RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. ‘all’ Università di Genova ANNO XVIII — VOLUME XVIII (con XH Tavole) MARGELLOÒ MALPIGHI 1627-1694. RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova ANNO XVII: — Fase. I-II (Tav. I) =" "RE se MARCELLO MALPIGHI 1623-1694. GENOVA | DI ANGELO CIMINAGO | TIPOGRAFIA «La MarPieHiA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 ogli di stai almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L' abbonamento Andalo importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo dell annata. L'intiero SIRS annuale (36 fogli in 8° con circa 20 tavole) sarà messo. ‘in vendita al prezzo di L; 30. Non saranno venduti fascicoli separati. Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10: foglio (di 16 pag.) per 100 copie. 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LODOVICO FRATI LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI tratte dagli autografi. con Tav. I (Ritratto). Ora che si pubblicano tanti epistolari de’ più illustri letterati e scien- ` iati, che non sempre giovano alla fama loro, niuno ha pensato di rac- cogliere le lettere sparse ed inedite del sommo biologo ed anatomico Marcello Malpighi, il fondatore dell'anatomia microscopica, come a buon tto fu chiamato. Eppure pochi epistolari sono interessanti quanto quello el Malpighi, che soleva nelle sue lettere comunicare ai più intimi suoi nici scienziati i risultati mirabili delle sue pazienti osservazioni ana- tomiche e biologiche, che poscia continuate e perfezionate doveano schiu- lere nuovi orizzonti agli studi fisiologici ed anatomici colle meravigliose coperte ene destarono l ammirazione dei contemporanei e delle succes- generazioni. Poche lettere del Malpighi sono state pubblicate sparsamente (*) Chi più asse profitto dagli autografi Malpighiani fu il prof. Gaetano Atti nelle sue dotte Notizie della vita e delle opere di Marcello Malpighi e Lorenzo Bellini (*), pubblicandovi intercalate cinquantatre lettere de’ suoi più ce- ebri corrispondenti. Ma quante altre restano tuttora inedite fra gli auto- fi che l’Atti sottrasse ad una probabile dispersione e che ora si con- ` servano presso la Biblioteca Universitaria di Bologna! ll Malpighi avea abitudine di conservare copia della risposta alle lettere che riceveva so dagli scienziati suoi amici. Così nei volumi VI-XI, che contengono carteggio Malpighiano, si trovano circa centoventi lettere missive o (1) V. la diligentissima Bibliografia Malpighiana compilata da mio fra- llo nel volume: Marcello Malpighi e V opera sua (Milano, Vallardi, 1897, p. 15-3 17), ove sono indicate sedici lettere del Malpighi, senza tener conto | quelle edite dall'Atti e dal Gaddi, di cui parleró in appresso. (© Bologna, tip. alla Ven 1847, in 4°. $ 4 LODOVICO FRATI responsive autografe (*) delle quali furono pubblicate dal prof. Atti solo cinquantatre. Di altre ottanta lettere del Malpighi, scritte dal 28 Giugno 1689 al 4 Ottobre 1692 e conservate nell’ Archivio di Stato di Modena, im diede notizia il prof. Cav. Paolo Gaddi (*), pubblieandone per intero di- ciasetto delle più interessanti. Sono probabilmente dirette al dott. Antonio —— Ferrarini Protomedico del Duca di Modena; ma, come già avvertì il Gaddi, non havvene una sola che alluda alle sue grandi scoperte; mentre fra - queste che ora pubblico per la prima volta molte danno notizia degli studi e delle osservazioni fatte dal Malpighi, contengono relazioni: di consulti medici ed altre notizie di qualche interesse. Singolarmente notevoli mi sembrano quelle dirette a Giacomo Pighi, al Bonfigliuoli e all’ Albertini. Per il giovine anatomico veronese Giacomo . Pighi, che fu nominato Professore ordinario d'Anatomia a Padova il 18 Dicembre 1675, il Malpighi aveva molta stima ed amicizia. In una. sua lettera del 23 Dicembre 1682 (di eui dà notizia il Gaddi) il Malpighi. piangeva la morte dell’ amico, ehe « aveva talento ed abilità di aumen « tare d'invenzioni l'arte, e che aveva pronte alcune cose intorno al- « sensi esterni. » Egli credeva difficile trovare soggetto che al pari del. Pighi possedesse le meccaniche, una filosofia libera e le osservazioni unì ‘tamente alla chiarezza ed eleganza di dire miracolosa, e avrebbe voluto che non fossero vere le cose crudeli esposte dalla persona cui scriveva ; sapeva però che, mentre visse, fu sempre invidiato e perseguitato. Il Dott Pietro Tosoni (*) dice che Giacomo Pighi, Professore ordinario di Ana- tomia e Prefetto: dell'Orto dei semplici, morì a Padova in giovine età i 1.° Marzo 1683; ma poichè il Malpighi in due lettere del 12 e 23 Dicemb ; 1682 parla della sua morte come avvenuta sui primi di detto mese, la notizia data dal Tosoni sembra essere errata. Nella lettera del 14 Marzo (!) Sono così distribuite: 34 nel vol. VI, 33 nel vol. VII, 16 nel vol. VII 16 nel vol. X e 24 nel vol. XI. Il vol. IX contiene le lettere del Boren ar Malpighi per la massima parte pubblicate dall’ Atti. (à Memorie della R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Modena. (t. IX, 1868, p. 3-48). à - ® Della anatomia degli antichi e della Scuola anatomica Padovana P dova, tip. del Seminario, 1844, in 8°, p. 116). B. LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 5 1679 il Malpighi, rispondendo ad alcuni quesiti propostigli dal Pighi, riassumeva il risultato delle sue osservazioni ed esperienze sulla natura e struttura delle piante, che aveva più largamente esposte nella tanto celebre sua opera: Azatome plantarum. Non meno importanti sono le lettere al Bonfigliuoli, pel quale il Mal- pighi avea tanta stima che « quando non poteva averlo a compagno « nelle sue anatomiche ricerche gliele comunicava per lettera anche lon- « tano » ('); mentre il Bonfigliuoli pure quasi quotidianamente tenevalo informato delle sue esperienze ed osservazioni intorno all’ anatomia del- ‘l'orecchio che faceva unitamente ad Adriano Auzout. Così nella lettera del 18 Marzo 1671 come in altre di quest’ anno pubblicate dall’ Atti (*), il Malpighi dava notizia al Bonfigliuoli di aleune osservazioni fatte sopra n cervello di pesce, e in altra del 25 Marzo gli comunicava altri suoi studi sull'anatomia del cervello. Nella lettera al sig. Don Francesco D'Andrea del 7 Marzo 1673 ri- ferisce in confidenza e alla sfuggita alcune sue osservazioni sull'anatomia dell’ utero e sulla fecondazione delle uova. . Relativamente alla botanica sono interessanti le osservazioni che co- municava al Principe Marcantonio Borghese circa la vegetazione dei semi di palma e di dattero, come pure i consulti medici relativi alle malattie el Duca di Sanseverino, del Co. Riniero Marescotti, di Mons. Guinigi civ. di Ravenna fanno desiderare la pubblicazione d'altri consulti me- dici italiani e latini, contenuti nei volumi IV e V de’ suoi autografi, per le malattie del sig. Priore Brancacci di Malta (10 sett. 1686), del Mar- hese Agostini di Forlì (11 sett. 1685), per il Cav. Torta di Faenza (19 sett. 1686), per la Marchesa Albicini di Forlì (25 die. 1689), per il Con- - testabile Colonna (13 aprile 1689) e per l’Ab. Ferrante Orselli (17 febbraio 686 Non aggiungerò altro perchè a ragione mi sì potrebbe applicare il fa- moso motto proverbiale: Sutor, ne supra crepidam; mentre colla pubbli- zione di queste lettere non intesi far altro che stimolare chi si è dedicato 2 y. MEDICI, pg stor. della scuola anatomica di Bologna (p. 17. Op. cit., »- 134 e i 6 -LODOVICO FRATI a questi studi a dare in luce ciò che havvi tutt'ora di notevole nel ri- spetto scientifico fra gli autografi Malpighiani; e principalmente (come già fu notato da mio fratello) l'interessante Diario delle osservazioni anatomiche del Malpighi fatte dal 1660 all'anno della sua morte. Credo possa aggiungere curiosità a questa raccolta di lettere la pub- blicazione di un ritratto del Malpighi all’acquerello, finora inedito e sconosciuto (), che trovasi in una miscellanea della Biblioteca Univer- sitaria di Bologna (°) e reca inferiormente la seritta : | Marcellus Malpighius Phil. et Medicinae Doct. Coll. Bononiae, Pisis ac Messanae, professor celeberrimus S. D. N. Innocent. XII Medicus se- cretus et intimus cubicularius. Obiit Romae, Anno 1694, die 29 Novemb. - t Al Sig. Pompeo Sacco (di Parma) (?). Ho con sommo mio piacere letto il dottissimo manuseritto che V. S. Illma s'è compiaciuta inviarmi et ho veduto el'ella con buon met osserva ciò che promette al Lettore, esponendo e conciliando gl’ antichi e moderni intorno all'operationi delle parti nello stato naturale e nel. morboso, e, di poi aecennandone il rimedio dell’ offesa. GI antichi auto: havrano un obbligo singolare alla somma sua bontà, havendoli dic rati inventori di eió ehe nella fisiologia e patologia oggi s' insegna, e V. S. Illma non fosse stata erudita con le cognitioni is i moderni, e eon. le proprie speeulationi, le saría forse accaduto ciò ch'è successo a tutt i Professori, che doppo Hippoende sino a questo secolo hanno vetta (1) Nella Dilar Malpighiana di Frati sono indicati 7 333) otto tratti incisi del M. @) Segn.: Aula V, L, IV, 9 (car. 96. (3) Pompeo di Flavio Sacco nacque il 14 Maggio 1634 presso S. Moderan si laureò in medicina il 19 Agosto 1652. Gli fu conferita la cattedra « Medicina teorica nell’ Università di Parma il 3 Nov. 1661, e il 20 No Ev fu chiamato ad occupare la cattedra di Lettore eminente in Medicina. Mor De: febbraio 1718. (V. MR Memorie degli scrittori Parmigiani, ; LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 7 quali non ostante la lettura d'Hippocrate hanno seguitato una dottrina al mio parere non uniforme a ció ch'oggi si erede e s' insegna. Gl'empirici ancora le dovranno molte obbligationi; atteso che ella ca- nonizza per massima soda che l'elettione del remedio basti, non curan- dosi della ricerca delle vere cause del male. Onde ella con il suo ingegno ha saputo rendersi benevole tutte le sette. Circa il procurare un beneficio ecclesiastico al sig. suo figlio non so che protestarle un infinita confusione e rossore nel vedermi in ciò pre- elusa la via di servirlo, ma con fiducia di rimaner compatito s'ella ri- fletterà che non ho servitù con il sig. Card. Datario e che il medico deve attendere alla sola cura del corpo del suo Principe non turbandole né angustiandole l’ animo, e rattifieando a V. S. Ill.» 1’ obbligatissima mia servitù, le auguro una perfetta salute, acciò perfettionando intiera- mente le sue gloriose fatiche, arricchisca il mondo letterario. II. Al Molto Ill. et Ece. Sig. Silvestro Bonfiglioli Molto Ill. et Ece.m° Sig. e Pron. Col.me Con questo ordinario ricevo le figure della lingua e cervello, e di già havrà inteso con l'altra mia ciò che desidero s'aggiunghi, o per dir me- glio si moderi nelle figure del nervo; intorno poi la lingua mi paiono be- si nissimo formate sì che non occorre aggiungerle altro. Ho inteso dal sig. H Gio. Alfonso (*) che di già habbia copie delle mie epistole per inviarle | con le galere d'Agosto, onde presto le riceverò. Non manco fra tanto di = render di nuovo gratie a V. S. per le continue brighe che le do. Havrei | caro sapere se l'opera stampata in Groninga sia la stessa del sig. Bellini (°) Es colla mandata, e con quella occasione v'habbia scritto sopra il Stenone, | overo se sia altra opera stampata e composta da altro autore. Sto anche a Cr Borelli. — .. (® Forse l’opera: De structura renum, pubbl. a Strasbourg nel 1664, assa ad Amsterdam nel 1665, accennata anche nella lettera seguente, 8 . LODOVICO FRATI con curiosità per sapere l'invento, e problema trattato in questa opera perché sin hora non l'ho potuto sapere. Dubito che siamo per fare un longo digiuno di novità per le guerre, come ella accenna, mentre di tutto euore riverendola resto per sempre Di V. S. Molto Ill. et Ecc.mo Messina li 5 agosto 1665. Dev.mo et obbl.mo servitore MARCELLO MALPIGHI III. Molto Ill. et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss.me Rendo grazie a V. S. del aviso che mi dà che siano giunte copie del libro del sig. Bellini con le note del Blasio (') e volentieri ne riceverò una copia con l'occasione ch'Ella accenna, e caso fosse terminata la stampa del altro libro de i sapori (°) m'honori inviarla con le dette pitture per- ché ne ho curiosità, non sapendo di che si tratti di nuovo. Riceverò pa- rimente volentieri le mie epistole (*) che dice volermi inviare, e vorrei. che il sig. Fracassati terminasse le sue e perchè s ‘entra lo nuovo . studio, à sbrigato il caso. | Invio qui inclusa una nota d' errori che ho trovato e coretto nelle dette mie epistole e quando sarà stampata tutta l'operetta si potranno, pa- rendo però così a lei et agl amici, aggiungere in un foglio. La prego, capitando dal Pavaglone avisare un tale Maestro Fondichiero, chiamato Marco Paganuzzi, che qui in Messina si trova Francesco Maria Marchi i con ottima sanità essendo qua capitato con le galere del Papa, e l'ho io messo in casa di mercanti Inglesi dove sta bene e mi vien racco- (5) L'opera di Lorenzo Bellini: De usu et structura Renium Disser. (atio anatomica, cui renum monstrosorum exempla additit G. Blasius andi: dami, Arcas Frissius, 1665, in 12°). Q) L'opera jene stesso autore: Organum gustus (Bononiae, typis Pisa- nianis, 1665, in 16.9) (3) L'edizione: Tetras Anatomicarum Epistolarum Marcelli Malpighii et © CAROLI FRACASSATI: de ga et cerebro. (Bononiae, 1665, in 12°). Ristam- YE pata in Olanda. LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 9 . mandato da Malta'dal sig. Cavaliere Angeli e questo per consolatione - . e quiete sua. M'honori salutare tutti id amici, mentre di tutto cuore riverendola resto al solito Di V. S. Molto Ill. et Ecc.ma Messina, li 3 Agosto 1665. Dev.®° et obbl.®° servitore MARCELLO MALPIGHI. IV. Ill.»» Sig. Sig. e Pron. Colmo (!) x L'operare della natura è così lontano dal nostro modo d' intendere che .non è meraviglia che molte cose ci paiano strane, come per l apunto è l'osservatione fatta negl'animali quali privi della milza vivono con salute competente, mostrandocelo la quotidiana esperienza già famigliare a tutti i più curiosi d'Europa. So ehe V. S. Illma nel leggere il mio libretto de liene (°) havrà incontrato molte cose non degne del suo pur- | gato giudizio, et havrà havuto frequenti occasioni di commiserar la mia debolezza particolarmente nel uso attribuito alla milza, tanto più che havrà letto nel mio libretto che sono primae cogitationes quas prompte melioribus occurentibus reiiciam ; e non poco mi consola il vedere che molti autori, non incontrando miglior fortuna di me, per hora si eonten- tano del mio primo pensiere, sino a tanto se ne sveli un più manifesto : Ma passiamo a ciò ch'ella motiva dal vedere tanti mali nati dall’ indi- spositioni della milza. Io mi do a credere ch'ella non havrà difficultà .a concedermi che riempiendosi, mediante il cibo, bevanda, e respiro, la massa del sangue di molte parti di minerali e fossili, che non così facil- mente si possono dai nostri fermenti sminuzzare e superare, queste non mA infettano la massa del ass. la linfa et i fermenti delle viscere, I Lottara del Pi dm responsiva ed una di Ottavio Castrino serittagli il 19 Novembre 1667 (©) Quest' op. di M. fu pubbl. per la prima volta a Bologna nel 1666 co re dissertazioni intitolate: De viscerum structura. Cfr. Bibliogr. alpi- g Med ° 45 (p. 307). 10 LODOVICO FRATI ma eon il tempo trattenuti in parte nelle glandole, e particolarmente nella milza, oltre il male che turba tutta l'economia del corpo con il nono decubito manifestano una nova affettione; onde i] male della milza è segno, et un prodotto dell’universale in tutto il corpo, quale con nova. usura augmenta la radice et il suo fonte, atteso che il sangue trattenuto ne i sini della suddetta milza, acquista maggior acidità, e s'imbeve di. molte parti di natura di vitriolo, quali poi communica al tutto, mentre riportate al fegato se ne passano al euore, e peró in simile caso é mag- gior pregiuditio l'havere la milza mal affetta, che vivere senza milza. | Circa poi a i rimedii V. S. Illma saprà che i mali causati dalla conti- - nuatione del vitto e dalla respiratione non confacenti all' animale passano in habito e non si possono superare con l’arte, onde resta il solo remedio della mutatione del paese. Del resto intorno a i remedii soglio servirmi P in simili easi, oltre i chalibenti (?) dello spirito di sale amoniaco, : del vino, o decotto alterato con l'absinthio et altre herbe alkaline, cose tutte ben note a V. S. Illma, Godo intendere che sia per proseguire con cotesti signori gl'essercitii Accademici. Io ridotto in città mi trattengo leggendo nelle pubbliche scuole e se mi sortisse ritrovare qualche curio- sità, la convenienza e l'impegno con la Società d' Inghilterra, dalla quale sono stato così altamente honorato, m'obbligariano ad inviarle colà. Non recheró maggior noia alla sua pazienza, mentre facendole humilmen : riverenza mi dichiaro per sempre. V. Molto Illre et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss, mo In conformità de i comandi di V. S. e del sig. Adriano (') ho con- segnato alla posta un involto con l'opera della musiea del Mengoli (*) e quella delle refrazioni, qual involto è diretto a V. S. franco, havendo stimato bene non incomodare il sig. Gerolamo; La prego a rivoriro i a) Adriano Auzout Illustre matematico di Rouen. Mori nel 1691. . 3) L’opera [A i di sica di Pietro Mengoli pria 1670 e 1673). LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 11 sig. Adriano per mia parte, rendendole gratie per le brighe che si prende per me con l'oecasione de i microscopii, V. S. li può meglio d'altri rac- contar la storia delle copie dell' operetta del verme da seta, inviatomi dalla Società Reale, delle quali ne meno una tengo apresso di me, e sin ad hora non ne sono capitate a Venetia. Intorno poi a ció che di Parigi le vien scritto, io non so d'haver mai dato intentione alla Società Reale d'Inghilterra di far altra giunta; solo in lettere famigliari ho soggiunto d'haver di nuovo replicate le stesse osservationi, et accertarmi delle cose già scritte intorno a i visceri et in particolare intorno al fecondarsi del ova; poichè quel ovo solo si feconda che vien asperto dal seme mascu- lino, come V. S. ha veduto e perchè ero dubioso intorno l’uso di quei vasi che sono nel fondo dello stomacho del verme, per osservationi di ‘nuovo fatte resto certo che sono equivalenti al fegato e panerea, e nel pa- pileone contengono un'acqua forte ehe macera lo stame del follicello, e queste cose le ho scritte in lettere famigliari, nè penso farne altra men- tione. V. S. m'honori intendere se vi sia cosa in contrario non tanto circa questa operetta quanto intorno l'altre bagatelle da me pubblicate, perehé io all'ultimo segno stimo il giuditio del sig. Adriano, e lo credo sincero et ingenuo, e V. S. se ne troverà sempre più contento della sua conversatione. Il eoneetto ehe V. S. ha dello stato del sig. Oliva sarà pur troppo | vero, accadendo frequentemente simile disgratia a i galantuomini. In- torno al microscopio, che faria acuto da due lenti lo piglij pure, come anche l’altro che s'alza et abassa, che il prezzo non mi dà fastidio, ‘benchè sia un povero curioso, e mì favorirà avisarmi se devo inviarle il denaro e dove. So ch'ella havrà questa patienza in favorirmi e me li manderà con buona occasione. Havrà saputo la morte seguita Sabbato del sig. Marescotti (*) ehe sia in cielo, quale doppo molte escrettioni di sangue e sputi purulenti, essendosi infiamato, morì nel ingresso della 20, e nel cadavere, essendo sanissimi - . (9 Il Co. Ercole d’Annibale Marescotti cavaliere molto stimato e virtuoso, marito di Laura Angelelli, morto il 3 gennaio 1671. 12 LODOVICO FRATI tutti i visceri, solo il polmone era turgido, e i lobi nella parte superiore : duri e pieni di gran quantità di purulenza, et il resto in buona parte ; del pulmone era tarantasiato, e nel cuore un polipo nel destro ventriculo. Ha havuto delirii nel fine, ma di eose tanto maestose e virtuose che pa- | revano fatte eon giudicio da un profondo filosofo, e se non ha hauto peccati con la coda, è andato per certo in Paradiso; io mi trovai alla morte. Il sig. Gornia (*) giunse la mattina del Sabbato e tutti questi giorni ——— l'ho servito, e si è fatta longa commemoratione di V. S. m'ha detto la g difficultà del Caval. Entio (?) intorno il pulmone delle rane, stimando — — egli che la boccha serva di pulmone e che quelle vene siano altre fa- cende. Ma io dubito che s' inganni. Mi dice che dal Willis (°) e dal Silvio non ha potuto eavar altro che ceremonie. É ammalato il sig. Manzi, quale sta male assai, havendo una febre acuta con dolor di capo aeutis- simo, tremori nel genere nemoro et altri accidenti, e siamo di qua dalla settimana; altri ammalati non so di consideratione. Il Procurator Panelli è stato amazzato dal Gessi di Stra Stefano (*); . | si va in maschera onde quanto prima si farà l’ anatomia. x Mes. Andrea hortolano de i sig. Marescalchi m' impone ch'io la prieghi, anche per nome suo, del luoco del Profumiere per i suoi nepoti che stanno al monte. V. S. mi favorisea di risposta. Riceverà qui inclusa una poliza de'suoi interessi, che m'ha dettata M. Gio. Tutti di casa godono buona salute e con l'oeeasione che vedrà coteste librarie, si ricordi di vedere gli opuscoli di Bartolomeo Eustachio, cioè i non stampati. M'honori sa- (©) Il dott. Giambattista Gornia Bolognese, che fu Lettore di Medicina e ; di filosofia per dodici anni a Pisa e da Cosimo III fu condotto in qualità di suo medico in Ispagna, Francia e Inghilterra. Ne scrisse la vita il ch. sig. Gianfrancesco Rambelli nelle Vite degli Illustri Persicetani. (*) Giorgio Enzio fece alcune obbiezioni al PUES intorno al pon delle rane e delle testuggini. 3 (*) Tommaso Willis, nato il 6 febb. 1622, fu professore di filosofia asti a Oxford ed è autore dell’ Anatomia del cervello pubbl. l'a. 1664. (4) Il Dott. Matteo Panelli fu pugnalato il 3 gennaio 1671 in San Mamolo - . . da Angelo Michele di Giuliano Gessi per causa di certa lite (V. Omsan è XI 459). LETTERE INEDITE DÌ MARCELLO MALPIGHI 13 lutàr tutti gl amici et il sig. Bartolomeo e resto al solito di tutto cuore riverendola Di V. S. Molto Ill.re et Ecc.ma Bologna, li 7 Gen. 1671 Dev.mo et Oblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. (A tergo) Al Molto Ill.mo et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss. il Sig. Silvestro Bonfiglioli — Roma. YE Molto Illre et. Ece.mo Sig. Pron. Oss.mo Rendo gratie a V. S. per i giornali inviati quali sono stati carissimi e la prego ad honorarmi de gli altri all'oecasione mentre non gli riesca di soverchio scommodo. Intorno a quel humore che lacera la seta l'ho anch'io avertito et ho osservato che prima il Papilione macera con la . saliva, e non giovando questa, volta il corpo e v' esprime quell'aqua forte, e ciò lo scrissi anche in Inghilterra. Le rendo gratie parimente per l’ a- viso di parlar da lontano, e m'imagino sia un fischio o suono simile di poche articolationi e comune a tutti gl' interposti, peró staremo a sentire. = V. S. m'honorerà riverire il sig. Adriano e con suo commodo comettere A+ microscopi]. Qui novità letterarie non ve ne sono; il sig. Montanari presto pubblicarà . eerta lettura sopra il rompere di quei vetri d'Olanda (*), quale inviarò Subito havuta. Questa mattina a buon hora hanno carcerato il Priore de i scolari et quattro altri scolari, forse per formar processo per la salva dell’archibugiate di notte sparate a i sbirri dal torresotto di S. Lucia, | dove ne restò morto un sbirro e due feriti mortalmente (°). L'altra mat- . tina sul mezzo giorno fu ucciso, more solito, il Dielai nipote del sig. (1) Il titolo della memoria è il seguente: Speculazioni fisiche sopra gli effetti di que’ vetri temprati, che rotti in una parte si risolvono tutti in pol- vere. (Bologna, Manolessi, 1071, 4°). (3) Questo fatto è accennato anche dall’ Atti nella sua vita del Malpighi (p. 126), ma la lettera non vi è pubblicata. 14 LODOVICO FRATI Lodovieo, né altro s'é saputo. Se questi tumulti dureranno, non si farà l'anatomia, non essendovi eadaveri fra tanti morti. ll sig. Dott. Manzi continua con sollievo in parte della testa, ma durando lo sputo purulento, dubito che se cessa l'acuto,non diamo in un cronico peggiore. Intorno a 1 discorsi fatti per provedere di Chirurgo pochi ne ho udito, e pare sia stato sul tavolino il Dott. Muratori, il Dott. Ferrari. Il servo del sig. Alberto non l'ho penetrato, havendolo poco veduto e pratticato a i giorni passati per esser egli stato occupatissimo nelle visite del Azolini (*), che andò in cielo e del Cospi (°) che colà s'invia. Con l occasione delle robbe di cotesti signori Ambasciatori m’ hono- rerà comprarmi tutti i giornali di Roma antecedenti. La sua famiglia gode ottima salute e di tutto cuore riverendola col sig. Bartol9 resto - al solito (°) . Di V. S. Molto Ill» et Ece,ma Bologna, li 24 Gen. 1671 Dev.mo et Oblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. VII. Molto Ill? et Ece.mo Sig. et Pron. Oss.me Ho ricevuto l'esatta e diligente deserittione di quanto V. S. eol sig. Adriano ha osservato nell’orecchie humane e di capretti, e m’ imagino | ehe proseguirano quelle degl’uccelli per confrontar quella diversità della staffa, come anche quel instromento che ne’ pesci s'osserva, fatto con corde, stimato dal Caserio per oreechie. In fatti si vede che non è così facile il determinar la parte principale, come anche il modo mechanico di detto senso. Io fra tanto starò attendendo i pensieri del sig. Adriano, ps | () Giuseppe Azzolini Maestro di Camera del Card. Azzolini as Fermo, morto il 17 Gennaio 1671. — (® Angelo d'Ascanio Cospi Sergente Maggiore delle milizie Pontificie. V. intorno alla sua morte, avvenuta il 25 gennaio, il GHIsELLI (XXXV, 470). (© Questa, come pure le sette lettere seguenti, sebbene prive d' indirizzo, | sono certamente scritte al Bonfigliuoli. Per le lettere che vni: perisse ) a aa diee cit. elder (p. 126-1 37). ; LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 15 volentieri sentirò con suo commodo. Havrà ricevuto di già un esemplare della mia storietta da presentare al detto sig. Adriano, con un compendio delle cose men cattive, et una breve nota o aggiunta, che desiderarei che fosse posta nel giornale (*). Passati questi bagordi di carnevale voglio forse scrivere in Inghilterra alcune righe in prova della sostanza dei pulmoni membranosi, et ag- giungervi quelle poche cose delle fibre carnee della milza, pulmone e de' testicoli. Ho fatto riflessione a ciò che mi scrive intorno le medaglie o impronti di solfo, e so che il sig. Scilla ne faceva in Sicilia per mandar via copia di qualche sua medaglia, et il sig. Camelli le dirà qualche cosa più par- ticolare; e nel Imperato credo vi siano descrittioni simili. Ho domandato ^ad un amico argentiere, e mi disse che non si potrà improntare ogni cosa, stante che abruggia. Crederei che lo stesso servitio si potesse havere da una ambra fitticia; fatta con cola tedescha, nella quale si potriano imergere anche parti molli, come visceri d'insetti, e cose simili, deside- rando io di conservare i visceri del verme da seta, e particolarmente l'ovara, già che in scatole e vetri non si possono conservare. Il Padre Vitiliano quest' estate mi diede una ricetta e la provaró. Intorno a i vetri d'Olanda havrà V. S. di già ricevuto il libro del sig. Montanari, quale . si ritrova a Venetia. Di nuovo non raccomando l'interesse de’ mieroseopii ‘alla sua cortesia, ma ben si spero cavarne lume et evidenza nelle cose, dove di presente sono dubioso, e vado procurando il ricovero per quest’ e- | state per proseguire i miei studii, quali sarano scommunicati, sentendo tutto giorno rimproveri sotto metafore: basta vedró vivere a modo mio. Il sig. Manzi è quasi libero da febre, e pare che lo sputo sia sminuito, . onde ha cominciato a pigliar il latte d' asina. L' ammalata della sua casa continua con la stessa diffieultà di respiro e languidezza di polso. Il sig. Dott. Gornia partì hieri per Firenze. Il Sig. Fabri e tutti gli amici la riveriscono et io resto al solito Di V. S. Molto Hr et Ecc. Bologna, li 7 febr. 1671. bs Dev.mo et Obbl.me servitore MARCELLO: MALPIGHI. (1) Forse il Hiornelk dei letterati di Roma. 16 LODOVICO FRATI VII. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e Pron. Col.me Rendo gratie a V. S. della continuatione de i favori che mi fa dan- domi nove dell'osservationi che col sig. Adriano va facendo alla giornata, e spero ehe qualehe eosa di buono partoriranno. Io in conformità di quanto ella mi scrisse con il passato spatio, ho procurato veder l’ orecchie d' un agnello, dove ho trovato quel humore nella cochlea che scrive; e perchè nel aprir la seconda cavità si lacerò in una orecchia un poco di parete del forame ovale, dove era restata la stafa, aprendo il rimanente del orlo della parete di detta finestra, parve che si vedesse una pellicola diaphana, che si lacerava nella prima cavità; poi v'é tanto muco che non si può spirare, nè servirsi del microscopio. Ho a caro che V. S. habbi occasione d'aprir cadaveri e bisognandomi qualche cosa la pregarò. Per hora con buona occasione potria mostrare al sig. Adriano la s stanza del pulmone e le fibre della milza, pne cose però più eviden mente sì vedono in altri animali Riceverà incluso un stretto della mia storietta (') mal detto, e peggi composto et il sig. Gornia m'ha favorito scriverlo: lo mostrarà al si Adriano e perchè possa ben giudicare, riceverà con questo ordinario u esemplare di detta storia, ricevuto da Venetia apunto, e lo presentarà à mio nome al detto sig. Adriano, pregandolo a gradire la mia buona vo- lontà et a compatire. Questi signori che formano il giornale (°) levino, aggiunghino a suo piacere che sono patronissimi. Riceverà parimente certa cartuccia, nella quale ho disteso alcune cosette e desiderarei © doppo che il sig. Adriano gli havrà considerati, così piacendole, si pon sero nel primo giornale, dietro alla storietta; perché mi levariano d'una - fatticha, havendo hora altro da travagliare. Per mostrare le fibre carnee della milza basterà tagliar per lo traverso la milza, e lavandola dal sa gue, o levandolo leggermente, vedrà detti plessi o colonne carnee, che col () Forse l'op.; De Bombice. ME Forse il fre dei letterati di Roma. LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 17 proprio ramificato nella membrana interiore di qua e di là constringono la cavità della milza, e V. S. vedrà che sono carnee evidentemente. La simil struttura parmi che certo nel cavallo già l'osservammo e ne ho notata la storia. Caso che il sig. Adriano non si eompiacesse d' esser no- minato, V. S. si contenterà fingere che sia una lettera scritta a Lei, o al sig. Ricci, o a chi compone il giornale. Basta havrei caro che si publi- casse, purchè dal sig. Adriano sian stimate degne. Ho letto il libro del Troston De respir:, nel quale si compiace l'auttore difendermi da certe obiettioni fattemi da un anonimo, che credo sia l'Entio. Queste consistono ch'il pulmone delle rane e testudini non sia membranoso, e che quelle vesciche siano corrugationi fatte dalla membrana esteriore, e che non hab- bino communione con la trachea. Cosa che m'ha fatto stupire, onde di nuovo ho fatte molte osservationi, e vedo che nelle testudini la trachea forma quelle vesciche, che dentro hanno caselle e vesciche tutte di pelle, che gl'orbi stessi le possono conoscere. Di più mi son chiarito che intorno a dette cellule vi sono plessi carnei intricati, che internamente et ester- namente li cireondano e questi certo servono come muscoli a comprimere la stessa struttura, ma un poco più scura vedrà nei pulmoni gonfii e resicati (*) degl'huomini, capretti ete. Rendo gratie a V. S. parimente per le notitie cavate dal sig. Adriano, e nella prattica del Barbetti vedo pratticarsi l’ uso del'opio ne i purganti, nei cattarri e simili casi. Ho veduto la memoria mandatami e l’ ho mo- strata al sig. Conte Zani et altri euriosi di simile materia. Il sig. Dott. Capponi m'ha mostrato una lettera del sig. Cassini, quale li dà inten- zione che sarà per remuneratione della medaglia donata a S. Maestà, an- noverato fra i stipendiati di S. M.tà Qui altre novità non occorrono e le cose de i scolari stanno nel posto solito, né più si farà l'anatomia. Ho visitato li suoi parenti e quella donna decrepita è in letto per non le- varsene, havendo una fissatione nel petto grandissima. Tutti la salutano. Troverà il compendio della storia del baeo nel involto mandato, e la prego a riverire il sig. Girolamo Alamandini e tutti cotesti Padroni, e di tutto cuore riverendola resto. di (1) Forse per riseccati. ——— | 2 Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVII. - 18 LODOVICO FRATI Un saluto dal sig. dott. Gualandi. Il sig. dott. Fabri caramente la sa- luta. Di V. S. Molto Illre et Ecc.ma Bologna, li 4 febr. 1671. Devot.mo et Oblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. IX. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss.me Col solito contento ho ricevuto la diligente osservatione fatta nel orec- chio del gallo d'India, e si vede che la diversità del’organo sin’ ad hora non serve per illustrare quella del huomo; ma sempre più s'oscura. Bi- sognerà però proseguire anche ne’ pesci e non desperarsi, perchè si vedrà - quale sia quella parte ch'in tutti si ritrova, e vedo che quella concavità E del timpano si mantiene in molti animali et è motivo per filosofare. Starò 1 attendendo altri avisi per godere delle sue fattiehe. Questo spatio non | ho cosa da dirle di nuovo intorno a cose di lettere; le rendo ben gratie dell'osservatione de i semi di eaulo nati dalle foglie sepolte, e di già ho destinato luoco per farne l'esperimento, e può servire per lume per altre conclusioni. i Ho questi giorni intermesso lo studio delle piante attendendo a Car- nevale, et a vedere qualche rane, per poter esser ben informato di ciò che 3 | pensa il Cavalier Entio, quale io eredo che si sia ingannato certamente, ; stante che quelle vesiche laterali, ehe ricevono l'aria dalla boccha, et alle volte si lasciano vedere vicino alla boccha lateralmente non sono certo pulmoni; ma forse serviranno per trattenervi aere, quando l’animale — | è sotto aequa, e saranno analoge a quella protuberanza, che, come V. 8. sa, si trova nell'anatre d’acqua. P Intenderò volentieri il contenuto del libro de’ liquidi del sig. Borelli, a e ciò che ne dica l'Oliva. Desidererei ancora che con buona occasione infoo deno dal sig. Adriano il suo senso intorno a i libri del Rossetti e () Donato Rossetti pubblicò nel 1669 a Livorno gli Insegnamenti fisico-ma- tematici e nel 1671 (Livorno, G. V. Bonfigli) l'op. COME e passioni de’ vetri. LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 19 ` e sue positioni. Qui non si è fatta l’ anatomia e non essendo per anche scarcerati il Priore e scolari, non so se lo Studio sia per seguire con quiete. Il sig. dott. Manzi s'instrada al bene et io pregandola a riverire il sig. Gerolamo Alamandini, il sig Adriano et il sig. Bartolomeo resto al solito Di V. S. Molto Ill.re et Ecc.ma Bologna, là 11 febr. 1671 Dev.me et Obl.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. » d Molto Ill.re et Ecc."» Sig. e Pron. Oss.me Continua V. S. a favorirmi con nove osservationi dell'oreechie, e vedo che sempre più s'inviluppa il modo di trovar ripiego per l’uso: non sono Us d però inutili le cognitioni che si cavano dalle varie strutture, e forse un minimo berlume che giungesse potria sciogliere il nodo. Riceverà qui ‘unita la carta delle figure del libro del sig. Montanari, quale mi fu dato così imperfetto da i Manolessi. Novità letterarie non ne ho; continuando =- la prigionia de i scolari e del Priore, non vien permesso il leggere; ma | solo s'ubidisce comparendo, né io mi posso imaginare dove debba fornire 3 questa causa. Volentieri pratticarò e servirò il virtuoso che V. S. m'a- cenna per conferire qualche cosa intorno a i rimedi chimici, et in par- | colare per reprimere gl'acidi e scoagular il sangue, ch'è il non plus ultra nelle febri che chiamano maligne. Proverò vedere Andrea Gallinaro de i sigg. Marescalchi e m'’estenderò solo in quello m'acenna senza alcuna parola o intentione vigorosa, come anche circa la permuta. Già s'inca- mina il tempo di provedersi d'alloggio per quest' estate et a giorni passati credevo esser in procinto di far la compra di quel loghetto del sig. Carlo Andrea Leoni in prezzo di seudi 3000, ma la sig. sua consorte ch'é eco- noma sottile pretese darmi mobili per scudi 300 cattivi, overo crescere il prezzo del luoco scudi 100. Io che vidi il negotiare a vantaggio, e che conobbi che detta signora non ha senso che si venda, mì licentiai; so però che per anche non è venduto. Sono in negotiato per un altro in quei contorni, onde spero poter goder la villa nella quale solo io godo, desiderando proseguire i miei studi, quali a punto ho cominciato a ri- 20 LODOVICO FRATI pigliare, facendone un estratto per mandarlo a V. S., eome già l'acennai. La prego a riverire per mia parte il sig. Adriano, e mi spiace che sia in letto indisposto. La prego a rendere l' inclusa lettera al sig. Bartolomeo. Di tutto cuore la riverisco anche per parte degl' amiei e resto per sempre bo Sr CENTS TM Dev.mo Oblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. Bologna, li 14 febr. 1671. XI. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss.me RT ai Pasino La FA ERG T BOR EIE S ST ERR 64 Continuo a godere delle gratie di V. S. compiacendosi di parteciparmi diverse cognitioni eh'alla giornata impara. M'é stato caro tutto ciò ch’ intorno al moto de i musculi ella m'avisa e so che il sig. Adriano suol spiegar tutto questo, cioè la mutatione de i piani con la struttura del | cuore, e da esso ne procuri una spositione, perché é evidente in quel musculo, come anche ne i semplici spiegati con la figura accennatami; . anzi parmi che la causa di detta mutatione la pigli dal sangue e che lo. spieghi con la gonfiezza del membro virile, e con bel modo da esso lo risaprà. Ho a caro che di nuovo travaglino intorno all orecchie, e final- | mente bisognerà cascare in una espansione di ritmo analoga alla retina, | N RES RTRT °° AIA Ta dc KH ATI MORE RAR tado AO ca CESSAT o ad una stiratura d'una corda, perchè vedo ch'il negotio pende verso - questa parte. In contracambio di tante novità ch'ella mi dà, non so con 2 che corrispondere; solo le dirò che questa sera è terminata l anatomia . con la settione della lingua e denti et in questi ultimi giorni vi sono — stati pochi Dottori e scolari. Io però vi sono stato quasi sempre, ma ; molti giorni senza veste. Ho argumentato alcune volte, ma il sentirmi rispondere ad un'istanza cavata dall'osservatione de'bruti, che faceva 3 l anatomia de gl'huomini e non de i bruti, et altre volte solvere con un | proprio et improprio, m'ha fatto risolvere di non tediarlo. Il suo vicino | ha argumentato assai, anz'io ho cavato una bella cosa et è che have! domi detto il sig. Manzi che detto sig. voleva mostrare una mechanica cor che spiegava l’uso del cervello e sensi interni, sono stato curioso i sapere il tutto e nel argumentare che fece detto sig. contro la struttura LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 21 . del cervello, stampata da me et insegnata dal Vulpari, pretese provare che la eortechia del cervello non sia glandulosa; poiché (dato anche che separi), si danno vasi che separano e non sono glandule: di più nel cer- - vello vi sono le cavità de i ventriculi, che raccolgono e possono separare, onde è superfluo il porre che per le fibre medullari scorra un succo se- parato della cortechia, e soggiunse che per i corpi striati, cioè per le strie e canaletti e solchi del Williss, correria quel humore che si separava e . da tutto questo discorso cavai, se non m'inganno, il suo concetto; cioè : TNR dall’arterie si porti nella cortechia il sangue, parte del quale si eribri e si percoli per li corpi striati, 0 suoi canali e poi si porti ne i ventricoli, e di là ne i nervi. Io vorrei che V. S. mi favorisse, con buona occasione i qualehe testa, vedere se io mi sia ingannato pensando che le fibre della spinal medolla, unite in due gran masse, scostandosi un poco e di- atandosi mentre sono areuate, formano le cavità de i ventricoli, e final- te con l'estremità sua vadino a terminare nelle glandule della eortechia modo che dalla cortechia sino alle parti fuori della spina sia una tessa continuata fibra che formi il nemo, e di qua ne nascano certi vani, eanaletti, o spatii eome tra le dita della nostra mano, e questi siano le trie del Willis. So ehe dette fibre non sono paralelle, ma retieulari, e verso la parte anteriore de i ventriculi superiori v'è una produttione di lette fibre mirabile. La supplico per tanto a partieipar il mio bisogno al sig. Adriano, e ad osservar ciò che le dico esattamente; perchè io sono prontissimo a rattarmi; ma forse la cosa starà come le dico, e trovarano che nel vello vi sono fibre belle e corpicioli, cioè glandule hora quadrate, hors lentieulari, hora d'altra figura, che in aleune parti interiori sono oste e sono della stessa natura della cortechia, e queste sole rice- i vasi sanguigni. Ciò vedrà anche ne "i pesci e particolarmente tonno, ehe quanto prima ne havrà costi. Scusi de la briga, e com- atisca il desiderio che ho d'esser certificato dall'altrui giudieio delle che alle volte anch» vedo e palpo. So ch'il sig. Adriano havrà letto illis, e quelle poche mie cosette, e vi havrà fatto le sue co nsiderationi, tanto più che V. S. m'avisó che a giorni passati osservarono un cervello. tre cose di notabile non ho potuto penetrare, e l' Anatomico m' ha ho- * ‘ alla quale sono attachati, e queste corde intrecciate finalmente pare ter- LODOVICO FRATI 2a norato portare le strutture osservate da me. So però ch'altri li contra- ` starano, et io sono certo che riderò delle cose di questo mondo, non volendomi pigliar briga ch'altri sia da me discrepante. Circa il sig. Dott. Capponi, mi dice detto signore d’haver ricevuto dal Novi cento doble e spero haverle ogni anno, cosa che saria molto buona. Di già si prepara una bella arma. Intendo eh’ il sig. Cassini habbia dato ordine a i suoi amici che sia fatto a sue spese l’aloggio al figlio di Col- - berto quando passarà di qua, onde erderó che i sig.! Monti l aloggiarano. Il sig. Fossio hieri sera partì per Venetia e l'ho servito alcuni giorni | che s'è trattenuto, e veramente è molto versato nelle cose chimice, et | MATTER cT o OH NEMUS è di tratti e conversatione gentilissima. M'ha favorito d'aleune cose che al suo ritorno le parteciparó. Fra tanto V. S. stia con buona salute, e - non vedo l'hora del suo ritorno, benchè per altro so che per la sola con- 3 versatione col sig. Adriano si potria star longo tempo in esilio. Invio il rotulo delle operette chiestemi, quali non costano cosa alcuna, e già ehe - V. S. così vuole, il porto monta soldi quindici. : Avanti di ehiudere la presente ho veduto un cervello di pesce et a torno ho veduto quelle corde mucose diafane, descritte dal Caserio, quali | F ricevono una produttione insigne di nervo dal propio della spinal medolla, minino in un sachetto ovale; ma depresso, et in un capro acuto come mandola, nel quale évi una pietra dentro ad un humore; e di questa pietra ne vuol stampare hora il Redi. Ho poi aperto il cervello, e vedo che la spinale medolla riceve un fasso di fibre dal cerebello, et un altro dal fondo intimo e fornice de i ventricoli che sono grandi, e la parte e- steriore, particolarmente della base, raccogliendosi in un mazzo, forma il nervo optico insigne, sì che pigliando in mano il nervo optico e abradendo, la sostanza del ventrieulo si separa, restando le fibre che constituiscono | il fondo di detti ventriculi, i corpi striati del Willis, et il propio della spinal medulla; e le fibre del fondo e fornice (interiore però) de i ven- à trieuli seorrono continue il sito de i eorpi striati sino alla spina. Nella | spina s'osservano fibre transversali e rette. Scusi per amor di Dio queste o intendendo il senso del sig. Adriano intorno al sistema del amico vt LETTERE INFDITE DI MARCELLO MALPIGHI 23 cino, m' honori, e di tutto cuore la riverisco, pregandola a salutar il sig. Bartoli, il sig. Giacinto et il sig. Dotti, e resto per sempre Di V. S. Molto Ill.re et Ece.ma Bologna, li 18 Marzo 1671. Dev.mo et Obligmo servitore MARCELLO MALPIGHI. XH. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e Pron. Col.mo Dalla eortesissima de'18 del eorrente di V. S. intendo ch'ella abbia ricevuto la mia prima, dove motivavo il modo che tiene il sig. Auzout nel dimostrare il moto de’ muscoli; ma credo che ricevutane un'altra, meglio sentirà i sentimenti di questo signore circa tal particolare, e vo- lentieri sentiró i di lei pensieri per aver modo di ricavare tutto ció che saprò dal medesimo, desiderando per l’ appunto questi di vedere un membro virile, tanto per mostrarmi tale suo pensiero, quanto ogni altro che avrà intorno al medesimo. Ma perché siamo ne'giorni santi, non potremo a- dempire i nostri desiderii, e dopo le feste eredo che avremo poco tempo, giungendo la eanonizzazione e preparamenti per la nostra ritornata costi. Vero é che questi si serve del sangue per ispiegare il moto de' muscoli; ma ancora inelina assai a fare gran capitale del succo, o volatile spirito de' nervi. Ad ogni modo replicarò il discorso di ciò ch'ella mi onora di motivare e eerearó di ricavare quello più si potrà. Molto devo poi alla cortesia di V.S., che mi partecipa il seguito della notomia di costì; ma ogni volta più conosco essere vero, che sia facile il persuadersi a ponersi a così fatto eimento; ma che poi sia molto diffieile il farne buona riuscita. Godo poi di sentire i concetti del nostro vicino intorno alla struttura del cervello, di lui uso e sensi interni. Di questo particolare nell’ apprire delle teste per arrivare all’orecchie, circa le quali con il nostro intento in una testa di lepre mostrai al sig. Auzout i di lei ritrovati, ne’ quali egli non dubbita punto; oltre che nel cervello di tale animale si vedono, dove ancora non si volessero vedere, le descritte fibre di V. S., quali vanno alla cortecchia. Anzi di più quelle protuberanze che si vedono nei ven- - i 24 ; i LODOVICO FRATI triculi aperti, quali noi costì abbiamo rase alcune volte, sotto le quali apparivano le dette fibre, nella lepre sono tali protuberanze della natura della cortecchia e di colore cinericcio, et io le chiamarei due grandi glandule, il che molto confirmarebbe ciò che V. S. dice; oltrechè essendo queste protuberanze glandule, sarebbero un aggregato di minime glan- dule, come sono tutte l'altre glandule del corpo. Et io se fossi uno di questi, come è il nostro vicino, quali sì vergognano di concorrere nel ri- trovato de’ più sensati, non darebbe impaeeio il confessare tale faccenda, per obbligarmi poi ad esplicare l'uso del cervello con maggiori difficultà, e con minore fondamento. Di più osservassimo nel cervello dell’ uomo la glandula pituitaria, quale ha certo un grande uso e massime mediante le membrane che adobbano tutti li sini che conducono al naso, et anno, mediante le membrane, la comunicazione allo stesso. Basta quando sarò costì desiderarò che V. S. mi assista, per vedere e determinare certe cose che qui abbiamo principiate per così dire in ombra. E voglio ancora che vediamo se nelle membrane interne del naso veramente si ritrovano glan- dole, perchè mi parve di vedere li loro vasi escrettorii, et ancora di po- tervi ponere delle sete di porco. Nondimeno, perchè posso essermi ingan- nato, voglio tacere per non dire de' miei soliti spropositi. Intanto godo che V. S. abbia sentito gl'altri pensieri de’ nostri vicini, che, venendo dall'oriente, sono assai spiritosi; non devono però a V. S. far aleun easo, mentre vengono da chi solamente lavora di testa. E poi a dirle il vero, i più sensati di questa corte stimano le cose di V. S. i medesimi d'altri paesi et academie, a relazione ancora di questi, fanno il medesimo, laonde a V. S. non dovrà dare impaeeio la temerità d'al- cuni, e di costi o d'altri paesi, che poi sono huomini popolari, perché oggidì le eanonizationi non si fanno più dal popolo, ma da uno solo, a relazione de’ più sensati, benchè questi siano di poco numero. Altro non ho da dirle in questo particolare, e se potrò avere teste e di pesci e di huomini, sarò dal sig. Auzout per esaminare ciò che m' impone, e la ragguagliarò del seguito. Di V. S. Molto Ill.re et Rey,ma Devot.mo Serv. Obl.mo . Roma, 25 Marzo 1671. SiLvesTRO BONFIGLIUOLI. LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 25 XIII. Molto ILe et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss.me Ho a caro che V. S. habbia osservato l'orecchie delle rane e pare che concordi con quello che gli ho scritto i spatii passati, che a quest’ hora havrà veduto. In fatti poi bisognerà spiegare questa facenda con quella pressione che fa la staffa sopra quella tunica, che dice haver osservato . ne i capponi e sarà un espansione del nervo auditorio. Io non despero 3 che col tempo non la ritrovino. Le rendo gratie dell'altre notizie che mi i dà. Qui si fa l'anatomia al solito; io però non argumento piu. Il Mini (!) 1 mi: revelló non volendo un suo secreto; cioè che l'uso delle parti non | si deve cavar dalla struttura delle parti, poichè molte cose sono coperte con una similitudine d'altra cosa che è diversa; così il core, dice egli, non è muscolo, benchè sia fatto di fibre carnee; poi che è istrumento del moto naturale non spontaneo e ciò cava dalla dottrina del Boile nel Chi- mista septico, ch'insegna che molte cose conservano la sua natura sotto diverse spetie; e concluse che la diversità del uso è quella del tutto in- segna. Di gratia V. S. communichi questo concetto al sig. Adriano, poichè impararà di lasciar di pescar con tanto stento dalla varia struttura delle parti ne i bruti il vero uso delle cose. Ho veduto il membro virile di questo nostro cadavere e parmi che quei corpi nervosi detti che gonfiano siano E fatti di plessi o colonnette carnee intrecciate e che siano muscoli, pure la carne è bianca. V. S. m' honori con buona occasione a darmi un’ochiata, ch'io fratanto vedrò osservarlo nel cavallo e forse non sarà fuori di pro- posito che siano simile a quelle della milza. In conformità di quanto V. S. mi comandò tempo fa, ch'io m'infor- massi da quei del Monte, se havevano arnesi per lavorare e negotiassi anza però dar parola, o intentione ferma. Io finalmente ho parlato con Andrea, che mai l'ho potuto vedere, benchè l’ habbi fatto avisare e anche i detti e mi dicono che havrano un piò, e che caso V. S. gl’ honorasse . luoco, pigliarano quel brozo ehe V.S. ha per un anno, o lo compra- (!) Paolo Mini. 26 LODOVICO FRATI rano. Io gli ho detto che molto tempo prima dovevo avisarla, e che lo farò hora senza darle alcuna ombra d' intentione. M'ha soggiunto Andrea che vi saria la piena voluntà del sig. Aurelio Maria. Di tutto l'aviso e mi potrà serivere ciò che le parerà opportuno. [ Novità non ve ne sono. Tutti di sua casa godono buona salute et io: resto riverendola per sempre. Di V. S. Molto Ill. et Ecc.ma Dev.mo et Oblig.mo servitore : MarcELLO MALPIGHI. Bologna, li 14 Marzo 1671. XIV. Molto Ill. et Ecc.mo Sig. e Pron. Oss, mo Devo la risposta a V. S. di due sue cortesissime, quali ho ricevuto tutte in un spatio per esser andata la lettera del giovedì a Modana, e pot ritornata per errore di eotesti postieri. Mi spiace intendere che sia stata inferma, godendo peró intendere che comincij a riaversi; e verament sono state giornate calde e poi fredde, che stemperano i più robusti. Ho. inteso parimente con mio gran disgusto l’accidente occorso al sig. Adriano, e non si può negare che non sia huomo maturo e di sodo giudicio, E io invidio (e ciò sia detto in buon senso) alla fortuna ch’ ella ha di con- versare [con] simile galanthuomo, lo riverirà per mia parte. Il sig. Con d Carlo Antonio Zani subito giunto mi ha fatto eapitare i due libri de b Giornali e la seatola con le foglie di fico e gli ne rendo infinite d et al suo ritorno soddisfaró V. S. per il speso a conto mio. 1 Ho veduto un poeo le fibre delle foglie, e se si potesse illustrar cosi alcuna ne gl’animali, sariano i nervi o sue fibre; ma la discorreremo al suo ritorno. Intorno al microscopio io riceverò l’ honore e mi sarà cal z la macchina per adoperarlo; solo prego V. S. che il microscopio piccol sia acuto et ingrandisea il più possibile e chiaro, volendomene servire. nelle parti delle piante ehe sono minime e mirabilmente intrecciate. M: che sto a motivarle, quando ella meglio di me sa il mio bisogno. ll sig Carlo mi serisse la settimana passata che gli era sopragiunta una tu! LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 27 genza al petto, onde di notte era stato necessitato a farsi legar il brazzio sinistro al servitore e levarà da sé sangue; cominciava però a riaversi. Peró mi dà fastidio ehe lo vedo separato e quasi sdegnato con Catta- lano, e si è datoin mano a quel speciale de Tomasi, huomo astutissimo, che lo ragirarà per i suoi interessi; vedo poi che comincia a contare i mesi che restano della eondotta, onde io l'aspetto per ripatriare nell'in- verno avenire, atteso che Cattalano, conosciutolo diffidente, operarà che non gli siano pagati i terzi e con altri modi onesti lo necessitarà a ri- tornarsene. Così va a chi vuole cercar il malanno. Il sig. Fossio non è per anche giunto costà. Qui si fa l’ anatomia dal sig. Vulpari (*), quale fa lettioni assai buone con le cose degl’ antichi e moderni, e per essere di poca memoria la legge. Vi sono argumenti, ma con modestia, io ho fatto qualche instanza cavata dalla struttura. Non so se potrà proseguire la-funtione, havendo un poco di febre, e veramente è fatica da stancare anche quella razza di predi- catori, che V. S. con la sua ultima mi deserive. Il sig. Mini non argomenta, forse per non rivelare i suoi concetti ri- serbandoli alla sua famosa notomia, nella quale farà sentire, dice egli, moltissime novità. Tutti di sua casa la riveriscono, e la sig.* Maddalena sempre mi comanda che l’avisi che venghino presto; io la consolo come posso e so. Il sig. Giacinto Landi e suo fratello domani s'incaminerà a questa volta. Viva sano e m'honori far riverenza al sig. Girolamo Alamandini rin- gratiandolo per mia parte del suo discorso astronomico. Risaluti parimente il sig. Bartolomeo e mi sottoserivo al solito Di V. S. Molto Ill: et Ecc.ma Dev.mo et Oblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. Bologna, li 11 Marzo 1671. C) Gio. Andrea Volpari fu nel 1655 Lettore di Logica, che insegnò per un triennio. Nel 1€59 fu nominato Professore di Medicina teorica e poscia di Medicina pratica, esercitando anche la pubblica Anatomia sino al 1695. 28 LODOVICO FRATI XV. Al Sig. Don Francesco d’ Andrea. Venetia. 7 Marzo 1673. Rendo gratie alla cortesia di V. S. Ill.ma per l'osservatione inviatami. So ch'é fuor di proposito il voler giudicare cose di fatto e con discorsi ` criticare gli altri viventi, pure si compiacerà ch'io così alla sfuggita le diea che mi pare assai strano che l'ova non entrino per le tube, essendo pure la strada consueta nelle galline. Di più mi pare assai duro ch'il seme possa entrare nella cavità dell' utero, la eui boccha è sempre ripiena d'un sugo lento, e vi sono tante rughe e crespe che possono impedire il suo moto locale, quando ció non seguisse per modo d'iradiatione, o mo- tione da una parte ad un'altra. Mi ricordo che molt'anni sono osservai ne i fianchi dell'utero due tronchi di vasi, un per parte, quali erano ripieni d'una gelatina e questi verso il collo dell'utero terminavano con una vagina quasi cartilaginosa, che certamente non era perforata, e si ramificavano poi versoil fondo dell'utero. So che vidi altri vasi, ma perchè mi sopragiunsero nove cu- riosità, lasciai l’osservatione dell'utero, la cui struttura al certo è ignota. Questo però lo partecipo a V. S. Ill ma in confidenza, e così alla sfugita. Vado dunque dubitando che i vasi delineati nella figura trasmessa possino essere quei eh'osservai, quali certo non contengono l'ova, ma una materia assai diversa, e per altro uso. Mi sarà carissimo il resto dell' osservatione per poter meglio considerare il fatto. Ho poi fatto riflessione a ciò ch' ella m'acenna per confermatione della sentenza del sig. Redi, e le posso dire che nel rivedere le galle spongiose che nascono la primavera nelle quercie, il numero delle mosche che ivi s'osservano è determinato, sì come la : grandezza delle galle è varia, et alle volte in una galla vi sarà quasi un centinaio d'animali, in altre poi da dodici, onde è irregolare assai il numero. Nelle galle poi di quercia, che spuntano l'estate, si vede più — LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 29 determinato il numero, e sono di sostanza più sode, ma di figura incerta. E caso anche si trovasse una determinata quantità di mosche in tutte, ciò però, al mio credere, non argumenta la produttione fatta dall'albero, atteso che ne i nidi degl’ uccelli si vedono per lo più i figli in determi- nato numero; effetto che si rifonde nella natura dell’ animale che depone tanti fiti,o ova. Onde havendo io altri casi, dove evidentemente l ovo vien generato altrove et ivi deposto, et intorno ad esso cresce per neces- sità di materia, una sostanza simile alla galla, probabilmente posso du- bitare il simile nell'altre galle. . Che poi vi siano spartimenti, o caselle, questo è vero; ma forse tutto nasce perchè uscendo dall'animale un alito che fa transpirare e leva la direttione delle parti tenere della pianta, ne segue probabilmente che la portione degl’ utricoli, che costituiscono la sostanza del legno essieati, for- mano una cortechia dura, quale in fatti, veduta col microscopio, è della stessa sostanza del legno; onde non è cosa particolare, anzi non v'è re- gola circa il sito e spartimento; e questa stessa particolarità s'osserva anche nelle foglie d'edera terrestre et altre piante, nelle quali sì fanno atorno all animale come cortechie rozze d'ovo; e pure in quelle è certo la dispositione dell’ovo; ma questo negotio è faccenda che richiede il veder moltissime cose per cavarne il giudizio e coerenza. Sì che altro non faccio che stordire l'oreechie di V. S. Ill.ma e sereditarmi a presso il suo purgatissimo giuditio. XVI. Ill.mo Sig. mio e Pron. Col. mo Prendo finalmente la penna e l'ardire di svelare a V. S. Ill.» gli os- sequi, che sin hora ho tenuto ehiusi nell'animo verso il suo stimatissimo nome. Ma voglio più tosto dirle che nutriseo una divotione sincera, che spiegarle quale sia, e quanto grande; perchè se bene lo farei certo con ingenuità, farei però cosa comune a chi adula particolarmente in questo secolo, nel quale il consenso di tutti gli huomini fa che il mentire sia diventato civiltà, e l'adulare non più peccato. La fama della sua virtù, 30 : LODOVICO FRATI le notizie che con tanto mio vantaggio ho rieavate dalle sue opere, final- mente i favori che mi partecipa per mezzo dell Ill.mo March.* Marsigli, come servono a me di motivo per riverirla distintamente, così possono servire a lei di prova della sincerità della mia riverenza che mi riservo farle conoscere con l'opere all'occasione. Ho veduto con contento il vege- tabile ehe il March.* suddetto m'ha fatto arrivare in Ferrara, ove hora sono ospite del canonico Pasquini. Molto facilmente acconsento che si dia qualche circolo di sughi aver nelle piante, havendo sempre inclinato a credere che il modo di operare della natura in ogni sorte di vivente sia il medesimo. Forse anche che le stesse regole di andare in giro si adempiano in tutto, et in ogni parte dell’ universo, Si congrega, si di- scioglie e poi si torna ad unire, e toltone il loco, il tempo e poche altre differenze, tutto è sempre lo stesso che va intorno. Ciò che avviene in tutto il Regno de' vegetabili, si fa poi in ogni pianta al medesimo modo, onde in ogniuna si ritrova quasi tutta la natura ritratta in piccolo. In questo proposito per mio documento vorrei havere la fortuna di poter. qualche volta conferire con lei che è saggio, disappassionato e senza pre- giudicio di opinioni, o di vocaboli. Hora ciò che ella inferisee dall'esperimento della pianta che mi fa ve- dere il d.» Marchese Marsigli, parmi dedotto efficacemente. Ma que’ canali che corrono lungo il cortice onde hanno l'origine e dove il fine? Perchè la parte sotto alla portione spogliata del cortice si nutrisee e non cresce? Il sugo nutritivo ha altro impulso che quello le dà la portione che suc- cede? E poi se nutrisce quello che riflette come si vede nella parte superiore del legno, che io tengo, dunque si fa nelle piante il contrario che ne gli animali? E pure ciò che portano a drittura i canali dalle radici va in un luogo commune, onde poi per nuovo genere di vasi si sparge per - tutto il corpo della pianta, come fanno i vasi umbilicali ne gli embrioni, che io chiamo radiei de gli animali, e le vene lattee ne i nati? Con quanto piacere parlerei più tosto che scrivere. Ma lo farò prima | di morire. V. S. [Il.^* eonservi la dispositione di amarmi e di favorirmi, - e faccia che non restino ingannate quelle speranze che mi ha fatto con- cepire il d.° Marchese della di lei cortesia. LETTERB INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 3l Ma tanta virtù non è mai senza gran bontà. Io sono felice se mi con- . cede l'honore di dirmi | Di V. S. Ill.» Dev.me Obbl:mo servitore Giícowo Pieni. (*) Ferrara, 6 Marzo 1679. | XVII. Al sig. Giacomo Pighi Anatomico di Padova li 14 Marzo 1679. Il cortese e sincero tratto di V. S. Ill.»** in abondanza espressomi dal- 3 lhumanissima sua m'é prova evidentissima della, somma di Lei virtù, . autenticatami più volte dalla fama; e tanto più che ha havuto bontà j di gradire il solo desiderio che ho havuto di travagliare nella nostra : professione, non di ritrovare cosa degna de' suoi occhi e del suo erudito . ingegno. Qualunque però mai sia, aseriverò a somma fortuna il veder È impiegata la debolezza del mio talento da’ suoi stimatissimi cenni. Godo poi che il ramo d' arbore dato all’ Ill.mo sig. Marsili sia stato È veduto da lei e considerato, e le rendo le dovute gratie per li motivi e riflessioni che si compiace suggerirmi. Ho registrato questa osservatione nel secondo libretto dell'anatomia delle piante, di già inviato a Londra, e per lasciare il campo ad altri che possa giudiziosamente dedurne le i conseguenze, mi sono contentato di solamente dubitare che l'alimento F portato all'estremità della pianta ritorna verso le radici; e per meglio | spiegare questo concetto patientarà eh'ió repliehi alcune cosette mostrate . nella mia Anatomia. Il tronco et i rami delle piante sono come un ma- - nipolo di tante fistole, quali nate dall'estremità delle radiei, in diversi f siti terminano; queste sono condotte per. il longo della pianta e laterali : PUE . (3) Fra i Mss. del Co. Luigi Ferdinando Marsili, ora presso la Bibl. Univ. di Bologna (Vol. n.° 51, p. 3) conservasi una Relazione dell’ Anatomia os- servata in Padova Pann 1679, fatta e spiegata dal Dottor Pighio pubblico 1 Aonar in quella Università, e mandata dal Co, Marsili a Marcello Mal- 32 LODOVICO FRATI mente producono una serie d’utriculi, che formano un vaso, o cavità con- | tinuata, quale intretiandosi con altre fibre orizontalmente, forma la con- sistenza e robustezza del legno. Fra queste fistule scorrono per il longo 1 le trachee ripiene d'aria, e di più s'osserva un altro vaso proprio che | contiene il terebintho, il latte, ete., et questo tramezzato fra le fistole A siegue per il longo l'ordine delle dette fistole e lateralmente manda una 4 ret» che si propaga sopra gl'utrieuli transversali, o orizontali. E benchè 4 il tronco si componga di parte legnosa e della eorteehia, tutta via questa 3 ha in sé le fistole et i vasi proprii, con la serie degl'utrieoli transver- 1 sali, et ogn'anno dalla portione interna del libro si forma, o si manifesta | un accrescimento, o involuero ligneo intorno al legno antico, che rasso- 4 dato col tempo, resta simile all'altro. I vasi poi della cortechia hanno 1 l'ultimo suo fine nelle foglie gemme e ne i rami teneri della pianta. — Il moto dell'alimento probabilmente si farà mediante la struttura delle — fistule ehe sono un composto d'orbicini vuoti, ne' quali ogni leggiero 1 impulso può fare entrare una minima particola d'humor, che resta come È da valvole sostenuta dalle portioni quasi orizontali di detti orbicini. Le - serie transversali aiutano aneh'esse a questo moto; l'aria poi non solo | esterna, ma ristretta nelle trachee con la sua spira e con il freddo e caldo — esterno possono far gran gioco. Supposte dunque tutte queste cose, pare — sì possa conietturare che ne i rami dove è levata portione cireulare di 3 cortechie, l'humore possa mediante le fistole del legno portarsi in quan-. tità verso le parti estreme e nelle foglie e ne i rami minimi, et ivi, me- diante la transpiratione e depuratione fatta dalle glandole che s' osser- 1 vano nelle foglie, possa, ritornando per il vaso proprio, nutrire il tronco 3 et produrre intorno al legno antico una nova spoglia, dilatando et esten- 4 dendo la parte interiore e molle della cortechia più vicina al legno; sin — che trovando una laceratione, non potendo più oltre inoltrarsi; ma fa- 3 cendo ivi qualehe congestione, ne cagiona un acereseimento notabile. Ho osservato nell'aitra parte del ramo, o tronco inferiore al taglio, che nascono — alcune volte molte gemme: sì che l’ humore che più oltre non può in- | sinuarsi per la cortechia, et anche parte del lignoso estremo, piglia questa E inclinatione laterale, come se fosse dello ramo o tronco del tutto tagliato | in quel sito. L'osservare poi che i rami degl'arbori piantati al rovescio - LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 33 vegetano, e che fanno anche le radici nella parte opposta, onde si per- ‘vertono i termini del moto dell’alimento, e che gl'impulsi che lo movono ab extra possono esser varii, hami dato motivo di dubitare che I ali- mento della pianta possa' esser spinto indiferentemente ad ogni sito, con- . forme il bisogno e l'urto che riceve. Ma m'aecorgo che inutilmente in- | fastidiseo V. S. Ill.» tenendola a bada con le notizie che saran volgari : al suo gran sapere, e sopra le quali havrà fatto le dovute reflessioni, | quali e quanto io goderei imparare dalla viva voce, s'ella si risolvesse, | comè me ne diede speranza il sig. Marsili, far un passaggio per queste nostre parti; eh'in tal caso io desidererei l'honore di servirla con il povero mio tugurio, del quale se ben passerebbe, almeno goderebbe piena libertà, | e so che la gentilezza sua s'appagarebbe dell'ossequio mio cordialissimo L e senza più mi dico eternamente EOD VB. Devot.me et obbl.mo servitore M. MALPIGHI. beige OE T PATE I n dc dii tes XVIII. T Ill.mo Sig. mio et Pron. Col.me Non so se la fortuna invidia il mio profitto, o voglia divertire a S. V. Ill.» le occasioni d'importunità. Le sue lettere eortesissime sono state blica trasportate a Padova, ma rimessemi in Ferrara, dove pur anche sono, se i J E E È n 3 non dopo essere state aleuni giorni trattenute. Io non ho mai dubitato che ‘a tanto ingegno non si accoppia gran cortesia. Non ho mai veduto an- dare separati un bell’intelletto da una buona volontà. Nomi diversi, ma qualità o più tosto operationi di una semplicissima anima, che con una sola inclinatione adempie le parti di tutte le virtù, che perciò sogliono sempre andare unite. Voglio dire che le sue sincere e cortesi risposte mi fanno provare gli effetti; ma non adesso solo formare opinione della sua Im benignità, mentre posso dire di haver cominciato ad esercitare l'uso di ; ragione con uua stima giusta del suo famosissimo nome. Ho letto eon singolar contento il suo foglio, e con altrettanto leggo la bell’ opera della Notomia delle piante, che S. E. i March.* Bentivoglio 3. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 34 LODOVICO FRATI si è degnato farmi vedere, notitie a me tutte nuove, e delle quali mi sento nutrire e ricrearmi l'anima gravida, per dirle il vero, di molti pen- sieri, ma molto ripugnante ad esporsi alla censura del mondo in un secolo, per la sua felicità, così delicato e pieno di così gran paragoni. Prendo il migliof consiglio, e mentre tanto mi resta, non penso se non d'imparare, e con questo unico fine ardisco semplicemente insinuarle ciò che mi. manca per ben intendere il circolo del sugo, che nutrisce le piante, che pare ella stabilisca sia quello che, fermentato e depurato nelle glan- dule particolarmente delle foglie, ritorna per il vaso proprio ad irrigare le parti. Considero che accade nelle piante il contrario che ne gli ani- mali. Nutre l'humore che ritorna. Ciò però non rileva, mentre le fistole che prima lo portano alle parti estreme possono paragonarsi ai canali lattei. Pare dubbio come da queste parti senza impulso corra per tutta la pianta. Ma questo ancora non ha molta ripugnanza, mentre solo di- scende e poi l'aria esterna e l’interna delle trachee spinge a quella parte qual si voglia, ove porta l'inclinatione del vaso, o la necessità del loco. Mi resta da sapere se Ella veramente erede che l’ humore che ritorna per il vaso proprio tutto si eonsuma nella nutritione delle parti, o pure il soverchio ritorni per le fibre con l'alimento nuovo della terra, e come si faccia questo passaggio, che però non è difficile a ritrovarsi. Così si erede che dalla placenta ritorni il sangue con una nuova materia. Così delle vene Meseraiche alcuno si è imaginato, che ha creduto sacrilegio levare affatto al fegato l’uso del sanguificare, credendo poco depurare il sangue dalla bile, se bene a me anco questo ufficio è sospetto, et ho accennato quest'anno nel Teatro di Padova, qualche ragione di dubitare. Pareami ancora che essendo il sugo del vaso proprio per il colore, per l’ altre qua- lità più sottoposto al senso, non fosse impossibile scoprire qual sia il principio del moto, quale il termine. In un arbore giovine; tagliati i rami, sì che resti solo il troneo, pullulano nuovi rami, nove foglie, si allungano le radici. Ma forse negli utrieoli del eortice che resta si fanno le mutationi, che in altro stato si aspettano dalle glandule delle foglie. Solo dunque mi resta da interrogarla, che sorte di humore à quello che forma la prima volta le foglie, e i rami? Non portato dal vaso proprio, perchè questo è destinato a riportare. AMNES LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 35 Dunque di una sorte di humore si nutriscono, di un’altra si formano. O almeno le foglie si nutriscono di un sugo, l'altre parti della pianta di un altro. O pure il vaso proprio porta materia quando si forma la foglia, e la rapisce quando è formata, o vi sono due sorti di vasi proprii, uno che conduce, l'altro che ripiglia, come dicono, delle vene lattee rispetto alle glandule del mesenterio ? Qui ancora mi cade in mente, se nel tempo che crescono le foglie et i rami teneri, cresca il cortice a proportione, e se cresce, di che materia? Se della propria, perchè in altro tempo-ha bisogno di mendicami dalle foglie? Que’ germi che si fanno dalla parte inferiore del cortice, cioè sotto a quella portione di tronco, che è spogliata della corteechia, di che materia | Si fanno? E se vi è materia per nuovi rami, perchè manca per l acere- scimento del cortice ? Mi resterebbero altre difficoltà, che confondono la mia debolezza; ma: che saranno scherzi alla sua esperienza, et al suo ingegno; particolarmente dove è il tronco, se pur vi è tronco, di questi vasi propri, verso qual parte le ramificationi; perchè tutto questo a me porta conseguenze di dubbi. Supplico la sua bontà a compatirmi, e se crede che leggendo il suo libro, come hora faccio, possi venire in chiaro di tutto, non faccia la fatica di rispondermi, doppo haver risposto una volta a tutto il mondo. Certo io non posso dubitare di qualche giro, e mi pare di cavarne quasi una distratione dalle radici, che non posso comprendere come crescano al vero modo de’ viventi senza humore che ritorni. Mancava alle sue oceupationi la mia importunità. Sappia che sono di quelli che senza strepiti, e senza cavilli, desiderano sapere. Lo conoscerà . meglio, se mai haverò la fortuna e l'onore di riverirla in Bologna. Ma certo la procurerò a posta. Io di me, e della mia divotione non voglio far parole. Spero di trovar modo più vero, men comune a gli adulatori, di farle vedere se veramente sono Di V. S. Ill ma Dev.mo Obbl.mo servitore Gracomo PiGHI. Ferrara, 31 Marzo 1679. Dove sarò ancora qualche settimana appresso il d." Can. Pasquini. 36 ; LODOVICO FRATI XIX. Al sig. Giacomo Pighi anatomico di Padova. Molto Ill.re et Ecc.mo Sig. e Pron. Col,mo Vedo che V. S. persiste nel proponimento di ripatriare quanto prima, onde ne godo per poterla servire prima di ritirarmi alla foresta, che non vedo l'hora, havendo molte visite rabbiose e scomode, di modo che perdo il tempo e non posso osservar cosa aleuna. Mi sarà carissimo sentire a boccha ciò che havrà osservato intorno la glandula pituitaria, e stimo molto verisimile che nella parte interna delle narici vi siano glandule ‘come ella dice havervi alla sfuggita osservate. Il sig. Fossio da Venetia mì scrive che in Padoa un per natione Scozzese, ivi Professore, travagli i intorno la generatione delle piante, et il sig. Barner, ehe V. S. vide in E barea, mi disse ehe haveva col detto osservato la generatione dei polli; anzi aleune settimane sono mi chiese d.e Barner il mio microscopio in. prestito e ce lo mandai, forse se ne servivano per questa facenda. Mi sono state care le nove letterarie intorno a i libri stampati, et in conformità di questo m'avisa, ho seritto alli sig. Combi che m'inviino un esemplare delle osservationi stampate in Germania da quell'Aecademia, come anche quei essemplari del libro del sig. Borelli che le saranno stati commessi. Non ho veduto il libro del Rinaldini e sarà curiosa la storia. Sentirei volontieri se il sig. Oliva travagli intorno la su. apologia. Con I occa- tione del agnello Paschale ho osservato di nuovo le fibre del cervello, e pare che il fondo de i ventriculi sia composto di due piani di fibre sopraposte, che hanno diversa inclinatione, e forse saranno analoge a ciò che scrissi osservarsi ne i pesci. Non ho potuto di nuovo eonfirmar ciò negotio molto imbrogliato. che le scrissi intorno la struttura del membro virile per non haver nova parte; solo ho procurato veder qualche portione di tendine e mi pare. . Habbiamo ammalato il Dott. Caleina con una pleuritide et una gran. ; difficultà di respiro, che Dio l’aiuti. Tutti di sua casa godono buona sa- i LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 37 lute; la prego a riverire per mia parte il sig. Adriano e tutti cotesti sig Padroni e resto al solito Di V. S. Molto Ille et Ecc.mo Dev.mo et Obb.me serv.re MARCELLO MALPIGHI. Bologna il p° T Aprile 1679. XX. Sig. Giacomo Pighi 10 Aprile 1879. Ill.mo Sig. mio Sig. e Pron. Col. ^ L'ingegno di V. S. Ill.»» è così ferace e pronto nel filosofare, ch'al sieuro io eon la mia lentezza non potrò che seguirlo da lontano; tanto più che siamo nel rintratiare la natura e struttura delle piante lontana dal senso, e non così manifesta come spera V. S. Ill.»»; atteso che i vasi delle piante sono minimi e collegati insieme con un succo che li vela et unisee. Essi non hanno un solo tronco e ramifieationi medie, ma varii vasi con le minime propagationi reticulari, né si può osservare con il senso evidentemente il proprio et il fine preciso, ma solo si cava da una sindrome di cose. Le legature e l'infusione di liquori colorati non - si possono fare come negli animali, onde bisogna contentarsi d' una serie d'osservationi fatte in diverse piante meno oscure; et i posteri, perfezio- nando i microseopii et incontrando la struttura di qualche pianta semplice, augmentarono le notitie di questo novo modo. I motivi che m'hanno fatto dubitare, che portione dell’ alimento scorra verso le parti inferiori della pianta, e che nutrisca, sono presi dalla prima nutritione e auttione, cioè dalla vegetatione dei semi. Questi adunque, come ho mostrato nella 2.3 parte della mia Anatomia, con un diario, sono composti per lo più di due gran foglie che servono di placenta, o di co- tiledoni, d'una gemma piccola che suole crescere nella forma del tronco e d’un cono che vegeta in radici. Quelle due foglie che compongono la carne o polpa del seme sono composte d'ogni sorte di vasi e d'una quan- tità d’utricoli ripieni d'un succo, ehe nella vegetati: o, di 38 - : LODOVICO FRATI anzi mescolato eon l'humore che s'insinua dall'utero terreno riportato all’ingiù nella gemma e nel cono, augmenta il tronco o caule, e la ra- dice; anzi, come ho osservato, è di tanta necessità quel succo che, levate quelle due placente, o cottilidoni, nel propio della vegetatione, quella pianta minima seminale non cresce. La figura poi nella generatione dei semi e la forma che prendono le dette due placente o parti del seme, mo- strano che sono come foglie, e ciò si vede nella cocuzza, il di cui seme cresce in due foglie grandissime e bellissime, nelle quali essendo cessato l'humore, ch'alla giornata vien riportato al caule et alla radice della nova pianta, sì rovinano e cascano. Lo stesso proportionalmente si vede nella vegetatione annua in molti bulbi, che specialmente sono lacunati e divisi come in foglie: poichè la gemma che deve crescere in un caule, sta per molto tempo nel centro attaeata ad un nodo, come ad un tronco,e nella vegetatione riceve il sueco da dette foglie, che compongono il bulbo, quali per lo più si dissipano e servono di cottiledone a quel novo e minimo feto. Una cosa simile ancora osserviamo nei bulbi continuati, come nelle rape; nei quali la natura, quasi in un tronco sepolto, custodice il succo, e lo con- serva, sinchè fermentato si porti a quella minima gemma, che nella parte superiore tra le foglie antiche sta custodita, et in questo caso pare che l'humore salisca all'insù, o almeno venghi riportato orizontalmente. Ne i rami degl'arbori suecede una cosa parimente analoga alle sopradette; atteso che si formano per molti mesi avanti le gemme vicino alla radice delle foglie, et ogni gemma piccola è un aggregato di foglie, molte delle ' quali sono caduche e temporanee. Il vedere poi ehe legando i rami o tronchi delle piante strettamente, o tagliando le cortecchie tutte, s'osserva un augmento considerabile nella parte superiore al taglio, m'ha fatto sospettare che parte di quel sueco, che va all'estremità venga nutrendo, riportato alle parti inferiori, nel modo che le acennai con la mia, e tanto più che la mole d'un arbore pare composta di varie serie di fibre, ch'annuamente s' aggiungono nel modo qui motivato, e quelle, che sono esteriori, sono continuate per tutta la pianta, e terminano gran parte di loro con la cortechia nelle hee E e altre appendici. Tutte le parti poi delle piante, benché probabilmente si nutriscano, : PRU, Ead - OR e RN e LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 39 ‘non però s'augmentano, almeno nella grossezza, ma tutto il tronco con un esteriore et annua investa (*) s'augmenta, nè in tutti i tempi ciò suc- cede verisimilmente, ma in alcuni soli mesi dell’anno, come ho signi- ficato nella 2.2 parte dell'Anat. e le succederà nell’ inverno come ad alcuni animali sepolti, ne’ quali si dubita se habbiano in moto gli humori. Si raduna dunque il succo negl'utrieuli transversali, dove in quel otio si conserva, e nella prima staggione si fermenta e riceve moto; e da gl’utriculi mediante il vaso proprio si porta dove è spinto, come accade anche ne i cuori degl'insetti; potendo una sola spetie di vaso proprio servire per portare la materia del nutrimento e del augmento. Potrà dunque V. S. Illma da questa rozza descrittione economica delle piante dedurre le coseguenze per sodisfare a i quesiti che s'è degnata propormi, sperando io che dalla notizia delle parti delle piante ella con più finezza ne saprà cavare il sistema e l'economia, havendo io havuto in animo solamente di formare, con la mia rozza anatomia, motivo di filosofare a i Professori et agl ingegni simili a V. S. Ill. ma, e pregandola a compatirmi cordialmente la riverisco e mi confermo per sempre Di V. S. I% XXI. Al Sig. Pighi di Padova ; li 14 sett. 79. Tardi rispondo all'humanissima di V. S. Ill.ma, poichè dopo haver presa l'aequa della Villa, sono stato ritirato nella deliziosa villa del Sasso, lon- tano dalla città e dal commercio, stuffo e stanco dal longo travaglio della benedetta prattica medica, che quest'anno è stata tanto noiosa. Ho preso otto giorni l’acqua e m'ha travagliato con termini di ventre, benchè per altro sia passata felicemente e presto; m'ha lasciato un ardore d'occhi, non so se sia effetto dell’acqua suntata nella sua minera, o degl acidi che copiosi nei follicoli di tutte le glandule stagnavano quali nel useire habbino fatto qualche laceratione. Comunque siasi sto sollevato, prontis- (') Forse per: investitura, 40. `- LODOVICO FRATI simo sempre a ricevere le gratie de 1 commandamenti di V. S. Ill.ma che per tutti i casi m'é cortesissimo padrone e cordiale amico, se pure tanto merito. Circa ciò che mi chiede io nell'ultima parte dell'Anatomia delle piante ho trattato puramente questa materia portando una serie d'osser- vationi con le quali mi pare che si possa concludere ch'i vermi e mosche che si trovano nelle galle et in simili tumori, non sono prodotti della pianta, ma essendo ivi depositati causano quella monstruosità e sidera- tioni, dirò così, della parte. Il sig. Redi serive che le galle nascono da una parte determinata et in un sito particolare della pianta, e che si forma la galla, di poi una vescica con il collignamento, e finalmente l’animale quale nasce sempre della stessa specie in tutte le galle d'una determinata pianta. Di piu ehe la galla ha i suoi vasi come umbilieali, ehe portano l'alimento al detto feto. Io con tutto il dovuto rispetto che devo al dottissimo sig. Redi, dubito di tutte le suddette assertioni, anzi parmi d'havere osservato il contrario, atteso che le galle e simili tumori nascono in qualsisia parte della pianta, purchè sia tenera e possa vegetare; anzi che ne ho trovato nelle radici delle piante e delle quercie. Di più ho osservato, e ne registro una e più serie " esr yaiton] circa la generatione delle galle, che con il microscopio si vede l' ovo o il verme nelle gemme, o nelle foglie, o rami teneri, e di poi si manifesta il tumore che constituisce la galla, quale è un specie di male causato dall’alito di quel verme che muta la direzione dei vasi e dell’ alimento, e per conferma di tutto ciò la natura ha fatto un bellissimo instrumento alle mosche che nascono nelle galle, attacato all’ovaia, con il quale forano le parti tenere delle piante e dentro vi spingono l’ova delle quali moltissime se ne perdono, restando vegéte quelle che ricevono l'alimento delle parti ambienti humidi e vegetanti della pianta eieatrizata, e sopra eiò porto alcune osservationi e la figura della tenebra e benchè nella struttura della galla s'osservino i vasi dell’ alimento, al mio credere; però sono quei sensi della pianta che hanno mutato sito nè mai mi è succeduto vedere i vasi — umbilieali descritti dal sig. Redi, seguendo l'augmento del animale per una trasudanza dagl'utricoli transversale. Ho poi osservato che dalla sana pianta nascono varie galle e diversità di mosche; sì che mi pare si possa — — EA Ene S- LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 4l concludere che le piante, per scherzo della natura, siano come l’ospitale de i bastardini per gli insetti, quali habbino più cervello e fortuna de gli huomini, che vogliono allevare i suoi figlioli, farvi il patrimonio et insino assicurare la nutritione per i descendenti in perpetuum con i fidei commissi, tanto sono ridicole le cose humane. XXII. Al Sig. Montanari (!) li 2 Mag. 84 (1684) Rendo vivissime gratie alla bontà di V. S. Ill.ma per il caro dono de i mieroscopii e del libro inviatimi, quali goderò per suo amore, mentre Dio si compiaccia di lasciarmi un poco di sanità. Ho fatto matura rifles- sione sopra lo stato di V. S. Ill.wa e parmi probabile che la materia che soleva produrle dolori articolari, fissata hora nella cortechia e nelle fibre ` del cervello impedisca la separatione del sugho nerveo.o de'spiriti animali et il loro libero moto. La natura poi di questa materia è probabilmente non una soverchia. humidità, ma una stipteità che impedisce la totale volatilizatione e moto delle parti, ciò negli articoli ogni volta che essendo intercetta nell’angustia de i vasi, leggiermente coagulando il sangue leva | la libertà della circulatione degli humori, e fa una consitutione analoga ad una risipola. Tutto ciò provo evidentemente in me stesso; poi che quella materia acida, che per longo tempo m'ha turbato gl’ ipoehordrij, questa in diversi tempi fissata nelle reni m'ha eausato un ealore e peso negli semi e di poi i calcoli; portata poi al cervello, m'ha cagionato ver- tigini e finalmente hora fissata negl articoli, mi produce dolori et impo- tenza al moto. Di che la cura metodica è di purificare tutta la massa dei fluidi e levare la fissatione fatta ne i visceri e procurare di volatili- zare il tutto, acciò la natura trasmetta quei inquinamenti ch' impediseono - €) Geminiano Montanari Modenese nato nel 1633, fu professore di mate- < la conditione della marzia è varia, es- sendo alle volte saniosa, alle volte rossa e bianca. La parte interna affetta non si é potuta osservare per la dilicatezza et esquisitezza del senso del Cavaliere; vero é che nei primi mesi l'infermo sentiva impedimenti e tumori dentro dell'ano tre deta in traverso nella parte particolarmente sinistra, e le supposte fatte con il litargirio nel sito aecennato si muta- vano restando profondamente annerite, e nel metterle si trovava nel sud- detto loeo renitenza. I remedii locali praticati sono stati quasi tutti i specifici per il dolore dell’ hemorroidi, cioè l'oglio di balsamina, il decotto di mille piedi, la serofularia, il decotto di linaria, di mille fogli, verbano e simili. Doppo varie iniettioni fatte con semplici balsamici et oglio di noce, si sono pratticate iniettioni d'acque accarite, alterate con i semplici balsamici e vulnerari e con l’antimonio, e di poi le supposte particolarmente fatte con il succo lireino et il littargirio, et alle volte con polvere stiptica - 3 » Bu È EUM 52 LODOVICO FRATI fatta con semplici vegetabili. Internamente ha pratticato varie cose, brodi alterati, chalytrati con i semplici alkalici, il sero di capra con la tintura d’accaio, il latte asinino, la polvere di vipera, la carne et il de- cotto della suddetta, et i crustacei, et ultimamante havendo ineomineiato a ripigliare il latte, s'osservó inacidirsi rigettando anche materia acquosa e lenta et acida. Hora prende il sale d'absentio et occhio di granchio con qualche sol- lievo. XXIX. Al sig. Francesco Travagini li 9 genn. 1686. Essendo da molto tempo in qua gravemente infermo l Ill.m0 sig. Conte Rainieri Mariscotti Cavaliere, al quale, come è ben noto a V. S. llla, io ho un'antica servitù et obbligatione, et havendo inteso che costi siano stati curati li sigg. Marchi, Barbazzi e Pepoli d'un simile o- analogo male dal sig. Giacomo Bolzini Veronese supposto suo amico, io con tutto lo spirito supplico la bontà sua a considerare l'annessa relatione dello stato dell’Ill.mo sig. Conte Rainieri per.giudicarne con la sua naturalezza se la eura fatta in quei giorni habbia luoco nel caso nostro, e se la virtù e peritia del sig. Bolzini potesse esser giovevole a consolare questo Ca- valiere. I1 tutto la prego sueceda con la solita sua destrezza e senza impegno alcuno. Ardiseo anche di vantaggio a supplicarla del suo aiuto, sapendo quanto ella sia feraee e eopioso di remedii, premendomi la salute di questo Ca- valiere al pari della mia vita, quale dalla sua protezione si conserva e mantiene. Attenderó dalla sua cortesia grata e sincera risposta, mentre augurandole salute anche per mio vantaggio, le faccio humilmente rive- renza. AAA + Al sig. Principe Borghese ; | li 5 gen. 1686. . Non poco m'ha amareggiato l'aviso portatomi dalla gentilissima di V. E. che il sig. Auzout habbia in animo di passarsene costà per via di — — i de Eu NUT POT CO UNO TT Aae aaa NUNTIUS SARA Eri SET VERO ne ORE T - LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 53 mare, restando io privo di sì cara e dotta conversatione, tanto da me bramata. Almeno Iddio mì preservasse tanto in vita, che nel suo ritorno lo potessi rivedere, già che mi vedo incapace di potermi portare costà a ricevere le gratie di V. E. a cui anche per questo capo sarò eternamente obbligato. Ho veduto il libro del sig. Boyle, stampato in Ginevra, intitolato: Ap- 1 paratus ad historiam naturalem saguinis humani; non so se quello ch’ ella ha sia la storia per eatensum promessa nel suddetto libro; quando ciò fosse non recusarei le sue gratie. M'avisa un amico mio, Capellano della Regina d'Inghilterra, che il sig. Boyle habbia fatto un'altr'opera sopra le piante e forse sarà la loro compositione e virtu. M'aecenna ancora che il sig. Lister sia per publicare un’ historia de i pesci, nella quale, se vi fossero settioni anatomiche de i visceri, saria di gran lume alla fisiologia, trovandosi in detti animali gran varietà. Voglio procurare mediante questo la ricetta et il modo d'adoperare il spirito cavato dal sangue humano, e qualche altra cosa, se posso, essendo egli, prima di sacerdote, stato medieo e assai curioso. Caso a quest'hora sia giunto il sig. Adriano, la supplico a salutarlo per mia parte, mentre facendole profondissimo inchino, mi confermo per sempre. XXXI. Per monsig. Guiniggi Arcivesc.? di Ravenna (°) li 14 Marzo 1686. Dalla relazione che ricevei, e da ciò che ho inteso a bocca dal sig. Dott. Bonfiglioli che ha havuto l'honore di visitare et di osservare gli accidenti del di Lei male, mi confermo nell'idea già presa ch'è patente, cioè che l'affetto morboso di Lei sia un profiluvio d'urina, al quale è preceduto un dolore dello stomacho e vomito. Tutti questi aecidenti di- (!) Fabio Guinigi nobile Lucchese fu Priore della Chiesa Collegiata dei SS. Giovanni e Reparata a Lucca per circa 45 anni, fu nominato Arciv. di Ra- venna il 19 febbraio 1674. Mori a Roma nel 1691 POE UGHELLI: Italia Sacra, Il, 396). 54 LODOVICO FRATI pendono dalla materia ch'altre volte ha generato la podagra, quale è una copia di sali acidi e crudi che, fissati nelle tuniche dello stomacho, hanno causato il dolore, il vomito e la sete contumacissima, e perché gl'istessi ichori e sali infettano la massa del sangue, e finalmente resisi agri la sminuzzano e la fondano, quindi ne nasce che nel passaggio per. i reni si separa in maggior copia l'urina, e le reni restano vitiate nella propria minima struttura, et il rimanente del corpo conseguentemente non riceve la dovuta nutritione; d'onde ne siegue la macreza, e tutto questo progresso é molto raggionevole e coerente. L' indicatione adunque sarà di levar la eausa di questa collignatione e corrobare le parti offese et a questo fine i rimedii che levano le parti saline e che danno la do- vuta corporatura al sangue sono opportuni, e per tanto io persisto nel parere che l'uso del sero caprino convenga; poichè può detergere i sali suddetti dallo stomaco e dagl'ipochondrij e rindoleirli con i suoi sali liticinosi. Questo si può pratticare con la gelatina del corno di cervo che ancor mitiga e dissipa la stessa causa materiale e lenisce le vie, perchè pru- dentemente vien inculcato dal sig. Fiorentini che si prattichino rimedii humidi per levare la causa colliquante, io crederò che si possa usare l’acqua d’orzo proposta, da prendersi in copia fra il giorno. Circa poi la polpa dei tamarindi da frequentarsi con orzata, questa si potrà pigliare interpolatamente, cioè due o tre volte la settimana, perchè forse scacciarà qualche ichore per via del ventre, et insieme corroborerà. Del resto i sughi d'erbe depurati possono dare la dovuta corporatura al sangue, e minorare l'attività de i sali erosivi, e si potranno aggiungere ai già accennati la malva e la violatia. E perché questa materia viene sommi- nistrata dagl'ipocondrii, quindi è che si possono attuare detti sughi in progresso di tempo con qualche chalytrato, quale non ha virtù di strin- gere solamente; ma di snervare e precipitare i sali ed impedire la fusione del sangue, et insieme corroborare la parte, e però con sicurezza si pos- — sono pigliare per passar poi all'uso del latte, rimedio proposto da quasi tutti i prattici e sperimentato pigliandolo nel modo prescritto. Cirea l'or- | zata semplice proposta, non vi ho difficultà, e si potria prendere anche . alternativamente la lattata delle mandole dolei, havendo forza con il suo p aglio d’incanpare (?) i suddetti sali. I crustacei poi non possono concen- LETTERE INEDITE Dì MARCELLO MALPIGHI 55 trare la causa del male, ma imbevendola portata fuori per le proprie vie. Intorno all'astenersi dal vino non vi ho difficultà, e si potrà servire dell’acqua di Nocera accarita. Questo è ciò che devo motivare di novo a V.S. Illma e Rev.ma, sperando felice esito, poiché il sig. Dott. Bon- figlioli m' aecerta che l'habito del corpo non é tanto smagrato quanto vien avisato, e con questa occasione io le rassegno l'humilissima mia servitü, faeendole profondissima riverenza, mi protesto per sempre. XXXII. Al sig. D. Filippo Anastasio Giugno 1686. Con sommo mio piacere intendo il felice arrivo di V. S. Ill.ma costà, e godo di tal'aviso essendo stato con qualche timore della sua salute stante la focosa intemperie dell'aria nel tempo del suo viaggio. Mi spia- cque in estremo di non esser avvisato in tempo del passaggio di V. S. Ill.ma per Bologna, perchè restai privo della consolatione di riverirla e godere della sua virtuosa ed amena conversatione almeno per qualche hora. Cirea lo stato mio di salute le posso dire che nei presenti caldi eccedenti me la passo competentemente, provando peró qualche senso di flussione et ardore nell'estremità del corpo. Supplieo la bontà di V. S. Ill.2* a far un profondo inchino per mia parte all'I].me et Ece.mo sig. Duea di Mattalona, e riverire anche il sig. Leonardo da Capua dicendoli ehe il sig. Bohn di Lispia ha ultimamente publicato un libro (*) nel quale vi è gran parte dell'anatomia e fisiologia, maneggiata assai bene e credo che non le spiacerà vedendolo. Rendo poi a V. S. Ill.» humi- lissime gratie per le gentilissime essibitioni che si degna farmi et al riscontro io le offro la mia povera ma pronta servitù, supplicandola a valersi di me con tutta libertà all’ occasione, sicura che maggior piacere non posso havere in questo avanzo di vita che di servirla, le faccio hu- milmente riverenza e mi dichiaro per sempre. (!) Forse l'opera Circulus anatomicus physiologicus, seu Oeconomia cor- poris humani (Lipsia, 1686, in 4°), LODOVICO FRATI XXXIII. Al sig. Lorenzo Grimaldi (*) Crederò che a quest'ora V. S. Ill.:» havrà riceuto il libro desiderato di Cornelio Gemma quando ricevei l'honore del suo comandamento mi trovavo oceupatissimo facendo gettare a terra una colombara altissima che minacciava ruina alla mia casa, onde non mi potei subito portare in città per vedere se tra i miei libri fosse questo avendo la semplice notitia d'havere un trattato di questo autore. L' altro giorno poi havendo havuto fortuna di ritrovarlo fra i miei libri subito lo consegnai al sig. Dott. Bonfiglioli, acciò speditamente l'inviasse a V. S. IILma come spero havrà fatto, e la supplico a gradirlo e goderselo pensando se in altro io la posso servire. L'honore che ricervo dall’ Emin. sig. Cardinale Altieri è effetto della somma gentilezza d'un tanto Principe e frutto delle buone insinuationi de i miei padroni et amici, fra' quali io riveriseo singolar- mente V. S. Ill.ma rendendole sempre eterne gratie per i continui honori che si degna farmi. Di novo le rattifieo la mia debole servitù e le faccio humilmente riverenza confermandomi per sempre Di V. S. Ill.ma (Luglio 1687) ! (MALPIGHI) | XXXIV. Sig. mio e Pad.ne sempre osservand.me Stimo di mia fortuna l'essere stato chiamato da Messina da questo signor Viceré per assisterlo e servirlo da medico, con quel poco talento che in me si trova, ma più maggiore ne comprendo il giovamento dal- (1) Lorenzo di Francesco Grimaldi nato in Bologna il 7 Giugno non del 1643, come dice il Fantuzzi (Scrittori Bolognesi, IV, 311), ma bensì nel 1623» e laureato in filosofia il 27 Giugno 1656. Nel 1658 ottenne una cattedra di belle lettere, che occupò per breve tempo, essendo passato a Roma come segretario dell’ Ambasciatore Ranuzzi. Il 6 Marzo 1663 fu ascritto al Collegio filosofico della nostra Università, e nello stesso anno fu ammesso anche a quello di Roma. Mori in Roma il 21 Gennaio 1696, | 4 LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 57 -— lavermi un poco più avvicinato a Bologna, ove V. S. si ritrova ne’ suoi degni e eontinui srevitii. Non so se ella si ricorda di me nel tempo che la mia patria” ebbe la sorte di averla per Lettore di prima cattedra, es- sendo io allora assai giovane, ma molto affezionato alle sue virtù, e quel- ` l'istesso amore ho sempre conservato, se non di presenza, almeno con la lettura de’ suoi stimati ritrovati e libri, che hanno illustrato il mondo, TIN e nobilitato la nostra Italia, il tutto sia a gloria di Dio. Mi ritrovo a- desso in Napoli, e spinto da S. E. a quello che ma inchinato di mandare alla luce qualche operetta, conoscendo molto bene le grandi diffieultà che mi si oppongono, il poco onore che posso sperare dalle mie inutili fatiche, ed il molto biasmo che ne potrebbe seguire; nulladimeno mi è forza l'obbedire ad un Principe che tanto mi onora, e tanto fa stima delle: virtù; sì che mi sono risoluto scrivere del fuoco, che sarà una Psi- cologia e procurando aggiungere alle fatiche di tanti grandi uomini le mie debolezze, ò diviso il trattato in quattro capi; cioè genericamente del fuoco, poscia del fuoco celeste et aereo, del fuoco terrestre e sotter- raneo, e finalmente del fuoco dell'Inferno e del Purgatorio. Ho pigliato per tema che la luce sia fuoco, e che i) fuoco si divida in lucido, ar- dente et in lucido et ardente insieme; ed ancorchè questa divisione par che raechiudesse qualche contradizione, poichè si dà fuoco che non è lu- cido, e fuoco che non sia caldo o ardente, e par che si opponesse che la luce sia fuoco, e che fuoco sia il calore, tuttavia vo’ procurando salvare ` ‘ il tutto con la sottilezza delle atomi; poichè con tutto che alle volte il . lucido, o'1 caldo non ferisca il senso, non per questo si tirerà la conse- guenza che le stelle, e particolarmente le fisse, non ardano, o che non fossero calde nella sua attività, ed ogni altro pianeta che lo sii, così . ancora li fuochi che scintillano nell’aere, nell' aequa del mare, nelle luc- E ciole, pesci, ed altri, stimando che in tutti vi sia calore, ancorchè va- rio, per la varietà delle figure, e varia attività corrisponente alla dif ferenza del moto. Tuttavia non è possuto sin'ora quietarmi a sapere che cosa realmente sia fuoco, non avendo concepito cosa con leggere pià e più sistemi, che si possa depingere su la tela, o almeno come si fa la sensazione di esso. Il moto nè meno mi sodisfà, poichè i titillare un angolo dell’ oechio 58 LODOVICO FRATI col moto di un dito non mi fa sentire dolore o calore, ma fammi vedere una fiammella nell'angolo opposto, e con tutto che nelli eorpi sodi il moto induca calore, nè i liquidi più tosto induce freddezza, nè il moto può essere causa unica di tutte le operationi del mondo. Nientedimeno ho fatto alcune osservazioni come negl’ occhi delle gatte, e nelle lucciole, nelle quali impedendo il moto cessa la luce, cioè a quelle legando le palpebre, ed a queste l’ali; anzi nelle lucciole ò ritrovato una vescichetta lucida, che si compone di due muscoli, che per oblieo instringono, a mio giudizio, per deturbare col moto l'umore, che in essa contengono, et un tendine col quale nel mezzo si legano li due muscoli che romboidali si potrebbero nomare; il pulmone è composto di quattro lobi; nell’ estre- : mità delli quali ci sono quattro dotti (?) che in un commune eongregano, — - e nella vescica lucida dalla parte giba verso l'intestini si insinuano l'a- : spera arteria e la tuniea comune con l'esofago, ma li lobi inferiscono 1 una figuretta piramidale, nelle estremità de'quali verso l'intestini si i trova un certo licoretto nigricante, e nel fine del ventriculo l abbrucia : il suo piloretto, ed entra nella vescichetta lucida, et i dotti de i lobuli 2 si raccolgono in uno. . Il ventrieulo nella parte sinistra àve un dotto, che a dirittura tende : alla suddetta vescica lucida, ma non ò possuto scorgere se entri l'aria, : o altro licore, non arrivando sin'ora l’opera del microscopio a penetrarlo, | ma non desisteró dalla diligenza potendo avere delle lueciole. Hor sup- i posta questa struttura di parti ho posto la lucciola in una macchina di — vetro, et estraendo l'aere per la siringa e per un tubulo, soffiando un i po’ di fumo del vitriolo, si estingue la luce, ed è morta la lucciola; ma provando con altre e il fumo del salnitro, compare più la luce, e si move più la vescichetta, ma con moti convulsivi se ne muore la lucciola, sì come ò visto succedere l'istesso senza soffiare fumo, ma solamente to- gliendo l'aria per la siringa, quale tolta, cessa la luce e la vita dell'a- nimaletto: Da queste osservazioni si conosce di quanta necessità sia il moto e ; l’aria alla luce animale, vi si oppone qualche lucerna sotterranea che io non ò veduto, e viene riferito che in partecipare dell'aria subito si - | estingue. Di tutto questo fievole discorso e del mio assonto, ne richiedo — MERLO TUNER MT 2° SC o PERPE IN LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 59 dalla sua benignità aiuto e consiglio, ancorchè non habbia contratto merito alcuno di servitù, ma solo genio inchinatissimo alle sue degne parti. Né rechi meraviglia se io tanto seco confido ed ardisco, e con tal confidenza ricorro a’ suoi favori, che ne à colpa la notizia che ò del suo buon naturale, non avaro delle sue abondanti dottrine. Si compiacerà dunque, se devo seguitar l’incominciato, cennarmi, poichè so molto bene la sua ingenuità, che con chiarezza mi avvertirà di quanto le chieggo, degnandosi parteciparmi qualche notizia delle sue dottissime fatiche; mentre a lei ricorro come a Maestro, che per sua bontà non sdegnerà quest'atto di cofidenza col quale mi obligherà nella vita, e stimerò a mio pregio l’ essere annoverato fra i suoi discepoli, ogni tal volta che gradirà la mia servitù con l'onore de’ suoi comandi e con ogni riverenza le bacio per mille volte le mani. DEV- S Napoli, 10 di Ottobre 1688. Devotis.mo et Aff.mo serv.re e discepolo Domenico Borrowz (7). XXXV. Al sig. Dott. Domenico Bottoni. Napoli Sig. mio et Pron. Oss.mo li 23 ottobre 88. Con sommo mio piacere ho la gentilissima di V. S. e benché io non habbia distinta memoria della persona sua, ne formo però una bella idea mediante i caratteri dalla sua mente espressi nell'orditura che si com- piace deserivermi della bell'opera che pensa publicare. Io stimo che l'assunto preso da V. S. sia nobile et utile a molte professioni, quando (!) Domenico Bottoni medico siciliano, nato a Leontini il 6 ottobre 1641 e morto nel 1731. Esercitó la medicina a Messina e a Napoli curando i per- sonaggi più ragguardevoli di queste due città. È il primo medico Siciliano che sia stato ricevuto nella Società Reale di Londra. La sua opera: topographica, idest de Igne dissertatio, fu pubbl. a Napoli nel 1692. 60 LODOVICO FRATI sia trattato, come spero, mechanicamente e con copia d' esperimenti, me- diante una filosofia libera. Intorno poi a ciò che motiva circa le lueciole, le devo dire ch'il sig. Boyle gl'anni a dietro ne serisse in un libro de i fosfori in una lingua, quale non so se sia stato anehe tradotto in latino, et in un giornale d' Inghilterra di Giugno dell'anno 168 */, vi ho veduto una deserittione anatomiea della lueciola con la figurina di detto animale grande quasi un quarto di foglio; ma parmi delle parti esteriori, et essendo in sua lingua, né havendo interprete non posso godere dell'intentione. V. S. é stato più sagace e fortunata di me, perché ha osservato le viscere con tanta distintione ch'io no vi ho potuto arrivare, havendo bensi osservato quel fluido che scintilla, la sua eompositione, e qualche suo accidente. M'imagino che V. S. havrà veduto la lettera stampata del sig, Giuseppe del Papa seritta già al sig. Redi, nella quale tratta se il fuoco e la luce sieno una cosa medesima (*). Parmi che il P. Casati habbia publicato un libro de igne. In fine la materia è bellissima, e V. S. deve tirare a- vanti l'opera, tanto più che havrà la protettione dell’ Eec.mo Vieceré, e portandosi a Messina,la prego a riverire per mia parte il sig. Domenico la Scala e tutti quei padroni et amici. Io per l'età avanzata e per la poca salute attendo a vivere senza dolore. Quest'estate mandai alla Società Reale d'Inghilterra una lettera nella quale descrivevo la struttura delle glandole conglobate e di passaggio delle viscere e d'aleune parti, non stimate vulgarmente glandolose. Con altro di vantaggio non tediarò V. S., ma cordialmente riverendola mi di- chiaro per sempre. f XXXVI. 135 * EAER A MEE E PRAA ita da arie A RAI e) it na o m Al sig. Mario Fiorentini li 14 dicembre 1688 Ho tardato sino ad hora di rispondere a V. S. Ill.ma, perchè ho vo- + luto prima tentare tutti i mezzi possibili e dovuti dalla mia humilissima (1) Ha il titolo seguente: Lettera al sig. Francesco Redi nella quale si MN dute se il fuoco e la luce sieno una cosa medesima (Firenze, G. A. Bo- - S ani 1675, in die LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 61 riverenza verso cotesta Ill.» et Eec.ms Repubblica, e dalla divotione mia verso V. S. Illma e sino ad hora non m'è sortito il poter ritrovar sog- getto con le conditioni richieste per la carica proposta; atteso che i chi- rurghi di grido che qui noi habbiamo sono provveduti d'hospitali e d'altri impieghi, medicando nell'una e nell'altra parte, sì che è impos- sibile il levargli dalla patria anche con stipendii grandissimi, come ultimamente 6 successo, essendo stata fatta premurosa istanza et invito dalla sig. Repubbliea di Venetia, che desiderava un Anatomieo per la prima cattedra di Padova vacante per la morte del sig. Marchetti (7). Negl'altri soggetti poi di seconda righa io m'ero lusingato di poter gua- dagnare il sig. Dott. Vannini, ehe ha abbondahtemente le conditioni dovute per la Chirurgia e l'Anatomia; ma la sig. sua consorte gli ha impossibilitato l'assenso; nel rimanente de i soggetti figuratimi non trovo lintiera mia sodisfatione; sì che stimo necessario il far prattica in altre parti. Non so se V. S. Ilma habbia veduto l'opere del sig. Frane. M.* Giglio da Pesaro chirurgo ultimamente di Comacchio, nelle quali tratta dell anatomia delle glandole assai diligentemente con le correnti dottrine, e mostra d'esser versato anche nel taglio. Intendo ehe habbia ancora trattato de i mali e sua cura chirurgica. Scrivo questa sera a Ferrara ad un medico che ne ha cognitione per haver informatione delle sue i | | : E 1 qualità e peritia nel medieare, e per sapere dove di presente si ritrovi e se sia in libertà, aeció bisognando si possa negotiare. Da un amieo mio della professione mi viene commendato il sig. Mario Cecchini (*) discepolo del sig. Gabriele la Porta, che di presente è Let- tore d' Anatomia a i giovani di S. Giacopo gl Ineurabili in Roma e del- l'Ospitale di S. Gio: Later: Questi si potria tentare e non potendo esso, darà motivi d'altre persone, perchè è più facile che in Roma si ritrovino e di là si levino professori di Chirurgia per la copia degl’ Ospitali e per il concorso de i studenti, che per lo più s applicano a questa sola parte, SA Pietro De’ Marchettis nato a Padova nel 1593, morto il 46 Aprile 167 sa ‘Citansi le seguenti sue opere: Bilancia fatta in Roma fra li due modi di curare le ferite, etc. ediElenchus lectionum: anatomicarum dide 1686, in 49), 69. LODOVICO FRATI mentre nel nostro paese pochi attendono a questa professione per esser laboriosa assai. Supplico la bontà di V. S. Ill.»* a gradire la mia buona volontà e rattificandole l'obbligatissima mia servitù. XXXVII. Al sig. Gio. Caldesi (7) Sig. mio sig. et Pron. sing. Rendo vivissime gratie a V. S. per le figure, che s'è compiaciuta in- viarmi, nelle quali ella ha delineata la glundula semplice, e la meno composta dalla stuttura delle quali, come cosa nota e che facilmente si può mettere sotto l’ occhio, io faccio passaggio alla glandola conglobata, organo tanto oscuro e controverso. Circa il far vedere la mia serittura al sig. Redi et a cotesti signori, io mi rimetto alla prudenza di V. S. e son certo che le darà pena et occasione di compatirmi di molto. Il sig. dott. Guglielmini cordialmente la riverisce. Prego la sua bontà a conti- nuarmi i suoi favori in occasione che le capitassero settioni ch’ illustras- sero la materia delle glandule mentre facendole riverenza la supplico a rammemorare la mia obbligata servitù al sig. Franc. Redi, e mi con- fermo per sempre li 8 Gen. 1689. XXXVIII. AI Co. Riniero Marescotti 19 Genn. 1689. Ho considerato attentamente la distinta e copiosa relatione dello stato di V. S. Ill.^» e parmi che di presente il maggior accidente sia l'irri- tatione che di tempo in tempo si fa nella parte offesa dal passaggio delle feei et altri ichori, che dalla Natura vengono spurgati per via del secesso. E perchè nella cavità degl'intestini terminano molti vasi san- guigni, che mediante la struttura della membrana interna trasmettono | (!) Forse Gio. Battista Caldesi medico aretino. PETENTE NONE SER POPE REI ALDI RTRT LT PETS LETTERE INEDITE DI MARCBLLO MALPIGHI 63 un'iehore, quale spurga la massa del sangue et insieme lubrica e rende facile l'escrettione delle feci; quindi è che in V. S. Ill.ma essendo oppi- lati per lo pià quei meati da una copia d'humori acidi, manea la na- turale lubricità, et i suddetti ichori riportati ne i vasi grandi, e suc- cessivamente in tutto il corpo et alle volte attenuati dalla solita fermen- tazione, permettendolo la quantità temperata dell'ambiente, vengono se- parati per via delle glandole della cute e spinti fuori sotto forma di transpiratione. Al presente rese copiose e piu crude le suddette particelle per l'impedimento fatto dall'aria fredda nel eireolare restano trattenute negl'interstitii delle carni, ne i piedi, il di eui moto perastaltico è sner- vato. Queste poi invasate, rendendosi aperti 1 meati degl'intestini, e lu- brieo il corpo, si scaricano per questa strada e successivamente cessa, o si sminuisce la gonfiezza de i piedi. Sì che la radice de i sintomi è la copia e erudità degl'humori acidi, ehe non si doleifieano nella prima e nella seconda cottione. Da questi ne nasce l'impedimento della lubricità del corpo; di poi il tumore ne i piedi, e finalmente l'irritatione nella parte ulcerata ogni volta che fuori vengono trasmessi. Non è dubio che la prima e principale indieatione sarà di levare la continua generatione de i suddetti humori; ma perchè questa è resa quasi habituale e natu- rale constitutione, resta al medico di mitigare e curare il principale sintomo procurando, che con la facile lubricità gl’ humori non faceino decubiti, e resi miti e corroborata la parte offesa per la quale neces- sariamente devono passare, non si produce quel spasmo, che mediante l'affettione de i nervi turba il moto de i fluidi, le cottioni e dirò tutta l'economia; e pertanto erederei che a primavera si potesse introdurre una cura con prendere per longo tempo un brodo di pollo accarito, nel quale fossero bollite aleune herbe amare alkaliche, pigliando seco il sale d'absintio e cose simili, e poi passare all'uso di qualche chalibrato sino che giunga il tempo di poter portarsi a i Bagni di S. Cassiano, per ivi fare almeno la doccia, quale io stimo utile per l’ esperimento già fatto non vedendosi cosa in contrario. In quel tempo poi si farà considera- tione sopra lo stato del corpo, e da esso si cavarà motivo se si debba passar più oltre. Io vedo ch'il Boecio ed alcuni greci se ne servono wi iam mali habitus species incoeperint, venter, aut crura. intumescere cu- 64 LODOVICO FRATI lis albicare, tanto più che quell'aeque, per l'osservatione fatta dal sig. Guglielmini, hanno in sè per miniera molte parti alkaliehe. Per hora è bene che V. S. Ill.ma con la qualità dell'alimento procuri sempre la lu- bricità del corpo, pratticando quelle cose che per la longa osservatione ella sa che l'humettano, provando anche minestre cotte nel latte di vacca, d'herbe e simili. Tutto questo ho conferito eon il sig. Dott. Silvestro Bonfiglioli et il sig. Dott. Guglielmini, quali humilmente riveriseono V. S. Ille. | XXXIX. Molto Ill.re Sig. Sig. et Pron. Sing.me (!) Mi favorisce V. S. in ogni luogo con le sue curiose osservationi, onde . ho con sommo mio piacere letto ciò ehe m'avisa d'haver osservato nella vescica d'un bue calculoso. Il Blaneardi dice d'haver osservate le glan- dole nella parte interna della vescica, et è probabile che la natura hab- bia provvisto d'un humore che di continuo stilli per diffesa dall'aeredine dei sali dell’ urina, vedendosi anche nei calcolosi certo muco, che forse ` scaturirà dalle medesime, quando vi siano. Io con buona occasione pro- curerò certificarmene. Intorno alla struttura de i vasi spermatici d'un bue, ch'ella ha osservato, si eonferma sempre ció che da principio s'os- servò, cioè che il foro nell'uretra è uno per ogni parte, e questo è com- mune alla vescica seminale, et all'ejaeulatorio; o per dir meglio la ve- scica seminale con un canale largo, all'estremità del quale s'inserisce il fine dell' eiaeulatorio, va a terminare nell uretra, e ciò osservo sino ad hora in tutti gli animali. Circa poi la caruncula, questa è un spintere muscoloso con le sue code longhe e nella parte superiore ve ne sono tre, ma quella di mezzo è longa assai e penetrarà nella vescica, come ella ha osservato. n Mi spiace sentire che succedano morti improvise, et è curiosa losser- vatione fatta, e forse, quando non vi sia impedimento nell’arterie verso | ( Senza indirizzo, L'Atti la erede diretta ad Ippolito Albertini. M TERZI TES EROI NS MER PE) PIO EOS ORI CODE SER e DÒ oca ads as LI 1 : | LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 65 il collo, il tutto dipenderà da un erosivo communicato dall'aria, quale è tanto stravagante. Io continuo con urine torbide e sanguigne, e non so se sia effetto di parti erosive, che dal tutto si scarichino per i reni, o sia una laceratione fatta da un calcolo. Non ostante questo me la passo con allegria, facendo qualche osservatione, mentre di tutto cuore riverendola mi confermo Di V. S. Molto Ill.re Corticella, li 25 Giugno 1689. Devot.mo et Obblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. XL. Al sig. Prencipe Giambattista Borghese (') li 27 luglio 1689. I favori che Vostra Eccellenza si compiace con la sua gentilissima comunicarmi mi rianimano l'animo abbatuto dall'infermità del corpo: Io sono divenuto un termometro della mutatione dell’aria, poichè prima di cangiarsi questa, sento in me stesso alteratione grandissima: et ulti- mamente, doppo una fiera palpitatione di cuore e languidezza di capo, sì è manifestata l'urina di novo sanguigna con dolore nel rene affetto. Vado però mitigando la passione dell'animo con qualche osservatione. Ho replicata la vegetatione della palma, che mi è riuscita con le par- ticolarità già communicate a V. E. Ho parimente fatto molte settioni in diversi animali intorno a i vasi seminali, e sino ad hora parmi ve- dere che le vesiche seminali siano un appendice de i vasi ejaculatori, e ciò si conferma con la struttura di molti insetti, e pare che la Natura habbi posto una caruncola, o muscolo, che fa regurgitare il seme dall’e- stremità de i vasi ejaculatorij nelle vesiche seminali, onde vedo che il Swammerdam, per altro accuratissimo, in questa parte ha preso sbaglij. Hieri, con sommo mio piacere, vidi l'oechio della civetta, et incontrai (') Gio. Battista di Marcantonio Borghese one di Sulmona. 5. Malpighia, Anno XVIII, Vol. EVIL , 66 LODOVICO FRATI ciò che V. E. si degnó partieiparmi. Rendo vivissime gratie alla bontà sua per la propensione che ha di favorire e proteggere il nostro Studio, e puó essere che le presenti congiunture ritardino il negotiato. La somma delle gratie di V. E. è mediante i favori di Monsig. Ill. mo e Rev.mo Ca- soni d'impedire, per quanto si può, la riforma de i Lettori e riduttione de i Professori a un numero determinato, eonservandolo nel suo antico instituto. Cirea il Chirurgo di Padoa, non ne ho notitia aleuna, e non credo che sia publico Professore nello Studio. Le notizie chirurgiche di- pendono dall’operare di molto e non dalle speculazioni; onde io non o- perando, le posso dire solamente qualche coniettura. Le fistole quando hanno eserescenze callose e che conducono gran materia che snerva tutto l'habito del corpo, o corrode le parti vicine e si dilata, è bene il eu- rarle, et il ferro et il fuoco è il più sicuro rimedio; ma quando la ma- teria è poca et il labro non è così tartarizato , pare più sicuro il ten- tare rimedij che consolidano; e non giovando questi, si può passare al ferro. In fine la fistola, quando è in loeo ignobile e tolerabile, è da tenersi. Parteciparò al sig. Guglielmini i saluti di V. E. e terminata che ha- vrà la scrittura, l'inviarà; già eh'ella eon tanta bontà gl'offre le sue gra- tie; mentre confermandomi sempre più obbligato a i continui favori che si degna farmi, humilmente m’inchino e mi confermo per sempre. XLI. Ecc.mo Sig. Sig. et Pron. Dalla relatione inviatami da V. S. Ece.ma si conosee ch'oltra il tu- more vi è anche irritamento ne i nervi, onde si produce un affetto i- sterieo. Già ch'a Dio piacendo è calmata l’acerbità del dolore, bisogna emollire e moderatamente aprire le vie, e pertanto l'uso del sal pru- nella ne i brodi emollienti fatti con la gramigna e malva, nelle lattate di mandole dolei prese frequentemente giovarà, e quando i dolori iste- rici incalzassero, si potrà dare lo spirito di sale ammoniaco, e continuare i locali di latte, decotto di malva, e simili. La prego ad inchinarsi per LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 67 mia parte a Sua Sig.» Ill.ma, mentre riverendola di tutto cuore , mi rassegno. Di V. S. Ecc.ma Devot,mo et Obblig.mo servitore ' MarcELLO MALPIGHI. Corticella li 17 luglio 1690. All’Ece. Sig. et Pron. Sing.m° il Sig. Ippolito Franc.e Albertini Bologna. XLII. Al Sig. Lue' Antonio Porzio (*) ` 16 dicembre 1690 Godo sommamente intendere che V. S. stia con ottima salute tratte- nendosi in città per esercitare la nostra professione, quale, maneggiata da lei, non può riuscire che di profitto agl'infermi, havendo ella sapere e giudizio. Piacesse a Dio che a V. S. portasse in ricompensa quel van- taggio che si dovria al suo merito. Ma oggidì in Italia la medicina non | importa nè stima, né remuneratione, bensì tutto giorno insorgono non : dirò emoli, ma lividi, e non si contrasta più con la contumacia dei mali ; e con l'ignoranza del volgo, ma con la perfidia e malvagità dei medici. Cosi provo io qui e lo stesso m'imagino succeda costi. Il sig. Conte Luigi Ferdinando Marsilij é in Transilvania, e, per quanto intendo, eon buona salute. Monsig. suo frattello è imbarazzato con una lite fiera con- tro i Collegi di filosofia e medicina. Rattifico a V. S. la mia antica et obbligatissima servitù, e vivendo con poca salute, per una urina sangui- IRL Sri FONDERE. TACUE a C ME «MU GM De () Nacque a Pasetano sulla costa d'Amalfi il 20 maggio 1639 e morì a Napoli il 10 Maggio 1723. Fu nel 1670 professore d'Anatomia all'Accademia i Roma, e lasciò questa cattedra nel 1682, viaggiando a Venezia, a Vienna | ed allrove. Tornato a Napoli nel 1687, fu nominato professore di quella | Università e le sue opere furono pubblicate a Napoli nel 1736. V.'GIUSEPPE i 080A : Vila di Lucantonio Porzio... con alquante lettere di aleuni tetterati . 4l Porzio indirizzate, etc. (Napoli, 1765, in 8°). uan ea Wei 68 LODOVICO FRATI gna, che da due anni a questa parte mi travaglia, attendo la consola- tione dei suoi stimatissimi comandamenti e facendole riverenza, mi di- chiaro per sempre. XLIII. Ece.mo Sig. Sig. et Pron. Sing.mo (!) Rendo moltissime gratie a V. S. Ecc.ma per le notitie che si compiace parteciparmi, e specialmente per la settione del cadavere del sig. Conte Alberto Caprara b. m., nel quale vi sono molte cose simili a quelle che osservai nel sig. Conte Girolamo. Ho parimente volentieri inteso l'osser- vato nel cadavere del sig. Marchese Diola e del sig. March. Guido (°). La prelettione fatta dal Bohn contra la lettera ad amicum (°) gira per Roma, e sino ad hora non l'ho potuta recuperare e ringratiare il sig. Bohn. Da un sig. Inglese ch'é qui ho inteso il nome dell' autore dei saggi d' Anatomia tradotti dal francese, stampati in Parma. Questi è un giovine francese, quale ora sta in Inghilterra, savio, modesto, e che ha altre cose da publicare, e che travaglia intorno alle glandole e si dichiara molto mio amico e partiale. Ho havuto qui una settione del cadavere del Duca d'Etrée (*), nella quale si trovò un rene curioso, che conferma la mia positione generica delle glandole. Sino ad hora non ho potuto travagliare per me, occupato nel scrivere lettere inutili. La sig.* Bianca Malvezzi hieri fu da me e sta bene, e si fece commemoratione di lei. La prego a recapitare la congiunta lettera a mio fratello, mentre cordial- mente riverendola, mi confermo Di V. S. Ecc. ma Roma, là 9 Gen. 1692. Dev.me et Obblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. (1) Questa e le seguenti lettere senza indirizzo secondo l'Atti, sembrano dirette al dott. Ippolito Albertini. Va esclusa certamente la XLVII, che non puó essere a lui diretta. (à) Forse il Marchese Guido Pepoli morto il 18 dicembre. (8) V. intorno a questa Prelezione del Bohn ciò che srive l'Atti (Vita del spa p. 372 e segg.). ($) Forse Francesco Annibale Duca d'Estrées, morto il 5 Maggio 1670. I E Cid: PERRY EE ll. SPIRI IGIENE: A AO E SS NEE CO BAI sss PN urere DERE a & vba ure m o a I T RS CEP È NECS nc oy». NA n itc aa LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI . 69 XLIV. Ecc.m° Sig. Sig. et Pron. Sing.me Godo ehe V. S. Ecc.ma habbia ricevuto la prelettione del sig. Bohn, la quale, benchè non risponda per estensum alla lettera, prova pure la necessità dell' Anatomia nella medesima, e forse sarà un Prodromo. Cirea a ciò che le viene proposto dal sig. Silvestro (') non è occasione da sprezzare, quando V. S. Ece.ma havesse sicurezza d'operare nelle cose più difficili di chirurgia, come di ferite e slocature; poichè le lettioni le potria fare con commodo, impinguandole con l'anatomia et osservationi de i moderni, et il sig. Silvestro le potria insinuare il suo metodo, che è facile, semplice; in fine l' occasione non è da sprezzarsi, perchè bisogna da giovane fare queste caravane. Si consigli col sig. Silvestro. Il sig Co. Annibale me ne ha parlato, e mi dice haverne scritto al sig. Silvestro. Le rendo gratie delle osservationi communicatemi. Qui un Monsig. Man- forni morì a i giorni passati all’ improviso, e fu osservato il cuore, aperto da una longa scissura nel sinistro ventricolo, e tutto il sangue era sgor- gato nella cavità del pericardio. La supplico ad inchinarsi per mia parte all’ Ecc.mo sig. Don Antonio Boncompagni. Salutarà ancora il sig. Bo- naventura et il sig. Angelo; la sig.* Francesca mia la riverisce, et io mi confermo per sempre Di V. S. Ece,ma Roma, li 20 Febr. 1692. Devot.mo et Obblig.me servit. MARCELLO MALPIGHI. XLV. Ece,mo Sig. Sig. et Pron. sing. mo Mi spiace estremamente sentire l’infermità del sig. Girolamo'Salaroli, nel quale probabilmente si fissa qualche portione di materia nel petto, ( Il Bonfiglioli. ~ 70 LODOVIOO FRATI oltre quella che si depone a i piedi et allo stomacho in vece di quel sugo, che fa la cottione, e questa mattina apre anche qualche meato, e vaso piecolo nel polmone, vedendosi una lieve tintura di sangue nello sputo. Mi spiace che le orine siano poche, perché questa saria una strada. sieura di liberare il petto, e segno di fluidità, se si facessero copiose. Il sentire però che gl'aecidenti siano un poco mitigati mi consola, e peró parmi che si deva tentare la fluidità, la copia dell'orina, e levar l'impedimento del petto; e pertanto mi valerei d'onze sei di siero ca- prino per levare l'amarezza della gola, prendendo seco la terebentina inlepizata. E caso questa non fosse tolerata, si potria in sua vece mettere alcune gocciole di spirito di sale doleificato nel suddetto siero caprino. Caso, che Dio non voglia, si vedesse maggior tintura sanguigna nello spu- to, si servirà del siero con una oncia di tutto il granchio caleinato. Usarà la gelatina del eorno di cervo, et estinguerà nel suo vino e ne i liquidi le pietre focalie infocate. Siamo vicini all'equinottio nel quale si vedrà la mutatione, quale spero e desidero ag bonum. Cirea l'anno 63, tutti gl'anni passato il 50, sono cattivi ad una maniera. La prego a riverirlo per mia parte et animarlo perché l'ilarità della mente è il maggior re- medio che sia, dando moto al sangue, e libertà a i vasi. Si potrano an- che fra giorno continuare le solite rotoline, imbevendole con il spirito di sale armoniaco. M'honorerà riverire per parte della mia consorte co- teste signore, salutando cordialmente il sig. Paolo et il P., che stimo a quest’ hora giunto costà. Mi spiace estremamente sentire i stapazzi fatti a cottesti sigg. Lettori, e si vede una fatale ira del cielo contro lo Studio. Lodato Dio che non vedo di presenza queste miserie e questo furore. Di tutto cuore la riveriseo, e mi confermo per sempre Di V. S. Ecc.ma Roma, li 8 Marzo 1692. Dev.mo et Obblig.mo servitore MarcsLLO MALPIGHI. - i 3 4 I b E í ] : : 1 È (1 E uoe EIN MATIAS SIA LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 71 XLVI. Ecc.mo Sig. Sig. et Pron. sing.mo Quando speravo di vederla qui e servirla, m'avisa V. S. Ecc.ma la re- solutione fatta di non partirsi di costà, e che verrà il sig. suo fratello solo, il quale dice haver consegnato un libro francese della natura degli ossi, e la storia del mostro. Onde mi vedo privo della consolatione di goderla. Attenderó per tanto il sig. suo fratello e procurerò servirlo qui in casa, assistendolo in ciò ch'occorrerà. Passo agl'ammalati, o cure da farsi che m'accenna. La prego a far riverenza all’Ill ma sig.* Olimpia Fontana per parte della sig.* Francesca mia, e a nome mio, e circa la sua purga, crederei che i brodi alterati con borragine, melissa e primula veris accariti fossero a proposito, pren- dendo seco un cochiaro di gelo di corno di cervo e continuarsi per un mese, e di poi prendere il solito siero di capra con un’oncia di rasura di madreperla, overo d’occhio di granchio. Circa la missione del sangue io non la so consigliare; ben sì pratticarei le freghe alle coscie et alle gambe; et il moto locale per quanto può, con la tenuità di vitto nella cena. Circa l'Ile sig. Conte Malvasia si potranno pratticare i sughi de- purati di cicoria, borragine e simili, ovvero un brodo alterato con li suddetti semplici aggiungendovi l'iva artetica, mescolando al detto brodo alcune gocciole di spirito di sale doleifieato. Circa l'aeque termali, que- ste per bocea, al mio eredere non saranno profittevoli, per locali possono giovare e sarìa necessario ehe havessero qualehe attività e mistura di solfo o bitume, et alla Porretta eredo vi sia un fonte. Quando stia com- petentemente, si potria fare la cura con i remedii proposti e non azardare con aitro, perché alle volte in vece di corroborar: g essicano i tendini e quelle parti di vantaggio. Il sig. Conte Morandi, quando sia ripieno, potrà farsi cavar sangue, e repplicare il decotto solutivo, prattieandolo sin che l'aria sia ben calda. Intorno al sig. March. Poeta già scrissi il mio sentimento, e circa l'uso del latte con il Catecù non ho difficoltà; anzi in vece di questo si 79 LODOVICO FRATI potra porre e bollire il caffè. Quando la doccia dell’acqua calda di Lucca gli habbia causato sputi di sangue, non occorerà repplicarla. Il sig. Salvaroli potrà valersi del siero di capra con la gelatina del corno di cervo, e questo per un mese, e di poi lo consigliarei a prendere un brodo fatto con la carne di vitello, code di gambaro con l'orzo mon- dato, e la branca orsina e cose simili. Tutte queste cose le motivo a V. S. Ecc.ma, rimettendomi al suo giudicio. Ho caro sentire che si faccia l’ anatomia, e la prego a rivérire il sig. Valsalva per mia parte, al quale non rispondo, havendo un’ infinità di lettere, et angustia di tempo. Cordialmente la riverisco, e mi confermo per sempre Di V. S. Ecc.ma Roma, li 26 Aprile 1692. Devot.mo et Obblig.mo servit. : MARCELLO MALPIGHI. XLVII. Ecc.mo Sig. Sig. et Pron. sing.mo Con sommo mio piacere ho letto la storia medica e la settione che V. S. Ecc.ma s'è compiaciuta inviarmi, quale è rarissima e curiosissima, e vi è da specular di molto sopra, e però ne rendo alla sua bontà vivissime gratie. Godo intendere ch'i suoi ammalati stiano con migliore salute e che costi si faccia l'anatomia pubblica dal sig. Mini, quale riuscirà al solito curiosa, e non so con qual metodo e sistema sia per farla questa volta. Qui il sig. Lancisi (') la farà questa quaresima. Circa il negotio che mi motiva dell’IllLma sig.* Olimpia Fontana, m’informarò e con altra occasione l'avvisaró, essendo cose nelle quali vi sono le sue regole. Sono calmati i miei dolori articolari, di modo che faccio le mie faccende, e qui è un gran freddo e conseguentemente sarà costì maggiore. Cordialmente la riverisco, e mi confermo Di V. S. Ecc.» Roma, li 25 Gen. 1693. : Devot,mo et Obblig.mo servitore MARCELLO I Gio. Maria Lancisi che insegnava anatomia al Collegio della Speranza. | acta Aa emi AL X : E E LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 73 XLVIII. Ecc." Sig. Sig. et Pron. sing.mo Il sig. dott. Albertini che se ne ritorna a Bologna portarà a V. S. Ece.ma i miei ossequiosi saluti e desiderando l’ honore di riverirla e conoscerla di presenza già ehe nelle sue opere l'ha venerato per maestro, la sup- lico a compiacersi di darle grata udienza, acciò egli consolato et erudito ritorna a casa. Questa mattina è stato a favorirmi il sig. dott. Onofrio Bonfili, ma non ho potuto godere delle sue notizie essendo occupato, e spero altre volte poterlo servire e godere. Mi conservi il suo affetto e faccendole humilmente riverenza mi confermo Di V. S. Ecc.ma Roma, li 21 Aprile 1693. Devot.mo et Obblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. XLIX. Ecc.mo Sig. Sig. et Pron. sing.mo Non sono per anche giunti il sig. March. Faleonieri et il sig. Conte degl’ Atti, e conseguentemente non ho riceuto i libri che V. S. Eec.ma m'ha favorito inviarmi. Ne rendo però le dovute gratie alla di lei bontà. Scrivo questo spatio al sig. Bonfigliuoli, pregandolo che la sodisfi del speso. Mi spiace che il libro de morbis acutis del Morton (') non sia cosa perfetta, e come richiedeva la materia e le notitie presenti. Non è capitato per anche l'altro libro de Phtisi (°) e giungendo sarà servita. Prego V. S. Ecc.ma a far per mia parte humilissima riverenza all’ Ill.mo Mons. Arcivescovo nostro. M'honorarà ancora, la prego, con la sig.* Olimpia Fontana portandole gl’ossequii della sig. Francesca e miei. ( Riccardo Morton (© L’opera: Phtisiologia, seu exercitationes de phtisi, stampata a Londra i nel 1689. L'altra op. Pyretologia, seu exercitationes de morbis universalibus acutis fu pubbl. a Londra nel 1692 e 1693. : - 74 LODOVICO FRATI Mi spiace vivamente intendere le ruine causate da cotesto temporale et un simile nello stesso tempo successe a Terni, et altri luoghi. Le con- stitutioni passate causavano morbi acuti e strani, e di già sento ch'in Imola vi sia un' epidemia di febri permitiosissime. Il male del sig. Dott. Mini sarà stato causato dagl'abiti di cose minerali che gl'havranno cor- rotto i polmoni. Dio gl'aiuti e gli dia patienza. Mi spiace del pericolo della sig.* Marchesa Poeti e m'honorerà farle riverenza per parte della sig.* Francesca e mia. Qui la città è sana, levati i soliti effetti isterici e dolori articolari che sono contumacissimi. Del resto mi levo a hore sette e mezza e sino ad un'hora di notte, levato il tempo del pranzo, tiro la earetta. M'honorarà riverire cotesti padroni et amici e di tutto cuore riverendola mi confermo per sempre Roma, li 17 Giugno 1693. Devot.mo et Obblig.mo servitore MARCELLO MALPIGHI. L. Ill.mo Sig. Sig. et Pron Col.mo Sino ad ora non ho veduto il sig. Conte Ariosti. Forse faccendo re- medii per la sua rogna e per il caldo eccedente non havrà potuto por- tarsi a Montecavallo. Ho bensì considerato ciò che V. S. Ill.ma m' avisa intorno a i mali della sig.* Contessa Lavinia, nella eura dei quali ella prudentemente averte ehe vi vuole destrezza medica, perchè vi sono contrarie indicationi, e non torna a conto a sopprimere quel flusso bianco, e non è bene che seguiti quello di materie rosse. Gl'affetti poi del capo voriano rimedii diaforetici, quali per altro dando impeto possono far a- pertura: in fine vndique angustiae. Il siero caprino proposto mi piace e si potrìa alterare con la piantagine o altr’ herba vulneraria. Quando que- sto non fosse tolerato, si potría pratticare un brodo fatto con carne di vitello, code di gambaro et alcune herbe vulnerarie, e si potria accarire, dandole seco qualche testaceo, o la polvere di tutto il gambaro caleinato. Nell'autunno lodarei il latte d'asina, che si potria alterare con sughi d'herbe, o con estinguervi dentro le pietre focalie infocate. Il sig. Bonfigliuoli pregarà V. S. Ill.ma per mia parte per linfoma- LETTERE INEDITE DI MARCELLO MALPIGHI 75 tione intorno all'uso delle vinaecie. La supplico delle sue gratie e fac- cendole humilmente riverenza mi confermo Roma, li 15 Luglio 1693. Devot.mo et obblig.me servitore : MARCELLO MALPIGHI. Li. Ill.» et Ecc.-9 Sig. Sig. et Pron. Colmo La prossima solennità del SS. Natale mi porge opportunità di confer- mare a Vostra Eccellenza l'obbligatissima mia servitù eon l'augurio d'o- gni possibile felieità dovuta al sublime suo merito. Non trascuro per tanto l occasione di partecipare questo divoto mio sentimento con pre- garla a continuarmi la stimatissima servitù. Io sto con salute competente e l'estate passata mi sono trattenuto con qualche osservatione partico- larmente intorno alla vegetatione d'aleuni semi, e mi è riuscita assai strana quella ne i semi di palma o daterri; poichè la Natura con un modo strano fa crescere un corpo minimo di figura cilindrica, ch’ esce dal dorso del noeciolo o seme, che tutto è quasi osseo. Quale dunque vegetando al in giù nell’estremità acquista natura di radice e con il residuo poi seme di guaina alla gemma o tenero tronco della palma e porta e riporta dal nocciolo o seme il sugho nutritivo alla gemma, et alla radice, ma con un modo assai mirabile, atteso che questo curpo ci- lindrieo inserito nel noeciolo a poco a poco forma un'appendiee rotonda che erescendo dentro la sostanza del nocciolo, o seme, con il suo humido macera la suddetta sostanza ch'è quasi ossea e ne riceve la tintura, quale poi communica alla gemma et alla radice, onde il nocciolo o seme con il progresso del tempo tutto si consuma come accade ne i semi fa- rinacei. Ho fatto anche qualche diligenza intorno alla struttura delle glandole conglobate, e benchè sia una materia molto oscura; se non m'inganno, parmi d'essermi inoltrato per qualehe passo, e se Dio mi darà fortuna di perfettionare questi studi, li parteciparò alla Società d'In- ghilterra e a V. Eec. nello stesso tempo. Per non tediarla di vantaggio, le faccio profondissima riverenza e mi confermo per sempre Al sig. Marc’ Ant.» Borghesi. AGILULFO PREDA Primo contributo ala flora algologica del Golfo della Spezia: Florideg, Il Golfo della Spezia, che segna il confine orientale della Riviera di Levante, penetra nella costa, in direzione da scirocco a maestro, per una lunghezza massima di circa km. 13,500 (tra il Capo Corvo, che forma T estremità meridionale del promontorio terminante il lato orientale, e la calata del Porto); la sua maggiore larghezza è di km. 8,760, tra il sud- detto Capo Corvo e l’ isoletta del 7720, la quale può considerarsi come sentinella avanzata del promontorio con cui termina il lato occidentale esu cui siede Portovenere; la superficie totale del suo specchio d'acqua raggiunge quasi i 42 kmq. (°). La costa orientale, formata di colline e colli poco elevati, si estende per una ventina di chilometri; partendo dalla città, che dà nome al Golfo, vi si trovano S. Bartolomeo, Pertusola, la Punta di S. Teresa, S. Terenzio, Lerici, la Punta di Maralunga e i| già menzionato Capo Corvo, colla Punta Bianca che sovrasta alla Bocca di Magra. — Il tratto di essa costa, che va dalla Spezia a §. Bartolomeo, non è molto adatto allo sviluppo della flora marina perchè in massima parte sabbioso e fan- goso; vi si possono tuttavia fare abbondanti raccolte di alghe rigettate dalle onde o involontariamente tirate a riva dai pescatori colle grandi reti dette seiabiche. Né mancano, del resto, anche lungo quella parte di spiaggia, luoghi ove le Alghe hanno campo di vivere in posto; basti citare la calata di sbarco, i blocchi sommersi alla Batteria dei Cappuc- cini, il Molo mercantile, le palafitte dei bagni e degli stabilimenti di ostricoltura. Da S. Bartolomeo a Pertusola la costa è quasi interamente rocciosa, (1) Tolsi le misure qui indicate da due Guide dell'egregio Avv. U. Maz- zini, Direttore della Biblioteca comunale e del Museo civico della Spezia. (La Spezia e il suo Golfo, Edit. F. Matuella. Spezia, p. 61 e Guida della Su Edit. Zappa. Spezia, p. 77). cech be e. PAL LUE o Me Dew An NETS as. UAM EE ed Sii SSi pel dea i seta Se AE ttt n alzo ciale sw z ie "NR URP OM o s 2 sx TEMRR E da a A RIT S n ae e rcm IP EET PM NUR MITT uS T BE. ATE e ELTE) qeu. NERE E P ETEO PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 77 sicchè, per trovare nuovi tratti di spiaggia, bisogna spingersi fino a S. Terenzio e Lerici; procedendo oltre, sino alla Punta Bianca, s'incontrano scogliere che in molti punti scendono a picco sul mare. La costa occidentale, che comprende le alture più considerevoli, ha minore estensione di quella orientale, sebbene più sinuosa e tutta fra- stagliata da calette e piccoli promontori. Partendo dalla Spezia vi s'in- contrano Marola, Cadimare colla punta omonima, Fezzano , il Seno di Panigaglia, la Punta del Pezzino, il Seno delle Grazie, la Punta del Varignano, col seno omonimo, la Punta S. Maria, il Seno della Ca- stagna e la punta omonima, il Seno dell Oliva, il pittoresco villaggio di Portovenere e la punta rocciosa di S. Pietro. Lo sviluppo totale di que- sta costa è di circa 12 chilometri; essa è in gran parte rocciosa, ed of- fre solo tratti di spiaggia a Cadimare, a Fezzano, a Panigaglia, e so- vratutto al Seno dell’ Oliva presso Portovenere. | La suaecennata Punta di S. Pietro si può considerare come l’ estremità meridionale della costa occidentale, sebbene ci siano ancora, più a Sud, le tre isolette della Palmaria, del Tino e del Tinetto che devonsi rite- nere geologicamente una continuazione del promontorio di Portovenere. Nel mio Catalogue des Algues marines de Livourne (*), valendomi delle suddivisioni batimetriehe indicate, per quel porto e quella rada, nella carta idrografica tracciata dall’ Ammiraglio Magnaghi, stabilii cinque zone di profondità; nella presente nota, conformandomi pure alle indiea- zioni della carta del Golfo spezzino, dovuta allo stesso autore, ammetterò per maggior intelligenza della batimetria di queste acque, quattro zone, e cioè: Zona A: profondità inferiori a un metro. » B: profondità da un metro a meno di cinque metri. > ©: profondità da cinque metri a meno di dieci metri. » D: profondità da dieci metri in più. Attorno alle tre isolette citate, la zona A è quasi mancante; è appena accennata a Sud del Tino e a Nord della Palmaria (tra Villa Pieri e . M Capo Carlo Alberto). Riappare nel Seno del Varignano, in quello delle (‘) Bulletin de l'Herbier Boissier, Tome V, N.° 11, p. 960-995. Genève 1898. 78 AGILULFO PREDA Grazie e in quello di Pazigalia, poi qua e là, per brevi tratti, tra la Spezia e S. Bartolomeo, e finalmente nel Seno di Lerici. Manca per il resto della costa orientale fino alla Punta Bianca. La zona B. circonda il Zino e il Tinetto, segue i versanti Sud-Est e Nord della Palmaria, si estende in ampia fascia nel braccio di mare che separa la Palmaria dalla costa di Portovenere e segue quasi ininterrotta, ma più ridotta, l’ andamento della costa, fino all'imboccatura dell’ Ar- senale. Riappare più sviluppata dal Molo Zagora (vicino all’ Arsenale) fin presso al Molo del Porto mercantile, e più ridotta all’ estremità del Molo stesso. Prosegue poi abbastanza sviluppata fino al Cantiere di S. Bartolomeo, e al Seno di Lerici ove acquista grande importanza. Lungo la costa tra Lerici e la Punta Bianca se ne hanno qua e là al- cuni accenni. La zona C. circonda con stretta fascia la B, al Zino e al Tinetto, e la segue pure all'isola Palmaria e lungo la costa occidentale fino al zzino. Là si sviluppa straordinariamente, fin sotto Marola, acquistando, ‘in certi punti, più di mezzo chilometro di larghezza. Subito dopo l'im- boccatura dell’ Arsenale prende di nuovo grande sviluppo, fino a S. Bar- tolomeo, tanto da estendersi a più di un chilometro dalla costa. — Da S. Bartolomeo alla Punta di S. Teresa è molto ridotta; riacquista solo un pò d'importanza nel Seno di Lerici, per diventare poi ridottissima sino alla Punta Bianca. La zona D occupa tutto il resto delle acque del Golfo e segue anche il versante dell'isola Palmaria volto a sera. Nella parte del Golfo chiusa dalla Diga subacquea (*) non si hanno grandi profondità, in pochi luoghi .si misurano più di 13 metri. Fra a Palmaria e il Tino si giunge fino a 30 metri di fondo. Delineata così, a grandi tratti, la topografia e la batimetria del Golfo, per ciò che può giovare al nostro intento, mi corre debito di menzio- nare i pochi botanici che si occuparono delle Alghe di questa regione. Primo a studiare le talassofite del Golfo fu Antonio Bertoloni, il quale, (1) La Diga subacquea si estende dalla Punta di S. Maria alla Punta di S. Teresa e lascia due soli accessi per le navi, alle sue estremità. vati i a ERE A auc tiet iig a Dm. di EM M PIRE PST DNUS RS CET SITUE TERT I lisi beni ide io cod n PEUT NANI QE RT OR HY i S S REOR ELEME NO TP TCR arene iii ni ir i Eas i IETA E > a PRIMO CONTRIBVTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 79 sino dal 1819 pubblicava nelle Amsenitates Italicae sistentes opuscula ad rem herbariam et zoologiam Italicae spectantia (*) due sue memorie intito- late: Appendix ad specimen zoophytorum portus Lunae e Historia fuco- rum maris ligustici nelle quali sono citate numerose alghe spezzine. — Posteriormente pubblicava una Memoria sopra alcune. produzioni naturali del Golfo della Spezia (*) dove sono pure citate alcune alghe della re- gione, e finalmente dava alla luce la sua Flora italica cryptogama (*) che comprende le alghe fino allora conosciute per il Golfo. Furono pure assidui raccoglitori i signori Doria, Capellini e Caldesi, ì quali, più volte citati dal Bertoloni stesso, riunirono il frutto delle loro erborazioni in una Nota (*) che il Caldesi presentó all'adunanza straor- dinaria tenuta alla Spezia dalla Società italiana di Scienze Naturali, nel Settembre dell'anno 1865 (*), quindi in epoca anteriore alla pubblicazione della Flora italica cryptogama. Ma disgraziatamente questa Nota si ri- duce a un semplice catalogo sistematico, senza indicazioni di luoghi. Nel 1891 il dott. Poggi, presentemente Medico a Albiano di Magra, raccolse alla Spezia parecchie alghe, che furono studiate dal dott. P. E. Vinassa il quale citò le specie più interessanti in una sua nota: Seconda contribuzione alla Ficologia ligustica (^). — Recentemente il dott. Poggi, volle, con gentile pensiero, donarmi la sua preziosa raccolta (mancante però di alcune delle specie meno comuni citate dal dott. Vinassa) che ha contribuito così ad arricchire, unitamente al materiale da me stesso riunito, le cognizioni sulla flora algologica spezzina. (*) Bononiae typis Annesii De Nobilibus MDCCCXIX. (5; Parte fisica degli Atti della Società italiana delle scienze residente in Modena, tomo XX, Modena. Tip. gn MDCCCXXXII. €) Pars secunda, Bononiae, 186 (*) Catalogo delle Alghe mi sed "el Golfo della Spezia da Doria, CAPEL- LINI € CALDESI in Atti della Società italiana di Scienze, vol. VIII, tomo IV, p. 273, Milano, Tip. G. Bernardoni, Febbraio 1866. (9) Durante questa riunione anche T. Caruel raccolse alghe nel Golfo come risulta da alcuni suoi ewsiccata. (^ Processo verbale della Società Toscana di Scienze Naturii, Adunanza 15 Novembre 1891. 80 AGILULFO PREDA : FLORIDEAE. 1» Fam. CORALLINACEAE. Jania rubens (L.) Lamour. — Corallina rubens L. Rae. da A. Bertoloni (Ap. ad Spec. zoophyt. P. L. in Am. it. p. 277; FI. it. eryp., II p. 285) e da T. Caruel (in herb. Trevisan n. 17742). E comune in varii punti della costa sulle rocce sommerse e su altre al- ghe; la rinvenni, rigettata dalle onde, sulla spiaggia presso gli Stagnoni e su quella tra S. Zerenzo e Lerici. Var. spermophoros Lamour. A. Bertoloni l' ebbe dal Prof. Viviani (Fl. it. eryp., p. 285). Jania longifurea Zanard. — Corallina longifurca Zunard. Rae. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnoni (herb.) Corallina officinalis L. Rae. da A. Bertoloni (Ap. ad Spec. zoophyt. P. L. in Am. it. p. 275; FI. it. eryp., II p. 283), e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, eec. p. 274). È pianta, come osserva lo stesso Bertoloni, abbon- dantissima in tutto il Golfo, sugli seogli sommersi; la trovai comunis- sima alla calata, ove era già stata raccolta dal dott. Poggi (herb.) e al Molo Mercantile; mi fu. portata da S. Bartolomeo. Corallina granifera Ell. et Soland. — C. Bertiana De Not. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274). Melobesia pustulata Lamour. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274). Melobesia farinosa Lamour. — M. verrucata Kg. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274) e dal Caruel (in herb. Trevisan n. 17828). Trovai la specie su varie Al- ghe presso lo stabilimento di bagni Selene. PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 81 Melobesia membranacea (Esper.) Lamour. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274). E 2. Fam. SQUAMARIACEAE. Peyssonnelia Squamaria (Gmel.) Decne. — Fucus Squamarius Gm. Rae. da A. Bertoloni tra la Punta di S. Teresa e la Spezia (Hist. fuc. mar. lig. in Am. p. 311; FL it. eryp. II, p. 52) e dai sigg. Doria, Ca- pellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274). La trovai varie volte rigettata sui tratti di spiaggia presso Portovenere e tra la Spezia e S. Bartolomeo; la raccolsi dragando nei bassifondi tra la città e il Molo mercantile, e la trovai rigettata sulla spiaggia degli S/agaoni presso i Bagni Iride. Rhizophyllis Squamariae (Menegh.) Kg. — R. dentata Mont.; Rhodo- menia perreptans J. Ag. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273); A. Bertoloni l’ebbe del Golfo dal Prof. Capellini (Fl. it. eryp. II, p. 65). Si trova di frequente sulla Peyssonnelia Squamaria. 3.4 Fam. GRATELOUPIACEAE. Cryptonemia lomation (Bert.) J. Ag. — C. lactuca J. Ag.; Fucus loma- tion A. Bert. Rac. da A. Bertoloni, aderente alle pietre e alle conchiglie (Hist. fuc. mar. lig. in Am. p. 289), fra gli scogli a S. Terenzo (FI. it. cryp. II, a 92) e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 4). | Grateloupia filicina (Wulf) Ag. La raecolsi tra i blocchi alla Diga del Porto mercantile. Halymenia Floresia (Clem.) Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274) 6. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII 82 AGILULFO PREDA furono questi ultimi raccoglitori che diedero la specie al Bertoloni (Fl. it. eryp. II, p. 77). Il dott. Poggi la rinvenne sulla spiaggia presso gli Stagnoni (herb.) ed io ne trovai varii esemplari rigettati da una mareg- giata, alla calata. — L’ Ardissone, riferendosi probabilmente alle indica- zioni di A. Bertoloni, cita pure la specie per la Spezia (Phyc. med. I, p. 146). Halymenia decipiens J. Ag. L'Ardissone, sull'auturità del prof. Piccone, cita questa rarissima spe- cie per la Spezia (Phyc. med., I, p. 151). Halymenia fastigiata J. Ag. Il Caldesi cita questa specie. ma fa seguire il nome specifico da un punto dubitativo (Cat. delle Alghe, ecc. p. 274). — L'Ardissone, sull’ au- torità dello stesso Caldesi, cita pure- la. specie per il Golfo (Phye. med., I, p. 153). V. Chrysymenia. | 4^ Fam. CERAMIACEAE. Ceramium strietum Grev. et Harv. — Gongroceras pellucidum Kg.; Har- moceras diaphanum Kg. Rae. dal dott. Poggi presso gli S/agzoni, sulle foglie della Posidonia (herb.) (Vinassa, See. contr. alla fie. lig., p. 2). Trovai la specie abbon- dante nello stesso luogo, su frammenti di Zostera e di Posidonia riget- tati dalle onde. Ceramium tenuissimum J. Ag. Rae. dal dott. Poggi agli Sfagnoni (herb.). Ceramium rubrum (Huds,) Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274); da A. Bertoloni al Capo Corvo (Promontorium lunense) fra gli scogli presso la Foce di Magra (Fl. it. eryp. II, p. 217) e dal dott. Poggi alla calata (herb.) (Vinassa, Sec. contr. alla fie. lig., p. 2) dove lo trovai io pure abbondante. PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALUOLOGICA, ECC. 83 Ceramium diaphanum (Lightf) Roth. Rae. da A. Bertoloni su altre piante marine (Fl. it. eryp. II, p. 218). Spyridia filamentosa Harv. — Ceramium filamentosum Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274); il Bertoloni l'ebbe dal Caldesi (Fl. it. eryp. II, p. 246), il dott. Poggi la raccolse alla spiaggia degli Stagnoni (herb.) (Vinassa, Sec. contr. alla fic. lig., p. 3). È frequente sulle scogliere in varii punti del Golfo; la trovai al Molo mercantile. Il Bertoloni cita il sin. Spyridia villosa Kütz che ebbe dal prof. Ca- pellini (Fl. it. eryp. II, p. 247). Callithamnion plumula (Ellis) Ag. — Antithamnion plumula Thur.; Ce- ramium plumula Ag. Rac. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnoni (herb.) (Vinassa, ` Sec. contr. alla fie. lig., p. 2). Callithamnion corymbosum (Sm.) Lyngl — Phlebothamnion corymbo- sum Kg; Ceramium corymbosum Ag. Rae. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnori (herb.) (Vinassa, Sec. contr. alla fie. lig., p. 2). Callithamnion tenuissimum (Bonnem.) Kg. — Ceramium tenuissimum Bonnem. Rac. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnoni (Vinassa, Sec. contr. alla fie. lig., p. D. Bornetia secundiflora (J. Ag.) Thur. — Griffithsia secundiflora J. Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 275); A. Bertoloni l'ebbe dal Caldesi (Fl it. cryp. II, p. 242), il dott. Poggi la rinvenne rigettata sulla spiaggia degli Stagnoni. La trovai, assieme al sig. Chinaglia, rigettata nello stesso luogo presso i bagni Zride, e la rinvenni più volte nelle maglie delle sciubiche alla calata e presso il Porto mercantile. Uno deg esemplari raccolti ai bagni Zride ha Pe 84 AGILULFO PREDA trice la parte fibrillare di un rizoma di Posidonia oceanica Del. Ciò di- strugge la comune opinione che si tratti di pianta vivente esclusivamente sulle rupi e sui massi sommersi. Griffithsia setacea (Huds.) Ag. — Ceramium setaceum Duby. Rac. da A. Bertoloni (Fl. it. eryp. II, p. 241) e dal Caldesi (?) (Ardis., Phye. med. I, p. 87). Griffithsia opuntioides J. Ag. — Gr. neapolitana Naeg.; Gr. dalmatica Kg. Rae. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnoni (herb.). Griffithsia Sehousboei Monig. — Gr. opuntia J. Ag. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 275). 5. Fam. RHODOMELACEAE. Polysiphonia breviarticulata (Ag.) Zanard. — Hutchinsia breviarticu- lata Ag.; Polysiphonia physartra Kg. Rae. dal Caldesi (Ardis. Phye., med. I, p. 407). Polysiphonia fruticulosa (Wulf) Spr. — Fucus fruticulosus Wulf. ; Hutchinsia fruticulosa Ag.; Polysiphonia Wulfeni J. Ag. Rae. da A. Bertoloni (Hist. fuc. mar. lig. in Am. it, p. 306; FL it. erypt. II, p. 260), dai signori Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Al- ghe, ecc., p. 274), dal Caruel (in herb. Trevisan n. 17271) e dal dott. Poggi alla spiaggia degli Stagnoni. Questa specie, come osserva lo stesso Bertoloni, si trova di frequente sulle altre piante marine. . Polysiphonia variegata (Ag.) Zanard. — Hutchinsia variegata Ag.; Po- lysiphonia aurantiaca Kg. Rae. dal dott. Poggi alla spiaggia degli Sfagmoni (herb.) (Vinassa, See. contr. alla fie. lig., p. 6). Polysiphonia divergens J. Ag. | Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274). PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 85 Polysiphonia intrieata J. Ag. b. erassa Ardis.— Polysiphonia stuposa Kg. L’ Ardissone l'indiea per la Spezia (Phyc. med. I, p. 378). Polysiphonia pulvinata (Ag.) J. Ag. — Huwtehinsia pulvinata Ag. Rac. da A. Bertoloni a S. Terenzo sopra altre Alghe (Fl. it. eryp., H, p. 258). Polysiphonia repens Kg. Rae. dalla sig. Favarger (?) Ardis., Phyc. med., I, p. 270). Polysiphonia obscura (Ag.) J. Ag. — Hutehinsia obscura Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274), e: dal dott. Poggi a Fezzazo (Vinassa, Sec. contr. alla fig. lig., p. 6). Polysiphonia secunda (Ag.) Zanard. — Hutchinsia secunda Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274). Polysiphonia pennata (Roth.) J. Ag. — Ceramium pennatum Roth. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274). (Caldesi in herb. Trevisan n. 17212). Alsidium corallinum Ag. — Als. lenciferum Kg. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece. p. 274), e dal dott. Poggi (herb.). A. Bertoloni ebbe la specie dal Caldesi (FI. it. eryp. II, p. 144; l'Ardissone cita pure il Caldesi come raccoglitore della specie nel Golfo (Phyc. med., Parte prima, p. 354). Rytiphlaea tinctoria (Clem.) Ag. — Fucus tinctorius Clem.; F. purpureus Esper.; Rytiphlaea rigidula Kg. Rac. da A. Bertoloni in posto, fra gli scogli, e rigettata sulla spiag- gia (Hist. fue. mar. lig. in Amoen. it. p. 306; FI. it. eryp. II, p. 132), dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273). Rytiphlaea pinastroides mid Ag. — Fucus pinastroides Gm.; Haloft- thys pinastroides Kg. 86 AGILULFO PREDA Rae. da A. Bertoloni (Hist. fuc. mar. lig. in Am. it. p. 302; FI. it. eryp. II, p. 131); trovai questa specie, ehe i1 Bertoloni dice abbondante nel Golfo, presso il Porto mercantile, a Portovenere e rigettata sulla spiaggia alla Cala del Pozzale nell'Isola Palmaria presso la cava di marmo portoro. Vidalia volubilis (L.) J. Ag. — Dictyomenia volubilis Grev. Indicata da A. Bertoloni come rara nel Golfo (Hist. fie. mar. lig. in Amoen. it, p. 291). Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 273), da A. Bertoloni al Seno delle Grazie e all Zsola Pal- maria. Questo botanico ebbe pure degli esemplari dal figlio suo e dai signori Caldesi e Doria. — Rinvenni più volte la specie rigettata dalle onde sulla spiaggia degli Stagzozi e l'ebbi dello stesso luogo dai si- gnori Lastrieo e Cozzani. La raccolsi pure nelle maglie di una sciabica alla calata del porto. Contrariamente a quanto asserisce il Bertoloni , è specie tutt'altro che rara. Laurencia pinnatifida (Gm.) Lamx. — Fucus pinnatifidus Gm.; Chon- dria pinnatifida Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece. p. 273), e dal dott. Poggi sulla spiaggia degli Stagnori (Vinassa, Sec. contr. alla pe be. p. & L Laurencia papillosa (Forsk.) Grev. — Fucus papillosus Forsk.; Chondria papillosa Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle R eec. p. 273); . A. Bertoloni l’ebbe dal prof. Capellini (FI. it. eryp., p. 126). Trovai la specie rigettata dal mare sulla spiaggia presso gli Stagnozi e l’ebbi dello stesso luogo dai sigg. Cozzani e Lastico. Laureneia tenuissima Grev. var. eorymbulosa. Cos chiama il Caldesi una forma che non ho avuto campo di vedere e ehe, secondo lo Zanardini, costituirebbe una specie distinta (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273 e nota l.*, p. 276). — Chondriopsis tenuissima J. Ag. Raccolta dal Caruel s herb. Tre- ; visan n. 17460). PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 87 Laurencia paniculata J. Ag. — Chondria obtusa var. paniculata Ag.; Laurencia grandulifera Kg. Questa specie assai rara fu raccolta dal dott. Poggi alla spiaggia de- gli Stagnoni (Vinassa, Sec. contr. alla fie. lig., p. 5). Laureneia obtusa (Huds.) Lamx. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273), da A. Bertoloni al Pezzino presso la chiesa di S. Andrea, alla Palmaria, sulla spiaggia presso la Spezia e fra gli scogli a S. Terenzo (FI. it. eryp. II, p. 120), e dal dott. Poggi sulla spiaggia presso gli Sfagaoni (her.) dove la trovai io pure. ; 2) gracilis Kg. A questa varietà dovrebbe riferirsi un esemplare raccolto dal dott. Poggi sulla spiaggia degli Stagnoni. ò). gelatinosa (Lamx.) Fucus gelatinosus Desf.; Laurencia gelati- nosa Lamx. Citata per il Golfo da A. Bertoloni (Decas seeunda in Amoen. it., p. 84). 6. Fam. DELESSERIACEAE. Delesseria Hypoglossum (Wodow.) Lamx. — Fucus Hypoglossum Wo- dow. ; Hypoglossum Wodovardii Kg. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273), A. Bertoloni l'ebbe dal Caldesi e la raccolse esso pure nel Golfo (Fl it. eryp. II, p. 67). Ne trovai alcuni esemplari sui blocchi al Molo mercan- tile che potrebbero riferirsi alla var. penicillata (Zanard.). Nitophyllum uncinatum (Turn.) J. Ag. — Fucus laceratus var. unci- natus Turn.; Delesseria lacerata var. B. Bert; D. lacerata var. un- cinata Ag. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273), e da A. Bertoloni sopra altre Alghe; esso ebbe anche la specie dal prof. Capellini (Fl. it. eryp. IL, p. 70). iras la specie nei bassifondi tra la Spezia e il Porto mercantile. 88 AGILVLFO PREDA Nitophyllum punctatum (Stack.) Grev. var. ocellatum (Lamx.) J. Ag. — Fucus ocellatus Lamx.; Delesseria ocellata Lamx., Nitophyllum ocellatum Grev. Rac. da A. Bertoloni (Hist. fuc. mar. lig., in Amoen. it., p. 294; FI. it. eryp. II, p. 72) e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Al- ghe, ece., p. 273). Pescai la specie colla draga nei bassifondi tra la Spezia e il Porto mercantile, e sui blocchi sommersi del Molo omonimo. 7.» Fam. RHODYMENIACEAE. Plocamium coccineum (Huds.) Lyngb. — Fucus coccineus Huds.; De- lesseria Plocamium Ag.; Plocamium vulgare Lamx. — PI. mediter- raneum Meneg. ; Rac. da A. Bertoloni (Hist. fuc. mar. lig., p. 305; FL it. eryp. IL, p. 68) e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 273), (Doria in herb. Trevisan n. 12857). A. Bertoloni ebbe anche la specie dai sigg. Caldesi e Doria (Fl. it. eryp., II, p. 68). Chylocladia clavellosa (Turn.) Grev. La raccolsi al Molo mercantile. Gastroclonium kaliforme (Good. et Wodw.) Ardiss. Lomentaria kali- Jormis Good. et Woodw.) Gaill. Rac. dal dott. Poggi in belissimi esemplari, alti quasi due decimetri, a Cadimare (herb.) (Vinassa, Sec. contr. alla fic. lig., p. 5). Chrysymenia Uvaria (L.) J. Ag. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 273), e da A. Bertoloni nel seno della Castagna (Fl. it. eryp., II, p. 86). Ne trovai alcuni frammenti sulla spiaggia degli S/agzoni presso i bagni Il Caldesi cita per la Spezia Chrysymenia dichotoma 2 (Cat. delle Al- ghe, ecc., p. 273); se si tratta della specie attribuita dall’ Ardissone allo — — Zanardini, andrebbe secondo lo stesso A., riferita all Halymenia fastigiata 3M " "oe" i Sa Piani eri e PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 89 J. Ag. (Phye. med., I, p. 152) che abbiamo già citato per il Golfo; se si tratta invece della specie di J. Agardh. (Specie Alg., vol. II, p. 211), va riferita, secondo il prof. De Toni (Syl. Alg., vol. IV, Floridee, Sectio I, p. 547) all Halymenia pinnulata Ag. (Sp. Alg., vol. II, p. 213). Rhodymenia Palmetta (Esp.) Grev. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc. p. 274). Per l'autenticità di questa specie, che non sembra essere del Mediter- raneo ci riferiamo a quanto dicono J. Agardh (Epier, p. 330), F Ardis- sone (Phye. med., I, p. 213-215) e il prof. De Toni (Syl. Alg. vol. IV, Floridee, Sectio IL, p. 514-515). Fauchea repens (Ag.) Mont. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274). 8.2 Fam. SPHAEROCOCCACEAE. Hypnaea musciformis (Wulf) Lamx. — Fucus musciformis Wulf. ; Sphaerococcus musciformis Ag. : Rac. da A. Bertoloni che la trovò molto abbondante (Hist. fue. mar. lig. in Amoen. it., p. 303; FI. it. eryp., p. 106), dai sigg. Doria, Capel- lini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274), (Caldesi in herb. Trevisan n. 17493) e dal Caruel (in herb. Trevisan n. 17493). Trovai questa spe- cie sui blocchi alla Batteria dei Cappuccini e su quelli della Diga al Porto mercantile. Gracilaria dura (Ag.) J. Ag. — Plocaria dura Endl. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274) e da Caruel e Marcucci alla spiaggia di 8. Vito (Herb. Trevisan n. 17665; Erb. critt. ital. 324 [1324]. Ho un esemplare del Golfo che va riferita a questa specie. — Il Caldesi rae. nel Golfo una forma che considera - come intermedia tra la G. compressa e la G. dura (Erb. critt. ital. Ser. Il, 228). L'Ardissone l’ ebbe del Golfo dal Corinaldi e la riferisce alla varietà B Zyra di J. Agardh. oe Phye. Med. Parte Prima, Flori- dee, p. 239. 90 i AGILULFO PREDA Gracilaria compressa (Ag.) Grev. La race. sulla spiaggia degli Sta- gnoni. - Gracilaria armata (Ag.) J. Ag. — Sphaerococcus armatus Ag. Rac dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274) e da A. Bertoloni fra gli scogli più esposti alla veemenza del mare (FI. it. eryp., p. 102). Gracilaria confervoides (L.) Grev. — Fucus confervoides L.; Sphaero- coccus confervoides Ag. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece. p. 274), e dal Bertoloni che l’ ebbe dal Caldesi (Fl. it. eryp., II, p. 99). Il Cal- desi cita anche il sinonimo Gracilaria divergens I. Ag. — A. Bertoloni indica una varietà p (ramosissima) che dice non infrequente nel Golfo, sugli scogli maggiormente esposti alla veemenza del mare, una varietà y (sordida) raccolta tra Marola e la Spezia (Hist. fuc. mar. lig. in Amoen. it, p. 300; più tardi cita (FI. it. eryp., p. 99). una var. ìà (implesca, ramis incurvatis tenuibus) avuta dal Caldesi, e un'altra varietà (sordida, ramosissima, ramis, ramulisque tenuissime filiformibus) da lui stesso rac- colta presso Marola. Rinvenni la specie sulla spiaggia degli Stagnoni presso la stabilimento balneare Zride e nelle maglie di una sciadica alla calata del porto. Sphaerococcus coronopifolius (Good. et Wood.) Ag. — Fucus corono- pifolius Good. et Wood.; Alyachococcus coronopifolius Kg. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece., p. 274), (Doria in herb. Trevisan n. 17651) e da A. Bertoloni all’ Zso/ella tra il Castello (ora Batteria) di S. Teresa e S. Bartolomeo, sui massi sommersi (Fl. it. eryp., H, p. 103). Il Doria ne diede pure degli esemplari al Ber- toloni (FI. it. eryp., II, p. 103). Questa specie che, secondo lo stesso Bertoloni, è molto frequente sugli scogli sommersi nel Golfo (Hist. fuc. mar. lig. in Amoen. it., p. 298) la trovai rigettata dalle onde sulla spiag- gia presso S. Bartolomeo e in posto a Portovenere. an E TEM Lo er wA ES FS ca um lv Duns GUMMI T e" A E UR dar con TI Lap Rieti ana" Zu coms Cohors eos os Lg i eA ER PP. ER A BA e e, rds M SEI FA is Y tati E i AE. ET tx E e uel Ue WES rs E ae eur eR MS ARE PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, EOC. 9.* Fam. RHODOPHYLLIDACEA E. Rhodophyllis bifida (Good. et Wood.) Kg. — Rhodomenia bifida Grev.; Sphaerococeus bifidus Ag. Indicato dall'Ardissone per la Spezia (Phye. med., I, p. 217); rae dal dott. Poggi su varie Alghe sommerse (Vinassa, See. eontr. alla fic. lig., p. 4). Rissoélla verruculosa (Bert) J. Ag. -— Zrinacea verrucolosa Dufour. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi, (Cat. delle Alghe, ecc. p. 274), e da A. Bertoloni sugli scogli presso il Castello (ora Batteria) di S. Te- resa, alla Palmaria, al Tinetto e al Capo Corvo (Promontorium lunense) sugli scogli vicino alla Magra (FI. it. eryp., II, p. 83). 10.* Fam. GIGARTINACEAE Phyllophora Heredia (Clem.) J. Ag. — Fucus Cypellon Bert. Rae. da A. Bertoloni sugli scogli sommersi (Hist. fue. mar. lig. in Amoen. it., p. 292), a Zavallà (Fl. it. eryp., II, p. 95), e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc., p. 274), (Caldesi in herb. Trevisan n. 17964). — A. Bertoloni ebbe anche la specie dal Cal- desi (Fl. it. eryp., II, p. 95). Phyllophora nervosa (DC.) Grev. — Fucus nervosus DC.; Sphaerococ- cus nervosus Ag. d Rae. da A. Bertoloni (Hist. fue. mar. lig. in Amoen. it., p. 290) a 1 Lavallà (Fl. it. eryp., II, p. 93), e dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi E (Cat. delle Alghe, ecc, p. 274). — A. Bertoloni ebbe anche la specie dal prof Capellini (Fl. it eryp., IL, p. 93). Ne trovai vari esemplari sulla Spiaggia degli S/agzoni presso lo stabilimento di bagni Iride. Gigartina Teedii (Roth.) Lamx. — Fucus Teedii Turn. Indicata da A. Bertoloni per il Golfo (Hist. fuc. mar. lig.in Amoen. it, p. 304; da esso raccolta a Lerici, al piccolo promontorio sotto Ma- | rigola, presso S. Terenzo (Fl. it. eryp., p. 104-105); rac. pure dai sigg: A rame e hog DE delle Aa: eec. z SR 92 AGILVLFO PREDA Gigartina acicularis (Wulf) Lamx. Rac. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece. p. 274). ll.* Fam. GELIDIACEAE. Pterocladia eapillaeea (Gmel.) Born. — Fucus capillaceus Gmel.; Ge- lidium capillaceum Kg.; Gelidium corneum var. A J. Ag.; G. cor- neum var. pinnatum Grev.; Fucus hypnoides Desf.; Sphaerococcus —— hypnoides Bert. Rae. da A. Bertoloni (Fl. it. eryp., II, p. 107); questo botanico cita i sin. Fucus hypnoides Desf. e Shaerococcus hypnoides Bert., che raccolse alla Palmaria (in antro orientale?) (Hist. fue. mar. lig. in Amoen. it., p. 296; Fl. it. eryp. II, p. 109). I sigg. Doria, Capellini e Caldesi rae- colsero pure la specie (Gelidium corneum) (Cat. delle Alghe, ecc. p. 274). Il Bertoloni ebbe la specie dai sigg. Caldesi e Capellini. Posseggo un esemplare raccolto dal dott. Poggi presso gli Stagnoni e un’ altro raccolto dal dott. Rossetti a Zerici. — Il Caldesi cita anche, per il Golfo, il Ge- lidium corneum var. pectinatum Ardiss. e Straff. (G. pectinatum Montg). (Cat. delle Alghe, ece., p. 274). Raccolsi la specie sui massi alla Batte- ria dei Cappuccini. Caulacanthus ustulatus (Mert. Kg. — Sphaerococcus ustulatus Ag. Rae. dai sigg. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. delle Alghe, II, ecc., p. 274; A. Bertoloni l'ebbe dal Caldesi (Fl. it. eryp., II, p. 110). 12. Fam. CHAETANGIACEAE. Scinaja furcellata (Turn.) Biv. — Ginnania furcellata Mont.; G. pul- vinata Kg. ; Rac. dal dott. Poggi sulla spiaggia agli S/agnoni (herb.) (Vinassa, See. contr. alla fic, lig., p. 5). PE AUS d ioi rie CE A SERI AA PRIMO CONTRIBUTO ALLA FLORA ALGOLOGICA, ECC. 93 13.4 HELMINTHOCLADIACEAE. Liagora viscida (Forsk.) Ag. — Fucus viscidus Turn. Rae. da A. Bertoloni nel Seno delle Grazie, sulle pietre del fondo, e presso il Castello (ora Batteria) di S. Teresa (Hyst. fuc. mar. lig. in Amoen. it, p. 296; Fl. it. eryp., p. 115), e dai sigg. Doria, Capeliini e Caldesi (Cat. delle Alghe, ecc. p. 275). Trovai la specie su dei frammenti di roccia alla spiaggia degli Stagnoni. Nemalion lubrieum Duby. Rae. da A. Bertoloni a S. Terenzo sugli scogli sotto il Castello, alla Palmaria, dal lato meridionale, e sulle rupi del Capo Corvo (Promon- torium lunense) (Hist. fuc. mar. lig. in Amoen. it., p. 300; FI. it. eryp., IL p. 58), e dai sigg. Doria, NE e Caldesi (Cat. delle Alghe, ece p. 374) 14^ Fam. BANGIACEAE. Porphyra atropurpurea (Olivi) De Toni. — Porph. leucosticta Thur. . Rae. dal dott. Poggi sulle pietre e su altre Alghe alla calata (herb.); trovai la specie abbondante sui blocchi alla Diga del Porto mercantile. Bangia fusco-purpurea Dillw. Lyngl. La raecolsi sui massi del Molo mercantile. RASSEGNE R. von WETTSTEIN. — Handbuch der systematischen Botanik. Vol. I, 1901; Vol. II, fasc. I, 1903 (Leipzig und Wien, F. Deuticke). Fra i numerosi trattati di Botanica sistematica che hanno visto la luce negli ultimi tempi, questo, del noto Direttore del Giardino Botanico di Vienna, merita di essere segnalato in modo speciale agli studiosi, siano essi principianti, o già botanici provetti. Non ne sono uscite finora che due parti (Vol. I e la prima metà del Vol. II), le quali comprendono le Tallofite e le Cormofite inferiori (Briofite, Pteridofite e Gimnosperme); ma dal modo con cui sono trattati i gruppi ora nominati, si può giudicare il valore dell'opera intera. Nell'introduzione sono spiegate in modo facile e piano, gli intendimenti e lo scopo della sistematica moderna; e l'Autore, colla competenza che gli è propria, dà con brevi tratti i principii della sistematica filogenetica, definisce i concetti dei diversi gruppi (le cosidette . «unità sistematiche »), e tratta della genesi di forme nuove, secondo i principii ultimamente elaborate sopratutto dal De Vries. La suddivisione dei varii gruppi nella parte speciale si allontana un poco, nei particolari, dallo schema indicato dal Syllabus dell'Engler: ma nel eomplesso é seguito l'ordine stabilito nelle « Pflanzenfamilien » di Engler e Prantl. Cosi p. es, mentre l'Autore mantiene inalterati i gruppi dei Myxophyta e Schizopyta, unisce in un terzo grande gruppo « Zygophyta » le Peridinee, Bacillariee e Conjugate. Il quarto « stipite > del Wettstein , (« Euthallophyta »), eomprende tutte le Alghe verdi (comprese le Characee), ed i funghi, compresi pure i Saccharomiceti e naturalmente i Licheni. Questi ultimi peró sono trattati a parte, e non uniti ai relativi gruppi dei funghi lichenici. Seguono, come stipiti autonomi ed equivalenti agli « Euthallophyta », i « Phaeophyta » i « Rhodophyta », comprendenti le Feoficee, Dietyotales e Rodoficee del sistema Engleriano. Tutte le Cormofite | poi costituiscono lo stipite VII; ed in queste le divisioni principali corri- spondono perfettamente a quelle usuali (Briofite, Pteridofite, Gimnosperme RASSEGNE 95 ed Angiosperme) E tenuto conto anche delle famiglie di piante fossili, che segnano il passaggio fra le Pteridofite e le Gimnosperme ora viventi; e se ne danno numerosi disegni analitici. Ció ehe raecomanda a prima vista l'opera del Wettstein, sono le illustra- zioni, fra cui molte originali, abbondantissime in confronto ad altre opere consimili, e splendidamente eseguite coi processi tecnici perfezionati, messi a nostra disposizione dallo sviluppo sorprendente che ha preso l'arte grafica negli ultimi decenni; e di ciò va data lode tanto all'Autore come all’ Edi- tore. É partieolarmente istruttiva una tavola eseguita a colori, nella quale è rappresentato schematicamente lo sviluppo dei Cormofiti dalle piante inferiori; colla distinzione in vari colori dei corpi riproduttori agamici, degli elementi maschili e femminili. In tutto l'insieme è un libro che presto acquisterà numerosi amici, e veramente ne é meritevole. O. PENZIG. NOTIZIE : I Signori Dott. AuGusto BÉGUINOT, Dott. GrNo POLLACCI ed ETTORE MATTEI hanno ottenuto la Libera Docenza in Botanica, nelle rispettive sedi, cioè all'Università di Padova, di Pavia eîdi Napoli. Si è costituita a Firenze, sotto gli auspicii del Prof. PASQUALE BACCARINI, Direttore di quel R. Orto Botanico, una « Società Italiana per lo] scambio di piante disseccate », che ha già diramato un progetto di Regolamento. La Società ha cominciato la sua attività fino da questo Gennaio: si po- tranno avere schiarimenti presso il Prof. BAccAniNI, Via Lamarmora 6 bis in Firenze. I Signori Prof. Apriano Fiori (Vallombrosa), Dott. AuausTo BÉGUINOT (Padova) e Dott. RgNATO PAMPANINI intendono di pubblicare una Flora Italica exsiceata in centurie, limitandosi per ora alle piante vascolari. Chi volesse collaborare, inviando dei contributi, potrà rivolgersi all'uopo al Dott. R. PAMPANINI, R. Orto Botanico, Via Lamarmora 6 dis, Firenze. Un gruppo di 25 botanici del Belgio e della Svizzera, fra cui parecchi dei più conosciuti cultori della Botanica sistematica (fra gli altri, BARBEY, BEAUVERD, BURNAT, CHODAT, i due De CANDOLLE, DURAND, SCHINZ), hanno pubblicato, unite in un volumetto, una serie di proposte relative alla ri- forma, generalmente desiderata, della nomenclatura botanica. Come è noto, questo argomento dovrà essere ampiamente trattato nel Congresso Internazionale che nel 1905 sarà convocato a Vienna; e certa- mente le proposte, molto assennate, che sono qui esposte e motivate, do- vranno essere prese in seria considerazione. Malpighia Vol. XVIII. te Z DA M. Ny c pibe ec d ef T MILANO Tav. l. Lettere inedite di Marcello Malpighi t tratte dapi TE a Primo contributo alla flora algologiea del Golfo della MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA CU NM aa EA Aa St e ME MIE e r ON SI O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova ANNO XVIII. — Fasc. III-V AE ESENES n EY RAE aiaa Ea TO x (Tav. II-V) MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA . . TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO CONDIZIONI La MatpiGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 .ogli di stampa almeno, corredati; secondo il bisogno, da tavole. " L'abbonamento annuale importa L. 25, muon alla ricezione del 1° fascicolo dell'annata. L'intiero volume annuale (36 fogl in 8° con cirea 20 tavole) sarà messo | in vendita al prezzo di L. 30. pr Non saranno venduti fascicoli separati. A Agli Autori saranno corrisposte 100 copie ‘estratte dal periodico, 15 giorni - | dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior 1 numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al HN foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. m RET Italiane e dell’ Estero. Ai Librai è accordato lo sconto del 20 oh. Sa I manoscritti e le. corrispondenze destinate alla MatPraHiA dovranno essere -indirizzate al Prof. O. Penzi in Genova. E Si accetta " scambio con ata pubblicazioni periodiehe esclusivamente bo- y: : taniche. EN Per annunzj e inserzioni caga al Redattore Prof. O. Penzig, R. Univer- : sità, Genova. : Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le principali Librerie | Tariffa delle inserzioni sulla copertina per ogni inserzione. | pagina... L. 30 1/2 pagina... L. 20 | 3/4 di b peg » 25. 0A di pagina. » 15 T EA ES cx Nae SME LT In dica separati. annessi i fascicolo, s a prezzi. da convenirsi. : $ nuovi Abbonati che richiederanno il primo e SSIS volume, pagati iB , brochure, li paci Lire 25 i inveca di Dire 30 ENRICO PANTANELLI Studi sull' Albinismo nel Regno Vegetale. StupIo IV. SUL TURGORE DELLE CELLULE ALBICATE. Nello studio III (1903) .(*) venne trovato, che le cellule albicate hanno un limite plasmolitico più elevato delle cellule verdi. Contemporanea- mente venivano osservati e studiati una serie di fenomeni in quelle cellule: aberrazioni dalle leggi osmotiche, ritardo nella plasmolisi, forte impermeabilità per sostanze fornite dall’ esterno, pigrizia o mancanza della riespansione plasmolitiea ecc., tutti fatti i quali, accanto all’altro di non potere dimostrare microchimicamente le sostanze responsabili dell’ aumento del turgore in molti easi e per l appunto in quelli d'al- binismo più intenso, in parte dimostravano che le cellule albicate si comportano nei riguardi osmotici ben diversamente dalle verdi, in parte inducevano a credere che l'aumento del limite plasmolitico non corri- spondesse tutto quanto ad un aumento della concentrazione delle sostanze disciolte nel succo, per lo meno nei casi più intensi. La questione venne per altro lasciata in sospeso. L’ applicazione del metodo crioscopico accanto al metodo plasmolitico mi ha permesso quest'anno di constatare, che, pur esistendo tutti i fe- nomeni di irregolarità plasmolitica, che vennero già da me studiati mi- nuziosamente, il sueco è però realmente più concentrato nelle cellule albicate che nelle cellule verdi. A Lipsia ho avuto a disposizione nell’ Orto Botanico una grossa mae- - chia di Sambucus nigra a variegazione gialla, a Modena un albero di Acer negundo a variegazione bianca, due piante che l’anno scorso non |». potei studiare, perchè mancanti nell'Orto Botanico Modenese. Invece (1) Le citazioni, date qui senza Hoo si trovano in un elenco alis fine del III Studio, « Malpighia | » XVII, 1903. T MM M vm, vo. xvi. 98 E. PANTANELLI nessuna delle piante adoperaté nello studio III era in quantità tale da potervi fare ricerche crioscopiche. | La tecnica delle osservazioni microscopiche è già nota dallo studio III. Le soluzioni plasmolitiche di KNO, vennero però questa volta preparate in °/, in peso, pur rispettando la concentrazione TEA cioè una soluzione 0,20 equiv. o mol. KNO, è quella che in 100 g. (non eem.) di soluzione. contiene 2,006 gœ. di KNO, (*). I valori IRC quindi es- sere un poco più bassi di quelli che avrei ottenuto l’anno scorso, ma allora, volendo confrontare le misure fatte con.sostanze diverse, era ne- cessario lavorare in ?/, del volume, come ora bisognava lavorare con ^/, del peso per potere confrontare le misure plasmolitiche colle erioscopiche. Quanto alla tecnica erioscopiea (apparecchio di Friedenthal), osservo solo, che il succo spremuto fu sempre, in mancanza d'una centrifuga, lasciato depositare per un'ora circa a temperatura inferiore ai 15° c. e solo il liquido chiaro, soprastante al deposito più o meno voluminoso, servì alla determinazione erioscopiea. Ciò è indispensabile, se non si vuole incorrere nell'errore di capillarità dovuto alla grande superficie di quelle sospensioni, che farebbe abbassare di molto il punto di congelazione del liquido limpido. (°) (à Anche Eschenhagen (1889) lavorava con °/ in peso. ll suo nome va tolto dalla nota a pag. 4 dello Studio II, dove cadde per una svista accanto a quello di Bruhne (1894), il quale preparava p. es. una soluzione al 100 °%/ (secondo lui) di zucchero, aggiungendo 100 g. d’acqua a 100 di zucchero! — Nella Nota a pag 21 dello stesso studio, la concentrazione è data in ?/, i volume, e corrisponde al 43,8 ?/; in peso. Non bisognerebbe mai dimenticare di indicare se i °/, sono in peso od in volume, specialmente quando si tratta di soluzioni soin ita. Questo fatto porta s resto ad una grande com- plicazione di correzioni anche i fisici e i chim Prego inoltre il benevolo lettore di voler ui una nota di duro biasimo inflitta a pag. 40-41 ad un lavoro di Nathansohn (1902). Ero incorso in un malinteso, prodotto da oscurità del testo riguardo a un dato fonda- mentale, che mi venne poi schiarito a voce dall’ Autore. C) HóBER, Physikalische Chemie der Zelle und der Gewebe, 1902, p. 37-40. Cfr. PFEFFER, Physiologie, IE A901, p. Sia Appunto per la maggior riechezza di formazioni non liquide, come clo- n roplasti, stracci di protoplasma ecc., forniscono di "Ven a meno sueco le a nt merli che le parti albicate d’ una foglia STUDI SULL'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 99 (43) Sambucus nigra. L'albieazione è solo marginale e distribuita come di solito nelle Di- cotiledoni; nervi d'ordine vario servono da confine. Cromatofori gialli o bianchi si vedono in tutte le cellule albieate; non é un caso di albinismo intenso. Per altro sono abbastanza frequenti le atrofie delle parti albicate e le nastie a semiluna delle parti verdi; bollosità di queste non s'ineon- trano. Estensibilità dei protoplasti. — Per constatare se le cellule albicate di questa pianta si comportano come le cellule albicate in generale, ne provai l'estensibilità. Il risultato fu che, mentre per due o tre ore dopo la plasmolisi possono ancora ridistendersi, perdono più tardi questa fa- coltà, che viene conservata dalle cellule verdi ed epidermiche per un giorno ed anche due. Inoltre dopo 24 ore di soggiorno nella soluzione plasmolitica le cellale albieate sono tutte morte, mentre i protoplasti verdi non sono ancora nè contratti, né granulosi e anche il colore nor- male dei eromatofori attesta che sono vivi. Elevazione del limite plasmolitico. — La plasmolisi non è facile da Osservare in queste foglie sottilissime, dove il taglio già fa morire una quantità di cellule. Ad ogni modo, ecco quanto ho potuto stabilire per foglie giovani, ma ad accrescimento già finito (Agosto): cellule verdi: plasmolisi forte in 0,30 equiv. KNO,; qualcuna, specialmente nel tessuto mediano e spugnoso, in 0,25; nessuna in 0,20. Cellule albicate : plasmolisi forte in 0,70 equiv. KNO,, quasi tutte in 0,65, qualcuna (tessuto me- diano e spugnoso) in 0,60, nessuna in 0,55. Misure crioscopiche. -- Furono adoperate foglie della stessa età ed aspetto delle precedenti. Prima misura Seconda misura Media | Sueco delle parti verdi | A = — 0,708» | A = — 0,716? | A = — 0,712 a >» »albicate | A — — LT | A = — ATI | A = — tie | Come unità di concentrazione prendiamo, secondo l'uso comunemente 100 E. PANTANELLI seguito in fisiologia vegetale e raccomandato da Pfeffer (*), la soluzione che contiene 0,10 equiv. o mol. di KNO, in un litro, cioè g. 1,003 (°) in 100. ccm.; Come unità di abbassamento crioscopico accettiamo, seguendo la pro- posta di Hamburger (°), l'abbassamento del punto di congelazione del- l’acqua pura, prodotto dallo sciogliere 1 g. di NaCl puro in 100 cem. di acqua, che è, secondo le ultime misure, di — 0,589°. Siccome questa soluzione tipo di cloruro di sodio ha una concentra- zione molecolare eguale a 0,1723 mol., così la soluzione 0,10 mol. ab- bassa il punto di congelazione dell’acqua solo di — 0,842». Questa unità di pressione osmotica, la quale puó venire espressa nei modi più svariati, come valore erioscopico od ebullioseopieo, come indice di refrazione o di densità, come pressione in atmosfere o in miriadine (*), come concentrazione in peso od in volume ece., ma che, secondo misure dirette di Dieterici (5), equivale, a 18°, a 4,510 kg. cm.-? o 4,3 atmosfere e può venire brevemente chiamata és (inizio della parola 4s0s74082), se- guendo, eon una leggera modifieazione, una Me di van Ryssel- berghe. (*) (9 Physiologie, I, 1897, p. 127-129. (*) Secondo gli ultimi pesi molecolari internazionali (cfr. ERDMANN, Lehr- anorganischen Chemie, Ill. Auflage, 1902), il peso molecolare del nitrato di potassio è solamente 100,3, e non più 401. C) Osmotischer Druck und Ionenlehre in den medizinischen Wissenschaften, 1902, p. 95-96. ; (4) Errera ha appunto proposto aed de l'Inst. Botan. de Bruxelles, V, 1902, p. 193) di adottare come unità di pressione osmotica la miriadine, che egli chiama miriotonia. Ma è un’ od troppo piccola. (9) Annalen d. Physik u. Chemie, Neue Folge, XLII, 1891, p. 525. — Ibidem, XLV, 1892, p. 231. — Ibidem, L, 1893, p. 60-64. Questo A. ha misurato l'ab- bassamento della tensione del vapor d’acqua a 0° prodotto dallo sciogliervi sali e altre sostanze. Il valore da me riportato si riferisce alla soluzione 0,10 equiv. di NaNO, Errera calcola pure 4,51 kg. cm.-* per una soluzione 0,1 mol. di KNO, a 18°. (6 Réaction osmotique des cellules végétales à la concentratton du eere: Mém. couronnée de l’ Acad. d. Belgique, 1899, p 32 dell’ estratto. — Quest A. aveva chiamato is la pressione osmotica di 0,001 mol. KNO,, pari Lu lui a 0,0467 atm. Questa pressione è calcolata dai valori elettrolitici di | Kohlrausch. Anche questa unità è troppo piccola. STUDI SULL'ALBINISMO NEL REGNO PEGETALE 201 Ecco quindi un confronto dei su riferiti valori plasmolitici e criosco- pici, tutti ridotti in 4s: Misura plasmolitica | Misura crioscopica P—A L | | . Cellule verdi... | ;.| P:—25 is A = 2,08 is + 0,42 is > albicate P= 6,0 » A= 5,16 » + 0,84 » Se teniamo presente che i valori plasmolitici sono sempre necessaria- mente più alti dell'isotonia, ci troviamo di fronte ad un accordo soddi- *sfacente dei numeri ottenuti eoi due metodi; forse nelle cellule albicate il valore plasmolitico è un pò eccedente, ma non tanto da doverne tener conto. . Dunque: nel Sambucus nigra le cellule albicate posseggono realmente un succo più concentrato delle cellule verdi: il turgore è nelle prime mag- giore. (44) Acer negundo. Pianta ad albinismo assai intenso. L' albieazione è affatto bianca e può colpire intere foglie (Cfr. II studio, p. 24); i tessuti verdi si riducono sempre ad una striscia lungo il nervo mediano. Nervi di ordine vario servono da confine. Atrofie delle parti albicate sono comunissime. Croma- tofori nelle cellule albieate non ee ne sono affatto (*), quindi il salto è bruseo dalle cellule verdi alle bianche. Il palizzata, come è regola nelle Dicotiledoni, è anatomicamente il primo ad albiearsi. Le parti albicate sono di solito più sottili delle verdi. » Estensibilità e debolezza dei protoplasti albicati. — Tagliata una ja foglia, le parti albitate in pochi minuti si sflosciano e dopo una mezz'ora 0 poco più imbruniscono di già; nelle soluzioni plasmolitiche muoiono entro pochi minuti tutti i protoplasti albieati che non sono morti nel taglio o che non sono plasmolizzati. Questi ultimi ben di rado si lasciano ridistendere e in poche ore muoiono. I protoplasti verdi hanno un por- (9 Cfr. SCHIMPER (1888) ZIMMERMANN (1893) e Timpe (1900), 102 E. PANTANELLI tamento press'a poco normale. Siamo quindi in presenza di tutti 1 ea- ratteri dell'albinismo intenso. Elevazione del limite plasmolitico. — Vennero adoperate foglie di ul- tima buttata, ma ad accrescimento gia finite (prima metà di Settembre). Sono foglie sottilissime e delicate. A 1,00 equiv. KNO, plasmolizzano tutte le cellule albieate, a 0,95 varie, a 0,90 nessuna. Le cellule verdi plasmolizzano a 0,30 equiv. KNO,. Misure crioscopiche. — Scelte foglie della stessa età delle precedenti. Dalle parti albieate ottenni un succo affatto incoloro, ricco di materiali granulanti e sfioccanti, che vennero lasciati depositare. Prima misura Seconda misura - Media - Succo delle parti verdi | A = — 0,922» | A = — 0,952» | A = — 0,937 ` » » » albicate = — 2,0049 | A = — 2,5429 | A = — 2,901? Confrontiamo questi valori con quelli plasmolitici: .Misura plasmolitica | Misura crioscopica P—A Cellule verdi . P—30i | A=274is | + 096 is » 2albicate . Pes A-= 7,50 > + 2,0 » Mentre per le cellule verdi la misura plasmolitiea va d’accordo colle misura osmotica, per le cellule aibieate si ha uh eccesso sensibile della prima sulla seconda. Trattandosi di cellule albieate, che aberrano spesso dalle leggi osmotiche, non è prudente avventurarsi in congetture. Del resto la spiegazione più ovvia sarebbe, che la membrana cellulare fosse tesa di più nelle cellule albieate che nelle cellule verdi (t); in questo easo all'arrivo della soluzione plasmolitiea anzitutto la cellula perde- rebbe tant’ acqua, da contrarsi fino a che la membrana non fosse più tesa e soltanto allora, cioè in una soluzione ben più concentrata di quella isotonica col sueco della cellula prima dell’ operazione, comincerebbe il ———— — (1) Cfr. PFEFFER, Energetik 1892 e Druck- und Avbeitsleistungen 1893. STUDI SULL'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE protoplasto a staecarsi dalla parete. Se nelle cellule albicate la membrana cellulare sia più tesa che nelle cellule verdi, è quanto non ho potuto direttamente misurare. Insomma, anche nell’ Acer negundo il turgore è maggiore nelle cellule albicate che nelle cellule verdi. Non credo si possa esitare ad ammettere, che lo stesso sì verifichi in tutte le piante albicanti. La sostanza o le sostanze, che sviluppano questa elevata pressione osmotica nelle cellule albicate, non possono spesso ve- nir dimostrate microchimicamente, ma ciò non può costituire un'obbie- zione forte ('). Si tratta eon tutta probabilità di sostanze organiche a piccola molecola (*), prodotti intermedii del ricambio nòn assimilati nè eliminati dall'imperfetto protoplasto albicato. I fenomeni di maggiore impermeabilità ed inestensibilità dei protopla- sti albicati conservano il loro valore dopo questa constatazione. I proto- plasti albieati, come misi in evidenza, muoiono presto nelle sezioni e sono ad ogni modo in eondizioni caratteristiche di poca resistenza. Ora, il loro portamento plasmolitico corrisponde allo stato loro speciale e pre- ludia l'imminente morte. In questo senso mi espressi già nello studio precedente, solo che là dubitavo anche della misura plasmolitica, mentre le nuove misure erioseopiche hanno dimostrato che essa corrisponde al vero turgore. Ora anzi si può anche ammettere che, considerando ipro- . toplasti albicati come protoplasti alterati, nelle cellule morenti accada real- mente l' aumento di pressione osmotica, indicata da Boulet (1898) e Ha- berlandt (1902) in base a misure plasmolitiche. Non dobbiamo però dimenticare una curiosa relazione: ix moltissimi casi di albinismo si ha un arresto nell’ accrescimento delle parti albicate, mentre il turgore è in queste tanto più elevato che nelle parti verdi della medesima foglia, le quali continuano il loro accrescimento regolarmente. sd l'elevazione del turgore nelle cellule albicate, appunto in quei casi " Cfr. Studio IH, p. 27. (*) Nell’ Aspergillus niger secondo studii di Eschenhagen (1889) e Mayen- - burg (1901) sí tratta di sostanze intermediarie prodottesi nella d pa da carbidrati e non aneora bres in acido ossalico o carbonico * SCR b ARIA E. PANTANELLI dove si verifica l'atrofia delle parti albicate, comincia ad essere misura- bile (Cfr. molti esempi nel III studio) subito dopo che la foglia è uscito dalla gemma; non è dunque errato ammettere, che 7 elevazione del tur- gore è anteriore al grande periodo d' accrescimento della foglia. Qui non voglio discutere a cosa sia dovuta questa elevazione del tur- gore nelle cellule albicate; è però già ovvio il credere, che in esse si aceumulino parecchi materiali disciolti, destinati a sintesi varie, p. es. dei polisaccaridi (*) e di altri glucosidi (°), delle albumine (°) ecc., e da esse non utilizzati per deficenza di potere sintetico del protoplasto albieato o perchè, come pure ammettono alcuni, i protoplasti delle piante superiori non possono operare tutte le varie e meravigliose sintesi che eon materiale carbonato assimilato dai loro propri cloroplasti (*), o, con ( Questa sintesi, come io ho mostrato nel III Studio, comincia, colà dove sono cloroplasti capaci di fabbricare amido, sempre più tardi che nelle cel- lule verdi. Cfr. vari esempi di ciò anche nei lavori di SAposcHNIKOFF (1889), ZIMMERMANN (1891), WINKLER (1899) e TImpE (1900). Corpi tannici, o in generale, radicali aromatici sono spesso più ab- bondanti nelle regioni albicate. Cfr. WESTERMAIER (4889), Timpe (1900) e qualehe mio dato nello Studio IIL (3) Le ricerche di LAURENT, MARCHAL e CARPIAUX (Bull. d. l’Acad, d. Bel- gique, 1896) mostrano, confermando in parte i resultati di ScHIMPER (1888), che i nitrati forniti si accumulano come tali nelle cellule albicate, mentre vengono elaborati per la sintesi delle proteine nelle attigue cellule verdi. Accanto a questo fatto va messa l’ osservazione di IvANOFF (1901) e mia (HI Studio, p. 24), secondo cui in varie piante albicanti le cellule albicate contengono più fosfati delle cellule verdi, ciò che, secondo Ivanoff, indica che il passaggio del fosforo inorganico in organico, non accade nelle cel- lule albicate. (4) Ciò non è giusto. È bensì vero che una pianta verde messa al bujo, non appena ha esaurito le sue riserve carbonate, cessa di sintetizzare le sostanze proteiche, per quanto materiale carbonato le venga fornito dall’e- sterno, ma p. es. l'accrescimento delle radici mostra, per lo meno finchè - una corrispondente immigrazione di sostanze proteiche dal fusto non è dimostrata, che anche la sintesi delle albumine con materiali carbonati ar- vati da cellule estranee è possibile nelle piante MEDE Lo stesso dicasi della formazione d’amido negli organi sotterranei, eco. Un esempio im- ponente di questa facoltà si ha, secondo ZALESKI (901), nei bulbi d'aglio, nei quali, tagliati in minuti pezzetti e pur tenuti al bujo, si forma, in seguito allo stimolo traumatico, una forte qu di materie MP roteiche. STUDI RULL'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 105 assai più probabilità, perchè non solo le sintesi di materiale carbonato, . Ma anche quelle di materiale azotato si compiono di preferenza nei pla- _ stidi stessi o per lo meno in loro immediata dipendenza ('). Lasciando da parte la detta questione, per cui le cognizioni attuali ci tengono ancora impreparati, m'importa l'avere constatato, che nelle cel- p XM i LI lule albicate una forte ‘elevazione del turgore è seguita da un inceppo | ~ nell accrescimento. Questo fatto è da mettersi accanto ad altri già cono- . sciuti. Se p. es. si diluisce il substrato nutritizio di un fungo, il suo turgore si trova all'improvviso fortemente aumentato, l'accrescimento in superfice della membrana però non viene affrettato da questo aumento della spinta dall’ interno, ma bensì si arresta, per poi riprendere, con ritmo più rapido di prima, dopo che il turgore è stato opportunamente dimi- nuito dall' attività autoregolante del protoplasto (*). Lo stesso sembra che avvenga quando si rarefà l'aria attorno ad una pianta crescente (?) ed è stato accertato (*), che, se si sottopone un organo crescente ad una trazione, si ha prima un rallentamento, poi un’accelerazione dell'acere- scimento; in questo caso l'aumento della tensione della membrana viene dall'esterno eee. Qui non ci vogliamo occupare dell’ accelerazione secon- daria, la quale si verifica appunto dopo accaduta la regolazione del tur- gore; nelle cellule albicate la causa di inceppo dell'accrescimento in super- fice della membrana perdura, perchè il protoplasto albicato non è capace di regolare la pressione di turgore. Così dai miei studi sui protoplasti albicati è pure sorto un nuovo ar- gomento per far seppellire del tutto la vecchia teoria di Sachs, De Vries, Wortmann ece., sull'importanza meccanica della pressione di turgore nell’accrescimento, la quale, nonostante i lavori e gli sforzi di Pfeffer e della sua scuola, pure ognitanto fa di muovo capolino presso qualche autore anche oggi. Modena, 20 Ottobre 1903. (* Per l'amido ciò è indubbio. Non va dimenticato, che per lo meno leu- coplasti sono presenti anche nelle cellule degli organi sotterranei. Le com- Plesse sostanze coloranti dei fiori sono quasi sempre legate a cromoplasti. () Una notizia su questo fatto si trova già in PrEFFER, Physiologie, Il, 1901, p. 31. Appunto su tali questioni verte un mio lavoro che n vedrà la 1 pedir. grano, abdo Dorr. MARGHERITA PIZZETTI — Sulla localizzazione dell'alcaloide nel IV uphar luteum Smith e nella Nymphaea alba Linneo. (Estratto dalla tesi di laurea) Era stato segnalato dal Grünig (') tanto nel rizoma del Nuphar lu- teum che in quello di Nymphaea alba, un alcaloide. L'alealoide del Nuphar differiva da quello della Nymphaea per certe reazioni colorate. Io mi proposi : . 1l Di ricercare, in quali tessuti siano localizzati questi alcaloidi nel rizoma, dove erano stati dal Grünig semplicemente segnalati ; 2." di vedere se si trovassero anche negli altri organi vegetativi e fiorali, e in quali cellule di preferenza si loealizzassero. Non presentando questi alealoidi nessuna reazione caratteristiea, ho dovuto. servirmi di uno fra i più usati reattivi generali degli alealoidi, il joduro potassico jodato in soluzione acquosa, coll' aggiunta di piccola quantità di earbonato ammonico per impedire la precipitazione dei pep- toni. Con questo reattivo si ottiene nel Nuphar una colorazione rosso- bruna, e nella. Nymphaea una colorazione rossa molto più chiara: queste colorazioni vanno man mano diminuendo d'intensità, fino a scomparire affatto. Come solvente mi sono servita dell'alcool acidulato con acido tartarico, efficacissimo per gli alealoidi; infatti, lasciando una sezione in questo liquido anche per brevissimo tempo, non si ottiene più nessuna colorazione. Um Dopo accurate osservazioni su sezioni trasversali e longitudinali, sono pervenuta a questi risultati: NUPHAR LUTEUM i i Rizoma. — L alcaloide si trova: nella regione corticale, nel parenchima — del cilindro centrale e nei fasci; va però decrescendo dalla periferia a — centro. ‘(* Archiv der Pharm. (3) XX 582-605; 736-761. SULLA LOCALIZZAZIONE DELL'ALCALOIDE, ECC. 107 Poglia. — Nel lembo l'alealoide si trova ugualmente diffuso nei punti marginali ed interni: è abbondante nelle cellule del palizzata e nelle due epidermidi; si troya poco o nulla nello spugnoso e nei fasei. Nel pic- ciolo l'alealoide è molto più abbondante verso il centro ehe alla periferia; tanto nelle cellule collenchimatiche che epidermiche si trova poco, mentre è molto diffuso nel parenchima lacunoso, ed è generalmente localizzato in quelle cellule più grandi delle altre che sono il punto di partenza delle file di cellule che limitano le lacune, In una serie di sezioni dal | basso all'alto si vede che l'alealoide dimipuisce subito dopo passata la . parte alata del picciolo. Radice. — L'alealoide è molto più diffuso nel cilindro centrale che nella zona corticale; in questa esso si trova in poche cellule sparse, mentre nel cilindro centrale è molto abbondante, specialmente attorno ai raggi vascolari. Facendo una serie di sezioni dal punto in eui la ra- dice s'impianta, verso l'apice, si vede che l'alealoide va man mano di- minuendo, fino a scomparire quasi totalmente. Sepali.— L'alealoide è sparso nel sepalo per tutto il mesofillo, e spe- cialmente verso la pagina esterna, e attorno ai fasci. Nella parte superiore del sepalo, dove è più sottile, l'alealoide è più abbondante, ed è localiz- zato specialmente nelle due epidermidi e nelle cellule ad esse immedia- tamente sottostanti. Petali. — L'alcaloide è «incanti nel petalo; è più diffuso verso la pagina esterna, dove si trova anche nelle cellule dello strato epidermico, mentre non si trova affatto nelle cellule epidermiche della pagina interna. Filamenti. — L'alcaloide nel filamento degli stami è poco abbondante: è localizzato in cellule isolate, sparse per tutto il mesofillo: si trova pure in qualche cellula del fascio, mentre manca — € nelle cellule epidermiche. Parete ovarica. — Nella parete ovarica l'alealoide si trova in gran quantità: le cellule che lo contengono sono generalmente riunite a gruppi; verso la periferia, sono sovrapposte in file radiali; si trova an- che in gran quantità nel disco stigmatifero, e nel ricettacolo. Peduncolo. — L'alealoide si trova in quantità enorme tanto nel paren- chima compatto, che nel lacunoso; si trova in tutte le cellule che cir- 108 . MARGHERITA PIZZETTI condano i fasci, e nell’ interno. dei fasci stessi, tanto nella parte cribrosa che vascolare; in una serie di sezioni dal basso all'alto, si osserva che a pochissima distanza dalla base, l'alealoide è considerevolmente dimi- minuito: non si trova più nei fasci, né nelle cellule che li circondano: nel parenchima compatto si localizza in poche cellule sparse e nel lacu- noso si limita, come nel picciolo, a quelle cellule che sono il punto di partenza delle file che limitano le lacune; presso il ricettacolo però l’al- caloide si fa più abbondante. Frutto, — L'alealoide è abbondante nel periearpo, specialmente verso la periferia: le cellule che lo contengono sono di solito riunite a gruppi; molto raramente si localizza in cellule isolate. Seme. — Nel seme non ho trovato nessuna traccia d’alcaloide. NYMPHAEA ALBA. Rizoma. — Nel rizoma l'alealoide è localizzato quasi esclusivamente nella regione corticale, ed è più abbondante nel parenchima lacunoso che negli strati periferici compatti: nel cilindro centrale si trova solo in piccola quantità nei fasci. | Foglia. — Nel lembo Y alcaloide si trova in tutte le cellule dell’ epider- mide superiore : è abbondante nel palizzata, nei fasci, nell'epidermide inferiore: manca nello spugnoso. Nel picciolo l’alcaloide è molto abbon- dante nella parte inferiore, dove si trova nell'epidermide, nel parenchima compatto e laeunoso, e nei fasci. A breve distanza dal punto d'inser- zione sul rizoma, l’alcaloide diminuisce molto sensibilmente, e si riduce quasi esclusivamente alle cellule epidermichej si mantiene così, fino presso l'inserzione della lamina, dove si trova in qualche cellula del parenchima e dei fasci. Radice. — Nella radice è abbastanza diffuso nella regione corticale, mentre non si trova affatto nel cilindro centrale; in una serie di sezioni andando verso l'apice, si vede che l'alealoide va diminuendo, fino a scomparire affatto. Sepalo. — L'alealoide è molto abbondante nel sepalo; si trova in tatte . le sue parti, tranne che nei fasci: ma è hr ri joia verso la pagina esterna. SULLA LOCALIZZAZIONE DELL'ALCALOIDE, ECC, 109 Petali. — L'alcaloide vi è distribuito searsamente ; si trova in qualehe rara cellula dell'epidermide superiore e del mesofillo: è solo abbondante nell' epidermide esterna. Filamenti. — Nel filamento degli stami l'alealoide si trova in quasi tutte le cellule epidermiche, tanto della pagina interna che esterna, e in qualche rara cellula del mesofillo. Parete ovarica. — Nella parete ovariea l'alealoide si trovà in tutte le cellule dell’ epidermide; è pure abbondante nel parenchima periferico dove non si trova mai in cellule isolate, ma sempre raggruppate a cinque o sei; si trova anche nelle branche dello stigma e nel ricettacolo. È Peduncolo. — L'alealoide è poco abbondante nel peduncolo, tranne che nell'epidermide e negli strati di cellule immediatamente sottostanti. Si trova poi in qualche rara cellula del restante tessuto e dei fasei; verso il centro non si trova quasi affatto. In una serie di sezioni dal basso all'alto, si vede che l alcaloide diminuisce subito sensibilmente, e a poca distanza dalla base si riduce quasi esclusivamente all’ epidérmide. Presso il ricettacolo però, l'alealoide ritorna abbondante. Frutto. — Nel pericarpo l'alealoide è localizzato press'a poco come nella parete ovarica, ma è un po’ meno-abbondante: $i trova in tutte le cellule epidermiche, e nel mesocarpo in cellule aggruppate a quattro o cinque: si trova pure in qualche rara cellula dei fasci. Seme. — Nel seme non ho trovato traccia d’ alcaloide, Concludendo, si può dire, che, tanto nel Nuphar luteum che nella Nymphaea alba Yalealoide si trova in tutti i membri vegetativi e fiorali, eccettuato il seme. Nelle linee generali, la localizzazione-nelle due piante sì corrisponde; e risponde benissimo alla funzione biologica di protezione che si attribuisce agli alcaloidi, in quanto che nei membri più esposti, come il fiore e la foglia, non manca mai nelle parti periferiche. È degno di nota il fatto che facendo osservazioni in epoche dell’anno differenti, come primavera e autunno, su materiale fresco, la localizza- zione varia sensibilmente, e questo starebbe'a provare la stretta relazione degli alcaloidi colle funzioni fisiologiche della pianta. Parma, Istituto Botanico. Dorr. PASQUALE ROMANO NOTE DI TERATOLOGIA VEGETALE. Da parecchi anni a questa parte vado raccogliendo casi di anomalie vegetali per tutta quanta la Calabria e per tutti quei siti nei quali mi sono dovuto recare per ragioni professionali. La mia raccolta attual- mente comprende un numero discreto di casi, fra’ quali vi ha qualcuno. interessantissimo e del tutto sconosciuto. 2 Pubblicherò, a misura che ne avrò l'opportunità, il risultato delle mie osservazioni, convinto come sono che non poche volte i fenomeni terato- logici riescono efficaci a risolvere questioni filogenetiche, qualora essi vengano convenientemente interpretati. In questa mia prima nota sono registrate quelle osservazioni che più facilmente mi sono capitate sotto mano; ma è mio intendimento ritornare sull’ argomento e portare, per quanto permetteranno le mie forze, un piccolo contributo agli studi di teratologia vegetale. l. FICARIA RANUNCULOIDES Moench. Ascidii e divisioni foliari. — Le foglie della Ficaria ranuncu- loides sono cuoriformi ed hanno i lobi basilari divergenti. Normalmente possono essere tanto intere nei margini, quanto sinuose, ma non mai lo- bate. : : i In una pianta, raccolta nei pressi di Benevento, ebbi agio di osservarne, oltre alle normali, una foglia, la quale si presentava nettamente triloba, e con lobo mediano più ampio de’ due laterali. Una tale anomalia la metto in conto dei fenomeni atavici, non mancandovi esempi di Ranun- colacee a foglie trilobate o ternate. Oltre alla suindicata anomalia, mi è occorso di osservare un'altra su un esemplare di Ficaria, il quale annualmente cresceva in uno de’ vasi che erano fuori un mio terrazzo, e durante la stagione invernale e buona NOTE DI TERATOLOGIA VEGETALE ; 111 parte di quella primaverile emetteva in abbondanza foglie e fiori. Non tutte le foglie peró erano normali, essendovene aleune profondamente trasformate ed in modo da perdere interamente l'aspetto di foglie. I mar- gini di queste ultime erano completamente saldati fra di loro, e i due lobi basilari del tutto scomparsi. Una siffatta riunione dei margini dava luogo alla formazione di veri ascidii, messi alla sommità del pieeiuolo . del quale sembravano dilatazione ed escavazione. EL Le dimensioni di questi ascidii non erano quelle ordinarie delle foglie normali, ma ne rappresentavano appena un terzo. 5 Siffatta anomalia costantemente si riproduceva ogni anno su b stesso p individuo. A me è riuscito impossibile, malgrado le ricerche fatte, rin- o venirla su altre piante, nè pare che ad altri sia noto. E Fasciazione. — Oltre alle anomalie poe'anzi descritte mi è occorso rale. | i Ey B. di raccogliere su un individuo di tale specie un caso di fasciazione fio- Alla sommità del peduncolo, il quale per tutta la lunghezza si mo- strava appiattito, come appunto è il caso delle fasciazioni in genere, erano due fiori, i quali si guardavano fra di loro per la loro faccia dorsale. Tali fiori avevano nettamente distinte le loro parti, e ad eceezione di un considerevole ravvicinamento, niente avevano di anormale. Sieché devo | . . conchiudere col dire che la fasciazione avveniva fino al livello dell’ in- . . serzione de' sepali dalla quale regione in poi non si notava aleunché di | straordinario, quantunque a prima vista si avesse l’idea di un unieo N fiore a singoli verticilli raddoppiati. reco de ei i cs) Pre 2. ALYSSUM (KONIGA) MARITIMUM L. l. Sinantia, — Il fiore dell’ Alyssum maritimum, come quello di tutte le erueifere, è costituito da un calice di due verticelli dimeri; da- una eorolla tetramera; da sei stami, dei quali due esterni, corti, e quattro interni, appaiati, più lunghi, e da un gineceo costantemente dimero. Epperò un fiore di questa pianta, che raccolsi poco lungi da Benevento, «presentava una costituzione affatto anormale, avendo raddoppiato il nu-. . mero delle parti, Sapia a ciascun verticillo; sicchè la oin fiorale ` 112 PASQUALE ROMANO K. 2-2; C. 4; A. 442; G. ($) che è normale per F Alyssum maritimum, veniva ad essere sostituita da quest'altra: K. 4-4; C. 4+4; A. 4 + 2 4-4--2; G. (z) Anche anormale era la disposizione delle foglioline calieinari e di quelle corolline; gli stami, poi, avevano tutti un eguale sviluppo. 2. Frutti tri e tetracarpellari. — I frutti della massima parte delle Crucifere normalmente si originano da pistilli bicarpellari. Non è difficile però rinvenire de’ frutti fatti da tre ed anche da quattro earpelli. Questi casi sono ampiamente descritti da Ch. Gerber nel Bul- lettino della Società botanica di Francia (*) e forse saranno ancora più frequenti di quanto si creda; ma questo caso nell’ Alyssum maritimum. non è stato finora riscontrato. Un frutto di questa specie risultava for- mato da tre carpelli, mentre un altro era eostituito da quattro e tutti perfettamente sviluppati. Se quest'ultimo fosse il risultato di un fiore doppio, così come l'ho poe'anzi deseritto, non potrei assicurare; certo è che anche il fiore, del quale ho parlato, avea un pistilllo di quattro car- ` pelli. 3. HYPERICUM HIRCINUM L. Frutto tetracarpellare. — L'Hypericum hircinum nasce in ab- bondanza per quasi tutta la Calabria. Esso, al pari delle altre specie, ha un frutto il quale deriva sempre da un ovario tricarpellare. In una delle mie erborazioni mi fu dato raccogliere diverse cassule d'Hypericum hircinum, derivanti da ovarii tetracarpellari. Un caso ana- logo è citato per l’ H. Ascyrum (^) soltanto. Son d'avviso che questo av- venga molto più di frequente di quello che si creda, ma fin'ora sia sfuggito all'osservazione. 4. PELARGONIUM ZONALE Willd. Sostituzione di gemme vegetative a gemme fiorali. — Le infiorescenze di questa pianta sono ombrelliformi e qnis: un certo (1) GERBER. Les fruits triet quadriloculairs des Crudiferen, ete. in Bull. Soc. Bot. de France, IlI sér., vol. VI, p. IX. free bs ardea vol. I, p. 308, NOTE DI TERATOLOGIA VEGETALE 113 numero di fiori, i quali hanno diverso sviluppo, e, come è normale per tali infiorescenze, diversa età. In una di esse, spettante ad una pianta coltivata, notai che l’asse, oltre ad un gruppo di fiori regolarmente svi- luppati, portava un ramo il quale avea alla- base due fiori in via di sviluppo, e superiormente tre foglioline, normalmente disposte e svilup- pate. Tra queste, e più propriamente all’apice del ramo, eravi una gemma capace di continuare l’ ulteriore sviluppo. La infiorescenza, di cui è parola, mostrava adunque esempio di sosti- tuzione di gemme vegetative a gemme fiorali. 5. OXALIS CERNUA Thunb. Uguaglianza di sviluppo negli stami. — Il genere Ozalis comprende specie omomorfe e specie triformi; queste ultime, probabil- mente, sono di numero superiore alle prime ed hanno i dieci stami distinti in due verticilli, ciascuno di cinque. Tali verticilli non sono eguali fra di loro per sviluppo, ma quello esterno ha gli stami più corti di quello interno. L'Ozalis cernua è tra la specie trimorfe. Essa è ori- ginaria del Capo di Buona Speranza, e soltanto da poco tempo si è diffusa fra di noi, quantunque nella sola forma mierostila. Raceolsi una infiorescenza di tale specie, la quale avea un fiore ehe anormalmente presentava i due verticilli staminali egualmente sviluppati e di poco più lunghi dei carpidii, i quali alla lor volta erano divenuti più lunghi. Rieerche posteriori non mi hanno dato rintracciarne altro esempio. 6. FERULA NEAPOLITANA Ten. (F. GLauca L.) Frutto tricarpellare. — Costantemente i frutti delle Ombrellifere risultano costituiti da due foglie carpidiali. Non per tanto si conoscono casi di frutti fatti da un numero maggiore di carpelli: così quelli ap- partenenti ai generi Carum, Foeniculum, Oenanthe, Levisticum, Ange- lica, Conium, Imperatoria ed a qualche altro, talvolta sono Vah osser- vati tricarpellari. ` In quest'ultima estate ho raccolto un frutto di Ferula neapolitana co- 8. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIIL 114 - PASQUALE ROMANO stituito di tre carpelli, dei quali due normalmente sviluppati, ed il terzo cuanto più piccolo ed inserito ad angolo quasi retto. 7. HEDERA HELIX L. Dialisi fogliare. — In questa pianta ho osservato un caso teratolo- gico, il quale evidentemente dev'esser messo in conto dei fenomeni ata- vici. Un ramo adunque di Zedera Helix tra le foglie normali ne avea una che differiva profondamente dalle altre e si assomigliava moltissimo, come aspetto, agli embriofilli della stessa edera. Difatti in tale foglia si avevano quasi due foglioline inserite alla som- mità del medesimo picciuolo e l'una di contro all'altra. Epperò le due foglioline erano soltanto per brevissimo tratto riunite verso la base, sicchè non può parlarsi di dialisi foliare completa. 8. JOCHROMA TUBULOSA Hort. Sinfisi fogliare. — Le foglie di questa solanacea, la quale frequen- temente s'incontra coltivata, sono ovali, ed hanno i margini piuttosto interi. Su un ramo di tale specie notai un caso di aderenza parziale di due foglie, e questo avveniva per i margini e per oltre la metà del lembo. Ridivenute libere, le due foglie divergevano fra di loro, formando un an- golo quasi retto. Anche i picciuoli, com'è facile supporre, partecipavano a tale anomalia, e solo un soleo abbastanza pronunziato, sopratutto sulla faccia inferiore, distingueva l'uno dall’ altro. - - 9. SOLANUM NIGRUM L. Sinantia. — La comune erba mora con le sue varietà è tra le piante più frequenti dell'Italia meridionale e fra quelle che possono dirsi fiorite per quasi tutto l'anno. Di essa ho raecolto un individuo, il quale ur : sentava una interessante anomalia in uno dei suoi fiori. . ` In una infiorescenza oltre a quattro fiori normalmente: OUT ve NOTE DI TERATOLOGIA VEGETALE 115 ne era uno, il quale era sorretto da un pedicello poco piü robusto del solito e perfettamente cilindrico. Il calice era fatto da dieci sepali, e Questi, a differenza di quelli degli altri fiori, erano più stretti e più pro- fondamente divisi. Verso la inserzione dei sepali si osservava un notevole schiacciamento in senso laterale. La corolla intanto non era, come al so- lito, ruotato-stellata, ma si mostrava chiaramente formata dalla fusione di due corolle, le quali, pur avendo i dieci petali saldati in basso, ap- parivano distinte, e come inserite ciascuna per conto proprio sul ricetta- . colo. L'androceo era rappresentato da dieci stami, i quali formavano tre gruppi distinti: uno di quattro stami da un lato, uno stame occupante per direzione quasi l’apice dell'asse, e l'altro gruppo da cinque, messo dall'altro lato. I ginecei erano perfettamente liberi. Sieché in breve in tale fiore la unione avveniva interamente per il calice e per la corolla; rimanendo liberi i cicli delle foglie staminali e carpidiali. 10. VINCA MAJOR L. Spostazione fillotassica. — È noto che le foglie della Vinca major, al pari di quelle delle altre specie, sono normalmente opposte e decussate. In un esemplare però che raccolsi or non ha guari, un nodo non portava due foglie, come avrebbe dovuto, ma soltanto una sola, mentre l’altra era molto più in alto e poco prima la inserzione dell’al- tro verticillo foliare. Un cospicuo incurvamento si notava sul ramo, e la convessità era rivolta dal lato su cui era inserita la foglia inferiore. 11. LAURUS NOBILIS L. Sinfisi foliare. — I casi di adesione di foglie fra di loro sono tutt'altro ehe rari a rinvenirsi. Tuttavia per il comune lauro una sif- fatta anomalia non è stata per altro citata. Ne raccolsi un bellissimo esempio, or non ha guari; le due foglie aderivano fra di loro per i mar- gini e fin oltre la metà del lembo, dal qual punto divenivano libere e divergenti fra di loro. 116 PASQUALE ROMANO 12. MEDICAGO LUPULINA L. Dialisi fogliare. — Il caso di foglie soprannumerarie nelle Legu- minose a foglie trifogliate é tutt'altro che raro, sopratutto nel genere Trifolium, nel quale, come spesso ho verificato, il numero delle foglioline può anche essere superiore a quattro. Anche nei Melilotus (*) è stato descritto un caso di dialisi foliare, ma nei Medicago, per quanto mi è noto; ancora non è stato indicato. In un prato raccolsi un esemplare di Medicago lupulina, il quale presentava qualche foglia quadrifogliata e . questa avea perfettamente l'aspetto di foglia digitata più che di foglia pennata. È inutile aggiungere che l inserzione delle foglioline avveniva allo stesso Iivello. (€ Zoppa. Su di alcuni nuovi casi teratologici, in Malpighia, anno 1903. SULLA CAULIFLORIA Nora DeL Dorr. LUIGI BUSCALIONI Prof. di Botanica nella R. Università di Sassari. (con Tav. II-IV) Gli organismi vegetali, al pari degli animali, reagiscono alle condi- zioni esterne modificando profondamente la loro interna costituzione e la loro forma esterna, in armonia colle variazioni cui va soggetto il mezzo nel quale vivono. Ma se noi esaminiamo il complesso della flora terrestre, troviamo che la plasticità dell’ organismo vegetale va in certo qual modo aumentando dalle squallide regioni artiche verso le soleggiate lande equa- toriali. Nelle latitudini elevate la pianta, quasi unicamente preoccupata di difendersi dal freddo, rivolge pressochè tutta quanta la sua energia ed il suo potenziale di plasticità a quest’ unico scopo, quasi che difetti di energie dirette ad altri intendimenti. All'opposto nelle contrade equato- riali le più insignificanti variazioni nelle condizioni esterne provocano una marcata reazione per parte della pianta, il eui organismo perciò si modifica in vario senso. Il naturalista che ha ai le regioni intertropicali ed ha potuto osservare da vicino le svariatissime forme che assume ivi il regno vege- tale sotto l'influenza degli agenti esterni, non può far a meno di con- eludere che nei protoplasmi delle piante siano immagazzinate molteplici sorta di energie latenti, le quali richiedono soltanto un po' di calore per esplicarsi in tutto il loro splendore, allorchè vengono a variare, anche in debol grado, le condizioni di luce, di umidità, di lotta per l’esistenza od. i rapporti, diremo così, sociali e mutualistici dell'ambiente. r I curiosissimi fenomeni della mirmecofilia, dell'epifitismo, del lianismo, del saprofitismo, dell’ ombrofilia, dell’ ombrofobia e della xerofilia, per ci- tare solo aleuni esempi, i quali sono appunto dovuti, in ultima analisi, all esplicazione delle energie latenti sopra menzionate, appaiono in tutta la loro magiea bellezza nelle regioni equatoriali. Molte delle accennate disposizioni si trovano, è vero, anche rappresen- tate fra le piante delle zone. Apreperate, ma esse appaiono in misura cosi H8 - L. BUSCALIONI modesta che difficilmente riescirebbero a dare al botanico un'idea un po’ fedele della vita vegetale nelle regioni tropicali. Non poche poi delle di- sposizioni biologiche che noi incontriamo sotto l'equatore, non si mostrano che in via eccezionale, nelle contrade situate al di là dei tropici, come è il caso appunto, ad esempio, per le forme classiche del Formicarismo che ci vengono offerte dalla Cecropia, dalla Mayeta, dalla Cordia e da altre piante tropicali, o per le singolari strutture che le aeque cadenti lungo le temute rapide (cachoeire) dei fiumi amazzonici hanno imposto alla curiosa vegetazione delle Podostemacee, costituenti una famiglia di piante proprie delle cascate tropicali. Nei molti viaggi alle regioni tropicali che, grazie alla gentilezza ed alla munificenza dell’ On. Avv. Gustavo Gavotti (*), il coraggioso arma- tore della « Ligure Brasiliana », ho potuto intraprendere, mi fu dato più volte di studiare da vicino uno dei più singolari e più oscuri fenomeni di adattamento cui vadano soggette le piante delle contrade equatoriali. Intendo qui parlare della « Caulifloria » la quale, abbastanza frequente a riscontrarsi nelle piante delle regioni calde ed umide, fa difetto quasi del tutto nei vegetali dei climi temperati, poche essendo le piante (Cercis, Ceratonia e qualche altra specie) che ivi ancora manifestano la dispo- Sizione in questione. Sotto la denominazione sintetica, ma forse un po’ impropria, di piante cauliflore vanno raggruppate tutte quelle piante le quali hanno la pro- prietà di produrre i fiori ed i frutti lungo i rami ed il tronco e fors'anco sulle radici, anziechè nel sito normale che è quello corrispondente all’ a- scella delle foglie o alla sommità del fusto e dei rami. () Mi sia permesso di esprimere qui le mie piü sentite azioni di grazia all'On. G. Gavotti, poichè senza il generoso suo concorso ed i disinteressati aiuti di cui mi fu largo tutte le volte che per ragioni di studi ho voluto intraprendere qualche viaggio, non avrei potuto farmi un'idea un po’ precisa di talune fra le molteplici e singolari disposizioni biologiche di cui è ricca la flora tropicale, tanto feconda di novità e di problemi per il na- turalista. Debbo pure ringraziare i Sig.i Prof. G. Arcangeli, 0. Beccari, G. Briosi, O. Mattirolo, O. Penzig ed H. Potoniè per gli aiuti che mi hanno amava durante la compilazione del presente lavoro. * SULLA CAULIFLORIA 119 Per ben comprendere la natura del processo caulifloro occorre, innanzi tutto, analizzare come nascono e si sviluppano le gemme fiorali delle piante cauliflore. A questo quesito avrebbe, da tempo, già risposto l’ Esser, per quanto tuttavia le osservazioni di quest’ autore abbisognino di una ulteriore conferma, troppo esiguo essendo il numero delle piante cauli- flore che egli ha studiate. L' Esser, avendo esaminato lo sviluppo delle gemme fiorali nel Cercis, nella Gothaea strictiflora (Hook.), nella Zheophrasta Strasburgeri (Ess.) in taluni Ficus, nel Chrysophyllum Cainito, tutte piante cauliflore, venne alla conelusione, più tardi stata dal Johow condivisa, che le gemme fiorali caulinari vanno considerate quali gemme nate normalmente all’ ascella delle foglie, ma rimaste per un lasso di tempo, d’ordinario assai lungo, in riposo. Non sarebbero quindi da confondersi colle gemme avventizie, per quanto, al pari di queste, possano rimanere, per un periodo di tempo più o meno notevole, del tutto inattive. Le gemme destinate a dare ori- gine ai cauli fiorenti nascono spesso in numero più o meno rilevante ai singoli nodi. Quando ciò avviene, lo sviluppo loro procede in modo alquanto anormale, non poche di esse nascendo all’ ascella delle esili guaine che cireondano le gemme principali realmente ascellanti. L'interpretazione dell’ Esser, se appare probabile in tutti quei casi in eui vi ha una formazione di gemme fiorali sul tronco o sui rami, non’ puó essere, senz' altro, applicata allorchè si prendono a considerare i nuovi tipi di piante cauliflore stati segnalati dal Koorders, poichè quivi trovia- mo che i fiori e i frutti traggono origine probabilmente tanto da gemme ascellari quanto da gemme avventizie rimaste a lungo in riposo (Diospy- ros cauliflora Bl), oppure anche da gemme che con tutta probabilità vanno ritenute come prettamente avventizie (; Stelechocurpus cauliftoraBL). Talora poi siffatte gemme nascono su rami speciali foggiati a guisa di gomene e spesso privi di foglie e di squame, i quali o si sviluppano sotto il terreno, o corrono alla superficie di questo, pur rimanendo nascosti al di sotto del fogliame caduto (Ficus Ribes Reinw., F. geocarpa Teysm., Saurauja callithriz Miq. (fig. 2, Tav. D, Cyrtandra geocarpa Kopi, e C. hypogaea Koord.). . Qualunque possa essere l’ aa che si vuol dare al processo - ANE SE RI UFO Mah I 120 L. BUSCALIONI morfologico-anatomico che dà luogo alla caulifioria, sta sempre il fatto che nei casi stati fino ad ora studiati si tratterebbe di gemme che dopo essere rimaste a lungo dormenti entrano in attività per sviluppare dei fiori ed anco delle vere infiorescenze ( d Esisterebbe anche una Rizofloria? È difficile poterlo per ora affermare per quanto l'abbiano sostenuto, un po’ alla leggera secondo il mio pa- rere, l' Humboldt per il Theobroma Cacao, il Rumphius per la Cynometra e lo Zanoni per Artocarpus. Forse di origine radicale sarebbero i fiori che si sviluppano su speciali rami nella Fleurya podocarpa; ma siccome l Engler che ha studiato questa specie, accenna solo a processi di geo- carpismo, ed io non ho potuto osservare la pianta, così lascio la questione indecisa. $ Le osservazioni che vennero fatte da parecchi naturalisti sulla Cauli- floria hanno esteso di molto il numero delle piante cauliflore, ed io credo qui pertanto utile di riassumere per sommi capi quanto é venuto in luce di più importante sull'argomento, edotto dal fatto che solo un’ esatta conoscenza del fenomeno, sia dal punto di vista sistematico, sia da quello biologico-morfologico, può darci la spiegazione delle singolari, quanto oscure disposizioni della Caulifloria. Innanzi tutto occorre indicare quali specie di piante sono cauliflore ed a quali famiglie esse appartengano. Per queste ricerche, non avendo io dati personali, mi atterrò alle osservazioni che hanno fatto lo Schimper, il Koorders, l’ Huth, l’ Esser, l’ Haberlandt ed altri autori, e per ragioni di chiarezza dividerò le piante cauliflori in i sistematici, (€) Anche nelle Solanacee i fiori nascono AREE RI HOS sul caule (So- lanum miniatum, humile , ecc.) ma qui l' anormale posizione dei fiori o delle infiorescenze è dovuta alla concrescenza del aade coll’ internodio di guisa che la disposizione non può, a rigor di termini, venir confusa colla caulifloria genuina, Lom] ! ex {myg QUPONTON ovod.re2oj.1y ‘Ue vor] snd.reoojay IA 8 MAP] — « tunifoJt#uo] urnurrods Aur. lA L urop] m « eorugaA vf s&udoqjoxv[ A *9 JOdUIT]IS — « Aofeur oprumoood() Al ^q {myg "juoprooo orpu « 'boep esop vrrourqoog HI Y wap] — OBIOBITLI(] wLre»oprido[ er[poA er) HE - TOdWTK]Ig BABI) QVIOCIUITUON 29081109 LIATY i2 Deg vjuvrd ep ejerpnjs ny outpo ul o estuta oroods T TUOrTZvorpu] ‘ ƏATA MO UI IUOIZOWN OIQUINN "dns 014020 po opoprwcmjoouow, yuopojugooiq. 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La tabella dimostra parimenti che le famiglie ad ovario infero danno un contingente assai scarso alla caulifloria, essendo cauliflore soltanto 25 specie, 13 generi e 5 famiglie, mentre i tipi ad ovario supero sono rap- presentati da 101 specie, 64 generi e 29 famiglie. Infine merita ancora di essere rilevato che i tipi dialipetali e mono- clamidati uniti assieme danno il maggiore contributo alla caulifloria (84 specie, 52 generi e 26 famiglie), i tipi gamopetali non entrando nel computo che con 23 specie, 16 generi e 6 famiglie. Una distribuzione cosi singolare dei tipi cauliflori fra le differenti fa- miglie vegetali non puó spiegarsi altrimenti che ammettendo che la Caulifloria sia più frequente in quelle famiglie le quali, stando non solo alla teoria della riduzione di Celakovsky, confermata dall’ Haeckel e da altri autori, ma anche ai dati delle indagini anatomiche (*) e biologi- che rappresenterebbero i tipi più bassi fra le Dicotiledoni. Col graduale perfezionarsi dei tipi vegetali — la cui evoluzione ha comineiato colla eomparsa delle specie apetale, per terminare colla formazione dei tipi ga- mopetali zigomorfi, dopo di esser passata per gli stadi del dialipetalismo e del gamopetalismo actinomorfo (V. Saporta e Marion) — ha adunque avuto luogo la scomparsa o la riduzione delle disposizioni cauliflore. Il fenomeno apparirebbe ancor piü evidente se io avessi potuto far interve- nire nel computo anche le differenze numeriche relative all'aetinomorfismo ed al zigomorfismo (°). I fatti che ho posto in evidenza sono tuttavia più ehe sufficenti per dimostrare la verità del mio asserto, tanto più se si (') II Delpino nei suoi studi sulle Magnoliacee, basati anche in parte sul- lanatomia, avrebbe dimostrato che questa famiglia è rappresentata da tipi molto antichi, ed anzi il genere Kadsura (caulifloro) conterrebbe una delle più antiche specie attuali (K. japonica). (à) V. in proposito il lavoro, in corso di stampa, dei Dr.! L. Buscalioni e G. B. Traverso: L'evoluzione morfologica dei fiori in rapporto colla evolu- zione cromatica degli stessi. Atti del R. Istituto Botanico di Pavia 1904. 9, Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIII 130 L. BUSCALIONI tiene in conto che le famiglie monoclamidate hanno molti rappresentanti nelle regioni estratropicali, dove manca o è ridotta ai minimi termini la caulifloria. L'area di distribuzione delle piante eauliflore appare infatti limitata — per quanto possiamo giudicare in base ai dati raccolti — alle regioni intertropicali e più specialmente alle contrade equatoriali, dove sono mag- giormente estese le così dette « Regenwälder » e « Monsounmülder ». Solo — i Cercis, la Lucuma Cainito, i Xanthorylon, il Ficus Sycomorus, ece., abi- terebbero le regioni estratropicali, ma per alcune di esse non si può af- fermare che non facciano parte delle « Aegenmülder ». Si tratta adunque di piante che vivono in climi caldi e umidissimi, sia per l’ abbondanza di rugiade e sia più specialmente per le pioggie periodiche o giornaliere. La peculiare «distribuzione delle piante cauliflore ha dato a molte di queste un' impronta sui generis, i cui caratteri essenziali sono quelli della ombrofilia più o meno marcata. Io non posso addentrarmi nello studio di questa importantissima questione, mancando del materiale di esame; . ma dalle poche osservazioni che da me e da altri osservatori vennero fatte nelle regioni equatoriali, risulterebbe che le foglie delle piante cau- liflore sono spesso fornite di un tipico sgocciolatoio (Ficus, Theobroma Cacao (fig. 6, Tav. III), Carica Papaya, Melastomaceae, Ebenaceae, Ki- bara ecc.) il quale vale indirettamente a difenderle dai parassiti e dal- l’azione dannosa di una prolungata umidità. In altri casi le foglie si presentano quasi vertiealmente dirette e eió sempre allo scopo di lasciar rapidamente sgocciolare l' aequa (Ficus). Un carattere nettamente om- brofilo manea tuttavia in non poche piante, pure cauliflore; ed uno de- gli esempi molto dimostrativi al riguardo ee l'offre il Cercis, le cui fo- glie sono più o meno ovalari, cordiformi e terminate da una punta ottusa (V. Tav, HI, fg. 10) Nelle regioni delle Regenwälder non soltanto le foglie, ma bensì anche molto spesso i frutti sono forniti di sgocciolatoio, come ha dimostrato pel primo il Junger, il quale nella lista delle piante fornite di frutti eon sgocciolatoio (Asclepiadee, Bombacee, Sterculiacee, Papilionacee, Mimosee, sa Cesalpiniee, Sapotacee, Orchidee) cita pure non poche piante cauliflore es ho Theobroma (fig. 6, Tav. mi ece.). SULLA CAULIFLORIA 131 Il Raciborski nel suo lavoro sui mezzi di difesa delle gemme fiorali, dopo aver fatto notare che i fiori di molte Sapotacee sono protetti da sepali molto robusti che chiudono ermeticamente la gemma fiorale, ri- corda come questo fenomeno si incontri con particolare frequenza in quelle piante che portano i fiori sul vecchio legno, vale a dire che sono cauliflore (Diospyros ramiflora Roxb. ed altre specie, Bombacee, ece.). Nel Chrysophyllum Cainito la chiusura del calice sarebbe resa ancora più valida dalla presenza di peli o di una specie di cercine epider- mico. i Altri non meno svariati mezzi di difesa delle gemme fiorali avrebbe pure trovato lo stesso autore nei Ficus, nelle Monimiaceae ed in altre piante aventi dei tipi cauliflori; ma il fenomeno più singolare che ebbe a segnalare si riferisce alla così detta Caliptra delle Bignoniacee. In queste piante la Caliptra ‘che avvolge la gemma fiorale, ed anco altre parti, si trasforma in un serbatoio di liquido che viene secreto da speciali ghiandole (Dolichandrone adenophyllum, fig. 12, Tav. III). Il singolare fe- nomeno oltre che dal Raciborski, fu pure studiato dal Treub, dal nostro Delpino, dal Kraus che lo trovò in una pianta prettamente cauliflora, dal Lagerheim e dal Koorders. Quest'ultimo l'osservó in molte piante, fra eui parecchie cauliflore (Kigelia pinnata, DC. Crescentia Cujete Lin. ecc.). Per conto mio potrei aggiungere che molti ricettacoli invecchiati di Ficus cauliflori contengono pure una quantità più o meno grande di liquido. In tutti i casi stati osservati si è potuto constatare che il liquido ha una reazione alcalina o debolmente acida, ma mon possiede facoltà di- gerenti tali che lo possano paragonare al secreto delle piante carnivore. Seeondo il Delpino, il liquido avrebbe lo scopo di proteggere la gemma fiorale contro l'attacco degli animali dannosi, e fors' anco di digerire gli organismi che per avventura capitassero nei fiori (alghe e bacteri): il Treub, il Lagerheim sostengono invece, e secondo il mio modo di vedere con più ragione, che l’ ufficio del liquido (secreto da speciali ghiandole) sia quello di impedire l'essiecamento della gemma fiorale. Più tardi a- vremo occasione di ritornare su questo argomento ed allora analizzeremo le condizioni biologiche che possono chiarire la i nice onpm di idatodi nelle m) cauliflore. 132 L. BUSCALIONI Fra i caratteri più importanti delle piante dai tronchi fiorenti segna- leremo la presenza di frutti (in l. s.) per lo più carnosi o succosi (drupe, bacche sinearpiche) e di radici aeree: sia degli uni che degli altri di- fettano tuttavia non poche piante cauliflore. Quali sono i fattori che hanno provocato la caulifioria, e per quali ra- gioni biologiche il fenomeno è localizzato quasi esclusivamente alle re- gioni tropicali? A questo quesito ha cercato di rispondere più di un na- turalista, avendo in ogni tempo la caulifloria attirata l' attenzione di tutti gli seienziati che a scopo di studi viaggiarono le regioni equatoriali, (Humboldt, Wallace, Warming, Haberlandt ecc.). Noi esporremo qui per sommi capi le principali ipotesi che vennero emesse in proposito, riserbandoei di manifestare le nostre vedute alla - fine del lavoro. Il Rumph nel suo Herbarium Amboinense emette l'idea che la Cauli- floria sia divenuta una necessità per certe piante, i cui frutti, qualora nascessero nel sito normale, cioè in mezzo la chioma, andrebbero incontro alla distruzione per opera dei pappagalli. L'autore cita il Durio zibethinus, il quale produce molti fiori, ma matura soltanto pochi frutti, perchè quelli che nascono sui rami giovani, e sono quindi più accessibili ai sopra in- dicati uccelli, vengono da questi ben tosto divorati. La singolare ipotesi del Rumph, se merita di essere presa in qualche considerazione, non va tuttavia generalizzata, troppe essendo le obbiezioni che si potrebbero fare qualora volessimo applicarla ai singoli casi che ci offre la Caulifloria. Basterà ricordare che sono cauliflore certe piante a frutti piccoli e non ricercati dai pappagalli, e ehe infin dei conti alla ipotesi del Rumph si adatta molto bene il famoso detto latino: Post Aoc ergo propter hoc. Assai più degna di attenzione è l' ipotesi del Wallace, secondo la quale in talune piante i fiori nascerebbero sul tronco e sui rami allo scopo di poter essere visitati dalle farfalle che volano nel folto dei boschi senza allontanarsi notevolmente del terreno. Anche questa idea non regge tut- tavia alla critica, ed anzi, a prescindere dal fatto che essa non ha ancora avuto la sanzione dell’ esperimento diretto, faremo notare che non pochi SULLA CAULIFLORIA 133 dei tipi cauliflori hanno fiori poco vistosi (*), o appartengono al gruppo delle piante anemofile, o infine presentansi adatti a specialissimi processi di fecondazione, quanto mai complessi, come è appunto il caso per molte specie di Ficus (V. in proposito i lavori del prof. Solms Laubach). D'altra parte, domando io, come può. conciliarsi colla fecondazione per mezzo delle farfalle la presenza di fiori sotterranei, o la singolarissima disposi- zione offerta dallo Stelechocarpus Burahol (e da altre piante ancora, secondo Burck), che sviluppa i fiori femminei sul caule quasi a contatto del suolo e quelli maschili invece in mezzo alle fronde? Anche il Warming eleva dei i dubbi sul valore della teoria di Wallace ed anzi, per quanto concerne in particolar modo il Zheobroma Cacao, erede di poter affermare che i fiori o sono soggetti all'autogamia, o vengono fecondati da speciali insetti (Aphis secondo Knuth), che però non appartengono all'Ordine dei Lepidotteri. Allo stesso risultato è giunto pure l’ Haberlandt, avendo egli osservato che i fiori di molte piante cauliflore sono poco adatti, per le dimensioni esigue e pei colori poco vistosi, ad essere visitati dalle farfalle, per quanto tuttavia egli non eseluda che i fiori pallidamente colorati riescano facilmente sco- perti dagli insetti allorchè sbocciano fra parti prive di fogliame. Siffatte considerazioni hanno indotto l'Haberlandt a concludere che « man für die « Erklärung der Stammbürtigkeit der Blüthen und Früchte nach einem ; « tiefer liegenden, im Haushalte der Pflanze selbst wurzelnden Erklürung- < sgrund, wird suchen müssen ». E questa causa biologica l’ Haberlandt la trova nel principio della rnarcata divisione di lavoro che regola la vita delle piante superiori ed in ispecie di quelle tropicali, grazie al quale dalla verde chioma degli alberi verrebbero espulsi gli elementi fiorali che in- traleerebbero colla loro presenza la funzione dell'assimilazione. I fiori costretti ad emigrare dalla loro sede naturale verrebbero a localizzarsi sulle parti denudate di fronde, quali sono i rami adulti, il caule e le radici (?). L'ipotesi fu accolta anche da altri osservatori, e noi ricorde- remo qui eome il Potonié abbia, in base alla stessa teoria, spiegato il fenomeno della Caulifloria nelle piante dell' epoca carbonifera. 1 È noto infatti, per le osservazioni di ig che i fiori crescenti nel folto dei caro z lo pa sono "Men vistosi 134 L. BUSCALIONI Io ritengo che quest'ipotesi non abbia piu solido fondamento delle altre, poichè, innanzi tutto, non si riesce a comprendere lo sviluppo di fiori e di frutti su rami sotterranei, o decorrenti sotto il fogliame caduto, mentre sarebbe sufficiente che gli stessi traessero origine dal caule, o dalle parti basali dei rami. dn secondo luogo facilmente si può consta- tare che i pochi fiori i quali sbocciano sul caule, o sulle ramificazioni sfrondate, non intralcerebbero grandemente l’assimilazione, per parte delle foglie, qualora nascessero all’ascella di queste. Se la spiegazione fosse vera, la Caulifloria sarebbe un fenomeno molto più frequente e non ap- parirebbe limitato alle piante delle regioni tropicali. Nemmeno più felice mi pare la spiegazione che l’ Haberlandt ei dà del fenomeno, quando fa intervenire in causa il movimento dei succhi nutritivi, il quale per la peculiare distribuzione dei fiori e delle foglie, gli uni dagli altri distan- ziati, riescirebbe maggiormente assicurato. Lo Schimper, mentre da un lato si accosta a questa opinione, trova dall'altro lato una spiegazione che ha un certo fondamento, allorchè af- ferma che la frequenza della Caulifloria nelle piante tropicali dipende dalla circostanza che nei climi caldo-umidi la corteccia, piuttosto delicata, si lascia facilmente rompere dalle gemme avventizie che entrano in vegetazione. Un ipotesi che ha incontrato di più le simpatie dei biologi è quella che venne formulata dal Johow. Questi, partendo dal concetto che sotto i tropici molte piante separano nettamente il periodo di vegetazione da quello di riproduzione, durante il quale appaiono sprovviste di foglie, oppure portano i fiori ed i frutti in rami speciali che prima di fiorire perdono il fogliame (Mangifera indica), viene alla conclusione. che la eaulifloria possa entrare nell'ambito di quelle singolari disposizioni bio- logiche che hanno il compito di assicurare la funzione vessillare. Però ben tosto aggiunge che la causa della caulifloria è assai spesso del tutto meccanica, portando le piante cauliflore per lo più dei frutti molto grossi - e pesanti. Egli ricorda a tal uopo l’Artocarpus incisa, le cui infiore- scenze aggruppate per formare di poi dei sincarpi ovali o tondeggianti, pesano da uno a due chili, raggiungendo Je dimensioni di una zucca, la LE on guyanensis i cui frutti, grossi quanto una palla da cannone, SULLA CAULIFLORIA 135 vengono portati da rami che si intrecciano a guisa di quelli dell’ edera sul nudo tronco dell’ albero stesso, il Durio zibethinus, la Crescentia Cujete ed altre piante ancora. La spiegazione è senza dubbio seducente, ma, a prescindere che essa neppure si sottrae all’ accusa del post hoc ergo propter hoc, noi faremo osservare che ha il difetto di non esser applicabile a tutti i casi, inquan- tochè molte specie cauliflore portano dei frutti piccoli (Cercis ecc.), e molte piante non cauliflore sviluppano, per converso, dei frutti colossali (Lodoicea Seychellarum, Bertholletia excelsa (*), Cucurbita ecc.). Inoltre colla stessa non possiamo renderci conto della presenza di frutti sotter- ranei, non eccessivamente grossi e portati da rami piuttosto lunghi, quali vennero descritti dal Koorders e da altri autori. Tanto meno poi pos- siamo spiegare il singolare fenomeno della Boehmeria ramiflora, che svi- luppa i fiori maschili sui vecchi rami, quelli femminei invece in cima alle giovani fronde. Dai fatti esposti possiamo concludere che a seconda dei casi ora l'una ora l'altra eausa possa attualmente concorrere ad intrattenere il feno- meno della caulifloria: ma il principale motivo della singolare disposi- zione non può essere ricercato né nella grossezza dei frutti, nè nella ne- cessità della funzione vessillare (°), né infine nella opportunità di addi- venire ad una fondamentale divisione del lavoro. La soluzione dell’ oscuro, quanto importantissimo problema dobbiamo rieerearlo in una causa che possa renderci conto di tutte le più minute disposizioni accessorie, dalle quali si affaccia circondato il singolare fe- nomeno. Ora, a mio modo di vedere, riesce possibile formulare un concetto che soddisfi a queste condizioni, qualora si consideri il fenomeno della Cau- (1) I frutti di questa. pianta costituiscono un grave pericolo pel viaggia- tore che attraversa le foreste di Bertholletia nell'America equatoriale du- rante il periodo (Dicembre, Gennaio) in cui i frutti sogliono staccarsi dal- l'albero. Io stesso ebbi a constatare delle gravi lesioni (un caso di lussa- zione della spalla ed un altro di abrasione del cuoio capelluto) prodotte dalla caduta da tali frutti. (*) Infatti alcuni fiori delle piante. Cauliflore sono colorati vivamente in ; FOND MIDI. qus CISA a ; 136 L. BUSCALIONI lifloria sotto i vari aspetti in cui si presenta attualmente e come si è presentato nelle epoche geologiche, potendo il momento paleontologico illuminare grandemente le nostre ricerche. A tale uopo noi dobbiamo riportarei innanzi tutto all’ Epoca Carbo- nifera, vale a dire a quel periodo che precedette immediatamente lo svi- luppo rigoglioso delle Fanerogame angiosperme, per studiare sia le con- dizioni climatiche che durante il medesimo hanno dominato e sia la co- stituzione della flora carbonifera. Ciò fatto noi risaliremo allo studio delle vicende cui clima e vegetazione andarono incontro nelle epoche successive. L'epoea carbonifera viene descritta dai paleontologi come un periodo di grande umidità e di temperature relativamente elevate, per cui su tutta quanta la superficie della terra dovettero dominare, e in grado esal- tato, le condizioni termiche ed igrometriche che oggigiorno noi troviamo - limitate alle regioni tropicali. i Un'atmosfera pregna di umidità, ma riscaldata dai cocenti raggi del sole, ed un cielo a volte a volte sereno, o sconvolto da dense nubi, costi- tuivano le caratteristiche di quell’ epoca durante la quale torrenti di pioggia dovevano ad ogni momento riversarsi sulle terre emerse che, ri- dotte in gran parte a pantani, e a bassi fondi, ricettavano una mera- vigliosa vegetazione di Felci, di Equisetacee, di Licopodiacee, di Selagi- nelle arborescenti, e cominciavano diggià ad adornarsi di Conifere quanto mai strane e singolari. Le Calamites, le Annularia, gli Sphenopteris, i Neuropteris, i Pecopteris, i Lepidodendron, le Lepidostrobus, le Sigillaria, le Cycadites, le Cordaites ece. ed altri curiosi organismi, appartenenti sia alle Crittogame che alle Fanerogame, formavano delle estese foreste che davano un'impronta affatto originale a quei fantastici paesaggi, non an- cora allietati dai colori e dal profumo dei fiori, o dal canto degli ue- celli. Gli avanzi che possediamo di quella singolare vegetazione ci attestano a chiare note che la costituzione delle piante era informata al principio della difesa contro l umidità eccessiva, poichè noi troviamo che le frut- tificazioni delle Selaginella, dei Lepidodendron ecc. erano foggiate sullo stampo di quelle delle Coniferae, vale a dire formavano delle specie di spiche o coni, rivestite da brattee disposte in modo da costituire attorno SULLA CAULIFLORIA 497 agli apparati di riproduzione delle speciali cavità più o meno erme- ticamente chiuse. Gli elementi destinati alla riproduzione erano adunque riparati dall' umidità e più specialmente dalla pioggia. Ma vi ha di più; il Potonié, inspirandosi ai lavori di Kny e di Stahl, rileva che anche il sistema fogliare di questi antiehissimi tipi vegetali era adatto mirabilmente alle condizioni di umidità, od in altre parole era eonformato sullo stampo delle foglie ombrofile ed igrofile. Infatti quest'autore nel suo lavoro sulla forma delle foglie fossili in rapporto eoll'intensità delle precipitazioni atmosferiche così si esprime. « Je tiefer « wir in den geologischen Formationen in die Vorzeit hinabsteigen, um « so schmaler resp. zertheilter und kleinfiederiger sind im Allgemeinen « die uns überkommenen Blattreste, eine Thatsache, die im Lichte der « Kny-Stahl'schen Untersuchungen betrachtet mit der Anschauung im « Einklange steht, dass die Regengüsse der früheren Erdperioden im « Grossen und Ganzen stärker (') gewesen sind als heute ». Come con- seguenza di un tale stato di cose il Potonié trova che le Calamariee ed altre piante avevano le foglie strette e sottili, la qual disposizione facilita anche notevolmente lo sgocciolamento. Le infiorescenze poi di molte specie di piante erano protette da ciuffi di foglie, e lo stesso autore osserva che nelle Sigillarie al di sopra dell’ infiorescenza le cicatrici fogliari sì fanno più numerose che al di sotto. Egli interpreta il singolare fenomeno, am- mettendo che le cattive condizioni di nutrizione in corrispondenza del- l infiorescenza abbiano contribuito a diminuire il numero delle foglie sotto la stessa, ma io ritengo che oltre a questo motivo anche la ne- cessità stessa di proteggere contro la pioggia l’ infiorescenza sia interve. nuta in causa per aumentare il numero o la grandezza delle foglie (ri- spettivamente delle cicatrici fogliari) al di M degli apparati di ri- produzione, 0) È dubbio che la forza delle goccie di pioggia abbia potuto produrre le sopra indicate strutture fogliari, mentre le stesse riescono chiarite se si tiene conto della maggiore intensità di precipitazioni atmosferiche, della costituzione chimica del suolo paludoso su cui vivano le piante e di altre cause. (V. Weltall u. Menschheit: Entwickelung d. Pflanzenwelt. Traduzione di D. L. Buscalioni. Milano 1904 138 L. BUSCALIONI Durante il Carbonifero vediamo comparire sulle frondi delle Felci al- eune singolari disposizioni che riscontrate di poi in aleune Ciateacee at- tuali delle regioni tropieali hanno lasciato a lungo in sospeso i botaniei ed i paleontologi sul loro significato. Intendo qui parlare delle così dette Aftebie o Frondi avventizie delle Felci le quali, una da un lato e l'altra dall'altro, avvolgono le giovani fronde. Siffatti organi furono seambiati . con parassiti o ritenuti di natura stipulare (*), ma recentemente il Po- tonié riuscì a dimostrare che costituivano degli organi di protezione della fronde ancor in prefogliazione circinnata, e fors' anco funzionavano come serbatoi d'aequa. Si tratterebbe quindi di organi aventi una certa affinità funzionale coi sacchi acquiferi dei muschi viventi nelle regioni molto umide, a riguardo dei quali il Göbel ha pure espresso l’idea che si tratti di organi destinati ad immagazzinare dell’acqua. Tutti questi fatti in- dicano, in ultima analisi, che le piante dell’ epoca carbonifera erano squi- sitamente adatte alle condizioni di imponente umidità che allora domi- nava sulla terra, e specialmente ai rovesci di pioggie. Ma il fatto di capitale importanza sul quale voglio insistere è quello che si riferisce alla Caulifloria. Io debbo alla gentilezza dell’ Illustre Diret- tore dell'Istituto Paleontologico di Berlino, il Prof. H. Potonié non poche preziose informazioni su quest’ argomento, dalle quali risulterebbe che du- rante l’epoca carbonifera la Caulifloria era un fenomeno quanto mai fre- quente, essendo, secondo il Potonié, probabilmente cauliflore molte Cala- mariacee, Bothrodendracee, non poche Lepidodendracee, le Sigillariee (fig. l, Tav. II) e le Cordaiti. Forse anche le Helonia appartenevano a questo tipo di piante (°). In questi casi non essendo possibile mettere la Caulifloria in rapporto colla fecondazione incrociata per mezzo delle farfalle, o col peso dei frutti, o colla disseminazione per mezzo degli animali è duopo domandarei se la grande diffusione del fenomeno in piante crittogamiche e gimnosperme non fosse per avventura in rapporto colle condizioni me- teorologiche dell'epoca. A mio parere la risposta non può essere che af- fermativa, ed anzi io ritengo che la Caulifloria da una parte e lo svi- 0) V. in proposito i Trattati di Paleontologia di Zittel, Schimper, Po- ié, ecc. i (*) V. in proposito il Trattato di Paleontologia di Schimper. SULLA CAULIFLORIA 139 luppo esuberante delle fronde al di sopra delle infiorescenze, foggiate più o meno sullo stampo dei « coni » delle gimnosperme attuali, spesso del tutto chiusi, costituivano delle disposizioni intese a proteggere l’ appa- rato fiorale contro l'azione dannosa dei rovesci di pioggia. Che le violenti pioggie delle regioni tropicali abbiano esercitato non poca influenza sulla costituzione delle piante equatoriali lo hanno di- mostrato i lavori del Kny sulla costituzione a volta del parenchima fo- gliare e quelli dello Stahl e del Jungner sulla forma della foglia stessa. Il Wiesner ha fatto tuttavia osservare che le goccie di pioggia per il loro peso, per la loro grandezza e per la velocità con cui cadono, non possono gran che danneggiare le foglie ed i fiori, ma però non ha ne- gato che tutta quanta la sindrome dei fenomeni che accompagnano le pioggie violenti possano produrre dei gravi danni, tanto al fogliame che dilaeerano e distaccano dai rami, quanto ai fiori ("). Con maggior ragione siffatte azioni dannose dovevano manifestarsi durante l'epoca carbonifera, e quindi riesce spiegato come le piante di quel lontano periodo sentissero impellente il bisogno di riparare gli organi fiorali sotto l'egida del fogliame. Di qui la Caulifloria. Le condizioni meteoriche alle quali noi abbiamo accennato, devono aver perdurato, sebbene con minor intensità di manifestazioni, in quei periodi che suceedettero immediatamente al carbonifero, e che sono rap- presentati dall'epoca Permiana, Triassica, Giurassica e Cretacea, durante i quali cominciano a delinearsi i climi continentali. Non ci deve quindi recar meraviglia se in questo grande lasso di tempo vediamo di nuovo affacciarsi delle disposizioni che sono evidentemente in rapporto coll’ec- cessiva umidità, Già nel Carbonifero, ma più specialmente durante il Permiano e le successive epoche, compaiono le Gimnosperme, e queste presentano gli organi fiorali racchiusi nei così detti « coni » o circondati da organi speciali di carattere arilloide. I coni ed i galbuli di queste Conifere dovevano, al pari di quelli delle Gimnosperme attuali, proteg- gere efficacemente gli apparati di riproduzione contro l'umidità, perchè (1) Vedasi in i propásito anche il Wollny, il na conferma le osservazioni ‘del Wiesner per quanto concerne il distacco « f 140 L. BUSCALIONI le loro brattee finivano per concrescere e saldarsi assieme allo scopo di chiudere la cavità in cui stavano rannieehiati gli ovuli, oppure erano dotate di movimenti igroscopici che arrivavano allo stesso risultato (^). Queste vedute valgono a portare una certa luce sulla peculiare costitu- zione fiorale delle Fanerogame più basse e sull’ ufficio cui erano desti- nate le infiorescenze « a cono » in Tom lontane epoche caratterizzate dalle pioggie torrenziali. È pure in queste epoche che compaiono i Zazodium distichum che attualmente abitano le regioni paludose del Nord America, nello stesso modo che durante il periodo mesozoico e paleozoieo abitavano le lande inondate, come lo dimostra la circostanza che i loro tronchi nelle Miniere di Maria II presso Gr. Ràschen presentansi mozzati tutti quanti allo stesso livello, vale a dire al limite cui arrivava l’acqua delle paludi nelle quali vivevano. Ora, fenomeno singolare, tanto i Zazodium delle epoche geologiche, quanto quelli attuali mostransi forniti di pneumatodi sotto forma di radici ripiegate a ginocchio (Knie) (*) i quali, occorre notarlo, erano pure presenti nelle Sigillarie cauliflore. Basta pertanto la presenza di questi organi euriosissimi che solo da poco tempo hanno attirato l'attenzione dei botanici, per chiarire quali fossero le eondizioni meteoriche delle lontane epoche geologiche, durante le quali vissero i Taxódi e le Sigillarie, e per dimostrare come il pas- sato rispecchi, sotto forma assai più grandiosa, le attuali condizioni delle nostre regioni equatoriali. Il presente specchietto metterà in luce il peip parallelismo tra le di- sposizioni protettive attuali e quelle ehe erano proprie delle piante fossili, sebbene queste ultime fossero cotanto diverse, per forma ed organizzazione, dalla attuale flora fanerogamica tropicale. Q0) Crediamo utile di fare rilevare come i coni di alcune Conifere at- tuali (Picea) viventi nei siti umidi siano forniti di un tipico sgocciolatoio che manca o è meno sviluppato negli individui cresciuti in località piut- tosto aride (V. Roger). C) Il Lamborn ritiene che funzionassero soltanto come sostegni, ma l'ipotesi di questo autore non ha incontrato il favore dei paleontologici. SULLA CAULIFLORIA 141 DISPOSIZIONI PROTETTIVE DISPOSIZIONI PROTETTIVE delle delle Crittogame e delle Fanerogame angiosperme viventi nelle foreste tropicali e delle Conifere fossili (Regenwilder) Crittogame vascolari a) Foglie sottili strette e terminatein | Sgocciolatoio delle foglie e dei frutti. aciniate (Selaginelle, Sex ron, ete.) sgocciola- toio dei coni delle Gimnosper- me. b) Aflebie ed idatodi delle Felci. Aflebie - Han delle Felci, Sacchi ri dei Muschi, Ida fodi del- le a iN fiorali e delle foglie. c) Caulifloria. Caulifloria. d) Coni fiorali ed organi arilloidei. | Sincarpi ed arilli. e) Pneumatodi delle Sigillarie e dei | Pneumatodi. arodium (Knie). Poco ci rimane a dire delle altre epoche geologiche più recenti. A misura che noi ci avviciniamo al periodo attuale, vediamo gradatamente delimitarsi i differenti climi che costituiscono la più spiccata caratteristica della nostra éra, e come conseguenza di un tale stato di cose si va aecen- tuando sempre più l'aecantonamento delle flore. La regione delle pioggie e della alta temperatura si va intanto restringendo a poco a poco nei limiti della zona equatoriale. Verso la fine dell’epoca terziaria noi abbiamo pressochè delineata, sui continenti dell'emisfero settentrionale, la flora attuale come lo ebbe a dimostrare l' Engler nelle sue ricerche sulla flora artoterziaria; e solo come un episodio transitorio vediamo mutarsi la costituzione floristica delle regioni durante l'epoca glaciale, sotto l'im- pero della quale la flora alpina andò acquistando molti caratteri della flora artica. Premesse ora queste considerazioni biologiche sulle piante del lontano passato, dalle quali è risultato che la caulifloria è una disposizione anti- chissima, inerente alle peculiari condizioni climatiche di quelle epoche geologiche, è d'uopo esaminare se la Caulifloria delle Fanerogame attuali — non trovi la sua ragione di essere nel momento paleontologico e geolo” 142 L. BUSCALIONI gico. Noi abbiamo visto nelle precedenti pagine che le piante cauliflore appartengono ai tipi più bassi, e noi sappiamo che degradazione or- ganiea è sinonimo di vetustà. Ora dobbiamo illustrare meglio questo | concetto, cercando di rilevare, colla scorta, talora alquanto incerta, dei documenti che ci offre la Paleontologia, l'epoca nella quale comparvero i tipi cauliflori, o per lo meno le forme ad essi più o meno strettamente affini. Stabilita l’epoca dell'origine noi potremo di poi esaminare, se le condizioni climatiche della stessa potevano promuovere od intrattenere il fenomeno della Caulifloria ('). Ma siccome le nostre ricerche banno di mira unicamente le Fanerogame Dicotiledoni, poiehé pressoché soltanto fra questi tipi si rinvennero le vere forme cauliflore (V. le eccezioni nella nota alla fine del presente lavoro), così cominceremo lo studio pren- dendo in eonsiderazione, innanzi tutto, il periodo cretaceo, essendo stato assodato dai paleontologi ehe solo a partire da quest'epoca compaiono sicure traccie di tali piante. Le nostre ricerche poi si arresteranno a quell’epoca in eui la maggiore parte delle famiglie cauliflore si presenta nettamente costituita. Il nostro studio comprenderà quindi il eretaceo superiore, il PRO l'eocene e l’oligocene, riassumendo i risultati eui giunsero specialmente lo Sehimper e. lo Zittel (?). (1) Chi desiderasse maggiori ragguagli su questo argomento, potrebbe consultare il Cap. VIII del Trattato di Paleontologia vegetale dello ScHIMPER, nel quale trattasi appunto dell’applicazione della Paleontologia vegetale alla climatologia del mondo antico. (®) Secondo il Saporta sarebbe stato segnalata, tanto nell'Aptiano che nel- l’Albiano (Cretaceo inferiore) del Portogallo, la presenza di Dicotiledoni appartenenti alle seguenti famiglie: Miricacee, Salicacee, Lauracee, Time- leacee, Bignoniacee, Santalacee, Lorantacee, Matorbiados, Ericacee (?) e Ma- gnoliacee. L'Heer poi aveva già indieato come appartenenti all'Urgoniano talune Dicotiledoni ed infine i geologi e paleontologi americani (Fontanie, Lister Ward, Knowelton) hanno accennato alla comparsa di alcuni tipi (29 generi) di Dicotiledoni inferiori negli strati di Potomac. 1 x La. ur cuan riv ty ARM VI M eite SAEI "T. SULLA CAULIFLORIA 143 A) SorrocLasse CHORIPETALAE (*). 1.° Ordine. Amentacee (Cupulifere, Juglandacee, Miricacee, Salicacee, Casuarinee). Cretaceo superiore. — Betulites (1), Fagus (4), Corylus (1), Salix (5), Populus (10), Quercus (7), Castanea (1), Juglans (2), Juglan- dites (1), Dryophyllum (5), Myrica (8). Paleocene. — Betula (2), Alnus (3), Carpinus (2), Liquidambar? (1), Pterocarya (1). Eocene. — Ostrya (2), Palaeocarya (1), Pasianopsis (2). Oligocene. — Casuarina (4), Carya (5), Engelhardtia (5). 2.° Ordine. Urticinae (Ulmacee, Urticacee, Ceratofillee). Cretaceo superiore. — Planera (1), Artocarpidium (1), Artocarpus (1), Fieus (12), Credneria (4), SIRIA (2), Protophyl- lum (1). Paleocene. — Ulmus (6), Protoficus (4), Artocarpoides (2). Oligocene. — Celtis (4), Cannabis (1), Forskoleanthemum (1). Del Gen. Artocarpidium si trovò l’ infiorescenza negli strati di Atanac in Groenlandia, e dalla forma della stessa è risultato che la pianta doveva essere grandemente affine all’ Artocarpus incisa. Alcuni Ficus apparterrebbero invece al Gen. Diospyros. 3.° Ordine. Centrospermae (Poligonacee, Chenopodiacee e Nictaginee). Cretaceo superiore. — Pisonia (1). (*) Per ragioni di brevità nel presente specchietto verranno indicati sol- tanto i generi; però la cifra posta accanto al singoli generi rappresenta il numero delle specie che gli stessi hanno abbandonate nei differenti ter- reni. Quando un genere viene indicato come presente in un dato terreno non viene più segnalato nelle formazioni suecessive. Infine i tipi rappre- sentati da specie caulifiore sono scritti in carattere. 144 L. BUSCALIONI Oligocene. — Polygonites (1), Polygonum (1), Coccoloba (2), Olera- cites (2). 4. Ordine. Polycarpicae. (Lauracee, Berberidacee, Menispermacee, Miristicacee (V. nota alla fine del lavoro) Monimiaeee, Calicantacee, Magnoliacee, Anonacee, Ranuncolacee, Ninfeacee). - Cretaceo superiore. — Magnolia (6), Illieium (1), Liriodendron (3), Menispermaceae (1), Menispermites (1), Maclintockia (1), Daphnophyllum (2), Laurus (8), Daphnogene (1), Cinnamo- mum (1), Oreodaphne (1), Sassafras (6), Cocculus (2), Persea (1), Dewalquea (4), Anona (1), Ranuneulus (2), Nymphaeaceae, Nelumbo (1), Cabomba (1). Paleocene. — Benzoin (1). Eocene, — Asimina (1), Nymphaeites (1), Hedicaria (1), Monimiopsis (1), Laurelia (1). Üligocene. — Monimia (9), Laurelia (1), Litsaea (2), Daphne (1), Pi- melea (2), Nymphaea (3), Anaectomeria (1). Alcune forme inglobate nel Gen. Sassafras appartengono forse al Gen. Stereulea. 5.° Ordine. Rhoeadinae (Papaveracee, Crocifere). Oligocene. — Papaverites. 6.° Ordine. Cistifforae. (Violacee, Bixacee (V. nota alla fine del lavoro), Ternstroemiacee, Dilleniacee, Dipterocarpee). Cretaceo superiore. — Treziera (1). Paleocene. — Saurauja (1)? Eocene. — Sarracenia (1), Dillenia (1). Oligocene. — Cystinocarpus (1), Kiggelaria (1), Pentaphyla (2). SULLA CAULIFLORIA 145 7.° Ordine. Columniferae. (Tiliacee, Stereuliacee, Buettneriacee, Malvaeee e Bombacee). Cretaceo superiore. — Grewiopsis (1), Apeiba (2), Stereulia (3), Phe- rospermites (5). Paleocene. — Grewiopsis (4). Eocene. — Bombax (1), Dombeyopsis (13), Fracastoria (14), i peltopels (2). Oligocene. — Elaeocarpus (1), Ternstroemia (1), Grewia (2). I gen. Dombeyopsis, Fracastoria e Apeibopsis sono alquanto dubbi. 8.° Ordine. Gruinales. (Geraniacee, Tropeolee, Limnantacee, Oxalidee, Linacee e Balsaminee). Oligocene. — Oxalidites (2). 9.» Ordine. Zerebintheae. (Rutacee, Zigofillacee, Meliacee, Simarubee, Burseracee, Anacardiacee). Cretaceo superiore. — Anacardites (1), Rhus (2). . Paleocene. — Guajacites (1). Eocene. — Trilobium (1), Zanthoxylon (1), Ailanthus (3). Oligocene. — Pistacia (3), Ptelea (1), Getonia (2), Coriaria (1). L’Anacardites va probabilmente ascritto al Gen. Mangifera. 10.° Ordine. Aesculinae. (Sapindacee, Ippocastanee, Aceracee, Malpighiacee, Eritroxilacee, Poligalacee, Vochisiacee). Cretaceo superiore. — Sépindpa (3), Sapindophyllum (1), Acer (8). Eocene. — Cupanoides. - Oligocene. — Hiraea (3), Banisteria (2), Stigmaphyllum (1), Tetrapteris (1), Malpighiastrum (4), Coriaria (1), Paullinia (1), Cupanites (2), Dodonaea (6). L'Acer caudatum è probabilmente un Platanus, mentre l'A. edentatum sarebbe una Stereuliacea e più Sena un Brachychiton. 10. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIII. 146 L. BUSCALIONI 11.? Ordine. Frangulinae. (Celastraeee, Ippocrateacee, Pittosporacee, Aquifoliacee, Vitacee e Ramnacee). Cretaceo superiore. — Celastrophyllum (1), Celastrinites (1), Aquifo- liaceae (1), Ilex (1), Paliurus (1), Rhamnites (2), Cissites (2). Paleoeene. — Celastrinites (4), Rhamnus (1), Ziziphus (2), Cissus (2). Eocene. — Pittosporum (4), Celastrus (4). Oligocene. — Evonymus (2), Celastrinanthium (1), Celastrophyllum (1), Maytenus (1), Pomaderris (2), Berchemia (1), Elaeodendrum (5). Il Gen. Jeg è molto dubbio, e lo stesso potrebbe dirsi per la specie Cissites insignis, mentre il Cissites Salisburiensis sarebbe probabilmente una Lauracea. 12.» Ordine. Olacaceae. Oligocene. — Ximenia (1), Connaraeanthum (1). 13." Ordine. Tricoccae. (Euphorbiacee, Callitricacee, Buxacee, Empetracee). Cretaceo superiore. — Euphorbia. Oligocene. — Euphorbia (1), Euphorbiophyllum (5), Linum (1), Antidesma (1). 14.» Ordine. Umbelliftorae (Ombrelliflore, Araliacee, Cornacee), Cretaceo superiore. — Panax (2), Aralia (4), Araliophyllum (1), Dewalquea (1), Debereya (1), Hedera (5), Cornus (3), Nyssa (1). - Oligocene. — Chaerophyllum (1). Molte foglie di Aralia sono da ascriversi alla famiglia delle Myricaceae. Secondo Bentham e Hooker il Gen. Nyssa andrebbe riportato fra le Ti- meleacee e Proteacee. i os SULLA CAULÍFLORIA 147 15.» Ordine. Sazifraginae. (Crassulacee, Saxifragacee, Amamelidacee, Platanacee, Podostemacee). Cretaeeo superiore. — Liquidambar (1), Hamamelites (2), Platanus (4). Paleocene. — Hamamelis (1). Eocene. — Ceratopetalum (1). Oligocene. — Callicoma (3), Weinmannia (5), Saxifraga (2), Deutzia (1), Ita (1), Cemonia (1), Parrotia (1), Hamamelidanthum (1). Il Gen. Parrotia è molto incerto, potendo andar confuso coi Gen. ci Ficus, Styrax. 16.° Ordine. Passifforinae. Oligoeene. — Samyda (1). 17.° Ordine. Myrtiflorae. (Onagrariee, Aloragidacee, Combretacee, Rizoforacee, Litrariacee, Melastomacee, Mirtacee). Cretaceo superiore. — Melastomites (2), Mirtacee, Eucalyptus (2), Myrtophyllum (4). Eocene. — Myrtus (3), Callistemophyllum (1), Leptospermites (1). Oligocene. — Terminalia (2), Zygophyllum (1), Metrosideros (4), Tri- 5 stanites (1), Eugenia (3), Trapa (1), Myreia (1). L'Eugenia (Hollae) venne spesso confusa coi Myrtus. 18.° Ordine. ZAymelaeinae (Timeleacee, Eleagnee, Proteacee). Cretaceo superiore. — Thymeleaceae, Dryandra (1), Proteoides (5), Proteaceae, Proteophyllum (1), Comptonites (1), Banksia (1), Dryandroides (2). | Focene. — Monimiopsis (2), Leucadendrites (1), Palaeodendron (2), Gre- villea (5), Knightites (1), Embothrites (2), Lomatites (3), Lomatia (1), Banksites (3), Petrophylloides (2). Oligocene. — Conospermum (2), Persoonia (5), Hakea (13), Eudaphno- - phyllum (1), Daphne (1), Stenocarpus (1). 148 L. BUSCALIONI È molto dubbia l'esistenza nel terziano dei Gen. Banksia e Proteavides per quanto l'Heer abbia cercato di dimostrarne la loro presenza. I Gen. Dryandra, Comptonites e Proteophyllum appartengono probabilmente alle Felci, il Gen. Knightites è una Bombacea; infine i Gen. Banksites (linearis e aquensis) vanno riportati al Gen. Myrica. 19.» Ordine. Rosifiorae. (Pomee, Rosee, Potentillee, Rubee, Poteriee, Spiree, Prunee, $ Crisobalanee). Cretaceo superiore. — Crataegus (3), Pirus (3). Eocene. — Cotoneaster (7). Oligocene. — Sorbus (1), Amygdalus (2), Rosa (3), Mengea (1), Cy- donia (1). 20." Ordine. Leguminosae (Papilionacee, Cesalpiniee, Mimosacee). Cretaceo superiore. — Colutea (3), Dalbergia (2), Cassia (2), Inga (1), Hymenaea (2), Caesalpinia (1), Leguminosites (1). Eocene. — Ervites (1), Phaseolites (2), Longamia (1), Mieropodium (2), Cereis (2), Sophora (1), Caesalpinites (5), Caesalpinia (1), Ceratonia (1), Mimosa (1), Aeaeia (10). Oligocene. — Ononis (1), Psoralea (1), Glycyrrhiza (1), Robinia (1), Rhynchosia (4), Kennedya (2), Dolichites (1), Swartzia (1), Drepanoearpus (4), Andira (1), Pterocarpus (1), Machaerium (1), Palaeolobium (5), Edwardsia (1), Calpurnia (1), Bowdichia (1), Gleditschia (1), Gymnocladus (1), Podogonium (1), Copiilor (1) Entada (1). Il Gen. Cereis sarebbe d'origine boreale. Il Gen. Micropodium va forse annesso al Gen. Sophora. 21.° Ordine. Zysterophytae. (Aristolochiacee, Rafflesiacee, Santalacee, Lorantacee, Balanoforacee). Cretaceo superiore. — Aristolochites (1), Loranthaceae. SULLA CAULIFLORIA 149 Eocene. — Leptomeria (2), Osyris (1). | Oligocene. — Santalum (4), Thesianthemum (1), Ephedrites (1), Petzaea (3), Loranthites (1). Il Gen. Aristolochites può andar confuso con altri tipi. L'esistenza dei Loranthus è alquanto dubbia. B) SYMPETALAE. 1.° Ordine. Bicornes (Vacciniee, Ericacee, Epacridee). Cretaceo superiore. — Andromeda (2). Paleocene. — Arbutites. Eocene. — Leucothoe (2), Vaccinium (6). Oligocene. — Gaultheria (1), Arbutus (1), Rhododendron (3), Orphani- desites (1), Cassiope (1), Chrysophyllum (1), Clethra (2). 2.° Ordine. Primulinae (Primulacee, Plombaginee, Mirsinacee). Eocene. — Myrsine (6). Oligocene. — Myrsinites (2), Ardisia (2), Berendtia (2). 3.° Ordine. Diospirinae (Sapotacee, Ebenacee, Stiracee). Cretaceo superiore. — Sapotacites (4), Diospyros (6), Royena (1). Paleoeene. — Symplocos (1). Eocene. — Bumelia (1). Oligocene. — Chrysophyllum (1), Macreightia (2), Styrax (2). 4. Ordine. Contortae (Jasminaeee, Oleacee, Genzianee, Loganiacee, Apocinacee, Asclepiadee). Cretaceo superiore. — Fraxinus (1), Nerium (1). Paleocene. — Echitonium (1), Symplocos (1). Eocene. — Olea (1), Syringa (1), Jasminum (1), Oleophyllum. è Oligocene. — Notelaea (2), Apocynophyllum (9), Aceratos (1). 150 L. BUSCALIONI 9." Ordine. Zubiflorae (Convolvulacee, Asperifoliacee, Solanacee, Polemoniacee, Idrofillacee). Eocene. — Porana (2), Clerodendron (2). Oligocene. — Heliotropites (1), Getonia (1), Solanites (1). 6.° Ordine. Zabiatifforae (Serofulariacee, Mioporacee, Verbenacee, Bignoniacee). Cretaceo superiore. — Bignonia (2). Eocene. — Clerodendron (1), Iacaranda (1), Catalpa (1). Oligocene. — Petraea? (1), Myoporum ? (1), Tecoma (1). 7.° Ordine. Campanulinae. Oligocene. — Specularia. 8.° Ordine. Awbiinae (Rubiacee, Caprifoliacee). Cretaceo superiore. — Viburnum (5), Rubiaceae. Paleocene. — Gardenia (1). Oligocene. — Cinchonidium (1), Leudelia (1), Enantioblastus (1), Ru- biacites (2), Sambucus (2). 9.° Ordine. Aggregatae (Valerianacee, Dipsacee, Composite). Cretaceo superiore. — Dermatophyllum (2), Tetraphyllum (1), Diphyl- lites (1). Paleocene. — Highitia (1), Faboidea (1), Wetterelia (1), Tricarpellites. Eocene. — Cypselites (1), Valerianites (1), Hieracites (1), Parthenites (1). Oligocene. — Silphium (1). Il Gen. Diphyllites va inglobato probabilmente fra le Leguminose. Dai fatti esposti risulta che su 34 famiglie cauliflore che abbiamo preso 4 : SULLA CAULIFLORIA 151 in considerazione, 22 sono sorte nel Cretaceo ed appartengono pertanto a quel tipo di Dicotiledoni che si suole chiamare arcaico (Laurinee , Urticacee, Artocarpee, Euforbiacee, Rosacee, Timeleacee, Sapindacee, Malvacee, Buettneriacee, Lorantacee, Aristolochiacee, Anonacee, Magno- liacee, Ternstroemiacee, Sterculiacee, Leguminose, Mirtacee, Melastoma- eee, Sapotacee, Ebenacee, Bignoniacee, Rubiacee) Abbiamo poi ancora 3 famiglie (Mirsinee, Terebintacee, Monimiacee) sorte nell’ Eocene e due altre nell'Oligocene (Oxalidee, Olacacee). Delle altre 5 famiglie non è il caso di parlare essendo più recenti. Parimenti sopra 126 tipi di organismi cauliflori (Dicotiledoni) che abbiamo preso a considerare, troviamo che 20 (rappresentati da 6 ge- neri: Ficus, Artocarpus, Aristolochia, Anona, Sterculia, Diospyros) erano già presenti nel Cretaceo superiore e forse anco in periodi ancora più antichi e sono quindi prettamente arcaici; 4 altri (Saurauja) si mostrano nell’epoca paleocenica, 6 (Xanthozylon e Cercis) nell'eocene, 15 nell'oli- gocene (Loranthus, Paullinia, Owalis, Swartzia, Eugenia, Ardisia, Chrysophyllum). Per quanto i dati che ci fornisce la Paleontologia non siano sempre sicuri, si può tuttavia affermare che la Caulifloria è un fenomeno che apparve in tempi remotissimi e quasi ha accompagnato l'insorgere delle prime Dicotiledoni. Quali risultati si possono ricavare da un fenomeno simile? Per risolvere la questione occorre considerare, che le condizioni clima- tiche del periodo Cretaceo non erano molto differenti da quelle del Car- bonifero, tanto è vero che le acque prendono di nuovo il sopravvento nelle terre (Zittel e Lapparent), mentre la temperatura e l'umidità raggiungono ancora un grado abbastanza elevato, sebbene stando alle osservazioni del Lapparent, i polipai, ehe nei periodi precedenti si mostravano nelle re- gioni corrispondenti all’ incirca al 45° lat, si siano alquanto spostati ora verso l'equatore. Ammesso pertanto, come ce l'attestano i fossili, un clima umido e caldo durante il Cretaceo superiore, è pure logico ritenere che la Caulifloria, già presente nel Carbonifero, si sia mantenuta nel Cretaceo ed anzi abbia esteso il suo dominio passando dalle Crittogame superiori alle Dicotiledoni, p | . L. BUSCALIONI Non tutti i generi e tanto meno tutte le famiglie rappresentate nel Cretaceo si mostrano cauliflore, ed invero le Aggregate, le Ericaceae, molte Rosaceae, le Contortae, le Umbelliferae, molte Leguminosae, le Araliaceae, i gen. Platanus, Magnolia, Liriodendron, Acer, Populus, Salix, Castanea, Quercus, Myrica, ecc., per quanto mi consta, non hanno rappresentanti eauliflori. Ma io però osservai in proposito che molti di questi tipi appartengono alle regioni extratropicali o per lo . meno non sono propri delle regioni eminentemente sottoposte alle pioggie (Ericacee in specie). Ciò ci conforterebbe sempre più nell’idea che la Caulifloria sia un fenomeno collegato pressochè esclusivamente colle con- dizioni meteorologiche climatiche,- essendo limitata a quelle specie del Cretaceo che oggigiorno sono accantonate nelle regioni tropicali molto umide. Le altre influenze biologiche (fecondazione per mezzo degli in- setti e via dicendo) non possono, per le ragioni sovra esposte, aver eser- citata una decisa influenza sulla comparsa del singolare fenomeno. Nelle precedenti pagine io ho diggià accennato alla presenza, nelle piante cauliflore del Carbonifero, di speciali mezzi di protezione subor- dinati alle condizioni climatiche dell'epoca. Ora l'aver noi fatto rilevare che le condizioni del periodo Cretaceo rispecchiavano, entro certi limiti, quelle del Carbonifero, ci porta ad investigare se nelle piante Angiosperme più antiche, fra le quali abbiamo tanti tipi cauliflori, e più particolar- mente in quelle oggigiorno localizzate nelle regioni caldo-umide, esistano delle particolari disposizioni intese a proteggere gli apparati di riprodu- zione contro l'inelemenza del clima, oltre a quelle solite, dipendenti dalla costituzione ordinaria dei frutti e dei semi (strati di cellule dure e im- permeabili, ovario infero e via dicendo). La ricerca, per quanto non riguardi in modo diretto la Gaxdifioria; si impone, perché la stessa riesce a mettere in luce l'influenza esercitata dal clima sulle Dicotiledoni arcaiche, e permette di stabilire dei confronti colla vegetazione delle differenti epoche geologiche, il che, in ultima analisi, serve viemmeglio ad illuminarci sul problema che più da vicino ci interessa. Cominciamo dalle Monocotiledoni. Nelle Pandanacee (le quali al pari dei Picus hanno radici aeree) troviamo che l'apparato di riproduzione è SULLA CAULIFLORIA 153 validamente protetto dall'infiorescenza poiché nella stessa stanno affon- dati tanto gli stami che gli organi femminei di riproduzione (fig. 8, Tav. III). Nelle Palme, che al pari delle Pandanacee compaiono molto presto, sì incontrano analoghe disposizioni protettive. Così, per citare solo pochi esempi, nei Rotang l'ovario riesce ravvolto da placche embricate risul- tanti dalla mutua cementazione di speciali organi tricomatosi; nella Raffia i frutti sono avvolti da squame (fig. 3, Tav. III), mentre nel- l Areca il perianzio indurito difende l’ ovario; infine nei Borassus la protezione del frutto viene effettuata da speciali disposizioni delle quali non è il caso qui di tener parola. Ma vi ha di più: in molte Palme delle regioni equatoriali soggette a frequenti pioggie (V. nota in fine del lavoro), noi troviamo un ac- cenno di Caulifloria, poichè le infiorescenze trovansi localizzate al di = Sotto del ciuffo delle foglie che coronano l'estremità dell'albero (Ziaeis, | Euterpe, Actinochytis, Oreodoza, Mazimiliana, ecc.), e per di più tutta quanta l'infiorescenza rimane protetta dalla grande spata foggiata a barchetta (fig. 2, Tav. II) (*). Se noi passiamo ora alle Dicotiledoni, troviamo che le disposizioni meglio adatte a proteggere i semi ed i frutti dall'umidità, si trovano partico- larmente sviluppate in quelle piante che abitano le regioni tropicali piovose o dimorano nelle regioni montagnose, pure soggette a frequenti | pioggie, od infine in quei tipi che sono notoriamente ritenuti come più ` antichi. Le disposizioni eui aecenniamo si riferiscono alla presenza di brattee involueranti, o di involueri perianziali e ricettacolari, alla comparsa di sincarpi, di arilli e di peli ed alla formazione della così detta « linea lucida ». A queste disposizioni protettrici si potrebbe aggiungere anche (!) Il Jungner fa notare pure che nei Calamus la spata servirebbe a di- fendere l’infiorescenza della pioggia, ma non accenna ai singolari rapporti di posizione che corrono tra il fogliame e l'infiorescenza nelle Palme. Io potrei qui aggiungere che la forma stessa delle lacinie fogliari ha non n° darsena nel regolare lo scolo della pioggia dalle piante in qe 154 L. BUSCALIONI quelle dipendenti dalla presenza di una colonna staminale attorno agli ovari in via di evoluzione (Colwmniferae, Papilionaceae, ecc.), ma noi non crediamo soffermarci su questo mezzo protettivo, avendo esso un valore molto limitato. a) Znvolucri bratteali (Cupula, calicolo, corticazione, ecc.). Bignoniaeee. — Nella Crescentia Cujete il frutto è corticato. Composite. — In taluni generi (Fehinops, Melampodium, Xanthium, Ambrosia) ogni frutto è circondato da una guaina di brattee. Dipsacee. — In questa famiglia di piante è presente il così detto involucello. Santalacee. — I Colpoon ed i Quinchamalion hanno i frutti avvolti da guaine perigoniali. Ombrellifere. — Nel ZAecocarpus l’involucello accrescente circonda il | frutto. Clusiacee. — Il Gen. Zeptolea presenta un frutto involuerato da un calicolo. Miricacee. — Nella Myrica il frutto è concrescente colle due brattee laterali (*), ed inoltre si mostra circondato da uno strato protettore di cera che viene secreto dagli strati superficiali dell'organo. Cupulifere. — Il frutto è circondato dalla così detta Cupola, la quale in talune specie (Quercus javanica, Castanea vesca, ecc.), avvolge pres- sochè interamente il frutto. Dal punto di vista filogenetico si potrebbe ritenere la cupola come un aumento sterile, il quale poi, considerato sotto l'aspetto biologico, avrebbe molta analogia colle infiorescenze di talune conifere (Galbulo). Nelle Corilee l’involuero è formato solo più da due brattee (^) e la stessa disposizione si osserva nelle Casuarinee. b) Involucri perianziali e ricettacolari. Questi involucri, che del resto sono quanto mai affini a molti di quelli descritti nel precedente para- grafo, mostransi oltremodo diffusi. Noi li troviamo diffatti nelle famiglie () Nelle Comptonia, alla base delle due brattee, vi ha ancora un fiore rudimentale. (*) In alcuni Corylus delle formazioni geologiche le brattee avvolgevano — E: completamente il frutto in modo da proteggerlo molto efficacemente du- E rante la sua evoluzione. SULLA CAULIFLORIA 155 le più disparate (Moree, Urticacee, Vochisiacee, Lauracee (V. fig. 4, Tav. III), Ternstroemiacee, Columnifere, Euforbiacee, Ramnacee, Saxifragacee, Mirtacee, Litrariee, Ericacee, Rosacee, Ebenacee, Verbenacee, Rubiacee, Monimiacee, Chenopodiacee, ecc.). Qualche volta l'involuero, sia perianziale che ricettacolare, non cir- conda completamente il frutto (Sassafras, Alphitenia, Ocotea, Tetran- thera, ece.), in altri casi invece esso diventa un vero sacco che si apre soltanto alla maturità dei semi (Rosacee, Margyricarpus, Lauracee, ecc.). L'indusio può essere formato dal solo calice; Brachyotum (Melasto- macee), Trifolium (Papilionacee), PArygma , Verbena (Verbenacee), Royena, Diospyros, Brachynema (Ebenacee), Hystera, Aptandra (Ola- cacee), Cephalotus, Penthorum (Saxifragacee), Epiprinus, Gavarretia (Euforbiacee), Nyssa (Proteacee), Parietaria, Urtica (Urticacee); in altri casi esso è dovuto prevalentemente al ricettacolo accrescente ( Cervantesia, Thesium, Erythropetalum (Lorantacee), Xylopia (Anonacee), Lagerstroe- mia e Cuphea (Litrariee), Rosa, Leucosida, Bencomia (Rosacee), Kibara (Monimiacee); infine tanto il perianzio che il ricettacolo indusiano il frutto (Vochisiacee), Gyrocarpus (Lauracee), Visnea (Ternstroemiacee), Cliffortia, Nevinsia, ecc. (Rosacee). Molto spesso l'indusio, di qualunque natura esso sia, acquista delle strutture particolari. In aleune Ternstroemiacee il perianzio gamofillo ed acerescente forma un lungo involucro imbutiforme al disopra dell'ovario infero (CAlamidocarya Thompsoniana (fig. 5, Tav. III). L'involuero poi diventa peloso nelle Rosacee, carnoso nella Cassytha, nel Pirus e nella Visnea, legnoso nella Cryptocarya, membranaceo nella Boldoa. Nella Spa- thodea e Parmentiera il calice, fornito di ghiandole, secerne dalla faccia interna un liquido di natura particolare ehe bagna gli organi di ripro- duzione in via di accrescimento. Nell’ Erysinsa il calice non solo si ac- cresce ma si allarga a‘guisa di ali, per cui diventa un organo di disse- minazione analogo a quello del Gyrocarpus. Quanto mai adatte a proteggere i semi si presentano le singolari urne delle Mirtacee (Bertholletia, Lecythis, Curatari, ete.) le quali si aprono solo quando i semi sono giunti a maturità, o il frutto si stacca dall’al- bero. Lo stesso può dirsi per le “Opercularia (Rubiacee). Nelle Kibara, 156 L. BUSCALIONI Mollinedia, Palmeria, ( Monimiacee) non vi ha un vero opercolo, come nelle Mirtacee, ma però l'indusio si spezza di traverso eliminando una specie di eappa la quale pure si forma nella deiscenza dell'indusio di alcune Rosacee (Cenocarpus, Raphiolepis) Come indusi non meno atti a difendere effieacemente gli organi di riproduzione ricorderemo anche i ricettacoli dei Calycanthus e dei Chimonanthus, e di molte Rosacee perché forniti di peli che occludono l'apertura. Infine noi faremo ancora rilevare che nell Hamamelis e negli Elaeagnus Vindusio si decortica ed allora l'endocarpo duro e resistente si addossa strettamente ai semi. e) Síncarpi. Le disposizioni ehe vanno contrassegnate con questo nome si eonnettono, grazie la presenza di molte forme di passaggio, (Anneslea, (Ternstroemiacee)) con quelle testé descritte. Esse sono pari- menti numerose fra le piante dei paesi tropicali. Nei Ficus, nella Castilloa (Artocarpee), nel Zrochodendron (Magnoliacee), nella Tambourissa (Monimiacee) (V. fig. 1, Tav. III) e nella Dorstenia il ricettacolo sul quale sono inseriti i frutti si ripiega più o meno a coppa, che talora anzi si eleva a guisa da racchiudere gli ovari in una specie di borsa che nei Ficus ha la forma di una bottiglia. Una disposizione non molto differente si verifica pure in molte piante acquatiche o palustri (Nelumbo, Euryale, Victoria, Boccalaya). Nel Ne- lumbo il ricettacolo, disseminato di numerosi pori, acquista l'aspetto quasi di una rosetta d'innaffiatoio. Il ricettacolo assume una forma globosa ed alla sua superficie si tro- vano gli ovari che spesso si presentano più o meno affondati nella massa stessa del substrato. Questa disposizione è comune nelle Artocarpee (Arto- carpus integrifolia (V. fig. 6, Tav. III) ecc.), nella Fragaria (Rosacee), nel Liquidambar (Saxifragacee), nella Morinda e nel sarcosniani (Ru- biacee). Nell’ Anona muricata e nell Eupomatia (Anonacee) gli ovari anzichè alla superficie del sincarpo appaiono disseminati nella massa più o meno carnosa di questo. Una costituzione affine a quelle testó descritte presen- tasi in talune Rosacee (RAodotypus) e Monimiacee (Siparuna) poichè ivi i frutti sefnplicemente involuerati dal pericarpio giacciono tuttavia entro. speciali loggette circoscritte da setti che il ricettacolo invia verso la bocca | 2H ue en ricettacolare. SULLA CAULIFLORIA 157 Noi ricorderemo infine qui ancora i generi Melastoma e Blackea (Me- lastomacee) poichè l'ovario è affondato in un ricettacolo carnoso e squamoso. d) Arilli ed organi arilloidei. Con grande frequenza si incontrano dei veri arilli e degli organi arilloidei nelle piante tropicali ed in ispe- cie in quelle che non hanno gli ovari protetti da speciali disposizioni. Un arillo più o meno sviluppato trovasi nella Crossosoma ed altre Dilleniacee, nelle Sapindacee, nelle Celastraceé, nel Cymbopetalum e nella Xylopia (Anonacee) nelle Ramnacee, nel Cephalanthium (Rubiacee), nelle Nymphaeacee, nelle Euforbiacee (Euphorbia, Ricinus, Iatropha, Mabea, Croton, Suregada ete. (*), nelle Leguminose (falso arillo), nelle Miristi- cacee, nelle Connaracee ed altre famiglie. Varia è la natura di quest'organo, che talora forma un vero sacco at- torno al seme, altre volte invece è ridotto a un piccolo cercine fiancheg- giante il micropilo all’ilo, oppure mostrasi trasformato in un ammasso di peli ( Zovomita). Molteplici sono le funzioni cui può presiedere l’arillo, a seconda della sua natura e della sua estensione, ma fra queste devesi certamente an- noverare anche quella di protezione contro l'umidità; ed in vero gli studi di Kirchner, Löw e Schröter sull’arillo del 7Zzzws dimostrano che que- st'organo serve principalmente ad impedire che i semi vengano rovinati dall’ umidità (V. Lebens geschichte d. Blütenpflanzen Mittel-Europas, p. 77). e) Linea lucida. Questa disposizione che venne studiata dal Junowiez, dal Mattirolo, da me e da altri autori, è pure frequente a rinvenirsi nelle piante tropicali e specialmente in quelle areaiche o prive di spe- ciali meccanismi di protezione (Columnifere, Celastracee, Leguminose) (V. fig. 11, Tav. III). E qui credo utile di far rilevare che nelle Rizo- carpee (Marsiliacee) le quali comparvero in un’ epoca geologica molto antica, (lias, oolite, eec.) anteriore di gran lunga a quella che vide na- (©) L'arillo poco sviluppato delle Euphorbiaceae e di altre piante nostrali puó esser forse considerato come un ultimo residuo di una disposizione che iu altre epoche © era maggiormente sviluppata e destinata a uoa efficacemente il sem 158 L. BUSCALIONI scere le Dicotiledonee, la linea lucida è pure presente nello stesso modo che essa compare nel tegumento seminale delle Cannacee, pure apparse anticamente, cioè nel Cretaceo. Si aggiunga ancora che le Marsiliacee sono piante adattate al mezzo liquido. f) Peli sul tegumento seminale. Questa disposizione si rinviene nel Gossypium, nella Quiina, nella Trigonia ed in altre piante. Queste sono le principali disposizioni che, oltre a quelle più comuni, sì riscontrano con maggiore frequenza nei frutti e nei semi di quelle piante che appartengono ai paesi tropicali o alle regioni molto piovose. Siffatti mezzi di difesa sono poi largamente rappresentati in quei tipi vegetali che noi abbiamo imparato a conoscere come formanti parte in- tegrante della flora arcaica. Non vi ha dubbio che le sopra accennate disposizioni possono servire a parecchi uffici, essendo noto, ad esempio, che i frutti carnosi hanno molta importanza nella disseminazione dei semi, ma ciò malgrado non si può negare che le stesse costituiscono anche un'efficace difesa contro la pioggia e l’umidità. In particolar modo la linea lucida, presente nelle piante acquatiche e nelle Leguminose (che come si sa son piante prevalentemente tropicali), serve al sovra accennato scopo, come venne dimostrato dal Mattirolo e da me in un precedente lavoro. Egli è duopo quindi ammettere che se le piante delle Regenwälder hanno con tanta cura elaborata le più svariate disposizioni (*) per di- fendersi dall'umidità, ciò debba andar ascritto al fatto che molte di tali piante, essendo antichissime, hanno avuto tempo a sufficienza per perfe- zionare gli apparecchi di difesa, perchè le regioni delle Regenwülder ri- specchiano ancora — sebbene in grado meno accentuato — le condizioni meteoriche e climatiche delle epoche geologiche passate e specialmente di quell’epoca in cui apparvero le prime Dicotiledoni. Io credo di dover insistere su questi fatti, poichè per quanto concerne la protezione dei frutti e dei semi tropicali contro l'umidità mercè spe- ciali disposizioni che non siano quelle inerenti alla natura dei tessuti (') Le disposizioni protettriei cui accenniamo sono anche presenti in qual- che tipo vegetale dei paesi extratropicali, ma non vi ha dubbio che si pre- A sentano più perfezionate e più frequenti nelle piante dei paesi tropicali. SULLA CAULIFLORIA 159 cellulari stessi (tessuti meccanici, etc.), pochi sono gli studi che vennero in luce dopo che il Jungner ed il Neger segnalarono la presenza dello sgoccialatoio, analogo a quello fogliare, nei frutti di molte piante equa- toriali. Per quanto mi è dato di giudicare dalle poche osservazioni che io ho fatto nelle foreste vergini americane e di altre regioni tropicali, potrei ancora aggiungere che, sempre per analoghe ragioni di difesa contro l'ec- cessiva umidità, nelle contrade piovose intertropicali molte piante sono fornite di lunghi peduncoli fiorali, grazie ai quali, i fiori dapprima e più tardi i frutti, vengono a trovarsi protetti dal fogliame stesso della pianta il quale riesce al fine a ricoprire i frutti a guisa di un grande para- pioggia (*). Come esempi di questo genere citerò la Parkia (denominata per ciò dai Tedeschi « Schirmbaum » i Mango (fig. 4, Tav. II), la Carica Papaya, i Pandanus (fig. 8, Tav. III) e via dicendo (?). Ora che abbiamo tratteggiato le singolari disposizioni di correlazione che esistono tra le precipitazioni atmosferiche da una parte e la forma e la costituzione degli apparati di riproduzione dall’altra, è lecito anche concludere che la Caulifloria — la quale del pari è una disposizione antichissima e largamente diffusa fra quelle piante più da lunga serie di secoli soggette alle pioggie —, costituisca essa pure un'efficace difesa () L'Hansgirg fa pure notare che molte piante nostrali ripiegano i pe- duncoli fruttiferi in guisa tale che il frutto riesca riparato dal fogliame (Linaria, Veronica, Anagallis, Convolvulus, Helianthemum) e la stessa di- sposizione viene segnalata dal Roger per le infiorescenze degli Acer, molti dei quali sono piante delle regioni estratropicali piovose (Giappone, Ame- 3 rica del Nord., ecc.). 3 (3) Il Jungner ha osservato che non poche piante a frutti forniti di sgoc- : ciolatoio hanno pure dei lunghi peduncoli fruttiferi (Kigelia, Mucuna). ; Egli ritiene che tale disposizione torni utile al frutto nel senso che venendo questo facilmente scosso dal vento riesce facilmente a liberarsi dalle goccie di pioggia. In altri casi, secondo il medesimo autore, invece dell’ allunga- mento del peduncolo fruttifero si avrebbe — per lo stesso scopo — l'in- curvamento del ramo il quale diventerebbe pendulo (Glyphaea). Secondo il mio modo di vedere l’interpretazione del Jungner, per quanto giusta, non è sempre applicabile, poichè l’ allungamento del peduncolo si verifica anche in quelle piante che vivono nelle regioni delle calme equa- . toriali dove gli gerant. non sono accompagnati per lo più da forti venti. 160 L. BUSCALIONI dei frutti e dei semi, Io credo di dover insistere sul fatto che le piante cauliflore sviluppano per lo più dei frutti carnosi e succulenti (bacche, sincarpi ecc.) (') che la pioggia con tutta facilità riescirebbe a danneg- giare, come dimostrò Boussingault (V. Sur la rupture de la pellicule des fruits exposés à une pluie continue, C. R. LXXVI). Si potrebbe obbiettare che la carnosità dei frutti delle piante cauli- flore rappresenti un fenomeno biologico inteso a facilitare la dissemina- zione dei semi per mezzo degli animali che vivono nel folto delle fo- reste tropicali. A favore di una tale ipotesi militano non pochi fatti. È noto, invero, che i frutti (in 1. c.) dell Artocarpus incisa sono avidamente ricercati dai pipistrelli, tanto che gli indigeni di alcune contrade tropicali trovansi costretti a ricoprirli con stuoie ed altri mezzi. Così pure.i frutti: | dei Ficus e Loranthus sono mangiati da molti uccelli (Pappagalli, Gal- linacei, uccelli del paradiso ete.) e da altri animali, mentre quelli molto grossi di Durio zibethinus costituiscono un ottimo cibo per aleuni Viver- ridi. Ma per quanto il fattore della disseminazione non debba essere tra- scurato, se sì tien conto tuttavia che non poche piante caulifiore svilup- pano dei frutti secchi, poco ricercati dagli animali, è lecito affermare che esso non può aver provocato la comparsa della caulifloria, come non l’ha determinata la necessità della fecondazione incrociata per mezzo delle farfalle o il bisogno di sviluppare dei frutti grossi. Tutti questi momenti biologici potranno aver contribuito a intrattenere la caulifloria, ma vanno considerati come a questi subordinati. Invees il fenomeno della Caulifloria ci appare improvvisamente chiarito, se lo mettiamo in rapporto alle condizioni meteoriche e climatiche alle quali hanno dovuto assoggettarsi le piante cauliflore, le quali, a quanto pare, apparvero per le prime, e se sì considera che la Caulifloria era un fenomeno comunissimo nell’epoca Carbonifera, durante la quale erano (1) Anche il Jungner afferma che nelle regioni calde e soleggiate abbon- dano i frutti carnosi, mentre le capsule ed in generale i frutti secchi si rinvengono di preferenza nei climi temperati. Il caso più singolare di questo genere ci viene offerto, a mio parere, dalla Wulffia stenoglossa del- l'Amazzonia, la quale sviluppa cai deo anzichè degli acheni come le | altre Composta (V. in proposito Huber). SULLA CAULIFLORIA 161 frequenti le pioggie torrenziali (*). Si tratta quindi di un’antica dispo- sizione di eose che peró oggigiorno riesce soltanto piü reperibile nelle regioni piovose intertropicali, le sole che rispecchino l antica costitu- zione climatologica. Non possiamo tuttavia dissimularei che il fenomeno della Caulifloria, se è molto antico, non si è però trasmesso a tutte quanto le flore che dal Carbonifero si succedettero fino al termine del periodo cretaceo od anche del terziario, non trovandosi traccia di una tale disposizione nelle Conifere attuali (per quanto lo studio di un argomento simile urti contro non poche difficoltà a causa della costituzione fiorale delle Gimno- sperme. V. eccezioni nella nota in fine del lavoro) e nelle Cupulifere. L'obbiezione non è tanto grave quanto a primo aspetto può apparire, poichè, per quanto concerne le Cunifere attuali, farò rilevare che le stesse potrebbero ricavare ben poco giovamento dalla Caulifloria a causa delle loro foglie per lo più aciculari, le quali difficilmente riescirebbero a co- stituire una valida difesa contro la pioggia (V. i lavori di Hoppe), men- tre per ciò che concerne le Cupulifere, la mancanza della singolare di- sposizione va ricercata in altre cause e più probabilmente nella loro ori- gine boreale e nell’area stessa della loro distribuzione, situata in gran parte fuori delle regioni delle così dette Regenwälder. Sta intanto il fatto che le Cordaiti, le quali erano delle Gimnosperme dalle foglie spatulate e più o meno larghe, si presentavano cauliflore, come appare probabile : dalle osservazioni statemi cortesemente fornite dal Potonié. Un’ eccezione abbastanza singolare, per quanto apparente soltanto, ci viene offerta dal Gen. Cercis. Questa pianta cauliflora non venne fino ad ora rinvenuta nei terreni del Cretaceo superiore o dell'eocene, ma cominciò a mostrarsi nell'eocene; per di più essa non è propria delle regioni tropicali, ma all'opposto delle contrade temperate dell'Asia, del- l'America Settentrionale e dell'Europa, dove le pioggie non sono frequenti o torrenziali ed inoltre fiorisce prima di sviluppare le nuove foglie in (^: Secondo lo ae le Sigillarie, le Calamites, le Lepidodendracee ed altre piante cauliflore del Carbonifero abitavano i luoghi molto umidi (V. Schimper, p. 90). 1. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 16 L. BUSCALIONI primavera (*). Il fenomeno è quanto mai singolare, poichè nel caso del Cercis non si può più invocare l'intervento della foglia come mezzo di difesa del fiore o del giovane frutto. Io credo tuttavia di non andare er- rato ammettendo che la mancanza di sincronicità nello sviluppo degli organi vegetativi e fiorali costituisca qui una condizione di cose stata acquisita dalle piante in tempi relativamente recenti ed in correlazione alla sua attuale area di distribuzione (area delle piante a foglie caduche), per cui la eaulifloria sarebbe pel Cercis unicamente l'espressione di un carattere ereditario, divenuto quasi inutile a causa della mutata costitu- zione organica della pianta. E se noi infatti rivolgiamo la nostra atten- zione alla foglia del Cercis Siliquastrum, la quale per la sua forma e costituzione esterna si allontana da quella che è proprio delle foglie della maggior parte delle altre Leguminose, troviamo forse la spiegazione del curiosissimo fenomeno. La foglia è grande, cuoriforme, orbicolare e palmatinervia (V. fig. 10, Tav. III), mentre, com» è noto, nella grande maggioranza delle Legu- minose, si ha un tipo di foglia ovalare penninervio, senza contare poi che per lo più le foglie sono composte. Il fenomeno è straordinariamente im- portante, poichè la forma e la nervazione della foglia del Cercis corrispon- dono a quella costituzione fogliare che i paleofitologi (V. Saporta e Ma- rion) hanno riconosciuto come proprio delle Angiosperme più basse e più antiche (*). Essa è caratterizzata appunto dalla presenza di parecchie ner- vature secondarie, talune delle quali decorrono parallele alla nervatura (0 La fioritura coincide però quasi sempre col periodo delle pioggie pri- maverili. Noi faremo però rilevare che i rapporti fra l'epoca della fiori- tura e quella della comparsa delle foglie possono variare per una stessa specie, a seconda della località in cui vive la pianta. Esempi di questo ge- nere vennero citati dal Ludwig nel suo trattato sulla Biologia fiorale (V. pag. 161). - (*) Il criterio paleontologico sul quale io ho fatto il più grande assegna- mento non è sempre applicabile con sicurezza, poichè la paleontologia ci fornisce spesso dei dati incerti ed inoltre il suo campo di investigazione è, per ora almeno, limitato ad un’area relativamente ristretta del nostro pianeta Ma pur dando la dovuta importanza a queste cause d'errore, io | . ritengo che il medesimo costituisca uno degli argomenti più validi e piü d certi delle basi ehe ho impreso a sostenere. | SULLA CAULIFLORIA 163 mediana nel mezzo del lembo per convergere verso la stessa in corrispon denza dei due estremi fogliari, mentre le più periferiche si irradiano, a guisa di dita divaricate, nel parenchima. Siffatta costituzione fogliare, avendo una certa analogia con quella che è proprio delle foglie cotile- donari, venne dal Saporta e Marion denominata appunto costituzione Sfogliare cotiledonare. L'essere perciò la foglia di Cercis organizzata su questo tipo ci indica a chiare note che la specie deve essere molto an- tiea e che perciò probabilmente le ricerche future dovranno anche ri- trovarla fra i fossili del Cretaceo. Dacchè siamo su quest’ argomento, faremo ancora notare che fra le Laurinee, le Artocarpee, le Moree, le Urticacee, le Aristolochiacee, le Sterculiacee, le Melastomacee ed altre famiglie antiche, rappresentate da tipi cauliflori, si incontra appunto assai spesso una foglia che si avvicina al tipo cotiledonare o a quello pure degradato triplinervio e pentanervio (V. foglia di Sterculia fig. 9, Tav. III). Noi abbiamo pertanto nella costituzione fiorale (dialipetalia), nell’orga- nizzazione del frutto (policarpia), nella costituzione anatomica del caule (Magnoliacee), nelle disposizioni biologiche (anemofilia), nella struttura fogliare (foglie cotiledonari o triplinervie), nelle disposizioni protettive dei frutti ed infine nel reperto paleontologico le prove della grande an- tichità delle famiglie a tipi cauliflori. Gli altri dati poi che abbiamo raccolto ci dimostrano che le piante cauliflore non discendono da una flora boreale, ma bensì da una vegetazione equatoriale; ed in vero le Amentacee ed altri tipi antichissimi, ma d'origine boreale, non hanno attualmente più alcun rappresentante caulifioro (*). Stabilito pertanto che la Caulifloria costituisee una disposizione in- tesa a proteggere il fiore, ma più particolarmente il frutto ed il seme contro l'umidità, è lecito domandarci se non possa anche servire a di- (1) La facilità con cui queste*piante emettono gemme avventizie dal tronco va forse considerata come l’espressione di un fenomeno avente una certa relazione coll’antichità delle piante stesse? È difficile dare una risposta; ma intanto è noto che nelle regioni tropiccali, dove dominano le pioggie, la corteceia si lascia facilmente attraversare dalle pman il che y venne da ta- E ]uni anche pre in considerazione Lea Sona la 164 L. BUSCALIONI fendere le stesse parti dall’ eccessiva radiazione solare che impera nelle regioni equatoriali. Io credo di sì: considerando anzi la questione sotto questo punto di vista, ritengo che coll'ammettere anche questa condi- zione di cose si riesca a spiegare il singolarissimo fenomeno della pre- senza di idatodi fiorali in molte piante cauliflore (Kigelia, Crescentia Cujete, Durio, Parmentiera) ed in parecchi tipi tropicali a costituzione normale. Il mio modo di interpretare il fenomeno poggia specialmente . sui risultati delle osservazioni di Treub nella Spathodea campanulata, di Lagerheim sul chroma di Quito e di Koorders su molte altre specie, i quali autori hanno concordemente affermato che il liquido raccolto nella gemma fiorale vale a proteggere quest'ultima contro l'intensa ra- diazione. Per conto mio potrei ancora aggiungere che la presenza di un liquido in tali gemme ed in tali condizioni ci dà preziosi ragguagli . sui momenti biologie: cui furono per lunghissima serie di secoli sotto- poste le piante dei climi caldo-umidi, dovendosi di necessità ammettere innanzi tutto che lo sviluppo degli idatodi in questione sia stato facilitato dalle condizioni di eccessiva umidità cui soggiacquero le piante a par- tire dalle lontane epoche geologiche, e secondariamente che solo un lungo lavorìo di secoli e secoli può aver concesso alle piante di modificare in così strana guisa gli apparati fiorali. Noi ci troviamo pertanto qui di fronte ad un complesso di fenomeni biologici, gli uni aventi attinenza coll’ombrofilia, gli altri invece col- lombrofobia, che a volta a volta prendono il sopravento; il quale fatto a chi consideri le cose un po’ superficialmente, potrebbe parere alquanto strano, essendo più logico ammettere che le piante delle Regenwälder siano plasmate unicamente sullo stampo della genuina ombrofilia (*). Ai tipi ombrofobi stabiliti dall’ Hansgirg si potrebbe pertanto aggiungere anche quello che ci viene offerto dalla Caulifloria È (1) Vedansi però le osservazioni che in proposito ha fatto il Wiesner. (?) Nei paesi tropicali soggetti a pioggie frequenti (pioggie invernali), le piante benchè costituite su un tipo eminentemente ombrofilo sviluppano tuttavia dei fiori ombrofobi, i quali per ciò appunto nascono nel periodo secco od estivo, quando cioè molte piante sono in parte sfrondate. Il fatto è sta stato osservato a Camerun (Jungner), nell’ Amazzonia (Buscalioni) ed in | SULLA CAULIFLORIA 165 Tutte le disposizioni eui abbiamo accennato nelle precedenti pagine hanno uno stretto rapporto colla Geocarpia, ed infatti non poche piante cauliflore (Theobroma, Ficus, Cynometra) come ha indicato il Koorders, sono anche geocarpiche. E qui mi piace far rilevare che anche il geo- carpismo, il quale si incontrerebbe in moltissimi tipi vegetali (Arachis hypogaea, A. procumbens, Voandzeia subterranea, Trifolium subterraneum, . Trigonella Aschersoniana, Morisia monantha, Geococcus pusillus, Astraga- lus hypogaeus, Muehlenbeckia hypogaea, Cardamine chenopodiifolia, Plan- tago cretica, Cyclaminus europaeus, Stylochyton hypogaeus e S. longifolius, Okena hypogaea etc.) viene considerato dal Ludwig, dal Gerard, dal Gri- sebach, dall'Huth e dal Lindmann come una disposizione adatta a ripa- rare il frutto dal caldo e dal freddo, ma più particolarmente dalla piog- gia. L'Ule, a riguardo dell Anona rhizantha — una pianta caulifiora a frutti carnosi sotterranei che il Pecholt scoprì sui monti di Rio de Ja- neiro — dopo di aver fatto notare che i rami fioriferi si allungano fino a che abbiano portato i fiori (spesso cleistogami) sotto il fogliame mar- cescente del terreno così si esprime: « Diese Pflanzen wachsen an Stellen wo leicht, wenn nicht die ganzen Pflanzen, so doch die Samen von starken Regengüssen fortgeschwemmt werden kònnen, wenn sie nieht unterirdische Entwiekelang hätten ». L'Ule sarebbe, secondo me, l’unico autore che accenni all’azione dan nosa delle pioggie sui frutti delle piante cauliflore, ma io farò subito rilevare ehe egli dovendo dar una spiegazione del fenomeno della cauli- floria si associa all'idea di Haberlandt. Per risolvere, nei singoli dettagli, la questione della Caulifloria oc- correrebbe far degli studi sperimentali, cercando di stabilire quale in- fluenza possa spiegare il fogliame e l'architettura dei singoli alberi sulla distribuzione delle goccie di pioggia nell'ambito della zona ricoperta dalla pianta. Dalle poche ricerche che vennero fatte dal Hoppe con adatti . Ombrometri posti sul terreno sottostante alla chioma di differenti alberi - è risultato: 1°) che un ombrometro raccoglie tanto più aequa quanto | altre località (Schimper, Johow, ecc.). Noi dobbiamo per ciò ammettere che = . l'ombrofobia sia pure frequentissima nelle regioni caldo-umide dell’ equa- tore. | 2 i è 166 L. BUSCALIONI più si trova discosto dal tronco; 2°) la quantità di acqua raccolta da- gli ombrometri dipende dalla natura della pianta; 3°) quanto più la pioggia è violenta, con tanto maggior facilità penetra attraverso la chioma e riesce a scorrere lungo il tronco; 4°) nei boschi di Faggio anche con una quantità relativamente scarsa di pioggie si ottiene di già lo scor- rimento dell’acqua dal tronco, mentre per ottenere lo stesso fenomeno colle piante appartenenti alla classe delle Conifere si richiede una quantità assai maggiore di pioggia e una precipitazione più violenta delle goccie; 5.°) la chioma dei faggi trattiene meno energicamente l’acqua di pioggia in confronto della chioma delle conifere; 6.°) le differenti specie di Co- nifere, presentano un comportamento sui generis rispetto al fenomeno dello sgocciolamento; 7.°) aleuni alberi dirigono la corrente dell'acqua di pioggia verso il tronco, altri verso la periferia della chioma, ed altri infine la riversano sul terreno in diretta corrispondenza del punto colpito. Meno interessanti sono le osservazioni che hanno fatto lo Jungner e il Rüdiger sullo stesso argomento. Dagli studi del primo risulta unica- mente che le foglie hanno l ufficio di allontanare l’acqua meteorica dal tronco, mentre dalle osservazioni sperimentali del Rüdiger è stato posto in evidenza che l’acqua di pioggia viene dalle foglie diretta sia verso il tronco, sia verso la periferia dell’albero, ma che però si hanno delle variazioni nella distribuzione, a seconda che gli alberi sono giovani o veechi od hanno rami penduli od eretti (*) Dalla lunga serie di fatti raccolti noi possiamo pertanto conchiudere: 1.°) Che la Caulifloria è una disposizione da lungo tempo ereditata, la quale poi si manifesta di preferenza in quegli organismi vegetali che vivono nelle regioni caldo-umide dei tropici, poichè ivi si trovano tuttora pressochè nelle stesse condizioni elimatiche e idro-meteoriche cui erano soggetti i loro antichissimi antenati del Carbonifero (Crittogame vasco- lari e Gimnosperme cauliflore) e del Cretaceo. () Per questo genere di ricerche si potrebbero consultare anche le osser- n vazioni di Kerner v. Marilaun (V. Pflanzenleben) e di Ney, come pure i lavori di Kunzer, di Miittrich e di Fautrait intesi a stabilire l'influenza | spiegata dalle foreste nella direzione dei temporali e sulle quantità di pre- E | cipitazioni meteoriche che si verifica nei re boschivi in ‘Finiti di quelli aperti, SULLA CAULIFLORIA 2.°) Che la Caulifloria si incontra di preferenza in quelle piante che : hanno una costituzione bassa, come lo attesta la struttura dei fiori, delle foglie, del caule, il che è in diretto rapporto colla loro antichità. An- che la grande diffusione geografica di tali piante indica che sono molto antiche. 3.9) Che la Caulifloria serve a proteggere i fiori, i frutti ed i semi dall'umidità eccessiva, ma nello stesso tempo vale a riparare gli stessi organi da un'eecessivo riscaldamento. 4.) Che le piante cauliflore (ed in generale le piante arcaiche e tro- pieali) sono fornite di disposizioni speciali, le quali, al pari della Cauli- floria, concorrono a proteggere gli apparati fiorali contro l’inclemenza del clima e che solo riescono spiegabili ammettendo l’azione di questo fattore. 5.°) Che le cause segnalate dal Wallace, dal Johow, dall'Haberlandt e da altri autori, se possono renderci ragione della Caulifloria nelle piante attuali, non valgono a spiegarci l'origine del fenomeno e vanno pereió eonsiderate come cause secondarie che lo stato presente della vegetazione rende plausibili. A questo proposito farò osservare che le più antiche piante cauliflore apparvero sulla terra assai prima di quei mammiferi che ora si nutrono dei loro frutti. 6.°) Che lo studio sperimentale sulla distribuzione dell’acqua nel dominio delle differenti essenze vegatali è in perfetto accordo colle mie vedute sulla Caulifloria. 7.°) Che infine la Caulifloria contrae stretti rapporti colla geocarpia, : altra disposizione biologica pure intesa a proteggere i semi contro l'azione dannosa del mezzo esterno. Io aggiungeró ancora, a puro titolo di ipo- tesi, che la Caulifloria deve pure avere qualche lontanissimo legame colla mirmecofilia. Il fatto appare a primo aspetto alquanto paradossale, ma se si considera che la funzione mirmecofila si è manifestata pure in ‘ tempi antichissimi (nel Cretaceo secondo il Delpino) e che inoltre essa è diffusa prevalentemente nelle piante delle regioni molto calde e più particolarmente nei tipi cauliflori (Bignoniacee, Artocarpee, Leguminose, Sterculiacee, Malvacee ete.) il nesso non apparirà più tanto inverosimile. Si potrebbero fare molte considerazioni a riguardo dell’ origine filoge- netica degli organi potenter disseminati sul caule e sui rami. Noi non 168 L. BUSCALIONI vogliamo giungere fino all'affermazione arrischiata che in qualche caso possano essere l’espressione della persistenza di nettari provenienti da organi fiorali attualmente andati scomparsi, ma per altro canto non pos- siamo dissimularei che qualche recondito nesso fra le due formazioni (fiori e nettarii) possa esistere. Pur prescindendo dalla circostanza che il fenomeno della Caulifloria -richiede un grande apporto di sostanze zuc- cherine alle regioni dei rami e del caule, dove nascono i fiori, ciò che favorirebbe la comparsa di nettarii, noi faremo osservare che molti fiori nati sui cauli sono anche dei veri idatodi. Inoltre crediamo ancora utile. di aggiungere che in molte Bignoniacee, Sterculiacee, ece. (che, come è noto, danno un forte contingente alla Caulifloria) abbiamo da un lato dei calici sacciformi segreganti, mercè ghiandole speciali, un liquido (Spathodea) destinato a proteggere contro l’ umidità il fiore stesso, dal. l'altra dei nettari estranuziali pure calicinali (Zecoma ed altre specie) destinati invece ad attirare le formiche, come ha fatto rilevare il Beccari, ma meglio ancora il Penzig nelle sue Note di Biologia vegetale (Mal- pighia 1895) (°). Sassari 11 Gennaio 1904. ?) Non vi ha dubbio, secondo il mio modo di vedere, che la funzione mirmecofila dei nettarii estranuziali deve esser considerata come una dispo- sizione di indole secondaria anzichè originaria. Seguendo le idee che ho esposto nel lavoro, fatto in collaborazione col D.” Traverso, sull’ origine deifiori, io ritengo che i nettarii estranuziali si siano formati, innanzi tutto, sotto l'influenza di cause interne. Le piante mirmecofile essendo antiche ed appartenendo inoltre in gran parte alle regioni caldo-umide dei tropici hanno dovuto trovarsi, e si trovano tutt'ora, in condizioni eccezionalmente favorevoli per l’ assimilazione del CO, per parte delle foglie e degli altri organi verdi, a causa dell'intensa radiazione e dell'elevata temperatura delle regioni in cui vivono attualmente e vissero nel periodo geologico in cui sor- sero siffatti organismi. L’ esaltamento della funzione assimilatrice provoca però accumulo degli assimilati, sotto forma di zucchero, nel parenchima fogliare stesso, e la pianta perciò, in origine, dovette fabbricare i nettari estranuziali unicamente per eliminare l’ eccesso di zucchero, nello stesso modo che altre piante, pure prevalentemente tropicali o dai climi umidi, hanno fabbricato gli idatodi per eliminare l’eccesso di acqua dai tessuti. La grande affinità che esiste fra idatodi ordinari e quelli a secrezione zucche- rina (V. in proposito anche Haberlandt, Anat. Pflanzenphys., p. 432), resa IY SULLA CAULIFLORIA 169 NOTA. Le presenti ricerche erano già state consegnate alle stampe allorchè, grazie alla squisita cortesia dell'Autore, mi fu dato di prendere in esame le osservazioni che l'illustre viaggiatore e naturalista Dott. Odoardo Bec- cari ha fatto sulle piante cauliflore della Malesia. Io credo utile di riportare qui, per sommi capi, le indicazioni di que- st Autore, sia perchè dalle stesse emergono dei fatti interessanti e sia ancora perché le ricerche del coraggioso esploratore di Borneo merite rebbero, forse, di essere più famigliari ai biologi ed agli serittori di Geografia botanica (!). Il Beccari nel suo libro « Nelle foreste di Borneo », Firenze 1902, dopo aver fatto rilevare che nella Malesia le piante cauliflore sono quanto mai frequenti (50 e più specie) ricorda fra queste gli Omphalocarpum (Ternstroemiacee) dell’Africa, l’ Anona flagellaris, il Palaquium Beccarii (Sapotacee), il ZuraAtogenos P. B. (Bixacee), la Polyalthia anomala (Ano- nacee) ed altre Polialtee, il Goniothalamus lateritius e il G. Ridleyi (Ano- nacee), la Prainea (Artocarpee), molti Ficus (F. Hemsleyiana, F. condensa, evidente dal fatto che in piante appartenenti alla stessa famiglia, organi omologhi possono mostrarsi forniti di nettarii, oppure di idatodi (foglie di Phaseolus, stipole di Vicia Faba ad es.) viene in appoggio alla mia inter- pretazione. Del resto il mio asserto riesce confermato dalla circostanza che i nettarii estrafiorali nascono d’ordinario sugli organi di assimilazione (fo- glie) e per di più stanno localizzati sulle vie percorse dagli assimilati nella loro emigrazione (nervature) e più specialmente nel punto di convergenza (e quindi di accumulo degli zuccheri) di due o più nervature, dove pure si formano anche gli acarodomazi (V. Penzig e Chiabrera, Malpighia 1903). Av- venuta la formazione degli idatodi a secrezione zuccherina, le formiche co- minciarono a frequentare gli alberi forniti di tali apparati, ed allora si iniziò la funzione mirmecofila che andò di poi sempre più esaltandosi col perfe- zionamento degli organi nettariferi. Se si ammette che i nettarii estranu- ziali si sono formati unicamente per regolare le visite delle formiche alle piante, si cade in un ordine di idee che porta inevitabilmente a conclusioni erronee e paradossali. (!) L'Engler (V. trattato sull'evoluzione del Regno vegetale) è uno degli | Autori che ha tenuto in grande considerazione le osservazioni del Beccari. 170 L. BUSCALIONI F. acidula, F. Miquelii) taluni dei quali forniti di stoloni analoghi a quelli descritti dal Koorders, (F. Beccarii, F. stolonifera, F. Treubii, F. uncinata, F. geocarpa), alcune Miristicacee, Bombacee, Lauracee, Bixacee, - Euporbiacee (Baccaurea lanceolata) e Zingiberacee. I nuovi dati tornano adunque in appoggio alla mia ipotesi, poiché qui ci troviamo nuovamente di fronte a piante che sono antichissime. Ma vi ha di piu: alle Cauliflore il Beccari annette anche talune Mo- nocotiledoni, fra le quali ricorderemo le Zingiberacee e due Palme, la Pinanga brevipes e la Pinanga crassipes che sviluppano i fiori in vi- cinanza del suolo. Il reperto non è privo di interesse, poichè io ho fatto precisamente rilevare come alcune Palme (Caryota, ecc.) conservino le traccie di una costituzione cauliflora, portando esse i fiori in corrispon- denza delle cicatrici delle foglie da tempo cadute. L'osservazione del Beceari non poteva quindi tornare più acconcia alle mie vedute. Nello stesso libro il Beccari ricorda pure di aver osservata la Cauli- floria in taluni Gnetum. Ora a nessuno potrà sfuggire il valore di un tale dato, qualora ricordi che un'analoga disposizione era comune fra le Gymnospermae dell’ Epoca Carbonifera, e postcarbonifera e che i Gnetum, in generale, hanno delle foglie assai larghe, rispetto a quelle delle altre Gimnosperme, per cui possono colle stesse efficacemente proteggere l'ap- parato di riproduzione. Il Beccari, dopo aver fatto rilevare che i frutti, sello Cauliflore, na- scono nel tronco (Durio) od in vicinanza del terreno (Goniothalamus , Polyalthia, Pinanga, Zingiberacee) e dopo aver fatto notare che le piante cauliflore sono o dei grandi alberi o dei suffrutici che vivono all'ombra de'colossi delle foreste tropicali, viene alla conclusione che la causa della caulifloria debba esser ricereata nella necessità in cui si trova la pianta i di proteggere il frutto contro il morso degli animali (scimmie, cinghiali, — pappagalli, psittacidi, zibetto, tartarughe) ("). i Come ho già fatto notare nel corso del lavoro, io non eseludo che 1 questa possa essere — almeno attualmente e per aleuni casi — una delle — - (!) I frutti di Durio Kakura sarebbero in particolar modo ricercati dalle | tartarughe e dai cinghiali. SULLA CAULIFLORIA 171 cause che maggiormente valgono ad intrattenere la Caulifloria, ma per più di un motivo parmi oltremodo dubbio che questo sia stato il fattore originario. Perchè mai i frutti ed i fiori di molte piante cauliflore di Bor. neo si sono conservati succulenti, odorosi e spesso vistosi, vale a dire hanno mantenuto quei requisiti che li rendono reperibili facilmente nel folto dei boschi, anche a distanza, come accenna il Beccari pel Durio zibethinus ed altre Durionee ('), mentre poi cercherebbero di sottrarsi alla vista degli animali nascendo sul caule? Non sarebbe stato sufficiente che i frutti avessero assunta una costituzione legnosa ed i fiori perduta la funzione vessillare (*) pur rimanendo nel sito normale? Se pertanto i fiori hanno conservato, nella grande maggioranza dei casi, il loro pro- fumo, ed i frutti a loro volta sono rimasti odorosi, nonchè vistosi per vo- lume e per la presenza di un pigmento, sarebbe, mi pare, più logico ammettere, che sì gli uni che gli altri, malgrado la loro posizione ano- mala, abbiano voluto conservare immutati i loro rapporti cogli animali nell'interesse della fecondazione incrociata e della disseminazione. Altre cause adunque, in generale, hanno motivato la Caulifloria. Quanto più ci addentriamo nella disamina dei singoli casi che ci offre la Cauliftoria, tanto più ci paiono incerte le spiegazioni biologiche, quando queste contemplano il fenomeno soltanto dal punto di vista dell'attualità. E qui mi torna acconcio rilevare come il Beccari nell'altro suo clas- sico libro « Malesia » e più precisamente nel capitolo in eui tratta delle numerose piante caulifiore delle regioni da lui esplorate accenna, oltre ché alla grande umidità della regione malesica, anche alla impo- nente antichità ed individualità della flora di questa regione. La Malesia sarebbe, secondo lui, rimasta da lunghissimo tempo in uno stato di quiete geologica, il che costituisce pure un validissimo argomento a fa- vore della mia ipotesi (V. Malesia, p. 205, Vol. III, fasc. IV). Piacemi pure fare rilevare a questo proposito che nelle Durionee descritte dal Beccari, le quali hanno tanti tipi cauliflori (Cullenia, Durio zibethinus, D. carina- () Questi tramandano un forte odore alliaceo. (3) La funzione vessillare è, come dissi, poco manifesta od anco soppressa in molti fiori delle piante cauliflore, ma il fenomeno e inerente alle con- dizioni stesse che hanno determinato la Caulifloria, anziché causa di questa. 172 L. BUSCALIONI tus, D. dulcis, D. graveolens, D. affinis, Boschia grandiflora, ecè.), sono quanto mai sviluppate quelle disposizioni protettive eui io ho aecennato parlando della vegetazione delle Regenwälder e delle flore arcaiche (a- rilo, rivestimento di peli a scudo, stami connati, involucri perianziali, incompleta apertura del fiore ete.). Inoltre nelle stesse troviamo pure più o meno sviluppate quelle strutture che conducono alla formazione degli idatodi fiorali, foggiati ‘sul tipo di quelli della Spatodea. Io terminerò questa nota, facendo ancora rilevare che i frutti delle Durionee, per quanto anatomicamente costituiti su uno stampo ben dif- ferente da quello delle Artocarpee, presentano tuttavia una conformazione esterna che li rende quanto mai affini a questi ultimi per aspetto (V. fig. di Durio zibethinus nella « Malesia» o « Nelle foreste di Borneo »). La presenza di frutti analogamente conformati in piante appartenenti a due tipi così diversi deve indubbiamente farei sospettare che si tratti di fenomeni di convergenza, dipendenti dalla identità di eondizioni bio- logiehe sotto il eui imperio vissero le Artocarpee e le Buttneriacee cau- liflore. Le punte di cui sono forniti i frutti di queste piante possono funzionare ottimamente da sgocciolatoio e da armi di difesa. Mi si potrà obbiettare che molte piante eauliflore nascono diggià sotto il riparo degli alberi maggiori della foresta vergine, per cui sarebbe resa inutile la Caulifloria, ma io ritengo che una tale obbiezione non possa demolire il mio concetto, potendo chiunque con tutta facilità constatare che dalla chioma degli alberi più elevati sgocciola in abbondanza l’acqua di pioggia, di guisa che solo nella peculiare localizzazione dei fiori e dei frutti a ridosso del tronco le sottoposte piante cauliflore riescono a pro- teggere gli organi di riproduzione contro l’inclemenza del clima. Il caso venne già da noi contemplato, allorchè si diseussero le osservazioni del- l Hoppe concernente la distribuzione dell’acqua al di sotto della chio- . ma degli alberi, al quale lavoro rimandiamo pertanto il lettore che de- sideri maggiori ragguagli. Noi faremo però notare che: molte piante piante basse e cauliflore delle foreste possono anche vivere all’ aperto e in tal caso sarebbero esposte alle pioggie. SULLA CAULIFLORIA 173 BIBLIOGRAFIA. BaILLON. Histoire des Plantes. Paris. BEACH S. The effect of rainfall upon pollination. Note on preliminary ex- periments. New York Agric. Exper. Stat. 1892 BRANDES. Anpassung d. Pflanzen an die Niederschläge. Zeitschr. f. Natur- wissensch. Bot. 67 Bd. 1894. BuREAU O. Sur un figuier à fruits souterrains. Journ. de Bot. 11, 1888. CeLAKovsKy L. Ueber d. phylogenetischen Entwickelungsgang d. Blüthe ete. Prag. CosTANTIN J. La nature tropicale. Bibl. Scientif. internat. Paris 1899. DELPINO F. Ascidi temporanei della Sterculia platanifolia e di altre piante. Malpighia 1889, vol. III. ENGLER A. a ES d. Extratropicalen Florengebiete. Leipz. Id. Ueber Amphicarpie d. Fleurya podocarpa Wedd. nebst einigen allgemeinen Bemerkungen üb. d. Erscheinung d. Amphicarpie u. Geo- carpie. Sitzungsber. d. K. Akad. 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Ak A dise callithrix. 1 frutti sono bti: da lunghi rami orizzon- tali sorti in vicinanza del eolletto (Dal Koorders). » 3 Fratti indusiati di Raffia ruffia (Dal Baillon). > .4* Frutto indusiato di Cryptocarya infectoria (Lauracea) (Dal Baillon). > 5$. Frutto indusiato di Chlamydocarpa Thomsoniana (Dal Baillon). » 6. Infiorescenza di Artocarpus. I frutti sono inglobati nel ricettacolo (Dal Baillon). > 7.2 Arillo di Nephelium Litchi (Sapindacea) (Dal Baillon). > 8. Porzione di caule di Pandanus. 1 frutti sono portati da lunghi pe- duncoli sottoposti alle foglie (Dallo Schimper). > 9.* Foglia triplinervia di una Sterculia fossile (Dallo Zittel). > 10.* Tipo cotiledonare di nervatura del Cercis Siliquastrum ( Dallo Schlechtendal ed Hallier). . > 11.» Linea lucida del tegumento seminale di Cytisus capitatus (Dal Mattirolo e Buscalioni). » 12.* Calice acquifero (?) di Dolichandrone adenophylla DC. (Dal Raci- borski). ' 12. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIIL Dorr. GIACOMO CECCONI Settima contribuzione alla conoscenza delle Galle della Foresta di Vallombrosa (colla descrizione «di galle nuove e di un nuovo dittero galligeno e con due figure nel testo) (S. ABIES PECTINATA L. l. Mindarus abietinus Koch. — Kieffer, Synopsis des Zoocecidies, ece., pag. 238. Circa la fine di giugno, in luglio e in agosto dello scorso anno, trovai una quantità di abeti che presentavano le estremità dei rami colle foglie giovani tutte incurvate, rivolte ad arco verso l’alto e indurite per una leggera ipertrofia; in mezzo ad esse si vedevano gli afidi produttori di tale deformazione, ricoperti di uno strato ceroso biancastro, che in parte ricopriva anche le foglie e la porzione del ramo. Circa la fine d'agosto però e sui primi di settembre quegli afidi volarono via e le foglie ri- presero, almeno apparentemente, quasi il loro stato normale. Ora, in aprile, trovo molti abeti che hanno l’estremità dei rami secca. Frequentissimo verso il Saltino sugli abeti bianchi che si alternano e si toccano con gli abeti rossi, i quali però non vengono attaccati affatto. ACER MONSPESSULANUM L. 2. Eriophyes sp. Cecconi, Zoocecidi della Surdegna, 3.* Contribuzione, i x : Chiazze più o meno estese di peli di color bianchieeio dapprima, ap- presso giallicei e giallo-rossiceio scuri, sulla pagina inferiore, senza alcun sollevamento sulla pagina superiore. Abbastanza frequente, in settembre, a Masso del diavolo. (1) Le galle nuove per la snema le indico eon ** e i nuovi substrati o le m nuove per l'Italia co GALLE DELLA FORESTA DI VALLOMBROSA : 179 3. Eriophyes maerochelus var. monspessulani Nal. — Cecconi, |. c., hl Ammassi piuttosto limitati di peli, di colore rossiccio scuro a matu- rità, i quali ricoprono una cavità che corrisponde all’interno di un sol- levamento vescicoloso della pagina superiore, sbiadito. Non frequente a Masso del diavolo. CENTAUREA JACEA var. AMARA L. 4. Eriophyes grandis Nal. — Nalepa, Neue Gallinilben, 20 Forsetzung. 1900. Per opera di quest'aearo i eapolini non si aprono e si presentano ri- gonfi e ricoperti come da una pos farinosa biancastra, che ricopre anche il resto della pianta. Non troppo frequente in agosto, lungo la strada del Lago, dove trovò le prime galle il Prof. Adriano Fiori. ERICA ARBOREA L. 5. Myricomyia mediterranea Fr. Lw. — Baldrati, Appunti di ceci- dologia; n. 94, Tav. IV, Fig. 6. ; Piccole galle gemmiformi, lunghe da 3 a 4 mm., larghe 2-3 mm., formate da squame che si addossano fra loro e che contengono nel loro interno una larva, che ivi compie la sua metamorfosi; queste galle si trovano frequentemente insieme a quelle di Perrisia ericina Fr. Lw. FAGUS SILVATICA L. 6.' Phyllocoptes gracilipes Nal. — Nalepa, in Anz. d. Wiss. in Wien, anno 1892. Sulla pagina inferiore delle Sao e all'aseella delle Jorma tar secon- darie, quest'aearo produce un eiuffetto di peli giallo-rossieci; nei punti corrispondenti della pagina Riportare si nota un leggero sollevamento di W Faam sbiadito. 180 G. CECCONI Abbastanza frequente lungo la siepe del Piantonaio, in ottobre dello scorso anno. FILAGO GERMANICA L. 7. Pemphigus gnaphalii Kalt. — Cecconi, Quinta contribuzione Galle Vallombrosa, n. 20. Piantine raccorciate, infiorescenze deformate e ricoperte di peli lanosi, bianchi, foglie arrieciate. Frequente a Campiglioni, in agosto. FRAXINUS EXCELSIOR L. 8. Psyllopsis fraxini L — Massalongo, Galle Flora Italica, n. 205. Porzione più o meno ampia delle foglioline accartocciata verso la pagina inferiore, scolorata, coi tessuti ipertrofizzati e con superficie tuber- colosa; gli emitteri produttori vivono dentro la cavità che si forma. Abbastanza frequente nelle vicinanze di Donnini, sui primi di set- tembre. GALIUM LUCIDUM All. 9. Perrisia (galii H. Lw.?). — Massalongo, Contributo conoscenza entomocecidiologia italica. Terza comunicazione, n. 45, anno 1897. Galla rotonda, liscia, di consistenza carnosa, della grossezza di un piccolo pisello, di color verde, spesso tendente al rossiccio, e posta all’ascella delle foglie. Abbastanza frequente lungo la strada del Lago, in estate. 10. Schizomyia galiorum Kief.. — Massalongo, Galle Flora Italica, n. 58. Deformazione dei fiori per la presenza della larva, che è di colore gial- liecio: la gemma fiorale rimane chiusa, rigonfia, ed assume generalmente una forma ovata ed una colorazione violetto-scura. La larva a maturità cade nel terreno per compiervi la sua trasforma- zione. . Piuttosto rara quassü, a circa mille metri sul livello del mare, mentre | 3 EC SUME GALLE DELLA FORESTA DI VALLOMBROSA © 181 è molto frequente più in basso; sotto Saltino e specialmente nei dintorni di Reggello, in estate. LARIX LEPTOLEPIS Gord. 11.” Adelges abietis L. L'anno scorso, in agosto, si notò una vera invasione di questo emit- tero sui larici del Piantonaio e tale che i rami e gli aghi ne erano del tutto ricoperti; le piante presentavano una colorazione bianco-eenerina , molto caratteristica e visibile anche a distanza. Gli aghi naturalmente erano ipertrofizzati e ripiegati. Fu il prof. Perona che notò per primo questa invasione. LOTUS CORNICULATUS L. 12.* Perrisia, species nova? Aserivo a questo genere di ditteri una larva di color bianco-rossiccio, che trovai dentro una galla formatasi a spese di una fogliolina terminale e che presentava tutti i caratteri di quella prodotta dalla Perrisia viciae Kieff. su foglioline di parecchie specie del genere Vicia. Una galla soltanto, subito sotto Masso del diavolo, al principio del Castagneto, il 17 luglio 1902. ORIGANUM VULGARE L. 13.* Aphis nepetae Kalt. — H. Schouteden, Zes -Aphidocecidies pa- léarctiques, pag. 13, a. 1903. Foglie arricciate, inerespate e contorte in modo molto visibile; dentro le numerose cavità, che si formano, si trovano molto comuni i produt- tori di tale deformazione. Frequente sotto Saltino e a Reggello, in estate. OXALIS CORNICULATA L. 14. Eriophyes oxalidis Trotter. — Trotter, Descrizione dell'acaro che deforma le foglie di alcune Oxalis, Marcellia, Vol. I, fase. IV, pag. 126-127. 182 G. CECCONI Ripiegature longitudinali delle foglie verso la pagina inferiore, isolate dapprima, appresso così numerose da ridurre la foglia tutta ripiegata e accartocciata su sè stessa. Molto frequente in giugno, sopra un muro lungo la strada, nelle vi- cinanze di Reggello. PIRUS MALUS L. 15. Myzoxylus laniger Hausm. — Massalongo, l. c., n. 26. Rigonfiamenti e tumori di forma irregolare e caratteristici, sul tronco e sui rami di una pianta abbastanza grossa e coltivata in Piantonaio. QUERCUS CERRIS L. 16.° Cynips truncicola Gir. i Per le galle prodotte da questa specie vedi la descrizione più sotto di quelle identiehe, trovate sulla Quercus pubescens. Quantunque dalle poche galle raccolte sul tronco di una grossa pianta di cerro, lungo la strada del Lago, non ‘abbia potuto ottenere nessun produttore, tuttavia le ho riferite con certezza a questa specie pei loro caratteri che non possono farle confondere con altre galle. QUERCUS PSEUDOSUBER Santi. 17. Andr:eus multiplieatus Gir. — Cecconi, Terza Contribuzione Galle Vallombrosa, n. 28. Avendo potuto raccogliere molte galle e avendo ottenuto i produttori, le aserivo ora eon certezza a questa specie. 18. Heliozela stanneella Fr. — Cecconi, Quarta Contribuzione Galle Vallombrosa, n. 28. — Kieffer, Synopsis des Zoocécidies d' Europe, pag. 401, n. ] Raccolsi in buon numero le galle caratteristiche di questo microlepi- dottero, nell’agosto 1902. n. 26. 19. Neuroterus minutulus Gir, — Trotter, Zalomocecidi italiani, 1899, — GALLE DELLA FORESTA DI VALLOMBROSA 183 Galle sulla pagina inferiore delle foglie, piccolissime, rotonde, del diametro di 1,5-2 mm., di colore generalmente rosso a maturità, con superficie tubercolosa. Ho raccolto parecchie volte queste galle, che ho trovato molto fre- quenti l’anno seorso, sui primi di ottobre. QUERCUS PUBESCENS Willd. 20. Andrieus histrix Trotter. Per la descrizione della galla vedi la mia Quarta Contribuzione, ece., n, 13. Lungo la strada del Lago, il 20 marzo 1903, raccolsi due sole galle e in autunno ottenni un produttore. 21. Andrieus Kirsehbergi Wachtl. — De Stefani, Contribuzione En- tomocecidiologia flora sicula, anno 1901, n. 32. Sopra aleuni ramoscelli giovani trovo qualehe gemma trasformata in una galla poco visibile, del diametro di 4-5 mm., globosa, ricoperta da numerose appendiei ottuse, regolarmente disposte, di colore giallastro dapprima, a maturità bruna e legnosa. La cavità larvale è ampia, e la galla, raggiunta la maturità in atien, cade; l insetto si sviluppa nell'estate che segue. Qualche esemplare nelle vicinanze del luogo detto il Lago, nel set- tembre 1902. 22. Andrieus solitarius Fonse. Per la descrizione di questa galla si confronti la mia Prima Contri- buzione Galle Vallombrosa, pag. 10. 23. Andricus urnaeformis Mayr. — Massalongo, l. c., n. 146. Sulla pagina inferiore della foglia, generalmente disposte in due se- rie lungo la nervatura principale e attaccate per un corto e sottile peduncolo, si trovano numerose galle (io ne contai fino a quindici), di colore verde uniforme o verde-rossiccio, quasi della grossezza di un grano di miglio, a forma di botticella, striate longitudinalmente , coll'apice tronco e scavato a fossetta, la quale presenta nel centro una piccola eminenza papilliforme e tutto all’ intorno una spoig di collare p svi- | luppato, s si 184 See . G. CECCONI In eorrispondenza di queste galle la lamina fogliare si ripiega e le nasconde, tanto che è abbastanza difficile di vederle. In settembre o in ottobre le galle cadono e il produttore esce da esse nella primavera che segue. Trovai parecchie di queste galle ancora attaccate alla foglia, a mezzo ottobre dello scorso anno, nelle vicinanze del Lago. 24. Cynips truncicola Gir. — Massalongo, l. e, n. 141. Non troppo frequentemente, sul tronco di grosse quercie e un po’ in- fossate nella corteccia, si trovano delle gemme avventizie trasformate in galle quasi globose, uniloculari, di consistenza legnosa, della grossezza di un po' più di un pisello (7-10 mm. di diametro), ricoperte interamente da appendici triangolari, le quali, toecandosi fra loro, danno luogo ad una specie di reticolatura. Il colore di queste galle è bound a quello della corteccia, ma, quando la zona corticale si è distaccata dalla galla interna, questa presenta una colorazione bianchiccia ed una forma un po’ diversa dal normale. Dalle poche galle raccolte, lungo la strada del Lago, ottenni un pro- duttore alla fine di marzo del secondo anno; il foro di uscita dell’ insetto è circolare, ampio, e si trova lateralmente quasi alla base della galla. SALIX ALBA L. 25. Eriophyes truncatus Nal. — Massalongo, Acarocecidi della Flora veronese, anno 1891, n. 25. Stretto accartocciamento lungo il margine della foglia, verso la pagina superiore o inferiore, di colore verdastro o rossastro. In preparati al microscopio si trovano insieme con quest'aearo il Phyl- locoptes phyllocoptoides Nal. e il' Phyllocóptes MENOS p Frequente in estate. SISYMBRIUM ZANNONII Ball. 26." Perrisia Fiorii nova species. | La galla prodotta da questa specie si presenta isolata all’apice dei getti ^ dae ST MU: GALLE DELLA FORESTA DI VALLOMBROSA 185 giovani della pianta, ha forma globulosa e un diametro di 45 mm. ; si compone essa generalmente di quattro o cinque foglie deformate, sbiadite, insieme riunite per cessato sviluppo dell'asse e addossate fra loro in modo da contenere nel loro interno una cavità, dentro la quale si trovano alcune larve. Fig. 1. AC. Galla di Perrisia Fiorii Cecconi, nova species. Fig. 1, in grandezza naturale. Fig. 2, ingrandita due volte. La consistenza di tali foglie è carnosa per una evidente ipertrofia dei tessuti; esse perciò si presentano rugose, concave, ricurve verso l'asse del germoglio e anormalmente ricoperte di numerosi e fitti peli bianchi , i quali danno la colorazione alla galla e la rendono molto visibile; questi peli sono spesso biforeati, come quelli normali, che sono radi sul resto della pianta. Non troppo raramente poi si osserva che le foglie costituenti la galla invece di essere del tutto deformate sono soltanto in parte e appunto nella parte inferiore. In aleune piantine ho trovato anche due 0 tre galle isolate, all'apice di altrettanti getti giovani. Messe alcune di queste galle in condizioni favorevoli, ottenni gli in- setti perfetti, e mi persuasi appartenere essi ad una specie nuova di dittero, del genere Perrisia; mi faccio quindi un dovere di dedicarla all'egregio 186 G. CECCONI botanico, prof. Adriano Fiori, che per primo raccoglieva quassù questa nuova galla sul monte Secchieta, e proprio subito dietro la capanna di Don Piero, in luogo acquitrinoso, in agosto dello scorso anno. Al Prof. Fiori sono anche dovuti i disegni della galla nuova, sopra riprodotti. Larva. — Colore rosso; spatola sternale di colore giallo, biloba, col- l'estremità dei lobi assottigliati e rotondi; gli altri caratteri come nelle altre larve appartenenti al genere. Metamorfosi generalmente dentro la galla, ma anche nel terreno. Ninfa. — Priva di armatura frontale. Setole cervicali molto lunghe e quasi due volte la lunghezza delle stimme toraciche; queste un po’ arcuate, di un color giallo molto chiaro, lunghe da otto a dieci volte la loro larghezza. Spinule dorsali molto distinte, ma poco colorate. Immagine. — è e Q. Di color rosso-carne, torace rosso-gialliceio; occipite, tre larghe fasce del torace, seutello, postscutello ad una macchia al di sopra delle anche intermedie, di colore bruno; antenne e zampe brunastre; i sei primi segmenti addominali con una larga fascia tra- sversale nera, formata da scaglie; al disopra del settimo segmento due tratti neri longitudinali e paralleli; pinza del è nera; al di sotto dei segmenti addominali si trovano due tratti nerastri. Palpi di quattro articoli corti, il primo poco più lungo che grosso, i tre che seguono da due volte e mezzo a tre più lunghi che grossi. Antenne del & con 2+-14 articoli; i due primi del funicolo connati, tutti i quattordici che seguono metà più lunghi che grossi, con collo avente la metà della loro lunghezza o i due terzi, fatta eccezione del- l’ultimo che è ovoidale e senza prolungamento; verticilli di setole in numero di due, il superiore lungo almeno due volte l'inferiore. ` Antenne della 9 con 2+-13 articoli, con collo quasi nullo; articoli del funicolo lunghi quasi due volte la loro larghezza, il tredicesimo doppio del dodieesimo e formato dalla riunione di due articoli; i due primi connati; verticilli di setole quasi uguali. Zampe coperte di scaglie nere; unguicoli tarsali bifidi, lunghi quanto l'empodio. Ali pelose, col margine anteriore coperto di lab nere fino al suo . . incontro col cubito, che si trova molto prima dell'estremità alare. GALLE DELLA FORESTA DI VALLOMBROSA 187 Foreipe del è conformato come d'ordinario, ma colle due lamelle superiori profondamente bilobe. Ovidutto lungumente protrattile, veseicola terminale dell'ovopositore quasi tre volte lunga quanto grossa. Dimensioni del è e della 9 : mm. 1,80 — 2. Insetto perfetto in settembre del primo anno. SOLIDAGO VIRGA AUREA L. 27. Siphonophora solidaginis Fabr. Le galle, che deserissi nella mia Sesta Contribuzione, ecc., n. 51, sono con certezza dovute a questo emittero, avendone eurato lo sviluppo fino ad ottenere parecchi individui adulti. TILIA INTERMEDIA, Hayn. 28 Eriophyes tiliae liosoma Nal. (= Zrineum tiliaceum Pers.). — Kieffer, Synopsis, ecc., pag. 533, n. 5. Pagina inferiore delle foglie ricoperta da chiazze, più o meno estese e più o meno numerose, di peli bianchi dapprima, rossieei e bruni ap- presso; sulla pagina superiore e nelle porzioni corrispondenti si nota un leggero sollevamento e una decolorazione. Abbastanza frequente, ai primi di giugno, su foglie dei polloni di una pianta, vicino alla vasca della Lavanderia. Vallombrosa, R.° Istituto Forestale, aprile 1904. O. PENZIG Noterelle biologiche (con Tav. IV e V). I. SoPRA UNA GALLA DI TODDALIA ACULEATA Pers. (Tav. IV) In quasi tutta l'Asia tropicale (Indie orientali, China, Ceylon, Sumatra, Giava, Isole Filippine, Mauritius) è diffuso e piuttosto frequente un ar- busto, scandente per mezzo di numerosi aculei uncinati, la Zoddalia aculeata Pers. I suoi fiori, disposti in grappoletti terminali o ascellari, piccoli, bianco-verdognoli, sono unisessuali; anzi la pianta suole essere dioica, nascendo i fiori femminei sopra individui diversi da quelli che portano fiori maschili. Mentre osservavo, passeggiando, numerosi esemplari di detta specie nelle siepi e nei boschi che fiancheggiano la strada fra Hakgala e Nu- wara Eliya, sull’altipiano dell’isola di Ceylon (a circa 2300 metri d'al- tezza) mi colpì il fatto che talvolta anche nelle infiorescenze maschili della Toddalia aculeata sembravano esistere dei frutti, del colore e della grossezza dei frutti normali che abbondavano nelle infiorescenze femmi- nili; e sospettando uno sviluppo accidentale del pistillo nei fiori ma- schili (dove di solito il gineceo è rudimentale), colsi buon numero di quelle infiorescenze che mi parevano fruttifere. Se non chè, avendo con- frontato sul posto questi frutti accessorii delle infiorescenze maschili con quei normali, mi accorsi di qualche diversità nell'apparenza fra gli uni e gli altri; e guardando meglio trovai che ero stato tratto in inganno da un caso mimetico abbastanza curioso: quelle sferette gialle che na- scevano nelle infiorescenze maschili della Toddalia, e che avevo prese, per frutti maturi, non erano altro che galle carnose, di struttura particolare e che imitavano assai bene la forma dei frutti normali. Constatato que- NOTERELLE BIOLOGICHE 189 sto, raccolsi un numero maggiore di tali cecidii, e li serbai per studio accurato. Ogni pseudo-frutto è prodotto per l'ingrossamento dell’ estremità del peduncolo de’ fiori maschili; e di solito il relativo fiore resta conservato all’ estremità del cecidio, dove i suoi cinque petali, rimanendo sempre chiusi, formano una piccola coroncina (Tav. IV, fig. 3, 4). Le galle sono pressochè sferiche, ma un poco asimmetriche, essendo più convesse dalla parte dorsale. Ne consegue che la coronetta formata dal fiore non sta esattamente al polo opposto dell’inserzione del pedun- colo, ma un pochino più a lato. Da questa coronula all’ombellico (o in- serzione del peduncolo) corrono solchi più o meno profondi, pressochè paralleli, che segnano come tanti meridiani la superficie della galla. Inoltre vi si scorgono, quali puntini più scuri sulla superficie gialla, le numerose glandole immerse d’ olio etereo. Sezionando uno di tali cecidii, vi si trova un tessuto carnoso, com- patto, parenchimatico, percorso dai fasci fibrovasali provenienti dal pe- duncolo fiorale. In questo tessuto è scavata la galleria, per lo più cur- vata, dell’ animale cecidogeno; ed in molte delle galle osservate anzi detta galleria era già aperta all infuori, in seguito all’ uscita dell’ in- quilino. Questo è un microlepidottero, che passa i tre primi stadi di sviluppo (uovo, larva e ninfa) nel cecidio stesso. Non mi fu dato d’ os- servare che un buôn numero di ninfe — in parte ancora coll'animaletto incluso, in parte già vuotate per l’ uscita dell’ insetto perfetto. In que- st'ultimo caso la ninfa si trovava : metà fuori del foro terminale della galleria larvale, trattenuta appena per i due uncini di cui è armata al- l estremità posteriore. Le ninfe ancora intatte mostravano alcuni caratteri speciali " adatta- mento alla vita claustrale, nell'interno del cecidio; ed in particolare la doppia punta, di eui sono munite all’ estremità anteriore, le altre punte che si trovano sul petto della ninfa, e l' armatura di denti ed uncini negli anelli addominali, sono da considerare come adattamenti speciali che permettono alla ninfa di perforare gli strati più esterni del cecidio e di spingersi fuori della galleria stessa vds Tav. IV, fig. 5, 6, 7). 190 D PENZIG Non essendosi potuto raccogliere l'insetto perfetto, non è stato possibile, anche a vari specialisti da me consultati, di determinare esattamente la specie di microlepidottero che causa le galle qui descritte di Zoddalia. Dalla struttura delle ninfe pare che essa appartenga alle Tortricidi, e più specialmente al gruppo delle Olethreutinae (Grapholitinae): ma è cosa tuttora incerta. In ogni modo mi consta che ai migliori conoscitori della Fauna lepi- dopterica di Ceylon non è nota nè la galla della Toddalia, nè l'insetto che ne è la causa: e così la nostra comunicazione può servire per richia- mare sull’ argomento la loro attenzione. II. UN CASO DI SIMBIOSI FRA FORMICHE E CICADELLE. (Tav, V, Fig. 2, 3, 4. In una breve nota, pubblicata nel 1872, ed in altra memoria stam- pata poco tempo dopo, il Prof, Fed. Delpino (*) ha richiamato T' atten- zione dei naturalisti sulla simbiosi tripla ehe esiste fra certe specie di piante, e fra cicadelle e formiche viventi sopra le medesime, avendo egli osservato che numerose cieadelle viventi parassitiche sopra piante di presame e di carciofo attiravano colla propria secrezione mellifera so- pra la pianta ospitatrice un grande numero di formiche, e che per l'in- vasione di questo esercito bellicoso quelle piante rimanevano efficace- mente difese dall’ attacco di qualsiasi altro parassita animale. Sembra dunque che le piante possano giovarsi della presenza di dati insetti pa- rassitici (cicadelle, o altre volte afidi o cocciniglie) per la propria difesa, dacchè questi loro abitatori funzionerebbero quasi come « nettarii am- bulanti », attraendo e mantenendo un esercito di formiche difensori so- ( F. DeLpINo, Sui rapporti delle formiche colle lelligometre , e sulla ge- nealogia degli afidi e dei coccidi. (Bull. della Soc. Entomol. Italiana, anno IV. Firenze 1872, p. 343-351 1 | F. DELPINO, Altre osservazioni sui rapporti fra cicadelle e formiche. aur . anno VI, 1874). NOTERELLÉ BIOLOGICHE 191 pra la pianta ospitatrice, in modo analogo, come ne attraggono i net- tarii estranuziali sviluppati in tante piante mirmecofile. i La secrezione di sostanze zuccherine per parte degli afidi, di certe cocciniglie e di cicadelle, e la preferenza delle formiche per tali escre- zioni è nota da molto tempo agli entomologi; ed è risaputo come le formiche talvolta imprigionino perfino tali insetti melliferi, mantenen- doli quasi come vacchette in una stalla, per poterne mungere a loro placido il liquido zuccherino. Tuttavia sono rari i casi in cui sia stato osservato (!) il fatto, che le formiche, sorveglianti il proprio gregge di cicadelle, esercitino un'azione protettiva indiretta anche sulle piante, nelle quali è installata la piccola colonia di « vacchette delle formiche »; e perciò credo che valga la pena di pubblicare un esempio di tale « simbiosi protettiva » che potei os- servare durante il mio soggiorno all’ Isola di Giava. (©) Non trovo nella letteratura botanica, dopo: i due lavori del Delpino sopra citati, aleun lavoro che si occupi di questo argomento. Soltanto l'en- tomologo E. Green ha scritto (in una memoria che non potei aver sotto occhio) sulle relazioni cbe corrono fra le formiche e la cicadella Ceresa nectaris all'isola di Ceylon; e G. B. Buckton, nella sua recente mono- grafia delle Membracidae (London 1903) accenna brevemente alla secre- - zione mellea di queste ed all’attrazione che tale secrezione esercita sulle formiche. — Le cicade osservate dal Delpino erano Tettigometra virescens Latr. ed Issus sp., del gruppo dei Fulgoridi; e vi si possono aggiungere, del gruppo dei Membracidi, la Oxyrrhachis Genistae, osservata ancora dal Delpino in simbiosi con una formica, ed una Membracis, protetta da un altro Imenottero (da una specie di Trigona !) sulla Cassia multijuga nel Brasile. Quest'ultimo caso fu comunicato per lettera da Fritz Mueller al Delpino, ed é riportato nella seconda delle memorie sopra citate. Dall' Egregio Professore M. Standfuss apprendo che vi sono anche certe specie di Lepidotteri, i cui bruchi secernono un liquido gradito alle for- miche; ed anche in questo caso si verifica il fatto della simbiosi difensiva. Nella nostra fauna sono sopratutto varie forme di Lycaena (L. Arion, L. Aegon, L. Argus e L. baetica) che mostrano tale particolarità; ed a quanto mi riferisce il Prof. Standfuss, fra quei bruchi e le formiche protettrici la simbiosi è costante e quasi senza eccezione. Le larve della Lycaena rion p. es. si trovano esclusivamente su quei cespuglietti di serpillo che sorgono da qualche formicajo; e le formiche le difendono accanitamente contro qualsiasi nemico. : s 192 O. PENZIG [n quella filiale del celebre giardino botanico di Buitenzorg che tro- vasi sui fianchi del vulcano Gedeh, a Tjibodas, sono coltivati molti esemplari della Grevillea robusta Cunn., Proteacea indigena d'Australia, che (fra parentesi) prospera anche assai bene nei posti più caldi delle coste mediterranee. Avvicinando nel Marzo del 1897 quelle piante, fui colpito dalla vista di innumerevoli formiche nere che popolavano le piante di Grevillea, in parte ferme ed evidentemente intente a qualche occupazione molto inte- ressante, in parte correnti in grande fretta su e giù per i rami e sulle foglie. Sospettando per quel contegno delle formiche la presenza di nettarii stranuziali sulla Grevillea, mi avvicinai! e cercai di coglierne qualche rametto per guardarlo più da vicino. Ma male me ne incolse, chè in un battere d'occhio un esercito di quelle formiche si rovesciò su di me, non solo dai rami che avevo toccato, ma anche dagli altri che forse avevano risentito la scossa, e dovetti pel momento cercare la mia salvezza nella fuga, liberandomi come potevo dagli insetti mordaci ed infuriati. Poco dopo però ritornai all’attacco ; e procedendo colle debite cautele indicatemi dalla dolorosa esperienza fatta, vidi con mia sorpresa, che la sorveglianza così bene esercitata da quelle formiche aveva per oggetto certe piccole cicadelle, che in grandissimo numero stavano sui rami della Grevillea, per lo più immobili, sopratutto nelle ascelle delle foglie. Ne osserval di tutte le grandezze: larve piccole e grandi, ninfe, e qua e là anche gli insetti perfetti che passeggiavano (senza saltare) fra gli altrí della loro stirpe. Le formiche erano raecolte soli massima parte intorno alle larve E alle ninfe immobili delle eieadelle, e carezzandone l'addome colle an- tenne, leccavano avidamente certe goccioline, emesse dall’ estremità ad- dominale di quelli insetti. Altre formiche nel frattempo avevano evidentemento l’incarico di « mon- tare la guardia », e passeggiavano, come ho detto sopra, fra la gregge di quelle vacchette nere, colla testa alzata e con quel fare spavaldo ed irritato che è caratteristico anche per varie specie di formiche nostrane. Dovetti sostenere una specie di lotta per poter tagliare alcuni ramo- NOTERBLLE BIOLOGICHE 193 scélli della Grevillea, ed impadronirmi dei loro abitanti, collé formiche guardiane; ma riuscii a poter raccogliere tutti gli stadi della Cicadella, e buon numero delle formiche. Queste ultime appartengono, secondo la denominazione gentilmente comunicatami dal Prof. Emery di Bologna, alla Myrmicaria fodiens Jerd., Subsp. subcarinata F. Smith, specie molto diffusa a Giava e nell'Areipelago Malese. La cicadella sembra essere l’ Anomus cornutulus Stal, secondo il giu- dizio datone da uno specialista consultato all'uopo: però tale classifica- zione anche per lui non è scevra di dubbio, essendo quella specie, de- scritta dallo Stal, nota finora soltanto.da Rio Janeiro. Ho creduto utile perciò di riprodurre sulla Tav. V, nelle fig. 2, 3 e 4, le sembianze delle larve, delle ninfe e dell'insetto perfetto, affinché sia piu facile togliere il dubbio sull’identificazione della specie. La secrezione mellea non avviene all’estremità di quelle quattro punte acute, che ornano i due penultimi segmenti addominali della larva e della ninfa, ma esce proprio dall’ a- pertura che trovasi alla punta estrema dell’ addome. L'insetto perfetto sembra privo della facoltà di secernere del liquido zuccherino. III UN CASO SINGOLARE DI PARASSITISMO. (Tav. V, Fig. 1). È noto che molte Lorantacee sono piuttosto difficili nella scelta del proprio substrato, sviluppandosi di preferenza sopra una sola specie di piante, o sopra poche specie fra loro affini. Ce ne porgono esempio, fra le Lorantacee nostrane, il Zoraufhus europaeus che vive esclusivamente sopra alberi appartenenti alla famiglia delle Cupulifere, e l'Arceuthobium Ozycedri, limitato ad invadere come parassita le varie specie del genere Juniperus, mentre il Viscum album cresce indistintamente sopra tutte le specie legnose della Flora nostra, eccettuate (almeno in via generale) le Cupulifere. Come dimora straordinaria per il vischio è stato notato qualche caso, in eui degli individui del Viscum sun eransi sini sopa il fu- È 18. Malpighia, Aano XVIIE, Vol. XVIIE e > 194 : O. PENZIG sto ed i rami del Zoranthus europaeus; ma nei tropici, dove le Loran- tacee abbondano per numero di specie e di individui, simili easi di pa- rassitismo doppio sono piü frequenti. Rammento d' avere osservato per- fino l'unione fra loro di tre Lorantacee, avendo trovato a Gheleb, nella Colonia Eritrea, varii esemplari di Viscum aervosum Hochst. e di Viscum taenioides Commers. impiantati sui rami di un Loranthus Acaciae, che, a sua volta, era parassitico sull Acacia etbaica Schweinf. Anche il Dott. Massart (*) riferisce di aver trovato frequentemente, all’ isola di Giava, il Viscum articulatum installato sui rami del ARIA: pentandrus o ` sul Viscum orientale. In tutti questi easi però l’ inserzione del parassita era sempre quella normale, sui fusti o sui rami, nella scorza e nel legno dei quali pene- travano le sue radici secondarie e terziarie. È molto più singolare un altro caso che ebbi occasione d' osservare nel giardino botanico di Buitenzorg, all’ isola di Giava. Si trattava di una piantina di Lorazthus (molto probabilmente Lo- ranthus Blumeanus Roem. Schult.) che aveva germogliato e si era svi- luppata sopra la lamina fogliare d'una grossa Araliaeea apparte- nente al genere Zrevesia. Come si vede dalla fig. 1 della Tav. V, il parassita risiedeva presso a poco nel centro d'una delle grosse foglioline, che riunite da sei a nove, formano la foglia digitata, grande, lungamente picciuolata di quella spe- cie di Zrevesia (°); ed era collocato colla propria base sopra una delle nervature secondarie, alla distanza di eirea un centimetro dalla nerva- tura mediana. La piantina del parassita era in piena vegetazione, e certamente, quando la raccolsi, contava già più di un anno di vita, avendo la parte basale trasformata in una specie di tubero legnoso, nerastro di fuori, della forma e grossezza di una nocciuola. L'asse primario vi era poco sviluppato, e deve aver avuto vita breve per qualche accidente sopravvenuto. Esso era (1) JEAN MassanT, Un Botaniste en Malaisie. (Bull. de la Soc. Roy. de Bo- tanique de Belgique XXXIV, 1895, p. 180). y Sono dolente di non poter indicare con precisione il nome specifico > di ques ta Trevesia che serviva da ospite al nostro Loranthus. ; NOTERELLE BIOLOGICHE 195 lungo soltanto due eentimetri e mezzo (non calcolando la parte ingros- sata, tuberiforme); e quando trovai l'esemplare, l'asse primario era già privo di foglie e troncato all’ apice. Lateralmente però, dalle ascelle di due foglie opposte del fusticino primario (e delle quali erano ancora vi- sibili le cicatrici) erano nati due rami secondarii, di sviluppo disuguale, divarieati quasi ad angolo retto dall’asse primario. Il più piccolo di tali rametti portava tre paia di foglie lanceolate, acuminate, mentre l’ altro ne portava quattro. Entrambi i ramoscelli avevano l’apice vegetativo in buono stato, coi primordii di alcune altre paia di foglie; ed erano evi- dentemente in grado di allungarsi e svilupparsi ulteriormente. Dall’ ingrossamento tuberiforme del fusticino si dipartiva una radice avventizia, curvata, lunga 1l '/, centimetri, già lignifieata e nera ester- namente, simile a quelle radici che nel Zoranthus Blumeanus ed in molte altre specie tropicali dello stesso genere striseiano lungo i rami della pianta ospite, attaccandovisi qua e là con ventose o succhiatoi di varie dimensioni. Nel nostro caso però non v'era traccia della formazione di ventose. Il fatto dello sviluppo d'un esemplare di Loranthus, impiantato nel bel mezzo d'una lamina fogliare, è certamente assai curioso, e non mi è noto che sia stato osservato da altri. Si sa che nelle foreste umide delle regioni tropicali le foglie sempreverdì di molte piante sono sovente co- perte da una vegetazione speciale, epifilla, di un grande numero di al- ghe, funghi, licheni e briofiti; ma tali epifiti fogliari sono tutte piante minutissime ed aderenti strettamente alla superficie fogliare. Trovo men- zionato nella letteratura botanica un solo caso che presenta un'analogia lontana con questo ora da me descritto , colla differenza però che vi si trattava d'una piantina epifitiea e non parassitica, pienamente sviluppata aneh' essa sopra una lamina fogliare, Fritz Mueller cioè racconta C) di aver incontrato una volta, a Santa Caterina nel Brasile, sopra la foglia ` grande d'una pianta sempreverde, una piantina in piena fioritura della piccola Orchidea epifitica, Paymatidium delicatulum. i Sarebbe stato di grande interesse di constatare, con quale mezzo nel (ù F. MvetteR, in Engler, Jahrb. f. system. Botan. Il, 1891, Heft 4, p. 394. —— 196 l O. PENZIG nostro caso la piantina di Loranthus fosse penetrata nel tessuto della fo- glia ospite, e come vi si fosse mantenuta e nutrita. Non volendo distruggere l’unico esemplare trovato, provai all'uopo di produrre artificialmente dei casi analoghi, e seminai in varii luoghi del giardino di Buitenzorg i grani maturi di diverse specie di Lorantacee ivi indigene, sopra le foglie della nostra Zrevesia , di altre grosse Ara- liacee e di altre piante a feglie grandi, sempreverdì, coriacee. Ma per quanto modifieassi più volte i metodi di seminagione, fu impossibile a salvare quei semi dalle formiche e dagli uccelli, che tosto ripulivano la superficie delle foglie da noi infette, anche quando le avevamo messe a riparo dalle pioggie torrenziali che pure ne spazzavano via facilmente i semi; e nei cinque mesi della mia dimora a Buitenzorg non ottenni al- cuna germinazione di Lorantacee sulle foglie artificialmente infette. Feci allora alcune sezioni della stessa lamina fogliare, sulla quale è insediata la piantina di Zoranthus Blumeanus, sia vicino al punto d'at- tacco del parassita, sia in altre zone più distanti, per indagare se vi si : potesse incontrare traccia del « tallo » del parassita nel mesofillo o en- tro le nervature. Nulla peró trovai, che con sicurezza si potesse ascrivere alla vegeta- zione dell'ente parassitico. È vero che nel mesofillo, e più precisamente nell'aerenchima, bene sviluppato sotto un triplice strato di cellule a pa- lizzata, si riscontrano (oltre ai fasci fibrovasali comuni) certi fasci spe- ciali, formati esclusivamente da tracheidi larghissime, punteggiate, e che potrebbero essere paragonati ai fasci che formano il « tallo » di altre Fanerogame parassitiche: ma siccome quei fasci di tracheidi sono distri- buiti in modo piuttosto uniforme in tutta la lamina della foglia « in- fetta » e non sembrano punto aumentare in dimensione o in numero nelle vicinanze del punto d'attaeco del parassita, e molto meno irradiare da quello, non mi pare probabile che essi dipendano dalla piantina di Loranthus; e sembrano far parte della costituzione normale della foglia di Zrevesia (*). (5 Sfortunatamente non badai a suo tempo, a conservare qualche altra: i foglia intatta della medesima pianta di 7revesia, per potermene servire — NOTERELLE BIOLOGICHE 197 Nella vieinanza immediata del punto d'attaeco del parassita, i tessuti della foglia di ZYevesia sono anneriti e diventati fragili; ed all’ esame microscopico le cellule del mesofillo vi si mostrano disorganizzate. Tut- tavia, anche in questa zona più direttamente influenzata dal parassita, non si riscontrano tracce indubbie d'un « tallo » diffuso nel substrato. Anche nella sezioni delle nervature (mediana e secondarie) cercai invano qualche elemento estraneo alla Zrevesia ed appartenente al Loranthus. Pare adunque che l’unione di questo colla foglia da lui abitata sia ri- stretta al solo punto d’ inserzione del parassita, e che questo ultimo, malgrado ehe non abbia avuto modo d'estendersi oltre, mediante radici secondarie, haustorii o produzioni talloidee, abbia pure potuto assorbire nutrizione sufficiente dal substrato, da poter vegetare per lo spazio di più d’un anno, e raggiungere uno sviluppo abbastanza considerevole. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. IV. Fig. 1. Rametto di uu PRU: femminile di Toddalia aculeata Pers., con a frutti maturi. (Gr. Fig. 2. Ramoscello d' una 26001 maschile di sua aculeata Pers., con galle fruttiformi nelle inflorescenze. (Gr. n Fig. 3, 4. Galla, vista dall'alto e da un lato ($ Fig. 5, 6, 7. Ninfa del Microlepidottero cecidogeno, vista dal dorso, dal lato e di fronte; colle punte e cogli uncini caratteristici (7) Tav. V. Fig. 1. Una piantina di Loranthus Blumeanus Roem. Schult., parassitica pra la lamina fogliare d'una Trevesia. (Gr. nat.). Fig. 2. Anomus cornutulus Stal. Larva (t) Fig. 3. Anomus cornutulus Stal. Ninfa (5) Fig. 4. Anomus cornutulus Stal. Insetto adulto (5) allo. studio iiia e ded colla foglia i rique dal Loranthus ; e non cono- i il nome riesce difficile a ott i Lee | Sopra accennati. RASSEGNE WIESNER UND SEINE SCHULE — Festschrift von K. Linsbauer, L. Linsbauer und L. v. Portheim; Wien (Alfr. Holder), 1903. Un vol. di 278 pag. con fototipia, 7 Cor. Nel giugno decorso compiva il cons. aulico prof. Giulio Wiesner i suoi 60 semestri di insegnamento all'Università di Vienna. In tale incontro gli gli Autori sullodati, già suoi discepoli, ebbero la genti ea di riunire È nel volume che abbiamo sott’ occhio, i punti più salienti dell'attività del- — — l'insigne botanico, ordinando il materiale secondo capitoli scientifici. i Wiesner però non è l'uomo dell'attività ristretta; il suo genio ferace — — abbraccia vasti orizzonti e ca a rendersi soggette le scienze affini e di i dare impulso, con gli esiti ottenuti dalle ricerche, ad uno sviluppo mo- derno di altri rami che apparentemente non hanno attinenza con la bo- tanica (la climatologia, la meteorologia, la paleografia ece.). Egli è il vero scienziato, compenetrato della immensa importanza di approfondire gli Studi, e poichè le forze umane sono limitate, egli — non solo valente scrutatore ma anche pedagogo in sommo grado — comunica i suoi con- cetti ad una schiera d’allievi che, sulle traccie dell'esimio maestro, conti- nuano ed approfondiscono le indagini per cui viene a formarsi una vera scuola: una scuola di botanici che si può dire unica fin'ora, la quale in unione al riverito maestro viene a fondare rami speciali della. botanica che — — ebbe negli ultimi 30 anni uno sviluppo insigne, nell'Austria ed all'estero e quivi non poco per iniziativa indiretta della scuola viennese. È quindi una gloriosa pagina della storia della botanica quella che ci sta innanzi, e presenta al mondo, in brevi capitoli, riassunto tutto lo stato attuale della scienza. Che se il Wiesner stesso compilò gli « Elementi di bo- ` tanica scientifica » (*, si astenne egli però di dare a questi un indirizzo uni laterale, attingendo solo alle proprie ricerche ed a quelle della sua scuola. Colui che vuole imparare, deve conoscere i fenomeni generali, e se mag- i: gior interesse lo spinge, dedichi le sue forze ed il suo tempo a ricerche pa- — .- zienti ne' lavori speciali e monografici: quest'é il concetto seguito dall'Au- tore nello serivere la sua « Botanica », precipuamente per gli studiosi. Ma altro è il compito dei Linsbauer e Portheim: essi vogliono far emergere lo sviluppo che ha raggiunto la scienza, negli ultimi trenta anni, in base. (O Pubblicati in versione italiana, in 3 volumi dalla ditta dott. France- - sco Vallardi, Milano 1892-03. se nr RASSEGNE 199 alle tante ed assidue ricerche che vennero fatte nell'Istituto di fisiologia vegetale fondato dal Wiesner. E sono non poche queste ricerche, per mas- sima parte armonicamente coordinate da un solo genio che le ha create e continuate, sebbene le forze lavoratrici fossero divise: sono non meno di 213 gli scritti, di maggiore o minor mole, pubblicati dal Wiesner stesso, ed altri 160, pur essi di varia mole, che si devono alle indagini dei suoi discepoli. Emerge da questo l’importanza dell’opera che presentiamo, la quale è scritta anche in modo da riuscire un utile repertorio per gli argo- menti di botanica scientifica più recenti, e le loro attinenze con corrispon- denti lavori pubblicati all'estero. L’opera è scritta in stile piano, per quanto conciso; anche l’Editore s'è dato premura di renderla degna dello scopo per il quale è stata compilata, ornandola pure di una fototipia del prof. Wiesner molto ben riuscita. Non sarà discaro di seguire, sulle linee generali ed evitando i diversi particolari, lo sviluppo che ha avuto la scienza negli ultimi tre decenni, per opera di Wiesner e della sua scuola. Non v'è campo della botanica che non sia stato illustrato dal Wiesner e dai suoi discepoli e non presenti un incremento in grazia a’ loro studi; ma in particolar modo sono ampliate la Anatomia e la Fisiologia, con le applicazioni pratiche di questi due rami della scienza nella vita, cioè con lo sviluppo scientifico di una Tecnologia, Merciologia, ecc. Wiesner è emi- nentemente fisiologo; il suo indirizzo si fa valere però anche negli altri rami della botanica: nell'anatomia porta al concetto della struttura elemen- tare della sostanza organica; nella morfologia fissa nuovi concetti ed eleva questo ramo ad una vera scienza, la organografia; nella geografia espone l'importanza delle diverse intensità di luce per la distribuzione e la eco- logia delle piante; fin anche nella patologia, quantunque non Su larga scala, si fanno valere le sue considerazioni sulla gommosi, sulla carbonizzazione pe logia sperimentale (1865) e De Bary, Anatomia (1877). Uno dei più importanti argomenti di studio che si propose il WIESNER, ed al quale dedicò una lunga serie di profonde ricerche, è stato lo studio della cellula vegetale, relativamente alla sua parete, ed anche riguardo al suo contenuto; questo studio, incominciato intorno al 1860 ha portato poi, con i risultati ottenuti nelle diverse indagini microscopiche e fisiologiche, alle considerazioni che l'Aut. riunì in un sol volume, sulla struttura ele- mentare e l'accrescimento della sostanza organica (1899). Le prime ricerche erano dirette a dimostrare, nella parete cellulare, la presenza di altri corpi, quali il ferro, la silice; più tardi vennero le ri- cerche sulla presenza di albuminoidi, dovute al KrasseR, e anche meglio 200 RASSEGNE convalidate dalle reazioni di MiKoscH e ReIcHL, mercè le quali verrebbe ap- poggiata notevolmente la ipotesi che il protoplasma prenda parte diretta ‘tanto ne’ primordi quanto nell'ulteriore sviluppo della parete cellulare (t). Le ripetute riprove sulla natura chimica della parete cellulare hanno con- dotto alle classiche reazioni dell'ammoniuro di rame, per il quale viene disciolta la cellulosa, del solfato di anilina, il quale colora in giallo la li- gnina, della floroglucina coll’acido cloridrico per dimostrare egualmente la presenza di lignina. Continuate ricerche hanno poi rivelato che la flo- roglucina risiede in molte piante, e gli studi del WEINZIERL verrebbero a dimostrare che tale sostanza venga prodotta nei tessuti della corteccia e da questi emigri in seguito nelle gemme, dove si ripartisce fra i tessuti delle perule e quello del cono assile. Con l’età della pianta aumenta anche il quantitativo di floroglucina in essa, la sede principale della quale sa- rebbe il fellogeno. I primordi della parete cellulare non sembrano composti di cellulosio, tavia un passo notevole, a questo riguardo, quello che al posto di una so- stanza intercellulare, voluta per l'addietro, pone il termine « lamella me- diana », alludendo cosi meglio alla natura di questo strato comune a due cellule contigue, nel quale più volte hanno luogo, è vero, delle alterazioni chimiche più profonde che negli altri strati. Degni di nota sono gli studi del Wiksner sugli effetti deleteri degli agenti atmosferici sui tessuti legnosi (1864), studi che vennero ampiamente comprovati dal HaRTIG nell'opera classica sui fenomeni di decomposizione del legno, opera che è stata la base degli studi di anatomia patologica delle piante. WIESNER trova che, per alternarsi di umidità e di insolazione, le cellule legnose vengono ridotte a cellulosa pressochè pura, mentre i pro- dotti d'infiltrazione vengono asportati dall'aequa. Se però l’acqua ristagna fra i cretti interni, allora le membrane cellulari si trasformano in sostanze umiche, e prendono in conseguenza delle colorazioni bruniece. Sovente par- tecipano alla macerazione dei tessuti anche individui fungini, che crescono a spirale lungo la parete interna delle cellule ed abbandonano poscia sol- chi visibili in queste. In tutti i casi il WiIESNER potè dimostrare che la membrana è composta, in ultima analisi, di cellulosio e che in essa si tro- vano prodotti di infiltrazione di natura organica, come li palesa una rea- zione con il permanganato potassico. Parecchi anni più tardi riesci al Mo- LIScH di dimostrare la presenza di cellulosa nella parete, anche quando questa sia fortemente lignificata o suberificata, per via indiretta mediante le due reazioni sugli zuccheri, a base di «-naftolo e di timolo con Y acido solforico (1886), due reazioni per le quali si è in grado di distinguere op- C) V. intorno a’ dermatosomi, Wiener « Elementi » vol. I pag. 28. RASSEGNE 201 portunamente le fibre vegetali da quelle animali. Le ricerche del RICHTER sulla cellulosa delle pareti vegetali hanno dimostrato insostenibile I’ am- missione del De Bary che i funghi posseggano una cellulosa propria, trat- landosi anche presso queste piante di pure infiltrazioni diverse nella massa licheni venne dimostrato da FonssELL, mentre il SINGER, a base di parec- chi estratti di legni, potè chiarire la natura di molte infiltrazioni organi- che negli alberi (vanillina, coniferina, gomma) e mettere in dubbio la na- tura della lignina, la quale invece di un composto semplice potrebbe ri- sultare quale un miscuglio di combinazioni differenti. Le ricerche sulla lignificazione delle pareti sono state continuate in seguito da BURGERSTEIN, LiNsBAUER el altri; quelle sulla suberificazione vennero proseguite, con molto successo, dal HABERLANDT. LINSBAUER dimostrò anche la facilità con la quale lignificauo le pareti cellulari delle pteridofite (perfino del tessuto epidermico), dimostrò la lignizzazione di granelli pollinici e stabili la mas- sima che la lignificazione si presenta nel regno vegetale con lo sviluppo delle tracheidi, alle quali però non si limita il processo, come lo dimostrano gli esempi su esposti. La parete cellulare può trasformarsi in pectosa, oppure in una forma di gomma (come nella Moringa (9, in Cochlospermum); questo ultimo pro- cesso ha luogo probabilmente sotto l'azione di un fermento (?) Contrariamente all'idea del NAgGELI dimostra il WIESNER che la striatura delle pareti cellulari puó venir resa appariscente con l'uso di reagenti di- stinzione sistematica. All'incontro vennero estesi i primi studi del WIESNER sulla pieghettatura delle pareti, che egli riteneva quale effetto di un ac- crescimento superficiale in ambiente ristretto, da ScHwEIGHOFER ad una lunga serie di piante, e riscontrata tale particolarità nelle cellule della endo- dermide, in quelle della guaina dei fasci e fin anche del midollo. Va ricordato qui pure che dalla scuola del Wiesner sono usciti parecchi lavori importanti sulla natura fisica della parete cellulare, specialmente riguardo al suo comportarsi alla luce polarizzata, riguardo alla sua tena- cità, elasticità e durezza. Tutti questi lavori fanno capo alle splendide: « jou de sull'organizzazione delle cellule vegetali » (1886) e Alpen su ricordata della struttura elementare della sostanza organica. Reiterati studi anatomici e fisiologici sui lieviti vennero ripresi. in se- guito, e si fissarono alcuni limiti di temperatura per la vita i. quelle cel- lule, quanto il modo di riproduzione mediante ascospore, e ultimo sin- goli caratteri anatomici, quali la mancanza di un nucleo, etalare pla- smotico intorno al vacuolo. bus Wies sven, Elemen ti, vol. I. pag. 36. « Malpighia », I ure pag. 108. "s : 6]. dnche e Malpighia >, 1 pago dEi : 208 HÁSSRONE "Del contentito cellulare vanno ricordate anzitutto le ricerche sulla clo- fofilla nelle cellule di Neottia Nidus avis, la presenza di questa sostanza nelle cellule dell'epidermide di circa un centinaio di piante; inoltre Pori- gine dei cloroplasti sia da granelli d'amido, sia dal citoplasma, e pe resi- stenza di questi corpi a vena vi ATUTO basse nelle piante semprever Éstesi studi vennero fatti pure su' granelli d'amido, la parte oerna de quali è stata valutata nelle opere di tecnologia e merciologia, alla quale arte vennero aggiunte, recentemente, parecchie contribuzioni sulla dimen- gione, sull’indice di rifrazione dei granëlli, sulla loro natura chimica, da parte di diversi allievi del WIESNER; d'importanza scientifica sono i risul- tati ottenuti nelle reazioni all’ di rame ed in quelle con l'acido croinico, in base a’ quali si può stabilire che la natura dei granelli non è omogenea, ma al contrario diversa in punti diversi, e specialmente alla periferia notevolmente variante da quella dell'interno, e di più che i gra- nelli d'amido vanno interpretati, al pari della parete, riguardo alla loro portanza è il fatto osservato dal WIESNER che, in molti.casi, i granelli d'amido possono trasformarsi in resina, e con tutta probabilità per l'inter- mediaria produzione di sostanze tannoidi. Largo contributo alla conoscenza del tanto svariato contenuto cellulare apportarono gli seolari del Wiesner, ed in grado eminente fra essi il MOLISCH con lé sue ricerche sugli albuminoidi nelle pr sul earbonato di ealce nel tronco di pareechi alberi, di silice (corrispondente alla scoperta del Lico- . poli, 1882) nella Calathea Seemannii, della eumarina in piante diverse, che si forma nella massima parte dei casi però quale prodotto di decomposi- zione. Altri risultati si ebbero su' corpi coloranti di alcuni Helichrysium, delle Peziza e d'altri funghi, sulla berberina, su' nitrati e nitriti (per i quali il MoriscH consiglia le reazioni con la difeailiaimità e con la bru- cina), e non tra gli ultimi i frutti degli studi dello ScugóTTER sulle lipos- santine, da' quali emerge che questi corpi hanno una verosimile importanza nella ivano delle piante e stanno in nesso genetico con la clorofilla e la colesteri Uno dei lavo più eminenti nelle scienze esatte è r opera geniale, già più volte ricordata, che il WiESNER pubblicò sulla struttura elementare della sostanza vivente. Indagando la struttura specifica ch'è propria della sostanza vivente ed avvalendosi dei risultati ottenuti dalle ricerche seien- tifiche negli ultimi decenni, e non poco anche del metodo di carbonizza- zione (1876), per il quale non solo si possono liberare le fibre animali da impurità vegetali esistenti in esse, mà è stato dimostrato, in seguito, an- ché che le pareti cellulari delle ife fungine hanno un comportamento di- verso da een delle membrane cellulari di altre pianté, l'Aut. si forma un concetto che è, in molti punti, opposto alle considerazioni dei natura- - . disti. Il na appare costituito cioè di singole individualità organiz- È ~ zate, minime (i « —€— » che corrispo imo in gran Mone ai« bio- — RASSEGNE — 203 fori « dél WRISSMANN, ma sono da tenersi distinti da’ « pangeni » del DE VRIEs) suscettibili di divisibilità e provviste di energia d'assimilazione e d’accrescimento. Dalla divisibilità di questi plasomi (« divisione interna ») sì ha in seguito la divisione di tutta la massa plasmatica, per la quale viene prodotto nuovo protoplasma: concetto fondamentale nella teoria del WIESNER. La legge dell'unità nella struttura interna delle piante non viene con ciò minimamente alterata; essendo possibile che i inii on si fondano insieme a formare individualità di grado superiore, e d'altra parte che vengano pure eliminati. Caratteri di ereditarietà, condizioni ci nutrizione si trovano sostanze isl L'aeerescimento della je pr organica è un « accrescimento evolutivo » basato sull'aumento di volume che va eombinato eon le variazioni nell'or- ganizzazione; è un acerescimento che si parte dal proprio interno della massa organica. I plasomi si accrescono per semplice completamento della loro organizzazione; l’accrescimento dell'organismo dipende dalla divisione e dalla erescenza dei suoi plasomi. Condizioni esterne ed interne (tensioni, gico. i studi istologici del WiEsNER hanno trovato ampia applicazione nella merciologia. Andrebbero ricordate qui le sue interessanti ricerche sulla proina e rivestimenti cerosi analoghi, dose che negli ultimi anni ven- nero estese, con particolare interesse, a’ semi di alcune specie di Viscum (GJOKTC, 1896); n onchè gli studi sulla etian succolenta (?).. Ampio contributo all'istologia venne portato dalla scuola del WIESNER, mercè interessanti scoperte, anche con applicazione alla sistematica, Basti ricordare qui, brevemente, i bei studi sulle lenticelle (su foglie e parti fo- gliari, HABERLANDT, su’ fusti della patata in ambiente saturo d'umidità, STAPF; loro permeabilità, ZAHLBRUCKNER), sugli stomi TEN, FIGDOR), sulla ina delle perule (MIKOScH), delle stipole e de’ tricomi (LINSBAUR, delle Rosacee, delle Caprifogliacee, di aleune aio sai tessili, ecc.; lo studio anatomico dei semi delle papiglionacee, ecc. Parzialmente si estesero le ricerche anatomiche dei discepoli di WIESNER anche alla flora fossile ed apportarono dei contributi alla paleontologia. Cito (©) Il concetto della formazione della parete cellulare da « dermatosomi », - e la anar rio ore oye a di essa (come si può vedere nel I. vol. degli « Ele- p Pu AR annot) acquista un notevole a appoggio con la teoria dei ementi », vol. Ly 94, Annot. SE e Bement », pag. pag. 167, — 204 RASSEGNE qui hs studi fatti dal LiNsBAUER sulla torba, nella quale riscontrò I'Erio- m vaginatum e dimostrò che solo le porzioni lignificate di questa puis Yórlidone le fibre della torba (così le parti guainanti delle foglie), mentre le porzioni fogliari prive di tessuti lignifieati sono tutte trasfor- Hóttingen rappresentano delle forme vegetali, la natura sistematica delle quali deve restare per ora anche incerta, non potendosi ritenerle con asso- luta certezza per ciperacee, e anche meno — contrariando in ciò l asserzione dello Srur — considerarle come palme. Il KnassEn estende il concetto di forme regressive e progressive, ammesso dall’ ETTINGHAUSEN per le foglie soltanto, anche a tutti gli organi vegetali che hanno subito delle varia- zioni filogenetiche. Così sarebbero forme regressive, a mo’ di esempio, quelle che R. Lupwie ha descritto per Quercus Reussana e Alnus insueta e che sarebbero da ascriversi invece, secondo il parere del KrAssER, a specie di Fagus. Forme regressive s'incontrano meis meno frequenti jdm più è recente un determinato genere di pia Di gran lunga maggiori si possono pe i progresi scientifici ottenuti dal WiESNER e dalla sua scuola nel campo della fisiologia vegetale, i risul- tati de' quali studi si fanno valere in gran parte anche — prescindendo da altri rami della scienza — nel campo della morfologia e in quello della fitogeografia. Se eccellono, com'è noto, a questo riguardo gli splendidi risultati por- a SC ece. Gli studi del WrEsNER sulla traspirazione risalgono a’ primordi del 1870. Le leggi che si sono potute derivare da essi sono ona per sommi capi negli « Elementi di botanica scientifica » (vol. I, pag. 223 e seg.) dove si legge pure che l’Aut. aserive al detto processo dsibiogico una enano maggiore della semplice evaporazione d'aequa e lo considera come uno principali agenti del movimento materiale nell'interno della pianta, pro- movendo particolarmente la migrazione dell’acqua contenente disciolti i sali del terreno. Ma anche negli ultimi anni il WIEsNER dedicò le sue consi- derazioni a questo fenomeno importante, e come in addietro aveva messo in rapporto con esso la caduta delle foglie e la costituzione della cosidetta corrente discendente nelle piante, così cercò di coordinare con le condizioni della traspirazione parecchi altri processi fisiologici della pianta che la con- siderazione di una vegetazione tropicale a Buitenzorg più tardì gli offriva. Anzitutto egli completò in parte le sue osservazioni sulla caduta delle foglie, considerando il vario comportarsi di aleune bambusee nel Tirolo meridionale a confronto del precario spogliarsi della fronda che presentano in patria, e tenendo anche conto dell’importanza della pioggia sul detto tana naturale. Altre conclusioni trassero poi, dalle sue osservazioni e dal ricco materiale di Apbapi che il WIESNER portò seco dal suo soggiorno. sull’isola RASSEGNE 205 di Giava, i suoi scolari BURGERSTEIN e A AC Il primo, che già aveva compi- lato un abbondaute tesoro di materiale una monografia sull'argomento (1887-1901), pubblicò importanti dati sti aiti di traspirazione delle piante tropicali, da’ quali risulta che — contrariamente all'ammissione del HABERLANDT — le piante delle regioni umido-calde tropicali traspirano non meno intensamente (o poco meno) di quelle dell'Europa centrale. Il Bun- GERSTEIN fece pure delle osservazioni sull'influenza di sali nutritivi sulla intensità di traspirazione e mostró anche che, se la traspirazione di piante recise viene riattivata coll'immergerle in acqua canforata, un protratto sog- giorno di quelle in questo liquido riesce loro di danno. Egli dimostrò anche che la traspirazione di rami o di foglie recisi e tenuti nell'acqua non è per nulla maggiore di quella delle piante abbarbicate nel terreno. Il WIESNER dimostrò inoltre che la clorofilla, ed anche la xantofilla ed altri pigmenti, delle piante in presenza di jp (trasformazione di questa in calore), per cui anche in ambiente molto umido — come nelle regioni tropicali — la traspirazione è abbondante all insolazione diretta. A questi studi aggiunse WiESNER degli altri non meno interessanti sull'avvizzimento de’ fiori e dei - . Fami fronzuti, ma basti solamente l'averli qui accennati, e ricorderò ancora che, a rendere piü possibile e quanto mai esatto il metodo di ricerche relative al quantitativo di acqua emessa, il WIESNER ideó apposita bilancia sensibilissima, che piü tardi rese anche piü conforme al carattere delle ricerche, e ne affidó la esecuzione al meccanico Nemetz di Vienna, il quale costruì pure le due bob di auxanometro, il mieroscopio per rilevare gli accrescimenti , il clinostato, la pompa a compressione ed altri apparecchi per lo studio della à lori vegetale ideati dal WIESNER. In rapporto con la traspirazione vennero studiate dal MoLiscH e dallo CZAPEK, più tardi, anche le emissioni delle radici di piante crescenti e di . pianticelle germinanti. Quest'ultimo, ripetendo i classici esperimenti del SacHs, potè dimostrare con fine metodo, che le radici non segregano ani- se carbonica libera, ma acqua che contiene disciolto questo gas; egli ostrò inoltre, tra’ prodotti di secrezione delle radici, da parte di piante ine nell’acqua o tenute in ambiente saturo d'umidità, la presenza costante di potassio, quella frequente di magnesio e di acido cloridrico, ac. Dci mentre il calcio non si riscontrava che in casi singoli. Pe tali secrezioni ha luogo una azione chimica diretta su’ corpi dell'ambiente, come risulta dalle corrosioni ottenute sopra piastre d'osso e di avorio. I risultati delle ricerche sul movimento de’ gas nelle piante sono con- . tenuti negli « Elementi » (5, le leggi principali alle quali portarono quelle ricerche si possono indicare brevemente: lo scambio dei gas da una cellula all'altra ha luogo esclusivamente per diffusione attraverso la parete; e, la celerità con la quale un gas si muove nell’ interno della parete cel- 206 RASSEGNE lulare, dipende dal coefficiente d'assorbimento e dalla densità del gas Stesso. Parecchi anni di studio rivolse il WIEsnER alla clorofilla per determi- narne il singolare comportarsi fisiologico in riguardo agli agenti esterni ed ai corpi organizzati nell’interno, e dimostrò in uno splendido lavoro come la clorofilla sia un corpo riducente, che si forma dall’eziolina (o xanto- filla), e precisamente sotto determinate condizioni di luce, mentre ad in- tensità troppo energiche della luce stessa la clorofilla viene distrutta. Il suo lavoro ebbe un completamento dal lato biologico, in quanto che l'Aut. stesso venne a precisare di quali e svariati mezzi si serva la piauta per evitare un danneggiamento, o addirittura una distruzione della clorofilla nei suoi tessuti, Questi studi biologici, indicati per le piante de' nostri climi, vennero ripresi dopo piü di dieci anni ed estesi anche alle condizioni spe- ciali nelle quali vivono le piante tropicali e quelle delle regioni artiche. Nei paesi tropicali si osserva che le foglie giovani pendono per lungo tempo lasse dal ramo e sono difese, già per la loro posizione, da' raggi di luce eccessiva; inoltre esse non contengono che poca clorofilla, ed inverdiscono - Singolare è il fatto di parecchie piante tropicali, le quali sviluppano la clorofilla nelle loro foglie adulte stando queste riparate dalle più gio- vani. Anche la orientazione delle lamine fogliari è per lo più tale da evi- tare l'azione diretta della luce. Nelle regioni artiche all’incontro le piante difettano di quasi ogni mezzo di difesa. Sia ricordato pure, a questo punto, il concetto del WikswER intorno ad una « induzione fotochimica » nelle piante (!), analoga a quella ammessa pure da lui per processi meccanici, nelle piante, ed indicata quale indu- ‘zione fotomeecanica. I rapporti fra la vegetazione e la luce sono stati studiati magistralmente dal WIESNER, e l'averli chiariti e l'aver dimostrato la molteplice loro im- portanza biologica costituirà uno de" principali meriti scientifici del grande getale. In quest'opera pro- azione che la luce esercita sull’ac- nergia eliotropica vada crescimento delle piante. Noi vi scorgiamo come Pe È vedi « Elementi », vol. 1 pag. 254. RASSEGNE 207 -< nella sua monografia, si può vedere quanto è esposto, in succinto, negli ` « Elementi » ("). Sulla sensibilità eliotropica di piante diverse esperimentó tl Fispor, mentre il LiNsBAUER tentò di stabilire dei rapporti analoghi per le alghe ed altre piante sommerse. Gli studi sull'eliotropismo produssero il bisogno di un metodo preciso per calcolare in modo sicuro la sensibilità eliotropica delle piante, ed ecco il WIESNER che, avvalendosi del metodo di BuwsEN e Roscoe per valutare chimicamente l'intensità di luce, trova il sistema delle cartine sensibili fotometriche. Il concetto sta nel riportare gli effetti d’intensità luminosa e di durata dell’ esposizione alla luce, ad un certo tono nell’annerimento che il nitrato d’argento subisce entro un minuto secondo. WIESNER però si emaneipó dalla « scala » di Bunsen, dal bisogno di una camera oscura e da altre condizioni che avrebbero inceppato il metodo di osservazione, e stabilendo una intensità « normale » artificialmente prodotta, usando delle cartine fotografiche da copia, e facendo osservazioni sotto un vetro giallo alla luce del giorno, semplificò notevolmente ii metodo e lo rese agevole per scopi botanici. Ottenuto per tal mezzo un metodo di calcolo, il WIESNER si diede a stu- diare, con alcuni de’ suoi assistenti (1896), il « clima fotochimico » di Vienna, ed estese in seguito tali studi anche nelle regioni tropicali (Buitenzorg, Cairo) ed in quelle artiche. Le differenze che si sono ottenute nel parago- nare le osservazioni fatte in punti così diversi della terra sono della più grande importanza; ma ci porterebbe un po’ troppo oltre il volerne far particolari. Stabilite, in diversi punti delle nostre regioni, mediante cifre, le inten- i ne risultò quello che il Wiesner determina con il concetto di « godimento di luce »- anche mággiore nel bosco all'epoca del massimo sviluppo fogliare. Donde ne risultò il concetto della « protezione » che offrono gli alberi alle piante Do del sottobosco, le quali con essi sono associate. E da tali considerazioni ri- sultò il perchè nei boschi latifrondi si trovi una ricca associazione di piante formanti il sottobosco (erbacee e cespugliose) mentre, a differenza, non c'è . . quasi punto sottobosco nelle foreste di essenze agate. In. queste ultime sono | -— Jestesse condizioni della luce quelle che determinano uno sviluppo delle gemme fogliari alla periferia della chioma di un albero di. conifera. Quelle delle conifere invece che perdono i loro aghi u tunno p lono gemme T fogliari sparse lungo i rami, al pari degli alberi a fronda larga. A propo" o oO pag. 258 e sgi . 908 RASSEGNE sito di quest'ultimi vennero fissate le. leggi per la fillotassi che il WIESNER aveva già studiato molti anni prima (1875) e dimostrato con base matema- tica (V. « Elementi » vol. II, pag. 63 Annotaz.). Le intensità fotochimiche studiate col metodo su indicato permettono di distinguere le foglie in fo- tometriche, cioè quelle che si adattano alla luce maggiormente diffusa della . loro stazione, ed in afotometriche, che sarebbero quelle che non presen- tano tale adattamento. Un adattamento all'incidenza di raggi solari paral- leli non poté venir peró mai dimostrato, donde risulterebbe la grande im- portanza che ha la luce diffusa per la vegetazione, dimostrata dall'Aut. in molti de’ suoi scritti e rimarcata pure in più punti dei suoi « Elementi » (1). Nella fillotassi si fa valere pure una variabilità nella divergenza sotto con- dizioni mutate di nutrizione oppure anche di illuminazione. Che la strut- tura anatomica della foglia stia pure in rapporto con l'incidenza dei raggi di luce, è cosa nota; interessante è la modificazione che può subire lo svi- luppo dei rami di una pianta sotto l'influenza della luce, Il WrESNER studiò questo comportarsi nel Gonocarywm e nello Xanthophyllum (Giava), che presentano una cosidetta pseudodicotomia, malgrado che le foglie siano sparse, per effetto del caso che la gemma terminale, che si trova all’apice di un internodio raccorciato, è ridotta e può produrre, all'epoca dello sboc- ciamento, una biforcazione con la gemma ascellante superiore. Per ineguale sviluppo di un ramo di questa biforcazione si ha uno sviluppo simpodiale nel ramo foglifero svolgentesi. Per tal mezzo gli estremi rami fronzuti sono messi in condizione di poter godere possibilmente un’ illuminazione omo- genea. Anche presso altri alberi si osservano de’ rapporti diretti fra la ramificazione e l'intensità dell'illuminazione; tali rapporti, dipendenti so- pratutto da una riduzione di ramoscelli per effetto della luce, sono eredi- tarii, tuttavia anche suscettibili di modificazioni sotto l'influenza di agenti esterni. i ; Siccome è troppo raro il caso ehe una pianta possa godere del complesso della luce diurna, conveniva, per ragioni fisiologiche fare un'esatta distin- zione riguardo alla posizione donde provengono, per la pianta, i raggi di luce; e le ricerche più minuziose hanno stabilito delle sensibili differenze per gli effetti di un'illuminazione a seconda che la pianta (0 singoli organi di essa) riceve la luce dall'alto, dal lato anteriore o da quello posteriore, oppure per riflessione dal sotto in su. Già negli studi sull'eliotropismo venne dimostrato che le foglioline, tut- tora erescenti, eseguiscono dei movimenti, in dipendenza dalla uce, a ne di potersi disporre in quella posizione che per esse è la piü favore- vole. Cotale posizione che non viene più cambiata in seguito, a partire da un determinato grado di sviluppo, da parte della foglia, venne definita per « posizione fissa alla luce ». Cotale posizione è però dovuta ad una combinazione di agenti Meere, come venne dimostrato in seguito per gli C) vol, 1, e uL RASSEGNE 209 studi sulla gravità. Tali rapporti, per quanto dipendenti dalla luce inci- dente, vennero seguiti pazientemente dal WiESNER durante il suo sog- giorno nelle regioni tropicali. Colà non è che raro il caso (p. es. in piante giovani e deboli, oppure in quelle povere di fronda) che una foglia assuma una posizione che non sia dipendente dalla luce diffusa. É frequente in- vece il caso — specialmente negli alberi ad esposizione libera — che le foglie più soleggiate (alla periferia) schivano i raggi incidenti con angoli molto elevati e vengono « fissate » nella loro posizione per effetto della luce diretta; le foglie ombreggiate (nel folto della chioma) si dispongono invece verticalmente alla luce diffusa più intensa. Sono noti gli studi del Wiesner sull'anisomorfismo, iniziati già alcuni decenni addietro con le indagini sperimentali sull'anisofillia ed estesi in seguito anche ad altre condizioni di sviluppo meccanico ineguale, a seconda delle influenze della gravità e, come recentemente venne dimostrato, an- che della luce. Di essi, in gran parte, ne troviamo i riassunti negli « Ele- menti » (vol. I), ma le ricerche e gli esperimenti fatti dopo quella pubbli- cazione rivelarono anche altri fatti di importanza. Così risulta per essi che l’importanza dell’anisofillia nelle piante non è altro che un mezzo bio- logico per aquisire in primo luogo le migliori condizioni d’illuminazione. Analoghe condizioni si poterono stabilire anche per la ramificazione, spe- cialmente quella « a piramide. », come la si vede in alcuni pioppi e salici. Agli organi (o tessuti) favoriti nello sviluppo per effetto di una illumina- zione unilaterale dà WiEswER il nome di « fototrofici », considerando egli come « trofia » qualunque fenomeno di favorito sviluppo nelle piante. Ma le trofie possono essere anche spontanee, se paratoniche possono dipendere dalle condizioni di luce, come s'è detto, od anche da quelle di gravità (« geo- trofie ») e dall'influenza che può esercitare sugli organi in via di accresci- mento la vicinanza di un ambiente umido (« idrotrofie »). Nei casi, dove più agenti esercitano le loro influenze combinate nell'avvantaggiare Fac- crescimento di determinati organi, si avrà la « eterotrofia »; degli esempi caratteristici in proposito ne offrono gli alberi delle conifere, mentre nella corteccia dei tronchi (o rami) inclinati di varie dicotiledoni si possono ri- scontrare non di rado dei saggi di eterotrofia (p. e. nelle Tiliaceae, Ano- naceae, ecc... Infine venne precisato il fatto che, se anche l’anisofillia è di- ` pendente da condizioni dell'ambiente, essa può considerarsi pur anche quale fenomeno ereditario Siano ricordati qui anche gli studi iniziati dal WrESNER, nelle regioni tropicali, sui rapporti fra la vegetazione e la pioggia: studi che sono bene i primi intrapresi a questo riguardo e che eliminarono anzitutto una quantità di supposizioni erronee che si aveva in proposito. Con metodi idonei venne dimostrato che il peso di una goccia d’acqua (la più grande | possibile) non arriva a 0.2 g., e quindi che la celerità della caduta dell'ae- i è minima e poco meno che costante. Con un semplice calcolo, ammesso - xc massimo (ma mai raggiunto) su indicato, eg enti a 210 RASSEGNE verrebbe a cadere con la massima forza vivente di 0.5 grammo. La forza meccanica della pioggia riesce pertanto di molto diminuita, in confronto a quanto si supponeva, e nelle regioni tropicali non è — in complesso — per nulla maggiore che da noi. Contro questa forza vivente reagisce la pianta in primo luogo con la sua resistenza relativa basata sull’ elasticità e pieghevolezza dei suoi tessuti, specialmente delle foglie. Diversi sono i gli adattamenti, per cui si possono distinguere le piante in ombrofile ed ombrofobe ; nelle prime si osserverà per lo più che l epidermide fogliare non si bagna con l’acqua, mentre è questo il caso per le seconde, le quali cercano di ovviare a’ danni risultanti da una protratta azione dell’acqua su di esse con sviluppare delle pareti cutinizzate nelle cellule epidermiche. Le piante ombrofile (per massima parte delle regioni tropicali) possiedono un mezzo di difesa eminente nello sviluppo di sostanze antisettiche nel loro interno. Dello studio dei fenomeni di erescenza si sono occupati parecchi fisiologi; nonpertanto anche la scuola del WIESNER apportò un notevole contributo di nuove cognizioni purea questo riguardo. Così vennero ampliate le no- stre cognizioni sulla crescenza in dipendenza da agenti esterni, nonchè da cause spontanee, come sarebbero le condizioni di una iponastia (del DE VRIES) determinante dei movimenti speciali « di orientazione » nelle piante crescenti. Vennero fissate meglio le. diverse qualità di « nutazione » che sì possono osservare nelle piante, e tenuti ben distinti da esse quei casi - nei quali gli apici degli organi. giovani stanno cernui per puro effetto di prodotto sui tessuti ancor lassi da parte delle appendici laterali. De- dicarono degli studi speciali, diretti a generalizzare il fenomeno osservato dal WiresNnER ne’ getti nuovi della vite, dell’ Ampelopsis e d'altre piante, due suoi allievi, il WypLeL ed il RimmER, mentre altri, e particolarmente il WETTSTEIN, intesero allo studio delle leggi d’ accrescimento delle radici. Per He studio sì venne a rilevare che le radici delle piansigpile germi- O queste vengono messe a profitto incomincia un secondo accrescimento da parte delle radici. Mii meno noti sono i risultati delle ricerche iniziate dal WIESNER sul geotropismo, il fenomeno che modifica la direzione degli organi in via di crescenza, prevalentemente sotto l'infiuenza della forza di gravità; un fe- nomeno che venne dimostrato essere anche esso di natura induttiva. L'anno 1880 ha segnato un'epoca importante per la scienza: in esso pub- - | Me RASSEGNE 211 blicó CARLO DARWIN il suo geniale lavoro sull'energia de' movimenti delle vantaggiarne; ben maggiore fu l'incremento che ne derivò a questa per la serie di profondi studi alla quale diedero impulso le indicazioni che il DARWIN aveva minuziosamente esposte nel suo libro. Difficilmente si potrà dire di un’altra opera, che sia riuscita fonte a nuove ricerche in sì gran misura quanto è stato il caso da parte di quella fra le ultime emanazioni del genio del DARWIN. Alle critiche e confutazioni sorte pias alcuni punti di quel lavoro non si mantenne estranea la seuola viennese: per primo espose il WIESNER, su basi convincenti, diverse turca risultanti da odifi tazione ». Ma non entro ne' particolari di una critica che qui sarebbe tutt'altro che opportuna, dirò unicamente che scaturirono da queste ricer- che, idoneamente iniziate e proseguite, le cognizioni attuali su’ movimenti propri degli organi delle piante, più noti oggidì nella scienza sotto 1 ter- mini di « curva darwiniana », « idrotropismo », « aerotropismo » (1). In più riprese ebbe il WIESNER da occuparsi dei fenomeni della germi- - nazione e sono note le sue importanti contribuzioni intorno ai semi delle Loranthaceae; come pure le condizioni modificanti il processo germinativo de’ semi, in modo speciale l'influenza della luce, studiata da qualcuno de’ Suoi scolari (p. es. i semi delle conifere, studiati da MoLiscH, la germina- zione a basse temperature, seguita dal JENCIC, ecc.) Anche queste contri- buzioni si fecero valere su altri capitoli della botanica, particolarmente sulla biologia e la geografia delle piante. i Il fenomeno della riproduttività di organi, estesamente studiato nel re- gno animale, venne sottoposto ad indagini fisiologiche anche da botanici, per vedere fino a qual punto, ed in che grado, potesse venir riprodotto un Organo leso od amputato (?. Tanto più che è nota, per muy ati la OA di produrre radici e gemme avventizie. WIES . . ©upò a sua volta della questione, interpretò la mean) da parte Aak ~ Piante, per una facoltà che ha l'organismo d'individualizzarsi nuovamente, dopo aver subito la perdita di qualche organo importante (formazione di talee). L'origine degli organi avventizi è dovuta in tutti i casi ad una cel- lula meristematica , equivalente ad una oosfera fecondata, e come questa | deve contenere plasma eguale ed in uguale quantità (« plasma germina- tivo »). Solo in seguito ad un processo di divisione cellulare però, iniziato da un fatto traumatico, potrà formarsi in una cellula una corrispondente Quantità di plasma germinativo, ed allora quella cellula si farà iniziale di (© V. anche « Elementi » vol. I, pag. E e seguenti. Ci a mement " vol. HI, pag. 96 e * NOR 212 RASSEGNE un tessuto speciale, per la nutrizione del quale viene a formarsi il cosidetto « callo ». — Probabilmente sarà unà produzione di analogo plasma ger- minativo quella che stabilisce un nesso fra una pianta parassita ed il suo ospite, e fors' anche si avranno condizioni analoghe nella produzione di zoocecidi su organi vegetali. Gli studi sulla riproduttività, continuati dal REcHINGER hanno condotto poi neeessariamente anche alla questione sulla polarità, e, contrariamente a quanto sosteneva il VoEcHTING (1878), sembra che in certi casi la pianta venga a perdere eccezionalmente la sua polarità, producendo dei tessuti eal- losi provvisti di elorofilla. Resta stabilito però che non si possa indicare. senz'altro come fenomeno contrario alla polarità della pianta se questa pro- duce, in un punto qualunque, un tessuto calloso ma senza sviluppare clo- roplasti nel eontenuto cellulare di esso. SOLLA. L. Buscacowr bis. nd i » XVII lpighia Vol. a A i i Malpighia Vol. XVIII srry y ry er N dE E EAE Ü.PENzIG £X NAT. DELIN. Tav V Il XVI ia Vol igh M alp O. PENZIG EX NAT. DELIN. MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DAÀ O. PENZIG Prof.-all' Università di Genova / Anno XVIII — Fasc. VI-IX (Tav. VI-VIII) MARCELLO MALPIGHI 1625-1694. «GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO - Istituto Boranico DELLA R. UNIVERSITÀ DI TORINO | SCRITTI BOTANICI PUBBLICATI NELLA RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CALO ALLGLIONI 30 LUGLIO 1804 — 30 LUGLIO 1904 Il giorno 30 Luglio 1804 ('), serenamente, sì come visse, spegnevasi in Torino Carlo Allioni. | Si compiono adunque fra pochi giorni 100 anni da chè il Zinneo Pie- montese (°) lasciava nel lutto gli amici e gli ammiratori, affidando la memoria del suo nome ad un'opera poderosa e geniale, la quale ebbe, durante questi 100 anni, da tutto il mondo botanico, unanime, indiscusso, continuato tributo di lodi. () Intorno al giorno di morte e a quello di nascita regnano discrepanze fra. i biografi: Così Buniva dice Allioni nato il 23 a 1728; mentre Bonino lo ritiene nato il 3 Settembre dello stesso ann Come data della ped il Buniva segna i 31 Luglio; il Bonino il 30; il Pritzel invece il 2 Queste ui mi indussero a fare delle ricerche presso l'Ufficio di Stato civile della Città di Torino, dalle quali risultò essere Carlo Allioni morto alle ore 2 del giorno 30 Luglio (11 Termidoro dell’anno XII Repu- - blicano), nella casa al cantone XIX della Sezione Monviso segnata al N. 760, allora di proprietà Castagneri, oggi corrispondente alla Casa Berardo e Borla in Via Alfieri N. 10 È curioso osservare che, mentre l'atto legale del Municipio segna 78 anni a Carlo Allioni, al momento della morte — /'atto parrochiale (che aveva allora maggior valore), in tutto conforme a quello conservato in Muni- cipio segna anni 76, ciò che concorderebbe coi dati di Buniva e Bonino. | Allioni fu sepolto in un tombino a parte al Cenotafio di Po (ora Ospedale . di S. Lazzaro. Q) BuNivA, pag. 96, assurément le Linné du Piemont ne fut pas moins. heureux que celui de Suède... 14. Malpighia. Anno XVIII, Vol XVIII. © 214 O. MATTIROLO Egli è perciò cosa naturale che la gratitudine verso il padre della botaniea in Piemonte, abbia fatto maturare ivi il pensiero di onorarne la memoria nella ricorrenza del giorno centenario della sua morte. Un bronzeo ricordo che trasmettesse ai venturi l'effigie di Carlo Al- lioni, che ravvivasse il sentimento di riconoscenza verso di lui, è parso non dovesse mancare nel vecchio Orto botanico del Valentino, che Al- lioni illustrò; in mezzo ai sempliei da luì studiati; di fronte ai colli Torinesi, campi delle sue glorie; al cospetto di quelle Alpi di cui egli svelò i tesori; di guisa che all’ influenza esercitata dalla fama, dalle opere e dalle imprese di lui, si associasse quella, che per tramite del- l'occhio si impone alla mente e richiama più efficacemente il pensiero alla persona. L'immagine di Carlo Allioni avrà per l Istituto botanico di Torino il valore ehe aveva presso i romani quella del « genius loci ». Per essa - la generazione botanica attuale trasmetterà alle venture ringiovanito il culto per l'uomo, il quale, compendiando in poderosa opera sintetica tutto quanto prima di lui sì conosceva intorno alla Flora del Piemonte, de- terminó nella storia della botanica subalpina una epoca, ponendo così le basi di un edificio scientifico, sulle quali edificarono i suoi allievi, edifichiamo noi, edificheranno i botanici delle generazioni venture. Non è quindi a stupire se l’idea di fissare nel bronzo i lineamenti del nostro grande, quali ci furono conservati dal pennello di Onorato Revelli (*) abbia incontrato lieta accoglienza. Uno fra i più notevoli e benemeriti studiosi della. Flora A E E. Burnat (*) associandosi con generosa offerta alla iniziativa del sot- toscritto, gli permise di assecondare il nobile e disinteressato slancio del giovane e chiaro scultore signor Z/fore Ridoni; il quale, col magistero del suo scalpello, seppe creare un’opera d’arte degna dei migliori elogi, sia per la rassomiglianza col ritratto del Revelli, come per la larghezza (1) Per testimonianza di Buniva e di Bonino, sappiamo che il ritratto - iioc dal Revelli « ne cessait d’étre admiré par la ressemblance frap- — e notisi che il Buniva fu dell'Allioni affezionato discepolo. Vedi loc. cit. pag. 94 e V. presente lavoro p. 220. | (® Il Sig. E. Burnat concorse con l'offerta di Hire 200. RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 215 di modellatura e la vigoria colla quale svolse il suo concetto e illuminò la paterna figura di Carlo Allioni. L'esecuzione in bronzo del busto fu quindi resa possibile dall illumi- nato e munificente concorso (') di S. M. il Re. L'erede di Vittorio Amedeo III, al quale Alioni suo medico, aveva or è un secolo, dedicata la Flora pedemontana , implorandone l’altissimo patrocinio, volle che fosse conservata alla memoria. di lui la generosa protezione che il munifico e dotto antenato aveva accordato in vita allo scienziato. Così il nostro giovane amatissimo Sovrano dimostrò di ap- prezzare il significato di una impresa colla quale si intende onorare con Allioni, la scienza di cui fu ministro. Ricordando I interessamento dell illustre barone Antonio Manno, cor- tese interprete delle aspirazioni dell’ Orto botanico di Torino presso S. M., ci è gradito dovere presentare a Re Vittorio Emanuele III le più vive e profonde azioni di grazie. Nè con minor slancio fu accolta dai membri dell'Istituto botanico di Torino un’altra idea, quella cioè di onorare con la pubblicazione di un volume dedicato alla memoria di Alioni (?), lo seoprimento del ricordo monumentale. In questo intendimento al sottoscritto si associarono : La signora /rexe Chiapusso- Voli, dettando una monografia storica sulla Jeonographia Taurinensis; opera insigne che, dopo la Flora, rap- | presenta la principale (°) estrinsecazione dell'attività dell' Allioni ; (1) S. M. il Re inviava la somma di lire 200. (°) Questo volume farà parte dell'annata 1904 della « Malnighita ». In questa occasione ringraziamo vivamente il Direttore dell' importante Ri- vista, Va of. 0. Penzig, per la cortese sollecitudine colla quale accolse i nostri lavor (3) ea di questa occasione per comunicare ai Colleghi botanici che la « Iconographia »; opera che costò 116 anni di lavoro a distintissimi artisti miniaturisti torinesi; fu in questi giorni « per disposizione Ministeriale » . invocata dal sottoscritto, trasportata nei locali del R. Orto botanico, dove l insigne monumento, unico nel suo genere, sarà conservato colla più re- ligiosa cura, e dove potrà servire allo scopo per cui fu creato, allo I cioè della Flora del Piemonte. In questa ricorrenza centenaria troverann i botanici quasi tutti i cimeli allioniani riuniti nei locali dell” Istituto tori 216 0. MATTIROLO Saverio Belli già nostro collega a Torino, ora professore dell’ Uni- versità di Cagliari, il quale, colla nota sua competenza, si occupò dei Hieracium dell Erbario di Allioni ; Il dott. Giuseppe Gola, primo, Assistente presso l'Orto di Torino che illustrò due interessanti specie allioniane; la Cerinthe maculata All., ed il Bromus dertonensis All.; Il dott. Giovanni Negri, secondo Assistente, che analizzò le questioni relative ad una delle specie allioniane più importanti, il Cerastium li- neare All; Il dott. Ferdinando Vignolo Lutati che espose ricerche intorno alla Pòa cilianensis All.; Il dott. Francesco Ferrero che ci favorì le negative per le tavole annesse al volume. L'inearico di ricordare le odierne onoranze centenarie e quello di seri- vere una relazione particolareggiata intorno alla bibliografia allioniana (*), di riferire cioè circa le fonti della letteratura che riguarda Allioni, fu assunto del sottoscritto, il quale pure compilò un « Nomenclator » destinato a ricordare le specie descritte dal maestro, le quali, di diritto, per la legge di priorità, devono essere conservate nella scienza. Di proposito poi si è tralasciato di scrivere alcunchè intorno alla vita. dell’AZZioni, ciò parendo opera inutile dopo l’affettuoso monumento bio- grafico già elevato alla memoria sua da Michele Buniva, Y allievo pre- diletto e riconoscente. Infatti: della vita di C. Allioni, delle vicende della sua famiglia, della educazione scientifica, dei suecessi nell'Arte medica, del valore come uomo, delle tendenze filosofiche, dell’ ingegno, trattò il Buniva, con tale competenza, tale intelletto d'amore, tale spontaneità affettuosa, che sa- rebbe stata opera vana affannarci a ripetere con altre parole quanto egli nese, di cui Allioni fu, al dire di Buniva, le veritable fondateur. (V. Buniva, loc. cit. pag. 95). . (9G è sembrato utile la rassegna bibliografica delle opere alioniane, poichè alcune di esse sono pochissimo note ai botanici, la maggior parte dei quali, suole vaio del valore del nostro, dalla sola Flora Pedemon- | RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 217 seppe dire così onestamente, suscitando nell'animo del lettore, sincera profonda e riverente la simpatia verso l'A/liomi, la cui vita tranquilla, serena, modesta fu tutta dedicata al culto della scienza e della famiglia e all'amore del prossimo; imperocchè Alioni non soltanto fu ammirato dai contemporanei per lo splendore dell’ ingegno, per la molteplicità e profondità delle sue cognizioni, per la fortunata riuscita delle sue imprese mediche; ma ebbe fama di uomo esemplarmente virtuoso per la ingenua bontà, per la sua modestia, per la forza del carattere, per la generosità del cuore, per la costanza nelle amicizie. Ed è appunto in omaggio al carattere, alle aspirazioni modeste di Carlo Allioni, che fu deciso di sciogliere il nostro voto, di inaugurare cioè la mattina del 30 Luglio il bronzeo ricordo senza vano sfoggio di pompe esteriori, senza rumori, senza discorsi. Così la paterna figura del grande botanico piemontese ritornerà a sor- ridere nell'ambiente che fu già suo, ispiratrice oggi, come ieri, di elevati sentimenti, stimolatrice alle imprese nobili della scienza! e ; ORESTE MATTIROLO” Direttore del R. Orto botanico di Torino. Giugno 1904. 218 O. MATTIEOLO NOTE BIBLIOGRAFICHE OPERE PUBBLICATE DA CARLO ALLIONI. I. OPERE BOTANICHE. l. Rariorum Pedemontii stirpium. — Specimen primum. — Ap. Zap- pata et Avondus. Augustae Taurinorum. 1755. — (eum pp. 55, Tab. 12 et fig. 30, in IV). 2. Stirpium praecipuarum. littoris et agri Nicaensis. —- Enumeratio methodica cum Elencho aliquot animalium ejusdem maris. — Parisiis, apud Claudium Joannem Bapt. Bauche, 1757, in VIII. 3. Fasciculus stirpium Sardiniae in Dioecesi Calaris leclarum a Michaele Antonio Plazza Chirurgo Taurinensi. — in Miscellanea Philosophico-Ma- themathiea Societatis Privatae Taurinensis. Tom. I. Augustae Taurinorum. — Ex Typ. Regia, 1759, p. 88. 4. Synopsis Methodica stirpiwm, Horti Taurinensis. — Miscell cit., vol. II, 1760-61, p. 48. -5. Felicis Valle Taurinensis Florula Corsicae edita a C. Alliono. 1760-61. — V. Miscell. cit. vol. II, p. 204. 6. Stirpium aliquot descriptiones cum duorum novorum generum con- stitutione. — V. Miscellanea cit. (seu Mélanges de Philosophie et de Mathématique de la Société Royale de Turin) Augustae Taurinorum. 1762-1765, p. 176-184. 7. Auctarium ad Synopsim Methodicam Stirpium Horti Reg. Tauri- nensis. — V. Miscellanea, Tom. V, p. 53 a 97. Ann. 1770-73. 8. Flora Pedemontana. Sive enumeratio Methodica Stirpium indige- narum Pedemontii. Augustae Taurinorum. Exeudebat J. M. Briolus, 1785, Tom. I, II, III con 92 tavole in rame. 9. Auctarium ad Floram Pedemontanam cun notis et emendationibus. — Augustae Taur. J. M. Briolus. 1789, cum duobus Tab. aeneis. VN MAR, CEU BICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 219 II. OPERE MEDICHE (1). Themata Physica et Medica; De Firmitate, sive soliditate corporis; De Liene et Pancreate; De Respiratione; De Remediis e regno minerali pe- titis; De Mercurio; De Inflammationis exitu; De Abscessu; De Gangrena; De Seyrrho; De Carie. — Taurini, 1747, in-8*. Traetatio de milliarium origine, progressu, natura et euratione. — Aug. Taurin. Apud Avondum. 1758, in-8°. Tractatio de milliarium origine, progressu, natura et curatione. Notis et additionibus aucta. — August. Taurinorum. Fea, 1793, in-8°. Ragionamento sopra la Pellagra, colla risposta al signor Dottore Gaetano Strambio. — Torino, Stamperia Reale, 1795. Praelectiones inaugurales variae. Conspeetus praesentaneae morborum conditione. — Kop: Taur. 1793, Fea, in-8.° III. OPERE DI ZOOLOGIA. Stirpium praecipuarum littoris et agri Nicaensis, ece., cum Elencho aliquot animalium ejusdem maris. — Parisiis, J. B. Bauche, 1757. Ap- pendix. pag. 243, ecc. loc. cit. , Manipulus insectorum Tauriniensium. — Miscell. Taur. loc. cit. Tom. III, p. 185. IV. OPERE DI PALEONTOLOGIA. Oryetographiae Pedemontanae specimen, exhibens corpora fossilia terrae adventitia. — Parisiis, apud Bauche, 1757, in-8.*, pp. 82. (1) V. Buniva e Bonino loc. cit. 090 — O. MATTIROLO OPERE MANOSCRITTE DI CARLO ALLIONI. l- Bibliographia Botanica sive De Scriptoribus medico-botanicis una cum Elencho operum quae ediderunt tum Loci tum temporis a Laurentio Terraneo Phii. et Med. Doct. Coleg. Taur. et Botanices Professore collecta Anno 1714 — Aug. Taurin. quam Carolus Allionius Taurinensis ulterius supplet et auget. Questo mss. (quotato 1 — E — 1.4 —) che trovasi oggi nella Biblio- teca della R. Accademia delle Scienze di Torino, costituisce uno dei sette volumi mss. dettati dal Terraneo, portanti il titolo « de Re Herbaria ». Lorenzo Terraneo (*), medico illustre, nacque in Torino nell'anno 1666 e vi morì il 4 Giugno 1714. Ebbe fama di anatomico valente, di medico oculatissimo, di fecondo oratore e latinista e di botanieo insigne. Visitò in ogni parte il Piemonte raccogliendo ovunque materiali che servirono a costituire un ricco erbario di N.° 14 volumi in foglio. L’ Erbario illu- strato da note mss. fu da lui legato al suo allievo Dott. Massola, dal quale fu poi ceduto a Carlo Allioni. Il mss. in questione consta di N. 610 pagine per la maggior parte non ancora scritte. Le note di Allioni vi sono assai numerose. Nel suo com- plesso quest'opera ricorda la nota Bibliotheca botanica di Haller. Pochis- simi sono i botaniei italiani ivi ricordati e ben poche notizie nuove vi sì possono ricavare, le quali già non si trovino nell’/sagoge di Tournefort () V. Bonino e Buniva, Biografie di Allioni cit. — Allioni, Flora Pede- montana, vol. 1 e Rariorum Ped. Stirp. Spee. I, 1760. — V. Bonino, (l. Ter- raneo), vol. II, p. 7. — Gimna, Notizia biografica con ritratto di L. Terraneo. — Accademia degli Spensierati di Napoli. — Boèrrhave, Haller, Bianchi, ecc., ricordarono con onore il Terraneo. — V. Mattirolo, Illustrazione di un Erbario del colle di Superga Torino. — Att. Ace. della Scienza, vol. XX VIII, RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 221 e nell'opera di Haller. Il mss. (ricordato anche dal Buziva) fu da lui donato all'Aecademia per incarico del Dottore Allioni figlio, come egli dice a pag. 57 alla biografia di Allioni: « je m'empresse de vous pre- « venir, scrive egli infatti, que conformement aux intentions de son « fils, j'ai mis ce manuserit à la disposition de l' Académie, conjointement « à quelques autres, et notamment la collection de toute la correspon- « dance épistolaire de notre Allioni avec les plus grands naturalistes « de son temps, comme Linné, Haller e Spallanzani, ece. ». Nella « Flora Pedemontana » di Allioni sono ricordate N.° 56 specie raccolte da Z. Terraneo, il quale si dichiara allievo riconoscente e grato di Bertolotti o Bartolotti Ignazio Pompeo Dottore di fisica e chimica, Medico Collegiato, citato onorevolmente da Paolo Boccone nel suo Museo (pag. 83). Bartolotti fiorì nel XVII secolo in Piemonte ed il suo nome è pure ricordato nella Flora allioniana; fu il maestro di Lorenzo Terraneo. 2. Materia medica. — Un vol. mss. (R. Accademia delle Scienze di To- rino). — Intorno a questo lavoro diviso in tre parti; di cui la prima tratta dei rimedi che si ricavano dal regno animale; la seconda si occupa delle piante officinali, e la terza dei rimedi minerali, serisse il Buniva 3 a pag. 60 et seg. del suo lavoro le seguenti parole: Dans ces trois par- ‘ ties on trouve bien des réflexions, qui parurent ensuite dans les ouvrages | analogues publiés par Linné, Crantz, Spielmann, Vogel, Lieutaud, ece. 3. Paranesis. — Studiorum meorum primitias. Questo manoscritto che portava la data del 1750, trattava di un plagio di cui fu vittima un amico caro di Allioni, il Dottore Valle Felice Spirito ‘discepolo di Vitaliano Donati; botanico, troppo presto rapito alla scienza, | poichè morì in Ajaccio nell'Agosto dell'anno 1747, essendo nato (*) circa il 1715, cioè a circa soli 32 anni! (! La data di nascita è incerta. Dalle ricerche da me fatte negli Archivi Universitari, risulta che il Valle fu laureato medico il 22 Maggio 1743; da 222 O. MATTIROLO Il Valle oltre alla Tesi per l'aggregazione alla Facoltà medica, stam- pata a Torino nell’anno 1743 (V. Bonino, loe. cit., vol. II, p. 131), aveva lasciato, morendo, aleuni mss. tra i quali uno studio dal titolo :-« Disser- tatio de Sexu plantarum ». Avvenuta la morte del Valle in Ajaccio, una persona indegna del nome di amico, si impadroniva fraudolentemente del mss. da lui lasciato a Torino, e dopo tre anni dalla morte del Valle, lo stampava sotto il suo nome a Milano nel 1750; ragione per eui il nome di G. M. Sehiera, invece di quello del povero Valle, venne poi, per questo lavoro, onore- volmente indicato tanto dal Zizzeo (V. Philos. bot., edit. 1751, p. 308) come dallo Sprengel (V. Hist. Rei Herb., Tom. II, 1808, pag. 546). Il mss. di A//Honi che si occupava della storia di questo plagio, alla morte di Aioni, passò in Germania, dove fu rinvenuto e acquistato nella vendita della biblioteca botanica del Mejer, dal cav. Maurizio Zu- maglini di Biella, ehe lo tenne come prezioso cimelio. Morto il Zumaglini (14 Novembre 1865) il mss. scomparve, cosicchè non mi fu dato più di rinvenirlo fra i libri suoi pure rimasti a Biella. Fortunatamente però nello stesso anno il mss. in discorso veniva studiato diligentemente dal Prof. Augusto Gras, il quale se ne occupava in una briosa e interessante pubblicazione comparsa nella « Gazzetta medica di Torino » dell’anno 1866, sotto il titolo: « Storia di un plagio letterario » dalla quale ho tolto queste notizie. È gran peccato che la « Paramesis » non si sia potuta ritrovare più fra i libri del Zwmaglini; poichè (da quanto si può rilevare dallo scritto del Gras) costituiva una splendida testimonianza per le elevate e nobilis- sime qualità di carattere di Carlo Allioni, il quale seppe, malgrado gravi difficoltà, difendere e rivendicare all'amico il merito del suo: lavoro, smascherando e flagellando la malvagità e l'impostura del falso amico. Parlando del Valle, aggiungerò che questo botanico nel corso di una brevissima esistenza, seppe raccogliere una ricchissima biblioteca e met | tere insieme ragguardevoli collezioni, e scrivere numerosi lavori che però | rimasero mss. e andarono poi perduti. n molti altri indizii giudico che il Valle sia nato n anni che decorrono AE Lon 3 1715 e il 1720. . RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 223 Buona parte delle Collezioni, speeialmente quelle fatte nella Valle di Susa (Oulx) ed in Corsica pervennero nelle mani di Allioni. Delle prime è cenno in varii luoghi della « Flora Pedemontana »; delle seconde si servì Allioni per comporre la « Florula Corsica». (V. O. Mattirolo, Sopra un Erbario del Colle di Superga, loc. cit. e Bonino, loc. cit., vol. II, pag. 131). 4. Intorno alla conoscenza del Polso, N. 84, note mss. Si sa che queste note nell'anno 1810 erano nelle mani del Buniva, che aveva preso impegno di pubblicarle: « que je m'engage à publier avec le forme convenable » (V. Buniva, Refléx., loc. cit., p. 53). Oltre a questi mss. intorno alla conoscenza del polso, raccolti dal figlio di Allioni, medieo pur esso, esisteva ancora un mss. completo intorno alle cono- scenze della sfigmografia. Questo mss. che il Buniva dice aver veduto « de ses propres jeua chez V Auteur » (Allioni), non fu pubblicato poi; ciò che il Buziva lamenta colle parole seguenti, sfiduciato: « gwon priva l'humanité d'une production si utile à la Societé et souhaitée si ardem- ment par les vieux connaisseurs ». Malgrado le più minuziose ricerche io non ho potuto riescire a rintracciare questi due mss. 5. Coi mss. devono essere considerati i N. 20 volumi di lettere che rap- presentano la corrispondenza epistolare di 4///ozi, coi più grandi natu- ralisti del suo tempo. In questi volumi, conservati oggi nella Biblioteca della R. Accademia delle Scienze, dove furono depositati dal Buniva, per incarico del figlio di Alioni (V. Buniva, loc. cit.) (*), si trovano lettere, tra le altre, di Cirillo, di DeJussieu, di Ferber, Fabricius, Gessner, Gouan, Haller, Jacquin, Linné, LaPeyrouse, Loefing, Marsili. Manetti, Maratti, Ortega, Scopoli, Scheutzer, Spallanzani, O. Targioni Tozzetti, Vic d'Azyr, Vandelli, Villars, Volta, Zannoni, Zuccagni, ece. Alcune di esse già furono pubblicate da Augusto Gras (Lettere di Linneo, Jussieu, Villars, Lapeyrouse, Bassi, ece.); di molte sta ora occupandosi lo seri- ‘Cj V. pag. 221. 224 O. MATTIROLO vente, il quale spera di trovarvi non poche interessanti notizie intorno ai rapporti fra gli scienziati italiani che fiorivano verso la fine del XVIII Secolo. L'Accademia è in possesso di questo materiale sino dal 1810 circa. Oltre a questi 20 volumi, dobbiamo ricordare pure: un piccolo llibrie- cino che contiene una lettera sola, scritta da Allioni al sig. Ferdinando Bassi intorno a vari corpi marini fossili trovati in Piemonte, Monfer- rato, ecc., vol mss. in IV; ed un altro volume grande contenente numerosi diplomi Accademici, dei quali è fatto cenno nella biografia del Buniva. Sona. 6. Oltre ai mss. citati, esiste nella Biblioteca Munieipale di Biella (Scuola Professionale) un volume di 419 pagine di fitta scrittura (dono di Ve- nunzio Sella) il quale porta l'indicazione seguente: « è scritto di pugno di Allioni dopo il 1755; e mezzo cancellato il nome Piotta. Sul dorso del volume, oltre al N. 238 di posizione. è scritto: « Flora — Manoscritto di Allioni? di Piottaz ». Nel mss. sono brevemente indicati N. 621 generi di piante e di questi sono elencate le specie più note, coi loro caratteri e con citazioni biblio- grafiche varie. Sono ricordate piante di tutti i climi. gu A me è parso che questo non sia da riguardarsi come mss. del maestro, (alla serittura del quale non eorrisponde); ma come una compilazione fatta dal noto Francesco Piottaz, ehe fu Conservatore presso il R. Orto botanieo e mori nel 1822. Certamente questo mss., ehe doveva servire per uso pratico di orticoltura, nulla contiene di notevole dal punto di vista scientifico. PRINCIPALI BIOGRAFIE DI CARLO ALLIONI. . 1. M. Buniva, Réflexions sur tous les Ouvrages publiés et inedits du D. Ch. Allioni. — Turin, F. Galletti, 1810. RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 225 2. G. Bonino, Biografia Medica Piemontese, vol. II, 1825, p. 433-450. Allioni Carlo. 3. Racagni, Memorie sulla famiglia e sulla vita di Carlo Allioni. — Carmagnola, 1806. 4. Gensana, Elogio di Carlo Allioni. — Ape Subalpina, Giugno, 1811. 5. Paroletti, Vita e ritratti di sessanta Piemontesi illustri. — Torino, Lit. Festa, 1824. 6. Du Petit-Thouars in Biographie Universelle, vol. II, pag. 189. 7. G. A., Biografia di Carlo Allioni. — Torino, Sotteri, 1845, in-4°. OPERE PRINCIPALI nelle quali si incontrano notizie biografiche di CARLO ALLIONI. M. Buniva, Nomenclator Linneanus Florae Pedemontanae. — Taurin., Typ. Regia, 1790. E. Burnat, Botanistes .qui ont contribué à faire connaitre la Flore des Alpes maritimes (Bibliographie et Collections botaniques). Bull. Soc. botaniq. Franc., 1883. E. Burnat, Flore des Alpes maritimes. Vol. I, 1892, Vol. II, 1896, Vol. III, 1899. G. B. Delponte, Il R. Orto botanico di Torino. Nel « Mondo Ilu- strato, Giornale Universale. — Torino, G. Pomba Editori, Anno 1I, N. 51 e 52. Dicembre 1848, con illustrazioni. G. B. Delponte, Guida allo studio delle piante coltivate nelle aiuole di piena terra. Cenno preliminare. C. Allioni, p. IX, XIII, 1874. Ferber, Lettere miner. italiane, p. 465. Briefe aus Welschland. — Praga, 1773. A. Gras, Corréspondance inédite de Villars avee Allioni. — Bull. Soe. bot. de France, 1860. A. Gras, Note sur la Cardamine granulosa. — Bull. Soc. bot. de France, 1861. : A. Gras, Note sur quelques reetifications de Synonymie. — Bull. Soc. bot. Frane., 1861. 226 | Ò. MATLIROLO A. Gras, Nouvelles notes sur quelques rectifieations de Synonymie. — Bull. Soc. bot. de France, 1863. A. Gras, Note sur l'Histoire du Genre Bassia. — Bull. Soe. bot. de Franee, 1864. A. Gras, Sur la corréspondance inédite de Lapeyrouse avec Allioni. — Bull. Soe. bot. Frane., 1864. i A. Gras, Storia di un plagio letterario. Gazzetta medica di Torino, 1866. O. Mattirolo, Illustrazione di un Erbario del Colle di Superga. Torino, 1893. — Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, vol. XXVIII. G. A. Pritzel, Thesaurus literaturae Botanicae. Lipsia, 1872, p. 4. P. A. Saccardo, La Botanica in Italia, vol. I, 1895; vol. II, 1901. Venezia. i Prefazioni varie e notizie incidentalmente segnate nelle opere di Dana, Bellardi, Balbis, Colla, Biroli, Moris, Mattirolo, ece., ecc. Si RITRATTI E DEDICHE CHE RICORDANO CARLO ALLIONI. E Ritratto eseguito dal Prof. Onorato Revelli dell'Accademia di Belle Arti di Torino dietro ordine del conte Balbo, Rettore dell'Accademia stessa, e per decreto del Collegio medico Torinese (V. Bonino). Rappresenta Allioni se: duto sopra un -seggiolone di velluto rosso, vestito della tradizionale toga professionale, colla parrucca bianca. Colla destra mano il Professore indica la Flora Pedemontana, aperta sopra un vicino tavolo e riproducente parte della Tav. XXV e XLVII di quest opera; la mano sinistra appoggiata al bracciale del seggiolone tiene una pianticella di AZZionia incarnata. Lo sfondo rappresenta il gabinetto di Allioni. Il ritratto grande al vero, toccato con maestria, è opera d’arte di qualche valore. Questo quadro per lungo tempo fu appeso in una delle sale dell’ Università; con molti altri passò poi nei magazzini, ove ebbi la ventura di ritrovarlo nell’anno 1890. Ora si conserva nel salone dell’ Erbario dell’Orto botanico torinese. Il Bonino ed il Buniva ragionano a lungo di questo quadro nelle Biografie del RICORRENZA CENTENARIA DELLA MORTE DI CARLO ALLIONI 227 Maestro dicendo il Buniva che l'opera del Revelli: ze cesse d'étre admiree | par la ressemblance frappante, et par la vivacité du coloris (+). A questo «ritratto si è inspirato l’ artista signor Zttore Ridoni per modellare il busto di Allioni (V. Tavole VI e VII). 2. Acquerello nella Collezione di ritratti botanici nell’ Istituto botanico di Bologna (V. Saccardo, loc. cit.). 3. Ritratto in litografia del Festa di Torino; in Paroletti, Vite e ritratti di sessanta Piemontesi illustri. Torino, 1824 (loc. cit.). 4. Medaglione in gesso sopra i Portici della easa Flandinet in via Bogino, N. 45, Torino. — Opera dello Scultore Bogliani. “Gb: Col nome di Carlo Allioni la Città di Torino onorò una delle sue vie, a destra della Piazza dello Statuto. (Deliberazione Consigliare, 28 Aprile 1852). 6. agli Linneo indicò col nome di Allioni un Genere di piante Nietagineae. — Fabricius e Prunner diedero il suo nome a due specie di farfalle rispettivamente dei Generi Pyralis e Phalaena (V. Bonino, pag. 447 e Buniva). — Molti botaniei ricordarono il nome di Allioni e noi abbiamo nel « Nomenclator », che fa seguito alla presente nota, ricordate N. 38 specie che portano il nome di Allioni (V. pag. 286). () V. loe. cit. pag. 94. 298 O. MATTIROLO NOMENCLATOR ALLIONIANUS SIVE INDEX sPECIERUM CAROLO ALLIONIO ADSCRIPTARUM (Elenco delle specie attribuite a C. Allioni) Auctore Doct. 0. MATTIROLO Bot. Prof. et R. Horti bot. Taurinensis Praefectus adjuvante E. FERRARI Conservatore R. Horti bot. Taurinensis Determinare dopo circa 120 anni dalla pubblicazione della « Flora Pedemontana » (1785), quali sieno i nomi delle Specie ivi ricordate, aventi il diritto di essere conservate nella Scienza, è il compito del la-_ voro che io mi onoro di presentare ai Colleghi botanici in occasione della prima ricorrenza centenaria dalla morte di CarLo ALLIONI, (30 Luglio 1904). Ho lavorato nell’ intento di compiere una statistica il più possibile e- satta, la quale, mentre vale a dare una idea della mole degli studi fatti dal nostro ALLIONI, serve ad indicare quanto deve rimanere di lui nella seienza che ha riguardo alla sistemazione dei vegetali. Convinto di fare un'opera pratica, nell'imminente periodo di tempo il quale preludia, per così dire, all'adozione indispensabile di nuovi cri- terii di nomenclatura, atti a disciplinare il vastissimo ed intricato pro- blema della sinonimia; ho cercato di condurre le ricerche col criterio della più equa imparzialità, vagliando con meticolosa cura, le ragioni di priorità dalle quali unicamente mi sono lasciato guidare nella salis. dei nomi hanno il diritto di essere conservati. Nel lungo lavoro mi fu di prezioso aiuto la collaborazione efficace del Sig. Enrico FERRARI, conservatore dell’ Orto Botanico di Torino, col quale — — ebbi cura di esaminare tutte le opere allioniane, ponendo speciale at- . tenzione a quelle anteriori alla Flora Pedemontana, (poco note oggi an- | nai c 3 ESSA Vu uo EL AE s VES $e CRE $ nci AA RIE E a N "i È NOMENCLATOR ALLIONIANUS Rd o cora ai botanici sistematici, rimaste quasi sconosciute al Linneo (7), le quali ci servirono a correggere non pochi errati apprezzamenti di sino- nimia, adottati successivamente nelle Flore. Il presente lavoro certo non ha pretesa di essere un codice infallibile! Infatti: per quanto si sia cercato da noi di procedere cautamente e one- stamente; si siano ponderate le conclusioni; si sia proceduto coi para- goni nell’ Erbario; col sussidio dei testi redatti dai più stimati mono- grafi; pure siamo convinti, che, malgrado il nostro buon volere, la nostra diligenza e il nostro amore, molto rimarrà ancora a farsi per avere opera perfetta e degna dell’immortale illustratore della Flora piemontese. Chi si è provato in lavori di sistematica, può valutare da una parte l'enorme difficoltà del tema che ci siamo proposti, e dall'altra può giu- stamente apprezzare la vastità dei confini dell’opera condotta a termine da CarLo ALLIONI, la quale perciò appunto non potè riescire in tutto l organismo suo perfetta e sana, scevra di dubbii e di confusioni. Notisi che ì rapporti personali od epistolari, la comunicazione di ma- teriali, erano assai- difficili fra i botanici del Secolo XVIII; che allora i libri erano assai scarsi e rari, massime quelli illustrati; condizioni queste che contribuirono a creare molte delle intricate questioni che abbiamo tentato di sviscerare; ma che non abbiamo potuto sempre decidere; ob- bligati ad arrestarei nelle nostre indagini di fronte alla confusione in cui si trova il materiale dell' Erbario Allioniano; il quale risente purtroppo del disordine di cui per parecchio tempo ebbe a soffrire, quando giacque incustodito nei locali dell’ Orto della Reale Accademia di Agricultura. ) Come risulta dalle seguenti frasi contenute in una lettera di Linneo È prese (31 Marzo 1772). vb infatti serive: Loqueris de Synopsis methodica Stirpium H. B. T., de libro a me nunquam audilo Ratio mihi titulum. Libri botanici ex Italia cen apud nos occurrunt, ut, si ipse mihi eos gratiosissime non dedisses, nunquam tis frui mihi contigisse. Grates reddo similiter pro A- uctario quod die nocteque avidissime ro. Utinam hoc obtinerem ante- quam ederem novam editionem tomi secundi Tre poet nunc paro precibus typographi..... Queste frasi furono già riferite da A. GRAS., Bull. Soc. bot. de France 1861. Intorno alle lettere dida dai più illustri con- temporanei a Carlo Allioni V. O. Mattirolo nel lavoro che precede. 15. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 230 O. MATTIROLO In questo Erbario, (come fu trasmesso all' Orto botanico (+), molte volte le piante non corrispondono alle descrizioni della FZora; indicate col me- desimo nome, (e nella stessa camicia), si trovano, e non se ne capisce il perchè, specie assai differenti, quali ALLioni non avrebbe mai potuto confondere! (°). Riscontrare tutte le piante raccolte nell’ Erbario colle deserizioni della Flora sarebbe stata opera quasi impossibile, ma nello stesso tempo inutile, per le suesposte ragioni; epperò, nei casi difficili, ci siamo tenuti alle de- serizioni ed ai lavori; alle indicazioni; agli Erbari dei suoi amici, dei contemporanei e dei successori diretti, quali BELLARDI, BALBIS, COLLA, Rz, MorIs, eec.; o alle opinioni dei più valenti monografi. Il presente Nomenclator fu così compilato: — Si esaminarono dapprima tutte le opere di ALLIONI; quelle dei suoi accuratissimi biografi; il Nomenclator Linneanus Florae Pedemontanae del Buniva, il Nomenclator di Steudel, quello di Salomon per le Critto- game vascolari, l Index Kewensis ece., nonchè le Species Plantarum di Linneo; e col materiale raccolto sì formulò un primo. catalogo di nomi attribuiti ad ALLIoNI. Si passò quindi all’ esame delle principali Flore fra le quali ricorderemo quelle di: ARCANGELI — ARDOINO — ASCHERSON — BEgRTOLONI — Burnart — Cesati, PassERINI e GisgLLI — COLLA — De CanpoLLe — Fiori — GAUDIN — GRÉNIER ET GopRoN — Kocu — Moris — ParLatoRE — SCoPOLI — VILLARS — ZUMAGLINI ecc. Si ricorse alle Monografie più stimate fra quelle le quali hanno ri- guardo alla vegetazione del Piemonte (°); ai lavori di £u/fi i principali (1) Intorno all’ Erbario di Allioni, v. MATTIROLO, IMustrazione di un Er- bario del Colle di Superga. — Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino. Vol. XXVIII, 1893. ) Chi avesse interesse a conoscere le condizioni presenti dell’ Erbario Allioni; che avrebbe potuto esserci trasmesso come un vero monumento scientifico, veda quanto in proposito scrissero PARLATORE, BURNAT e nel presente volume il BELLI a proposito del Gen. Hieracium da lui studiato nell’ Erbario allioniano. () Ricorderemo per il Gen. Hieracium le Monografie di BURNAT, BELLI, Arver TouvET; per il Gen. Rosa i lavori di CREPIN e di BURNAT; per le Primule la Monografia della Signorina WIDMER, per i gen. Centaurea e. v NOMENCLATOR ALLIONIANUS 231 botanici piemontesi allievi o successori di Allioni; ai lavori che trattano speciali questioni di sinonimia allioniana, come quelli di A. Gras e di al- cuni botanici francesi, pubblicati nei Bollettini delle Società botaniche ece.; e col materiale raccolto nella lunga revisione, si compilò il catalogo definitivo, lo studio accurato del quale, ci ha portati alla redazione del presente Nomenclator, nel quale speriamo di aver raccolto tutti i nomi attribuiti a CARLO ALLIONI. | Ricordiamo che ad ogni nome di specie attribuita ad Allioni, viene a corrispondere quello che (secondo il nostro giudizio, informato ai criteri sopra esposti) deve essere oggi adottato, in omaggio alla « legge di prio- rità » intesa col criterio del buon senso scientifico. Le specie allioniane, le quali si debbono conservare, vennero indicate con carattere tipografico speciale e per ciascuna di esse è segnata l'opera nella quale fu primieramente deseritta e l'anno in eui fu dall’ ALLIONI indicata colla nomenclatura binomia. In questo modo, ordinato il materiale in serie alfabetica, rieseirà facile a chiunque farsi un concetto esatto del nome col quale ogni singola specie deve essere indicata; avendo sempre riguardo di adottare l'ultimo di essi. Licenziamo questo Nomenclator dell opera allioniana, al quale abbiamo atteso eon amore, nella speranza che esso possa tornare utile a chi de- sidera prontamente orientarsi nel lavoro preparatorio, destinato a servir di base alle estese ricerche sistematiche, risparmiandosi così il tempo e le fatiche delle prime indagini bibliografiche non sempre facili o possibili. Torino, Maggio 1904. O. MartIROLO. Mentha, le Monografie di BRIQUET; per il gen. Trifolium quella di GIBELLI e BELLI ece. 232 O. MATTIROLO NOMENCLATOR ALLIONIANUS (°). A. — Specierum nomina repudianda (nam eaedem species a botanicis preallionianis antea rite descriptae sunt), formis litterarum con- suetis indicata sunt. Nomen extremum semper retinendum. B. — Specierum nomina servanda (quae plantas ab Allionio primum descriptas indicant) formis litterarum specialibus ornavimus. C. — Asterisco notata sunt nomina specierum plantarum exoticarum. GENERA ALLIONIANA. Aleetorolophus (Haller) Allioni F. P. I, 58. Androsaemum (Tournefort) Allioni F. P. II, 47. Bassia All. Miscell Taurin. vol. HII, 1765. = Salsola L. = Kochia Roth. = Echinopsilon Moquin Tandon. Bellardia Al. F. P. I, 60. — Bartsia L. — Trixago Link. Brachiolobos All. F. P. I, 278. — Sisymbrium L. p. p. — Nasturtium R. Brown p. p. — Roripa Besser p. p. Buceras All F. P. I, 313. — Trigonella L. Sp. P. 776. Danaa Al. F. P. II, 34. — Physospermum Cuss. 1782. Mém. Soc. med. Paris p. 279. Fosselinia All. F. P. I, 246. — Clypeola L. (5 F. P. = Flora Pedemontana — le altre abbreviazioni si riferiscono alle opere allioniane precedentemente ricordate nella parte bibliografica. S. P. indica = Linné. Species Plantarum edit. 1.2 1753. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 233 Lindernia All. vol. III Miscell. Taur. Stirpium aliquot deseript. p. 178 (1762-65). Rorella All. F. P. II, 88. — Drosera L. Thymelaea (Tourn) All. F. P. I, 131. SPECIES ALLIONIANAE. A. Acarna cancellata AM. F. P. I, 153. = Atractylis cancellata L. S. P. 830. Achillea Herba-Rota All. Spec. Ped. pag. 12, Auct. ad Synop. p. 69, N. 62, Tab. II — All. F. P. T, 180 — Tab. 9, fig. 3. = Ptarmica herba rota DC. Prodr. VI, 22. Achillea ligustiea All. Auct. ad Synop. p. 69 N. 63 — All. F. P. I, 181 Tab. 53, fig. 2. — Achillea Sieula Rafin. (1814). Achillea magna All. F. P. I, 184, Tab. 53, fig. 1. = Achillea tanacetifolia All. F. P. I, 183 v. dentifera Koch. Flor. Germ. 320. Achillea tanaeetifolia All. F. P. I, 183. Achyranthes sicula All. Auct. ad Synop. 1770-73 p. 93 N. 138. — Aehyranthes aspera L. Sicula, L. S. P. p. 204. = Achyranthes argentea Lam. Diet. eneyelop. I (1783). = Achyranthes sicula Roth. Cat. bot. I, p. 39 (1797). V. A. Gras. Nouvelles notes sur quelques Reetifieations de Synonymie, Bull. Soc. bot. Franc. 1863. Aconitum cammarum Al. F. P. II, 62. — Aconitum panieulatum Lam. Flor. franc. edit. I, p. 33 (1778). Agrostis aculeata All. (Scop.) F. P. II, 237. = Schoenus aculeatus L. S. P. 42. = Crypsis aculeata Ait. Hort. Kew. edit. I, 48 (1789). Agrostis alpina Scop. 5. aurata All. in Arcangeli ed. I, p. 770 et Cesati Pass. et Gib. pag. 53. : | 234 O. MATTIROLO — Avena aurata All F. P. II, 255. Agrostis pungens Al. F. P. II, 237. = Sporolobus pungens Kunt. Rev. Gram. 1. 68, 1829. — Sporolobus arenarius Duval-Jouve. Bull. Soc. bot. Franc. XVI 1869. Agrostis rupestris All. F. P. II, 237. = Agrostis setacea Vill. Hist. de Plant. Dauph. II, 76. : Aira valesiana All. Auct. p. 40. — Koeleria valesiaea Gaud. (1811). = Koeleria Vallesiana Asch. et Graebn. Synop. vol. II, p. 354. Alectorolophus glaber Al. F. P. I, 58. = Rhinanthus minor Ehr. Beiträg. 6. 144 (1791). Alectorolophus hirsutus All. F. P. I, 58. = Rhinanthus Alectorolophus Pollich.Hist. plant. Palat. II, 177 (1776-77). : Alisma ranunculoides All. F. P. I, 234. — Alisma plantago L. S. P. 342. Allium carinatum All. F. P. II, 156. = Allium carinatum L. S. P. 426, ed. II. V. Cesati Pass. Gib. Com- pendio, p. 141, Not. 1. Allium nigrum All. F. P. II, 158, Tav. 25, fig. 1. — Allium Nareissiflorum Vill. Prosp. p. 18, N. 19. Alopecurus ciliatus All. F. P. II, 235. = Koeleria phleoides Pers. (Sec. Index Kew.; manca I esemplare nel- | Erbario Allioni). Alopecurus litoreus All. F. P. II, 235. — Koeleria villosa Pers. — Koeleria pubescens P. d. B. (V. Parlat. F. Ital. p. 319, vol. I). Alyssum argenteum All in Auct. ad Synop. (1770-73) p. 73, N. 79. = Lunaria argentea All. F. P.I pm 245, Tab. 54. fig. 3. — Alyssum argenteum Vittman Summ. vol. IV, p. 30, 1790! (V. Gras. Rectificat. de Syn. ece. loc. eit. 1861 et Gras. — in Delponte, Guida allo studio delle Piante. coltivate nel R. Orto botanico di ‘di Torino, Torino 1874, pag. XI). - Alyssum myagrodes All. F. P. I, 241. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 235 = Cochlearia saxatilis L. S. P. 648. = Kernera saxatilis Rehb. Amaranthus viridis AM. F. P. II, 218. — Amaranthus sylvestris Desf. Cat. 44, 1829). *Ambrosia Peruviana All. Auct. ad Synop. (1770-73) pag. 67, N. 54. — Ambrosia peruviana Wild. Sp. Plant. vol. IV, p. 377 (1805). V. A. Gras, Nouvelles notes sur quelques rectifications de Syno- nymie. Bull. Soc. bot. Franc. 1863. Anagallis coerulea All. F. P. I, 87. — Anagallis arvensis L. S. P. 148 v. coerulea Aut. Anagallis phoenicea AM. F. P. I, 87. = Anagallis arvensis L. S. P. 148. (v. phoenicea Aut.). Anagallis verticillata All. F. P. I, 87, Tab. 85, fig. 4. — Anagallis arvensis L. S. P. 148 (varietas coerulea). Andropogon contortum All. F. P. II, 260, Tab. 91, fig. 4. — Andropogon contortum L. S. P. 1045. — Andropogon Allionii Lamk. (1805). — Heteropogon Allionii Roemer et Schultz. (1817). Androsace helvetica All. F. P. I, 91. = Diapensia helvetica L. S. P. 141. = Androsace bryoides DC. = Androsace helvetica Gaud. (1828). Androsace obtusifolia AJl. Specimen. p. 22, Tab. Iv, fig. 2 et All F. P. I, 90, Tab. 46, fig. 1. = Androsace lactea Vill. PL. Dauph. 2. 476 (non L.). Androsaemum officinale All. F. P. II, 47. — Hyperieum Androsaemum L. S. P. ed. II, p. 1102: Anemone Halleri All. Auct. ad Synops. p. 92 He — All. F. P. II, 170 Tab. 8, fig. 2. — Pulsatilla Halleri Spr. Anemone hortensis All. F. P. II, 172 et Herb. = Anemone hortensis L. var. x stellata Gron. Godr, Flor. Frane. (v. Burnat. loe. cit. vol. 1, pag. 13). Anemone sulphurea AU. F. P. II, 170. 236 O. MATTIROLO — Anemone vernalis L. 8. P. 538. Angelica levisticum All. F. P. II, 10. = Ligustieum Levisticum L. S. P. 250. — Levistieum offieinale Koch. Angelica Razulii AM. F. P. II, 10. = Angelica sylvestris L. S. P. 251 (var.). Anthemis Triunfetti All. Questa specie venne pubblicata dall'Allioni | nella Flora (vol. I, pag. 187) col nome di Chamaemelum Triun- fetti N. — Giova avvertire però, che ivi egli rieorda il nomo di - Anthemis Triunfetti N. appoggiandolo ad una citazione errata — Misc. Taur. seguita dalle parole seguenti: 4b Anthemi tinctoria distingi. Ora per quanto abbiamo cercato in tutti gli scritti di Allioni, non ei fu dato trovare menzione di questo nome, e solo trovammo ricordata (Miscell. Taur. vol. II, Synop. Method. p. 59) una Anthemis tinctoria. Notisi che la citazione della Flora, non porta indieazione di pagina. See. Grénier et Godron (1844) questa specie che crediamo doversi ritenere come specie allioniana sa- rebbe sinonima della Cota Z'riuzfetti Gay. in Guss. Syn. 2 Part. 2 p. 867. Antirrhinum origanifolium All. Auct. p. 5. = Linaria origanifolia DC. Flor. frac. III, p. 591 (1805). Aparine minima Al. Stirp. precip. litt. et Agri Nicaensis, Paris: 1757, pag. 4. = Galium murale All. F. P. I, 8, Tab. 77, fig. 1. Aquilegia viscosa AM. F. P. II, 64. = Aquilegia Reuteri Boiss. Diagn. Plant. or. vol. III, serie II, fase. I, p. 10 (anno 1854). (V. Burnat loe. cit. pag. 47, vol. 1). Arabis aspera All. Auct. 18, N. 973, Tab. II, fip. 2. = Arabis auriculata Lam. Encycl. I, 219 (1783). Arabis eoerulea All. Auet. ad Synop. Stirp. (1770-73). pag. 74, N. 82. = Turritis coerulea All, F. P. I, 270, Tab. 40, fig. 2.- — Arabis coerulea Haencke in Jacq. Collect. ad bot. II (anno 1788). V. Gras., Reetificatios ece. loc. cit. 1861. Arabis sazatilis All. F. P. I, 268. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 237 — Arabis nova Vill. Prosp. p. 39 (1779). V. Gras et Burnat loc. cit. Arabis scabra Al. F. P. I, 268 et Auct. F. P. p. 18. = Arabis serpyllifolia Vill. Prosp. p. 39. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, pag. 96). Arenaria austriaca Al. F: P. II, 112, Tab. 64, fig. 2. = Arenaria austriaca Jacq. Flor. Austr. Tab. 270, III, p. 39, 1775. = Arenaria Villarii Balbis. Miscell. Bot. I, 21. p. p. 1804. = Alsine Villarsii Mut. et Koch. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 244). Arenaria campestris All, F. P. II, 114. = Arenaria rubra « campestris L. S. P. 423. — Spergularia rubra Presl. = Spergularia campestris Aschers. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 270). Arenaria capillacea All. (A. montana All. N. 1705) F. P. II, 365, Tab. 89, fig. 2. = Alsine linifiora Hegetschweiler, Flor. der Schweiz pag. ae. anno 1840. (V. Burnat loc. cit. vol. I, p. 245, nota 2). Arenaria grandiflora All Sp. Ped. p. 49, Tab. 10, fig. 1 et All. F. P. II, 113, Tab. 10, fig. 1. — Arenaria grandiflora L. S. P. ed. 2 pag. 608. Arenaria lanceolata All. Auct. ad Synop. p. 87, N. 120. — F. P. II, 114, Tab. 26, fig. 5. = Alsine lanceolata Mert. et Koch. (1843). Arenaria marina All. Auct. ad Synops. (sub. Arenaria maritima) p. 87, N. 129 et AlL F. P. II, 114 et Herb. — Spergularia marginata Kittel. (V. Burnat loc. cit. vol. I, p. 273). Arenaria montana All. (non L.) F. P. II, 112. — Arenaria liniflora L. fils. (V. Ardoino Flor. de Alp. marit. p. 66). Arenaria obtusa All. Auct. ad TEP p. 87, N. 121. — All. F. P. II, 114, Tab: 64, fig. 4. = Moehringéa polygonoides Mert. et Koch. (V. Grenier et Gugton Tom. I, 256 Flor. frane.). Arenaria recurva All. F. P. II, 113, Tab. 89 fig. 3. = Alsine recurva Wahlenb. (1861). Arenaria saxatilis AM. F. P. II, 112 et Herb. non Vill. 238 È. 0. MATTIROLO = Alsine verna Bartling. (V. Burnat. loc. cit. vol. 1, p. 243). Arenaria striata All F. P. II, 113, Tab. 26, fig. 4. — Arenaria verna L. Mant. 72. = Alsine verna Bartling. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, pag. 243). Arenaria tetraquetra AM. F. P. II, 115, Tab. 89 fig. 1. = Gypsophila aggregata L. S. P. 406 = Arenaria tetraquetra L. Mant. alt. p. 386 — Arenaria aggregata Lois. (V. Burnat loc. cit. vol. I, p. 256). od Arnica Clusii All. Auct. ad Synop. p. 70, N. 68. All. F. P. 205, vol. I, Tab. 17, fig. 1-2. = Doronicum Clusii Tausch in Flora XI, p. 78 (1828). = Arnica Doronicum Rehb. Flor. exc. 223. — Aronieum Clusii Koch. Artemisia Boccone All. F. P. I, 169, Tab. 8 fig. 1. — Artemisia spicata Wulf. Ap. Jaeq. Flor. austr. app. p. 46, Tav. 34, (circa 1778). Artemisia Lobelii All. F. P. I, 166. = Artemisia camphorata Vill. Prosp. p. 31. Artemisia rupestris All. F. P. I, 169. — Artemisia Mutellina Vill. Prosp. 31, Tab. XIX, fig. 2. Artemisia tanacetifolia AM. F. P. I, 166, Tab. 70, fig. 2 et Tab. 10, fig. 3. = Artemisia atrata Lam. Diet. I, p. 263 (1783). Artemisia vallesiaca All in Auctarium ad Synopsim Methodicam Stir- pium Horti R. Taurinensis. Mélange de Philosop. et Mathem. de — la Société Royale de Turin, Tom. V. (1770-73). Questa specie at- tribuita a Lamark. Encycl 1. 269 (1783) deve essere riconosciuta di Allioni, il quale la pubblicava circa dieci anni avanti. Asperula hexaphylla All. F. P. I, 12, Tab. 77, fig. 3. — Asperula hexaphylla Wild. Sp. 61. I, part. 2, p. 576, N. 2 (1797). — Asperula Allionii Baumg. Enum. I, 80 (1816). : Aster bifrons AM. F. P. I, 197. . .. z Inula bifrons L. S. P. ed II, 1236. | Aster britannicus All. F. P. I, 197. = = [nula Britannica L. S. P. 882. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 239 Aster dysentericus Al. F. P. I, 196. = [nula dysenterica L. S. P. 882. = Pulicaria dysenterica Gaertn. Aster ensifolius All. F. P. I, 198. = Inula ensifolia L. S. P, 883. Aster hirtus All F. P. I, 195. — Inula hirta L. S. P. 883. Aster montanus All. F. P. I, 195. — Inula montana L. S. P. 884. Aster odorus Al. F. P. k 19% = lonla odora L. S. P. 881, = Puliearia odora ni Flor. Exe. p. 239. Aster officinalis AM. F. P. I, 194. = Inula Helenium L. &. P. 881. Aster pulicarius AM. F. P. I, 197. — Inula puliearia L. S. P. 882. = Puliearia vulgaris Gàrt. Fruct. II, 461, Tab. 173, fig. 7. Aster salicinus AM. F. P. I, 196. — [nula salieina L. S. P. 882. Aster squarrosus All. F. P. I, 196. = Inula squarrosa L. X. P. ed. II. 1240. Aster Vaillantii AM. F. P. I, 196. — Inula Vaillantii Vill. Histoire III, 216. Astragalus. foetidus AM. F. P. I, 343. = Astragalus foetidus Vill. Prosp. p. 42. = Oxytropis foetida DC. Astrag. N. 11. Astragalus Halleri All. F. P. I, 343. = Oxytropis foetida DC. Astrag. N. 11 et Flor. Frane. 4, p. 566. (V. Bert. Flor. ital. VIII, 35. — Planta deest in Herb.). Astragalus Leontinus AI. Auct. ad F. P. p. 22, N. 1271*. — Astragalus danieus Retz. Obs. IL, 41, 1781. (V. Burnat loc. cit. vol. II, p. 158). Astragalus vulnerarioides All. F. P. I, 343, Tab. 19, fig. 2. = Anthyllis vulnerarioides Bonjean in Rehb. Flor. exeurs. # 515. sub. A. nova Bonjean in Schedulis Herbst, 240 O. MATTIROLO = A. Vulneraria var. Allionii DC. Prodr. 2, p. 270. Atropa Zanoni (Mandragora) All. Auct. ad Synops. p. 63, N. 42 (1770-73). V. A. Gras. Nouvelles notes ecc. Bull. Soc. bot. franc. 1863 (2). Avena aurata All. F. P. II, 255. = Avena alpina Scop. Flor. Carn. I, 60 (1772). = Avena alpina 5 aurata Richter (1890). (V. Asch. et Graebn. loe. cit. vol. II, p. 187). Avena fertilis All. Auct. p. 45, N. 2255. — Ventenata avenacea Koel. (1802). = Ventenata dubia F. Schultz. (1863). (V. Asch. et Graebn. loc. cit. vol. II, p. 277). Avena Scheuchzeri AI. F. P. II, 255. = Avena versicolor Vill. Prosp. 17. Avena spicata All. Auct. 45, (1789). (Bellardi. Osservazioni botaniche, Torino 1788, p. 57). | = Avena calycina Vill. Histoir. de Pl. Dauph. II, p. 148, Tab. II, N. 9. — Danthonia provincialis DC. = Danthonia calycina Rehb. (V. Ascherson et Graebner loc. cit. vol. II, p. 306. Parlatore. Flora italica, vol. I, p. 296). B. Bassia aegyptiaca Al. Il genere venne fondato in Miscell. Taur. vol III, 1762-65 p. 177, Tav. 10, fig. 2; la specie è segnata invece in Auct. ad Synops. (1770-73) p. 93, N. 137, nel quale Auctarium, Allioni aveva già accettato il nome linneano seguente: = Salsola muricata L. Mantiss. 1767. = Kochia muricata Schr. Neues journ. III, 1809, Tab. IV, 86. = Echinopsilon muricatus Moquin Tandon. Prodrom. DC. Tom. XIII, p. 134. (V. A. Gras. — Note sur l'Histoire du Genre Bassia — Bullet. Société botanique de France, 1864). Bellardia Trizago AM. F. P. I, 61. | = Bartsia Trixago L. S. P. 602. | © Biscutella coronopifolia All. F. P. I, 247. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 241 — Biscutella laevigata L. Mant. alt. (varietas) V. Burnat loc. cit., vol. I, pag. 198-29. Biscutella didyma All. F. P. I, 247 (non L.). — Biseutella laevigata L. (V. Burnat loe. cit. vol. I, pag. 128). Boadschia alliacea All. F. P. I, 248. = Clypeola alliacea Lam. — Peltaria alliacea L. S. P. 910. Brachiolobos amphibius AM. F. P. I, 278. = Sisymbrium amphibium L. S. P. 657. — Nasturtium amphibium R. Brown. = Roripa amphibia Besser. Brachiolobos pyrenaicus All. F. P. I, 278, Tab. 18, fig. 1. = Sisymbrium pyrenaicum L. 8. P. ed. II, 916. — Nasturtium pyrenaieum R. Brown. = Roripa pyrenaica Rehb. Brachiolobos sylvestris All. F. P. I, 278, Tab. 56, fig. 2. — Sisymbrium sylvestre L. Syst. p. 439. — Nasturtium sylvestre R. Brown. | Brassica Erucastrum All F. P. I, 267. — Diplotaxis Erucastrum Gren. et Godr. Flor. Franc. I, 81. Brassica oleracea All. Auct. p. 17, N. 967°. = Brassica Allionii Moretti in Delectus seminum H, Bot. Ticinensis, 1829. = Brassica Balearica Badarò Plant. lig. occ. in Botanico italiano, v. p. 12 (non B. balearica, Pers.) (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 74). Brassica Richerii All. F. P. I. 266, Tab. 58, fig. 1 et Tab. 76, fig. 2. = Brassica Richerii. Vill. Prosp. p. 40. Bromus agrestis All. F. P. II, 249. — Bromus erectus Huds. Flor. Angl. edit. I, 49, 1762. Bromus Dertonensis All. F. P. II 249. = Festuca bromoides L. S. P. 75. = Vulpia sciuroides Gmel. Fl. bad. I, 8. = Festuca Dertonensis Aschers. et Graebn. Syn. p. 559, vol. II. = Vulpia Dertonensis Gola. Sul valore sistematico del Br. Derto- nensis All. v. Malpighia 1904. 242 - O. MATTIROLO Bromus ligusticus All. F. P. II, 249. = Festuca ligustica Bert. Amoenit. italicae Bonon. 1819, p. 8. (V. Ascherson et Graebner vol. II, loe. cit. p. 554). Bromus Plukenetii All. F. P. II, 250. = Bromus ramosus L. Mantis. 34 (1767). = Brachypodium ramosum Roemer et Schultz (1817). = Brachypodium Plukenetii Ascherson et Graebn. loc. cit. vol. II, p. 637 Buceras corniculatum All. F. P. I, 313. = Trigonella corniculata L. S. P. 1094. Buceras monspeliacum All. F. P. I, 313. = Trigonella monspeliaca L. S. P. 777. Buceras polyceration All. F. P. I, 313. = Trigonella polycerata L. S. P. 1093. Buglossum angustifolium Al. F. P. I, 47. — Anchusa angustifolia L. S. P. 133. Buglossum sempervirens Al. F. P. I, 48. = Anchusa sempervirens L. S. P. 134. Bugula alpina AM. F. P. I, 45. — Ajuga genevensis L. S. P. 561. Bugula Chamaepitys All. F. P. I, 46. = Ajuga Chamaepitis Schreb. Unilab. p. 21. Bupleurum Gerardi All. Auct. ad. Synop. (1770-73) et All. F. P. II. 24. = Bupleurum Gerardi Jaeq. Flora Austr. vol. III p. 31, Tab. 256, (1775). (V. Gras. Rectifications ec. loe. cit. 1861, et Gras. in Del- ponte, Guida allo studio delle Piante coltivate nel R. Orto bota- nieo di Torino. 1874, pag. XI. C. Cacalia alpina var. tomentosa Al. F. P. I, 178. = Cacalia tomentosa Vill. Prosp. 31. = Cacalia tomentosa Vill. Hist. 3, 171. = Adenostyles Leucophylla Rehb. | NOMENCLATOR ALLIONIANUS ERICH || — Adenostyles Candidissima Cass. Cachrys Morisoni Al. Auct. p. 23 (1789). = Cachrys laevigata Lam. Encycl. 1, p. 256 (1783). Campanula alpestris All. Rar. Ped. Stirp. specimen 1l." 1755, p. 36, Tab. VI, fig. 3. — Auct. ad Syn. Met. Stirp. Hort. R. Taur. 1770-73, p. 63. = Campanula Allionii Vill. Prosp. p. 22, 1779. Campanula Bellardi All. F. P. I, 108, Tab. 85, fig. 5. = Campanula eaespitosa Scop. ed. II, Tom. I, p. 143, Tab. 4, 1772. Campanula Elatines AM. F. P. I, 114, Tab. 7, fig. 2. — Campanula Elatines L. S. P. 240 ed. II. Campanula petraea Al. F. Pine — Campanula glomerata L. S. P. 166. Campanula rotundifolia All. F. P. I, 108. = Campanula rhomboidalis L. S. P. 165. Campanula urticifolia All. F. P. I, 110, = Campanula latifolia L. S. P. 165. Campanula valdensis All. F. P I, 109, Tab. VI fig. 1 et All. Spec. Ped. Stirp. p. 39, Tab. VI, fig. 2. = Campanula Scheuehzeri Vill. Prosp. p. 22, N. 43, 5. hirta Koch. (Flor. Germ. 406). Campanula vesula All. F. P. I, 108, Tab. 7, fig. 1. = Campanula persicifolia L. S. P. 164. (V. Bertol. vol. 2 p. 471). Cardamine bellidifolia AM. F. P. I, 260, Tab. 18, fig. 3. = Cardamine alpina Willd. Sp. III, p. 481 (1799). Cardamine granulosa All. Auct. p. 16. — Cardamine pratensis L. S. P. 656. (Vedi A. Gras. Note sur le Cardamine granulosa All. Bull. Soc. bot. Franc. Tom. VIII, 1861, p. 463. — V. Burnat. loc. eit. vol. I, 105. Cardamine parviflora AM. F. P. I, 261. = Cardamine hirsuta L. S. P. 915. (V. Burnat loc. cit. vol. I, 106). Cardamine Thalictroides AM. F. P. L 261, Tab. 57, fig. 1. = Cardamine Plumierii Vill. Prosp. p. 38. Carduncellus Monspeliensium All. F. P. I, 154. 944 O. MATTIROLO = Carthamus Carduncellus L. S. P. 831. Carduus tinctorius All. F. P. I, 148. = Serratula tinctoria L. S. P. 816. Carex acuta Al. F. P. II, 273. — Carex riparia Curt. Fl. Lond. IV, T. 60 (cirea 1783). Carex alpestris All. F. P. II, 270. — Carex gynobasis Vill. Pl. Dauph. II, p. 206 (1787). = Carex Halleriana Asso. Synops. Stirp. N. 922, Tab. 9, fig. 2 (1779). (V. Grenier et Godron Fl. Franc. III, 416). Carez approrimata Al. F. P. II, 267. = Carex ericetorum Poll $ approximata Richt. Plant. Europ. 1, 157 (1890). (V. Ascherson et Graebner loe. cit. vol. III. p. 122). Carex Bellardi All. F. P. II, 264, Tab. 92, fig. 2. = Carex myosuroides Vill. Prosp. 17 (1779). = Elyna spieata Schrad. Flor. Germ. I, 155 (1806). = Elyna Bellardi K. Koch. Linnaea XXI (1848). (V. Ascherson et. Graebner, vol. III, p. 3). Carex bicolor (Bellardi) All. F. P. II, 267. = Carex Androgyna Balbis. Add. Flor. Ped. 9 (1792). Carez bipartita (Bellardi) All. F. P. II. 265 Tab. 89, fig. 5. = Kobresia caricina Wild. Sp. Plant. IV, 206 (1805). = Kobresia bipartita Dalla Torre Sn e Ascherson et Graebner vol. HI, p. 5). Carex conglobata All. F. P. II, 268. — Carex montana L. S. P. 975. Carex Curvula All. F. P. II, 264, Tab. 92, fig. 3. = Carex lobata Bell. App. Flor. Ped. 42 (1792). Carex elata Al. F. P. II, 272. = Carex stricta Good. in Traus. Linn. Soc. II, 96, 1794. Intorno alla sinonimia dubbiosa relativa a questa specie, vedi Ascherson et Graebner II vol. loc. cit. II Abth. p. 83-84. Carex foetida All. F. P. II, 265. Questa specie é stata indicata dal Villar, soltanto nella sua Histoire (loe. eit.) quindi rieordata da lui solo nel 1787; eppereió, come già osservava A. Gras. (v. Notes sur NOMENCLATOR ALLIONIANUS 245 quelques reetificatiens de Svnonymie, Bull. Soe. bot. Franc. 1861) non può essere ascritta a Villars (Prospect.) come si legge nel Nyman e in altri. (V. Ascherson et Graebner loc. cit. p. 3, 38, vol. II). Carex foliosa All. F. P. II, 270. Di questa specie allioniana, intorno a eui molto fu scritto, non è possibile dare la sinonimia, imperocchè mancano le figure tanto nella Flora, come nella /conographia e manca pure la pianta in Erbario. — La maggior parte dei bota- niei ritiene la specie sinonima di Carex foliosa Gaud. Agrost. Helv. II, 191, e quindi di C. fava L. — mentre altri la credono sinonima di C. caespitosa G. Malgrado le più minute ricerche fatte non possiamo esprimere una opinione sicura. Carex frigida All. F. P. Il, 270. = Carex helvetica Honek. Syn. I, 375 (1792). (V. Ascherson et Graebner loc. cit. p. 173). Carex fusca Al. F. P. II, 269. = Carex polygama Schk. Riedgras. 84, T. 76 (1801). = Carex Buxbaumii Wahl K. Acad. Handl. XXIV, 163 (1803). (V. L. H. Bailey, Studies of the Types of various Species of the Genus Carex. — Mem. Torr. Bot. Club. vol. N. 1, p. 63, 1889). Carex juncifolia Al. F. P. II, 264, Tab. 92, fig. 4. = Carex incurva Lightf. Flor. Scot. II, 544, Tab. 24, fig. 1 (1777). Carex mueronata All. F. P. Il, 268. = Carex bracteata Sut. Flor. Helv. II, 250 (1802) (V. Ascherson et Graebner loc. cit. p. 167). Carex nigra (Bellardi) All. F. P. II, 267. — Carex parviflora Host. Gram. Austr. I, 586, Tab. 87 (1801). (9 Ascherson et Graebner loc. cit. vol. II, Abt. II, p. 110). Carex obaesa Al. F. P. II, 270. — Carex nitida Host. Gram. Austr. I, 53, 1801. (V. intorno alla dubbiosa sinonimia di ques. specie, Ascherson et Graebner loc. cit. p. 113). Carex patula All F. P. II, 271. = Carex patula Seop. Flor. Carn. ed. II, II, 226 (1772). 16. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 246 0. MATTIROLÒ — Carex sylvatica Huds. Flor. Angl. ed. I, 353 (1762). Carex pedata All. F. P. II, 268. — Carex ornithopoda Willd. Sp. pl. IV, 255 (1805). = Carex ornithopus V. Ascherson et Graebner loc. cit. p. 162 vol. II, Abt. II. Carex pilosa Al. F. P. II, 269. = Carex pilosa Scop. Flor. Carn. ed. 2, II, 226 (1772). Carex prostrata All. F. P. II, 267. = Carex humilis Leyss. Fl. Hal. 175 (1761). Carex rupestris (Bellardi) All. F. P. II, 264, Tab. 92, fig. 2. = Carex petraea Walhenb. (1803). Carex sazatilis All. F. P. II, 270 (1785). = Carex sempervirens Vill. Hist. Pl. Dauph. II, 214 (1787). (V. Ascherson et Graebner II vol. p. 169). Carex strigosa All. F. P. II, 270. = Carex brachystachys Schranek. Nat. Br. II, 285, (1785). Carex trigona All. F. P. II, p. 269, Tab. 89, fig. 4. . zx Carex fulva Good. Trans. Linn. Soc. II, 177 (1794). Intorno alla dubbiosa sinonimia di questo Carex V. Ascherson et Graebner loc. cit. p. 195. Carex tripartita, All. F. P. IL, p. 265, Tab. 92, fig. 5. = Carex curvula All. F. P. II, p. 264, Tab. 92, fig. 3. Quantunque Balbis, Parlatore e molti altri si sieno occupati della sinonimia di questa specie, nou si potrà sapere nulla di conereto intorno ad essa, poiehé manca qualsiasi autoptico esemplare di Erbario. La Sinonimia sopra segnata, crediamo però, per nostre ricerche, debba essere la vera. Carlina acanthifolia All. Auct. ad Synop. 1770-73, p. 67, N. 55 et All. F. P. L 156; Tab. dl — Carlina Chardousse Vill. Prosp. 27, N. 80 (1779). . = Carlina transilvanica Schur. (1853). Caucalis aequicolorum Al. F. P. II, 33. = Scandix Anthriscus L. S. P. 257. (Anthriseus vulgaris, Bernh.). Caucalis nodifllora All. F. P. II, 32. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 247 = Torilis nodosa Gaert. Fruet. I, p. 82, Tab. 20 f. 6, 1788. Centaurea elegans All. F. P. I, 163, Tab. 49, fig. 1, et All. Auct. p. 11. N. 599. = Galactites tomentosa, Moench. Method. p. 558, 1794. Centaurea galactites All. F. P. I, 163. = Galactites tomentosa Moench. Method. p. 558, 1794. Centaurea hybrida All. F. P. I, 161. (V. Bertoloni vol. IX, Flora Ital. p. 446). Centaurea Isnardi AM. F. P. I, 161. = Centaurea aspera L. S. P. 916. 5 genuina Briquet. loc. cit. p. 169. Centaurea nicaensis All. F. P. I, 162, Tab. 74. = Centaurea fuscata Desf. Flor. Atl. II, p. 302, Tab. 244. (1798- 1800). (Intorno, alla opportunità di questo nome v. Briquet. loc. eit. p. 176). Centaurea splendens All. F. P. I, 160. | = Centaurea splendens L. S. P. 914. Centaurea Triumfetti All. Auct. ad Synop. (11770-73) p. 68 et All. F. F. L 158. = Centaurea axillaris Wild. Sp. Pl. III, p. 2290, (1804). = Centaurea montana L. S. P. 911 (1753) sensu latissimo. 6 Trium- fetti Briquet, Monog. d. Centaurées, p. 114, 1902. - Cerastium alpinum All. F. P. II, 116. = Cerastium arvense L, S. P. 438 (V. Burnat. loc. cit. vol. I. p. 266. Cerastium lineare All. F. P, II. p. 365, Tab. 88, fig. 4. — Cerastium strictum All. F. P. II, 117. V. G. Negri, Il Cerastium lineare All. in Malpighia 1904. Cerastium refractum All. F, P, II, 117. = Cerastium trygynum Vill. Prosp. 48. = Stellaria cerastioides L. §. P. 422. Cerastium strictum All. F. P. IL, 117. (V. ivi p. 365 sub. Cer. lineare AL). Cerinthe maculata AM. F. P. I. 51. = Cerinthe maculata L. 8, P. 137 (p. p.). = Cerinthe maculata M. Bieb. (V. G. Gola, Osservazioni sulla Ce- rinthe maculata All. in Malpighia 1904. 248 0. MATTIROLO Chamaemelum alpinum AM. F. P. I, 186. — Anthemis alpina L. S. P. ed. II, p. 1261. Chamaemelum arvense All. F. P. II, 186. — Anthemis arvensis L. S. P. 1261 ed. II. Chamaemelum Cota AU. F. P. I, 184. = Anthemis Cota L. S. P, 893. Chamaemelum cotula AM. F. P. I. 186. = Antherais cotula L. S. P. ed. II, 1261. Chamaemelum discoideum AU. F. P. I, 188. = Anthemis discoidea Wild. Sp. Plant. III, part. 3, p. 2188. = Anthemis tinctoria L. S. P. 896 f discoidea Wild. Chamaemelum maritimum All. F. P. I, 184. = Anthemis maritima L. S. P. 893. Chamaemelum mistum All. F. P. I, 185. — Anthemis mixta L. S. P. 894. Chamaemelum montanum AM. F. P. I, 187. — Anthemis montana L. S. P. ed. II, 1261. Chamaemelum nobile All. F. P. I, 185. — Anthemis nobilis L. S. P. 894, Chamaemelum tinctorium Al. F. P. I, 187. i — Afithemis tinetoria L. S. P. 896. Chamaemelum tomentosum AL. F. P. I, 184. = Anthemis tomentosa L. S. P. 893. = Anacyclus clavatus Pers. = Anacyclus tomentosus DC. Chamaemelum triunfetti AM. F. P. I, 187. V. Anthemis Triunfetti All. Chamaemelum valentinum All F. P. I, 187. = Anacyclus valentinus L. S. P. 892. Cheiranthus alpinus All. F. P. I, 271, Tab. 20, fig. 2 et Spec. Ped. p. 44, Tab. 9, fig. 3. = Erysimum pumilum Gaud. Sec. Bertoloni, Flor. Ital. vol. VII, p. 88. — Notisi che nell' Erbario di Allioni le specie che vi si con- tengono, sotto questo nome, non corrispondono, né alla descrizione, né alla pianta indicata da Allioni (V. Burnat. loc. eit. vol. I, p. 87). NOMENCLATOR ALLIONIANUS 249 Cheiranthus Boccone All. F. P. I, 272, Tab. 58, fig. 2. — Erysimum grandiflorum Desf. Flor. Atl. (1798-1800). V. Burnat loce. eit. vol. I, p. 86. Cheiranthus littoreus Al. F. P. I, 273. = Malcolmia littorea R. Brown. Hort. Kew. ed. II, vol. IV p. 121. Cheiranthus maritimus All. F. P. I, p. 272. = Malcolmia maritima R. Brown. loc. cit. Cheiranthus tristis All. Auct. ad Synop. p. 75, N. 84 et All. F. P. I, 273 (p. p-). = Mathiola tristis R. Brown. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 83). Chenopodium augustanum All. Auet. ad Synops. p. 93, N. 139 et All. F P. II, 198, Tab. 38, fig. 4. = Kochia prostrata Schrad. Neues. journ. III, 1809, et IV, 85. Chenopodium fruticosum AM. F. P. II, 198. = Salicornia frutieosa L. S. P. ed. II, p. 5. Chrysanthemum ceratophylloides AM. F. P. I, 190, Tab. 37, fig. 1. = Leucanthemum coronopifolium Gren. et Godr. 6 ceratophylloides Gren et Godr. (v. loc. cit. Flor. de France, II, 143). Chrysanthemum discoideum All. F. P. I, 190, Tab. 11, fig. 1. = Plagius Allionii L. Heritier mss. (V. DC. Prodr. VI, 135). — Plagius virgatus DC. ib. Chrysanthemum montanum AM. F. P. I, 190, Tab. 37, fig, 2. — Leucanthemum maximum DC. Prodr. XI, p. 46. (V. Gren. et Godr. Flor, Franc. vol. II, p. 141). Cineraria alpina Al. F. P. I, 203, Tab. 38, fig. 2 — Senecio aurantiaeus DC. Prod. VI, p. 361. Cineraria longifolia All. F. P. I, 203, (non Jaeq.). — Senecio Balbisianus DC. Prod. VI, p. 360 (1837). = Cineraria Balbisiana, Bert. Dal Flor. it., p. 290 (1853). Cirsium acaule All. F. P. I, 153. — Carduus acaulis L. S. P. 1156, ed. II. = Cnicus acaulis Wild. Prodr. Flor. Berol. N. 801, Tab. 6, fig. 11. Cirsium ambiguum All. Auct. Flor. Ped., p. 10, N. 553". = Cnicus ambiguus Lois. Gall. ed. 1, p. 540, (? variet. C. hetero- phylli AlL). 250 . O. MATTIROLO Cirsium canum All. F. P. I, 151. = Cirsti pratensis (DC. Prodr. vol. VI, p. 644) videtur varietas esse. (cf. Koch. Synop. ed. II, p. 338 et 745). Cirsium carniolicum All. F. P. I, 149 (non Scop.). = Cirsium rivulare Link. Enum. Hort. Berol. II, p. 301 (1822). Cirsium helenioides All. F. P. I, 152, Tab. 13. — Cirsium heterophyllum All. F. P. I, 152, Tab. 34, (varietas foliis omnibus integris). Cirsium heterophyllum All F. P. 1, 152, Tab. 34. = Carduus heterophyllus L. S. P. 1154, ed. II. = Cnicus heterophyllus Wild. Sp. III, p. 1673. Cirsium medium All. F. P. I, 149, Tab. 49, fig. 2. — Cirsium zizianum Koch. Synop. ed. I, p. 398. . = Cirsium bulboso-aeaule Nägeli in Koch. Syn. p. 1003. = Cnicus acauli-tuberosus Schiede. De plant. hybr. p. 61. (V. Gren. et Godr. Flor. Franc. p. 224 vol. II). Cirsium monspessulanum All. F. P. I, 152. = Carduus monspessulanus L: S. P. 822. Cirsium ochroleucum AM. F. P. I, 150. = Cnicus Erisithales L. S. P. ed. II, 1157. = Cirsium Erisithales Scop. Flor. Carn. II, ed. 2, p. 125. Cirsium oleraceum All. F. P. I, 149. = Cnicus oleraceus L. S. P. 826. = Cirsium oleraceum Scop. Flor. Carn. 2, ed. 2, 124 (1772). Cirsium purpureum All. F. P. I, 150, Tab. 36. — Cirsium heterophyllo-spinosissimum Naegeli in Koch. Syn. 1006. = Cnicus Cervini Koch. Syn. ed. I, p. 399. (V. Koch. Syn. ed. alt. p. 756 et Gren. et Godr. vol. II, Flor. franc. 222). Cirsium pyrenaicum All. F. P. I, 151, Tab. 12. = Cirsium montanum Spr. Syst. veg. III, p. 376. (v. Bert. Flor. ital. IX, 18). Cirsium rivulare All Auct. F. P. p. 10 N. 543. = Carduus rivularis Jacq. Flor. Aust. 1. p. 57, Tab. 91. = Cirsium rivulare Linck. Enum. Hort. Berol. II, p. 301 (1822). NOMENCLATOR ALLIONIANUS 251 Cirsium servatuloides All. F. P. I, 152. = Cirsium serratuloides Scop. Flor. Carn. 2, p. 127. = Cirsium pannonieum Gaud. Flor. Helv. 6. 363. Cirsium stellatum All. F. P. I, 153. — Carduus stellatus L. S. P. 823. = Chamaepeuce stellata DC. Prodr. VI, p. 658. Cirsium tuberosum All. F. P. I, 151. = Carduus tuberosus E. S. P. ed. II, 1154 var. 5. = Cirsium bulbosum DC. Flor. frane. IV, 118. = Cirsium bulbosum DC. var. Y vulgare Koch. Syn. ed. II, p. 745. Cistus canus All. F. P. II, 103, Tab. 45, fig. 3 et Herb. — Helianthemum Allionii, Tin. Plant. rar. Siciliae fase. 2, p. 43. ; = Helianthemum canum Dunal. in DC. Prodr. I, 277 var. (V. Moris Flor. Sardoa I, 202). Cistus ledifolius All. F. P. II, 104. = Helianthemum ledifolium Wild. Cistus lunulatus All. Auct. F. P. 30, Tab. 2, fig. 3. — Helianthemum lunulatum DC. Flor. frane. IV, 816. Cistus pilosus All. F. P. II, 104, Tab. 45, fig. 1, 2 non L. = Helianthemum polifolium Mill. Gren. Godr. Flor. Frane. p. 170 (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 158). Cistus roseus All. Auet. ad Synop. p. 89 N. 127. et All. F. P. II. 105 Tab. 45, fig. 4. — Helianthemum roseum Bert. Flor. Ital. IV, "P = Helianthemum Chamaecistus Mill. em) var. $. roseum Burnat. loe. cit. vol. I, pag. 155. Cistus rosmarinifolius All. F. P. II, 105. — Helianthemum hirtum Pers. Clematis erecta All. F. P. I, 296. — Clematis receta L. S. P. 544. Clematis flammula All. F. P. I, 297. — Clematis flammula L. S. P. 544. Clematis maritima All. F. P. L, 297. = Clematis flammula L. S. P. v. 6. 544. 252 O. MATTIROLO Clypeola calycina AM. F. P. I, 246. — Alyssum ealyeinum L. S. P. Ed. II, 908. Clypeola montana AM. F. P. I, 246. = Alyssum montanum L. S. P. 907. Colchicum montanum All. F. P. I, 117, Tab. 74, fig. 2. = Colchicum alpinum DC. Flor. Franc. 3 p. 195. Coriandrum aquilegifolium All. Auct. ad Synop. p. 81, N. 100. = Phellandrium aquilegifolium All. in notis mss. (!). — Danaa aquilegifolia All. F. P. II, 34, Tab. 63. — Physospermum aquilegifolium Koch. (V. A. Gras. Notes de Sy- nonymie. Bull. Soc. bot. Franc. 1861). Coronilla glauca All. F. P. I, 335 (non L.). = Coronilla valentina L. S. P. 1047 ed. II (Sec. Ardoino loe. cit. p. 118. — V. Burnat loc. cit. p. 211, vol. II, per quanto ha rap- porto all'esame degli esemplari dell' Erbario). Coronopus Ruellii All. F. P. I, 256. — Lepidium squamatum Forskal Flor, Aeg. Arab. p. 117 (1775). = Senebiera coronopus Poir. = Coronopus squamatus Aschers. Flor. Prov. Brand. 1, pars. 2, p. 62, 1864. Crambe Corvini Al. F. P. I, 256. = Bunias Cochlearioides Murray in Nov. Com. Goett. an. 1777 Tom. 8. p. 42, Tab. 3. = Calepina eoenlearioides Dumort. (1827) V. Burnat loe. eit. 125. Crambe paniculata All. F. P. I, 256. — Myagrum paniculatum L. S. P. 641. = Vogelia paniculata Hornem. = Neslia paniculata Desv. Crepis albida All. F. P. I, 219 Tab. 32, fig. 3. = Crepis albida Vill. Prosp. p 37, Tav. XII, fig. 1. Crepis austriaca All. F. P. I, 220, Tab. 30, fig. 1. = Crepis blattarioides. Vill. Hist. Plant. Dauph. III, 136 et Flor. Delph. in edit. Gilibert. Linn. Syst. 1785. ® V. nota a pag. 258. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 253 Crepis echioides All. F. P. 222. — Pieris Echioides L. S. P. 792. = Helminthia echioides Gärt. Fruct. II, p. 368 T. 159, fig. 2. Crepis leontodontoides All. Auct. p. 13, N. 805. — Barkhausia leontodontoides DC. Crepis nemausensis All. F. P. I, 221, Tab. 75, fig. 1. = Pterotheca nemausensis Cassin. Diet. Seien. Nat. Tom. 44, p. 56. Crepis rubra Al. F. P. I, 219. = Orepis rubra L. S8. P. ed. II, 1132. Crepis sprengeriana All. F. P. I, 221. = Picris pauciflora Wild. Sp. Pl. III, p. 1557. Crocus sativus Al. F. P. I, 84. = Crocus sativus L. S. P. 36. Croeus vernus All. Auct. ad Synop. p. 56 (1770-73) et All. F. P. I, 84. = Crocus vernus Wulf. in Jacq. an. V. app. 47 (1778) (Teste Nyman). Cucubalus alpestris All. Auct. 28, Tab. 1, fig. 3 et Herb. — Silene Campanula Pers. Syn. I, 500. Cynoglossum creticum All. Auct. F. P. p. 4 (1789). = Cynoglossum creticum Mill. Gard. Diet. VIII, N. 3 (1768). = Cynoglossum creticum Vill. Hist. Plant. Dauph. II, p. 457 (1787). — Cynoglossum pietum Ait. Hort. Kew. ed. I, 179 (1789). Cyperus distachyos All. Auct. F. P. p. 48, Tab. 2, fig. 5. = Cyperus mucronatus Wild. Cyperus globosus All. Auct. p. 49, 2358.* = Cyperus fascicularis DC. Flor. Frane. (non al.) III, 722. D. Danaa aquilegifolia All. F. P. II, 34, Tab. 63. = Ligustieum Lobelii Vill. Prosp. 24. — Physospermum aquilegifolium Koch. (1824). Daphne ( Thymelea) Sanamunda AM. F. P. I, 132. = Passerina Thymelea DC. Flor. frane. V, p. 366. Daucus mauritanicus All. F. P. II, 31, Tab. 61, fig. 1. — Daucus Carota L. S. P. 242. 254 O. MATTIROLO Delphinium elatum All. F. P. II, 63. = Delphinium elatum L: S. P. 531. — Delphinium montanum DC. Delphinium peregrinum Al. Stirp. Nicaens. p. 200 (1757). — All. Synops. Methodiea. p. 71. — Auct. ad Synop. p. 89, N. 129. — F. P. II, p. 63, Tab. 25, fig. 3. — Delphinium gracile De Not. Repert. p. 479. (V. Burnat loc. cit. vol. I, le osservazioni intorno agli esemplari di Erbario). Dentaria pentaphyllos AM. F. P. I, 259. — Dentaria digitata Lam. (p. p.). Dianthus alpinus All. F. P. II, 77. = Dianthus neglectus Loisel. in journ. bot. 1809, p. 321. (V. Burnat. loe. eit. vol. I, pag. 232). Dianthus atrorubens All. F. P. II, 75 et Herb. = Dianthus Allionii Colla Herb. Ped. I, 297. Dianthus Carthusianorum Al. F. P. II 74. — Dianthus Seguierii Vill. xs 48. (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 225). Dianthus plumarius AU. F. P. II, 76, = Dianthus superbus L. S. P. 589. Digitalis grandiflora All. Auct. ad Synops. p. 61, N. 28 et All. F. P. I, 70. = Digitalis ambigua Murr Prodr. Goett. 62 (1770). Digitalis parviflora Al. F. P. I, 70. — Digitalis lutea L. S. P. 622. Draba nemorosa Al. F. P. I, 244. — Draba muralis L. S. P. 643. E. Echium lusitanicum All. F. P. I, 52. = Echium calycinum Viv. Ann. di Botanica, Genova vol. I, Part. H, 1804. Epilobium Gesneri All. F. P. I, 279. = Epilobium Gesneri Vill. Prosp. 45, NOMENCLATOR ALLIONIANUS = Epilobium angustifolium L. S. P. 347. Epilobium grandiflorum Al. F. P. L 279. = Epilobium hirsutum L. 8. P. 347. Epilobium hirsutum All. F. P. I, 279. = Epilobium parviflorum Schreber Spicil. p. 146 (1771). Epipactis abortiva All. F. P. II, 151. (= Orchis abortiva L. S. P. 943. 255 — Limodorum abortivum Swartz. Nov. act. Holm. 6. p. 8, (1799). Epipactis cordata All. F. P. I, 152. = Listera cordata R. Brown. Hort. Kew. 5. p. 201. Epipactis epipogium All. Auct. F. P. p. 32, N. 1853." — Satyrium Epipogium L. S. P. 945. — Epipogium Gmelini Rich. (1818). Epipactis nidus avis AM. F. P. II, 151. — Neottia nidus avis Richard. Epipactis latifolia All F. P. II, 152. — Serapias latifolia L. Mant. 490. — . Epipactis ovata Al. F. P. II, 151. — Ophrys ovata L. S. P. 946. — Listera ovata R. Brown. Epipactis rubra All. F. P. II, 153. LI = Cephalanthera rubra Rich. Orchid. Europ. p. 38. Epipactis spiralis All. F. P. II, 152. = Ophrys spiralis L. S. P. 945. — Spiranthes autumnalis Richard. Euphorbia nieaensis All. F. P. I, 285, Tab 69, fig. 1. — Tithymalus Seguierii Scop. Flor. Carn. Ed. II, p. 355, N. 574, Tab. 20 (1772). Euphorbia Seguierii All. F. P. I, 288. — Tithymalus Seguieri Scop. Flor. Carn. ed. II, p. 355, N. 574, tab. 20 (1772). = Euphorbia nieaensis All. F. P. I, 285, Tab. 69, fig. 1. Euphorbia taurinensis All. F. P. I, 287, Tab. 87, fig. 2. = Euphorbia terracina Reiehb. Flor. Germ. Exeur. 759 (1830). Se- 256 O. MATTIROLO condo Colla Herb. Pedemontanum vol. 5, p. 123. — E. terracina L. S. P. ed. II, p. 654. F. Festuca altissima All. Auct. Flor. Ped. p. 43 (1789). = Festuca sylvatica Vill. Hist.. Plant. Dauph. II, 105 (1787). Festuca amethystina All F. P. Il, 252 (?) = Festuca duriuseula Linn. S P. 108 edit. Il, (V. Parlatore Flor. ital. vol. I, p. 437). Nell’ Erbario di Allioni sotto questo nome esi- stono tre specie distinte di Festuche: duriuscula, varia e pilosa). Festuca glomerata All F. P. II, 252. = Dactylis glomerata L. S. P. 71. Festuea Halleri All. P. P. II, 253. (V. Ascherson et Graebner loc. cit. vol. II, p. 481). Filago acaulis AM. F. P. I, 171. — Filago pygmaea L. S. P. 927. — Evax pygmaea Pers. Syn. 2, p. 422, (1807). Foeniculum officinale All. F. P. II, 25 (1785). = Foeniculum vulgare Gaertn. Fruct. 1, 105, Tom. 23 (1788). = Foeniculum capillaceum Gilib. Flor. lithuanica, II, 40 (1782). Fosselinia jonthlaspi Al. F. P. I, 246. | — Clypeola jonthlaspi L. S. P. 910, edit. II. Fragaria sterilis All. F. P. IL, 60. = Potentilla mierantha Ramond in DC. Flor. frane. IV, 468. (V. Burnat loe. eit. vol. II, p. 243). Fritillaria involucrata All. Auct. Fl. P. 34. = Fritillaria pyrenaica 5. involucrata DC. Flor. franc. 3, 725. = Fritillaria Meleagris var. 5$. Bertoloni Flor. ital, IV, 75. Fumaria capnoides All. F. P. I, 299. — Corydalis capnoides DC. Syst. (V. Burnat loc. cit. vol. I, p. 65). Fumaria bulbosa Al. F. P. T, 299. — Fumaria bulbosa L. S. P. 609. = Corydalis Tuberosa DC. Flor. franc. IV, 637. = Corydalis cava Sehweigger et Körte, NOMENCLATOR ALLIONIANUS — — 257 G. Galanthus autumnalis All. Auct. F. P. p. 33. = Leucojum hyemale DC. Flor. franc. 3, p. 327. — Ruminia hyemalis Parlat. Flor. it. III, p. 85. Galanthus nivalis All. F. P. II, 155. = Galanthus nivalis L. S. P. 288. Galium Boccone Al. F. P. I, 6. = Galium anisophyllum Vill. Prosp. p. 20 (Ex Gren. et Godr.). Galanthus vernus All. F. P. II, 155. = Leucojum vernum L. S. P. 289. Galium cinereum All. Auct. ad Synop. (1770-73) p. 57, N. 14. — All F. P. 1, 6, Tav. 717, fig. 4. = Galium argenteum Vill. Prosp. p. 20 (1779) Annuente All. in mss. (*). Galium glaucum All. F. P. I, 7. = Galium glaueum L. S. P. 156. , = Asperula galioides M. Bieb. Flor. Taur. Caue. 1, 101 (1808). Galium ‘lucidum All. Auct. ad Syn. (1770-73) p. 57, N. 13 et All. F. P. I, 5, Tav. 77, fig. 2. = Galium Corrudaefolivum Vill. Prosp. 20, N. 2 (1779). Allioni si occupò di questa specie già nell’ anno 1755, a pag. 5 delle Stirpium precipuarum litt. et agr. Nic. nella quale opera ne fece la de- serizione. Più tardi comunicò esemplari di qnesta stessa pianta al suo amico e corrispondente Bonifacio Felice Bochiardo (*) di Pinerolo, eol nome di Galium splendens, come si rileva dalla seguente nota del mss. « Campo botanico Pinerolese » dove il nome della specie è seguita dalla nota « Doctoris Allionii ex edendis. » — Lo stesso nome di Galium splendens l'Allioni scrisse pure di sua mano come sinonimo del Galium corru- daefolium nell’ esemplare del Prodromus di Villars, conservato nella Bi- (!) V. nota a pag. 258. (3) V. L Chiapusso-VoLI e 0. MaTTIROLO, Les Bochiardo — Botanistes Pié- montais — d'aprés leurs manuscrits inédits. Bullettin de l'Herbier Boissier 2 Serie, Tom. IV, 1904. 258 O. MATTIROLO blioteca della R. Accademia delle Scienze di Torino ('); e, cosa curiosa, ciò egli fece dopo il 1779, mentre già nell’anno 1770 aveva definitiva- mente adottato il nome di Galium lucidum (v. Auct. ad Synop. p. 57, N. 13). La Tavola IV del volume XXVI della /conographia Taurinensis, dove é riprodotto il Galiwm lucidum porta pure di pugno di Allioni il nome di Galium splendens! Questo scambio di nomi che A. Gras (°) chiama une « distraction amusante » di Allioni, non rappresenta peró un caso isolato nell' opera di Allioni, nello studio della quale abbiamo potuto rilevare altre consimili distrazioni, le quali condussero aleune volte l'Al- lioni ad indicare con due nomi una stessa pianta. Così ad es.: il Ra- nunculus auricomus Linn. è indicato coi due nomi di auricomus e di polymorphus. Il Sedum Cepaea Linn. con quelli di cepaea e di gallioides. — Alla Brassica Cheiranthos di Vill. diede i nomi di recurvata e di Tournefortii. — La Veronica verna Linn. indicò coi nomi di romana e di succulenta, ecc., come si può osservare in questo nostro repertorio. Galium megalospermum All. F. P. I, 9, Tab. 79, fig. 4. — Galium megalospermum Vill. Hist. d. Pl. Dauph. (1787) 2, p. 319. (V. Gren. et Godr. IL, p. 38). Galium murale All. F. P. I, 8, Tab. 77, fig. l. = Callipeltis muralis Moris. Flor. Sard. 2, 309. — Valantia filiformis Ten. Galium pedemontanum (Bellardi) All. Auet. Fl. P. 2, N. 32.* — Valantia pedemontana Bell. Osservazioni botaniehe Torino 1788 et Bell. App. (1790-91-93) p. 252. Galium saccharatum All F. P. I, 9, et All. Stirp. Nicaens p. 4 (1757). — Valantia aparine L. S. P. ed. II, 1491. Galium spurium AM. F. P. 1, p. 5. — Galium spurium L. S. P. Edit. II, 154. Galium tenuifolium All. Auct. ad Synop. 58, N. 15, F. P. I, 6. (1) Questo rarissimo volume così frequentemente citato dal Gras, al quale siamo ricorsi per risolvere molte questioni, annotato dall’Allioni stesso è quotato: DD. IV. G. : V. A. GRAS, Note sur quelques rectifications de Synonymie, Bull. Soc. bot. franc. 1861. Ext. p. 6. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 259 = Galium Gerardi Vill. Prosp. 19, N. 29. (Secondo una annotazione di mano dello stesso Allioni sopra l'esemplare del Prospectus pos- seduto della R. Accademia delle Scienze di Torino). = Galium lucidum All. sec. Koch. Flor. Germ. 286 et Nyman. pag. 325. Galium trichophyllum AU. Auct. p. 1, N. 18.* = Galium pusillum L. S. P. ed. II, p. 106 (var.). — Galium pumilum Lam. Dict. 2, 580. Genista sibirica All. F. P. II, 364. — Genista tinetoria L. var. » genuina Gren. et Godr. Flor. Franc. 1, 352. (V. Burnat loc. cit. vol. II, p. 62). Gentiana amarella AM. F. P. I, 97. = Gentiana amarella L. S. P. ed. II, 334. (V. Bert. Flor. ital. p. 96, vol. III). Gentiana campestris AM. F. P. I, 97. > = Gentiana campestris L. S. P. ed. II, 334, (V. Bertol. Flor. ital. vol. 3, p. 99). Gentiana nana Al. F. P. I, 99. - = Gentiana tenella, Rottbel. Act. hafn. 10, p. 436, T. 2, f. 6 (1770). Geutiüna palustris Al. F. P. I, 100. - = Swertia perennis L. S. P. 328. Gerggium palustre All F. P. II, 36. — Geranium sylvatieum L. S. P. 954. (V. Parlatore, Flor. it. V. 150. Circa questa sinonimia v. Burnat loc. cit. vol. II, pag. 13). Geropogon hirsutum All. F. P. I, 229. = Geropogon hirsutum L. S. P. Ed. II, 1109. = Scorzonera hirsuta L. Mantiss. II, 278. Gypsophila prostrata AM. F. P. II, 78. = Gypsophila repens L. S. P. 407. H. Harmala multifida Al. F. P. II, 101. — Peganum Harmala L. S. P. 548. 260 O. MATTIROLO Hedysarum spinosissimum AM. F. P. I, 323. = Onobrychis Caput-galli Lam. Flor. frane. II, 651. (V. All. Auct. p 21, N. H89). Helianthemum lunulatum All. in Gren. et Godr. Flor. Frane. 1, 175. = Cistus lunulatus All. Heracleum branca ursina All. F. P. II, 4. = Heracleum Sphondylium L. S. P. 249. Herniaria lenticulata All. F. P. II, 209. — Herniaria alpina Vill. Flor. Delph. p. 21 (1785) et H. Plant. d. : Dauph. II, 556. (Teste Allioni in Auct. F. P. p. 36). Hesperis laciniata All. F. P. I, 271, Tab. 82, fig. 1. — Hesperis hieracifolia Vill. Hist. Plant. Dauph. 3, p. 317 (1789). Hesperis sylvestris All. F. P. I, 270. — Hesperis matronalis L. S. P. 927. * Hibisens laevis All Auct. ad Synops. (1770-73). = Hibiscus laevis (Allioni) Scop. (1788). = Hibiscus militaris Cav. Diss. N. 1, p. 352, Tab. 198, fig. 2 (1785-89) DC. Prodr. vol. l, p. 451. (V. A. Gras, Nouvelles notes sur quel- ques rectifications de Synonymie. Bull. Soc. bot. de France, 1863. Hieracium alpinum All. F. P. I, 212, Tab. 14, fig. 2. = Hieracium glanduliferum Hoppe. (V. Burnat, Catalogue raisonné des Hieraeium des Alpes maritimes 1883, pag. 17. Hieracium capillaceum All. F. P. I, 214, Tab. 31, fig. 3. = Scorzonera hirsuta L. Mant. 278. Hieraeium florentinum All. F. P. I. 213. Hieracium glaucum All. Auct. ad Synops. p. 71, N. 70 et AIL. F. P. I, 214, Tab. 28, fig. 3 et Tab. 81, fig. 1. (V. Gras, loc. cit. p. 3). Hieracium grandiflorum All. F. P. I, 217, Tab. 29, fig. 2 et 3. = Crepis grandiflora Tausch. Bot. Zeit. 11, 1, p. 80 (1828). Hieraeium rupestre All. Auct. p. 12, Tab. 1, fig. 2. Hieracium sabaudum All. Fl. Pedem. I, 218, tab. 27, fig. 2. = Hieracium vallisiacum Fr. (sec. Arvet. Touvet.). Hieracium sabaudum All. F. Ped. (quoad citat. Linn.). = H. boreale Fries var. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 261 Hieracium sabaudum AU. (Exsiecata; continet. H. vallesiacum Fr. H. boreale Fr. H. umbellatum L.). Hieracium spicatum All. F. P. I, 218, Tab. 27, fig. 1, e 3. = Hieracium prenanthoides Vill. Prosp. p. 35 (1779). (Annuent. All in mss.) (!). Hieracium staticefolium All. Miscell. Taur. V. Auct. ad Synops p 71, N. 71 (1770-73) et All. F. P. I, 214, Tab. 81, fig. 2. — Hieracium staticifolium Vill. Prosp. p. 35 (1779). (V. Gras, loc. eit. p. 5). Hieracium succisaefolium AM. F. P. I, 215. = Crepis succisaefolia Tausch. Bot. Zeit. 11, 1, p. 79 OE . Hieracium tomentosum All. F. P. I, 216. = Hieracium lanatum Vill. Prosp. p. 35 (1779). (Annuente C. Al- lionus in mss.) (?). Holcus arenarius All. Auct. p. 46. = Koeleria villosa Pers. Syn. I, p. 97 (1779). Hordeum europaeum All. F. P. II, 260. = Elymus europaeus L. Mantiss. 1, p. 35. (V. Ascherson et Gra- ebner, vol. II, p. 742, loc. cit.). Hordeum geniculatum AU. F. P. II, 259, Tab. 91, fig. 3. = Hordeum maritimum Wither. Bot. Arr. 172 (1776). Hyacinthus botryoides AL PR LIS = Hyacinthus botryoides L. S. P. 318. — Museari botryoides. Mill. dict. N. 1. Hyoscyamus aureus AM. F. P. I, 104. = Hyoscyamus major Mill. Hypericum barbatum AU. F. P. II, 46. = Hypericum Richerii Vill. Prosp. p. 44. Hypericum maculatum All. F. P. IL, 45, Tab. 83, fig. 1. — Hyperieum quadrangulum L. S. P. 785 (H. delphinense Vill. Prosp. p. 44). (!) V. nota pag. 258. (n iu. 17. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. X 262 O. MATTIROLO x Iberis eiliata All. Auct. p. 15 (1789) et Herb. = Iberis Molinerii Balb. Cat. Stirp. R. Horti Taur. anno 1813 (Confr. Colla, Elogio storico di Balbis p. XLI. V. Burnat. loe. cit. vol. I, : p. 133). Iberis garrexiana All. Auct. ad Synop. (1770-73) p. 73. F. P. I, 250, Tab. 40, fig. 3, Tab. 54, fig. 2. = Iberis sempervivens L. S. P. 648 (varietas). Iberis nana All Auct. p. 15, Tab. 2, fig. 1 et Herb. = Iberis aurosica Chaix in Vill. Hist. Pl. Dauph. I, 349, et III, 288, (Sec. Aut.). Burnat, loc. cit. p. 129-30-31, tiene invece sepa- rate queste due specie. Illecebrum capitatum All. F. P. II, 210 (non L) Sec. Bertoloni Flor. it. IL, 735. ; = Paronychia Kapela Kerner, var. (5. serpillifolia (Burnat, loc. cit. vol. III, p. 225). Illecebrum Paronychia AN. F. P. II, 210, (non L.) sec. Bertol. Flor. ital. — Paronyehia polygonifolia DC. Flor Frane. III, 403. (V. Burnat, loc. cit. vol. III, p. 223). Isatis alpina Al. F. P. I, 259 Tab. 86, fig. 2. — Isatis alpina Vill. Prosp. p. 38 (1779) (V. ita alla questione di questa sinonimia: FavcHÉ-PRUNELLE, Coup d’@il sur la vegé- tation des environs de Briangon. Bull. Soc. bot. de France. Tom. VII, 702, 703; 1860. — A. Gras, Nouvelles notes sur quelques Rectifi- cations de Synonymie. Bull. ‘Soc. bot. franc. 1863, p. 15 a 17). J. "uncus aquaticus All. F. P. II, 217. ; — Juneus lamproearpus Ehrh. Calam. n. 126. Juncus. bulbosus Al. F. P. II, 215. = Juncus compressus Jaeq. En. Stirp. Vind. p. 60 et 235. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 263 Juncus luteus All. F. P. II, 216. — Luzula lutea DC. Flor franc. 3, p. 159. Juncus spadiceus All. F. P. II, 216. = Luzula spadieea DC. Flor. frane. 3, p. 159. Juncus spicatus All. F. P. II, 217. — Luzula spieata DC. Flor. frane. 3, p. 161. L. Lactuca augustana All. Auct. ad Synop. p. 72, N. 74 et All. F. P. I, 224, Tab. 52, fig. 1. = Lactuca Scariola, L. S. P. edit. II, p. 1119 (varietas sec. Koch. Flor. Germ. p. 369). Lappa officinalis All. F. P. I, 145. — Lappa major Gaertn. Fruet. 2, p. 379. Lappa tomentosa Al. F. P. I, 144. — Lappa tomentosa Lam. Dict. I, p. 377. .. Lapsana minima AL. F. P. I, 206. , = Arnoseris pusilla Gaertn. Fruet. II, 355, T. 157 (1791). Laserpitium Halleri AU. F. P. II, pag. 11. = Laserpitium Haller Vill. Prosp. p. 25 (1779), = Laserpitium Panax Gouan Ilust. 13 (1773). Lathyrus Cicera Al. F. P. I, 329. — Lathyrus Cieera L. S. P. 730. (V. Moris Flor. Sardoa I, 587. — V, Burnat loe. cit. vol. II, p. 198. Lathyrus coccineus All. F. P. I, 330. = Lathyrus sphaericus Retzius. Obs. bot. fase. 3. p. 89 (anno 1783). Lavatera punetata All. Auct. p. 26. = Lavatera biennis Guss. * Lavatera thuringiaca All. F. P. II, p. 42. — Lavatera Olbia L. S. P. 972. (V. Moris, Flora Bardoa I, p. 302. Leontodon livens AM. F. P. I, 210, Tab. 32, fig. 2. — Taraxaeum palustre DC. Flor. frane. IV, 45 (1815). Lepidium rotundifolium AM. F. P. I, 252, Tab. 55, fig, 2. 264 O. MATTIROLO — Thlaspi rotundifolium Gaud. Flor. Helv. IV, 218. Libanotis montana All F. P. II, 90, Tab. 62. — Athamantha Libanotis L. S. P. 351, edit. II. = Seseli Libanotis Koch. Umb. p. 111, et Deutsch. Flor. 2, p. 411. Ligusticum ferulaceum All. Auct. ad Synop. p. 80, N. 97 et All. F. P. II, 13, Tab. 60, fig. 1, (escluso Syn. Seguieri) — (V. Gras. loc. cit. 1861, p. 2). Ligusticum meum AM. F. P. II, 12. . = Meum athamantieum Jacq. Fl. Austr. 4, p. 2, tab. 303. Ligusticum Mutellina AM. F. P. 1I, 13, Tab. 60, fig. 2. = Ligustieum Mutellina Crantz Stirp. Aust. I edit. fase. III, 81, (1762-67). = Meum Mutellina Gärt. Ligusticum simplex Al. F. P. II, 15, Tab. 71, fig. 2. = Ligustieum Muttellinoides Vill. Prosp. p. 25, Tab. VIII, fig. 3. — Laserpitium simplex L. Mantiss. 56. — Gaya simplex Gaud. Lindernia pyxidaria All. Miscell Taur. vol. III, Stirp. aliquot deseript. p. 178. (1762-65) et All. F. P. I, 57. = Capraria gratioloides L. S. P. 876, ed. II. Linum perenne All F. P. II, 108.. = Linum alpinum L. S. P. 1672, ed. 2. 5 montanum Koch. (V. Koch. Synop. ed. alt. 1857, p. 111. = L. montanum Schleicher (V. Burnat. loc. cit. vol. 1, p. 282). Lotus cytisoides All. F. P. I, 311, Tab. 20, fig. 1. = Lotus eretieus L. S. P. ed. II, 1091. (V. Moris, Fl. Sardoa I, 507. — Burnat. loe. cit. vol. II, 149). Lotus Dioscoridis AM. F. P. I, 310, Tab. 59, Fig. 1. — Lotus peregrinus L. S. P. 774, (See. Rebb. — V. Burnat, loc. cit. vol. II, p. 151.. Lunaria argentea AiL E. P.L 245, Tab. 54, fig. 3 et Auct. ad Synop. p. 73 (1770-73). ; — Alyssum argenteum Vitman, Sum. 4, p. 30, (1790). Lunaria halymifolia All. F. P. I, 245, Tab. 54, fig. 1, et Tab. 86, fig. 1. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 265 = Alyssum halimifolium L. S. P. ed. II, 907, (V. Burnat, loc. eit. vol. I, p. 113). Lythrum thymifolia All. F. P. II, 168. — Lythrum Graefferi Ten. Flor. nap. 4, p. 256. (V. Gren. et Godr. Flor. "frane. vol 1, 594. M. Malva nieaensis All. F. P. II, 40. = Malva exelsa Presl. (1822). = Malva rotundifolia Badarò in Moretti, Bot. ital. 1826, p. 18, Sec. Bertoloni, Fl. ital. VII, 257, (V. Burnat, loc. cit. vol. II, p. 6). Malva parviflora Al. F. P. II, 40. = Malva parviflora L. Amoen. III, 416. Medicago arabica All F. P. I, 315. = Medicago polymorpha v. arabica L. S. P. 780. = Medicago maculata Sibt. 1794. (V. Burnat, loc. eit. vol. II, 105). Medicago hirsuta All. F. P. I, 315. = Medicago minima Grufberg. in L. ipton; IV, 105, anno 1759. (V. Burnat, loc. cit. pag. 109, vol. II). Medicago intertexta AM. F. P. I, 315. — Medieago polymorpha var. intertexta L. S. P. 780. — Medieago intertexta Gaert. = Medicago Echinus DC. (V. Burnat. loc. cit. p. 37, vol. II). Medicago laciniata AM. F. P. 1, 316 et Auct. p. 21. = Medicago polymorpha v. laciniata L. S. P. ed. II, 1099. (V. Burnat, loe. eit. vol. IL, p. 108). Medicago muricata All. F. P. I, 316. = Medicago rigidula v. Gerardi, Burnat. cmm = Medicago Gerardi de Not. Rep. p. 104 et Herb. (V. Burnat, loc. cit. p. 101, vol. II). Medicago orbieularis All F. P. I, 314. — Medieago orbicularis et marginata Wild. En. Hort. Berol. II, 801-2. (V. Burnat, loc. cit. vol. 2, p. 97). 266 O. MATTIROLO Medicago rigidula AM. F. P. I, 316. = Medicago polymorpha var. rigidula L. S. P. ed. I, 779. = Medicago rigidula Desr. (V. Burnat, Flor. d. Alp. marit. p. 101, vol. II). Medieago seutellata All. F. P. I, 315. = Medicago polymorpha var. scutellata. L. S. P. ed. I. * Melia sempervirens All. Auct. ad Synop. (1770-73). = Melia Azedaraeh L. f$. sempervirens L. S. P. 550. = Melia sempervirens Swartz. Flor. Ind. Oce. vol. Il, pag. 737, 1800. (V. A. Gras, Nouvelles notes sur quelque Rectifieations de Syno- nymie. Bull. Soc. bot. de France 1863). Meliea Bauhini All. Auct. p. 43, N. 2250. = Melica amethystina Pourr. (V. Ascherson et Graebner, loc. cit. vol. II, 347). Melica minuta Al. F. P. II, 254. — Meliea minuta L. Mantiss. I, 32, (1767). Melilotus indiea All. F. P. I, 308. = Trifolium melilotus indica var. ò L. S. P. ed. II, 1077. = Melilotus parviflora Desf. 1800. (V. Burnat, loc. cit. p. 114, v. ID. Melilotus messanensis All. F. P. I, 309. = Trifolium messanensis L. Mant. alt. p. 255. Melilotus officinalis var. 6. Al. F. P. I, 309. = Melilotus alba Desr. in Lam. Diet. IV, 63 (1795-96) (V. Burnat, loc. cit. vol. II, p. 117, 18). Melissa cretica All. F. P. I, 39. »= Calamintha Nepeta Link. et Hoffm. (V. Gren. et Godr. vol. II, Flor. frane. 664). Mentha austriaca All. F. P. I, 18, Tab. 75, fig. 2. = Mentha arvensis L. 8. P. 577. Secondo le ricerche citate del Briquet, la M. austriaca di All. corri- sponderebbe alla: Mentha arvensis L. Subsp. agrestis. Briq. var. Allionii Briq. — V. Briquet, loc. cit. p. 91. Mentha exigua AM. F. P. I, 18. i: = Mentha arvensis L. S. P. 577. * NOMENCLATOR ALLIONIANUS 267 Nell’ Erbario di Allioni sotto il nome di M. exigua si trovano alcune varietà di questa specie state studiate da J. Briquet, al lavoro del quale rimandiamo il lettore. — La M. exigua di Allioni (secondo Briguet) cor- risponderebbe alla varietà della Sudsp. austriaca, della specie Linneana. (V. John Briquet, Les Labiées des Alpes maritimes. Part. I, pag. 88 et seg-.). Mentha gentilis All. F. P. I, 18. — Mentha arvensis L. S. P. 577. V. a questo riguardo Briquet. loe. eit. M. arvensis L. Subsp. austriaca. Mespilus amelanchier All. F. P. 1I, 143. = Amelanchier vulgaris Moench. Meth. p. 682 (anno 1794). Mespilus aria All. F. P. II, 141. = Sorbus aria Crantz. Stirp. austr. fase. 2, p. 46 (1762). Mespilus aucuparia All. F. P. II, 142. = Sorbus Aucuparia L. S. P. 477. Mespilus azarolus All. F. P. IL, 141. = Crataegus azarolus L. S. P. 477. Mespilus Chamaemespilus All. F. P. IL, 143. = Borbus Chamaemespilus Crantz. Stirp. Austr. ed. I, II, p. 40. Mespilus Cotoneaster AM. F. P. II, 143. = Cotoneaster integerrima Medik. Gesch. d. Bot. p. 85, anno 1793. (V. Burnat. loc. eit. vol. ITI, p. 162). Mespilus domestica All. F. P. II, 142. ; — Sorbus domestica L. S. P. 477. = Pyrus sorbus Gaertn. Fruct. II, 43, Tab. 87. Mespilus monogyna AM. F. P. II, 141. = Crataegus monogyna Jacq. Flor. Austr. III, m T. 292. fip. 1, (1775). Mespilus ozyacantha AM. F. P. II, 141. = Crataegus monogyna Jacq. (V. Moris Flor. Sard. II, 44. — Burnat loe. eit. vol. IIT, p. 159). Mespilus Pyracantha Al. F. P. II, 142. = Cotoneaster Pyracantha Spach. Hist. veg. phan. II, 73. Mespilus torminalis All. F. P. II, 141. 268 O. MATTIROLO — Sorbus torminalis Crantz. Stirp. Austr. (1763) II, p. 45. Myosotis nana AM. Auct. ad Synops. (1770-73) p. 61, N. 31 et All. F. PL = Myosotis nana (N. N. Amann) in Linn. Amaenitates academicae 1759. = Myosotis nana Vill. Prosp. p. 21, Tab. 23, fig. 2. — Eritriehium nanum Sehrad. (1820). (V. A. Gras, loc. cit. 1861 pag. 3). Myrrhis australis Al. F. P. IL, 29. = Scandix australis L. S. P. ed. II, p. 369. Myrrhis bulbosa AM. F. P. II, 29. — Chaerophyllum bulbosum L. S. P. 258. Myrrhis pecten- Veneris Al. F: PIL 29 = Scandix pecten L. S. P. 256. N. Najas major. All. Auct. ad Synop. p. 55, N. 1 et All. F. P. i 221. — Najas major Roth. Tent. Flor. Germ. II, p. 499. Najas marina (x) L. S. P. 1015 (1789). Najas minor All Auct. ad Synop. 2, N. 2 et All. F. P. II, 221. = Caulinia fragilis Willd. Sp. 4, p. 182 (1798). Narcissus tazzetta All. F. P. II, 154. = Narcissus tazetta L. S. P. ed. IL. p. 416. Narthecium calyculatum All. F. P. II, 165. = Anthericum calyculatum L. S. P. 311. = Tofieldia calyculata Wahlenberg (1813). Nepeta Nepetella Al. F. P. I, 37, Tab. 2, fig. 1. = Nepeta lanceolata Lam. Flor. frane. 3, p. 399. (V. Gren. et Godr. Flor. Franc. 2, p. 674). 0. Onagra biennis All. F. P. I, 278. — Oenothera biennis L. S. P. 492, ed. II. . NOMENCLATOR ALLIONIANUS 269 Onobrychis sacatilis All. F. P. I, 323, Tab. 19, fig. 1. = Onobrychis saxatilis Lamk. Flor. Frane. II, (1778). (V. Burnat, loe. eit. vol. II, p. 223 et 224). Ononis cenisia All. F. P. I, p. 319, Tav. 10, fig. 2. = Ononis alpina All. Auet. ad Synop. p. 77, N. 91 et Spec. Ped. pag. 49 et Tab. X, fig. 3. = Ononis cenisia L. Mant. II, 267. Ononis columnae All. Auct. ad Synop. 77, 90, All. F. P. I, 318, Tab. 20 fig. 3. = Ononis subocculta Vill. Prosp. 41, (1779) Hist. Plant. Dauph. I, 255 (1786) et III, 429 (1789) — V. Burnat. loc. cit. vol. 2, p. 87-88. = Ononis parviflora Lam. Ononis foetens All. Auct. ad Synop. p. 77, N. 89. F. P. I, 317, Tab. 41, fig. 1. = Ononis spinosa L. S. P. 716, (forma) Sec. Burnat. loc. cit. vol. 2, p. 83-87. Ononis viscosa All. F. P. 1, 318. = Ononis viscosa L. var. 2 breviflora Moris. Flor. Sardoa I, 415. (V. Burnat, loe. cit. vol. II, p. 81). Onopordon rotundifolium AM. F. P. I, 144, Tab. 38, fig. 1. = Berardia subacaulis Vill. Prosp. p. 28. Orchis alpina All. F. P. II, 149. — Herminium alpinum Lynd. = Chamaeorchis alpina C. L. Richard. Mém. du Muséum 4. p. 57. Orchis antropophora Al. F. P. II, 148. — Ophrys antropophora L. S. P. 948. = Aceras antropophora R. Brown. Orchis monorchis All. F. P. II, 148. = Ophrys Monorchis L. S. P. 947. Herminium Monorchis R. Brown. Orchis variegata All. F. P. II, 147. = Orchis tridentata Scop. Flor. Carn. 2, 190, ed. II, 1772, Ornithopodium compressum Al. F. P. I, 336. — Ornithopus compressus L. S. P. 744. 270 O. MATTIROLO Ornithopodium scorpioides Al. F. P. I, 386. — Ornithopus scorpioides L. S. P. 744. Oxys acetosella AM. F. P. II, 88. = Oxalis acetosella L. S. P. ed. II, 318. Oxys corniculata AM. F. P. II, 89. = Oxalis corniculata L. S. P. 623, ed. II. Oxys siricta All. F. P. II, 89. = Oxalis stricta L. S. P. 624, ed. II. P. Panicum hirtellum All. F. P. II, 240. = Panicum undulatifolium Arduino Anim. Specim. alt. 14, Tab. 4. (1764). = Oplismenus undulatifolius P. Beauv. (1814). Pedicularis comosa AU. F. P. 1, 64, Tab. 4, fig. L = Pedicularis comosa L. S. P. ed. II, 847. Pedicularis hirsuta All. Sp. Ped. Stirp. p. 52, Tab. 12, fig. 1 et All. F. P. I, 63, Tab. 3, fig. 1, (non Linn.). = Pedicularis rosea Wulf. in Jaeq. Colleet. 2, p. 57 (1788). = Pedieularis rosea Wulf. 5 Allioni Rchb. f. Pedicularis incarnata All. F. P. I, 63, Tab. 3, fig. 2, Tab. 4, fig. 2. = Pedicularis incarnata Jacq. Flor. austr. 2, p. 24, Tab. 140 (1774). Pedicularis tuberosa All. F. P. I, 64. — Pedieularis tuberosa L. S. P. ed. II, 847. Peucedanum minus AM. F. P. II, 6. = Peucedanum carvifolia Vill. Prosp. 25, et Hist. Plant. d. Dau- phin. 2, 630. Phaca minima Al. F. P. I, 338. — Astragalus alpinus L. S. P. 760 (1753). Phaca tragacantha All. Auct. ad Synop. p. 79. — F. P. I, 338. — Astragalus sempervivens Lamk. (1783). : : (V. Burnat. loc. cit. vol. II, p. 160).. VEE = Astragalus aristatus L'Hérit. Stirp. nov. p. 170 (anno 1784-85) - i, EPA PE a NOMENCLATOR ALLIONIANUS 271 Phleum Gerardi Al. F. P. II, 232. = Alopecurus Gerardi Vill. in Flora Delphinalis 5, impressa cum vol. I, Gilibertianae editionis Linnaei Systematis plant. Europae. (1785; anteriore alla F. P. di Allioni). Phleum Michelii All. F. P. II, 233. — Phleum hirsutum Sut. Fl. Helv. I, 34, 1802. Phleum viride All. F. P. II, 232. — Phleum asperum Jacq. Coll. bot. I, 110, 1786. = Phleum paniculatum Huds. Flor. Angl. 23, 26 (1762). Phytheuma Halleri All. F. P. I, 116. — Phyteuma ovatum Sehmidt. (1795). = Phyteuma urticifolium Clairvill. (1811). Phyteuma Micheli All. F. P. I, 115, Tab. 7, fig. 3. = Phyteuma seorzonerifolium Vill. Hist. Plant. Dauph. II, p. 519. . Tab. XII, (1787). Phyteuma pauciflorum All F. P. I, 115. — Phyteuma pauciflora. L. 8. P. Ed. II, p. 241. Phyteuma Scheuchzeri All. Auct. ad. Synop. 63, N. 38, (1770-73) et AlL FP. HL 116, Tab. 39, fg. 2. — Phyteuma Charmelii Vill. Flor. Delph. in Gilib. Ed. Linn. Syst. plant. (1785) et Vill Hist. des Plant. de Dauph. 2, 516 exclus. fig. B et C. Picris danubialis Al. E. P. I, 211, Tab. 70, fig. 3. — Leontodon hastile L. S. P. ed. 1123. Picris hirta All. F. P. I, 210. — Leontodon hirtum Vill. Hist. Plant. Dauph. vol. 3, p. 82 Tab. XXV. = Leontodon Villarsii Loisel Flor. gall. ed. 1, 514 (1806). Picris hispida AM. F. P. I, 210. = Leontodon hispidus L. S. P. p. 1124, ed. II. — Apargia hispida Wild. Sp. pl 3, part. 3, p. 1552. Pieris sazatilis All. F. P. I, 211, Tab. 14, fig. 4. = Leontodon pyrenaicus Gouan. Ill. 55, t. 22, fig. 1 et 2 Mrs Picris tarazaci All. F. P. I, 211, Tab. 31, fig. 1. == Leontodon taraxaci Lois. Flor. Gall. ed. I, 513 (1828). 272 O. MATTIROLO Picris tuberosa AU. F. P. I, 210. = Leontodon tuberosum L. S. P. 799. = Thrincia tuberosa DC. Pimpinella pumila All. F. P. II, 18. = Trinia vulgaris DC. Prodr. 4, p. 103. Pisum maritimum All. F. P. I, 332 (non L.). = Pisum elatius Marsch. Bieb. Flor. Taur. cauc. II, 151. (V. Burnat, vol. IT, loe. cit. p. 191. Plantago Bellardi All. F. P. I, 82 (Bellardi) Tab. 85, fig. 3. = Plantago pilosa Pourr, in Mem. Ae. Toulous. III, p. 324, (1788). Plantago serpentina All Auct. ad Synops. 60, N. 25 (1770-73) et All FBSP.L SS — Plantago serpentina Vill. Prosp. 19 et Hist. Plant. Dauph. 2. 304. (V. Gras, Not. sur quelq. Rect. de Synon. Bull. Soc. bot. frane. 1861). Poa Cenisia All. Auct. p. 40, N. 2209. = Poa distichophylla Gaud. Flor. Helv. I, 250 (1828). Poa cilianensis All. F. P. II, 246, Tab. 91, fig. 2. = Eragrostis megastachya Link. Hort. Berol I, 187 (1827). (V. Ascherson et Graebner vol. II, loe. cit. p. 371; — V. F. Vignolo- Lutati: Sul valore della Poa cilianensis. Malpighia 1904). Poa eragrostis Al. F. P. IL, 247. — Eragrostis pilosa P. Beauv. Agrost. 162, (1812). Poa Gerardi Al. F. P. II, 245. = Festuca spadieea L. S. P. ed. 12, Add. II, 732 (1767) subvar. aurea Hackel. (V. Ascherson et Graebner loc. cit. vol. II, p. 514). Poa montana All. F. P. II, 245. — Poa nemoralis L. S. P. 69 (V. Ascherson et Graebner Synops. p. 407). Poa Sabauda AUF. P. II, 245. — Festuea elatior Linn. Sec. Hort. Kew. vol. III, pag. 575, 1894. V. Coll. Herb. Ped. VI, p. 59, (non invenitur in Herb. All.). | Poh seslerioides All. F. P. IL, 246, Tab. 91, fig. 1. ^; == Sesleria pon Reut. in Boiss. et Reut. pugillus 127 (1852) NOMENCLATOR ALLIONIANUS 273 Exice. Reuter 1847. (V. Ascherson et Graebner vol. 1, loc. cit. . 324). Polygala monspeliaca AM. F. P. I, 301. = Polygala monspeliaca L. S. P. 702. Polygonatum majale Al. F. P. I, 130. — Convallaria majalis L. S. P. 451. Polygonatum multiflorum All. F. P. I, 131. = Convallaria multiflora L. S. P. 315. Polygonatum officinale All. F. P. I, 131. = Convallaria Polygonatum L. S. P. 315. Polygonatum verticillatum All. F. P. 1, 131. = Convallaria vertieillata L. S. P. 315. Polygonum alpinum All. Auct. ad Synop. p. 94, N. 142 et AIL F. P. 2. pag. 206, Tab. 68, fig. 1. Polygonum Beliardi All. F. P. II, 207, Tab. 90, fig. 2. — Polygonum patulum M. Bieb. Flor. Taur. Caue. I, 304 (1808). Polygonum strictum All. Auct. ad Synop. p. 94, N. 141 et All. F. P. II, 207, Tab. 68 fig. 1. — Polygonum minus Huds. Flor. Angl. 1, 148 (1762). Polypodium limbospermum (Bellardi) All. Auct. p. 49, N. 2404." = Aspidium montanum Asch. Flor. d. Pror. Brandeb. p. 922. (V. Luerssen. loc. cit. p. 367). Polypodium molle All. F. P. II, 287. — Athyrium alpestre Nyland. Sec. Ledebour Flora rossiea IV, 510, (Sub. Polyp. rhaetic.) v. Luerssen loe. eit. p. 144. (1853). Polypodium Pontederae All. F. P. II, 286. — Athyrium Filix femina Roth. var. dentatum Doell. Rhin. Flora 12 sub. Asplenio, (V. H. Christ ex. in Herb. Bellardi). Potentilla hirta All. F. P. II, 55 Tab. 71, fig. L = Potentilla hirta Linn. S. P. 497, var. p. pedata Koch. Synop. ed. 2, p. 237 (v. Burnat. loe. cit. vol. 2, p. 249). Potentilla norvegica Al. F. P. II, 58, (non Linn.). = Potentilla frigida Vill. Histoire des Plantes du Dauph. IL, p. 563. Potentilla rubens AM. F. P. II, 58. 274 O. MATTIROLO = Potentilla hirta L. S. P. 497, (sensu latissimo) var. & pedata Koch. Synop. ed. 2, p. 237, (V. Burnat. loc. cit. vol. II, p. 249). Prenanthes ramosissima All. F. P. I, 226, Tab. 33, fig. 1. = Lactuca ramosissima Gren. et God. Flor. franc. Tom. II, p. 318. (1850) (ex deseript. fig. exlus.). Primula glutinosa All. Auct. F. P. p. 6. N. 338.* — Primula Allionii Loisl. Notice sur les plantes à ajouter à la Flor. de France p. 38, pl. III fig. 1, 1810. (V. Bertoloni pag. 383, Flor. it. vol. 2. Primula hirsuta All. Auct.- ad Synop. p. 62, N. 34, 1770-73, et All. F. PL = Primula viscosa Vill. (1779) Prosp. p. 21. Secondo la Signora E. Widmer la P. hirsuta di Allioni comprende- rebbe le forme indicate nel suo lavoro coi nomi di P. viscosa Vill. P. Cottia Widm. e P. Pedemontana Thom. (Vedi E. Widmer, Die Europàische Arten der Gattung Primula München 1891, p. 56. Primula longifiora All. F. P. I, 92, Tab. 39, fig. 3. Primula viscosa All. F. P. I, 93, Tab. 5, fig. 1. — Primula hirsuta Vill. Hist. des Pl. de Dauph. II, 469. = Primula latifolia Lap. Histoir. abrégée des Plantes des Pyrenées (1813). (V. Widmer loc. cit. p. 41). Pteris crispa All. F. P. II, 284. = Allosorus crispus Bernh. Q. Quercus aegilops AM. F. P. II, 190. — Quereus aegilops L. S. P. 996. R. Ranunculus agrarius All. Auct. p. 27 (1789). — Ranuneulus sardous Crantz. Stirp. austr. ed. I, fasc. II, p. 84, anno 1763. | GL Meo Liver paese LITE EN NON etie c Lied à Ac e. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 275 Intorno alla storia della sinonimia di questa specie vedi il lavoro di A. Gras, Sur la Synonymie d'une espèce de Ranunculus, Bull. Soc. bot. Franc. vol. IX, 1862, p. 324 et seg. — V. pure Burnat, Flor. d. Alp. marit. p. 38, vol. I. — Il nome di Ranunculus Philonotis Ehrh. Beiträge II, 145 data solo dal 1788. Ranunculus auricomus Al. F. P. II, 49. = Ranunculus auricomus L. S. P. 551. Ranunculus Columnae All. F. P. II, 50, Tab. 67, fig. 3 e 4. = Ranunculus Seguierii Vill. Prosp. p. 50, Tab. 32. Ranunculus peucedanifolius All. F. P. II, 53. - — Ranuneulus aquatilis L. S. P. 556. — Ranunculus fluitans Lam F. F. 3, 164. Ranunculus plantaginens Al. F. P. II, 48, Tab. 76, fig. 1. — Ranuneulus pyrenaeus L. Mant. alt. p. 248 (var.). Ranunculus polymorphus AM. F. P. II, 49, Tab. 82, fig. 2. = Ranunculus auricomus L. S. P. 551. (V. Burnat, loc. cit. p. 28. V. Allioni Auct. p. 27, N. 1449, dove egli stesso ammette questa sinonimia. Rapistrum arvense Al. F. P. I, 258. — Raphanus Rhapanistrum L. S. P. 669. Rapistrum perenne AM. F. P. I, 258. — Myagrum perenne L. S. P. 893. — Rapistrum perenne Berg. Phytonom. III, (1784). Rapistrum rugosum All. F. P. I, 257, Tab. 78. |. = Myagrum rugosum L. S. P. 640. = Rapistrum rugosum Bergeret Phytonom. III, 171 (anno 1784). V. Burnat. Flore des Alpes maritimes p. 150, vol. I. — Gras, Nou- velles notes sur quelques rectifications de Synonymie. Bull. Soc. bot. Franc. 1863, p. 17, Extr. Reseda sesamoides All. F. P. II. 92, Tab. 88, fig. 3. = Astroearpus Clusii Gay. in Arch. fr. et. alt. F. Schultz. (1842). J. Muller Monog. Resed. p. 222. Rhagadiolus creticus All. F. P. I, 226. = Hyoseris cretica L. S. P. 810. 276 O. MATTIROLO = Hedypnois eretica W. Rhagadiolus hedypnois All. F. P. I, 226. — Hyoseris hedypnois L. S. P. 809. Rhagadiolus radiatus All. F. P. I, 227. — Hyoseris radiata L. S. P. 808. Rhagadiolus scaber All. F. P. I, 226. = Hyoseris scabra L. S. P. 809. Rhagadiolus tarazacoidesAl. F. P. I, 227. = Hyoseris taraxacoides Vill. Prosp. 33, tav. 26, fig. 3. = Robertia taraxacoides DC. Rhagadiolus Zacintha AM. F. P. I, 227. = Lapsana zazintha L. S. P. 1141. = Zacyntha verrucosa Gaertn. Fruet. II, 358, Tab. 157, fig. 7. Rorella longifolia Al. F. P. II, 88. — Drosera longifolia L. S. P. 282. Rorella rotundifolia All. F. P. II, 88. =. Drosera -rotundifolia L. S. P. 281. Rosa foetida All. F. P. II, 138. — Rosa foetida Herrmann Diss. p. 18, N. 13 (1770). = Rosa Eglanteria Linn. Sp. P., p. 491 (1753). = Rosa lutea Miller (1768) V. Burnat. loc. cit. vol. III, p. 91. Rumex arifolius All. Auct. ad Synop. p. 94. N. 140, et All. F. P. II, 204 (non L. f.). = Rumex montanus Poir. Diet. supp. 4. p. 323, V. A. Gras, Rec- tifications ecc. loe. eit. 1861. : Rumex multifidus All. F. P. II, 205. = Rumex Thyrsoides Desf. Flor. Atl. 1, p. 321 [n P fissus Koch. E Gren. et Godr. Flor. Franc. II, 44). Ruta graveolens minor All. F. P. I, 281. = Ruta angustifolia Pers. (v. Burnat, loe. cit. p. 41). Ruta legitima All. F. P. I, 280. = Ruta montana L. S. P. 383. (V. Burnat, loc. cit. vol. II, p. 41. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 271 S. Saliz lapponum AU. F. P: II, 186. = Salix glauca L. S. P. ed. II, 1446. (v. Ces. Pass. Gib. Comp. Flor. ital. p. 225). Salvinia natans All. F. P. II, 289. (V. Luerssen loc. cit. pag. 600). Sanguisorba auriculata Al. F. P. I, 80. = Sanguisorba officinalis L. S. P. 116. Saxifraga Bellardi (Bellardi) All. F. P. II, 72, Tab. 88, fig. 1. — Saxifraga controversa Sternb. Revis. Saxif. 43, Tab. 16, fig. 1, v. Grenier et Godr. Flor. Frane. I, 643. = Saxifraga tridactylites var. (9 et Y Bert. Flor. ital. IV, 495, 96 * (v. Burnat, loe. cit. vol. III, p. 241). Saxifraga biflora All. Auct. ad Synop. 86, N. 116 et All. F. P. II, 71, Tab. 21, fig. 1. = Saxifraga rosea Lap. (1795-1801). Saaifraga Cotyledon Al. F. P. IL, 68 (p. p.) — Saxifraga Cotyledon L. S. P. 570 (in valle Augusta Pretoria). Saaifraga Cotyledon AM. F. P. II, 68 (non L.) p. p. in valle Sturae. = Saxifraga lingulata Bell. App. ad Flor. Ped. in Mem. Ace. Scienz. Torino X, 226, anno 1792. V. Moris, Flor. Sard. 1I, 147 et Burnat loc. cit. vol. III, pag. 259. Saxifraga exarata AM. F. P. II, 73, Tab. 88, fig. 2. = Saxifraga exarata Vill. Prosp. p. 47, an. 1779. Saxifraga hypnoides All. F. P. II, 72, Tab. 21, fig. 4. = Saxifraga exarata Vill. Prosp. p. 47. Saxifraga muscoides All. Auct. ad Synop. p. 87, N. 117, et All. F. P. II, 70, Tab. 61, fig. 2. | = Saxifraga planifolia Lap. Flor. Pyr. 31 (1795). Saxifraga mutata Al. Auct. N. 1518 ex loco p. 27, (non in F. P.). =: Saxifraga florulenta Moretti. Tent. ad Il., sin. delle specie del gen. Saxifrag. in Giorn. fis. chim. di Configliacchi e Brugnatelli, vol IV, p. 104, anno 1824. — Sec. Cesati. — (V. Burnat, loc. cit. vol. IIL, p. 266). 18. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 278 O. MATTIROLO Saxifraga Pedemontana All. F. P. II, 73, Tab. 21 fig. 5, e 6. = Saxifraga heterophylla Sternb. Rev. Saxif. 50, 1810, Tab. 88. Saxifraga purpurea All. Auct. ad Synop. p. 86 (1770-73) N. 115 et All. EGCOIL 7I-Tab. 2. oo 9 = Saxifraga retusa Gouan. Ill. p. 28, Tab. 18, fig. 1, (1773). Scabiosa hybrida All. Auct. F. P. 9. — Knautia hybrida Coult. Mém. sur Dips. (1823). Seabiosa pyrenaiea All. F. P. I, 140, Tab. 25, fig. 2 et Tab. 26 fig. 1. = Scabiosa mollissima DC. Flor. Frane. V. 490. Scabiosa transylvanica All. F. P. I, 138, Tab. 48. = Scabiosa transylvanica L. 8. P. 98. = Cephalaria transylvanica Schrad. Cat. Sem. Hort. H. Gott. (1814). Scirpus annuus Al. F. P. II, 277. = Fimbristylis annua Roemer et Sehult, II, 95 (1817). Scorzonera graminifolia Al. F. P. I, 228. — Seorzonera graminifolia L. S. P. 791. = Scorzonera aristata Ram. in DC. Flor. Frane. IV, p. 922 (1805). V. Koch. Flor. Germ. p. 364. Scrophularia auriculata AM. F. P. I, 69. = Serophularia aquatica L. S. P. 620. Scrophularia lucida AM. F. P. I, 70. = Serophularia canina L. S. P. 865. (V. Bertoloni, Flor. ital. VI, p. 393). " Seutellaria Columnae All. F. P. I, 40, Tab. 84, fig. 2. = Scutellaria pallida Guss. Sedum aestivum AU. F. P. II, 121. = Sedum annuum L. S. P. 432. Sedum alsinaefolium All F. P, II, 119, Tab. 22, fig. 2, (err. Synonimia data da Steudel. e dall’ Indeg Keiensis i quali farebbero questa specie allioniana sin. eon S. Cepaea L.) Sedum annuum Al. F. P. II, 122. = Sedum alpestre Vill. Prosp. 49. : > Sedum cepaea All. F. P. II, 120. — Sedum Cepaea L. Sp. 617. E NOMENCLATOR ALLIONIANUS 279 Sedum gallioides (Pourr.) All. F. P. II, 120, Tab. 65, fig. 3. = Sedum Cepaea L. S. P. 431. Sedum hirsutum All. F. P. II, 122, Tab. 65, fig. 5. Sedum nicaense All. F. P. II, 122, Tab. 90, fig. 1. — Bempervivum sediforme Jaeq. Hort. bot. Vindob. Tav. 81 (1770). — Sedum altissimum Poir. in Encycl, IV, p. 634. (1796) (V. Ar- doino Flor. d. Alp. marit. p. 144). Sedum sazatile All. F. P. II, 121, Tab. 65. fig. 6. = Sedum alpestre Vill. Prosp. p. 49. Selinum argenteum All. F. P. II, p. 9. = Peucedanum venetum Koch. Syn. ed. 1, p. 305. Selinum imperatoria All. F. P. II, 7. = Imperatoria ostrutium L. S. P. 371. — Peucedanum ostrutium Koch. Umbell. 95. Selinum Carvifolia Chabraei AM. F. P. II, 9. = Peucedanum carvifolia Vill. Prosp. p. 25. Selinum pseudo-carvifolia All. (Crantz.) F. P. II, 9. = Selinum Carvifolia L. S. P. 350, ed. II. Senecio parviflorus AM. F. P. I, 200 Tab. 38, fig. 3. = Senecio ineanus L. S. P. 869. Senecio siculus All, Auct. ad Sinops. p. 70, N. 66 (1770-73). = Senecio squalidus L. S. P. ed. II, 1218. (V. A. Gras, Nouvelles notes ete. Bull. Soc. Franc. 1863). Senecio uniflorus All. F. P. I, 200, fig. 3, Tab. 17 (Auctarium ad Synop p. 70, prius sub nomine Solidago uniflora). = Inula provincialis. L. S. P. 884. Seriola urens All F, P, I, 230, Tab. 29, fig. 1. = Seriola aetnensis L. S. P. Ed. II, p. 1139. Silene Cordifolia All. F, P. II, 82, Tav. 23, fig. 3. Silene excapa All. F. P. II, 83, Tab. 79, fig. 2. = Silene acaulis L, var. f. excapa Avè Lallemant. De plantis quib. Italiae bor. ec. 1829 (V. Burnat, loc. cit. vol. I, p. 210). Silene nicaensis All. Auct. ad Synop. p. 88, N. 123. — All. F. P. I, 81, Tab. 44, fig. 2, : 980 O. MATTIROLO Silene sericea All. F. P. II, 81, Tav. 79, fig. 3. — Silene pubescens Lois. (1806). Silene vallesia All. F. P. IL, 81, Tab. 23, fig. 2. — Silene vallesia L. S. P. ed. IL, 603. Sinapis maritima All. F. P. I, 264. — Sisymbrium austriacum Jaeq. var. genuinum Gren. et Godr. Flor. Franc. I. 95. = Sisymbrium austriacum Jaeq. subsp. erysimifolium Rouy. = Sisymbrium erysimifolium Pourr. (Valbusa pro specie) V. Burnat, loc. eit. p. 285, vol. III. Sinapis pyrenaica All. F. P. I, 264. — Sisymbrium austriacum Jaeq. subsp. Villarsii Rouy. — Sisymbrium acutangulum DC. (Valbusa pro specie) (V. Burnat, loc. cit. vol. III, p. 285). Sinapis recurvata All. F. P. I, 265, Tab. 87. — Brassica Cheiranthos Vill. Prosp. p. 40, v. All. Auct. ad FI. Ped. p. 17. = Sinapis Cheiranthus Koch. (V. Burnat, loe. cit. p. 72). Sinapis Tournefortii AM. F. P. I, 265. = Brassica Cheiranthos Vill. Prosp. p. 40, v. All. Auct. ad. Flor. Ped. p. 17. = Sinapis Cheiranthus Koch. (V. Burnat, loc. cit. p. > Sisymbrium barbareae (Murr.) All. Auct. p. 19. = Barbarea praecox R. Brow. in Ait. Hort. Kew. ed. II, IV, 109, 1812 (V. Bert. Flor. italic. VII, p. 79). Sisymbrium dentatum AM. F. P. I, 275, Tab. 57, fig. 3. = Sisymbrium pinnatifidum DC. Flor. Frane. IV, 667 (1815). — Braya pinnatifida Koch. Smyrnium nodiflorum Al. F. P. II, 21, Tab. 72. — Ligustieum nodiflorum Vill. Prosp. 25, Tab. XXIII, fig. 2 (1779). = Trochiscanthes nodiflorus Koch. Umbell. p. 103, fig. 95. * Solanum capsicoides All. Auct. ad Synop. (1770-73) p. 64, N. 44. = Solanum ciliatum Lam. Ill. N. 2360 (1793). = Solanum 'eapsieoides Mart. in Flora XXI (1838) II, Beibl. 78. V. A. Gras, Nouvelles notes ecc. Bull. Soe. bot. Franc. 1863. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 281 Solanum melanocerasum All. Auct. ad Synop. p. 64, N. 43 (1770-73). — Solanum nigrum 3 guineense L. S. P. ed. I, p. 186. = Solanum guineense Mill. Diet. ed. VIII, 1768. V. A. Gras, Nou- velles Notes sur quelques Rectifications de Synonymie. Bull. Soc. ‘bot. franc. 1863. Sonchus asper All. F. P. I, 222. — Sonehus asper Vill. Pl. d. Dauph. 3, 158 (1789) V. Gras. loc. cit. Sonchus laevis All F. P. I, 222. = Sonchus oleraceus L. S. P. ed. 2, 1116. Sonchus picroides All. F. P. I, 223, Tab. 16, fig. 1, et All. Stirp. Nicaens. pag. 84. = Picridium vulgare Desf. Spartium purgans All. F. P. I, 339 (non L.). = Genista cinerea DC. Flor. franc. IV, 494. (V. Burnat, loc. cit. vol. II, p. 64). Spergula saginoides All. F. P. IL, 118, Tab. 64, fig. 1. = Sagina repens Burnat in Gremli Exice. flor. Schw. ed. 3, p. 100 (1878) V. Burnat, loc. cit. vol. I, p. 238. Stachys heraelea All. F. P. I, 31, Tab. 84, fig. 1. = Stachys betonicaefolia Pers. Syn. = Stachys barbata Lap. -= Stachis phlomoides W. = Stachis barbigera Viv. Statice cordata All. F. P. II, 90. — Statice pubescens DC. V. A. Gras, Bull. Soc. bot. frane. 1861, loc. cit. pag. 7 et Moris Flora Sardoa, III, 47. Statice plantaginea All. F. P. II, 90. = Armoria plantaginea Wild. En. Hort. Bot. Ber. 1, p. 334, 1806. Stellaria hypericifolia AM. F. P. II, 115. — Alsine uliginosa Vill. Prosp. p. 48. = Stellaria uliginosa Murr. Prodr. Stirp. Gött. p. 55 (1770). Stramonium foetidum All. F. P. I, 103. — Datura Stramonium L. S.*P. 179. Struthiopteris Filicastrum All. F. P. II, 283. 282 O. MATTIROLO — Onoclea Struthiopteris Hoffm. Deut. Flor. II, (1795) V. Luerssen in Rabenhorst Krypt. Fl. vol. III, pag. 485. Swertia barbata All F. P. I, 208. = Crepis barbata L. S. P. 805. — Tolpis barbata Gaertn. Fruct. II, 372, Tab. 160. (1788-1807). = Tolpis umbellata Bert. Flor. it. VIII, 541. 4 V Tamariscus gallicus All. F. P. II, 87. = Tamarix gallica L. S. P. ed. II, 386. Thlaspi ruderale Al. F. P. I, 250. = Lepidium ruderale L. S8. P. 645. Thymaelaea alpina Al. F. P. I, 132. = Daphne alpina L. S. P. 356. Thymaelaea cneorum All. F. P. I, 133. — Daphne eneorum L. S. P. 357. Thymaelaea dioica All. Auct. pag. 9. — Daphne dioiea Gouan, Ill. p. 27, Tab. 17, fig. 1 (1773). — Passerina dioica Ram. Thymaelaca gnidium Al. F. P. I. 133. — Daphne Gnidium L. S. P. 357. Thymaelaea laureola AM. F. P. I, 132. = Daphne Laureola L. S. P. 357. Thymaelaea mezereum Al. F. P. I, 131. = Daphne Mezereum L. S. P. 356. Thymaelaea sanamunda AM. F. P. I, 132. — Daphne Thymelea L. S. P. 356 (Passerina Thymelaea DC.). Thymaelaea tarton-raira AM. F. P. I, 133. — Daphne Tarton-raira L. S. P. 356. Thymus pannonicus Al. F. P. I, 20. — Thymus serpyllum. L. S. P. 590 ped ied lanuginosus, var. lanuginosus Briquet. — Thymus piperella Al. F. P. I, 21, Tab. 37, fig. 3. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 283 = Satureja Piperella Bert. VI, 50 (non Thymus Piperella L.). Tragus racemosus All. F. P. II, 241. —— = Cenchrus racemosus L. S, P. 1049. Trifolium apulum All, Auct. ad Synops. p. 76, N. 87. — Trifolium spumosum L. S. P. 1085. (V. Gibelli e Belli Rivista eritiea eec. 1891, Torino, p. 9). Tr.folium hirtum All Auct. 20. — Trifolium hispidum Desf. Flor. Atlant. p. 200, II, (1798- 1800). V. Gibelli e Belli, Rivista critica della specie del Gen. Trifolium, Torino 1888, pag. 79. Trifolium saxatile All. F. P. I, 305, Tab. 59, fig. 3 et prius All. Auet. ad Synops. 1770-73, p. 77. — Trifolium thymiflorum Vill. Prosp. 1779, p. 43. Triticum biunciale (Villars) Allioni Auct. p. 46 (1789). = Triticum biunciale Vill. PI? Dauph. II, p. 167 (1787). — Festuea maritima L. Sp. P. 75 (1753). = Nardurus tenellus Rehb. v. biuncialis Ascherson et Graebner loc. it. p. 541. Turritis bellidifolia AM. F. P. I, 270, Tab. 40, fig. 1. — Arabis bellidifolia Jacq. Obs. Bot. 1, 22, (1764-1771). Iurritis coerulea All. F. P. I, 270, Tab. 40, fig. 2. — Arabis coerulea All. Auct. ad Synops. p. 74, N. 82 (1770-73). Turritis stricta All. Auct. p. 18, 978. = Arabis hirsuta Scop. Flor Carn. ed. II, 30, vol. II (1772). — Varietas 9 Allionii, Burnat, loc. cit. vol. I, pag. 99. U. Unifolium quadrifidum AM. F. P. I, 124. = Convallaria bifolia L, S. P. 452. = Smilacina bifolia Desf. = Majanthemum bifolium DC. Flor. frane. vol. 3, p. 177. 284 O. MATTIROLO V. Valeriana angustifolia All. F. P. I, 1. = Centranthus angustifolius DC. Flor. Franc. IV, p. 239. Valeriana dentata Al. F. P. I, 2. = Valerianella dentata Pollich. = Valerianella Morisonii DC. Prod. IV, p. 627. Valeriana saliunea All. F. P. I, 3, Tav. 70, fig. 1. — Valeriana Celtiea Vill. Hist. Pl. Dauph. vol. II, 1787). Verbascum orientale AM. F. P. I, 106. =: Celsia orientalis L. S. P. 621. Verbascum phlomoides All. F. P. I, 105. — Verbascum Boerhavii L. Mant. 45. Verbascum thapsoides All. F. P. I, 105. = Verbascum phlomoides L. 8. P. 235. (V. Gren. et Godr. Flor. Franc. p. 549, vol. 2). Veronica Bellardi All. F. P. I, 77. = Veronica verna L. S. P. 14 (Sec. Specimina Bellardiana). (V. Bert. Flor. ital. vol. I, p. 96). Veronica praecox All Auct. Flor. Ped. p. 5, Tab. 1, fig. 1. = Veronica romana Scop. Flor. Carn. ed. II, Tom. I, p. 18. 1772. (V. Koch. Flor. Germ. p. 459.) Veronica pumila Al. F. P. I, 75, Tab. 22, fig. 5 et Allioni Specim. Ped. Stirp. p. 19, Tab. III, fig. 3. = Veronica alpina L. S. P. 11. Veronica pyrenaica All. F. P. I, 73, Tab. 46, fig. 3. — Veronica Allionii Vill. Prosp. 20. Veronica repens All. Speeim. Pedemont. p. 21, Tab. 4, fig. 3. = Veronica pyrenaica All. F. P. I, 73, Tab. 46, fig. 3 (Teste Allioni). — Veronica Allioni Vill. Prospect. p. 20 (1779). Veronica romana All. F. P. I, 79, Tab. 85, fig. 2. — Veronica verna L. S. P. 14. Questa sinonimia fu rieonosciuta da G. B. Moris, v. Flor. Sard. Tom. III o | pag. 227. — Bertoloni (1833), Koch (1857), anteriori a questo autore : Dec ritenuta la specie di Allioni sinonima a P. triphyllos L. NOMENCLATOR ALLIONIANUS 285 Veronica succulenta Al. F. P. I, 78, Tab. 22, fig. 4. = Veronica verna L. S. P. 19. Veronica tenella All. F. P- I, 75, Tab. 22, fig. 1. = Veronica serpyllifolia L. S. P. 12. 8. tenella Gren. et Godr. Flor. Frane. 2, p. 594 Vicia angustifolia AM. F. P. I, 325. = Vicia lathyroides All. F. P. I, 326, Tab. 59, fig. 2. = Vicia angustifolia L. Amoen. IV, '105 (1759). = Vicia sativa L. v. Bobarti, Burnat, loe. cit. vol. II, p. 172, (V. Daydon Jackson, journ. of. Botany, an. 1887, p. 181). Viola alpina AM. F. P. IL, 98, et Herb. non Jacq. = Viola Valderia AIL Fl. Ped. II, 98, Tab. 24, fig. 3. (V. Burnat, loc. cit. p. 176, vol. I). Viola cenisia All F. P. II, 98, Tab. 22, fig. 6 et Spec. Ped. p. 14, Tab. | III, fig. 4. = Viola cenisia L. S. P. ed. II. 1325. Viola nummularifolia All. F. P. II, 98, Tab. 9, fig. 4 et All. Spec. Ped. Stirp. p. 7, Tab. II. — Viola nummulariaefolia Vill. Prosp. p. 26 (1779). Viola pinnata AM. F. P. IL, 97 — Viola acaulis ecc. All. Miscell. Taurin. vol. HI, 1766). — Viola pinnata L. S. P. 1323 ed. II Viola Ruppii Al. F. P. II, 99, Tab. 26, fig. 6 et All. Auct. ad Synops. p. 84, N. 109. = Viola canina L. S. P. 935, var. 6 Ruppii Sec. Burnat loc. cit. p. 172, vol. I. Violae species caninae prorima All. Auct. F. P. p. 29, N. 1645. — Viola arenaria DC. Flor. Frane. IV, 1805, p. 806. (Viola Allioni Pio 1813) (V. Burnat. loc. cit. vol. I, p. 171). Viola Valderia All. F. P. II, 98, Tab. 24, fig. 3 et Herb.; All. Auct. 29. — Viola alpina AlL F. P. II, 98 et Herb. non Jacquin! = Viola cenisia var. {. Bertoloni II, Flor. ital. 710, V. Burnat, loe, cit. p. 175, et seg. 286 O. +- MATTIROLO GENERA ET SPECIES ALLIONIO DICATAE quae nomen Clarissimi botanici pedemontani memorant. GENERA (!). Allionia Loefling. Iter hisp. 181, 1758, Linn. Syst. Edit. X. 890, 1759 (Nictagineae). = Wedelia Loefl. Iter 180 (1758). SPECIES. A. Allionia incarnata L. S. P. ed. II, 147. — Wedelia incarnata Loefl. Iter 180. Andropogon Allionii Lam. DC. Flor. Frane. III 97. (1805). — Andropogon contortus L. S. P. 1045 (1753). Anthyllis vulneraria var. Allionii DC. Prodr. H. p. 170. — Anthyllis vulnerarioides Bonjean (in Sehedulis Herb. sub. nom. Anthillis nova) in Rehb. Flor. excur. N. 3313. = Astragalus vulnerarioides All. F. P. (V. Burnat, Flor. d. Alp. marit. II, p. 91). Arabis Allionii DC. Flor. frane. IV, p. 676. = Turritis stricta All. Auct. p. 18. = Arabis hirsuta Scop. var. à Allionii Burnat, Flor. d. Alp. marit. vol. 1, p. 99. Artemisia Allionii DC. in Nyman Consp. p. 377, N. 19. (1) Il Buniva nella sua biografia allioniana ricorda come: Fabricius donna le nom d'Allioniana à une espèce de Pyralis, et Loefling donna aussi le nom d'Allionia a une autre espèce de Plante V. Allionia. — Oggi il Satyrus Allionii F. è sin. di S. Statilinus Hnfn. V. Staudinger, Catalog. 1871). Ri- . lionia una specie del genere Phalaena. corda il Bonino (loc. cit.) che anche il De Pruner salutò col nome di Al NOMENCLATOR ALLIONIANUS 287 = Artemisia nana Gaud. Flor. Helv. 5, p. 231, variet. 5. Allionii, DC. Prodr. vol. VI, p. 98. Asperula Allionii Baumg. Enumerat. stirp. ec. I, 80, 1816-46. = Asperula hexaphylla All. F. P. I, 12, Tab. 77, fig. 3. B. Brachypodium Allioni Presl. Flor. Sie. I, 5 XLV, 1826. — Brachypodium ramosum Roemer et Schultz. Syst. II, 737 (1817). V. Ascherson et Graebner vol. II, p. 637. Brassica Allioni Moretti, Ind. Sem. Hort. Taur. 1829 (fide DC. sched.). = Brassica Oleracea (V. Index Kewensis vol. I, p. 334). Questa indicazione è errata; poichè la specie fu dal Moretti pubblicata in: Delectus Seminum Horti botanici Universitatis Tieinensis e non Tau- rinensis. La Brassica Allionii corrisponde alla Brassica Oleracea Al. Auct. p. 17, N. 766 (non Linn.) e sarebbe sinonima di Brassiea Balearica. Ba- darò Pl. lig. occ. in Botanico Italiano, N. 12 (non Pers.). C. Campanula Allionii Lapey. Hist. Abregée des Plantes des Pyrenées, Tom. L p. 107 — Campanula Allionii Vill. Prosp. p. 22. = Campanula alpestris All. loe. cit. Campanula Allionii Vill. Prosp. p. 22, 1779. — Campanula alpestris All. Rar. Ped. Spec. 1755, p. 36 Tab. VI, et Auctarium ad Synops. p. 63, 1770-73. Cerinthe minor Allionei Fiori Flor. analit. d'Italia vol. II, p. 362. — Cerinthe maculata All — Cerinthe minor. L. (non maculata AIL) V. G. Gola, Osservazioni sulla Cerinthe maculata All. Malpighia, 1904. : : Cirsium Allionii Thur. in Sehaed. V. Ardoino, Flor. des Alpes marit. pag. 198. : — Cirsium pyrenaicum All. F. P. I, p. 151, Tab. 12. 288 O. MATTIROLO = Cirsium rivulare Link. 8 Allionii (Thur.) in Arcang. Flor. ital. Edit. II, p. 725. Cirsium Allionii Spenner Flor. friburgensis eec. 1825-29, 1079. = Cirsium acaule All F. P. I, p. 153 (Sec. Gren. Godr. Flor. Frane. 2, p. 224). D. Dianthus Allionii Colla Herb. Pedem. Tom. I, p. 297, 1833. — Dianthus atrorubens All. F. P. IL, 75 et. Herb. | P Helianthemum: Allionii Tineo. Plant. Rar. Siciliae, fasc. 2, p. 43. — Helianthemum canum Dunal in DC. Prodr. I, p. 277. = Cistus canus All. F. P. IL, p. 103 et Herb. See. Moris, Flora Sardoa, I, 202. Heteropogon Allionii Roem. et Schultz. Syst. veget. II, 835 (1817). = Andropogon contortus L. S. P. 1045 (1753). Hieracium Allionii Hall. fils. in Roemer Arch. I, II, 2. = Crepis alpestris Sec. Steudel loc. cit. et Index Kewensis loc. cit. Questa specie secondo Gaudin Flor. Helv. 5, pag. 66 sarebbe sinonima di Hieracium alpinum L. Gaudin però la ritiene inedita. Egli ricorda pure un'altro Hieracium Allioni Schl. exs. senza dare altre indicazioni. Hieracium Allioni Mérat, in Steudel Nom. vol. I, 761. = Hieracium glaucum AM. (?) Hieracium Allioniti Monn. Ess. p. 15. = Hieracium glaueum All. F. P. I, p. 214, Tab. 28, fig. 3 et All. Auct. ad Synop. 1770-73, p. 71. (Sec. Koch. Syn. ed. III, p. 386). = Hieracium saxatile Vill. (See. Index Kewensis 1, 1149 et Steudel Nom. I, 761). Hieracium Allionii Tausch. in Flora XI. 1828, I, Ergr. 58. = Hieracium cymosum (Secund. Stendel Nom, 1, p. 761 et Index Kewensis vol. I, p. 1149). NOMENCLATOR ALLIONÍANUS 989 L. Lotus Allionii Desv. journ. bot. 3, p. 77, 1814. = Lotus cytisoides L. S. P. 776. M. Mentha arvensis L. 8. P. 577. = Supsp. agrestis var. A//ionii Briquet (V. John Briquet, Les La- biées des Alpes maritimes p. 91). 0. Onobrychis Allionii Jourdan, Hort. &«atianop. 1851, V. Walp. Ann. bot. syst. IV, 546. = Onobrychis saxatilis All. non Lam. (V. Burnat- lae. eit. vol. II, pag. 224). E Pedicularis Allionii Rchb. Ie. Flor. Germ. et Helv. vol. XX, 1862, p. 77, Tab. 1760. = Pedicularis rosea Wulf, & Allionii Rehb. f. = Pedicularis hirsuta All. Sp. Ped. Stirp. p. 52, Tab. 12, fig. 1 et All. F. P. I, 63, Tab. 3, fig. 1 (non L) Plagius Allionii L'Héritier! mss. in DC. Prodr. Vl, p. 135. = Chrysanthemum discoideum All. F. P. I, p. 190, Tab. 11, fig. 2. — Plagius virgatus DC. Prodr. VI, p. 135. Primula Allionii Koch. p. 678 (Hausm.). ; — Primula tirolensis Schott. E. Widmer, Die Europaische Arten da Gattung-Primula München 1891, p. 64. Primula Allionii Loisl. Notice sur les Plantes à ajouter à la Flor. de France, p. 38, pl. III. fig. 1, 1810, V. E. Widmer loc. cit. p. 62. 290 O. MATTIROLO R. Rosa Allionii Burnat et Gremli, Supplem. à la Monographie des Roses des Alp. marit, p. 16 et Burnat, Flore des Alpes maritimes, vol. HI, 1899, p. 81 e 311. Rumex Allioni Link. Handb. I, 306. — Rumex montanus Desf. (V. Index Kewensis fase. IV, 1895. S. Sazifraga Allioni Baumg. Enum. Stirp. Trans. I, 378. — Saxifraga Pedemontana All. F. P. II, 73, Sec. Steudel. Nom. II. 518, et Index Kewensis vol. IV, p. 812. = Saxifraga cymosa W. K. (V. Burnat, loe. cit. vol. III, p. 247. Saaifraga Allionii Gaud. Flor. Helv. 3, p. 126. — Saxifraga exarata All. (non Vill) see. Gaud. loc. cit. = Saxifraga museoides Wulf in Jacq. Miscell. 2, p. 125 (1762). Saaifraga Allionii A. Terr. Bull. Soc. bot. ital. 1892, p. 135. = Saxifraga Pedemontana. All. (V. Burnat, loc. eit. p. 247, vol. III). Sinapis Allionii Jacq. Hort. Vind. 2. t. 168, Boissier Flor. or. II, 395. — Sinapis arvensis L. var. Allionii Aschers. et Schweinf. V. Ilu- stration de la Flore d'Égypte, Le Caire, 1887. Sinapis Allionii var. turgida Boissier, Flor. orient. Tom. I, p. 395. — Sinapis arvensis var. turgida (Del.) Ascherson et Schweinfurth, Illustration de la Flore d'Égypte p. 41. Vv. Veronica Allionii Schmidt. Franz. W. Flor. boemica I, 6. = Veronica officinalis L. (Sec. Steudel Nom. II, 756 et Index Ke- wensis vol. IV, p. 1187). Veronica Allionii Smith. in Trans. of the Linn. Soc, I. p. 189. — Veronica pyrenaica All. (Bert. Flor. ital. 1, p. 67). Veronica Allionii Vill, Prosp. 20 (1779). NOMENCLATOR ALLIONIANUS 29] = Veronica pyrenaica All. F. P. I, 73. Tab. 46, fig. 3. Viola Allioni J. B. Pio, De Viola, Specimen bot. med. Taur. 1813. = Viola Allionii Róm. et Schultz. Syst. veg. V, p. 367 1819. — Viola Balbis Re Flor. Segusina. = Viola arenaria DC. Flor. Frane. IV, 1805, p. 806. CATALOGUS SPECIERUM ALLIONIO false adscriptarum, quae in operibus ejus non reperiuntur. l. — Hieracium sawetanum All. V. Cesati, Passerini e Gibelli, Com- pendio della Flora italiana. i 2. — Sazifraga columnaris All. V. Steudel, Nomenclator botanicus, vol. II, p. 519. Hortus Kew (ex Steudel.) vol. IV, p. 813. 3. — Ranunculus tauriensis AN. V. Steudel. loc. cit. pag. 436 et 435. Hortus Kewens. (ex Steudel) Vol. IV. p. 689. 4. — Galeopsis hirsuta All. in Steudel. Nomenclator. vol. I, p. 655. 9. — Solanum niveum All. V. Vitman, Summa Plantarum Tom. I, p. 492. Fulgenzio Vitman nel citato lavoro ricorda questa specie allio- niana come sinonima di Solanum marginatum L. fil. Suppl. 147 e aggiunge l'indieazione Auct. Mise. Taur.. — Dunal nella Mo- nografia del Genere Solanum (De Candolle Prodr. XIII, 370) ri- ferisce lui pure « fide Vitman » questa sinonimia. A. Gras che si interessò dell'argomento nel lavoro, già da ‘noi più volte ricordato (Nouvelles notes sur quelques Rectifica- tions de Synonymie. Bull. Soc. bot. Franc. 1863) così si esprime, parlando appunto dal Solanum ricordato da Vitman: « Or cette dénomination specifique n'eziste nulle part dans le travail d Allioni, et n'est probablement que l'effet d'une distraction du bon Père Ful. gence Vitman ». Noi che abbiamo, per questo riguardo, esaminate non solo le opere di Allioni, ma anche l’Erbario suo, coneordiamo col Gras nell’at- testare che nelle sue opere stampate manca qualsiasi accenno alla specie, la quale però esiste in due esemplari in Erbario col nome di Solanum niveum Nob., scritto di pugno di Allioni. — Ora que- 292 O. MATTIROLO sti sono esemplari di Solanum marginatum L. fil. ciò che indiche- rebbe avere il Vitman esaminato l Erbario di Allioni. — Sta di fatto che la specie non fu pubblicata. — Dagli esemplari dell’ Er- bario Torinese risulta che il So/duum niveum All. era coltivato nel R. Orto botanico di Torino negli anni 1792 e 1802. 6. — Euphorbia cuneifolia All. V. Steudel. Nom. Vol. I, 611. Il nome di questa specie che Steudel enümera fra quelle dubbie « «ec rite cognita » non fu da noi rinvetiüta, nè nelle opere stampate, nè nell’ Erbario di Allioni, nè ancofa nella Florula Corsica di Felice Valle dove pure la pianta avrebbe dovuto essere registrata; poichè, secondo Steudel, apparterrebbe alla Corsica. 7. — Alectorolophus villosus All. in Steudel. Nom. vol. II, p. 448 (sub Rhinanthus). — Questo nome devesi evidentemente ad un errore tipografico; poichè a pag. 48 del vol. I al nome di A/ectorolophus villosus fa seguito Autor, in luogo di AU. Del resto in nessuna delle opere allioniane è ricordata questa specie. 8. — Cucubalus rotundifolius AM. Steudel. Nom. vol. 1, pag. 451. — Questa specie che sarebbe, secondo lo Steudel, sinonima di Silene . inflata Sm. e che l Index Kemwensis (vol. I, p. 663) ricorda senza il nome di All. manca assolutamente nelle opere del nostro Autore. 9. — Cucurbita bononiensis All. in Steudel, Nom. I, ed. II, p. 452 et ibi sub Planta dubia nec rite cognita, manca nelle opere e nell’ Er- bario di Allioni ed è ricordata come la precedente nell’ /ndez Kemensis vol. I, p. 665. APPUNTI intorno alla « Iconographia Taurinensis » i 1752-1868. vica M are cad Ve E nella infinita Re e delle anime è un reame i si imet pittura; . . . .. RDO reris pi - Raffaello e la ernia - Idillio - Canto II). Per seguire il pensiero del bardo che ha cantato Raffaello, dirò che nel bel « reame » havvi un campo, non arido, ma arduo al lavoro, sa- erato alla pittura botanica. Un documento splendido per genialità di concetto, per valore seien- tifico, per venustà di forma artistica, condotto per ben centosediei anni con indicibile costanza ed unità d' intento, attraverso immani mutamenti scientifici, politici, rivoluzionari, rimane in Torino ad attestare il merito insigne della valorosa scuola di pittura botanica, istituita presso l'Orto del Valentino, fin dal primo trentennio del secolo XVIII. Questo è la < Zeonographia Taurinensis » ovvero « Botanica Taurinensis » come sta impresso sul dorso dei sessantaquattro volumi di tavole, raffi- " guranti piante, fiori e frutti, disegnate e dipinte a mano, con quel si- stema di acquerellatura che fu un tempo chiamato miniatura sulla carta (*). Di quest’ opera ragguardevolissima, degli artisti che vi lavorarono, dei ‘botanici che ne trassero o vi recarono comparazione ed impronta scien- tifica, mi ero proposto di esporre un breve cenno bibliografico, biografico e statistico, preceduto da aleune considerazioni intorno ai pittori ed alla pittura botanica in Piemonte, nelle epoche sussegueuti il Rinascimento. Senonchè, procedendo innanzi nel raccogliere note, mi accorsi che il piano ristretto del mio disegno si andava smisuratamente allargando, ed i confini che m'illudevo poter nettamente stabilire venivano amplificati dalla necessità di nuove ricerche e talvolta oscurati dalla scarsità di dati (© V. Biblioteca Nazionale di Torino, 6: JI- dal N. 295 al 353. 19. anca cenni XVIII, Vol. XVIIL 294 IRENE CHIAPUSSO VOLI biografici, sopratutto riguardo agli artisti, umili grege della seienza, i quali non usavano firmare i loro lavori. Così, una delle difficoltà più inestricabili, fra quelle che a primo a- spetto mi si pararono dinanzi, si fu la indispensabile selezione delle di- verse maniere nel dipingere, onde poter discernere, nella gran miscela dei volumi, la personalità di ciascun pittore, che mi era negato conoscere per mancanza assoluta di firma e di data. Nè mi potei giovare di quella preziosa fonte di cognizioni storiche, eosti- tuita dai registri d'Archivio, non avendo potuto rinvenire, nè presso l'Ar- chivio di Stato, ed Universitario, nè presso l'Istituto Botanico di Torino, trac- cia degli antichi registri « dei Congressi, dei mandati, ecc. » citati dal Vallauri e da vari altri istoriografi della istruzione pubblica in Piemonte. Tuttavia, malgrado le inevitabili lacune che solo potranno essere col- mate con ulteriori indagini, mi proverò a tracciare qui alcuni appunti, sui quali spero poter più tardi, intessere la concretazione del progetto. Convinta che l indagine debba procedere paziente, coscienziosa, vigi- lante; ch'essa debba essere nè soggettiva nè partigiana mai, obbiettiva sempre, cercherò, nei limiti del possibile, di non fallire a tali prineipii che stimo essenziali alla sana critica ed alla ricerca storica nello scibile dell’ arte, come in quello della scienza; i soli mezzi efficaci a rendere seria e sicura l esplorazione delle opere dei nostri predecessori, di tempi più o meno remoti. | II. Botaniea Taurinensis - Biblioteea Nazionale di Torino. O — II — 295-353 (°). Questa raccolta, in tutte le citazioni di autori, in tutti i libri, Riviste, Memorie di Istituti seientifiei, ove la riscontrai menzionata, va sempre sotto il titolo di: « Joegrepia Taurinensis ». 0) AIl Egregio Cavaliere Avv. Francesco Carta, Prefetto delia Biblioteca Na- zionale di duel devo il bene di aver potuto ampiamente compulsare i volumi della aphia Taurinensis. A lui, che mi fu guida cortese €e- MERA mi sia rsa: di esternare qui, i miei vivissimi ringraziamenti. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 295 Il titolo, assai indeterminato, potrebbe indicare qualsiasi altra raccolta iconografica riflettente la città di Torino, come Monumenti, Vedute, Ritratti di Illustri Torinesi e via, via. Per contro, sul dorso di legatura di ciascuno di sessantaquattro vo- lumi, più un’Appendice, custoditi nella Biblioteca Nazionale di Torino, non sì riscontra che la semplice seritta: « Botanica Taurinensis » Sardin. Reg. (Sardiniae Regis). Nemesi la concisa formola di una delle due diciture, si legge nei soli due moduli di frontispizio che stanno a capo il primo, dei volumi I a VIII, il secondo, dei volumi IX a XXXVI. Solamente nel volume d’/rdice, manoscritto che ritengo vergato poste- riormente, o nel periodo ultimo dell'opera, trovo la espressione: /ndez Plan- tarum quae in Iconographia Taurinensis ad vivum delíneatae exhibentur. A correggere le suddette intitolazioni, entrambe alquanto ineomplete, più esatta e più, consona allo scopo dell'opera sarebbe la dicitura: « Jeo- nographia Botanica Taurinensis ». Ma in omaggio alla consuetudine in- valsa, eontinueró a servirmi della denominazione ormai acquisita al libro. La Collezione consta di volumi 64 (sessantaquattro) di testo, pià un vo- lume « Appendix » ove trovasi raccolta alla rinfusa, in legatura postuma, una miscela di tavole d’ ogni epoca e scuola, ma sempre riconoscibili come prove attinenti al testo, ed un volume « Indice » scritto a mano. Il numero delle tavole di ciaseun volume, varia da 100 a 120, eccet- tuati i volumi I-I-IV-V-VI (in data 1752-53-54) contenenti dipinti nu- merati 150, ed il volume LXIV (in data 1865-66-67-68) contenente ta- vole 160. I più scarsi sono: il volume VIII (anno 1756) con tavole 96, il volume XXV (senza data) con tavole 81, il volume XLIV (senza data) con tavole 95, ed il volume « Appendix » con tavole 66. In ciascuno dei primi otto volumi trovasi un elenco, od indice finale, delle specie di- pinte contenutevi, scritto a mano, interealato da fregi calligrafici. Tutti i volumi, eccettuato il XXXII, portano in calce alla tavola di- pinta, il nome della pianta o fiore effigiato, in carattere di varia mano, a seconda del mutarsi delle epoche. (La denominazione è Linneana dal volume XXIII in poi). È da osservarsi che, nei primordi dell’ opera, la 296 IRENE CHIAPUSSO VOLI numerazione procede per varietà di piante dipinte e non per singola tavola, come avviene negli ultimi volumi. Perciò, una sola tavola può, nell' indice finale dei primi volumi, contar più numeri se contiene vari lavori. Lo spoglio di numerazione dà, in complesso, soggetti dipinti: N. 7470 (settemilaquattrocentosettanta) ('). La maggior parte delle figure, fin dalle più antiche, porta in calce un frammento di studio analitieo del fiore o del seme. Mai, nel percorso dei volumi, riscontrasi indicazione topografica sul luogo di rinvenimento, o stagione di fioritura delle piante che servirono di modello, nè firma di artista, nè segno che valga a chiarire quale fosse il botanico che ne guidava l'opera (°). : Dal vol. I al vol. VIII incluso: (complesso di Tavole = 1086) formato: in-folio m. 0,45 X 0, 28 (con tenue aumento ai volumi VII e VITI. Legatura: pelle verde antico, dorso in vitello bruno, rieco ornato in cornice e medaglione con stemma Reale Sabaudo, impressi in oro sui piatti; fine dentellatura in oro al risvolto, lungo la linea di taglio, do- rato; foderatura interna in carta lucida a rabeschi policromi. Fiorami in oro e quadrelli rapportati di pelle rosso bulgaro snl dorso, portante la scritta: Botanica Taurinensis — Sardin. — Reg. — all’interno: ex libris antico di Casa Savoia. Frontispizio cornice al titolo disegnato a penna, variante in stile « 7o- cuille » portante in sommo lo stemma Sabaudo fregiato del Collare della (1) L' illustre botanico E. BunNaT (V. Botanistes qui ont contribué à faire priui la Flore des Alpes Maritimes etc. Extrait bull. Soc. bot. Franc. om. XXX, mai 1883, p. 14) assegna per totale ai dipinti dei 64 volumi della iie Taur. la quota di 7394 (settemilatrecentonovantaquattro). È presumibile che questa differenza in meno di 76 soggetti, provenga dallo aver egli fatta astrazione del volume « Appendix » che io ho compreso nel to- tale, T n ritenuto per unità, certe tavole a più numeri di figure. (2) La loea mpre ommessa e la mancanza assoluta d'ogni altra in- Lasa sona come già lamenta il Burnat (loc. cit. p. 14), un grave ostacolo alla conoscenza delle stazioni di talune rare specie n- tanee; il non averne un tempo notata la provenienza, può tuttora preclu- . derne la via di ricerca, segnatamente per certe piante rc fra le più difficili a a rintracciare. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 297 SS. Annunziata (il medesimo che sta impresso in oro sui piatti della lega- tura) firmato: « Lavin Vercelli: delin. » oppure: « Lavin dé linéateur » (*) includente la seritta : « Stirpium quae in Horto Regio Botanico — Taurinensi inveniuntur — Index et Icones ad vivum delineatae — Opus Caroli Emanuelis — Sardiniae Regis — P. F. I. S. A. Ausp. et imp. — Ludovieus Caisotti — March. Ver- duni, Com. S. Vietoria, Reg. Minister Suprem. Cur. Proes, prim rei littera- „riae V. Vir. — F. I. Volumen primum — anno MDCCLII » (e seguenti). (Questo il titolo continuato per i primi otto volumi, che vanno dal 1752 al 1756). Dal vol. IX al vol. XXVIII inel. (complesso di Tavole — 2153). Dopo un intervallo di nove anni, al vol. IX cambia il formato; (m. 0,49 X 0,35), la dicitura d’intitolazione, non la foggia della legatura, così continuando sino al vol. XXVIII inel. È da notarsi che col vol. XV, cessa ogni indizio di data, che rimane in tal modo palese soltanto, per ‘i volumi che corrono dal IX al XV inel, tutti sotto il medesimo anno 1765. Il titolo scritto a mano in carattere « stampatella » con ornati calligrafici è: « Herba ae stirpes indigenae ed exoticae — nativis colo- ribus ad vivum expressae — Anno MDCCLXV » Qui cessa l'opera del disegnatore Lavin nei fregi del frontispizio a (1) Stimo interessante il riferire qui la notizia biografica sul Lavin, di- « segnatore e calligrafo, delineata dal barone neces Claretta, (V. I Reali « di Savoia munifici fautori ecc. Torino 1893, p. 199). « Vincenzo Lavini. — Abbiamo riservato ultimo il nome di un dilettante d'arte, che disgiun- gendo in lui la parte censurabile da quella lodevole, crediamo presentare nella serie degli artisti. Egli è Vincenzo di Pietro Lavini da Vercelli, il quale, calligrafo insuperabile ed alluminatore eccellente, compieva lavori lodevolissimi con fregi ed arabeschi sulle pergamene. « Se non chè, egli volse la sua abilità a commettere falsità enormi. Unitosi coll'Alessandrino conte Carlo Maria Stortiglioni consigliere del Commer- cio (il medesimo che spinse i suoi intrighi anche contro la spedizione Do- nati), contraffece così bene parecchi fogli di moneta e biglietti pel valore di settantamila lire di profitto, che parevano autentici; ma scoperto poi, « col complice ebbe a subire la meritata pena, mitigata nella condanna al « remo a vita, a vece della morte, condonatagli dal Re » (Carlo Emanuele II). (Si capisce ch'egli non abbia potuto continuare gli stupendi frontispizi ai volumi della Icon. Taur !). A A A A A A A A A 298 à IRENE CHIAPUSSO VOLI penna, la eui struttura diventa meno complicata, ma pur sempre artistica. Vi s'incontrano le firme: « D. Beraud R.Virt. hospitii Al.’ inv. et del. (per sette volte). Paolo Ocelli F. » (per trediei volte). Dal vol. XXIX al vol. XXXIX inel. (complesso di Tavole — 1225). Si osserva una tenue variante di formato: (m. 0,47 X 0,34); cessano gli scudi sabaudi inquartati, impressi in oro sui piatti, come le dentel- lature ai risvolti interni; continua la legatura in pelle verde liscia, il - taglio dorato ai fogli e la carta a rabeschi multicolori nella foderatura. Proseguono sino al vol. XXXVI incl. gli ornati artistici al frontispizio; i primi sei, eseguiti a penna, firmati: « Paolo Ocelli F. ». Gli ultimi due, in acquerello chiaroscuro (eamaiew) di puro stile Napoleonico, fir- mati: « Randoni inv. et fecit. 1806 » (*) al vol. XXXVI. Dal vol. XXXX al vol. LX inel. (complesso di Tavole == 2420). Si succedono piccole modificazioni di formato, decadenza di eleganze , nella legatura; mancanza assoluta di frontispizio, titolo interno, indice e data. Solo si discerne la numerazione progressiva, impressa sul dorso (1) V. ZANI, Enciclopedia metodica; Randon Carlo originario francese, ope- rava come acquarellista negli anni 1793-1807. Questo frontispizio al vol. XXXVI della Icon. Taur., è prezioso documento per la data (1806) « rari nantes » nel buio e vasto « gurgite » dei nume- rosi volumi non datati Semplice ne è la lined del disegno, franca l'aequerellatura in chiaroscuro ottenuto con inchiostro cinese e sepia grigia. Stile architettonico del 1° Im pero; il titolo e la numerazione del volume figurano scolpiti in iiiter Romani, sopra una lapide a foggia di finestra, le cui battute interne sono ornate di un fregio a piecoli petali euoriformi, regolarmente disposti in cornice quadrangolare oblunga. Ai due montanti laterali esterni, corre, ver- ticalmente, una ramificazione simmetrica a foglie di quercia. Al sommo della finestra, sta un’Aquila scolpita, in rilievo, incastonata nel centro del- l'architrave triangolare. Sette piccole api (insegna di Napoleone L”°) sono appiattate, in fila Pip etes sopra la fascia lineare superiore, della cor- nice sottostante al fronton A piè del monumento, iu piante fiorite in vasi caliciformi, simili alle terrecotte antiche di fabbrica piemontese, che ricordano le così dette «Coppe » | a breve piedistallo effigiate sulle carte da giuoco chiamate «tarocchi». Forme .. molto in uso sui terrazzi e balconi, in principio del secolo XIX. o, per la col- | tivazione dei fiori. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » - 299 di eiaseun volume. — Ex libris più semplice del precedente: « Regia Biblioteca della Università di Torino ». Dal vol. LX al vol. LXIII incl. (complesso di Tavole = 520). (Volumi 5 grandissimi). Formato: in folio-massimo (m. 0,61 X 0,50). Legatura in pelle zigrinata, color verde; fregio in cornice e cantonali dorati sui piatti — quadrelli di euoio rosso filettati in oro sul dorso. (Ex libris della Bibl. Univers.). Mancano il titolo interno, il frontispizio e l'indice finale. I primi quattro volumi comprendono ciascuno la data di un triennio; l'ultimo, la data di un quadriennio, impresse sul dorso di legatura: Volume LX - 1853-54-55 — Vol. LXI - 1856-57-58 — Vol. LXII - 1859- 60-61 — Vol. LXIII - 1862-63-64 — Vol. LXIIII - 1865-66-67-68. . N. B. Non stimo dovermi qui occupare di un tentativo di ordine al- fabetico, preposto ai nomi delle piante, sempre interrotto, ed appena al- quanto regolarizzato negli ultimi cinque volumi, i quali venivano legati a più serie annuali, di quaranta tavole dipinte. Il Volume « Appendix » (complesso di Tavole = 66). Formato in-folio (m. 0,45 X 0,34). Legatura semplice, in carta lucida verde e nero, dorso in pelle, por- tante la scritta: « Botanica Taurinensis Appendix ». Maneano: il titolo interno, la data e spesso anche il nome della pianta effigiata. i Contiene tavole di varia dimensione, aleune di semplici abbozzi. Non è compreso nell’ Indice. É Il Volume « Index ». - Formato in-folio grande — titolo: « Index Plantarum quae in Ico- nographia Taurinensi ad vivum delineatae exhibentur ». È tutto scritto calligraficamente con impronta di varia mano di serit- tura, sopra carta filigranata, più antica dell’epoca in cui venne poi uti- lizzata. L'Indiee è assai accurato, con nomenclatura binominale linneana. Non comprende il volume XXXII, essendo questo, come già sì osservò, mancante della dicitura botanica in calce alle figure delle piante ivi dipinte. z | Le filigrane, o marche di cartiera, alternantisi sui fogli dei volumi più antichi, o meglio dal vol. I vol. al XXXVII inel. sono: mr 52^, è TORE = * 300 & | IRENE CHIAPUSSO VOLI ‘1° Le iniziali majuseole S R, a due filetti, eon sotto il segno detto « nodo d'amore » il tutto sormontato da corona Reale. 2.° Un- sole, a sfera della grandezza di uno scudo, con occhi, naso e boeea, contornato da raggi la eui sagoma imita i petali del fiore vol- garmente detto « fornasole ». 3.° Un grappo'o d'uva accluso in un cerchio, talvolta libero, con due Foglie di vite, o sormontato da corona marchionale e seguito da una sigla (S R ?). 4.° Un altro sole, minore ed a raggi semplici, spesso uhito a tre targhette includenti le parole FIN DE A » PALHION (?) EN FO- REST. 5 Targhetta elissoidale includente un cuore e le parole: Johannot fin. 6.° (Al volume II, tab. 59). Il. Cappuccino della celebre fabbrica o- monima di Pinerolo, la corona Reale con sotto la targhetta ( c.À-6 ) cui sta appeso il grappolo d'uva. (Il che proverebbe essere queste quattro marche tutte di una sola fabbrica). Talune delle sopra indicate marche, non oltrepassano il volume IX. 7.° (AI vol. XXXIV) Le parole: J KoooL. 8.0 » » & DYCBLAUW. 9. » » Vanderley — espresso pure con la sigla VD appesa ad un filo disposto a trapezio sotto di un giglio aral- dico, oppure, sormontata da una sfera su cui poggia il piede una figura alata (Mercurio ?). ; Col Volume XXXVIII cessa l’impiego della carta filigranata e co- mincia un succedersi di fogli di carta moderna, ora pastosa e bianchis- sima, ora a guisa di cartoncino a tinte calde, ora lucida ad. imitazione di « bristol » (velin). Mercè indagine più accurata, altre filigrane di Cartiere piemontesi is potranno discernere, lungo il percorso dei primi trentaquattro volumi della « Botanica Taurinensis ». Le fabbriche di Beinette, Fossano, Germagnano, Pinerolo, del Regio Parco, del suburbio torinese ece. ece. producevano carta eccellente per | pittura e disegno. Alcune di queste filigrane, interessantissime, ebbi agio di riscontrare sui fogli di prova degli antichi dipinti botanici, conservati hu we IIo MRRGe CI pere giogo CUP E toe SERERE ru OEC Ww EE T EER PEA FE RO A APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 301 presso l'Orto del Valentino, i quali vennero riuniti in Cartella, come inizio di campionario nel genere ('). A complemento della parte bibliografica, non è superfluo notare, come il formato dei primi otto volumi sopradeseritti sia andato gradualmente aumentando, sino ad assumere proporzioni affatto inestetiche; cosi, mentre all'inizio dell’opera sacrificavansi, senza riguardo, tavole con dipinti bel- lissimi, trapunte in mezzo per costringerle al formato (*), negli ultimi cinque volumi, si cade nella esagerazione opposta, adottando un formato incomodo agli studiosi, troppo ampio e di gran mole, causa la misura dei dipinti, cui si concede inopportuno lusso di margini. II. Un copioso elenco bibliografico sarebbe appena sufficiente ad indicare gli autori che, sempre a titolo di lode e di ammirazione, menzionarono, dalla sua origine in poi, la Iconographia Taurinensis. Ma se molta è la messe di elogi accordata al complesso del lavoro, scarsi ne sono i cenni descrittivi che pur tornerebbero interessanti, non fosse altro, per trarne apprezzamento sul merito artistico ausiliario della scienza, che sempre deve signoreggiare l’arte in nome della verità spe- rimentata. L' opera converge, al suo inizio, allo studio della flora spontanea, con qualche prova sui risultati di acelimatamento di piante esotiche, fra le più rare. Col progredire del tempo, si riscontrano più frequenti le figure di ibri- () V. loe. cit. Cartella N. XII « Fogli e frammenti N. 27. Campionario delle varie marche di fabbrica della carta riscontrata nei dipinti classificati presso l’Ist. Botanico di Torino, epoca 1742-1824 ». (*) Il chè aveva ispirato al celebre Bibliotecario Barone Giuseppe Vernazza, l’idea di sciogliere i volumi legati e classificare le tavole in cartelle (V. Millin L. A. Voyage en Piémont etc. etc. Paris 1816, tom. If, p. 297) « Turin, Bibliothéqué. sari . M. Vernazza avoit le dessein de faire découdre les « volumes (dell' Iconographia Taur.) et d'arranger les plantes systématique- « ment dans des porte-feuilles, ce | qui rendroit la collection beaucoup plus « utile ». 302 | IRENE CHIAPUSSO VOLI dizzazioni prodotte con piante raccolte allo stato spontaneo, e lavorate artificialmente dai giardinieri e dai botanici. L'ultimo periodo, è costituito da un lussureggiare di piante ornamen- tali per giardino, che ci prova come l'indirizzo degli studi fosse, assai meno dei primi tempi, rivolto alla botanica pura. Tutti i mutamenti, i progressi e le decadenze, le oscillazioni, starei per dire i palpiti, dell’ Orto del Valentino, si ripercuotono in queste pa- gine, suecedentesi nel caleidoscopio di forma e colore delle migliaia di piante, effigiate con varia fortuna d' interpretazione. Traspare nei primordi, l epoca appassionata di raccolte conseguite in avventurose escursioni, sulle vette inesplorate e selvagge delle alte gio- gaie alpine; in pazienti ricerche sui colli e nell’ agro torinese. Vediamo traccia degli studi entomologici, allora ispirati dallo scien- ziato Otto Federico Müller, membro della Accad. delle scienze di Torino, eol quale Allioni tenevasi in rapporto, nell'intento di arriechire il suo Museo di Storia Naturale (*). Ed ancora: le apprezzatissime esperienze di Ignazio Molinari sulla in- tegrità delle specie alpine, cui si riferivano con illimitata fiducia, i bo- taniei Allioni, Bellardi e Balbis. La comparazione su nuove varietà di « Verbascum (°) e tutto lo sci- bile della ingemmata Flora Segusina deseritta da Francesco Re. Le rose spontanee del piano, del colle, del monte, prediletto studio di Ludovieo Bellardi. La collezione ricchissima di « Stapelie : » che si rivela colla piccola « Fritillaria crassa » di Bodeo da Stapel, disegnata fin dal 1733 (*) da (5 V. Bonino, Bibiografia medica piemontese. Torino, tom. II, p. 438. afr. Doct."is Joannis Francisci RE, Ad Flora Pedemontana appendix altera, lecta ione qe 1824 (Mem. Accad. delle Scienze di Torino, Tom. XXXI pp. 189-190). E dello stesso: Flora Segusiensis — sive stirpium in circuitu Segusiensi nec non in Montecenisio alilsque circumeuntibus montibus sponte enascentium etc. ete. Taurini 1805. V. inoltre: RE Giov. Franc.: Flora To- rinese — dalla tip. Bianco, Torino 1825 (2 vol in-8°). Č) V. PEYROLERI, « Icones stirpium. ex primis quas pinxit, foglio 8.°» Que- sto libro in-folio contenente N. 46 disegni autografi, a penna e matita, di — ms e flori « ex natura » ora proprietà della scrivente, deve aver ap- E APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » - 303 Francesco Peyrolery (da questi dipinta nella « Ieonographia » al vol. II, tab. 128) e si sviluppa, per lo spazio di ottant'anni, sino a ottantasei va- rietà, elencate da G. B. Balbis come portato magnifico dell' Orto (!). I funghi, illustrati dalla stesso Balbis, in eomparazione col Bulliard. L'epoca di creazione della serra araneiera, i cui frutti sono spesso ri- prodotti in bellissimi dipinti di Giovanni Bottione (?). Gli esemplari di Piante Chilensi, inviati da Carlo Bertero; le Camelie | studiate dal Colla; le leguminose studiate dal Moris, e via via, sino ai fiori opulenti, che dall’ Orto botanico di Torino, emigravano ad ornamento delle grandiose Ville Reali e patrizie, sparse nelle pià amene regioni subalpine. partenuto a Vitaliano Donati, oppure a qualeuno fra i piü antichi perso- naggi iniziati alla Seuola Botanica del Valentino, come appare dal carat- tere col quale sono vergati il titolo e l indice finale delle piante. I nomi botanici e le indicazioni di sinonimia scritti in calce ai disegni, sono, come questi, autografi di Fr. Peyrolery. ANNE BODAEO a STAPEL, Notae et commentarius in Theophrastus Ere- sius ete. Amstelodami 1644, p. 335: La correttissima silografia, prima imma- gine conosciuta di questo fiore: « Fritillaria crassa Sert species vi- detur) promontorii bonae spei vel Soldanica a loco....... Per la dedica Linneana di questa specie a Bodeo da Stapel, Vedi: Dr. G. C. WITTSTEIN, Etymologisch botanisches Handwörterbuch ece. ece. Erlagen, 1856, p. 837. i C) V. Archivio dell'Istit. Botanico di Torino. Mazzo: Manoscritti « Reliquiae Balbisiane ». Trovasi ivi un elenco, interessantissimo, su cinque fogli stac- cati, scritto autografo del Balbis, comprendente esclusivamente varietà di tapelia », unitavi la descrizione del fiore, sinonimia, provenienza ed altre osservazioni i Probabilmente, questa lista era destinata alla compilazione di uno fra gli elaborati cataloghi, che il Balbis soleva redigere, a scopo di render noti i portati di pine late M ie nell' Orto, sotto la sua direzione (1801-1815). L' elenco consta Varietà di « Stapelia » sauri isti deseritte 33 Varietà elencate a sola nomenclatura. . . 53 delle quali postillate con osservazioni 16 Totale varietà 86 (5) Questi accuratissimi dipinti miniati dell’ epoca di Fr. Peirolery e Giov. Bottione, si riferiscono ai prodotti di un inizio di « Serra » che doveva sus- sistere nell’Orto fin dalla metà del secolo XVI. L'attuale «Aranciera » detta «Volante o giardino da inverno », venne. stabilita nel Dicembre 1848, essendo Prefetto il botanico Gius, Giacinto: Moris (Cfr. ni axo loc. cit. p. XVIII). 304 det IRENE CHIAPUSS) VOLI Un altro pregio ebbe, sino ai primi lustri del secolo XIX, la Icon. Taur.: quello di costituire l’ unico documente neutrale, vale a dire, che si conservasse a disposizione degli studiosi. Presso l'Istituto se ne tenevano sempre sciolte da 60 a 70 tavole delle ultime dipinte, a scopo di eonsultazione, prima di farle legare (+) e ri- porle nella Biblioteca della Università. Risulta chiaramente (°), che F Orto botanico del Valentino, oggidi ricco di-devizia ereditaria venutasi aceumulando nelle sue collezioni, alle quali in virtù della generosa iniziativa di chi ora vi presiede, si aggiungono ogni giorno tesori, non possedeva a quei tempi, un Erbario proprio, ove potessero rientrare gli esemplari (modelli) naturali, a dipinto compiuto; è da supporsi perciò, che parte di questi preziosi documenti botanici, andassero ad arrichire erbari privati, se pure non venivano, per fatale noncuranza, dispersi o distrutti (°). | . I precipui fattori della « Ieonographia Taurinensis » furono (*): 1741-1766 Francesco Peyrolery da Viù disegnatore e pittore, sotto l'egida dei botaniei: Vitaliano Donati e Carlo Allioni. m V. G. B. BaLBIS, Horti Academici Taurinensis, 1810, prefazione. (®) V, BONINI, loe. cit. tom. Il, p 170. Lettera di G. B. Balbis da Lione, 22 gennaio 1826: «..... comme il n'y avait point alors d' herbier attaché au Jardin (del Valentino) je n'ai pu les y inserer...» (gli esemplari « ewsic- cata » della raccolta Donati). (3) V. J. Camus ed 0. PenzIG, Illustrazione del ducale Erbario Estense, Mo- dena 1885. — Fin dal Cinquecento era abitudine invalsa il non collezionare gli esemplari delle piante che si facevano disegnare. A tal proposito è molto interessante questo brano di lettera, che i chiarissimi autori riportano dal Fantuzzi; così scriveva Pier Andrea Mattioli ad Ulisse Aldrovandi, nel 1554: Nè bisogna che aspettiate da me veruna di queste piante, perchè io « non ho mai atteso a conservare piante, anzi come le ho fatte disegnare, « le ho lasciate andare tutte di male perchè non ne facevo stima avendone « conseguito quello che io ne voleva, nè mai mi sarei all'hora raga « che mi fossero state richieste da aleuno; e pur hora me ne accorgo, che « quelli, che mi suecedono, fanno quello che io mai ho fatto, RT « più avanti » ($ Le date segnate per pad pittore, indicano il solo periodo in cui rimasero ufficialmente in ca, presso l’Orto botanico di Torino. ' Peyroleri sisogatse ed incisore, la data segna l’epoca dei lavori eseguiti per Allioni, APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 305 1767-1802 Giovanni Antonio Bottione da Viù (nipote del precedento) di- segnatore e pittore, sotto l'egida dei botaniei: Carlo Allioni e Ludovico Bellardi. 1802-1837 (*) Angela Maria Rossi Bottione, torinese, (figlia del prece- dente) disegnatrice e pittrice sotto l'egida del botanico Giam- battista Balbis. 1838-1868 Maddalena Lisa Mussino, disegnatrice e pittrice, sotto l'egida del botanico Giuseppe Giacinto Moris, coadiuvata dal dise- gnatore Heyland e dal miniatore Egidio Rignon. 1755-1788 Ai suddetti va aggiunto: Pietro Peyroleri da Torino, figlio di Francesco, disegnatore ed incisore, che incise su disegno del padre, le Tavole della Flora Pedemontana di Allioni, Torino 1785, tom. III, ed è supponibile abbia tracciato disegni che, dipinti da altri, sieno rimasti inclusi nella « Iconographia ». . Saltuariamente, riscontrasi traccia di altri metodi pittorici di artisti o dilettanti incogniti, che però non aggiungono particolar pregio all’opera; fatto naturalissimo, se si riflette dover essere stati questi, semplici allievi od aiutanti avventizi, applicati nei momenti di soverchio lavoro (°). ANS Prima di entrare a discorrere degli artefici della Icon. Taur. convien chiarire aleune erronee asserzioni, che si sono andate affermando, attorno a due artisti ritenuti come lavoratori dell’ opera stessa, mentre per ra- gioni che mi farò a documentare, vi furono affatto estranei. Il primo, è Giambattista Morandi, i cui dipinti, tre Centurie di Piante dell’ Orto del Valentino, divise in tre volumi, precedono di vent'anni l'inizio della Icon. Taur. e ne differiscono totalmente per formato, per stile e maniera, tanto da costituire un’opera recisamente a parte. Il seconda, f è Cristiano Mattoo Wehrlin, a favore del quale si è venuta () Data da me accertata sovra documenti dell'Archivio di Stato in Torino. (3) A questa miscela, va attribuita la patente ineguaglianza di valore ar- tistico, giustamente osservata dal Burnat (loc. cit. p. HE nelle tavole della Icon. Taur. 306 i IRENE CHIAPUSSO VOLI creando (') una specie di leggendaria reputazione di pittore botanico, mentre era semplicemente pittore di soggetti affini, come fiori, uccelli, ecc. ecc.; ma sempre stilizzati a scopo ornamentale. La carica di pittore e disegnatore addetto all’ Orto del Valentino, in Torino (eon stipendio di L. 1200 (milleduecento) annue ed alloggio nel Castello) fu istituita nell’anno 1732, sotto il regno di Vittorio Amedeo II, auspiee il Conte Luigi Caissotti che presiedeva al dicastero della Istru- zione Pubblica, essendo Prefetto dell’ Orto botanico il Dottore Giuseppe Bartolomeo Caccia (°). | Giambattista Morandi — Cavaliere Milanese, il quale ci fa sapere nella Prefazione alla sua « Historia botanica practica » ch'egli dovè inter- rompere l'opera sua in Milano, per venire a Torino « piegando a volontà di Chiarissimi uomini ed anche di Principi » (?) fu il primo ad essere insignito della carica di pittore botanico, presso l'Orto del Valentino. (1) V. DELPONTE, Guida allo studio delle piante dell’ Orto Botanico, Torino, 1874, p. XXXIV V. Bonino, loc. cit., tom. II, p. 156. (2) V. TOMMASO Vaio , Storia delle Università del Piemonte, Torino pes pp. 82-83. « Fondazione dell'Orto Toa ravi 1729 ». V. G. B. DELPONTE, loc. cit. p. XXXIV. « Un mo provvedimento quasi « contemporaneo alla fondazione dell'Orto è rais Tistitidade d'una piazza « da pittore con alloggio nel Castello, e l'annuo stipendio di L. 1200 onde « fossero ritratte nell’ orto medesimo le eag che per la prima volta vi « fioriscono e vi portano i frutti a ponh « Primo ad essere investito di questa carica, fu Gio. Battista Morandi « nel Ki ». (3) V. G. B. MoRANDI, Historia botanica pr etc., Mediolani 1744, De- dica al Cardinale « Josepho Puteo Bonello pps cda rae parecchie interruzioni fatto bia a questo suo libro, ur l | tore serive: é... fin da quando stavo dirigendomi a Torino rJ s CRANE venne meno l'occasione di lavorarvi quando mi fu d'uopo a « Lan alla volontà di Chiarissimi uomini ed anche di Principi, deila qual E « cosa (e ciò senza jattanza) potrei comodamente portare testimonianza in « queste pagine, principalmente cogli indici dei volumi che mi fu dato com- — |. « piere...... » (E qui il Morandi elenca: « 1.» le Tre Centurie dipinte a | «Torino; 2° Y AI (tredici) volumi (pitture di qns custoditi al Collegio . ; 4 APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 307 Intrieato problema si é il dedurre la verità, dai pochi autori succe- dutisi negli accenni all'impiego del Morandi in Torino. Nella scarsità di dati precisi, ciascuno va ricalcando, anche raffazzonandola un tantino, la versione dell'autore precedente e nella mancanza di documenti Au- tentiei, si sorvola, nulla potendo dilucidare. Pare accertato però, che il Cavalier G. B. Morandi rimase in carica, come pittore stipendiato presso l'Orto botanieo di Torimo, dall' anno 1732 al 1741, epoca in cui ritornò a Milano e fn sostituito, al Valentino, da Francesco Peyrolery (*). E opera pittorica del Morandi in Torino, va sotto il titolo di: « Ac- cademiae Taurinensis, 1732-33-34. ids Biblioteca Nazionale di Torino O — II — 75-76-77). Consta di 3 (tre) volumi in-folio (m. 0,48 X 0,30) legati in « cartonné » con dorso e spigoli di pergamena; carta esteriore della legatura a chiazze sfumate nei colori rosso pavonazzo e giallo. Sulla carta dei volumi, a fogli intonsi, di qualità molto consistente, si alternano, visibili, le seguenti filigrane: i lo Zarghetta elissoidale contenente un fregio crocifero fra le ini- ziali F. S. (1) Ci permettono di uscir dall'ipotesi, accertando l'impiego del Morandi, come pittore didis presso l'Orto bot. di Torino, sotto la direzione di Bartolomeo Cacci 116 G: can nella sua Biografia medica Piemontese, Torino 1826, tom. II, p. 108. 2.° TOMMASO VALLAURI nella Storia delle Università del Piemonte, Torino 1846, pp. petis keen al Registro dei Congressi negli Archivi dell'U- niversità di T Vid S Ode dpa (loc. cit. p. XXXIV) evidentemente alla eiua di documenti autentici, che più non mi venne dato Per cenni sul MORANDI, V. SACCARDO, La Seggi in Italia, Repertorio biog. dei botanici, tom. I, pag. 113 e tom. II, p V. HALLER, Bibliot. Botanica, Tiguri 1772, tom, e 337. (Dopo aver menzionate le due conosciute edizioni della « Historia Bota- nica practica etc., Mediolani anno 1744 e 1761 » contenente Tabulae 68, « plantae circa 800 »): « Lites aliquae Morandium inter J. C. Canni secute « sunt » e qui Haller aecenna a lettere polemiche stampate dal Morandi « a confirmare le sue osservazioni intorno al synonymo alfabetico delle « Erbe usitate nell'antidotario Milanese, Milano anno 5" nem in. d >, 308 IRENE CHIAPUSSO VOLI 2» Il Sole grande (già menzionato nelle marche sopradeseritte) con- tornato da petali di « tornasole ». 3.° Il Cappuccino, insegna della celebre fabbrica omonima di Pinerolo. I tre volumi portano ciascuno un frontispizio acquarellato incorniciante il titolo: « Exterarum et rariorum — plantarum — quae in Horto Regio — Academiae Taurinensis — exeoluntur — Imagines ad vivum expressae. — Centuria Prima. Anno MDCCXXXII ». (progredisce l'anno sino al 3.* volume incluso) firmato: « Joannes Baptista Morandi fid. delin. et pin: » In ealee al frontispizio del primo volume sta, pure dipinta ad aeque- rello, la pianta dell' Orto Botanico del Valentino, sulla sponda del Po. (*). -Le tavole non sono numerate. Il Morandi, che pur si dimostra buon artista disegnatore, ed oculato botanico, nel suo citato libro stampato in Milano, non ha in queste Tre Centurie torinesi, la mano felice. Il suo pennello è ruvido, intinto in colori assai troppo cozzanti; il suo disegno non è svelto; contorna con tratti di penna grossa, e spesse volte non conserva la linea, per,lo straripamento dell’ acquarellatura. Ai fiori bianchi calca marcatamente l'orlo dei petali, stimando, con tale espediente, farli risaltar meglio sullo sfondo della carta. Mai vi si riscontra studio sezionale, non potendo ritenersi per tali, certe particelle di fiore senza processo d'analisi. Gli ornati, come i frontispizi, fregiati di mascheroni, e taluni motivi di stile jeratico ch'egli si compiace di unire ai fiori, sono di pessimo gusto. Ma tale è la varietà inesauribile della bellezza floreale, che malgrado i segnalati scogli, troviamo fra questi fiori dipinti, alcune forme che si adattano meravigliosamente alla tropicale e forte colorazione dall'artista (1) V. feeit loc. cit. p. 83. « Il 10 di Aprile 1730 il Caissotti ordinò .* che si facesse un tipo dell'Orto botanico da presentarsi a S. M. (V. t negli « Archivi dci Gabe ità Reg. dei Congressi) ». orse, in omaggio ai predetti ordini, venne dal Morandi eseguita la pit- | tura rappresentante l'Orto, a frontispizio della sua Centuria Prima, anno APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 309 prodigata. Citeró ad esempio: Centuria Ie su foglio intero grande, ri- piegato, (filigrana del Sole): « Dracunculus polyphyllus C. B. P. 195 ». È l'Arum a fiore gigantesco color bruno-violaceo purpureo, a cono di semenza nero. Questo fiore di aspetto quasi infernale, per le fosche tinte e la strana forma, è qui efficacemente espresso; scadente nel dipinto delle foglie. Centuria III° « Amaranthus maaimus; paniculis longis, nodosis, crassis, propendentib. ruberrimus. Boerh. 1I, 97 » (e mi pare che. dopo l ampia frase, sia sufficientemente descritto!) Necessitando l'Amaranto un rosso vellutato di forte accentuazione, rie- sce ottimamente al pennello del Morandi, ma le foglie, come sempre, la- sciano molto a desiderare. Il Cavaliere Giambattista Morandi, che, non scevro di spagnolesea esu- beranza, nella sua « Historia botanica practica » si intitola: « Botanic? — Galenici — Pietoris...... ». firma sempre, ed ampollosamente. Egli ha in sé del seccentista, in tutta l'espressione della iperbolica loquela del XVII? secolo; fa bensì atto di modestia nella prefazione e nella dedica del suo libro, ma a dir vero è modestia assai complicata, che ci lascia intravedere tendere più che altro, a carpir la lode. Da ciò si può arguire, esserne derivata una mancanza di serietà, da ritenersi causa precipua dell’obblio, che altrimenti non saprei spiegare, in cui venne lasciato dai botanici piemontesi del suo tempo, malgrado avesse dimorato e lavorato, non del tutto ingloriosamente, in Torino, ove le sue cognizioni botaniche, sarebbe stato giustizia fossero più ap- prezzate. E ciò spiega, come Allioni lo lasci in disparte, perfin nell’elenco bi- bliografico degli autori consultati per la sua Flora Pedemontana; che il Balbis, non se ne occupi affatto, nel suo sommario storico dell" Orto, in- cluso nella prefazione di una sua Memoria letta all’ Accad. di Torino nel 1810; e che pochissimi altri, vi accennino appena di sfuggita, e come semplice pittore, sempre tralasciando il botanico; che le sue Tre Centurie ‘dipinte per l'Orto di Torino, sotto il titolo di « Academiae Taurinensis 1732-33-34 » rimangano l’unica traccia, come staccata a taglio netto, dell’opera del Morandi insediato al Valentino. 20. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVII 310 IRENE CHIAPUSSO VOLI Si direbbe, che sul nome di questo pittore e botanico, ineomba la con- giura del silenzio, quasi a rappresaglia del suo fare, oltremodo chiassoso. Cristiano Matteo Wehrlin (*). Di questo pittore non sarebbe qui opportuno tener parola; ma stimo necessario accenarvi per sfatare, come già dissi, la leggenda sorta attorno al suo nome, che induce ad annoverare lui, artista fantasioso ed improv- visatore, fra i pazienti seguaci della precisione scientifica, e pertanto, a supporlo partecipe alla Icon. Taur. L'origine di tale leggenda, la troviamo nell’ averlo Vitaliano Donati preso al suo seguito, nella prima fase del suo viaggio in Egitto, anno 1759. Ma su questo fatto è da considerarsi, che non tutti i compagni avuti dal Donati, furono di scelta sua spontanea; anzi, quasi tutti gli furono imposti per via governativa, e forse glielo fu parimenti il predetto pittore. Il Donati, naturalista cosciente e sapiente, disegnatore egli stesso, (°) non avrebbe certamente scelto un pittore addetto al genere ornamentale per ritrarre i documenti naturali delle sue collezioni. Cristiano Werhlin era protetto in alte sfere, in grazia dell’ impiego di suo padre che, fin dall'anno 1743, era Re creato Conservatore della Galleria Reale in Torino (?). . .() Questo nome di « Matteo » che pochi autori aggiungono al Cristiano Wehrlin, glielo trovo attribuito in « Cosmos », Torino 1899, tom. XII, p. 310. « Viaggio in Oriente di Vit. Donati » (aecurata biografia su documenti, au- tore: Revelli Paolo. (2) V. NAPIONE, Vita ed elogi di Illustri Italiani, Pisa 1818, p. 216. «.... il Dottor Vitaliano Donati, uomo raro, versatissimo negli suini della storia naturale e degno di miglior fortuna, il quale, secondo l’uso degli scienziati Italiani, ben lungi dal disprezzare lo studio dell’antiquaria e delle arti del disegno, aveva imparato nelle Università di Padova, di cui era stato allievo, da un Poleni, da un Pontedera a congiungerli con quelli delle scienze (p ». () V. GAUDENZIO CLARETTA, I Reali di Savoia ecc. loc. cit., pp. 116-117. Il ies Gio. Adamo Wehrlin e la sua famiglia. della m: del principe Eugenio regaló al Piemonte la APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 311 La spedizione scientifica si inaugurava sotto l'alto patronato di Re Carlo Emanuele III. | Nulla di più logico adunque, che il supporre, potesse il pittore ag- gregatovi, senza troppo sottile distinzione fra l'una o l'altra maniera d’interpretar la natura, uscire da una famiglia di artisti provetti, che lavorava con meritato successo, sotto la munificente protezione della Casa di Savoia. Cristiano Wehrlin non rimase che pochi mesi in viaggio con Vitaliano Donati: dal 7 Maggio 1759, al 10 Febbraio 1760, epoca in cui, da Ales- sandria d' Egitto, fece ritorno a Torino (!). E che mal sopportasse il giogo imposto dalle leggi della scienza, alla sua fantasia, lo apprendiamo dal Donati stesso (°). « famiglia del Norimbergese Giovanni Adamo Wehrlin, fiorita sino ai giorni « nostri. Il rou era anche pittore, ed aveva accompagnato quei quadri «-a Torino... « « servatore e ristauratore della galleria reale. E Ba opere direttrice e e « stauratrice egli campò sino al 1776...... ». Cristiano Matteo era uno dei ee figli di Adamo Wehrlin, tutti pit- tori, stabiliti in Torino ove lavorarono con onore, fino al declinare del se- colo XVIII». (1) V. Archivio di Stato, Istr. pubb. Università, Mazzo 8.°, Missione [Donati : Lettera del Console Olandese al Sig. Mazè Primo ufftiz.!* della Seg."ia interna in Torino, da Alessandria d'Egitto 17 novembre 1759 ». V. Bonino loc. cit., tom. II, p. 156. (5) V. Archivio di Stato, Torino, loc. cit.: Copia di lettera del Dott. Vit. Donati scritta da Alessandria d'Egitto, li 20 Novembre 1759, a S il sig. Conte E di S. Vittoria Primo Presidente del Senato di Piemonte: «iius segretamente confido all'E. V. il partito (Crist. Wehrlin ; ) non « volse mai ubbidirmi, ed in tutto il tempo, in cui si trattenne meco, ap- « pena incominciò qualche disegno, né vi fu mai modo di farlo lavorare, « dopo d'avermi fatta fare una spesa non indifferente in cose necessarie alla « sua professione ». a qui conviene aggiungere, che se il Wehrlin per nulla tornó efficace al Donati nel senso artistico botanico, molto gli avrebbe giovato nel senso diplomatico, se avesse proseguito seco lui, la fortunosa impresa che fatal- mente gli costó la vita. E mi spiego: Da tutta la corrispondenza che mi fu dato compulsare nell'Archivio di Stato di Turing, emerge il rab. nto di questo gore, egli fece 312 à IRENE CHIAPUSSO VOLI L'unico residuo artistico, che si possa attribuire a questo pittore, nel- l’inventario degli effetti lasciati dal Donati, come superfiui, in Alessandria d'Egitto prima di partire pel Cairo, sono: « due fele con ritratti di uc- celli » (V. Bonino loc. cit. tom. II, p. 168). Ove veramente eccelse, di poi, Cristiano Wehrlin, si fu nei fregi e gruppi decorativi, di cui egli ornó i palazzi e castelli Reali del Piemonte. Fra i lavori compiuti dopo il suo ritorno a Torino, troviamo menzio- nati: (G. Claretta loc. cit. p. 274): « Cristiano Wehrlin nel 1761 eseguiva ére quadri di sovraporte per « gli appartamenti dei Reali Principi. E eosì pure nel 1763 componeva « (giova osservare che comporre, in arte, significa inventare) diverse ve- « dute di paesi per quattro sovraporte del Castello di Stupinigi. Come il « padre, attendeva ai ristauri dei reali palazzi ...... « Nel 1765 egli lavorava pel Castello di Stupinigi, e due anni dopo, « riceveva lire trecento per quattro quadri rappresentanti fiori, frutti ed « uccelli per una sovra porta dell’ appartamento dei reali principi. Poi « nuovamente dipingeva un quadro di uccelli, alberi e frutti chinesi « (altro che precisione botanica indigena!) per la galleria di Stupinigi ». ogni sforzo, per liberare il Donati dalle insidie del Dottor Ronco ed adepti (affiliati alla mafia del sopra non lodato Conte Stortiglioni) in cui il grande, ma troppo mite capo della spedizione, si era lasciato impaniare. Non riu- scendovi, lasciò il Donati con la mal fida comitiva in Alessandria d'Egitto, e ritornò a Torino per sottoscrivere e presentare una relazione, da lui stesso stesa, intorno ai guai ed alle peripezie del viaggio. uesto documento, che torna ad onore dei leali e nobili sentimenti di Cristiano Wehrlin, è in parte visibile nel citato Mazzo 8.° presso l’Arch. di Stato, Torino. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 313 Che può sotto i tuoi occhi l'accesa natura? Che può la forma dell’arte kc: a 200 se la pas- sionata forza creatrice non t' alla Par a ee tue dita, incessante- nutre per ri Wolfango Goethe in G. D’ ANNUNZIO « Il Piacere » p. 114. Giovanni Ignazio Francesco Peyrolery (*). Come egli firma in calce ad uno stupendo suo disegno a penna, in data 1733 (°), di antica e distinta famiglia, tuttora fiorente, che già aveva annoverato fra i suoi, un Dottore Collegiato nell'Università di To- rino, era nativo di Viù, d'onde trasse giovanissimo a Torino, ove per le speciali sue attitudini allo studio della botaniea, trovava impiego, circa l'anno 1732, presso l'Orto Universitario del Valentino in qualità di aiu- () Agli egregi discendenti, in linea diretta, di Francesco Peyrolery: il Barone Avvocato Augusto Senatore del Regno, ed il Barone Maggior Ge- nerale Emilio, Direttore d'Artiglieria e delie al Ministero della Guerra, alla cortesia dei quali mi ero indirizzata per avere qualehe notizia intorno alla famiglia del provetto e gentil pittore, devo i seguenti schiarimenti , esposti in una nobilissima loro lettera, in data: « Roma 23 gno 1904 »: « I Peyrolery o Peiroleri nominati, sono evidentemente fra i nostri ante- « nali..... Pietro Peiroleri, disegnatore ed incisore di vaglia, era il no- « stro nonno; egli lasciò due figli, cioè Francesco, che fu Segretario di Lega- « zione a Madrid e poi a Parigi, e, più tardi, Aggiunto al Direttore ig « Zecca in Torino col grado di Maggiore nel Regio Esercito e che mori i « rino nel 1830 — e Giuseppe Luigi che, nato nel 1775, mori in proi nel « 1844, nostro padre. « Il Francesco Peyrolery da Viu, citato al N.° 1 del promemoria della « Signora Chiapusso, sarebbe, da quanto pare, il nostro bisavo, perché pa- « dre del suddetto nostro nonno. — |PIETRO PEIROLERI). » (* V. PEYROLERI, Icones Stirpium ex primis quas pinxit, loc. cit., get 9.5, — « Phaseolus Americanus Flore Cocleato feminib. fuscis — Tri ni — « racola dict. Hort. Lugd. » Firma autografa: Jouan. Franc. dno. Peyrolery Delin. 1733. 314 ; IRENE CHIAPUSSO VOLI tante « Arborista od Erbolaio » (*) e più tardi, di « Olitore botanico » definizione seritta sul frontispizio di un libro dipinto dal Peyrolery stesso (°). Il Prefetto dell'Orto era allora Giuseppe Bartolomeo Caccia; il Regio Erbolaio Capo, Santo Andreoli veneto (padovano?) (°) il quale aveva per aiutante in prima un giovane per nome Francesco Bellardo; il pittore titolare: G. B. Morandi. Non è accertato fino a quando F. Peyrolery abbia vissuto, certo è, che egli dev'essere morto in età avanzata, chè, nell'anno 1780, lo troviamo ancor menzionato come vivente, e venerato consigliere nei dettami del- l'arte sua, in un manoscritto inedito della Biblioteca Civica di Pinerolo: (V. ivi Bonifacio Felice Bochiardo, Campo Botanico Pineroliese, 1780, p. 200). La natura aveva dotato il giovane viucense, di una singolare disposi- . zione a ritrarre piante e fiori. Egli, che a quanto si può arguire, pur possedendo un certo corredo di cognizioni botaniche apprese sui libri degli autori sino allora più in voga, non aveva frequentato scuola at- tinente al disegno od alla pittura in qualsiasi genere, divenne, per virtù propria, primo e precipuo maestro, fondatore di una vera scuola di pit- (1) V. VALLAURI loc. cit., pp. 82-83. « Nel 1731 il Magistrato diede poi il « € al preside della facoltà medica ed al prof. Caccia di cercare un « giovàne capace di poter riuscire allievo, e che potesse cina bisognando, « Sini all’erbolaio forestiere e già avanzato negli ann uesti fu scelto, ogni nella persona di Franc. Forti (Vedi la ni in: Duboin. Raccolta di leggi e di editti, tom. XIV, vol. XVI, p. 621. Estratto di iste Ho 15 Luglio 1731, al Nana della Riforma, parag. 4.° « Provvederete all'Orto Botanico di un giovine capace ecc. ecc. ». 2) V. Bibliot. Nazionale di Torino, 0, II, 294. Un lati i folio: « Stirpium cones ad veram et naturalem magnitudinem delineata, nec non vivis co- loribus quse a Franeisco Peyroleri, Regy Lia Horti Olitore Bota- nico, (y v. apa La botanica in Rialia, Venezia 1895, tom. I, p. 197. V. DELPONTE, loe. cit.. p. XXIV, ove è detto « Angelo Santi ». VALLAURI, loe. eit, pp. 82-83. « Addi 7 Gennaio 1730 il Magistrato della « Riforma deliberó di far preparare le stanze per l'erbolaio Santo Andreoli. « isa aveva con sè un giovane per nome Francesco Bellardo sat lo aiutasse nei lavori che si richiedevano per l'orto botanico ». APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 315 tura botanica, le cui orme tracciarono, per oltre un secolo, il cammino a seguaci non indegni del precursore, anzi tanto più degni di lode, quanto meno da’ suoi precetti si scostarono. Francesco Peyrolery cominciò a disegnare e dipingere, per passione e svago, le piante ch’ egli aveva in custodia, studiandole botanicamente e copiandole sempre dal vero, con indicibile intuizione artistica. Numerosi contansi i suoi viaggi botanici in compagnia de’ provetti scienziati suecedutisi al Valentino, e ne fanno fede ne’ loro seritti e let- tere il Donati, l’Allioni, il Bellardi, i quali lo associarono plù volte alle loro escursioni scientifiche, sempre soddisfatti dell’ opera sua. L'anno 1759 lo vediamo, in omaggio alla sua valentia, chiamato da Vitaliano Donati, durante il noto viaggio nell’estremo Oriente, in sosti- tnzione del Wehrlin (?). Nell'anno 1764 intraprende, col botanieo Ludovieo Bellardi, un viaggio a traverso le Alpi ed in Isvizzera, sino a Roche ove furono cordialmente accolti dall’ Illustre Haller, al quale il Peyroleri sottopose, d' incarico di (1) V. Archivio di Stato, Torino, Ist. Pubb. Univ. Mazzo 8.°. Lettera del Dott. Vitt. Donati al Conte Caissotti, da Alessandria d’Egitto, 20 Novembre T2550. €... i. Il Dott. Giavelli di Vinadio (9, soggetto ben cognito a S. A. R. « potrebbe essere capacissimo, e se a codesto si volesse aggiungere un Dise- « gnatore, quando avere non si potesse il Peyroleri, converebbe ch'egli fosse « giovane quieto, e pronto ad eseguire tutto ciò ch'io gli ordinassi ...... ». Consta che il Peyroleri, non avendo aderito alla richiesta che lo avrebbe sbalzato d'un tratto così lontano dai patrii lari, non ebbe sostitutori presso il Donati. Riporta il Bonino (loc. cit. tom. II, p. 165) da lettera del Dott. V. Donati « in risposta ad altra della Segreteria di Stato di Torino, in data, Damasco « il giorno 1.° Agosto 1761: «...... Un inglese per nome Bruyer eraglisi « offerto in qualità di pittore; ma credette di non doversi prevalere del- « l’opera di lui avvertendo che qualunque volta fosse piaciuto a S. M. che « al ritorno di lui si pubblicasse con le stampe la storia dei suoi viaggi, « e le scoperte da lui fatte, dai disegni e abbozzi suoi, come pure dalle « piante secche, e dagli animali conservati nello spirito di vino, o anche « seccati, si potrebbero facilmente ritrarre le figure necessarie all’opera « E questa è l’ultima lettera ricevuta in Torino dal Dott. V. Donati ». (i) Per notizia intorno al Dott. Franc. Giavelli V. Oreste Mattirolo. « Illustrazione di un erbario se a dor For NK p. 6, — V. Allioni, Fl. Pedem., prefazione. 316 IRENE CHIAPUSSO VOLI Allioni, parecchie tavole botaniche « ex natura » ricevendone approva- zione ed eneomio, dallo scienziato straniero (*). Nel 1766, guidato dal Dottor Pietro Dana professore di botanica, fa un viaggio, che Allioni qualifica di « faticoso » nella Liguria e nella Contea di Nizza (°). Le valli d'Aosta, di Lanzo, di Pinerolo, di Susa; il Moncenisio, la Savoia (°), la Svizzera, il Monviso, le Alpi Marittime videro peregri- nare il geniale pittore, alla ricerca di fiori e piante ch'egli ritraeva sul posto, cercando di eoglierne al vivo la forma ed il colore, la indefinibile, flessuosa espressione di portamento, che ragione botaniea gl'imponeva, spesse volte, di saerificare a studio anatomico. Di queste escursioni e viaggi si scorge, a più riprese, traccia nella Flora Pedemontana di Allioni, ove trovasi più volte segnalato il nome di lui, come raccoglitore di certe piante non ancora da altri rinvenute in date regioni (*). (5 V. Biblioteca dell’ Istituto Botanico, Torino, ed Bellardi Mss. autografo. « Breve enumerazione dei paesi che si sono percorsi nel mio viaggio Bota- nico fatto per le eo con il Sig. Poysoleri 1 au 1764. 79-481 (3 miu ara de la botanique Savoyarde. (Bull. de la Soc. bot. FERAS, 1863, p. « Botanistes ahis = » « Peyroleri parcourut les Alpes pour peindre « les fleurs sur place » Ibid. p. 652 «... Peyroleri obéit à un autre mobile, il prend le chemin « des Alpes pour observer les plantes dans leur lieu natal, e/ joint au ta- « lent de l'observateur, l'habileté du peintre ». (4) V. ALLIONI, FI. Ped. loc. cit., i paragrafi: Tom. I, pag. 4-5: Galium oliginosum, in Maurianensi provincia. » » 22: Hyssopus officinalis, inter Moutiers et Bezé. »- » 32: Dracocephalum ruyschiana, in pratis Pralugnan. » » 42: Teucrium lucidum, in muris See non longe a Bourg S. Mau- rice, etiam in monte du grand S. Bernard, M al dipinto, Icon. Taur., Volume XXVIII, tab. 74). » > 64: Pedicularis foliosa (?), ex Bardonaeche plt e Per errore tipografico è, nel testo Allioniano, segnata questa pianta al nome di Pietro vat ece di Francesco; così corregge Ludovico Bellardi, contemporaneo e precipuo collaborato : N Alioni, n soma, ch "i ora proprietà del Prof. O. Mattirolo Pref. aB. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 317 A quanto si può arguire, Francesco Peyrolery era in rapporto colla celebre scuola di pittura botanica di Parigi, facente capo a Claudio Aubriet, il nestore impareggiabile dei pittori botanici francesi (!), con- tinuatore dell’opera iniziata, e proseguita per trent'anni, dal pittore di fiori « Nicolas Robert » sotto l’ egida munificente di « Gaston d’ Or- leans » zio di Luigi XIV; raccolta di splendide tavole conservate nel Mu- seo del « Jardin des Plantes » ed i cui studi fornirono i disegni al « Bo- tanicon parisiense » del Vaillant (°). Aubriet, dopo aver seguito Tournefort nel suo viaggio in Oriente, dal Mar Nero all’Arabia, ebbe l’idea di praticare quel processo anatomico figurativo, che consiste nello sminuzzare in disegni analitici le particelle del fiore e del seme. Istituzione che, per la prima volta (?) si sviluppa su alta scala, nell'opera del precursore di Linneo (*). Tom. I, pag. 89: Samolus valerandi, Circa Moutiers in Sabaudia (riscontra- ile al dipinto, Icon. Taur., Vol. II, tab. 76). » » 91: Androsace Helvetica, in alpibus supra Cima (Viucensis ?) i riscontrabile al dipinto, Icon. Taur., Vol. XV, tab. 69. » » 97: Gentiana ciliata, supra la Verola in Sabaudia (riscontra- bile al dipinto, Icon. Taur., Vol. XV, tab. 72, fig. 3). (! V. Loir MoNaazoN, Fleurs et peinture de fleurs. Paris 1885, pp. 50-54 Ove è narrato come la Collezione abbia avuto origine, da una pianticella di trifoglio a fiore bianco, il Trifolium subterraneum di Linneo , raccolto dal Principe e da esso recato al pittore Robert, durante una passeggiata nei siti Laien del Parco di Chambor (®) V. FELLER, Biographie Universelle, tola. I, p. 434. « Aubriet (Claude) celèbre dessinateur d'histoire naturelle, naquit à Chà- « lons sur Marne en 1651, et mourut à Paris en 1743. X Zool D C'est d'après ses dessins qu'ont été gravées les planches du « Botanicon parisiense de Vaillant. On a réuni en 5 volumes infol. ce que « cet artiste avait fait de mieux en plantes et en papillons » (3) Un tentativo antesignano nel genere, si riscontra nell'opera di un bo- tanico inglese del Seicento: Neemia Grew. The Anatomy of Plants, comparsa nel 1682. (V. Lo Forte — La Vita delle Piante da Teofrasto a Darwin, Mi- . lano ecc. 1902, pp. 76-77): « Quella di Grew è una vera anatomia topogra- « fica: eccellenti figure accompagnano la descrizione dei varl organi ». (9 Cfr. Apa. De CanpoLLE, Introduction à la botanique, Bruxelles 1837 p. 272, Cap. VI, « Planches ». Cfr. TOURNEFORT, Institutiones Rei Herbariae, Lugduni, Parisiis 1719, pp. 421-422, pu 318 IRENE CHIAPUSSO VOLI É dunque a considerarsi, che le sezioni floreali segnate dal Peyroleri in calce alla figura della pianta (*) fin dai suoi primi otto volumi della « Ieonographia », e ch’ egli esplica in sintesi nella prima tavola del terzo volume della Flora Pedemontana di Allioni (°), acquistano un valore ri- levante, se ci riportiamo al tempo iniziale dell'opera (1752-1765) in cui il ritrovato era ai suoi primi albori. Una prova, non trascurabile, di queste buone relazioni esistenti fra il pittore piemontese (?) e gli artisti di Francia, ci si presenta nel lavoro di una pittrice francese, sua contemporanea (*), che Peyroleri include, (1) V. MiLLIN, Vayage en Savoie, en Piemont à Nice el à Génes, Paris 1816, tom. I, Chap. XIII, Turin, Bibliotheque, p. 297, — (alludendo ai primi 8 volumi della Icon. Taur.): « Les plantes ont moins d'effet que celles de Redoute. « Elles sont aussi sur une matiere qui leur donne moins d'éclat, pu « celles de Redouté sont peintes sur vélin. Les parties anatomique de cha « que plante sont figurées au bas ige (*) La tavola L^ della Fl. Pedem. di Allioni mani che come vedremo più avanti, ci rivela la paternità di Pietro Peyroleri incisore, che ivi calca su disegni del padre,) è tale un portento di teoria scolastica nel genere, con- giunto a squisita finezza d’arte nel rendere i più minuti particolari ana- tomici, pur non Scostandosi dalla morbidezza del soggetto, da far pensare che raramente si possa conseguire di piü, sul terreno a primo aspetto in- conciliabile dell'analisi e dell'estetica 9) Non dobbiamo dimenticare, a tale proposito, la presenza, circa quei tempi, di Allioni a Parigi ov'egli dovette soffermarsi per curare la stampa di due fra i suoi primi libri: « Oryetographia Pedemontanae specimum, Exhibens sorpora Fossilia ter- rae adventitiae, Parisiis 1757 » e: « Stirpium praecipuarum littoris et agri Nicaensis 1757 ». È presumibile adunque, che lo scambio di idee si estendesse, per confor- mità di studio e di ambiente, dagli scienziati, agli artisti delle scuole affini, di Parigi e di Torino (4) V. FELLER, loc. cit. tom. II, p. 108. « Basseporte (Madeleine Francoise) « née à Paris en 1701, avait un talent particulier pour peindre les plantes « et les objets concernant l'histoire naturelle. En 1743 elle remplaça son « maitre Aubriet, peintre du jardin du roi, et enseigna à peindre les fleurs - « aux princesses, filles de Louis XV. Ce monarque se plaisait tellement à « sa conversation, qu'il la wo cung de toute étiquette. Madeleine obtint « du roi plusieurs gràces pour amis, et pour les malheureux, qui ré- . * clamaient sa médiation, mais sehen ne demanda jamais rien pour elle A Dora méme. On gens mm les plus remarquables, la contin inua- —— EE AME ENT E APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 319 con tutta naturalezza, senza spiegazione alcuna, come ultimo foglio del i volume da lui dipinto nel 1741, mentre ancora si qualifica « Olitore à botanico ». | È questa, una tavola rappresentante un ramo fiorito di: « Nicotiana foliis cordiformibus — flore patulo » firmata: Peint par M. Basseporte ("). I progressi in arte e l'assiduità al lavoro di F. Peyroleri gli valsero l'onore di essere esonerato dall'impiego di « Olitore botanico » al quale era pervenuto, per assumere l'ufficio di pittore effettivo addetto all'Orto. Ciò avvenne nell'anno 1741 (secondo il Bonino, loc. cit. tom. 2, p. 108) o nel 1744 (secondo Allioni, Fl. Pedem. prefaz.), benchè da parecchi anni egli già si venisse occupando assai più di pittura, che di coltivazione. Un ramo di coltura però, formava oggetto speciale delle sue cure: lo sviluppo e l'adattamento so piante e frutti, destinati a produrre ma- terie coloranti. Egli pervenne, « dopo aver tentate moltissime prove » e ad ottenere « tion de la superbe collection de plantes, peintes sur vélin, commencée par « Gaston, due d'Orléans, frére de Louis XIII et qu'on voit au muséum d'hi- « stoire naturelle. Les dessins de mademoiselle Basseporte ont, en général, « de l'élégance et de la gràce. Elle est morte au jardin du roi, au mois « d'octobre 1780 ». () La pittura, eseguita su pergamena fina, accuratamente levigata ed imbianchita, è condotta con colori a corpo, a tinte velate, in acquerello guazzo, miniato a minutissimi tratti e punteggiature. Il fiore è rosso pal- lido. La immagine é incorniciata da una grossa riga dorata. L'insieme, un po' lezioso, riesce di scarso effetto. C) V. ALLIONI, Fl. Ped. prefaz. (traduzione): « (Franc, Peyroleri) « ..... e per vero, prese in sul principio solo a de- « lineare le stirpi dell'Orto stesso, quindi venne mandato sulle alpi, accioc- « ché potesse descrivere graficamente sul suolo della loro nascita quelle « che si ribellarono alla coltivazione nell'Orto. Il chè felicemente compié, « specialmente quando dopo d'aver tentato moltissime prove, apprese a « trarre s Lid e dai frutti, la materia dei colori in modo da emulare « la natur. Di Meer pesata ed utile ritrovato del Peyroleri,1 nessuna vestigia era rimasta a confermare l'aecenno dell'autore della Fl. Pedem.; e forse, si avrebbe finito per credere che Allioni, volesse alludere soltanto simbolica- mente, all'arte di « emulare » nei colori « la natura stessa ? » Fortuna volle che, procedendo ad altre ricerche per i miei studi, io avessi RETE a E a a a SRO 2i "i AR i Keds EC s UNES va. SMS ir bn IN m RP A eta E S TES da = È " EU CEA i up feno - Ha ls, at Po DANCE I n t È (n Y 1 ^ "s pra DE dt it cfe Vau. M s i x $ fugi d LR VA KT S M i - 320 IRENE CHIAPUSSO VOLI dall’ Zris Germanica, dalla Viola Martia, dal Solano brasiliano (surina- mense del Donati), dalla composita detta Tornasole, dal Berberis vulgaris, dalle bacche del Ramno cathartico e da molti vegetali che sarebbe qui troppo lungo enumerare, delle tinte vaghissime, che vediamo utilizzate, con perfetto successo, nei volumi della Icon. Taur. Uno, e forse il più importante, dei moventi all’inizio e coneretazione dell'opera che forma oggetto di questo studio, si fu certamente Patti- vità singolare e la valentia dell'artista. il bene d'imbattermi in un manoscritto inedito, dell'epoca, che fu una vera rivelazione, come prova tecnica, atta a dimostrare che questi colori vege- tali, venivano effettivamente estratti e vig. n datle piante, che a tale scopo si coltivavano nell'Orto del Valent V. Bonifacio Felice Bochiardo, PREE y^ Pinerolo — Campo Botanico Pineroliese, 1780. (Mss. in 4°) in Biblioteca Civica di Pinerolo — 1— N — 127. Cap. VIL pp. 199, 218. = « De’ Colori che si estraggono da varie piante - « nostrali per servir alla rta delle medéme sulla carta, con altre pie —— allo stess x nte zaii silenti che ci somministrano colori per la minia- « tura nos la carta sono: il berberis, le tre geniste, V iride germanica, « il ramno e le an evvi pure il cyano, ebulo, millefolio pratense, la pa- « stinaca pratense, il papavero rosso, ed il sambuco, comprese fra le sud- « dette; tra le domestiche, ossian coltivate poi, che danno anche simili pro- « dotti si descrivono la calen A il saffrano, carthamo ortense , cheiri « rosso, carofano rosso, guado, mirto, peonia, pisello, rubia de’ tintori, « ruta, solano melanoceraso o n brasiliano e la viola tricolor; e tra « le droghe forestiere da semplici derivate, notansi l'anchusio, la cur- A « tutti questi s'aggiungono ancora, quantunque non si possano dir as- « solutamente vegetabili, ma che servono per la miniatura de’ medémi , « l'inchiostro cinese, il cinese imitato, il bistro di fuligine, la scarlatta , « la straccia di lüni; la lacca fina, la coccioniglia , il chermes, e tal « volta ancora da alcuni sono adoperati li seguenti, prima peró purificati « e sono il verd Eterno (5, il biadetto, l'azurberlino, il carmino, minio, « cinapro , pum Santo, gialdolino, azuroltramarino, terra ombra, e « la biacca, ma questa però rarissimamente, e quando non si possa ameno, « poiché per il bianco s'ha attenzione di far servire la pura carta. (1) Recipe: « Verde. Verd' Eterno, verde in canna, o verde rame stillato, è d'un bellissimo verde : * 4i fonda poltiusianato Sine adi ponte DIA orta : estratta la tintura si usa cosi, e con un : sal amoniaco. ed aceto fortissimo bianco a proporzione, — 5 ..« fa pure un verde da miniare (e Alema: p. o Latar Grind] v. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 321 I pochi autori dai quali si puó attingere notizie sulla fondazione della « Iconographia Taurinensis » sono concordi nell’ asserire, che il Conte Lu- dovico Caissotti, trasse l'idea di proporla alla munificenza di Re Carlo Emanuele III, dopo aver avuto visione dei dipinti che da lungo tempo « Io qui noterò primamente quelli da me usati più comunemente, e sta- timi comunicati dal Sig. Francesco Peyroleri giubilato (per mezzo del suo nipote Luigi Peyroleri fu mio discepolo) pittore della Bottanica in Torino, come stimasi più a proposito. Indi darò di passaggio una breve notizia di tutte le altre, acciò ne facci l’esperienza, e se ne servi a suo benepla- cito chi ha genio per questa specie di miniatura. « Le piccole conchiglie o gusci di pesciolini detti cappé, e che si trovano non solo nelle peschiere, ma ancora ne’ rivi, e stagni non molto lungi da Pinerolo cioè tra Scalenghe, ed Ajrasca, ed altrove ancora; quali ser- vono a contenere i suddetti colori devono primieramente purgarsi dal vi- scoso che contengono, col farle bollire nella liscia, osi sancte facilmente il pesciolino, indi lavarle; i pennelli vanno di varo, sottili, ed eguali in punta; i lapis per dissegnare vanno dei finissimi ai d'Inghilterra, e la carta quella detta reale, o da disegni, e qualora si dovessero usare penne « per lavori finissimi, si scelgono quelle di corvo ». Seguono i « recipe » dei colori, suggeriti da Peyroleri, i quali si compen- A A ^* A A ASA RA ^ ^ A Rosso brasile Bistro fuligine (?) Rosso scarlata Verde ramno Giallo gutta Verde iride Giallo ramno Verde viole allo berberis Verd mposto Giallo genista Turchino solano Azzurro guado Turchino Tornesole (Giallo saffran (Crocus sativus Pin. et Linn.) Violaceo solano Negro inchiostro cinese Violaceo composto » » , immitato Bianco naturale (?) (1) « La filaccia dei fiori danno il giallo poco usato dai tintori: i pittori lavano i loro pieni ». ione. () « Usasi con acqua pura ne’ colori d'ombra, di noce ossian servire der « giamento ne' gialli. In gener: gnifica un acquerello che s'adopra per ombreggiare i , fatta da vari colori separatamente ». Hi * M pere nre bedient oae osito se esprimere il « di danza arabica ». Ra a « Argento ed oro, nta in signe en a d. pp « con gomma arabica, i asciutto si peeing opa. col color fo deit animahuelo. « Oro in polvere o Luo sparo come il orte capa arabica. (Quest' ultima ricetta è del 322 IRENE CHIAPUSSO VOLI si andavano eseguendo all'Orto botanico, fin da quando ne divenne Pre- fetto Vitaliana Donati (1750-1759). Il numero doveva esserne per certo rilevante, se osserviamo che nel 1752, come inizio dell’opera, vengono di scatto in luce i due primi vo- lumi, ciascuno di tavole 150 — poi suecedonsi due volumi all'anno, nel 1753 e 54, e così si continua in modo, da formare in cinque anni, ben 8 volumi eon un complesso di tavole 1086, da ritenersi per fatica pres- sochè esclusiva di F. Peyrolery. Come in genere tutti gli specialisti, F. Peyrolery è aceuratissimo nella scelta del fabbisogno; il ehè presentava non poche difficoltà, data la scarsezza di mezzi materiali di cui nel XVIII° secolo potevano disporre gli acquarellisti, ben lungi dalla varietà immensa di prodotti, oggidì fornita dalla concorrenza industriale d'ogni paese. Fa uso dei colori vegetali da esso preparati, delle penne di corvo e delle matite d'Inghilterra pel disegno, dei pennelli di vaio, della carta detta « Reale », consistente e trasparente ad un tempo ('). Segue il metodo degli antichi acquarellisti inglesi, volendo bandita la biacca ed ogni colore a corpo, ottenendo il risalto delle luci dal puro bianco della carta. I suoi lavori si riconoscono alla finezza del disegno, nelle Vale re- ticolate delle foglie, nei nodi e filamenti delle radici, talvolta perfin troppo elaborate e contorte, cadendo in sinuosità manierate. Fa volontieri le villosità sullo stelo, calice, orlatura del fogliame, nel quale è spesso più valente, che nella colorazione del fiore, Bonifacio Felice Bochiardo prosegue questo suo capitolo dei colori (vero e proprio trattato di « miniatura sulla carta » dal quale molte notizie si potrebbero trarre per la storia, di metodo, della gentile arte in Piemonte) citando ancora altre 80 ricette, in parte sue, ed in parte estratte da libri francesi ed italiani del tempo. (Per notizia intorno a B. F. Bochiardo, V. I. Chiapusso Voli e Oreste Mattirolo = Les Bochiardo botanistes Piémon- tais etc., in Bull, Herbier Boissier Chambesy (Suisse) 1904. Non mi è parsa inutile la tascrizione del precedente capitolo, inedite, ma- noscritto autografo del benemerito farmacopeo e botanico pineroliese stante la copia d’indicazioni contenutevi, sul sarai artistico adoperato da Fr- Peyrolery e da quanti seguivano la scu (© V. BocHiarpo, loc. cit. (nota ut sw DIR APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 323 I paesaggi che, in pochissimi casi, servono di sfondo a' suoi fiori, non sono cosa altrettanto riuscita. La sua squisitezza d'arte si concentra sul soggetto vegetale. Conduce la tinta con pennello molto intriso, lasciandola umida sulla superficie acquarellata, così che, asciugando senza macchia, giova molto all’ effetto delle trasparenze, nel tessuto vegetale. Ha un tono di tinta a riflessi dorati, frammisto al verde intenso, che rende in modo efficacissimo, l'aspetto delle foglie malate, ma non an- cora secche. Per i dettagli di fibre più delicate, (*) adopera la penna, anche aito colore, e di questa egli pure si serve con fermezza incisiva ne’ suoi di- segni a chiaroscuro (camaieu), ove per le ombre si vale della matita, dura nei risalti, sfumata nei riflessi e nelle penombre, in modo da ren- derla irriconoscibile, così da apparire in taluni punti, pennellata d'in- chiostro di China. Ha un processo di modellatura in rilievo, per far spie- care i disegni a penna e matita, ch’ egli mi pare ottenga calcando la foglia, o l'esemplare di pianta, vera, al verso della carta di tessuto sen- sibile, bagnata ad hoc e lasciata in bianco, con un certo sistema tutto suo, di cui non mi è riuscito sorprendere il segreto. Il metodo si approssima a quello che, dagli Inglesi, vien chiamato, per la riproduzione di esemplari botantei, « Nature Printed (°). (!) Come esempio nel genere: sul frontispizio del citato volume « Olitore botanico, 1741 » volteggia uno stuolo di farfalle, tutte perfettamente classi- fieabili. Una grossa libellula ad ali spiegate, sfiora il lembo inferiore di un panneggiato; ha il tessuto delle ali, vitreo, a fibre capillari moltiplicantisi in infinite, finissime venature intrecciate a reticella ; due lineette nere, nell'estremo delle ali; l'esile corpo di color celeste, su cui spion un dise- gno come di spine nere imbricate verticalmente; questa è la « Aeschna Cyanea maculatissima, F. Muller » che Mord nell Isola di Sardegna ed in Piemonte. Il soggetto è indubbiamente copiato dal vero, essendo autenticamente ri- vnde a Palazzo Carignano, nel Museo di Storia naturale di Torino = Sala 5.5, vetrina 3.* « Pseudoneurotteri ». È) Molte sono le prove di calco dalla foglia o pianta, vera, espletate, fin dal XVI? secolo, con fuligine, atramentum librarium, sepia , olio tinto in |. polveri d'ombra, ed altre sostanze tintorie, ma tutte sono limitate a ren- . dere il puro contorno a piatto, sia pure riempito a colori; il solo metodo : 3 E 324 IRENE CHIAPUSSO VOL! E Serive egli stesso il nome botanico in calce alla figura della pianta, citando spesso: Teofrasto in Bodeo da Stapel; — G. Bauhin — Pinax ; — Morison, ed Hermolao Barbaro — Horti Lusitani e Triumphetti Gio. Batt., ch'egli segue nella teoria antesignana sulla sessualità delle piante, come risulta dal citato suo disegno « Phaseolus americanus, ete. (firmato in data 1733). — Ha un fregio calligrafico suo, caratteristico. Delle opere, conosciute, di Francesco Peyrolery, si possono accertare: | l. N° 18 studi di « mentacee » copiate « ex natura », non firmate, ma riconoscibili alla perfetta esecuzione del disegno ed alla diafana acqua- i rellatura. (Certamente fra i più antichi suoi dipinti). V. Archivio Orto — — botanico, Torino, Cartella N.° 1, più la Cartella II^ conteneute abbozzi. 2.° « Peiroleri — Icones stirpium ex primia quas pingit» — Un volume — — in-folio, contenente N.° 46 disegni a chiaroscuro, penna e matita, di di piante e fiori, con scritta autografa, due tavole firmate (una in data 1733). — Proprietà della scrivente. 3.° « Stirpium Icones ad veram et naturalem magnitudinem — deli- neatae — nec non vivis coloribus pictae a Francisco Peyrolery — Regi — Taurinensis Horti — Olitore Botanico, 1741. » — V. Biblioteca Nazio- — nale di Torino — O — II — 294. Questo volume, in folio, contiene tavole di fiori, dipinti ad aequerello, N.° 143, più un frontispizio raffigurante soggetti entomologici, di squi- — . sita fattura. (Cfr. nota ut supra). 4° I disegni delle XCII tavole formanti il 3.» volume della « Flora Pedem. di Allioni » edita nel 1785 e dell'« Auctarium » (1789), più, i di- segni già presentati dallo stesso, nel « Rariorum Pedemontii Stirpium — specimen primum — Taurini 1755. » che mi sia stato dato di riscontrare, paragonabile al processo di rilievo — (repoussé), di Peyrolery, sta in una pubblicazione Inglese di oltre un secolo - ig più recente, dall'epoca in cui operava il maestro Piemontese : (1733) = « The — — Ferns of Great Brilain and Jing) Printed. Printed incolours by Brad- bury et Evans — Patentées Witefriars — London (epoca : circa l'anno 1850). È da osservarsi però, che la de adoperata è totalmente diversa, nei due casi: mentre Peyrolery si serve della carta forte e diafana, filigranata — alla marca: « grappolo d'uva sormontato da Corona Chiusa », opera in- — — |... glese moderna, qui sopra citata, è plasmata su carta pastosa, simile a quella . . in uso pei calchi gessati delle iscrizionl archeologiche. E. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 325 5.° Oltre 2000 (duemila) tavole della « 7cozog. Taurinensis, » compren- denti i primi otto volumi, di esclusiva opera sua, (salvo qualche tavola av- ventizia), più, la maggior parte delle tavole incluse sino al XX° volume. Di questi primi volumi dipinti da F. Peyrolery, che si suecedono e si svolgono come un poema sacro a Flora, le cui pagine più belle ne sono le strofe smaglianti, tralascierò la miriade di pianticelle spontanee dalla graziosissima parvenza, che mi condurrebbero a troppo minuta descri- zione, e mi limiterò a segnalare un solo fiore, ed un frutto, fra i coltivati: « Iconographia Taurinensis, » vol. I, Tab. LV: « Iris flore magno ex albo nigricante C. B. P. (nell' Indice: Iris Su- stana L.). Questa splendida tavola è, a parer mio, il « punctum. saliens » della valentia del pittore, mentre torna a grande onore dell'Orto, che già possedeva, nella prima metà del Settecento, la rarissima pianta, ori- ginaria da Susa d'Africa. Il fiore, disegnato e dipinto a perfezione, è di colore bianco-malvaceo, con finissime, innumerevoli, spruzzature di color morello, tendenti alle calde tinte del « purple madder ». Una meraviglia. « Icon. Taur. vol. VII, Tub. LXXXIV. « Vitis vinifera — C. B. P. 29. » Grappolo d'uva, eon foglia, sulla quale si distingue una taeca paras. sitaria, naturalissima ; acini nigriscenti, di grande verità nei riflessi, ot- tenuti con sapiente lavoro di miniatura. VE Giovanni Antonio Bottione da Viù — disegnatore e pittore, nipote (per parte di sorella) di F. Peyrolery, succedette allo zio nell’ impiego al Valentino l'anno 1766 (?). Egli ebbe, fin da giovanetto, la protezione di Allioni, e specialmente, di Ludovico Bellardi, che lo raccomandò caldamente al Magistralo della (9) V. Bonino loe. cit. tom. Il, pp. 108-109. Cfr. ALLIONI, F7. Pedem. Prefaz. 21. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 326 IRENE CHIAPUSSO VOLI Riforma (*), dopo averne con amorevoli esortazioni e consigli, guidati i primi passi, nell'arte non facile di accontentare i botanici ritraendo le piante a seconda dei loro dettami (°). Non risulta abbia compiuto viaggi di lungo percorso, ai quali forse contrastava la sua assiduità al lavoro; ma non si può @’ priori esclu- dere che abbia pur egli talvolta seguito Allioni e Bellardi, sempre in- tenti ad esplorar per ogni dove il terreno, alla ricerca di piante nuove da far conoscere, per mezzo dei disegni, ai loro eruditi corrispondenti (?). dv. pra Orto botanico, Torino, due documenti che ci permettono di ciò stabili 1.° Un fo Va o, legato in fine di un volume già proprietà del botanico Bellardi; sul retto della pagina stanno N.° 15 figure di piccole piante al- pine, passabilmente disegnate, ma dipinte da novizio nell'arte, a colori ve- getali; sul verso del foglio si E « Alle Mani di Pietro Bottione » (forse il padre del pittore) « Fascicolo de' primi lavori di Gio. Bottione ne di Viu , « senza alcun maestro, il an fu poi a mia persuasione dall'amatissimo « mio Maestro D. Carto Allioni proposto al Magistrato. » ° Un foglio sciolto di carta finissima (filigranata alla marca di un’aquila araldica a corona ducale) formato in 4.°, porta un disegno, acquerellato a colori, di: « Gentiana punctata » in e sta, di mano del Bellardi, la scritta: « Primo lavoro statomi presentato da Gio. Bottione, dopo tale epoca « travaglio due anni sotto la mia direzione, poscia (?) coadiutore di suo pa- « rente S. P. (Signor Professore) Francesco Peyroleri (?) Ill.^ Magistrato « della Riforma ». (3) Allora, come sempre, non riusciva facile ai pittori, l Loiano i botanici nelle esigenze della desiderata precisione; poichè, questi, che si dimostravano perfin troppo indulgenti riguardo alle qualità estetiche delle gure, erano, e di dovere, severissimi fautori della più rigida esattezza d’interpretazione, mettendo spesso in non cale ogni effetto artistico. « Pictor male exibwit ..... neque bene expressa sunt folia floralia ...... neque omnino placet hoec Icon ..... > et similia, sono gli ammonimenti ‘ Menia da Allioni per alcune tavole della Flora Pedem. Caratteristica, nel citato volume dipinto da Giov. Bottione per L. Bellardi, (alla penultima tavola raffigurante, assai metodicamente, la « Rosa rubri- folia, Bell. ») una cancellatura a sette tratti di penna, spietatamente fatta dal botanico, al gruppo fruttifero dipinto in calce, ove il pittore aveva sbagliato sagoma e portamento, facendo il frutto retto sul fusto, mentre va fatto ricurvo, a maturità. È del pari notevole, la rassegnazione del pittore, che rifà, e molto meglio, il medesimo ramo con frutti, all’angolo opposto della tavola. (3) Da questa presentazione di disegni eseguiti dai pittori aiit Allioni s e N à APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 327 Egli rimase, in carica, al Valentino sino all'anno 1802, epoca in cui venne surrogato dalla propria figlia Angela; ma quantunque giubilato continuó a prestar l'opera sua, finché non glielo vietarono la grave età e l'indebolimento della vista. Come dato biografico intorno all'epoca della sua morte, altro non ab- biamo che un'allusione (stampata nel 1816) del botanico Millin de Grand. : Maison, erudito di cose d'arte del principio del secolo XIX» (1). Negli anni 1803-1804-1805, sotto la dominazione francese, Giambattista = Balbis che presiedeva allora all'Orto Botanico di Torino, implora ed ot- . tiene dal Generale Duca Menou « administrateur. Général », una tenue rivendicazione di sussidio per gli addetti all’ Orto, e fra questi, è ancora | compreso « Ze citoyen Bottione dessinateur » (°). Lodato a più riprese dai botanici del tempo, questo pittore, pur non trasse elogi da molti botanici stranieri, quali Haller, Villars ed altri ancora; fra tutti va notato Linneo che, in una lettera datata da « Upsal 9 Novembre 1774», encomia entusiasticamente le figure di piante inviategli da Allioni (epoca di Giov, Bottion ica dicendole superiori a quante gliene fossero fino allora state presentate «....... in quibus nonnulae egregiae quidem prae- « slilere, sed figurae eorum saepius non satisfaciunt; quae vero tua lucent « uli Luna inter stellas minores; floreas diutissime in augmentum et orna- « mentum rer (Cfr. M. BUNIVA, nici sur tous les ouvrages publiés et inédits du D. Ch: Allioni, Turin 1805, p. (D Minum A. L., loc. cit tom: I, Chap. XII. « Turin Bibliothèque, p. 297. L’autore, puedo dei pittori della Icon. Taur. dice: « recueil de plantes & peintes. 5:01 ses par la famille Battione qui, depuis longtemps est at- « tachée au jardin botanique. Le pére est mort depwis quelques années im « Memoria è dettata circa l’anno 1814 et cette collection............. « continuée par Angelica Bottione sa fille (* Cfr Arch. di Stato, Torino, Mazzo, bos botanico, documento pud Lettera autografa, firmata « Balbis, Turin 23 Brumaire an XII, (180 « Au général Menou administratuer Général...... Balbis secutus de « matiere médieale et de Botanique..... Général, j'eüs l'honneur de vous « représenter dans ma lettre du 6 fructidor, les besoins des Citoyens Cor- « naglia et Giusta jardiniers au jardin des plantes, ainsi que du Citoyen « Bottione Dessinateur et vous ai prié instamment de venir au secours de « ces iti Citoyens, que l’arrété du 21 Frimaire avait privé du trai- « tement dont ils era antérieurement ». (L'istanza, peri medesimi, URN sino ies epa 328 IRENE CHIAPUSSO VOLI raggiungendo la nota di perfettibilità spesso toccata dal suo predecessore, ha pagine veramente pregevoli ehe ei danno a conoscere come, da' suoi primi saggi di novizio, egli abbia notevolmente progredito e sopratutto, indefessamente lavorato. I suoi dipinti sono riconoscibili alla pennellatura un po’ manierata, ripresa a piccoli tratti; usa il verde caldo, gialliccio, ottenuto dal ramno cathartico, che Peyrolery raccomanda per l’ imitazione delle foglie malate; ricopre i riflessi chiari di un tono aureo, in certi casi efficace, ma spesso esagerato. Continua l'uso dei colori vegetali istituito da suo zio, ma non sempre conserva, nelle luci, il bianco della carta. Si scosta dalla verità ‘| botanica, tracciando le venature del fogliame a rabeschi semi-calligrafici. Schiva le villosità e le rugosità, facendo i fusti glabri, color di sughero. Ha spiccata tendenza ad ingrandire la proporzione del modello. Dove Giovanni Bottione riesce maestro, si è nell’insuperabile tratta- mento dei frutti carnosi, nel citrino dei limoni, nelle tinte accese degli aranci. Ha pure un’ abilità tutta speciale per i « Cactus » ed altre piante grasse spinose, cui sì adatta il suo tratto miniato. Dell’opera vasta di Giovanni Bottione, possiamo aver contezza dalle seguenti risultanze: 1.° Dalla grande quantità di tavole che, per induzione di metodo artistico, ci è permesso attribuirgli nei volumi della Icon. Taur. concer- nenti il periodo 1766-1802, ove appariscono di lui, ben 2700 (duemila- settecento) tavole. 2.° Il Buniva (Reflections sur tous les ouvrages ete. de Charles Al- - lioni, Turin 1805, p. 79. Cfr. loc. cit.) asserisce che : — « Les connoisseurs « remarquoient aussi, avec grande satisfaction dans le Cabinet d’Allioni, « sa collection de plantes dessinées par Boffione artiste excellent, et co — « lorées par le méme d’après nature; elle comprenoit kuit cents plantes — « exotiques, ou indigènes; le tout formoit sept volumes » ed il Bonino — (loc. cit. tom. I, p. 442) lasciò seritto che Allioni possedeva nel suo Mu- 3 seo privato,: « 7 (sette) volumi di Tavole in-folio, comprendenti 800 (ot- i tocento) piante dipinte dal vero, da Bottione. » Ma questi invidiabili ci- — melii di Iconografia botanica, sono divenuti, oggidì, irreperibili. 3.» Presso l'Istituto Botanico di Torino: 3 APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 329 E — « Icones Plantarum, Lud. Bellardi pictae a Joh. Botione, volumi 2 | in-folio, ciaseuno di circa 60 tavole colorate. (Dono del Dott. Oreste Mat- tirolo alla Biblioteca del R. Orto Botanico di era: — « Bellardi, lcones, pictae. » Vol. 1 in-folio, contenente N.° 62 varietà di uis e fiori dipinti in Tavole 62. (È il libro contenente il primo saggio di G. Bottione). Proprietà del Dott. Oreste Mattirolo. — « Plantarum Enumeratio quas a Johanne Botione Viucensi, Vivis coloribus depictae, possidet Carolus Ludovicus Bellardi, Medicinae Doctor.» (In Raccolta di Mss. autografi di C. L. Bellardi, fascicolo 3.9). Le piante ivi eleneate, talune descritte, sono in numero di 145 (cento- quarantacinque). — Le Cartelle N.» IV, VII e XV contenenti abbozzi attribuibili a Giov. Bottione. | VII. Angela Maria Rossi Bottione. Figlia di Giovanni Antonio succedette al padre, assumendo l'impiego di pittrice e disegnatrice delle piante, presso l'Orto botanico di Torino, l'anno 1802 (+), con l'annuo stipendio di L. 1060 e fors' anche, coi me- desimi agi accordati ai suoi predecessori. Rimase in carica sino all anno 1837, epoca in eui venne giubilata con una pensione vitalizia di lire 900 annue (?). È supponibile che, prima ancora di essere stabilita pittrice effettiva, () V. Bonino loc. cit. tom. II, pp. 108-109. (*3) V. Archivio di Stato, Torino, Mazzo Orto Botanico docum.'° XIII « In seguito al Reale Bigl.t° emanato il 5 Sett.» 1837, il Presid.'* Capo = « degli studi comunica al Sig. Conte Pralormo Primo Seg.”i° di Stato per « gli affari interni: L’età avanzata e il progressivo indebolimento della vi- « sta, più non permettendo alla Vedova Angela Rossi nata Bottione di ul- |< teriormente continuare nell'impiego di disegnatrice e Pittrice delle piante .« a cui è addetta al R. Orto Botanico da trentacinque anni a questa parte, « si è S. M. degnata di concederle, a grs riguardo del lungo e lodevole | « servizio prestato nell’ accennata qualità, l'annua pensione di Novecento | « Lire sul bilancio della Regia Università di Torino.....». man Per il Presidente, GAZELLI DI ROSSANA. ees i ct SITE DUDEN CI AST Ete E NE atti I ono iaia ta de SLM ERR x De Ro a CARE ME gewiss X LE i È 330 IRENE CHIAPUSSO VOLI essa abbia eooperato ai lavori che eseguivansi per conto dell' Orto, e come allieva, e eome ausiliatriee del veechio genitore. Ebbe per protettore G. B. Balbis e ciò si riconosce alla premura del distintissimo botanieo, nel compilare un catalogo di piante eseguite da questa pittrice, ove, con lusinghiera frase è detto ch’essa dipinge « in emulazione della natura » (7). A lei spetta la dedica della « Bottionea » per parte del botanico Colla (°). Nella Icon. Taurinensis comparisee la sua maniera all’inizio del qua- rantesimo volume, ed il lavoro continua ad essere in maggior parte suo (*) sino a tutto il quarantottesimo volume. L'operosità di Angela Maria Bottione colpisce chiunque si indugi un | momento a studiarla, nelle molteplici sue manifestazioni artistiche. Oltre all'aiuto prodigato al padre, essa lavorava assiduamente, senza soccorso di ausiliari. (1) Stirpes quas Angela Maria Bottione Taurinensis Joannis Antonii pic- loris filia, vivas pinxit in aemulatione naturae, annis qui sequuntur. MDCCCVI- VIHI-VIIT-VIIIIT-X-XI-XIHI. Aug. Taurinorum Die T i 1813. Vidi et probavi — Joannes Baptista Balbis Botanices Profess ortique Academici Prefectus. (Vi sono elencati oltre RASO pibe tutti ri- scontrabili nelle tavole della Iconographia; ma in numero assai più rile- vante, sono i dipinti di Angela Bottione esistenti in quei volumi. (® Il botanico « Aloysio Colla » soleva far disegnare e dipingere le piante che formavano oggetto delle sue importanti pubblicazioni e Memorie scien- — . tifiche, dalla propria figlia — Teofila —, che suppongo fosse stata allieva di Angela Bottione, la ied qud lavorò pel Colla, ed apparisce, da questi, tenuta in molta consider Non risulta che Teofila peer Colla abbia portata contribuzione alla | Icon. Taur. (3) Molte pitture di varia scuola e maniera riscontransi frammiste ai di- pinti di Angela Bottione in questi nove volumi dell’epoca sua. Ma oltre alla associazione di lavoro tra padre e figlia, che potrebbe essere causa di + | notevoli variazioni nel metodo, a seconda della preponderanza dell'uno O dell'altra, è da arguirsi che non pochi artisti noi possiamo ignorare, che pnre avranno cooperato alla « Iconographia Talune figure, Biroli Peni dell'Orto, 1815-1817) che si compiaceva nel dipingere fiori; y mpio, le suppongo eseguite del Medico Giovanni i ma queste poche immagini appariscono troppo negative in estetica, per meritare speciale menzione. Del più abile, fra questi incogniti, parleremo più avanti, APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 331 Abile nel disegno, che quasi sempre eseguisce a penna finissima anche sotto aequerello, si dimostra eecessivamente timida nel dispensare i colori ; ed è peccato, chè, con una tavolozza un po’ più smagliante, i suoi fiori, leggiadri nella sagoma, acquisterebbero maggior pregio, mentre queste piante dipinte così, a tinte scialbe, appariscono spesso come clorotiche. Migliori riescono i suoì dettagli analitici, spaccati e sezioni di semi e fiori, ch'essa non ommette mai ad ogni studio di specie, e che ce la rivelano buona conoscitrice delle leggi botaniche. Ritorna al metodo del suo pro zio (Frane. Peyrolery), nella finitezza degli steli villosi, nelle venature reticolate delle foglie, nel precetto di valersi, pel bianco, della « pura carta contornata di negro ». È Y ultima della scuola dell'Orto, ad usare i colori vegetali. Sono belle, fra le tavole sue incluse nella Icon. Taur., le figure di Graminacee, Ombrellifere, Arenarie e quante piante a foglie e fiori mi- nutissimi, a fibre delicate, richiedono molti partieolari alla penna e minor uso di pennello acquarellante; come le erbe filiformi, dove non vi é da condurre colore in campo grande. Nelle tinte di sepia, spiega maggior coraggio, ed i suoi studi di funghi riescono perfettamente; fra questi va segnalata la Tav. 88* del vol. XLIV nella « Icon. Taurinensis »: « Hydnum crassum, Balbis ». Questo fungo di color bruno, qui egre- giamente raffigurato, al retto ed al verso, è si può dire, il capo d'opera di Angela Bottione. Se non l'avessi trovato consegnato autenticamente nel Catalogo Balbis, fra le piante da essa dipinte per la « Iconographia » avrei esitato a eredere fosse lavoro suo, tanto ne è perfetta la effigie, di maniera assai più franca del consueto (7). Di Angela Bottione si possono considerare le Opere: 1.° Cirea 800 (ottocento) fra le Tavole contenute negli accennati otto volumi (dal XL» al XLVIII° incl.) della « Iconog. Taur. ». (1) V. BaLBIS G. B., Flora Taurinesis. Prefaz. p. VI, « in. fungis Bulliar- « darum praesertim, duin etiam Persoon, aliosque vada Singulis autem « speciebus, quoad fier potuit, « optimam alwujus auctoris iconem saepiu- « sque Iconographiam —Ü quae in medi Archigymnasii TOM « theca, extat, indicavi "^" ow 9 n 332 IRENE CHIAPUSSO VOLI 2.» Molti dei disegni presentati dal Balbis, ed aleuni dal Colla e dal Moris, nelle loro Memorie all’Accad. delle Scienze di Torino. 3.° Gli abbozzi -e studi contenuti nelle Cartelle VI, VIII e XIV, presso l'Orto Bot. di Torino. VIII Pietro Peiroleri — Torinese — incisore e disegnatore, figlio del pittore Francesco Peyrolery, nato nel 1741, operava nel 1777 (!). Unico documento, ma di valore indiscutibile, che io abbia potuto rin- tracciare sulla paternità di Pietro Peiroleri incisore, che valga a provare essere egli figlio (e non fratello, come si ritenne finora) di Francesco, pittore e disegnatore botanico, è nella Flora Pedemontana di C. Allioni, edita in Torino 1785, tom. III, tab. I, rappresentante frazioni analitiche di fiori, semi e foglie, ove leggesi in calce: « Francis. Peiroleri del et pino. — Petrus Peiroleri fil. (leggi filius) inc. ». Che questo artista, il quale raggiunse meritata celebrità, abbia di- mostrato fin dall'adoleseenza, mirabile disposizione per l'arte d' incisore, ce lo provano due tavole- da esso firmate in una delle prime opere di Allioni, il « Rariorum Pedem. Stirpium » in data 1755. Il giovanetto toccava allora appena i quattordici anni, eppure queste due tavole, la IX* e la X* del volume, ove egli esordisce colle figure: « Helianthemum alpinum Hall. — Leucojum angustifolium H. R. — Al- « sine uniflora et grandiflora — Abrotanum pumilum e Anonis glabra », portano le firme: Franciscus Peyrolery Delin. — Petrus Peyrolery seul. L’incisione fine ed accurata, potrebbe, a primo aspetto, parere man- - cante nella densità dell'inchiostro, se non si osservasse ciò essere invece, sottile accorgimento botanico dell'artista, per rappresentare il tessuto biancehieeio di lanugine di certe foglie, come ad esempio nell’ « Helian- themum alpinum » tab. IX, fig. 1. Pietro Peiroleri proseguì, nei libri d'Allioni, l'opera sua felicemente ... () Cfr. Zani, Enciclopedia metodica. NI DIE ta j MUS oc AUI M DECR ETE TEX A APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 333 iniziata, coll’ incidere, sempre su disegno del padre, pressochè tutte (due sole eccettuate) (*) le Tavole della Fl. Pedem. ove le indicate firme alla Tab. I (loc. cit.) sono da interpretarsi valevoli per tutto il volume, in quanto si riferisce a disegno ed incisione. L'uno e l'altro di questi suoi lavori, ci provano come egli abbia tal- ` volta, forse per accondiscendere a desiderio paterno, disegnato soggetti botanici; benché il suo bulino si esplicasse, coll’andar del tempo, nel- l’arte del riprodurre le umane sembianze, in ritratti storici e scene al- legoriche. Pietro Peiroleri fu allievo del Beaumont (°) che aveva fondato in To- rino, una scuola d'intaglio sul rame, e circa l'anno 1770, in qualità di ` artista distinto, venne, per munificenza di Re Carlo Emanuele III « man- dato e trattenuto a Venezia per apprendere ivi la sua professione dal maestro incisore Giuseppe Wagner ». (Cfr. Claretta loc. cit. p. 167). Lungi dal voler annoverare Pietro Peiroleri fra i pittori e raccoglitori botanici, non mi è parso pertanto un fuor d’opera, il farne cenno in questi appunti. E ciò perchè, a mio giudizio, oltre alle menzionate in- cisioni Allioniane, molte tavole egli avrebbe disegnate a penna nella Icon. Taurinensis, che poi venivano da altri dipinte. I disegni netti, finissimi, che riscontransi sparsi, ma assai frequenti, nei volumi XXXVI — XXXVII — XXXVIII, raffiguranti graminacee perfette; il contorno segnato ad inchiostro turchino, le impronte con traccia soleante la pasta della carta, lascierebbero supporre calco operato da mano ferma, avvezza al bulino. Prima di chiudere il ciclo di questi quattro artisti di una medesima famiglia, succedutisi in una stessa missione di lavoro, osserverò che sus- siste, ad intervalli, nella Iconographia Taurinensis, durante il periodo che (%) Cfr. ALLIONI, loc. cit., ove, delle tab. LXXXV* e LXXXX?, che appari- scono disegno di Franc. Peyrolery, la prima è firmata : Ramis scul. Il Ramis, Giovanni o Giuseppe, disegnatore ed incisore, operava nel 1750; era di Parma, ed aveva in moglie Teresa Ramis Ronzini, di Pavia, che ope- rava nella medesima arte, nel 1760. (Cfr. ZANI, loc. cit.). (*) V. GAUDENZIO CLARETTA, I reali di Savoia munifici fautori delle Arti ecc, ecc. Torino 1893, p. 167. 334 IRENE CHIAPUSSO VOLI abbiamo testé studiato, un metodo di pittura che chiamerei ibrido, per la miscela delle maniere usate dal padre e dalla figlia Bottione, eon re- sidui della seuola di Francesco Peyrolery. Cosa naturalissima, del resto, essendo noto che, per lunghissima serie di anni, questi tre pittori si suc- | cedettero al servizio dell’ Orto Botanico del Valentino, gerarchicamente à attingendo cognizioni e precetti, mescendo successivamente l'opera loro, nella riproduzione dei medesimi modelli, e che, Pietro Peiroleri aveva, fin dall'adolescenza, esplicate in quell’ ambiente, le eccezionali sue atti- tudini all’ arte del disegno. E da tener presente altresì, che in taluni casi i disegnatori eopiavano la sagoma di quelle piante che, per la innata fragilità, non potevansi a lungo conservare fresche, da esemplari diseccati e compressi, come ne | fa fede il Balbis, per la figura della « Moeringia muscosa » (Miscellanea Botanica 1803) (*). Oppure, decaleavano il contorno da stampe o.schizzi non sempre corretti, il che ha generato una confusione indescrivibile di metodo e di maniera. | Se questi sistemi tornavano, nei casi di estrema necessità, a vantaggio della precisione botanica, non potevano, di certo giovare alla vitale im- magine delle naturali movenze, nè condurre a discernere quale mano di artista avesse tracciato il disegno. | | IX. | | Maddalena Lisa nata Mussino, entró effettivamente in ufficio, come 3 disegnatrice e pittrice, presso l'Orto botanico del Valentino, l'anno 1838 (°) (*) Cfr. loc. cit. p. 24 e Tabula 5, fig. 2: « M. Muscosae simillimam adno- < tasset. Tconem adjungere placuit, ex sicco specimine desumptam, ut sin- « gularem tamen plantulam aspicere datum sit ». (L’incisione, firmata: « Chianale, Amati et Tela à Turin » è su disegno di Giovanni Bottione o (3) Gfr. Archiv. di DoR Toriná, Università, Mazzo Orto Botanico, docu- menti XIII? e XIV» E Consta che, eol nba della pittrice abbia, l'Amministrazione Uni- — . versitaria, cambiato pure il sistema di retribuzione. Venne fissata a 40 ta- vole annue , pagate e caduna Lire 10, la e dei dipinti, da eseguirsi APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 335 suecedendo ad Angela Bottione, presso la quale trovavasi, da tempo, in qualità di domestiea. Essa tenne l’impiego sino al febbraio 1869, epoca del suo decesso (') Era moglie di Domenico Lisa, capo-giardiniere dell’ Orto, che lasciò un elenco di muschi dei dintorni di Torino. (Cfr. Saccardo, 1. cit. tom. I, p. 90). Maddalena Lisa abbandona affatto i metodi, forse un po' antiquati, de' suoi predecessori; addotta i colori minerali, polverizzati. Non ha scru- polo di prodigar le tinte a eorpo, né di usare, anche troppo, del verde vivo, così detto « Veronese », per nulla confacente alle erbe ch'essa è chiamata a raffigurare, costringendole come oppresse dal colore opaco, uniforme, senza modulazione di sfumature. Affetta da una specie di dalio- nismo del verde, non sente la soavità di questa tinta, che pei variopinti toni del prisma luminoso, può in natura, variare all’infinito, sul tessuto degli steli e delle foglie e che il suo pennello conduce a tutto spiano, con persistente monotonia. Forse, ineoraggiava l'andare assai meccanico del suo operare, la ec- cezionale indulgenza che per ogni dove incontrava, riducendo così l'arte sua a quella di passiva alunna, che fa quanto può e sa per levarsi d'im- barazzo, fiduciosa di non incorrere nel rigore del botanico arbitro de’ suoi lavori. Ciò premesso, è dovere l'ammettere ch'essa assurge a bellissime pa- gine nell'ultimo periodo della « Iconographia », dove la sua maniera comparisce fin dal XLIX volume. Le tavole dipinte da Maddalena Lisa, sono pressochè interamente de- dicate a fiori da giardino, e rappresentano il portato della intensa col- per la Iconog. Taur. che poi venivano legati complessivamente ad ogni triennio. (Così risulta dal dorso di legatura, di quattro fra gli ultimi volumi; il volume ultimo comprende un quadriennio). i La pittrice poi, riseuoteva Lire 20, per ciascuna tavola dipinta in più delle prefisse. Il suo stipendio annuo all'infuori dell’opera prestata per la « leonographia » era di L. 970 (novecentosettanta) (Cfr. Arch. di Stato loc. = (1) Cfr. E. BURNAT, loc. cit. p. 16. Ti 0. MATTIROLO, Reliquiae Morone, p. 2. 336 IRENE CHIAPUSSO VOLI tivazione, divenuta allora la meta dell'Orto, che più che ai requisiti di offieina botanica, rispondeva a quelli di splendido giardino di una villa. Sono ad esempio magnifiehe la maggior parte delle tavole del vo- lume LXI, contenenti (due eccettuate) figure di fiori a grande effetto ornamentale. Fiori strani di Orchidee gigantesche, punteggiate, orlate, vellutate, zebrate ne’ più caldi colori, richiedenti dovizia di tinta, senza minuzia di dettaglio. Questa pittrice riesce pur bene nello studio dei tronchi ispidi ed at- torcigliati, a sezione recisa, che essa rende con verità. Però, da certe prove (brouillons), che di lei si riscontrano nelle Cartelle dell’ Istituto, ho potuto spiegarmi come Maddalena Lisa avesse avuto la rara fortuna di avere, non solo a maestri, ma pur anche ad ausiliari, nel disegno, il celebre Heyland, nella pittura miniata, Egidio Rignon. Pertanto, ricorrendo col pensiero a certi dipinti di scuola isolata, fram- misti, negli ultimi volumi sopraccennati, pur non potendo ciò asseverare da tavole non firmate, mi è parso che qualche lavoro dei predetti artisti esistesse nella « Iconographia ». A tutta lode di Maddalena Lisa, va segnato ancora, il pregio non tra- scurabile della sua coscienziosa operosità. Essa ha lavorato molto a lungo, e per lo spazio di oltre un trentennio, si adoperò con instancabile zelo nella sua missione, sino all’ ultimo anno di sua vita. Mercè sua, la « leonographia Taurinensis » sì potè continuare con onore, e senza interruzione, per parecchi volumi sempre degni di encomio; ed il miglior attestato che le si possa conferire, si è la constatazione della impossibilità dell’ Istituto, nel mantenere più avanti, la carica di pittore fra gli impiegati dell’ Orto stesso. Il ché prova, non siasi trovato chi valesse a surrogare quest' artista benemerita, mancata, si può dire, sulla breccia. Si possono considerare di Maddalena Lisa le seguenti opere: 1° Il periodo della Icon. Taur. ehe va dal XLIX” al LXIV” volume, dove son» attribuibili a Madd. Lisa, non meno di 1200 (milleduecento) tavole (3). | 0) Cfr. Biblioteca. dell" Ist, botanico, Torino, Registro « Ieonographia Tau- APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 337 2.» Tavole 84 (ottantaquattro) disegni di piante e fiori inclusi nella « Flora Sardòa » del Prof. Cavaliere Giuseppe Giacinto Moris, edita in 3 volumi 1837-1859. 3.° Varie Tavole di figure vegetali, presentate dallo stesso Moris, nelle sue Memorie all' Aeeademia delle Seienze di Torino. 4» Le Cartelle IX*- X*- XIe- XVI* - XVII» - XVIII* e XXI* (con- servate presso l'Istituto botanico di Torino) contenenti prove ed abbozzi. X. Heyland (Giovanni Cristoforo) nato a Francoforte sul Meno nel 1791, morto nel 1866 ('), disegnatore, si occupò specialmente di organografia ` botanica. Alfonso de Candolle lo menziona fra i più perfetti disegnatori scien- tifici dell’epoca sua (^) e lo onora col dedicargli la « Heylaadia DC. ». Nicola Carlo Seringe lo associa ripetutamente alle sue scoperte speri- mentali, come risulta, in più d'una delle dotte sue monografie (?). Sorprendente è la nitidezza della sagoma nelle figure organografiche dello Heyland; eppure, cosa strana, non mancano di vitalità; si direbbe ch'egli opera la vivisezione del fiore. Il segreto della plasticità classica che assumono i suoi disegni, sta, a parer mio, nella ferma sicurezza della mano, che dà il chiaroscuro colla semplice linea, leggera nella luce, calcata nel lato ombrato. Non vorrei incorrere in un paradosso, dicendo che talune sue figure appariscono come modellature di bassorilievi greci, pur mantenendosi studi botanici. Teofrasto, il classico descrittore della ferale stirpe, sarebbe soddisfatto , Index Stirpium R. Horti Bot. Taur. quas pinxit Magdalena Lisa anno ur RARU ». (à) Cfr. PRITZEL, Thesaurus Literaturae botanicae ete. Lipsia 1879 p. 143. (3) Cfr. DE CANDOLLE, Intr. à la botan. Bruxelles 1837, p. 273. | (8) V. NICOLAS CHARLES SERINGE, Mémoire sur les Cucurbitacées, lue à la Soc. de Phys. et d'Hist. natur. Genève 1824, p. 20. 338 IRENE CHIAPUSSO VOLI del suo « Aconitum Anthora » (*) e per contro, ne lo sono pure i mo- derni scenziati, Alfonso De Candolle e Carlo Seringe, ed entrambi glielo manifestano, reiteratamente, nei loro scritti. Tale era l artista, che Maddalena Lisa ebbe a collega, nei disegni per la Flora Sardóa del Moris. (°). Che questo abilissimo disegnatore abbia dato un contributo alle Ta- vole della Icon. Taur., è cosa, se non provata, spiccatamente risultante, avvalorata dalle molte sue firme nelle prove dei disegni che si conser- vano nell’ Istituto botanico del Valentino (°), e dalla perfezione anatomica di certi frammenti fiorali, che riscontransi in calce alle figure complete. Per quanto io abbia potuto osservare, l’opera dello Heyland è tutta esclusivamente di disegnatore; come acquerellista si limita, molto bene però, alla tinta neutra d'inchiostro di China. ; Mai ho riscontrato di lui, dipinti a colori. Probabilmente, egli interveniva nei casi più difficili, come nella com- plieata struttura delle leguminose a semi elittiei, e nelle sezioni analitiche degli spaccati di frutti e fiori, richiedenti un alto grado di dottrina scien- tifica; la pittrice poi, coloriva su tracciato suo. Heyland non era impiegato all' Orto del Valentino; lavorava in Torino per proprio eonto, forse non a stabile dimora, essendo chiamato spesso da scienztati di vari paesi. (1) V. N. C. SERINGE, Esquisse d'une Monographie sur le genre « aconitum » lue à la Soc. de Physique de Genève, 21 Janvier 1822. (L’ ultimo paragrafo d'introduzione e le tavole: « Aconitum Anthora (monsiruosum) « e « Aco- nitum Conspectus » (Prospetto degli aconiti). (3) Valga a dimostrare questa associazione di lavoro, estensibile certa- mente ad altre opere, la seguente nota statistica da: « DELPONTE Guida Ort. ecc. ecc. » loc. cit. I. GIUSEPPE Moris, Flora Sarda, contiene: (anno 1837-39) 1.° vol., Tav. disegnate da Madd. Li 72 ( » 1840-43; 2? » » opera parte di Madd. a e ala del Sig. Heyland .. . web ( » 1844-59) 39 » » che penses ee tutte. Es Sig. Horai CAM Totale tavole 114 . « Tanto le une che le altre, furono incise dal Botta ». 9 Cfr. ibid. Cartelle XI - XVI - XVII VII. pouce Im APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 339. Molto ebbe a giovarsi dell'opera sua, la Casa editrice Pomba. Scriveva gli appunti e commenti de' suoi schizzi in lingua francese, come risulta da certe sue prove spedite a Torino, indirizzate al botanieo Moris, datate da Parigi 1843-45 (!). XI. Egidio Rignon — Dottore Collegiato, ebbe fama di Medico valente, conoscitore d'arte egregio e miniatore. Ricoprì importanti eariche nel Municipio di Torino; fu Membro del- I' Aecadem. d’ Agricoltura (eletto il 5 Gennaio 1853) e scrisse varie Me- morie agricole e biografiche, inserite negli atti dell’Accademia stessa, ed un « Ricordo di viaggio botanico » in collaborazione con G. B. Delponte (°). Amico del Buniva, del Bonino, del Moris; legato da fraterno affetto con Giov. Battista Delponte, che lungamente presiedette all’ Orto botanico di Torino, il Rignon frequentava l’ambiente del Valentino e si compiaceva nel dipingere fiori, ch’ egli miniava stupendamente. Dalle Cartelle dell'Istituto si deduce come egli vi lavorasse al tempo di Maddalena Lisa, ed a questa egli abbia recato aiuto e consigli d’arte. | Nell’ incartamento che ha per titolo « Disegni originali dell' Opuscolo » =- < Styrpium Ezoticarum pugillus » (Delponte 1854) (*) vi sono quattro . tavole formato in 4», dipinti finissimi, miniati su cartoncino tinto, a co- | lori misti di guazzo, stemprati in gomma, della quale serbano la lu- 3 centezza che avviva la tinta; tre di queste preziose tavole, (che hanno l'ineisione avanti lettera di riscontro) sono firmate: (1) Cfr. ibid. Cartella XX. (® Negli annali della R. Accademia di Agricoltura in Torino: Vol. XI, p. 138 — Cenni storici sull' Accademia. » IX, p. 69 — Cenni bibliografici sul Drenaggio in Piemonte. » XI, p. 130 — Notizie biografiche sull' Accademico D. Cav. Bonino G., G. B. Delponte e Dott. Colleg. E. Rignon — « Un Ricordo dei Dintorni di « Courmayeur ossia Piccolo serto di fiori raccolti nell’escursione fatta al « Colle del Gigante addì 30 Luglio 1859 dalle L. A. R. I Principi Umberto « ed Amedeo di Savoia ecc. ecc........ ». « (Si tratta della sistemazione di « N.° 62 piante alpine)..... ». Da lettera del Dott. Oreste Mattirolo, Torino 14 Giugno 1904. :) V. Bibliot. Ist. Botanico, Torino, Cartella XX 340 . IRENE CHIAPUSSO VOLI « Egidius Rignon pinczit ». Nel medesimo piego, trovansi di « Maddalena Lisa » firmate: tav. 7. Della Iconog. Taurinensis, non saprei attribuire ad altri che ad Egidio Rignon, le tavole 37 - 39 - 113 nel vol. LIII: « Tab. 37 — Zugenia jambos, Lin. » Ramo fiorito di arbusto coltivato. Bella pagina di verità botanica ed in pari tempo, di artistica | f riuscita. fiamma vellutata, nel rosso acceso del fiore, ed il lavoro ana- | litico del frammento, in calee. à « Tab. 113 Cassinia spectabilis R. Br. ». Indovinatissima nella sommità dei ramoscelli in spica fiorita di minimi pappi bianchi, e nella — morbidezza del tessuto serico, di un verde glauco, delle foglie. : Proverebbero inoltre il suo contributo alla « Iconographia » certi di- - pinti a guazzo, di colorazione consistente e lucente, eseguiti con rara perfezione nel metodo dei sopra indicati, che riscontransi "fin dall’epoca di Angela Bottione, intercalati a più riprese, dal volume XLI al XLVII. Fra questi è la figura, unica di incognito miniatore (*), nel vol. XLI, tab. 61 « Aucuba Japonica » (coltivata). È un ramo di arbusto con foglie simili a quelle dei citroni, di un verde intensissimo, lucido, tendente al giallastro eon chiazze. glauche di Mitos vivo contrasto al retto, affievolite al verso. Il fiore, erocifero, color viola, sorge in mazzettino all’ apice del ramo foglioso. È la più bella tavola : ! « Tab. 39 — Pelargonium heterogamum Hérit. »; mirabilmente resa la z : del volume. XIL Conosciuti da Carlo Allioni furono i primi ventotto volumi della « Ico- nographia Taurinensis », come egli ne dà testimonianza nella « Flora Pedemontana, vol. I, Prefazione ». : (1) Questi dipinti, miniati a guazzo, di autore ignoto, ma che sino a nuovo indizio stimerei attribuibili, per la maniera, ad Egidio Rignon, sono tut- tavia inseriti in volumi alquanto antichi, rispetto all'epoca sua. Ciò po- - trebbe derivare da indugio nella legatura, ma non essendo i volumi. oi nè avendo dati precisi sulla nascita del Rignon, mi torna im | reggere, se an nacronismo vi Je. APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 341 | ROBE Citata saepissime leguntur Iconographia Taurinensis voluminae, < quae stirpium effigies vivis coloribus pictas exhibent a nostratibus Bo- « tanophilis commode consulendas »..... « ex dis compacta sunt XXVIII « volumina » Un attento e non breve esame di comparazione, che mi parve utile a dimostrare il valore scientifico della « Iconographia » stessa, mi ha con- dotta a poter stabilire l’ identità ed il numero delle Zazole, delle quali l’illustre Allioni si valse, aei vari suoi lavori. E dico vari, perchè così risulta, non solamente dalla « Flora Pede- montana » edita in Torino l'anno 1785, e dall' « Auctarium » edito nel 1789, ma ancora dal « Rariorum Pedemontii Stirpium », stampato nel 1755, epoca concordante coll’ inizio dei primissimi volumi della « 7cozo- graphia ». Due sono i modi coi quali viene indicata, come fonte dimostrativa, la Icon. Taur. nei libri di Allioni. Il primo, e più palese, si deve cercare nèlle tavole incise che eostitui- scono il terzo volume della Flora Pedem., come nelle altre tavole illu- strative delle citate sue opere, riproducenti disegni nella « Iconographia » contenuti. (Come ad esempio — V. Fl. Pedem. tom. III. Tavole incise XCII il- lustranti specie 237). Il secondo, sta nel frequente rinvio alla Icon. Taur. che Allioni mette nei suoi volumi di testo, al paragrafo particolare di ciascuna delle piante per le quali, a complemento della parola scritta, egli stima necessario il confronto con l'esemplare disegnato e dipinto, accordando in tal guisa, alle fatiche dei suoi disegnatori, una virtuale patente di valore botanico. Nei due volumi di testo della Flora Pedem. trovansi, sopra un com- plesso di piante = 2813 (duemilaottocentotredici) deseritte e commentate dall' autore, ben 1425 (milaquattrocentoventicinque) tavole della « Icono- graphia » citate come confronto oculare del soggetto. Così ripartite: FI.P.1 piante descritte nel testo = 1279 — riscontrabili nella Ie. Taur. 889 » iL > » > = 1534 — » * +. DI Totale 2813 T 1425 22. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 342 E IRENE CHIAPUSSO VOLI Più, Tavole 4 citate nell’ « Auctarium » (*). Allioni, strenuo lavoratore, ebbe pure la perspicace print di assi- milarsi quanto vi fosse di utilizzabile‘ all’epoca sua, in fatto di docu- menti botanici (*) come: erbari, cataloghi, esemplari fossili, dipinti e disegni, note, memorie, libri ed altri saltuari lavori di botanofili sub- alpini. . In virtù di questa sua energia, e con non lievi sacrifizi finanziari, potè procurarsi, dalle più svariate fonti, buon numero di cimelii e raccolte preziose che, collegati al suo sapere, coordinati al suo fine, gli valsero la produzione di opere utilissime alla scienza obbiettiva, ed in particolar modo alla speciale conoscitura dei vegetali delle regioni Piemontesi. Ben a ragione egli assevera « che tutto quanto accenna e scrive nella « Flora e neW Auctarium, egli lo vide e lo esaminò di persona » (°). Nelle partieolareggiate sue descrizioni, si riscontra tale dottrina e chia- rezza di osservazioni, da confermar pienamente questa sua coscienziosa asserzione. Così, tornando al precipuo scopo, rivolto a provare il valore scientifico della « Ieonographia Taurinensis » sl può concludere che, avendo lo- pera stessa soddisfatto le aspirazioni di un tanto compulsatore, essa puó senza reticenze, essere annoverata fra le ragguardevoli del suo tempo, degna sempre di essere considerata come codice consultivo di Storia Bo- taniea (*). Quasi protetta da buia stella, la « Iconografia Taurinensis » fu, per buona sorte, nel corso della secolare sua esistenza, a due riprese salva da grave pericolo. Sfuggì, sul declinare del XVIII? secolo, all’ incetta dei Commissari della Repubblica Francese che, frementi apprezzatori d'ogni bellezza dell’arte nostra, si erano dati a sviscerare anche gli scaffali delle Biblioteche, e (t) Ben inteso che le citazioni vertono esclusivamente sui primi ventotto volumi, dipinti da Francesco Peyrolery e Giovanni Bottione. (3) V. 0. MaTTIROLO, Illustrazione di un Erbario del Colle di Soperga eec. Torino 1893, pp. 6-7. (3) V. Bonino, loc. cit. tom. II, p. 439. (© V. ALPH. DE CANDOLLE, pata à la botanique, Bruxelles 1837, . APPUNTI INTORNO ALLA « ICONOGRAPHIA TAURINENSIS » 343 come eloquentemente dice il Napidne: « vi avean recata la dispersione e la rapina » (7). Sfuggì, or son pochi mesi, alla voragine del disastroso incendio che invase la Biblioteca Nazionale di Torino, fatalmente annientando opere d'inestimabile valore. Onde, a suggello d'ineolumità, s'avveri l'augurio, che lo spirito di Carlo Allioni, il grande naturalista già, per oltre mezzo secolo, fulero degli studi botaniei in Piemonte, continui ad aleggiare sopra quanti studiosi, saranno per trarre da quelle pagine, ispirazione d'arte e pre- cetti di scienza. Irene CuHrapusso VOLI. Roma, 31 Maggio 1904. p. pres « Bibliothèques ». « Il y a des sciences où les livres se succèdent « et s'oublient plus vite que les générations qui les ont vu paraitre. Ce «n she pas le cas en histoire naturelle. Toutes les fois qu'un livre contient « des observations, surtout des planches, failes directement d'a, apr es nature, « les savants sont obligés de le consulter et de le citer, méme plusieurs « siècles après qu'il a paru. Le grand livre de la nature était ouvert jadis « comme à présent, et une observation ancienne peut étre meilleure qu'une « moderne ». (©) V. GALEANI NAPIONE DI CoccoNATO (G. Frane.. Notizia delle Antiche Biblioteche della Real Casa di Savoia, Torino 1826, p. 51. «...... la libreria già scelta e copiosissima annessa al Collegio de’ gesuiti andata in fiamme quando i francesi colle palle incendiarie fulminarono, nell'anno 1799, la città di Torino; e la biblioteca stessa della sota Rag quantunque favorita in apparenza da’ nuovi dominatori venne spogliata de’ suoi cimeli i più rari e prezios ii: > Nel caso speciale di cimelii botanici italiani caduti in possesso straniero: Vedi « O. MATTIROLO, l' Opera botanica di Ulisse Aldrovandi, Bologna 1897, p. 78 » dove l Illustre autore, a proposito dell’ asportazione dei Cimelii Al- drovandiani, confuta patriotticamente le altezzose parole dettate dal Saint- N. B. Mentre il presente scritto già si trovava in corso di stampa, per di- sposizione Ministeriale, caldamente invocata dal Prefetto dell'Orto botanico di Torino, Cav. Dott. Oreste Mattirolo, la « Jeonographia Taurinensis » veniva integralmente trasmessa alla Biblioteca dell'Istituto botanico, nel Castello del Valentino, ravvisandone più opportuna la sede in quell'ambiente stesso, di dove emanavansi la genesi e l'offieina, ereatriei del libro mirabile, — Il Genere Hieracium NELLE OPERE E NELL’ ERBARIO DI ALLIONI. (Nota di S. BeLLi dell'Università di Cagliari). La sistematica dei generi critici attuali, in Linné e nei suoi contem- poranei, dimostra ehe le idee di filogenesi e di evoluzione comunemente ammesse ai giorni nostri, erano a quei tempi del tutto ignote (+). Per quanto pochi vegetali si prestino al pari delle Composite e del genere Hieracium in particolare ai tentativi di applicazione di quelle teorie, e per quanto esso più di ogni altro sia adatto a risvegliare in un mono- grafo l'idea della comune origine a cagione delle numerosissime specie affini di che esso abbonda, pur nondimeno nessuna traccia appare nelle opere Allioniane di un simile indirizzo. L'avere Allioni riunito nel gen. Hieraciwm, specie appartenenti ad al- tri generi, e che attualmente ne vengono tolte, prova che l’osservazione di caratteri già per se stessi difficili a discriminarsi, è la sola causa di questi ravvicinamenti; e nella stessa maniera che l’ enorme falange di vegetali osservati da Linné si prestava alla facile enumerazione delle forme, erano però altrettanto ovvii errori e confusioni. Nè deve recar meraviglia che, in misura più ristretta, la Flora Pedemontana di Allioni e le altre sue opere, risentano dell’ influenza linneana; Allioni, primo ad illustrare la Flora del suo paese non poteva sottrarvisi, pur avendo buon gioco (come si suol dire) data la verginità della regione che egli esplorava. Egli non aggiunge nulla alle caratteristiche generiche e specifiche Lin- neane, in forza delle quali, molte specie appartenenti ai generi Leontodon, Hypochaeris, Crepis, Scorzonera etc., vengono mantenute nel gen. Hie- racium, e le loro caratteristiche sono accettate senza discussione da Al- (!) Confr. S. BELLI, Observations critiques sur la Réalité des Espèces en Nature ete. (Turin, Clausen 1901) pag. 45). IL GENERE « HIERACIUM » ECC. 345 lioni, per quanto poi, nelle opere posteriori (Auctarium) esse vengano in parte rimandate a quei generi. Bisogna venire alla Riforma di Tausch del gen. Hieracium (Flora 1828), alla monografia di Monnier (1840), a Froelich (1841), a Grisebach (1852) e finalmente a Fries (1869) ed agli altri hieraciologi moderni per trovare i primi accenni al concetto di circoscrizioni che rientrano nell'ambito dell’ idea evoluzionistica, ed alla supposta origine comune delle specie affini. Ma, anche nelle oprere di Fries e di Tausch, queste idee teoriche, sono ben lontane dall'intraleiare, come oggi avviene, il lavoro monogra- fico di un dato genere, scopo del quale deve essere /a ricerca e la descri- zione possibilmente esatta, sotto tutti i punti di vista, delle specie attual- mente viventi sul globo, intendendole quali esse sono, collettività reali con caratteri fissi entro certi limiti o, come si vuole, entro certi limiti capaci di variare, ma definibili e costanti, per quanto difficile riesca lo stabilire i limiti di questa variabilità. . Ciò non di meno Allioni ha arricchito la flora italiana di aleuni tipi specifici i quali, ancora oggidì, non solo perdurano immutati, ma, al pari di molte specie linneane, erroneamente dette collettive nel senso evoluzio- nistico, vennero da qualehe Autore a tal segno sminuzzati, da essere tenuti pari, in comprensione, a molti generi di altre famiglie. Tali sareb- bero il H. glaucum All ed il H. florentinum All. (*). Il H. rupestre All. ed il H. staticifolium All. sarebbero invece due tipi press'a poco invariabili. Una specie, mira gra all’Allioni, il H. tomentosum è tuttora controversa (°). Come è noto, la Flora d’Allioni è corredata di belle figure che rappre- sentano le specie nuove o rare della sua regione; ma, per molte di esse. Egli si riporta all’ opera iconografica celebre di Bottione e Lisa; l’/co- - (1) Confr. NaeGELI et PETER, Hieracien Mittel-Europa’s, Piloselloiden, Ar- chieracien | (3) Confr. BURNAT et GREMLI, Catalogue raisonné des Hieracium des Al- pes maritimes. Genève et Bale 1883, pag. 32. S. BELLI nographia Taurinensis, ora conservata nella Biblioteca Nazionale di Torino (*), le quali figure però non sempre. rappresentano fedelmente le altre specie citate da Allioni nella sua Flora, ed in qualche caso anzi lasciano adito a supporre che gravi confusioni siano successe nel- l identificazione delle specie a cui dovrebbero corrispondere le frasi Al- lioniane. Per ciò che riguarda l’ Erbario di Allioni (°), bisogna pur convenire che, in questo caso, il noto adagio linneano « Herbarium proestat omni ‘Icone » è del tutto fuori di posto. Chi volesse trovare un punto d'ap- poggio, in ricerche sinonimiche, nelle ezsiccata di Allioni proverebbe la più amara delle delusioni. L'Erbario di Allioni si può dire oggi inser- vibile allo scopo di ricerche sistematiche, tante sono le peripezie che nel volger degli anni esso ha subite, ed alle quali non è certo estranea la rapacità di collettori senza coscienza e la noncuranza di chi aveva dovere di preservarlo da ogni ingiuria d'uomini e di tempo. Gli errori quindi e le discrepanze che esistono oggi fra libri ed exsiccata di Allioni, sono in gran parte non imputabili all'Allioni stesso. Il periodo del Richter (°) C) Confr. MarTIROLO O. Illustraz. di un Erbario del Colle di'Soperga etc. Torino 1893. (5. Vedi MATTIROLO O., l. c. (3).« Herbarium Giada saepe fallax, patris senescentis filiique Lin- naei dubiis per quindecim et quod excurrit annos ab culmine Linnaeano rumque herbariis conquirenda, eorumque loco saepe saepius forsitan fovet serius missa ab aliis exemplaria, male determinata (ut in Cometes Surat- tensi) et raptim a Linnaeis ineptiore loco seposita — vel prorsus caret plantis vulgaribus quas ob id ipsum forsan nondum collegerat et exsiccaverat her- arii possessor, vel quas aliis dono dederat originales suas, vel earun ndem loco formas habitu affines (hodie vero species distinguendas) intercalatas fovet quas plantae vulgari proxime colligendae comparare voluerat, et quas ob habitum diserepantem servaverat (ut certum est in Viola hirta, Andro- " DEUS WILL ID SPINE PCS Y Man rS we TT ROO LC AES S PENNE n S AF UA ER i ea ian ALARE E i te i SIR COLTA n pogone hischaemo, Agrostide capillari, aliisque herbarii linnaeani plantis} In aliis contra (maxime cc plantis summam et uat autorita ipsi tribuamus necesse est » s. I — Herbaria virorum doctorum hodieque sunt eruntque semper - menta aeque summa sides praedita, atque horrea dubiorum erro- rumque et nimis fideliter p ris domesticam sr tiam amicorum- IL GENERE « HIERACIUM » ECC. 347 che si riferisce all' Erbario linneano si potrebbe a buon diritto applicare all'Erbario d'Allioni ma non esattamente per le stesse ragioni per le quali l'Erbario linneano non ebbe mai il valore che doveva avere per rispetto alle sue opere di sistematica. Se il Re di Svezia credette di far inseguire da una nave da guerra (') l'erbario Linneano che veniva tra- sportato fuori della patria, l'erbario d'Allioni non ebbe mai, nel passato, e per le ragioni sopradette, neppur quella poea difesa che ebbero altre collezioni di minor conto, e che oggi non gli mancherebbe di certo colla saviezza dei reggitori e conservatori degli Istituti e dei tesori scienti- fici. Nell’ Erbario linneano causa del difetto erano l indole del lavoro tassonomieo e l'urgenza del nuovo; in quello d'Allioni la cattiva volontà degli uomini e l'ingiuria del tempo. La presente nota è intesa a mostrare in un quadro le sinonimie Allio- niane colle moderne opere sistematiche per ciò che riguarda il gen. Hie- racium, ed a far conoscere al pubblico studioso alcune notizie non del tutto prive d’interesse riguardanti alcuni punti controversi. Già il Burnat (*) nel suo prezioso volumetto ha seritto di parecchie sinonimie Allioniane colla solita accuratezza e precisione, ed a quel libro io rimando il lettore. Il miglior monografo del genere l'Arvet-Touvet di Gières, ha pure annotate di sua mano parecchi saggi dell'erbario di AI- lioni, aggiungendo così nuovo valore alle testimonianze sinonimiche che io qui espongo. Forse disponendo di maggior tempo e di maggiori lumi, questa piccola nota avrebbe potuto, assumendo altre proporzioni, riuscire anche più completa; non certo più coscienziosa e più riverente al nome d'Allioni. Nella Flora Podrian dal N. 770 al 797 sono enumerate le xn comprese nel gen. Hieracium. que infelieia studia privata servant produntque ea posteris, saepe iniquis et Nemesin esse ignorantibus. Etenim Herbaria « praestant quidem omni Icone » (ut ait Linn.) respectu possessoris, sed usui publico improviso, et sine com- mentariolis tradita, decipiunt, jid acerrimus quidem criticus cupiet ipse ex subito ereptis collectionibus suis, potius quam ex operibus dijudicari ». Codex Botan. Linn. pag. XXVI N. 5 (Lipsiae) 1835, H. E. Richter. 0) Vedi Richter: Codex Bot. Linn. pag. XXVII. . (f) BuRNAT et GREMLI, l cit. 348 S. BELLI Di queste specie tre sono stabilite da Allioni e cioè H. /forentinum, H. glaucum, H. staticifoliwm ; le altre sono di altri autori. Nell Aucta- rium è descritto il H. rupestre pure stabilito da Allioni. Una quinta, il H. tomentosum attribuito all'Allioni, è tuttora controversa come già fu. detto. SINONIMIE ALLIONIANE. 770. Hieracium montanum = Crepis montana Rchb. 771. Hieracium alpinum. i Icones. — La forma figurata da Allioni (Tab. 14 fig. 2) è probabilmente il H. glanduliferum Hoppe. Quelle delle Icones Vol VIII, tab. 53 e Vol. XHI. fig. 3 non si possono dire con certezza appartenenti a questa specie. Erbario. — Nell erbario d'Allioni col nome di H. alpinum stanno le seguenti specie: H. glanduliferum Hoppe: H. Berardianum Arv. T.: H. ` armerioides Avv. T.: H. scorzonerifoliwn, H. lanopictum Arv. T. (in Wil- czek, H. Besseanum Arv. T. prius), Tarazacum vulgare Lam. var. petio- lulatum Huter, e finalmente 4 saggi del vero H. alpinum L. 772. Hieracium Pilosella L. Icones. — Fedele quella dell’ Iconografia Taurinensis. Erbario. — H. pilosella L. var. incanum Arv., T. H. Auricula Lam. et DC., H. Peleterianum Merat. Manca il tipico H. Pilosella diffuso dovunque in Piemonte. 773. Hieracium dubium L. tab. 53, fig. 1 (Vol. VIII) e: 774. Hieraeium Aurieula L. Vol. XXII, tab. 6, fig. 1. Jcones. — Nelle tavole dell' Iconografia Taurin. le figure corrispondono, per il H. dubium al H. praealtum Vill dei moderni tassonomi; quelle del H. Auricula rappresentano senza dubbio ZZ glaciale ed un Leontodon (sp.). Allioni riporta il H. dubium come frequente nel Piemonte, mentre è noto che esso è tutt'affatto da riferirsi a specie nordica, probabilmente IL GENERE « HIBRACIUM » ECC. 349 al.H. suecicum di Fries. È per lo meno curiosa la citazione della fig. 1 della tav. 53 dell’Iconog. Taur. che rappresenta una specie di Villars (H. praealtum) la quale non era certo ignota all'Allioni suo contempo- raneo, e vicinissima poi, se non specificamente la stessa cosa, col H. /foren- tinum stabilito da Allioni stesso. Il H. dubium di Allioni viene da molti Autori riferito al H. Auricula Lam. et DC. (Confr. Burnat et Gremli I. c. pag. 2). Ma Allioni ha pure il H. Auricula L. nella sua Flora Pedemon- tana, il quale è da ritenersi, in massima, come corrispondente alla pianta nota comunemente con questo nome, almeno stando alla frase. Erbario. — Contiene un saggio indiscutibile di H. Auricula Lam. et DC. e questa è la ragione per eui la sinonimia di H. dubium All. e ri- ferita al H. Auricula (Lam, et DC.) come sopra si disse. Ma se la sino- nimia di Allioni dovesse avere il suo fondamento nell’ Erbario suo, per non usare due pesi e due misure, si vede qual confusione di nomencla- tura ne deriverebb®. Col nome di H. Auricula stanno inoltre nell’ Erbario di Allioni le se- guenti specie: H. glaciale Reyn., H. florentinum All. var. piloselloides Vill. e var. glareosum Koch, e due saggi del vero H. Auricula Lam. et DC. di eui uno rappresenta la var. monocephalum. 775. H. florentinum All. Icones. — Nessuna figura dell'Autore. Erbario. — Mancano exsiceata con questo nome. Osservazioni. — Allioni accenna a « Bibbiana » come unica località citata per questa specie, assai diffusa in Piemonte! Come si disse, saggi di vero H. florentinum sono contenuti nella teca del H. Auricula Lam. et DC. e di altre specie (H. cymosum, H. praemorsum). 776. Hieracium eymosum L. Icones. — Nel testo della Flora Pedemontana non sono citate figure. di sorta come pel H. glaucum e staticifolium. Erbario. — Non esiste un solo esemplare di questa specie nell'Erbario d’Allioni. Si contengono invece : 350 i 8. BELLI H. florentinum var. piloselloides Vill. » var. praealtum Vill. » var. glareosum Koch. H. echioides Lumn., H. setigerum Tsch., H. glaciale Reyn.! 777. H. praemorsum L. = Crepis praemorsa Tsch. Erbario. — Si contengono con questo nome: H. cymosum L. e H. sa- binum S. M. var. luteum Arv. T. 778. H. aurantiacum L. Icones. — Quelle della Flora e dell’ Iconografia taurin. sono in massima buone. Erbario. Si contengono: H. flammula Arv. T., H. Sabinum S. M. var. A rubellum Koch., H. aurantiacoides Arv. T. ed un saggio del vero H. au- rantiacum senza indicazione di località. i Osservazioni. — Le località citate da Allioni nel testo sono: Bagni di Vinadio, Monti di Tenda (Bellardi), Monte Cenisio (Molineri) (Allioni). — SA Aggiunge Allioni che la fig. 1 della tav. 14 della Flora Pedemontana | « exibet singularem varietatem quae florem habet sulphureum, semiflo- seculis fimbriato-laciniatis ». Parrebbe allora di aver a che fare piuttosto col H. aurantiacoides Arv. T. che col vero H. aurantiacum (il quale mostra E però anch'esso qualche volta queste corolle discolori) tanto più che fra 3 le località citate da Allioni il solo Moncenisio e i Monti di Corio hanno 3 fornito finora, che io sappia, saggi di H. aurantiacum L. 779. Hieracium capillaceum All. = Scorzonera sp. (Vedi Auctarium ad Flor. Pedem. pag. 12). : l 780. Hieracium porrifolium L. Icones. — La citazione della fig. 44 del Vol. VIII. Iconog. Taurin. (pro errore 54) è probabilmente errata poichè ivi è rappresentata uza- forma di H. umbellatum L. o di boreale Fr. Esiste un’altra tavola (26, fig. 79) che porta il nome di H. porrifoliwm nella quale è figurato un Hieracium con lungo caule, inferiormente squamoso e rizomatoide che IL GENERE « HIERACIUM » ECC. 351 non dà l’idea del vero H. porrifolium L. ma parrebbe invece rappresen- tare una forma a foglie strette di Hieracium speciosum Horn. Erbario. — Tre saggi esatti senza indicazione di località. 781. Hieracium glaucum All. Icones. — Le figure tanto della Flora come quelle dell’ Hou sono fedeli. Erbario. — Quattro saggi di H. glaucum tipico ed uno di H. calycinum Arv. col quale Allioni certamente confondeva la sua pianta. Esiste nel Compendio di Cesati Passerini e Gibelli, ascritto ad Allioni, un H. sage- tanum All. Non è facile dire donde provenga questo errore nel Compendio; certo è che per quanto il H. sasetanum sia la stessa cosa del H. glaucum di Allioni o tutt'al più una varietà a foglie larghe, certo è che il nome di MESE fu introdotto da Fries nelle Symbolae e non da Allioni. 782. Hieracium staticifolium All. Icones. — Buone. Erbario. — Saggi esatti. Osservazioni. — La priorità di Allioni su di Villars per questa pianta è stata messa in chiaro (') prima d'ora nè occorrono altre disquisizioni. 783. Hieracium chondrilloides L. — Crepis chondrilloides Froel. 784. Hieracium prunellaefolium Gou. = Crepis pygmaea L. 785. Hieracium murorum L. Icones. — Buone; rappresentano due varietà di questa specie: proba- bilmente var. subcaesiwm Arv. (Fries) ed alpestre Sch. Bip. ` : Erbario. — Si contengono le seguenti specie: H. vulgatum Fr. var. irriguum Fr., H. subalpinum Arv. T., H. cinerascens Jord., H. rapuncu- loides Arv. T. (1) Confr. A. Gras. in DELPONTE, Guida allo studio delle Cna coltivate nelľ Orto Botanico della R. Univ. di Torino, Prefaz. pag. X 352 S. BELLI 786. Hieracium suecisaefolium L. = Crepis suecisaefolia Tsch. 787. Hieracium molle Jacq. = Crepis succisagfolia Tsch. 788. Hieracium paludosum L. = Crepis paludosa Moench. 789. Hieracium cerinthoides L. Icones. — La figura della Ieonographia Taurin. potrebbe passare per buona. Ma il vero H. cerinthoides non cresce in Piemonte. È pianta dei Pirenei spagnoli e francesi. Spesso si trova col nome di H. cerinthoides negli erbarii, il H. Jongifoliwm Schl. (ed è il caso dell'erbario di Allioni). Erbario. — H. longifolium (forma culta glabrescens ?). 790. Hieracium villosum L. Icones. — Buona la tav. 82 del Vol. XI, non così quella della tav. 14 vol. XII i Erbario. — Si contengono: H. scorzonerifolium Vill, H. chloropsis Gr. Godr., H. alpinum L., H. Pamphili Arv. T. var. eriophyllum W. e otto saggi di vero H. villosum. 791. Hieracium tomentosum All. ` Icones. — Buona la figura dell’ Iconog. Taur. Essa designa senza dubbio la forma sparsa in tutte le Alpi è nota in Francia piuttosto col nome di H. lanatum Vill. A proposito di questa sinonimia veli Burnat et Gremli Catalogo l. c., pag. 32 e la sinonimia generale in questa memoria. Erbario. — Manca ogni saggio di questa specie. 792. Hieraeium amplexicaule L. Jcones. — Quella dell’ Iconografia taurin. per certi caratteri rammenta il H. Berardianum Arv. T. Erbario. — Si contengono i seguenti: H. viscosum Arv. T., H. Berar- dianum Arv. T., H, ochroleucum Schl., H. picroides Auct. (et Vill.)? non- chè un saggio del vero H. amplegicaule L. IL GENERE « HIERACIUM » ECC. 353 793. Hieracium intybaceum Wulf. Icones. — La figura dell’ Icon. Taurin. è buona. Erbario. — Sotto questo nome stanno i sei saggi di H. intybaceum Wulf. e sei saggi di Picris pauciflora W. 794. Hieracium grandiflorum L. = Crepis grandiflora Tsch. 795. Hieracium spicatum All = Hieracium prenanthoides Vill. Jcones. — Buona la figura dell'Ieon. Taurin. Erbario. — Stanno eon questo nome: saggi di H. jurassiewm Gris., H. neoprenanthes Arv. T., H. Sarracenicum Arv. et Belli e 10 saggi del vero H. prenanthoides Vill. La forma di Allioni, per quanto rappresenti una cospicua varietà, deve cedere la priorità del nome specifico al Villars che già la descriveva col nome di H. prenanthoides (Confr. O. Mattirolo in questa stessa memoria). | 796. Hieracium Sabaudum L. Icones. — Quelle dell'Ieonog. taurin. sono dubbie per la varietà linneana ; potrebbero essere rappresentanti di specie della Sezione Accipitrina ma è azzardoso il sostenerlo. Erbario. — Col nome di H. Sabaudum si trovano nell’ Erbario di Allioni due saggi di H. Vallisiacum Fr.; 1 saggio di H. boreale Fr. var. obliquum (Jord. sub. H.) e 7 saggi di H. umbellatum L. Nella mia nota sul Hie- racium Sabaudum L. (*) io concludeva dall'esame dei saggi Allioniani che il H. Sabaudum di Allioni (erbario) era il H. symphytaceum Arv. T. L'Arvet sostiene invece che quel saggio per quanto molto malandato e incompleto rappresenta non già il suo H. sympAhytaceum ma il H. Valli- siaeum Fr. Chi conosce la difficoltà diagnostica del Genere, il mimetismo strano di forme appartenenti a Sezioni affatto diverse, dovuto a diversità piccolissime ma costanti, di organi piccoli come ghiandole, denti, peli ete. così da formare delle vere serie omologhe, non si meraviglierà troppo Che cosa siano H. Sabaudum L. e H. Sabaudum All. (in Malpighia n II, Anno III, pag. 17). 354 S. BELLI - di possibili errori anche dopo uno studio accurato. Le figure dell'Allioni, della Flora, rappresentano probabilmente uno dei suoi saggi essiccati, e quindi si puó dire senz'altro, stando alla diagnosi di Arvet che il H. Sa- baudum Allioni e = H. Vallisiacum Fr. specie « comune » in Piemonte. Quanto al H. Sabaudum L. ormai è ammesso (come già dimostrai) (l. c.) che esso appartiene come forma o varietà al H. boreale Fries. 797. Hieracium umbellatum L, Icones. — Quella della Iconog. Taurin. rappresenta una varietà di questa specie a foglie larghe dentate, assai comune in Piemonte. Erbario. — Contiene 5 saggi del vero H. umbellatum L. nelle sue va- rietà coronopifolium Fr., ericetorum Arv. ed un saggio un po’ dubbio ma che probabilmente appartiene al H& subvirens Arv. T. R. Orto Botanico di Torino, Aprile 1904. Osservazioni sulla Cerinthe maculata Al. per il Dott. GIUSEPPE GOLA. In una eseursione nelle alte valli della Staffora e del Curone (Appen- nino vogherese) eompiuta l'anno scorso in compagnia del Dott. F. Val- lino ed E. Ferrari raccogliemmo alcuni esemplari di una Cerinthe in tutto corrispondenti alla descrizione della C. maculata M. B. La sua presenza non ancora indicata nel Piemonte dalla maggior parte delle Flore e le incertezze sulla posizione sistematica di questa forma, mi sembrano una occasione favorevole per esporre aleune note sulla distribuzione di questa pianta in Piemonte, e sul valore da attribuirsi alla forma descritta da Allioni come C.. maculata. Allioni nella sua Flora Pedemontana (* T sì riferisce, per quanto riguarda la deserizione della C. maculata, a quella di Linneo, aggiungendo di suo l'osservazione seguente: Differt a superiore (C. minor) foliis ovatis emar- ginatis amplioribus constanter maculatis intensius glaucis, caule erecto, Jlore utique luteo sed versus denticulos purpurescente. Ora sulla identità della forma descritta da Allioni v'hanno parecchie incertezze; in gene- rale si tende ad escludere la presenza della C. maculata M. B. dall'area della Flora pedemontana. Bertoloni (°) considera la C. maculata All. come una varietà della C. minor: viv digna quod distinguatur cum oriatur promiscue cum specie (Vol. II, p. 321-22) e ciò fondandosi sull’ Erbario di Allioni. Egli considera dunque la maculata All. come diversa dalla sua C. maculata e di questa dà la seguente sinonimia: C. maculata Link. En. alt. I, 170; Lehm Ayr. p. 393. R. et Sch. Syst. veg. 4 p. 8 et 711, Guss. H. sic. prod. I, p. 221, En Syll. p. 84, 42; la sua descrizione si fonda sugli esemplari ex Nebrodibus Siciliae inviatigli da Gussone, e ez Praetutiorum Monte grande prope Pizzoli alla Valle del Paradiso da Orsini. Ora gli esemplari siciliani sono delle C. maculata M. B. e quelli dell'Abruzzo sono di C. alpina Kit. dai denti di corollini brevi, ottusi (') ALLIONI, Flora Pedemontana 1785, I, p. 51. (3) BERTOLONI, Flora italica 1833, Vol. Il, p. 321-22, 356 .G. GOLA revoluti, come si può rilevare dai numerosi esemplari della Sicilia esistenti negli erbarii di Torino, Roma e Firenze; e dagli esemplari raccolti dallo stesso Orsini nelle località sopracitate e conservati negli erbarii di Firenze. : D'altra parte nelle Addenda al vol. II pubblicate nel vol. III, pag. 597 egli aggiunge alle sinonimie sopra indicate quelle dei due fitografi pie- montesi All. F7. Ped. p. 51. N. 178. Coll. Herb, Ped. (*) 4, p. 228 t. 78, fig. 2, senza respingere quelle accennate precedentemente colla €. minor, p. 321 N. 2. Nelle stesse addenda a pag. 612, parla della C. a/pima ca- ratterizzate dai denti della corollà brevi revoluti, come presente solo nel Tirolo. Appare quindi evidente come Bertoloni non si sia fatto un con cetto esatto sulla distribuzione e sul valore sistematico delle varie forme del genere Cerinthe. La Flora di Arcangeli (*) (I Ed.) e quella di Cesati, Passerini e Gi- belli (°) indicano la presenza della C. maculata M. B. solo nell Abruzzo e nella Sicilia. Nella Continuazione alla Flora di Parlatore (*) non si fa cenno alla specie allioniana nella sinonimia della C. maculata (nè della minor) ma nell'eleneo delle stazioni della C. minor le parole: « Alpi Cozie, frequente All. » alludono evidentemente alla frase di Allioni: « in pratis et pascuis subalpinis Alpium cottiarum frequens »; con ciò è chiaro che l’autore di questa flora considera la forma di Allioni come appar- tenente alla C. minor; per le località della C. maculata nell’ Italia su- periore indica quelle degli esemplari di C. alpina Kit. dell Erbario di Firenze e le loealità dell'Abruzzo già citate da Bertoloni. La seconda edizione della Flora Italiana di Arcangeli indica la pre- senza della C. maculata M. B. nell'Italia superiore, Abruzzo e Sicilia. In quella di Fiori e Paoletti si torna ad ammettere la presenza della C. maculata solo nell Italia meridionale e la C. maculata All. è considerata come una forma della minor (C. Allionei — C. maculata All. non L.) ca- ratterizzata dai cinque punti porporini all'esterno delle corolle contro l'inserzione degli stami. (1) CoLLa, Herbarium pedemontanum 1835, Vol. IV, p. 228. (®) ARCANGELI, Compendio della Flora italiana 1882. (3) CEsATI, PASSERINI, GIBELLI, Compendio della Flora italiana 1867-1901. (4) PARLATORE, Flora Italiana. OSSERVAZIONI SULLA « CERINTHE MACULATA » ALL. 357 Come si vede, salvo la seconda edizione della Flora d'Arcangeli, la quale del resto per una specie così dubbia e così rara non indica alcuna località precisa, si ammette in genere che non esista in Piemonte la C. maculata M. B. e tanto meno si ammette che a seo possa corrispon- dere la C. maculata All. Ora sta il fatto che negli Erbarii di Torino, di Roma e di Firenze, si trovano numerosi esemplari di Cerinthe distinti coi seguenti caratteri: Radice perenne, fg. grandi, le superiori auricolate colle orecchiette ab- braccianti, convergenti, glauche, macchiate da adulte di bianco. Fiori meno numerosi che nella minor typica, gli inferiori lungamente pedun- ` eolati, con calice e sepali fortemente disuguali, interi, non cigliati, co- rolla gialla sempre macchiata di cinque punti o di un cingolo rosso vio- laceo, a lacinie profonde conniventi, distanti fra loro alla base. Senza voler entrare nel merito della questione se le forme ora descritte sieno da considerarsi come specie a sè o varietà della minor, esse tuttavia cor- rispondono senza alcun dubbio alle C. maculata di M. Bieberstein, di Reichenbach, ecc. e che sono distinte assai per quanto riguarda le lacinie delle corolle dalla C. alpina Kit. (— C. maculata Bertol. e Caruel.). Tali forme sono notevoli per la eostanza eolla quale conservano i loro carat- teri e per la loro notevole area di diffusione; nei tre Erbari sopra citati se ne hanno esemplari provenienti dalle seguenti località Piemontesi : Appennino Vogherese: M. Ebro, M. Antola, M. Chiappo. Alpi Marittime: Tenda, Argentera, Sambuco, Certosa di Pesio. Alpi Cozie: M. Cenisio, Frejus, Susa, Melezet, Colle di Sestrieres, Fenestrelle. Particolarmente frequente .è adunque nelle Alpi Cozie e nulla auto- rizza ad escludere che Allioni sia stato nel vero quando affermò la pre- senza della C. maculata nelle Alpi Cozie. É vero che gli esemplari suoi di erbario da lui determinati corrispondono semplicemente alla C. minor tipica, ma è noto come pochi erbari siano stati tanto mal curati ed ab- biano tanto sofferto dal tempo e dagli uomini come quello di Allioni; del resto nell’ Erbario di Allioni si trovano dei pezzi di individui corri- spondenti in tutto alla C. maculata M. B. i quali però non portano traccia di determinazione, nè indicazione di località; stanno però a provare che . Allioni probabilmente venne a conoscenza della vera C. maculata. 23. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVII. 358 G. GOLA Volendo ammettere anche da parte di Allioni un errore di riferimento, questo avrebbe potuto avvenire in due modi: o riferendosi alla C. ma- culata L. che vuolsi da parecchi sia la C. alpina Kit. e autori moderni, oppure riferendosi alle forme a macchie azzurro-porporine della minor. Ora la C. alpina è piuttosto rara nelle Alpi Cozie, certo assai più che la maculata, e la minor vi è pure poco frequente, almeno nella zona al- pina e montana. Si puó quindi concludere con molta probabilità d'essere nel vero, ehe la 'C. maculata All. corrisponde realmente alla C. maculata M. B., Reich. ecc., vale a dire a quella che (specie a sè o varietà della minor) pre- senta non solo le macchie corolline, ma altri caratteri che la distinguono dalla minor. È naturale dedurre che la forma Allionei, Fiori e Paoletti, Flora analitica d'Italia della C. minor (= C. maculata Al. non L.), non ha alcuna ragione di sussistere, almeno come sinonimo alla deno- minazione Allioniana. Allioni infatti nel caratterizzare la sua specie non indicò come caratteri solo la presenza delle cinque macchie corolline, macchie che come ognuno sa non possono avere che un valore minimo nella sistematica delle Borraginee, tra le quali si osservano tipici mu- tamenti di colore nelle corolle in rapporto alla età del fiore (Pulmonaria, Arnebia) (*), ma indicò anche la presenza delle foglie superiori più ampie, constanter maculatis et intensius glaucis, caratteri questi proprii della C. maculata M. B. Ad ogni modo nei lavori floristici futuri non si potrà tralasciare di indieare la presenza di questa forma interessante nei luoghi montuosi di una buona parte del Piemonte (°). Torino, R. Istituto Botanico. Giugno 1904. (!) Come è noto /' Arnebia echioides presenta sul lembo della corolla gialla einque macchie molto simili pel colore a quelle della Cerinthe, le quali scompaiono dopo avvenuta la fecondazione. (3) La medesima forma si trova anche nel versante francese delle Alpi occidentali, come da esemplari distribuiti da Arvet-Touvet. Osservazioni sul valore sistematico del Bromus Dertonensis All. per il Dott. GIUSEPPE GOLA. Nel Giugno 1900 i signori E. Ferrari e Dott. F. Vallino raccoglievano presso Torino nella Vauda tra Leyni e Lombardore pareechi esemplari di una Vulpia. L'esame di questi persuase trattarsi di quella forma co- nosciuta dagli autori sotto il nome di Vulpia sciuroides (V. bromoides); tale determinazione fu poi pienamente confermata anche dal noto agro. stologo Hackel. Il rinvenimento di questa specie é interessante, poiché dal tempo in eui Scheuchzer (') la raccolse nei pressi di Tortona, essa, a quanto mi ri- sulta, non è mai stata più rinvenuta nel Piemonte. Credo quindi non inutile darne un cenno descrittivo e di svolgere alcune considerazioni sul valore sistematico di questa specie. E l’occasione è tanto più favore- vole poichè a questa specie si ricollega l’opera botanica di Carlo Al- lioni del quale quest'anno ricorre il centenario della morte. Linneo nelle sue Species plantarum (*) pubblicava sotto il nome di Festuca bromoides una forma di festuea che riferiva a quella descritta da Scheuchzer nella sua Agrostographia (p. 297) colla frase « Gramen pani- culatum bromoides minus paniculis aristatis unam partem spectantibus » Raij. Hist. 1287, Tab. VI, fig. 14. Allioni nel 1785 nella sua Flora Pedemontana (°) descriveva sotto il nome di Bromus Dertonensis una Festuca stata raccolta da Scheuchzer inter Novi et Dertonam e dallo stesso descritta colla frase « Gramen pa- niculatum bromoides panicula heteromalla longioribus aristis donata » p. 290, N. 9, Tab. 6, fig. 10. La descrizione particolareggiata di Scheu chzer si fonda appunto sugli esemplari tortonesi da lui raccolti. () ScHEUCHZER, Agrostographia. ( Linné, Species plantarum. Ed. I, 1753. ©) ALLIONI, Flora Pedemontana, 1785, p. 249. 360 G. GOLA Roth nel 1797 (!) sotto il nome di F. sciuroides pubblicava un'altra forma di Festuea da lui pure riferita a Scheuchzer, il quale l'aveva in- dicata colla frase: Gramen bromoides pumilum juncifolium longius ari- status p. 291; questa forma però mal sì distingueva secondo lo stesso Scheuchzer dalle precedenti, la quale è appunto quella che ebbe poi da Allioni il nome di Bromus Dertonensis. Della forma di Allioni quanto di quella corrispondente di Scheuchzer nessun autore più fece cenno fino a Smith (1804), che nella sua Flora Britannica (°) pose nella sinonimia della F. bromoides di Linneo, il B. Dertonensis di Allioni e la frase di Scheuchzer a questo corrispondente, e ciò fondandosi sopra esemplari di Scheuchzer stesso dell’ erbario Sher. Schrader (*) accettò questa sinonimia sulla fede di Smith e quindi l'ac- cettarono Gaudin (*), Mertens e Koch (5), Reichenbach (°) e Kunth (*); Bertoloni (°) affermò di nuovo questa sinonimia dopo lo studio degli esemplari di Scheuchzer comunicatigli da Schult ed altrettanto fecero Koch (°) nella sua Synopsis sulla fede del Bertoloni, e Parlatore nelle Plantae novae (1°). Nelle flore italiane posteriori non si fa cenno della denominazione allioniana. Douval Jouve ('') nella sua monografia sulle Vulpia di Francia ne trattò lungamente, come si dirà più oltre, e Ascherson e Graebner nella recentissima Synopsis der Mitteleuropiischen Flora (*°) descrissero la Festuca Dertonensis assegnandole come sinonimi la F. bro- moides L. (p. p.) e il B. Dertonensis All.; Villars ('*) aveva emessa l'opinione (3) Bord: Catalecta botanica, 1797. (®) SMITH, Flora Britannica, ni Vok. L, p. 117. (3 SCHRADER, Flora germanica, 1806. Ed. I, p. 325. (4) A. GAUDIN, Agrostologia helvetica, 1811 p. 245. (5) MERTENS u. Koc, Deutschlands Flora, 1823. (9) REICHENBACH, Flora germanica excursoria, 1830, p. 37. (C) KunTH, Agrostographia, 1833, I, p. 396. (5 BERTOLONI, Flora italica, 1833 I, p. ; (9) KocH, Synopsis Florae germanicae et helveticae, 1837. (1) PARLATORE, Plantae novae vel minus notae ecc. 1842, AT. (1) DouvaL-Jouve, Sur les Vulpia de France. Revue de Sciences natur. 1880. (*) ASCHERSON u. GRAEBNER, Synopsis des Mitteleuropitischen Flora, 1900, Vol. II, p. (9) ViLLARS, s, Hist. des plantes du Dauphiné, 1786-89. VALORE SISTEMATICO DEL « BROMUS DERTONENSIS » ALL. 361 che delle varie forme di Festuca descritte da Scheuchzer fossero affini tra loro non solo le due indicate da Smith e testé accennate, vale a dire quelle descritte a pag. 290 e 297 ma lo fossero anche altre due descritte a pag. 293-296; giudicava anzi che le si potessero considerare come va- rietà di una medesima specie. Di eguale opinione era Gaudin. Quanto alla F. sciuroides Roth. essa venne ancora considerata come specie a sè da Willdenow (+), ma più tardi Willemet (°) e Savi (°) ven- nero a conchiudere che le F. seiwroides di Roth. e la F. sciuroides e la F. bromoides di Willdenow fossero una cosa sola e distinta dalla F. bro- moides di Linneo, e ciò fondandosi sulle descrizioni di Scheuchzer. Anche la maggior parte degli autori posteriori non accettarono la distinzione tra F. sciuroides e bromoides, salvo però Reichembach e Dumortier (*). Del resto Scheuchzer stesso aveva riconosciuto lo strettissimo legame che correva tra le due forme da lui descritte, che ebbero pel la denomina- zione binomia da Allioni e da Roth. Roth nel descrivere la F. sciuroides emise l’ opinione che la sciuroides e la Myuros dovessero tenersi separate dalle altre specie di Festuca per formare un genere a parte intermedio tra Festuca e Bromus; più tardi Decandolle (5) emise la medesima opinione estendendola anche riguardo alla F. ciliata Link. Gmelin (*) nel medesimo anno separò nettamente la specie ora accennata del genere Festuca per formarne il genere Vulpia ca- ratterizzato dalla grande diseguaglianza della glume e dallo stame sempre unico. Link (") pure separò la F. bromoides dal genere Festuca per fon- dare quello di Mygalurus, ma egli stesso nel 1827 adottò il nome stato precedentemente indicato da Gmelin. In seguito l'adottarono diversi altri floristi indicandone nuovi caratteri, ed un riassunto accurato della storia di questo genere fu fatto da Douval-Jouve nella Monografia sulle Vulpia di (!) WILLDENOW, Linnaei Species plantarum, ed. IV, 1797-1830, p. 418. o CT gn sur la Festuca Myuros et sur quelques espéces voisines. Ann. Sc. Ei (8) Savi, Cose Mese d 1832, p. 48. (4) DUMORTIER, Observations sur les Graminées, 1823, pp. 23, 85, 101. (© De CanpoLLE, Flore Française, 1805, Vol. III. (5) GMELIN, Flora Badensis 1805-1826, p. 8 e 215. () Link, Enum. pl. r. horti bot. Berol. 1821-22, 362 "G. GOLA Francia. Recentemente Ascherson e Graebner riunirono di nuovo le specie del genere Vulpia al genere Festuca, tenendole in una sezione distinta. : Passata così in rapida rassegna la storia di tali forme e le sue pere- grinazioni nelle varie disposizioni tassonomiche dei diversi autori, occorre stabilire il valore sistematico degli esemplari raccolti a Lombardore; per tale studio mi sono valso anche dei materiali esistenti negli erbarii del- l’Istituto botanico di Torino. Gli esemplari di Lombardore presentano radice fibrosa, culmi nume- rosi alti 15-20 em. rivestiti fino a circa la metà della loro lunghezza di foglie brevemente guainanti, le quali lasciano sempre scoperto il nodo immediatamente superiore; intorno a questo si nota una linea violetta. Le linguette sono brevissime e ridotte a due laminette scariose alla base della lamina; questa è breve (34 em.) canalicolata, salvo nelle foglie basilari, dove talvolta è piana. Il culmo è perfettamente nudo superior- mente, striato, lucente e porta una spiga eretta, breve, per lo più semplice con 6-11 spighette; solo negli esemplari più sviluppati vi ha un ramo inferiore che porta 2-3 spighette le quali giungono appena al terzo della lunghezza totale dell’ infiorescenza. Rachidi delle spighette seabre, pe- duncoli brevi leggermente ingrossati all'apice; spighette, 4-5 flore. Glu- me disuguali , l’ inferiore lineare che arriva oltre la metà e talvolta ai due terzi della gluma superiore; questa raggiunge l’estremità del fiore inferiore adiacente, è ovato lanceolata e attenuata in una brevissima resta. I fiori non superano il numero di 4-5, hanno la glumetta inferiore ca- : renata e scabra sulla carena e sui margini, e prolungata all’ apiee in una resta lunga una volta e mezza la glumetta stessa; la glumetta su- periore è verde ai margini e scabra e bifida all’ apice: lodieule minime racchiudenti uno stame con filamento lungo quanto l'antera e un ovario con due stimmi (!). (©) Riporto quanto ebbe a scrivere Hackel. riguardo a questa forma sta- tagli inviata dal Prof. Belli poco dopo la raccolta (Giugno 1900); noto peró che se negli esemplari studiati da Hackel, la presenza dei rami fioriferi su- periori è costante, negli esemplari raccolti più abbondantemente nella stessa — località qualche giorno dopo, questa ramifieazione non si osserva che nel 50 °/, circa degli individui. i VALORE SISTEMATICO DEL « BROMUS DERTONENSIS » ALL. 363 Se si eccettua la presenza quasi costante di infiorescenze semplici, e la piccola statura degli esemplari, appare evidente che la descrizione di questa forma concorda con quella della Festuca bromoides degli autori, e colla figura del Bromus Dertonensis All. nell' Agrostographia di Scheu- chzer, e non vi ha dubbio quindi che si tratta della forma descritta per la prima volta negli esemplari tortonesi raccolti da Scheuchzer. Ascherson recentemente affermò non trovarsi nel genere Vulpia carat- teri tali da autorizzzare la conservazione delle specie a questo apparte- nenti in un genere particolare, respingendo specialmente i caratteri fi- siologici della cleistogamia e della permanenza nel fiore fecondato delle antere le quali vengono schiacciate in alto dall'ovario accrescentesi; ca- ratteri fisiologici questi dipendenti specialmente da quello anatomico della brevità dei filamenti staminali. Quantunque i caratteri morfologici debbano sempre avere la prevalenza nell'apprezzamento del valore siste- matico delle forme, tuttavia non si può non tener conto dai caratteri fisiologiei quando questi non sono isolati in una specie sola, ma comuni ad un gruppo di forme morfologicamente affini fra loro. Le glume for- temente ineguali, la costanza del carattere della cleistogamia dimostrata da Hackel, la brevità del filamento e dell'antera, la cariosside canali- colata, paiono caratteri sufficienti a conservare l’ individualità al genere Vulpia, come del resto ammettono la maggior parte degli autori ed in parecchie occasioni lo stesso Hackel. Riguardo alla convenienza di adottare il nome specifico di Linneo o di Allioni, la questione fu già risolta da parecchì autori e specialmente da Douval-Jouve e da Ascherson. Linneo nelle sue Species plantarum indica come caratteristica della F. bromoides la presenza di due glume delle quali una integra, altera acu- Le Festuca sciuroides Roth de Lombardore est bien cette espèce, mais dans une forme que je n’ai pas encore vue, une forma ramosa qui porte des rameaux floriferes dans les aisselles aussi des feuilles presque supé- rieures; dans les échantillons normaux les rameaux florifères proviennent des neuds inférieures du chaume. Les échantillons de. Florence (leg. Som- mier) ressemblent pour leur port gréle beaucoup aux vótres, mais ils ne sont rameux qu'à la base du chaume. Cette espèce semble étre rare en Italie. 364 G. GOLA minata; se non che egli riferisce la stessa pianta a quella di Ray e de- seritta da Scheuchzer a pag. 297, la quale è poi la F. uniglumis degli autori. Nell’ Agrostographia di Scheuchzer questa forma appartiene ad una sezione caratterizzata dall'avere il calice biglume, sed altera gluma minima vir observabili (*), altera apice suo in aristam desinente. Vi ha quindi evidentemente contraddizione tra la descrizione sua e quella, a suo dire corrispondente, di Scheuchzer. Anche nella seconda edizione della Species plantarum fu sostituita alla parola acuminata, la parola aristata la quale corrisponde sempre alla F. uniglumis e non alla bromoides. Allioni non riconoscendo tra le specie linneane alcuna forma corri- spondente a quella piemontese di Scheuehzer creò per questa una specie a sè denominandola Bromus Dertonensis e riferendola esattamente alla descrizione di Seheuchzer. Tale denominazione specifica è adunque la più antica che sia veramente esatta e non dia luogo ad equivoci, e come riconobbero già Douval-Jouve e Ascherson e Graebner, è da ritenersi come la denominazione princeps secondo le leggi della nomenelatura botanica. La specie alla quale più delle altre si può avvicinare la Vulpia Der- tonensis, e dalla quale differisce per pochi caratteri distintivi, è la Vulpia Myuros. Per molto tempo la nostra forma venne considerata come una semplice varietà della Mywros. Leers aveva già notato la forma che ci interessa, ma la considerava soltanto come una varietà prodotta dalle condizioni del suolo. Gli autori seguenti: Allioni, Roth, Gmelin eee. ri- tennero sempre trattarsi di una specie a sé, aleuni distribuendone le forme sotto i due nomi di bromoides e di seiuroides, altri ponendo l’ una denominazione come sinonima dell’ altra, ma distinte dalle Mywros. È solo per opera di Bertoloni che la nostra forma venne allegata come semplice varietà alla Myuros, e come tale si trova descritta in tutte le ` flore italiane posteriori. Nella località nella quale vennero raccolti gli esemplari di Leyni fram- misti ai numerosissimi individui di Vulpia Dertonensis, si trovavano altrettanto abbondanti gli esemplari di V. Mywros, nella forma tipica; () SCHEUCHZER, Agrostographia, p. 297. VALORE SISTEMATICO DEL « BROMUS DERTONENSIS » ALL. 365 ma nel centinaio circa di esemplari delle due specie stati raccolti nes- suna forma intermedia si potè constatare che facesse pensare ad una affinità così stretta da subordinare l'una forma all’ altra nei rapporti di varietà a specie. La V. Mywros si distingue subito per la statura molto più alta (35-45 em.), pei eulmi completamente rivestiti dalle guaine anche della foglia superiore, in modo da non lasciare nuda al- cuna parte del culmo stesso; in tal modo il culmo appare di color glauco e senza la lucentezza propria della Dertonensis; mentre la lamina delle foglie superiori giunge colla sua estremità a due terzi dell’ infiorescenza, nella Vulpia Dertonensis essa ne raggiunge appena la base. L'infiore- scenza nella Mywros è sempre composta e spesso supera i 20 cm., mentre nell'altra essa è limitata ai 3-5 em. e negli esemplari di bromoides degli erbari dell'Istituto di Torino non supera i 10-12 cm. Le glume sono nella Myuros assai piccole rispetto alle spighette di cui fanno parte, mentre nelle V. Dertonensis esse sono relativamente più grandi in rap- porto alle spighette: considerate in senso assoluto le glume delle due forme, la superiore è egualmente lunga in entrambe ma nella Myuros più stretta; uninervia talvolta nella Mywros come negli esemplari di Leyni; trinervia nella Dertonensis. Inoltre assai diverso è pure il rap- porto tra le due glume; mentre la superiore raggiunge i 5-6 mm. nella Myuros, inferiore non oltrepassa i 2 mm.; nella Dertonensis, il rap- porto tra le glume è di 2:1. I fiori sono più numerosi nelle spighette della Mywros ed in essi la resta della glumetta inferiore è costantemente più lunga, superando del doppio la lunghezza della glumetta corrispon- dente. I numerosi caratteri ora enunciati, che ho potuto riscontrare come costanti in parecchi esemplari di varia provenienza, autorizzano a con- fermare completamente le conclusioni alle quali sono giunti recentemente Ascherson e Graebner considerando le due forme come specie distinte. Nelle due specie raccolte a Leyni si rileva anche un fatto di. indole biologica sufficiente a distinguerle; la V. Dertonensis era, al momento della raccolta, costantemente più sviluppata della congenere alla quale era frammista, e mentre la prima era in piena fruttificazione, la seconda non aveva completamente svolta tutta l'infiorescenza dalla guaina della 366 : G. GOLA foglia superiore. Infine tra gli esemplari di V. Myuros insieme cresciuti non si trova traccia dei rami laterali sporgenti dalle foglie superiori, rami che si trovano talvolta in rari casì in questa specie. Da quanto ho esposto mi pare dimostrato che la nomenclatura più esatta riguardo alla Festuca (Vulpia) bromoides (sciuroides) degli autori sia quelle di Vulpia Dertonensis. Gli esemplari di Leyni rappresentano una forma molto rara e inte- ressante di questa specie: una forma ramosa (*). Durante la stampa della presente nota ebbi l'occasione di trovare una nuova loealità piemontese di questa rara specie nei dintorni di Novara lungo il Canale Cavour. I caratteri degli esemplari di questa località sono esattamente eguali a quelli sopra deseritti; si tratta solo della forma typica mancando qualsiasi ramificazione dei nalmi; la statura di questi, forse per il terreno più pingue, è in media di 25-30 cm. Quanto alla sinonimia di questa specie, essa è già così ben ordinata nelle recenti opere di Ascherson e Graebner, che sarebbe perfettamente superfluo il ripeterla qui; soltanto in conformità a quanto ho cercato di dimostrare più sopra la denominazione generica di essa è quella di Vulpia e non di Festuca. Torino, R. Istituto Botanico. Giugno 1904. (1) Nell’erbario di Torino si conserva un esemplare edito da Hohenacker sotto il nome di Mygalurus bromoides Link. raccolto presso Berlino e pre- sentante i rami fioriferi nella parte superiore del caule come negli esem- plari di Lombardore. Il Cerastium lineare All. Nota del Dott. G. NEGRI (con Tav. VIII). Nelle valli del versante Italiano delle Alpi Occidentali è stata da pa- recchi ricercatori raccolta a varie riprese una forma di Cerastium che, descritta da Allioni come specie autonoma e nuova per la scienza, fu dipoi molto variamente compresa dagli autori che del genere o della Flora Piemontese si sono occupati, tantoché oggi i pareri contradditori, emessi durante più di un secolo da naturalisti i quali hanno basato le loro conclusioni sopra materiale non sicuro o non sufficiente, sussistono contemporaneamente generando una notevole confusione nell’ apprezza- mento del gruppo in questione. Riprendere in esame l'abbondante ma- teriale che è andato accumulandosi nelle collezioni, discutere il valore delle opinioni che sono state addotte sull' importanza sistematica di questa forma interessante è il compito affidatomi dal mio Maestro, Prof. O. Mattirolo. — — | Ho fatto uno spoglio accurato degli Erbarii Torinesi e sono inoltre debitore alla cortesia dei Direttori degli Istituti botanici di Roma, Fi- renze, Genova e Sassari, d'aver potuto esaminare i materiali conservati in quelle collezioni, nonché ai professori Vaccari e Rodegher della co- municazione delle loro private raccolte. A tutti, ed al Dott. F. Ferrero che eseguì le fotografie che accompagnano la presente nota, m'è grato porgere i ringraziamenti più sentiti. Cerastium lineare Allioni. — Pianta erbacea, perenne, a radice liscia e ramificata e cauli numerosi in parte fioriferi ed in parte sterili. Questi sono brevissimi e portano una rosetta di foglie, quelli semplici, prostrati od ascendenti, raramente eretti; misurano da 5 a 40 centimetri, sono cilindrici, lisei ed ingrossati ai nodi. Tutta la pianta ha un aspetto gla- brescente ed un colore verde gaio dovuto alla speciale distribuzione della tomescenza, che manca sempre sulla lamina delle foglie caulinari, le 368 : G. NEGRI quali tutto al più possono presentare qualche ciglio marginale, spesso anche sul caule ed è invece abbondantemente addensata sulle foglie ba- silari dei cauli tanto fertili che sterili, all’ascella delle foglie caulinari, sui peduncoli, le brattee fiorali ed i sepali, conferendo a queste parti un aspetto bianeo e cotonoso per la natura speciale dei suoi peli che sono lunghi, sempliei, erespi e mai ghiandolosi. Le foglie poi, sessili ed op- poste, differiscono, a seconda che sono radicali o caulinari, oltre che pel rivestimento trieomatoso anche pei caratteri della lamina. Le prime sono infatti ovali lanceolate, piccole (lungh. mm. 8, largh. mm. 2-4) ravvici- nate; le seconde invece molto più grandi (lungh. mm. 20-50 largh. 24), distanti, in numero per lo più di quattro paia, con guaine connate e di lunghezza inferiore alla larghezza del lembo, sprovviste sempre di fa- scetti di foglioline ascellari e con lamina lineare allungata, piana, molle, un po verrucosa, ad apice assottigliato e leggermente appuntito. L'infio- rescenza è molto povera. I caulicoli infatti sì dividono dicotomicamente o tricotomicamente ed i peduncoli risultanti sono semplici ed uniflori o solo eccezionalmente dicotomi. Molto lunghi e gracili, essi presentano in corrispondenza della loro comune origine due brattee, ovali lanceo- late e rossiece; due altre simili appendici, ma di dimensioni minori porta ciascun peduncolo al suo punto medio. I fiori sono grandi con sepali ovali lunceolati, subottusi, a margine largamente scarioso e petali bianchi, lunghi il doppio del calice, bifidi sino a metà della loro lunghezza, con segmenti obovati. Il frutto è una capsula membranacea, circondata dal calice persistente, dal quale sporge per metà della sua lunghezza, cilindrica, minutamente striata, gialla, deiscente per 10 denti sottili, ottusi e diritti, agli interstizi fra i quali corrispondono dieci strie alquanto rilevate. Essa contiene numerosi semi minuti (mm. 1 '/,-1 '/,) di colore marrone, ovali, schiacciati, colla su- perficie rivestita di tubercoli conici, allungati specialmente in corrispon- denza dei bordi, tanto da dar loro un aspetto spinescente. L'episperma, anche a maturità compiuta, è perfettamente aderente ai tessuti sottostanti. Questa pianta cresce nei pascoli umidi, cespugliosi e sassosi, ad un'al- tezza compresa a un dipresso fra m. 1500 e 2500 s. |. d. m.; fiorisce in Luglio ed Agosto e fu raccolta nelle località seguenti: Pi IL « CERASTIUM LINEARE » ALL. 369 Valli del Chisone. — Val Germagnasca a Salza, Massello e Perrero (Rostan), Valle di Fenestrelle sopra la borgata omonima (Rostan). Valli della Dora Riparia. — Moncenisio (Allioni, Re), luoghi rupestri sopra Susa (Balbis) Bussoleno alle Gardinere (Balbis) Bussoleno fra Alpette ed il Balmarot (Ferrari, Vallino) pascoli sopra Giaveno (Re). Valli della Stura di Lanzo. — Valle di Viù (Bellardi, Re) id. a M. Solera (Beccari) id. al lago Vailet sopra i Tornetti (Ruata) Valle di Ala, all’ Alpe della Mussa (Re, Vignolo). Valli dell'Orco. — Val Soana presso il Lago di Santanel (Vaccari). Valli d'Aosta. — Valle di Champorcher nel vallone della Legna a Chanessi, sulle roccie serpentinose di Carlances ai piedi del Bec Colinas, fra il ponte della Legna e Trome e fra Trome e Mont-Digny (Vaccari). Oltre a queste stazioni bene accertate possediamo la indicazione dubbia delle Alpi di Valdieri (Reichenbach, Nyman). Il Burnat, non ostante di- ligentissime erborazioni, non vi ha ritrovata questa specie, ma ammette la possibilità della sua esistenza nel bacino della Stura di Cuneo. Ugual- mente probabile è il suo incontro nelle valli non citate sopra delle Alpi Cozie e Graie. Infine nell’ Erbario Pedemontano dell’ Istituto Botanico Torinese esiste un esemplare con etichetta probabilmente di mano di Balbis e l’ indicazione « Bonneval »; ora dei due paesi di questo nome che esistono in Savoia, l'uno presso Moutiers, l'altro in Maurienne pro- penderei pel secondo, prossimo al Moncenisio, dove la specie di Allioni fu con sicurezza raccolta, e questa, senza grande distacco dall'area di distribuzione accertata per la forma Allioniana, ne sarebbe l’unica sta- zione sul versante francese. Come errate vanno escluse le attribuzioni del C. lineare All. alla flora di Spagna ed alle Prealpi Bergamasche (+). Della prima tratterò più oltre, la seconda è dovuta ad uno scambio con una forma di C. arvense L. facilissimo a chi non disponga di materiale di confronto e consideri sulla fede delle Flore più in uso nel nostro paese, la forma di Allioni una varietà di quest’ultima specie. Il portamento affatto caratteristico del C. lineare All. appare evidente (1) A Bondione e sulla Scala del Barbellino in Val Seriana. RODEGHER E. e VENANZI G., Prospetto della Flora della Provincia di Bergamo, pag. 86. 370 G. NEGRI dalla diffusa deserizione che precede. Interessa ora esaminare quale va- lore sistematico gli abbiano attribuito i vari botaniei che se ne sono oc- cupati. Allioni (*) descrisse dappprima la specie sotto il nome di C. stric- tum L., ma, nella sua stessa opera, riconobbe l'errore e propose il nuovo nome. La figura che accompagna la descrizione non rende il portamento della forma in questione; migliore assai, ma neppure molto esatta, è quella dell'/conographia Taurinensis (^) priva di foglie radicali, colle caulinari troppo numerose e stipate ed un'infiorescenza a peduncoli re- golarmente dieotomi. La diagnosi invece menziona la maggior parte dei caratteri principali: Cauliculi non florigeri et decumbentes, habent folia pubescentia, longe elliptica, acuminata, mollia, facile marcescentia..... folia linearia aristata utrinque glaberrima margine laevissime ciliata .... cauli- culi ramosi non sunt, longe nudi et semel dichotomi. Quilibet ramus unum Horem sustinet.... pedunculi laeviter tomentosi, magis adhue calyz , qui albo tomento candicat.... petata lineata, calyce duplo majora, fere ad me- dium bifida, segmentis subovatis.... fructus cylindricus.... Villars (^), però poco tempo dopo, lo confonde col suo C. molle. La frase descrittiva di quest'ultimo : foliis oblongis, molliter hirsutis, linearibus mostra com’ egli non avesse probabilmente mai veduto il tipo di Allioni. Invece Vitman (^) Willdenow (5) e Re (°) accettano la nuova specie ed anche Reichenbach (°) li segue nel loro apprezzamento con un concetto però poco chiaro della forma in questione: C. repens, adscendens, foliis pubescentibus (!) turionum lanceolatis conniventibus, caulinis (paribus quatuor) lineari-lanceolatis (u- trinque acutis), elongatis, floribus subgeminis (1) petalis calycem duplum lon- gis, bifidis, acutis.... e commenta: Magnum, totum pubescens (:), folia supe- riora floribus propinqua reliquis aequalia, singula lara, mollia, mog mar- C) ALLIONI C., Flora Pedemontana. Tom. II, pag. 117, N. 1729 et. Add. pag. 365, Tav. LXXXVIII, fig. (*) Icon. Taur. Vol. XII, Tav. 18, fig. 1, 1785. (3) ViLLars, Histoire des PI. du D aa Tom. HI, Re 644 N. 6, 1789. (4) VITMAN F. Summa plantarum. Tom. Ill, p. 137, 6) WiLLpENOW C. L. Carolo a Linné Species bui rum poc plantas — vite cognitas ecc. Tom. Il, part. I, p. 814, 1799. (9) RE F., Flora Segusiensis, pag. 39, 1805. .() ReicHENBACH L. Flora Germanica excursoria, pag. 799, 1830-32. IL « CERASTIUM LINEARE » ALL. 371 cescentia, capsula in icone 5-dentata ezerta. Malachium? Planta vexata, ulterius observanda. L'esatto apprezzamento di Re è poi stato falsato nella traduzione della sua flora Segusina (+) pubblicata nel 1881: il Caso, curatore e commen- tatore, seguendo l'opinione prevalente fra i botanici suoi contemporanei senza critica e certamente senza consultare gli esemplari perfettamente autentici dell'erbario di Re, riporta il C. lineare al C. arvense L. La confusione del resto è cominciata assai prima di lui. Già Lamarek e De Candolle (°) infatti riferiscono dubitativamente il C. lineare All. al C. strictum L. e la loro opinione è decisamente accettata da Seringe (*) che nel Prodromus di De Candolle stabilisce la var. y lineare del C. strictum L. caratterizzandola : foliis lineari lanceolatis elongatis acuminatis glabris. Ora é da notarsi che quantunque le foglie caulinari (delle basilarí dopo Allioni fino a Grenier non si parla più) del C. lineare All. siano vera- mente molto importanti nel conferire alla pianta il portamento caratte- ristico, non sono i dettagli della loro lamina, relativamente poco fissa- bili in una frase diagnostica, i più acconci a definire l'aspetto generale della forma in discorso, ed é in questa errata scelta delle caratteristiche che ricercherei una delle cause dell’ errore di determinazione compiuto da molti naturalisti che non disponevano di materiali di confronto. Si ag- giunga che il C. strictum L., per universale consenso, non è da consi- derarsi che come una varietà alpina del C. arvense L. e che, nel concetto linneano, esso assume certi earatteri che lo avvieinano effettivamente al C. lineare All., C. foliis linearibus, acuminatis, glabris, pedunculis uniflo- ris, sub-tomentosis: non si fa però parola della natura del tomento che, secondo me, merita di essere assunta a dignità di carattere principalissimo nella sistematica di questo gruppo, inquantochè gli altri caratteri adot- tati dagli autori come primari nella distinzione fra le due specie più im- (1) Caso, La Flora Segusina di G. F. R. riprodotta nel metodo naturale di De Candolle e commentata, p. 63, 1881. (3) De LAMARCK et De CANDOLLE, Flore Frangaise Tom. IV, P. IL, p. 779, ant DE CANDOLLE A. P., Prodromus systematis naturalis Regni vegetabilis, Pars. l, p. 419, 1824. 372 G. NEGRI portanti, C. tomentosum L. e C. arvense L. presentano una variabilità pa- rallela dipendente dalle condizioni di ambiente, la quale basta a legitti- marne l'abbandono come caratteri di primo ordine di distinzione specifica. Al C. strictum L. riferiscono ancora la forma di Allioni. Steudel (+) nelle due edizioni del suo Nomenclator Botanicus, Duby (°) Gaudin (°) dubi- tativamente, e Colla (*) colla frase: foliis lineari-lanceolatis, longissimis, acuminatis insistendo cioè sui caratteri secondari sopra accennati. Che questo autore del resto possedesse un'idea poco esatta del C. lineare All. non fa meraviglia perchè l'esemplare del suo Erbario, conservato nelle Collezioni Torinesi, consta di un frammento, autentico sì, ma affatto in- sufficiente. Ma, adottato il principio dell’ annessione del C. strictum L. al C. ar- vense L. è a quest’ultimo che venne dai botanici riferito il C. lineare All. Una prima riunione di tutte queste forme era del resto già stata fatta dal Bertoloni (5) costituendo un C. alpinum, da non confondersi con quello di Linneo, ed assai poco comprensibile nei suoi caratteri distintivi e nelle sue affinità, il quale inglobava eol C. arvense L. il C. lineare AlL.... B foliis lanceolato linearibus linearibusque: a questo modo di . vedere anzi, fra i successivi illustratori della Flora piemontese, aderi lo Zumaglini (°). E per verità il nome di Linneo è per la forma in di- scorso assai poco appropriato, ma si mantenne a scanso di confusioni maggiori; cosicchè è al C. arvense L. che assai più tardi vediamo an- nettere dal De Notaris (*) il C. lineare All. dopo aver insistito sul grande polimorfismo della specie principale: similmente giudiea Areangeli nelle due edizioni (^) del suo Compendio della Flora italiana: C. arvense L. () STEUDEL E. Th. Nomenclator Botanicus. Ed. Í, 1821, pag. 179. Ed. Il, 1840, pars. I, (©) DuBY I. E. Botanici Gallicum Pars. I, p. 88, 1828. (3 GAUDIN J. Flora Helvetica, Vol. II, p. 246, 1828. (‘) CoLLa L., Herbarium Pedemontanum. Vol. I, p. 365, 1833. (9) BERTOLONI À., Flora Italica. "Vil. IV, p. 703, 1839. (9) ZUMAGLINI A. M., Flora Pedemontana. Tom. II, p. 282, 1856. C) De NorarIs J., Repertorium Florae Ligusticae, p. 75, 1844. di È) AncaNGELI G., Compendio della Flora Italiana. Ed. 1, 1882 p. 99, Ed. Il, — 1894, pag. 318. i IL « CERASTIUM LINEARE » ALL. 373 y. lineare AM. ..... Foglie lineari, lungamente acuminate, fiori quasi ad ombrella ed infine anche Fiori e Paoletti (') nella loro recentissima . Flora analitica d'Italia scrivono: C. arvense L. 6 lineare AU... pianta poco lanosa con peluria lanosa increspata, generalmente verde. Foglie lun- ghe 2-5 cent. riferendo bensì il carattere del tricoma senza però attribuirgli la dignità che gli compete. Tanto è vero che, a lato del C. lineare All., inseriscono come varietà del Cerastium arvense L. il C. Boisssieri Gre- nier, ed il C. lanigerum Clem., il valore sistematico dei quali non può essere discusso qui, ma il cui distacco dal C. arvense L. mi parrebbe le- gittimo anche in base al solo carattere del tomento. Inesattezza questa ben piccola confrontata alla grande mole di lavoro che esige una simile Flora, ma evidente a colpo d’occhio per chi, occupandosi in modo spe- | ciale dell’ argomento, disponga di materiale copioso. La grande importanza che nello studio di cui. mi occupo sono stato condotto ad attribuire all’esame del tricoma mi fa considerare, indipenden- temente dalle conclusioni definitive, come più razionale l'attribuzione del C. lineare Al. al C. tomentosum L. specie che, come è intesa modernamente, (Gürke (*) comprende anche l'affine C. repens L. E già Grenier (°), af ferrando l'interesse che la natura dei peli offre nella definizione di que- ste forme, staccò dal gruppo del C. arvense la pianta di Allioni. Quan- tunque quindi l'attribuzione fattane da lui al C. Boissieri Gr. non sia meno errata, è probabilmente per influenza della sua osservazione. che nel Compendio della Flora Italiana di Cesati, Passerini e Gibelli (*) il C. lineare All. compare come varietà del C. repens L. caratterizzato colla frase: Pianta lanata tomentosa : foglie lanceolate lineari acuminate. E che questa attribuzione fosse il frutto di studi recenti lo deduco da una nota apposta anteriormente dal Cesati ad un esemplare assolutamente tipico di C. lineare All. proveniente dalle valli di Lanzo e conservato nel suo (1) Fiori L. e PAOLETTI G., Flora asta d’Italia. Vol. I, p. 763, 1896. (*) GÜRKE, Plantae europeae. Tom. II, p. 316, 1899. (3) GRENIER C., Monographia de i: em et Compt. rend. d. Soc. d'Emul. du Doubs. Tom. I, liv. 1-2 pag. 67, 184 (4) sn C., PASSERINI G. e GIBELLI Ga Freni della Flora Italiana. pag. 784, 34. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIII. 374 G. NEGRI erbario: Observatio. Cerastium strictum y lineare DC. Prodromus I, 419, Reichenbach FI. exe. N. 4986 plantam veratam dicit, probabiliter quia ipsam tantum ea icone noverat, potius inexacto, prout e tab. Allioniamis plerisque factum est. Quodsi descriptionem adcuratius perlegisset et fuisset additamento în pagina 365 perusus, aliter rem dejudicavisset. Come si vede gli apprezzamenti del Cesati hanno dovuto mutare notevolmente. Il nuovo modo di vedere andò poi sempre più prendendo piede e noi lo ritroviamo in Nyman (5: C. repens L. var. lineare All. nell’ Index Ke- mensis (°): C. lineare All. — C. tomentosum L. ed in Gürke (°): C. to- mentosum L. var. f. lineare (AL) Gürke. Insomma, con valore maggiore o minore, rimane oggidi, di fronte al concetto Allioniano dell’ autonomia del C. lineare, l'attribuzione a titolo di varietà ad una delle tre specie: C. Boissieri Grenier, C. arvense L. C. tomentosum L. Queste quattro soluzioni della questione voglio ora e- saminare partitamente. E comincio dal C. Boissieri Gr. s venne istituito da Grenier (*) su esemplari di Spagna, determinati da Boissier come C. repens L. (^) in base a tre caratteri principali: tomento crespo, capsula cilindrica ed epi- sperma sollevato dai tessuti sottostanti del seme. Di questi caratteri il primo è comune al C. repens L. = C. tomentosum L., il primo ed il secondo al C. lineare Allioni, ma il terzo, al quale fu data in seguito tale importanza da servirsene come distintivo di tutti i C. Ortodonthia in C. Chondrospermia e C. physospermia manca in entrambe le specie sopraeitate. Io non posso entrar qui in una discussione sul valore siste- matico maggiore o minore di quest'ultimo partieolare anatomico; certo è che il Grenier, che credette di riseontrarlo nel C. lineare All. tanto da annettere questo come varietà al suo C. Boissieri, fu indotto in errore o per scambio di esemplari, o per guasto del materiale o, più probabilmente, (1) Nyman C. F., Conspectus Florae Europae, p. 108, 1878-1882. (3) Index Kewensis plantarum phanerogamarum. Vol. I, p. 484, 1890. (5) BOISSIER, PI. Hu pos 1838. Voyage bot. dans le Midi de V Espagne, p. 106, 1839. IL « CERASTIUM LINEARE" ALL. | di per aver rilevato questo carattere sopra forme glabrescenti di C. Boissieri quali effettivamente si possono raccogliere in Spagna: forme tuttavia così poco rassomiglianti a quella di Allioni, da far pensare che Grenier non possedesse del C. Zizeare All. che gli esemplari provenienti, a detta sua (*), dalla collezione Villars, e dei quali, come ho accennato più ad- dietro, si può con ragione sospettare la scarsità o l’incompletezza. Data l'importanza di questo particolare ho voluto fermarmici sopra con at- tenzione speciale: ho esaminato numerosissimi semi tolti da esemplari provenienti da quasi tutte le stazioni in cui il C. lineare fu raccolto e perfettamente maturi e ben conservati, e mai mi avvenne di con- statarvi un aspetto vescicoloso sia all'osservazione diretta, sia mediante sezioni. Ho sempre trovato anzi l'episperma perfettamente aderente ai tessuti sottostanti. Inoltre per essere in grado di escludere con sicurezza la stazione spagnuola della pianta di Allioni, che avebbe presentato un problema di distribuzione geografica abbastanza curioso, ho riscon- trati, grazie alla cortese comunicazione del Prof. Penzig, gli esemplari del preteso C. lineare di Spagna conservati nella collezione Wilkomm di Genova ed ho potuto così persuadermi che si tratta di un errore di determinazione. A questa conclusione ero del resto già giunto in base alla figura pubblicata dal Willkomm stesso (*) la quale mostra un ra- moscello fiorifero, con infiorescenza due volte dicotoma, caule unifor- memente tomentoso per peli patenti e foglie glabrescenti, ma di forma affatto differente da quelle del C. lineare e provvedute di rinnovazioni ascellari molto sviluppate; e più ancora, leggendo la diagnosi che si ri- ferisce alla figura: Caules breviter et glandulose pubescentes vel glabriu- sculi, o l'altra del Prodr. Fl. Hisp. (*): caulibus pedicellisque breviter, sepalis breviter et glandulose pubescentibus vel glabriusculi. E abbando- (1) GRENIER, Op. cit. (3 WILLKOMM M., Ic. et Descr. Plant. nov. v. crit. Europae Austro Occi- dentalis prec. Hispaniae, pag. 81, Tav. 55, fig. 2, 1852. (3 WILLKOMM M. et Lance J., Prodromus Florae Hispanicae. Vol. Ill, p. 636-37, N. 4857. La località indicata è: in Sierra Nevada passim (ad ri- vulos region. alpin. loco Dehesa de S. Geronimo, Wk.). April-August. (!) Come si vede, non corrisponde neppur l’ epoca di fioritura così caratteri- sticamente tardiva nella specie di Allioni. 376 - €. NEGRI nato qui appunto quel carattere della natura e distribuzione del tomento che a chi conosce la forma piemontese s'impone in modo assoluto: ri- cordata la glandulosità dei cauli, pedicelli e sepali molto evidente in al- cune forme di C. Boissieri Gr. e quasi sempre dimostrabile anche nella forma tipica, almeno in corrispondenza dei sepali mentre manca costan- temente nel C. lineare: e la diagnosi è espressa con una elasticità di termini che male si addice alla costanza particolarissima della nostra forma, che fu raccolta sempre identica a se stessa dalle Valli Valdesi alla Valle d’ Aosta. Tanto è vero che l’ultimo autore che si accosta a questo modo di vedere, il Burnat (*), quantunque adotti come sinonimia di C. lineare AU. la denominazione di Grenier, ne fa una specie distinta che dice diversa da tutte le nostre variazioni del C. arvense L.: ed avrebbe forse evitata la lieve menda del suo ravvicinamento al C. Boissieri Gr. | perfettamente spiegabile colla non esistenza della forma in questione nell'ambito della sua Flora, se, sulla fede di Grenier non avesse accet- tato il earattere del sollevamento dell' episperma. Il C. lineare All. non ha quindi nulla a che fare col C. Boissieri Gr. ma neppure al C. arvense L. esso può venir riferito. L'impressione fon- damentale di tutti coloro che hanno avuto occasione di osservare queste due forme crescenti assieme è quella di un portamento affatto diffe- rente. Ció non sfuggi per esempio al Rostan che, erborizzando assidua- mente nelle valli Valdesi dove la specie è abbondante e fu per la prima volta raccolta, ebbe campo di ripetere le sue osservazioni ed annotò nel seguente modo un'etiehetta conservata nell'Erbario Pedemontano del- l’Università di Torino: Bien que faie toujours vu cette espèce confondue avec le C. strictum soit dans les vieux herbiers des auteurs Piémontais, Molineri, Giusta, Bertola etc., soit dans les ouvrages descriptifs, elle n'en est pas moins une espéce fort distincte quand ce ne fut que pour l'époque de sa floraison (15 Aoùt-I5 Septembre), jamais bien auparavant. Mais son port est trop caractéristique et trop constamment le méme pour douter en tout cas de son identité comme espèce: et ce n'est que pour sa rareté dans les Herbiers aussi que par le mauvais état. des échantillons que de C) BunNaT E., Flore des Alpes Maritimes, Vol. I, pag. 266, n. 354 nota. 1892. IL « CERASTIUM LINEARE » ALL. 377 telles erreurs on put avoir cours. E recentissimamente un altro diligente os- servatore il Vaccari (*), che ebbe la ventura di scoprire questa rara pianta in Val d'Aosta e in Val Soana scriveva: Chose singulière! il se trouve distri- bue de manière à former de grandes et belles colonies alternant avec d'autres également belles de C. arvense L. sans qu'il y ait aucune confusion ni melange entre les deux. Nè l' esame dei particolari contrasta colla prima impressione dell’occhio. Infatti, anche prescindendo dalle caratteristiche foglie basilari, le quali per la loro precoce caduta sono raramente osser- vabili all’epoca della fioritura e quasi mai si trovano negli esemplari d’ erbario, anche le foglie dei cauli fioriferi, oltre ad essere costantemente prive di innovazioni ascellari, si presentano assai diverse da quelle del Cerastium arvense L. Queste ultime, pure variando moltissimo, non rag- giungono mai le dimensioni di quelle del C. Zizeare, nè mai sono così flaccide, così poco numerose, né assolutamente glabre. D'altra parte il tomento del C. arvense L. è uniformemente diffuso in tutta la pianta e consta di peli corti, e, sui cauli, sui peduncoli fioriferi, e sui sepali, patenti e in grado maggiore o minore glandulosi. Inoltre l infiorescenza è molto più densa per la ripetuta divisione dicotomica o tricotomica e la minore gracilità dei peduncoli, la capsula è tipicamente ricurva ed i semi hanno dimensione maggiore che non nel C. lineare e, quantunque verrucosi , non assumono mai l'aspetto caratteristicamente spinescente riscontrabile in quelli della specie di Allioni. Non rimane quindi più da discutere che l annessione del C. lineare All. -al C. tomentosum L. in confronto alla sua autonomia, e la stessa importanza che ho creduto di attribuire al carattere del tricoma nella sistemazione dei C. Ortodonthia parlerebbe in favore della loro riunione: le due forme presentano infatti dei peli uniformemente erespi e mai glandolosi. Tuttavia, sia che si esaminino gli esemplari o le figure, sia che si studiino le diagnosi delle nove varietà che il Gürke (°) ammette nel C. tomentosum L., ed una delle quali è appunto il C. lineare All, () Vaccari L. La Flore de la serpentine, du calcaire et du gneiss dans les Alpes dn AS Extr. du Bull. de la Soc. de la Flore Valdòtaine, N. 2, pag. 15, 1 C) GÜRKE M., 2 cit. pag. 216. 378 G. NEGRI è altrettanto indimostrabile un nesso di parentela della forma Allioniana con qualunque delle altre otto, quanto è evidente quella delle medesime fra di loro. E eió per gli stessi caratteri i quali, natura del tomento a parte, m' hanno già indotto a staccare il C. lineare dal C. arvense : di- stribuzione del tricoma , forma e consistenza delle foglie, presenza nel C. tomentosum di innovazioni ascellari, aspetto e dimensione dei semi, ai quali, nel caso in questione, va aggiunto il particolare importante che la capsula è bensì cilindrica, ma corta e completamente involuerata dal calice persistente. Un’ ultima conferma e veramente interessante e persuasiva della indi- pendenza del C. lineare All. dal C. tomentosum L. è data dal paragone della loro area di distribuzione geografica. Il C. tomentosum L. infatti è una specie prettamente mediterranea , diffusa alla nostra Penisola ed alla Baleanica e che non varea mai i limiti dell' Italia eentrale, né le frontiere settentrionali della Bosnia: circoscrizione che non si direbbe dipendere e- sclusivamente da attuali condizioni di ambiente, perchè questa specie, col- tivata diffusamente in tutta l'Europa Media a scopo ornamentale, sfugge faeilmente dai giardini, rendendosi qua e là subspontanea (Gürke). Invece il Cerastium lineare All. nella regione mediterranea non entra mai quan- tunque viva presso i suoi confini, né si diffonde nell' Europa centrale. Ac- cantonato in una porzione ristretta delle Alpi, circoscritto ad una zona di vegetazione di eui non varca i limiti, senza affinità di sorta colle spe- cie della flora di eui fa parte, esso risveglia l'idea di una forma che la flora attuale abbia ereditata da quella che l'ha preceduta nello stesso territorio. E l'affinità che esso presenta col C. tomentosum L. accresce la probabilità di questa supposizione mostrandone l'analogia con alcune acute osservazioni di Chodat (') dalle quali si può trarre la legge che le antiche forme preglaciali della flora alpina hanno la loro corrispondente nella flora dei massieei montuosi meridionali d' Europa. Per citare un esempio, del tutto analogo al easo del C. lineare All. à quello, citato () CuopaT M. R, Remarques de Géographie botanique etc. Bull. Soc. Bot. de France, Session Extr. tenue en Suisse, p. CCLXXVIIL Août 1894, IL « CERASTIUM LINEARE » ALL. 379 da Chodat, dei Senecio uniflorus ed incanus delle Alpi occidentali, i quali trovano le loro forme corrispondenti nei S. Pearsoni delle Alpi marittime, S. leucophyllus dei Pirenei e dell'Ardéche, S. eriospermus, ci- licicus, Heldreichii, thapsoides, delle montagne di Grecia, Armenia, Cap- padocia, Mingrelia e Creta. La similitudine è tanto maggiore perchè lo studio della distribuzione dei due Senecio citati induce a credere che essi pure trovassero rifugio durante il periodo glaciale nel gruppo del Gran Paradiso, d'onde poi si sarebbero di nuovo estesi alla Maurienne ed alle valli italiane e svizzere del monte Rosa dove oggidì è facile rac- coglierli. Il C. Zizeare All., che con grande probabilità ne divise le stazioni di ricevero, è tutt'ora rimasto circoscritto al versante piemontese delle Alpi Cozie e Graie. Riassumendo, la ricerca del vero valore del C. lineare All. lungi dal limitarsi ad una sterile esercitazione sistematica, ha condotto all'aequisto di un nuovo interessante documento sulla storia della vegetazione alpina. Ed è all'Allioni che compete la lode di aver intuita pel primo l’ impor- tanza di questa forma tanto e così lungamente discussa dai suoi suc- cessori. Nota.— La tavola annessa alla presente nota rappresenta, un piccioliti, due esemplari di C. lineare All. appartenenti all’ Erbario Vaccari e descen dalla valle di Champorcher. In un angolo sono state pure ri- prodotte. in dimensioni doppie del naturale, le caratteristiche foglie basi- lari dell'esemplare di sinistra. Torino, R. Istituto Botanico. Giugno 1904. Sul valore sistematico della Poa Cilianensis Ml. (1785). Dott. F. VienoLo LUTATI. Il Bellardi, verso il 1785, aveva raccolto a Cigliano una Festucacea che, inviata ad Allioni, era stata da questi ritenuta come una nuova specie alla quale aveva appunto assegnato il nome di Poa Cilianensis (7). I botanici posteriori all'Allioni non furono con lui d’accordo sul valore sistematico di questi esemplari raccolti dal Bellardi. : Il Prof G. Fr. Re credette di aver trovata la P. Cilianensis nei pressi della Venaria Reale, e la riportò quindi nella sua « Flora Torinese (1825) » (*) colla descrizione stessa dell'Allioni. Ma i suoi esemplari (?) inviati al Bertoloni erano stati da questi giudicati delle Poae triviales L. luauriantes, culmoque tecto, quia nondum evolutae, adhue pollentes (^). Ingannato da ciò, il Bertoloni aveva creduto la Pea Cilianensis All. un sinonimo della Poa trivialis L. mentre prima, fondandosi su una figura (!) Ecco la descrizione che ne dava nella sua Flora Pedemontana (Vol. II, p. 246, n. 2207 e tav. 91 fig. 2): Poa panicula, PN: ramosa, ramis ereclis flexuosis, spiculis disti- chis quadrifloris Loc. In agro mi Ciliani legit. Cl. Bellardi. Annua Descr. Altitudo pedalis et ultra. Culmi sulcati glabri, nodo fusco. Folia linearia, obscure viridia, glabra, circa vaginam ciliata, duarum vel trium linearum latitudine. Folium paniculae fere subjectum totam paniculam aequat vel superat. Panicula terminalis est et valde ramosa. Rami ex eodem puneto tres vel quatuor nascuntur, den rina pre flexuosi, primi sunt etiam ramosi. Omnes porrigunt locus ichas, 0 oblongas, veluti in raram spicam dispositas, ut ie ae ue ia pedunculatas. Pedunculi plerumque alifor, quandoque biflori. Locustae interdum tri- florae, auos quadriflorae smi etiam quinqueflorae. Calyx bivalvis a locu- sta ens, acutus, nervo eminenti subviride exaratus. Glumae folliculi ovatae pod nervo divisae. OG. E Bi PAR Torinese Vol. I, pag. 68-69. G lindo m vive grazie a! Chiarissimo Prof. Buscalioni, direttore del R. Orto Botanico dell'Università di Sassari, per la cui cortesia potei avere in esame gli esemplari del G. Fr. Re, ed accertarmi personalmente dell’ esat- tezza del giudizio del Bertoloni. (f BERTOLONI, Flora Italica Vol. I. p. 538 n. 13. SUL VALORE SISTEMATICO DELLA « POA CILIANENSIS > ALL. 381 data dal. Barrelieri (^), la .quale rappresenta fuori dubbio una Zragrostis, e che dal Bellardi (°) era stata, come conforme al vero, riferita alla P. Ci- lianensis aveva considerato la Poa Cilianensis sinonimo di P. Zragro- stis L. T In quésta opinione ritornó poi di nuovo piü tardi, ed in essa si man- tenne, quando gli fu dato vedere gli esemplari del Prof. Moris e De Notaris (?). Va notato fin d'ora che nel gen. Poa il Bertoloni includeva ancora il gen. Zragrostis e col nome di P. Zragrostis L. comprendeva due en- tità, solo in seguito differenziate cioè: ZEragrostis poaeoides P. B. ed E. megastachya Lk. Al complesso di queste due forme riferiva quindi la Poa Cilianensis. . Il Parlatore (*) esprime l'opinione che la P. Cilignensis All. sia rife- ribile alla Zragrostis megastachya nella forma a spighette con pochi fiori. Lo Zumaglini (?) ritiene la P. Cilianensis Ali. sinonimo di P. Era- grostis. Le flore successive, per quanto a me consta, non hanno più alcun ac- cenno ad essa; solo è nominata con forma dubbia dell’Ascherson e Graeb- ner (°) a proposito della sinonimia del gen. Zragrostis. Dietro consiglio del Prof. O. Mattirolo, mi sono proposto di cercar di dilucidare la posizione sistematica di questa controversa forma ed in modo definitivo. Perciò, premessi questi pochi cenni storici della questione, vengo senz'altro allo studio diretto del poco materiale disponibile. Trovasi nell'Erbario di Bellardi un esemplare, o, meglio, un frammento (1) BARRELIERI, Plantae per Galliam , Hispaniam et Italiam observatae. Parigi 1714. (3) BELLARDI, Ap. ad FI. Ped, in Acad. de Tur. 5. p. 2 . (8) BERTOLONI, Flora Italiea (1833) en 981, vol. 3. ani posteriores. (4) PARLATORE, Flora Italica (1848) p vol. I. e ZUMAGLINI, Flora Pedemontana oe É 153, vol. (5) AscHERSON und GRAEBNER, Synopsis der ry v ENDS Flora, fa- scicolo 10-11, Vol. IL, foglio 20-29, pag. 371. 382 F. VIGNOLO LUTATI di P. Cilianensis All., lungo una trentina di centimetri, costituito da un eulmo eon due foglie: alla base del lembo di quella superiore si jnizia una pannoechia molto contorta ed irregolare, male cresciuta e svi- luppata, esilissima, con parte delle spighette già distrutte e superata in lunghezza dalla foglia superiore. Il foglio porta la scritta: Inveni im agro Ciliani. Nell' Erbario del Balbis esiste pure un frammento colla seritta Poa Cilianensis Allioni Fl. ped. 2 no 2207 Habui a Civ. Bellardi 1802. È simile al predetto: però la pannoechia, lunga circa dodici em., di forma allungata, è eretta, discretamente rigida, coi rami appressati all’asse principale. Infine nell’Erbario Biroli troviamo ancora un frammento di circa 35 em. di lunghezza, formato da uno culmo misero e contorto, con alcune foglie ed una spiga esile alla base, un po’ più densa verso l'alto, ma male sviluppata, mancante delle spighette nella parte inferiore e con spighette in cattivo stato nella superiore; porta la seritta : Poa Cilianensis Poa, panicula elongata, ramosa, flexuosa, spiculis quadrifloris, glabris. Willd. Allioni FI. ped. tab. 91 f. 2 Triand. dygyn. Tutti e tre questi esemplari frammentari, per i pochi caratteri osser- vabili, corrispondono alla descrizione dell'Allioni. i E questo è quanto! Disgraziatamente mancano nell’Erbario d’Allioni (*) (*) L’ Erbario d’Allioni, dopo la sua morte avvenuta il 30 Luglio 1804, passò in proprietà del Balbis, dai cui eredi fu acquistato dall'agronomo Sig. Mat- teo Bonafous. I costui eredi alla loro volta lo regalarono alla R. Accademia d’Agricoltura di Torino, che, dopo averlo depositato per molti anni nei locali ~ Ael R. Orto Botanico di Torino, ad esso lo donava 1'11 Giugno 1894. Durante SUL VALORE SISTEMATICO DELLA « POA CILIANENSIS » ALL. 383 gli esemplari, che pur dovevano esserci, sui quali l'illustre botanico pie- montese deve aver dettata la sua descrizione. È necessario stabilire dapprima se questi esemplari debbano e.sere con- servati al gen. Poa, o, non piuttosto, riferite al gen. Zragrostis. Nel gen. Poa la linguetta è membranacea, di lunghezza varia secondo la specie; i fiori sono per lo più legati assieme da lanugine ragnatelosa distendibile, visibile sotto la lente la glumetta inferiore è 5-nerve, coi nervi dispari, cioè il carenale ed i due laterali, sericeo villosi; cariosside oblunga, con macchia ilare basilare e puntiforme. Questi caratteri non si riscontrano nei tre esemplari, in cui per contro la linguetta è sostituita da peli; in cui manca affatto la ragnatela fra i fiori, e la glumetta inferiore è 3 nerve. (Mancano le cariossidi). Questi caratteri sono essenziali del gen. Eragrostis che per essi ben si differenzia dal precedente. Per conseguenza la pianta descritta dall'Allioni come una Poa deve ora essere riportata al gen. Zragrostis. Si presenta ora il quesito se la Poa Cilianensis All. sia da ritenersi una specie nuova del gen. Zragrostis o se corrisponda a specie già nota ed a quale. Se esaminiamo delle PRE megastachya Lk. di varie provenienze e di diversa epoca di raccolta, non ci sarà difficile constatare che spesso tutti gli esemplari di una data località e presi alla stessa epoca, oltre a pannocchie normali, ben sviluppate, lungamente peduncolate, con rami patenti ed a contorno quindi piramidale, con spighette grandi portanti il tempo in cui, proprietà del Bonafons, rimase nell’ Orto Agrario della Crocetta in Torino, mal custodito ed alla mercè dei visitatori, fu rapace- mente derubato delle rds piü importanti da persone indegne, se pur lo erano, del nome di botani 384 F. VIGNOLO LUTATI molti fiori, ecc. , presentano pure delle pannocchie esili, a rami inferiori riuniti a 3-4 nel medesimo punto e variamente ramificati alla loro volta, non patenti, ma eretto-appressati all'asse principale, per cui la pannocchia si allunga perdendo la forma normale. Queste pannocchie, inoltre, spesso sono più lunghe delle altre, apparentemente sessili perchè iniziatisi alla base del lembo della foglia superiore, la quale, per lo più, supera in lunghezza la pannocchia stessa che porta spighette pressochè ovali, con 3-45 fiori, i quali non han prodotto semi. Stabiliamo un raffronto fra la descrizione della Poa Cilianensis dell'Al- lioni, i tre esemplari degli Erbarii del Bellardi, Balbis e Biroli, queste pannocchie non evolute dell’Eragrostis megastachya Lk. e la E. megasta- chya Lk. stessa normale. Passiamo in rassegna ciascuna frase diagnostica, soffermandoci, però, solo sui punti differenziali e salienti. : Altitudo pedalis et ultra. Non è possibile controllare le dimensioni, perchè, come dissi, gli esemplari autoptici sono solo dei frammenti. Del resto questo carattere non ha un valore essenziale, variando notevolmente le dimensioni delle Zragrostis: da pochi em. sin oltre i sessanta. Culmi sulcati, glabri, nodo fusco. Folia linearia, obscure viridia, glabra, circa vaginam ciliata, duarum vel trium linearum latitudine. Nessuno di tutti questi caratteri ha uno speciale significato pel nostro scopo. Folium paniculae fere subjectum. totam paniculam aequat aut superat. In vero, noi non riscontriamo questo fatto nell’ Z. megastachya quando è ben cresciuta e le sue pannocchie normali e vigorose sono giunte a completo sviluppo e maturazione dei semi: in questo caso si osserva che la distanza fra la base del lembo della foglia estrema e la base della pannocchia è, non di rado, maggiore della lunghezza di questa, e l’estre- mità della foglia raggiunge a mala pena o neppure la base della pan- nocchia relativa. Per contro, tale carattere si verifica in quelle pannocchie esili, allungate che dicemmo presentarsi talora in certi esemplari: alla base loro si inizia subito il lembo di una foglia lunga tanto da supe- rare spesso la corrispondente pannocchia. Anche questa frase perde quindi il suo carattere differenziale. Panicula terminalis est et valde ramosa. Carattere pel nobi caso senza a Fancrtansa: Air EE N AE ANS EIE E E ORE SISTEMATICO DELLA « POA CILIANENSIS » ALL. — Rami ex eodem puncto tres vel quatuor nascuntur, rarius solitarii. —. Questo carattere, il quale dovrebbe essere esclusivo della Poa Cilianensis, ho gia detto osservarsi, invece, anche nelle pannochie non ben evolute della E. megastachya, mentre le normali, per lo più, han solo rami appaiati. Rami flezuosi, primi sunt etiam ramosi: nella E. megastachya la fles- suosità dei rami è specialmente accentuata nelle pannocchie non ben svi- luppate. Omnes porrigunt locustas distichas, ovato-oblongas, veluti in raram spi- cam dispositas ut plurimum alterne prodeuntes, pedunculatas. In questa. frase l'espressione « locustas ovato-oblongas, veluti in raram spicam dispo- sitas » non si adatta alle spighette delle pannocchie normali dell E. me- gastachya, bensì a quelle non evolute, Il resto s'accorda. Pedunculi plerumque uniflori, quandoque biflori. Locustae interdum tri- florae, saepius quadriforae aut etiam quinqueflorae. Le spighette a tal numero di fiori non son certo normali nella Z. megastachya, ma sappiamo che talora se ne trovano a soli 4-5 fiori, e sono per lo più appartenenti alle solite pannocchie tardive e non sviluppate. Calyz bivalvis a locusta secedens, acutus, nervo eminenti subviridi eza- ratus. Glumae folliculi ovatae, etiam nervo divisae. Tali caratteri si riscon- trano tanto nei tre esemplari ricordati, quanto nelle spighette delle pan- nocchie, sì normali che non ben evolute, della E. megastachya. . Dissi già che questi tre esemplari della presunta Poa Cilianensis AI. erano stati dal Bertoloni riferiti alla Poe Zragrostis quando eon questa denominazione si comprendeva tanto la Z. poaeoides che la E. megasta- chya. Ora, noi non li possiamo assolutamente riferire alla E. poaeoides perchè in essi mancano appunto quei caratteri che servono principalmente a differenziare la prima dalla seconda. E precisamente: 1.° La guaina fogliare, nella parte sua superiore, è munita di lunghe ciglia nella F. poaeoides ed è invece completamente glabra nella Z. megastachya e nei tre esemplari; 2.° Le spighette dell Z. poaeoides sono assottigliate alla base, mentre non lo sono mai quelle della E. megastachya e dei tre esemplari; 3." La lunghezza dei peduncoli delle spighette. F. VIGNOLO LUTATI Di più, per quanti esemplari si osservino di Z. poaeoides non si trova nulla di eomparabile con questi esemplari autoptici, e, quindi, nulla di eorrispondente alla descrizione data dall'Allient per Ia Poa Cilianensis. Quindi: constatato che la descrizione della Poa Cilianensis All. da una parte corrisponde ai tre esemplari più volte citati portanti tal nome, e ehe, per altra parte, si adatta pure alle pannocchie non ben sviluppate della E. megastachya, e che queste sono a quelli riferibili per tutti i caratteri, se ne deduce che: La Poa Cilianensis All. non è altro che una Eragrostis megastaehya Lk. in uno speciale stadio di sviluppo. Con eió si aecorda anehe là figura, veramente non troppo chiara, data dall'Allioni nella sua Fl. Ped. tav. 91, f. 2. Ricordo come dal Prof. O. Mattirolo, dal Sig. Enrico Ferrari, conser- vatore dell’ Erbario del R. Orto Botanico di Torino e dal Dott. Vallino, valenti ed appassionati erborizzatori, invano si sia ripetutamente perlu- strato Cigliano e le sue adiacenze per vedere se era possibile ritrovare questa Poa Cilianensis All. Ora si comprende facilmente come tali accurate ricerche siano rimaste infruttuose, non essendosi altro trovato di riferibile ad essa che le più volte citate piante di E. megastachya Lk. con parte delle pannoechie non evolute ! E non poteva essere idiot] Resterebbe la questione della sinonimia relativamente alla priorità delle denominazioni. Senza arrestarmi ai motivi per cui fu preferito il nome di Z. megasta- ehya Lk. ad altri pià antichi (cui interessa veda Ascherson und Graeb- ner, Sinopsis........ l. e.) noto solamente come una volta dimostrato che P. Cilianensis All. corrisponde a E. megastachya Lk., stando il fatto che la denominazione di Cilianensis risale al 1785, mentre quella di mega- stachya è solo del 1827, potrebbe, forse, a rigore, sembrare che a questa dovesse venir sostituita quella, e scriversi per conseguenza Zragrostis Cilianensis (All.) Lk. RENE ox CR P MTS 1 , VALORE SISTEMATICO DELLA « POA CILIANENSIS » ALL. 387 Però, come Ascherson e Graebner (l. c.) giustamente osservarono, non ci si può decidere a preferire il nome di Cilianensis, quantunque più antico, perché esso rappresenta una forma non tipica. Inoltre, io erederei conveniente, per evitare ulteriori confusioni, che tale denominazione, conservata, se si vuole, negli indici sinonimici, non avesse a comparire nelle flore come sinonimo dell Z. megastachya Lk.; però, alla descrizione di questa io aggiungerei queste poche righe rile- vanti i caratteri particolari delle sue pannocchie non ben sviluppate : Obs. in Eragrostidem megastachyam Lk.: Paniculae non bene evolutae aut sero prodeuntes a ceteris diferunt: ramis quandoque ternis, quater- nisve; folio paniculae fere subjecto totam paniculam aequante vel sipe- rante; locustis ovato-oblongis , tri-quadrifloris aut etiam quinqueforis. Prima di chiudere questa nota, mi permetta il Chiar.m° Prof. O. Mat- tirolo ehe gli esprima la mia viva riconoscenza sia pel materiale d' Er- bario messo gentilmente a mia disposizione, sia, e piü assai, pei suoi così preziosi consigli. Torino, Maggio 1904. Laboratorio del R. Orto Botanico dell’ Università di Torino. RASSEGNE R. v. WETTSTEIN. — Vegetationsbilder aus Sidbrasilien. Wien (Fr. Deuticke) 1904. 55 pag. 8° di testo, con 58 Tavole in . eliotipia, 4 tavole colorate e sei figure nel testo. L’opera che abbiamo sotto mano, dà in una serie di tavole, splendida- . mente eseguite dal punto di vista artistico e tecnico, un’illustrazione delle varie zone di vegetazione che il prof. R. v. WErTsTEIN, dell'Università di Vienna, ha osservate nel suo recente viaggio nel Brasile meridionale (Stato di S. Paulo). Nelle fotografie ottimamente scelte ed assai istruttive vediamo dapprima rappresentate le foreste umide tropicali («Tropische Regen wálder») con tutte le varie forme d'adattamento cosi caratteristiche; poi in un'altra serie di tavole, è illustrata la regione delle foreste umide subtropicali (« Sub- tropische Regen walder») nella quale è più pronunciata la diversità delle stagioni, per differenze notevoli di umidità e di temperatura; e ne possiamo ammirare i boschi d’alberi frondosi, boschi d’Araucarie, di palme, di felci da Ba alla zona delle sabbie littorali (« Pes-Caprae-Formation »), ai Campos ed al Cerradao, ed infine le scene grandiose dell'alta montagna Itatiaia, che si innalza fino a 2700 m. sull’orlo del vasto altipiano verso Levante. Il testo, nel quale sono delineati a grandi tratti i caratteri di vegeta- zione delle dies regioni, dà pure qua e là qualche dettaglio interessante e finora non notato (come p. es. intorno alle foglie curiose della Peperomia nummulartifolia); ma l’importanza principale dell'opera sta naturalmente nelle tavole. Ne segnaliamo in modo particolare, perchè rappresentano og- . getti o scene più interessanti per il botanico, le Tav. 5, 6, 9, che rappre- | sentano splendidamente l'intreccio delle foreste tropicali umide; Tav. 14 e I Tav. 31 con uno strano Ficus epifitico sopra una lma con un buon ritratto del portamento di Cora Pavonia PAN Tav. 47 colla vegetazione sulle rocce del M. Itatiaia; le Bambuse nane, stranissime, all'altezza di 2500 m. sulla stess? montagna; Tav. 56 e 57 con una specie di Eriocaulon, dalle Savanne di S. Paulo; ed infine Tav. 62, colla vegetazione caratteristica di Podostemacee nelle ca- scate del Salto Grande: ma tutte le tavole sono belle, e non possiamo a meno di congratularci coll'autore e coll’editore dell’essonzione, veramente superiore ad ogni elogio. o. P, MarPrGHiA Vor. XVIII. F. FERRERO fot NEPIOLO . Torino. MarrPiGH:iA Vor. XVIII. Tav. VII. F. FERRERO fot. NEBIOLO - Torino. MarpicHIa Vor. XVIII. Tav: VIE F. FERRERO fot. à NEBIOLO - Torino, CONDIZIONI D La MaLpiGHIA si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 .ogli di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. L’ abbonamento, annuale importa L. 25, pagabili alla ricezione del 1° fascicolo dell’ annata. | L'intiero volume annuale ( 36 is in 8° con circa 20 tavole ) sarà messo | in vendita al prezzo di L. 30. Non saranno venduti fascicoli separati. Agli Autori saranno corrisposte 100. copie estratte dal periodico, 15 giornj dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior... ‘numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al Pn foglio (di 16 pag.) per 100 eopie. Quanto alle tavole senato occorrerà — soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. VUA Le associazioni si, ricevono bet i Redattori e pose le principali Librerie | i Italiane e dell’ Estero. | Ai Librai à accordato lo sconto del 2 "A vs I manoscritti e le corrispondenze destinate alla Marpioma dovranno e essere indirizzate al Prof. O. Penzie in Genova. 7 | Si accetta lo scambio con E nid p aiana, poriodiche « osclusivamente te taniche. : Per. anaunzj e inserzioni rivolgersi al Hadatture Prof. Po: Penzig, R. Univ sità, Genova. Ter delle inserzioni S copertina per cos inserzione. pagina... Lo ge "AB. pia L. 20 "s ini une » ds 2h MALPIGHI RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova E ANNO XVIII — Fasc. X-XII (Tav. IX-XHl) MARCELLO MALPIGHI ; 1627-1694. nolui o o 217 dim A DI ANGELO CIMINAGO — Me ai A a ccm: SI du E. MORTEO Contributo alla conoscenza delle alghe di acqua dolce in Liguria, 1902-9023. Mentre l'A/gologia Marina della Liguria fu illustrata, fin da gran tempo, da botaniei distinti quali: il Dufour col lavoro Ze Alghe di Liguria, il De-Notaris colle opere Specimen Algologiae Maris Ligustici; Novità algologiche ; V Erbario crittogamico italiano che ebbe come collaboratori il De-Notaris, il Dufour, il Baglietto e numerosa schiera di abili raeco- glitori, Ze Alghe di Liguria dell’Ardissone e Strafforello, nonchè le opere del Risso, Bertoloni, Meneghini, Kützing, Agardh, Rabenhorst, Piccone ed altri, l'algologia d' acqua dolce della Liguria, fu poco studiata, ed, all’infuori di quelle poche forme enumerate nella sopra accennata opera, Alghe di Liguria, dell'Ardissone e Strafforello e le Desmidiee Ligustiche dello Squinabol, di qualche forma raccolta dal Dufour, Piecone, Baglietto, ben poco si ha in proposito. * * x n, Consigliato dall'egregio Dottor Ottone Penzig, Professore di botanica in questa Regia Università, ad intraprendere uno studio sui mierorga nismi delle acque dolci della località di Multedo, e più specialmente delle ville Rostan e Pignone, mi sono aecinto a questo lavoro nutrendo la spe- ranza di poter riuscire, se non in tutto, almeno in parte, ad illustrare questa località, che, per la partieolare sua configurazione si p per ricerehe algoliche. Chi vuole dedicarsi all'algologia di aequa dolee della Liguria, trova, in questo luogo, abbondanti materiali di studio, speeialmente, poi, se pratiea le sue ricerche nelle aeque del torrente Varenna, ed in quei pie- coli rigagnoli e minuscoli acquedotti che, dalle sorgenti, conducono l’acqua È ai molteplici serbatoi delle due ville Pignone e Rostan, di cui, la seconda, è quella che meglio si presta per dar asilo adi una ricca flora. ralgulogien 25. Malpighia, monito; I 390 E. MORTEO coi suoi ampi bacini quali: il lago, la vasca presso la grotta della Strega, quella in fondo al prato, la vasca del Tritone, quella d'Endimione, i bacini laterali al palazzo, ed i molteplici rigagnoletti che la solcano in tutti i sensi. Ma questi non sono i soli luoghi ove si possono trovare buoni mate- riali di studio. In tesi generale, ogni dove è acqua, sia essa in quantità grande o piccola, ivi è possibile l’esistenza di alghe. Orbene, ovunque sono sem- plici acquitrini, terreni od oggetti costantemente o temporariamente ba- gnati (*) l’algologo può sempre praticare le sue ricerche colla speranza di rinvenire forme interessanti. Atteso poi che alcune specie vivono anche dove per alcune parti del- l’anno il terreno è asciutto, altre in stillicidii, altre ancora epifite su piante acquatiche, crittogame e fanerogame (°) di cui ricoprono i cauli e le foglie parzialmente o totalmente, altre ancora sopra muschi che tap- pezzano i tronchi delle piante, atteso tutte queste cose, vediamo così esten- dersi, sempre più gradatamente, in detta località, il campo delle nostre ricerche. Per completare questa mia nota topografica della località d'onde ho tolto il materiale per questo lavoro, dirò che la roccia affiorente è in massima parte data da serpentina, e che questa va auge con roccie di apparenza non dissimile dagli anfiboli. Le alghe di acqua dolce, se non ci offrono quella eleganza di forme e varietà di tipi, che riseontriamo nelle marine, ci porgono, in compenso, una varietà di forme, che, nella loro semplicità, non sono meno interes- santi. Ora queste sono distribuite variamente a seconda delle esigenze della loro esistenza; preferendo qualeune, le rive ed il fondo del bacino ove le aeque son depositate, altre ove le acque sono correnti; queste sono provviste di organi di presa più o meno robusti a seconda della vio- (1) Anche le pozze delle strade sono campo di ricerche algoliche. Il Prof. De-Notaris nel celebrato lavoro « Elementi per lo studio delle desmidieae Italiehe » raccolse in tali solchi: Cosmarium Botritis Men. Docidium nodulo- sum Breb. Closterium ort oei uis Pennou eng iti De-Notaris. Na A > Lugduno | Batavi, O. Nordstedt. - i } MON e DE 3 ia IU REMO GA EE ORSI: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 391 lenza della eorrente delle aeque; quelle, delieate, sono fisse per un sottile pedicello, o pure semplicemente adagiate sul fondo del bacino. Nelle aeque correnti la vegetazione algologiea non é molto abbondante; e questo l'ho dedotto dal fatto che poche furono le forme che rinvenni in dette località, e, quelle poche, erano in massima parte nascoste fra le fronde dei muschi e piante acquatiche, in modo da risentire molto ri- dotta l'influenza della rapidità delle aeque Nei bacini tranquilli, od anche nei luoghi in cui l’acqua, pur mutan- dosi, presso le sponde è quasi immobile, ivi esiste un'abbondanza di forme; e se pol vi sono, sassi, muri, legni, su questi, raschiandoli, mi accadde sovente di trovare intere colonie di alghe. Riseontrai Diatomeae e Desmidieae anche sul limo in fondo al lago ed alla vasca della Strega e queste formavano quivi, uno straterello di varia estensione ed entità. Alla superficie delle aeque pochi sono i materiali da me raccolti, qualche Navicula ; ma nessun Flos acquae fece la sua comparsa. Qualche Diatomea e Desmidiea raccolsi nei vari stillicidii, nes- suna epifita sui muschi che tappezzano gli annosi alberi di Quercus Ilex. Riguardo all'influenza della luce nelle aeque dolci da me studiate, ap- pare chiaramente come l'illuminazione sia poco diversa nei vari strati di profondità essendo di poca entità le profondità riscontrate, raggiungendo la massima m. 7 e la minima 0,50 centimetri. (Dette misure furono prese in mezzo alle vasche nel giardino della villa Rostan e Pignone). Ciò che ha notevole influenza, però, è la minor copia di luce che pe- netra nell'aéqua per effetto di alberi soprastanti, qualora le acque attra- versino regioni boschive, ovvero anche la presenza od assenza di piante acquatiche o foglie galleggianti. Questo è causa di una differenza nella specie e nella quantità delle alghe. Detto fatto si manifesta specialmente con evidenza quando la superficie di un bacino sia coperta di Pofomeae o Hydrocharideae o, meglio, di specie ad ampie foglie quali le Nizfeaceae che, in alcuni casi, coprono totalmente l’acqua delle vasche. Nel bacino in fondo al prato, nella villa Rostan, ed in quello a sinistra del palazzo, 392 E. MORTEO abbiamo esempi evidenti di questi fenomeni. Quivi le foglie di Nymphaea alba sono così fitte, spesse e sovrapposte l'una all'altra, che, eoll'assorbire ed intercettare i raggi luminosi, modificano profondamente l'illuminazione delle acque del bacino ove crescono, ed influiscono sulla vegetazione algo- logica sottostante si, da bandirla addirittura dal luogo ove esse hanno posta la loro residenza, od, almeno, da ridurla di molto, permettendo solo l'esistenza di forme che richiedono poca luce. Infatti, per quante ri- cerche io abbia praticato sotto il denso strato di foglie di Mizfee, nel suddetto lago in fondo al prato, non sono riuscito a trovare ehe qualche rara forma di Achzanthes navicula. Se, però, queste Ninfeacee sono rare nelle aeque, ed or quà, or là, sulla superficie di esse, le foglie, Tadunate a gruppi, formano come specie di nascondigli, di ripari; sui loro piccioli, sulle loro pagine fogliari si può fare abbondante raccolta porgendo queste, in tal caso, un asilo comodo e sicuro a quelle forme che amano una luce debole e rifratta. È evidente come la vegetazione algologica varii col variare delle sta- gioni in modo anologo come varia la flora terrestre. Alcune alghe crescono nell'inverno, a queste, coll’avvicinarsi della pri- mavera, si associano altre, le quali persistono sino ad estate più o meno avanzata. Però un gran numero di specie si possono riscontrare in ogni tempo. Io, perciò, credendo di fare una cosa utile, per quelli che meglio di me potrebbero, per maggior corredo di cognizioni e vorrebbero ulterior- mente esplorare la regione di Multedo, ho pensato di fare una specie di calendario, enumerando mese, giorno e località ove io ho praticate le mie ricerche, colla speranza che, mantenendosi costanti le condizioni degli ambienti, si mantenga anche invariata la vegetazione di questi; e faéi- litare, in tal modo, la ricerca delle forme da me trovate. Faccio però osservare che questo è molto poco probabile riscontrando nei due anni 1902-1903 una incostanza grandissima nel luogo di residenza fra anno ed anno non solo della medesima specie, ma anche del medesimo genere. Incostanza che io credo doversi ascrivere ai repentini sbalzi di livello che subiscono detti serbatoi in seguito all'abbondante immissione di acque t CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 393 nei periodi di pioggia, e pronto abbassamento, prodotto dall'aprire un po' troppo violentemente le chiuse, per poter bagnare in breve tempo i x eoltivi cireostanti. Questi due fatti producono, tanto nell'un modo che nell'altro, dei rime- scolamenti nel fondo del bacino ove le alghe hanno posto la loro resi- Es denza, ed esse vengono in tale maniera, staceate, sollevate, asportate da un luogo all'altro in ragione diretta del numero dei dislivelli a eui sono sottoposte. Se, però, non riescirò completamente nel mio intento, servirà almeno, questo elenco, a dare un concetto dell'insieme di quegli esseri viventi del gruppo delle alghe, che hanno posta la loro residenza nella E villa Rostan, Pignone e adiacenze. Le forme da me enumerate in seguito, sono ordinate seeondo il Ra- benhorst, che ho sempre consultato per la classificazione di esse; mi sono poi servito, per non prendere abbagli, del confronto cogli esemplari del ricco erbario crittogamico del defunto Conte Trevisan, gentilmente messo a mia disposizione dal Prof. Penzig. Ho trattato specialmente le Diatomee e le Desmidee, non omettendo, " peró, di registrare anche quelle forme che ho riseontrate non apparte- nenti ai gruppi sopra aecennati. Avverto che l'eleneo che segue, rigoro- samente parlando, non eomprende tutte quante le Diatomee e Desmidee da me osservate nel Comune di Multedo. Non contando le forme che sono sfuggite alle mie ricerche, non poche ne ho viste che mi è parso prudente escludere da questa enumerazione, sia perchè non mi è riuscito di trovarne gli esemplari nelle apposite pre- parazioni, o perchè, di alcune di esse, non ho potuto sufficientemente deeifrarne i caratteri ed essere certo della loro classificazione. Se l'avve- nire me lo permetterà, sarò ben lieto di continuare ad estendere queste mie ricerche. 394 E. MORTEO GENNAIO. Cymbella affinis Ktz. Vasca presso grotta Strega, villa Rostan. 26 Gen- - naio 1903. Pinnularia major Ktz. acquedotto villa Pignone. 9 Gennaio 1903. Pinnularia major var. medioconstricta Rabenh. torrente Varenna. 2 Gen- naio 1902. Staurastrum avicula Breb. lago villa Rostan. 25 Gennaio 1903. . Staurastrum punctulatum Breb. torrente Varenna. Gennaio 1903. Cocconeis striolata Babenh. Presso un mulino nel torrente Varenna. 4 Gennaio 1902 (4 esemplari). Epitemia ocellata Ehrb. Rigagnolo di confine fra villa Rostan e Pignone. 3 Gennaio 1903. Cosmarium sezangulare Lund. lago villa Rostan. 4 Gennaio 1902. A Doe E sei NIME UE FEBBRAIO. Cymatopleura solea (Breb) Sm. torrente Varenna presso Fabbrica Aceu- — : mulatori. 3 Febbraio 1903. | Cymatopleura elliptica Sm. Alla foce del torrente Varenna. 23 Febbraio 1903. | Fragilaria mesolepta Rabenh. Nella villa Rostan. Vasche laterali al pa- ; | lazzo. 3 Febbraio 1903. | Nitzehiella acicularis Ktz. Nel torrente Varenna. 29 Febbraio 1903 con — — Diatomee. : Navicula elliptica Ktz. Nel lago della villa Rostan. 19 Febbraio 1903. Navicula lanceolata. Ktz. Vasca sul confine fra le ville Pignone e Rostan. 2 Febbraio 1902 e 26 Febbraio 1903. Pinnularia lata (Rabenh) Breb. torrente Varenna. 9 Febbraio 1903 rara. — — Pinnularia Passerini. Intorno vasca in fondo al prato e nella grotta di — — Endimione. Villa Rostan. 27 Febbraio 1909. à Tetmemorus Brebissoni Ralf. Nelle acque presso la grotta d' Endimione. A | villa Rostan. Febbraio 1903. A FE LI e e a En. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. . 395 -Cosmarium Ralfsii Breb. torrente Varenna presso la fabbrica accumu- latori. 17 Febbraio. 1903. Cosmarium curtum Breb. Presso il lago in fondo al prato. Villa Rostan. 16 Febbraio 1902. Euastrum gemmatum Breb. Vasche fra coltivi della tenuta Rostan e ri- gagnoli presso la ferrovia. 14 Febbraio 1902. Micrasterias fimbriata Ralfs. Lago villa Rostan su Cladofore. 17 Febbraio 1903. Spirogira tenuissima Ktz. Nel torrente Varenna. 9 Febbraio 1903. Zignema cruciatum Ag. Torrente Varenna presso mulino. 9 Febbraio 1903. Cymbella Ehrenbergii Ktz. Torrente Varenna fra detriti. 28 Febbraio 1902. Gomphonema constrictum Ehrb. Nelle acque stagnanti sul confine fra villa Pignone e Rostan. 23 Febbraio 1903. i MARZO. Cyclotella opereulata Ktz. In un rigagnolo sopra la galleria di Granara. m 9 Marzo 1903. Surirella gracilis Grun. Nella villa Rostan. 26 Marzo 1902. Epitemia turgida Ehrb. Nel torrente Varenna, oltre il ponte della ferrovia. | 9 Marzo 1903. Amphora minutissima Sm. Nel lago della villa Rostan. 30*marzo 1903 e in bacino vicino alla villa Pignone. 18 Marzo 1903. Achnantidium hungaricum Grun. Nel lago della vila Pignone. 9 Marzo 1903. Synedra acuta Ehrb. Acquedotto villa Rostan. 17 Marzo 1903, scarsa. Synedra amphirhynchus Ehrb. Nel torrente Varenna. 11 Marzo 1903. Navicula appendiculata Ktz. Nel rigagnolo di scolo del lago nella villa Rostan. 14 Marzo 1903. Pinnularia gracilis Ktz. Presso un mulino nel torrente Varenna con Pin- nularia radiosa. 16 Marzo 1903. Tabellaria foculosa Ktz. Nel lago della villa Rostan. 28 Marzo 1903. Chroococcus turgidus Näg. In stillieidii presso la vasca della Strega. 6 Marzo 1903, 396 | E. MORTEO Chroococcus thermalis Rabenh. Bacini villa Rostan su terre umide. Marzo 1902-902. Closterium capillare Delp. Nel lago della villa Rostan. 4 Marzo 1902. Cosmarium pyramidatum Bréb. Nel lago della villa Rostan, sulle sponde. 9 Marzo 1903. Euastrum circulare Hassal. Nei rigagnoli scorrenti nel bosco della villa Rostan. 18 Marzo 1902, scarso. Euastrum pinnatum Ralfs. Nella gran vasca laterale al palazzo nella villa Rostan a 4 metri di profondità. 9 Marzo 1903. Euastrum pectinatum Bréb. Vasca laterale al palazzo della villa Rostan. 19 Marzo 1903. Euastrum elegans var. rostratum Ralfs. villa Rostan nella vasca del Tri- tone. 19 Marzo 1903. Micrasterias truncata Bréb. Lago villa Rostan e vasca laterale al palazzo. 27 Marzo 1903. Staurastrum vestitum Ralfs. Torrente Varenna. 23 Marzo 1903, scarso. Staurastrum furcatum Bréb. Vasche nelle ville Rostan e Pignone. Marzo 1902-903. : Rhynchonema Hassalii Ktz. Lago villa Rostan e torrente Varenna. 27 Marzo 1902. Spirogyra rivularis Ktz. Cascina « tumelà » in un rigagnolo. 23 Marzo 1903: Spirogyra Werberi Ktz. Nei rigagnoli della villa Rostan. 14 Marzo 1902. Spirogyra crassa Kte. Lago villa Rostan contro le sponde presso il luogo d'ingresso dell’acqua. 11 Marzo 1903. Surirella ovata Ktz. Nel torrente Varenna. 9 Marzo 1903. Surirella angusta Ktz. Lago villa Rostan e su muschi nell' acquedotto. 3 Marzo 1902. Pinnularia acuminata Sm. Quasi pura nel lago della villa Rostan. 16 | Marzo 1903. APRILE. . Melosira arenaria Moore. Lago villa Rostan. 20 Aprile 1902. / v Surirella pinnata Sm. Nel torrente Varenna presso il ponte della ferro- 3 via e SI a Rostan. Em Ps e " ! ix CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 397 Surirella minuta Bréb. Acquedotto villa Rostan. 4 Aprile 1902. Epitemia gibba var. ventricosa Ktz. Nel lago della villa Rostan. 2 Di- cembre 1903, rara. Epitemia gibberula Ktz. Nel lago della villa Rostan. 19 Aprile 1902, scarsa. Cimbella maculata Ktz. Nel lago villa Rostan. 7 Aprile 1902. Cimbella gastroides Ktz. Nel torrente Varenna mista a Diatomee. 19 Aprile 1902. Diatoma vulgare Bory. Lago villa Rostan. 4 Aprile 1903, 3 Giugno 1903. Synedra ulna Ehrb. Lago villa Rostan. 7-10 Aprile 1903, fra detriti, rara. Synedra capitata Ehrb. villa Rostan. 10 aprile 1903, scarsa. Nitzehia palea Sm. Vasche villa Rostan. Marzo ed aprile 1904. Navicula cryptocephala Ktz. Alle sorgenti dell’ acquedotto della villa Rostan. 27 Aprile 1903. Pinnularia stauroneiformis Sm. Nei rigagnoli della villa Rostan fra mu- schi bagnati. 28 Aprile 1902. Pinnularia radiosa Rabenh. Nel torrente Varenna 15 Marzo 1903, scarsa. 3 Aprile lago villa Rostan. Gomphonema Augur Ehrb. In un rigagnolo di confine fra villa Rostan e Pignone con Pinnularia accuminata. Gomphonema acuminatum Ebrb. Nel torrente Varenna presso la fabbrica degli accumulatori. 2 Aprile 1903. Gloecapsa livida Ktz. Sui sassi umidi in un rigagnolo di scolo ombreg- giato da alberi fruttiferi tenuta Rostan. 9 Aprile 1902. Gloecapsa pellucida Nàg. In rapi umide nel torr. Varenna. 17 Aprile 1903. Oscillaria tenerrima Ktz. Sul limo del canale che conduce le aeque alla villa Rostan. 29 Aprile 1902. © 2enium digitus Bréb. Nei rigagnoli della villa Rostan, 5 Esemplari. Aprile 1902. Penium margaritaceum Bréb. Nella vasea in fondo al prato della villa Rostan. Aprile 1902. Penium elosterioides. Ralfs. Nel torrente Vena 19 Aprile 1902. Costerium moniliferum Ehrb. Nei rigagnoli presso la fabbrica dons ac- cumulatori. Apc 1902. 398 E. MORTEO Cosmarium crenatum Ralfs. Lago villa Pignone. 2 Aprile 1902. Euastrum cuneatum Jenner. Lago villa Rostan fra muschi bagnati. 26 Aprile 1902. Staurastrum muricatum Bréb. In una vasca fra i coltivi nella villa Rostan. 27 Aprile 1902. Cocconema cymbiforme Ehrb. Nel lago della villa Rostan su legni fracidi. 16 Aprile 1902, scarso. Encyonema caespitosum Ktz. Nella grande vasca laterale al palazzo nella villa Rostan. 7 Aprile 1902. MAGGIO. Melosira crenulata Ehrb. Nella vasca in fondo al prato della villa Rostan. 3 Maggio 1903. Melosira varians. Nella vasca in fondo al prato della villa Rostan. 3 Maggio 1903. Surirella ovalis Bréb. Lago in fondo al prato e grotta della Strega dal Marzo al Maggio 1903. Amphora ovalis Ktz. Lago villa Pignone. 9 Maggio 1903. Achnanthes exilis Ktz. villa Pignone, nel lago mista a Diatomee. 23 Maggio 1902. Fragilaria virescens Ralfs. Nelle vasche laterali al palazzo. 15 Maggio 1903. Nytschia linearis Sm. Lago villa Rostan. 25 Maggio 1903, mista a dia- tomee. Navieula exilis Ktz. Nella vasca laterale al palazzo. 31 Maggio 1902. Pinnularia major Ktz. Nell acquedotto della villa Pignone, mista ad altre Diatomee. 29 Maggio 1903, rara. Pinnularia viridula Rabenh. (Ktz.) Nel lago della villa Rostan e sulle sponde del bacino in fondo al prato fra ciuffi di Cladofore. 2 Maggio 1903. Pinnularia gibba forma curta Rabenh. Nella grande vasca laterale al pa- lazzo nella villa Rostan. 29 Maggio 1903, scarsa. Stauroneis phoenicenteron Ehrb. Lago villa Rostan. 27 Maggio 1903, rara. ER i RE E CISTI enana a Gomphonema tenellum Ktz. Nella vasca laterale al palazzo nella villa * Rostan. 23 maggio 1902. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 399 Gonphonema capitatum Ehrb. Lago villa Pignone. 4 Maggio 1903. Gloecapsa didyma Ktz. Sui sassi umidi presso il lago della villa Rostan. 16 Maggio 1903. Aphanocapsa virescens. In luoghi bagnati da aeque di scolo di un ser- batoio sul confine della villa Rostan. 25 Maggio 1903. Nostoc commune. Sulla nuda terra in luogo ombreggiato torrente Va- renna. 15 Maggio 1902. Nostoc sphaericum. In luogo umidissimo della villa Rostan. 7 Maggio 1903. Penium Cylindricum Bréb. Nella vasca in fondo al prato della villa Ro- stan. 17 Maggio 1902. Closterium acerosum Ehrb. Nel lago della villa Rostan. 19 Maggio 1903. Closterium lineatum Ehrb. Nel lago della villa Rostan. 18 Maggio 1903. Closterium (varietas nova). Vasca laterale al palazzo fra Cladofore e Spi- rogire. 9 Maggio 1903. Cosmarium margaritiferum Menegh. Vasca laterale al palazzo della villa Rostan nel punto d'ingresso dell’acqua nel bacino. 29 Maggio 1903. Cosmarium conspersum Ralfs. Nel lago della villa Rostan. 18 Maggio 1902. (Vasche Orto Botanico Genovese. 27 Giugno 1903). Achnantidium lanceolatum Bréb. Nel torrente Varenna oltre il mulino Cassanello, e acquedotto villa Rostan. 11 Maggio 1903. Achnanthes minutissima Ktz. Nel lago della villa Rostan su di una Clo- dophora. 16 Maggio 1903. GIUGNO. Cymbella gastroides Ktz. Nel torrente Varenna mista a Diatomee. 18 Giugno 1902. Cymbella amphicephala Nàeg. Nella vasca laterale al palazzo. 3 Giugno 1903. Cymbella cuspidata ‘Ktz. Nella vasca laterale al palazzo. 3 Giugno 1903. Cocconeis pediculus Ehrb. Nel lago della villa Rostan. 9 Giugno 1903. Cocconeis placentula Ehrb. Nel lago della villa Rostan. 9 Giugno 1903. Diatoma vulgare Bory. Lago villa Rostan presso le sponde. 8 Giugno 1903, * 400 E. MORTEO Diatoma Ehrenbergii Ktz. Nelle vasche laterali al palazzo, villa Rostan. 3 Giugno 1903. Diatoma grandis Sm. Nelle vasche laterali al palazzo nella villa Rostan. 3 Giugno 1903. Amphipleura pellucida Ktz. Nel lago della villa Rostan fra Diatomee. 25 Maggio 1903. Navicula Saugerri Desmaz. Lago villa Rostan. 5 Giugno 1903, quasi pura. Navicula mutica Ktz. Lago villa Rostan. 5 Giugno 1903. Navicula gigas. Lago villa Rostan fra legni fracidi. 7 Giugno 1903. Navicula ambigua Ehrb. Lago villa Rostan. 6 Giugno 1903. Navicula gracillima Priteh. Vasca laterale il palazzo nella villa Rostan. 8 Giugno 1903. Pinnularia viridis Sm. In quantità nelle vasche laterali al palazzo; in tutti i bacini ed in tutte le stagioni in quantità. 3 Giugno 1903. Pinnularia Brebissoni Ktz. Nella vasca laterale al palazzo della villa Rostan, a 4 metri di profondità, lungo le pareti del serbatoio. 10 Giugno 1903. Pleurosigma attenuatum Sm. Nel torrente Varenna, presso ad un mulino misto a Diatomee. 12 Giugno 1903. Stauroneis anceps Erhb. Nel lago della villa Rostan, rara, e vasche la- terali al palazzo. 4 Giugno 1903. Gomphonema olivaceum Ktz. Su foglie putride di un rigagnolo nella villa Rostan. 14 Giugno 1903. Oscillaria major. Nelle aeque del lago della villa Rostan. 19-20 Giugno 1903. Scenedesmus acutus Meyen. Nelle vasche e nel lago villa Rostan. Giugno Lotta EF I JN Scenedesmus quadricauda Bréb. Nelle acque dei bacini delle ville Rostan e Pignone. Giugno 1903. Scenedesmus dimorphus Ktz. Nella vasca laterale al palazzo. Giugno 1903. Chlamidococens A. Braun. Comunissimo sui sassi umidi. Giugno 1902-03. Closterium striolatum Ehrb. Nel lago della villa Rostan. 28 Giugno 1903. Li icaro Dianae Ehrb. Nella vasca in fondo al prato della villa Rostan, ni. fra numerose perd 19 Giugno 1902, CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 401 Closterium subjuncidium De-Not. Nella vasca in fondo al prato della villa Rostan. 19 Giugno 1903, raro. Closterium incurvum Bréb. Nel lago della villa Rostan. 16 Giugno 1903. Pleurotaenium truncatum Ehrb. In luogo melmoso nel torrente Varenna. 19 Giugno 1903. Sphaerozoma vertebratum. Nella' melma del lago nella villa Rostan. 29 Giugno 1903. Spherozoma depressum Grevill. Nel lago della villa Rostan, in acqua sta- gnante, poco profonda. 17 Giugno 1903. Cosmarium Botrytis Bory. Lago villa Rostan. 6 Giugno 1903. Cosmarium geminiferum Ehrb. In un rigagnolo della tenuta Rostan. 21 Giugno 1903. Cosmarium Nuaegelianum Bréb. In stillieidi nei « Campi Elisi » villa Rostan. 19 Giugno 1903. Euastrum verrucosum Ehrb. Nel lago villa Rostan, misto a detriti. 19 Giugno 1903. Euastrum Ralfsii Rabenh. Nella villa Rostan e nella villa Pignone, nel lago in fondo al prato. 26 Giugno 1902. Micrasterias papillifera Bréb. Nel lago della villa Rostan. fra Cladofore. 19 Giugno 1903. Staurastrum spongiosum Bréb. In una piccola vasca, nella villa Gavotto. 16 Giugno 1903. Staurastrum cuspidatum Bréb. Lago villa Rostan e vasche sul « piano di Carmagnola » 16 Giugno 1902 - 19 Giugno 1903. Staurastrum tetracerum Ktz. Lago villa Rostan. 19 Giugno 1903. Xanthidium cristatum Bréb. Nel lago della villa Rostan sul fondo fan- goso. 25 Giugno 1903. Arthrodesmus incus Bréb. Nelle vasche laterali al palazzo e rigagnoli scorrenti nella villa Rostan. 13 Giugno 1903. Arthrodesmus convergens Ehrb. In un rigagnolo, vicino alla casa colonica « Rasiora ». 3 Giugno 1903. Spirogyra tenuissima Ktz. Nel torrente Varenna. 9 Febbraio 1903. Spirogyra subuecqua Ktz. Nella vasca in fondo al prato nel giardino della villa Rostan. 12 Giugno 1903. 402 E. MORTEO Zygnema vaucherii Ag. Nel lago della villa Rostan. 18 Giugno 1903. Zygogoniuma aecquale. Sulle sponde del lago bagnate perennemente. 4 Giugno 1903. Cosmarium biretum Bréb. Nella vasca presso la grotta della Strega nella villa Rostan. 30 Giugno 1903. Conferva bombicina Ag. Presso una vasca.sul confine fra le ville Pi- gnone e Rostan. 29 Giugno 1902. LUGLIO. Pleurosigma scalproides. Nel lago della villa Rostan. 10 Luglio 1902. Oscillaria Nigra Vauch. Nel torrente Varenna. 4 Luglio 1902. Oscillaria brevis Ktz. Nel rigagnolo scorrente presso la via per andare a S. Alberto. 7 Luglio 1902. Cosmarium Meneghinii Bréb. Nelle vasche laterali al palazzo della villa Rostan. 9 Luglio 1902. Cosmarium insigne Hassal. Nelle acque di una vasca sul confine della due ville Rostan e Pignone. 9 Luglio 1902. Staurastrum paradorum Meyen. Nel lago della villa Rostan fra Clado- fore. 7 Luglio 1902. Spyrogira dubia var. longiarticulata Ktz. In un rigagnolo presso la ca- scina « Tumelà » villa Rostan. 7 Luglio 1902. Staurastrum orbiculare Ralfs. Presso l' acquedotto della villa Rostan, in pozze lungo il suo percorso. Conferva tenerrima Ktz. È abbastanza comune nel lago della villa Rostan; quivi la raccolsi il 9 Luglio 1902. NOVEMBRE. Diatoma elongatum Ag. Nei rigagnoli della villa Rostan sui rami som- mersi. 11 Novembre 1902. Navicula cuspidata Ktz. Nelle vasche della villa Rostan, e sul confine fra le ville Pignone e Rostan, presso la strada di S. Alberto. 14 Novembre 1902. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 403 Palmogloea macrococea Ktz. In un stillicidio presso l'acquedotto della villa Rostan. 4 Novembre 1902. Zygogonium gracile Berk. In un rigagnolo sul confine fra le ville Pi- gnone e Rostan. 17 Novembre 1902. Chlamidococcus pluvialis A. Brann. Sui sassi e terra umida. villa Rostan Novembre. Cladophora glomerata Ktz. Comune nel torrente Varenna e nel lago delle ville Rostan e Pignone. 26-27 Novembre 1902. DICEMBRE. Epithemia turgida Ehrb. Nelle acque del lago della villa Rostan. 12 Di- cembre 1902. —— Epithemia zebra Ktz. Su Cladofore nel lago della villa Rostan. 2 Dicem- bre 1903, rara. Dion. virescens Kalfs. Nel lago della villa Rostan. 16 Dicembre 1902. Navicula oculata Bréb. Nel rigagnolo seorrente nel bosco della villa Rostan presso il tempio diroccato. 7 Dicembre 1902. Otrillaria limosa Ag. Dietro la fabbrica degli accumulatori nel torrente Varenna, su terra umida. 6 Dicembre 1902. Closterium lunula Ehrb. Nel lago della villa Rostan fra Cladofore e Spi- rogire, comune. Cosmarium pseudobotrys Gay. Nella vasca presso il palazzo; luogo d'u- uscita dell’acqua. 16 Dicembre 1902. Cosmarium notabile Bréb. Fra stillicidii nel torrente Varenna, 20 Di- cembre 1902. Staurastrum sazonicum Rabenh. Nel lago delle due ville Rostan e Pi- gnone. 6 Dicembre 1902, scarso. Zygogonium conspicuum Ktz. Nel torrente Varenna. Dicembre 1902. Chlamydococcus pluvialis. Sui sassi umidi. 22 Dicembre 1902. villa Rostan. Fra le specie nuove dell'4/gologia ligustica d’acqua dolce da me ri- E. MORTEO scontrate, indieheró le seguenti: Ciclotella operculata Melosira crenulata Epithemia gibba var. ventricosa » gibberula Cymbella Ehrenbergii » amphicephala Cocconema cymbiforme Encyonema caespitosum Amphora minutissima Cocconeis striolata Achnantidium huagaricum Achnanthes minutissima Fragilaria mesolepta | Diatoma grandis > virescens Synedra capitata Navicula appendiculata » exilis = cuspidata » lanceolata » cryptocephala » oculata » Saugerri » gigas » ambigua > gracillima Pinnularia maior var. medioconstricta » » stauroneiformis Amphanocapsa virescens Vibrio lineola Oscillaria major Chlumydococeus pluvialis Scenedesmus acutus » dimorphus Penium digitus » eylindrus » margaritaceum Closterium lunula » lineatuin » striolatum » Dianae » capillare » Juncidium » subjuncidium o» varietas nova » incurvum Tetmemorus Brebissoni Pleurotaenium truncatum Sphaerozoma vertebratum » depressum Hyalotheca mucosa Didymoprium Grevillii Cosmarium margaritiferum » pseudobotristis crenatum rs serangulare » conspersum CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. Pinnularia Passerini » radiosa » gracilis » acuminata » gibba Stauroneis anceps » phoenicenteron Gomphonema capitatum » olivaceum Tabellaria focculosa Chroococcus turgidus » thermalis Gloecapsa livida » diduma » aeruginosa » pellucida Staurastrum furcatum > muricatum » orbiculare » muticum » spongiosum » paradozum » punctulatum » Saaonicum » cuspidatum » tetracerum Indice delle opere consultate e citate nella presente Memoria. RasENHORST. Flora Algarum. Acquae Dulcis et submarinae. Cosmarium pyramidatum » Ralfsii » insigne Euastrum verrucosum » gemmatum » circulare » Ralf. sii » cuneatum » pinnatum » pectinatum » elegans var. rostratum Micrasterias truncata 0» papillifera » fimbriata Staurastrum avicula » vestitum FTantidium armatum » eristatum Arthrodesmus incus » convergens Rhynconema Hassalii Spirogira tenuissima » rivularis » erassa Zygnema Vaucherii Zigogonium conspicuwm HassaL. British Freshwater Algae. Vol. I, II. I. PErtLETAN. Les Diatomées. Histoire Naturelle, Préparation, Classifi- cation et Deseription des principales espéces. F. Arpissone e I. SrRAFFORELLO. Enumerazione delle alghe di Liguria. 26. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIIL 405. 406 AGARDH. » A. BRAUN. G. DE-Noranis. S. SQUINABOL. JENNER. KürziNa. » MENEGHINI. RABENHORTS. RALFS. DELPONTE. E. MORTEO Species algarum rite cognitae. Griphiswaldiae. Vol. 1, 182 Vol. 2, 1828. Systema algarum. Lundae 1824. Algarum unicellularum genera nova et minus cognita. Elementi per lo studio delle Desmidiaceae italiehe. Ge- nova 1867. Primo contributo ad un catalogo delle Desmidiee dei din- torni di Genova, 1884-85-86. Flora of Tunbridge Wells 1845. Species Algarum. Lipsiae 1859. Die Kieselschaligen Bacillarien oder Diatomeen. Synopsis Desmidiearum hucusque cognitarum auctore. Kryptogamen. Flora von Sachsen. Leipzig 1863. The British Desmidieae. London 1848. Spec. Desm. subalp. Petite liste Desm. Environs de Paris. Soeiété Botanique de France. EHRENBERG. Die infusion stierchen. Lipsia 1838. BreBISson e Gopey. Algues des environs de Falaise 1835. BREBISSON. W. SMITH. Liste des Desmidiees observées en basse Normandie. Paris 1856. Synopsis of the British Diatomaceae. Vol. I-II, London 1853-1856. Oltre alle tavole, ed alle deserizioni delle alghe, fatte dai precedenti autori, furono consultati i preparati essiccati dell’ erbario erittogamico del defunto Conte Trevisan. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 407 Classis DIATOMOPHYCGEA E. Fam. MELOSIRAE. Gen. CYCLOTELLA Ktz. 1833. C. OPERCULATA Ktz. Cymbella operculata Ag.; Piridicula operculata Ehr.; Frustulia oper- culata Ag. È una forma con valve ondulate, presenta un largo bordo striato por- tante qualche spina regolarmente disposta, con 16-17 strie in un cen- tesimo di mm.; lo spazio centrale è finamente punteggiato. Hab. acqua ia di un rigagnolo al disopra della galleria di Granara insieme ad esemplari di Achnanthes longipes ed Achnantidium lanceo- latum; 9 Marzo 1902. Gen. MELOSIRA Ag. 1824. M. ARENARIA Moore. Rabenh. Fl. Eur. Alg. 1, p. 42. Gaillonella varians. GŒ. undulata Ehb. G. bisseriata. Ortosira arenaria Sm. È una delle più grosse e più belle specie, con gusci esattamente ci- lindrici, disposti a modo di una scatola, o meglio, come dice P. Petit, di una scatola per pillole. Lo spazio centrale di ogni valva, coperto di piccole granulazioni, disposte asimmetricamente, è circondato di strie che si fanno sempre più aecentuate di mano in mano che, dalla zona granulata, ei moviamo verso il bordo della diatomea ove terminano in dentellature. Una zona di piccole punteggiature perlate, ricordanti quelle del Pleu- rosigma angulatum, appare sul bordo suturale delle valve, e contribuisce a rendere sempre più elegante questa bella diatomea. | Hab. Vivente nel limo del lago della villa Rostan ove la raceolsi il 20 Aprile 1902. Ne potei riseontrare solo 9 esemplari; ed uno in mate- riali eolti nella medesima località nel Maggio di quest' anno. Detta forma può raggiungere sino 12 cent. di ram. di diametro 408 E. MORTEO M. CRENULATA Ehb. Ktz. Bac. pag. 35 T. 2, F. VIII; Rabenh. Alg. N. 359; M. Italica Ktz; Ortosira orichalcea Sm. Diat. Le valve, cilindriche, sono molto più alte che larghe, coperte di fine punteggiature. Il carattere più saliente di questa specie risiede in una corona di dentellature sul bordo del disco delle valve. Quando varii in- dividui sono riuniti, le dentellature dei gusci vicini, si corrispondono, dando luogo ad una crenulazione nel punto di congiungimento delle valve. Ha un diametro di 2 cent. di mm. e più spesso anche meno. Hab. Vasca in fondo al prato nella villa Rostan. 8 Maggio 1903. M. VARIANS Agard. Rabenh. Süssw. Diat. T. II, F. 4. Ha valve cilindriche, quasi piatte nel punto di congiungimento dei gusci, che sono coperti di fine punteggiature alternate da altre più grosse a forma di bolle, eon una serie punteggiata non lontana dalla linea di sutura della valva colla zona connettiva. Diam. '/,," = 0,0017". Hab. Vasca in fondo al prato nella villa Rostan; scarsa; raccolta il 3 .Maggio 1903. Fam. SURIRELLEAE. Gen. SURIRELLA TURPIN 1827. S. OVALIS Breb. Sm. Diat. I. pag. 33, T. IX, F. 68; Rabenh. l. e. p. 56. Alg. Europ. N. 1004. È abbastanza comune in Liguria. La trovai in rigagnoli a Cornegliano; a Multedo nella villa Rostan, nel laghetto in fondo al prato, come pure nella vasca presso la grotta della Strega, mista ad esemplari di S. ovata, e ciò nelle varie ricerche che feci dal Marzo al Maggio 1903. È una dia- tomea abbastanza elegante, di forma elegante cuneata; veduta di fronte è elittiea ovata, oppure semplicemente ovata; solcata da piccole coste .. avvicinate e disposte a raggi, che circondano un’ ampia area ovoidale. NON tane EENE e RE qd. BRA e SII DES CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 409 Delle punteggiature, ad intervalli, appaiono fra costa e costa. Lunga 1/40 - 1/26" — 0,0022-0,0034" Costole 8 in 0,001”. S. OVATA Kg. Rabenh. l. c. p. 57. E più piccola della precedente, di forma ovata, coi poli ottusi arroton- dati, le costole ad un dipresso uguali a quelle della precedente, sono più rare 11 in 0,001"; con valve alate. Lunga 1/110-1;44" — 0,0008- 0,0020” Hab. Nel letto del torrente Varenna, mista ad altre diatomee; 9 Maggio 1903. S. GRACILIS Grun. Rabenh. 1. e. p. 58. È di forma lineare lanceolata, accuminata ad entrambi i poli, con co- stole in numero di 12-13 in 0,001”. Lunga 1/110- 1/61" — 0,0008-0,0014”. Hab. Lago della villa Rostan, nel punto di affluenza dell’acqua in detto bacino. 26 Marzo 1902. S. ANGUSTA Kg. Rabenh. Alg. N. 882; S. apiculata Sm. 1. II, pag. 88, N. 24. È una forma minuta, allungata, cuneata ad entrambi i poli, con co- stole molto sottili in numero di 15-18 in 0,001". Lunga 1/110 -1/61” = 0,0008 - 0,0014. Hab. Lago della villa Rostan e su muschi bagnati nel piccolo acque- dotto. 3 Marzo 1902. S. PINNATA S. M. Diat. 1. e. F. 72. Rabenh. Alg. N. 1103. Di forma ovoidale allungata, con coste parallele diseretamente robuste. Lunga 165” 410 E. MORTEO Hab. La rinvenni, unita a S. minuta ed a detriti, nelle acque del tor- rente Varenna presso il ponte della ferrovia; come pure anche nel pie- colo acquedotto della villa Rostan, il 4 Aprile 1902. S. MINUTA Breb. Rabenh. Süssw. Diat. p. 30. Alg. N. 1490 e 964. Come indica il suo nome è una delle forme più piccole, ovata elittica, con coste disposte a raggi (14 in 0,001") con valve leggiermente alate. Se ci volge il fianco ci appare esattamente cuneata e troncata ad entrambi i poli. - Hab. Acquedotto della villa Rostan riscontrata, il 4 Aprile 1902. Gen. CYMATOPLEURA Sm. 1853. C. SOLEA Bréb. Sm. Rabenh. 1. e. p. 60; Surirella Solea, Bréb.; Navicula librile, Ehrb.; Fru- stulia quinquepunctata Ktz; Sphinctocystis librilis. Hassal. La forma è lineare, allungata, ristretta più o meno nel mezzo, atte- nuata ai poli. I Hab. La rinvenni il 3 Febbraio 1903 nel letto del torrente Varenna, quasi presso la fabbrica degli accumulatori insieme ad un altra diatomea avente l'aspetto della C. apiculata. C. ELLIPTICA Sm. Rabenh. 1. e. Surirella elliptica Bréb; S. undulata, S. undata, S. plicata Ehremb.; Deaticulata undulata Ktz. Ellittica nella forma, è molto ovata, e lievemente stretta nel mezzo, con - entrambi i poli arrotondati. Le valve sono soleate da coste brevissime, disposte sui bordi in nu- mero di 8 in 0,001". Hab. Alla foce del torrente Varenna il 23 Febbraio 1903 fra M e 3 | detriti abbandonati dal torrente nella Fm E È È "ei ts E E SE EEA E E oer d. does Ens TE » x A ` A si = Sg "e Up Ei e: em à SIS È ai à E SE SN RENE EO RE de E x RA X RU e EI a, ly y ADS AS sca PI M RM M c ur M UM D M ene I c E MM M M I NAM m LM idm cce aS rs A SIR OE INC eS MERC E PA SER ADEL UT US cif LARA ER cus US eda CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 411° Fam. EUNOTIEAE. Gen. EPITHEMIA Brèb. 1838. E. TURGIDA Ehrb. Rabenh. Fl. Algar. 1. 62; Alg. N. 57 e 1414, Ktz Bacill. 34, Tav. 5, Fig. XIV. È una delle specie più belle, ed abbastanza comune sulle piante di acqua dolce nel comune di Multedo. È quasi sempre forma epifita; vive sopra piante acquatiche fissandosi sulle medesime per la parte coneava, non mai la riscontrai allo stato di purezza. Il 9 Marzo 1903 ne trovai 4 esemplari galleggianti nelle acque del torrente Varenna in materiali che presi oltre il ponte della ferrovia. Credo che l'averli trovati libera- mente natanti, dipendesse da ragazzetti che, in cerea di gamberi, fru- gavano fra i sassi in detta località ove raccolsi l’acqua da esaminare. Le valve dell’. turgida sono sottili, cirea sei volte più lunghe che larghe. Il lato dorsale è molto convesso mentre il ventrale è quasi diritto, le estre- mità, arrotondate, leggermente assottigliate, un poco capitate, sono pie- gate al lato ventrale. I solehi trasversali sono robusti ed in numero di 4-6 in un cent. di mm. con grosse perle leggermente allungate, composte, alla loro volta, ognuna di esse, di due piccole perle avvicinate. Dette perle sono allineate in serie longitudinale e diagonale. Dal lato ventrale si stacca il pseudo-raphe in due linee curvate, che si vengono a congiun- gere al centro della valva dorsale nel mezzo di una costola impari, che segna l’asse minore della diatomea. Al di sopra ed al dissotto la sim- metria delle due valve è rigorosamente mantenuta. Hab. 9 Marzo 1903 nelle acque del Varenna; nell'acqua stagnante del lago della villa Rostan 12 Dicembre 1902 (temp. acqua 9 cent.) come pure nella vasca presso la grotta della Strega sopra una Cladofora. Il De-Notaris riscontrò anche egli detta forma in Liguria sui filamenti di una Confervacea nella villa Doria. Nota. Nell'opera Flor. Algar. del Rabenh. a pag. 9 del I. vol. è figu- rata l Epithemia turgida; ma in detta figura non appare il pseudo-raphe che in tali individui è molto evidente. 412 E. MORTEO E. OCELLATA Ehrb. Eunotia ocellata ; E. Terticula Ehrb.; Cytopleura ocellata Brèb. E una Diatomea piano convessa; arrotondata in egual maniera ad en- trambi i poli, con coste un po allontanate le une dalle altre (8-9 in 0,001). Lunga 1/90-1/84'" — 0,0009 - 0,0010". Hab. Il 3 Gennaio 1903 in un rigagnolo di confine fra la villa Rostan e Pignone, scorrente in fondo ad una piccola gola presso la strada per andare a S. Alberto. E. ZEBRA Ehrb. Ktz. Rabenh. Süssw. Diat. p. 18, T. 1, F. 8; Zunotía Zebra Ehrb. inf. p. 191, T. XXI, F. 19; F. adnata; Cymbella adnata Brèb; Cymb. Zebra Hassal. Brit. p. 428, T. 100, F. 8. È piccola, molto poco areuata, quasi cilindrica, ad estremità arroton- date, con strie parallele (2-3 in un cent. di mm.) con 4-5 strie perlate. Il psendo-raphe, ridotto, appare sotto forma di un rettangolo allungato visto dal lato di connessione. Hab. La rinvenui su cladofore in fondo al lago della villa Rostan il 2 Dicembre 1903. È rara. E. GIBBA. Var. VENTRICOSA Ktz. Rabenh. l. c. p. 64. È pur essa una specie di acqua dolce, con valve a bordo ventrale di- ritto, come pure, quasi diritto è il bordo dorsale se si fa eccezione di una specie di gobba che si trova a mezzo del lato dorsale. Le due estremità, puntute, si incurvano a guisa di ganci verso il ventre. Una sola linea longitudinale, lungo il lato dorsale, funge da pseudo-raphe. . Le costole forti (6-7 in un cent. di mm.) sono quasi tutte parallele salvo alle estremità. Esse comprendono due rangi di strie finamente perlate. Hab. Nel lago della villa Rostan 18 Aprile 1902 insieme ad altre dia- tomee. Meat, REI x j Y CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 413 E. GIBBERULA Ktz. Rabenh. Süssw. Diat. p. 19, T. 1, F. 13; Funotia teztricula Ehrb. Verb. p 125, T. Ill à I, F. 40. È piccola, con un'areuatura molto accentuata, concava dal lato ven- trale, le estremità sono capitate tendenti ad inflettersi più verso il lato dorsale che il ventrale, la sua forma ci ricorda un piccolo cappello bi- corne. Le costole, in numero di 6-7 in un cent. di mm., sono meno ro- buste dell Z. turgida. : Hab. Lago della villa Rostan 19 Aprile 1902; non mai allo stato di purezza, e molto searsa. Fam. CYMBELLEAE. Gen. CYMBELLA Ehrb. 1840. C. AFFINIS Ktz. Rabenh. Süssw. Diat. 1, VII, F. 13; C. truncata Greg. in Mier. journ. III, T. IV, F. 3; €. ventricosa Bréb. Ha le valve corte, molto arcuata dal lato dorsale ma poco convessa al ventrale; il raphe, pur essendo arcuato, è parallelo al lato dorsale. È una forma rostrata alle due estremità; le strie mediane sono in numero di 9 in un cent. di mm. verso il dorso; 11 verso il ventre in 2 ‘/, cent. di mm. Hab. Villa Rostan 26 Gennaio 1903 nella vasca presso la grotta della Strega. C. EHRENBERGII Ktz. | Rabenh. Süssw. Diat. p. 22, T. VII; F. 1 Alg. N. 345-1487 ; Navicula inaequalis Ehrb. inf. p. 184, T. XIII, F. XVIII. È la più bella e la più grande specie da me riscontrata. Ne rinvenni due esemplari, per la prima volta, misti a varie Achnanthes, fra detriti nel torrente Varenna il 28 Febbraio 1902. In seguito, il 2 Marzo 1903, ne riscontrai qualche raro esemplare nella vasca presso la grotta della Strega nella villa Rostan. Ha le valve largamente lanceolate, un poco 414 E. MORTEO attenuate alle estremità, con raphe avvicinato al lato ventrale, circondato da una larga zona jalina molto poco dilatata intorno al nodulo mediano. 3 Le strie sono molto aecentuate (cirea 8 in un cent. di mm.) costituite d da perle molto minute. Gli individui di detta specie sono lunghi da 64 cent. di mm. C. MACULATA Ktz. C. variabilis Wartm.; Rabenh. Alg. N. 803. i È una forma elegante, col lato ventrale quasi piano, o leggermente - gonfio, cogli apici ottusi. Veduta di fianco appare elittica allunga troncata ad entrambi i poli. La striatura in detta forma è delicata; e le strie sono in numero di 18, 20 in un cent. di mm. 3 Hab. Comune nelle aeque stagnanti del lago della villa Rostan, colta | quivi il 7 Aprile 1902. C. GASTROIDES Ktz. C. mazima Négeli; C. elegans in Habenh. Alg. Sub. N. 1441 ed in Hed- wigia II, p. 65. Il guscio è leggermente curvato, un poco turgido al mezzo, attenuat lievemente verso l'apice; le strie sono granulate (15 in 0,001”). E Hab. Nelle aeque del torrente Varenna misto a molte Diatomee. 19. Aprile 1902. C. AMPHICEPHALA Naeg. Ktz. Spec. Alg. p. 890. È minuta; raggiunge 1'/,-4 cent. di mm., è facile a distinguersi per le due estremità capitate. Hab. villa Rostan, vasca laterale al palazzo. 3 Giugno 1903, CONTRIHUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 415 C. CUSPIDATA Ktz. Rabenh. Alg. N. 961 e 1030. Si riconosce subito per le sue estremità puntute. Una zona jalina borda il raphe leggermente curvo ; le strie o coste, sono abbastanza grosse (cirea 6 in un cent. di mm.) e molto più fitte alle estremità che al mezzo. Lunghezza 8 cent. di mm. Hab. Nelle vasche laterali al palazzo, villa Rostan 3 Giugno 1903. Gen. COCCONEMA Ehrb. 1829. C. CYMBIFORME Ktz. Ehrb. Hassall Freshw. Alg. p. 426, T. 101, F. II; Rabenh. 1. 1. F. I. Bacill. exs. N. 15. Alg. N. 1488; Sm. Diat. F. 220. Frustulia Cymbiformis Ktz. in Zinnaea 1833, F. 10; Cymbella Cymbiformis Brèb. Alg. Falaise p. 49, T. VII. Sono forme provviste di un pedicello jalino ramifieato su eui stanno fissi per una delle estremità i vari individui componenti la colonia. Dette forme vedute libere, ricordano per la loro fattura la Cymbella Gastroides. Sono gracili, lineari allungate, leggermente curvate, con apici ottusi, con strie granulate. Lunghi 0,0017. Hab. Nel lago della villa Rostan su legni fracidi. 16 Aprila 1902, scarso. Gen. ENCYONEMA Ktz. 1843. E. CAESPITOSUM. Ktz. Spec. Alg. p. 61; S.m. Diat. I, pag. 68, T. LV, F. 346; £. pro stratum Ktz. Bae. T. XX, 5, F. 7. È una forma molto somigliante al Cocconema gibbum Ehrb. Il dorso è largamente convesso, con ventre lievemente tumido con apici ottusi. Le strie sono robuste in numero di 24 in 0,001". Lungo 0,0010". Hab. Nella grande vasca laterale al palazzo nella villa Rostan. 7 Aprile 1902. 416 E. MORTEO Fam. AMPHORA. Gen. AMPHORA Ehrb. 1831. A. OVALIS Ktz. Rabenh. l. e. p. 91; Navic. amphora Ehrb. inf. p. 188, Tav. XIV, F. III; Cymb. ovalis Brèb. [l lato dorsale è convesso; il ventrale è più o meno concavo. Il raphe è curvato nel medesimo senso; il nodulo mediano è quasi marginale e non si dilata in stauros. Le strie, robuste, con grosse punteggiature (10-12 in un cent. di mm.) sono disposte a raggi. La lunghezza è da 5 a 7 cent. di mm. Hab. Gli individui di A. ovalis nel miscuglio colto a Multedo, nel lago della villa Pignone, 9 Maggio 1903 in fondo a dette acque, sono rari e misti ad Achanthes. A. MINUTISSIMA Sm. Diat. II, p. 20, T. 11, F. 30; Rabenh. Alg. N. 881 e 1061. E una piccola specie d' aequa dolee, ehe vive sopra Cladofore; la forma è elittica ovoidale, se ei volge la parte connettiva appare quasi rotonda. In essa si distingue un nodulo mediano dilatato in una regione liscia che divide la valva nel senso della sua larghezza sull'asse minore. È munita di strie molto fine: 29 in un cent. di mm. Hab. Nel lago della villa Rostan il 30 Marzo 1903; è una forma molto rara. Ne trovai anche qualche esemplare il 18 Marzo di questo medesimo anno su una Cladofora in un piccolo bacino nella villa Pignone. Fam. ACHANTEAE. Gen. COCCONEIS Ehrb. 1835. C. PEDICULUS Ehrb. Rabenh. Süssw. Diat. p. 27, T. III, F. 1, Alg. N. 867. È di forma elittica, il dorso, convesso, è soleato da strie minute. Mi- sura in lunghezza 1/120-1/75" = 0,0007 0,0011", CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. a ly Hab. Nel lago della villa Rostan sopra filamenti di cladofore il 9 Giugno 1903. C. PLACENTULA Ehrb. Rabenh. Süssw. Diat. 1, F. 3; Bac. ex. N. 40; Alg. N.° 363. È di forma elittica ovoidale come la precedente, oppure piana; arro- tondata ad entrambi i poli, con margine noduloso, con punteggiature e striature sulle valve. Lunga 1/192-1/58"* — 0,0004-0,0015. Hab. Nel lago della villa Rostan. 9 Giugno 1903. C. STRIOLATA Rabenh. Di forma elittica arrotondata ad entrambi i poli; convessa sul dorso con dense strie longitudinali, 54-59 in 0,001”. Il Rabenh. reea 55-60 in 0,001”; differirebbe un poco l'esemplare, da me trovato, dalla specie descritta dal Rabenh. Però credo che si possa senza dubbio riferire al C. striolata del Rabenh. Ne trovai 9 esemplari sopra una Cladofora nelle acque correnti della conduttura d’acqua di un mulino lungo il Varenna il 4 Gennaio 1902. È una forma comune in Ungheria, credo per la prima volta riscontrata in Liguria. Per quante ricerche che io abbia nuova- mente pratieate nel Gennaio e mesi successivi del 1903, non sono riuscito a rinvenire più di un solo esemplare. Gen. ACHNANTIDIUM Ktz. 1844. A. LANCEOLATUM Bréb. Rabenh. Alg. 110-1024, Ktz. spec. Alg. p. 54, Sm. Diat. II, pag. 30, T. XXXVII fig. 304. È una forma con valve ellittiche lanceolate, con strie oscure agli apici ottusi arrotondati. Sono quasi sempre individui solitari. Lunghi 1/140”. Hab. Nelle acque del torrente Varenna, raccolta il 9 Dicembre 1902 oltre il mulino Cassanello; e nella conduttura d’acqua della villa Rostan, l’11 Maggio 1903, fra detriti abbandonati dall’ aequa nel suo percorso ed aceumulati sulle sponde. 418 E. MORTEO A. LINEARE Sm. Diat. IL, p. 31, T. LXI, F. 381. Ha valve lineari; arrotondate ai poli da entrambe le parti. Presenta, nella regione mediana, una linea longitudinale, con noduli centrali e terminali distinti; le valve sono munite di strie trasversali. È in lun- ghezza 1/158”. Secondo il Rabenh. 1/169'"" — 0,0005". Hab. Vasca in fondo al prato della villa Rostan, 21 Giugno 1902, quivi la riscontrai in grande abbondanza. Si trova sparsa anche negli altri ba- cini, quali le vasche laterali del palazzo, la vasea presso la grotta della Strega ecc. A. HUNGARICUM Grun. È piccolo, con le valve lineari allungate, se ci volge il fianco appare leggermente curvato. Il nodulo centrale è evidente, situato sulla valva inferiore un po’ lateralmente dilatato. Le strie trasversali sono sottili 50 in 0,001” lunga 0,00016. È una forma rarissima solo 7 esemplari ne riscontrai in un preparato. Hab. I materiali furono raccolti il 9 Marzo 1902 nel lago della villa Pignone. Gen. ACHNANTES Bory. 1822. A. EXILIS Ktz. Rabenh. Süssw. Diat. p. 26, T. VIII, F. 1. Bae. ex. N. 52 Alg. N. 322 e 956. È allungata, fusiforme, con le estremità arrotondate ma non capitate; con 23-26 strie in un cent. di mm., i bordi delle due valve, dorsale e — 1 ventrale sono paralleli con valve allungate, naviculoidi, lanceolate. Lunga 1/130 -1/50"". | di Hab. villa Pignone 23 ~ 1902 nell’ acqua dolce del lago assieme ad altre diatomee. He CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 419 M A. MINUTISSIMA Ktz. Rabenh. Diat. T. VIII, F. 2. Bacill. ex. N. 55. Alg. N. 603. Ha le valve lanceolate; i gusci sono leggermente cuneati nelle loro faccie commessurali, gli apici sono ottusi arrotondati. Lunga 1/240- 1/100" — 0,0003-0,0008”. Hab. Lago nella villa Rostan sopra una Cladofora; 16 Maggio 1903. Fam. FRAGILARIEAE. Gen. FRAGILARIA Agard 1824. F. MESOLEPTA Rabenh. F. bipunctata Rabenh. Alg. N. 283; F. contoreta Schum in Konigsb. E VILE dx Le valve sono lineari, strette più o meno nel mezzo; simmetriche. Hab. Nelle acque del torrente Varenna, 19 Gennaio 1903, quasi pura. . La riscontrai il 3 Febbraio di quest'anno in una delle vasche laterali al palazzo mista ad altre alghe. F. VIRESCENS Ralfs. F. pectinalis Ehrb.; F. aequalis Heib. Consp. pag. 61, T. IV, F. XII. Le valve lineari elittiche, hanno gli apici attenuati ed ottusi. In detta forma le strie sono trasversali in numero di 41-45 im 0,001". Hab. Vasca laterale al palazzo, 15 Maggio 1903. Gen. DIATOMA De Candolle 1805. D. ELONGATUM Ag. Diat. gracillimum Nägel in Ktz. Spec. Alg. p. 888. Forma a valve allungate, rigonfie leggermente alle due estremità. Se cì volge il lato connettivo è quadrangulare e mostra, sui margini, le e- stremità delle costole e delle strie (18 in 0;001”). Misura in lunghezza 1/70-1/20” — 0,0012-0,0045”. ' 420 E. MORTEO Hab. Nei rigagnoli della villa Rostan, 11 Novembre 1902 su rami - sommersi. D. VULGARIS Bory. Rabenh. Süssw. Diat. T. II, Bae. ex. N. 4. Alg. N. 563. Bacillaria vul -— garis Ehrb. inf. p. 1907, T. XV, F. 11; Diatoma fenestratum Kt; — Denticula obtusa Ktz. Bac. T. 17, F. 14; Diat. foccosum Ag. Consp. f pag. 53. ; Ha valve elittiche od ovate lanceolate, lievemente ristrette ai poli, con — gli apici arrotondati, eon 4-6 costole fine in un cent. di mm. Hab. Lago villa Rostan 4 Aprile ed 8 Giugno 1903. D. EHRENBERGII Ktz. à Rabenh. l. e. p. 122; Bacillaria elongata Ehrb. inf. pag. 198, N. 2972 — T. XV, F. V; Gloeonema Henfleri Menegh. i È di forma lineare, con una leggiera dilatazione verso i poli, con le due estremità capitate arrotondate. È munita di costole (12-24 in 0,001"). — Lunga 1/96-1/19"". : Hab. Nelle vasche laterali al palazzo dei Marchesi Reggio-Rostan nella — i e arrecare die oa a villa omonima; 3 Giugno 1903. E NEUE REIT LEO D. GRANDIS Sm. Sarebbe una varietà della D. Ehrembergii con eui ha molta somiglianza per le dimensioni, per le estremità capitate, ma è di forma naviculoide od elittica molto allungata. : Hab. Vasca laterale al palazzo nella villa Rostan. 3 Giugno 1903, rara. | D. VIRESCENS Ralfs. Ann. and. Mag. XII, T. 11, F. 6; Ktz. Bae, T. XVI, F. IV; Rabenh. - Süssw. Diat. p. 33, T. 1, Alg. N. 35, 549, 1491; Fragilaria pectinatis a Ehrb.; Hassal, British, Freshwater Algae, Vol. II, Plates XCV. ? : f TE y » CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. = 421 È una forma comune ovata allungata leggermente capitata, si pre- senta in colonie a zig-zag. Hab. Lago villa Rostan, 16 Dicembre 1903. Gen. SYNEDRA Ehrb. 1831. S. ULNA Ehrb. Rabenh. 1, e. p. 133; Frustulia Ulna Ktz. Alg. N. 1; Diatoma Paras- siticum Ag. Consp. p. 50. È una bella specie d' acqua dolce rimarchevole per la sua bella forma lineare, diritta come un regolo sulla quale si vedono strie trasversali ro- buste; termina alle due estremità con una punta smussata. È una forma munita di un pseudo-raphe, jalino, assai sottile. Al centro appare uno spazio liscio quadrangolare (stauros) in eui non si distingue aleun pseudo- nodulo. Le strie, in detta specie, sono in numero di 9 in un cent. di mm. La lunghezza è variabili dai 15 ai 25 cent. di mm. Hab. villa Rostan, nel lago 7 e 10 Aprile 1903 insieme a detriti e ad un'altra forma rara nel miscuglio, ma evidente che giudicai essere la S. capitata. S. CAPITATA Ehrb. Rabenh. Süssw..Diat. p. 55. N. 50, F. 6; Sm. Diat. 1, p. 72, T. 12, F. 93. Le valve lineari, lunghe, a bordi paralleli, terminano alle due estre- mità in due rigonfiamenti, triangolari, eapitati, rostrati. È una forma munita di un pseudo raphe evidente, lineare che va a terminare alle due estremità, le valve portano una vigorosa striatura; é molto variabile in lunghezza. Hab. Nel lago della villa Restan, 10 Aprile 1903, rara. 27. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVIII. 422 E. MORTEO S. ACUTA Ehrb. Verb T. 1, I, F. XXH o. T HL IV; FIL Ha valve lineari. aceuminate ad entrambe le estremità, con strie tra- sversali in numero di 28-32 in 0,0074". Lunga 1/12" — 0,0074. Hab. Nell'aequedotto della villa Rostan 17 Marzo 1903, scarsi esemplari. S. AMPHYRYNCHUS Ehrb. Ktz. Bac. p. 66, T. 14, F. XV; Rabenh. l. 1. 55, F. 5 e 7 Alg. sub. N. 1323 c. n. 1462. È esattamente lineare nella forma, ristretta ai poli; con gli apici ca- pitati arrotondati, con strie trasversali robuste. 24 in 0,001”. Hab. Nelle acque del torrente Varenna presso il ponte della ferrovia. 11 Marzo 1902. : . Fam. NITZSCHIEAE. Gen. NITZSCHIA Hassal 1845. A. AMPHIOXYS Ehrb. Sm. Eunotia Amphiozys Ehrb. p. 125, T. 1, I, F. 26; Nav. Amphiozys West. herb. N. 797. Ha le valve areuate, eon le estremità allungate, attenuate e rostrate, sono forme munite trasversalmente di corte costole 7-8 in un cent. di mm. Le punte e la earena sono grosse, e, quest' ultima, porta punti ca- renali variabili da 15-18 in 0,001". Lunga 1/54-1/22 — 0,00163-0,00413". Hab. Vasca a sinistra del palazzo nella villa Rostan insieme a N. ga- stroides ed altre diatomee, 23 Maggio 1903. N. LINEARIS (Ag.) Sm. Rabenh. Alg. N. 685; Prustalia linearis Ag Surirella multifasciata Ktz. Bat. T. 3, F. 42. È una forma elegante, con valve lineari, con gli apici più o meno CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 423 troncati ed arrotondati, con strette valve lineari, e noduli carenali in nu- mero di 18 in 0,001”. Lunga 1/24 = 0,0036”. Hab. Nel lago della villa Rostan mista ad altre diatomee e detriti. 25 Maggio 1903. N. PALEA Ktz. Sm. Synedra palea Ktz. Bac. T. 3, F. 27; Syn. fusioides Rabenh. Alg. 1267; Syn. fusidium Ktz. É una forma con valve bruscamente attenuate, un poco rostrate; i tratti carenali sono in numero di 10-12 in un cent. di mm. Gli indi- vidui di questa forma sono 6 cent. di mm. lunghi, su 1/2 larghi. Hab. Nelle aeque delle vasche e del lago della villa Rostan ove ne riscontrai esemplari sparsi. Nel mese di Marzo ed Aprile del 1902 la rin- venni in dette località in disereto numero. Gen. NITZSCHIELLA Rabenh. N. ACICULARIS Ktz. Synedra acicularis Ktz. Bae. p. 63, T. 4, F. III; N. acicularis Sm. Diat. T. XII, F. 122; Ceratoneis acicularis Pritch. inf. p. 783. Ha estremità molto attenuate, con striature densissime (98 in 0,001") è minuta e lunga 1/80"' — 0,0029”. Hab. Letto torrente Varenna, 29 Febbraio 1903 insieme ad altre Dia- tomeae. Fam. NAVICULACEAE. Gen. NAVICULA Bory. 1822. N. ELLIPTICA Ktz. N. ovalis Sm. Diat. I, p. 48, T. XVII, F. 153. È una forma ovale, con gli apici ottusi arrotondati, con striature evi- . denti (27 in 0,001") costituite da distinte granulazioni; con una linea mediana longitudinale. Lunga 1/64-1/44"". Hab. Nel lago della villa Rostan 12 Febbraio 1903. Il 23 Marzo del medesimo anno ne trovai parecchi esemplari colti nella vasca del Tritone. 494 . E. MORTEO N. APPENDICULATA Ktz. Frustalia appendiculata Ag. leon. Alg. T. 3; Cymbella appendiculata Ag. Consp. pag. 9. È una forma molto piccola (2 1/2-3 cent. di mm.) con coste molto fine (16-17 in un cent. di mm.) con valve elittiche allungate o lanceolate, con gli apici lievemente ristretti ed ottusi, con sottili strie trasversali (50-60 in 0,001”) il nodulo centrale, evidente, è allungato. Lunga 1/98- 1/48" — 0,0009 - 0,0018”. Hab. Nel rigagnolo di scolo del lago nella villa Rostan, 14 Marzo 1903. N. EXILIS Ktz. Non sarebbe che una varietà della precedente, munita di estremità capitate. Hab. Vasca laterale al palazzo nella villa Rostan, 31 Maggio 1902. N. CUSPIDATA Ktz. Rabenh. Süssw. Dist. p. 37, T. V, E 16, Alg. N. 1186; Sm. Diat. I, p. 47, T. XVI, F. 131. È una forma attenuata ed accuminata ad entrambe le parti, con gli apici lievemente ottusi. È munita di strie sottili e parallele (36 in 0,0001") che terminano tutte alla linea mediana. Il nodulo ventrale è piccolo e di forma leggermente allungata. Misura in lunghezza 1/25-1/19". Il Rabenh., riguardo alla lunghezza di questa Diatomea, ei dà i seguenti dati 1/24-1/16"" — 0,0037 - 0,0097”. Hab. Vasche della villa Rostan, e nel rigagnolo sul confine fra la villa Pignone e Rostan presso la strada di S. Alberto. 14 Novembre 1902. N. LANCEOLATA Ktz. N. gracilis Sm. Diat. T. XVIII, F. 174; Rabenh. Alg. N. 682 e 1162. Questa piccola specie di acqua dolce è di forma elittica lanceolata, con CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 425 estremità attenuate un poco rostrate; con strie trasversali granulate (20-36 in 0,001”) che al livello del nodulo mediano sono accorciate, mentre vanno a congiungersi col raphe in tutto il resto della diatomea; il no- dulo centrale è piccolo ed allungato. Detta forma veduta di fianco, appare lineare, e gli apici ad entrambe le estremità appaiono troncati. Lunga 3-5 cent. di mm. Hab. In una vasca sul confine fra villa Pignone e Rostan. 2 Febbraio 1902 e 26 Febbraio 1903. N. CRYPTOCEPHALA Ktz. Bac. pag. 95, T. 3, F. XX e XXVI; Sm. L |. F. 155. È piccola, strettamente lanceolata, sccuminata ad entrambe le estre- mità, con gli apici più o meno evidenti, con sottili strie trasversali (56 in 0,001”) che si congiungono con una robusta linea mediana, munita di un piccolo nodulo centrale di forma allungata. Hab. Acque dolci alle sorgenti dell'acquedotto della villa Rostan. 27. Aprile 1903. ` N. OCULATA Breb. Nav. semilunum Grun. in Wien. Verh. 1860, p. 552, T. II, F. 2. Allungata con gli apici arrotondati, le valve soleate da strie sottili con granulazioni più o meno evidenti (dette granulazioni si percepiscono benissimo coll’obbiettivo semi apoeromatieo del Koristka 1/15" ad im- mersione omogenea). Nella regione centrale, appare un nodulo, molto chiaro e grande, di forma ovoidale. Lunga 1/161-1/136"" = 0,00055- 0,00065". Hab. Nel rigagnolo che scorre nel bosco della villa Rostan in vici- nanza del tempio diroccato. Quasi pura. N. SAUGERRI Desmaz. Notice XXV in Ann. des Sc. Crypt. de Franee N. 506. Piccolissima, dalla forma elittiea, con le due estremità ottuse e molto 426 E. MORTEO poco accuminate; coll’ocul. comp. 6 ed obiet. apocr. a secco 4 mm. non percepisco ancora le strie. È lunga 1/166'" = 0,0005"; larga 1/450” = 0,0001". Hab. Lago della villa Rostan; la raccolsi il 5 Giugno 1903, quasi pura. N. MUTICA Ktz. Rabenh. Süssw. Diat. p. 38, T. VI, F. 81. Questa forma, ellitiea, lanceolata porta sulle due valve strie monili- formi in numero di 36-40 in 0,001" con un nodulo centrale arrotondato. Lunga 1/150-1/114"' = 0,0005 -0,0007. Hab. Lago della villa Rostan. 5 Giugno 1903, scarsa. N. GIGAS. Castrac. Catal. in Comment. Crittogam. II, 222, N. 61; Erbar. Crittogam Ital. serie II, N. 133 De-Notaris. È di forma elissoidale allungata, con gli apici piuttosto arrotondati, un raphe mediano evidente con un nodulo centrale e due terminali. È una forma molto rara nella località da me esplorata. Hab. Nel lago della villa Rostan; di 4 soli esemplari, che riscontrai, potei fare a mala pena la mierofotografia di uno, essendo gli altri molto offuscati dalle impurezze che si trovavano nelle preparazioni. Raccolta 7 Giugno 1903. N. AMBIGUA Ebrb. Kütz. Bae. p. 95, T. 28, F. 66; Rabenh. Süssw. Diat. p. 40, T. VI, F. 59; Grün. Lb c TIE E 32 Forma lanceolata, colle estremità un poco ristrette, con sottili strie. parallele (36-40 in 0,001") che non toccano la linea mediana. Nella re- gione centrale appare un nodulo orbieulare cireondato da un'area più o meno dilatata. Hab. Nell'acqua del lago della villa Rostan, 6 Giugno 1903. dues SIM YO PRA S HEN RAM cu AC EEG pM Mif s ir NS AES CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 427 N. GRACILLIMA Pritch. Pinnularia gracillima Greg. mier. journ. IV, p. 9, T. 1, F. 31; Sm. Diat. IL, p. 95. È lineare, ristretta ai poli, con gli apici capitati, con sottili strie tra- sversali (36-42 in 0,001”) che non si congiungono colla linea mediana sottile. Nel mezzo, ed alle due estremità della valva, appaiono i noduli piccoli ed allungati. Lunga 1/63-1/35”” = 0,0014-0,0025”. Hab. Nella vasca laterale al palazzo nella villa Rostan. 8 Giugno 1903 mista ad impurezze e Cymbella gastroides, scarsa. Gen. PINNULARIA Ehrb. 1843. P. MAJOR Ktz. Navicula major Ktz. Bac. T. 4, F. XIX; Rabenh. Bac. ex. N. 19; Na- vicula viridis Ehrb. inf. p. 182, T. 13, F. 16. È una forma a valve lineari, più o meno tumide nel mezzo ed ai due apici; le costole appaiono robuste, disposte a raggi nel mezzo, parallele verso gli apici in numero di 12-14 in 0,001”. Hab. In un acquedotto della villa Pignone in un miscuglio con dia- tomee e detrito 29 Maggio 1903, rara. P. MAJOR var. MEDIOCONSTRICTA Rabenh. ; Alg. N. 952. È una varietà della precedente da cui differisee per un restringimento a mezzo del corpo dell individuo. Hab. Nel torrente Varenna presso la foce. 2 Gennaio 1902. P. STA ORMIS Sm. Diat. 1, p. 57, T. XIX, F. 178, Pinnularia Brebissoni; Navicula Bre- bissoni Ktz. ; Elittica allungata, con gli apici ottusi arrotondati, con coste disposte 498 E. MORTEO a raggi, non toccanti la linea mediana, affatto mancanti nella regione di mezzo della valva (28-34 in 0,001), il nodulo centrale è di forma al- lungata. Lunga 1/75” = 0,00018”. Hab. In un piccolo rigagnolo nella villa Rostan fra i muschi bagnati 29 Aprile 1902. P. VIRIDULA (Ktz.) Rabenh. Sm. Diat. p. 57, T. XVIII, F. 175; Navicula viridula Ktz. Elittiea lanceolata, con gli apiei ottusi, con costole disposte a raggi terminanti alla linea mediana. Vista di fianco, appare di forma lineare, un poco attenuata verso gli apici che sono arrotondati. Lunga 1/28". Hab. Lago della villa Rostan, 2 Maggio 1903 come pure presso le sponde della vasca, in fondo al prato fra piccoli ciuffi di Cladofore. P. VIRIDIS Sm. Nav. viridula Ehrb. inf. T. XXI, F. 12; Ktz. Bac. T. 4 F. 18. Questa forma, molto comune, è sensibilmente attenuata ad entrambe le estremità, con gli apici ottusi e le costole evidenti; ha un robusto no- dulo mediano. Lunga 1/30" — 0,0029". Hab. Non potrei preeisare il luogo di sua residenza trovandosi molto diffusa nelle acque in tutta la regione di Multedo e in quasi tutte le stagioni; colla variante che in estate è molto più abbondante che in inverno. I1 3 Giugno 1903 ne trovai grandissima quantità nelle vasche laterali al palazzo nella villa Rostan. In questa specie ho potuto osser- vare il movimento intereellulare dei globuli di apparenza oleosa intorno al nodulo. P. LATA (Breb.) Rabenh. Sm. Diat. p. 55, T. XVIII, F. 167; Navicula lata Breb. Cons. p. 18. È di forma lineare, un poco rigonfia nel mezzo, alquanto dilatata ed arrotondata alle due estremità con costole che non pervengono alla linea . mediana (7-8 in 0,001”). Lunga 1/33-1/22"" — 0,0026-0,00433”. ~ Hab. Nel torrente Varenna. 9 Febbraio 1902, rara. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 429 P. BREBISSONI Ktz. Nav. Brebissoni Ktz. Bac. p. 93, T. 3, F. 49 e T. 30, F. 39; Rabenh. Süssw. Diat. p. 38; Pinnul. stauroneiformis Sm. Diat. I, p. 57, TE XIX K.-78 È una splendida forma d’ acqua dolce, regolarmente elittica con costole mancanti al mezzo, che lasciano, in tale modo, un largo spazio jalino intorno al nodulo centrale, spazio che, unito a quello che circonda il raphe, forma una.croce. Ha cirea 11 costole in un cent. di mm. e le valve variano da 4-5 cent. di mm. Hab. Acque della grande vasca laterale al palazzo nella villa Rostan, a 4 m. di profondità, lungo le pareti di detto serbatoio. 10 Giugno 1903. P. PASSERINII. In alcuni luoghi umidi nella villa Rostan : quali intorno alla vasca in fondo al prato, nella « grotta d'Endimione ». Nel mese di Febbraio (la raccolsi il 27 Febbraio) nel 1902 si sviluppò, sul terreno impregnato d’acqua, un velo mucoso olivaceo. Osservato al microscopio appaiono forme minute (lung. 2/100 di mm.) che viste di fronte sono ellittiche allungate, con coste, disposte a raggi, abbastanza accentuate, con piccoli noduli. Detta forma concorderebbe coll'esemplare del P. Passerinii N. 81 Erbar. Crittog. Ital. Serie II; se ci volge il fianco è rettangolare. P. RADIOSA (Ktz.) Rabenh. Süssw. Diat. p. 43, T. VI, F. 9, Alg. N. 1262-1087; P. Silesiaca Bleisch. in Rabenh. Alg. N. 954; Nar. radiosa Ktz. Bae. T. 4, F. 23. Detta forma ehe si distingue a colpo d'oechio, tanto sono spiccati i suoi caratteri, è munita di valve lunghe, lanceolate. Le coste sono ro- buste, inclinate verso la regione mediana; verso gli apici questa inelina- zione è alquanto mutata; tutte quante però si spingono sino contro il ^ raphe, lasciando, attorno al nodulo centrale, un piccolo spazio liscio. Le ‘coste sono 10-12 in un cent. di mm.; e le valve misurano da 4 a 6 cent. di mm.) : : 430 E. MORTEO Hab. Torrente Varenna, 15 Marzo 1903, scarsa. Due esemplari li ri- d scontrai il 3 Aprile nel lago della villa Rostan. P. GRACILIS Ktz. Le due estremità sono foggiate a lancia. Le costole appaiono chiare e vanno a terminare al raphe. Nella regione mediana si vedono due o tre costole un po’ accorciate, raggiunge da 4-8 cent. di mm. Hab. Nel torrente Varenna presso un mulino fra Cladofore, scarsa, in- sieme a qualche esemplare di P. radiosa. 16 Marzo 1903. P. ACUMINATA Sm. Diat. 1, p. 55, T. XVIII, F. 164. È una pinnularia lineare lanceolata, con gli apici accuminati, con . 399 coste parallele, ed un nodulo mediano robusto. Lunga 1/23” = 0,00385. Hab. Vasche villa Rostan; comune nel lago ove la raccolsi in abbon- — danza il 16 Marzo 1903, quasi pura. P. GIBBA forma curta var. nova Rabenh. È una forma corta, varietà della Pinnularia gibba Ehrb.; una forma simile venne trovata dal Rabenh. in una fontana vicina a Strehlen nella . strada per Strieghe. Confrontai i miei esemplari con gli esemplari del - Rabenh. nell’ erbario del Trevisan, e constatai non aver preso un abbaglio nella classifieazione. Ha strie 32 in 0,001". Hab. Grande vasca laterale al poe villa Rostan. 29 Maggie 1903, 1 searsa. - . Gen. PLEUROSIGMA Smith. 1853. P. SCALPROIDES. Rabenh. Alg. Europ. N. 1011. SR diritto, piegato solo alle due estremità; foggiato ad S. Raggiunge 4 in lunghezza 6-7 cent. di mm. con strie longitudinali e Miss s A he è molto bello a vedersi. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 431 Hab. Lago della villa Rostan ove ne trovai 9 esemplari. 10 Luglio 1902. P. ATTENUATUM Ktz. S. M. l. c. F. 216; Navicula attenuata Ktz. Bac. p. 102, T. 4, F. XXVIII; Gy- rosigma attenuatum Rabenh. Süssw. Diat. p. 47, Alg. N. 602. Ha una forma allungata ad S, con strie longitudinali dominanti, che sono all'incirea in N. di 10 in un cent. di mm. Le strie trasversali sono più fitte 14-16 in un cent. di mm. Le prime si ineurvano un poco al centro presso il nodulo mediano. Il raphe che segue nella curvatura quella della valva, lo divide in due parti sensibilmente eguali. Detta specie di acqua dolce è lunga 1/5-1/4 di mm. Hab. Le aeque del Varenna, presso un piceolo mulino in disereta quan- tità misto ad altre Diatomee. 12 Giugno 1903. Gen. STAURONEIS Ehrb. 1843. ST. ANCEPS Ehrb. Verb. p. 134, N. 202, T. 11, F. 18; Rabenh. Süssw. Diat. p. 48, T. IX, F. 14, Alg. 967. È una bella diatomea piccola, di aequa dolce, a valve elittiehe con le estremità bruscamente rostrate e capitate. Lo stauros, non molto ampio, si estende fino ai due margini della valva, il raphe, chiaramente visibile, è circondato da una striscia ialina. Le strie, disposte a raggi, sono circa in numero di 19 in un cent. di mm. Detta forma misura, in lunghezza, 1/027 —— 0,0017". Hab. Nella vasca laterale al palazzo nella villa Rostan. 4 Giugno 1903. È abbastanza comune in detta località; scarsa nel lago. ri ST. PHOENICENTERON Ehrb. Verb. T. 11, V, F. I. Rabenh. Süssw. Diat. p. 47, T. XX, F. I, Alg. N. 664; Cymb. Phoenicenteron Ag. Consp. p. 10; Bacillaria Phoe- nicenteron Nitzsch. Beitr. T. III, F. 12 e 14. 432 i E. MORTEO È una forma lanceolata, lunga, che va gradatamente attenuandosi verso le due estremità ottuse. Due linee che si uniscono nel punto di congiungimento del nodulo mediano e terminale, circondate da una zona ialina, costituiscono il raphe che è diritto e va ad unirsi collo stauros maggiormente ampio sui bordi della valva che sul centro. Entrambi i gusci, in detta forma, sono soleati da strie delicate ed eleganti, finamente perlate, inclinate leggermente verso lo stauros. Lunga 10-17 cent. di mm. Hab. È una forma rara: tre soli esemplari ne rinvenni nelle mie pre- parazioni e non sono nemmeno molto chiari. Li ho riscontrati in un li- quido diatominifero preparato con materiali raccolti il 23 Marzo 1903 nel lago della villa Rostan. Fam. GOMPHONEMEAE Ag. 1824. G. TENELLUM Ktz. Rabenh. Alg. N. 1103. Ha le valve strette, leggermente accuminate verso i poli, con gli apici smussati, il nodulo mediano è arrotondato e le valve sono provviste di strie trasversali, parallele, in numero di 30-32 in 0,001”. Lunghezza 1:130 - 1/160” — 0,00068” - 0,0014". Hab. Nella vasca laterale al palazzo nella villa Rostan ; abbondante, il 23 Maggio 1902. G. CONSCRICTUM Ehrb. G. paradozwm Ehrb.; Ktz. Alg. ex N. 25. Y Veduto nel senso del suo maggior asse ha la forma di una testa di martello, immaginando che il nodulo centrale rappresenti il foro per lin- serzione del manico. E una forma elegante, eon valve dilatate al livello dell’asse minore, quindi ristrette, per poi dilatarsi nuovamente ad una estremità che è capitata. Nell’ acquedotto della villa Rostan ne trovai degli esemplari; da ciò appare come detta forma possa riscontrarsi in acque abbastanza ra- pide. Le .valve silicee sono munite di strie che sono disposte a raggi in- d : j 1s : A De torno al nodulo centrale e prolungate in modo che vengono a toccarlo wc ^ Vai: d CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 433 alternativamente. Il raphe, evidente, è circondato da una zona jalina ; dal lato più attenuato, si vede uno spazio chiaro oltre il nodulo terminale. Lungo 1/84-1/42"' — 0,0010 - 0,0021”. Hab. Nelle acque stagnanti di una vasca sul confine fra villa Rostan e villa Pignone. 23 Febbraio 1903, raro. Qualche esemplare scarso lo riscontrái nelle acque del lago della villa Rostan: 10 Giugno 1903. G. CAPITATUM Exhrb. G. turgidum Ehrb; G. persicum Rabenh. l. e. F. 4. Si può considerare come una varietà del precedente differendo soltanto da questo per il restringimento poco accentuato delle valve; sarebbe cioè una forma che, malgrado il suo nome, è meno capitata della soprade- scritta. Lunga 1/130-1/40" — 0,0068 — 0,0022". Hab. Nel lago della villa Pignone. 1903 4 Maggio. G. DICHOTOMUM Ktz. Gomp. gracile. Ehrb. inf. 1838, p. 217, N. 307, T. XVIII, F. III; Ra- benh. Süssw. Diat. 59, T. VIII, F. 26, Alg. N. 402; Gomph. mi- nutum Ag. Consp. p. 34. Detta forma fu elassifieata dal Keurck. eome una varietà del G. gra- cile, col quale presenta infatti dei caratteri di analogia, differendo solo per le valve un poco più curvate e per le estremità un poco più ottuse. Le valve, munite di strie, sono in numero di 12-13 in un cent. di mm. Hab. Nel torrente Varenna insieme a detriti il 23 Febbraio 1902, raro. G. ANGUR Ehrb. Rabenh. 1. e. f. 19; G. cristatum Ralfs in Ann. and Mag. XII, T. XVIII, F. 6, 1845; G. apiculatum et Sazonicum Rabenh. Bae. ex N. 39. E molto più largo del G. acuminatum Ehrb., col quale lo riscontrai il 2 Aprile 1903 in un rigagnolo sul confine fra la villa Rostan e Pignone. 434 E. MORTEO È di forma strana che ci ricorda quella di un cervo volante, con una punta smussata su una delle estremità larghe. La striatura ci ricorda quella del G. acuminatum che non supera in grossezza che per 5 cent. di mm. Lunghezza 1/96-1/72"" — 0,009 - 0,0012. G. ACUMINATUM Ehrb. G. trigonocephalum Ehrb. Microgeol. T. VI, F. 36; Rabenh. 1. c. F. III. Ha la stessa forma di martello, con un’ estremità larga, molto più larga, ehe nel mezzo della valva, al livello del piccolo asse. È una forma terminante in punta rostrata, con raphe evidente e circondato da un bordo jalino sul quale, quasi alla metà, si vede chiaramente un punto isolato, se si fa pervenire al microscopio la luce trasversale, spostando lo specchio lateralmente, od usando la lentina mezza sfera della casa Koriska. In corrispondenza di detto punto le strie, dall’altra parte della valva, appaiono accorciate. Lunga 1/50-1/30'" — 0,0007 - 0,0029". Hab. Aequa del torrente Varenna 2 Aprile 1903, presso la fabbrica degli accumulatori, sopra piante acquatiche. G. OLIVACEUM Ktz. Gomphonellu olivacea Rabenh. Süssw. Diat. tab. IX, F. 1; Zehiaella oli- vacea Lyngb. Hydrophyt. tab. 70, F. 1-3. È una forma navieuloide, pià attenuata ad una delle estremità. Il no- dulo mediano, evidente, si avvicina all'estremità più larga ed è contor- nato da uno spazio liseio; il raphe é circondato da una zona jalina non molto estesa in larghezza. Le strie sono leggermente disposte a raggi intorno al nodulo; verso l'estremità attenuata della valva appare una piccola plaga chiara, lunga 1/96-1/50'" — 0,0009 - 0,00179”. Hab. Su foglie putride in un rigagnolo seorrente nella villa Rostan. 14 Giugno 1903. 4 4 io È : CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 435 Fam. TABELLARIEAE. Gen. TABELLARIA Ehrb. 1839. TAB. FLOCCULOSA Ktz. Bacillaria tebellaris Ehrb. inf. T. XV, F. VII; Conferva focculosa Roth. Catal. 1797, Lp. 299, LD; F 48 TV E; VI È una piccola forma colle valve dilatate alle due estremità e sopratutto nel mezzo. È percorsa, nel senso della lunghezza, da un pseudo-raphe liscio, che, nella regione mediana, è molto allargato. È munita di strie trasversalmente (13 in un cent. di mm.) finamente perlate. Gli individui sono lunghi da 42 cent. di mm. si raggruppano sulle piante acquatiche e corpi sommersi e quivi formano dei filamenti a zig-zag. Hab. Lago villa Rostan. 28 Marzo 1903. Classis PHYCOCHROMOPHYCEAE. Ordine CYSTIFORAE. Gen. CHROOCOCCACEE Nagh. 1849. C. TURGIDUS (Ktz.). Mag. Rabenh. Alg. N. 104 e 1333. Protococcus turgidus Ktz. Prot. dimidiatus Ktz. Haematococeus binalis Hassal. Ha cellule sferiche più o meno allungate in senso di elisse; è di aspetto verde un pò rugginoso. Hab. Negli stillicidii presso la vasca della Strega. villa Rostan 16 Marzo 1903 insieme a Ch. Chermalis. C. TERMALIS Rabenh. Pleurococcus thermalis Rabenh. Alg. N. 1413; Pleurococcus thermalis Me- negh. Nostoch p. 32, T. III, F. 2. E una forma più piccola e più verde seuro, è abbastanza comune nella 436 E. MORTEO primavera lungo le sponde dei bacini della villa Rostan e sulla terra — molto umida. Marzo, Aprile, Maggio 1902-03. p Gen. GLOCCAPSA Ktz. 1843. G. LIVIDA (Carmich.) Klz. Haematococcus lividus Hassal Freshw. Alg. T. LXXXII, F. 5; PAytoconeis livida et Sordida Bréb. herb.; Microcystis livida Menegh. Nostoch. — p. 74, T. IX, F. 2; Bichatia livida Trev. l. e.; Palmella livida, | Carmich. in Grev. H. Edimb. Harv. Man. * Il tallo è mucoso, arrotondato, lobato, di un colore verde oliva, con cellule minute sparse in un tegumento jalino leggermente ceruleo. Dia- metro cell. con teg. 1/352” = 0,00025”. à Hab. In mezzo a sassi umidi in un rigagnolo di seolo molto ombreg- 3 giato da alberi fruttiferi. Tenuta Rostan 9 Aprile 1902. N G. DIDYMA Ktz. - Palmella didyma Ktz. Phycol. gener. p. 172; Bichatia didyma Trev. l. ©. — Il tallo è gelatinoso, le cellule piccole sono sferiche; quasi sempre ac coppiate, qualche volta sono anche in numero di 3. Diametro delle cel- 3 lule con tegumento 1/100 : Hab. Sopra sassi umidi presso il lago della villa Rostan. 16 Maggio | 1903. 339% E G. AERUGINOSA (Carmich.) Ktz. Haematococcus aeruginosus Hassal. l. e. p. 333, N. 15, T. 82, F. 3; Pal- mella aeruginosa Carm. Herb, et Mspt.; Bichatia Carmichaelii Trev. l. e. ; Il tallo è mucoso Ra di color iaia re Le cellule sono . piccole, sferiche. : Hab. Su grossi sassi nel torrente Varenna. 19 Aprile 1902. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENLA DELLE ALGHE, ECC. 437 G. PELLUCIDA Nag. Ee REL Su rupi umide nel torrente Varenna, 17 Aprile 1903. Le cellule sono di un eolor ruggine pallido, prive di tegumento. Gen. APHANOCAPSA Nageli 1849. A. VIRESCENS. Sorosporium virescens Freschw Alg. p. 310, T. 78, F. 8; Microhaloa vi- rescens Ktz. Spec. p. 207; Cogniardia virescens Trevis. Sagg. p. 50. Il tallo, più o meno grande, è gelatinoso, le cellule non sono molto grosse, leggermente color ruggine; sono individui solitari od accoppiati, con tegumenti appena visibili. Diametro 0,00021”. Hab. In luoghi bagnati dall’ aequa di scolo da un serbatoio sul con- fine della villa Rostan. 25 Maggio 1903. Classis NEM ATOGENEA E. Ordine OSCILLARIACEAE. Gen. VIBRIO Müller 1773 Ehrb. 1838. VIBRIO LINEOLA Müller. Melanella atoma Bory. Diet. cl. 1826. É una forma curta, lievemente tumida nel mezzo del corpo che nella rimanente parte è cilindrico, diafana, con cytioplasma pallido granulato. Lungo 0,0001”. Hab. Comunissimo nella vasca presso la grotta della Strega (villa Rostan) 19 Giugno 1903, Gen. OSCILLARIA Bose. 1800. O. TENERRIMA Ktz. Ktz. Alg. exs. sub. Ose. Uncinata var. N. 122. 28. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVII. 438 E. MORTEO È costituita da filamenti stretti, articolati; le articolazioni sono tutte di ugual diametro, ogni filamento termina in punta, il eytioplasma è leggermente color ruggine od olivaceo. Hub. Comunissimo sul limo del canale ehe conduce l’acqua al lago nella villa Rostan. 29 Aprile 1902. 0. LIMOSA Ag. Conferva limosa Roth. Cat. Flor. Danie. T. 1549, F. 2. I filamenti sono rigidi, diritti, vivamente oscillanti, dà al luogo, ove essa ha posto la sua residenza, un color verde ruggine, le articolazioni sono presso a poco uguali di diametro, con granulazioni nel protoplasma periferico. L'apice è ottuso, diritto od incurvato, il cytioplasma è pallido, omogeneo. Hab. Dietro la fabbrica degli accumulatori nel torrente Varenna in luogo pieno di stillicidii, su terra umida, sassi e frammenti di roccia serpentinosa. O. NIGRA Vauch. O. nigrescens Mong. et Nestl. exs. N. 792. i Ne conservo uno splendido esemplare colto nel torrente Varenna in luogo ove l’acqua è quasi stagnante, il 7 Luglio 1902; è di color oscuro, meglio, verde oliva lucente, con fili più o meno estesi, lievemente flessuosi, con apice ottuso, con dissepimenti distintamente granulati. Diam. 0,00034”, 0. MAJOR. Vaueh. Confer. 192, Tab. XV, fig. 3; Rabenh. Alg. 292, 354. FI. Alg. II. III. Kütz. Spec. Alg. 247. Tab. phycol. I, tab. 43 VII. VIII. È di color nerastro con filamenti diritti e stretti, con dissepimenti gra- nulati, con apice alquanto assottigliato, arrotondato, e qualche volta diritto. Diam. 0,00075”. Hab. Nelle acque del lago nella villa Rostan. 19 Giugno 1903. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 439 O. GRACILLIMA Ktz.- Phyeol. gen. p. 184, Tab. 1, T. 39, F. II. Con filamenti gracili diritti, curvi verso l'apice, il eytoplasma omogeneo. è leggermente rugginoso. Diam. 0,0001-0,00012". Hab. Alle sorgenti dell'aequedotto della villa Rostan. 14 Aprile 1902. > O. BREVIS Ktz. Rabenh. Alg. N. 30. Con filamenti diritti o leggermente curvi, fragilissimi, attenuati verso lapiee, vivamente oscillanti, con articolazioni più brevi del doppio o del triplo del diametro, i dissepimenti sono granulati; dette forme hanno gli apici leggermente curvi, ottusi. Hab. Sulle sponde di un rigagnolo scorrente presso la via per andare a S. Uberto, è di color verde scuro. 7 Luglio 1902. Gen. NASTOC VAUCHER 1803. N. COMMUNE. Rabenh Alg. N. 62, 644 e 1032. N. vulgare Wahleng. Tremella Nostoc Linn. spec. Pl. p. 1625. E una forma terrestre, il tallo é espanso irregolarmente e tremulo, aequoso, il periderma è coriaceo, di un color verdognolo un po’ giallo, i filamenti sono flessuosi, leggermente color ruggine. Diam. 0,00015-0,002”. Sulla nuda terra in luogo ombreggiato nel torrente Varenna. 15 Maggio 1902. A. SPHAERICUM Nostoc irregulare Wartm. in Rabenh. Alg. N. 1091. Zremella granulata Linn. Syst. XII, III, p. 270. È un piccolo Nostoe sferico, color verde rugginoso, un pò duro all’ niens: all'interno molto aequoso, con filamenti centrali, costituiti da articolazioni sferiche o sferiche allungate. Diam. art. 0,00016-0,00019. Hab. In luogo umidissimo nel villa Rostàn. 7 Maggio 1903. 440 E. MORTEO Fam. PROTOCOCCACEAE. Gen. SCENEDESMUS (1899) Meyen. SCEN. ACUTUS Meyen. Arthrodemus acutus Ehrb. inf. p. 151, N. 175. È fusiforme ad entrambe le estremita, termina in punta, l'ho riscon- trato sempre in serie di 2 o 3, rarissimamente isolato. Diam. trasversale 0,00014". Hab. Comunissimo nelle vasche e nel lago della villa Rostan e Pignone insieme a Scen. quadricanda. Giugno 1903. + SCEN. QUADRICAUDA Brèb. Alg. Filais p. 66, Rabenh. Alg. N. 1108; Scen. magnus, Scen. longus Meyen Nov. Act. l. c. F. 26-28. Le cellule sono allungate, cilindriche nel mezzo, generalmente in nu- mero di 4, le mediane sono inermi mentre le terminali sono provviste di prolungamenti a forma di aculei. Hab. Villa Rostan e Pignone nell'aequa dei bacini. Giugno 1903. S. DIMORPHUS Ktz. S. pectinatus Meyen l. e. F. 34 e 35. Cellule fusiformi in numero di 4, accuminate ad entrambi i poli; le mediane diritte, le terminali lunulate. Hab. Vasca laterale al palazzo. Giugno 1903. Fam. VOLVOCINEAE. Gen. CHLAMYDOCOCCUS A. Braun. C. PLUVIALIS Braun. Rabenh. Alg. N. 71; Protococcus pluvialis Ktz. T. I, F. 1. i. È comunissimo nelle piccole cunette, nei rigagnoli di scolo dei colli une Mum Multedo, in ogni stagione. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 441 Ord. ZIGOPHYCEAE. Fam. DESMIDIEAE. Gen. PALMOGLOEA Ktz. 1843. P. MACROCOCCA Ktz. P. protuberans (Sm.) Ktz. l. c.; Coccochloris protuberans Spreng. Syst. : Veg. IV, p. 373. Le cellule sono cilindriche, troncate ad entrambi i poli che sono ar- rotondati, eolor verdastro. Diametro 0,00062". Hab. In uno stillicidio prodotto da acqua dell'aequedotto della villa Rostan. 4 Novembre 1902. Gen. PENIUM Bréb. 1848. P. DIGITUS (Ehrb.) Bréb. In Ralfs. Brit. Desm. p. 150, T. XXV, F. 3, b. liste, p. 145; Closterium digitus Ehrb. inf. p. 94, N. 105, T. VI, F. 3. È di forma cilindrica ovata; è lungo all’incirea 4 volte il suo dia- metro, con entrambi i poli ottusi ed arrotondati; una massa clorofillacea è al centro disposta a raggi. Diametro 0,0024”. Hab. Nei rigagnoli della villa Rostan: quivi ne riscontrai 5 splendidi esemplari nell'Aprile del 1902. P. CYLINDRUS (Ehrb.) Breb. In Ralfs Brit. Desmid. p. 150, N. 2, T. XXV, F. 2. È cilindrico, lungo cirea 4 volte il suo diametro. Nel mezzo porta un lieve restringimento. Entrambe le estremità sono arrotondate; visto lon- gitudinalmente um. delle striature con granulazioni. Diametro 0,00056”. Hab. Nella vasca in fondo al prato nella villa Rostan. Quivi il 17 Maggio 1902 lo trovai in discreta quantità insieme ad un’altra forma il P. margaritaceum, molto raro. 442 E. MORTEO P. MARGARITACEUM (Ehrb.) Breb. In Ralfs Brit. Desmid. p. 149, N. 1, T. XXV, F. I e T. XXXIII, F. 3 Ktz. Spec. Algar. 167; Rabenh. Kryptog. II, 169, Alg. N. 1354, 1788. Allungato, cilindrico, un po’ vario di lunghezza, del diametro 1/7-1/8 della sua lunghezza, la maggior parte delle forme porta nel mezzo un restringimento, che in alcune è molto lieve. Le punteggiature della lorica, sono allineate parallelamente. Hab. Nella vasca in fondo al prato della villa Rostan nell'Aprile 1902, come pure il 17 Maggio dello stesso anno, in questa stessa località. È una forma rara. P. CLOSTERIOIDES Ralfs. De-Notaris elem. p. 68, N. 74, T. VIII, F. 76; Rabenh. Alg. N. 1768. È di forma cilindrica allungata, lungo 8 volte all'ineirea il suo dia- metro. Porta nel mezzo un lieve restringimento. Ha i poli troneati ed arrotondati. Si vedono noduli perlati disposti in serie sulla membrana. Hab. Nel torrente Varenna. 19 Aprile 1902, non abbondante. Gen. CLOSTERIUM Nitzsch. 1817. C. LUNULA (Müller) Ehrb. Sibrio lunula Müller Naturforseher XX, p. 142; Rabenh. Alg. N. 1767. E il più voluminoso dei Closterium; misura in lunghezza 50/100 di mm. È fusoideo con estremità ottuse, non connesso ugualmente ad en- trambi i lati, l'endocroma è abbondante e raggiato. Diametro 1/27” = 0,00032”. Hab. Nel lago della villa Rostan fra Cladofore e Spirigire. Abbastanza comune. C. ACEROSUM Ehrb. Abh. 1831, inf. p. 92, N. 103, T. VI, F. 1; Rabenh. Alg. N. 1048. E La forma è lineare affusolata, la curvatura è quasi nulla; va sensibil- i CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 443 mente attenuandosi alle due estremità; è 13-14 volte, il diametro di lunghezza. Hat. Lago villa Rostan, 19 Maggio 1903. C. LINEATUM Exhrb. C. elongatum Bréb. ex. Menegh. Synops. Detta forma è cilindrica, nel mezzo e diritta; attenuata ad entrambe le estremità che sono leggermente curve; ha striature distinte e vesci- cole clorofillacee. Corrisponderebbe perfettamente alla forma descritta dal Rabenhorst. Il diametro è 0,0011. Hab. Lago villa Rostan, 18 Maggio 1903. C. MONILIFERUM Ehrb. Into 90 N IM T. V, E 16. C. lunula Ktz. Syn. in Linn. 1833, F. 80; De-Notaris Element. p. 60, N. 60, T. VI, F. 62; Lunulina monilifera Bory. Encicl. Mettrod. Hist. Nat. de Zoophyt. 1824, 11, T. II, F. 22-20-27. Ne trovai di varie dimensioni; è di forma semilunare, con curvatura più o meno accentuata a seconda dei varii individui. Detta forma va at- tenuandosi gradatamente ad entrambi i poli che hanno gli apici ottusi; al mezzo il ventre è gonfio, con vescieule clorofillacee disposte in un'u- nica serie longitudinale. | Hab. Nei rigagnoli presso la fabbrica degli accumulatori nel torrente Varenna: non raro. Aprile e Maggio 1902. C. STRIOLATUM Ehrb. Rabenh. Alg. N. 355; De-Notaris Element. p. 63, T VIIL F. 6L È molto abbondante nelle aeque del lago della villa Rostan. Ha la proprietà di presentarsi sotto varie dimensioni e varie forme. E fusiforme lanceolato, leggermente arcuato, attenuato più o meno alle estremità a seconda delle varie forme. Il numero e la disposizione delle suture non è costante. 444 E. MORTEO La loriea è di color giallo o rossastro ed è striata. Corrisponderebbe perfettamente alla forma deseritta e figurata dal De-Notaris. Hab. Il lago della villa Rostan, lo raccolsi quivi in abbondanza il 28 Giugno 1903. C. DIANAE Ehr. C. Dianae Ebr. inf. p. 92, tav. V, fig. 17; Ktz. Spec. Alg. p. 164; Ra- benh. H. Eur. Alg. pag. 133. Detta forma è attenuata ad entrambi i poli, anzi, molto accuminata sì da giudicarla eguale al C. Dianae var. acuminatum del Ktz. Fusi- forme, semilunare, con sottili striature, con lamine clorofillacee diritte, con vescichette poco distinte, piene di numerosi corpuscoli. Diam. mas- simo = 0,0011”. Hab. Nella vasca in fondo al prato nella villa Rostan fra numerosis- sime Spyrogire. 19 Giugno 1902. C. CAPILLARE Delp. C. capillare Delp. Spec. Desm. Subalp. pag. 206, T. XVIII, F. 15, 19. È una forma minuta, allungata, accuminata ad entrambe le estremità. Detta forma sarebbe analoga a quella figurata dal Delponte. Hab. Lago della villa Rostan; non molto comune, 4 Marzo 1902. C. JUNCIDIUM Ralfs. De-Not. Elem. Desm. Ital. pag. 64, T. VII, Fig. 69; Rabenh. Fl. Europ. Ale. p. 127; Delp. Spee. Desm. Sub. pag. 211, T. XVII, F. 11-14. Corrisponde alla figura del De-Notaris ed agli esemplari della colle- zione del Rabenhorst. È lievemente arcuato, leggermente assottigliato ad entrambi i poli. La lorica porta 1-2 suture evidentissime, è munito di strie rade in numero di 5-6 in 1/100 di mm. Hab. Nella vasca laterale al palazzo nella villa Rostan, 19 Se 1903 insieme al C. cei che è molto raro. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 445 C. SUBJUNCIDIUM De-Not. De-Not. Elem. Ital. p. 63, T. VII, F. 68. La forma da me riscontrata è lunga 27/100 di mm., largo 1/100 di mm.; entrambe le estremità sono accuminate, come pure leggermente areuate. La loriea é di color giallastro con 5 strie in 1/100 di mm. e tre suture. È una forma più piccola di quella del De-Notaris, e se vogliamo ` anche un poco più accuminata ad entrambi i poli. Hab. Nella vasca laterale al palazzo nella villa Rostan, 19 Giugno 1903, raro. CLOSTERIUM varietas nova. È una forma molto vicina al C. Moniliferum, col quale ha molto di comune; ma le estremità invece di essere arrotondate, vanno terminando a guisa di spatola. Potrebbe trattarsi di una varietà del C. Moniliferum od anche di una specie nuova. | Hab. Nella grande vasca laterale al palazzo fra Cladofore e Spirog- gire. 9 Maggio 1903. C. INCURVUM Breb. C. incurvum Brèb. List. Desm. pag. 150, T. II, F. 47; C. incurvum Rabenh. Fl. Eur. Alg. p. 135; Delp. Spec. Desm. subalp. pag. 198, Tav. XVII, Fig. 22-27. È una piccola forma semilunare, sette volte più lunga che larga; verso le due estremità è assottigliata, e gli apici sono molto accuminati. Hab. Nel lago della villa Pignone. 16 Giugno 1903. Gen. TETMEMORUS Ralfs. 1845. T. BREBISSONI Ralfs. Ralfs. Brit. Desmid. 145; Brebis. Desmid. 145, Hassal. Brit. Freshn. Alg. 377, T. LXXXIX, F. 5; De-Not. Elem. Desm. Ital. p. 58, T. 6, .. 1903, raro. - 446 E. MORTEO Detta forma è larga 1/5 della sua lunghezza; è pressochè cilindrica, con estremità arrotondate; evidentissime papille nella lorica disposte in serie parallelamente longitudinali. Hab. Nelle acque della grotta d'Endimione nella villa Rostan, fra de- triti, scarso. Febbraio 1903. Gen. PLEUROTAENIUM Naeg. 1849. P. TRUNCATUM Ehrb. P. truncatum Delp. Spec. Desm. Subalp. p. 123, T. XIX, F. 7-11. Do cidium truncatum Ktz. Sp. Alg. p. 168. È una forma sette volte più lunga che larga, arrotondata ad entrambi i poli, con uno stringimento nel mezzo, con cytioderma recante granu- lazioni irregolarmente disposte. 3 Hab. Nel torrente Varenna, 19 Giugno 1903 presso la sponda in luogo melmoso. Gen. SPHAEROZOMA Corda 1835. SP. VERTEBRATUM. E Rabenh. Alg. Europ. p. 148; Desmidium vertebratum Bréb. Alg. Falaise 3 p. 65, I, II, Zsthmosira vertebrata Ktz. Pye. germ. et spec. ` 3 Detta forma è raechiusa in un tubo mucoso, e ci ricorda una catena. 3 Le cellule sono cogli angoli rotondi, profondamente bilobe ad entrambi E i poli, si estendono alquanto in larghezza e sono arrotondate. ; Hab. Ne trovai esemplari sul fondo melmoso del lago della villa Rostan P il 29 Giugno 1903. d SP. DEPRESSUM. Spondylosium depressum Brèb.; Ktz. Sp. Alg. p. 189. É una forma a cellule quasi quadrangolari, eon diametro press’ a poco | uguale sia nel senso della lunghezza, che nel senso della larghezza. | Gli angoli sono arrotondati. Ha inoltre tre tubercoli marginali. - Hab. Nel lago della villa Rostan, sul fondo, misto a detriti. 27 Giogo CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 447 Gen. HYALOTHEA Erb. 1840. H. MUCOSA Ehrb. Rabenh. Alg. p. 152; De-Notaris Element. p. 26, T. 1, F. 2; Bréb. List. p. 118, N. 2; Hassal. Fresm. Alg. p. 346, N. 2, T. 83, T. 5. La specie che qui menziono corrisponderebbe perfettamente agli esem- plari del Rabenh. ed alla figura della tavola del De-Notaris; le cellule sono quadrangolari, prive di restringimento nel mezzo, bidentate ad en- trambe le estremità. Diam. 0,00073. Hab. Nel lago della villa Pignone e Rostan sul fondo melmoso insieme ad abbondante detrito. Raccolta 16 Giugno 1903. uen. DIDYMOPRIUM Ktz. 1843. D. GREVILLII. Rabenh. Alg. Flora, p. 153; De-Not. Elem. p. 27, N. 3, T. 1, F. 3. É una forma a cellule elittiche, allungate, di diametro più breve del doppio della loro lunghezza, sono di un color verde intenso: sono forme avvolte in un denso muco. Hab. Abbondantissimo in alcuni angoli remoti del lago nella villa Rostan ove l’acqua è profonda e quasi stagnante. 17 Giugno 1903. Gen. COSMARIUM Corda 1835. C. MENEGHINI Bréb. Ralfs. Brit. Desmid. p. 96. N. 8, T. XV, F. VI; Rabenh. Flor. Alg. p. 163. É una piecola forma, tanto lunga quanto larga, con un profondo re- stringimento. Le due mezze cellule sono un po’ quadratiformi, con gli angoli smussati, eon eytioderma sottile e delicatamente punteggiato, Lungo 0,00103. Mab. Nella vasca RT al palazzo nella villa Rostan fra materiali raccolti lungo le pareti del bacino. 9 Luglio 1902, 448 E. MORTEO C. BOTRITIS Bory. De-Not. Elem. Desm. Ital. p. 43, T. III, F. 28; Delp. Spec. Desm. Subalp. p. 118, T. VIII, F. 31-39; Rabenh. Flor. Alg. p. 158. Detta forma, comune nel lago della villa Rostan, ove la raccolsi il 6 Giugno 1903, ha le due semicellule che sono ottuse, triangolari con den- tellature minutissime sul margine. La forma da me trovata corrispon- derebbe di più a quella dell’ Hassal che a quella descritta e figurata dal De-Notaris. C. MARGARITIFERUM Menegh. De-Not. Elem. p. 44, N. 28, T. IV, F. 29; Hassall. Britisch. Freswater . Algae T. LXXXVI; Rabenh. Flor. Alg. p. 157; Euwastrum marga- ritiferum Ehrb. Le due mezze cellule hanno un dorso largamente arrotondato; concor- dano cogli esemplari del Rabenhorst e eon quelli del De-Notaris che bene espresse il carattere di detta forma colle parole « consiste nella elegan- tissima disposizione quiconeiale delle turgide papille della lorica ». Diam. semicell. 0.00073 Hab. Nella vasea laterale al palazzo nella villa Rostan vieino al luogo di ingresso dell'aequa nel bacino. Abbastanza comune. Leg. 29 Maggio 1903. C. PSEUDOBOTRYTIS Gay. Euastrum pseudobotrytis Gay. Essai Mon. loe. cojugat. p. 61, T. I, F. 18. É una forma che ci ricorda il C. botrytis ma è un po’ piccola. La trovai mista a Diatomee nelle vasche laterali al palazzo nella villa Ro- stan e, più precisamente, in vicinanza del luogo d' useita dell’ aequa dal bacino. 16 Dicembre 1902. €. CRENATUM Ralfs. DeNot. Element. p. 47, N. 33, T. IV, F. 34; Rabenh. Flor. Alg. p. 165; CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLR ALGHE, ECC. 449 Bréb. list. p. 127 N. 14, pelp. spee. Desm. Sub. p. 102, T. VII, F. 25-27. É una forma di dimensioni non molto grandi (é larga eirea la 1/3 parte della sua lunghezza) con uno stretto seno lineare. Le due mezze cellule sono entrambe semicircolari eon ondulazioni sui bordi. Lungo 0,0022". Largo 0,0014". Hab. Nel lago della villa Pignone, 2 Aprile 1902; come pure in una vasca fra i coltivi nella villa Rostan. Giugno 1903. C. SEXANGULARE Lund. ` Delp. Spec. Desm. Subalpine p. 111, T. VII, F. 69-73. É una forma molto scarsa: la riscontrai il 4 Gennaio 1902 nel lago della villa Rostan. C. CONSPERSUM Ralfs. Rabenh. Flora Alg. p. 159; De-Not. Element. p. 43, N. 26, T. III, F. 27. É una forma più lunga che larga, quadrangolare, con gli angoli ot- tusi: l insenatura mediana è lineare. Le due mezze cellule sono più lunghe del diametro, tetragonali, un poco strette alla base, col dorso largamente arrotondato. Diam. 0,0025”. La forma da me trovata concor- derebbe coll’ esemplare descritto e figurato dal De-Notaris. Hab. Lago nella villa Rostan, 18 Maggio 1902; come pure ne trovai due esemplari in materiali raccolti nelle acque delle vasche dell'Orto Bo- nico in Genova, 27 Giugno 1903. C. PYRAMIDATUM Brèb. Rabenh. Flora Algar. p. 162; De-Not. Elem. p. 40, N. 21, T. III, F. 22 e 23. É una forma ovale, troneata ed arrotondata ad entrambi i poli, con un restringimento aecentuatissimo nel mezzo. La forma di piramide delle due mezze eellule, eon gli angoli inferiori arrotondati, col eytioderma 450 RE. MORTEO punteggiato finissimamente, caratterizza questa specie sì da farla distin- guere a colpo d'occhio. La trovai scarsa insieme a Pinn. viridis. Hab. Nel lago della villa Rostan, lungo le sponde di detto bacino: quivi la raccolsi il 9 Marzo 1903. C. RALFSII Bréb. In Ralfs. Brit. Desmid. p. 93, N. 3, T. XV, F. 3; Rabenh. FI. Alg. p. 161. É di forma arrotondata, eon un profondo restringimento lineare. Se osserviamo le due mezze cellule, esse sono uguali di diametro: gli an- goli inferiori appaiono ottusi; ma il dorso, mentre negli esemplari del Rabenh. è molto convesso, nella forma di me trovata è un po’ pi ramidale sì da avvicinarsi un poco al dorso del C. piramida‘um; non credo però che questa leggiera variante, mantenendosi costanti tutti gli altri dati cogli esemplari del Rabenh. debba influire sì da aserivere questa forma al C. Ralfsii, piuttosto che ad una varietà di questo. Hab. Nelle acque del torrente Varenna presso la fabbrica degli accu- mulatori. 17 Maggio 1902, raro. C. INSIGNE Hassal. Ne trovai due soli esemplari fra Pinnularia viridis ed altre diatomee. Li confrontai eon quelli del Riehter e del Rabenh. nell'erbario erittoga- mico del Trevisan e si corrispondono perfettamente. | Hab. Nelle aeque di una vasca sul confine delle due ville Rostan e Pignone, 9 Luglio 1902. C. NOTABILE Bréb. Rabenh. Alg. Europas. p. 173; Bréb. list. des Desm. 129, T. I, F. 15. Questa forma non molto eomune, la riscontrai nel 1902, 14 Marzo; : : in una piccola massa gelatinosa fra stillicidii presso il torrente Varenna; mi rineresce di non poter precisare il punto di sua residenza non e& . : sendovi in vicinanza nessun abitato da domandare il nome di quella lo- * TiN Éy: : È f È 7 d 3 È " | S : VD rrr SE) RENS CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 451 calità. Nel 1903, 3 Aprile, vi ripassai nuovamente e trovai il C. notabile nella località sopra enunciata ma in minor quantità dell’anno precedente. É piccolo; è lungo circa il doppio del suo diametro, lievemente com- presso e troncato ad entrambi i poli. La forma però è molto variabile negli individui da me raccolti : alcuni erano più larghi, altri più stretti, altri ancora più lunghi, altri più corti. Le due mezze cellule appaiono reniformi alla base; piramidali verso il dorso, con gli angoli inferiori e laterali arrotondati; il eytioderma reca granulazioni evidenti. Lungo 0,00135” - 0,00153”. Detta forma corrisponderebbe perfettamente a quella descritta e figurata dal Brébison. C. CURTUM Bréb. Rabenh. Alg. Flora p. 176; Ale, N. 1493 e 1659; Erb. crist. Ital. N. 1445; Ralfs. Brit. Desm. 109, T. XXXII, F. 9, Bréb. Desm. 133. È una forma molto piccola, trovata in una pozza ove cade abbondante acqua dei getti delle fontane, in fondo al prato della villa Rostan, quando spira vento. È fusiforme allungata: al mezzo si vede un piccolo seno stretto: le due mezze cellule brevemente coniche, hanno l’apice acuto arrotondato: il cytioderma porta delicatissime punteggiature. Hab. Nella villa Rostan, presso la vasca in fondo al prato. 16 Feb- braio 1902. €. GEMMIFERUM Breb. Ehrb. Rabenh. Alg. N. 1585, Flor. Alg. p. 159. La confusi a tutta prima col Cosmarium margaritiferum; ma, la sua forma trapezoidale, troncata, e massimamente la presenza, sul mezzo delle due semicellule, di una piccola protuberanza circondata da granu- lazioni, ed il confronto tet eogli esemplari del Brébisson, mi fece noto il mio errore. É mediocre, con granulazioni e punteggiature alla superficie, le duo mezze cellule, foggiate a trapezio, sono arrotondate alla base, e troneate agli apici. Lung. diam. semie. 0,0010 - 0,0020. Hab. Lungo un rigagnolo seorrente in una valleta nella tenuta Rostan, 21 Giugno 1008, 452 B. MORTEO C. BIRETUM Bréb. Ralfs. Brit. Desm. p. 102, N. 18, T. XVI, F. 5; Rabenh. Flora Alg. p. 171, Alg. Europas. È una forma che presenta completamente la disposizione di Sfawra- strum, avendo le due mezze sfere, invece di essere semplicemente com- presse, dilatate. Il eytioderma è granuloso-perlato, con serie di granula- zioni eoncentriehe: ha gli angoli arrotondati. Lungo 0,0027". Hab. Nella vasca della Strega, nel giardino della villa Rostan, contro le pareti di essa. 30 Giugno 1902 (T. XX). C. NAEGELIANUM Bréb. Liste p. 127, N. 15; Rabenh. Flor. Alg. III, 164; De-Not. Elem. Desmid. — | 45, T. IV, F.-94. É una forma tanto lunga quanto larga, con un profondo restringi- mento che produce una stretta insenatura lineare, le due semicellule con una base allargata e con angoli arrotondati, vanno subito restringendosi : il eytiodema porta granulazioni eleganti e delicate. Hab. In alcune pozze ove cola continuamente l’acqua nei « Campi Elisi » villa Rostan; la colsi il 19 Giugno 1903. Gen. EUASTRUM Ebrb. 1831. E. VERRUCOSUM Ehrb. Rabenh. Alg. N. 51-286-1641. Flor. Alg. p. 179, III; De-Not. Elem. p. 33, N. 10, T. II, F. 10, F. populosum Ktz. Sp. Alg. p. 172, N. 2; Bréb. Liste p. 123, N. 6. É una forma grande, largamente ovata, eon un profondo restringimento; ; le due mezze cellule sono trilobe con lobi divergenti, triangolari, colle E estremità larghe e profondamente sinuate. i Hab. É una forma eomune nel lago della villa Rostan, presso le sponde p e nel punto di entrata e di uscita dell’acqua; non è puro; anzi fram- mischiato a molti materiali detritici. 19 Giugno 1903. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 453 E. GEMMATUM Bréb. Liste p. 123, N. 11, Esempl. Riehter. erb. Trevisani Rabenh. Flora Alg. p. 180, Vol. III, Alg. N. 367. É una forma mediocre, lunga cirea il doppio del diametro, con un'an- gusta insenatura lineare. Il vertice è ovato, allungato, lobato: i lobuli sono arrotondati. Le due mezze cellule sono trilobate e recano alla base tre protuberanze, disposte in serie; il eytioderma reca punteggiature e granulazioni sulle protuberanze e sui lobuli. Lungo 0,00225". Hab. Nelle vasche fra i coltivi della tenuta Rostan; presso alla ferrovia ne trovai parecchi esemplari nel fossetto di scolo laterale ad essa. Feb- braio 14, 1902. E. CIRCULARE Hassal. Bréb. Liste p. 122, N. 5; Freshw. Alg. p. 383, N. 7, T. 90, F. 5; De- Not. Elem. p. 36, N. 16, T. III, F. 16; Rabenh. Alg. Flora p. 183; Alg. N. 1853-1902. Questa forma lunga all’ incirca il doppio del dia ha semicellule trilobe, e detti lobi sono più o meno accentuati a seconda degli indi- vidui: verso la base di ognuna di queste sono protuberanze o tumori in numero di cinque, od, anche spesso, in numero maggiore, disposti in doppia serie; o, se sono cinque, alternati; oppure con uno al centro e gli altri intorno ad esso. I lobi alla base sono leggermente sinuati : il lobo polare ha l'apice un poco dilatato oppure diritto, generalmente di- viso in due lobuli. Hab. Nei rigagnoli scorrenti nel bosco della villa Rostan. 18 Marzo 1902, scarso. E. RALFSII Rabenh. Rabenh. Flora Alg. p. 184, Vol. III, Alg. N. 325; De-Not. Elem. p. 35, N. 14. É una forma non molto comune nei baeini da me visitati; presenta una lieve compressione: e nel mezzo è gonfia e un pò più lunga del doppio del diametro. Le due semicellule sono a a base dilatata o». Maipighia, Anno XVII, Vol. XVIIL 454 E. MORTHO e diritte, tronéate ai poli leggermente bilobi. Il eytioderma reca sottili punteggiature disposte in linea retta. Hab. Ne riscontrai 9 esemplari nella villa Rostan e Pignone, di cui tre li trovai fra abbondantissime Spyrogire nel lago in fondo al prato della villa Rostan. 26 Giugno 1903. E. CUNEATUM Jenner. Non posso nettamente percepirlo nel miscuglio. È di forma lanceolata, troncata ad entrambi i poli. Le due semicellule sono cuneiformi larga- mente troncate all'apice che è bifido: il cytioderma reca delicate e mi- nute punteggiature. Lungo 0,0043” Dai caratteri enunciati sì direbbe Hab. Lo trovai nel lago della villa Rostan fra muschi bagnati tapez- zanti le pareti nel punto d’ingresso dell’acqua in detto bacino, 26 Aprile 1902. i E. PINNATUM Ralfs. Brit. Desm. p. 81, N. 4, T. XIII, F. I; Rabenh. Flor. Algarum p. 182, Vol. 3. Detta forma elegante é all'ineirea tre volte la sua larghezza, reca un profondo restringimento o seno, nella parte mediana. Le due semicellule sono profondamente lobate, più ampii i lobi alla base, più ristretti quelli verso gli apici. Alla base di ogni mezza cellula, appaiono tre protube- ranze evidenti. Il eytioderma è delicato, recante punteggiature minu- tissime. Hab. Nella grande vasca laterale al palazzo nella villa Rostan, a 4 metri di profondità, lungo le pareti di detto bacino mista a Pinnularia viridis e detriti. 9 Marzo 1903. E. PECTINATUM Bréb. In Menegh. Syn. in Linn. 1840, p. 222, N. 17; Rabenh. Sa Europas. Vol IIl, p. 80. RETTORE od e ur à RW CUIN MEE Succ E ee VE CIRCA CARO NO eco) epi for ra CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 455 Detta forma, lunga il doppio del diametro, porta nel mezzo un pro- fondo restringimento, e lobi arrotondati. Le mezze celle trilobe, recano alla base tre protuberanze rotonde. Il eytiodema è sottile con minute e delicate punteggiature. Hab. Nel lago della villa Rostan come pure nelle vasche laterali al palazzo dei Marchesi Reggio Rostan nella villa omonima. 19 Marzo 1903. E. ELEGANS Ktz. var. ROSTRATUM Ralfs. Rabenh. Flora Alg. Vol. III, p. 185; Cosmarium elegans Bréb. in Menegh. Synops. in Sinn. 1840, p. 222, N. 20. É bifido ad entrambi i poli, con segmenti rotondi, le due semicellule sono leggermente attenuate, e da entrambi i lati porta due o tre inse- nature: sopra i poli vi è un dente acuto prominente. Il cytioderma è punteggiato delicatamente con punti sparsi. Hab. Nella vasca del Tritone, 19 Marzo 1903, villa Rostan. Gen. MICRASTERIAS Ag. 1827. M. TRUNCATA Bréb. Rabenh. Krypt. Flor. v. Sachs, p. 183, Alg. N. 302, 1284, 1445, 1902; De-Not. Element. p. 32, N. 9, T. II, F. 9. É una forma grande orbieulare, con lievi e minute punteggiature, con semicellule quinquelobate, i eui lobi, basali ed intermedii, recano minute incisioni e lobuli. Il lobo polare è largamente cuneato recante angoli laterali bidentati o semplici. Diam. 0,0041”. Hab. Nel lago della villa Rostan in piecola quantità come pure nelle vasche laterali al palazzo. 27 Marzo 1903. M. PAPILLIFERA Breb. Rabenh. Flora Alg. Vol. III, p. 194, Alg. N. 510. De-Not. Elem. p. 31, NAT SIE Detta forma è scarsa; in tutto il tempo che pratieai le mie ricerche, 456 | . E. MORTEO mi imbattei in tre soli esemplari di questa specie. Le semicellule sono quinquelobate; i lobi basali ed intermedii sono eguali, bilobati, ed i lo- buli bifidi laciniati, con lacinie lineari bidentate. Il lobo polare ha l'a- pice sinuato; ed agli angoli ed al margine reca minutissime dentella- ture. Gli esemplari da me trovati erano misti a forme del genere dia- toma e qualche esemplare di Pinnularia viridis. : Hab. Nelle aeque del Varenna S ura il ponte di Granara. Scarsa. 19 Giugno 1903. Nota. — Convengo eol Rabenh. essere la M. papillifera del De-Notaris molto simile alla Micrasterias apiculata Meneg. M. FIMBRIATA Ralfs. Rabenh. Algen. Europas. N. 1856; Flor. Algar. p. 193; M. Rota Ehrb. int T. XIL ET Non ne riscontrai altro che due esemplari: è una forma orbiculare; le semicellule sono quinquelobate, delle quali ogni lobo è bilobo. I lobi intermedii sono estesi il doppio degli altri e si biforeano nuovamente: le ultime lacinie sono smarginate ed agli angoli recano spine più o meno allongate ed acute a seconda degli individui. Il lobo polare è legger mente prominente, col margine superiore munito di spine. Confrontai i miei esemplari con quelli del Rabenh. nell’ erbario erittogamleo del Tre- visan: essi concordano perfettamente colla M. fimbriata var. ornata. Hab. Nel lago della villa Rostan fra muschi bagnati e Cladofore nel punto di ingresso dell'aequa in detto bacino. 17 Febbraio 1903. Gen. STAURASTRUM Meyen 1893. S. AVICULA Bréb. Rabenh. Flora Algar. p. 204, Vol. III. Alg. N. 1782; Bréb. in Ralfs. Brit. Desmid. p. 140, N. 32, XXIII, F. II Questo Staurastrum triangolare è piccolo, con le due semicellule ven- | si tricose, piane sul dorso, con gli angoli bifidi. I pochi esemplari da me trovati, concordano perfettamente colla figura del Ralfs. Diam. 0,009". - Mab. Nelle aeque ie lago pelle villa Soa: 26 Gennaio 1903. CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 457 S. VESTITUM Ralfs. Brit. Desmid. p. 143, N. 38, T. XXIII, F. 1; Bréb. List. p. 137, N. 7, Rabenh. Flora Alg. p. 218, Vol. III, Alg. N* 1444. É triangolare, con gli angoli prolungati muniti di denti; triforcati agli apici: le semicellule sono gonfie alla regione ventrale, con promi- nenze ed asperità sulla loro superficie. Lunga 0,00165". La forma da me trovata ha le triforeazioni dell' apice molto accuminate. Hab. Nelle acque del torrente Varenna, 23 Marzo 1903, scarso. S. FURCATUM Bréb. Liste p. 136, N. 2; Asteroranthidium furcatum Ktz. Spec. Alg. p. 183, N. 1; Rabenh. Flora Algar. p. 218. É una forma scarsa: ne conservo qualche esemplare nei miei preparati ; ma non é molto in buono stato. É tanto lunga quanto larga; e reca alla superficie granulazioni delicate e sottili. Se noi osserviamo una semicellula, è di forma elissoidale, globosa, e porta, sul margine esterno, delle prominenze bifide in numero di cinque equidistanti all'incirca l'una dall’ altra. Si tratterebbe perciò più del St furcatum del Perty che della forma descritta dall’ Ehrb. Diametro 0,0015". Hab. Nel rigagnolo e negli stillicidi abbandonati di una vasca sul con- fine tra la villa Rostan e Pignone in fondo alla valle fianeheggiante la strada di 8. Alberto. 29 Marzo 1903. S. MURICATUM Bréb. In Menegh. Syn. in Linn. 1840, p. 226, N. 7, Sist. p. 141, N. 29; Phy- castrum muricatum ed apicolosum Ktz. Spec. Alg. p. 182, N. 25 e 26; Rabenh. Flora Alg. p. 208. É uno Staurastrum di media grossezza, di CR conica, con asperità alla superficie. Gli angoli sono arrotondati ed i lati leggermente con- 458 E. MORTEO vessi. La forma che raccolsi è perfettamente uguale a quella del Ralfs nell’ Erbario del Trevisan. Hab. In una vasca fra i coltivi presso la ferrovia, nella villa Rostan, in discreta quantità. 27 Aprile 1902. S. ORBICULARE Ralfs. De-Not. Elem. p. 55, T. V. F. 53; Rabenh. Flora Algarum p. 200, Vol. HI; Phycastrum orbiculare Ktz. Spec. Alg. p. 178, N. 1; Desmidium orbiculare Ehrb. i Detta forma si presenta avvolta in una specie di mucillagine; le se- mieellule sono semi-orbicolari, con angoli più o meno ottusi, con dorso elevato, leggermente piramidale. La forma da me trovata, presenta, con- frontata cogli esemplari del Richter e del Rabenhorst, dell’ erbario crit- togamico del Trevisan, gli angoli molo acuti; però credo si anis senza dubbio, riferire allo S. orbiculare. Diam. 0,0009". Hab. Nell'aequedotto della villa Rostan, in pozze lungo il suo e corso, 9 Luglio 1902. S. MUTICUM Breb. Rabenh. Flora Europ. Algarum. Vol. III, p. 200; De-Not. Elem. p. 59, N. 52, T. V, F. 33; Phycastrum muticum Ktz. Spec. p. 179, N. 3; S. trilobum Menegh. Conp. Alg. Eugan. p. 18. É la forma più comune che io abbia riscontrato nella regione di Mul- tedo, in una piccola vasea della villa Pignone; come pure in molti dei bacini della villa Rostan. Rasehiando le pareti di essi, o fra le Clado- fore ed i muschi bagnati, accade, sovente, di rinvenire piccoli gruppi di questi individui, involti in una specie di guaina mucosa. Sono forme recanti un profondo restringimento, a semicellule ellittiche, che, viste dal | : vertice, appaiono triangolari o quadrangolari. Gli angoli sono rotondi, 3 i lati sono leggermente sinuati. Hab. Nelle vasche delle due ville Rostan e Pignone nel mese di Marzo ; ed in 1902- 03. ec pde dure È È E e I WR Rao. AM REPE CONTRIBUTO ALLA CONÓSCENZA DELLE ALGHE, RCC. . 459 S. SPONGIOSUM Breb. Menegh. Syn. in Linn. 1840, p. 229, N. 19, List. p. 138, N. 11; De-Not. Elem. p. 48, N. 36, T. VI, F. 37; Desmidium ramosum Ehrb. Verb. T. IV, F. 21; Asteroranditium ramosum Ktz. Spec. Alg. p. 184, N. 6 : Un seno stretto divide le due semicellule di questa speeie su eui ap- paiono, sparse, brevi prominenze o bitorzoletti press'a poco tutti uguali in lunghezza. Le semicellule, se noi le guardiamo dal vertiee, sono tri- angolari, con angoli ottusi, coi lati piani o convessi a seconda dei varii individui. Diam. 0,0018. Hab. In una vasca della villa Gavotto fra abbondanti esemplari di La raecolsi il 6 Giugno 1903: non rara. 8. PARADOXUM Megen. Bréb. Liste p. 139, N. 19; Rabenh. Flora Algarum Vol. III, p. 210; Ralfs. Brit. Desmid. p. 138, N. 29, T. XXIII, F. 8. É una forma molto rara, a semicellule gonfiate alla base, arrotondate sul dorso, con apici triforeati. I tre esemplari che raceolsi, sono uguali a quelli del Richter. Hab. Nel lago della villa Rostan fra le numerose Cladofore che ven- gono trasportate dalla corrente presso la bocca di uscita dell’acqua. S. PUNCTULATUM Bréb. Rabenh. Fl. Europ. Alg. Vol. III, p. 208; De-Not. Element. p. 51, N. 43, T. IV, E: 43; S. retusum Bréb. 1. c. Questa piccola forma a semicellule ellittiche l'ho trovata abbastanza comune nelle acque del torrente Varenna. É ornata di granulazioni; sul dorso é largamente arrotondata. Appare triangolare se veduta dal vertice, con gli angoli smussati. Hab. Nelle aeque del torrente Varenna nel mese di Gennaio 1903. 460 E. MORTEO 8. SAXONICUM Rabenh. Rabenh. Krypt. Flor. v. Sachs. p. 190. É una forma abbastanza grande, con semicellule ornate di aculei di- sposti in serie regolari. Vedute di lato, le mezze cellule appaiono ellis- soidali: i vertici sono triangolari con angoli arrotondati. Lateralmente detta forma è leggermente concava. Diam. 0,0027-0,0019". Hab. Nellago villa Rostan. 6 Die. 1902, scarso. S. CUSPIDATUM Bréb. Menegh. l e. N. 5, Liste p. 142, N. 35; Rabenh. Flora Algarum p. 203, Alg. N. 1327-1856; Binatella tricuspidata Brèb. Alg. Falaise p. 97, T VHL É una piccola forma con un seno molto grande. Le semicellule, con- giunte da un istmo cilindrico allungato, sono fusiformi, quasi piane sul dorso. É lunga all’ incirca 0,00114”. Hab. Nel lago della villa Rostan, nelle vasche laterali al palazzo; ed in un bacino fra i coltivi lungo il pendio della collina sul « Piano di Carmagnola ». 16 Giugno 1902 e 19 Giugno 1903. S. TETRACERUM Kutz. Micrasteria tetracera Kutz. Syn. Diat. in Linn. p. 602, F. 83-84; S. tetracerum Delp. Spec. Desm. Subalp. p. 161, Tav. XI, F. 25-28, Petit. Liste. Desm. Env. de Paris in Bull. Soc. Bot. France, T. 24, pag. 6. La forma che rinvenni al confronto con le tavole e la descrizione degli autori sopra accennati, coneorderebbe, per i dati che posso percepire, col S. tetracerum. Però l’unico esemplare di questa specie è molto in cattivo stato; e non posso vederne chiari i caratteri. Hab. Unico esemplare, nel lago della villa Rostan. 19 Giugno 1903. ape CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 461 Gen. XANTHIDIUM Ebrb. 1832. X. ARMATUM Bréb. De-Not. Element. p. 47, N. 34, T. IV, F. 35; Cosmarium armatum Bréb. in Menegh. Synops. in Linn. 1840, p. 218, N. 2. É una grossa forma di Xantidium, lunga eirca il doppio del diametro; con semicellule ad angoli arrotondati con aculei trifoidi: il eytiodeema è provvisto di verruche. Detta forma è larga 0,0037 - 0,0045". Hab. Nel lago della villa Rostan. Gennaio 1903. X. CRISTATUM Bréb. Rabenh. Krypt. Flor. V. Sachs. I, p. 196, Alg. N. 341. Questa piccola forma ha semicellule emisferiche-reniformi, con un u- nico aculeo curvato ad entrambi i poli. Veduta questa specie dal dorso è ovata ellittica. Insieme a detta forma, ve ne è un’altra, con semicel- lule troncate ad entrambi i poli, con aculei uncinati. Detta forma la classifica per la varietà Yanthidium uncinatum. Confrontai questi esem- plari eon quelli del Ralfs e vidi che gli aculei, nella forma da me ri- scontrata, sono corti e tozzi. Hab. Nel lago della villa Rostan sul fondo fangoso fra detriti. 25 Giugno 1903. Gen. ARTHRODESMUS Ehrb. 1836. A. INCUS Bréb. Rabenh. Alg. N. 1224-1570; Cosmarium incus Bréb. in Menegh. Syn. in Linn. 1840, p. 298, N. 17. È una specie a semicellule quadrangolari allungate, tanto lunga quanto larga; con un restringimento mareatissimo lineare. Gli angoli esterni di ogni cellula recano aculei allungati divergenti. Diam. massimo 0,00097”. Hab. Nelle vasche laterali al palazzo nella villa Rostan, come pure nei rigagnoli seorrenti nella medesima villa. 13 Giugno 1903. 462 . E. MORTEO A. CONVERGENS Ebrb. Rabenh. Alg. N. 341 e 1227; Staurastrum convergens Naeg. Alg. 114, EALO EL Questa forma mediocre armata di aculei convergenti, porta un restrin- gimento profondo e stretto. Le semicellule, ellittiche-reniformi, recano, ad entrambe le estremità, un lungo aculeo curvato. Nello stesso preparato vedo forme con aculei molto aecorciati; ed altre con semicellule fusi- formi ed aculei allungati. Sono presente a due varietà della medesima specie. Di queste due forme è più abbondante però nel miscuglio quella ad aculei abbreviati che quella ad aculei estesi. Hab. Comuni nel rigagnolo fiancheggiante una cascinetta « Rasiora ». 3 Giugno 1903. Fam. ZIGNEMACEE. Gen. RHYNCHONEMA Ktz. 1849. R. HASSALLII Ktz. Rabenh. Krypt. Flor. v. Saehs. p. 205, Alg. N. 2039. Detta forma la rinvenni nel lago della villa Rostan mista a moltis sime Spirogire. É un filamento articolato con articolazioni di diametro | 0,0012 -0,0013 lunghe da 5-6 la larghezza. Le spore fusiformi, cilindriche, sono, a maturazione, di un colore opaco. Confrontai i miei esemplari con quelli dell'erbario erittogamieo del Trevisan e si combinano perfettamente. Hab. Nel lago della villa Rostan e nel torrente Varenna il 27 Marzo | : 1902. Gen. SPIROGYRA Link. 1820. S. TENUISSIMA (Hassal.) Ktz. Rabenh. Krypt. Flor. vou Sachs. I p. 206. Alg. Sub. N. 433; Zignemü 3 tenuissimum Hassal in Annal. of Not. Hist. X, p. 4I. . Questa Spirogira minutissima è rara nelle aeque dolci di Multedo: — qualche esemplare, sparso, ne rinvenni nelle acque del torrente Varenna. | É sottile di diametro, 0,00033-0,00034”; ogni articolazione è cirea 78. ACE IM urb MES CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 463 volte il diametro eon eromatofori a spira di un bel colore verde chiaro. Hab. Nel torrente Varenna. 9 Febbraio 1903. SP. WERBERI Ktz. Rabenh. Krypt. Flor. v. Saehs. p. 206. Alg. N. 298-634; Spirogyra ven- tricosa Kutz. Spec, 437, T. V, F. 29-30. É una forma verde giallastra, con 4 spire ogni cellula; qualche volta però, sullo stesso individuo, si vedono articolazioni a 4 e 5 spire. Le articolazioni di diametro 0,0008 sono 4-7 volte il diametro in lunghezza. Hab. Nei rigagnoli della villa Rostan ove in aleuni punti appare sotto forma di ciuffi, di colore verde pallido. 14 Marzo 1902. SP. SUBAECQUA Ktz. Rabenh. Crypt. Flor. V. Sachs. p. 210, Alg. N. 23, 1474. Questa forma eomunissima nei bacini della villa Rostan, come pure abbastanza comune nelle piccole vasche dell' Orto Botanico Genovese, si presenta in cespiti di colore verde oliva, con articolazioni di diametro 0,00248” e lunghe all'incirca il doppio. Hab. Nella vasca in fondo al prato nel giardino della villa Rostan. 12 Giugno 1903. SP. DUBIA var. LONGIARTICULATA Ktz. Rabenh. Flora Alg. p. 243, Vol. III. Reca articolazioni cilindriche, cinque volte più lunghe del diametro: è di colore verde intenso, e lubrica, le spire sono in numero di due o tre, avvolte da citoptasma trasparente. Hab. Detta forma non è molto comune: la raccolsi presso la cascina « Iumelà » in un rigagnolo, 7 Luglio 1902, mista a Spirogira rivularis. 464 E. MORTEO SP. RIVULARIS. Rabenh. Flora Algar. Vol. III, p. 243. Lungo le sponde del torrente Varenna ed in un rigagnolo vicino alla cascina « Tumelà » situata presso la strada di S. Alberto, il 23 Marzo 1903. É verde, lubrica, con articolazioni cilindriche 10 volte più lunghe del diametro, con 2-3 fascie spirali con noduli, avvolte da un sottile cityoderma. SP. CRASSA Ktz. Rabenh. Fl. Alg. p. 246; Zygnema serratum Hassal. Freshn. Alg. p. 140, NAT XXUI, E. d e39. É di color verde, con articolazioni di diametro 0,0051". Citoplasma sottile omogeneo, con eromatofori a spira in numero di quattro profon- damente incisi e dentati. Hab. Nel lago della villa Rostan contro le pareti ed i sassi che cir- condano la chiusa dell’acqua nel lago. 11 Marzo 1903. Gen. ZYGNEMA Ktz. 1843. Z. VAUCHERII Ag. Rabenh. Krypt. Flor. v. Sachs. p. 213, Alg. 519-639; Ktz. 1. e. de Bory. Cons. p. 78. É una forma verde intensa con articolazioni sterili, di diametro 0,0009", lunghe 3-4 volte il diametro stesso. Le fruttifere le ho potute osservare: esse seno gonfie al mezzo e ristrette leggermente alle due estremità. Le zigospore sono ellissoidali. É una forma rara: la rinvenni nel lago della villa Rortan. 18 Giugno 1903. i Z. CRUCIATUM Ag. Rabenh. Kript. Flor. v. Sachs. I, p. 212, Alg. N. 95, 712; Ktz. Phyed. Gen. p. 280, N: 3, T, 15, F. IL a ~ È una forma color verde pallido, con articolazioni sterili cilindriche, n CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLE ALGHE, ECC. 465 di diametro 0,0019", le fruttifere non sono tumide, con zigospore glo- bose di colore fosco. Hab. Nel torrente Varenna presso un mulino, 9 Febbraio 1903. Gen. ZYGOGONIUM Ktz. 1843. Z. GRACILE Berh. Kiz Le É di colore verde pallido, eon artieolazioni lunghe quasi 5 volte il diametro (1/151^"). Z. AEQUALE Ktz. Z. Sazonicum Rabenh. Alg. N. 124, Fl. Ale. V. III, p. 255. Detta forma è molto comune nelle acque stagnanti dei bacini nella villa Rostan. É di colore verde giallastro, con articolazioni lunghe due volte il diametro: il citoplasma è molto sviluppato. Hab. Nel giardino villa Rostan sulle sponde bagnate perennemente. 4 Giugno 1903. Z. CONSPICUUM Ktz. Rabenh. Flora Alg, p. 253, Vol. III; Hassal. Annals. of Nat. Hist. XII, p. 188 T. VI P 19 É una forma molto rara: ne conservo qualche esemplare che raccolsi nelle acque del torrente Varenna. Essiccata, è di colore verde giallastro e qualora si umetti la carta su cui l' ho posta, la tinge di colore giallo. Le articolazioni sono lunghe cirea 2 1/2 la loro larghezza, con cyto- plasma tumido e lancelloso. Zigospore globose. Hab. Torrente Varenna. Dicembre 1902. Fam. CONFERVACEAE. Gen. CONFERVA Link. 1820. C. TENERRIMA Ktz. Rabenh. Krypt. Flor. Sachs. p. 245, Alg, N. 17; Ktz. Alg. aq. dulce 55. Questa forma di colore verde pallido, ha articolazioni lunghe 5 volte 466 E. MORTEO il loro diametro che è 0,00016". É abbastanza comune nel lago della villa Rostan: quivi la raceolsi il 9 Luglio 1902. C. BOMBICINA Ag. Rabenh. Krypt. Flor. V, Sachs. 1, p. 246, Alg. N. 109; Ktz. Alg. exs. N. 59. Gli esemplari di detta specie sono molli, verdi, alle due. estremità delle articolazioni allungate cilindriformi, vi sono restringimenti molto accen- tuati. Nelle forme essiccate del Ktz., nell’ erbario crittogamico del Tre- visan, i restringimenti non sono così accentuati come nella specie da me trovata. Hab. Presso una vasca sul confine fra le ville Pignone. e Rostan. 29 Giugno 1902. Gen, CLADOPHORA Ktz. 1843. C. GLOMERATA Ktz. Kg. L c. p. 405, Rabenh. Flor. Eur. Alg. III, p. 339: De-Not. Sp. Alg. lig. 118. É comunissima nel torrente Varenna, nel lago della villa Rostan, ed in una vasca sul confine fra la villa Rostan e Pignone, ove ne riveste completamente le sponde. Si presenta in ciuffi di color verde: se si estrag- gono dall’ acqua sono leggiermente giallastri, più o meno ramificati. Con articolazioni di diamatro 0,00147". 26-27 Novembre 1902. Dorr. G. GOLA Lo zolfo e i suoi composti nell'economia delle piante. RICERCHE DI FISIOLOGIA VEGETALE CONTRIBUZIONE III. E Nuove ricerche sui composti a S labile nel regno vegetale. ; ; Nella prima contribuzione allo studio delle sostanze solforate nel regno vegetale (*), io esponevo i risultati di aleune ricerche sulla presenza nei tessuti meristematici di una sostanza solforata a S labile, simile per le sue reazioni, se non identica alla eisteina. Tale sostanza si può rico- noscere con varii metodi dei quali il più conveniente è il trattamento Successivo del tessuto con idrato potassico e nitroprussiato sodico; ín - Questo modo si ottiene una colorazione roseo-porporina dei tessuti nei quali esiste la sostanza in discorso. Sulla distribuzione di questa io riferii ampiamente, facendo rilevare come la sua presenza fosse carat- teristica dei plasmi i quali posseggono la proprietà di dare origine a nuove cellule. Nella enumerazione degli organi vegetali tralasciai di proposito dall’ accennare alla presenza di tale sostanza anche nei semi, stimando opportuno eseguire su tale fatto studii più particolareggiati. Vengo ora a dar conto dei risultati di queste ricerche sui semi, e di altre della stessa natura aventi per oggetto lo studio della medesima Sostanza solforata in varie condizioni di vegetazione delle piante onde meglio ehiarirne la natura chimica ed il significato fisiologico. Ricerche sull'esistenza di composti a S ossidato o stabile e di altri a S labile nei semi vennero già eseguite da parecchi anni e specialmente da Berthelot (*) al quale dobbiamo delle cifre sui rapporti tra la quan- tità di S ossidato e S labile esistenti nei semi di cirea una dozzina di à) « Malpighia » Vol. XVI, 1902. €) BERTHELOT et AxpRÉ, Chimie végétale el agricole. 468 G. GOLA piante; in queste ricerche però non è data alcuna notizia sulla localiz- zazione di tali diverse eombinazioni solforate; notizie che potrebbero fornire qualehe indicazione sul loro. rispettivo valore fisiologieo. Credo perciò che non riusciranno inutili aleune osservazioni le quali, pur es- sendo solamente di natura qualitativa, sono peró piü estese nel regno vegetale ed eseguite avendo riguardo alla localizzazione nei varii organi. Come dissi più sopra sottoponenendo i semi all’azione successiva del- l'idrato potassico e del nitroprussiato sodico, appare evidente la presenza in essi di composti solforati labili del gruppo della cisteina; anzitutto potei constatare tale fatto nel cono radicale di tutti i semi da me esa- minati servendomi come reattivo sia del nitroprussiato, che dei sali ra- mici; uguale fatto, ma un po’ meno costante, si verifica studiando il cau- licino degli embrioni stessi; in questo caso la reazione è talvolta masche- rata dalla presenza di sostanze coloranti, come ad esempio dal pigmento verde nell’ embrione di Nelumbium speciosum; basta però eliminare tale colorazione con adatti solventi per rendere visibili le reazioni di S labile. La presenza delle sostanze solforate nei due apici assili dei semi rientra nel easo già studiato nelle note precedenti trattandosi di organi eosti- tuiti da tessuti destinati a proliferare attivamente all'inizio della ger- minazione e non ho nulla da aggiungere a quanto già dissi in riguardo agli apici radicali e caulinari. Più interessante è ora lo studio dei tes- suti di riserva dei semi stessi. In questi la presenza di S in combina- zione labile è pure costante, ma nello stesso modo che nei semi sì ve- rificano varie disposizioni per accumulare le sostanze di riserva, sia riguardo agli organi che debbono contenerle, sia riguardo alla quantità ed alla composizione chimica di queste stesse riserve, così varia è la localizzazione e la qualità dei composti ad S labile ehe si trovano nei semi. Come già ebbi occasione di accennare la presenza di tale S labile è strettamente legata a quella delle sostanze proteiche e col variare della quantità di queste nei semi si ha una corrispondente variazione per ciò che riguarda lo zolfo; e per meglio dimostrare questo fatto associai sempre nel corso di queste esperienze, le reazioni di S labile a quelle d delle so- stanze proteiche. 3 Prima di procedere più oltre ad illustrare le particolarità della distri- - i; MESS LO ZOLFO E I SUOI COMOPOSTI NELL'ECONOMIA DELLE PIANTE 469 buzione dei corpi che ora ci interessano trasciverò i risultati delle ri- | cerche praticate sopra un certo numero di semi di piante appartenenti alle principali famiglie; semi scelti avendo riguardo sia ai varii organi destinati a contenere le riserve, sia ai varii tipi chimici delle riserve stesse. Così ho avuto cura di scegliere semi aimilacei, cellulosici, oleosi, semi nei quali queste varie sostanze e quelle proteiche fossero contenute nel- l albume, nel perisperma, nei cotiledoni oppure nell'intero embrione. Avena nuda L. Albume farinoso. Reazione positiva ma debole delle so- stanze proteiche, negativa quella dell’S labile nell’ albume salvo che nelle cellule aleuroniche, positive entrambe nell’ embrione. Hordeum distichum L. Albume farinoso. Come sopra. Triticum vulgare Vill. Albume farinoso. Come sopra. Panicum miliaceum L. Albume farinoso. Come sopra. Zea Mays L. Albume farinoso. Come sopra. Ornithogalum umbellatum L. Albume cellulosico. Positiva la reazione delle sostanze proteiche, negativa quella dell’ S labile nell'albume; po- sitive entrambe nell’ embrione. Muscari comosum Mill. Albume cellulosico. Come sopra. Asphodelus albus W. Albume cellulosico. Reazione come sopra. Convallaria majalis L. Albume cellulosico. Reazioni eguali a quelle del- l'Oraithogalum. © Xiphion Pseudacorus Parl. Albume cellulosico. Come sopra. Xiphion foetidissimum Parl. Albume cellulosieo. Come sopra. Iris Güldenstaedtiana Bbrst. Albume cellulosico. Come sopra. Canna indica L. Perisperma cellulosico. Reazione positiva delle sostanze proteiche e negativa di S labile nel perisperma; positive entrambe nell’ embrione. Arum maculatum L. Albume cellulosico. Reaz. eguali a quelle dell Aveza. Chamaerops humilis L. Albume prosa Reazioni come nell’ Orzitho- galum umbellatum. Paeonia triternata Pall. Albume oleoso. Positiva la reazione delle sostanze proteiche nell’ albume e nell’ embrione; S labile solo nell'embrione. Nuphar luteum Smith. Perisperma farinoso. Reazioni come nella Paeonia. Nelumbium speciosum Willd. Eieqermes rinse cogit intensa dele. . 30. Malpighia. Anno XVIII, Vol. XVII. | | * 470 G. GOLA sostanze proteiche nel perisperma e nell’ embrione; S labile ab- bondante assai nel perisperma; reazione debole e manifesta solo dopo allontanamento della clorofilla nell' embrione. Ricinus communis L. Reazione di 8 labile positiva nell'apice radicale; negativa altrove; positiva la reazione di Millon in tutti i tessuti. Phytolacca esculenta L. Albume farinoso. Sostanze proteiche evidenti solo nell embrione; così pure l’ S labile. Trapa natans L. Cotiledone farinoso. Reazioni deboli di S labile e di sostanze albuminoidi. ; Lathyrus latifolius L. Cotiledoni amiliferi. Reazione positiva ed assai evidente delle sostanze proteiche e dell’ S labile. Pisum sativum L. Cotiledoni amiliferi. Come sopra. Lupinus albus L. Cotiledoni amiliferi. Come sopra. Astragalus Cicer L. Cotiledoni amiliferi. Come sopra. Robinia Pseudacacia L. Cotiledoni amiliferi. Come sopra. Cicer Arietinum L. Cotiledoni amiliferi. Come sopra. Gleditschia macroacantha Desf. Albume cellulosico e cotiledoni amilacei. Reazioni delle sostanze proteiche in tutti i tessuti di riserva; S labile solo nei cotiledoni. Ceratonia Siliqua L. Come sopra. Gymnocladus canadensis Lam. Come sopra. Pyrus communis L. Cotiledoni oleosi. Reazioni evidenti negli apici cau- linari e radicali, non nei cotiledoni. Amygdalus communis L. Cotiledoni oleosi. Come sopra. Pastinaca sativa L. Albume oleoso. Reazione di Millon e di S labile vi- sibili solo nell' embrione. Cucurbita Pepo L. Embrione oleoso. Sostanze proteiche in tutto l em- brione; reazione di S labile solo nell’ apice radicale. Galium Aparine L. Reazione di S labile negativa nell'albume; positiva in entrambe le reazioni in tutte le parti rimanenti. Onopordon Acanthium L. Cotiledoni oleosi. Reazione positiva dell’ S labile nell’ apice radicale; negativa nei cotiledoni; positiva in tutte le parti quella di Millon. | —. Lappa major. Gaertn. Come sopra. > Lappa tomentosa All Come sopra. LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL'ECONOMIA DELLE PIANTE 471 Dai risultati di tali ricerche si vede che l’intensità della reazione del- lS labile è in istretto rapporto colla maggiore o minore quantità di sostanze albuminoidi contenute negli organi di riserva. Però in parecchi casi parrebbe che tale reazione sia negativa quando pure sia certo che abbondanti sostanze proteiche siano contenute nei tessuti di riserva. Tale fatto si verifica specialmente nei semi oleosi (Paeonia, Pyrus, Amygdalus, Pastinaca, Cucurbita, Onopordon, Lappa); in questi casi la sostanza grassa impedisce una conveniente penetrazione della potassa ostacolando così la reazione; basta però estrarre con un solvente i grassi per rendere pos- sibile la penetrazione della potassa, oppure basta porre il seme a rigonfiare nell’ aequa e lasciarlo a sè per qualche tempo: è noto che uno dei primi fenomeni che si osservano durante la germinazione dei semi oleosi è l'emulsionamento dei grassi; appena avvenuta l emulsione, la potassa puó penetrare rapidamente nel tessuto ed agire convenientemente. Un esempio bellissimo di tale impedimento ed una dimostrazioue delle cause di questo fatto, si ha esperimentando su semi di Ricinus communis, o di Cucurbita Pepo. Nei semi ricchi di albume corneo (Convallaria, Ornithogalum, Belle- valia, Iris, Asphodelus, Chamaerops, Galium) le sostanze proteiche sono relativamente poche in confronto delle riserve di carboidrati ed in tali semi la reazione dell S labile si presenta spiccata solo nell’ embrione; tale fatto è generale a tutti i semi a riserve cellulosiche da me studiati; forse la lentezza della idrolisi delle riserve di questi semi permette che i composti labili di S si formino anch’ essi più tardi durante la germi- nazione senza che esistano preformati. Nei semi delle graminacee (Avena, Hordeum, Triticum, Panicum, Zea) lo zolfo labile è percettibile solo nell' embrione e nello strato aleuronieo, @ qui ancora è mascherato dalle sostanze facilmente colorabili dei vieini tegumenti. Nei perispermi il contenuto in S labile è sempre in rapporto colla pre- senza delle sostanze albuminoidi; così è abbondantissimo nel Nelumbium, nullo o quasi in quelli del Nuphar e della Canna. Distribuzione dei composti a S labile durante la germinazione normale dei semi. Anche sulle Vafrinn che subiscono i prodotti solforati 472 UE BOLA dei semi durante la germinazione, non maneano le ricerche special- mente della scuola di Sehultze. Aleuni lavori sono recentissimi, però limitati allo studio dei semi di Zupinus albus L. (*) ed avendo piut- tosto di mira lo studio e la determinazione delle sostanze solforate ehe si formano durante la germinazione. Io mi occupai piuttosto di studiare il fatto dal punto di vista topografico, valendomi della sen- sibilità del reattivo al nitroprussiato per determinare la localizzazione. A tale scopo restrinsi le ricerche a un numero limitato di semi: Pi- sum sativum L., Ceratonia Siliqua L., Gleditschia macracantha, Ricinus communis L., Nelumbium speciosum L., Zea Mays L., Hordeum vulgare L., Canna indica L. Potevo così osservare i varii tipi di semi, sia a seconda dei tessuti di riserva, che delle riserve stesse; premetto che per il Nelumbium e la Canna le osservazioni furono limitate solo ai primi stadii della germi- nazione, mentre per gli altri seguii le osservazioni fino all'esaurimento dei materiali di riserva. I semi erano collocati sotto campane e sopra carta bibula umida; una serie era coltivata in piena luce, un'altra in oseurità completa, e pel resto in eguali condizioni; la germinazione era regolare senza essere disturbata da muffe o da microrganismi della pu- trefazione. Poco dopo avvenuto il rigonfiamento, si nota già, come si disse, nei semi oleosi la comparsa della reazione in tutte quelle parti dei tessuti di riserva nei quali le sostanze proteiche erano mascherate dai grassi. Ho già fatto notare eome il fatto in parola sia da attribuirsi piuttosto ad una più facile penetrazione del reattivo che ad un' azione idrolitiea dei fermenti sulle sostanze proteiche; più tardi, quando inco- mincia realmente tale idrolisi, si osserva una più grande labilità dell’S proteico. Allorchè la giovine pianticella è uscita dagli invogli del seme, la reazione è percettibile in tutte le sue parti, caulicino, asse ipocotile, radici, ma ciò per brevissimo tempo perchè assai rapidamente sì stabi- lisee una differenza di intensità della reazione nelle diverse parti; chè ( E. ScuuLTzE, Ueber Tyrosin-Bildung in den Keimenden Samen von Lupinus albus und über den Abbau primürer Eüceisszersetzungsprodukte | in dem Keimpflanzen. Ber. d. d. Bot. Gess. Bd. XXI, 1903, Heft. 4. N LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL’ ECONOMIA DRLLE PIANTE 473 se intensissima è la colorazione che si può ottenere agli apici delle ra- dici, relativamente meno intensa è quella che si può ottenere nelle altre parti dell’ apparato radicale e nell’ asse ipocotile, minore ancora, e solo nei primi momenti della germinazione, la si ha nelle foglioline. Nei tes- suti di riserva, siano essi l’ albume o il perisperma, o i cotiledoni, l’ S labile si riscontra sempre relativamente abbondante, sempre che vi fos- sero prima state presenti in notevole quantità le sostanze proteiche. Nei semi quindi ad albume corneo, nei quali relativamente poca è la so- stanza proteica, tale reazione non si osserva bene; così pure negli al- bumi di Gleditschia, di Ceratonia e di Gymnocladus che insieme coi co- tiledoni costituiscono gli organi di riserva, si ha una reazione debole delle sostanze solforate, e ciò perchè gli albuminoidi sono immagazzinati specialmente nei eotiledoni. Nell’ Hordeum e nella Zea Mays si osserva una comparsa progressiva di S labile, man mano che procede verso il centro l idrolisi del contenuto dell’endosy . Coll'avanzarsi della ger- minazione, la diffusione dell'S labile va facendosi più limitata e cioè si trova: all'apize e nei cordoni procambiali della radice e delle radichette ; con minor intensità nei fasci vascolari delle radici stesse; nei caulicini la si trova solo nei fasci vascolari, e nelle foglioline va sempre più scom- parendo coll’ accentuarsi della colorazione verde. Nei semi più ricchi di azoto, e specialmente nelle leguminose, la reazione col nitroprussiato si verifica anche nell’ epidermide della zona pilifera delle giovani radici e va scomparendo col disquamarsi delle cellule stesse neile porzioni più adulte. Nel Pisum poi i cotiledoni sono già esauriti di sostanze albu- minoidi mentre ancora abbondante è l'amido; le sostanze proteiche e i composti a S labile sono limitati ai soli fasci vascolari che percorrono i cotiledoni stessi. Da quanto ho premesso appare chiaro che, cessato il primo periodo di rapida dislocazione dei composti di riserva nelle parti delle piante in via di sviluppo, la sostanza solforata labile va limitandosi rapidamente in quelle parti nelle quali si troverà poi nella pianta adulta, mentre la massima parte di essa va, con tutta probabilità, ossidandosi rapidamente, come ne sono prova i numerosi dati analitici sulla germinazione i quali mostrano in questo periodo un grande aumento di solfati. 474 G. GOLA Nelle piante germinanti eziolate il fenomeno decorre in modo analogo nelle sue linee generali; però è noto come nelle piante eziolate si abbia uno squilibrio tra la scissione dei composti di riserva, e l’ utilizzazione dei prodotti disciolti; questo squilibrio si esplica, come già si conosce, colla formazione di abbondanti carboidrati disciolti, e di composti ami- dati (asparagina, tirosina, glutammina, arginina, ecc.). In modo analogo si nota nelle piante eziolate l’accumularsi delle sostanze disciolte ad S labile le quali si trovano, si può dire, in tutte le cellule, onde la rea- zione di queste appare più intensa in tutte le parti della nuova pianti- cina; inoltre, coll’ aumentare delle dimensioni della pianticella, la loro presenza non resta limitata ai fasci vascolari e agli apici vegetativi, ma è sempre diffusa a tutti i tessuti ed anche, sebbene in grado minore, alle foglioline. L'azione degli anestetici sui semi germinanti si manifesta, come è già stato studiato ('), con un arresto di tutte quelle proprietà del protoplasma. le quali sono legate alle sue proprietà vitali, senza avere aleuna influenza su quelle che sono indipendenti della vita stessa, come i processi dovuti agli enzimi contenuti nel plasma. Così facendo agire gli anestetici sui semi nei quali è già cominciata l'azione degli enzimi idrolitici, tale azione si continua, mentre è pienamente arrestata ogni attività sintetica e formativa, attività dipendenti, almeno secondo la nostra conoscenza, dalle proprietà stesse del plasma vivente e non di enzimi in esso conte- nuti. É naturale che se le variazioni quantitative e topografiche dei com- posti a S labile dovessero, anche in queste condizioni, procedere in modo analogo a quello di altri corpi dei quali è indiscusso l'ufficio fisiologico, sarebbe possibile dimostrarne l'importanza nel ricambio organico delle piante. Delle esperienze da me eseguite a questo proposito, citerò le seguenti che ebbero risultati più concludenti. 30 ottobre. Si pongono a germinare al buio ed alla temperatura di 15-18° dei semi di Pisum sativum e Cicer arietinum. I semi sono posti s0- (! CLAUDE BERNARD. Phénomènes de la vie, T. I, p. 272. DETMER, P/lan- zenphys. Prakticum. SOAVE, Contri. allo studio della funzione genie degli enzimi. Ann. R. Accad. d" + XLIII. 1900. LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL'BCONOMIA DELLE PIANTE 475 pra della garza distesa sopra un eristallizzatore contenente acqua. Quando i semi hanno emesse le radichette (5 novembre), si portano i vasi alla luce e si segue lo sviluppo delle piantine; il 7 novembre si pone in ogni vaso, per ciascuna specie di semi, dell’ acqua cloroformata, in un altro una soluzione 1 °/,, di idrato di eloralio e in un terzo dell’acqua comune; in tutti poi si pone, nelle proporzioni indicate da Detmer, una miscela di sali nutritizii (*). Il 10 novembre si nota già una marcata differenza nello sviluppo delle varie pianticine; mentre quelle normali sono abbastanza evolute in tutte le loro parti, quelle avvelenate con clo- ralio presentano uno sviluppo un pò minore nella parte aerea, senza mo- strare però alcun segno di sofferenza, le radici invece sono notevolmente arretrate rispetto a quelle delle piante normali, più corte e prive di ra- dichette secondarie su tutta la parte immersa nel liquido; nel breve tratto che non tocca il liquido appare qualche bozza di radichetta se- condaria; queste invece sono numerose su tutta la porzione già evoluta delle radici delle piante normali. Nei semi avvelenati con cloroformio il rallentamento dello sviluppo è esteso a tutte le piantine le quali per ‘tutta la loro superficie sono esposte all’ azione del veleno. Nei giorni seguenti le differenze tra le varie piante vanno accentuan- dosi, finchè il giorno 15 si trovano: rigogliose e in pieno sviluppo le piante normali; avvizzite, ma verdi e senza altri segni di sofferenza, le parti aeree delle pianticine in cloralio, sempre più arretrate nello svi- luppo rispetto alle altre, quelle in eloroformio. Nelle piante sottoposte ad anestesia si osservano le radici principali prive di radici avventizie ; esse sono ingrossate e turgide salvo che alla parte apicale le quali sono assottigliate più delle normali e flaccide. All’ esame col nitroprussiato sodico si trova: Piante normali: S labile abbondante agli apici delle radiei prineipali e delle secondarie; scarso assai lungo il fascio vascolare; scarso nei eotiledoni dove le sostanze albuminoidi sono ridotte a piccole quan- tità, pochissimo e mascherato dalla clorofilla nella parte aerea. () I vasi con aequa cloroformata sono tenuti sotto campana. 476 G. GOLA Piante avvelenate con cloralio: Nessuna traccia di S labile agli «apici delle radici principali, abbondantissimo in tutti i tessuti della parte turgida, ingrossata della radice alla quale ho accennato più sopra; più scarso ma sempre evidente nei cotiledoni dove si trova pure della sostanza proteica; scarso pure nella parte aerea. Piante avvelenate con cloroformio: Nelle radici si osservano gli stessi fatti che in quelle avvelenate con cloralio; egualmente nei cotile- doni; un pò più intensa è la reazione di S stabile nei caulicini e nelle foglioline. | Qui appare evidente che l'azione degli anestetici si è limitata all'im- - pedimento delle facoltà formative, e ehe l' S labile si è accamulato nei tessuti non potendo venire utilizzato; inoltre è chiaro che l'azione di tali veleni è localizzata al punto di contatto; così vediamo l'azione del eloroformio estendersi a tutta la pianta perché i suoi vapori erano diffusi nell'atmosfera limitata nella quale vivevano le piante; quella del cloralio invece la vediamo circoscritta a quella parte dell'apparato radi- cale che è immerso nell’ acqua; nessuna azione ha avuto sulle parti emerse; a prova di ciò sta lo squilibrio tra lo sviluppo della parte aerea. e quella radicale; squilibrio anatomico e morfologieo che ha dato ori- gine anche ad uno squilibrio fisiologico, perchè l' apparato traspirante più sviluppato di quello assorbente ha prodotto l’avvizzimento osservato il 15 novembre. Che di tale e non diversa natura sia stato l'avvizzimento ciò è facilmente dimostrabile. Infatti, tolsi dal vaso la soluzione di elo- ralio sostituendola con aequa pura e posi i vasi sotto campana, limi- tando così la traspirazione; e ciò nel pomeriggio del 15 novembre; nel mattino del giorno successivo la turgescenza dei tessuti della parte aerea riapparve come di norma. Ripetei l'esame col nitroprussiato e poichè quelle trattate con eloroformio erano troppo sofferenti, limitai le osser- vazioni a quelle normali e a quelle avvelenate con cloralio. Il risultato dell esame fu il seguente, a dir vero, assai interessante. Nel eaulieino e nei eotiledoni non si osserva alcuna differenza del giorno precedente, nelle radiei invece della pianta sottoposta all’ azione ; del eloralio si trova: reazione dell’ S labile molto attenuata nella parte — ~ turgescente già descritta è intensissima e veramente splendida in tutta — i LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL'ECONOMIA DELLE PIANTE 477 la parte apicale già indicata come flaccida e priva di S labile; è stato sufficiente un lasso di tempo di 18 ore perchè tutti i materiali disciolti esistenti nelle radici si siano trasportati nella zona dove debbono nor- malmente venire utilizzati. Non è inutile accennare che la reazione di Millon per le sostanze proteiche procedette sempre di pari passo con quella dell' S labile. Su aleuni esemplari di Hyacinthus esperimentai l'azione del eloralio, collocato nella soluzione nutritizia nella quale pescavano le radici; i ri- sultati furono analoghi ai precedenti. I bulbi furono coltivati dapprima, per un mese, in una soluzione nutritizia comune; quand'ebbero emesso un numero notevole di radici, aggiunsi ad un litro della soluzione gr. 0.1 di idrato di cloralio, e ad ogni rinnovamento della soluzione (ogni 8 giorni all'incirca) portai il contenutodi essa in cloralio a gr. 0.5 dap- prima, poi a 0.8 e infine a gr. 1.0 per litro dopo un mese dall’ inizio dell’e- sperienza. A questo momento le radici degli esemplari di controllo che misuravano circa 15-18 em. davano le reazioni delle sostanze solforate deboli nei fasci e nelle cellule epidermiche, intense sotto la pileoriza; le radici degli esemplari trattati con eloralio erano più corte giacchè ave- vano conservato la lunghezza che avevano un mese prima, vale a dire, all’inizio dell’ esperimento esse erano grosse circa */,-!/, di più del dia- metro delle radici dei corrispondenti controlli; presentavano inoltre ingros- samenti e restringimenti nel loro diametro ricordando, nel percorrerle colle dita, le foglie del Juncus articulatus ; esse inoltre terminavano brusca- mente nell’apice, e non come di norma, restringendosi insensibilmente ; Questo poi era flacido e accorciato. Saggiate col reattivo al nitroprussiato fornirono i seguenti risultati: colorazione debolissima in corrispondenza dell'apiee; intensissima in tutti i tessuti della rimanente parte delle ra- diei, salvochè nelle cellule epidermiche. Nelle parti aeree delle piante non trovai alcuna differenza notevole nello sviluppo tra gli esemplari normali e quelli avvelenati; mancarono i fenomeni di squilibrio idraulici tra le porzioni traspiranti e quelle assorbenti; qui forse i tessuti dei bulbi ricchi di acqua impedirono il fenomeno. Asfissia dei semi germinanti. Tra le diverse condizioni anormali di Vita a cui possono sottostare le piante, mi interessava studiare l'asfissia 478 - G. GOLA nella quale la mancanza di ossigeno induce così profonde alterazioni nel ricambio organico. Sottoposi ad esperienze dei semi di Pisum sativum, Cicer arietinum e di Hordeum vulgare collocati in boceie di vetro, parte all’oscurità, parte alla luce; i semi, dopo essere stati rigonfiati, vennero collocati nelle boccie sopra dei pallini di vetro e lasciati germinare rin- novando l’aria nelle boceie frequentemente fino a che emisero radichette per 2-3 em.; vennero quindi sottoposti ad asfissia lasciando inalterate le altre condizioni. i Tutte le reazioni sia col nitroprussiato sodico che coi sali di rame e idrato potassico, che con nitrato acido mereuroso mercurico, mostrarono che la distribuzione della sostanza a S labile non subì alcun spostamento in confronto di quella delle piante normali. Forse persistendo un pò a. lungo l asfissia deve aver luogo inoltre presso gli apici radicali la for- mazione di corpi di natura aldeidica o chetoniea, come almeno si può presumere dalla reazione col nitroprussiato sodico: è noto che corpi di questa natura presentano col nitroprussiato colorazioni analoghe a quelle della eisteina, ma più oscure e tendenti al rosso bruno; debbo notare però che l'aggiunta di acido acetico non ha dato luogo alla colorazione azzurra che dopo un tempo lunghissimo (parecchie ore). Localizzazione nei fasci vascolari. Nella prima contribuzione alle pre- senti ricerche, a proposito della localizzazione delle sostanze ad S labile nei fasci vascolari, dovetti limitarmi, date le condizioni della stagione, allo studio della localizzazione in pochissime piante (Brassica, Rapha- nus, Asparagus) e non potei specialmente rivolgere le ricerche a chia- rire nettamente la localizzazione rispetto ai varii gruppi di elementi dei fasci vascolari. Tali ricerche si possono eseguire soltanto allorchè le so- stanze a S labile esistano abbondanti nelle piante; tali eondizioni non si possono verificare che in un numero relativamente ristretto di specie e in determinati stadii di vegetazione. Le Leguminose, colla loro ricchezza in sostanze albuminoidi sono tra le più adatte allo scopo; ed i semi ger- ` minanti sia per la scarsità di pigmenti che per l abbondanza di mate- riali solforati condotti in circolo, presentano l optimum delle condizioni per questo studio. Nello sviluppo delle gemme in primavera si presen tano pure condizioni analoghe per ciò che ha riguardo alla quantità LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL'ECONOMIA DELLE PIANTE 479 delle sostanze solforate, ma molto spesso la presenza di materiali tannici e di sostanze coloranti impediscono un'agevole e sicura ricerca; per lo studio in queste condizioni mi servii unicamente di turioni di Asparagus. Come già dissi, nei semi germinanti un pò evoluti di aleune Legumi- nose (Zupinus, Cicer, Pisum), si può riconoscere la presenza di S labile nei fasci vascolari; trattando delle sezioni un pò spesse con cloruro ra- mico in soluzione alcoolica e dopo rapida lavatura portandole in idrato Potassico, si vede la colorazione violetta limitata specialmente al tessuto eribroso quantunque non manchi negl altri tessuti; se però si ha cura di scegliere esemplari nei quali una gran parte degli albuminoidi di ri- serva siano già stati utilizzati, e di eseguire sezioni nelle parti già evo- È, lute, in ispecie delle radici, si vedrà la colorazione violetta limitata net- | tamente alla zona dei cribri. vi Praticando una sezione nella parte apicale dei turioni di Asparagus J officinalis ed eseguendo su di essa la reazione col nitroprussiato sodico | si osserva che la sostanza a S labile è diffusa in tutte le cellule ed in quantità così abbondante da rendere impossibile il determinare una dif- f ferenza quantitativa tra i vari tessuti; nelle parti più evolute si osserva una maggiore intensità di reazione nel parenchima intorno ai fasci va- Scolari e nei fasci stessi; dove i fasci sono più sviluppati la sostanza solforata si trova solo nei fasci ed in questi, mediante il eloruro ramico in soluzione aleoolica, si può precisare ancor più la localizzazione; la leggera colorazione violacea, dovuta a questo reattivo, si osserva nella zona cribrosa e, un pò più debole, in quelle cellule del parenchima fa- sciale che si trovano all’interno dei vasi. Nella stagione primaverile la zona cambiale delle piante perenni mostra evidentemente la presenza di sostanze contenenti S labile; occorre però evitare, nel fare le reazioni, che gli aleali vengano in contatto eoi ma- teriali tanniei della vicina corteccia; per far ciò occorre decorticare la pianta per una larga porzione e sulla superficie cambiale, così messa a nudo, si può vedere l'intenso color rosso-porpora eol nitroprussiato e idrato potassico. . Riassumendo, i risultati principali delle ricerche descritte, sono i se- guenti : 480 G. GOLA Negli embrioni e nei tessuti di riserva dei semi esistono delle sostanze contenenti S debolmente legato allo stato di solfidrile, di natura analoga alla cisteina. Tali sostanze sono in istretto rapporto topografico e quantitativo colle sostanze albuminoidi e non hanno tessuti od organi speciali che li con- tengano, ma variano nella loro localizzazione come le altre sostanze car- bonate o azotate contenute nelle riserve dei semi. Nella germinazione dei semi a eotiledoni ingrossati, le sostanze solfo- rate e con esse le azotate, vengono rapidamente condotte fuori dei tes- suti di riserva e queste sono già quasi scomparse nei cotiledoni mentre sono ancora quasi intatte le riserve carbonate. Le sostanze solforate sono dapprima diffuse in tutte le parti del ger- moglio, ma vanno rapidamente localizzandosi in quelle parti nelle quali si troveranno poi nella pianta adulta. La mancanza di luce esercita un'azione ritardatrice su questo feno- meno, e più intensa e più grave è quella prodotta da alcuni anestetici, cloralio e eloroformio. Gli anestetici accennati esereitano la loro funzione solo sulle parti colle quali vengono a contatto, vapori di cloroformio su tutta la pianta, $0- luzioni di cloralio sulle sole radici, e producendo un arresto delle facoltà formative, danno luogo all'aeeumularsi dei prodotti dell'idrolisi delle ri- serve nei tessuti già evoluti prima dell'azione dei veleni, tessuti ehe mo- strano una notevole turgescenza. Nelle parti della pianta non sottoposte all'azione degli anestetiei, non ha luogo alcuna speciale alterazione dipendente direttamente da veleno, ma solo quelle dipendenti da alterata funzione di quelle avvelenate; ba- i: sta la sospensione per poche ore dell'azione tossica perché le sostanze nutritizie disciolte si trasportino nelle località dove ha luogo la forma- zione di nuove cellule come normalmente. L'asfissia non esercita aleuna influenza speciale sulla distribuzione dei eomposti a S labile nei diversi tessuti delle piante, e nemmeno sembra alterata l'intensità della reazione. Nei fasci vascolari le sostanze solforate si trovano, oltre ehe nelle zone. . cambiali in via di sviluppo, anche nel tessuto eribroso durante lo sv! luppo dei semi e delle gemme, associate sempre ai composti azotati. LO ZOLFO E I SUOI COMPOSTI NELL’ ECONOMIA DELLE PIANTE 481 Da quanto ho esposto finora in questa e nelle due contribuzioni pre- cedenti, credo di essere autorizzato ad emettere un’ opinione sull'ufficio fisiologico di tali sostanze contenenti zolfo debolmente legato e così dif- fuse nel regno vegetale; e credo che tale opinione possa colpire nel vero, se si ha riguardo al compito che i tessuti che le contengono hanno nella fisiologia delle piante. Lo zolfo della molecola proteica nel momento in cui questa si scinde per essere trasportata a formare nuovi elementi, viene anch'esso portato in circolo allo stato di S labile come solfidrile, e segue nella sua evo- p ONG : y : i an dI ^ È 3 luzione l'azoto contenuto nell'asparagina, arginina ed altri corpi ammi- diei, come ne fanno fede le reazioni del nitroprussiato e del biureto ; anzi non è forse azzardata l'ipotesi che la circolazione dei corpi ammi- diei già noti sia costantemente associata a quella di corpi tioammidici dei quali sarebbero già esempii la cistina e la cisteina. Al Chiar. Prof. Mattirolo al quale debbo aiuti e incoraggiamenti, porgo 3 i miei più sentiti ringraziamenti. Torino, R. Istituto botanico, 5 Dicembre 1903. Dorr. TEODORO FERRARIS Enumerazione dei funghi della Valsesia RACCOLTI DAL CH. Cav. AB. ANTONIO CARESTIA. (SERIE TERZA) (con Tav. IX). Devo alla cortesia dell’ Illustre Micologo Prof. P. A. Saccardo il pro- seguimento di questo interessante lavoro sulla Flora Micologica della Valsesia, ch’ Egli stesso in collaborazione col Chiar. Ab. G. Bresadola, qualche anno fa aveva iniziato e portato a buon punto colla determina- zione di buon numero di specie raccolte diligentemente da quell’infati- cabile e valente botanico che è l'Ab. Antonio Carestia. Compiacendosi de' miei lavori sui Funghi del Piemonte, il mio Chiarissimo Collega ha vo- luto «affidarmi il ben gradito incarico di proseguire nello studio dei miceti Valsesiani di cui molti ne rimanevano da determinare, ed ora posso far seguire alle due serie già precedentemente pubblicate (*), questa terza serie di Miceti Valsesiani, alla quale spero di poterne presto far seguire molte altre, avendo aneora non poco materiale da rivedere o da studiare. Sono poi in ispecial modo grato al Prof. Saccardo per la preziosa co- noscenza che m'ha fatto fare con uno dei più valenti raccoglitori di piante che nella sua modestia cela una conoscenza profonda della bota- nica, e il cui nome suona ben caro ai botanici Italiani per il largo con- tributo che portò alla completa conoscenza della flora delle nostre Alpi; - | il Chiar. Ab. A. Carestia di Riva Valdobbia. Studioso appassionato della flora alpina ed in ispecial modo di quella * della sua Valsesia, egli continua ancora oggidi, nella sua vecchiaia ve — geta e robusta, pur entrando nell'ottantesima primavera, a visitare ! (1) G. BresapoLA e P. A. SaccARDO, Enumerazione dei funghi della Vab sesia raccolti dal Chiar. Ab. A. Carestia. Serie I (Malpighia, anno XI, 1897 — P. A. SACCARDO e G. BRESADOLA, Enumerazione, ecc. Serie II (Malpighia, . anno XIII, 1899) PECORE tS ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 483 suoi monti, le sue ridenti vallate Valsesiane, osservando, raccogliendo e provvedendo così continuamente materiale prezioso ai suoi giovani amici e colleghi ai quali si rivolge per la determinazione delle crittogame il cui studio più non è adatto alla sua vista lievemente indebolita. Buono e modesto nel suo sapere, schivo di onori mondani, quest’ uomo dalla ferrea tempra, quasi scolpito nelle dure rocce delle sue Alpi Penniniche e tenace (per usare di una sua graziosa espressione) come un Pinus Cembra che non si incurva al peso delle nevi, rimane sempre giovane nel desiderio di sapere e di giovare alla scienza. . Gli giungano graditi i miei auguri fervidi di salute e prosperità che gli invio in qualità di amico, di collega e di sincero ammiratore delle sue rare doti e del suo sapere ch’ Egli cela sotto il manto di una mo- destia ben rara ai tempi nostri. ; Alba, Marzo 1904. Laborat. di St. Naturale e di Patol. Vegetale della R. Scuola Enologica « Umberto I ». 484 TEODORO FERRARIS PHYCOMYCETAE CHYTRIDIACEAE. Synchytrium Mercurialis (Lib.) Fuck. Su foglie di Mercurialis pe rennis. Riva Valdobbia, Agosto 1901 (n. 2048). Synchytrium aureum Schwet. Su foglie di Scutellaria alpina. Ospizio di Valdobbia, Agosto 1901 (n. 1979). PERONOSPORACEAE. Phytophthora infestans (Mont.) De Bary. Pagina inferiore delle foglie di Solanum tuberosum. Riva Valdobbia, Agosto 1901 (n. 2044). BASIDIOMYCETAE UREDINACEAE. Uromyces Fabae (Pers) De By. Su foglie e cauli di Vicia foa (uredo e teleutospore). Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2055, 2056) e sulla Vicia sepium. Settembre 1901 (n. 1972). U. Serophulariae (DC.) B. et Br. Su foglie di Scrophularia nodost. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2007). * U. (^) Valerianae (Schum.) Fuck. Su foglie di Valeriana iripteris. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2096). [V. Bresadola e Saceardo. Enum. dei Funghi della Valsesia ecc. Serie I, pag. 20]. Puccinia annularis (Strauss) Wint. Su foglie di Teucrium Score - donia. Riva Valdobbia. Ottobre 1901 (n. 1976, 1994). * P. arenariae (Schum. Schroet. Su foglie di Zychnis diurna. Riva — Ta Novembre 1901 (n. 1974). [Bres. et Sace. l. c. p. 22]. (*) Il segno * distingue i funghi già citati nelle precedenti contribuzioni s ma qui riportati per nuove osservazioni, il segno ** DRM i miceti pubblicati sulla stessa matrice nelle serie precedenti catis OT I dd ue Sis rte E um ee wee E AO ET PL a dig opo UE en ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 485 ** P. Epilobii DC. Sulle foglie di Zpilobium montanum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 [Bres. et Saec. l. e. pag. 23] (n. 1985). P. Glechomatis DC. Sulle foglie di Salvia glutinosa, Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1991). * P. Hieraeii (Schum.) Mart. Su foglie di Hieracium murorum. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2071), sulle foglie di una Centaurea, ib. Settembre 1899 (n. 2167), sulle foglie di Centaurea Rhapontica, ib. Set- tembre 1900 (n. 2166). * Puccinia Menthae Pers. Su foglie di Clinopodium vulgare, Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1971) [Bres. et Sace, l. e. p. 22]. P. Polygoni Pers. Sui cauli di daga dumetorum. Varallo Sesia, Settembre 1901 (n. 2027, 2028). * P. Prenanthis (Pers.) Fuck. Su fusti secchi di Prenanthes purpurea. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 1864, 1865) [Bres. e Sace. L c. p. 22]. P. Tanaceti DC. (fm. uredosporica). Sulle foglie di un Chrysanthemum coltivato. Crévola (Valsesia), Novembre 1901 (n. 1973). P. Thlaspeos Schreb. Su foglie di Zhlaspi alpestre. Riva Valdobbia, Maggio 1901 (n. 2030). P. Tragopogonis (Pers.) Corda. Su foglie di Zragopogon pratense. Riva Valdobbia, Luglio 1901 (n. 2029). * Phragmidium Potentillae (Pers.) Karst. Su foglie di Potentilla verna. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1966). [Bres. e Sace. 1. c. p. 24]. * Ph. Rubi-Idaei (DC.) Karst. Su foglie di Rubus Jdaews. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1950). [Bres. e Sace. l. e. pag. 24.] * Melampsora epitea (K. et S.) Thüm. Su foglie di Sg/iz Caprea. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 2018). [Bres. e Sace. 1. c. Serie seconda, pag. 5]. * Melampsora farinosa (Pers.) Schroet. Su foglie di Sa/iz incana. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2089). [Bres. e Sace. |. c. Serie I, pag. 25]. ^ Melampsora Lini (DC.) Tul. (fm. uredo e teleutosporica). Sul Linum Catharticum. Riva Valdobbia, Luglio 1901 (n. 2014). [Bres. e Sace. l. c. pag. 25]. Melampsora mixta (Schl.) Schr. Su eo di Salix sp. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2077). 31. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIII. 486 TEODORO FERRARIS Uredo alpestris Schroet. Su foglie di Viola biflora. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1948). HYDNACEAE. *Irpex obliquus (Schrad.) Fr. Su rami di Corylus Avellana putre- scenti a terra. Riva Valdobbia, Dicembre 1902 (n. 2126). [Bres. e Sace. l. e. Serie II, p. 3). ASCOMYGETAE PERISPORIACEA E. * Sphaerotheca Castagnei Lév. Sulle foglie di Alchemilla vulgaris. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2069, 1989). Su foglie di Melam- pyrum sylvaticum, ib. Agosto 1901 (n. 1932, 1933). [Bresad. e Sace. l. c. Serie I, pag. 44]. * Phyllaetinia suffulta (Reb.) Saec. Su foglie di Galeobdolon luteum. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 1987, 1952). Sulle foglie di Gerazium Phaeum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1988). Entrambe queste matriei sono improprie pel fungo che vive ordinariamente sulle foglie delle piante arboree. É evidente quindi ehe si tratta anche qui di uno di quei casi di migrazione che avvengono facilmente nei funghi a mi- celio superficiale, casi già riscontrati per lo stesso fungo e per altri della stessa famiglia dal Chiar. Prof. P. A. Saccardo e citati nella II Serie dell’ Enumeraz. dei funghi Valsesiani a pag. 11. Erysiphe Galeopsidis West. Sulle foglie di Galeopsis Zadanum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1970). * Erysiphe communis (Wallr.) Fr. Su follicoli di un Delphinium col- tivato. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2061). * Apiosporium Salicis Kze. Su rami di Alzus incana e di altre piante putrescenti a terra. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2064). * Lasiobotrys Lonieerae Kze. Sulla pagina superiore delle fronde di Polypodium Phegopteris! Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2034). Su. foglie di Alchemilla vulgaris! Riva, Settembre 1902 (n. 2068, 2069). i Anche per questa Perisporiacea le due matrici citate su cui osservai il LAM Ln ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 487 fungo, sono improprie e si tratta di una migrazione del fungo dalle foglie di Lonicera coerulea su cui il micete ordinariamente si sviluppa alle fronde del Polypodium e alle foglie dell’ Alchemilla. Con molta probabi- lità quest' ultime piante si trovavano in vieinanza di qualehe pianta di Lonicera coerulea infetta del fungo che poté cosi migrare facilmente sulle altre matrici. Anche per questa Perisporiacea il Prof. Saccardo nell'Enum. dei funghi Valsesiani Serie II, pag. 11-12, ricorda un fenomeno di mi- grazione analogo a quello della Phyl/actinia suffulta, avendo trovato dis- seminata la Lasiobotrys Lonicerae su rami secchi e scortecciati di Laris Europaea raccolti dall'Ab. Carestia stesso a Riva Valdobbia. Essendo tale micete comune sulle foglie della Zonicera coerulea (Bres. e Saee. l. e. Serie I, p. 45) e dato lo sviluppo superficiale del micelio o degli organi fruttiferi è possibile che il vento o altre cause abbiano portato il micelio o gli organi fruttiferi stessi su parti di altre piante sulle quali il fungo normalmente non si sviluppa. I caratteri specifici corrispondono piena- mente a quelli della Zasiobotrys Lonicerae, nessun dubbio quindi che Si. tratti proprio anche qui di un fenomeno di migrazione. Gli stromi sono epifilli, facilmente staccabili, scodelliformi, bruni, puntiformi (*/, mm. cirea di diametro), sparsi. Al microscopio risultano costituiti di una massa stromatica centrale, bruna, contornata di periteci bruni, globosi, membranacei, astomi, del diametro ciascuno di p. 65 v 90 cirea, a tes- situra reticolare. Dallo stroma si irradiano all' intorno numerosissime ife bruno-olivacee, flessuose, settate, lunghe oltre 250 p. e del diametro di b. 3,5 circa, alquanto più pallide all'apice. Nell’ interno dei periteci vi sono numerosi aschi aparafisati, cilindrici, arrotondati all estremità, un po' ristretti e piegati in basso, della dimensione di p. 50-55 v 12, con- tenenti 8 spore, subdistiche da prima jaline poi giallo-brune. Tali spore sono piriformi, arrotondate in alto, ristrette in basso, l-settate verso la parte superiore più rigonfiata, misurano p. 10 v5. 488 TEODORO FERRARIS SPHAERIACEAE. HYALOSPORAE. Laestadia Polypodii Sacc. et Magn. Su frondi di Polypodium vulgare. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2041). HYALODIDYMAE. Sphaerella Eryngii (Wallr.) Cooke. fm. Zibanotidis Fuck. Su foglie di Zibanotis montana. Riva Valdobbia, Autunno 1901 (n. 2045). Sph. Fraxini Niessl. Sulla pagina inferiore delle foglie di Frazinzus ezcelsior cadute a terra. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2065). ** Sph. punctiformis (Pers.) Rabh. Su foglie di faggio. Riva Valdobbia, Dicembre 1902 (n. 2107) [Bres. e Saec. l. e. pag. 47]. Stigmatea Robertiani Fr. Su foglie di Geranium Robertianum. Riva Valdobbia, Settembre 1872 (n. 2124). * Venturia Alchemillae (Grev.) B. et Br. Su foglie di Alchemilla vul- garis. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2069) [Bres. e Sace. L c. p. 491. Didymella Barbieri (West.) Saec. Qua e là sui rami della Calluna vulgaris. Riva Valdobbia, Agosto 1901 (n. 2019). * Bertia moriformis (Tode) De Not. Su rami di Rhododendron ferru- gineum putrescenti. Riva Valdobbia, Novembre 1897 (n. 2163) e su ramo fracido di Fagus silvatica, local. indicata, Novembre 1902 (n. 2062) [Bres. e Sacc. l. c. pag. 49]. Osservazione: Esemplare sul Fagus silvatica: spore 38-43 v 6. PHAEOPHRAGMIAE. Leptosphaeria Hausmanniana Auersw. var. Cherleriae Sacc. Su foglie secche di Cherleria sedoides. Riva Valdobbia 1901 (n. 1930 bis). | Lept. Nardi (Fr.) Ces. et De Not. Lungo le foglie di Nardus stricta. Riva Valdobbia. Ottobre 1902 (2079). > Lept. Valdobbiae Ferraris sp. n. (Tav. IX, "E 1). Su foglie di Fagus ~ sylvatica. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 1953). ENUMERAZIONE DRI FUNGHI DELLA VALSESIA 489 Osservazione: Macchie fogliari candide, rotondeggianti, circondate di un largo bordo irregolare rosso-bruno. Periteci per lo più epifilli, sparsi Ə scarsi sulla macchia, nerastri del diam. di '/,-'/, di mm., pertugiati, membranacei. Aschi numerosi, clavati p. 55-60 v 10. Parafisi sottili. Spore 8 per asco, sub-distiche, strette, fusiformi 3-5 settate, olivacee, talora guttulate, rette o leggermente eurve p. 30-35 v 3. Diagnosi: Peritheciis sparsis in maculis candidis, orbicularibus, fusco- marginatis, epiphyllis, nigris, */ |], mm. diam., membranaceis. Ascis cla- vatis, p. 55-60 v 10, paraphysibus angustis. Sporidiis sub-distichis, fusi- Jormibus-oblongis , 3-5 septatis , olivaceis, interdum guttulatis, vectis vel laevissime curvulis p. 30-35 v 3. Melanomma Rhododendri Rehm fm. mierospora Ferraris fm. n. Sulle gemme di Rhododendron ferrugineum. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2083). i Osservazione: Aschi più corti del tipo p. 96-100 v 7-8. Spore alquanto più piccole del tipo p. 14-17 v 5. * Melanomma Pulvis-Pyrius (Pers) Fuck. Su rami guasti di Zoni- cera, coerulea. Riva Valdobbia, Ottobre 1900 (n. 2120) [Bres. et Saec. 1. c. pag. 51]. PHAEODICTYAE. Pyrenophora comata (Niessl.) Sacc. fm. alpina Ferraris fm. n. Su fo- glie morte di AZsine aretioides. Riva Valdobbia 1901 (n. 1980). Osservazione: Periteci membranacei, bruni, erompenti, sub-superfieiali, forniti di poche, ma lunghe setole brune, dritte, rigide, lunghe fino a n. 120. Aschi cilindracei, rotondati all apice, poco pedicellati alla base p. 90-100 v 16-18 contenente 8 spore sub-distiche, intensamente brune, muriformi settate, talora un po' ristrette nel mezzo p. 19 v9. VALSACEAE. Valsa ambiens (Pers.) Fr. Su rami morti di Mespilus germanica. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2117). ** Anthostoma Xylostei (Pers.) Sace. Su corteccia di Zonicera nigra. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2024). [Bres. e Saec. L c. p. 59]. 490 TEODORO FERRARIS Diaporthe (Chorostate) conjuneta (Nees.) Fuck. Su rami di Corylus Avellana a terra. Riva Valdobbia, Autunno 1901 (2085). PEZIZACEAE. * Lachnea scutellata Linn. Su tronco di Pirus malus semi-putrido. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1931) [Bres. e Sacc. l. c. p. 28). Helotium sublentieulare Fr. Su rami di Alnus incana a terra. Riva Valdobbia, Ottobre 1897 (n. 2119), e Novembre 1902 (n. 2058). * Mollisia einerea (Batsch.) Karst. Sulla pagina interna della corteccia di Betula alba, alquanto separata dal legno. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2063) [Bres. e Saec. l. c. Serie II, p. 6]. Tapesia sanguinea (Pers) Fuck. Su ramo atterrato di Populus tre- mula. Riva Valdobbia, Gennaio 1901 (n. 2012). Gorgonyceps Fiscella (Karst.) Sace. Su ramoscelli caduti in terreno paludoso. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2127). Osservazione: Spore p. 160 v I. BULGARIACEAE. Ombrophila Clavus (A. S.) Cooke. Sui rami di diverse piante som- mersi e putrescenti nella località « Piè di Mozzarella ». Riva Valdobbia. Ottobre 1902 (n. 2054). Osservazione: Spore jaline, guttate, p. 19-24 v 5. PHACIDIACEAE. Pseudopeziza Ranuneuli (Wallr.) Fuck. Su foglie di Ranunculus repens. Riva Valdobbia, Novembre 1901 (n. 1996). " Fabraea implexa Bres. et Carestia. Su foglie putrescenti di Zychnis Flos-Jovis. Riva Valdobbia, Aprile 1901 (n. 2023) [Bres. et Sace. L €. Serie I, pag. 38]. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 491 DEUTEROMYCETAE. SPHAERIOIDACEAE. HYALOSPORAE. Phyllostíeta fragariicola Desm. et Rob. Su foglie di Fragaría vesca. Riva Valdobbia, 26 Settembre 1901 (n. 2003). Osservazione: Spore p. 5 v2, jaline. Ph. grossulariae Sace. Su foglie di Ribes alpinum. Riva Valdobbia. Ottobre 1902 (n. 2100). Osservazione: Macchie fogliari alla fine bianchiccie. Spore ovali p. 5 v 3. Ph. maculiformis Sace. Su foglie cadute di Castanea sativa. Piode (Valsesia). Ottobre 1902 (n. 2070). Ph. Mespili Sace. forma macrospora Ferraris n. var. Su foglie di Me- spilus germanica. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2105, 2106). Osservazione: Periteci scarsi, su macchie ocracee, membranacei, per- forati ece. Sporule jaline, numerosissime, ovali, distintamente biguttu- late p. 6-7v4. Differisce dal tipo per le spore alquanto più grandi e bi- guttulate. Ph. prunicola (Op.) Sace. Sulle foglie di Prunus spinosa. Riva Val dobbia, Ottobre 1901 (n. 1949). Ph. Pruni-Avium Allesch. Su foglie di Prunus avium. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 1945). Osservazione: Spore p. 7-8 v 2,5-3. Ph. Pulmonariae (Fuck.) Sace. Sulle foglie di Pulmonaria officinalis. Riva Valdobbia, Novembre 1901 (n. 1982). Ph. Rosarum Passer. Su foglie secche di Rose coltivate. Riva Valdobbia, Marzo 1900 (n. 2125). Ph. Ruborum Sace. Su foglie di Rubus fruticosus. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2097). Osservazione: Periteci searsi. Spore 5 v 1,5. Ph. Sambuci Desm. Su foglie di Sambucus racemosa. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1940). 492 ; TEODORO FERRARIS Ph. Syringae West. Su foglie di Syringa vulgaris. Riva Valdobbia. Ottobre 1901 (n. 1943). Osservazione: Spore p. 6-7 x 3, biguttulate. Ph. bracteophila Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. II). Sulle lamine fo- gliacee dei peduncoli di Tilia Europaea. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2114). Osservazione: Macchie bianchiecie o grigiastre, talora sfumate nel con- torno di bruno, piccole, internervie. Periteci amfigeni, puntiformi, bruni, membranacei p. 70-80 diam., indistintamente pertugiati. Sporule nume- rose, jaline, minute, cilindracee, rette, continue ad estremità arrotondate p. 4-4,5 v 1,5. Diagnosi : Maculis dealbatis vel cinereis, internerviis, minutis. Peritheciis amphigenis, brunneis, punctiformibus, membranaceis y. 70-80 diam. obscure perforatis. Sporulis hyalinis, cylindraceis, apice rotundatis p. 4-4,5 v 1,5. Phyllostieta deeidua Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. III). Sulle foglie di Goodyera repens. Riva Valdobbia, 10 Settembre 1902 (n. 2090). Osservazione: Macchie fogliari pallido-ocracee, piccole, quasi rotonde (23 mm. diam.) con orlo bruno, spesso alquanto rilevato. Periteci ge- neralmente isolati al centro della macchia, bruni, membranacei, perforati, minuti. Sporule numerose, jaline, cilindrico-arrotondate all’ estremità, non guttulate n. 3-3,5 v 1,5. Non è sempre facile l'osservazione dei periteci pel fatto che il centro della macchia, come avviene per molte specie del g. Phyllosticta, si perfora quasi sempre asportando via i periteci. Credo che sia la sola Phyllosticta finora stata trovata nelle foglie delle Orchidee nostrali. Diagnosi: Maculis ochraceo-pallidis, rotundatis (2-3 mm. diam.), brunneo marginatis. Peritheciis scarsis, exiguis, perforatis, membranaceis. Sporulis hyalinis, cylindraceis, apice rotundatis, eguttulatis u. 3-3,5 v 1-5. Ph. (Depazea) gentianieola (DC.) Fr. Su foglie di Gentiana purpurea Alpe Moud, declivio sotto il Monte Tagliaferro (Alagna-Valsesia) Set- tembre 1902 (n. 2098). Phoma aculeorum Sace. fm. depressa Ferraris var. n. Su rami secchi sulla pianta di una Rosa coltivata. Riva Valdobbia, Luglio 1902 (n. 2686). Osservazione: Periteci puntiformi, sub-epidermici, distintamente per” E È A i ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 493 tugiati, depressi, membranacei, a parete tenue, bruni, rotondati od ovali p. 240 v 200; sporule numerosissime, jaline, cilindriche, rotondate alle e- stremità, continue, dritte o leggermente curve p. 3,5-4,5 vl. Basidi corti, monospori, dritti, alquanto dilatati alla base, lunghi 7-8 p. Differisce dal tipo per i periteci depressi ed alquanto più grandi. Phoma Lingam (Tode) Desm. Su fusti di Sisymbrium Alliaria. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2020). . Osservazione : Spore p. 5 v 2,5. Ph. Hyperiei P. Brun. Sui fusti di Hypericum montanum. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 2001). Üsservazione : Spore più strette che nella descrizione: p. 3,5 v 1-1,5. Ph. rachidophila Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. IV). Sulla rachide dei peduncoli di Zilia Europaea. Riva Valdobbia, Dicembre 1902 (n. 2112). Diagnosi: Peritheciis pereriguiis, sub-gregariis, brunnetis, membranaceis globoso-depressis, eximie perforatis, p. 95-110 diam. Sporulis hyalinis, nu- merosis, ovalibus p. 7 v 4,5-5. ‘Aposphaeria fuseidula Sace. fm. socialis Ferraris fm. n. Su rami gua- sti di Lomicera coerulea. Riva Valdobbia, Ottobre 1900 (n. 2120). Osservazione: Periteci superficiali, carbonacei, globosi, gregari, in so- cietà coi periteci del Melanomma Pulvis-Pyrius (Pers.) Fuck., p. 280-300 diam. papillati. Spore numerosissime, jaline, assai piccole, ovali, indistin- tamente guttulate p. 3 v 2-2,5, inserite su brevissimi basidi monospori. Dendrophoma faginea Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. V). Sulle squame delle gemme del Fagus sylvatica, morte prima del loro completo sviluppo. Riva-Valdobbia. Ottobre 1902 (n. 2084). Osservazione: Periteci minuti, erompenti poi quasi superficiali, punti- formi, globosi, membranacei, pertugiati, bruni, p. 130-140 diam. circa. Spore numerose, jaline, minutissime, cilindrico-arrotondate all’ estremità p. 3-3.5 v 1/1, portate da basidii lunghi fino a y. 21, fascicolati, ingros- sati alla base (n. 3,5) e ristretti all'apice, jalini, settati, ramificati, con 1.3 rami corti, conici, portanti ciascuno all'estremità una spora. Diagnosi; Peritheciis minutis, erumpentibus deinde fere superficialibus, punctiformibus, globosis, perforatis, p. 130-140 diam. Sporulis hyalinis, minimis, cylindricis, utrinque rotundatis p. 33,5 v dei ; basidiis fascicu- ~ latis y. 21 longis, ramosis, septatis. 494 TEODORO FERRARIS Asteromella ovata Thüm. var. tiliophila Ferraris var. n. Su foglie di Tilia Europaea cadute a terra. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2115). Osservazione: Periteci ipofilli numerosissimi, granuliformi, prominuli, aggregati in macchie nere da prima piccole irregolari, poi confluenti in macchie grandi su eui i periteci spiccano come granulosità. Spore nu- merose, jaline, cilindriche, arrotondate all’ estremità p. 3-3,5 v 1-1,5. ? Asteroma mali Desm. Su foglie di Melo. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2075). Osservazione: Fibrille radianti quasi indistinte. Vermicularia Dematium (Pers.) Fr. var. asarina Ferraris var. n. Su foglie marcescenti di Asarum Zuropaeum. Riva Valdobbia, Agosto 1902 (n. 2076). Osservazione : Periteci sub-superficiali, epifilli, numerosi, puntiformi sparsi, globoso-depressi, neri p. 200-230 diam. circa irti di setole nere di lunghezza varia (aleune lunghe fino a p. 250), rigide, acuminate all’e- stremità, larghe circa alla base p. 7. Sporule jaline, cilindriche, legger- mente curve, colle estremità acuminate n. 21,5v 2,5. Differisce dal tipo per le spore alquanto più strette ed acuminate. Vermicularia carpogena D. Sace. (Syll. XVI, p. 894). Su peduncoli dei frutti di Prunus aviwm. Riva Valdobbia, Ottobre 1900. (n. 2165). PHAEOSPORAE. Coniothyrium Polypodii Ferraris sp. n. Sulla pagina superiore delle fronde di Polypodium Dryopteris. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2038). Diagnosi : Peritheciis globosis p. 95-100 diam., perforatis, membranaceis. Sporulis ellipticis pallide olivaceis, p. 4x 2,5, utrinque rotundatis. PHAEODIDYMAE. Diplodia mierosporella Sace. var. faginea Ferraris n. var. PENES T TV ee ee A e e t SEC Sulle squame delle gemme del Fagus sylvatica morte prima del loro | completo sviluppo, in società col Denzdrophoma Faginea Ferraris. La : Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2084). O42 AE. Cy Uk INR c. ME LIED EE P c B3 d ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 495 Osservazione : Sporule minute, bruno-olivacee, ovali, l-settate, non o pochissimo ristrette al setto p. 5-9,5 v 3,5-5. Diplodia Mespili Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. VI). Su foglie di Me- spilus germanica. Rarissimi periteci in società colla Phyllosticta mespili Saee. var. macrospora Ferraris. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2105, 2106). Osservazione: Periteci epifilli, membranacei, ovali p. 190 v 150 a con- testo celluloso, distintamente pertugiati. Sporule numerosissime, alcune (immature) jaline e continue, altre brune da prima continue poi l-set- tate, ovali, rotondate alle estremità non o pochissimo ristrette al setto p. 9,5-12 v 5-6. É probabile che si debba riferire a questa specie l’%sco- chyta Mespili Passer. (Saccardo, Sylloge Vol. X, p. 298), in cui si ac- cenna a spore pallido-olivacee della dimensione di p. 10 v 4, forse non ancora completamente mature. La nostra specie è ben caratterizzata per le spore intensamente olivacee. La dimensione delle spore la differenziano poi facilmente da altre specie foglicole. Diagnosi: Peritheciis epiphyllis, membranaceis, p. 190 v 150, ezimie perforatis. Sporulis hyalinis dein brunneis, 1-septatis, ovalibus, utrinque rotundatis, non constrictis p. 9,5-12 v 5-6. HYALODIDYMAE. Ascochyta Pisi Lib. Sui baccelli di una Soja coltivata. Riva Val dobbia, Novembre 1902 (n. 2110). Diplodina Eurhododendri Voss. fm. depressa Ferraris var. n. Bu gemme ‘secche di Rhododendron ferrugineum in società col Melanomma Fhododendri Rehm. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2083). Osservazione: Periteci erompenti poi quasi superficiali, ordinariamente depressi, membranacei, distintamente pertugiati, con ostiolo più o meno grande, rotondo; nei vecchi periteci la parete si introflette alquanto nel- l'interno: talora l'ostiolo à alquanto prominente. I periteci sparsi o gre- gari misurano p. 350-400 diam. Sporule numerosissime, jaline, rette, ci- lindriche colle estremità alquanto acuminate l-settate nel mezzo non ri- strette p. 13-15 v 3. Differisce dal tipo per i mee più grandi e depressi B s per lo une subeilindriche. 496 TEODORO FERRARIS PHAEOPHRAGMIAE. Hendersonia sarmentorum West. var. Sambuci Sace. Sotto Il’ epider- mide del Sambucus racemosa. Riva Valdobbia, Agosto 1902 (n. 2060). Osservazione: Spore 14 v 4,5. SCOLECOSPORA E. Septoria Agrimoniae-Eupatorii Bonn. et Rouss. Sulle foglie di Agri- monia Eupatorium. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1961, 1962). **S. Astragali Desm. Su foglie di Astragalus glycyphyllos. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1931) [Bres. et Sace. l. e. p. 75]. S. Berberidis Niessl Su foglie di Berberis vulgaris. Riva Valdobbia. Settembre 1901 (n. 1942). * S. Digitalis Passer. Su foglie di Digitalis lutea. Riva-Valdobbia, Agosto 1901 (n. 1959). [Bres. et Sace. l. c. p. 74]. S. Duleamarae Desm. Su foglie di Solanum Dulcamara. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1941). S. Epilobii West. Su foglie di Epilobium montanum. Riva Valdobbia. Ottobre 1901 (n. 1983). S. Galeopsidis West. Su foglie di Galeopsis Ladanum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1970). **S. Hepaticae Desm. Su foglie di Anemone hepatica. Riva Valdobbia, Ottobre 1901 (n. 2043). [Bres. et Sace. l e. p. 74]. S. Laburni? Passer. Su foglie di Cytisus alpinus. Riva Valdobbia. Settembre 1901 (n. 1958). Osservazione: Immaturo. "$8. Lyehnidis Desm. Su foglie di Lychnis Flos-Jovis. Riva Valdobbia. Ottobre 1902 (n. 2094) [Bres. et Sace. l. e. p. 75]. : S. Mercurialis West. var. Mercurialis perennis Allescher (Fungi Im- perf. pag. 816). Su foglie di Mercurialis perennis. Riva Valdobbia, AU- tunno 190] (n. 2050). : S. Mougeotii Sace. Roum. Sulle foglie di Hieracium murorum. Riva — Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2072). n ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 497 Osservazione: Spore p. 28-35 v 1. "Septoria polygonina Thüm. Su foglie di Polygonum sp. Riva Val- dobbia, Luglio 1902 (n. 2095). [Bres. et Sace. 1. c. p. 75]. Osservazione: Spore 45 v 1,5 non guttulate. S. Rubi West. Su foglie di Rubus Idaeus. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 2047 e 1950). ?S. Saxifragae Pass. Su foglie marcescenti di Sazifraga rotundifolia. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 2046). Osservazione: Immaturo. S. seabiosicola Desm. Su foglie di Scabiosa arvensis. Riva Valdobbia, Novembre 1901 (n. 1937). S. Staehydis Rob. et Desm. Su foglie di Stachys sylvatica. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1969). S. Violae West. Su foglie di Viola palustris e V. biflora. Riva Val- sesia, Giugno 1902 e Settembre 1901 (n. 2088, 1936). S. nitida Ferraris sp. n. (Tav. IX fig. VII) Sulle foglie morte della Genista germanica, Riva Valdobbia, Agosto 1901 (n. 1967). Diagnosi: Maculis........ Peritheciis epiphyllis, sparsis, erumpen- tibus, minutis, nitidis, perforatis, membranaceis, globosis, p. 50-65 diam. Sporulis hyalinis, bacillaribus, rectis vel leniter flexuosis, non septatis B. 10-12 x 1,5. Osservazione: Ben diversa da tutte le Septorie delle Geniste e delle le- guminose affini. S. Carestiana Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. VII). Su foglie di Hype- ricum montanum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 2000). Osservazione: Periteci amfigeni, di color nero-pece, sparsi o più fre- quentemente riuniti in parecchi formanti macchie nerastre, spesso situate tra le nervature secondarie su macchie giallo-pallide o rossastre delle foglie: I periteci sono membranacei, distintamente pertugiati, minuti. Spore jaline, filiformi p. 25 v 2,5 per lo più dritte o leggermente flessuose, non distintamente settate, ma qua e là vacuolari. Diversa dalla S. Ayperici Desm. Specie dedicata all’ Esimio raccogli- : _ tore Abate A. Carestia. Diagnosi: Peritheciis amphigenis, piceis, sparsis, vel agregato-macu- 498 TEODORO FERRARIS liformibus, internerviis, membranaceis, perforatis. Sporulis hyalinis, fili- formibus p. 25 v 2,5, rectis vel leniter flexuosis, obscure septatis, sed saepius vacuolaribus. Rhabdospora pleosporioides Sacc. Sui fusti di un Carduus in decom- posizione. Riva Valdobbia, Aprile 1901 (n. 2022). Rh. occulta Ferraris et Carestia sp. n. (D. Sace. Mycoth. Italica XII- XIV, n. 1359), (Tav. IX, fig. IX). Sulle foglie di Goodyera repens. Riva Valdobbia, Novembre 1902 (n. 2081). Osservazioni: Periteci minuti sub-superficiali, numerosi, gregari 0 sparsì, non maculicoli, puntiformi, lucidi, neri, colla base alquanto appianata e quindi sub-conici e con ostiolo alquanto prominente, ben distinto, sub- carbonacei, del diam. di p. 180 circa, epifilli. Basidi tappezzanti il fondo del periteeio lunghetti, sempliei, jalini. Sporule numerose, bacillari (sub- cilindriche), jaline, dritte, rotondate alle estremità, quasi sempre 2-3 gut- tulate p. 15-19 v 2,4-2,6. Ben distinta da tutte le Sepforie che si sviluppano sulle Orchidacee L'assenza delle macchie ed i caratteri del peritecio la fanno poi aseri- vere al G. Rhabdospora. Diagnosi: Peritheciis parvis, sub-superficialibus, gregariis, non Macu- licolis, basi applanatis, poro papillato pertusis, epiphyllis, p. 180 diam.; basidiis hyalinis, rectis, sporulis bacillaribus, hyalinis, apice obtusis 2-3 guttulatis w. 15-19 « 2,4-2,6. Ph. longispora Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. X). Su rami di Saliz Caprea deperenti a terra. Riva Valdobbia, Aprile 1903 (n. 2161). Osservazione : Periteci numerosi, puntiformi, sempre sub-corticali, nitidi, neri, globoso-depressi, p. 250-340 diametro, alti n. 190-200, perforati, mem- branacei. Sporule numerosissime, jaline, filiformi, tortuose, assai lunghe e strette, n. 60-70 « 2 indistintamente settate, ma pluriguttulate, inserite su basidi cortissimi, quasi indistinti. Specie diversissima da tutte le altre che vivono sui rami dei Salici, specialmente distinta per la lunghezza considerevole delle spore. Diagnosi : Peritheciis gregariis, sub corticalibus, globoso-depressis p. 250- 340 lat., p. 190-200 alt., perforatis, membranaceis. Sporulis filiformibus, : Es NI p. 60-70 v 2, = pluriguttulatis e e strato proligero uo A ; ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 499 i Cytosporina Crataegi Allesch. var. Corylina Ferraris v. n. Su di un . mozzicone secco di Corylus Avellana. Riva Valdobbia, Dicembre 1902 T (n. 2108). Osservazione: Diversa dalla C. loanensis Pollacci (Saee. Syll. XIV, p. 988). Si avvicina di più alla C. Crataegi Allesch. Le spore misurano p. 19-20 x 1. LEPTOSTROMACEAE. * Discosia Artoereas (Tode) Fr. Su una lamina fogliacea di peduncolo di Tilia Europaea. Riva Valdobbia, Dicembre 1902 (n. 2113) [Bres. et Sace. 1. c. DNE o- MELANCONIACEAE. E Gloeosporium Ribis (Lib.) Mont. et Desm. Su foglie di Ribes petraeum. . Riva, Ottobre 1901 (n. 1980) [Bres. et Sace. l. c. pag. 80]. : Gl. Tiliae Oud. Su lamine fogliacee dei peduncoli di Zilia Europaea. = Riva Valdobbia, Dicembre 1902 (n. 2112, 2113). Colletotrichum Magnusianum Bresad. (Sace. Syll. X, p. 569). Su foglie di Malva rotundi ifolia fra le ortaglie. Riva Valdobbia, Agosto 1902 (n. 2103). Marssonia Juglandis (Lib.) Sace. Su foglie di Noce. Riva Valdobbia, Settembre 190! (n. 2042). Pestalozzia depazeoides Otth. Su foglie di Rose coltivate. Riva Val- dobbia, Luglio 1902 (n. 2087). Osservazione: Macchie fogliari rotondate od irregolari, bianchiccie al = Centro con largo margine oeraceo a sua volta bordato di porporino scuro. E Spesso la parte bianchiccia della macchia al centro si perfora. Acervoli . Piccoli, neri, puntiformi, sparsi, scarsi all'orlo della macchia bianca. Spo- + "ule pallido-olivacee 3-settate coi loculi estremi più pallidi poco o nulla . listrette ai setti, fornite quasi all'apice di due ciglia esili, jaline, (talora . invece di due ciglia ne è visibile una sola) più corte del diametro lon- a Eitudinale della spora. Dimensione delle spore p. 12-15 v 4,5-5 (senza le | ciglia). Lunghezza delle ciglia p. 8 circa. Basidi monospori, jalini, lun- ghetti n. 12 circa. 500 TEODORO FERRARIS HYPHOMYCETAE. " MUCEDINACEAE. * Oidium erysiphoides Fr. Su foglie di Thesium alpinum. Riva Val dobbia. Luglio 1901 (n. 1934). Su foglie di Tragopogon pratense. Id. id. (n. 2029) [Bres. et Saec. l. e. p. 81]. Ovularia earneola Sace. Su foglie di Scrophularia nodosa. Riva Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1944). * 0v. pusilla (Ung.) Sace. Sulla pagina inferiore delle foglie di AL chemilla vulgaris (n. 1990) [Bres. et Saec. 1. e. p. 81]. Monacrosporium Carestianum Ferraris sp. n. (Tav. IX, fig. XI). Sul tallo di una PAyscia. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 2121). Osservazione: Fungo effuso, roseo pallido: ife sterili striscianti, nume- rose, intricate, ramose, settate, jaline p. 4,5 diam. Ife conidifere sempliei, erette o flessuose con un solo setto alla base, lunghe circa p. 100 e larghe alla base circa p. 5 acuminate all'estremità ed ivi portante un solo co- nidio. Conidi isolati, da prima continui poi 1-3 settati, ordinariamente 3 settati, jalini (rosei in massa) p. 21-96 v 7-8, ovali-fusiformi. Specie molto interessante e ben distinta dalle altre pochissime specie di questo genere al quale, per i caratteri accennati ben distinti, appartiene il mi- cete che dedico all’ Illustre raccoglitore Cav. Ab. A. Carestia. - Diagnosi: Effusum, dilute roseum; hyphis sterilibus repentibus, 00- piosis, ramosis, intricatis, septatis, p. 4,5 diam.; hyphis fertilibus sim | | plicibus, rectis vel flexuosis, ad basim 1-septatis, circ. p. 100 longis; c9 nidiis solitariis oblongo-fusoides, initio continuis, tandem 3-septatis, con- strictis, hyalinis, p. 21-26 x 78. * Ramularia Geranii ( West.) Fuck. Su foglie di Geranium Phaeum. Riva Valdobbia, Settembre 1901 (n. 1988) [Bres. et Sace. l. e. p. 82]. R. laetea (Desm.) Saec. Su foglie di Viola canina. Riva Valdobbia, Giugno 1902 (n. 2102). R. macrospora Fres. Su foglie di Campanula Trachelium, Riva-Val- dobbia, Settembre 1901 (n. 1993). R. oreophila Sace. Su foglie di Astrantia minor. Riva Valdobbia, A8% — sto 1901 (n. 1935 e 1936). "UE i E er S Apu IRA LE NM A n n I E er CUR Pire REM S Var E EA ELECTRO COME EEN aa NI acc. eec SI cael DE Lc "ue DE; LA CU PR TM a t pet x scu ARE x a ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 501 Osservazione: Nel pacchetto n. 1936 osservai una forma con spore al- quanto più piccole del tipo e precisamente misuranti solo p. 24 v 5. R. Urtieae Ces. Su foglie di Urtica dioiéa. Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2101). DEMATIACEAE. Cladosporium graminum Corda. Su antela di Zuzula marima. Riva Valdobbia, Settembre 1902 (n. 2080). CL herbarum (Pers) Link. Su foglie di Faggio ancora aderenti al ramo a terra. (n. 2107). Sui frutti di Tilia ZEwropaea (n. 2116). Riva Valdobbia, Dicembre 1902 [Bres. et Sace. l. c. p. 84]. Fumago fungicola Sace. Sulla parte superiore del cappello del Zen- linus squamosus Schaef, Riva Valdobbia, Ottobre 1902 (n. 2067). F. vagans Pers. Su foglie di Centaurea Scabiosa (n. 1975). Su foglie di Aronia rotundifolia (n. 2015). Riva Valdobbia, Ottobre, Novembre 1901. STILBACEAE. Stysanus Stemonites Corda. Su gemme secche di Rhododendron fer- rugineum. Riva Valdobbia, Settembre 1902. (n. 2082). TUBERCULARIACEAE. ' Epicoccum neglectum Desm. Su antela di Zuzula marima, insieme al Cladosporium graminum Corda. Riva Valdobbia; Settembre 1902 (n. 2080) [Bres. et Sace. 1. e. p. 86]. MYCELIA STERILIA. " Rhacodium cellare Pers. Sul muro di una cantina. Riva Valdobbia, — . Aprile 1902 (n. 2052). [Bres. et Sace. l. e. p. 87]. ~ 82. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIIL 509 TEODORO FERRARIS CONCLUSIONI Colla presente serie il numero dei funghi Valsesiani finora determinati su materiale raccolto dal Chiar. Ab. A. Carestia, che colla 2.* serie (7) raggiungevano il già cospicuo numero di 926, viene portato a 1020 col- l'aggiunta delle specie segnate nel presente elenco, delle quali 94 sono nuove per la Flora Micologica della Valsesia e la maggior parte delle altre già comprese nelle altre due precedenti contribuzioni, sono state qui riportate perchè trovate su matrici nuove. Di questi 94 miceti al- cuni rappresentano specie o varietà nuove per la scienza e precisamente i seguenti: pe Leptosphaeria Valdobbiae Ferraris sp. n. . Melanomma Rhododendri Rehm. fm. mierospera Ferraris var. n. Pyrenophora comata (Niessl.) Sace. fm. alpina Ferraris var. n. Phyllosticta Mespili Sace. fm. macrospora Ferraris var. n. Ph. braeteophila Ferraris sp. n. Ph. decidua Ferraris sp. n. Phoma aculeorum Sace. fm. depressa Ferraris var. n. [iv Ph. rachidophila Ferraris sp. n. Aposphaeria fuscidula Sace. fm. Socialis Ferraris var. n. OL ILA Mw 10. Dendrophoma faginea Ferraris sp. n. ll. Asteromella ovata Thüm. var. tiliophila Ferraris var. n. 12. Vermicularia Dematium (Pers.) Fr. var. asarina Ferraris var. n. 13. Coniothyrium Polypodii Ferraris sp. n. 14. Diplodia microsporella Sace. var. faginea Ferraris var. n. 15. Diplodia Mespili Ferraris sp. n. 16. Diplodina Eurhododendri Voss. fm. depressa Ferraris var. n. 17. Septoria nitida Ferraris sp. n. 18. Septoria Carestiana Ferraris sp. n. 19. Rhabdospora occulta Ferraris et Carestia sp. n. (1) Vedi « Enumerazione di funghi di Valsesia » dei Prof.! P. A. SACCARDO » | e PaA, Serie II, | p. 4. UR Ne v è EIR a 5 ye x ^ ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLA VALSESIA 503. . 20. Rh. longispora Ferraris sp. n. 21. Cytosporina Crataegi Allesch. var. Corylina Ferraris var. n. 22. Monacrosporium Carestianum Ferraris sp. n. Coll’ abbondante materiale che ancora ho da determinare e con quello che il mio Chiar. amico e Collega Ab. A. Carestia, infatieabile racco- glitore, continua ad inviarmi di quando in quando, mi auguro di far presto seguire a questa, nuove e più abbondanti contribuzioni alla già ben avviata Flora micologica Valsesiana. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE DELLA TAVOLA IX. I. qM Ur Valdobbiae sp. n. 1. Porzione di fogl: a col fungo (grand. at.). 2. Un asco (360 d.). 3. Spore (375 d.). 25d Da La bracteophila sp. n. 1. Porz. di lamina fogliacea dei pe- duncoli di Tilia Europaea col fungo (grand. nat.). 2. Alcuni periteci ingranditi 60 diam. 3. Spore (375 diam.) HL Phyllosticta decidua sp. n. 1. Foglia di Goodyera repens col fungo : (grand. nat.). 2. Un peritecio (60 d.) 3. Spore (375 diam.). IV. Phoma rachidophila sp. n. 1. Porzione di brattea dei peduncoli di Tilia Europaea col fungo (grand. nat.). 2. Due periteci (60 d.). 3. Spore (360 d.). V. Dendrophoma faginea sp. n. 1. Squame delle gemme di Fagus sylva- tica col cr (ingr. 10 volte). 2. Un peritecio (65 d.). 3. Basidî (375 d.). 4. Spor J VI. Diplodia icis sp. n. 1. peritecio (75 d.). 2. Spore (375 d.). VIL. Septoria nitida sp. n. 1. Foglia di Genista germanica col fungo (in- rand. 3 volte). 2. Un peritecio (250 d.) 3. Spore (370 d.) VIII Septoria*Carestiana sp. n. 1. Porzione di foglia di Hypericum mon- tanum col fungo (grand. nat.). 2. Un peritecio (250 d.). 3. Spore (375 d.). IX. Rhabdospora occulta Ferraris et Carestia sp. n. 1. Foglia di Goodyera repens col fungo (grand. nat. 2. Porzione di foglia maggiormente ingrandita (10 d.) 3. Un peritecio (65 d.). 4. Id. sezionato longitudi- nalmente (65 d.). 5. Spore (375 d.). i X. Rhabdospora longispora sp. n. 1. Porz. di ramo di Sali feces col fungo (grand. nat.) 2. Un peritecio visto di fronte (90 d.) 3. Id. in sezione (90 d... 4. Un gruppo di spore (370 d.). 5. Spore isolate (370 d). - XL Monacrosporium Carestianum sp. n. 1. Pezzetto di legno eon tallo di una Physcia invaso dal fungo (grand. nat). 2. Porz. di micelio e ; i dfe Ardea (375 d. 2t 3. Copi isolati maturi DUE d > fe E. MORTEO SOPRA DUE PIANTE FORMICARIE Humboldtia laurifolia L. e Triplaris Americana VARL. (Con Tav. X e XD. Lo scopo della funzione mirmecofila, nel regno vegetale, è quello di mettere determinate specie di piante sotto la immediata protezione e di- fesa delle formiene. I vegetali mirmecofili porgono, e nel fusto e nei rami, alloggi di forma svariata ('), e secernono, mediante i nettarii estranu- ziali, un liquido zuccherino, oppure producono mirmecopsomii (*), che, con avidità, vengono ricereati dalle formiche. Detti imenotteri, alla loro volta, contraccambiano, quasi in riconoscenza, queste agevolezze alla loro esistenza, proteggendo le gemme, le foglie, le infiorescenze dagli insetti fitofagi, ed assicurando le piante dalle invasioni dei bruchi ed animali maggiori (*). Durante il viaggio compiuto dal Prof. Penzig, l'anno 1897 nelle regioni equatoriali, egli potè raccogliere, a Buitenzorg ed a Ceylan, fra varie piante mirmecofile, degli esemplari di due specie meno cono- sciute: una leguminosa, appartenente alla famiglia delle Cesalpinaceae Humboldtia laurifolia Vahl.; ed una poligonacea, Triplaris Americana L. Su tale materiale, eonservato nel museo di botaniea del R. Ateneo Ge- novese, gentilmente fornitomi dal raccoglitore, potei fare "le osservazioni qui enunciate. . "m O. BeccaRI, Malesia, vol. Il. (2) I fruttini apicilari delle foglioline di Acacia cornigera investigati dal . Belt, I corpuscolì sui pulvinoli fogliari di Cecropia investigati da Fritz, Müller, ecc. OR DELPINO, Funzione mirmecofila nel regno vegetale, prodromo di una | | monografia delle piante formicarie. Parte III, pag. 17. d nm ora m ia pag. 42. SOPRA DUE PIANTE FORMICARIE ` 505 TRIPLARIS AMERICANA L. x E un alberetto a tronco cilindrico, ramoso dal basso fino alla sommità. Reca rami pure cilindrici, ad internodi leggiermente rigonfi, cavi, diritti ed orizontali, coperti di foglie alterne, un puco coriacee, ovali con punta acuta, picciolate con guaina. Le lamine fogliari, anisofille, raggiungono varia grandezza e lunghezza (lung. 10-20 cent, larg. 4-7 cent.) Sono glabre, liscie ai margini, ed hanno una robusta nervatura alternipennata. Il tronco ed i rami appaiono tubulosi (Tav. X, 4, 5, 6) in questi ultimi, quando sono adulti, si manifesta un leggiero ingrossamento agli inter- nodi. Le aperture d’accesso alle cavità interne, si trovano in tutti gli Spazi internodali dei rami, un poco più in basso del nodo su eui è si- tuata la foglia, costantemente opposte al punto di inserzione di detta foglia sul ramo, ed hanno l'apparenza di una specie di fessura con orliccio rilevato (Tav. X 8 a). In corrispondenza di queste fessure, si vede un piccolo soleo, accentuatissimo nei rami giovani, meno negli adulti, in cui si trasforma in una zona piana. Tale soleo, dalla fessura di ingresso, va fino al picciolo della foglia del nodo sottostante, e potrebbe servire, a mio parere, a guidare le formiche all'apertura di ingresso, come pure ad agevolare la locomozione che malamente si effettuerebbe su una parete convessa e liscia. La cavità, nei rami, è più accentuata alle estremità che lungo tutto il suo percorso (Tav. X, 9). Talvolta gli spazi inter- nodali, in gruppi di due o tre, comunicano mediante piccoli forellini rotondi (Tav. X, 94), più spesso, però, ognuno dei tratti del ramo è munito di un'unica apertura laterale all’esterno, restando, i varii alloggi, indipendenti gli uni dagli altri. I campioni che posseggo, nei rami gio- vani, non hanno rigonfiamento alcuno agli internodi, pur essendo cavi al loro interno; nei rami adulti, in tali punti, appare una piccola dila- tazione. Le sezioni longitudinali dei rami dimostrano che gli internodi terminali, in numero variabile da uno a tre, possono non essere cavi (Tav. X, 7). Data, così, una sommaria descrizione del vegetale in esame, Passiamo a studiarne i dettagli di struttura. In primo luogo mi oecupai del modo di formazione delle aperture che si riscontrano sul tronco e dentro is 380; se Kato, cioè, osa dalle TRAR d se si for- 2112 NE y (yr n E. MORTEO mino naturalmente come effetto di un adattamento speciale in seguito ad un contratto bilaterale fra vegetali ed animali. Propostomi di sciogliere questo dilemma, praticai numerosissime se- zioni nei rami giovani, in cui i tessuti, sì esterni che interni, sono perfet- tamente integri (Tav. XI, 14); lo stesso feci sui rami nel punto in cui si per- cepiva un principio della formazione dell'apertura d'ingresso (Tav. XI, 20), come pure su quelli in eui le aperture erano già manifeste (Tav. XI, 3c). Con tali preparati potei confermare il concetto, già sorto nella mia mente, che, la formazione dell'apertura di ingresso, nella Triplaris Americana L. non avvenisse in altro modo che per effetto naturale. Dalle sezioni pra- tieate nei rami più giovani, proprio nel luogo, ove più tardi sorgerà la sopra aecennata apertura, si rileva che esiste una predisposizione ana- tomica evidentissima, indicante il punto in cui dovrà effettuarsi l’ ingresso. Il tessuto legnoso, cioè, in detta località, è ridotto ad un sottilissimo strato, e, nel midollo, si manifesta una propensione verso il lato esterno (Tav. XI, 1). La mancanza, poi, di fasci fibrovasali, nel luogo predisposto allo spacco, e la riduzione di detti fasci di mano in mano che ci avvi- ciniamo al punto in questione, ci indica un evidente indebolimento del tessuto. Il fatto, poi, che le rispettive labbra dello spacco si adattano perfettamente alla parete di contro, basterebbe ad allontanare l'opinione, che la fenditura possa essersi formata mediante asportazione di materia per parte delle formiche. Accadrebbe, cioè, nella Zripluris Americana L. un processo analogo a quello già osservato dal Bover sulla formazione delle comunicazioni alle cavità della Humboldtia laurifolia Vahl. Avve- nuto lo spacco, incomincia la formazione, intorno all’orlo della ferita, di un corpo calloso che si fa più duro, ed aumenta di mole, col crescere del vegetale. Le formiche, più tardi, per avere un più comodo ingresso, allargano l'apertura preesistente. Mentre nel tessuto tegumentale e legnoso accadono questi fenomeni, formasi, nell'interno del ramo, nel midollo, uno speco elittico in corrispondenza della fenditura (Tav. X, 7 a) ed il | midollo, di conserva, viene leggiermente bruno. Ora se le formiche entrano nella cavità. immediatamente dopo che si è formato l'ingresso, ciò che. pare accada nella maggioranza dei casi, ne rodono il midollo, ed invece — di dene i anus della Dosis pa come avviene nella Humboldtia E SOPRA DUE PIANTE FORMICARIE | 507 laurifolia Vahl., nel Stereospermum dentatum Wich.; St. integrifolium Rich., lì inghiottono come loro nutrimento contenendo essi leggiermente dello zucchero, come lo provano le reazioni di eui farò cenno più innanzi. Se il midollo non viene asportato subitamente, presenta una spaccatura . in tre direzioni (Tav. XI, 7), le cellule anneriseono sempre più di mano in mano che il tessuto invecchia, e da ultimo si suberifieano come lo ‘attestano le colorazioni col sudan e col cloro joduro di zinco. Le for- miche, a mio parere, per entrare nel vegetale, si comporterebbero in tale modo: passerebbero attraverso al foro naturale, si troverebbero, quindi, nello speco lenticolare, e, di qui, procederebbero superiormente ed in- feriormente, a divorare il tessuto interno, molto molle, scavando i loro alloggi. A conferma, di quanto fino a qui ho detto, conservo dei rami sezionati longitudinalmente, in cui si vedono i varii stadi del vegetale prima, durante e dopo l’opera delle formiche. In parecchi di questi rami, parzialmente vuotati, riscontrai individui morti durante la loro funzione di escavazione, recanti ancora, fra le piccole mandibole, minuti frammenti di midollo. Lungo le pareti interne dei rami, ed in qualche angolo re- moto della cavità, mi accadde, sovente, di trovare piccole colonie di cocciniglie, animaletti comunissimi nelle piante formicarie, che, certa- mente, vennero trasportati quivi, quale bestiame (mi si permetta l'espres- sione) dalle formiche, secernendo dall’adome, un liquido zuccherino molto appetito da tali imenotteri; fatto, del resto, già stato rilevato da Th. Belt; Fr. Mueller ed A. Schimper per le formiche della Cecropia peltata. Nelle cavità in esame, nella maggior parte di esse almeno, vidi, quasi sempre, nel fondo, nicchie a parete sottile e bruna, costruite, probabilmente, eon Sostanze vegetali sminuzzate, maciullate e collate insieme, simili a quelle descritte dallo Schimper nella Cecropia e dal Penzig nei rami di Ste- reospermum. In alcune di queste sono larve di formiche, in altre appare qualehe esemplare di ceocciniglia. Costruirebbero forse tali imenottori abitazioni anche per le cocciniglie? Ammesso, ora, che il vegetale per mutuo accordo ne foggi l'ingesso, resta a vedere se l’unico movente dell'eseavazione interna sia il solo fine .. di praticarsi i quartieri. La questione sarebbe più complessa di quella — | che parrebbe a tutta prima. Le formiche, a mio parere, vuoterebbero LO E. MORTEO midollo dei rami animate dall'impulso di godere di una sostanza leg- giermente zuccherina risiedente nel midollo. Se ne scorge la presenza trattando le sezioni dei rami giovani di Zriplaris Americana L. col li- quido di Fehling. Dette sezioni, con tale reagente, appena riscaldate, mostrano, nel loro interno, un precipitato rosso giallastro di ossido ra- moso indicante la presenza di glucosio. Avremo dinnanzi, in tale modo, un vegetale, che, per incitare sempre più le formiche a porre le loro sedi nei suoi rami, le attira, non solo porgendo loro l'apertura di ingresso, ma fornisce anche, nella sostanza interna, un nutrimento dolee e soave analogo a quello dei nettari estranuziali, ehe tali imenotteri appeti- scono, producendo, nello stesso tempo, lo speeo tubuloso che dovrà, più tardi, servire di loro abitazione. Mi resta ora a dimostrare quale sarebbe la causa meccanica che genera lo spaeco. Per seiogliere, eon sicurezza, questo problema io eredo ehe oceorrerebbe osservare degli esemplari freschi, di tale pianta formicaria, poichè, il trarre delle conclusioni basate sul- l'osservazione di materiale molto alterato dall’aleool, e non molto ben conservato, è difficile cosa. Io credo, però, che la pressione del midollo, contro le pareti dello spazio internodale, di per sè sola influisca, anzi sia l'uniea causa della formazione dello spacco. Mi si farà Vobiezione, già fatta al Bover quando emise tale teoria per la Humboldtia laurifolia Vahl, che è strano come un tessuto, destinato a perire, sia in condizione di produrre un tale rilevante lavoro. Credo però che questa obiezione non abbia ragione di sussistere, quando si consideri che, nella Zriplaris Americana L. non tutto quanto il tessuto midollare viene divorato dalle | formiche, ma solo una parte interna, e di ciò fanno fede le sezioni di rami adulti del vegetale in esame (Tav. XI, 4-5). In queste appare uno strato eentrale eostituito di cellule rotonde, di diametro variabile fra 1-3 mm. a eui fa seguito un astuccio cilindrico formato da più strati (20-25 nella maggioranza dei easi), di cellule poliedriehe punteggiate (Tav. XI, 5-6). Di queste due zone, solo la centrale è destinata a perire; poiche, di questa, rimane un anello, molto ridotto , di cellule rotonde costantemente unite alla circonferenza di su punteggiate, e erederei che, massimamente a questi due strati, si debba il rilevante lavoro di : es cara feci menzione. Non avrò, d dinnanzi soin in eui, à SOPRA DUE PIANTE FORMICARIE come nel Stereospermum, le formiche asportano completamente tutto il midoilo, ma un nuovo caso, in eui va distrutta una parte sola del mi- dollo vegetale. Del resto, poi, prescindendo da questo fatto, mi pare che le cellule midollari, anche dovessero, in seguito perire, prima di produrre lo spacco, sono nel massimo del loro vigore, ed in tale condizione, pos- .. Sono benissimo esplicare la pressione necessaria sul tessuto dello spazio ue E PUE internodale, specialmente nel punto piu debole per natura, causando l'apertura per l'ingresso. La.struttura anatomica dei rami, giacchè solo * | Questi possiedo, della Zripluris Americana L., a partire dall’ interno .. all'esterno sarebbe la seguente. Al centro, della sezione trasversale, appare Il midollo diviso in due strati, uno centrale a cellule rotonde con pareti sottilissime, non punteggiate, ed uno periferico a cellule punteggiate (Tav. XI, 5-6). Nella regione centrale appaiono rari cristalli. Segue il legno con ampi fasci fibrovasali, che, nell'aspetto, ei ricordano quelli dell Ari- stolochia Sipho. Questa zona si eolora^intensamente col bleu di anilina e col violetto di anilina. Tien dietro il cambio ridotto ad una piccola circonferenza, seguìta da quella del libro, distinta nelle due regioni di ES i ut E. | E: 3 | Ne EO PET PIL pesa libro duro e libro molle, contenente piccolissime druse cristalline. Si vede, > poi, il perieielo costituito da cellule inspessite, e si mostra come una | cireonferenza con seni e curve ad intervalli più o meno spessi. Tale zona, tratta cogli stessi reagenti del legno, prende le sue stesse colorazioni ; essa è circondata da uno strato di parenchima corticale con cellule sehle- Tenchimatiche e numerose druse cristalline. La parte esterna della sezione è data da cellule suberificate, in sottile strato, costituenti il periderma (Tav. XI, 7). Sarebbe cosa interessante il poter coltivare esemplari vivi, di tale vegetale, mantenerli al riparo dalle formiche, ed il seguire le varie fasi del midollo e l» sviluppo delle aperture di ingresso. Gli abitatori di tale vegetale sono numerosi esemplari di Dolichoderus bituberculatus (^), appartenenti alla subfamiglia Dolichoderinae. Ho potuto constatare la Presenza di nettarii. estranuziali sulla Zriplaris Americana L. Essi ap- | paiono molto alterati per lo stato di conservazione non troppo perfetto, del materiale esaminato. In ogni modo si puó, eon iibris rare, i = classificati, gentilme ui Dot TAI a 510 E. MORTEO X che la Triplaris Americana L., oltre ai mezzi soliti di tutte le piante formicarie, attira le formiche per lo zucchero contenuto nel tessuto mi- dollare. HUMBOLDTIA LAURIFOLIA Vanr. Non starò qui a deserivere*questo vegetale di cui abbiamo una esaurien- tissima descrizione di K. Schumann (?), del Bower (°) e dello Sehimper (7) Diró solo ehe i rami, quivi, sono foggiati a mo di clava e vuotati (Tav. X, 3). L'apertura d'ingresso trovasi al vertice del tubo, fra i labbri inferiori delle stipole foggiate in forma di foglia. Il Bover avrebbe di- mostrato che quelle fenditure sorgono spontaneamente e non per l'attività delle formiche. Non meno interessante è l'osservazione dello stesso autore, che cioè, non tutti gli internodi posseggono questa cavità, ma solo quelli che si trovano vicino ai fiori. Ciò dimostrerebbe che le formiche agiscono, verosimilmente, come protettriei di questi. Facciamo osservare che, anche in detto vegetale, il midollo internò non è destinato a perire tutto quanto, ma la parte centrale è quella che solo viene divorata; rimane, perciò, nel midollo, una circonferenza di cellule rotonde di piccola mole a eui fa seguito uno strato di cellule punteggiate che raggiunge il massimo dello spessore in tre punti della sezione (Tav. X, 1-2). Il colore dei frammenti del midollo, lasciato dalle formiche, è analogo a quello della Triplaris, e le cellule presentano la stessa forma e struttura. Le cellule del midollo dei rami giovani, trattate col liquido di Fehling, non diedero colorazione alcuna. I frammenti di midollo, sparsi per lo speco tubulare, attestano di essere suberificati, trattati col sudan e col cloro joduro di zinco. Le formiche, in tale vegetale, non seaverebbero i rami altro che per fabbri- care i loro alloggi. Per quante ricerche io abbia fatto dentro le cavità dei rami di questo vegetale, e nell’alcool del recipiente in cui questi furono conservati, non trovai alcuna formica; riscontrai, invece, in tali cavità, numerosissime cocciniglie. I nettarii estranuziali evidentissimi sono sulle foglie e sulle brattee. Per effetto dell'alcool appaiono brunastri secondo W. Schimper, su materiale fresco, sono rosastri. (t) Verh. Bot. Ver. Brandeburg, Pe 1889-1890, p. 113-123. |’ (® Bot. jahresbe, 1886-1887, pag. >. Sc HIMPER, | prom nn pag. 161, EM A rs EA Jr UT Vx ri we cei EE ae SOPRA DUE PIANTE FORMICARIE Br SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TAV. X. Humboldtia laurifolia VAHL. Fig. 1. AR sezionato trasversalmente in cui si vede Finspesimento delle ; cellule midollari in tre Eher Sh sezione 4 » 2. Midollo dopo l'azione delle form in un ramo adullo; sezione i trasversale; æ cellule Ri be. ker uis d b cellule rotonde. > 3. Gli alloggi delle formiche. > 10. Sezione trasversale in ramo giovane prima dell'azione delle for- miche; « cellule poliedriche punteggiate; b cellule rotonde. Triplaris Americana L. | Fig. 4. Ramo dopo l'azione delle formiche; a luogo d'ingresso. > 5-6. Sezione longitudinale di un ramo dopo l'azione delle formiche. > 7. Apertura lenticolare a nel midollo di un giovane ramo appena che è avvennto lo SpA. ^ 8. Apertura d'ingresso a. > . 9. Sezione longitudinale di un ramo; « apertura Pisae: b aper- i ture che mettono in comunicazione i rispettivi alloggi. TAV: AE Triplaris Americana La E 1. e di un ramo presso l'internodio in cui si vede la predisposi- one naturale allo spacco «. 2. a dello spacco 5. 3. Lo spacco si è formato c. 4. Sezione trasversale di un ramo appena v vuota 5. Midollo in ramo adulto dopo l’azione dello spacco delle formiche. 6. Midollo in ramo giovane prima dell’azione delle formiche. 7. Sezione trasversale di un ramo adulto in cui è è avvenuto la spacco e le formiche. non sono entrate, Dorr. GIUSEPPE ZODDA P Sall ispessimento dello stipite di alcune palme (Trachycarpus ezcelsus H. W., Livistona chinensis R. Br., L. a ustralis Mart.) (eon Tav. XII). Sebbene parecchi autori abbiano ricercato il modo, eon eui gli stipiti di certe palme aumentano in spessore, pure l'argomento merita ancora ulteriori studi, sia perchè le ricerche fatte sin oggi si riferiscono a p% che specie, sia perchè le conelusioni, che se ne sono tratte, in parte sono errate. Mohl, nella prima metà del secolo scorso, mostrò per il primo, mediante misure, come non possa essere messo in dubbio l'ispessimento : dello stipite di molte palme. Egli, nella grande opera del Martius (*), riferisce le misure prese su circa 50 specie di palme e mostra quanto in parecchie di esse le dimensioni primitive siano aumentate. Riconosce anzi due forme di ispessimento; l’ una, ehe chiama appa- rente, costituita dall insieme delle numerose radici avventizie, ehe si originano dalla base dei vecchi stipiti; l'altra, ispessimento vero, che si riscontra nelle parti medie e superiori degli stipiti di Borassus Sabelli —. formis e B. Aethiopum, di Jriartea ventricosa e J. phaeocarpa e di Acro comia lasiospatha. A proposito degli stipiti veramente ispessiti dice che l'interno di essi è celluloso e che i fasci vi sono diradati ; ma sul modo come avvenga l’ ispessimento non si pronunzia con certezza. Così egli | dice: Neque de eo (modo d'ispessimento) possum certum ferre judicium, — num caudicis illa dilatatio a majore pendeat frondium numero, ea ipsa - qua effecta fuerit, aetate cirea caudicem evolutarum. Id unum videtur extra dubitationem positum, arboris nutritionem ea, quae crassior faeta . fuerit, periodum quasi summum attigisse, indeque iterum decrescere (^). — > Nè, quando rammenta le diverse dimensioni delle cellule e i larghi p intereellulari del parenchima ondanontae, accenna in qualche a iori nat. Palmarum, Vol. 1, anno 1823-1850, pag: LXXXIV. (© Op. cit., pag. LXXXV. modo ai rapporti esistenti fra essi e l'ispessimento, rapporti, che perciò sembrano a lui incogniti (^). Dopo il Mohl, il de Bary emette l'opinione che le palme ingrossino per aumento in volume degli elementi primitivi, costituenti i tessuti, . Ma non per neoformazione (?). | T Eichler è il primo a. trattare di proposito l'argomento, giovandosi di Un vecchio tronco di Cocos flexuosa, alto cirea 12 metri con diametro dai 40 centim. alla base e di 31 un metro sopra di essa. Egli conferma di ra Opinione del de Bary ed esclude la presenza di qualsiasi neoformazione, | €981 esprimendosi: Die Dickenzunahme des Stammes erfolgt also bei Cocos | Meruosa lediglich dur Erweiteruug der Zellen des Grundgewebes und der Sklerenchymbeliige der Gefássbundel, soweit letztere dem Holzkórper ngeh5ren ..... Neubilduag irgend weleher Gewebe findet bei diesem Dickenwachsthum nicht statt e). | Strasburger, esaminata la porzione terminale dello stesso esemplare di Cocos studiato dal? Eichler, giunge alle stesse conclusioni di questo autore (4 Nel 1892 Petersen riporta le conclusioni dell’ Eichler, senza aggiun-. re nulla di nuovo (5). Nel 1895 Potoniè riferisce di aver osservato sin dal 1881 in un C4 mus che l'ispessimento era cagionato dall’ aumento in volume delle cellule del parenchima fondamentale, confermando così le osservazioni dei precedenti e del Möller (°). i EU Op. eit., pag Ew Vedi. Up der Vegetationsorgane der Phanerogamen und Farne, p. 636 i in Hofmeister’s-Handb. der physiol. Botanik, II B. Leipzig 1877. (©) Ueber die Verdichungsweise der Palmenstümme in Sitz. d. k. preuss. Akad. d. Wissenschaft; anno 1880, pag. 501-509 (Estratto) . Histolog. Beiträge, II, 1891, kre 381-382. ; 0) : tini. om den monok. Staengels Tykke Isevaeat 0g anat. Re- n Botanisk Tidsskrift. B. gis anno 1892-93, pag. 112-126 (eon rias- b iu E: france: se) Drachen d 514 G. ZODDÀ Nel 1899 il Kraus esamina lo stipite ingrossato di una Oreodoza re gia e conferma le osservazioni dei precedenti autori (+). Barsikow nel 1901 fa ricerche in tal senso in Phoenix reclinata, Phoe- nicophorium Seychellarum, Oreodora regia e nella noce di cocco ed an- ch'egli conferma esser causa unica dell’ispessimento l'aumento in volume degli elementi primitivi (°). Nel 1902 il La Floresta fa ricerche sulla presenza del periderma nelle Palme e sul modo di origine di esso ed è il primo a riconoscere in al- cune di queste piante formazioni secondarie, osservandovi la presenza - di un fellogeno (Howea, Archontophoenie, Chrysalidocarpos) (*). É annunciato intanto un altro lavoro di indole simile, autore il Borzi, ma ancora non è stato pubblicata (*). Tranne adunque il La Floresta, che riconosce il fellogeno in alcune - palme, tutti gli autori sono concordi nel non ammettere formazioni Se — condarie in queste piante e nell'aserivere unicamente all'aumento in Y% — lume degli elementi primitivi l’ ispessimento dello stipite di esse. Volendo profittare di un Zrackycarpus excelsus atterrato da un grosso albero, a sua volta battuto dal vento, nel febbraio di quest’ anno, e di due Livistona (chinensis e australis), che dovettero anche atterrarsi (la prima chè minacciava di guastare il tetto di una serra di questo Orto | Botanico, ove trovavasi, e la seconda, di proprietà del R. Giardino di Or- - ticoltura, perchè la si dovette togliere dal vaso, in cui la si riteneva), 1 mi accinsì a ricercare anch'io se e come si verifica l’ ispessimento inc tali specie, non ancora osservate in tal senso. Tali ricerche costituiscono appunto il soggetto di questo lavoro, con: o o Biniges uber Dickenwachsthum der Palmenstimme in der Tropen in Sitzungsb. d. Phys. Medic. Gesellschaft zu Wurzburg, XXXII, 1899, pag. 6? (da recens. in Journal of the Microscopical Society, 1899, pag. 613). das sek Dikenwachsthum der Palmen in der Tropen ndiire Verh. d, Phys. Med. a Wurzburg, XXXIV. pag. 213-215 oreore in Journal of the Microsc. Society, 1902, pag. 316). & Ricerche sul La delle Palme in Rendic. d. Congresso botan: ntorno all'acerescimento secondario nei Kot delle Palme wr e. NC siti, pag. 2S in x MM tenutosi in Palermo nel maggio 1902, pag. 174-176. Palermo 1903. SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITÉ DI ALCUNE PALME 515 sigliatomi dal Chiar. Prof. Baccarini, che ringrazio pubblicamente per gli aiuti, di cui mi è stato largo. Deserizione sommaria degli esemplari. Negli internodii pienamente sviluppati gli elementi di tutti i fasci sono già differenziati. Nella parte interna del cilindro centrale lo xilema 9 costituito da una o poche grosse trachee e da un numero maggiore di vasi più piccoli, i quali si trovano o lateralmente alle prime oppure dalla parte opposta al floema. Questi vasi sono trachee e tracheidi spi- rali, annulari e scalariformi, i vasi scalariformi, non citati dallo Stras- s burger per la Cocos Jlezxuosa (*), li ho trovati molto frequenti nei fasci di tutte e tre le specie, da me esaminate. Un parenchima a cellule = Strette circonda trachee e tracheidi, le separa dalla guaina del fascio, .. € inoltre, per lo più, s'interpone fra esse; questo parenchima, fra i Grossi e i piccoli vasi, può essere costituito sino da cinque o sei piani di cellule, onde la separazione fra i vasi diviene accentuata. Più di rado due vasi vengono a contatto immediato fra essi, ed allora si ha una ZINIO RE TR e TU PL LE MC RI CR Lia Compressione reciproca tanto più accentuata quanto più estesa è la su- perficie di contatto. Per la presenza del parenchima vasale a elementi stretti non si formano canali intervasali. Tanto il parenchima che i vasi finiscono per lignificarsi. I vasi eribrosi sono cireondati da cellule annesse, le quali separano M libro, come il parenchima vasale separa il legno, dalla guaina del fascio. Queste cellule annesse non si limitano a da guaina, ma separano anche i vasi fra loro, circondandoli da ogni lato. Fra due vasi eribrosi le cellule annesse possono disporsi in due piani mostrando così ogni vaso di avere una guaina propria di dette cellule, ma possono disporsi anche in unico piano; più di rado mancano, e al- lora i vasi si toccano direttamente e per lo più st'eamprimono, come. i . Vasi del legno. è dg creta Re Ueber. den Bau und die fi der Leitungsbahnen in den » Pflan- so i DU. vwd anne iii 365-391. ea 516 G. ZODDA Nella regione interna del cilindro centrale del Zrachycarpùs , fra le- gno e libro s'interpone, per lo più, del pareachima vasale, formato da uno o due piani di piccole cellule, ma talvolta questo manca, ed allora : il contatto fra vasi legnosi e eribrosi è immediato, come è stato osser- vato da Strasburger nella Cocos flexuosa. Questo parenchima, in tale re- gione, è sempre presente nelle Zivistorz, anzi nella Z. australis può essere costituito da quattro strati di cellule. Spesso ancora, in questa ultima specie, fra legno e libro e più propriamente tra questo e il pa- renchima vasale, s'insinua dai lati un prolungamento della guaina del fascio, costituita da elementi molto allungati nel senso dell'asse dello je stipite e più stretti del parenchima vasale, i quali finiscono per sele- Di rifiearsi. Questo prolungamento della guaina può addentrarsi tanto da — — ambo i lati da congiungersi nel centro del fascio ed allora il libro viene — separato dal legno per questo anello selerenchimatico. ine Ogni fascio è circondato da una guaina meccanica, che lo separa dal Li parenchima fondamentale e finisce per sclerificarsi. Le dimensioni di essa — - non sono uniformi; sono minori dalla parte del legno e molto più ampie da quella del libro, ove soltanto raggiunge il massimo sviluppo. Questa guaina, costituita da elemonti allungati nel senso dell'asse, non manca . mai attorno ad ogni fascio, ma talora, quando due o tre fasci sono molto: PRESSA vicini fra loro, una stessa guaina li circonda tutti. Le dimensioni, che essa può raggiungere, variano, ma in generale sono direttamente pro- porzionali allo stato più o meno adulto dei fasci relativi; notiamo però — — che esse, tranne il caso di fusione o di divisione dei fasei, dipendono da aumento non in numero, ma in volume degli. elementi, che la co — stituiscono, come già Eichler ed altri hanno rilevato e come io stesso. ho verificato. ù La guaina selerenchimatica non circonda BREE il fascio, ma termina per lo più al livello, ove eongiungonsi libro e legno; qualche volta si arresta un po’ prima e non circonda allora interamente neanco il libro, qualehe altra si estende invece tanto A cingere un quarto. : un terzo del legno. x | d ^s di le tre e specie di palme esaminate, LY guaina predetta è è più s che nelle Ziristona; n infatti or Lo SULL’ ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 517 di frequente parte del legno, mentre in queste ciò avviene di rado, men- tre viceversa vi è frequente il caso, che non giunga a cireondare nem- meno il libro. Oltre la guaina sclerenchimatica, parziale, ogni fascio è circondato in- teramente da un’altra guaina, costituita da cellule tondeggianti, disposte in parecchie serie verticali, in cui molto per tempo si ha deposito di silice: è la guaina silicea moniliforme, nota da lungo tempo non solo per le palme, ma anche per altre monocotiledoni. Gli elementi di questa guaina sono, d’ordinario, situati in corrispon denza della parete di separazione di due cellule del parenchima fonda- mentale, dando luogo a canali intercellulari più ampii che non quando trovansi di fronte alla parete di una sola cellula del parenchima stesso. Sezionando longitudinalmente un fascio, la guaina silicea appare con- tinua, ma nelle sezioni trasversali spesso si hanno in essa delle discon- tinuità, per le quali gli elementi del fascio, che di solito sono per essa Separati dal parenchima fondamentale, si mettono in diretto contatto con questo; ciò avviene specialmente nei fasci e nei cordoni più grossi (v. fig. 5). In tutte e tre le specie esaminate il deposito della silice co- mincia costantemente prima che nel mantello sclerenchimatico si inizii l ispessimento. Procedendo alquanto verso l esterno s'incontrano i fasci più adulti, cioè colle guaine selerenchimatiche fortemente ispessite e più ampie che nell'interno; ma verso la periferia del cilindro centrale gli elementi vascolari si riducono gradatamente; anche la guaina seleren- chimatica si riduce, ma non così presto; onde, paragonandola con quelli, può dirsi ehe essa divenga, in proporzione, maggiore; alla fine un solo vaso legnoso e pochi vasi eribrosi rappresentano gli organi conduttori di questi fasci ridotti, mentre la guaina sclerenchimatica spesso li av- volge da ogni lato. | Oltre i fasci, deputati alla funzione di conduzione ed anche meccanica, altre formazioni si trovano aventi funzione essenzialmente meccanica: sono dei cordoni selerenchimatiei, costituiti da fibre, che METEN molto per tempo e si provvedono di una guaina silicea,’ come i fasci. - Nelle Sezioni. trasversali il numero degli elementi sclerenchimatiei pet v ogni cordone varia da 8 ad 80 e forse poo Sirion ron «ira, i mee %. Malpighia, Anno XVIII, Vol. XVIIL. pu tac uu Tue 518 G. ZODDA tenendo conto delle cellule silicee. Anehe qui il deposito della siliee pre- cede ed accompagna l'ispessimento delle fibre, e, come avviene nei fasci, le cellule possono impiantarsi in corrispondenza della parete divisoria di due cellule del parenchima fondamentale, dando luogo a canali in. tercellulari alquanto ampii, o direttamente sulla parete di una sola cel- lula ed allora i canali sono molto ristretti. Per le dimensioni può dirsi che i più grossi cordoni fibrosi sono sem- pre più sottili dei più ridotti fasci. É nella zona periferica dello stipite, chiamata dal Mohl stato fibroso, che i cordoni si trovano in maggior quantità, ivi il loro dominio rispetto ai fasci è incontestabile, sì ehe tale zona si distingue anche ad occhio nudo dalle parti interne, occupate principalmente da fasci. Nel Trachycarpus i eordoni mancano totalmente nell'interno dello sti- pite, i più interni di essi trovandosi nella regione periferica del cilindro centrale; nella Zivistorza invece, e specialmente nell’australis, si trovano dapertutto, sebbene prevalgano nello strato fibroso. Avvertiamo che i cor doni della regione interna hanno di regola dimensioni di quelli più esterni e che il loro numero rispetto ai fasci è in media di 3:1 nella L. australis e di 2:1 nella Z. chinensis. Un'epidermide semplice, formata di cellule a pareti fortemente ispes- site, compresse, in genere, nel senso tangenziale e allungate nel senso verticale, riveste gli internodi accresciuti. Fra essa però e i più esterni cordoni e fasci non v'è diretto rapporto per l’ interposizione di un pa- renchima fondamentale, costituito da sei a otto piani di cellule corti. I due piani esterni di questo parenchima o anche il solo più esterno in un internodio non troppo giovane sono alquanto allungati nel senso della tangente e mostrano la parete un po’ ispessita, specialmente sugli angoli, onde potrebbe considerarsi di tipo collenchimatico. t Tutti gli spazii non occupati da fasci e cordoni sono colmati da pa- - _ renchima fondamentale, nel quale abbondano gli spazii intercellulari. Sul decorso dei fasci poco mi resta da dire dopo le osservazioni del. -Meneghini ('), del Mohl, del de Bary, dello Strasburger, ecc., poiha | () Ricerche sulla struttura del caule nelle piante monocotiledoni, pag: dus me 20, Padova, f 1836. — $5 SULL'ISPESSIMENTO DELLO SRIPITE DI AZCUNE PALME 519 nelle tre specie da me esaminate, esso è conforme al tipo generale delle palme. Ricordo soltanto che le tracce fogliari penetrate nello stipite si distribuiscono in varie zone, le più grosse si spingono fino al centro, le più piccole si tengono man mano verso la periferia del cilindro centrale; i cordoni fibrosi invece nel Zrachycarpus restano nello stato fibroso e nella periferia del cilindro centrale, mentre nella Zivistona alcuni giun- gono nelle regioni interne. Ricordo ancora che i fasci spesso si fondono tra loro e più spesso ancora si biforcano; anche i cordoni fibrosi offrono frequentissimi esempii di fusione non solo fra loro, ma anche con i fasci ed essi pure si dividono biforeandosi. É indifferente per questi processi la presenza del nodo o dell’ internodio; non così la distanza del centro dello stipite, avvenendo essi soltanto nella periferia del cilindro centrale e nello strato fibroso. Se i fatti sopra esposti sono già da tempo entrati nel dominio della scienza, una particolarità sul decorso dei fasci non è stata rilevata da alcun autore, forse perchè nessuno ha avuto agio di osservare stipiti ispessiti quanto quelli da me osservati. É noto che ogni faseio, entrato dalla foglia nel fusto, si dirige obli- quamente dall'alto in basso verso il centro, e che, dopo aver attinto il rispettivo punto più interno, ritorna verso la periferia del cilindro cen- trale eon tale lentezza che in questo tratto esso sembra parallelo all'asse ^ dello stipite, finchè. giunto alla base di questo, si innesta coi fasci ra- dicali. É noto ancora che il decorso dei fasci non avviene sullo stesso Piano verticale, ma secondo una spirale, il che giova alla solidità dello stipite. Tale è il decorso dei fasci negli stipiti non, o discretamente, ingros_ DII del AS sati, ma nella porzione basilare molto ispessita delle vecchie Livistone, da me osservate, la curva, che i fasci descrivono per andare dalla peri. | feria al centro, diviene sempre minore quanto maggiore è l'is pessimento sino a che la si annulla. Scendendo più in basso, ove più intenso è l'i. Spessimento, questi vecchi fasci si avvicinano progressivamente al piano orizzontale, sin che alla base o poco sopra decorrono in questa direzione, All'estrema base infine essi hanno un decorso ascendente di modo che la loro terminazione interna trovasi ad un livello superiore che la prosa ma fig. MES 520 G. ZODDA Con questo strano comportamento dei fasci nei vecchi e molto ispessiti stipiti è in relazione una particolarità dell’ inserzione delle guaine re- siduali fogliari. In una palma con tronco non, o poco ispessito, linser- zione delle più basse guaine fogliari, come è noto, trovasi ad un livello superiore a quello, ove si attaccano le radici; ma, quando la base del tronco acquista uno ispessimento considerevole, queste guaine fogliari, o meglio le cicatrici da esse lasciate, vengono a trovarsi ad un livello sem- pre inferiore, fin che le più basse possono ridursi addirittura sul lato della base, che guarda il suolo. DI In tal caso la base di questi vecchi stipiti è ineavata nel suo centro a guisa di conca, rivolta all’ingiù, e, mentre quivi si inseriscono le an- tiche radici, altre di formazione posteriore nascono tutte all’ intorno in mezzo ai vecchi e morti resti delle guaine fogliari, trasportatisi appunto nsll' orlo di questa conca. Vedremo quale sia la ragione di questi fenomeni, quando avremo spie- gato il meccanismo dell'ispessimento, al quale essi sono strettamente collegati e dal quale dipendono. Tecnica. Molto semplice è stata la su impiegata per le mie osservazioni sulle tre specie di palme. Le sezioni erano praticate a varie altezze e in tutti i sensi. Per ot- tenere la distinzione delle membrane cellulosiche mi servivo del tannino coi sali di ferro, per lo più solfato; per quella degli elementi lignificati usavo la fluoroglucina in presenza dell’ acido cloridrico; per la distin zione degli elementi suberificati il Sudan III, secondo il metodo del Busca- lioni (*), col quale metodo ho avuto sempre eccellenti risultati. Quando non mi era necessaria la distinzione dei varii elementi, osservavo le se zioni in glicerina semplice oppure iodata. Spesso il parenchima era così zeppo di amido, specialmente nel centro dello stipite, che l'osservazione * ne diveniva impacciata e allora trattavo le sezioni colla potassa caustica. E Un nuovo reattivo per Sera die in Malpighia, XII, anno 1808, pag. 421-440. EM rato rn alii MEI, NES t A ny a SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME ^D In ogni caso ad ogni trattamento facevo precedere quello della deae- razione, indispensabile sopratutto per lo studio del sughero. Per tutte e tre le specie ripetevo sempre gli stessi processi. TRACHYCARPUS EXCELSUS H. Wendl. .. Lo stipite di questa palma, da me osservato, era alto m. 2,70 dalla base al cono vegetativo e rivestito densamente e ovunque dalle guaine fogliari, le quali però dalla base fino a cirea m. 1,50 erano morte. Alle diverse altezze offriva i seguenti diametri : Base diametro em. 9,9 m. 1,20 » em. 11 m. 1,50 » em. 14 n 4 » em. 13 m. 2,20 » em. 11 m. 2,65 » em. 8 | La massima dimensione si trovava dunque poco sopra la metà dell'al- tezza e da quivi andava diminuendo più lentamente verso la base, più rapidamente verso l’apice; lo stipite perciò mostrava una forma fusata. Esame anatomico. — A 5 centim. sotto il cono di vegetazione le cel- lule epidermiche non sono ancora ispessite, ma si mostrano un pochino allungate nel senso verticale. Il parenchima fondamentale è costituito da cellule tondeggianti a pareti sottili, lisce, del diametro di 0,03 a i 0,045 mm., fra le quali abbondano piccoli spazii intercellulari. Tutte le cellule parenchimatiche sono zeppe di amido. I cordoni fibrosi e i fasci sono in stato giovanile, le primane vascolari 8 eribrose esistono ancora, sebbene qualcuna cominci a disorganizzarsi ; gli elementi sclerenchimatici non presentano inizio di ispessimento; la guaina silicea non si è nemmeno costituita, sebbene le cellule ad essa Proprie si distinguano già, per le dimensioni minori, dal parenchima fon- damentale circostante e, per la forma i ul elementi bale onali Pk gms > sclorenchimatica. : 522 | G. ZODDA A m. 2,20 dal suolo l' epidermide é formata di ceilule diseretamente allungate e molto ispessite; oltre ad essa, i due o tre piani esterni di cellule del parenchima sottoposto all'epidermide sono alquanto ispessiti, sopratutto agli angoli. Gli elementi di eonduzione sono ben differenziati; le primane si sono distrutte ed avanzato è l'ispessimento dei vasi legnosi, sopratutto nei fasci più esterni. Parenchima vasale ed elementi della guaina seleren- chimatica hanno ancora pareti sottili; nella regione periferica del tronco è già iniziato il deposito della silice nella guaina particolare sia dei cordoni che nei fasci; non lo è ancora nella regione centrale. Il parenchima fondamentale è formato da cellule in prevalenza ovali o ellissoidali e, in minor numero, tondeggianti, col diametro maggiore lungo in media 0,05 a 0,06 mm., ed a pareti lisce e sottili. Più ampli che superiormente sono gli spazii intercellulari. A m. 1,50 dalla base, all'altezza cioè ove lo stipite ha il massimo diametro, l'epidermide, ispessita come sopra, persiste, pur essendo morta; non vi si rinviene peró alcuna lesione di continuità e le sue dimensioni sono inalterate. I cordoni fibrosi sono tutti fortemente ispessiti. Nei fasci le primane vascolari sono distrutte: i vasi sono perfettamente sviluppati; il deposito di silice è generale, ma più avanzato verso la periferia dello stipite; la guaina selerenehimatiea, anche nella regione centrale è di | secretamente ispessita, ma lo è di più verso la periferia. Il parenchima fondamentale, nel quale ora notansi numerose cellule tannifere e a rafidi, è formato da cellule ovoidi o ellissoidali o, più di rado, tondeggianti , fra le quali gli spazii intereellulari sono più ampii che sopra; i dia- E metri maggiori di esse sono ormai lunghi da 8 a 9 emm. Notiamo in- — — tanto che verso la periferia dello stipite le cellule parenchimatiche sono 2 quasi sempre alluzgate e coll'asse maggiore parallelo alla tangente dello . stipite; nell'interno invece gli elementi allungati sono disposti in vario 7 senso, onde, fra questi, gli spazii intercellulari sono assai più ampli. È Tutte le cellule hanno le pareti sottili, ma qua e la mostrano una zel e fitta punteggiatura. A m. 1,20 sopra la base persiste l’ epidermide morta, ma senza sere : er o fessure. I cordoni fibrosi sono giunti al maximum d'i SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME simento, il lume delle fibre essendo quasi puntiforme. Anche i fasci si trovano in uno stadio molto avanzato; il deposito di silice è completo ; la selerificazione della guaina meccanica, ultimata nei più esterni, è prossima ultimarsi negli interni, nei quali il lume delle fibre ha ancora una certa ampiezza. Il parenchima da per tutto è formato di cellule fittamente punteggiate con pareti ispessite, che, sezionate, si mostrano attraversate da numerosi porocanali. La forma di queste cellule è anche qui in prevalenza ovale o ellissoidale, ma le dimensioni medie dei dia- metri maggiori ne sono di cirea 0,07 mm., minori perciò di due emm. a quelle della porzione di massimo ispessimento. Alla base infine si ripetono gli stessi fenomeni, ma con maggiore ac- centuazione. Persiste sempre l'epidermide morta, e continua; tutti i cordoni e i fasci, anche i più interni, hanno le fibre della guaine sele- renchimatiea con lume ridotto a un punto; il parenchima sì è ormai trasformato in un vero sclerenchima. Le dimensioni medie delle cellule sono di eirea 0,06 mm., un poco minori perciò che all'altezza superiore. Dalle osservazioni sopra esposte si vede chiaro come nessun tessuto di origine secondaria esista nel Trachycarpus excelsus. L'epidermide, i cui elementi negli internodii non ancora sviluppati, sono più o meno corti, mentre negli adulti si allungano nel senso dell’ asse, segue lo sviluppo degli internodii, arrestandosi quando anche questi sì sono completamente sviluppati. Gli elementi dei fasei e cordoni, finchè hanno pareti sottili, sono su- scettibili di un certo aumento in volume, che cessa però allorchè l'ispes- simento si inizia. I cordoni e i fasci più esterni sono i primi ad ispes- sirsi, gli interni gli ultimi; l' ispessimento perciò procede in senso cen- tripeto. Fra tutti i tessuti il parenchima fondamentale è la sede dei fenomeni più importanti per l’ ispessimento dello stipite. Nelle parti superiori esso è formato da elementi tondeggianti a pareti lisce e dimensioni medie di 3 a 4 emm., piccoli sono ivi gli spazii intercellulari; più in basso gli elementi da tondeggianti divengono ellissoidali e vanno a raggiun- gere dimensioni medie di 8 a 9 emm., ove si ha il massimo diametro dello stipite, ma, nello stesso tempo, le loro pareti incominciano a spar- - 594 PRA G. ZODDA gersi di piccoli punti; gli spazii intercellulari intanto si sone fatti molto ampii. Procedendo verso la base, la sclerificazione nelle fibre è completa; le cellule parenchimatiche divengono sempre più piccole e si trasformano in elementi sclerosi; così, mentre danno solidità allo stipite, perdono il potere di acerescersi ulteriormente. Tutti questi fenomeni non portano la minima deformazione sullo sti- pite, che dall’ apice alla base ha la medesima costituzione, Si può adunque concludere che nel Trachycarpus excelsus il limitato ‘ispessimento dello stipite è prodotto sopratutto dall'aumento in volume delle cellule del parenchima fondamentale e dalla maggiore ampiezza degli spazii intercellulari, la quale da quello dipende; vi contribuiscono anche gli elementi dei cordoni e dei fasci prima che avvenga in essi la sclerificazione. Resta ancora da spiegare la ragione delle dimensioni minori delle cel- lule del parenehima fondamentale selerificato rispetto a quelle della re- gione mediana dello stipite. Poiehé non puó ammettersi che il processo di selerifieazione importi diminuzione di volume negli elementi, in eui ha sede, deve di necessità ammettersi che la sclerificazione in questo Zraehycarpus avvenga abba- stanza per tempo, ma che proceda più lenta dell’ accrescimento in al- tezza dello stipite, di guisa che gli elementi si selerificano in un periodo del loro sviluppo tanto più inoltrato quanto più veechia è la pianta. Se infatti la selerifieazione procedesse più rapida dell’ accrescimento in altezza, essa giungerebbe a colpire gli elementi ancora in stato gio- vanile, e, in tempo più o meno lontano, anche il cono apicale. Se in- vece procedesse di pari passo coll’ accrescimento in altezza, essa col- pirebbe gli elementi quando questi avessero raggiunto una data e Co- stante dimensione, quando insomma tutti fossero pervenuti allo stesso periodo di sviluppo. Ma poichè né l'uno né l'altro di questi easi si ve rifiea, dobbiamo ricorrere alla spiegazione da noi data poco sopra. Que- o sta spiegazione d'altronde, oltre a dare ragione dei fenomeni già osser- . vati, permette di dedurre che, mentre le dimensioni della porzione basale di questa. specie restano. invariate peran sclerificate, si aumentano quelle SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 525 della regione mediana, non sclerificata, la quale, a sua volta, va spo- standosi in alto eon una velocità determinata dal processo di selerifica- zione; così resta spiegata la ragione della forma fusata dello stipite di questa e forse di altre specie. LIVISTONA CHINENSIS R. Br. Lo stipite di questo esemplare era alto in tutto m. 7,33. La base pre- sentava nel centro un'ampia concavità rivolta al suolo, nella quale si inserivano le più vecchie radici, il resto ne era occupato da radici di | formazione posteriore in diversi stadii di sviluppo. È La zona di massimo ispessimento si trovava appena 3 em. sopra la | base, indi, fino a circa m. 1,50 d’ altezza, decresceva rapidamonte e da quivi in su molto più lentamente. Dalla base fino a m. 2,15 era spoglio di guaine fogliari, ma le cicatrici, da esse lasciate nell'antica area d'in- serzione, si vedevano dapertutto e, sebbene con qualche difficoltà, anche sul lato, tutto fesso, della base, rivolto al suolo; l'epidermide per tutta | Questa altezza era sostituita da un periderma tanto più sviluppato quanto Più si andava verso la base. 3 Da m. 2,15 fino a poco sotto 4 m. dalla base, le guaine fogliari per- sistono, ma morte; da ivi in su erano ancora vive, fin che poco sopra 5 | Metri si avevano le prime foglie verdi. I diametri di questo stipite erano i seguenti: m. 1 dal cono diametro em. 14,8 a su d e ». 15,5 am. gs » » 18 am. 4 » » 18,5 a m. 5 o» » 21 a m. 6 » » 25,5 a.m. 7 » » 42 a m. 7,30 » » 90 » 92 526 G. ZODDA Esame anatomico. — A un metro di distanza dal cono di vegetazione, nell’ interno dello stipite, gli elementi legnosi e cribrosi dei fasci sono ben differenziati, e le primane vascolari sono affatto disorganizzate. Le fibre della guaina sclerenehimatiea non mostrano ancora inizio di ispes- simento, invece il deposito di silice è già incominciato nella guaina si- licea. Le fibre dei cordoni sono discretamente ispessite e la guaina silicea si mostra da per tutto più adulta che nei fasci vicini. A misura che si procede verso l'esterno, tutti gli elementi sopradetti si mostrano più adulti; le fibre della guaina sclerenchimatica cominciano ad ispessirsi e, nelle parti più esterne, le pareti di esse hanno già un disereto spes- sore; il deposito della silice è anche inoltrato; tanto cordoni che fasci vi hanno ormai attinto le dimensioni massime. Il parenchima fondamentale è ovunque costituito da cellule conformi, tondeggianti e (le interne specialmente) zeppe di amido, con dimensioni medie di 0,025 mm.; piccoli ma abbondanti sono gli spazii intercellulari. L’epidermide è costituita da cellule simili a quelle del 7rac4ycarpys e già fortemente ispessite sulla parete esterna. Sottostà all’ epidermide una zona di cellule conformi a quelle del parenchima fondamentale, ma con pareti alquanto ispessite agli angoli, il che da ad essa aspetto di collenchima. Tale zona, assolutamente priva di cordoni e fasci, è costi- tuita da 4 o 5 piani di cellule. . À due metri dal cono i fasci più interni mostrano nella guaina scle- renehimatiea un inizio di ispessimento nella porzione che circonda il libro; il deposito della silice è inoltrato. A misura che si procede verso l'esterno, appariscono fasci più adulti, o meglio, con tutte le fibre della guaina sclerenchimatica ispessite. La sclerificazione è generale nei cor doni fibrosi, sebbene più avanzata verso l esterno. L'epidermide è morta, ma non lacerata; le cellule ipodermiche sono | ancora vive. Il parenchima è formato da cellule ellissoidali o tondeggianti con di- mensioni medie di 3 em. nelle regioni interne e nella zona esterna, priva di fasei e cordoni; nello strato intermedio invece, corrispondente alla pe riferia del cilindro centrale e allo strato fibroso, le cellule pargeta — Bon si sono ingrandite sensibilmente. Fini pi sono nr Pirri SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 527 cellule parenchimatiche circostanti ai fasci; questo carattere fa sì che si possa stabilire una distinzione fra cilindro centrale e strato fibroso; di- stinzione, per altro, non ancora netta. A quest’ altezza il tronco era ri- vestito da guaine fogliari vive. A tre metri dal cono, nei fasci più interni, l’ ispessimento delle fibre non è ancora generale, sebbene sia più esteso che superiormente. Il de- posito della silice è ovunque inoltrato ed, all'esterno anzi, è terminato. I fasci più veechi, che distinguonsi, oltre che per le maggiori dimen- sioni, per il percorso molto obliquo, hanno le guaine così ispessite da esserne il lume delle fibre ridotto a un punto; lo stesso avviene per i cordoni fibrosi, tranne i più interni, in cui l’ ispessimento continua ancora. L'epidermide, ehe ancora non presenta lesioni di continuità, è morta, come anche lo è una zona esterna dello spessore di circa 3 mm., che comprende anche i cordoni più esterni, tutti gli elementi morti presen- tano le pareti suberificate. Il parenchima, nel cilindro centrale, è formato di cellule a dimensioni medie di 0,05 mm.; queste sono alquanto minori attorno ai fasci e verso la periferia della regione stessa; sono sempre rieche di amido, tranne che nello strato fibroso e nelle parti più esterne della periferia del cilin- dro centrale. La punteggiatura è ormai estesa attorno ai fasci per un tratto maggiore, specialmente alla periferia, ove può dirsi che tutti gli elementi parenchimatici siano punteggiati; meno estesa è nell’ interno, ove predominano sempre gli elementi a pareti lisce. Nello strato fibroso gli elementi fibrosi dei cordoni e dei fasci sono completamente ispessiti e le cellule parenchimatiche hanno dimensioni di circa 0,005 mm. minori di quelle del centro dello stipite; nella zona più esterna, confinante col sughero, le dimensioni aumentano da capo. L' uniea differenza pertanto tra strato periferico del cilindro centrale e strato fibroso è determinata dalla punteggiatura presente nel primo, mancante nel secondo; la distinzione ancora non è netta per l’esistenza di una stretta zona, diremo, di confine, ove cellule lisce punteggiate stanno insieme commiste. A quest'altezza era viva soltanto la porzione mediana delle guaine fogliari. | A quattro metri sotto l'apice, la selerificazione nelle fibre dei fasci più 528 G. ZODDA interni è ancora più avanzata, in media soltanto la quarta parte più esterna della guaina non è ispessita. Il deposito di silice nella guaina silicea è molto avanzato. L'epidermide ancora non presenta lesioni, ma . lo strato suberificato è qui di cirea 5 mm. e interessa parecchi strati di eordoni e di fasei. Nel eilindro eentrale le cellule del parenchima fondamentale sono in gran parte ellissoidali o tondeggianti e, in minor numero, ovali; il dia- metro maggiore ne è in media di 9 a 10 cmm., quasi doppio cioè che un metro sopra; eon queste aumentate dimensioni molto ampii si sono fatti gli spazii intereellulari, onde la consistenza generale del parenchima è molle, quasi spugnosa. Per entrambi questi fatti fasci e cordoni si sono fra essi allontanati in misura apprezzabile anche ad occhio nudo. Verso la periferia del cilindro centrale le cellule vanno rimpieeiolen- dosi, sino a 0,04 mm., da non distinguersi per le dimensioni da quelle dello strato fibroso. Qua e là peró, in mezzo a questo parenehima a eorti elementi, si vedono delle serie radiali e eontinue di cellule, abbastanza allungate nel senso della tangente, che corrono diritte dal eentro alla periferia del cilindro centrale. Stanno queste serie disposte fra i singoli fasci in serie di file unicellulari continue, e le dimensioni delle cellule costituenti sono maggiori quanto più si va verso l' interno, ove difatti sono lunghi in media 0,1 mm., mentre all'esterno lo sono 0,07 a 0,08 mm. In ogni modo si distinguono a sufficienza dagli elementi corti circostanti (vedi fig. 2 C). Gli uni e gli altri peró presentano delle disc adde tanto nel centro che nella periferia del cilindro. Notisi che la quantità degli elementi eorti à inversa a quella degli elementi ingranditi o allungati; i primi difatti nel centro dello stipite sono ridotti ad uno o due piani attorno ai fasci e cordoni, mentre alla periferia sarebbero esclusivi, se non fossero interrotti dalle file unicellu- lari di elementi allungati, già descritti. Tranne la punteggiatura e la diversa proporzione degli organi di con- duzione e di sostegno, nessun altro carattere distingue lo strato fibroso dalla periferia del cilindro centrale. La zona di confine ancora non può - E. dirsi netta, sebbene già sia piu ristretta che all'altezza superiore. Le — — serie radiali di cellule allungate si continuano nello strato fibroso, ma - si * org ex i SULL’ ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 529 riducendosi le proprie dimensioni, finchè verso la metà di esso si con- fondono coi corti elementi. Verso la periferia però le cellule parenchimatiche dello strato fibroso si accrescono progressivamente sino a 6 em. circa, indi suberificano, coin- volgendo nella suberifieazione cordoni e fasci (vedi fig. 1 S). Insistiamo su questo fatto, il quale dimostra che il sughero non è formato in questa specie da alcun fellogeno, ma dalla suberificazione della zona esterna del parenchima dello strato fibroso, che, dopo essersi accresciuto un poco, muore, senza nulla cambiare nè in forma nè in dimensione. A questo livello il tronco era rivestito da guaine fogliari totalmente secche. Un metro più sotto tutte le fibre, anche nei fasci più interni, sono ispessite; vi si nota anzi generalmente la lamella d’ispessimento interna distaccata da quella esterna di formazione più recente. Le fibre dei cor- doni più interni sono completamente’ selerificate e così quelle dei fasci e cordoni più esterni. Il parenchima del centro dello stipite è costituito da cellule di circa 0,2 mm. eon grandi e abbondanti lacune intercellulari; anche nello strato cireondante i fasci e cordoni, che un metro era formato da elementi pie- coli, qui questi eguagliano quasi gli allungati. Cordoni e fasci si sono ancor più, e di molto, allontanati. | Procedendosi verso la periferia del cilindro, appariscono gli elementi corti, ma un pochino ingranditi (dimensioni medie 0,04-5 mm.), dap- prima ridotti a un solo strato attorno ai fasci e cordoni e poi più nu- merosi verso la periferia. Gli elementi allungati peró non solo hanno acquistato dimensioni assai grandi, ma le serie radiali, da essi eosti- tuite, sono formate da due o tre file di cellule specialmente verso lip- terno. La punteggiatura è generale, anzi negli elementi allungati è più accentuata che nei corti. Non è senza interesse il notare che tanto gli uni che gli altri, ma specialmente quelli allungati, presentano debol- . mente la reazione della lignina. Lo strato fibroso si distingue dalla periferia del eilindro, eome al so- lito, per la mancanza di punteggiatura. Oramai la zona di confine tra due strati è netta, nonostante qualche elemento n e | di pa ho approfittato E osservarli rara. 530 G. ZODDA Gli elementi allungati si eontinuano anche nello strato fibroso, per- dendo la punteggiatura, e spesso lo attraversano e penetrano nel su- ghero, ove anch'essi suberificano. La parte più esterna dello strato fibroso infine è formato di elementi più grandi che l'interna, indi muore e su- berifica. L'epidermide presenta numerose, ma piccole fessure longitudinali; lo strato di elementi suberificati è quindi grosso fra 5 e 6 mm. Il confine fra elementi vivi e quelli suberificati è ben deciso, poichè la suberificazione avviene contemporaneamente nella stessa regione pe- riferica, come già ha osservato il La Floresta ('). A quest'altezza un fenomeno sopraggiunge della massima importanza per l’ accrescimento in spessore. Degli elementi parenchimatici allungati, disposti in serie radiali verso la periferia del cilindro centrale, e di quelli più esterni, appartenenti allo strato fibroso, alcuni fra i più grandi si presentano in segmenta- zione. La linea di segmentazione è sempre normale al maggior diametro della cellula; le due cellule neoformate restano a lungo unite fra loro per mezzo della membrana divisoria, specialmente quelle dello strato fibroso, le quali alla fine suberificano in tale stato (vedi fig. 18 e A) Nel cilindro centrale restano unite per un tempo minore e poscia si rendono indipendenti. A sei metri di distanza dall'apiee i fasci e i cordoni sono nello stesso stadio di un metro sopra, ma le cellule del parenchima nel centro dello stipite hanno acquistato dimensioni medie di 0,25 mm.; alcune si mo- strano aumentate secondo un solo asse e perciò sono allungate, altre se- condo tutti e tre gli assi, conservando la primitiva forma; ma altre si sono ineurvate da un lato a guisa di rene, mentre alcune si sono bru- scamente piegate a gomito, ecc. Per tali diverse forme questi elementi appaiono disordinati; le lacune si sono fatte molto ampie e il tessuto fondamentale ha consistenza spugnosa, mentre i fasci si sono così sco stati fra loro che, in media, soltanto uno ne eade sotto il campo del mieroseopio, anche con piecolo ingrandimento. | C) Op. cit. pag. 174. : x SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 531 x z , ^ id . ^ . . Verso l'esterno il parenchima è ancora più ingrandito che un metro sopra nella stessa regione, ma gli elementi sono in gran parte allungati e disposti regolarmente in parecchie serie radiali, mentre i corti si ri- ducono sempre più di numero. Generale è la punteggiatura ed estesa A molto é la neoformazione di cellule per segmentazione degli elementi .. allungati. E. Lo strato fibroso, distinto abbastanza dal eilindro centrale, ha un | parenchima con cellule di grandezza varia, ma tutte, tranne uno o po- 3 chi strati attorno ai fasci e cordoni, sono ingrandite; numerose poi sono i quelle allungate, che si continuano nel cilindro centrale, mentre all e- | sterno suberifieano. In prossimità del sughero parecchi elementi fra i = Più grandi sono in segmentazione e. così permangono in esso. | À quest'altezza non vi erano resti fogliari e lo stipite era rivestito da | sughero grosso fra 10 e 15 mm., profondamente fesso. A metri 6,50 dal cono, cioè 85 centim. sopra la base, i fasci si mo- ‘Strano inalterati; le cellule parenchimatiche nel centro dello stipite non Presentano ulteriore ingrandimento, ma una segmentazione attiva, quasi a generale, per la quale si ha formazione di nuovi elementi più piccoli — dei vecchi; una stessa cellula può segmentarsi in due o tre punti, dividendosi così in due o tre nuove cellule. Intorno a quest'area cen- trale di neoformazione se ne trova un'altra, in eui gli elementi sono nella fase di massimo ingrandimento e di disordine, ma non ancora in seg- io mentazione, simile a quella, in cui si trovano le cellule centrali 50 em. più in alto. Esternamente a questa seconda zona sì trova la zona peri- ferica del cilindro centrale, in cui gli elementi corti sono molto scarsi e ridotti a uno o a pochi piani attorno ai fasci periferici, mentre le cel- lule allungate hanno acquistato dimensioni massime conservando l’ordine Primitivo di disposizione. Tranne che negli elementi neoformati, generale è la punteggiatura. Lo strato fibroso, anche qui ben distinto dal cilindro centrale, ha tutti | suoi elementi parenchimatici ingranditi, mentre quelli in segmentazione E dalla parte confinante col cilindro centrale. Si son fatti più numerosi nella zona periferica e taluni ne appaiono an- Volendo ora ricercare in qual misura si erano aceresciuti gli elementi | 532 t. ZODDA periferici del cilindro centrale e quelli dello strato fibroso, in seguito alle aumentate dimensioni del parenchima più interno del cilindro, eredetti opportuno prendere misurazioni separate, di cui eccone le cifre in cen- tesimi di mm. A metri 5 dal cono: . Cilindro centrale Strato fibroso Cellale lunghe Cellule eorte 72 x 42 23 X 2,8 20x 25 L0 X 29 2,1. AR 30 X - 3,0 79 xx A0 Xx BB È 3,0 X 6,6 ETX 32 40 X 3,8 Bi 3638 a 9 xar 5 38 X 3H 37x» ; 10,0 X 3,5 4,0 X 3,7 4lx 39 ILi x 35 44 X 4 45 X 4,0 124 x 4,1 44 x 42 45 X 45 IXB 36 45 X 3,7 45 x 122 144 x 3,8 46 X 45 46 x 28 155 x 34 49 X 4,1 49 X 4,5 16,6 X 3,4 5,22 X 4 6,0 X 50 Ta 35 53 X 32 69 x. 3,8 TRI X 2,8 53 X 53 BRI xX 35 182 x Ar 5,9 X 4,5 13,6 X 3,3 18,66 X 3,7 5,9 X 5,2 137 X. 3,0 18,8 x 2,9 5,6 X 4,6 15,0 X 35 210.33 5,8 X 2,9 DA x £7 23,2 X 3,1 5,8 X 4,5 16,5 x 4,2 255 X 33 GI Xi. 499 x. 98 A metri 6 dal cono: Cilindro centrale — . Strato fibroso 95 x 34 20 «425 28x 24. 105 x 38 DA 24 AI SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 533 Cilindro centrale Strato fibroso 17,9 X 2,8 2,6 x 2,5 46 x 3,2 19,9 x 3,0 29 x 249 53 X 40 20,2 X 24 3,0 x 32 59X 9 21,0 X 41 S23. 4*0 60 x 4,0 2.4 x 3] 4235€ 4d Te x. X4 21,9 X 3,8 12 x 24 Bax 34 23,3 X 3,0 38 x 35 94 x 33 294 X d 42 X 4,0 GFX 3 243 x 42 44 X 42 104 x 49 245 X 33 4,06 x 4,0 IL5 x 29 249 X 32 4,8 X 3,7 12,6 X 4,1 25,5 X 3,5 5,0 X.4,1 14b 3€ 3,6 SRO AN S DIARI 153 X 4 241457837 5,5 X 3,8 168 x- 24 988 x 32 6,4 X 3,8 189 x 33 410 5.32 7,9 X 9,5 2000 X 24 52A. I- x 4l 79 5€. 3,9 SIG X dT À metri 6,50 dal eono: Cilindro centrale Strato fibroso 122 50:32 29 x-3 38 x 4,9 14,4 x 2,6 Q7. X 33 45 « 35 155 X 3,7 33 x 3,6 56 x 10 149 X 34 34 X 91 6,1 X 4,4 2d X m5 40 x 3,6 LI X 33 Ia C Ab 41 x 4,0 87 Xx 2,8 244 x 32 42 x 28 88 x 50 287 x 3,2 TIS X 31 95 x 49 35,6 x 3,0 45 x .3,8 97 x 8,0 388 x 2,7 55 x 28 100 x 3,0 40,5 X 3,2 547 Xx 81 105 x 62 444 x 21 — 59 x 31 10,6 x 28 EVASE 45 G. ZODDA Cilindro centrale Stato fibroso 49.3 X 3,0 6,4 X 2,8 16 x 79 52,1 x 9,8 6,6 x 3,0 a x 52 52,8 x 3,0 6,7 x 3,0 PI 73 577 x 29 72 x 32 189 x 3,0 63,2 x 3,2 74 x 3, 195 x 2,9 702 x 2,7 75 x 29 210 x 88 734 x 23 8,7 x 32 23,3 X 3,5 Basta una semplice occhiata alle tabelle superiori per vedere l'accre- scimento in volume degli elementi parenchimatici, specialmente di quelli allungati del cilindro centrale, a misura che dall’ alto si va al basso, mentre è chiaro parimenti come da quest’ aumento debba derivare un ateo ingrossamento dello stipite. altro canto il fatto che lo strato di sughero dia più spesso pro- cedendo verso la base dello stipite, mentre, a sua volta, aumentava in spessore anche lo strato fibroso, da cui quello sì origina, mi spinse a ri- ‘cercare se, oltre le accresciute dimensioni e la neoformazione, in senso tangenziale, vi fosse qualehe altro fattore, la eui influenza si esplieasse in senso radiale, prozvedendo cosi all'ispessimento dello strato fibroso. Non presentando le eellule del parenchima di questo strato aleuna seg- mentazione tangenziale da dimostrare neoformazione in senso radiale, e ciò forse per la stagione precoce, in cui gli esemplari sono stati ftagliati, risolsi di contare gli elementi dello strato fibroso alle tre altezze, ove — — ; questo aveva limiti netti. Scelsi perciò per ciascuna altezza, ove lo strato fibroso aveva limiti | netti, venti punti differenti, ed enumerai gli elementi parenchimatici compresi fra il cilindro centrale e il sughero; eccone pertanto i risultati: a m. 6 dal cono A m. 5 dal cono a m. 6,50 dal cono 64 126 70 112 m — 323 ao : SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 535 ! E À m. 5 dal cono a m. 6 dal cono a m. 6,50 dal eono E 37 65 142 3 46 62 132 E 45 65 135 3 42 63 124 P. 48 57 133 E- 37 69 126 P 47 61 135 2A 50 66 129 E 39 62 131 m 42 67 198 Di 43 66 127 | : 49 67 128 + 47 62 129 E 51 60 190 E 44 70 124 43 72 196 | J.A queste cifre, già per sé abbastanza eloquenti per dimostrare l'au- . mento in numero nel senso radiale, debbonsi aggiungere i nuovi ele- menti, che frattanto si erano suberificati in quantità maggiore a misura che si scende verso la base e di eui non ho tenuto conto. Nel eilindro centrale non si aveva neoformazione in senso radiale, poi- ché lo stesso numero di cellule parenchimatiche, in media poco meno __ di 10 strati s'interponeva tra i fasci. L'allontanamento reciproco degli . 9rgani di conduzione e di sostegno era dovuto soltanto all’aceresciuto volume delle cellule suddette, e, nella regione centrale, in forte grado dalle ampie laeune aerifere. A m. 7 dal cono, cioè 33 centim. sopra la base, i fasci e i cordoni | più interni hanno le fibre selerenchimatiche molto ispessite tanto da es- serne il lume assai ridotto; le cellule del parenchima fondamentale hanno dimensioni medie da 4 a 7 mm., mentre le pareti sono distintamente ispessite e ampiamente punteggiate; in armonia con Di minori dimen- sioni sono anche ridotti » "musi: intercellulari. Evidentemente, perve- — 536 G. ZODDA nute a questo stato, le cellule parenchimatiche si avviano a selerificarsi, e di conseguenza il parenchima comincia a trasformarsi in sclerenchima; notisi bene che la regione, che è sede di questo fenomeno, ha il massimo sviluppo nel centro e comprende circa il terzo interno del raggio dello stipite; la sua forma è visibilmente conico-schiacciata colla base in basso e l’apice in alto; ciò si vede bene sezionando per lungo lo stipite lungo il suo piano mediano. Attorno alla regione selerificata, fino ad una certa zona esterna, il pa- renchima è costituito da elementi sempre più grandi, fortemente pun- teggiati, con ampie lacune, a pareti lignificate sebbene inapprezzabil- mente ispessite; più all’esterno seguono ad essi elementi disordinati, in attivissima segmentazione, simili affatto a quelli, che '/, metro più sopra occupavano il centro. La segmentazione, col procedere verso l’ esterno, SI fa sempre più attiva, le cellule si fanno più piccole, perdono la,pun- —- teggiatura, non sì mostrano lignificate, gli spazi intercellulari sono molto + ristretti, il tessuto è molle, ma denso. I fasci e i cordoni vecchi si sono Gta agi, enormemente allontanati verso la periferia del cilindro centrale ed alla periferia stessa gli elementi sono piccolissimi; si ha così costituzione di un yero meristema secondario. Coll’ aumentata attività neoformativa del parenchima si ha formazione di nuovi fasci, simili nella struttura ai vecchi. Questi nuovi fasci sì tro- vano sparsi in mezzo al parenchima neoformato, e sono tanto più gio- vani quanto più si va verso la zona di confine, ove tutti si trovano nella fase procambiale (vedi fig. 3 Be €), il processo neoformativo perciò nel cilindro centrale procede di regola in senso centrifugo. É raro che qual- che fascio sia più giovane o più adulto degli altri della stessa zona pe- riferica. Su questi fasci neoformati a percorso verticale altri più giovani si inseriscono a percorso più o meno orizzontale i quali convergono verso . y determinate aree meristematiche poste sul confine tra cilindro centrale € — strato fibroso e ehe sono altrettanti primordii di radici avventizie. Lo strato fibroso, nella sua zona esterna, è quasi identico allo stesso - dell'altezza superiore; ma verso l' interno le sue cellule parenchimatiche | si fanno sempre più piccole, mostrandosi in attiva segmentazione radiale 4 tangenziale. Contemporaneamente si ha neoformazioue di numerosi i Ea BS REL. Sa cr m MALE AE dE E i ah eU. e SULL’ ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME : 537 = doni fibrosi e di scarsissimi fasci, i quali però sono più piccoli di quelli — del cilindro centrale (vedi fig. 3). Cordoni e fasci si presentano tanto più giovani quanto più si procede verso la zona di confine, ove si tro- vano tutti nello stato procambiale. Il processo neoformativo nello strato fibroso procede adunque in senso centripeto, opposto cioè a quella del cilindro centrale e la zona di confine fra i due strati se ne mostra la sede. È; Fasci e cordoni neoformati, come s'è visto, prendono origine in seno ere n) NE ae de EE ES dt ee ECC TENET T. ds UB dI ! DEVE VEE po e a č a ad elementi parenchimatici anch'essi neoformati. In quanto al modo di formazione dei cordoni abbiamo osservato che alcune cellule del paren- chima (il eui numero varia secondo la grossezza del fascio o del cor- done da formarsi, ma in ogni caso non è minore di sette od otto) si dispongono a circolo attorno ad una cellula più grande. Questa allora comincia a segmentarsi in ogni senso originando parecchie cellule (fig. 4); = terminata di segmentarsi, comincia a depositarsi la silice nelle cellule corte, che la circondano e che intanto son rimaste inerti (fig. 5.4), e così sì costituisce la guaina silicea, prima che gli elementi interni lignifi- LAN AUT IER ted um rie LDL; ria Wm um SE EO. d URS o ESN €hino; in seguito in questi avviene la lignifieazione e il cordone è co- | Stituito. Si noti ehe l'area interessata per la neoformazione dei cordoni IE rat fibrosi è eguale o appena maggiore di quella occupata dalla cellula media ‘onde non si ha, a sviluppo terminato, alcuna compressione sul paren- $ [ 3 | chima circostante. Simile a quella dei eordoni è la formazione dei fasci, se non che, anche prima che in questi si abbia la differenziazione dei diversi ele- menti, è possibile distinguerli dai cordoni per le dimensioni maggiori. Inoltre mentre nei cordoni gli elementi si dividono tutti egualmente in Modo che alla fine si ha un tessuto omogeneo, nei fasci gli elementi Procambiali, destinati a formare i vasi, cessano per tempo di segmentarsi, mentre quelli del libro e specialmente della guaina selerenchimatica, si Segmentano ancora. Ciò produce una prima differenziazione in essi; onde | vasi legnosi divengono gli elementi più grandi, quelli del libro i medii; quelli della guaina, che più degli altri si sono suddivisi, i più piceoli. Finalmente cessa la segmentazione; si lignificano i vasi prima o insieme al fottituini della guaina pias indi si costituisce il me ed ultima 538 G. ZODDA la guaina selerenchimatiea. A sviluppo completo l'area occupata dal fascio è alquanto maggiore di quella occupata dal tessuto originario, onde sul parenchima circostante si esercita una pressione, per la quale gli ele- menti di esso fino a 4 o 5 strati attorno al fascio, si comprimono alquanto. L. AUSTRALIS Mart. L'esemplare, da me studiato, da 10 em. sopra la base all'apiee era j rivestito da guaine fogliari, le quali erano morte fino a 50 centim. d'al- tezza, mentre da m. 1,30 in sopra portava le foglie verdi; nel tratto intermedio le guaine erano vive, ma colle lamine fogliari secche o cadute. Lo stipite aveva l altezza totale di m. 1,75 e i diametri ne erano i seguenti. Alla base diametro em. 43 a 20 em. id. » 34 a 40 > : id. » ai * a 00 »- id. s-a & 80> id. » 20 ». al.— m. id. » 16,4 al20» M s H a 140 » id. » I2 a 1.60 » id. » 95 &l1J79 + id. » 85 L’ ispessimento perciò si verificava in misura molto più intensa fra i > 40 em. inferiori che in tutto il resto. | La base era piana; e nel lato rivolto al suolo, attorno alla regione cen- trale, si avevano numerose radici di formazione posteriore e notavansi ancora le cicatrici nei luoghi d'inserzione delle vecchie guaine fogliari, già cadute. Uno strato di sughero profondamente fesso rivestiva lo sti- pite fino dove persistevano le più vecchie guaine secche. Esame anatomico. — Ecco quali fenomeni ho in mi specie. risco a. trato in ordine all’ ingrossamento. i : | Cinque. centimetri sotto T en nel. centro vuol I gu e à SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 539 del fascio sono tutti differenziati; le primane vascolari esistono ancora, ma sulla via di disorganizzarsi, le eribrose permangono in piena attività. La guaina selerenchimatiea non presenta inizio di ispessimento, ma la silice incomincia già a deporsi nelle cellule relative. Verso l’ esterno, là ove i fasci cominciano a ridursi e i cordoni fibrosi si fanno più nume- rosi, le primane vascolari scompariscono, anche le eribrose se ne vanno e i vasi si mostrano completamente differenziati. La guaina comincia già a sclerificarsi dalla parte cribrosa, mentre il deposito della siliee è inol- trato. I cordoni, in questa specie numerosi anche nel centro del cilindro centrale, sono sempre più adulti dei fasci circostanti; in essi il deposito della silice è iniziato anche nell'interno dello stipite’, mentre non lo è ancora nei fasci vicini. L'epidermide è discretamente ispessita. Il pa- renchima fondamentale è dapertutto omogeneo, soltanto le sue cellule sono di circa mezzo em. minori nella zona ipodermiea, priva di elementi di sostegno; in tutto il resto è costituito da cellule tondeggianti o ellis- soidali, a pareti sottili, lisce, con dimensioni medie di 0,015 a 0,02 mm.; fra esse trovansi abbondanti e piccoli spazii intercellulari. Trentacinque em. sotto l apice, nell’ interno, i vasi legnosi sono ligni- fieati e i eribrosi sono completamente sviluppati; ma la guaina seleren- chimatica non è ancora ispessita; il deposito di silice è già avviato. Verso l'esterno i fasci colla guaina selerifieata occupano un'area più estesa che all'altezza superiore. L' epidermide incomincia a presentare delle pie- cole fessure longitudinali e le sue cellule sono morte. In corrispondenza alle fessure epidermiche, i due strati ipodermici di parenchima fonda-. mentale sono morti, ma vivono ancora ove l’ epidermide è continua. I cordoni fibrosi, anche nel centro, hanno le fibre molto ispessite e il de- posito della silice vi è quasi completo. Il parenchima fondamentale è for- mato di cellule ellissoidali, e, in minor numero, tondeggianti, con pareti sottili, lisce e con dimensioni medie di mm. 0,03 a 0,04. Procedendo verso l esterno nella zona, ove i cordoni fibrosi si fanno più numerosi e sì riducono i fasci, zona, che corrisponde allo strato fibroso della Z. chinensis, ma che non è nella Z. australis ben delimitata, le cellule pa- renchimatiche più esterne si mostrano più grandi delle altre, anzi ve ne sono a forma distintintamente Moni (6X3 em.) e cosparse di una 540 G. ZODDA Gli elementi della zona ipodermica però, priva di cordoni e fasci, non partecipano a questo ingrandimento, ma sibbene si mostrano punteggiati. A em. 55 dal cono, nel centro dello stipite, la guaina dei fasci non è ancora ispessita; il deposito della silice è più avanzato. I fasci con guaina selerificata occupano un’area più estesa che all'altezza superiore. I cor- doni sono ovunque adulti. L' epidermide presenta numerose fessure lunghe e profonde e, in corrispondenza a queste, il parenchima ipodermico è morto e suberificato fino a dieci piani di cellule invadendo la suberifi- cazione anche i cordoni più esterni; ovunque i due piani esterni di esso sono morti. Le cellule del parenchima fondamentale nell’ interno hanno omai dimensioni medie di 0,06 mm., onde più ampii sono gli spazi in- tercellulari e fasci e cordoni si vedono già discosti fra loro. Verso la pe- riferia del cilindro queste cellule divengono sempre minori finchè si egua- gliano a quelle dello strato fibroso, soltanto nella zona periferica di que- sto ingrandiscono di nuovo e sì provvedono di pustepeiptute ma di lì a poco suberificano. A em. 75 dal cono nel centro dello stipite non si ha ispessimento nella guaina sclerenchimatica dei fasci, ma estendesi sempre più l’area esterna, in eui questi sono ispessiti. Il parenchima fondamentale, nel centro dello stipite, è costituito da elementi a dimensioni medie di 7 cm., con spazii intercellulari sempre più ampii e fasci e cordoni più allontanati. Verso l'esterno si nota invece un differenziamento, costituendovisi le serie ra- diali di cellule allungate, come nella Z. chinensis; gli elementi corti sono numerosi attorno agli organi meccanici, e conduttori; i lunghi, che intanto si mostrano punteggiati, sono disposti in file unicellulari e i più vices misurano fino a 14 o 15 em. di luughezza; il maggior diametro è sempre orientato secondo la tangente. Siano corti che lunghi questi een proseguono immutati nello strato fibroso, il quale, anche per ciò, non può distinguersi dal cilindro centrale, e poi vanno a suberifi- carsi. Il sughero à a quest'altezza abbastanza spesso e invade già le quattro o cinque serie più esterne di cordoni fibrosi e di fasci. Diciamo . qui una volta per tutte che la costituzione del cen è in questa specie - affatto identiea a quella della congenere. A em. 95 dal cono non si hanno nella PEA Horns consider + SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 541 voli con l'altezza superiore, tranne che il parenchima nel centro è for- mato di cellule con dimensioni medie di 0,075 mm. e che più estesa è divenuta nelle zone esterne la punteggiatura. A m. 1.20 dal cono tutti i fasci, anche i più interni, mostrano la guaina selerenehimatiea in via d'ispessimento, il quale, al solito, comincia dal lato del libro. Le cellule parenchimatiche del centro sono lunghe cirea . 8 em. ma mancano di punteggiatura, mentre più ampii sono gli spazii intercellulari e più discosti i cordoni e i fasci. Verso l'esterno poi si tro- vano fasci completamente sviluppati col lume delle fibre sclerenehima- tiche ridotto a un punto; le cellule allungate del parenchima sono ormai molto numerose a scapito di quelle corte ridotte attorno ai fasci e ai cordoni, le dimensioni medie delle prime sono di cirea 16 emm. . ll sughero è spesso da 3,5 a 5 mm. e interessa da 8 a 10 serie di cor- doni f&.rosi. A m. 1.45 dal cono, la guaina dei fasci più interni è per metà di essa; le cellule del parenchima centrale hanno dimensioni medie di 9 emm., con spazii intercellulari più ampii e elementi mec- già sclerificata anici più allontanati. Verso l'esterno gli elementi allungati acquistano dimensioni molto ampie, alcuni sino a 40 cmm., la maggior parte tra 25 €30 emm.; moltissimi dei più lunghi, e parecchi fra quelli medi, si mo- strano in segmentazione nel senso radiale come nella Z. chinensis; tutti Doi si presentano punteggiati. Si noti che, tranne la diversa proporzione degli elementi meccanici, nessuna differenza v'è fra strato fibroso e ci- lindro centrale. Il sughero interessa ormai da 15 a 20 serie di elementi meccanici. Alla distanza di m. 1.60 dall’apice, cioè 15 cent. sopra la base, i fasci à interni hanno la guaina sclerifieata quasi per tre quarti. Il paren- ima fondamentale nel centro ha cellule molto ingrandite; alcune di esse si sono aceresciute in ogni senso conservando l'antica forma, altre n un solo senso onde hanno assunto forma allungata; quelle possono raggiungere le dimensioni di 10 emm. per lato; queste la lunghezza di cirea 20 emm. Le une e le altre però stanno commiste e orientate in di- rse direzioni. Inutile dire che molto ampie si sono fatte le laeune in- agi e sal molto allontanati sono è sed ei fase. Più. di mm e : 542 G. ZODDA interessante è il fatto che queste cellule, che finora non avean preso parte al processo di segmentazione, come le omologhe più esterne, a questa altezza cominciano a segmentarsi; le tondeggianti in ogni senso, le al- lungate in senso normale a quello del maggior diametro. Procedendo verso T esterno, la segmentazione diviene più intensa; le nuove cellule sono sempre più piccole e con forma tondeggiante; final- mente il tessuto ha aspetto e qualità di un meristema ed in esso si for- mano nuovi fasci nello identico modo, che si è osservato nella specie - congenere. È in questa regione che stanno i primordii delle nuove ra- dici con i soliti fasci in fase procambiale, a percorso orizzontale o quasi, | che s'innestano a quelli verticali pure neoformati. 1 Nello strato fibroso, nel quale all'altezza superiore si aveva segmen- - tazione degli elementi allungati, anche qui ha luogo neoformazione di numerosi cordoni e di qualche fascio. In vicinanza del sughero le sue - cellule sono grandi e molte in segmentazione, e così persistono nel su- | ghero; procedendo verso l' interno però divengono sempre più piccole per. l’attiva segmentazione, finché danno luogo alla neoformazione di ele-.3 menti meccanici. Essendo il processo neoformativo identico assolutamente | a quello della Z. chinensis, mi risparmio di descriverlo un’ altra volta. E Il sughero è a quest'altezza molto spesso, ma persistono ancora t ; ultime guaine fogliari secche. A A m. 1,68 dal cono, cioè 7 centm. sopra la base, vi hanno le stesse condizioni, testé descritte, colla differenza che più estesa è l'area di neoformazione e più numerosi i fasci e i cordoni neoformati; gli ele menti del parenchima centrale hanno tutti forma ellissoide 0 tondeg- - giante e sono punteggiati e con dimensioni medie di cirea 12 em.. più stretti di sopra sono gli spazii Herc onde il tessuto doe ma compatto. : x La base infine è costituita nella parte centrale da un parenchima ; cellule lignificate, con pareti fortemente ispessite, attraversato da poro canali, con dimensioni medie di 10 a 12 emm. inette a ingrandirsi ca dividersi; ; il parenchima perciò si è trasformato in selerenehima- cedendo verso l esterno, attorno a questo sclerenchima, si incontra us una zona. a cellule. ivrea re simili per SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME ; 543 dezza e-forma a quelle, che occupavano il centro 7 em. sopra; indi una zona a cellule grandi disordinate con ampie lacune; in seguito un'altra neoformazione di fasci e infine lo strato fibroso. In questo si ha una zona interna di neoformazione di numerosi cordoni e di pochi fasci e una esterna ad elementi allungati sino a 60 emm. Il sughero è spesso circa 15 mm. e formato, come al solito, dagli elementi esterni dello strato fibroso immutati. Fondamentalmente adunque nelle due specie di Zivistora descritte si verificano gli stessi fenomeni in ordine all’ ispessimento, i quali possono così riassu mersi : 1.° L'aumento in dimensione dei fasci e dei cordoni si verifica fino all’epoca, in eui i rispettivi elementi si fanno adulti, ed è prodotto dal- l'ingrandimento degli elementi stessi; confermandosi cosi le osservazioni dell’ Eichler e di altri. 2." Le cellule del parenchima fondamentale si accrescono colla loro età fino a un certo limite ed in conseguenza si allargano gli spazii in- tercellulari; anche questo conferma le osservazioni dell'Eiehler predetto. 3.° Gli elementi parenchimatici, pervenuti al massimo stato di in- grandimento, cominciano a segmentarsi, originando dapprima nuove cel- lule e in seguito nuovi fasci e nuovi cordoni. 4.» Dopo aver dato luogo alla neoformazione suddetta, comincia, al- meno nella parte centrale dello stipite, la sclerificazione del parenchima fondamentale, per cui gli elementi perdono il potere di ulteriormente dividersi e acquistano ufficio essenzialmente meccanico, 5." Il sughero in ambo le specie non è prodotto da un particolare fellogeno, ma dal parenchima fondamentale esterno, il quale muore e suberifica, conservando l'antica forma. Si confermano così le osservazioni del La Floresta (^). Tee e ee 0) Anche nella Judaea spectabilis HB., non osservata ancora riguardo al- l’ ispessimento, da un esame fatto sopra alcune scheggie del sughero più esterno, staccato presso la base del tronco di un grosso esemplare pare che lotigine del sughero sia eguale a quella delle Livistona; vi si notano è vero elementi schiacciati e qua e là disposti in serie radiali, ma la na- y = di essi è evidentemente identica a quella d del pn fondamen- 544 G. ZODDA Rimane ancora da spiegare la causa del particolare percorso dei vec- chi fasci verso la base delle Zivistona molto ingrossate; ma, dietro quanto si è esposto sopra, essa non presenta alcuna difficoltà. L'insieme di fe- nomeni d’ingrandimento e di neoformazione della massa parenchimatica fondamentale, oltre ad aumentare il diametro dello stipite, spostandone all'infuori le regioni periferiche, deve necessariamente produrre sui vec- chi fasci una pressione in senso radiale e centrifugo, in seguito alla quale questi devono spostarsi all infuori. Or, poiehé alla base dello stipite, ove appunto si innestano i fasci eaulinari eoi radicali, si ha uno sclerenchima, quelli restano fissi alla base, mentre nel resto della propria lunghezza devono spostarsi all'in- fuori. Ed allora, essendo inetti ad allungarsi, in una prima fase (fin che l'ingrossamento dello stipite è moderato) essi obbediscono alla pressione radiale distendendosi (la curva allora si annulla) e in una seconda gi- rando attorno attorno alla propria base fissa portandosi tanto più in basso quanto più spinto è il processo neoformativo e quindi Il ingrossamento dello stipite. CONCLUSIONI. Paragonando ora i fenomeni osservati nelle tre specie, possono dedursi le seguenti conclusioni: 1.° L'ispessimento dello stipite è dovuto ad ingrandimento delle cellule parenchimatiche di origine primaria, dal conseguente amplia- mento degli spazii intercellulari e, in proporzioni minori, dall ingran- dimento dei fasci e dei cordoni. Questa eausa di ispessimento è siva nel Zrachycarpus excelsus, vera per una prima fase nelle Livistona; 2» In una seconda fase nelle Ziristona tutta la massa del paren- chima fondamentale successivamente entra in segmentazione e si ha, esclu- in correlazione a questo processo, neoformazione di nuovo parenchima, di nuovi fasci e di nuovi cordoni; i 3.° L’ ingrossamento dello stipite finisce quando il parenchima fon- damentale si trasforma in selerenehima; se la trasformazione è generale | : f Trachycarpus excelsus ) Y ingrossamento termina completamente; se è è ~ parziale, lo stipite continua a ingrossarsi per attività dei soli element NEU A SES Botanico, 4 | Giugno 1904. SULL'ISPESSIMENTO DELLO STIPITE DI ALCUNE PALME 545 SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1. Strato fibroso (zona esterna) E sughero: S sughero; SF strato fibroso ; A cellula allungata in segmentazione, suberificata; B cellula allun- gata in segmentazione; E cordone fibroso (Ingr. n i. Fig. 2. Strato fibroso (zona interna) e cilindro centrale: SY strato fibroso; CC cilindro centrale; A cordone fibroso; B fascio fibro-vascolare; C . cellula allungata punteggiata (Ingr. z Fig. 3. Zona di neoformazione: A cordone fibroso in fase procanibialo con a | sito di silice non iniziato; D lo stesso con guaina silicea costituita ; z E lo stesso adulto {Ingr. + . Cordone fibroso neoformato: A guaina prar pe silice non si è an- cora depositata); P fibre non ispessite Ingr. ? A . Cordone fibroso neoformato più adulto del precedente: A guaina silicea im silice comincia a depositarsi); B fibre in via d’ispessimento ini . Fase camicia neoformato in fase procambiale: A guaina Serene a non ispessita; B libro; C legno; D guaina silicea (la s lice non si è ancora depositata) fingr. cue . Sezione schematica di un vecchio stipite di L. australis, mostrante la base incavata e il particolare percorso dei vecchi fasci fibro-va- scolari. L. CUFINO Un secondo contributo alla Flora Micologica della Provincia di Napoli. Spinto dal desiderio di contribuire in qualche modo alla conoscenza della Flora Micologica del Napoletano, ho cercato di raccogliere, nella primavera scorsa, tutti i Macro e Micromiceti che rinvenivo nelle mie frequenti escursioni nei dintorni di Napoli, senza trascurare le piante col- tivate nel R. Orto Botanico. Infatti, sono riuscito a mettere insieme un discsota numero di specie, e dopo averle accuratamente studiate, ho creduto opportuno pubblicare in questo eontributo il risultato dei miei studi. Sento il dovere di rendere pubbliche grazie al Prof. I. Picone che ha messo a mia disposizione il Gabinetto di Storia naturale dell’ Istituto Tecnico ed all'abate G. Bresadola, che gentilmente ha riveduto le deter- minazioni dei Macromiceti. AGARICACEAE. l. Trieholoma subpulverulentum Pers. — Sace. Syll. V, 136. Per terra, in un viale dell Orto Botanieo di Napoli. Aprile. 2. Collybia dryophila Bruch. — Sace. Syll. V, 234. Alla base dei castagni a Camaldolillo presso Napoli. Maggio. 3. Hypholoma Candolleanum Fr. — Sace. Syll. V, 1038. Per terra, in un viale dell'Orto Botanieo di Napoli. Maggio. AURICULA RIACEAE. 4. Hirneola Aurieula-Judae (L.) Beck. — Sace. Syll. VI, 766 (Auri — cularia sambucina Moch.). 2° Sulla corteccia di vecchi tronchi nel giardino di Grottamarina a Po |’ sillipo, 28 Giugno 1873. (Magnaguti) Questa specie fa parte della col i “lazione del Maagt conservata nell’ Istituto Teenico di mpa UN SECONDO CONTRIBUTO ALLA FLORA MICOLOGICA, ECO. 547 PHALLOIDEAE. 5. Clathrus cancellatus Tourn. — Comes Fung. Nap. 65; Sace. Syll. VII, 19. Nei luoghi erbosi a Camaldolillo presso Napoli. Maggio. LYCOPERDACEAE. — 6. Geaster hygrometrieus Pers. — Com. Fung. Nap. 66; Sace. Syll. VII, 90. Due esemplari nei luoghi aridi delle colline dei Camaldoli di Napoli. | a . Maggio. E 7. Polysaceum erassipes DC. — Com. Fung. Nap. 68; Sace. Syll. VII, x 147. Abbondantissimo alla Solfatara. Marzo. USTILAGINACEAE. . 8. Ustilago Carieis (Pers) Fuck. — Sace. Syll. VIT, 464. - Negli otricelli di Carex verna ai Camaldoli di Napoli. Maggio. maU I wo ME OE Lt cec sas Cin Ecrit Dari E È dn x N UREDINACEAE. 9. Uromyces Dactylidis Otth. — Sace. Syll. VII, 540. U. Pose Rabh. Ecidiospore su foglie di Ranunculus Ficaria ai Camaldoli di Napoli. ... Marzo. . 10. U. Rumicis (Schum.) Sehrót. — Saec. Syll. VII, 544. Su foglie di Rumex pulcher nell Orto Botanico di Napoli. Giugno. ll. U. Sehròteri De Toni — Sace. Syll. VII, 551. Uredo Lychnidis Schrit. | Su foglie di Melandrium pratense a Coroglio. Maggio. 12. Melampsora Helioscopiae (Pers.) Cast. — Sace. Syll. VII, 586. . Su foglie e steli di Zuphordia helioscopia ai Camaldoli di Napoli. Maggio, e di A Peplus nell’ Orto Botanico di Napoli. Giugno. T su E me Maxim Wint. — - Sace. ue VII 905. 548 ; L. CUFINO Su foglie, brattee e scapi di Allium Porrum nell Orto Botanico di Napoli. Maggio. 14. P. Prenanthidis (Pers.) Fuck. — Saec. Syll. VII, 606. Su foglie di Cichorium Intybus ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 15. P. Convolvuli (Pers.) Cast. — Sace. Syll. VII, 611. Su foglie di Calystegia sepium ai Camaldoli di Napoli. Giugno. 16. P. coronata Corda. — Sace. Syll VII, 623. E Uredospore su foglie di Avena fatua nell Orto Botanico di Napoli d Maggio. | a: 17. P. Sonchi Rob. et Desm. — Sace. Syll. VII, 638. — Su foglie di Sonchus asper nell Orto Botanico di Napoli. Maggio. 18. P. Iridis (DC.) Wallr. — Sace. Syll. VII, 657. 3 Uredospore su foglie di Zris xiphioides e germanica nell Orto Botanico di Napoli. Maggio e Giugno. 19. P. Malvacearum Mont. — Sace. Syll. VII, 686. Su foglie di Malva rotundifolia ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 20. Gymnosporangium juniperinum (Jacq.) Rees. — Sace. Syll. VII, 737. Ecidiospore su foglie e stipole di Crataegus Oryacantha nell’ Orto Bo- tanieo di Napoli. Maggio. E 21. Phragmidium subeortieium (Schrauk) Winter. — Sace. Syll. VII 746. | Uredospore su foglie di Rosa sp. coltivata in una villa all'Arenella. do Maggio. | PERISPORIACEAE. 22. Erysiphe graminis DC. — Sace. Syll. I, 19. Su foglie di Arena fatua a S. Rocco. Maggio. 23. Antennaria elaeophila Mont. — Sace. I, 81. Sulla pagina inferiore delle foglie di Olea europea nell'Orto Botanico di Napoli. Maggio. SPHAERIACEAE. 2 Pe Sphaerella Gibelliana Pass. — Sace. Syll. I, 484. | ae pede Da di POM sulle s fidi di Citrus Limonum. 2 > UN SECONDO CONTRIBUTO ALLA FLORA MICOLOGICA, ECC. > 549 > (Magnaguti). Anche questa specie fa parte della collezione del Ma- gnaguti, conservata nell'Istituto Tecnico di Napoli. HYSTERIACEAE. 25. Hypoderma commune (Fr.) Duby. — Sace. Syll. II, 788. Hysterium commune Fr. Su rametti secchi caduti a terra ai Camaldoli di Napoli. Aprile. PHACIDIACEAE. 26. Pseudopeziza Trifolii (Bernh.) Fuck. — Sace. Syll. VIII, 723. Su foglie di Zrifolium repens ai Bagnoli. Giugno. 27. P. Medicaginis (Lib.) Saee. — Sace. Syll. VIII, 724.. Su foglie di Medicago lupulina a Coroglio. Maggio. GYMNOASCACEAE. 28. Exoaseus deformans (Beck.) Sace. Syll. VITI, 816. Su foglie di Amygdalus Persica nell’ Orto Botanico di Napoli. Giugno. PERONOSPORACEAE. 29. Cystopus eandidus (Pers) Lév. Sace. Syll. VIT, 234. Sulle foglie, cauli e fiori di Capsella bursa-pastoris ai Camaldoli di Napoli. Marzo. SPHAEROPSIDACEAE. 3 30. Phyllostieta Mimusopis Cufino nova species. < — Maculis albidis rotundatis vel irregularibus, rufo-viridi marginatis ; e peritheciis epiphyllis, punctiformibus, numerosis, subeoucentrice dispositis, M rip 120- 150 p; sporulis minutis, oblongo-cylindraceis, raro ad medium Subconstrictis, 3-6 x 3-5, guttulatis, hyalinis. i Hob: In foliis Mi imusopis e, in Horto Botanico Neapolitano. -o zi mense junio 1904. « re ! i i Malpighia, Anno XVIII, Vol. xvi. m ii. 550 L. CUFINO Questo fungillo attacca le foglie di Mimusops crassifolia coltivato nella serra dell'Orto Botanieo di Napoli ed esposto all'aria aperta durante l'estate. Esso forma una grossa macchia biancastra che alle volte principia dal margine della foglia per estendersi sino alla nervatura mediana, altre volte principia dalla nervatura mediana e si allarga fino al margine, li- mitandosi però sempre ad una parte della foglia. Queste macchie sono cinte da un’ aureola bruno-verdastra, che si va facendo sempre più scura fino a diventare rosso-bruna. Quando i peritecii compaiono e assai tardi, o si allineano lungo la nervatura mediana, o se la macchia non si è . ancora estesa si raggruppano o si spargono irregolarmente nel mezzo, di essa. Dallo studio mieroseopico delle foglie attaccate dal fungillo, mi risultò che si trattava di una nuova specie appartenente al genere Phyllosticta, con i peritecii puntiformi, neri con 120-150 p. di diametro, le spore piccolissime, oblunghe-cilindriche e raramente un poco incavate nel mezzo. - Il Prof. Magnus di Berlino, a eui mandai aleuni esemplari, confermó la mia determinazione. 31. P. Tristaniae D. Saec. Contrib. Fl. Mic. Ven. et Mod. in Malpighia; 1898. p. 212, t. VIII, fig. 12. 2. Su foglie di 7ristazia conferta coltivata nell’ Orto Botanico di Napoli. — . Giugno. i 32. P. hedericola Dur. et Mont. — Saec. Syll. III, 20. Su foglie languenti di Hedera Helix ai Camaldoli di Napoli. Aprile. 33. Phoma Spartii Sace. — Sace. Syll. III, 67. Sui rametti di Spartium junceum a Montenuovo. Marzo. 34. P. complanata (Tode) Desm. — Sace. III, 126. | Su rami secchi di Angelica silvestris nell Orto Botanico di Napoli. — Giugno. 35. P. Oleae (DC.) Sace. — Sace. III, 112. Su foglie cadute di Olea europea a Coroglio. Maggio. . 36. P. Viticis Celotti. Su rami secchi di Vitea = sn Castus nell'Orto Botanico di Napali Danni UN SECONDO CONTRIBUTO ALLA FLORA MICOLOGICA, ECC. 551 37. P. Tecomae Sace. — Sace. Syll. III, 91. Su rami secchi di Bignonia sp.? nell’ Orto Botanico di Napoli. Giugno. 38. Diplodia Evonymi West. — Sace. Syll. III, 360. Su foglie cadute a terra di Zroaymus japonica nell Orto Botanico di Napoli. Maggio. 39. Darluca Filum (Biv.) Cast. — Sace. Syll. III, 410. . Su foglie di Bromus sterilis ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 40. Septoria acanthina Sacc. et Magnus. Su foglie di Acanthus mollis nell Orto Botanico di Napoli. Maggio. 4l. S. Astragali Desm. — Sace. III, 508. Su foglie di Astragalus glycyphyllos ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 42. S. Citri Pass. — Sace. Syll. III, 477. Su foglie languenti di Citrus Zimonum a Villanova. Marzo. 43. S. Convolvuli Desm. — Sace. Syll. III, 536. Su foglie di Convolvulus arvensis e di Calystegia sepium ai Camaldoli di Napoli. Maggio. LEPTOSTROMACEAE. 44. Leptothyrium ilieinum Saee. — Sace. Syll. III, 629. Su foglie di Quercus lles ai Camaldoli di Napoli. Maggio. MELANCONIACEAE. 45. Colletotrichum Montemartinii Tognini. Su foglie di Arum italicum ai Camaldoli di Napoli. Maggio. MUCEDINACEAE. 46. Oidium Tuckeri Berk. — Sace. Syll. IV, 41. Su foglie e frutti di Vitis vinifera nel Convento dei Camaldoli. Luglio. LM. 0. erysiphoides Fr. — Sace. Syll. IV, 41. ; Su foglie di Evonymus japonica nell Orto Botanieo di Napoli e su foglie | di Clematis sp.? Maggio e Giugno. ! | 552 L. CUFINO É la forma conidica di Zrysiphe communis (Wallr.) Fr. 48. 0. monilioides Link. — Sace. Syll. IV, 46. Su foglie di Aveza fatua e barbata nell'Orto Botanico di Napoli. Maggio. É la forma conidiofora di Erysiphe graminis DC. 49. Penieillium glaueum Link. — Sace. Syll. IV, 78. Sull Hypholoma intonsum nell'Orto Botanico di Napoli. Aprile. 50. Ovularia obliqua (Cooke) Ouden. — Sace. Syll. IV, 145. Su foglie di Rumes sp.? ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 51. Ramularia lactea (Desm.) Sace. — Sace. Syll. IV, 201. Su foglie di Viola odorata nell'Orto Botanico di Napoli. Maggio. 52. R. Urticae Ces. — Sace. Syll. IV, 216. Su foglie di Urtica dioica ai Bagnoli. Maggio. 53. Septocylindrium Ranuneuli Peck. — Sace. Syll. IV, 223. Su foglie di Ranunculus sp.? ai Camaldoli di Napoli. — Maggio. DEMATIACEAE. 54. Cladosporium herbarum (Pers.) Lk. — Sace. Syll. IV, 350. Su foglie di Melandrium pratense ai Camaldoli di Napoli. Maggio. 55. Cercospora depazeoides (Desm.) Sace. — Sace. Syll. IV, 469. Su foglie di Sambucus nigra nell'Orto Botanico di Napoli. Giugno. 56. C. Molleriana Wint. — Sace. Syll. IV, 472. Su foglie di Arbutus Unedo alla Solfatara. Marzo. TUBERCULARIACEAE. 57. Dendrodochium affine Sace. — Sace. Syll. IV, 650. 3 Sul tronco del Paliurus australis nell’ Orto Botanico di Napoli. Marzo. Dal Gabinetto di Storia Naturale dell’ Istituto Tecnico di Napoli. 81 Luglio 1904. L. CUFINO FUNGI MAGNAGUTIANI. Nel Gabinetto di Storia Naturale dell’ Istituto Tecnico di Napoli si conserva una piccola collezione di funghi, raccolti dal Conte Magnaguti nei dintorni di Mantova e di Faenza. Avendo avuto l’incarico di rior- dinare le collezioni botaniche lasciate dal compianto Prof. G. C. Gior- dano all’ Istituto Tecnico, mi venne l'idea di studiare questa raecolta, quantunque parecchie specie fossero già state determinate dal Magnaguti. Dal chiarissimo Prof. P. A. Saeeardo, a cui mi rivolsi per avere no- "tizie di questo botanico, seppi che il Conte Antonio Magnaguti-Rondi- nini naeque a Mantova il 18 Marzo 1830. Fu diligente raccoglitore di piante e collezionò un ricco erbario di specie italiane ed esotiche, che, tempo addietro, conservavasi a Mantova. Viaggiò frequentemente per l'Italia e, negli ultimi anni, soggiornò spesso nella Villa Grottamarina a Posillipo presso Napoli, dove morì il 6 Dicembre 1901. Durante la sua vita non pubblicò aleun lavoro bo- tanico. Una buona parte della collezione del Magnaguti si trova nell’ Erbario Centrale di Firenze, ed il Prof. Saecardo avendo ricevuto parecchi fun- ghi trovò una nuova specie che descrisse sotto il nome di Linospora Magnagutiana Sace. | Le specie conservate nella raccoltina sopra detta, ammontano a 42, e mi sono permesso di pubblicarne l elenco, perchè spero che arreche- Fanno qualche utilità alla Flora Micologica Italiana. AGARICACEAE. | z l. Lactarius insulsus Fr. — Sace. Syll. V, 427. . Faenza; nei boschi che circondano il Lago artificiale di Sarna. 3 T Novembre 1875. (DD L. CUFINO DO . Cantharellus erispus (Bull.) Fr. Faenza; sul tronco di una querce ai boschi dell’ Olmatello. 3 Di- cembre 1863. Lenzites betulina (L.) Fr. — Sace. Syll. V, 638. Mantova; sui rami umidi degli alberi al Bosco della Fontana. 5 Aprile 1875. . Cortinarius cinnamomeus (L.) Fr. — Sace. Syll. V, 941. Faenza; nei boschi che circondano il Lago artificiale di Sarna. 3 Novembre 1875. do i POLYPORACEAE. . Fistulina hepatiea (Huds.) Fr. — Sace. Syll. VI, 54. Faenza; nella regione boscosa delle colline di Pergola. 19 Ott. 1872. Polyporus sulphureus (Bull.) Fr. — Saec. Syll. VI, 104. Mantova; sui tronchi dei pruni a Sermide. 11 Novemb. 1875. Ganoderma lucidum (Leys.) Karsten in Rev. Mycol. 1881. 17. Faenza; colline boscose dell’ Olmatello. 30 Ottobre 1875. . Polystictus hirsutus Fr. — Sacc. Syll. VI, 257. Mantova; sui veechi tronchi di abeti a Sermide. 16 Aprile 1872. . P. versieolor (L.) Fr. — Sacc. Syll. VI, 253. Mantova; fenditure dei pioppi al bosco della Fontana. 13 Aprile 1875. . Daedalea quereina (L.) Pers. — Saec. Syll. VI, 370. Mantova; al piede dei vecchi alberi al bosco della Fontana. 27 Marzo 1876. Q D » [v 2] e p © HYDNACEAE. p pt . Hydnum graveolens Delast. — Sace. Syll. VI, 442. Faenza; sulla terra nei bosehi di pini, eolline dell' Olmatello. Otto- bre 1863. | THELEPHORACEAE. p. 12. Stereum hirsutum (Willd.) Fr. — Saee. Syll. VI, 563. |. Faenza; sui pali di sostegno delle viti. 21 Ottobre 1863. To | 13. S. sanguinolentum (Alb. et Schw.) Fr. — Sace. Syll. VI, 564. a NS mm 2 dd (eri re nl — oo pmi ei S FUNGI MAGNAGUTIANI Faenza; alla base delle Acacie, colline di Castel Ranieri. 18 Marzo 1874. - Corticium coeruleum (Schrad.) Fr. — Sace. Syll. VI, 614. Faenza; sulla corteccia umida dei vecchi tronchi di salice. 6 Otto- bre 1872. AURICULARIACEAE. . Auricularia mesenterica (Dicks.) Fr. — Saec. Syll. VI, 762. Mantova; sul legno putrido a Sermide. 16 Novembre 1871. NIDULARIACEAE. . Cyathus vernicosus (Bull.) DC. — Sace. Syll. VII, 88. (€. Olla Pers.). Mantova; sulle dighe del Po a Sermide. 14 Ottobre 1867. UREDINACEAE. . Pueeinia Aegopodii (Schum.) Mart. — Sace. Syll. VII, 678. Faenza; sulle foglie di Aegopodium Podagraria ale colline di Ca- stel Ranieri. 16 Aprile 1874. . P. Tanaceti DC. — Sace. Syll. VII, 637. Mantova; sulla corteccia del Pyrethrum Tanacetum a Sermide presso i margini del Po. 30 Aprile 1874. . P. Seirpi DC. — Saec. Syll. VII, 659. Sui eulmi dei seirpi ai margini del Lago di Mantova. P. Malvaeearum Mont. — Sace. Syll. VII, 686. Mantova; sui peduncoli e foglie di Malva sylvestris a Sermide. 30 Aprile 1874. - Aecidium Clematidis DC. — Sace. Syll. VII, 774. Faenza; sulle foglie e sugli steli di Clematis Vitalba alle colline di Pergola. 8 Marzo 1872. do e w c i . Cueurbitaria elongata (Fr.) Grev. — Sace. Syll. II, 309. . Hypoxylon eohaerens (Pers.) Fr. — Sace. Syll. I, 361. . Eutypa seabrosa (Bull) Fuck. — Saec. Syll. I, 171. . D. diseiformis (Hoffm.) Fr. — Sace. Syll. I, 191. goi E L. CUFINO PERISPORIACEAE. . Sphaerotheca pannosa (Wallr.) Lév. — Sace. Syll. I, 3. Faenza; sulle rose del giardino Rondinini. 16 Agosto 1868. 3. Erysiphe Martii Lév. — Sace. Syll. I, 19. Faenza; su foglie di Convoleulus arvensis. 5 Agosto 1865. E. Montagnei Lév. — Sace. Syll. I, 17. Mantova; su foglie di Zappa, praterie della vallata di Sermide. 18° Aprile 1866. A 5. Phyllactinia suffulta (Rab.) Sace. — Sace. Syll. I, 5 Faenza; sulle foglie di Corylus Avellana nel giardino Rondinini. 27 Novembre 1874. SPHAERIACEAE. Faenza; su rami vecchi di Robinia, colline dell’ Olmatello. 11 No- vembre 1863. XYLARIACEAE. Mantova; sulla corteccia delle quercie, bosco della Fontana. 16 Aprile C 1863. VALSACEAE. Faenza; su veechi rami, giardino della casa. Rondinini. 13 Ott. 1863. Diatrype bullata (Hoffm.) Fr. — Sace. Syll. I, 192. x Mantova; sulla corteccia dei vecchi rami a Sermide. 4 Novem. 1873. Mantova; sulla corteccia dei rami caduti di pioppo al bosco dela Fontana. 12 Febbraio 1874. — FUNG MaGNAGUTANL HYSTERIACEAE. 31. Lophodermium Pinastri (Schrad.) Chev. — Saec. Syll. II, 794; (Hysterium Pinastri Schrad.). Faenza; sulle foglie cadute di pino, colline dell’ Olmatello. 11 No- vembre 1863. PEZIZACEAE. Trochila Laurocerasi (Desm.) Fr. — Sace. Syll. VIII, 729. Mantova; su foglie di Lauroceraso a Sermide. 2 Novem. 1873. STICTIDACEAE. . Nemaeyelus niveus (Pers) Sace. — Sace. Syll. VIII, 701. (Stietis nivea Pers.). Mantova; su foglie di Pinus Picea a Cerlongo. 7 Aprile 1873. GYMNOASCACEAE. Myxotrichum chartarum Kunze. Mantova; sulla carta umida. 11 Novembre 1865. PERONOSPORACEAE. Cystopus candidus (Pers) Lév. — Sace. Syll. VII, 234. o Mantova; su steli di Capsella, Aake della vallata di Sermide. 18 pale 1866. PHYSARACEAR. utriculata an A Berk. — Sace. Sy VIL, 331. Lo 558 | L. CUFINO SPUMARIACEAE. 37. Spumaria alba (Bull) DC. — Sace. Syll. VII, 338. Faenza; sulla terra umida. 19 Ottobre 1872. SPHAEROPSIDACEA E. 38. Cytospora ehrysosperma (Pers.) Fr. — Saee. Syll. III, 260. Faenza; sulla corteccia dei salici. 28 Luglio 1874. 39. Septoria Cerasi Pass. Faenza; su fcglie di Prunus Cerasus, al laghetto delle colline d : Pergola. 5. Settembre 1873. MUCEDINACEAE. 40. Oidium monilioides Link. — Sace. Syll. IV, 46. Faenza; su foglie di frumento, colline di Pergola. 18 Marzo 1873. TUBERCULARIACEA E. 41. Tubereularia confluens Pers. — Bue Syll. IV, 641. Faenza; sui m di Robinia pseudacacia, colline dell’ Orestina. Settembre 1 MYCELIA STERILIA. 42. Selerotium Pustula DC. Mantova; su foglie secche di pioppo, praterie degli Angeli. 4 d E Gabinetto di Storia Naturale detl Istituto Tecnico di Napoli, L CUFINO e Pugillus cryptogamarum canadensium. Il signor Alberto Hill m' inviava, verso la fine del mese di Giugno scorso, una piccola collezione di Graminaceae, Muschi, Epatiche e Li- cheni, da lui raccolti sulla costa oceidentale del Canadà e propriamente su quella della British Columbia, in tutto un’ ottantina di specie, la maggior parte crittogame, ed il resto fanerogame, rappresentate da una ventina di Graminaceae e da una sola Cyperacea. Essendo rimasta tale collezione, per più tempo giacente nel mio er- bario, per ragioni inutili ad esporre, mi decisi, nel mese scorso, non appena mi si offrì l occasione, di studiare e determinare le suddette Specie, prineipiando dalle crittogame; e qui riporto i risultati dei miei studi, con l'obbligo di ringraziare pubblicamente il prof. Kindberg di Upsala che mi è stato di valido aiuto nella determinazione dei Muschi, che sono elencati in questo lavoro e in quello precedente ('). Le raccolte fatte dal sig, Hill riguardano la vegetazione crittogamica delle coste dell'Oceano Pacifico, quindi figurano le località: New West- minster (?), Cedar Hill, Vancouver, Victoria, Coquillam, North Road, tutte costiere e situate alla base delle montagne Cascades, eccetto Cedar Hill che trovasi a 3188 p. sul livello del mare (°). () L. Curino. Contributo alla Flora briologica del Canadá in Bullettino del a Società Botanica Italiana, Ottobre 1 .(C) Questa località è citata spesso, essa è la residenza del sig. Hill e tro- i sulla riva destra del pen inferiore, presso la biforcazione del delta, ^ 13' lat. e 122» 55° long. O. © J. WHITE. Dictionary of — of the Dominion of Canadà, 1903, 18. 560 : L. CUFINO MUSCI. ACROCARPI. Dicranum canadense Kindb., Bull. Torr. Bot. Club. Vol. XVII, 87; Ma- coun Catal. of Canad. Plants VI, 30; VII, 198; fr. / Coquillam, Lot. Aprile 1904. Funaria calvescens Schwgr. — F. hygrometrica Sibth. var. ealveseens | Bruch et Schimp.; Mac. 1. e. VI, 104; fr. 4 Coquiilam. Luglio 1903. Bryum Atwateriae C. Muell. — Mae. l. c. VI, 127; fr. Powell Lake. Luglio 1903. Mnium insigne Mitt. — Mac. 1 e. VI, 138; fr. North Road, per terra. Aprile 1904. M. glabreseens Kindb.; Note on Canad. Bryol. 1893; Mac. NE 259; fr. New Westminster, per terra. Febbraio 1904. Aulacomnium androgynum Sehwgr. — Mae. l. e. VI, 144; VII, 260; Blue M. Road; Giugno 1903 e New Westminster. Aprile 1904. Polytrichum commune L. — Mac. 1. e. VI, 156; VII, 266; fr. —— New Westminster. Maggio 1904 e Cedar Hill. Giugno 1904. PLEUROCARPI. * Neckera Douglasii Hook.; fr. Brunette River. Aprile 1904 (!). * Plagiotheeium undulatum Bruch et Schimp.; fr. Pitt River Road. Luglio 1903. Hypnum circinale Hook. — Mac. lc. VI, 235; VII, 311; nds Lot e Coquillam. Giugno 1903. * H. subimponens Lesq.; fr. desea per terra. Luglio 1903. m Le specie. segnato con un asterisco sono state già notate nel i alia. Ton del Canadi . Vedi nota 1 PUGILLUS CRYPTOGAMARUM CANADENSIUM uU NEP Hylocomium splendens (Hedw.) Schimp.; fr. . Cedar Hill, per terra, abbondantissimo. Maggio 1904. HEPATICAE. Marchantia polymorpha L. — Mae. l. c. VII, 5; fr. Langley, sui muri umidi. Aprile 1904. neura pinnatifida Dumort. — Mac. l. e. VII, 7. Gleen Brook e New Westminster. Febbraio 1904. orella navieularis (Lehm et Lindb.) Lindb. — Mae. l. e. VII, 43. Lot e Coquillam, sui tronchi. Aprile 1904. lotheea Thuja / Hook.) Visi — (Jungermannia platyphylla var. . Thuja Hook.). New Westminster. Aprile 1903. PERENTA: R reticulata (Noehd.) Krempelh. — Mac. l. e. VII, 49. Eee : tiformis Nyl.). i "w Westminster, sui tronchi. Aprile 1904. licaris (L.) Fr. var. farinacea Schaer. — Mae. 1. e. VII, 50. ew Westminster, sui tronchi. Aprile 1904. Cetraria glauca (L.) Ach. — Mac. l. c. VII, 57. New Westminster, sugli alberi e sulle rocce. Aprile 1904. Usnea barbata (L.) Fr. var. dasypoga Fr. — Mac. 1. e. VIL 61. hallo : elongato pendulo. nder Island, sugli alberi. Aprile 1904. (L.) Fr, var. plicata Fr. — Mac. l. e. VII, 61. Westminster, sugli alberi. Aprile 1904. elia physodes (L.) Fr. — (P. physodes (L.) var. vulgaris Koerb.). Mac. L e. VII, 69. Westminster, sui tronchi. Aprile 1904. — — saxatilis [( Korb. Syst. 72; Lg saxatilis T Fri efie Mac. d €. VIL x ix 562 L. CUFINO Pender Island e New Westminster, sui tronchi. Maggio 1903. Stieta pulmonaria (L.) Ach. — Mac. l. e. VIL, 83. Lot Groap, sui tronchi. Maggio 1903. E Peltigera aphthosa (L.) Hoffm. — Mae. l. c. VII, 87. «3 Pender Island, fra la terra muscosa. Maggio 1903. | P. polydaetyla (Neck.) Hoffm. Deutsch. fl. 2. 106. — Mace. 1. c. VII, 88. New Westminster, sui tronchi muscosi. Maggio 1903. P. rufescens (Hoffm.) Schaer. En. 21. — Mac. 1. e. VII, 89. Pender Island, per terra. Moggio 1903. Pilophorus eereolus Ach., var. acicularis Tuckerm. — Mae. l. e. VII, 125. ^ Pender Island. Maggio 1903. | Cladonia verticillata Hoffm. (C. gracilis (L.) Nyl. var. verticillata Fr. | — Mae. l. c. VII, 129. C. cervicornis ? verticillata Korb. Syst. 19. : Westminster Junetion, per terra. Maggio 1903. C. squamosa Hoffm.; Tuck. Lich. Amer. 30. — Mae. l. e. VII, 132, var. 2 maerophylla Schaer. En. 198. ; North Road, per terra. Maggio 1904. Varietà nuova per il Canadà. €. furcata (Huds.) Fr. var. pungens Fr. — Mac. l. c. VII, 134. New Westminster. Aprile 1904. Nuova per la British Columbia. Sphaerophorus globiferus (L.) DC. — Mae. 1. e. VII, 170. = New Westminster, sui massi. Aprile 1904. Napoli, 30 Settembre 1904. Dorr. ARMANDO VILLANI Un'altra Orocifera mirmecofila fornita di nettarii estranuziali. . Molte devono essere le Crocifere fornite di nettarii estranuziali, tuttavia pochi lavori a riguardo si conoscono. Il Prof. Delpino, primo fra tutti, trovò che la Cardamine Chelidonia L. presentava nettarii estranuziali, ed in una sua nota (*) descrisse minuta- mente il fenomeno e le sue diverse fasi. Per quanto a me fosse dato di studiare (°) ed avere sempre sott'occhio numerose specie di Crocifere, mai mi riuscì di riscontrare simili nettarii nei generi Hesperis L., Lu- ia L., Moricandia DÙ., Cheiranthus L., Cardamine. L., Dentaria L., EM L. ecc., di evi alcune specie presentano un accenno di tale fe- A proposito del genere Zwzaria L. il Prof. Delpino, nella citata nota, ce: « Ho ricercato altre specie, e rinvenni in fatti che la Lunaria onnis offre già un inizio di tal fenomeno, conservando freschi per tre quattro giorni i nettarii fiorali dopo la fioritura. Ma non vi notai ac- ‘so di formiche; forse la secrezione era troppo scarsa per allettarle. » m Nei miei studii sui nettarii nuziali ed estranuziali delle Croeifere, ho nstatato che, quanto dice il Prof. Delpino a proposito della Zunaria is Moench, si avvera anche in alcune specie di Hesperis L., Mori- candia DC. e Brassica L. In queste, dopo la caduta dei sepali e dei pe- li, i nettarii incominciano un pó ad ingrossare, ma in poehi giorni si tano nello sviluppo, diventano prima gialli e poi si essiccano com- mente. Non mancherò di studiare se in realtà le varie specie dei F. DELPINO, Nuove specie mirmecofile fornite di nettarii abana to dal Rend. dell’Accad. delle Scienze Fisiche e Matematiche di Na- i io 1898. è . ^. ARMANDO VILLANI © generi citati sieno sfornite di nettarii estranuziali ed in questo caso eu rerò, ove mi riesca possibile, di rintraeciarne la causa. Non è molto che in una mia nota (*) parlai dei nettarii estranuziali dell’ A//iaria officinalis Andrz. ; Ultimamente ho trovato ehe anche l'Arabis Turrita L. è una specie mirmeeofila ed é fornita di nettarii estranuziali. Uno dei caratteri importanti, che presenta la detta specie, è quello di avere tutti i fiori accompagnati da una brattea. Scarso è il numero delle Crocifere fornite di brattee: tra esse cito, perchè caratteristiche a tal ri guardo, lo Streptanthus bracteatus A. Gray (?), la Selenia aurea Nutt. rs e la Barbarea bracteosa Guss. E. L'Arabis Turrita L. è una pianta bienne che vive nei colli e nei moi di tutta la Penisola e delle isole, sulle rupi, nei veechi muri, sulle oec dei luoghi boschivi ed ombrosi e raggiunge l'altezza di circa 80 er 4 tutta ricoperta di peli semplici e ramosi ed è fornita di piccoli fiori so- pra peduncoli più brevi di essi. I petali divaricati, giallo-pallidi, lun 78 mm. sono quasi il doppio dei sepali, le silique lineari, accompagna tutte da una brattea, sono ravvicinate tra loro ed all’ estremità de chidi racemici, essendo le distanze internodali molto brevi, forman fasci che si comportano come quelli della Cardamine Chelidonia L., l’unica differenza che in questa le silique sono più numerose. Le silii dell’ Arabis Turrita L. si sviluppano moltissimo in pochi giorni ed cune diventano lunghe circa 14 em. eon una larghezza di 23 mm. sono alquanto contorte e tutte rivolte all'ingiu. Il fusto non è m grosso, dapprima è eretto e poi silique, ripiegate verso terra. Ho potuto seguire l’intero sviluppo che presentano i nettarii liq pianta. Durante il primo stadio, quando hanno funzione nuziale, sono naseosti dai sepali e dai petali. Sono in numero di quattro 2 grossi (che io chiamerò carpidiali, perché. RM dalla parte | x è costretto a curvarsi per il peso € OA VILLANI, Dei nettarii delle Crocifere e di una nuova uova specie "tari estranuziali. Malpighia, anno XIV, Vol. XIV. 1900. r - Gn Y nid P Tom. em dh 61. UN'ALTRA CROCIFERA MIRMECOFILA, ECC. 565 ; pidii) in forma di seodelline circondano la base degli stami brevi e due più piccoli (che, per la ragione detta, indicherò col nome di placeatarii) in forma di linguetta sono situati alla base e tra gli stami lunghi. Tutti e quattro i nettarii sono riuniti tra loro da bandellette nettarifere si- nuose. Le fig. 1 e 2 rappresentano due fiori molto ingranditi di Arabis Jlurrita L., mancanti del perianzio; la fig. 1 è vista dalla parte della | placenta, la fig. 2 da quella dei carpidii; colla lettera æ sono indicati i nettarii carpidiali, con å i nettarii placentarii e con c le bandellette nettarifere, Non é possibile eredere che i nettarii fossero solo due e che ciascuno sì continuasse sul disco e si ineontrasse coll'omonimo opposto sotto gli | stami lunghi, prolungandosi in un tubercoletto tramezzo a loro, perché a sviluppo completo, come si vedrà in seguito, le bandellette nettarifere disseccano e scompaiono del tutto. Dopo poco tempo i nettarii carpidiali diventano quasi il doppio, come è esposto nella fig. 3 ingrandita, anche i placentarii sì ingrossano, intanto cominciano a distaccarsi i sepali, i petali e gli stami ed in tal tempo i nettarii, divenuti nudi, passano nel secondo stadio, che chiamerò col Prof. Delpino, postflorale. Le silique si allungano considerevolmente e molto presto, ndelletto nettarifere si essieeano ed i quattro nettarii (i carpidiali ì dei placentarii) continuano ad acerescersi ed a secernere miele. Pre- 4 vede accorrere una enorme Dos ce “i EEEE ed i nettarii dun- AE 566 ARMANDO VILLANI que da nuziali e mirmeeofobi diventano estranuziali e mirmecofili. Il loro sviluppo tuttavia non si arresta, i nettarii carpidiali acquistano la: forma di cuscinetti irregolarmente pentagonali ed i placentarii una forma ellissoidale, allungata ed acuminata alle due estremità. Le fig. 4, 5, 6, tutte molto ingrandite, rappresentano rispettivamente : nico, visto dalla parte delle placente ed avente in 4 i nettarii carp ed in di nettarii placentarii. | Sui nettarii carpidiali ingrossati, ad occhio nudo è possibile di vare delle goccioline di nettare. I primi a disseecarsi sono i nettarii centarii, i carpidiali cessano dal secernere miele solo quando le sil sono mature. I fenomeni citati nell Arabis Turrita L. chiaramente. strano ehe i nettarii estranuziali hanno ľ ufficio di difendere le siliq che, essendo lunghissime, strette e sottili, hanno molto bisogno di prima di arrivare a maturità. Molte altre specie di Arabis L., p. es., l'Arabis alpina L., VA. Ster., VA. hirsuta (L.) Scop., Y A. muralis Bert., VA. rosea DC., V. lidifolia Jacq., la A. blepharophylla Hook. et Arn. ece., da mes quest'anno, non presentano nettarii estranuziali. É interessante il fatto che la Cardamine Chelidonia L., V Allia: ! eene Andrz. e 1 Arabis ailea hi fornite a nettarii ha. UN CASO TERATOLOGICO DEL FIORE DELLA ZEMEROCALLIS FLAVA Lm. uppo anormale, mentre tutti gli altri erano regolarissimi. Pochi giorni » in un Nea infiorescenza, osservai un nuovo fiore anormale affatto o non fu ancora descritto per le ont e pertanto eredo oppor- o farne un breve cenno. elemento in ciascuno dei cinque verticilli di cui il fiore è costi- cosicchè il fiore anormale risulta costituito da 8 tepali, 8 stami e li, tutti disposti regolarmente, in modo da rispondere alla for- ER P [e A 4 4 4, G- f bell ihe in nessuno dei due fiori esaminati mi venne dato di r traccia di parassiti, il che prova trattarsi di un vero e proprio teratologie dovuto a cause interne della pianta che lo ha prodotto. Dott. G. B. Taverso. INDICE Lavori originali. BELLI S. — Il genere Hieracium nelle opere e nell'erbario di Allioni SCALIONI L. — Sulla caulifloria (Tav. H è ID. . . . . a CO? IG. Settima contribuzione alla conoscenza delle file della oresta di Vallombrosa (con incis. nel testo) . . . . š ; Usso-VoLr 1. — Appunti intorno alla « Tenographia 7 PRAGA » 152-1868 . No L. — Un suolo contributo alla Pid Micologica della Pes vincia di Napoli esee (ri es 2 4. uy Curino L. — Fungi Magnagutiani . . . RA Ip. — Pugillus Cryptogamarum cibi denibim [UA FERRARIS T. — Enumerazione dei funghi della Valsesia UE da A. ; Carestia.: Serie Terza (Tav. IX). . . . Frati L. — Lettere inedite di Marcello Malpighi tratte le apii NE grafi (Tav. I, ritratto inedito di Marc. Malpighi). . . . . . . GOLA G. — Osservazioni sulla Cerinthe maculata All. . . . . . . Ip. -— Osservazioni sul valore a cca del Bromus dertonensis EMI. uos wa I — Lo zolfo e i suoi m CE nell’ economia delle avid sura ATTIROLO 0. — Nomenclator Allionianus (Tav. VI e VID. . . MonTEo E. — Contributo alla conoscenza delle alghe di aequa dolce in Liguria i5 RTEO E. — Sopra iius nido formir (Humboldtia laurifolia E e . . . 0. — Nobretle iigiagiohe (Tav. Ive e Y). i [MI Sulla localizzazione dell’ alcaloide nel Mai luteum 344 Prepa A. — Primo contributo alla Flora algologica del Golfo della | Spezia: Floridee . . bach ob ac. d =. Romano P. — Note di rerafologià Wegelalo ESL TRAVERSO G. — Un caso teratologico del fiore della Hemerocallis yo L. VicNoLo-LuTATI F. — Sul valore della Poa cilianensis AM. . . . . : VILLANI A. — Un'altra Crocifera mirmecofila fornita di nettarii estra- nuziali (con 6 incisioni nel testo) . . . ; Zoppa G. — Sull'ispessimento dello stipite di alba ta (Tav. xl) v. WETTSTEIN R. — Handbuch der systematischen Botanik . . . Ip. — Vegetationsbilder aus Südbrasilien . . a WIESNER UND SEINE SCHULE — Festschrift von K. & L. Li iter und | L:y.Poriheihh. i 4. v oe e n . Società Italiana per lo scambio di piante disseccate . . . . . . E Fira laea UD M MEM IU I cM DONA AE I. i o9 ora o SEM cisci emi zy pco iode GM EUR S DRE Malpighia Vol. XVIII. Tav. X, f #5 í u— ae / \ | HP s n SR a -h 3 A" esf i 1 \ e ^ "d (3 +- b x T ^N "VA y y $ € } gi ^ f WAF Pd | ) [ dE aa ] n j ^, 4 r v. N f ^ Pai X n° LA ! # / - ` r ^ * I0 b a E. MORTEO FECIT ELIOT. CALZOLARI A FERRARIO > MILANO PERCHE CL LL LL LL. bbc eranc mas cationi i id i Tav. XI. CALZOLARI & FERRARIO MILANO ELIOT. x 9 Pa j n p tor Fald LEV. ela A LUN T! > x : E f di m w E o E ul .90 : it. © z E. pi À LI Ce: AD LS d TVORIA j TECUM Vv Aa » ^d LS " Sto O A » A Y f y ALÀ : \ 3 ) | AAA È A 5 NN E i ^ int Q / < y Bs 7 RR) NS : H A x - q^ » È | 4 N ) kii. P. 2 V j ì Y jo B y | fi \ } N » 4 ^ S y V N A y \ | z N ^ 17 x x : AN | Gab 004°; < val J TAE i i { Z5 E / , 3 A \ a AN \ x / x \ d x Y qU 1 SERE aU. e$ \ n x \ M > ) h E L- / (1 \ ) 5 ^ A Yy o " / à ^ A B DA A Ò T N 7 È T PAE i3 » 7 * \ N QT V =, x " hi f Je À x) \ S E VN = E $ h - en p s N \ pe ^ i et di ) , LÀ | X < AAN ' 7 Wo MET Nh 3 ) - e k e "4 T "d nm. " 24 j ( \ 1 ü / x f d à {XI " N ^ * À \ È b 105677 DT IL LTT SR \ A "P (7 NA o ® A. A II XI TT | x 3 — C$ ZA Uc oj \ SERA S TY f ES I b dell' annata. intiero volume annuale (36 fogli in e con. cirea 20 tavole ) sarà. messo i L..30. i fascicoli separati. p coul AVA rado le spese di carta e di tiratura. Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso le principali Librerie i Librai é decor dutd lo. sconto del 29 v. $ manoscritti e le corrispondenze destinate alla. Matpronia dovranno essere zate al Prof. nie Penzie in Genova.: ii página. La É. m ue di pagina. 9 rre iA di pagina. >» Du MoRTEO — Contributo alla conoscenza delle alghe di acqua |. dolce in Liguria. cul i i Ia 6 Gora - Lo. zolfi e isuoi co 'conomia delle piante To FERRARIS - Eni azio dei fanghi della a Valsesia raccolti ‘da X Carestia. Serie terza (con Tac DO I (ER Morte — Nr dul due piante formicarie: (Huinboldtia lauri- v x Ip. E Pugillus & VE t È 2 EU nata Grocifera mirmecofila "fornita di net- DE