposta ai caldi raggi meridiani; alla esistenza del parenchima acquifero, che radunato nella metà dorsale della lamina ( Triticum, Psamma, Gynerium) sarebbe più esposto alla influenza dell'energia raggiante a causa della semitor- sione del lembo, e attraverso i pori epidermici potrebbe più facilmente cedere l’acqua raccolta; e finalmente alla proprietà che hanno le fibre sclerenchimatiche di conservare e condurre l'acqua. Altre difese oppon- gono queste piante contro l’intensa irradiazione. Nelle Graminacee dei climi tropicali e subtropicali, viventi in terreni sterili e soleggiati, le cellule del parenchima acquifero hanno una parete spessa e le fibre sclerenchimatiche sono pure serbatoi d’acqua. Di più, sotto l'epidermide inferiore vedesi sovente una fascia continua fibrosa, mentre la pagina superiore è percorsa da costole e da solchi. In questo caso per effetto dell’ evaporazione diminuendo la turgescenza delle cellule parenchima- tiche, la lamina si chiude sulla pagina superiore, dove incontra minore resistenza, le costole si avvicinano l’una all’ altra, restringendo i solchi, e allora la foglia diventa junciformé, presenta alla luce una minore superficie, protetta da una fascia fibrosa e da una epidermide astoma. Così il Triticum juncum e la Psamma arenaria si difendono dalla luce intensa, e così può ben giovare ai bisogni della vita la loro epidermide inferiore, la quale del resto è priva di stomi, perchè sotto di essa manca il elorenchima. Similmente nelle piante studiate del Pée-Laby (tav. IV) solamente la pagina superiore è profondamente solcata, e la epidermide superiore è astoma, perchè copre una fascia fibrosa continua o per piccoli tratti interrotta. Ed anche in queste piante il meccanismo per impedire la | traspirazione eccessiva è quello descritto poc’ anzi per il Triticum e per la Psamma. senza è subordinata alla disposizione del clorenchima e non alla neces- lembo, che del resto non esiste in tutte le piante citate dal Duval-Jouve, Lo studio della struttura fogliare di altre Graminacee conferma que- ste induzioni. 1. Ampelodesmos tenax Cyr. Link; pianta della flora messinese, Vive nei colli marittimi della regione mediterranea ecc., ed è coltivata come ornamento delle ville; forma un bel cespuglio che ricorda quello del Gynerium, e come questo ha foglie lunghe, le quali mediante una se- mitorsione rivolgono in alto la pagina inferiore della lamina. In sezione trasversa, la lamina presenta: La pagina inferiore uni- forme ha una epidermide astoma che copre una fascia fibrosa continua, La pagina superiore è percorsa da solchi e da costole, ai vertici delle ‚quali decorrono cordoni fibrosi, connessi mediante tratti fibrosi più sot- tili con la guaina sclerosa dei fasci fibrovaseolari. L'intervallo fra due fasci è occupato dal clorenchima, che in basso confina con la fascia fi- brosa e in alto si estende sotto l’epidermide sulle facce laterali delle costole ed entro i solchi: perciò la sola epidermide superiore è in questi tratti fornita di stomi. Verso il 3.° inferiore della lamina appaiono en- tro il clorenchima, sotto i solchi, fasci fibrovascolari più piccoli, i quali modificano l’aspetto istologico della lamina. 2. Stipa tenacissima L. (fig. 2.*): coltivata in Italia; è indigena delle | regioni tropicali e temperate. Forma piccoli cespugli, e come la pianta | precedente, ha le lamine fogliari con la pagina inferiore rivolta in su. La carena presenta nella metà inferiore sporgente robusti cordoni fi- brosi che arrivano fino alla guaina dei fasci, e piccoli fasci fibrosi nella metà superiore all’apice di piccole costole. Fra i fasci fibrosi e vasco- lari si estende il parenchima acquifero, e fra due fasci vascolari il clo- renchima. Ai lati della carena la lamina è più sottile. Vedonsi in fondo ai solchi della pagina superiore, grosse cellule bulliformi; lungo l’asse delle costole fasci fibrovascolari grandi e piccoli, e sopra e sotto ad essi cordoni fibrosi, dei quali più sviluppato quello inferiore. Il eloren- chima occupa l'intervallo fra due fasci e due cordoni, e s'adagia sulle — . Que epidermidi per tratti quasi eguali, che pereió sono provvisti dello stesso numero di stomi. L’IPOTESI DEL DUVAL-JOUVE 3. Milium multiflorum L. (fig. 3): indigena in Italia, entro le siepi e sulle macerie. Forma piccoli cespugli disposti obliquamente e talvolta quasi prostrati, sicchè alcune foglie guardano in alto ed altre in giù colla pagina superiore. I solchi sono un pò più profondi in questa pa- gina. Ai vertici delle costole cordoni fibrosi; quelli inferiori, più robu- sti sono collegati coi fasci vascolari, i quali son più vicini ad essi, mentre fra i detti fasci e i cordoni superiori è interposto il parenchima acquifero. Il clorenchima occupa tutto il resto della lamina, ed è co- perto direttamente dalle due epidermidi, le quali in questi tratti sono quasi egualmente fornite di stomi. In mezzo al clorenchima notansi pure piccoli fasci vascolari. 4. Saccharum aegyptiacum (fig. 4): in Egitto lungo il Nilo, in Mes- sina intorno ai laghetti di Ganzirri, del Faro, ecc. È una bella grami- nacea, dalle foglie lunghe, le quali cadono in giù con la pagina supe- riore esposta alla luce. Come il Gynerium argenteum presenta una grossa carena, la quale però ha struttura inversa. L’epidermide superiore copre qui una fascia fibrosa continua, e sotto di essa s’estende abbondante parenchima acqui- fero. I fasci sono più prossimi alla faccia inferiore, e collegati con l’e- pidermide sottostante per mezzo di cordoni fibrosi; fra questi ultimi notasi il elorenchima, che forma pure un’altra guaina attorno ai fasci; l'epidermide inferiore perciò è stomatifera nelle zone corrispondenti al clorenchima. Ai lati della carena appaiono nella pagina superiore le costole e i solchi; quelle presentano un fascio fibrovascolare con una guaina fibrosa rafforzata ai due estremi da cordoni fibrosi coperti di epidermide astoma; invece in corrispondenza dei solchi le epidermidi coprono il clorenchima, attraversato da piccoli fasci vascolari. Gli stomi trovansi perciò in tutte e due le pagine; un po’ meno numerosi nella superiore per la esistenza delle cellule bulliformi. . Nelle regioni inferiori della lamina le costole adiacenti alla carena sono ricche di parenchima acquifero, posto sopra il fascio fibrovascolare. 5. Arundinaria japonica (fig. 5): largamente coltivata, Alla guaina forma lanceolata e si dispone variamente, ora obliquo in su o in giù segue un breve e stretto picciuolo, che sostiene il lembo. Questo ha Mi con la pagina superiore in alto, ora ruotando sul pieeiuolo si mette di profilo passando per le varie posizioni laterali oblique. Per la sua larghezza il lembo potrebbe opporre valido schermo alla leo; e noi dovremmo qui osservare una struttura dorsiventrale. Invece, fatta astrazione della carena, ove tra fasci fibrovascolari superiori e in- feriori rafforzati da spessi cordoni fibrosi vedesi abbondante parenchima acquifero, il resto della lamina presenta il tratto compreso fra due fasci e fra le due epidermidi interamente occupato da uniforme zona di clo- renchima. L’epidermide superiore ha uno o due strati di cellule bulli- formi, e perciò è meno ricca di stomi della inferiore. Anche nella ca- rena fra due fasci della pagina superiore vedonsi zolle di elorenchima, e perciò la epidermide che le ricopre è fornita di stomi. Noto ancora che nel clorenchima formansi in via lisigena canali ‚aeriferi, e vedonsi pure cordoni vascolari trasversi che uniscono un fa- scio all'altro. Le cellule del parenchima acquifero hanno una robusta parete con numerose punteggiature. 6. Arundo Donax L. (fig. 6): indigena e coltivata. La lamina molto più larga della precedente ha tessuto aequifero fra la guaina dei fasci e i cordoni fibrosi posti alle due estremità delle costole; fra i fasci ha il clorenchima, il quale per la trasformazione delle sue cellule acquifere si aduna in varie zolle. Per lo più acquista la forma di |_| con la base verso la pagina inferiore e coi lati che ar- rivano a toccare l'epidermide superiore. Cosicchè, mentre l'epidermide inferiore compresa fra due fasci fibrosi copre uno strato continuo di - elorenchima, quella superiore copre due tratti di clorenchima e in mezzo al essi il parenchima acquifero: in quest’ ultimo tratto le cellule epi-- dermiche acquistano l’aspetto di cellule bulliformi. Da ciò si comprende, perchè l'epidermide inferiore abbia una maggiore quantità di stomi della superiore. In ciascun tratto compreso fra due costole, l'epidermide inferiore è fornita di stomi perchè copre una fascia continua di clo- renchima, mentre la superiore presenta due zone parallele stomatifere che coprono il clorenchima, e fra esse una zona astoma a cellule bal liformi che copre il parenchima acquifero. Secondo il Duval-Jouve si | dovrebbe dire, che v'è maggior numero di stomi nella epidermide su- L'IPOTESI DEL DUVAL-JOUVE {||| 247 periore perchè questa riceve direttamente i raggi solari; ma si potrebbe rispondere, che adiacente alla stessa epidermide è il parenchima acqui- fero, che più degli altri tessuti vuole essere riparato dalla luce. Del resto è anche facile osservare, che nelle ore calde della giornata le la- mine di Arundo sono più volte ripiegate su sè stesse, sicchè nd l'una nè l’altra pagina è interamente protetta dalla luce. Queste torsioni del lembo son dovute all’ avvicinamento di due costole successive nella faccia superiore, sicchè i solchi si restringono e il parenchima acqui- fero viene riparato dalle irradiazioni. 7. Avena fatua L. (fig. 7): indigena. 8. Lolium rigidum L. (fig. 8): anch’ esso cresce spontaneo in Italia. Le lamine di queste due piante sono discretamente lunghe e sotto la luce solare si contoreono più volte. Il clorenchima è contiguo alle due epidermidi superiore ed inferiore, le quali sono entrambe stomati- fere. Però nell’Avena fatua il tratto della epidermide superiore occu- pato dalle cellule bulliformi è sprovvisto di stomi. S’intende che l’epi- dermide sovrastante ai cordoni fibrosi è sempre astoma. - 9. La lamina fogliare di Briza maxima L., sparsa nei luoghi aprici, ha quasi la struttura fondamentale dell’Avena fatua, con stomi in ambo le pagine e con cellule bulliformi nella epidermide superiore. 10. La Briza minor L. ha la lamina fogliare con struttura analoga a quella di Melica altissima, e perciò con stomi in egual numero nelle due pagine. : * * Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, e l’ induzione sarebbe la stessa: - che nelle Graminacee la distribuzione degli stomi nelle due epidermidi dipende dalla disposizione del parenchima e degli altri tessuti. Sicchè, se per una semitorsione del lembo la pagina inferiore sarà rivolta alle _ luce, essa potrà essere astoma come nell’ Ampelodesmos tenax, ecc., od col della semitorsione del lembo non ha perciò nessun rapporto con la distribuzione degli stomi e col bisogno di sottrarre la pianta da una + traspirazione eccessiva, Il Duval-Jouve opportunamente distingue le Graminacee con disposi- zione variabile e quelle con disposizione costante della loro lamina. L’Aut. con la sua ipotesi ha voluto rendersi ragione di quest’ ultimo caso. : Però invocare le cause finali per spiegare i fenomeni biologici può essere un metodo molto favorito, ma certo non à razionale. lo credo che il biologo deve, come qualunque studioso di fenomeni naturali, pro- cedere cosi nelle sue indagini: 1.° deserivere il fenomeno, 2.? ricercare i fattori che lo determinano, 3.° il meccanismo col quale si compie, 4.° le leggi che lo regolano, 5.° le conseguenze che ba sulla economia indi- viduale e generale. E così potranno evitarsi molti errori, e non si porrà sempre il fattore fisiologico come primo determinante di un fenomeno, mentre il più spesso cause accidentali sono sorgente di molte varia- zioni. Nel caso nostro trattasi di un fenomeno puramente meccanico. Os-. serviamo infatti una foglia di Gynerium o di Ampelodesmos, ecc. du- rante l’accrescimento: essa prima si dirige in alto, indi, raggiunta una certa lunghezza, cade in giù. La forza che provoca questo movimento è la gravità, è il peso dei */ superiori della lamina che non può essere equilibrato dai cordoni fibrosi e vascolari abbastanza flessibili. La la- mina è obbligata a piegarsi ad arco. In alcune Graminacee, ad es. nel Saccharum aegyptiacum, la pagina superiore trovasi nella convessità dell’ arco, e perciò rivolta alla luce; in altre, ad es. nel Gynerium ar- genteum, nell’ Ampelodesmos tenax e nella Stipa tenacissima, trovasi ‘nella concavità dell’ arco di flessione, per effetto di una semitorsione che volge in su la pagina inferiore. Qual’ è la ragione di questo fenomeno? Sappiamo che in una lamina piegata ad arco la superficie concava ha minore estensione di quella convessa; in quella le molecole devono. essere contenute in uno spazio minore e perciò si avvicinano l’una al- l’altra, mentre nella opposta superficie se ne allontanano. Se delle due | metà, superiore e inferiore, della lamina fogliare una ha un fitto tessuto L'IPOTESI DEL DUVAL-JOUVE senza spazi intercellulari, con cellule a pareti spesse, a lume piccolis- simo, intrecciate fra di loro; e viceversa l'altra metà ha un tessuto lasso con spazi intercellulari, con cellule a debole parete e a lüme ampio, è evidente che quest’ultimo tessuto opporrà la minore resistenza alla flessione, poichè le sue cellule potranno ben comprimersi e adunarsi in uno spazio minore. Orbene la lamina dell’Ampelodesmos e della Stipa, la robusta carena del Gynerium ed anche la Psamma e il Triticum hanno sotto l'epidermide inferiore una robusta fascia fibrosa o grossi cordoni rigidamente collegati con la guaina fibrosa dei fasci; mentre sotto l'epidermide superiore esiste il parenchima acquifero ed aerifero, il elorenchima e solo piccoli cordoni fibrosi ai vertici delle costole. Sap- piamo pure che la pagina superiore è interrotta da costole e da solchi; questo fatto agevola molto la torsione della lamina su tale pagina. In- fatti la lamina non si flette ruotando intorno ad un asse orizzontale, ma invece intorno ad un asse obliquo, destrorso o sinistrorso, il quale è la risultante di un movimento dell'intera lamina intorno all’ asse orizzontale e dei movimenti di ciascuna costola intorno all’ asse longi- tudinale che passa per il solco vicino. Proviamo a flettere una foglia di Graminacea sull’ asse trasversale: i tessuti resistono molto, si com- primono, la lamina si deforma in quel tratto e talvolta si rompe; in- vece piegandola intorno ad un’asse obliquo, da destra a sinistra o vi- ceversa, le costole successivamente ruotano l’una intorno alla seguente e ruotano pure successivamente intorno all’ asse trasverso: la lamina così gradatamente si piega ad arco con la pagina inferiore nella con- cavità di esso. Il fenomeno avviene appunto così. La lamina quando si distacca dal culmo procede obliquamente in su con la pagina supe- l’asse trasversale sulla pagina superiore, la parte discendente cadrebbe nell’ intervallo fra il calamo e la parte ascendente; invece ruota nel | modo descritto intorno ad un asse obliquo, risultante di due semitor- | sioni intorno agli assi trasverso e longitudinale, e la parte discendente cade in fuori con la pagina inferiore rivolta alla luce. Ciò avviene per l'appunto, e il meccanismo è chiaro: la forza di gravità attira in basso i */, superiori della lamina e la costringe a piegarsi; questa flessione | riore rivolta in dentro cioè verso il culmo; se si piegasse intorno al- la quale non pud farsi direttamente sull’asse trasversale, per la resi- stenza che oppongono i robusti fasci fibrosi e la carena, avviene facil- mente intorno ad un asse obliquo nel modo sopra esposto. E siccome è la pagina superiore percorsa da costole e da solchi, si comprende perchè tale flessione si faccia su questa pagina. A favorire questo movimento si aggiunge l’azione delle cellule bulliformi e del parenchima acquifero, che a causa dei raggi solari diminuiscono di turgore e attraggono una costola all’ altra. Infatti la lamina della Stipa si arrotola, diventando secca, sulla pa- gina superiore, così quella di Ampelodesmos e le loro sezioni poste in glicerina. Per la stessa ragione, durante le ore calde, noi vediamo le foglie di queste e di altre Graminacee contorte a spira. Kerner di Ma- rilaun (1) dice: « le fenditure della superficie fogliare superiore divi- dono il tessuto in tante specie di prismetti longitudinali che si avvici- nano e si allontanano. Questi prismi si muovono sopra speciali artico- lazioni formate da grosse cellule (cellule bulliformi), aventi contenuto acquoso, parete tenera e facilmente pieghevole, che tappezzano il fondo di dette fenditure. Questa disposizione agevola i movimenti di torsione della lamina, e difende il tessuto assimilatore dalle esa che avrebbe a subire durante tale movimento ». _ Altre foglie, come quelle di Saccharum aegyptiacum, partendo dal calamo ascendono obliquamente, indi descrivono un arco ampio e cadono in giù con la pagina superiore volta alla luce, In questa pianta la grossa carena ha sotto l'epidermide superiore una fascia fibrosa conti- nua e sotto di essa abbondante parenchima acquifero, il quale per la turgescenza della sue cellule esercita pressione sulla pagina inferiore percorsa da solchi e da costole, e insieme alla gravità la costringe a a flettersi. Invece la carena del Casi argenteum ha struttura inversa e il parenchima acquifero con la sua pressione costringerà le costole, che qui trovansi sulla pagina superiore, a ruotare l’ una sull’ altra. Dobbiamo perciò nello studio della disposiziono che assume la lamina. (*) Vita delle piante, Torino, Unione Tip. Editrice. © I Ec SR ORTO | fogliare delle Graminacee, considerare la forza di gravità, lo stato di turgescenza delle cellule, la disposizione del parenchima acquifero e degli altri parenchimi, del tessuto di sostegno, delle cellule bulliformi, delle costole e dei solchi, per intendere il meccanismo di tali movimenti, i quali sono puramente passivi e non hanno nessun rapporto con la | distribuzione degli stomi sulle due superficie della lamina fogliare. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE I tratti punteggiati indicano il clorenchima. Fig. 1. Lamina fogliare di Psamma arenaria, 3." inf. sez. trasversa. Ob. 2, Oc. 3 Hartnack, camera lucida Oberhäuser. Stipa tenacissima, 3° sup., Ob. 4, id. Milium multiflorum, 3.° inf., id. Saccharum aegyptiacum, 3. sup., Ob. 2, id. Arundinaria japonica, 3° inf, id. Arundo Donax, id. Avena fatua, id. Lolium rigidum, id. » » .» n y » » » Queste ricerche furono completate nell'Istituto Botanico di Genova, dove il chiar. Prof. Penzig, al quale porgo vivi ringraziamenti, mi fu prodigo d aiuti. Aquila, R. Scuola Normale Femminile. Novembre 189°. 252 ERNEST MALINVAUD Classification des espèces et hybrides du genre MENTHA PAR M. ERNEST MALINVAUD (Extrait des Comptes rendus du Congrés des Societes savantes en 1898. Sciences). I. — GÉNÉRALITÉS. Lorsqu'on aborde l'étude systématique des formes francaises du genre Mentha, on différencie aisément cinq groupes principaux que nous avons naguóre appelés des « espóces cardinales » (1). Ce sont les Mentha sil- vestris, viridis, rotundifolia, aquatica et arvensis de la nomenclature Linnéenne (2). Si, encouragé par le succès de cette distinction primaire, on veut en- suite faire l'attribution des formes subordonnées, de facon à circonscrire nettement chaque espéce cardinale dans ses limites respectives, on ne tarde pas à être arrêté par un obstacle imprévu. Les doléances que Linné exprimait en ces termes à propos d'un autre genre critique: « Species Rosarum difficillime limitibus cireumscribuntur, et forte na- tura vix eos posuit » seraient iei également légitimes. A cóté, par exemple, d'échantillons typiques des Mentha aquatica et arvensis, on voit réalisés, sur des formes ambigués, les mélanges et les combinaisons les plus variées des caractères distinetifs de ces deux espèc lles se relient l’une à l’autre par un enchaînement continu d'individus intermédiaires, parmi lesquels on chercherait vainement le point précis où finirait la première espèce et celui où commence la se- conde. Il semble qu’on puisse adopter, dans ce cas, la formule du célèbre botaniste Kunth qui soutenait que les formes des plantes se touchent comme les parties d’un ruban: « Coupez-le où vous voudrez, disait-il, ce seront des espèces ». Assurément rien de plus faux à un point de (!) Voy. Bull. Soc. bot. de France, t. XXI (1877), Revue, p. 43. () Nous n'avons pas renoncé à ne voir, comme naguère, dans le Mentha vi- ridis, qu'une sous-espèce du M. silvestris; mais en cela l'erreur, très relative , portant sur un point d'appréciation RER est dans tous les cas pureme wi théorique, et pratiquement l’élévation du M. viridis au rang d’espèce facilite beaucoup l’exposition des faits CLASSIFICATION DES ESPÈCES ET HYBRIDES DU GENRE MENTHA 258 vue général, mais l’expression est pittoresque et donne une idée assez juste de la difficulté à résoudre. Les botanistes réducteurs, comme Ben- tham dans le Prodrome, coupant le ruban à peu prés par le milieu, ont rattaché, soit au Mentha arvensis, soit au M. aquatica, la partie voisine de l'un ou de l'autre, tandis que les partisans de la méthode i opposée, faconnant suivant leurs principes analytiques la matière né- Ri buleuse qui s’offrait à leurs subtiles créations, en ont extrait, sans l'é- puiser, un assortiment nombreux de prétendues espèces que leurs pro- pres auteurs ne parviennent pas toujours à reconnaitre en dehors des échantillons qui ont servi aux descriptions princeps (!). e problème ainsi posé ne comporte que deux solution rationnelles, et c'est parce qu'on s'est obstiné à en chercher une troisième que l’œu- vre de la nature dans le genre Mentha est restóe lettre close jusqu'à ces derniers temps. Doit-on voir, dans les Mentha aquatica et arvensis, le variations ex- trömes d'une espèce unique, ou, dans les formes intermédiaires qui les E. unissent, des produits hybrides? Nous signalerons plus loin une troisième 2 hypothése qui est, à notre avis, un dangereux sophisme. Des deux pré- cédentes, l’invraisemblance de la première devait nous conduire à vé- rifier l'exactitude de la seconde en étendant nos recherches à l'ensemble des formes françaises du genre Mentha proprement dit (°). Cette labo- rieuse enquéte, trop souvent contrariée ou interrompue, se poursuit depuis plus de vingt ans. Désirant avant d'en exposer les phases et les résultats, la compléter sur divers points, nous nous bornerons à indiquer ici quelques faits, parmi les plus saillants, définitivement acquis. Quoique nos observations aient souvent porté sur les Menthes d'autres pays, n'ayant pas eu dans ce cas le nombre et le choix des matériaux dant nous disposions pour les formes françaises, c'est exclusivement à + i, au moins jusqu'à nouvel ordre, que nous entendons restreindre les généralisations suivantes: 1.° Les Mentha rotundifolia et silvestris s’hybrident invinciblement partout où ils sont en société ou au voisinage l'un de l'autre: nous en sommes encore à découvrir en France une exception à cette régle, et les individus issus de ce croisement se montrent souvent en telle abon- dance qu'on a pu croire qu'ils représentaient l’espèce légitime dominante. On s'explique ainsi comment des floristes de la valeur de Fries et de (! Maumvaup, Trois Genres critiques, (?) Relativement et parallèlement aux Pa les Mentha Requienii, Pule- gium et cervina costituent des sous-genres ou des genres distincts. $204 IE . Menthes répondant aux formules rotundifolia-silvestris e& aquatica-ar- ARTI Bull. Soc. bot. de France, t. XXV, p. 141. — (9 Plus; : Godron ont eru voir, dans la plante hybride, le type Mentha silvestris et rattaché les véritables formes légitimes de ce dernier au M. viridis comme variété canescens. Cette erreur capitale, que nous avons signalée depuis longtemps (!), suffisait à faire une énigme indéchiffrable pendant prés d'un siècle de la classification des Menthes du groupe de Spicate. 2. Les Mentha aquatica et arvensis, partout où ils se recontrent, se croisent avec la même facilité et la même constance que les deux pré- cédents. Ce groupe de produits répond au M. sativa de Linné; il a offert aux botanistes de l'école analytique un filon inépuisable pour leurs eréations spécifiques, et, de ce seul chef, la nomenclature du genre s'est accrue de plus de cent noms. | Nous avons obtenu expérimentalement les hybrides de ces deux ca- tégories. e 3.° Le Mentha viridis, plus rare en France que ses congénóres à l'état spontané, participe à diverses combinaisons qui sont le plus sou- vent d'origine hortieole. On retrouve une partie de ses caractóres dans les M. rubra, piperita, gentilis, etc. 4° Les croisements sont peu fréquents entre le Mentha aquatica et les M. rotundifolia et silvestris. On peut cependant en citer des exemples incontestables: M. Maximilianea, Schultzü, Mauponii, pubescens, nepe- toides, Ayassei, etc., rentrant presque tous dans notre division des Spi- cate petiolata. 5.° Les hybrides de la formule arvensis-rotundifolia sont assez rares et souvent peu stables. Nous en avons observé plusieurs variétés aux environs de Provins. 6.° Enfin, sauf une forme douteuse d'origine horticole, nous ne con- naissons en France jusqu'à ce jour aucun exemple authentique d'hybri- dation spontanée des Mentha arvensis et silvestris (". ndépendamment des hybrides simples, on observe des cas complexes, tels que des surhybridations, la participation de trois parents au lieu de deux, ete. L'examen de ces complications sortirait du cadre de cette Note succincte. En résumé, parmi les categories d'hybrides que nous venons d'établir, les deux premiàres ont une importance particulière, parce qu’elles sont en contradiction avec l'opinion généralement admise sur l'existence ac- cidentelle et le plus souvent peu stable des productions hybrides. Les Q9) P leurs hybrides de la formule arvensi-silvestris ont été découverts dans CLASSIFICATION DES ESPÈCES ET HYBRIDES DU GENRE MENTHA 255 vensis se comportent, en apparence, comme de véritables espèces, au point d'avoir fait et de continuer à faire illusion sous ce rapport à l’im- mense majorité des floristes. Elles semblent justifier l'allégorie du ruban imaginée par Kunth, mais cette comparaison n'est fondée que sur un examen superficiel des faits. Dans l'un et l'autre cas, on peut toujours, — . à la condition de s'affranchir d'avance de tout parti pris, vérifier ri- goureusement la double origine des formes intermédiaires, et les deux unités spécifiques, dégagées de la gangue qui obseurcissait leurs contours, quand on a isolé de celle-ci les variétés pures de tout mélange, appa- raissent parfaitement nettes. La conservation des hybrides est favorisóe, dans le Menthes, par le mécanisme d'un puissant système végétatif assurant, à l'aide des stolons et drageons, une propagation presque indéfinie de la plante sans le concours des organes sexuels, qui sont le plus souvent, surtout les máles, imparfaitement développés. La végétation des individus hybrides, ordi- nairement plus vigoureuse que celle des parents, parvient même dans certains cas, à supplanter ceux-ci et peut devenir prédominante, sinon même selle dans la localité où ils ont pris naissance. Conformément à une conclusion que nous avons déjà formulée (Loc. cit.) , l'intórét de ces données nouvelles est accru par la prévision lé- gitime que des procédés analogues d'investigation, lorsque leur utilité sera mieux comprise, seront appliqués avec succés à d'autres genres con- troversés, Rubus, Rosa, Hieracium, ete. C'est alors seulement que l'e- xamen des questions réputées insolubles que ces noms rappellent aux botanistes ri être repris sur de nouvelles bases, et que sera enfin rompu le cercle fatal des discussions stériles et sans issue où elles re- vaux les plus récents de savants monographes, par exemple ceux de . M. François Crépin pour le genre Rosa et de M. Boulay pour les Rubus, tendent de plus en plus à fortifier cette hypothèse. Il nous reste à dire un mot d’une théorie à laquelle nous avons fait allusion. Elle substitue, aux faits d’hybridation que nous avons con- states, des phénomènes d'évolution gratuitement supposés. Les formes intermédiaires reliant deux espèces, au lieu d’en être des hybrides, cor- respondraient aux phases d'incubation d’espèces nouvelles, en voie de formation, issues des anciennes mais = éloignant par des différen- ciations successives, dont le dernier terme, aprés extinction des degrés moyens, réaliserait enfin le type définitif. po application en raccourci des idées darwiniennes équivaut en réalité à un aveu d’impuissance. Les résultats, avec preuves à l'appui, de nos recherches personnelles en ont . l'avance fait justice. 256 NOTIZIE Notizie Il Dott. Lure: BuscaLioni, Assistente al R. Istituto Botanico di Roma, che, come la Malpi eva annunziato, era partito per un viaggio di esplorazione botanica nel Brasile, & ritornato da poco tempo in Italia, I risultati del suo viaggio non potevano essere migliori, La collezione di piante disseccate da lui fatta colla cooperazione del Si ig. Agostino Pappi, Giardiniere del R. Orto Botanico di Roma, App lungo i fiumi Toca ntino e Araguaja i i i te e con e, da servire forma s ovo acquisto di gran valo r il Museo Botan ioni ha auche fatto numerosa raccolta di un in alcool per i- studii di m gia e biologia, fermando la sua attenzione ra gruppi di aris o q quus be e interessanti. Così nelle centinaia UE d ora ordinati ui ecc. di t Bustalion ni portó mi, frutti, legni specialmente anomali e piante vive; dim enticò di fare tallezioni etnologiche, e osservazioni scientifiche sva- tissim ppena - giunto in Roma, il Dott. Buscalioni & ripartito per a viaggio nelle capitali e nelle principali sedi gi dell’ Europa e del merica, es- à : o aiuti morali e materiali per il viaggio di esplorazione sono venuti, in Italia dalle Società Italo-brasiliana di pini eroe e spennan peu, Gavotti, sem Società geografica italiana che non rifiutò mai i ncorso allorchè da hiesto a vantaggio della Scienza e e nr Mito che bo l'onore. di diene e de Ministro della Pubblica Istru i ici € z ten seriame: we Sa e lavorare. Ma l’ o del Buscalioni uscita così completa senza il generoso, splendido concorso dello Stato “da Para, e specialmente del Sig. gag dei Direttori del Museo RE sa tatti pubblicamente, col più grato animo, esprimo le mie azioni di vivissime grazi f R. Pir Direttore del R. ur e vene pom di Roma. ERRATA-CORRIGE. Malpighia vol. XIII, pag. 87, linea 16 in luogo di oospora leggi oosfera. Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. | Malpighia Vol. XIII Toi, VEL. G e ER O TIT SSR) 9, RS Malpighia -Vol PAT. | x ai Tav. VIII. i 9/2. (TIS » Y p eU Arundinaria japonica ; EN iz Avena fatua - 5. inf. Lolium rigidum pi. CONDIZIONI La Maurier si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole: L'abbonamento annuale importa L. 25, Dei alla ricezione del 1° nico tell’ annata. L’intiero volume annuale (36 fogli in 8° con eirea 20 tavole ) sarà messo ; | in vendita al prezzo di L. 30. Non saranno veuduti fascicoli separati. Agli Autori sarauno corrisposte 10} copie estratte. dal ee x giorn dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole profa occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. - x Le associazioni si ricevono presso i Redattori e poses de principati Librerie italiane e dell’ Estero. H Lih-ui è accordato To scoato del >} "m L inaaoseritti e le corrispoudenze destato alls Maures dovranno è essere ` indirizzate al Prof. O. PEN i in Genova. ' | Si accetta lo scambio con Muss ie, pagina i. : Li 30 » AR en $ SOMMARIO. Lavori originali. A. Fiori: Nuovo microtomo.a mano con morsetta tubulare. . . Pag. 193. A. Vaccari: Secondo supplemento alla. Flora dell'Arcipelago di Maddalena e Indice alfabetico generale. . » 200 + E. PanaTOnE: Ricerche istologiche sui tubercoli radicali delle Le- Joao. ©guminose (con Tav. VH) |... » SIA E. Pararore:-L’ ipotesi del Dusti-loged sulla PELO delle . lamine fogliari di alcune Graminacee (con tav. VII) . . . » 237 E. Matinvaup: Classification des espèces et hybrides du genre i s M n - 256 NE c pt 70. RE Fond Hehe ERBE er ag. de. ea, du del Congresso botanico internazionale - Genova 1892. 10.— — Plantae rariores : po LI Lis UE 10.— EN, 5.60 ug le 5.60 Rule ds Ve ev 4.60 xoc i 2.— vol. con in Synopsis) 12.— de - - + aris (4 vo endio della Flora i tanica italiana. Annate: 1806 97, b "89. Ogni a lico italiano. Annate: 1897, 92, 96, 89. Ogni annata cherches sur l'appareil végétatif des Den, RR; E ba RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA i REDATTA DA i PENZIG R. PIROTTA Prot. all Università di Genova Prof. all’ Universitä di Roma Axxo XIII, Fasc. VIl- Tav. IX-XVII- eis 30. i fascicoli worm VA numero à nova. BIBLIOGRAFIA BOTANICA ITALIANA 257 Come si avrebbe una Bibliografia botanica italiana; un bullettino annuale delle novità floristiche e bibliografiche ; e come si potrebbe completare la lconoteca dei bota- nici italiani. Lettera aperta al Prof. P. A. SACCARDO Firenze, Dicembre 1899. Illustre e caro amico, L'appello da te rivolto ai Colleghi (!), perchè vogliano aiutare la tua geniale ‘iniziativa, intesa a rintracciare e conservare le sembianze di quanti, in Italia, ei precedettero uell’ arringo botanico; mentre mi ha soddisfatto e rallegrato, ha ridestato in me la speranza di poter riuscire col tuo. aiuto e mercè la tua valida cooperazione, a compiere un lavoro, ad attuare certe idee, che finora, malgrado i miei sforzi, trovansi allo 5 stato di semplici desideri! * | Questa speranza è sorta in me dalla considerazione dei risultati, quasi miracolosi, ottenuti dalla tua iniziativa; si appoggia, si connette inti- d mamente al metodo di lavoro, col quale in così breve tempo hai saputo condurre le ricerche, che già ci valsero il prezioso tuo volume: La bo- tanica in Italia (del quale attendiamo impazienti la ristampa); e che ci procureranno, fra breve, la desideratissima Jeonoteca dei Botaniei italiani; che, spero, vorrai ricavare del materiale così sagacemente da te raccolto presso il R. Orto di Padova. accardo — nonchè al lavoro da lui pubblicato nella Malpighia, anno XIII, 1899. — La Iconoteca dei Botanici nel R. Istituto botanico di Padova, p. 5. Padova, Aprile 1899. : () Si allude alla lettera (agosto 1899) indirizzata ai Colleghi dal prof, P. A. S + 17. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. O. MATTIROLO Io penso adunque, che questi tuoi lavori dovrebbero essere completati da una pubblicazione, nella quale sistematicamente (') si trovassero or- dinate e riunite tutte le fonti bibliografiche, ossia i titoli di tutte, grandi o piccole, antiche o moderne, le opere pubblicate dai botanici italiani. L’idea di una Bibliografia botanica generale italiana seriamente e va- lidamente fecondata da un certo numero di volonterosi e valenti cultori di Flora, d’ogni regione d’Italia, i quali allo scopo si riunissero in una amichevole comunione, in una specie di cooperativa scientifica, mi sem- brerebbe dover essere facilmente attuabile, richiedendo l’impresa più che grande sforzo di mezzi pecuniarii, uno sforzo di buon volere e di attività. L’ utilità di una Bibliografia generale botanica (che io già indarno raccomandai nel Congresso di Genova alle cure della Società botanica italiana (2) non mi pare quasi mestieri di dover essere dimostrata, perchè essa è sempre stata così generalmente sentita, che noi troviamo moltissimi tentativi fatti nell’ intento di ovviare alla mancanza che io lamento (?). (!) Quanto alle modalità colle quali si dovrà procedere alla esecuzione dell’ o- pera; se si dovranno prendere in considerazione solo le opere ma ager unitamente a quelle degli stranieri che si occuparono della nostia Flora; o se non sarà miglior cosa rivolgere l Serna nostra a tutte. Do varie Lia zioni della scienza, comprendendo tutte le indicazioni relative agli studi istolo- gici, anatomici, biologici — è cosa di cui disporranno in seguito i collaboratori, m credo inutile entrare ora in particolari sulle modalità della esecuzione a. Decideranno i futuri autori, se sarà meglio ordinare la bibliografia al- - cud per regioni, o cronologicamente. ecc.; quali saranno le indicazioni da adottarsi per facilitare gli studi e il rinvenimento delle singole opere nelle ` biblioteche degli Orti botanici principali; le Micia da preferirsi, ecc. ece ; er nn più convenienti perchè l opa possa riescire nel mbe modo pratica ed utile. x Ca Vedi Verbale Fr Seduta 4 Settembre 1892, Bullettino della Società Lo tanica italiana. Anno 1892, p. 403. Ivi però non è stato reso il mio pensiero. (?) Fra questi, come più importanti, ricorderò 2 A. Saccarpo, ge anta R. Pirorra, Bibliografia della? Micologia italiana, V. Ces Li = una bibliografia algologica Kalina Napoli 1882 e hd opere a BortIni, Carver, Fiori, atta, MARCHESETTI, Mass LONGO , PARLATORE, Pour, POM PiccoNE, SACCARDO, Scuoenueno, 6. E ms si BIBLIOGRAFIA BOTANICA ITALIANA e) Un indice bibliografico generale, per regioni, sarebbe, secondo il mio parere, un'opera degna in ispecial modo della generazione e dell’ ora presente; la quale concederebbe di stabilire al lavoro un limite impor- tantissimo di data, fissandosi di tener conto solamente di quanto sino a tutto l’anno 1900, sarà stato fatto di pubblica ragione (!). L'anno 1900 che chiude il secolo XIX, ei concede infatti l’ occasione più opportuna per segnare la data alla rivista del lavoro intellettuale succedutosi in Italia nel campo della Botanica. L’ immenso materiale bibliografico botanico italiano, raro, difficile a conoscersi, sepolto nella faraggine degli Atti delle Accademie, delle So- cietà scientifiche, dei Clubs, ecc. è di tale interesse e valore, che mi parrebbe opera veramente meritoria e utilissima quella di rintraceiare e riordinare le membra sparse dell'edificio scientifico innalzato peno- samente dai nostri maggiori. Questo lavoro renderebbe le ricerche più facili, più sicure, più com- plete; ovvierebbe all’ inconveniente di vedere tuttodì autori affannati a raccogliere dati, a stendere cataloghi, ad annerire inutilmente candidi fogli di carta, per ripetere cose già dette; ma fatalmente dimenticate! UU ME NAE CIL T lu JU aniio e j « Si vous voulez inventer du nouveau, lisez d'abord les anciens » ammoniva argutamente il Gendrin! e anche per questo riguardo non sarebbe da ritenersi inutile l'opera di una generale bibliografia. en re TORNABFNE, ZANTEDESCHI, ecc. nelle quali si trova ricchissima mes e bibliografiche italiane. (!) E qui credo stia puntos che per merito del Comitato organizzatore del Do Congresso geo. So o internazionale a Bologna e per yk speciale del prof. . Portis della Università di Roma, fu nell'anno 1881 pubblicato un volume, intitolato: Billie phi géologique el paléontologique de l'Italie. Questo volume di pagine 630 al quale per le differenti nint d Italia coope- EU i professori Porrıs, BARETTI, a er DE STEF SAGA, riguardo a tutte le regioni italiane, sarebbe quello la cui pubblicazione io credo utile dover raccomandare caldamente con questa mia lettera ai Colleghi italiani, i quali si potrebbero dividere il lavoro in ragione delle speciali competenze e conoscenze. 0. MATTIROLO Io penso poi che questo lavoro, favorito* da quanti all’ amore della scienza associano un bene inteso sentimento di italianità, potrebbe preludiare a quel risveglio nelle ricerche e negli studi storico-botanici, che dovrebbero essere il sogno di noi moderni; perocchè da questi studi i giovani ricaverebbero validi, utili eceitamenti, nuove aspirazioni, nuove forze e sano rigoglìo di vita e di attività scientifica. L'Italia che ha le più gloriose tradizioni botaniche; che vanta nu- merosi, illustri e geniali precursori; che tenne altissimo il primato in questo campo scientifico durante il luminoso periodo del Rinascimento, non ricorda oggi quasi più, nè le sembianze, nè il nome, nè, si può dire, le benemerenze degli eccelsi ingegni alla Scuola dei quali accor- revano desiosi da ogni parte del mondo i discepoli e gli ammiratori! A grandi cose eccita il culto delle patrie glorie! l’omaggio che tri- butiamio tanto ai morti illustri, come ai modesti ricercatori (umili ma necessari pionieri della scienza) è per i vivi un incoraggiamento a far bene; e noi italiani specialmente in questo periodo della nostra vita nazionale, abbiamo bisogno di renderci consapevoli di quanto operarono i nostri maggiori, dobbiamo mantenerne viva la memoria per imitarne l' esempio. ^ Il risveglio che i tuoi lavori, i tuoi eccitamenti hanno saputo ER Y dere negli animi nostri per le ricerche di indole storica, io non saprei come convenevolmente KH T ERTL: ER à fi Pr associare le ricerche dei Colleghi, ha già condotto a risultati importanti. Noi che viviamo nel secolo della cooperazione, dovremmo adottarne i precetti anche nel campo della botanica, per attuare lavori per i quali certo non basterebbe la solerzia e la mente di un solo individuo! E valga il vero: Se ogni botanico italiano, scopritore di un genere o di una specie nuova, stimasse suo dovere di italiano ricordarsi che esiste un Erbario eentrale a Firenze, e volesse iuviare un esemplare delle piante scoperte alla immortale Istituzione che duas Parlatore (f) seppe volere, pros PRE DEA n F. Banane, ma Botanica in Italia e sulla necessità di formare un 3 E Gil Am g ,colla quale, “vi ian proprie, hai saputo ru BIBLIOGRAFIA BOTANICA ITALIANA ^ 261 muovere e sviluppare nel santo interesse della Scienza; non si avrebbe con questa pratiea ogni anno un esatto elenco delle piante nuove? non si ereerebbe, quasi senza costo di spesa, un ufficio centrale di registro e di controllo che potrebbe cosi funzionare con vantaggio pratico eccel- lente? E così pure: ove ogni autore sentisse il dovere di inviare alla Bi- blioteca del Museo di Firenze una copia dei suoi lavori; e unitamente all” Elenco annuale delle piante nuove, la Direzione di detto Museo pubblicasse ogni anno l'elenco delle opere ricevute, non si otterrebbe colla minor spesa e con ottimo risultato pratico un servizio completo . di registrazione accessibile a tutti e del quale pure sentiamo il biso- gno? pure riconoscendo i lodevoli sforzi dei giornali botanici che. cer- cano di darci annualmente la numerazione delle opere che si pubblicano da noi. i E pensare che per raggiuugere questi ideali occorrerebbe una condi- zione sola di cose! Basterebbe cioè che tutti si convincessero seriamente e profondamente dell’ utilità dell'impresa, si ispirassero al puro amore della scienza, la- sciando da parte ogni idea personale, ogni secondario interesse ! Questa istituzione che sorgerebbe colla cooperazione di tutti e sa- rebbe nel caso di concedere subito pratici ed utili risultati, potrebbe essere vantaggiosa anche al bilancio dell’ Orto di Firenze, il quale, in compenso dei libri che riceverebbe e dei materiali che rimarrebbero a disposizione degli studiosi, potrebbe assumere agevolmente il carico, in aggiunta al proprio diffusissimo catalogo dei semi, della lista delle piante nuove, seguita dall’ elenco dei lavori eseguiti da tutti i botanici del Regno; così che anche all’estero si avrebbe esatta e facile conoscenza della nostra attività scientifica. Ma intanto, caro amico, mentre io ti prego di appoggiare le mie idee, non ti parlo di quanto ti interessa, del desiderio da te espresso di rie- Erbario generale a Firenze, discorso diretto ai Botanici italiani radunati nel III Congresso italiani. Parigi, è Iv., Les collections er du Musée Roya de Physique et d’ Histoire Na- turelle de Florence. Florence 1874. F 262 i O. MATTIROLO scire a rendere completa la /conoteca dei botanici italiani, mercè la cooperazione e le indicazioni di tutti. Avresti ragione dire che, se predico bene razzolo male; e nulla potrei io dire in mia difesa, qualora io, che invoco la cooperazione dei Colleghi per raggiungere il mio ideale, negassi al tuo il mio qualunque appog- gio; dimenticassi il mio dovere di botanico italiano verso una iniziativa che approvo, apprezzo e raccomando con tutte le forze. Inviandoti, il tenue risultato delle mie ricerche, l’ elenco cioè dei quadri, delle statue, dei busti, delle fotografie, incisioni ecc., che in Fi- renze rappresentano botanici, ho fatto quanto io ho saputo per appa- n gare il tuo nobile desiderio; e forse, oso credere, ove tutti facessero al- E trettanto per le città di loro residenza, l'impresa da te caldeggiata, per l' onore del nostro paese, sarebbe in breve portata a compimento. . Così volessi tu, carissimo amico, aiutarmi a convincere i Colleghi ; dell’utilità delle mie proposte, per l'attuazione delle quali io faccio già = calcolo sulla tua illuminata cooperazione! Non troveremo una dozzina di uomini di buona volontà? Sta sano, e ricevi una cordiale stretta di mano del tuo i O. MATTIROLO. Firenze, Orto botanico. Dicembre 1899. Ritratti di Botanici esistenti nei locali del R. Istituto botanico di Firenze Nei locali del Museo (Via Romana 19). Nella Sala dell Erbario Centrale italiano: j a Filippo Parlatore (1816-1877). Fotografia grandezza naturale. Teodoro Caruel (1830-1898). Id., id. Filippo Narducei Boccaccio (Barone) (1802-1876). Id., id. è M Ie x BIBLIOGRAFIA BOTANICA ITALIANA Nella Sala dell’Erbario Webb: Filippo Parlatore (1816-1877). Busto in marmo. Filippo Barker Webb (1793-1854). Id. Nella Sala della Biblioteca: Filippo Barker Webb (1793-1854). Quadro ad Olio grand. nat. Antonio Bertoloni (1775-1869). Fotografia. Gio. Targioni-Tozzetti (1712-1783). Busto in gesso. P. A. Micheli (1679-1737). Id. | Nella Sala dei Prodotti vegetali: N. 4 Ritratti in fotografia — ricordo del Congresso botanico di Na- poli 1891 — M. Tenore, G. Gasparrini, V. Cesati, G. A. Pasquale. Sulle scale: ; , N. 4 Medaglioni in gesso: C. Ridolfi, P. A. Matthioli, F. Redi, P. Savi e un busto del botanico trentino Felice Fontana, fondatore del Museo di Firenze. Nei locali e Laboratori dell’Orto (Via Lamarmora 6 bis). Nell' Aula delle Lezioni: | | 3. | N. 11 Medaglioni in gesso di cent. 60 circa di diametro; uguali a iE quelli che ornano la Scala del Museo di Via Romana: ; A. Cesalpino (1519-1603). P. A. Matthioli (1500-1577). P. A. Micheli (1679-1737). ^ G. Targioni-Tozzetti (1712-1783). = Xaverio Manetti (1723-1785). dl Attilio Zuceagni (1783-1872). i Ott. Targioni-Tozzetti (1755-1829). j A Gaetano Savi (1769-1844). a Giuseppe Raddi (1770-1829). G. B. Amici (1786-1863). Filippo Parlatore (1816-1877). Nello Studio del Conservatore-Capo : Savi Gaetano (Incisione). Ott. Targioni-Tozzetti (Litografia). Brunone Tozzi (Abate) 1656-1745 (Incisione). Giuseppe Raddi (Litografia). Gallesio Conte G. (Litografia). Nella Chiesa di Santa Croce in Firenze. A sinistra della porta maggiore : G. Targioni-Tozzetti (Sett. 1712 - Genn. 1783). Busto in marmo. "Nella Cappella Castellani: G. Stefano Raddi (n. 1770, m. 1829). Busto in marmo. ? Nella navata centrale a destra: P. A. Micheli. Monumento con busto in marmo. | E A sinistra della porta maggiore: A. Targioni-Tozzetti. Medaglione in marmo. I sepoleri di Ottav. Targioni-Tozzetti e del Quote Giorgio Gallesio di Finale (1772 m. 1839) si trovano nel chiostro attiguo alla Chiesa, ma non portano nè busti, nè medaglioni. Sotto il loggiato sg Uffizi. à Coins di P. Fedi (monumento in ara; F. Redi (id.). | P. A. Micheli di Consani (id.). BIBLIOGRAFIA: BOTANICA ITALIANA 265 Nel corridoio che dagli Uffizi mette a Palazzo Pitti. presentante il Cav. Niccolò Gaddi, l’amico e protettore del celebre Giuseppe Casabona detto Benincasa ('), e quello al N. 882), sono opere mediocri di Cristofano di Papi detto l’Altissimo. Essi, in massima parte, sono copie ricavate dagli originali già esistenti nella famosa Galleria Giovio , che conteneva una raccolta dei migliori e più celebri quadri del Secolo XVI. Paolo Giovio, Arcivescovo di Nocera, il celebre letterato naturalista (?), . momo di gusto, pieno di elevati sentimenti artistici, raccolse in Como | sua patria la nota collezione che fu descritta dal Vasari nelle sue Vite dei Pittori nel 1568 (*). L’Altissimo ebbe commissione dal Duca di To- scana di riprodurre le pitture della collezione Giovio circa il 1579 (*). N. 727 (* P. A. Matthioli (Siena 1500 = Trento 1577). . 583. Theodorus Gaza (m. 1478). i 800. F. Redi (Arezzo 1626 - Firenze 1698). 703. Leonardo da Vinci (1452-1519). ` 704. Hermolaus Barbarus (Venezia 1454 - Roma 1493) 716. Hieronimus Fracastorus (Verona 1483-1553). . 729. Hieronimus Cardanus (Pavia 1501 - Roma 1576). cabala ii (9) Vedi O. Marrmoro, Cenni cronologici sugli Orti botanici di Firenze. Fi- renze 1899. Pubblicazione del R. Istituto di Studi Superiori; e P. A. SACCARDO, La Botanica in Italia. (: Paolo Giovio studiò e scrisse intorno ai Pesc (5) G. Vasari, Ze Vite dei Pittori. Firenze, Le Mea Lisi vol. 1, p. 212, Gaye, Carteggio degli Artisti, vol. ll, p. 389. lini e Bazzi 1892. In questa -pubblicazione d’ occasione, fatta nell’ anno 1892 dal tt De Orchi di Como, erede della famiglia Giovio, si trovano interessanti dati circa gli originali copiati dall’ Altissimo e specialmente circa il PERO eer di C. Colombo, di cui nella Galleria Pitti non si ha che (9) I numeri M uper. a | quelli segnati nel Cutie descriplif. et à Hi n rique de la Galerie Royale des Uffizi. 21 Edizione. Firenze 1886. La collezione . dei ritratti dell’ Altissimo cha in quella parte del ni più vicina a Pa- lazzo Pitti : I quadri ad olio qui menzionati (tranne quello segnato al N. 1152 rap- gio (*) Il ritraito autentico di Cristoforo Colombo. D. De Orchi. Como, tip. Caval- El N. 737. Ulysses Aldrovandus (Bologna 1522 - 1605). N. 741. Hieronimus Mercurialis (Forlì 1530-1606). N. 882. Cocchi Antonio (1695-1758). | N. 1152. Niccold Gaddi (1586-circa). A questi che rappresentano botanici italiani si dovrebbero aggiungere il N. 815 della stessa collezione, che rappresenta Giovanni Raij e il N. 674 che ricorda J. J. Rousseau, opera del francese Largillière (V. Sala della Scuola francese agli Uffizi). | SULL’AFFINITA E DISCENDENZA DELLE CROCIFERE d r.i] Dorr. ARMANDO VILLANI Nota preventiva sull'affinità e discendenza delle Crocifere (con Tav. IX) Frutto interamente di studii moderni sono le scoperte aflinitä che le Crocifere hanno con altre famiglie. Per prima esse sono affinissime alle Berberidee, come ne dà una chiarissima prova il genere Epimedium L. Esaminiamo difatti un fiore di tale genere. Esso comprende dieci cicli dimeri, disposti nel seguente ordine: 3 cicli dimeri di calice È | » . » corolla 2 5 » » petalonettarii e x » » stami l eielo monomero di carpidii. Tav. IX, fig. 2.* Diagramma del fiore. — Paragoniamo ora un fiore di Epimedium con quello di una Crocifera, per esempio coll'Arabis al- | pina L., specie che meglio di molte altre si presta per mostrare la grande affinità tra le due famiglie. |. L'Arabis alpina ha un fiore molto regolare, costituito di otto e" ordinati cosi: 2 cicli dimeri di calice 1 ciclo tetramero di corolla 2 cicli dimeri di nettarii (!) 2 > -s oc Mami .1 ciclo di due carpidii. . (t) Sono convintissimo, cosa che cercherò di dimostrare fra non molto, che i nettarii della famiglia delle Crocifere in alcuni generi debbano essere ritenuti | quali rappresentanti di veri organi, in altri semplici escrescenze, j ARMANDO VILLANI Tav. IX, fig. 1.* Diagramma del fiore. — Abbiamo dunque, ripeto, nel fiore dell’ Epimedium in tutto dieci cicli ed in quello delle Crocifere otto; ora quali sono i due cieli andati perduti nei fiori di queste ultime piante? Secondo me, nelle Crocifere à scomparso sia il terzo ciclo di sepali s" che il primo ciclo di corolla p, che riscontriamo nell Epime- dium (Tav. cit. fig. 2.^. Nelle prime rimangono dunque due cieli di sepali s ed s’ (Tav. cit. fig. 1.*) omologhi ai due cicli di sepali s ed s’ dell’ Epimedium ed un sol cielo di corolla p, che nelle Crocifere si è sdoppiato, è divenuto tetramero ed è l’omologo del cielo interno p' della corolla dell’ Epimedium. Continuando l'esame dirò che i due cicli dimeri di nettarii dell’ Arabis sono omologhi ai due cicli di petalonettarii del- l Epimedium, i quali ultimi hanno cambiato forma ed assunta quella di una pantofola, probabilmente per le reiterate punzecchiature degli insetti, che hanno fatto subire agli organi quelle modificazioni. Così pure i due cicli di stami dell Epimedium mi sembrano perfettamente omologhi a quelli delle Crocifere; in quanto al ciclo esterno l’omologia è chiara, pare che differiscano nel ciclo interno pel numero degli stami, che nelle ultime piante sono quattro; io però fo notare che tale diffe- renza è solo apparente se si considera che i quattro stami interni delle Crocifere provengono da uno sdoppiamento e formano un solo ciclo omo- logo al ciclo interno sti degli stami dell’ Epimedium; anche a tal ri- guardo dunque non avvi, a mio vedere, differenza sostanziale morfologica. Passiamo ora al frutto e paragoniamo la siliqua di una Crocifera al follicolo dell Epimedium. La deiscenza delle silique avviene mediante un tessuto di disartieolazione, che a ferro di cavallo incide il dorso dei carpidii; ora la incisione del dorso carpidiale nel frutto dell Epimedium è identica a quella che avviene nelle Crocifere, la sola differenza che vi si riscontra è che nelle Crocifere, ove il pistillo è bicarpidiale, detta incisione è praticata nell’uno e nell'altro carpidio (tav. cit. fig. 7.* e 9.%), mentre nell Epimidium, in cui il pistillo è monocarpidiale, è praticata nel solo ed unico carpidio (tav, cit fig. 6.* ed 8.*); sicchè se bicarpi- diale e polisperma ancora fosse il frutto dell Epimedium nessuna diffe- renza vi sarebbe tra il follicolo di quest’ ultimo e la siliqua di una ie OTHO NNUS ui LR e à COR NT. i dd L'AFFINITÀ E DISCENDENZA DELLE CROCIFERE 269 Ora se si osserva una pianta col relativo frutto, infiorescenza e foglie di una Berberidea, per es., della Diphylleia cymosa Michx, si nota che ha grande somiglianza con una Podofillacea, per es., col Podophyllum peltatum L., e quest'ultima per le stesse ragioni sembra affinissima al- l’Hydrastis Canadensis L., che è una Ranunculacea; dal che suppongo che anche le Crucifere debbano essere ritenute affini alle Podofillacee ed alle Ranuncolacee. Le affinità tuttavia che queste presentano colle . Crocifere, trovano riscontri in altri fatti. I sepali di alcune Ranunculacee | sì presentano coll’apice del lembo cucullato tanto da formare un piccolo cappuccio; ebbene sepali in simile guisa fatti si trovano pure tra le Crocifere; aggiungerò anzi che sull’ apice di detto cappuccio sia nelle . Ranuncolacee che nelle Crocifere si notano alle volte dei ciuffetti di peli o dei cornetti abbastanza curiosi nella forma. Non avvi dubbio al- cuno nel credere che il fenomeno sia identico nelle due famiglie, qua- lunque l'ufficio che abbiano tali organi. | Le Crocifere sono, come si sa, affini ancora alle Papaveracee. Queste spesso ne differiscono solo per il numero indefinito dei loro stami; quando poi, come ben osserva Baillon, il loro frutto diviene bicarpidiale, molto analogo ad una siliqua e col tramezzo comparabile a quello delle Cro- eifere, non vi è allora altra differenza che la simmetria generale del fiore; difatti le Papaveracee sono costruite sul tipo ternario o sul tipo binario, ripetuto con doppia o triplice corolla a verticilli dimeri e non ad un solo verticillo tetramero. , «Sappiamo che la placentazione delle Papaveracee è septale, come nelle Crocifere (!); la deiscenza nelle prime è valvicida e, a mio vedere, an- che qui si tratta di una deiscenza circumscissa a ferro di cavallo sul dorso dei carpidii, come nelle Berberidee e nelle Crocifere; nelle Ber- beridee monocarpidiali la deiscenza, come dissi, è praticata nel solo ed unico carpidio; nelle Crocifere in tutti e due i carpidii; nelle Papave- racee poi, se sono bicarpidiali, è praticata in ambo i carpidii (ed allora differenza alcuna non avvi), se policarpidiali su tutti i carpidii. (t) Molti sostengono che la placentazione delle Crocifere è parietale; in una prossima nota indicherò le varie cause su cui mi son fondato per ammettere che nelle suddette piante la placentazione è septale come nelle Papaveracee. Il prof. Delpino mi faceva notare che molto più salienti sono le affi- nità, che passano tra le due famiglie, se si dà importanza allo stimma. Presso le Crocifere nonchè presso le Papaveracee bicarpidiali lo stimm- ma è quadrilobo, con due lobi rispondenti alie placente e due al dorso dei carpidii (tav. cit. fig. 10.*). Alternamente sono eretti o ripiegati. Nell’Eschscholtzia tutti sono eretti e cilindricamente attenuati. Nel Glaucium e nel Chelidonium, ece. (tav. cit. fig. 11.*) sono eretti gli stimmi carpidiali; ripiegati gli stimmi placentarii; dunque la divisione stimmatica coincide con la divisione dei carpidii. Nella Moricandia, ecc., nelle Crocifere, quando gli stimmi sono eretti e sono ripiegati, sono eretti gli stimmi placentarii, sono ripiegati gli stimmi carpidiali, adun- que la divisione stimmatica s’ineroeia con la divisione dei carpidii; sie- chè nel fenomeno assai diverso, avviene poi in sostanza lo stesso fatto, ragione per cui tra le Crocifere e le Papaveracee non vi è sostanziale differenza morfologica. La stessa relazione si riscontra, se il Nuphar si riferisce alle Papaveracee. Nel Nuphar la divisione stimmatica è al- terna con la divisione dei carpidii (o col setto placentario); nel Papa- ver, Argemone, ecc. le divisioni degli stimmi sono sovrapposte ai setti placentarii; sicchè il NwpAar sta al Papaver come la Moricandia sta al Glaucium. Riassumendo, diremo a quei che ritengono che le Crocifere di feri- scono dalle Papaveracee per la disposizione inversa dei lobi stimmali, che l’affinità vi è ed il tutto non consiste in altro che in un semplice abbassamento e ripiegamento di detti lobi. E così continuando sì po- trebbe sempre più mostrare come queste due famiglie sono unite da le- gami strettissimi (1). Le Fumariacee costituiscono un’ altra famiglia molto affine a quella delle Crocifere. Anzitutto comincio col dire che io ritengo fermamente che l’ Yypecoum debba essere classiticato fra le Fumariacee e non, come alcuni vogliono, tra le Papaveracee per le seguenti ragioni. (') Secondo me tutte le Crocifere sono sfornite di stilo, ed il ZONE stilo non | è che un rostro; abbiamo quindi in queste piante uno stimma sessile come nelle - eracee, Det: : RU A ^ i IR |SULL'AFFINITÀ E DISCENDENZA DELLE CROCIFERE Esaminiamo un fiore della Fumaria; esso è costituito di 5 cicli di- sposti nell'ordine che segue: 1 ciclo dimero di sepali. 2 cieli dimeri di petali. 1 ciclo di due falangi staminifere trasverse di tre stami ognuna. 1 cielo di due carpidii. Tav. IX, fig. 3.* Diagramma del fiore di Fumaria All’ incontro nel fiore dell Æypecoum i cicli sono così ordinati : 1 cielo dimero di sepali. 2 cicli dimeri di petali. 2 cicli dimeri di stami. 1 ciclo di due carpidii. Tav. IX fig. 5^ Diagramma del fiore dell’ Hypecoum. Come si vede la differenza si riscontrerebbe solo negli stami che nel- l’Hypecoum formano due cicli distinti, mentre nella Fumaria uno solo. Fo notare intanto che le due falangi staminifere trasverse nella Fu- maria sono composte ognuna di tre stami, dei quali il mediano è com- pleto ed i due laterali portano mezz’antera, Ora io non riscontro diffe- renza alcuna, perchè credo che nell Hypecoum le due mezze antere si sieno saldate alle due mezze antere del fascetto degli stami opposti, formando così un altro ciclo dimero di stami. Se confrontiamo adesso un fiore della Fumaria o dell’Hypecoum con l Epimedium riscontriamo che, all'infuori della perdita di 2 cicli di se- pali e 2 cicli di petalonettarii, tutto il resto concorda. Confrontando poi il fiore di Fumaria o di Hypecoum con quello di una Crocifera, si nota una chiara omologia di organi per le ragioni che addussi innanzi nel discutere sulle affinità dell’ Arabis alpina con l’ Epimedium ; una sola difficoltà ci si para davanti, ed è la diversa posizione dei carpidii; di- fatti, nelle Crocifere i due carpidii sono ant. post. mentre nelle Fuma- rie sono trasversi. A tal riguardo si può supporre che nelle Crocifere sia avvenuto uno spostamento iniziale congenito del pedicello in modo da rendere i sepali esterni antero-posteriori, quando sarebbero, per po- sizione, laterali. Se intanto le Papaveracee, come ho detto, sono così affini alle Crocifere, che da queste se ne possono separare appena per si l i) numero indefinito dei loro stami, le Fumariacee poi vieppiù lo sono quando hanno gli stami in numero di sci. Passiamo alla famiglia delle Capparidee. Oltre le numerose affinità, che legano le Ca»paridee alle Crocifere, già notate da parecchio tempo e che a quasi tutti sono palesi, fo osservare che in alcune Crocifere, ‘come nella Stanleya. nella Warea, nel Macropodium, nel Carpopodium, l'ultimo internodo è lunghissimo e fa da peduncolo al gineceo col nome di ginoforo; orbene questo fatto, che è caratteristico in alcuni soli ge- neri di Crocifere, è ordinario nel Capparis, nella Cleome, nelle Cappa- paridaceae in generale, segnando così un saldo anello di unione tra le- due famiglie. Chi, a prima vista non prenderebbe subito per una Cleome la Stan- leya o la Warea? Aggiungo inoltre che spesso anche tra le Capparidee riscontriamo frutti in cui la deiscenza avviene in maniera del tutto eguale a quella delle Crocifere. Da quel che ho detto finora si rileva che le Crocifere sono legate con solidissimi vincoli alle Berberidee, Pa- paveracee, Fumariacee e Capparidee; sono però anche affini alle Rese- dacee, che da esse si separano solo per lo sviluppo unilaterale del loro androceo indefinito, la struttura del loro ovario e frutto, ed alle Lar- dizabalee, Menisp:rmacee, Aristolochiacee (t), Nepentacee, Ninfeacee. ece., per la placentazione septale e per varii altri caratteri. Molte affinità, che hanno le suddette famiglie, sono chiare e palesi, altre però presentano delle oscurità; quando cioè si vanno ad esaminare i caratteri di tutte le citate famiglie grossolanamente le troviamo at- fini e se ne resta convinti, quando poi si scende ai dettagli lo studio di esse diviene diffieilissimo, massime per certi generi, ehe non si hanno dove piazzare; dal che si deve supporre che in tempi passati dovet- bero esservi stati tanti generi, che ora piü non esistono e che MERE * vano lanello di unione tra l'una e l'altra famiglia. = (*) H prof. Delpino, primo fra tutti, ha scoperto le affinità che le Aristolochiacee hanno colle Crocifere SULL'AFFINITÀ E DISCENDENZA DELLE CROCIFERE 273 Le ragioni suddette giustificano il seguente schema genealogico: Ranuncolacee È 5 : Podofillacee Berberidee | Epimedium | A Lardi d alin Crocifere st _ Menispermacee Capparidee Papaveracee Aristolochiacee Fumariacee TARA ; SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IX —— E .* Diagramma dell Arabis alpina L. — ss sepali esterni; s's' sepali in- terni; p, petali; n.e. nettari Sa ni. nettarii interni; sf. es. stami esterni; si. stami interni; c. carpidii. 2.2 Diagramma dell Epimedium — ss sepali esterni; s’s’ sepali medii; ss” sepali interni; pp petali esterni; p'p' petali interni; nn petalonettarii esterni; 2°2° petalonettarii interni; sf. es. stami esterni; s/.i. stami in- terni; c carpidio. » 3.* Diagramma della Fumaria — ss sepali esterni; pp petali esterni; p'p' +. petali interni; sf. falangi staminali; c carpidii. » * Diagramma delle Crocifere — ss sepali esterni; s’s’ sepali interni; p. corolla; sf. es. stami esterni; stý stami interni; c carpidii. » 5.4 Diagramma dell'Zypecowm — ss sepali; pp p esterni; p'p' petali - intermi; sf. es. stami esterni; sf. à stami interni 18. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. E vr 2 x dè: S. ARMANDO VILLANI Fig. 6.* Figura schematica della deiscenza nel follicolo dell’ Epimedium (taglio trasverso). » 7. Figura schematica della deiscenza nelle silique delle Crocifere (taglio trasverso). i 3 » 8. Figura schematica della deiscenza nel frutto dell Epimediwm, vista in —— | lungo e di lato, ; » 9.* Figura schematica della deiscenza nelle silique delle Croeifere vista in , lungo e di prospetto. E ` » 10. Figura schematica mostrante lo stimma quadrilobo nelle Crocifere. — " AB lobi rispondenti al dorso dei carpidii (stimmi carpidiali). CD lobi rispondenti alle placente (stimmi placentarii). d » 11 Figura schematica mostrante lo stimma gwadrilobo nel Glaucium. — AB stimmi carpidiali eretti. CD stimmi placentarii abbassati. Parma 24 Gennaio 1900. R. PIROTTA zb E. CHIOVENDA Ilustrazione di alcuni Erbarii antichi Romani Le ricerche bibliografiche intorno alla Flora Romana, da uno di noi iniziate da ben sedici anni e sempre continuate con grande cura, ei hanno condotto alla conoscenza di opere rare o poco note o dimenti- cate, di manoscritti, di iconografie e di Erbarii. Di tutto questo mate- riale, di grandissimo valore, sarà particolareggiatamente fatta parola nella prima parte della Flora Romana, in corso di pubblicazione, alla quale abbiamo atteso per lunghi anni (t). Lo studio accurato delle in- dicate opere ci ha mostrato, che esse meritano una speciale illustrazione anche per altre ragioni, oltre quelle che le rendono preziose per la storia della Botanica in Roma e per la Flora Romana (°). E questa illustrazione la iniziamo cogli Erbari. E vogliamo anzitutto menzionare un Erbario attribuito a Giovanni Battista Triumfetti, nato in Bologna nel 1658, morto in Roma nel 1708 (5). _ L’Erbario che si trova nella Biblioteca Casanatense, si compone di XIII volumi in folio, rilegati in pergamena, i quali misurano in altezza cm. 49 e 36 in larghezza e portano la segnatura seguente: Cod. 1658- 1670 (e I. 1-13). (1) Formerà il vol. X dell Annuario de! R. Istituto Botanico i Roma. (2) Vedasi la nota preventiva: Pirorra R., Di alcuni Erbarii romani antichi. Atti Accad. Lincei. Rendic. Vol. VIII, 2.° sem., ada 299. Sed. 3, XII, 1899. ` (3) Intorno alle date della nascita, della te, della nomina a Professore e în generale alla vita, alle opere ed alle collezioni di G. B. Triumfetti, vedasi la prima parte della Flora sopra ricorda R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Tutti i volumi portano sul dorso sopra targhetta rossa con caratteri a ' . in oro: JO: BAP. TRIVMFETTI = HORTI HYEMA LIS THOM. is e lo stesso titolo (1) si ripete manoseritto nel primo foglio dei volumi 3 I, II, HI, V, VI, VII, mentre manca in quello dei volumi IV, VIII, IS X, AL AIL ? ; Il volume XIII, di minori dimensioni, à l'Indice dell'intero Erbario, e porta il titolo: INDEX HORTI HYEMALIS Tomos XII. Plantarum in Seeleton redactarum à Jo: Bapta Triumfetti elucubratos Complectens quem admodum R. R. Patri Magistro Audifredi ORD. PRAEDIC. AMPLISSIMAE BIBLIOTHECAE CASANATENSIS Praefecto D. D. D. Addiettissimus Servus Liberatus Sabbati Chirurgiae Professor et Horti Romani Custos ROMAE ANN: MDCCLXVII. L’Hortus Hyemalis à attribuito, come si disse, al Triumfetti. Prima però di esporre la nostra opinione intorno agli autori ed all'epoca in eui l'Erbario fu composto, crediamo opportuno far precedere alcune indicazioni bibliografiche, e infine l’illastrazione dei singoli volumi, perchè esse ci forniranno i materiali per le nostre conclusioni, che ci sembrano fondate. ; Il primo, a nostra conoscenza, che accenni all’ Hortus Hyemalis, è il padre Filippo Cavallini, il quale nel 1689 componeva ed offriva al P. Don Antonio Correa de Souza un Elenco di Piante Medicinali, che Gio- | (!) Hüjemalis sta scritto nel primo foglio di alcuni volumi, ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 277 vanni Battista Triumfetti, pubblico Professore di Sempliei Medieinali nella Romana Sapienza, aveva mostrate nello stesso anno 1689 e che, come nel titolo si afferma, « in Hortum Hyemalem redactae asservantur ». L'autore, nella dedica del suo lavoro, scrive che frequentò l'Orto Me- dico della Sapienza Romana e le dimostrazioni fattevi dallo stesso Pro- fessore, dal quale anzi ebbe mille e duecento rami di erbe per fare un Hortum Hyemalem ('). (!) Per ben comprendere quanto diremo più innanzi intorno a (pm Erbario, è utile riportare oltre il titolo del lavoro del Cavallini anche il passo in que- stione. Brevis Enumeratio Plantarum praesenti anno a Pubblico Sasténita Ro- a ; uae i NSATUM ; Hyemalem redactae asservantur. Cui accessit ezactissima declaratio quod Phar- maca unumquodque vegetabile, juxia Antidotarium Romanum usitatius, ingre- diatur; peculiari asterismo connotandum. Ad Curiosorum non minus oblectamen- tum, quam Medicinae Professorum utilitatem edita a Fratre PuiLippo CavaL- ıını Melitense Ordinis Sancti Joannis Hierosolymitani Medico ac Philosopho. Romae, Typis Jo: Baptistae Molo. 1689. rive l'autore nella dedica:.... Quamobrem ne mireris (Illustrissime Domine) si in praesenti levidense munusculum Indicis Stirpium à me hic Romae exsic- catarum offerre non erubesco, eum omnino pro certo habeam nil aeque aptius magnanimitati tuae congruere, ac meam decere mediocritatem; ad hoc enim pro- pitius numinis tenor viam aperuit, cum scilicet vix Romano solo potitus, sacras- que icae ladi arces subire EEE Ted , arduam ac rariorem illam Me- dicinae partem Botanicam hic adeo eminenter florentem invenerim ut aliunde per universam Itaham Aesculapii asseclarum pari utilitate profiteri haud tam fa- cili negotio autumare valeam. Memor igitur Galenum lib. I de Antidotis claris- sime enunciasse: Medicum in Artis operibus nihil laude dignum praestare posse si herbarum cognitione destituatur; neccessarium omnino duxi plantis refertissi- um Romanae Sapientiae Medicum Hortum singulo Vespere frequentare, osten- Sont Jo: Baptistae Triumfetti Simplicium Medicinalium Publici Lectoris, ac Professoris attentas aures praebere, nec non ducentos supra mille herbarum ra- m reverso) exsiccatis plantis obtutum aliquem impertiri dignaberis, Te ipsum abunde urum non despero; praesertim cum Vegetabilium, quae pro Dewey iuxta ntur ceti Antidotarium a dicto Professore prolixiore ratiocinio $ cum ipso Antidotario contulerim, et quot Pharmaca unumquodque o ad meum, coeterorumque non aspernendum commodum in hoc Indice compillav erim. aec igitur omnia quemadmodum ex allatis a me deberi, ita pariter, Tibi soli 278 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Dell' Zortus Hyemalis parla poi ancora Giorgio Bonelli nel 1772. Egli nel fare la storia dell'Orto Botanico Romano, ampiamente discorrendo dell'opera di Giovanni Battista Triumfetti, accenna anche all’ Hortus (!). A pagina 6 infatti, trattando del numero delle piante raccolte dal Triumfetti nell'Orto Botanico al Gianicolo, sostiene che l'affermazione del chiaro botanico di avervi raecolte piü di tre mila specie, sia esa- gerata o almeno si spieghi, ammettendo, che nel novero delle piante comprendesse le varietà. E soggiunge il Bonelli: « Cujus quidem rei veritatem confirmare ex eo possum, quod apud Bibliothecam Ca- sanatensem ter mille et amplius plantas in sceleton redactas deposuit Triumphettus, sed complures extant exoticae e longinquis regionibus ad eum missae, ab Amicis, siccatae jam, quae in Horto romano deside- rabantur ». Tutti scrivono del Triumfetti con grandi elogi, anche il Bonelli, in complesso, che pur tinge di ironia la narrazione della sua vita. Dedicà tutta la sua attività all’ Orto ed all’ insegnamento, migliorando, arric- chendo il primo nel trentennio nel quale ne fu Direttore, in modo da portarlo ad uno splendore tale da renderlo se non il primo d Europa: certo uno dei più celebrati (*). Insegnò con grande amore, come ne deberi non dubito, conscius istas veluti innocentis Romani Solis primitias non sine aliquo animi Tui solamine, ecc. ». (!) BoneLLI Georcius et Sassari Lmeratus, Hortus Romanus, ecc. — Tom. I. Romae 1772. Dopo la prefazione, trovasi: Horti Romani Brevis Historia, a G. Bonelli. (*) Lo stesso Triumfetti ricorda l'opera sua in vantaggio dell’ Orto nei suoi scritti. Così nella dedica al Rettore dell'Archiliceo romano, Bernardino Scotti, del suo Syllabus Plantarum etc. Romae 1688, scrive che gli offre « rariorum irpium Elenchum praesenti anno reipsa additarum...... variis Europae regioni- g tres mille stirpium varietates. Il Bonelli (Rei Hérberisi studios dell Hortus Romanus, pag. VIII) ritiene che questo numero sia sù esagerato e perchè nelle Prolusioni vi è l’uso di amplificare e perchè nel novero delle specie furono comprese auche le varietà. Torna a sostenere la stessa cosa, come | già si disse, nell Horti Romani brevis Historia pag. 6 e si appoggia anche alla . pubblicazione del Cavallini sopra citata, che sarebbe precisamente, secondo il ceva P Elenco promesso e non dato del Triumfetti, e che contiene soltan 200 piante in luogo delle 3000 delle quali si REN il Triumfetti, benchè il ii stesso aggiunga, che quelle 1200 erano en (certamente per noi!) quelle delle quali si serviva nelle pubbliche dimostrazi WS un sa Bin De SE SRO ES MATE Die CARTE x À 1 : » »- ar È 5 Me è * 3 * J fanno fede le sue Prolusioni alle pubbliche dimostrazioni di Botanica Í e la nuova aula per le lezioni che egli chiese ed ottenne si facesse | vicino all'Orto del Gianicolo (1). Per raggiungere questi due scopi di arricchire l'Orto e fare le pub- bliche dimostrazioni nella scuola il Triumfetti fece numerose e lunghe escursioni raccogliendo piante spontanee (2), si mise in relazione con botanici italiani e stranieri, dai quali ebbe semi di piante italiane ed esotiche e piante disseccate, dallo Sherard, dall’Hermann e dal Petiver (3). Triumfetti a pag. 29 della Prolusio ad publicas herbarum ostensiones, Romae 1690 poi scrive: «........ icum hunc Romanae Hr Hortum UNE TIERE Herbarum exoticarum ac indigenarum Emporium..... E nella Praelusio del 1700 poi a p. 9 trovasi scritto a riguardo dell'Orto Botanik: « Intra hunc amoeniorem zophylacio ........ inter a: ingenti quae dam universi Orbis, quod Vegetabile Regnnm, epitome..... E ancora nella dedica a Clemente XI del suo libro pole- mico: Vindiciarum i etc. Romae, 1703 scrive: tandem licuit (quod nun- quam antea) Botanicam totius jam Orbis deliciam super hisce aureis Janiculi glebis solertiori mangonio reddere exultantem....... e ricorda la costruzione di: aptissima Hybernacula ad Ai canarum atque Indicarum Stirpium necessariam tu- telam contra hyemis rigores....... » E in altri scritti ne parla pur (!) L’ aula per ui lezioni nell Orto e le serre furono fatte pini da Cle- mente XI. Vedi ta. (*) Gia il Vs stesso ricorda le escursioni da lui fatte per raccogliere piante nel territorio della Flora romana. Così p. es. a p. 26, 72 ecc. delle Observat. de Ortu ac cn Plant. etc. Romae, 1685 ricorda le sue peregrinazioui nel territorio Romano, nell'Abbruzzo, nel Modenese, ecc. a pag. 61 delle Nov, Plant. Zion. et Hi ue, Romae, 1700 a proponi della nuova en Pilosella ma- unge, a pag. 6: « nec e solum industriam suam posuit Triumphettus, ut plantas per abditiores Latii, Latinorumque montium recessus ipse conquireret... »; e lo conferma colle parole già citate relativamente all Herbarium pne (5) Le relazioni di cambi di semi e piante con altri botanici risult stesse e da quelle del Cupani, del Bonelli, del Micheli, del Monti, del Morison, ( Fi. Infati a pag. 49 dell'opuscolo Novarum Plantarum Icones et Historia scrive « Semiium Miscellanea ex Africa recenter advecta (quibus mihi olim favebat, dum viveret, humanitas clarissimi Pauli Hermanni) terra commissa, varias et rarissimas obtulermt stirpes..... »; ed a proposito delle nuove specie, scrive a p. 57 dello stesso javoro: « Plütobgorim) celeberrimo nostri saeculi Chiliarco ve d Sherardo Egli doveva dunque aver raccolto un materiale per quell'epoca vera- mente ingente e di piante spontanee italiane e di piante esotiche, ed è con questo materiale che egli iniziò il grande erbario, al quale diede il nome di Hortus Hyemalis. Conviene anzitutto spiegare il significato della denominazione Hortus Hyemalis data a questa raccolta di piante disseccate. È noto che l’in- segnamento della Botanica, in quell’epoca in cui visse il Triumfetti, aveva scopo quasi esclusivamente pratico, di applicazione, tendeva cioè alla conoscenza delle piante e delle loro proprietà per l’uso che se ne poteva fare specialmente nella Medicina. Da ciò la necessità di uno studio pratico delle piante stesse, della esposizione di esse agli studenti nelle publicae Ostensiones Plantarum (!). Ora si comprende facilmente che questa di- (cum Romae degeret) ostendebam, ac seminia elargibar.....» Ed infine a pag. 63, come chiusa del lavoro: « His paucioribus alias quam plurimas possum utique at- texere plantas, a nemini hactenus, quod sciam, propositas, quibus improbo labore Hortum hunc Medicum ditare fategi. Verumtamen commodiorum me expectare opportunitatem cogit sumptuum difficultas. Interim sat mihi erit earum plurimas indicari, addito titulo H. Med. M Rom. ab admodum Reverendo Patre Fran- Ed il Cupani infatti, già nel 1696 data della au edizione del suo Hortus Catholicus (Cupani Franciscus, Hortus Catholicus etc., Neapoli, 1696) nel Pr- logium ad lectorem scrive che nel suo libro si trovano Wird « peregrinas alias non paucas (plantas) ex aliis remotissimis Mundi plagis undique conquirendo /quarun majorem parlem omnium plantarum scrutator eximius ac omnigena eruditione nitidissimus Dominus D. Joannes Baptista Triumfetti, Doctor Physicus, in Horio Medico Romanae Sapientiae Lector et Praefectus suggessit)...» E più sotto, nel promettere una edizioné più ricca, scrive... « quod firmite Fiera tum ex quoti- diana exploratione...... tum ob benignitatem praslaudat Domini Doctisstmi Trium- fetti, qui plantas alias, Indicas, ad quing. oppido rariores (inter quas bis centum novas reperire autumat) in annum proxime initiaturum est paratus....... » e per la liberalità di Guglielmo Sherard, che gli promise nel ritornare da Roma in Inghilterra, di mandargli piante. E ciò conferma nel Supplementum alterum del 1697 tanto per Triunfetti quanto per Sherard. E finalmente per non citare più altri, lo stesso Trivmfetti scrive ancora: ..... Gulielmo Sherard..... ramum siccandum, et in ejus fanigera- €— ticum Hortum transferendum libenter dedi..... (Vindic. Vent. 1. c. B "ERAS & detto dal Triumfetti stesso e da altri che lo seepo prin- delle collezioni delle piante era quello che servissero a rendere complete le pubbliche dimostrazioni, cioé le esercitazioni pratiche, &. ew En ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 281 mostrazione pratica non si poteva fare, colle piante vive o fresche, che nella buona stagione. Quindi la necessitä di pensare al modo di potere anche nella cattiva stagione, nell’inverno, mostrare le piante con tutte le loro parti; quindi la loro disseccazione, e in sceleton redactae, rac- coglierle in un Erbario, o collezione di piante disseceate, Hortus siccus, che per lo scopo speciale di rendere possibile la dimostrazione durante l inverno, fu detto Hortus Hyemalis. Però ben presto e facilmente, pur conservando il nome, lo scopo di tale Erbario si ampliò, servendo ad una collezione di tutte le piante disseccate e non soltanto delle medicinali, per la incontestabile como- dità di avere facilmente ed anche ordinatamente le piante disposte per lo studio, i confronti ete. Che tale fosse anche il concetto che dell’ Hortus Hyemalis aveva il Triumfetti, ci pare si possa concludere dalle parole da lui stesso usate a riguardo dell’ Erbario di Sherard, come si è ve- duto più sopra. Dell’Hortus Hyemalis non parla però mai il Triumfetti nelle sue pub- blicazioni, mentre tanto si occupa delle piante vive dell'Orto Botanico e del modo con cui potè procurarsele, I volumi dell Hortus Hyemalis contenenti piante, non portano data; il solo indice, compilato, come si è detto-da Liberato Sabbati, è datato dal 1767 epoca ben lontana da quella del Triumfetti, il quale nel 1678 fu fatto Horti Custodiae Praefectus. Ora siecome il Triumfetti à morto nel 1708, i volumi da lui com- posti dell’ Hortus Hyemalis debbono essere certamente anteriori a questa Nella citazione del a. tanto per il titolo, quanto per la dedica fatta a pag. 277 lo si vede chiara Lo dice del resto il E in varii luoghi. Cosi ad es. nella Praelusio del 1700 1, e., p. 9 scrivendo che ringrazia quelli che salivano il Gianicolo: « ut mihi « me comite potius quam duce, praepotentes jam cognitarum stirpium vires distin- guere, etc...» Lo conferma il Bonelli nelle opere e nei 25 più sopra ricordati, specialmente a pag. 6 della Horti Rom. brev. Hist., do parlando del Cata- logo del Cavallini dice che probabilmente era di dalle emn delle quali si ser- viva nelle pubbliche dimostrazioni il Triumfetti. 282 — R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA data. Ma qui occorre osservare subito che il foglio N. 48 del Tomo IV dell'Zortus porta la frase diagnostica coll’ indicazione delle Icones del Barrelier, indicazione che compare per la prima volta. Essendo dunque l'opera del Barrelier pubblicata nel 1714, quella pianta deve essere stata colloeata nell'Erbario in un'epoca posteriore a questa data, e di con- seguenza quella diagnosi non puó essere síata scritta dal Triumfetti. Da questo fatto non si deve però conchiudere, che il Triumfetti non abbia partecipato alla composizione del Vol. IV dell’ Hortus ed anche dei successivi fino al IX, perchà cartellini di pugno del Triumfetti si trovano negli indicati volumi IV-IX. Da quanto si à ora detto risulta anche che i nomi posti alle piante dell'Hortus Hyemalis non sono tutti scritti dalla stessa mano. Vi sono infatti due sorta principali di seritti. Gli uni stanno di regola sopra ear- tellini piccoli, rettangolari, di dimensioni pressapoco uguali con caratteri regolari, relativamente minunti e fitti. Li troviamo specialmente nei Volumi I, II, III, IV ed appartengono con ogni probabilità al T riumfetti. Gli altri sono scritti sul foglio stesso dell'Erbario o su foglietti di carta fina sui quali stanno le piante e che poi vennero incollati sui fogli dell' Erbario; i caratteri sono larghi, irregolari, e contradistinti anche, qua e là, da errori di ortografia numerosi e talvolta gravi. Troviamo questi scritti nei volumi II, IV, ecc. intercalati fra i fogli ehe portano lo seritto del Triumfetti. Nei Volumi X, XI, XII poi le piante tutte portano i nomi o le diagnosi, con caratteri simili a questi, ma sul verso del foglio precedente. Qua e la, pià o meno abbondanti si trovano esem- plari avuti direttamente o indirettamente da Petiver, Sherard ed Her- mann. Le fotografie che noi presentiamo nelle tavole mostrano chia- ramente quanto si à detto. I nomi di carattere diverso da quello attribuito al Triumfetti che si riscontrano nei primi nove volumi, di chi sono? Avevamo pensato che fossero del Cavallini, il quale, come si disse, pubblicò nel 1689 l’ E- lenco delle piante che il Triumfetti mostrava nelle pubbliche ostensioni e che erano in sceleton redactae. Ma non abbiamo potuto avere ancora nessun mezzo sicuro di confronto. Non possiamo nemmeno escludere che quei nomi siano scritti pure da Liberato Sabbati. i H. (e 3 aj . 3 wa = * ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 283 Il confronto che noi abbiamo fatto, tra la scrittura dei volumi X-XI e quella di certi cartellini che trovansi negli Erbarii composti in diverse epoche da Liberato Sabbati, ci ha fornito delle ragioni per ritenere che le piante che costituiscono i Volumi X-XII dell Hortus I yemdlis por- tano nomi scritti da Liberato Sabbati. Ad esso dunque apparterrebbero detti volumi, i quali pertanto dovrebbero essere stati composti in epoca molto posteriore a quella del Triumfetti e quasi certamente non prima del 1731, quando cioè il Sabbati compose in Roma il suo primo Erbario. Certo è ad ogni modo che Je piante, sotto le quali sono scritti quei nomi di questo carattere, furono collocate più tardi assai nei Volumi dell'Zortus Hyemalis, e precisamente furono attaccate sopra fogli la- sciati liberi dal Triumfetti, come lo prova, oltrechè la indicazione del Barrelier sopra ricordata, anche la presenza di alcuni di questi fogli senza piante, benchè numerati, fin nel I tomo dell’ Hortus. L’intercalazione è poi stata fatta a caso, senza ordine scientifico di sorta e persino talora con erronea sinonimia. Abbiamo dunque in questo Hortus Hyemalis mancanza di data nei volumi, differenza nel modo di numerazione delle piante sui fogli, di- versità nella maniera di attaccatura delle piante sui fogli, differenza fra i cartellini e gli scritti che accompagnano le piante. Per queste ragioni noi siamo tratti a conchiudere che l Hortus Hyemalis attribuito dal Bonelli e da L. Sabbati, come si è visto, al Triumfetti, non sia stato composto da una sola persona e sia stato messo insieme in tempi diversi. Pare molto probabile che il Triumfetti abbia avuto per il primo l’idea di fare un Erbario per le dimostrazioni nelle lezioni intorno alle Piante medicinali da lui dettate, al quale scopo raccolse piante spon- tanee e coltivate ed altre ne chiese ed ebbe da botanici italiani e stra- nieri coi quali si mise in relazione; che più tardi pensò di riunire in questo Hortus tutte le piante raccolte, coltivate ed avute in dono ed in cambio; che finalmente l’opera da lui iniziata, preparando i dodici tomi coi relativi fogli e collocandovi un certo numero di piante, proba- bilmente secondo un ordine da lui stesso prefissosi; sia stata continuata forse prima dal suo allievo Cavallini, e molto più tardi dal Sabbati. 2984 — B. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Terminata la illustrazione dei singoli volumi, noi ritorneremo su questa quistione, che sarà dalla illustrazione stessa in certo qual modo rinnovata e completata. Roma, Novembre 1899. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav. XIII. | Num. 1. Foglio 8 del volnme VIII dell’ Hortus Hyemalis. Esemplare con grande cartello. Num. 2. Foglio 21 del volume II; quattro esemplari coi car- tellini ordinarii di Triumfetti. Tav. XIV. Num. 3. Foglio 12 del volume III; num. 4. Foglio 33 dello stesso volume con cartellini ordinari di Triumfetti. Mostrano la grandissima cura nell’ attaccare gli esemplari. Tav. XV. N. 5. Foglio 5 del volume II; esemplari di Petiver, due con cartellini a stampa e due con note manoscritte. Num. 6. Foglio 34 del volume X, per mostrare il modo con cui furono attaccati e annotati gli esemplari negli ultimi tre volumi. Tav. XVI i Num. 7. Foglio 30 del volume VI; cinque esemplari dei quali tre di Triumfetti e due con cartellino di altro carattere. Num. 8. Foglio 14 del volume II; esemplare con carattere identico a quest'ultimo, che mostra essere stato attaccato su foglio lasciato bianco dal Triumfetti. Tav. XVII. Num. 9. Foglio 54 del volume IV; esemplari con cartellino numerato di scrittura differente dalle altre due. ae x" tea it n Xm lu UTR S TENTAT TI RE IR: TES ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 285 Num. 10. Foglio 9 del volume II, con tre esemplari a scrit- tura eguale a quella del num. 8, mostranti il modo di attaccatura fatio con grandi strisce di carta. THOM. I. Il primo foglio porta il titolo sopra ricordato scritto in grosso carat- tere majuscolo in inchiostro nero. I fogli numerati sono 45, dei quali aleuni (18, 20, 22, 26, 34, 36, 39, 44) non portano piante. Negli altri le piante, una o più per foglio, sono ben preparate, attaccate accura- tamente con listerelline di carta incollate sul foglio, ben conservate, e portano tutte, incollato alla base dell'esemplare, un cartellino rettango- lare, pressapoco della medesima dimensione, 6-7 cm. X 2,5, scritto dalla medesima mano. Quando il foglio porta più esemplari, ciascuno è nu- merato progressivamente, Ecco ora l Elenco delle piante- per foglio e per numero progressivo, colla frase latina e col corrispondente nome moderno, quando si è po- tuto determinare l esemplare. Dopo la frase è indicata la condizione dell'esemplare medesimo, se cioè fatto di sole foglie o con fiori, o con frutti o con fiori e frutti. Allorchè occorreranno illustrazioni o schia- . rimenti, si faranno in apposite note. Le piante contenute in questo primo tomo sono di diversa prove- nienza; le une coltivate nell’Orto Botanico, le altre probabilmente rac- colte nel territorio della Flora Romana; altre ancora avute dallo Sherard, e forse da altri corrispondenti italiani e stranieri. Quelle di Sherard portano spesso l’ indicazione: non est descripta. Fol. 1. n. 1. Laurus Indica Aldino Hort. Farnesiano pag. 60. . = Persea indica (Jacq.). Spreng. foglifero. i n. 9. Cassia Cinnamomea, sive Cinnamomum Hermanno Catal. Hort. Acad. Lugd. Batv. p. 656. = Cinnamomum Zeylanieum L. fiorifero. R. PIROTTA:ED E. CHIOVENDA Fol. 2. n. 1. Laurus Tinus Tertia Jo, Bauh. Hist. plant. I, p. 419. = Viburnum Tinus L. fiorifero. ; n. 2. Laurus Madraspatana Canellae albae foliis Jac. Petiwer. Mus. n. 6. © & — Phoebe Barbusiana Webb. et Berth. fiorifero. S co | Arbor Aromatica e Coromandel Laurinis foliis binis, ter- nisve nostra Ray. Hist. Plant. p. 1808 (sic). dor: fruttif. n. 4. Mango sylvestris Madraspatan. fructu Cerasi Jac. Petiwer m Mus. n. 659. : flor. fruttif. n. 5. Arb. Baccifera Madraspatan. castaneae fol. non crenato Jac. Petiwer Mus. n. 618. E. fruttif. n. 6. Arbor Manchanillifera Catal. Plant. Jamaic. Ray. Dendrol. Vol. III, p. 77. == nn Maneinella L. foglia unica. D Fol. 3. n. 1. Adhatoda Zeylanensium Hort. Acad. Lugd. Batav. p. 642. — Adhatoda Vasica N. E. ramo foglifero con due infiorescenze. n. 2. Adhatoda Madraspatana spica longa foliacea margini- A bus albis Jac. Petiwer Mus. n. 338. = Adathoda sp. hi esemplari fioriferi e fruttiferi. Fol. 4. n. 1. Nerion sive Rhododendron flore albo Jo. Bauh. Hist. PI. Hp HM ; = Nerium Oleander v. albiflora. fiorifero. | ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI T NET +. n. 2. Nerium sive Rhododendron fl. rubro Jo. Bauh. Hist. pl. I. p. 140. = Nerium Oleander L. fiorifero. n. 3. Alaternoides Africana Lauri serrato folio Comellin Praelud. 1 Botan. p. 61. | foglifero. | Fol. 5. n. 1. Arbutus Jo. Bauh. Hist. plant. Thom. I, pag. 83. = Arbutus Unedo L. Tal fiorifero. "a = n.2. Syringa caerulea Jasmini folii Hyacinth. Ambros. Hort. X Studios. p. 99. — Syringa persiea L. 2 esemplari fioriferi con foglie intere e un pollone i à foglie laciniate. Fol. 6. n. 1. Syringha floris colore cinereo et quasi drame Cas. Bau. Pin. Var. p. 398. — Syringa vulgaris L. fiorifero. n. 2. Syringa caerulea et Lillach Dodon. Hist. stirpium p. 778. = en vulgaris L. fiorifero. Fol. 7. n. 1. Buxus humilis Dodon. Hist. stirp. p. 781. — Buxus sempervirens bL. fiorifero. | > n. 2. Buxus afri 4 lif lie ta Prodrom. Parad. Batav. pag. 318. = Myrsine africana L. n. 3. Buxus Doia, Stirp. Histor. p. 781. = Buxus sempervirens L. foglifero. n. 4. Ligustrum sive Phillyrea Dodon. Hist. Stirp. p. 775. = Ligustrum vulgare L. fiorifero. 288 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Hort. Reg. Paris p. 34. = Buxus sempervirens, forma variegata foglifero. Fol. 8. n. 1. Chamaebuzus sive Chamaepixos quibusdam Jo. Bauh. Hist. Plant. I. p. 524. — Polygala Chamaebuxus L. fiorifero. n. 2. Coccifera Buxi foliis oblongis et subrotundis fructu cuspi- dato calyce amplo e Madraspatan Jac. Petiwer Mus. n. 632. — Euelea sp.? fruttifero. n. 3. Cotinus Coriaria Dodon. Hist. Stirp. p. 780. — Rhus Cotinus L. l fruttifero 1 foglifero. Fol. 9. n. 1. Myrtus Rom. Matthiol. cum notis Casp. Bau. tom. I, p. 195. — Myrtus communis L. 2 fioriferi. p. 2, Myrtus ewotica Matthiol. eum notis Casp. Bau. t. I. p. 196. — Myrtus 2 con frutti giovani. n. 3. Licium non spinosum crassis et incanis foliis: hoe nomine habitum a D. Sherardo non est descriptum. — Cluytia? frustulo di ramo lungo circa 3 em. portante 5 foglie di diversa dimensione. i n. 4. Myrtus flore pleno Cornut. Canadens. plant. Hist. p. 203. = Myrtus 2 fioriferi. n. 5. Myrtus Tarentina Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 512. = Myrtus communis var. tarentina L. 3 fogliferi, Fol. 10. n. 1. Lycium Africanum Berberidis folio: Hoe nomine habitum a D. Sherardo non est descriptum. ^ n. 5. Buxus foliis ex luteo variegatis; auratus Parkensoni ER NE À ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 2890 TEN = Celastrus pyracantha L. E 1 foglifero. 3 n. 2. Malus punica Dodon. Hist. stirp. p. 794. = Punica Granatum L. 1 fiorifero. n. 3. Malus Punica flore pleno majore variegato Hort. Reg. Paris, p. 117. = Punica Granatum L. flore pleno l foglifero, 1 fiorifero. Fol. 11. n. 1. Euonymus latifolia Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 202. — Evonymus latifolia Scop. l fiorifero. Fol. 12. n. 1l. Rhus Virginianum Cas. Bauh. Pin. App. p. 517. — Rhus Toxieodendron L. l tirso fruttifero e due foglie. > Fol. 13. n. 1. Rhws coriaria Dodon. Hist. stirp. p. 778. = Rhus Coriaria L. l fiorifero 1 foglifero. ; n. 2. Ceratonia Dodon. Hist. stirp. p. 787. a = Ceratonia Siliqua L. 4 i 1 foglifero. = Fol. 14. n. 1. Staphilodendrum Afric. folio lucido singulari Prod. Parad. Bat. sive Arbor quaed. rariss. lucens fructibus Hali- cacabi Breyn. Centur. 1. p. 177. 1 foglifero e un pedicello senza frutto. 3 n. 2. Staphylodendron Jo. Bauh. Hist. pl. I. p. 274. E- — Staphylea pinnata L. l fiorifero. Fol. 15. n. 1. Coccifera Madraspatana calyce magno Staphilodendri Africani fol. Jac. Petiwer Mus. n. 376. == 1 fruttifero. n. 2. Tilia humilior folio amplissimo Corylino toto glabro ac 19, Malpighia, anno XIII, vol. XIII. OVENDA — toto obscure virente ramorum apicibus vere corallinis . fructu magno omnino rotundo plerumque tetragono non est descripta. = Tilia platyphylla Scop. 1 fiorifero quasi fruttifero. Fol. 16. n. 1. Pistacia Africana trifolia foliis longis angustis serratis sub hoc nomine habita a D. Sherardo non est descripta. porzione di ramo con 2 foglie. n. 2. Pistacia Jo. Bauh. Hist. plant. I. 275. = Pistacia vera L. porzione di ramo foglifero. Fol. 17. n. 1. Acer vulgari minorifolio Jo. Bauh. Hist. pl. I. 166. = Acer campestre L. 1 fruttifero. n. 2. Acer majus multis falso Platanus Jo. Bauh. Hist. pl. I. 168. — Acer obtusatum Lauth. l foglifero. n. 3. Acer Madraspatan Celastri fol. alis seminiferis simpli- Eo cibus Jacob. Petiwer Mus. n. 333, Fol. 18. in bianco. Fol. 19. n. 1. Rhamnus sive Paliurus folio Iujubino Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 35. | — Paliurus australis L. l fiorifero. n. 2. Rhamnus Catharticus Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 55. — Rhamnus eathartiea L. l fiorifero 1 foglifero. Fol. 20. in bianco. Fol. 21. n. l. Hyasminum Hispanicum flore majore externe rubente Jo. Bauh. Hist. plant. II, p. 101. — Jasminum grandiflorum L. l foglifero 1 fruttifero. 291 ILLUSTRA ONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMA n. 2. Jasminum sive Sambach Arabum Alpino Jo. Bauh. Hist. plant. II, p. 102. = Jasminum Sambach L. 1 fiorifero. Lo uo NÉ DRS "OS a x = Lt n È | n. 3. Jasminum luteum vulgo dictum bacciferum Cas. Bauh. 1 Pinax. pag. 398: Trifolium fruticans quibusdam Po- i j lemonium flore luteo Jo. Bauh. Hist. plant. III. p. 575. 1 E = Jasminum humile L. 3 fioriferi. Fol. 22. in bianco. Fol. 23. n. 1. Chamaelea tricoccos Jo. Bauh. Hist. plant. I, p. 584. ; = Cneorum tricoceum L. 1 foglifero 1 fiorifero 1 fruttifero. n. 2. Thymelaea e Cap. Bonae Spei Sanamunda 3.a Clus. an- E gustiore folio Jac. Petiwer Mus. n. 486. : = Cryptadenia grandiflora (L.) Meissn. 1 fiorifero. n. 3. Chamaelea incana et lanuginosa Jo. Bauh. Hist. plant. I, pag. 586. = Daphne collina Sm. 1 fiorifero. n. 4. Thymelea Africana Juniperi foliis floribus majoribus purpureis lanuginosis: sub hoc nomine habita a D. Sherardo: Non est descripta. = Cryptadenia grandiflora (L.) Meissn. 3 fioriferi. | n. 5. Thymelea Africana Lini foliis augustissimis floribus albis umbellatis: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. — Gnidia pinifolia L. l fiorifero. i n. 6. Thymelea e Cap. Bon. Spei Taxi foliis angustioribus Jac. Petiwer Mus. n. 489. — Gnidia pinifolia L. forma foliis rarioribus. l fiorifero, ma fiori distrutti da insetti. se > R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 24. n. 1. Thymelea Africana Sanamundae facie Ericae foliis an- gustissimis. An Sanamunda Afric. fol. angustissimis candicantibus Breyn. Cent. X Parad. Bat. prodr. p. 381. — Passerina filiformis L. 1 fiorifero. n. 9. Thymelea tomentosa foliis Sedi minoris Cas. Bauh. Pin. p. 463. Sanamunda 3.° Clus. rar. plant. hist. p. 89. = Thymelea hirsuta (L.) Endlich. 2 fioriferi scarsamente. Fol. 25. n. 1 Spirea africana Rosmarinifolio flore luteo. Sub hoc no- mine habita a D. Sherardo. Non est descripta. — Agathosma foetidissima Bartl. et Wend.? fiorifero. n. 2. Casia quorumdam Clus. rar. plant. Hist. p. 91. = Osyris alba L. fiorifero. : n. 3. Spiraea Africana umbellata foliis Thymi acutis, Sub hoc nomine habito a D. Sherardo. Non est descripta. = Agathosma imbrieata Willd. l fiorifero 1 foglifero.- n. 4. Spiraea Africana Cisti flore albo extus carneo Myrti Tarentinae foliis. Sub hoc nomine habita a D. She- rardo. Non est descripta. — Diosma amoena Lodd. l fiorifero. n. 5. Spiraea africana floribus albis Juniperi foliis : Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Nom est descripta. = Coleonema album Bartl. et Wend. l fiorifero. Fol 26. in bianco. Fol. 27. n. 1. Scolimocoephalos Africanum argenteum foliis Doryenis Plateari Clusii acutis. Sub hoc nomine habitum a D. Sherardo. Non est descriptum. . = Leucadendron salignum R. Br. 2 fogliferi. ; Lan M Rata bia Rn e RS ME |? Saia it KIN Su RONDE a ee NE E ivo 3 E 3 j ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 293 n. 2. Scolimocephalos Africarum latifolium lanuginosum foliis in summitate crenatis: Sub hoc nomine habitum a D. Sherardo. Non est descriptum. — Leucospermum oleaefolium R. Br. l foglifero. n. 3. Scolimocephalos Africanum foliis longis, glabris: Sub hoe nomine habitum a D. Sherardo. Non est descriptum. = Protea speeiosa L. l foglifero. n. 4. Scolimocephalos Africanum foliis angustissimis viridan- tibus : Sub hoc nomine habitum a D. Sherardo. Non est descriptum. — Leucadendron virgatum R. Br. 1 fiorifero. n. 5. Scolimocephalos, sive frutex Ethyopicus conifer foliis Cneori, salici emulus Breyn. Cent. I, n. 9. = Leucadendron uliginosum R. Br. 1 fiorifero. ; Fol. 28. n. 1 Prunus Iavanica Atriplicis foliis Pluknet Phytogr. pars. III, tab. 218, n. 2. frustolo con sole 6 foglie. n. 2. Clemnifera Curasavica arbor Prodr. Parad. Batav. p. 332. frustolo di Lu n. 3. Castanea equina folio multifido Jo. Bauh. Hist. pL pag. 128. = Aeseulus Hippocastanum L. 2 foglie sole. Fol. 29. n. 1. Acacia Africana spinis minoribus. Sub hoc nomine ha- bita a D. Sherardo. Non est descripta. = Acacia 1 foglifero. n. 2 Christa-Pavonis Breyn. Cent. I, n. 22. = Caesalpinia pulcherrima Sw. 1 fiorifero. n. 3. Waga Pearmoeodogrica Tamarindi folio fl. comosis si- liqua undulata scabra Act. Phil. n. 267, p. 712. = Calliandra 1 fiorifero assai scarso. n. 4. Acacia Madraspatana Buxi foliis ssaa compressis Jac. Petiwer Mus. n. 332. 1 fruttifero. Fol. 30. n. 1. Acacia Americana Robini Cornut. Canad. Plant. Hist. pag. 171. = Robinia Pseudo-acacia DC. frustolo foglifero. Fol. 31. n. 1. Vite» trifolia minor Indica rotundifolia Breyn. prodr. 2.: Hort. Med. Amstelod. t. I, p. 181 sive Rhus Afric. trifoliatus majus ut ibidem satius statuitur. = Rhus glauea Thumb. 1 fiorifero. Bi 2 Rhus africanum trifoliatum minus glabrum splendenti folio subrotundo integro Plukn. t. 219. Phytogr. n. 9. = Rhus lucida L. 1 foglifero. n. 3. Agnus Castus, et Vitex Dodon. Hist. Stirp. p. 774. = Vitex Agnus castus L. 1 fiorifero. Fol. 32. n. 1. Asederach Dod. Hist. Stirp. p. 848. — Melia Azederach L. 2 pannocchie fiorifere e una foglia. n. 2. Balanus mirepsica Aldino Hort. Farnesian. p. 72. — Moringa aptera L. porzione binis: di foglia. n. 3. Rhus African. trifoliatum salicis folio non dentato. Non est descriptum. ; ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI = Rhus undulata Jacq.? l foglifero. Fol. 33. n. 1. Molle Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 534. Fol. 34. Fol. 35. n. 1. Terebinthus Indiea major fructu rotundo Jo. Bauh. Hist. Fa. 36. Fo. 37. n. 1. Erica Africana Taxi foliis brevioribus floribus longis : = Schinus molle L. 1 fiorifero. n. 2. Lentiscus Dodon. Histor. Stirp. L p. 871. = Pistacia Lentiseus L. 1 foglifero. n. 3. Frutex ignotus ex Syrinam: Hoc nomine habitum a D. Sherardo. Non est descriptum. 1 foglifero. in bianco. pl. I. 278. = Pistacia Terebinthus L. foglifero. n. 2. Terebinthus Madraspatan visci folio Jac. Petiwer Mus. n. 482, fiorifero. n. 3. Sorbus torminalis et Crataegus Theophrasti Jo. Bauh. Hist. plant. I, p. 63. = Sorbus tobiiimatia E in bianco. Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. — Erica mammosa L. 1 fiorifero. n. 2. Erica Africana longo tubuloso incarnato flore foliis Ju- niperi: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. SE : l fiorifero: differisce dalla precedente pei rami fio- "A pra R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA riferi assai allungati. Probabilmente il primo è un esemplare serotino e il secondo primotico: lo stesso si dica peri due esemplari di E. ramentacea. n. 3. Erica Coris folia hispido Cerinthoides Africana Breyn, Centur. I, n. 9. = Erica cerinthoides L. l fiorifero. È n. 4. Erica Africana glabra floribus purpureis conglobatis foliis tenuissimis: Sub hoc nomine habita a D. She- rardo. Non est descripta. = Erica ramentacea L. scarsamente fiorifero. n. 5. Erica Africana Juniperi foliis brevissimis floribus vesi- carüs: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. ! = Erica baccans L. ` 1 fiorifero n. 6. Erica Africana floribus tubulosis longis coccineis stami- E nibus longissimis donatis. Sub hoc nomine habita a E D. Sherardo. Non est descripta. — Eriea Plukenetii L. l fiorifero. Fol. 38. n. 1. Erica Africana foliis minimis floribus minoribus hirsutis: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est deseripta. — Erica pyramidiformis Werd. l fiorifero. l n. 2. Erica Africana glabra di eleganter purpureis con- E globatis foliis tenuissimis. Sub hoc nomine habita a à | D. Sherardo. Non est descripta. i = Erica ramentacea L. 1 fiorifero a fioritura molto abbondante. Fol. 39. in bianco. Fol. 40. Abies Dodon. Hist. Stirp. p. 866. | = Abies alba Mill. 1 foglifero. y ». ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII- ANTICHI ROMANI E 3 Fol. 41. n. 1. Taxus Dodon. Hist. Stirp. p. 859. = Taxus baceata L. 1 foglifero. n. 2. Lariæ Dodon. Hist. Stirp. p. 868. = Larix decidua Mill. frustulo foglifero. n.3. Tamariscus Madraspatanus Cupressi facie Jacob Petiwer Mus. n. 681. = Tamarix articulata Vahl. l fiorifero. n. 4. Tamarix major sive Arborea Narbonensis Jo. Bauh. Hist. - 3 plant. I, p. 350. : — Tamarix galliea L. 2 fogliferi. Fol. 42. n. 1. Arbor vitae Dodon. Hist. Stirp. p. 858. M = Thuja occidentalis L. 2 I a Der l foglifero. MP NE ai D : n. 2. Cupressus ramis expansis Mas. Hort. Acad. Lugd. bat. : : pag. 107. 3 3 = Cupressus sempervirens L. ss : l fiorifero. | : : ; UA X Cupressus ramis in met. fastigium convolutis femina Hort. Acad. Lugd. Batav. p. 107. | = Cupressus (an glauca) : 1 foglifero. Fol. 43. n. 1. Sabina sterilis Jo. Bauh. Hist. plant. I. 288. . — Juniperus Sabina var. ericoides? 2 -fogliferi. n. 2. Juniperus Bermudiana Hermann Catal. Hort. Acad. Lugd. Batav. p. 347. 1 sia n. 3. Sabina bacifera Jo. Bauh. Hist. pl. I, p. 288. = Juniperus virginiana L. 1 fiorifero 9 CA A TER A, 23. M POTIS mM R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA n. 4. Juniperi foliis frutex Africanus Parad. Bat. Prodrom. p. 343. — == 1 foglifero. Fol. 44. in bianco. Fol. 45. Chamaeriphes sive Palma humilis Matthiol. cum notis Bauhini I. p. 190. = Chamaerops hnmilis L. THOM. II. . I fogli sono 44, dei quali i numeri 4, 5, 6 (in parte), 33, 34, 35, 37, 38, 39, 43, 44 portano piante di Jac. Petiver attaccate su fogliettini e incollate sul foglio, e parte con cartellini manoscritti, parte con cartel- lini stampati, che sembrano essere ritagliati dal testo del Musaeum. Parecchi come nel volume precedente, sono di Sherard. Sul foglio 6, oltre a 3 piante del Petiwer, se ne trova un’altra, at- . taccata con liste di carta più grandi, e col nome scritto sul foglio ai piedi della pianta, a scrittura larga, e con errori di ortografia. Portano siffatte piante anche i fogli 7, 9, 14, 28. Nell vinos sono contrassegnate -con asterisco. Tutti gli altri fogli portano piante e cartellini del Triumfetti. Una specie nostrale è proposta come nuova. Fol. 1. n. 1. Spartium Hispanicum flore candido Jo. Bauh. Hist. plant. I. p. 398. = Retama sphaerocarpa B. et R. l fiorifero. n. 2. Genista Talca Dod. Stirp. Hist. p. 761. = Spartium iunceum L. 1 fiorifero un po’ tarlato. n. 3. Genista africana lutea Linariae folio: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. = Priestleya 1 fiorifero, ILL ZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 299 Fol. 2. n. 1. Genista africana flore coeruleo foliis angustissimis: Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. = Priestleya? 1 fiorifero molto tarlato. Genista Spartium coeruleum Cap. bon. Spei Breyn. Cent. I, pag. 66. DI » = Priestleya 1 fiorifero. Genista Africana foliis Rusci angustioribus floribus luteis: Et planta foliis Rusci minoribus Cap. Bon. Spei Breyn. fase. I, p. 25. e — Borbonia laneeolata L. l fiorifero tarlato. Genista Africana sphaerica Rusci folio: sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. = Borbonia cordata L. e 1 foglifero. Genista Capensis spinosa Ligustri folio ia flo- ribus spicatis rubris Pluken. Phytograph. tab. 185, f. 5. = Indigofera eytisoides L. A 1 fiorifero. Genista Africana lutea foliis Cisti Ledi silesiaci angu- stioribus. Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. d = Cyelopia genistoides Vent. l fiorifero. . l. Genista Africana spica lutea viridi flore majore. Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. ; = Aspalathus (prox. A. uniflora L.) 1 fiorifero. . 2. Scorpius primus Clusii, Genistellae spinosae affinis Nepa quibusdam Jo. Bauh. Hist. pl. I, p. 400. = Ulex europeus L, 1 fiorifero. ROTTA ED E. o E : n. 3. Genista Africana Juniperi folio floribus purpureis varie- gatis. Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. = Aspalathus (prox. A. abietina Tbg.) l fruttifero. n. 4. Genista africana foliis Laricis spica lutea lanuginosa. Sub hoc nomine habita a D. Sherardo. Non est descripta. — Aspalathus (prox. A. ciliaris) i 1 fiorifero. ; Fol. 4. n. 1. foglietto manoscritto facente parte del Museo Petiveriano ; portante a sinistra in alto l'indicazione S. B. I. 19. e in basso: Chrysanthemum parvum ramosissimum mem- branaceo caule Madaraspatense Pluken. Phytogr. tab 160, fig. 55, e piü sotto: E botanico sicco Jac. Petiver. Pharmae. Lond. et Societat. Regal. socio. = Epaltes divaricata Cass. 2 rametti fioriferi uno in parte tarlato; ma i capo- lini tutti in buono stato. n. 2. foglietto manoscritto come sopra portante a sinistra in alto Mus. nostr. 339. e in basso: Adhathodae affinis Champaccae Chamaedryos folio subtus villoso Musaei Petiver. n. 389. X. 1 fruttifero. n. 3. foglietto manoseritto come sopra. In alto a sinistra M. P. 776. In basso: Heliotropium Madraspatanum Myosotidis folio Mus. Petiver. n. 776. — Heliotropium l fiorifero e fruttifero completissimo. > Fol. 5. n. 1. Foglietto manoscritto. In alto a sinistra a. e Surat du Bois. Mus. Nost. 660. In basso: Melampyro affinis Ma- drasp. repens hirsuta, capsulis spinosis Mus. Petiver. 660. ex herbario Autoris, 3 = Blepharis 1 fruttifero, ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 301 n. 2. Foglietto stampato in parte. In alto a sinistra è scritto a mano: H. U. 22. Act. Phil. n. 244, p. 323, 22. In basso su una listerella di carta è stampato: 22. Ponangcunne laccaree Mal. Perexil Madrasptana folüs oppositis an- gustioribus Polygoni. — Petiver. = Telanthera vel Alternanthera spec. l in gran parte distrutto da insetti con una foglia e 2 capolini fioriferi. ; n. 3. Foglietto stampato in parte come sopra. In alto a sinistra è manoscritto: Mus. nost. 605. In basso è stampato come sopra: 23. Ambrosiae affinis e Madraspatan Persicariae folio Mus. Petiver 605. Nonducallacree Malab. This is a water Plant, grows 6 or 8 inches high the Natives eat it. S. B. — Petiver S. R. S. Lond. = Sphenoelea Pongatium DC. 1 fiorifero. n. 4. Foglietto manoscritto come sopra. In alto a sinistra H. Un. 29, in basso: Aristolochia Unaneercoondica vulgaris facie 5. B. 4, 175. Act. Philosoph. n. 274, p. 945. Petiver. = Aristolochia bracteata Retz. l fiorifero. Tav. XV, n. 5. Fol. 6. n. 1. Foglietto manoseritto come sopra. In alto a sinistra Mus, ; nost. 399. In basso: Euphrasia Madraspat. Plantaginis facie Mus. Petiver. 399. — Petiver. l racemo con pedunculo e due foglie una piccola e una grande quest’ ultima bacata. n. 2. Foglietto manoscritto come sopra coll’ indicazione: Gaz. nost. tab. IX fig. 6 Petiv. 1 sl n. 3. Foglietto stampato in parte come 'sopra. In alto a sinistra è manoscritto: S. B. I. 29. In basso è stampato su una R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA mense — Pet. e nella listerella che fissa la pianta & ma- noscritto: Madraspat. = Polygonum plebejum R. Br. l fiorifero. * n. 4. Ciperoides Latifolium Spicha Ruffa, sive caule triangulo, Gramen ciperoides latifolium spica ruffa sive caule trian- gulo C. B. P. 6. = Cyperus longus L. Osservazioni — Il Sin. di C. Bauh. citato và rife- rito invece alla Carex acuta.. 3 ; l antela completa. * Fol. 7. n. 1. Ciperus rotundus vulgaris C. B. P. 13. Ciperus rotundus ‘ Dod. Pempt. 338. = Cyperus longus L. l antela completa. ; * n. 2. Ciperus aquaticus septentrionalis Lobellio Icon. 77. = = Cyperus longus L. l antela senza brattee fogliacee. * n. 3 Ciperus Rotundus exculentus angustifolius C. B. P. 14. Teat. 22. | = Cyperus longus L. 1 antela completa. Fol. 8. n. 1 Cytisus hispanicus primus Clusti folio virescente Jo. Bauh. Hist. plant. I, p. 369. = Adenocarpus parvifolius DC. 2 fioriferi. n. 2. Cytisus spinosus Asphalatus 2da trifolia quae Acacia 2.a Matthiolo trifolia Jo. Bauh. Hist. pl. I, p. 375. = Calycotome villosa (L.) Lk. 3 fioriferi. n. 3. Cytisus praecox spicatus rubello flore caule rubro Boce. Mus. p. 31 et tab. 19. = Cytisus triflorus L'herit. 3 fioriferi. listerella: 29 Polygonum multiflorum Hinguer-Pollu- E ER E = a * Fol. 9. n. 1. Gramen Pratense Cristatum C. B. P. — Teatro. part. I, pag. 43. — Bromus erectus Huds. 7 sommità fiorifere. Osservazione. — Sbagliata la determinazione; il sino- nimo di Bauh. va al Cynonurus cristatus. * n. 2. Triticum Tiphinum Dodon. Pempt. p. 190. — Tritieum vulgare var. aestivum (L.). 2 esemplari (con uno appartenente al n. 3.) di culmi fioriferi mancanti della base. * n. 3. Hordeum ulgare quadriplici ordine seminum ordinatum l.um Dodon. Pempt, p. 102. = Hordeum vulgare L, 3 esemplari fioriferi mancanti della base, di cui uno sta insieme al n. 2. Tav. XVII, n. 10. Fol. 10. n. 1. Filix foemina Dodon. Stirp. Hist. p. 462. = Pteridium aquilinum (L.) l sommità di fronda fertile. n. 2. Filix africana humilis spinosa pinulis latioribus minus patula Pluken. Phytograph. t. 180. = Aspidium sp. l sommità di fronda sterile. © Fol. 11. n. 1. Filix vulgo mas dicta, sive non ramosa i Bauh. Hist. = PI. III, 738. = Aspidium aculeatum Sw. 1 fronda sterile. n. 2 Filiæ pumila saxatilis 2.a vel Pin Clus. Rar. pl. Hist. lib. 6. p. 219. = . Nephrodium filix mas Senn. 2 fronde sterili. n. 3. Filix sacatilis non ramosa minima Raij Catalog. extera- rum an Dryopteris Dalechampii Jo. Bauh. Hist. PI. t IE, pb Ww o iem * 304 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Woodsia 5 fronde fertili. Fol. 12. n. 1. Jovis Barba pulchre lucens Jo. Bauh. Hist. PI. I, 385. = Anthyllis Barba Jovis L. 1 foglifero, 1 fiorifero. n. 2. Tragacantha Massiliensis Jo. Bauh. Hist. Pl. I, 407. — Astragalus tragaeantha L. 2 fogliferi, 1 fiorifero. Fol. 13. n. 1. Colutea vesicaria Jo. Bauh. Hist. Plant. I, p. 381. = Colutea vesiearia L. 1 fiorifero con riportati accanto 2 racemi fruttiferi. n. 2. Colutea caule Genistae fungoso Jo. Bauh. Hist. pl. I. 383. = Coronilla juncea L. i 3 fioriferi. .n. 3. Sena 1.a Matth. cum notis Bauhini, I, p. 571. = Cassia obovata Collad. l fiorifero e con frutto giovane. n. 4. Colutea scorpioides maritima glauco folio Casp. Bah. Prodr. p. 157. = Coronilla glauea L. l fiorifero. * Fol. 14. n. 1. Emerus Collutea Dictus Emerus Cesalpin. 117. Collutea scorpioides 1.2 Clarior Clus. Hist. p. 97. = Coronilla glauca L. l esemplare fiorifero. Osservazione. — Falsa determinazione: in realtà l’ Emerus è la Coronilla Emerus L. Tav. XVI, n. 8. Fol. 15. n. 1. Ruta Capraria quorumdam Lavanese Hist. Lugd., Ga- lega Jo. Bauh. Hist. PI. II, p. 342. = Galega officinalis L. 1 fiorifero. n. 2. Polygala frutescens Capitis Bonae Spei Breyn. Centur. I. t. 49. 1 ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI = Polygala 2 fioriferi. Fol. 16. n. 1. Sophera Alpin. de plant. Aegypt. p. 84. = Cassia Sophera L. 1 foglifero, 1 fiorifero. Fol. 17. n. 1. Foenum graecum sylvestre sive Glycyrrhiza sylvestris quibusdam Jo. Bauh. Hist. Pl. II, p. 330. = Astragalus glyeyphyllos L. 1 fiorifero. Fol. 18. n. 1. PAyllitis sive Lingua Cervina vulgi Jo. Bauh. Hist. Pl. III, p. 756. — Seolopendrium offieinarum L. 3 fronde di diverse dimensioni fruttifere. n. 2. Phyllitis, seu Lingua Cervina major aurita: Non est de- scripta. = Seolopendrium Hemionitis L. 2 fronde sterili. Osservazione. — È questo l’ esemplare originale della specie pubblicata e figurata per la prima volta nel- l’opera Observat. de Ortu ac Veget. Plantar. ece. Romae 1685, p. 6, che qui non è ancora citata, men- rig tre lo è al n. 2 del foglio 21. Gi n. 3. Filicula Madraspatana foliis furcatis ex apice prolifera E Jae. Petiver Mus. n. 767. | = Camptosorus l fertile. © n. 4. Filiv Africana Pediculariae folio sub hoc nomine ha- bita a D. Sherardo: Non est descripta. = > 3 HEE s E ae ti RS P AR e T STIRO O l sterile. Fol. 19. n. 1. Astragalus purpureus annuus peregrinus siliquis utrinque = serae similibus Moris.: Securidaca peregrina Clus.: E Lunaria radiata Robini Jo. Bauh. Hist. plant. II. 338. > = Biserrula Peleeinus L. > 2 fioriferi, 1 fruttifero. 20. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. 306 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 20. n. 1. Apios Americana Cornut: Sive Astragalus spicatus Ame- ricanus scandens radice tuberosa Moris. Plant. Hist. : part. II, tab. 9. sect. 2», — Apios tuberosa (L.) Moench 1 fiorifero. Fol. 21. n. 1. Hemionitis altera Dalechampii Filici floridae similis Jo. Bauh. Hist. plant. III, 737. = Pteris eretica L. 3 fronde sterili. n. 2. Phyllitis minor Jo. Bapt. Triumfetti in Observ. de Ort. ac vegetat. Plant. pag. 6. — = Scolopendrium Hemionitis var. 3 fronde fertili. n. 3. Filis saxatilis Tragi Jo. Bauh. Hist. pl. III, 755. = Asplenium septentrionale Lw. 1 cespuglietto fertile. n. 4. Hemionitis Jo. Bauh. Hist. pl. III. p. 758. = Scolopendrium Hemionitis var. 5 fronde fertili di varie dimensioni. Tav. XII, n. 2. | Fol. 22. n. 1. Filix floribus insignis Jo. Bauh. Hist. pl. IMI, p. 736. = Osmunda regalis L. 2 fronde piccole sterili, 1 fertile. Fol. 23. n. 1. Tribulus | terrestris Ciceris folio, seminum integumento aculeato Moris. Hist. p. II. pag. 109. — Tribulus terrestris L. l fiorifero e fruttifero. Fol. 24. n. 1. Ferrum equinum siliqua singulari C. Bauh. Pin. Moris. | Hist. Pl. part. IL, t. 10, sect. 2. — Hippoerepis unisiliquosa L. 3 fruttiferi, 1 fiorifero. Fol. 25. n. 1. Polypodium Jo. Bauh. Hist. pl. IIL. p. 746. — Polypodium vulgare L. 3. fronde fertili. v2 aio 4 PESO T ENIM m A 2 Le y 3 Fol. 26. Fol. 27. D n. n. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 307 c9; l. . 4. Ce E À 1; Filicula fontana Rutae murariae facie tenerifolia Plu- kenet Phytogr. tab. 181, f. 1. — Gymnogramme leptophylla Sw. 2 fronde sterili. Asplenum sive Cetrach Jo. Bauh. Hist. plant. III, p. 749. = Asplenium Ceterach L. 6 fronde sterili. Trichomanes, sive Polytrichum Jo. Bauh. Hist. pl. ILI, pag. 754. — Asplenium Trichomanes L. 4 fronde fertili. . Adiantum foliis inferioribus Coriandri, caeteris Rutae murariae vel Fumariae Tournef. Schol. Bot. p. 4. = Asplenium? 2 cespuglietti fertili alquanto guasti. Lonchitis aspera Maranthae Jo. Bauh. Hist. pl. III. p. 745. — Notochlaena Maranthae Desf. 4 fronde fertili. . . Lonchitis altera cum foliis denticulatis sive Lonchitis altera Matthioli Jo. Bauh. Hist. pl. III. p. 744. — Aspidium Lonehitis L. 4 fronde sterili. Adiantum nigrum Offieinarum Jo. Bauh. Hist. pl. III, 742. — Asplenium Adianthum nigrum var. 2 fronde fertili. Chamaefiliz marina, Anglicana Jo. Bauh. Hist. pl. III, p. 737. — Asplenium marinum L. 2 fronde fertili, di cui una incompleta. Orobus annuus receptus herbariorum Moris. Hist. plant. part. 2. t. 6. sect. 2.2. — Vieia Ervilia Willd. l fiorifero e con 4 frutti giovani. n. 2. Orobus sylvaticus seu Venetus Clusii Hist.: Moris, Plant. Hist. part. 2. t. 6. sect. 2.* R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA — Lathyrus venetus (Mill.). 1 fiorifero colle infiorescenze tutte distrutte da insetti. * Fol. 28. n. 1. Ciperus omnium maximum Papirus dietus locustis mi- nimis Mont. Catalogo plant. Agr. Bonon.: Papirus Siriaca vel Siciliana C. B. P. 19.: Papirus Caesalpini 191. = Cyperus Papyrus L. l sommità fiorifera completa. Fol. 29. n. 1. Adianthum americanum Cornuti Hist. Canadens. plant. p. % — Adiantum pedatum L. l fronda completa sterile. n. 2. Adiantum sive Capillus Veneris Jo. Bauh. Hist. pl. III, pag. 751. - — Adiantum Capillus Veneris L. 4 fronde fertili di diverse dimensioni. Fol. 30. n. 1. Filix africana pinulis angustissimis non dentatis et au- i riculatis habita a D. Sherardo. Non est descripta. ux = Blechnum capense L. 1 fronda fertile completa. Fol. 31. n. 1. Trifolium angustifolium spicatum Jo. Bauh. Hist. PI. II, pag. 376. = Trifolium angustifolium L. 2 fruttiferi. i n. 2. Perexil Champaccensis capitulis carneis capillaceo folio Jac. Petiwer Mus. n. 447. — Aerva Monsonia Mart. 1 completo. Fol. 32. n. 1. Trifolium album subterraneum tricoccon regium Moris Hort. Reg. Blesens. pag. 314. — Trifolium subterraneum L. var. 2 fioriferi e fruttiferi. Fol. 33. n. l. Foglietto del Museo Petiweriano portante stampato su una listerella: 413. Gladiolo Narbonensi affinis Ma- riana planta floribus minoribus, e manoscritto sul fo- glietto: Ex America Jac. Petiver. S. reg. Lond. s. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 309 — Epidendrum? l foglia e 1 infiorescenza. Fol. 34. n. 1. Foglietto come sopra. In alto portante scritto Mus. nost. E 30. an H. M. 10. T. 5. p. 9. In basso manoscritto in 3 una listerella di carta: Ex India orientali allata Ja- cobo Petivero Soc. Reg. Lond. ln mezzo sul foglietto stesso à scritto da altra mano: Baldama Pascucci. — = 1 fiorifero, 1 foglifero. Fol. 35. n. l. Foglietto come sopra. In alto & manoseritto: Mus. Pe- tiver. n. 455. In basso su una listerella & stampato: 455 planta spicata e Cap. B. S. flore albo tetrapetalo, Roris marini folio. Sul foglietto stesso è manoscritto: Leucojum spicatum Pas. = Heliophila l fiorife: o Fol. 36. n. 1. Lotus dura tetragonolobos perennis Monspeliensis flore luteo Moris. plant. Hist. part. II, pag. 176. — Lotus siliquosus L. 3 fioriferi. n. 2. Lotus polyceratos frutescens incana alba siliculis subro- tundis erectis Moris: Sive Dorycnium Hispanicum Clus. Hist. Rar. p. 100. — Doryenium herbaceum L. 4 fioriferi. Fol. 37. n. 1. Fogietto del Museo Petiveriano colle seguenti indicazioni: in alto a sinistra & manoseritto: 7. U. 10. in basso su una listerella: Anil Madraspatan foliis minimis con- fertis Act. Phil. n. 244, p. 318, 10. — Petiver. — Indigofera aspalathoides Vahl.! 2 fruttiferi confrontati con esemplare autoptico di Vahl.! | Fol. 38. n. 1. Foglietto come sopra. In alto M. P. 362. In basso è stam- pato su una listerella: 362. Baccifera Madrasp. parva . Reniformis, Vincae pervincae folio subtus molli. This my inestimable Friend Mr. Samuel Brown sent me from Fort St. George — Petiver. 1 fruttifero e due foglie appiccicate. n. 2. Foglietto come sopra con stampato su una listerella tra- sversale mediana: Rapunculus Centauroides decape- talus Marianus angustifolius. — Exacum 1 fiorifero, uno dei fiori è quasi completamente di- strutto: dell’altro mancano petali. * Fol. 39. n. 1. Sulla listerella è scritto di calligrafia Petiveriana: Ex India orientali H. U. 27. e sulla carta dell’Erbario è ag- giunto da altra mano: Juncus Homostichius polispicatus indicus spicis recurvis damnae cornua referentibus Pas. \ = Calamus l sommità früttifera. n... . Foglietto del Museo Petiveriano colle seguenti indica- zioni: In alto S. B. 39. In basso manoscritto su una listerella di earta: Samolus Madraspat. floribunda. verticillis plurimis dense stipatis Nobis Act. Phil. n. 264, p. 591. — Ammannia salieifolia Monti. l fruttifero. n. 3. Foglietto come sopra. In alto à manoseritto: Musei Pe- tiver. n. 368. In basso su una listerella è stampato: = 868. Centaurium humile album, folio subrotundo 2 Capite Bonae Spei. = Sebaea albescens R. Br.? 1 completissimo fiorifero. Fol. 40. n. 1. Foenum graecum Jo. Bauh. Hist. plant. II. 363. = Trigonella Foenum graecum L- 1 fiorifero, 2 fruttiferi. Fol. 41. n. 1. Scorpioides siliqua campoide hispida Jo. Bauh. Hist. plant. er II. pag. 898. dti a E MC TEN Wt K Fol. 42. n. Fol. 43. n. D ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI "i sie 311 e Seorpiurus subvillosa L. 1 fiorifero e fruttifero, 1 fiorifero. l. Auricula muris Camerarii Jo. Bauh. Hist. pl. II. p. 387. — Hymenoearpos eireinnata (L.) Savi. 2 fioriferi e fruttiferi. 2. Loto affinis Anthyllis leguminosa dicta vulgaris flore purpurascente Moris. Plant. Hist. part. II. p. 181. = Anthyllis Dillenii Schult. 1 fiorifero. : . 3. Loto affinis Anthyllis legumina dicta vulgaris flore luteo Moris. Plant. Hist. part. II. p. 181. — Anthyllis Vulneraria L. 1 fiorifero. 1. Foglietto del Museo Petiveriano colle seguenti indica- zioni: In alto a sinistra manoscritto: Mus. nost. 781. 1. In basso è stampato su una listerella: 781. Knawel Madrasp. argenteum — Pet. In mezzo è manoscritto su altra listerella: Madrasp. = Polycarpaea 1 fiorifero. . 2. Pianta appartenente al museo Petiveriano, Su una liste- rella che fissa l’ esemplare è stampato: 781. Knawel Madrasp. e sotto è aggiunta da Cavallini Knawel Ma- draspatanum aureum minus. = Polycarpaea 1 completissimo fiorifero . 3. Pianta come sopra. Sulla listerella che fissa l'esemplare è stampato: 781. Knawel Madraspat. aureum. Pulandee Malab. Act. Phil. No. p. 589. pl. 33. an? Katu Mai- losina H. Mal. vol. 10. T. 66. p. 131. This differs from the last in having its Flowring tufts yellowish. - = Polycarpaea 1 completo fiorifero. Fol. 44. n. 1. Foglietto del museo Petiveriano colle indicazioni: In alto = er ER R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA à destra scritto a mano M. P. 466. In basso su una li- È sterella è stampato: 406. Fucus Dealensis fistulosus, * Laryngae similes Found in the same place by the Re- | verend Mr. Hugh Jones and Mr. James Cuninghame, Surgen. E sotto è manoscritto: E Submarinis Jac. Petiver = À È E — p 2. Una foglia e una porzione d'infiorescenza con 7 fiori senza cartellini di sorta; ma sulla pagina superiore della foglia è scritto in inchiostro. B. Petiver. = Calophyllum spurium Chois THOM. III. Le piante contenute in questo volume sono tutte di Triumfetti, gantemente attaccate e con moltissima cura. come nuove. ele- Alcune di esse sono date 3 i Th. E ito ARTE IRENE LA MR ES AERE LME Fol. 1. n. 1. Triticum multipliei spica C. Bauh. in Theatr. p. 371. = Triticum compositum L. 1 foglia e 1 fiorifero. n. 2. Festuca, sive Aegylops altera capitulis duris C. Bauh. Theatr. p. 151. : | # = Aegylops triaristata W. 7 R 5 esemplari senza radice. n. 3. Triticum spica villosa breviore Moris. Hist. part. III, sect. 2) Bi: JE; = Triticum aestivum L. 3 sommità fruttifere giovani e parecchie foglie. l. Gramen hordeaceum | montanum sive majus C. Bauh. Theatr. p. 135. Fol. 2. n. — Hordeum bulbosum L. 4 esemplari di cui tre fioriferi. n. 2. Gramen hordeo disticho simili C. Bauh. Theatr., p. 135. = Hordeum maritimum L. 5 fioriferi. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 313 n. 3. Gramen spica secalina C. Bauh. Prodr. p. 18. = Dasypyrum villosum (L.) Coss. < fioriferi. Fol. 3. n. 1. Gramen angustifolium spica triticea compacta C: Bauh. Theatr. 131. hehe BE — Agropyrum repens (L.) Panz. 3 fioriferi. ~ È n. 2. Gramen Loliaceum inurorum duriusculum spica erecta rigida Moris. hist. part. III, sect. 8, t. 2. = Selerochloa rigida (L.) Panz. 4 fioriferi. n. 3. Gramen hordeaceum minus et vulgare C. Bauh. Theatr. p. 134. = Hordeum RE Link. 3 fioriferi. Fol. 4. n. 1. Gramen Loliaceum angustiore folio, et spica, seu Phoenix Dioscoridis C. Bauh. Theatr., p. 28 — Lolium perenne L. 3 fioriferi. n. 2. Gramen lanceolatum paniculis dense spicatis supinum ; siculum Boecon. Mus. p. 110, t. 87. + = Catapodium loliaceum Lk. | 3 fioriferi. n. 3. Gramen loliaceum fluviale longissima panicula Moris. Hist. pars III, sect. 8, t. 3. = Glyceria plicata Fries 3 fioriferi. Fol. 5. n. 1 ped tremulum majus C. Bauh. Theatr. p. 22. — Briza maxima L. J esemplari giovani con spighette imperfettamente à. svolte. ; n. 2. Gramen tremulum minus Locusta deltoide Moris. Hist. pl. 3 pars III, sect. 8, t. 6. — Briza minor L. 3 fioriferi. "8n : Fol. 6. Fol. 7. Fol. 8, R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA n. 3. Gramen tremulum maximum C. Bauh. Theatr. p. 24. = Briza maxima L. 4 perfettamente svolte. n. l. Gramen loliaceum minus spicis tenuissimis Moris. Hist. pl. p. III, sect. 8, t. 2. = Lolium tenue L. 3 fioriferi. n. 2. Gramen avenaceum humilius erectum foliis angustioribus glabris Moris. hist. pl. p. III, sect. 8, t. 7. = Brachypodium distachyum R. S. 6 fioriferi. n. 3. Gramen paniceum spica aspera simplici C. B. Moris. Hist, Plant. p. III, S. 8, tab. 4. = Setaria verticillata P. B. i due esemplari a sinistra. = Setaria viridis P. B. l'esemplare a destra. n. 4. Gramen spica Brizae simplici majus C. B. Moris. Hist. Plant. part. III, S. 8, tab. 6. — Brachypodium silvaticum P. B. 3 fioriferi. n. l. Gramen paniculatum folio variegato C. Bauh. Theat. p. 38. = Phalaris arundinacea var. picta L. 2 fioriferi. , n. 2. Gramen paniculatum minus album J. Bauh. Hist. pl. II, pag. 465. | — Poa annna L. 6 fioriferi. n. l. Gramen Calamagrostis Lobelii J. Bauh. Hist. Plant. t. II, p. 480. — Agrostis vertieillata Vill. 3 fioriferi. n. 2. Gramen arvense panicula crispa C. Bauh. Theatr., p. 31. — Poa bulbosa forma vivipara L. 5 fioriferi, a fioretti tutti proliferi. n. 3. Gramen panicula multipliei C. Bauh. = Poa bulbosa var. latifolia 3 aF alcuni fioretti sono proliferi. Fol. 9. n. 1. Gramen pratense vulgare spica fere arundinacea Jo. Bauh. Hist. Plant, t. II, p. 461. = Agrostis olivetorum G. G. 5 fioriferi n. 2. Gramen miliaceum fluitans suavis saporis Merret in Pi- nace Rerum naturalium Britanicarum, pag. 53. = Catabrosa aquatica P. B. 3 fioriferi. Fol. 10. n. 1. Gramen pratense paniculatum majus angustiore fol. Cas. Baùh. Theatr., p. 29. == Pon id L. 3 fioriferi. n. 2. Gramen segetum altissimum panicula sparsa G. Bauh. Theatr., p. 34. — Trisetum parviflorum Pers. 2 fioriferi. n. 3. Gramen pratense paniculatum molle C. Bauh. Theatr. p. 27 — Holcus lanatus L. 2 fioriferi. Fol. 11. n. 1. Gramen dactylon sieulum multpliei panicula spicis ab eodem exortu geminis Raj. Hist. Plant., t. II, p. 1271. — Andropogon hirtus L. 3 fioriferi. n. 2. Gramen pratense paniculatum majus C. Bauh. Theatr., — Festuea arundinaeea Schrb. 2 fioriferi. n. 3. Festuca Dumetorum utriculis lanugine flavescentibus: Ae- gilops Dioscoridis C. Bauh. Theatr., p. 149. = Andropogon Gryllus Trin. 3 fioriferi. i Fol. 12. n. 1. Festuca Dumetorum C. Bauh. Theatr., p. 148. | ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI "815 RA ER iw = v5 ; NR g.— R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Gaudinia fragilis P. B. 4 fioriferi. n. 2. Avena nigra O. Bauh. Theatr., p. 472. — Avena fatua L. 4 foglie e una sommitä fiorifera. Tay, AIV, n. 3. Fol. 13. n. 1. Gramen Avenaceum lanuginosum glumis rarioribus C. Bauh. Theatr., p. 158. = Melica minuta L. 5 fioriferi. n. 2. Gramini Luzulae affine flore albo J. Bauh. Hist. Plant. t. II, p. 492. = Luzula albida L. 6 fioriferi. n. 3. Gramen Avenaceum locustis rubris montanum C. Bauh. Theatr., p. 155. = Meliea major S. S. | 2 sommità fiorifere e parecchie foglie. Fol. 14. n. 1. Gramen sparteum Juncifolium non aristatum spica se- calina Moris. Hist. pl. t. III. sect. 8. t. 4. = Ammophila arundinacea Host. 2 fiorifere. n. 2. Gramen hirsutum capitulis Psyllü C. B. Moris. hist. pl. pars. III, sect. 8, tab. 9. : — Luzula eongesta Lej. 2 fioriferi. D. 3. Gramen hirsutum capitulo globoso C. Bauh. Moris, Hist. Plant., p. III, Sect. 8, Tab. 9. — Luzula eampestris (L.) DC. 2 fioriferi. ; n. 4. Gramen Alopecuros spica longa tomentosa candicante J. Bauh. Hist. Plant., t. II, p. 474. | | = Melica Magnolii G. G. 4 fioriferi. T DICT RE ICA ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 317 E Fol. 15. n. 1. Festuca Graminea effusa juba C. Bauh. Theatr., p. 144. E — Bromus patulus L. 3 fioriferi. n. 2. Festuca Graminea glumis vacuis C. Bauh. Theatr., p. 144. 3 — Bromus 3 5 fioriferi. n. 3. Festuca Avenacea sterilis elatior seu Bromus Dioscoridis C. Bauh. Theatr. p. 146. — Bromus 3 fioriferi. Fol. 16. n. 1. Festuca Avenacea sterilis humilior C. Bauh. Theatr. p. 148. — Bromus madritensis L. 3 fioriferi assai giovani. n. 2. Festuca graminea arvensis minor C. Bauh. Theatr., p. 148. — Vulpia ligustiea Link. 4 fioriferi. A. 3. Gramen paniculis elegantissimis C. Bauh. Theatr., p. 26. — Eragrostis megastachya EB, 5 fioriferi e fruttiferi. —— . n. l. Gramini Maderaspatano panicula spicata longa specio- sissima Pluken. Phyt. t. 190. vaide affine sed magis diffusa jubba Italicum et novum. — Eragrostis pilosa P. B. 5 fioriferi. E 2. Gramen paniculatnm argenteum locustis parvis annuum" Moris. Hist. pl. pars III sect. 8. t. 5. = Aira capillaris var. mutica 10 esemplari fruttiferi. n. 3. Gramini Amoris Indiae Orientalis panicula sparsa glu- morum petiolis huc illuc undulatim inflexis Pluken. Phytogr. t. 190 valde affine Italicum et novum. = Eragrostis pilosa P. B. var. 5 fioriferi Osservazione: — Esemplari corrispondenti a questa va- 318 | R, PIROTTA ED E. CHIOVENDA rietà crescono spontanei in qualche località della nostra regione e ci furono comunicati anche dal prof. J. Daveau dall’Orto botanico di Montpellier. Di essa parleremo più a lungo nella Flora. Fol. 18. n. 1. Gramen dactylon Indicum spica articulata Ambrosini Moris. Hist. Plant. pars. III, Sect. 8, tab. 3. - — Tripsacum dactyloides L. 1 sommità fiorifera e 2 foglie. n. 2. Gramen Dactylon folio Arundinaceo minus C. Bauh. Theatr., p. 114 . = Cynodon dactylon Pers. n. 3. Gramen Caryophyllatum montanum spica varia C. Bauh. J. Bauh. Hist. pl. II, p. 479. — Carex digitata L. l esemplare completo con tre culmi fioriferi. l esemplare completo con tre culmi fioriferi. Fol. 19. n. 1. Gramen panicula torosa pratense asperum Moris Hist. pl pars III, Sect. 8, t. 6. — Daetylis glomerata L. 3 sommitä fiorifere. n. 2. Gramen Loliaceum spieis brevioribus compressis Moris. Hist. pl. pars III, sect. 8, t. 2. = Agropyrum cristatum P. 5 fioriferi. n. 3. Graminis genus quibusdam Gallis Dens caninus...; sive Pa- .. nicum sylvestre panicula divulsa J. Bauh. Hist. Plant. t. II, lib. XVIII, p. 443. = Panicum Crus galli L. 3 fioriferi. Fol. 20 n. 1. Gramen erectum Pomi et Melilotum redolens panicula cu- pressina Boccone Mus. p. 67, tab. 57. i = Anthoxanthum odoratum L. 3 fioriferi. . n. 2. Gramen montanum durulum compacte paniculosum Hort. Cath. p. 87. PARENTE | : : 7 =. d ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 319 = Sesleria nitida Ten. 3 fioriferi. n. 3. Gramen anthocanthon spicatum J. Bauh. Hist. pl. II. pag. 466. — Anthoxanthum odoratum L. 3 fioriferi. Fol. 21. n. 1. Gramen Alopecuros spica rotundiore C. Bauh. Theatr. p. 55. | — Lagurus ovatus L. 7 fioriferi. n. 2. Alopecuros maxima Anglica paludosa Gerardi Moris, hist. pl. pars III. sect. 8. t. 4. = Polypogon Monspeliensium Desf. 5 fioriferi (erano 6 ma uno fu distrutto). n. 3. Gramen pratense spica purpurea ex utrieulo prodeunte C. Bauh. Theatr., p. 43. = Alopecurus utriculatus L. 4 fioriferi. n. 4. Gramen Alopecuroides spica aspera C. Bauh. Theatr., p. 59. — Cynosurus echinatus L. i 6 fioriferi. ! Fol. 22. n. 1. Gramen Phalaroides minus, sive Hispanicum C. Bauh. . Jo. Bauh. Hist. Plant., t. IL, p. 475. — Phleum tenue L. 4 fioriferi. | n. 2. Gramen Phalaroides C. Bauh. Theatr., p. 55. u — Phalaris minor Retz. 3 fioriferi. Fol. 23. n. 1. Gramen Phalaroides spica molli sive Germanicum C. Bauh.: J. Bauh. Hist. pl. II, p. 475. = Trisetum noglootum is, 4 fioriferi. n. 2. Gramen nodosum spica parva C. Bauh. Theatr., p. 20. = ee agrestis L. 4 fioriferi. B. PIROTTA ED E. CHIOVENDA ` n. 3. Phalaris major semine albo C. B. Moris. Hist. Plant. Pars, III, Sect. 8, tab. 3. = Phalaris canariensis L. 3 fioriferi. 3 | n. 4. Gramen cristatum I. Bauh. Hist. Plant., t. II, p. 478. = Cynosurus eristatus L. 4 fioriferi. Fol. 24. n. 1. Gramen Cyperoides latifolium spica rufa, sine caule trian- gulo C. Bauh. Theatr., p. 83. E = Carex x 2 fioriferi. n. 2. Graminis pumili Arundinacei myuros erecti non ramosi E minimi altera species exilior ex Corsica Boecon. Mus. 3 pag. 70. » — Braehypodium ramosum P. B. 2 fioriferi scarsamente. n. 3. Gramen palustre echinatum I. Bauh. hist. pl. U. p. 497. = Carex distans L. 3 fioriferi. Fol. 25. n. 1. Gramen Cyperoides palustre triquetrum spica integra Jo. Bauh. Hist. Plant., t. IL, p. 497. 3 | = Carex vulpina L. 3 fruttiferi. n. 2. Gramen Cyperoides minimum Ranuneuli capitulo simplici longiore et molliore Moris. Hist. Plant., t. III, p. 244. = Carex muricata L. £t; ind 3 fruttiferi. T l n. 3. Graminis Cyperoidis spicis minoribus minusque compactis Differentia prima C. Bauh. Theatr., p. 88. = Carex divulsa Good. 5 fruttiferi. e Fol. 26. n. 1. Gramen Cyperoides capillaceo folio spica rufa glumis fal- wenn catis composila: non est descriptum. = Carex Davalliana Sm; 7 fruttiferi, 1 fiorifero. = x E^ Fol. 27. | Fol. 28. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 321 n. 2. Pseudocyperus Dodon. Hist. Stirp., p. 339. = Carex pendula Huds. l esemplare anomalo di cui si terrà parola a suo luogo, 1 normale fruttifero. n. 3. Gramen Madraspatanum minus Eryngii capitulis Iac. Petiver Mus. n. 585. = Aeluropus repens Parl. 1 completo con 6 culmi fioriferi. n. 1. Gramen Cyperoides spica subfusca molli minor Moris. Hist. Plant. t. III, t. 12. — Carex divisa Huds., forma 5 fruttiferi. n. 2. Gramen marinum Cyperoides J. Bauh. Hist. Pl. IL p. 498. = Cyperus Aegyptiaeus Gloxin. 3 fioriferi. n. 3. Gramen Cyperoides palustre majus spica divisa C. Bauh. Moris Hist. Plant., t. III, tab. 12. = Carex leporina L. 4 fioriferi. n. l. Gramen Cyperoides minus panicula sparsa nigricante C. Bauh. in Theater, p. 90. x = Cyperus fuscus L. 4 fioriferi. - n. 2. Gramen Cyperoides minus panicula sparsa flava sub- flava. C. Bauh. Theater, p. 90. — Cyperus flavescens L. forma major 3 fruttiferi. n. 3. Gramen Cyperoides minus panicula flavescente non sparsa, sive minime prolifera. Haec species descripta non est. = Cyperus flavescens L. 9 fioriferi. n. 4. Gramen exile durius Nortwegicum, aut Danicum scopario Gramini cognatum J. Bauh. Hist. pl. II, p. 463. 21. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. x 322 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Selerochloa dura (L.) P. B. 7 fioriferi. DUE Fol. 29. n. 1. Gramen Cyperoides sylvarum tenuius spicatum Parken- soni Moris, Hist. Plant, P. III, Sect. VIII, tab. 12. = Carex sylvatica Huds. LI LAS SE 3 fruttiferi. n. 2. Gyperus longus inodorus latifolius spicis tumidioribus Moris, Hist. Plant., T. III, tab. 11. = Seirpus maritimus L. 2 fioriferi.. n. 3. Gramini Cyperoidi nemoroso, spica subnigra recurva Mo- risoni affine, sed non idem cum in hoc spicae longissi- mis innitantur petiolis novum est. si i . = Carex strigosa Huds. 2 fruttiferi. Fol. 30. n. 1. Gramen Cyperoides gracile intervallata spicula Hort. Cath., p. 90. = Carex Linkii Schk. yr DRE I Dei Ib y. ee e d TE SEE RO E e a GE TESE a ris la ue WE xi Er FE RT. LG E ALARE E SAM lt ti G X TE rid v icta y Y: PIA Pa 4 fruttiferi. E n. 2. Gramini avenaceo murorum spica longissima Moris. Hist. Pl. pars. III, sect. 8, t. 7 affine radice perenni: est nova species, XU E YS e in — Festuea heterophylla Lam. 2 fioriferi. 3. Juneus melancranis Lugd. Tom. I, p. 985. — Juneus sp. 3-esemplari troppo giovani. Fol. 31. n. 1. Juncus maximus sive Scirpus C. Bauh., Theatr. p. 178. — Seirpus laeustris L. * ER PRET re E TOR Mn BETTER Te UR UN ad ES et ^ EE Le ; 3 fioriferi. 2. Juncus Lithospermi semine Magnol, Bot. Monsp. p. 145. 5 = Schoenus nigricans L. 3 fioriferi. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 323 n. 3. Juncellus minimus capitulis equiseti Boccone in Icon.: p. 42. = Heleocharis acicularis (L.) R. Br. 5 cespuglietti fioriferi. n. 4. Juncellus omnium minimus Lobel. in Advers. p. 44. = Seirpus Savii S. M. 8 fioriferi. Fol. 32. n. 1. Juncus elegantissimus capitulis pectinatis Promontorii Bonae Spei Plukenetii Phytogr. tab. 95. | — Schizaea pectinata Sm. 2 sporiferi. n. 2. Gramen Cyperoides minimum spica crassa simplici R. Moris. Hist. Fl. III, sect. 8, t. 12. = Carex Davalliana Sm. g 7 fioriferi. n. 3. Juncus capitulis Equiseti longioribus Moris. Hist. pl. pars. III, t. 10. — Heleocharis palustris (L.) R. Br. 7 fioriferi. n. 4. Juncus capitulis Equiseti sive clavato minor C. Bauh.Hist. Plant. t. 10. ; = Heleocharis uniglumis Schult. 13 fioriferi. ok Mn. Juhus laevis panicula sparsa major C. Bauh. Moris, t. III, tab. 10. = Juncus effusus L. 3 fruttiferi. Tav. XIV, fig. 4. 1. n. 2. Gramen sylvaticum tenuifolium rigidiusculum T. Bauh. Moris, Hist. Plant. sect. VIII, tab. 12. = Festuca duriuseula L 5 fioriferi. | Tav. XIV, fig. 4. 2 n. 3. Juncus acutus capitulis Sorghi C. Bauh., Teathr., p. 174. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA — Juneus acutus L. 3 fruttiferi. Tav. XIV, fig. 4.3. Fol. 34. n. 1. Juncus minor acutus maritimus prolifer ex uno capitulo multa Pluken. Phytogr. t. 40, f. 5. = Seirpus Holoschoenus L. 4 fioriferi. n. 2. Scirpus minimus capitulis conglobatis nigris his Haee est planta non descripta. = Seirpus romanus L. 5 fioriferi. n. 3. Scirpus supinus minimus capitulis conglobatis foliis ro- tundo teretibus Tournef. Instit. Rei. Herb. p. 528. = Scirpus romanus L. forma glo- merulis parum majoribus. 5 fioriferi. Fol. 35. n. 1. Juncus parvus calamo supra paniculam compactam lon- gius producto Raj. hist. pl. II, p. 1305. = Juneus glaucus L. 6 giovanissimi. n. 2. Gramen junceum spicatum seu Triglochin C. Bauh., The- atr., p. 82. = Triglochin Barrelieri Lois. 2 fioriferi mancanti della radice, ma aventi più l’a- spetto di questa specie che non del 7. palustre L. n. 3. Holostium Matthioli junceum J. Bauh. Hist. pl. II, p. 510. = Juncus bufonius L. 3 fruttiferi. Fol. 36. n. 1. Gramen Junceum folio articulato aquaticum C. Bauh. Theatr. p. 76. = Juncus sp. 5 fioriferi. i n. 2. Gramen Junceum folio articulato sylvaticum C. Bauh. Theatr. p. 76. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARI ANTICHI ROMANI 325 : — Juneus compressus Jacq. = 8 fioriferi. | n. 3. Gramen Junceum aquaticum maximum articulato folio panicula argentea sparsa. Non est descriptum. = Juneus obtusiflorus Ehrh. i 3 fioriferi. 3 Fol. 37. n. 1. Gramen Junceum aquatieum minus panicula sparsa ar- P. gentea tribus longissimis foliolis comante. Non est des- ; criptum. _= Juncus compressus Jacq. 5 esemplari troppo giovani. n. 2 Juncus floridus J. Bauh., tom. II, p. 524. — Butomus umbellatus L. l infiorescenza e 4 foglie. n. 3. Gramen junceum aquaticum minus panicula sparsa nigri- cante erassioribus glumis compacta. Non est deseriptum. = Juneus lamproearpus Ehrh. var. 9 fruttiferi. Fol. 38. n. 1. Juneus acutus unico rotundo capitulo folium inferius emit- tente et superiorem calamum longissime productum ha- bente. Est planta nova. ; = Scirpus Holoschoenus L. 3 fioriferi. i i n. 2. Gramen Cyperoides aquaticum majus panicula Cyperi longi ex crassioribus glumis compacta at brevioribus petiolis donata Triumf. observ. p. 64. = Cypėrüs Monti L. f. 3 fioriferi. Osservazione. Esemplare originale della pianta descritta da Triumfetti nel libro citato. n. 3. Juncus laevis panicula non sparsa C. Bauh. Moris. Part. . HI, secet. VIII, p. 10. = Juncus entiere sn 1 L. 3 fioriferi. Fol. 39. n. 1. Calamus aromaticus vulgaris, multis Acorum J. Bauh. Hist. Plant., tom. II, p. 734. — Acorus Calamus L. 1 infiorescenza e 4 foglie. n. 2. Gramen Acori paniculis brevibus in praelonga spica dis- positis, descriptum non est, ac novum. — Beckmannia erucaeformis Host. 3 fioriferi. Fol. 40. n. 1. Gramen Typhoides maximum spica longissima C. Bauh. ' Theatr. p. 49. | — Phleum pratense L. 3 fioriferi. n. 2. Gramen Avenaceum elatius juba argentea longiore Moris. Hist. plant. pars. III, sect. 8, t. 7. | — Festuea rubra L.? 4 fioriferi mancanti di radice e foglie caulinari. . 9. Typha palustris media J. Bauh., Clus.: Clava gracili C. Bauh. Moris. Hist. Plant Pars. III, sect. VIIL, tab 13. ; — Typha angustifolia L. l fiorifero e 3 foglie. Fol. 41. n. 1. Gramen Typhoides asperum primum G. Bauh.Theat. p. 51. — Phleum asperum Jacq. 5 5 fioriferi i n. 2. Sesamum Arundinaceum semine nudo subcaeruleo Moris. Hist. pl. pars. III, sect. 8, t. 13. = Coix Lacrima-Jobi L. 1 fruttifero. n. 3. Gramen Cyperoides aquaticum nanum fol. caryophylleis spicis magnis rufis dense congestis. Nova est planta. = Cyperus rotundus L. 4 fioriferi. 1. Sparganium non ramosum C. Bauh.: Moris. Hist. pl. pars. III, sect. 8, t." 13. = Sparganium minimum Fr. 1 fiorifero. JONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 327 n. 2. Sparganium ramosum C. Bauh.: Sparganium quibusdam. J. Bauh.: Moris. Hist. pl. III, sect. 8, t. 13. = Sparganium ramosum Huds. 1 fiorifero. Fol. 43. n. 1. Gramen Arundinaceum acerosa gluma nostras Parken- soni Raj. Hist. Pl. II, p. 1280. — Sorghum halepense P. var. aristatum. 2 fioriferi n. 2. Gramen altissimum aspero latoque folio viminale pani- cula Avenaceis glumis constructa, Ampelodesmos Plinii Anguillarae Hort. Cath. p. 90. — Ampelodesmos tenax (Link.) l fiorifero. Fol. 44. n. 1. Sorghi album, Millium Indicum Dora J. Bauh. Hist. pl. II, lib. XVIII, p. 448. — Sorghum Dora Griseb.? 1 fruttifero. n. 2. Sorghi granis nigris J. Bauh. Hist. Pl. tom. II, lib. XVIII, p. 448. — Sorghum vulgare Pers. 1 fruttifero. Fol. 45. n. 1. Sorghi granis fuscis J. Bauh. Hist. Pl. II, lib. XVIII, p. 447. | — Sorghum vulgare P. var. saccharatum Körn. l fruttifero. THOM. IV. Le piante in questo volume sono incollate colle solite listerelle di carta sopra foglietti più piccoli e leggeri, incollati alla loro volta sui fogli del volume. Questo ci fa sospettare che le piante non fossero state attaccate dal Triumfetti, tanto più che parecchi fogli portano più piante delle quali alcune soltanto coi soliti cartellini del Triumfetti. Ad ogni modo portano di questi cartellini i fogli 4, 5, 7, 9, 10, 11, 12, ia o EOS E ipa fe $8 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA - 14, 19, 27, 29, 32, 34 (n. 2), 40, 41, 42, 44, 45, 46, 47, 50, 51 (n. 1), 94, 56, 58, 62, 65. Gli altri fogli portano piante attaccate allo stesso modo e collo seritto, sul foglio, identico a quello ricordato per il Tomo secondo e, come al solito, queste sono contrassegnate da asterisco. Con- serviamo scrupolosamente l'ortografia dei cartellini. In questo volume troviamo, per la prima volta, piante di Hermann. Alcune specie sono date come nuove da Triumfetti. * Fol. 1. n. 1. Cistus ladanifera Hispanica salicis folio, flore albo macula punicante insignito. Cistus ledon 8. Clus. Hist.: Cistus ledon flore macula nigricante notato J. Bauh. t. II, p. 8. = Cistus monspeliensis L. 3 i 1 fiorifero. : n. 2. Cistus ledon foliis olee sed angustioribus C. B. P. 167. Ledon 5. Clus. Hist. 79. = Cistus monspeliensis L. ; 1 fiorifero. = Tra i due esemplari vi ha un rametto solo foglifero sotto eui è scritto: Hoc est ramum antecedentis 1. Cisti. .. * Fol. 2. n. 1. Cistus foemina foliis Salvie angustioribus et rettis virgis - C. Bauh. Pin. 464: Cistus femina monpelliana flore : albo. J. B. II, 4. Cistus femina Clus. Hist. 70. = Cistus salvifolius L. l fiorifero e 7 fiori staccati. * Fol. 3. n. 1: Clinopodium Arvense Ocimi facie C. B. P. 295. Acinos multis, J. B. 3, part. 2.* 259. Ocimum silvestre acinos Dodon. Pent. 280. — Calamintha Acinos Clairv. 3 fioriferi, 2 fogliferi. Fol. 4. n. 1 Clinopodium quorumdam Origani facie J. Bauh. III, p. 250. Acinos Lob. Icon. 104. — Calamintha Clinopodium (L.) 2 fioriferi e 3 sommità foglifere. Fol. 5. n. 1. Stachis minor Italica C. Bauh.: Stachys Matt.: Stachys 3 minor Camer.: Stachys floribus gratioris odoris Ges. ap.: ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBÁRII ANTICHI ROMANI Stachys spuria flandrorum Ad. Lobel. ob.: Stachys Lych- nitis Lob. Icon., Salvia sylvestris 3.* Caesalp. = Sideritis sicula Ucria 2 fioriferi e 3 surculi sterili. * Fol. 6. n. 1. Galeopsis altera caliculis aculeatis flore flavescente ur- ticha aculeata foliis serratis C. B. P. 232. — Phlomis Herbaventi L. l fiorifero e 4 foglie basilari. Osservazione. E sbagliato il sinonimo di C. Bauh. (Urtica aculeata foliis serratis) che va invece a Galeopsis Tetrahit L. Fol. 7. n. 1. Teucrium Baeticum Lugd.: Teucrium peregrinum folio sinuoso C. Bauh.: Teucrium fruticans Baeticum Clus. Hist.: Teweriodendron aliorum Ambros.: Paederota Pauxaniae. — Teucrium fruticans L. 1 foglifero, 3 fioriferi. n. 2. Botris chamaedryoides G. Bauh.: Chamaecyparissus agre- stis et Chamaepytis altera Dioscor. Trag.: Chamaedrys altera Matt.: Chamaedris foemina Lugd.: Trixago vera Lonie.: Chamaedrys laciniatis foliis Lobel.: Chamaepitis altera Dodon.: Iva moschata Tabern. = Teucrium Botrys L. 4 fioriferi, 1 foglifero. * Fol. 8. n. 1. Chamepitis lutea ulgaris folio trifido. C. B. P. 249: Chamepitis ulgaris odorata flore luteo J. B. III, 295: Aiuga, sive Chamepitis mas Dioscoridis Lob. Icon. 382. I = Ajuga Chamaepitys Schreb. 4 fioriferi, 1 piantina giovane e 6 foglie basilari staccate. n. 2. Lamium montanum melisse folio C. B. P. p. 231. = Teucrium flavum L. 5 fioriferi. Osservazione. Falso il sin. di Bauh. = Melittis melyssophyllon L. Fol. 9. n. 1. Atriplea sylvestris altera C. Bauh.: Atripleæ agrestis Trago: am [TET : i 2 BERN R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Atriplex sylvestris 1.* Matth.: Atriplex sylvestris Dodon.: Atripleæ fimiteria minor Thal.: Cynocrambe I Caes. = Chenopodium album L. 1 fiorifero, 3 fogliferi. Fol. 10. n. 1. Olus maritimum salsum Plin.: Alimus vulgaris Matth.: Halimus 1 tenuiori folio Caesalp.: Halimus III Clus. quo ad figuram, II quo ad historiam: Portulaca marina Dod.: Sandalida cretensis Anguill.: Chritmum Diosco- ridis suspicatum Lob.: Salsola in Apulia Ambros. = Obione portulacoides (L.) Mog. l fiorifero, 2 fogliferi. Fol. 11. n. 1. Atriplea angustifolia laciniata minor J. Bauh. t. II, p. 973. = Chenopodium 3 fioriferi. Fol. 12. n. 1. Atriplea minima angustifolia maritima Bocconi. = Atriplex patula var. angustifolia 3 fioriferi. r * Fol. 12 bis n. 1. Cardus Tomentosus acanti folio vulgaris. Spina alba tomentosa latifolia vulgaris Q. B. P. 382. Spina alba silvestris Fuxio J. B. II, 54. — (irsium polyanthemum DC. l sommità fiorifera e 3 foglie basilari. Osserv. I sin. cit. sono dell'Onopordon Acanthium L. * Fol. 13. n. 1. Cardus Melitensis eruce perennis folio flore luteo Jacea flore luteo spinosa Boce. Rar. Plant. 15. = Carlina vulgaris L. l piantina quasi intera e 6 foglie basilari. Osservazione. — Sbagliato il sinonimo di Boccone, che va invece riferito alla Centaurea melitensis L. Fol. 14. n. 1. Chamaecistus Africanus luteus foliis dissectis glabris Her- mann Cat. Imprimen. = Hermannia anthemidifolia Presl.? 1 foglifero, 1 fiorifero. n. 2. Helianthemum alpinum foliis Pilosellae minoris Fuchsü J. Bauh. tom. IL, p. 18. Fe ai ee SER LANE EA: id nM dv Ria i caer d EN U sa = PERA È RAILS I ene Qr ERE PR PTT DOT n EL . EX ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI — Helianthemum eanum Dun. 1 pianta completa con parecchi rami fioriferi. Osservazione. Veramente il sinonimo di J. Bauh. et Cherl. citato va riferito all’. Oelandicum (L.) Mill. * Fol. 15. n. 1. Cistus Mas folio Rotundiore J. Bauh. II, 2: Cistus Mas folio Rotundo irsutissimo G. B. P. 464: Cistus Mas matiolo Lugd. 222. E — Cistus ineanus L. 2 fioriferi. * Fol. 16. n. 1. Periploca foliis oblongis Apocinwm folio oblongo C. B. P. 303: Apocinum sive periploca scandens folio oblongo flore purpurante J. Bauh. II, 133: Periploca altera Dod. : Pent. 408. E — Periploca graeca L. 1 foglifero, 2 fioriferi. * Fol. 17. n. 1. Periploca monspeliacha foliis acutioribus, scamonie mon- speliace affinis foliis acutioribus C. B. P. 294: Apo- cinum latifolium anplexicaule J. Bauh. II, 135: Apo- cinum III latifolium Clus. Hist. 125. = Cynanchum acutum L. wo ET M Li LS MSN. o ^ "d l fiorifero. T * Fol. 18. n. 1. Apocinum folio subrotundo C. B. P. 302: Apocinum folio È Rotundiore flore, ex albo pallescente J. Bauh. II, 134: 4 Apoeinum I latifolium Clus. Hist. 124. 5 — Marsdenia erecta R. Br. E. 3 floriferi. E Fol. 19. n. l. Apocinum folio subrotundo C. Bauh.: Apocinum Matth.: + Periploca graeca foliis latioribus hederaceis Lob. ill.: Apocinum I latifolium Clus. Hist.: Cynocrambe Lonie.: | Apocini alterum genus Camer.: Periploca repens Cae- salp.: Apocinum folio rotundiore folio ex albo palle- 2 scente. Jo. Bauh. E — Marsdenia erecta R. Br. $ l fiorifero. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA - Fol. 20. n. 1. Sideritis Alpina hisopi folio C. B. P. 233: Sideritis Va- leraldi Dourez Brevi spicha J. Bauh. III, 427: Sideritis 7.” Clus: Hist. XXXXI. = Stachys recta L. 1 fiorifero, 2 fogliferi. * Fol. 21. n. 1. Sideritis I Matiolo Licopus Palustris glaber Marubium palustre glabrum C. B. P. 230: Marubium aquaticum quorundam J. B. III, 318: Marubium Aquatile Dod. Pent. 595. — Lyeopus exaltatus L. f. »d | 1 fiorifero. A * Fol. 22. n. 1. Marubiwm sideritidis folio caliculis aculeatis Flore m i candicante Sideritis genus spinosis Verticillis J. B. III, 3 | 428: Sideritis Alisson Col. 33. = Sideritis romana L. 3 fioriferi, 2 fogliferi e 4 foglie basilari staccate. n. 2. Marubium Sideritis folio, caliculis aculeatis flore flavo | cum linbo atro purpureo: Sideritis montana parvoflore E nigro purpureo Capite Col. I, 196. i | — Stachys glutinosa L. Esci I sinonimi citati vanno perd riferiti alla b. l Sideritis montana L. ; * Fol. 23. n. 1. Sideritis Alpina hisopi folia in sumitate crenata. C. B, p. 233. = Stachys recta L. var. angustifolia Car. l fiorifero. .* Fol. 24. n. Alchechengi Americanum flore albo folliculis virescentibus Plumier. = Physalis Sp. 2 fioriferi, 1 fruttifero. * Fol. 25. n. 1. Solanum scandens, seu Dulcha Mara C. B. P. 167: î Glicypicros sive mara dulcis J. Bauh. II. 109: Dulcha Mara. Dod. Pempt. 402. = Solanum Dulcamara L. 1 fiorifero. ER E à ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARI ANTICHI ROMANI 333 * Fol. 26. n. 1. Corindum Anpliore folio fructu majore, Pisum vesica- rium fructu nigro alba macula notato C. B. P. 343: Halicacabum Peregrinum multis, sive Corindum J. Bauh. II, 173. Halicacabum peregrinum Dod. Pent. 455. = Cardiospermum Halieacabum L. 1 fiorifero e fruttifero. Fol. 27. n. 1. Mala aurea odore foetido, quibusdam Lycopersion J. B.: Solanum pomiferum fructu rotundo striato molli C. B. P. = Solanum Lyeopersicon L. l fiorifero e 2 foglie. * Fol. 28. n. l. Heleborus Niger fetidus C. B. P. 185: Heleborus Niger silvestris adulterinus etiam hieme virens J. B. IIL, app. 880: Veratrum nigrum 3."m Dod. Pent. 385. — Helleborus foetidus L. l fiorifero con 4 foglie basilari. Fol. 29. n. 1. Helleborus niger flore roseo C. Bauh.: Helleborum nigrum Matth.: Planta leonis Dod. gal.: Helleborus niger flore magno purpureo Gesn. hort.: Helleborus niger Ad. Lob.: Zelleborus niger secundus Dod., Lugd.: Vera- trum nigrum Dod.: Veratrum nigrum legitimum Clus. pan.: Veratrum migrum Stiriacum Taber.: Hellebori nigri alterum genus Caes.: Helleborus niger annuus Angli: Helleborus niger legittimus Clus. hist.: Helle- borus niger verus Gerar.: Elleborus niger flore albo interdum etiam valde rubente J. Bauh. — Helleborus niger L. 3 fioriferi e 4 foglie radicali. * Fol. 30. n. 1. Astransia major corona floris Purpurascente Astransia major Moris. Unbel.: Heleborus niger Sanieule folio major G. B. P. 186: Sanicula femina quibusdam aliis Heleborus niger J. B. III, 638: Veratrum nigrum Dios- coridis Dodon. Pent. 387. = Astrantia major L. 1 fiorifero e 4 foglie radicali. a c E E ; AES S p S 334 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 31. n. 1. Stramonium Egiptiacum flore pleno intus albo estra violaceum. Solanum Egiptiacum flore pleno C. B. P. 168: Stramonia Egiptia flore pleno Exterius Purpu- rascente Intus albicante puntis purpureis dsperso C. Bauh. Pin. — Datura fastuosa L. l fiorifero. Fol. 32. n. l. Plantago aquatica Matth., Plantago aquatica latifolia Casp. Bau., Limonium Anguill., Alisma sive Damasonium quae fistula pastoris, et Plantago aquatica germanis Cordo in Dioscoridem: Barba sylvana Duran. = Alisma Plantago L. 1 A fiorifera e 2 foglie. Fol. 33. n. 1. Sagitta aquatica minor latifolia G. B. P.: Sagitta minor Matth., Dod., Advers., Lobel., Lugd., Castor., Taber.: Pistana Plinii Anguil.: Sagitta et Sagittalis, Cord. Hist.; Sagittaria minor Lobel. Icon. Gerard. = Sagittaria sagittaefolia L. forma 2 sommità fiorifere e 10 foglie di differenti dimensioni. Osservazione. Questo cartellino sembra diverso, per la calligrafia, da tutti gli altri finora incontrati. * n. 2. Otomageton Dod. Pent. 582. — Potamogeton polygonifolius Pourr. 1 fiorifero e sole foglie natanti. Fol. 34.* n, 1. Coronopus hortensis C. B. P. 190: Coronopus, sive Cornu Cervino vulgo Spica Plantaginis J. B. III, 589: Herba Stella, sive Cornu Cervino Dod. Pempt. 109. = Plantago Coronopus L. 3 spighe fruttifere, 1 fiorifera e 12 foglie. n. 2. Psyllium majus supinum Casp. Bauh. Psyllium alterum Matt., Psyllium perenne Gesn. Hist. Psyllium Plinia- num forte, majus radici perenni supinum Adv. Lob. Psyllium 3.um pn end ma. Caesalp. Psyl- lium sempervirens Ger. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 335 “Fol. 35. n. * Fol. 84 0: * Fol. 38. n. * Fol. 39. n. n. 1. 1: k l. — Plantago Cynops L. l fiorifero, 2 solamente fogliferi. Limonium Maritimum Majus C. B. P. 182: Limonium Majus Multis aliis Behen Rubrum J. B. III, Apen. 876: Valeriane Rubre similis pro limonio missa Dod. Pent. 351. — Statice psiloelada Boiss.? Pianta completa. ` Menta Crispa Spicata C. B. P. 227: Menta Spicata Ro- tundifolia Crispa J. B. III, p. II, 213: Menta altera Dod. Pent. 95. — Mentha serotina Ten. 2 fioriferi. Menta Silvestris longiore folio C. B. P. 227: Menta- strum spicatum folio longiore candicante J. B. III, par. II, 221: Mentastrum Dod. Pent. 96. — Mentha serotina Ten. 2 fioriferi. Sisinbrium Dod. Pent. 97. — Mentha aquatiea L. l fiorifero. . Glacium flore luteo. Papaver Corniculatum luteum J. B. III, 398: Papaver Cornieulatum majus Dod. Pent. 448. — Glaueium flavum Cr. l fiorifero. Fol. 40. n. 1. Sampsucus mastichen redolens C. Bauh.: Marum verum vulgo Mastic Lugd.: Marum vulgare sive Clynopodium Dod.: Tragoriganum hispanicum Clus.: Herba Samp- suco cognata Gesn. hort: Helenium Theophrasti forte Tragoriganum Ang.: Marum Gesn.: Marum peregri- num Eystyt. — Thymus Mastichina L. l fiorifero. - n. 2. Thymum vulgare rigidius folio cinereo J. Bauh.: Thymus | R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA vulgaris folio tenujori C. Bauh.: Hyssopus sylvestris Mesvae Ambros.: Thymus durior Camer.: Thymus nostras Cord. in Diosc.: Thymus vulgaris Gesn.: Thy- mum durius Dod. gall.: Serpillum hortense Dod. Icon.: Pepolina Caesalp. = Thymus vulgaris L. 1 fiorifero. Fol. 41. n. 1. Menta Cataria vulgaris et major C. Bauh.: Menta non odorifera Brunf.: Nepeta vulgaris Trag.: Nepeta fru- ticosa Cord. in Diosc.: Herba gattaria Matth.: Cala- minthae 1,0 genus Fuchs.: Calaminthae III genus Tur.: Calaminthae species quibusdam Gesn. hort.: Calamintha montana Lonic.: Balsamita major Lac.: Cattaria, sive Mentha Catti Adv.: Mentha Cattaria Lob.: Gattaria vulgo Calamintha III Dioscoridis Caesalp.: Herba felis Lugd.: Mentha felina Taber.: Nepeta Germanica Cam.: Calamenthum Monachorum aliis Ambrosin. = Nepeta Cataria L. 1 fiorifero, 2 fogliferi. Fol. 42. n. 1. Menta hortensis corymbifera C. Bauh.: Balsamita Brunf.: Balsamita major Dod. gall.: Alisma Trag.: Mentha Saracenica Camer.: Chrysocome cognata Cord. in Diose.: Mentha greca Matth.: Mentha Romana Lac.: Mentha corymbifera major Cord. hyst.: Costus hortorum Lugd.: Ovaria Gesn. hort.: Herba S. Mariae vulgo Caesalp.: Melilotus Dioscor. Plinii et Avicenn. Ejusd.: Lepidium Dioscorid. quibusdam Bauh. in Pinax. — Tanacetum Balsamita L. B fiorifero. * Fol. 43. n. 1. Menta ortensis ulgaris C. B. P. 927. — Mentha viridis L. 3 fioriferi, 2 fogliferi. Fol. 44. n. 1. Lapatum sanguineum, sive sanguis Draconis herba J. B. H, 988. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 337 = Rumex sanguineus L. 1 sommità fiorifera e 4 foglie basilari. Fol. 45. n. 1. Oxalis Africana J. Bauh., t. II, p. 992: Acetosa Ameri- cana foliis longissimis pediculis donatis Moris. E — Rumex vesicarius L. 3 fioriferi e fruttiferi. Fol. 46. n. 1. Vaccaria J. B. III, 357: Lyenis segetum Vaccaria dicta Moris. — Saponaria Vacearia L. l fiorifero. Fol. 47. n. 1. Flos Cuculi Odontis quibusdam J. Bauh. t. III, p. 347: Lychnis pratensis flore laciniato simplici Moris. = Lychnis Flos eueuli L. ME VIERTE UU l fiorifero. * Fol. 48. n. 1. Kali fruticosum hispanicum capillaceo-folio. Kali vermi- culatum Fruticans minori folio hispanicum Barr. Icon. — Salsola Soda L. 'l foglifero. Fol. 49. n. 1. Kali Cocleato semine C. B. P. 189: Kali ulgare J. B. III, 702: Soda Kali magnum Sedi medi folio semine cocleato Lob. icon. 394: Kali Dod. Pent. 162. = Salsola Tragus L. l fiorifero, 1 fruttifero e gallifero. | Fol. 50. n. 1. Sedum Africanum frutescens humilius fol. Ficoidis glauco Ä brevi floribus umbellatis Herm. Catal. imprimen. : = Crassula spec. l'OS ETS TE SAN ee FOUR EE ER E e PUE sin ARIE i n x i ; 3 = 1 fiorifero. n. 2. Cepaea J. Bauh. III, 679: Sedum Cepaea dictum Hort. Acad. Lugd. Bot. = Sedum Cepaea L. 2 fioriferi e 4 rosette sterili. _ Fol. 51. n. 1. Jacobea Africana purpurea senetionis folio Herm. Cat. imprim. = Senecio elegans L. l fiorifero. 22. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. 338 |... Re PIROTTA ED E. CHIOVENDA * n. 2. Sedum terecti folium caule 4-angulo 8° Causticum Clus. Hist. p. LXI. d è = Sedum sexangulare L. 2 completi. * n. 3. Sedum Cepea dictum hort. Lud. Bat.: Cepea J. Bauh. III, 679: Cepea Mat. et Clus. Hist. LXVIII. — Sedum rubens L. forma l fiorifero. Osservazioni. Di questa forma se ne terrà parola a suo luogo. * Fol. 52. n. 1. Hysopus vulgaris alba C. B. P. 218: Hysopus floribus - albis Lob. Icon. 435. ^ = Hyssopus officinalis L. forma albiflorus 2 fioriferi. * Fol. 53. n. 1. Hysopus utrinque florida Dod. Pempt. 287. | — Hyssopus officinalis L. var. latifolius 3 fioriferi. Fol. 54. n. 1. 230. Thymbra Dodonaeo, seu Satureja sive Conila est i i Planta perennis. = Satureja montana L. 2 fioriferi. Osservazioni. Appartiene ad una collezione speciale nu- merata. Tav. XVII, n. 9. * Fol. 55. n. 1. Hysopus humilior Mirti folia horto reg. Paris. = Satureja graeca L. 4 fioriferi, 4 fogliferi. n. 2. Polium Lavendule folio C. B. P. 220: Polium Recentio- rum femina Lavendule folio Lob. Icon. 488. = Teucrium Polium L. 4 fioriferi, 4 fogliferi. Fol. 56. n. 1. Horminum Sclarea dictum Casp. Bauh.: Gallitrichum sativum Trag.: Gallitrichum Dod.: Sclarea Matth.: Centrum Galli vulgo Guill. pap.: Selarea hortensis Gesn. app.: Sclarea Aethiopis Ang.: Horminum sativum E Fuch.: Horminum et Orminum minus Gesn. hort.: Sarlea Ad. Lob.: Sideritis heraclea et Alysson Galeni Fracast.: Scordium alterum Plinii Dalech. in Plin.: Orvala Dod.: Horminum sylvestre p™ Clus. Hist. Hor- minum = Salvia Selarea L. 1 fiorifero. * Fol. 57. n. 1. Selarea vulgaris lanuginosa anplo folio, sclarea Pratensis foliis serratis flore suave Rubente. Horminum Pratense foliis renatis flore suave rubente H. R. P.: Gallitri- cum silvestre ulgo, sive hormini 4.* species. Clus. Hist. XXXI, f. 2. — Salvia aethiopis L. l sommità fiorifera e 4 foglie basilari. Fol. 58. n. 1. Hyssopus officinarum coerulea, sive spicata C. Bauh.: Hyssopus Brunf.: Hyssopus flore coeruleo Eystit.: Hys- sopum Matth.: Hyssopus hortensis Fuch.: Hyssopus communis Angu.: Hyssopus vulgaris Dod.: Hyssopus sativa Lugd.: Hyssopus Arabum Adv. Lobel. — Hyssopus offieinalis L. 4 fioriferi. Tav. XVII, fig. 9. * Fol. 59. n. 1. Hysopus Rubro flore C. B. P. 217: Hysopus Arabum flore Rubro Lob. Ieon. 434: Hysopus vulgaris spicatus angustifolius flore Rubro J. B. III, 435. — Hyssopus offieinalis L. forma flore roseo 3 fioriferi. * Fol. 60. n. 1. Sclarea Tabern. Icon. 373: Horminium Sclarea Dictum C. B. P. 238: Gallitricum sativum J. B. III, 309: Orvala Dodon. Pent. 292. = Salvia virgata Ait. 1 sommità fiorifera e 4 foglie basilari. * Fol. 61. n. 1. Selarea folio Triangulari dentato Horminium Lapati untuosi folio Moris. hort. reg. Bles. — Salvia glutinosa L. vs l sommità fiorifera e 3 foglie basilari. | Fol. 62. n. 1. Horminum sylvestre majus foliis profundius incisis Casp. Bauh.: Zormini sylvestris 4. altera species, vel dilu- tiore flore Clus. Pan. et Hormini sylvestris quarti species tertia Ejusd. hist. = Salvia verticillata L. . 1 fiorifero. b * Fol. 63. n. 1. Horminium silvestre Asphodeli Radice Triunfetti et Francisci de Onufris. = Salvia Selarea L. 1 fiorifero e 4 foglie basilari. Osservazione. Sbagliato il sinonimo di Triumfetti e di m De-Honufriis, il quale, come tutti sanno, va riferito alla S. è haematodes L. * Fol. 64. n. 1. Cherophillum silvestre alterum geniculis tomentosis Hort. = : Reg. Paris.: Mirris nodosa annua semine aspero Hor. Moris. Reg. Bles. Aut. s | = Chaerophyllum nodosum Crantz. È l con fiori e frutti giovani. Fol. 65. n. 1. Myrrhidis Angelicae folio caulis cum flore. = Aegopodium Podagraria L 1 fiorifero. Fol. 66* n. 1. Majorana Tenuifolia C. "B. P. 224: Majorana Tenujor et lignosior J. B. III, par. 2.5, 241. = Thymus capitatus H. L. 5 fioriferi. n. 2. Marum Cortusü Castorduranti: est species Majoranae. = Teucrium Marum L. 6 fioriferi. ; Osservazione. La MT di Questo cartellino somiglia a quella del foglio 33, n. p A NS AES E IN DEREN ix M n: td: EAN EICH HEA A ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 341 THOM. V. Delle piante contenute in questo Volume il numero maggiore porta cartellini con scrittura identica a quella dei volumi precedenti e che abbiamo, come anche ora, segnati con asterisco. Portano cartellini di Triumfetti le piante dei fogli 1, 3, 4, 9 (5), 13 (1), 14 (1), 19, 20, 26, 29, 31 (3), 33 (4), 34 (3, 4), 36, 37 (1), 38 (1), 39 (1, 4), 40 (1,3), 43, 44 (2), 46, 49, 56, 61 (3), 62 (3), 67 (2). Anche in questo volume si trovano alcune piante avute da Hermann. Notiamo che il foglio n. 64 porta l indicazione del Nov. Plant. Gen. di Micheli pubblicati nel 1729, molto tempo dopo la morte di Triumfetti. Fol. 1. n. 1. Mercurialis mas Jo. Bauh. tom. IL, p. 677. = Mereurialis annua L. 9 1 fiorifero. : ; * Fol. 2. n. 1. Anbrosia Maritima C. B. P. 38: Ambrosia quibusdam J. B. III, 190: Ambrosia Dod. Pent. 35. — Ambrosia maritima L. 1 fiorifero. Fol. 3. n. 1. Ambrosia maritima Casp. Bauh.: Ambrosia quibusdam dicta Artemisiae forsan species Gesn. hort.: Ambrosia sativa hortensis Lobel.: Ambrosia Dod.: Ambrosia Prima Tabern. : Ambrosia hortensis procerior et Ar- temisia monoclonos Lugd.: Conyza Hippocratis Anguill. * — Ambrosia maritima L. l fiorifero e fruttifero. Fol. 4. n. 1. Parietaria officinarum et Dioscoridis Cas. Bauh.: Helxine Matth.: Parthenii 7.” species Brunf.: Urceolaris Scri- boni Camer.: Vitriola seu Perdicium Cesalp.: Helzine altera Cord. in Dioscor.: Parietaria vulgaris et major Trag.: Herba venti in Antidot. Bononiens: Clibadion, Clibodion et Clibatis Nican. in Theriae.: Muralis herba, Muralium et Sanitas agrestis nonnullorum Ambros. — Parietaria erecta M. K. 2 fioriferi. Eo 342 © R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 5. n. 1. Muscari ceruleus minus latifolium. Hiacintus Race- : mosus ceruleus minor Latifolius C. B. P. 43: Hiacin- tus Botrioides 1. Clus. 82. = Museari racemosum DC. 2 scapi fogliferi e due foglie. n. 2. Narciso Leucojum Vernum Capillaceo folio. Leucojum Bul- bosum autunnale C. B. P. 56. = Narcissus serotinus L. l a sinistra a fiore doppio: l a destra con fiore ES semplice e due foglie. | * Fol. 6. n. 1. Ornitogalum luteum sive palidum spicatum majus C. B. i P. 71: Ornitogalum majus I Clus. Hist. 187. = Seilla festalis Salisb. ES 3 scapi fioriferi e 4 foglie. | n. 2. Muscari arvense latifolium Hiacintus Spurius recentio- rum alter Dod. Pent, 217. — Museari moschatum L. 2 scapi fioriferi e 4 foglie. * Fol. 7. n. 1. Glauz maritima flore abo Turnef. 88, t. 60. = Omphalodes linifolia Moench. l fiorifero. n. 2. Dens Canis Latiore et acuto folio Flore expurpura et rubro variegato C. B. P. 87. — Tulipa l sommitä fiorifera con 3 foglie. + * Fol. 8. n. L. Arisarum caulescens foliis maculatis, flore in tenue cau- dam abeunte Americanum Tour. i M Osservazione. Esemplare indecifrabile fatto delle mm di diverse piante. n. 2. Sisirinchium umbellatum ceruleum Africanum Herm. cat. imprim. — Lapeyrousia corymbosa Ker-Gawl. l fiorifero. xd d. "enm ph nd i Sa ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII * n. 3. Hyacintus horientalis major Dod. Pent. 216. = Hyacinthus orientalis L. 1 scapo fiorifero e 3 foglie. * Fol. 9. n. 1. Primulaveris ortensis flore unbellato Turnef. 124, t. 47. — Primula elatior Jacq. 1 fiorifero. z * n. 2. Auricula ursis flore Luteo J. B. III, 449: Auricula ursi lutea Hort. Lugd. Batavo.: Alisma, sive Damasonius Dioscoridis Col. Phytob. p. 18. = Primula Palinuri Petagn. l scapo fiorifero e 2 foglie. * n. 3. Alsine media C. B. P. 250: Alsine minor Dod. Pent. 29. — Stellaria nemorum L. è 2 fioriferi. n. 4. Alcea Africana fructescens vesicaria flore albo Herm. cat. imprim. : = Hermannia candicans Ait. 1 fiorifero. n. 5. Pyrola minima alpina J. B. III, 536. = Pyrola uniflora L. . * Fol. 10. n. 1. Altea frutescens folio-acuto parvo flore C. B. P. 316: Altea arborea Olbie in Gallo-provincia Icon. 553. = Althea officinalis L. DE d'a ub c4 due RA BUM o a ; SR) hi MITE 7 ML, sa E ro a VEN lo Aie IY l fiorifero. * Fol ll. n. 1. Ketmia peregrina sanicule folio sive Alcea India Magno flore C. B. P. 317. | = Malva Alcea = 1 sommità fiorifera e 4 foglie radicali. - * Fol. 12. n. 1. Bamie Bluscate folia anpliora. = Hibiscus 2 foglie maggiori e 4 minori. Fol. 13. n. 1. Aster atticus monspeliensis purpureus angustioribus foliis J. B.: Aster tripolü flore Casp. Bauh.: Aster minor Narbonensium tripolii flore Linariae folio medio pur- FORCE NN UNUS CENA UO a QUE * ul! PE GSH IE WEG EC Ad X. uelis Vie A s VEU 4 xod ard 4 t È TEX RAN I ILE Le pureus Ad., Lob., icon.: Aster linariae foliis Narbo- nensis Lobel.: an Anthyllis altera Cesalp.: Bau. pin. cui non consentit nec Ambrosi. nec. J. Bau. — Aster aeris L. 5 fioriferi. * n. 2. Asterriscus foliolis ad florem Rigidis. Aster Luteus foliolis ad florem rigidis C. B. P. 266: Aster atticus Massilioricus Tabern. Icon. 862. = Pallenis spinosa Gr. Godr. 3 fioriferi e 6 foglie radicali. Fol. 14. n. 1. Chrysanthemum Asteris facie supinum majus H. A. L. B.: Sive Aster atticus luteus supinus spinosus J. Bauh. II, 1045: Nota tamen quod praedictus est flore sim- pliei sed iste flore pleno. = Odontospermum maritimum Schulz. Bip. f. flore pleno 3 fioriferi. * n. 2. Alisson perenne montanum incanum, Tlaspi montanum luteum J. B. II, 928. = Berteroa mutabilis Vent. 3 rami fioriferi e 6 foglie radicali. * Fol. 15. n. I. Alisson alimifolio sempervirens Tlaspi halimifolio sem- pervirens H. Lugd. Bat. — Alyssum eampestre L. 3 fioriferi e fruttiferi, 3 fioriferi, 1 sterile, 1 spezzato. n. 2. Alisson incanum fructu nudo. Tlaspi ‘alisson dietum campestre minus J. B. II, 928. — Berteroa ineana DC. 3 rami fioriferi e 8 foglie radicali. Fol. 16. * n. 1. Alisson Dioscoridis Dod. Pent. 89. — Farsetia elypeata R. Br. 1 florifero e con giovani frutti. n. 2. Aster Africanus luteus Rosmarini folio calyce rigido Herman. catal. imprim. 1 fiorifero. A WAR "E ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 345 * n. 3. Salicaria minima, capillaceo-folio Hisopi folia minor angustissima J. B. II, 792. = Seleranthus annuus L. 5 fioriferi. Osservazione. Il sinonimo è errato. n. 4. Alsine Chamaedrifa. floculis pediculis oblongis insidentibus C. B. flore candido. Istam fiori differentiam apud auc- tores adnotatam non inveni. = Veronica Cymbalaria Bad. Parecchi rami fioriferi e fruttiferi. Fol. 17. n. 1. Chrysanthemum Africanum frutescens imis foliis Populi Lybicae Herm. catal. imprim. = Osteospermum moniliferum L. 1 fiorifero. * n. 2. Chrisantemum foliis Matricarie C. B. P. 134: Chrisan- temum majus folio valde laciniato flore croceo J. B. III, 104: Chrisantemum Mat.: Calcitis Tabern. Icon. 125. — Senecio abrotanifolius L. 3 fioriferi. : * Fol. 18. n. 1. Chrisantemum Lusitanicum flore aphillo foliis dentatis angustis Turnef. 492. = Cotula coronopifolia L. = 3 fioriferi. = Fol 19. n.1. Buphthalmum lanuginosum foliis millefolii Casp. Bauh.: Chrysanthemum valentianum Clus.: Buphthalmum te- nuifolium narbonense Lob. observ. quoad icon.: Chry- santhemum hispanicum Tabernem. | = Anacyclus radiatus Lois. 2 fioriferi e 2 foglie radicali. Fol. 20. n. 1. Echium scorpioides arvensis Casps Bauh.: Auricula muris minor tertia Trag.: Euphrasia IV et Pilosella sylve- stris Ejusd.: Scorpioides mas Dod. in icon.: Scorpioides aquaticum Gesn. hort.: Scorpioides tertia Dod.: Myosotis hirsuta reptans Ad., Lob.: Alsine Myosotis, sive Au- wwo R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA ricula muris Lob. icon.: Heliotropium minus alterum Cesalp.: Echi palustris altera species Thal.: Auricula muris coerulea Tabern.: Pilosella flore coeruleo Gerar.: È Heliotropium erectum Ejusd.: Echium minimum vel Buglossum Colum.: Scorpioides 3.” minus Dodonei Eystit. ` = Myosotis intermedia Lk. 3 fioriferi e 2 sterili. E * Fol. 21. n. 1. Amarantus maximus C. B. P. 190. — Amarantus paniculatus L. 1 fiorifero. | * Fol. 22. n. 1. Amarantus Indicus spinosus, spica Purpürascente. Ama- rantus Indicus spinosus spica, et caule rubentibus Turnef. 230. — Amarantus spinosus L. 2 fioriferi. * Fol. 23. n. 1. Chrisantemum folio minus secto Glauco J. B. III, 105: den Bellis Lutea foliis incisis major C. B. P. 262: Chri- santemum segetum Lob. icon. 552. = Chrysanthemum Myconis L. 1 fiorifero. * Fol. 24. n. 1. Blitum viride majus C. B. P. 118. È; ^ — Amarantus retroflexus L. : l fiorifero. * Fol. 25. n. 1. Amarantus paniculis Propendentibus semine Rubro Flore Serotino Elegantis Coccinei coloris Moris. Hist. II, 62. — Amarantus caudatus L. 1 fiorifero. Fol. 26. n. 1. Blitum erectius, sive 3m Tragi J. Bau. II, 967: Blitum minus polyspermum a seminis copia Moris. = Chenopodium polyspermum L. 1 fiorifero. … 801,27. n. I. Amaranius coccineus elegans Maximus Parckins. Teatr. sa 753, = A y PUISSE S ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 347 = Celosia argentea L. forma l fiorifero. * Fol. 28. n. 1. Amarantus spicatus sericeus flore luteo virescente Hort. Lugd. Bata. p. 30. = Celosia eristata L. forma l fiorifero. Fol. 29. n. 1. Nimphaea minor lutea J. Bauh.: Nimphaea lutea minor parvo flore Casp. Bauh.: Nimphaea lutea minor septen- trionalium Ad., Lob. ieon.: Nimphaea altera lutea Lug.: an Nimphaea prima alia Camer. in Matth. — Limnanthemum peltatum S. P. Gmel.! l fiorifero. * Fol. 30. n. 1. Viola Etnicha erecta bicolor hirsuta elegantior ac ra- ' mosior Hort. Catolic. — Viola elatior Fries. 4 fioriferi. Fol. 31. * n. 1. Chamecerasus montana fructu singulari ceruleo C. B. . P. 451: Periclimenum Rectum fructu ceruleo J. B. II, 108: Periclimenum III rectum Clus. hist. p. 59. — Grewia oceidentalis L. 1 fo&lifero, 1 fiorifero. Osservazione. I sinonimi citati per la presente pianta an- drebbero riferiti alla Lonicera coerulea L. * n.2. Malva ulmifolio semine cum gemino rostro floribus ra- cemosis Alcea zeilanicha flosculis fasciculatis congestis H. Lugd. Bata. = Waltheria indica L. 1 fiorifero. n. 3. Zaia angustifolia spicata Bauh. prodom. — Crucianella angustifolia L 2 fioriferi a parecchi rami. . * n. 4. Cistus ledon folis Koris Marini insipidis C. B. P. 467: Ledon VII Clus. hist. 70. — — Mesembrianthemum stipulaceum L. [ON PTS MEI we .R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA l fruttifero. Osservazioni. I sinonimi citati debbonsi invece riferire al- l Helianthemum rosmarinifolium Mill. * Fol. 32. n. 1. Amarantus flore albo Triumfetti. = Celosia eristata L. l fiorifero. n. 2. Amarantus Panniculis Coccineis Hort. Lugd. Batav. = Celosia cristata L. forma l fiorifero. Fol. 33. * n. 1. Crociata Dodonei = Galium cruciatum Scop. Parecchi frammenti fioriferi. * n. 2. Poligalon maritimum lanuginosum : = Polygonum maritimum L. 2 fioriferi. * n. 3. Erinni sive Rapunculi minimum: genus Colunnae. = Campanula Erinus L. 2 fioriferi e fruttiferi. n. 4, Caryophyllus montanus minor Bauh. pin.: Pseadomoly Dod. Gall. edit.; Gesn. hort.; Lugd.: Gramen polyan- themon minus Dod.: Gramen marinum minus Clus. hist. pann.; Tabern.: Caryophyllus marinus minimus Ad ver.; Lobel.; Gerard.: Armerius montanus tenuifolius minor Clus. hist. rarior. = Armeria plantaginea L. 1 fiorifero. T 5. Ranunculus narcisi flore. È formato di due foglietti, il superiore di un esemplare fio- rifero e un solo involucrifero, di: = Anemone nemorosa L. l inferiore di una foglia ascellare e di 4 foglie radicali senza fiori e con una porzione dei peduncoli di: = Ranunculus = a 1 y ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 349 — Lepidium ruderale L. 2 fioriferi e fruttiferi. E * n. 2. Senna Italicha foliis obtusis C. B. P. 397. 4 foglie di Colutea arborescens e 1 fiore unico super- stite dal tarlo di Vicia? n. 3. Anagallis phoeniceo flore Bauh. pin.: Anagallis Cord. in Diose.; Gesn. hort.: Anagallis mas Brunf.; Trag.; Matth.; x Fuchs.; Dod.; Turn.: Lac.; Lonic.; Lugd.; Cast.; Gerar.: 1 Anagallis rubro flore vel purpureo Gesn. Collect.: Ana- : gallis phoenicea mas Advers.; Lob.: Anagallis phoenicea E Tabern. et punicea Cesalp.: Anagallis phoeniceo flore Camer. et mas Clus. hist.: Anagallis terrestris mas Thal.: Corcorus Cratevae Theoph. et Nicandri Anguill. ; — Anagallis phoenicea Schreb. 3 fioriferi e fruttiferi. n. 4. Lichen petraeus latifolius, sive hepatica fontana Bauh. pin.: Hepatica Brunfels.; Lonie. et prima Taber.: Je- coraria seu hepatica fontana Trag.: Lichen Matth.; Fuchs.; Anguill; Dodon. utr. edit.; Cord. in Diose.; 2 Lacun.; Turn.; Cast.; Lugd.; Cesalp.; Thal.; Lichen primus Lob.: Lichen petraeus Gerar. | — Marchantia polymorpha L. Parecchi frammenti di tallo sterili. * Fol. 35. n. 1. Hidrophillon Morini Joneq. 43: Dentariae affinis Echii flore capsula anagallidis H. R. P. 77: Dentariae affinis Y - Echii flore Hort. Reg. Paris. E - 3 = Campanula bononiensis L. SH 3 sommità fiorifere e 6 foglie radicali. .. Fol. 36. n. 1. Stellaria Matth: Alchimilla vulgaris Casp. Bauh.: Pes Leonis Lonie.: Leontopodium Brunfels.: Alchimilla Trag : Drosera et Drosium Cord. hist.: Stella herba Italis Gesn. hort. SOM Up ds MGR S o URN eS TUAE Ei ARS ua er D WE cO — Alchemilla vulgaris L. l tiorifero e 2 foglie per cultura lussureggianti. ee Fol. 37. n. 1. Colchicum commune Gasp. Bauh. pin.: Primula veris Brunf.: Colchicum Trag.; Turner,; Fuchs.; Dod.; Matth.; Lacun.; Gesn. hort.; Lonicer; Durant. in descr., at ephe- merum in iconibus: Colchicum nigrum et subrubens Cord. hist.: Colchicum seu strangulatorium et ephemerum erociflorum et bulbifolium Advers. Lobel. et Penae, Costeo et Lobel, ephemerum venenosum Amato: Her- modactylus vulgo €t crocus sylvestris Cesalp.: Colchi- cum ephemerum Lugd.: Colchicum masculinum et foemininum Tabern.: Colchicum germanicum et album Gerar.: Colchieum commune pallido Colore Swertii: Hermodactylus niger et ruffus Mesvae et Serrapionis. = Colchieum autumnale L. 3 fiori mal preparati. * n. 2. Molli. > = Allium triquetrum L. 1 fiorifero. n. 3. Amarantus Maximus spicatus argenteus autoris (?) Ta- bularum. Esemplare eteroclito formato di una porzione della pannocchia di Zrianthus Ravennae PB. e di una foglia alquanto simile ad una giovine di Acanthus mollis L. Fol. 38. n. 1. Melissa peregrina folio oblongo Bauh. pin.: Melissa Mol- davica Matth.; Castor.; Lugd.; Melissa vel Cedronella idest Citrago turcica Gesn. hort.: Melissophyllon tur- cicum Advers.; Lobel.: Melissae genus ex oriente Cesalp.: Melissa turcica Dalechampii Lugd.; Camer.; Tabern.; Gerar.: Melissa Moldavica flore coeruleo Eystett. = Dracocephalum Moldavica L. 2 fogliferi. — * n. 2. Anacanpseros Portulacae folio. Thelefium portulacae | folio Moris. Hort. Reg. Bles. aut. = Sedum Anacampseros L, 2 fogliferi. i * n. 3. Rananculus aquaticus Apii folio C. B. P. 178. — Ranuneulus repens L. l fiorifet o. Fol. 39. n. 1. Lychnis vel ocimoides repens montanum Bauh. pin.: Cneoron Matth., cui et Cneoron album Cneoron aliud Theophrast. Matth.; Lugd.: Myuros Aecii Anguill.: Ocimoides Gesn. hort.: Ocimoides repens Cam.: Oci- * moides polygonifolio Advers.; Lob.; Lud.; Ocimoides alterum genus parvum Cesalp.: Saponaria minor Da- lechampii Lugd. — Saponaria ocymoides L. 2 fogliferi autunnali. * n. 2. Geranium Pes Columbinus Dod. Pempt. 61. = (Geranium rotundifolium L. l fiorifero. * n. 3. Exnicus sive Cartamus Officinarum flore Croceo Car- Y s A tamus seu Cnicus J. B. III, 79: Cnicus sativus sive Cartamus officinarum C. B. P. 368: Cnicus ulgaris Clus. hist. CLII. = Carthamus tinetorius L. 2 fruttiferi. n. 4. Gentianula quae Hippion Jo. Bauh. III, 527. — Gentiana verna L. dT EN ji ee vem S b x È : 1 | : £ $ : È è 3 fioriferi. . Fol 40. n. 1. Geranium Coriandri folio odorum Bauh. pin.: Geranium apulum Coriandri folio alterum odorum Column. = Erodium Ciconium L. MAREI ncm CEP oe Re d" 1 fiorifero. * n. 2. Sempervivo maggiore col suo fiore. — Sempervivum teetorum L. 1 rosetta fogliare e 1 fiore. n. 3. Colchicum luteum majus Bauh. pin.: Liricum alterum Teophrasti.: Zelichrisso Cratevae similis Anguill.: Narcissus in Apenino Marcell. Virgill.: Narcissus au- EEE / R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA tumnalis quorumdam Clus. in hist. hisp. ; Lugd.: Nar- cissus autumnalis major Dod.; Clus. hist. rarior.; Gerar.: Narcissus autumnalis flore luteo Eystett.; Narcissus autumnalis Cesalp.; Lobel.: Narcissus autumnalis luteus Camer.: Colchicum luteum Lobel., Tabernem.: Colchi- cwm luteo flore Sweert. = Sternbergia lutea Gawl. 2 fiori. n. 4, Herniaria africana fructicosa Ericae folio Herm. Catal. inprimen. = 1 fiorifero. | * Fol. 41. n. 1. Sium, sive Apium palustre foliis oblongis C. B. P. 154: Sium unbelliferum J. B. III, 172: Sium Dodon. Pent. 589. — Sison Amomum L. 2 sommità fiorifere e 4 foglie. * Fol. 42. n. 1. Oenant. Apii folio C. B. P. 162: Oenante sive fili- pendula monspessulana folio apii J. B. III, p. 2, 190: Filipendula tenuifolia Tabernem. Icon. 141. — Pimpinella Anisum L. 1 fiorifero. Fol. 43. n. 1. Nigella flore majore pleno coeruleo Bauh. pin.: Nigella flore majore et numerosioribus foliis et suneg Ae- gyptiis Alpino: Melanthium damascenum pleno flore Clus. hist.; Eystett.: dictum etiam Git Damascenum. = Nigella damascena L., flore pleno. t l fiorifero e parecchie foglie basilari giovani. = n. 2. Scabiosa stellata folio non dissecto Bauh. pin.: Scabiosa = peregrina Lobel.; Lugd.; Gerar.: Scabiosa arborescens b Cesalp.: Scabiosa peregrina foliis non dissectis Tabern.: Scabiosa arborea cretica Ponae. | — Seabiosa eretica L. 2 fioriferi, dei quali 1 senza capolino l’altro con 2 capolini. CER Fa TONO Cc LEE E, ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 353 b Fol. 44. * n. l. Leucojum luteum magno flore C. B. P. 909: Flos keiri 3 sinplex medius Eystett. = Cheiranthus Cheiri L. var. 1 fiorifero. n. 2. Frumentum Saracenicum Matth.: Fagotriticum J. Bauh. II, pag. 993. = Polygonum Fagopyrum L. | 1 fiorifero. = * Fol. 45. n. 1. Ligusticum Scoticum Apii ortensis ulgo selati folio. 2 Inperatoria affinis maritima scoticha Mor. Edinb. append. ; — Apium graveolens L l sommità fiorifera e 4 foglie radicali. Osservazione. I sinonimi vanno invece riferiti alla Halo- scias scoticum Fries. Fol. 46. n. 1. Apium montanum nigrum Jo. Bauh. III, 104. = Prangos ferulacea Lindl. 2 ombrelle fiorifere , 2 raggi con frutti giovani e 2 foglie. Osservazione. Forma coltivata con foglie (radicali?) assai grandi, e lobi larghi piani simili a quelli della Ferula glauca Ten. * Fol. 47. n. 1. Daucus tertius Discoridis et secundus Plinii Fabii Columnae. tal i — Pimpinella peregrina L. 2 fioriferi. ..* Fol. 48. n. l. Tordylium maximum Caucalis maxima sphondilii se- omine J. B, P. 152. = Coriandrum sativum L. l fiorifero. Osservazione. Il sinonimo citato si riferisce invece al Tor- dylium maximum L. Fol. 49. n. 1. Seseli massiliense Ferulae folio Casp. Bauh.: Seseli mas- siliense Ferulae aut Dauei Cretici facie Lob. obs.: 23. Malpighia, anno XII, vol. 354 R. PIROTTA- ED E. CHIOVENDA Seseli massiliense nuperorum Lob. icon.: Siler monta- num officinarum Gerar.: Siler quibusdam Ambros. = eseli montanum L. l fiorifero. Osservazione. Forma lussureggiante per coltivazione. Fol. 50 n. 1. Peucedanum majus Italicum Casp. Bauh.: Pinastellum quibusdam Ejusd.: Peucedanum Matth.: Peucedanum majus Gerar.: Peucedanum majus Italicum Lugd.: Peucedanum foliis longioribus Dod. Pent.: Feniculum porcinum vulgo Duran. — Peucedanum offieinale L. l sommità fiorifera e porzione di foglia. Fol. 51. n. 1. Seseli Massiliense foeniculi folio quod Dioscoridis censet. Casp. Bauh.: Seseli Massiliense Dod.: Seseli Massiliense forte Clus. hisp.: Seseli Massiliense Camer. nonnullo- rum: Seseli Massiliense folio feniculi crassiore Adv. Lobel.: Seseli Massiliense Dioscoridis Clus. hist.: Foe- nieulum turtuosum Lugd.: Foeniculum petraeum 'Ta- bern.:.Seselios Massilienses nonnullorum Ambros. — Seseli tortuosum L. l sommità fiorifera e 2 foglie. Fol. 52. n. 1. Seseli Ethiopicum fruticosum folio Perielymeni J. Bau. III, 197. — Bupleurum frutieosum L. l fiorifero, 1 foglifero. Fol. 53. n. 1. Polygonum bacciferum maritimum majus Casp. Bauh. Theatr. botan. I, p. 234. — Ephedra Alte C. A. Mey. 5 rami fioriferi maschili.. Fol. 54. Hesperis flore purpureo J. Bauh. Il, 877: Viola matronalis Dodon. — Hesperis matronalis L. l fiorifero, 4 foglio radicali. um 55. n. 1. Verbesina sive Canabina aquatica flore minus pulchro elatior ae magis frequens Jo. Bau. II, 1073. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 355 = Bidens tripartita L. 2 fioriferi. Fol. 56. n. 1. Perfoliatum Centaurium luteum J. Bauh. II, 355. * Fol .59 ni * Fol. 58:0. * Fol. 59. n. * Fol. 60. n. Folk- 61, * F I = Chlora perfoliata L. 2 fioriferi molto lussureggianti. Spirea hiperici folio et erenato Pruno sylvestri affinis Canadensis C. B. P. append. 517. — Apocynum venetum L. 2 fioriferi. 1 foglifero. Poliganum maritimum hispanicum caulibus longissimis calice florum albis Boccon. Museo P. 2.* 66, tab. 58 sub nomine Centinodiae. — Polygonum aviculare L.? 3 fioriferi. . Millefolium tomentosum Luteum C. B. P. 140; J. B. III, 138: Stratiotes Millefolia flavo flore Clus. hist. 330. — Achillea tomentosa L. 2 fioriferi e 1 getto sterile. Linum silvestre luteum ad singula genicula floridum Angustissimo folio indescriptum. — Linum gallieum L. 5 fioriferi. Osservazione. Questo sinonimo (almeno per x prima da va riferito al Linum nodiflorum L. xm. d Malva hortensis..... = Althaea rosea L. l fiore e 2 foglie. * n. 2. Geranium malvaceum. = Erodium malacoides L'Herit. 1 fiorifero. n. 3. Lappa minor, Xanthium Dioscoridis Bauh. pin: Lappa minor Brunf.; Trag.; Eric. Cord.; Xanthium Matth.; Anguill.; Dod. utras. edit.; Fuchs.; Turn.; Cord. in Dios. et hist.; Gesn. hort.; Lacun.; Lonie.; Thal.; Cesalp.; 356 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Cast.; Tabern.; Lugd.: Xanthium sive strumaria Advers.; Lob.; Bardana minor Gerar. : — Xanthium Strumarium L. 1 frottifero a frutti assai giovani. Fol. 62. * n. 1. Tordylium Moris. — Tordylium syriaeum L. Quasi affatto distrutto dai tarli, restano un'infiore- scenza e 5 foglie. * n. 2. Poliganum argenteum sawatile C. B. P. 282. Prodr. 132. : = Paronychia argentea Lam. 3 fioriferi. n. 3. Viola sive Hesperis singlaris flore eleganti Ambros. Phyt. : — Matthiola? ; 1 unica foglia. f * n. 4. Ocymum minimum C. B. P. 226; J. B. TII, p. 2, pag. 247: Ocymum Carnos. Marum minus Tabern. Icon. 344. = Origanum majorana L.? 2 fogliferi. * n. 5. Sium folium, 1 — Sium latifolium L. Porzione di foglia con soli 2 paia di foglioline. * n. 6. Hipo Cistus Matioli. sa = Citinus Hypoeistis L. 2 mancanti delle infiorescenze. * Fol. 63. n. 1. Brunella hissopifolia C. B. P. 262: Brunella angusti- folia J. B. III, 430. = Brunella hyssopifolia L. î l fiorifero e 2 getti sterili. = x Fol. 64. n. 1. Papia Garganica foliis urticae altius et eleganter incisis E flore purpureo Petri Antonii Micheli Nova plantarum genera Cart. 20 tab. 17 at Triumphettus hane antea eognovit. IURE WU MEER DGEAEM) CET AN Xi. t ER priés À = Lamium Michelii Tausch. 1 fiorifero, 2 fogliferi. (Gor u " ONE DI ALCUNI ERBARII ANTICI 357 * Fol. 65. n. l. Sideritis arvensis angustifolia rubra C. B. P. 232. — Sideritis hyssopifolia L. 1 fiorifero, 2 getti sterili e 1 spezzato e mancante del- l'infiorescenza e con traccie evidenti di asportazione. i * Fol. 66. n. 1. Corona solis 2.* Tabern. Icon. 763: Elenium Indicum ; ramosum C. B. P. 267 == Helianthus decapetalus L. ; 1 fiorifero, 1 foglifero. Fo * Fol. 67. n. 1. Lingua cervina multifido folio C. B. P. 353: Phillitis Polischides J. B. III, 757: Phillitis laciniato folio Clus. hist, CCXIII. — Scolopendrium vulgare Sm. v. dedalea Dóll. 4 fronde sterili. P n. 2. Chamedrios spurie Veronicha Turnefortio. = Asclepias viridiflora Mchx.? 2 fioriferi. * Fol. 68. n. 1. Petasites major et ulgaris C. B. P. 197: Petasites vul- garis rubens rotundiori folio J. B. Ill, 566: Petasites Dod. Pent. 197. — Petasites nu L. l fiorifero e 1 foglia. THOM. VI. Come nel precedente, anche in questo Volume una parte delle piante portano cartellini di G. B. Triumfetti e sono precisamente quelle dei fogli 1, 3, 4, 8-24, 26, 27 (1), 30 (1, 3, 4, 5), 31 (2), 32, 34-36, 43, 45 (2), 65, 66, 68. Le altre piante, meno aleuni esemplari di Hermann, sono accompagnate dai cartellini simili a quelli precedentemente ricor- dati, e che pure qui sono controssegnati dall'asterisco. Triumfetti pro- pone alcune piante come nuove e ne dà la frase diagnostica. Fol. 1. n. 1. Anagalis aquatica altera Lobelii Lugd.: Samolus Vale- randi Jo. Bauh. III, p. 791. % GE = Samolus Valerandi L 3 fioriferi. Centaurium Africanum minus Lychnidis flore rubro foliis Centaurii vulgaris majoribus Herman. Cat. imprim. = Chironia Fol. 2. n. 1 l fiorifero. * n. 2. Grossularia sive uva crispa alba maxima Hort. Edenb. — Hermannia alnifolia sa ? 1 fiorifero, 1 foglifero. Fol. 3. n 1. Consolida regalis peregrina parvo flore Jo. Bauh. III, 212. = Delphinium halteratum S. S. 1 fiorifero. Fol. 4. n. 1. Melanthium calice et flore minore, semine nigro et luteo Jo. Bauh. III, 208. = Nigella arvensis L. 2 fioriferi. * Fol. 5. n. 1. Equisetum Palustre setis C. B. P. 15: Hippuris minor | Dod, Pent. 73. = Equisetum ramosissimum Desf. 4 sterili. ” Fol. 6. n. 1. Poligalon minus floribus albicantibus = Polygonum aviculare L. 3 fioriferi. * Fol. Ta n. l. Ranunculus Grumosa Radice flore desuper albo subtus Rubente H. Reg. Paris. = Ranunculus asiaticus L. 3 fioriferi e 5 foglie radicali. * Fol. 8. n. 1. Linaria latissimo folio lusitanicha Hort. Reg. Par.: An- tirrinum Thriornithophorum v. Lusitanicum = Linaria triphylla Mill. ` 2 fioriferi, 3 fogliferi. n. 2. Cruciata minima Turnefort 115. = Asperula cynanchica L 3 fioriferi. 359 PX Wu Wn LY ii E Se ial d ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI Fol. 9. n. 1. Nigella latifolia flore majore simplici coeruleo C. Bauh. prodr. 75. — Nigella hispaniea L. 2 fioriferi con un frutto giovane e 4 foglie basilari. Fol. 10. n. 1. Polyganum majus angustifolium macroryzon et repens non desvriptum. i — Polygonum romanum Jacq. E l fiorifero, 2 fogliferi. y Fol. 11. n. 1. Campanula augusto rigido folio annua floribus parvis conglomeratis coeruleis. Est planta nova. = Campanula Cervicaria L. 3 sommità fiorifere e parecchi fogli basilari. Fol. 12. n. 1. Pulsatilla Africana Apii folio rigido flure albo Hermann 4 in Catal. imprim. ; = Knowltonia 2 foglie radicali. . me . Valeriana Greca quorundam colore coeruleo Jo. Bauh. IH; y. 212. — Polemonium eoeruleum L. l fiorifero e 6 foglie basilari. m . Ranunculus longofolius maximus, Lingua Plinii Jo. Bauh. III, 865. i = Ranuneulus Lingua L. 1 fiorifero e con frutti assai giovani. . Dentillaria Rondelletii Jo. Bauh. II, 941. = Plumbago europaea L. l fiorifero e 1 turione. me . n. 1. Conyza mas Theophrasti, major Dioscoridis C. B. Pin. 265: Conyza major Monspeliensium odorata J. Bauh. II, lib. 24, p. 1053. = Inula viscosa L. 1 fiorifero, l sterile foglifero. Viola matronalis flore multiplici Cornuti sive Hesperis flore albo pleno odoratissimo Moris. È R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA : — Hesperis matronalis L. l fiorifero. Fol. 18. Pseudo Digitalis foliis dentatis Persici foliis Boccon. in Hist. pl. ex Sieilia p. 11. = Dracocephalon virginianum L. 2 fioriferi, 1 foglifero. Fol. 19. n. 1. Carduus pratensis Tragi J. Bauh. III, 43. = Cirsium oleraceum Scop: 2 sommità fiorifere e 2 foglie radicali. Fol. 20. n. 1. Anemone Italica latiuscolis spinosis foliis tertia Clusti Jo. Bauh. III, p. 402. = Anemone hortensis L. 4 steli fioriferi e parecchie foglie radicali. Fol. 21. n. 1. Crithmum seu Foeniculum maritimum minus QC. Bauh.: Crithmum primum Matth.: Crithmum Lugd.: Herba S. Petri Dod. Gallic.; Crithmum vulgo Creta, seu salsa marina Gesn. Ap.: Cretamum marinum Cord. hist. ; ; Crithmum marinum Dod.: Foeniculum marinum sive Empetrum Advers.: aut. Calcifraga Lob.; Batis Gesn. hort.: Baticula quasi parva. = Crithmum maritimum L. 2 fioriferi a fiori giovanissimi. Fol. 22. n. 1. Crithmum 4.% Matth.: Crithmum 4.” Matthioli umbelli- ferum Jo. Bauh.: Eringium arvense foliis serrae simi- DE A E WE, FE FE en Zu E: libus C. Bauh.: Crythamus sylvestris Trag.: Eryngiwm 4" Dod.: Eryngium montanum recentiorum Lugd.: Ammi quorumdam Dalechampüi Lugd.: Prionotos Tralliani Ambros. | = Falcaria Rivini Host. 1 fiorifero e 1 foglia radicale. Fol. 23. n. l. Pastinaca marina qnibusdam Secacul et Crithmum spi- nosum Jo. Bauh. pag. 196. : _= Echinophora spinosa L. 1 fiorifero e 1 foglia basilare. Ae c RT A e Ee eA M xh d MM ne c EL ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI Fol. 24. n. 1. Gingidium umbella oblonga C. Bauh.: Seseli Trago icon.: Visnaga Matth.: Pastinaca sylvestris major Durant.: Gingidium Anguill.: Bisnaga Clus. hist.: Seseli Mas- siliense Fuch.: Dauci genus tertium Fuch. icon.: Cu- mini sativi alterum genus Cesalp.: Gingidium alterum nicum Gerard. = Ammi Visnaga L. 2 sommità fiorifere e parecchie foglie basilari. Chrysanthemum, Grisantemum folio minus septo Glauco J. B. III, 105: Bellis Lutea foliis profunde incisis major a C. B. P. 262: Grisantemum segetum Lob. icon. 552. = Chrysanthemum floseulosum L. 2 fioriferi e 2 fogliferi. dini Palin PAS "nez! ipie * Fol. 25. n. 1. Osservazioni. I sinonimi citati vanno invece riferiti al Chrysanthemum segetum L. Fol. 26, n. 1. Bellis sylvestris caule folioso major Casp. Bauh.: Oculus Bovis Brunf: Buphthalmum Ejusd.: Buphthalmum majus Lonicero: Bellis major Matth.: Consolida media vulnerariorum Lobel.: Bellis sylvestris Turner.: Bellis Sylvestris major Fuchs. icon.: Bellium majus Tabern.: Bellius nonnullorum et Bellio Plinii Ambrosin. — Leueanthemum vulgare Lam. 3 sommità fiorifere e parecchie foglie basilari. Fol. 27. n. 1. Bellis media Matth.: Bellis sylvestris media caule ca- rens Casp. Bauh.: Bellis minor Durant.: Bellis syl- vestris media Gesn. hort.: Bellis sylvestris Dod.: Bellis major sylvestris Lob. — Bellis perennis L. 1 fiorifero. | n. 2. Chamemelum Nobile sive Leucantemum odorativs C. B. P. 135. 5 Aene nobilis L. 2 fioriferi e 2 getti sterili. Dod.: Gingidium tertium Tabern.: Gingidium hispa- | 362 vi R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 28. n. 1. Chamemelum ulgare Leucantemum Dioscoridis C. B. P. 135: Chamemelum vulgare amarum J. B. III, 116. = Anthemis mixta L. 2 fioriferi. Fol. 29. n. 1. Alsine foetida, Fabio Columnae Dioscoridea J. Bauh. III, 365. = Theligonum Cynoerambe L. 6 fioriferi. ` n. 2. Alsinastrum Gratiolae folio Turnef. — Stellaria Holostea L. 3 fioriferi. i Fol. 30. * n. 1. Alsine marina Dod. Pent. 30. — Cerastium glomeratum Thuill. 3 fioriferi, 2 fogliferi. * n. 2. Veronicha Cinbalariefolio verna. Alsine Ederule folio C. B. P. 250: Alsine genus Fusio folio ederule hir- suto J. B. III, 368: Alsine spuria prior sive Morsus galline Dod. Pent. 31. ; = Veronica Cymbalaria Bad. 5 fioriferi e fruttiferi. - n. 3. Anthyllis marina alsinaefolia Casp. Bauh.: Centum grana Cesalp.: Paronichia altera Matth.: Paronichia Tabern.: Gramen secundum Plinii Anguill. = Polyearpon ge dra L. 4 fioriferi e fruttiferi. n. 4. Polygonum parvum flore albo verticillato Jo. Bauh. III, 378. = Illeeebrum verticillatum L. l cespuglietto completissimo. n. 5. ein minus hirsutum Casp. Bauh.: Empetrum Trag.: Epipactis Anguill.: Lithontriton Lugd.: Mil- legrana Cord. hist.: Herba cancri minor Cord. Schol.: Herba turca Lob.: Herniaria Dod.: Herniaria multi- grana serpillifolia Advers. Pen. "s E i | à b i = Herniaria hirsuta L. E 3 fioriferi e fruttiferi. E Tav. XVI, fig. 7 * Fol. 31. n. 1. Coniza unbellifera hisopi folio. — Aster aeris L. 4 fioriferi. n. 2. Aster Africanus purpureus foliis brevibus rigidis ser- E ratis et recurvis Herm. Cat. imprim. — Felieia reflexa DC. l fiorifero. ; Fol. 32. n. 1. Aster Ragusii foliis Verbasci Zanon. Hist. Botan. p. 33. — Inula candida Cass. 2 fioriferi e 4 foglie radicali. * Fol. 33. n. 1. Aster Flore Luteo Tabern. Montane: Aster salicis folio, = Pulicaria dysenteriea Gaertn. l fiorifero e 6 foglie radicali. Fol. 34. n. 1. Aster luteus radice odora Cas. Bauh. Pin.: Asteris al- tera species Apula an Baccharis Col. = Pulicaria odora Gaertn. 1 sommità fiorifera e 4 foglie radicali. Fol. 35. n. 1. Aster Atticus Matthioli: Aster atticus purpureo flore Jo: Bauh. II, p. 1044. _ — Aster Amellus L. 2 fioriferi, 2 fogliferi. o Fol. 36. n. 1. Tripolium minus alterum Casp. Bauh.: Anthyllis minor Cord. Observ.: Tripolium minus Camerar. — Aster Tripolium L. l foglifero. * n. 2. Sanicula guttato flore. = Saxifraga rotundifolia L. 1 fiorifero. * Fol. 37. n. 1. Malva muscata Abutillon Avicenne C. B. P.: Bamia quorumdam. E Hibiscus. 1 foglifero. * Fol. 38. n. 1. Abutillon Matioli. = Abutilon Avicennae Gaertn. l fiorifero. * Fol. 39. n. 1. Abutillon Indicum fronde Pampinea fructu. quinque capsulari Catufelveren Hort. Malab. VI, 79. = Malva crispa L. l fiorifero. * Fol. 40. n. 1. Viola lunaria sive Bulbonae.: Lunaria graecha annua quorundam. ; i = Pavonia paniculata Cav.? 1 fiorifero. Osservazioni. Il sinonimo va invece riferito con ogni pro-. babilità alla Lunaria annua L. * Fol. 41. n. 1. Malva Betonice folio malacoides Moris. Hort. Reg. Bles. Bocon. Rar. plant. 15. = Malope malacoides L. 1 fiorifero. n. 2. Aleea maritima Gallo-Provineialis Gerani folio: Alcea minor maritima tenuifolio procunbens Par. Batav. = Hibiseus Trionum L. 1 fiorifero. * Fol. 42. n. 1. Absintium Abrotanoides. ; = Artemisia variabilis Ten. 3 fioriferi. Fol. 43. n. 1. Abrotanum campestre Casp. Bauh.: Abrotanum sylve- stre vel quartum Trago: Ambrosia Durant.: Ambrosia altera Matth.: Ambrosia tenuifolia Lobel.: Artemisia leptophyllos Gesn. hort.: Artemisia tenuifolia Dod.: Artemisia tenuifolia secunda purpurascens Clus. hist.: Artemisia 3.* Dioscoridis leptophyllum Adv.; Lob. icon. : = Artemisia variabilis Ten, 3 fioriferi. E * ras 44. n. L Alisson minimum Repens autoris ? — Stellaria media L. forma minima sterile. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 365 n. 2. Senecio major sive flos Santi Jacobi Matioli. E = Senecio erueaefolius L. forma 3 l fiorifero. n. 3. Santonina Rosmarini foliis virentibus. = Santolina rosmarinifolia L. E l fiorifero e parecchi sterili. ! Fol. 45. * n. 1. Santolina altera Dodon. = Santolina squarrosa Willd. 1 fiorifero, 2 fogliferi. n. 2. Abrotanum foemina foliis teretibus Casp. Bauh.: Cha- maecyparissus Plinii Fuchs.: Santolina Anguill.: San- tolina I Dod.: Abrotanum foemina Matth.: Santoni- cum minus Cord. hist.: Centonia Gesn. hort.: Polium Theophrasti, Dioscoridis, et Arabum Column.: Cre- spolina Cesalp.: Absinthium marinum Tabernem. — Santolina Chamaeeyparissias L. l fiorifero, 2 fogliferi. . * Fol. 46. n. 1. Ancusa Alcibiadion Dodo. Pent. 629. = Anchusa hybrida Ten. 2 fioriferi. * Fol. 47. n. 1. Onosma Matioli. = Onosma stellulata L. 3 fioriferi. * Fol. 48. n. 1. Echium albo flore. — Echium italicum L. 1 fiorifero e 5 foglie radicali. " Fol. 49, n. 1. Cinoglossum Vulgare C. B. P. = Cynoglossum creticum Vill. 1 sommità fiorifera e 6 foglie radicali. * Fol. 50. n. 1. Boragine di Candia del Zanoni. = Anchusa semperyirens L. 1 fiorifero e 2 somm * Fol. 51. n. 1. Orchis Palmata folio maculato. = Orchis latifolia L. 1 fiorifero. 366 * Pol 82. m 1. * Fol. 53. * Fol. 54. * Fol. 55 * Fol. 56. * Fol. 57. * Fok 58, * Fol. 59. * Fol. 60. n. n. n. n. * Fol. 61. n. | * Fol 62. mn — u R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Orchis Palmata folio non maculato. = Orchis latifolia L. l fiorifero. . Oxiphion tricolor ermodatilus verus Pontedera Pseudo ermodatilus Matioli. = Hermodactylus tuberosus Parl. 2 fioriferi e 5 foglie. . Gladiolus italicus flore Rubro uno versu Con gestis. — Gladiolus segetum Gawl. l sommità fiorifera e 4 foglie. . Gladiolus Bizantinus floribus ceruleis Clus. hist. — Gladiolus byzantinus Mill. 2 sommità fiorifere e 6 foglie. . Ornitogalum flore subtus viride desuper lateseente. — Ornithogalum umbellatum L. l "depo fiorifero e 4 foglie. - Asphodelus ramosus flore Punctato. Asphodelus sive Astula regia Matioli. e — Asphodelus mierocarpus Viv. l sommità fiorifera e 6 foglie. . Phalangium Creticum foliis ,fistulosis Turnef. — Asphodelus fistulosus L. 3 sommità fiorifere e 4 foglio. . Narcisus unbelliferus luteus vulgo Hiacintus luteus. — Nareissus aureus Lois. l scapo fiorifero e 4 foglie. l. Narcisus ll folio latiore. = Narcissus aureus Lois. l scapo fiorifero e 4 foglie. l. Lilio Narcisus umbone magno luteo semplici. = Narcissus incomparabilis (Mill.) 2 scapi fioriferi e 3 foglie. n. 1. Lilio Asphodelus pheniceus flore flameo. = Hemeroeallis fulva L. l sommità fiorifera e 4 foglie. - ‘ ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 367 * Fol. 63. n. 1. Tubolaria monstruosa flore luteo et rubro misto Gui- lemi Veiman Tomo IV, 982. = Tulipa ; 1 fiore e una foglia. * Fol. 64. n. 1. Narcisus flore albo umbone luteo C. B. P. = Narcissus poeticus L. A SER ARE 2 scapi fioriferi e 4 foglie. n. 2. Narcisus angustifolius flore luteo minor. — Narcissus Jonquilla L. 2 scapi fiorali e 4 foglie. Fol. 65. n. 1. Botris plerisque Botanicis J. Bauh. III, 298: Atriplea odora sive suave olens Moris. = Chenopodium Botrys L. = 2 fioriferi. Fol. 66. n. 1. Atriplex folio hastato seu Dioscoride Moris. = Atriplex hastata L. í 1 fiorifero. * Fol. 67. n. 1. Atriplex Fragifera Tobia Aldini Hort. Veran — Chenopodium capitatum Aschers. 3 fruttiferi e parecchie foglie basilari. Fol. 68. n. 1. Heliotropium majus flore albo J. Bauh. III, 604. = = Heliotropium europaeum L. 1 fiorifero. (Continua). 368 TEODORO FERRARIS Contribuzione allo studio dei miceti degli Agrumi DI UN NUOVO IFOMICETE PARASSITA NEI FRUTTI DI ARANCIO Ricerche del Dott. TEODORO FERRARIS (Tav. X). Avendo avuto occasione nel gennaio dello scorso anno di esaminare alcuni aranci infetti da marciume portati dal mercato di Avellino mi venne dato di riscontrare, in qualcuno di essi, un interessante micro- micete che dopo accurato studio giudicai una specie nuova; e parendomi di far cosa utile alla scienza ed all’agrumicoltura di segnalare questo nuovo parassita, espongo in questa nota il risultato delle mie ricerche. Il fungo appartiene al gruppo degli Ifomiceti, ed ho potuto consta- tarne con sicurezza l’azione parassitaria facendo di esso culture pure, che inoculate su aranci perfettamente sani mi riprodussero la malattia. Caratteri esterni ed interni degli aranci infetti. Gli aranci infetti da questo parassita presentano all’esterno sull’epi- carpio delle chiazze di marciume da prima piccole, poi man mano più grandi fino e fondersi insieme e ad invadere gran parte della superficie dell’ arancio stesso. Su queste chiazze raramente si distingue ad occhio nudo traccia di micelio. Aprendo poi l'araneio si riscontra che le parti interne pure sono invase dal marciume: i carpidi non presentano di ordinario nulla di speciale, l'endocarpio invece è la parte più alterata. Infatti esso si presenta senza l ordinaria consistenza , ma come una poltiglia biancastra. Anche qui, spesso, ad occhio nudo non si avverte formazione di micelio: esso compare solo ben distinto quando l’araneio così aperto venga conservato in camera umida e collocato per qualche tempo in stufa ad una temperatura di 20 o 25 centigradi. NUOVO IFOMICETE PARASSITA DELLE ARANCE 369 Dopo qualche giorno di permanenza in camera: umida il micelio com- pare anche sull’ epicarpio ed invade un po’ i carpidi, ma il sito prefe- rito pel suo sviluppo è l'endocarpio. Quando gli aranci cominciano ad essere invasi dal fungo presentano notevoli alterazioni: aequistano un odore forte di sueco fermentato ed ‘un sapore disgustoso; amarognolo. Quando la malattia è inoltrata, si notano: inoltre sulla pellicola dei car- pidi e nello strato inferiore dell’ epicarpio molte minute granulazioni biancastre che al microscopio presentano forme svariate per lo più ra- mificate, dendritiche e sono costituite da agglomerazioni di sferoeristalli che si precipitano certamente in conseguenza dell'alterazione chimica prodotta dal parassita. Questa precipitazione non à peró una preroga- tiva solo del nostro Ifomicete, avendo potuto constatare che anche altri funghi, specialmente i Penieillium, agiscono nello stesso modo. Accen- neró brevemente in seguito ad aleune reazioni speciali che presentano queste singolari deposizioni di i Esame microscopico. Esaminando al microscopio porzioni di arancio infetto, si nota che i tessuti sono del tutto disorganizzati, specialmente nell’endocarpio le cellule sono profondamente alterate, isolate: qua e là in mezzo ai tes- suti disfatti si scorgono degli aggruppamenti cristallini, aghiformi, degli sferocristalli che non si riscontrano mai d’ ordinario nei tessuti sani. Tra le cellule serpeggiano numerose ife miceliche appartenenti a ‘vari funghi saprofiti o parassiti sullo stesso substrato. Tra questi il‘ Mucor racemosus colle caratteristiche clamidospore, il Penicillium glaucum, il P. digitatum, questi ultimi specialmente abbondanti ‘sull’ mern ove si sviluppano egregiamente. | Oltre à questi micromiceti tanto noti rilévai la presenza di un altro fungo di aspetto del tutto differente, formato da ün micelio jalino; set- tato, serpeggiante tra le cellule disfatte sul quale si attaccano catenelle più o meno lunghe di eonidi jalini, di forma per lo più cilindrica. Una quantità enorme di questi conidi liberi “riscontrai poi sparsi ovunque nelle preparazioni, dei quali moltissimi in via di ione: Il fungo y (we Malpighia, anno XIII, vol. XIII. { * w "mU ... TEODORO. FERRARIS appartiene al gruppo degli Ifomiceti e al genere Oidium, del quale sa- rebbe una nuova specie per i caratteri che andrò in seguito esponendo. Volendo constatare lo sviluppo del micelio all’esterno, esposi gli aranci infetti ed aperti in camera umida a temperatura di circa 20°, e dopo pochi giorni notai su di essi abbondante sviluppo dei funghi di cui avevo già constatata la presenza coll’ osservazione microscopica. Sull’epicarpio si svilupparono abbondantemente i Penicillium, sul meso- ed endocarpio le. lunghissime ife sporangifere del Mucor, sull'endocarpio specialmente constatai lo sviluppo di un micelio corto, candidissimo, increspato, for- mante uno strato del tutto simile all'ovatta. All’ osservazione miero- scopica mi presentò tutti i caratteri del micelio di cui accennai più sopra colle catenelle di conidi cilindrici caratteristiche. i Le ife di questo Oidium presentano un diametro costante (di p. 7 circa), sono perfettamente Jaline, settate, ramificate, (tav. X, fig. 1). L’e- stremità dell'ifa giovane in via di accrescimento è ripiena di proto- plasto jalino, omogeneo o con qualche granulazione più rifrangente, ma continuo, man mano però che si osservano le parti sottostanti all’apice si fanno distinti in esso dei vacuoli da prima piccoli e numerosi, poi più grandi. Nei segmenti più vecchi dell’ifa il protoplasto si fa molto scarso e parietale, in essi si distingue per lo più un unico vacuolo grandissimo che occupa tutto intiero il- segmento da un setto all’ altro. La ramifi- cazione delle ife avviene secondo due modi tipici: o per biforcazione dell'apiee del ramo principale o per emissione di una bozza laterale — che poi si allunga in ramo — da un segmento in prossimità del setto che lo limita superiormente. La biforcazione avviene ordinariamente | all’ apice delle ife giovani ed ha luogo per formazione di due bozze in cui l’apice si scinde, le quali poi crescono divaricando. Nel punto della biforcazione non si trovano mai setti, i quali compaiono poi ad una certa distanza e ad eguale livello sui due giovani rametti (fig. 2). Il secondo modo di ramificazione è più frequente e avviene ordinariamente sulle porzioni più vecchie dell’ifa, oppure là ove essa non può più al- lungarsi per la formazione di una catena di conidi, nel qual caso essa | si allunga per un ramo laterale (fig. 4). I segmenti costituenti l ifa facilmente si staccano in corrispondenza ai setti e si rendono indipen- Raramente i NUOVO IFOMICETE PARASSITA DELLE ARANCE 371 denti, sviluppando nuove ife quando cadono sul substrato nutritizio. La facilità con cui i segmenti dell ifa si separano l' uno dall'altro è stra- ordinaria. Osservando infatti un’ ifa micelica, difficilmente si vede con- tinuare in linea retta per lungo tratto: su di essa si scorgono numerose le traccie dei segmenti staccatisi, mentre si continua per rami laterali. Spesso le ife nell’ interno dei tessuti disfatti formano un intreccio più o meno fitto da cui escono rami portanti catenelle di conidi (fig. 5). Non di rado questo intreccio di ife si spezzetta e si forma allora un ammasso di segmenti cilindrici che germinando danno luogo a nuovo micelio. La formazione delle catenelle di conidi avviene all’ estremità dei rami, e sono talora assai lunghe; ma facilmente i conidi si staccano l'uno dall'altro. L'origine dei conidi ha luogo in questo modo: verso l apice di un filamento compare un setto in corrispondenza del quale si forma una strozzatura, sotto questo setto a distanza quasi eguale ne compare un altro con nuova strozzatura e così via finchè si è costituita una lunga catenella di conidi che spesso si disarticolano l'uno dal- l'altro (fig. 6). Quando il ramo produttore di conidi ha finito di for- mare l'ultimo segmento conidiale e la catenella si spezza, esso emette lateralmente, in prossimità del setto che lo divide dall’ ultimo conidio un ramo e così l’ifa si continua per un certo tratto dando poi nello stesso modo luogo a nuovi conidi. In certi casi la porzione terminale dell’ ifa dopo aver prodotto i conidi, produce un breve ramo laterale, il quale dà subito luogo a nuovi conidi sotto ai quali si forma un nuovo breve rametto da cui si staccano altri conidi e così via per alcune volte. Quando questi conidi si sono staccati dall’ifa allora la porzione termi- nale di questa presenta una caratteristica ramificazione simpodiale (fig. 3). i conidi nascono solitari all’ estremità delle ife. ‚La forma dei conidi è, come ho già avvertito più sopra, ordinaria- mente cilindrica (fig. 7, 8), non sono però infrequenti le forme un po’ ovali o quasi globose. Talora sulla stessa catenella si riscontrano conidi di varia lunghezza: ciò dipende semplicemente dalla diversa distanza dei setti comparsi nell’ifa per la formazione dei conidi. Il diametro trasversale è però quasi sempre costante ed è lo stesso di quello del- Fifa che li ha prodotti o poco di più: così per esempio i conidi cilin- 372 TEODORO FERRARIS drici misurano in media p. 13,5-19 + 7-7.5, i conidi ovali u. 9-12 = 7,5, i tondeggianti, molto più rari, hanno un diametro un po’ più grande, circa di p.. 12. La struttura interna dei conidi è varia a seconda dell’età loro e della qualità del substrato nutritizio che hanno a loro disposizione. Quando sono appena formati sull’ ifa micelica o staccati da una giovane cate- nella, presentano nel loro interno un protoplasto omogeneo, ialino, fina- mente granulare. Presto però compaiono allo interno dei vacuoli più o meno numerosi, più o meno grandi (fig. 8). Per rendere più evidente la struttura interna conviene trattarli con Jodio in joduro potassico: al- lora i conidi acquistano un color giallo bruno, ed i vacuoli sono evi- dentissimi. I conidi tondeggianti ed ovali posseggono per lo più un sol vacuolo centrale, quelli cilindrici ne contengono uno o più allineati se- condo l’ asse maggiore. Man mano che i conidi invecchiano, i vacuoli si fanno più grandi, si fondono insieme: il protoplasto viene spinto verso la parete ove ne resta un esile strato. Allora i conidi appaiono come vuoti. Quando il fungo vive su un substrato riccamente nutritivo, allora i conidi presentano presto allo interno una struttura speciale. Si riempiono di granulazioni da prima minute, poi man mano più grandi fino a prendere l'aspetto di globuli perfettamente rotondi. fortemente rifrangenti, giallognoli, misuranti circa u.2-2,5 di diametro (fig. 7). La regolarità di questi globuli, il mantenersi essi indipendenti l’ uno dal- l'altro mi fecero pensare da prima trattarsi di vere granulazioni solide, ma dopo lungo trattamento con alcool assoluto mi accorsi che si fon- devano assieme in gocce grandi, di aspetto oleoso, e poi scomparivano. Usando l’etere solforico vidi chiaramente la fusione di quei corpiccioli in una sola goccia di colore giallastro, occupante per lo più il centro del conidio. L’ acido acetico agisce pure su detti corpiecioli, scioglien- doli. Mi aecorsi dunque che si trattava di goccie di olio essenziale e non di corpiccioli solidi come a tutta prima la loro apparenza e forma mi faceva sospettare. I conidi quando sono ripieni di questi globuletti, sono invecchiati ed în essi difficilmente si distingue il protoplasto. Quanto ai nuclei è molto difficile di farli spiccare. Col jodio sono invisibili, col verde di metile i E i i 3 PEL. CUL ME Fe. RON NUOVO IFUMICETE PARASSITA DELLE ARANCE 373 acetico si ha una debolissima colorazione. Per distinguerli bene bisogna fissare il materiale in una soluzione di acido picrico poi dopo abbon- dante lavaggio passarlo in alcool assoluto e fare quindi le colorazioni coll’ ematossilina. Allora si distinguono nei conidi cilindrici per lo. più numerosi nuclei assai piccoli, colorati intensamente in violetto. Sono disposti verso le pareti del conidio, immersi nello strato di protoplasma parietale (fig. 9). I conidi appena staccatisi dalla catenella e caduti sul substrato nu- tritivo germinano. I conidi ovali e tondeggianti emettono all'estremità un tubo di promicelio in cui si riversa gran parte di protoplasto ialino finamente granuloso, mentre i conidi stessi vanno vuotandosi per l’in- grandirsi di vacuoli (fig. 10 a. 5, c, d). I conidi cilindrici emettono invece sempre un tubo laterale e nel loro interno i vacuoli si fondono insieme e il protoplasto si fa scarso e parietale (fig. 8 e 10 e). Il tubo di promicelio si allunga più o meno a seconda delle condizioni in cui si trova il fungo: se si sviluppa all’esterno, allora esso dà luogo ad un vero e proprio micelio lungo e ramificato coi caratteri suesposti, se si sviluppa invece fuori del contatto dell'aria, il micelio si riduce; ed il tubo di promicelio dopo aver raggiunto una certa lunghezza per lo più senza ramificarsi, presenta dei setti ravvicinati a distanze eguali in cor- rispondenza dei quali si rompe e verigono a formarsi tanti segmenti che poi si arrotondano all'estremità e germinano allo stesso modo pro- ducendo nuovi segmenti. In questo modo il fungo si riproduce e si dif- fonde con grandissima rapidità nelle parti interne dell’ arancio. Culture artificiali del fungo. Per studiarne bene il ciclo di sviluppo, esperimentarne l'azione pa- rassitaria dovetti isolarlo dagli altri funghi che l' aecompagnavano e coltivarlo in un mezzo adatto. Come substrato nutritivo adoperai una soluzione di agar-agar in succo di arancio nelle seguenti proporzioni: Agar-agar gr. 6 Suceo di ‘arancio filtrato ce. 100. (a 374 TEODORO FERRARIS ^ La soluzione fatta a caldo venne indi filtrata ; così ottenni col raf- freddamento una sostanza gelatinosa che sterilizzai accuratamente e di- stribuii in varie provette chiuse con tappi di cotone. Come mezzo di selezione per isolare il fungo in esame dagli altri, scelsi il metodo per . diluizione generalmente usato per preparare le culture pure dei fer- menti e feci le semine mediante un ugo sterilizzato in varie di quelle | provette che collocai in stufa ad una temperatura costante di 20°. Per stabilire un confronto fra il modo di svilupparsi dell’ Oidium e quello del Mucor racemosus, in una provetta di controllo seminai pure questo fungo nello stesso substrato che collocai nella stufa nelle identiche condizioni. Nei giorni successivi. esaminando le mie culture constatai che la maggior parte di esse procedevano benissimo, e attorno ‘al centro ‘di infezione si sviluppava un delicato e corto micelio candidissimo. Nel tubo di controllo col Mucor il micelio si allungava rapidamente in ife lunghissime che arrivavano quasi alla sommità della provetta. Di più nelle provette dove si sviluppava l’Oidium, l’agar andava sciogliendosi poco a poco secondo la linea di infezione formandosi come una serepo- latura mediana, nella quale si distingueva una patina bianca costituita da micelio e da conidi numorosissimi. Osservando una piecola porzione di agar infetto al microscopio potei constatare la presenza di un nu- mero enorme dei suddetti conidi cilindrici di Oidium spesso così stipati l'un contro l’altro da occupare senza interruzione |’ intero campo mi- eroscopico. Nel tubo di controllo col Mucor non osservai mai fusione dell’agar, ancorchè il fungo si sviluppasse egregiamente e presentasse esterna- mente i suoi sporangi ed internamente nella sostanza nutritiva le ti- piche clamidospore. Man mano che le colture di Oidium procedevano, ebbi a notare una continua riduzione del micelio del fungo il quale dopo alcuni giorni è quasi unicamente rappresentato dai numerosissimi segmenti conidiali che formano uno straterello biancastro sui punti in- fetti, visibile ad occhio nudo. Questi segmenti germinano emettendo la- i + teralmente un corto tubo di promicelio che si setta rapidamente dando d luogo à nuovi segmenti come avviene quando il fungo si sviluppa fuori Er ee Aie NUOVO IFOMICETE PARASSITA DELLE ARANCE 375 : del contatto dell'aria in substrato riccamente nutritivo. A lungo andare la struttura dei segmenti presenta poi tutte le modificazioni eui accen- nai più sopra: cioè la comparsa dei vacuoli e delle granulazioni che vanno man mano ingrossandosi, assumendo una forma tondeggiante ed una rifrangenza speciale. Già diss della costituzione di queste gocciole e della loro reazione. Studiato il ciclo di sviluppo, assai semplice del fungo, restava a sta- bilirne l'azione parassitaria. A tal uopo presi alcuni aranei perfetta- mente sani che sterilizzai con cura e usando delle culture pure del fungo operai con ago preventivamente sterilizzato delle inoculazioni di conidi di Oidium a diversa profondità e in vari punti degli aranci stessi. Questi poi racchiusi in camere umide e collocai in stufa. Il giorno dopo constatai attorno al punto di infezione in molti aranci, là ove l' ago era penetrato profondamente, la formazione di una piccola chiazza di marciume, mentre dal foro uscivano alcuni ciuffi di micelio bianchis- simo. Nei punti dove l’ago non aveva oltrepassato lo spessore dell’epi- carpio non notai alcuno sviluppo nè di marciume nè di micelio. Evi- dentemente i conidi non trovavano qui buone condizioni per il loro sviluppo. Il micelio esterno sviluppatosi negli altri punti constatai es- sere fugacissimo e sulle chiazze sempre allargantisi di marciume non potei osservarne lo sviluppo mentre pure il micete si sviluppava egre- giamente allo interno degli aranci. Osservando infatti delle piccole por- zioni di questi al microscopio potei sempre constatare dovunque, specie nelle parti interne, la presenza di un numero enorme dei caratteristici conidi, mentre il micelio serpeggiava tra le cellule disfatte. Esponendo un arancio così infetto, ma aperto in camera umida nella stufa, il mi- celio si sviluppa egregiamente, specie nella regione dell’endocarpio con tutti i caratteri già detti. Dopo lungo tempo di permanenza in camera umida si forma sotto al micelio, in contatto col substrato, una patina gelatinosa costituita di succo di arancio decomposto in cui sta un nu- mero enorme di conidi del detto fungo in vari stadi, ma speciamente | forniti delle caratteristiche gocce oleose. Da queste inoculazioni su aranci sani del parassita potei constatare con evidenza la sua azione su di essi. 376 = TEODORO FERRARIS -Le alterazioni prodotte dall'Oidium negli aranci sono varie; anzitutto avviene una alterazione nel succo stesso, il che subito si avverte per l’ odore speciale ed il sapore amarognolo e disgustoso dell’ arancio in- fetto; poi si avverte l'alterazione e la disorganizzazione dei tessuti, prima dell’ endocarpio, poi delle altre parti dell’ arancio il quale diventa in breve tempo fracido. Collegata all’ alterazione chimica. del succo è na- turalmente la produzione delle singolari deposizioni di cui già accennai, nello strato inferiore dell’ epicarpio e sulla pellicola dei carpidi. Non sarà inutile spendere intorno a queste curiose formazioni alcune parole accennando alla loro forma ed alle reazioni che esse mi presentarono. ‘Come già annunciai in principio a questa mia nota dette deposizioni, si presentano al microscopio sotto forma di agglomerazioni di sferocri- stalli, formanti una massa più o meno ramificata, dendridica. Potei se- guire la precipitazione di questa sostanza fin dai primi stadi dell’ in- fezione: da prima si osservano tra i tessuti dei cristallini aghiformi solitari (fig. 11. I. a) o riunito in fascetti a forma di X (fig. 11.1. b, c): più tardi essi diventano più compatti sì da costituire veri sferocristalli isolati (fig. 11. II), in stadio più avanzato questi si riuniscono insieme e danno luogo alle formazioni dendritiche che costituiscono le pustuline biancastre, visibili anche ad occhio nudo nell’ interno dell’ arancio (fig. 11. III). Trattandosi di sferoeristalli mi venne il sospetto che fossero di Esperidina e li trattai coi reagenti specifici di questa sostanza. I risultati di quei miei assaggi non .mi chiarirono però interamente il mio dubbio. Quantunque. molte delle reazioni concordino con quelle dell’ Esperidina, alcune non trascurabili, se ne allontanano, quindi mi astengo per ora dell’asserire qualcosa di sicuro intorno alla costituzione chimica di dette formazioni, riservandomi di pronünciarmi con certezza quando più rigorose analisi fatte con maggiore quantità di sostanza po- tranno portarmi a più sicure conclusioni. Per ora mi limito ad accen- nare t Mis reazioni DL se che presenta questa sostanza (!). (4) Sialo il dovere di pubblicamente ringraziare il Chiar. prof. L. Sostegni del Laboratorio di Chimica di questa R. Scuola Enologica, ed il suo egr. assistente i: pen Rieca Rosellini, pel valido aiuto che mi apprestarono in queste ricerche | Chimiche, che verranno continuate con maggior copia di materiale, per arrivare NUOVO IFOMICETE PARASSITA DELLE ARÀNCE "Ari x Essa è insolubile in aequa, alcool, etere, benzolo, eloroformio, xilolo, glicerina. L’ acido acetico concentrato (glaciale) disgrega il glomerulo, ma pare non disciolga affatto la parte eristallina. La potassa caustica la discioglie con grande rapidità ed il liquido assume una colorazione gialla. La soluzione nella potassa portata a secco, indi trattato il re- siduo con qualche goccia di acido solforico concentrato dà una colo- razione rosea. Questa reazione è indicata caratteristica dell’ Esperi- dina (!), però la danno anche parecchi granuli proteici. Ma la forma delle agglomerazioni e i risultati negativi per la ricerca dell’azoto (ben- chè veramente la piccolissima quantità di materia avuta a disposizione abbia vietato di avere prove più sicure), mi inducono a credere che non si abbia a fare con sostanze proteiche. L'aeido solforico scioglie le agglomerazioni dando a caldo un colore giallo ranciato che passa poi al rosso sangue e a freddo diventa rosso mattone, l’acido nitrico a caldo dà la stessa reazione che a freddo, però svanisce. Detta sostanza è poi pochissimo solubile nei carbonati alcalini. ' Come si vede, mentre alcune reazioni fanno sospettare trattarsi di Esperidina qualeun' altra, tra cui l'insolubilità in acido acetico, fa du- | bitare. Del resto non è improbabile che si tratti anche di Esperidina inquinata da altre sostanze che impediseano certefreazioni. Ma la que- stione per ora resta sospesa fino a più minute ricerche chimiche per le quali cercherò di avere a disposizione maggior copia di sostanza su cui si potrà esperimentare più in grande. L'interessante è di rilevare la presenza di queste deposizioni di sfe- rocristalli in seguito all’azione del parassita. Notisi perd che non è solo l'Oidium in discorso capace di produrre tali precipitazioni: anche gli aranci infetti dai Penicillium presentano le stesse N di sforoeristalii nelle men ‘suddette. ad una sicura conclusione intorno alla collina chimica delle singolari ag- glomerazioni. (!) Per maggiori ER intorno all Esperidina, Cfr. W. Prerrer: Hesperidin. Botan. Zeitung, 1874, p. 481. — O. Penzia: Sopra alcuni Glucosidi delle Au- ranziacee. Padova, 1882, (In cui si trova anche tutta la storia dell' argomento). — O. PENzio: Studii Botanici sugli Agrumi, ecc. Aun. di Agr. 1387, p. 284-294, 378 = TEODORO FERRARIS Affinità con altri Ifomiceti. gl Tra gli Ifomiceti parassiti degli aranci è citato I’ Oidium fascicu- latum Berk (1) [Oospora fasciculata Sace. et Vogl. (*)] del quale a prima vista credetti si trattasse, ma il comportamento del nostro fungo, il presentarsi sempre con micelio fioccosu candidissimo e giammai glau- cescente mi fecero subito pensare trattarsi di altra specie. Ho potuto riscontrare una certi somiglianza nel comportamento e nel modo di sviluppo coll’ Oidium Lactis Fres. [ Oospora lactis (Fres.) Sace. (3)] in- teressante Ifomicete che fu molto ben studiato da molti micologi. L'Han- sen (*) dà una dettagliata descrizione della, forma e dello sviluppo di questo fungo del quale dà anche bellissime figure (5). L'A. fa notare che dalla germinazione dei conidi si sviluppano ife spesso ramificate dicotomicamente di eui la parte sommersa forma una specie di micelio mentre le ife sopra al liquido danno luogo ai conidi. Anche il nostro Ifomicete presenta spesso tale ramifieazione delle ife e simile compor- tamento. La figura 3 data da Hansen e riportata colle altre dal Joer- gensen (*) mostra un conidio-in germinazione col promicelio che si va settando, stadio questo molto frequente nel nostro Oidium e rappresen- tato nella tavola annessa fig. 10 2, c, d. : Le figure 12, 13, 14 del lavoro di Hansen mostrano catenelle di co- nidi inseriti su rami nascenti sotto ai setti dell’ ifa primaria, le figure 18 e 19 la forma dei vecchi conidi, stadi che hanno riscontro pure pel- lOi. Citri-Aurantii. I suddetti antori fanno pure notare per l'Oi. Lactis: il numero enorme di conidi che il fungo può produrre in certi casi. Il () O. Penzio: Fungi Agrumicoli n° 97 — Carranto: Z Miceti degli Agrumi, (Arch. Trienn. del Lab. Critt. di Pavia), 1879. — O. Penzic: Studii Botan. sugli Agrumi e sulle piante affini. (Ann. di Agricolt.). Roma, 1887, pag. 390. (3) P. A. Saccarpo: Sylloge Fung. omnium hucusq.. cognit. Vol. IV. Hypho- mycetum. () P. A. Saccarpo: Op. cit., pag. 15. i (*) Hansen Exstio Cun. Oidium lactis. (Fres) Meddelelser fra Carlsberg Labo- | ratoriet (Hand. Hefte). Copenhagen, 1879, pag. 235. | ) Hansen: Op. cit. tav. L jet - (8) A. Joersensen: Les Microorganisme de la fermentation. (Trad. p. Pau .. Fauno), Paris, 1895, pag. 120-123, et pa i s TROP M as ent Qu DES RN RAIN IT à NUOVO IFOMICETE PARASSITA DELLE ARANCE © 379 Pirotta e il Riboni (1) nei loro Studi sul latte fanno osservar nell’ Oi- dium lactis la forma cilindrico-ottusa delle spore giovani che mature sono più piccole e contengono un protoplasma talora granuloso e pieno di nuclei e, vacuoli, tal altra uniforme e trasparente. Non ho però mai osservato nel nostro Oidium la formazione di cellule interstiziali ripiene di plasma come l’Hansen fa notare per l'Oi. Lactis. Anche l’ Oidium pullulans (Lindner) (2) presenta alcuni punti di so- miglianza col nuovo Oidium specie nella forma dei conidi. Ma parecchi caratteri speciali al nostro fungo lo differenziano dai suddetti: il colore del micelio sempre bianchissimo, il suo modo di presentarsi. sotto forma di fiocchi quando si sviluppa all’aria su substrato adatto, la riduzione del micelio che quasi scompare quando il parassita si trova nelle parti interne dell’arancio e di una sostanza nutritiva speciale, la dimensioni dei conidi ed infine la presenza di questo parassita nell’araneio di cui attacca specialmente l ec invadendo poi a poco a poco le altre regioni del frutto. Per questi caratteri io d creduto necessario di crearne una specie nuova e che ho denominata dall'ospite in cui l'ho trovata col nome di: Oidium Citri Aurantii. Micelio interno repente, jalino, settato, ra- mificato spesso dicotomicamente: micelio esterno (culture in camera umida) candidissimo fioccoso, inerespato, corto, a contatto col substrato formante una patina gelatinosa. Ife miceliche diam.: p. 7-7,5. conidi. talora solitari sui rami terminali, per lo più in lunghe catenelle sui rami laterali, cilindrico ottusi (4. 14,5 + 7) od ovali (v. 12-13 = 9-9,5). raramente sferici (v. 12 + 12). giovani, con protoplasto granulare e va- cuoli, adulti pieni di goccioline oleose rotonde, molto rifrangenti. Parassita nell’endocarpio dei frutti di arancio. Avellino. Gennaio 1899. (!) R. Prrorra e G. Ront: Studii sul aus (Arch. Trienn. del Labor. di Botan. d. R. Univ. di Pavia). Milano. 1874, . 309. €) P. LINDNER: risa ara Batristotontroti in den “pae Ber- lin, 1895, pag. 153, | ; i i 380 TEODORO FERRARIS » CONCLUSIONE. Dai fatti suesposti possiamo dunque trarre le seguenti conclusioni più importanti: 1.° Il fungo in discorso à un vero parassita: inoculato su aranci sani rapidamente li attacca e li infracidisce: si sviluppa poco o nulla sull’ epicarpio, poco di più nel mesocarpio, egregiamente nell’endocarpio. 2. Fuori dell'immediato contatto dell'aria riduce il suo micelio e sviluppa abbondanti conidi specie se il substrato & molto nutritivo: al contatto dell'aria sviluppa abbondante micelio fioccoso, candidissimo. 3.° Coltivato in agar sciolto al 6 %/, in succo di arancio vive be- nissimo, affondandosi nel substrato che fonde secondo la linea di infe- zione. Ivi riduce il suo micelio, mentre sviluppa abbondanti segmenti conidiali. 4.° Le alterazioni prodotte dal fungo consistono nel disgregamento dei tessuti e scomposizione dei succhi. Effetto di queste alterazioni sono le deposizioni di sferoeristalli accennate nel corso del lavoro. 5.° Vive in società col Mucor racemosus, con vari Penicillium, ma quando si sviluppa sull’ endocarpio in buone condizioni prende la pre- ponderanza sugli altri micromiceti. E con questo chiudo la mia nota, colla speranza di avere portato un modesto contributo a!la Micologia degli agrumi e di aver richiamato l’attenzione degli Agrumicultori su questo nuovo micete che, se non colpisee gli aranci sulla pianta durante la loro maturazione, può nuocere assai nei magazzini ove essi vengono conservati diffondendosi rapida- mente il marciume dall’uno all’altro. Consiglio quindi una accurata se- lezione degli aranci che si presentano con traccie di marciume sullo epicarpio, aerazione dell'ambiente ove vengono conservati, e speciali riguardi quando vengono raccolti e depositati affinchè sull’epicarpio non ‚si formino ammaccature da cui facilmente il parassita penetra nell’in- terno e genera la malattia. Al chiarissimo prof. Penzig, della R. Universitä di Genova, illustre Autore di molti interessanti lavori sui miceti degli agrumi, sento il NUOVO ER PARASSITA DELLE ARANCE 381 . 3 dovere di porgere i miei più vivi ringraziamenti per i saggi consigli e le gentili esortazioni con cui mi invogliò a completare e a pubbli- care questo mio modesto lavoro. Dal Lab. di Patologia Vegetale della R. Scuola Enologica di Avellino. Gennaio 1900. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA X. — — ` l. Porzione di ifa micelica di Oidium Citri aurantii su endocarpio di A- rancio coltivato in camera umida. Ingrand. 475 diam. 2. Ramificazione terminale di un’ifa per SEE (475 diam 3. Porzione terminale di un'ifa con formazione successiva di À rami corti da cui si sono staccate catenelle di conidi. (475 diam.). 4. Formazione di un o laterale per cui l'ifa si continua sotto. all’ ultimo conidio della coi (475 diam). 9. Intreccio di ife nell'interno di endocarpio dui arancio fortemente infetto. (475 diam 6. Due Sidaliolle di conidi. (475 d ium.). 7. Vecchi conidi ricchi di gocciole oleose (475 diam.). 8. Conidi giovani di forma cilindrica e rotonda con vacuoli: alcuni in via di germinazione. (475 diam.). 9. Conidi colorati con ematossili ttere in evidenza i nuclei. (475 diam.). 10. a-d. Varii stadii di germinazione. dei conidi e spezzettamento del tubo di promicelio: e germinazione dei segmenti formatisi. (475 diam.) » 11. eo e sviluppo degli pue: I. primo stadio = 4 aghetti so- - ; b, c, riuniti a fascetti (475 diam.). II. Secondo stadio. Due sfe- ui isolati. III, Ultimo MAS Agglomerazione di sferocristalli in forma d.ndritica (150 diam 382 TRUM ; 0. MATTIROLO Sulla influenza che la estirpazione dei Fiori esercita sui Tubercoli radicali delle Piante Leguminose (Rapporto m Semi e Tubercoli). Ricerche sperimentali di O. MATTIROLO (Tav. XII). Il lavoro che pubblico oggi, lo dedico in doveroso e riverente atto di omaggio alla memoria del compianto amico e maestro, il Professore -GIUSEPPE GIBELLI; esso riassume i risultati delle ricerche iniziate fino dall'anno 1890 da quell’ illustre scienziato e da me, intorno alla in- fluenza che la pratica della estirpazione continuata e completa dei fiori, esercita sulle piante Leguminose e specialmente sui loro Tuber- coli radicali. | : Il lavoro, come era stato allora da noi pensato, doveva avere ben altre proporzioni di quelle colle quali oggi lo licenzio. Esso doveva comprendere tre parti: La prima che avrebbe trattato della storia dell’ argomento relativo ai Tubercoli radicali delle Leguminose, doveva essere opera esclusiva del Prof. Gibelli. La seconda, alla quale erano affi late le ricerche spe- rimentali; doveva essere curata da me; mentre la terza, che aveva ri- guardo allo studio anatomico compàrativo del modo di comportarsi dei tubercoli durante lo sviluppo, sia delle piante normali, come di quelle castrate, sarebbe stata fatta in collaborazione. Molto studio preparatorio aveva già fatto il Gibelli (t). Oltre 160 la- vori, di cui 80 cirea, comparsi dopo il 1888 (?) erano già stati da lui (1) Tengo a disposizione di chi intendesse seriamente riprendere il lavoro la- sciato incompleto dal compianto amico, tutti i riassunti da lui composti colla più meticolosa diligenza, quali vennero dal figlio dottor Camillo, messi a mia di- sposizione, () Ho voluto citare questa data, perché, va notato, che sino al 1888 trovasi ri- ferita una eccellente rivista bibliografica dei lavori che si occupano dell’ argo- «pen RUM TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 383 minuziosamente studiati e riassunti in tanti fascicoletti, ai quali, sven- turatamente, venne a mancare quel sagace e sapiente ordinamento sin- | tetico che era nella mente del valente botanico; e che si sarebbe tra- dotto in una storia critica. diligentemente documentata, esposta con stile elegante, di una delle questioni scientifico- -pratiche che abbiano in questo ultimo ventennio più intensamente appassionato le menti dei ri- cercatori di gabinetto e dei coltivatori. Le opinioni, infatti, intorno al valore dei Tubercoli radicali delle Le- guminose espresse dai mille Autori, che a partire dall’ anno 1586 con Giacomo DaLECHAMPS (1) se ne occuparono; si svolgono col più strano succedersi di teorie disparatissime, a volta acclamate, poi discusse, quindi abbandonate (°); sino a questi ultimi anni, in cui gli scienziati mento nello scritto di P. Vuillemin: Zes Tubercules radicaux des Léqumineuses. Naney, 1888.. Annales de la — * etos que dienen et étrangère, tom. I. (*) A titolo di curiosità ii in una statistica cronologica le principali Opinioni emesse successivamente dagli Autori intorno al valore dei Tubercoli ra- dieali. Le date segnano l’anno dell’ edizione dei differenti lavori, I Tubercoli radicali vennero considerati : Gi ps Come semplici escrescenze dei tessuti dia radice — o come escrescenze mor- bose la cui natura non è cpp DargcuawPs (1586 CANDOLLE ges « Tumeurs morbides TuLasne (1851) « Tumeurs morbides o nue charnues ». 2: Come galle di insetti. ì MatPIGHI (1687). j (Però va ricordato che l'opinione di questo Autore era dubitativa, poichè | egli nota di non avervi mai incontrato nè ova, nè larve, nè perforazioni rare all’azione di un insetto). 3° Come sclerozi. Bivona (1816) "ME rar. IV, p. 26; ne distinse due specie, vale a dire: A 8 | 0. MATTIROLO pare abbiano finalmente potuto riescire a coltivare l'agente o gli agenti rizobici che determinano (in modo che io r»puto non ancora. chiarito) la formazione dei Tubereoli delle Leguminose e i relativi bacteroidi. lo m lotorum e lo Selerotiwn medicaginum. rsoon (1818) che descrive lo Selerotium rhizogon st ( cus un), il quale peró osserva che questi sclerozii non danno noia alle piante che li ospitano. 4° Come lenticelle. CLos (1848 e 1849). ; | 5. Gemme abortive di frutti latenti. i Doopy (citato da Treviranus sulla fede di Dillenio) Raij Synop. edit. . t III, p. ps. di RINCHINETTI (1837). 3 n (1853). - 6.° Radici abortive o radicelle. i ` GASPARRINI (1851) (Tubercoli spongiolari). Koraczeck (1856) Schwammwurzeln. Cornù (1878) SORTE ue riconosca la natura distinta tanto della AN TiEGHEM et Duo (1888). PARATORE (1894). 7° Organi normali (magazzini di riserva). Lachmann (1858). 8° Prodotti da Mycorrhize endotropiche 0 RE ce di Chitridiaceae? i Vun.temmn (1888) 9.° Neoformazioni del parenchima corticale della radice. Eriksson (1874). PrILLJIEUX (1879), ecc, ecc. ; Nei Tubercoli si riconobbero: 1.° Bacteri, Woronin (1866) - Harinen. (1886) - Wicanp (1887) - Lönrer (1886) - MATTEI (1857) - LUNDeTRORM (1886) - Beverınck (1888) - Prem (1888) - PnaZwowsk: (1889) - Franck (1890 et seg.) - WINOGRADSKY (1891 et seg.) ee Nosse - Scumo - Hiruen - Horres 1892 et seg.) - SCHNEIDER 1892) - enge re: ul GoNNERMANN (1894) - SALFOLD H TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 385 Il lavoro del Gibelli sarebbe stato assai profittevole per chi avesse voluto conoscere la storia di una questione, la quale diventerà sempre più difficile a ricostituirsi per la quantità e le varietà di documenti che la riguardano, sparsi in migliaia di opuscoli, di volumi, ece. (editi presso tutte le nazioni, in lingue le più disparate) dimenticati o rari, 0 che presto diverranno tali per necessità di cose. La morte del Prof. Gibelli (16 settembre 1898) ha troncato anche 2. Manifestazioni di un fungo elevato produttore delle Cellule vibrioniformi nei rcoli. Eriksson (1874). SORAUER (1874 =x - 3° Mizom 44 homi non specificati. 1878). 6." Spore x cita paragonabili alla Plasmadiophora Brassicae o sporule diverse di funghi non ben specificati. Kny (1879). St "MansnarL-Wanp (1887) (Ustilagineae). EO cU V Virna bacteriformi nati da Plasmodi. ` ur (1879). Franck (1879). s Ra Diferenziasioni gt del Hee cellulare. RUNCH 18 MartIROLO (id.). E + MarriRoLo e Buscationi (id.). AN Hem et DouLior (188€). a ) BuscaLIONI (1893), e ecc, ith (* Le indicazioni bibliografiche relative alla presente rivista, M quasi tutte : Biferite nei lavori di Marrmoro e Buscauionı; Vut EMIN (loc. cità; e nel lavoro inam o di E. Pararore — Ricerche i istolo, ogiche sui Tul aue die ali M — Mai, pigna, 1 1899; ove pure manca qualsiasi indicazione del lavor 386 O. MATTIROLO questa iniziativa del laborioso scienziato; nè io, dopo che ‘ebbi dalla famiglia le note manoscritte, ho saputo e potuto riordinare e comple- tare il materiale da lui raceolto, per quella che avrebbe dovuto essere la prima parte del nostro lavoro. Perciò pubblico oggi unicamente i risultati da me ottenuti; avver- tendo il lettore che io non ho osato far precedere il mio nome da quello illustre del compianto amico; come avevo già divisato di fare (!), per- chè ho creduto mio dovere accettare la responsabilità di quanto ho fatto da .solo. Per circostanze indipendenti dalla mia volontà, e che in parte sono accennate nelle pagine che seguono, ho dovuto ora limitare queste ri- cerche in confini assai ristretti, riferendomi, per quanto ha rapporto ai particolari anatomici, ai precedenti lavori e, in modo particolare, a quelli di TscmtRcH - Vur.tLEMIN - BRUNCHHORST — Luxpström = De VRIES.... che si sono occupati del processo normale di vuotamento dei Tubercoli al momento in eui maturano i frutti. Al giovane e distinto chimico Dott. Arrigo Mazzucchelli, già mio as- sistente presso il Laboratorio del R. Istituto botanico di Firenze, sono lieto di esprimere la mia gratitudine per la sagace collaborazione sua; avendo egli proceduto colla massima diligenza, nel mio Labora- torio, alle determinazioni chimiche, che, in parte anche furono fatte e pubblicate dal Dottor Marco Soave, assistente presso l'Istituto di ma- teria medica della R. Università di Torino, per inearico del Prof. Gi- belli. (2). Firenze, Dicembre 1899. ie, peg. 94 e 98. ntato, nell'adunanza del 9 luglio scorso anno, alla R. Accademia di Agricoltura di Torino: Come si modifica il TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 387 L' idea dei presenti ricerche, & ee da due distinte considera- zioni: 1. Dalla lettura di un lavoro originalissimo,. dimenticato, di AUGUSTO TamcHiNETT: (1837); e di una nota di TrEvIRANUS (1853); nelle quali pubblicazioni sono svolte presso a poco identiche idee sulla natura dei Tubereoli radieali delle Leguminose, che questi Autori riguardano: « come specie di bulbilli » (Trinchinetti); « come gemme fiorali anormali » (Treviranus); in altre parole, come costituenti un apparecchio riprodut- tore secondario e sussidiario; il quale, coesistendo coll” apparato normale, avrebbe facoltà di sostituirsi a questo, ove per cause differenti venissero a mancare i frutti e quindi i semi. 2.° Dalla considerazione del fatto, noto da tempo ai botanici, che lo studiarono scientificamente solo in questi ultimi decennii (V. i lavori di: Sominpcer (1885), De Vries (1877), LüNDSTRÖM (1886), BRUNCKHORST ; (1886), TscHircH (1887), VurLLemin (1888) ecc.) che helle piante Legu- minose, durante la fruttificazione e la maturazione dei semi, i Tuber- coli radicali vanno normalmente vuotandosi del loro contenuto; cosic- chè, a termine della maturazione, essi risultano vuoti o quasi, funzio- nando quindi come fabbricatori e temporanei serbatoi di quelle sostanze albuminose che troviamo immagazzinate nei semi sotto forma di mate- riali di riserva. | Tutti questi autori ammettono una relazione costante fra Tubercoli e Semi. AUGUSTO TRINCHINETTI , il geniale oculista, I’ — botanico e fisio- insieme a. qe risultati anche alcuni protocolli delle dte ais eai (V. la- voro eitato Credo utile richiamare, qui, in parte, anche i risultati ottenuti dal D Soave perche completano i nostri e "Jedi. ottenuti con identico metodo di ricerca, 388 O. MATTIROLO logo (!) nel suo rarissimo opuscolo (2), dopo aver descritto, come un fe- nomeno straordinario (?) la comparsa dei Tubercoli radicali sul fittone dell'Arachis Hypogaea Linn., così si esprime: ... conobbi che avevano molta analogia coi frutti immaturi di tale pianta. Gli trovai forniti i di due sostanze, esterna spugnosa analoga al guscio del legume, lin- terna compatta somigliante a quella dei semi, ecc. Desideroso di trovare una qualche spiegazione del fenomeno, mi posi | (e durò quattro anni!) ad accuratamente esaminare le piante che pre- E sentavano i notati tubercoli, ed ho osservato che l'abbondanza di questi ko era in ragione inversa del numero dei legumi che quelle portavano. E. Dietro l'attenta considerazione di un tal fatto, mi tenni autorizzato a dar ragione nella seguente maniera allo svolgimento delle curiose descritte produzioni. Questi tuberetti costituiscono in questa pianta un altro modo di ri- produzione simile a quello che, pei tuberi, pei bulbi e pei bulbilli ri- scontrasi in molti altri vegelabili. | Go in pensiero di intraprendere alcune sperienze che valgano a con- |». . fermarmi o forse a distogliermi dalla proposta maniera di spiegazione circa la formazione di questi organi, e particolarmente penso di impe- PTT n D AT MALI RI MR NI E nnt RUM T MER tu uc EIN 7 7 m dire, in aleune piante, lo sviluppo dei frutti, osservando poscia se vi si s formano i tubercoli radicali, in qual numero e di qual volume. Non ho voluto peró aspettare a far conoseere l'osservazione istituita, onde cosi aprire il campo anche ad aitri di fare delle indagini su di un fatto che sembrami di qualche interesse per la fisiologia. di () A. TniNcurNETTI, nato a Monza il 28 marzo 1813 — moriva a Milano, a soli 34 anni, il 12 agosto 1847! Q) Questo lavoro di tre sole pagine, trovasi nel volume 85.° della Biblioteca à di : Italiana ossia Giornale di let ed arti, nel fascicolo di gennaio, febbraio e marzo del 1837, anno XXII del Giornale per titolo: Sopra alcuni Tubercoli che rin le radici dell Arach e" su ea osservazioni del dottor A. Trinchinetti assistente alla Cattedra di Oculistica del- P Università di Pavia. Questo lavoro è stato ricordato dal Gasparrini (Osserva- zioni sulla struttura dei Tubercoli spongiolari di alcune piante leguminose, (con una tavola. Atti Accad. Scienze di Napoli, VI, 1851) citato incidentalmente dal Prrorta {Per a storia dei batteroidi delle Leguminose. Malpighia, Anno II, pag. . 156) dimenticato dal Vuillemin (loc. cit) e da tutti, si può dire, quelli che si sono in appresso m di questo argomento. TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 389 TREVIRANUS (!), dopo una breve descrizione anatomica dei Tubereoli e una rapida rivista delle opinioni emesse successivamente dagli Au- tori (fra i quali non ricorda, nè il TRINCHINETTI, nè il GASPARRINI) in- torno alla loro natura, riferisce un'antica osservazione di Doody ripor- tata da Dillenius nella Edizione III della Sinopsis di Rasus, che cioè il detto autore avesse osservato come l'Ornithopus perpusillus si ripro- ducesse a mezzo di Tubereoli radicali, quando le piante non avevano portato frutti: « nach Dillenius, hat Doody Fälle „beobachtet, wo Orni- thopus perpusillus sich durch seine Wurselknollen vermehrte, indem zu- gleich die Pflanze keine Früchte brachte » (pag. 396). Teeviranus ricorda inoltre la tendenza delle Leguminose a dare ori- gine a frutti speciali che si svolgono a livello del terreno o nello stesso terreno; frutti incompleti, ipogei generalmente i quali, come si esprime l'Autore: « gewissermassen das Mittel halten (3) zwischen Früch- ten und Knollen. » : Osserva, come presso alcune specie di Crocifere e di Poligalee, oltre alla fruttificazione: normale, ne esista pure un'altra sotterranea, senza che il fatto acquisti presso queste piante quel carattere di generalità che egli nota nelle Leguminose. AE rd TREvIRANUS credette perciò di riconoscere che la formazione dei Tu- bereoli e quella. dei Frutti sotterranei non sono coesistenti, ma che que- ste due formazioni in certo qual modo si sostituiscono (3). | Ricorda lo sviluppo dei bulbi e dei Tubercoli in luogo dei semi in molte Monocotiledoni; e dalle sue osservazioni si conchiude, che nelle Leguminose le gemme fiorali, normali sul caule aereo, divengono anor- mali verso il colletto, per riescire iraperfette, quando si sviluppano sulle (1) L. C. Treviranus, Ueber die Neigung der Hülsengemüchse zu unterirdischer Knollenbildung. Botanische Zeitung, tom. XI, p. 393. 1853, C) Vicia amphicarpa, Lalhyrus amphicarpus, Amphicarpus monoica , A. sar- mentosa, Voandzeia, Arachis, ece., di cui l'Autore descrive minutamente i frutti speciali. (*) E colle sue parole: Dabei ist der Umstand nicht ausser Acht zu lassen, dass Knollenbildung und unterirdische Früchte nicht leicht sich zusammenfinden ; vielmehr auf gewisse Weisse EINANDER ZU ERSETZEN SCHEINEN. 390 O. MATTIROLO radici sotto forma di Tubercoli (!) e la mancanza d'aria e di luce spie- gherebbe questo arresto di sviluppo; gti TuiNCHINETTI e TREVIRANUS (dei quali dichiaro non ammettere le teo- rie sul valore dei Tubercoli radicali) avevano adunque riscontrata una relazione tra i Tubercoli e l'apparato fiorale: e TRINCHINETTI nell’ Ara- chis (dopo quattro anni di prove) ritenne essere l'abbondanza loro nelle piante in relazione inversa del numero dei legumi. A Per ciò che ha riguardo al momento in cui i Tubercoli delle Legu- minose si vuotano, al loro riassorbimento cioè, si hanno moltissime os- servazioni; ma nessuna esauriente, perchè, se si sa che si vuotano al momento della fruttifleazione, non si conosce dove e come proceda e si trasformi il materiale migrante. i Cosi fra gli altri: | SCHINDLER trovò che nel periodo della fioritura si nota il maximum nella produzione dei Tubercoli, e che nel tempo della maturazione dei frutti, anche nelle piante leguminose perennanti, ER Da er 3 E trovasi « immer eine = Anzahl Knöllchen eingeschrumpft, oder vollständig durch Fäulniss ihrer = * : a Rinde zerstört (2). De Vries (*) aveva già prima constatato che le cellule speciali dei Tubereoli contengono il maximum di bacteroidi all’ SERN epoca della fioritura, mentre nell’inverno l’albumina vi è meno abbondante. Riconosce pure egli che il materiale rigurgitante contenuto nei Tu- XN, bercoli all'epoea della fioritura, viene poi riassorbito per la maturazione $ g sich nicht öffnen, und deren Saamen einmal ausgetrocknet nicht mehr zu keimen se (*) ScarnoLeR, Ueber die biologische Bedeutung der Wurzelknóllchen bei den Papilionaceen. Jahrb. f. Landwirth. 1885. Zur Kenntniss der Wurzelknòllehen der . Papilionaceen. Bot. 1884, tom. XVIIL Pr ©) De Vruzs, Wachstumsgeschichte des rothen Klees. Landw. Jahrbüch. Berlin, y! E. | : TURERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 391 dei semi, lasciando vuoti i Tubercoli — e che in essi l'albumina vi à meno abbondante nel periodo invernale. TscHIRcH (1) riconobbe anch'egli che i Tubercoli si vuotano nel pe- riodo della maturazione dei frutti — che (nel Zupinus ad es.) come nelle piante annue, il vuotamento ha luozo in modo, che vengono riassorbite prima di tutto le parti centrali del Tubercolo; — che i bacteroidi vengono sciolti a partire da quelli che stanno nelle parti più esterne delle cavità cellulari. Le cellule quindi si accasciano, si distruggono in modo da dare origine, in principio, a delle cavità nei Tubercoli. Poi il Tubercolo si vuota completamente e muore (pag. 63), rimanendo nient’altro attaccato alla radice che una sacca tuberosa tap- pezzata da informi rimasugli di nn nei quali si possono riconoscere dei residui di vasi. — ' Nelle Leguminose perennanti invece (Robinia ad es.), v. pag. 64-65, (loc. cit.) i Tubercoli non vanno tutti perduti totalmente in autunno — ma men- tre alcuni muoiono, alcuni di essi rimangono pieni (Robinia), si vuotano solo parzialmente, e anche qui si incomincia il vuotamento nelle loro parti più vecchie e procede come nel Lupinus — allein es wird nicht alles gelöst -— imperocchè rimane in essi una zona meristematica che riprende a vegetare in primavera e che. essendo localizzata in punti differenti, rinnova i tessuti del Tubercolo, rendendolo digitato. Il vuotamento dei Tubereoli, deseritto con molti particolari anatomici dallo Tschirch, anche nelle piante annuali (secondo le sue osservazioni nel Lupinus), non deve riguardarsi però come assoluto « Allein die Knoll- chen der enjährigen Pflanzen werden nicht bis auf den letzten rest entleert » (come succede anche negli Endospermi di molti semi germi- nanti), in modo che, dopo la raccolta degli organi epigei delle Legumi- nose, rimane -una certa percentuale (allerdings nicht sehr hohen) di ma- teriale albuminoso nel suolo. BRUNCHHORST vide pure egli e notò il La del vuotamento di tutti i Tubercoli nel momento in cui avviene la maturazione dei frutti, (1) A. Tscuircu, Beiträge zur Kenntniss der Wurzeiknöllchen der Leguminosen. ‚Berichte d. Deut. Bot. Gesell. Tom. V, 1887. LI ` o. MATTIROLO « Ebenso wie alle anderen Organe der Pflanze werden dann auch schliesslich die Knöllchen entleert. » Egli descrive minutamente il processo col quale vien sciolto il con- tennto dei Tubercoli, e finalmente così si esprime: « von dem reichli- chen Eiweissinhalte der Knöllchenzellen bleiben bloss ganz spärliche desorganisirte Ueberbleibsel zurück. Le cellule, dopo il vuotamento collabiscono a poco a poco, mentre ri- mangono ancora vive e turgescenti le cellule della. porzione corticale. Finalmente tutta la parte interna si cambia in una massa molle, fluida; la forma primitiva del Tubercolo non è rivelata più che dalle parti corticali consistenti del Tubereolo, il quale: ohne äussere Verlet- zung aus einem eiweissreichen Organ, in ein. eiweissarmes verwandelt worden ist. : Secondo le osservazioni di VurLLemn 8i puó sperimentalmente pro- vare che, come i Tubercoli si vuotano all' epoca della maturazione dei frutti, egualmente si comportano nelle piante sottoposte all'inanizione; quando cioè si rinehiudano, come ha fatto l'Autore, giovani pianticelle ricche in tubercoli, in uno spazio confinato. In queste condizioni « un certain nombre de corpuscules (baeteroidi) était résorbé, d'autres appauvris et leur substance avait été évidemment consacrée à l'accroissement de la plante et au développement des feuil- les qui augmentaient notablement en taille et en nombre (pag. 61); e altrove: La plante puise à cette reserve dans les circonstances où ses dépen- ses l'emportent sur les recettes? (pag. 67). Franck nel suo Lehrbuch der Botanik 1892 (pag. 268 a 273) rileva il fatto noto che il contenuto dei Tubereoli viene riassorbito e utilizzato dalla pianta all’ epoca della fruttificazione; quando le piante hanno bi- sogno di sostanze azotate, utilizzano le materie accumulate nei Tuber- coli, nelle cui cellule però rimangono sempre bacteri inalterati (mentre sono riassorbiti i bacteroidi) che sfuggono all’azione digerente ed assi- milatrice delle piante; e colla scomposizione dei Tubercoli ritornano al terreno i germi di nuove simbiosi future. i M y LA pr Lj Erich) xa per T e Ma e TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 393 Gli stessi fatti sono rilevati dal Franck in altri lavori (4). BeyENRINCK nello scritto comparso nella Botanische Zeitung dell’anno 1888, riconosce ripetutamente che i bacteroidi sono normalmente usu- E. fruiti dalle piante e che il loro materiale « deren Eiweiss kommt der È Fflanze zu Nutzen. » F Laurent (°) parla della digestione e del riassorbimento del contenuto | dei Tubercoli a favore del bilancio organico della pianta, ammette che i Tubercoli vuotati diventino preda dei microbi del ‘suolo. Nosse, ScHwip, Hırıner e Horrer (5) e molti altri ancora, diversa- mente interpretafflolo, trattano del fenomeno del vuotamento dei Tu- bercoli al termine della vegetazione (che io pure osservai come fatto normalissimo), si occupano di stadiare diligentemente i Tubercoli in- vecchiati e i loro residui. I bacteroidi dei Tubereoli invecchiati, secondo questi Autori, scom- | parendo si vuoterebbero della parte inclusa ossia, dei bacteri. Ragionando sulle basi delle idee e dei fatti che emanano dalle osser- l ... Vazioni ora brevemente riassunte; non preoccupandomi della questione ide del valore dei Tubercoli che, pare, oggi (*) dobbiamo riconoscere come i effetto di una specie di simbiosi fra Rhizobi e le radici; lasciando da | parte quanto ha riguardo alla morfologia, alle influenze determinatriei, | al modo e luogo di origine e di sviluppo, alla intima struttura, al va- | nn i ue Yom (*) D. B. Franck, Ueber die Pilzsymbiose der Leguminosen. Berlin, 1890. lp. Ueber den Dimorphismus der Wurzelknöllchen der Erbse C) Launent, Recherches sur les nodosités radicales des Legumineuses. Annales de l'Institut Pasteur, V, Ann o 1891, p. 128-135. Lex à, B RARES E | der Leguminosen. Vol. XXXIX. Bot. Centrallbl. 1892. Beihefte, = (*) Nei lavori comparsi nella e « MartiroLo: I Tubercoli radicali b^ delle Leguminose, Anno I, 1887, p. 420. MarrIROLO e BuscaLtowit, id. Si conten- ~ gono Bacteri nei Tubercoli radicali delle Leguminose? id. p. 464, sostenevamo con Bruncuorst, BENEGKE, Tsenıkch, ecc. (V. p. 385) l'idea, che i hacteroidi dovessero riguardarsi non già come funghi, ma come normali formazioni plasmatiche ed i Tubercoli, che li contengono, come normali serbatoi di sostanza albuminosa. (*) Nosse, Seu. Pb Horrer, Versuche«über die Stickstoff assimilation | 394 0. MATTIROLO lore morfologico dei Tubereoli..... Il professor GiseLLI ed io fummo con- dotti a sperimentare per riconoscere la natura delle relazioni loro coi semi, per vedere cioè come si comportavano, quando si poneva la pianta in condizione di non poter fruttificare. In questo studio ci confortava anche il pensiero di poter contribuire ad estendere le conoscenze intorno ad un problema importantissimo dal lato agricolo. Le esperienze durarono successivamente nove anni, si cominciò nel 1890 a Torino, e quindi continuai da solo a Bologna (1894-1897) e a Firenze (1898); ed è sopra queste esperienze che ho@potuto ricavare le conclusioni che presento, essendosi, come diremo, per causa dei parassiti e per altre cause, dovuto rinunciare a molti altri tentativi, aleuni dei quali però saranno ricordati! La pianta adoperata fu la Vicia Faba Linn. e alcuni risultati si eb- bero anche col Lupinus albus Linn. (1). IL. Descrizione del metodo col quale si condussero gli esperimenti. Sementa. — Nei primi giorni della primavera, in un certo numero di vasi (50 circa) accuratamente scelti, in modo da averli, il più pos- sibilmente, uguali fra loro, venivano poste quantità uguali di terriccio da giardino (?). In questi vasi si seminavano a distanza fissa (due in alcuni, e tre in altri) semi di Vicia Faba Linn., anche essi accurata- mente scelti in modo da risultare, per quanto era possibile, uguali tanto in peso, come nei caratteri esterni. — indi venivano questi vasi innaf- (*) Il dottor Soave sperimentò pure sul Phaseolus multiflorus e sul Pisum sa- tivum (V. loc. cit.). €) H terreno adoperato non era della migliore qualità; non esageratamente concimato — e ciò in rapporto alle osservazioni di SCHINDLER (loc. cit.) dalle quali risulta che i Tubercoli si svolgono meglio in un terreno povero di azoto, ‘che in un terreno ricco in sostanze azotate e ciò a pari condizioni di cultura. HELLRIEGEL (Tageblatt der Naturforsch. versam. zu Berlin, 1886) constatò.lo stesso fatto. Vedi pure i lavori di De Vries; Schindler, Rautenberg e Kuhn, ecc. fi. i : EET ucc ed c E Re egi Pe WP NETS TUBERCULI RADICALI DELLE LEGUMINOSE + MED fati tutti in egual modo e portati in una località, scelta all’uopo, dove tenuti a regolare distanza gli uni dagli altri. potessero fruire di iden- tiche condizioni di esposizione; mentre, durante il loro sviluppo, veni- vano esattamente curati allo stesso modo e nella stessa maniera pro- tetti contro ai danni eventuali delle intemperie. Separazione delle due serie di piante. — Appena si potevano ricono- scere i primi indizii di fioritura, dopo aver scartati quei vasi, che per differenti cause presentavano qualche anormalità nello sviluppo, veni- vano i rimanenti disposti in due serie, nelle quali si aveva ugual nu- mero di vasi e di pianticelle — le quali. sì continuavano a coltivare separatamente colle identiche precauzioni. id unu eta Le piante di una delle due serie si lasciavano liberamente e normal- mente fiorire e fruttificare, mentre colla massima diligenza si estirpa- vano tutti i fiori che si sviluppavano in quelle spettanti all'altra serie. Operazione della estirpazione dei fiori ed effetti di essa sullo sviluppo delle piante. — L’operazione della estirpazione dei fiori si eseguiva re- golarmente ogni mattina da me o da chi ne era incaricato, per tutto il tempo impiegato dalle piante della serie normale a sviluppare i fiori. . € à maturare i frutti; essa veniva fatta estirpando i fiori semplicemente | colle dita (metodo ehe ho dovuto riconoscere piü conveniente, dopo le _ prove fatte con pinzette e forbici, colle quali si puö danneggiare le ; 4 piante ove non si operi con estrema Ol, ciò che richiede un tempo opa lungo). . E qui va notato subito un fatto curioso (che meriterebbe un esame | più attento di quello che ho potuto far io), quello cioè di una enorme quantità di fiori che si succedono in brevissimo tempo in queste piante. L’ estirpazione dei fiori provocò sempre una notevolissima iperfiori- tura, la quale si continuó per an tempo lunghissimo — le piante ca- strate (così, con terminologia impropria, per comodità, continuerò ad in- dicare le piante alle quali si estirpano i fiori), seguitavano a fiorire, mentre le vicine della serie normale erano già fruttificate! NEL Eg . E notevolissimo ehe questi fiori si sviluppano in posizioni anormali. Ove i fiori normali (per le loro relazioni di posizione sulle piante) ven- gano successivamente tolti, si vedono comparire abbondanti fiori sulle & O. MATTIROLO parti inferiori delle piante in questo periodo di tempo straordinaria- mente sviluppate negli organi vegetativi. Fiori di color giallognolo, si incontrano più o meno sviluppati in una certa abbondanza, a livello del terreno, nascosti fra le molteplici ra- mificazioni del caule, prodotte da una quantità di gemme normalmente sviluppantesi a livello del terreno (1). : E La Vicia Faba diventa cauliflora; l'esperimento provoca (2) il curioso . fenomeno della caulifloria che, abbastanza raro nelle piante nostrali (Viola, Oxalis ad es.), vediamo così frequente invece nelle piante tro- picali (Aristolochia, Parmentiera, Theobroma, Diospyros, Ficus, écc. ). Questo fenomeno studiato nei Tropici da WALLACE. Beccari, SCHIMPER, —— meriterebbe uno studio attento (3), come un esame più attento di quello () Sarà argomento forse di futuro stu ideato, il prof. Gibelli ed io, di esegui già evoluti dei cauli di Vicie castrate allevare le gemme a dio, la seguente ricerca, che avevamo ro rivegetazione si comporti relati- | vamente ai materiali accumulati nei Tubercoli radicali. Queste e molte altre ri- — | cerche del genere, vogliono essere raccomandate per l'importanza dell’argomento — | che toccano. A (*) Io credo che molta importanza, in questo fenomeno, abbiano qui, in primis, i le mutate condizioni di vegetazione — |’ ec- izioni igrometriche. i e le condizioni di tempo nell stesse, le quali necessitano il » hon mi concessero di seguire il destino di questi fiori curiosi, dell'esame dei quali, avrei in animo di oceuparmi di propo- sito; come avrei pure in animo, di studiare, quale debba essere il destino dei Tu- ioè, onde constatare se esse continuino ad umulare materiali nei loro Tubercoli radicali. (5) Sugli effetti della castrazione, nello stretto senso della parola, e dalla ca- strazione cosidetta parassitaria da Giarp, molti autori hanno scritto. Oltre a Tu- LASNE; GiARD, VuiLLemN, MAGNIN, CHEVALIER, HECKEL, ecc.; nessuno però, per quanto io sappia, ha osservato fenomeni paragonabili a quello che presenta la — Vicia Faba quando le si estirpano i fiori. i a TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 397 che ho potuto finora fare io, meriterebbe quello dei fiori anomali ridotti . . nelle proporzioni, nello sviluppo, differenti nel colore della corolla verde giallastro, ehe si devono considerare come specie di fiori cleistogami. ; Questa fioritura io la credo paragonabile a quella cleistogama che co- - munemente nelle piante primaverili si osserva, quando i fiori normali | rimangono infecondi. Gm Questo fatto, d'altronde, è in relazione con quanto riferisce TREVIRANUS (loc. cit.) sulla fede delle ricordate osservazioni, che sarebbero state fatte da Doopv, riferite da -DiLLENIUS (Raji Sinop. 3.^ edizione, cita- zione di Vuillemin ); che cioè egli avrebbe osservato, come l' Ornitho- pus perpusillus non desse frutti, mà si moltiplieasse per mezzo di Tu- _ bercoli speciali delle radici; e con quanto riferisce il Vuillemin (loc. cit. p. 23) di aver osservato sulle porzioni sotterranee della Vicia se- piwm in primavera, dove si ineontrano vere gemme di cui la foglia ascellare non à distinta, ma sulla cui natura non vi puó essere dub- bio; e finalmente con alcuni fatti osservati da TscuincH: Beitráge zur Kenntniss der Wurzelknöllchen der Leguminosen. Bericht d. Deutsch. _ Bot. Gesell. Tom. V, 1887. | Operazioni di pesatura. — Giunti a maturità i frutti portati dalle piante normali, le quali vanno essiecandosi (come succede nelle piante in natura) si provvedeva all’ esame comparati vo degli individui delle due sezioni. ‘ La differenza fra le piante delle due serie è, in quest’ultimo periodo della esperienza, evidentissima. Le due serie di piante coltivate e trattate nell’identico modo (tranne per quanto ha riguardo alla innaffiatura, la quale nelle piante castrate deve necessariamente farsi più abbondante), appaiono formare due com- plessi diversissimi. Mentre le piante normali sono quasi essiccate e presentano i frutti maturi, quelle castrate invece sfoggiano un meraviglioso e lussurioso sviluppo di tatto quanto ha rapporto al loro apparato vegetativo. Le foglie, i fusti, i rami turgidi di queste, fanno uno strano contrasto coi fusti sec^hi, intristiti, colle foglie avvizzite delle prime piante. Se il lettore si compiace dare un’occhiata alla tavola, si convincerà ‘enorme differenza che intercede fra le due serie! [em 398 O. MATTIROLO La bella fotografia, eseguita dal dilettissimo amico prof. G. Roster, non lascia aleun dubbio in proposito. Le piante ivi rappresentate erano state seminate il giorno 23 febbraio 1898; avevano avuto lo stesso tratta- mento durante tutto il periodo del loro sviluppo, furono fotografate il giorno 19 luglio 1898, La castrazione, o meglio, la estirpazione dei fiori, ebbe adunque per effetto complessivo, quello di sviluppare enormemente i rami, le foglie e conseguentemente il sistema radicale, come si potrà agevolmente ri- conoscere dalle cifre ottenute colla pesatura, e come si poteva a priori arguire. richiamando alla memoria il fatto noto agli agricoltori, che cioè le Fave nelle annate nelle quali dänno pochi frutti (essendo man- cati loro per cause differenti gli Imenotteri pronubi, in prevalenza Apidi) svolgono invece in rigoglioso sviluppo le parti vegetative; vanno in fo- glia, come si esprimono a questo riguardo, gli agricoltori. Portate a questo punto le esperienze. quando i legumi si riconosce- vano quasi maturi, si procedeva (scegliendo una giornata propizia) alla pesatura, e ciò perchè le lunghe operazioni necessarie si potessero com- piere tutte in condizioni uguali. Va notato a questo proposito che per fare la pesatura non si aspettò mai la maturazione completa dei legumi, caratterizzata dalla essicea- zione del loro pericarpio — imperocchè a questo stato, corrispondendo lo sfacelo di tutto il sistema radicale e conseguentemente la distruzione dei Tubercoli — ci sarebbero mancati i termini di confronto. A questo fatto deve porre mente il lettore giudicando i risultati ot- tenuti in queste ricerche. Si procedeva quindi nel seguente sd Le piante venivano tolte dai vasi, alternativamente estraendo una pianta normale e quindi una castrata. L'estrazione si faceva per tutte le piante operando nello“ stesso modo, | battendo leggermente l’orlo del vaso capovolto, si riceveva nella mano il terriccio contenutovi e con esso la pianta; quindi lo si scoteva leg- germente, così chè la maggior parte del tefriccio non intimamente ‘aderente alle radici si staccasse e il sistema radicale venisse: messo a nudo. LS © E m. TTA i * # EN à 4 TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 399 Le piante così ottenute si immergevano, per la loro parte radicale, in un bacino d’acqua e si scotevano leggermente in modo da eliminare la maggior parte dell’ humus residuo. Si rilavavano sott’ acqua pulita colle maggiori cure, e quindi si pas- savano in un bacino sotto acqua lentamente scorrente, sempre avendo cura di compiere l'operazione coi massimi riguardi. Lavato così dili- gentemente il sistema radicale, si procedeva al distacco dei Tubercòli, che si mettevano in un sacchetto fatto di una reticella metallica a ma- glie sottili, il quale serviva ad operare sopra di essi una ndova accu- rata lavatura, che metteva termine alle operazioni. I Tubercoli poi, tolti dalla reticella, si asciugavano tutti allo stesso modo, pressandoli sempre con eguale pratica fra due asciugatoi e quindi si procedeva alla pesatura. D'altra parte si pesavano per ciascuna pianta le varie parti di essa radici, cauli, foglie e legumi, come si può rilevare dagli specchietti. Le radici venivano asciugate dall’acqua di lavaggio a mezzo di panni asciutti trattandole tutte colla stessa pratica. In queste operazioni mi furono di valido aiuto, a Torino, il signor BerRINO; a Bologna il dottor Giovannını; a Firenze il signor L. Aıurı Conservatori e Custodi dei rispettivi Orti botaniei, ai quali esprimo la mia gratitudine per la eooperazione loro nella operazione lunga e no- iosa della pesatura e nel lavoro quotidiano della estirpazione dei fiori. 1 Tubercoli, così ottenuti, venivano quindi messi in boccette conte- nenti lo steso tipo di alcool e conservati cosi sino al momento in cui si potè procedere al loro studio. Le radici, i cauli, le foglie vennero gettati via, dopo ottenutone il peso, non avendo io tenuto conto, a disegno, che dei materiali dei Tu- bercoli, mentre, invece, il dottor Soave, nelle sue esperienze, ne ha te- nuto conto e li ha esaminati anche dal lato del loro valore chimico. E qui, prima di terminare la esposizione del metodo seguito nello sperimentare, debbo aggiungere che in nove anni, io ho sempre otte- nuti, in massima, identici risultati. . Molte cause estranee però influirono sulle culture, e fra queste, vanno ricordate i parassiti vegetali, i parassiti animali, ecc., che molte * ) M 0. MATTIROLO volte rovinarono totalmente le piante prima che giungessero a matu- ritä; e l’azione di male intenzionati, i quali, inavvertentemente, vorrei credere, per alcuni anni di seguito devastarono le mie culture, espor- tando i legumi giunti quasi a maturazione, e ciò per mangiarli! Due anni di seguito ebbi a provare penose disillusioni per questo ri- guardo; e fu a Bologna dove i legumi mi vennero in gran parte sot- tratti quand’erano quasi maturi, benchè io avessi riguardo a conservare le piante in uno speciale recinto! A ques stessa causa, e pure a Bologna, devo il dolore provato nel vedermi devastate culture che avevo fatto in grande, e con molta fa- tiea istituite in un appezzamento di terreno attiguo all’ Orto botanico nell’anno 1895! Le culture del 1893, di cui non potrò tenere che un conto relativo, furono rovinate in gran parte dalla Uromyces e da Afidi. Così pure avvenne nel 1894 e nel 1895 a Bologna, ove alle precedenti cause di distruzione si aggiunse un micelio seleroziato nero, che rese nullo il la- voro di alcuni mesi. ^ Nelle tavole che seguono io quindi non terrò calcolo che dei risultati ottenuti nelle annate in cui l’esperimento seguì in modo inappuntabile — come negli anni 1890 a Torino, 1896 a Bologna, 1898 a Firenze. In una rubrica a parte riferirò pure alcuni risultati ottenuti mal- grado le accennate cause di distruzione; ma questo solo per corrobo- rare meglio i fatti che ho potuto studiare con diligenza nelle tre an- nate favorevoli. La determinazione dell’ azoto venne fatta, come è detto in appresso, col metodo descritto da Kjeldahl nella Zeitschrift für analytische Che- mie XXII, pag. 336, che è specialmente adatto per analisi di vegetali (') e (!) Si procedeva così: Circa un grammo di Tubercoli seccati a 110° veniva posto con 20 cm di un miscuglio a volumi uguali di acido solforico puro e acido sol- forico fumante di Novias. 3 in un palloncino sferico di circa 109 cm3 Questo, < tenuto ‘obliquo per evitare le proiezioni, si scaldava per alcune ore su una pic- cola ems a gas; il liquido da principio nero, simile a pece, .diveniva col tempo, di un colore 0: allora si levava dal fuoco, e vi si faceva cadere del i permanganato di potassio in polvere, sinche il liquido che dapprima si seolorava dac ee È Ù " d. T a 2 i S i EEE 7 4 E T SETA Rat SN dE RU TONES SOT ON C V NE RIE Ie U (PS S NT ONE AR ER IMPR RM MESES ee nei SINN EI. NER peri fedi i EIE LIN DIET LEN FL E YEN ee i TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 401 che pure venne impiegato dal dottor ‘Soave nel suo lavoro, ciò che rende i risultati suoi paragonabili in tutto ai nostri, avendo egli sperimen- tato, in parte, coi materiali nostri e, in parte, con coltivazioni fatte colle precise norme da noi indicate. completamente, avesse assunto un colore verde cupo, In tal modo si ha nel li- quido tutto l'azoto contenuto nella sostanza organica, trasformato in ammoniaca poi 80 cm? di soda caustica, di densità l, 3 riunendo poi immediatamente al re- frigerante, Quindi si distillava raccogliendo il liquido in una quantità sufficiente forico, e da questo, concludere la quantità di ammoniaca che vi si è formata. Prima di analizzare i Tubercoli, furono fatte prove in bianco con saccarosio puro, privo di azoto, Piante intatte Vicia Faba Linn * Pesatura fatta il 1.° Luglio 1890 — Torino, R. Orto Botanico. Piante a cui si estirparono i fiori Peso " tubercoli (p ers secchi rj v Azoto an nei dial & = 0.0745, cioè 4.33 9), °). (risp. al peso a 1 Peso id hopes agri PER in gr. è 6,44 9/, di ile Lu 4,946 secchi "s aria. Q A Peso Peso Peso Peso Peso Peso Peso AE # | del fusto | delle radici | dei tubercoli | dei legumi del fusto | delle radici | dei tubercoli So ES 1|Gr. 127 54 4. 57 342 122 6 In vaso 2 146 7 3 73 323 50 4 » 3 111 P 2 73 162 29 1,50 In terra 4 138 29 | 166 263 43 4 » 5 87 2 70 297 33 4 » 6 55 Residui 83 218 22 3 » 1 145 20 Traccie 19 115 20 a » 8 112 f 60 174 24 1 » 9 73 Traccie 80 249 24 3 » 0 52 ] l 48 158 19 l » ] 119 27 1 85 259 32 3 » 2 147 24 2 111 204 37 3 » d 204 8 l 172 399 52 7 » 81 4 l 63 194 $5 3 » ) 106 22 Residui 89 307 50 2 » j 87 4 Fraz. di tuber. 103 150 15 l » 116 vi 46 271 37 6 » j 49 1l Traccie 83 215 30 2 » 19 96 7 » 85 267 55 4.50 » 20 24 7 » 42 200 25 l eale. vuoti » Gr. 2075 460 22 1608 4767 754 63 2,1662 di Dici ax == gr. 0,1395, 1009). (risp. al peso a — MIR E EET ETET E Ee E A ESN arua aa AE, UNS I TIRI aai um amt a aa ES II9?P 10904014 *9zuoiiodso 9 cor O'TIOHLLIVEX ‘O Vicia Faba Linn. Pesatura fatta il 13 Giugno 1896 — Bologna, R. Orto Botanico. Piante intatte Piante a cui si estirparono i fiori NE Peso Peso Peso Peso |. aN Peso Peso Peso Ho ce #5| del fusto | delle radici | dei tubere. | dei legumi | Z 5 || del caule | delle radici | dei tubercoli ea somnus, "a 1 |Gr. 78 17 0,65 30 2 197 51 3,10 1 legum." di gr. 3 2 92 20 0,80 35 3 139 47 1,10 — 3 80 25 0,40 27 3 115 37 0,70 1 legum."? di gr. 2 4 122 40 0,35 37 4 75 27 1,70 sfugg. alla estirp. 5| 110 37 0,95 35 3 177 67 2,50 6 62 23 0,40 22 2 149 60 2,30 — 7 54 17 0,20 2-90 2 135 42 2,30 — Gr. 598 179 3,75 206 19 987 331 13,70 N.B. Le Fave si dovettero estirpare quando non erano an- ora maturi i legumi, perchè si temette lo sviluppo dell Uromyces e dei micelii scleroziati neri, che erano comparsi sopra alcune foglie nel momento in cui comin- ciavano ad abbonire i semi, Peso DI tubercoli gr. 0,4595 secchi all'aria. à » Azoto BE nei tubercoli gr. 0,0165, cioè 4,03 0}, (risp. al peso a 100°) N.B. Formazione abbondante di fiori cleistogami alla base dei cauli Peso dei tubercoli gr, 1,574 secchi all’ aria. 33 al Azoto contenuto nei tubercoli gr. 0,0850, cioà 6,25 °% (risp. al peso a 100°), SSONIN(O9'I 4114Q IIVOIAYY I100U88AlL E07 Vicia Faba Linn. — Piante intatte. Seminate il 22 Febbraio 1898 — Pesatura 20 Giugno 1898, No o Peso Peso piante eso Peso : 0 dpr d’ord. | senza radici | delle radici | dei tubercoli dei legumi dei legumi no aes 1 Or 47 17 2,00 7 45 pago Bau. Piante ancora vegete 2 35 8 0,60 6 38 n del tutto maturi. Bella vegetazione, 3 38 10 1,50 4 29 $ g% tutti maturi. lara sega etazione. 4 20 7 ,80 3 24 » maturi. Bella vege 5. 22 10 0,50 ( uasi 5 22 » non tutti La Bella bts tutti vuoti ) 6 24 9 4 16 » » 7 12 4 0,40 (vuoti) 4 10 » "Se tutti. Pionie quasi senza foglie. 8 20 10 traccie 7 25 » maturi, V aen vuoti non pesabili perchè spappolat 9 32 12 0,35 (vuoti) 6 30 » non Don maturi non p perché spapp. 10 22 10 0,70 (vuoti) 6 25 » vii N. matur ll 25 7 0,20 (vuoti) 6 32 » 12 35 15 0,50 4 25 » i ad tutto maturi. 13 26 10 0,45 3 10 » matur 14 37 15 0,55 3 20 » non bali maturi. 15 25 12 0,54 5 24 » » » Gr. 429 156 9,89 13 375 Peso dei tubercoli totale gr. 9,89 freschi. » » 0,6843 asciutti all’ aria. 0,6125 seccati a 100°, Azoto uno nei tubercoli gr. 0,0310, cioè 5,04 ?/, (rispetto al peso di 100°). +OP OTJOYLLLYN ‘0 Vicia Faba Linn. — Piante castrate, Seminate il 22 Febbraio 1898 — Pesatura 20 Giugno 1898, N.® Peso piante Peso eso d'ord.| senza radici delle radici dei tubercoli l Gr. 172 49 2,70 2 137 64 2,80 3 125 46 2,40 4 135 36 2,40 5 120 66 2,10 6 165 62 3,60 7 160 66 4,60 8 125 86 2,40 9 130 76 2,40 10 237 84 3,40 ll 79 45 1,50 12 105 Py 2,00 13 150 87 2,03 Gr, 1840 844 | 34,33 freschi Peso DM: totale 34,33 » 2,4795 seccati a 100°, Azoto dii nei tubercoli gr, 0,1664, cioè 6,71 °/, | risp. al peso a 100°). 2,9715 asciugati all aria. Osservazioni Ottima vegetazione. » Vegetaz. ottima, 2 legumetti del peso di gr. 2 (sfugg. alla estirp.). » non tanto buona, » buona (qualche piccolo legumettino sfuggito). » » » » » » » » » » » » ». » » » » » » » SSONINA2537 ATIAA IIVOIGVH I100H3880L COP Vicia Faba Linn. — Piante intatte. Seminate il 22 Febbraio 1898 — Pesatura 23 Giugno 1898, N.° Peso N.° | Peso piante Peso Peso 0 2 d'ord.| senza radici | delle radici | dei tubercoli |dei legumi|dei legumi TAE i toe ID 7 Traccie ditu- 4 15 Semî maturi. Pianta con foglie secche, radici e berc. spapp. tubercoli LH Rae Pianta che naturalmente si staccava dal terı 2 19 15 1,10 5 20 Pianta in "nés suor ‘verde. Legumi maturi. 3 29 15 1,30 4 19 Pianta c. 4 27 10 Traccie di tu- 4 17 » bere. spapp 5 19 12 e. S. 4 17 » 6 23 11 Cc. 8 4 20 » 7 7 T €. 8. 4 14 Pianta secca. Legumi maturi 8 40 12 1,10 4 22 Pianta ancora verde, un non ben maturi. 9 5 9 Traccie 3 8 Pianta e legumi matu 10 13 9 0,7 5 15 Pianta e legumi non del tutto maturi 11 40 12 l,— 5 30 Legumi ancora verdi. Pianta ancora vegetante con e steli. 12 27 10 1,10 6 22 Legumi, di.cui due vba non maturi. Pianta an- cora in vegetazion Gr. 264 122 6,30 52 219 Peso tubereoli totale gr. » Azoto “éontenuto nei i » 6,3 0,8837 seccati gr. 0,0434, cioè 4,91 of, (risp. al peso a 100°). — freschi. 0,9903 guion all aria. 100°, 907 OHOHILLVW 'O Vicia Faba Linn. — Piante castrate. Seminate il 22 Febbraio 1898 — Pesatura 23 Giugno 1898 Osservazioni — Buona vegetazione, Pianta in non troppo buono stato per placche di Uromyces. Buona vegetazione, N° Peso Peso Peso d’ord.| delle piante delle radici dei tubercoli 171.0: 00 eb 60 4,20 2 195 70 4,40 3 135 52 2,90 4 118 18 1,30 5-1 132 106 1,80 6 185 105 3,50 TT 160 10 3,50 8 112 60 1,50 9 165 60 3,50 10 177 67 3,50 11 105 90 4,10 19 165 49 3,10 13 x 85 62 2,40 Gr. 1859 | 929 39,70 a peso Peg gr. 39,7 freschi. 3,983 asciugati = aria, » 3,313 secca ico contenuto nei tubercoli = gr. 0, di su 2443 gr., cioè 7,43 */, (risp. al peso a 1000) ASONINNHAI ATIAQ l'IVOIQVE 170 Vicia Faba Linn. Riassunto delle piante non castrate. g y "n em um = 3 pre E: 83 $ d > u à 2E fæ] Pad EI g g 6-25 A ion LM rd “A du s-2 e Data sA) 88 | g8| &| g&| 23 | 8 [#94] 718 Ps. 57 T$S m gg «|z5| 2:242 $42 2 |3$7^ 2331| 38985] $a |385 della pesatura de Le $ ns | sel | BILI 88 |8"« 3 3 E: E = 3 à. E 2 37 at E = E 3 < z 1.° Luglio 1890 20 Ù 2075 460 — 1608 | 22,— | 4185,—| 1,1 0,5282 | 2,0620 | 1,7900 4,33 13 Giugno 1896 7 598 179 19 206 3,75 986,75! 0,535 | 0,3795 0,1595 | 0,4057 | 4,03 20 Giugno 1898 15 429 156 73 375 9,89 969,89 | 0,66 1,0197 | 0,6843 | 0,6125 | 5,04 23 Giugno 1898 12 264 122 52 219 6,3 611,3 0,525 | 1,0306 | 0,9903 | 0,8837 4,91 Totale | 54 Gr xs 917 144 2408 | 41,94 | 6752,94 | 0,705 (*) 0,7395(*)| 4,1961 | 3,6219 4,58 (*) Media | | per annata » Gr. BARI: 220 — 602 | 10,48 11688,93 — — — | 0,905 — (!) Vedi Tavole precedenti. ` C) Prima di essere seccati all arfa i tubercoli furono tenuti Junghissimo tempo nell'aleool forte: dopo tolti da questo, furono lavati con acqua corrente per liberarli da alcuni granelli di terra che contenevano. *) Questi numeri si sono ottenuti facendo la media dei quattro superiori: procedere altrimenti (cioè dividendo ad esempio la somma dei tubercoli pel numero totale delle piante, e così via via negli altri casi) avrebbe fatto prevalere i risultati di quegli anni in cui si coltivarono molte piante, o fu più elevato il peso di ogni singola pianta, mentre conviene dar peso uguale ad ogni serie, per compensare le differenze accidentali di suolo, clima, ecc. 80% OTONILIYKN "O Vicia Faba Linn. Riassunto dei risultati ottenuti sulle piante castrate. (*) Vedi la nota alla tavola 1. 3 "e E eps = A2 = Ss 238 ut Ted ms 2d 2 . x g a "S d - — — Lu Pa - 5 " 2 sor © i c u- — © e Data | . À dl PE HI TIPHUEMEEHE IHTIBERRE Z s & "Im^ AB e |. #321 1388| 35 |387 della raccolta E 3 E ha - T D Bay | 288 BEL BS |Sfe $1 o € 3 E E di E S| SAR [e d| e 3 *'g 1.° Luglio 1890 |Gr. 20 | 4767 | 754 N — | 63,— |5584, —| 3,15 | 1,1282 | 4,9460 | 4,0445 | 6,44 13 Giugno 1896 TU MT 821 2 5 | 137 |1336,7 | 1,96 | 1,0249 | 1,5740 | 1,3590 | 6,25 20 Giugno 1898] 13 | 1840 | 844 2 2 | 34,33 |2720,33| 2,64 | 13103 | 29715 | 2,4795 | 6,71 ?3GiugnolS08| 13 | 1859 | 929 Sa — | 39,7 |2827,7 | 3,05 | 1.4033 | 3,9830 | 3,3130 | 7,43 Totale — |Gr. 53 | 9453 | 2858 4 7 | 150,73 |12468,73| 2,70 (*) |1,2167(*)| 13,4745 | 11,1960 | 6,71 (*) j a 3 | Media | per annata -— 2363 714 -= — 37,7 |31 0481 am — 3,38 2,8 — (+) o0IT ® 1[0940qn7 reu Vicia Faba Linn. — Riassunto dei risultati. oo om 10 ti oJ, ojozy vi eo o e o0TT 8 1189908 a & t[ooreqn], pu 3 "e M (eee | S | S " 180008 s = r[oo2eqn T, - es T ogs 10 > d) e d = © 9r 110949 uen S] a (+) euerd iad | 2 | _ ty9s94F > un 1oo1eqn, ; SIE | 218307 0804 e & 5|s tooseqny rep | & | R nmg rep 9o Uc osad en torpe: epop ies | 2 oseq D | col on} [ap | n equerd ep | | R oN : 4 | nnm È m 5 ili guest SR o t Ri . Au à (*) Vedi la nota alla tavola 1. + che per cause differenti riuscirono solo parzialmente (!) v = Risultati riassuntivi delle esperienze Piante intatte. Piante alle quali si estirparono i fiori. (!) Dei risultati ottenuti negli > 1893 (Torino), 1895 (Bologna), 1896 (Torino), non si tenne conto, perchè in quegli egumi, o per cause differenti molte anni e in quelle co. piante andarono a tiene = risultati peser uel 1897 a Torino furono riferiti invece dal Dott. Soave nel suo lavoro al ture; o infieri quale rimandiamo il let (3) Il peso di questi uen seceati a 100° fu di 0,1822, e il rapporto a 100 del peso dei tubercoli col peso totale delle piante (1008,50) fu in questo caso , * (5) Il peso di questi tubercoli seccati a 100° fu di 5,1098, e il rapporto a 100 del peso dei tubercoli col peso totale delle o le malattie parassitarie, o furono piante (2326,90) fu in questa esperienza 1,46. ‘asportati i E gt. 1.1): ON : 7 Dum o o Om Anno = À 2 22 23 2 & 5 z à $4 E^ Ga Osservazioni © La Ks Lg um < 2 La Du, Reg ar er à due 3 NONE MN. Torino 1894. # Gm 5M | 735 | 30— 719 1894 4 |Gr.1358| 1415 55,— | La raccolta fu ur "| fatta quando le Torino 1894. 10 413 143 6, 947 1894 10 957| 273 13,50 | piante non era- Bologna 1897 | 13 277 | 452 | 6,0()| 273 || 1897 13 1198| 1095 |33,90() Lo m. i | ture. 27 |8r.1286 | 1330 | 42,80 | 1939 | | — 27 |8r.3513| 2783 | 102,40 zx ASONINAHAIT STIA ITVOITYH l'IOOUHANL N.B. LEA incompletissima, credo conveniente notare anche questa osservazione, l’unica fatta sul Zupinus, e nella quale ebbe erg avia ai tubercoli radicali. Lupinus albus Linn. Pesature fatte a Torino il 12 Luglio 1893 " Prima di essere seccati all'aria i tubercoli furono tenuti molto tempo nell’alcool forte: dopo tolti ax questo, furono avati con MNA corrente per liberarli da aleuni granelli di terra che contenev ano. o Peso oira Tubercoli Tubercoli € Yo : è reschi seccati ; sui tubercoli delle piante dei tubercoli per pianta al’ aria (!) seccati a 110° stonati a. 110 Piante 5 Gr. 1,70 0,34 0,3050 0,2745 3,49 non castrate Piante 5 Gr. 8,55 1,71 1,2168 1,0680 5,52 castrate TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 413 a | CONCLUSIONI. 4 Dalle suesposte ricerche e dal riassunto a pag. 410 emergono fatti ai quali credo utile accennare come conclusione di questo lavoro, quan- tunque la maggior parte di essi risulti già evidente dalla sola ispezione e comparazione delle cifre e dalla osservazione della tavola fotografica. i. .. La estirpazione continuata dei fiori nella Vicia Faba provoca uno sviluppo straordinario del sistema vegetativo della pianta (fusto, fo- glie, radici, tubercoli). Così: mentre 54 individui ‘normali (al momento in cui i frutti erano pressochè maturi) pesavano in complesso, unitamente ai frutti: grammi 6752.94; 3 53 gli individui, ai quali i fiori vennero estirpati, pesarono invece: Ga grammi 12468.73. "a . Questi grammi 5715.79 in più, si ottennero per il solo effetto di uno Kuppe esagerato del caule, delle foglie e delle radici, compresi i Tu- bercoli. L'aumento in peso del caule, delle foglie e delle radici è di quasi tre volte nelle piante state soggette a castrazione, come si vede dalle seguenti cifre: Il caule e le foglie delle 54 Vicie normali, pesarono gr. 3366; il caule e le foglie delle 53 Vicie castrate pesarono invece gr. 9453. Le radici di 54 Vicie normali pesarono gr. 917; le radici di 53 Vicie castrate pesarono gr. 2858. II. Mentre le piante normali di Vicia Faba, dopo la maturazione dei frutti si essicano ; conservansi invece, nello stesso periodo di gis nd le piante castrate in uno stato di rigoglioso sviluppo. 414 O. MATTIROLO — ® Uno sguardo che il lettore voglia dare alla tavola fotografica è prova più convincente del fatto (!). II. La estirparzione dei flori provoca nella Vicia Faba una ramifi- cazione abbondantissima del caule — sviluppo di fiori alla base di esso — aumento nella quantità di Tubercoli, in relazione allo svi- luppo del sistema radicale. IV. Esiste una relazione costante tra i frutti e i Tubercoli durante il pe- riodo della maturazione ; il contenuto dei Tubercoli scompare in questo periodo nelle piante normali — nelle piante castrate invece i Tuber- coli rimangono turgidi, ricchi di contenuto. Così: mentre il peso dei Tubercoli di 54 fave normalmente frutti- fere (?) raggiunse appena gram. 41.94 — quello di n.° 53 individui) ca- strati raggiunse invece 150.73; cioè è stato più di tre volte maggiore. Mentre il peso dei Tubercoli freschi per ogni pianta normale e normal- mente fruttificante all’epoca della maturazione, si riduce a 0.705; rag- guaglia invece 2.70, per pianta, negli individui nei quali i fiori furono estirpati. E ancora; mentre il rapporto fra il peso dei Tubereoli freschi e il peso totale delle piante (fatto uguale ‘a 100), è di 0.7395, nelle piante normali; raggiunge invece 1.2167 nelle piante castrate. Nei Tubercoli seccati all'aria e al calore (110°) le differenze di peso diventano ancora più importanti. , (9) Ivi è visibile la misura ragguagliata a 1 metro, (3) Credo utile ricordare ancora quanto è già detto a pag. 398 che cioè i risul- tati segnati nelle Tabelle, si ottennero con piante aventi i legumi quasi, ma non ancora del tutto maturi. A maturazione completa, quando il pericarpio è essic- cato, distruggendosi, spappolandosi nel terreno la maggior parte del sistema ra- dicale, anche i Tubercoli scompaiono e si distruggono. Per necessità di esperienza d abbiamo. dovuto s'udiare sempre piante non ancora del tutto mature; epperó deve .. sempre il lettore ritenere, che le differenze fra le piante normali e le piante ca- à | strate, vanno sempre facendosi più importanti col divites re processo di ma- - | turazione, TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 415 All’aria i Tubercoli delle 54 piante normali pesarono 4.1961 — men- tre quelli delle 53 piante castrate diedero gram. 13.4745. A 110° pesarono i Tubercoli delle 54 piante normali 3.6219 — men- tre nelle identiche condizioni pesarono 11.1960 quelli delle 53 piante castrate. Cifre così eloquenti, non hanno bisogno di commenti. Ns Nel periodo che corrisponde e quello della maturazione delle piante normali, la. percentuale dell'azoto, contenuto nei Tubercoli delle piante alle quali si estirparono i fiori, è assai maggiore di quella dei Tu- bercoli delle piante normali — in altre parole; mentre nelle piante normali, le sostanze azotate vengono impiegate nella preparazione dei semi, rimangono esse nei Tubercoli delle piante castrate, Cosi: l'azoto per 0/, nelle 54 piante normali fu di 4.58 (calcolato col- l’analisi dei Tubercoli seccati a 110°) — mentre si elevò a 6.71 nelle piante castrate (1). r VI. ^ Per effetto della UR ANON rimangono quindi nel suolo impor- tanti quantità di sostanze azotate, che altrimenti sarebbero passate nei semi. | | Come si rileva dal presente ealcolo (desunto dalle nostre cifre) della quantità in piü di azoto, la quale rimane nel suolo dopo una eultura di Vieia Faba castrata, in paragone di quella che rimarrebbe qualora (t) Tscuincu (loc. cit.) riferisce, che i semi di Lupinus contengono 5.66 °/, di azoto, mentre i Tubercoli ne contengono 7.25, che si puó considerare come con- centrato nei'bacteroidi (Wollf, Landw. Kalender 1887, pag. 95). BRUNCHHORST pure ha rimarcato che, a volumi eguali, la proporzione d'azoto & piü forte nei Tubercoli pieni, turgidi, che nei semi. Cifre che concordano con quelle date da Troschke che vi ha trovato già 7.25 °/, d'azoto e 31.59 ?/, di albumina nella materia secca (Landw. Versuchst 1884). Brea, Obs. sur la fixation de l'azote atmosf. par les Legumin., ecc. Comptes Rend. Ae. 1883) trovò pure che nel Zupinus la percentuale d'azoto è maggiore nei Tubercoli, che in altre parti della pianta. 416 70.0, MATTIROLO si lasciassero crescere e fruttificare formalmente le piante, e ciò per il solo fatto della maggiore quantità di Tubereoli e della loro maggiore ricchezza in azoto. f Secondo la TavoLa RIASSUNTIVA: piante intatte 54 lasciarono nel suolo gr. 3.6 di Tubercoli (seccati a 110°) contenenti gr. 4.58 "lo di pue cioè gr. 3.6 X 0.0458 — 0.16488 grammi di azoto. Quindi per pianta gr. 0.16488: 54 — 0.0030533 gr. di azoto. D'altra parte: 53 piante castrate lasciarono nel suolo gr. 11.2 di Tu- bercoli (seccati a 110°) contenenti gr. 6.71 ?/, di azoto, e cioè gr. 1. 2 X 0.0671 = 0.751 gr. di azoto. Quindi per ogni pianta gram. 0.75152:53 = 0.01417 gram. di azoto. Per ció la castratura fa aumentare la quantità di azoto che una pianta immagazzina per mezzo dei Tubercoli nel suolo di gr. 0.01417 — 9.00305 — 0.01112. Il Dott. Soave operando, come si & detto, anche Sopra materiali delle nostre culture, confermò nella Vicia Faba la maggior parte di questi risultati. Le ricerche sue, completando le nostre, io mi permetto di riassumerne i dati complementari, rimandando il lettore allo studio ori- ginale per quanto ha rapporto alla conferma elle nostre osservazioni- Il Soave dimostrò che la sostanza secca delle radici (esclusi i Tuber- coli) delle piante- castrate à non solo superiore in peso, ma contiene maggior quantità di azoto in paragone a quella delle piante normali, pure rimanendone pressochè uguale la proporzione centesimale. Trovò che il fusto e le foglie, molto più pesanti delle piante castrate, conten- gono anche maggiore quantità di azoto; che in essi è è, all’ incirca, in quantità doppia di quella delle piante normalmente fruttificanti e ciò egli spiegherebbe in relazione alle mutate condizioni di migrazione e di impiego normale di dette sostanze. Secondo il Dott. Soave: In 10 piante castrate: sostanza secca gr. 1316.37 ai. » ago a 29.76 In 10 piante normali: sostanza secca gr. 93457 » » » azoto » 2105 + BrE p x YILI S< ` re: ee te ys — | " — o = Eu CM shh d tirin hne rY aia | e: > ea su rg fer nahe never) ir pay us TR Ed * TM f ] aq i |^ — ; —À i £ 4 | ‘> | $ "H w viari y n quonasus # “À ieiechwspepn paag 1 in... sil a py! son # * "ges o sposo "S , € rw x n o 4 > / "ue ej ei b \ = è 50 2 s | d - 1 * i Malpighia. Vol. XIII. Tav. XVI. TA s : GL— ae WATE E E 1 m^ E S iig D È —— Rm se è Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche, Morfologia della cellula — Dott. ©. Krucn (R. Istituto Botanico di Roma). Po -Istiologia ed Anatomia EUER — Prof. R. Porra (R. Istituto Botanico di Roma). Trattati — Prof. 0. MartiRoLo (R. Museó di Sirin. Nat di Firenze). - Orgonografia Orgauogenia, Teratologia — Prof. O. Pexzc {R. Orto Botanico di nova) | Fisiologia — Prof. R. PIROTTA. Tecnica microscopica — Prof. A. Po (R. Istituto: Tecnico di Piacenza). - Patologia — Dott. U. Brit (R. Stazione di Patologia ee di Roma). s “Biologi fa — Prof. A. Borzi, | Fitopaleontologia — lug. CLerici (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccarno TR. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale. — Prot. R. E Sorta (L R. Istituto Tecnico Trieste). i Botanica medien — Prot. C. Averra (R. Orto Botanico di Parma). Botanica ortiéola — C. SvRENGER (S. Giovanni Teduecio pr, Napoli). Flora fanerogamica d' Italia — Sr. Sommer (Luugarno Corsini. 2. Firenze). de — Dott. A. Barbini (R. Istituto fasti ses nee. — por v. Bri. | “Funghi N Prof. P. e Sac 2 Fanghi igi, e Morfologia) — - Prof. À: Pıccöng SOMMARIO. Lavori originali. d | ph po MarrmOLO: Come st avrebbe una Bibliografia botanica ita- liana; un Bullettino annuale delle novità floristiche e biblio- ee e come si ‚ potrebbe completare la /comoteca dei bò- ^ . * - H ^ * Ce ® Pi E . E è è preventiva sull affinità e discendenza delle Cro- "A. Vin MILANI: x VENDA: Thustrazione di alcuni Erbarii an- fie MALPIGHIA REDATTA DA O. PENZIG R. PIROTTA Prof. all’ Università di Genova Prof. all’ Università di Roma Anno XII, Fasc. XI-XII Tav. XVII-XX MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Lista dei collaboratori ordinarii per le Riviste critiche, | Morfologia della cellula — Dott. O. Knucn (R Istituto Botanico di Roma). Istiologia ed Anatomia comparata — Prof. R. Pırorra (R. Istituto Botanico di Roma). de Tratiati — Prof. 0. Marrinoro (R. Museo di Storia Nat di Firenze). Organografia, Organogenia, Teratologia — Prot, O. Penzie (R. Orto. Botanico di Genova). Fisiologia — Prof. R. PIROTTA. Tecnica microscopica — Prof A. Pori (R. Istituto Tecnico di Piacenza). Patologia — Dott. U. Brızı (R. Stazione di Patologia Vegetale di Roma). Biologia — Prof. A. Borzi. Fitopaleontologia — Ing. ‚Crericı (R. Istituto Botanico di Roma). Storia della Botanica — Prof. P. A. Saccarvo (R. Orto Botanico di Padova). Botanica forestale ed industriale — Prof. R. F, Sorra (I. R. Istituto Tecnico Trieste). Botanica medica — Prof. C. Averra (R. Orto Botanico di Parma). Botanica orticola — C. Sprenser (S. Giovanni Teduccio pr. Napoli). Flora fanerogamica d'Italia — Sr. Sommier (Lungarno Corsini 2, Firenze). Pteridofiti — Dott. A. BaLpini (R. Istituto Botanico, Roma), Muscinee — Dott, U. Brizi. Epatiche — Prof. C. MassaLonso (Univ. di Ferrara). Licheni — Dott. A. Jarra (Ruvo di Puglia). Funghi (Sistematica) — Prof. P. A. Saccarvo (R. Orto Botanico di Padova). Funghi (Biologia e Morfologia) — Prof. 0. MarriRoLo. Alghe marine — Prof. A. Piccone (25 Via Caffaro, Genova). TM d'acqua dolce — Prof. A. Borzi — (R. Orto Botanico di Palermo). Bacteriologia — Dott. L. Buscariowi (R. Istituto Botanico di Roma). E Nigheri Autori sono AREAS di quanto — e en nelle loro memorie originati. | RNUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA raccolti dal Ch. Ab. ANTONIO CARESTIA determinati da P. A. Saccarpo e G. BRESADOLA SERIE SECONDA. Dopo che, nel 1897, abbiamo pubblicato la prima serie dei funghi della Valsesia, il benemerito ed infaticabile Ab. Antonio Carestia non si ristette dalle ricerche micologiche fra le sue pittoresche montagne E e, come presagivamo nel proemio della prima serie, le nuove indagini furono coronate da confortante successo. Fra i 300 esemplari (n. 1551- 1854) ehe ei ci fece tenere nell'ultimo triennio, trovammo ben 168 spe- cie da aggiangere alle 758 della prima serie; così che abbiamo oggi un totale di 926 miceti per la Valsesia (!). Fra le specie elencate nella presente serie, 16 sono nuove per la scienza, di cui 4 Ascomiceti, 8 Sferopsidei, 2 Melanconiei e 2 Demaziei. Uno cegli autori (Bresadola) determinò 53 specie, particolarmente fra i Basidiomiceti, l’altro (Saccardo) ne determinó 115 e nell'elenco, que- st'ultime, sono contrassegnate con asterisco. Il resto degli esemplari Ca- restiani riguarda specie già enumerate nella prima serie (quantunque spesso da luoghi e su matriei diverse) ovvero rappresenta forme sterili, indeterminabili. Alcune specie (Cyphella fasciculata, Phyllactinia suf- fulta, Lasiobotrys Lonicerae ecc.) ci offrirono materia ad osservazioni non prive d'importanza scientifica. Ed ora facciamo voti sinceri che il vecchio, ma gagliardo Amico nostro possa perseverare nelle sue interessanti e proficue ricerche. Padova-Trento, Febbraio 1900. P. A. Saccanpo. G. BRESADOLA. 1) Parecchi fra questi miceti della Valsesia figurano, a merito dell’esimio racco- 2.8 Malpighia, anno XIII, vol. XIII. B glitore, nelle centurie II-VI della Mycotheca Italica del dott. Domenico SACCARDO. ` * 420 |P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA AGARICACEAE. Armillaria mellea Vahl. ; Su ceppo di Faggio a Riva-Valdobbia. Nov. 1898 (n. 1551, 1638). Clitocybe laccata Scop. var. proxima Boud. Sul greto del Sesia a Riva-Vald. Settembre 1897 (n. 1553). | Pleurotus serotinus Schrad. 3 Su tronco di Betula alba a Riva-Vald. Novem. 1898 (n. 1641). j P. mitis Pers. Su trave di Abete a Riva-Valdob. Ottobre 1898 (n. 1642). 3 Lenzites trieolor (Bull.) Fr. Su tronco di Sorbus Aria a Riva-Vald. Estate 1857 (n. 1818). Bei | Nolanea pascua Pers. Nei prati aridi verso Alagna. Aprile 1897 (n. 1554). Pholiota squarrosa Müll. Al piede dei tronchi di Frassino a Riva-Vald. Ottobre 1898 (n. 1637). Coprinus micaceus (Bull.) Fr. Appiè d’un ceppo di Frassino in Sonnine. Ottob. 1898 (n. 1639). POLYPORACEAR. di Boletus spadiceus Schaeff, Nelle selve di Faggio a Riva-Valdobbia. Nov. 1898 (n. 1644). È una specie molto dubbia; probabilmente soltanto varietà o forma del Boletus subtomentosus Linn. -Polyporus ciliatus Fr. | Alia radice di tronchi nei pressi di Riva-Vald. Estate 1898 (n. 1745) = E appena una forma del Polyporus brumalis Pers. LI am gm ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA P. imberbis (Bull.) Fr. Sui tronchi di Frassino, ib. Ottobre 1898 (n. 1748 pr. p.). P. hispidus (Bull) Fr. Su ceppo di Frassino, ib. Ottobre 1898 (n. 1645). Poria aneirina (Somm.) Fr. Su ramo di Populus tremula, ib. Aprile 1898 (n. 1646). Solenia stipitata Fuck. Su legno di Populus tremula ib. Marzo 1896 (n. 1438 e 1846). Ha le spore color paglia, ellittiche, 7-9 » 4-4 !/, ^; il gambo scuro. da !/977/, di mm., la cupule !/, mm. circa. HYDNACEAE. Hydnum graeile Fr. . Nelle selve di Abeti, ib. 1869 (n. 1643). Irpex obliquus (Schrad.) Fr. Sui tronchi di Alnus viridis, ib. Novemb. 1898 (n. 1659). THELEPHORACEAE. Blora purpureum Pers. Su tronco di Quercia, Riva-Vald. aio 1899 (n. 1758). 8. rugosum Fr. Sui rami di Alnus incana e Lonicera nigra, ib. (n. 1648 e 1759). Corticium leve Pers. non Fr. Telephora laxa Pers.! (status juvenilis). | Sui rami di Salie incana, ib. Novemb. 1897 (n. 1609). E. Cyphella fasciculata (Schw) B. et C. Cyphella fulva Berk. et Rav., Cyphella Ravenelii Saec. Sui rami corticati di Alnus viridis, ib. Novem. 1897 (n. 1571). Questa bellissima specie. nuova non soltanto per l’Italia, ma anche per l'Europa, corrisponde esattamenle er esemplari dell'America P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA del Nord che ebbi da Ellis e Burt. Quando & perfettamente svi- luppata, i lobi, che sono molto grandi, si accartocciano ed il fungo prende l'aspetto di una mano. Spore ellissoidee, pagliarine, 9-10 + 5-6 {.; basidii clavati, 20-25 7 4 6; ife subimeniali jaline, lunghe 2 1/,-3 !/, t4; del ricettacolo cervine, larghe 3-4 p., alla superfieie libere, per cui lo stesso apparisce tomentoso-peloso. E piuttosto affine alle Solenie tipiche che alle Cifelle, quantunque non abbia l'abito poriiforme; del resto questi due generi dovranno essere rimaneggiati, come già in parte fu fatto da Quélet, ece., ma non ancora del tutto esattamente. C. museigena (Pers.) Fr. Lungo lo stradale di Riva-Valdobbia nei terreni smossi da pochi anni. Sulla terra e sui muschi. Ottobre 1897 (n. 1555). CLAVARIACEAE. - Clavaria contorta Holmsk. Su rami corticati di Alnus viridis, ib. Ottobre 1898 (n. 1647). Le spore sono jaline, allungate, 12-18 » 7-9 A. La clava diventa subito internamente vuota. Calocera viscosa (Pers.) Fr. Sui tronchi di Conifere, ib. Agosto 1896 (n. 1578). UREDINACEAE. Uromyees Anthyllidis (Grev.) Sehroet. Sulle foglie dell’ Anthyllis vulneraria, Riva-Vald. Sett. 1897 (n. 1563). U. Limonii (DC.) Lév. Sulle foglie di Statice plantaginea, ib. Maggio 1897 (n. 1565: Aecidiwm) (n. 1533, 1536: Uromyces). Puccinia bullata ( Pers.) Schraet. | Sulle foglie di Conium maculatum, Varallo-Valsesia. Ottobre 1897 m BB) ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 429 ` P. Rubigo-vera (DC.) Wint. P. glumarum Erikss. Sulle foglie di graminacee, Riva-Valdob. Nov. 1896 (n. 1535, 1536). ` P. Cyani (Schlecht.) Pass. Sulle foglie e sui fusti di Centaurea Cyanus, Riva-Valdobbia. Lu- glio 1897 (n. 1561). P. australis Körn. Ecidiospore = Aecidium erectum Diet. Sulle foglie e fusti di Sedum reflexum, ib. Maggio 1897 (n. 1556). ` P. Asphodeli Duby. Sulle foglie di Asphodelus albus, Alagna. Luglio 1898 (n. a Esimia specie. ` Melampsora epitea (K. et S.) Thuem. Sulle foglie di Salix arbuscula, Riva-Vald. Nov. 1897 (n. 1588). Aecidium Aquilegiae Pers. Sulle foglie di Aquilegia alpina, ia Olen. Luglio 1897 (n. 1564). USTILAGINACEAE. * noise Caricis (Pers.) Fuck. | Sugli ovari di Carex curvula, C. Gebhardii, ete. Riva-Valdobbia. Settembre 1898 (n. 1656). PEZIZACEAE, ' Ciboria bolaris (Batseh) Fuek. Sulle foglie guaste e cadute a terra di Geum montanum, M. Plaida. Settembre 1898 (n. 1728). Helotium herbarum (Pers.) Fr. Sui cauli morti di Scrophularia nodosa, ib. Nov. 1897 (n. 1667). * Chlorosplenium elatinum (A. et Schw.) Saec. Sui rami di Abies pectinata, ib. Giugno 1898 (n. 1668). 430 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA = * Pezizella albella (With.) Sace. Sui rami secchi cortecciati di Betula alba. Riva-Vald. Marzo 1899) (n. 1845). Forse non abbastanza diversa da ?. vulgaris. * Tapesia melaleucoides Rehm. Sui rami putridi di Corylus Avellana. Riva-Valdobb. Marzo 1899 (n. 1810). Molto affine al 7. fusca. * Mollisia cinerea (Batsch) Karst. | Sui rami secchi scorteceiati di Populus tremula abbattuto, ib. Marzo 1896 (n. 1440). E una delle varie forme, con disco gial- liccio ed escipulo cinereo-rossiccio; sporidii 7-8 2, * M. (Belonidium) ventosa Karst. Sui rami scortecciati di Alnus viridis. Alpe Nozzarella. Nov. 1897 (n: 1611). — Oss. Aschi clavati, 100-112 v 8-9, al poro cerulei collo jodio; parafisi filiformi, all’ apice appena ingrossate, 1 1/ 272 p sporidii fusoidei, 2-4 guttulati, poi, a perfetta maturanza, 1-3 set- tati, 14-17 + 3-4 p. * Belonium graminis (Desm.) Saec. , Sulle foglie morte di Calamagrostis silvatica. Riva- Valdob. Giugno 1898 (n. 1705). È Prien atrata (Pers.) Fuck. Sui cauli di Dentaria pinnata, ib. Giugno 1898 (n. 1667); sui ra- metti secchi di Syringa. Riva Vald. Marzo 1896 (n. 1441). © Lachnum Nidulus (Kunze et S.) Karst. Sui cauli di Polygonatum multiflorum, che svernarono sotto la neve. Riva-Valdobbia. Gi ziugno 1898 (n. 1663). L. echinulatum Rehm. >e foglie di Berberis vulgaris marcescenti a terra insieme a la Berberidis. N Maggio 1898 (n. 1651). ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 431 " Trichopeziza confusa Sace. Peziza punctiformis Pat.. Sul legno marcido di Alnus viridis. Riva-Valdobbia. Ottobre 1898 (n. 1743). La specie caulicola di Rehm è forse sufficientemente diversa. Lachnella ulmicola (Cr.) Bres. Su ramoscelli di Ulmus montana a Alagna di Valsesia. Aprile 1899 (n. 1762). Oss. Aschi eilindracei, 88-109 x 6 4, non tinti al jodio; parafisi ra- mose, all'apice subcuspidate, 3-4 &.,; sporidii allungato-cilindracei, talora un po’ curvati, agli apici ottusi, 8-12 v 3-3 !/, &.; peli lun- ghissimi, castagni, larghi 5-6 p., ' L. macrochaeta Speg. Sui rami secchi di FH coronarius. Riva-Vald. Febbraio 1896 (n. 1543). Seutula miliaris (Wallr.) fiet var. aggregata Bagl. et Car. Sul tallo della Peltigera canina e Peltigera horizontalis , ib. (n. 1573). S. Stereocaulorum (Th. Fries) Körber. Sulle squame talline dello Stereocaulon alpinum. Alagna-Valsesia e del Monte Rosa. Giugno 1896 (n. 1574). DERMATEACEAE, ' Tympanis Pinastri Tul. Carp. III, p. 151, t. 19, f. 10-12! Sulla corteccia d'un'Abies pectinata abbattuta. Riva-Vald. Giugno 1898 (n. 1700). È la forma spermaziospora esattamente rappre- sentata dal Tul. 1. c. e che spetterebbe al gen. Dendrophoma. Se- guendo il Fuckel attribuii a Cenangella la presente specie, che, per contro, spetta veramente a 7ympanis. 432 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA BULGARIACEAE. * Orbilia chrysocoma (Bull.) Sace. Sui cauli morti di Polygonatum multiflorum. Riva-Vald. Giugno 1898 (n. 1666). STICTIDACEAE. ` Melittosporium Carestianum Sace. sp. ~ È n. (fig. 1, 2). ani prepare in igno Miner pe deall 200 v.. Gau: concavis, Eds. -nigrican- tibus, coriacellis, initio subelausis, dein È apertis, margine integro inflexo; ascis eylindraceo-oblongis, apice rotunda- tis, deorsum breve 'tenuatis, subses- silibus, 120-130 + 18-20, paraphysibus i filiformibus, copiosis obvallatis, tetras- poris; sporidiis oblique monostichis, el- lipsoideis, utrinque obtusulis, 28-30 v 17-20, 7-9-septatis et ob nucleos plu- rimos elathratis, diu hyalinis, tandem i olivaceo-atris. sporium Li barosiianate a.ascomi — b. ascoma sez. — c. asco — d. S niperus communis. Riva-Vald. Nov. ridi. — 1897. Sembra bene distinta dai Blytridium e dai X, ARA Sui rami secchi scorteceiati di Ju- | PHACIDIACEAE. * Fabraea Astrantiae (Niessl) Rehm. Sulle foglie languide e morenti di Astrantia major. Riva-Valdob- bia. Settembre 1896 (n. 1516). ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA Phacidium minutissimum Auerswald. i Sulle foglie mareide di Acer Fseudoplatanus. Riva-Vald. Maggio 1898 (n. 1701). Essendo sterile non è del tutto sicuro. ' Clithris quercina (Pers.) Rehm. Sui rami corticati di Quercus Robur. Riva-Vald. Apr. 1878 (n. 1678). ' Dothiora sphaeroides (Pers.) Fr. Sui rami di Populus tremula, presso il villaggio « La Balma ». Dieembre 1897 (n. 1623). PATELLARIACEAE. " Nesolechia Bruniana Müll. Parassita sopra un'Zagenia. Riva-Vad. Nov. 1897 (n. 1633). * Pragmopora amphibola Mass. Sulla corteccia levigata di Larix vita sn Riva-Vald. Nov. 1899. (n. 1829 e 1832). / Pup. nivalis Bagl. et Carest. Sul tallo dell’ Amphiloma elegans, dietro P Ospizio di Valdob. Ot- | tobre 1878 (n. 1807). |. Karschia taleophila (Ach.) Kbr. m Sul tallo e sugli apotecii della Urceolaria seruposs, ib. Apr. 1895 (n. 1577). ARTHONIACEAE. Phacopsis vulpina Tul. : z Sul tallo dell Evernia vulpina, ib. (n. 1805). 434 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA HYSTERIACEAE. * Glonium amplum (B. et Br.) Duby. Su d'un ramo cortecciato di Lonicera nigra. Riva-Valdob. Maggio 1898 (n. 1740). = Lophodermum juniperinum (Fr.) De Not. Sulle foglie di Juniperus nana, ib. Marzo 1899 (n. 1764). "L. larieinum Duby. | Sulle foglie cadute a terra di Larix europaea. Riva-Vald. Giugno p 1897 (n. 1677). " Hypoderma commune (Fr.) Duby, Sui cauli secchi di Sedum maximum. Alagna Valsesia. Aprile 1899 (n. 1796). TUBERACEAE. A Tuber Borchii Vittad. Li Nei boschi della bassa Valsesia. 1896 (n. 1742). PERISPORIACEAE. * Erysiphe lamprocarpa (Wallr.) Lév. Sulle foglie languide di Salvia glutinosa e di Plantago dc bei: Riva-Vald. Settembre 1897 (n. 1631 e 1632). ; " Mierosphaera penicillata (Wallr.) Lév. ; | Sulle foglie (ipod di Viburnum Opulus coltivato. Riva-V alb. = ~.e Novembre 1898 (n. 1661). * Uneinula Aceris (DC.) Sace. Nella pagina inferiore delle foglie di Acer Pseudoplatanus. Riva- Valdob. Ottobre 1898 Ep 1658). ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 435 * Phyllactinia suffulta (Reb.) Sace. Sulle foglie di Corylus e Fagus. Riva-Vald. Ott. 1897 (n. 1659, 1660). A proposito di questo micete, debbo avvertire che, richiamata la mia attenzione dal signor E. S. SaLmon di Londra sulla mia Ery- siphella Carestiana scoperta dal ch."? Carestia sui pilei umidi di È Fomes, riconobbi io pure trattarsi invece di Phyllactinia suffulta, la quale, trasportata dalle foglie cadute dagli alberi sui pilei umidi sottostanti, potè attecchirvi (essendo di natura superficiale), però rimanendo atrofiche o nulle le appendici. La quale mancanza di appendici ed il substrato così eterogeneo congiurarono a togliermi la visione della verità. A questo strano fatto se ne aggiunge ora un altro di analogo. Nell'ultimo invio del Carestia, il n. 1546 con- tiene foglie languide di Plantago lanceolata raccolta a Riva di Valdobbia. Or bene queste foglie recano, sparsi qua e là nelle due pagine, dei periteci un pò imperfetti di PAyllactinia suffulta. Sa- pendosi che questo micete è stato trovato finora esclusivamente sulle piante arboree, è quasi certo che anche qui avvenne una di lui migrazione dalle foglie di quest’ ultime a quelle di Plantago. Ciò che deve metterci in guardia per evitare equivoci, nei quali si può incorrere malgrado lunga esperienza. ' Lasiobotrys Lonicerae Kunze (Fig. II, 3). ES Micete già annoverato nella I. serie dei funghi Carestiani. Al quale peró debbo ritornare per dar notizia di curiosi fatti che ad esso si riferiscono e che mi fu dato scoprire appunto sugli esem- plari Carestiani. Innanzi tutto, già in un precedente invio dei fun- ghi di Valsesia, avevo notato che il fungillo, oltre che sulle fo- glie di Lonicera caerulea, si era seminato anche sulla corteccia un pò serepolata del fusto di detta specie, assumendo peró un abito un pó diverso in causa degli stromi meno densamente e regolar- mente raggruppati; anzi piuttosto sparsi. Ed ecco che nell' ultimo invio al n. 1738 su rami scortecciati e morti di Larix europaea, raecolti a Riva-Vald. nell'Ottobre 1898 eomparisce la forma disse- minata di Lesiobotrys Lonicerae con tutti i suoi caratteri essenziali. 436 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA Conoseendosi la biologia di questo micete, & una cosa appena cre- dibile che possa trovarsi sui rami secchi e scortecciati d' una Co- : nifera, ma il fatto non lascia dubbi. Anzi su quest’ ultimi esem- plari potei rettificare un carattere che tanto da me (Syll. fung. I, p. 30) che dal Winter (Deut. Pilze II, p. 70) era stato inesattamente esibito. Gli stromi, infatti, sono clipeati e convessi, tutt’ intorno E ^ eigliati; soltanto alla fine possono diventare umbilicato-concavi; i minimi periteci poi non nascono su tutto il disco dello stroma, co- m'io credetti (cfr. Fl. it., n. 407), nè sull’orlo come li effivia il . Winter I. c., ma sotto l’ orlo, eireolarmente, protetti dai lunghi peli che si volgono in giù. Le misure che rilevai nel micete del Larice sono: stromi 250-300 p.. diam.; peritecii regol. globosi 80-90 p.. diam. perfettamente astomi; peli dello stroma 140-200 x 5, pallidi, poi olivaceo-fuliginei; aschi 45-50 x 12-13, spesso curvi; sporidii assai tardi biloculari e leggermente olivacei 11-12 x 3-4,5. " Capnodium salieinum (Alb. Schw.) Mont. 7 Sui rametti vivi di Corylus Avellana. Riva- hace Marzo 1899 (n. 1871). " Limacinia fuliginoides (Rehm) Sace. Syll.. XIV, p. 474. Capnodium - Rehm. (Fig. II. 2). : Negli screpoli del periderma dei rami vivi di Populus tremula. Riva-Vald. Febbr. 1896 (n. 1423). È una forma un pò più evoluta di quella del Rehm. I periteci sono 150- -160 v. d.; gli aschi saccati 47-50 x 16-22; gli sporidii sono cilindracei, 3-5-settato-nucleati, 18- 23 7-0,5. SPHAERIACEAE. ' Nitsehkia cupularis (Pers) Karst. <, Sui rami corticati o nudi di Corylus Avellana. Riva-Vald. Marzo 1899 (n. 1812). N. tristis (Pers.) Fuck. Sulla corteccia di A/nus viridis giacente a terra. Riva-Valdobbia. | Giugno 1898 (n. 1686). : ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA Peritheciis erumpentibus, subsoli- tariis v. in caespitulos congestis, glo- bosis v. leviter depressis, non v. vix papillatis, nigris, tenuiter asperulis, dein plerumque leviter excavatis; ascis m yriosporis, cylindraceis, basi parum attenuatis, subsessilibus, apice rotun- datis, 90-110 + 14, obturaculo, sal- tem initio, globuloso; paraphysibus filiformibus copiosissimis ascos ae- quantibus; sporidiis inordinate sti- patis; allantoideis, minutissimis, hya- linis, 3-4 x 0,7-1. Sui rametti cortieati, morti di Po- pulus tremula. Riva-Valdob. 1897 (n. 1690). Per la struttura e dimen- sioni degli aschi e sporidii sembra una specie ben distinta. * Physalospora montana Sacc. Sulle foglie morte di Sesleria cae- rulea. Riva-Valdob. Ottobre 1898 . (n. 1706). n Anthostomella nobilis Sace. Sui ramoscelli secchi di Lonicera ` Fracchiaea microspora Sace. sp. n. (Fig. II, 1). 41. Fracchiaea microspora. a periteci — b. asco — c. sporidii. — 2. Limacin'a fulizinoides a, pe- dieci È sea: basidiie sporule.— 5. Phoma en 'omelaena. a. aspetto -- b. pe- ritecii sez. — c basidii e sporule, — 6. h utricu m. oma 4. aspetto — b. b isidii — c. sporule. Aylosteum. Riva-Vald: Mag- gio 1898 (n. 1751). Forse la Anth. hypsophila E. ev Ev. non à ab- bastanza diversa; molto piü distante à la Anth. Lonicerae (Fuck.) Sace. " Rosellinia thelena (Fr.) Rab. Sulla corteccia di Salix incana. ib. Nov. 1897 (n. 1588). . " Sphaerella sciadophila Pass. p. A. SACCARDO EG. BRESADOLA Sui cauli secchi di reinen majus. Riva Vald. Apr. 1899 (n. 1795). Bella specie, cui è associata una forma di Fhoma herbarum. "8. salicicola (Fr.) Fuck. Sulle foglie di Salix alba. Riva Vald. Apr. 1899 (n. 1776). Il n. 1771 sulle foglie di Salir nigricans, è sterile ma probabilmente è la stessa specie. , "S. cinerescens Fuck. Nelle pag. inf. delle foglie di Sorbus Aria. Riva Vald. Apr. 1899 (n. 1737). "S. Crueiferarum (Fr.) Sacc. - Sui eauli morti sotto la neve di Dentaria pinnata. Riva Vald. Giugno 1898 (n. 1674, 1675). Vi è associata una specie di Phoma | coi periteci disposti in brevi strie, del diam. di 150 x e le sporule cilindracee, obtusette agli apici, 8-9 + 2,8, biguttulate, jaline, senza basidii manifesti. Può considerarsi come una forma di Ph. lirel- lata Sace. "ES chlorospila Sace. sp. n. Maculis amphigenis suborbicularibus v. irregularibus, persistenter virentibus; peritheciis in iis maculis dense gregariis, innato-pro- minulis, globoso-conicis, atris 60-80 p. diam., poro pertusis; ascis..... Sulle foglie avvizzite di Gentiana purpurea. Riva Vald. Ottob. . 1898 (n. 1726). Ho distinto questa specie, quantunque allo stato di sterilità, perchè il carattere della persistenza delle macchie verdi peritecigere, mentre il resto delle foglie diventa giallastro, mi parve notevole e non è presentato dalle altre Sphaerella nascenti sulle Genziane. ll n. 1733 reca delle foglie di Epilobium spicatum di Valle Vo- gna con periteci sterili forse di Sphaerella mierospila (B. et Br.) | ~ Cocke; il n. 1727 reca foglie di Geum. urbanum di Riva Vald. ampleaifolius di Riva Vald. con periteci sterili, allineati, appar- stadia t penali (Schw.) Saec. con periteci sterili, immaturi, forse di Sphaerella melanoplaea : (Desm.) Auersw., e finalmente ıl n. 1590 reca foglie di Streptopus partenenti o ad una specie nuova o forse ad una forma di Lae- ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 439 * Didymella Cadubriae Sace. Sotto l'epidermide di Syringa vulgaris. Riva Vald. Marzo 1996 (n. 1442). Sembra essere questa specie, ma ignoro se i frammisti copiosi periteci, aderenti alle pag. inf. del periderma, appianati al disseccamento e sterili, corrispondano all’ età vetusta dello stesso micete o siano altra cosa. Tichothecium pygmaeum Körb. Sul tallo di Placodium concolor. Vette di Valsesia. Sett. 1895 (n. 1803). T. Arnoldi (Hepp) Kòrb. Sul tallo sterile d’una Urceolaria. Riva Vald. Aprile (n. 1802). * Sphaerulina intermixta (B. et Br.) Sace. Sui rametti di Rosa coltivata in giardino. Riva Vald. Luglio 1898 (n. 1749). ` Metasphaeria sepineola (B. et Br.) Sace. Sui rametti secchi di Saliz nigricans. Riva Vald. Maggio 1898 (n. 1712). * Zignoella obliterans (B. et Br.) Berl. Te. fung. I, p. 96, tab. 96, fig. 3. In un ramo morto e scortecciato.. Riva Vald. Nov. 1899 (n. 1831). ' Sydowia Carestiae Sace. sp. n. (Fig. I, 1). Perithe iis in cortice interiore basi innatis subsuperfleialibus,: hine inde, plerumque seratim gregariis, globosis v. depressiusculis, '/, mm. diam., obtusis, epapillatis, tandem rimulose v. laciniatim dehiseen- - tibus, glabris, opace nigris; eontextu pachydermatico grosse cellu- loso, extus atro, interius teneriore pallidiore; ascis tereti-clavatis e perithecii basi fasciculatim divergentibus, sursum saepe curvis, 165-180 + 24-25, deorsum leniter tenuatis subsessilibus, apice obtu- sulis, materie grumosa hyalina (nec paraphysibus) obvallatis, my- riosporis; sporidiis inordinate pluriseriatis stipatisque, fusoideis utrinque acutiusculis, rectis v. leniter curvis, 3-septatis, ad septa. praecipue medium leviter constrietis, 18-22 « 3, hyalinis. Sugli strati interiori della corteceia deperita di Lonicera nigra. Riva Vald. Giugno 1898 (n. 1695 ex parte) Vi à insieme commi- sto il Sirodesmium effusum Sace. sp. n., forse lo stato conidioforo. A 440 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA Non posso staccare questa distintissima specie dal gen. Sydowia recentemente fondato dal mio chiar. collaboratore, perch& i piü dei caratteri essenziali le convengono; peró manea affatto il tappeto demaziaceo e gli sporidii sono numerosissimi (cirea 198) e non soltanto 20-26 per asco. * Leptosphaeria modesta (Desm.) Karst. Sui cauli morti di Pleurospermum austriacum. Riva Vald. Ott. 1896 (n. 1514). In causa. degli esemplari troppo vecchi, la deter- minazione non è del tutto sicura. * Trematosphaeria mellina (B. et Br.). Sulla corteccia imbianchita di Sorbus Aria. Riva Vald. Apr. 1877 (n. 1800). I periteci sono piccoli, superficiali, non del tutto sviluppati, quali però si trovano talora insieme agli esemplari tipici. Melanomma medium Sace. Sui rami di Salix incana. Ib. Nov. 1887 (n. 1627). ` M. Hendersoniae (Fuck ) Sace. Sui rami corticati di Salix alba. Alagna Valsesia. Apr. 1899 (n. 1768). Ha un po' l' aspetto d' una. piccola Cucurbitaria. ' Teiehospora Silvana Sace. | \ Sui rami cortieati di Populus tremula, Riva Vald. Febb. 1898 (n. 1618). “` T. olenjensis Karst. — Berl. Ic. fung. II, p. 60, t. 88, f. 2. Sui rami secchi di Sale incana. Riva Vald. Nov. 1898 (n. 1815). T. pomiformis Karst. var. Populi Karst. Sui rami di Populus tremula. Ib. Nov. 1897 (n. 1616). * Cueurbitaria naucosa (Fr.) Fuck. Sui rami secchi cortecciati di Ulmus montana. Riva Va'd. Nov. 1897 (n. 1618). HYPOCREACEAE. * Chilonectria Cucurbitula (Curr.) Sace. Sulla corteccia putrescente di Populus tremula. Riva Vald. Febb. 1896 (n. 1422). = 4 | ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 441 te | LOPHIOSTOMACEAE. "Lophiosphaera Beckhausii (Nits.) B. et V. — Berl. Ie. fung. I, p.3 tH £32 Sui rami secchi scorteceiati di Sali» incana. Riva-Vald. Nov. 1898 (n. 1815 ex parte). ` Lophiotrema duplex (Karst.) Saec. Sui rami scortecciati, mareidi di Sambucus racemosa. Riva-Vald. Nov. 1897 (n. 1781). VALSACEAE, ' Valsa sordida Nits. | E. Sui rami corticati di Populus tremula. Riva Vald. Febbr. 1898 e Nov. 1899 (n. 1625, 1627). Forma eogli sporidi un pò più corti (10-11 + 1,5-2). ` Valsella melastoma (Fr.) Sace. Nella cortoccia levigata di Sorbus Ancuparia. Riva-Vald. Marzo 1899 (n. 1817).I periteci sono visibili nella pag. inter. del periderma e sono collabenti. —- N. 1599. Sui rami di Saliz incana. Riva-Vald. Nov. 1897: Sembra una forma. SO ' Eutypa heteracantha Sace. Svi rami semi-corticati di Sambucus racemosa. Riva-Vald. Nov. 1896 (n. 1541 ) i ` Datrypella verrueiformis (Ehrh ) Nits. Sulla corteccia putrescente di Alnus viridis. Riva-Vald. Nov. 1897. E molto più irregolare di D. Tocciaeana. i Melanconis Alni Tul. = Sui rami di A/nus viridis. Ib. Nov. 1897 (n. 1600). 29. Malpigh'a, anno XIII, vol. XIII x 442 d P. A. SACCARDO E G. BRESADO " M. dolosa (Fr.) Saec. Sui rami morti cortecciati di Salix nigricans. Riva-Vald.. Mag- gio 1898 (n. 1747). XYLARIACEAE. * Hypoxylon luridum Nits. | Sui rami corticati di Populus tremula e Ribes rubrum. Riva- D Vald. Apr. e Maggio 1899 (n. 1693, 1785). Esemplari cattivi e un . pó dubbi. : * H. cohaerens, (Pers) Fr. 1 ix Sulla corteccia morente di Fagus silvatica. Riva- 1898 (n. 1695). 1 Vald. Novem. MYXOMYCETACEAE (1) Physarum contextum Pers. ‘ Sui rami di Salix incana, ib. Novembre 1897 (n. 1557). Ph. bivalve Pers. Sulle erbe fracide, ib, Aprile 1897 (n. 1550 pr. p.). Chondrioderma niveum Rost, Sui cauli e erbe fracide Ch. Lyallii Massee. Sulle foglie fracide, ib. Aprile 1897 (n. 1550 pr. p.). b ‚ ib. Aprile 1899 (n. 1550 pr. p.) BACTERIACEAE. Bacillus (Rhizobium) radicicola Beyerinck. Sulle radici di Dolichos 1897 (n. Piia > coltivato negli orti. Riva-Valdob. Ottobre 1737). La sua natura non è ancora definitivamente chia- .. (t) Determinate dal dott. DowgNtco SACCARDO. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 443 SPHAEROPSIDACEAE. * Phyllosticta Oxalidis Sacc. Sulle foglie turgide di Oxalis Acetosella. Riva-Vald. Luglio 1898. (n. 810 ex parte). "Ph. Platanoidis Sace. Sulle foglie di Acer Pse- udoplatanus. Riva-Val- dobb. Ottobre 1898 (n. 1708). ' Phoma lirellata Sace. var. Crueiferarum. Sui di pinnata rimasti l' inverno cauli Dentaria sotto la neve. Riva-Vald. Giugno 1898 (n. 1675 ex parte). Vedi innanzi sotto Sphaerella Cruciferarum. ` Ph. endomelaena Sace. sp. n. (Fig. II, 5). Peritheeiis subcutaneis, prominulis, dein erumpen- tibus, globulosis, vix pa- pillatis, 0 7 mm. diam., in tus faretis, compactiuseu- lis et nigro-olivaceis; spo- rulis fusoideis 8-9 « 2,5-3, rectis, utrinque ac utis,hya- linis, non v. vix guttulatis; basidiis brevissimis. Sui rametti corticati mo- renti di Salix Lapponum. II. [eee [SS 16] 2515) OSS ec | AS fo) C< ==] FIST TE STSTS | I. Placosphaeria fruticum. a. stroma, per metà sezion. — c. basidii a- on d. sporule — 3. S. Carestiana. 4 perit. — c sporule. — 4. Rhabdospora magna. aq. pe- riteci sez. — e--basidii — d. sporule. — 3. Lep- tostromella riv jeri fallax a aspet dii — d. conidi di fianco di fronte — orium maculosum a. aspetto — c. basidii — d. ronidii. — 8, Sir desmium effusum. da. aspetto — c. conidii e mi- celio.— 9. € tocoryneum ciculatum. * €. hi olivaceum: gruppo di conidii. P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA Riva-Valdob. al M. Procida, Luglio 1898 (n. 1683 ex parte). Ha un pò l'aspetto d'un Fusicoccum, ma è l-loculare. " Dendrophoma ochraceo-fusea Sace. sp. n. (Fig. II, 4). Peritheciis laxe gregariis, epidermide translucida velatis, vix erumpentibus, globoso-depressis, 150-200 p. diam., subinde ambitu ovato, subastomis, dein lacerato- dehiscentibus, fusco-ochraceis, con- textu tenui; sporulis anguste cylindraceis, utrinque obtusis, 5,5-6,5 v l, rectiusculis, hyalinis; basidiis bacillaribus sursum ramulosis, 20-30 p. long., basi 2 u cr. | | Sui cauli secchi di Galeopsis. Riva-Vald. Febbr 1896 (n. 1428). E affine a D. orientalis Sace. : * D. (Dendrophomella) Therryana Sace. e R. Sul legno esposto alle intemperie di Betula alba. Riva-Valdob. Marzo 1896 (n. 1434). " Macrophoma utriculorum Sace. sp. n. (Fig. II, 6). Perithe.iis sparsis, subeutaneo erumpentibus, nigris, 150-200 u. d., obtuse papillatis, glabris; contextu minute celluloso fuligineo; spo- rulis eylindraceis, rectis, utrinque obtusulis, Saepius 4-guttulatis, hyalinis, 13-15 + 3; basidiis acicularibus, 8 x 1. Sugli otricelli di Carex flava e affini. Riva-Vald. Ottobre 1899 (n. 1833). È affine a M. Hennebergii, da cui distinguesi per le spo- rule un pò più piccole e normalmente 4-guttate. Vi è associata una piccola Vermicularia sterile. "Aposphaeria Petersii (B. e C.) Sace. Sui rami scortecciati e mucidi di Betula. Riva-Valdobbia. Marzo -1896 (n. 1435). | Le sporule sono obTungo-ellittiche, talora curvette, 8-9 2 2,5-3, un pò granulose, jaline. * Asteroma radiatum Fuck. . Sulle foglie languide di Dentaria pinnata Riva-Vald. Luglio 1898. “a (n. 655). ! EA ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 445 "A. Alchemilla Grev. Sulle foglie languide di Alchemilla vulgaris. Riva-Vald. Nov. 1897 (n. 1592). Come è noto, è lo stato miceliale dì Venturia Al- chemillae B. et Br. — Il n. 1725 sulla Gentiana purpurea del M. Plaida è forse lo stato iniziale di Asteroma Gentianae Fuck. * Vermicularia graminicola West. Sui culmi di Calamagrostis Epigejos deperiti. Riva-Vald. Ottobre 1896 (n. 1520). È * Placosphaeria frutieum Sace. sp. n. (Fig. III, 1) Stromatibus innato-erumpentibus, anguste elongatis, longitrorsum parallele seriatis, 1-2 mm. long., 0,5 lat., nigricantibus, levibus; loculis pluribus, globulosis 100 y. diam. atris, ostiolo obsoleto; cel- lulis stromatis ab axi parallele dispositis, fuligineis, marginalibus majoribus; sporulis oblongis, utrinque rotundatis, rectiusculis, 11- 1222,7-3, hyalinis, faretis; basidiis baeillaribus, fasciculatis, 12- 14 » 1-1,5, hyalinis. Sui rami secchi corticati di Philadelphus coronarius. Riva-Vald. Hs 1899 (n. 1180). A Bruns vista parrebbe una piccola Isteriacea. Ovtospoxk chrysosperma (Pers.) Fr. Sulla corteccia di Populus tremula. Riva-Vald. Dicembre 1898 e Aprile 1899 (n. 1744 e 1801). * €. Curreyi (Nits.) Saec. Sulla corteccia di Larix europaea. Alagna-Valsesia. Ottobre 1898 (n. 1828). ` C. nivea (Hoffm.) Sace. Nella pagina interna della corteccia di Populus tremula, rilas- sata dal tronco. Riva-Vald. Dicembre 1897 (n. 1788) È una bella forma endoflea, a prima vista ben distinta dal tipo. Le sporule sono 8v L5; i basidii 10-12 1. 446 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA * Coniothyrium insitivum Sace. Sui rametti cortecciati di Rose coltivate. Riva-Vald. Luglio 1898 (n. 1749 ex parte). E probabilmente il Con. Rosarım Cooke, che non mi pare diverso dalla mia specie. * Hendersonia sarmentorum West. Sui rametti cortecciati di Rose coltivate. Riva-Vald. Luglio 1898 (n. 1749 ex parte). " Stagonospora Carestiana Sace. sp. n. (Fig. III, 3). Peritheciis late gregariis (non seriatis), globoso-depressis, primitus epidermide velatis, nigris, nitidis, 200 & diam, poro circulari 14- 16 p. diam., pertusis, contextu fuligineo; sporulis magnis, fusoideis, utrinque obtuse attenuatis, 44-48 7, rectis curvulisve, 6-7- -septatis, ad septa non constrietis, 7-8-guttatis, rarius rn hyalinis, guttulis valde refringentibus. = Sui cauli morti di Tofieldia calyculata. Riva-Vald. Ottob. 1899 (n. 1838). È affine a St. subseriata (Desm.) Saec. e St. vezatulae Sacce. * S. (Paolettia) hygrophila Sace. sp. n. (Fig. III, 2). Maculi amphigenis suborbieularibus v. irregularibus, albis, rufo- marginatis; peritheeiis saepius hypoph yllis, globoso-lenticularibus, nigricantibus, poro pertusis, 100-120 L. diam., initio epidermide ve- latis; sporulis fusoideis, leniter curvis, 3-septatis, non constrictis, 17-20 > 3-3,5, e hyalino flavidulis, utrinque appendice brevi obtusa mucosa auctis; basidiis acieularibus 7.8 x 1 hyalinis. . Sulle foglie languide di Oxalis Acetosella. Riva-Valdob. Luglio - 1898 (n. 810%). È affine a Stag. Trifolii Fautr. ed è associata a Ph yllosticta Oxalidis Sace. Septoria Chelidonii Desn. Sulle foglie di Chelidonium maius. Alagna di Valsesia. Novembre 1897 (n. 1583). .* S. Anemones Desm. Sulle foglie di Anemone nemorosa. Riva-Vald. Luglio 1898 (n. 1731). » ‘ INNE BUN RE NAE ARS MI aL = ; : d + E ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 447 " Rhabdospora magna Sace. sp. n. (Fig. III, 4). Peritheciis sparsis, tectis, inox erumpentibus et valde emergen- tibus, globosis, subastomis. epapillatis, levibus, nigris, 800 v. diam., intus cavis, contextu olivaceo-fulizineo, parenchymatico; sporulis bacillari-fusoideis, curvatis, utrinque obtusulis, 25-30 + 2,5-3, hya- linis, continuis, eguttulatis; basidiis fasciculatis, acicularibus, 25-30 » 2, hyalinis. Nei rametti morti di Salix Lapponum al M. Plaida. Riva-Vald. Luglio 1898 (n. 1683). Si distingue bene per i grossi periteci emer- genti; lo strato sporigero sta tutt’ ingiro nella parete interna del peritecio, ehe rimane cavo nel mezzo. ' Pilidium fuliginosum (Fr. ex p.) Auersw. Sulla corteccia di Populus tremula. Riva-Vald. Dicembre 1898 (n. 1784). Le sporule sono 20-25 x 4 5, trisettate, jaline, fusiformi, curvule e non filiformi com'à indicato nella Sylloge per errore ti- pografico. * Leptostroma larieinum Fuck. Sulle foglie perienti di Larix europaea. Riva-Vald. Giugno 1897 (n. 1707). Vi è commisto il Lophodermium laricinum. ° L. Chaerophylli Brun. Sui fusti di Chaerophyllum Lod Riva-Valdob. Novemb. 1897 Be 1624). Sembra desso, ma vi manca la fruttificazione. “ Leptostromella rivana Sace. sp. n. (Fig. III, 5). Perithecis longitudinaliter seriatis gregaris oblongis v. elongatis, erumpenti subsuperficialibus, rimal latiuseula, irregnlari percursis, atro fuscis; cellulis contextus, parenchimeticis transverse parallelis, fuligineis: sporulis bacillaribus, fortiter curvatis, utrinque obtusulis, continuis, 14-16 + 1,5 hyalinis; basidiis baeillaribus dense fascicu- latis, 16 1, hyalinis. Sull' alburno (essendo rilassıta la corteccia) dei rami morti di Acer Pseudoplatanus. Riva-Vald. Febbr, 1896 (n. 1425). > > 448 . P. A. SACCARDO E G. RRESADOLA MELANCONIACEAE. * Gloesporium maculosum Sace. sp. n. (Fig. III, 7). Acervulis laxe gregariis, epidermide eximie atrata velatis, vix erumpentibus, applanatis, ambitu ovato, oblongo v. lanceolato, 2-3 mm. long., 1-1,5 mm. lat.; conidiis fusoideis, inaequilateralibus, ; | utrinque obtusulis, 8-10 2, continuis, hyalinis; basidiis fascicula- 4 : ; tis, acicularibus, 8-11 + 1, hyalinis. 1 > Sui cauli secchi di Artemisia vulgaris, che risaltano come chiaz- 3 zati di bruno. Riva-Vald. Ottobre 1899 (n. 1851). Sembra affine a È GI. Chenopodii K. et H. e GI. Gei Trail. 2 = * G. fallax Sace. sp. n. (Fig. III, 6). : Acervulis sparsis v. laxe gregariis epidermide infuscata velatis i deìn erumpentibus, oblongis lanceolatis versiformibus, 1-3 mm. long., 0,5-0,7 mm. lat., omnino applanatis; conidiis cylindraceis rectis, = utrinque rotundatis, 5-5,5 x 1, hyalinis; basidiis filiformibus, fasci- = culatis, nonnullis longioribus et forte sterilibus intermixtis, 15-22 v 0,7-1, hyalinis. Sui eauli morti di Serophularia nodosa. Riva-Vald. Nov. 1897 (n. 1568). I conidii, nel liquido. si pongono spesso vertiealmente, e allora al microscopio compaiono come sferette di 1 y. di diam. LETTURE EMITIR EE È la I A4 DE r Se Si > PO DEN ie Wit oT Eos TOC TEUER N aa ` Marsonia Juglandis (Lib.) Sace. forma frueticola. Sul mallo delle noci. Riva-Vald. Sett. 1807 (n. 1579). Non mi era : nota la forma frutticola, che, del resto, non differisce dal tipo. Il : quale trovasi al n. 1780. Riva-Vald. Sett. 1897. = MUCEDINACEAE. ki Penieillium glaucum Link. Sui pedicelli dell’uva a Varallo, sul tallo umido di Licheni eu 4 o s à Riva-Vald. Giugno-Nov. 1898 (n. 1671, 1786). i Te ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 449 4 * Aspergillus glaueus (L.) Link. E Sui pedicelli dell'uva a Varallo, ecc. Novem. 1898 (n. 1671). ' Aegerita candida Pers. Su d'un tronco abbandonato a torta e scortecciato. Riva-Vald. No- vembre 1897 (n. 1630). d DEMATIACEAE. Hormiscium stilbosporum (Corda) Sace. Sulla corteccia di Populus tremula, ib. Dicem. 1898 (n. 1786). * Septonema bisporoides Sace. Sul legno esposto alle intemperie di Salix incana. Riva-Valdobb. | Maggio 1897 (n. 1569). Non & sicura la determinazione essendo i cespituli troppo invecchiati. 2 ` Coniothecium applanatum Sace. i Sul legno di Populus tremula esposto alle intemperie. Riva-Vald. Aprile 1898 (n. 1681). Cryptocoryneum fasciculatum Fuck. — * €. olivaceum Sace. sub- spec. nov. (Fig. III, 9). A typo differt caespitulis olivaceo-atris; conidiis brevioribus, nempe 50-60 + 4-4,5, plerumque 10-11-septatis, ad IDA tandem le- nissime/Constrictis, olivaceis. Sui rami cortecciati morti di Alnus viridis. Riva-Vald. Novem. 1898 (n. 1697). Vi è associata Zutypella alnifraga, ma sterile. * Sporodesmium phaeosporum (De Not.) Sace. Sul legno secco e guasto di Populus tremula. Riva-Vald. Marzo 1896 (n. 1448). * S. tumulosum Sace. Sul legno secco di Cytisus alpinus. Riva-Vald. Nov. 1899 (n. 1853). Per gli acervoli un pò immersi s’accosta alle Melanconiee. + 450 P. A. SACCARDO E G. BRESADOLA ` Sirodesmium effusum Sace. sp. n. (Fi5. III, 8). Effusum, atrum, pulveraceo- velutinum; hyphis sterilibus repen- tibus, tenuibus, septatis, 3 v.. er., flavo-olivaceis: sporophoris erec- tis breviusculis; conidiis in dia longas, rarius furcatas sat per- sistenter digestis, isthmis minimis conjunctis, ex ovato oblongis, subinde medio levissime coaretatis, 19-22 v 8-8,5, plerumque 5- sep- tatis, plurinucleatis obsoleteque clathratis, extus vix granulosis, oli- vaceo-fuligineis. Sulla corteccia interna di Lonicera nigra insieme a Sydowia Ca- restiae. Riva-Vald. Giugno 1893 (n. 1695). È affine a S. granulo- sum, ma più piccolo e meno granuloso. * Heterosporium Dianthi (Berk.) Cooke. Sui cauli e foglie languide di Dianthis silvestris. Alagna Valses. Luglio 1898 (n. 1716). ` Stemphylium? Magnusianum Sacce. Sulla corteccia er di Abies pectinata. Riva-Vald. Giugno 1898 (n. 1699). precisamente il micete da me deseritto e figu- rato parecchi anni sono sugli esemplari raccolti dal prof. P. Ma- gnus sulla corteccia di Alnus viridis in tipo aberrante e dubbio. Tirolo; però è tuttora un MICELII STERILI " Sclerotium. Ho riferito i molti esemplari raccolti dal Carestia ad alcuni dei principali tipi del genere. Però uno studio più approfon- dito della struttura anatomica delle singole forme e sopratutto gli esperimenti culturali, conduragno per certo da un lato ad aleune riduzioni e dall' altro a talune distinzioni. * 5. complanatum Tode. Sulle foglie del Populus tremula. Riva-Vald. Genn. 1859 (n. 129 bis) * 8. Semen Tode. Sui cauli mareidi di Chenopodium Bonus-Henricos. Riva-Vald. ER ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 451 Maggio 1895 (n. 1302); di Convallaria majalis, ib. Giugno 1898 (n. 1665); di Brassica oleracea, ib. Aprile 1896 (n. 1450), di He- racleum Sphondylium, ib. Maggio 1895 (n. 1301); fra le brattee di Lycopodium Selago, ib., estate 1868 (n. 573, selerozi subeompressi); sulle foglie putride di Salir, ib., Aprile 1895 (n. 1393); sulle fo- glie corrotte di Lychnis Flos-Jovis, ib., Aprile 1896 (n. 1444, 1445, sclerozi più piccoli). " S. vulgatum Fr. Appiè di un tronco di Fagus fra l’ erbe morte e le quisquiglie; E Riva Valsesia, Giugno 1891 (n. 799); sulle foglie fracide di Vibur- : _ num Opulus, Riva-Vald. Marzo 1896 (n. 1519); sulle foglie guaste à di Alnus incana, ib., Aprile 1898 (n. 1299); sui detriti appie di una Conifera, St. Marcel (Aosta), Luglio 1863 (n. 317). S. seutellatum Alb. et Schw. : Fra le guaine del Veratrum album. Riva-Valdob. Giugno 1857 (n. 7); sulle foglie decomposte, già rimaste sotto la neve, ib. Aprile 1859 (n. 147; una forma minore). S. glauco-albidum Desm. : Nella pagina inferiore delle foglie di Taxus baccata, Riva-Vald. Maggio 1867 (n. 516). S. varium Pers. var. putaminis: selerozii più piccoli. Sui gusci putrescenti di Corylus Avellana. Riva-Valdob. Maggio 1898 (n. 1750 ex parte). "i * S. Pustula DC. var. petiolorum West. à Sui pieeiuoli marcidi di Acer Pseudoplatanus. Riva-Vald. Mag- gio 1898 (n. 1723). * S. durum Pers. sig * * Sui cauli mareescenti di Solanum tuberosum. Riva-Vald. Mag- gio 1899 (n. 1794), e di Lactuca sativa, ib. Nov. 1897 (n. 1636). S. hysterioides Corda. Sui cauli secchi di Rumes alpinus. Riva Vald. Apr. 1896 (n. 1446); di Pedicularis recutita, ivi, Giugno 1895 (n. 1316); di Ga- leobdolon luteum , ivi, Maggio 1867 (n. 499); di Myricaria ger- manica, ivi, Apr. 1859 (n. 120; somiglia a Sel. entogenum West.); A. SACCA RDO E G. BRE IE di Veratrum album, ivi Giugno 1857 (n. 59); di un’Orchidea, ivi, Apr. 1867 (n. 498); di Statice plantaginea, ivi, Maggio 1897 (n. 1581, selerozi più prominenti); di reme calyculata, ivi, Ottobre 1905 (n. 1848). * Xylostroma Suber Pers. Riveste le pareti interne delle botti e galleggia valle feci del vino rimastovi a lungo. Riva Valsesia, Apr. 1891 (n. 792). Evi- dentemente è una membrana formata dal Saccharomyces Mycoderma | e da micelii e selerozii di Penicillium. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 453 R. PIROTTA ep E. CHIOVENDA -—_ — Illustrazione di alcuni Erbarii antichi Romani 1 (continuazione, vedi pagine 275-367, fasc. VII-X). THOM. VIL Comprende 73 fogli con piante, parte delle quali con eartellini di Triumfetti (1, 9, 17, 18, 19, 20, 21 (2), 22, 23, 24, 25, 26, 27, 32, 34, 40 (1), 41, 43, 44, 45, 48, 50, 51, 56, 57 (2), 59, 60, 65 (1), 68 (2), 69, 72), parte con quelli dell'altra serittura. Aleuni esemplari, anche in questo volume, sono di Petiver e di Hermann; una specie à data come ~ nuova da Triumfetti. Fol. 1. Heliotropium tricoccon J. Bau. t. 3, p. 406. = Crozophora tinctoria A. Juss. l fiorifero, 1 fiorifero e fruttifero. = .* Fol. 2. Convolvolus maior Purpureus Cat. plant. Bauorum. — Ipomoea hederacea Jaeq. . 1 fiorifero, 1 foglifero e 2 foglie cotiledonari. * Fol. 3. Convolvolus maritimus catarticus flore Rubro folio rotundo Plu. CIV. Convolvolus marinus pison. 158. Convolvulus = marinus seu soldanella marog. 51, edit. 1648. | = Calystegia Soldanella R. Br. 3 fioriferi. Osservazione. I sinonimi vanno invece a /pomaea biloba 2 Forsk. | * Fol. 4. Convolvolus siculus minor flore parvo auricolato. Bocon. Rar. plantarum. 82. = Convolvulus sieulus L. 3 fioriferi. 3 A [Lun cM 454 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 5. Convolvolus maior flore ex purpura ceruleo. — Ipomoea purpurea Roth. l fiorifero. * Fol. 6 Convolvolus maior Albus C. B. P. 294. = Ipomoea purpurea Roth. forma floribus albis. l fiorifero. im * Fol. 7. Pervincha latifolia Variegata Turne. 120. — Vinea major L. forma l foglifero. Fog. 8. Granadilla Hispanis flos passionis Italis Col. in Rech. 889. Clematis Trifolia flore Clavato C. B. P. 302. Maracor Indicum Aldin. hort, Farnes. 50, 52, 58. = Passiflora edulis Sims. 1 fiorifero. Fol. 9. Clematis Baetica Clusi Jo. Bauh. t. 2, p. 126. ® = Clematis eirrhosa L. 2 fioriferi e fruttiferi. * Fol. 10. Clematitis silvestris latifolia dentata J. B. 2, 125. Vitalba Dodo. Pent. 404. | | = Clematis Vitalba L. var. 1 fiorifero. * Fog. 11. Clematitis Cerulea Erecta C. B. P. 300. Clematitis Pano- : nicha flore ceruleo surecto J. B. 2, 199. Clematitis Cerulea — Panonicha Clus. histo. 123. | = Clematis integrifolia L. 2 fioriferi. * Fol. 12, Quinque folium Relum Luteum aut septi folium C. B. P. 125. . = Potentilla pedata Nestl. 1 fiorifero e 4 foglie radicali. * z * Fol. 13. Cariofillata Ulgaris maiore flore C. B. P. 321. Geum rivale L. n 2 fioriferi e 3 foglie radicali. ch Bol. 34. Supe montana Flore luteo nutante Hort. Reg. Par. = Geum montanum L. E 2 fioriferi, l fiorifero e fruttifero. E^ RAZIONE + ARII ANTICHI ROMANI. * Fol. 15. Cariofillata ulgaris flore parvo luteo J. B. 2. 398. — Potentilla rupestris L. L fiorifero e 4 foglie radicali. Osservazione. Il sinonimo va invece riferito a Geum ur- |. banum L. * Fol 16. Quinque folium minus folio subtus albicante J. B. 2. 598. — Potentilla argentea L. ] fiorifero e 4 foglie radicali. | Fol. 17. Artemisia vulgaris ma. Casp. Bauh.: Artemisia Parthenii 8° species Brunf.: Artemisia Matth.: Artemisia communis | Dod. Gall.: Artemisia vulgaris Clus. hyst.: Artemisia ma. j Cord. hyst: Artemisia latioribus foliis Dod.: Artemisia mater herbarum Lob.: Artemisia p.* vulgaris Lugdun.: | Artemisia rubra et alba Tabern. | — Artemisia vulgaris L. 1 fiorifero e due fogliferi. Fol. 18. Tanacetum foliis crispis Casp. Bauh.: Tanacetum angustio- ribus fimbriis Ad.: Tanacetum speciosum cristatum an- glicum Lugd.: Tanacetum crispum Dod.: Tanacetum crispum et anglicum Camer. in Matth.: Artemisia sa- tiva anglica Tabern. = Tanacetum vulgare L. forma crispa - 2 fioriferi. i Fol. 19. Tanacetum vulgare luteum Cas. Bauh.: Tanacetum matricaria # 2.* species et Parthenium Brunf.: Tanacetum vulgare Trag.: Tanacetum Matth.: Tanacetum citrinum Thal.: Artemisia tenuifolia Fuch. in Icon.: Artemisia mono- elonos Fuch. in fol.: Ambrosia Amato.: Ambrosia re: centiorum Cord. in Diosc.: Athandsia vulgaris Lacun.e Tanacetum millefolii, foliis floribus Abrotani foemina: aut Agerati Ad. Lob.: Athanasia seu Tanacetum Lugd.: Artemisia Dioscoridis Taber.: Taneda Bonon. Ambros. — Tanacetum vulgare L. 1 fiorifero. … 45D — © R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 20. Cauda vulpina vulgo apud Olandos, alioquin planta Africana. — Selago eorymbosa L. . 1 fiorifero. . Fol. 21. * n. 1. Rubia Cinanchicha Turnefortio. Bupleurum Gerardi Jacq. | l fiorifero. È Osservazione. Falso il sinonimo evidentissimamente. = n. 2. Ptarmica Matth.: Dracunculus pratensis serrato folio à Cas. Bauh.: Pyrethrum Brunf.: Pyrethrum Gallorum n Ruell.: Tanacetum album seu acutum Trag.: Millefolium . 3.5" Tabernem.: Sternutamentoria Ad. Lobel. Ptarmiea. = Achillea Ptarmiea L. = 2 fioriferi, 1 foglifero. > Fol. 22. Virgaurea augustifolia serrata, sive solidago sarracenica J. Bauh. t. 2, p. 1063. LJ = Senecio sarraeenieus L. | 2. fioriferi. = 3 Fol. 23. Virgaurea Limonii fol. Panicula unu versu disposita Moris. i = = Solidago sempervirens L. 4 1 fiorifero o 4 foglie radicali. E Fol. 24. Virgaurea Americana hirsuta radice odorata foliis serratis Moris = Solidago eanadensis L. l fiorifero. E. Fol. 25. Conyza ma. vulgaris Casp. Bauh.: Conyza maior Matth.: Co- nysa maior altera Dod.: Conyza helenitia Cord. hist. : Baccharis Tabern.: Baccaris Monspeliensium Lugdun.: l Pulicaria aliis Ambrosin: Conyza maior Matthioli Bac- : charis quibusdam Jo. Bauh. t. 2 p 1051. = Inula Conyza DC. | l fiorifero e 2 foglie radieali. a | Fol. 26. Conyza maior alato canle foliis primulae veris longe amplio- ribus graviter odoratis Lel. Triumf. in observ. Jo. Bapt. A fratris. B | = Inula glabra Bess. 3 fioriferi e 2 foglie basilari. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 457 Fol. 27. Conyza coerulea acris Casp. Bauh.: Tinctorius flos alter Trag. ; Erigeron tertium Dod. Gall: Erigeron quartum Eiusd. latin.: Dentellaria Gesn. hort.: Conyza muralis Eiusd. col.: Conyzoides coerulea Cord.: Conyza odorata Lugd.: Conyzae genus tenuifolium Thal.: Conyza coerulea Ta- bern.: Amellus montanus Column.: Sentio sive Erigeron coeruleus Jo. Bau. t. 2, p. 1043. — Erigeron aere L. l fertile e 1 foglifero. * Fol. 28. Yuccha foliis aloe in spina habeuntibus Aldini hort. Farnes = Yucca aloifolia L. 1 rametto fiorifero e 4 foglie. * Fol. 29. Chamedris mas. Repes C. B. P. 248. Dodo Pent. 43.: Cha- medris ulgo vera existimata J. B. 3, 288. = Teucrium Chamaedrys L. 3 floriferi e fruttiferi, 2 fogliferi. * Fol. 30. Lycopus foliis in profundas Lacinias incisas Marrubium aquaticum ‘seu aquatile foliis tenuius dissectis Moris Hort. Reg. Bles. t m. : : = Teucrium spinosum L. : osa 1 fiorifero, 2 fogliferi. Osservazioni. Il sinonimo va invece riferito al Lycopus | exaltatus L. fil. | Ex * Fol. 31. Camedris Palustris canescens seu scordium officinarum , | Scordium C: B. P. 247. Dodo Pent, 196 J. B. 3, 292. — Teuerium seordioides Schreb, B 3 fioriferi, 2 fogliferi. Fol. 32. Marrubium nigrum sive Ballota Jo. Bauh. tom. 3, pag. 318. ; — Ballota nigra L. l fiorifero, 1 foglifero. ? i 33. Marrubium album latifolium peregrinum C. B. P. 230.: Mar- rubium Candidum folio subrotundo J. B. 3, 317.: Mar- rubium candidum Dodo. 87 Fog: = Marrubium candidissimum L. 3 fioriferi. PCI 30. Malpighia, anno XIII, vol. XIL. m * ” R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 34. Marrubium album vulgare Casp. Bavh.: Marrubium femina Brunf.: Marrubium candidum Trag.: Marrubium Matth. Marrubium vulgare Clus. hist.: Marrubium album odo- rum Ad.: Prasium Anguill.: Linostrophon quibusd. : Philopeda, Philochares, Melittena, Labeonia, et Ulce. raria apud Ambros. — Marrubium vulgare L. l fiorifero, 2 fogliferi. Fol. 35. Marrubium album villosum C. B. P. 230. Prodr. 110. = Ballota acetabulosa Benth. 3 fioriferi. Fol. 36. Cardiacha Peregrina foliis incanis. Sive marrubium album peregrinum foliis Cardiace — Marrubium Alysson L. l fiorifero. Fol. 37. Cardus Tomentosus Pirenaicus floribus purpureis glomeratis. = Galactites tomentosa Mönch. 1 fiorifero e 4 foglie basilari. F Fol 38. Carlina 4.* Clus. = Carlina corymbosa L. 2 fioriferi. * Fol. 39. Cirsium asphodeli Radice Caule alato. = Cirsium anglicum Huds. l fiorifero. Fol. 40. n. 1. Chamaepitis lutea vulgaris, sive fol? trifido Cas. Bäu.: Chamaepitis 3% Trag.: Chamaepitis 22 Turn.: Cha- maepitis p.*. Matth.: Chamaepitis Gesn.: Chamaepitis vera Cord. in Diosc.: Chamaepitis ma. Tab.: Chamae- pitis mas Gerar.: Ajuga sive Chamaepitis mas Diosc. Ad. Lob.: Ajuga Durant.: Ajuga 3. Turn.: Ajuga luteo flore Clus.: Peristerona Cratevae Angu.: Adiga, Ibiga et Orbiga nonnullis Ambros.: Thus terrae aliis ejusd. : Iva artetica officinis vulgo Eiusd. : = Ajuga Chamaepytis Schreb. 1 fiorifero. T uiopiyi ii di c ond iS ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 459 * n. 2. Jacea Pumila hieracii folio flore carneo Cat. plant. Carduus aretioides Willd. * l fiorifero e 5 foglie basilari. 2 Fol. 41. n. 1. Cnicus coeruleus humilis montis Lupi Hort. Ac. Lugd. 4 Bat.: Carduncellus montis Lupi Jo. Bauh. tom. 3, p. 92. — Carduncellus monspeliensis DC. l fiorifero e 8 foglie basilari. * n. 2. Clinopodium alterum Matioli. i = Calamintha Aeinos Clairv. 4 fioriferi. * Fol. 42. Eringium vulgare C. B. P. 386. J. B. 3, 85. Eringium cam- pestre Dodo. Pent. 736. | = Eryngium amethystinum L. Fol. 43. Dipsacus sativus Jo. Bauh. tom. 3, pag. 73. . = Dipsacus fullonum Mill. l tiorifero-e 4 foglie basilari. Fol. 44. Xanthium majus canadense Hort. Ac. Lugd. Bat.: Lappa Ca- nadensis minori congener sed procerior Catal. Hort. Reg. Paris. | 3 = Xanthium macrocarpum DC. : 1 fiorifero. = : Fol. 45. Eupatorium Avicennae creditum Camer.: Eupatorium Canna- 5 binum vulgare Casp. Bauh.: Eupatorium vulgare Matth.: Eupatorium adullerinum Fuch.: Eupatorium aquaticum Gesn. col.: Eupatorium mas. Coluna.: Cannabina aquatica mas Lob.: Trifolium cervinum aquaticum Lonic.: Pseu- dohepatorium mas Dod. galic.: Herba S. Kunigundis Trag.: Origanum palustre Casp. Scuuenefelt.: Terzola Sardis Ambros. = Eupatorium cannabinum L. l fiorifero. * Fol. 46. Cannacorus latifolius Flore Rubro. | — Canna indiea L.? l foglia solamente. - Ls Gu. 51. n. . 1. Eupatorium messuae Matth.: Ageratum foliis serratis 460 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 47. n. 1. Esemplare del museo Petiveriano, ha un cartellino a stampa: À « Euphrasiae affinis Indica Echioides H. Leyd. app. de | script. et fig. 668 » e manoscritto sul foglietto, « H. U. 36.» l fiorifero, assai danneggiato dagl’ insetti. n. 2. Eupatorium africanum frutescens Senezionis floribus al- bis umbellatis Herm. catalog. imprimendo. — Eupatorium l fiorifero. $ n. 3. Esemplare del museo Petiveriano; la pianta è fermata con due listerelle di carta, delle quali una porta stam- pato « 476 Siliquosus Madrasp. Frutex Glyc, yrrizae fol. E alternis» da un fianco porta attaccata mercè una larga striscia di earta, la siliqua e dall'altro porta manoseritto: « Albania ». * — == In grandissima parte divorato dagli insetti. Fol. 48. Eupatorium foliis Enulae Cornuti. E — Eupatorium purpureum L. l fiorifero. | r * Fol. 49. Eadem planta quae superius. — = = Eupatorium purpureum L. ; 1 fiorifero. > Fol. 50. Eupatorium veterum sive Agrimonia Jo. et Casp. Bauh.: Agri- monia Brunfels.: Eupatorium vulgare Trag.: Eupato- rium Matth.: Eupatorium verum Lugd.: Eupatorium graecorum Ad.: Eupatorium Dioscoridis, et aliorum graecorum Lobel. Eupatorium Dioscoridis et Avicennae Colum.: Eupatoria et Agrimonia Plinii Ambros.: Con- cordia et marmorella, et Ferraria minor nonnullorum Eidem. = Agrimonia Eupatoria L. l fiorifero e fruttifero e 2 foglie basilari. ; Cas, Bauh.: ‘Ageratum bagt: Ageratum septentriona- ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 461 : lium Advers. Lob.: Menta corymbifera minor Cord. P hist.: Costus min. horlensis Gesn.: Herba Julia Angu.: = Balsamita mi. Dod.: Balsamita fem.* Gerard.: Cam- b phorata Cesalpini. E i — Achillea Ageratum L. 3 fioriferi. -" * n. 2. Agrimonoides Col. p. 1, 145.: Agrimoniae similis C. B. 1 P. 321. 2 pi — Aremonia agrimonioides Necker. 2 fioriferi e 6 foglie basilari. * Fol. 52. Filipendula vulgaris, an molon Plinii C. R. P. 163.: Fili- 74 pendula J. B. 3, part. 2.*, 189.; Dodo. Pent. 56. — Spiraea Filipendula L. 1 fiorifero e 5 foglie radicali. : * Fol. 53. Oenante Cherophilli foliis. C. B. P. 162.: Oenante succo Vi- roso Cicute foliis Lob.: J. B. 3, part. 2.*, 193.: Oenante Cicute facie sueco viroso Croceo Lobel. Jcon 730. | 2. fioriferi, una foglia della base del fusto e due radicali. * Fol. 54. Oenante staphilimi folio aliquatenus accedens J. B. 3, part. | 22 191. = Oenanthe pimpinelloides L. 2 fioriferi e 4 foglie basilari. * Fol. 55. Oenante Cerofilli folio Aquaticum hort. Lugdun. Bata. = Oenanthe globulosa L. 1 fiorifero, 1 foglia della base del fusto e 5 foglie radicali. Fol. 56. Ulmaria Jo. Bauh. tom. 3, pag: 488. = Spiraea Ulmaria L. var. concolor 1 fiorifero e 1 foglia radicale. * Fol. 57. n. 1. Equisetum sub aqua repens felidum. = Chara diversi rami e frammenti. 462 | R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA 3 À 4 2. Potamogeton foliis Pinnatis verticillatis miriofillum - aquaticum pinnatum J. B. 3, 783. = Myriophyllum - diversi rami, de’ quali 3 fioriferi. se * Fol. 58. Equisetum seu cauda equina. Asperella, overo Coda di Ca- à vallo. | — Equisetum maximum Lam. 1 sterile. Fol. 59. n. 1. Asparagus Zeilanicus aculeatus sarmentosus Hort. Ac. Lug. Bat. - — Asparagus (Myrsiphyllum) E. l fiorifero. n. 2. Equiseti facie Poliganum foemina Jo. Bau.: Equisetum palustre brevioribus foliis polyspermon Casp. Bauh.: Po- lygoni tertium genus, quod Creon Plin: Polygonum foemina Matth.: Sanguinalis foemina Cord. in. Diosc.: Limnopeuce Cordo Hist.: Polygonon foemina semine : vidua Lob. ico: Polygonon foemineum Thal.: een tertium Cesalp.: Canda eqnina foemina Gerar. T 3 — Hippuris vulgaris L. ER 2 sterili, 3 fioriferi. Fol. 60. Asparagus foliis acutis et Asparagus petrea Dioscoridi et Ga- leno Casp. Bauh.: Corruda et silvestris Asparagus Plinii Eid.: Corruda Matth.: Asparagi 1.* species Cesal.: Aspa- ragus sylvestris Dod.: Corruda prior Clus. hist.: Pala- tium Leporis nonnullorum, et Asparagus petreus, et ; myacanthinus Dioscordis et Galleni Ambros. 4 : = Asparagus acutifolius L. l fiorifero. * * Fol. 61. Capnoides fumaria siliquosa sempervirens Cornu. 58. = Corydalis ochroleuea Koch. 3 fioriferi e 5 foglie. * Fol. 62. Cherophillum Sativum C. B. P. 152: Cherophillum J. B. 3. A m Part. 2, 75: en Dodo. Pent. 700. x — Chelidonium majus L. var. laeiniatum l fiorifero. Osservazione. Evidentemente i sinonimi citati sono errati. * Fol. 63. Chelidonium majus Ulgare C. B. P. 144: Chelidonia J. B. 3. 482: Chelidonium majus Dodo. Pent. 48. — Chelidonium majus L. l fiorifero. Fol. 64. Elierisum Africanum. flo. sulphureo Foliis Stoecadis angustis- simis Herm. in catal. imprimen. = Heliehrysum ericaefolium Leyss. l fiorifero. Fol. 65. n. 1. Helierisum Africanum flor. albis minimis in umbellam dispositis. Nova est planta nisi ponatur a Rhus in ca- talog. Amstelodamensi. ; — Gnaphalium undulatum L. l fiorifero. n. 2. Esemplare Petiveriano formato da una rachide di foglia colle foglioline staccate ma incollate sul foglietto nella loro giusta posizione, e all’apice della rachide è pure incollato sul foglietto un capolino di Mimosea. Sotto vi è una listerella di carta con stampato: « 697 Waga Madraspatana Senae foliis, siliqua lata compressa ubi — seminibus inflata. an? Waga H. Malab. V. 6, t. 5, p. 9 Raii H. M. 1766. » E indeeifrabile. | Fol. 66 * n. 1. Elierisium stecas Citrina Pu C- B. P. 984: scd Citrina Tenuifolia narbonensis J. B. 2. 154. ; — Helichrysum 3 fioriferi e alcune foglie radicali. 2. Elicrisum africanum folio, et flore noram viridis Herm. Catalogo imprimen. 1 fiorifero. . R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA |... * Fol 67. Stecas Purpurea C. B. P. 216: Stecas arabica ulgo dicta | J. B. 3, 271: Stecas longioribus ligulis Clus. hist. 344. — Lavandula Stoechas L. ei 7 fioriferi, 2 fogliferi. i Fol. 68. * n. 1. Gnaphalodes Lusitanicha. Gnaphalium supinum semine echinato v. lusita. > = Mieropus 2 fioriferi. n. 2. Gnaphalium medium Casp. Bauh.: Filago 4.* Dod. gall.: =. Filago minor Dod. lat.: Gnaphalium medium Tabern.: Gnaphalium vulgare Gerard. = Filago gallica L. 5 fioriferi e 2 fogliferi. Fol. 69. Senecio Americanus Lamii facie Hort. Reg. Paris. pag. 186. — Ageratum conyzoides L. sE 3 fioriferi. = Fol. 70. Jacobaea Sere fol. i = Senecio 1 fiorifero. * Fol. 71. Jacobea Cinerea latifolia Triunfett. = Senecio bicolor DC. 1 fiorifero e 4 foglie. Fol. 72. Achaovan Abiat Alpin. Jacobea marina sive Cineraria Jo. Bauh. t. 2, p. 1056. = Senecio Cineraria DC, l fiorifero. Pal: 73. Esemplare Petiveriano con un cartellino manoscritto: « Coral ` arbor exotica non spinosa Lauri folio Mus. nost. 760. E. Collect. E. Petiver S. R. S. » l fiorifero. 2d Fol. THOM. VIII. I fogli in questo volume sono 72. Di Triumfetti sono i cartellini delle piante portate dai fogli 4, 7, 8, 13, 19, (3), 20, 25, 26, 28, 33, 34 37, 38, 39, 40, 41-44, 46-48 (1,2), 50, 54, 58, 60 (2-4), 63-71 (1). Il n. 48 (2), è autoptico di Triumfetti. Due esemplari sono di Hermann. , * Fol. 1. Licopersicon Galeni anguillara, 217: Solanum Pomiferum fructo Striato molli C. B. P. 167. — Solanum sodomaeum L. l fiorifero. * Fol. 2. Solanum Americanum arborescens Quercus foliis Spinis de- super et subtus Rigentibus Boraginis flore Paradiso Ba- tavo. — — Solanum sodomaeum L. l fiorifero. * Fol. 3. Melongena fructu oblongo violaceo : Solanum pomiferum fructu oblongo C. B. P. 167: Mala insana Dodo. Pent. 458. = Solanum Melongena L. 1 fiorifero. 4. Sideritis alsine Trixaginis fol. Casp. Bauh. Prodr. pag. 111. = Cleonia lusitanica L. => 2 fioriferi. — | * Fol. 5. Cardamine altera Clus. hist. CXXVIII. = Cardamine impatiens L. 1 fiorifero, ; * Fol. 6. Sisimbrium. aquaticum Matioli Nasturtium aquaticum supi- num C. B. P. 104: Sisimbrium Cardamine sive Nastur- tium aquaticum J. B. 4, 884. = Cardamine amara L. 3 fioriferi | Fol. 7. Resedae affinis Phytheuma Cas. Bauh.: Phytheuma monspelien- sium Ad. Lob.: Phytheuma narbonensium Lugdun. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Sesamoides parvum Lacun.: Sesamoides tertium Gaesalp, e Erucago dppula Colum. — Reseda Phytheuma L. 2 fioriferi, 1 foglifero, Fol. 8. Reseda maxima Lob.: Reseda major Tabern.: Reseda candida Lugd.: Reseda reeta Came.: Reseda quae Sesamoides majus Ghino Gesn. hort.: Sesamoides magnum Lacunae et Sesamoides alterum Caesalp.: an Pycnocomon An- guillarae Ambros., et Erucae silv."* genus nonnullis Eiusd. | p Hie notandum est errorem Bauh. in Pinac. quod duas priores Resedarum Species ab eo positas ambas dicit Re- sedas luteas Lugd.; et tamen Lugd.* una candidam ex his faciunt, quod postea notatum ab Ambros. in una specie citat Lugd. sed properam in ältera ut effugiat | equivocum preterit Lugd. Jo. Bauh. et Ambros. discre- pant in Allegan. Colum.* c.* Resedas. | = Reseda alba L, 3 ; 1 fiorifero. Tav. XII num. 1. * Fol. 9. Reseda foliis Calcitrape Flore albo Moris. hort. Reg. Bles. = aut. : — Reseda lutea L. l fiorifero. E * Fol. 10. Luteola Erba salicis folio C. B. P. 100: Lutea Plini qui- à busdam J. B. 3, 465: Lutum erba Dodo Pent. 80. — Reseda Luteola L. | 2 fioriferi e 5 foglie radicali. 4 Pol. 11. Veratrum flore atro Rubente Heleborus albus flore atro | i Rubente C. B. P. 186: Heleborum album Flore nigro J.-B. 3, 634: Heleborum album floribus atro rubentibus Lob. Icon. 311.. | | xj y : — Veratrum nigrum L. . 1 sommità fiorifera e 2 foglie. ITICHI 467 * Fol. 12. Heleborus Niger ortensis flore Viridi C. B. P. 183: Hele- borus Niger vulgaris flore viridi vel erbaceo Radice diuturna J. B. 3, 636: Veratrum nigrum. 2." Dod. Pent. 385. Helleborus multifidus Viv. 1 fiorifero. Fol. 13. num. 1. Solanum foetidum pomo aculeis crassioribus et robustio- ribus donato Moris: Datura Cochinchinensis spinosissima Zanon. == Datura ferox L. l fiorifero e fruttifero. * n, 2. Herba Paris Dodo. Pent. 444: J. B. 3, 613: Solanum quadrifolium Baciferum C. B. P. 167. = Paris quadrifolia L. 1 fiorifero. * Fol. 14. Solanum brasilianum arborescens foliis Capsici Bacis Rubris au Aguaragya et eruca de Bicho seu Erua Nuova vel Pimenta de gallinha Mark. et Pison. = (Capsicum l fiorifero. * Fol. 15. Hyosciamus vulgaris, vel niger C. B. P. 169: Hyosciamus vulgaris J. B. 3, 627: Hyosciamus Niger Dodo. Pent. 450. i |. = Hyosciamus niger L. 1 fiorifero. .* Fol 16. Hyosciamus albus major, vel 3." Dioscoridis, et 4"* Plinii C. B. P. 169: Hyosciamus albus J. B. 3, 627: Dodo. Pent. 451. | : == Hyoseiamus albus L. 2 fioriferi. * Fol. 17. Alkekengi Indicum majus Solänum vesicarium indicum C. BH. P. 160. : — Nieotiana rustiea L. 2 fioriferi e 2 foglie. * Fol. 18. Alkechengi Indicum fructu parvo verticillato. Solanum Som- niferum verticillatum C. B. P. 166. eu +4 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Y — Withania somnifera Dun. 2 fioriferi. Fol. 19. * n..1. Phitolaeca Americana majori fructo. Solanum Race- ` mosum Indicum hort. Reg. Paris: Solanum virginianum Rubrum Park. Teatr. 347. = Phytholacea decandra L. l fiorifero e fruttifero. = E 3 » magnum * n. 2. Sisimbrium annuum absinti minoris folio Nasturtium silvestre foliis tenuissime divisum C. B. P. 105. , = Cardamine hirsuta L. : l fiorifero. : . n. 3. Nasturtiolum alpinum tenuissime divisum Jo. Bau. tom. 2, E j pagin, 918. — Hutehinsia alpina R. Br. l fiorifero. | Fol. 20. Solanum vesicarium Cas. Bau.: Savifraga rubra, et 4* Brunf. Solanum halicacabum Matth.: Halicacabum Anguill.: Halicacabum vesicarium Camer.: Vesicaria Cord. in Dioscor.: Vesicaria vulgaris Dod. gal.: Vesicaria p.* Duran. in descript. et 2.* in Icon. (quod Bauh. non Mo- net): Alicacabum sive Vesicaria Cord. hist.: Alkekengi Lonic. i i = Physalis Alkekengi L. l fiorifero e fruttifero. * Fol. 21. Sideritis Settima Clusi XII l . = Stachys palustris L. 2 fioriferi e 2 fogliferi. * Fol. 22. Condrilla Sonci folio flore luteo pallescente Lanicha silvestris murorum flore luteo J. B. 2, 1004. ; = Pieridium vulgare Desf. Uh E l fiorifero, È : * Fol. 93. Asclepias Nigro flore C. B. P. 303: Aselepias flore nigro En Quorundam I. B. 2, 140: Apocinum Columne Phitob. 111. |, = Uynanehum nigrum Pers. ‚1 fiorifero, E ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 469 * Fol. 24. Asclepias albo flore C. B. P. 303: Asclepias sive vince to- icum multis J. B. 2, 138: Vince toxicum Dodo. Pent. 407. = Cynanchum Vincetoxicum R. Br. 1 Boriforo e fruttifero. Fol. 25. Sonchus laevis in plurimas tenuissimas lacinias divisus Cas. Bauh. Prodr. p. 61. = Sonchus tenerrimus L. 1 fiorifero. Fol. 26. Viperaria vel Scorzonera Italica Duran.: Hedipnois Monspes- sulana seu Dens Leonis monspessulanus Jo. Bauh.: quoad Icon.; et descriptionem, quo vero ad Historiam varia confundit tom. 3, pag. 1036. = Urospermum Dalechampii Desf 3 fioriferi. * Fog. 27. Rhagadiolus alter Cesalpin 511: Hieracium silliqua falcata C. B. P. 128: Hieracium stellatum J. B. 2, 1014: Hie- racium narbonense falcatum Lob. Icon. 240. — Lapsana communis L. l fiorifero. Osservazione. I sinonimi qui citati vanno invece riferiti al Rhagadiolus stellatus Gaertn. Fol. 28. Hieracium vapitulis Cardui Benedicti maximus Buglossum — echioides quibusdam Jo. Bauh. p 1029,4& 2. = Helminthia echioides L. l fiorifero. s * Fol. 29. Scabiosa maritima parva J. B. 3, 7. = Crupina vulgaris Cass. 1 fiorifero e fruttifero. _ * Fol. 30. Lactucha viscosa Caule foliis obducto Condrilla viscosa Caule foliis obducto C. B. P. 130: Condrilla viscosa Canpocla- rensis Col. p. 1.* 240. = Prenanthes purpurea L. 1 fiorifero. 470 <> . R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 31. Condrilla Juncea arvensis que 1. Dioscoridis C. B. P. 190: Condrilla Juncea viminea aurvensis Tabern. Icon. 178: Condrilla viminea J. B. 2, 1021. n Tolpis umbellata Bert. 2 fioriferi. Osservazione. I sinonimi sono da riferire Ala Chondrilla | tuncea L, . Fol. 32. Alisma Montana Consolida nemorensis Cabrei. : i = Hieracium umbellatum L. > l fiorifero, 1 foglifero. altri è tutt'altra cosa. Fol. 33. Chondrilla Tingitana floribus luleis papaveri hortensis folio. Hort. Acad. SR ee pag. 657. = Picridium tingitanum Desf. Fol. 34 Hieracium Parona latifolium primum. Clusii Pilosellae maiori, sive Pulmonariae luteae accedens maculatum o. Bauh. tom. 2, pag. 1026. = Senecio lanatus dw 1 fiorifero. * In questo foglio stava staccato e non numerato un esemplare con questo cartello manoseritto non di Triumfetti: Limonium maritimum Baerhen. — Statiee Limonium L. l foglia e 1 porzione di infiorescenza. * Fol. 35. Scorzonera Latifolia altera C. B. P. 275: Scorzonera Pan- nonicha Clus histor. CXXXVIII. = Scorzonera hispanica L. . 2 fioriferi e 5 foglie radicali. * Fol. 36. SJ agone goa Porri folio dilute Jantino flore H. Reg. Paris: Trago pogon lato porri folio dilute Jantino flore Ioneq. hort. i = Tragopogon porrifolium L. 3 fioriferi. / Osservazione. Certo la pianta disegnata dal Chabreo e da x A 4 : à E edo ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 471 Fol. 37. Scabiosa Globularis quam ovinam vocant Jo. Bau. tom. 3. p. 12. = Jasione montana L. 3 fioriferi. Fol. 38. Scabiosa integrifolia glabra radice premorsa Hort. Lugd. Bat.: Succisa sive Morsus Diabuli Jo. Bau. tom. 3, pag. 11. fol. glabris eiusdem in description. = Scabiosa arvensis L. 1 fiorifero. Fol. 39. Scabiosa graminea argentea Jo. Bauh. tom. 3, pag. 12. = Scabiosa graminifolia L. 3 fioriferi. Fol. 40. Jacea oleae folio minore ftore Casp. Bauh.: Ptarmicae Austri- acae species Clus. Cur. post. — Xeranthemum annuum i 3 fioriferi. Fol. 41. ns oleae folio capitulis simplieibus Bauh.: Ptarmica altera Matth.: Ptarmica Lacun.: Cyano similis Cesalp.: Ptarmica austriaca Dod.: Xeranthemum aliud sive Ptar- mica quorundam Jo. Bauh. À = Xeranthemum annuum L. 2 fioriferi. Fol. 42. Sabaa capitulo globoso ma. Casp. Bauh.: Scabiosa quinta et Sexta Trag.: Scabiosa minor Matth.: Columbaria Lob.: Scabiosa minor laevis Gesn. hort.: Seabiosa media Dod: Scabiosa media serrato angusto folio flore globulariae Advers.: Scabiosa vigesima foemina herbariorum Ta- bern.: Scabiosa foliis bellidis sylvestris majoris major Thal.: Scabiosa quinta, sive montana Clus. hist. Icon. Phyteuma Dioscoridis Colum. = Scabiosa Columbaria L. 3 fioriferi. 1 Fol. 43. Scabiosa stellata folio laciniato major Casp. Bauh.: Seabiosa hispanica major Clus. hist.: Scabiosa peregrina Dod.: Scabiosa hispanica Camerar. 472 : R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Scabiosa stellata L. 1 fiorifero e fruttifero. Fol. 44. Scabiosa fruticans angustifolia alba Casp. Bauh.: Scabiosa montana calidarum regionum Lugd.: Scabiosa quarta et major Pannonica Clus. pan.: Scabiosa ma. Panno- nica albo flore vel octava Eiusd. hist.: Scabiosa ma- i cima Leucanthemos Camer.: Scabiosa montana Taber.: — Cephalaria leucantha Schrad. 1 fiorifero. * Fol. 45. Sophia Alpina Foliis Centaurii majoris C. B. P. 270: Sca- biosa alpina maxima Lob. Icon 537. = Cephalaria alpina Schrad. 1 fiorifera e 4 foglie. Fol. 46. Jacea montana capite magno strobili J. Bau. t. 3, pag. 30. = Leuzea conifera DO. | fiorifera e parecchie foglie radicali. Fol. 47. Spina solstitialis mitior Apula Col. — Centaurea melitensis Lam. 1 fiorifera e parecchie foglie radicali. Fol. 48. n. 1. Hieracium pumilum quartum Col. de min. cogn. p. 31. = Crepis aurea Rchb. var. glabreseens 1 fiorifero. n. 2. Succisa alpina Globulariae foliis Triumf. = Scabiosa lueida Vill. 2 fioriferi e parecchie foglie radicali. * n. 3. Jacea oleaefolio flore ex albo et sulphureo Rubente. = Xeranthemum annuum L. 2 fioriferi. * Fol. 49. Scrofularia Betonice folio. Scrofularia Scorodonie folio vel lusitanicha. = Serofularia nodosa L. 1 fiorifero. | Fol. 50. Scrophularia Ruta canina d.* vulgaris Casp. Bauh.: Sideritis 3.2 Matth.: Sideritis altera Dioscoridis Tabern.: Side- DI ALOUNI ERONEN ANTIĞHI. ROMANI ES uo ritis "E Lonie.: Galeopsis 32 Dod. gal.: Ruta canina Lobel.: Serofulariae similis planta maior, Sideritis 2.2 : | E Dioscoridis Caesalp. Herba S. Antonii et Antoniana d E aliis Ambros.: Harmala Italica et Harmol aliquorum Eu Eiusd. Ambros. | = Serofularia canina L. 1 fiorifero. * Fo. bl. Serofularia folio urticae C. B. P. 936: Scrofularia flore Rubro Camerari J. B. 3, 422: Serofularia Peregrina Camerari hort. Tu XIV. — Serofularia peregrina L. 2 fioriferi e 5 foglie radicali. "Fol 59. Serofularia nodosa fetida C. B. P. 235: Serofularia ulgaris major J. B. 3, 421: Serofularia Dodo. Pent. 50. = Serofularia aquatica L. ia sommità fiorifera e 2 foglie radicali. * Fol. 53. Esemplare con due cartellini, il superiore: Consolida minore del nor bianco d^ Prunella; V inferiore: Brunella. — Brunella vulgaris L. l fiorifero. Fol. 54. Pulmonaria latif® Casp. Bauh.: Pulmonaria altera Matth. Pulmonaria et pulmonalis Dod. gall. : Pulmonaria Pli- nii Gesn. hort.: Pulmonaria maculosa Lobel. observ. : Pulmonaria maculosa folio Boraginis floribus primu- lae veris purpureis Eiusd. Advers.: Symphitum ma- culosum Dod.: Pulmonaria ma. Lugd.: Pulmonaria vulgaris maculoso folio Clus. hist.: Buglossum macu- losum Fracast. aliis Ambros.: Calle alterum genus qui- busdam apud Plinium Bauh. et Ambrosin. ; = Pulmonaria officinalis L. 3 fioriferi. * Fol. 55. Rubus Elegantissimus Rectus Trifolius humilis canescens. Rosae spinulis fructu colore et sapore fragariae hort. Catolie. 3l. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. ; ; res ER Me de, 474. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Rubus 1 fiorifero e 1 sommità di ramo sterile. * Fol. 56. Digitalis maior lutea vel pallida parvo flore C. B. P. 244: Digitalis flore minore sub luteo folio angusto J. B. 2 814. * — Digitalis lutea L. l fiorifero e 2 foglie radicali. * Fol. 57. Digitalis lutea magno flore C. B. P. 224: Digitalis lutea flore maiore folio serrato Tabern. Icon 867. = Digitalis purpurea L. l sommità fiorifera e 4 foglie basilari. Osservazione. — Come ognuno vede, furono mal riportati i due sinonimi. Fol. 58. Ricinus vulgaris Cas. Bauh.: Granum regium maius Mesve.: Ricinus Matth.: Palma Christi Gallor Cesalp. Cici Gesn. hort.: Mira solis italis Guilan. epis.: Phaseolus roma- nus Tuscis Marcel. Virg.: Ricinus Kerua Tripoli Ra- wolf.: Cerua aut Cataputia maior Fragos.: Ricinus ma- jor Eystit.: Kikaion S. Jonae, Alkarva et Kerua Ara- bibus Cas. Bauh.: Trixim et Sesamum sylvestre Plín.?: Pentadactylus aliis et Fico dell’Inferno italorum Ambr. = Rieinus communis L. $ l fiorifero. * Fol. 59. Titimalus Lati Folius Cataputia dictus h. L. Bata.: Latiris maior C. B. P. 293: Latiris, sive Cataputia minor J. B. 3. Appen. 880: Latiris Matiolo 1959. — Euphorbia Lathyris L. l fiorifero. ; ; Fol. 60. Peplos sive Esula rotunda Jo. Bauh. t. 3, p. 669. = Euphorbia Peplus L 4 fioriferi. n. 1. Verbenaca Africana foliis angustioribus spicatis Herm. catal. imprimend. Fol. 61. = Dischisma eiliatum Choisy l fiorifero. 2 PE ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 475 n. 2. Apocynum humile Aizoides riliquis erectis Africanum Hort. Ae. Lug. Batav. pag. 93: sive Fritillaria crassa Promontorii bon. Spei Stapel. in notis ad Theophrastum. = Stapelia 1 sterile. ‘n. 3. Verbena Indica lanuginosa Bod à Stapel in Theophr. = Lippia . 1 fiorifero. n. 4. Apocynum novae Angliae Tuberosa radicae floribus au- rantiis Hort. Acad. Lugd. Bat. pag. 647. = Asclepias tuberosa L. 1 fiorifero. Fol. 62. Verbenaca Africana frutescens umbellata foliis angustis ser- ratis Hermann. Catalog. imprimend. = Celago coccinea L.? 2 fioriferi. Fol. 63. Chamaecissus, sive Hedera terrestris J. Bauh. t. 3, p. 853. — Nepeta Glechoma Benth. 2 fioriferi. Fol. 64. Lamium Purpureum non foetidum folio oblongo Casp. Bauh.: Urtica Labeo femina Brunf. Galeopsis Matth.: Lamium sive Archangelica Lob.: Urtica iners, sive Lamium primum Dod.: Galeopsis fore verticellato Thal.: Leu- cas 3.” Caesalp.: Lamium purpureum Tabernam: La- mium rubrum Gerard: Galeopsis vera Dioscoridis Clus. hist.: Galeopsis, sive Urtica iners flore purpurascente majore folio non maculato Jo. Bauhin. = Lamium maculatum L, 3 fioriferi. + Fol. 65. Ballota crispa major Hist. Lug. tom. 2, pag. 1253, = Lamium purpureum L. 5 fioriferi. Fol. 66. Betonica vulgaris purpurea Jo. Bauh. tom. 3, pag. 301. = Betonica officinalis L. 2 fioriferi e 7 foglie radicali. 476 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 67. Molucca asperior foetida Jo. Bauh. tom. 3, pag. 235. = Moluccella spinosa L. 2 fioriferi e foglie. Fol. 68. Scutellaria peregrina folio lamii Herman.: Cassida Col. minus cognitar. pag. 187. = Seutellaria Columnae All. 2 fioriferi e 4 foglie basilari. Fol. 69. Lamium maximum sylvaticum foetidum B. Pin.: Galeopsis, sive Urtica iners magna foetidissima Jo. Bauh. tom. 3, pag. 853. = Stachys sylvatica L. -2 fioriferi. Fol. 70. Scordotis sive scordium folio salviae Jo. Bauh. t. 3, p. 293: nota: Haec planta Cordi autoritate fit annua et etiam fit eadem cum Salvia agresti, et Sphacelo Dodonaei Lug. Unde cum haec sit perennis ut optime ostendit Lugd. Icon, vel Cordus errat, vel Jo. Bauh. cum fratre perperam has plantas confundit. = Teuerium Scorodonia 3 fioriferi e 2 fogliferi. Fol. 71. n. 1. Ballote crispa minor Hist. Lug. t. 2, p. 1253. = Lamium amplexicaule L. parecchi fioriferi. * n. 2. Xerantemifolia. 3 foglie soltanto. * Fol. 72. Leonurus perennis Africanus Sideritis folio flore Phoeniceo major Brein Prodr. 2: Leonorus Capitis Bonae Spei Brein Centuria 12: Cagdiacha Africana Perennis Foliis Sideritidis floribus longissimis Pheniceis hort. Lugdun. Batavorum. — Leonotis Leonurus Ait. 2 fioriferi. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 477 THOM. IX. Come nel volume precedente i fogli sono 72. Di Triumfetti abbiamo le piante dei fogli: 1, 4 (2), 6, 10 (1), 13 (1-3), 14, 18, 20 (2), 21, 27-29, 33, 34-36, 41, 44, 47, 51, 54, 55, 56, 59, 60 (1), 61, 62, 64 67-69, 71, 72. E autoptico l'esemplare al n. 28 (1) Anche in questo volume si trovano piante di Hermann. Fol. l. Jacobaea Pannonica latifolia Jo. Bauh. t. 2, p. 1057. — Seneeio bieolor Tod. . 1 fiorifero e 4 folie basilari. * Fol. 2. Tusillago ulgaris C. B. P. 197: Tusillago J. B. 3, 563: Be- chium sive Farfara Dodo. Pent. 596. = Tussilago Farfara L. 3 fiori e 3 foglie. Fol. 3. Jacobaea Africana maxima Hormini fol., ora flor. parvis Herman. Catal imprimen. = Senecio Fol. 4. * n. 1. Polium montanum album C. B. P. 221: Polium mon- | tanum primum Clus. 361. = nn montanum L. 4. fioriferi. n. 2. Tussilago Matth.: Tussilago vulgaris Casp. Bauh.: Un- gula cabalina Brunfel.: Ungula asinina et Lactuca ustularia germanorum Eric. Cord.: Farfarella Lacun.: Farfara Duran.: Tiphium Theoph. quibusdam Casp. Bauh.: Bechion Cordo hist.: Chamaeleucen Plin.: Pata. equina nonnullis Ambros.: Nenuphar terrestre aliis eiusd. Ambros.: Filius ante patrem aliis eiusd. Ambros.: Populago Hermol. corol.: Radix pestilentialis C. Seu- uenefelt: Personata et Lappa dicitur etiam a sup." ci- tato Brunfels. + = Tussilago Farfara L. 3 foglie e 2 scapi senza capolini. SH: R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA * Fol. 5. n. 1. Elierisium Africanum Incanum foliis subrotundis flo- ribus argentei Oldends. = Antennaria dioica R. Br. 5 fioriferi e parecchie foglie radicali. n. 2. Elicrisium Angustissimo folio Stecas Citrina altera te- nui folia, sive Italicha J. B. 3, 155. — Phagnalon sordidum DC. 4 fioriferi. Fol. 6. n. 1. Lavendula Matth.: Lavandula angustifolia Casp. Bauh., Lavandula vulgaris Cordo in Diosco.: Lavendula mi, Cord. kist.: Lavendula fem.* Lugd.: Lavandula mas Dod. gal. Lavandula breviore fol. et spica Clus. hist.: Cassia Germanica Trag.: Stachis Anguill.: Pseudonar- dus fem. Duran.: Nardus vulgo d. Gesn. hort.: Spica Advers. Penae: Spica italica et domestica Cesalp.: Spica nardi Cam. — Lavandula Spica L. 1 infiorescenza e 2 rami sterili. n. 2. Gnaphalium vulgare ma. Casp. Bauh.: Gnaphalium vul- > gare minus Thal.: Heliochrysos sylvestris Trag.: Gna- phalium Fuch.: Gnaphalium vulgare Matth.: Filago Dod.: Centunculus Turn.: Tomentum Cord. hist.: Impia Plinii Angu. Carta philago Gesn. hort.: Herba impia Cesalp.: Gnaphalium vulgare minus Thalio: Chamae- leon Plin. ; _ : — Filago ee L. : 2 fioriferi e 4 getti sterili. £s * Fol. 7. Lavendula foliis crenatis. Stecas folio serrato C. B. P. 216: Stecas serrato et Crispo folio J. B. 3, 279: Stecas Cri- spo folio Clus. histo. 345. — Lavandula dentata E. 4 fioriferi e 2 fogliferi, Fol. 8. *n. 1. Elierisum Maritimum Odoratissimum Incanum et to- mentosum circa Mont: Altum proveniens et descriptum ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERSARII ROMANI 479 = Diotis candidissima Desf. 3 fioriferi. n. 2. Helicrisum Africanum luteum latifolium Meliloti odore caule alato Herm. catal. imprimend. E 1 fiorifero. : | * Fol. 9. n. 1. Gramen Sparteum Bromoides Pannicula sparsa Bar- leri, Tab. 18. = Trisetum neglectum R. S. 5 fioriferi. ? . 2. Elierisum seu Stecas Citrina Angustifolia C. B. P. 246: Stecas Citrina narbonensis J. B. 2, 154: Stecas Citrina Dodo Pent. 268. — Gnaphalium luteo-album L. 3 fioriferi. Fol. 10. n. 1. Latyrus sylvestris Moris.: Catanance Leguminosa quo- : rumdam Jo. Bauh. tom. 2, pag. 309. E l = Lathyrus Nissolia L. 1 fiorifero e 1 fruttifero. * n. 2. Gramen Myurum spica e viridi albescente Barlerii. Tab. 124. ; = : Trisetum neglectum R. S. 4 fioriferi. È Fol. ll. n. 1. Elierisium Asteris facie flore aureo Ramosum Triufetti. | = Evax asterisciflora Pers. 2 fioriferi. n. 2. Gramen ciperoides omnium minimus foliis capillaceis. - = Carex mucronata All. 3 fruttiferi, frutti caduti. * Fol. 12. Gramen Sparteum Alupecuroides spica sericea Glumosa. = Trisetum neglectum R. S. i 8 fioriferi. "Fol. 13. n. 1. Phillyren latiusculo folio Jo. Bauh.: Phillyrea folio Ligustri Casp. Bauh.: Phillyrea Matth.: Cyprus latiori 480 R. PIROTTA ED A. CHIOVENDA folio Dod.: Phillyre maior Ad.: Phillyrea narbonensis Lob.: Phillyrea 3. Clus. hisp. et hist.: Phillyrea media : Camer. Epit.: Alaternum major Dalechampii et Phi- R lyrea Penae major Lugd.: Ilatrum Cesalp.: PAillyrea E latiore folio Gerard. — Rhamnus Alaternus L. frustolo fiorifero. *n. 2. Arundo spinosa Repens, vel Came Calamus spinosus Epigoeius Lugd. 100. = Calamus = l porzione di foglia. n. 3. Planta Zeilanica palustris flor. coeruleo. : — Burmannia disticha L. 1 fiorifero. Fol. 14. Geranium Africanum frutescens Malvae folio lacinato odorato H. A. Lug. Batav. = Pelargonium australe Willd. 3 fioriferi. = ; * Fol. 15. Geranium Rupertianum 1." viride C. B. P. 319: Geranium | — Rupertianum Murale J. B. 3, 460: Geranium Rober- tianum Dodo. Pent. 62. cS uU TRA R^ gr PL M = Geranium Robertianum L. TM 2 fioriferi. 3 x * Fol. 16. Geranium Robertianum 1.” Rubens C. B. i P. 319: dekantum E 4m Auen Pennei Clus. hist. XC. - Geranium striatum L. ; 4 i k 1 fiorifero. 7 : * Fol. 17. Geranium Batracoides folio aconiti C. B. P. 317: Geranium Batracoides aliud folio aconiti nitente Clus., J. B. 3, 476: Geranium 92," B: Tpaywdes Clus. — Geranium macrorhizum L. l fiorifero. Fol. 18. Geranium triste Cornut.: Geranium Americanum noctu olens radice tuberosa Moris. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 481 x — Pelargonium. l scapo fiorifero e 3 foglie. * Fol. 19. Geranium Sanguineum maximo flore C. B. P. 318. — Geranium sanguineum L. 2 fioriferi e 3 foglie radicali. Fol. 20. * n. 1. Arissarum Latifolium Mathioli. | = Arisarum proboseideum Savi. 2 infiorescenze e 4 foglie. n. 2. Geranium argenteum montis Baldi Joh. Bauh. tom. 3, pag. -— — Geranium argenteum L. l fiorifero. Fol. 21. n. l. Aizoides sive Ficoides Africana flor. purpureo Breyn. Prodr. secundo. | — Mesembrianthemum stipulaceum L. l fiorifero. n. 2. Sanicula alpina purpurea Casp. Bauh.: Britannica An- guillarae: Arthriticae species flore purpureo Ges. hort.: Paralytica alpina, Sanicula flore purpureo. Ad.: Au- ricula ursi, Duran. Icon.: Aurieula ursi suave rubens iiia Gerard.: Auricula ursi 2.* Clas. hist.: Primula alpina. | latif?^, et Sanicula alpina rubra Tabernam.? — Primula Balbisii Lehm. l fiorifero. * Fol. p. M nud À Sanicula ulgaris Matioli. = Sanieula Europaea L. 1 fiorifero. n. 2. Verbaseulum unbelliferum flore purpureo C. B. P. = Primula officinalis Jacq. 1 fiorifero. *Fol. 23. Asparagus sylvestris Matiolo. = Camphorosma monspeliaca L. 5 sterili. * Fol. 24. Sedum Geniculatum foliis viduum Cabrei. 482 R. PIROTTA ED A. CHIOVENDA = Salicornia fruticosa L. i 4 fioriferi. Fol. 25. n. 1. Periclimenon Africanum Flor. coccineis fol. lucidis acu- minatis Herm. in catal. imprimen. = Halleria lucida L. l fiorifero. * n. 2. Digitalis Centauroides ulgo gratia dei Matiolo flore Luteo. — Gratiola officinalis L. 2 fioriferi, 1 foglifero. nit * Fol. 26. Camenereon Angustifolium sive mezereon magno flore. : = Epilobium Dodonaei Vill. - 2 fioriferi. Fol. 27. Lysimachia spicata purpurea forte Plinii Casp. Bauh.: Soli- i daginis saraciniae alia species Trag.: Lysimachia altera Matth.: Lysimachium purpureum Gesn. hort.: Lysima- chium purpureum alterum Dod. gal.: Lysimachia 3.* Turn.: Lysimachia forte Pliniana Ad.: Lysimachia pur- purpurea Lob.: Lysimachia flore purpurascente Angu.: Pseudolysimachium purpureum alt" Dod.: Lysimachia purpurea spicata Ger.: Lysimachia purpurea cois ma. Clus. hist. = Lythrum Salicaria L. : l fiorifero, 1 foglifero. : Fol. 28. n. 1. Linaria annua angustifolia flosculis albis longius cau- | datis Jo. Bap. Trium. : — Linaria chalepensis Mill. 6 fioriferi e 6 getti sterili. n. 2. Linaria Pannonica flore Luteo minore quam in vulgari Jo. Bauh. tom. 3, pag. 458. — Linaria genistaefolia Mill. l fiorifero. . | Fol 29. Linaria vulgaris lutea flore majore Casp. Bauh.: Linaria et uc pseudolinum Brunf.: Linaria p-* Dod.: Linaria vulgaris Trag.: Osiris maior Tabernam: Urinaria et Urinalis aliquib Ambros: Tabinaria Schroeder: Pharmae. rc ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 483 — Linaria vulgaris Mill. 3 fioriferi. * Fol. 30. Sinphitum petreum Matiolo at melius Coniza angustifolio i flore luteo. = Aster Linosyris Bernh. i 3 fioriferi. * Fol. 31. n. l. Linaria Ederulae folio Cinbalaria Matiolo. = Veronica Cymbalaria L. 2 fioriferi. n. 2. Bistorta ulgaris. = Polygonum Bistorta L. l fiorifero e 4 foglie radicali. * Fol 32. Persicaria urens foliis non maculatis. = Polygonum Hydropiper L. 5 fioriferi. . Fol. 33. Lychnis hirsuta segetum maior Moris: Pseudomelanthium Jo. Bauh. t. 3, p. 341. — Agrostemma Githago L. 3 fioriferi. e Fol. 34. Lychnis sylvestris hirsuta perennis alba simplex Moris.: Ocy- en moides album multis Jo. Bauh. t. 3, p. 342. + = Lyehnis dioiea L. | 2 fioriferi. Fol. 35. n. 1. Lychnis incana et tomentosa cauliculis procumbentibus = fol. latioribus et brevioribus H. A. L. B.: Ocymoides Lychnitis reptante radice Jo. Bauh. t. 3, p. 353. een — Cerastium tomentosum L. 4 fioriferi. n. 2. Pyrola ug Jo. Bauh. tom. 3, pag. 536. = Pyrola umbellata L. 1 fiorifero. n. 3. Persicaria mitis maculosa et non maculosa Casp. Bauh.: Pulicaria foemina Ruell.: Persicaria foemina Brunf.: Persicaria Dod.: Plumbago Plinii quibusdam Lugd.: Mors 484 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Persicaria alt.” Matth. Persicaria maculata Ger.: Per- sicaria maculis nigris Gesner, hort. — Polygonum lapatifolium L. l fiorifero. | Fol. 36. Lychnis viscosa flore muscoso Moris.: Muscipula muscoso flore sive Ocymoides Belliforme Jo. Bau. t. 3, pag. 350. = Silene Otites L. s l fiorifero e 6 foglie radicali. à * Fol. 37. Caucalis arvensis latifolio flore albo hort. reg. Paris. Moris Unb. 33. — Turgenia latifolia Hoffm. l fiorifero. * Fol. 38. Caucallis Pumila Maritima C. B. P. 153: Lappula Canaria sive Caucallis Maritima J. B. 3, part. 2, 87: Caucalis Pumila Clus. Cur. Post. fol 37. = Caucalis nodosa Scop. l fiorifero e fruttifero. ; Osservazione. — Come ognun s’avvede, i nomi dati si de- > vono invece riferire al Daucus pumilus Curt. * Fol. 39. Mirris semine longissimo C. B. P. = Scandix Pecten Veneris L. 1 fiorifero. - * Fol. 40. Tapsia Canadensis Latifolia Turnefort. 1 ombrella fiorifera e 3 foglie. Fol. 4l. Ferula fruticosa sempervirens foliis Anisi Galbanifera, ex qua Galbanum officinarum. Prodr. Parad. Batav. p. 334. _ 1 fiorifero. * Fol. 42. Angelica Boemicha Sativa C. B. P. a = Angelica sylvestris L. l fiorifero e 1 foglia. Li + Fol 43. Sphondilium latifolium ad singulos nodos floridum quibus- i dam ferula latifolia ad singulos nodos florida. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 485 l sommità fiorifera e 1 foglia. Fol. 44. Myrrhis angelicae folio. 2 foglie soltanto. * Fol. 45. Papaver spinosum Luteum aupris — sive Argemone mexicana. | | = Argemone mexicana L. 1 fiorifero. * Fol. 46. Papaver erraticum silvestre flore rubro. = Papaver Rhoeas L. Te l fiorifero. Fol. 47. Laurus Alexandrina et Chamaedaphne Col. de min. cognitis et Radis Idaea eiusd. in phytob. Haec planta male a Bauh. in Pinace confunditur, cum Lauru Alevandrina vera Lugd. quod Lugd. figura sit Legumina, et descriptio non mutila, hine Ambros. hoe metuens forte, non posuit omnia Pinaeis synonima; et sup.* d.* Colum.* ac et Lobell.s Lugdunen, figuram pro falsa habere aperte profitent. = Ruscus hypoglossum L. e 2 fioriferi. ` Fol. 48. Arum Scorzonerae folio C. B. P. : | — Biarum tenuifolium Schott. l infiorescenza completa e 12 foglie. - * Fol. 49. Fabago Belgarum, sive Peplus Parisiensium Lugdun 456: | Morgsani Sirorum eiusdem appen. 25; Capparis faba- ginea sive Peplios Lutetianorum J. B. 2, 66: Capparis portulace folio C. B. P. 480. a = Zigophyllum Fabago L. 2 fioriferi. * Fol. 50. Lilium Convallium Album I. B. = = Convallaria majalis L. 5 scapi fioriferi e 1 foglifero. Fol 51. Helleborine flore rotundo H. A. L. B. p. 308: Damasonii 486 . R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA species quibusdam, sive Calceolus D. Mariae Jo. Bauh. thom, 3, pag. 518. = Cypripedium Calceolus L. 1 fiorifero. i * Fol. 52. Aristolochia Rotunda flore ex albo Purpurascente C. B. P. 307. | Aristolochia Rotunda altera Clusii J. B. 3. 559: Clus. histo. LXX. | — Aristolochia rotunda L. 3 fioriferi. * Fol. 53. Poligonatum spicatum sterile Cornuti 32. i = Smilacina stellata Desf. 2 fioriferi. Fol. 54. n. 1. lloXoyovazov Dioscoridis Polygonatum latifolium vulgare | Bauh. pin.: Sigillum Salomonis Brunf, Gesn. kort.: et latifolium Trag.: Polygonatum Matth., Lacun., Cast.: vulgare Camer.: et vulgatius Eystet.: Polygonatum la- tifolium Fuch., Dod. utraq. edit., Cord. in Diosc. et hist., Gesn. hort., Lob., Taber., et primum Gerar.: Polygo- natum maius Lonie, Advers, Lob, Thal.: Polygo- © natum latifolium vulgare Clus. hi t.: Frassinella An- guill., Cesalp. ; = Polygonatum multiflorum All. 1 fiorifero. n. 2. Pyrola folio serrato Jo Bauh. tom. 3, pag. 536. : = Pyrola secunda L. . l fiorifero. Fol. 55. n. 1. Serpillum vulgare Jo. Bauh. flore albo; Serpillum vulgare minus Casp. Bauh. flore albo: Serpillum Brunf.: Ser- pillum sylvestre Matth. flore albo: Serpillum sylvestre alterum Duran.: Serpillum minus flore albo Taber.: Serpillum vulgare repens Clus. = Thymus Serpyllum L. forma albiflora 1 fiorifero. s n. 2. Soldanella alpina minor Clus. Plant. Histor.: Soldanella : | montana quibusdam Jo. Bauh. tom. 2, pag. 817. ~ ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARIJ ROMANI 487 = Soldanella alpina L. 1 fruttifero. n. 3. Acapov Dioscoridi Bauh. Pin.: Asarum Brunf., Trag., Matth., Fuch., Dod. utraq. edit. (Perpensa, Vulgago) Lacun., Cord. in Dioscor. et istor., Turner, Gesn. hort., Lonic., Caesalp., Cast., Lugd., Thal., Tabern., Gerar., Eystet. : Asarum baccaris, sivé baccatus Advers., Lob. icon. vulgo Asarabaccara, — Asarum europaeum L. 1 fiorifero. n. 4. Herba Trientalis Jo. Bauh. tom. 3, pag. 536. = Trientalis europaea L. 1 fiorifero (distrutto il fiore). Fol. 56. Bandura Zeilanensium, sive Pryapus Vegetabilis vulgo Musaea Zeilanico. — Nepenthes 1 foglifero. i * Fol. 57. Senecio Americanus Purpureo Coeruleo Flore Turnefort 450, tab. 268. = Statice sinuata L. 2 fioriferi. Osservazione. Sbagliati i sinonimi. * Fol. 58. Limonium maritimum maius Matioli. = Statice Limonium L. i 1 fiorifero e 4 foglie. Fol. 59. Ranunculus Illiricus radicibus Bulbosis foliis longis Jo. Bauh. tom. 3, pag. 863. — Ranuneulus illyrieus L. 3 fioriferi. Fol. 60. n. 1. Aconitum unifolium bulbosum luteum Cas. Bauh. Pin.: Helleborus Ranunculoides hyemalis radice tuberosa flor. in medio folio Hort. Ac. Lug. Bat. pag. 309: Ranun- culus cum flor. in medio folio radice tuberosa Jo. Bauh. pagin. 414. 488 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Eranthis hyemalis Salisb. 4 fioriferi e 7 foglie. " n. 2. Limonium Belidis folio C. B. P. = Statice virgata Willd. 2 fioriferi e parecchie foglie. ‘ Fol. 6l. n. l. Ranunculus tenuifolius montanus luteus Jo. Bauh. tom. 3, pag. 416. : — Ranuneulus montanus Willd. l fiorifero. n. 2. Ranunculus praecox rotundifolius granulata radice Moris.: 2 Scrofularia minor sive Chelidonium minus vulgo dictum = = Jo. Bauh. tom. 3, pag. 468. = Ranuneulus Fiearia L. var. calthaefolius Relıb. Parecchi fiori e foglie. Fol. 62, Bellskorus Ranunculoides flore globoso Hort. Accad. Lugd. Batav. pag. 309: Ranunculus flore globoso quibusdam Trollins flos Jo. Bauh tom. 3, pag. 419. Trollius europaeus L. (i. -1 fiorifero. i aus LEA ER NN A rer E * Fol. 63. Ranunculus americanus parvo flore sagittae folio E —R lus ophioglossifolius Vill. — l fiorifero e fruttifero. = Fol. 64. Staphisagria Jo. Bauh. tom. 3, pag. 641. " — Delphinium Staphysagria L. z 1 fiorifero. * Fol. 65. Aconitum coma nutante. — Aconitum panieulatum Lam. 1 tiorifero e fruttifero. * Fol. 66. Aconitum 4." Matioli. = Aconitum paniculatum Lam. l fiorifero. | Fol 67. Aconitum Lycoctonum flore Delphimii Jo. Bauh. tom. 3, pag. 658, — Delphinium l fiorifero e 3 foglie. * ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI _ 489 Fol. 68. Aconitum racemosum Actaea quibusdam Jo. Bauh. tom. 3, pag. 660. | = Actaea spicata L. : | 1 sterne, e 2 foglie. i Fol. 69. Flos Adonis vulgo, aliis Eranthemum Jo. Bauh. tom. 3, | pag. 125. — Adonis aestivalis L. l fiorifero, 1 fiorifero e fruttifero e 4 foglie. * Fol. 70. n. 1. Triuphetta maritima nostras dico Triunphetum in Ve- b aed. ti nerationem tanti Viri. Crescit prope mare in loco vulgo dictum Macarese non est descripta. = Crucianella maritima L. 3 fioriferi, 2 fogliferi. n. 2. Asterias sive Stellaria Lugdun.: Alsine spergulae facie minor sive spergula minor flosculo subceruleo Bauh. in prodr. — Sherardia arvensis L. 7 fioriferi, Fol 71. Erysimum vulgare Moris.: Erysimum Tragi flosculis luteis ee iuxta muros proveniens Jo. Bauh. tom. 2, pag. 863. si = Sisymbrium officinale L. l fiorifero. | Fol. 72. Erysimon alterum Matthioli ae parvis quibusdam Den- taria Jo. Bauh. thom. 2, pag. 864. = Sisymbrium polyceratium L. 3 fruttiferi e 7 foglie radicali. THOM. X. Questo volume, come i successivi XI e XII non contengono più car- tellini di pugno di Triumfetti e nemmeno schede di Petiver o di Her- mann. Lo scritto è sempre il medesimo, cioè ola stesso che nei volumi precedenti abbiamo segnato con *, 32 Malpigh'a, anno XIIT, vol. XIII. 490 | R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 1. a. — Centaurium minus Ramosum ab imo ad summum flore patulo lutescente Kramer fol. 8. Turnefortio 1222. = Erythraea Centaurium Pers. 1 fiorifero. b. — Elicrisium americanum latifolium fetidum flore conglo- batoargenteo Gnaphalium americanum C. B. P. 213: . Clus. Histo 227: J- B. 3, 172. — Gnaphalium l fiorifero. c. — Linum Silvestre luteum Kramer. = Linum eorymbulosum Desf. : 1 fiorifero. Fol. 2. a. — Alsine Litoralis portulace folio C. B. P. 951: Alsines È quorundam genus Kramer. | = Samolus Valerandi L. 4 1 fiorifero. b. — Circea solani folio Lutetiana ehe Kramer Costa . 3 di flore bipetalo. ART o E = Circea lutetiana L. 1 fiorifero. ; > 3 c. — Convolvulus Piloselle angusto folio perennis. Ramosum E sa flore ex albido Rubente. È = Convolvulus cantabrica L. 3 l fiorifero. 5 | Fol. 3. a. — Lichen Epaticum. seu pulmonaria maior arborea quo- rundam foliis carriosis et torosis Tur. et Matioli. Pul- monaria maior. = Stieta Pulmonaria (L.). mo b. — Brium maritimum bissi foliis, seu alga marina inbri- » cata, et angustifolia Kramer. — a c. — Lichen arboreum Foliis quernis albicantibus floribus luteis. AA a. — Ternalea Clarissimi Dillenii Kramer Tab. 56. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 491 = Coronilla iuncea L. i l fiorifero (i fiori però sono quasi tutti caduti). b. — Alsines maritima Rosmarini folio Kramer. — Spergularia media L. l fiorifero. c. — Linaria angusti folio C. B. P. et Columnae. — Linaria vulgaris Mill. l fiorifero. ‚Fol. 5. a. — Sideritis montis Libani odoratissima Prosper Alpini Exo- | ticorum. | — Sideritis perfoliata L. l fiorifero. b. — Convolvulus perennis folio Pentafido flore rubro Hipe- cuacan et Officinarum Tuonefortio. — Ipomoea triloba L.? l fiorifero. Fol. 6. a. — Absinthium arborescens Lobelli. j^ — Artemisia arborescens L. 1 fiorifero. b. — Anterrinum flore vario C. B. P. e 3 : d. — Antirrhinum Orontium L. ; 1 fiorifero. Vga RO FT a Lotus trifillos folio Crenato, semine globoso minor Linnei.: Lotus flore spicato Runpii. Lotus minor spicato flore luteo C. B. P. Lotus odorata flore luteo. Cau = Melilotus officinalis Desr. i Noa 1 fiorifero. = = b. — Sium Aquaticum Ramosum unbelliferum flore albo Fo- * lüs serratis Kramer T l fiorifero in gran parte distrutto dagl’insetti. > c. — Cruciata laevis flore rubente. Rubeola Rubente flore laevis Cla. Dillenii. E — Galium eonstrietum Chaub. l fiorifero. 492 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 8. a. — Salicaria Hisopi folio flore ex purpureo Violaceo. = Lythrum hyssopifolium L. 1 fiorifero. b. — Licnis maritima Lini folio incano. , = Cressa eretiea L. l fiorifero. e. — Ornitopodium securidacae folio, sive Lotus Rivini silliqua. Corniculata flore Luteo. = Coronilla cretica L. 1 fruttifero. Fol. 9. Edissarum Flore spicato suave rubente. — Hedysarum Coronarium L. 1 fiorifero. | Fol. 10. Lysimachia bifolia Flore globoso Luteo C. B. P. 245: Lisi- | machia altera Lobellio flore quasi spicato J. B. 2, 902: Lisimachia lutea altera aut Lisimachia salicaria Lob. Icon. 263, par. 2.* ; = Lysimachia vulgaris L. 1 fiorifero. Fol. 11. Verbena Canadensis Urtice folio Creticha Zanon. — Verbena urticaefolia L. 1 fiorifero e fruttifero. Fol. 12. Toxicodendron Turnefortio: Edera Canadensis trifolia Cor- nutis: Vitis Canadeusis trifolia Negunta de sumac Ca- nadensis Veiman fol. 506: Tab. 1013. — Rhus Toxicodendron L. 1 fruttifero. SA Fol. 13. a. — Menta Scoridonia Salvie foliis, Sardonicha erba venenata = Anguillara . = Teuerium Scorodonia L. 1 fiorifero, b. — Centarium minus folio sinuato flore luteo. Lienis folio sinuato flore luteo. = Chlora perfoliata L. 2 fioriferi. Fol. Fol, ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI . 493 14. a. — Quercus Maritima prima Clusio exoticorum 121: Sedum Terettifillum arborescens Cabraei. = Arthrocnemum maerostachyum Mor. 1 fiorifero. b. — Stirav Malicotonei folio Turnefortio. = Styrax officinalis L. frustolo di ramo fiorifero. . 15. Cisanpellos Ruppii. Edera Canadensis quinquefolia. Vitis Ca- nadensis quinquefolia Turne. = Ampelopsis hederacea Mchx. 1 fiorifero. . 16. Coronilla erbacea flore vario Turnefortio. = Coronilla varia L. 1 fiorifero. \ . 17. Alcea Virginiana Rieini folio. Ketmia Parvo flore. = Napaea hermaphrodita L. 1 fiorifero. . 18. Sesamum alterum Matioli Digitalis orientalis Turnefortio. = Oenothera biennis L. l fiorifero. . 19. Apium Macedonum. Petroselinum. Macedonium officinarum. | = Athamanta macedonica Spr. = 1 fiorifero e 2 foglie radicali. . 20. Bupleurum Salicis latifolio. Seseli Hetiopicum Matioli. = Bupleurum frutescens L. 1 fiorifero. + 21. Sanamunda Sedi minoris folio prima Clusii. = Suaeda fruticosa Forsk. 1 foglifero. . 22. Corindum Zeilanium foliis maximis. = Cardiospermum Halicacabum L. 1 fiorifero e fruttifero. 23. Ketmia Sirorum. = Hibiseus syriaeus L. 1 fiorifero. 494 . R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA ES Fol. 24. a. — Hipericon Bifolium Maius C. B. P.: Hipericon Bacci- ferum Kramer. à — Hypericum Androsaemum L. 2 fioriferi. b. — Bugula ligurica flore carneo. 7 = Aiuga genevensis L. 3 1 fiorifero. i f = Fol 25. Mirriffillon Nobile Flore albo. Canphore odore Tragi. = Achillea ligustica Al. i 1 fiorifero. Fol. 26. Cardus sipis orridus Caule Bialato Flore luteo. = Scolymus hispanicus L. 1 fiorifero. Fol. 27. Folygonatum spicatum bacciferum Tournefortii. = Smilacina racemosa Desf. 1 forifer. Fol. 28. Ha il nome seritto sul cartellino a piè dell’ esemplare: Car- lina sylvestris. = Carthamus lanatus L. 3 fioriferi. Fol. 29. A. — Gramen Dactilon altissimum folio Latiore Kramer 104. — Festuea arundinacea Schreb. 1 fiorifero. | B. — Asteroides flore sulphureo. - = Pallenis spinosa Gr. Godr. 1 fiorifero. | C. — Pentafillum Nobile Tormentille facie foliis subtus ar- genteis C. B. P. Turnef. à _= Potentilla argentea L- ; -l fiorifero. DE 30. Ai — - Draba umbellifera flore albo. te : =, hemiin Draba L. a <= foriferi. B. -— Gramen pannicula eteromalla loewstis muticis, non ari- ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 495 statis spicatis spica multipli. Gramen palmatum Scenzeri. = Eragrostis megastachia P. B. 2 fioriferi. Fol. 31. A. — Gramen Exile arundinaceum minimum spica simplice. Biglumine arista Brevissime Sceuzeri. = Anthoxanthum odoratum L. Parecchi fioriferi. B. — Geranium Malve folio major Turnefortio. = Erodium malacoides L. 1 fiorifero e fruttifero. C.— Hipuris Caule aphillo. — Equisetum ramosissimum var. 3 sterili. Fol. 32. A. — Gramen Gariophillatum Policarpon Kramer 100. = Poa bulbosa L. 3 fioriferi. B. — Palma Dactilifera folio crispo in summitate hamato. 1 porzione di foglia. C. — Gramen E alzo garriophillum olens. — Poa bulbosa L. 5 fioriferi. Fol. 33. A. — Ciperus Pannieula. Tiphe multiplici minor. o = Carex recurva Huds. 3 fioriferi. B. — Alisson Dodoneo. = Farsetia elypeata R. Br. 1 fruttifero. — Ciperus is Thiphina major. — Carex pu b. 3 fioriferi. Fol. 34. n. 1. Ciperoides Minor Pannicula Tiphina ferruginea Kramer. = Carex reeurva Huds. l fiorifero. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA n. 2. Gramen Spicatum Penta glumis spica spadicea Sceuzeri. — Phalaris nodosa L. 4 fioriferi. n. 3. Gramen Thyphinum majus Sceuzeri. 2 = Alopecurus bulbosus L. 2 fioriferi. Fol. 35. n. 1. Gramen Speciosum Cauda Vulpis maior spicha multi- plici semine angulari. = Polypogon monspeliensis Desf. 3 fioriferi. n. 2. Gramen alepecuros Cauda Vulpis minor spica simplici. = Lagurus ovatus L. 4 fioriferi. Fol. 36. u. 1. Gramen Paniculatum Sparteum alpinum Panicula an- gusta spadicea viridi Sceuzer. = Melica uniflora Retz. 5 fioriferi. n. 2. Gramen Avenaceum specile Panicula spadicea. \ = Bromus madritensis È. 3 fruttiferi. Fol. 37. Gramen Alpinum Junceum Capitulo umbellifero Spadiceo vario e — Fol. 38. Camenereon, sive filius Ante Patrem lisimachia antiquorum - Proliferum. — Luzula Forsteri DC. 4 6 fioriferi. maior flore purpureo. — Epilobium hirsutum L. l fiorifero. Fol. 39. Galega Officinarum. = Galega offieinalis L. l fiorifero. Fol. 40. Came Crista Pavonis. — Atriplex hortensis L. l fiorifero e 1 rametto fruttifero. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 497 Fol. 41. Coniza Canadensis ad. singulos geniculos spicata et florifera corona pnlla disco albo. — Aster cordifolius L. E- 2 fioriferi. Fol 42. Virga aurea flore albo Kramer. — Aster Novi Belgii L. l fiorifero. Fol. 43. Apocinum egiptiacum latescens fetidum latifolium flore in un- bella suave rubente et aliquatenns odorato. = Calocera procera R. Br. 1 foglifero ma quasi totalmente divorato dagli insetti. Fol. 44. Bignonia Turnefortio Jasminum indicum Wer. flore cocci- neo Fraxinifolio. = Tecoma radicans Juss. 1 fiorifero. THOM. XI. Fol. l n. 1. Coralina PERI Turnefortio: Creliina minor subtilis ramosa sive geniculis caulibus rotundis capillamentis sparsis mille foliis capitulis et caulibus rubentibus Kra- mer 12]. * «n. 2. Sanamunda Hispanicha 1.* Clusii 88: Sanamunda sedi minoris folio floribus amentaceis. — Thymaelea hirsuta Endl. l fiorifero. 3. Belli minor segetum annua Corona alba disco porraceo crenato Triumfetti. : — Bellis annua L. l fiorifero. n. 4. Populi libice folia. sem Foglie di Populus nigra L. È 3 498 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Fol. 2. A. — Polium Lavendule C. P. B. 990: Polium Recentiorum Fe- mina Lobelli Icon. 488: Poliwm descriptum in Botan. Paris. Cefalicum est, et sudoriferum ingreditur quoque Teriacham Andromachi. — Teuerium Polium L. l fiorifero. B.— Plantago Angustifolia maior Q. B. P. 189: Plantago lanceolata J. B. 3, 505. Decoctum Plantaginis huius cum calce viva efficax ad detergenda, et excanda' ulcera carnium et Tibiarum curatu saepe difficilia. | == Plantago lanceolata L. l fiorifero. : C. — Plantago graminis angustifolia spicata alpina Kramer. — Plantago maritima L. l fiorifero. Fol. 3. Imagines harum Plantarum maritimarum quae sub mari degunt at eas iam ad vivum in tabulis ereis excudi curavit Pe- trus Antonius Micheli et Dominus Targionus iam paravit opus imprimendum, at ego modo eas iusta Botanicorum facultatem illas explieabo (!). A. — Conferva Maritima Caulibus rotundis foliis in capitulis pinnatis et divaricatis Xerampelini coloris, nec non re- liquo ferrugineo. B. — Brium geniculatum aphillo, caule subrotondo, atro sar- dichino, colore praeditus. C. — Fucus Peregrinus, foliis planis elegantissime variegatis et undulatis crispis. — = D. — Conferva ferruginea foliis capillaceis ex atro sardichino EO! La determinazione delle Sporofite e Briofite tralasciamo per ora, perche di questi gruppi di piante sarà particolareggiatamente trattato in altri lavori. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 499 ferruginea ad vermes necandos apta est cum debito sumpta Iusculo. Fol. 4. A. — Hypnum Clarissimi Dillenii Cupressi foliis... B. — Hypnum Dillenü flagellis Teretibus Capillaceis. C. — Hypnum Dillenii Cupressi foliis flavescentibus. — a Dor Hypnum Dillenii Sericeum, et villosum acaulis ramosum | ferrugineum. — | Fol. 5. A. — Usnea arborea Dillenii loris sive ramis reticulatis Coral- line minoris facie scutellis nigricantibus. B. — Coralloides Ramosum ab imo statim in fistolosum foliis capitulorum serratis dispositis ex ferrugineo virescens. C. — Lichenoides multifidum aphillum farinaceum scutallarum unbone fuscum, atque tartareum. D. — Muscoides Michelii, d s È = Selaginelia basana Spr. N: Fertile Fol. 6. A- — Lichenoides crusta leprosa e ex cinereo rubescens ramosum et imbricatum. — = B. — - Quercus marina ceratofilla ramosa vesiculas habens bi- i digitatis RE solaris.. C. — Escara Rondelezii. re Gallorum 133. D. — Lichenoides Plumbeus e cinereo torosus, et filamento- sus inferne albus et villosus receptaculis florum fer- rugineis. 500 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA E. — Quercus Marina leprosa et vesiculas abens ceratofilla altera atro purpurea apicibus roseis. F. — Corallina Maritima officinarum. G. — Lichen epatichum Kin Kine arboris. H.— Hidri porofillon Maritimum Micheli tipis paratus. Fol. 7. A. — Coronilla Cretica Dodoneo Ispanicha ex codice Cesareo. Emerus minor. Inst. R. Erbarie. Collutea Silliquosa minor C. B. P. 397 est.: Coronilla montana. Rivini, sunt qui eam foliis senne sustinent Mappi 98. = Coronilla glauca L. 1l fruttifero. B. — Jaccea foliis candicantibus laciniatis Caliculis non splen- dentibus. Inst. Rei erbarie flores rubentes habet Caules Bicubitales anplius flos Papescit Prope Basileam in ripa reni Crescit. : = Centaurea l fiorifero. l G. — Alsine Maritima arenaria dicta, Horto Amstelodam Cat. 16.: Saxifraga Palustris maritima alsine angusto folio Mappi 16. = Spergularia media Pers. 1 fiorifero. ; ; Fol. 8. A. — Turritis Lobel. Icon. 220; Succus ad ulcera oris comen- datum lumbricos arcet et necat, Dale. Pharm. 166. Sa- x por acris Mappi 313. = Arabis hirsuta R Br.? 1 infiorescenza decimata dagli insetti. = B.— Fraxinella flore albo lituris nigris notato Officinis Dic- lamnus alba in Luis Veneris decoctis lignorum utiliter eandem admisceri existimant non nulli. Sapor Radicis amarus est aqua distillata Cosmeticha. p ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 501 = Dietamnus albus L. 1 fiorifero. C. — Lichnis unbellifera Viscago dicta floribus rubentibus. È: Centaurei minor foliis Kramer. Ten. Bota. E. = Silene Armeria L. & 1 fiorifero. , Fol. 9. A. — Absinthium Seriphium, seu Egyptiacum Matioli. — Achillea l fiorifero. B. — ET Aethiopica Barbe Jovis folio flore Coccineo Tur- nefortio. È m l fiorifero. C. — Delphinium Flore in medio expurpureo violaceo reliquo ceruleo. Millefolii folio Turnefortio. — Delphinium orientale "m + flore pleno. . 1 fiorifero. Fol. 10. A. — Mesa nobile Unbella alba. = Achillea Millefolium L. Lx 1 fiorifero. B. — Millefolium nobile unbella Sulphurea vulgo sementina. a = Achillea ochroleuca Ehrh. 1 fiorifero. C. — Millefolium. Nobile flore aureo. = Achillea ochroleuca Ehrh. 1 fiorifero. . Fol. ll. A. — Keiri Flore pleno variegato Turnefortio. = Matthiola fenestralis R. Br., flore sin 1 rametto fiorifero. | B. — Orobus sylvaticus Pannonichus Ofieinarum Radice dulci Kramer. ; = Lathyrus variegatus Gr. Godr. 1 fiorifero. C. — Orobus Perennis germanicus. Kramer qui ait semper ni- grum effici. 502 | 'R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Lathyrus niger Bernh. 1 fruttifero. Fol. 12. A. — Miriofillum Nobile flore rubro Matioli. = Achillea Millefolium L. 1 fiorifero. B. — Sideritis Arvensis odorata flore verticillato spicato maior. = Salvia vertieillata L. 1 fiorifero. :C.— Harmala Dodoneo. Ruta silvestris flore albo. = Peganum Harmala L. l fiorifero. Fol. 13. A. — Medicago Segetum sive Medicha lunata. n i = Hymenocarpos eireinnata Savi. 1 fiorifero. i B. — Smilax spinis Carens Edere foliis, fructibus in sumitate Caulium Racemosis. = Smilax aspera L. var. mauritanica L. l fruttifero. C. — Lotus Tetranologobus, sive melilotus fene flore luteo. = Melilotus italiea L. 1 fruttifero. En Fol. 14. A. — Medicha spinis horrida, foliis Trifillis incanis ‚et cor- datis Turnefortis. = Medicago minima L. I fruttifero. B. — Centaurium og Juglandis folio Raponticum om cinarum. = Centaurea Centaurium L. - 1 fiorifero molto danneggiato. ; C. — Nidus Avis Lucdonensium. = Cephalanthera ^ Piantina giovanissima. Fol. 15. A. — Coronilla erbacea un der Er siliquis AA ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 503 = Doryenium herbaceum L. Frustolo fiorifero. i . — Valleriana Cornucopioides, seu indicha, semine stellato, flore albo seu Locusta Kramer. = Centranthus ruber DC. forma albiflora. l fiorifero. : C. — Lotus Trifilloides silliqua singulari Kramer. i ; = Lotus corniculatus L. - Frustulo fiorifero (i fiori però furono distrutti da insetti). ` Fol 16. A. — Linum silvestre floribus sulphureis minimum Mappi. = Linum gallicum L. 4 fioriferi. B. — Astragaloides Maius Turnefortio. = Astragalus glyevphyiios L. l fiorifero. C. — Melantium Sativum. sive Ni cita gore Cinereo simplici Kramer. = Nigella damascena L. 2. fioriferi. . — Delphinium Hortense flore pleno desuper ex cinereo albo et violaceo rubente vario subtus ex coeruleo violaceo Purpurascente. : i = Delphinium Ajaeis L. forma. 1 fiorifero. B. — Melantium, sive Nigella ortensis flore pleno albo. | — Nigella damascena L. forma. l fiorifero. A — Delphinium flore Roseo variegato pleno serotinum Con- solida Regalis Rosea flore pleno variegato serotina Tur- nefortio 428. H. R. P. ; = Delphinium Ajacis L. forma. 1 fiorifero. Il . Fol. 18. A. — (4) Delphinium Ajacis L. forma. (!) D'ora in poi delle piante di giardinaggio in varietà non si citeranno le diagnosi. 504 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA Porzione di racemo fiorifero. B.— Fumaria minima foliis capillaribus Seule minimis albis ore nigro. = Fumaria parviflora L. 1 fiorifero. j C. — — Delphinium Ajaeis L. forma. l fiorifero. Fol. 19. A. — Absintium Abrotonoides Abrotanum Maj Matioli. = Artemisia camphorata Vill 4 fioriferi. B. — Lisimachia Rotundifolia Numolaria Matioli: Centum morbia quorundam. = = Lysimachia Nummularia L. 1 fiorifero. ; C. — Trifolium minimum flosculis luteis. em Trifolium minimum L. l fiorifero. _ . Fol. 20. 4. — Aena sron seu flamula Jovis vocibus: albis. ci : — Clematis reeta L. 1 fiorifero. ; B. — Psilium Perenne officinarum. Ingraeditur eius semen Mitridatum. = Plantago Psyllium L. 1 fiorifero. C. — Licnis omnium minima flosculis albis. = Saxifraga tridaetylites L. 4 fioriferi. Fol. 21. A. — Licnis Viscosa Belidis folio Brein. . = Silene Otites L. l fiorifero. B. — Ruta silvestris Major floribus luteis. À — Ruta chalepensis L. 1 fiorifero. C. — Gallium Majus flosculis luteis lac Coagulat. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 505 = Galium verum L. 1 fiorifero. Fol. 22. A, — Olea Boemicha Maioli: Came oleagnos Dodoneo. = Eleagnus angustifolia L. 1 fiorifero. Fol: 22 vis A. — Ulmaria, seu Barba Capre, floribus albis. ^5 — Spiraea Ulmaria L. l fiorifero. Fol. 23. A. — Lotus, seu Melilotus spicatus sillieulis parvis floribus luteis odoratus. : = — Melilotus neapolitanus Ten.? 1 fiorifero. B.— Tlaspi Ramosum spicatum Perfoliatum alpinum flori- bus luteis. = Thlaspi perfoliatum L. 1 fruttifero. C. — Veronichu Maxima spicata, floribus ceruleis, foliis serratis. = Veronica exaltata Maund. 1 fiorifero. ‚Fol. 24. A. — Orobanche ubi Ceruleum Ramosum Odoratum Kramer. eg eoerulea Dum. 1 fiorifero. mus Molurca Costantinopolitana odorata. = Moluccella laevis L. 1 fruttifero. : C. — Orobanche Maius Cheroflllum olens. = Orobanche minor Sutt. l fiorifero. Fol. 25..A. — Orchis Muscam cum avicula Referens. Ophrys tenthrediniphera L. l fiorifero. B. — Orchis hominem Nudum Referens. = Orchis in Vill. 1 fiorifero. 33. Malpighia, anno XIII, vol. XIII. 506 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA C. — Orchis Aviculam cum lingua oblonga ferruginea os- tendens. = Serapias 1 fiorifero ma quasi totalmente distrutto. Fol. 26. A. — Orchis Militaris lingua ferruginea, floribus duobus ? ver- sibus ostendens seu limodorum. = Serapias Lingua L. 1 fiorifero. B. — Cinos orchis Ircina, Seu nidus avis major Lugdunen- sium. "n — Limodorum abortivum L. | 1 fiorifero. C. — Limodorum flores in unico tantum versu ostendens. Serapias Lingua L. l fiorifero. Fol. 27. A. — Cachris semine sulcato, et aspero Morison. = Hippomarathrum Bocconi Boiss. 1 fiorifero. Fol. d Bi Fol. 30. A. B. C. Fol. 31.4, B. C. = Ranunculus asiaticus L. Fol. 32. A. B. Fol. 33. A. B. C. | Fol. 34. A. B. THOM. XII. Fol. 1. A. B. C. = Ranunculus asiaticus L. Fol. 2, 4. — Anemon hortense flore ex Rubro et luteo variegatum Veimann Tab. 122. 21 = Anemone Coronaria L. 1 frutifero. i : .B. — Bursa Pastoris Minor. Foliis integris et Multicaulis Veimanne274. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 507 = Draba verna b l fiorifero e fruttifero. C. — — Anemone Coronaria L. FX TA BC Fol. 4. A. B. C — Anemone Coronaria L. Fol. 5. A. B. C. Fol. 6. A. — Anemone silvestris Capnoides foliis flore ex albo dilute ceruleo. Anemone Geraneii Rupertiani foliis. = Anemone apennina L. i ' 5 fioriferi x B. — Anemone silvestris Capnoides foliis flore albo. — Anemone apennina L. forma. 3 fioriferi. | C. — Anemone silvestris Capnoides foliis flore variegate. b: = Anemone apennina L. forma. E 3 fioriferi. Fol. 7. A. = Anemone Coronaria L. B. — Siliquastrum Castor Durante: Arbor Jude siliqua silve- stris. Colytea 3.* Teofrasti Lugdo., Dodo 774, Cesalpin lib. 3, Cap. 29, f. 111, Clus. lib. 1, fol. 13, Lob. ob. 610, adv. 441, Lugdunen 220, Epit. Mat. Camer 140, Hort. Medic. 20. Mat. C. B. 171, Taberne 724, Durant. 944. = Cercis Siliquastrum L. CE, SP RC MM SFR uer DAS Et im 5 pres HER 1 fiorifero. C. — Anemone Coronaria L. SARE = Kanuneulus asiatieus L. 0-4 B. C-D: = Anemone hortensis L. 10. 4. B. C. - p HA B. C. Ay urne — Ranunculus asiatieus L. 13..A. B. C. D. E. I4. 4. B. C = Calendula officinalis L. forma flore pleno. 15. A. — Caltha silvestris flore sinplici minore lutco. 508 | ' R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA = Calendula arvensis L. 1 fiorifero. B. — Caltha flore simplici major luteo. — Calendula officinalis E EU l fiorifero. de CD. = Calenda officinalis L. f. formae. È E Fol. 16. A. — Caltha flore minimo luteo. | = Calendula arvensis L. var. micrantha. l fiorifero. B. — Esula rivini Titimalus Turnefortio vulgo sii Matioli. — Euforbia amygdaloides L. 1 fiorifero. ; : C. — Scorpioides Portulacae folio silliqua geniculata. E, | : = Coronilla scorpioides Koch. = 1 fiorifero. Fol. 17. A. — Coronilla Creticha floribus luteis silliquis geniculatis. ! : = Coronilla glauca L. l fiorifero. È — Bugula flore albo. | = Ajuga reptans L. forma flore albo. È LF mls ats 4 MI WE E $ m i fiorifero. E. C. — Alsinastrum gratiole folio flore albo. — = = Stellaria Holostea L. | l fiorifero. Fol. 18. A. — Talictrum aquilegie foliis floribus rubentibus. = Thalietrum aquilegifolium L. 1 fiorifero. i = B. — Lilium convalium minus flore rubente. | 3 ; Convallaria majalis L. forma. d 1 fiorifero. E | Fol. 19. A. — Draba unbellifera flore albo. |. = Lepidium Draba L 1 fiorifero. TER ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ER3ARII ROMANI 509 B. — Doronieum Brachiatum flore luteo. Aconitum Pardalian- ches. Doronicum Romanum latifolium Dodo Pent. 454, Lob. observ. 370, Adversa 289, Lugdunens. 1737, Clus. lib. 4, folio XVI, Mat. C. B. 763, Epitome Came. 823. = Doronicum Pardalianches L. 1 fiorifero. C. — Anemon lato et incano folio flore albo. — Anemone nareissiflora L.? l fiorifero. Fol. 20. A. — Scorpioides Bupleurifolio silliqua articulata. = Scorpiurus subvillosa L: l fiorifero. B. — Lichnis multiflora et cauliflora alsine facie Bar. Icon. — Saxifraga adscendens L. | 1 fiorifero. 22 C. -— Cuscuta Lini. | = Cuscuta Epilinum Weh. l fiorifero. D. — Ervum s. ervilia Dodo. = Lathyrus Ochrus L. 1 fiorifero. - Fol. 24 Bellis minor Cespitosa. = Bellis 1 fiorifero. Osservazione. Probabilmente forma RER della Bellis annua L. B. — Coniza ramosa omnium minima. = Erigeron canadensis L. 1 fiorifero. C. — Menthä cattaria alpina angusto et incano folio. e Nepeta Nepetella L l fiorifero. Fol. 22. A. — Vicia purpureo flore. — Vieia sativa L. 1 PSE + 510 R. PIROTTA ED A. CHIOVENDA B. — Fumaria minor flore albo ore nigro. : : — Fumaria capreolata L. 1 fiorifero. C. — Coniza Media Matioli. — Inula graveolens L. l fruttifero. Fol 93. 4. B. CD; = Anemone Coronaria L. Fol. 24. A. — Antillis leguminosa seu Vulneraria vesicaria Bar. Icon. — Anthyllis tetraphylla L. l fiorifero. B. — Xeranthemum Proliferum luteum, seu leucanthemum lu- teum proliferum. = Chrysanthemum segetum L. l fiorifero. Fol. 26. A. — Limodorum lingua oblonga ferruginea. = Orchis papilionacea L. l fiorifero. ; B. — Limidorum spicatum floribus utrinque spectantibus lin- gua ferruginea. = Orchis papilionacea L. l fiorifero. Osservazione, A prima vista sembra un’ altra specie per il numero dei fiori. maggiore che non ordinariamente si veggono in questa specie: ma molti furono aggiunti ad arte dall’autore incollandoli sulla carta. C.— Orchis Abortiva Violacea. = Orchis eoriophora L 1 fiorifero. + ati | Fol. 26. A. — Orchis cercopitecum referens.. 9. ^. = Orchis longierünig Link. l fiorifero. S B.— Orchis fucum referens. S an tenthredinifera L. en 1 tiorifero. ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 511 C. — Orchis minima muscam referens. = Orchis tenthredinifera L. 1 fiorifero. Fol. 27. A. — Ornithopodium vicie facie siliqua articulata. = Ornithopodium compressus L. 1 fruttifero. x B. — Ornithogalum Bulbosum unbelliferum flore subviridi la- tescente. T = Ornithogalum se 3 fiori. à C.— Centaurium suinus ad singulos geniculos floridus Ftore rubro. = Erythraea ramosissima Pers. D. — Fenum Grecum sylvestre. > — Trigonella gladiata L. | l fruttifero. i PFoL 28, 4. — = Calendula B. Gramen bulbosum maritimum Bar. = Lloydia serotina Salisb. 1l fruttifero. Ci = Anemone D. Bursa Pastoris minor loculo sub rotundo. — Thlaspi perfoliatum L. l fiorifero e fruttifero. Fol. 29. A. — Absinthium rana Pontici facie. = Artemisia maritima L. 1 fiorifero. B. — Ornithogalum spicatum Maximum Horti Eistensis ordo i "s fol. 14. = = Ornithogalum nutans L, 1 fiorifero. ‘© — Rus mirti folio spicatum. = Coriaria myrtifolia L 1 fiorifero senza foglie. 512 | . — B. PIROTTA RD È. CHIOYENDA - Fol. 30. A. — Tribuloides aquaticum. Tribulus Aquatieus Mat. : = Trapa natans L. Po l rosetta di foglie natanti. E B. — Rapunculus seu flos cardinalis flore pleno. l fiorifero. C. — Ranunculus granulosa radice fumariae folio flore pleno. — Ranuneulus Manca l' esemplare. Fol. 31. 4: — Came genista Tintorum spichata flore luteo. = Genista tinetoria L. l fiorifero. ; d i B. — Sinphitum minus Tuberosa radice. i INC — Symphytum tuberosum L. : l fiorifero. E: C. — Citisus PEN plicato folio flore luteo. x — Adenoearpus parvifolius DC. l firuttifero. FoL 32, 4: : = Dianthus B. — Fungus pividatus coccineus nauseosus. — Peziza ; C. — Fumaria minor flore cæ purpureo ore. nigro foliis mi- nimis. = Fumaria officinalis L. l fiorifero e fruttifero. D. — Lichen cinereus nodosus regione Dicotomus apicibus — — capillaribus. [o | Fol. 33. A. — si B. — Tordilius a ud editions flore albo. Tordilium la- tifolium ero semine. — Tordylium india L. 1 fiorifero. = Ranuneulus ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ANTICHI ERBARII ROMANI 513. Fol. 34. A. — Apparine tetragono caule unbellifera flore ceruleo. = Asperula arvensis L. 4. fioriferi. B. — Erantemum Flos Adonis flore ex rubro et luteo vario Dodo. 260, Lob. advers. 115, observ. 150, Lugdunens. 956, Epit. Camer. 647, Hor. Medie. folio 6, Mat. C. B. 650, Mat. Came. 602, Taberne. 669, lib. 2.? — Adonis aestivalis L. 1 fiorifero. ; C. — Pecten veneris Matioli. — Scandix Pecten Veneris L. 1 fiorifero. Fol. 35. A. — Vieia Bengalensis hirsuta siliquis Pisi. — Vieia peregrina L. 1 fiorifero. B. — Vicia Ocraleuco Flore. — Vieia hybrida L. 1 fiorifero. C. — Climenum angustifolium flore vario. — Vieia ea L. l fiorifero. Fol. BA Ragadiolus seu Kernen silliqua falcata. — Rhagadiolus stellatus L. 1 fiorifero. B. — Climenum latifolium magno flore vexillo exalbido alis coccineis Carina carnea. — Lathyrus Clymenum L. l fiorifero. | C. Lathyrus angusti folius Ocraleuco et coccineo flore. — Lathyrus Cieera L. l fiorifero. "Fol. 37. A. — Aphaca Lobellii. — Lathyrus Aphaea L. L fiorifero. 514 R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA B. — Pentaphylloides Ramosum flore minimo: = Potentilla supina L. 1 fiorifero. C. — Climenum Angustifolium flore ochroleuco t 1 — Larhyrus Ochrus L. T l fiorifero. = D. — Coronilla strata et serpens flore vario. : : = Coronilla varia L. 1 fiorifero. Fol. 38. A. — Bursa Pastoris minor. s | = Capsella Bursa pastoris Moench. 1 fiorifero e fruttifero. B. — Geranium tuberosum Erbariorum Dodo 61, Lob. 377, observ. 297, Lugdunes. 1276, Epit. Camerari. 599, Hort. Medic. Camerari 66,67: C. B. P. 637. = — Geranium tuberosum L. | 1 fiorifero. C. — Pentaphyllum alpinum folio i incano flore luteo. = Potentilla opaca L.? 1 fiorifero. Fol. 39. A. — Eranthemum flore luteo. — Adonis autumnalis L. 1 fiorifero. B. — Podagraria repens seu mille grana. = Herniaria hirsuta L. = 1 fiorifero. n: a C. — Atriplex maritima sedi folio nostras circa arcem Pal D inveni, : — Suaeda maritima Dmrt. 1 fiorifero. D. — Speculum veneris. = Specularia Speculum Veneris DC. 1 t ee l fiorifero. ci Fol. 40. A. — Muscari minimum flore ceruleo spicato. EE ; | Xx an A ; : ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI : 515 — Museari racemosum Mill. 2 scapi fioriferi e 3 foglie. | E B. — Mercurialis spicata femina Matioli. — Mereurialis annua L. e. l fiorifero. C. — Portulacha maritima fruticosa C. B. P. : = Tillandsia .l -fiorifero. T Fol. 41. 4. — Bursa Pastoris vulgaris major. — Capsella Bursa pastoris L. l fruttifero e fiorifero. 2A B. — Geranium ramosum muscatum flore albo. p = Erodium moschatum L’herit. = l fiorifero. C. — Erismum Policeration foliis hieracii. — Sisymbrium Irio L. l fiorifero. | Fol 42. A — Amaranthoides Indicus flore kermesino lienidis folio 13 Turnefortio. Amarantus Brasiliana Brein I. 110. = Gomphrena globosa L. SE, l fiorifero. | B. — Flos Ambarvalis Dodoneo Pent. 253. : = Polygala flavescens DC. 3 fioriferi. O G.— Amarantoides Indicus Licnidis folio flore albo sive Ca- | pitulis Argenteis. Amarantus Affinis Brasiliana Brein. Cent. I, 111, Icon. 52. © | = Gomphrena 1 fiorifero. Fol. 43. A. — Sisinbrium Vulgare annuum. = Cardamine hirsuta L. 1 fiorifero. ` B. — Bugula foliis villosis flore ceruleo. = Ajuga reptans L. 1 fiorifero. Sin. R. PIROTTA ED E. CHIOVENDA C. — Turritis non ramosa fiore albo. = Arabis hirsuta L. l fiorifero. Fol. 44. A. — Apparine caule Tetragono floribus minimis albis. = Sherardia arvensis L. 1 fiorifero. B. — Alectolphos seu pedicularia minima flore nigro. : — Bartsia latifolia L. l fiorifero. C. — Timum epitimum degens. = Cuscuta Epithymum L. 1 fiorifero. D. — | Quamoetie foliis Pinnatis flore Rubro. = Ipomoea Quamoelit L. 1 fiorifero. Come abbiamo scritto in fine dell’ introduzione di questo lavoro, ritor- niamo ora sulla quistione dello scrittore de’ nomi sotto le piante del- l Hortus Hiemalis, che senza dubbio non sono da attribuire al Triumfetti, del quale sono certamente quelle con cartellini identici a qualli delle figure 1, 2, 3, 4, 7 (3, 4, 5). Avevamo accennato alla probabilità che fossero di Liberato Sabbati; ma un nuovo e più accurato confronto fra la scrittura degli erbarii o più antichi di quest’ ultimo composti negli anni 1731, 1737 e 1738, E ci ha. convinti che egli dell’ Hortus Hiemalis non ha fatto altro che compilare l’ indice. i Alcune circostanze venute a nostra conoscenza solo nel fare lo spo- glio definitivo degli ultimi due volumi dell’erbario ci permette di fare una nuova supposizione. I volumi XI e XII infatti sul retto del primo. foglio in alto portano manoseritta la data 1746. Questa stessa si trova seritta di pugno del padre Agnani, prefetto allora della Casanatense, (come ci fu comunicato dagli attuali bibliotecarii della medesima) iden- ne sul retto del primo ee bianco dell’ esemplare dell’ opera = ILLUSTRAZIONE DI ALCUNI ERBARII ANTICHI ROMANI 517 I. G. M. Kramer Tentamen Botanicum ecc. Viennae 1744, registrato = tra i manoscritti (Codice n. 1384) della stessa biblioteca, ove sotto E Y questa data, il medesimo bibliotecario aggiunse sempre di suo pugno: E Sequens Tentamen Botanicum Kramer pro Autographo Haberi potest quum manu Auctoris deleta sint aliqua: longe plura addita, ni fallor, ut nova Editio accuratior pubbliei juris fieret. Verum Vienna Austriae Romam delatum ab uno Religioso Ordinis S. So. de Deo Bo- _tanices Studio addictissimo Operante domino Carolo Brnnetti Botano- philo, Bibliothecae Casanatensi in Rem Totsntcam additum est. Index vero etc. » . Da ciò si rileva che Carlo Brunetti nel 1746 usava della presente opera del Kramer. Siccome negli ultimi tre volumi dell’ Hortus Hiemalis si trovano spesso citazioni del medesimo autore e siccome gli ultimi due volumi portano la stessa data 1746, ci sembra verosimile che sia stato Carlo . Brunetti (!) a completare i primi nove volumi e ad aggiungere i tre : ultimi dell’ Hortus Hiemalis. .E questa conelusione è avvalorata dal fatto, che il Brunetti fece ursioni nel littorale romano, e che di località di questo littorale ( talto, Maccarese) vl sono esemplari negli ultimi volumi dell’ Mortus. Il Brunetti istituiva anche il genere. Triumphetta, dedicato al Trium- fetti in venerationem tanti Viri, colla specie 7. maritima nostras di Maccarese, che è poi la Crucianella maritima L. ins Tom. IX, fog. n. 1), 518 O. PENZIG O. PENZIG SOPRA UNA FASCIAZIONE SINGOLARE OSSERVATA NEL CAVOLFIORE. (Tav. XVIII). i Nell’estate del 1898 mi venne spedita dalla Vallecamonica una pianta di cavolfiore (Brassica oleracea var. Botrytis) che presentava una de- formazione di apparenza molto strana, tanto da richiamare subito lat- - tenzione anche dei profani. n Consiste tale deformazione (figurata, a metà circa della grandezza naturale, nella nostra tavola XVIII), nell’ allargamento straordinario del- l’asse principale, in modo che tutta la pianta forma una cresta late- | ralmente schiacciata, della lunghezza di circa 22 centimetri. = Simili anomalie sono conosciute col nome di « fasciazioni » da EU È tempo (!), e sono state osservate in numerosissime specie di piante. Al- cune specie sembrano particolarmente inclinate a subire tale deforma- zione (per es. Cichorium Intybus, Echium vulgare, Beta vulgaris, Aspa- ragus officinalis fra le piante erbacee, e Fraxinus ewcelsior, Picea excelsa, ece. fra le legnose); ed anche in dati gruppi di piante la fa- sciazione sembra comparire più di frequente che in altre. Nelle Mono- cotiledoni in generale si verifica più di rado che nelle Dicotiledoni. | Come ha mostrato il De Vries in varie memorie, la tendenza alla fasciazione dei cauli può essere trasmessa da una generazione all'al ed egli è riuscito a propagare per molte generazioni tale anomalia, mezzo de' semi, con percentuale variabile della preise fra gli in- dividui normali e quelli a caule fasciato. (!) Credo che il primo ad usare il termine di caulis fasciatus sia stato OLaus — rcu, nella sua memoria del 1672 « De Ranunculo fasciato » etc. (Act. Haf- niensia 1672, N. 63). > FASCIAZIONE SINGOLARE OSSERVATA NEL CAVOLFIORE 519 In varie forme di piante la fasciazione è diventata addirittura un carattere stabile, trasmesso quasi costantemente alle progenie. Così in quella varietà della Celosia cristata che da lungo tempo viene coltivata EC per ornamento nei nostri giardini, col nome di « Cresta di gallo ); o in certe forme del Sedum reflexum, o varie specie del genere Cereus. Malgrado la relativa frequenza delle fasciazioni e la loro ereditarietà non è ancora conosciuta in modo completo la loro. natura, sopratutto quanto riguarda la causa della deformazione, ed i primi stadi di svi- luppo. In generale, è vero, si ammette come uno dei coefficienti più efficaci per la formazione delle fasciazioni un eccesso di nutrizione; e difatti è più facile trovare tale anomalia in esemplari forti, di sviluppo rigoglioso, piuttosto che in individui deboli, cresciuti a stento sopra un terreno magro, sterile; e ben sovente si associa alla fasciazione, a con- ferma di quell’idea, il « gigantismo » ovvero l'ipertrofia generale degli organi vegetativi. Ma certamente una nutrizione abbondante o eccessiva da sola non può produrre la fasciazione, se non preesiste nel soggetto una certa predisposizione a tale anomalia. Il De Vries (1) riferisce che nelle sue culture delle forme fasciate della Tetragonia expansa, men- tre negli anni 1889 e 1890 era arrivato appena ad ottenere il 20 °/, di individui fasciati, avendo migliorato la cultura e l'ingrasso, colle stesse ‘sementi ottenne circa il 50°/, di esemplari fasciati. Riguardo poi al modo di formazione. di quell'anomalia, i pareri dei varj autori non sono ancora concordi. Pareechi Sostengono che si tratti d'una fusione o sal- datura longitudinale di varie ramificazioni nelle piante fasciate; altri | invece (ed a me pare, con maggiore ragione) vedono nel processo della fasciazione semplicemente un’ anomalia di sviluppo del cono vegetativo. Nel meristema apicale dell asse primario o dei rami delle piante fa- sciate avvengono, a quanto pare, le successive divisioni cellulari pre- _valentemente in una direzione, di modo che l’estremitä un poco alla Ita si allarga, ed invece di rappresentare una prominenza conica, prende forma d'una cresta. Tale m naturalmente porta seco uno (') H. De Vies. Over de Mee der Fasciati?n (Botanisch. Jaarboek, Do- donaea, VI, 1894, p. 86 e 520 O. PENZIG spostamento dei primordi fogliari; e la fillotassi nei rami fasciati è ne- cessariamente alterata. Gli internodii restano di solito accorciati, e per ciò in moltissimi casi di fasciazione vediamo le facciate del caule o ramo appiattito ricoperte di foglie densamente stipate. Il nostro caso di cavolfiore fasciato è doppiamente interessante, per- chè la fasciazione si è manifestata in una pianta già per sè stessa anor- male. È noto che la parte carnosa, bianca, mangereccia del cavolfiore è formata dall'inflorescenza anormalmente sviluppata, ipertrofica, colle ra- mificazioni raccorciate, ingrossate, carnose, e colla soppressione dei fiori. La costruzione delle infiorescenze della Brassica oleracea corrisponde al tipo botritico o racemoso semplice, nel quale abbiamo uno sviluppo in ordine centripeto o acropeto de’ fiori, senza che un fiore terminale si trovi a ultimare lo sviluppo della rachide fiorifera. Lo stesso principio centripeto si trova nelle infiorescenze composte come in quelle semplici; > e nell’ infiorescenza mostruosa da noi figurata è facilissimo riconoscerne il tipo. I rami più sviluppati si trovano precisamente alla base dell’ in- fiorescenza; e mano mano che ci avviciniamo al suo apice, le ramifica zioni compariscono più piccole, meno differenziate, finchè alla sommità ne vediamo appena abbozzati i primordi in forma di piccole prominenze, ancora semplici. Tale disposizione è molto meglio visibile nel nostro esemplare mo- struoso che negli individui comuni del cavolfiore, perchè |’ apice del- l’asse principale si è allargata in una cresta lunghissima, e lo sviluppo |. delle ramificazioni laterali si è arrestato in vicinanza del tagliente della | cresta. La fasciazione si è limitata però all'asse principale, e le rami- ficazioni laterali d’ essa sono affatto normali. Ció si vede speciali ame bene nei rami piü vecchi, piü sviluppati, che stanno alle due estremi della cresta, e che mostrano una disposizione regolarissima, in spit delle diramazioni di perda e terzo — 1863 (1) e Masters (°); anche nella Flore des Serres 1883 ne è illu- strato un caso: ma tutti questi esempi sono assai diversi dal nostro, daechà si riferiscono ad altre varietà ed avevano apparenza assai di- . Perciò mi è sembrato utile illustrarlo con queste poche righe. (t) Rercnarpr, in Verh. d. K. K. Zool. Bot. Gesellsch. in Wien XIII, 1863, - (8) Gard, Chronicle 1888, I, p. 568. | 84. Malpighia, anno XIII, vol, XIII. O. PENZIG Note sul genere Mycosyrinx. (Tav. XIX e XX). I. MYCOSYRINX CISSI (DC.) Beck. Le Nell'autunno del 1897 ricevetti dall’ Egregio amico dott. J. Huber, | Capo della sezione botanica del Museo di Storia Naturale del Parà, fra altri materiali interessanti per lo studio della Biologia vegetale, alcuni esemplari disseccati d’infiorescenze d’un Cissus, invase e defor- mate in modo strano da un fungo che dall'aspetto subito si poteva | riconoscere per un'Ustilaginea. Avendo chiesto ed ottenuto dalla genti- - lezza del dott. Huber altro materiale dello stesso fungo, secco e con- servato nello spirito, ne intrapresi lo studio. Per completare le mie ricerche, ebbi di poi in comunicazione abbondanti materiali dal fessore P. Magnus e dal sig. P. Hennings, di Berlino, nonché dalla. Direzione del Museo di Storia Naturale di Parigi. Esprimo sentite grà- zie al dott. Huber ed agli altri amici per la loro benevole cortesia. Il fungo parassitico che invade le infiorescenze dei Cissus, non è nuovo: ma per lungo tempo è stato misconosciuto, ed ha anzi una storia piuttosto curiosa. ; = La prima notizia su d’esso & data nella Enciclopedia di Lamarck- Poiret, nel 1808 (!), con una breve diagnosi dettata da A. P. De Can- dolle. Il fungo vi & riferito al genere Uredo, e caratterizzato, nome di Uredo Cyssi DC. dalla frase: « Uredo pulvere nigro, ovi clausa replente et deformante ». È aggiunto che tale specie d fu osservata da Poiteau sul Cissus sicyoides, all'isola di S. Domingo. _ Altri esemplari della medesima specie, raccolti da Taddeo Haenke (!) Lauanck-PorggT. — Encyclopédie méthodique, 1808, Botanique, vol. p. 228, N. 33. PER pubblicazione del lavoro di Presl, nei « Champignons exotiques » di Lé- veillé (2), il quale, su materiali raccolti ancora dal Poiteau nella Guyana francese, descrisse il parassita dei Cissus col nome di Puccinia dolle. Il Léveillé inoltre commise l'errore d'indieare quale sede della sua Puccinia incarcerata i picciuoli fogliari, vedremo, abita esclusivamente i peduncoli formati, che si scorgono all’ apice dei peduncoli, furono dal Léveillé interpretati come « débris des nervures foliaires ». & Tab. LIII. pag. 69. dinées; in Anu. d, Sc. Nat., Bot. Ser. III, vol. 7, 1847, p. 92 NOTE SUL GENERE MYCOSYRINX 523 nel Messico, furono illustrati nelle « Reliquiae Haenkeanae » da K. B. Presl ('. Ma avendo questo autore veduto soltanto le infiorescenze deformate ed isolate di Cissus, senza alcune indicazioni partieolari da chi le aveva raccolte, cadde in ün errore singolare: egli credette che si trattasse di piante intere, erbacee, alle quali non mancassero che le radici; e descrisse quelle infiorescenze come specie nuova e nuovo genere delle Onagracee, affine al genere Jussiaea, col nome di Spon- dylantha aphylla! Un confronto della tavola LIII delle « Reliquiae Haenkeanae », nella quale appunto la supposta specie nuova à figu- rata, colla nostra Tav. XIX, dimostra ad evidenza l'analogia di quelle due produzioni vegetali. La loro identità è inoltre confermata dalla nota che il Presl pose alla fine della sua diagnosi: « Seminum condi- tio et numerus ignotus, cum capsulae intus vetustate cariosae atro pulvere repletae indolem internam conoscere flocci faciant ». Il. Presl dunque aveva veduto anche il polviscolo nero delle spore nei pedun- coli deformati, ch'egli erroneamente aveva presi per ovari inferi, sor- montati da un calice: ma evidentemente gli era sfuggita la breve nota = sull’ Uredo Cissi, sopra citata. = Un nuovo nome fu dato ancora al nostro fungo dieci anni dopo la incarcerata nov. Sp., senza tener conto del nome già dato da De Can- mentre il fungo, come fiorali. I resti dei calici de- Soltanto nel 1847 (3) rieonobbe il Tulasne, che quel parassita sin- . (!) K. B. Pres, — Reliquae Haenkeanae. Pragae, 1835-36, vol. II, pag. 35 : (3) J. H. Leveirı£, in Ann. d. Sc. Natur., Botanique, III. Série, vol.-3, 1845, () L. R. et Cu. TULASNE. — Mem. sur les Ustilaginées comparées aux Uré- Schlesien, 524 0. PENZIG golare apparteneva alle Ustilaginee; e rievocando il nome specifico già dato dal De Candolle, lo chiamò Ustilago Cissi (DC) Tul., senza darne però ulteriori ragguagli. Avendo in seguito, nel 1870 (*) lo Schroeter istituito per certe Ustilaginee a spore biloculari il genere Geminella (colla specie G. De- lastrina Schr.), lo stesso autore descrisse nel 1876 (2) nuovamente il parassita dei Cissus, col nome di Geminella exotica, sopra materiali raccolti dal Martius nel Brasile. Sotto questa denominazione il nostro fungo è stato menzionato e ristudiato da altri due specialisti di Micologia: dal Fischer de Wald- heim, che nel 1876 (5) e 1877 (*) ne descrisse la var. De Candollei, e dal Cornu (5); ma è strano che ancora entrambi questi autori citino in modo inesatto la residenza del parassita: il primo dice che le spore della Geminella exotica maturano nei frutti dei Cissus («... dans les fruits, qu’ils gonflent en détruisant leur contenu »); ed il secondo, vo- lendo correggere (a pag. 292) il Fischer de Waldheim, cade in un er- rore anche più grave, indicando come sede del fungo i picciuoli fogliari. Del resto, nè l’uno nè l’altro dänno un incremento notevole a quanto si conosceva della Geminella exotica. Intanto il Winter (5), basandosi sul fatto che il nome generico di Geminella già prima del 1870 era stato impiegato per designare un genere di Pleurococcacee Gloeocystee, cambiò di ħuovo il nome gene- | rico del nostro fungo e delle specie affini, in Schroeteria Wint.; e ve- diamo figurare il parassita dei Cissus col nome di Schroeteria Cissi nel 1888, nella Sylloge Fungorum omnium (7). (!) Scurogter, in Hedwigia, vol. IX, 1870, p. 137. (*) Schroerer, in Hedwigia, vol. X1I, 1876, p. 135. () Fiscuer pe Warpuzm, in Ann. Sc. Nat., Botan. Ser, VI, vol. 4, 1876, p. 243. () Fiscuer pe Waromem. — Aperçu systématique des Ustilaginées. Paris (Lahure) 1877 (5 (nisi à in ARA d. Se. Natur., Botan., Ser. VI, vol. 15, 1883, p. 292. (5) Winter. — Die Pilze Deutschlands L p. 117. — ScaroetER, Pilzflora von p. 287. (?) P. À Saccanpo. — Sylloge eee omnium, vol. VII, 2. 1888. (Ustilagi- neae, auctore G. B. De Toni, pag. 501). ue dosi enormemente. 2 vol, IX, 1. Wien 1894, p. NOTE SUL GENERE MYCOSYRINX 525 Ma nemmeno dopo tanti cambiamenti fatti questo povero micete trovò « pace ed oblio »: nel 1894 il G. Beck von Mannagetta (1) lo separò dalle altre Schroeterie, istituendo per la specie trovata sui Cissus il genere nuovo Mycosyrina (°), coll’unica specie Myc. Cissi (DC) Beck. La differenza fra il genere Schroeteria (al quale restano ascritte le specie Schr. Delastrina Wint., Schr. Decaisneana (Boud.) De Toni, Schr. Melanogramma (Magn.) Wint. e Schr. annulata Everh. et Ellis) ed il genere Mycosyrina sta, secondo il Beck, dapprima nella disposi- zione singolare delle ife sporigene nel genere Mycosyrinæ, entro una specie di stroma di forma tubulare, e nella diversa genesi delle spore. Difatti nel genere Schroeteria le spore si formano per segmentazione di rametti particolari, che nascono lateralmente sulle ife vegetative. Tali rametti restano brevi, tozzi, e mostrano tendenza ad ineurvatura a spirale, mentre le loro membrane si ingrossano; e per una specie di strozzamento essi si suddividono in numerose cellule unite a mo’ di rosario, delle quali piü tardi ognuna si seinde in due loggette. Nel genere Mycosyrinx invece le spore nascono in modo simile a quelle degli Ustilago, all'estremità di brevissime ife scarsamente ramificate, le cui membrane si trasformano facilmente in mucilagine, rigonfian- La sede delle fruttifleazioni della Mycosyrinx Cissi è esclusivamente nei peduncoli fiorali di diverse specie di Cissus (5), per quanto le in- dicazioni dei diversi autori variino a questo riguardo. De Candolle e Fischer de Waldheim la dànno come parassita dei frutti (o degli ovarii); Léveillé, Cornu, De Toni e Strohmeyer l’indicano come residente nei = pieeiuoli: ma in tutto il ricco materiale che ho potuto esaminare, non p : l'ho mai riscontrato al di fuori dei peduncoli fiorali. 53 | | ci (t) G. Beck von certe in Annalen des K. K. Naturhist. Hof-Museums, 123. ?) Il Beck veramente scrive Snae ma mi pare più conforme all'uso — ; generale la versione da me adottata. re (5) Ho visto il parassita sul Cuna idu. e . acida, C. uvifera, C. difu- siflora, C. erosa; ed è probabile che si troverà anche sopra altre specie dello stesso genere. 526 O. PENZIG = : Questi, quando sono attaccati dal fungo, vengono piü o meno alte- rati nella loro forma, e costituiscono dei veri Micocecidii. Essendo. invasi contemporaneamente tutti i peduncoli d'un grappolo, le infiore- Scenze cosi colpite presentano un aspetto assai strano, diverso assai dalle infiorescenze normali, rassomigliando quasi ai cosidetti scoponi (« Hexenbesen » dei Tedeschi) prodotti da altri funghi parassiti in varie piante legnose. Le infiorescenze alterate sono in generale piü grandi, più allungate delle normali, ed a ramificazione abbondante, irregolare. L'aspetto varia secondo le diverse specie di Cissus ; ed anche la forma dei singoli micocecidii è diversa, secondo l'indole della pianta ospite. In alcune specie di Cissus i peduncoli invasi dal fungo sono cilindrici, dritti, molto allungati, appena attenuati all'estremità; in altre invece sono più o meno incurvati, assottigliati alla base ed all'apice, in modo da apparire fusiformi; altre volte ancora sono tozzi, brevi, cilindroidi, ottusi o arrotondati all’estremità. Nella Tav. XIX, e nelle figure 1-3 della Tav. XX sono riprodotti varii tipi di micocecidii della Mycosy- rina Cissi.. All’estremitä del peduncolo in molti casi trovasi ancora conservato il calice del fiore, appena più riconoscibile come tale: à generalmente rappresentato da ire a cinque fogliette, spesse volte sal- date in modo da formare un imbuto frondoso, a 3-5 denti. Qualche volta tale imbuto è irregolare, bilabiato, o coll'orlo obliquamente tagliato, foggiato a linguetta. Di altri organi fiorali non ho mai visto traccia, ——— La formazione dei micocecidii si compie in direzione acropeta: cioé il fungo si mostra dapprima alla base del peduncolo, per procedere poi fino all’apice, in modo che i micocecidii non ancora perfettamente svi- luppati si mostrano rigonfi nella parte inferiore, e piü sottili in alto, quasi rostrati e sormontati dalla parte piü attenuata del peduneolgà $ | coronata infine dai resti del calice. Mano mano che le spore della diga da si sviluppano e matu- rano, i micocecidii da verdi diventano neri; i tessuti si disseccano, e sulla superficie del cecidio si vedono disegnati, come strie longitudi- | nali, i fasci fibrovasali del peduncolo. Infine P invoglio disseccato del | cecidio si rompe in pezzetti irregolari, o si fende ongi tadina meni y NOTE SUL GENERE MYCOSYRINX 527 E fra i fasci fibrovasali, spargendo la polvere nerissima, abbondante delle Spore. Riguardo alla costituzione anatomica dei micocecidii di Mycosyrina Cissi le mie osservazioni differiscono in alcuni punti da quanto ne hanno scritto il Beck (l c.) e lo Strohmeyer (1). Ciò dipende probabil- mente dal diverso stato di conservazione degli esemplari studiati, avendo avuto il Beck e lo Strohmeyer soltanto del materiale dissec- cato per le proprie ricerche. È _Il Beck (l. c. p. 124) descrive l’invoglio dei micocecidii della Myco- yrinæ Cissi « composto da due strati, di cui l'esterno crostaceo, ros- « sobruno, senza struttura distinta cellulare (Beck, Tav. II, Fig. III, «2 à) ma formato all apparenza da elementi parenchimatici; e lo « strato interno (Beck, Tav. II, Fig. III, 2 i) costituito da elementi « pseudoparenchimatici, scolorati del fungo, le cui membrane si rigon- « fiano molto rapidamente nell'acqua, ed ai quali poi si congiungono « le ife sporigene, verso il centro del midollo ». Lo Strohmeyer (l. c. p. 52 e 53) descrive evidentemente le altera- oni osservate in micocecidii molto vecchi, nei quali le pareti erano ia parzialmente distrutte. esame dei micocecidii conservati nell'aleool, in diversi stadi di luppo, dimostra che il parassita invade i peduncoli dalla parte basale, senza arrecare, colla sua presenza, una forte alterazione anatomica. "utto il modo di apparire della Mycosyrina conduce ad escludere l'i ipo- d’una infezione immediata, diretta, quale si verifica per grande parte delle Ustilaginee. Si potrebbe pensare, è vero, all infezione dei peduncoli per via centripeta, che cioè le spore della Mycosyrinx, ca- dute sullo stimma fiorale o sopra altre parti tenere del fiore, ivi ger- minassero, e che il micelio, penetrato nei tessuti interni e giunto fino eduncoli, procedesse in questi alla formazione dello stroma ed alla ficazione. Ma contro simile modo d’ infezione parlano varii fatti: prima di tutto, la manifestazione generale della presenza del fungo, (4) Orro Srronmever. — Anatom. Untersuchung der. durch Ustilogincen her- vorgerufenen Missbildungen. Inaug. Dis. Erlangen, Aug. Vollrath, 1896, p. 52. 528 O. PENZIG ^ contemporanea in tutti i peduncoli d'una infiorescenza ammalata. Se si trattasse d’un’ infezione diretta, difficilmente tutti i fiori sarebbero attaccati simultaneamente; ed anche ammettendo che il micelio del parassita da un fiore o peduncolo infetto potesse stendersi ad altri fiori vicini, si dovrebbero sempre ritrovare dei centri speciali d’infezione in ogni infiorescenza, intorno ai quali i peduncoli dovrebbero essere più o meno completamente attaccati. Invece ciò non si verifica: l’infezione è generale, ed uniformemente attacca tutti i peduncoli d’un grappolo. Altra ragione che spinge ad escludere l’idea d’una infezione diretta, — immediata, sta nell’apparizione precoce del fungo nei grappoli. Difatti - il micelio della Mycosyrinx comincia a formare lo stroma destinato alla sporificazione, quando tutto il grappolo si trova ancora in uno stadio giovanissimo di sviluppo, tanto giovane che non vi sono nem- meno formati i primordî degli organi fiorali interni. Come è detto so- pra, all'estremità libera dei peduncoli invasi si osservano appena dei rudimenti del calice, senza traccia alcuna di petali, stami o carpelli: e questo indica chiaramente, che l'alterazione parassitaria delle infio- rescenze data appunto dall’epoca, nella quale quelli organi non erano ancora differenziati. L'osservazione anatomica poi ci mostra, che lo stroma sporigeno della Mycosyrinz si trova in una cavità perfettamente chiusa, tanto verso il basso, come verso l’ estremità superiore, libera del peduncolo. Tale cavità occupa il centro del midollo de’ peduncoli, ed è intera- mente riempita dal micelio del parassita; comincia a formarsi alla base | de’ peduncoli, ed un poco alla volta si stende fino a poca distanza — dell’apice. | Nella fig. 6 della nostra Tav. XX, dove à figurata in sezione longi- tudinale l'estremità apieale d'una di quelle cavità, si vedono nel 1 renchima midollare del peduncolo, quasi immediatamente sopra il mi- cocecidio riempito di micelio e di spore, due macchiette più scure: - sono piccoli ammassi di micelio, che preparano l' allungamento dello stroma verso l’estremità apicale del peduncolo. : Non mi fu dato di poter osservare direttamente la prima apparizione - | del micelio nei peduncoli; e così non posso indicare con certezza se la NOTE SUL GENERE MYCOSYRINX 529 cavitä centrale che serve di dimora allo stroma sporigeno della My- cosyrina, sia d’origine schizogena o lisigena: a giudicare però dall’a- spetto degli stromi giovani e delle cellule circostanti, mi sembra più probabile che la cavità del micocecidio sia d’origine schizogena, for- mata cioè per lo spostamento ed allontanamento delle cellule midollari anzicchè per la loro parziale distruzione. Nelle parti vegetative delle varie specie di Cissus attaccate dal fungo ho cercato invano il micelio del parassita: ma se ne trovano tracce nelle ramificazioni dell’infiorescenza, sia nella rachide come nei rametti ER di secondo e terzo ordine. Ivi la sede del fungo & nelle cellule cambi- formi del libro tenero: se ne vedono le ife scolorate, sottilissime, piut- tosto scarse, limitate a quel tessuto. Il micelio poi entrando nella base de' peduneoli, dal libro tenero passa nel centro del midollo; ed ivi comincia la costruzione del micocecidio. Le cellule parenchimatiche della parte più centrale del midollo pare si allontanino per far posto al micelio del fungo invasore; e mano mano che lo stroma micelico si ingrossa, la lacuna cosi fatta si allarga in corrispondenza. Le cellule parenehimatiche che ne formano le pareti, si moltiplieano sotto lo sti- . molo del micelio vicino; e mentre in istadii giovanili del micocecidio (sez. trasv. in Tav. XX, Fig. 4) vediamo lo stroma in una lacuna ristretta, circondata da poche cellule, più tardi (Tav. XX, Fig. 5) il medesimo si presenta chiuso tutt'intorno da parecchi strati di cellule midollari, un poco schiacciate nel senso radiale, e che per la loro posi- zione reciproca mostrano d'essere originate recentemente, in seguito a divisioni secondarie. Oltre a tale stimolo però il micelio del parassita non sembra esercitare alcuna influenza particolare o nociva sulle cel- lule attigue: le cellule che ne sono in immediato contatto, hanno il contenuto protoplasmatico normale, con nucleo, a pareti scolorate, e sembrano di poter vivere senza essere menomamente molestate dal pa- | rassita. Soltanto più tardi, quando le spore della Mycosyrinx maturano, quelle cellule cominciano ad alterarsi: il loro contenuto e le membrane diventano brune; le pareti si raggrinzano; e come fu già detto sopra, tutti i tessuti dei peduncoli si disseceano e si distruggono finalmente. La formazione delle spore avviene nel modo descritto e figurato dal O. PENZIG Beck: le brevi ramificazioni che producono le spore terminali, hanno la lunghezza di circa 10-13 x, e 3 p. di diametro. Le spore stesse (tutte due le cellule unite) misurano 13-14 & sopra 10-12 W, ognuno dei due segmenti avendo circa 10-12 u di larghezza sopra 6,5-7 u di altezza. Il micelio dello stroma e delle ife sporigene si rigonfia forte- mente nell'aequa, separandosi facilmente nelle varie articolazioni. La sporifieazione si inizia lungo l'asse centrale dello stroma, e si stende poi in direzione centrifuga fino alle pareti del micocecidio, finché tutto il micelio dello stroma à consumato nella produzione di spore. La Mycosyrinz Cissi sembra largamente diffusa nelle regioni tropi- cali, sopratutto nell’America e sulle coste occidentali d’Africa: dall’Asia e dall’Australia finora non è conosciuta. In America è stata trovata nella zona fra 25 gradi a Nord e 27 gradi a Sud dell’Equatore. Ne ho visto esemplari delle località qui sotto notate: Mexico (presso Orizaba) ieg. Botteri. Grandi Antille: Jamaica, leg. Martius. Portorico (moltissime CAS): leg. Sintexis. Haiti, leg. Picarda. > Piccole Antille: S. Domingo, leg. Poiteau 1808; più tardi leg. Wall- schlaegel. Venezuela (Caracas), leg. Gollmer. Guiana Francese (Mt. Simery), leg. Melinon. Regione dell’Amazonas (Brasile) leg. Poeppig, Martius. Parà, leg. Huber. Perù, leg. Dombey. S. Caterina, leg. Ule (punto più meridionale, a 27° ona Sierra Leone (Africa), leg. Johnston 1882. Kamerun, leg. Zenker 1892, Regione dei Niam-Niam, leg. Schweinfurth (N. 3042). € IL MYCOSYRINX ARABICA Henn, -H sig. P. Hennings nel 1891, nelle « Note micologiche » inserite . nella Malpighia (vol. V, p. 89) descrive brevemente una var. mo | della Sehroeteria Cir colla diagnosi seguente: NOTE SUL GENERE MYCOSYRINX « Sporis 2, conjugatis globosis vel polyedricis, fusco-nigris, episporio crasso laevi, 11-16 ^, pedicello hyalino 2-5 u longo. Habitat intra E | petiolos et ramulos Cissi quadrangularis prope. Uossil (alt. 1400 m.) Fe, in Arabia Felici: G. Schweinfurth 1889 ». — — Due anni più tardi nel Bullet. de Herb. Boissier I, 1893, p. 115, in un'altrà memoria dello Hennings (sopra funghi d'Africa e d'Arabia) la stessa forma figura innalzata al rango'di specie propria, senza che il nbiamento sia motivato da alcuna nota esplicativa. Debbo alla gentilezza del signor Hennings la fortuna d'aver potuto esaminare non solo gli esemplari autentici della Mycosyrina arabica, raccolti dallo Schweinfurth nell’Arabia, ma anche altri tre campioni, no raccolto da Holst (N. 2422) nell’ Usambara 1893, uno raccolto dal ‘compianto E. Ruspoli a Nagili nella terra de’ Somali, ed infine uno delle Isole Comore, raccolto da Humblot. Le spore di questa forma rassomigliano assai a Cal della M. Cissi; sono un pochino più grandi. Questa differenza sarebbe certamente :urabile; però vi si unisce ad altro carattere di maggiore importanza. [ mieocecidii della Mycos. arabica, almeno negli esemplari da me iti, non occupano il midollo dei peduncoli fiorali, ma si trovano ramificazioni de' grappoli, o sui rametti vegetativi (e secondo la dello Hennings anche nei picciuoli) di varii Cissus, nel paren- corticale. Hanno forma (veduti dall esterno) di rigonfiamenti o fusiformi, addossati, con poca sporgenza, alla superficie degli ni Ess Talvolta lo stesso rametto o la stessa divisione della ne presenta due, tre, o perfino quattro alla stessa altezza, di che in una sezione trasversale si vedono tre o quattro cavità ipite dallo stroma sporigeno. La struttura di questo nel rimanente identica a quella descritta per i micocecidii della Mycosyrina Cissi. Tenuto conto della differenza nel modo di presentarsi e della ubica- diversa della M. arabica (coste orientali d’ Africa, Arabia), si 1e mantenerne la separazione come d’una specie autonoma, Fig. 1. — Ramo di TRO di Cissus acida, affetto dalla Are Ci . 2. — ld, id. di Cissus erosa (gr. nat.) Ue 3. — Id. id. di Cissus uvifera (gr. nat.) SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. XIX. Infiorescenze di Cissus sp. deformate dalla Mycosyrina Cissi (7 gr. nat.) Tav. xx. Beck (gr. nat). 4. — Pezzo d'una sezione traversale del peduncolo fiorale di Cissus 1 ‘invaso dalla ne (T Y) syring già più eier sporifera © : . 6. — Sezione longitudinale della parte superiore del dalla Mycosyrinz Cissi nel peduncolo fiorale di ari sp. 7. — Spore della Mycosyrinz Cissi Beck (F). (Le figure 4-7 sono disegnate coll’ajuto dell'apparato Abbe). Piccola Cronaca Un cospieuo dono al Museo Botanico Fiorentino. E Riceviamo dall' on, Direttore dell’ un Botanico di Firenze la seguente co- . municazione che siamo lieti di pu « Il ritto in nome dell’ Isti io da ha l’onore di dirigere, è lieto di ere pubbliche e sentite azioni di grazie all Illustre prof. comm. Adolfo ioni-Tozzetti e a suo figlio Federico studente in Scienze Naturali, in nome etano la celebre collezione, onore e vanto del Museo Fiorentino. Due fascicoli o stesso autore che illustrano viaggi da lui fatti, già descritti nei manoscritti i e dallo stesso prof. Adolfo Targioni, che prima di essero zoologo emi- tissimo botanico. ? atto dei due attuali eredi delle nobili tradizioni della casata dei Targioni — lla specie di dinastia scientifica (la quale originatasi con Cipriano Targioni, ico di Micheli (1672-1748) e continuatasi con Giovanni (1712-1783), Ottaviano 5-1829), Antonio (1785-1856) = x ia per ora al nostro ore Ado olfo) è degno del massimo enco ra altamente i donatori e O. Beccari, ecc., di alcuno dei quali è stato fatto cenno in questo giornale. Prof, Oreste MATTIROLO Direttore del R. Istituto Botanico di Firenze. I Signori Dott. U. Valbusa, Assistente al R. Istituto Botanico di Torino, Enrico Ferrari Conservatore nello stesso Istituto; si recheranno nelle Alpi M rittime francesi, dietro invito e per conto dei Signori Arvet-Touvet e Gautier : noti Autori della splendida Aieraciotheca Gallica et Hispanica. Il loro scopo è quello di perlustrare la regione compresa fra le sorgenti del Varo e della Tinea, sopratutto il gruppo del M.t Mounier regione ricchissima di specie del G. Hi racium, La loro corsa durerà circa un mese, - : : La missione confidata ai nostri due botanici dai colleghi RER dm X a loro onore permetterà loro una quantità di osservazioni interessanti sulla a | delle regioni a noi vicine ed una messe preziosa di materiale pel sonto R. Orto Botanico di Torino. E 3 S. BELLI. Prof. O. PENZIG, Redattore responsabile. INDICE Lavori originali. BuscaLioni L. Sopra un nuovo caso di incapsulamento dei gsm di . amido (Tav. I SER F. Micocecidii Bor del oben nai L. (Tas. Y) — Di una nuova Laboulbeniacea (Bickia Wasmanni nov. gen. nov. sp.) (Tav, VI) . Cecconi G. Seconda contati alla conoscenza delle di della. fo- resta di Vallombrosa . . FERRARIS T. Contribuzione allo studio dei miceti È degli « agrumi. Di un nuovo Ifomicete parassita nei frutti d'arancio (Tav. X) . . — Front A. Nuovo mierotomo a mano con morsetta tubulare (con incis. pal toto) ... . MALINVAUD E. Classification des ee et ii. du genre AAA ROLO O. Commemorazione di G. Gibelli (Tav. XI) . - Sulla Mannite contenuta nelle Tuberacee . . . . — Lettera aperta a P. A. Saccardo . . . . = E | dei fiori esercita sı radicali delle piante Leguminose (Tav. XII) . oTRA L. Inquirendae nella Flora di Sardegna . LLAVICINI-MiSCIATTELLI M. Nuova contribuzione all ni Italica, nose (Tav. VII). . — cciam del Duvil-Jonre sulla disposizione delle jsinias fogliari Pmorra R. e Caravenpa E. Illustrazione di alcuni Erbarii antichi Ro- mani (Tav. XII-XVII) . . + + 2756453 Prrzorno M. Di alcuni antichi professori di boisées POTES Sassarese Saccardo P. A. La Iconoteca dei dnd nel R. Istituto Botanico di Padova . . . — e BresapoLa G., RER dei Da della Valsesia, Serie Seconda . . Vaccari A. Secondo RARE alla Flora dell ESSA della Mad- dalena. ed Indice Alfabetico generale, , . . VILLANI A. Nota ‘preventiva sull’ affinità e gene dell Crocifere (Tav. IX). : Vocumo P. Di una nuova malattia dell Aniloa indica (Tav. Il, m. Notizie. ST S. ne Botanica delle pi Moriftime vata MarrmoLo 0. Sottoscrizione per un ricordo al defunto prot. a Gibelli MonremarTtinı L. Pistillodia dell'antera in Gentiana campestris . . . Pirorra R. Cenno necrologico di F. Castracane (Tav. IV), :.:: È Intorno al viaggio di L. Buscalioni al Rio Amazonas . [c L. Sur les anthérozoides et la double copulation sexuelle chez les Moli besos quaes PI QUU m ous Tav. XIX. 4 ighia. Vol XIII. "d Malo Me p Malpighia Vol. XII. La Marreta si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 EY di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. > L abbonamento annuale bas L. 25, pegat; alla ricezione del 1° RE annata. : "intioro volume annuale (36 fogli in 8° con circa 20 RR sara messo al prezzo di L. 30. io. venduti fascicoli separati. gli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal OH 515 giorni. o la ee del fascicolo. Qui | fosse da loro ge nd un Rat SER (ai 161 pag. ) per 100 copie. Qrante illo. tale supplementari occorrerà : er rimborsare le. occu di carta e di ratara. à Librai è accordato lo sconto del 20 9/,. I manoscritti e le corrispondenze destinate alli MALPIGHIA dovranno essere. ats al Prof. O. penale in goner b pagina. v L.30 1/2 pagina... L. 20 3/4 di pagina. Ro: . 1Md pagina. » 15 n fogli pasa annessi al fascicolo, a prezzi da convenirsi. i vori originali. P. A. Saccanpo e G. BresaboLa: Enumerazione dei funghi della Valsesia. Serie seconda . R. Prrorta ed E. tichi Romani, (Continuaz. e fine à O. Penzie: Sopra una fasciazione distano dcus hel eavol- fiore (Tav. XVIII) . CHIOVENDA : eine! ü vani Erbari an- - - . E " . 5 O. Penzıs: Note sul genere Mycosyrinz (Tav. XIX e XX) .” la Cronaca.