IALPIGH RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova ANNO XIX — VOLUME XIX MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1905. y. m sa AVA de astres Vi TE a: . ALPIGHIA à RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA S O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova SUR Anno XIX — Fasc. i (Tav. I e II) MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GRNOVA ES e E i TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO - Se SE ite periodiche, we clusivamonte do e Dorr. GIULIO TRINCHIERI OSSERVAZIONI SU LA PLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA DELL’ORTO BOTANICO DI TORINO. È sempre curioso e interessante lo studiare la flora dei luoghi abitati 3 o altrimenti soggetti all'influenza dell'uomo. Fu per questa considerazione che, consigliato dal mio Maestro, professor O. Mattirolo (*), mi aceinsi all'esame delle piante vaseolari, che erescono spontanee e avventizie Eo iell'Orto botanico torinese. L'importanza d'un simile campo di osser- uando si pensi ehe un Orto botanico è centro di aeclimazione e, spesso, i diffusione d'un certo numero di specie nella zona eireostante. x L'Orto botanico di Torino, che Vittorio Amedeo IT di Savoia fondava al prineipio del secolo XVIII (^), sorge su la riva sinistra del Po ed ha Igino, 1 una pes E più fredde della città. S umidore prodotto dalla nebbia, che, data la speciale posizione depressa e la vieinanza del fiume, invade durante l'inverno il luogo. Si pud, a primo aspetto, considerare il nostro Orto — il quale oceupa | permesso di esprimere qui i miei piü sentiti ringraziamen o prof. Das a n dcum dott. G. colp, per l’aiuto ve Lei a pem studio delle Fiale coltivate nelle "Ta nell E botanico della R. Università di Torino. To- - re). pen alla Storia della Botanica sana: ; Genova, 1995, 4 = e TRINCHIERI S parti distinte: una relativamente alta, piana ed asciutta, eon pochi alberi ` ` sparsi, è divisa in oltre duecento aiuole; l’altra, bassa in complesso e ri- ; AN CE 3 vestita di qualche centinaio tra alberi ed arbusti, è quasi tutta per molti i: mesi soggetta a un'ombra densa la quale, anche per essere la superficie del terreno spesso ondulata, dà una costante frescura non disgiunta da : una certa umidità. ; RUN ST * : pacs * + ` Iniziai con la maggior diligenza possibile le mie raccolte sul princi- s piare del 1903, e le ho continuate assiduamente fino al luglio di que- St anno. i E Nondimeno, e perehé un notevole numero di piante veniva periodiea- uc | mente faleiato, e perché molte altre erano di continuo asportate a eagione S della pulizia dell'Orto, non potei raccogliere tutti gli esemplari a com- pleto sviluppo. Di ciò tenni conto nella compilazione del dat: indicai con fo. le specie prese nel primo stadio di lor vita; con fo. ff. quelle fornite di foglie e di fiori; e con l’abbreviazione fo. f. fr. le piante, che portavano an- che frutti. Per additare poi, con brevità, il luogo dove le piante crebbero, usai le due parole giardino e boschetto, assegnandole rispettivamente alle parti alta e bassa dell'Orto, che ho accennato sopra. | L'ordine secondo eui esposi i gruppi e le famiglie à è quello adottato di recente dall' Engler (*); per la disposizione delle specie mi valsi della . Flora analitica d'Italia dei dottori A. Fiori e G. Paoletti DE Al catalogo sistematico delle piante raccolte aggiunsi alcune osserva- - | zioni intorno alla distribuzione deile n fe re. S E hdd A Syllabus. der E Ee 4. Auflage. Berlin, 1904. 0 Determinai le specie esotiche trovate sparse. per l'Orto — sfuggite, n ivazi confrontandole con i rispettivi rappre- sentanti allevati nelle aiuole, e tenendo per buoni i nomi seritti sui lori : Lodi SIE nel Cen le suddette specie con asterisco *. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA H AVVENTIZIA, ECC. 5 : EMBRYOPHYTA ASIPHONOGAMA PTERIDOPHYT A. Filicales. POLYPODIACEAE. Polypodium Dryopteris L. 9| fo. — Fiori e Paoletti, Flora analitica d'Italia, vol. I, pag. 6, n. 6. Rari individui, lungo un canale del boschetto. Maggio 1904. * Aspidium falcatum Sw. 9| fo. ` Un solo individuo, sopra un muro del giardino. Aprile 1904. . Nephrodium Filix-mas (L.) Rich. % fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 8, n. 15. Un individuo soltanto, sul margine d'una piccola vasca del bo- schetto. Maggio 1903. 4. Cystopteris fragilis (L.) Bernh. 9) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., ; vol. I, pag. 9, n. 20. x Sul margine d'una piccola vasca del boschetto. Maggio 1903. Ivi la trovai in notevole quantità; raccolsi invece scarsi individui di questa specie lungo un canale dello stesso boschetto. . Asplenium Ruta-muraria L. 2| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol I, pag. 11, n. 27. : Searsamente rappresentata, sopra un muro del giardino. Novem- bre 1903. Ivi soltanto. 6. A. Trichomanes L. 3| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 12, n. 31. Sui muri del giardino e lungo un canale del boschetto. Maggio ei e novembre 1903. Frequenti gli individui nani. Senza dubbio, delle felei sponta- nee nell'Orto è la più abbondante. S 7. Scolopendrium vulgare Sm. 9| fo. — Fiori e i Paolo op. cit., vol. I, pag. 13, n. 35. Sui muri del giardino. Novembre 1903. Se Dopo l'Asplenium Trichomanes, è la felce meglio PD. 15 per quantità d'individui. . 8. Pteris eretica L. | fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 15, e n. 45. Sopra un muro del boschetto. ig 1904. Unico individuo. 9. * Adiantum formosum Br. 9| fo. Un solo individuo, lungo un eanale del boschetto. Novembre 1903. EMBRYOPHYTA SIPHONOGAMA. GYMNOSPERMAE. Coniferae. TAXACEAE. 10. Taxus baccata L. hh fo — Fiori e Paol., op. cit, vol. I, pag. 31, n. 100. ; . Pochi individui, nelle fessure dei muri del boschetto- Maggio 1903. | DA ME . H. Pinus sp., fo. - Rari individui, sul margine Wan vasca del boschetto. Novembre . : 12. Junipe iperus sp., fo. Pochi individui, sui muri del giardino e del boschetto. Maggio ANGIOSPERMAE. Monocotyledoneae. GRAMINEAE. ak Setaria glauca. Dé P. Rob, E Pros e Paol., op. gr d Do pug. bc) n. He í OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 7 SC Searsamente rappresentata, in un viale del boschetto. Novembre B —. 1908. 14. S. viridis (L.) P. B. ©) fo. fi. fr. — Fiori e Paol, op. cit., vol. I, pag. 48, n. 125. ; di Pochi individui, accanto alla specie precedente. Novembre 1903. : 15. S. verticillata (L.) P. B. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, ; pag. 48, n. 126. A Alquanti individui, nei viali del giardino. *Giagno 1904. | 16. Digitaria sanguinalis (L.) Scop. (+) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 5l, n. 137. Scarsi individui, a pie’ d’ una colonna, nel boschetto. Novembre 1903. . Anthoxanthum odoratum L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 54, n. 155. Molto comune nei prati del boschetto. Aprile 1904. 18. Alopecurus agrestis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol. I, ; pag. 59, n. 184. Rari individui, in qualche prato del boschetto. Maggio 1903. . Holcus mollis L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 66, n 42M S x Non rara nei prati del boschetto. Giugno 1904. . 20. H. lanatus L. 9} fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 66, n. 215. = Non molto abbondante nei tappeti erbosi, scarsissima nei prati del boschetto. Giugno 1904. . Arrhenatherum elatius (L.) Pr., M. et K. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 74, n. 250. Comune nei prati e lungo i canali del boschetto. Maggio 1903. — La trovai in fiore anche sul finir di novembre. 32. Cynodon Daetylon (L.) Pers. * 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 75, n. 255. Parecchi individui, sul muro della cancellata del boschetto. Giugno 1904, poaeoides P. B. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 82, n. 282. 8 G. TRINCHIERI Alquanti individui, nelle aiuole del giardino. Luglio 1904. 24. E. pilosa (L.) P. B. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 82, n. 283. Pochi individui, sul màrgine di aleuni viali del giardino. Giugno 1904. i m 25. Dactylis glomerata L. 2| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol L — pag. 84, n. 294. i Molto abbondante nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 26. Poa bulbosa L. 9| fo. fi. (*) — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 86, n. 296. ; Diffusissima nei prati del boschetto. Aprile 1904. 27. P. annua L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 86, n. 297. Abbondantissima nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giar- ` dino, e lungo i viali del boschetto. Marzo 1904. ^ Notai individui ben sviluppati in altezza, e più frequente NaN individui stentati, raecorciatissimi. + 28. P. trivialis L. e fo. fi. — Fiori e Paol., op. cib, vol. I, pag. 88 n. i Comune nei i bra, nei i tappeti erbosi e lungo qualche canale ' del Boschetto, molto rara nelle aiuole e ne viali del gies: Maggio 1904. 29. Festuca rubra L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., 9p. cit., vol. I, pag. 91, n. 311. In un prato del boschetto. Mono 1904. Rara. 30. Bromus sterilis L. (*) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 99, n. 344. Comune nei prati e lungo i canali del boschetto. Maggio 1903. La raccolsi fiorita anche allá fine di novembre. sh 31. B. mollis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 100, n. 348. Comune nei prati del boschetto. Aprile 1904. 32. Brachypodium silvaticum (Huds) P. B. % fo. fi. — Fiori e Paol., A op. eit, vol. I, pag. 102, n. 354. (! Spighe bulbillifere mature. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 9 In un prato del boschetto. Maggio 1903. Rara. . 33. B. pinnatum (L.) P. B. % fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 102, n. 355. In un prato del boschetto. Dicembre 1903. Rara. (34 Lolium perenne L. ‘| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 104, n. 362. Assai comune nei prati, meno abbondante nei tappeti erbosi del boschetto, rara nei viali del giardino. Maggio 1903. 35. Agropyrum repens (L.) P. B. 9} fo. — - Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 105, n. 365. Assai scarsamente rappresentata, lungo un viale del giardino. «+ Maggio 1904. 36. Triticum aestivum L. x typicum <) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 107, n. 371. Due soli individui, molto alti e vigorosi, sopra un rialto del boschetto. Maggio 1904. 37. Hordeum murinum L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 111, n. 385. Scarsi individui, sul muro della SE E del FORAS Maggio 1903. Ivi soltanto. CYPERACEAE. 38. Carex muricata L. « typica 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., : vol. I, pag. 129, n. 460. Molto scarsa, in un fossato del boschetto. Arte 1904. 5 divulsa (Good.) 94 fo. fi. — Fiori e Paol., loco citato. 2 . Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto.: Mage RG "Be C. brizoides L. 5 praecox (Schreb.) 9| fo. fi. .— Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 130, n. 462. In un fossato del Boschetto. Aprile 1904. Rara. 10 G. TRINCHIERI MM 40. Arum italicum Mill. 9j fo. — Fiori e Paol, op. eit, vol. I, pag. 148, n. 530. | Abbondanti individui, sopra un pendio all’ ombra, nel boschetto. Maggio 1903. Non la vidi crescere altrove. aL * A, triphyllum L. % fo. fi. fr. + Diffusa straordinariamente nelle aiuole e ne’ viali del giardino. Aprile 1903. LEMNACEAE. 42. Lemna minor L. 5| fo. — Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 151, © n. 540. Abbondantissima nelle piccole vasche del boschetto. Maggio 1904. . LILIACEAE. 43. donne umbellatum L. 5) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit, vol. I, pag. 187, n. 652. Nelle aiuole, nei viali del giardino e nei tappeti erbosi del bo- — schetto, dove la trovai in special modo eomune. Maggio 1903. Lungo i viali del giardino raccolsi esemplari raccorciatissimi, in fiore. 44. Muscari comosum (L.) Mill. 34 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. cit., vol. I, pag. 192, n. 676. Pochi individui, sui pendii del boschetto. Maggio 1904. 45. M. racemosum a Mill. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, - -Frequente Se aiuole e nei viali del giardino, scarsa sui pendii . del boschetto. Aprile 1904. 3 46. Allium vineale E %. fo. fi. (^) — Fiori e Paol | pag. 196, n. 688. SS eege bulbillifera matura. +, Op. cit., vol. L OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, KCC. 11 Alquanti individui, nei tappeti erbosi del oschetto. Aprile 1904. = 47. A. ursinum L. 2| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol, I, pag. 202, n. 712. | In un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1903. i Ivi occupa, con un discreto numero di individui, una ristretta area ben definita. 48. Polygonatum officinale All. 9 fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 208, n. 733. E Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. È ` 49. * Triteleia uniflora Lindl. 9| fo. fi. Së Searsamente rappresentata, in un viale del giardino. Aprile 1904. : AMARYLLIDACEAE. 50. Narcissus Pseudo-Nareissus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 217, n. 758. Pochi individui, sopra un rialto del boschetto. Marzo 1904. IRIDACEAE. Iris germanica L. 9) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 224, EIA Un solo individuo, sul margine d’ un tappeto erboso del boschetto Maggio 1904. n Dicotyledoneae. Archichlamydeae. p BETULACEAE. 52. Corylus Avellana L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 267, : . n. 898. ‘Pochi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 12 G. TRINCHIERI FAGACEAE. 53. * Quercus ambigua Michx. bh fo. Un solo individuo, in un viale del giardino. Gideni i 1904. ULMACEAE. 54. Ulmus campestris L. f; fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 274, n. 910. ‘2 Nelle aiuole e nei viali del giardino e sopra un pendìo del bo- schetto. Maggio 1904. È comunissima a cagione dell'enorme quantità di semi, che il vento trasporta pell" Ort: dai Bros viali del pareo del Va- lentino. 55. Celtis australis L. fj fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 275, n. 912. rt Sul muro della cancellata del boschetto. Maggio 1904. Rara. MORACEAE. 56. Broussonetia papyrifera (L.) Vent. h fo. — Fiori e Paol., op. eit, - vol. L pag. 276, n. 914. : Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. ` URTICACEAE. 57. Urtica dioica L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 278, n. 924. Assai comune nei tappeti erbosi, meno frequente nei prati e lungo i canali del boschetto. Maggio e dicembre 1903. 98. Parietaria officinalis L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. * pag. 279, n. 926. Lungo i muri del giardino; é lungo i canali, nei prati e we ip- peti erbosi del boschetto, nei enc è particolarmente comune. ettari 1903, OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 13 ARISTOLOCHIACEAE. . 59. Aristolochia Clematitis L. % fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 289, n. 954. Pochi individui, in un viale del giardino. Giugno 1904. POLYGONACEAE. 60. Polygonum viviparum L. 9} fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 293, n. 965. E Searsi individui, sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. E o. P. aviculare L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 295, EC n. 973. Searsamente rappresentata, ne' viali del giardino. Giugno 1904. 62. * P. cuspidatum Sieb. 9| fo. r Frequente lungo un pendio del boschetto. Aprile 1904. lvi soltanto mi fu dato di vederla. . 63. Rumex obtusifolius L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, E pag. 299, n. 985. 3 Scarsamente rappresentata, sui pendii del boschetto. Maggio 1903. Pes R. Acetosa L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 301, à n. 991. Comune nei prati, nei tappeti erbosi e sui pendii del boschetto. Aprile 1904. CHENOPODIACEAE. | Beta trigyna W. et K. J fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, d pag. 309, n. 1005. . Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. . 65. Chenopodium Vulvaria L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 310, n. 1009. Pochi individui, nei viali del giardino. Giugno 1904. Ch. album L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 312, n. 1015. 14 SE XS CS oS E Nan ee KEPT Un solo individuo, sopra un pendio del doschetto. Luglio 1904. 68. Ch. Botrys L. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol, I, pag. 312, n. 1017. Rari individui, nei viali del boschetto, Lugli 1904. x ti CS AMARANTACEAE. 69. Amarantus deflexus L. © fo. fr. — Fiori e Paol., op. e vol. ki ù pag. 323, n. 1054. Rari individui, Aarno a una vasca | del boschetto. Novembre 1903. NYCTAGINACEAE. 70. * Oxybaphus glabrifolius Vahl. 9 fo. : fe Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. PORTULACACEAE. 71. Portulaca oleracea L. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. —— 328, n. 1068. + Nei viali del giardino. Magro 1904. | Prima abbondantissima, ora è divenuta molto scarsa. 72. P. grandiflora Hook. (+) fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag 329, n. 1069. Un solo individuo, in un viale del giardino. E 1904. CARYOPHYLLACEAE. 73. TESCH Soin 1 L (+) fo. fi — Fiori e Paol, op. cit., vol. I, pag. 336, n. jon. Scarsi individui, a pie’ d'una ona, nel boschetto. Novembre ` 1903. : 74. Arenaria serpyllifolia L. T fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. yen. vol. I, pag. 345, n. 1115. | OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 15 Scarsi individui, nei viali del giardino e sopra un muro del ào- schetto. Maggio 1903. 75. Moehringia trinervia (L.) Clairv. (*) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 346, n. 1121. Frequente nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 76. Stellaria media (L.) Cyr. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 348, n. 1126. Abbonda nelle aiuole, lungo i viali, i muri del giardino e nei tappeti erbosi del boschetto. Marzo 1903. 77. Cerastium triviale Lk. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 352, n. 1142. È Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e nei tappeti erbosi 4 del boschetto. Maggio 1903. S 78. Lychnis Flos-cuculi L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 356, n. 1151. Sparsa per i prati del Boschetto. Maggio 1903. Raccolsi qualehe esemplare di questa specie, fiorito, anche nel D. mese di novembre. = 79. Silene vulgaris (Moench) Garcke 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 359, n. 1159. Comune nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. In tutti gli individui esaminati trovai cortissimi gli stami e invece sporgenti assai i tre stili. 80. Saponaria officinalis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, . pag. 371, n. 1207. Non rara nei viali del giardino. Giugno 1904. . È RANUNCULACEAE. | 8l. Clematis Vitalba L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 492, E. n. 1546. Scarsi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 82. Thalietrum foetidum L. 5 minus (L.) 9| fo. Fiori e Paol., op. cit., S vol. I, pag. 493, n. 1550. 16 i. G. TRINCHIERI Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 83. Anemone ranunculoides L. % fo. fi. — Fiori e Paol., xx cit; vol. "E pag. 496, n. 1557. Parecchi individui, sopra un pendio del boschetto, non lungi da una cascata. Aprile 1904, Cresce in questa sola località. 84. A. nemoresa L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 496, r. 1558. Pochi individui, accanto alla specie precedente. Aprile 1904. Non la trovai altrove. 85. Ranuneulus Fiearia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 906, n. 1586. E Abbonda nei tappeti erbosi e nei viali del boschetto. Marzo 1904. E. Raccolsi spesso, insieme con esemplari molto sviluppati in al- ` tezza, esemplari estremamente raccorciati, im fiore. Sas spe- cie manca affatto nel giardino. 86. R. repens L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 510, - n. 1599. E Molto meno abbondante della specie precedente, nei prati del boschetto. Maggio 1903. 87. R. acer L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit. pag. 513, n. 1604. Nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. Per quantità d' individui, occupa il secondo posto dopo il A. Ficaria. Raccolsi numerosi esemplari di questa specie, fioriti, nei mesi di novembre e dicembre. 88. R. bulbosus L. 9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. "E vol. I, pag. 513, n. 1607. Non molto abbondante, nei Tor on del boschetto. Ma 1903. 89. Caltha palustris L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. T, pag. 516, n. 1613. e o tre individui, sopra un aw. umido del boschetto. ue E 90. Aquilegia vulgaria L 3 fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. 4 pag. 521, n. 1626. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA P AVVENTIZIA, ECC. 17 Searsi individui, presso un muro del giardino e sul margine di alcuni canali del doschetto. Maggio 1904. 91. Delphinium Aiacis L. (*) fo. fi; — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 523, n. 1628. Searsamente rappresentata, lungo un muro del giardino. Giugno PAPAVERACEAE. 92. Fumaria eapreolata L. ©) fo. fi — Fiori e Paol., op. eit. vol. I, pag. 478, n. 1521. Un solo individuo, sul margine d'un prato del boschetto. Maggio 1904. 93. F. offieinalis L. : parviflora (Lam.) ©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 480, n. 1522. Un solo individuo, sopra un muro del giardino. Giugno 1904. 94. Corydalis lutea (L.) DC. 9 fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 481, n. 1525. ; Un individuo soltanto, sopra un pendio umido del boschetto. No- vembre 1903. 95. C. cava (L.) Schwgg. et Krt. 9| fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 482, n. 1527. Un solo individuò, presso un sedile di pietra, nel boschetto. Marzo 1904. 96. Chelidonium majus L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 483, n. 1529. Abbondantissima nei prati, nei tappeti erbosi e lungo i canali del boschetto. Maggio 1903. : : 97. Glaucium flavum Crantz (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol. op. eit., vol. I, pag. 484, n. 1530. Un solo individuo, sur un pendio del boschetto. Giugno 1904. . 98. Papaver Rhoeas L. z typicum <) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., | | pag. 485, n. 1535. 3 Due o tre individui, in un’aiuola del giardino. Aprile 1904. € dubium (L.) (*) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 486. : vs ?. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. m em. ege, AG ZK RIA a Ais? 70 s- + TAG * Į > peut Aë EC M TRUE Dec et di EE F LAKE Zu Si s. FER EM PE e KR V e SE E d e SE AZIONI en FL, E EE M x n a SC 9 ; 18 G., TRINCHIERI Pochissimi individui, in un’ aiuola del giardino. Giugno 1904. 99. P. somniferum L. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 486, n. 1536. Assai scarsamente rappresentata , in un'aiuola del giardino. Aprile 1904. CAPPARIDACEAE. 100. * Cleome viscosa L. `. fo. Alquanti individui, nei viali del giardino. Giugno 1904. CRUCIFERAE. 101. Arabis glabra (L.) Bernh. (>) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, p. 427, n. 1325. Scarsamente rappresentata, su alcuni pendii del boschetto. Maggio 1904. 102. A. hirsuta (L.) Scop. (>) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 428, n. 1329. Parecchi individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. 103. A. Thaliana L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 430, n. 1341. Frequente nelle aiuole, nei viali del giardino e sui pendii del boschetto. Aprile 1904. 104. Alliaria officinalis Andrz. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op., eit., vol. I, pag. 434, n. 1358. Pochi individui , sopra un mucchio di terriccio, nel boschetto. Aprile 1904. 105. Barbarea vulgaris R. Br. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 434, n. 1359. Pochi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1903. 106. Nasturtium silvestre (L.) R. Br. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 435, n. 1363. . gë Su alcuni pendii del boschetto. Giugno 1903. Non è frequente. 108. 109. 112. 115. 116. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 19 Cardamine hirsuta L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 439, n. 1374. Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e sui rialti del ġo- schetto. Marzo 1904. Eruca sativa Mill. (-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 442, n. 1387. Un solo individuo, in un viale del giardino. Giugno 1904. Brassica Sinapistrum Boiss. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., Op. eit., vol. I, pag. 444, n. 1394. In un prato del boschetto. Maggio 1903. Rara. . B. oleracea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 445, n. 1401. Un individuo soltanto, sopra un mucchio di terriccio, nel bø- schetto. Maggio 1903. . Raphanus sativus L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 451, n. 1420. Un individuo solo, in un prato del boschetto. Maggio 1903. * Bunias orientalis L. 9) fo. fi. — Gren. et Godr., Fl. de Fr., tom. I, pag. 158. Un solo individuo, sur un pendìo del boschetto. Maggio 1904. + Draba muralis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 462, n. 1466. Comune sui rialti erbosi e sui pendii del boschetto. Aprile 1904. - Calepina Corvini (All) Desv. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 465, n. 1476. Scarsamente rappresentata, sopra un pendio del boschetto. Aprile Lepidium Draba L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 466, n. 1479. Rari individui, in un'aiuola del giardino. Giugno 1904. L. latifolium L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 1, pag. 466, _n. 1482, Sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. Pochi individui. 20 G. TRINCHIERI 117. L. campestre (L.) R. Br. (©) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 467, n. 1487. Un solo individuo, accanto alla specie precedente. Maggio 1904. 118. Capsella Bursa-pastoris (L.) Muench © fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 469, n. 1491. Abbondantissima nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giar- dino; scarsissimi individui, qua e là, nel boschetto. Marzo 1904. Frequentissimi, specialmente nei viali del giardino, gli indi- vidui nani. RESEDACEAE. 119. Reseda luteola L. (9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. cit., vol. I, pag. 410, n. 1302. . Un solo individuo, in un viale del giardino. Maggio 1904. 120. R. Phyteuma L. y odorata (L.) © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 411, n. 1305. Un solo meschino individuo, in un viale del giardino. Maggio 1903. CRASSULACEAE. 121. Sedum sexangulare L. B aere (L.) % fo. fi. — Fiori e Paol., op. : cit, vol. I, pag. 549, n. 1717. Scarsamente rappresentata, lungo il muro della cancellata del boschetto. Giugno 1904. ROSACEAE. 122. Prunus Persica (L.) Stok. f; fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 557, n. 1739. Un solo individuo, sul margine d’un pendio del boschetto. Aprile 1904. 123. * Spiraea bella Sims. h fo. fi. Quattro 0 cinque individui, sul margine d’una piccola vasca “del boschetto. Giugno 1904. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 21 124. Geum urbanum L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 565, n. 1763. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1903. Rara. 125. Potentilla reptans L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 570, n. 1780. Non molto abbondante, sul margine d'un viale del boschetto. Maggio 1903. Raecolsi un esemplare avente le foglie eon 7 foglioline. 126. Fragaria vesea L. 9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol. , Op. cit., vol. I, pag. 577, n. 1798. Su alcuni pendii e lungo il muro della cancellata del ooschetto. Aprile 1903. Scarsa. 127. Fr. indica Andr. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 77, n. 1799. Lungo il muro della cancellata del boschetto, Maggio 1903. Ivi molto abbondante. 128. Rubus fruticosus L. v caesius (L.) ħ fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 580, n. 1802. Pochissimi individui, sul margine d' una piccola vasca del do- . schetto. Giugno 1903. 129. Agrimonia Eupatoria L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 582, n. 1803. Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 130. Poterium Sanguisorba L. 9| fo. fi. — Fiorie Paol., op. cit., vol. I, pag. 586, n. 1810. Sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. Rari individui. 131 * Rhodotypus kerrioides Sieb. h fo. Parecchi individui, sul margine d'una vasca del boschetto. Giugno 1904. Ivi soltanto. LEGUMINOSAE. 132. Medicago lupulina L. ©) fo. fi. — E iori e Paol, op. cit., vol. II, pag. 31, n. 1927. 133. -134. 135. 136. 139. 141. G. TRINCHIERI S' incontra di rado nei prati del boschetto. Maggio 1904. M. sativa L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol. II, pag. 32, n. 1930. Comune nei prati del boschetto. Giugno 1904. Melilotus officinalis (L.) Lam. (+) fo. fi. — Fiori e PaoL, op. cit., vol. II, pag. 44, n. 1963. Presso un muro del boschetto. Giugno 1904. Unieo individuo. Trifolium pratense L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 56, n. 1998. Assai comune nei prati del boschetto. Aprile 1903. La raccolsi in fiore anche sul finir di novembre. T. repens L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 62, n. 2017. Nelle aiuole del giardino e nei prati del boschetto. Aprile 1904. Molto searsa in confronto alla specie precedente. Lotus cornieulatus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol II, pag. 72, n. 2043. Sul margine d'un viale del boschetto. Maggio 1904. Un solo individuo. . Galega officinalis L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 87, n. 2090. Pochi individui, attorno ad una vasca del giardino. Maggio 1904. Robinia Pseudo-Acacia L. h, fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. II, pag. 88, n. 2092. Scarsi individui, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. . Coronilla Emerus L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 92; n, 2106. Un solo individuo, in un viale del giardino. Giugno 1904. Lathyrus silvester L. J fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. II, pag. 102, n. 2130. In un prato del boschetto. Giugno 1904. Unieo individuo. 142. Vicia sativa L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. IL, pag. 111, n. 2160. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 23 Pochi individui, nei prati del boschetto. Maggio 1904. 143. * Caragana frutescens DC. f, fo. Rari individui, nelle aiuole del giardino. Giugno 1904. GERANIACEAE. 144. Geranium molle L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 235, n. 2474. Searsissima nelle aiuole del giardino, non rara nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. OXALIDACEAE. 145. Oxalis corniculata L. « typica (-) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 246, n. 2505. Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e sui margini dei viali del boschetto. Aprile 1904. B stricta (L.) ©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 247. Addossata alle pareti delle serre, nel giardino, e sui margini dei viali, nel boschetto. Maggio 1903. Meno abbondante della specie precedente. EUPHORBIACEAE. 146. Euphorbia Chamaesyce L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 275, n. 2574. Comunissima nei viali del giardino. Giugno 1904. 147. E. Lathyris L. 6>) fo. fi. — Fiori e Paol, op. cit., vol. IL, pag. 275, n. 2577. Parecchi individui, nelle aiuole e nei viali del giardino. Maggio 148. E. Peplus L. +) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit. vol. II, pag. 282, n. 2595. 24 G. TRINCHIERI Nelle aiuole del giardino e più specialmente in qualehe depres- sione di terreno del boschetto. Novembre 1903. Non molto frequente. 149. Mercurialis perennis L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. IL pag. 291, n. 2622. Sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1903. Abbondante, ma quivi soltanto. 150. M. annua L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., e cit., vol. II, pag. 291, n. 2623. Parecchi individui, lungo un viale del giardino. Giugno 1904. 151. Aealypha virginica L. (*) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 292, n. 2624. Un individuo solamente, sul margine d'un canale del boschetto. Novembre 1903. CELASTRACEAE. 152 Evonymus europaeus L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 219, n. 2443. Rari individui, sopra un SEN all ombra, nel boschetto. Giu- gno 1904. ACERACEAE. 153. Acer campestre L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 221, n. 2448. 3 1904. PI tata, accanto alla specie precedente. Giugno 154. A. platanoides L. ħ fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. pii pag. Ger n. 2449. Non molto Zeene nelle aiuole e nei viali del giardino Aprile 904. - . 155. A. Negundo L. f fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. IL, pag. 223, n. 2452. Sopra un pendio del Age Maggio 1903, Non é frequente. Za À OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 25 HIPPOCASTANACEAE. pd 96. Aesculus Hippocastanum L. f; fo. — Fiori e Paol., Op. eit., vol. II, pag. 223, n. 2453. Numerosi individui, sopra un muechio di terriccio, nel boschetto. Aprile 1904. VITACEAE. m 27. Parthenocissus quinquefolia (L.) Planch. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 217, n. 2435. Searsamente rappresentata, sopra un muro ali ombra, nel ġo- E schetto. Maggio 1904. |. 158. Vitis vinifera L. f fo. — Fiori e Paol, op. cit., vol. IT, pag. 217, ; n. 2436. Due o tre individui, sopra un rialto erboso del boschetto. Mag- gio 1904. . MALVACEAE. . 159. Malva Aleea L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 266, $4 n. 2552. SERRE Un solo individuo, sopra un pendio all'ombra, nel boschetto. Giu- . gno 1904. | 160. M. silvestris L. (©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 267, E i . n. 2553. i È Un solo individuo, in un’aiuola del giardino. Maggio 1904. Non cresce mai — a quanto mi fu riferito — nell’ aiuola ad essa assegnata, sebbene ogni anno vi sia seminata. - l. Abutilon Avicennae Gaertn. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 268, n. 2558. In un'aiuola del giardino. Giugno 1904. Un individuo soltanto, 162. l Dì EA 165. 166. 167. G. TRINCHIERI GUTTIFERAE. Hypericum perforatum L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 388, n. 1254. Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Luglio 1904. VIOLACEAE. . Viola eanina L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 402, n. 1292. Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. Marzo 1904. Scarsa. . V. hirta L. « odorata (L.) 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 405, n. 1294. Sopra un rialto erboso del boschetto. Marzo 1904. Non molto abbondante. V. tricolor L. x arvensis (Murr.) (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 408, n. 1301. Soltanto un individuo, in un viale del giardino. Maggio 1903. * V. cucullata Ait. Ell. 9| fo. fi. j Nei prati, lungo i canali, ma straordinariamente comune nei - tappeti erbosi e sui pendii del boschetto, dove s'espande ogni anno 3 più. Marzo 1903 i LYTHRACEAE. Lythrum Saliearia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 129, n. 2199. Un solo individuo, sul margine d'un viale del giardino. Giugno 1 1904. i OENOTHERACEAE. . Epilobium parviflorum Schreb. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., | vol. II, pag. 132, n. 2207. Un individuo soltanto, sopra un muro del boschetto. Luglio 1904. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 27 169. Oenothera biennis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 134, n. 2216. Sopra un pendìo del boschetto. AM 1904. Unico individuo. ARALIACEAE. 170. Hedera Helix L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 137, n. 2224. Sopra un muro del giardino e sul tronco di aleuni alberi del boschetto. Maggio 1903. Non molto abbondante. UMBELLIFERAE. 171. Pimpinella major L. (Huds.) 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 163, n. 2284. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. | Searsissima. 172. Aegopodium Podagraria L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 166, n. 2294. Scarsamente rappresentata, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1903. 173. Pastinaca sativa L. ©» fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 178, n. 2333. . Alquanti individui, nei prati del boschetto. Giugno 1904. 174. Heracleum Sphondylium L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 183, n. 2349. ; Scarsi individui, in un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. 175. * H. Mantegazzianum Somm. Lev. J fo. Pochi individui, in un'aiuola del giardino. Maggio 1904. 176. Daueus Carota L. @) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 185, n. 2355. Non molto frequente nei prati del boschetto. Maggio e novem- bre 1903. 28 G. TRINCHIERI 177. Chaerophyllum temulum L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. IT, pag. 200, n. 2392. | Rari individui, in un prato del boschetto. Maggio 1904. 178. Conium maeulatum L. **) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 204, n. 2404. Alquanti individui, sopra un mucchio di terriccio e nei viali del boschetto. Maggio 1904. Metachlamydeae. PRIMULACEAE. 179. Primula acaulis (L.) Hill, Jacq. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 309, n. 2662. Frequente nei tappeti erbosi e sul margine d'una cascata, nel boschetto. Febbraio 1904. Raccolsi esemplari tanto brevistili ehe longistili. 180. Lysimachia Nummularia L. 9) fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. IT, pag. 323, n. 2697. Lungo i fossati del boschetto. Aprile 1904. Scarsa. 181. Anagallis arvensis L. + phoenicea (Scop., All.) (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 324, n. 2700. Un solo individuo, in un prato del boschetto. Giugno 1904. * .. GENTIANACEAE. 182. Erythraea Centaurium (L.) Pers. (*) fo. fi — Fiori e Paol., op. eit, vol. II, pag. 358, n. 2770. Pochi individui, sul margine d' una. vasca del giardino. Giugno 1904. Ivi soltanto. APOCYNACEAE. 183: ^ Apoeynum androssemifollum L. o fo. Rari individui, nei vjali del giardino. Maggio 1904. e EE OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 29 ASCLEPIADACEAE. . * Asclepias phytolaccoides Pursh. 9| fo. Alquanti individui, nelle aiuole e ne' viali del giardino. Mag- gio 1904. CONVOLVULACEA EE. 5. Convolvulus arvensis L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, : pag. 387, n. 2842, Nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giardino, e ne' prati e lungo i viali del boschetto. Maggio 1903. Già abbondantissima, continua ad acquistar terreno. . C. sepium L. 9% fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 387, n. 2843. Sul margine di alcuni viali del boschetto. Giugno 1904. Rara. UE BORRAGINACEAE. - Myosotis arvensis (L.) Lam. æ intermedia (Lk.) (*) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. II, pag. 371, n. 2797. Non rara nei prati e sopra un pendio ombroso del boschetto. Maggio 1903. . Anchusa italica Retz. 9| fo. fi. — Fiori e Paol, op. eit, vol. II, pag. 375, n. 2809. | In un'aiuola del giardino. Maggio 1904. Unico individuo. - A. officinalis L. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 375, n. 2810. Un solo individuo, in un’ aiuola del giardino. Giugno 1904. - Borrago officinalis L. (*) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 377, n. 2814. Un individuo soltanto, in un’aiuola del giardino. Maggio 1904. G. TRINCHIERI VERBENACEAE. 191. Verbena officinalis L. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 85, n. 3218. Assai searsamente rappresentata, su aleuni pendii del boschetto. Novembre 1903. LABIATAE. 192. Ajuga reptans L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 7, n. 3064. Non rara in alcuni prati del Zoschetto. Aprile 1909. 193. Teucrium Botrys L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 11, n. 3078. Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 194. Glechoma hederacea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 26, n. 3117. Pochi individui, attorno a un albero del boschetto. Maggio 1904. 195. Brunella vulgaris L. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 27, n. 3120. Rari individui, sotto un gruppo di abeti, nel boschetto. Novembre 1903. 196. Lamium amplexieaule L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 35, n. 3133. Comune nelle aiuole e nei viali del giardino, e in alcuni viali del boschetto. Aprile 1904. 197. L. purpureum L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 36, n. 3135. Comune nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giardino, e lungo alcuni viali del boschetto. Maggio 1903. Fiorita anche nei mesi di novembre e dicembre. 198. Leonurus Cardiaea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 37, n. 3138. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. Unico individuo. ` OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 3l 199. Ballota nigra L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 39, n. 3142. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. Rara. 200. Stachys silvatiea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 44, n. 3153. Parecchi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 201 *S. setifera C. A. M. 9| fo. Un solo individuo, in un'aiuola del giardino. Luglio 1904. 202. Salvia pratensis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit.. vol. III, pag. 51, n. 3175. Assai comune nei prati del boschetto. Aprile 1903. Fiorita anche in novembre. : 203. Satureja hortensis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 55, n. 3180. Pochi individui, sparsi per i viali del giardino. Luglio 1904. pag. 6l, n. 3194. Assai scarsamente rappresentata, sul margine d'una piccola vasca del boschetto. Maggio 1903. 205. Lycopus exaltatus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol III, pag. 70, n. 3208. Un solo individuo, in un prato del boschetto. Luglio 1904. SOLANACEAE. Left TIRO EE Lis à 206. Hyoscyamus niger L. (-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, ; i pag. 395, n. 2859. P. Tre individui soltanto, sopra un pendio ombroso del boschetto. Giugno 1904. A quanto mi fu riferito, seminata ripetutamente in un'aiuola del giardino, non la si vide mai crescere in essa. 207. Nicotiana affinis Hort. ©) fo. fi. In alcuni viali del giardino. Aprile 1904. Non molto frequente. 204. S. vulgaris (L.) Bég. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, See KE à Se esa KS 32 G. TRINCHIERI 208. Solanum nigrum L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 1 | pag. 399, n. 2871. In alcuni viali del giardino e del boschetto. Maggio 1903. Non è frequente. 209. Nicandra physaloides (L.) Gaertn. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. E | cit., vol. II, pag. 404, n. 2879. Rari individui, in un viale del giardino. Giugno 1904. SCROPHULARIACEAE. 210. Verbaseum phlomoides L. +) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 4 pag. 410, n. 2886. Sul margine di alcuni tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1904 | | Ora è divenuta scarsissima, mentre un tempe era assai abbondante. 3 211. V. Blattaria L. 3) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 4H, i È n. 2888. Un solo individuo, sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. — Novembre 1903. 212. V. pulverulentum Vill. zi fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. IL, « | E . : pag. 412, n. 9891. Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. 3 Scarsissima. 213. Linaria Cymbalaria (L.) Mill. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, | Am Ds vol. IT, pag. 418, n. 2900. Nelle fessure dei muri del giardino. Maggio 1908. Non è molto frequente. bs Veroniea Anagallis (L.) Mill. 03 fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., CI vol. II, pag. 434; n. 2948. In aleuni viali del giardino. Giugno 1904. Scarsa, 215. v. Chamaedrys L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit, vol. II, pag. 436, n. 295]. Comune nelle aiuole, lungo i viali del giardino, nei prati e nei è tappeti erbosi del boschetto. Aprile 1903. 216. V. serpyllifolia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit. vol. II, pag. 439, n. 2962. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 33 Scarsamente rappresentata, su alcuni pendii del boschetto. Maggio 1903. 217. V. praecox All. (+) fo. fi. — Fiori e i Paol, , Op. eit, vol. II, pag. 441, n. 2971. Pochi individui, nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 218. V. persiea Poir. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 442, n. 2972. Comune nelle aiuole e nei viali del giardino, nei tappeti erbosi e sui pendii del boschetto. Marzo 1904. 219. V. hederaefolia L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 442, n. 2974. Searsamente rappresentata, lungo un muro del giardino e su alcuni rialti erbosi del boschetto. Marzo 1904. 20. Digitalis purpurea L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 444, n. 2979. Rari individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. ^2 BIGNONIACEAE. 22]. Tecoma radicans (L.) Juss. fj fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 487, n. 3062. Pochi individui, sopra un muro del boschetto. Maggio 1904. PLANTAGINACEAE. 222. Plantago media L. 9| fo. — Fiori e Paol., op cit., vol. III, pag. 94, n. 3236. Sopra una gradinata, entrando nel boschetto. Maggio 1904. Di questa specie non mi fu dato raccogliere che un solo esemplare. P. lanceolata L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 96, n. 3242. Assai comune nei prati del boschetto. Maggio 1903. 3. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 34 G. TRINCHIERI - RUBIACEAE. 224. Galium Mollugo L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 109, n. 3271. Comunissima nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto, rara nelle aiuole del giardino. Maggio 1903. CAPRIFOLIACEAE. 225. Sambucus Ebulus L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 125, n. 3310. In un'aiuola del giardino. Maggio 1904. Rara. 226. S. nigra L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 125, n. 3311. Sul margine d'un fossato del boschetto. Maggio 1904. Non molti individui. ADOXACEAE. 227. Adoxa Moschatellina L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 124, n. 3309. Numerosi individui, a pie’ d'un faggio, nel boschetto. GE 1904. Non mi fu dato trovarla altrove. VALERIANACEAE. 228. Valeriana sp., fo. Uno o due individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. 229. Valerianella olitoria (L.) Pollich (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 136, n. 3342. Diversi individui, nei prati del boschetto. Aprile 1904. DIPSACACEAE. 230. Dipsacus silvestris Huds. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, .. pag. 142, n. 3358. In un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. Rara. | OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 35 ` CUCURBITACEAE. 231. Ecballium Elaterium (L.) A. Rich. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 158, n. 3389. Un individuo soltanto, sul margine d'un viale del giardino. Giugno 1904. 232. * Thladiantha dubia Bunge (+) fo. Molti individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. Ivi soltanto. CAMPANULACEAE. 233. Campanula rapunculoides L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol. op. cit., vol. III, pag. 186, n. 3454. Parecchi individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. COMPOSITAE. 234. Tussilago Farfara L. % fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 208, n. 3476. Lungo un muro del boschetto. Marzo 1904. Pochi individui, ivi soltanto. 235. Senecio vulgaris L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 209, n. 3477. Assai comune nelle aiuole e ne’ viali del giardino. Maggio 1903. 236. Doronicum Pardalianches L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 222, n. 3502. In un ‘prato del boschetto. Maggio 1904. Assai scarsa. 237. Bellis perennis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 225, n. 3509. Comune assai nei prati e piü specialmente nei tappeti erbosi del boschetto. Febbraio-novembre 1903. Abbondano gli individui raccorciatissimi. . Erigeron canadensis L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol, op. cit., vol III, pag. 233, n. 3527. 240. wo 243. 42. G. TRINCHIERÎ Comunissima nei tappeti erbosi del boschetto. Novembre 1903. . E. annuus (L.) Pers. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit, vol. III, pag. 233, n. 3528. Non molti individui, nei viali del giardino e su alcuni pendii del boschetto. Maggio 1904. Matricaria Chamomilla L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 236, n. 3534. Rari individui, in un viale del giardino. Maggio 1904. . Chrysanthemum Leucanthemum L. z vulgare Fiori 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 239, n. 3541. Comune assai nei prati, nei tappeti erbosi e lungo i muri del boschetto. Aprile 1903. Non son rari gli individui raccorciatissimi in fiore. Ch. Parthenium (L.) Bernh. % fo. 4. —— Fio 5 Paol., op. cit., vol. III, pag. 243, n. 3546. Un solo individuo, su di un pendìo del boschetto. Giugno 1904. Achillea Millefolium L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 266, n. 3601. Comune nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio e dieembre 1903. . Filago germanica L. /-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 1II, pag. 274, n. 3613. In un viale del giardino. Giugno 1904. Unico individuo. . Inula Helenium L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol, op. cit., vol. III, pag. 285, n. 3634. Scarsamente rappresentata, in un prato del boschetto. Maggio 1904. . Calendula officinalis L. x arvensis (L.) (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 297, n. 3663. In un viale del giardino. Maggio 1904. Scarsi individui. . Dahlia pinnata Cav. 9 fo. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 301, n. 3669. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. Unico individuo. 248. 250. 252. 255. 251. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 37 Echinops sphaerocephalus L. 9% fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 306, n. 3681. Un solo individuo, sul margine di un viale del giardizo. Luglio 1904. . Arctium Lappa L. a majus (Bernh.) 6>) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 317, n. 3704. In un prato del boschetto. Luglio 1904. Un individuo solo. Centaurea Jacea L. y vochinensis (Bernh.) % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 326, n. 3719. Rari individui, ne’ prati e attorno a una vasca del boschetto. Novembre 1903. . €. Scabiosa L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 340, n. 3734. Nei viali del giardino. Maggio 1904. Rara. Cirsium arvense (L.) Scop. % fo. — Fiori e Paol., op. cit. vol. III, pag. 368, n. 3788. Alquanti individui, presso i muri del giardino. Maggio 1904. . Cichorium Intybus L. G) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 385, n. 3815. Un individuo soltanto, in un prato del boschetto. Giugno 1904. . Lapsana communis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 386, n. 3817. Unico individuo, sopra un pendio del hoschetto. Maggio 1904. Leontodon hispidus L. 2| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 399, n. 3841. Alquanti individui, sui pendii del boschetto. Novembre 1903. . Picris hieracioides L. ©») fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 403, n. 3846. Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. Unien individuo. Taraxacum officinale Web. 9} fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol III, pag. 414, n. 3867. Abbonda nelle aiuole, nei viali e lungo i muri del giardino; nei 38 G. TRINCHIERI prati, nei tappeti erbosi e lungo i muri del boschetto. Marzo 1904. Gli esemplari raccolti nei prati, nei tappeti erbosi e presso i muri hanno foglie lanceolato- bislunghe ed erette; quelli raccolti nei viali posseggono foglie roncinato-lirate e sdraiate. 258. Sonchus oleraceus L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 417, n. 3872. Scarsi individui, nelle aiuole del giardino e nei prati del bo- schetto. Maggio 1904. 259. Lactuca Scariola L. y sativa (L.) © fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 422, n. 3880. Sopra un mucchio di terriccio, nel boschetto. A qa 1904. Unico individuo. 260. Crepis virens L., Vill. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 435, n. 3906. Diffusa nei prati del boschetto. Novembre 1903. Fiorita anche in dicembre. 261. * Diplostephium umbellatum DC. 9| fo. fi Sul margine d'una vasca del giardino. Maggio 1904. Due individui soltanto. Le piante raccolte, sia spontanee che avventizie, sono complessiva- mente, tra specie e varietà, 264. Lasciando da parte il caso non improbabile — dato il luogo — della comparsa, da un anno all’altro, di qualche nuova specie, sopra tutto av- ventizia, la cifra indicata sarebbe alquanto superiore, se lo stato di ac- curata pulizia in cui ora l’ Orto è tenuto e i recenti lavori in esso com- piuti non avesser prodotto, come censeguenza immediata, insieme con: a grande searsità di aleune piante (per esempio, Portulaca oleracea, Ver- bascum phlomoides), la totale scomparsa di altre, prima piuttosto frequenti. Tra. queste ultime devono essere ricordate — a quanto mi fu riferito Sg varie specie del gen. Tulipa, la Draba verna L., eec. Di piante veramente diffuse, se nè contano 50; più o meno scarsa- 1 : | È 1 E E : E È OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 39 mente rappresentate si mostrano le rimanenti 214. Le piante proprie del giardino ascendono a 64, quelle del boschetto a 168, e 32 sono comuni all’ uno e all’ altro. Delle 264 piante vascolari da me trovate nell’ Orto, 9 spettano alle Pteridofite e 255 alle Fanerogame, di cui 3 Gimnosperme. Delle 252 Angiosperme, 40 sono Monocotiledoni e 212 Dicotiledoni. Finalmente, per indicare lo sviluppo, quanto a specie, assunto dalle 64 famiglie rappresentate, dirò che si annoverano 28 Composte, 25 Gramina- cee, 18 Crocifere, 14 Labiate, 12 Leguminose; che 11 specie appartengono rispettivamente alle Ranuneulaeee e alle Scrofulariacee; 10 alle Rosacee ; 9 alle Polipodiacee; 8 alle Cariofillacee, alle Papaveracee e alle Ombrel- lifere; 7 alle Gigliacee; 6 alle Euforbiacee; 5 alle Poligonacee; 4 alle Chenopodiacee, alle Violacee, alle Borraginacee e alle Solanacee; 3 alle Aceracee, alle Malvacee e alle Primulacee. Le Pinacee, Ciperacee, Aracee, Olmacee, Orticacee, Portulacacee, Resedacee, Vitacee, Enoteracee, Con- volvulacee, Plantaginacee, Caprifogliacee, Valerianacee, Cucurbitacee hanno due rappresentanti nell’ Orto; uno soltanto, in fine, ne posseggono le Tassacee, Lemnacee, Amarillidacee, Iridacee, Betulacee, Fagacee, Mo- racee, Aristolochiacee, Amarantacee, Nictaginacee, Capparidacee, Cras- sulacee, Geraniacee, Ossalidacee, Celastracee, Ippocastanacee, Guttifere, Litracee, Araliacee, Genzianacee, Apocinacee, Asclepiadacee, Verbenacee, Bignoniacee, Rubiacee, Adossacee, Dipsacacee, Campanulacee. Confrontando ora la flora dell’ Orto con quella dei dintorni immediati del Valentino e più lontani della pianura e della collina, appaiono evi- denti, com’ è naturale, le relazioni che corrono tra esse. Infatti, la maggior parte delle specie comprese nel precedente catalogo si trovano allo stato spontaneo, in abbondanza, nei luoghi circostanti, e una parte relativa- mente piecola sono specie avventizie. Delle piante, che, sfuggite alla coltura, si sono sparse per l’ Orto, due meritano speciale menzione, avendo raggiunta una diffusione veramente considerevole: una, la Viola cucullata, nel boschetto, dove continua ad acquistar terreno; l’altra, cioè D Arena triphyllum, nelle aiuole e ne’ viali del giardino, non ostante l'assidua, diligentissima distruzione che se ne fa ogni anno. Questa specie, diffondendosi da qualche decennio, per mezzo 40 à; G. TRINCHIERI dei suoi innumerevoli bulbilli ascellari, in senso radiale tutt'attorno al- l'aiuola in cui è coltivata, da un'estremità del giardino è giunta ormai quasi a quella opposta. Così che non vi sarebbe ragione di maraviglia, se un giorno essa riuscisse a varcare il recinto, e la si vedesse crescere nei dintorni dell’ Orto. * x Nel giardino si possono distinguere tre stazioni: delle aiuole, de’ viali e dei muri esposti a tramontana, verso l'antico castello del Valentino. Le principali specie, che nascono spontanee o avventizie nelle aiuole, sono : Poa annua, Arum triphyllum, Ornithogalum umbellatum, Muscari ra- cemosum, Ulmus campestris, Stellaria media, Cerastium triviale, Arabis Thaliana, Cardamine hirsuta, Capsella Bursa-pastoris, Ozalis cornicu- lata, Convolvulus arvensis, Lamium amplezicaule, L. purpureum, Veronica Chamaedrys, V. persica, Senecio vulgaris, Tarazacum officinale, ecc. Fatta eccezione per alcune (Poa annua, Arum triphyllum, Ulmus cam- pestris, Stellaria media, Cerastium triviale, Capsella Bursa-pastoris, Con- volvulus arvensis, Senecio vulgaris) uniformemente diffuse, in generale le altre specie trovate nelle aiuole sono — comparativamente allo svi- luppo preso nella prima stazione — un po’ meno copiose nei viali, nei quali, per compenso, si possono raccogliere talora individui delle specie Setaria verticillata, Eragrostis pilosa, Lolium perenne, Agropyrum repens, Triteleia uniflora, Quercus ambigua, Aristolochia Clematitis, Polygonum aviculare, Chenopodium Vulvaria, Ch. Botrys, Portulaca oleracea, P. gran- diflora, Arenaria serpyllifolia, Saponaria officinalis, Cleome viscosa, Eruca sativa, Reseda luteola, R. Phyteuma, Coronilla Emerus, Euphorbia Cha- maesyce, Mercurialis annua, Viola tricolor, Lythrum Salicaria, Apocy- num androsaemifolium, Satureja hortensis, Nicotiana affinis, Solanum nigrum, Nicandra physaloides, Veronica Anagallis, Ecballium Elaterium, Erigeron annuus, Matricaria Chamomilla, Filago germanica, Calendula officinalis, Echinops sphaerocephalus, Centaurea Scabiosa, eec. L'abito diverso che, in confronto a quello delle aiuole, presentano le OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 41 piante dei viali (*), può trovare la sua spiegazione, oltre che nella mag- giore siccità dei viali rispetto alle aiuole, nella compressione del suolo per il continuo passaggio, il quale ostacola sia lo sviluppo dell'apparato radicale che quello del sistema aereo. Presso i muri, poi, la vegetazione acquista caratteri particolari, non perchè siano completamente assenti tutte le specie or ora nominate — vi si trova, per esempio, la Poa annua, la Stellaria media, la Capsella Bursa-pastoris, il Convolvulus arvensis, il Lamium purpureum, il Tara- cacum officinale — ma perché a queste si aggiungono specie proprie de’ luoghi rupestri o freschi ed ombreggiati. E qui ricordo Asplenium Ruta- muraria, A. Trichomanes, Scolopendrium vulgare, Parietaria officinalis, Fumaria officinalis, Arabis hirsuta, Hedera Helix, Linaria Cymbalaria, Veronica hederaefolia. Tra queste, in fine, si nota qualche pianta colti- vata nelle vicinanze, come Aspidium falcatum, un Juniperus, Aquilegia vulgaris, Delphinium Aiacis, una Valeriana, Campanula rapunculoides, Cirsium arvense, ecc. È sufficiente un esame sommario della vegetazione che lo ricopre, per riconoscere anche nel boschetto la presenza di diverse stazioni: dei prati, dei tappeti erbosi, dei viali, dei muri, ecc. Molto spiccata è nei piccoli prati, che occupano i punti un poco ele- vati e meno ombrosi di questa parte dell’ Orto, la grande prevalenza, per numero d'individui, di alcune specie appartenenti alle Graminacee, come Anthozanthum odoratum, Holcus mollis, Arrhenatherum elatius , Dactylis glomerata, Poa bulbosa, P. trivialis, Bromus sterilis, B. mollis, Lolium perenne, ece. Tuttavia, oltre a queste, vi ho raccolto, più o meno abbondantemente, (1) Queste piante sono complessivamente raccorciate, meschine, ovvero assumono una disposizione PA bep m soltanto gli apici dei fusti e dei rami rialzati sul t o. Dànno di ciò esempi molto evidenti specialmente la Poa annua, V Eege WER la Stel- ria media, il Cerastium triviale, la Capsella Bursa-pastoris toris, il Lamium purpureum, il Senecio vulgaris e il Taraxacum officinale. 42 G. TRINCHIERI le specie Alopecurus agrestis, Festuca rubra, Brachypodium silvaticum, B. pinnatum, Urtica dioica, Parietaria officinalis, Rumex Acetosa, Lychnis Flos-cuculi, Silene vulgaris, Ranunculus repens, R. acer, Fumaria capreo- lata, Chelidonium majus, Brassica Sinapistrum, Raphanus sativus, Medi- cago lupulina, M. sativa, Trifolium pratense, T. repens, Lathyrus silvester, Vicia sativa, Viola cucullata, Pastinaca sativa, Daucus Carota, Chaerophyl- lum temulum, Anagallis arvensis, Convolvulus arvensis, Myosotis artensis, Ajuga reptans, Salvia pratensis, Lycopus exaltatus, Veronica Chamaedrys, Plantago lanceolata, Galium Mollugo, Valerianella olitoria, Doronicum Pardalianches, Bellis perennis, Chrysanthemum Leucanthemum, Achillea Millefolium, Inula Helenium, Arctium Lappa, Centaurea Jacea, Cicho- rium Intybus, Tarazacum officinale, Sonchus oleraceus, Crepis virens, ecc. E qui, per ineidenza, noto che attorno agli alberi sempreverdi — spe- cialmente Conifere — si mostra una cintura di piante di grande statura e di natura ruderale. L' alta statura è, forse, dovuta non tanto al fatto che la ehioma dell'albero attenua l'illuminazione quanto all' essere queste piante eireondate da altre più alte, che tendono a soffoearle. Si tratta di Urtica dioica, di Parietaria officinalis, di abbondantissimo Chelidonium majus, cui, assai di rado e in piccola misura, si aggiungono l’ Hedera Helix e il Galium Mollugo. In qualche rarissimo caso, in fine, il Bromus sterilis o la Viola cucullata si sostituiscono, nella formazione della cin- tura, alle specie già ricordate. Nelle parti poi più depresse del boschetto, ombrose e umide insieme, si notano molti ed estesi tappeti erbosi costituiti principalmente di un in- finito numero di individui di Viola cucullata e Ranunculus Ficaria, con i quali si mescolano in quantità minore, individui di Holcus la- natus, che non si trova mai ovvero è rarissimo nei prati, di Dactylis glomerata, Poa trivialis, Lolium perenne, Ornithogalum umbellatum, Allium vineale, A. ursinum, Urtica dioica, Parietaria officinalis, Ru- mes Acetosa, Moehringia trinervia, Stellaria media, Cerastium triviale, Silene vulgaris, Ranunculus acer, R. bulbosus, Chelidonium majus , Geranium molle, Heracleum Sphondylium, Primula acaulis, Veronica Chamaedrys , V. persica, Galium Mollugo, Bellis perennis, Erigeron canadensis, Chrysanthemum Leucanthemum, Achillea Millefolium, Tara- cacum Ee ecc. OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 43 In confronto alle specie, che crescono nei viali del giardizo, molto scarso è il numero di quelle dei viali del boschetto. Tra esse, però, ve n'è una, il Ranunculus Ficaria, il quale, mentre manca affatto nel giar- dino, non è raro in quei viali del boschetto, per la loro esposizione, più illuminati dai raggi solari. Anche qui sono ben rappresentate la Poa annua e Y Oxalis corniculata; abbonda, e in alcuni casi forma da solo estese e folte società, il Convolvulus arvensis. Si possono, in fine, racco- gliere qua e là nei viali del boschetto più o meno abbondanti individui di Setaria glauca, S. viridis, Potentilla reptans, Lotus corniculatus, Co- nium maculatum, Convolvulus sepium, Lamium amplexicaule, L. pur- pureum, Solanum nigrum, ecc. Lungo le pareti dei piccoli canali, che servono per l’ irrigazione del boschetto, e lungo i pochi altri muri del medesimo trova il suo rifugio qualche specie appartenente alla flora sub-montana dei dintorni, come Polypodium Dryopteris, Cystopteris fragilis, Asplenium Trichomanes, Pteris cretica, ed anche una specie esotica, l' Adiantum Jormosum. In- sieme con queste vivono, più o meno ben rappresentate, altre piante, alcune delle quali non comparse nelle precedenti stazioni: Tagus baccata, un Juniperus, Arrhenatherum elatius, Cynodon Dactylon, Poa trivialis, Bromus sterilis, Hordeum murinum, Celtis australis, Urtica dioica, Pa- rietaria oficinalis, Arenaria serpyllifolia, Aquilegia vulgaris, Chelidonium majus, Sedum sexangulare, Fragaria vesca, Fr. indica, Melilotus ofici- nalis, Acalypha virginica, Parthenocissus quinquefolia, Viola cucullata, Epilobium parviflorum, Tecoma radicans, Tussilago Farfara, Chrysan- themum Leucanthemum, Tararacum officinale, ecc. Su di una stretta striscia di terreno in pendenza, sorgono, poi, nume- rosi polloni di Polygonum cuspidatum e molti individui di Tladiantha dubia, entrambe ivi in tempo lontano coltivate; e accanto a queste, ab- bondanti individui di Arum italicum e Mercurialis perennis, due spe- cie che, come il Polygonum cuspidatum e la Thladiantha dubia, non ai trovano altrove. Ombreggiano questo punto del boschetto non pochi in- dividui di Ulmus campestris, nati spontaneamente dai semi, che si spar- gono in quantità enorme dai vicini alberi del parco del Valentino, Novembre del 1904. 44 G. TRINCHIERI INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE. DELPONTE G. B., Guida allo studio delle piante coltivate nelle aiuole di piena terra nell’ Orto botanico della R. Università di Torino. Torino, 1874, GABELLI L., (ar ruderale. Appunti di geografia botanica. In « Rivista ita- i i Scienze naturali », an. XIV, pagg. 1-5; Siena, 1894. — Sage sulla vegetazione ruderale della città ud Bologna. In Panini », an. VIII, pagg. 41-68; Genova, SACCARDO P. A., a spontanea Horti botanici patavini, enumerans Lu Lem indigenas quam exoticas in eodem. Horto nascentes. In « Nuovo Giorn. bot. ital. », vol. IV, pagg. 212-220; Pisa, 1872. — Contribuzioni alla Storia della Botanica italiana. In « Mal- pighia », an. VIII; Genova, 18 TRAVERSO G. B., Flora urbica pavese, ossia Catalogo delle piante vascolari, che crescono spontaneamente nella città di Pavia. In « Nuovo Giorn. bot. ital. », vol. V (Nuova serie) pagg. 57-75; Firenze, 98, = b 1898, VALLOT J., Essai sur la flore du pavé de Paris, limité aux boulevards ez- erieurs, ou Catalogue des plantes, qui eroissent spontanément iod les rues et sur les quais, suivi d'une Florule des ruines du Conseil d'État. Paris, 1884. ARCANGELI G., Compendio della Flora italiana. 22 edizione. Torino, 1894. CESATI, Picanto e GIBELLI, Compendio della Flora italiana. Milano, 1867- 901. FioRI e PAOLETTI, Flora analitica d’ Italia, ossia Descrizione delle piante vascolari indigene, inselvatichite e largamente coltivate in Italia, disposte per quadri analitici. Vol. 1-IIL Padova, 1896- 904. GILLET et MAGNE, Nouvelle Flore française. 3.* édition. Paris, 1873. GRENIER et GODRON, Flore de France, ou Description des plantes, qui crois- sent naturellement en France et en Corse. Tom. 1- III. Paris, 1848-1856. DURAND, Index generum phanerogamorum. rum. Bruxellis, 1888. ENGLER A., Syllabus der Pflanzenfamilien. 4. Auflage. Berlin, 1904. Index Kewensis plantarum phanerogamarum. Oxon nii, 1893. STEUDEL, Nomenclator botanicus. Stuttgartiae et Tubingae, 1840. ENRICO PANTANELLI Studii su l'albinismo nel regno vegetale. Na SU GLI ENZIMI DELLE CELLULE ALBINE. 1. Ricerche macrochimiche. Su le cause dell'albinismo si era fino a pochi anni fà completamente a l'oseuro. Nel 1.° studio ho riportato, oltre a l'opinione di Sorauer ('), i risultati di Beijerinek e Woods. Il grande bacteriologo olandese tentò di trasmettere l'albinismo con l’injettare sueco di parti albicate nella parte più giovane del fusto di piante verdi, cosa che non gli riuscì (?). Egli ritiene la malattia a mosaico del tabacco affine a l'albinismo. Si tratta in ambedue i casi di una distruzione autonoma della clorofilla: nella loro forma più debole si seiupa la sola clorofilla, nella forma più grave sì altera tutto il protoplasma. La differenza sta nel modo di propaga- zione, perché per il mosaico basta un pezzetto di foglia secca per tra. smettere l'infezione, mentre l'albinismo non si propaga che per innesto, secondo le esperienze di Lindemuth (efr. studio I). Woods (*) ha isolato una quantità maggiore di enzimi ossidanti (os- sidasi e perossidasi) dalle foglie albicate che da foglie verdi di una stessa specie, una osservazione della massima importanza per noi. Egli si è ba- sato su la colorazione (bleu d’anilina) che dà la resina di guajaco ossidan- dosi, e chiama ossidasi le sostanze capaci di rendere attivo l'ossigeno atmosferico, perossidasi quelle che rendono attivo l’ossigeno dell’acqua ossigenata (H,0,). Siccome però la reazione del guajaco non è specifica delle ossidasi, ma viene più o meno fornita da tutti gli enzimi, p. es. ( Handbuch der Pflanzenkrankheiten, 1886, 2 Ediz., p. 193-194. (?) Ueber ein Contagium vivum fluidum als Ursache der iem der Tabaksblütter, Centr. f. Bakter, 2* Divisione, V. p. 33 (1899 5) The destruction of chlorophyll by owydising enzymes, pus f. Bakter. ?* Divisione, V, p. 745 (1899). 46 E. PANTANELLI da la diastasi del malto (Lintner) e da la pepsina secondo un’ osserva- zione mia propria, si potrebbe dubitare della natura ossidante degli en- zimi studiati da Woods, qualora egli non asseverasse di aver ripetuto per le medesime sostanze. altre reazioni d’ossidazione, p. es. con idrochi- none, pirocatecholo, pirogallolo, tannino e via dicendo. Le ossidasi secondo Woods resistono poco a l'azione dell'aleool asso- luto freddo e vengono distrutte in 5 minuti nell’acqua a 70°; le peros- sidasi invece nell’acqua a 80°, pure entro 5 minuti. Nell'aleool al OUT, le ossidasi rimangono annientate fra 60 e 70», le perossidasi fra 80 e 85°, Grüss invece, basandosi appunto su la resistenza a l'aleool bollente, distingue (') 3 gruppi di ossidasi; quella che si trova nelle foglie sa- rebbe una f-ossidasi di Grüss. A questo autore si debbono estese ricerche microchimiche su la diffusione delle ossidasi nel corpo delle piante. Sic- come egli si basa su la reazione del guajaco e trova che le ossidasi hanno la loro sede preferita nel leptoma, nei più giovani vasi in primavera, | talvolta anche nella eorona midollare e nei parenchimi ipodermali col- lenchimatosi, così è assai probabile, che anche la leptomina di Raci- borski (°), constatata e studiata da Le autore pure con la reazione del guajaco, sia un'ossidasi. Passerini (*) ha pure identificato le ossidasi da lui isolate con gua- ` jaco, idrochinone e pirogallolo. Secondo Passerini le radici ne conten- gono più. che ogni altra parte, le foglie poche o punte. | Asò (^) poi ha dedicato agli enzimi ossidanti uno studio accurato, dal quale risulta, che le sostanze reagenti con guajaco prendono colorazione rossa con guajaeolo + H,0,, verde fino a violetta con parafenilendiamina | + H,0,, violetta con tetrametilenparafenilendiamina + HO. La rea- zione rossa con guajacolo viene prodotta da un enzima speciale, che è anche più resistente delle perossidasi a la cottura in aequa od alcool. (©) Ueber Oxydasen und die Guajakreaction, Ber. d. botan. Ges., XVI, p. 129 : (1898). 3) Ein Beta des Leptoms, Ber. d. botan. Ges, XVI, p. 52 (1898). 6) Sulla presenza di fermenti ossidanti nelle piante fanerogame, Boll. d. Istit. Agr. di Scandicci, 1898-1900. (*) On oxydising enzymes in Plant body, Bull. Colleg. Agricult. Tokyo, V p. SE (1902). * STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 47 Anche le reazioni colorate con le dette diamine sono prodotte da una sorta di ossidasi, la eui temperatura mortale di cottura sta fra quella delle ossidasi e quella delle perossidasi. Interessanti sono le ricerche di Asò con fluoruro o fluosilicato di sodio, che annientano gli enzimi os- sidanti, uccidendo per prime le ossidasi. E certo, che esistono pareechie sorta di ossidasi, come pure é indubbia la loro presenza normale nel leptoma, quindi anche nelle foglie verdi. Ció non menoma il valore dei risultati di Woods, il quale trova che il contenuto in ossidasi e perossidasi è inversamente proporzionale al con- tenuto in clorofilla, e non solo in 11 specie albicate, ma anche nell'in- giallimento autunnale, nelle piante etiolate, nelle foglie di Tabacco am- malate di mosaico, negli aghi di Pino colpiti dal Coleosporium Pini, nel peach yellows, peach rosette, cabbage yellows prodotto da Fusarium, nelle foglie di Acero ed Ippocastano precocemente arrossanti eer, Inotre Woods ha posto fettoline di alburno di Hibiscus variegato su patate od agar asettiche ed ha constatato una decolorazione bruna tutt'attorno dopo 8 giorni; non si trattava di ossidasi, ma di perossidasi, che erano diffuse per 3 mm. nelle patate e ancor più nell'agar. Intanto nessun baeterio $i era sviluppato. Io pure ho cercato d'infettare piante verdi di Zvadescantia zebrina ed Abutilon Thompsoni iniettando nel loro fusto, poco sotto la gemma ter- minale ái rametti in prospero accrescimento, sueco filtrato per tela delle rispettive foglie variegate a mezzo di una siringa di Pravaz, ma sempre senza aleun successo. : ! In seguito a questi risultati negativi, ho deciso di ripetere le espe- rienze di Woods e di studiare la ripartizione degli enzimi ossidanti nei diversi tessuti ed organi delle piante albine e delle eorrispondenti piante verdi. . Per la preparazione macroscopica mi servirono foglie verdi e variegate di Acer Negundo, Sambucus nigra ed Ulmus compestris. Le foglie, ta- gliate a pezzetti, vennero pestate nel mortaio con una opportuna quan- tità di sabbia di quarzo pura, aggiungendo una quantità nota di acqua, ` fino ad ottenere una poltiglia quasi omogenea, la quale venne subito colata e spremuta per panno. Il sueco presto imbruniente cosi ottenuto 48 R. PANTANELLI veniva saggiato con acetato di ferro o con bieromato di potassio, e se mostrava di contenere molto tannino, ne veniva liberato con l'immer- gervi pelle fresca di porco accuratamente lavata. Soltanto nell’Acero era possibile adoperare il succo per le reazioni co- lorate senza ulteriori trattamenti, perchè solo in questa pianta è facile procurarsi una quantità sufficiente di foglie affatto bianche. In prima- vera le foglie contengono molto meno tannino che più avanti nell estate: in Aprile non c'era appunto bisogno di adoperare la pelle per allonta- nare il tannino (efr. Woods). Già nello schiacchiare le cellule tutti questi succhi prendono rapida- mente una colorazione bruno scura, in seguito a la loro rapida ossida- — zione. Per le foglie verdi di Acero e per tutte le foglie di Sambuco e 3 d'Olmo dovetti preeipitare il succo, già impoverito di tannino, con 2 o 3 volte tanto aleool, lavare il precipitato fioccoso, voluminoso, con spi- rito, poi di novo maciullarlo in spirito diluito e aggiungere acqua o gli- cerina al 50 °/, fino a completa dissoluzione. I succhi enzimatici così ottenuti vennero saggiati con tintura di guajaco — - sola o con H, O, eon guajacolo, idrochinone, pirogallolo, parafenilen- diamina + H,0,. Posso raccomandare queste ultime quattro reazioni come indubitatamente dovute ad enzimi ossidanti : p. es. la comparsa di cristalli rossi di chinidrone nell’azione su idrochinone è assai sorpren- dente, e può esser prodotta solamente da agenti che rendono attivo l’ os- sigeno atmosferico. i Senza risultato tentai di ossidare il nitrito di sodio in nitrato, a l’ LA aggiungendo l’ugual volume di sueco di foglie d'Olmo fortemente albi- canti, a reazione debolmente acida (0,1-0,2 cem. '/,, norm. NaOH), e in presenza di timolo. Il sale era rimasto invariato anche dopo 6 giorni. Spero di trovare presto una sostanza adatta, per poter seguire quantita- tivamente il decorso dell’azione delle ossidasi. Ossidasi si trovano nel Sambuco e nell’ Acero soltanto nelle foglie va- riegate giovani, nell'Olmo anche nelle adulte (fine di Agosto). Il sueco di foglie verdi adulte dà al Sambaco nessuna reazione con la resina sola Il saggio fu positivo invece con giovani foglie verdi di Acero ed Olmo. Ad ogni modo, ho potuto constatare la presenza di ossidasi soltanto dopo — STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 49 aver precipitato con alcool. Spesso la loro presenza è rivelata solo da una leggera fluorescenza bleu dopo l'aggiunta di resina di guaiaco. Talvolta si ottiene, nel succo di giovani foglie variegate di Sambuco, una colo- razione rossa molte ore dopo l'aggiunta di una soluzione aequosa di guajaeolo (senza H,0,), evidentemente in causa delle ossidasi. In complesso le ossidasi sono più abbondanti nelle giovani foglie va- riegate che nelle adulte, ad ogni modo sempre più abbondanti che nelle foglie verdi. Perossidasi, cioè una colorazione a l'aggiunta di uno dei. detti rea- genti + H,0,, sono sempre presenti. Tutte le reazioni colorate riescono senza fatica con il succo di foglie bianche di Acero, ma anche negli altri succhi le perossidasi sono facili a dimostrarsi, perfino nel succo di foglie d'Olmo conservate da 15 giorni nell'aleool al 95 ?/, che non conten- gono più ossidasi. Ad ogni modo tutte le reazioni riescono meglio con i succhi precipitati più volte con spirito, in seguito a la concentrazione della sostanza attiva ed a l'allontanamento assoluto del tannino. Il tenore in perossidasi aumenta con l'età; poco prima della caduta del fogliame, il sueco di foglie variegate di Sambuco dà le reazioni più intense, specialmente con guajaco + H,0, e guajacolo + H,0,. Anche nelle foglie verdi si trovano perossidasi, ma in quantità assai minore che nelle foglie albicanti; la differenza è massima nell’ Acero. Le mie osservazioni confermano dunque i dati di Woods e li ampliano nel senso, che le ossidasi sono più frequenti in gioventù, le perossidasi nelle foglie adulte. Ambedue le classi di enzimi ossidanti sono più ab- bondanti negli organi albicanti che nei verdi. Ho però già detto, che la reazione del guajaco non è caratteristica per le ossidasi. Green (*) arriva anzi a dire, che questa reazione non ha va- lore per identificare un fermento. Ciò mi ha indotto a studiare se anche altri enzimi esistono nelle foglie albicate in quantità maggiore che nelle verdi. La presenza di un ezzima proteolitico assai forte nelle foglie albieanti () The soluble ferments and fermentation, 2 Ediz., 1901, p. 420-421, 4. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. SS Cr SÉ, Kee ANA zt ied ^t À arde D 50 E. PANTANELLI viene anzitutto dimostrata dal fatto, che cubetti di albumina d' ovo, coa- gulata a 60°, vanno disciolti in 24^ a 45» nel succo di foglie variegate d'Olmo, mentre resistono 2 o anche 3 giorni se immersi nel sueco di foglie verdi della stessa pianta. Il peptone Witte (deutero albumosio) viene pure scisso in modo, che la reazione rosea del biurete scompare in 1 giorno a 45° nella soluzione enzimica preparata da foglie variegate, in 2 fino a 4 giorni per l’azione dell'enzima di foglie verdi d’ Olmo. Si può acquistare un' idea quantitativa dell' attività proteolitica di questi succhi, considerando i risultati delle seguenti : Esperienze di autodigestione. Il succo di foglia viva, variegata o verde, contiene sempre albumine (protoplasma) la eui distruzione è impedita fino ad un certo punto nella cellula viva, probabilmente per l’azione an- tienzimatiea, anzitutto antiproteolitiea, di certi prodotti intermedii della combustione fisiologiea, come dimostrano i novissimi studii di L. Iwa- noff (*). Ma se l'organismo cellulare si sfascia, gli enzimi proteolitiei attaccano le albumine e le digeriscono più o meno completamente, se la temperatura é a loro favorevole. Acer Negundo. Le foglie verdi adoperate eontenevano in gioventü (Aprile) il 65,5 */, di aequa (°), cioè il 34,5 */, di sostanza secca. 65 g. di foglie fresche, accuratamente scelte fra le più prospere, con- tenenti quindi eirea 22 g. di sostanza secca, vennero pestate eon sabbia di quarzo, timolo e 230 eem. di acqua in modo che la poltielia ottenuta oecupava 250 cem. 10 cem. di poltiglia vennero neutralizzati con 0,25 cem. di Na04 !/,, norm. Questi 10 cem. + altri 40 cem. di poltiglia lasciarono 4,4 ce. di sostanza secca, ciò che corrisponde a l'umidità sopra data. Questa so- Stanza venne di nuovo umettata e servi a la determinazione dell'azoto totale seeondo Kjeldahl, in 186,3 mg. di N. pari al 4,235 ^/, della so- stanza secca. (1) Ueber das Verhalten der Eiweissstoffe bei der alkoholischen Gürung , Ber. d. botan. Ges, XXII, p. 202 (1904); Zeitschr. f. physiol. Chemie, XLII, p. 460 (1904). . €) Per la determinazione dell’ umidità soglio far asciugare lentamente le parti a 70°. STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 51 In altri 50 cem. della poltiglia fu determinato l’ azoto proteico cocendoli mezz” ora in boccetta a pressione di Lintner, in presenza di una forte quantità di idrossido di rame. Il filtrato fu di novo precipitato con soluzione satura di solfato di zineo per fermare anche gli albumosi (4), il cui precipitato, generalmente assai scarso, fu pure portato sul filtro con le albumine. Questo servì a la determinazione dell’azoto proteico e il filtrato fu nelle prove tolte dopo 4, 8 e 12 giorni adoperato per determinare l’ azoto non proteico. I rimanenti 150 cem. vennero infatti lasciati digerire a 45° in ampolla conica tappata con ovatta, e di 4 in 4 giorni tolti 50 cem. per deter- minarvi l'azoto proteico e il non proteico nel modo detto. Queste prove contenevano: TABELLA I In Dopo Dopo Dopo principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni Azoto totale . . .| 186,3 mg — — — * proteico... «1 I5. 5» 75,6 mg. 58,2 mg. 42,0 mg. > non proteico. — 923 > 1235. > 157,3 » Le foglie completamente bianche della stessa pianta contenevano allora (Aprile) il 79,45 °/, di acqua, ossia il 20,55 "/, di sostanza secca, cioè molto meno delle foglie verdi, ciò che conferma i dati di Church, Ma- assen, Laurent, Marchal e Carpiaux (v. studio III e IV). 75,5 g. di foglie bianehe fresche vennero trattate come le precedenti e fornirono, pestate con 200 cem. di aequa, 250 cem. di poltiglia. 10 cem. di poltiglia erano neutralizzati da 0,35 eem. di NaOH '/,, norm. . Questi 10 cem. + 40 altri cem. di poltiglia lasciarono 3,118 œ. di so- stanza secca con 73,55 mg. di azoto, cioè il 2,358 */,. Come si vede anche il tenore in azoto è ben minore nelle foglie albicate rispetto a le foglie verdi. Ciò sta d’accordo eon lo scarso contenuto protoplasmatico delle cellule albicate. Ciò non ostante esse contengono un enzima proteolitico (4) Secondo la proposta di Nedocucciajev, Zur Frage der Bestimmung der Eiweissstoffe ecc., Landwirtseh. Versuchsstationen, LVIII, p. 275 (1903). 52 E. PANTANELLI più attivo di quello delle foglie verdi, come mostra la seguente espe- rienza di autodigestione, che fu condotta accanto a la precedente. 50 cem. di poltiglia contenevano: TABELLA II. In Dopo Dopo Dopo . prineipio 4 giorni 8 giorni 12 giorni Azoto totale . 73,55 mg. — SE — » proteico 6002 >» 35,7 mg. 13,09 mg. 0,2? mg. » non proteico. — 482 » 75,6 > 76,5 > Non solo è maggiore rispetto a le foglie verdi la quantità relativa di proteina che viene decomposta fino a scomparire completamente, ma anche la rapidità con cui essa viene digerita. Sambucus nigra. Le esperienze vennero condotte come per l'Acero e parallele ad esse. Le giovani foglie verdi contenevano il 65,35 °/, d’acqua, cioè il 34,65 °/, di sostanza secca. 75 œ. di foglie fresche fornirono, pestate con 200 cem. d’acqua, 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. neutralizzavano 0,6 cem. di NaOH '/,, norm. Questi 10 cem. + 40 altri cem. di poltiglia lascia- rono 5,256 g. di sostanza secca con 188,5 mg. di azoto, cioè 3,585 21. Ogni 50 cem. di poltiglia contenevano: TABELLA III. In Dopo Dopo Dopo principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni Azoto totale . . .| 188,5 mg. ec — — $ ` proteico . ..1023 » 113,5 mg. 85,7 mg. 72,94 mg. » non proteico. — 7241 » 91,5 » 1143 >» Le giovani foglie albicanti, in realtà con il solo margine di color giallo- oro, le eui cellule eontenevano eromatofori visibili nel vivo , avevano il 70,2 °/, di acqua, ossia il 29,8 */, di sostanza secca, erano cioè un poco _ pit acquose delle foglie tutte verdi. Pestati con 190 cem. di acqua, 75 g, STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE di foglia variegata fresca fornirono 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. neutralizzavano 1,2 cem. di NaOH '/,, norm. Questi 10 cem. + 40 altri cem. lasciarono 5,578 g. di sostanza secca con 175,9 mg. di azoto, pari al 3,153 °/. L'autodigestione dei rimanenti 150 cem. di poltiglia a 45° decorse come segue: TABELLA IV. Dopo Dopo Dopo principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni Azoto totale . . .| 175,9 mg. — = — 165,3 » | 95,8 mg. | 64,3 mg. | 325 mg. »- proteico. ;.. 873 » 108,56 » 200,1" » » non proteico. wm Ulmus campestris. Le esperienze furono eseguite come per le prece- denti piante, ma durarono solo 8 giorni. Le foglie verdi, adulte (fine d'Agosto) contenevano 60,67 °/, di aequa, 36 œ. di foglia verde fresca fornirono, pestati con 220 cem. di acqua, 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. neutralizzavano 2,4 cem. di NaOH 17. norm. Questi 10 cem. + 40 cem. di poltiglia lasciarono 2,869 gœ. di so- stanza secca, con 95,94 mg. di azoto, pari al 3,900 */.. TABELLA V. In Dopo Dopo ` principio 4 giorni 8 giorni Azoto totale . . .| 95,94 mg. _ — » 60,4 mg. 25,88 mg. > proteico . .| 94,84 doi. » 69,0» » non proteico. — Le foglie a/bicanti adulte (fine d' Agosto) possedevano il 26,20 */, di sostanza secca. 62 g. di foglia fresca (con cirea 16,25 g. di sostanza secca), pestati con 200 cem. di aequa, fornirono 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. erano neutralizzati da 1,2 cem. di Na04 ‘/,, norm. Questi 10 cem. + altri 40 cem. di poltiglia lasciarono 3,25 g. di sostanza secca con 87,13 mg. di azoto, pari a 2,681 °/,. Quindi 50 cem. di poltiglia’ contenevano: R. PANTANELLI TABELLA VI. In Dopo Dopo principio 4 giorni 8 giorni Azoto totale i 87,1 mg. _ — » -pfoteleo. i) : 78,9: » 53,5 mg. 19,63 mg. » non proteico, — 39,6 » 64,07 » L'autodigestione delle sostanze proteiche è più rapida e più profonda nel sueco delle foglie albieanti, in eui il tenore in azoto à già minore maggiore la quantità di sostanze azotate non albuminali. Per studiare l’ enzima diastatico o amilolitieo, vennero ogni volta pe- stati 50 g. di foglia fresca con sabbia di quarzo, timolo, 50 cem. di gli- cerina e 250 cem. di acqua. A 100 cem. del sueco colato, limpido ma bruno, venne aggiunto 1 g. di amido solubile e l'ampolla tappata con ovatta fu lasciata riposare a 45°. La determinazione dello zucchero fu eseguita pesando rapidamente il Cu,0 precipitato da 25 cem. del succo, liberato da le albumine, tannino, muchi ece., con acetato di piombo in leggero eccesso, che veniva poi nel filtrato allontanato con solfato di sodio. Ecco i risultati, dati in mg. di Cu,0: TABELLA VII. Acer Negundo Sambucus nigra | Ulmas campestris | Fo, 1 Fogli LEE ME NE NE MC In principio 0 mg. 0 mg.| 3,4 mg. Mem mg O0 mg. 0 mg. Dopo 24 ore | 21,7 » 25,3 >» | 33,4 » | S94 b HIELO. 12529 » » 48 » | 338 » | 161,2 » | 586 » 12983 » | 638» |752 > | » 9 » | 53,0 » |3665 » | 646 > 2150 » 118,3 » (135,7 » La massima differenza fra foglie verdi ed albicate si ha nelle foglie giovani di Acero, mentre nelle foglie adulte di Olmo la diastasi pare egualmente forte nelle foglie verdi e variegate. STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 55 Si arriva così a la conclusione, che le foglie albicanti contengono en- zimi distruttori assai robusti, tali gli enzimi proteolitiei ed amilolitici ; le cellule albicate si comportano a questo riguardo come elementi di- giunanti. Probabilmente la distruzione dei cloroplasti e la sorprendente diluizione del protoplasma dopo la distruzione ossidasica della elorofilla è dovuta a l’azione del fermento proteolitico. Egualmente si spiega, perchè le cellule albicate sono sempre prive d’amido in corpore. Si potrebbe ora gettare la questione, se l'annientamento ossidasico della clorofilla precede la distruzione proteasica del plasma dei cloroplasti o viceversa. Nel primo caso si potrebbe anche pensare ad un aumento della respirazione: due questioni, che io lascio ad ulteriori studii. 2. Diffusione istologica della malattia e suo sviluppo. Le reazioni con tintura di guajaco, guajacolo e parafenilendiamina (cloridrato) si prestano eccellentemente per studiare la ripartizione dei fermenti ossidanti nei tessuti. Su la natura ossidante di questi fermenti non v'ha dubbio, qualora concordino le località, organi e materie colo- rate con tutte e tre le nominate sostanze, mentre la sola reazione del guajaco con o senza HO. come nei primi lavori praticava Grüss, non può con sicurezza dimostrare la natura ossidante di un fermento. In la- vori ulteriori anche Griss si serve della ig lano In realtà anche la reazione con p-fenilendiamina + H,0, è possibile sol tanto in assenza di nitrati; d'altra parte non è vero, secondo Bach e Chodat (*), quanto diee Asò (°), che cioè il principio coloratore delle os- sidasi sia l’acido nitroso. Le reazioni su dette riescono nel migliore modo come segue. Per la resina di guajaco, le sezioni piuttosto spesse vengono immerse diretta- mente nella tintura alcoolica concentrata, preparata di freseo (non deve (1) CE, sid die Rolle der Peroxyde in der Chemie d. Zelle, Ber. d. chem. Ges, X I, p. 600 e 606 (1903); Einiges uber die chemische ihe: der Oxydasen, ivi por IL p. 36-43 (1904) (*) On the chemical nature of oxydases, Bull. Coll. Agric. Tokyo, VI. p. 481 1903). 56 E. PANTANELLI inazzurrire a l’aria dopo l’ evaporazione dell'aleool), dove rimangono alcuni minuti, poi vengono rapidamente liberate in aleool assoluto da l' eccesso di resina e portate sul copriogetto. Evaporato l'aleool. si fa arrivare ac- qua od aequa ossigenata (al 12 */,), a seconda che si voglia studiare le ossidasi o le perossidasi. Del guajacolo (cristallizzato) si prepara una soluzione acquosa satura, che è bene rinnovare spesso. Le sezioni piuttosto spesse vengono dap- prima immerse in alcool assoluto, che fissa il protoplasma e gli enzimi e scaccia l'aria; dopo alcuni minuti passano in guajacolo, e di qui poi in acqua ossigenata; lo stesso procedimento ho seguito anche per colo- rare con la p-fenilendiamina. Le piante e loro parti sottoposte a queste ricerche furono le seguenti : Thuja dolabrata. Foglie verdi, giovani e adulte e loro rametto soste- nitore; foglie variegate, giovani e adulte e loro rametto. Panicum repens. Foglie albicanti, giovani e adulte; loro culmo. Pandanus Veitchii. Foglie albicanti, giovani e adulte. Tradescantia zebrina. Foglie albicanti e foglie verdi con i rispettivi fusti. Agave americana. Foglie albicanti e foglie verdi. Ophiopogon Jaburan. Foglie verdi, giovani e adulte; foglie albicanti, giovani e adulte. Ulmus campestris. Foglie verdi, giovani e adulte e loro rametto; idem per le foglie variegate. i Sanchezia nobilis. Foglie variegate e loro rametto. Ficus Parcelli. Foglie variegate, giovani e adulte; loro picciolo e ramo. Polygonum orientale. Foglie variegate e verdi, da la gemma a lo stato adulto; pieeioli, rami e fusto. Achyranthes Verschafelti. Foglie variegate e loro piccioli. Pelargonium peltatum verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, fusti, radici. » > a variegazione gialla. Come il precedente. » » + » bianca » » » zonale verde. Foglie a partire dalla gemma, pieeioli, fusti, | radici. » Y a variegazione gialla. Come il precedente. nb. 6 » » » bianca » » e GEN 3 st eat ara a als d SC EE ES AER + dla sg are E E OE SEI bici EE Mile e, SE EE EE EE PLEITE ESEN E Y STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE ` 07 Buzus sempervirens verde. Foglie a partire da la gemma; piecioli e rametti. » » variegato. Come il precedente. Citrus Limonum napoletano, verde. Foglie giovani e adulte; piccioli, fusto. Citrus Limonum napoletano variegato. Come il precedente. Acer Negundo. Foglie variegate e verdi a partire da la gemma; pic- cioli, rametti. Evomyus europaeus verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, fusti, radici. » » variegato. Come il precedente. Ilex aquifolium. Foglie variegate e verdi, giovani e adulte. Pittosporum Tobira verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, fusti, radici. » » variegato. Come il precedente. Aucuba japonica. Foglie variegate adulte e fusti. Hedera helix verde. Foglie giovani e adulte. » > variegata. Come la precedente. Vinca minor verde. Tutta la pianta. » » variegata come la precedente. Nerium oleander verde. Tutta la pianta. » » variegato. Come la precedente. Ligustrum vulgare verde. Foglie giovani e adulte; rami. vi » variegato. Come il precedente. Sambucus nigra verde. Tutta la pianta, in primavera e in autunno inoltrato. » > variegato. Come il precedente. Ho ottenuto una eolorazione rossa eon guajacolo senza aggiunta di H,0,, ciò che dovrebbe indicare la presenza di ossidasi, nei seguenti tessuti: peli glandolari (Polygonum), cellule epidermiche (Polygonum) cellule a palazzata albicate (Polygonum, Hedera, Aucuba, Ophiopogon, Citrus, Sambucus), pareti lignificate dei vasi, pareti spessite collenchi- maticamente dei parenchimi nervali, talvolta anche negli elementi del. leptoma della parte albicata (Hedera, Citrus, Sambucus). 58 E. PANTANELLI Il guajaco eolora senza H,O, le pareti lignificate delle fibre liberiane e le pareti collenchimatiche degli ipodermi collenchimatosi. Talvolta ap- paiono ossidasi anche nelle pareti dei vasi giovani, ma egualmente di- stribuite nelle parti verdi e bianche. Nelle foglie variegate adulte di Pe- largonium, Sanchezia, Pandanus, Ficus, Thuja, Buzus, Tradescantia, Mex, Achyranthes, Evonymus, Ligustrum la resina di guajaco rivela la presenza di ossidasi nelle pareti dei vasi giovani e delle fibre liberiane, inoltre spe- cialmente nelle cellule del cambium nei tubi eribrosi. Nella Sanchezia anche le cellule albicate degli stomi contengono spesso ossidasi. Talvolta (Sanchezia, Panicum, Tradescantia, Ligustrum, Evonymus, Achyranthes), si colora in bleu più o meno tutto il tessuto bianco, mentre il tessuto verde ad esso accosto non mostra colorazione a l'infori dei fasci. Foglie verdi delle stesse piante non mostrano di contenere ossidasi, a l'infuori di leggere traccie nel leptoma, ciò che è normale stando a i dati di Grüss. Nelle giovani foglie variegate si ottengono raramente reazioni da os- sidasi, e solo nel leptoma dei nervi principali: si colorano anche le pa- reti delle fibre liberiane, in quanto esse sono già lignificate. Un quadro simile offrono sezioni di fusti e di radici di piante variegate. Ad ogni modo le parti albicate o i loro piccioli e fusti contengono sempre tanta più ossidasi delle parti o foglie verdi e loro piccioli, che la differenza su le sezioni è ben visibile ad occhio nudo. - L'aggiunta di acqua ossigenata a l’ acqua di guajacolo o a la tintura di guajaco o a la p-fenilendiamina fa comparire una viva colorazione nel protoplasma degli elementi del leptoma, anzitutto nei tubi eribrosi e nelle cellule cambiformi ehe a loro corrispondono, talvolta anche nelle cellule annesse. La colorazione si lascia seguire in tutti i fasci di una pianta, anzi nel leptoma delle radici si ottengono spesso delle reazioni anche più intense che nelle foglie adulte (cfr. Passerini, 1. e. . La presenza di perossidasi nel leptoma è normale anche nelle piante verdi secondo Grüss e Raciborski, ma in realtà nelle piante variegate il ` leptoma di tutti i fasci ne contiene nelle regioni albicate una quantità: ben maggiore che nelle regioni verdi ; € la differenza è ancora maggiore rispetto a le foglie completamente verdi della stessa pianta o delle cor- rispondenti varietà non ‘variegate. i "OUTPUT ES ee Aas! STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 59 Le cellule del cambium contengono pure spesso perossidasi. Le cellule degli stomi racchiudono regolarmente perossidasi nelle re- gioni albicate, mai nelle regioni verdi, dove esse pure non hanno per- duto la clorofilla. Ciò che poi ha la massima importanza, è che per lo più (eccezione fanno Sanchezia, Panicum, Ficus, Thuja, Pandanus, se colorati con guajaco, non però eon guajacolo) tutto il tessuto parenchimatico albieato si colora, ciò che non succede mai nel tessuto verde. La differenza è tale, che ad occhio nudo si rende anche più manifesta che sotto il microscopio. Data la sottigliezza dell’otricolo protoplasmatico nelle cellule albicate, non è facile stabilire, se anche questo o solamente la parete contengano le sostanze catalitiche, le quali però appaiono sempre più abbondanti in corrispondenza degli intercellulari, che notoriamente sono più numerosi nelle regioni albicate, probabilmente perchè le cellule albicate non rias- sorbono l'aeido earbonico espirato. Spesso anche le cellule dell'epidermide delle foglie variegate (Poligo- num, Pelargonium, Nerium, Agave, Ophiopogon, Hedera, Ligustrum), non però nelle foglie verdi, dei peli comuni e dei peli glandolari (Poly- gonwm, Pelargonium) e dell’ ipoderma, se questo esiste (Nerium, Pitto- sporum, Citrus), prendono colorazione rossa, bleu o violetta. Anche le cellule delle sporgenze parenchimatose che occupano le cavità pilifere di Nerium sono in gioventù rieche di perossidasi. Il parenchima conduttore nelle maggiori nervature contiene spesso en- zimi ossidanti; sono preferiti gli strati di parenchima spessita più o meno a collenchima sotto il fascio. Tubi laticiferi (Nerium, Vinca, Ficus) con- tengono molta sostanza ossidante al pari delle cellule madri delle lacune oleipare di Citrus e dei canali oleiferi di Pittosporum. Tutti questi ele- menti ne contengono egual quantità nelle foglie variegate e verdi. Le pareti lignificate delle fibre liberiane, ma non le pareti lignificate dei vasi, se si eccettuano i vasi più giovani in primavera, così pure le pareti spessite collenchimaticamente delle cellule ipodermiche prendono con guajaeo + H,0, una debole colorazione bleu. Il guajacolo colora in rosso più o meno tutte le pareti in via d` accrescimento superficiale o in spessore, ma lascia incolore le pareti delle cellule liberiane, mentre le pa- reti dei vasi si colorano in rosso cupo. 60 i E. PANTANELLI Le foglie verdi delle medesime piante (v. sopra l'elenco) contengono perossidasi solo nel leptoma delle prineipali nervature: qui tutte le pa- reti delle fibre liberiane prendono con resina di guajaeo + H,0, un colore bleu, quelle dei vasi con guajacolo + H,O, un colore rosso. Lascio qui da parte la questione, se la parete dei vasi e delle fibre realmente contiene enzimi o se l’ ossidazione è dovuta ad altre sostanze, forse a le resine che lignificano le membrane Ex Se noi ora ricerchiamo il tenore in enzimi ad età diverse, troviamo che le foglie affatto verdi a lo stato giovane, quando il loro accresci- mento non è ancora terminato, non contengono affatto sostanze ossidanti o soltanto tracce nel leptoma delle principali costole. In tutte le foglie variegate, il cui albinismo aumenta con l età, vale a dire presso quasi tutte le specie albicanti, le sostanze ossidanti compaiono anzitutto nel leptoma della costola mediana della foglia (nelle Monocotili in tutte le costole: Agave, Aloe, o nelle principali: Paadaaus, Ophiopogon), e prin- cipalmente allora, quando la foglia sboceia da la gemma. Grüss trova (?), che già nella gemma che entra in sviluppo a primavera compaiono os- sidasi, un dato che io non posso confermare, per le piante da me stu- diate, perchè se anche talvolta si ottiene nella gemma colorazione con guajaco, il guajacolo e p-fenilendiamina non vengono in esso ossidati. Dal leptoma della nervatura primaria le sostanze ossidanti durante l’ accrescimento della foglia affluiscono al leptoma di ogni fascio, però sempre di più nella parte albicata, com'à facile ad apprezzarsi anche senza misure quantitative. Come ho detto, anche nella più tarda età il leptoma rimane il focolare di propagazione di questa malattia. Siccome il leptoma delle foglie in sviluppo si riempie di ossidasi pro- gressivamente da la base verso I apice, così la formazione o l'aceumulo di queste sostanze deve accadere già nel picciolo e nel fusto. Infatti già nei primi stadii di sviluppo il leptoma dei fasei contiene una forte quan- tità di ossidasi nel fusto delle piante albicanti, perfino le radichette delle | più giovani piante di Pelargonium danno nel leptoma fortissime reazioni () Gnüss (Ll c. 1895, p. 132) opina, che l'enzima catalitico migri per le pareti dei vasi. (*) L c. 1898, p. 131. dicm ACC ca m od AC E en E EE Kee ai T. D d aua g STUDII SU L'ALBINISMO NEL RÉGNO VEGETALE 61 di perossidasi. Nel pieciolo le cellule del leptoma non contengono in ge- nerale aleuna sostanza ossidante prima dell'allungamento, ma queste compaiono ben presto appena il picciolo si è liberato da la gemma e aumentano acropetamente fino a che esse giungono nel leptoma della costola media della foglia, da cui poi si diffondono nell'intera lamina ed invadono anche il parenchima assimilatore destinato ad albicarsi. Se invece osserviamo i piccioli delle foglie verdi, i fusti e le radici delle piante verdi della medesima specie, troviamo solo la normale pic- cola quantità di sostanze ossidanti nei leptomi, una certa quantità anche negli ipodermi collenehiraatosi, talvolta nel cambium e nei giovani vasi, nella corona midollare, non mai nelle cellule dei parehchimi - assimila- tori, nelle cellule stomatiche ece. La differenza di colorazione è così forte rispetto ai corrispondenti organi di piante albicanti, che si vede su le sezioni anche ad occhio nudo. Inoltre la relazione intima fra tenore in sostanze ossidanti e intensità della malattia si vede bene colà, dove l'albinismo sopporta delle varia- zioni con l'età. Così le cellule dei parenchimi albicanti di Nerium con- tengono in gioventù ossidasi, che più tardi seompaiono, quando la elo- rofilla viene rigenerata. Lo stesso fenomeno si può osservare nei casi di rinverdimento senile delle parti gialle p. es. d'Zlez, Ligustrum, Vinca, | Hedera. 3. Conclusione. l. Le cellule direttamente albicate contengono enzimi ossidanti, che mancano nelle cellule verdi. | 2. Tutti i tessuti delle parti albicate, specialmente il leptoma dei fasci, contengono più sostanze ossidanti dei tessuti delle parti verdi della me- desima foglia variegata, e il leptoma di questa contiene più ossidasi e pe- rossidasi del leptoma delle foglie verdi. 3. Questi enzimi ossidanti sono già abbondanti nell'asse delle piante albicanti, e di qui per il leptoma dei piccioli arrivano nelle foglie già durante il loro sviluppo. de 4. Le foglie variegate contengono non solo più ossidasi e P — delle foglie verdi, ma anche fermenti proteolitiei e diastatiei più attivi, t 62 E. PANTANELLI così che la cellula albicata ci appare come una cellula in stato di di- giuno, una eellula ehe va logorando sé stessa. Da queste osservazioni risulta, che l' albinismo, sebbene arrechi i mag- giori danni negli elementi assimilatori, non é una malattia foliare locale, ma un disturbo diffuso per tutto il eorpo. Dal determinato ordinamento dei tessuti eonduttori, forse da piccole differenze nella struttura e nelle condizioni delle guaine dei fasci va scolari dipende probabilmente la euriosa diffusione della malattia, che at- tacca spesso il tessuto parenchimatoso da un solo lato di una nervatura. Dobbiamo tener presente, che gli agenti materiali della malattia, ciò che nel II studio chiamavo provvisoriamente « influenze albinogene » da gli organi centrali arrivano per il leptoma negli organi periferici. Ciò spiega forse, perchè nella maggior parte delle Dicotili la forma più mite del- l'albinismo, la variegazione gialla, attacca solamente il margine delle foglie, vale a dire quei territorii, dove le relazioni e lo seambio fra fasci vascolari e cellule parenchimatiche non sono impediti da guaine sclerose o da impacci simili, come è di fatti per le maggiori nervature. Del resto la diffusione delle sostanze ossidanti dipende da la struttura dei tessuti che esse invadono, ciò che spiega perchè l'albinismo assume una figura di distribuzione press’ a poco costante per ognì specie ad una determi- nata età. Si tratta non di una malattia infettiva, invadente da l’esterno, non di una malattia catastrofica per lesione o ingiuria portata ad elementi costitutivi da agenti esterni, ma di una malattia di costituzione, di una discrasia, come direbbero i medici. Le sostanze ossidanti si trovano nor- malmente nel leptoma di qualsiasi fascio vascolare, ma in piccola quan- tità; il loro aumento e la diffusione loro nei tessuti cireostanti costitui- scono il fatto abnorme, la malattia. Stabilita la natura costituzionale del fanodan possiamo anche fino ad un certo punto concedere, che la si chiami una variazione, sia pur : regressiva o dannosa a l'individuo, in quanto che solo un certo arbitrio abitudinale dell'osservatore si puó arrogare il diritto di classificare una variazione come fisiologica, un'altra come patologica. Anzi, lo studio ul- STUDII SU L'ALBÍNISMO NEL REGNO VEGETALE. 63 teriore dell’ albinismo, dell'itterizia, delle clorosi ece., porterà probabil- mente a stabilire, che l'albinismo non è che l'espressione massima, in- tempestiva, di quella distruzione di clorofilla che interviene parzialmente in varie condizioni di vita, come p. es. nell’ alimentazione esagerata, per l'azione di una luce intensa, dell'aridità del suolo, ecc. È certo peró, ehe l'albinismo delle piante é il vero tipo di malattia costituzionale, e spero che i miei studii varranno ad attirare su di esso l'attenzione non solo dei botanici, ma anche dei cultori della patologia animale. Infatti, ricapitolando quanto abbiamo potuto stabilire in 3 anni e mezzo di ricerehe, abbiamo trovato che esiste una relazione intima fra intensità della malattia, misurata dal danno apportato a i cloroplasti, e arresto di sviluppo del tessuto, proprietà osmotiche, estensibilità e per- meabilità del protoplasma, turgore della cellula. Questi sono i caratteri- stici tratti morfologici e fisici dell" albinismo vegetale. Chimieamente esso si rivela come un accumulo di enzimi distruttori, che attaecano dap- prima il pigmento, poi il plasma dei eromatofori, infine il eitoplasma tutto. Restano ora due questioni importanti: 1) se ed in qual misura l'al- binismo si trasmetta per il seme, 2) in quali eondizioni venga favorito O represso. i Infine occorre notare, che la distinzione di nervi dominanti e limi tanti (II. studio) viene ad acquistare un significato fondamentale dopo che si è trovato nelle nervature il focolare e la via di diffusione della malattia. Modena, R. Orto Botanico, 15 Novembre 1904. L. NICOTRA Novamente sulla genesi dei fiori. Dopo d'essermi oceupato di quest'argomento nell' opuseolo intitolato " Sepali e Petali ,, ('), provo il bisogno di tornarci su, per integrare, svolgere, ed appoggiare meglio le mie idee, per correggere un errore, in cui son caduto, citando il magnifico lavoro di Engler sulle Aracee, una volta da me conosciuto solo mercè un manchevole riassunto (°), e per pro- fittare di un esimio lavoro di Ladislao Celakovsky t Qui non conto che di toccare alcune tesi generali, onde costituiseesi- il fondamento della dottrina relativa all’ antogenesi ; rimandando alla di- scussione particolareggiata, cui darà campo la considerazione delle sin- gole famiglie di fanerogame, il resto; dalla qual discussione, mi spero, | risulterà chiara l'importanza di non fare rimaner confusa la creazione - d'una corolla vera con quella d'una, ehe ne mentisce la parvenza; la ne- cessità di adoprar questa distinzione filogenetica dei fiori, a illustrare la - storia filogenetica delle piante. E in primo luogo, a proposito di genesi della corolla, noto che ma- gari due dei più energici sostenitori di dottrine vere, quali sono Drude e Celakovsky, non vanno immeritevoli di censura qualehe volta; daeché l'uno, seguendo la nomenclatura volgare, mentre tiene per corolla il pe- rigonio d'una Zepatica, vuol vedere nel fiore di essa a ogni costo un calice, e erede trovarlo nell'involuero; l altro, non solo esagera in modo strano la tesi vera, da deformarla e renderla irriconoscibile, ma non pare si riereda dall'aggiustar fede a principii falsi, p. e. a quella tradizionale differenza fra calice e corolla, che gli avea fatto dire invalida prova di trasformazione degli stami in petali quanto avviene nelle Musa (perehà quì una corolla già esiste differenziata da calice, e perchè la trasforma- DN V. Atti e Rendiconti dell’ Acc. dei Zelanti (Acireale 1900). ernia che Engler confondesse i varii casi di ginnanzia. _(°) Ueb. d. phyl. Entwick. d. Blüthe u. ib. d. Urrprung d. Blumenkr. Prag, 1896-1900. > NOVAMENTE SULLA GÉNESI DEI FIORI 65 zione non dà luogo a ciclo nuovo), e che lo aveva indotto a interpre- tare falsamente quanto vedesi nelle Halophila, nei fiori maschi delle quali egli suppone consumata una trasformazione inversa à quella vo- luta da Nàgeli e da Drude ('). L'errore, onde pochissimi parmi siano, nel trattar duet argomento , riusciti immuni, è quello di misconoscere il canone fondamentale, e per me legittimo, della differenza di grado insita nell'omologia. Non par- liamo già di coloro, ehe, come Prantl, si mettono nell’ impossibilità di cogliere in qualsiasi modo le omologie; ciò che occorre infallibilmente , quando si sta alle apparenze, quando si eonviene che in siti estrafiorali magari incontrasi petaloide Ausbildung, e si fa perdere quindi alla voce petalo il significato morfologico, e con esso il filogenetico e il sistematico, perdere addirittura il concetto di omologia, sostituendovi quello di analo- gia (2). Solo è accettabile l'avvertimento relativo alla mancanza d'un criterio logico; la quale qualche volta ci impedisce d'istiture la ricerca dell’ origine d'una vera corolla; come quando ci troviamo di fronte a un perigonio di carattere variabile, che può attribuirsi a metamorfosi di stami, o a quella di brattee, appropriatesi mano mano da un fiore; quando e in- contriamo con quelle wnentschiedene Mittelbildungen, di cui parla Cela- kovsky, e che s'interpongono zwischen den zweierlei Perigonen (*). Allora è il caso, se mai, di confessare il nostro difetto, di riconoscerci inabili a sciogliere il problema genetico impostoci; ma non è già il caso di far buona una scienza apparente, di sminuire la verità, di dimenticare i prin- cipii riconosciuti veri, di interdirei per sempre una ricerca, resaci diffi- cile, impossibile a eseguirsi in certe condizioni peculiari. Questa contingenza adunque, per quanto sconfortante, non varrà a farci mettere in non cale la norma luminosa delle idee morfologiche, che for- mar debbono il filo ariadneo, con cui uopo è ci orizzontiamo nel con- durci per D intricato labirinto delle forme vitali. E che la natura petaloide (!) Cfr. op-cit. 1. Theil p. 30; nella qual parte cerca dimostrare: Die Krone der Monocotylen nicht als Metamorphose der Staubblätter betrachten lässt. (*) PRANTL Deed z. Morphol. und. Syst. d. Ranuncul., in Engler's Syst. . Jahrsb. B. IX p p. (3) Op. cit. H "n p. 5 5. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. L. NICOTRA o meno delle appendici perisessuali non debba fare alcun peso sull' animo del morfologo, cel provi l'omologia ben accertata, esistente fra i petali esterni d'una papaveracea e i sepali interni d'unà crocifera, fra il calice di una balsaminea e quello d' una geraniacea ; la considerazione dei quali casi d'omologia, come di tanti altri simili, chiarisce che la parvenza di- versa di un ciclo perigoneale o di un perigonio intero non é fondamento per conchiudere intorno alla diversità di sua origine (*). Vorrei qui perd, che il eanone si intendesse in tutta la sua portata generale, vi si inclu- desse anche l'assenza di una ragione per indurre dalla somiglianza di aspetto l'unicità d'origine; cioè vorrei fosse totalmente affermata l indi- pendenza dell'affinità genetica di due forme dall’ affinità del loro abito; affinità questa, che è dovuta all identità di accomodazione o del processo di plastica, cui entrambe han subìto. Senza siffatta cautela, parmi si ri- schi di conchiudere troppo a favore dell’unicità d' origine, parmi si sia tratti verso la esorbitante sentenza del Celakovsky; il quale credesi au- torizzato dalle sue investigazioni a dire: ganz allgemein nicht nur die Krone, sondern auch die Kelche aus Staubblittern entstanden sind I: Illegittimamente allargato ed illegittimamente stereotipato il concetto d'omologia, diventa causa di errori multeplici, eausa di confusioni e di chimere. E infatti, stabilitasi l omologia sie et simpliciter fra tutte le ap- pendici, i botanici si sono inutilmente travagliati a ricercare le equiva- lenze fra le parti di un pezzo fiorale e quelle di una foglia: ricerca de- stituita di logieo fondamento, e destinata perciò ad approdare a risulta- menti illusorii e controversi. Ciò perchè si è trasandato, in questo modo di proporre ed eseguire cotali ricerche, la considerazione delle varie con- tingenze, che hanno avuto luogo nella storia dello sviluppo degli organi studiati; contingenze, che han determinato le varie vie, per le quali D evo- luzione è passata, prima di giungere alla forma definitiva di essi. È bene anzitutto considerare, che quando dicesi essere un pezzo fio- rale metamorfosi d'una foglia, non si intenda, che questa già adulta si trasformi in quello. L' espressione ha del metaforico, e sarebbe sbaglio l'usufruirla in un senso letterale. Essa indica il fatto genetico dell’ unità C) Op. cit. Th. II, p. 9. (°) Op. cit. Th. Il, p. 44. NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 67 di nàtura intrinseca, dell'unità originaria, od anche il fatto teratologico dell'avvento d'una foglia al posto d'un pezzo fiorale. Ma non è un fatto (nè potrebbe essere) la trasformazione d'un tal pezzo in foglia, o, vice- versa, il fatto del rivestimento graduale d'una forma diversa patito da un organo già individuatosi; poichè l'individuazione trae seco l'attua- zione perfetta d'una certa forma, l'esistenza d' uno stato maturo dell or. gano che la riveste; quindi non è possibile che essa forma, esso organo torni per dir così indietro, e si tramuti in qualche cos’ altro. La possi- bilità dell'avvento di due forme, di due organi sullo stesso sito proviene dalla loro unità d'origine, dal loro nascimento comune, dall essere stata unica la loro fonte materna, fonte primitiva, essenzialmente indifferen- ziata. Il duplice effetto cui tale unica causa ha condotto, devesi alle due direzioni differenti seguite nell’ evolversi ; sicchè la metamorfosi, che, dato quell'avvento, ora si afferma, devesi all'essersi tenuta una via invece di un’altra, all’ essersi seguita una invece d’ un’altra direzione di sviluppo. Le forme adulte godono di certe particolarità venienti dall'epigenesi, dal differenziamento; quindi nascono fra loro tanto più diserepanti, per quanto più grande cammino s'è percorso lungo le ramificazioni dell’ al- bero genealogico, dell’ albero rappresentante lo sviluppo loro. Lungo tal cammino l’organo metamorfizzantesi perde tanto più di potenza meta- morfica, quanto più in atto acquista di metamorfico; sicchè, evolvendosi, diventa sempre più incapace di generar nuove forme, e a un tempo va mano mano accumulando più numerose determinazioni. Un organo dun- que, che porta i segni d’un inoltrato differenziamento, è impedito ad en- trare nelle vie d'una nuova elaborazione (*). Ciò posto, la ricerca della equivalenza predetta risulta condannata; e (1) Ora mettendo a calcolo quell’antagonismo, che c’è fra facoltà plastica E disposizione ereditaria (disposizione tanto piü grande, quanto piü inve- terata è la discendenza), quell'antagonismo, che è in armonia col rapporto inverso testè toccato, si puó spiegare qualche fatto, altrimenti oseuro. Se i sepali arti colat non son atti a formare calice gamosepalo, come dice De Candolle sein I, 451), ciò accade, perché l'artieolazione e frutto d'ec- | cessiva elaborazione, e come tale non può comportare l'avverarsi di una saldatura cui fa uopo, ove s'inizia, che gli organi si trovino allo stato di pro- fillo. Tale spiegazione ecco che ottiensi, tenendo conto di esso antagonismo, 68 L. NICOTRA cadono cosi dal dominio della scienza vera le conchiusioni e le discussioni intorno al valore morfologieo del filamento, per esempio, e dell' antera. Solo resterà che l'uno sia equivalente al nervo mediano d'una foglia, o all ugna dei petali (*). Così dovea finire con tutti questi sforzi d'una morfologia fuorviata dal retto sentiero. Come avrebbero difatti potuto ricevere il battesimo della scienza tutte queste dottrine, se cozzano col fatto reale della filogenesi degli stami? Se l'antera é formazione omologa al soro, se pereió non puó rappresentare che una parte di lembo al massimo? Se la sporifica- zione può coesistere con lo sviluppo completo del tessuto clorofilliano fo- liare, ed esaltarsi anche mentre tal tessuto va a sopprimersi ? Non emerge da questi fatti l’ indipendenza, comunque limitata, della antera dal lembo foliare? Come voler trovare nel carpello parti omologhe a quelle d’un nomofillo, se stilo e stimma sono formazioni isterotipiche, se sono una proprietà esclusiva del carpello serotino delle angiosperme ? Inoltre, questi raffronti sono scevri di buon senso razionale; perchè una stessa appendice antofillica, poniamo un sepalo, può avere, nei varii casi, significati morfologici differenti: una formola generale di botanica comparata, procedendosi a questo modo, deve riuscire necessariamente irrita, di valore nullo (?). Ora, dimostrata, con le esposte riflessioni, insulsa ed insufficiente l’idea sì innaturalmente generale di omologia delle appendici, sì fuor d’ ogni ragione astrattamente foggiato questo concetto sovranamente normale pel morfologo; si vedrà a luce meridiana qual gran conto debba farsi dei gradi differenti, onde l'omologia si realizza, e come debba andar formu- lata la tesi vera riguardante la genesi dei pezzi fiorali. Già, ponendoci sul sodo terreno della filogenesi (che è quello della realtà), non istenteremo a convincerei, che la pretesa metamorfosi pro- gressiva del Goethe debba correggersi; che, posta l apetalia congenita delle antofite inferiori, sia dagli stami o dai sepali derivabile una corolla, () CLos: De la signification du filet (nei Compts rendus 1876). (°) Già De Candolle avea avvertito ciò, a proposito delle equivalenze mor- fologiche dei petali e dei carpelli: fa pena il veder. trascurato tanto am- maestramento (Cfr. Organogr. 1, 552), NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 69 non già dai petali sia derivabile un androceo. Né la metamorfosi di stami in petali debba aversi come regressiva, stante la medesima ragione, cioè stante la precedenza filogenetica degli uni, stante il lusso biologico cui accennan gli altri. Sono comuni i casi che dimostrano tal precedenza, la congiunzione di perfetta aclamidia con la presenza degli stami. Eccoci dunque davanti una precisa domanda: proviene da stame o da sepalo il petalo? È la doppia possibilità, eui siamo condotti, prima di entrare più a dentro nello stato concreto delle cose relative alla questione. L'origine mista, ammessa da Pax e da altri, importerebbe il dovere di precisare qual corolla venga da calice, quale da androceo, e il dovere di esprimere con nomi differenti i due organi, non omologhi, non originati con lo stesso procedimento. Dicendo corolla solo l' organo generato da un androceo, la duplicità d'origine è scartata; come è scartata da Prantl, quando dà tal nome a quel che pone come certamente prodotto da peri- gonio calicino, mentre conia un altro nome poi per quei pezzi fiorali, che evidentemente sono un derivato androceale. La duplicità predetta è del resto invocata da chi parte da un concetto empirico di corolla, e ne so- stiene l'essenzialità, subordinando a tal concetto la genesi dell'oggetto concepito, e imaginando una eostanza di cose e di idee, che proviene solo dalla costanza del nome imposto, e che quindi è senza dubbio illu- soria. Dare bando a questa duplieità genetica, ammettendo eon Celakovsky uniea origine per petali e sepali, parmi sia un rinunciare à quanto sap- piamo di positivo sull'origine del calice, e un riuscire alla conseguenza, detta inverosimile da Eichler, alla conseguenza d'una ginnanzia primi- tiva generale OC). L'opinione, emessa ultimamente dal grande morfologo di Praga, così dimostrasi falsa ab absurdo. Ben é vero peró, che sia un pregiudizio il voler tenere ogni formazione ds (1) Op. cit. Th. I, 34. L'espressione P che io, come usata a S significare unico stadio filogenetico, riferii ad Engler, è del Nägeli da lui citato. Nägeli perd dice che originariamente esistano stami e brattee (p. 509 della Mech. u. physiol. Theor. d. Abst.). Engler riconosce la possibilità di una ginnanzia originale (Blüten von Haus aus nackte), negando che da essa possa ottenersi alcun fiore clamidato (Cfr. Hr z. Kennt. d. Arac. in Syst. Jahrb. V, 166). 70 L. NICOTRA calicoide qual derivato di brattee; e che possa darsi un'asepalia arche- tipa. Quando avremo intanto un organo sepaloide, nato a spese di corolla, non dirò io che un calice si sia creato, altrimenti incorrerei in eontraddi- zione ('). Dirò invece che alcuni petali abbian deposto il carattere este- riore, per assumere quello, che investe in via ordinaria le formazioni ve- ramente calicine. | In tal modo parmi di riuscire in armonia coi principii, oggi univer- salmente riconosciuti come veri; parmi sia risoluto il problema dell'ori- gine dei petali, senza urtare in assurdi, senza abbracciare una sentenza, che, esagerando il vero, lo falsa e lo nega. Io non posso intanto diseorrere su questo argomento, senza dirigere parole di lode al magistrale lavoro del Celakovsky, prima del quale esso argomento non era stato trattato che frammentariamente, e nel quale le incongruenze del Prantl sono perquisite con àeume raro (°), dei fatti com- provanti la genesi della eorolla messi in piena luce, tutta la filogenesi del fiore esposta nei punti più salienti. E così felice l'autore di questo magnifico lavoro antologico, da arrivare a mostrarci la corolla, eum egli dice, in statu nascendi (°): prova palmare della nostra tesi, prova, che fa raggiungere il massimo di validità a quelle cavate dal paragone dei ca- ratteri fra androceo e corolla (*), indicate da De Candolle talora anche rispetto alla loro origine; ciò che egli fa a proposito della coerenza fra corolla e stami, coincidente con la gamopetalia, e a proposito dell’iden- tità di inserzione dell'una e degli altri (5). Ma in quest' argomento le prove sorgono da ogni parte. La semplice superiorità del numero dei eicli petalini e staminali ne sarebbe una. Le (!) Tale asepalia era già stata notata da Drude (Die syst. und geograph. Anord. d. Ph., in Schenk's Handb., II, 247 p.) e da qualehe altro botanico forse. Ora Celakovsky la proclama ancor egli (Op. cit. Th. TE 3, 11, 490, 4L). Ammetterla è rinunciare al detto pregiudizio, tenuto diee egli (ib. p.10 e 22), come assioma, a cui egli avea partecipato. Ma va tanto là nella brama di sfuggirlo, che rimprovera a Drude il considerar l’involuero di Eranthis come inizio di quel ealice, che poi vedesi nelle Adonis e nei Ranunculus. e Op. c. Am 22, 05. b. D NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 71 prove ontogeniche assumono evidenza grandissima, quando, come aecade p. e. nelle Parkia, filamento e petalo hanno unico primordio. Aceedono le prove fornite dalla metamorfosi periodica (*). Finalmente in certi pro- blemi ardui la tesi qui sostenuta concilia varie sentenze; come fa di aleune emesse sulla corona delle amarillidee, compendiandole in quella, che è stata data da Lindley, cioè in quella, che vede nella corona una riunione di staminodi, e che più tardi é stata meglio precisata da Pax, secondo eui il nascimento di quest'organo é dovuto a dipendenze stipulari dell’ androceo. Della qual cosa mi ha convinto, tanti anni fa, l'analisi dei fiori doppi di Nareissus Tazzetta, in cui sostituiscesi a ogni antera una neoformazione, che con le compagne va a costituire due vorticilli, dei quali l'interno risulta da porzioni saldate, e nell'insieme rieorda assai bene la corona dei fiori normali. Suffulta cosi da tutte queste prove la nostra tesi, apparirà plausibile. Ma io eredo che meglio diventerà luminosa, quando da essa si trarranno i corollarii, atti a metterci sulla via di indovinare la genealogia dei fiori nel suo insieme, e fornire lo schema, su eui dovrà modellarsi l’ albero di parentela delle varie categorie di fanerogame. Noto qui i seguenti, come prineipali a farei costruire esso schema: l° La ginnanzia congiunta a polistemonia è uno stato originale. 2° La formazione d'una corolla è indipendente da quella d'un ca- liee, e, iniziandosi, trae seeo l'inizio dell'oligostemonia. 3.» La formazione d'un calice è indipendente da quella d'una co- rolla, e proviene dall'elaborazione delle brattee superiori. 4.» L'un processo e l'altro, attuandosi isolatameate, dànno luogo al- l'omoelamidia, fino a tanto che, pur isolatamente attuatisi, non subiscano in seguito quel differenziamento, onde nasce un pseudocalice o una pseu- docorolla. 5.» Una diclamidia vera ha luogo per la coesitenza dei due processi. 65» C'è una omoclamidia secondaria, determinata dall’ aborto d'una specie sola di appendici perisessuali. una secondaria ginnanzia, determinata dall'aborto d'ogni specie di tali appendici. (5 Cfr. dori: Beitr. z. Kennt. gefullter BI. (in Pr. J., XVII, 631). 70 : L.. NICOTRA 8» C'é una metamorfosi regressiva (atavica) dei petali in istami. 9° Ce n'é una degli stami in nettarii og À Or vedesi come sia insostenibile una necessaria antecedenza dell’ etero- clamidia all’omoclamidia eorollina, e una antecedenza necessaria dell’omo- clamidia calicina perchè si abbia eteroclamidia. Vedesi altresì come sia possibile, che dalla ginnanzia si passi all’esistenza di una clamide, mercè il tramite di staminodi, o fors'anehe senza questo anello intermedio. Io parlo d’una clamide corollina e d'un'asepalia che vi coesista : e tale mi pare quella che si vede nelle ranunculacee e nelle monocotiledoni; il che dà nuovo fondamento alla veduta filogenetica del rapporto fra questi due gruppi. Termino con un'osservazione, che integra i corollarii surriferiti, respin- gendo un'idea del Nägeli, cioè quella della necessaria susseguenza di formazioni intercedenti fra calice e corolla, o fra brattee superiori e stami inferiori trasformati già in petali. Forse qualche volta tal susseguenza avrà luogo, e intraleerà di non poco il lavoro del morfologo; ma aon tutte queste intercedenze sono isterotipiche, anzi forse il maggior numero di volte sono prototipiche, e accompagnano difatti lo stadio vetusto del- l'acielismo. Non vi ha qui adunque, che l'errore di assumere un caso particolare, come espressione valida a rappresentare un fatto generale. (') DE CANDOLLE, che registrava l’ affinità fra toro e nettarii, sospettava fossero stami abortiti gl'insigni nettarii delle Parnassia (1. c., pp. 536, 556-7). A. NAGGI Les THALICTRUM de Gênes. Les environs immédiats de Gènes peuvent, à mon sens, être compris dans une circonférence de 20 kilomètres de rayon. Ils se composent, pour un sixième environ, de montagne, le reste est terre littorale. Toutefois, la proximité des Apennins et la position toute particulière de Gênes, donnent à la flore de cette région un charme réel. Ce demi-cercle qui va du Cap Portofino, célèbre pour le Saxifraga co- chlearis — pour nous, sous-espèce du S. lingulata — jusqu'au Cap Tor- retto, commune d'Arenzano, comprend une surface d'environ 650 kilo- mètres carrés et présente au botaniste bien des surprises agréables. En huit mois, j'ai parcouru cette région en tout sens, guidé par le savant et consciencieux botaniste Penzig, souvent aussi par le caprice du moment. Au cours de ces promenades, anioni instmaetivon, jamais très fati- gantes, il m'a été donné d'observer cinq formes de Thalictrum que je me propose ici de déerire, en en mentionnant une sixiéme qui a été ren- contrée sur Ja limite de la circonscription, mais qui sera probablement trouvée sur les points extrêmes eux-mêmes, c'est-à-dire sur le territoire étudié. Tous ces Zhalictrum appartiennent à trois grandes espèces linnéennes présentant les caractères les plus nettement tranchés. Ce sont les Zhalictrum aquilegifolium, minus et Jlavum que je distin- guerai par le tableau dichotomique suivant: ( Carpelles ailés, pendants . . : en | Carpelles côtelés, dressés / Feuilles à contour triangulaire; äi plus au moins larges et courtes . minus | Fevilles à contour EE folioles mi plus ou moins linéaires . . : . . Jarum 74 A. NAGGI l. Thalietrum aquilegifolium ( Linné, Species, 770). Ce Pigamon est une espéce de montagne très-commune dans toute l'Europe, depuis la Grèce continentale jusqu’en Laponie, Je ne l'ai pas rencontré à Gênes (?), méme au mont Liprandi, peu dis- tant de l'Antola: mais la localité classique de ce Thalictrum n'étant si- tuée qu'à 3 kilométres du territoire étudié, je suis porté à eroire qu'on trouvera la plante dans nos limites, d'autant plus que dans des pays —. où le climat est excessif, la plante en question descend à 700 mètres - E (Mont Khortadj, Mont Athos, ete., Macédoine). La plante du Mont Khor- tadj a été centuriée par moi et distribuée par Von Heldreich d'Athénes sous le nom de Variété: Crossaeum. Voir Velenovsky dans sa Flora Bulgarica. Quoi qu'il en soit, la plante ligurienne appartient au type pur. 2. Th. minus (Linné, Species, 769 sensu ampliatissimo). Cette espéce est, avec le Rosa canina, la plus variable d'Europe. Elle a été l'objet de bien des démembrements, car il a été reconnu que la diagnose de Linné était absolument insuffisante pour eontenir toutes les plantes connues ou admises sous ce nom, et que Linné, en donnant sa diagnose, avait en vue une plante que l'on désigne aujour- d'hui sous le nom de Thalictrum dunense. Le 7. dunense a été complètement analysé par Du Mortier en 1869 dans le « Bulletin de la Société Botanique de Belgique » pag. 357 et par Crépin, dans son « Manuel de la Flore de Belgique », édition IV, page 9. Cette plante habite l'Angleterre, la Belgique, l'Allemagne, la Suéde, la Finlande et une petite partie de la France septentrionale. Elle se distingue à premiére vue par sa panicule trés-feuillée, commençant presque dés la base de la tige. C'est une herbe petite à long rhizome. Pour en revenir au Zh. minus sensu ampliatissimo, il offre, en Europe, des centaines de variations dont quelques-unes extrêmement caractérisées. . Je dirai en passant que les botanistes francais admettent actuellement e L'article était composé, lorsque j'ai vu des échantillons authentiques du T. aquilegifolium recueilli à Voltri, prés Génes, par le Dr. Baglietto. LES THALICTRUM DE GÉNES 75 45 bonnes formes. Comme on peut le penser, ces formes ont été groupées en sous-espèces pour les besoins de la classification. Nyman, dans son Conspectus Florae Europeae et dans son Supplementum, ouvrages qui se trouvent sur la table de tous les botanistes, ne se gêne pas pour dé- membrer le minus en 16 espèces ou sous-espèces, dont les unes sont ces- piteuses, les autres pourvues de rhizome; les unes ont le fruit ovale et les autres le fruit fusiforme, etc. ete. A Génes le suns Thalictrum minus se présente sous trois sous-es- péees : Th. calcareum, Jacquinianum et montanum. Sous-espèces génoises du 7. minus : Souche munie de rhizomes trés-courts et gros, plante gréle, mi- tronhylé s. vs . . + calcareum Souche à rhizomes minces, dei plantes moins gréles, à feuilles plus grandes en général ' Panicule médiocre, plante dépassant rarement 50 em., folioles toujours petites, plante des rochers . . montanum 2 < Panieule assez grande, plante atteignant 1 mètre, folioles des fouilles inférieures assez grandes; plante des bois Jacquinianum a) caleareum Jordan (Observations ; ignes 5, page 9; Diagnoses, page 23) sensu lato. Plante grêle et basse, à folioles petites, aussi larges que longues; pa- nicule ouverte à rameaux étalés, ascendants; carpelles elliptiques. Je ne l'ai rencontrée que sous la forme praecoz Jourdan (Diagnoses, pag. 24) sensu stricto. Souche épaisse, grosse comme le petit doigt et courte; tige glabre, peu striéé à la base et non glanduleuse; folioles non glanduleuses, ova- les-arrondies, à dents (dans nos échantillons) peu aigües. Sommet du Taccone (1051 m.) et probablement sur d'autres cimes. Il justifie bien son nom de « précoce », Car il fructifie environ deux semaines avant le poor qui descend plus bas, mais il ne faut pas 76 A. NAGGI s'étonner de cette rapidité de maturation si l'on s'en rapporte à Christ (le Genre Rosa, traduction Burnat, page 18) « Les espèces de la mon- tagne..... ont la maturité des fruits précoce. » b) Jacquinianum Koch (Synopsis Florae Germaniae et Helretine, édi- tion 2, page 5). Rhizomes minces, allongés; pétiolules anguleux; folioles assez grandes (assez différentes suivant leur hauteur sur la tige); oreillettes dilatées : panieule peu feuillée, à rameaux étalés-ascendants, allongés. Je ne l'ai rencontrée que sous la forme pyrenaïcum Jordan (Diagnoses, page 29). Panicule peu feuillée, à rameaux ouverts; fleurs grandes; folioles ar- rondies à lobes courts; tige anguleuse, fortement sillonnée. Vallée moyenne du Bisagno: Bargagli. Probablement dans beaucoup de vallons ombragés, mais ni trop frais ni trop humides. Notre échan- tillon à environ 350 mètres. c) montanum Wallroth (Schedulue criticae de plantis Florae Halensis, pag. 255). Souche gréle à rhizomes allongés; oreillettes courtes; pétioles angu- leux; folioles petites, ovales ou suborbiculaires, rapprochées ; panicule peu allongée, à feuilles très réduites; carpelles plus larges à la base. . Se rencontre à Gênes sous deux formes: A. Schultzii Jordan (Diagnoses, page 32), plante de 3 à 5 décimètres: panieule moyenne assez ouverte, à rameaux gréles, flexueux, étalés ou ascendants, presque point feuillés ; .anthères eourtes; parfois des glandes trés-fines sous les feuilles. C'est la forme la plus commune dans la partie montagneuse de Génes. Elle abonde de 700 a 1000 mètres. Nos échantillons sont du M. Lecco. - B. Schleicheri (Rouy, Flore de France, t. I, page 22). Plante moins élevée que la Schultzii, généralement 3 à 4 dm.; pani- cule courte, courtement feuillée, à rameaux et ramuseules ascendants; | anthères moyennes; quelques feuilles cunéiformes. ` C'est la forme de la région littorale de Gênes. Zo 4 : È 1 : | i 4 Si E E ES : i pes 3 LES THALICTRUM DE GÉNES 77 Nos échantillons sont du Lagaccio supérieur. Elle nous paraît être très-répandue dans la région basse, surtout dans la commune de Gênes. Relativement au Schleicheri, il convient de dire que Schleicher a, le premier, décrit cette plante sous le nom de saza£ile, mais ce nom de saxatile avait été déjà donné à des plantes diverses. Ainsi: Villars a appelé sazatile une forme du 74. foetidum de Linné. Gremli a appelé sazazile une forme du ZA. calcareum Jordan, diffé- rente du praecox, ressortissant done du stirps minus. Schur a appelé sazatile, le sylvaticum de Crantz, autre sous-espèce du minus. Il parait, done, plus précis d'adopter le nom de Rouy qui ne com- porte aueune équivoque et rend justiee au botaniste qui, le premier, a reconnu les caractères de la plante. 3. Th. flavum (Linné Species, 770, excl. var. 5). Racines adventives jaunàtres; tige verte; feuilles tripinnatiséquées plus longues que larges; panicule en corymbe de forme serrée; fleurs dressées, rapprochées en glomérules denses; étamines dressées à anthères mutiques ou à peine mucronulées; filets filiformes. Cette espèce donne, quoiqu'à un moindre degré, sujet aux mêmes ob- servations que le 7' minus. Le véritable favum de Linné, tel qu'il résulte de la description littérale et de l'herbier, est dénommé aujourd'hui 7%. Linnaeanum et constitue une sous-espèce du 7%. flavum des botanistes modernes. Il habite le nord de l'Europe, est rare en France, nul en Italie et offre, comme le Th. du- nense, le caractère d'avoir la panicule trés-feuillée. Notre flavum gênois appartient à la sous-espèce Aeferophyllum Lejeune (Revue de la Flore de Spa, pag. 109) caractérisée comme suit: Rhizomes allongés; tige fistuleuse; feuilles moyennes supérieures et celles du haut de la tige à segments ultimes sublinéaires, ténus, allon- gés; anthères longues, étroites. Indiqué par Arcangeli, sous le nom spécifique de flavum , dans tous les prés et sur les rives des cours d'eau de la Péninsule depuis la mer ` jusqu'aux montagnes. | Vallée du Bisagno, partie moyenne (communes de Malaussena, Struppa, Bavari, ete.). Etant donnée la position de Gênes, on pourrait y trouver le 77. ezal- tatum (Gaudin, Flora helvetica, tome TII, p. 515) qui ressemble au 7A. Jlavum, mais en diffère à première vue par les pétioles et limbes des ` feuilles velus ou glanduleux. Gênes, le 18 Octobre 1904. A. NAGGI La CENTAUREA INTEGRANS. A la lecture de ce nom nouveau, le naturaliste, haussant les épaules, se dira: Il s'agit, probablement, d'une espèce adventice, comme on en trouve à tout instant dans les grands ports de commerce, Nous citerions volontiers le Silene dichotoma d'Ehrhardt, le Paspalum vaginatum de Duby que personne ne regarderait comme indigènes et que, cependant, nous avons encore cueillis cette année à Gênes. Il s'agit d'une troisième variété de l'aplolepis De Candolle si abondante ici. On remarquera que nous disons aplolepis et non aplolepa, car l'ad- Jectif Morettien « aplolepus » ne nous sourit guère, pas plus qu'il n'a souri aux botanistes Brown, Cassini, De Candolle, Drejer, Kerner, Lede- bour, Petermann, Schlosser, Tenore, Visiani et tant d'autres, lorsqu'ils ont eréé les genres européens Chartolepis et Jsolepis, les espéces euro- péennes: Carex amblylepis et haematolepis, Centaurea chrysolepis, leuco- lepis, ochrolepis et stenolepis, ete. etc. En fait, on signale deux variétés à feuilles pinnatipartites de l'aplo- lepis, la typique et la swbciliata de De-Candolle, mais nous estimons qu'il y a lieu d'en mettre en relief une troisième qui, vu son abondance à Gênes, pourrait s'appeller « Genuensis ». Elle est si bien caractérisée que Jourdan, Braun, Kerner n'auraient pas manqué d'en faire une de leurs meilleures espéces. Nous la caractérisons ainsi: « Tige ordinairement médiocre; feuilles radicales extrêmement longues; feuilles supérieures longuement obovées-spatulées, absolument entiéres, souvent fort nombreuses et formant à la fleur une collerette ou invo- luere d'aspect étrange; odeur forte et pénétrante surtout sur le sec; capitules souvent isolés, un peu plus gros que le type; éeailles sou- vent plus larges ». Terrains ineultes de Génes. Ayant observé pour la première fois, cette variété en Mai, nous pen- 80 . A. NAGGI sâmes à une hybride de l'aplolepis avec l'universelle amara, mais la pré- sence de graines mûres et l'abondance des pieds, m'ont fait revenir sur cette idée. On a probablement tort de regarder tout individu bizarrement con- stitué comme un hybride, et sa sterilité comme un preuve de cette hy- bridité, alors que cette stérilité est E la conséquence de l'état tératologique ou morbide de la plante. Si l'on en croyait certains auteurs, tous les Epilobium parvifterum de Génes seraient des hybrides, ear cette plante se présente constam ment iei sous des formes que l'on regarde comme telles, alors que les parents supposés manquent et que ces plantes donnent des graines fertiles. Peut- | être reviendraije sur ce sujet, mais il me suffira, pour le moment, de dire qu'Edmond Boissier était de mon avis (voir la préface de Flora Orientalis, et qu'Alfred Reynier, le maitre des botanistes provencaux, l'est aussi. Gênes, 19 Octobre 1904. Dorr. CESARE MANICARDI Sulla distribuzione nelle varie parti e nei diversi periodi di sviluppo e sulla genesi del nucleone nel « Pisum sativum ». Cenni bibliografici ed indirizzo delle ricerche. Il nueleone fu ricavato per la prima volta dal Siegfried dall'estratto di muscoli (1): ha affinità grande colle nucleine; si combina col ferro dando luogo ad un sale di ferro chiamato ferrinueleone o carniferrina. Le analisi percentuali di molte carniferrine hanno dato i seguenti risul- ` tati (2): © da 2221 a 22.97 Tt H » ZOLEE 3235» N > 945» 6.03 » Fe » 28.35 » 29.92 » P^» L84» 209» Il ferrinueleone, sotto l’azione del idrato baritico, a 50 gradi si sdoppia, rendendo libero l'acido carnico "C.H. NA): la barite ne asporta il fo- sforo sotto forma di fosfato. Il nueleone od acido fosfocarnico, lo pos- siamo considerare come un prodotto di combinazione dell'acido carnico coll’acido fosforico; prodotto non bene definito, che deve possedere una molecola molto complessa, come del resto si può prevedere dall’ esame dei gruppi molecolari, che contiene. Difatti noi possiamo ottenere: Acido carnico per azione dell’ idrato baritico; Acido carbonico per idrolisi ; Un carboidrato per azione del calore in presenza di acido nitrico al 4°/,; Acido succinico e paralattico per azione dell etere sul ferrinueleone privato di acido carnico. : 6. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 82 C. MANICARDI Il Siegfried prima (3), più tardi il Balke (4) ammisero la identità fra l'aeido carnico e l’antipeptone di Kühne, e ciò in base ai pesi molecolari, essendo per il primo di 257 e per il secondo di 250. Fu in base a ciò, che il Siegfried volle dare il nome di nueleone all'acido fosfocarnico, ap- punto per richiamare le affinità esistenti coll’ antipeptone, e per dimo- strare nel medesimo tempo quali le differenze fra i due corpi. Il Kutscher (5), ritiene che la sostanza studiata dal Siegfried e dal Balke, non sia da ritenersi identica all'antipeptone, ma sia invece da considerarsi come una mescolanza di diversi composti che, sotto l a- zione dell'aeido fosfo-volframico, si seinde in due parti, delle quali una a reazione acida e l’altra a reazione basica. Comunque sia, dopo che il Siegfried dimostrò essere il nueleone costantemente presente nei muscoli, sì iniziarono dovunque ricerche nel campo della fisiologia animale, per vedere, dapprima se esisteva anche nelle altre parti dell’organismo, poi, quali trasformazioni subisse la sua quantità percentuale sotto l’azione di speciali agenti. 3 Il Roekwood (6) nelle urine; il Siegfried (7) nel latte di vacca: Balke e Ide (8) nel cuore, nel fegato, nei reni del cavallo e del cane e nell’ e- stratto di Kemmerich; Müller (9) nei muscoli di persona adulta e di neonato; Wittmaach (10) nel latte di donna e di capra; Tarozzi (11) nei muscoli di animali tenuti a digiuno; V. Grandis (12) e P. Sfameni (13) nel tessuto placentare in rapporto al sangue fetale. Intanto' Sieg- fried (14) fissava il rapporto di 2:1 fra azoto e fosforo del nucleone, premet- tendo però, che tale raffronto varia colla specie animale; Kruger (15) de- terminava i fenomeni chimici di contatto esistenti fra pepsina e tripsina col nueleone, nonchè la solubilità di questo corpo nelle soluzioni saline. Il Macleod (16) istituì ricerche per determinare il consumo del nueleone nelle diverse attività muscolari; il Benedicenti e F Oliaro (17) studiarono il modo di comportarsi di questo materiale nei muscoli nei casi di av- velenamento acuto e subacuto da mercurio e piombo; il Panella lo ha studiato nella sostanza cerebrale (18), nei muscoli dopo la morte (19); il Bonanni (20), nei muscoli nell’ avvelenamento da veratrina; indi di | nuovo il Panella nel sangue (21), nei muscoli bianchi e rossi (22), nella | sostanza nervosa centrale (23) e nel testicolo (24 e 25). COPIA 3 SE ATAN S dE e arem È 3 E si pi d y > E 2 È k È i e ^ NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 83 Il Cavazzani lo ha ricercato nello sperma e nel vitreo (26), nei cen- tri nervosi (27), nel vitreo e nell'aequeo (28) e nelle piante (29). Re- centemente il Panella (30 e 31) lo ha studiato nella milza e nei mu- seoli lisei. Come ben si vede da questa rapida rassegna bibliografica, gli studiosi di questo materiale non sono mancati: le esperienze sono state nume- rose e tutte molto interessanti. Ciò nonostante, siamo ancora molto lon- tani dal conoscerne l'ufficio fisiologico. Secondo il Siegfried esso eon-. corre allo sviluppo dell'energia muscolare. Ma il Cavazzani, considerando la grande quantità che egli ha dimostrato trovarsene nello sperma in confronto di altri umori ed organi, dubitava, che esso potesse avere qual- che rapporto colle funzioni riproduttive. Appunto, seguendo tale ordine di idee, egli mi ha affidato l'incarico di una serie di ricerche sistematiche in diversi periodi della vita fisiolo- gica di un individuo e contemporaneamente sulle diverse parti dell in- dividuo stesso. Poiché egli aveva già dimostrata la presenza del nueleone nei vegetali e perehé questi offrivano per lo scopo speciale particolari vantaggi, abbiamo stabilito di sottoporre all’ analisi, radici, fusto, foglie, fiori ece., di una pianta a ciclo di vita piuttosto breve, e precisamente del Pisum sativum. I vantaggi che per tale scelta si ottenevano, erano i seguenti: iden- tità (se non assoluta, almeno relativa e tale da potersi accettare come attendibili i dati d'esperienza) fra i diversi individui della stessa specie; sviluppo di tutte le fasi vitali in un periodo di tempo breve; distinzione netta e precisa delle singole parti costituenti l'organismo. IL. Del metodo di ricerea. - Analisi preliminari. Prima di parlare delle esperienze eseguite, crediamo opportuno riferire il metodo di ricerca adottato. In linea generale, à quello stesso del Sieg- fried, descritto e modificato da Balke e Ide (V. bibliografia n. 8), al quale. 84 C. MANICARDI peró si sono fatte opportune modificazioni suggerite dalla pratica acqui- stata nella lunga serie di ricerche eseguite. Una quantità pesata della sostanza da esaminarsi, si pone in mortaio, indi mediante schiaeciamento e stritolamento associato a continue lava- ture per decantazione, si esaurisce dal nucleone contenuto. L'esauri- mento completo della sostanza si ottiene allorchè l’acqua di decanta- zione é limpida, ed in generale, usando quantità di materiale non supe- riore ai 100 grammi, un'ora di macerazione meccanica cosiffatta, è più che sufticiente per ottenere lo scopo. Dopo ciò, facciamo bollire il residuo con aequa acidulata leggermente con H,C,0,, e ciò per togliergli quelle piccole traccie di nucleone che potessero ancora aderire: si filtra e le ac- que di decantazione unite a questo filtrato, le sottoponiamo a bollitura e concentrazione contemporanea. Ottenuta la concentrazione conveniente, sì filtra, e sul filtrato si opera la precipitazione dei fosfati mediante so- luzione di CaCl, al 20 */, in mezzo alealinizzato con HN un po’ in eccesso; si lascia riposare per circa 6 ore e si filtra. Sul filtrato, si ese- guisce la separazione del nucleone. Per tale operazione è necessario avere un ambiente assolutamente neutro, il che si ottiene mediante aggiunta di soluzione di HCI al 10 '/. Ciò fatto, si fa bollire, ed allorchè il li- quido bolle si aggiunge a po’ per volta soluzione di pereloruro di ferro al 2°/, un po’ in eccesso (!): il percloruro si unisce col nucleone per dar luogo a quel sale di ferro che già abbiamo avuto occasione di ri- cordare, e conosciuto col nome di ferrinueleone o carniferrina. Questo prodotto vuole essere lavato per decantazione sino a completo esaurimento di cloruri; si raccoglie quindi sopra un filtro seccato e tarato, si secca e si pesa. Per ottenere poi la quantità di nucleone contenuto, è neces- sario procedere alla determinazione dell’azoto della carniferrina col me- todo Kjeldahl, indi sapendo che il rapporto fra il peso molecolare del- l’acido carnico, ed il peso dell'azoto contenuto nella sua molecola è co- stante e rappresentato dal numero 6,1237, moltiplicando questo numero .() L’eccesso di percloruro, si svela prendendo una goccia del liquido so- prastante al precipitato di ferrinucleone e trattandola con soluzione di fer- rocianuro di potassio. La classica colorazione azzurra di ferricianuro fer- rico (bleu di Prussia), è indizio certo della abbondanza del percloruro, NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 85 per l'azoto contenuto nella carniferrina, si ha, espressa in acido carnico, la corrispondente quantità di nueleone contenuto. e Le differenze di risultati che si possono ottenere facendo le determi- nazioni eol metodo classico della macerazione o coll'altro da noi usato della triturazione in mortaio, sono eselusivamente dovute o a fermen- tazioni od a poca pazienza in chi eseguisce l'analisi col metodo di Balke e Ide, nelle singole decantazioni. Per eseguire le determinazioni col metodo di Balke e Ide nella sta- gione calda, è necessario (allo scopo di mettersi al riparo dalle fermen- tazioni), fare le macerazioni con acqua leggermente acidulata con acido acetico. A tal proposito anzi, si sono eseguite esperienze comparative. Le prove furono fatte sopra lo stesso campione di valve bacellari dei pi- selli che hanno servito per il presente studio, estraendo in un campione di 50 gr. il liquido per la determinazione del ferrinucleone col metodo di macerazione meccanica in mortaio (4), ed in un altro campione, la macerazione classica, previa infusione per 24 ore di 50 gr. di valve ta- gliuzzate in acqua distillata e leggermente acidulata con acido acetico (5). I risultati ottenuti da questa esperienza comparativa sono come ap- presso: | 22o | | 22 E S e É 2 Azoto | ES S| 3 £ 286 $ | Materia totale | $724 Se S SE 2 equa |contenuto| S22 F Saz c 3 - sE secca i 878 | SSTÉ EA: ER per 100 gr. | E 2:23 E SS | O 5 per di 2z n | 2 3 ETA ? | od dx. | uada al 2 e 33 z e secca *| 3 Q a & gr: gr. gr. Valve baec. (a) | giallo- | posso- | 16.14 | 83.86 | 1.708 | 1.224 | 4.346 ambra | r Valve baec. (b) | giallo- | rosso- | 16.14 | 83.86 | 1.708 | 1220 | 4.268 \ambra| rug- | gine 86 C. MANICARDI Da questo quadro, si rileva che il metodo d'analisi non ha nes- suna influenza né sulla quantità, né sulla qualità del ferrinueleone ot- tenuto. Premettiamo, che avanti di accingerci a tale studio, abbiamo eseguito alcune analisi allo scopo di prendere praticità ed esattezza convenienti: analisi controllate sempre dalla presenza del prof. Cavazzani. La prima serie di ricerche si è eseguita sopra semi di pisello a maturità agraria per vedere, se la quantità percentuale di nueleone contenuta nei semi apparentemente belli e completi, fosse uguale a quella dei semi a- bortiti che spessissimo si incontrano nei baccelli. Le esperienze ese- guite sopra due varietà, una nana ed una gigante i cui risultati ripor- tiamo nei quadri A e B (esperienze preliminari), non hanno dato al- cun che di importante per prevedere una legge. Esistono sbalzi, ma che una volta sono a pro dei semi normali, ed un’altra a pro degli abortiti. Quantunque questo argomento meritasse di essere preso in considérazione e studiato profondamente, pure, essendo il nostro scopo prefissoci, non quello di indagare le variazioni esistenti fra le percentuali di nucleone contenuto in individui normali e patologici ma invece quello di vedere la importanza fisiologica di questo materiale in un unico individuo, ab- biamo sorvolato questo incidente, tenendo le esperienze fatte, come espe- rienze d'esercizio e passando invece allo studio sistematico del nucleone nelle diverse parti e nei diversi periodi di vita del Pisum sativum. I piselli usati nelle esperienze, appartengono ad una varietà gigante; sono stati seminati tutti il 30 Marzo, ia un appezzamento uniformemente lavorato e concimato del podere Montagnola sito in Ferrara, di proprietà del sig. dott. Arrigo Sani. Tale appezzamento fu diviso in tanti lotti ognuno dei quali doveva servire per una seria di esperienze. Tali ricerche avendo per iscopo di determinare la importanza fisiologica di un materiale nella vita intera di una pianta, dovevano essere eseguite dall'inizio alla fine con speciali eriteri direttivi. Cos abbiamo incominciato dal seme allo - Stato inerte, per poi vedere quali modificazioni subisse sotto l'influenza della riattivazione delle facoltà vitali, prima, in un periodo breve, poscia in un NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 87 periodo lungo, avendo eura di tenere i semi ed i germogli fuori dell'azione della.luce, per impedire che altri fatti (assimilazione del earbonio), ve- nissero a turbare le nostre ricerche. Dal periodo della germinazione, ad uno dei più importanti fatti della vita di qualunque pianta, quale la fioritura, si sono eseguite due serie di ricerche: quando le piante misu- ravano 30 em. di altezza, e quando ne misuravano 60. Dopo, i periodi sono stati nettamente distinti da fatti fisiologici ben determinati, quali: fioritura, maturazione agraria, maturazione botanica 0 morte. In ciaseuno di questi periodi, si è ricercato il nucleone nelle varie parti componenti l organismo quali, radice, fusto, foglie, fiori, baccelli, semi, valve bacel- lari, e ciò allo scopo di vedere quali le variazioni cui va soggetto tale materiale. Lasciando a parte i quadri che riportano i numeri greggi di labora- torio e quello, riportante le quantità contenute in 100 grammi di so- stanza allo stato naturale, giacchè tali numeri non sono confrontabili in quanto non si riportano alla stessa quantità di materia secca, veniamo a discutere i risultati comparati a 100 di materia secca, i quali ei met- tono in grado di poter fare un confronto sulle percentuali. In tutte le esperienze eseguite, il ferrinueleone ottenuto ha sempre presentato gli stessi caratteri organolettici : precipitato fioccoso color rosso- ruggine, all'infuori che per le foglie, le quali, costantemente hanno dato un ferrinueleone nero. Questo fatto, ha condotto a pensare che si tratti di tannino che, in presenza del ferro desse luogo ad un tannato ferrico che rendeva la massa di color nero: tale supposizione, avvalorata anche dal fatto di esistenza di uno speciale apparecchio albuminoso-tannico nelle leguminose, aveva portato a ricercare un ‘altro metodo per eliminare questo inconveniente. Però, quando si pensi che tutta la pianta legumi- nosa possiede tale apparecchio (32) senza distinzione di sorta, e che per giunta, il tannino è precipitato tanto dalle sostanze albuminoidi , quanto dall’ acido ortofosforico libero o combinato, si vede come il pro- cesso di separazione usato, risponda bene a tale scopo (tanto che tutte le altre parti di pianta danno ferrinueleone del colore normale), e che la colorazione nera del ferrinueleone delle foglie non può essere dovuta che ad. un cromogeno esistente nelle foglie stesse. Nel corso di queste 88 C. MANICARDI esperienze, mentre noi determinavamo il ferrinucleone contenuto in valve baccellari di piselli col nostro metodo, il prof. Cavazzani, in altre valve pure per la determinazione del ferrinueleone, usando il metodo di Balke e Ide, macerando con aequa acidulata con H,C,0,, otteneva una sostanza nera simile in tutto al ferrinucleone che si ottiene costantemente nelle foglie dello stesso Pisum sativum. Quello che ottenevamo noi invece era del solito colore rosso-ruggine: questo fatto ci indusse quindi a ricer- care se il metodo di estrazione, pur non avendo influenza sul quantita- tivo di materia estratta, poteva apportare qualche modificazione fisica o strutturale alla sostanza stessa. Le esperienze in proposito eseguite e ri- portate nel quadro a pag. 85, ci hanno condotto ad ammettere che anche il fatto riscontrato dal Cavazzani è forse dovuto alla presenza di eromo- geni o di altre sostanze aderenti alle pareti che hanno la proprietà di alterare i sali di ferro imbrunendoli. Appoggiano questa ipotesi, le percen- tuali di azoto trovate nel ferrinucleone delle foglie che si presentano per- fettamente corrispondenti a quelle degli altri ferrinucleoni. Ad ogni modo, anche su questo punto, necessiterebbero delle esperienze in proposito, esperienze che pur proponendoci di eseguire, dobbiamo rimandare ad altro lavoro per strettezza di tempo. Cosa importantissima notata in tutta la lunga serie di ricerche ese- guite, è la costanza o quasi della percentuale di azoto contenuto nel ferrinucleone e nel nucleone. Tale quantità, per il ferrinucleone, si ag- gira intorno al 4,30 °/,; le oscillazioni piccolissime che si riscontrano, non servono ad altro che ad ammettere che esse sono dovute ad errori di analisi: la percentuale di azoto del nucleone è del 16,33 ciò che in- diea maggiormeate la affinità che esso possiede colle nucleine. III. Risultati. Visti così, quali siano i fatti di indole generale verificatisi, veniamo ai risultati delle esperienze. Partendo dai semi quali si affidano : al terreno, noi troviamo che 100 gr. f [2m n. NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 89 di materia secca contengono gr. 0,778 di nueleone: allorchè questi semi vengono posti in ambiente adatto per lo svolgimento delle proprie atti- vità vitali latenti e germinano, la quantità di nueleone (in 7 giorni di germinatoio), scende a gr. 0,092. Ciò, ci farebbe supporre che anche il nucleone potesse subire la sorte eomune a tutte le sostanze albumi- noidi, o cioè, la sua trasformazione in asparagina, leucina, glutammina, triosina, ecc. ecc., (33), a meno che a tale sostanza siano riserbate tra- sformazioni a composti superiori che nel momento attuale delle ricerche noi non conosciamo .Prolungando la germinazione per giorni 18, in am- biente fuori dell’azione della luce, in modo cioè che la clorofilla non possa formarsi e quindi non avvenga formazione di nuova sostanza organica, le analisi danno come percentuale di nueleone nella materia secca, la quantità di gr. 0,361. Tale quantità risulta di ben gr. 0,269 superiore a quella trovata nel- l’analisi eseguita sui semi germinati in 7 giorni. Quantunque questo, si presenti come caso isolato, pure non è azzardato ammettere che il seme che nel primo periodo della germinazione svolgendo normalmente le proprie attività, trasforma gran parte del nucleone, arrivato ad un certo punta in cui deve vivere senza formazione di nuova sostanza or- ganica, recede, per- cost dire, dal lavoro compiuto, operando la trasforma- zione inversa o cioé ritornando a nucleone una parte di quello che già erasi trasformato. Come avvenga questa trasformazione non é, per ora, possibile né scoprirlo nè supporlo: ciò che ei preme determinare, è se questo fatto si verifica in via costante in tutti i semi germinati e fatti vegetare al buio, cosa questa che risolveremo colle esperienze impiantate ora in proposito. Ma, lasciando questa osservazione che per il presente lavoro ha im- portanza di semplice constatazione di fatto eseguita in via incidentale, veniamo alle due serie di ricerche istituite nel periodo di vegetazione erbacea, e cioè, quando le piante misuravano 30 em. di altezza, e quando ne misuravano 60. Nella prima serie di queste ricerche, nella quale le piante contavano 18 giorni di vita, troviamo una grande quantità per- centuale di nueleone gr. 3,569: è questo il periodo in eui la piccola quantità di materia secca contenuta in 100 parti di pianta, fa elevare 90 C. MANICARDI enormemente la percentuale di nucleone nella stessa sostanza secca. Nella seconda serie di rieerche, in eui le piante già alte 60 em. contavano 54 giorni di vita, eseguite isolatamente sopra radiei, fusto e foglie, troviamo un notevole abbassamento nella quantità percentuale; anzi, stando ad esse percentuali, si sarebbe costretti ad ammettere che, essendo prossimi alla più importante funzione della vita, quale à la fioritura, parrebbe quasi che la pianta entrasse in un periodo di riposo per svolgere poi con maggior energia tutti i propri sforzi all'adempimento normale di sì importante funzione. Le quantità trovate, come ben si può vedere dall unito quadro, risultano: per le radici gr, 0,493; per il fusto gr. 0,517 ; per le foglie gr. 0,460. La fioritura completa eon formazione di qualche piccolissimo baccello, è avvenuta dopo 69 giorni dalla semina ed in que- sto periodo, le percentuali di nucleone ottenute, sono oltremodo dimostra- tive: la massima quantità la troviamo nei fiori (gr. 4,406); indi nei baccelli (gr. 3,757); una quantità pressochè uguale nelle radici (gr. 1,867) e nel fusto (gr. 1,963); minima nelle foglie (gr. 0,761). Nel periodo della maturazione agraria troviamo un aumento Lë quantità percentuale del fusto, una buona percentuale nelle valve bac- cellari e nei semi. L'ultimo periodo, juil cioè della maturità botanica, présonta una dirainuzione generale eccetto per la radice: grandissima la diminuzione per fusto e foglie, sensibile per valve e semi. : Questi i risultati delle analisi, queste le note int della materia ` secca : però, noi non dobbiamo fermarci a ciò; nell’ organismo pianta, le parti non figurano in quantità uniforme, nè tali quantità sono co- | stituite di materia secca. Anche l’acqua, fattore fondamentale della vita, - vi entra in diverso modo a modificare la quantità e la distribuzione delle singole sostanze. | Lo studio fisiologico di una data sostanza in un dato individuo, vuole essere fatto sulle parti quali si si trovano a Gomporre l'individuo: i soli risultati di quéste ricerehe potranno darei indizi sieuri sul modo col quale la sostanza stessa prende parte alla vita dell'organismo in esame. Vedremo infatti, come benchè talune delle cose osservate nelle percen- - | tuali battano con l'andamento nella pianta, in molti casì ciò non si ve- .NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 91 rifiea e ció dipendentemnte dal fatto. di distribuzione diversa in peso delle singole parti nella eostituzione della intera pianta. Un seme di pisello, rappresentante la media dei semi della variétà in esame, pesa gr. 0,2247, e la quantità di nucleone che esso contiene è di gr. 0,001525. La pianta quindi inizia la sua vita con una riserva di un milligrammo e mezzo di nucleone. Svolgendosi la germinazione, nello stesso seme, in 7 giorni di permanenza in germinatoio, la quan- tità di nucleone cala di quasi *,,: essa infatti arriva a gr. 0,000176. Spingiamo la germinazione per 18 giorni in ambiente al buio e vedremo che la quantità di nucleone da un decimo di milligrammo sale a ben quattro decimi. Questo fatto, che già avevamo riscontrato nelle percen- tuali di materia secca, si riproduce anche nella pianta in vita, il che sta maggiormente a comprovare quanto già si è detto. Dalla germinazione, da quando cioè il seme conteneva un decimo di milligrammo di nu- cleone, andando per la linea normale, o cioè per la vegetazione in ter- reno alla luce solare, troviamo che il nucleone totale contenuto nella pianta media segue una via ascendente sino al periodo prossimo alla maturità botanica (V. diagramma), nel quale ultimo si nota una dimi- nuzione dovuta al fatto di sospensione di elaborazione del materiale in esame. Dal periodo in cui le piante alte 30 em. contengono quattro mil- ligrammi e mezzo di nucleone, passiamo al periodo in cui: esse hanno raggiunta l'altezza di 60 em. e sono prossime alla fioritura. In questo periodo, la quantità totale di nueleone è di dieci milligrammi e mezzo ‘dei quali, quasi la totalità troviamo divisi equamente fra fusto e foglie e una minima quantità nelle radici (quasi tre decimi di milligrammo). Nel periodo di fioritura, la quantità totale del nucleone contenuto nella pianta, si eleva a ben 91 milligrammi distribuiti secondo le esi- genze fisiologiche della pianta. Troviamo infatti, la minima quantità nella radice, massima nel fusto con tendenza a diramarsi nei baccelli in formazione. Si noti, come questo periodo non è di fioritura iniziale, ma bensì di fioritura piuttosto avanzata, e ciò, si capisce.pensando alla presenza dei baccelli : ora, il nueleone, che noi opiniamo possa essere a- gente indispensabile in qualsiasi grande atto fisiologico, trova in simile momento la pianta, che, pur avendo fiori, pone tutta la propria attività 92 C. MANICARDI per lo sviluppo di quei minuscoli baccellini in formazione. Eeco quindi perehé in tale periodo, della corrente ascensionale di nucleone del fusto, troviamo una maggiore quantità diretta ai baccelli, di quella che non sia diretta ai fiori. Nel periodo di maturazione agraria in cui la pianta si trova in continuo accrescimento, ed attende alla vera e propria. for: mazione dei semi, si nota una corrente che, partendo dal fusto, arriva gradatamente al seme per la via delle valve: in tale momento, si ha la massima quantità di nucleone in moto. Dalla maturazione agraria, si passa all'ultimo periodo della vita della -À pianta, quello della maturazione botaniea i cui risultati, sono tali da confermare tutto quanto si poteva prevedere dai periodi precedenti. In tale periodo infatti, noi troviamo che il nucleone è in piecola quantità e pressochè distribuito in modo uniforme in radici, fusto e foglie; tale quantità si eleva appena appena nelle valve baccellari : lo troviamo in- vece abbondantissimo nei semi. Nello studio di un simile materiale nella cui composizione l’azoto ha parte capitale, si rendeva necessario il vedere in quale relazione fosse l'azoto totale della pianta, col nucleone contenuto. Nella stessa tabella contenente la quantità di nucleone e ferrinucleone, è portata una colonna per le quantità rispettive di azoto totale, dalla quale si può facilmente vedere come nessuna legge leghi questa quantità al nueleone. Riassumendo quanto è stato detto più sopra, possiamo dire che il nu- cleone è un composto che concorre alla esplicazione dei più importanti fatti della vita. La sua presenza infatti abbondantissima nel seme è forse dovuta al fatto che il seme racchiude in sè l’attività vitale di un nuovo essere: allorchè questa vita latente viene ad esplicarsi, vediamo subito un movimento di questa sostanza, movimento seguito da trasformazioni che altro non indicano se non la utilità grande che esso ha nella vita tutta. Le esperienze eseguite ci dimostrano chiaramente questi fatti. Pren- dendo in considerazione 100 grammi di piselli maturi, noi abbiamo un quantitativo di nueleone di gr. 2,3760. Mettiamoli a germinare, ed ap- . pena il lavorio della riattivazione delle facoltà vitali è iniziato, il ger- moglio ha fatto la sua eomparsa, ma perd le sostanze di riserva del seme ancora non sono esaurite, noi troviamo una quantità di nueleone NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 93 uguale a gr. 0,2960. Ciò, sta ad indicare che, considerando la vita ini- ziale della pianta, noi abbiamo, che. nel momento in eui la sostanza apparentemente inerte (seme), deve svolgere aitri fatti, quali sono quelli concernenti la vita, la quantità di nueleone è abbondante: man mano si esplica questa vita, esso cala, ed anzi, possiamo dire, cala rapida- mente, lasciando la nuova pianticina in una fase della germinazione eon quasi assoluta assenza di nueleone stesso. Possiamo quindi dire che la germinazione in rapporto al nucleone, va considerata in due distinte fasi: la 1.2 quella della vera e propria riattivazione della vita con con- seguente formazione del germoglio, si svolge con grande consumo di nucleoue; la 2.*, cioè quella del completamento del germoglio stesso e della sua alimentazione, sfrutta ben poco nucleone giacchè minime quan- tità rimangono presenti, e si svolge invece consumando le sostanze ter- narie e quaternarie contenute nelle riserve. Nel così detto periodo eritico della pianta, nel momento cioè in cui essa deve adattarsi ad alimen- tarsi dal terreno colle radici e dall’aria colle foglie, il nueleone che esi- steva nel seme è quasi tutto consumato; in questo momento la pianta va soggetta a due distinti fatti a seconda delle eondizioni dell'ambiente in eui essa si trova. Se la vegetazione avviene normalmente in presenza della luce solare, la elorofilla formatasi procedendo alla formazione di nuova sostanza organiea, dà luogo a fatti che concorrono alla formazione del nucleone ; se invece la pianta vegeta fuori dell'azione luminosa, es- sendo il nueleone un materiale indispensabile per la vita e presenziando in quantità scarsissima, la pianta dovrebbe essere costretta a morire. Perd, come già abbiamo avuto occasione di ricordare, la pianta per ra- gioni a noi ignote, anzichè soccombere, eseguisce il lavoro contrario a quello prima eseguito: il nueleone che era stato trasformato, ritorna a nueleone, non nella totalità, ma solo per quel tanto necessario e suffi- ciente a mantenere in essere la propria esistenza. Questi i fatti più im- portanti che avvengono nei primi tempi di vita della pianta, i quali poi sono^seguiti da quegli altri che già abbiamo visto trattando della quan- tità di nucleone contenuta nei singoli periodi di vita. 94 O.: MANICARDI = < Una cosa che interesserebbe sapere è dove e come si forma: il nu- cleone. Il ricercare i fatti che determinano la formazione di questa so- stanza è cosa tanto oscura quanto la vita: l'essere presente in tutte le parti degli organismi viventi, l'aumentarsi enormemente nei periodi piü importanti della vita stessa, ei indicano l'alta funzione fisiologica di questa sostanza, fino ad oggi inosservata dai biologi. In questo lavoro quindi, non cercheremo questi fatti, ma ne indurremo la sintesi in base alle molteplici esperienze eseguite ed ai fatti osservati. d In altro lavoro (34), parlando dell'azione che esereita la clorofilla; — formazione del nucleone, abbiamo visto come essa abbia grande impor- tanza in quanto prepara la sostanza organica ternaria che, unita ad: azoto e fosforo dà luogo alla molecola del nueleone. Ma, dove, avviene la vera sintesi di tale sostanza? A nostro parere, essa deve avvenire nella radice, e ciò in base a fatti osservati. In tutte le esperienze eseguite, noi abbiamo visto che la radice con- tiene sempre la minor quantità di nueleone e per di più, sempre per le stesse esperienze, si vede il movimento ascensionale ché tale composto percorre. Ora, in base ad una legge naturale, che un composto emigra sempre dal luogo di sua formazione, noi opiniamo che appunto il luogo di formazione del nucleone sia la radice, perchè è appunto nella radice che noi troviamo la minor quantità di essa sostanza.. Di più, assorbendo la radice i sali minerali dal terreno, e fra i quali anche azoto e fosfero, è probabile che l’incontro della materia organica ternaria con tali corpi avvenga nella radice ed ivi si costruisca l’ edificio molecolare del nu- cleone. Quanto fondo di verità vi sia in questa nostra ipotesi noi non. sappiamo; per ora, gli studi non ei danno altro modo di determinarne la sintesi che con supposizioni e, fra le supposizioni, questa che ora ab- biamo emessa, ci sembra la più probabile e la più concordante cogli altri fatti esposti dalla fisiologia vegetale. Dall Istituto di Giri dell’ Università di Ferrara. | Ottobre 1904. NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM ESPERIENZE PRELIMINARI. Semi di Pisum sativum allo stato verde ed a maturità agraria. » » » » » abortito > 0,126. p Varietà zana: Peso medio di un seme normale gr. 0,210. Ka » » > » > abortito » 0,114. QUADRO A. Varietà gigante: Peso medio di un seme normale gr. 0,281. 2 gsl a. 2.28 B Zz 2 100 gr. di semi | 4378 | 227€ | 887 $ | 92 € Ses | ‘contengono. | Sfi | Sig? $2582 P285 sisi SEMI ESAMINATI | rateria sist | 583 $228 | $386 2535 secca | VWM) JSRF S928 | 29,0 | ^B a| 58g gr. gr. gr. gr. gr. gr. eur Varietà gigante : ICON Semi normali . . | 26.66 | 73.74 | 4.340 | 1.4167 | 4.693 | 0.4066 | 16.33 abortiti .. | 20.62 | 79.38| 4.480 | 1.5519 | 4.900 | 0.4654 | 16.33 Varietà nana : Semi normali . . | 25.41 | 74.59 | 4.840 | 1.3030 | 4.133 0,2294 | 16.33 > abortiti . . | 19.83| 87.17 4.760 0.7969 | 5.743 | 0.2786 33 Contenuto di 100 grammi di semi allo stato verde. Quapno B. Azoto Azoto Mai i Ferri- d SEMI ESAMINATI | secca | Acqua | totale | nucleone | Ferrinu- | Nueleone |, ncleone rietà gigan i Soe Ger ..| 26.66! 73.74| 1.157 | 1.4167 | 0.0664 | 0.4066 | O. » abortiti . Varietà i 1 ` nds Sr s : i . Semi normali . . | 25.41| 74.59| 1.229 | 1.3030 0.0538 | 0.3294 0.0538 » abortiti . . | 12.81 | 87.17 | 0.609 | 0.7969 0.0455 0.2786 | 0.045: 20.62 | 79.38 | 0.924 | 1.5519 | 0.0760 | 0.4654 0-0760 C. MANICARDI 96 9}N1S919 OUOS ojuerd *orpeur ojozy (,) "unn ojuouojuoo ouoll9] UI Hu) ouo ONE, [e ejnaop 2 *ouros [ap ojenjuoodod EI o1orrodns 01078 Ip viquenb oper ^) ES'OT | 16200 | Ligert | OFFO |G) oest | 9676 tos |" * © * * *eon| eyop ouorze ab | | | LIONJ IUJOIZ ot .10d vyoas OUOIZUUTULIOx) | | LO'9} | Yy8L0'0 . | G) vert | 96c'0 098'€ 88 T] cres (0;0]€ururo2 Tp rudos 1 DRUI pulos | | | | D D D D E DH H D H $69] | L88290 | oup ULC e | 9E8'E | Ggrert GANZ) EA edi; Tuag | | | | I OAM MEHR pe eI es E | | | | | ; "ud | ‘18 | "as | ‘18 | "as | uas "as ssp | Res | een LA, | ea | mp | mo ageet NE ENVIE 10 "une E HE VZUW)sOR 1 1 VZUVJSOS Ip "m | vrIOQUUL 18 000 UT | — 48 mut dé | ug Mx ur | “18 007 Dp | ‘18 ont ur | | AHUPFO) 0]nuojuoo | ojnuojuo» | oeuooponu | 03jnuoquoo TU gor ug oozy ouoopon N | 0]02 y “LOT emm geg I '00€9'[ 48 oinq [e euorzujogdoA 1p 11018 odop ejueid map orpour oso 00€9'I inq T An IP ULIiOLO Q I! d l "PON OUAYNÒ OO « "c LRO ud . 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Le iniziali Sue si ge al diagramma del nueleone (linea continua), le minuscole a quello dell azoto totale (linea dcs rana L'unità di tempo (giorno) è rappresentata in entrambi i diagram da uno spazio corrispondente a 2 millimetri. Il milligrammo di GE è rappresentato da 1 CORRENDO, e il milligrammo d'azoto è rappresen- tato da !/, millimetro. Per tirannia di spazio, si è dovuto ridurre a metà, le ordinate del diagramma dell’azoto totale (tratteggiato): in tal modo i due diagrammi | non sono confrontabili, ma però danno lo stesso D idea dell’ andamento . di questi materiali illa pianta del Pisum. sativum. 108 C. MANICARDI BIBLIOGRAFIA. (L) M. SrgerRIED. Ueber eine neue stickstoffhaltige Säure der Muskein (B. d. k. Sächs. Ges. d. Wiss. z. Leipzig, 1893). (2) A. Pinta. L’ acido fosfo-carnico dei muscoli dopo la morte. Pa- lermo, (3) M. SIEGFRIED. Zebe Fleischsäure (Du Bois-Reymond's Arch. f. Ph4- siol., (4) P. BALKE. 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L'acqua ed il nucleone della milza Ge Archivio di Fisiologia, vol. I, fase. IV. Maggio 1904). (31) In. In. Acqua e nueleone dei muscoli lisci. Dal volume « Scritti medici » pubblicato in onore di Camillo Bozzolo. Torino, Unione Tip. Edit., 190 (32) P. Baccaniwr. Contributo allà conoscenza dell apparecchio albumi- noso-tannieo nelle leguminose. (Estratto dal Malpighia, VI, 1892). (33) P. P. Demgrain. Traité de Chimie Agricole. Paris 1902. (34) E. Cavazzani e C. Manicarpi. Contributo alla conoscenza dei pro- teidi fosforati nelle piante. Estratto dagli Atti dell’Accademia Me~- diea di Ferrara, anno 1 UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO ` ` per le ricerche sull' influenza esercitata dalla luce e dai gas sopra le piante. Nota del Dott. LUIGI BUSCALIONI ` .Prof. di Botanica nella R. Università di Sassari. (Tav. 1). Nelle ricerche concernenti l'influenza che esercitano le differenti ra- diazioni sulla pianta i botaniei hanno fatto uso di moltepliei apparecchi, fra i quali due specialmente meritano qui una particolare menzione; Il primo di questi è nella sua più semplice espressione, rappresentato da una cassetta, le cui pareti sono costituite da lastre di vetro colorato per lo più in rosso o bleu: l’ apparecchio però può essere utilmente so- stituito da una camera le cui finestre siano fornite di vetri colorati. Entrambe le disposizioni tornano assai utili perchè permettono di ese- guire le ricerche in ambienti abbastanza vasti, dove l'aria circola più o meno liberamente, il che è una delle condizioni meglio adatte a fa- vorire il normale funzionamento dei vegetali. I difetti però non mancano e fra questi occorre, innanzi tutto, far ri- levare che, ad eccezione forse di quelli rossi, tutti quanti i vetri colorati colle differenti tinte non danno una luce monoeromatica e degli spettri veramente puri, per cui x è inutile sperare che la pianta abbia a trovarsi sotto l'influenza esclusiva della radiazione che si vorrebbe studiare. È vero che si può in gran parte evitare l'inconveniente adoperando dei vetri intensamente colorati o sovrapponendo perecchie lastre per formare una parete, ma tanto nell'un caso che nell'altro si mettono le piante in condizioni di luce poco favorevoli. Agli inconvenienti sopra ricordati si può porre riparo Hobirelido al se- condo tipo di apparicehi che è rappresentato dalle cosi dette Campane di Prillieux, costituite, come è noto, da una campana di vetro a doppia parete in guisa che, nello spessore della stessa, si abbia uno spazio più o meno ampio destinato a contenere il liquido colorato (per lo più bi- cromato di potassa per la tinta gialla, o ammoniaca di rame per la tinta bleu). M ge DIRLO EEA E eee Ag Ku iie de E icum |a. Lc CH UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, &CC. 1 Con questo apparecchio si ottengono, è vero, delle radiazioni abbastanza pure, ma per altra parte non si evitano certi inconvenienti che rendono la disposizione poco pratica. Io intendo qui accennare al fatto che le eam- pane raggiungono un prezzo piuttosto elevato non si tosto oltrepassano un certo diametro ed oltre a ciò presentano la parte basale molto fra- gile a eausa delle manipolazioni che ha dovuto subire sotto l'azione del fuoeo. Preoccupato da queste considerazioni io ho cercato di ridurre o quasi eliminare gli inconvenienti fabbricando delle cassette munite di una o più finestre a doppio fondo in modo da poter versare fra i due vetri una determinata soluzione. Gli esperimenti ehe ho fatto con questo apparec- chio mi hanno peró ben tosto dimostrato che non sempre si riesee ad eliminare tutti i difetti che presentano le ordinarie cassette-filtri. Questi invece vengono completamente evitati colla nuova campana che ho fatto recentemente costrurre dalla Ditta Zambelli ed Omodei di Torino. Il nuovo modello di campana che venne di già per sommi capi descritto nel mio lavoro nella Antocianina pubblicato in collaborazione col Dott. G. Pollacci ('). Però poco tempo dopo di detta pubblicazione io ho po- tuto fare delle modificazioni abbastanza radicali all’ apparecchio, per cui credo utile di descriverlo un po’ dettagliatamente, convinto che esso cor- risponda abbastanza bene a tutte le esigenze che richiede lo esperimento. La campana consta innanzi tutto di un cilindro di vetro (4), alto circa 80 cent. e largo 80 (?), aperto superiormente, nel quale si incastra un altro cilindro (8) parimenti di vetro foggiato sullo stesso stampo, ma alto soltanto 78 cent. circa e largo 26 cent. I due cilindri sono tenuti separati l'uno dall'altro sia mercè un disco di feltro (C) che poggia sul fondo del cilindro esterno, sia da un anello (D) di gomma elastica che abbraccia il cilindro interno in vicinanza del suo orlo. L'anello in questione può esser vantaggiosamente sostituito da cunei di sughero tenuti assieme da un cerchio di ferro. (1) Le Antocianine ed il loro significato biologico nelle piante. Atti dell Isti- tuto botanico di Pavia 3. (?) A richiesta degli esperimentatori la Ditta Zambelli puó fornire degli apparecchi piü grandi, o piü piccoli. 112 n L. BUSCALIONI Il disco di feltro (C) deve essere sufficientemente robusto affinchè il bordo libero del cilindro interno venga a trovarsi allo stesso livello di quello esterno. Nell'appareechio primitivo l'orlo del cilindro interno era munito di una specie di labbro piano od orizzontale, grazie il quale esso veniva ad appoggiare sul bordo libero del cilindro esterno. Con siffatta disposizione che riusciva a chiudere ermeticamente lo spazio compreso fra le due campane si impediva l’ uscita dei liquidi colorati, di vapori dannosi alle piante (come ad esempio l' ammoniaca della soluzione cu- prica) ed il loro ingresso nello spazio destinato a contenere le piante sottoposte all’ esperimento. Avendomi però la Ditta Zambelli fatto rile- vare che la costruzione di siffatto orlo elevava il costo dell'apparecchio, non tardai a sopprimerlo, avendo potuto adottare, come vedremo, un si- stema di chiusura di maggior garanzia e di minor costo. Sui due cilindri così disposti poggia una vaschetta di vetro (E) i eui bordi sono ripiegati a guisa di un U in modo da abbracciare per un certo tratto l'estremità superiore del eilindro esterno (A). La vaschetta è attraversata, nella parte mediana, da un foro piuttosto ampio che viene chiuso ermeticamente da un tappo di gomma (6) a due fori destinati a dar passaggio a due tubulature di vetro (FF) che si continuano, ester- namente all’ apparato, con due tubi di gomma elastica (KK). La vaschetta di vetro (F) è ricoperta a sua volta di un disco di vetro (H) che nel mezzo porta pure un foro attraverso il quale pas- sano i due tubi di gomma sopra ricordati (XX). Per utilizzare l' apparato come schermo della luce si riempie quasi completamente tanto lo spazio (S) compreso fra i due cilindri (A e B), il quale ha un diametro di circa 1 centimetro, quanto la vaschetta (Z) con la soluzione colorata ('), di guisa ehe la radiazione luminosa sia costretta ad attraversare il liquido per arrivare alla pianta sottoposta all esperimento (°). Questa, come si vede nella fig. 1.2, viene collocata () Invece delle soluzioni colorate si possono anche usare le soluzioni di solfato di chinino, di esculina ecc., tanto utili per lo studio di speciali ra- diazioni. (© Per maggiore sicurezza si potrebbe, ad esempio, zaffare di cotone lo spazio libero che rimane tra la parete esterna del cilindro A e l’orlo pie- gato ad U della vaschetta E. UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, ECC. 113 assieme al vaso, nel cilindro interno, quando non si preferisca piantarla nel terriccio stesso di cui devesi colmare abbondautemente il fondo del recipiente per impedire che questo sia spinto in alto dalla pressione esercitata dal liquido che sta raccolto nello spazio (S) delimitato dai due recipienti A e B. Nel cilindro che ricetta la pianta si può all'occorrenza mettere un ter- mometro (Q), un igrometro (P) ed altri analoghi strumenti che ver- ranno attaccati alla parete mercè ventose di gomma. Le due tubulature di vetro (FF) che si continuano coi tubi di gomma (KK) mentre hanno lo scopo di lasciar passare l'aria nel cilindro interno, pur impedendo che la luce non filtrata arrivi da questo lato alla pianta, permettono anche all'osservatore di innaffiare la pianta senza toglierla dall'apparato. A questo intento viene adibito il tubo più lungo, che ar- riva fin quasi al vaso in cui sta la pianta. Come sopra è stato detto, allorehè si apparecchia lo strumento devesi aver somma cura di impedire che i vapori deleteri, i quali possono be- nissimo svilupparsi dalla soluzione colorata, abbiano ad arrivare nel cilindro intorno dove sta la pianta. Ora nel nuovo apparecchio questo inconveniente viene del tutto eliminato con una disposizione abbastanza semplice che consiste nel versare una certa quantità di olio di vasel- lina tanto sopra il liquido contenuto nell intercapedine circoscritta dai due cilindri A e B quanto sulla soluzione che sta raccolta nella va- schetta (F). L'olio di vasellina, essendo assai più leggero delle soluzioni che d'or- dinario si adoperano come filtri per la luce, galleggia sulle stesse senza sciogliersi nel liquido colorato e senza combinarsi in alcun modo collo stesso, come pur troppo avviene invece coll’olio comune che riesce emul- sionato dai vapori d’ammoniaca. Inoltre anche in piccola quantità (uno strato di */, cent. è più che sufficiente) impedisce l'evaporazione dei li- quidi eolorati, non si laseia attraversare dai gas contenenti nelle solu- zioni colorate (ammoniaca) e a sua volta infine non emette dei vapori che possano danneggiare la pianta. L'impiego dell'olio d'anilina è quindi quanto mai raccomandabile anche pel fatto che tale sostanza non ha un prezzo molto elevato. 8. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 114 < L. BUSCALIONI Nell’ apparato così modificato io ho potuto coltivare per lungo tempo parecchie specie di piante, ottenendo dei risultati, per quanto riguarda lo sviluppo delle stesse, per nulla inferiori a quelli che si hanno colle altre campane. Se la campana testè descritta pel suo prezzo relativamente basso, per le sue grandi dimensioni e per il perfetto funzionamento può reggere il confronto cogli altri apparecchi dello stesso genere, essa riesce a questi superiore pel fatto che può anche servire come apparecchio quanto mai adatto alle ricerche sull’azione che esercitano i differenti gas sopra le piante. Per utilizzarla in questo senso occorre eliminare il coperchio di vetro (H) il disco di feltro (G), l'anello di gomma (D) ed il cilindro interno (B) essendo sufficienti, per formare T do il cilindro esterno (4) e la vaschetta di vetro (E) A tal uopo si colloca la vaschetta di vetro (Æ fig. 2.*) sopra un adatto sostegno perforato nel mezzo (7), disponendola in modo che il suo orlo sia rivolto in basso, mentre si mette in comunicazione una delle tubu- lature (FF KK) coi soliti apparecchi destinati a filtrar l'aria atmosfe- riea (Z), o eon un gasogeno e si innesta l'altra ad un aspiratore (W). Sopra la parte di mezzo del coperchio Æ si colloca un trepiedi (Z) il quale dovrà servire di sostegno al vaso contenente la pianta che si vuol sottoporre all’ esperimento e quando questa sarà in posto si applicherà, per rieoprirla, il cilindro esterno 4 il cui orlo libero verrà così a tro- varsi incappucciato dai margini rivoltati della vaschetta A. Ciò fatto si verserà uno strato sia di paraffina fusa, sia di olio, sia infine di mer- curio e di acqua sul fondo della vaschetta (K) in modo da assicurare, da questa parte, una ermetica chiusura della campana (A), nel cui in- terno arriveranno quindi soltanto più i gas che hanno attraversato i filtri dell'aria, o all'opposto quelli provenienti, per mezzo di una delle _ tubulalure (KF), dal gasogeno. L'appareechio disposto in siffatta guisa serve pertanto ottimamente per le svariate ricerche che si sogliono instituire sopra i differenti gas dal punto di vista della fisiologia vegetale. Ed io farò notare a questo proposito che se è duopo eseguire delle esperienze di lunga durata le UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, ECC. 115 quali riehiedano ripetuti innaffiamenti delle piante in osservazione, con una lievissima modificazione si riuscirà a portare il liquido nei vasi senza che si abbia a sollevare la campana A. Per raggiungere l'intento l'e- stremità libera della tubatura di vetro connessa coll’aspiratore dovrà essere curvata ad uncino e spinta profondamente nell'interno della cam- pana (A), di guisa che abbia a trovarsi sovrapposta al vaso contenente le piante (V. fig. 2.3). La tubatura eos modificata servirà da innaffia- toio poiché é manifesto che se nel punto in eui questa connettasi all'a- spiratore si applica un imbuto e vi si versa dell'aequa il liquido dovrà necessariamente eadere nel vaso contenente la pianta. Procedendo colle dovute cautele e specialmente avendo eura di chiudere con una morsa il tubo di gomma durante le manovre che necessariamente si devono eseguire per applicare l’ imbuto, si potrà impedire che l'aria atmosferica riesca accidentalmente a penetrare nella campana (A). Se si debbono infine eseguire alcune esperienze all’ oscuro ed in con- dizioni tali che l’ osservatore non possa disporre di una camera priva di luce, facilmente si raggiungerà lo seopo introducendo l’ apparecchio in una cassetta di legno (fig. 3.) il eui eoperehio presenti un'apertura per dar passaggio alla tubulatura dell’ apparecchio. Non occorre aggiun- gere che il foro verrà da poi opportunamente zaffato onde escludere le radiazioni luminose. ES Dai fatti esposti ho motivo di ritenere che la campana testè descritta meriti di esser preferita alle altre: 1.° perchè viene fabbricata ad un . prezzo relativamente poco elevato; 2.° perchè per le sue dimensioni pre- sentasi adatta a contenere delle piante anche di mole discreta ; 3." per- ché puó servire come filtro della luce e come apparecchio per gli studi sull'influenza che spiegano differenti gas sopra le piante; 4° perché, in- fine, essendo costituita da diversi pezzi non diventa del tutto inservibile quando abbia luogo la rottura di qualeuno di questi, eome pur troppo verificasi colle ordinarie campane di Prillieux. Sassari, Dicembre 1904. L. BUSCALIONI SPIEGAZIONE DELLE FIGURE FIGURA 1.3 Campana per la filtrazione della luce. A. Cilindro esterno. B. » interno. C. Disco di feltro. D. Anello di gomma. E. Coperchio piegato ad U. FF. Tubi di vetro che si continuano in tubi KK di gomma. ‘G. Tappo di gomma. H. Disco di vetro. P. Igrometro. Q. Termometro. S. Liquido eolorato ehe deve servire da filtro luminoso. V. Strato di olio di vasellina. FIGURA 2.8 la stessa campana utilizzata per le esperienze sull'azione che esercitano i gas sopra le piante. A. Campana. E. Coperchio piegato ad U. F. Tubi di vetro comunicanti colla tubulatura di gomma KK. I. Sostegno dell’ apparecchio. ; E Sostegno del vaso che porta la pianta sottoposta all' esperimento. i _ W. Aspiratore (fig. schematica). Z 155 purée Lew huge dei gas schematizzato). allorchè si Ce esperimentare all oscuro. Lat: d SAULT TS de dén Va St A Deed pn ETA ps e TSI e EE TC E geg "T LL me SH ee d degt AE ka: E MORTEO DIATOMEE DEL TORRENTE ORBA (zona fra Casalcermelli e Portanuova). Le ricerche algologiehe compiute nel torrente Orba dal dicembre 1904 al gennaio 1905 mi diedero risultati soddisfacentissimi. Una disereta quantità di Bacillariee ne popolano le aeque, ed in certe località, esse sono in così gran numero da fornire dei preparati ricchissimi di dette forme e quasi allo stato di purezza. Come tali possono ritenersi gli as- saggi V e VI in eui il genere Diatoma (De Candolle) nelle sue forme di Diatoma Ehrenbergii Ktz., D. tenue Ag. e D. vulgare Boiss. è rappre- sentato nel massimo del suo splendore. Una forma interessante è quella, non tanto comune, che ho riscontrato nel III assaggio. I caratteri mor- fologici collimano alquanto con quelli descritti dal Rabenhorst riguar- danti la Pinzularia mesolepta Sm.; detta forma, però, è molto più pie- cola (2-4 cent. di mm.), le insenature laterali sono poco accentuate e le estremità sono leggermente acute. Le costole, abbastanza fitte (11-17 in un cent. di mm.), lasciano poco spazio liscio lungo il raphe ed attorno al nodulo mediano, intorno al quale sono leggermente disposte a raggi. Queste varianti, abbastanza evidenti, allontanano detta forma dalla Pinnularia mesolepta Sm. e mi fanno pensare che potrebbe trattarsi di una varietà della 2. mesolepta SM. oppure anche di una forma nuova. La diatomea in questione si trovava frammezzo ai due vetrini, pa- rallelamente ad essi, e ne potei osservare i fenomeni di locomozione. Era animata da due movimenti, uno, leggiero, di oscillazione da sinistra verso destra, e l’altro di traslazione rettilinea. Ad ogni completa oscil- lazione il vegetale guadagnava circa da Lane ad "Tee di millimetro sulla linea retta di traslazione. Queste oscillazioni, lente, erano circa nove 0 dieci per minuto primo. Nel pochissimo tempo in cui la osservai superò una distanza di ?/,,, di millimetro, dopo di che, avendo incontrato un intoppo si fermò nè più si mosse. Rappresentato da numerosi esemplari, nei saggi da me presi, è il ge- 118 E. MORTEO nere Synedra. La Synedra Ulna Ehrb. e la Synedra acuta appaiono molto comuni, la Synedra capitata Ehrb. e la Synedra splendens Ktz. var. lon- gissima sono più searse. Nel seguente quadro si vedranno enumerate le altre specie fin qui non ancora enunciate. Farò precedere, per maggior chiarezza, all’ elenco delle diatomee riscontrate, aleune indicazioni sui vari assaggi. I. 19 dicembre 1904, con temperatura esterna oscillante fra — 2 + 9 ho raccolto il primo materiale a 0.30 cm. di profondità. La tempe- ratura dell’acqua è di 5 centigradi. Il materiale depositato in ba- cino tranquillo è di color bruno. Agli acidi non dà effervescenza alcuna. II. 21 dicembre 1904; profondità di 0.10 centimetri. L’ aequa aveva la temperatura di 6 centigradi. La fanghiglia è effervescente agli acidi» sottile, di uz colore isabellino chiaro, è povera di sostanze organiche. III. 7 gennaio 1905, in bacino tranquillo, in fontanile suila sponda del torrente a 0.50 em. di profondità. Fanghiglia sottile, leggermente effervescente. Temperatura esterna — 6 + 1; ege dell'aequa 2 centigradi. IV. 10 gennaio 1905. Fra Cladofore con poca fanghiglia bruna e scarso detrito minerale. Temperatura esterna — 9. Temperatura dell’acqua Gë centigradi. | V. 12 gennaio 1905. Fra Cladofore in luogo di acqua rana Tem- peratura esterna — 3 + 2. Temperatura dell’ acqua 2 centigradi. VI. 20 Gennaio 1905. Prodotto di raschiatura di sassi in una rapida velocissima. Temperatura esterna — 7. Temperatura dell’ acqua 2 centigradi. (E DIATOMEE DEL TORRENTE ORBA 119 7 Z © NOME DELLA SPECIE L {IL IUAV V. POE EI S 1 | Surirella ovalis Bréb. . . KC -— — 2 | Cymatopleura solea (Bréb.) Sm. 4 + | 3 | Epithemia Zebra (Ehrb.) Ktz. . . | + + 4 | Cymbella gastroides Ktz.. . . . 4- + + Rule > maculata Ktz. . . . .| H | + | + + 6 | Cocconema Cistula Hemp. i zb 7 | Amphora minutissima Sm. . . .| 4 | + | + SS 8 » dvalie Ki ox de + + 9 | Achnanthes exilis Ktz.. . . . . + + + 10 | Fragilaria mesolepta Sm.. . . .| + + + | + 11 » virescens Ralfs Ups + 12 | Diatoma virescens Ralfs . . . . + «+ 13 +: vulgare Bory.- 474 =H 14 » Ehrenbergi Ktz. . . . d ds 15 » tenue Ag . + . . . + eR 18 f Synedra Ulpa Ehrb. = . .— AF + PIA È » capitata Ebrb....-+ <- -T Po 18 > ` splendens Ktz. v. longiss. E + | 19 me. TOUTE sM.. . s. | + 20 Send Wb . 509 | LE ICE T 24 | Nitzschia amphioxys (Œhrb.) Sm. . + + | di AR » linearis (Ag) Sm.. . . LH +! + 7 93 » acere Kt. ||| t| ttl Sì | Navicula ebspidata Ki. + . [+ b pelr 25 » elliptica Kia. - . «| + SII 26 » lancæeolata Ktz . . . | +| +| +| *| carl s oculta Bréb . : + | + | + : 28 | +] T Pinnularia radiosa (Ktz.) Rob. . i NOME DELLA SPECIE Š È s8SSSEEHPSHSE Pinnularía Stauroneiformis Sm. . » mesolepta Sm. . . . > polyonca (Bréb.) Sm. . Pleurosigma attenuatum (Ktz.) Sm. | Stauroneis anceps Ehrb. . . . . » Goeppertiana Bleiseh. . PEN phoenicenteron Ehrb.. » dubia Greg. . ... » ventricosa Ktz . . . Tabellaria flocculosa (Roth) Ktz. . > amphicephala Ehrb. . > fenestrata (Lyngb.) Ktz. + ++++ SE Nas PTT STEREO TE) EEN ti en, EAR EE SIN Ae UIS NEE RT CDI TER I CRETA Ss È te X JG KY MATTEO CALEGARI L'ASPLENIUM SEELOSII Leybold al Monte « Campo dei Fiori » a nord di Varese ( Lombardia). L’ Asplenium Seelosii Leybold è specie così rara e poco diffusa, non pure della Flora italiana, ma anche europea, che il segnalarne una nuova loca- lità, non ei sembra cosa affatto priva d'interesse. Le opere floristiche ge- nerali italiane limitavano fino ad ora la specie al nord est della Penisola, dalle Alpi Giulie alla sponda bresciana del Garda. La indieazione della specie nell' Istria, fatta da taluna di dette opere, dev'essere ritenuta come erronea, non essendosi la medesima osservata sulle prealpi istriane, esi- stendo bensì nella Regione Giulia, ma solo a nord di Gorizia. Però, ol. treché nel Bresciano, nel Trentino (Valle Giudicaria e Val d'Adige), nel Tirolo meridionale, nel Veneto, nel Friuli e nella Carinzia, in una parola nella catena delle Alpi Dolomitiche propriamente dette e nella formazione dolomitica attigua, l’ Asplenium Seelosii esisterebbe come rarità anche nella valle della Saale nella Turingia meridionale. Per un errore di stampa sfuggito all'autore, nel Compendio dell’ Arcangeli è tramutato in Salerno il nome di Sulorno, località a Asplenium Seelosii, posto fra Trento e Bolza Il 10 ottobre 1904, dando la sealata a Monte « Campo dei Fiori » (m. 1226) dal lato est, sopra le scaturigini del fiumetto Olona, di fronte al villaggio di Rasa, in un punto cioè dove il monte è oltremodo sco- sceso, dopo non poche difficoltà mi trovai sopra una stretta spianata ap- piè di una grande parete rocciosa, colla base corrosa dal lento lavoro dell’acqua. Fu qui che trovai, specialmente nelle concavità della roccia, splenium Seelosii. Siccome è ben difficile che la specie viva qui isolata alla distanza di 140 chilom. in linea retta dalla destra del Garda, mentre le formazioni dolomitiche continuano potenti fino al Lago di Como, e poi, sebbene con minore sviluppo e continuità, fino alla riva sinistra del Lago Maggiore, nelle cui vicinanze si eleva il « Campo dei Fiori » forse le future ri- cerche la dimostreranno maggiormente diffusa verso ovest. La stazione del « Campo dei Fiori » è a circa 850 m., mentre nel- l'Alpenflora di Hartinger-Dalla Torre, i limiti altimetrici pel Y Asplen. Seelosii sono posti fra i 1300 e i 2000 m. Milano, 29 marzo 1905. RASSEGNE GOEBEL K. — Die kleistogamen Blüthen und die Anpassungs- theorien (Biolog. Centralbl., Bd. XXIV (1904), n.i 21-24, con 15 fig.). L'A. comincia col ricordare come, a motivo delle diverse teorie che hanno dominato e dominano in riguardo all’ adattamento delle piante all’ ambiente, i diversi autori che si sono occupati della cleistogamia siano giunti a con- clusioni molto disparate per ciò che concerne l’origine e le disposizioni par- ticolari dei fiori cleistogami. ICONE problema che, a questo riguardo, il Góbel si propone è il seguente: i fiori eleistogami sono tali perché le gemme fiorali che avrebbero potuto raggiungere il perfezionamento dei fiori casmogami si sono arrestate ad uno stadio dell'evoluzione, oppure la cleistogamia è stata motivata dalla necessità che la fecondazione avvenisse nella gemma fiorale? L'A. ricorda che Asa Gray ritenne i fiori cleistogami come gemme ar- restate nello sviluppo, ma egli osserva che una così semplice interpreta- zione del fenomeno è da ritenersi erronea in quanto nei fiori cleistogami se esistono delle parti realmente arrestate nello sviluppo (calice, corolla, ecc.), altre parti sono normalmente evolute (antere, polline, ovario) tanto da per- ` mettere la fecondazione e lo sviluppo dei semi, E così pure egli ritiene affatto insufficiente la spiegazione teleologica che dei fiori cleistogami diede per primo il Darwin ritenendo la struttura di tali fiori in rapporto colla loro funzione, in quanto essi devono sottostare all’autogamia. Per ben comprendere il fenomeno della cleistogamia occorre, secondo il Gôbel, studiare se vi siano delle differenze reali fra la cleistogamia pro- priamente detta e la pseudocleistogamia che si presenta allorchè un fiore non arriva al completo sviluppo, ed indagare le cause dell'impedito svi- luppo. Prima di studiare le variazioni di costituzione che hanno luogo nei fiori cleistogami, l’ A. crede di dover prendere in considerazione l epoca in cui questi fiori compaiono rispetto ai fiori normali o easmogami. Ed a questo proposito egli distingue quattro casi: 1.°) i fiori cleistogami compaiono prima . dei casmogami (Lamium amplexicaule, Cardamine chenopodiifolia, Impa- spe Ska, A ET RER Ar a Waat A Hei bei SEI ET, P RASSEGNE 123 tiens Noli-tangere); 22) i fiori cleistogami compaiono contemporaneamente ai casmogami (Impatiens fulva); 3.9) compaiono dopo i casmogami (Viola della sezione Nominium); 4.°) la pianta non sviluppa che fiori cleistogami (Impatiens parviflora). Osserva però che non si tratta di una distinzione assoluta perchè anche una stessa pianta può comportarsi diversamente a seconda di certe circostanze. Così l’Impatiens Noli-tangere produce spesso dapprima fiori cleistogami e più tardi fiori di ambedue le sorta. Il Góbel passa quindi a studiare la costituzione morfologica dei fiori clei- stogami, potendo un tale studio, egli dice, portare molta luce sulle que- stioni che riflettono l’origine della cleistogamia. Tralasciando di riassu- mere i particolari, pei quali rimandiamo il lettore al lavoro originale, ci limiteremo a rilevare che dall'esame della struttura e dello sviluppo dei fiori di Lamium amplexicaule, Impatiens, Specularia perfoliata, Viola, Oxalis Acetosella, Cardamine chenopodiifolia, il Göbel perviene a conclu- dere che le differenze esistenti tra i fiori cleistogami ed i fiori casmogami non sono originarie, ma dovute soltanto ad un arresto di sviluppo di al- cune partinei fiori cleistogami. Constatato così che nei fiori cleistogami si osserva sempre un arresto di sviluppo, una atrofizzazione parziale, il Göbel si domanda quale può essere la causa di questa atrofia. Ricorda a tale proposito come il Linneo, avendo osservato che talune piante a fiori casmogami proprie della Spagna diven- tavano cleistogame ad Upsala, abbia attribuito il fenomeno alla mancanza di calore ed alle influenze climatiche, senza però darne le prove. Per risolvere sperimentalmente il problema, il Göbel coltivó delle piante di Impatiens Noli-tangere parte in vasi pieni di sabbia ed inafliate con ac- qua comune, parte in vasi riempiti con terricccio ed inaffiati con soluzioni nutritive. In principio tutte quante le piante svilupparono fiori cleisto- gami, ma poi quelle coltivate in terra ed inaffiate con liquidi nutritivi svi- lupparono fiori easmogami che invece mancarono alle altre. Le piante in sabbia o male nutrite crebbero stentate e per di più diedero pochi semi od anche non ne diedero affatto. Le piante che avevano prodotti fiori ca- smogami vennero piü tardi trapiantate in sabbia e mantenute in cattive condizioni di nutrimento. Dopo 44 giorni esse svilupparono di nuovo esclu- sivamente fiori cleistogami i quali però differivano da quelli precedente- mente prodotti per avere una corolla più sviluppata e per andar soggetti al distacco dalla pianta; ciò prova che le condizioni che determinano la formazione dei fiori non sono identiche a quelle che ne ‘provocano lo sboe- £ ler, V. sepincola secondo Kerner, Tropaeolum secondo Sachs, Lamium e 124 RASSEGNE ciamemento, L’ A. ottenne pure la ricomparsa dei tiori cleistogami aspor- tando gran parte delle foglie, e trovò inoltre che il fenomeno appare in natura quando l’ Impatiens sia colpita dalla Sphaerotheca Castagnei che ostacola le funzioni vitali delle foglie. In quest’ultimo caso per lo più i fiori non danno frutti. Gli esperimenti sopra ricordati dimostrano come le cattive condizioni di nutrizione possano permettere lo sviluppo normale del sistema vegetativo ma,non la formazione dei fiori casmogami, del che risulta che per la pro- duzione di questi si richiedono maggiori pretese. Probabilmente il fenomeno testé ricordato dipende dall'insufficiente apporto di sostanze organiche. Colla scorta di questi fatti il Góbel arriva a spiegare la cleistogamia pre- coce di aleune piante, nel senso ehe quando la pianta è ancora piccola ed ha perciò poco nutrimento a disposizione, è costretta a formare fiori clei- ` stogami; più tardi invece, quando per l'aumentata assimilazione e l'ac- cresciuto assorbimento radicale riesce ad usufruire di maggior nutrimento, può produrre fiori casmogami. L'A. passa quindi ad indagare quali siano le cause che possono implicare una deficiente nutrizione della pianta. Esse sono parecchie, e specialmente le seguenti: Sterilità del suolo. Nei terreni sterili del Tirolo e di Ambach si sono tro- E vati esclusivamente esemplari cleistogami di Impatiens. Molti Helianthe- E mum viventi in terreni sterili producono fiori cleistogami, e cosi la Collo- d mia grandiflora coltivata in terreni magri. 1 Eccessiva siccità ed eccessiva umidità. Parassitismo. Le piante di Impatiens attaccate da Sphaerotheca Castagnei o dal Tetranichus telarius sviluppano più facilmente delle sane fiori clei- stogami. SETA TIP = Fo FILZI E E EE Deviazione delle sostanze nutritizie. 1 fiori terminali della Capsella Bursa- pastoris e dell’ Hyoscyamus niger b. agrestis sono spesso cleistogami perchè i frutti che si vanno ingrossando nelle parti più basse dell infiorescenza distolgono loro quasi tutto il nutrimento. Prova ne sia che il Ludwi ig ot- tenne nuovamente dei fiori casmogami Mae delle infiorescenze aspor- tando i fiori situati più in basso. Deficiente illuminazione. Quando la pianta sia sottoposta a scarsa illumi- nazione produce più facilmente fiori cleistogami (Viola biflora secondo Mil- Stellaria secondo Vöchting). La deticienza di luce non deve però essere con- RASSEGNE 125 siderata come causa diretta per sè stessa, ma in quanto implica dei disturbi nella nutrizione della pianta. Elevata temperatura. Il Graebner ha osservato che piante di Viola tra- sportate di primavera in serra calda diedero fiori cleistogami anzichè ca- «i smogami, Anche qui però è da osservare, dice il Göbel, che l'azione della E temperatura e indiretta, in quanto non agisce sui flori ma sugli organi vegetativi accelerando il loro sviluppo e sottraendo cosi il materiale nu- tritivo ai fiori. Dunque la comparsa di fiori cleistogami è da attribuire ad un deficiente nutrimento della pianta dovuto a cause diverse (!). E qui il Góbel eonfuta di conseguenza l'idea del Müller, il quale ritiene che nei fiori entomofili la cleistogamia sia derivata dalla mancata visita de- gli insetti, e quella del Kunth che fa derivare i fiori cleistogami della Dro- sera dalla circostanza che gli insetti pronubi venendo catturati delle fo- glie di questa pianta non possono più visitarne i fiori !!) e che arriva persino ad affermare che l’ Oxalis e la Viola producono in estate fiori clei- (Di L'A. della presente recensione crede opportuno di rilevare che in un suo lavoro (*) (pubblicato qualche mese prima di questo del Góbel) in col- laborazione col Dott. Buscalioni, ebbe ad esprimere la medesima opinione, e si compiace della conferma che risulta dagli studi sperimentali del Gôbel stesso. A pag. 86 di tale lavoro si legge infatti: « Anche in quanto concerne la degradazione fiorale l’ Henslow ha forse fatto assegnamento sulla mancanza degli insetti pronubi per Ser le peculiari strutture che alla stessa sono inerenti. Molte invece, a nostro parere, sono le cause che possono aver prodotta la degradazione Tore ee noi ricorderemo, ad esempio, l'accumulo di gemme in limitato spazio, la comparsa tardiva o troppo precoce dei fiori, la posizione centrale, acropeta o basipeta, e via dicendo. Nei casi che abbiamo ora citati si tratta quasi esclusivamente di cause inerenti all'organizzazione stessa del fiore e della pianta che lo porta, le quali, determinando molto probabilmente una dimi- nuzione nella nutrizione dei fillomi fiorali, he necessariamente alla „Comparsa dei caratteri propri della cleislogar ha scomparsa dei colori fiorali, dei nettari, pr nettaro-indici ecc., trova adunque spesso una soddisfacente spiegazione nei processi di deficiente nu- . trizione senza che si debba in ogni singolo caso richiamare in causa la mancata visita dell'insetto, quasi che il fiore trascurato reagisca degradan- dosi. Quando si tratta di degradazioni inerenti alla pianta, la assenza dei pronubi può tutt'al più affrettare l'esito finale cui mira la degradazione ». (C) BuscationI L. e Traverso G. B. — L'evoluzione morfologica Geng pe colla evo- BE «rbhelión perianzio (Atti Ist. Bot. Pavia, vol. X) Milano RASSEGNE Stogami perchè i pronubi sono allora attratti dai fiori più vistosi di altre piante (!!). Il Góbel anzi sostiene che la mancanza dei pronubi non si puó neppure considerare come causa secondaria della claistogamia, ossia come rinfor- zante l’azione spiegata dalla deficienza di nutrizione, perchè se ciò fosse — egli dice — nei luoghi dove mancano i pronubi di una determinata specie avrebbero dovuto esistere soltanto quegli individui capaci di pro- durre fiori cleistogami, cosa che in natura not si osserva. L'A. infine riassume cosi le conelusioni del suo studio: Molte piante, sotto l'azione di diversi fattori, producono dei fiori cleisto- gami i quali rappresentano delle formazioni impedite nello sviluppo. Fra la cleistogamia vera e la pseudocleistogamia (ostacolato sbocciamento) vi hanno molte forme di passaggio. Malgrado l'impedito sviluppo i fiori clei- stogami maturano i loro organi sessuali. É erronea l ipotesi di Darwin secondo la quale i fiori cleistogami rap- presenterebbero una disposizione ereditaria inerente alla lotta per lesi- stenza, poiché qui si tratta solo di formazioni arrestate nello sviluppo. Sono false le spiegazioni teleologiche del fenomeno, non essendo esso do- - vuto a mancanza di pronubi od a mancata fecondazione dei fiori casmo- gami. All'opposto la cleistogamia è dovuta a difettosa nutrizione in cor- relazione collo sviluppo degli organi vegetativi. Il difetto di nutrizione puó a sua volta essere inerente a deficiente assorbimento di sali, a difet- tosa illuminazione e via dicendo. : Per molte piante la facoltà di produrre fiori cleistogami torna vantag- giosa nel senso ehe non sempre i fiori casmogami maturano i frutti, ma è assurdo l'ammettere, come purtroppo fanno i biologi, che questi com- paiano perche i primi sono sterili, inquantochè l'osservazione dimostra che il fenomeno va interpretato nel senso che la formazione dei frutti nei fiori casmogami può mancare essendo assicurata la fruttificazione di quelli cleistogami. Padova, Gennaio 1905. Dott. G. B. TRAVERSO, RASSEGNE 127 Móg:us M. — Ueber den Einfluss des Bodens auf die Struktur von Xanthiwm spinosum und über einige anatomische Eigenschaften dieser Pflanzen. (Ber. d. deutsch. botan. Ge- E sellsch. XXII, pag. 563-570, mit 1 Taf. Berlin, 1904. Interessante, sotto vari rapporti, è lo studio dell’ A. sull’ influenza del terreno sulla struttura di Xanthium spinosum , in base alle colture otte- nute nell'Orto botanico di Francoforte s. M. In due aiuole limitanti ven- nero aflidati, in numero corrispondente, a due terreni diversi i semi della detta specie, senonchè un terreno era grasso, l'altro magro, arenaceo. Le condizioni concomitanti erano identiche per le due serie di colture, fin anche l’area e la profondità delle due aiuole. A metà di settembre ven- nero sradicate le piante dell'una e dell’altra aiuola e sottoposte ad un'ana- lisi chimica, in uno a porzione di ciaseuno dei due terreni di coltura. Il terreno argilloso aveva, 1.86 °/ di umidità, 22 ‘/ di calce. » arenoso 114% » 4.25 » » mentre l'analisi delle piante diede, per quelle coltivate in terreno argilloso 9.42 9/, di ac. silicico e 27.58 ?/; di calce (Ca0) delle ceneri, » arenoso 11.96 » » e 31.16» . » le quali cifre non collimano perfettamente con le indicazieni fornite da GODEFROY (1877), nè con quelle di Yvon (1876), ma si accostano pur tutta- via alquanto a quelle date da quest’ ultimo. Le piante non presentavano, ad osservazione superficiale, gran fatto dif- ferenze morfologiche esterne; le une e le altre erano circa pari per al- tezza, robustezza e quantità di frutti; ma un esame piü attento fece pur rilevare delle diversità. Una pianta del terreno argilloso, alta 60 em. strap- pata dal terreno, presentó un fittone lungo 25 em. spezzato in cima ,. ma con scarso sviluppo di radici secondarie sottilissime; mentre una pianta, quasi identica, del terreno argilloso, alta 54 cm. aveva un fittone, strap- pato aneh'esso alla cima, lungo 30 em. ed abbondante, lungo tutto il suo decorso, di valide radici secondarie orizzontalmente patenti (ció che sarebbe in contraddizione all'asserzione di M. ULLMANN (1893) sullo sviluppo delle radiei con abbondante nutrizione calcarea). Le foglie delle piante di terreno argilloso erano peró piü piecole e piü strette delle altre, ed avevano an- . che meno sviluppate, in lunghezza e robustezza, le spine. Quest’ ultimo ‘ fatto starebbe a dimostrare che le ricerche di LOTHELIER (1893) possono es- sere valide per un grado maggiore o minore di umidità nell’aria, ma non sì ripetono anche in rapporto all’umidità del terreno. RASSEGNE La struttura anatomica delle radiei non presenta differenze notevoli nelle due piante cresciute in terreno diverso. Lo stesso devesi dire per la strut- tura del fusto, se non che nel fare le sezioni attraverso questo si avverte che — siano i fusti freschi oppure anche conservati in alcool — la resi- stenza dello stelo di piante del terreno argilloso è di gran lunga maggiore, che nelle piante di controllo. Nondimeno nè nella distribuzione degli ele- menti dei tessuti, nè nell’ispessimento, nè nella lignificazione delle pareti cellulari si può trovare la spiegazione di questo fatto, per cui l Aut. am- mette che le membrane cellulafi delle piante silicee siano più compatte, possiedano cioè, sopra una data area, un numero maggiore di particelle di lignina, che le piante argillose. Particolare sviluppo presenta il tessuto di assimilazione nei rami più sottili. Esso consta di sottili listerelle ipodermiche, che all’esterno appari- scono quali strie verdi, lougitudinali; ognuna di queste listerelle presenta,.. in sezione trasversa, più cellule parenchimatiche, convergenti, che corri- spondono, col loro vertice, sotto uno stoma alquanto prominente (come nel tipo Silybum Marianum, dato da VuiLLEMIN) Tali listerelle sono però in- terrotte e non si estendono mai per tutta la lunghezza di un internodio. Il tessuto fogliare presenta un mesofillo costituito tutto di parenchima a palizzata ; le cellule sono rieche di mucillagine. Le pareti esterne delle cellule epidermiche sono poco ispessite; gli stomi quasi ugualmente distri- buiti su ambe le pagine delle foglie. La pagina inferiore è ricca di peli, dei quali si hanno setolosi e genicolati, ed altri, meno numerosi, sono glan- dulosi. Caratteri differenziali non si riscontrano nella struttura anatomica fra le piante cresciute su due terreni diversi, all'infuori di un numero più abbondante di peli nelle foglie di terreno argilloso. In una sezione trasversale delle spine si osserva un anello sclerenchimatico fatto di cel- lule fibrose, dentro al quale sono piccoli fasci vascolari isolati. Le piante di terreno argilloso ne hanno 6, le altre solo 4 di questi fasci. Procedendo verso l’apice della spina si vede restringersi l’anello e ravvicinarsi i cor- doni jvascolari facendo scomparire per tal modo lo strato midollare più e più, fino a che si arriva a singole cellule fibrose le quali, all’ apice della spina, costituiscono tutto il tessuto rivestito dell'epidermide. Il modo, come i fasci vascolari deviano nelle spine al punto d’inserzione delle tracce fo- gliari, dimostra che quegli organi sono vere EE di fusto o di fo ` glie e non emergenze (aculei). SOLLA. p pe D AE x "as È a TE eet Ge CT NC x EC T MES SL , eS ca. DES CU No i 2 Pere. x i 59 — I: i: " i | s : Pago MV g i E P a == | Le = D Vë SN. ————— exl Va H / 4 Far | Ti, e 2 | SCH E A A A Lj i ar. D g XIX. lpi hia Vol. Ma V E 4H tret ML menm DE? H Ka E Li "e Lid zt inc EE i sa ere BEE ssaa LH N r HE Li PI HIE HEURE | E | HS m LETS E? KZ CLI EH-H = dna A. LÀ ax Wa LE Ft Saar aen titi agy Li H e? ARE E] n A Tenera nas HE CH Sprea PTS Haier] d rri r1 ERTER TIE i Foz Ss sauna ES BO BRIRUED ses ek Baker ess mast bate SN RÉ ae EE Ha: LI Sms Li Im Has Mete 4-L1 tob 144 CEO zbsp GE EECH Ml Fit cia Ara dr An LL à Ra SERE i in = CO CD SS EES PT di E "us TITLES PE x TI à EZ) Ri E FEES EK Hd sn au BEE EK KE mr ew. Lii PATI am enge d. na d EE LE EA E qum Sean Ee ns EELK] Li EE SES Lr Sa B 4- 1-4 D LELEELLI EL e ARER AN angtE Lii aaa HH LI E mu LEER E: i LED i DI ARES E CEE LLL LES P? LI a agg nessi ne es uz LIRE LI Si ran na panne LiDE GC) FH RU | Hug ^ E mp dese ui LELI Ek La 2E i Lu TEE EU Li d Lr me i æ CILE EHI HILL EE SE sa ema se EECH Ho gomma th AUS ER BU EE EIL TER KE erc bm io ana L4 Lig ewa E 3: KEE KK nega: LE Mis EH KEE CG EZ "Sagesse ia Vol. XIX. HE GE QE EE GEES E E nnn num EH p LIANT CLERET] Se a KEE CELL AE. Eet IPELTITI Sena una FHELLELT I LI Sënn AE Malpigh RARE AM sas Ss HUE EG CEREALI FORSR POE RS EEN APRITE Dé Rai tristi Pr rn È [ È d DERE ELI TREO CL es SES dub 2 120202 CERES GE: s LÀ ze Nani NO AS AU ONE EE AS ES ON EN MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova v : : o Anno XIX — Fasc. IV-V MARCELLO MALPIGHI ^ 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Sd CONDIZIONI Mateionti si i pubbliea una volta al mese, in fascicoli di 3 .ogli di stampà almeno, , corredati, secondo il bisogno, da tavole. | L'abbonamento annuale. importa L. 25; pagabili alla ricezione del 1° fascicolo. ell’ annata. Pasa L'intiero volume annuale. (36 fot) in 8° con i vendita al prezzo di L 30. cirea 20 tavole) sarà messo lon saranno venduti fascicoli separati. A gli Autori saranno corrisposte 100 copie éstratte dal NZ E 15 giorni. E del fascicolo. ela uad da loro richiesto un egen o al Dott. G. B. TRAVERSO SECONDO CONTRIBUTO allo studio della. Flora micologica della provincia di Como. Molteplici circostanze, e sopratutto le poche visite che ho potuto fare alla regione, mi hanno fino ad ora impedito di riprendere lo studio dei micromiceti della provincia di Como, studio iniziato or son quattro anni con un elenco da me allora pubblicato in questo stesso giornale (71. Pur tuttavia non ho abbandonato il proposito di continuare, sia pur lenta- mente, il lavoro incominciato, tanto più che, avendo avuto in questo frat- tempo l'occasione d'iniziare anche lo studio della flora micologica della finitima provincia di Sondrio C), sembrami che esso acquisti maggior valore per i confronti che si potranno poi istituire tra le flore micolo- giche delle due provincie. Il contributo che porto con questa seconda nota non è gran cosa, nè mi sarei deciso a pubblicarlo se non eredessi opportuno e doveroso ren- der noti i risultati delle mie ultime ricerche, per quanto — come dissi — non abbondanti, ai colleghi collaboratori della Flora italica cryptogama che si sta ora elaborando. L'elenco che qui presento consta di 82 specie o varietà non comprese nella prima contribuzione, e di parecchie località nuove di specie prece- dentemente elencate. Fra le specie da aggiungere ve ne hanno alcune nuove per la scienza (Amphisphaeria Bambusae e Cytospora nobilis), al- tre che credo nuove per l'Italia (Phyllostica ilicicola, Ascochyta Lathyri, Dichomera Laburni, Marsonia Fragariae, Macrosporium ignobile). Delle prime però una è già nota per la diagnosi e la figura che ne pubblicai (1) Traverso G. B. Micromiceti di Tremezzina. Contributo allo studio della flora micologica della provincia di Como (in Malpighia, vol. XIV, pagg. 457- 480, tav. XV). Genova, 1900. (? Traverso G. B. Primo elenco di mieromiceti di Valtellina (in Annales ` ` mycologici, vol. I, pagg. 297-323, con figg.). Berlin, 1903. 9. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. è 130 G. B. TRAVERSO l'anno scorso insieme ad altre novità micologiche (+). — Alieno dall'istituire troppo faeilmente specie nuove, ho distinte più spesso varietà o forme di specie già note (Phyllosticta Mali var. comensis ; Phoma occidentalis var. irregularis ; Dichomera Laburni forma minor ; Cladosporium fasciculatum forma amerotrichum). ! Di ogni specie osservata indico i risultati delle misurazioni fatte, per- pi chè sono convinto che tali indicazioni, quando venissero ripetute da molti ; osservatori, potranno prestarsi per l’ avvenire ad interessanti considera- zioni, ed aggiungo poi aleune note critiche quando ne sia il caso. Alle specie da me raccolte, particolarmente nella villa del cav. Stroppa a Tradate, ne ho aggiunte, in questo elenco, una dozzina che furono raccolte dall’ illustre lichenologo Martino Anzi in provincia di Como e pubblicate nell’ Erbario erittogamico italiano, una che ho trovata, di località comense, nell'Erbario Saccardo gentilmente messo a mia dispo- sizione per gli opportuni confronti di materiale, e poche altre trovate ni facendo lo spoglio delle egsiccata micologiche estere. Per brevità ho creduto opportuno tralasciare molte delle citazioni bi- bliografiche e sinonimiche che si trovano facilmente nei libri compen- diosi di uso più comune, limitandomi alle in licazioni fondamentali. Nella distribuzione delle specie ho seguito l'ordine delle Tabulae com- parativae del Saccardo (Syll. vol. XIV) ed in ogni genere ho ordinate le speeie a seeonda della matrice, almeno quando si tratta di specie fito- gene, come é nella grande maggioranza dei casi. Padova, dal R. Istituto Botanico, Febbraio 1905. (1) Saccarpo P. A. e TRAVERSO G. B. Micromiceti italiani nuovi o interes- santi (in Bull. Soc. Bot. ital. 1904, pagg. 207-221, con figg.). Firenze, 1904. II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 131 Cohors I: BASIDIOMYCETAE. Fam. UREDINACEAE. Sectio AMEROSPORAE. 88. Cronartium flaccidum (A. et S.) Wint. — Sace. Syll. VII, pag. 598; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 56 — forma uredosporiea e teleutosporiea. Sopra foglie di Paeonia officinalis nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Uredospore 22-28 v 19-20. 89. Melampsora epitea (K. et S.) Thüm. — Sace. Syll. VII, pag. 588. — Forma uredosporica. Sopra foglie di Salig alba in Val Menaggio, presso il laghetto del Piano (Anzi in 475. crittog. it, II, n. 1065). (18) Coleosporium Campanulae (Pers) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 753 — forma teleutosporiea. Sopra foglie di Campanula Trachelium nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! i 90. Coleosporium Senecionis (Pers.) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 752 — forma uredosporica. Sopra foglie di Senecio nemorensis nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Uredospore 22-28 v 16-18. 90 dis. Uromyces Behenis (DC.) Unger — Sace. Syll. VII, pag. 559; Cavr. Mic. lomb., II contr., pag. 5. Sopra foglie di Silene inflata, a Rezzonico (Anzi in Ærb. critt. ital., II, n. 1054 [ Uromyces Behenis]). Oss. Uredospore 19-23. 91. Uromyces Genistae-tinetoriae (Pers.) Fuck. — Saec. Syl. VII, 132 G. B. TRAVERSO pag. 550; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 50 — forma uredosporiea e teleutosporica. Sopra foglie di Cyfisus Laburnum iu boschi sopra Cadenabbia, settem- bre 1901; ed a Tradate, settembre 1902! Oss. Uredospore 18-22; teleutospore 22-26 y 19-24. (5) Uromyces Trifolii (Hedw.) Lév. — Sace. Syll. VII, pag. 534 — forma uredosporiea e teleutosporica. Sopra foglie di Trifolium pratense, a Colico, agosto 1902! : Oss. Uredospore 20-25 v 18-22; teleutospore 22-27 y 17-20. 92. Uromyces Fabae (Pers.) De Bary — Sace. Syll. VII, pag. 531; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 41. Sopra foglie di Orobus vernus, presso Nesso, 1866 (Anzi in Zr. critt. ital., I, n. 1495 [ Urom. Orobi]). Sectio DIDYMOSPORAE. (12) Puccinia Violae (Schum.) DC. — Sace. Syll. VIL, pag. 609; Sydow Mon. Ured. I, pag. 439 — forma uredosporica e teleutosporica. Su foglie di Viola odorata, sopra Menaggio, agosto 1902! e di Viola canina nella Villa Sroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Uredospore 22-25 e 18-20; teleutospore 27-30 v 20-23 e 22.95 v 17- 20. Aleuni sori erano attaccati dalla Darluca Filum (vedi n. 137). (10) Pueeinia Malvacearum Mont. — Sace. Syll. VII, pag. 686; Sy- dow Monogr. Uredin. 1, pag. 476 — forma teleutosporica. Sopra foglie di Althaea rosea, in giardini di Menaggio, agosto 1902! Oss. Teleutospore 53-58 v 19-21. 93. Puccinia Pimpinellae (Strauss) Mart. — Sace. Sy//. VII, pag. 616, D p.; Sydow Mon. Ured. I, pag. 408 — forma uredosporica. ; Sopra foglie di Pimpinella Sazifraga, presso Lecco, settembre 1902! Oss. Uredospore 25-30 v 22.24. — La specie che porta questo nome H CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 133 nella Micol. lomb. del Cavara (n. 61 della prima contribuzione) è invece P. Chaerophylli Purt., perché la P. Pimpinellae non eresce sul Chaerophyllum. 94. Puccinia Chrysanthemi Roze — Saec. Syll. XVI, pag. 296; Sydow Mon. Ured., I, pag. 46 — forma uredosporica. Sopra foglie di Chrysanthemum indicum, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902 (G. Bianchi!). Oss. Uredospore 28-33 v 19-22. 95. Puccinia Cirsiilanceolati Schrót. — Sace. Syll. VII, pag. 606; Sydow Mon. Ured., I, pag. 51 — forma uredosporica. Sopra foglie di Cirsium lanceolatum, presso Colico, agosto 1902! Oss. Uredospore 25-28 v 23-27. 96. Puccinia Centaureae Mart. — Sace. Syll. VII, pag. 633; Sydow Mon. Ured., 1, pag. 39 — forme uredosporica e teleutosporica. Sopra foglie di Centaurea nigra o affine, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Uredospore 25-28 v 22-26; teleutospore 28-33 v 20-23. 97. Puccinia Leontodontis Jacky — Sace. Syll. XVII, pag. 304; Sydow Mon. Ured. I, pag. 114 — forma uredosporica. Sopra foglie di Zeontodon sp., presso Lecco, settembre 1902 (A. Mi- gliavacca! ). Oss. Uredospore 25-30 v 24-26. 98. Puccinia Convolvuli (Pers.) Cast. — Sace. Syll VII, pag. 610; Sydow Monogr. Ured., I, pag. 319; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 180. Sopra foglie di Calystegia sepium, presso Como, nel 1866 (Anzi, in Erb. critt. ital, II, n. 200; e pure a Como (Cesati in Klotzsch, Herb. viv. mycol., n. 1492). e 99. Puccinia Menthae Pers. — Sace. Syll. VII, pag. 617; Sydow Mon. Ured., L pag. 282 — forma uredosporica. 134 G. B. TRAVERSO Sopra foglie di Satureja Calamintha, a Rezzonico (Anzi in Frb. critt. ital., I1, n. 1058) e di Satureja Nepeta, sopra Menaggio, agosto 1902! Oss. Uredospore 18-24 v 14-18. (11) Puccinia Buxi DC. — Sace. Syll. VII, pag. 688; Sydow Mon. Ured., l, pag. 453. i Sopra foglie di Buzus sempervirens, nella Villa Stroppa a Tradate, febbraio 1902 (G. Bianchi!) e settembre 1902! Oss. Teleutospore 80-85 v 23-25. 100. Pueeinia]Maydis Béreng. — Sace. Syll. VII, pag. 659 LP Sorghi]; Sydow Mon. Ured., I, pag. 830 — forme uredosporica e teleutosporica. Sopra foglie di Zea Mays, presso Colico e Como, settembre-ottobre 1863 (Anzi in Erb. critt. ital., I, n. 1294). 101. Puccinia coronata Corda — Saec. Syll. VII, pag. 623, p. p.; Sydow Mon. Ured., l, pag. 699; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 63 — forma uredosporiea e teleutosporica. Sopra foglie di Holeus lanatus, nei prati sopra Menaggio, agosto 1902!: Oss. Uredospore 19-23 v 17-22; teleutospore 50-57 v 14-15. 102. Puccinia Baryi (B. et Br.) Wint. — Sace. Syll. VIL, pag. 660; Sydow Mon. Ured., I, pag. 737 — forme uredosporica e teleutosporica. Sopra foglie di Brachypodium, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Uredospore 18-25 v 13-15, con parafisi di 14-16 p di diametro al- l’apice; teleutospore 28-30 v 15-18. (14) Pueeinia graminis Pers. — Sace. Syll. VII, pag. 622; Fado Mon. Ured. I, pag. 692 — forma uredosporiea. Sopra foglie di Zolium perenne, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Uredospore 20-24 v 16-20. j | E d f: 4 A E: d am vu 4 II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 135 — — form. spec. Secalis Erikss. et Henning — forma teleutosporica. Sulle guaine, sui culmi e sulle glume di Agropyrum repens, a Colico, agosto 1902! Oss. Teleutospore 42-50 v 14-20. Fam. USTILAGINACEAE. Sectio AMEROSPORAE. (4) Ustilago Maydis (DC.) Corda — Sace. Syll. VII, pag. 472. Sopra guaine fogliari di Zea Mays, a Colico, agosto 1902! Oss. Spore 8 ‘/, -10 p diam. Cohors II: ASCOMYCETAE. Fam. PERISPORIACEAE. Sect. HvALOSPORAE. 103. Erysiphe Polygoni DC. — Salmon, Monogr. Erys., pag. 174; Sace. Syll. I, pag. 19 [Z. Martii]. Sopra foglie di Trifolium pratense, al M. Boletto sopra Brunate, nel 1864 (Anzi in Ẹrb. critt. ital., I, n. 1192) e nei monti sopra Menaggio, agosto 1902! Oss. Periteci 140-150 p diam.; aschi 56-62 v 32-35; sporidii 18-22 v 12-14. Sect. HYALODIDYMAE. 104. Dimerosporium pulchrum Saec. — Sace. Syll. I, pag. 52. Sopra foglie di Cornus sanguinea nella Valle dei Molini presso Como (Anzi in Erb. critt. ital., Il, n. 1080). Sect. PHAEOPHRAGMIAE. 105. Limacinia Camelliae (Catt.) Sace. Syl. XIV, pag. 475; Cavr. | Micol. lomb., I contrib., n. 204 [Meliola Camelliae] — stato conidico. 136 G. B. TRAVERSO Sopra foglie di Camellia japonica, nei giardini dei dintorni del lago di Como, nel 1877 (Cattaneo in Zr. critt. ital., II, n. 681 [Fumago Camelliae)). Sect. PHAEODICTYAE. 106. Capnodium salieinum Mont. — Saee. Syll. I, pag. 73 — stato conidico (Fumaria vagans). Sopra foglie di Lythrum Salicaria, presso Lecco, settembre 1902! Oss. Conidi 8-15 v 3-4. Fam. SPHAERIACEAE. Sect. HYALODIDYMAE. 107. Sphaerella lineolata (Desm.) De Not. — Sace. Syll. I, pag. 531. Sopra foglie di Phragmites communis, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Aacht 40-45 v 8-10; sporidi 12-15 v 4-4 !/,. Sect. PHAEODIDYMAE. 108. Amphisphaeria Bambusae nov. spec. « Peritheciis sparsis, raro 2-3 approrimatis, ligno tantum basi sara « insculptis, globoso-depressis, majuseulis, *|,-1 *], mm. diam., atris, su- « perficie rugulosa, pachydermaticis, in ostiolum conoidewm vel breviter « cylindraceum productis ; ascis cylindraceis, deorsum breviter attenuato-pe- « dicellatis, 90-105 x 11-14, paraphysibus filiformibus, paullo longioribus ` « obvallatis ; sporidiis oblique, rarius subrecte, monostichis, late ellipsoi- « deis, utrinque obtusis rotundatisque, ad septum constrictis, fuligineo- « brunneis, typice eguttulatis, 14-17 x 8-9. « Hab. in superficie interiori eulmorum exsiccatorum Bambusae sp., « socio Coniosporio Bambusae, « Villa Stroppa a Tradate (Como) » in « Ital. bor. Ipse legi mense septembri 1902. « Oss. Ab Amphisphaeria culmicola Sace. plurimis notis differt. » f F Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 137 Sect. PHAEODICTYAE. 109. Pleospora media Niessl. var. Limonum Penz. — Sacce. Syll. II, pag. 244; Berlese Zcon. fung. II, pag. 12. Sopra foglie di Citrus Limonum, in giardini di Menaggio, agosto 1902! Oss. Aschi 80-90 v 15-16; sporidi 22-24 v 11-12. Forma rara, nota per l'Italia solo dei dintorni di Spezia. 110. Pleospora herbarum (Pers.) Rabh. — Sace. Syll. IT, pag. 247; Berlese Zcon. fung. II, pag. 19; Cavr. Micol. lomb., 1 contrib., n. 235. Sopra ramoscelli di Sarothamnus scoparius, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Aschi 110-120 v 22-25; sporidi 27-30 v 11-12. Associata a Conio- thyrium olivaceum e ad una Physalospora immatura. Fam. VALSACEAE. Sect. ALLANTOSPORAE. 111. Diatrypella quercina (Pers.) Nits. — Sace. Syll. I, pag. 206 — stato picnidico. (Cyfosporina quercina (Tul.) Trav.) Sopra rami di Quercus sp., nella Villa Sroppa a Tradate, settem. 1902! Oss. A proposito di questo fungo, vedi quanto ho scritto a pag. 212- 213 della pubblicazione citata qui sotto (!). Sect. HyALOSPORAE. 112. Mamiania spiculosa (Batsch) Trav. — Sace. Syll. I, pag. 419 [Gnomoniella fimbriata]; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 222 [Mamiania fimbriata]. Sopra foglie di Carpinus Betulus, a Como (Anzi in Brb. critt. sak, II, n. 1170 [Gnomoniella fimbriata]. (!) Cfr. SaccARDo P. A. e TRAVERSO G. B. Micromiceti italiani nuovi o in- teressanti (in Bull. Soc. Bot. ital. 1903, pagg. 207-221). Firenze 1904, 138 G. B. TRAVERSO Oss. Essendo la Sphaeria spiculosa di Batsch anteriore (1789) alla SpA. fimbriata di Person (1796) eredo di dover mantenere il primo anzi che il secondo nome. Sect. PHAEOSPORAE. 113. Lopadostoma gastrinum (Fr.) Trav. — Sace. Syll. I, pag. 303 [Anthostoma]. | Sopra rami di Quercus sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem. 1902! Oss. Aschi 70-80 v 5-6; sporidî 12-14 v 4-5. — Nella elaborazione delle Valsaeee per la Flora italica cryptogama, ho creduto di dover erigere a genere autonomo il sottogenere Zopadostoma Nitschke, essendo questo di un tipo tutto diverso dall’ Anthostoma genuino. Sect. PHARODIDYMAE. 114. Valsaria insitiva Ces. et De Not. — Sace. Syll. I, pag. 741; Cavr. Mic. lomb., II contrib., n. 94. Sopra rami di G/editschia triacanthos, a Colico, agosto 1902!; nella Villa Norella a Cadenabbia, luglio 1903! e nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Aschi 100-115 v 11-12; sporidi 14-17 v 9. Associata spesso a Di- plodia Gleditschiae. Seet. SCOLECOSPORAE. 115. Sillia ferruginea (Pers) Karst. — Saec. Syll. II, pag. 361. Sopra rami di Corylus Avellana, nei pressi di Colico, agosto 1902! Oss. Aschi 95-110 « 8-9; sporidi 65-75 v 4. Fam. XYLARIACEAE. Sect. PHAEOSPORAE. 116. Hypoxylon fuseum (Pers.) Fr. — Sace. iat L pag. 361; Cavr. Mie. lomb., I contrib., n. 213. II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI como 139 Sopra rami di Corylus Avellana, nei boschi sopra Menaggio, agosto 1902! e nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Aschi 80-95 v 7-8; sporidi 13-15 v 5-6. Fam. DOTHIDEACEAE. Sect. HYALOSPORAE. 117. Mazzantia Napelli (Ces.) Sace. — Sace. Syll. II, pag. 592. Sopra cauli secchi di Aconitum Napellus, sul Monte Resegone (Cesati in Klotzsch Herb. viv. mycol., n. 1952 [Dothidea (?) Napelli]). Sect. PHAEODIDYMAE. 118. Dothidea Sambuci (Pers) Fr. — Sace. Syll. II, pag. 639. Sopra sarmenti di Zonicera brachypoda, ad Osteno sul lago di Lu- . gano, settembre 1903! Oss. Gli esemplari raccolti non erano ancora maturi, ma il loro con- fronto col materiale dell’ Erbario Saccardo mi permette di riferirli senza dubbio a questa specie. Fam. HYPOCREACEAE. Sect. HyALOPHRAGMIAE. 119. Gibberella morieola (De Not.) Saee. — Sace. Syll. IL, pag. 553. Sopra ramoscelli seechi di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tradate, ‘settembre 1902! Oss. Gli esemplari esaminati erano immaturi, ma indubbiamente ap- E partenenti a questa caratteristica specie. — Sopra aleuni acervuli osservai dei eonidi di Fusarium, trisettati, misuranti 30335 «45, e quindi per- à fettamente corrispondenti a quelli di eui parla il Saccardo (Sy. IT, pag. 554) ritenendoli uno stato conidico della Gibberella stessa: rapporto questo confermato dai recenti studi di Briosi e Farneti CA (!) BriosI G. e FARNETI R. Sull'avvizzimento dei germogli del Gelso. Suoi rapporti col Fusarium lateritium e colla Gibberella moricola (in Atti Ist. Bot. Pavia, vol. X). Milano 1904, 140 G. B. TRAVERSO Fam. HYSTERIACEAE. Sect. HyALODICTYAE. 120. Gloniopsis decipiens De Not. — Sace. Syll. IL, pag. 775. Sopra tronchi vecchi deeortieati e lavorati, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Nella diagnosi originale di questa specie mancano parecchi dati che credo perciò opportuno di qui indicare. Periteci 1 '/, mm.; asch) 70-85 v 17-22; sporidii 25-28 « 8 !/,-9 '/,, trasversalmente 7-settati; setti longitudinali disposti seuz' ordine. Fam. PATELLARIACEAE. Sect. HrALOSPORAE. 121. Heterosphaeria Patella (Tode) Grev. — Sace. Syll. VIII, pag. 715; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 192. Sopra steli secchi di Molopospermum, all'Alpe del Sasso in Valsassina, luglio 1864 (Anzi, in Erb. critt. ital., I, n. 1975. Cohors: PHYCOMYCGETAE. Fam. CYSTOPODACEAE. Sect. HYALOSPORAE (1) Cystopus Portulacae (DC.) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 235; Berlese Monogr. Peronosporac., pag. 90 — forma conidica ed oosporica. Sopra foglie di Portulaca oleracea, a Colico, agosto 1902! Oss. Conidii 17-20 p diam.; oospore 56-70 » diam. (compresa la pa- rete oogoniale). II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 141 Cohors: DEUTEROMYCETAE. Fam. SPHAEROPSIDACEAE. Sect.: HYALOSPORAR. 122. Phyllostieta Mali Prill et Delaer. — Sace. Syll. X, pag. 109, * eomensis Trav., n. var. « À typo differt maculis immarginatis, sporulis angustioribus, ellipsoi- « deo- vel clavato-oblongis, 7-8 v 2 Ti — Pycnidia 100-105 p diam. » e Hab. in foliis Piri Mali, « Villa Stroppa a Tradate (Como) » in « Ital bor. — Ipse legi mense septembri 1902. » Oss. La Ph. limitata Peck. (efr. Sace. Syll. XIV, pag. 848) non mi sembra, almeno dalla diagnosi, cosa diversa dalla Ph. Mali. (35) Phyllosticta primulicola Desm. — Sace. Sy. III, pag. 56. Sopra foglie di Primula acaulis, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Picnidî 50 p diam.; sporule 1 !/,-2v 1-1 !/,, — Nei miei esem- plari, ed in altri parecchi dell’ Erbario Saccardo osservati per confronto, le macchie prodotte dal fungo seno fulve piuttosto che biancastre. 123. Phyllostiea ilicicola Pass. — Sace. Sall X, pag. 118. Sopra foglie di Quercus Ieg, nella Villa Stroppa a Tradate, luglio 1902 (G. Bianchi!). Oss. Sporule 5-6 v 2. — Differisce dalla PA. Quercus-Ilicis Sace. spe- cialmente per la forma delle sporule, che sono notevolmente più strette. 124. Phyllostica maeuliformis Sace. — Sace. Syll. III pag. 35; Cavr. Mic. lomb., I contrib., n. 270. Sopra foglie di Castanea vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Pienidi 130-150 v 120-140; sporule 4-4 '/, v 1. 125. Phyllosticta? Sorghi Anzi — Sace. Syll. III, pag. 65. 142 G. B. TRAVERSO Sopra foglie di Sorghum saccharatum, a Como (Anzi in Rabh. Fungi eur. n. 2162, ed in Thüm. Mycoth. univ., n. 2196). 126. Phoma Limonii Thüm. — Sace. Syll. II, pag. 83. Sopra ramoscelli secchi di Citrus Limonum, in giardini di Menaggio, agosto 1902! Oss. Pienidi 150-200 n diam.; sporule 2 !/,-3'/, « 1-1 /,. 127. Phoma occidentalis Saec. — Sace. Syll. III, pag. 66. — var. irre- gularis Trav., n. var. « A typo differt sporulis minoribus, 6-8 x 2'/,-3 '/,, irregularibus, sub- « cylindraceis, ellipsoideis, ovoideis, subnavicularibus ; basidiis distinctis- « simis, 18-22 v 2. — Pycnidia '/,-'/, mm. lata. « Hab. in ramulis siccis G/editschiae triacanthi in sepibus prope « Colieo » in It. bor. — Ipse legi mense augusti 1902. » 128. Phoma epiphylla (Lév.) Sace. — Sace. Syll. III, pag. 107. Sopra foglie sternate di Prunus Lauro-Cerasus, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! ‘Oss. Pienidi '/, mm. diam., basidi 15-20 v 2 */,; sporule 8-10 v 2. 129. Phoma Podagrariae Bres. — Sace. Syll. XI, pag. 490. Sopra cauli seechi di Sodi Podagraria, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Negli esemplari esaminati osservai dei basidi ben distinti, misu- ` ranti 6-10 « 2 p. Le sporule misurano 5-7 v 2 !/,. 130. Sphaeronaema vermieularioides Sace. et Trav. (Contribuzione alla Flora micologica della Sardegna, in Annales mycolog., vol. I, pag. 439, tav. IX, fig. VI); Saec. Syll. XVIII. Sopra foglie sternate indeterminate, ma probabilmente di Viburnum Tinus, a Bellagio, settembre 1882 (Lagerheim in Herb. Saccardo : sine nomine! ). | II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 143 131. Asteroma reticulatum (DC.) Chev. — Sace. Syll. III, pag. 214. Sopra foelie di Pol, ygonatum sp., presso Tradate, settembre: 1902! Oss. Non vidi sporule, ma trattasi indubbiamente di questa caratte- ristica specie. (43) Vermicularia Liliacearum West. — Sace. Syll. III, pag. 233. Sopra foglie di Ophiopogon japonicum, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Sporule 18-20 v 5. i 132. Cytospora nobilis Trav. in Sace. et Trav. Micromiceti italiani nuovi o interessanti, pag. 211, fig. 7 — Sace. Syll. XVII. Riporto qui la diagnosi di questa specie: Stromatibus sparsis, e basi circulari-elliptica conico-applanatis, epider- mide pustulatim elevata dein rupta tectis; loculis in quoque stromate co- piosis (6-15), inaequalibus, irregulariter dispositis; basidiis continuis, di- chotomis vel verticillato-ramosis, rarius simplicibus, acicularibus, 16-20 x “I sporulis minulis, allantoideis vel subrectis, hyalinis, 4-5 v 1-1 Ja Hab. in ramulis corticatis Zauri nobilis, « Villa Stroppa a Tradate (Como) » in It. bor. Legi mense septembri 1902. Oss. Non è improbabile che questa specie rappresenti lo stato pieni- dico della Valsa nobilis Sacc. — Su gli stessi rametti eravi anche Di- plodia laurina for. minor (vedi n. 139). Sect. PHAEOSPORAE. 133. Coniothyrium olivaceum Bon. — Sace. Syll. III pag. 305. Sopra rametti secchi di Green scoparius, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! - Oss. Sporule 5-6 v 3-3 !/,. 134. Coniothyrium insitivum Sace. — Sace. Syll. IIE, pag. 306. Sopra ramoscelli di Gleditschia triacanthos, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1909! 144 G. B. TRAVERSO Oss. Sporule 5 ‘/,-7 x 3-3!/,. — Sopra gli stessi rametti trovai la Val- saria insitiva (vedi n. 114), di cui questo Coniothyrium sembra rappre- sentare lo stato mieropienidieo. (44) Coniothyrium concentrieum (Desm.) Sace. Syll. III, pag. 317. Sopra foglie di Fewreroya rigida, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Sporule 4'/,-6 v 4-5 !/, È una forma a pienidi sparsi irregolar- mente, che forse meriterebbe di essere distinta come varietà. Non si tratta però al certo di C. Henriquesii nè, mi sembra, di C. biforme; ehe pure crescono sulle Foureroya. 135. Sphaeropsis heterospora Pass. — Sace. Syll X, pag. 256. Sopra rametti di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! . Oss. Bellissima specie, con sporule tipicamente sferoidali, di 12-15 p di diametro, miste ad altre ovoidali misuranti 17 v 13 p. Sect. HYALODIDYMAE. . 136. Ascochyta Lathyri Trail. — Sace. Syll X, pag. 303. Sopra foglie, cauli e baccelli di Zathyrus odoratus, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Pienidi di 100-170 p di diametro, mellei; sporule 10-11 v 3-3 !/,. È specie, a mio avviso, ambigua tra i generi Ascochyta e Diplodina, cha forse non sono ancora sufficientemente definiti e delimitati. 137. Darluea Filum (Biv.) Cast. — Sace. Syll. III, pag. 410; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 306. Sopra uredosori e teleutosori di Puccinia Violae, in foglie di Viola odorata, nei monti sopra Menaggio, agosto 1902! Oss. Sporule 15-17 v 3. Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 145 Sect. PHAEODIDYMAE. 138. Diplodia Gleditschiae Pass. — Saec. Syll. III, pag. 335. Sopra ramoscelli di Gleditschia triacanthos, presso Colico, agosto 1902! ed alla Villa Norella a Cadenabbia, luglio 1903 ! Oss. Sporule 17-20 v 11-14. — Questa specie potrebbe essere lo stato macropicnidico della Valsaria insitiva, alla quale io la trovai spesso as- sociata. Secondo il Saccardo (Sy. III, pag. 335) essa sarebbe invece da riferire alla Cucurbitaria Gleditschiae. 139. Diplodia laurina var. minor Pass. — Sace. Syll. X, pag. 279. Sopra ramoscelli secchi di Zaurus nobilis, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Sporule 16-18 v 8-10. 140. Diplodia Mori West. — Sace. Syll III, pag. 351. Sopra rametti quasi secchi di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tra- date, settembre 1902! Oss. Sporule un po’ più, piccole che nel tipo secondo la diagnosi, e precisamente 17-22 v 10. Sect. PHAEODICTYAE. 141. Dichomera Laburni Cke. et Mass. — Sace. Syll. X, pag. 348. form. minor Trav. n. for. à « À typo differt stromatibus minoribus, 1-2 mm. nec 5. » Sopra rametti di Cytisus Laburum, nei boschi sopra Menaggio, ago- sto 1902! : Oss. Sporule 18-22 v 8-9, con 3-4 setti trasversali e pocht loeuli divisi anche pel lungo. Seet. SCOLECOSPORAE. 142. Septoria Chelidonii Desm. — Sace. Syll. III, pag. 521; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 324. 10. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 146 G. B. TRAVERSO Sopra foglie di Chelidonium majus ; nei dintorni di Como, autunno 1871 (Anzi, in Ærb. critt. ital., II, n. 647). 143. Septoria Cytisi Desm. — Sace. Syll. III, pag. 485; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 311. Sopra foglie di Cytisus Laburnum, nei boschi sopra Undéasbhia; set- tembre 1901! . (51) Septoria pirieola Desm. — Sacc. Syll. III, pag. 487. Su foglie di Pirus communis, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Sporule 56-62 v 3!/,-4. 144. Septoria aegopodina Sace. — Sace. Syll. III, pag. 529; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 327. Sopra foglie di Pimpinella Saxifraga, presso Lecco, settembre 1902 (A. Migliavaeca ! ). Oss. Pienidi 60-75 p diam.; sporule 18-25 v 1 */,. 145. Septoria Convolvuli Desm. — Sace. Syll. I, pag. 536; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 332. Sopra foglie di Calystegia sepium, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Picnidi 75-85 p diam.; sporule 30-38 v 1 !/,. (61) Septoria Polygonorum Desm. — Sace. Syll. III, pag. 555. Sopra foglie di Polygonum Persicaria, a Colico, agosto 1902! Oss. Sporule 22-28 v 1'j,. 146. Septoria Cannabis (Lasch.) Saee. — Sace. Syll. III, pag. 557; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 339. Sopra foglie di Cannabis sativa, presso Colieo, agosto 1902! Oss. Pienidî 8590.5 diam.; sporule tipicamente 38-45 v 2. 147 MICOLOGICA DI COMO JI CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA (111) Cytosporina quercina (Tul.) Trav. — Cfr. Diatrypella quercina (HT Fam. LEPTOSTROMATACEAE. Sect. HYALOSPORAE. 147. Leptothyrium alneum (Lév.) Sacc. — Saec. Syll. III, pag. 627; Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 345. Su foglie di Alnus glutinosa, nei monti sopra Menaggio, agosto 1902! Oss. Pienidi 200 x diam. ; sporule 8-9 v 1 !/, -2 148. Leptostroma sphaeroides Fr. — Sace. Syll. III, pag. 646. Su fusti secchi di Angelica silvestris, nei dintorni di Como, autunno ed inverno 1880 (Anzi, in Zr. critt. ital., II, n. 10901). Oss. La diagnosi che si ha di questa specie è molto incompleta. Gli esemplari dell'Zrb. ecrit. da me visti presentano dei pienidi sparsi, neri, di 150-200 p di diametro al massimo. Non ho trovato sporule mature. Fam. MELANCONIACEAE. Sect. HYALOSPORAE. (66) Colletotrichum Lindemuthianum (Sacc. et Magn.) Br. et Cavr. — Sace. Syll. III, pag. 717 [Gloeosporium]. Sopra baccelli di Phaseolus vulgaris, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Conidi 14-17 v 4 !/, -5 '/,. Sect. HyALODIDYMAE. 149. Marsonia Fragariae Sace. — Sace. Syll. XIV, pag. 1031. Sopra foglie di Fragaria vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Acervuli 100-150 p diam., conidi 18-20 y 5 6. — Nei miei esem- plari le macchie sono di color ocraceo-ferrugineo, quasi immarginate e spesso confluenti. G. B. TRAVERSO Sect. PHAEOPHRAGMIAE. 150. Pestalozzia Guepinii Desm. — Saee. Syll. III, pag. 794: Cavr. Micol. lomb., Y contrib., n. 369. Sopra foglie di Quercus sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Conidi 22-26 v 8-9; cilia 11-14 x 0,8; basidii 10-12 v 1. 151. Pestalozzia truncata Lév. — Sace. Syll. III, pag. 794. Sopra le squamme di coni di Abies (Picea) nigra, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Conidi 14-16 v 6 !/,-8; cilia 14-17 v 1: basidi 14-16 v 2. Seet. SCOLECOSPORAE. (71) Phleospora maeulans (Béreng.) Allescher. (= PA. Mori Sacc., = Septogloeum Mori Br. et Cavr.). — Sace. Syll. III, pag. 577. Sopra foglie di Morus alba, presso Colieo, agosto 1902! Oss. Sporule 33-45 v 4. — E giusta la correzione di nomenclatura fatta dall'Alleseher, perché il nome del Béregner (Fusarium maculans) è del 1844 e quindi anteriore a quello del Léveillé (1846). (52) Phleospora castanicola (Desm.) Berl. (= Septoria castanicola Desm.) — Sace. Syll. III, pag. 504. Sopra foglie di Castanea vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Sporule 29-36 v 3 1/,. Fam. MUCEDINACEAE Sect. HyALOSPORAE. 152. Oidium leucoconium Desm. — Sace. Syll. IV, pag. 41. Sopra foglie di Rosa hybrida, in giardini di Menaggio, agosto 1902! Oss. Conidî 17 v 10. — È lo stato conidico della Sphaerotheca pannosa D CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 149 153. Oidium Evonymi-japonicae (Arcang.) Saec. — Saec. Syll. XVIII. Sopra foglie di Eronymus japonica, ad Acquaseria, luglio 1903! (72). Oidium erysiphoides Fr. — Sace. Syll. IV, pag. 41. Sopra foglie di Cucurbita sp., nella Villa Stroppa a Tradate, agosto 1902 (G. Bianchi !). (74). Ovularia decipiens Sace. — Sace. Syll. I, pag. 130. Sopra foglie di Ranunculus aeris, a Colico, agosto 1902! Oss. Conidiofori 40-55 v 4-5; conidi 19-22 e 8-10. 154. Ovularia obliqua (Cke.) Oud. — Sace. Syll. IV, pag. 145; Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 386. Sopra foglie di Rumez sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem. 1902! Oss. Conidiofori 70-100 v 4-5; conidt 16-18 v 8-9. 155. Ovularia Lamii (Fuck.) Sace. — Sae. Syll. IV, pag. 144. Sopra foglie di Zamium album, presso Colico, agosto 1902! Oss. Conidiofori 24-28 v 3 !/,; conidi 9-20 v 4-5. Fam. DEMATIACEAE. Sect. PHAEOSPORAE. 156. Coniosporium Bambusae (Boll. et Thüm.) Sace. — Sace. Syll. IV, pag. 244, Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 408. Sopra culmi secchi di Bambusa sp., nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre 1902! Oss. Conidi 5-6 '/, p diam.; visti di fianco larghi 3-3 '/, p. © 157. Gyroceras Celtidis (Biv.) Mont. et Ces. — Sace. Syll. IV, pag. 267. Sopra foglie di Celtis australis, a Pusiano (Cesati, in Rabh., Fungi europ., ed. nova, n. 788). Sect. DIDYMOSPORAE. 158. Cladosporium fasciculatum Cav. for. amerotriehum Trav. n. f. 150 G. B. TRAVERSO « A typo differt conidiophoris omnino continuis nec septatis. » Sopra foglie languenti di Gladioius sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Conidiofori 65-85 v 7-9; conidî 16-23 v 6-8. (106) Fumago vagans Pers. — Sace. Syll. IV, pag. 547. Cfr. n. 106. Seet. PHAEOPHRAGMIAE. 159. Clasterosporium Amygdalearum (Pass) Sace. — Saec. Syll. IV, pag. 391; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 424. Sopra foglie di Amygdalus communis, nella Villa Stroppa a Tradate, agosto 1902 (G. Bianchi!) 160. Heterosporium gracile ( Wallr.?) Saec. — Sace. Syll. IV, pag. 480; Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 442. Sopra foglie di Zris germanica, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- bre 1902! Oss. Conidiofori 70-80 v 10-12; conidi 45-56 v 17-20. 161. Helminthosporium macrocarpum Grev.— Sace. Syll. IV, pag. 412. Sopra sarmenti putridi di Hedera Helig, nella Villa Peppe a Tra- date, settembre 1902! Oss. Conidiofori '/,-'/, mm. di lunghezza; eonidi 50-70 v 14-15. Sect. PHAEODICTYAE. 163. Maerosporium ignobile Karst. — Sace. Syll. X, pag. 677. Sopra foglie secche di Secale cereale, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Conidiofori 160-180 v 8-9, settati; conidi clavati o piriformi , 45- 53 y 12-15. — Riferisco i miei esemplari alla specie del Karsten come quella che più vi si avvicina. Credo però che anche M. culmorum, M. he- terosporum e forse qualche altra specie, non siano cose molto diverse. Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 151 162. Macrosporium Tomato Cke. — Saec. Syll IV, pag. 534. Sopra frutti di Solanum Lycopersicum, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Sect. SCOLRCOSPORAE. 164. Cercospora Armoraciae Sacc. — Sace. Syll. IV, pag. 433. Sopra foglie di Cochlearia Armoracia, nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Conidiofori 45-55 v 6; conidi 75-120 v 4. 165. Cercospora mierosora Sacc. — Sace. Syll. IV, pag. 459; Cavr. Micol. lomb., 1 eontr., n. 436. Sopra la pagina inferiore di foglie di Zilia sp., in boschi sopra Me- naggio, agosto 1902! Oss. Conidiofori 15-25 v 4; conidt 20-35 v 3 !/, -4. 166. Cereospora depazeoides (Desm.) Sace. — Sace. Syll. IV, pag. 469; Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 439. Sopra foglie di Sambucus nigra, presso Colico, agosto 1902! e nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! Oss. Conidiofori 75-90 v 5; eonidi 70-100 v 4-4 1/,. (82) Cereospora betieola Sace. — Saec. Syll. IV, pag. 456. Sopra foglie di Beta vulgaris, in orti di Menaggio, agosto 1902! Oss. Conidiofori 45-55 v 4; conidi 60-90 = 2 '/,-3. Fam. STILBACEAE. Sect. HYALOSPORAE 167. Graphium stilboideum Corda? — Sace. Syll. IV, pag. 610. Sopra Graminaceae secche, a Como (Cesati, in Klotzseh, Herb. viv. mycol., n. 1751). E xim ui sei . Sect. HyALOPHRAGMIAE. griseola Sace. — Sace. Syll. IV, pag. 630; Cavr., Mi col lomb, I contrib., n. 458. foglie di Phaseolus vulgaris, nella Villa Stroppa a Tradate, set- tembre. 19021 m | Oss. Conidiofori 110-150 5-6; conidi -50-60 v 56. Dorr. PASQUALE ROMANO Ricerche sulla formazione e sulla funzion della guaina delle « Armerie, » Tra i due generi Sfatice ed Armeria, della famiglia delle Plumbagi- nee, corrono tali caratteri di affinità, che gli antichi botanici non sa- pendo distinguere l’uno dall’ altro, finirono col descrivere sotto il nome di Statice tutte le specie di Armeria allora conosciute. Si può dire che solo di recente i due generi vennero divisi e considerati separatamente. Quantunque affini però, essi non mancano, come poteva supporsi, di certe note caratteristiche, proprie a ciascuno, le quali per le Armerie sono rappresentate dalla speciale conformazione delle infiorescenze e da quella particolare produzione (la guaina), che trovasi al di sotto di esse, e che invano si cercherebbe fra le molteplici specie riferite al genere Statice. | À parte lo studio delle relazioni che passano fra queste piante, non- ché le diseussioni sollevate intorno alla esatta natura della infiorescenza delle Armerie, in questa nota dirò esclusivamente dello sviluppo e della funzione biologica che si deve riferire appunto alla guaina, organo spe- ciale delle Armerie, il quale tanto ha dato da pensare a non pochi bo- tanici. ' $ Secondo l'opinione del Maury, il quale da non molto tempo si é oc- cupato della famiglia delle Plumbaginee (1) (seguendo del resto le teo- riche di F. Petri (2)) i fiori nelle Armerie sarebbero raggruppati alla sommità di uno seapo non ramificato, dove formano una infiorescenza eapituliforme, aecompagnata da brattee. Come in alcuni Statice così anche nell’Armeria le infiorescenze par- ziali inferiori abortiscono e rendono sterili le loro brattee, le quali poi formerebbero « il preteso involuero del capolino. » Tali brattee sono unite per le loro basi ed emettono, in basso ed all’ esterno, dei prolun- gamenti, che costituiscono la guaina. ; P. ROMANO Anche altri, prima del Maury, si erano occupati di questo organo particolare, ed avevano differentemente interpretata la sua funzione. Ebel (3) la considera come il lembo di una specie di cuftia, la quale, ricoprendo D apice dello scapo, si distaccherebbe e si trasformerebbe in alto per il suo ulteriore accrescimento. De Candolle (4) dà una simile interpretazione e aggiunge che il modo col quale si rompe tale lembo è assai singolare e si può paragonare alla rottura delle valve della ca- liptra, ovvero al modo di apertura del calice degli Zucaliptus. Bail- lon‘ (5) e Bentham ed Hooker (6) non emettono nessuna teoria speciale. Anche la funzione della guaina è a sua volta differentemente inter- pretata dai diversi botanici, ma in generale si può dire che tutti con- vengono nell'assegnare ad essa un potere protettivo. Il Westermaier (7), infatti, assimila la funzione della guaina delle Armerie a quella della guaina foliare delle Ciperacee, delle Graminacee e di qualche altra fa- miglia, ed afferma che la guaina delle Armerie, avviluppando la parte dello scapo che è in via di accrescimento, e per conseguenza tenera e molle, la protegge dalla pioggia. Questa curiosa teoria viene pienamente accettata e confermata dal Maury, il quale scorge delle analogie tra la detta funzione e quella delle brattee madri delle infiorescenze di Zimo- niastrum (8). Ma ciò non è esatto, anzi io credo che non riesca mala- gevole dimostrare falsa questa interpretazione con le stesse parole del Maury. Egli infatti scrive che « l’accrescimento dello scapo (nelle Ar- merie) avviene al di sotto del punto d’inserzione della più bassa di que- ste brattee che si uniscono tutte per le loro basi ed emettono..... dei prolungamenti i quali costituiseono la guaina. » AI di sopra del punto d’accrescimento dello scapo trovasi, com'è noto, il capolino con la rimanente parte delle brattee, ed il tutto forma un corpo subemisferico di dimensioni maggiori di quello dello scapo stesso. ' Posto ciò, è chiaro che la pioggia, cadendo, prima ancora d' incontrare la parte tenera e delicata dello seapo in via di acereseimento, che è per giunta piccola, incontra invece l'infiorescenza che sta più in alto ed ha maggiori dimensioni. Ma anche quando ciò non avvenga, a me non | pare che l' acqua possa a lungo fermarsi su di un corpo in posizione verticale, tendendo per il proprio peso a portarsi in basso ed'a porsi in RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 155 linea orizzontale. Sieché la funzione della guaina nelle Armerie dev'es- sere ben altra che quella indicata, ed è appunto questo ehe mi propongo di dimostrare. Prima però di occuparmi di tale funzione, credo oppor- tuno dir poehe cose cirea la omologia che esiste, secondo il mio modo di vedere, tra la speciale ala, messa alla base delle infiorescenze parziali di alcuni Statice, e la guaina che avvolge il capolino delle Armerie. Per i miei studi ho avuto a mia disposizione un ricchissimo mate- riale di erbario e parecchie opere fitografiche corredate da numerose figure. Questo per il genere Statice. Per le Armerie poi, oltre al mate- riale d'erbario, di gran lunga più abbondante del precedente, ho avuto anche occasione di studiare sul vivo parecchie specie in gran parte da me raccolte sui monti della Calabria, su quelli della Campania e sul Taburno. E da questo materiale fresco ho appunto rieavate le mie con- clusioni, che tra non molto esporró. II. Boissier (9) nel Prodromus del De Candolle fraziona il genere Statice in diverse sezioni ed assegna a ciascuna di esse dei caratteri proprii. Egli colloca nella sezione Pteroclados tutti gli Statice, che lasciano scor- gere lo scapo alato, e frequentemente le spighette accompagnate da espan- sioni alari, le quali, in basso, si prolungano per un certo tratto ed in alto, dividendosi profondamente due o tre volte, oltrepassano la inser- zione dei singoli fiori, i quali poi sono forniti di brattee. Fra queste specie di Sfafice ho consultato il seguente materiale di erbario. 1. St. Bonducelli. Nelle vicinanze delle singole infiorescenze si scor- gono delle brattee lungamente e largamente decorrenti, determinanti tre spigoli salienti. 2. St. sinuata (Linn.). In questa specie si hanno i medesimi caratteri della S£. Bonducelli, ma soltanto le brattee e le foglie cauline determi- nano una espansione alare poco più stretta di quella della specie detta innanzi. 156 P. ROMANO 3. St. mucronata (Linn. fil). La decorrenza delle ali è poco mani- festa ma più ondulata che non nelle precedenti. 4. St. elata (Fisch.). Le infiorescenze appaiono molto compatte. Le brattee perd sono poco scorrenti. 5. St. tatarica (Linn.). Le foglie appaiono poco decorrenti, non per tanto determinano tre piccole espansioni lineari. 6. St. graminifolia (Ait.). In questa specie le foglie fiorali sono bre- vemente scorrenti. 7. St. speciosa (Linn.). Le foglie fiorali di tale specie sono poco scor- renti. Queste le specie esaminate in erbario. In esse però, se le brattee fio- rali sono evidentissime, le decorrenze alari non appaiono molto pro- nunziate. Dalla iconografia della Flora canariense del Webb e Bertherot (10) rilevo i seguenti altri Statici, nei quali le infiorescenze parziali, come può scorgersi dalle figure qui riprodotte, mostransi manifestamente alati con ali talvolta larghe oltre un mezzo pollice. IG. Fic. 3. Statice brassicaefolia Statice macrophylla Webb. Webb. Fic. 1. Stalice imbricata Webb. À à 1 3 1 ; | RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. l. St. imbricata, fig. 1 (Webb. et Berth. FL Can. III, p. 179). Lo scapo nella sua parte superiore mostrasi largamente sinuoso-alato, con interruzione dell'ala ai nodi. 2. St. maerophylla (Brouss. in Webb. L c. p. 180). Di questa specie le foglie son dette « versus basim attenuatis, sessilibus, basi dilatato- amplexieaulibus, membrano integerrima. » Sarebbero alati inoltre lo scapo e le spighette. L'ala dalla figura appare stretta, sinuosa ed inter- rotta ai nodi. 3. St. arborescens (Brouss. in Webb. 1. c.). Le foglie sono dette am- plissicauli, scorrenti: le infiorescenze parziali sarebbero alate. 4. St. brassieaefolia, fig. 2 (Webb. Le p. 181). Le foglie superiori sono scorrenti-alate; l’ infiorescenza è in massima parte alata. 9. St. maeroptera, fig. 3 (Webb. L c. pag. 182). Come suona l ap- pellativo specifico, in questa specie si ha la infiorescenza fornita di una larga ala, la quale é interrotta soltanto ai nodi. Da queste deserizioni e più ancora dalle figure riportate si rileva fa- cilmente come in alcune specie di Statice tanto lo Scapo quanto le in- fiorescenze parziali sieno accompagnate da particolari espansioni alari, le quali, in numero di 2 o 3 (Statice brassicaefolia, fig. 2), si prolun- gano dallo scapo in giù fino all'incontro del nodo sottoposto, e nelle in- fiorescenze parziali si veggono prolungate tanto in alto, al di là delle inserzioni dei singoli fiori, quanto in basso, e per una certa estensione, Le espansioni alari, che accompagnano tali infiorescenze parziali, me- ritano di essere osservate attentamente, poiché ci mostrano in qual modo si sia formata la guaina nelle Armerie. Di fatti esse cingono la base dei fiori, prolungandosi in alto, ove si mostrano libere fra di loro, ed in basso, ove a poco a poco vanno restringendosi ed eliminandosi. Se intanto si suppone che tali espansioni, aderenti all'asse, invece di restrin- gersi gradatamente e di assottigliarsi dall’ alto in basso, si mostrassero bruscamente tronche e lacere nella loro parte inferiore e distaccate più o meno dal ramo dell’infiorescenza, è evidente che si avrebbe un primo accenno alla formazione di una guaina, la quale, per altro, si renderebbe. sempre più perfetta a misura che venisse a mancare la saldatura tra ala ed asse di infiorescenza. A mio avviso queste espansioni alari hanno 158 | P. ROMANO valore di brattee saldate assieme per tutta la loro lunghezza e con l'asse della infiorescenza, pur rimanendo libere nella porzione che va dall’ in- serzione dei fiori in poi, e sono indotto a credere che esse si debbano considerare quali organi omologhi della guaina delle Armerie, la quale ne deriverebbe per ulteriore differenziamento ed adattamento. Essa tut- tavia non deve ritenersi come il risultato della fusione dei prolunga- menti di 2 o 3 brattee, ma della saldatura di più di tre prolungamenti bratteali. HE La congettura espressa, a proposito del modo secondo il quale si sia formata via via la guaina nelle Armerie, mi sembra che si possa van- taggiosamente sostenere, perchè la più semplice e Ia più atta ad indi- carci il suo compito biologico. Secondo il Westermaier ed il Maury essa sarebbe chiamata, come ho detto, a difendere dagli agenti atmosferici ‘il punto d’ accrescimento dello seapo; ad una analoga funzione sareb- bero quindi destinate le espansioni alari, che cingono le infiorescenze parziali e lo seapo in alcune Statice, poichè di essa rappresentano gli organi omologhi. Io penso che l'ufficio della guaina nelle Armerie sia differente da quello indieato dai citati autori. Le mie eonelusioni, frutto di assidue e dili- genti osservazioni, fatte su buon numero di specie, tanto allo stato fre- sco, quanto allo stato seceo, m'indueono piuttosto a considerare la detta guaina come mezzo di difesa che la pianta oppone all'assalto di piccoli animali, i quali, in un modo qualsiasi, tenderebbero a danneggiarla. Qui si affacciano alla mente tre ipotesi: che la guaina rappresenti un organo acarofilo; o che essa costituisca una specie di trappola, nella quale trovano la morte gli animaletti insidiatori, o finalmente che non sia altro se non un ostacolo che la pianta oppone all'assalto di tutti quegli animali di piccola mole, e sovratutto alle formiche, le quali, es- sendo inadatte alla disseminazione, potrebbero fare scempio dei suoi semi. Mettendo da parte le due prime ipotesi, perchè non confermate dall'os- servazione, non resta che aecettare l'ultima come quella che più chiara- mente manifesta la funzione cui è chiamata la suaccennata guaina. ae senato | R | 1 * RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 159 I frutticini delle Armerie sono forniti di apparecchio capace a renderli atti ad una disseminazione anemofila. Tuttavia ho notato ehe essi ven- gono volentieri raccolti e trasportati dalle formiche inadatte del resto alla loro disseminazione. Non é fuori di proposito descrivere sommariamente il eapolino e la guaina delle specie esaminate, tanto più ehe dalle deserizioni scaturisce un altro fatto; il quale viene a confermare la mia ipotesi. Le specie, contrassegnate con asterisco, furono studiate anche sul vivo, le altre d presentano materiale di erbario. Ecco dunque le specie d'Armeria che ho potuto studiare. .l. Arm. fasciculata (Boiss. in DC. Prodr. XII, p. 675). In questa specie i capolini sono di grandezza discreta; la guaina è lunga all’ in- circa un pollice e mostrasi alquanto divaricata in basso. Un tale diva- ricamento diviene più manifesto nei capolini fruttiferi. 2. Arm. aliacea (Schousb. Arm. baetica Boiss. l. c., p. 676). La guaina è di mediocre lunghezza , cilindrica e molto appressata all’ asse infiore- scenziale. 3. Arm. maritima (W.). I capolini, piuttosto di piccole dimensioni, hanno la guaina aperta in basso e ristretta in alto, la qual cosa la fa apparire quasi campanulata. La sua lunghezza è di eirea mezzo pollice con un’apertura basilare di quasi mezzo centim., però tale apertura au- menta nei capolini fruttiferi. 4. Arm. filicaulis ( Boiss. Voy. Esp. p. 527, tab. 154). I capolini di questa specie sono piccoli e sorretti da gracili peduncoli. La guaina è abbastanza ridotta; non per tanto nei capolini fruttiferi essa appare al- quanto divergente in basso. 5. Arm. alpina (Willd. En. pl. 4. et in en. pl. h. Berol. 337). Ca- polini un po’ più grandi di quelli della specie precedente. Anche la guaina mostrasi alquanto più grande. *6. Arm. elongata (Hoffm. Deutsch. FL vol. I, p. 150). In questa specie, la quale può dirsi spontanea per tutta l’Italia meridionale, i ca- polini sono disereti, e la guaina che misura cirea un pollice di lun- ghezza è appressata all’asse dell’ infiorescenza e solo in quelle fruttifere mostrasi un poco divaricata. 160 P. ROMANO 7. Arm. purpurea (Koch. Fl. 1823, p. 710. Arm. elongata var. pur- purea). La guaina nell Armeria purpurea è piuttosto larga e lunga, quantunque non divaricata; non per tanto nelle infiorescenze fruttifere essa appare dilatata in basso. 8. Arm. vulgaris (Willd.). In questa specie i capolini sono di me- diocre grandezza e la guaina è alquanto divarieata in basso. 9. Arm. bupleuroides. La guaina, quantunque discretamente lunga, è appressata all’ asse infiorescenziale. I capolini non hanno grandi di- mensioni. i "10. Arm. plantaginea ( Willd. en FI. h. Berol. I, p. 334). Le infio- rescenze di questa specie hanno le brattee esterne molto lunghe, ovali ed acuminate. La guaina è discretamente lunga e larga. 11. Arm. plaift. var. brachilepis. Le brattee sono più corte che nella specie precedente, ma la guaina é più larga. 12. Arm. plant. var. Jon 7ebracteolata. La guaina é per lungo tratto divisa in basso e con 4 o 5 partizioni, la qual eosa pare che si debba mettere in relazione col numero delle brattee maggiori. 13. Arm. scorzoneraefolia (Willd. Arm. plantag. var. scorzoneraefo- lia). La guaina è lunga un pollice e un quarto, poco divaricata nei ca- polini giovani, e con un certo numero di partizioni. 14. Arm. sardoa (Spr. Syst. 4, f. 127). Guaina aperta e lacera nella sua parte inferiore. Come al solito, l' apertura à maggiore nelle infiore- scenze fruttifere. 15. Arm. nebrodensis (Guss. Syn. 1, p. 366). La guaina, quantun- que aperta in basso, è bastantemente avvicinata all'asse della infiore- scenza. 16. Arm. gracilis (Ten.). In questa specie la guaina è cilindrica ed aperta nella sua parte inferiore. i 17. Arm. majellensis (Boiss. in DC. 1. c., p. 685). Questa specie, che può dirsi propria di tutta P Italia meridionale, presenta la guaina nella maggior parte dei casi, aperta e lacera inferiormente. Tale carattere è | più manifesto nelle infiorescenze fruttifere. "18. Arm. undulata (Boiss.). La guaina in questa specie è come in quella precedentemente descritta. RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 161 19. Arm. Kochii (Boiss.). I capolini hanno piecole dimensioni; anche la guaina è piccola, ma in compenso è sufficientemente lacera in basso. 20. Arm. leucocephala (Koch. in FL 1823, vol II, p. 712). La vagina in questa speeie é lunga mezzo polliee e piuttosto addossata all' asse dell infiorescenza. Boissier, nel Prodromus, così si esprime sul propo- sito: « vaginis emarcidis basi stipata. » *21. Arm. Morisii (Boiss. l. cit. 687). La guaina è come mell" A. Zeuco- cephala. Boissier (op. cit.) dice: « basi vaginis emareidis dense vestita.» 22. Arm. Gussonei (Boiss. l. c. 687). In questa specie la guaina è piuttosto larga, poco lacera in bassa e mostra una tendenza ad aprirsi per una sola fenditura. | *23. Arm. maeropoda (Boiss. l. e. 688). In questa bella specie la guaina é lunga un polliee e mezzo, é larga, aperta e dentellata infe- riormente. Nelle infiorescenze fruttifere la guaina è abbastanza lacera. Boissier dice: « vagina reversa apice longe lacera, acuta v. acuminata. » 24. Arm. macropoda var. Zonge bracteolata. Alcune bratteole mostransi assai piu sviluppate delle altre ed oltrepassano il grosso capolino. Dimo- strano un aspetto quasi simile a quello della guaina. : Le deserizioni ehe precedono stanno a dimo- strare che esiste una costante relazione tra le dimensioni del eapolino e quelle della guaina. Le specie a grosse infiorescenze (Arm. ma- cropoda , A. elongata , A. fasciculata , ecc.) hanno la guaina larga, divarieata e lacera inferiormente (fig. 4) ed inoltre di grandezza disereta. L'opposto si verifiea nelle specie ad infiorescenze di piccole dimensioni (Arm. fi- licaulis, ece.). Anche degno di nota è il fatto che la guaina mostrasi sempre più a- perta e più divaricata nei capolini fruttiferi anzichè in quelli ancor giovani; e questo mi pare che venga in appoggio alla mia ipotesi. Fic. 4, 11. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. : 162 P. ROMANO Sicchè, concludendo, si può affermare che la guaina nelle Armerie non. ha altro scopo se non quello d'impedire alle formiche l’accesso al eapo- lino per portar via i frutticini, non potendone effettuare la dissemina- zione. BIBLIOGRAFIA. (4) MAURY. Etudes sur l'organisation et la distribution eer dee des Plombaginacées, in Ann. Sc. Nat. Bot. 7.* Sér. p (2) PETRI FR. De = Armeria. Berolini 1863, p. 15. (3) EBEL G. De Armeria genere. Prodromus Plumbaginearum familiae. (4) DE CANDOLLE uk Deen, “a E ee Vol. XII, p. 674. (5) BaILLON H. Histoire des Plantes. Fam. Plombaginacées. (6) BENTHAM et Hooker. Genera pa Vol. II, pars. II, p. 623. (7) WESTERMAIER. Ueber die mecanische Bedeutung der von Involucral Blättern bei Armeria gebildeten Scheide (Verhandlungen des Botanischen Vereins der Provinz Brandenburg 22 Jahrg. 1880). (8) MAURY, Le, p. 70. (9) Borssier. Plumbagineae nel Prodromus del De m eem Vol. XIL (10) WEBB. et BERTHEROT. Flora canariensis, Vol. Licheni esotiei dell Erbario Levier raceolti nell Asia meridionale, nell’ Oceania, nel Brasile e nel Madagascar determinati da A. JATTA. II SERIE. 1. Usnea triehodea (Ach.) Nyl. Syn. I, 270. Nell' India orientale, Nepalia nei monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana n. 605; nel Madagascar al Monte Barac, leg. Cap. Le- spagnol n. 18, 20; nel Brasile al Paranà, leg. G. Lalouette n. 119. 2. U. contorta n. sp. Thallus albido-cinerascens, glaber , teres, efibrillosus, pendulus, ri- gidus, parum ramosus; ramis secundariis gracilibus, tortuosis, vel saepe intricatis. Sterilis. Nel Madagascar, provincia di Fianarantsoa, com. G. Paris n. 9. 3. U. dasypogoides Nyl. ap. Cromb. L. Rodrig. 263. Pangi nel Panjàb oce. (India orientale); leg. J. Marten, n. 172; nel Madagascar, leg. Cap. Lespagnol, n. 16; nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 169: 4. U. hirta (Ach.) Hffm. FI. Germ. 133. In Abyssinia leg. W. Schimper, n. 27. v. sorediella Br. et Rstr. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, u. 170. 5. U. longissima Ach. Syn. 307. Nel Madagascar, provincia Fianarantsoa, leg. Cap. Lespagnol,.nu- meri 13, 15; nel Brasile centrale, leg. Glaziou, n. 117 e 118. 164 A. JATTÀ 6. U. eeratina Ach. Univ. 619. , Nel Sikkim Himalaya a Darjeeling, leg. E. H Man, n. 302; nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 119; nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. v. scabrosa (Ach.) Mull. L. N. Gran. 20. Nell’ India orientale, Nepalia nei monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 606; a Kurseong, alt. 1900 m. nel Sikkim Hima- laya, leg. E. H. Man et rev. Bretaudeau, n. 303, 305, 651, 652, 654; in Abyssinia, leg. W. Schimper, n. 26; nel Brasile presso Rio de Ja- neiro, leg. dott. Capanema, n. 132, 137; nel Madagascar, provincia Fia- narantsoa, com. G. Paris, n. 8; nel Paraguay, leg. Balansa, n. 25. v. rubiginea Mey et Fw. in Act. Ac. Cur. nat. XIX, supl. I, 210. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 167. 7. U. florida Ach. var. comosa (Ach.) Wain. Et. L. Bras., 3. A Kurseong, alt. 1900 m., nel Sikkim Himalaya, leg. rev. Bretau- deau, n. 650; nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 148, 157. var. strigosa Müll. L. Par. 3. Nel Madagascar, distretto di Manantantely, com. G. Paris, n. 21. var. subelegans Wain. Et. L. Bras. 6. .A Kurseong nel Sikkim Himalaya, leg. rev. Bretaudeau, n. 655. var. perplerans Wain. Et. L. Bras, 5. Nella stessa località, leg. Sig.'^ Weber van Bosse, n. 711. var. mollis (Stirt.) Wain. Et. L. Bras. I, 4. Nel Brasile centrale leg. Glaziou, n. 118. 8. U. densirostra Tayl in Hook. Journ. 6.9, 191. Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 121. . 9. U. aspera (Eschw.) Wain. Et. L. Bras. 7 = Usnea barbata var. aspera Müll Rev. L. Mey. 2 .Sui tronehi del Giardino botanieo di Mussoorie, alt. 5500 p. (N.O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 706; a Dhanoulti nello stesso distretto, LICHENI ESOTICI DELL ERBARIO LEVIER 165 alt. 7000 p., leg. Amar Singh, n. 707; a Saharampur nell India occid., leg. W. Gollan, n. 213. 10. U. articulata Ach. var. Vriesiana (Mtg.) Nyl. Syn. I, 268. A Kurseoug nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- qud n. 653. var. asperula Müll. L. B. 1591. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 168; nelle Ande dell'Eeuador, leg. M. de Mathan. 11. U. angulata Ach. Syn. 307. Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 119. 12. Ramalina dentieulata Eschw. L. Bras. 221. A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya) altezza 7000 p., leg. W. Gollan e Amar Singh, n. 277, 686; nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 130, 154, 159, 160. var. canalicularis Nyl. Ram. 28. A Kurseoug nel Sikkim Himalaya (alt. 1900 in. p eg. rev. Bretau- deau, n. 647 e 648. 13. R. subeomplanata Nyl. Ram. 36. A Darjeeling nel Sikkim Himalaya, leg. E. H. Man, n. 301. 14. R. complanata Ach. Syn. 294. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 133, 134bis, 160; sui tronchi presso Suva nell' isola Viti-Levu (Fiji), leg. Arm- strong, n. 1071. 15. R. canaliculata Tayl. Nyl. Ram. 30. A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 300. 16. R. subfraxinea Nyl. Ram. 41. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 162, 163, 171. 166 A. JÄTTA 17. R. rigida Ach. Syn. 294. . Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 134bis p p. 18. R. sinensis Jatta L. Cinesi (N. Giorn. Bot. 1902), 5. Nelle Indie orientali, Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 177. 19. R. levigata Fr. var. Zerebrata Müll. L. B. 1285. Nel Paraguay, leg. Balansa, n. 25 bis. 20. R. nsneoides Fr. L. E. 468. Sui tronchi a Suva nell'isola Viti-Levu nell’ Arcipelago Fiji, leg. Armstrong, n. 1070. var. usneotdella Nyl. Ram. 24. Nel Brasile orientale presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 135. 21. R. farinacea Fr. L. E. 31. Nel Brasile orientale presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 134bis p. p. var. phalehrata Ach. Meth. 264. Nel Sikkim Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man, n. 299. 22. R. dendriscoides Nyl. Fl. 1876, 412. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 131. 23. R. pumila Mte. Syll. 320. Nella stessa località, leg. dott. Capanema, n. 151. 24. R. thrausta Ach. Syn. 293. Nella stessa loealità, leg. dott. Capanema, n. 127. 25. R. aneeps Nyl. Syn. 290. A Martinica nelle Antille, leg. L. Hahn, n. 24. do c Le? Ka H . LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 167 . Evernia furfuracea Fr. L. E. 26. Nelle Indie orientali, Pangi (Panjàb occid.), leg. James Marten, n. 204. . Cladina rangiferina L. var. izwmbrata Rbh. CL ex. Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette n. 120. . C. silvatica L. var. pumila Ach, Univ. 566. Nel Madagascar, prov. Fianarantsoa, com. G. Paris, n. 11. . Cladonia fimbriata Fr. L. E. 222. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 209. var. abortiva Nyl. L. Midd. 1. Nell’ India orientale, Nepalia ai monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 607; nel distretto di Simla, Panjàb, leg. J. Marten, e H. G. Hein, n. 207, 1072; nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capa- nema, n. 149. 30. 3l. var. scyphosa denticulata (Flk.) Rbh. Cl. exs. Nell’ India orientale, Panjàb, leg. J. Marten, n. 210. var. scyphosa integra (Schaer) Rbh. Cl. exs. Nell' India orientale, Panjàb, leg. J. Marten, n. 208. var. subclavata Nourl. Hrb. Lich. oc. 415. Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 142. C. pyxidata Fr. L. E. 216. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 211. C. coniocraea Nyl. L. Nov. Caled. 40. Nel Nepal ( India orientale), distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 608. 32. C. ochrochlora FIk. Clad. 75. A Landour presso la sorgente di Jabberkhet, alt. 7000 p., nel di- stretto di Mussoorie (N. W. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 677. 168 A. JATTA 33. C. furcata Ach. var. racemosa Flk., f. thyrsoidea Mass. L. It. exs. 158. A Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 7200 p.), leg. rev. Decoly, n. 659. var. surrecta (Flk.) Rbh. Cl. exs. XXXI, 12, 13. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- deau, n. 622. 34. C. acuminata (Nourl) Wain. Clad. II, 73. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 158. Bl Qt . €. ealyeantha Nyl. var. foliolosa Wain. Cl. II, 203. Nel Brasile centrale, leg. Glaziou, n. 115. es e ». Clathrina aggregata Sw. var. pertusa Linds. Obs. L. New Zeland. 532. Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 147. Co be: . Stereocaulon tomentosum Fr. Se. er. 3, 20. Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 174, 176. var. alpinum Th. Fr. Scand. 30. Nella stessa località, leg. J. Marten, n. 175. 38. Sphaerophoron compressum Ach. Meth. 135. Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 147- 39. Peltigera polydaetyla Hffm. Fl. Germ. 2.», 106. A Landour presso Jabberkhet, alt. 7000 p., nel distretto di Mus- soorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 700; nello stesso distretto al Giardino botanieo di Arnigadh (alt. 5500 p.), leg. lo stesso, n. 702. var. dolichorrhiza Nyl Syn. 327. Sui tronehi nel distretto di Mussoorie, Landour, Dahlia Bank Estate, alt. 7000 p. (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 703; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 5000-6000 p.), leg. sig.* Weber vin Bosse, n. 712. 40. P. seutata Fr. L. E. 47. LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 169 A Landour nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya) sul terreno a Jabberkhet (alt. 7000 p.), leg. W. Gollan, n. 701. 41. P. malaeea Fr. L. E. 44. Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 178. 42. P. rufescens Hffm. Fl. Ger. 2.°, 107. Nel Panjàb-Himalaya, distretto di Simla, leg. H. G. Hein, n. 1078, 1080, 1081; a Landour, distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 306. 43. P. spuria DC. Fl. Fr. 2: 406 = P. pusilla Verb. Syst. 59. Sulla roccia a Dhanoulti (alt. 7000 p.), nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. Amar-Singh, n. 699; nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 132. 44. P. membranacea Ach. Univ. 517. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 180, 181; nel distretto di Simla, Panjàb-Himalaya, leg. C. H. Hein, n. 1075, . 1079. 45. P. leptoderma Nyl. Syn. 325. Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 202. 46. Nephromium levigatum Ach. var. parile (Ach.) Nyl. L. P. 109. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 199. 47. Solorina satcata Ach. var. saccatella n. v. Thallus tenuior, membranaceus, fere monophyllus, lobatus, lobis pla- nis rotundatis orbillam 1-1*/, em. latam formantibus, pallidus vel pal- lide virescens, centro caesio-pruinosus. Sporae apicibus obtusis, medio con- strictae, rubro-fuscae Ing. 24-28, It. 12-14 p. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 206. 170 A. JATTA 48. Platysma pinastri (Fr.) Nyl. Syn. I, 312. Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 200. 49. Lobarina retigera Ach. Syn. 233; Müll. L. B. 74. Kë > Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- deau, n. 649, et rev. Decoly n. 662; sugli alberi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 307, -311; et Amar-Singh, n. 704; nello stesso distretto sulla roccia a Seven- oaks Estate, leg. Amar-Singh, n. 705; nel Bootang britannico (Hima- laya orientale), leg. L. Durel, n. 1062. 20. Stietina eroeata (L.) Nyl. Syn. I, 338. Sui tronchi di Zucalyptus al Monte Wellington nella Tasmania me- ridionale, leg. W. A. Weymouth, n. 668; nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 124. ol. Stietina fragillima Bab. var. dissecta Müll. L. B. 562. Nell’ isola meridionale della Nuova Zelanda, leg. N. Beckett, n. 1064. 52. Stietina argyraeea (Bor.) Nyl. Syn. I, 334. Nel Madagasear, com. G. Paris, n. 12. 53. Stieta Freycinetii Del. var. cozjuagens Müll. L. B. 565. A Bakers Creek presso Williamford nella Tasmania occidentale, leg. W. A. Weymouth, n. 666. 54. Stieta endochrysea Del. var. pubescens Pers. in Gaud. Uran. 199; Nyl. Syn. L 359. Nel Brasile a Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 140. 55. Stieta aurata Ach. var. angustata Del. St. 59. Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 146. 96. Stieta Billardierii Del. St. 99; Müller L. B. 1305. LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 171 Nella Nuova Zelanda, isola meridionale a Waimate, leg. N. Beckett, n. 1069. 57. Ricasolia disseeta (Ach.) Nyl. Syn., I, 370. Sui tronchi nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. 58. Parmelia perlata Ach. Univ. 458. A Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudean, n. 640; nella stessa località, alt. 5500 p., leg. rev. Decoly, n. 663; nel Sikkim-Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man, n. 292; a Chirè in Abis- sinia, leg. W. Schimper, n. 28; nell’ isola di Borneo, distretto Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1086. var. Olivaria Ach. Meth. 216. Nel Brasile a Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 161; nell’ i- sola Andaman meridionale, leg. E. H. Man, n. 276 e 284; nell’ isola di Borneo, distretto Pontianak, leg. J, B. Ledru, n. 1082. var. ezerescens Arnd. L. Jur. exs. 655. A Kurseong nel British Sikkim, leg. rev. Bretaudeau, n. 663 p.p. var. ciliata DC. Fl. Fr. II, 403 — Parmelia proboscidea Tayl. Nell’ India orientale, Nepalia, monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 613; a Kurseong nel Sikkim Himalaya, leg. rev. Bretaudeau, n. 627; nella provincia di Vera Cruz nel Messico, leg. F. Sartorius, n. 1063; nel N. O. Himalaya a Mussoorie, leg. W. Gollan, n. 219, 220, 232; nel Madagascar, com. G. Paris, n. 12; nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 141. 59. P. urceolata Ach. var. nuda Müll. L. B. 183. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 150. 60. P. Hildebrandtii Krplh. var. subcetraria n. v. Thallus ochroleuco.flavescens , membranaceus, levis vel hinc inde la- cunoso-subrugulogus , laciniato-lobatus , lobis crenalo-undulatis, cristatis , margine eroso-nigratis, subtus nudus aterrimus, saepe marginibus deal- batus. Apothecia ampla urceolata, pedicellata , perforata, receptaculo 172 A. JATTA extus pallido, rugosissimo. Sporae in ascis 4-5"**, mediocres, episporio dis- (42-14 8-10 ` Nella Sumatra occidentale al Monte Singalang, leg. dott. O. Bec- cari, n. 285, 286. creto, u 61. P. erinita Ach, Syn. 196 — P. perforata v. replicata Mey. et Fw. N. Aet. Cur. XIX, supl. I, 218. Sugli alberi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. Amar Singh. n. 697; nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 144 62. P. perforata Ach. Univ. 459. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 4000 p.), leg. rev. Decoly, n. 661, var. ulophylla (Mey. et Fw.) Müll. L. B. 818. Nel Sikkim-Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man., n. 239. 63. P. megaleja Nyl. Syn. I, 378. Sui tronchi del Giardino di Arnigadh (alt. 6000 p.) a Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 679. 64. P. latissima Fée Ess. supl. 119. Distretto di Simla nel Panjàb .orientale, leg. H. G. Hein n. 1073; nella Birmania superiore, Lailong State; leg. Browne, n. 164. 65. P. levigata Ach. Syn. 212. Nel Madagasear, leg. Cap. Lespagnol, n. 17; nell' India orientale, Nepalia, nei monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 609; a Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya (: (alt. 6800 p.), leg. rev. Decoly, n. 660; nella Sumatra occidentale al Monte Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 287. > var. ceratina Müller L. B. 186. sh Nel Giappone meridionale presso Nagasaki, leg. rev. Ferrié, n. 1066. E es EE we ICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 173 66. P. revoluta Flk. in Zw. Exs. 181. * Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 165. 67. P. tilincea Ach. Univ. 460. S ‘Presso il villaggio di Chamasari, Arnigadh Estate, alt. 5800 p., nel Pt distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 217, 218, 22], 228, 238, 692, e Radha-Lal, n. 1091; sui tronehi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nello stesso distretto, leg. Amar-Singh, n. 695; nell’ isola di Borneo oecidentale, distretto Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1082. var. rimulosa Müll. D. L. Socotr. 3. Sporae paullo majores, p sa = Lë i Distretto di Simla nel Panjàb i leg. H. G. Hein, n. 1074; a Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 189. 68. P. seortea (Ach.) Nyl Fl. 1869, 289. Sugli alberi nell'isola di Borneo, distretto Pontianak, leg. J. B. Le- drù, n. 1087 e 1088; India orientale a Pangi nel Panjàb, leg. J. Mar- ten, n. 184. 69. P. mutata Wainio Et. L. Bras 39. A. P. acanthifolia Pers. sporis majoribus, v. - A , differt. Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Va pna n. 145. 70. P. meizospora Nyl. Syn. I, 333; Fl. 1885, 611. i Sulle rupi e sui tronchi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nel distretto di Mussoorie nel N. 0. Himalaya, leg. Amar-Singh, n, 690, 698. 71. P. sublevigata Nyl. Fl. 1885, 611. A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya , dE 7000 p., leg. sig Weber | van Bosse, n. 708, 710 p.; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 6000 p.; leg. rev. Decoly, n. 713; nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 125. var. stenophylla Müll. L. B. 570. : Nel Madagascar, prov. di Fi se er e com. G. Paris n. 7. 174 A. JATTA 72. P. cervicornis (Tayl.) Nyl. Syn. I, 385. Sui tronchi nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. 73. P. physodes L. var. /abrosa Ach. f. tubulosa Schaer. En. 42. A Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau, n. 639. ; 74. P. Kamtschadalis Eschw. var. americana (Mey. et Fw.) Nyl. Syn., I, 387. Nell India orientale, Nepalia, ai monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 612; a Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau, n. 638, 643, 645 e 646 ; nella stessa località, alt. 5500 p., leg. rev. Decoly, n. 664; a Chuttakpur nello stesso distretto (alt. 6800 p-), leg. rev. Deeoly, n. 665; presso Simla nel Panjàb-Himalaya, leg. sig. K. Lyell, m. 642; a Dhanoulti sulle rocce (alt. 7000 p.) e altrove nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. Amar-Singh, n. 683, . 684, et W. Gollan, n. 244; a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 297. | var. enuis Müll. in Hrb. Laciniae strictue, dichotome ramosue. A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., leg. Amar-Singh, n. 688; nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. var. intricata n. var. Thallus haud fibrillosus, pallidus, subtus ater canaliculatus; anguste laciniatus, laciniis in caespitibus densioribus congestis et intricatis. Apo- thecia confluentia versus apicem laciniarum, mediocria, disco atro, mar- gine persistente eroso-crenato, saepe receptaculo profunde diviso et seg- mentis revoluto-contortis deformata, extus thallo concoloria haud rugu- T p dud in ascis ventricosis octonae , oblongo-fabaeformes , hyalinae, 8-9 ` A Darjeeling nel British Sikkim (alt. 7000 p.), leg. E. H. Man, n. 644; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 1900 m.), leg. rev. Bre- taudeau, n. 645; a Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 233. ia PILL OCIO TE MEL geg dn ENEE dii E T EN Di I «j “I Qo 2 Geh oo do LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIEE 175 . P. eonspersa Ach. Meth. 205. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 191. var. hypoclysta Nyl. Syn. I, 391. Nel Madagascar, eom. G. Paris, n. 19. var. hypoclystoides Müll. L. B. 575. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 187. j. P. constrietans Nyl. ap. Crb. L. Cap. 168. Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 185. . P. relieina Fr. Nyl. Syn. I, 386. Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 138. . P. ecoronata Nyl. L. Andam. 5. Nell'isola di Andaman, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 259, 260, 264. . P. tenuirima Tayl. var. sorediata Müll. Hrb. Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 190. . P. laceratula Nyl. Syn. I, 390 — P. subflava Tayl. in Hook. Jour. 1847, 174 ; Nel Brasile, Tijuea presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 143. . P. Borreri (Turn.) Nyl. Syn. I, 389. Nell’ India. orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 203. . P. diatrypa Ach. Meth. 251. Thallus cinereo-albidus. Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart sulla scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 669. 83. Physcia flavieans DC. Fl. Fr. 2.», 189. f. glabra Wainio Et. L. Bras. I, 114. Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette e Glaziou, n. 116 e 123. SE dir EE EE E ee e. A. JATTA ` f. hirtella Wainio Et. L. Bras. I, 114. Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 156. var. intermedia Müll. Rév. lich. Mey. 5. Nei Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 126, 128, 155. var. cinerascens Müll. L. Afr. tr. or. 22. Nel Brasile a Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 129, 136. 81. P. exilis (Mich.) Wainio Et. L. Bras. I, 115. Nel Brasile a Rio de Janeiro. leg. dott. Capanema, n. 134, 152. . 85. P. eiliaris DC. Fl. Fr. 2.» 396. A Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 244. 86. P. leucomela (Mich.) Nyl. Syn. I, 415. var, latifolia (Mey. et Fw.) Nyl. Le A Chuttakpur, distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 7000 p., leg. rev. Decoly, n. 658. var. angustifolia Mey. et Fw. in N. Aet. Nat. Cur. XIX, suppl. I, 221. Nell’ India orientale, Nepalia, ai monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 610; a Simla nel Panjàb-Himalaya , leg. sig. K. Lyell, n. 624; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau, n. 625, 626, 627; a Darjeeling, LE leg. E. H Man, n. 298, 304; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. rev. Decoly, n. 655 bis; a Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), ` alt. 7000 p., leg. Amar-Singh. n. 687; nel Brasile, Paranà, leg. G. La- louette, n. 122. 87. P. podocarpa Bél. Voy. Ind. or. II, 122; Mtg. et De Bosh. Jav. 21. A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. 0. Himalaya), alt. 7000 p., leg. Amar-Singh., n. 685. . 88. P. speciosa Fr. L. E. 80. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 2165/s, 229, 240;,nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 139. ege MU OO cht Aen EE e d A AEN T dU lan, cut à AE d XR IN ET EE E EE EST LICHENI ESOTICI DELL'ERBARIO LEVIER 177 var. angustiloba Müll. L. B. 582. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 226, 231, 242. var. imbricata n. v. Thallus vigescens, albus, stellato-laciniatus ; laciniis tenuibus imbri- catis, apicious haud adscendentibus, nec pulverulentis. Apothecia in cen- tro confluentia, disco atro, margine crenulato persistente, haud lacinulato. Sporae in ascis cylindraceis octonae, in medio constrictae, y es Sulla roccia a Dhanoulti, distretto di Mussoorie (N. 0. Himalaya), leg. Amar-Singh, n. 689. 89. P. hypoleuca Tuck. L. N. Am. 33. ; A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- deau, n. 637; a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, alt. 7000 p., leg. Sie Weber van Bosse e E. H. Man, n: 294, 709 e 710; a Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan n. 231, 239; nel Brasile a: Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 125, 138. : .. 90. P.'setosa Ach. Syn. 203. Sulle rocce del Giardino botanieo di Arnigadh a Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 5500 p., leg. W. Gollan, n. 214, 241, 245, 680, 691, et Bahadru, n. 1092; a Landour presso la sorgente di Jabberkhet nello stesso distretto di Mussoorie, alt. 7000 p., leg. W. Gollan, m. 693; su- gli alberi a Dhanoulti nel N. O. Himalaya, stesso distretto, eol Zewco- don strictus Harv., alt. 7000 p., leg. Amar-Singh., n. 694; nel distretto di Simla nel Panjàb-Himalaya, leg. H. G. Hein, n. 1076. 91. P. dilatata Nyl. Syn. I, 423. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 230, 230%zs. 92. P. erispa (Pers) Nyl. Syn. I, 423. Presso Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 215; nel Madagascar, leg. A. Jolly, n. 23. 93. P. stellaris Fr. L E. 82. 12. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 178 À. JATTA A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 222; nell'India orientale, Panjàb (Pangi), leg. J. Marten, n. 186. 94. P. pulverulenta Fr. L. E. 79. Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 183, 186 p. 95. P. museigena (Wahlb.) Ach. Univ. 472. Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 188. 96. P. detonsa (Fr.) Nyl. Syn. 421. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 216. 97. P. obseura Fr. var cycloselis Ach. Meth. 199. Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), ieg. J. Marten, n. 186 p. var. wlothriæ Fr. L. E. 85. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 225. 98. P. pieta (Sw.) Nyl. Syn. I, 430. Nell’ iscla Andaman merid., leg. E. H. Man, n. 261, 263, 265; nel- l'isola di Borneo, distretto di Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1085. 99. P. eonfluens (Fr. Nyl Syn. I, 430. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 153; nell'isola Andaman merid., leg. E. H. Man, n. 269. 100. P. parietina DN. Parm. 23. var. aureola Ach. Univ. 487. Nell’ India orientale, Panjàb (Pangi), leg. J. Marten, n. 186 p. var. subgranulosa Müll. in Hrb. Nell India orientale, ivi, leg. J. Marten, n. 198. 101. P. eontroversa (Mass.) Krb. Prg. 38. Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 195. d Kee n s TEE E EE rs WT nn LA CU 1 eg KEEN e 5 Ce i iaia LICHENI ESOTICI DELL’ LRBARIO LEVIER 179 102. Candelaria stellata Tuck. L. N. Am. 88. Nel Madagascar, leg. L. Moutier, n. 3. 103. Gyrophora vellea (Ach.) Nyl. Syn. II, 9. Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 173; nel distretto di Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 212. 104. Pyxine sorediata (Ach.) Nyl. L. N. Granat. 26. Sulle roeee del Giardino botanico di Mussoorie nel N. O. Himalaya. alt. 5500 p., leg. W. Gollan, n. 681; sugli alberi nell'isola di Borneo, distretto Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1083, 1089; nell'isola Anda- man meridionale, leg. E. H. Man, n. 271. 105. P. Cocoës Sw. var. caesio-pruinosa (Tuck.) Nyl. Syn. II, 2. Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair e Port Monat, leg. E. H. Man, n. 266, 275. 106. P. retirugella Nyl. L. exot. 240. Nell' isola Andaman medionale, nelle stesse loealità, leg. E. H. Man, n. 215, 272 e 274. 107. Corcinia mollescens Nyl. Jap. 59. Nella Tasmania meridionale a New Town Creek presso Hobart, sulla scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 669 p. 108. Amphiloma lanuginosum Nyl. Scand. 129. Sulle rupi a Rajpore presso Barlowgunj, distretto di Mussoorie nel N. 0. Himalaya, alt. 5900 p., leg. W. Gollan, n. 678, Pangi nel Pan- Jàb occidentale (India orientale), leg. J. Marten, n. 201. 109. Parmeliella pannosa Sw. Müll. L. B. 243. var. delicata n. var. Laciniae graciliores, sericeo-plumbeae. Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 281. - 180 A. JATTA 110. Erioderma Wrightii Tuck. supl. L. N. Am. I, 423. Nell’ isola Andaman meridionale a Port Blair, leg. E. H. Man, n. 280. 111. Coccocarpia pellita (Ach.) Müll. L. B. 421. var. parmelioides (Lght.) Wain. Et. L. Bras. 209. Nell' isola Andaman meridionale a Port Blair, Tytler Ghat e Port Monat, leg. E. H. Man, n. 246, 265, 273, 277. var. incisa (Pers.) Nyl. L. N. Caled. 22. Nell'isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 268. var. palumbinea Nyl. L. N. Caled. 22. i Nell’ isola Engano a mezzogiorno di Sumatra, leg. E. Modigliani, n. 1067. var. genuina Müll. L. B. 421. Nell’ isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 278. var. pannosa Müll. l. c. Nell'isola Andaman meridionale, a Rangu Chang, Balu Ghat, Port Blair, leg. E. H Man, n. 245 e 245 bis. var. Cronia (Tuck.) Mill. Le Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair e Port Monat, leg. E. H Man, n. 258, 261, 272 e 279. 112. Squamaria chrysoleuca (Sw.) Nyl. Scand. 131. Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 192, 192 bis. 113. Placodium elegans Lnk. v. diseretwm (Schaer.) Krb. Prg. 48. Pangi nel Panjàb oeeid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 196, 197. var. larum Müll. L. B. 793. Pangi nel Panjàb oecid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 194. 114. Lecania heterochroa Müll. L. B. 283 Sulle felci nella Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 290. 115. Lecania Beccarii n. Thallus levigatus FAR GNU verrucoso-effusus. Apothecia pri- LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 181 mum in verrucis thallo concoloribus, dein denudata, depressa, urceolata, disco carneo-pallido, margine dilutiore persistente, integro vel erosulo. Thalamium et hypothecium hyalina. Paraphyses discretae, apice viz in- crassatae. Nporae im ascis cylindraceis octonae , mediocres , triseptatae , reciae, fusiformes, y Ser 3 1/ Apothecia fere ut in y. depressa Müll. ; sed sporae aliae. Sulle foglie nella Sumatra occidentale, Mood Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 288. 116. Lecanora subfusca Ach. v. horiza (Aeh.) Nyl. Fl. 1881, 107. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- deau, n. 636. var. distans Nyl. Müll. L. B. 985. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 222. var. chlorotera Nyl. Fl. 1872, 550. Sui frutiei a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 295. var. scrupulosa (Ach.) Nyl. Scand. 192. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 224. 117. L. frustulosa Dcks. var. azgopholis (Wahl) Krb. Syst. 139. Pangi nel Panjàb occid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 193. 118. L. parella Ach. v. blandior Nyl. L. Fueg. 8. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 166. 119. Callopisma cerinum Ehr. v. cyanolepra Fr. L. E. 169. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 225. 120. €. fulvolutea Nyl. Fl. 1862, 82. Pangi nel Panjàb occid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 205. 121. Periusaria communis DC. v. minor Müll. L. B. 53. Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 166. 182 S An FATTA 122. P. amara Nyl. FI. 1873, 22. Nel Madagascar, leg. Cap. Lespagnol, n. 178is. 123. P. velata Nyl. Scand. 176. Nell'isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 276. 124. Coenogonium confervoides Nyl. L. exot. 242. Nell'isola di Borneo occidentale, distretto di Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1087. 125. Patellaria (Psorothecium) tasmanica n. sp. Accedit P. vigilans Nyl. var. nigricans Mull. L. B. 286. Thallus verniceo-rimulosus, tenuis, effusus, stramineo-albidus. Apo thecia atra, mediocria, primitus plana, margine crasso concolore, dein convera, tumida; thalamio et hypothecio hyalinis, paraphysibus capillari- bus ad apicem vir incrassatis, epithecio atro. Sporae 6% vel Brae ; MA gnae, ellipticae, et saepe curvatulae, uniseptatae, hyalinae, p k "us Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart, sulla scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 667. 126. P. (Bilimbia) subrotuliformis n. sp. Thallus orbillis rotundatis pereziguis planis, cinereo-virentibus, hinc inde confluentibus levibus monocarpicis constitutus. Apothecia innata atra nuda, orbilla medio turgescente fere marginata , margine proprio nullo, plana. Paraphyses conglutinae. Hypothecium fuscum. Asci octospori, bre- ves, ventricosi. Sporae cylindri itii o ned utrinque obtusae , rectae vel curvulae, hyalinae, triseptatae ; p A P. votuliformi Mill. AO aterrimis, sporis angustioribus , halone nullo, differre videtur. Sulle felei nella Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 290 p. p. 127. Lecidella altensis Th. Fr. Scand. 552. A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 223. LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 183 128. Biatora russula Ach. Syn. 46. Sui terreni nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 166 p. 129. Graphis Comma (Ach.) Nyl. L. N. Caled. 70. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau. 130. 6. sophistiea Nyl. L. N. Granat. 51. A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 296. 131. Endocarpon miniatum (Hdw.) Ach. Syn. 101. Pangi nel Panjàb oceid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 179. 132. Porina (Segestrella) internigrans Nyl. L. Andam. 18. Nell' isola Andaman meridionale, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 250. 133. Porina (Zeptorrhaphis) rhaphidiospora Nyl. L. N. Caled. 93. Nel Madagascar, leg. Moutier, n. 5. 134. Phylloporina epiphylla (Fée) Müll. L. B. 1550. Sumatra occidentale nel Monte Singalang sulle foglie, leg. dott. O. Beccari, n. 289. 135. Leptogium fallax Müll. L. B. 373. ` Sui tronchi a Dhanoulti, distretto di Mussoorie nel N. O. Hima- laya, alt. 7000 p., leg. Amar-Singh, n. 696. var. congestum Müll. L. B. 373. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 5500 p., leg. rev. Decoly, n. 714. 136. L. tremelloides Fr. Scand. 293. ` Nell' India orientale, monti del distretto di Khatmandu, in Nepalia, leg. K. N. Rana, n. 611: a Sepoydura, distretto di Kurseong nel Sikkim- Himalaya, alt. 6000 p., leg. rev. Decoly, n. 629; nella foresta governa- 184 A. JATTA tiva di Mahaldaram, distretto di Kurseong nel British Sikkim, alt. 6900 p., leg. lo stesso, n. 633; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. lo stesso, n. 635; nell'isola merid. delle Andaman a Port Blair, leg. E. H. Man, n. 249, 252; a Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 234. var. pichneum (Ach) Nyl. L: Nov. Caled. 6. Sugli alberi all' isola Andaman meridionale presso Port Blair, leg. E. H. Man, n. 1090. var. rugulosum Nyl. L. Nov. Caled. 6. Nell’ isola merid. Andaman, Port Monat, leg. E. H. Man, n. 253. 137. L. azureum Mtg. Cub. 114. A Sepoydura, distretto di Kurseong nel N. O. Himalaya, alt. 6800 p., leg. rev. Decoly, n. 628; nello stesso distretto, alt. 5000 p., leg. lo stesso, n. 631; nella foresta governativa di Mahaldaram nello stesso distretto , alt. 6900 p., leg. lo stesso, n. 632; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. lo stesso, n. 657; all'Areipelago Liu-kiu nel Giappone meridionale, isola Amami Oshima, leg. rev. Ferrié, n. 1065; nell isola meridionale Andaman, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 247, 248, 251, 255, 2506. . 138. L. diaphanum (Mtg.) Nyl. Syn. I, 125. Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 291. 139. L. Puiggarii Müll. L. B. 92. Nell’ isola Andaman merid. a Port Blair, leg. E. H. Man, n. 250, 262. 140. L. Menziesii Mtg. Chil. 223. ` A Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim inglese, alt. 7300 p., leg. rev. Decoly, n. 630, 656; sulle rupi a Dhanoulti, distretto . di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., leg. Amar-Singh, n. 671 e 672; presso Arnigadh, distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya col- T Anomodon integrifolius, alt. 6000 p., leg. W. Gollan, n. 673: a Lan- | dour nel Dahlia Bank Estate sui tronchi col Zrachypus Buchanani Mitt., y A AVI NAR me TRECE ORARIO E ia re EET E CUP I L'A LA DIRSI EROE TA RES E SE EE CE r6 st z d Kee BE EE E E LICHENI ESOTICI DELL’ ENBARIO LEVIER 185 distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., e nel Giardino botanico di Arnigadh, alt. 6000 p.; a Mussoorie, leg. W. Gollan, n. 236, 237, 308, 309, 310, 675, 676; al distretto di Simla nel Panjàb Himalaya, leg. H. G. Hein, n. 1077. 141. L. Delavayi (Hue) Nyl. L. Ins. Guin. 45. Sulle querce a Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 325. 142. L. trichophorum Müll. L. B. 1494. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- deau, n. 634; a Landour sul terreno presso la sorgente di Jabberkhet nel distretto di Mussoorie, nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., leg. W. Gollan, n. 674. 143. L. corniculatum DC. Fl. Fr. 2» 384. Nella piccola isola di Engano a mezzogiorno di Sumatra tra i mu- schi, leg. Elio Modigliani, n. 1068. 144. Synechoblastus implicatus Nyl. L. N. Grant. I, 14. A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m,, leg. rev. Bretaudeau, n. 634; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. rev. De- coly. n. 656. 145. S. leucocarpus (Hook. et Tayl. Müil L. B. 379, 1116. var. glaucophthalmus Nyl. L. N. Gr. I, 14 Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart, su un.tronco di Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 670. 146. S. aetinoptychus Nyl. L. N. Caled. 5. Nell' isola Andaman meridionale, a Port Blair e Port Monat, leg. E. H Man, n. 254 e 270. 147. Collema pulposum Ach. v. granulatum (Sw.) Krb. Syst. 405. Nell' isola ; Andaman meridionale a Port Blair, leg. E. H. Man, 148. C. byrsinum Ach. var. divisum Nyl. L. Nov. Caled. 280. Nell" isola Andaman merid. a Port Bait deg. E. H. Man, n. 957 ` a ineana Schaer En. 239. Sugli alberi nel Tonkino, leg. L. Moutier, n. 4. 150. Lepra candelaris Schaef: En. 240. Sulle palme nell' Africa occid. a Dabou, leg. A. Jolly, 0.22 * LUIGI CUFINO Osservazioni ed aggiunte alla Flora del Canadà. Per attestare ancora una volta la mia più viva riconoscenza all’infati- cabile Ing. A. Hill, che con intelletto d' amore attende allo studio della Flora della British Columbia, non sarà forse discaro esporre i risultati dei miei studi, sul materiale speditomi dal sullodato Ing. Hill nel luglio dello scorso anno, poco dopo l'invio, di eui ho fatto cenno in un mio precedente lavoro (!). La collezione comprende diverse specie di Muschi, pochi Licheni e un discreto numero di Graminaceae eon una Cyperaceae e una specie di Juneus, raccolte tutte nella British Columbia. (?). Nello stesso tempo, ho ereduto opportuno aggiungere ai Muschi rae- colti dall’ Hill, alcuni altri, che fanno parte di una collezione gentil- mente favoritami dal Prof. James Fowler dell'Università di Kingston. Sono poche specie raccolte in diverse località, che non figurano nel ca- talogo del Macoun. Al chiar. briologo Prof. F. Brotherus e all’ illustre agrostologo Prof. E. Hackel invio i più sentiti ringraziamenti per aver rivedute, e, in parte corrette, il primo le determinazioni dei Muschi e l’altro quelle delle Graminaceae. (1) L. Curino. Pugillus Cryptrogamarum Canadensium in « Malpighia », Anno XVIII, Vol. XVIII, 1904. (*) La British Columbia, designata frequentemente col nome di Mineral Province », vera fonte di ricchezze minerarie, è situata nella an occidentale del Dominio del Canadà, bagnata dall’ Oceano Pacifico per una lunghezza di 800 Km., dal 48° 20° al 55° lat. N. A Sud è separata dai territori di Washington, Idaho e Montana (Stati ke" per lo stretto di Juan de . Fuca, il passo di Haro e il Golfo di Giorgia. E un paese montagnoso con scaglioni e altipiani. La catena costiera delle Montagne Cascade (Cascade- range), prolungamento della stessa catena che traversa la California e lo Oregon ha i suoi fianchi occidentali coperti di magnifiche foreste, di cui le essenze principali sono diverse specie di Pinus, Populus, Betula, Alnus, Quercus, e fra queste primeggia il Pinus spera Dougl., che RE ORY la maravigliosa altezza di 100 m 188 L. CUFINO Phanerogamae. JUNCACEAE. Juneus faleatus E. Mey. Synops. Luzul. 34; — Macoun Catal. of Ca- nadian Plants; vol. IV, 60. Lowlards Surwey, B. C. 29 Luglio 1904. CYPERACEAE. Dulichium arundinaceum (L.) Britt. — Britton, Manual of the Flora of the Northern States and Canada, 167. D. spathaceum Pers., Mac. Le IV. DE New Westminster B. C. Agosto 1902. GRAMINACEAE. Anthoxantum odoratum L. — Mae. Le IV, 186; Britt. Le 92. New Westminster B. C., 16 giugno 1904. Aristida fascieulata Torrey, Annal. Lye. N. York 1. (1824) 154. Trin., Gram. Agrost. 110 ; Britton, l. e. 95., Chaetaria fasciculata Schult. Mant. 3, 578. A. culminibus 3-5 dm. ramosis; foliis 5-15 em. longis, 2 p. latis; panicula 5-17 em. longa, oblunga, ramis vix erectis, adseendentibus; gluma prima 1- nervata, secunda longiora ; ari- stis glumis non distinctis, arista media basi convoluta 8-16 em. longa, lateralis valde brevis. Montagne Cascade, nei luoghi rocciosi. Giugno 1902. Sporobolus asperifolius Nees et Meyen. — Mac. L e IV, 197; Britton l e. 107. Panicula aperta, ramis valde aut vix erectis; culmini- bus ramosis et deeumbentibus. : : Montagne Cascade, giugno 1902. É una nuova stazione per la British Colombia, quantunque senza località precisa. OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 189 Agrostis exarata Trin. — Mac. Le IV, 198. Montagne Cascade, nei luoghi pietrosi. Giugno 1902. A. vulgaris With. — Mac. Le IV, 200; var. longearistata Janka. New Westminster B. C. Luglio 1904. Varietà nuova per il Canadà. Calamagrostis canadensis (Mehx.) P. Beauv. — Hook. FI. II, 240; Brit- ton Le 112. Deyeuxia Canadensis Hook. Are. Pl. 307 e 308; Ma- coun l.c. IV, 204. Arundo Canadensis Mchx. Fl. I, 73. Brownsville e Lowlards Surwey B. C 29 Luglio 1904. Holeus mollis L. New Westminster, B. C. 26 Giugno 1904; Brownsville e Lowlards Survey, 26 e 27 Luglio 1904. È nuova per il Canadà, perchè nel dini del. Macoun è registrato soltanto l’ Holcus lanatus L. Aira caryophyllea L. — Mac. 1. e. IV, 208; Britton 1. e. 115. : New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Non é molto che questa . Specie si è introdotta nel Canadà e si 4 naturalizzata copiosamente nel- l'isola Vancouver. Deschampsia coespitosa (L.) P. Beauv. var. longiflora Trin. — Vasey, Cat. Grasses U. S. 53 (1885); Mac. l. c. IV, 210. Lowlards Surwey B. C. 29 Luglio 1904. D. elongata Munro. — Benth. Pl Hartweg. 342; Mac. l. e. IV, 210. New Westminster B. C. 29. Luglio 1904. Trisetum cernuum Trin. — Mac. l. c. IV, 211. New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. È una nuova località per la British Columbia; finora era ARC per Oak Bay, Cedar Hill e l'isola Vancouver. 190 L. CUFINO Beckmannia erucaeformis (L.) Host. Gram. Austr. III, 5. tav. 6. — Brit- ton l. e. 124. Spiculis 2-floribus, ermaphroditis, sexilibus; squama inferiore mueronata breviter, glumis porrecta. New Westminster. Giugno 1902. I miei esmplari non corrispondono alla varietà uniflorus Seribner, riportata dal Maeoun nel suo Catalogo, appartengono invece alla spe- cie tipiea, giaeché hanno le spighette con 2 fiori ermafroditi sessili e con la glumetta inferiore mucronata e brevemente sporgente dalle glume. Distichlis maritima Raf. var. stricta Thurb. — Mae. l. e IV, 221. Brizopyrum spicatum Hook. et Arn. var. strictum Gay. Montagne Cascade, nei luoghi aridi. Luglio 1909. Dactylis glomerata L. sp. pl. 71 (1753). — Mae. Le IV, 221. Britton Le 136 New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Subspontanea. | Poa trivialis L. — Mae. L e IV, 227; Britton L c. 139. Brownsville B. C. 26 Luglio 1904. Subspontanea. P. eompressa L. sp. pl. 69 (1753). — Mac. Le IV, 224; Britton L c. 141. Culminibus glabris, compressis, tenuibus; glumis glabris aut vix basi pubescentibus; spieulis 3-6 em. longis. Tota planta viride-coerulea. New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Subspontanea. Festuca Myuros L. — Mchy. Fl. Bor-Am. I, 66.; Mac. Le Doc: Britton L e. 146. New Westminster B. C. Giugno 1902. Si é introdotta e naturalizzata in diverse parti dell'isola Vancouver, Cedar Hill, Nanaimo, Cadboro, . Bay e Victoria. dai Mac. Le IV, 236; Britton L c. 146. Foliis 2 cm. la- OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 191 tis, involutis aut plicatis; glumis vacuis, membranaceis, rigidis; gluma seeunda 3-5 nervata. New Westminster B. C. Giugno 1902. F. tenella Willd. — Mac. Le IV, 237. New Westminster B. C. Luglio 1902. Nuova località per la British Columbia. F. seiuroides Roth. Cat. bot. 2, 11. New Westminster B. C. Luglio 1902. Subspontanea o avventizia giac- ché è la prima volta che si trova nel Canadà. F. elatior L. — Mac. Le IV, 234; Britton Le 147. Foliis Ap. latis, planis; floribus squamis vix aristatis; squamis 5-7 em. longis; spieulis 5-10 floribus. New Westminster B. C. Luglio 1902. Subspontanea. Bromus commutatus Schrad. Fl. Germ. I, 353. New Westminster B. C. Luglio 1902. Avventizia. B. maximus Dest — Mac. Le IV, 239. New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. B. mollis L. — Mac. l. c. IV, 239. Brownsville B. C. 26 luglio 1904. — — var. lejostachys Pers. New Westminster B. C. Giugno 1902. Questa varietà è nuova per il Canadà, forse finora è stata confusa col tipo. B. unioloides H. B. K. — Britton l. e. 151. New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. Originaria dell America del Sud; si coltiva largamente nel Canadà e negli Stati Uniti. le | L. CUPINO Hordeum nodosum L. Sp. Pl. Ed. II, 126; Britton 1. e. 157. H. secali- num Schreb. Spic. Fl. Lips. 148. H. pratense Huds. Fl. Angl. Ed. II. 56. — Mac. Le IV, 244. New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. Elymus glaucus Buckl. — Britton Le 157. Brownsville B. C. 26 Luglio 1904. E. eondensatus Presl. — Mac. L e. IV, 246. Britton l. e. 157. - New Westminster B. C. Luglio 1902. Nuova località per la British Columbia. Cryptogamae. MUSCI. ACROCARPI. Dieranoweisia cirrata (L.) Lindb. — Cufino Contrib. Fl. briolog. del Canadà p. l. st ("). New Westminster B. C., sulle pietre. Aprile 1904. * (*) Dieranum Howellii Ren. et Card., Bot. Gaz. 1889. — Mac. Le VIL. 194: fr, : New Westminster B. C. Aprile 1904. È una specie molto affine al D. majus, sparsa in tutta la British Columbia; nell' Alaska arriva fino al 60° 30° lat. Nord. D. suleatum Kindb., Bull. Torr. Bot. Club; Vol. XVII, 87 ; Canadian Musei, N. 406 — Mae. l. e. VI, 26, 259 e VII, 194; fr. New Westminster B. C. Aprile 1904. | Questa specie può considerarsi intermedia tra il D. strictum Schleich. e il D. viride Schimp., ma differisce principalmente per la forma dello spor- = ogonio e delle foglioline. Ha pure qualche affinità eol. D. majus Turn. y In Bullettino Soc. Botanica Italiana, ottobre 1903. EE cadenti Le specie aegiiate con un King non n figurano nei due lavori pre- 2g. eden OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 193 * D. majus Turn. — Mac. L c. VI, 27 e VII, 195; fr. Canso N. S., 29 Gennaio 1901 (Fowler). * D. scoparium (L.) Hdw. — Mae. L c. VI, 28, 259 e VII, 195; fr. Canso N. S. 30 Luglio 1901 (Fowler) È una specie diffusa per tutto il Canadà. yis Ceratodon purpureus (L.) Brid. — Cuf. Contr. l. e. p. l; fr. Canso N. S., 6 Luglio 1901 (Fowler). * Racomitrum speciosum C. Muell. — Mac. L e. VI, 76; sé. New Westminster B. C. Aprile 1904. Questa specie fu trovata la prima volta a Victoria, nella British Co- lumbia, da Austin nel 1875 e venne determinata R. lanuginosum e poi R. canescens var. ericoides. Nel 1887 fu raccolta nella stessa località dal Macoun e dal Kindberg fu determinata per À. heterostichum; nel 1888 la rinvenne nell'isola Vancouver il Dottor S. Roell e da quest’ epoca non è stata più raccolta nel Canadà. Il Sig. Hill l ha ritrovata dopo sì lungo periodo, sulle pietre a New Westminster. Con questi dati la acce zione della specie nel Canadà puo stabilirsi cosi: È Vietoria B. C. (Austin 1875; Macoun, 26 aprile 1887), Isola Vancouver (Roell, 1888); New Westminster B. C. (Hill, aprile 1904). * R. canescens (Weiss.) Brid., var. erieoides Bruch. et Schiff Mae. |o VL Jy New Westminster B. C., aprile 1904. * Ulota crispa Brid. — Mac. l. c. VI, 84 e VII, 228; fr. St. Andrew's N. B. 17 agosto 1900 (Fowler). * U. erispula Brid. — Mac. l. e. VI, 84 e VII, 228; fr. RE, Andrew's N. B., 17 agosto 1900 (Fowler). * Ortotrichum anomalum Hedw. — Mac. L c. VI, 86, 268 e VII, 229: fr. Kingston Ont, 22 aprile 1902 (Fowler). 13 Malpighia, Anno REX Vol XIX. 194 | L. CUFINO *-Funaria hygrometrica (L.) Sibth. — Mac. 1. e. VI, 103 e VII, 238; fr. Vancouver City B. C., 29 giugno 1903 (Fowler). F. ealveseens Schwaegr. — Cufino Pug. Crypt. Canad. 2; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. * Bartramia pomiformis Hedw. — Mac. 1. c. VI, 105, 270 e VII, 239; fr. Kingston Ont. 3 maggio 1901 (Fowler). * Mnium cuspidatum (L.) Leyss. — Mac. Le VI, 136; Bryum cuspi- datum Drumm. Muse. Bor.-Amer. N. 258; fy. Plewna Ont., 17 giugno 1902 (Fowler). M. venustum Mitt.; Lesq. et James, Mosses of N. America. 242. — Mac. L e. VI, 137 e VII, 255. M. Nem C. Muell.; Lesq. et Ja- mes Mosses of. N. America 242; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. M. Menziesii C. Muell. — Cufino Contr. L e. p. 2. New Westminster B. C., aprile 1904. * Aulacomnium palustre (L.) Sehwaegr. — Mae. l. e. VI, 144 e VII, 261; fr. St. Andrew's N. B., 17 Agosto 1900 (Fowler). Pogonatum contortum Lesq. — Cuf. Contr. l. e. p. 2. New Westminster B. C., aprile 1904. Polytrichum juniperinum Willd. — Cuf. Contr. Le DA Kingston Ont, 5 maggio 1903 (Fowler). PLEUROCARPI. * Fontinalis antypyretiea L., var. gigantea Sulliv. — Mac. 1. e. VE 158 e VII, 267; sí. Plewna Ont, 17 giugno 1902 (Fowler). T x Ee 3 si Lire SE - "NEE EE PRI RS EE E E E E s r 1 K 5 Bi HAUSSE UT PER SARE ON TO dr NIE. SE OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ Climacium dendroides Web. et Mohr. — Cuf. Contr. l. c. p. 2. Plewna Ont, 17 giugno 1902 (Fowler). * Thuidium erispifolium (Hook.) Kindb., var. Bolanderi (Best.). Bull. Torr. Bot. Club, Vol. XXIV, 431. — Mac. Le VII, 285; fr, New Westminster B. C., aprile 1904. Varietà molto diffusa nella British Columbia e spesso confusa col tipo. * Brachythecium ealeareum Kindb., Rev. Bryol. 1895. — Mac. Le VII, 290; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. Questa specie ha l'aspetto del B. intricatum Hdw. ed è nuova per la British Columbia, perchè finora conosciuta per l'Ontario a Rockoliffe Park ed Ottawa. * Isothecium aggregatum (Mitt.) Les, et James. — Mae. L e. VI, 204; Hypnum aggregatum Mitt., Lesq. et James Mosses of N. America, 350; sé. New Westminster B. C., aprile 1904. Questa specie figura nel Catalogo del Macoun per l'Isola Vancouver, raccolta dal Lyall e per la British Columbia senza località precisa. Eurhynchium Stokesii (Turn.) Br. et Sch. — Cuf. Contr. 1. e. p. 3; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. E. oreganum (Sulliv.) Les, — Cuf. Contr. L c. p. 3; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. Plagiothecium undulatum Br. et. Sch. — Cuf. Contr. 1. e. p. 4; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. Hylocomium splendens (Hdw.) Schimp. Cuf. Contr. l. c. p. 4 e Pug. L 6 p. 3, New Westminster B. C., aprile 1904. 196 L. CUFINO H. triquetrum (L.) B. E. — Cuf. Contr. l. e. p. 4; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. H. loreum (L.) B. E. — Cuf. Contr. l. c. p. 4; fr. New Westminster B. C., aprile 1904. LICHENES. * Parmelia perlata (L.) Ach. Syn. 197 — Mac. l. c. VII, 67. Zmbrica- ria perlata (L.) Krb. Syst. 69. New Westminster B. C., sui tronchi, aprile 1904. Stieta pulmonaria (L.) Ach. — Cuf. Pug. l. e. 4. New Westminster B. C., sui tronchi, aprile 1904. * S. pulmonaria (L.) Ach. var. linita Nyl. Consp. Synop. Stict. 6. — Mac. Le. VII, 83. New Westminster B. C. sui tronchi, aprile 1904. Questa varietà era nota per la British Columbia soltanto sulle rocce presso Victoria nell'isola di Vancouver, raccolta dal Macoun nel 1875. Peltigera aphthosa (L.) Hoffm. — Cuf. Pug. l. e. 4. New Westminster B. C., aprile 1904. P. rufescens (Hoffm.) Schaer. — Cuf. Pug. l. c. 4. New Westminster B. C., per terra, aprile 1904. * Cladonia rangiferina (L.) Hoffm. — Mac. l. e. VII, 134. New Westminster B. C., aprile 1904. È comune per tutto il Canadà. Napoli, 30 Marzo 1905. F. MADER Note floristiche di Liguria. Nelle molte peregrinazioni che da più anni compii tra le Alpi Ma- rittime e nei distretti attigui, rivolsi sempre la mia attenzione alle piante caratteristiche, specialmente le legnose. Senza poter pensare alla costituzione d'un erbario eompleto, ritenni pure quegli esemplari che non osavo determinare con certezza, sottomettendoli poi a quell' egregio botanico eh'é il sig. Bicknell, di Bordighera. Credetti ora opportuno di riunire le mie notizie cirea le specie rare od interessanti della Liguria, portando così un modesto contributo alla conoscenza di quella ricchis- sima flora. 1. Aquilegia Reuteri Boiss? — Nelle vicinanze delle case superiori, all Est di Sopra la Croce (dietro Borzonasca, nella Liguria orientale). Non trovai che le foglie. 2. Delphinium fissum W. K. — Abbonda sul versante settentrionale della media Valle della Bendola (dirimpetto all’ imboccatura del vallone di Seseglio), nel territorio di Saorgio (Alp. mar.). 3. Paeonia peregrina Mill. — Al di sopra del Vallone di Seseglio, di fronte alla località or ora citata; ed abbondantissima sul versante Nord del Mont Baudon; diffusa sui monti che stanno fra Mentone e la vallata del Paillon. 4 Koniga halimifolia Reichb. — Sale fino a 1850 m. di altezza sulle rocce a Nord-Ovest delle case Campoboairo, nel versante settentrionale della Valle di Riofredde (Tenda); è diffusa in tutta la zona superiore della Roja. i 198 F. MADER 5. Cistus albidus L. — Trovasi ancora sulla eresta del M. Baudon, dietro Mentone, a 1263 m. 6. Monotropa Hypopitys L. — In boschi aridi di pini, a Sud-Ovest della Madonna del Fontan. (Briga). 7. Dianthus monspessulanus L. — Piuttosto rara, nella Valle supe- riore della Bendola. 8. Moehringia dasyphylla Brun. — Sulle pareti rocciose alla « Téte de Chien », e lungo la strada antica fra Roccabruna e Turbia (al di- sotto della strada maestra). È poi diffusa sotto strappiombi delle rocce, presso Tenda e Briga; dirimpetto al Tetto Nuovo nella Valle della Mi- niera, al Ciavraireu fino a 2100 metri d’altezza des il tipo, come la Var. Tendae di Burnat). ` 9. Myricaria germanica Desv. — Nel letto della Roja presso Vievola (al di sopra di Tenda). 10. Evonymus latifolius Scop. — Abbonda presso Breglio nel « Bois Noir » foresta mista, splendida, sul versante meridionale della Valle della Maglia, che a Giandola sbocca nella Roja. 11. Geranium maerorrhizon L. — Frequente sulle ghiaie in un punto a Nord della valle media della Bendola. 12. Rhamnus Frangula L. — Qua e là nelle Alpi marittime : presso S. Dalmazzo di Tenda; dietro Giandola (lato meridionale della Valle della Maglia). 13. Rhamnus Alaternus L. — Sale fino al versante meridionale del Col Lubaira, fra Tenda e Briga. 14. Hex Aeutfolium L. — Bosco di Sansone e Valle di Bens presso NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 199 Briga; abbondante ed in forti esemplari anche nel Bois Noir (vedi sopra, NA I0) 15. Rhus eoriaria L. — Trovasi abbondante, ma in uno spazio limi- tato, a Ponente del Seno delle Grazie (fra Spezia e Portovenere), non lontano dalla strada militare ehe conduce al Monte di Castellana. Ri- trovai questa specie anche nella Provenza, vicino a St. Maximin , dove si riscontrano pure, nella catena delle Ste. Banme, Ulez europaeus e Genista aspalathoides. 16. Cytisus Laburnum L. — Sui due versanti della valle della Ben- dola (parte media ed inferiore), e lungo la strada da Saorgio al Passo Muratone. : 17. Cytisus sessifolius L. — Osservai delle forme nane, a 2200 m. sui lati meridionali del M. Bertrand (Briga), e del M. Ciagiole (fra Vievola e Casterino). 18. Prunus brigantiaca Ten. — Valle di Rio Freddo presso Tenda, di fronte alla Pia; Valle delle Miniere di fronte al Tetto Nuovo; sul lato. Nord della Valle di Bendola , vicino alla stazione del Tagus baccata. 19. Potentilla Saxifraga Ard. — Questo suffrutice sempre verde è frequente nella gola del Varo (sul eui versante oecidentale, ai piedi del M. Vial, la speeie sembra raggiungere il suo limite verso Ovest) ; della Vesubia, della Roja e delle valli affluenti a queste; spesse volte aecom- pagnato da Moehringia dasyphylla, Ballota spinosa e da altre piante rare. Al Sud-Est di S. Dalmazzo trovai questa specie ancora a 1350 m. d' altezza. 20. Potentilla fruticosa L. — Sembra scomparsa dalla Valle d'In- ferno, dove fu indicata dall’ Allioni. - 21. Ribes alpinum L. — Raro, nella Valle delle Miniere e nel bosco 200 F. MADER d'Afel (sopra la Valle di Riosecco, Briga). Il Ribes rubrum trovasi in- ` selvatichito a Nord-Ovest di Casterino e presso Tetto Nuovo nella Valle della Miniera. 22. Sempervivum arachnoideum L. — Mentre scende nella Valle della Roja-fino a 450 metri, presso Fontan, lo osservai ancora a 2870 m. d'altitudine sul M. Bego. 23. Sedum alsinifolium All. — Accompagna la Moehringia dasyphylla nelle vieinanze di Tenda, Briga, al Ciavraireu, a cirea 2100 m. 24. Saxifraga lingulata Bell — Riscontrai una forma nana collo scapo florifero alto appena 5 centim., all' estremità Nord della eima orien- tale del Ciavraireu (2336 m., nel Settembre del 1902), presso Casterino. La var. lantoscana tipica è frequente, nella sua forma caratteristica, sul versante meridionale del M. Baudon, al di sopra di Gorbio. 25. Saxifraga florulenta Mor. — Sulle rocce intorno ai Laghi delle Meraviglie (vedi la Guida dell’ Appennino e delle Alpi Mar. di Delle- piane, 1.* Ediz. p. 160) non l ho potuta trovare né io, nè la rinvenne il Sig. Bicknell: pare che non esista in quella località, o almeno vi sia estremamente rara. Invece fu trovata recentemente nella Valmasea, e sul versante Nord del M. Capelet. 26. Myrrhis odorata L. — Nella valle superiore di Riofreddo (Tenda); sul lato Ovest del Col di Tanarello ; Bosco Pinè e Bosco Sansone (Briga); e nella valle superiore della Bendola. 27. Eryngi ium Spina-alba Vilt. — Assai frequente, partendo dal ver- sante meridionale della Cima di Marta (cirea 2100 m.) fino al M. Grai; poi nel Bosco di Afel sopra la valle di Riosecco (Briga). È più raro . verso Sansone, e sul lato settentrionale del M. Fronté (bacino del Ta- narello). Se NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 201 28. Cephalaria alpina Schrad. — Presso la cappella di Vievola (930 m.); nella valle superiore di Riofreddo; sul versante occidentale del Col Tanarello (Briga). 29. Seabiosa graminifolia L. — Frequente all' Ovest di Vievola (Tenda), fra Vallone del Dente e Vallone della Morte. 30. Cirsium Allionii Thur. — Lungo i corsi d’acqua presso Casterino ; nella Valle di Vergo a Nord-Ovest di San Dalmazzo ed altrove. 31. Cineraria balbisiana Bert. — Nella Valle superiore di Castiglione (Valle che sbocca in quella della Tinea). 32. Phyteuma Halleri L. — Bosco di Sansone e di Afel; sul lato oecidentale del Col di Tanarello (Briga). 33. Aretostaphylos Uva Ursi L. — Rara nel Bosco di Afel; più fre- quente sul Ciavraireu fino a 1900 m; sul versante meridionale del Val- lone di Saleses, che sbocca nel Boreone (a Nord di S. Martin Vésubie). 34. Erica Carnea L. — Sembra limitata, nel versante meridionale delle Alpi marittime, al quadrilatero ineluso fra le vallate della Roja, Caramagna, della Miniera e di Casterino: ma ivi nel mezzo, fra 930 e 2200 m., si trova abbondantissima. 35. Eriea multiflora L. — Da molti anni osservo frequente una forma mostruosa, affetta da Bratteomania (vedi O. Penzig, Pflanzenteratologie II, p. 115), in un boschetto a Sud-Ovest delle Madeleine (Valle del Magnan, presso Nizza); ma non pare che si sviluppi lanomalia ugual- mente in tutti gli anni. Cosi la potei vedere negli autunni (oppure negli inverni susseguenti) del 1897, 1898, 1900, 1901, 1903 e 1904 , mentre non ne vidi traccia, nella medesima località, nel 1899 e 1902. Nell’ au- tunno del 1904 la trovai anche in due altre località. Z' Erica multiflora eresee abbondante sui versanti della Valle di Magnan e sulle colline 202 F. MADER circostanti, e sembra si estenda sempre di più. Del resto, la conosco solo del Cap St. Hospice presso Beaulieu. 36. Rhododendron ferrugineum L. — Mentre dall'una parte questa specie ascende ad altitudini molto elevate (il cav. di Cessole la trovò ancora a 3200 m., sulla parete occidentale dell'Argentera), discende dal- l’altra parte ad un livello inferiore a 1000 metri, fra Tenda e Vievola, sul versante meridionale della Valle della Roja. 37. Physalis Alkekengi L. — Nella Valle di Riofrddo (Tenda). 38. Faxinus exeelsior L. — Qua e là sulle rocce umide, nelle valli di Levenza, Bendola, della Miniera. La Fraginus australis Gay, che ne differisce alquanto, é frequente nella zona litorale all'Ovest del Varo (già presso Cagnes), ma sembra mancare nella vera Liguria. 39. Hippophaé rhamnoides L. — Malgrado l’ asserzione di Risso, non mi consta che questa specie mai sia stata trovata allo stato selvatico nella valle del Varo, nè in tutte le Alpi Marittime, come li intende il sig. Burnat, mentre è abbondantissima nel letto dei torrenti e sulle pen- dici aride del bacino della Duranza (spingendosi fino a Barcelonnette, Colmars , eec.). 40. Vitex Agnus eastus L. — Sembra scomparso dalle vicinanze di Nizza. 41. Lavandula Spiea L. — Preferisce il suolo ealeareo : a Campoboairo l'ho trovata ancora a 1850 metri d'altezza. 42. Lavandula latifolia Vill. — Abbondantissima sulla cresta dei monti fra Roja e Bevera, da Olivetta fino a Collabassa. 43. Thymus vulgaris L. — Sale fino a 1750 metri nelle vicinanze di Campoboairo. NOTE FLORISTICHE DI LIGURIA 203 44. Globularia nana L. — Si trova all’altezzadi 280 metri fra Monte Carlo e La Turbia. 45. Thymelaea dioica All. — Qua e là nelle vicinanze di Tenda e di . Dalmazzo, e sul Ciavraireu fino a 1900 m. d' altezza. 46. Daphne striata Tratt. — Monte Agnellino verso Casterino (Tenda.) 47. Ulmus montana Willd. — Abbondante nel Bois Noir (Valle della Maglia sopra Giandola). 48. Quercus Suber L. e Quercus coccifera L. — Mi sembrano non veramente indigene in Liguria: la prima è frequente all'Ovest di Ca- gnes, fra questo paese è Hyères: nelle vicinanze di Nizza non ne ho osservato che pochi individui, che forse non sono spontanei. Qw. coccifera L. è comune nella Provenza occidentale, e ne è nota inoltre una loca- lità presso Cagnes (Burnat in litt.) 49. Quercus sessiliflora Salisb. — Ritrovai più volte una specie che | mi sembra questa, sulle rocce vicine a Tenda, nella Valle della Miniera, a Campoboairo (1750 m.): certamente non vi si tratta della Qu. pube- scens, che è invece frequente presso Gragnile (Sud-Ovest di San Dal- mazzo), nella Valle della Bendola, ece. 50. Juniperus Sabina L. — Di questa specie ora conosco nove sta- zioni (sempre piante isolate o piccole colonie monosessuali) nel territorio comunale di Tenda, fra 850 e 1750 m. d’altezza. Il Sig. Bicknell l’ha ritrovata sul M. Toraggio. 51. Juniperus phoenicea L. — Ascende a 1800 m. presso Campoboairo (Tenda). 52. Juniperus macrocarpa Sibth. — Si trova in forma tipica (gal — bulis turbinatis) sulla cresta a Ponente del Seno delle Grazie, fra Spezia 204 . F. MADER e Portovenere; accanto a piante di Jun. Ozycedrus con frutti straordi- ` nariamente piccoli. Al Capo di Noli, ho cercato invano il vero J. ma- crocarpa Sibth., malgrado che la stagione fosse propizia: vi trovai sol- tanto la forma a frutti grossi del J. Osycedrus, che predomina nella Riviera di Ponente, e che tante volte ha dato origine a confusioni. 53. Pinus montana Mill. — Abbonda, con esemplari a fusto eretto, 3 come con fusti depressi, serpeggianti, e con tronchi in parte anche assai ; vecchi, all'Ovest di Vievola, nelle Valli di Caramagna, della Miniera, — Valle di Fontanalba, Valmasca; più rara si trova presso Ciriegia (ba- 3 cino superiore della Vesubia); poi ancora presso Carnino, Viozene, ece. 3 54. Pinus Cembra L. — Non è rara nelle valli elevate fino alla Valle della Roja verso Levante (più in là è soltanto coltivata): la località più | meridionale a me nota è sul lato settentrionale della Cima della- Nauea | 3 (La Miniera). Nel bacino del Tanaro, si trova ancora in Val Corsaglia, 3 presso il Pizzo d'Ormea. 55. Picea excelsa Lk. — Nei bacini della Nervia e del Tanaro D Abete : rosso. forse non è veramente spontaneo. È frequente invece nelle valli : della Tinea, della Vesubia e Bevera. Nelle vicinanze di Tenda è piutto- | sto raro, eccetto che in una zona ristretta fra Vievola ed il passo d' Urno, i dove cresce una forma curiosa, di portamento compatto, e cogli aghi 3 relativamente grandi, areuati, striati di biancastro — forma che ho os- - seryata anche fra Beuil e Roubion, ad Ovest della Tinea. 56. Taxus baccata L. — Individui isolati ọ in piecoli gruppi, nel ` Bosco di Sanson (la Briga), nel Bois Noir (Valle della Maglia); inoltre : mi consta da informazioni sicure, che cresce anche nel Bois de Cairos (a Sud della Valle omonima, che sbocca nella Roja sotto Fontan), e sopra la Valle di Groa (vicino al confine franeo-italiano), nonchè nella Foresta di Clans (ad Est della Valle della Tinea). : DI. Limodorum abortiyum Sm, — Bosco di Afel, i 1 b A di 3 NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 205 58. Orchis sambucina L. — Frequente, tanto la forma rosea come quella a fiori giallognoli, presso al Colle Saleses, sopra la Valle supe- riore di Molliéres. 59. Bulbocodium vernum L. — Trovata in abbondanza dal Sig. Berger, in aprile, sui prati del Vallone della Varne (laterale alla Valle di Rio- freddo dietro Tenda). 60. Lilium Pomponium L. — È raro nel bacino della Roja, meno ehe in un luogo presso il Passo di Lubaira, fra Tenda e Briga. 61. Asphodelus albus L. — Frequente nella valle superiore di Rio- freddo, ed anche più in giù verso Tenda; presso la Colombaja (900 m.) ; inoltre al passo di Tanarello (Briga) ed al Nord della Valle della Bendola. 62. Arundo Pliniana Turr. — Frequente nelle vicinanze di Bergeggi. 63. Pteris cretica L. — Nelle vicinanze di Tenda non l'ho trovata, mente è indicata nei dintorni di Giandola. È invece abbastanza frequente nelle gole ristrette delle colline dietro a Nizza (Vallon de Roguet, V. de St. Sauveur, V. de Liugostiére ehe sboccano nel Varo, e Vall. de Ven- traben, che sbocca nel Magnan). 64. Adiantum Capillus Veneris L. — L'ho trovato ancora a mille metri, a Nord-Est di Tenda. Dorr. PASQUALE ROMANO LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE secondo 0. E. SCHULZ. Da diverso tempo sono intento a studiare la flora fanerogamica della mia Calabria, e non di rado ho incontrato una certa difficoltà nella de- terminazione di alcune specie e di aleune forme imperfettamente descritte E nei trattati floristici. 3 Si aggiunga a ciò ehe piante della stessa specie, raccolte in località differenti, mostrano diversità di caratteri, spesso non lieve, e si vedrà quali ostacoli devonsi superare, allorquando s intraprendono studi di si- stematica. A me in diverse occasioni è capitato di constatare questo fatto, massime nel consultare materiale d'erbario, e nel mettere a confronto esemplari di una specie raccolti nell’ Italia settentrionale con altri rac- colti nell’ Italia meridionale. Ad ovviare siffatte difficoltà son diretti i lavori di non pochi botanici, i quali — da non molto, in verità — hanno intrapreso a studiare intere famiglie od anche dei singoli generi della flora Italiana. Oltre che in ` Italia, analoghi lavori monografici vengono fatti anche da botanici stra- — nieri, ed in questi ultimi tempi lo Schulz, l' Huth e qualche altro hanno 3 pubblicato delle estese memorie sui Delphinium, Melilotus, ecc. Spetta anche allo Schulz lo studio sul genere Cardamine che ha testé visto la luce nel « Botanische Jahrbücher » dell’ Engler CA, Da tale lavoro rilevo le specie italiane del citato genere, e ne faecio soggetto di studio di questa mia nota, poiché a me pare che la deter- minazione di esse non sia esente da difficoltà. E affinchè il mio lavoro riesca maggiormente proficuo, credo opportuno di apporre alle singole 1 Specie una estesa sinonimia e stimo del pari utile aggiungere qualche forma o varietà, che, citata da autori italiani, non è considerata dallo Schulz. gs SCHULZ 0. E., Monographie der Gattung Cardamine in Botanische Jahr. b byste, ecc, Band. 32 a. 1903, fase. II e III. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 207 Il genere Cardamine, stabilito da Linneo, non viene considerato nella stessa maniera dai diversi botanici. De Candolle nel Prodromus (') tiene distinta la Cardumine dallo Pteroneurum e dalla Dentaria. Bentham ed Hooker (°) dividono il genere Cardamine in Dentaria, Pteroneurum ed in Kardanoglyptos ; Baillon (*) fonde Cardamine con Dentaria e Ptero- neurum ; Prantl (*) sdoppia Cardamine in Cardaminella, Eucardamine, Pterygospermum e considera isolatamente Dentaria; Schulz, nella mono- grafia citata, lo suddivide in XII sezioni, la prima delle quali, come vedremo, è Dentaria. Nelle varie « Flore italiane » (5) sono citate le sole specie, senza in- dicazioni delle sezioni del genere a cui si riferiseono. Fa eccezione il Paoletti (^) che raggruppa le Cardamine italiane in ezauriculate ed in auriculate a seconda che le foglie siano fornite o no di « orecchiette sti- puliformi alla base ». Egli però tiene distinto il genere Dentaria, così come fa pure il Parlatore e gli altri autori che si sono occupati della flora italiana. | La maggior parte dei fitografi aserive al genere Cardamine un numero di 60 specie, sparse in tutte le regioni temperate, alpine e fredde della terra, e sopratutto in quelle dell’ Europa e dell" Asia, O. E. Schulz ne cita 116 indicandole egualmente per l’ Europa, l’ Asia, ecc. L'Italia di queste specie ne possiede, secondo il Parlatore, 15 con due varietà; ma a queste bisogna aggiungerne altre 5, le quali figurano sotto Dentaria. Più recentemente il Paoletti ne enumera 15 con 6 varietà, ma tenuto (!) DE CANDOLLE, Prodromus Syst. met. Regni Veg. vol. I, p. 142. €) BENTHAM et HOOKER, Gen. plant., vol. I, p. 70. (9) BAILLON, Histoire des plantes, vol. IL, p. 234. (3) feda Mita iu in ENGLER, PRANTL, Natürl. Pflanzenfam. Band III, pars. Il, p. CH Been Flora ege vol. VII, D 11. ARCANGELI, Compendio ft. ital.: PARLATORE, Fl. ilal., v |I x PAOLETTI, Dade. in EEN e FioRE, FI. anal. d' Italia. vol. 1, 208 P. ROMANO conto che tre specie con quattro varietà vengono ascritte a Dentaria, si ha un numero di specie che si scosta poco da quello del Parlatore. Fi- nalmente dalla monografia di Schulz si rileva che, escludendo le varietà, le specie italiane di Cardamine sono in numero di 21. Ecco in qual modo esse sono raggruppate: Gen. CARDAMINE L. Plantae semper perennes. Rhizoma = squamosum. Cotyledones in se- minibus + manifeste petiolatae. Sect. La DENTARIA E. Rhizoma repens, ^ carnosus, evidenter squamosum, glabrum. Ovarium 6-15- ovulatum. Funiculus triangulari-dilatatus. Cotyledones plerumque _: involutae, petiolatae. Cotyledones planae. I. €. bulbifera (L.) Crantz. = Dentaria bulbifera L. Parl. Fl. it. vol. 9, pag. 844, Ten. FI. Nap. 2, pag. 82. Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio, Abbruzzi. p. pilosa (Waisbecker) O. E. Schulz. Con la specie in Piemonte e Lombardia. y. ptarmicifolia (DC.) O. E. Schulz. . Agro Romano. Cotyledones + involutae. Folia pinnata, rarissime digitata. Squamae magnae, 4-8 mm. longae, concavae. Caulis basi fere semper pilosus. Folia 3-6 pinnata. Flores ochroleuci. II. €. polyphylla (W. K.) O. E. Schulz. — Dentaria polyphylla W. K. Parl. Fl. Ital. vol. 9, pag. 842. Italia superiore, Abbruzzi, Calabria. RE angustifolia (Ten.) O. E. Sehulz. Italia meridionale. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 209 Squamae subminutae, 1-1,5 mm. longae. Caulis semper glaber. Folia 2-4 pinnata, rarissime digitata. Flores albi vel rosei. III. C. pinnata (Lam.) R. Brown = D. pinnata, Lam. Parl. l. e. p. 838, D. canescens Ten. Syll. 91. Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana. G. intermedia (Sonder) O. E. Schulz. Tirolo australe. Folia digitata. Folia alterna, 5- digitata. Caulis fere semper basi La Flores purpurei. Petala staminibus longiora. IV. €. digitata (Lam.) O. E. Schulz. — D. digitata Lam. Parl. l e. p. 840. Piemonte, Tirolo. Folia semper fere verticillata, 3- (rarissime 5-) digitata. Caulis sem- per glaber. Flores ochroleuci. Petala straminibus aequilonga. V. €. enneaphylla (L.) Crantz. = D. enneaphyllos L. Parl. Le p. 837, Ten. Nap. 2 pag. 80. . Tirolo, Veneto, Euganei, Lazio, Abbruzzo, Napoletano. B. alternifolia (Hausm.) O. E. Schulz. Con la specie. Sect. 2.4 CORIOPHYLLUM O. E. Schulz. Rhizoma longe repens, squamis perpaucis majuseulis munitum. Ova- rium 4-6- ovulatum. Funiculus triangulari - dilatatus. Cotyledones planae, vix petiolatae. Folia per hiemem persistentia. VI. C. trifolia L. Dentaria trifolia Waldst. Bert. FL Ital. 7, pp. 5 e 6. Tirolo australe, Toscana. 14. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 910. . P. ROMANO Sect. 3:4 EUCARDAMINE O. E. Schulz. Plantae annuae v. varie perennis (si ex axillis foliorum, caulinorum inferiorum se renovant), flores 16-18 mm. longi. Ovarium 8-40 ovu- latum. Placenta tenuis. Septum non foveatum. Funiculus filiformis vel vix alatus. Cotyledones planae, plerumque non petiolatae. Caulis erectus, c. 3- folius. Foliorum caulinorum foiiolum terminale basi rotundatum. Caulis e. 12 em. altus. Flores 4-5 mm. longi. Siliquae 16-20 mm. longae. Folia 12-20 crenata. Pedicelli floriferi 7-10 mm. longi. Caulis 3-5 folius. Folia caulina superiora apice rotundata. VII. C. asarifolia L. Parl. Le p. 807 — C. trifolia L. £. ! Piemonte. Lombardia, Appennino pistoiese. 6. diversifolia DC. C. Ferrarii (amara X asarifolia ?) Burn. Alpi piemontesi. y. pilosa O. E. Schulz con la specie nell’ Appennino pistoiese. ò. hirsuta O. E. Schulz. Al Colle di Tenda. e. parviflora O. E. Schulz. Piemonte, Bolognese. T. microphylla O. E. Schulz. Al Colle di Tenda. Caulis (4) 6-17 folius. Folia caulina superiora + acuta. Raéemus nudus, rarissime.. .. basi bracteatus. Folia caulina media aurieulis minutis instructa. Petala 2-4 mm. longa v. deficientia. Ovarium glabrum vel pilosum. Caulis 20-70 em. altus, simplex vel brevi-ramosus. Folia caulina 1-2 juga. Siliquae rhachidi adpressae. dE AMICUM I E LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE - 211 “VIII. C. Impatiens L. Parl. 1. c. 818. Ten Fl. Nap. vol. 2, p. 82. = C. apetala Moench. C. parviflora L. var. £. C. sazatilis Salisbury. C. Impatiens L. «) genuina et 5) patulipes Rouy et Fou- chaud. Ghinia impatiens Bubani. Alpi Apuane, Modenese, Toscana, Marche. Folia caulina non auriculata. Flores 3-3,5 mm. longi. Folia foliolis seeundariis saepe instructa. Folia simpliciter pinnata. Pedicelli floriferi 1,5-4 mm. longi. Flores raro apetali. Stamina raro 4. Ovarium plerumque glabrum. Pedieelli floriferi 1,5-2 mm. longi, erassi. Flores raro apetali. Sta- mina interdum 4. Ovarium interdum pilosum. Siliquae rachidi accumbentes. IX. C. hirsuta L. Parl. l. c. p. 821 = C. parviflora L. Lam.; C. hirsuta L. * tetrandra Stockes; C. tenella Clarke; C. hirsuta L. 5. parviflora Lam. et DC.; C. hirsuta B. minor cal C. intermedia Hornem; C. tetrandra Hegetschv. C. multicaulis Hoppe; C. sylvatica Macfad ; C. praecox Pall. C. sinensis Hochst.; Ghinia hirsuta Bubani, ecc. Liguria, Lombardia, Toscana, Roma, Napoli, Calabrie, Sicilia. Pedicelli floriferi 2.4 mm. longi, tenues. Flores numquam apetali. Stamina semper 6. Ovarium semper glabrum. Siliquae patentes. 4) Planta plerumque hirsuta. Foliola + petiolulata, dentata. Flores 2-6 mm. longi. Siliquae pedicellis erecto-patentibus erecto-patulae. X. C. flexuosa Withering — C. impatiens O. F. Mull.; C. par- viflora Vilars; C. silvatica Link; C. hirsuta Bess.; C. hirsuta L.A. major. Ten.; C. muscosa Vahl; C. dura- 212 P. ROMANO niensis Re$el.; C. Drymeia Schur.; C. umbrosa Schur. ; Ghinia silvatica Bubani, ece. Appennini pistoiesi, Napoletano, Sicilia. Planta fere semper glabra. Foliola sessilia, + integra. Flores 2,2-5 mm. longi. Siliquae pedicellis erecto-patentibus erectae. XI. C. parviflora L. Parl. l. c. pag. 823. Veneto, Toscana. Flores majores, 4-15 mm. longi, numquam apetali (interdum tan- tum 2-4 mm. longi, sed caules basi et petioli foliorum radica- lium statu sicco duriusculi et rigidi) Plantae perennes. Caules et petioli molles. Flores 4-15 mm. longi. Rhizoma varie perennans. Rhizoma repens, stoloniferum. Caulis Ee sarl: ovata Rhizoma aequicrassum. Foliola fol Ovarium 20-32 ovulatum. Antherae plerumque E Caulis in sicco nitens. XII. C. amara L. Parl. l. c. pag. 816 = C. parviflora Lam.; C. pratensis L. var. E. Lam. ; C. nasturtiana Thuillier; C. melanthera Stock. ; C. amara nasturtioides Schur.; C. macrophylla Schr.; C. Wiedemanniana Boiss.; Ghinia amara Bubani, eec. Piemonte, Toscana. — — var. trifolia (Wahlenberg) O. E Schulz. — C. tri- Jolia Wahl: C. amara L. var. trisecta. Dec.; Hartm. C. amara L. var. triphylla Wahl. = C. amara L. var. subtrisecta Schur. Piemonte tra Crissolo e Lucerna. Rhizoma caespitosum vel stolones breves, c. 5 em. longos producens. Rhizoma stolones breves mittens. Foliolum terminale lateralibus evidenter majus. Antherae flavae. Stigma 0,5-0,75 mm. latum. Stylo latius. LE SPECIE ITALIAN& DEL GENERE CARDAMINE 213 XIII. C. raphanifolia Pourret. var. calabrica DC. = C. lati- folia Vahl. y. calabrica DC. Parl. l. e. 811. C. amara Presl.; C. dentata Guss.; C. uliginosa Ten.; C. cala- brica Arc. Italia media e meridionale. Rhizoma caespitosum vel tuberosum. Foliolum terminale lateralibus vix majus. Caulis plerumque 3-10- folius, erassiuseulus. Rhizoma + caespitosum. Flores plerumque violacei. Caulis fere semper glaber. Racemus 10-20- florus. Siliquae in stylum l- fere 2 mm. longum attenuatae. XIV. C. pratensis L. subsp. granulosa (Allioni) O. E. Schulz. — (C. granulosa AM. In Piemonte ed altrove. — C. pratensis L. I prol. Hayneana (Welw.) Schur. — C. Hayneana Welw.; C. stricta Hayne; C. Matthioli Moretti; C. udicola Jord.; C. RENE var. Malthioli Moretti; C. Skorpili Velen. Italia boreale; Piemonte. Rhizoma caespitosum. Folia simplicia, integra vel rarissime sublobata. Caulis 1-3-.folius. Folia caulina superiora breviter petiolata vel ses- silia, majuscula. XV. C. alpina Wild. = C. bellidifolia L. Paoletti in Fl. anal. d'Italia vol. 1, pag. 437. Arabis bellidifolia Scopoli; C. heterophylla Host. Ghinia alpina Bubani. Regione Alpina nelle Alpi. C. alpina var, subtriloba (DC.) O. E. Schula. In Val Sesia. 2914 P. ROMANO ` Sect. 4* CARDAMINELLA. Rhizoma caespitosum vel repens. Ovarium 12-24 (-32) ovulatum. Pla- centae latiuseulae. Septum non foveatum. Funiculus vix alatus. Cotyle- dones planae, sessiles. — Caulis humilis, interdum nullus. Folia minuta. Glandulae medianae vix conspicuae vel deficientes. Folia pinnatisecta. i Flores majores 6-8 mm. longi. Caulis 5-20 em. longus. Petala alba. Planta glaberrima. XVI. C. Plumieri Villars. Parl. 1. c. p. 809 — C. thalictroides All; C. hederacea DC.; C. Bocconi Viv.; C. glauce- scens Reich.; C. corsica Sieber. Piemonte, Lombardia, Appennino ligure, toscano-emiliano ‘ed umbro (Paoletti). Folia caulina basi auriculata. Folia caulina superiora 2-3 Juga, raro simplicia, inferioribus ma- jora: foliolum terminale cum foliolis lateralibus + confluens. XVII. €. resedifolia Lin. Parl. L c. pag. 824= C. heterophylla Host; Arabis bellidioides Lamk. Ghinia resedifolia : Bubani. Regione alpina; Appennino boreale. — — var. gelida (Schott.) Rouy et Foucaud = C. gelida Schott.; C. nivalis Schur., ecc. Piemonte. — — var. Prof. 0. Ponzig, R. Roger, 3 pir ogni inserzione. à preci L. 20. QUE MAE, à » 15 (E? * prezzi da convenirsi. Contribuzioni alla Biologia fiorale delle « Centrospermae » Note raccolte dal Dott. Lurei SCOTTI. III (*). Fam. CHENOPODIACEAE. Gen. Atriplex L. Delle specie di questo genere aleune sono dioiche ed altre monoiche. A. hortensis L. ha fiori poligami; gli ermafroditi con perigonio 5-par- tito si i femminili con perigonio nullo (Kirchner: Flora von Stuttgart, p. 226). ` A. hastata L., laciniata L., portulacoides L. hanno fiori monoiei, ra- ramente quasi dioici, mancando i fiori ermafroditi (*). A. hastata è ane- mofila (Mae Leod) (?). Gen. Spinacia L. Il genere è dioico ed anemofilo secondo Delpino (°). Gen. Beta L. B. vulgaris L. é proterandra (Kirehner, Schulz) ed anemofila (Dar- win (*)) Secondo Kirchner (Flora ece., p. 225) i tre stimmi si svilup pano, quando le antere sono disseccate e eadute. (°) * il N.° I di queste Contribuzioni, vedi Riv. Ital. di Scienze Nat., Siena, n. 3 e 4 e seg. 1905. Per il N.° II vedi Annali di Botanica del Prof. Pirotta, vol. II, fase. 3.9, p. 493-514, 1905. (1) das e PAOLETTI. Flora analit. d" Italia (C) Oe e der Bloemen, p. 332, Gent. 1894. : £9) gie l c s effetti della "oer ioveniata e propria, trad. ital. p. 175. 15. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 230 LUIGI SCOTTI Sui fiori di B. maritima L. Mac Leod (*) ebbe ad osservare nell’ isola di Jersey numerosi insetti. Gen. Chenopodium L. Ch. album è anemofilo (Kirehner (*), Müller (*)). I fiori sono prote- rogini ; i tre stimmi (di rado 2) sono già maturi quando il fiore ha ap- pena raggiunto la metà delle sue dimensioni definitive. Gli stami in questo tempo sono appena distinti. Molto più tardi, quando gli stimmi sono disseccati, i cinque stami si espandono fuori del fiore. I fiorellini sono riuniti in glomeruli, ed in ogni glomerulo i fiori si trovano in tutti i loro successivi stadi. Talvolta uno dei cinque stami non è sviluppato o manca (Kirchner, loc. cit.). Mac Leod (*) ha osservato che nel Belgio la proteroginia non è sem- pre così perfetta come l’ha descritta Kirchner. In molti fiori gli stimmi rimangono vivaci fino a che si aprono le antere. In tal caso ha luogo l'autoimpollinazione spontanea per il contatto diretto delle antere con gli stimmi. Nè è sempre regolare l'addossarsi degli stami sui pezzi del perigonio verso la fine della fioritura. Egli pensa che le differenze os- servate nella durata degli stimmi dipendano dalla temperatura. Le sue osservazioni furono fatte nei coltivati, col tempo piovoso ed asciutto, in Giugno ed Agosto 1894. Da un lavoro posteriore (1893) dello stesso Kirchner (5) si rileva aver egli riscontrato in Ch. album, ma raramente, dei fiori omogami. Inol- tre ha pure constatato in questa specie, e in un solo esemplare, una secrezione di nettare: in tre fiori il nettare fu osservato fra la base del- lovario e il disco che si trova alla base degli stami. Anche in CA. Vul- varia L. si sono talvolta trovate goccioline di nettare nel fondo del it don Sui fiori di Ch. album Mac Leod ha osservato i seguenti ditteri: Syr- phus ribesii Le Platycheirus peltatus Meig., entrambi divoranti polline. () Over de Bevruchting der Bloemen, p. 560. (3 Neue Beobachtungen, » 16, 1886. . (5) Weitere Beob., Il, p. 22 (4) Over de Bevruchting i Bloemen, () Ueber einige irrtimlich. für windbliitig gehaltene Pflanzen, in Jahres- hefte des Vereins für vaterl. Naturkunde in Württemberg, 1893. E VE 3 hi Ré RÉ H 3 SE e rk EE CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 231 Ch. polyspermum: L. è anemofilo (Kirchner) (*). Concorda in generale con Ch. album. Nel primo stadio i pezzi del perigonio sono serrati sul- l'ovario, e da un piccolo foro nell'alto del perigonio escono fuori i due stimmi. Dopo che gli stimmi sono appassiti si sviluppano ad uno ad uno gli stami (Mac Leod e» Ch. foetidum Lmk., ficifolium Sm., ees sono anemofili (Mac Leod (?). Ch. murale è proterogino ed anemofilo (Kirchner) (5); concorda con Ch. album, ma i due stimmi sono molto corti (Kirchner loc. cit.). So- vente essi sono già appassiti quando comincia lo scarico del polline da parte delle antere. Ma nei fiori in cui essi rimangono vivaci fino a che si aprono le prime antere vi è una piccola probabilità per l'autoimpol- linazione, poichè le antere sporgono di traverso fuori del fiore (Schulz) (5). Ch. hybridum L. è anemofilo ns (ê) e proterogino come Ch. al- bum ( (Mae Leod (*). Ch. Bonus-Henricus L. è anemofilo (Kirchner) (*) e proterogino come Ch. album. Gli stami si sviluppano poco tempo dopo che gli stimmi sono appassiti. Gli stimmi sono in numero di 2, 3 o 4, e mediocre- mente lunghi. I fiori di ciascuna infiorescenza si sviluppano quasi nello stesso tempo, cosicchè tutti i fiori di una porzione considerevole di essa si trovano nel medesimo stadio (Mac Leod (°). C) Neue Beobachtungen, p. 17, 1886. () Over de Bevr. der Bloemen, p. 330. . 17, 1886. (5 Beiträge ete., Heft 10, p. 93, 1888. (5) Gergen zur Biologie der Blüten, p. 13, 1890. C) Over de Bevr. ete., p. 331. (©) Neue Beob. etc., p. 17, 1886. e gredi de Bevr. ete., p. 331: 232 : LUIGI SCOTTI = Ch. rubrum L. è pure proterogino (Schulz) (*) ed anemofilo. Oh. Botrys L., glaucum L. sono decisamente proterogini ed anemofili (Kirchner) (°). Ch. ambrosioides L. secondo Hildebrand CH è omogamo. Kirchner e riscontrò ora fiori proterogini ed ora omogami. Gen. Roubiaeva Moq. I fiori sono ermafroditi o talora femminili per aborto (5). Gen. Cyeloloma Moq. I fiori sono poligamo-monoiei o dioici CA Gen. Kochia Roth. I fiori sono ermafroditi o femminili per aborto (5). Gen. Salicornia S., Salsola Gaertn. Questi generi sono proterandri (Volkens (*)), ed il secondo è indicato- come anemofilo da Kerner di Marilaun Ch Salicornia herbacea L. ha fiori alquanto proterogini secondo Schulz (*), che presso Halle sulla Saale trovò pure la forma diandra, molto rara. L'autoimpollinazioue vi ha luogo facilmente poiché lo stimma giace sotto le antere, ma pure spesso l’ impullinazione è dovuta al vento (Sehulz). C) Beiträge z. Kenntn. der Bestäubungseinrichtungen und Geschlechtsver- | theilung bei den Pflanzen, Bibl. Botan. Cassel, Heft 10, p. 94, 1888. 886. . (9) U. einige irrtiimlich fiir windbl., ecc. 1893 K È. : 1 | FE: gene E AREA, ERRE RR EE IRE TI AA AN ES CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE ‘998 Salsola Kali L. ha proteroginia più o meno perfetta. In alcuni fiori le antere si aprono dopo che gli stimmi sono disseceati, in altri l’auto- impollinazione spontanea è possibile poichè gli stimmi rimangono vi- vaci finchè dura lo scarico del polline (Kirchner) (*). Gen. Halogeton C. A. Mey. i I fiori sono poligami per aborto (°). Gen. Camphorosma L., Suaeda Forsh. Questi generi sono proterogini (Kirchner, Schulz, Volkens). Il primo presenta fiori poligami per aborto (°). Nelle Chenopodiacee, secondo Volkens (°), il trasporto del polline me- diante il vento avverrebbe soltanto in via subordinata. Innanzi tutto egli osserva che il polline nelle Chenopodiacee non è polverulento in sommo grado, gli stami non sono oscillanti e man- cano assi d'infiorescenze e aggruppamenti fiorali: caratteristiche, queste, delle piante anemofile. Inoltre anche il processo di fioritura non avviene nelle Chenopodiacee come nelle vere piante anemofile, almeno per le specie da lui esaminate. Per altro, prosegue, se contro un trasporto del polline per opera del vento stanno i caratteri riferiti, accenna ad un intervento degl’ insetti ‘nel trasporto del polline la grande attrazione che, almeno i rappresen- tanti nostrali, esercitano su insetti di diverse specie (piccole cimici, afidi, ` ditteri, ecc.). Se questi vengano allettati dagli eccellenti nascondigli che ad essi offrono i fiori fittamente agglomerati o se il disco, specialmente nelle specie di Beta e Chenopodium; offra qualche alimento, egli non pronunzia un giudizio sicuro. Senza risolvere la questione se le Chenopodiacee sieno pei o meno SE od entomofile, alla fecondazione incrociata, quantunque l'auto- fecondazione non sembri esclusa, è provveduto largamente, poichè la di- (1) Ueber einige irrtümlich für windbl. ete. 1893. €) Fiori e PaoLETTI, Flora analitica. (3) loc. cit. in ENGLER u. PRANTL. 234 LUIGI SCOTTI (*) Catal. dei pronubi di clinia, la poligamia e la dicogamia s'ineontrano quasi sempre in questa | famiglia. ; | 1 Fam. AMARANTACEAE. | Dei due generi indigeni, Achyranthes e Amarantus, di questa fami- : Gli glia, il primo è localizzato in Sicilia ed in Sardegna , l'altro con sei | specie è sparso per tutta la penisola. } Alcune specie, quali Celosia cristata e Gomphrena globosa, sono colti- vate come ornamentali. Gen. Amarantus L. Questo genere ha fiori monoici o poligamo-monoici (Fiori, Fl. anal.). Gen. Albersia Kth. 3 Albersia Blitum Kth. è probabilmente anemofila (Mae Leod ('). i Le amarantacee sembrano adatte alla fecondazione mediante il vento : (Kirehner (?)). - Fam. NYCTAGINACEAE. : ; Nei giardini sono coltivate diverse Specie del genere Mirabilis L. d P. Gen. Mirabilis L. | 4 M. Jalapa L. ha un tubo fiorale lungo 4 em. Il fiore si apre la sera, 3 odora di notte tempo e si chiude al mattino. E proterogino e lo stimma 4 è penicillato (3). | 1 Secondo Delpino questa specie é sfingofila. Egli stesso vide pure nu —— merosi individui di Xylocopa violacea carpire con frode il miele, forando E in basso il tubo mellifero (UI. Oss. II, p. 280). | Il Prof. Macchiati (4) cita fra i pronubi di questa e di altre specie la E Pieris brassicae. 1 (1) Over de Bevr. d. Bloemen, p. 332. j C) in ExcLER's u. PrANTI/s Pflanzenfamitien. 1 C) Vita delle piante, traduz. it, vol. II, p. 305 4 alcune piante. N. Gior. Bot. Ital. vol. XV, p. 355. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 235 Comes (D) include questa specie fra quelle ad impollinazione omoclinà, contribuendo ad effettuarla la chiusura periodica della corolla. Egli ri- tiene pure che il concorso delle farfalle notturne non sia indispensabile alla impollinazione. i Mattei (*) ha osservato che quando il fiore si chiude, lo stimma si ripiega contro gli stami in modo che possa avvenire l'autogamia, qua- lora fosse mancato l'ineroeiamento. Infatti tutti i fiori di questa specie abboniscono il seme. i Mir. longiflora L. si apre pure la sera e con molta probabilità nel suo paese natale la fecondazione si compie con l'intervento di lepidotteri notturni. In vero, la lunghezza e la strettezza del tubo corollino, la co- lorazione chiara, l'odore forte che emana sono caratteristiche d'un fiore notturno (Heimerl (°)). È pure proterogina e la corolla, avvimendò; si comporta come nella specie precedente (Mattei) (*). Gen. Pisonia L. P. hirtella è proterogina (Delpino). Secondo il Dott. Heimerl (*) parecchi generi della sezione « Mirabi- leae » presentano fiori cleistogami. Egli ne ha osservato nell Ozybaphus nyctagineus, coltivato nel giardino botanico di Vienna, e frequentemente nei generi Boerhavia, Acleisanthes, Pentacrophys, Selinocarpus. . Fam. PHYTOLACCACEAE. Gen. Phytolacca L. Ph. decandra L. è proterandra. (1) Studi sull’impollinaz ione di alcune piante. Napoli 1874. * Noterelle botaniche. Bologna, Azzoguidi, p. 11, 1886. (5) Bestäubungseinrichtungen einiger Ny yctaginaceen, in Verh. Z. Bot. G. Wien, XXXVIII, 1888. (4) loe. cit. p. 11. 236 1 LUIGI SCOTTI | Ditteri ed imenotteri a corta proboscide possono effettuarvi l’eteroim- pollinazione, ma non è esclusa l'autofecondazione (Robertson) (*). Fam. PORTULACACEAE. Gen. Montia L. i M. fontana L.: nei fiori che rimangono chiusi durante il tempo eat- tivo avviene l'autofecondazione (Axell) (3). . Kerner (?) dà la stessa notizia, e Mae Leod (^) riporta ehe i fiori di rado si aprono eompletamente (anche se esposti al sole), e l' autofecon- dazione é la regola. Gen. Portulaea L. P. oleracea L. ha cinque stimmi disposti a stella nel centro del fiore e per la loro forma somiglianti a piume delieate. Gli stami sorgono obliquamente dal fondo del fiore e formano un cerchio intorno agli stimmi. : ; Gli stami, come quelli di P. grandiflora, sono irritabili (Halsted (5). Secondo Kerner (5), al principio della fioritura gli stami sono collo- cati in maniera che la piccola distanza che intereede fra le antere e gli stimmi, impedisce che il polline ad esse aderente possa arrivare so- pra questi: quindi il fiore è disposto all’inerociamento mediante gl'insetti. Ma dopo aleune ore i petali patenti si avvicinano ed il fiore comincia a chiudersi: i cinque stimmi pennati si toreono ad elica e volgono tutti da un medesimo lato. Nello stesso tempo si curvano prima ad arco e poi si avvolgono ad elica anche i filamenti staminali filiformi, e -con tal provvedimento le antere coperte di polline sono compresse contro lo stimma pennato. ® Om Anordningarna ecc. (3) loc., cit., vol. II, p. 381. . Č Flowers and insects, in Bot. Gard, vol. XII, p. 65. 1892. eec, x sa ^H ecc., p. 354 AMT Irritability in Purslane stamens, in Bot. Jahresb. 1888, GEN cit., vol. II, p. 350. i D D MP re, 1) le e TE aech SCH gu "CHE GE ME SC CRAN i i RN Vie = dee E i PR Voi iM Cad io La E EE CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 237 P. oleraeeà var. si/vestris DC. ha fiori nettariferi, privi di odore, di color giallo-oro, aperti al mattino, ai raggi del sole. Le otto antere ed i quattro rami stimmatici si sviluppano nello stesso tempo, e questi ul- timi stanno fra le antere in modo che l'autoimpollinazione spontanea è inevitabile (Kirchner, Neve Beob., p. 19, 1886). Occasionalmente dovrebbe aver luogo anche l'eteroimpollinazione, poi- ché lo stesso Kirchner (loc. cit.) vide una mosca a visitare i fiori, e nu- merose formiche, che di quando in quando toccavano i fiori. P. grandiflora Hook. produce fiori eleistogami (De Bonis) (°). Fam. PARONYCHIACEAE. Gen. Scleranthus L. 8. perennis L. ha fiori piccoli, poco vistosi, mancanti di corolla. I se- pali eon i loro bianchissimi margini ne fanno le veci. Gli stimmi e gli stami maturano nello stesso tempo; soltanto per la posizione degli stami lontani l' uno dall" altro è favorita l eteroimpollinazione. Così H. Müller (Die Befruch. d. Blumen, p. 180) e Kirchner (Flora, p. 231), ma Schulz (Beiträge, ete. Heft. 10, p. 58, 1888) trovò per lo | più fiori decisamente proterandri, e di rado omogami. Schulz (?) osservando individui di questa specie sulle colline che cir- condano Króllvitz presso Halle a. S., riferisce che i frutti di S. perennis abboniscono quasi periodicamente, quantunque l’autofecondazione accada raramente. I fiori, benchè privi di odore e poco appariscenti, vengono visitati ed impollinati da numerosi insetti — specialmente mosche, pic- . cole api, vespe e formiche — i quali, innanzi tutto le formiche, vi ac- corrono a motivo del nettare prodotto in grande quantità dalla super- — ficie del cercine anulare sul quale sono inseriti gli stami. Lo stesso Schulz (°) riferisce che nel maggior numero dei fiori di Questa specie si hanno due verticilli staminali alterni, di cinque mem- eee ui () in Buli. Soc. Bot. It., p. 22, 1895. È) Beiträge zur Kenntniss des Blühens der einheimischer Pflanzen; Be- richte d. Deuts. Botan. Ges. Band XX, H. 10, 1902. 238 LUIGI SCOTTI bri ciascuno. Nel rimanente dei fiori aleuni o tutti gli stami non sono normalmente sviluppati; le loro antere più o meno impiceiolite non eontengono polline atto alle funzioni sessuali. Solo raramente uno o piü Stami sono affatto spariti. Pareechi ceppi presentano solo fiori con stami non normali; sono pereió puramente femminili: ma talvolta essi si tro- vano aecanto ai fiori ermafroditi sullo stesso individuo; pereió la pianta oscilla tra la ginomoneeia e la ginodiecia, citate anche da Loew (Die Veränderlichheit der Bestüubungseinr. bei Pflanzen derselben Art, Hum- boldt, VIII, Mai 1889). Kerner (+) riporta che spesso sono abortiti due o tre dei quattro stami nei fiori di Scleranthus; che le loro antere si presentano vizze e non contengono polline sessualmente maturo. Nella massima parte delle spe- cie di questo genere i filamenti staminali, nel corso della fioritura, si allungano in modo da portare le antere allo stesso livello dello stimma e fornire cosi direttamente a questo il polline per l'autogamia. Ma Schulz ciò contesta con queste parole « Kerner hat schwerlich jemals eine Sele- ranthus-Blüthe untersucht ». * S. annuus L. si allontana in parecchi punti dalla specie precedente. Rimando il lettore bramoso di saperne di più alla completa monografia che di questa e della precedente specie ha scritto il Prof. Schulz (°). Secondo lui l’autoimpollinazione è la sola di S. annuus, poichè i fiori non appariscenti e privi di odore, non ostante il nettare assai spesso pro- dotto in gran quantità, vengono poco visitati dagl insetti. Warming (*) riporta che i fiori di queste due specie di Scleranthus sono fortemente proterandri. Nell'ultima fase fiorale trovandosi le antere alla medesima altezza degli stimmi, si toccano fra loro ed avviene lauto- fecondazione. Secondo Knuth (*) in S. annuus gli stami sono dapprima stretti contro il calice campaniforme, ma più tardi si rialzano, si avvicinano allo stimma ed effettuano l'autoimpollinazione spontanea. C) Vita delle piante, trad. it, vol. II, p. 288, 329. (*) loc. cit. Ber. deut. Bot. Ges. XX, 10, 1 C) Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 241, (f) Blumen und Insekten auf den nordfriesischen Inseln, p. 73, 1894. - d CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 239 In Ss. perennis, che secerne maggior quantità di nettare, gli stami sono vicinissimi ai sepali espansi, mentre gli stili con i loro stimmi che si sviluppano contemporaneamente, sovrastano nel centro del fiore. Ma quando i sepali a poco a poco si chiudono, le antere vengono a con- tatto con gli stimmi, e nel caso che non sia avvenuta eteroimpollina- zione mediante gl" insetti, ha luogo l’ autoimpollinazione. Mae Leod (*), riferendo la descrizione di Schulz (Beiträge, I, p. 39, 1888), riporta Sc. annuus come omogamo o debolmente proterandro. Si trovano pure fiori femminili. Tra i visitatori cita un solo dittero: OA- vieria lateralis. Schulz riferisce ancora (loc. cit., II, p. 76), che ad Halle a. S. questa specie in molti anui, durante tutto l’ inverno, fiorisce sotto la neve, ca- ricandosi di frutti maturi e non maturi, di fiori e di gemme. I fiori sono perfettamente pio, i sepali sono più corti che nei fiori normali aperti. Gli stami, 2-3, con corti filamenti hanno antere che non sono più Piccole di quelle dei fiori normali. I due stili sono generalmente molto piccoli, e per tutta la loro lunghezza sono coperti di papille più Innghe e più grosse di quelle che si osservano nei fiori che si aprono, Gen. Illecebrum L. I. verticillatum L. Secondo Hildebrand CE i fiori. Subs non sì aprirebbero e si autofeconderebbero. Così riporta pure Kerner di Marilaun (?). Mae Leod (*), nel Belgio, non ha mai riscontrato fiori subaequei. Ar lecebrum, egli aggiunge, s'incontra in alcune località (Meirelbeke, Bel- lem, ece.), nei coltivati, frequente; i fusti pieghevoli sono coricati sul ter- reno, i fiorellini piccoli e numerosi, con 5 sepali bianchi, carnosi, riman- gono sempre chiusi di giorno e di notte, col buono e col cattivo tempo. (1) Over de Bevr. e dus 354. (* arbecht, ng, p. 77, 1867. () Vita delle piante, id: Hi vol. lI, p. 381. " Over de Bevruchting der Bloemen, p. 353. 240 LUIGI SCOTTI ' Gen. Herniaria L. Herniaria alpina Will. È fiori omogami concordano in sostanza nella loro struttura con quelli di H. glabra descritta da Müller p I fiori per il loro color verde e per il piccolissimo diametro sono ben poco appariscenti e certamente si autofecondano. Tuttavia la presenza del nettare, prodotto da un anello che collega le basi degli stami, e la distanza esistente fra le antere e gli stimmi mostrano che non è da escludersi interamente una eteroimpollinazione mediante gl’ insetti (Kir- chner) (?). H. glabra L. è debolmente proterandra (Schulz) (*). Secondo Kirchner (FI. v. Stuttgart, p. 231), i fiori sono pure debolmente proterandri, e vi ha luogo l’eteroimpollinazione , favorita dagl’ insetti (piccoli ditteri e formiche), e l'autoimpollinazione, mancando le visite degl’ insetti. Gen. Telephium L. T. Imperati L. è proterandro. AI principio della fioritura gli stimmi insieme serrati. si elevano dal centro del fiore, mentre le antere sono aperte ed offrono il loro polline agl insetti visitatori. Ma più tardi, quando gli stimmi, raggiunta la maturità sessuale , divaricano, le foglie fiorali, prima patenti, si avvicinano e nascondono le antere, di guisa che il fiore, anche in questa seconda sua fase, è disposto per l'inerociamento, potendo lo stimma ricevere solo il polline portato dagl’ insetti. Con questo provvedimento un fiore ermafrodito raggiunge lo stesso scopo che sarebbe ottenuto con la distribuzione d sopra due individui diversi. Il nettare é secreto, alla base degli stami in- grossati, da un tessuto giallieeio collocato dalla parte dell’ovario (Ker- ner) (*). | 0) Weitere Beobacht. ü. Befr. d. Blumen durch Insekten, MI, p. 223. j , 1890. bai rcl E, nn et egli organi sessuali ` 3 à A RK iy Ell rh. rS E c soar PR ISTE CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMA& 24l Gen. Polyearpon Loef. P. tetraphyllum L. Nei fiori che rimangono chiusi per il tempo cat- tivo si effettua l'autogamia (Kerner) (°). Fam. CARYOPHYLLACEAE. Tribus: ALSINEAE. Gen. Spergularia Pers. S. rubra Pers. à pianta emeranta in massimo grado. I suoi piccoli fiori rossi rimangono aperti appena due ore, poi si ehiudono per sem- pre, ma in modo che possa avvenire l'impollinazione omoelina se fosse mancata quella inerociata mediante gl' insetti (Mattei) (?). ; Anche Schulz (*), le cui osservazioni furono fatte in diverse località dei dintorni di Króllwitz e sul Tautz presso Diemitz non lungi da Halle a. S., ritiene comune l’autoimpollinazione. Però soggiunge che nelle lo- calità rieche d’insetti, i fiori, forniti di leggierissimo profumo, a causa della loro vivace colorazione e del loro nettare — prodotto dai fianchi dell’ anello che circonda la base dell’ ovario — vengono visitati ed im- pollinati da numerosi insetti, principalmente piccole api, vespe e mosche. I fiori sono proterandri o omogami. Nei fiori chiusi l’ autoimpollina- zione è probabilmente la regola (Schulz : Beiträge, Heft. 10, p. 16, 1888). Secondo Kirchner (Flora von Stuttgart, p. 233), col tempo sereno i fiori sono aperti dalle 9 alle 3 ore. Gen. Spergula L. S. arvensis L. secondo Kerner è proterandra. Egli riporta che il pol- line delle cinque antere contrapposte ai sepali serve specialmente per l'ineroeiamento, mentre quello dei cinque stami contrapposti ai petali à (1) loc. cit, vol. IL p. 381. C) Noter terelle botaniche, p. 8. Bologna, 1886. (9) loc. cit., III, pp. 121-126. 1903. 242 LUIGI SCOTTI impiegato per l'autogamia (') Ma Schulz (°) non è di questo avviso; egli ritiene più frequente l'autofecondazione. Mae Leod (*) riporta i fiori come omogami, ed i seguenti ditteri che ne visitano i fiori: Zristalis tenaz, Syritta pipiens, Anthomya aestiva. S. pentandra L. Schulz (Beiträge, Heft 17, p. 41, 1890) presso Halle trovò i fiori di questa specie omogami. Comunemente sono presenti solo i cinque stami opposti ai sepali; nei fiori aperti gli stami sono verticali o un po’ piegati verso l esterno, cosicchè le antere, le quali per lo più arrivano fino al centro degli stimmi e mentre si coprono di polline stanno in una posizione orizzontale o quasi, ordinariamente non vengono a con- tatto con gli stimmi. Ma poichè i fiori durante la notte e col tempo cat- tivo restano chiusi — e se le condizioni sfavorevoli perdurano, non si aprono — accade l'autoimpollinazione spontanea, venendo le antere a contatto con gli stimmi. Mediante gl’ insetti, nei fiori aperti, ricchi di nettare, può essere favorita I eteroimpollinazione. Oltre gli stami episepali, sono di quandb in quando presenti alcuni di quelli epipetali, i quali sono lunghi quanto l'ovario, cosiechè le loro antere, anche nei fiori chiusi, di solito non vengono a eontatto con gli stimmi. Schulz osservò pure, poche volte, ridotto il numero degli stami episepali a 4 od a 3. Gen. Sagina L. S. procumbens L. secondo Schulz (*) ha comunemente fiori omogami. In principio le antere si trovano a piecola distanza dagli stimmi: piü tardi piegandosi gli stami alquanto verso l' interno , le antere vengono in contatto con gli stimmi, cosicchè è inevitabile 1 autoimpollinazione. Durante il tempo coperto i fiori rimangono chiusi ed è quindi possibile l'autoimpollinazione, quantunque non possa escludersi nel primo periodo fiorale quella incrociata mediante gl' insetti. (1) loc, cit., II, p. 332. (*) loc, cit. III, pp. 126-129, 1903. C) Over de Bevr. der Bloemen, p. 340, Gent. 1894. (*) Beiträge, Heft 17, p. 38, 1890. i CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 243 è S. apetala L. Formiche, poduridi e numerosi piccoli acaridi visitano i fiori. Questi è alquanto proterandra. animaletti leccano dapprima gli stimmi, e poscia con le loro parti boc- cali toccano le antere; possono così provocare l’inerociamento (Mae Leod) (*). S. ciliata Fr. concorda probabilmente con la specie precedente (Mae Leod) (?). S. nodosa L. è decisamente proterandra (Mac Leod OH, Lubbock) (°). Quando il fiore si apre gli stimmi sono corti, non divergenti e par- zialmente nascosti sotto le antere; gli stami sono stretti contro il pi- stillo. Dopo qualche tempo gli stami incominciano successivamente a | staccarsi dal pistillo e nel medesimo tempo si aprono le antere. Quando tutte le antere si sono aperte, cominciano a svilupparsi gli stimmi che sì accrescono molto rapidamente (Mae Leod) (*). Mac Leod ha trovato, nelle dune, degli esemplari femminili con stami abortiti, non fertili. S. saxatilis Wimm. (= S, Linnaei Presl.) è pure proterandra, e nel- l'impiego del polline per l'inerociamento e per l’autogamia concorda con Spergula arvensis (Kerner) (*). Si presenta dimorfa. . Nella forma « decandra » Fenzl. (= macrocarpa Rchb.) i petali sono lunghi quanto i sepali o poco più lunghi. Degli stami generalmente in numero di 10, gli esterni, le cui antere si sviluppano un po’ prima di quelle degli stami interni, si piegano verso il centro del fiore, cosicchè le antere vengono a trovarsi fra le ramificazioni dello stilo che si svi- luppano contemporaneamente. Per tal modo l’ autofecondazione è quasi sempre effettuata. Gli stami interni, mentre le loro antere si coprono di polline, rimangono eretti. Gli stimmi sono, per lungo tempo vivaci, Co- (1) Over de dive d. Bloemen, p. 341. (*) British wild flovers, ete., p. 75. 1893. €) loc. cit, vol. Il, p. 333. ` E ii ck Son ` CREE | 244 LUIGI SCOTTI sicchè spesso, quando le antere degli stami interni sono già cadute, essi sono aneora éapaci di essere impollinati. I nettarii, rappresentati da rigonfiamenti basali degli stami esterni, producono molto nettare che spesso riempie tutto il fondo del fiore. Si trovano anche fiori in cui aleuni dei dieci stami sono mancanti; di rado e sempre isolati, aleuni fiori sono affatto femminili. La forma con fiori imperfetti è diventata costante in qualche località, e in fitografia porta il nome di micrantha Fenzl. I petali di questa forma non raggiungono la lunghezza dei sepali: dei dieci stami alcuni degl'interni, di rado tutti, non sono sempre Svi- luppati (Schulz, Zeitrüge, p. 14, 1888). ia Secondo Axell (Om Anordningarna, p. 108) S. Saxatilis (= Linnaei) è proterandra, ma Schulz (loe. cit.) in numerose località dei Riesenge- birge la trovó omogama. Gen. Alsine L. À. verna Bartl., mucronata L. sono proterandre. Quando gli stimmi incominciano a separarsi, lé antere cadono dai filamenti, il qual fatto costituisce un mezzo diretto alla produzione dell’ incrociamento (Ker- ner) (?). In esse, alla base di ogni filamento staminale, si trova un paio di papille nettarifere (Kerner) (2). Da una nota del Dott. Ludwig (*) si rileva ehe aleune specie del ge- nere offrono osempi di dimorfismo fiorale, che consiste nella presenza di due forme di diversa grandezza. Mac Leod (*) l'ha riscontrata ginodioica. Secondo Schulz (Beiträge , p. 18, 1888) Alsine verna è ginomonoiea e ginodioica. In molti fiori egli notó (Beitr., p. 43, 1890) che alcuni degli stami epipetali o tutti, e di rado oltre questi anche aleuni degli stami episepali non giungono a completo sviluppo. Questi fiori ehe rappresentano un passaggio a fiori SE) loc. cit., vol. II, p. 302. (5 loc. cit, vol. Il, p. 168. C) Gynodimorphismus der Alsineen, Botan. Centralblatt, 27/28, 1880. ( De Pyreneeënbloemen, p. 104. - SC ` e E SE Hm Se CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE puramente femminili furono già riscontrati da Ludwig (Bot. Centralbl., Jahrg. V, 1880, 2 sem., p. 1021) nelle Alpi. Frequentemente i fiori er- mafroditi (completi ed incompleti) ed i fiori femminili si trovano su lo stesso individuo. Tanto gli uni eome gli altri producono nettare e sono riccamente visitati da piccoli imenotteri e ditteri (Schulz). H. Müller (Alpenbl., p. 183-184) osservò prineipalmente ditteri quali visitatori dei . fiori. A. Cherleria Fenzl. (= Cherleria sedoides L.) ha fiori poco appari- scenti, con scarsa secrezione nettarea. Prime ad aprirsi sono le- antere degli stami episepali, e poi quelle degli stami epipetali. L'autoimpolli- nazione spontanea, malgrado l'omogamia o la debole proterandria è resa abbastanza difficile dalla posizione degli organi sessuali. Questi sono molto variabili rispetto alla lunghezza. Secondo Reichenbach (Flora Germanica excursoria, II, p. 783-784), nella « Flora helvetica III, p. 571 » di Gaudin, Gay ha descritto. la pianta come poligama. Koch (Taschenbuch der deutschen und Schweizer Flora, 3 Aufl. p. 86), secondo Salis, riporta che CA. sedoides si presenta anche poligamo-dioiea, con stami più lunghi e stilo eorto. Facchini (Flora. von Südtirol) cita due forme, delle quali una possiede stami nor- mali e breve stilo, l'altra ha stami eorti con antere prive di polline e stilo più lungo. Pax (Natural. Pflanzenfam. IN Th. 1 Abt., 1889) diee che la separazione dei sessi si. presenta in diverso grado; Bentham (Handbook of the british Flora) serive « Flowers usually wholly or par- tially unisexual » (Schulz, Beitr., p. 44, 1890). TR Arenaria L. d serpyllifolia L. ha fiori die nettariferi, omogami. Oltre gl'individui a fiori ‘ermafroditi, si presentano pure piante a fiori femminili, altre con fiori ermafroditi e fiori femminili, ed occorrono pure forme di transizione fra i fiori ermafroditi e femminili (Mae Leod) (*). * () Over de Bevr., p. 343. 16. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. LUIGI SCOTTI Ar. ciliata L. In parecchie località della Svizzera F. Ludwig (*) con- statò in questa specie la presenza di fiori femminili. Warming (?) trovó in Norvegia la pianta ginomonoica e dà una de- scrizione dei fiori ermafroditi e femminili. Gli esemplari esaminati da Kirchner C) a Riffelberg presso Zermatt erano ginodioiei con fiori ermafroditi proterandri. Il nettare è secreto nel fondo del fiore fra gli stami e l’ovario. Ar. biflora L., come constatarono Müll. (Alpenbl. p. 185-186) e Schulz (Beitr., pag. 47, 1890) ha fiori debolmente proterandri, in eui D auto- impollinazione spontanea à possibile per il contatto degli stimmi con le antere. Non di rado aleuni stami, quasi esclusivamente quelli del verti- cillo epipetalo, sono più o meno ridotti. Inoltre s'incontrano, per lo più su ceppi distinti, e raramente insieme agli ermafroditi, lei fiori fem- minili, ehe sono un po’ più piccoli. I nettarii hanno spesso una colora- zione aranciata e producono molto nettare. Schulz (loc. cit.) notò a visitare i fiori numerosi ditteri e pochi ime- notteri, insieme a piccoli coleotteri. Müller (loc. cit.) osservò ditteri. Gen. Moehringia L. M. trinervia Claire è proterogina (Lubboek) (*). Secondo Müller 9) all'aprirsi del fiore gli stimmi sono già divisi D uno dall’ altro, e rivolgono in alto le loro superficie stimmatiche, mentre le antere sono ancora chiuse. Nel secondo stadio si aprono le antere degli stami (più lunghi) episepali; nel terzo stadio versano il polline le antere degli stami epi- petali, mentre gli stimmi sono ancora vivaci. Verso la fine della fioritura i dieci stami si volgono verso l interno, venendo così le antere in contatto con gli stimmi (autoimpollinazione spontanea). In molti casi gli stami esterni sono molto eorti, con antere ridotte e vuote. | (3). Botan. Centralblatt, III, p. 1021. 1880. C) Om Caryophyllaceernes blomster, p. 225, 1890. €) Beiträge, ecc., p. 14. 1890. (0 Wild. brit. flow., p. 75. €) Die Befrucht. d. Bl, p. 136. 1 CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 247 Secondo Schulz (:) i fiori sono generalmente omogami, molto rara- mente debolmente proterandri, talvolta debolmente proterogini. Nel primo stadio gli stami episepali si curvano verso l’ interno del fiore (autoim- pollinazione spontanea), poscia versano il loro polline gli stami epipe- pali, generalmente verticali, e gli episepali si allontanano alquanto dal centro. Da queste descrizioni, conclude Mac Leod (), appare che non sempre i fiori si comportano nella stessa guisa. Indubbiamente vi influiscono di- verse cause esterne (luce, temperatura, ecc.). Egli cita un pronubo: Æmpis florisoma Low. ` M. muscosa L. secondo Schulz (*) che l’ha osservata nel Tirolo meri- dionale, è decisamente proterandra. Così pure Müller (A/penbl., p. 187-188). Gen. Stellaria L. St. graminea L. presenta tre stadi fiorali. Nel primo stadio i cinque stami esterni sono maturi ed inclinati verso il centro del fiore; nel se- condo stadio maturano i einque stami interni, ed infine si elevano e si espandono gli stimmi, mentre gli stami si accorciano ed avvizziscono. Ma prima che ció avvenga, gli stimmi attorcigliandosi vengono in con- tatto con le antere, determinando una fecondazione per autogamia, qua- lora fosse mancata quella dovuta alle visite degl' insetti negli stadi in cui il fiore era soltanto maschile (Lubbock) ER Analogamente, nei punti sostanziali, riferiscono pure Kerner (5), Mül- ler, Mac Leod. Ludwig (*) trovò presso Greiz, oltre la forma grande a fiori ermafroditi con antere scure e la forma media ad antere gialle e fornita di cattivi grani di polline, individui con puri fiori femminili piccoli, dagli stami biancastri, completamente rudimentali. Il diametro (1) Beiträge, 17, p. 46, 1890. () Over der Bevr., ete., p. 343. 248 LUIGI SCOTTI dei fiori femminili era di 8-12 mm., mentre quello degli ermafroditi rag- giunge i 1824 mm. I petali dei fiori ermafroditi sono lunghi una volta e mezza il calice, quelli dei fiori femminili sono lunghi quanto il calice ovvero più corti. Oltre queste due forme, l'una a puri fiori ermafroditi e l'altra a puri fiori femminili. Schulz (Beitr., p. 21-22, 1888) riferisce che molto di rado s'incontra una forma poligama. Comunemente, in questa, le forme dei fiori sono divise in diverse parti dell'infiorescenza, in modo, p. es., che i fiori terminali e primari del dicasio sono ermafroditi, ed i rimanenti sono femminili. Spesso anche, soltanto il fiore EES è ermafrodito. La pianta è così ginomonoica e ginodioica. La ginodieeia fu pure riscontrata per la Danimarca da Warming (Om Caryophyll. Blomster), per la Svezia da Tullberg (Bot. Notiser, 1868, 10). Le glandole nettarifere nel gen. Stellaria sono poste alla base dei cin- que stami esterni. ; Anche Mae Leod (') riporta la specie come ginodioica, e tra i pronubi cita Apis, Eristalis arbustorum, Syritta pipiens, Empis livida, ecc.; imenotteri: Odinerus parietum, Pachymerus caleitrator , Cephus pyg- maeus, eec.; piccole nottue. St. holostea L. presenta i tre stadi fiorali in modo più marcato ed i suoi fiori sono più vistosi che nella specie precedente (Lubbock) (°). I fiori cominciano dall'essere maschili, e se la fecondazione incrociata non ha luogo, passano ad essere fisiologicamente ermafroditi ed atti ad autofecondarsi. Mae Leod (°) cita quali visitatori dei fiori parecchi ditteri: Zréstalis arbustorum, E. nemorum, Syrphus ribesii, specie di Empis, ecc.; due co- leotteri del genere Trigagus, due lepidotteri: Pieris napi, Polyommatus ` Phlaeas e piccole nottue. Secondo Schulz (*) i fiori, nelle foreste presso Halle a. S., sono quasi ( Over de Bevr., etc., p. 346. @ loc cit, p. 73. (3 Over de Bevruch. d. eg p. 345. 1894. (3) Beiträge, eté., 10, p. 22, 1 ; - d CS \ pa LG » e SR CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 249- x omogami (allora l'autoimpollinazione è inevitabile); gli stami epipetali non si, piegano verso l'interno quando si aprono, e le loro antere riman- gono spesso introrse. Müller (Befr. d. BL, p. 182) trovò i fiori proterandri. Anche presso questa specie si trova una forma femminile più piccola (Schulz, loc. cit.). Egli però non ha osservato fiori femminili insieme a fiori ermafroditi sullo stesso individuo. St. media Cyr. ha fiori meno appariscenti ed é pure proterandra. Solo raramente i dieei stami portano antere con polline atto alla fe- eondazione; generalmente le cinque antere del verticillo interno sono vizze e prive di polline (Kerner) ('). | Schulz (Beitr., 1888, pag. 20) riporta che i fiori della comune forma campestre sono ermafroditi e possiedono d'ordinario 3-5 stami del verti- cillo esterno. Gli stami del verticillo interno sono sempre completamente scomparsi. Trovò solamente di rado fiori femminili. Poichè le piante fioriscono ancora in autunno avanzato ed al princi- pio dell’ inverno, deve aver luogo un’autofecondazione, poichè le piante portano sempre frutti e gl’ insetti in quel tempo sono molto rari. Pro- babilmente essa avviene durante la chiusura del fiore. Produce pure fiori cleistogami con tre stami piccolissimi e tre stimmi (Mattei) (7). i Macchiati (*) cita i seguenti pronubi: Halictus, Andrena nitida, Sep- sis, Apidi. Le visite degl'insetti favoriscono T autoimpollinazione e l incrocia- mento. Quando il fiore si chiude, almeno verso la fine della fioritura, le antere vengono a contatto con gli stimmi e l’autoimpollinazione è inevitabile (Mae Leod) (*). Mac Leod ha trovato nel Belgio, fra le dune, una varietà a fiori che non si aprono, privi o quasi privi di corolla (var. apetala). 1) loc. cit, vol. Il, p. 332. ) (*) Noterelle bot., p. 8. i 83) Catal. di pronubi di piante, Nuovo Giorn. Bot. It., vol. XVI, 1884. (S Over de Bevr. etc., p. 347. 250 SRP Eyed: LUIGI ScOTTE St. palustris Retz., nemorum L. sono pure proterandre (Sprengel), e lo è pure S£. uliginosa Murr. (Mae Leod) (*), eccellentemente adattata all’ impollinazione mediante gl’ insetti, malgrado le sue piccole dimen- sioni (Ludwig) (*). Secondo Schulz (*) la proterandria è più o meno perfetta. St. palustris è ginodioica in Danimarca (Warming, loc. cit., p. 206), ‘ ed i fiori ermafroditi sono fortemente proterandri. Tullberg (Bot. Not. 1868) per la Svezia li riporta pure proterandri. In Germania, secondo H. Müller (New cases of dimorphism in flowers, Nature XXIII, p. 337) e secondo Ludwig (sub St. glauca With.) fu pure osservata questa specie ginodioica. St. nemorum in Germania, secondo Schulz (Beiträge, ete., 10, p. 18, 1888), è ginodioica con numerosi fiori femminili, ma per lo più isolati. I fiori ermafroditi sono proterandri, ma nei Riesengebirge quasi omogami (Schulz). In Danimarca ed in Norvegia i fiori sono fortemente proteran- dri (Warming: Om Caryoph. Blomster, p. 205). St. uliginosa è più o meno decisamente proterandra (Schulz, loe. eit. 1888, p. 23), tuttavia s'incontrano in numerose località, ed in maggior numero, degl’ individui quasi o affatto omogami. Presso Halle a. S. (in pianura) S. uliginosa, comunemente, è più o meno proterandra. Gli stami esterni si piegano verso l'interno ma di poco; le loro antere si man- tengono estrorse. Gli stami interni rimangono verticali. Dopo la dei- scenza delle antere anche i piu esterni si ripiegano in fuori. (Secondo Mae Leod — Bot. Centr., p. 360, 1885 — gli stami più esterni si svi- luppano per ultimi). Gli stimmi si svolgono per lo più dopo la caduta delle antere; di rado quando le ultime antere degli stami interni si co- prono ancora di polline. Ma in autunno, anche presso Halle, si trovano numerosi individui, in cui le antere e gli stimmi si sviluppano nello stesso tempo, e l' autofe- condazione E prodotta dagli stami esterni. (5. Dub. ü. die Beda einer Phaner. Pflanzen der Belgischen Flora. Bot. Cent., Jahrg. VI, Bd. 23, 1885, N.° 38, p. 359-361; N.° 39, p. 365-307. Q) Gynodim. d. Alsineen. Bot. Cent. n. 27/28, 1880 Č) Beitr., p. 23, 1888. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 291 Nei Riesengebirge invece, Schulz trovò per lo più fiori omogami. Gli stimmi si sviluppano o mentre le antere degli stami esterni si coprono di polline e quindi l'autoimpollinazione spontanea 6 inevitabile, o dopo lo spargimento del polline degli stami esterni e durante la deiscenza delle antere degli stami interni. Anche in quest' ultimo caso puó aver luogo spesso l’ autofecondazione. La secrezione del nettare è abbondante. &. uliginosa accanto ai fiori ordinari ne presenta altri in cui i petali sono corti e ristretti, quasi svaniti (Ludwig, loc. cit.). Ludwig prendendo in considerazione tutte queste particolarità osser- vate in queste ed altre (*) Alsinee, ne trae il convincimento che gl'in- setti abbiano dovuto rappresentare una parte essenziale per lo sviluppo delle loro specie, anche se i loro fiori non sono cosi appariscenti come quelli lepidotterofili delle Silenee, loro affini. Gen. Holosteum L. Hol. umbellatum L. ha fiori E nettariferi, proterandri (Mae Leod (?). Secondo Schulz (*) si danno pure piante femminili ed individui con fiori ermafroditi e femminili. L’ autoimpollinazione spontanea è proba- bilmente la regola. I fiori stanno fra la Tezze e la debole prote- randria (Beitr., 17, p. 48, 1890). Ginomonoico e ginodioieo secondo Müller ( Weit. Beob. II, p. 26). Gen. Malachium Fr. M. aquaticum Fries è proterandro brachibiostemone (Sprengel, Ricca). Secondo Korner il polline delle cinque antere degli stami oppositise- pali serve per l’inerociamento, e quello delle antere contrapposte ai pe- tali è destinato per l'autogamia, analogamente a quanto avviene in Spergula arvensis, Sagina sazatilis, Stellaria media CH OV. m seguito della nota citata. i (C) Over de Bevruchting der Bloemen, p. 342. (ei Beiträge, 10, p. 19, 1888. (*) Vita delle piante, vol. lI, p. 332. 252 LUIGI SCOTTI Oltre i fiori ermafroditi s' incontrano pure fiori femminili. Secondo Schulz (') gli stimmi si espandono generalmente dopo che le antere sono cadute, e Mac Leod EE non ha constatato un contatto diretto fra le antere e gli stimmi. Tra i visitatori dei fiori cita: Eristalis arbustorum, Melithreptus di- spar, Platycheirus peltatus, Anthomya aestiva, Lucilia splendida, Empis. Gen. Cerastium L. C. trigynum Wil. (= Stelluria cerastioides L.) ha fiori omogami (Ricca: Atti soc. it. sc. nat., vol XIV, p. 252, 1872; H. Müller: Alpenbl., p. 188- 189; Lindman: Bidrag till hänned. om skandinav. Fjellwaat. blomming och befruktning, K. Svenska Vet.-Akad. Handling. Bd. 12, Afd. III, 6, p. 49-50, 1887). Gli stimmi che si sviluppano contemporaneamente alle antere, veagono sempre a contatto con esse, poichè i fiori, aperti soltanto ai raggi del sole, si chiudono di notte e durante il tempo piovoso; l'auto- impollinazione spontanea è quindi inevitabile. I fiori producono nettare abbondante da nettarii spesso colorati in giallo, e vengono con relativa frequenza visitati da piccoli ditteri e ime- notteri, che provocano auto- ed eteroimpollinazione (Schulz, Beitr., 17, p. 49-50, 1890). C. brachipetalum Desp. Anche in questa specie, i cui fiori si compor- tano come quelli della precedente, ha luogo l autoimpollinazione spon- tanea (Schulz, loc. cit., p. 51). C. glomeratum Thuill. ha fiori bianchi, nettariferi, proterandri, molto + piccoli. Si presentano individui a fiori ermafroditi e individui a fiori femminili (Mac Leod) CH C, semidecandrum L. ha fiori meno appariseenti di C. arvense e per- ciò meno frequenti sono le visite degl’ insetti; lo sviluppo precoce degli (1) Boitrige, 10, p. 23, 1888. (°) Over de Bevr., p. Lus Over. de Bevr., p. 350; V. pure Ludwig, Bot. Centr., p. 1021. 1880. LE CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 253 stami rispetto al pistillo è meno mareato e quindi più facilmente av- viene l'autogamia (Lubbock) CA, Talvolta in questa specie Schulz (Beitr., 10, p. 23, 1888) come già Müller (Befr., p. 184, Weit. Beob. II, 229), notò che i einque stami in- terni mancano completamente; più di rado sono presenti i rudimenti ovvero uno o tutti gli stami sono normalmente sviluppati. I fiori sono omogami o debolmente proterandri. Come questa si comportano le spe- cie molto affini C. obscurum Chaub. e pallens Schltz. Ludwig (*), presso Greiz, trovò i primi esemplari fioriti ginodioici, ma non potè scoprire una differenza nelle dimensioni dei fiori delle due forme. Anche Kirchner (Fl. v. Stuttgart, p. 241) mporta questa specie come proterandra e ginodioica. i Mae Leod (°) cita fra i visitatori: Andrena Greynana, Halictus Mo- rio, Pieris brassicae ed un coleottero: Amara familiaris. C. triviale Lk. concorda con C. arvense, ma ha i fiori più piccoli. Tra i visitatori Mae Leod (*) cita Apis, Halictus rubicundus, piccole mosche. In Danimarca é ginodioieo. I fiori ermafroditi sono debolmente pro- terandri o quasi omogami: quindi è possibile l'autoimpollinazione ( War- ming: Om Caryoph. Blomster, p. 203). Nella Svezia, secondo Axell, i fiori sono debolmente proterandri con autogamia fertile (Om Anordningarna, ecc.). In Germania si presenta ginodioico e ginomonoieo. I fiori ermafroditi, debolmente proterandri, sono di rado perfettamente omogami (Müller, Befr. ; Schulz, Beitr. ecc. 1888). C. alpinum L. var. P coespitosum ha fiori omogami secondo Ricca. Ludwig, nelle Alpi, trovò fiori proterandri e la specie ginodioica. Axell per la Svezia riporta i fiori come debolmente proterandri (da (1) loc. ie p. 74. (*) loc (5) Ges = Bevr., p. 350. (4) loc. cit., p. 350. 954 LUIGI SCOTTI Warming: Om Caryoph. Blomster, p. 199). C. latifolium L., altra va- rietà dell'a/pinwm . è proterandro (Müller, AZpenbl., p. 189), tenendo il mezzo nello sviluppo degli organi sessuali fra l omogama Stellaria ce- rastoides e le Alsinee decisamente proterandre. Ma verso la fine è pos sibile l' autoimpollinazione. I peli lunghi e vischiosi del calice proteg- gono il fiore, quando è in boccio, dal freddo e dall’ umidità, e quando è aperto da piccoli, inutili animaletti (Kerner, Die Schutzmittel d. BI. gegen unberufene Gäste, Wien, 1876). C. uniflorum Murith. concorda, in sostanza, nelle disposizioni per l'im- pollinazione con C. latifolium L. (*). I fiori sono proterandri, ma vi avviene anche l'autogamia. Essi attra- versano tre stadi: al principio della fioritura sono soltanto maschili, più tardi ermafroditi. ed infine femminili (Kirchner) (°). Il nettare è prodotto alla base degli stami. C. arvense L. è proterandro (Sprengel, Ricca). Si avvicina a Stellaria holostea per la posizione dei nettarii e nello sviluppo degli stami e del pistillo (*). È frequentemente visitato dag)" insetti. Ludwig (4), in Germania, trovò di questa specie una forma a fiori femminili più piccoli, ed anche Warming in Danimarca. Secondo Kerner (5) si distinguono nel fiore tre periodi. Nel primo pe- riodo gli stami oppositisepali sono maturi e scoprono il loro polline, che puó soltanto servire all'ineroeiamento mediante gl'insetti, poiché gli stimmi del proprio fiore sono aneora immaturi. Un giorno piü tardi i filamenti di questi stami si piegano verso il centro del fiore ed alcuni perdono le loro antere. Nel secondo periodo gli stami oppositipetali che in questo frattempo sì sono allungati, aprono le loro antere ed il pol- line può ancora esser preso dagl' insetti. Ma nel giorno dopo essi s'in- () H. Müller. Alpenblumen, p. 189. D Beiträge zur Biolog. der Blüten, p. 15. 1890. n LuBBocK. British wild flowers, ete., p. 74. (©) Gynodimorphismus der Alsineen, in Bot. Centr., p. 830, 1880. @ loc. eit, vol. II, p. 347. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 255 curvano verso il centro del fiore, e senza perdere le loro antere aspettano ... la fine della fioritura. Nel terzo periodo gli stimmi che prima erano uniti PO nel centro del fiore, si staccano l'uno dall'altro e piegandosi ad arco e indietro, vengono a contatto col polline delle antere ultimamente nominate. Come visitatori dei fiori Mae Leod C) cita: Myopa polystigma , Pla- tycheirus peltatus, Hylemyia cinerella , Empis Purio fra i ditteri; My- labris CBruchus) luteicornis fra i coleotteri e piccole nottue. | C. erectum C. G. (= Moenchia erecta). Generalmente sono sviluppati | solo gli stami episepali ; gli epipetali maneano, o sono presenti in nu- i mero di 1, 2, od anche tutti e quattro. : Gli stimmi (4, talvolta 3 0 5) sono già sviluppati nel boccio; quando . M fiore si apre gli stami episepali sono eretti o alquanto piegati verso | l'esterno; le antere raramente vengono a contatto eon gli stimmi. Come in altre Alsinee i flori si ehiudono la nottee durante il tempo cattivo; l’ autoimpollinazione è allora inevitabile poiehé le antere degli | Stami episepali vengono strette contro gli stimmi. Continuando il tempo E eattivo, i fiori non si aprono affatto, e l'autoimpollinazione ha luogo nel | fiore chiuso. vit Glandole nettarifere si trovano alla base degli stami episepali (Schulz) (?). | Quasi tutte le Alsinee descritte hanno fiori piccoli, aperti — e perciò | accessibili agl’ insetti a corta proboscide -— dai colori chiari (bianco o | rosso-chiaro). i . In quasi tutte le specie i fiori hanno tendenza a chiudersi la notte, . e durante il tempo fresco ed umido si chiudono totalmente o quasi to- | talmente, Come si è visto dalle specie esaminate, il numero normale degli stami | non è presente che in poche specie. Affatto mancanti, o una riduzione d ` nel numero degli stami del verticillo epipetalo si osserva frequentemente dn Alsine verna; in Spergula arvensis e Spergularia rubra di quando in Quando, oltre il verticillo epipetalo, mancano uno o due stami del ver- L^ n Over de Bevr., etc., p. 349. | €) Beiträge, AT, p. 51, 1890. gem? atta e ee Tiago CECR H LUIGI SCOTTI ticillo episepalo. Altre variazioni sono state notate nella parte descrit- tiva (V. ante). Nella massima parte delle specie s'incontrano fiori femminili o su | ceppi isolati, o su lo stesso individuo insieme ai fiori ermafroditi. Fiori | maschili non ne furono trovati. I fiori ermafroditi sono in molti casi proterandri e per lo più devons la loro fecondazione all' intervento estraneo. L'autoimpollinazione spontanea è quasi inevitabile in quelle specie in ` cui gli stimmi, durante l’ emissione polliniea delle antere del verticillo ` staminale episepalo — molte volte inelinato verso il centro del fiore — si trovano già sessualmente maturi. Se la maturità sessuale degli stimmi | S accade mentre si coprono di polline le antere del verticillo staminale È epipetalo — eretto, o più o meno inclinato verso I' esterno del fiore T3 l'autoimpollinazione spontanea é resa molto diffieile; naturalmente que- ` sta é affatto impossibile se gli stimmi vengono a maturità, dopo ehe le antere hanno già perduto il loro polline e tutte, o in parte, sono cadute. à I fiori di tutte le specie possiedono nettarii, che ordinariamente si pre sentano come rigonfiamenti alla base degli stami esterni. Hanno spesso | colorazione bianco-verdastra o giallo-verdastra, di rado gialla o rosso-aran- — ciata, e producono nettare abbondante anche nelle specie più piccole. n nettare é accessibile agl' insetti a corta proboscide: ditteri, piccoli ime- notteri, coleotteri (Schulz: Beiträge, Heft 10, p. 25, 1888; Heft 17, p- 52, 1890). Tribus: SILENEAE. Gen. Agrostemma L. A. Githago L. è decisamente proterandro e concorda con Dianthus nella strettezza del tubo e nella posizione dei nettarii (Lubbock) (i L autogamia può avvenire in seguito all’ allungamento degli stami per cui le antere Topo portate presso allo stimma (Kerner (*), M Leod) (°). ® wé cit, p. 72 (?) loc. cit., vol. dl, * 331. . (9) Over de Bevruchti ting der Bloemen, p. 339, Gent. 1894, & CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 257 Secondo Schulz (*) i fiori sono proterandri od omogami. In Germania furono trovati solo fiori proterandri (Müller) (?). Nella Svezia Tullberg (°) trovò la proterandria con gradi di passaggio alla omogamia. Axell (*) trovò la proterandria. Nei easi di sviluppo contemporaneo degli stami e degli stimmi, l'auto- _impollinazione ha luogo quasi sempre (Schulz) (*). Scotti, lungo la strada da Barbianello a Pavia, nei campi di frumento, trovò fiori proterandri e li notò visitati da Pieris, osservata anche da Müller (loc. cit.). ie Gen. Lychnis L. L. Flos-Jovis Lam. è decisamente proterandra. Ha fiori appariscenti, nettariferi. Il nettare, secreto dalla base interna dei filamenti, si raeco- glie nel fondo del calice, sieché occorre ad un insetto una la proboscide di 15 mm. per raggiungerlo. L'ingresso del tubo corollino è difeso dalla paracorolla, la cui funzione biologica è evidentemente protettiva; non solo essa ostacola il cammino ai piccoli insetti predatori , ma impedisce ancora l’accesso alle d Age di pioggia ehe si aceumulano alla base del lembo. Il fiore presenta tre stadi. Nel primo stadio cinque stami si allungano rapidamente, sporgono dal tubo corollino e dopo aver vuotato le loro antere si addossano sui petali. Nel secondo stadio si ripete’ il medesimo | processo per gli altri cinque stami. Durante questo periodo maschile del fiore, il polline polverulento e biancastro non può cadere neppure in minima quantità sugli stili che non sono peranco maturi. ‘Quando le antere, dopo essersi vuotate di polline, appassiscono e ca- dono, gli stili subiscono un allungamento in grazia del quale sporgono fuori dell’orifizio corollino. Il fiore in questo stadio è soltanto femminile. Lo stimma è « volubile », descrivendo uno 0 due giri di direzione in- determinata. (1) Bibl. Bot., Heft 10, P 11, Cassel, 1888. C) Weit. Beob. II, p. 234 (© Botaniska Notiser, D- 40, 1868. (4) Om Anordningarna, p. 108, 1869. 208 ` LUIGI SCOTTI L'aütoimpollinazione è totalmente esclusa. Le farfalle che visitano il fiore di questa Lychnis, si strofinano in un fiore masehile contro le antere aperte e rivolte in alto con le regioni | ventrali del loro corpo, ovvero impollinano i singolari stimmi volubili, — pelosi, d'un fiore allo stadio femminile. 5 La L. Flos-Jovis per il colore dei suoi fiori e per l'abbondante secre- E zione del nettare, pel modo come il nettare è protetto e finalmente per ` ` la struttura della sua corolla e per l'evoluzione dei suoi organi ses- suali, puó essere considerata come una delle piante allogamiche più notevoli delle nostre Alpi (Briquet) (*). Anche Müller (A/pexbl., p. 199) descrive questa specie come un fiore lepidotterofilo, decisamente prote- randro. L. Flos-cuculi L. ha fiori rosei, nettariferi, proterandri. Le glandole del nettare si trovano alla base degli stami e formano un anello car- noso che circonda l' ovario. i Nel primo stadio le cinque antere degli stami episepali occupano il centro del fiore. Esse si aprono verso l'interno e sono così avvicinate fra loro ehe la tromba d'un insetto, il quale visiti normalmente il fiore per suggere il nettare, rimane inevitabilmente sporea di polline. Nel se- condo stadio questi stami si allungano e piegano in basso, mentre le antere dei cinque stami epipetali si trovano ad ostruire l’ ingresso del fiore. Quando anche questi si sono allungati e ripiegati in basso, i cin- que stili che prima erano molto corti e nascosti entro il tubo fiorale, si allungano, occupano la stessa posizione tenuta dalle antere nei due stadi precedenti, e svolgono a spira le estremità stimmatiche. Il fiore è in questo stadio soltanto femminile, e quindi è necessaria la visita de- gl’ insetti per l’impollinazione (Müller) (°). Secondo Schulz (?) si trovano fiori femminili con stami corti ed an- tere meschine, e fiori maschili c con piceoli stili, O) PRI biolog. florale dans les Alpes occidentales; Bull. du Laborat. | de Botan. Gén. de l'Univ. de Genève, vol. I, n. 1, avril 1896. à) Die Befruchtung, ete, p. 129. (3) Beitrüge, ete., 10, p. 11. 1888. D A Ee LG & CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 259 Mac Leod ('), nel Belgio, non trovò fiori unisessuali, ed anche a me non é finora occorso di trovarne in diverse località italiane. Mae Leod (') riporta il fiore di questa specie eome melittofilo, quan- tunque nella lista di visitatori da lui notati, non manchino lepidotteri. Secondo il suo avviso, questa specie tiene il mezzo fra le Alsinee (Stel- laria, Cerastium, ecc.) e le Silenee lepidotterofile (Saponaria officinalis), per la profondità a cui trovasi il nettare. Es Ecco gl'insetti notati da lui : Apis mellifica, Bombus lapidarius, B. terrestris, Psithyrus quadricolor, Rhingia rostrata, Melithreptus dispar, Pieris brassicae, P. napi, Hesperia (Sylvanus?) Ino? | Delpino (Ult. Oss. I, p. 164) cita api, Halictus e Rhingia. L. Viscaria L. (= Viscaria vulgaris Rohl.). I fiori furono estesamente descritti da Müller ( Weitere Beob. II, p. 233-234). Schulz (Beitrüge, Heft 10, p. 10, 1888; Heft 17, p. 32, 1890) presso Halle, in Turingia e nel Tirolo meridionale li osservò spiccatamente pro- terandri. Gli stimmi si sviluppano dopo che le antere hanno perduto tutto il loro polline ed i filamenti si sono ripiegati in fuori: l'autoim- ` pollinazione spontanea è quindi sempre esclusa. Specialmente presso Bolzano, a Cavalese in Val di Fiemme, egli notò come visitatori dei fiori numerosi lepidotteri diurni (specialmente Pieris, Vanessa, Arginnis ed Hesperia- specie) che in gran numero d’individui vi svolazzavano intorno. L. alpina L. (Viscaria alpina Fr.) presenta, nei numerosi esemplari esaminati: da Kirehner C) a Riffelberg presso Zermatt, fiori ermafroditi nella maggior parte e non di rado fiori femminili sopra ceppi distinti. I fiori ermafroditi sono specialmente proterandri (Kirchner). La disposizione proterandra è stata pure deseritta da Axell X Warming: (*) in Groenlandia osservò fiori proterogini e notò pure la ginodiecia. | Piero ap ae e m PD () Over de Bevruchting d. Bloemen, etc., p. 336. (°) Beitr. z. Biolog. d. Blüten, p. 17. 1890. () Om Anordningarna, ete., p. 33. ( Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 54-57. - SEC ^. A M A Se KE E 260 LUIGI SCOTTI I fiori femminili avevano piccole corolle, e trovò pure una forma me- dia fra i fiori femminili e gli ermafroditi. Egli stesso in- Norvegia e Svezia scoprì in questa specie la ginodiecia, la ginomonecia e l’ andro- monecia; i fiori ermafroditi erano proterandri. Il diametro dei fiori ermafroditi esaminati da Kirchner era di 10-12 mm., corrispondente a quello degli esemplari nordici studiati da Warming. Nei fiori dei ceppi femminili gli stami sono così miseri che appena raggiungono la lunghezza dell’ovario (analogamente li rappresenta War- ming); il diametro della corolla misura soltanto 6-7 mm.; è perciò più piccolo di quello ehe Warming trovò per gli esemplari nordici nei quali il diametro raggiunge 7-8 mm. in Groenlandia , 7-9 mm. in Norvegia (Kirchner) (*). L. alba Mill. (— L. dioica & et y L. — L. vespertina Sibth — Me- landrium album: Mill. — Müller, Befr., p. 131; Mae Leod, Over de Bevr. p. 338, Cobelli, Nuovo Giorn. Bot. It. Genn. 1893) é dioica. Secondo Delpino è specie preferentemente sfingofila. Müller, tra i visi- tatori di questa specie, notò ripetutamente SpAiuz porcellus. Schulz (*) dietro osservazioni eseguite in località boscose fra Halle e Brachwitz nella valle della Saale, riferisce quanto segue. Quasi eontemporaneamente all'espansione della corolla, comincia, tanto nei fiori maschili quanto nei femminili della stessa località , l' odore — un odore cariofillino della serie amminoide — e la secrezione del nettare, che in forza quasi eguale durano pareechie ore, facendosi in se- guito più deboli, per cessare del tutto o quasi verso il mattino. Il nettare è facilmente accessibile agl’insetti a lunga proboscide, not- tue e sfingi. In Luglio ed in Agosto i fiori vengono visitati dai. nominati insetti fra le 8 e le 11 di sera, nel qual tempo l'odore e la secrezione del net- ` tare raggiungono il loro massimo. Ad attirare gl'insetti concorre anche il colore bianco della corolla che spicca nell'oscurità. A loc. cit. ( Das Blühen der einheim. Arten der Gattung « Melandrium ». pot. Centr., Bd. XVIII, Abt L Hf. 2. 1905. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 261 Oltre che dalle farfalle notturne, questa specie è visitata di quando in quando, e principalmente verso sera, da piccole api, sirfidi, coleotteri. I fisopodi che spesso in gran numero si trattengono nei fiori di que- sta Zychnis, provocano solo raramente l’impollinazione degli stimmi. Bombus terrestris pratica un foro nel fondo del calice per succiarne il nettare (*). Nella Danimarca, Norvegia e Svezia ( Warming, Axell, Lindmann) questa specie è pure dioica. I. diurna Sibth. (= Melandrium rubrum Weig. — Müller, A/penbl. p. 200), pure dioica, ha il tubo fiorale un po' più corto che nella spe- cie precedente; i suoi fiori sono tinti d'un bel rosso. Meno sfingofila della specie precedente, Delpino la vide piü volte vi- sitata promiseuamente da grosse apiarie e da sfingi. Schulz (?) the l'ha osservata nei dintorni di Halle la dice perfetta- mente adattata ad essere impollinata mediante gl'insetti, esclusivamente o quasi esclusivamente, diurni. Egli osservò che nella massima parte dei fiori che si aprono la sera, la secrezione del nettare è meschina o affatto nulla. Anche l'odore — un indeciso odore di garofano — in questo frattempo è così debole che, in fiori isolati, egli non riusciva nemmeno a perce- pirlo. Al mattino, fra le 6 e le 7 ore, l'odore è pure debole, nè aumenta di molto durante il giorno. Invece la secrezione del nettare è alquanto più abbondante di giorno che di notte, e si mantiene press a poco uguale fino alla sera. ` Come i fiori maschili hanno un odore insignificante anche i femmi- nili, e rispetto al cominciare della secrezione del nettare, alla sua du- rata, come per la quantità del nettare secreto, coneordano i fiori fem- minili con i maschili. Nei dintorni di Halle egli riscontrò che gli stimmi di questa specie (1) SPRENGEL: Das entd. Geheimniss der Natur im Bau und in d. Befruch. d. Blumen, p. 259, 1793 (cit. da Schulz). (®) Das Blühen der einheim. Arten der Gattung « Melandrium ». Bot. Cent. Bd. M ig Hf. 2. 1905. Malpighia, o XIX, Vol. XIX. 262 LUIGI SCOTTI vengono principalmente impollinati da un coleottero — Byturus fuma- tus. Questi coleotteri, che spesso ne riempiono quasi interamente il tubo, divorano il polline, le antere e i filamenti dei fiori maschili, e ciò fa- cendo si sporcano facilmente di polline. Quando, dopo esservisi tratte- nuti lungamente, abbandonano un fiore maschile, volano su un fiore femminile. Di regola pare che essi non si fermino molto nei fiori femminili, pro- babilmente perchè gli stili, che danneggiano solo in modo insignificante, loro non piacciono. Ciò non ostante, nel caso in cui sieno sporchi del polline d'un fiore maschile producono T' impollinazione degli stimmi. Tanto i fiori maschili che femminili vengono inoltre visitati da sir- fidi mangiatori di polline, i quali, per vero, si fermano poco tempo nei fiori femminili che nulla offrono ad essi, ma sempre abbastanza per pro- durre l'impollinazione degli stimmi, qualora questi insetti fossero im- brattati di polline. Solo i fiori che crescono nei limiti dei boschi vengono di quando in quando visitati, a cagione del loro nettare, da insetti a lunga probo- scide, cioè papilionidi: Pjeris brassicae, P. rapae, e da Bombus horto- rum. Bombus terrestris s’ impadronisce del nettare pratieando un foro nel tubo. Questi insetti arrivano faeilmente al nettare, e eon la proboscide e ta- lora anche col capo sporchi del polline d'un fiore maschile precedente- mente visitato, urtano eontro gli stili e gli stimmi, spesso intercettanti l'ingresso del tubo corollino, che restano impollinati. Anche altrove, continua Schulz, sembra che prineipali visitatori dei fiori di questa speeie sieno gl'insetti diurni. A tale cerchia di pronubi accenna già la colorazione della corolla ed il fatto che i ? di notte emanano soltanto un debole odore. In Danimarca (Warming, Om Caryoph. Blomster , p. 250) e in Nor- vegia (Lindmann, cit. da Warming) é pure specie dioica. Nella Svezia è trioiea (Axell, cit. da Warming). In Inghilterra si presenta monoica (Smith, Remarks on some dioicius plants, Journal of Botany, II. 1864). In Germania e Svizzera à trioica, ma i fiori ermafroditi sono molto rari (cit. da Warming, loc. eit.; Müller, Alpenbl. p. 200). fiori verso sera yk EM DES VII Ee SEU PASSAT AE SEA CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 263 Gen. Silene L. S. inflata (= S. vulgaris Grk.) è proterandra ed ha per pronubo Po- listes gallica (Maechiati CA, Nelle Alpi, secondo Müller (*), è visitata da bombi e farfalle. Mae Leod (?) nei Pirenei osservò Bombus terrestris, B. terrestris var. lucorum, B. lapidarius, B. mastrucatus che pratica un foro nel calice rigonfio, Vespa sylvestris, Bombylius fugaz, Syphona geniculata. Non osservò mai farfalle e quantunque Plusia gamma, notata da Müller per le Alpi, sia molto comune a Gèdre nei Pirenei, essa evita S. inflata. Comunemente si presenta trioica: fiori maschili, fiori femminili e fiori ermafroditi (Axell (*) Mac Leod CH, I fiori ermafroditi sono proterandri, ma l'autoimpollinazione non è impossibile. Tanto i fiori maschili quanto i femminili presentano avanzi dell’altro sesso mancante. Il nettare è alla profondità di 10-12 mm. In Danimarca è trioica e ginomonoica: i fiori ermafroditi sono prote- randri (Warming, loc. eit, p. 258). In Norvegia e Svezia è ginodioica ` (Warming), trioica secondo Axell. In Germania si presenta sotto cinque forme: una ermafrodita, una maschile, una femminile, una con fiori ermafroditi e con fiori femmi- nili, una con fiori ermafroditi e con fiori maschili (Schulz, Beiträge, 10, 17; 1888, 1890). Nei fiori ermafroditi è possibile l’ autoimpollinazione secondo Miiller, ma Schulz mette ciò in dubbio. Nella Svizzera, secondo Vaucher è dioica. S. Pumilio Wulf. viene forata dài bombi che in tal modo s'impa- droniscono del nettare nascosto sotto il calice rigonfiato. Lo stesso avviene per S. Elisabethae Jan. (Kerner) (^). E noto che il calice rigonfiato di alcune” Silene e d'altre piante, secondo alcuni biologi | (€) Catalogo, ecc., Nuovo Gior. Bot. It., vol. XVI, n. 4, p. 361. Ott. 1894. d ariani p. bloemen, p. 100. a ds Anord. für de Väx. a p. 46 (eit. da Lubbock, p. 73. Č) Over de Bevr. der Bloemen, | 6) Vita delle piante, trad. it., Ke Il, + " 264 : LUIG1 SCOTTI rappresenta un mezzo di protezione contro gli attacchi di alcuni insetti. Ma i biologi, i quali si sono occupati della diffusione dei semi (F. Hil- debrandt, Die Verbreitungsmittel der Pflanzen, Leipzig, Engelman, p. 64, 1873), opinano ehe la presenza del calice rigonfiato serva a dar presa al vento, quando, maturati i frutti e disseccato, contribuisce a favorire lo seuotimento della pianta, ed in eonseguenza lo spargimento dei semi. . Naturalmente, aggiunge Mac Leod (Over. de Bevr. d. Bloemen, p. 104, Gent. 1894), é difficile decidere quale delle due spiegazioni sia la giusta ; è probabile che il calice rigonfiato serva ad entrambe le-dette funzioni. S. quadrifida L. è pure proterandra: ha per pronubo Apis mellifica var. ligustica (Macchiati ('). S. rupestris L. è proterandra (Müller, Alpenbl., p. 193). La deiscenza delle antere di eiaseuno dei due verticilli staminali accade ordinaria- mente senza una successione determinata. Gli stimmi sogliono raggiungere la loro maturità mentre deisce l'an- tera dell' ultimo stame epipetalo, o la ritardano fino a quando tutte le antere sono vuote di polline. Nel primo easo, come crede anche Müller (loc. cit.), l'autoimpollinazione spontanea è possibile, quantunque gli stili, almeno in prineipio, sieno più o meno eretti e perciò gli stimmi non vengono a contatto eon le antere. Accanto ai fiori ermafroditi si trovano generalmente (a Bolzano, nell’Ortler) fiori femminili, un po’ più, piecoli. Questi ordinariamente sono su individui separati; raramente i più grandi tra i fiori femminili sf trovano commisti agli ermafroditi (Schulz, Beitr., p. 29-30, 1890). Come Müller (loc. cit.), Schulz osservò quali visitatori dei fiori, ditteri e nottue principalmente ; più di rado farfalle diurne e piccoli imenotteri. 8. acaulis L. é estremamente proterandra. Gli stami si sviluppano molto per tempo, si esauriscono e s'ineurvano in fuori piegando al- quanto verso il basso, mentre gli stili sono pochissimo sviluppati. (© Catalogo, ecc. p. 361. So E Pr, - LR Ze 7 n M. Zén pen Nee Ee mas x Late P SC SA RUN PER E RE ed a i A Ce Ne re ee ire. ca i MAR PAS FR LES PS See SE ET OT ES CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 265 È specie per lo più ermafrodita e talora osservasi dioica. È molto vi- sitata dalle farfalle anche all'altezza di 2900 metri (Ricca) (*). Müller (°), nelle Alpi, trovò individui maschili, individui femminili ed individui a fiori ermafroditi. Questi ultimi sono così debolmente pro- terandri che D autoimpollinazione è possibile. - Anche Schulz (?) trovò queste tre forme nel Tirolo meridionale e nel nord d' Italia. Le osservazioni di Rieca non concordano eon quelle di Müller e Schulz. È- inesplicabile, dice Schulz (Beitr., 17, p. 30, in nota, 1890) come Ricca, il quale osservava la pianta in Val Camonica e quindi non lungi dal distretto dell'Ortler e dall'Alta Valtellina dove Müller e lui esaminarono la pianta, abbia potuto dire che è per lo più ermafrodita e che talora osservasi dioica. Axell (*) pure riporta la specie come trioica. S. sazifraga L. è pure proterandra. Quando le antere si sono vuotate del loro polline, cadono e rimangono i soli filamenti a cireondare gli stimmi i quali divarieano e sono sessualmente maturi (Kerner) (?). Si presenta pure dioiea, e tra i fiori ermafroditi se ne incontrano di maerostili e mierostili (Kerner). S. armeria L. è iva in grado insigne. I suoi fiori presentano tre ‘stadi; nel primo sono esserti solo gli stami alternipetali, nel secondo questi hanno perduto le antere, ma sono esserti quelli alternisepali; nel terzo tutte le antere sono cadute e gli stili con gli stimmi bene cm pati hanno preso il loro posto (Mattei) CE Ha per pronubi Plusia gamma, Mucroglossa stellatarum ed altre far- falle notturne. (') Atti Soe, It. Sc. Nat., vol. XII p. 256, 1871; vol. XIV, p. 252, 1872. (*) Alpenblumen, p. (5) Biblioteca Botanica, Heft 17. Cassel 1890. (4) Om Anordningarna, ete. pp. 46, 62, 107. ©, Vita delle piante, vol. Il, pp. 302, 393. (^) Noterelle botaniche, p. 7. Bologna, Azzoguidi. 1886, 266 - 7" ‘ LUIGI SCOTTI 8. fuscata Lk. Conosco solamente dal titolo una memoria riguardante questa specie, ma non mi è stato possibile agio quantunque va vessi più volte richiesta all'Autore (°). I fiori a petali rossi e interi, privi di odore, producono nettare alla base degli stami e sono un po’ inclinati. Lo stesso giorno in eui sbocciano i fiori, sporgono dalla eorona i primi cinque stami, riuniti insieme: tra il secondo e il terzo giorno sì vedono tutti i dieci stami (che non sì eurvano all’esterno come in S. sericea forma dipartita) riuniti in un unico fascio, in modo da ostruire quasi completamente l'ingresso del tubo corollino, e con le antere ricche di polline. Poscia, in mezzo ad essi, vengono fuori gli stili, che a poco a poco si eurvano ed adagiano i loro stimmi sulle antere. Quest’ autoga- mia è fertilissima (Ponzo: L’ autogamia nelle piante fanerogame, Bull. Soc. Bot. It., n. 3-4, p. 79, 1905). S. linicola Gmel. Secondo Kirchner (*) che l'ha osservata nel giardino bot. di Hohenheim, i fiori sono isolati ed hanno poca appariscenza, e poichè sono pure privi di nettare, molto raramente ricevono le visite degl’ insetti. Mancano pure in questa specie la pvc dei sessi e la proterandria, che mostrano specie affini. Nei fiori furono osservate solo larve ed insetti sviluppati riferentisi al genere Thrips. Ss noctiflora L. è pure proterandra e visitata quasi esclusivamente da imenotteri (Mae Leod) (3). Secondo Schulz (*) oltre l'autoimpollinazione spontanea, vi ha luogo pure l'impollinazione mediante gl’ insetti. I fiori, specialmente nelle località ricche d’ insetti, vengono visitati (©) DAMANTI P. Rapporti fra i Seria estranuz. della Sil. fuscata Lk. e le formiche, in Gior. soc. aecl. e agr. Sicilia eia 9, XXV, p. 101. (*) Beitr. z. Biolog. der pens p. 16. 1 (3) Untersuch. ii. die Befruch. einer geg Pflanzen d. RS Flora ; Bot. Centr, Jahrg. VI, Bd. n. 38, 39, 1 (5) Das Blühen, ecc. Bot. GRIS: XXVIII, Abt. I, Hf. 2, p. 313. 1905. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 267 nelle sere tranquille e serene da nottue e sfingi, che facilmente possono raggiungere il nettare con la lunga proboscide. | La specie presenta pure, su ceppi diversi, fiori femminili pseudoerma- froditi, le eui corolle sono spesso eonsiderevolmente più piccole di quelle dei più piccoli fiori ermafroditi della specie. 5. conica 5 (L.) è pure proterandra, ma a favorire l'autogamia le an- tere sono portate presso gli stimmi in seguito all allungamento degli stami (Kerner) (*). S. sericea All. forma bipartita (Desf.). I fiori sono senza odore, netta- riferi e proterandri. Tra il primo ed il secondo giorno si sviluppano i primi cinque stami e tra il terzo e il quarto gli altri cinque. Prima sono tutti eretti, ma quando le antere deiscono, si ripiegano verso la corona. Le antere hanno deiscenza introrsa, ma per la posizione degli stami le loro facce coperte di polline guardano all’ esterno. Quando gli stili si sviluppano, essi sono prima diritti con i loro stimmi, ma in se- guito si eurvano ed attorcigliano dab lato esterno; cosicchè, al tempo in eui gli stili divarieano, eurvandosi, vengono sempre a contatto con le antere che, quantunque un po' avvizzite, hanno aneora un po' di polline, per cui l'autogamia è possibile. Questa poi è anche fertile (Ponzo, L'autogamia nelle piante fanerogame, Bull. Soc. Bot. It., n. 3-4, p. 78, 1905). S. diehotoma Ehrh. si SENIORE ie Gli esemplari femminili furono constatati in ane da Warming (5); fra pochi esemplari; importati, Kirchner (*) ad Esslingen ne trovò uno femminile, nei cui fiori gli stami erano lunghi appena 4 mm. ed affatto atrofici. S. italica Pers. ha fiori bianchi che sono inodorosi di giorno, mentre emanano un aeuto profumo di gelsomino durante la notte. (') loc. Bis vol. II, p. 33 8) Om lu blomster, p. 259. m ni zur Biol. d. BI., p. 16, 1890, 268 LUIGI SCOTTI Nel fiore si sviluppano prima i einque stami interni, poscia gli esterni, e quando le antere si sono esaurite e ripiegate in basso e verso l'esterno, i tre stili che appena arrivavano alla fauce della corolla, si allungano, vengono alla stessa altezza tenuta prima dalle antere e divaricano i tre rami stimmatici. Secerne nettare alla base dell’ ovario. I fiori, per la lunghezza del tubo calicino, per la strettezza della fauce e per la profondità a cui si trova il nettare sembrerebbero adatti alla visita dei lepidotteri diurni, ma ad eccezione delle Zigaenae il Pandiani (*) non riscontrò pronubo alcun altro lepidottero diurno. | Delpino pensa che questa ed altre specie sieno fecondate per opera di farfalle notturne, ed a conferma di tale veduta stanno il eolor bianco - dei fiori ed il loro rimanere aperti durante la notte. L'autogamia, quantunque i fiori si chiudano nelle prime ore del mat- tino, vi è impossibile per la decisa proterandria. Pandiani (?) ha osservato frequente in questa specie la presenza di piante in cui tra fiori ermafroditi si trovano commisti fiori pistilliferi pseudoermafroditi, e ne ha trovato pure altre con soli fiori femminili pseudoermafroditi. : Egli ha raccolto i seguenti pronubi per questa specie: Sphoerophoria scripta fra i ditteri: Zygaena Slipendula fra i lepidotteri e Halictus Sp. e H. Smeathmanellus fra gl’ imenotteri. - Delpino riferisce pure che il calice di S. italica viene forato dalla pro- boscide dei bombi (Pandiani). . S. nutans L. (Müller, A/penblumen, p. 197) ha fiori inodorosi e chiusi durante il giorno; ma durante la notte essi sono aperti ed emanano un grato odore di giacinto. I petali hanno la faccia esterna bianco-sporca o bruna e danno al fiore chiuso durante il giorno un aspetto di avviz- zimento, per cui non vengono osservati dagl'insetti. Ma nella notte, quando il fiore è aperto, i petali mostrano la loro faccia interna, bianca, () I fiori e gl insetti. Genova, Ciminago, p. 17. 1904, () loe. dt, p 19. o eds: Rent MERE FE DT RT NS XO dE LUE ru Qi RI ausi LEES Qu VERON UE VO te CIENT EE CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 269 candida, che spicca nel crepuscolo, ed il colore e l'odore richiamano gl’ insetti. i Piccole nottue dei generi Mamestra e Dianthoecia volano su questi fiori o per succhiarvi il nettare prodotto alla base degli stami, od anche per deporvi le uova, e lasciano indubbiamente sugli stimmi il polline di cui si caricano urtando contro gli stami. Il fiore presenta tre stadi, analogamente a quanto si è visto in altre specie. Nel primo stadio e cioè nella prima notte, cinque stami soltanto sporgono dal fiore e versano il loro polline dalle antere. Alla seconda sera cinque nuovi stami versano il loro polline durante la notte, per poi avvizzire nel giorno seguente. E solo alla terza sera, quando gli stimmi sono maturi, essi vengono ad occupare il posto tenuto dalle antere nelle sere precedenti (Kerner ('), Lubbock) (?). Oltre che i fiori di Silene nutans, sono visitati quasi esclusivamente da nottue dei generi Mamestra è Dianthoecia anche i fiori di Silete in- fata, Lychnis floscuculi, Saponaria officinalis. Le piccole nottue vi suc- chiano il nettare e le femmine vi depongono le loro uova (Kerner) (*). La specie presenta oltre che fiori ermafroditi, anche individui solo ma- schili o solo femminili mieranti (Ludwig (?), Sehulz) (*). Anche Ricca (Atti, XIV, 3) ha osservato che la specie è proterandra brachibiostemone, ma che talvolta si presenta diclina (ginodioica) per l'in- completo sviluppo degli stami. Schulz (*) ha osservato che il calice viene forato da Bombus terrestris, e fiori forati s'incontrano più frequentemente in montagna che nel piano. Malgrado che i fiori sieno visitati dagl’ insetti, egli pensa pure che la fecondazione sia dovuta in molti casi al vento, come in Silene Otites , e nell'evoluzione fiorale non è d'accordo con Kerner di Marilaun (°). (5 loc. cit., vol. II, pp. 147-148-149. (0e dt, p. 73. 8) Gynodirmorph. der Alsineen, n. 27/28 Botan. Centr. 1880. (® Bibliotheca Botanica, Heft 17, p. 26. Cassel 1890. ©) Cfr. Vita delle piante, vol. IL, p. 147 e seg. e Bibl. Bot., Heft. 17. Cas- sel 1890. A EA, e sey a CA Ce x JUNE ent SCH ZC WE Ae tee, ST Tee A VIA We & mE Ze to VETERE EI E dn SE EE EE KA ^ Eu ix BER é 270 : LUIGI SCOTTI Müller (AZpenbl., p. 197) quantunque designi il fiore come adattato ai lepidotteri notturni (nachtfalterblume), nella lista degl’ insetti visi- tatori elenca pure imenotteri, alcuni dei quali — Bombus matrucatus , D. terrestris — succiano il nettare mediante un foro praticato nel calice. Nella Svizzera, secondo Vaucher (Histoire physiologique des plantes d'Europe, I, Paris 1841) ed H. Müller, è fortemente proterandra, di ma- niera che l’autoimpollinazione è sicuramente esclusa. 8. viridiflora L. è proterandra. Il suo fiore, quasi sempre pendulo, sì apre la sera e si chiude al mattino successivo. È di colore giallo-verdastro, è è poco odoroso ed ha un tubo lungo circa 2 em. . Mattei (*) la erede adattata a piccoli lepidolteri notturni. S. Otites Sm. secondo osservazioni fatte da Schulz (°) presso Halle, in Turingia e nei Riesengebirge, nel Tirolo, è anemofila. Oltre i fiori ermafroditi, presenta pure fiori pistilliferi pseudoermafro- diti e fiori staminiferi pseudoermafroditi sopra ceppi distinti (Kerner) ( "A I fiori unisessuali sembrano predominare in numero; i fiori ermafro- diti sono proterandri (Schulz) (*). Pure in Danimarca è dioica (War- ming, loc. cit., p. 264). Ee D ges, AN PE ee se Ee Eiere e Mee DR Gen. Saponaria. S. officinalis L. (Müller, Befr.; pag. 128; Mae Leod, Bevr. pag. 333) odora fortemente, massime di notte. Ha fiori spiecatamente proterandri (Schulz) (*), nei quali piccole specie di Mamestra e Dianthoecia depon- gono le loro uova (Kerner) (8). (1) Noterelle botaniche, p. 7. (t) Beitr. z. Kenntn. der Bestiubungseinr. u. d. Geschlechiverth. bei den Pflanzen : SC Bot. Heft 10, p. 7. Cassel 1888. (5y loc. € 295. (4) Bibl. "x Heft 17, p. 28. Cassel 1890. (5) Bibl. Bot., Heft 10, p. 6. Cassel 1888. (6) loc. cit., vol. IL p. 147. E CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 271 Oltre i fiori ermafroditi, presenta pure fiori femminili, o soli o in- sieme con gli ermafroditi sullo stesso ceppo (Schulz) Ou Delpino la dice fecondabile dalle sfingi nostrali, anche da quelle a non lunga proboscide. Müller fra i pronubi di questa specie osservò la Sphinx ligustri. Schulz ('), le cui osservazioni furono fatte nella valle della Saale, fra Trotha e Brachwitz presso Halle a. S., riferisce che l'impollinazione de- gli stimmi dei fiori di questa specie è dovuta principalmente a grosse nottue, e innanzi a tutte, a sfingi. Solo questi insetti, fra cui osservò spe- cialmente Sphinx convolvuli e S. ligustri, possono raggiungere il nettare posto in fondo al calice. Egli riferisce pure che di quando in quando, in Luglio, fra le 7 e le 8 di sera, i fiori vengono visitati da sirfidi mangiatori di polline, i quali visitano non solo i fiori più giovani. le cui antere sono rieche di polline, ma anche quelli pià vecchi nei quali gli stili sono completamente sviluppati. E quantunque au questi ultimi si fermino per poco tempo, provocano nondimeno l'impollinazione degli stimmi, nel caso che essi sirfidi fossero sporehi di polline. Bombus terrestris, secondo lo stesso Autore, s'impadronisce del nettare praticando un foro nel calice in prossimità del nettario. Anche a me à occorso più volte di vedere, fra i. boschi del Po, nella località detta Ponte della Stella in provincia di Pavia, i fiori di questa Saponaria visitati frequentemente da Sphinz senta e non ar fiori i quali erano stati forati. Mac Leod (*), osservando nei Pirenei, notò tuoni Macroglossa stel- ne tra le 6 e le 8 ore di sera, e Sphinx convolvuli. Un solo indi- viduo di questa specie visitó 29 fiori nello spazio di due minuti. S. ocymoides L. presenta sopra un ceppo veri fiori ermafroditi, sopra un altro fiori pistilliferi pseudoermafroditi e sopra un terzo fiori stami- niferi pseudoermafroditi (Kerner) (*); ovvero sopra un solo individuo () Beitr. z. Kennt. des Blühens d. einheim. Ph, Berich. d. Deuts. Bot. Gesels. Bd. XXII, Heft. 8. 1904. €) De Pyreneeënbloemen, etc., p. 101, 1891. . C) loc. cit., vol. II, p. 295. 272 LUIGI SCOTTI fiori ermafroditi, maschili e femminili e predominando i fiori unises- suali (Hildebrand (), Kerner (?)). I fiori ermafroditi sono spiccatamente proterandri (Müller, A/penbl., p. 200-201; Schulz, Beitr., 17 p. 2425, 1890) e nettariferi. Essi sono vi- sitati principalmente da lepidotteri diurni, dei quali Müller (loc. cit.) dà una lunga lista, e Schulz (loc. cit.) riferisce d'averne osservate circa 35 E specie nelle. Alpi del Tirolo meridionale; tra le più frequenti erano Va- | nessa cardui e specie di Pieris. d Partecipano pure alla visita dei fiori alcuni bombi e ditteri divoratori — di polline. Spessissimo i fiori sono forati nel calice da Bombus mastru- | catus e più raramente da B. terrestris. Si trovano pure fiori femminili, e fiori maschili molto più di rado. Ordinariamente queste tre forme di fiori sono riunite su diversi ceppi; di e qualche volta si trovano riuniti sullo stesso individuo fiori ermafro- - diti e femminili, ovvero fiori ermafroditi e maschili, oppure fiori erma- — froditi, fiori maschili e pseudo-ermafrediti (Sehulz, loc. cit.). E Tra i pronubi di questa specie Macchiati (*) elenca Deilephila Elpenor, | D. Vespertilio, Sphinx convolvuli, qualehe altro lepidottero. S. calabrica Guss., che è una varietà della precedente, è proterandra ` ( (Comes) (5. S. Vaccaria (= Vaccaria parviflora Mnch.) è pure proterandra, ed a favorire |’ autogamia le antere sono portate all'altezza degli stimmi in … seguito all’allungamento che subiscono i filamenti staminali (Kerner) (°). ` 3 Secondo Schulz (Beitr., Heft 17, p. 23, 1890) che l'ha osservata in — — gran numero nella Westfalia orientale, i fiori sono omogami o debol- mente proterandri. Accanto a questi fiori, se ne presentano pure altri | {9 Geschlechter-Vertheilung: p. 10-11. (?) loc. cit., vol. IL, p. 296. ©) Catal. di pron. delle piante, ecc., p. 251. Ge () Ult. studi e consid. sulla i SE delle piante. Rendic. R. Accad. - Sc. fis. e mat., fasc. 2.°, Togo Napoli, 187 6) loc. Sh vol. II, p. 33 CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 273 debolmente proterogini, ed in entrambe le forme fiorali l' autoimpolli- nazione spontanea è inevitabile, a causa della vicinanza delle antere e degli stimmi, collocati per lo più all’ ingresso del fiore. I fiori esaminati da Müller ( Weitere Beob., II, p. 231) mostravano pure diverse lunghezze negli stili, e sembravano decisamente protero- gini, poichè gli stili avvolti a spira, sporgevano già prima della emis- sione del polline dalle antere, fuori della corolla (V. pure Kirehner: Flora von Stuttgart, p. 947). Molto più raramente dei fiori ermafroditi si trovano fiori femminili su individui distinti, dai fiori più piccoli. Dalla superficie interna dell’ anello che circonda la base dei petali e degli stami è prodotto, spesso, nettare abbondante. Schulz (loc. cit.) ri- porta che i fiori vengono visitati da farfalle ed osservò specie di Pieris, specialmente P. brassicae. Müller e Kirchner, che indicano i fiori eome « Tagfalter-Blume », non hanno visto aleun visitatore. Gen. Gypsophila L. G. repens L. à proterandra. Prima peró che finisca la fioritura, gli stami che erano tutti diretti verso l'esterno in modo da impedire il con- tatto delle antere con gli stimmi, s'ineurvano verso il centro del fiore in guisa ehe le antere arrivino sugli stimmi. L'autogamia è cosi assi- eurata, qualora fosse mancata l'impollinazione mediante gl'insetti (Ker- ner) (?). Schulz (°) pel Tirolo e Müller (*) perle Alpi, riportano i fiori come debolmente o decisamente proterandri. In alcuni casi tra i fiori normali se ne trovano pure alcuni in cui gli stami non giungono al loro completo sviluppo. Questi fiori rappre- sentano un passaggio ai fiori femminili, e ne osservò pure Ludwig (*) (> tn Beiazora, Questi fiori femminili sono un po’ più piccoli degli erma- | froditi; gli stami sono più o meno ridotti, le antere ordinariamente più () loe. cit; vol. II, p. 339. (*; Bibl. Bot., Heft 17, p. 19. Cassel, 1890. 6) Alpenblumen, pp. 191-192. | (£ Bot. Centr. 1880, 2° sem., p. 1022. 274 ^ LUIGI SCOTTI piccole e prive di grani pollinici. Stili e stimmi sono nel maggior nu- . mero dei casi più sviluppati che nei fiori ermafroditi. ; Questi fiori femminili si trovano per lo più sopra ceppi speciali, molto più di rado sono riuniti con gli ermafroditi. Mae Leod (*) cita i seguenti insetti che ne visitano i fiori nei Pire- nei: Bombilius fugas , Eristalis tenaz, Syritta pipiens, Melitrhreptus scriptus, M. dispar, Empis pennipes, E. chioptera, ecc. ` Halictus morio. A motivo della decisa proterandria, in casi affatto isolati, l'autoimpol- linazione non può aver luogo. Questa è anche perfettamente superflua, poichè i fiori producono nettare in abbondanza da un anello che cir- conda le basi degli stami e eol tempo favorevole sono riccamente visi- tati da insetti. Questi, a cagione della profondità relativamente meschina a cui si trova il nettare e della discreta apertura dei fiori, appartengono alle famiglie più diverse: ditteri, imenotteri, lepidotteri e, in minor nu- , mero, piccoli coleotteri (Schulz, loc. cit.). G. murali L. è pure proterandra (Kirkner) (?), e Macchiati (°) cita come presso l'Ape. G. elegans Bieb. Dopo l'antesi i dieei stami, completamente svilup- pati, si piegano verso l'esterno del fiore e le antere deiscono. Durante questo stadio, i due stili divaricati hanno le papille stimmali non svi- luppate; quando queste papille si svolgono, i due stili si ripiegano verso l'interno del fiore, rendendo così impossibile l'impollinazione omoclina. In conseguenza di ciò, le piante sottratte alia visita degl’ insetti non ` hanno fruttificato, mentre altre coltivate in pien’ aria, hanno prodotto fem abbondanti, maturando i loro semi (Comes) (*). Gen. Tuniea Scop. DA Saxifraga Scop. (= Gypsophila sazifraga L.). Come in altre Si- (!) De Pireneeënbloe 8) Neue DOR. ue ecc. Stuttgart, e 48, 1886. (3) Catalogo, ece., p. 358. Kr KS Ult. Studi sulla Impollinaz. delle piante. Rendie. R. Acc. Sc. fis. e ma- t. Napoli, fasc. II, febbr. 1879. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 275 lenee, anche in questa si trovano alcuni fiori ermafroditi a stami molto ridotti. Inoltre qua e là si presentano in numero abbastanza considere- vole fiori femminili (ne aveva già trovato in esemplari di giardino W. Breitenbach) (*), ordinariamente su ceppi speciali, molto più di rado in- sieme con gli ermafroditi sullo stesso individuo. Tanto gli ermafroditi quanto i fiori femminili secernono nettare e sono visitati da numerosi insetti di gruppi diversi: ditteri, imenotteri, lepi- dotteri e coleotteri, poichè i fiori a cagione della scarsa profondità del tubo e per l'apertura relativamente larga sono abbastanza accessibili ad insetti di corta proboscide (Schulz) (°). . L'evoluzione fiorale presenta due stadi: nel primo stadio: sono svilup- pati solo gli stami col polline esposto; nel secondo gli stami sono ap- passiti e sono esposti i due stimmi. Per lo spazio di tempo che inter- cede nello sviluppo degli organi sessuali, T autogamia è impossibile (Ponzo, L'autogamia nelle piante fanerogame, Bull. soc. bot. it., n. 34, D 77, 1905). i 5 dh PUn Seop. (— Dianthus prolifer L.). Gli stami di eiaseuno dei due verticilli si sviluppano gradatamente, cosicchè gli ultimi stami di un verticillo spesso non sporgono ancora -dal fiore che le antere dei primi stami sono già coperte di polline. Gli stimmi completamente sviluppati sporgono dal fiore prima del- l apertura delle antere: Nel tempo che le antere si coprono di polline 9 più frequentemente verso la fine, gli stimmi si avvolgono ad elica al- l’ apice. Ordinariamente le antere sono alla stessa altezza degli stimmi, rara- mente li sorpassano. Nel maggior numero dei easi ha luogo l'autoimpollinazione. Le visite ‘degl’ insetti sono scarse. Spesso nei fiori ermafroditi aleuni stami sono ridotti. Ma si trovano vere forme femminili in talune località, in disereto numero (Schulz). (') Kosmos, Bd. XV, p. 206. c Bibl. Bot., Heft 17, p. 20. ani 1890. 276 LUIGI SCOTTI Gli stami ridotti, per lo più forniti ancora di antere rimpicciolite e prive di polline, variano nella loro lunghezza; comunemente sono lun- ghi quanto l ovario. , Gli stimmi dei fiori femminili sogliono essere in media un po’ più ` lunghi di quelli dei fiori ermafroditi. Questi fiori femminili sono pure un. po’ più piccoli degli ermafroditi, e non di rado fiori ermafroditi e fiori femminili s'incontrano riuniti su lo stesso individuo. La pianta è perciò ginomonoica e ginodioica (Schulz) (°). Lo stesso Schulz (Beitr., Heft 17, p. 21, 1890) riporta S nel Tirolo (Bolzano, Vintsehgau) i fiori sono perfettamente omogami, quindi l'auto- impollinazione spontanea è inevitabile, poiché gli stimmi vengono sem- pre in contatto con le antere. Questa è anche la sola importante, poichè i fiori non appariscenti, forniti di poco nettare, sono scarsamente visitati dagl’ insetti. Egli osservò soltanto piccole farfalle diurne e mosche che mangiavano il polline. Gen. Dianthus L. Il genere è proterandro: esso si feconda per mezzo degl’ insetti. Il polline è sparso prima che abbia luogo la divergenza degli stimmi. D. Armeria L. è proterandro e ginodioico, ed il meccanismo per l’im- pollinazione dei fiori ermafroditi concorda affatto con la descrizione data da H. Müller (Die Befruchtung , etc., p. 185; V. pure: Breitenbach , Kosmos, 1894) per D. deltoides: soltanto gli stili sono già sviluppati quando le antere degli stami esterni ancora s'impolverano, e quelle de- gli stami interni sono ancora rinchiuse nel tubo fiorale. L' autoimpolli- nazione quindi è possibile (Kirchner, Neve Beobacht., p. 18, 1886). z Mac Leod (cit. da Warming: Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 267) à nel Belgio trovò i fiori fortemente proterandri. Schulz (Beitr., Heft 17, P p- 21, 1890), che ha osservata questa pianta in Westfalia, la riporta come — debolmente proterandra, con autoimpollinazione spontanea quasi imman- cabile per la vieinanza degli stimmi e delle antere. (') Bibl. Bot., Heft 10, p. 5. Cassel, 1888. CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 277 Il numero degl’ insetti visitatori sembra essere meschino; Kirchner non ne vide alcuno, ma egli osservò Vanessa urticae visitare numerosi fiori l'uno dopo l'altro. Accanto alla forma a fiori ermafroditi, quantunque in numero meschino d' individui, s'incontra pure una forma femminile (notata anche da Kirchner). Ma anche su individui separati si trovano riuniti fiori ermafroditi e fiori femminili. D. Carthusianorum L. concorda in quanto alle disposizioni del fiore per l'impollinazione con le specie D. deltoides, neglectus e glacialis; e per lo sviluppo degli stami e degli stimmi concorda con Tunica prolifera (Schulz) (1). se Secondo Ricca è proterandro brachibiostemone, ed il nettare è prodotto dal talamo e dalla base degli stami. Dove più, dove meno frequente, si trova pure una forma femminile con fiori non più piccoli che nell'ermafrodita. D. atrorubens All. Gli stami dei due verticilli si sviluppano senza un ordine determinato — però sempre prima quelli del vertieillo episepalo e poscia quelli MM —,spesso eon intervalli sproporzionati di tempo l'uno dopo l altro. Gli stimmi ordinariamente raggiungono la loro completa lunghezza e maturità non prima della caduta delle antere vuotate del polline. Il nettare è secreto abbondantemente da un eereine anulare che cireonda la base degli stami. Come visitatori Schulz notò Papilio Machaon e Pieris brassicae; Müller (Alpenbl., pag. 205) osservò pure farfalle. In una località presso Bolzano, Schulz incontrò fiori femminili note- volmente più piccoli degli ermafroditi, ed i cui stimmi erano molto più fitti ed anche un po’ più lunghi di quelli dei fiori ermafroditi (Schulz, Beitr., Heft 17, p. 22, 1890). D. Seguieri Chaix, D. liburnicus Bartl., secondo osservazioni del Pan- (!) Bibliot. Bot., Heft 10, p. 5. Cassel, 1888. 18. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. o 278 LUIGI SCOTTI diani (*) in Liguria, sono visitati da Macroglossa stellatarum e da qual: che individuo di Pieris brassicue. i D. deltoides L. per la strettezza del tubo e per l' ingresso che ne è così chiuso dagli stami e dal pistillo, è adattato ai lepidotteri, la pro- boseide dei quali può soltanto raggiungere il nettare. Mosche ed altri insetti visitano pure il fiore per il polline. Al principio della fioritura sporgono dal tubo fiorale e sul disco dei petali soltanto cinque stami, i quali quando hanno versato il polline dalle loro antere, cedono il posto agli altri cinque che si comportano nella stessa guisa. In seguito è il pistillo che esce dal tubo nel quale era racchiuso ed espande i due lunghi stimmi. Durante i due stadi il fiore è visitato dagl insetti e per il polline che si trova sul lembo dei petali e per il nettare secreto da un rigon- fiamento carnoso, posto alla base degli stami saldati ai petali. È facile quindi il trasporto del polline dai fiori più giovani sugli stimmi dei fiori più vecchi (Lubbock) (?). Sembra che questa specie abbia perduto il potere di autofecondarsi (Lubbock). D. glacialis Hàncke, D. neglectus Lois. hanno i petali rieoperti di peli sui quali aderisce un po' di polline eaduto dalle antere. Molti piccoli insetti visitano questi fiori e l’inerociamento è possibile. Ma alla fine della fioritura gli stimmi maturi si ripiegano ad S, e toccando il lembo dei petali sui quali rimane sempre un po’ di polline, assicurano l'autofecondazione. Inoltre, questa viene ancora facilitata dal- l'allungamento di pochi millimetri che subiscono i petali durante la fio- ritura, in modo che essi si avvicinano agli stimmi, ed anche dal fatto che alla sera i petali si ripiegano sugli stimmi, come avviene in D. ne- glectus (Kerner) (?). Ge (9 I fiori e gl’ insetti, D 20. Genova, Ciminago. 1904. 2, British wild flowers, ete., p. 72. (A) loe. cit., vol. II, p. 356. — CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 279 D. caryophyllus L. è molto proterandro e la sua fecondazione dipende molto dagl' insetti (Zrips ed altri insetti piccolissimi). Darwin (*) lo vide visitato dai calabroni. Gärtner fa menzione di fiori femminili (cit. da Warming, loc. cit., p. 267). D. silvester Wulf. Lo sviluppo degli stami avviene come in D. atro- rubens, e gli stimmi diventano maturi non prima della completa emis- sione del polline dalle antere. Anehe Müller ( Alpenbl., p. 204) riscontrò i fiori spiecatamente proterandri. I fiori femminili che s'incontrano molto frequenti e per lo più sopra individui diversi sono molto più piccoli, e con stimmi forniti di un nu- mero maggiore di papille che non quelli dei fiori ermafroditi. Il nettare è prodotto riccamente, ma la profondità a cui si trova non lo rende facilmente accessibile. Dei lepidotteri diurni solo Macroglossa Stellatarum è in condizione di visitare con profitto i fiori, ed è real- mente, come Schulz potè constatare presso Bolzano, il più assiduo visi- tatore dei fiori di questo Dianthus (Schulz, Beitr. 17, p. 22, 1890). Anche Müller (loc. cit., p. 205) cita questo lepidottero che sotto i suoi occhi, in pochi minuti, visitó centinaia di fiori di questa specie. Dianthus caesius Sm. Si presenta pure ginodioico. I fiori ermafroditi, proterandri, concordano nelle loro disposizioni con quelli di 2. silvester Wulf. (°) e di altre specie di Dianthus decisamente proterandre. I fiori femminili ehe si trovano sopra ceppi diversi hanno la stessa grandezza degli ermafroditi. Tutti i fiori emanano un forte odore cariofillino ed il loro colore va- ` ria dal roseo chiaro al roseo seuro (Kirchner) (°). D. superbus L. è analogo a D. carthusianorum e presenta pure una forma femminile dai fiori considerevolmente più piccoli ehe nella forma ermafrodita (Schulz) (*). (!) Eff. della fiboad: incr. e propria; Trad. it., p. 101, 1878. () H. depen Alpenblumen, p. 204. — ScHuLz, Beiträge, ecc., p. 22, 1890. C) Beitr. z. Biolog. der Blüten, p. 17, 1890. ( Bibl. Bot. Heft 10, p. 6, Cassel, 1888. 280 LUIGI SCOTTI Anche Müller (4/penbl., p. 202) riporta questa specie come proteran- dra e ginodioiea. È adattato ai lepidotteri diurni a lunga proboscide che senza dubbio, nelle Alpi, ne effettuano D incrociamento. D. monspessulanus L. ha fiori che emanano forte odore cariofillino, specialmente di sera. È visitato da apiarie ed in particolar modo da lepidotteri notturni (Mattei) (?). È decisamente proterandro. Mac Leod (*) nei Pirenei, notò un coleot- tero, Oedemera flavipes L., e Schulz (?) un lepidottero, Macroglossa stel- latarum, constatato pure da Mattei (loc. cit.). Presenta anche fiori fem- minili (Schulz). Dianthus arenarius Pirona è pure decisamente proterandro, e nella successione dello sviluppo dei due verticilli staminali e dei due stili con- corda con D. superbus L., D. silvester Wulf. e D. Caesius L. Il calice è lungo e stretto ed il nettare prodotto nel fondo dell'ovario è pure celato in un tubo stretto e profondo. . Questa circostanza, nonchè il colore dei fiori, permettono di pensare con probabilità che l'impollinazione sia eseguita da farfalle notturne (Kirehner) (*). Tra le Silenacee aleune specie sono fornite di paracorolla. L'orlo ne è spesso più o meno profondamente dentellato, talora quasi interamente frastagliato o soltanto bilobo, mai intero. i I pezzi della paracorolla coprono le lamine dei petali, le cui unghie sono nascoste in un calice tuboloso, rigonfiato, ciatiforme e frequente- mente, almeno alla sua bocca, assai ristretto. La paracorolla si allarga ‘a forma di stella o di corona e nella massima parte delle specie ha una colorazione chiara o rosso-cupa : solo . in peche specie essa è bianca 0 bianco-giallastra. (9 1 Lepidotteri e la DEDE, D 31. Bologna, Azzoguidi. 1888. | €) De Pireneeénblomen, p. 1 C) Beit. z. Kenntniss, ete, p. = in Bibl. Botan., D 1890. (*) Beitr. z. Biolog. d. Blüten, p. 18, 1890. MIU AE CENTER SIS hdi V^ cem. EX eu CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 281 Il numero tipico degli stami nei fiori ermafroditi è di dieci, ordinati in due verticilli. L'ordine di successione nello sviluppo degli stami dei due verticilli varia secondo le specie. I fiori ermafroditi sono in quasi tutte le specie più o meno proteran- così debolmente x dri. Senza dubbio, in alcune specie la proterandria è pronunciata, che la maturità degli stimmi avviene mentre dura ancora l emissione pollinica delle antere del verticillo staminale epipetalo; altre la proteraudria è così spiccata che gli stili e gli stimmi raggiun- gono la loro completa lunghezza e maturità sessuale dopo l’ emissione pollinica di tutte le antere, e perfino quando esse in tutto o in parte sono cadute. Soltanto una specie — Tunica prolifera Scop. — possiede sem- pre fiori ermafroditi omogami, e Vaccaria parviflora frequentemente omogami. M A eausa della decisa proterandria l’ autoimpollinazione è parecchie specie. In alcune, poco proterandre, essa è molte volte resa difficile dalla posizione relativa degli organi sessuali; nelle due specie omogame essa ha sempre luogo. In molti fiori ermafroditi di quasi tutte le specie, aleuni stami — spesso un intero verticillo — non sono normalmente sviluppati; i loro filamenti sono corti e le antere, meschine, non contengono grani di polline nor- mali. Tali fiori sogliono trovarsi insieme agli ermafroditi; più di rado ‘tutti i fiori di una pianta si trovano in tale condizione. Oltre i fiori ermafroditi s'incontrano anche fiori unisessuali. Relativa- mente allo sviluppo di questi fiori unisessuali, le Silenacee si lasciano distinguere in due gruppi che coincidono con le sottofamiglie — Dian- tee e Lienidee — stabilite da A. Braun. Nelle Diantee si trovano quasi soltanto fiori femminili, ma in gran numero in ogni specie. Solo in Saponaria ocymoides occorrono fiori ma- schili isolati o riuniti in qualche caso coi fiori ermafroditi su lo stesso esclusa in individuo. Nelle Lienidee, quasi in tutte le specie, accanto ai fiori ermafroditi si trovano fiori maschili e fiori femminili: anzi in molte di esse lo sviluppo dei fiori unisessuali è così avanzato che tali specie son diventate dioiche. I fiori ermafroditi, maschili e femminili, si trovano d’ordinario su indi- H 282 LUIGI SCOTTI vidui distinti: più di rado su lo stesso individuo sono riuniti, i fiorì er- mafroditi ed i maschili, ovvero gli ermafroditi ed i femminili. I fiori nella massima parte delle specie hanno nettare abbondantemente secreto dalla faccia interna d’un anello, per lo più giallo, che collega le basi degli stami. L’ accessibilità al nettare, a causa della lunghezza e strettezza del tubo calicino, è per molte specie possibile soltanto a far- falle, e per altre specie solo a quelle a più lunga proboscide; in altre il nettare è accessibile anche ad api a lunga tromba. Solo nei fiori di poche specie il nettare può essere raggiunto anche da insetti forniti di breve tromba (piccoli imenotteri, ditteri). Molte specie, le cui antere sporgono fuori del fiore, vengono visitate per il polline, specialmente da ditteri. Silene Otites quasi sempre dioica, i cui fiori, a cagione della loro poca appariscenza, della colorazione verde-giallastra dei piccoli petali, della scarsa © nulla secrezione di nettare , vengono visitati solo da pochi in- setti — Ieneumonidi e ditteri mangiatori di polline —, è diventata com- pletamente anemofila. Infine, i fiori di alcune specie forniti di petali bianchi, come Silene nutans, S. vulgaris e Melandrium album, si chiudono completamente nelle località esposte al sole, o arrotolano più o meno i loro petali. Del resto tutti i fiori di queste specie nominate non si comportano in egual modo; molti — specialmente in S. nutans (particolarmente nelle regioni alte) e vulgaris — rimangono perfettamente aperti anche sotto i raggi. più cocenti del sole (Schulz, Beiträge, Heft 17, p. 25, 1890). Sguardo generale su le Cariofillacee. Da quanto si è detto si rileva come le Cariofillacee costituiscano una famiglia molto interessante e varia circa l'adattamento delle sue forme a favorire D inerociamento. Le glandole nettarifere, l' odore dei fiori, il colore dei petali, la dico- gamia largamente rappresentata, la separazione dei sessi nello spazio non infrequente, sono caratteri favorevoli ad una impollinazione mediante gl insetti. : CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 283 i I fiori sono piccoli e verdieci in alcuni generi, ma nel maggior nu- mero dei casi essi hanno una corolla bianca od in altro modo colorata, e frequentemente sono molto vistosi. Il nettare è accessibile in alcune specie a parecchie sorta d’ insetti , in altre è accessibile soltanto ai lepidotteri. Prima di terminare queste note intorno alle Cariofillacee, giova qui ricordare i rivestimenti vischiosi che si osservano in molte specie: Dian- thus viscosus, Lychnis Viscaria, Silene Armeria, S. muscipula; Cerastium viscosum, C. glutinosum, ecc. , La funzione biologica di tali rivestimenti è evidentemente protettiva, in quanto ehe essi servono ad allontanare gl'insetti non utili alla pianta. A prova di ciò è importante notare, come osserva Kerner ('), che il ri- vestimento viscoso comincia sempre sotto quel paio di foglie dalle eui ascelle usciranno i rami fioriferi, mentre non se ne scorge traccia al- cuna nella parte inferiore del fusto; cosi pure nella rachide dell infio- rescenza ogni internodio è trasformato in pania solo nella sua imme- diata vieinanza con i fiori. (') Vita delle piante, vol. IL, p. 230. 284 LUIGI SCOTTI BIBLIOGRAFIA: AXELL hu Om Anordningarna fór de fanerogama växtern nas befruktning. ckholm, Haeggstróm, a * Beobachtungen aber d. ‘Hostaubune einiger Pflanzen (Bot. Zei- tung 28, 53-55. 1870). — Kleistogamische Blüthen bei Caryophylleen (Acta horti Petropolitani V, 489-494. 1878). gen x Les plantes arctiques comparées aux mêmes espèces des Alpes es Pyrenées. Paris, 1894. Gg W. Einige note Fälle von Blumenpolymorphismus (Kosmos, 3, p. 206-207, 1884; Bot. Centralbl. Bd. XX, p. 361). CRIÉ L. Sé le polymorphisme floral et la pollinistion du Lychnis dioica. (Comptes rendus Acad. de Paris, T. XCIX, n. 21, Darwin C. Gli effetti della fecondazione SM. e propria, Torino, 1878. Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie. Torino, 1878. Fe F. Ulteriori osservazioni e x P sulla Dicogamia nel re- gno vegetale. 1868-69 ; 1870, 1873, 1874. Mgr L. et GEVAERT ja si la structure et les modes de fécondation s fleurs. Gand, Sauf F. Die Dci bei den eg 1867. 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La position géo- graphique de cette contrée, sa constitution géologique, les aspérités de son sol, les sinuosités de ses côtes, tout a concouru, dès les temps les plus reeulés, à la fixation et à la reproduetion des nombreux germes apportés de tous côtés par les vents, les flots, les animaux et enfin par l'homme. | A l'origine cependant les progrès de la végétation en Italie furent en- través, à diverses reprises, par les cataclysmes, qui ont bouleversé les rivages de la Méditerranée. De même que dans d’autres régions en Eu- rope, la flore, qui avait surgi sous un climat tropical, a été presque en- _tièrement anéantie par le refroidissement du globe, à la fin de la période tertiaire. Il n'en reste, semble-t-il, que de rares spécimens, tels que le Stapelia europaea, le Ceratonia siliqua, le Cneorum tricoccum, Y Haplo- Phyllum patavinum (*) ete. E C'est de la végétation développée ensuite sous un elimat plus tem- péré, que dérive en grande partie ce que l'on appelle la flore spontanée de l'Italie. Peu à peu, à travers les siècles, cette flore indigène s'est accrue d'une foule de plantes étrangères, les unes introduites par l'homme ` pour son utilité ou son agrément, les autres venues furtivement, surtout en se mélangeant aux graines destinées à l’agriculture ou à l'hortieul- ` ture. Très fréquentes dans l'antiquité, ces importations s'étaient ralenties ` durant le pile âge, mais elles prirent un nouvel essor aussitôt après (1) Relativement à l’Haploph, yllum palavinum Jussieu, efr. Bulletin de la Société botanique de France, t. XXX, p. 149. Paris, 1883. LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 287 la découverte de l'Amérique et celle de la route des Indes par le eap de Bonne-Espérance. Depuis elles n'ont cessé de continuer jusqu'à nos jours. Or, comme l'on sait, un assez grand nombre de ces plantes se sont si bien adaptées au sol de leur nouvelle patrie, et s'y sont tellement propagées, qu'elles sont considérées désormais comme faisant partie de la flore italienne. Il y aurait certes une étude trés instructive à faire sur l'origine de ces plantes subspontanées, sur leur dissémination, leurs variations, ete.; mais c'est un travail qui présente bien des difficultés. E Ainsi pour certaines espèces, les données historiques font complètement défaut, et l'on en est à se demander parfois si ce ne seraient pas d'an- |. .. ciennes plantes indigènes. Pour d'autres, dont la provenance est connue, E il n'est pas toujours facile de s'expliquer comment elles ont pu se re- | produire loin de toute habitation, lorsque leurs graines ne laissent guère E. de prise aux vents et que leurs fruits ne paraissent pas devoir attirer les oiseaux. Tel est le cas, par exemple, dans le Piémont, pour le Sisy- rynchium anceps Cav., que j'ai recueilli l'année dernière, à divers en- droits dans des taillis et des prés humides, situés entre le torrent Stura di Lanzo et le chemin qui va de Caselle à Rossignoli. Quand et de quelle manière cette plante américaine a-t-elle été introduite dans ees parages? je l'ignore. Je sais seulement qu'elle était cultivée à Turin, en 1821 (*) et que, vers 1836-37, elle a été peinte d'après nature, par . Angela Maria Bottione dans la Botanica Taurinensis (vol. XLVII, fol. 37) (°). Je suis mieux renseigné pour parler d'une autre plante exotique, trés répandue à l'état subspontané dans le nord de l'Italie, le Fragaria in- dica Andr., fraisier à fleurs jaunes, qui a dû souvent intriguer les bo- ~ tanistes étrangers herborisant dans la vallée du Pò. ( €. CAPELLI, Guinigi stirpium quae aluntur in Horto botanico, p. 53. Torino, 821. @) Voir sur ce magnifique recueil en 64 volumes, sant aujourd'hui à l'Institut botanique de Turin, le savant mémoire de M ne Chiapusso- Voli, intitulé « Iconographia Taurinensis » Malpighia, XVIII. Gênes, 1904). page 331, l'auteur exprime l'opinion que les figures des 8 tomes XL- ` XLVIII sont l'œuvre d'Angela Bottione, peintre du Jardin botanique de Tu- — rin de 1802 à 1837. 288 JULES CAMUS Bien que cette espèce eroisse, non-seulement dans l'Inde, mais aussi d dans l'Afghanistan, la Malaisie, l’île Formose, la Corée et le Japon (), È elle est cependant restée inconnue aux botanistes jusqu'au commence- | ment du siècle dernier. Elle fut recueilli, pour la première fois par le Dr. Francis Buchanan Hamilton (*), durant un voyage, que ce savant fit dans le Népaul, en 1802-1803. Mais le mérite d'avoir introduit ce fraisier en Angleterre revient à Charles Gréville, qui le cultiva, en 1804, à Paddington (?). Peu de temps aprés, Henry Andrews en donna une figure dans son Botanists Repository (vol. 7, tab. 479) et le nomma Pragaria indica (*) Cette appellation a fini par prévaloir dans la no- menclature botanique, mais ee ne fut pas sans peine. Le 3 avril 1810, — J. Ed. Smith, faisant une lecture à la Société Linnéenne de Londres (°) sur la plante découverte par le Dr. Buchanan, l'appela Duchesnea fra- giformis (5), en l'honneur de Ant. Duchesne, l’auteur jadis célèbre de l'Histoire naturelle des fraisiers. Plus tard W. Miquel la nomma Dwu- chesnea chrysantha dans sa Flore des Indes néerlandaises (Fl. Ind., Bat. (1) J. D. Hooker, The Flora of British India, vol. II, p. 343. OC) Fr. Buchanan Hamilton (1762-1829) est plus connu comme historien que comme naturaliste. Toutefois il a publié diverses études de botanique et d'ichtyologie. Roxburgh lui the royal Society of Edinburgh , X, 171), dans laquelle il nous fait savoir ler, vol ol. I, n.* 61. — D'après R. Sweet (Hortus bri- lanicus, p. 147) ce fraisier aurait été introduit dans les jardins d'Angle- terre, en 1805. 13 (*) Les 10 volumes du Bor. Repository ont été publiés sans date. — Selon: le catalogue du British Museum, l'ouvrage a 5tó commencé en 1797 et fut terminé en 1811. Le tome. septième, où se trouve la figure du fraisier des Indes, n'avait sans doute pas encore paru en 1807, car C. H. Persoon De mentionne pas cette plante dans sa Synopsis plantarum (1805-1807). Č) The transactions of the Linnean Society, X, 371. London, 1810.— C'est là oü nous avons trouvé la première citation du nom Fragaria indica — Andrews. - e o Duchesnea fragarioides Smith est une erreur qui se rencontre dans | divers ouvrages: le Bon jardinier, la Flore des Indes de Hooker, ete. LE FRAISIER DER INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 289 I, 372). Quelques botanistes, se refusant à y reconnaitre un fraisier, la classèrent parmi les potentilles, d’où: Potentilla Wallichiana Seringe, P. Durandii Torrey, P..trifida Lehmann, P. fragariaefolia Klotzsch. D'autre part l'on eut les synonymes Fragaria malayana Roxburg, F. nilgirica Zenker, F. arguta Lindley, F. Rorburghii Weight; etc. Le F. indica fut illustré de nouveau, en 1815, dans le Botanical Re- gister, et l'année suivante l Encyclopédie méthodique (*) en donnait cette minutieuse description : « Ses racines sont fibreuses presque tuberculées ; elles produisent plusieurs tiges couchées, rampantes, étalées, filiformes, presque simples, pileuses; les feuilles radieales assez nombreuses; celles des tiges, solitaires, longuement pétiolées, ternées; les folioles pedicellées presqu'égales, arrondies, rhomboidales, obtuses, inégalement incisées, pi- leuses en dessous; les latérales presqu'à deux lobes; les pétioles couverts de poils étalés; deux stipules adhérentes à la base du pétiole, ovales, ineisées, pileuses, persistantes; les pédoneules foibles, solitaires, opposés aux feuilles, uniflores, de la longueur des feuilles; les fleurs jaunes as- sez semblables à celles du Potentilla reptans ; le calice pileux; le fruit d'un rouge foncé, inodore et insipide ». Il est à remarquer que cette description est placée à la suite de celles des Pofentilles. J-B. Balbis fut peut-étre le premier botaniste italien qui ait pu ob- tenir ce fraisier. En effet, c'est trés probablement avant 1815, quand il était encore professeur à Turin, qu'il reçut du Dr. C. H. Persoon l'exemplaire conservé dans son herbier avec la mention: « Fragaria in- dica Andrews. Genus forsitan novum Dalibardae prorimum. — D. soon ». L'absence de synonymes me porterait méme à croire que cette note a été écrite antérieurement à la description du Duchesnea fragi- Jormis par Smith (°), c'est-à-dire avant 1810. En rapprochant cette plante du genre Dalibarda, Balbis pensait certainement au Dalibarda fraga- . Tioides Michaux, espèce américaine découverte depuis peu et dont une (1) Botanique par M. Lamarck, continuée par J. L. M. Poiret; supplément, È IV, p. 543. Paris, 1816. .. (® Ce qui me confirme dans cette opinion, c'est que e Liguri hd | the Linnean Society parvenaient, au fur et à mesure qu'elles paraissaient, à E A e D l’Académie des Sciences de Turin, i Balbis était mbre, 290 -JULES CAMUS description avait été donnée, en 1804, dans le VIe volume de la Bota- nique de Lamarek (Encyclopédie méthodique) sous le nom de roncinelle à feuilles de fraisier (*). Dans le méme herbier se trouve un second exemplaire, dont l'étiquette porte: « Fragaria indica Andr. Duchesnea Jragiformis Smith. Planta egregie picta in Horto suburbano Londinensi »; mais, celui-ci parvint évidemment plus tard à Balbis, lorsqu'il professait la botanique à Lyon, puisque l'Zorfus suburbanus Londinensis de Ro- bert Sweet fut publié à Londres, en 1818. Plus importante pour notre objet est l'étiquette jointe à la màme espèce dans l'herbier de Jean Bi- roli, le successeur de Balbis à Turin. Elle est autographe comme les ` précédentes: « Fragariu indica Andr. — Duchesnea Jragiformis Smith. — Potentilla Encycl. suppl. — Ind. or. n. — apud nos subdiu vivit et Joret ». Ceci a été écrit entre 1816, date de la publieation du Supple- ment de l'Zacyelopédie méthodique, cité plus haut, et 1825, l'année de la mort de J. Biroli. Où ce botaniste avaitil vu le F. indica croitre et fleurir en plein air? Il ne le dit pas, mais nous supposons que c'est au Jardin botanique de Turin, car cette plante est peinte d'après nature dans le XLIII* volume (fol. 81 ) de la « Botanica Taurinensis » sous le nom da Duchesnea Jragiformis, nom qui à l'« Index général » est accompagné de la date 1819 (*). Cette peinture doit étre encore d'Angela Bottibne. Le dessin en est excellent, mais le coloris des feuilles et des pétioles laisse à désirer. Quant au fruit représenté à part, c'est un véri- table trompe-I'ceil, E A partir de cette époque le F. indica semble s'être rapidement pro- | pagé dans les autres jardins botaniques. Il fut même très en vogue à un certain moment dans les jardins particuliers, où on le cultivait, dit- ‘on, surtout pour faire l’innocente plaisanterie d'offrir ses fruits, très ap- pétissants, mais insipides, aux visiteurs. ` 0) La figure de ce Dalibarda se trouvait déjà dans la premiére édition de la Flora borealis Americana de A. Michaux, publiée en 1803 (® Je suppose que c'est la date de l'introduction de ce fraisier au Jardin botanique, mais je n’en suis pas sûr. Le même nombre 1819 se retrouve cà et là dans l’Indeæ de la Botanica Taurinensis, après divers noms de plantes, (p. ex., Sisyrinchium anceps), qui ne figurent pas dans le Catalogus ` plantarum. Regii Horti botanici taurinensis publié par Jean Biroli, en 1815, mais qui se trouvent dans le Catalogue de Capelli imprimé en 1821. De LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 291 I Sa diffusion à l'état subspontané a dû suivre de prés son introduction dans l'Italie septentrionale; cependant on est resté assez longtemps sans D s'en apercevoir. La première mention, que j'en aie rencontrée, remonte H à l'année 1856; elle est due à Alexis Malinverni, qui nous apprend, par une étiquette de son herbier, que ce fraisier s'était propagé sur les collines de Turin (*). L'année suivante, Vincent Cesati (in herb.) faisait observer qu'il était fréquemment eultivé, qu'il s'échappait des jardins et était subspontané à Biella et à Vercelli. En 1869, De Visiani et Sac- cardo le comprenaient dans leur « Catalogo delle piante vascolari del Ve- neto » comme étant naturalisé jusque dans les rues de plusieurs villes de la Vénétie. G. Stenberg le reeueillit vers le méme temps sur la rive droite du Pó, à la Madonna del Pilone, prés de Turin. J'ai moi-méme signalé son apparition, en 1884, prés des anciennes fortifications de Mo- Se" stade LA ELI déne, sur le talus du boulevard extérieur (?) Dix ans plus tard, le prof G. Nobili écrivait qu'il était commun dans toute la région du lae - Majeur, à Streza, à Pallanza et à Ghiffa; qu'on le trouvait prés du lae d'Orta, à Crusinalbo, à Ivrée et partout dans les environs de Turin (°). . . Enfin le prof. Archangeli, qui n'en avait pas parlé dans la première édi- - ` tion de son « Compendio della Flora italiana », 'admit dans la seconde (1894) en notant qu'il eroissait à l'état sauvage prés de Vérone, à Val- tese, à Asolo et dans la province de Modène. La dissémination de ce fraisier dans le Piémont a certainement pris naissance au Jardin botanique de Turin, et elle a été effectuée principa- lement par les oiseaux, qui en recherchent avidement les fruits et en transportent les carpelles de côté et d'autre par leurs déjections. Ces . Carpelles sont en effet si durs qu'ils passent à travers le tube digestif | . des merles, des grives, ete., sans perdre leur faculté germinative (*). . Ajoutons que quand la plante a pris raeine quelque part, elle tend bien- tôt à se multiplier tout à l'entour par ses stolons. Selon toute apparence, "E i9 Les herbiers, dont je fais ici mention, sont tous incorporés dans lEr- generale de l'Institut botanique de Turin D Atli della Società dei naturalisti di Ser (1886), ser. III, vol. II, p. 62 e z rage del naturalisia, XIV, 57. Siena 1894. r. A. Kerner di Marilaun, P/lanzenleben, Il, 800. Leipzig, 1891. 292 JULER CAMUS le F. indica cultivé au Jardin botanique a pässé d'abord dans le pare du Valentino, où il forme maintenant, en été, à certains endroits abri- tés, de jolis tapis d'un vert sombre tacheté de jaune et de rouge. Il a à été transporté ensuite au-delà du Pò et a énvahi toutes les collines voi- — | sines, arrivant de proche en proche, d'un côté à S. Vito, Cavouretto, — Moncalieri, Chieri, Buttiglieri d'Asti, ete. ; de l'autre, à S. Margherita, ` dans le val Salice, dans les vallées de S. Martino, de Reaglie, puis sur — les flanes de Superga et enfin au sommet de cette petite montagne, à 672 métres d'altitude, Depuis quelques années il se propage d'une facon « inquiétante dans le voisinage de S. Mauro: c'est « le péril jaune » pour — les fraises comestibles, que l'on cultive en grand prés de cette localité. E On ne le trouve pas au milieu des champs et des prairies. Il croît là —— où passent et s'arrêtent d'ordinaire les oiseaux : sur la lisière des bois, E le long des haies et sur les bords des cours d'eau. Ainsi, près de Turin, | on le rencontre sans cesse en suivant les talus du canal Michelotti, sur un parcours de 3600 mètres. Il est répandu à présent dans tous les ter- ritoires arrosés par la Stura, l'Oreo, la Dora Baltea, la Sesia et le Tes- ` sin, de la rive gauche du Pô jusqu'au pied des Alpes; on peut le re- E cueillir aussi bien à Venaria, Volpiano, Livorno, Vercelli et Novara, E quà Lanzo, Courgné, Ivrée, Biella et Varallo. Il vient également à Ri- voli, mais il est encore assez rare au sud-ouest de Turin. La facilité, avee laquelle ce fraisier exotique se propage et se main- tient dans la vallée du Pô, prouve qu'il y a trouvé des conditions de terrain et de climat analogues à celles des régions montagneuses du ` Népaul, où Fr. Hamilton l'avait découverte (*. A l'état subspontané il ne ` varie guère; tout au plus pourrait-on noter que ses feuilles sont géné- ralement plus foncées que celles des exemplaires cultivés, et qu'elles prennent souvent à l'automne une teinte carminée sur leurs bords. Les. anomalies qu'on y a observées jusqu'ici sont peu nombreuses (*). Selon (1) David Dos, Prodromus Florae Nepalensis sive enumeralio vegetabilium, : quae in itinere. per Nepalium proprie dictam et regiones conterminas d. 1802-1803, detexit atque legit Fr. Hamilton (olim Buchanan), p. 233. Lon- - dini, 1825, .. €) 0. Penzio, PAanzen-Teratologie, I, 499. Genova, 1890- LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 293 * le Dr. Hooker (op. cit.), il présenterait quelquefois des feuilles à cinq folioles; c'est un fait intéressant que j'ai vainement cherché à constater en examinant des centaines de plantes à divers endroits. Ce qui est vraiment étonnant chez le F. 2ndica, c'est sa résistance contre le froid. Maintes fois, en décembre, je l'ai vu, sur les collines de Turin, porter encore une fleur ou deux, alors que ses feuilles étaient couvertes de givre. Dans le Piémont, les gens de la campagne ont remarqué depuis long- temps cet intrus, et ils l'ont baptisé de différentes maniéres. Ordinaire- ment 'ils appellent ses fruits, en bon piémontais, frole sarraie (fraises sauvages); dans le patois de Pont Canavese: froi salrè; à Cirié: frole d'à babi (fraises de crapauds) et frole da bouquet, parce qu'on les unit quelquefois aux fleurs des bouquets; aux environs du lae d'Orta, la plante est nommée inganna donna (trompe-femme! ). Ces fraises exotiques sont insipides, il est vrai, mais elles ne sont pas désagréables au palais. En les mangeant avec nos fraises communes, on a la sensation d'avaler un sorbet. Il faut eroire qu'on commence à y prendre goût, car elles font de temps en temps leur apparition sur les marchés de Turin. J'ai la ferme conviction qu'un jour ou l'autre quelque jardinier in- telligent arrivera à obtenir le croisement du A. indica avec le F. vesca ou le F. chiloensis; mais qui sait si, en attendant, on ne va pas nous eonfectionner des gelées de fraises indiennes, parfumées avee le eurieux bacillum fragi Eichholtz, dont on a tant parlé dernièrement? O. PENZIG. Commemorazione di Federico Delpino. (con Tav. III). Federico Delpino nacque a Chiavari il 17 Dicembre 1833, e passó tutta la sua gioventà nella città nativa, Dei suoi primi anni sappiamo ben poco: egli stesso però raccontava che essendo egli di costituzione piuttosto gracile e delicata, fu tenuto a restare nell’aria libera, più che fosse possibile, e soleva quindi passare le giornate intere nel giardino della casa paterna. In quella solitudine era l’unico suo passatempo quello di guardare i fiori, per i quali già in tenera età sentiva speciale attra- zione, e di osservare gli insetti, formiche, api e calabroni, i cui costumi lo interessavano ed affascinavano fino d' allora. Quando fu grandicello, ebbe istruzione classica, quale alunno esterno, nel Seminario di Chiavari che allora godeva ottima fama per la valentia e serietà dei professori che ivi insegnavano : ed anche ultimamente egli scriveva che nutriva verso di loro la più tenera rieordanza e ricono- scenza. In quell'ambiente egli aequistó la solida base di coltura classica che traspare da tutti i suoi scritti: la sua erudizione in filosofia ed il dominio sulla lingua latina e greca, che maneggiava con facilità ed ele- ganza anche negli ultimi anni della sua vita, sono frutti di quelli anni di studio nel Seminario. Più tardi, privatamente, egli apprese molte delle più importanti lin- gue moderne, come il francese, l'inglese, il tedesco, lo spagnuolo, porto- ghese, svedese e perfino un poco di russo, di modo che poteva facilmente seguire il progresso della Scienza attraverso la letteratura di tutti i paesi civili. Nel 1849 il Delpino, seguendo la sua inclinazione innata per lo stu- dio, si inserisse all'Università di Genova fra gli studenti di Scienze ma- - tematiche e naturali: ma non potè proseguire a lungo gli studi rego- lari, dacchè per desiderio della sua famiglia, e per non essere alla me- desima d'aggravio, dovette tosto dedicarsi ad altra carriera che gli pro- COMMÉMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 295 curasse un guadagno più immediato e sicuro. Egli accettò dunque il posto di applicato al Ministero delle Finanze in Piemonte, restandovi impiegato per ben quindici anni, dal 1852 al 1867. Fu questo un pe- riodo dolorosissimo per lui, e pieno di sacrifizii, dacchè dovette sciupare i migliori anni della sua vita (dai 19 ai 34) in oceupazioni burocratiche, che al suo spirito osservatore e geniale, amante appassionato della Natura, necessariamente dovevano apparire sterili ed odiose. Egli era obbligato ad approfittare delle notti per continuare gli studii prediletti, ed utiliz- zava le poche ore di libertà durante il giorno per fare delle gite in cam- pagna, rodendosi di non potervi dedicare maggior tempo, e di non avere l'oppertunità di coordinare e pubblicare i risultati delle sue indagini. Tuttavia data già da quell'epoea la prima delle sue memorie, la Re- lazione sull apparecchio della fecondazione nelle Asclepiadee (Torino 1865), che rivelò subito l'aeume straordinario d'osservazione e la genialità d'in- terpretazione dell’ autore. Sentendo di non poter più resistere all’ impulso della sua vocazione , il Delpino nel 1867 lasciò definitivamente l’ impiego al Ministero delle Finanze; e fortuna volle che Filippo Parlatore, che allora insegnava Bo- tanica a Firenze, e la cui attenzione era stata attirata appunto dal primo scritto del giovane Delpino, potè farlo nominare aiuto alla Cattedra di Botanica in Firenze. | Qui il naturalista appassionato si trovò nel suo vero elemento ` el: in brevissimi intervalli comparvero varii suoi seritti che dovevano procu- rargli gran fama fra gli studiosi della Natura. Quasi contemporanea- mente egli pubblicò la nota Sugli apparecchi della fecondazione nelle piante antocarpee (Firenze 1867), i Pensieri sulla Biologia Vegetale, sulla Tassonomia, sul valore tassonomico dei caratteri biologici, ecc. (Pisa 1867), una nota critica sull’ opera allora uscita del prof. Hildebrand Sulla di- stribuzione dei sessi nelle piante e la legge che osta alla perennità della fecondazione consanguinea , e le sue classiche Osservazioni e considera- zioni sulla dicogamia nel Regno Vegetale. Questi seritti notevoli lo misero in corrispondenza coi migliori natu- ralisti contemporanei , e fra gli altri con Charles Darwin, il quale ap- prezzava e stimava grandemente il nostro compianto collega, tenendolo fra i suoi corrispondenti e collaboratori prediletti. 296 O. PENZIG Nel 1871 egli ottenne il posto di Professore di Storia Naturale nella Scuola Superiore Forestale di Vallombrosa; ed in quel soggiorno inean- tevole, in mezzo ai boschi e prati fioriti, si compiacque di poter esten- dere ed arricchire grandemente le sue osservazioni predilette sulla Bio- logia fiorale. Comineiarono a comparire in quell’ epoca anche le di lui riviste critiche, nell'Annuario Scientifico Industriale di Milano, continuate per molti anni, e che si elevano di molto sopra il livello comune di sif- fatti lavori, dacchè D autore, oltre ad analizzarvi e criticare con molto acume gli svariati scritti botanici di ogni anno; ne prendeva anche l’op- portunità di esporvi le proprie vedute, sicchè nel loro insieme, quelle critiche ci dànno anche una sintesi delle idee originali del Delpino, net campi più differenti della Botanica. Nel 1873 il Delpino ebbe la fortuna di poter fare un viaggio fuori d'Europa, mentre precedentemente aveva già visitato Costantinopoli e il Bosforo. Si imbarcò cioè sulla fregata « Garibaldi » per intraprendere addirittura un viaggio di cireumnavigazione intorno alla terra: disgra- ziatamente però, giunto a Rio Janeiro, in causa di malattia dovette es- sere sbarcato, ed appena ristabilitosi fu obbligato a fare ritorno in Italia. Tuttavia ebbe occasione di fare molte osservazioni biologiche anche nei dintorni di Rio Janeiro, rinomati per la lussureggiante vegetazione tro- picale, e di allargare così notevolmente le proprie cognizioni. Nel 1875, vinto il concorso per la Cattedra di Botanica all’Università di Genova, il Delpino venne al nostro Ateneo, dove rimase fino al 1884. Fu questo il periodo della maggiore sua attività; e sarà sempre un vanto per Genova, che qui sieno state concepite e condotte a termine tante opere insigni, che segnalano ognuna un grande passo nell’ evoluzione della nostra Scienza. Nel 1884 egli si trasferì all'Università di Bologna, ma siccome male sopportava il clima di quella regione, nel 1894 chiese ed ottenne il trasloco all’ Università di Napoli, dove insegnò e diresse quell’Orto Botanico fino all’epoca attuale: e nè la grave età, né lo stato cattivo della sua salute gli impedivano di dedicarsi allo studio ed al la- voro fino all’ ultimo giorno della sua vita. La lista delle pubblicazioni di Federico Delpino che diamo alla fine di queste pagine, enumera non meno di 117 lavori, stampati nel qua- COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 297 rantennio fra il 1865 e 1905; e tutti questi, senza, eccezione, portano l'im- pronta della natura geniale ed intuitiva dell' autore. Fino dai primi anni della sua attività letteraria il Delpino insisteva sulla separazione della Biologia vegetale come di scienza autonoma, dalla Fisiologia, Morfologia e Sistematica; e nei suoi Pensieri sulla Biologia Vegetale del 1867, come nei Fondamenti di Biologia Vegetale delineó net- tamente il concetto e gli argomenti di tale Scienza, della quale eon ra- gione egli può essere chiamato il fondatore. I suoi studii sulla dicoga- mia nel Regno Vegetale, insieme a quelli di Darwin, Hildebrand, Lud- wig e dei fratelli Mueller vennero a formare la base di ogni lavoro che riguardi l’ impollinazione delle piante; e la terminologia da lui felice- mente scelta con grande precisione di concetti, è stata generalmente adottata in questo ramo di studio. Ma i suoi lavori biologici non si li- mitano al campo relativamente ristretto della pura Biologia fiorale: varii altri argomenti affini furono affrontati per la prima volta dal suo genio intuitivo — così la natura e la funzione dei nettarii estranuziali, la loro relazione cogli insetti, i rapporti che corrono fra molte piante e le for- miche. I suoi Studii sulla funzione mirmecofila nel Regno Vegetale, com- parsi in varie memorie consecutive, segnano il principio di tutti i lavori moderni sulle piante mirmecofile e formicarie. Inoltre, sempre nel campo della Biologia, sono notevoli i suoi lavori Sulle piante a bicchieri, le memorie sulla Heterocarpia ed Heteromericarpia, sulla Viviparia, sulla disseminazione dei vegetali, sulla simbiosi fra alghe e piante superiori, e varii altri seritti minori sopra argomenti diversi. Né sono meno importanti i lavori di Delpino che trattano delle qui- stioni di Morfologia Vegetale. Fra questi é da eonsiderare quale vero capolavoro, l'opera che fu pubblicata negli Atti dell’ Università di Ge- nova, ed ha per titolo la Zeoria Generale sulla Fillotassi. Egli stesso attribuiva a quest'opera maggiore importanza che a quelle sulla Biolo- gia; e difatti, la sua ardua teoria che spiega in un modo affatto nuovo ed originale la disposizione regolare dei fillomi sui rami, ha grandissimo valore scientifico, dacchè illustra meglio di qualunque altro tentativo finora fatto, le complicazioni straordinarie che sono connesse con simile argomento. ` 298 | o PENZIG Altrettanto originale è un'altra sua teoria morfologica, sulla costitu- zione del fiore in molti ordini di Fanerogame, teoria eh'egli volle chia- mare Teoria della Psendanzia. Partendo cioè dalla singolare struttura fiorale di eerte Euforbiacee, nelle quali le infiorescenze sono metamor- fizzate in modo singolare, tanto da simulare un fiore semplice, il Del- pino eredette di poter riconoscere analoga conformazione anche in varie altre famiglie, più o meno affini alle Euforbiacee, e propose addirittura la separazione sistematica delle Dicotiledoni in Pseudante ed Euante — ovvero piante con fiori policentrici o monocentrici. Benchè questa teoria non sia stata generalmente accettata, pure essa è ammirevole per l’ori- ginalità di vedute, e per la straordinaria abilità con eui l'autore faceva l'applicazione delle sue teorie. Gli studii del Delpino sulla natura dei fiori doppii, sulla Zigomorfia florale e le sue cause, sul valore morfologico della squama ovulifera nelle Conifere e sopratutto i suoi Pensieri sulla metamorfosi ed idiomor- fosi presso le piante vascolari, segnalano altrettante pietre migliari nel cammino della Scienza verso la cognizione della struttura morfologica dei vegetali. Ma la sua mente ancora non si appagava di queste opere, di cui ognuna per sé stessa sarebbe già bastata per assicurare all'autore fama durevole. Gli apparve chiaro, nel corso dei suoi studii biologici e mor- fologici, come i cambiamenti di forma e funzione dei vari organi, pro- dotti dalle condizioni dell'ambiente, dovevano avere per conseguenza la differenziazione degli innumerevoli tipi che distinguiamo nel Regno Ve- getale: egli riconobbe, con altre parole, l’ immensa influenza che ha la Biologia sulla formazione di nuove specie, e quindi sul sistema delle piante; e dopo aver dapprima spiegato il suo mogo di vedere in alcune Monografie, che potrebbero servire come veri modelli, nel corso di pochi anni compì un altro lavoro grandioso, le sue Applicazioni di nuovi cri- teri alla classificazione delle piante, opera in sei volumi, feconda di nuove idee e che certamente non rimarrà senza influenza sull’ avvenire della Botanica sistematica. Lo stesso criterio biologico si doveva poi applicare, secondo Delpino, anche allo studio della distribuzione geografica delle piante; ed egli ne COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 299 diede degli esempi pratiei in varii lavori come negli Appunti di Geogra- fia Botanica, pubblicati già nel' 1869, nello Studio comparativo sulla Flora Arctica ed Antartica, e negli Studi di Geografia botanica secondo un nuovo indirizzo. Anche qui, come dappertutto, l'esempio dato dal Del- pino fu tosto seguìto da altri; e numerosi lavori che sono comparsi re- centemente circa alle cause della distribuzione dei vegetali, sono ispirati alle vedute esposte per la prima volta da Jui. Eppure, malgrado tanta fecondità ed attività nel campo delle ricerche botaniche, il Delpino trovò ancora il tempo di occuparsi di altre quistioni, di ricerche in un campo anche più vasto e più elevato di idee, cioè in ricerche di indole puramente filosofica. Fu già detto sopra, come dall'e- poca dei suoi studii classici nel Seminario di Chiavari gli fosse rimasta grande predilezione per gli studii filosofiei, e come una certa predomi- nanza dello spirito filosofico si può rintracciare in tutte le sue opere, an- che puramente botaniche. Egli non divideva punto le idee monistiche , quali prevalevano nella seconda metà del secolo decorso, e non poteva conciliarsi colle vedute materialistiche, espresse p. es. da Vogt, Buchner ed Haeckel In varii scritti speciali, come in quello del 1880 « Il Ma- terialismo nelli Scienza, » o del 1883 « Le Spiritualisme dans la Science, » e più ancora nel suo discorso inaugurale , tenuto all' Università di Bo- logna « Sul passato, presente ed avvenire della Psicologia, » egli deli- neava nettamente e eolla massima sincerità le sue opinioni dualistiche, la sua profonda persuasione d'una differenza radicale fra Materia e Spirito. Per completare la breve descrizione della mente e delle attitudini del nostro compianto amico, aggiungerò ancora ch'egli era appassionato cul- tore della Musica, e che ben sovente ricorreva à questa per cercare con- forto nelle sofferenze fisiche a cui andava sovente soggetto, e nei dolori morali che non furono risparmiati nemmeno a lui. Mentre non amava la musica moderna in genere, e detestava perfino la musica di Wagner, trovava un diletto immenso nelle armonie più semplici del Palestrina, di Bellini, Donizetti, Mozart, Rossini e Verdi; e con vivo sentimento e profonda emozione evocava le armonie meravigliose delle Fughe di Se- bastiano Bach, che chiamava la « vera musica dell’ anima ». ca | Cittadino integro ed ottimo padre di famiglia, visse una vita modesta 300 i O. PENZIG e ritiratissima, poco curante delle apparenze esterne, della Società, dei titoli ed onorificenze che largamente gli vennero propinate, senza che egli le cereasse. Inchiniamoei alla sua memoria: e se non possiamo sperare di stargli accanto al posto elevatissimo, che gli spetta come scienziato geniale e dotto, cerehiamo almeno di imitarlo nelle esimie qualità morali di eui era insignito: nella sincerità, integrità e bontà di cuore. Eleneo dei lavori pubblicati da Federico Delpino. (+) 1. — Relazione sull’ apparecchio della fecondazione nelle Asclepiadee. Torino 1865. 2. — Sugli apparecchi della fecondazione nelle piante antocarpee. Fi- renze, Tip. Cellini, 1867. 3. — Pensieri sulla Biologia Vegetale, sulla Tassonomia, sul valore tas- sonomico dei caratteri biologici, e proposta di un genere nuovo della fa- miglia delle Labiate. Nuovo Cimento, Vol. XXV. Pisa, Tip. Pieraccini. 1867. 4. — Sull' opera « La distribuzione dei sessi nelle piante e la legge che osta alla perennità della fecondazione consanguinea » del prof. Hildebrand. Con note critiche. Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, Vol. X. Milano 1866. 5. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno Vegetale. I. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali inMilano, Vol. XI, p. 265-332. Milano 1868, 6. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno Vegetale. Il. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, Vol. XII, p. 21-141. Milano 1869. 7. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla E nel Regno Vegetale. MI. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, Vol. (XII, p. 179-233. Milano 1869. 8. — Ueber die Wechselbeziehung in der Verbreitung von Pflanzen und Thieren. Botanische Zeitung, p. 792-809. 1869. Zeenen Sono €: quite. sig. prof. A. Terracciano che ha voluto prestarmi per questo elenco dei lavori ER com: eng SÉ lui ge Allo stesso prof. Ter- piant raceiano co ‘come al prof. E. G. unta in Napoli d nre molte ie intorno alla vita del mi è caro di poter loro qui esprimere lima "ratitadiue : COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO Se. 9, — Rivista monografica della famiglia delle Marcgraviaceae, precipua- mente sotto l'aspetto. della biologia ossia delle relazioni di vita esteriore. Nuovo Giornale Botanico Italiano, fase. IV. Ottobre 1869. T. 16. — Breve cenno sulle relazioni biologiche e genealogiehe delle Maran- i tacee. Nuovo Giornale Botanico Italiano, 1869. p. 293. p. 11. — Alcuni appunti di geografia botanica, a proposito delle Tabelle fi- togeografiche del prof. E. Hoffmann. Bollettino della Società Geografica Italiana, fasc. III, Firenze 1869. p. 273. 12. — Sull' influenza del soggetto sul ramo d'innesto, e sulla diretta. in- fluenza extraovulare del polline. Traduzione dal tedesco con annotazioni. Industriale Romagnolo. Febbraio 1869. 13. — Una recente parola di Carlo Darwin sulla pangenesi. Lettera al |... prof. De Gubernatis. Rivista contemporanea italiana. Torino 1869. KE: 14. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno | Vegetale. IV. — Atti della Soc. Ital. delle Seienze Naturali in Milano, Vol. XIII, p. 167-205. Milano 1870. .. 15. — Applicazione della teoria Darwiniana ai fiori ed agli insetti visi- talori dei fiori. Versione dal tedesco con annotazioni del discorso pronun- à ciato dal dott. Erm. Miiller di Lippstadt alla 26. Assembl. generale del * Naturhistoriseher Verein für Rheinlande und Westphalen. Bollettino della Società Entomologica Italiana, Anno II, pag. 140-228. Firenze 1870. | 16. — Altri apparecchi dicogamici recentemente osservati. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. II, 1870. p. 51-64. 17. — Eintheilung der Pflanzen nach dem Mich dns der dichoga- j : mischen Befruchtuny und Bemerkungen über die Befr uchtungsvorginge Des . Wasserpflanzen. Bot. Zeitung, XIX, 1871, p. 443-463. 18. — Sulla Dicogamia vegelale e specialmente su quella dei cereali. Bol- | lettino del Comizio Agrario Parmense, Anno IV, Parma 1871. . 49. — Ueber die Dichogamie im Pflansenreiche. Glogau 1871. 20. — Sulle piante a bicchieri. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. II, 1871. p. 174-176. | 1. — Sui fenomeni generali relativi alle iie idrofile ed anemofile. - Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. III, 1871, p. 194-195. | 82. — Studi sopra un lignaggio anemofilo delle Composte ossia sopra il | gruppo delle Artemisiacee. Firenze, Tip. Cellini e C. 1871. i ME Etudes sur une déscendance anémophile des Composées du groupe | Artémisiacées. Archives d. Sc. Phys. Nat., Vol. XLII, 1872, p. 195-197. vhs Kb, da couv COS EN: i rn EA LE Qu a M ese e ELI NAT a, x: SA Con ER BW éd rv d e Cha Y Ee ` E AT ART SO Or Eutr Lt ie $ RE E e A EE 1 Ki ed ee ET * or pirati xy oft CNEL, Si " 3 ñ ` È TRAE B 302 , O. PENZIG 24. — Rassegna botanica. Nuove divisioni della botanica. Secrezione della cera. Glandole di Tecoma radicans. Foglie del Pino del Giappone. Signifi- ` cazione del frutto di fico. Significazione delle spine di Cactacce. Galleggianti — di Desmanthus natans. Piante insettivore e carnivore. Piante idrotile, ane- mofile e zoidiofile. Dicogamia nelle piante alpine. Piante trimorfe. Dico- 1 gamia nei cereali. Cleistogamia di Juncus bufonius. Apparecchi di disse- — | degli Ascoboli, delle Pezize, dei Batterii, ecc., Annuario scientifico ed in- i 3 dustriale, Anno VIII, Milano. Treves, 1872. E 35. — Sulla impollinazione dei nuclei ovulari presso le Conifere. Atti | della Società Italiana delle Scienze Naturali in Milano, Vol. XV, p. 424-426. E Milano, 1872. 3 26. — Fécondation dans les Conifóres. Archives d. Sc. Phys. Nat., Tom. … XLIIL, 1872, p. 194-195. a 27. — 8ui rapporti delle Formiche colle Tetligometre e sulla genealogia 3 degli Afidi e dei Coccidi. Atti della Società Italiana delle Seienze Naturali , in Milano, Vol. XV, p. 472-479. Milano 1872. È 28. — Sui rapporti delle Formiche colle Telligometre e sulla genealogia 3 degli afidi e dei Coccidi. Bollettino entomologico, Anno IV, 1872. 29. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno — vegetale. Parte seconda, fascicolo secondo. Atti della Società Italiana delle Scienze Naturali in Milano, Vol. XVI, p. 151-349. Milano 1873. 30. — Rassegna botanica. Moltiplicazione della clorofilla. Cellule e vasi latticiferi. Struttura dei nettarii. Struttura dei fiori delle Composte. Sin- golarità del genere Cuphea. Morfologia delle Cannacee e Marantacee. Si- gnificazione del ciazio di Euphorbia. Aborti di organi florali. Galleggianti di Aeschinomene. Eterofillia di ambiente. Pianta muscipula. Impollinazione — delle Gimnosperme. Disseminazione. Moti eliotropici e geotropici. Attività vitali del protoplasma. Funzione dell’ asparagina. Epifitismo, Consorzio, Commensalismo, Parassitismo. Vita dei funghi, ecc. Anunario scientifico n. ed industriale, Anno X. Milano, Treves 1874. : 31. — Altre osservazioni sui rapporti tra Cicadelle e Formiche. Bollettino: entomologico. Anno VI,-1874. 32. — Rapporti tra insetti e nellarii extranuziali in aleune pe Bob | lettino della Società Entomologica in Firenze, Anno VI, 1874. 33. — Dimorfismo del noce e pleiontismu nelle - piante. Nuovo Giornal Botanico Italiano, Vol. VII, p. 148. 1875. COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO . 303 34. — Rassegna botanica. Cellule artificiali di Traube. Indirizzo teleolo- È gico dell’ istologia. Succiatoi di Cuscuta. Teoria dell’ embrione monocotile- P done. Caulomi e fillomi. Epimorfosi e metamorfosi. Natura delle placente e degli ovuli. Morfologia dei pissidii. Piante carnivore. Consorzio e rapporti tra piante, formiche e vespe. Appareechi dicogamici. Dimorfismo del noce, Sensibilità e moti delle piante. Sonno delle foglie. Irritabilità degli stami. Funzione dell asparagina. Amido e sue metamorfosi. Variabilità delle specie, Ocnacee, ece. Annuario scientifico ed industriale. Anno XII, Milano, Treves 1876. 35. — Dicogamia ed Omogamia nelle piante. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. VIII, 1876, p. 140. 36. — Consorzio fra Nostoc ed altre piante. Atti del Congresso Interna- zionale Botanico di Firenze, 1876, p. 71. 37. — Rassegna botanica. I tre tessuti costituenti. Sviluppo dei fasci fibro- vascolari. Organogenia dei fiori di Cucurbitacee, Rafllesiacee ed Aristolo- chiacee, Costituzione degli stami. Foglie di Empetracee. Eteromorfismo di Rhipsalis e di Eucalyptus. Piante carnivore. Relazioni fra piante e formiche. Nettarii estranuziali. Una Crocifera anemofila. Semi che si sotterrano da sè. Influenza del terreno sulla vegetazione. Dicogamia ed omogamia nelle piante. Adattazione degli organismi al mezzo ambiente. Vita dei batterii. Questione dei licheni, ece. Annuario scientifico ed industriale. Anno XIII, Milano, Treves 1877. é 38. — Rassegna botanica. Morfologia delle hüd cipem Morfologia del- l'ovulo nelle Angiosperme. Cirri di Cucurbitacee. Profilassi negli embrioni. Biologia delle Palme. Biologia di Collomia. Foglie di Lathraea. Fecondazione nelle Genziane. Geotropismo di Orehidee. Stimmi di Mimulus. Natura della ` clorofilla. Digestione dell" albume. Eteromorfismo florale nelle Angiosperme. Distribuzione dei sessi nelle piante alpine e polari. Flore isolane ece. An- nuario scientifico ed industriale, Anno XIV. Milano, Treves 1878. 39. — Difesa della dottrina dicogamica. Nuovo Giornale Botanico Ita- liano, Vol. X, 1878, p. 177. | ^ 40. — Rassegna botanica. Ineremento apicale. Morfologia degli embrioni. Succiatoi di Cuscuta. Ligula di Graminacee. Organi insetticidi presso piante . earnivore. Coppe idrofore di Dipsacus. Nettario estraflorale di Batatas. La soda nelle piante. Funzione delle foglie e degli stomi. Acarocecidii. Ses- sualità nelle Alghe. Vita delle Nostocacee e dei Licheni. Classificazione | delle Amarillidee, Poligalee, Smilacee, Restiacee, Sapotacee. Distribuzione 304 O, PENZIG geografica delle Smilacee, delle Palme e delle Graminacee' ecc. Annuario scientifico ed industriale, Anno XV, Milano, Treves, 1879. 44. — Rassegna botanica. Moltiplicazione dei nuclei e delle cellule. Isto logia dei nettarii.'Gimnospermia. Morfologia dell'ovulo. Diagrammi florali. Piante carnivore. Rapporti tra fiori e pronubi. Omogamia nelle Fanero- . game. Apparecchi dicogamici delle Aracee. Colori florali. Fiori versicolori. Movimenti delle Diatomacee. Clorofilla in animali. Significazione dell'aspa- ragina. Dicogamia. Rapporti tra Azolla ed Anabaena. Origini antiche della vita. Tesi fitogeogratiche ecc. Annuario scientifico ed industriale. Anno XVI. Milano, Treves 1880. A2. — Il Materialismo nella Scienza, Discorso pronunciato nella grande aula della R. Università di Genova per la solenne inaugurazione dell’anno accademico 1880-81. Genova, Tip. Martini, 1880. 43. — Causa meccanica della fillotassi quinconciale. Nota preliminare. Genova 1880. 44. — Contribuzione alla storia dello sviluppo del Regno Vegetale. I. Smi- lacee. Atti della R. Università di Genova, Vol. IV, part. I. Genova 1880. 45. — Rassegna botanica. Sospensori embrionici nelle Orchidee e Viciee. Corpo squamoso del cono delle Abietinee. Fillotassi. Infiorescenze di Ataccia. Adattamento delle foglie al mezzo ambiente. Nettarii estranuziali. Dico- gamia ed omogamia nella vite. Impollinazione del cotone. Specie cleisto- game e specie adinamandre. «Piante anemofile ed entomofile nelle isole. Movimenti nelle piante superiori. Vegetazione artica. Fillotassi uniseriale. Latice e vasi latieiferi. Origine della flora alpina, ecc. Annuario scientifico ed industriale. Anno XVII, Milano, Treves 1881. 46. — Fondamenti di Biologia Vegetale. I. Prolegomeni. Rivista di Filo- sofia Scientifica. Anno I, Vol. I, fase. I. Mitano-Torino 1881. 47. — Rassegna botanica. Studii sulle Cicadee. Anatomia delle piante scan- . denti. Organi omologhi ed analoghi. Infiorescenze scorpioidi.: Morfologia dell’ovulo. Fondamenti biologici. Nettarii estranuziali. Biologia dei fiori al- ` pini. Rapporti tra fiori e pronubi. Apparecchi di disseminazione. Respira- zione delle piante. Operazioni degli stomi. Classificazione delle Tallofite. Sezioni del genere Pinus. Rapporti genealogici e geografici del genere Rubus. Flora della Groenlandia ecc. Annuario scientifico ed industriale. Anno XVIIL Milano, Treves 1882. Mate spiritualisme dans la Science. Revue internationale, I. année, tom. II, 4. livraison. Rome 1882. COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 305 49. — Teoria generale della fillotassi. Atti della R. Università di Genova. Vol. IV, part. II. Genova 1883. 50. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- nografia delle piante formicarie. Parte Prima. Rassegna delle piante for- — . . nite di nettarii estranuziali. (dalle Ranuncolacee alle Oleacee). Memorie della È R. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. VII. Bo- ; logna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1886. 5 5l. — Fiori doppii (Flores pleni. Memorie della Real Accademia delle à . Scienze dell'Istituto di Bologna, Ser. VI, Tom. VIU. Bologna, Tip. Gambe- rini e Parmeggiani 1887. 92. — Zigomorfia florale e sue cause. : Malpighia, Anno I, fase. VI. Messina, i - Tip. Capra e Ge 1887. + 93. — Il nellario florale del Symphoricarpus racemosus. Malpighia, Anno I, fasc. X-XI. Messina, Tip. Capra e C.° 1887 94. — Sul nettario florale del Galanthus nivalis, L. Malpighia, Anno I, fase. VIIL Messina, Tip. Capra e C.» 1887 = 55. — Equazione chimica e fisiologica del processo della formazioné al- Coolica. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. XIX, 1887, p. 260. 96. — Il passato, il presente e l' avvenire della Psicologia. Discorso per l inaugurazione degli studii nella R. Università di Bologna. Bologna 1888. 57. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- nografia delle piante formicarie. Parte Seconda. Rassegna delle piante for- nite di nettarii estranuziali (dalle Bignoniacee ai Funghi). Memorie della . R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. 1X. Bo- logna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1888. 98. — Osservazioni sopra i batteriocecidii e ta sorgente d’ azoto in una pianta di Galega officinalis. Malpighia, Anno II, pn. 385-394. 1888. 59. — Applicazione di nuovi criteri per la classificazione delle ‘piante. — . Prima Memoria. 1. Divisioni primarie del regno Vegetale. II. Origine delle ` Monocotiledoni. HI. Classificazione dei Tallofiti. IV. Posizione dei Briofiti e bs dei Pteridofiti. V. Classificazione dei Briofiti. VI. Classificazione dei Pteri- ` dofiti. VIL Pteridofiti dei tempi paleozoici. Memorie. della R. Accademia delle Seienze dell'Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. IX. Bologna, PE Gamberini e Parmeggiani 1888. - 60. — Apparato per illustrare la teoria meccanica della fillotassi. Mal- Soe? Ann. II, fase. IL 1888, e : (6L — EE di nuovi criterii per la casi fazione a delle piante, 306 ; O. PENZIG Seconda Memoria. VIH. Classificazione delle Gimnosperme. IX. Divisione delle Gimnosperme in quattro famiglie. X. Natura morfologica delle squame ovulifere delle Abietinee e di altre Conifere. XI. Teoria generale del car- pidio. XIL Fondazione della famiglia delle Salisburiee. XII. Singolarità del genere Sciadopitys. XIV. Circoscrizione e dipendenza della tribù delle Arau- * eariee. XV. Circoscrizione e dipendenza delle Podocarpee. XVI. Ordinazione delle Tassinee e loro dipendenza. XVII. Ordinazione delle Cupressinee. XVIII. Ordinazioue delle Abietinee. XIX. Importanza delle Cieadee. XX. Ordinazione e dipendenza delle Gnetacee. XXI. Schemi classificatorii delle Gimnosperme. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. IV. Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini Parmeggiani 1889. 62, — Note ed osservazioni botaniche. Decuria prima. I. Anemofilia e scatto delle antere presso il Ricinus communis. II. Ascidii temporarii di Sterculia platanifolia e di altre piante. III. Nettarii estranuziali nelle Eliantee. IV. Nuova pianta a nettarii estranuziali. V. Variazione nelle squame involucrali di Centaurea montana. VI. Anemofilia dei fiori di Phyllis Nobla. VII. Galle quercine mirmecofile. VIIL Acacie africane a spine mirmecodiate. IX. Sul- l'affinità delle Cordaitee. X. Singolare fenomeno d'irritabilità nelle specie di Lactuca. Malpighia, Anno III, Vol. III. Genova, Tip. Ciminago, Dicembre 1889. 63. — Valore morfologico della squama ovulifera delle Abieiinee e di altre Conifere. Malpighia, Anno III, Vol. II. Genova, Tip. Ciminago, Giugno 1889. 64. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- 3 nografia delle piante formicarie. Parte terza ed ultima. Rassegna delle piante che apprestano nidi e domicilii alle formiche. Considerazioni gene- i rali e conclusioni. Con un quadro delle regioni fitogeografiche. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1889. 65. — Sulla impollinazione dell’ Arum Dracunculus, L. Malpighia, Anno : IL Vol. IL Genova, Tip. Ciminago, Febbraio 1890. : 66. — Ancora sulla impollinazione del Dracunculus. Malpighia , ST IV, p. 134-135. Genova 1890. : 67. — Note ed osservazioni botaniche. Decuria Seconda. I. Biologia delle ` Gimnosperme. IL Pensieri ed osservazioni sulla disseminazione. IL Fun- zione degli ascidii di Dischidia. 1V. Una delle funzioni della glaucedine. N Significazione biologica del nettarostegi florali. VI. Funzione della or rolla di Bassia latifolia. VII. Anemofilia di Bocconia frutescens, Dodonaea ` COMMEMORAZIONE Dİ FEDERICO DELPINO 307 | viscosa, Erica scoparia, Mercurialis perennis. VIII. Apparecchio florale stau- rogamico della Barnadesia rosea. IX. Staurogamia presso il Sauromatum E guttatum. X. Simbiosi fra Epatiche fogliose e Rotiferi. UN Anno IV, fasc. I.-II. Genova, Tip. Ciminago 1890. È 68. — Fiori monocentrici e policentrici. Malpighia, Anno HI, Vol. III. Genova, Tip. Ciminago 1889, 69. — Contribuzione alla teoria della Pseudanzia. Malpighia, Anno IV, Vol. IV. Genova, Tip. Ciminago, Ottobre 1890. i 70. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle piante. Terza Memoria. XXII. Classificazione delle Angiosperme. XXIII. Quali sieno gli ascendenti delle Angiosperme. XXIV. Quali delle odierne forme angio- spermiche sieno da ritenersi prototipiche. XXV. Invenzione di un nuovo È criterio tassonomico: Angiosperme euante e pseudante. XXVI. Teoria della E Pseudanzia. XXVII. Pseudanzia nelle Malvacee e Rosacee. XXVIIL Pseudanzia nelle famiglie dipendenti dalle Malvacee. XXIX. Pseudanzia in aleuni ge- neri di Rosacee e nelle famiglie affini. XXX. Probabile pseudanzia im altre famiglie. XXXI Angiosperme euante. XXXII. Angiosperme di dubbia : o d'incerta sede. Memorie della R. Aecademia delle Seienze dell Istituto Le: - di Bologna. Ser. IV, Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1890. Eo 71. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle Piante. | Quarta Memoria. XXXIII. Canoni della dottrina filogenetica applicabili alla classificazione delle piante. Memorie della R. Accademia delle Scienze del- l'Istituto di Bologna. Ser. V. Tom. I. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeg- giani 1890. È, 72. — Pseudanzia di Camellia e di Geum. (in collaborazione col Dott. | Ugo Bernaroli. Malpighia, Anno V, fasc. Ill. Genova, Tip. Ciminago 1891. È 73. — Pensieri sulla metamorfosi e sulla idiomorfos? presso le piante vascolari. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bo- logna, Ser. V, Tom HI, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1892. 74. — Esposizione di una nuova teoria della Fillotassi. Atti del Congresso latermsizionale Botanico 1892. Genova, Tip. Sordo-muti. 75. — Esposizione della teoria della Pseudanzia. Atti del Congresso pe tanico Internazionale 1892. Genova, Tip. Sordo-muti. 76. — Disordini Universitarii. Cause e rimedii. Bologna 1892. 7. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle piante. Quinta Memoria. XXXIV. Proposte di correzioni e di emendazioni ai quadri | tassonomici delle Angiosperme. A. Rinantacee. B. Passifloracee e Cucurbi- 308 O. PENZIG tacee. C. Aristolochiacee. Memorie della R. Accademia delle Scienze del- l'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. III. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeg- B giani 1893. d 78. — erac et Eteromericarpia nelle Angiosperme. Con un capitolo — — sul mimismo nei frutti e nei semi. Memorie della R. Accademia delle 3 Scienze dell' Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. IV. Bologna, Tip. Gamberini M e Parmeggiani 1894. 79. — Sulla viviparità nelle piante superiori e nel genere Remusatia Schott. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. V. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1895. 80. — Studi fillotassici. I. Casimiro De Candolle e la teoria fillopodiale. II. Sdoppiamento dei fillopodii. III. Polimeria nelle fillotassi verticillari. IV. Moltiplicazione e contrazione d’organi fogliari. Malpighia, Anno IX. Genova, Tip. Ciminago 1895. E — Socialismo e Storia Naturale. Discorso per la inaugurazione degli stadi presso la R. Università di Napoli nell'anno accademico 1894-95. Na- | poli, Tip. della R. Università 1895. py 82. — Applicazione di nuovi criterii per la Classificazione delle piante. : Sesta memoria. IL Moncotiledoni. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. VI. Bologna, Tip. Gamberini e Par- meggiani 1896. : 3 83. — Dicroismo nell’ Euphorbia Peplis e in altre piante. Rendiconti | dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 6. Na- poli 1897, Giugno. i d 84. — Dimorfismo del Ranunculus Ficaria, L. Memorie della R. Acca- ` demia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. VI. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1897. 85. — Per la crilica. Rivista contemporanea, fase. 6. Napoli 1897. 86. — Gaetano Licopoli. Parole commemorative. Rendiconti della R. Ac- F cademia delle Scienze Fisiche e matematiche di Napoli. Napoli 1898. | 87. — Studi di Geografia botanica secondo un nuovo indirizzo. L Prelimi- nari. IL Divisione della terra in territorii fitogeografici. Centri di forma- zione delle specie. Centri di sviluppo. IL Centri di formazione e di sviluppo dei generi, delle tribù e delle famiglie. IV. Stazioni. V. Regioni. VL Enu- merazione e classificazione delle diverse regioni. VII. Endemismi. Memorie della R. Accademia delle Scienze deif" Istituto di inue Ser. V. Tom. Ve Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1898, ` COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 309 88, — Nuove specie mirmecofile fornite di nellarii estranuziali. Rendiconti della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 6.° e 7.° Giugno-Luglio 1898, 89. — Commemorazione del Prof. Teodoro Caruel. Rendiconti della R. Ac- cademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. 1898. 90. — Rapporti tra la evoluzione e la distribuzione geografica delle Ra- nuncolacee. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bo- logna. Ser. V. Tom. VIII. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1899. 91. — Questioni di Biologia vegetale. 1. Definizione e limiti della Biologia. Rivista di Scienze Biologiche, diretta da E. Morselli, Fase. L Gennaio 1899. 92. — Note di Biologia Vegetale. M. Apparecchio sotterratore dei semi. Rivista di Scienze Biologiche. fasc. VILI. IX. Agosto-Settembre 1899. Como, Tip. Longatti. 93 — Relazione sulla oar lunità d' impiantare giardini sperimentali di colture tropicali nell’ Eritrea. Alla Illustre Società Reale delle Scienze Ma- tematiche, fisiche e Naturali. Rendiconto della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 2 e 3. Febbraio e Marzo 1899. 94 — Definizione e limiti della Biologia vegetale. Bullettino dell’ Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fase. I, p. 5. Napoli, Tip. Tessitore 1899. 95. — Piante formicarie. Parte prima. Bullettino dell Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fase. I, p. 36. Napoli, Tip. Tessitore 1899. 96. — Sulla costituzione del Ranunculus Ficaria, L. nei dintorni di Dresda. Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fase. I, p. 24. Napoli, Tip. Tessitore 1899. 97. — Comparazione biologica di due flore estreme, artica ed antartica. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. VIII. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1900. 98. — Sulle piante a bicchieri. Bullettino dell Orto Botanico di Napoli, Tom. 1, fasc. 2, p. 63. Napoli, Tip. Tessitore 1900. 99. — Piante formicarie (seguito). Bullettino dell’ Orto Botanico di Na- poli. Tom. I, fase. 2, p. 67. Napoli, Tip. Tessitore 1900. 100.— Questioni di biologia vegetale. 3. Funzione nuziale e origine dei sessi. Rivista di Scienze biologiche. Vol. 11, n. 4 e 5. Como, Tip. Longatti 1900. 101, — ‘Circa la teoria delle spostazioni fillotassiche. Rendiconti della R. PERS delle Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli. 1900. — Sugli artropodi fillobii e sulle complicazioni dei loro rapporti 02. oi Bullettino della Società Botanica Italiana 1901. XIX, Vol. XIX 310 | O. PENZIG 103. — Per una rettificazione. Bullettino della Società Botanica Italiana. 1901. 104. — Sopra wn organo caratteristico di alcune Cucurbitacee e sulle relazioni delle piante coi Tripidi. Memorie della R. Aceademia delle Seienze dell Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. IX. Bologna, Tip. Gamberini e Par- meggiani 1901. 105. — Leonardo Jovine. Il secolo ventesimo. Moniti e ii di Zoroastro. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1901. 106. — Dei meriti di Domenico Cirillo verso la botanica. Napoli, Tip. Morano e figlio 1901. 107. — Sul genere Douzellia, Ten. Rendiconti della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, Fasc. 8-11, 1902. Agosto a Novembre. 108. — Piante formicarie (seguito). Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fasc. 3, p. 201. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1902. 109. — Domenico Cirillo e le sue opere botaniche. Bullettino dell Orto Botanico di Napoli. Tom, I, fasc. 3, p. 292. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1902. 110. — Notizie fitobiologiche. 1. Nettarii estranuziali in una specie di Fraxinus. IL Eteromericarpia di Portulaca oleracea. D. Eterocarpia di Fí- lago gallica. Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. Tom. L'fasc. 4. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1903. S 141. — Cladomania di Picris hieracioides. BuMettino della Società bota- nica Italiana, p. 275. 1903. 112. — Piante formicarie (seguito e fine). Bullettino dell' Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fase, 4, p. 349. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1903. 113. — Sul fenomeno della macrobiocarpia in alcune piante. Rendiconti della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, fase. 2. Febbraio 1903. 444. — Aggiunte alla teoria della classificazione delle AAT Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1903. 115. — I Radio. Il Giornale d'Italia. 1904, Roma. 116. — Zoidiofilia nei fiori delle Angiosperme. Parte prima. Bullettino del R. Orto Botanico di eo: Tom. li, fase I, p. 3; Napoli, Tip. Tessi- tore 1904. 147. — Sulla funzione vessillare presso i fiori delle Angiosperme. Me- morie della R. Accademia delle. Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. VI, Tom. L Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1904. = n AY sri SE dw Za Et, INTE e ebe KE EE M CAT AT SR 2 EE MEE eq RO TN ee i (A WEE Sec À id ; Dorr. DOMENICO MIANO — = Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili di « Lunularia vulgaris » Mich. (con Tav. IV). Da qualche tempo mi sto occupando delle Epatiche di Sicilia e di aleune anche in ordine alla loro struttura ed ai processi riproduttivi. Fra il materiale che fu fin'ora oggetto delle mie ricerche, parte forni- tomi dal Prof. Cavara e parte da me stesso raccolto, vi era in copia della Zunularia vulgaris Mich. (L. cruciata L.). Com'è noto la ZLwawularia fruttifica assai difficilmente in Europa mas- sime nelle regioni del Nord, e da quanto ho potuto rilevare la deseri- zione che si fa dei suoi organi, riproduttori è tratta sempre dalla de- scrizione e dalle figure del Bischoff. Anche la recentissima monografia dello Schiffner in Engler und Prantl Pflanzenfam. riporta la classifica figura del Bischoff. : Da notizie fornitemi dal Prof. Caro Massalongo, eui rendo qui pub- - bliche grazie, esistono anche buone figure del Micheli che per altro considerò la pianta monoica mentre è notoriamente dioiea; d'altra parte io non ho potuto averle sott' oechio. Dalla figura del Bischoff si arguisce come al pari della Marchantia , la Zunularia emetta da cripte del tallo dei ricettacoli femminili lun- gamente pedicellati e come tali ricettacoli siano formati di 4 lobi cia- senno dei quali porta parecchi E di cui generalmente uno solo per raggio viene a maturità. Secondo mi riferisce il Prof. Cavara, nell’ Orto botanico di Catania, alcuni anni or sono, furono da lui raccolti esemplari di Lunularia con organi masehili e per tali eonfermati dal Levier di Firenze. Ora, dai numerosi esemplari da me esaminati quest'anno, dei quali buona parte presi dalle lave (sciare) della contrada Picanello nei pressi di Catania, E parte anche nei viali dell’ Orto botanico, mi occorse frequentemente = di osservare accenni di formazioni di organi riproduttori all’infuori delle - ben note fossette semilunari. Ma dall'esame fatto mi risultò sempre che 312 DOMENICO MIANO si trattava di inizi di ricettacoli femminili: mai una sola volta ebbi oc- casione di riseontrare organi maschili. Intanto fu cosi grande la varietà sia di forme di sviluppo, sia di disposizioni di questi abbozzi di organi femminili che m' indusse a prenderli in accurato esame tanto più che durante tutto il periodo invernale-primaverile non mi fu dato di notare lo sviluppo normale e definitivo di essi. Ciò essendo legato da un lato alle variazioni meteoriche e dall’altro a condizioni biologiche cui code- sta epatica si è venuta adattando, valeva la pena di farne oggetto di ricerche. I casi svariati da me esaminati si possono raggruppare nei seguenti : a) Gli archegoni sono situati sul fondo della eripta su di un mam- mellone appena accennato. 5) Sono adattati ai lati del mammellone iniziale il quale non pro- segue nell’ accrescimento e perciò non esiste forma ricettacolare com- pleta. c) Sono situati su di un ricettacolo appena abbozzato il quale, an- che a sviluppo ulteriore, non fuoriesce dalla cripta che lo ricetta ma è sostenuto da brevissimo peduncolo che tale si arresta. Gli organi femminili in tutti i casi predetti si lasciavano scorgere sotto forma di minuti ciuffetti seariosi, di colore bianco-gialliecio , che risaltavano nel verde brillante della fronda ed occupavano in numero di 2 o 3 la linea mediana di questa. Intanto, nel primo caso, che è anche il più semplice, visti in sezione trasversale tali organi (fig. le 2) si mostrano come delle escavazioni o eripte interessanti i */, dello spessore del tallo, a contorno circolare od elissoidale. Dalla base di tali eripte sorge il mammellone o abbozzo del ricettacolo a guisa di protuberanza convessa più o meno sviluppata, sì da raggiungere in altezza o il terzo (fig. 1) o anche il quinto o il se- sto del diametro minore della eripta. Sopra questo mammellone si ri- scontrano già bene formati un certo numero di arehegoni inseriti talora (fig. 1) in parte sull'apice mammellonare, in parte aj lati, ovvero (fig. 2) in cireolo a breve distanza dall' apice. I colli degli archegoni sono rivolti verso I apice della cripta e sono diritti e, più eminenti, re ineurvati, tendenti sempre all’ apertura ST # ` í ` j i MMC E Ww LEE E Sr S TT Pa MMC PIER a edP Tp TO. OMS ANOMALIE DI SVILUPPO DEI RICETTACOLI FEMMINILI, ECC. 318 della escavazione, quelli più bassi. Tutti gli archegoni si mostrano re- golarmente costituiti e con una cellula basale a contenuto granulare e con nucleo, il che li fa ritenere pronti per la fecondazione. Per quanto alcuni si presentino di maggiore sviluppo degli altri, non mi fu dato stabilire se realmente fossero stati fecondati; certo non era avvenuta divisione ancora della cellula uovo. Ai lati degli arehegoni e tutto al- l’ingiro sorgono poi numerose parafisi o lacinie, le quali, in aleuni casi, si portano sino all'apice ehe sormontano: in altri easi rimangono al di- sotto di questo. | Nel secondo caso l’ abbozzo del ricettacolo i pure rinehiuso nella eripta ma il mammellone ha assunto uno sviluppo maggiore tanto da presentare un accenno di piede in una sua parte basilare. Quivi gli ar- chegoni non sono inseriti sulla parte eulminante del mammellone, ma sui fianchi di esso e precisamente sotto la sua parte allargata per cui ciascun archegonio, che è inserito normalmente all’ asse del mammel- lone, piega più fortemente il suo collo rivolgendosi verso l’apertura della cripta (fig. 3). Le parafisi, qui pure numerose, sorgono in parte dal pie E colo piede ed in parte dal fondo della eripta, tutte ripiegate verso l'alto. Nel terzo caso l' abbozzo del ricettacolo si mostra ancora più evoluto si da presentarsi sostenuto da un peduneolo più o meno sviluppato (fig. 4 e». i Ordinariamente il mammellone ricettacolare foggiato già a guisa di ombrella, è asimmetrico per la sua inserzione rispetto al peduncolo e ri- .sulta di 8 pretuberanze disposte in 4 raggi, a due a due, su 4 settori quasi sempre a croce con disposizione nettamente zigomorfa, come rile- vasi dalle sezioni trasversali (fig. 6 e 7). Spessissimo tali protuberanze ricettacolari sono rispettivamente avvolte da un ampio invoglio non del tutto aderente, all'aseella del quale stanno inseriti gli archegoni in numero variabile (fig. 4 e 5). Questi per altro | possono direttamente originarsi sui mammelloni predetti o anche, caso raro, nello spessore dell'invoglio stesso (fig. 8, 9, 10). ` E da notare frattanto che non sempre tali mammelloni raggiungono ‘in un medesimo ricettacolo lo stesso grado di sviluppo ed allora in un Ee uno dei nad si mostra assai più sviluppato dell'altro che 314 DOMENICO MIANO gli é SCH e talora anche xm essere che si abbia atrofia completa di uno di essi. Gli arehegoni sono ordinariamente rivolti in basso ed i loro colli o si mostrano ripiegati verso l'apertura della cripta, o anche rivolti in basso: forse quest'ultima disposizione é di carattere transitorio. Le laci- nie, che sono anche qui numerose, si limitano alla base del peduncolo: esse rimangono tuttavia distanti le une dalle altre e non costituiscono mai quella specie di collaretto basilare frangiato assai caratteristico nei easi di normale e a completo sviluppo dell’ organo. Se ora dalle disposizioni accennate nei casi sopra descritti si volesse trarre delle deduzioni d'ordine generale e filogenetico dovremmo dire che i easi presentati. nella prima delle disposizioni descritte farebbero riannodare tali iniziali sviluppi ai concettacoli dei generi Aytonia e E GES 3 TRE A eU p SSR ONE decidir ee RARI SURE et EN Clevea dei quali aleune specie sono comuni nei paesi caldi d' Europa : solo che in questi generi gli abbozzi di tali ricettacoli, pur mantenendo forme e disposizioni analoghe a queste della Zunularia, si accrescono E tanto da elevarsi alquanto al di sopra della fronda. | I easi della seconda disposizione rieorderebbero i ricettacoli del genere Corsinia , dove però il mammellone, ai fianchi del quale sono situati e gli archegoni, continua a svilupparsi in guisa da lasciare ai lati gli 3 archegoni ed assume al riguardo di questi una funzione di protezione. A: Gli sviluppi da me osservati nella terza ed ultima categoria di casi, 3 sono in eerto modo paragonabili ai ricettacoli delle Marchantiaceae più evolute presso le quali sono 8 i mammelloni iniziali di altrettanti raggi del ricettacolo, come 8 pure sono le divisioni da me osservate per i de- ; scritti easi della Zunu/aria, mentre nei casi normali avvene qui 4 soltanto. | Ts Il rilievo di tali. anomalie di sviluppo negli organi femminili della — — Lunularia vulgaris induce perciò a ritenere che esse sieno il prodotto COM di speciali adattamenti dipendenti da condizioni climatiche sfavorevoli, Y cioè sieno degli arresti di sviluppo degli organi ricettacolari con modi- ficazioni nella forma, la quale, 0 tende a ridursi in modo da ricordare | disposizioni semplici, proprie di tipi meno evoluti di epatiche, ovvero, e a complicarsi, sebbene in modo effimero, da ricordare disposizioni ehe — sono proprie di tipi filogeneticamente più evoluti. Sr 0% SENTIRE: ANOMALIE DI SVILUPPO DEI RICETTACOLI FEMMINILI, ECC. 315 Difatti le condizioni che presiedono allo sviluppo della Zwawlaria in Sicilia sono ben singolari in certe annate. In quest’ anno, ad esempio, alla stagione invernale-primaverile umida, anzi assai ricca di precipita- zioni, seguì d'un tratto una stagione estremamente asciutta e calda, tale da determinare l' arresto della vegetazione. Quelle stesse epatiche che si trovavano in luoghi molto reconditi, nelle caverne delle lave dei dintorni di Catania e che, per le condizioni favo- revoli di umidità si accingevano a dare organi sessuali, in brevissimo tempo si arrestarono nello sviluppo non lasciando anzi più traccia di sè. In ordine alla sterilità degli organi osservati, fra le eause non dub- bie. oltre l'atrofia di tali organi, evvi la mancanza sopra rilevata di in- dividui maschili. La diffusione di tale comuvissima epatica è assicurata, non v ha dubbio, dai mezzi agami di moltiplicazione ossia dai propa- goli; anzi, l'abbondanza di questi organi è forse la causa della soppres- sione dei sessi, come si verifica anche in piante superiori (Oæalis cer- nua, ecc.) per cui gli accenni ad organi sessuali che di già ho descritto si possono considerare come dei tentativi di sviluppi consentiti da con- dizioni favorevoli sul principio in seguito contrasta ii. Istituto botanico della R. Università di Catania. Giugno 1905. Teratologia e patologia delle foglie di aleune piante. Appunti DEL Dorr. C. MASSALONGO. (con Tav. V e VD. SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. Chi da lungo tempo si occupa di fitoteratologia deve certamente aver constatato ehe vi sono delle piante sulle quali di solito si incontrano delle speciali anomalie o mostruosità, quasichè palesassero per quest'ul- time una predisposizione. Fino ad un eerto punto questo fatto potrebbe talvolta spiegarsi se si tenga conto di aleune particolarità offerte da non poche piante, nel loro stato normale. Così si comprenderà p. e. come potranno rinvenirsi eon maggior frequenza casi di sinfillia, sinanzia 0 sincarpia su specie vegetali fornite di foglie, fiori e frutti fra loro rav- vieinati, in confronto di altre dove invece gli stessi organi trovansi piü o meno discosti. Forse più spesso ciò però dipende da un fenomeno di eridetarietà, essendo stato riconosciuto che, non di rado, vengono fissati e trasmessi da generazione in generazione ancora dei caratteri acquisiti anormali, come si verificherebbe a mo’ d'esempio per la faseiazione del. l'infiorescenza di Celosia cristata, e per la sinanzia o meglio pleomeria degli elementi dei verticilli fiorali di Zycopersicum esculentum. Comun- que sia fra coteste piante devesi ancora annoverare la Sazifraga eras- sifolia a motivo di due mostruosità che comunemente interessano le sue foglie. . |. Di queste mostruosità luna si manifesta coll’ anormale produzione di duplieature laminari le quali a partire dalla base della pagina su- periore della foglia, si estendono, con tragitto variamente sinuoso 0 Cre- spo, lungo la sùa costa mediana, potendo, alle volte, arrivare sino all’a-. pice di quest’ultima. Esse offrono la medesima struttura bilaterale del lembo, e eostantemente si osserva che vi ha continuità fra le due fac- cie morfologiche omologhe di questo e quelle delle rispettive duplica- ture. È noto inoltre che al luogo dove queste, inferiormente divergendo, ripiegansi per continuarsi nel contorno della foglia, si forma a destra e eege: E FA de iol s TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 317 sinistra della base della costa (Tav. V, fig. 3), una depressione o pic- eolo ascidio. II. L'altra mostruosità invece consiste nella trasformazione della foglia in un aseidio imbutiforme (o più giustamente in un epiaseidio, eorrispon- dendo il suo lato interno alla pagina morfologica superiore della foglia), con apertura più o meno obliqua, aseidio che viene a prodursi in con- Seguenza di anormale unione dei due margini laterali della lamina. per una maggiore o minore estensione della loro lunghezza. Queste due mostruosità, che sovente sono concomitanti ancora ad atrofia in diverso grado manifesta della foglia, furono anche da me precedente- mente in dettaglio descritte ed illustrate con figure (*); posso anzi dire che durante il periodo di più di 20 anni, le ho viste re sempre con maggiore o minore frequenza ogni anno. III. Assai di rado, per contrario, sopra la stessa specie incontrai una terza mostruosità, la quale in eerta maniera riunirebbe le alterazioni dei due casi teratologici surriferiti. L'aseidio infatti in cui veniva trasfor- mata una foglia, presentava ancora due duplicature laminari rientranti. nella sua cavità (Tav. V, fig. 1). Questo caso teratologico merita parti- colare considerazione, anche per il fatto, che si tratta di un ascidio (epiascidio) originatosi non già per semplice saldatura dei margini la- terali del Jembo fogliare, come avviene d ordinario, ma in quella vece, | per la éonerescenza al lato dorsale delle due metà della foglia mostruosa, al luogo dove le duplicature di cui sopra, ripiegandosi verso la cavità ascidiale, vengono reciprocamente a contatto colla loro rispettiva super- ficie morfologica inferiore. IV. Fra le anomalie offerte da questa pianta, va ricordata ancora la parziale denudazione delle nervature della foglia , in conseguenza della mancata continuità del parenchima ad esse frapposto; ragione per la . quale il lembo verrà in tal guisa a trovarsi irregolarmente diviso. Così nella foglia mostruosa rappresentata alla figura 2 della tavola V, al di- Sopra della metà di sua ragni, il lembo pe ineiso, 0 ENEA e d terato NEE in Nuovo Giorn. Bot. It., vol. XVIIL 324-326, Tav. XV, fig. Il; Firenze 1886. — Note teratologiche, in l. s. c., vol. XX p. 11-12, Tav. E dig. 9-10; Firenze 1890. 318 |: @ MASSALONGO porta nell’ insenatura due lobi pieciuolati alla maniera di fogliette, i della lamina. Di questi lobi anormali foglioliformi, il mediano e più grande si trova sulla continuazione della costa, mentre il laterale e piü piecolo, termina una nervatura secondaria. V. In eonfronto perd delle menzionate deformazioni, assai più singo- lare è di certo la seguente. Voglio dire di una foglia sulla faecia della quale (Tav. V, fig. 3) oltre delle solite anormali duplicature, portava all disopra di esse ed in corrispondenza della costa, delle enazioni rappre- quali per la ragione suesposta, sembrano quasi tagliati fuori dal resto = sentate da due piccoli ascidii apotecioidei, stipitati, eol contorno den- | tato, alla maniera del margine della foglia. L’interno lato di ciascuno di essi corrispondeva però alla pagina inferiore, mentre quello esterno, ehe si continuava lungo dei rispettivi stipiti colla pagina superiore del ` lembo fogliare, offriva i earatteri di quest' ultima, eome tipicamente si riscontra nei così detti ipoascidii. Questa mostruosità da me rinvenuta nel giardino Giusti (Verona), è perciò essenzialmente caratterizzata dalla produzione di ipoaseidii epifilli. VI. Esaminando numerose altre foglie di questa Sazifraga, avea già notato, specialmente su quelle atrofiche e più o meno sformate, che so- vente il contorno della loro lamina estroflettendosi verso il lato dorsale, formava delle anse (Tav. V, fig. 4) le quali mostravano la tendenza di — restringersi e strozzarsi sempre più alla loro base (Tav. V, fig. 4 ad). Per questo motivo i due margini opposti delle medesime, in corrispon-. denza della strozzatura, venendo reciprocamente a contatto, finivano col ` saldarsi assieme; così si costituivano lungo il contorno della foglia delle piccole appendici sessili, più o meno concave, le quali simulavano pres... sochè delle specie di ascidii rudimentali, che talvolta trovavansi ancora un poco spostati verso il lato dorsale della lamina (Tav. V, fig. 4 d). In seguito a quest'ultima constatazione specialmente; mi venne il siepe che accentuandosi sempre più lo spostamento, verso la pagina inferiore della foglia, di tali appendici inframarginali, e che inoltre intervenendo E Lee con somma soddisfazione, ebbe piena eonferma, avendo rinvenuto. dei fenomeni di accrescimento intercalare alla base della loro inserzione, . SS potessero anche originare dei veri ascidii stipitati ipofilli. Questo so- TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE D] ALCUNE PIANTE 319 una foglia mostruosa la quale appunto, ad una certa distanza del suo apice, ed al lato dorsale, portava due piccoli ascidii pedicellati come quelli rappresentati alle fig. 5-6 della Tav. V, di cui la sconcavità (come del resto era da prevedersi in base alla maniera di loro formazione) cor- rispondeva alla pagina superiore della foglia. Evidentemente colla pro- duzione di detti epiascidii ipofilli, ne risulta un caso teratologico che riproduce, in certa maniera, affatto a rovescio quello più sopra stu- diato. VII. Ma non si creda che con ciò sia finita la serie delle alterazioni da me osservate che affettano le foglie della Saxifraga crassifolia, per- ché su di esse un'altra ne rinvenni, la quale, quantunque meno appa- riscente delle surriferite, non offre però per questo minore interesse. La mostruosità (chiamiamola per ora cosi) a cui alludo è già stata, almeno nella sua esterna apparenza, brevemente, e direi quasi alla sfuggita, ri- cordata nelle mie « Note teratologiche » (in l. s. e., p. 15), senza perd allora rilevarne la sua vera natura e le correlative particolarità struttu: rali. Per questo motivo eredetti opportuno, in questa occasione, di ritor- ` narvi sopra, onde meglio farla conoscere come meritava. Nelle eitate .« Note teratologiche » trovasi riferito che sulla faccia della foglia, ecce- zionalmente, le nervature si presentano sporgenti. Per essere però più esatti si tratterebbe invece della insolita produzione di costole rilevate sulla pagina superiore (rarissimamente inferiore) del lembo, le quali ‘sebbene di solito corrispondano infatti alle nervatur:, talvolta ciò non sì verifica, potendo, avere ancora un tragitto ad esse traversale e si- nuoso, senza verun manifesto rapporto per ciò colle dette nervature (Tav. V, fig. 7 e VI, fig. 8). Tali costole sporgenti sono al massimo un millimetro alte, sovente si ramifieano e possono presentarsi anche in- sieme anastomizzate. Va notato che qualora colla loro estremità arri- | vino sino al'margine della foglia, il contorno di questa, in cor rispon- denza delle medesime, subisce una maggiore o minore insenatura (Tav. V, fig. 7 e Tav. VI, fig. 8); ciò che è l'effetto di ostacolato sviluppo del lembo fogliare al luogo dove una delle anzidette costole, raggiunga il suo contorno. Per ciò, come ebbi già rilevato (in l. s. c.), le foglie che portano le escrescenze costoliformi in questione, mostrano ordinariamente 320 C. MASSALONGO ancora il lembo più o meno lobato (Tav. V-VI, fig. 7-8), mentre è desso- nello stato normale, obovato e solo dentato nel margine. Si aggiunga che allorquando tali escrescenze hanno raggiunto il. loro sviluppo, si rompono all apice longitudinalmente, ed in eorrispondenza della rottura si osserva più tardi una linea di color oscuro; in seguito vedremo come ciò dipenda da produzioni soverose. Per indagare in qual guisa si ori- ginano queste singolari esereseenze, tenni dietro al loro sviluppo a par- ` tire dal momento in eui erano appena indiziate da una lieve increspa tura sulla pagina superiore delle foglie. E Prima però di far conoscere le loro fasi evolutive, devo rammentare - aleuni caratteri offerti dalla lamina della foglia normale. A tale riguardo, per il nostro scopo, basterà sapere che le nervature sporgono soltanto al lato dorsale di essa, mentre sulla faccia, a queste corrisponde una de- È: pressione docciforme più o meno manifesta ed inoltre che il tessuto a palizzata del mesofillo , al disopra delle nervature secondarie e special- mente di quelle di ordine superiore, si continua senza presentare modi- T ficazioni apprezzabili. Ciò premesso se ora si faeeia una sezione trasver- sale al luogo, dove sulla foglia seorgonsi i primordi di una costola, si constata che il predetto tessuto a palizzata (Tav. VI, fig. 9) perde dei ` suoi caratteri, inquantochè ivi i cloroplasti vanno a poco a poco a dile- guarsi dalle sue cellule, le quali subiscono numerose divisioni; ulterior- mente arrotondandosi. Per tal guisa in quella regione il tessuto a pa- lizzata trovasi interrotto, venendo sostituito da cellule isodiametriche (in ` sezione), contenenti un succo incoloro e solo qua e là qualche drusa cri- stallina. Così si costituisce un tessuto eon caratteri di collenchima o me- renchima (Tav. VI, fig. 9-10) molto simile a quello ipodermico che limita. le nervature al lato dorsale della foglia. Si tratterebbe per ciò della lo- cale formazione di un tessuto anormale, il quale, secondo il Küster (*), | dovrebbe classificarsi fra le iperplesie omoplastiehe. Dapprima a questa SC escrescenza dovuta ad iperplesia cellulare, tien dietro estroflettendosi anche l' epidermide superiore od epifillo , finchè almeno lo permetta il = Hubs di Segoe di eui sono pun le sue cellule. Soltanto allorchè E Kistar E. Palologische SE ; Jena 1903. TÉRATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 321 tale neoformazione istologica é prossima a raggiungere il definitivo svi- luppo, l'epidermide ene la limita all'esterno, non potendo più contrabi- lanciare la tensione esercitata dal turgore e volume del sottostante tes- . suto iperplasieo, si rompe, lungo una linea ehe corrisponde al vertice della costituitasi escrescenza (Tav. VI, fig. 11). Questa rottura o lacera- zione però interessa anche gli elementi contigui immediatamente sotto- posti all'epidermide; la lesione che si è così prodotta viene successivamente ‘chiusa e rimarginata da cellule di sovero, dopodichè la costola non su bisce alcun ulteriore aumento e modificazione. A questo intento negli elementi del mesofillo giacenti al disotto di quelli che vennero interes- sati dalla rottura, come pure in altri dell'epidermide stessa, i quali la- teralmente limitano la lacerazione, si stabilisee una zona più o meno concava di fellogeno (Tav. VI, fig. 11) che genera all’esterno delle cel- lule soverose (come risulta anche da diverse reazioni), destinate a cica- trizzare la anzidetta lesione. Da quanto venne riferito risulta adunque evidente che le produzioni anormali qui studiate, piuttosto di un mero caso teratologico, rappresentano per ciò una alterazione di —— essen- zialmente patologica. Varie sono le cause ehe possono sulle piante determinare delle iper- plesie, cosi ad esempio degli stimoli chimici, talvolta ciò sarebbe da at- tribuirsi a ferite, oppure ancora al ristagno, nonchè all’ anormale devia- zione degli alimenti. Venne già rilevato che le foglie di Sazifraga, le quali portavano le eserescenze costoliformi, presentavansi irregolarmente lobate, ed inoltre in diverso grado atrofiche. L'atrofia si palesa tanto più accentuata, quanto più numerose si erano, sopra una foglia, sviluppate tali eserescenze. Potrebbe per ciò essere almeno verosimile che, nel caso nostro, di pari passo colla anormale lobazione ed atrofia, le foglie su- bissero ancora nella loro struttura delle alterazioni influenzanti special- mente il sistema conduttore di dette foglie. In conseguenza di ciò si può pensare che i succhi nutritivi non potendo distribuirsi normalmente, ristagnassero qua e là, massime lungo le nervature principali del reti- colo fogliare, ivi provocando le locali iperplesie di cui è questione. Come è noto, dai patologhi si ammette ancora che il sovero di cica- trizzazione « Wundkork » si formi per effetto di intensa traspirazioue, 322 i CQ. MASSALONGO più di rado dello stimolo derivato da ferite e forse anche, in talune eve-. nienze, vérrébbe determinato dai prodotti di decomposizione dei tessuti mortificati di dette ferite. Relativamente alla cicatrizzazione della fessura formatasi lungo il vertice delle escrescenze da noi studiate, ritengo che in corrispondenza della costituitasi fessura, venendo favorita ed esage- | rata la traspirazione dei sottostanti tessuti, questa abbia essenzialmente determinato la produzione di cellule soverose. LIGUSTRUM JAPONICUM Hort. La scorsa primavera visitando il celebre giardino dei Conti Giusti, in P Verona, allo scopo prineipalmente di raccogliervi dei micromiceti, ince contrai aleune piante di questa oleacea, sulle quali dei rami portavano | foglie ehe si facevano anzitutto notare per delle macchie od aree bian- eastre, abbastanza numerose, disseminate sulla loro pagina superiore. | Osservate con una lente scorgevasi che erano appena tumescenti sulla faccia della lamina, variabili di grandezza e con un contorno irregolare, sovente quasi raggiato. Inoltre alla superficie delle medesime, I epider — mide presentava delle anguste serepolature, di rado semplici, essendochè per lo più, dal centro alla periferia di dette macchie, si biforeavano e qua e là ancora si anastomizzavano (Tav. VI, fig. 12-13). Le cellule epi- . dermiehe circostanti alle serepolature erano impallidite e disseccate, ed a ciò devesi ascrivere specialmente il colore biancastro di tali macchie. . Delle numerose e sottilissime sezioni eseguite attraverso del lembo delle foglie macchiate, avendo esaminato al microscopio quelle meglio riuscite, constatài che al disotto delle screpolature, erasi prodotto, a spese degli ` elementi del palizzata ripetutamente divisi e suddivisi, una zona mert: stematiea, più o meno convessa, dalla attività della quale originavansi, | verso l'esterno, delle cellule suberoidi, dapprima appiattite e disposte in _ serie radiali. Di queste cellule quelle più esterne o superficiali, ulterior- . ente si ipertrofizzavano, sollevando un poco l'epidermide, ed assume vano forma quasi vescicolare; inoltre, per effetto di spostamenti deter- eer Le em Presse, non mostravano » traccia della eg TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 299 È mia opinione che le screpolature manifestatesi sull'epidermide, non- ché la mortifieazione delle sue cellule. in corrispondenza delle macchie surriferite, sieno state determinate dall’ azione del freddo, molto prolun- gato, del passato inverno. In seguito, allo seopo di chiudere e rimargi- nare le lesioni in tal maniera formatesi, nello spessore del parenchima a — . palizzata si costituiva un meristema destinato a produrre un tessuto : suberoide: di cicatrizzazione. VACCINIUM VITISIDAEA L. Sulle foglie di questa pianta e per lo più sulla loro pagina inferiore (A non molto di rado si rinvengono delle minute pustole di colore oscuro . (Tav. VI, fig. 15) eonvesse, od un poco turgescenti dalla superficie della ; lamina. Sovente esse sono rotonde, misurano circa 0,4-0,6 mill. di dia- metro, e nel centro sono fornite di un’ apertura od ostiolo puntiforme, z circondato da un angustissimo margine membranoso e scolorato, formato dall'epidermide (Tav. VI, fig. 16), a somiglianza degli acervuli sporiferi di talune specie di uredinee. Alle volte queste pustole presentansi in- vece ellittiche e variamente allungate (Tav. VI, fig. 17), potendo rag- giungere la lunghezza di 1-1,5 mill; in questo caso nel loro mezzo. apronsi con uua fenditura, limitata del pari dall’ epidermide scolorata. | Beora si eseguiscano delle sezioni trasversali della foglia in eorrispondenza di tali pustole, si rileva che tanto l' ostiolo che la fenditura, di cui sopra, non sono altro che lo sbocco di una piccola lacuna o eavità, la quale più o meno profondamente si estende nello spessore del mesofillo 9 diachima fogliare, la quale è per la massima parte occupata da risi- dui di cellule lacerate e morte in diverso grado di decomposizione. Si . 9Sserva inoltre che questi residui di color bruno, sono separati dai eireo- E stanti tessuti sani del mesofillo, da uno straterello di cellule soverose. A proposito di quest’ ultime ho notato che esse occupano una zona in .. forma di menisco più o meno — la eavità delle pustole é SEI Da esemplari raceolti da me sotto la cima di Posta ai 20 agosto 1879 e dall'amico G. B. Biadego, presso le ru di Malera nel settembre 1900. x 324 i | ©. MASSALONGO superficiale, si affonda cioè di poco al disotto dell’ epidermide (Tav. VI, fig. 18). Per contrario se tale cavità è molto profonda, venendo ad in- teressare, alle volte, pressochè tutto lo spessore del lembo, le cellule so- r verose formano nel loto insieme, attorno di essa, una specie di astuccio | obeonico (Tav. VI, fig. 19). Tanto nell’ uno che nell’ altro caso perd, il fellogeno dal quale derivano le cellule soverose, si origina sempre a spese della serie degli elementi del diachima fogliare, che immediatamente circonda i sopramenzionati residui di cellule neerosate, mentre gli ele- — menti dell'epidermide della foglia, non prendono veruna parte alla for- mazione del detto fellogeno (Tav. VI, fig. 18-19). Da quello che venne — riferito se ne deve dedurre che le produzioni anormali qui descritte sono 4 di natura patologiea e la conseguenza di lesioni o ferite; resta peró an- cora da stabilirsi a quale causa più specialmente si debbano aserivere | 3 quest'ultime. A tale riguardo erederei di non andare errato nell attri- buirle alla corrosione o puntura di qualche piccolo animale, forse di un — insetto, il quale deve averle eseguite allo scopo di ritrarne alimento, 0p- GE pure per quello di deporre le sue uova. Da parte mia almezo non saprei intravvedere veruna altra causa traumatica, che con maggior probabilità potesse dar ragione di queste locali e minute ferite. Riferendomi ora ai vari fattori, più sopra indicati, che determinano. la formazione del sovero di cicatrizzazione, mi sembra che, relativamente a queste pustole cave non si possa ammettere ehe una più ehe normale | traspirazione abbia potuto provocare attorno delle medesime, la prođu- zione di cellule soverose. Trattandosi infatti di anguste cavità quasi del | tutto oceupate da residui di cellule morte, e solo comunicanti all 'esterno ` per una minutissima apertura, nulla puó farei sospettare, che in sol condizioni, abbia potuto effettuarsi un locale aumento nella traspirazione. Sarei perciò inclinato ad attribuire le predette formazioni soverose, piut- tosto all'azione meccanica della ferita od a qualche secreto derivante dal l’animale che la eseguiva, e forse. ancora dai prodotti di decomposizione delle cellule mortificate, tappezzanti la cavità delle surriferite pustole epifille. Se però in avvenire fusse dimostrato che queste sono infatti pro 4 -vocate da taluni animali, essenzialmente per deporre nei tessuti delle. fo- glie te loro miva ritengo, che in tale evenienza, non si potrebbe eselu- TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 325 dere la possibilità ehe l'irapulso alla formazione di cellule soverose , derivasse ancora da seerezioni emanate dalle uova o dalle larve da esse schiudentisi. In questo easo le pustole studiate, per i loro caratteri ed etiologia eostituirebbero, come sembra, delle produzioni patologiche quasi intermediarie ai procecidii ed alle vere galle. ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI Spr. Come si può rilevare dalle figure 20-21 rappresentate alla Tav. VI, delle patologiche alterazioni identiche a quelle ora descritte, e che di conseguenza dovrebbero essere il risultato di cause consimili, rinvengonsi ancora sulle foglie di quest’ altra erieaeea (!). Prima di finire questi miei « appunti » devo aggiungere che delle locali produzioni soverose epifille, come effetto di ferite o lesioni, si co- noscono per non poche altre piante, fornite, predominantemente almeno, di foglie più o meno coriacee o subearnose, come sono appunto quelle di Saxifraga crassifolia, Ligustrum japonicum, Vaccinium Vitis-idaea ed Arctostaphylos Uva ursi. Su di queste specie però, da quanto ho po- tuto constatare, tali produzioni, non sarebbero state da altri menzio- nate; per questo motivo ho creduto opportuno di qui segnalarle, illu- strandole con figure, nella speranza ancora, che in confronto di casi ana- loghi, potessero offrire qualehe SANSS forse non priva di un certo interesse. Verona, Agosto 1905. APPENDICE. — Il manoscritto di questo articolo era già pronto per la stampa quando seppi dal Ch. prof. O. Penzig che di recente si sono occupati degli ascidii sulle foglie di Saxifraga OMNE X ancora gli autori seguenti : j Tammes T., Die Periodicität EE Erscheinungen bei den Pflanzen in: Verh. d. K. Akad. van Wetensch. te Amsterdam 1903, p. 128. e Sopra esemplari raccolti nel settembre 1890 promo il paese di Bolca. 21. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. - 326 O. MASSALONGO De CanpoLLe C., Bullet. des trav. Soc. Bot. Genève 1905, p. 4-18. VAULLEGARD, Bullet. Soc. Linn. de Caen, Sér. V, Tom. 2, 1898, p. 48. MONTEMARTINI L., Sull’ origine degli ascidii anomali nelle foglie di Saxifraga crassifolia L.; in Atti Ist. Bot. Pavia, ser. II, vol. X, 1904. Manen et GiLLOT, in Journ. Bot. XIX, 2, p. 27-39. Di queste memorie però io non ho fatto a tempo di consultare che quella pubblieata dal prof. L. Montemartini, il quale me ne favoriva una copia. Gli ascidii descritti da questo autore sono certamente almeno molto simili a quelli qui menzionati (Sazifraga crassifolia V.), solamente non si rileva se si tratta di ipoascidii (come é quasi certo), oppure di epi- ascidii. Questo breve scritto è specialmente interessante per le asserzioni che vi si trovano, relative alla etiologia e biologia di dette anormali produzioni. Il prof. Montemartini avendo riscontrato sulle foglie asci- diate degli acari, ritiene probabile che fra questi ultimi e gli ascidii possano esistere dei rapporti di causa ed effetto; in altre parole adun- que che la deformazione costituirebbe un cecidio. Inoltre avuto riguardo alla frequenza di tali aseidii, lo stesso sospetta che possano riuscire di qualche utilità alla pianta come serbatoi acquiferi. A proposito di que- ste geniali deduzioni, bisogna però tener presente che i zoocecidii sono delle produzioni patologiche per la pianta che le porta, mentre si rive- lano necessarie per l’esistenza del cecidiozoo. Se perciò quanto suppone il nostro autore verrà dimostrato essere conforme al vero, si avrebbe il caso, forse unico, di un cecidio cioè ehe erearebbe una condizione utile alla pianta da esso influenzata. Relativamente alla memoria sopracitata del Tammes, stando a quello che ne dice lo stesso prof. Montemartini (in L s. e.), vi si troverebbero deseritte ed illustrate con +. le ie ms forme di ascidii della pianta in questione. TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 327 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. Tav. V. Saxifraga crassifotia L. — Fig. 1, foglia a lembo trasformato in asci- dio, con due duplicature laminari rientranti nella sua cavità; — fig. 2 , altra foglia mostruosa di cui il lembo, a motivo di parziale denudazione delle nervature, superiormente presenta un’ampia insenatura anormale e porta due lobi foglioliformi picciuolati; — tig. 3, idem colla lamina portante lungo della sua costa due enazioni, in forma di ascidii apotecioidei, stipitati ; — fig. 4, parte del contorno di una foglia con delle anse o pieghe anor- - mali, le quali a poco a poco (a-d) si trasformano in piccole appendici, ses- sili, inframarginali, subascidiformi; — fig. 5, foglia atrofica e mostruosa ` vista dal lato dorsale con due ascidii stipitati ipofilli; — fig. 6, parte della precedente figura, col lembo della foglia ripiegato verso la pagina supe- riore, per meglio far vedere la conformazione ed attaeco degli ascidii ; — fig. 7, foglia fornita sulla sua faccia di escrescenze Route ar Geet e colla la- mina oda ie? pinnatiloba. Tav. VE Fig. 8, foglia analogamente sformata a quella rappresentata al n. 7; — fig. 9, sezione trasversale del lembo in corrispondenza di una escrescenza in via di formazione; — fig. 10, come al numero precedente, ma in una fase più avanzata di sviluppo; — fig. 11, altra escrescenza, pure in sezione, dopochè, in seguito alla sua rottura longitudinale, si è prodotto il sovero di cicatrizzazione. Ligustrum japonicum Hort. — Fig. 12-13, aspetto delle macchie scolorate epifille, colle screpolature dell’ epidermide; — fig. 14, sezione attraverso di una di dette macchie, coi tessuti suberoidi, DT al disotto delle screpolature, a spese delle cellule a palizzata. Vaccinium Vilis-idaea L. — Fig. 15, foglia vista dalla pagina inferiore con delle pustole soverose cave; — fig. 16-17, diversa conformazione delle : pustole surriferite; — fig. 18, sezione trasversale di una pustola colla sua cavità interessante un piccolo tratto dello spessore del parenchima lacu- noso del mesofillo, e limitata inferiormente da cellule soverose; — fig. 19, D. MASSALONGO come nella fig. TE ma colla cavità della pustola, che si estende a tutto il pneumoparenchima ed a parte del palizzata. Arclostaphyllos 1 Uva-ursi Spr. — Fig. 20, foglia con delle pustole sove- rose, riprodotta dalla pagina inferiore; — fig. 21, pustola in sezione tra- sversale e sottostanti. passa det sovero. «i Oss. Le fig. 1, 3-6, 15, 20 a in grandezza naturale; 2, 7, 8, circa il terzo del naturale; 9-11, 18-19, 21 ingrandite 300 volte; 12-13, 16- 47, ingr. 60 volte, 14 ingr. quattrocento volte. + Dorr. ALBERTO NOELLI Contribuzione allo studio dei mieromiceti del Piemonte. Nella compilazione del presente contributo alla eonoscenza dei miero- miceti del Piemonte, mi sono valso del materiale raccolto in questi anni dal Prof. Voglino e da me ed ho cosi riunite ben 179 forme, delle quali una nuova per la scienza, cioè l'Amphispheria Heraclei. Siccome la maggior parte delle forme raccolte sono parassite e quindi dannose alle piante coltivate, così ritengo di aver fatto cosa utile, e- lencandole, affinchè sia possibile riconoscere quali sono i parassiti che danneggiano le piante coltivate, onde procurare, per quanto è possibile, di limitare il loro sviluppo. Tuttavia, e ciò è ben noto al micologo, non sempre prima causa delle malattie sono i funghi, anzi il più delle volte il coefficiente mag- giore per. l’ estendersi delle infezioni è l’ uomo, che forzando eccessiva- mente le colture o trasportando qua e là piante o parti di esse am- malate, o col taglio smoderato di rami, coopera al loro rapido deperi- mento che poi è completato colla subitanea apparsa e sviluppo di forme fungine che da saprofite si trasformano in parassite. Inoltre i metodi ra- zionali di cultura non sempre sono bene eseguiti, talora si eccede in senso contrario, immaginandosi che un albero possa vivere lungamente e prospero senza che il terreno presenti i voluti requisiti di umidità, aerazione e nutrimento. Quindi occorre non solo raccogliere e classifi- care le forme fungine, ordinandole in erbari pregevoli sia per la bel- lezza degli esemplari, che per la loro rarità, ma bensì è necessario stu- diare lo sviluppo biologico, specialmente in rapporto col parassitismo, e procurare col continuo e metodico loro studio, di evitare quella diffu- sione e sviluppo tanto nocivo agli interessi agrari. Dal Laboratorio di Fitopatologia. Torino, maggio 1905. ALBERTO NOELLI Classe PHYCOMYCETES. Fam. PERONOSPORACEAE. L Gen. PHYTOPHTHORA De Bary. l. Ph. infestans (Caspary) De Bary; A. Saccardo, Syll. Fung. III P- I, pag. 237, n. 802; B. Frank, Krankh. d. Pfl. pag. 52. Sulle foglie di Solanum tuberosum negli orti a Torino (1901) ed ai Tornetti (Valli di Lanzo), luglio-agosto 1903 (Voglino e Noelli). > II. Gen. PLASMOPARA Schroet. (Peronospora Corda). 2. PI. viticola (Berk. et Curt.) Berl. et De Toni; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, p. I, pag. 239, n. 806. Sulle foglie di Vitis vinifera a Casale Monferrato 1897-1898 (Voglino), a Torino agosto 1903 (Noelli) e ottobre 1904 (Voglino) e sui grappoli a Casale, autunno 1896 (Voglino). ` 3. PL pygmaea (Ung.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. L pag. 240, n. 807. Peronospora D ygmaea Unger; B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 75. Sulle foglie dell’ Anemone nemorosa in Val Salice (colli di Torino), aprile 1902 (Voglino). 4. PL nivea (Unger) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, pag. 240, n. 808. Peronospora nivea De Bary; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 74. Sulle foglie di Pastinaca sativa in Val Salice (Colli di Torino), mag- gio 1901 (Voglino) e nei prati presso Giaveno, luglio 1904 (Voglino). III. Gen. BREMIA Regel. E 5. Be, Taetuene Rogel; P. A. Sace. a) Fang VII, p. I, pag. 244, n. 816.- Es CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 331 Peronospora gangliformis De Bary; B. Frank., Krankh. d. Pfl. pag. 75. Sulle foglie di Zaetuca coltivata nell'Orto Dominici (1898), nell'Orto Dentis alla Madonna di Campagna (Torino), febbraio 1903 e giugno 1904 (Voglino); sulle foglie di Cychorium coltivato negli orti a Pozzo di Strada (Torino), ottobre 1904 (Noelli) e sulle foglie di Centaurea ni- gra a Millefonti (Torino) novembre 1904 (Voglino). Oss. Nel 1904 l'infezione si è presentata intensa ed ha colpite le foglie ed i fusti delle Lactuche, recando gravi danni. IV. Gen. PERONOSPORA Corda. 6. Per. parasitica (Pers.) De Bary; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, P. I, pag, 249, n. 830; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 76. Sulle foglie di Sisymbrium Alliaria lungo la strada per salire al- l'Eremo (Colli di Torino) 24 aprile 1904 (Voglino). 7. Per. Ficariae Tul, P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. I, pag. 251, n. 835; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 78. Sulle foglie del Ranunculus Ficaria nel giardino del Valentino a To- rino, aprile 1904 (Noelli). 8. Per. Trifoliorum De By.; P. A. Sace. Syll. Fung., VII, p. I, pag. 252, n. 841.. Sulle foglie di Zréfolium pratense nei prati a Torino, estate 1901 (Voglino). 9. Per. Schleideni Ung.; P. A. Sace. Syll. Fung. VIII, p. I, pag 257; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 77. Sulle foglie dell’AZZivm Cepa nell'Orto Dominici a Torino, 1° giugno 1902 (Voglino). 10. Per. Schachtii Fuckel; P. A. Sace. VII, p. I, pag. 262, n. 880; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 77. . Sulle radiei earnose di Be/a vulgaris, negli orti a Fossano (1898). 332 ALBERTO NOELLI Questa malattia va diffondendosi nelle nostre regioni con gravi danni ai coltivatori di barbabietole. Sono utilissime le irrorazioni cupro calci- che (*). ll. Per. ealotheea De By.; P. A. Sace., Syll. Fung. VII, p. I, pag. 245, n. 817; B. Frank., Krankh. d. PA., pag. 81. Sulla pagina inferiore delle foglie di Galium Aparine lungo le siepi alla Madonna del Pilone presso Torino, novembre 1904 (Voglino e Noelli). 12. Per. effusa (Grev.) Rabenh.; P. A. Saec. Syll. Fung. VII, p. I, di 256, n. 854. Per. effusa. De By., B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 78. Sulle foglie di Chenopodium urbicum nei luoghi erbosi, sabbiosi lungo il Sangone presso Moncalieri (Torino), novembre 1904 (Voglino e Noelli). V. Gen. CYSTOPUS Lévy. 13. €. eandidus (Pers.) Lév.; P. A. Sace. Syll. Fung., VII, p. I, pag. 234, n. 792; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 84. Comune sui rami, sui fiori e sui frutti di Thlaspi Bursa-pastoris a Torino nell' Orto Dominici, febbraio 1902 (Voglino); Abbadia di Stura presso Torino, maggio 1904 (Noelli); sulle foglie della Cardämine hir- suta in Val Salice (Colli di Torino), febbraio 1902 (Gabotto); sulle in- fiorescenze di Raphanus sativus alla Madonna di Campagna presso To- rino, giugno 1904 (Voglino), e sulle foglie di Cochlearia Armoracia ad Ivrea, giugno 1904. 14. C. Tragopogonis (Pers.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. I, pag. 234, n. 793; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 86. Sulle foglie del Pirethrum sp. a Strambinello (Val Chiusella), mag- gio 1904 (Voglino). - () P. VoeLiNo. La peronospora delle RAO) nelle regioni italiane in Ann. R. Accad. Agric. Torino, vol. XLII. Torino, 1899. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 333 Classe BASIDIOMYCETES. Fam. USTILAGINACEAE. L Gen. USTILAGO Pers. 15. U. hypodytes (Schlecht) Fr; P. A. Sace, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 453, n. 1641; B. Frank., Krankh. d. Pfi., pag. 112 Sui fusti di Agropyrum repens presso Casale, estate 1901 (Voglino). 16. U. Ischaemi Fuckel., P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. II, pag. 454, n. 1643; B. Frank.. Krankh. d. Pfl, pag. 112. . Sulle infiorescenze di Andropogon Ischaemum alla Crocetta presso To- rino, estate 1899 (Voglino). 17. U. Panici-miliacei (Pers.) Wint., P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. I, pag. 454, n. 1645; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 110. Sulle infiorescenze di Panicum-miliaceum a Casale, estate 1897 (Vo- glino). 18. U. Tritici (Pers.) Jens., P. Voglino Pat. veget. in Enciel. Agrar. (1904), pag. 175; P. A. Saec. Syll. Fung. IX, pag. 283, n. 1163; Kirckn. e Boltshauser, Atl. d. Krank. Ser. I, Tav. I. ne . U. Carbo Tul, B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 109. — . Sulle spighe del Zrificum sativum a S. Michele d'Asti, maggio 1899 E ee e nelle colline di Torino, maggio 1904 (Voglino). 19; V. bromivora Fisch. d. Wald. ; P. A. Saccardo, Syll. dod VII, | P. II, pag. 461, n. 1677; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 1 Sulle spighe di Bromus sterilis presso i Tornetti, agosto SH (Vo- glino). = 20. Ustilago Caricis (Pers.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, DI pag. 464, n. 1685. | | 334 | ALBERTO NOELLI Rey b Ustilago urceolorum Tul., B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 113. Oss: Le spore appaiono ungolose e munite di un episporio ingrossato in corrispondenza degli angoli (14-19 « 1019 p). Sugli ovari di Carez nitida, nei luoghi aridi erbosi presso i Tetti Roch oltre l’albergo della Posta a Soperga (Colli di SE 25 maggio 1902 (Noelli). | 21. U. Maydis (DC.) Corda; P. A. Beete Syll. Fung. VII, p. "o (1888), pag. 472, n. 1723. U. Maydis Lév.; B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 110. U. Maydis Tul, W. Zopf, Die Pilze (1890), pag. 405. Sulle infiorescenze di Zea Mays a Casale Monferrato ed a Crea, estate — 1898 (Voglino). 22. U. violacea (Pers.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, pag. 474, n. 1731. Ù. Antherarum Fr; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 115. Sugli ovari di Stellaria media a Casale, 1898 (Voglino). 23. U. utrieulosa (Nees.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, p. 476, n. 1737; B. Frank. Krankh. d. Pf. pag. 114. Sugli ovari di Potygonum bistoria in un prato sopra Forzo (Ronco Canavese), 3 giugno 1904 (Ruata) e di Polygonum nodosum lungo la strada di Revigliasco oltre S. Vito (Colii di eani 2 ottobre mn (Noelli). Oss. In questa infezione le spore sono alquanto più grandi e pei tano un diametro di 19-14 p. 24. U. Tragopogi (Pers.) Se Did Bando Syll. Fung. VIL. — p. II, pag. 477. n, 1739. U receptaculorum Fr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 116. i Sulle infiorescenze det pn M presso Santena, estate 1908 i i. Se Gen E DE EE CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 335 25. U. Hordei Pers; P. Voglino, Pat. Veg. in Eneiel. Agr., pag. 175. U. Hordei (Pers.) Kell.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, pag. 283, n. 1165. U. Carbo Tul.; B. Frank., Kranki d. Pf., pag. 109. U. Carbo DC., W. Zopf., Die Pilze (1890), pag. 405. Sulle spighe di Hordeum vulgare nei campi lungo la strada da Chio- monte ad Exilles, giugno 1904 (Voglino) e ai Tornetti (Valle di Viù), aprile 1899 (Voglino). 26. U. Avenae (Pers.) Rostrup., P. Voglino, Pat. Veg. in Enciel. Agrar. (1904), pag. 175. U. Avenae (Pers.) Jens., P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, pag. 283, n. 1161. U. Carbo Tul; B. Frank, Krankh., d. Pfl., pag. 109. Sulle spighe di Avena sativa nei campi a Torino, estate 1891 (Voglino) e nei campi presso Rivoli e nei colli di Torino, 21-24 giugno 1903 (Noelli), II. Gen. TILLETIA Tul. 27. T. Caries Tul.; B. Frank., Krankh. d. PA. pag. 117; W. Zopf, Die Pilze (1890), pag. 406. T. Tritici (Bjerk.) Wint.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, pag. 48], n. 1760. Negli ovari di Zrilicum sativum ai Tornetti (Valle di Viù), aprile 1902 (Voglino). III. Gen. UROCISTIS Rabenhorst. 28. U. Anemones (Pers.) Schroet. ; EK Saeeardo, Syll. King: VII, p. I, pag. 518, n. 1901. ` : U. pompholygodes Rabenh. ; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 123. Sulle foglie dell’ Anemone nemorosa presso l Eremo, nei colli di To- | rino, maggio 1901 (Voglino) e sulle foglie dell Eranthis hyemalis Salisb. al Valentino (Torino), aprile 1904 (Noelli). D. vis | ALBERTO NOELLI Oss. Negli esemplari di Eranthis la spora centrale ha per dimensioni 19v 14 p; è glomeruli 34 v 29-34 p. IV. Gen. GRAPHIOLA Poit. 29. Gr. Phoenieis (Mong.) Poit.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 522, n. 1915; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 127. Sulle foglie di Phoenix dactylifera nell'Orto Dominici a Torino, mag- gio 1900 (Voglino). Fam. UHEDINEA E. I. Gen. UROMYCES Link. 30. U. Fabae (Pers) De By.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, pag. 531, n. 1921. U. viciae-fabae Schroet; B. Frank., Krankh. d. PfL, pag. 144. Aecidium Leguminosarum Rabenh. Ecidiospore. Sulle foglie di Zathyrus tuberosus lungo la strada di Su- perga (Colli di Torino), 25 maggio 1902 (Noelli). Uredospore. Sui fusti e sulle foglie di Vicia sp. ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1901 (Voglino). Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Vicia Faba negli orti a Torino, estate 1898 e giugno 1904 (Voglino). 31. U. Poligoni (Pers) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL pag. 533, n. 1923. d U. Aviculariae Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pfi., pag. 143. Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum Aviculare lungo le sponde — della Dora Riparia a Torino, ottobre 1903 (Noelli). SE i d Trifoli (Hedw.) Lév.; A. Saccardo, Syll, Fung. VII, p. IL p p D. LA Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pf., p. 143. gh. a Be eg EE SL SH 5 E s ze, A CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 337 Ecidiospore. Sui fusti, pieciuoli e foglie di Trifolium repens a Casale maggio (1896) Voglino; presso Rivoli DM di Susa), luglio 1903 (Noelli). Uredospore e Teleutospore. Sui fusti, picciuoli e foglie di Zr ifolium repens a Casale, maggio 1896 (Voglino) e nei prati a Torino, ottobre 1903 (Noelli). 33. U. appendiculatus (Pers.) Link.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 535, n. 1926. | U. Phaseolorum Tul; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 144. Zeleutospore. Sulle foglie di Phaseolus vulgaris negli orti a Casale, estate 1896 (Voglino). 34. U. Geranii (DC.) Otth. et Warm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 535, n. 1927. U. geranii Winter; B. Frank., Krankh. d. PA, p. 143. Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Geranium nodosum e rotun- difolium in Val Salice (Colli di Torino), aprile 1902 (Noelli). | Teleutospore. Sulle foglie di Geranium nodosum ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), aprile 1903 (Voglino). Oss. Le teleutospore, in ispecie quelle dei Geranium raccolti ai Tornetti, presentano maggiori dimensioni, ed infatti per queste tee? si ebbe: 48-56 v 36-39. 35. U. Daetylidis Otth.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VIL, p. II, pag. 540, n. 1939; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 144. Ecidiospore. Sulle foglie di Ranunculus Ficaria L. in Val Salice um di Torino, marzo 1903 (Noelli). Uredospore. Sulle foglie di Poa sp. ai Tornetti sopra Viù (vati di Lanzo) estate 1903 e sulle foglie di Dactylis glomerata alla Colonia Agricola di Rivoli e presso Torino (Lingotto), novembre 1904 (Voglino).. 36. U. Pisi (Pers) De By; P. A. Sscontdo, St Fung.,-VII, p. 1l, pag. 542, n. 1941. , | 338: SE ALBERTO NOELLI U. Pisi Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 145. Ecidiospore. Sulle foglie di Euphorbia Cyparissias al piano della Mussa (Valli di Lanzo), estate 1901 (Voglino), sui colli di Torino e nei boschi di Stupinigi, aprilé 1904 (Noelli). Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Pisum coltivati negli orti a Torino, estate 1903 (Voglino). 2 37. U. striatus Sehroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung.; VII, p. II, pag. 542, n. 1942 Uredospore e Feleutospore. Sulle foglie di Medicago sativa nei prati presso il Lingotto, novembre 1904 (Voglino) e a Sassi presso Torino, no- vembre 1904 (Noelli). | 38. U. Rumieis P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 544, n. 1946; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 140. d Teleutospore. Sulle foglie di Bauen acetosella presso i Tornetti sopra Viù (Valle di Lanzo), luglio 1903 (Voglino). Oss. Questa specie, per quanto riguarda le teleutospore, è molto afine, secondo la diagnosi data dalla Sylloge, all'U. Acetosae Schroet., poichè Vu- nica differenza consiste nella mancanza di macchie ove trovansi à sori te- leutosporiferi. 39. U. eariophyllinus (Schroet.); P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 545, n. 1949. U. Dianthi Niessl.; B. Frank., Krankh. d. PAL, pag. 140. Teleutospore. Sulle foglie di Zychnis sp. presso i Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), Agosto 1903 (Voglino). 40. U. Ast rag ali (Opiz.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL, pag. 550, n. 1964. Teleutospore. Sulle foglie di Astragalus flyciphyllos lungo il torrente = Stura a Torino, luglio 1904 (Noelli). Oss. Ze teleutospore presentano dimensioni alquanto maggiori, 1924 e 19, ed il vertice è privo dell’apice piano, bruno pallido. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 339 41. U. seutellatus (Schrank) Lév.; P. A. Saccardo; Syll. Fung., VII. p. II, pag. 552, n. 1970; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 140. Uredospore e teleutospore. Sulle foglie dell Euphorbia Cyparissias lungo la strada di Soperga (Colli di Torino), giugno 1902 (Noelli). 42. U. Anthyllidis (Grev.) Schroet. var. Zupini (Sace.). U. Lupini Sace.; P. A. Sace., Syll. Fung., VII, p. II, pag. 554, n. 1975; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 141. Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Zupinus albus presso Chieri, lu- glio 1900 e presso Orbassano, ottobre 1904 (Voglino). 43. U. Erythronii (DC.) Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 564, n. 2006. à : U. Erythronii Winter; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 141. Ecidiospore e Teleutospore. Sulle foglie di Erythronium Dens Canis, nei colli di Torino, marzo 1900 (Voglino e Noelli). 44. U. Ficariae (Schum.) Lév.; P. A. Saceardo, Ga Fung. VH, p. IE, pag. 568, n. 2016. U. Ficariae Winter, B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 139. Teleutospore. Sulle foglie di Ranunculus Ficaria in Val Salice (Colli . di Torino), marzo 1903 (Noelli). IL. Gen. MELAMPSORA Cast. 45. M. Helioseopiae (Pers.) Cast.; P. A. Saeeardo, Syll. Fung., VII, —. P.H pag. 586, n. 2105; B. Frank., Krankh. d. Pü. pag. 198. Uredospore è Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Euphorbia helioscopia lungo le strade nei colli di Torino, aprile-maggio 1903 (Noelli). | Teleutospore. Sulle foglie e fusti della medesima pianta presso Ales- . sandria, primavera 1896 on si bi e presso Rivoli, maggio 1889 (Vo- _ glino). _ 46. M. farinosa (Pers.) Sehroet.; P. A. Saccardo, Syll. ratto VI, -PIL pag. 587, n. 2106. 340 ALBERTO NOELLI Uredospore. Sulle foglie di Saliv alba presso Torino, settembre 1902 (Noelli) e sul Salir presso Giaveno, maggio, luglio 1904 (Voglino). 47. M. tremulae Tull; P. A. Saceardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 589, n. 2111; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 200. | Uredospore. Sulle foglie del Populus tremula in Val Salice nei colli di Torino, maggio 1903 (Noelli) e a Giaveno, maggio 1904 (Voglino). | 48. M. populina (Jaeq.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 990, n. 2113; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 200. Teleutospore. Sulle foglie del Populus nigra var. pyramidalis Salisb. in Val Saliee nei eolli di Torino (Noelli). 49. M. Carpini (Nees.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, pag. 593, n. 2120; B. Frank., Krankh. d. Di. pag. 204. Uredospore. Sulle foglie del Carpinus Betulus presso il lago di Avi- gliana, ottobre 1904 (Voglino). III. Gen. CRONARTIUM Fries. 50. Cr. flaceidum (Alb. et Schwein) Winter.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 598, n. 2139. Sulle foglie di Paeonia coltivate nei colli di Torino, maggio 1904 (Voglino). IV. Gen. PUCCINIA Pers. 5l. P. Galii (Pers.) Schwein.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. M, pag. 600, n. 2146. P. Galiorum Link; B. Frankh. d. D. pag. 159. Ecidiospore. Sulle foglie e fusti di Galium sp. lungo la strada che da Salbertrand conduce ad Exilles (Valle di Susa), maggio 1904 e presso i Sassi (Colli di Torino), giugno 1904 (Noelli), e sulle foglie del Galium 2t Mollugo presso Giaveno, ottobre 1904 (Voglino).. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 34l Teleutospore. Sulle foglie del Galium Mollugo pe Rivoli (Torino), dicembre 1904 (Voglino e Noelli). 52. P. Asparagi DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. 1I, pag. 601, n. 2147; B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 157. Teleutospore. Sulle foglie dell Asparagus officinalis presso Santena, set- tembre 1903 (Voglino). 53. P. Helianthi Schwein.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 603, n. 2150; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 160. Teleutospore. Sulle foglie dell Zlianthus tuberosus a Santena, estate 1901 (Voglino). 54. P. Gentianae (Strauss) Link; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. I, pag. 604, n. 2153; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 158. Ecidiospore. Sulle foglie, peduncoli e calici di Gentiana presso i Tor- netti, sopra Viù (Valle di Lanzo), giugno 1901 (Voglino). 55. P. Silenes Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 605, n. 2154; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 157. Ecidi e Sperinegoni. Sulle foglie della Silene inflata nei colli di To- rino, maggio 1899 (Voglino) e in Val Saliee (Colli di Torino), giugno 1904 (Noelli). È 56. P. Prodikinibità (Pers) Fuek.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, pag. 606, n. 2157. Teleutospore. Sulle foglie di. Prenanthes purpurea nei faggeti presso i Tornetti kd Viù (Valle di Lanzo), agosto 1903 (Voglino). 57. P. Lampsanae (Schultz.) Pick: P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p- II, pag. 607, n. 2158. -~ Uredospore. Sulle foglie di Seege? communis presso la Stura a To- rino, pugno 1902 (Noelli). 22. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 342 ALBERTO NOELLI 58. P. Violae (Schum.) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 609, n. 2163; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 157. Ecidiospore. Sulle foglie di Viola nei boschi presso Stupinigi, maggio 1898 (Voglino). Uredospore. Sulle foglie della medesima pianta in Val Salice (Colli di Torino), giugno 1903 (Noelli). Teleutospore. Sulle foglie della medesima pianta nei boschi presso Stu- pinigi, maggio 1898 (Voglino) e in Val Salice, giugno 1903 (Noelli) e presso Rivoli, dicembre 1904 (Voglino e Noelli). 59. P. Convolvuli rus Cast; P. A. Saccardo, Syll, Fung. VII, p. II, pag. 610, n. 2166. P. Convolvuli Winter; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 158. Ecidiospore. Sulle foglie di Convolvulus Sepium presso Casale, estate 1894 (Voglino). 60. P. Aristolochiae (DC.) Wint.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 614, n. 2173; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 158. Ecidiospore e Uredospore. Sulle foglie e fiori di Aristolochia pallida nei boschi di Stupinigi (Torino), aprile 1904 (Noelli). 61. P. Menthae Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 687, n. 2180; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 158 Uredospore. Sulle foglie della Mentha Piperita presso i Tornetti, sopra Viù (Valle di Lanzo), agosto 1901 (Voglino). Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie della M. Pulegium presso To- rino, settembre 1902 e novembre 1904 (Noelli), e sulla M. rotundifolia presso Giaveno. ottobre 1904 (Voglino). 62. P. montana Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II (1888) pag. 619, n. 2184. Teleutospore. Sulle foglie di Centaurea nigrescens nei prati presso To- sino ottobre 1903 (Noelli). RW ee gg, "eg dS tax dA A E See Fes CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 343 63. P. graminis Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 622, n. 2191; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 161. Ecidiospore. Sulle foglie del Berberis vulgaris nei boschi di Stupinigi, giugno 1899 (Voglino) ed a Salbertrand, maggio 1904 (Voglino e Noelli). Oss. Presso Salbertrand V infezione sul Berberis appariva assai in- tensa, tanto che intere piante erano completamente deformate, colle foglie ridottissime e completamente ricoperte dalle pustole del parassita. Uredospore. Sulle foglie, culmi e glume di Triticum sativum presso Casale, giugno 1899, a Stupinigi, giugno 1899, e a S. Michele d'Asti, giugno 1900 (Voglino). Teleutospore. Sulle foglie e culmi di Triticum sativum a S. Michele d'Asti, giugno 1889, a Sala Monferrato, luglio 1902, a Trinità presso Mondovì, luglio 1903, a Viguzzolo, giugno 1904 (Voglino, Noelli). 64. P. graminis Avenae Eriksson et Henn.; H. Klebahn, Die wirts- wechselnden Rostpilze, Berlino 1904, pag. 231. Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Avena elatior a Viguzzolo, giugno 1904 (Voglino). 65. P. coronata Corda; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. IL, pag. 623, n. 2192; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 165. Ecidiospore. Sulle foglie del Rhamnus Frangula nei boschi in Val S. Martino (Colli di Torino), e a Stupinigi, maggio 1892 (Voglino) e a S. Vito (Colli di Torino) (Noelli). ; Uredospore. Sulle foglie dell Avena sativa e dell Holcus lanatus presso Casale, giugno 1899 (Voglino). Teleutospore. Sulle foglie di Festuca sp. presso Casale, giugno 1899 (Voglino). 66. P. coronifera Kleb., Die wirtswechselnden nié Berlino 1904, Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie e culmi di Arrhenatherum ela- Sr tius, nei prati presso Torino, novembre 1904 (Voglino). 67. P. sessilis Schneid.; P. A. Bee Syll. Fung. VIL, p. IL, pag. On 2193; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 167. 344 ALBERTO NOELLI Teleutospore. Sulle foglie di Phalaris arundinacea ai Tornetti sopra Viù, (Valli di Lanzo), agosto 1899 (Voglino). . 68. P. glumarum (Schm.) Er. et Henn ; Kirchner et Bolisháuset, At- Re d. Krankh., Ser. I, Tav. VII. P. Rubigo-vera (DC.) Winter; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, P- II, pag. 624, n. 2194. P. striaeformis Westend; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 164. Uredospore. Sulle foglie di Triticum sativum nei campi a Rivoli presso Torino e nei colli di Torino, giugno 1903 (Noelli). Teleutospore. Sulle spighe di Triticum sativum a V iguzzolo presso Tor- tona, giugno 1903 e sulle foglie e eulmi della stessa pianta e dell’ Hor- deum vulyare nei campi a Chiomonte (Valle di Susa), giugno 1904 (Voglino). Oss. Negli esemplari di Chiomonte oltre ai sori con teleutospore bilo- culari, si trovano dei sori con teleutospore ad un solo loculo, sono più corte delle biloculari e quindi c corrisponderebbero alla P. simplex (Kühn) Er. et Henn. 69. P. dispersa Erikss. et Henn.: Kirchner et Boltshauser, Atlas d. Krankh., Ser. I, Tav. VI e IX, fig. 3. +; Rubigo-vera. (in parte) (DC.) Winter; P. A. Brace; Syll. Fung. VII, p. II, pag. 624, n. 2194. Ecidiospore. Sui fusti e sulle foglie di Anchusa officinalis nei luoghi incolti presso Torino, giugno 1904 (Noelli). 70. P. poarum Nisus: P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 625, n. 2195; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 168. Ecidiospore. Sulle foglie di Tussilago Farfara a Casale Monferrato, maggio 1896 (Voglino). Uredospore. Sulle foglie di Poa a Viù, estate 1899 (Voglino). 71. P. Caricis (Schum.) Rebent.; P. A. Saccardo , Syll Fung. VII, p- Il, pag. 626, n. 2196. P. Caricis DC.; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 169. SC EE Ee SE S H CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 349 Teleutospore. Sulle foglie di Carez, nei boschi di Stupinigi presso To- rino, novembre 1903 (Voglino e Noelli) e ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1904 (Voglino). 72. P. silvatiea Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 627, n. 2198; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag.. 169. Écidiospore. Sulle foglie di Zurazacum officinale, nei prati a Casale Monferrato, primavera 1895 (Voglino). 73. P. Phragmitis (Schum.) Kórn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p- II, p. 630, n. 2204. P. Arundinacea Hedw.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 167. Teleutospore. Sulle foglie di Phragmitis communis presso Torino, estate 1899 (Voglino). 74. P. Hieraeii (Schum.) Mart. P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 633, n. 2210; Kirchner et Boltshauser, Atl. d. Krankh. Ser. III, - Tav. XIX. : P. compositarum Schlecht. Uredospore. Sulle foglie e fusti di Picris hieracioides ad Alpignano (Torino), luglio 1903 e di Balsamita negli orti presso Torino, ottobre . 1904 (Noelli), e sulle foglie di Zurazacum officinale a Vercelli, luglio: 1904 (Voglino). ` Teleutospore. Sulle foglie di Zeontodon hastile presso Giaveno, ottobre 1904 (Voglino). 75. P. bullata (Pers.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 634, n. 2211. | P. bullata Pers.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 153. Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Apium graveolens negli orti a Ri- voli presso Torino, estate 1898 (Voglino). 76. P. Tanaceti DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 637, : n. 2215; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 160. pag. 640, n. 2224 ‘ 946 ALBERTO NOELLI Teleutospore. Sulle foglie di Tanacetum vulgare a Rivoli presso Torino, estate 1899 e sulle foglie di Chrysanthemum coltivati negli orti a To rino, novembre 1899 (Voglino). | 1 77. P. acetosae (Schum.) Kórn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. à IL, pag. 638, n. 2218. i P. Rumicis Lasch.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., p. 153. Teleutospore. Sulle foglie di Rumes nei pascoli al colle Fray (1200 m.) Valle di Susa, agosto 1902 (Noelli). $ DE e Er ds Ze acp E E 0 ALB tt D en, ig 78. P. Angelicae-Bistortae Kleb., Die wirtswechselnden Rostpilze , Berlino 1904, p. 319. P. Bistortae (Strauss) DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 638, n. 2219; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 153. Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum Bistorta ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto-settembre 1904 (Voglino e Noelli) 79* P. Angelicae-Bistortae Kleb. var. Polygoni-vivipari (Karsten); Kleban, Die wirtswechselnden Rostpilze, Berlino 1904, pag. 320. P. Bistortae (Strauss) DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 638, n. 2119. P. Polygoni-vivipari Karsten. Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum viviparum al Piano della Mussa (Valli di Lanzo), agosto 1899, e presso i Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1902 (Voglino). Oss. Uredospore col diametro massimo di 20 p, e teleutospore 20-24-30 v 16-20 n ed evidentemente ristrette tra i loculi. 80. P. Cerasi (Béreng.) Cast.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, P. Cerasi Wint.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 154. i Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivoli presso Torino, estate 1898 (Voglino). | CONTBIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 347 81. P. Endiviae Pass. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 647, n. 2246. — Uredospore. Sulle foglie di Cichorium Endivia negli orti alla Madonna di campagna (Torino), estate 1904 (Voglino). 82. P. Balsamitae (Strauss) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 647, n. 2248. Teleutospore. Sulle foglie, fusti e peduncoli fiorali di Tanacetum bal- samita a Giaveno (Valle del Sangone), ottobre 1904 (Voglino). 83. P. Pruni-spinosae Pers. P. Pruni Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 648, n. 2252; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 153. Uredospore. Sulle foglie di Prunus domestica a Rivoli, primavera 1904 (Voglino). Teleutospore. Sulle foglie di Prunus spinosa negli orti a Torino, ot- tobre 1899 (Voglino). 84 P. Allii (DC.) Rud.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. NII, p. II, pag. 655, n. 2275. P. Allii Winter. ; B. Frank, Krankh. d. Pf. pag. 152. Teleutospore. Sulle foglie di Allium sativum negli orti presso Torino, giugno 1899 (Voglino). 85. P. Sorghi Schwein; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 659, n. 2289. P. Maydis Carradori; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 151. Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Zea Mays nei campi presso Torino, settembre 1903 (Voglino e Noelli) e a Ciriè, settembre 1904 (Voglino). ; 86. P. Cynodontis Desmaz.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 661, n. 2295; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 152. Teleutospore. Sui fusti e foglie secche di Cynodon Dactylon nei luo- ghi ineolti a Torino, novembre 1903 (Noelli). 348 ALBERTO NOELLI 87. P. Bunii (DC.) Winter; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II pag. 667, n. 2312. P. Bulbocastani Fuck. ; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 156. Aecidium Bunii DC. Sulle foglie di Carum Bulbocastanum Koch., presso Tenda Ke Ma: rittime), maggio 1897 (G. Ferrari). 88. P. Liliacearum Duby; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 668, n. 2314; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 155. Teleutospore. Sulle foglie di Ornithogalum negli orti a Torino, aprile 1904 (Noelli). Oss. Le spore presentano le dimensioni : 69-77-93 v 29-34. 89. P. Betonieae (Alb. et Schwein.) DC.; P. A. date, Syll. Fung VII, p. II, pag. 677, n. 2339. P. Betonicae Winter.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 151. Teleutospore. Sulle foglie e talora sui picciuoli di Betonica officinalis presso il lago di Casellette (Valle di Susa), aprile 1901 (Voglino). 90. P. Thalietri Chev.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 680, n. 2350; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 151. Ecidii. Sulle foglie e fusti di Thalictrum minus presso Salbertrand (Valle di Susa), maggio 1904 (Voglino e Noelli). Oss. Probabilmente questa forma già conosciuta come Aecidium Som- merfeltii Johansen (vedi P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, pag. 680, n. 2350 e pag, 775, n. 2703), altro non è che lo stato ecidico della P. Tha- lictri Cher. 91. P. Arenariae (Schum.) Schroet.: P. A. Baagueg, Syll. Fung. VII, p. H, pag. 683, n. 2361. P. Caryophyllearum Wallr.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 148. P. Dianthi DC. Teleutospore. Sulle foglie di Stellaria media nei boschi in Val Salice ` (Colli di Torino), maggio 1903 (Noelli: È CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 349 92. P. Malvacearum Mont; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL pag. 686, n. 2368; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 147. Teleutospore. Sulle foglie di Malra coltivata negli orti a Torino, ago- sto, novembre 1903 (Voglinc, Noelli). 93. P. Buxi DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 688, n. 2372; B. Frank, Krankh. d. Pn. pag. 148. Teleutospore. Sulle foglie di Buzus sempervirens nei giardini a S. Mar- gherita in Val Salice, febbraio 1900 e marzo 1903 (Voglino e Noelli). 94. P. Glechomatis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 688, n. 2374; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 149 Teleutospore. Sulle foglie di Glechoma hederacea nei luoghi erbosi presso Moncalieri (Torino), dicembre 1904 (Voglino e Noelli). . 95. P. grisea (Strauss) Winth.; P. A. Saccardo, Syll. F ung. VII, p, II, pag. 689, n. 2375. P. globulariae DC., B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 149. Teleutospore. Sulle foglie di Globularia vulgaris nei colli torinesi, maggio 1904 (Voglino). ` 96. P. Gladioli Cast.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 728, n. 2556; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 170. . Teleutospore. Sulle foglie di Gladiolus segetum presso Alessandria, estate 1898 (Voglino). ` 97. P. Agrostidis Plow. B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 168. Aecidium Aquilegiae Pers.; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. II, pag. 776, n. 2710. Ecidi. Sulle foglie di Aquilegia vulgaris nei Gout presso Salbertrand in Valle di Susa, maggio 1904 res e Noelli). 98. P. Chrysanthemi E. Roze; P. A. Saccardo, Syll Fung. XVI, pag. 296, n. 1045. ti __ P II, | pag: 742, p. 2615. BoU -< ; ALBERTO NOELLI Uredospore. Sulle foglie di Chrysanthemum coltivati negli orti a To- S rino, novembre 1903 (Voglino). V. Gen. GYMNOSPORANGIUM Hedwig. 99. G. elavariiforme (Jacq.) Rees.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL, — p. II, pag. 737, n. 2606. G. clavariaeforme DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 182. Heidi. Sulle foglie di Crataegus Oryacantha var. monogyna nei boschi a Stupinigi, maggio 1899 (Voglino) e presso Soperga (Colli di Torino), maggio 1902, giugno 1904 (Noelli). i 100. G. juniperinum Dë Fr; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL pag. 738, n. 2607. : G. conicum DC.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 182. Spermogoni ed Fridi. Sulle foglie del Sorbus Aucuparia presso i Tornetti (Valli di Lanzo), agosto 1899 (Voglino). 101. G. sabinae (Dichs.) Wint.; p. A. ac, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 739, n. 2608. G. fusewm DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 180. Roestelia cancellata Rebent. Spermogoni ed Ecidi. Sulle foglie di Pyrus coltivati negli orti a ane ; ottébre 1899 (Voglino e Noelli). VI. Gen. PHRAGMIDIUM Link. ` 102. Ph. edid DC. Sehroet; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 742, n. 2614. | = Uredospore. Sulle foglie di Potentilla SESS in Val Salice, nei colli . di Torino aprile M (Voglino). 103. Ph. Sanguisorbae (DC.) Béhioet i P. A. Saccardo, Syll. Fung. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 351 Uredospore. Sulle foglie di Poterium Sanguisorba in Val Salice, colli di Torino, maggio 1904 (Voglino). 104. Ph. Violaceum (Schultz.) Winter: P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL p. II, pag. 744, n. 2619; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 175. Teleutospore. Sulle foglie di Rubus fruticosus a Rivoli, ottobre 1900 (Voglino). 105. Ph. Rubi (Pers) Winter. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 745, n. 2620; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 175. Teleutospore. Sulle foglie di Rubus Caesius alla Madonna di Campa- gna, novembre 1904 (Voglino) e di Rubus fruticosus nelle siepi nei colli di Torino, novembre 1902 (Noelli). 106. Ph. subeorticium (Schrank.) Winter; A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 746, n, 2622; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 174. Ecidiospore. Sulle foglie di Rosa coltivate a Torino, maggio 1898 (Voglino) e maggio 1903 (Noelli). Uredospore. Sulla medesima pianta e nelle medesime località, luglio 1899 (Voglino) e a Villarbasse (Valle del Sangone), maggio 1904 (Noelli). Teleutospore. Come sopra, giugno 1903 (Noelli) e novembre 1904 (Vo- glino). 107. Ph. Rubi-idaei (DC.) Karst.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, P. II, pag. 748, n. 2626. Uredospore. Sulle foglie di Rubus Idaeus negli orti alla Madonna di Campagna presso Torino, maggio 1903 (Voglino-Noelli). Teleutospore. Sulle medesime piante con uredospore, ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1903 e alla Madonna di e , no- vembre 1904 (Voglino). VIL Gen. COLEOSPORIUM Lév. | 108. €. Senecionis (Pers.) Fries; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, p. pag. 751, n. 2633; B Frank, Krankh. d. PA, pag. 193. a Sech ALBERTO NOELLI Uredospore. Sulle foglie di Senecio vulgaris presso Torino, maggio 1904 - (Voglino). 109. €. Sonehi (Pers) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, pag. 752, n. 2634. C. Synantherarum Fr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 193. Uredospore. Sulle foglie di Petasites officinalis presso l'Ospedale Mau- riziano (Torino), novembre 1902 e di Adenostyles albida al colle di Fre- jus sopra Bardonecchia, Valle di Susa, agosto 1904 (Noelli). VIII. Gen. CHRYSOMYXA Unger. 110. Chr. Rhododendri (DC.) De Bary; P. A. Saccardo, Syll. Fung. ` VIL p. II, pag. 760, n. 2660; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 190. Uredospore. Sulle foglie di Rhododendron ferrugineum presso il Lago © Scuro, in Valle di Viù (Valli di Lanzo), agosto 1902 (Voglino). IX. Gen. AECIDIUM Pers. 111. Ae. Clematidis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 774, n. 2701; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 213. Sui fusti, picciuoli e foglie di Clematis Vitalba a Casale, giugno 1893 ` (Voglino), e nei colli di Torino in Val Salice e Valle di Hosen £u gno 1903 e maggio 1904 (Noelli). 112. Ae. Sommerfeltii Johanson; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL p. II, pag. 775, n. 2703. Sulle foglie e fusti di Zhalictrum minus presso Salbertrand, Valle di ; PIS, Paso 1904 (Voglino e Noelli). V. Puccinia Thalictri. 113. Ae. punctatum Pers. ; P. À. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 775, n. 2704. Sulle foglie dell Eranthis alt: a nei giardini a Torino, aprile TS CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 353 E 114. Ae. Aquilegiae Pers; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. E 776, n. 2710. Sulle foglie di Aguilegia vulgaris presso Salbertrand (Valle di Susa), maggio 1904 (Voglino e Noelli). Oss. Questa forma corrisponde alla Puccinia Agrostidis Pers. (V. pag. 349). 115. 4e. Perielymeni Schum.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 796, n. 2809. | Puccinia Festucae Plowr.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 168. Sulle foglie di Zonicera Xylostemum nei boschi presso Soperga (eolli di Torino), aprile 1904 (Noelli). Oss. Questa forma è probabilmente lo stato ecidico della Puccinia Fe- stueae Plor. TE a A e " Se Er 116. Ae. Valerianellae Biv.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 797, n. 2812. Sulle foglie di Valerianella olitoria presso Casale Monferrato, estate 1900 (Voglino). 117. Ae. Plantaginis Ces.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, » II, pag. 813, n. 2879; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 214. Sulle foglie di Plantago major nei colli di Torino, estate 1903 (Voglino). 118. Ae. Convallariae Schum.; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. II, pag. 828, n. 2945; B. Frank, Krankh. d. Pü. n. 211. Sulle foglie di Polygonatum officinale nei boschi a Crea presso Casale - Monferrato, primavera 1892 (Voglino) e nei luoghi incolti boschivi presso il R. Parco, Torino, maggio 1904 (Noelli). 119. Ae. Isatidis Re; Flora Torinese; P. A. Saccardo, Syll. Fang. XIV, - - Pag. 370, n. 1302 e vol XVI, pag. 1122, n. 4487; A. Noelli, Malpighia B voL XV, 1901 Sulle foglie, fusti, fiori e frutti dell’ Zsatis tinctoria sulle rupi del M. S Giorgio sopra Piossasco (Valle del Sangone) e sulle falde del M. Musinè (900 a 700 m.), (Valle di Susa), maggio e giugno 1901 e maggio 1904 SC 354 ALBERTO NOELLI Oss. Questa forma assai interessante, compare ogni anno sugli esem- ` plari di I. tinctoria comune nelle suddette località. 120. Ae. biseutellae Noelli; sull’Ae. Biscutellae, Malpighia, vol. XVI, 1902. Sulle foglie, fusti e frutti di Biscutella lgevigata tra il Castello Ca- merletto e la Cappella di S. Abaco (300 a 500 m.) sulle falde del M. - Musinè in Valle di Susa, giugno 1901 e maggio 1904 (Noelli). Oss. Pure questa nuova forma ricompare ogni anno sulle Biscutelle assai comuni sul M. Musinè. i X. Gen. UREDO Pers. 121. Uredo Quercus Brond.; B. Frank, Krankh. d. Pf. pag. 208; Melampsora Quercus (Brond.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL, | p. II, pag. 594, n. 2126. ` | Sulle foglie di Quercus pedunculata nei colli di Torino, estate 1903. (Voglino). ; ; Sottogenere Ureno Caroma Link. : 122. U. Caeoma Evonymi (Gmel) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL p. II, pag. 867, n. 3140. Melampsora salicina Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 199: a Sulle foglie di Eronymus europaeus nei boschi di Stupinigi presso To- rino, giugno 1899 (Voglino), nei boschi presso il R. Parco oltre Torino, maggio 1904 e sopra i Tornetti nella Valle di Viù (Valli di Lanzo), set- tembre 1904 (Noelli). | 123. U. Caeoma Mercurialis (Martius) Link.; P. A. Saecardo, ent Il . Fung. VII, p. II, pag. 868, n. 3145. . Melampsora populina bé: ; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 200. — Sulle foglie di Mercurialis perennis in Val Saliee nei colli di Torino, x. at aprile 1901 e presso la vetta del eolle della Maddalena, colli di: TA Ru i maggio 1903 mn AE ne, ` m CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 355 PYRENOMYCETEAE Fr. em. De Not. Fam. 1* PERISPORIACEAE Fr. ERYSIPHEAE Lév. AMEROSPORAE. I. Gen. PODOSPHAERA Kunze. 124. Pod. Oxyacanthae (DC.) De By.; P. À. Saeeardo, Syll. Fung. E LE pag. 2, n1.B Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 259. da Erysiphe clandestina Link. E Sulle foglie di Crataegus Oxycantha in Val Salice (colli di Torino), {aprile 1902 (Voglino). i II. Gen. SPHAEROTHECA Lév. 125. Sph. pannosa (Wallr.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. - 3, n. 6; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 259. Sulle foglie di Rosa e di Amygdalus Persica, coltivati negli orti a Rivoli giugno 1898 e 1899 (Voglino) e a Torino giugno 1898 e luglio 1903 (Voglino e Noelli). — Oss. Gli esemplari raccolti presentano lo stadio conidico Oidium Jegen. conium Desa. (P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 41, n. 190). Que- _ Sla matattia danneggia grandemente le rose. È 126. Sph. Castagnei Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 4, n. 8; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 259. ; Sulle foglie di Humulus Luppulus negli orti a Torino, maggio 1901 (Noelli), e novembre 1904 (Voglino)'e sulle foglie di Citrullus vulgaris alla Madonna di Campagna presso Torino, giugno 1904 (Voglino). Oss. Gli esemplari di Humulus Luppulus presentano le forme Oidium | fysiphoides Fr. (P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag: 4l, n. 190), e il | Cieinnobolus Cosatii De By. (P. A. Saccardo, Syll. Fung., vol. HI, pag. 216, n. 1293). 356 ALBERTO NOELLI III. Gea. OIDIUM. Le specie appartenenti a questo genere saranno trattate negli Ifomi-. ceti, quantunque per la loro affinità alle Sphaerotheca si possano con- : siderare quali forme inferiori di Ascomiceti. IV. Gen PHYLLACTINIA Lévy. 127. Phy. suffulta (Rab.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. V, pag. 5, n. 13; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 260. i Sulla pagina inferiore delle foglie di Corylus Avellana presso i Tor. : netti, in Valle di Viù, agosto 1901, S. Germano in Valle Chisone, ot- ` tobre 1904, di Alnus glutinosa, di Carpinus betulus e di Fraainus ez- celsior a Giaveno (Valle del Sangone), ottobre 1904 (Voglino). Oss. Zn tutti gli esemplari si osserva la forma periteciale, mentre sul Carpinus betulus Za pagina inferiore delle foglie appare quasi comple- ` tamente infetta della forma conidica col Cicinnobolus Cesatii De By. R 128. Phy. Corylea (Berk.) Caiit; Salmon, aeie Erysiphee, rh. 5, io | Sui rami di Carpinus ila a Giaveno, Valle del Sangone, gennaio, 1905 (Voglino). Oss. 7 E appaiono appiccicati ai rami. V. Gen. UNCINULA Lév. 1851. 129. U. salieis (DC.) Wint. U. salicis Wallr. ; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 261. pure | Uu adunca pisa Lév.; -P. ‘A a sr Fong, È, pag: 7,0 CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 357 Sui rami e foglie di Vifis vinifera negli orti a Torino, estate 1898 (Voglino). 131. U. Aeeris (DC.) Sace.; P. A. Saeeardo, Syll Fung. I, pag. 8, n. 27. | i U. Aceris DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 261. Sulle foglie e frutti di Acer campestre presso Soperga (Colli di Torino), maggio 1902 e ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), settembre 1904 (Noelli). : VI. Gen. MICROSPHAERA Lévy. 132. M. Lonieerae DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 263. M. Duby Lév.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. L pag. 10, n. 34. Sulle foglie di Zonicera coltivate nei giardini a Torino, settembre 1904 (Voglino). "VII. Gen. ERYSIPHE Lév. 133. E. Cichoracearum DC.; Salmon, Monograph. Erysiph. 1901, pag. ; 193; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 263. E. lamprocarpa (Wallr.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 16, n. 61 Sulle foglie di Zragopogen pratensis nei prati a Giaveno, luglio 1904 (Voglino) e sulle foglie di Artemisia campestris presso Mancalige, no vembre 1904 (Voglino). Oss. Forma conidica. 134. E. communis (Wallr.) Fr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 18, n. 70. E. conmunis Wallr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 263. Sulle foglie di Hypericum ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1903 (Voglino) e sulle foglie di Robinia Pseudoacacia a Torino, novembre 1903 (Noelli), sulle foglie e fusti di Lotus corniculatus, di ` Trifolium pratense, di Galium verum e di Ranunculus acris a Giaveno, | ottobre 1904 (Voglino). 23. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. * 358 | - ALBERTO NOELLI Osa. Forma conidica; Oidium. Questa qe è comunissima, e invade parecchie piante. 135. E. graminis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 19, n. 74. E. graminis Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 264. Sulle foglie e fusti di Poa ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), maggio, giugno 1903, di Triticum sativum alla Colonia Agricola di Ri- voli, maggio 1904 (Voglino). Oss. Za pagina inferiore delle foglie di Poa appaiono ficcose pei conidi, mentre le corrispondenti parti della pagina superiore risultano arrossate. Forma conidica Oidium monilioides Link (P. A. Saccardo, Syll. Fung.. IV, pag. 46, n. 219). Fam. 2* SPHAERIACEAE Fr. HYALODIDYMAE I. Gen. SPHAERELLA Ces. et De Not. 136. Sph. maculiformis (Pers.) Auersw.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 477, n. 1820. Cylindrosporium castanicolum Desm.; P. A. Saecardo. | Sulle foglie di Castanea Vesca ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), settembre 1901, alla Colonia ACEA di Rivoli e a Cuneo, estate 1904 (Voglino). Oss. Forma conidica Cylintrosporium Castanicolum Desm. . 137. Sph. sentina (Fr.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 482; n. 1445. ; Sph. sentina Fuck.; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 313. Sulle foglie di Pyrus coltivati a Rivoli, settembre 1900 (Voglino). eng Macchie edes orlate di nero. 158. Bri Pragaziaò (Tek) Been PA: faecardo, Syll. Yogi I, pag 505, n. 1951; B. Frank, Krankh. d. PL, pag. 312. 5 CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 359 Sulle foglie di Fragaria Vesca, Torino giugno 1903 e a Piobesi (To- rino) maggio 1904 (Voglino). 139. Sph. allieina (Fr.) Auersw.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 522, n. 2023; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 310. Sulle foglie di A//iwm negli orti a Torino, estate 1904 (Voglino). - 140. Sph. exitialis Mori; P. A. Saceardo, Syll. Fung. V, pag. 84, n. 6465; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 309. Sulle foglie, culmi e glume di Zriticum sativum a Collegno, luglio 1902 e 1903, a Bra luglio 1903 (Voglino e Noelli). 141. Sph. Oenotherae Ell. et Ev.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. IX, pag. 625, n. 2541. Sui fusti di Oenothera biennis nei boschi di Stupinigi (Torino), no- vembre 1903 (Voglino e Noelli). Oss. Le porzioni di corteccia colpite dalla Sph. apparivano rosee; pe- riteci sino a 200 p di diam. ; aschi 34-36 x 7,50-8,5 e spore 9-12 v 2,50-3. 142. Sph. Symphoricarpi Passer.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, pag. 635, n. 2585. Sui rami di Symphoricarpus racemosa nei giardini al Valentino (To- rino), febbraio 1903 (Gabotto). 143. Sph. morifolia Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. V, pag. 73, n. 6424. Cylindrosporium Mori Berlese. Fusarium Mori, Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 359. Sulle foglie di Morus alba alla Madonna di Campagna presso Torino, agosto 1903 (Noelli). Oss. Spore 24-46 x 2-4 p. . ALBERTO NOELLI IL Gen. STIGMATEA Fr. 144. Stig. Mespili Sorauér. Entomosporium Mespili (DC.) Sace. | Sulle foglie di Mespilus negli orti a Torino, estate 1899 (Voglino). III. Gen. GNOMONIA Ces. et De Not. 145. Gnom. leptostyla (Fr.) Ces. et De Not.: P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 568, n. 2220; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 453. Sulle foglie di Juglans regia a Giaglione (Valle di Susa), giugno 1904 (Voglino) e a Gressan (Valle d'Aosta), luglio 1904 (Noelli). . Oss. Ze foglie presentavano numerose macchie, talora grandissime ; spore 29-34 v 4 H. IV. Gen. VENTURIA De Not. et Ces, 146. Vent. eireinans (Fr.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 592. n. 2311. Sulle foglie di Geranium E a Soperga (colli di Torino), luglio 1903. Oss. Spore 12 v 45 p. Le piante BA apparivano assai danneggiate; ma non mi fu possibile riscontrare nuovamente la forma nell’anno suc- cessivo. PH EODIDYMAE. L Gen. AMPHISPHAERIA Ces. et De Not. 147. Am. heraclei n. forma. « Periteci „Sparsi, neri, riuniti in piccoli gruppi e solitari, at « globosi, attenuati alla sommità ove terminano con un ostiolo conico, « larghi 0,3 mm. Aschi cilindracei, rieurvi o no alla buse, 48-73 v 4-5 p; « parafisi filiformi, lineari, lunghe quanto gli aschi; ascospore piccole, x < fuligginee, non guttulate, unisettate, ristrette nel setto, col loeulo su- « periore più pra e coll'apiea ottuso; 7-11 v 4-5 p. > 5e Eo E rae Ur a E fa” EE Se, ei SEO ER GE EEE ALI sce, per à periteci più piccoli, per gli aschi lunghi solamente 70 p, la presenza di parafisi e le spore alquanto più piccole e non guttalate. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 361 Sui fusti secchi di Heracleum Spoudyliem. nei boschi di Stupinigi presso Torino, novembre 1903 (Noelli). Oss. Tale forma si accosta all'Amph. Cocos Rolley, ove però ne differi- IL Gen. OTTHIA Nits. 148. 0. populina (Pers) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll Fung. I, pag. 736, n. 2785 Sui rami secchi di Castanea in Val S. Martino (colli di Torino), marzo 1903 (Noelli). Oss. Aschi parafisati, allungati, lunghi 110 y; spore 14-7 y. PHAEOPHRAGMIAE. I. Gen. LEPTOSPHAERIA Ces. et De Not.. 149. Lept. Lucilla Sacc.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. II, pag. 52, ‘n. 3042. Sulle foglie di Pyrus coltivati alla Colonia lvl di Rivoli, mag- gio-giugno 1904 (Voglino e Noelli). Oss. Ze foglie presentavano numerose macchie con spermogoni (Septoria piricola Desm. P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 487, n. 2624) coz spore bisettate, verdi clorine, 58-73 v 4-6. 150. Lept. Rusei (Wall) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. B, pag. 74, n. 3124. Sui eladodi di Ruscus aculeatus in Val Chiusella (Ivrea), grugno 1903 | (Voglino). Oss. Stadio ascoforo della Phyllosticta Ruscicola Dur. et Mont. P. A. d ; Ge, se Fung. 111. pag. 58, n. 319. BEE NORLLL Sec IL Gen. AGLAOSPORA De Not. 151. A. profusa (Fr. De Not.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. D 133, n. 3346. | Sui rami secchi di Robinia Pseudo-Acacia presso la Villa Parodi (colli di Torino), marzo 1903 (Noelli). DICTYOSPORAE. I. Gen. PLEOSPORA Rab. pag. 247, n. 3730. sui fusti di Scrophularia canina alla Madonna di Campagna (Torino), dicembre 1903 (Voglino). 153. PI. Armeriae (Rabenh.) Ces. et De Not. PI. herbarum. (Pers.) Rabenh. f. Armeriae ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 247, n. 3730. Sugli scapi fioriti e foglie di Armeria vulgaris presso Casellette, mag- gio 1898 (Ferrari). TUQUE Jk. Geh. CUCURBITARIA Gray. 309, n. 3938. T dicembre 1902 (Noelli, ) L Gen. OPHIOBOLUS Riess. 152. PI. herbarum (Pers) Rabenh.; P. A. Saccardo, Syll. ue IL Sulle foglie di A/lium sativum negli orti a Torino, giugno 1899 e . 154. Cue. elongata (Fr.) Grev.; P. A. Saccardo, Syll. nar II, pag. Sui rami secchi di Robinia pseudo-Acacia in Val S. Martino (colli di i ` EE © 155. Oph. graminis Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fang. II, pag. 349, CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 363 Alla base dei fusti di Zriticum sativum a Pinerolo, estate 1904 (Vo glino). II. Gen. DILOPHIA Sace. 156. Dil. graminis (Fuch.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 357, n. 4104; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 307 Dilophospora graminis Fuch. Sulle foglie e culmi di Alopecurus pratensis nei prati a Torino, mag gio 1902 (Noelli). Fam. 5* HYPOCREACEAE De Not. HYALOSPORAE. I. Gen. POLYSTIGMINA Sace. 157. Pol. rubra (Desm.) Saee. Polystigma rubrum (Pers.) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. II, pag 458, n. 4587; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 445. Sulle foglie di Prunus alla Colonia Agricola di Rivoli, giugno 1900; di Prunus domestica a Cremoletti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1901 e di Prunus spinosa a Demonte, agosto 1904 (Voglino) Oss. Gli esemplari non presentavano che lo stato spermogonico HYALODIDYMAE. II. Gen. HYPOMYCES Fr. 158. Hyp. pernieiosa Magn. Sulla Russula? a Rubiana in Valle di Susa, estate 1903 (Voglino). ‘Oss. Forma conidica. III. Gen. NECTRIA Fr. 159. Neet. cinnabarina (Tode) Fr.; ; P. A. Saeeardo, Syll. Fung. Il, pag. 479, n. 4662; B. Frank, Krankh. d. Di. pag. 462. Auen NOELLI ` Tubercularia uni Tode; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 638, n. 3002 Sui rami di us : ai Tornetti sopra Viu (Valli di Lanzo), set- tembre 1903 (Noelli). ` Oss. Stato conidico (Tubercularia vulgaris). 160. Nec. Ribis ES D Fid HIN Syll. Fung. II, pag. 480, n. 4663. Sui rami di Ribes coltivato a Torino, niveis 1901 (Voglino). SCOLECOSPORAE. L Gen. CLAVICEPS Tul. 161. CI. purpurea (Fr.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 564, n. 5005; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 467. Sulle spighe di Bromus a S. Margherita (Colli di Torino), novembre 1897 (Noelli); di Secale cereale ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1900, luglio 1901 (Voglino) e di Triticum sativum a Torino, giugno 1904 (Chiei-Gamaechio). Fam. DOTHIDEAGEAE Nits. et Fuck. HYALOSPORAE. t Gen. PHYLLACHORA Nits. Fuck. 162. Phy. Cynodontis (Saec.) Niessl.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 602, n. 5134; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 4 . Sulle foglie di Cynodon Sca a Torino, autunno 1899 (Voglino). 163. Phy. Trifolii (Pers.) Fab P A. Barani, Syll. Fung. II, pag. 613, n. 5184; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 456. Polythrincium Trifolii Kunze et Schum.; A. Memo Syll. Fung. IV, re 350, n. 1664 e VI, pag. 613, n. 5184. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI \ Sulle foglie di T: vifolium repens à Rivoli Geh 1903, a Torino, lu- glio 1903 (Noelli), e presso Giaveno, estate 1904 (Voglino). | Oss. Stato conidico (Polythrineium Trifolii); appare tutti gli anni dan- neggiando gravemente i coltivati a trifolii ; essa è poi accompagnata dal- l'Uromyees trifolii ( Zedir.) Lev. (f. eggs e sovente dalla Pseu- dopeziza trifolii (Biv.) Bernh. HYALODIDYMAE. I Gen. DOTHIDELLA Speg. 164. Dothidella fallax Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 628, n. 5253; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 455. Sulle foglie di Andropogon Ischaemum a Casale Monferrato, e a Gia- . Veno, giugno 1904 (Voglino). 165. Dothidella Ulmi Winth.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 456. Phyllachora Ulmi (Duv.) Fuek.; P. A. Saccardo, prie Fung. II, pag. 594, n. 5091. Sulle foglie di Ulmus, estate 1902 (Voglino). PHAEODIDYMAE. . 166. Dothid. Sambuci (Pers. Fri; PRA Saccardo, ia Doe H, pag. 639, n. 5296. Sui rami di Hybiscus ai Tornetti sopra Viù can di Lanzo) febbraio 1904 (Voglino e Noelli). ` Fam. 7° HYSTERIACEAE Corda. SCOLESCOSPORAE. I. Gen. LOPHODERMIUM Chev. 167. Loph. Paconiae Rehm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, pag. 720, n. 2745. Sui fusti secchi di Paeonia peregrina Mill. nei boschi presso la Sagra di 8, * Michele Mcd di Susa), maggio 1903-1904 dei SE °°°’ ALBERTO NOELLI Oss. Questa specie descritta dal Rehm nel « Bot. notes 1897 a pag. 259 e in Saccardo Sylloge Fungorum, vol. XIV, pag. 720 », differisce alquanto nei caratteri diagnostici, dalla forma da me osservata. L'esame di nume- rose sezioni trasversali, prova infatti come le maggiori divergenze esistano per l'appunto nella struttura delle spore. Queste appaiono jaline, bacillari- filiformi e alquanto più brevi dell'asco. Per questo carattere la specie di | cui si tratta, si potrebbe riferire al Gen. Hypoderma DC. ove le spore sono molto più brevi in lunghezza degli aschi. Tuttavia non ritengo op- portuno tale riferimento, perchè se gli aschi differiscono dal Loph. Paeoniae . Rehm. per la struttura delle spore, queste poi non sono molto più brevi — degli aschi; e d'altra parte ciò si verifica pure dalla diagnosi del Rehm., ; ove risultano come dimensioni per gli aschi 65-80 x 8 p e per le spore 55- 65v 1 '/, p, mentre negli esemplari da me osservati si aveva: 60-79 v fs dalla diagnosi della forma da me studiata : l ; « Periteci piccolissimi, allungati, lineari o ellittici, sparsi, ovvero riu- « niti in gruppi, neri, carbonacei, rialzati e coll’ ostiolo stretto, allun- « gato, decorrente lungo l’asse maggiore del peritecio. Tessuto pseudo- . « parenchimatico nero, carbonaceo, ineurvato e colle pareti allargantesi « verso l’ostiolo. Aschi clavati, ialini, acuti verso l’apice, quindi grada- « tamente ristretti verso la base, 60-79 e 7-7,5 p e colla base rivolta ak | « l'infuori e quindi leggermente ingrossata. Spore bacillari, allungate, S à « stipate, diritte o leggermente arcuate, guttulate e talora con tre ov- « vero quattro setti trasversali; esse sono più brevi degli aschi ‘e dispo- « ste a gruppi di due o tre, dimodochè pare occupino tutta la lunghezza « dell'aseo, 2443 v 2 p. Parafisi lunghe o alquanto più brevi dell’ asco, ` « filiformi, guttulate, ialine, arcuate nella parte basale, uneinate alla « sommità, 79 « 22,5 m >» . Converrebbe quindi, per chiarire bene le affinità tra i due generi Hy- poderma e Lophodermium esaminare numerose forme, e stabilire se real- ` mente il fatto della lunghezza delle spore eguaglianti o no in lunghezza. gli aschi, serve come carattere differenziale precipuo fra essi. CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI M L PIEMONTE 367 IL Gen. COLPOMA Wallroth. 168. Colp. quereinum (Pers.) Wallr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 803, n. 5851. Sui rami morti di Quercus a Stupinigi (Torino), novembre 1903 (Vo- glino e Noelli). E DISCOMYCETAE Fr. Fam. 5. PEZIZEAE Fr. E : HYALOSPORAE. I. Gen. SCLEROTINIA Fuckel. : à 169. Sel. tuberosa (Hedw.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, pag. 195, n. 797; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 508. Sulla terra nei boschi di Stupinigi (Torino), marzo 1899 (Voglino), .. 170. Sel. Fuekeliana De By.; P. A. Saccardo, Syll. Hi VII, pag, 196, n. 799. Sulle foglie di Brassica oleracea a Terranova (Casale), maggio 1900 . .. (Voglino). 171. Sel. Padi Wor. Sulle foglie di Pirus Cydonia in Val Salice (colli di Torino), aprile 1902 e a Rivarossa, estate 1904 (Voglino). Oss. Differisce dalla Scl. fructigena Schröter per avere i conidi sferici. Fam. 8> PHACIDIEAE Fr. HYALOSPORAE. I. Gen. PSEUDOPEZIZA Fuck. 172. Ps. Trifolii (Biv. Bernh.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIIL pag. 723, n. 2970; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 484. . Sulle foglie di Trifolium nei prati a Casale, luglio 1899 (Voglino) e à Rivoli, giugno 1903 3 (Noelli). - 368 , ! | ALBERTO NOELLI Fam LL. GYMNOASCACEAE Baranetz. EXOASCEAE. L Gen. TAPHRINA Fr. 173. Taphr. bullata Sadeb. ; B. Frank, Enid d, Pf; pag. 246, EE Exoascus builatus (Berk. et Br.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung : VII, pag. 817, n. 3343. Sulle foglie di Pyrus coltivati alla Colonia Agricola di Rivoli, mag- | gio 1899 e maggio 1904 e a Rivarossa, aprile 1904 (Voglino). II. Gen. EXOASCUS Fuck. 174. E. Coeruleseens (Desm. et M.) Sad. à Tafrina caerulescens (Desm. et M.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung VII, pag. 814, n. 3333. T. caerulescens Sadeb.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 246. Sulle foglie di Quercus robur presso Giaveno, luglio 1904 (Voglino). 175. E. deformans (Hork) Fuck. ; P. A. Saccardo, Sik: Fung. vie _ pag. 816, n. 3341. .. Taphrina deformans Tul.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 249. Sulle foglie di Amygdalus Persica nei giardini a Torino, maggio 1901- 1902 (Voglino) e al R. Parco presso Torino, maggio 1904 (Noelli). ` 176. E. Pruni Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, pag. E n. 3342. Taphrina Pruni Tul.: B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 247. Sui frutti di Prunus a Traversella, maggio 1902 (Voglino). Oss. Nel 1903 si verificò una forte SE dovuta ai geli primer 177. E. Alni-ineanae Kühn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 69, | n 4733. + : Ke alnitorguus dies e P, A. Saccardo, Syll. Fung. VII, DÉI DI Da 1 3345. p CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 369 ` Taphrina Alni-incana Kühn.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 243. T. Alni-incanae (Kühn.) Sadeb. | Sulle infiorescenze femminili dell’ Alnus incana ai Tornetti sopra Viù - (Valli di Lanzo), aprile 1902 (Voglino). 178. E. Tosquinetii (West.) Sadeb. Taphrina Tosquinetii Magn.; B. Frank, Krankh. d. Pi, pag. 243. E. E (Tul) Sadeb.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, | pag. 817, n. Sulle eg di Alnus glutinosa lungo la Stura a Torino, RI 1900 (Voglino). 179. E. Cerasi Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 69, n. 4734. Taphrina Cerasi Sadeb.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 249. Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivarossa, aprile 1903-1904 (Voglino). SPHAEROPSIDEAE Lév. . Fam. 1. SPHAERIOIDEAE Sace. HYALOSPORAE. j L Gen. PHYLLOSTICTA Pers. 180. Ph. hedericola Dur. et Mont.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 20, n. 100; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 392. : Sulle foglie di Hedera Heliz nei giardini a Torino, giugno 1903 (Noelli). Oss. Questa malattia si diffonde continuamente senza produrre gravi danni. 181. Ph. Magnoliae Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, pag. 25, pn 130; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag- 389. * Sulle loglio della Ma 7 olia ferruginea’ negli orti a Torino, aprile 1902 (Voglino). Oss. Macchie grandissime con orlo bruno e periteci numerosi. 370 ^ ^ ALBERTO NOELLI 182. Ph. faseolina Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, pag. xe . 224; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 394. Se foglie di Arachis ipogaea nell’ Orto della R. Stazione Agraria ` (Torino), luglio 1903 (Noelli). | Oss. La malattia produce solamente poche macchie vaghe, ocracee en qualche pianta. 183. Ph. cruenta (Fr.) Kr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 58, n. 324. Ph. cruenta (Fr.) Sacc.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 387. Sulle foglie di Polygonatum officinale, nei boschi presso Crea (Casale Monferrato), maggio 1892 (Voglino) e presso ir ad nei Colli di To- rino, maggio 1903 (D'Antonio e Noelli). Oss. D infezione si manifestò l'anno scorso assai intensa, al punto iM le foglie apparivano interamente ricoperte di macchie talora grandissime, orlate di bruno, con pochi periteci disposti a gruppi. 184. Ph. Rosae ‘ae et Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag: 76, n. 448. Sugli aculei di Rosa canina in Val Salice (Colli di Torino), marzo ; 1903 (Sedi. IL Gen. PHOMA Fr. 185. Ph. longissima (Pers) West; P. A. Saccardo, Syll. Fung- tI, pag. 125, n. 748. Sui Se? di Phoeniculum unta a Torino, ps SI PHAEODIDYMAE. I Son DIPLODIA Fr. 186. D. salietna Lev.; P. A. Succardo, Syll. Pung. X, pag. 286, n. 5887. Sulle foglie di Saliz alba in Val Salice. (Colli di Torino), febbraio dem Greg, CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEL MICROMICETI DEL PIEMONTE 371 HYALODIDYMAE. I. Gen. ASCOCHYTA Lib. 187. A. Pisi Lib.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 397, n. 2197; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 415. Sulle foglie di Pisum sativum negli orti alla Madonna di Campagna i (Torino), estate 1900 (Voglino). ‘188. A. Orobi Saec. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 398, n. 2199, B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 415. Sulle foglie di Date vernus a Soperga (Colli di Torino), maggio 1902. (Noelli). 189. A. graminicola Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 407, n. 2252; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 412. Sulle foglie di Arrhenatherum avenaceum a Torino, ottobre 1904 (Vo- | glino). Oss. Sulle foglie si notava pure la Puce. coronifera-arrhenatheri Kleb. SCOLECOSPORAE. I. Gen. SEPTORIA Fr. e | 190. S. Limonum Pass.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. III, pag. 476, E n. 2567; B. Frank, Krank. d. Pü. pag. 426. T — Sut frat di ne Limonum a pui estate 1898 (Voglino). 191. S. Aeseuli (Lib) West, ` P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 476, n. 2579; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 427. Sulle foglie di Arca Hyppocastanum a Torino, estate 1903 (Voglino). 192 B, Aueubae- West.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 491, n. 2650; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 429. | Sulle foglie di Aucuba japonica a Torino, estate 1901 (Voglino). 372 | ALBERTO NOELLI 193. S. Rose Rabh.; A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 482, n. id 2595; B. Frank, Krankh.-d. Pf., pag. 426. Sulle foglie di Evonymus japonica in Val Salice Jee di Torino), i maggio 1902 (Noelli). À 194 S. oleandrina Sacc.; P. + Saccardo, Syll. Fung. III, > pag. ap n. 2683; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 432. Sulle foglie di Nerium Oleander a Casale, estate 1899 (Voglino). 195. S. Dianthi Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. n. 2796; B. Frank, Kith. d. Pfl., pag. 424. Sulle foglie di Dianthus coltivati, Barriera S. Paolo (Torino), maggio, 1900 (Voglino). 196. S. Chelidonii. Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 5, n. 2827; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 425. Sulle foglie di Chelidonium Rua a Brusaseo (Colli di Torino), giu- gno 1902 iet 197. S. Petroselini Desm.; P. A. Saccardo, syll. Puis ITI, pag. on à n. 2876; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 429. i Sulle foglie di Apium graveolens ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lan estate 1902; alla Madonna di Campagna presso Torino, autunno 1904 (Voglino) e a Pozzo Strada presso Torino, ottobre 1904 (Noelli). 198. S. Lyeopersiei Speg.; P.-A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 535, n. 2904; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 433. Sulle foglie di Solanum Lycopersicum a Casale, estate 1902 e a To- rino autunno 1904 ia 199. S. Convolvuli Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. ILL, pag. 596, n. 2909; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 432. E ipe foglie di Convolvulus Sepium e C. arvensis in Val S. Marlin iun di Torino), giugno 1903 ghe: o (Continua). MALPIGHIA, Vol. XIX. Tav. I. PROF, FEDERICO DELFIBO Malpighia Vol. XIX. A) xi S D Miano er ral detiz MALPIGHIA Volume XIX. TAV. V. Litoóralia PFizzighelle-Verona- 905 ' C Massal ad nat delin. > TAV. VI. MALPIGHIA Volume X IX. REL VW Pizzióhella- Verona- 905 C Messal.ad nat. delin. SE oh VEA UR GENRES , Camus — Le Fraisier des Indes dans l'Italie septentrionale ` PENzIG — Commemorazione di Federico Delpino (Tay. III) De Miano — Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili S ss Lunularia. ulpa, » Locos, fo; Nt V. A at i dup RE a I dei micromiceti del RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA Che ES Ewe tc Prof. al" Università di Genova ANNO AIN .— Paso, IX-XII MARCELLO MALPIGHI 1027-1004: GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO | Dorr. GIUSEPPE ZODDA - Dell'applieazione di aleuni metodi grafiei in geografia botaniea. Fitogeografi valorosi si sono occupati da più tempo del modo di ap- plieare metodi grafiei, onde rappresentare con grande approssimazione, se non con assoluta esattezza, fatti diversi di geografia botaniea. L'impiego di questi metodi é utilissimo, se non necessario, allorquando dai diversi fatti fitogeografici si vogliono trarre dei risultati, che non siano minimamente infieiati da apprezzamenti personali degli osserva- tori. Se però è vero che coll’ uso dei metodi grafici si ottengono risul- ` tati puramente obbiettivi, non è meno vero che questi possano essere in qualche caso errati, poichè l'applicazione ne può essere errata. É ne- cessario perciò che prima condizione per l’ attendibilità dei risultati sia che i criterii, coi quali questi metodi si applicano, prendano le mosse dalle condizioni reali fitobiologiche ed è necessario in conseguenza che l'applicazione di essi metodi sia preceduta dalla conoscenza il più pos- sibile esatta delle condizioni sopra dette. Così, per esempio, non si pos- sono applicare i metodi grafici per la distribuzione geografica di una Specie o di un genere in un dato territorio, se non si possiede una co- noscenza abbastanza esatta della distribuzione stessa. Cid, nondimeno, non basta per l'ottenimento di risultati esatti, perché ne é soltanto una condizione efficiente, ma non sufficiente; per esser tale si richiedono al- tre condizioni, di cui una è che gli elementi, che servono alla costru- zione dei metodi grafici, siano eguali tra loro. Ricordo, come prova di ciò, il metodo grafico di Watson (*), il quale, non soddisfacendo a que- sta condizione, non può dare risultati esatti. Nè si deve pretermettere che i risultati debbano esporsi con espres- (t) WaTsoN, Cybele britannica, t. I, p. 10-30, t. IV, p. 274. London, 1847- 1859. 24. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 374 © GIUSEPPE ZODDA sioni, quanto più si può, brevi e chiare, giacchè la lunghezza e l'oscu- rità possono indurre in errore nella comparazione di una quantità in- gente di risultati, e, in ogni caso, importano perdita di tempo a chi deve servirsi di essi negli studi di indole comparativa o sintetica. A questi risultati si è dato da alcuni, da Hoffmann per esempio ('), valore assoluto; ciò crediamo che sia un male, poichè difficile riesce la comparazione dei risultati di una regione con quelli di un’altra; è molto meglio invece che si diano ad essi dei valori relativi, che esprimano un semplice rapporto e quindi è bene che siano espressi con formule algebriche o meglio aucora con indici. Il Blanc ha dimostrato efficace- - mente la convenienza della relatività dei valori da dare ad essi (°); re- latività, che già era stata proposta dal Briquet (?). Tutte queste condizioni sono per certo le più importanti ed hanno indole generale e quindi devono essere soddisfatte qualunque sia il me- todo grafico e qualunque il fine, cui esso deve servire; ogni metodo può richiedere a sua volta altre condizioni particolari, le quali saranno esposte qui appresso. I vari metodi grafici adoperati in fitogeografia possono raccogliersi in tre gruppi differenti, e cioè in quello delle carte geografiche, in quello delle tavole e in quello dei diagrammi, ma talvolta appartengono a due di questi gruppi nello stesso tempo; possono inoltre dividersi in anali- tici e sintetici; analitico è il metodo dell’ Hoffmann, già citato; sinte- tico quello del Blanc suddetto. | Carte, tavole e diagrammi hanno rispettivamente tali proprietà parti- colari, per le quali non possono indifferentemente adoperarsi nelle varie | circostanze, ma devonsi impiegare, or l'uno, or l'altro. In genere può dirsi che negli studii sintetiei sono da consigliare i diagrammi, in quelli analitici le tavole; le carte possono usarsi or negli uni, or negli altri. cca achträge zur Flora des Mittelrheingebietes, in Ber. d. MON 6 us ps Natur- u. Heilkunde. Giessen, 1879-1887. @) BLANc L. Lés procedes graphiques appliqués à la géographie botanique in Bull. Sc Bot. de France, anno 1897, pag. 44-45. (3) BRIQUET. Les méthodes statistiques applicables aux recherches de Zort: stique in Bull. de l’Herbier Boissier, t. I, 1893, p. 147. Try eu he. UE È UNI METO GRAFICL, ECC. 375 Nelle linee seguenti mi occuperò dei metodi grafici impiegati per la distribuzione delle singole specie (metodo analitieo) e di quelli impie- gati per le ricerche fenologiche complessive di un dato territorio (me- todo sintetico). i Metodi grafici per la distribuzione di singole specie. I metodi usati per rappresentare la «distribuzione delle singole specie sono quello delle carte geografiche e quello delle tavole. Fin che non si diede importanza all' intensità diffusiva delle specie , le carte geografiche servirone assai bene allo scopo, raa. dopo che si vide la necessità non solo di dare importanza alla frequenza delle specie, ma di esprimere questa con linguaggio obbiettivo ed esatto e non subbiettivo e convenzionale, s'impose l'uso delle tavole, iniziato dal Walton, miglio- rato dall'Hoffmann e quasi perfezionato dal Briquet. Non mi trattengo ad esporre i pregi di queste tavole, poichè altri l'ha già fatto (*); pregi così importanti da dover fare riprovare che ancora esse non siano en- trate nella pratica generale. Propongo qui invece alcune modificazioni al metodo di Hoffmann e Briquet, il migliore del genere, intese a ren- derlo più scevro di errori e, in conseguenza, più conforme al vero. Il Briquet stesso confessa (°) che il metodo di Hoffmann ha alcuni difetti, fra cui principale quello dell’ineguaglianza sostanziale delle su- perficie dei diversi quadrati, la quale è tanto più forte quanto più ac- cidentato è il suolo di un quadrato rispetto a quello di un altro. Que- sto metodo infatti non dà che la proiezione stereografica sopra un piano del territorio, come la danno, del resto, tutte le carte geografiche. An- ch'io debbo ammettere l' inevitabilità di questo difetto, ma soggiungo subito che l’entità di esso è così piccola, che può considerarsi nulla, al- . lorquando a questo metodo si dia una Pre differente di quella datagli dall'Hoffmann o dal Briquet. E per vero, per la esattà conoscenza della distribuzione di una specie () BLANC L. Op. cit., pag. 34-36. (© BRIQUET, Op. cit., pag. 152. 376 ; |. GIUSEPPE ZODDA c y non giova sapere il quantum, ma il quale del territorio occupato da essa. La presenza di una specie in un dato luogo, lo sappiamo, richiede la concomitanza di molte condizioni favorevoli ad essa; siceome siffatta concomitanza non si verifica mai in modo ininterrotto su tutta l’ area complessiva, questa non è mai continua, ma risulta di più aree parti- colari contenute in essa e separate tra loro per intervalli più o meno - estesi, in cui la specie manca. Basta ricercare queste aree, basta, in altri termini, sapere gwali siano i luoghi, ove avviene la concomitanza pre- detta, per conoscere con sufficienza la distribuzione di una specie; voler conoscere quale estensione essi abbiano, oltre che essere una questione di importanza molto discutibile, richiede un lavoro di esplorazione im- possibile a farsi da un uomo, anche in territorio limitatissimo, in un sottodistretto ad esempio, pur impiegandovi diecine di anni. Se si ha voglia o bisogno di conoscere, per esempio, la distribuzione del faggio o dell Astragalus siculus in Sicilia, basta sapere dove queste specie tro- vano le condìzioni della loro esistenza, mentre superfluo, oltre che im- possibile, sarebbe il sapere quale sia l’ estensione del suolo, da esso oc- cupato; in altri termini basta conoscere la qualità del territorio, richie- sta dalla specie; ne è invece superflua la conoscenza della quantità. Mi permetto aggiungere altri esempi, anche a costo di parer prolisso. - Nel distretto peloritano la Viola gracilis comineia ad apparire qua e là all'altezza di 400 metri e copre quasi tutti i monti da 500 metri sino alle più alte cime (oltre 1200 m.); orbene, applicando il metodo di Hoff- mann a questo distretto, si avrebbe che in parecchi quadri il suolo non attinge l’elevazione minima richiesta dalla Viola gracilis, la quale, ba- sta ciò, perchè vi manchi. Un altro esempio : l Euphorbia Paralis e dito altre piante marittime abbondano sulle spiaggie di questo distretto, ma, col metodo di Hof- fmann, tutti i quadri del distretto, che non attingono le spiagge, sono esclusi dalla distribuzione di queste speeie. Domando io: questi quadri, nei quali non si hanno le condizioni richieste per la presenza di una specie, debbono entrare nel calcolo delle formole di dispersione? Per me non v'ha dubbio ehe a questa domanda sia da rispondersi negativa- mente, e, eome per la distribuzione di una specie terrestre non si tien DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 371 conto delle superficie occupate da aeque, cosi per la distribuzione di una specie montana non deve tenersi conto di quelle occupate da basse pianure e viceversa. Un altro esempio aneora di indole diversa dai precedenti: come é noto, un certo numero di specie ha un'assoluta esigenza rispetto alla natura'chimiea del suolo; ora può darsi (nel messinese ciò non avviene) che uno o più quadri di un dato territorio siano oceupati per intero da un terreno esclusivamente calcareo o siliceo; è chiaro che, per ciò sol- tanto, una specie di appetenza chimica aliena da quel suolo non possa attecchirvi. Anche in questo caso mi pare che cotali quadri debbano escludersi dal calcolo delle forme di dispersione. Altri esempi potrei portare in fatto di piante alofite, rupicole, ece., ma già questi mi sembrano sufficienti a dimostrare che nel calcolo di tali formule si debba tener conto esclusivamente dei quadri, in cui può essere distribuita una specie; così, nel caso della Viola gracilis sopra riferito, devesi tener conto dei soli quadri, in cui il territorio attinga un'elevazione di almeno 400 metri, e, nel caso dell Euphorbia Paralias dei soli quadri attingenti il livello del mare, aggiungendo qui che, trat- tandosi di pianta alofita, devonsi fra questi scegliere i quadri, il cui suolo contenga una certa quantità di sali marini (nel distretto pelori- tano lo sono tutti). A differenza dell’ Hoffmann e del Briquet io stimo adunque che il numero dei quadri da calcolare per le formule di dispersione possa va- riare, e varia in fatto, da specie a specie, secondo le esigenze di queste e secondo i territorii, sicchè in questi calcoli ora si debbono annoverare . tutti i quadri del territorio studiato, ora un solo. E poichè, di regola, le specie del piano non vegetano sui monti e viceversa, ne risulta che, nel calcolo delle rispettive formole di dispersione, non si tien conto dei quadri a suolo montuoso e viceversa; cessa quindi il difetto di compa- rare quadri a superficie reali molto ineguali e così gli elementi delle formule predette sono sensibilmente simili tra essi. - | È vero che un ristretto numero di specie vegeta dal mare fino sui monti più alti, ma queste sono specie ubiquiste, che in quel dato ter- ritorio sono comuni e occupano tutti i quadri, laonde anche in questo 378 GIUSEPPE ZODDA caso le formule di dispustone sono da nitie esatte. Ecco quindi che l obbiezione , prevista dal Briquet come possibile a farsi al metodo di Hoffmann e già molto inficiata da quanto sopra ho detto, cade intera- mente sol che si adotti la modificazione da me proposta. Mi pare dunque di aver dimostrato che le formule di dispersione debbano avere il proprio fondamento principalmente sulla qualità del territorio. E gli indici di frequenza quale base devono avere? Secondo Briquet l'indice di frequenza è il rapporto, che passa tra la superficie eccupata da una specie e quella di tutto il territorio studiato; eolla modifieazione, proposta da me, é invece il rapporto, che passa tra la superficie realmente occupata e quella possibile ad occuparsi da una data specie; per lui il grado di frequenza d’una specie può essere espresso dal numero dei quadrati compresi nella propria area (s), comparato a quello dei quadrati compresi nell’ area totale del paese considerato (S); per noi può essere espresso dal numero dei quadrati compresi nella pro- pria area, comparato a quello dei quadrati, possibili ad essere occupati, compresi nell’ area totale del paese considerato. In ogni modo, nell’ un caso o nell’ altro, quest’ indice ha la sua base nelle formule di disper- sione, avvertendo che queste, secondo noi, acquistano-un nuovo ero ficato. Mi permetto qui ricordare che l indice di frequenza ha lo scopo es- senziale di sostituire con espressione esatta, obbiettiva, matematica le antiche espressioni convenzionali e subbiettive sulla frequenza delle spe- cie; quindi in ambo i casi immutati devono restare gli elementi del giudizio. Or le espressioni raro, comune, abbondante, ecc., non devono riferirsi a tutto quanto il territorio studiato, ma a quella parte in cui si hanno le condizioni favorevoli alla presenza di una specie. — Porto degli esempi, desumendoli dal distretto peloritano: la Circaea Luteliana è rappresentata in due sole stazioni umide del versante tirrenico, una a circa 500, l’altra a quasi 700 metri di altezza sul mare, e manca al- trove, sebbene numerose siano le stazioni adatte; questa specie perciò è realmente rara per questo distretto. Il Blechnum Spicant è frequente sui monti tee nelle stazioni uliginose non inferiori a 800 metri di al- v Y DELL'APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 379 tezza ('). Devesi questa specie chiamare rara per il nostro distretto, sol perchè limitate e poche sono le stazioni, che ad essa si confanno, men- tre, nel fatto la si trova quasi ovunque sono condizioni ad essa adatte? .À me sembra essere più conforme al vero considerare il Blechnum come x specie comune per il Peloritano, mentre la Circaea è realmente rara; laddove col metodo di Briquet entrambe sarebbero da considerare quali, più o meno, rare. La modificazione, da me proposta, ai metodi di Hoff- mann e Briquet ribatte, a mio senso, totalmente, e, di certo, molto meglio che questi, l'obbiezione mossa per l'ineguale superficie dei qua- dri, ma introduce un'innovazione sostanziale nei criterii da seguire per la costruzione delle formule di dispersione e degli indiei di frequenza, innovazione, che mi pare renda i risultati più vicini al vero. Orbene, quali eonseguenze apportano queste modifieazioni alla costru- zione dei quadri, la quale, oltre che esplicativa, deve essere chiara e semplice ? Eccole : ogni quadro deve essere fornito di segni convenzio- nali specificanti le condizioni fitogeografiche di esso, vale a dire: RIA limiti ipsometriei, con i quali può conoscersi l'elevazione minima e mas- sima del territorio compreso; 2.° la natura chimica del suolo, se dessa è omogenea per tutto il quadro, così, se il territorio è esclusivamente calcareo, il quadro può portare la sigla C o Ca, se esclusivamente si- liceo la sigla AS o Si,e così per gli altri elementi se se ne vede la ne- cessità; 3.° le stazioni molto speciali, quali sono le acquatiche (acqua dolce) e le saline (spiagge, maremme, ecc.) così i quadri con stazioni acquatiche potrebbero portare la sigla Hy (dop = hydor) e quelli con stazioni saline la sigla Dn (45 = hals); altre sigle potranno apporsi qualora ne sia richiesta l'utilità dalla specialità degli studi. Si capisce che l' uso di tutte queste sigle sia parziale, interessando quasi sempre una piccola parte dei quadri e, spesso, anche nessuno ; che se poi tutti i quadri dovessero portare la stessa sigla, questa po- trebbe sopprimersi in tutti, dichiarando in apposita nota o nel contesto () Nel mio lavoro « Sulla vegetazione del Messinese in Atti Accad. dei Zelanti di Acireale, Classe Scienze, 32 ser., vol. Ill, anno 1903-1904 », ho portato come limite inferiore di questa specie l’ altezza di 900 metri, ma ultimamente ne ho osservato due poco più elevate di 800 metri. JUSEPPE ZODDA del lavoro la natura speciale del territorio studiato. Inevitabili invece 'per ogni quadro sono i segni ipsometriei, poichè dev'essere estrema mente raro, se pur v'è, il caso, in cui tutti i quadri di un dato terri- £ 3 torio siano compresi fra gli stessi limiti altimetrici. Onde evitare confusione tra le cifre di questi limiti e quelle progres- sive dei singoli quadri è opportuno introdurre una modificazione nel metodo di numerazione progressiva, ma, per rendere ció possibile, é bene inserivere l'area del territorio studiato in un quadrato o rettan- golo, per aversi una figura regolare. Ció fatto si indichino all'esterno le file dei quadri da un lato con numeri progressivi e dall' altro con x . à i S lettere; ogni quadto sarà così espresso da una cifra e da una lettera | (la, 2b, 3a, ecc.), o, se ciò non si vuole, si può seguire il metodo Hoff- mann, impiegando però numeri di corpo tipografico differente da quelli dei limiti ipsometrici; i quadri vuoti possono lasciarsi in bianco o se- gnarsi con una croce. Questa tavola basta a dare un'idea di questo me- todo, da me modificato. TAVOLA I. 1 2 3 4 5 6 i 0-200 225 0-180 0-100 0-60 Ha Ha-Hy Ha Ha Ha b | 0-430 | 30-625 | 200-500 es L æ e | 150-610 | 250-700 | 0260 Um Td + a | 300-850 | 160-740 | 90 | 030 4 + da noita, aat Spirite dei E deve stare in relazione coll’ esten- HN elc eu ; e E EE RP Keng AE egen ELA IE Se SPP LL QA. Museu PC ge EC DT FC e EE EN E, ER RSS SE, LEE de E SE DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. TIS e s ciò è stato messo ben in sodo da Briquet, il quale per il sottodistretto delle Alpi Lemaniane ha adottato quadri di 10 Km. per lato con una . Scala di circa 450000; però, ove le conoscenze siano molto minute si pos- sono adoperare quadri anche di 5 Km. per lato e con scala anche mag- giore (1:250000 per es.). In questo il fitogeografo si regolerà secondo i proprii criterii e le proprie conoscenze. Si tenga presente in ogni caso la raccomandazione del Briquet di impiegare quadri, la cui superficie sia data da numeri decimali interi (1 per facilitare la comparazione fra territorii differenti. | Quanto sopra é stato detto si riferisce più particolarmente alla distri- buzione di una specie in un territorio limitato (sottodistretto o distretto); che se se ne voglia conoscere la distribuzione di un territorio piu esteso quale è dato dal settore o dal dominio, il metodo è applicabile lo stesso, anzi si semplifica. Si faccia in modo che ogni quadro, settoriale ad es., corrisponda e coincida a quattro o a nove quadri dei singoli sottodi- stretti e si prosegua come per i sottodistretti : si vedrà che si ha molto minor bisogno di apporre i segni esplicativi ad ogni quadro. Qualora sia nota la distribuzione della specie in tutti i sottodistretti o distretti del settore, le formule di dispersione e gl indici di frequenza si possono stabilire in modo ancora più esatto col fissarne la densità: Suppongasi che un quadro del settore sia eguale a quattro quadri dei sottodistretti o distretti: se la specie trovasi sopra un sol quadro fra i - quattro, il quadro del settore si indicherà con un dato segno; se su due con un altro differente e così di reguito; se non si trova in alcuno > il quadro del settore resta bianco. Da questo calcolo devono escludersi i quadri dei sottodistretti o distretti, occupati interamente da superficie liquide, se si tratta di specie terrestri, e da superficie- terrestri , se si tratta di piante acquatiche. Stabilisco una scala che può servire di guida per quadri settoriali o di dominio, composti di 9 quadri distrettuali o subdistrettuali. : : | 0) BRIQUET, Op. cit., p. 148. 382 SE GIUSEPPE ZODDA #4 TAVOLA II. QUADRI SETTORIALI O DI DOMINIO 3 4 5 | 6 7 e 10 perd ` A = 2 A 2 6 7 Pesi GTI up pu e nu BER BESTEN SaR ce QUADRI DISTRETTUALI 0 SUBDISTRETTUALI. Tolte queste modificazioni, il metodo rimane identico a quello de, eritto nei due lavori del Briquet ('). Invece che a questo metodo si potrebbe ricorrere all’ uso delle tinte come consiglia il Blanc per i metodi sintetici, ma il nostro metodo, ol- tre che essere altrettanto chiaro quanto questo, ha il vantaggio econo mico di evitare le ripetute impressioni per ogni tinta. Per territorii più estesi dei settori (regione, ecc.) è inevitabile l| uso delle carte, poichè, dovendosi ricorrere a scale assai piccole (10.000.000 o più), ogni quadro comprenderebbe territorii troppo estesi, quali tutta la Sicilia o tutta l’Italia ad esempio, e i risultati potrebbero non esse vicini al vero. S RE 6) BRIQUET, Op. ctt., p. 133-158 con 1 tav. — A propos des méthodes statistiques en floristique in Bull. Herb. Boiss., t. Il, 1894, p. 645-648. x DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 383 Diagrammi fenologici sintetici, Oggetto della fenologia è lo studio dei rapporti tra i fattori esterni | determinanti la fioritura e il tempo, in eui questa accade; esso può con- cepirsi in due modi, particolare, cioè, e generale, cui corrisponde una fenologia analitica e una sintetica. Analitico quindi è quel ramo di fe- nologia, che si occupa della fioritura di una sola specie; sintetico quello che studia la fioritura di tutta la flora, ed entrambi i rami possono stu- diarsi sopra territorii aventi clima uniforme oppure clima differente. Le osservazioni fenologiche sintetiche si rappresentano comunemente me- diante diagrammi e di questi mi occupo nelle seguenti righe. I fattori esterni influenzanti il periodo antesico sono di due ordini : generali o climatici, particolari o edafici; ma esercitano influenza pre- ponderante i primi, e cioè temperatura, piogge, evaporazione, ecc.; i fattori particolari non sono che semplici modificatori di questi. Si sa benissimo che il periodo antesico d'ogni specie varia col variare di stazione, latitudine, elevazione e, sin anco, col variare del consorzio vegetale, mostrando una immediata dipendenza da tutti questi fattori particolari, oltre che da quelli generali climatici; calore e acqua; si sa benissimo ancora che cotali fattori, siano generali che particolari, nella libera natura non agiscono mai separatamente, ma tutti insieme, e s'in- trecciano e si sovrappongono, ora ostaccolandosi, ora favorendosi in modo così vario da riuscire impossibile discriminare partitamente quale sia l influenza sull'antesi, ma che, comunque agiscano, determinano per risultato finale, insieme ai fattori intrinseci, per noi in gran parte oscuri, il periodo antesico delle singole specie. Per queste ragioni nei diagrammi fenologiei non può tenersi conto di tutti i singoli fattori ed i fitogeo- grafi, con ragione, si limitano a notarne i due essenziali: calore e acqua. Certamente questo metodo non può rimproverarsi di inesattezza scienti- fica, anzi trovo che i risultati di esso debbono ritenersi conformi al vero; l’unico difetto imputabile è che sono generali, troppo generali, tanto da non corrispondere a più casi particolari. Mi spiego. D'ordinario un dato territorio presenta limiti ipsometrici di parecchie | centinaia e, spesso, di aleune migliaia di metri; il distretto peloritano, 384 GIUSEPPE ZODDA ad esempio, va da 0 a 1287 metri (m. Pizzo di Polo) ed ha molte cime superiori a 1200 m., mentre una vasta porzione ne è occupata da un suolo pianeggiante, alto non più di 60 metri sul mare; è facile com- prendere che il tempo del mazimum antesico del littorale differisca dal- l'eguale dei luoghi elevati e quindi, se il territorio studiato ha una elevazione media piccola, il diagramma risulterà inesatto per la parte montuosa, mentre risulterà inesatto’ per la parte littoranea, se il terri- torio ha una media elevazione grande. Con la costruzione di diagrammi particolari per le sagos altezze si ovvierebbe senza dubbio a tali inconvenienti, ma l'applicazione urta in pratica contro parecchie difficoltà. Ne dico soltanto due: La prima si deve al fatto che le specie di una data zona ipsometrica non hanno gli stessi limiti altitudinali e mentre alcune le occupano interamente, altre l’ occupano per poche diecine di metri o per pochi metri soltanto; or non si saprebbe se queste specie dovessero escludersi o includersi nel calcolo delle formule. La seconda risiede in ciò, che il fattore elevazione è fortemente influenzato da altri fattori, onde una specie crescente ia due luoghi egualmente elevati, sol che variino questi fattori secondarii, può avere vario periodo antesico e quindi due luoghi , sebbene egual- mente elevati e vicinissimi (ad esempio due versanti dello stesso monte) possono avere due mazimum antesici diversi. Cotale criterio di costruzione di questi diagrammi è adunque da sear- tare, anche perchè nella stessa zona possono aversi periodi antesici dif ferenti secondo le diverse formazioni e associazioni: La macchia lagu- nare, per esempio, ha un magimum antesico autunnale, mentre il resto della flora lo ha primaverile. Nelle diverse entità ecologiche si rinven- gono pertanto differenze di ben altra importanza che nelle diverse al- tezze; ed infatti le differenze antesiche, dovute all’elevazione e all’espo- sizione, si riducono, in fondo, ad una semplice accelerazione o ad un ritardo con relativo spostamento in avanti o in dietro della curva an- nua, mentre, considerando le entità ecologiche, si hanno curve antesiche fondamentalmente differenti. All'eeologia adunque deve chiedersi il eri- terio da seguire nella costruzione dei diagrammi fenologici. Le entità ecologiche, essendo determinate da tutto un vasto complesso P DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 295 di fattori generali e particolari, possono considerarsi come il prodotto dell'azione di essi e, in certo modo, ne sono l'espressione. Or se si tien presente che cotali fattori costituiscono nello stesso tempo una base es- senziale per il fenomeno antesico, puó comprendersi che, ove vogliasi conoscere nei particolari l'antesi della flora di un territorio, la si deve osservare nelle varie entità ecologiche. Così se si vogliono spingere le conoscenze ai più minuti particolari, si può osservare l'antesi nelle sin- gole associazioni; se si vogliono conoscenze non soverchiamente minute, nelle singole formazioni; se le si vogliono alquanto generali, nelle classi di vegetazione. Si scopriranno in tal modo molti fatti interessanti. Nel distretto peloritano, per esempio, il periodo antesico della formazione della macchia lagunare, si è già detto, attinge il proprio massimo nel mese di ottobre, laddove i periodi di tutte le altre formazioni D attin- gono in primavera; la formazione rupicola alofila ha l epoca di mas- sima fioritura in maggio e giugno, in epoca pertanto posteriore a quella di altre formazioni di siti più elevati; il periodo antesico delle idrofite è affatto diverso da quello delle xerofite, ecc. C). Questi fatti, che, coi metodi usuali dei diagrammi, restano incogniti, perchè confusi nella me- dia generale, possono svelare relazioni importanti tra i fenomeni feno- logici e gli altri rami della biologia delle piante e formano i materiali, che concorrono a stabilire le leggi relative; non possono quindi traseu- Tarsi negli studi fenologici particolari. - R. Istituto Botanico di Messina, 1. Novembre 1905. .. (5 Potrei dimostrare più ampiamente in altro lavoro i. nessi intimi esi- stenti tra i re Se e le varie entità ecologiche, di cui raccolgo già i materiali re ` Dorr. ALBERTO NOELLI Contribuzione allo studio dei mieromieeti del Piemonte. (Continuazione e fine) 200. S. mierosora Speg.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 54l; ` . 2931; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 432. Pen foglie di Gentiana acaulis ai Tornetti sopra Viù (Valli « di Lanzo), giugno 1902, e sulla corolla della medesima specie nella stessa località, luglio 1903 (Voglino). Oss. Sulle corolle le spore non apparivano nè guttulate, nè settate, € non corrispondenti alle misure 20 v 1; periteci 120 p diametro; spore 12 17 v 2,404 y. | 201. S. Tritiei Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 561, n. 3042; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 419. | Sulle foglie di Triticum sativum colpite dai geli a S. Michele d'Asti, giugno 1899 (Voglino) e a Santena maggio 1903 (Voglino e Noelli).. Oss. Spore 40-65 x 2,2-5 p 202. S. graminum Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag: 565, — n. 3068; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 419. ; Sulle foglie di Triticum sativum a S. Michele d'Asti, primavera 1900 (Voglino). | 203. S. Pyrethri Bres. et Krieg; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, pag. 973, n. 3893. : S Sulle foglie di Pyrethrum Tanacetum in Val Salice (Colli di Torino), - novembre 1902 (Gabotto). | 204. S. Azalene Voglino; P. A. Saccardo, pag. 976, n. 3839., Sulle foglie di Azalea indica nei giardini a Torino, estate 1899 (Vo- gli) —— | CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DHI MICROMICETI DEL PIEMONTE 387 205. S. Armeriae Allesch.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, pag. 977, n. 3844. Sui peduneoli di Armeria alpina, Colle di pipi sopra Viu (Valli di Lanzo), agosto 1903 (Voglino). 206. S. Chrysanthemi Cav.; Fungi Longobardiae exsiccati, n. 40. Sulle foglie di Chrysanthemum Leucanthemum nei giardini a Torino, autunno 1900 e 1901 (Voglino). Oss. Z fungo era sempre accompagnato dalla Phoma Chrysanthemi Voglino e dalla Puccinia Tanaceti DC.. 207. S. Opuntia fici-indicae Voglino, Ann. R. Ace. Agric. Torino vol. XLIII, 1905. Sui eladodi di Opuntia al Valentino (Torino), 1902 (Voglino). Fam. 5 LEPTOSTROMACEAE Sace, HYALOSPORAE. I. Gen. LEPTOTYRIUM Kunze et Sch. 208. Lept. acerinum (Kunze) Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 630, n. 3351. Sulle foglie di Acer al Valentino (Torino), estate 1902 (Voglino). Fam. 4» EXCIPULACGEAE Sacc. HYALOSPORAE. I. Gen. DINEMASPORIUM Lévy. 209. Din. gramieum Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 683, n.° 3610. | Sulle foglie secche di Poa sulle falde del Monte Musiné per salire a S. Abaco (Valle di Susa), ‘estate 1901 Noelli). Oss: Spore 12-14 v 2,40; cilia 9-12-14 we 388 + dr. KDBRHTO NOMLI 210. Din. hispidulum (Schrad.) Sace. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 685, n. 3619. i . Sui rami morti di Robinia Pseudoacacia nei giardini a a marzo 1901) SH MELANCONIEAE. HYALOSPORAE. L Gen. GLOEOSPORIUM Desm. 211. GL Ampelinum (De By.) Sacc. GI. ampelophagum (Pass.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 719, n. 3755; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 374. Sui fusti, foglie e frutti di Vitis vinifera a Casale Monferrato, estate 1898 (Voglino).- II. Gen. COLLETOTRICHUM Corda. 212. Coll. Montemartinii Tognini; P. A. Saecardo, Syll. Fung. XI, pag. 570, n. 3680. | Sulle foglie di Arum italicum a S. Vito (Colli torinesi), giugno 1903 (Noelli). Oss. Conidi, 16-22 v 2-3 p; setole 60-110 v 3,5 5 p 213. Col. Lindemuthianum (Sace. et Ung.) Br. et Cav. Sui legumi di Phaseolus coltivati alla Madonna di Campagna ces giugno 1904 (Voglino). DIDYMOSPORAE. — Ep L Gen. MARSONIA Fisch. 214. M. Rosae Trail.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 477, n. 6885. Sulle foglie di Rosa coltivate a Cavoretto (Colli di Torino), giugno» settembre 1899 L aging) e a Torino luglio 1903 (Noelli). Mnt ` FUNGI IMPERFECTI. 3, Serie HYPHOMYCETES. Fim. 1. MUCEDINEAE. AMEROSPORAE. I. Gen. MICROSTROMA Niesll. 215. Mier. album (Desm.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 9, n. 17; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 362. Sulle foglie di Quercus nei boschi a Rivoli presso Torino, luglio 1904 (Yoglino)..- 216. Mier. Juglandis (Béreng.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 9, n. 18; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 362. Sulle foglie di Juglans regia ai Tornetti sopra Viù (Valli di act agosto 1902 e presso Giaglione in Valle di Susa, giugno 1904 (Voglino). Oss. Gli esemplari raccolti a Giaglione presentavano inoltre sulle ner- vature, la Gnomonia Leptostyla (Fr.) Ces. et D. Not. IL. Gen. OIDIUM Link. 217. 0. erysiphoides Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 41, n. 189. Volgare sulle SEN di Robinia Pseudoacacia presso Torino, settembre 1903 (Noelli). 218. 0. leucoconium Desm. ; P. A. Saccardo, Syll a IV, pag. 41, n. 190... s Sulle foglie di Rosa coltivate nei giardini a Torino, luglio 1903 (Noelli). Oss. Stato conidico della doni ones pannosa (Wallr.) Lév. 219. 0. Cydoniae Pass.; P. A Saccardo, ia Fung. X, pag. 520, n. e n fen Ren a Fa pa de, ci 8 Gs Anno XIX, Vol. XIX. i : Sulle foglie di Cydonia vulgaris, lungo la strada che dalla Dora con- 2 duce a Chiomonte in Valle di Susa, maggio 1904 (Voglino e Noelli). Oss. ZZ fungo presentavasi associato al Cicinnobolus cotoneus Pass. e probabilmente è la forma conidica della Sphaerotheca. DIDYMOSPORAE. III. Gen. DIDYMARIA Corda. 220. D. Ungeri Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 184, n. Sulle foglie di Rinbiculii repens nei giardini in Val Salice (Colli di Torino), estate 1903 (Voglino). PHRAGMOSPORAE. IV. Gen. RAMULARIA Ung. 221. R- Geranii (West.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag: 204, n. 994; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 348. Sulle foglie del Geranium colombinum, lungo la strada da Exilles a Chiomonte (Valle di Susa), giugno 1904 (Voglino). 222. R. Adoxae (Rabenh.) Karst.; P. A. Saccardo, Syll Fung. IV, g. 206, n. 999; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 354. Coni foglie di Adora Moschatellina nei giardini a Torino, aprile, mag- gio 1898-1903 (Voglino-Noelli). Fam. 2: DEMATIEAE. V- Gen. GYROCERAS Corda. oo Gyr. Celtidis (Bivona? M. et Ces.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 267, n. 1293; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 281. ie FRU. di Celtis 0 tralis p , Rondizzone, settem pmi l D "cu E + 3 | ee di ke i; Ev | + E" | 2 d. 4 : È E s n" TE = SES ILE SA CONTRIBUZIONI ALLO css DEI eg DEL PIEMONTE È DIDYMOSPORAE. VI. Gen. FUSICLADIUM Bonord. 224. F. pyrinum (Lib.) Fk; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 346, n. 1643; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 325. Helminthosporium pyrinum Lib. Sulle foglie di Pyrus coltivati negli orti a Torino, giugno 1899-1900 e maggio 1904 (Voglino e Noelli). Oss. 47 gen. Fusicladium dovrebbe seguire il gen. Polytrineium Ke et Schm. a cui appartiene il Pol. Trifolii Kunz ze, P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 350, n. 1664, ma essendo lo stato conidico della Phyl- lachora Trifolii (Pers.) Fuck. così vedi pag. 364. PHRAGMOSPORAE. , VIL. Gen. CLASTEROSPORIUM Sehw. 225. CL Amygdalearum (Pass.) Sace.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. IV, pag. 391, n. 1855. Sporidesmium Amygdalearwm Pass.; B. Frank, Krankh. d. Pü. , pag. 318. Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivarossa, aprile 1904 e a Rivoli, : grigno l 1904 (Voglino). VIII. Gen. HELMINTHOSPORIUM Link. 226. Helm. macrocarpum Grev.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, | pag. 412, n. 1973. Sui fusti e foglie disseecati di ein] Dactylon nei luoghi erbosi a Bussoleno (Valle di Susa), settembre 1903 e presso Torino, ottobre 1903. (Noelli). 227. Helm. turcicum Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 420, H 2019; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 316. . Sulle bue. di Zea Mays, presso Casale Monferrato, autunno 1899. di re | ALBERTO NOBLLD —— VUE IX. Gen. CERCOSPORA Fres. 228. €. Capparidis Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 435, n. 2093; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 342. . Sulle foglie di Capparis spinosa, sui muri a Casale Monferrato, estate 1900 (Voglino). 229. C. beticola Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 456, n. 2195. Sulle foglie di Beta vulgaris negli orti a Rivoli, ottobre 1898, alla Madonna di Campagna e a Moncalieri presso Torino, dicembre 1904 (Vo- glino e Noelli). X. Gen. HETEROSPORIUM Klotzsch. 230. Het. echinulatum (Berk.) Cooke; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 481, n. 2311; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 317. Het. Dianthi Saec. et Roum. Sulle foglie, fusti e fiori di Dianthus Cariophyllus negli orti alla Ma- donna di Campagna presso Torino, agosto 1903 (Voglino e Noelli). r DICTYOSPORAE. XI. Gen. MACROSPORIUM Fr. 231. Macr. commune Rabh.; P. A. ea Syll Fung. IV, pag. | ; 524, n. 2499. i, Sui frutti di Capsicum annuum a Rivoli, ottobre 1899 (Voglino). XIL Gen. ALTERNARIA Nees. ae (Berk.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 546, n. 2613; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 319. T^ uir exitiosus Kühn ('). "mr VOGLino, Polydesmus us exitiosus Kühn ed Alternaria Brassicae (Berk.) er Sace. con Tay. in « M Malpighia », anno XVI, Geova 1902. Së CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 393 Sulle foglie di Brassica oleracea negli orti a Torino, autunno 1895 (Voglino). STAUROSPORAE. XIII. Gen. TRIPOSPORIUM Corda. 233. Trip. elegans Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 554, n. 2631. Sui rami morti di Castanea sativa presso l Eremo, Colli di Torino, dieembre 1902 (Noelli). Fam. 5. STILBEAE Fr. PHAEOSTILBEAE AMEROSPORAE. XIV. Gen. ISARIOPSIS Fr. 234. Is. griseola Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 630 , n. 2994; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 351. Sulle foglie di Phaeseolus coltivati negli orti a Casale, estate 1904 (Voglino). Fam. 4. TUBERCULARIEAE. TUBERCULARIEAE MUCEDINEAE. AMEROSPORAE. XV. Gen. TUBERCULARIA Sace. 235. Tub. vulgaris Tode; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 638, n. 3002. i Sui rami di Hybiscus ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), settem- bre 1903 (Noelli). ALBERTO NOELLI PHRAGAIOSPORAE. XVI. Gen. FUSARIUM Link. > ‘236. Fus. roseum Link.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 699 D A4 AL Gr Sui fusti secchi di Saponaria nelle siepi presso S. Margherita nei Colli di Torno, marzo 1903 (Voglino e Noelli). + XVIL Gen. GRAPHIUM Corda. 237. Gr. Geranii Voglino, Ann. R. Ace. Agrie. Torino, 1904. Sulle foglie di Geranium prosa pn (Torino), dicembre 1904 (Voglino-Noelli). MYCELIA STERILIA. "E Gen. RHIZOCTONIA DC. . 238. Rh. violacea Tul; P. A. Saccardo, Syll. Tang: SE pag. 1175 n. 4768; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 515. Dd [OMM es di ` Zeg nei "d a rome estate 1899. Pror. EMILIO PAGLIA OSSERVAZIONI SULUARUM CYLINDRACEUM Gasp. Il Gasparrini, erborizzando in Sicilia, raccolse sui monti delle Mado- nie, e precisamente al Piano della Battaglia di Petralia, un Arum che Es | ritenne differire dall’ Arum italicum, unica specie del genere fino allora E notata per la Flora sicula. Egli mandò al Gussone perecchi esemplari dl questo Arum, con la seguente scheda: « Arum? Certe et ab Aro maculato et italico species diversa ob spadicem graciliorem atropurpureum et alios characteres. Spadix in hac specie infra et supra flores masculos glandulis cirrhiferis. Luglio. Mad. al piano della Battaglia. » Mi fu fa- cile, per cortesia del compianto prof. Delpino e del prof. Mattei, esa- minare questi esemplari, trovandosi incorporati nell’ Erbario siculo del Gussone, che si conserva presso il R. Orto Botanico di Napoli. Il Gussone poi pubblicò questa specie nel 1844 (*) col nome di Arum cylindraceum Gasp. e con tale nome fu pure conservata come specie di- stinta dal Parlatore nel 1852 (*). Sorprende però come il Bertoloni (°), che trattò le Aroidee italiane nel 1854, non ne faccia menzione neppure come sinonimo. In seguito molti autori moderni hanno posto in dubbio l’ autonomia di questa pretesa specie. Il Nyman (*) la unisce all’ Arum italicum, come sinonimo, mentre l'Engler (*) dice di essa: « Verisimiliter forma Ari maculati ». L'Arcangeli, nella prima edizione (°), la conserva come spe- | cie distinta, e nella seconda (*), seguendo evidentemente il parere del- l'Engler, la cita come varietà dell" Arum maculatum. Al contrario Fiori # GussoNE J., Florae Siculae dees vol. II, part. II, pag. 579. Neapoli, 184 | e Pisaro F., Flora Italica, vol. Ii pag. 247, Firenze 1852. D) BERTOLONI A., Flora Italica, vol. X, pag. 247. Bononiae 1854. (*) Nyman C. F. Conspectus florae Europaeae, pag. 755. 1881. ^u ENGLER A., Araceae in de Candolle. Menographiae Phanerogama- rum, ete., vol. II, pag. 590. Parisiis 1879. © AncANGELL G., Vene della Flora Italiana, 1: ediz., pag. 340. To- ru» o 1884. - €) Ip. Ip. D Id., 2. a au pag. 104. Torino 1894, 396 : » J EMILIO PAGLIA e Paoletti ('), seguendo evidentemente il Nyman, ne fanno un sinonimo dell Arum italicum. Il Richter (°) poi la tiene distinta, ma come specie dubbia; infine ultimamente il Terracciano (?) la eita come rinvenuta nel Monte Pollino in Calabria. I caratteri dell Arum cylindraceum Gasp., per quanto si può rilevare dalle descrizioni e dall'esame degli esemplari autopti conservati nell'Erba- per rio Siculo, sono i seguenti: « Foglie carnosette con piccioli lunghi, circa — — il doppio della lamina, ed eguaglianti gli scapi delle infiorescenze, a lembo di forma astato-sagittata, più o meno ottuse, con i lobi basilari acuti 0 rotondati, convergenti verso il picciolo: di colore intensamente verde o più spesso macchiettate di nero. Spata piuttosto piccola, angusta, con la- mina ovato-lanceolata, lungamente attenuata all apice, quasi apiculato- caudata , del doppio superante lo spadice, esternamente verde-giallastra , con sfumature rossastre nella sua metà superiore, ed, internamente verso la base, con larga zona atropurpurea. Spadice eretto, tenue, gracile, su- periormente lineare-cilindraceo od appena debolmente claviforme all'apice, di colore atropurpureo. Stami pochi, piccoli, agglomerati in un corpo sferico della grossezza di un granello di pepe. Parastemoni assai nume- rosi, reflessi, sottilissimi, filiformi, biancastri. Paracarpidii pure nume- rosi, orizzontali, filiformi. Ovarii in gran numero. » Per questi caratteri tale Arwm appare più vicino al maculatum che ` all'italicum, e credo che l’ Engler si apponesse al vero, quando, in op- posizione al Nyman, lo giudicò come una forma di quello. Anzi credo che non se ne possa separare specificamente, ma piuttosto sia da rite- nersene come una, semplice varietà o forma geografica meridionale. Di- fatti tutti gli autori sono concordi nell’ asserire che l’Arum maculatum non arrivava fino all Italia meridionale ed alle Isole; per questo è rosimile ritenere che quivi sia surrogato da un’altra forma, cioè dal V Arum Legno (1 hos A. e PAOLETTI a, Flora analitica d’Italia, vol. I, pag. 148. Part, dova 1896. OR Rudy R, Plantae Europeae, t. L pag. 173. Leipzig 1890 | R. Istituto di Roma, tom. IV, pag. 127. Milano "n. pa i .. (6) TERRACCIANO N., Synopsis plantarum Montis Pollini, in “aio del Botanico d OSSERVAZIONI SULL'ARUM CYLINDRACEUM GASP. 397 Facendo ulteriori ricerche in proposito, rilevai come T Engler (') di- stingue quale varietà dell’ Arum maculatum un Arum alpinum Schott della Transilvania, caratterizzato principalmente per avere lo spadice sottile, cilindrico. Ora questo è appunto il carattere per cui si distingue il nostro Arum cylindraceum. Consultando le Aroidee dell'Erbario Gene- rale Gussoneano, ehe pur si conserva presso l'Istituto Botanico di Na- poli, fui fortunato di trovare un esemplare del vero Arum alpinum Schott raccolto dal Janka in Transilvania, con la nota « in alpibus mi- nime occurrit ». Orbene questo esemplare corrisponde in tutto a quelli autopti di Arum cylindraceum, salvo per lo spadice che è un poeo piü distintamente elaviforme, e per i lobi fogliari che sono alquanto più di- vergenti. Stabilita così l'identità quasi assoluta fra Arum cylindraceum Gasp. ed Arum alpinum Schott restava a vedersi, quale dei due nomi fosse a conservarsi per questa forma partieolare; la questione fu subito risolta, imperocchè, a parte che il nome alpinum implica un errore di stazione, risulta anche posteriore, perché pubblicato solo nel 1851 Q) mentre il nome di Gasparrini data dal 1844. Prolungando le ricerche nei detti Erbarii, volli aecertarmi se per com- binazione tale forma fosse stata raecolta anche sul continente, nell'Italia meridionale, avendosi una citazione in proposito del Terracciano. Difatti nell’ Erbario Generale Gussoneano trovai più esemplari certamente ad esso riferibili, ma eon spata completamente verdastra. Portano la scheda: < Arum maculatum! Folia et spadice concolores vel nigro-maculatum. 2 mag. 1855. Ex H. Cas. sed planta ex Molise. » Cioè coltivato nel «Giardino di Caserta, ma da tuberi provenienti dal Molise. Rilevai an- che D esistenza di altri esemplari raccolti dall’ Orsini presso Ascoli Pi- ceno, pure riferibili alla medesima forma, ma con spata un poco atro- purpurea, e portanti la scheda: Arum maculatum? M. dei Fiori (Orsini). » Infine nell’ Erbario Tenoreano, parimenti conservato presso l'Istituto Bo- tanieo di Napoli, vidi un cattivo esemplare, dubitativamente riferibile al . medesimo, con l'indicazione: Arum maculatum. Pozzuoli. » 0 ENGLER A., Le, pag. 595. ` D ScHOTT et Korsa in Linnaea, 1851, pag. 15. —— i 398 a ^ EMILIO PAGLIA Invece tutti gli esemplari del vero e tipico Arum maculatum, esistenti ` in detti Erbarii, e provenienti da altre regioni meno meridionali d' Eu- ropa, differiscono abbastanza dalla forma in questione, e se ne ricono- ` scono subito per la spata più grande, meno caudata, e per lo spadice , assai più grosso, perfettamente claviforme. | Concludendo, sono indotto a ritenere Arum cylindraceum Gasp. per ` una forma ben distinta e meridionale dell Arum maculatum , la quale ` eomparirebbe qua e là in Sicilia, nel Napoletano, in Transilvania, e ` forse anche in Dalmazia, se ad essa si può riferire, come suppongo , l'Arum longispathum del Reichenbach (*). Credo giustificato ritenerla per unà di quelle tali forme vicarianti, di eui già molte sono state erm o dal Bauen de ) per la Flora meridionale d'Italia. E REICHENBACH L. Icones Florae Germanicae et Helveticae, vol. VII, WS ta No BEGUINOT A. Piante di Capri. Nel Bollettino della Società Botanica Italiana, pag. "n 905. Dorr. ARMANDO VILLANI Dei nettarii delle Crocifere e del loro valore morfologico nella simetria fiorale. In una nota precedente divisi le Crocifere, tenendo conto dei nettarii, in tre tipi: nel primo compresi quelle i cui fiori sono forniti di quat- tro nettarii, qualunque la forma e la loro posizione, nel secondo quelle . con due e nel terzo le rimanenti provviste di un solo nettario che, a guisa di un largo anello, eireonda intorno intorno l'ovario ed è inserito tra questo e gli stami. Ai tre tipi predetti ne aggiungo un quarto ehe comprende le Croci- fere aventi fiori con più di quattro nettarii. Le specie appartenenti a quest'ultimo tipo le chiamerd policentriche, avendo già indicato col nome di quadricentriche quelle fornite di quat- tro nettarii, di dicentriche le altre con due e di monocentriche le ri- manenti con un solo nettario. Per la posizione suddivisi i citati organi in placentarii o mediani ed . in earpidiali o laterali. ^. Le continue ricerche da me fatte, e che spero di poter proseguire, r mirano.a due scopi: l'uno indaga fin dove è possibile rendere utile il | carattere dei nettarii nella classificazione delle Crocifere, T altro studia il loro significato morfologico nella simetria del fiore. L'uniea via, che bisogna seguire per ottenere in proposito dei ri- | sultati sicuri, è certamente quella di osservare i nettarii, per quanto è S possibile, in un grandissimo numero di specie; io, pur avendone potuto | esaminare molte, per ora mi intratterrd solo intorno ad aleune di esse. Incomincio dalle Crocifere dicentriche. Nel genere Zeliophila L. i nettarii sono sempre due, posti uno alla à base esterna di ciascun stame breve, tra questo ed il corrispondente sepalo. e Si presentano in forma di cuscinetti quasi rettangolari nella Helio- 400 ARMANDO VILLANI phila amplezicaulis L. e nella I. crithmifolia Willd., di euscinetti ap- pena appena bilobi nella H. pilosa Lam. e nella H. pilosa var. araboides. Nello Sehizopetalum Walkeri Sims. i nettarii sono due, verdi, inseriti uno alla base di ogni stame breve, eireondano questo esternamente e : sono forniti di due unguicole, giallognole all'apice, rialzate e divergenti ` ai lati degli stami lunghi. Nel genere Aubrietia Adans. i nettarii sono due, uno alla base esterna di ciascun stame breve. Nell'Aubrietia deltoidea (L.) DC., nell A. erubescens Griseb., nell A. Pinardi Boiss. ece., si presentano in forma di scodelline, circondanti una porzione esterna della base dei corti stami), ed aventi. due prolungamenti corniformi che si annidano nella gibbosità dei ri- spettivi sepali. Non mancano easi in cui i due prolungamenti concre- scono tra loro, formando come un lungo sperone. Nel genere Lunaria (Tourn.) L. si verifica un fenomeno opposto à quello del genere Schizopetalum Sims. I due nettarii circondano ognuno ` : la base interna di ciascun filamento corto. Così nella Lunaria annua L e nella Z. rediviva L. i nettarii posti uno tra l'ovario e ciascun stame breve, non circondano questo interamente; ma rimangono aperti nella parte esterna per una brevissima porzione. Lo stesso fenomeno si nota nei generi Hesperis. (Tourn.) L. e Conrin- gia Heist. Le specie Hesperis matronalis L., H. violacea Boiss., Conringia orien- talis (L.) Andrz., C. clavata Boiss. ece., hanno due nettarii, circondanti ad anello la base degli stami brevi, aperti tuttavia per un breve tratto tra questi ed i sepali corrispondenti. ; Nella Moricandia arvensis (L.) DC. i nettarii sono due, piccoli, verdi, ora cilindrici o conici e posti uno tra ciascun stame breve e T ovario, ora in forma di un semicerchio che circonda lo stame come nell’ He- speris (Tourn.) L. I generi Çhorispora DC., Malcolmia R. Br., Ricotia L. e Diptycho ` Curpus Trautv. hanno due nettarii, inseriti uno alla base e tra ciascun filamento breve e l' ovario. Nella Chorispora tenella DC., nella Ricotia | Lunaria DC. e nel Diptychocarpus strictus Fisch. i due nettarii sono tu- ` bereoliformi; nella Malcolmia maritima (L.) R. Br. hanno forma di e" DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 401 scinetti pentagonali, nella M. torulosa Desf. a volte sono semplici e di forma conica, a volte tubercoluti e bilobi. Nel Cheiranthus Cheiri L. osservo due nettarii, ognuno cireondante E interamente l'inserzione staminale breve e spiccante a destra ed a sini- E. stra due prolungamenti che si portano fin sotto i filamenti lunghi. Il genere Matthiola R. Br., che per molti caratteri è affinissimo al genere Cheiranthus L., da questo tuttavia parrebbe diseostarsi per la forma dei nettarii. Essi, il più delle volte, sono quattro, due per lato di ciaseun stame breve, ora lineari, ora laminacei: nella Matthiola incana (L.) R. Br., come ben osserva Parlatore (*), le glandole sono quattro, ‘vicine ai filamenti degli stami più corti, erette, schiacciate lateralmente, più larghe in basso, ottuse all'apice, verdognole; nella M. bicornis DC. ne ho riscontrato eziandio quattro, uno per lato di ciascun stame breve, quasi laminacee, erette, abbastanza lunghe, appuntite all'apiee e qual. che volta bipartite. La Matthiola graeca Sweet e la M. tricuspidata (L.) R. Br. si allontanano per la forma dei nettarii dalle specie precedenti e si avvicinano a quelli del Cheiranthus Cheiri L., difatti in queste due ultime specie i nettarii sono due, contornanti ciascuno la base degli stami brevi. H Per quanto non mi è riuscito finora di esaminare un maggior nu- mero di specie del genere Matthiola R. Br., tuttavia, per le considera- Zioni esposte, a me sembra che quelle fornite di quattro nettarii deb- bano considerarsi come derivanti dalle specie aventi due nettarii, uno a Cercine intorno alla base di ciascun stame breve. E però per me il ge- nere Matthiola R. Br. occuperebbe un posto intermedio tra le Crocifere dicentriche e le quadricentriche. Le Crocifere che hanno quattro nettarii sono di gran lunga più nu- merose delle Crocifere dicentriche, in esse la forma e la posizione è as- sai varia. Principio del genere Zberis L. che ha quatto pigli , inseriti a due a due tra ciascun stame breve e l’ ovario. ` Nell'Zeris amara L., nell'Z pectinata Boiss., nell’Z semperflores L., i 0) F. PARLATORE, Flora Italiana, vol. IX. Stabilimento tipografico fioren- 402 PES RIMANDO VILLANI E | nell’. Lagascana DC., nell. Taurica DC. ecc., i nettarii situati a paia tra ciascun stame breve e l'ovario sono quasi sempre verdi, tubercoli- formi, nell Z. umbellata L. alquanto appiattiti, nell’ Z. pinnata L. molto ravvicinati, tanto da sembrare un solo nettario bilobo, e nell'7. semper- virens L. allontanati tra loro, sporgenti un po’ infuori come se fossero - inseriti ai lati dello stame breve. | In un esteso numero di Croeifere i quattro nettarii sono posti a due a due ai lati di ogni stame breve. | Nell’ Aethionema sazatile (L.) R. Br., nell’ Ae. Aeterocarpum J. davi nella Ae. Buzbaumii Fisch. ecc., i nettarii sono quattro piccolissimi, tu- ` bercoliformi e sono inseriti uno per lato ed alla base di ciascun fila- mento corto. Nella Capsella Bursa-pastoris (L) Moeneh, nella C. Heegeri Solms i. nettarii quasi prismatici ee la stessa posizione di quelli dell Ae- . thionema R. Br. Nel Thlaspi arvense L., nel T. alpestre L. e nel T. ceratocarpum ` Murr. ecc., i nettarii per lo più piccolissimi e tubercoliformi sono quat- - tro, posti due ai lati di ciascun stame breve; spesso conerescono insieme e formano un disco che contorna la base esterna degli stami con rigon- E fiamenti ai lati di questi. La modesina Panta hanno i nettarii di molte specie di Alys- ` sum L. Nell Alyssum montanum L. e nell A. argenteum (All) Vitm. sono ett? S piccoli, nell 3. incanum L. sono grossi, verdi ed in forma di euscinetti | poliedriei, nell A: calycinum L. setacei ed allungati, e nell'4. halimifo- lium (All) DC., eurvati un po’ in giù, quasi ad uncino, stretti, gialli. Nel Zepidium ruderale L., nel L. sativum L., nel L. m L., nel Z. Menziesii DC., nel Z. Draba L, e nel L. MN (L) DO-5 2 brodense (Guss.) sono, come al solito, disposti due ai lati ed ES base di ciascun stame breve. Per lo me sono — di color verde e e subtriangolari. i. ‘Similmente situati sono i quattro nettarii, linguiformi, del Coronopus -~ procumbens. Gilib, della. See Jouthlasyi L. e dell’ Anastatica Hiero- i obuntina L à Ca dear DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. RE Nella Chamaelina sativa (L.) Crantz, nella C. sativa (L.) Crantz £ sil- vestris (Wallr.) (b. microcarpa [Andrz.]) e à foetida (Fries) (e. dentata [Pers.]) i quattro nettarii posti uno per lato di ciascun stame breve non sono mai tubercoliformi, ma sempre laminacei. A questo gruppo di Crocifere. quadricentriehe possono riportarsi i ge- neri Draba L. e Hutchinsia R. Br. Nella Draba verna L. i nettarii, posti uno per lato di ciascun stame breve, sono piccoli, ottusi, conici, verdi; nella D. altaica Ledeb. sono S a » oer Ki H E molto ravvicinati e si mostrano come due scodelline concave che cir- condano ciascuna inserzione degli stami brevi; nella D. aizoides L. sono posti due ai lati di ciascun stame breve e si insinuano con una delle estremità sotto una breve porzione dello stame lungo, a volte poi eia- scuna coppia si salda esternamente allo stame breve ed ai lati manda sottili prolungamenti ehe ora sono brevi ora sono lunghi e si portano quasi fino a quelli della coppia omonima opposta. Nella Hutchiusia procumbens (L.) Desv. (d. Prostii [J. Gay]) i quat- tro nettarii sono tubercoliformi e ciascun paio é inserito alla base ed ai lati dei corti stami, nell H. alpina (L.) R. Br. spesso subiscono tali modifieazioni da assumere l'apparenza di due soli nettarii, contornanti gli stami brevi, e dai quali spiccano sottili prolungamenti che termi- nano alquanto rigonfiati sotto gli stami lunghi. . Anche nella JVeslea paniculata (L.) Desv. ne ho riscontrati quattro, Ora sono disposti come nelle speeie precedenti, ora i due situati ai lati di ciascun stame breve confluiscono tra loro per una sottile striscia net- tarifera, posta all’esterno di esso stame sì da far credere trattarsi di due Soli nettarii eiaseuno contornante esternamente una porzione del fila- mento corto. Quando essi non sono concreseiuti hanno tre lobi, due che eireondano una parte dello stame breve ed uno inserito all’ esterno ed | alla base dello stame lungo adiacente. Nella Cochlearia officinalis L. sono quattro, due ai luti ed alla base di ciascun stame breve, da questo tuttavia più discosti che nelle specie | precedenti; quattro ancora in forma di tubercoletti subtriangolari e si- | milmente disposti sono quelli della C. glastifolia L., qualche volta da essi spiccano dei prolungamenti nettariferi che si portano fin sotto gli + e" i z scun Ee vsus ed uno, Seiren ee gains ase Wë Nella Fibigia lunarioides Willd e nella F. eriocarpa DC. i quattro nettarii si trovano a due a due alla base ed ai lati di ciascun stame breve in forma di protuberanze poliedriche irregolari; più spesso ogni nettario ha tre lobi, due dei quali, quasi formando un semicerchio, cir- condano una parte del filamento corto ed il terzo lobo è posto alla base dello stame lungo adiacente. | I nettarii dei generi Cochlearia (Tourn.) L. e Fibigia Medic. per la loro posizione a me sembra che occupino un posto intermedio tra il gruppo che eomprende le Crocifere quadricentriche con due coppie di nettarii, posti ognuno ai lati ed alla base di ciascun stame breve, ed il seguente che riunisce le specie che ne hanno quattro, situati uno tra ciascun stame breve ed i due lunghi adiacenti. r È questo un nuovo gruppo che viene bene rappresentato dai generi Vesicaria Lam. e Jonopsidium Rchb. Nella Veiscaria grandiflora Hook i quattro -nettarii, situati uno alla base e tra ciascun filamento corto ed il lungo adiacente, sono semilu- nari e, non congiungendosi mai tra loro, circondano, come un disco, in- ` torno intorno gli stami; si noti eziandio che la base degli stami è te- tragonale ed è ingrossata, e perciò i nettarii si sono adattati ad essa; la medesima posizione e forma si riscontra in quelli del Jonopsidium acaule Rchb. i Meritano in questo punto di essere menzionati i nettarii della Pelta- ria alliacea L. Essi sono quattro, due per lato di ciascun stame breve; | l una coppia è unita colla omonima opposta mercè una sottile striscia nettarifera. Segue un considerevole numero di specie i cui nettarii va- riano spessissimo per forma e per posizione e che richieggono lunghis- ` sime e pazienti osservazioni a riguardo. Possono riunirsi in un gruppo che per la massima parte comprende Specie fornite di quattro nettarii, due cireondanti ciascun filamento corto ‘e due, tubercoliformi, alla base e tra ciascuna coppia degli stami lunghi. - . Nel genere Erysimum L. ordinariamente i nettarii sono quattro, uno ` ad anello od a semicerchio aperto all’ infuori , contorna la base di cia- DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. ` 405 E coppia degli stami lunghi, che, il più delle volte, vengono anche in i parte circondati lateralmente. Nell Erysimum cheiranthoides L. si riscontrano quattro nettarii, due circondanti la base interna dei corti filamenti e due, trilobi, alla base e tra gli stami lunghi; nell KE Aieracifolium L. y lanceolatum (R. Br.) non di rado si osserva che il nettario inserito alla base degli stami lun- ghi si presenta sdoppiato, i nettarii in tal caso divengono sei; nell’ E Perowskianum F. et M. due circondano gli stami brevi, non mai tutta- via interamente, ed alla base e tra ciascun paio dei lunghi stami se ne È nota uno, spesso diviso in tre ed a volte anche in quattro piccoli net- i tarii tubercoliformi. | Nella Barbarea vulgaris R. Br. i sott sono ‘quattro, uno circonda internamente la base di ciascun stame corto, terminando ai lati di que- sto con due rigonfiamenti di color giallognolo ed uno grosso, eretto, verde, tubercoluto, trovasi alla base e tra ciascuna coppia degli stami lunghi. Questi ultimi nettarii sono più acuminati e più lunghi nella B. vulgaris R. Br. y verna (Asch.). Nell’ Alliaria officinalis Andrz si osservano quattro nettarii, déi quali due a Sale circondano l’ inserzione degli stami brevi, e due, a forma di cono ottuso, si trovano esternamente ed alla base degli stami lunghi. Nel genere Cardamine (Tourn.) L. per lo più i nettarii sono quattro ; due ad anello circondano, spesso del tutto, la base dei filamenti corti e . due sono inseriti ciascuno alla base e tra ogni coppia dei filamenti lun- - | ghi. Nelle diverse specie che vi appartengono ho riscontrato svariatis- sime modificazioni in tali organi. Così i nettarii della Cardamine amara L. e della €. pratensis L. sono quattro, due ad anello circondano T in- i serzione di ciascun stame breve e due ottusi, a linguetta sporgente e e rivolta all’ insù, sono alla base e tra gli stami lunghi; quattro ancora sono quelli della C. impatiens L. di eui due trovansi inseriti uno alla base ed esternamente a ciascun stame breve e due: uno alla base e fra ogni coppia dei filamenti lunghi; nella C. asarifolia L. i nettarii posti alla , base degli stami brevi sono bipartiti e quelli inseriti uno tra ciascun r paio di stami lunghi sono quasi sferici e di colore verde, la C. Pl- - mieri Vill. ne ha quattro spesso appiattiti © e situati due ai lati di cia- x 36. Malpighia, dm Hi. Vol. xx. 406 ARMANDO VILLANI scun stame breve, a volte le due paia si congiungono tra loro_esterna- mente ai filamenti lunghi per mezzo di sottili bandellette nettarifere ; nella C. hirsuta L. se ne riscontrano sei, quattro due per lato di -cia- seun stame breve ed uno alla base e tra ciascuna coppia di stami lunghi; nella C. resedifolia L. i nettarii si riuniscono insieme in una strettis- sima striscia posta sotto gli stami e, per eitarne un'altra aneora, nella C. Chelidonia L. divengono solo due linguiformi, assai cospicui, situati alla base degli stami brevi. Nelle diverse specie del genere Dentaria (Tourn.) L. muta ancora spesso la posizione dei nettarii. Nella Dentaria bulbifera L. ve ne sono quattro, uno esternamente alla base di ciaseun stame breve ed uno, esterno, alla base e tra la coppia degli stami lunghi; nella D. penta- phyllos L. « pinnata (Lam.) sono sei, due trovansi alla base esterna dei corti stami, e quattro, tubercoliformi, alla base ed all'esterno dell'inser- zione dei filamenti lunghi; nella D. pentaphyllos L. 8. digitata (Lam.) si riducono a due, uno posto esternamente alla base di. ciascun corto stame. Nel genere Nasturtium (L.) R. Br. i nettarii ordinariamente sono quat- tro, uno a cercine od a ferro di cavallo aperto in alto intorno a ciascun stame breve, ed uno, tubercoliforme, alla base e tra i due stami lunghi. Tale è difatti la posizione di quelli del Nasturtium silvestre (L.) R. Br., del N. amphibium (L.) R. Br. 8 palustre (DC.) e del N. Armoracia (LJ) Fr., nella quale speeie sono prolungati sul talamo ipoginieo esterna- mente agli stami e confluiscono fra di loro. Nel genere Arabis L. si verifiea per lo più quanto riscontrai nei ge- neri Cardamine (Tourn) L. e Dentaria (Tourn) L. L Arabis alpina L. ha quattro nettarii, uno inserito alla base esterna di ciascun stame breve, più o meno da esso circondato , ed uno all e sterno ed alla basé di ciascuna coppia di stami lunghi; l'A. Turrita. L. ne ha quattro, due più grossi in forma di scodelline circondano ognuno la base degli stami brevi e due più piccoli in forma di linguetta sono | situati uno alla base e tra gli stami lunghi, tutti sono riuniti tra loro da una sottile striscia nettarifera sinuosa; nell’ A. blepharophylla Hook et Arn. due nettarii grossi circondano ognuno l inserzione degli stami DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 407 brevi, e due, a linguetta corta, trovansi alla base esterna degli stami lunghi, riuniti tra loro come nella specie precedente ; nell A. arenosa (L.) Scop. due a linguetta sono alla base e tra gli stami lunghi e due, trifidi, circondano quasi interamente lo stame breve; nell 4. bellidifolia Jacq. si rinvengono sei nettarii, uno circondante la base di ciascun fila- mento breve in forma di anello verde e quattro, linguiformi, uno alla base di ciascun stame lungo, tra i due ad anello ed i quattro lingui- formi adiacenti si nota una sottile bandelletta nettarifera, che fa sup- porre trattarsi dei soli nettarii degli stami brevi, dai quali vengono man- dati prolungamenti che, sotto ogni stame lungo, si ingrossano, acqui- stando la forma di linguetta, ed assumendo per ciò tutta l'apparenza di quattro nuovi nettarii. Affinissimi tra loro sono quelli pal: generi Sisymbrium (Tourn) L. e | Turritis L. Per la maggior parte si hanno Li con due nettarii che circondano gli stami brevi e ciascuno, all’esterno degli stami lunghi, manda sottili prolungamenti che si congiungono tra loro. - Nella Zurritis glabra L. due nettarii circondano ciascuno esternamente l'inserzione degli stami brevi, hanno ai lati striscie nettarifere che con- fluiscono tra loro e presentano un ingrossamento tra gli stami lunghi. Nel Sisymbrium supinum L. i due nettarii, ognuno dei quali circonda | la base dei corti stami, eonereseono tra loro mediante prolungamenti nettariferi che da essi si portano esternamente agli stami lunghi ; nel medesimo modo sono conformati quelli del SN. dentatum All., anche in : questa specie le bandellette nettarifere che eongiungoao i due ad anello, vs contornanti i filamenti brevi, presentano un ingrossamento alla base S esterna e tra gli stami lunghi. Lo stesso fenomeno si riscontra nel $. tarazacifolium DC., nel S. Loeselii L., nel A strictissimum L. e nel S. Sophia L., in eui quelli che contornano gli stami brevi si mostrano a ferro di cavallo aperto all'infuori. | — Un ricco gruppo di Crocifere è costituito da specie che bake: quat- à ice uno we eiaseun stame breve e l'ovario, uno ini tra 408 | ARMANDO VILLANI La Sinapis alba L., la S. arvensis L, la 8. pubescens L. la S. dis- secta Lag. e moltissime altre da me esaminate hanno tutte quattro net- tarii, uno in forma di squama o di cuscinetto, più ò meno compresso, tra ciascun stame breve e l’ ovario, uno conico, cilindrico o tubercoli- forme, interposto tra l'uno e l'altro degli stami lunghi. Nella Brassica campestris L., nella B. Napus L., nella B. nigra (L.) Koch, nella B. Tournefortii Gouan, ecc., la posizione dei "pettarii è la stessa di quella del genere Sinapis (Tourn) L. Sia i placentarii che i - carpidiali presentano fra loro lievi differenze di forma, spessissimo il nettario degli stami lunghi è conico, molto acuminato ed eretto, e, quello degli stami corti, arcuato e convesso o poliedrico. . Nelle specie di Raphanus (Tourn) L., che studiai, (Raphanus rostra- tus DC., R. sativus L. b. oleifer DC. e d. niger [Mill.] ecc.), si può ri- petere quanto dissi dei generi Sinapis (Tourn) L. e Brassica (Tourn) L., i nettarii posti alla base e tra gli stami lunghi sono quasi sempre ci- lindriei e sottili o lunghissimi, e di frequente si osserva che quello posto tra ciascun stame breve e l'ovario ha forma di un cuscinetto irregolar- mente poliedrico, concavo nella faccia superiore. Nei generi Ærucastrum Schimp. et Spenn., Rapistrum (Tourn) Medic. Goldbachia DC., Enarthrocarpus Labill., Octhodium DC., Eruca (Tourn). Adans, Erucaria Gaertn., Diplotaris DC., Crambe (Tourn) L., Cakile (Tourn) Gaertn e Morisia J. Gay i nettarii sono sempre quattro, uno tra ciascun stame breve e l'ovario, uno alla base e tra ciascuna tappe di stami lunghi. Nell Erucastrum Arabicum Fisch. et Mey. e nell" E Pollichii Baies et Spenn. i nettarii carpidiali hanno forma di cuscinetti poliedrici, ed i plaeentarii sono cilindriei, eretti ed alquanto acuminati all'estremità, e nell Z. varium Dur. i carpidiali sono bilobi ed a volte divisi in forma di due piceoli mammelloni. Per forma e per posizione uguali a quali del genere Brassica (Tourn) L. sono i nettarii del Rapistrum rugosum (L.) Berg., del R. perenne (L.) | Berg., della Morisia hypogaea (Viv.) J. Gay, della Goldbachia laevigata ` (x. B.) DC. dell Eruca orthosepala Lge, dell E. sativa Mill, dell Zruca- * ria dinpion dn Lug Enarthrocarpus lyratus DC. e dell’ Octhodium | È Es KS Ee Ee de E Aer? ZE em i EE AER a DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 409 aegyptiacum (L.) DC., nelle quali due ultime specie i carpidiali si pre- sentano in forma di cuscinetti subtriangolari. Nella Diplotaris erucoides (L.) DC. i nettarii sono quattro, uno in forma di cuscinetto pentagonale con una concavità nel mezzo è inserito tra ciuscun stame breve e l’ovario, ed uno tubercoliforme, verde oscuro, eretto, trovasi tra uno stame lungo e l'altro, così, p. es., avviene nella D. muralis (L.) DC., in cui sono più piccoli di quelli della specie pre- cedente e nella D. tenuifolia (L.) DC. che ha il nettario posto tra lo stame breve e l'ovario in forma di una piecola scodella e quello degli altri stami quasi appiattito, molto allungato e curvato in alto. Nella Crambe maritima L. i nettarii, situati alla base e tra gli stami lunghi, sono linguiformi, quelli che trovansi tra il eorto filamento e l’ ovario si presentano come due cuscinetti; nella C. Æotschyana Boiss., nella Ç. cordifolia Stev., nella C. hispanica L. ecc., ordinariamente il nettario, posto tra ciascun stame breve e l’ ovario, è piccolo, subtrian- golare, più o meno convesso; qualche volta bilobo, e l'altro, inserito tra gli stami lunghi, è grosso, di colore verde-oscuro, conico ed ottuso. Nella Cakile maritima Scop. i detti organi si comportano come nel genere Crambe (Tourn.) L. La stessa posizione hanno i nettarii dei generi Succowia Medic., Ca- lepina Adans., Bunias L. e Biscutella L. Nella Succowia balearica (L.) Medic. e nella Calepina Corvini (AIL) Desv. i laterali, bilobi, contornano una porzione interna del filamento corto, i mediani sono disposti come nei generi precedenti. Nella Bunias Erucago L. vi sono quattro néttarii uno ad anello, aperto all'infuori, circonda ciascuna inserzione del filamento breve, ed uno tu- bercoliforme, appena appena bilobo, trovasi alla base e tra gli stami lunghi ; ugualmente conformati sono quelli della B. Orientalis L. che ha i nettarii, circondanti gli stami brevi, molto ingrossati tra questi e F ovario. In tale specie osservai più di una volta che uno dei quattro stami lunghi, essendosi den anche il nettario e tra essi era divenuto doppio. . Nella Biscutella levigata L., nella B. ciliata DC. ecc. sono ancora quat- . tro, i mediani cilindrici o elaviformi, i sui ve ora bilobi, ora a in Se pes mammelloni tubereoliformi. 410 ARMANDO VILLANI Seguono poscia alcune specie, da me chiamate policentriche , fornite di nettarii che, per numero e per posizione, a me sembra, debbano te- nersi distinte dai tipi di sopra indicati. Nel Myagrum perfoliatum L. i nettarii sono sei, inseriti esternamente ciascuno tra uno stame e l altro. Lo stesso fenomeno ho riscontrato nell’ Zsatis tinctoria L.; nella Koniga Libyca R. Br., in eui i nettarii inseriti ai lati di ciascuno stame breve sono in forma di linguette lunghe ed erette, gli altri cilindrici e sottili, e nella Koziga maritima R. Br. sono otto, quattro, verdi, cilindrici, in-. seriti all’esterno ed alla base di ciascuno stame lungo, e quattro, in forma di lamelle intere o bifide, trovansi due per lato di ogni filamento corto. Nel genere Selenia Nutt. i nettarii divengono dieci. Il tipo delle Crocifere policentriche, deve riunire specie, aventi alcune otto nettarii, sei inseriti tra uno stame e l’altro, e due, uno esternamente a ciascun stame breve, altre con dieci nettarii, sei posti ciascuno tra uno stame e l’altro, e quattro, uno alla base esterna di ogni filamento lungo, altre infine fornite di dodici nettarii, uno inserito esternamente ed uno tra ciascun filamento e l’ altro. In ultimo noto che la Swbwlaria monticola A. Br. ha un disco netta- fero intorno all’ovario, tra questo e gli stami, fra i cui spazii riscon- transi notevoli ingrossamenti. Il genere Subularia L. e, forse altri an- cora, a me pare che dovrebbero appartenere ad un tipo diverso da quelli descritti, e però diedi il nome di Crocifere monocentriche. Per molte specie è possibile utilizzare il carattere dei nettarii per la loro classificazione; nel presente lavoro tratterò simile argomento solo per una brevissima parte, rimettendone a miglior tempo la continuazione. Intanto, da quanto sopra ho detto, chiaro apparisce che le Crocifere possono, riunirsi in quattro tipi principali. n primo esaminato è stato quello delle Crocifere fornite di due net- tarii: Crocifere dicentriche. Il secondo tipo, molto ricco di specie, riunisce quelle che hanno quat- tro nettarii qualunque la loro posizione e la loro forma : : Crocifere qua- dricentriche. . Il terzo ese le Crocifere che We più nettarii, divisi tra loro; * od di dae E e SZ E EE EE EE E Ce EE A JN US ddr en Y DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 411 nel maggior numero delle specie sono posti uno tra eiaseun stame e l'altro; possono tuttavia eambiare di posizione eome anehe aumentare di numero: Crocifere policentriche. Nel quarto si trovano le rimanenti che, come il genere Swbwlaria L., hanno un solo centro nettarifero, rappresentato da un anello eireondante la base dell'ovario ed interposto tra questo e l'androceo: Crocifere mo- nocentriche. Il tipo delle Crocifere dicentriche, aventi due nettarii posti alla base degli stami brevi, può suddividersi in due sottotipi. Il primo compreride le specie puramente dicentriche, il secondo quelle che, anche appartenendo ad uno stesso genere, alcune sono dicentriche altre quadricentriche. Le puramente dicentriche a loro volta le ho suddivise in cinque gruppi. Nel primo sono riunite le specie che hanno un nettario inserito alla base esterna di ciascun filamento breve, nel secondo quelle in cui il nettario circonda una parte esterna dell’inserzione dei corti filamenti, nel N terzo altre, nelle quali circonda più o meno interamente una parte in- terna e latérale di esso stame, nel quarto altre aventi un nettario si- tuato tra ciascun filamento breve e l’ ovario, nel quinto infine le rima- nenti fornite di un nettario circondante ad anello ciascuna base dei corti stami. L'esteso numero delle specie comprese nel tipo delle Crocifere quadri- centriche è stato da me suddiviso in sei gruppi. due tra ciascun stame breve e l’ ovario; il secondo quelle che li hanno inseriti uno per lato di ogni stame breve; il terzo le Crocifere che hanno un nettario interposto tra la base dei filamenti degli stami brevi e quelli dei lungbi adiacenti; il quarto comprende le specie quadricentriche che ne hanno uno esternamente, a volte circondante la base dei filamenti degli stami brevi, ed uno, alla base esterna e tra i filamenti degli stami lunghi; il quinto è costituito da specie con due nettarii circondanti l’ in- serzione degli stami brevi e riuniti da bandellette nettarifere, contornanti le basi esterne delle due coppie di stami lunghi; il sesto, che è il più numeroso da quelle con quattro nettarii, uno alla base dei filamenti Il primo riunisce le specie che hanno quattro nettarii, posti a due a- VILLANI ARMANDO 412 brevi tra questi e l’ ovario, ed uno alla base esterna e tra i filamenti degli stami lunghi. Crocifere polieentriehe e monocentriche, poiché riuni- A v I due tipi delle seono uno scarso numero di eneri, non furono da me suddivisi in gruppi. mpendiate nel seguente quadro : Y i Le esposte divisioni sono eo CA CA 2202YMVIC) 03409 ojuourepg tuo rp oje[ Jod oum *jeomurur 949141 | -uoottpenb 9 a -ej nid ot Aal *rumjjeu opp onddo : "T snypunt) AUS [ou ouioo ‘gA04Q OUEJS ounst Ip oseq e] QJUOUIRIQUI ojuepuoodo OLmjjou UN) ‘I aqonruoorp CT SNYPUDLIYJ ) 03109 ojuotre[y unose rp eseq ep ejuourelojur ojuepuooIo OLICjJOU UN "A 'CCAyn e endavooyoftdiqr o "| DUONG "ag ^W vrujoopop mort! .40$1.01/) ) OUVAO [ 9 9401 OUEJS OUMOSRIO Ul) 0jsod oteyjou uf] ‘A i (oq VIpuvI LION opor] uootp "yog 224024099) *"[ (uino) suädaapt zt Cumog) DIADUNT o^01q oduros eqonnuootp 919j1901/) amis OUMISBIO rp nep r pe gott ojred e] ojuepuooro ormjjou UN ‘TIT (sung: wwn2pjadozryog *suopy ?1014Qnp) 2401 eurejs o[fop ouorzaosui VUNƏSL rp Pole oped gun ojuepuoorp onmjjeu uf) "TT CT vind ni. -OUAIT) 9^91q ojuoure[g UNISEII rp eulojso gem) VITE ojsod oupan un ‘I Ce zu qoum -uo90uour ; ("p munna -ng) oooorpue,] o ojsonb wj onreAo,][op oseq e] ejuepuooJt9 OJOFHUJOU oppoue uf * 413 v 812087) OMC 9 Ojuoure[g unosei) PA} oun po ourojso oun ounddo *ojuoure[g 111.50 Ip oseq ejje Owogso oun o1nddo ou. o oa unostio 813 ojsod oueyjou Dm" eqoum -u991]od -3105 owe MUIN "HME UMOL) 272799 “TC umo) 294049 “Oq semali “ugo DILVINAT "suepy (UMOJ) 20447 OC "mipoypo “WALT SNLDIONYILDUT "Og PUIDI “NPON (Umo) wn. ele *uuedg 4 ‘duuqog WNASDONIT “I (uino) 09980. 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Esaminando i generi Hesperis (Tourn) L., Moricandia DC., Conringia Heist., Malcolmia R. Br., Chorispora DC., Schizopetalum Sims., Cheiranthus L., Matthiola R. Br., si nota tra loro ‘una palese affinità. Difatti questo gruppo delle Crocifere, che potrò intitolare delle Chei- rantee, è caratterizzato dall'avere uno stimma quadrilobo glaucioide coi lobi ora ottusi od acuti, ora stretti o larghi, con papille ora lunghe e numerosissime ora corte e poco numerose; due nettarii (ad eccezione del genere Matthiola R. Br.) inseriti alla base degli stami brevi nei modi di sopra indicati; una siliqua linearé, allungata, cilindrica, sub- tetragona, lomentacea, deiscente (indeiscente in Chorispora DC.) con valve più o meno convesse, appianate, carenate, berviio; semi uniseriati in qualehe genere biseriati. Ora é evidente che la diversa conformazione dei lobi stimmali, la svariata forma e posizione dei nettarii sono caratteri che occupano un primo posto tra quelli ehe meglio si prestano a distinguere i citati generi tra loro. Gli stimmi, p. es., sono molto divaricati e grossi nei generi Cheiranthus L., Matthiola R. Br. e Schizopetalum Sims.; più stretti e con papille più corte nei generi Hesperis (Tourn) L., Moricandia. DC., e Conringia Heist.; strettissimi, assai allungati con papille ridotte nei generi Chorispora DC. e Malcolmia R. Br. Si aggiunga a questo che il genere Cheiranthus La; hà due nettarii ad anello ciascuno circon- dante ogni stame breve, i generi Hesperis (Tourn) L., Conringia Heist e Moricandia DC., hanno un nettario circondante la parte interna ed i lati di ciascuno stame corto, il genere Schizopetalum Sims ha due nettarii uno che contorna una parte esterna di ciascuna inserzione staminale breve, i generi Malcolmia R. Br. e Chorispora DC. hanno due nettarii, uno inserito tra ciascuno stame breve e l'ovario, ed il genere Matthiola R. Br., ora è fornito di due nettarii, uno ad anello circondante ogni filamento breve, ora ne ha quattro laminacei, due per lato di ciascuno stame breve. Io credo che, riunendo questi caratteri con qualche altro di minore DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. importanza, più facilmente riesca la determinazione dei nominati generi. D D Per essi si potrebbe stabilire il seguente ordine -ed ə 07109 ojuoure[y (än rp oje[ god oun "opp ‘OBAO ] 9 ‘yopi oppd oaoaq ourejs unosvto | -wd uoo o meSunq wj 0jsod oueyjou ( mp Tesse rurissti3od]s un uoo ogougueorp | Wiot uoo ` mung od p40d81.1049 rr + * eQueosrepur enbipig ug A 2240990 ^ * ^ ^ * * oquoostop enbijig 'Qq vpuroniogi * mme) woad $5 7*5 * o1 EM "ston 22002440) YPS | -qe — ojepaoo ouine ‘Sf ‘JA9IQ QUI -8}S ounoSero 1p mm | 1 po vurojur ojrud v 909 Qd ot -ed uoo o 1440145 nid "p (umo) s242dsag] Iqo[ uoo turung Ijuer)oe1qqe QU ojep1oo uou ouine 24 un uoo emormnuoorp ogouguootripenb o / ag y moyna coc ` opopu vid geununs oppd -e1 nid op ded *rejjou onp o "oo OUIS ounoselo ID əseq PI ojueureugojur ojuepuoodt9 Oezoen UN QUI LIZUA9IP '"ISSOJ.8 0 IpROLIBA - -Ip 1q0] uoo ewu ugg ‘SUQ 24240220021198 94040 ourejs OTOP ouorz1esut €eunos ‘P 1991] M - 219 1p eulajso om eun ejuepuooso onejjeu UN "g $nqgjun4jWp ^ * ` ^ * 09109 mia unose Ip oseq ep ejuoureuiojur ojuepuooIo option UN oqonmQueorp o4duios 1]egod | 9juepuoot9 OH an JULIJ 416 ARMANDO VILLANI i I generi Lunaria (Tourn) L., Zibigia Medic., Aubrietia Adans., Ri- cotia L ed altri hanno uno stimma quadrilobo coi lobi earpidiali ri piegati ed i placentarii eretti; due nettarii alla base di ciascuno stame | breve (ad eccezione del genere Fibigia Medie. ehe ne ha quattro); una silieula ampia, largamente ellittiea od oblunga, compressissima, a volte orbieolare o lineare eon valve piane od alquanto compresse ed i semi compressi, reniformi (Zunaria [Tourn] L.) o più o meno alati coi funicoli — . liberi od aderenti al setto, uniseriati o biseriati. E Ai generi, di sopra indicati, appartenenti a questo gruppo, eui do il nome di Lunariee, potrebbe essere imposta la seguente ordinazione: due nettarii, ognuno eireondante a ferro di cavallo, aperto all'infuori, l’ inserzione staminale breve . Lunaria (Tourn.) L. i due nettarii, ognuno cireondante una dicentriche . . egi i i parte esterna di ciascuna inserzione dello Lunariee | | stame breve . : : . Aubrietia Adans due nettarii, ognuno posto tra ciaseuno stame breve c U ovario . . Aicotia Lo quadricen- | quattro nettarii inseriti due ai lati di. triche — 1 ciaseuno stame breve . Lech Medie. ` Ripeto che il numero poco rilevante di Crocifere non mi permette in questo lavoro di trattare ampiamente del valore dei nettarii nella loro classificazione. Mi auguro intanto di poter far ciò al più presto positio. Dalla divisione da me fatta in sei gruppi delle Crocifere quadrieen- triche chiaramente appare come ognuno di essi riunisce generi tra loro ` affinissimi. I più ricchi sono certamente il secondo, il quarto ed il. sesto gruppo, al quale dal genere Sinapis (Tourn) L., do il nome di. Sinapee. Quest'ultimo è costituito da una quantità di generi, le eui numerosissime specie differiscono tra loro per lievissimi caratteri. Fin : da ora dubito che in tale gruppo il earattere dei nettarii possa essere | -r utilizzato nella SE nè notevoli sono le diversità. che 5 DEI NETTARII DELTE CROCIFERE, ECC. 417 presentano gli stimmi delle svariate specie che vi appartengono. La prima ripartizione che s'impone nel gruppo delle Sinapee è certamente quella proposta dal prof. Delpino che divise le specie dei generi Sizapis | (Tourn) L., Zaarthrocarpus Labill., Brucaria Gàrtn., Rapistrum (Tourn) Medic., Crambe (Tourn) L., Cakile (Tourn) Gärtn., Brassica (Tourn) L. Diplotaxis (Tourn) L., ecc., in eferomericarpicae ed isomericarpicae. Tra le eteromericarpicae pose le specie fornite di frutti che a maturità si dividono in due pezzi che differiscono notevolmente l'uno dall'altro | per caratteri di forma, di funzione e di destinazione, nelle omomeri- carpicae od isomericarpicae collocò le altre, le cui silique a maturità o non si dividono in parti differenti tra loro, oppure si dividono in pezzi l'uno all’altro uguali nei caratteri di forma, di funzione e di de- stinazione. Suddivise le eteromericarpicae in diarthrae ed anarthrae ; nelle diarthrae riuni le specie fornite di rostro articolato, nelle azar- thrae quelle con rostro non articolato, a queste ultime aggiunse quelle di altri generi (Eruca [ Tourn] Adans., Vella L., Carrichtera Adans). per il solo aspetto morfologico, essendo le specie di essi fornite di un rostro omologo a quello delle Sinapis (Tourn) L., ma non staccantesi dalla pianta, né eontenente giammai semi. In quanto alle silieulose, ammessa la prima divisione fatta dalla maggior parte degli autori in latiseptae, augustiseptae e nucamentacene, divisione che ha moltissimi lati pregevoli, credo che, combinando i caratteri della larghezza o ristrettezza del tramezzo, della deiscenza od indeiscenza della silieula, con quelli dei nettarii e degli stimmi, sì | possano meglio classificare e scoprire sicure affinità tra generi che poco S differiscono tra loro. Tra i diversi autori che si sono occupati dello studio dei nettarii delle .. Crocifere primeggia per serupolosità di osservazioni, per esame accurato e per ricerche utilissime F. Hildebrand (1). Tuttavia mi piacè tra tanti ricordare il Boissier (?) che nella Flora orientalis tien conto qua e là 0) F. HILDEBRAND, Vergleichende Untersuchungen über die Safidrüsen der in, (% E. Bossier, Flora Orientalis. Vol. I, Basileae 1867. 418 i | "ARMANDO VILLANI nella sua classificazione del carattere di organi così importanti. Per quanto ne abbia fatto uso in soli pochi generi, mi è caro additarlo quale uno dei pochi autori che abbia intravisto riuscire il carattere dei nettarii utilissimo anche nella classificazione delle diverse specie di uno stesso genere; così tra i caratteri che distinguono alcuni generi tra loro cita eziandio quello dei nettarii indicandoli nel modo seguente: Aubrietia Adans...... « Glandulae valvariae geminae saepe in unam coa- litae basi deflerà elongatae ». Fibigia Med............. « Glundulae valvariae geminatae, placentariae ob- soletae ». Vesicaria Lam.......... « Glandulae valvares inflatae geminatae, caeterae obsoletae ». Koniga Adans,........ « Glandulae valvariae et Lirio: geminatae filiformes ». Berteroa DC... « Glandulae valvares geminatae ». Draba L « Glandulae valvariae geminatae ». Clypeola: bi... « Glandulae valvares geminatae ». Apparisce chiaro che, per le determinazioni notate dall’ autore, il carattere dei nettarii se ben si presterebbe a distinguere i generi Awbrietin Adans., Fibigia Med., Vesicaria Lam. e Koniga Adans., viceversa di poca utilità riuscirebbe per i generi Berteroa DC., Draba L. e Clypeola L. Secondo me anche nei nettarii degli ultimi generi, e per la forma è- | per la posizione, è possibile riscontrarè tra loro notevoli differenze. Tut- tavia dove mi sembra che abbia maggior merito l’autore è nei generi Arabis L., Nasturtium R. Br., Erysimum L., Sisymbrium All. e Coch- learia L.; nei quali il carattere dei nominati organi viene utilizzato anche nella classificazione delle svariate specie che li costituiscono. . Eeco le diverse Muere che fa dei detti generi: Arabis L Series I. Ala seminis nulla vel angustissima. Sect. I. Hr dme piis i Glandulae valvares anni- lares, placentariae obso- letae ». TU Ee DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 419 * Semina biseriata A. perfoliata Lam. * Semina uniseriata A. pseudoturritis Boiss et Hldr., À. laga Sibth et Sm. Sect. II. Turritella C.A. Mey.. « Glandulae valvariae ge- | minatae vel obsoletae, pla- | centariae annulares ». * Annuae. + Folia caulina sagittata. À. verna L., A. Montbretiana Boiss., À. auri- culata Lam., A. Cadmea Boiss. — — ++ Folia caulina basi rotundata A. Aucheri Boiss. * Biennes perennantes. + Folia caulina sagittata. \ A. hirsuta Scop., A. sagittata Bertol., A. Ge- rardi Besser., A. “cchroleica Boiss. et Heldr. ++ Folia caulina basi rotundata. i A. muralis Bertol. Sect. HI. Cardaminopsis......... « Glandulae valvariae ge minatae, placentariae re- niformes ». A. petraea L. Beet, IV. Pseudarabis C. A. Mey « Glandulae valrares gemi- natae, placentariae ut- rinque binae reni formes ». A. procurrens W. K., A. androsacea Fenzl. Seet. V. Drabopsis Slade H Glandulae valvares gemi- SH natae, placentariae an- aulares >. A. degen Boiss., À. bryoides Boiss., A. Carduchorum, Boiss., A. sulphurea Boiss. A PRESA E VILLANI : Sect. VI. Së, C. A. Mey « Glandulae valvares ut rinque deflezae elongatae, | placentariae solitariae ra- rius bipartitae vel nullae ». a Y . Siliquae plano-eompressae. + Flores albi. M. | albida Stev., À. deflexa Boiss. Flores purpurei. | : x aubrietioides teg À. purpurea Sibth et Sm. E PACA AE Flores ochroleuci. “A. flaviflora Bge. M Siliquae subeompressae. PE donocalyz Boiss. Series IL Ala. seminis latissima. A Sect. VII. — DC. GE i SE, Glandulae valvares annulares pla E facto SHE centariae obsoletae ». ` wis E 4 turrita Y SI n Glanditue valvariae binae breves, r mollis Stev, 4 nepetaefolia sia vos Nasturtium R. Br. | UN EE Glaudulte Miura 46. S e i ek I. Cardaminum DC. Flores albi. Glandulue 4 placen- su dariae. N. officinale R. Br, N. Niloticum Boiss, —— GC MI. Brachylobos DC. Flores "lutei. Glandulae placen dariae 4, valvares Ws H r. Heliobia — dees vel ees udorum incolae | Petala. -e non DE DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 421 N. sylvestre L., N. aureum Boiss et Heldr. ++ Folia inferiora ovata vel lyrata. N. brachycarpum C. A Mey., N. amphibium L., N. Austriacum Jacq. . 8 2. Xerobia — Collium sieeorum incolae Erysimum L. N. Pyrenaicum L., N. Lippizense Wulf., N. Thra- cicum Griseb., N. macrocarpum Boiss. …<€ Glandulae placentariae forma variae ». $ 1. Annua. * Siliqua tetragona a latere subcompressa. E. Pë ymbrioides C. A. Mey....... glandulae placent. APER truncatae......, E. Peromskianum F. et M...... Glandulae placent 23 partitae , E. Griffithianum Boiss... glandulae plac. obsoletae... ` * Siliqua exacte tetragona. E. repandum L., Glandulae plac. obscurae, bilobae., E tenuissimum.: J. Gay... glandulae placent. ob- scurae integrae..., E. tenellum DC. ** Siliqua tetragona a dorso subcompressa. E. aureum MB... glandulae placent. breviter bilobae.... 8 2. Biennia. * Siliqua a dorso compressa. + Homotricha. Pili omnes bipartiti. E. thyrsoideum Boiss... glandulae placent. bilobae... , E. calycinum Griseb., E. Olympicum Boiss... glan- dulae placent. latae tricrenatae..., E. astenia J. Gay... glandulae placent. bilobae... ++ Heterotricha. — Pili bipartiti et ;pluripartiti mixti. E. Creticum Boiss., E. Ibericum Adams. "t Siliqua exaete tetragona. i + Homotricha. — Pili omnes bipartiti. JE. Raulini Boiss... Gland. plac. rotundatae cre- em late: E. canescens Roth. Glandulae placentariae | LL Anno XIX, Vol. XIX. ` 422 ARMANDO VILLANI latae bi vet trilobae., E. canescens Roth. f latifolium... glandulae plac. dilatatae crenulatae. , E. Graecum Boiss et Heldr... gland. placent. bipartitae. , E. un- cinatifoliwm Boiss. et Huet... glandulae placent. bi- partitae. ++ Heterotricha. — Pili 3-5 fidi bipartitis mixti. E. Smyrnaeum Boiss. et Bal. Glandulue plac. bipar- titae elongatae conico-subulatae..., E. asperulum Boiss. et Heldr... glandulae placent. bipartitae lobis conicis..., E. verrucosum Boiss. et Gaill... glandulae placent. bipartitae lobis conicis..., E. scabrum DC., È. bra- chycarpum Boiss., E. odoratum Ehrh., E Gayanum Boiss.. Gland. placent. bipartitae lobis remotis., E. strictum Fl. Wetter Glandulae placent. bilobae..., E. collinum MB... glandulae placent. bilobae..., E. leptostylum DC... glandulae placent. bilobae... "* Siliqua teretiuscula. t Heterotricha. Pili bipartiti et pluripartiti. E. goniocaulon Boiss... glandulis placent. bipartitis conicis vel filiformibus..., E. versicolor MB... Glan- dulae placent. bipartitae., E. Passgalense Boiss. Glan- dulae placent. bilobae., E. Persicum Boiss... glan- dulae placent. hemisphaericae obscure crenulatae. ++ Homotricha. Pili omnes bipartiti. E. Szomitsianum Boiss. *"* Siliqua a latere compressa. + Heterotricha. Pili eaulis bipartiti, foliorum stellati. E. cuspidatum MB... glandulae placent. bipartitae lobis elongato-conicis... ++ Homotricha. Pili omnes stellati. E. crassicawle Boiss. glandulae placent. latae ob- |. solete denticulatae..., E. Stocksianum Boiss. $ 3. Perennia. y Siliqua a latere eompressa. DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 423 + Pili omnes ramosi. E. anceps Stev. H Pili bipartiti paucis trifidis interdum mixtis. E E. nanum Boiss et Hoh.... Glandulae placent. bilobae., d l SE E. Carium Boiss., E. mutabile Boiss. et Heldr... E glandulae placent. bipartitae lobis brevissimis dissitis.., E ; ** Siliqua a dorso compressa. | + Heterotrieha; Pili bipartiti et pluripartiti mixti. E. pseudocheiri Boiss... Glandulae placent. brevis- simae trilobae., E. gelidum Bunge... glandulae plac. obsoletae..., E. Elbrusense Boiss... glandulae placent. BC | bilobae lobis brevibus latis.., E. alpestre Ky... glan- nd dulae placent. bipartitae fili iformes... » E. alpestre Ky 5 adcumbens Ky... gland. placentariae “et stylus abbre- viati., E. Aucheri Boiss... gland. placent. breviter bilobae..., E. -Hookeri Boiss., E. caespitosum DC... glandulae placent. bipartitae..., E. leptophyllum MB... Y glandulae placentariae breves bipartitae..., E. Perse- o politanum Boiss... glandulae placent. bilobae..., E. ' aciphyllum Boiss... Glandulae plac. bilobae. —— e -+ Homotricha. Pili omnes bipartiti. E. leptocarpum Gay Erys... Glandulae placent. Mie ` des E. Kotschyanum J. Gay Erys... glandulae plac. in à breviter. bipartitae interdum obsoletae..., E. Boryanum P Boiss. et Sprun... glandulae placent. latae 2 vel. 3 lo- bae., E. macrostigma Boiss... Glandulae placent. bi- lobae Diis remotis..., E Altaicum C. A. Mey... [ab ooo E cheirantho Pers charactere (nimis in genere va- SE riabili 7 glandularum placent. trilobarum tantum (et an satis!) mihi di ifferre videtur Boiss]. .. "* Siliqua exacte tetragona. ` + Homotricha. — Pili omnes bipartiti. E. Pomme e A Met Glandulae Wu S WË E, Sisymbrum All ARMANDO VILLANI ++ Heterotricha. Pili bipartiti et pluripartiti. | E. pulchellum Wild... glandulae placent. bilobae lobis conicis vel filiformibus... E. pallidum Boiss. in Bourg... glandulae placent. bipartitae breves..., E. pectinatum Bory et Ch... glandulae placent. alal trilobae lobo intermedio interdum evanido.... *** Siliqua teretiuscula. Pili omnes bipartiti. E. strophades Boiss., E. oleaefoliwm I. Gay. Erys. Sect. L Arabidopsis. — Flores albi vel rosei rarius palli- dissime ochroleuci pedicellati ebracteati. Siliquae planae (rarius teretiuseulae) valvis uninerviis (in L. minutifloro enerviis) Sectio ab Arabide cotyle- donibus tantum distincta. * Folia eaulina sagittata amplexicaulia. S. toxophyllum MB., S. pumilum Steph., $. Grif- fithianum Boiss. ** Folia caulina non amplexicaulia. S. Ihalianum L., S. nudum Bélang., S. Wallichii J. D. Hook, et Th., S. «inutiftorum J. D. Hook et ` Th. , S. Schimperi Boiss. Sect. IL. Sophia. — Flores lutei pedieellati ebracteati. Si- liqua planiuseula vel cylindrica valvis uninerviis. Septum temue nervis 1-2 pereursum. S. Sophia L. Sect. III. Zrio. — Koch Syn. p. 51. Flores lutei pedicellati ebracteati. Siliquae teretes. Valvae trinerviae. * Pedicellus fructifer inerassatus siliquae diam-aequi- latus. Septum crassum — Pachypodium Webb. S. Columnae Jaeq., S. Pannonicum Jacq., S. ery- simoides Desf. | ** Pedicellus fructifer non inerassatus. Septum tenue. Glandulae valvariae utrinque binae. — Krio DC. S. Irio L., S. Irioides Boiss., S. Damascenum Boiss. . et Gaill., S. Laeselii L. DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 425 ** Pedicellus fructifer non incrassatus. Septum te- nue. Glandulae valvariae semiannulares. — Norta DC. B. strictissimum L., S. elatum C. Koch., S. jun- ceum MB., S. subspinescens F. et M., A decipiens Bunge Sect. IV. Velarum DC. Flores flavi subsessiles ebracteati. Siliquae e basi latiori truncata subuliformes. Septum tenue pellucidum S. officinale. Soct. V. Kibera. DC. Flores pallide oċhroleuci subsessiles Cochlearia E Sec. Sect. bracteati. Siliquae teretes. Septum crassum spon- giosum. | S. polyceratium L., S. runcinatum Lag. L Armoracia DC... « Glandulae hypogynae in aunu- lum confluentes. ».... C. Armoracia L. «HE ANE m — « Glandulae valvariae ge- minatae, placentariae ob- , soletae »..... C. Sempervivum Boiss. et Bal, C. Aucheri Boiss. ec HL Beltariopsis. — ...« Glandulae omnes obsoletae ». C. drabaecarpa Boiss., C. planisiliqua Boiss. IV. Pseudocamelina. — « Glandulae omnes obsoletae ». * Silieulae ovatae, semina biseriata. — Herbae pro- cerae. C. Szomitsii. Boiss., C.. Camelindà Boiss. T Siliquae lineares a latere compressiusculae, semina uniseriata. — Herbae procerae. ` C. glaucophylla DC., C. violacea Boiss., C. cam- pylocarpa Boiss. S ** Siliqua linearis a latere subcompressa, semina uniseriata. — Herba cespitosa nana. C. aphragmodes Boiss. Sect. V. Kernera DC. — …. « Glandulae obsoletae »... C. saratilis L. | Da quanto sopra ho riportato si vede che l'autore in aleuni generi ed in diverse specie ha ben saputo trarre profitto dai nettarii per la classificazione di molte Crocifere, tuttavia in varii punti, sembra a me, che il Boissier sia caduto in qualehe inesattezza. Anzitutto io credo che il numero delle specie ed anche quello dei generi, descritti dall'autore, debba essere ridotto. Per quanto esattamente stabilito riseontro il carat- tere dei nettarii in aleuni generi, non posso affermare lo stesso per altri. P. es., nel genere Aubrietia Adans. le specie da me esaminate mai offrirono esempii di sdoppiamento dell'unieo nettario posto esternamente agli stami brevi; nel genere Cheiranthus L. che l'autore ritiene essere ‘ costituito di specie sfornite di nettarii « glandulae hypogynae nullae » costantemente se ne riscontrano due, sviluppatissimi, ad anello circon- danti l'inserzione staminale breve; nel genere Koniga Adans i nettarii val- vari sono sempre laminacei e mai filiformi; nelle specie di Fibigia Medie. e di Vesicaria Lam., che ho potuto studiare, mat ho riscontrato nettarii placentarii. In due specie di Alyssum L. veggo notato il carattere dei net- tarii nell A. dasycarpum Steph « glandulis valvariis minutis » e nell A. calycinum L., « glandulis valvariis subulatis »; anche a me pare che, - nelle speeie che eostituiseono tale genere, poco possa servire pu la clas- sificazione il carattere dei nominati organi. x Dove appare che l'autore meglio abbia tenuto conto dei nettarii è 2 i È nel genere Erysimum Le; tuttavia devo aggiungere che se ciò che riferisce A per le glandole placentarie perfettamente collima con quello da me esaminato, d'altro canto mi par strano che l'autore assolutamente taccia dei nettarii carpidiali. Del resto non posso. traseurare dal notare che le i frie forme con cui si edd i esc Sa offrire. un aureo x Da Erra sopra. è E Ee si TE ricavare la seguente distinzione dei coques ui nel. gene. ege? Se. 426 ARMANDO VILLANI ; Ce DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 427 Minutae truncatae Obscurae integrae tricrena Latae . . olscfota Ae Ee rotundatae Crenulatae . ire hemisphaerieae \ lobis brevibus latis bilobae . . . | lobis remotis lobis conicis vel filiformibus bilobae | lobis latis Lobatae . . vel trilobae lobis brevissimis lobis brevissimis trilobae . crassiusculae lobo intermedio in- Glandulae placentariae terdum evanido lobis remotis lobis conicis lobis elongato-conieis lobis eonieis vel filiformibus lobis brevissimis dissitis J bipasatse. partitae. . . | | | | lobis brevissimis bipartitae vel tripartitae. Diligenti e serupolosi osservatori dei nettarii delle Crocifere furono M. Willkomm e J. Lange (‘). In quasi tutti i generi godo di trovarmi con loro d'aecordo. Mi sembra tuttavia che avrebbero potuto continuare lo studio tanto bene incominciato e farne uso anche nella classificazione delle specie. Nelle sole sezioni dei generi Sisymbrium L. e Cochlearia L. si veggono richiamati tali organi. Così per il genere Sisymbrium L.... « Glandulae tori varie formatae » stabiliscono le seguenti sezioni : Sect. I. Kibera DC...« Glandulae tori nullae aut minimae ». S. supinum L., S. Lagascae Amo., S. golycer atium L. Uy M. WiLLKoMM e J. LANGE. Prodromus Florae — Vol. Il. Stuttgartiae 1880. : dé 428 “+. ARMANDO VILLANI Sect. IL. Velarum DC.....« Glandulae tori laterales 4, binae ad staminum breviorum basin, me — : dianae nullae ». S. officinale (L) Scop., 8. corniculatum Car. P Sect. III. ` Arabidopsis DC. E S. erysimoides Desf. e Y Sect. IV. frio DC... Glandulae tori laterales annulifor- mes cum medianis in annulum glan- dulosum communem connatae ». + Pedicelli siliquarum sursum curvati, crassi, apice incrassati. i S. Austriacum Jacq., S. Hispanicum Jacq., 8. con- tortum Cav., S. fugas Lag., S. crassifolium Cav., S. laxiflorum Bss., S. Arundanum Bss. + Pedicelli siliquarum recti, breves, crassi. siliqua» patentes rectae. : S S. Columnae Jaeq. M j - : + Pedicelli longi tenues filiformes. Siliquae an- guste lineares, rectae vel PES longe raeemosae, stylo subnullo. mu - S. Assoanum Losc., S. Trio L., S. multisiliquosum ` Hoffm., S. Sophia L. e E per il genere Cochlearia L..« Glandulne tori 4, oppositipetalae ». +... Glandulae tori minimae oppositipetalae ». — €. officinalis L., C. Danica L., C. glastifolia L. He Glandulae tori laterales cum medianis ut- rinque in annulum filamentum brevius cireum- dantem intus See confluentes ». C. _Armoracia L. i i Ad eccezione delle specie: Biscutella RUE L. « glandulis hypogynis se elongatis. profunde bifidis, in sepalorum calcare inclusis », B. cicho- x ee Lois « glandulis hypogynis calcare sepalorum inclusis integris », Erysimi m Duriaei Bss. « glandulis cont valde elongatis apice sublo- DEI NETTARII DELLE CEOCIFERE, ECC. 429 ` fatis », Alyssum calycinum L. « filamentis brevibus basi utrinque glandulis 2 tori setaceis stipatis », A. Granatense Boiss. « glandulis ad filamento- À rum breviorum basin cylindricis »; nelle altre non viene notato il ca- KR rattere dei nettarii. 3 Per quanto il numero delle specie esaminate dagli autori sia consi- | dlerevolissimo, noto che in quelle da me studiate ed appartenenti al genere Raphanus L., che essi ritengono fornito di sei nettarii « Glan- . dulae tori 6, 2 laterales angulatae supra basin staminum breviorum, - 4 medianae infra staminum longiorum paria », io ne ho osservato sem- pre quattro, come innanzi ho descritto; lo stesso ho riscontrato nelle - specie di Rapistrum Desv. e non come reputano i citati autori « glan- dulae tori 4, medianae, compresso-trigonae v. arcuatae, ad basin staminum longiorum ». Nel genere Myagrum L. ho visto sei nettarii, uno alla base . di ciascun filamento e l'altro e non.« glandulae tori 4, 2 (medianae) simplices, 2 (laterales) bilobae ». Nel genere Malcolmia R. Br. costante- . mente ho riscontrato due nettarii, ognuno posto tra ciascuno stame breve e l’ovario, viceversa i citati autori riportano « Glandulae tori 4, placen- tariae (medianae) staminibus exteriores, carpellariae (laterales) interiores. Ripeto nondimeno che, prescindendo da qualehe altro genere in eui. | à me è accaduto di riscontrare la posizione dei nettarii non del tutto. uguale a quella indieata dai detti autori, nei rimanenti, esaminati da essi e da me, non si trova aleun disaccordo. A proposito dei nettarii in una nota del Prof. Gibelli nella Flora Ita- È liana (') è detto: « Ci siamo occupati anche noi con insistenza e sopra moltissime specie, per riconoscere se fosse stato possibile desumere dalla Struttura e disposizione delle ghiandole dei caratteri costanti, per diffe- renziare un genere dall'altro. Ma abbiamo dovuto convincerei con altri ‘autori, che questi organi, tardivi nel loro sviluppo, variano da specie a Specie, e qualche. volta nella stessa specie a seconda dell’epoca di vege- tazione in cui si osserva, e forse della località in cui si raccoglie. E Se non è da maravigliare se- i caratteri da noi indicati per ve 430 ARMANDO VILLANI organi in aleuni generi, non si accordino con quelli loro attribuiti negli stessi generi dai diligentissimi autori del Prodromus Florae Hispanicae, Willkomm e Lange ». A me non sembra esatto quanto è riportato dal Gibelli, almeno per ciò che riguarda le mie osservazioni. Le Crocifere che da varii anni ho raccolte mai le ho trovate diverse per la forma e per la posizione dei nettarii da quelle da me ripetute volte coltivate. Ho seguito lo sviluppo di varie specie, di alcune specialmente la cui fioritura si prolunga per oltre sei mesi, e neanche in questo caso ho potuto vedere cambiamenti degni di nota. Aggiungo ancora che la stessa specie coltivata in luoghi differenti per più anni sempre ha conservata invariata la posizione e la forma di questi organi. Fra tanti esempi cito che la Biscutella levigata L., la Cardamine Pbi Vill, V Alyssum argenteum (AlL) Vitm. e l'A. montanum L., rat- colte a Parma sul monte Prinzera (m. 736) di natura essenzialmente ` serpentinoso, erano fornite di nettarii perfettamente uguali a quelli delle stesse specie da me coltivate nell'orto botanico di questa città. Ció premesso, non so come abbiano fatto gli autori nel dire ehe il genere Eruca (Tourn) Adans. ha due ghiandole a cercine intorno alla ` base degli stami brevi, quando in tutte le specie, da essi deseritte e da me esaminate, ho sempre trovato quattro nettarii, disposti nella maniera di sopra indicati; né perchè hanno stabilito che il genere Chei- rantus L. (fornito di due nettarii, inseriti ad anello intorno alla base S di ciascun stame breve) ne ha quattro, uno a cercine intorno alla base di ciascun stame breve ed uno tubercoliforme alla base e tramezzo à ciaseun paio di stami lunghi. | Pur rispettando l’opinione del chiarissimo ts: non posso fare a meno di dire che io la penso del tutto diversamente, essendo convintis-. simo che, per la maggior parte dei generi e delle specie, possa riuscire ` utile il carattere dei nettarii nella loro classificazione. Ben poco si è servito di questi organi nell'aecurato lavoro della Flora analitica d'Italia CH il Prof. G. Paoletti. Per ragioni che dirò in — : o Pla Tearen. Fore Aiai itk Padova, 1898. DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 431 a me non pare che i due nettarii del genere Cheiranthus L., risultino, come si legge nella citata opera, da abbinamento delle glandole mediane; lo stesso dico per quelli inseriti alla base dei filamenti brevi del genere Erysimum L. à Dopo ciò è possibile riferire tutte le diverse posizioni dei nettarii ad una forma tipica? Varii anni fa nell’occuparmi delle affinità delle Crocifere, paragonai il fiore dell Epimedium alpinum L. eon quello dell’ Arabis alpina L. In questa specie i nettarii sono quattro, due posti alla base ed esterna- mente ai corti stami e due alla base esterna e .tra ciascuna coppia di stami lunghi. Spesso i due nettarii degli stami brevi cireondano una i: breve porzione di questi ultimi. Lo stesso fenomeno ho riscontrato nella E Dentaria bulbifera L. e nella Cardamine impatiens L. È © La posizione dei nettarii di queste specie mi colpì fin da quando incominciai lo studio delle Crocifere. In esse, come si osserva chiara- mente, i quattro nettarii formano due cicli dimeri, di cui il più esterno è quello situato alla base dei corti stami. Finoggi nessuna specie ho rinvenuta con nettarii inseriti soltanto alla base degli stami lunghi, Nelle Crocifere fornite dei soli nettarii esterni è scomparso il ciclo dimero di nettarii interni e quello che si è conservato ha subito svariate modificazioni. Secondo me, nessuna alterazione «è avvenuta nei nettarii del genere Heliophila L., nelle cui specie costantemente ho riscontrato i un nettario posto alla base esterna di ciascun filamento breve. Nel genere — Aubrietia Adans., pur essendo inseriti esternamente agli stami brevi, circondano una parte della inserzione di questi; il fenomeno è più palese - nel genere Schizopetalum Sims., in cui i due nettarii, facilmente per una pressione qualsiasi, sono stati alquanto schiacciati, prolungati obli- quamente ed acuminati all apice. . Nei generi Lunaria (Tourn) L., Hesperis (Tourn) is Conringia Heist e Moricaudia DC. la posizione. dei nettarii sembra del tutto inversa . a quella dello Schizopetalum Sims. Essi contornano, a guisa di ferro di cavallo aperto all'infuori, la base degli stami brevi. Io sono persuaso che la trasposizione dei nettarii sia dovuta all'ineurvamento degli stami : corti, in origine anche in questi generi erano posti esternamente, essendo 432 ARMANDO VILLANI poi i nettarii esterni designati ad insetti muniti di prohoscide, la continua visita di questi produsse un ineurvamento dei filamenti staminali ed i nettarii, per la pressione subita, dovettero dividersi in due parti che eontinuarono a spostarsi fino a saldarsi nella parte interna dello stame; in tal modo si rese più facile la loro funzione attrattiva. I generi Chorispora DC., Malcolmia R: Br; Ricotia Lie Diptycho- carpus Trautv., hanno un nettario posto tra ciascuno stame breve e l'ovario; questa posizione deriva dalla precedente; le porzioni nettarifere poste ai lati dei filamenti brevi si sono atrofizzate. Nel genere Cheiranthus L., i due nettarii circondano ciascuno ad anello le inserzioni dei corti stami, alla cui base esterna dovettero essere dapprima inseriti. Quando si incurvarono gli stami, da essi spiccarono diverse bandellette nettarifere, due delle quali si congiunsero tra loro internamente agli stessi filamenti. Nelle diverse specie del genere Mat- thiola R. Br. è più manifesto il fenomeno. In alcune di esse i nettarii si trasformarono come nel genere Cheiranthus L., in altre, dopo essersi divisi, non subirono ulteriori concrescenze. Passo ora alle Crocifere quadricentriche. .Nel primo gruppo, come si verifica nel genere 1 beris L., i quattro nettarii sono disposti a due a due tra eiaseuno stame breve e l'ovario. In questo caso si tratta-di una forma quadricentriea derivata da una dicentrica. Secondo me ogni coppia di nettarii deriva da un unico nettario posto esternamente allo stame breve, che, per la pressione : ammessa di sopra,'si è diviso in due parti, le quali, spostatesi, si sono portate tra lo stame e l ovario più o meno avvicinate tra loro. La forma della silieula ha concorso a rendere più facile la modifica- zione descritta. La stessa origine, a mio modo di vedere, hanno i nettarii posti ab lati degli stami brevi, come avviene nei generi Alyssum bL Aethionema 1 R. Br., Thlaspi (Tourn) L., Lepidium E Coronopus (Rupp.) Gaertn., | Clypeola L., Anastatica L., ece. Anche essi deriverebbero dal ciclo dimero ‘di nettarii esterni. Ogni nettario, inserito dapprima come nel genere. Heliophila L., si sdoppió per la pressione esercitata dall’incurvamento - dei rispettivi stami. Si noti che questo fatto si avvera in diversi generi tra loro per molti caratteri affinissimi. E DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 433 Nel terzo gruppo delle Crocifere quadricentriche ho posto i generi Vesicaria Lam. e Jonopsidiwm Rchb. che hanno un nettario interposto tra la base dei filamenti degli stami brevi e quelli dei lunghi adia- centi. Anche per questi generi ripeto quanto ho detto per V Aethionema R. Br., per il Thlaspi ecc. Si tratta sempre del ciclo dimero di nettarii esterni. Questi, sdoppiatisi per l’incurvamento degli stami, hanno acqui- stata poscia una forma semilunare, abbracciante da una parte l'inser- zione staminale breve e dall'altra quella del lungo adiacente, per una nuova pressione esercitata dalla silicula rigonfia. Nel quarto gruppo trovo quattro nettarii, uno ehe cireonda più o meno completamente la base dei filamenti brevi, ed uno alla base esterna dei filamenti lunghi.-I generi Erysimum L., Barbarea Beckm., Alliaria .. . (Rupp) Adans eec. offrono tale carattere. In questo gruppo poche modi- fieazioni presentano i nettarii del eiclo dimero interno, una delle più comuni è certamente quella che si osserva in ispecial modo nelle diverse specie del genere Ærysimum L., in cui ora sono semplici ed ora lobati . © partiti; quelli invece del cielo dimero esterno, sempre per adattarsi ... all'ineurvamento degli stami brevi, hanno assunte posizioni diversissime. Così in alcune specie circondano interamente la basé degli stami brevi, cin altre una parte esterna ed in altre invece una parte interna di essi. Essendo numerosissime le specie che vi appartengono é naturale che in | diverse i nettarii debbano presentarsi non tutti egualmente conformati. P. es, la presenza del cielo dimero dei nettarii interni non è per tutte le specie costante, aleune non hanno che i soli nettarii del cielo dimero esterno. Così la Cardamine Chelidonia L. e la Dentaria pentaphyllos L. 5 digitata (Lam.) hanno soltanto due nettarii linguiformi, assai cospicui, | situati alla base degli stami brevi, in queste specie dunque è scom- = parso il ciclo dimero di nettarii interni. In altre, come nella Carda- | mine hirsuta L. e nella D. pentaphyllos L. « pinnata (Lam) si trovano sei nettarii. Nella prima specie due sono inseriti ciascuno alla base e tra gli stami lunghi, come d’ordinario, e quattro sono posti due ai lati di ciascuno stame breve, questi derivano da un unico nettario dap- | prima inserito esternamente ad esso stame e dopo divenuto doppio. Nella Dentaria pentaphyllos L. pinnata (Lam.) invece i nettarii del 434 | ARMANDO VILLANI ciclo esterno non si sono alterati, mentre quelli del ciclo interno, sdop- piatisi, si sono portati ognuno alla base di ciascun stame lungo. In altre specie infine i quattro nettarii sono tra loro uniti da sottili ban- dellette nettarifere, originatesi anche queste per le diverse pressioni, cui è andato soggetto il fiore delle Crocifere. Nel quinto gruppo sono riunite le specie che hanno un nettario, cireondante l'inserzione dei corti filamenti, congiunto coll'omonimo opposto, mediante sottili bandellette nettarifere, che contornano T inser- zione esterna della coppia dei lunghi stami, presentando tra questi un ingrossamento. Vi appartengono i generi Sisymbrium (Tourn) L. e Tur- ritis L., le eui specie, per la posizione dei nettarii, sembra che appar- tengano ad un gruppo di Croeifere dicentriche, fornite di due nettarii, circondanti gli stami brevi ed uniti tra loro. Le continue osservazioni fatte mi hanno mostrato che quasi sempre tra ciascuna coppia di stami lunghi la striseia nettarifera presenta un ingrossamento che in aleune specie diventa molto visibile, in altre è assai ridotto. In queste Crocifere dunque, per una data pressione, i nettarii del ciclo interno si sono schiacciati ed hanno dato origine a prolungamenti late- rali che hanno congiunti tra loro quelli del cielo esterno. S Noto che in aleune specie di Sisymbrium (Tourn) L. i due nettarii ` degli stami brevi si presentano divisi ed i quattro che ne risultano sono congiunti dalla parte esterna degli stami lunghi per mezzo di sottili striscie nettarifere. In tali specie oltre allo schiacciamento dei nettarii del cielo dimero interno si sono sdoppiati quelli del cielo esterno. L'ultimo gruppo di Crocifere quadricentriche è caratterizzato da spè cie che hanno quattro nettarii, uno alla base dei filamenti brevi, tra | questi e l'ovario, ed uno ' alla base esterna e tra i filamenti degli statt lunghi. I generi Sinapis (Tourn) L., Brassica (Tourn) L., Eruca (Tourn) Adans., Crambe (Tourn) L., Raphanus (Tourn) L., ecc., lo rappresentano. | Costantemente riscontro che non muta la posizione dei nettarii del ciclo . dimero esterno, né quelli del ciclo interno. Nelle specie di questo gruppo ` x nettario dne si trova tra lo stame breve e l'ovario era esterno, il suo ) è un fatto posteriore; valga per esso quanto ho detto dei. DEI NETTARII DELLE CROCIFERE. ECC. 435 nettarii degli stami brevi dei generi Zunaria (Tourn) L., Moricandia DC., Chorispora DC., Mulcolmia R. Br. eec. 3 Un tipo poco ricco di specie è quello delle Crocifere policentriche. Esso comprende specie aventi un nettario posto tra ciascun filamento p e l’altro, od uno esterno alla base di ogni filamento, oppure uno esterno ed uno tra ciascun filamento e l'altro. Nel Myagrum perfoliatum L. che ha sei nettarii inseriti alla base ed esternamente tra ciascuno stame e l'altro, i due nettarii del cicio dimero interno non hanno sof- ferto aleun cambiamento, mentre quelli del ciclo dimero esterno si sono divisi ed hanno preso posto ai lati del filamento breve. Lo stesso feno- meno verificasi nell’ Isatis tinctoria L. Nel genere Selenia Nutt. si riscon- trano specie con dieci nettarii inseriti sempre esternamente in parte alla base, in parte tra i filamenti staminali; essi derivano da sdoppiamenti . € dei nettarii placentarii e di quelli carpidiali. Nella Koniga Libyca R. Br. e nella K. maritima R. Br., che sono fornite di otto nettarii, si può ripetere ciò che ho detto per il genere Selenia Nutt. In ultimo stabilii di riunire nel tipo delle Crocifere monocentriche quelle specie che, per la diversa conformazione del ricettacolo, hanno un solo nettario, rappresentato da un diseo nettarifero inserito tra l'ovario e landroeeo. À me sembra che anche questo nettario derivi da una . delle forme descritte. Non è strano il supporre che, data la concavità . del ricettacolo; i nettarii, dopo diversi spostámenti, da esterni, divenuti F Ca m i m interni, sieno tra loro conereseiuti. ` Dalle mie considerazioni dunque si rileva che tutte le diverse forme di nettarii possono benissimo ritenersi derivate da una forma -tipica | quadrieentriea, in cui essi trovansi inseriti esternamente agli stami; due, uno alla base di ciaseuno stame breve, e due, uno alla base e tra ciascuna coppia di stami lunghi. La maggior parte degli autori ha sostenuto e sostiene i nettarii organi di natura originalmente staminoidea. Con loro va d'accordo il Prof. Nieotra, come lo dimostra uno dei suoi recenti lavori sulla simetria fiorale delle Crocifere. (*) 0 L. NicorgA. Sulla simetria fiorale delle Crocifere. V. Rendiconti del Congresso Botanico Nazionale tenutosi a Palermo nel maggio 1902. — Pag. 3. Palermo, Friulla. 1903. TE 436 i ARMANDO VILLANI In una mia nota preventiva (?) nel discutere sulle affinità e discen- denza delle Crocifere tenni ben conto dei nettarii, venni nulladimeno a delle conclusioni del tutto opposte a quelle del Prof. Nicotra. Nello stabilire il diagramma delle Crocifere, mi servii dei fiori di Arabis alpina L. specie che, per le addotte ragioni, meglio si presta a mostrare `. quanto sia affine una Crocifera con il genere Epimedium L. | Ritenni ed oggi ne sono maggiormente convinto ehe il fiore delle Crocifere fosse costituito da nove cieli dimeri, e, fin da quando inco- minciai lo studio di esse, ammisi due cieli dimeri di nettarii apparte- nenti a verticilli differenti. Ma, secondo me, i nettarii degli stami brevi ` farebbero parte del verticillo esterno, mentre quelli degli stami langhi del verticillo interno. Stando invece ai nettarii delle specie di Cakile (Tourn) Gärtn e di Crambe (Tourn) L., richiamati dal Prof. Nicotra, i nettarii che io reputo esteriori sono per lui anteriori e viceversa. Per quanto una simile posizione si trovi non solo nei generi Crambe (Tourn) L. e Cakile (Tourn) Gärtn; ma in tutti quelli appartenenti al gruppo, che fu detto delle Sinapee, e che è molto rieco di specie, tuttavia il grande numero di Crocifere, aventi nettarii situati in posti diversi, e le considerazioni esposte, mi hanno persuaso che la posizione di. quelli delle rasa deriva da un'altra che pa essere considerata come | tipica. | Nè posso andare d'aeeordó col Prof. Nicotra circa il significato che dà allo sdoppiamento dei mettarii interni del, genere Cakile (Tourn) . Gärtn. Anzitutto noto che in aleuni fiori di Cakile (Tourn) Gärtn. ho ` osservato che, il nettario posto internamente ‘allo’ stame breve, EE volta si presenta indiviso. Nel gruppo delle Sinapee, in eui per moltissimi caratteri deve essere collocato tale genere, il nettario posto tra ciascun stame breve e l'ovario deriva, eome ho detto, da un nettario ehe da prima era situato ester- namente, poscia, dopo essersi diviso, per la pressione dovuta all incur- vamento dello stame, in due parti, queste si trasportarono internamente - al corto filamento, concrescendo del tutto in alcuni ien ( Sinai, ‘AR A. VILLANI Nota preventiva sull’affinità e discendenza delle Crocifere. ( — SES Anno XIIL Genova, Vasari 1900. es dëi S E, EMT SEN ent DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 437 [Tourn] L., Brassica [Tourn] L., Diplotacis DC., ecc.) in parte in altri (Crambe [Tourn] L. ece.). L'ineurvamento degli stami brevi e lo spostamento dei corrispondenti nettarii si rese, secondo me, necessario trovandosi tali organi, per la funzione da loro esercitata, molto nascosti dallo assorgere dei sepali e dalla connivenza delle unghie petaline. Perchè poi in alcune specie non si sono spostati anche i nettarii dei filamenti lunghi? La causa di ciò, secondo me, risiede e perchè questi divennero doppi e perciò, data la loro resistenza, non soffrirono alcun incurvamento, e per altra ragione di cui terrò parola in seguito. Il Prof. Nicotra dice che nella simetria fiorale delle Crocifere scorge coesistenza di tetrameria e di dimeria, anzi una tendenza a passare dall uno all'altro di questi tipi. Stando al fiore come si presenta oggi chiaramente si scorge coesi- stenza di tetrameria e di dimeria, la prima si osserva sempre nella corolla e la seconda nel calice e nel gineceo. A me sembra che la tetra- meria della corolla sia un fatto avvenuto dopo; prima essa era pura- mente dimerica ed il fiore delle Crocifere era costituito da tre cieli dimeri di calice, da due cieli dimeri di corolla, da due cieli dimeri di nettarii, da due cieli dimeri di stami e da un ciclo dimero di carpidii. Perfetta omologia vi sarebbe dunque tra le parti del fiore di una eroci- fera e quelle dell’ Epimedium alpinum L., nel quale si riscontrano tre cieli dimeri di calice, due cieli dimeri di corolla, due cieli dimeri di petalonettarii, due cieli dimeri di stami, un cielo monomero di carpidii. La sola differenza sarebbe riposta nel gineceo che è monocarpidiale nell’ Epimedium alpinum L., bicarpidiale nelle Croeifere. Di questa diffe- renza già ne parlai altrove e mostrai la grande affinità che vi è tra la siliqua di una Crocifera ed il follicolo di un ZpZmediwm L. Notai che per le mie convinzioni nelle Orocifere era seomparso un cielo dimero di sepali ed un cielo dimero di corolla, di cui l'altro rimasto, sdoppiatosi, divenne tetramero. I due cicli dimeri di nettarii delle Crocifere corrisponderebbero ai due cieli dimeri di petalonettarii dell’ Epimedium L. Frequenti volte ho. osservato che in alcuni fiori per lo più in quelli 28. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 438 ARMANDO VILLANI a corolla molto aperta, come, p. es., nella Vesicaria grandiflora Hook, nelle diverse specie del genere Heliophilz ecc., in ore più calde della giornata il fiore continuatamente era visitato non solo da apidi e da altri insetti muniti di proboseide, ma ancora da formiche e da insetti o sforniti del tutto oppure aventi una piccolissima proboscide. Il fatto richiamò la mia attenzione e più volte osservai che spesso la visita degli insetti dalla lunga proboscide si univa a quella delle formiche o di piccoli insetti, che si dirigevano dalla parte del calice del fiore, dietro cui succhiavano il nettare secregato dai nettarii degli stami i lunghi. Questo fenomeno si osserva meglio quando i citati organi sono in un periodo di massima secrezione, allora, essendosi abbastanza aperto il fiore, i sepali e le unghie petaline non sono molto conniventi. Io credo che quanto si verifica nelle diverse specie del genere Heliophila L. e nella Vesicaria grandiflora Hook, debba aver luogo in moltissime altre Crocifere. Nel genere Heliophila L., come ho detto, i nettarii sono posti uno alla base esterna di ciascun stame breve. Ebbene, in varie specie da me coltivate, ho osservato che alcuni piccoli insetti ed anche le formiche, dopo aver visitato il fiore dalla parte superiore, passavano all” opposta , ed insinuandosi tra i sepali ed i petali andavano a succhiare il nettare ; dietro lo stame breve. Ora mi son domandato se questo fenomeno sia 0 no generale nella famiglia delle Crocifere. In questo caso si potrebbe venire alla conclusione che i nettarii delle Crocifere compiono contem- poraneamente un duplice lavoro, quelli del ciclo esterno si prestano per l'allettamento di animaleoli per effettuare le nozze incrociate (ad ecce- zione del genere Zeliophila L. e di altri) e quelli del ciclo interno in parte per la fecondazione ; ma eontemporaneamente e maggiormente per. la difesa della pianta. | Questa per me sarebbe una nuova prova per cui i nettarii placentarii, non trovandosi molto nascosti, né essendo continuatamente visitati come i laterali, mai si spostarono. Tale fenomeno mi sembra collegato con quello dei nettarii estranuziali, questi esercitano la loro funzione solo dopo la caduta dei sepali e dei petali, mentre quelli del ciclo interno quando hanno raggiunto un periodo. di massima secrezione. DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 439 Dalle eose innanzi dette si rileva: 1.° Che servendosi del carattere dei nettarii, rispetto al loro numero, le Croeifere possono essere ripartite in quattro tipi: Crocifere dicentriche, quadricentriche, polieentriehe e monocentriche. D Che i tipi più ricchi sono quelli delle Crocifere dicentriche e quadricentriche, e che essi a loro volta possono essere suddivisi per la posizione dei nettarii in gruppi, i quali abbracciano generi tra loro affinissimi. 3." Che le diverse forme di nettarii sono riferibili ad un'unica forma tipica, avente quattro nettarii, due, uno alla base ed esterna- mente a ciascun stame breve, e due anche all’esterno, uno alla base e tra ciascuna coppia di stami lunghi. 4.° Che i nettarii costituiscono due cieli dimeri diversi: è esterno il cielo dimero dei nettarii posti alla base a stami brevi, è interno quello degli stami lunghi. ` 5. Che la tetrameria della corolla non è che apparente. 6.° Che il fiore delle Crocifere è puramente dimerico. 7.° Che in aleune specie i nettarii degli stami lunghi compiono contemporaneamente una duplice funzione: l’una destinata ad effettuare le nozze incrociate, l’altra alla difesa della pianta. Dal R. Orto Botanico dell’Università di Parma, novembre 1905. P. ROMANO Ricerehe sulla eostituzione florale Dí RANUNCULUS LANU GINOSUS. Tra le piante più comuni dell'Italia meridionale è da annoverare il Ranunculus lanuginosus, il quale in alcune località favorevoli al suo sviluppo, rieopre estesi tratti di terreno a detrimento delle altre specie consorelle. La massima attività vegetativa del Ranunculus. lanuginosus si espliea soltanto nella stagione primaverile, mentre la esistenza della specie nella rimanente parte dell' anno si riduce alle sole radiei fibrose ed a qualehe foglia radieale. Non pertanto, se l'inverno non si mostra eccessivamente freddo, è facile rinvenirne qualche individuo in piena fioritura, nei mesi di dicembre o di gennaio. La distribuzione geografiea di questa specie non puó dirsi abbastanza lata, venendo indicata soltanto per l Europa centrale e meridionale e per il Caucaso. In Italia estende il suo dominio tanto nei boschi e nelle regioni montuose, quanto in tutti i luoghi selvatici della Penisola e nelle grandi isole (CA, Il Ranunculus lanuginosus è una specie alquanto polimorfa, distin- guendosene varie forme caratterizzate dal diverso sviluppo, dalla diversa conformazione delle foglie e da altre note differenziali. Nel Italia me- ridionale, a quanto assicurano Paoletti e Fiori (?), sembra più diffusa la loro forma 5, la quale corrisponderebbe al R. umbrosus di Tenore e ` Gussoue (°). La variabilità dei caratteri di tale specie ha spesso generata confu- . sione con altra, e talvolta si è finanche elevata a -— e sua oq) eege Flora Italiana ns D, pag. 13. Fiori e PaoLETTI, FL Ital., Ze | vol. 1, pa Q9) Ce e pe cit. i © TENORE e GUssoNE, ege sulle peregrinazioni E pag. 160. RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 441 varietà. Così il Bertoloni (*) vi riferisce il E. nemorosus (Bertol. fil. Jt. in Apenn. Bonon., pag. 20), il R. neapolitanus (Ten. FI. nap., tab. 148) ed il già citato R. umbrosus. Fiori e Paoletti vi ascrivono pure il R. vi- tifolius (Lojac.?) ed il R. geraniifolius (DC.), che però tengono distinto come forma a parte (?). Mail R. lanuginosus non varia soltanto negli organi di vegetazione; chi ne osservasse un buon numero di individui in piena fioritura, si accorgerebbe subito che alcuni di essi producono fiori più vistosi e più vivaci nel colorito, mentre altri ne producono di ben modeste proporzioni e di colorito meno vivace. Già il Bertoloni (?) aveva notato questo fatto, e nella Flora Italica scrisse « flos nune gran- diusculus, nunc minor », ma a ciò non venne data una grande impor- tanza, prevalendo in quel tempo il solo criterio morfologico. Anche del Ranunculus Ficaria si era abituati ad ammettere una forma grandiflora ed una forma parviflora, le quali venivano considerate da alcuni bota- nici come due specie distinte. Fu il prof. Delpino (*) ehe per il primo, or non ha guari, ci fece conoscere la vera costituzione morfologica e fisiologica del comune Favagello. Egli, confrontando numerosi fiori delle due forme, non tardó a seorgere « che le antere della forma minore erano abbozzate ma non condotte a perfezione e non producevano punto polline. I carpidii invece erano bene sviluppati; così pure gli stimmi e le papille stimmatiche. Nei fiori della forma maggiore per contrario erano evoluti ottimamente tanto l’androceo quanto il gineceo. » Da tali differenze il Delpino argomenta essere il Ranunculus Ficaria una spe- cie ginodioica, al pari di parecchie Labiate e di altre piante riferentisi ad altre famiglie. Le specie ginodioiche, come è noto, constano di due sorta di individui, gli uni con fiori eselusivamente ermafroditi, gli altri con fiori esclusivamente femminei. Amendue le forme sono fruttificanti. Poichè il Ranunculus Ficaria risponde egregiamente a tali caratteri, ` deve ritenersi vera la congettura espressa in proposito dal prof. Delpino. : () BERTOLONI, Flora Ital, vol. 5, pag. 544. (*) Fiori e PAOLETTI, Opera citata. . &) BERTOLONI, Flora Italica, vol. 5, pag. (4) DeLPINO, Dimorfismo ated e ear Ficaria. Atti Accad. delle Scienze dell'Ist. di Bologna, A] pari della specie precedente, il Ranunculus lanuginosus presentasi sotto due forme: macranta l' una, micranta l'altra; epperó queste due forme mostrano anche differenze negli organi di vegetazione, la qual cosa è detta pure per il Ranunculus Ficaria (*). Messe a confronto piante delle due forme, maeranta (od ermafrodita) e mieranta (o femminea) le differenze negli organi vegetativi non tar- dano ad appalesarsi, massime quando si ha avuta la cura di scegliere individui egualmente sviluppati. Tali differenze consistono nel fatto che ` la forma femminea è meno robusta di quella ermafrodita e per i suoi in- ternodii più raeeoreiati, durante la fioritura non eguaglia l'altezza del- l'altra. IL colorito mostrasi pure differente nelle due forme: infatti è più chiaro e meno vivace quello degli individui femminei, più oscuro e più vivace quello delle piante ermafrodite. In queste ultime le foglie hanno maggiore larghezza e sono sostenute da un pieciuolo più lungo e più robusto che non quelle della forma femminile. Nei due diversi individui occorre spesso notare sulle lamine foliari delle larghe macchie nere, le quali, come poteva prevedersi, sono più intense sulle foglie delle piante ermafrodite anzichè in quelle della forma femminile. Ad ogni modo tutte le differenze che passono tra l'una e l'aitra forma degli organi vegetativi del Ranunculus lanuginosus e che sono assai manifeste sovratutto nel tempo della fioritura, si possono in breve ri- ` durre a diversità di sviluppo, di robustezza e di colorito dei singoli organi. : Dimensioni dei fiori. — Ho misurato un gran numero di fiori, spettanti alle due forme; ma ho sempre constatato che il diametro Bos maggiore in quelli della forma ermafrodita, minore in med delle forma S femminile. | Ecco le differenze Ge, misurate esattamente in 10 fiori di cia- seuna forma. Ce Forma femmines. — 2.ctm. 6; 2 ctm. 5; 2 ctm. 4; 2 etm. 9; 2 etm. 8; 2 ctm. 8; 2 ctm. 7; 2 ctm. 6; 2 etm. 5. | 1 Derprno, opera citata, pag. 688. RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 443 Forma ermafrodita, — 4 ctm. 4; 3 etm. 8; 3 ctm. 6; 4ctm. ; 4 ctm. 2; 3 ctm. 9; 4 ctm. 2; 4 cent. ; 4 ctm. 2; 3 ctm. 9; 4 ctm. 2; 4 eent: 4 cim. 2; 4 ctm. 1. Dalle dimensioni qui riferite si deduce che i fiori della forma erma- frodita si distinguono anche a distanza da quelli dell' altra forma, pur non volendo tener conto delle differenze di colorito esistenti tra le due specie di fiori. Dimensioni dei sepali. — Nella forma femminea i sepali misu- rano la metà di lunghezza di quelli della forma ermafrodita. Talvolta su di essi si notano sulla faccia ventrale delle macchie nere; queste, date le loro dimensioni, sono più appariscenti sui septali della forma ermafrodita. Dimensioni dei petali. — Come ho detto i fiori della forma fem- minea di Ranunculus lanuginosus sono per cirea la metà più piccoli di quelli della forma ermafrodita, quindi anehe i petali ne sono per metà più eorti. Nei fiori ermafroditi i petali sono obovati e partecipano piuttosto della forma allungata; il loro colorito è giallo lucido nei */, superiori, men- tre sono verdicci nel !/, inferiore. Nella forma femminea i petali sono più tondeggianti, ed inoltre il loro colorito è meno vivo di quelli del- l’altra forma. à Differenze nei nettarii. — In numerosi fiori osservati e spettanti alle due forme, la squametta nettarostega si è sempre mostrata nella forma ermafrodita cuneiforme, subintegra od appena bidentata; nella for- ma femminea invece essa è un po’ più panciuta, discretamente biloba con lobi disuguali, più larga e meno lunga di quella della forma ermafrodita. Differenze negli stami. — Nella forma femminea gli stami, che sono lunghi 25-30 mm. all’ incirca, hanno filamenti esilissimi, alquanto ventricosi verso l'alto, ed antere affatto rudimentali e prive di polline. Sembra che a tali stami sia dato il modesto compito di proteggere i giovani carpidii nei primi giorni dell'apertura dei fiori ed in proseguo quello di apprestare un fulero ai pronubi (*). - () Il prof. DELPINo (op. citata, pag. 691) trovò assidui visitatori dei flori di Ranunculus lanuginosus alcuni ditteri ed imenotteri, ed attivissimi poi alcune specie di Halictus e di Merodon. 444 j P. ROMANO Nella forma ermafrodita le antere sono normalmente sviluppate e pol- linifere. In dieci fiori di ciascuna forma il numero degli stami era : Forma ermafrodita 60; 92: 88; 73; 70; 90; 76; 50; 89; 75 — 763. Forma femminile 77; 57; 79; 76; 67; 72; 65; 76; 64; 74 — 707. Sieché nella forma ermafrodita vi é un aumento numerico di stami; questi maturano in ordine SERI producendo discreta quantità di granellini pollinici. Differenza nei carpidii. — Nella forma ermafrodita il gineceo risulta formato da carpidii, i quali, durante la fioritura, sono più grossi e più fortemente colorati di quelli della forma femminea, che invece hanno una più delicata struttura e si mostrano leggermente tinti in giallognolo. Avendoli numerati in dieci fiori per ciascuna forma, ho trovato le se- guenti differenze numeriche: Forma ermafrodita 26; 17; 22; 20; 25; 22; 24; 28; 29; 26 — 239, Forma femminea 24; 25; 19; 19; 19; 21; 20; 19; 18; 21 = 205. Sicchè nei fiori ermafroditi vi è un aumento di 34 carpelli iu. con- fronto di quei femminei. In quanto finora ho rilevato vi sono elementi bastevoli per poter de: durre che le differenze esistenti tra l'una e l’altra forma di Ranunculus lanuginosus sono molto più manifeste negli organi riproduttivi anzichè negli organi vegetativi, e che tali differenze riguardano la forma, il co- = lorito, la robustezza e talora anche un aumento numerico di alcuni di essi. Tenuto presente che i fiori della forma femminea, nella grande mag- gioranza dei casi, hanno antere prive di polline, potrebbe credersi che il Ranunculus lanuginosus fosse una specie dioica, della quale i earpidii della forma ermafrodita non siano atti a produrre dei semi perfetti. Ma, ‘avendo fatto in proposito alcune osservazioni, posso con sicurezza affer- mare che anche quest’ultima forma produce dei semi perfettamente ab- .. boniti. | Ad assicurarmi poi se anche i fiori ermafroditi fossero adinamandri E pari di quelli della stessa forma di Ranuuculus Ficaria, isolai con E E ic. ee doas Tou Sei e Loa Ra i e ‘| ME g " RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 445 ogni cautela possibile due robusti esemplari di Ranunculus lanuginosus, e su di essi feci le mie ricerche. Non appena aperti, eireondai di fitto E velo dieci fiori (cinque per pianta), cercando in tal guisa di impedire Le che su i loro stimmi venisse portato del polline straniero. Quando ap- E passirono, nessuno di detti fiori avea un solo carpidio abbonito, pur es- sendo avvenuta la impollinazione omoelina. Per contrario impollinai dieci fiori er mafroditi, ma con polline di fiori appartenenti ad altre piante, e di essi sei portarono dei semi perfetta- mente abboniti. Impollinai dieci fiori femminei , € di essi otto produs- sero dei frutti. .. Dalle osservazioni qui riferite risulta evidente il dimorfismo fiorale nel Ranunculus lanuginosus. Non per tanto verso la fine della fioritura, ho talvolta notato in fiori della forma femminea qualche antera pollini- fera; io credo che questa sia non altro che un ripiego a cui la pianta è ricorsa, per assicurarsi la impollinazione omogamica, se per una causa qualsiasi sia venuta a mancare quella staurogamica. E E$ Sono indicate come ginodioiche le seguenti specie : Thymus Serpyllum, Th. vulgaris, Satureja hortensis, Origanum vulgare , Mentha hirsuta , arvensis , M. aquatica, Prunella vulgaris, Dracocephalum moldavi- cum, Melissa officinalis, M. Clinopodium , Hyssopus officinalis, Cala- mintha Nepeta, Scabiosa arvensis, Sc. atropurpurea, Sc. Succisa, Plan- tago lanceolata ed altre; Cnicu spalustris, Cn. acaulis, Serratula tin- ctoria, Hippuris vulgaris, Digitalis purpurea , D. ambigua, Stellaria graminea, Cerastium arvense, ed altre Alsinee; Polygonum viviparum , ladiolus segetum , Eriophorum angustifolium , tuttavia non tutte sono fettamente ginodioiche. Il Delpino (1 dice ch'egli ha avuto occasione studiare il fenomeno soltanto nel Thymus vulgaris , nella Plantago C tna e biz Gladiolus 7 ; sicchè ritiene tutte le altre come Kim ed n À am M 2 EN Le e LITE 446 P. ROMANO ' stiflore. Scotti (*), a proposito di tale specie, dice che essa « è talvolta dimorfa, di i0 PANDIANI, I fiori e gli insetti e di staurog. veget. fatte sulla dei dintorni di Genova Ludwig (') a proposito della ginodioecia di Digitalis, di Plantago e di alcune Alsinee; il Loew, il Moewes ed il Willis (°) a proposito delle Labiate ginodioiche. Quest’ ultimo ha osservato che talune piante di Origanum vulgare in un anno produssero fiori esclusivamente femminei, e nell'anno successivo divennero ermafroditi, o per meglio dire mi- Quanto alla ginodioecia nei Ranunculus essa — come ho già detto — è stata accertata dal prof. Delpino e da altri nel Ranunculus Ficaria. Berg (?) dice di aver trovato nei dintorni di Vienna delle piante esclu-. sivamente femminee. In una sua recentissima pubblicazione il dottor. ma questa asserzione a me non pare rispondente al vero, avendone il : Delpino dimostrata la perfetta ginodioecia. À. Lo stesso dott. Scotti scrive che in Liguria il dott. Pandiani (°) ha riscontrato in Ranunculus bulbosus una tendenza alla ginodioecia , poi- chè la pianta produce due sorta di fiori: alcuni più piccoli, « con nu- merosi stami ben sviluppati e con carpofilli piccoli », altri più grandi « con carpofilli grandi e con stami fertili poco numerosi. » > Delle due forme la mieranta avrebbe Sprint per l'autogamia, la maeranta per la staurogamia. sa Nel Ranunculus lanuginosus invece, secondo le mie osservazioni, la tendenza alla ginodioeeia è. assai più avanzata che non nel À. bulbosus, | e mi pare di averlo suffieientemente dimostrato eon le ricerche prece- - dentemente riferite. Sicchè, conchiudendo , il Ranunculus lanuginosus è (') LUDWIG, ESR der Alsineen — Gynodioecie von pigitalis ambigua und D. purpurea. . €) Wizuis, On gynodioecism (first, second and third paper) in Proceedings of the Philosophical Society, 1891-1893. 0 , Studien über Dimorphismus von Ranunculus Ficaria in Botan. Centralblatt, vol. LXXXVII, pag. 315. | (9 Scorri, Contribuzioni alla alano M ferie delle « Ranales » in Rivista 1904, citato da Scotti in op. cit. FLORALE DI | BANUNCULUS LE a da ritenersi per una di quelle specie nelle quali la ginodioecia non è ancora « coneretata e fissata con indeflessa costanza di leggi ereditarie, | ossia passata pe la trafila di un numgm mfficiontemente grande di ge- nerazioni » e | SE y Gli ascidii anormali delle foglie di “ Saxifraga crassifolia „ L. OSSERVAZIONI DEL Dorr. C. MASSALONGO Gli ascidii (*) anormali originatisi a spese delle foglie di Suxifraga crassifolia L., da tempo attirarono l’attenzione di non pocbi botanici e teralologi (°) ai quali fornirono tema di interessanti studi, ed io pure ebbi l occasione di occuparmene in vari miei precedenti seritti (°), però ulteriori ricerche, intorno a queste singolari deviazioni di sviluppo, avendomi rivelato nuovi altri fatti importanti, non sarà superfluo se ritorno sopra lo stesso argomento, anche perché cosi mi si offrirà l'oppor- tunità di completare ed in parte rettificare, quanto è stato finora, da me specialmente, esposto intorno agli ascidii fogliari di detta pianta. In questa communicazione riassumeró pertanto brevemente tutte le mie osservazioni relative alle mostruosità in parola, peró prima di passare a deserivere le differenti forme o modificazioni offerte dagli ascidii che ‘interessano le foglie di Sazifraga crassifolia, devo rammentare che col nome di epiascidii designò più specialmente quegli ascidii, I interna d) Col nome di ascidii (47425 — otre) designansi, come è noto, dei fillomi cavi in forma di bicchiere, ampolla od anfora; essi si incontrano normal- mente sopra alcune piante (p. e. Nepenthes, Sarracenia, Cephalotus, Marc- graviaceae ecc), mentre in numerose altre sono di natura teratologica, come quelli appunto che formano l'oggetto di questo articolo. C): Penzie 0.; Pflansen-teratologie 1. Bd. pag. 456-57; Genua 1890. — TAMMES T.; Die Periodicità morphologischer Erscheinungen bei den Pflanzen in: Verh. d. K. Akad. van Wetensch. the Amsterdam; 1893, p. 128. — VAULLEGARD, Bullet. Soc. Lin. de Caen, Ser. V, Tom. II; 1898, pag. 48. — MAHEN et GiLLoT, in Journ. Bot. XIX, 2, p. 27-39. — MONTEMARTINI L., Sull'origine degli ascidii anormali nelle foglie di Saxifraga crassifolia L., in Att. Ist. Bot. Pavia ser. IL, vol. X; 1904. — DE CANDOLLE C., Observa- tions tératologiques; Extrait Bullett. travaux Soc. Bot. Genève Xl années 1904-905, p. 10-11. (9) MassaLoNGo C., Appunti teratologici in: Nuovo Giorn. Bot. It. vol. XVII; — Firenze, 1886, Tav. XV. — Note teratologiche in l. s. c. vol, XXII; Firenze, 1890. — Teratologia e patologia delle foglie di alcune piante in: Malpighia yel XIX (1905). Tav. V-VI, GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIE DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 449 "uperficie dei quali corrisponde alla pagina superiore o faccia della foglia, e eon quello invece di ipoascidii il caso inverso, dove cioè la stessa super- fieie presenta i caratteri della pagina inferiore o dorsale, attenendomi in ciò alla nomenclatura adottata dall'illustre C. De Candolle. (CA à I. Nel caso più semplice si ha formazione di un epiascidio, allor- PRU e ge quando il lembo dellà foglia invece di estendersi, come di solito, in una ^ lamina giacente sulla continuazione ed all’apice del rispettivo pieciuolo, si accresce anormalmente tutto attorno della sua estremità a somiglianza della foglie peltate, colla differenza perd che mentre in queste ultime E fe ua WOES uo RV Cn ER - il lembo presentasi piano, è desso invece più o meno incavato ad imbuto. 4 Va perd ricordato che nelle foglie ad epiascidii, la regione anteriore o ventrale dei lembo dei medesimi resta meno sviluppata di quella poste- riore o dorsale, e per tale motivo la loro apertura mostrasi variamente obliqua. Questo ineguale accrescimento è alle volte così accentuato da dare origine a degli epiascidii direi quasi rudimentali, dove cioè la . regione ventrale del lembo è ridotta ad un semplice orlo rilevato basi- lare, i quali perciò rappresenterebbero, per i loro caratteri, una anomalia più o meno intermediaria fra le foglie normali e quelle e in veri ascidii imbutiformi obeonici. (?). IL Spesso avviene che la regione anteriore del lembo d'un epiaseidio, contrariamente all'esempio or descritto, nell'ulteriore suo sviluppo inflet- tendosi, diventi, nel suo mezzo, concrescente colla costa della regione dorsale di detto lembo. In tale evenienza, come è facile comprendere, in luogo di una semplice cavità ascidiale, verranno a prodursi due sacche o tasche collaterali, situate a destra e sinistra ed alla base del . lembo mostruoso della foglia che si troverà perciò trasformata in diplo- ascidio. La concrescenza di cui sopra, può limitarsi alla base del lembo = soltanto, od estendersi più in alto p. e. fino alla metà di siva 0 DE Cannot C. Sur un Ficus à hypoascidies in: Archives des Sciences | phis. et. natur. quatrième période t. XII; Dicembre 1901. — hien étude i | des Hypoascidies icus in: Bullet. Herb. Boiss. II. sér. 1902. n.° : - (8) MassaLoxGo C. Note teratologiche in: 1. s. c. Tav. I, pag. Ane È 450 C: MASSALONGO ghezza. Nell'uno e nell'altro caso ne risulterà una foglia mostruosa colla lamina cioè. fornita, per ciascun lato della sua base anteriore, di un piccolo ascidio, ed inoltre portante sulla faccia due ali o duplicature longitudinali, le quali, con tragitto sinuoso, si prolungano più o meno in alto, lateralmente alla costa mediana (') Queste ali hanno però le loro due faccie orientate inversamente rispetto a quelle del lembo su eui nascono, ed alle volte possono raggiungere l'estremità della foglia. In quest'ultimo evento si ha l apparenza di un filloma mostruoso del quale il lembo sarebbe costituito quasi di due lamine asimetriche, colla- terali ed ascidiate alla base, nonchè longitudinalmente ed obliquamente unite dalla parte dorsale, per mezzo della comune costa mediana. (°). HL D'ordinario le due sacche collaterali foggiate a mo’ di ascidii di una foglia deformata nella maniera surriferita, sono disgiunte, interpo- nendosi fra di esse la costa mediana. Però non è sempre cosi, poichè, sebbene assai di raro, può accadere che le dette sacche, venendo al loro lato interno a contatto, ivi si uniscano longitudinalmente insieme per la loro esterna superficie che corrisponde alla pagina inferiore della foglia. In conseguenza di ciò il lembo di quest’ultima assumerà, nel suo complesso, l'aspetto di un epiascidio imbutiforme ad apertura più o meno obliqua, simile a quello descritto al n.° 1, colla differenza però, come è facile arguirsi dal suesposto, che a motivo di due duplicature rientranti nella sua cavità, essa si troverà inferiormente divisa in due scompartimenti (*). Questa mostruosità, come ho altre volte notato, pre- senterebbe adunque, in eerto modo, riuniti i caratteri dei due casi pre- cedenti. IV. Nelle foglie di questa pianta trasformate in diploascidio, il loro lembo è più o meno atrofico, ed inoltre il suo contorno mostra la ten- - (1) MassALONGO d Appunti teratologici in 1. s. c. Tav. XV, fig. II, n.° 45. — Teratologia e patologia delle foglie di alcune piante, in l. s. c. Tav. V, pe eo MASSALONGO C. Appunti teratologici in L s. e. Tav. XV, fig. II, n° 4-3. — : C. Teratologia du ls e Tav. V, fg i e patologia delle foglie. di aleune piante GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIB DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 451 denza ad estroflettersi qua e là verso il lato dorsale, producendo così delle anse o pliche. Queste anormali pliche, di solito, si restringono e strozzano sempre più alla loro base, dove i loro due margini opposti venendo per ciò reciprocamente a contratto, finiscono col saldarsi assieme (*). |. Per questo motivo lungo il contorno del lembo fogliare si costituiscono s delle minute appendici sessili discoidali, un poco concave, simulanti degli abbozzi di epiascidii. Queste appendici subascidiate non giaciono però sempre sul contorno di detto lembo, poichè sovente si constata che sono più o meno spostate verso il lato dorsale, divenendo così infra- marginali. Può anche darsi che lo spostamento di cui sopra si accentui maggiormente e che nel tempo stesso tali appendici assumano forma di veri epiascidii ipofilli, variamente stipitati, giacenti sulla continuazione della costa o nervature secondarie, sdoppiate al lato dorsale del lembo, La cavità di questi epiascidii ipofilli è sempre orientata dalla stessa parte della pagina superiore della foglia da cui dipendono. Anche l'illustre . €. De Condolle, poco prima di me. segnalava questa singolare mostruo- sità, e secondo lo stesso costituirebbe um esempio di ramificazione faeiale. . omotropa della foglia. (°). V. Una modifieazione del easo teratologieo or deseritto, risulta allorchè la superficie inferiore (esterna) di una foglia, variamente atrofica, trasformata in epiaseidio obeonico, porta dei piccoli altri aseidii in forma di imbuto o calice, sessili o pedieellati, i quali rispetto alla loro genesi comportansi analogamente a quanto venne riferito per il caso precedente e (fig. 1-2). m VI. Qualche volta ho anche incontrato delle foglie, il pieciuolo delle quali superiormente si risolveva in varie e sottili ramifieazioni che si terminavano in me minuti epiascidii, i quali peró morfologica- nente dovrebbero acm ipofilli più sopra — (fig. 3). 452 C. MASSALONGO VIL Rarissimamente può verificarsi, che la costa mediana, anormal- mente dilatata e quasi fasciata di una foglia, porti a dest e sinistra, ` a mo’ di rachide, soltanto delle minute appendici rotondeggianti, sessili, | nonchè un poco concave dalla loro parte superiore, in guisa da risul- tarne pressochè una specie di foglia imparipennata, a fogliette sessili, i subascidiate. Tali appendici laterali sono tutto all’intorno dentate, e sì nota inoltre che il loro margine interno si estende un poco al disopra | della costa o rachide. Dall'insieme di questi caratteri, l'anomalia dovrebbe: j interpretarsi come derivata da una foglia ad epiascidii ipofilli, della quale : però il lembo abortito, sia rappresentato dalla sola nervatura mediana. Nel caso precedente abbiamo veduto che i pedicelli portanti gli ascidii SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. e 12 Due foglie di i Sazifraga crasvifo Ha L., col lombo — in epiascidio imb de, i epiaseidii sec = sg 8. Foglia col picciuolo diviso girano) in varie sottili nent: termina! altrettanti : Men md rest tra foglia di eui il lembo è rappresentato dalla «oa e portante delle gta laterali subascidiate. N.B. - — Tutte le Lia sono o riprodotte in grandezza nat DÌ GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIE DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 453 erano fra loro indipendenti e di altezza quasi eguale; suppongasi ora. invece che detti pedicelli dalla base all'apice diventino progressivamente sempre più lunghi e che nel tempo stesso si saldino assieme dal lato interno, allora, come è manifesto, si otterrebbe una mostruosità non dissimile da quella qui studiata (fig. 4). VII. A proposito della produzione anormale di epiascidii ipofilli, abbiamo veduto, che la loro concavità corrispondente alla faccia della foglia da cui dipendono, è orientata dalla stessa parte di questa ultima faccia, vale a dire che si trova rivolta verso il lato superiore. Fu anche detto che per questo motivo tale anormale produzione costituirebbe un esempio di ramificazione faciale ed omotropa della foglia. Il caso inverso cioè quello di ramificazione faciale antitropa, può anche effettuarsi come ebbi l'oeeasione di constatare in due foglie che inoltre presentavano À l'anomalia deseritta al n.° II, le quali erano cioè trasformate in diplo- ascidio. Una di queste foglie al disopra delle solite duplicature laminari situate alla base del lembo, ed in corrispondenza della costa mediana, portava, sulla pagina superiore, una enazione in forma di ascidio, stipitato, apotecioideo, mentre l'altra ne portava, a differenti altezze, due. Il con- torno di detti ascidii epifilli era dentato come quello della foglia nor. male, ma la loro concavità corrispondeva alla pagina morfologica in- feriore, come appunto ciò è caratteristico degli ipoascidii. (!). A complemento del suesposto qui cade in acconcio di rilevare, come giustamente osserva il prelodato C. De Candolle (?); ehe gli epiascidii potrebbero, in riguardo alla loro genesi, farsi derivare da fillomi epipel- tati (*) e gli ipoascidii invece da quelli ipopeltati, ammettendo che il (') MassaLoNGo C., Teratologia e patologia ecc. in L s, c. Tav. V, fig. 3 — DE CANDOLLE C., Observalions tératologiques in: Bullett. travaux Soc. bot. Genève XI, 1904-905, (*) DE CANDOLLE C., Sur un Ficus à hypoascidies in 1. s. e. — Sur les phyl- es hypopelté in Bullet. travaux Soc. bot. Genève années 1895-97 n.° 8. (*) Più volte ho osservato che il lembo delle foglie (epi-) peltate di Tro- paeolum majus invece di presentarsi, come al solito, piano, si era per un certo tratto della sua periferia, più o meno fortemente ripiegato verso la pagina superiore, forse a motivo di anormale accrescimento iponastico. In conseguenza di ció ne risultava un emma e creullaQi-conca vo, 29. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. RER i 454 C. MASSALONGO lembo di tali fillomi sia divenuto concavo forse in conseguenza di a- normale ed esagerato accrescimento iponastieo o rispettivamente e nastico. Relativamente alla etiologia di questi ascidii giova rammentare che non avendo mai riscontrato su di essi dei tessuti anormali o patologici, converrà escludere che si tratti di mostruosità determinate da cause pa- rassitarie o traumatiche in genere. D'altra parte se si consideri che le anomalie di sviluppo in questione vennero segnalate in diverse località nelle quali si coltiva questa pianta, non sembrerebbe neppure che fos- sero dipendenti da condizioni climateriche, oppure dalla natura del terreno. Confesso che, non so se nella regione (Alpi della Siberia) duve cresce spontanea, la S. crassifolia sviluppi sempre foglie normali, ma supposto ehe infatti cid avvenisse, non si potrebbe allora escludere che lo stato di eoltura esereitasse almeno qualche influenza, nel provocare la produzione di foglie variamente ascidiate. Avuto riguardo perd alla frequenza colla quale ogni anno questa specie porta foglie in diverso grado e maniera metamorfosate in ascidii. ho altre volte notato che si sarebbe anche indotti ad aserivere l'alterazione ad un fenomeno di eri- detarietà, vale a dire di trasmissione da generazione in generazione di caratteri anormali acquisiti. Potrebbe anche essere che ciò che noi oggi dobbiamo ritenere come anormale, forse in realtà fosse invece la mani- festazione di un ineipiente e nuovo adattamento della nostra pianta in. via di trasformazione. Non mi sfugge però che nella produzione di tali foglie ascidiate si potrebbe riconoscere anche un easo di atavismo, vale a dire di riminiscenza dei caratteri offerti dai remoti progenitori della Saxifraga crassifolia. Quest’ ultima ipotesi del resto mi sembra che non si aeeorderebbe colla frequenza e periodicità, su di questa pianta, del fenomeno anormale, ragion per la quale la riterrei poco attendi- uc) (1) Le piante coltivate di SE Saxifraga fioriscono abbondantemente, ma zione vegetativa, la quale oltrechè riesce con somma facilità, si pres meglio allo scopo di avere cioè degli esemplari fioriferi in tempo più eae | Bisognerà frattanto accontentarsi di NS. congetture più o meno ` plausibili per rendersi, in qualche maniera, conto dell’ ascidiomania | fogliare oggetto del presente articolo, essendochè finora non siamo in grado di affermare quale sia la vera causa efficente del singolare fenomeno. um T regnago, Novembre 1905. | mostruose, cioè in differente guisa ascidiate. In tale s | quenza parli ascidii fogliari sulle piante coltivate : si ET m mente, far derivare a queda DE Ke delle medesime. A. TROTTER Sulla struttura istologica di un micocecidio prosoplastico. L'istologia dei più svariati tipi di zoocecidii europei ci è oggi larga- mente nota, grazie agli studi. di Beijerinck, Fockeu, Houard, Kiister, Massalongo, Molliard, ecc., studi magistralmente generalizzati o sinte- tizzati da Houard, Küster, Molliard in vari lavori recentissimi e Searsissime notizie possediamo invece sull' istologia dei micocecidii. Questi, pur essendo, è vero, più uniformi nella loro conformazione, deb- bono ad ogni modo offrire non pochi lati interessanti di studio, molto più che la loro finalità, la quale ci è tuttora oscura, non può certamente servirei di guida nell'apprezzarne i caratteri allo stesso modo degli zoo- cecidii. Molte ricerche perciò dovranno essere ancor fatte, prima che si possa addivenire per essi a quelle conelusioni generali già avanzate e discusse nella storia naturale degli zoocecidii. I micocecidii, per la semplicità della loro organizzazione, non sareb- bero, nella pluralità dei easi e secondo le definizioni di Küster (0.69; che dei semplici cataplasmi (da iperplasia) quando non sieno poi che semplici deformazioni ipertrofiehe; gli zoocecidii invece, quando derivano da iperplasia sono in parte, è vero, tessuti cataplastici, ma nel maggior numero dei casi ed in modo caratteristico dei prosoplasmi (°). (© Houarp C., Recherches analomiques sur les galles des Tiges: Pleurocé- cidies (Bull. Scient. France et Belg., t XXXVIII, anno 1903); Recherches anatomiques sur les galles des Tiges: Acrocécidies (Ann. Se. Nat., Bot., 8.° ser., t. 20, ann. Beitrüge zur Anatomie der Gallen (« Flora », an. 1900, Heft 2); Verglei- chende Betrachtungen über die abnormalen Gewebe der Tiere und Pflanzen (München. med. Wochenschr.; an. 1904, n. 46). MoLLIARD M., Recherches sur les Cécidies florales (Ann. Sc. Nat., Bot. 8.° ser., tom. 1, an. 1895). S €) I tessuti patologici delle piante possono derivare o da ipertrofia (au- mento di volume delle cellule oltre il normale) o da iperplasia (anormale Fi SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 457 Cosieché, per quanto ci è noto sin qui, i micocecidii non offrirebbero in linea generale differenziazioni morfologiche e neppure deviazioni tali, nella loro struttura istologica, da poter essere comparati ai tipi anche meno evoluti di zoocecidii prosoplastici. Riesce quindi di un certo interesse il- presente scritto il quale mette Lese nis qa co RAN c EET. precisamente in evidenza la struttura di un vero micocecidio prosopla- stico. È Küster, in uno dei suoi lavori già ricordati (Pathol. Planzenanatom., E p. 211) propende a ritenere come prosoplastici due soltanto dei nume- rosissimi micocecidii che sino ad oggi conosciamo: quello prodotto dal- Y Ustilago Treubii su Polygonum sinense (*) e l'altro del Synchytrium | pilificum su Potentilla Tormentilla. Posteriormente, cioè proprio in quest’ anno, il von Guttemberg (°) il quale ha compiuto uno dei la- vori più estesi sull’ istologia di taluni micocecidii, ritiene come proso- plastico anche il micocecidio, già noto a Clusio (?), dovuto all’ Zxoba- sidium . Rhododendri, su Rhododendron ferrugineum ed hirsutum, già del resto studiato precedentemente dal Fockeu (*) e sopratutto dal Ca- vara (°). E b. tds ^ x . Da quanto ho detto si può ben vedere ehe nei micocecidii, un'alta ` moltiplicazione di cellule). Nel secondo caso tali tessuti si possono suddi- videre in omoplastici (costituiti da cellule eguali a quelle del tessuto di dien eteroplastici (costituiti invece da cellule diverse) I tessuti etero- mprendono poi i tessuti cataplastici e prosoplastici. I primi (ca- ` Seen sono caratterizzati dal possedere cellule aventi un grado af tato p differenziazione e l'intero tessuto raggiunge dimensioni e form non sempre determinate; i secondi (prosoplasmi) posseggono chini molto gg od anche affatto nuoyi k BEER delle produzioni distinte, vere neoformazioni o neoplas (t) Tale micocecidio fu studiato dal "shi AE (Ann. Jard. bot. Bui- tenzorg, vol. VI, p. 79, an. 1887). (8) Beiträge z. Physiologischen Anatomie der Pilzgallen ( W. ENGELMANN, . Leipzig, an. 1905, in-8, di 70 pag. e 4 tav.). -o y} Stirp. rar. p. 70 e Hist. Plant. I, p. 82. ` (^ Note pour servir à l'histoire de la Mycocécidie des Rhododendrons (Rev. biol. du Nord de la France, VI, p. 355, an. 1894). | 6) Micocecidii fiorali di Rhododendron ferrugineum (« Malpighia » v. XIII. an. 1899, eon 1 tav.) 458 —. ^A. TROTTER differenziazione si presenta sin'ora come un fenomeno del tutto eccezio- DEUM nale (!). Il Passerini (?) nel 1875, in un lavoro sui funghi dell' Abissinia, descriveva un nuovo genere ed una nuova specie di Uredinea che egli chiamò Pericladium Grewiae ed è precisamente la specie di cui ci stiamo ora occupando. La descrizione del Passerini non mette però punto in evidenza la deformazione, anzi non si riesce a comprendere s'egli abbia ritenuto ciò che è galla come fungo; e der esst così, dacchè altrimenti non si riescirebbe a vedere la ragione d'aver istituito un nuovo genere e tanto meno di parlare di « pseudoperidii coriaceo suberosi, subglobosi » che in realtà non esistono ed anzi altro non sono che tessuto vegetale costituente la galla. — Solo più tardi, cioè nel 1900, l'Hennings (*) riconobbe che si trattava di un micocecidio e che il fungo, anzichè essere un nuovo genere di O USS Uredinea, era semplicemente una nuova specie di Ustilago. Per Y ap- x CET MNT io en NEIT E punto col nome di Ustilago Grewiae (Pass.) Henn., ho ricordato, or non è molto, questo micocecidio — che fu anche distribuito nella Cecido- theca italica (fase. X, n. 246) — in un mio lavoro sulle Gaile della Colonia Eritrea (*). L'abbondante materiale colà raccolto dall’ indefesso ` prof. A. Tellini su Grewia venusta Fres., mi permette di ritornare su TE IEEE Ge “questa galla per occuparmi in modo particolare della sua costituzione istologica. , Le galle di Ustilago Grewiae si sviluppano, d'onde: sui giovanis- simi ramoscelli di 1-3 mm. di diam., più di raro su rami di 8-10 mm. Queste galle sono globulose o leggermente allungate, eon un diametro di circa 0.6-L.5 mm. (Fig. 1-2). I ramoscelli, specialmente quelli di l- 11) Sarebbe poi da Muros ulteriormente se le deformazioni prodotte e da due altri Erobasidivm (Ex. Simploci ed E. Vaccinii) studiate rispettiva- mente da Molliard e us Wakker non possano anch'esse rientrare tra 1 prosoplasmi. ge (2) Funghi raccolti in Abissinia dal sig. 0. Beccari (Nuovo Giorn. bot. it, . VIE p. E SACCARDO, Syll. Fung., vol. VII, p. 838, vol. XVI, p. 367. SUM Bd: an. 1900, p. AT MARCELLIA, Riv. int. d. ere vol. M, an. 1904, p. 100, fig. 11-12. n De A + » " KR EE S è i SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 459 3 mm. di diametro, ne possono essere, alla lettera, rivestiti. Le galle si mostrano o indipendenti le une dalle altre, oppure ravvicinate e più o meno fuse con la loro base. Sono di color rossiccio, quasi perfettamente glabre e, sotto la lente, un po' serepolate. Giunte a maturità si fendono irregolarmente, e le spore, un po alla volta, fuoreseono e si disperdono ; più tardi l'apertura va diventando più grande, e le galle assumono così un aspetto di minute scodelle. I fusticini, in corrispondenza della galla, non si mostrano punto alterati ‘od ipertrofici e neppure sofferenti, per quanto possano esser ricoperti da galle. Fig. 1, ramoscello di Grewia con numerose galle, fig. 2, lo stesso, ingrossato. IsroLoGia. — Grewia venusta Fres. è una Tiliacea della tribù Gre- wieae (piante della regione paleotropica), tribù affine a quella delle Ti- lieae. Per l' istologia normale di questa pianta non possediamo notevoli documenti all'infuori delle poche notizie che si trovano nei lavori di Solereder (*). I fusti normali, della cui struttura soltanto ci dobbiamo ‘interessare (od anche settori di fusticini galliferi, fig. 3) offrono notevoli analogie istologiche con fusti di Tilia, ad eccezione, per quelli di Gre aia, di una notevole precocità nelle formazioni secondarie. | Procedendo dall'interno verso l'esterno, in un fusticino di 1.5 mm. di diametro, riscontriamo prima di tutto un midollo (fig. 3 M) mediocremente sviluppato, costituito da cellule ricche di amido, di dimensioni piutto- sto variabili, con distribuzione uniforme e senza particolari raggruppa- - (1) Holzstruchur, an. 1895, p. 86-87, Systematische Anatomie d. Dicotyle- donen, an. 1899, p. 176. x SA A. TROTTER menti. Queste cellule midollari di Gr. venusta si mostrano provviste di robuste pareti con evidenti punteggiature, striature e canalicoli con- gruenti, un complesso di caratteri da permetterci di ravvicinare questo gx tessuto al tipo degli sclerenchimi midollari. Queste cellule sono poi po- 3 chissimo allungate in senso longitudinale e pereió quasi isodiametriche. Il midollo, al suo limite esterno, è costituito da cellule più piccole che Si intercalano tra i fasci in numerose lamine radiali costituenti i raggi midollari, composti di due à tre file di cellule od anche, i secondarii, di una sola fila. I fasci libro-legnosi si trovano perciò fittamente ap- pressati gli uni agli altri ed i raggi midollari secondarii sarebbero dif Fig. 3. Sezione semischematica, di un fusticino di Grewia , passante attraverso aleuni micocicidi: in cg la cavità gallare ~ ficilmente visibili senza il trattamento delle sezioni collo jodio od il clo- | rojoduro di zinco. ` La porzione vascolare dei fasci à costituita da numerose fibre legnose SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 461 - (libriformi) tenuementé e scarsamen'e puntato-striate , a lume sempre È; più ampio a partire dal centro, frammiste a vasi puntato-areolati od E anche spiralati a lume assai largo. È I raggi-midollari secondari raggiungono ed attraversano in parte il È corpo libroso, mentre i primarii si allargano, usciti dalla porzione va- | scolare, in forma di cono rovescio sino a raggiangere la corteccia pri- - maria (fig. 3c). Essi sono costituiti da cellule moltiplicatesi secondo piani «tangenziali, perciò disposte in modo da formare delle assise uniforme- È mente orientate. Tali masse parenchimatiche in forma di coni rovesci si E: alternano con altrettanti fasci liberiani di forma conica, solo arrotondati - 0 troncati all’ apice (fig. 3d ). I fasci liberiani sono poi di nuovo suddivisi in vari isolotti rettango- lari, radialmente dai raggi midollari seeondarii; tangenzialmente da circa sei piccole fasce anulari di parenchima liberiano, facilmente di- stinguibili, per una colorazione più oscura , dagli isolotti costituiti da . fibre libriformi, le quali sono a pareti chiare e molto rifrangenti. ` I fasci liberiani in Grewia si mostrano perciò con una disposizione più uniforme, più regolare che nei fusti di Zilia. Nel parenchima libe- riano, testé ricordato, trovansi poi i tubi eribrosi e le cellule annesse. Esternamente al libro ed alle porzioni allargate dei raggi midollari, trovasi un parenchima corticale (fig. 34) di pochissimi strati cellulari -. (3-4), costituito da elementi in cui ben presto scompare la clorofilla, men- tre le pareti cellulari si vanno colorando in giallo bruno. Il collenchima, così esteso nei fusticini di Tilia, è solo presente nei fusticini esilissimi, di diametro inferiore ad 1 mm. In questi stessi fusticini abbiamo una sola cerchia di fibre liberiane, separate dal cilindro legnoso da un note- vole strato di cambio nel quale si vedono già iniziarsi nuovi isolotti di 462 A. TROTTER passare eontemporaneamente anche a traverso il fusto (fig. 3) ei pos- S siamo formare un'idea non solo della struttura della galla e di quella del fusto, ma mettiamo cosi in evidenza anche i rapporti istologiei ehe + intercedono tra I uno e T altra. | - Consideriamo frattanto la galla isolatamente, ritorneremo poi sull'ori- | : gine dei suoi tessuti e sui rapporti di tali tessuti con quelli del fusto. | Due tessuti pressochè di eguale potenza, sono chiaramente distingui- bili nelle sue pareti (fig. 4). Uno più interno (fig. 4e) costituito da un ` parenchima seleroso, ad elementi quasi ‘isodiametrici od appena sensibil- mente allungati — solo un po’ schiacciati presso la cavità gallare — à Aer EE a TENUES MEE TS RISE C AEN EE EE EE E Ee EE Let ea Ee A Log AN Ae LA — Sr | oe? 1 i AS AN M È AC; fissi e . — (— A Ni ENTER ES) U LT i Aut Fig. 4. Sezione di una galla di Ustilago Grewiae. pareti pressochè uniformemente ispessite, provviste di numerose stria! | e canalicoli congruenti. Accollati alle pareti della cavità della galla es | stono sempre dei piccoli cumuli di spore nerastre (fig. 4f); la cav ne è invece completamente ricolma prima della deiscenza della galla. Lo sclerenchima è poi circondato dall'altro tessuto: un parenchin SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 463 cellule irregolari (fig. 4), talora di notevoli dimensioni (sino a 40 p), a pareti mediocremente ispessite, un pò sinuose, in ogni modo notabil- . mente più sottile che nel precedente tessuto. Le pareti inoltre di tali cellule sono di un colorito giallo-bruno , mentre che nello selerenchima il colorito è pallido-giallastro. Tale parenchima, nella sua parte esterna, è differenziato in una sottile zona di periderma secondario (fig. 4a), più —— © meno sviluppato, più o meno visibile a seconda del grado di sviluppo della galla e sprovvisto di peli. In prossimità dello selerenchima si os- servano talora alcune cellule provviste di druse cristalline di ossalato di calcio (fig. 44). - is Tra i due tessuti parenchimatici ora ricordati, scorrono qua e là per ‘brevi tratti, dei piccoli fasci vascolari d’ irrigazione , costituiti da tra- cheidi mediocremente allungate eui vanno congiunti dei sottili cordoni di prone TTR liberiano (fig. 40). L'azione cecidogenetica non sì manifesta però soltanto con la forma- zione della galla quale l'abbiamo descritta. Presso la sua inserzione sul fusto i raggi midollari ed in modo particolare le formazioni cuneiformi dei raggi primarii, posseggono elementi ipertrofici, cosicchè le porzioni contigue dei fasci legnosi si. mostrano più o meno separate (fig. 3r). Tali modificazioni ipertrofiehe non sono però chiaramente percettibili ad un’ osservazione superficiale, senza il sussidio del microscopio, giacchè, ; come ho detto, i fusticini non si mostrano punto ipertrofici od in altro modo alterati per quanto sieno ricoperti da galle. Ció lo si deve al fatto che gli elementi del eilindro centrale mostrano una precoeissima lignificazione che rende possibile processi iperplastiei od ipertrofiei solo QA Tonus parenchimatiei corticali e con una direzione centrifuga. 24 ‘Questo micocecidio ha origine data à ili e dalla diffusione del micelio di Ustilago Grewiae nel parenchima corticale in un mo- mento nel quale si stanno già iniziando le formazioni seeondarie. Perd anche piu tardi, a quanto mi sembra , la cecidogenesi è è possibile; al- meno lo si deve arguire dalla. presenza di giovani galle su fustieini di ` tevole spessore (5-6 mm.). La presenza del micelio ëtt il rsa x w3 464 | A. TROTTER d determina un’ attiva moltiplicazione cellulare. Si forma perciò un forte cumulo di cellule le quali sospingono il tessuto epidermico od il peri- - derma secondario e si fanno strada mostrandosi all'esterno in forma di minutissima protuberanza che si va man mano acerescendo sino a raggiungere le dimensioni indieate. Contemporaneamente , in seno a a tale tessuto di nuova formazione, ed intorno al eentro di maggior atti- vità cecidogenetica, si va differenziando lo selerenchima centrale al cui limite esterno giungono dei piccoli. fasci irrigatori, costituiti da un in- sieme di elementi parte di origine vascolare, parte. provenienti dai raggi midollari e dal parenchima liberiano. Noi seorgiamo perciò come la galla sì vada organizzando con delle disposizioni che ricordano la struttura ‘ag del fusto. Nel centro di essa abbiamo una cavità occupata dalla massa ` pulverulenta delle spore e rappresentante il tessuto midollare, limitata dalla — zona selerosa corrispondente alla porzione legnosa dei fasci; più all e- — sterno il parenchima della galla, poco dissimile dal parenchima del fu- sto e tra questo poi e lo sclerenchima, i fasci d'irrigazione, costituiti nel modo anzidetto, ricorderebbero in parte la zona floematica dei fusticini normali. La galla è infine rivestita da un esile tessuto corticale perider- mico suberificato simile a quello del fusto, ma di formazione, in taluni casi, terziaria, solo che esso è sprovvisto di peli. L’ accrescimento della galla si effettua in direzione decisamente cen- trifuga, ciò. che contribuisce a darle una debole coesione col fusticino , tanto ch'è possibile lo staecarnela completamente con debole sforzo. Que- ` sto fenomeno è dovuto sopratutto alla formazione d'un tenue tessuto ei- catriziale al confine tra la galla ed il fusto, tessuto il quale tende per- ` ciò ad isolarla completamente dall'organo dal quale essa ha avuto origine. Si ha perciò che il centro di simmetria della galla, durante l’ acere- ` scimento di essa, va sempre più discostandosi dal centro di simmetria ` del fusto, finehè da ultimo i due cerchi di influenza, che da principio s incrociavano, finiscono per incontrarsi pressochè tangenzialmente, pur mantenendosi un piano di simmetria longitudinale comune ad ambidue. SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 465 E del cecidio di Ustilago Gremiae, vediamo per quali earatteri possiamo a affermare la sua appartenenza ai tessuti prosoplastici. Anzitutto la forma determinata, costante, costituisce già un carattere macroscopico di una certa importanza per la definizione di. un cecidio pro- soplastico. Chi osserva per la prima volta queste galle, deve pensare certa- mente — come pensai io — di avere sott'occhio un zoocecidio e non una galla fungina. L'area di influenza cecidogenetica nei micoceeidii non ha quasi mai una netta determinazione, essendo collegata allo sviluppo, ta .. lora assai esteso e sempre irregolare, del micelio. Perd, anche all'infuori Mos di tale carattere che può offrire delle eccezioni, noi vediamo altresi come 4 costituzione interna della galla di Grewia, per una particolare carat- 'istica disposizione di tessuti, si mostri notevolmente differenziata. ‘La presenza dello sclerenchima ei fornisce poi un altro criterio im- portantissimo per collocare questa galla tra i prosoplasmi: di fatti cellule sclerose del tipo deseritto e figurato noi non scorgiamo nelle porzioni nor- mali del fusto, le quali cellule perciò rappresentano una differenziazione - specifica della galla. La formazione di questo tessuto seleroso ci rammenta subito le galle molto evolute dei Cinipidi, nelle quali una cerchia di Tu COINS ricerche ei e permesso perciò di aggiungere, allo scar- imo numero dei microcecidii prosoplastiei , un nuovo e piü interes- : te esempio. . Arellino, dicembre 1905. $ U. RICCA SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS HORTI BOTANICI GENUENSIS ASSERVATA | Ho compilato l'elenco che qui è stampato, dei campioni originali o autentici che sono conservati nei nostri Erbarii, perchè credo che tale pubblicazione potrà riuseire molto utile agli studiosi di sistematica. Se di tutti gli erbarii accessibili allo studio possedessimo degli elen- - chi eonsimili, molte volte i monografi di generi o di famiglie rispar- mierebbero del tempo, altrimenti perduto in. ricerche infruttuose. Per gli istituti grandiosi di Botanica, come quelli di Kew; Berlino, Parigi, Pietroburgo, Vienna, Ginevra, ece., naturalmente il lavoro di compila- zione riuscirebbe molto gravoso; ma pure si potrebbe farlo, un poco È alla volta, mentre per gli erbarii più modesti la fatica è poco conside- revole in confronto al vantaggio ottenuto. E quanto sarebbe comodo, dopo che un grande numero di simili elenchi avesse veduto la luce, di poter vedere redatta una specie di « Sylloge » sistematica, ad uso del Kew-Index, coll’indicazione, per ogni specie, delle collezioni nelle quali se ne conservano esemplari autentici ! Sarebbe una facilitazione immensa per i lavoratori dell avvenire; ma certamente un’ impresa non facile. . Spero di poter completare fra poco la lista dei nostri « Esemplari au tentici », della quale oggi si pubblica soltanto una piccola parte, quel che riguarda le Monocotiledoni. Già da questo elenco però si potrà giu dicarè dell’ utilità dell’ opera nostra; e sarei. lieto se la medesima fos imitata presto da altri. ` : $ gef Genova, Istituto Botanico Hanbury. Prof. Usaupo Ricca. SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 467 I. MONOCOTYLEDONES. HYDROCHARIDEAE. 1. Vallisneria pusilla Barbieri. — In aquis quietis prope Papiam. Cartellino del De Notaris; ricevuta dal Barbieri. Un esemplare non fiorito. ORCHIDACEAE. . 3. Microstylis tenuis Watson. — State of Mexico; 27 Juli 1890. —— C. G. Pringle. — Plantae mexieanae, n. 3186; 3 esemplari. d Epidendrum ppm Lindley. — Ad radices arborum in distr. Para, sept. Hostm. et Kappl. Pl. Surinam. Ed. R. E. sis 1846, n. 792. l esemplare. 4. Cranichis thysanochila Rob. et Greenman — Calcareous bist Las Hoyas Canyon, 4500 ft, State of Oaxaca; 2 novembre 1894. n C. G. Pringle. — Plantae mexicanae, n. 6023; 1l esemplare... 2 9 aurantiaca B. et H. var. aeuminata Rob. didis - — Swells of low meadows, valley of Toluca, State of Mexico. 13 sep. . 1892. | C. Gi Pringle. +> Plantae mexicanae, n. 4280; 2 esemplari. Spiranthes eriophora Rob. et Greenman — Pine woods, Sierra de . San Felipe, State of Oaxaca, 9000 ft.; 31 maggio 1894. C. G. Pringle. — Plantae mexicanae n. 4682; 4 esemplari. 7. Spiranthes mg Rob. et Greenm. — Hills above San Felipe, | State of Oaxaca 600 ft.; 3i, december 1894. Idem, n. 6101; à qm Spiranthes tenuiflora Greenman. — Lava fields near Cuernavaca , 5000 ft, State of Morelos; 16 february 1899. | Idem, n. 6995; 2 esemplari. Pelexia Pringlei Fernald. — Wooded hills near Jalapa, 4000 ft., State of Vera Cruz; Aprile 1899. . Idem, n. 8122; 1 esemplare. ^. 468 U. RICCA 10. Pogonia Mexieana Watson. — In rich mold of limestone ledges, Tomasopo Canyon, State of San Luis Potosi; 17 July 1891. Idem, n. 3787; 1 esemplare. . Limodorum sphaerolobium Viviani. — Bonifacio (Corsica). kel em Cartellino del Viviani; 1 esemplare. . Cephalanthera Kurdiea Bornmüller. — Kurdistania (Assiria orient.); in montis Kuh-Sefin reg. inf. supra pagum Sehaklava (ditionis Erbil.) 1893, 27 V, 1100 m. s. m. J. Bornmüller: Iter Persico-turcicum, n. 1833; 2 esemplari. Orchis Traunsteineri Sauter — Tirolo 1838; 1 esemplare Serapias intermedia Forestier — Pau, junio 1849. Herbier A. de Forestier, 18; 2 esemplari. . Ophrys eanalieuta Viviani. — Bonifacio. Erbario Viviani; 2 esemplari. . Habenaria filifera Watson. — Moist grassy slopes, Flor de Maria, State of Mexico, 31 july 1890. C. G. Pringle — Plantae mexicanae, n. 3187; 4 esemplari. E 17. Habenaria Pringlei Rob. — Bogs, Las Canoas. State of San Luis 2 Potosi. 8 august 1891. È Idem, n. 3823; 1 esemplare (pianta grande). 18. Habenaria subaurieulata Rob. et Greenman — Grassy slopes, Las Sedas, 6000 ft., State of Oaxaca. August 1894. Idem, n. 4830; 1 esemplare. kel Led Kei ` Fei Pe Sa — Qt — D BROMELIACEAE. 19. Hechtia pedicellata Watson. — Dry rocky bluffs. of Barranca near | Guadalajara, State of Jalisco. September 1891. Idem, n. Spei 1 esemplare. State of Oaxaca, 13 May 1 1894. Idem, n. 4637; 2 esemplari. d 21. Hechtia tehuacana Roh. — Calcareous hills near Tehuacan, 5600 ` _ State of Puebla, 2 August 1901. Idem, n. 8578. Fiori, frutti e foglia. SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, HTC. 469 22. Tillandsia Pringlei Watson. — On rocks and trees, Las Canoas, State of San Luis Potosi, 10 June 1891. C. G. Pringle: Plantae Mexicanae, n. 3738; 1 esemplare.. IRIDACEAE. . 23. Iris fumosa Boiss. et Hsskn. subspec. I. stenoloba Bornm. et Sinte- nis. — Regio transcaspica: Aschabadi in steppis arenosis argillosis ad Nephton, 14 IV. V. 1900. P. Sintenis: Iter transeaspico-persicum 1900-1901. n. 115. 24. Iris Kolpakowskiana Regel. — Werny. | A. Regel: Iter Turkestanicum; 1 esemplare. 25. Iris Songoriea Schrenk. nov. var. maeroantha Bornmüller et Sin- tenis. — Regio transcaspica; Aschabad : in steppis arenosis inter Annayu et Gyaurs, V. 1900, = P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900- 1901 , n. 371; fiori e frutti. ,, 26. Iris pyrenaica Bubani. — Pirenei meridionali (varie loealità). Cartellini autografi di Bubani; 3 esemplari. RI. Crocus Peloponnesiacus Orphanides. — In regione inferiore mon- tis Malevo Laconiae prope Ajanni (rara). Ottobre-novembre 1851. Flora Graeca -Exsiccata, n. 68; 3 esemplari: 28. Romulea Linaresii Parlatore. — In maritimis. prope : Pare Herbarium R. Musei Florentini (dati dal Parlatore al mens 5 esemplari. 2. Ixia ramiflora Tenore. — Apulia. Cartellino autografo del Tenore (dall n Viv iani); 2 esempl. Bebe tenuifolia Todaro. — In arenosis mari finitimis. Martio. | Flora Sicula; 7 esemplari. 31. Nemastylis caeruleseens Greta. «: == Dry gravelly soil near f Quer. ~ mavaea 5200 ft., State of Morelos. June 1896. ` C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6324; 1 esemplare. ph flava edere = ing sal: near Kee State f Jal 470 33. [^v AJ È È & E e S E "U. RICCA C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 4400; 5 esemplari. Nemastylis Pringlei Watson. — Gravelly plains near Cusihniria- chie, State of Chihuahua, 27 August 1887. Idem, n. 1378; 2 esemplari. . Sisyrinehium alatum Hook. var. (?) angustissimum Rob. et Green- man — Sierra de San Felipe, 9500 ft., State of Oaxaca, 22 June, (frutto). 29 August 1894. Idem, n. 4703; 3 esemplari. Sisyrinehium bracteatum Greenman. — Lava fields near Tlalpam, 7300 ft., Federal District. 16 August 1902. Idem, n. 8656; 4 esemplari. . Sisyrinchium Palmeri Greenman. — Gravelly plains near Guada- lajara, State of Jalisco, 15 July 1902. Idem, n. 8644; 5 esemplari. Sisyrinchium platyphyllum Watson. — Grassy bluffs of barranea near Guadalajara, State of Jalisco, 17 Sept. 1891. Idem, n. 3847; 1 esemplare. . Sisyrinehium polyeladon Rob. et Greenm. — Rocky banks, Sierra de San Felipe, 7500 ft., State of Oaxaca, 11 September 1894. Idem, n. 4902; 3 esemplari. . Sisyrinchium Pringlei Rob. et Greenm. — Dry calcareous hills near Guadalajara, State of Jalisco, 4 September 1893. Idem, n. 4520; 1 esemplare. . Neuberia laccata Ecklon. — Prope Tulbagh; 1 esemplare. Gladiolus hygrophilus Boissier et Huet. — In montibus inter Er- zeroum et Ispir. Armenia, 6-6500 p. s. m. Jun. 1853. Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiecatae; l esemplare. Gladiolus infertus Bianca. — Inter segetes. S. Ghitello, prope Avola, Sieilia. 20 Aprile 1856; 2 esemplari. i. Gladiolus petraeus Boissier et Huet. — iur Baibonet et Erze- roum, Armenia. 4-500 p. s. m. Maio 1853. Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiccatae : 1 ee, AMARYLLIDACEAE. 44. Hymenocallis graminifolia Greenman. — Valley near Yantepee, 400 ft, State of Morelos, 6 July 1901. . C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 8532. > 45. Agave brunnea Watson. — Calcareous mesas, Los Charcos, State of San Luis Potosi, 2 July 1891. Idem, n. 3745; 2 esemplari con frutto. 46. Agave collina Greenman. — Hillsides near Cuernavaca, 5000 ft., State of Morelos, 17 June 1896. Idem, n. 4369; 1 foglia, 1 fiore, 1 capsula. 47. Agave intrepida Greenman. — On mossy cliffs, Parque Station , 7000 ft., State of Morelos, 2 June 1898. Idem; 1 foglia, fiori e frutti. DIOSCOREACEAE. 48. Dioscorea hirsuticaulis Robinson. — Under dry ledges, barranca of Tequila, State of Jalisco, 14 October 1893. | Idem, n. 4572; 1 esemplare. 49. Dioscorea lobata Uline var. morelosana Uline. — Lava fields, near Cuernavaca, 5000 ft., State of Morelos, 13 September 1896. Idem, n. 7341; 1 esemplare. 50. Dioseorea platyeolpota Uline. — Cumbre de Platanillos near Ignata, | 8000 ft., 15 September 1900. : C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 9224; 1 watpie. 51. Dioscorea plumifera Robinson. — - Under cliffs, barranca of Tequila, State of Jalisco, 14 october 1893. i Idem, n. 4539; 1 esemplare con fiori e 1 con frutti. 52. Dioscorea Pringlei Robinson. — Grassy slopes of barranca near | Guadalajara, State of Jalisco, 7 September 1893. ET Idem, n. 4526; 1 esemplare. = Dioscorea pusilla Rob. et Sea. — Lava beds near Patzcuaro, State of Michoacan, 28 July 1892. _ 472 Si S "i z S U. RICCA Idem, n. 4157; 6 esemplari (pianta piccola). Dioscorea pyrenaica Bubani. — Pirenei meridionali 1845, 1851. Erbario Bubani; 6 esemplari. Dioscorea Ulinei Greenman. — Barranca above Cuernavaca , State of Morelos, 18 September 1896. C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6558; alcuni esemplari. . Dioscorea urceolata Uline var. reflexa Greenman. — Lava beds near Cuernavaca, 5200 ft., State vf Morelos, 13 Septemb. 1896. C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6495; 3 esemplari. LILIACEAE. . Smilax Pringlei Greenman. — Mountain canyon above Cuernavaca, 6500 ft.; State of Morelos, 15 May 1898. Idem, n. 6843. . Asparagus oligocladus Bornm. et Sintenis. — Regio transeaspiea : Kasandschik: in fruticetis ad radices montium, 1901 (esemplare con fiori). — Asehabad: Sulnklü (Saratowka); ad fines Persiae; in fauce ad saxos supra pagum Kulkulab 20, VII, 1900 (esemplare con frutti). P. Sintenis: Iter transeaspico-persieum 1900-1901, n. 1758 e 984; 2 esemplari. . Polygonatum Haussknechtii Born. et Sint. — Regio transcaspiea, Aschabad: in saxosis montium supra pagum Nephton, 4, V, 1900. P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900-1901, n. 302; 1 esem- plare. . Aloe Hanburyana Naudin. — Culta sub divo in horto Thom. Han- bury, La Mortola prope Ventimiglia 12-5, 1893. 1 foglia, infiorescenza. jl. Dasylirion inerme Watson. — Limestone ledges, Las Palmas, 27 June 1890, State of San Luis Potosi. C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 3108; foglie e frutti. Morgagnia bicolor Bubani. — S. Esprit prope Bayonne (Gallia oc- cident. ). Dal! Erbario di Bubani; 2 esemplari. È ce z e SR 2 ~J SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 473 Anthericum leucocomum Rob. et Greenm. — Dry hills above Oaxaca, 6000 ft., State of Oaxaca, 6 August, 1894. : C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 4783; 4 esemplari. . Echeandia nodosa Watson. — Dry rocky bluffs of barranca near Guadalajara, State of Jalisco, 23 September 1891. Idem, n. 3870; 2 esemplari. 5. Allium Achajum Boissier et Orphanides. — In monte Clojos Achajae prope Uoititz am loco dieto Pente Vryses (rarissime), Jun.-Jul. 4, 1855. Alt. 4000". Flora Graeca exsiccata, n. 427. Theodorus G. Orphanides; 3 esempl. Allium Aegeum Heldr. et Haláesy. — Cycladum ins. Naxos: in arenosis maritimis prope urbem, rarius, 25 Jun. 1889. De Heldreich, Herbarium Graeeum normale, n. 1090; 3 esempl. . Neetaroseordium' bulgarieum Janka, — In Bulgariae orientalis di- strictu Dobrudscha: in umbrosis silvarum inter pag. Nicoliczel Hand- scherka et Cserna, 12 Jul. 1872. Janka: Iter tureieum seeundum a. 1872; 1 esemplare. Allium Webbii Clementi. — In saxosis alpin. Olympi . . . .. 14 Aug. 1850; 2 esemplari. Allium Nebrodense Gussone. — In pascuis elatioribus montis S. An- gelo supra Castellamare, 2 Agosto 1855. Plantae neapolitanae. Leg. E. et A. Huet du Pavillon. (Determi- nazione del Gussone); 2 esemplari. . Allium Pardoi Loscos. — Spagna, Junio 1884. Erbario Willkomm; alcuni esemplari. . Allium purpureum Loscos. — Spagna. Erbario Willkomm; 2 esemplari. Allium pylium De Notaris. — Ad sinum Pylium seu di Navarino. Cartolino autografo di De Notaris. Legit Rev. Ciocca. . Allium seabriseapum Boiss. var. laeve Bornm. et Sint. — Regiò transeaspiea: Kisil-Arwat, Karakala: in deelivibus lapidosis montis Sundsodagh, 14 V 1901. P. Sintenis: Iter transcaspico-persieum 1900-1901, n. 1772; 3 esem- plari. 474 74. Qo © oo — e 5. Lilium Heldreichii Freyn. — Attica: in EECH reg. mediae M. U. RICCA Allium seabriseapum Boissier. — In l. saxosis m. Elbrus pr. pa- gum Passgala D. 8 Jun. 1843. Th. Kotsehy, Pl. Pers. bor. Ed. R. F. Hohenaeker 1846; 2 esemp. 5. Allium urceolatum Regel. — Karatau 1876. V. A. Regel: Iter Turkestanicum; 1 esemplare. . Antherieum fugax Moris. — Sardinia; aleuni esemplari. . Leopoldia Bouriana Heldreich. — Attiea in loeis eultis oliveti Athe- narum, 5 April 1888. De Heldreieh: Herbarium Graecum normale, n. 1085; 2 esemplari. . Leopoldia Charrelii Heldreich. — Macedonia: in dumosis vallis Toumba prope Thessalonicam, ubi detexit et legit el. L. Charrel, 15 Mai 1889. De Heldreich: Herbarium Graeeum normale, n. 1084; 2 esempl. . Leopoldia Holzmanni Heldreich. — Attica: in collibus saxosis re- gionis inferioris. Alt. 500-5000. Prope Kephissiam, 5 Aprile 1888. ` De Heldreich: Herbarium Graecum normale, n. 1083; 3 esempl. . Museari Leonis Heldreich et Haláesy. — Cycladum insula Melos: in collibus saxosis. Legit Christos Leonis. Mart. 1889. Idem, n. 1087; 3 esempl. . Museari pulehellum Heldreich et Sart. — Attica : in eollibus saxosis circa Athevas, praesertim in Lycabetto et Tureobuni. Alt. 300-2500’. Legimus in colle Turcobuni. Caeteris praecocius, 6 Februar 1889. Idem, n. 1089; 4 esemplari. Museari (Leopoldia) persicum Hausskneeht et Borea. — Persia: in. segetibus ad Busihir 1893, 12, 3. J. Bornmüller: Iter persieo-tureieum 1892-93, n. 663; 3 esempl. Ornithogalum sabaudum Huguenin. — Chambéry, à pu dans les vignes; 1 esemplare. Ornithogalum Sintenisii Freyn. — Persia borealis; Prov. Asterabad;. Bender Ges: in pascuis et fruticetis, 11, III 1905. P. Sintenis: Iter transeaspico cavi 1900-1901, n. 1429; 5 e- semplari. Parnethis.l. d. Kakurti supra Tatoi, Alt. 2000-2500. 1 Jul. 1889. SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 475 D. Heldreich: Herbarium Graecum normale, n. 1077 (sinonimo con L. chalcedonicum Heldr. e L. carniolicum Heldr.). 86. Fritillaria Bucharica Regel — Wachrch in Buchara or. 1883. A. Regel: Iter turkestanicum. | 87. Fritillaria Guicciardii Heldreich et Sart. — Attica in summo monte Parnethe. Alt. 4000-4500'. 19 Aprile 1876. De Heldreich, plantae exsiec. Florae Hellenicae. 88. Fritillaria Regis Georgii Heldreich et Holzmann. — Insulae Petalia ad Carystum Euboeae meridionalis, in dumosis Xeronisi. 25 Mart. 1889. De Heldreich: Herbarium Graeeum normale, n. 1078; 1 esempl. 89. Tulipa dasystemon Regel — Darivas, IV, 1883. A. Regel: Iter turkestanieum ; 2 esemplari. . Tulipa Didieri Jordan. — de S. Jean de Maurienne (Savoie) in hort. meo legi (Jordan) 1853; 2 esemplari. 91. Tulipa Hageri Heldreich. — Attica: In Monte Parnethe supra Deke- leiam (Tatoihod) 19 Aprile 1876. De Heldreieh: plantae exsiec. Florae Hellenicae; 2 esemplari. = 92. Tulipa Kolpakowskiana Regel. — Karatschoku nördlich vom Il, 18 3 IV 1877. 3 A. Regel: Iter turkestanieum, n. 280; 1 esemplare. A Werny 5, IV, 1877. — Idem; 2 esemplari. : Ke 93. Tulipa linifolia Regel. — Darwas ad fl. Pandsch 4500-5000". III, © © 1883. — Idem, 2 esemplari. . Tulipa Micheliana Haag. — Regio transcaspica; Aschabad: in step- pis arenosis argillosis (copiose) IV, V 1900. P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900-1901, n. 40; 3 esempl. . Tulipa pseudo-violaeea Hsk. et Siehe. — Gusguta Thal (Cilicien) 1600 m. s. m. | P W. Siehe's botanisehe Reise nach Cilieien 1895-96; 2 esemplari. x . Tulipa variopieta Reboul. — Presso Firenze. "n Erbario Bubani; 2 esemplari. . Tulipa Bonarotiana Reboul. — Presso Firenze. Erbario Bubani ; 4 esemplari. 476 U. RICCA 98. Tulipa strangulata Reboul. — Presso Firenze. Erbario Bubani ; 2 esemplari. 99. Gagea stipitata Merkl. var. purpurascens Bornm. et Sint. — Regio transcaspica: Krasnowodsk: in arenosis montium ; 19, III. 1900. P. Sintenis: Iter transeaspico-persieum 1900-1901, n. 6; 10 esem- plari. Herbarium. Parlatoreanum. | 100. Gagea afghanistaniea Terrac:iano. — Cartellino autografo di Ter- racciano. 101. Gagea lusitanica Terracciano. — S. da Estrella (Lusitania). Cartellino autografo di Terraceiano; 2 esemplari. 102. Gagea uliginosa Siehe. — Ketsebile (Cilicien) 2600 m. s. m. Juli 1896 W. Siehe's biais Reise va Cilicien 1895-96, n. 308; 3 esemplari. 103. Lloydia sicula Huet du Pavillon. — In collibus umbrosis Oglia- stro prope Caltagirone (Sicilia). 13 Maiò 1856. | Plantae siculae — leg. E. e A., Huet du Pavillon, n. 207; 1 e-. semplare. 104. Calochortus Pringlei Robinson. — Thin soil of the top of the knobs of the Sierra de Tepoxtlan. 7500 ft. 12 Sep. 1900. C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 8435. 105. Colchicum Alberti Regel. — 9-11000", 1 VI 1880. A. Regel: Iter turkestanicum; 3 esemplari. “È 106. Colchicum erociflorum ^ stenopetalum Regel.— Kalairhum HL, 85 2 Idem; 3 esemplari. dd 107. Colchicum nivale Boissier et Huet. — In Monto Kolakdagh ad nives (Inter Baibout et Probe). 8-9000 » s. m., Armenia; Maio 1853. è Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiccatae: 1 esemplare. ` 108. Colchicum varians Freyn et Bornm. — Persia : Inter Kom et Sul- ` tanabad, in ! montibus ad pen Ragnird. 1600 m. s. m.; 1892 I, 6. 7. A Boromüllor: Iter persico-tureicum 1892-93, n. 4799; 6 pigli; 09. M t hirsarien I Regel. — Mura Pass. 10-11000'. VII, 82. 3 SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 477 A. Regel: Iter turkestanieum; 5 esemplari. Merendera kurdiea Bornmüller. — Kurdistania Assvriaca: in mon- tibus Helgurd (ad fines Pers.) regione alpina. 3000 m. s. m.. 1893. 26 VI. J. Bornmüller: Iter persico-turcieum 1892-93, n. 1840; 3 esempl. Schenocaulon Pringlei Greenm. — Lava beds, Serrania de Ajusco, 10.000 ft. — Federal district. — 23 August 1896. C. G. Pringle: Plantae mexicanae; 1 esemplare. COMMELINACEAE. Tradeseantia angustifolia Robinson. — Thin soil of limestone ledges, Las Canoas; State of San Luis Potosi. 14 August 1891. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3902; 2 esemplari. Tradescantia brachyphylla Greenman. — Dry limestone ledges near Téhuacan, 5000 ft. — State of Puebla — 29 Juli 1897. Idem, n. 6679; 2 esemplari. Tradescantia maerophylla Greenman. — Bluffs of barranca Cuer- navaca, 5000 ft. — State of Morelos — 21 August 1897. Idem, n. 6695; 1 esemplare. Tradeseantia maeropoda Greenman. — Moist banks of mountains above Cuernavaca, 6500 ft. — State of Morelos — 3. August 1896. Idem, n. 6402; 1 esemplare. JUNCACEAE. Juneus Elliotti Chapman. — Wet sandy places Apalachicola, Flo- rida, with J. bufonius and marginatus. Cyperus eompressus, Pa- nieum aneeps, ete. Jun. 1867. Herbarium Juncorum Boreali Bes ne ed. G. En- gelmann, S. Louis, Missouri, n. 54. . Juncus Leersii X effusus (nuovo ibrido) C. Beckmann. — Bas- sum (Provincia Hannover) unter den Eltern in einer Thongrube bei der Ziegelei. 15 August 1888, ; 478 U. RICCA Flora planitiei Germaniae borealis occidentalis — leg. C. Beck- mann; 2 esemplari. 118. Juneus striatus Schousb. var. diffusus Huet. — In humidis su- pra Castel-di-Sangro, Aprutii. 14 Jul. 1856. Plantae neapolitanae, n. 432. Leg. E. e A. Huet du Pavillon; 4 esemplari. 119. Juneus attenuatus Viviani. — Siola de' Cavalli (Corsica). Cartellino autografo del Viviani; 3 esemplari. 120. Juneus bieephalus Viviani. — Bonifaeio in Corsica. ` 2 esemplari. 191. Juneus insulanus Viviani. — Bonifacio in Corsica. l esemplare. 122, Juneus insulanus var. B. Viviani. — Bonifacio in Corsica. l esemplare. 123. Juneus Kochii F. Schultz. — Parmi les Sphagnum dans les lieux marécageux et tourbeux des bois dans les montagnes du vogésias . à 4 kilomètres au sud de Kaiserlautern (Palatinat, Bavière) Fl. 1 Juilet 1871, Fr. 29 Juillet 1865. i F. Schultz et F. Winter, herbarium normale, Phanerogamia, Cent. 2, n. 163; 3 esemplari. 3 Prairies tourbeuses dans les bois des montagnes du schiste de ; transition « grauwacke » rive droite de la Saar près de Metlach | (Prusse-rhénane) — Fl. 15 Jun., Fr. juillet 1870. | Idem, n. 163 bis; 4 esemplari. 124. Juncus bicephalus Viviani. — Aiaccio. Cartellino autografo di Viviani; 2 esemplari. 125. Juneus caudatus Chapman. — Bogs near Apalachicola, Florida ` with Myrica, Sarracenia Drummondii and Sarr. psittacina, Ke chosporae, ete. Sept. 1867. Herbarium Juncorum Boreali-Americanorum Normale, ed. G. En- gelmann, St. Louis, Missouri, 1868; 1 esemplare. | 126. Juncus macrocephalus Viviani. — Corsica. Cartolino autografo di Viviani; 1 esemplare. 127. Luzula ealabriea Tenore. — Calabria. Cartellino autografo del Tenore; 1 esemplare. SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 479 PALMAE. 128. Chamaedorea Pringlei Watson. — Shaded limestone ledges, To masopo Canyon — State of San Luis Potosi. — June, July 1891. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, 1891, n. 3787. NAJADACEAE. 129. Potamogeton upsaliensis G. Tiselius. — Suecia: Upsala, Jasevao in flumine Tyris, 28/6, 1884. Potamogetones seandinaviei, n. 149. Leg. et comm. Gustav Ti- ` selius; 1 esemplare. .130. Potamogeton gramineus var. borealis Tiselius. — Lapponia Ros- sica, lae. Nuortijaur. Aug. 1883. Plantae fennieae. Hans Hollmén; pareechi esemplari. 131. Potamogeton oblongum Viviani. — 1 esemplare. : 132. Ruppia aragonensis Loscos et Pardo. — Aragonia australis. Ju- nio 1864. Herbarium Willkomm; alcuni esemplari. | ne 133. Eriocaulon Jaliscoanum Watson. — Wet places near Guadalajara, State of Jalisco. 7 October 1891. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3855; 2 esemplari. Plocensi 1. Cyperus Brainerdi Britton. — Wet places near Guadalajara. State ‘of Jalisco. 25 September 1891. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3843. - Eleocharis acieulariformis Greenman. — per of Mexieo. 7 May 1898. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 6818; 5 esemplari. 139. 141. . Fimbristylis Sherardi Bubani. — Probabiliter Agro mantuano. 5 . Isolepis Minaae Parlatore. -— In paludosis prope Panormi. . Scirpus Valdiviae Steudel. — Ad fl. Rio de Arique (Chile). 30 1850. : . Rhynchospora Pringlei Greenman. — Swamps, Zamora, State of Carex asturiea Boissier. — Cantabria, in eme alpinis montium . Carex Mairii Cosson et Germain. — Marécages dans le parc Carex oedipostyla J. DuvalJouve. — Bois de la Moure, P U. RICCA Majo 1830. Dall’ Erbario Bubani ; 3 esemplari. Herbarium Parlatoreanum ; 2 esemplari. Dec. W. Leehler, pl. chilenses. Ed. R. Fr. Hohenacker, n. 453; 1 e- semplare. Scirpus varians Steudel. — Prope col. Arique prov. Valdivia (Chile). Dec. 1851. Idem, n. 718; 2 esemplari. Michoagan. 25 July 1902. C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 8642; 2 esemplari. Carex aristata Siegert (= C. Siegertiama Uechtritz. — Prairies sur l'alluvion de la plaine prés de Neudorf et Canth aux environs ` de Breslau (Silésie, Prusse). 9 June 1850. F. Schultz, herbarium normale. Cent. 6; Herbarium R. Fritz in Rybnik; 3 esemplari. Pieos di Europa. Jul. 1879. E. Boissier — L. Leresche — E. Lévier. Iter hispanicum 1879; 1 esemplare. Grandchamp, près de Saint Germain-en-Laye. 11 et 15 Juni 184 Flora Galliae et Germaniae exsiccata, n. 549; 3 esemplari. Carex anomala Janka. — Transsilvania, prope pag. Ganes; 2 | semplari. | Montpellier. 8 Mai 1870. Herbario J. Duval-Jouve; 1 esemplare. ( Continua) RASSEGNE Mustrirtes Handwörterbuch der Botanik, herausgegeben von CAMILLO KARL SCHNEIDER — Leipzig 1905 , 1 vol. in gn grande, pag. 690, 341 figure. Questo libro contiene la spiegazione dei termini oggi usati in Botanica, . lasciando da parte quelli che si riferiscono alla pura descrittiva e che fa- lmente si trovano in altri dizionari anche più antichi. Quindi si oecupa di Morfologia, Anatomia, Fisiologia, Biologia, ecc., trattando anche in modo sufficientemente esteso lo studio delle Crittogame. Le spiegazioni sono sempre chiare, spesso accompagnate da incisioni; e dato il gran numero dei termini usati nella scienza al giorno d'oggi, il significato di molti dei Lo Schneider nel suo lavoro ebbe la collaborazione di molti specia- che hanno riveduto le parti di loro particolare competenza: cosi il f. von Hoehnel per la Micologia, il prof. Schiffner pei termini biologici, dott. A. Zahlbruckner per la Lichenologia ed altro, il dott. Keissler per | mologia; e porse valida collaborazione all'intera opera il dott. R. Wa- r per ció che si riferisce alle inflorescenze e alla disposizione delle lie. Un grande aiuto si ebbe inoltre dal dott. Porsch per la parte ana- ca e in generale per tutto il lavoro. L' Autore nella prefazione porge ra ringraziamenti al prof. von Wettstein e all’ Engler di Berlino. U. RICCA. INDICE = = - - Lavori originali. BuscALIONI L. — Una nuova campana di vetro per le ricerche sul- l'influenza esercitata dalla luce e dai gas sopra le piante (Tav. D CALEGARI M. — L’ Asplenium Seelosii ds al Monte « Ggs dei Fiori » a Nord di Varese (Lombar Camus J. — Le Fraisier des Indes Fonti l'italie ünplentriondle MAT e # CUFINO L. — Osservazioni ed aggiunte alla Flora del Canadà b -JATTA A. — Licheni esotici dell’ Erbario Levier raccolti nell’ Asia me- ridionale, nell’ Oceania, nel Brasile e nel teret CERNIT F. — Note floristiche di Liguria i RAME i — Sulla distribuzione nelle ^ varie pali e nei | divefsl periodi di sviluppo e sulla genesi del nucleone nel Pisum sa- tivum (Tav. Il) MassALOoNGO C. — Yerstologia e patologia doute foglie, 4i Sieg piante ; (Fav. V. VI: ^ MassALoNco C. — Gli SITA MENS delle Daie di Saxifraga cras- sifolia L. äi G. E. — Per la sais dei tultercoli ridi delle Leguminose o D. — Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili di Lu- EECH vulgaris Mich. (Tav. IN ENS EL MortEo E. — Diàtomee del lorrente: Ürbk.- .:. us AS co Pre monte . . vi. A. — ee, SE EE dem: RE EE TANELLI E. — Studi sull'albinismo nel Regno vegetale (V) . , . G 0, — Congresso Debian di Botanica tenuto a Vienna damit al 18 Giugno 1905 . UNUS E 0. — Commemorazione di Federico Delpino (Tav. In . funi Drague asservata (Parte prima). o P. — Ricer che sulla formazione e sulla funzione della suini delle “focali (con incisioni nel testo). ANO P. — eret italiane del gerere fine PF 0. E Schu Ma... : cimina authentica plantarum in. horori Horti Bo- à ` Coniribuzion aiia Biología gone delle E ea 229 . B. — Secondo ine allo studio della Flora mico- logica della provineia di Com : TRINCHIERI G. rota sulla. Flora spontanea è e avventizia del l'Orto Botanico di Tori TROTTER A. — Sulla nior istologica di un micocecidio prosopla- stico (con incisioni nel testo) . VILLANI A. — Dei nettarii aa PRI € e del ‘loro valute mco : nella simmetria flor Zonda G. — Dell’ applicazione La alcuni metodi dna in | Geografia botanica ea incisioni nel tes la) D D D . D H p Rassegne. ; Gini K. — Die kleistogamen Blüthen und die Anpassungstheorieei Se C. K. — sean Handwórterbuch der Botanik ` Arum ue Gasp. SC de lle etes Di > valor