da \ "ee: SAI Lac. Cotta Inu cf (cai Mealolani \ va Milano per Fra ceto N ‘Digitized by the interi Archive in 2010 with funding from SE University of Illinois Urbana- mena mpeg http://Awww.archive.org/details/mondosimbolicoos0opic \. -oill-—_è })kito ee e" ten n _i MONDO SIMBOLICO O SIA VNIVERSITA DIMPRESE SCELTE, SPIEGATE, ED' ILLVSTRATE con fentenze,ed eruditioni sci GiRiE,. ER DE AME: SIVDIOSI DIPOR II bi: BEL A BB A: E D FILIPPO PICINELLI DIST ASINPPE = E NE I CANONICI REGOLARI LATERANENSI Teologo,Lettore di Sacra Scrittura, e Predicatore prinilegiato. Che fomminiftrano à gli Oratori, Predicatori, Accademici, Poeti &c. infinito numero di concetti CON INDICI COPIOSISSIMI. SOFIA toro _ —————+—_+++--+TÒ@©-= osi tai Per lo Stampatore Archiepifcopale. M. DC. LIII. cAd inftanza di Francefeo Mognagha coG(]{{!«Jb(J[Jb}$J>LLJL,b}$;sgsGt]n|JQeet i Rene d D. Alexander Troilus Abbas Generalis Congregationis Lateranenfis. Dile&o nobis in Chrifto ; Patri D, Philippo Picinello Mediolanenfi Canonico noftro Profefio ; Theologa Verbi Dei Concionatori, & Abbati Privilegiato Sal. VM nobisopus quod inferibitur. Mondo Simbolico , àte Compofitum , oblatum fuerit, nofg; idem opus Dile&o in Chrifto Adm. Reu. P.D. Hieronymo Minutolo Lucenfi , in Canonica noftra S. Frigdiani Priori difcutiendum tradiderimus; codemg; referente accepe- fer") rimus opus predi&tum integrum exiftere , nihilg; in co orrthadoxa fidei diflonum, niluè bo» nis moribus incongruum reperiri, immà publica vrilitati fatis adaptatum: Propterea nos pro co, quo fungimur munere , liberam tibi facultatena illud typis mandandi(feruatis tamen de Iure fer= vandis ) concedimus, & impartimur. In quorum fidem. Dat.Ancona die 25.Menfis Ianuari) 1649. D. Alexander Troilus Abbas Generalis Congregat. Lateranen, x D. Petrus Cima Archipresb. à Sec. Die 21, Septembris 1650. Vidit Fr. Theodorus Mugianus Carmelitanus pro Reuerendi[s. Patre Inquifitore . # © Imprimatur. af s Francifcus Cuccinus è Roma Magifter, & Inquifitor Generalis Mediolàni &c. Jo: Paulus Mazuchellus pro Reuerendifs. Capitulo Sede Vacante . Comes Maioraggius pro Excellentils. Senatu ; sè RA, St et wr di, ATEI ORMAI CARE aa UE SED Ge Fa O da È 5 Ue fue MA Ue Sen yo e CY WII RIZVICVRILICONE WOESELELELE ISIS 7 CIN] LA RE HS SEMPRE VERGINE. LLE voftre auguftifime glorie, ed alla voltra beaciffima protettione,e fi confacra come in tri- buro, e ricorre come al patrocinio quefto qual fi fia, pouero, ed impertetto volume , Vergine Beatiflima . Ricorre con fimpatica riuerenza il Mondo Simbolico a ricourarfi fotto il man- to di quella; che dal fuo diuotiffimo San Ber- nardo tu detta ; Mundus fpiritualis. Ricorte sede 2. a venerare la maeftà, e ad inchinarfi alle prerogatiue di quella, che *”* fopra tutte le vifibili, ed inuifibili creature ottiene il fignorite do- minio, e la regale auttorità, e padronanza, che perciò da S.Efrem Siro fù dichiarata; Regina, ac Domina cunitis fublimior. Ricorre 1 tua. queft’aggregato di ben mille varietà , mà tutte roze , mal formate, ”# edimperfette ; per ricenere ogni maggiore fregio, perfettione, ed ornamento da quella; che moftrandofi ; /m vestita deaurato , cir- rr4. 44 cumdata varietate , riefce , come ben l’avuertì San Giouanni Da- * mafceno ; Ormamentum generis humani & vninerfa creatura decws, sem i.in A voi in fomma ò perfettiffima, ò (antifima fopra le creature tut 1° te, quefto picciol mondo ricorre, per ottenere col mezzo vottro, in virtù di voi fola ; infieme con voi, e da voi, ogni luftro , ogni finezza .edogni bene già che di voi fauellando il doctifimo Idiota ben difcorrena, che; PER IPSAM, E in ipfa.t9 cum ipfafig ab us ser. ipfaHABET MYVNDUS € habiturus eff QMNE BONV M, cris.” 1] Mondo materiale, mà non per anco all’vItima. perfettione con- dotto, dalla dinina bontà iù nobilitato, e proueduto coi chiati£ fimi i Cant. 6.9. 1. Mac. 4. 57. Feneid.11. 223. fimi fanali del Sole, della Luna,e delle Stelle. Diedegli il Sole, per- che tenendo la prefidenza del giorno, rendeffe auuantaggiofamen- te ragguardeuoli, e gratiofe quelle creature, che di nobili, e fegna- late qualità fi ritrouanano adorne; la Luna, perche hauendo la pre- fidenza della notte ; remperaffe co’! fuo candido argento l’orrore maninconiofo , che dalla Qqualidezza delle renebre era d’intorno {parlo ; le Stelle, perche in guifa d’efferciti, tutti d'armi di luce co- perti, e fcintillanti , rotaffero d’intorno 5 delle creature inferiori alla ficurezza, alla guardia, alle difefe. Es'ella è purcosì eccoui quant'à ragione, Vergine Gloriofiflima à voi doueua ricorrere quefto Mi- ftico Mondo ;à voi.che fiete; Palchra vi Luna, perche frà le cene- bre fue fpargefte chiari, brillanti, e gratiofi lampisà voi; Electa &t Sol, perche le parti fue men difetrofe , e più tolerabili , di pretiofo luftro n’andaflero arricchites à voi; Terribilis vt caftrorum acies or- dinata, perottenere nelle fue debolezze, ed indigenze opportuna, ficura, infuperabile difefa. E fe gl’Ifracliti al tempo del chiarifti- mo Eroe Giuda Maccabeo ; Orzazerunt faciem templi coronis aureis, © fcutulis; ed io fimilmente , trattandofi di queto volu- me, che cffendo perogni parte fparfo; e fantificato e con le voftre lo- di , ccon quelle di cent’altri Campioni del Paradifo ben può raffo- migliarfiad vn tempio, non altro ornamento gli porrò in fronte, che il voftro facrofanto,e gloriofo nome,poiche da quefto riccuerà, come da vna corona d’oro auguftiffimi fregi: e da quefto , come da vnoadamantino fcudo otterrà feliciffimi ripari; di lui ben ripigliar potendo, ciò che di non sò qual guerriero diffe di già yn Profano ; Magnum Regina nomen obumbrat . Sù dunque , accogliete ò Beatiffima fotto il voftro manto quefto picciol tributo della mia obbligatiffima offeruanza, e ricenendo il Mondo Siinbolico, ò fia {pirituale, donate à chi ve offre la mon- dezza dello {piritos sì fattamente aftraendolo da quante vanità ha la terra, che tutto rafforto nei meri offequij del Cielo, à voi viua, è voi ferua, à voi confacrato i giorni della caduca vita puramente trafcor- ras ed alla fine con l’affiitenza della voitra mifericordia pietà ; nelle ‘braccia del voftro figlio renda felici, ed anuenturofi gli vltimi fuoi fofpiri. Quefte fuppliche, mà co’l più vio del cuore: quetti voti, mà co’l più caldo de gli affetti, d’auanti à voi humilmente genu- fleflo, e proftrato v’ottre . Il voftro diuoto, riuerentiffimo Seruo. L’Abbate D. Filippo Picinelli Can.Reg. Lateranenfe. e en. o an od Qu -_ vw ECO Steffo penfai ( cortefe Lettore), quando intraprefi È ) le prefenti materie, di formare & i miei commodi vn gratio- \ CEI) È fò mazzetto d'imprefe, che picciolo di volume, mà copiofa gi È } diconcetti, poteffe agewolmente, e fenzia grane difafiro da SIAE È me trafportarfi , onunque mi folfi condotto. Mà tanto annantaggiofamente è l'opera crefciuta , e così copiofi fono trafcorfii ru- fcelletti a quefto piano , che d'una concaristretta, ad vn gran mare: cioe 4 dire, da quattro ponere pagine, ad vn libro di perfettarmole ci fam con- dotti. Quefto per tanto, che quafi alueario, 0 bugno , infieme raccoglie di cento fioriti ingegni la mellifua , e delicata fostanza, priegoti con tanta be- nignità à gradire , con quanta ingenuità te l’offerifio » Haurai qu gli Studij, ma tutti ameni; le vaghezsze accademiche ; ‘mà foftenue da gra- uifsime fertenzze, e documenti s l'imprefenon pomere j e nvide © mà ben & variamente illufirate cos auttorità, ed'offermationi di fatri > è di profani, d'antichi, e di moderni eAdutori , opra dei qualie la giocondità del diler- to, el'onilità del profitto (i troweranno infeparabilmente:vnire\\ed accop- prate » Sta le vestigia del non mai abbaftanzia lodato. Nicolo Caufsino , nelle {ie Parabole Etoriche meco infieme Vinnito è monere il paffo ; con quefta differenzia; chela dome egli affume: per motiuo delle: fue offeruatio. ni se documenti le proprietà naturali edi fuccejfi iftorici vid mn appiglio ‘a i concetti metaforici, ma precifamente infinuativcol mero dell'imprefa; e la douc'egli con riftretta bremra ne appresta cpr. modello» 10} così compore tandolo le materie, midilato.2 più vasta, e piudiftefà mole è Sonò dunque l'Imprefe la materra fandamentale di queto libro; mamoml'imprefe {ola ‘porche , perimon so quale fimipatica fimalitadine ; vumerofi eonblenzi; scosse più tornarono opportuni ; allemedefime ffrrowano arcoppivti» Ne già ver» rei 0 Lettore, che' mentre all'Imprefessed è cli Emblemi.vmuito», chestà feauendo berrare d'alcuni in ciò mal prattici,, prendendoti.le miefarsoheà beffe: chiamafs: quefte farme concettofe, operò d findij -puerili e per corfe- qienza mal proportionati adhbuomini di fenno ; e divindicio; ches) farro . penfiero, qual nebbia al Sole fî dileguara immantimenti fe flerterdi lumi dell'imtelietro, ad offermare ; che l'effercitio dell'Imprefe> è tutto proprio di que= quegli ingegni, che più vinaci, ed acuti fogliono nelle Città più grandi in virtuofi accademici effercitij trattenerfi; che gli Autori, ed i Maestri di così vaga inuentione , fono un eMonfignor Gionio , Vefcono di Nocerail più mobile Iftorico del fîcolo antepaffato; vn Paolo Arefio Vefcouo di Tortona, il più facondo ed erudito di quanti Scrittori illuftrino la nostra Italia ; n Gionanni Ferronl merito della cui virtù attraffe il grande Vrbano VIII, con la dignità eAbbatiale ad infignirlo , un eAlcibiade Lucarini , ed vn eAndrea Alciati Giuriconfulti di fenna , e valor tanto , che con l'ali de i loro volumi salziarono all'immortalità della fama; vn Diego Saanedra , foggetto , la cui prudenza , letteratura , ed eruditione obbliga vn mondo intiero ad ammirarlo, per tacere del Biragli, del Bargagli, del Taegio, delCapaccio , del Rufcelli, e de gli altri, la memoria de i quali durerà fem- pres eche in fomma opere puerili non faranno mai quelle , che vengono ed affunte ad effere fegnalata pompa de gli archi trionfali, ad infertre l'al. irui gloriofa eccellenzia; e (piegate me 1 fontuofi tempij ; ad infinuare de 1 Gittaditi del Cielo le virtù ammirabili. e portentofe ; e fparfe nelle regali efequie dei più qualificati Nonarchi , ad efprimere al vino de eli Eroi defonti le più degne prerogatines e da.i Sommi Pontefici, e da i Re di Co- rona, € dai generofi guerrieri; nel bronzo, nell'argento , € nell’oro fafe 3 coniate ; e feolpite a fignificare; ed eternare ; fimbolica , ed eruditamente i loro interni affetti; che però a quefte appunto , come & quelle che feco por- tano euneffa la vimacità, e la maefta, la leggiadria, ed il decoro di buona vogha t'imuito. E ben difsi, che precifamente io v'inuito a queste , poiche penfo d'apprefentarti non quante imprefe mi caddero fotto gl occhi : e quel- letutte , ch'io vidi intagliate, d defcritte ne 1 volumi di qual fi fia Scrittore; oquelletutte, chesofferuai appefe » come trofesd'ingegni nelle più frequen- tate Accademie.dell'Iralia ; 0 quelle tutte, che da mano benigna, ed amica vara fomminiftrate; mà imprefe da molte, e fra molte, e crimellate ; e fcelte , è come le più perfette , 0 come le meno diffettofe $ non hasendo sn cioallentata le diligenzse., ne trafcurato , fe non a bell’arte nel libroterzo, cheè de icerpi bumani; nel feto, dei pefti; e nel duodecimo, delle pie- ire, nei quali benche molti corpi riefcano peccanti, e diffettofi;.ò perche in parte ofcuri; è perche mon ben conofciuti : ad ogni modo non mi è parfo di lafciargli derelitti, ed. efclufi., accioche quelle materie , che per fe medefi Inesriufcinano fcarfe\e fmunte non languiffero totalmentenella loro po- nesta ed abbandonamento: ma come meglio fî potena , wandaffero ast tate e-riempite . cAlle imprefe v’'innito, ma non però da i loro Autori di | tusto-pefo lewate e quì trafîritte anzi, come ben può anuertirfi, advna, advna, con attenta confideratione meditate , ed interpretate > dando loro fucofa, ma pero chiaramente , vno è più fenfî, economici, politici, mora. li, li, facri, è profani se vitrowando con faticofa dilicenza frizzanti, e ft» cofî detti, e di Sacra Scrittura, e di Padri, ed'Oratori, e d'Iftorici, e di Filofofi, e di Poeti, 1 quali propria e fignificantemente dichiarino l’affun- sainterpretatione del concetto , od inferito col motto dell'imprefa, è pure nella medefima tacitamente comprefo ed infinuato, Sov'efsibifco in (omma quì riStrette , e raccolte , non quelle ole imprefe è che da varij Scrittori pubblicate , col fanor delle Stampe , ripartirono al noflro fecolo pellegri- 210 ornamento; sua ne ALCiUngO loro an vafto, immenfo numero di quelle , che non più fino ad hora furono pane » ma che da varij ; qualificati amici, quafi raggi di Sole alla limpidezza del mio fpirito, come ad vno Specchio effendo partecipate, ben degnamente con virtuofo riflefo, a ricrear- ne, € pafcerne de i nobili ingegni l’iztellettuali pupille fono da me trasfufe . (osì piaceffe pur al cielo, che molti, da me con viue inftanzie richiefli ; è trattenuti da bumile fentimento di lor medefimi, 0 da cuardingo timore fra- fiornati s non n haueffero contefo le loro gratie , e tenuti nel fondo dello fcri- gno, quafi tefori nelle camerne si pretiofi parti de i loro ingegni, che certo & più ragguardenole,e più confiderabil mole questo volume fi farebbe annan- saggiato , Ma per quanto altri fi rstraeffe , non fî ritrafse però la mia de- boleziza, che fatta baldanzofa , s'è anuanzata ad occupare di questo libro “unagran parte , numerandofi qui delle mie; da cinque , in feicento impre- Ses le quali benche mi porgeffero libero campo di formarne groji volumi , tutti mei proprij,e dat irowati d'ogn'aliro indipendenti, quand'haneffivo- luta, come con poco incommado hauerei potuto, applicarmi con eruditi dif corfi acommentarle : ad ogni modo , piu badando al commodo altrui , che al propria fafto, brieue, e riftrettamente le bo quì & i loro titoli di/pofte , che tutte fono, per fodisfare alla curiofita dell'amico Lettore , con l’afterifco in margine, 41 proprij luoghi additate , e contrafegnate. | Resta che tu ricena, e gradifca, fe non altro, certo l'ottimo della mia volonta; € compafsionando le imperfettioni ; onde questo Simbolico Mondo pur troppo abbonda, che ti compiaccia,e co’ i lumi del tuo ingegno d'illuftrar queSti cieli, e co’ i fiori del tuo talento di miniar quefta terra. e con la pron- rezza del tuo fpirito di purgare quefl'acque , e con la vinezza del tuo in- gegno di vifuegliar questo fuoco ; ed in fomma con la tua ingegnofa atti- mita d'animare quanti corpi languidi, (quallidi imperfetti t1 fl offriranno d'ananti; operando in manera , che la doue per mia colpa ; il Mondo Sim- bolico, nel (uo primo comparire , qual orfaccino nafcente , non ifcuopre c e rozze, e mal difpofte fattezze è per opra della tua virtuofa induftria , fa- gacità, e fapere , aiutato sed illuStrato, è gli ocehi altrui riefca , per ogni parte er » riformato, perfettionato. , Nella difpofinone , ed ordine delle materie , il sò è che molte cofe pote. uano uano ripartirfi e collocarfî fotv'altri titoli di quello s'è attualmente fatto , non repugnando 4 i corpi raccolti nel lib. 2 5. 1l ritrouare luogo diuerfo da quello che m'è parfo di dar loro; ad ogni modo non vedendo in ciò deformi tà cwidente , dourai ricenere tn buona parte ciò che fenza tuo pregiudicio ti fi apprefenta . Similmente fotto ad alcuni titoli ho adunato molti corpi, che conuengono fra di loro folamente nel nome; come fotto al titolo di tor- chio ; quello da vino, quello da Stampatori , quello da Librat ; e fotto il ti- tolo rota; la rota da carro , quella da mulino , quella da vafaio , quella d'arrotare , ed altri fimili, e cio, perche sfuggendo la moltiplicità dei titoli, viufciffero le materie , come più raccolte, così all'altrm vmilità , e commodo più opportune . Ben sì dourai ifcufarmi , ritrowando per mera inauertenza accoppiati inffeme nel cap.6. del lib.4. due augelli l’Apode, e la Manucodiata, effendo- mi in ciò abbagliato in rifeuardo a quella proprietà, che loro è commune,di non caminare giamai, ma0 di giacere,0 di precipitare il volo; l'uno de quali deue affolutamente fepararfi dall'altro, perche in fatti lApode è vna fpecie di rondine, la dowe la Manucodiata e quell'appunto , che chiamano vecello di paradifo . Che però occorrendo che fi rifiampi questo libro, e ch'io n°- babbi fentore : fî come trafporterò 4 fuoi luoghi più proprij ciò che vedrò opportuno 5 così venendomi da virtuofi ingegni fomminifirate nuowe im- prefe , e tuttauia aggiungendoni di mio talento nuowe confiderationi , e nuowi lumi, procurarò di renderlo affai più ragguardenole, e più vola- minofo » COM- A. T PRESE. FIT RE AR: DELL'ETIMOLOGIA» ED ANTICHITA' i RAfAB TTT MP'R'E STE. "A materia dell'Imprefe , con tanto fludio , e diligenza è trattata ne gi eruditi volumi di Monfignor Giouio , Scipion Bargagli , Ercole Taflo , Torquato 1 affo, Monfignor Arefio,, Giouanni Ferro, e di tant'altri, che il volere fpecolare nuoue offeruationi per maggiormente raffinarla, farebbe vn voler aggiungere nuoui lumi al Sole, Per tanto rimettendo alla lettura di così dotti Scritttori i begl'ingegni , m’appagherò di riftringere fuccinta , e fucofamente in quefte poche pagine ciò che può feruire è que- ita materia; accioche il mio Lettore , non hauendo. copia d'altro libro $ reftiin parte appaga- to, rauuifando in quefto la quidità seleregole più effentiali, che alla perfetta formatione dell’ Imprefe pofiono confiderarfi, : E quanto all’etimologia diquefto nome, come appunto offerua Monfignor Arefio;è lo ftefo __ il dire Imprefa ; cheildire Intraprefa , cioè vnattione' nobile, ed eleuata che l’huomo di {pirito, Etimolo- od intraprende per effettuarla ; ò gia fi pregia d’hauerla attualmente operata. E perche gli an- ga dell'- tichi Guerrieri, dopo d’hauer condotto è fine qualche magnanima imprefa, foleuano rappre- ‘’P!9l fentarla con imagini, ò fcolpite, ò dipinte nei loro feudi: quindi ne deriuò, che il nome d’Im- prefa fù poi anco attribuito à quelle imagini, e figure, che venivano affunte è rappiefentare quella tale attione, fofiefi elia Ò già fatta, ò difegnata da farfi, Onde poi pigliaffero l’Imprefe la loro origine ; non vi mancano Scrittori , che la riconofca» Origine no dalla penna del gran Mosè, mentre leggendo i fuoi facri volumi ; ritrovano non sò quale ab- remota bozzatura d’Imprefe, enell’albero della vita piantato nel Paradifoterreftre; e nell’iride forma- pos ta sù inuuoli guazzofi, dopo l'vniuerfale diluvio 3 e nella colomba portante il verde ramo d’vli- P!°°* uo. Che fe bene, graue Scrittore ,incosì fatta affertiva , riconofce poco fondamento, perche imprefe poflano veramente chiamarfi; adogni modo fe deuo dirne ciò che mi pare in fatti, mol- ti fimboli delle Sacre Scritture ; fegnati con quelle precife parole , ò fenfi, che loro fi ritrovano aggiunti, fanno vn compofto così vago , che il nome d’imprefa , nonlarga; ed eftenfivamente; non impropria » edimperfettamente, ma d'imprefa formata con le fueregole, e requifiti pare che denegar non fe gli poffa. Cheà dirne il vero la fpada di fuoco figurata d’avanti al paradi- rmprefe fo col motto; LVCET, ET ARCET, nonfarà ellavna vaga imprefa ,,a rapprefentare di Sacra per via difimilitudine la giuftitia diuina, che {parge minacciofi bagliori , per tenerci lontani da Scrittura, ciò ;che n'è vietato? Il rouo di Moisè co] fopraferitto; ARDET, NEC COMBVRITVR, parole dell’Effodo cap:3-2. nonèeglivnimprefa rapprefentatiua dei popolo Ifraelitico , che ar- deua al feruore delle fornaci Egittiane; mà non però fi confumaua frà le violenze di quella barba- ra tirannia ? Il ferpente di bronzo , alzato fopra vn palo , cola nel deferto , col cartello ; ASPI- CIENTES VIVENT, non dimottra egli,che chiunque fifferà gli occhi in Gesù Crifto Crocifif- fo, inlvi credendo, e fperando, otterrà l'eterna vita è La rete cuangelica sftefa nei mari, col tito- lo cauato da San Matteo cap. 13.47. CONGREGAT EX OMNIBVS ; nonè ella vnima- gine efpreffa della Santa Fede, che raccoglie à sè i popoli d'ogni prouincia, e d'ogni natione ? La pifcina;co' i cinque portici,defcritta da $.Gionanni,col cartellone; TVRBATA SALVIEM; non è ellavna belliffima idea di Maria Vergine, cheturbandofi alle voci dell’Arcangelo Ga- briele, concepì la falute d'vn mondo? Ecco dunque , che non del tutto chimerico , edaerco è il fondamento di coloro, che dalla venerabile, e facra antichità delle diuine Scritture, riconofcono l'origine dell'Imprefe, EuA N ELLIM Koh 3 Ma x ANTICHITA' DELL’ IMPRESE Mì perche quefta voce Imprefa nel fuo fignificato più proprio inferifce le attioni, ci fafti mi E' inuen- litari ; quand’altri contenda, che dalle foldatefche , più che altronde l'inuentione dell’imprefe fia tione di derivata , (come da quelle che allo fcriuere d'Omero ; Erodoto , Plutatco, Paufania ;€d altri; per Soldati. fimbolo del loro valore portauano ne gli fcudi, e nelle bandiere le imagini de.i leoni, dei ferpenti, dell’aquile, de i fulmini, delle Megere , e delle Sfingi ;) non farà mai, che quelle foffero imprefe perfette , mà folamente rozi principij, e baffe abbozzature di quelle , che poi co?l progreffo de gli anni fi fono promofie alla totale nobiltà, finezza, ed eccellenza. Ne folamente frà gli ftrepiti delle guerre comparuero anticamentele figure, e le jmagini, co- Imprefe ME embrioni delle moderne Imprefe ; mà comparuero altresi.fra leallegrezze de tornei, edelle vfate nel- gioftre; poiche i guerrieri, folitiaferuire non meno à Venere & ad Amore, che a Marte ed à Bel- le gioftre- Jona, non che nel vero cimento dell’armi , con quelleimagini rapprefentauano la loro brauura, ferocita, e difpetto ; mà nelle gioftre, che fon guerre finte, co) mezzo di fimili figure, accennaua- noi loroaffetti di gelofia, di fedeltà, di coftanza&c. Larozzezza dunque dell’Imprefe antiche frà l'armi,, e frà gli amori longamente viffuta,; d’in- torno à i tempi di Monfignor Giouiofi riduffe aliabramata perfettione , ed ifquifitezza , poiche combattendofi all'hora nella bell’Italia, più perdefiderio di gloria,che per isfogo d'odio,e di ran- Ridotte è core e combattendofi non da genti barbare, e priue di letteratura, mà damazioni, che aceoppia- perfettio- vano alla fortezza del braccio la vivacità dell'ingegno , Spagnuoli, Francefi, Tedefthis Italiani, ne. con la finezza del giudicio loro folleuarono l’imprefa è quella nobiltà , inchehora fi pregia di ritrouarfi. Mà perche abbaftanza dell’etimologia ,ed ortgine dell Imprefe s è diuifato , ofleruifi per gratia sii ade . CIO CHE SIA IMPRESA, E COME SI DEFFINISCA. ‘Per non trattenerfi ongamente 4 bada, cifaminando le varie deffinitioni, che ne portano gli Autori ; quella di Monfignor Arefio; fi come è l’vitimadopo tutti : così parmi che fopra Deffini- quelle di tutti meriti il primo luogo. E’ dunque I IMPRESA, dic'egli; VN COMPOSTO tione dell DI FIGVRA; E DI MOTTO, CHE OLTRE AL SIGNIFICARE ALCVNA COSA imprefa: PROPRIAMENTE, A RAPPRESENTARE PER MEZZO DI QVESTA FIGVRA. TAMENTE ALCVN NOSTRO PENSIERO PARTICOLARE E' ORDINATO. Diccfi l’Imprefa vncompofto , nelqualeilcorpo , òfia la figura ferue come di materia, & le parole, ò fia il motto, comedi forma , P’vme l’altro de i quali partialmente concorre alla fua formatione ; dichiarandofi in tal guifa erronea l'opinione di coloro, i quali ftimano , che così L'Impre- la fola figura, come il fol motto meritar poffano ilnome di vera, e reale Imprefa. E'vn compo- fa contièn fto, che feco porta due fenfi: vno letterale, e l’altro allegorico ; douendo dal corpo e motto due fenfi. jnfieme , non folamente cauarfi il concetto , efenfo fifico,e morale; ma anco inferirfi vn altro» fenfo,che fiarapprefentatiuo del noftro particolare difegno , ed intento. Con quefta deffinitione l’Imprefa retta affatto diftinta dall’altre fimili compofitioni, e ritro- uamenti ; come fono gli Emblemi, i Simboli , i Geroglifici &c. Da gli Emblem», poiche fe quefti $i differen ammettono ogni forte di figure, inticre e fpezzate , reali e imaginarie ; fauolole ed iftoriche ;: tia da gli perfette e moftruofe ; femplici e mifte, intiera e perfetramente fignificando , dè con le figure Emblemi. fole dconle parole le quali precifa sed efprefiamente dicono ilconcetto morale , che nelle fi- gure fi rapprefenta : l’imprefa e fceglie più riftrettamente ifuoi corpi, come fidirà abbafio, e fignifica partialmente , deducendo 1 fenfi , dallacorrifpondenza, cheilcorpo ; ed anco ilmotto fcambieuolmente tengono frà loro. Dà i fimbeli, che la doue quefti ( prendendo quì la voce fimbolo , non come voce generica , che può addattarfi a tutto ciò, che oltre al proprio figniti- Di îSim- Cato ; inferifce qualche altra cofa recondita, mà in fuo proprio fenfa) altro non fono, che vu det- boli. to fententiofo , il quale in fembianza d’vn enimma è fignificatiuo di qualche documento , è miftero , che tali appunto fono i fimboli famofi di Pittagora ; «4 fabis abfimendum , cioè dal dare i voti fecreti nelle Republiche. Stateram non rranfiliendam , cioè di procedere con mifurata moderatione nell’opere noftre : Igren gladio ne fodito , cioè che vn huomo incollerito , non debba eflere ingiuriofamente attizzato , ed altri tali: l’imprefa oltre le parole , vuole il corpo; E da i Ge- e le parole fue, le richiede, non di fentenza perfetta , ma dimezata. Dai Geroglifici in fomma, roglifici. non effendo quefti che fchiette figure , le quali fenza aggiuntione veruna di parole fignificano, come à dire, il fuoco la diuinità; 1a ferpe auuolta in circolo l'eternità , la palma lavittoria &rc. la doue l’imprefa vuole efl:r formata di figura , ma nonf@la ; di parole ma non fole; mà compofta, e di figure, e di parole ancora’, ciafcune delle quali partialmente concorrano ad vn fenio per- fetto. Siche la doue con la fola figura io nondichiaro i mici fenfi : con le fole parole 10 non gli manifefto ; con l'accoppiamento e di quella e di quefte ,s*efprime, e fi determina il fenfo vero, e letterale dell’Imprefa., al quale per via di fimilitudine fucceda l’illatione del fenfo allegoricu,che con diletto infinui i fenfi sed i concetti interni dell'Autore, all’animo del dazi - oil QVIDITA' DELL'IMPRESA. 7 Concorrono per tanto alla formatione dell’Imprefa con fimpatica corrifpondenza, e la figu- ra ed il motto, non vi mancando chi à quella ilnome di corpo, ed à quefto d'anima volle attri- buire; come che dall’vnione d’entrambi, che tengono leveci di materia , e di forma rifulti vn vago, e nobile compofto, Ben è vero, che così d’intorno al corpo , come al motto , varie regole civengono propofte , perche queft’opra d'ingegno riufcir poffa pienamente Jodeuole ; ed appro- uata; che è fi tratti DEL CORPO DELL'IMPRESA. P' quefti pigliarfi da qual fi voglia oggetto, ò naturale , ò artificiale ; mà quanto riufcirà Il corpo di più vaga vifta , e di più nobile profpettiua ; tanto fara più ragguardeuole ; e commendabi- {2 Sho le. Dourebbero pertanto effere dall’imprefe eternamente sbanditi quei corpi , che portan feco 8° fb fchifezze, e lordure, come lo fcarabeo, che ftà formando la fua pallottola ; quadrupedi, ed ve- Non fia celli,che (caricando il ventre, fuaporano odiofo tanfo , ad offendere e l'occhio , ela mente ; di fchifofo . chi ne vede la pittura ; e fimilmenteogni atto d’impudicitia, quale effendo indegno da nomi- Non d’ar- narfi , molto più farà indegno da figurarfi, e dimoftrarfi dipinto . to impu- Sia il corpo cofa conofciuta, e che facilmente in effer rimirata fi rauuifi , e fi diftingua per quel- dico. lo ch’ella è; effendo molto più lodeuole il valerfi di corpi communali, mà conofciuti , che di Sia corpo corpi reconditi , i quali feco portando ofcurità, in vece di dilettare , moleftano , ed aggrauano Ja conofcu mente dichi in loro s’affronta. Quindi mal poflono feruire per corpi di lodeuole imprefa gliani- *°- mali dell'India, le proprietà de i quali per lo più fono da noi fconofciute ; e fimilmente le pietre pretiofe, come rubino, fmeraldo , opalo , diacodo , zaffiro, poiche intagliate inrame ; odinle- gno, mal poflono diftinguerfi l'vna dall'altra; e per confequenza portan feco ; non diftintione, e diletto, mà confufione all’animo , edifpiacere . La maggior parte de gli Scrittori efclude dall’Imprefe i corpi humani. Quando per forte vifi Corpo hu permettano, fiano corpi, ò iftorici , ò fauolofi , mà facili da effere riconofciuti ,come Ercole, Po- mano fe lifemo, Icaro, Giano, Fetonte, e fimili, non vi mancando gratiofe imprefe,fondate sù quefti cor- Pola fer- pi, come ben può vederfì nel terzo libro del noftro Mondo Simbolico , che tutto n'è pieno. Pacis i a Le parti del eorpo humano feparate , e fmembrate fi permettono tal volta nell’Imprefa, ritro- dra vandofi nel Teatro del Ferro hora vna mano ; nella cui palma è vno fcorpione ed il motto ; Parti del PROCVL AB ICTV. Hora vn cuore co’l cartello; DA LVI LA VITA, ED OGNI corpo hu- AFFETTO PENDE; Horail capo folo, ed hora lalingua. V’entrano ben sì frequentemen- rn fe te, e lamano , edilbraccio in quanto feruono non come corpi d’imprefa; mà per foftenere al- Siino tri corpi, come vn incenfiero , vnvafo d'acque, vna face; vna (cure , od altra cofa iui rappre- preta. fentata . Così anco fi riceuono nell'imprefa le parti {membrate de gli animali, ritrouandofi in Monfi- Et parti gnor Arefio, e l’aledasè, coltitolo; PORTANTEM PORTANT; ed anco vna fòla penna fmembra- temperata, col motto; NON EVEHAR NI VEHAR, el’'vnael’altra; imprefe , non man- te d'ani- canti, mà lodeuoli, e gratiofe. È mali. Vn corpo folo bafta alla formatione dell’imprefa, ritrouandofi la torre col motto; OPPV- patta all- GNATA FORTIOR; La rofa col titolo; VIX: ORTA FVGIT ; la faetta volante col impreta cartello; O SALIRE O CADERE; la luna con; ERRAT INERRANS, edaltre cento. vn fol cor Due figure al parere di Mopfignor Arefio rendono l’imprefa più gratiofa è più bella, veden- P°- dofi più facilmente frà di loro l’attione e la paffione che dal motto è inferita . Come duelconi Meglio azzuffati infieme col titolo; CADI, QVAM CEDERE. L'elitropio rifcontro al Sole, con; riefcono VERTOR, VT VERTITVR. Le fpine checircondano vna pianticella , col cartello; due figure PVNGVNT, SED PROTEGVNT. Lellera auuiticchiata al muro,colfopraferitto ; AMPLECTENDO PROSTERNIT, edaltre innumerabili . Perla medefima ragione riefcono lodeuoli anco trè figure in vn fol corpo d'imprefa, purche concorrano all’efpreffiua d’vna fola attione, e d’va concetto . Onde e fi ritroua l’imprefa del Seruono Sole, i cui raggi riceuuti entro vno fpecchio, di rifleffo accendono il fuoco nelle ftoppie oppo- anco tre. fte, col titolo; E LVCE ARDOR. Quelladel pefce fpada, che (tracciando larete, ond*era chiufo ; indi fen'efce, e mette in libertà gli altri pefci, che fi trouauano iui imprigionati , col car- tello; VICTORIA VICTO. Quella del ferro, potto nella fucina , in atto d'effere fpruzzato con; ASPERSVM FLAMMESCIT. Quelladella calamita, che pofta nel mar fluttuante, fta volta alla ftella di tramontana col titolo; AGITANT ADVERSA QUVIETVM,;e fimili. In fomma quand’anco concorreffero equattro , e fèi corpi alla formatione dell’Imprefa, vi fi douranno permettere , quando però la loro moltiplicità non rechi confufione, mà tutti influen- Ed anco doin vnfolfine,s’vnifcano a rapprefentare vn attione fola , tenendo fra di loro tanta corrifpon- quattro e denza ;ecorrelatione, come fetoffero vn fol corpo; il che fi vede nell'imprefa della corona rea- più. le, pofta sù l’incuggine , invicinanza della fucina , d’intorno la quale fono tanaglie , lime , mar- RIAO telli &c.col motto; PER FERRVM, ET IGNES. dd ad va Ma vna delleregole più importanti, come auuertono il Bargagli, e molti altri, è, che ilcor- fol fine. EL 3 po DEL CORPO-:DELL’IMPRESA Siano i podell'imprefa non fia compoftodi cofe 5 'chefrà di toro tengano intrinfeca repugnanza ; e che corpi, co- naturalmente non fogiiono, e non poffono fitrouarfi infieme; come fe ad vn cane altri addarraffe ERA via l’ali, che punto non fe gli conuengorio , anzi direttamenteripugaano alla fua natura , e fingen- repugnan- dolo volante per aria, gli fopraferiuefie le parole d'Oratio) NEGATA TENTAT HER ti. VI&; perloqualerifpetto da i periti è biafimata l’Imprefa della teftuggine , che guernita d'ali vola in alto, come chefia cofa del tutto moftruofa , e repugnante alle buone proporrioni , ché il faggio Imprefifta deve offeruare nel compofto delle fue imprefe . Similmentànof déuono accoppiarfi infieme lecofe artificiate con le naturali; nequelle che Cofe che giufta il cotfo ordinatié delle cofe non mai fogliono vederfivnite; contra la qual regola vè la infieme figura del delfino attrauerfato all’anchora col detto; TVTIVS VT POSSIT FIGI; equella pò foglio- gel fiilmine accoppiato ad vna faetta con lafcritta; VIS CONIVNCTA MAIOR; e quella Had ATA parimente d’yn dardo,con vna ferpe d’intorno auuiticciata col motto; VIS NESCIA VINCE feruono Mà perche il corpo, come di fopra fi diffe , deue concorrere partiaimente all’imprefa ; *e non all'Impre- denerapprefentare tanto da sé , che le parole riefcano fuperflue, cd otiofe; ina infieme conle do parole infinuare per viadicomparatione , ò di fimilitudine vn intiero concerto: già che delle qualità del corpo'affai chiara, e fucofamente s è detto, aggiunganfi alcune ofizruationi,attenenti alle qualità più importanti ‘'DEL'MOTTO DELL'IMPRESA. L ‘corpo dell’Imprefa vien foprapofto il motto , accioche ferua à determinare quel corpo, viicio LA equella niareria , riducendola limitatamente più ad efprimere vn concetto; che yn altro. del motto Si che ladoueil:cofpo , prima era indifferente & indeterminato , con la virtù del motto riceue è di derer riduttione particolare ; a fignificare limitatamente alcun penfiero . Il morto dunque, col darela minare il formalità all’imprefa , fa sì, che e Ja figura ivi delineata diuiene imprela; &anco fi differentia concetto» così dall’altre‘fimiboliche imagini c pitture, come da qual fi voglia altra imprefa , che col medefi= niocorpo foflerapprefentata. Sio dipingo la iola imagine della Luna , non aggiungendoleal cun motto , “certo ch’ella non potrà dirfi Imprefa 3 ma ò veramente come piace a Pierio lib 39, vp geroglifico della notte, che dalla Luna è dominata: ò come feriue San Gregorio ; vn fimbolo, ‘1 della mutatione ed inftabilità, che di quefto pianeta è proprijilima ; mà fe alla pittura della Luna ’ piova/, iggiungo le parole; ALLOVANDO PLENA:; eccola che di geroglifico diuicne im- maptinenti imprefa. Eife anco dopo d’hauere in tiè )equattro campi figuraca l'iftefla imagine della Luna nuova; 'advna di quefte 10 aggiuago ; SINE MACVLA, ad vn alîra ; COMPLE- TVRCVRSV ; ‘ad va altra; CRESCIT: VT DESINAT; ed all'altra; ALIENA LVCOB; ecco, chein virtù del motto, infinuandofi quattro differentiffiimi fenfi, e concetti; quei corpi che parcuàno vna cofa medefiina , conftituifcono quattro imprefe , tutte fradi loro reale, e fornzal- mente differenti. : E perche ilmottoicome di fopra fi difféi nondeue fignificare il tutto da fe, mà concorrere partialmente infieme col corpo , ed infinuare vn concerto tormato e compito; perciò da i motti g'efeluidono gli adagij 3 eidetti fententiofi, i quali da fe medclimi formano fcnto indipendente ed Nonfia» inticro, e nonbifogntuole che loro saggiunga alcun corpo. Contra laqual regola pecca la vol: fententio- pefegnata coltitolo j. FATO \PRVDENTIA MINOR. Ealepre col cartello; MALO VIN fo. . | DIQUE CLADES:Aligiobo del mondoco! foprafcritto; IN PVSILLO NEMO Ma- ‘ GNVS, e qualunque altra figura; fegnara col morto di fentenza totalmente compita. Bcue il motro'infieme con la figura lignificare femplice ente, ed efprimere vna proprietà fii- ‘0. cac naturale, manon direilconcetto allegorico e morale: porche lapplicatione dell Imprefa Significhi pondeue effer fatta immediatamente dalmotto,.ma.dall'intelletro così di chi la compone, come Da dichilaconfidera e l’ofterua. Contra la qual regola pecca chi alla rota di mulino foprapofe; -.°. MENS IMMOTA MANET. Ilmocto ; che va Amante parlando con l'amata foprapole ali - arcolaio ; IO EL PIE'.Y VOS LA CIMA. Laineta figurata in morre di perfona amata;col detto; IT DOLOR VLTRA; illibro., elafpada; conla fcrittaj; AD VTRVMQOVE PARATWVS &c: Le parole del motto deuono eflere proportionate, & fignificare le attioni della figura dipinta, Sia qua accioche concorrano: à farc'infieme con quel corpo va gratiofo e facile compolto; contra la qual cate, alla regola pecca la torchia fpenta , co'l foprafcritto; E NVLLA STRINGO, E TVIT' ll $#4* MONDO ABBRACCIO; elo fcorpione col cartello; IL MAL Mi PREME, E MI SPAVENTA IL PEGGIO, nei quali ben fivede, chele parole non hanno fimparia veruna conla figura dipinta. REI Deuono anco le parole del motto fignificare cofa,che s'awueri nella figura,contra la qual rego- tico con 1? Pecca il pipiftrello ; che vola verfo il Sole ,. con; AD INSVEFA FEROR., repugnando Ja natura Allanatura di quefto volante i) farfi incontro à quel chiaro pianeta; Hcane cou l'ali alte fpalle, delcerpo. cdil motto; NEGATA TENTAT ITER VIA, non eflendofi mai trovato, che quel quadru- pedo porefîe fpiccar.il volo; ele faette fpezzate col titolo; FRACIA MAGIS gprs T cllendo LV DEL MOTTO DELL'IMPRESA | effendo ciò falfamente detto, poiche le freccie più ferifcomo intiere , che frantumate, Hauer deuono ancora le parole del motto eterna verità in quel propofito ; al quale fono appli- Sia deter- cate; nel che pecca l'ape, che fuggendo vn giglio, porta per motto; MIHI HOC SAPIT na verità VNVM, ben fapendofi ciò che oflerua Plinio, e l'i(perienza dimoftra, che l'ape gode di deliba- 00! corpo re non folamente il giglio,ma e la rofa,e la calta,ed iltimo,ed altri fiori. E fimilmente non fi vede come nell’ape figurata fu'] giglio sauueri il motto , ch’altrile diede. ALIBI NON TVTIOR VNQVAM, non hauendoil giglio parte alcuna ché appreftar poffa lo fchermo:, ò le difefe . Le parole del motto, non fiano communi , ed applicabili à molti corpi; mà quanto più fi potrà riftrette al corpo aflunto all Imprefa, Contrala qual regola pecca il verbo FVI foprapofto ad Sia più ri- vn mucchio di cenere, potendoti addattare adognicorpo; attefo che fe tutte le creature fono in ftretto di continua mutatione di luogo à luogo, e d’vnoin vnaltro ftato , à ciafcuna parimenti quadra il Ci ari FVI: Manca per quefto rifpetio l’imprefa del pomo granato fpaccato per lo mezzo co? titolo. ‘30 So NEMINI SVA MVNERA CLAVDIT, eflendo quefto motto appropriabile al fole,al cielo, alla luna, ad vna fonte, adyvnprato , ad vnarofa &c. Per quefto capo l’Abbate Ferro danna il motto, che Monflignor Arefio diede al pomo granato ; GENERATIONEM EIVS OVIS ENARRABIT è come quello che può feruire ad ogni animale di fecondità fegnalata , à i legu- mi minuti, miglio, panico &c. alla grargna ; eda molte altre cofe. Vogliono le parole del motto effer breui, fucofe ; e frizzanti , poiche la (ouerchia lunghezza, Sia brieue cosi nel numero delle parole, come nelle parole ifteffe ,che conftano di molte fillabe diminuifce € fIzzan- al brio , e leggiadria dell'Imprefa. E può ofleruarfenel’efempio nella nauefluttuante in mare, ©’ amà trattenuta da alcuni canapi allentati, che porta il motto. REMISSIORIBVS RETINA- CVLIS 1VTIVS AGOR; chela douce queft'imprefa-farebbe perfetta e bella; quan- do più riftretre fofiero le parole dei motto ; la longhezzaloro , portando feco non sò quale te- dio , e languidezza , letoglie quella viuacità e fpirito, che per altro ell’haurebbe. Infegnano AI motto per tanto 1 periti, chefi come vna fola parola , verbo ; ò auuerbio può baftare per animar l'im- può balta- prefa, con due,parole il morto riefca più fonoro , e più vago ; che vi fi poffano mettere anco PILE fol trè, ma che non paflino il numero di quattro; permettendofi ancora vn verfo intiero volgare ; pena e fra ilatini quelli di metro breue , mà non gli effametri,, mal proportionandofi la lunghezza jò riefco» Joro alla leggiadria , che nel noftro componimento fi ricerca - no due pz Auuertafi però chelabreuita, vfata nel motto, (eco non porti diminutione veruna , ne meno role . ofcurità di concetto ; poiche douendo l’imprefa di fua natura e fignificare, e dilettar infieme ; a fia quando feco portafle durezza; edofcurita ; in vece di dilettare , trauagliarebbe la mente de i So contemplanti. Diminuto parmi il motto aggiunto ad vyna candela fpenta ,& figurata in campo ofcuro ; JN TENEBRIS; mal potendofi raccogliere ciò chefi voglia inferir quefto motto , quando non fia con l’aggiuntione di qualche altra voce dilucidato. Pecca d'ofcurità il titolo foprapofto ad vn leone, vicino al quale fonoileoncini; RVGIET ANTE, poiche in leg: sendolo refta affrontato l'ingegno , nonvedendofi bafteuolmente dichiarato il pretefo con- cetro , cioè che il leone prima di percotere i leoncini, che non l’vbbidifcono, foglia mandar all'aria ftrepitofi ruggiti. Le voci fimilmente, che poffonoriufcire dubbiofe; ed amfibologiche , e che portano feco Non porti equiuocatione , e perpieilita deuono efcluderfi da i motti. La onde chi fece imprefa dell’ho- perplelti- riuolo da rote col niotto; PONDERA SONITVM, accorgendofi che quel PON-"- > (3 DERA, che può efiere, enome, e verbo, riempiva d’ambiguità le menti , lo cangiòd in; PONDERIBVS SONITVM, reftandointalguifa ogni difficoltà leuata ,edappianata. Parimenti efier non vogliono ne iperbolica , ne malamente traslate ; non vi rnancando i perciò chi biafimalimpreia alzata peridea d'vn Religiofo, il quale benediceua le ftrettezze Non ima del chiofteo : cioè va mare , che dolcemente crefpo fi portaua verfo la fpiaggia, edil motto; Proprieta OSCVLATVR LIMITES, come che malamente poffa conuenire ail’onda del mare quell OSCVLATVR. Così anco è biafimato il motto foprafcritto al criftallo ; ch'egli fia limpido; INTVS, ET IN CVTE, poiche la parola IN CVTE non può auuerarli in quel corpo , fenon con improprietà , e violenza, 4 ak Non perciò da i motti affolutamente s'efclude Pyfo della metafora , quando il giudiciofo ; e difcreto Imprefifta ve l’introduca conla douuta circofpettione , facendo sì, ch ella concorra La meta- à follevare , e nobilitare il concetto , aintandolo , ed illuftrandolo , e non altrimenti . Onde dcegt non può negarfi, che nonriefcanogratiofi i motti foprafcritri al compaflo che ftà informare il gia. circolo; NON VAGVS VAGOR; Alla conchiglia , nel cui feno è la perla; HAC PROLE SVPERBIT. AI Ceruo che ftà beuendo ad vna fonte ; MERGIT IN AMNE SITIM. Almonte Etnatutto anvampante; SVA VISCERA VORAT. Lequiuocationi parimenti tant'è lontano che fiano repugnati alla bellezza dell’Imprefa; ch'- Adler anzi riefcono molto belle; quand altri con giudicio (appia introduruele . Ne fpicca vn vago A ca cfempio nell Imprefa alzata ad honoredi Filippo II. Rè di Spagna ; il cui dominio, vfcendo da i tioni. vafti regni dell'Europa, seftende fine all’imperio del mondo nouo; onde quel gran Rè fù rap- prefentaro in vn cauallo di maneggio , che faltando efce dal circolo , col cartello; NON $SVFFICIT ORBIs, fignificandofi in quell’orbis, Così il piccio] giro;dal quale i) cauallo x tra- DEL MOTTO DELL'IMPRESA trabalza, come la fignoria del mondo, che all'alto valore di quel Monarca riufciva angufta. Così anco non mi parue mala equiuocatione (quando però fe ne lafci il giudicio all'orecchio se non all'occhio) quella da me vfata per vn Auaro , figurandolo nella cicala , fegnata col titolo; QVESTV DIRVMPAR, paflandoui gratiofo equiuoco fra il Quefte che vuol dire lamento, edil Queftu che dinota guadagno ; dall’auidita del quale i mondani infatiabili fono condotti à fcoppiare, edàlafciarui la vita . Riufciranno ancora più leggiadri, e gratiofi i motti, quando fi ritrouerà in quefti qualche Egli fcher fcherzo , contrapofitione, ò bifticcio ; poiche , fe quefti non picciolo ornamento portano alle Liài fa orationi, eà ipanegirici, molto più lo porteranno ad vn motto d’imprefa , quale di fua natu- ittici» ra amad’efierleggiadro , fcherzante , e fpiritofo. Quindi non mai abbaftanza è lodata l’impre- fasalzata à perfuadere ad alcuni lafcambieuole vnione, e concordia ,come vnico frumento del- la loro conferuatione, cioè à dire vna pira, ò fia vn picciol mucchio di carboni accefi , introdotti adire; EXTINGVIMVR SI DISTINGVIMVR. Quella d’vna candela accefa, col car- tellone; OFFICIO, MIHI OFFICIO peridea di perfona , che beneficando altri, fog- giaceua à grandiffimi pregiudici) ; quella d'vn cane leuriero, giacente inatto di ripofarfi, col titolo; OCIOR, VT OCYOR, pervno,cheripofando prendeva lena per operare con mag- giore celerità ,°e gagliardia; e quell’ancora d’vna gatta che gioeolaua col topo, co'iverbi; DVM LVDIT, LADIT perfimbolo di femminalafciua , gli fcherzi della quale forni- uano in dare altrui eftremo danno ; ed altre fimiglianti. E fe nei motti dell Imprefa , tanto vaghi riefcono ibifticci, e glifcherzi , altretanto fciapiti Non fia il riufciranno quei motti , che faranno compofti di parole di fouerchio facilied appianate. L'anima RIO P dell’Imprefa communemente è chiamata motto , perche non qual fi voglia voce fe le conuiene, cl PO!" ma effer deuono voci di particolare brio » acutezza ; efpirito ; che motteggino , e frizzino con maniere viuaci, edilettofe. Non fidifdice al motto il nominare la figura , che attualmente fi vede nell'Imprefa, quando Può nel però ciò ferua per accennare qualche ingegnofo penfiero, che in vedendo precifamentela figu- motto no- ra, a primo incontro non ci farebbe ftato fuggerito , come appare nell’horiuolo da fole, formato minarfi la fenza lo ftilo, ò fia fenza il gnomone , col motto; NON LVMINE TANTVM; che fe bene figura» & jui è figurata la chiarezza del lume; cagionata dalla prefenza del Sole : ad ogni modoil lume nominato nel motto , rende quell’Imprefa tutta fublimata , ed illuftrata; il che anco fiegue nell’ horiuolo da fole, alzato per fua imprefa dal $ig. Gio: Giacomo Triunltio Prencipe di Melfi, col titolo; NON CEDIT VMBRA SOLI, che inferifce emulatione di virtù, e brauura con per- fonaggio reale; ed anco nell'horiuolo da fole , che dal Ferro hebbej; LVMINE SIGNAT, edacentaltre, ecento fimigliantii imprefe. Nonfogliono ordinariamente ammetterfi nei motti epiteti, ne aggiunti ; poiche amando d*- Efclude» efler brieui , e riftretti, efcludono tutte le fuperfluita , che a ciò poffono contrariarfi. Pare che i gli epite- foli verfi volgari afiunti‘a feruir di motto vadanoda quefto rigore efenti; ilché fi vede nellaro- ii fa,col cartello; DESTASI A LO SPVNTAR DEL PRIMO RAGGIO; nella rofa bianca; aggiuntole il motto; NE DI LASCIVO AMOR MACCHIATO HO' IL SENO;nell’iride col titolo: IN FACCIA AL MIO BEL SOL M'E RISO IL PIANTO, edinaltrefimili. Leuinfi anco da i motti due verbi fignificativi dello ftefio, quando però vndi loro non fer- E le paro- uiffe per aiutare la debolezza dell'altro , rendendo più felice , e vaga la [piegatura del concetto, Je fuper- come fiegue nell’imprefa del cardo sin atto di cardare, cioè di mondare ; e lifciare i panni, col fue- titolo; EXPOLIT, ET LEVIGAT. Pofiono i motti farfì di qual fi voglia idioma. E fe bene Monfignor Giouio approua per Sia d’idio- più lodeuolii motti di fauella ftraniera ; ad ognimodo chi vuole efler intefo, e dilettare ancora, maintefo. valerfideue d’idioma pratticato, e non ricorrere così facilmenti alle voci, ed à i caratteri Greci, Ebraici, e Caldaici, i quali fe non da nifiuno, certo da pochiffimi fono pratticati , ed intefi. Può pi. Non v'è dubbio, che con molta lode poflono i motti lcuarfi di pefo da i Poeti, Iftorici, ed Ora- gliarfì da tori, ò col medefimo fenfo e concetto, col quale da loro fonriferitt; ò con mutatione , e ridor- gli Scrit- rione dalla fimilitudine , & propotito vfati da loro ad altre fimilitudini , e penfieri. Ma nonti to- tori» glie perciò, che non poflano anco tormarfi dall'ingegno di chi fpecola , e compone l imprefa ; la Ed anco bellezza della quale non tanto dipende dall'antichità , e grauità dell'Autore , che fomminittra le pa parole , per animarla: quanto dalla viuacità , gratia, e delicatezza dello fteffo motto, che può doi darglifi dal noftro proprio ingegno s ed acutezza. lì Biragli, il Bargagli, ed altri di quefta protetlione efcludono da i morti le particelle; Hic, Particelle bine , hoc ita, fic; e l'Abbate Ferro ne pervia di fimilitudipe , ne dicomparatione permette Ja efclute» particella fi, come che fimiglianti particelle diminuitcano alla leggiadria del motto, e rendano dal mot- J'imprefa piena di languidezza , e di freddezza. tosqual: 1 motti poflono effere tutti affermatiui , come quello foprafcritto al collaro da cane ; SA V- Poffono CIAT, ET DEFENDIT. Tutti nègatiui come quello del camelo; NEC IEiV- effere a- NIO, NEC VIA; te parte affermatiui, e parte negatiui , come quello del cigno figurato fermativi, pell’acque , che vàdicendo; ABLVOR, NON OBRVOR. biagi Ammettono tutti imodi; l’indicatiuo come quello del pallone; PERCVSSVS PART OR } i "n= come. DE I MOTTI DELL’IMPRESE. L'imperatiuo,comecguello aggiunto al fuoco pofto fopra vna torre. FERTE CITI PERRIVM; Ammer. Ji fubiuntiuo qual'è quello della donola tenéte l'erba ruta in bocca. CAVTIVS VT PVGNET. tono tutti L'optatiuo,come quello dell’orfasche ftà labédo il fuo parto,con; VTINAM PERPOLIATVR, Modi. Riefcono.afiai meglio,ò. veramente inprima perfona,introducendo pet via di.profopopea quel- la figura àragionardì fe fteffa; come il Ceruo,che fpiécarnidofida vna riua, oe altri ceruî gli ftava- Riefcono no vicini, e gettandofi à nuoto nella corrente d’vn fiume per varcarlo, diceua; PRANATO SE- ! prima, QVENTVR, il Camaleonte, che ftillando mortifero lîtoré sù’1 capo d vn ferpente , dichiarava il fuo intento,co?l proteltare; MACTO NON MANDVCO; la pecorella,che portandofi verfo vn ramofcello verde , a lei offerto , maueua il motto » SEQVOR.ALLECTA ;, ò veramente in In terza perfona terza,facendo ch’altsi afferiféa nella figura dipinta, ò rapprefentata qualehe particolare perfona. proprieta,od attione; come nell oriuolo da rote appefo al muro;al quale aggiunti; DANT PON- DERA LEGEM. All’albero;dalla falce inueftito,col titolo; COEDE VEGETIOR;allarofa fiorita sù’) {yo cefpo, col foprafcritto; NASCENDO SENESCIT. Non eflendoui quafi efem- pio, nel quale fi ritrouino i motti, che parlino in feconda perfona. Ponnofi fare i motti di foli auverbi , come quello pofto à giiocchialij; PROCVL ET PER- Si.fanno SPICVE';di foli nomi,come quel dell'organo; AVRA, MANVSQVE SONVM. di foli ver- di piero bi come queldell’orfo in ciel nuuolefo; SERENABIT; dinomie verbi come nell’horologio da p; di ne_ fole; IN.VMBRA DESINO.. Bauuerbi, e verbi come nelt'imprela del fole; AFFLVENTER smi&& ET NON_IMPROPERAT:; della nube.in faccia delfole. Ci TO DISSOLVAR. Sono lodati i motti, ne iquali il yerbo nons'efprime, ma tacitamente vi sintende,come.-neil’- Si lodano imprefa dello truzzo riguardantele voua,.con; OCVLIS VITAM, della fontein vn giardino, eo lverbo con; NATVRA, ET ARTE, dellambicco, con; HVMOR.AB IGNE; edaltre tali. E: fpprefos potrei anco aggiungerui che i motti , ne tquali fi ritrova vna particella , 6 paroletta monofillaba riefcano dalla medefima con ifquifira maniera conditi, e raddolciti., il chefi vede nellImprefa. uu. dell’Alicorno con; PRE OCVLIS IRA ;.della luna fcema ; AT COELO.REFVLGET, Monofik del torchio da ftampare. PREMAT DVM IMPRIMAT, i quali motti, fe loro fitogliefiero ps Fot Je particelle, come per efempio fe fi dicefle. Ante oculos ira. Verum:cglo refulget, Premat modo ETA ; imprimat , non v'hà dubbio che molto perderebbero di gratia n edifinezza. | DELL'IMPRESE PARTICOLARI, Auranno l’imprefe:non.sòqual grado più nobile di perfettione ; e merito di maggior lode, Ho iguiado così con la figura ,come colmotto , è con alcuno diquefti dinoveranno la condi- 13 tone, ò profeflionedi colui pet chi faraflî l’imprefa ; (cherzando full nome, ò cognome; ò valen- r: dofì dell’arme di quei foggetti, ad-honore de i quali farà l’imprefà inuentata . Quanto alla condi-' tione,é ftato della perfona ; perdinotareche vn Porporato haurebbe vn giorno fcoperto i fuoi fini virtuofi e fanti, i quali per addeffo erano occulti, figurai vn vermiglio bottondi rofa, tutto ri- ftretto, col cartello; SVB SOLE PATEBIT. Quant’al nome euui quella gratiofa d'vn'aman- te,cheridotto a mal termine dalla rapacicà della fua dona,chiamata Laura, figurò vna rofa sfron- data,col cartello; COSL L’'AVRA M'HA:. CONCIO. Quantalcognome, per dinotare la vittoria ottenuta dal grande Auftriaco Carlo V. fopra Francefco I. Rè di Francia mi parue no- bile imprefa quella d’va Giglio ammofcito e.languente , figurativo di Francia; col cartellone ; PERFLANIIBVS AVSTRIS. Quantall’arme gli Accademici Parteni) di Roma,attendendo; che gli Emipentilimi Barberini, Jeinfegne-de i quali fono l’api ; fi portaffero ad affiftere à non sò ) quale effercitio rettorico, fopra la porta dell’Accademia alzarono l Imprefad'vn giardino fiorito, con; APES, EXPECTAT ;- edi Signori Cremonefi nella promottone al Cardinalato di Monfi- i gnor Vidone,alzando per imprefavna vite carica d'vua,tolta dall’arme di quel Signore, le fopra- pofero; MATVRA RVBVIT. Quant'all’arme,eicognoine vniti infieme,è belbimprela quella © alzata ad honore del Cardinal Veralo, cioè alcune rofe, tolte dall’arme fue com] acqua ondeg- giante per alcuni rufcelletti, che parimenti egli hà nell’arme,dandofi loro per motto il {uo mede- timo cognome VER ALO. * i «i Vna folaconfiderationerelta da foggiungerfi;che douendofialzare Imprefa génerale in qualche Accademia, fi come quefta dourebbe accennare cofa non totalmente perfetta; mà che afpira alla perfettione ; cofa con la quale foffà confagente il nome aflunto dall’Accademia'eda gli Accade- “ mici; così per fua lodeuole conditione dourebbe affumere per corpo molte cofè 3iche infieme con- correflero ad vna fola atrione , aggiungendo loro vn motto , che dinotaffe Quella concordia , ed è vnione. Così gl Intenti di Milano hanno»: vira rota da cauar acqua;tutta circondata di fecchi,col cartellotolto da Virgilio; LABOR OMNIBV5s VNVSs$. Gli Vnanimi di Salò hanno il bu- gno; ò fia il cupile,con molte api d'intorno , ed il motto pur di Virgilio; OMNIBVS IDEM ARDOR. Egli Affetati di Napoli vn torchio; che preme vue, ilicore delle quali colando da più pari, inficue fi raccoglie; co hderto.pur di Virgilio; COST OMNISSIN VNVM. Con- ditionenoa però affoluramente.neccilaria;imà ben fi molto ‘lodeuoley perchèàfegnalata bellezza sì fatta imprefa potia dirfi arriuatà/. piiubin2 .C% ORDINE, a READER ò fia difpofitione del Mondo Simbolico . PARTE PRIMA. COR PINA TIVA LI CORPI CELESTI. Libro I. Cielo cap. 1, Luce cap. 2. Alba cap. 3. «Aurora cap. 4. Sole cap:5» Sole nel Zodiaco cap. 6. Ecclifi del Sole cap. 7. Luna cap. 8. Ecclifî della-Luna cap. 9. Stelle cap. to. Acquario > cap.11 orfa Lai cap.12. Galaffia ) via lattea ‘cap.13. Notte CAP. 14 CORPI ELEMENTARI, Libro II Fuoco Fuoco cap. 1. Fiamma. cap.2. Fiaccola :. cap. 3. Tizzone. cap. 4. Carbone cap. 5. Fumo cap. 6. Cenere ” cap, 7. Aria Vapore nebbia cap. 8. Nube cap.9. Pioggia cap.10. Nene CAp.II, Grandine cap:12, Ghiaccio cAp.I 3- Lampo cap:I4 Fulmine cap.15- Tride cap. I 6 Cometa cap.17: Fento cap.18, bo ACQUI 031. «Acqua LAP.19 «Acque lambiscate ».. \cap.r0. Mare i |) Cap al. Fiume cap.aa. | Fonte Cap.23. Pifcina CAP.24, Pozzo CAP.25» Terra Terra cap.26. Campo CAPp.27. Monte cap,28, Etna CAPp.29» Qlimpo cap.30 Ifola CAp:3 1 Iftmo cap.32. Scoglio cap.33+ DEI ET HVOMINI, Libro III AleRandro,Nodo gordigno c.1. «Amore cap. 2. «Atlante. cap. 3. Caducco Cap. 4. Chimera cap. 5. Cornucopia cap.6. | Dedalo cap:. Enea cap. 8: Fama cap. 9. Fetonte cap. 10. ° Fortuna capitt. > Gerione cap. 12. Giano, cap.13% GiuStitig Cap. 14. Hercole cap. 15. Icaro.. cap.16, Ifione Cap. 17» pisa cap. 18. Minerha cap. 19. Morte cap. 20, Sileno cap.*1, Strena cap. 22. Tantalo cap.23, Titio cap. 24, Pr lifte cap.25. Capo cap. 26. Cuore cap. 27. Mano cap.28. Piede cap. 29. VIiGCGELLI Libro IV. V ccello cap. I. «Airone cap. 2 Alcione cap.3» Allodola CAP: 4> Anitra cap. 5» Apode cap. 6. Aquila cap.7» vi» cap. 8. «Auoltoio cap. 9. Barbagianni Tap. 10, Benico cap. 11. Biftarda cap. 12. Calandra cap.13. Caprimulgo CAP. 14 Cardello cap. 15. Carifto Cicogng Cigno Ciuetta Coccice Colomba Cornacchia Coruo Coturnice , ftarna Cuculo Draicg Dugo |” Fagiano Falcone Fenice Folega Fringnello' (°°: Gallina, chioccia Gallinaccia : È Gallo Gallo d’India Gazza pica Glottide Griffone Grotto Grue Ibide Loxia Mergo Merlo Morfice Oca Pandaiolo «Papagallo Paffero Paffero folitario Panone Pelicano Pernice Picchio Pintadello Pipiftrello Rondine Roffignuolo Salencide Sparaniere Struzzo Tortore Trochilo Vanetta Vecello rifplendente V pupa Vouo cap. 16, cap.17. cap. 18. cap.19, cap. 20. cap.21. cap.22. cap.23. cap. 24. cap. 25. cip. 26. cap: 27. cap. 28. cap.29. cap. 30. _ Cap.31. cap. 32. _ cap. 33» CAP. 34 cap. 35» cap. 36, cap. 37._ cap. 38, - CAP. 39» cap. go. cap, 41. cap.4. CAP. 43. CAP. 44. cAPp.45- cap. 46. CAP. 47. cap.48. CAP. 49. cap. 50, cap. $I. cap. 52. cap. 53. CAP. 54. cap. 55. cap. 56. CAP.57» cap. 58. cap. 59. cap. 60. cap. GI. cap. 62. cap, 63 Ù cap. 64. CAP. 65. cap. 66. cap. 67. cap. 68. Ala DISPOSITIONE DEL MONDO SIMBOLICO. Ala cap. 69. Penna cap. 70. Nido cap. 71. Gabbia cap.72. OQOVABRVPEDI Libro V. Agnello cap. 1. Alce cap. 2. Alicorno cap. 3- Armellino cap. 4. Afino cap. 5. Bifonte cap. 6. Bucefalo cap. 7. Bue cap. 8. Camelo cap.9. Camozza cap. 19. Cane, Collaro da cane cap. 11. Capra cap.12. Capricorno cap, 13. Caprinolo cap. 14. Caftoro Cap. 15. Cauallo cap. 16. Cerno cap. 17. Cinghiale tap. 18. Cinocefalo cap. 19. Damma cap. 20. Donnola tap. 21. Elefante auorio cap. 22. Faina fol. 66. Gatto cap.23. Ghiro cap. 24. Hiena cap. 25. Leone” cap.26. Leopardo cap. 27. Lepre ‘ cap. 28. Lontra cap. 29. Lupo cap. 30. Lupo ceruero cap. 31. Manticora cap.33. Montone cap. 33- Mula cap. 34 Orige cap.35- Orfo cap. 36. Pantera cap. 37. Pecora vello cap. 38. Porco cap. 39. Riccio (pinofo cap. 40. Rinocerote cap.4qt. Scoiattolo cap. 42. Simia Cap. 43. Tafo cap. 44. Tigre Cap. 45. Toro,toro di Perilo cap.46. Volpe cap. 47» Vro cap. 43. PE S CI Libro VI. Pefci cap.r. A carnane cap. 2. Aguglia cap. 3. Anguilla CAP. 4» sAnihia cap. 5- Apue cap. 6. Afello cap. 7. Balena cap.8. Barbo cap. 9. Callionimo cap. 10. Cancello cap. Il. Cane cap. 12. Carpione cap. 13. Cefalo cap. 14. Cocodrillo cap. 15. Conchiglia cap. 16. Delfino cap. 17. Gambaro cap.18. Glano cap. 19. Granchio cap.20. Ippotamo cap. 21. Luccio cap. 22. Lucerna cap.23. Melanuro cap.24. Murena ‘ Cap.25. Nautilo cap.2.6. Orata CAP. 27. Paftinaca cap. 28. Petragnoli cap. 29. Polpo cap. 30. Pompilo Cap. 31. Porpora cap. 33. Rana cap. 33. Remora cap. 34. Riccio dimare cap. 35. Rondine cap. 36. Salmone cap. 37- Sarde cap. 38. Sargo cap. 39. Scaro . cap. 40. Scolopendra cap. 41. Sepia cap. 42. Siluro cap. 43- Spada cap. 44» Stella cap. 45- Tartaruca cap. 46. Tonno cap. 47» Torpedine cap.48. Trota cap. 49. Vefcouo cap. 50. Vitelmarino. CAP.5I. SERPENTI, ET ANIMALI VELENOSI. Libro VII. Amfifibena cap. 1. Afpido cap.2. Bafilifco cap. 3. Drago cap. 4. Idra cap. 5. Rofpo cap. 6. Scorpione cap. 7. Serpe cap. 8. Vipera. cap. 9. ANIMALI IMPERFETTI, Libro VIII. Ape cap. T. Baco, bambice cap.2. Bruco ruga CAP. 3 Calabrone, fcarafaggio cap. 4 Camaleonte cap. 5 Chiocciola cap. 6 Cicala cap.7 Elidro , Ienenmone cap.8 Farfalla cap.9 Formica cap.10 Locufta , canalletta cap.11 Lucciola cap.12 Mofca cap. 13 Piraufta cap: 14 Ragno cap. 15 Ramarro cap. 16 Salamandra cap. 17 Sanguifuga cap. 18 Stellione cap.19 Talpa cap.20 Topo cap.2L Vefpa cap.22 PIANTE, E FRVTTI. Libro IX. «Abete cap. 1 Agnocafto cap. 2 Alloro cap. 3 Arancio cap. 4. Balfamo cap. Canna cap. 6 Caftagno , caftagna cap.7 Cedro cap. 8 Cerro cap.9 Cipreffo. cap. 10 Cotogno © CAp.II Ellera cap. 12 Fico cap.13 Fraffino cap. 14 Gelfo moro cap. 15 Granato cap. 16 Larice cap.17 Mandolo cap. 18 Mirra cap.19 Mirto cap. 20 Noce cap.21I Olmo cap.22 Palma cap.23 Pepe cap.24 È Pefca cap. 25 Pigna , pino tap.26 Platano cap.27 Pomo cap. 28 Quercia ghianda cap. 29 Salcio cap. 30 Sorbe cap.31 Spina cap. 32 sunero cap. 33 Taffo cap. 34 Vite, Vsa Vino cap.35 V lino cap. 36 Bofco felua cap. 37 Albero cap. 38 Tronco cap.39 Ramo cap. 40 Legno,baftone,verga ca 4r Innefto * DISPOSITIONE DEL MONDO SIMBOLICO, Innefto cap. 4% Canfora Cap. 5. BAT COXR Carbonchio cap. 6a ERBE Libro XL Ceraunia cap. 7- Libro X. Fiore cap. I, Corallo cap.8. Atanto cap. 1, Adone cap.2. Cote cap. 9. Afpalato cap. 2. Amaranto cap. 3. Criftallo cap. 10. Bafilicò cap. 3» Campanello cap. 4. Diacodo cap.1I. Boraggine CAP. 4» Dulipante, tulipano —cap.s. Diamante cap. 12. Capeluenere cap. 5. Elicrifo cap. 6. Diafpro cap. 13. Cappari cap. 6. Garofano cap. 7» Etindo Cap.14. Cardo cap. 7. Gelfomino cap. 8. Gemma cap. 15. Cauolo cap. 8, Giacinto cap. 9 Giacinto cap. 16. Cipolla cap. 9. Giglio cap.10. Iride Cap.17- Fienogreco cap.10. Girafole cap.1 I. Opalo cap. 18. Formento, Grano,Spica ca.11, Granatiglia Cap.12, Perla cap. 19. Fungo cap.12. Indiano cap.13. Pietra cap. 20. Giunco cap.13. Maraniglia di Spagna cap.14. Pietra focaia cap.2I. Gramigna cap.14. Papancero Cap.15. Pietra di paragone cap.22. Lino cAp.15. Peonta cap.16. Sardonico cap. 23. Loto cap.16. Rofa cap.17. Selenite cap. 24» Lupino cap:17.- Viola cap.18. Smeraldo cap.25. Miglio cap.18. Giardino CAp.19. Zaffiro cap. 26. Ortica Cap.19. Pulegio cap.20. GEMME, E PIETRE METALLI Rapa Rafano CALI Libro XII. Libro XIII. Rifo cap.22. Sempreniso cap.2.3. Ambra cap.1. Oro cap. Ia Trifoglio CAp.24. «Amianto cap. % Argento cap.2. Zafferano cap.25. Asbefto cap. 3. Ferro CAP. 3+ Zucca cap.26. Calamita cap. 4. Danaro CAP. 4. DEL MONDO SIMBOLICO PARTE SECONDA, CORPI CAR CITRECIS TL SIG R.V M E NeTel Furlone, Staccio cap. 10» Caftello cap. 3, ECCLESIASTICI Gelofia cap.it. . Cifterna cap. 4: Libro XIV. Lanterna cap.12... Città cap. 5. Altare cap. I» Lucerna cap. 13. Colonna cap. 6. Bafton paStorale cap.®» Mataffa cap.14. © Fornace cAp.7. Campana cap. 3» Menfa cap. 15» Fornello cap. 8. Croce cap. 4 Molletta cap. 16. Fucina cap. 9, Incenfiero cap,s. Ombrella cap. 17. Labirinto cap. 10. Lampade cap, 6. Pane cap. 18. Mulino Cap. Il Mitra cap. 7. Pentola cap. 19, Piazza tap. 12. Tabelle cap. 8. Scala cap. 20. Piramide cap. 13. Triangolo cap. 9. Scarpa cap.2 1. Ponte Cap. 14. Scrigno cap. 22. Porta CAP. 15. STRVMENTI ECONOMICI secchia cap.23, Sepolcro cap. 16» Libro XV. Specchio cap. 24. Statua cap. 17 Anello capiti; Tela cap. 25» Teatro cap. 18. Arcolaio cap. 2. Vafo cap. 26. Tempio cap. 19. Borfa cap. 3. Vtre , botte cap. 37. Torre Fap. 20. Caldaia cap. 4. Candela cap.5. EDIFICII, E LORO STRVMENTI FABBRILI. Capello cap. 6. ATTENENTI. Libro XVII Caraffa cap. 7. Libro XVI. Barile - cap. tt. Coltello, rafoio cap, 8. Calcina cap. T. Boffolo da Segatori cap. 2. Cuna cap. 9» Cala, Edificio cap.a. Catena cap. 3. Cerchio cerchio cap. 4. Chiane Cap. 5. Chiodo cap. 6. Corda fune cap.7- Crucinolo cap. 8. Filatoio, mulinello cap. 9. Forfice cap.10. Forma cap. IT. Ganghero cap. 12. Incuggine cap. 13. Lambicco, boccia cap. 14. Lefina cap.15. Lima i cap. 16. Mangano (cap.17» Mantice | cap. 18. Martello cap.19. Mortaio ‘cap.20. Oncixo cap.21. Penmello cap.22. Pialla cap.23. Regola cap. 24» Scarpello cap. 25. Scure cap. 26. Sega cap.27- Serratura cap.28. Taglia cap. 29. Telaio cap. 30. Torchio cap. 31, Trafila cap. 32. Trapano cap. 33* Triuello cap. 34- Trombada bicchieri cap. 35. STRVMENTI DA GIVOCO. Libro XVIII. Dado Cap. 1. Farinaccio cap. 2. Girauento cap. 3. Palla cap. 4. Pallone , bracciale cap. 5. Racchetta cap. 6. Razzo cap. 7. Scacchiere . cap. 8. Trottola cap. 9. LETTERE ALFABETALI, ED ALTRI ATTENENTI. Libro XIX. A cap. I. B cap. 2. Carta d’afciugare cap. 3- Efempio cap. 4. H cap. 5» Libro cap. 6. (e) cap. 7. Penna da ferinere cap. 8. Poluerino cap. 9. Riga cap. 10. Sigillo cap.il, DISPOSITIONE DEL MONDO SIMBOLICO. STRVMENTI MARINARESCHI. Libro XX. Anchora cap. 1. Barca cap. 2. ‘ Battello cap. 3» Carta da nauigare cap. 4. Galera cap. s. Hamo cap. 6. Fri cap..7. ete cap.8. Timone cap. 9. STRVMENTI MATEMATICI. Libro XXI Archipendolo cap. 1. Aftrolabio cap. 2. Bilancia ftadiera cap. 3- Cannocchiale cap. 4- Cilindro cap.$. Circolo cap. 6. Compaffo capi 7. Globo, Sfera cap. 8. Horiuolo da fole cap.9. Horinolo da rote cap. 10. Horiuolo da poluere cap. 11. Mappamondo cap. 12. Microfcopio cap. 13. Occhiale — CAP. 14. Piombino cap. 15. Quadrangolo cap. 16. Quadrante cap. 17- Squadra cap. 18. Strumento cap. 19. Tetradio cap.r0. Traguardo cap.21. Triangolo cap.22. STRVMENTI MILITARI. Libro XXIIL Archibugio cap. 1. Arco cap. 2. Ariete cap. 3. «Armi cap. 4 «Artiglieria cap. 5. Baleftra cap. 6. Berfaglio cap. T. Bomba cap. 8. Clana cap. 9. Elmo cap. 10. Faretra cap. II. Frombola cap.12. Hafta Cap. 13. Infegna, bandiera cap. 14. Lancia cap. 15. Manoppola cap.16 Padiglione cap. 17. Saetta cap. 18. A+ Scudo Cap. 19. Spada cap.20 Tamburo cap.21 Tromba cap. 2% STRVMENTI MVSICALI. Libro XXIII. Arpa cap. E Cetera CAP. % Corda cap. 3 Lira Cap. 4 Liuto cap. 5 Organo cap. 6 Pina cornamufa cap.7 Siringa + cap.8 STRVMENTI RVRALI. Libro X XIV. Aratro cap. K Carro CAP. R Correggiato cap. 3 Criuello CAP. 4 Erpice cap. 5 Falce cap. 6 Giogo cap.7 Palo cap:8 Rota cap.9 Staio cap.10 Vaglio cAPp.iI M..lyS I si Libro XXV. Bandersola cap. 1 Briglia , freno cap.2 Cane di ferro cap.3 Caffetta cap.4 Corno cap. 5 Corona cap.6 Difciplina cap.7 Fibbia cap.8 Ghirlanda cap.9 Groppo cap.10 Lancetta cap. II Legumi cap. 12 Lucchetto cap. 13 Mafchera cap. 14 Meta cap. 15 Nube di creta cap. 16 Paftoie cap.17 Pettine cap.18 Rogo Cap. 19 Scena cap. 20 Scettro CAp.z1I Sprone cap.22 Trono cap. 23 Ventaglio cap. 24 Ventofe, coppette cap. 25 Vifchio cap.26 INDICE I NORGL SE AE. MESI RICO * Dei corpi vfati nelle feguenti Imprefe. A ì A Lib. 19. cap.1. 3 [A Abete lib. 9. caper. canto lib. 10. cap. 1. vcannane pefaedibud. cap.i?. Accetta lib. 17.cap. ni Acqua lib. 2. cap. 19. Acquelatnbiccare lb. È. € 20, Adone fibre lib. Ti. cap.2. Agnello lib..5. cap. 1. * Agnocafto pianta lib. 9. cap.2, A.guglia pefce lib. 6.cap.3. Airone vecello lib.4. cap. 2, Ala dib.4. cap. 69, Alba lib. 1. cap. 3. Aibero lib. 9. cap. 38. ice lib. 5. cap.2. vAlcrone lib. 4. cap. 3. Alefiandro Jib. 3. cap. 1, Alicorno lib. 5. cap. 3. ©. Alledola lib 4. cap. 4. Alloro lib. 9. cap. 3. * tbX Altare lib. 14 cap. I. Alucare lib. 8. cap, n! Amarafto. fiore lib; 11. cap.3. Ambra lib. 12. capro 0 Amffibena ferpente lib. 7. c.1. Aonanio pietrasbib. 12. cap.2, more lib. 3.cap, 2. Anchora lib. 20. cap. 1: Anelio lib. 15. cap.I. Anguilla lib. 6. cap. 4. Anitra lib. 4. cap. 5. Anibia pefce lib. 6. cap. 5. Ape lib. 8. cap, 1. Apode lib, 4. cap. 6. Apue pefci lib.6. cap.6, Aquario lid. I.cap.IT, Aquila lib. 4. cap. 7. Arancio lib. 9. cap. 4. Aratro lib.24. cap. 1. Archibugio }b.22.cap. 1. Archipendolo lib.21. cap. 1, Arco lib. 22. cap. 2, Arcolaio lb. 15.cap.2. © Argento lib.13. cap.2. Ariete militare lib. 22. cap.3, Armellino lib.5. cap. 4. Armi lib. 22. cap. 4. Arpa lib.23. cap. 1. Artiglieria lib. 22. cap.5. Asbefto pietra lib.12.cap.3, Afello pefce lib. 6. cap. 7. Afino lib.s. cap. 5. Afpalato erba lib. 10, c2p.2. Afpido lib. 7. cap. 2. Aftore lib. 4. cap. 8. Afrolabio lib. 21.capiz...» Atlante lib. 3. cap. 3. ‘Auoltoio/lib:4. cap.9. è Auoriò libisIcap.22. ){ Auror4Jdib. n cap. 4. - +£ ) B TI Lib. 19. cap.2. + A) Babuino cinocefalo 1.50.19 ‘Baco , vermeda feta lib,8.c:2, Balena lib.6, cap. 8. Baleftra lib.22 cap. 6. Balfamo lib.9. cap. 5. î Banderuola Jib.25.cap.1. -Barbo pefce lib. 6. cap.9. Barbagianni lib.4.cap.10. Barca:lib.20. cap. 2. Barile lib. 17. cap. 1. + Bafilioò lib. 10. cap. 3. Bafiliico lib. 7.cap.3.. »* -Bafton paftorale tib.14. cap.2, ‘Battello lib. 20. cap.3. Benico vecello lib.4. cap.11. Berfaglio lib.22.cap.7. Bilancia lib. 21. cap:3- © Bifoncee lib. 5. cap. é. Biftarda lib.4. cap. 12. Boccia? lib.17, cap. 15. Bomba lib.22.!cap. 8. Bombarda lib.22. cap.5. Boragine lib. ro. cap.4. Bofco lib.9. cap. 37. Boffolo da fegatori 1.17.c+2, Borfa lib. 15. cap. 3. Botte lib.15. cap. 27. Bracciale lib. 18. cap.5. Briglia lib.25. cap.2. Bruco lib.$. cap.3. Bucetalo 1.5. cap. 7 Bue lib. 5. cap. 8. Cc E lib. 3. cap. 4. Calabrone lib. 8.cap. 4 Calamita lib. 12. cap.4. Calandra lib. 4. cap. 13. Calcina lib.16. cap.1. Caldaia lib. 15. cap. 4 Callionimo pefce lib.6. cap.10, Camaleonte lib. 8. cap.s. .Gamelo lib. 5. cap.9. «Camozza libi:5. cap. 10. .Qampana lib. 14. cap: 3. Gampanello fiore lib. 11. gap.4. Campo lib. 2. cap. 27. Cancello lib. 6. capyttai: | Candela lib.15. cap.$.*- Gane»1.5. cap. 11. Gane.pefce lib. 6. cap.aa, Cane di ferro libd.25+C4p.3» Ganfora lib.12. cap. 5. . Canna lib. 9. cap. 6. » Cannocchiale lib.21.cap.4, Capeluenere lib.10, cap.5. . Capo. lib. 3. cap. 26. Cappari lib. 10. cap. 6. Cappello lib.15.cap.6. Capra lib.5.cap.12. Capricorno lib.5.cap.13. Caprimulgo lib. 4. cap. 14.. «Capriolo lib. 5.cap.14. Caraffa lib.15. cap. 7. Carbonchio lib. 12. cap. 6. Carbone lib. 2. cap. 5. Cardello lib.4. cap. 15. Cardo lib. 10. cap.7. Carifto! vecello ib.4. cap. 16, + Carpione lib.6. cap.1 3. Carro lib. 24.cap.a. .Carta d’afciugare lib.19. cap. 3. Carta da nauigare lib.20. cap. 4. Cafa lib. 16. cap. 2, affetta lib. 25. cap.4. | Caftagna lib. 9. cap. 7. .Caftello lib.16. cap. 3. Caftoro lib. 5. cap. 15» Catena lib. 17. cap. 3. .Caualletta lib, 8. cap.1r, Cauallo lib.5. cap. 16. Cauolo lib. 10. cap. 8. Cedro lib.9, cap. 8. Cefalo lib. 6. cap. 14. Cenere lib. 2. cap. 7. Ceraunia pietra lib. 12, cap,7. Cerchio lib. 17. Cap. 4» Cerro lib. 9. cap. 9. Ceruo lib. 5.cap. 17. Cetera lib. 23. cap. 2. Chiaue lib.17, cap. 5. Chimera lib. 3.cap: 5. Chioccia lib.4. cap.3 2. Chiocciola lib.8. cap. 6. Chiodo lib. 17. cap. 6. Cicala lib.8.cap.7. Cicogna lib. 4. cap.17, Ciclo EN DOO ED E.) I COME RI Cielo lib. 1. cap. 1. Cignale lib.5. cap. 18. Cigno lib.4. cap. 18. Cilindro lib.21.cap:5. Cinocefalo lib. ;.cap. 19. Cipolla lib: 1o.cap. 9. Cipreflo lib. 9.cap. 10. Circolo lib.21. cap. 6. Cifterna lib. 16 cap. 4. Città lib. 16. cup, 5. Ciuetta lib. 4. cap. 19. Claua lib.22. cap. 9. Coccice vecello jib. 4. cap.20. Cocodrillo lib. 6. cap.15. Collaro da cane lib. 5.cap. If. Colomba lib 4. cap.2 1. Colonna lib. 16. cap. 6. Coltello lib.15.cap.8. Cometa lib.2. cap. 17. Compaflo lib.21. cap. 7. Conchiglia lib.6.cap.16. Corallo lib. 12. cap.8. Corda fune lib. 17. cap. 7. Corda muficale lib. a 3. cap. 3. Cornacchia lib 4.cap.22. Corno lib. 25.cap.5. Cornucopia Jib.3. cap. 6. Corona lib.2;. cap. 6. Correggiato lib. »4- cap. 3. Coruo lib. 4. cap. 2 3. Cote lib. 12. cap. 9. Cotogno lib. 9. cap.11. Coturnice lib. 4. cap. 24- Criftallo lib.12.cap.10. Criuello lib. 24. cap. 4. Croce lib. 14. cap. 4. Cruciuolo lib. 17. cap. 8. Cuculo lib. 4. cap. 25. Cuna lib. 15.cap. 9- Cuore lib.3. cap. 27. Cupile lib.8. cap.1. D Ado lib.18.cap.1. Damma 1. 5. cap. 20. >» Danaro lib.13.cap.4. Dedalo lib. 3. cap. 7. Delfino lib. 6. cap.17. Diacodo pietra lib.12. cap.11. Diamante lib.12. cap. 12. Diafpro lib. 12. cap. 13. Difciplina lib.35. cap.7. Donnola lib. 5. cap. 21. Drago lib. 7. cap. 4. Draica lib.4. cap. 26. Dugo lib. 4. cap. 27. Dulipante, tulipano 1. 11. c.5- E Ccliffi del Sole lib.1.cap.7. Eccliffi della luna lib.1. c.9. Edificio lib. 16. cap.I. Elefante lib. 5. cap. 22. Elicrifo fiore Jib.11.cap. 6. Elidro lib.8.cap.8. Ellera lib. 9. cap. 12. Elmo lib.22.cap. 10. Enea lib. 3. cap. 8. Erbe lib. ro... Erpice lib. 24. cap.s. Efempio lib. 19. cap. 4. Etindo pietra lib. 12. cap. 14. Etna lib. 2.cap.29. F Agiano lib. 4. cap. 28. Faina Addic. al hb. 5- Falce lib. 24. cap.6. Falcone lib. 4. cap. 29. Fama lib. 3. cap. 9. Faretra lib.23.cap. IT. Farfalla lib. 8. cap. 9. Farinaccio lib. 18.cap. 2. Fenice lib. 4. cap. 30. Ferro lib. 13. cap. 3. Fetonte lîb.3.cap.10. Fiaccola lib. 2. cap. 3. Fiamma lib.2.cap. 2. Fibbia lib.25. cap.8. Fico lib.9. cap. 13. Fieno greco lib. 10. cap. 10. Filatoio lib.17. cap.9. Fiore lib. 11.cap. I. Fiume lib. 2. cap. 22. Focile lib.12.cap. 21. Folega lib. 4. cap. 31. Fonte lib. 2. cap. 23- Forfice lib. 17. cap.10. Forma lib. 17.cap. 11. Formento lib. 10. cap. 11. Formica lib. 8. cap.10. ù Fornace lib. 16.cap.7. Fornello lib. 16. cap.8. Fortuna lib. 3. cap. 11. Fraffino lib. 9. cap. 14. Freccia lib.22.cap.18. Freno lib. 25-cap. 2. Fringuello lib. 4. cap. 32. Frombola lib. 22. cap. 12. Fucina lib.16. cap. 9. Fulmine lib. 2. cap. 15. Fumo lib. 2. cap. 6. Fune lib. 17. cap. 8. Fungo lib. 10.cap. 12. Fuoco lib. 2. cap. 1. Furlone lib. 15. cap. 10. G Guai lib. 4 cap. 72. Galaffia lib. 1. cap.13. Galera lib. 20. cap.5. Gallina lib.4. cap. 33. Galiinaccia lib.4. cap. 34- Gallo lib. 4. cap. 35- Gallo d’India lib. 4. cap.36. Gambaro lib. 6. cap. 18. Ganghero lib. 17. cap. 12. Garofano lib. 11. cap. 7- Gatto lib. 5. cap, 23. Gazza pica lib. 4. cap. 37- Gelofia frumento lib. 15.11. Gelfo moro lib.9. cap.15. Gelfomino lib. 11. cap. 8. Gemma lib. 12.cap. 15. Gerione lib. 3.cap..12. Ghiaccio lib.3. cap. 13. Ghianda lib. 9, cap.29- Ghirlanda lib: 25. cap.g! Ghiro lib.5.cap.24.. Giacinto fiore lib.11. cap.9, Giacinto gemma lib. 12. cap.16. Giano lib. 3. cap. 13. Giardino lib.11. cap.19. Giglio Iib.11.cap. 10. Giogo lib. 24. cap. 7. Girandola, girzuento I. 18. cap.3. Girafole lib. 1Lcap.It. Giunco lib.10. cap. 13. Giuftitia lib. 3. cap. 14. Glano pefce lib. 6. cap. 19. Globo lib.21. cap. 8. * Glottide vccello lib.4. cap. 38. Gramigna lib. 10. cap.14. Granatiglia lib. r1.cap. 12. Granato lib. 9. cap. 16. Granchio lib.6.cap.20. Grandine lib.2. cap.12. Gritfone lib. 4..cap. 39. Groppo lib:25.cap.I0. Grotto vecello lib. 4. cap.40. Grue lib. 4. cap. 41. H Lib. 19, cap. 5. Hamo lib. 20. cap. 6. Hafta lib. 22. cap. 13. Hercole lib. 3. cap. 15. Hiena lib. 5. cap. 25. Horiuolo da poluere lib. 21.c.11. Horiuolo da rote lib.21. cap. 10. Horiuolo da fole lib. 2 1.Cap.9. I Bice, capricorno lib.s.c.13. I Ibide vecello lib.4. cap.42. Icaro lib. 3. cap. 16. Icneumone lib. 8. cap. 8. Idra lib. 7. cap. 5. Incenfo lib. 14. cap. 5. Incuggine lib.17. cap.13. Indiano fiore lib.11.cap.13. Innefto lib. 9.cap.42. Infegna lib. 22. cap. 14. Ippotamo lib.6. cap. 21. Iride lib. 2. cap. 16. Iride.gemuma lib.12. cap-17. Joh 2 Ifola INDI CGE DE IIRCORRPR.I Ifola lib. 2. cap. 31. Iffione lib. 3-cap. 17. Iftmo lib. 2, cap. 32» L Abirinto lib. 16» cap.10, Lambicco lib. 17. cap. 14» Lampade lib. 14. cap, 6, Lampo lib. 2. cap. 14. Lancia lib. 22,cap. 15- Lavcetta lib,25.Cap. 11, Lanterna lib.15.cap.12» Larice lib. 9. cap. 17. Legno lib.9, cap.-41. Legumi lib. 25.cap.12. Leone lib. 5. cap. 26.0 Leopardo lib. 5. cap. 27. Lepre lib.5. cap.28. Lefina lib.17. cap. 15» Libra lib.21.cap. 3. Libro lib. 19. cap. 6. Lima lib. 17. cap.16. Lino lib. 10.cap. 15. Lira lib.23.cap.4. Liuto lib. 2 3. cap. 5. Locufta fb. 8.cap.1r. Lontra lib.5.cap.29. Loto lib. 10. cap. 16. Loxia vecello lib. 4. cap. 43» Luccherto lib. 25. cap. 13. Luccio lib. 6. cap. 22. Lucciola lib. 8. cap. 12. Luce lib. 1. cap.2, Lucerna lib.15,cap.13. Lucerna pefce lib. 6. cap.23» Lumaca lib. 8. cap. 6. Luna lib. r. cap. 8. Lupino lib. 1e. cap. 17. Lupo lib. 5.cap. 30. Lupo céruiere lib. 5. Cap. 31. M Andolo lib.9. cap.18. Mangano lib.17.cap,17, Mano lib. 3. cap.28. Manoppola lib. 22. cap-16. Mantice lib, 17. cap. 18. Manticora lib. 5.cap. 32. Manucodiata lib.4-cap. 6. Mappamondo lib.21. cap. 12. Marauiglia di Spagna 1.1 1.C.14. Mare lib. 2.cap.21. Martello lib. 17. cap. 19. Mafchera lib.25. cap. 14. Mataffa lib. 15. cap. 14. Medufa lib. 3, cap. 18. Melanuro pefce lib.6.cap.24 Menfa lib.15. cap. 15. Mergo lib. 4. cap. 44. Merlo lib. 4. cap. 45- Meta lib. 25. cap.15. Microfcopio lib. x 1.Cap.13, Miglio 1. 10. cap. 18. Minerva lib. 3.cap. 19. Mirra lib. 9. cap. 19. Mirto lib, 9.cap. 20. Mitra lib.14. cap.7. Molletta lib.15.cap. 16. Monte lib. 2. cap,28. Montone lib.5. cap. 33. Moro gelfo lib. 9. cap. 15, Morfice yccello lib. 4. cap. 46, . Mortaio lib. 17.c2p. 20. Morte lib. 3. cap.20. Mofca lib. 8, cap. 13. ‘ Mula lib. 5. cap. 34. Mulino lib. 16. cap.I1. Murena lib. 6.cap. 25. N * N Aue lib. 20. C2p.7. Nautilo pefce lib.6, c.26, :/Neue lib2:cap.1t. Nido lib.4. cap.71. Nilo lib.2. cap.27. Noce lib.9.cap, 21. Nodo gordiano lib.3.cap.1, Notte lib. 1.cap. 14. Nube lib.2.cap.0. Nubedi creta lib.25.cap.16, O O Lib. 19. cap: 7. Oca lib.4. cap. 47. Occhiali lib.21. cap. 14. Olimpo lib. 2. cap. 30. Olmo lib. 9.cap. 22. Ombrella lib.15. cap.17. Oncino lib.17.cap.21. Opalo gemma lib. 12. cap.18. Orata lib, 6. cap. 27. Organo lib. 23. cap. 6. Orige lib. 5.cap. 35- Oro lib. 13.cap.1I. Orfa celefte lib.1.cap. 12, Orfo lib.5. cap. 36. Ortica lib. 10. cap. 19. P Adiglione lib. 22. cap.17. Palla lib.18.cap.4. Pallone lib. 18. cap. 5. Palma lib.9. cap. 23. Palo lib. 24. cap. 8. Pandaiolo vccello lib.4. ca.48, Pane lib.15. cap. 18. Pantera lib. 5. cap. 37. Papagallo lib. 4. cap.49. Papauero lib.1t. cap.1;- Paflcro lib. 4. cap. 50. Paffero folitario lib.4. cap. 51» Paftinaca pefce lib.6. cap. 28. Paftoie lib. 25. cap. 17. Pauone lib.4. cap. 52. Pecora lib. 5. cap. 38. Pelicano lib.4. cap. 53- Penna lib. 4. cap. 70. Penna da fcriuere lib. 19. c.8, Pennello lib.17.cap. 22. Pentola lib. 15.cap.19. Peonia lib. 11. cap. 16. Pepe lib. 9. cap.24- Perla lib. 12.cap.19. Pernice lib. 4. cap. 54 Pefce lib. 6. cap. 1. Pefca pefco lib.9.cap.25. Petragnoli pefci lib.6. cap. 29. Pettine lib.25.cap. 18. Pialla lib.17. cap.2.3- Pianta lib. 9. cap.38. Pianta pudica lib.9. cap. 38. Pianta trifta lib.9 cap. 38. Piazza lib.16.cap.12. Pica gazza lib.4- cap. 36. Picchio lib. 4. cap.55- Piede lib. 3. cap.23- Pietra lib. 12. cap. 20. Pietra di paragonelib.12-c.22, Pietra focaia lib.12.cap.21, Pino, pigna lib. 9. cap. 26. Pintadello lib, 4. cap.56. Pioggia lib. 2. cap. 10. Piombino lib.21. cap. 15» Pipiftrello lib. 4. cap. 57. Piramide lib.16,cap. 13. Piraufta lib.8.cap.14, Pifcina lib, 3.cap. 24. Piua Cornamufa lib. 2 3. cap.7. Platano lib.9. cap. 37. Polpo lib.6. cap. 30. Poluerino lib. 19.cap.9. Pomo lib. 9. cap.28. Pompilo lib. 6. cap. 31. Ponte lib.16. cap. 14 Porco lib. 5. cap. 39. Porpora lib. 6. cap. 32. Porta lib.16. cap. 15- Pozzo lib: =. cap. 25- Pulegio lib. 10. cap. 20. Q_ Vadrangolo lib.21.c.16, Quadrante lib.= 1. cap.17» Quercia lib.9. cap. 29. R Acchetta lib. 18. cap. 6. Ragno 1. 8. cap. 15. Ramarro lib. 8.cap.16. Ramo lib. 9. cap. 40. Rana lib.6. cap.33- Rapa, Rafano lib.10. cap.31. Rafoio lib. 15. cap. 8. Razzo lib. 18. cap. 7. Regola lib. 17. cap.24. Remora r Remora I. 6. cap. 34. È Rete 1. 20. cap. 8. Riccio {pinofo di niare ].d.ct35: Riccio di terra 1/5+cap.4o. Riga 1.19. cap. 10. Rinocerote 1. 5. cap. 41. Rifo l.10.cap.22, Rogo 1. 25. cap. 19. Rondine pefce 1.6. cap. 36. Rondine vecello |. 4. cap.58. Rofa 1.11. cap. 17. Rofignuolo 1. 4. cap. 59. Rofpo 1.7. cap. 6. Rota 1. 24 cap. 9. Roucre 1. 9: cap.29. Ruga 1.8. cap. 3. S S Aetta freccia, 1.22. cap. 18. Salamandra 1. 8. cap. 17. Salcio 1.9. cap. 30. Saleucide vccello 1.4. cap. da. Salmone pefce 1.6. cap:37. Sanguifuga 1.8. cap. 18. Sarde 1.6. cap. 38. Sardonico 1. 12.cCap.-23. Sargo l. 6.Cap.39. Scacchiere 1.18. cap. 8. Scala lib. 15.cap.20. Scarafaggio lib. 8. cap.4. Scaro lib. 6.cap. 40. Scarpa 1.15.Cap.21. Scarpello 1. 17.cap. 25» Scena l. 25. cap. 20. Scettro l.25.cap. 21. Scoglio 1.2.cap. 33. Scoiattolo l. 5. cap. 42. Scolopendra 1.6. cap-41. Scorpione 1.7. cap. 7. Scrigno 1. 15:cap.22. Scudo 1. 22.cap.19. Scure 1.17.Cap. 37. Secchie 1. 15.cap. 23. Sega 1.17. cap. 27. Selenite pietra l. 12.Cap.34. Selua 1. 9. cap. 37- Sempreuiuo l.10. cap.23. Sepia 1.6. cap. 42. Sepolcro 1. 16. cap. 16. Serpe 1.7. cap. 8. Serratura 1.17. cap.28. Sfera l.21.cap.8. Sigillo 1.19.C2p. 11. Sileno 1.3.cap.21. Siluro 1. 6. cap. 43. Simia 1. si cap. 43. Sirena ]. 3. cap. 22. Siringa 1.23, cap-8. Smeraldo']. 12. cap.25. Soffione 1. 18. cap. 7. Sale 1. 1. cap, 5. Sole eccliffato I. 1.cap.7. Sole in Zodiaco 1.1. cap. 6» Sorbe 1. o. €ap.31. Spada l.22.cap.20. Spada pefce 1,6, cap. 44. Sparauiere l. 4, cap. 61. Specchio 1. 15. cap. 24. Spiga l. 10.cap. IT. Spina ]. 9. cap. 32. Sprone l.25-cap. 23. Spugna 1.6.cap.45- Squadra l.31.cap. 18. Stadiera l. 21, cap. 3. Staccio 1.15.cap.10, Staio 1,24. cap. 10, Starna 1.4. cap. 24. Statoa 1. 16.cap. 17. Stelle 1. 1. cap.10. «Stella pefce l. 6. cap. 45- Stellione 1.8. cap.19. Strumento 1.21.cap, 19, Struzzo 1.4. cap. 62, Suuero I. 9. cap. 33» T dit 1.14. cap. 8. Taglia 1.17. cap. 29. Talpa ]. 8. cap.20. ‘Tamburo 1.22.cap.21. Tantalo 1.3. cap.23. Tartaruca 1.6. cap. 46. Taffo pianta l. 9. cap. 34- Taffo quadrupedo 1.5.C.44 Teatro 1.16. cap. 18, Tela 1.15.cap.25. Telaio 1.17. cap. 30. Tempio 1. 16. cap. 19. Terra 1.2. cap. 26. Teftuggine 1.6. cap. 47. Tetradio 1.21. cap.20. Tigre]. 5. cap.45- Timone 1. 20.cap.9. Titio 1. 3. cap. 24. Tizzone ].2. cap. 4. Tonno 1. 6. cap. 47. Topo lib. 8.cap.21. Torcia lib. 2. cap. 3. Torchio lib.17.cap. 31» Toro lib. 5.cap. 46. dpi ®©. VSATI NEL MONDO SIMBOLICO. Togpedine lib. 6. cap. 48. Torre lib.16. cap. 20. Tortore lib. 4. cap.63. Trafila lib.17. cap. 32. Traguardo lib. 21. cap.21. Trapano lib. 17. cap. 33. Triagolo Ecclefiaftico 1.14. c.9. Triagolo Matematico].21.c.22. Trifoglio lib. ro. cap. 24. Triuello lib. 17.cap. 34. Trochilo vecello lib.4. c.64. Tromba lib.22, cap. 22. Tromba da bicchieri 1.17. 6.35» Tronco lib. 9. cap. 39. Trono lib. 25. cap. 23. Trota lib. 6. cap. 49. Trottola lib. 18. cap.9. Tulipano lib.11, cap.s. Vv Afo lib. 15. cap.26. Vaglio lib. 24. cap. rr. Vanetta lib. 4. cap. 65. Vapore, nebbia lib. 2,cap.8. Vccello lib, 4. cap.I. Vocello rifplendente lib.4. 866. Vello lib. 5. cap. 38. Ventaglio lib.25.cap.24. Vento lib. 2.cap.18. Ventofe lib.25.cap.25. Vefcouo pefce lib. 6. cap. 50. Vefpa lib.8.cap.22. Vialattea lib. 1.cap.13. Viola fiore lib. 11. cap.18. Vino lib. 9. cap. 35. Vipera lib. 7.cap. 9. Vifchio lib. 25. cap. 26. Vite lib. 9. cap. 35. Vitello pefce lib. 6. cap. 51, Vliffe lib.3.cap. 25- Vliuo lib. 9. cap. 36. Volpe lib.5. cap. 47. Vouo lib. 4. cap. 68. Vpupa lib.4.cap.67, Vro lib. 5. cap. 48. Vtre lib.15. cap. 27. Vua lib. 9. cap. 35- Z Afferano lib. ro. cap.25. ZZafr0 lib. 12. cap. 26, Zodiaco lib. I. cap.6. Zucca lib. 10. cap.36. AVTORI Poe Rd d'Imprefe, che ‘alla formatione del Mondo Simbo- ‘lico fono concorfi. IMPRESE STAMPATE Je "Abbate iotizani Ferro colfuo Teatro, (Lo Ttello con l'ombre apparenti. ii Monfignor Paolo Arefio con tutti i fuoi volumi . Alcibiade Lucarini,fotto nome d’Officiofo Accademico Intronato . ke Don Diégo Saauedra col Prencipe Politico» I DiOrtauio Boldoni col fuo teatro in lode del Sig. Cardinale Cefare Monti. D, Viola 3 Giliberti nelle Sàcre corone, nella Città d’Iddio, e nel Torchio. Bartolomeo Roffi Gerogliphica Symbola, ‘‘ Silueftro Pietrafanta de Symbolis Heroicis + _- Giouanni Orozco, Emblemie & Emmanuel Tefauro nelliefeglie di Filippo HI. Rèdi Epaganz Leonardo Velli nell’imereffo in' Milano del Serenifs. Sig. E@dinale Ferdinando Infante di Spaghîi; nell elequie < del Sig, Cardinale Pietro Camporij etrtell’entrata di Monfignor Fran- cefco Vifconti nuouò Wefcolio nella Città*di Cremona'. -!° LuiciMitigliris ellefeguie del Serenifs. Vittorio Amedeo Duca di Sandia. Ortenfio Pallauicino nell’entrata folenne in Milano della Regina di Spagna Maria Aanasedi in quella ‘di Monfig. Arciuefcono Alfonfo Littà. IMeP.Ro ESE STAMPATE D'AVTORI INNOMINATI. Apparatoidì Mantoa perla coronatione di Maria Vergine . 1Parteni) di Roma in lodedel Sig. Cardinalé Scipion. Berghefe : Alcune Imprefe dell Accadernia della Crufea, Efequie del Sig. Cardinale Oratio Spinola Arciuefouo d di Genoa : Canonizatione diSanta Terefia. 1 Canonizatione di San Carlo celebrata in Vallbigo liiimeneT Efequie del Sereniffimo Rannutio I. Duca di Parma. Efequie del'Sig. Matchefe Piet Francefco' Malafhift IMPRESE NON VSCITE ALLE STAMPE, ED HAVVTE. È Dalle Scuole Arcimboldie di Milano + Dall’Accademia de gli Erranti di Brefcia + Dai Rifuegliati di Piftoia». î si sro] Da i Filoponi di. Piftoia, NbG0I | is 2utt9 1 diem: Da gli Scompofti*di Fano. pal a Da i Cacciatori di Venétia. | : Imprefe nell’efequie del Marchefe Guido Villa Career in Ferrara, Imprefe varie,patte raccolte , e parte compofte dal.Sig. Don Carlo Boffo. Imprefe.ed Emblemi vari) del Sig. Emmanuele Tefauro . »., Imprefe di Gio. BattifaRufcaOblato di S. Sepolcro di Milanò . Imprefe del Sacro Tempiordi Saronne . Imprefe del Padre Camillo Antici , { Del Padre Ortenfio Pallavicino È Del Sig. Carlo Rancati ; titavale Del Sio. Cefare Antonio Bendinelli. P Dell’Abbate D, Giacomo Certani Can. Reg. Later. | Dell’Abbate D. Ercole Salarolo Can. Res. Later. > L Del P. D. Arcangelo Conter Can. Reg. Later, Ed altredimolvaltri nominati, ed innominati ingegni, AVTORI Si A 4 V' si ui e @, “Ro ID pa Che concorrono ad illuftrar l'imprefe nel Mondo ‘Simbolico prodotte . LI A non Abbate Can, Reg. “Achille. Bocchio Aelredo” «Agapito Diacono, «Agatio «Agellio . S. Agofino . «A goftino Mafcardi «Ailgrino aAimone «Alano «Alberto Magno «Alcibiade Lucarini «Alcuino «Aldo Manutio. «AleRandro d *Ale(fandro Alfonfo Auila Alfonfo Ciacconio «Alfonfo Rodriquezo «Alfonfo Salmerone «Alfonfo Toftato: «Algero S. Ambrogio Ambrogio Ansberto B. Amedeo «Ammiano Marcellino «Anaftafio Niceno \ «Anaftafio Sinaita «Andrea Alciati S. Andrea Apoftolo «Andrea Bianco S. Andrea Cretenfe «Andrea Pinto «Andrea Tiraquellio «Angelino Gazeo «Angelo Grillo «Angelo Politiano > Ansberto: S.Anfelmo cento S. Antioco 3I ohifto9 S. Antonino >. Imp. i «Antonino RIO Antonio s.cintonio Abbate . «Antonio Bonfinio «Antonio Glielmo S. Antonio di Padoa Can. Reg. «Antonio Panormitana «Antonio Riecirdo . Apoftemmi Ebrei «4 pollodoro «Aponto Apuleio «A piano ESI «Arato ima «Arcangelo Conter Can. Reg. Aria Montano «Ariftide sAriftofane «Ariftotele «Arnobio «Arnoldo Car. notenfe «Arnoldo Lexouienfe «Aftanio Martinengo Can, Reg: AfcanioxOrdei Can, Reg S.Afterio.. ) «Ateneo: Tre S.Attanagi ci Aurelio Vittore «Auerroe sAufonio osi Biv Aldaffar Bonifacio Baldaffar Paez «. Bartolomeo Ahulo». Bartolomeo de Pifis Bafilio Imperatore S$. Bafilio Magno Bafilio Paradifi S. Bafilio Seleuco Batt:(ta Fulgofio Battifta Guarino Battifta Mantoano Battifta Pitoni ». Beda Benedetto dell'Vua © mo d.® Benedetto Efteniò b Benedetto» Fedele Benedetto FORA R. Ben Sira S. Bernardo Bernardino Rabunfio 0% Bernardino di. Bufto S. Bernardino di Siena. Biagio Viega Biante +. S. Birgitta Boetio «.. Boifardo 1 S. Bonayentura ot) Brewiario Ambrofiro Breuiario Romano S. Bruno \ Brufonio IVI 3; Alpurnio Campenfe C dadinal ei Monte» Carlo Baliotto Can. Reg. Carlo Ghioldo N Carlo Pafcalio Carlo Rancati Caffiodoro Catarino Dauila Catone Catullo Celfo Rofino Can: Res. Cefare Ripa 01 S.Cefario Arelatefe Chiefa Francefelnna» * Cicerone S. Cipriano S.Cirilo Aleffandrino ‘ S. Cirillo Gorsfolnafaano Claudiano Claudio Acchillinii « Cleante S. Clemente Aleffandrino S. Clemente Romano 8% Columella Concilio Arauxicano Sx Concilio Cartagiefe Concilio Tridentino Conrado Gefneroo\® Conftantio I mperatore: Cornelio a Lapide Cornelio Gallo ci Cornelio Tanferiion= oris Cornelio Taritoihs® cino Cofma Gerofolimitanò Coftalio Crifippo Criftoforo Finotto orrovin S.Cromatio Ù ss È pa ga (a | 5. Damafo isvrmdà iBni Daniel Bartoli R. Dauid Dauid Chitreo:* Democrito Demoftene © S. Diadoco Diego Baeza Diego Celada Diego Saauedra vi) sv. Diodoro Siciliano ‘> Diogene Diogene Laertie . Dione Dion Calfio AVTORI CHE CONCORRONO AD ILLVSTRAR LIMPRESE Dione Crifoftomo 3. Dionigi Arcopagita Dionigi Cartufiano $. Doroteo - Drogone Oftienfe E Dmondo Campiano S. EL, Efrem Siro Egefippo Egidio S. Eleuterio Elia Cretenfe Eliano Elio $partiano Emanuel Naxera Emanuel Tefauro Emilio Probo Enea Siluio B. Ennodio Enrico Farnefe Epicarmo S. Epifanio Epitetto Ermanno V gone Erafmo Eriberto Rofweido Erico Erodiano Erodoto Efchilo Efichio Efiodo Efopo > Ettovr Pinto. Euagrio, $. Euarifto Eucherio Eufebio Emifeno Eufebio Gallicano + Euripide Enftatio Eutimio Eutropio ».. x F LI Amiano Strada Fafti Mariani Faufto Andrelino Faufto Sabeo Fauftino Prete.» Fedro Ferdinando Quirino Salazar Filippo Abbate Filippo Beroaldo Filippo Prete Filone Carpatiò Filone Ebreo Filoftrato Flauio Vopifco Focilide S. Francefco 6 Francefco Bracciolino Francefco Filelfo Francefco Maldonato -Francefco Mendoza Francefco Patritio Francefco Petrarca . | r Francefco Remondo)\. i. | Francefco Ribera Francefco Sbarra Francefco Suarez, Francefco Titelmanno Francefco Toleto Francone Abbate Fulberto Carnotefe . Fulgentio Fuluio Tefti G Abriel Chiabrera Gabriel Fiamma Can,Reg. Gabriel Pennotto Can. Reg. Galeazzo Gualdo Galeno Galfrido Gafpar Santtio . Gaudentio Geremia Dreffellio Germano Giacomo Bidermanno Giacomo Billio Giacomo Gatfio Giacomo Certani Can, Reg. Giacomo Saliano Giacomo Sanazaro Giacomo Spigellio Giacomo di Valenza Giacomo di Vitriaco Giano Nicio Gilberto Ion. Gilberto Abbate Giordano . Giordano Rauennate Giorgio Camerario Giorgio Codino Giorgio Pifida Giorgio Vafari Giorgio Veneto Gio: Andrea Alberti Giouanni Audeno Gio: Barclaio Gio: Battifta Bartoli Gio; Battifta Lauro Gio: Battifta Marino Gîo: Botero : Gio: Capponi Gio; Carpatio Gio: Cartagena Gio: Caffiano . Gio: Climaco . Gio: Crifoftomo Gio: Dadreo Gio: Damafceno Gio: della Cafa Gio; Echio. Gio: Eîtio Gio: Felice Aftolfi S, Gio: Geometra Gio: Gerfone” > Gio: Guglielmo Gio: la Haie Gio: Lorino Gio: Mauburno Can, Reg. Gio: Papa Gio: Pafcalio Can. Reg. Gio: Pietro Gruffano Gio; Pina Gio; Pineda Gio: Rhò Gio; Rusbrochio Can, Reg. Gio: Sangeminiano Gio: Sarisberienfe Gio: Senteno Gio: Silueira Gio: Simonetta Gio: Stobeo Gio: Taulero Gio; Tuilio Gioniano Pontano S. Girolamo Girolamo Cardano Girolamo Mercuriale Girolame Oleaftro Girolamo Preti Giuliano Arciuefcouo Giuliano Imperatore Giulio Capitolino Giulio Cefare Scaligero Giulio Frontino Giulio Giacinto Ronconi Giulio Negroni Giulio Strozzi Giufeppe Bafo Giuf:ppe Laurentio Giufeppe Orrigoni Giuftiniano Tmperatere Giuftino Iftorico S. Giuftino Martire Giufto Lipfio Giufto Orgelitano Giunenale * Gloffa Interlineare Gloffa Ordinaria Goffrido Abbate Gratiano Leggifta Gregorio Brunello Can. Reg, Gregorio Comsanini Can. Reg. S. Gregorio Magno S. Gregorio Nazsanzeno S. Gregorio Niffeno S. Gregorio Taumaturgo Gregorio Turonefè Guerrico Abbate Guglielmo Parifienfe Guidobaldo Bonarelki Guido Cafoni Guillelmo Guillelnso Barelzio R.Hacca= NEL MONDO SIMBOLICO PRODOTTE, H R. Actados di Hamero I Amblico Idiota S. Ignatio Loiola S. Ignatio Martire Ildeberto Abbate Ildeberto Vefcona S. Ildefonfo S. Illario Imperfetto Innocenzo III. Can, Rege Inno greco Ippocrate Ippolito Tagliapietra S. Ireneo R.Ifaac Ifaac Prete B.Ifaia Ifidoro Clario Ifidoro Ifpalenfe Ifidoro Pelufiots Ifocrate Ifolano Iunilio Vefcono Fuone Carnotenfe L Ampridio Latino Pacato Lattantio Firmiano Leone Caftro Leone Ebreo Leone Imperatore S. Leone Papa Leontio Vefcoua Libanio Lodowico Alcazar Lodonico Ariofto Lodonico la Cerda Lodouico Creffolio Lodouico Sottomaggiore B.Lorenzo Giuftiniano S. Lorenzo Nouarefe Lorenzo Surio Lucano Luciano Lucretio Luigi Cerchiario Luigi Giuglaris Luigi Lipomano Luigi Nouaring M Ss. Accario A Maccario Crifocefalo Maffeo Vegio Manilio Marco Eremita Marco Varrone Marco Vigerio Mario Vittore Marfilio Ficino Martiale Martiano Capella Martirologio Romana S. Maffimo Vefcono Maffimo Malfimo Tirio S. Mathia Matteo Boffo Can, Reg. S: Melchiade Menandro Mercurio Trimegifto S. Metodio Metrodoro Michele Aiguano Michele Eizinger Michele Ghislerio Minutio Felice Miffale Ambrofiano Miffal Romano Moisè Barcefa N Atal Conte Naumachia Nazario Niceforo Gregora Niceta Nicolò Cauffino Nicolò di Lira ‘Nicolò Leoniceno Nicolò Notaio di $. Bernardo Ss. Nilo Nonno Panopolitano (6) Off de Can. Reg, Olao Magno Olimpiodoro Omero Onorio Onofandro Oratio Oratio Turfellino S. Orientio Origene Ortenfio Pallavicino Otone Veni Ottauio Boldomé Quidio P Andette Si Paolino Paolo Arefio | Paolo Bertarello Paolo Emilio Paolo Giouio Paolo Manutio Paolo di Palazzo Paolo V. Paolo Serlogo Paolo Siluio Can, Rege S, Pafcafio Paterculo Paufania Periandro Perfio Petronio Arbitro Pier Francefco Paoli Pier Francefco Spinola Pierio Valeriano Pietro Abailardo Pietro Alois Pietro Bembo Pietro Bercorio Pietro Blefenfe Pietro Cellenfe Pietro Crinito Pietro Crifologo Pietro di Damiano Pietro Gregorio Pietro Lombardo Pietro Maffeo “Pietro Mattei ui Pietro Natale Pietro Ribadenera Pindaro î Pio Papa Pittagora Platone . Plauto Plinio Maggiore Plinio Minore Plotino Plutarco Polibio Poffidonio Can. Reg. Primafio Procopio S. Proculo Propertio S. Profpero Can. Reg, Prudenzo Pfello Pubblio Mimo 9 V intiliano Quinto Curtio R Abano Mauro Radolfo Monaco Regole della Compagnia di Gesà S. Remigio Riccardo di $, Lorenzo Riccardo €. AVTORI CHE CONCORRONO AD ILLVSTRAR L'IMPRESE Riccardo di S.V*ittore Can, Reg. Ritual Romano Ruellio Ruffino Ruperto Abbate Ruperto Bellarmino s Abellica Salluftio Saluiano pa della Cella Sebaftiano Barradas Sedulio Seneca Filofofo Seneca Oratore - Seneca Tragico Serafino Marchetti Can, Reg. Serapione Sernio Seuero Sulpitio Sidonio Apollinare Silio Italico Simon di Caffia «Simon Maiolo Simon Metafrafte Simplicio Sinefio o Sinodo Aleffandrina Siriaco Sifto Filofofa Socrate Sofocle Sofronio Spartiano Statio Stefano Cantuarienfe Suetonio Sulpitia Atiano B. Tebaldo Temiftio Teocrito B.Teodoreto Teodoro Studita Teodato Vefcoyo d'Ancira Teofilatto Teofilo Antiocheno Teofrafto Teofrido Abbate Teognide Teolepto Terentio Tertulliano Tibullo Tigurina . Timoteo Gerofolimitano Tito Boftrenfe Tito Liuio Tomafo Anglico . Tomafo d'Acquino Tomafo Bozio Tomafo di Vio Catetano Tomafo Kempenfe Can. Reg. Tomafo Moro Tomafo Stapletone Tomafo Stigliaro B.Tomafo Villanona deo per Taffo Trebellio Pollione Tucidide Vv si Aleriano Valerio Flacco Valerio Maffimo M.Varrone Vatablo Vegetto V elleio Paterculo Penantio Vgon Cardinale Vgon Vittormo Can. Reg. Vincenzo Beluacenfe S. Vincenzo Ferrerio Vincenzo Lirinenfe Virgilio Vittore Antiocheno V life Aldrouando B.Vmberto V niuerfita Parigina Frbano I. Vrbano VIII. x Enofonte X ifilino Z Ss. Y fra Veronefe DEL son pile che pense. 1 dn + N 4 i : AS PRIV .ANNOR A TV [LEGIA - BB D pe XX SIMBOLICO — MONDO L.-I-B-R-0 Cielo I Luce C.2 Alba C+3 Aurora C.4 nil? Sole C+5 Sole nelZodiaco c.6 Ecclifli del Sole N globo di molte sfere» che fi- 4 guraua gli orbi celefti » coll f motto; VNVS OMNES; feruì nei funerali d’Ifabella Bor- boni, Regina diSpagna, cele- @ bratigli nel Duomo di Mila. no» per inferire , che fi come il primo mobile feco porta all'Occafo i Cieli in- feriori » ( Dottrina dalle Scuole vniuerfalmente ri- ceuuta s benche tutt'il contrario con efficaci ragio- © ni proui il Padre Giouanni Eufebio Neirembergio Hit. Naturx. |. 2. cap. 7. ) così la morte di que- fta Regina rapiua ad afflittioni mortali tutti i fud- __. diti; poiche l’efempio del Superiore attrahe all’imi- Claudia tarione gl'inferiori. Onde Claudiano de 4. conjul. no. onorif Efempio de Mag- giori. _ Comspanitur grbis 93 L PRIMO. CORPI CELESTI. Luna c.8 Eccliffi della Luna c.9 Stelle c.Io Aquario C.II Orfa c.12 Galaffia, vialattea C.13 Notte C. 14 Regisadexemplum ; nec fic infle&tere fenfies Humanosedittavalent,quam vita regentis ; Mobile mutatur femper cum Principe vulgus. edvn Moderno Epigr. 113, con allufione al noftro Go: 4- concetto ; O quanta exemplogenerofo in Principe viseR ? Tu vitando vetas; tufaciende iubes. Princeps principium motus; Rex regula vite Circumfert celum fidera; Rex populum . Giufto Liptio L.1.de Clementiac.20.300 la fimilitudi- Motione ne del primo mobile, che moue gli altri Cieli, infinuò diuina . la foauità efficace , con la quale dal diuino motore fo- no gouernate le ragioneuoli creature. Sicut fupre- 6;,8 mumillud celum inferiores omnes orbes, ita fecum fo. ducity vt propritum eorum mo:um non abrumpaty aut fiftat » fic Deus fatiimpetubumana omniatrabit » fed peculiarem cainfque vimy aut motionera nos tollit, I lee Moye dense oLip 5 CIEL Move per tanto Iddio , mà fenza punto pregiudicare alla particolare volontà » & arbitrio della noftra clet- tione» n" 7 =“ , : ‘hnimo «2 MCieloyfegnato co’ftitolo; NIRIL'EXTRA grande . feruì ài Partenij di Roma s per inferire la maeftà, & Dio. animo grande del Cardinale Sèipione Borghefe; mot- to che tutto quadra ad efprimerel’immenntà d'Iddio, 3.Ifdero, del quale S Ihdoro de fum.bonal.1. c.2,°Non ita pu- tandus eft effe in omnibus Deus vt vnaquaque res pro magnitudine portionis fue capiat eum : ide$t maxima maiusy& minima minus “dum'fit potius'ipfe totus în omnibus ,fine-omnia in ipfo. E dinuovo ; Omnipo- tentia diuine maicftatis ycuntta poteStatis fue 1m- menfitate concludit » nec enadendi potentiam. eîs quifquam aditum inuenire porerit , quia ille omnia circumquaque conftringit, Cuntta enim intra diuini Virgilio, inditij porentiam coarttantur. Dottrina comprefa anco da iGenuli frà i quali Virgilio Ec/0g.3. louisomnia plena . 3 Intrepidezza d'animo s e coftanza di cuore infe- rifce il Cielo > fegnato colverfo; NE PER MILLE RIVOLTE ANCOR SON MOSSO, del qual Fgon Car concetto fi vale Vgone Cardinale in Pfal. 8. 7 rrî fpi- Intrepi- dezza. I: Lib. L canini, vt ipfe ather gaudent motu . Nel qual propofi- LatinsPa to Latino Pacato in Panegyr. Theodofij; Gaudent cars. profetto Gioia piz pomata > È ingragitatione ve- at aternita®, Vt indefe fa pertigo calum rotatsoi “maria aftibus inquieta funt s@& flarefol nefcit: ita tu Imperator continuatis negotiisy & in fe quodam orbe redeuntibus femper exercatus es. 7: L'Accademia dellaNotte in Bologna , hà l'emif- ereottenebra:o s co'ltitolo ; VERTITVR INTE- Animo EA ; figurativo d'animo ’imdefefio e generofosche genero- non tralaicia d’operare, benche fitroui dalle miferie 10 - adombrato . Aelredo c.7. fpecul. charit. Quid diuina Aelrede « tranquillitatitam proximum , quam illatis contume- lijsnon moueri: nullo fupplicio, nullane perfecutione teneri ,vnam mentis ,& in profperis y&T in aduerfis babere conftantiam y inimicum y & amicum codem oculo intueri. 8 Il Cielo d'intorno al globo della terrasco’Ttitolo; 6, tac IN OMNEM TERRAM fernì per moftrare chele fia, wirtù di S. Terefa i1trastufero da per tuttoin lei rino- uandoli seletatiche, e le gloriede iSanti Apoftolis Gie: cri- def quali Gio; Critoftomo Ho. 1 g.in Matt. diccua faffem. che; Ipfo etiam fole pernicius somnem perl din. rituales dicuntur cali, quia femper voluuntur,y & terramyfpargentes vbique lumina veritatis. nunquamretrocedunt ; ed oratio l.3. Carma Ode 3. 9 Dai Partenij di Roma fù elpreffa la generofa li- prenci Orazio. Iuftumy& tenacem propofiti virumy beralità dcl Card. Scipion Borghefe » co’ Cielo ftella- liberale . Non ciuium ardor prana inbentium , tosche circondandela terra, portaua il motto : DVM Non vultus inftantis ty ranni SPECTAT DITATI; parole, che propriamente Prefenza Mentequatitfolida; neque Aufterz; =: Sauuerannodella prefenza d'[ddio, della quale Filone d'Iddio . Si frattus illabaturorbis Ta I. demigratione Abraham. LVuid boni defuerit pre- Filene. Impanidum ferient ruina . . ‘© fenteomnipotente Deo & Tum proueniunt acermatim Animo 4 L'animo importunabile di S. Carlo , fù rappre- cuntiz commoda. E nel lid. de Agricultura. /mpof- genero-- fentato con l’imprefa del Cielo , fotto al quale fpira- frbileeft deeffe commodum aliquad , vbi Deus prefi» fo. uano alcuni contrarij venti col cartello; VTCVN- der; folirus plena » perfettaque bona largiri rebus QUE SERENVM , metafora per l'appunto vfata omnibus. da seneca , per dimoftrare vn'animo veramente gran=: 7 10 Nell’efequie del Card. Pietro Campori,Vefco- Seneca. de,c generofo; Pars fuperior mundi ,& ordinatior ac; tuo di Cremona il P. Leonardo Velli figurò vn Cie- propinqua fideribus » nec in nubem cogitur y nec in lo ttellato , con le parole di Giob 38. 37. QVIS 1 38 rempeftatem impellitur nec verfatur in turbinem; «DORMIRE Fall ET? inferendo in tal guifa lavi- 37-_ omni tumultucaret. Eodem modo fublimis animush. =gilanza paftorale di quel porporato; virtù che Sene- dA quietus femper, & in Statione tranquilla collecatusy | calde confolar. ad Polyb.c. 20. così andaua celebran- intra fe rina quibus tra contraliturs mode Siusy&" do nella pera di Ottauiano Imperatore ; OMMI Seneca. venerabilis eft & compofitus. 0 domos illiusvigilia defendit yomnium otium illius la- Con la pittura del Cielo yche teneva ilmotto; *bory omnium delicias ulius induftris , omnium vaca- MÎNS AGITATMOLEM atolto da Virgilio | tionémillius occupatio. Ex quofe Cafar orbi terra» «Aeneid 6.v.725. che parlando della macchimamon= . rumdedicauirsfib: eripuit: & fiderum modoyqua iîrre diale canta; È n'e: — _ quieta fèmper curfus fuosexplicane , nunquana illi li= Virgilio» Spiricusintus alit stotamque infufa per artus" —cermec fubfifteremec quicquam funm facereycolqua- Mensagitat molem, & magno fe corpore mifcet Priuato rapprefentò il P.Leonardo Velli l’auttorità » e ditet- di Pren- tione fuprema sche il Cardinale Armando di Richel- Cipe. lieu haucuanelregno della Francia; effendo proprio de Prencipi , di fceglicre per inftrumenti del gouer- no huomini di gran fenno ; il che ofleruò Velleio Velleio Paterculo , dicendo ; Magnosy & eminentesviros , Pater. Magnis adiutoribus ad gubernandum fortunam fitam vfoseffeze Filone Ebreo I. de Creatione Principis. V nus enim non fufficit , quantumuts alacer s fortifg; corpore fimulyat que animosin tanta mole negotiorumy ac multitudine, quotidie alijs affluentibus fwper alia: proinde affumendi (unt oprrmates eletti » fpetata prudentia fortitudinis siuftitie s pietatisque , incor- rupti & ante omnia infenfi fuperbie: nam hu1ufinodi virimaximè idonei funt ad fublewandum ope fua bo- numy Apa Loren . 6 L'Abbate D. Giacomo Certani » Canonico Re- gol. Later. per dimoftrare chele fatiche fian proprie de glianimigrandi,fece imprefa del Cielo co] motto; NEC MORA, NEC QVIES VLLA , concetto di Giufto Lipfio l.4..4dmurand. ct 2. Altizethereique Filone, Infatiga- bile. a Lipfia. le concorda Omero Illiad. 2. Omero. Non licet integramnottem dormire, regentem Imperto po pulos, & agentem pedore curas 3 Cuius confilio populique, ac multa reguntur. Così Gio: Critoftomo diceua ; Mwlta paftori opuseft Gie. cri- diligentia,fexcentisetiam svtita dicam deulis y ecco /afeme . il Cielo ttellato » vi reéfè vadigue bumani animi ha- bitumcircumfp:cere polfit. Es.Bonauenturac.3. de S. Fena- Ecclefiaft. Hierarch. Cedum mobile, & 37] , ent cuius motus eft reuolubilis fuper media ,ideft fi axem yin quo oftenditur bonorum prelarorum dili- gentia, & follicirudo circacuram y & falutem fuorum Jubditorum . rr In morte fi ritrona il Cielo Rtellato scon la fcritta; VERTETVR IN DIEM;che torfe allude aldetto di Giobbe 17.12.Nolfem verterunt in diemy Giob 17, &rurfum poft tenebras fpero lucem scd inferifce la 1>- rifurrettione de i Detonti »de i quali concetti fi preua- Rifurret- lcua Tertuiliano nell'’Apologeticoc.48. Lux quoridie BON» interfeBare/plendet, & tenebra pari vice decedendo Fertat fuccedune, fidera defunta viuefcunt, tempora vbi fi?" niuntur, incipiunt , profeguendo con altri fimili con- cetti, CIE LIO! (Cap.iI. cetti; che tutti alludono alla rifutrettione de i morti. 12 AlCielo, che non fi muouequanto a’ poli mà ben fi rigira quant'altuo corpo ; tù fopraferitto ; 1 N MOTV IMMOTVS), che può feruire ; per vno » che Gonerno operi affai » fenza punto fcomponerfì ; ed anco efpri- d'Iddio. me l’operationi del gouernante 1 ddio, del quale S.Hi S.Ifdoro dorol. 1. de fum.bono c. 1. Opusyon confilium apud . Deum credimus mutari, nec variari eum, quia per variatempora diuerfa precipit : fed manens idem in- commutabilis y & arernus, quia cuig; congruumeffet tempori y ab ipfa aternitate mn ciusmanfit difpofitione confily . v 13 ps lode del $. Cardin. Montalto, il Taffo figu- Wirtinaf ro il Cielo ftellaro,. con PVLICHRIORA LATENT); colta. . motto che da altri tà addattato al Palazzo de Pitti d ouerifiede il Serenifs. Gran Duca di Tofcanased infe> rifce,che la Maeità del fuo nobililimofembiante , era foprapahzata dalte virididell’amimogiche di grab longa riutcivano più ragguardeuolize fegnalate . Gio: Bat- tifta Marino nella terza parte della fua Lira; imlode della Sig. Marcheta di Caraglio anch'egli così cantò; De labeltà, ch’il Ciel, donna vi diede Dal Il menti fcopre, il più vien che s'afconda. Bianco den, negro ciglio, e chioma bionda 3 So! nel vifibil voftro i Mondo vede. > Ma la luce , che l’anima pofliede , ceme ‘nevAdombrata dal vel » chela circonda » Benche:quali per vetro i rai diffonda » Il bel, ch'appare oltra mifura eccede. Cosìfiory così gemma ; ancorche mottri Suo color ; tuo fplendorycela l'interno: De l’occulta virtute à gli occhi nottri. E cosìil Ciel »benche nel giro efterno Ù Scoprale ftelle, e’l fol, ne chiufì chioftri. Gli Angeli accoglie, c'lgran Motoreeterno i 14 Per dinotare,cheil Cardinale D. Innico d’Ara» gonay amaua di tenerele fue rare virtù velate,e nafco» fte,fù pofto il Cielo illuminato dal Sole, col motto al- - lufiuo'alle ftelle; NON CERNVNTVR, ET AD- Vergine. SVNT » col quale poffonoammaeftrarli le Vergini ; tanto Secolari quanto Religiofe yà nafconderii con ogni poffibile diligenza à gli occhi delle creature , procurando fempre di non eifere vedute ; documento opportut0 in ogni operatione di virtù morale,già che Salluftio in Caul. £ffe,quam videri probus malisy & il P.S. Gregorio Nazianzenodent: l.1. Nec quamque,nec nimis fequeregloriam - Nampraftat effe» quam videri. 15 Il Ciclo fparfo di Stellescol sole fotto l’Orizon- tes ed il motto; LVMEN AB VNO feruîà moftra- resche dalla Dottrina di S. Agoftino riceuono lume tuttii letterati, come appunto la riceuono tutte le ftel- le dal fole; Tam: multa pie fubtiliters&® copiosè ferip- Bre. Rom. firy attetta S. Chieta Romana, ve Chriftianam dottri- nammaximò illuftrarit. Quem in primis fecuti funt , qui poftea theologicam difciplinamyviay & ratione tradiderune - ‘Lo tteffo con maniera auantaggiofa di- catì d'Iddio, viuo , e beato fole y da cui ogni chiarez- za sogni fplendore deriva. Amaftafio Sinaita Com- ment. in Hexaemer. In#enimus lune y & Stellis lu men fuppeditari @ fole- re nobis fignificante , quod a Chriîto ilinusinarue Ecclefia è & Santtorum lu- minaria » . 16 Vn Cielo, fparfo di ftelle coll cartellone; MERSO HAEC SOLATIA SOLE fù imprefa del P. Luigi Giuglaris » alzata nell'efequie di. Vittorio Amedeo Duca di Sauoia celebrate im Torino , per di- notare che non altro follicuo era à i popoli rimafto nel trammontare del luo fole » che la regal pompa di tante faci , che auampauano alle fue grandezze. -Negoti- ante. Cau. Ma- vino. Wirti naf colta. Salluffio. Greg. Na Zianz. S. Ago- ftino — Anafa/. Sinaita . In morte 17 Perla Concettione di Maria Vergine , fù del M.v.C3 lineato vnciel notturnostutto fcintillante di ftelle col cetta motto; CITRA VMBRAM; nella quale oppor- tunità Ambrogio Ansberto riuolto alla Vergine di- Songà. ceua; 7'ota pulchraesst& macula non et in te, NEC Ansberso viciffitudinis OBVMBRATIO Ogni fedele anco- racffer dourebbe fimile ad vn cielo ; fparfo di ftelle) Innocen ed efente dall'’ombre; ricordandofi,che i difcendenti za . d’Abraamo; che padre fù de credenti, alle ftelle furo- no raffomigliati. Sufpice celum, & numera ftellas Gena5.$ fi potes » (ic erit femen tuum. Gen. 15. gs: Sic erit (commenta Filone I. quis rerum dia..fit heres) fi " erit , ficur quod vides in athere > fic calefte , fic VMERA CARENS plenum fplendore pariffimo (nam nec in celo nox locum habet , nec in'virtute renchre) difpofirum ornatiffime ,immoto manensor- dine femper fui fimile. hf 10118. Che le miferie non fempre ci aggrauino;» mà | Fraua? che'prendano qualche tregua, lo dimoftra il Cielo nu» glio hè uolbfo', e pioùofo » co’l cartello ; NON. SEMPER fine. IMBRES. Tanto efprimeua Quidio. 1. F4fF. n Nec feratempeftastoto tamen erratin anno, Ouidio . "Et tibicrede mihi tempora veris erunt. ETobia;riuoltoà Dio; Poft-tempeftatem ydiceua Tobia 3. tranquilum facis: & poft lacrymationemy & fle- »>. tum, exultationem infundis Tob.3. 22: 19. Tutt'incontrario; chele felicità mondane fia= Felicità noinftabili s e che ben prefto manchino, e fi dilegui. initabile. no,l’infinua il titolo date al ciel fereno; NON SEM> PER CLARVM; dottrina che Altri precifamente infegnò., trattandoti della gratia de i Prencipi; Ridenti Domino ,nec calo crede ferenos Ex facili canfa Dominas mutatur, & aura. 20 Cosinell’acquifto della perfettione Criftiana» come delle lettere, altre virtà morali, ciafcuno dou- rebbe efferfimile al Cielo 5 che ftà in continua epera- tione, mà fenza già mai ftancartì, cd'allentarii, il che perfeue+ dichiara 1l motto ; INDEFESSVS: AGENDO ; ranza. che però, deicieli appunto feriueua Vgon Cardinale, ,-5,, che; Licet femper moneantur , nunquam tamen laf- cx;4. ARCHI è- I - 21 Perinferire lamiferia della vitahumana ; che purtroppo con ogni celerità è foprafacta dallé violen- Vita ca- zedella morte,» tù fatto il Cielo ,che annottaua ; col duca. titolo fententiofo ; CITO LVCESCIT HESPE- RV$; miferia deplorata daS. Ambrogio/.3. Hex4e- s._£ybr merc. 7. Hodie videas adolefcentem validum, pube- gio. É fcentis etatis viriditate florentem » grata fpecie> fuani colore : craftina die tibi faciem, & oramuta- tus occurrit + È Et 22 IlCieloy altrammontar del Sole tutto rubi | condo, paruemi,che fegnarfì potefie conleparoledi * S. Matteo c. 16. SERENVM ERIT pet dimoftra: Traua- re che dopò i fangui fparfì nella Paffione fuccedono glio . le chiarezze ferene , e le felicità beate della rifurrettio- J ne, e della gloria. Quisseft ifes dicevano gli Angio= 1/2, 63;1a liper bocca d’Ifaia 63.1: Qui venit de Edom, tint Etis veftibus de Bofra ?Efte. formofus im ftola fuay rifpondono immantinenti y gradiens în multitudine fortitudinis fue. Mà nel noftro argomento:frizzante- mente Ygone Cardinaleysù quelluogo di S. Matteo. Per vefperum sin quo calumrubicundum eft, Palfia Peon Chrifti fignificatur » proprio fanguine rubicundari; Card. matutina ferenitas fignificat gaudium refurreEronis. 23 Che inqueita vitanon liritroui felicità pet- Felicità» manente » e imperturbabile 3. dimoftrollo l’Abbate modanai Certani , figurando vn Cielo » che in gran parte fere- no, già cominciava ad.intorbidarfi, dandogli il mot- te; DOPO IL SEREN LE NVBI. Seneca l. de 6.mec4 Prouid, Erratis enim fi quem iudicatis exceprumi # A 32 Veniet Anonimo C.TE LI Lib. IL. è "RA ad ilum diu felicem fua portio è Quifquis videtur dimiffus effe s dilatus et» i i ‘ 24 Enrico Famnefe Eburone nella Diphtera Iouis Virtù l. 1. elog. +, co'l fare vnatalpa, che s’intanaua , per @diata. fuggirlavifta , elachiarezza del Cielo , pofe è quefti il foprafcritto; IMPVRIS EXOSVM), inferendo che à gli fcelerati intollerabile riefca la chiarezza » vir- ._ tù»emeritodeibuoni, Il P, Luigi Nouarino ele&. Eretici. 1,1, n.827. rafomigliando gli Eretici alle talpe fcriue; Luigi Satannicas talpas hereticos voco s qui apertam lu Nowari= cem exhorrent, inerrorum fuorum foneis plufquam sibi cymmerijs tenebris circumfelfî delicefcune » LVUCE Capo II... Onfignor Arefio ad honore di S.Lucia Ver» 25 M gine e Martire » formò imprefa d’alcuni venti » che fpirauano contra vna luce che fcendeua dal Cielo » alla quale foprapofe ; IMMOBILIS Brew. Ro° MANET; parole tolte dall’antifona ; Tanto pon- dere cam fixit Spiritus Sanctus » vt Virgo Chrifti immobilis permaneret; e dimoftra l’eroica fortezza, e trionfante conftanza » con la quale quefta gran San- ta fuperò tutte le violenze de i daruolici . 26 Quandolaluce trappaffa per vn vetro colora- to, ella parimenti nello fteffo colore rimanfi intintay con ifcambieuoli beneficenze vedendofi » e laluceac+ crefciuta di colori; edil colore accrefciuto di luce , e riufcendo in tal guifa,com'altri diffe; PVLCHRIOR VTERQVE. imprefa inalzata perla prefentatione Maria di Maria Vergine al Tempio » con la quale tutt’ad vn prefenta tempo 3 € fi diede al Tempio conla dilei prefenza au- ta 24 1€- mento nuouo di pellegrina chiarezza y ed alla Vergine pio: dalla qualità diquel facro luogo s'aggiunfe nobiliffi- Scambie ma ornamento. Quefte fcambieu È illuftrationi ce- wolezza; lebrò il Caualier Marino nella famiglia Doria, poiche nella 3- parte della Lira, dopò d’hauer fatto vn bel ri- fcontro trà l’opre d'Andrea Doria » & quelle del Car- dinale fuo figlio così conchiufe j O digemina gloria egual frà voi Bella gara e gentil; Tu de fuoi pregi Vailaluce doppiando ; egli de tuoi . 27 Cosìla virtà,comela Fama fua, alla luce pofs fono raffomigliarfiy dellaquale io diffi, che; MO- MENTO DIFFVNDITVR ; fplendendo ; e dif- fondendofi con ogni celerità ad illuftrarl’vmiuerfo» A pena Giuda Macabeo tù affunto in Prencipe dell’- efercito Giudaico » e fece nonsò quali prodezze » che 1.Mac.3, immantinenti ; Et n0minatus eft {gue ad nouiffimum dì terre dicono le diuine lettere 1. Mac. 3.9. A pena egli disfece vn corpo d’efercito mandato dal Rè An- tioco; che fubbito; Peruenitad regem nomen eius, 26. de pralys Indeanarrabant omnes gentes. iui n. 26. Virtù o- 28 Per inferire , che lavirtù tia da vitiofi odiata» dilata. mi valfi della luce dandole per motto; AEGRO IN- | % VISA LVMINI, perche gliocchi indeboliti dall*- inuidia, e della malignitàynon la polffono vedereycon- > cetto fuggerito da $. Tomafo che nell’Ofticio per lo Tomafo giorno di S.A goftino dice; Ocylis agris odiofa e/t lux d'Aquino que puris eft amabilisy colquale concordano ed Ora» tuo 3. Carm. ode 24. Virtutem incolumem odimus ; Sublatamex oculis querimus inuidi Giuft.Lip E Giufto Lipfio Mandu&. |. 1. differt. 13. Impro- fo. bis y & feruilibus animis difplicet quicquid probum , erettumy & honeStum eft + 29 Vnagranlucefolgorante,che efce da vna nu- be y dipinta incampo azzuro come dinotte » col car- tellone; CARO AB &THERE PAVOR; feruì S. Lucia V.M Marino « La Vir. Oratio. al P. D. Carlo Secchiari , Can. Reg: Later. mise ficarela chiarezza » con la quale alleOrationi di San- S. Chia- ta Chiara furono abbarbagliatii Saraceni, all’hora 12. ndo affalirono armati il dilei Menaftero d’AMifî. Quadra l’Imprefa alla rifurrettione dì Crifto » nella Rifurret quale i Cuftodi, in vedendo la brillante chiarezza, tione di che nel volto de gli Angeli fplendeua , altamente fpa- Crilto . uentati caddero come morti; Erat autem afpettns Mass.38. eius ficut fulzur : & veftimentum cins ficut nix, 3- Pratimore autem eius exterriti funt cuftodes, & fa» Chi funt velnt mortui Matt. 28. 3. Perche la luce , per linca retta da corpi celefti è ri+ partita » paruemi che dar fe le potelié; RECTA * DIFFVNDITVR, idea dell'equità » e della giufti» Giultizia tia» che deue con ogni pollibile rettitudine effere am» miniftrata . ALBA Capo III. HE il modefto ;, e vergonofo roffore fia : compagno infcparabile della beltà pudicas lo dimottrò l’Abbate Certani, nell'Alba, al cuican- dore fempre s'accoppia i] vermiglio roffore » che però le diede ; ABSQVE RVBORE NVNQVAM; — nel qual propotito gratiofamente Giacomo Billio Pudici- «Anthol.facr. lib. 2. cia. Qua probadignofci poffet qua feminaneguam Giacomo Temporibus prifcis cum nota nulla forety Billia - Idtulitindigne Dominus gnam perfida cafta » Caftaque iudiciG perfida plebis erat. Errarem hunc igiturtoltens , his ora pudore Ilewit quibus ef chara pudicitia; At quibus eft fiudio veneris fceleratà voluptasy Fecit y vt bis toto defitin ore pudor. San Gregorio Nazianzeno in più luoghi celebra nelle femmine quefto pretiofo ornamento ; hora in non sò quali fuoi verlì; Mores viriles indecori faminis, Quarum modeStiam ornar 11 primis pudor Hora nell'Oratione aduerf. mulieres fe ormnantes ; Vnus color in mulieribus amabilis eft ynimirumru- bor ille, quem pudor gignit; ed hora nell'Orat.11. de laudibus Gorgonia ; / nusillerubor olarebat, quem pudor affert » vnus candory quem parit abftizentia. AVRORA Capo IV. 31 LL'Aurora $ figurata in fembianza di belli(- fima donzella »che fparge di fiori, di luceye __. d’allegrezza il mondo; il Ferro diede; SGOMBRA >AINZI DA NOI LE TENEBRE, E GLI ORRORI; effetti sche in noi cagiona la fcienza » la fede la gra Gratia. tia ,el'innocenza. Impreta tutta opportuna così alla 30 Gres. Na 3; an. natiuità del Saluatore » come à quella di Maria Vergi- Maria ne, di cui S. Pier di Damiano Ser. in Afumpr. ing. Natcente così; H.eceft aurora, quam fequitur , imo de quana- 1 Pe Jcitur fol inftitie - Nam ficut aurora terminum no-""°" fis diei principiwm adefle teftatur: fi & Virgo no- Ctem expulit fempiternam » & de die diem de terra fua virginitatis exwortum terris infudit . 32 AlcibiadeLucarini, all'Aurora forgcnte fece dire : E MECO PORTO IL SOLE), imprefa “i Marna tutta proportionata è Maria Verginey mentre nel ,, i tempo della facra Nouena era tutta piena d'[ddioyche V.graui- da Crifippo così fù falutata; we fons lucisommem © hominema illuminantis. Aue folis ortis qui nallum “""PP9 © ferre poteSt occafum » 33 Lo itelîo Lucariniy per l'Afcenfione di Cri- _ Alcen- fto » figuròl'aurora s coltitolo ; STASCENDE, A fione di NOI Crifto, AVRORA® Cap. IV. i NOI S'ASCONDE »° parole allufiue a quelle de gli 4.1. 9» Atti Apoftolici c. 1.v. 9. Nubes fufcepit eumab ocu- S-Agoffi- lis corum» cioè come fpicga il P. $. A goftino ferm. no. 178.de Temp. Nubes fulgore corrufco vallatumy humanis afpettibus occultanit . Natiuità 34 Nella Natiuità di S. Giovanni Battifta,ferue diS.Gio. Paurora col motto ; PRAEVIA SOL IS; concetto di Gio. Cri- $.Gio.Gritottomo Hom 3.Impert. Sol antequa appa Soffomo. reatsmittit radios fuosys@&® facit albefcere oriétemyvt procedens anroraydiei aduentum demonjtret ; fic Do- minussmundo antequam appareatyfpiritus fui fulgore tranfmiffo yilluminamt Ioannena , vt pracedens illes aduentum Saluatoris nimtiet ; ciò che fucofamente Lwc.1.76 prediffe Zaccaria fuo Padre Luc. 1.76. Preibis anse faciem Domini parare vias cius; ne i quali fenti il Caualier Marino nella 3. parte della fua Liracosì nel- la Decollatione del medelimo S. Giouanni cantò; Quafi aurora nouella Venne il gran Precurfor di gratia adorno, A prefagir de la falute il giorno. Echinonsà,chein fu mattiny quand’ella Trà i confin de le tenebre fiammeggia» Di porpora rolleggia? Quetta lucida Rella , Eccoinanzi al fuo fole eftinta langue » Màilrolfor che la tinge» è il proprio fangue. Nafcita Seruirà quet'impiefa parimenti alla Natiuità di Ma- di Maria ria Vergine, delli quale Pietro di Damiano Ser. in Verg. «Affumpt.così; Nata Vwgine, furrexit aurora ; quia Pier di Mariaveri pramialuminis, natinitate fua maane cla= Damian riffimum ferenanit. 35 Nell’efequie di Margarita Regina di Spagna, Morì: di che morì di parto, fùl’aurora introdotta à dire; DVM Marino parto. PARIO, PEREO; motto, moralmente parlando» tutto proportionato ad vn vitiofo » che mentre parto- Peccato lifce dall'viero della praua fua volontà il peccato » per- re. de la vita dell'anima, e fottogiace à gli {pafimi della doh 15. Morte. Quindi, oue ti legge Tob 15. 20. Cungfis die- vt bus fuis impius fuperbit ; la Tigurina traduce; Cani tempore fibi afcifcit dolores parturientis femine. E Giuucnale Satyra 13. ; Lo Exemplo quodcuigite malo committirur, ipfr Ci ri Dita RES han hec eft vltio eo fe i Iudice nemo nocens abfolnitur. S. Vbalk 36 AdhonorediS. Vbalio, Canonico Regolare do: Lateranenfe 5 e Vefcouodi Gubbio» dipinto im atro,e d’illuminare iciechi, e di fcacciare i demoni; ; figu- rai l'aurora» al nafcer della quale se le tenebre ti di le guano; e le fiere fì ritirano, dandoleil motto ; ILLV- ‘| MINAT, ET ELIMINAT; motto che può rep- S. Am- plicarfi di S. Ambrogio,alle Prediche del quale e.fì ri- brogio . partirono all'intelletto d’Agoftino che era Mani- cheo yi lumi delle cattoliche dottrine è e filgombra- rono.dal di lui ieno i mottri de gli errori ereticali ; Poffida- Pranenit Dei liberatoris clementia y fui facerdotis nio. Ambrosij cor penetrantis y vt contra illum erroremy encidentes legi» foluerentur queftiones y atque ita edo- Eusyfenfimy atque paulatim harefis ila ymiferatione diuina,erus ex animo pulfa eft , protinufg; ipfe in fide Catholica confirmatus ; Poffidonio nella vita di S. Corret- Agottino nel capo I. Il Correttore anch’eflo » col tore... fuo prudente dilcorfo !Uumimat con la chiarezza de gl'ingegnamenti il cuore tenebrofo del fuo proflimo; & elimitat daquel feno i moftri de gli errori. SO LE Capo V. de ia 37 JL Sol nafcente tù introdotto è dire; NON anna °” I EXORATVS EXORIOR ; edaltri di lui; 5 NON POSCENTIBVS OFFERT); bell’idea dell’ amorofo Iddio, che febene non €richiefto ; altrui r'- parte i fuoi doni, dicendo per bocca d’Itaia 65. 1. I7- Rom. 10! uentus [um a non quarentibusme, palam apparsi ijsy >* qui me non interrogabant. L’elemofiniere dourebbe Flemofi- etter tale ; che però ove diceil Salmo 40. 2.Beatus qui niere . intelbgit fuperegennm &c. San Tomafo iui; Qui in- Pfal. do. tellizit commenta, nondicit qui fubueniet,qua (l'e- >- lemofiniero ) debet effe mifericors ad modum Dei;fed S.Tomafo Deus nonexpetkat, quod femper petatur ; vade fub- uenit defiderto antequam petatury 5 ideo ille eft mi. fericorsy qui non folum petentibus fsbuenity fed etiam tadigenti fubuenit, priufguam, petatur. Conliglio che Epitetto 2p.Stobew fer.44. de Mariftrata {ugge- riua ad ogni Prencipese Magittrato; Quemadmodum fol non expettat preces y vtexoriatur ; fed illico ful- get sacfalutatur ab omnibus : ita neque rucexpelta- ueris plaufus,Strepitusy aut landesyvt benefacias, fed Sponte confer beneficia, & aque ac fol amaberis . Prontezza , chein Maria Vergine fù riconofciuta dal Beneficé mio Concanonico Riccardodi S.Vittore c.23. in Can- 22di Ma ticasdi lei fcrinendoyche; V'elocius occurrit eius pie- !9VEIB- x i É sd > Riccardo tasiquam mnocetury & canfas miferorum anticipat. fo e 38 HSole,conlafcritta; PER SE FVLGET, ”* ed ancora; NON MVTVATA LVCE è idea d’Iddio , del quale Filonel. 1. de Monarchia; Sicwt Filone. lux a nulio illuftnatur , fed fe ipfaoftendit : fic Deusy quinullis hominum aperibus illuftrari poteft , digina fiua effentia folus fe ipfuna illuftrat . Etprime altresì quelt'imprefa il dominio alffoluto » & indipendente Far defe di perlonaggio grande , che non hà di meftieri dell’- altrui aiuto » & adherenza; edanco ferue adingegno nobile,che ama di rifplendere coi raggi della fua pro- pria virtù. Fiancefco Petrarca /. 2. de Remed. Dial. Franc.Pe G.Vtcuique proprialaus sant infamia eft; fic landisy trarca aut infamia propria caufa fit oportet . 39 IlSole; figuratonella fua chiarezza maggio- re,hebbeilverto; NEL TROPPO LVME SVO VIENE A CELARSI; veraimagined’Iddio yin- Iddio. uitibile è gli occhi dette creature , del quale S. Dionigi Areopagita, alludendo alle parole di $, Paolo 1. Fun. 6.12., Deusluceminhabitat inaccelfibilena, diceua; Catigodiuinayideft lux inacceffibilissin qua Deus ha- Magiftra to. Epitetto e 1.7im. 6. 12. bitatyad eamaccedit seaque abforbetur quifquis Det, Dionigi videre merutt : coque ipfoquod non videty nec cogno- Arespag* fecit» familiarius contungitur ei qui omnem cogmeio- semtranfcendit : Anco.il Taffo nella Geruf. Liberata Canto 9. ft. 57. ragionando del feggio, vue riliede Iddiocanta; Quiui ei così nel fuo fplendor s'inuolue è Torg. Che vabbaglian la vitta anco i più degni. Taffo» 4o Monfignor Arefio riconofce il Sole per idea d’Iddio giutto , foprafcriuendogli ; MALE OPE- RANTIBVS PAVOR. Oltafiro in c. 31. Genef. i offerua che gli Ebrei sed i Caldei ancora » folcuano Iddio chiamar Iddio, co’l nomedi Terrore; Z'osant He- e” brai aliquando Deum Pauorems quod maximè fit ti 6,13, mendusy quod forfitan è Caldeis mutuauerunt qui I" Dorina mè Deum pauoremvocant. E San Giro. s.Girola lamoanch'effo ; etiam qui Santi funt s prafentiam Deiyabfque formidine non videbunt . 41 IIP.Vincenzo Giliberti, rapporta il Sole, per efemplare della prouidenza d’Iddio , che diffonde le Provid& fue beneficenze; SVPER BONOS, ET MALOS, za d'id- come dicefiin San Matt. 5.45. nel qual foggetto Pru- dio. denzo l. 2. contra Symmach. ap. Ludou. la Cerda in Turcull. de Speffaculis. Haud alter folis radius colluminat omnes Diffufo fplendore locos sferit aurea retta, Sed ferit & nigro fordentia culmina fuma. 3 Insrat mo + Prudazo. 6 C'? E/L Intratmarmoribus capitolia clara, fed intrat Carceris& rimas © tetra foramina chavfi Stercorisy & fpurcam redolenti fornice cellam 42 Giouanni Orozco , per imagine della diuina tacob.1.5 beneficenza,trafcelie il Sole, fegnato con le paroledi Benefi- $.Giacomo c, 1.v. g. AFFLVENTER, ET NON cenza di IMPROPERAT ; nel qual propotito nas, i An- Fan glicoap. Cornel. à Lap.Deusdar liberalirermon ven- omAn- dit, ficut multi ; dat generaliter s non vnt » fed omni- bus ; dat abundanter non parce ; dar curialiteryvulgò 5. Bernar cortefemente > quianon improperat . Et $. Bernardo do. fer: 16. in Cant. Verus beneficus eSt dans affluentery & non improperans: non improperat dona,qua dona Sunt, & beneficia fua mihi dedit mon vendidie. 43 AlSoletàchidiede; NI ASPICIT, NON ASPICITVR; così anco fe Iddio non ci prewiene Gratia, conlofguardo della fua gratia, non v'è alcunoyche in S. Fulgen lui fili le pupille; Ocwlus faétuseSìywi videre lumen sio. poffit» diceva San i ulgentio ad Theodor. fed videre mon poteft ymifi fc tlli tumeninfuderit; 0a & bonum S.Agoffi- quod facis , gratia adfcribendum; e S.Agottino lib. nio Quaft.adOro/.Quaft. 5 2, Sicut folem non videtocu- busy nifiin lumine folis ; fic verum y & dominium lu- men non poterit videre intelligentia, nifi im ipfius lu- Pal. 35. Mine, de quo inquit Propheta ; Domine inlumine tuo 10. videbimus lumen . 44 Rapprefentatiuo di fuprema eccellenza è il Éccellen Sole; poiche al fuo comparifce ; SPARISCE OGN* za di S. ALTRO LVME, Così ad honore di $. Agotlno Agolti- fcriveua S. Remigio fopra la 2 è Corinth:j; Sscwe fol e in bumine excedit omnes pianetasy ita Auguftinus glico . I Lib. T. refplendene mibilominus vera virtutis fue lande. Del medefimo concetto fi valferoi Padri $. Bafilio Homilia de bumana Chrifti gencrar. S. Atanagi | 2. de Incarnat.Verbi,eS.Agoftino l.de fide & Symb. c. 4. per dimoftrare s che il Vebogpe prendendo humana carne s non dre ne ue glorie pregiu dicato; Nonne vides folem, diceva San Bahilio, & 5 Bafdio inceno agentem, & fordidis adlucentem snullam ta- men inde graneolentiam contrabentem? Quid igitur times impaffibili, & fyncere nature yne maculam è nobis referat? 47 Lalucedella diuina gratia fgombra da ino- , Ari feni ogni affl:trione, e gli riempie di foauiffimo Gratia conforto , fimile appunto al Sole, quale è fzombra diuina + dall’ariai nosofi vapori, c porge è gli enti intertori pretioti fomenti; ciò che infentce il motto; DIS CVTIT, ET FOVET. Quetti buon! effcro fi ca- uano dalla prefenza del Prende che vilita la pro Prefenza uincia, od il regno; che però» dicono gl'Ittorici, &! Pren- quando Alfonfo |. wifitaua il Portogallo » le fecie- PS raggini, l'enormità , € l’ingiuftivie erano da per tut- to diffipate , clapace pla giuititia, la fede, da tuttii latrfioruano . 38. Sicomeil*olesconlavirtà delfuoraggio, fà dileguarla nebbia, portando ilverbo; 1DIS>IPA BLi ;'cosila prefenza d'iddio ; odanco del Padro Preséza di calatoglie da i noitri cuori, edalle tamiglic i vivji: di gran i mancamenti. Coa quetto concetto ilaacco Prete de de» Mundi con:épru dimoftrò quanto vaglia l'Oratiose al follieuo del noitro fpirito; S1cn rewelarm factes rfascco terra per radios folares ab ofcuritate aeris occupante: Prese: S. Remi- omnes exceffit in exponendo facras Scripturas. Co’ .ita potenseftoratio foluere , & anmbilare ab andina Orario» sio. medefimo concetto San Bonauentura, nel daltero mi- nore indinuò le grandezze di Mania Vergine; così in- chinavdola; «Aue tota dealbata Wigo » cul comparata Luna nigrareputatur , Sol cum ftellis obfcuratur. EGiouanni Geometra anch’efio Hymno 3. S. BPonau. Gio. Geo- Gaude Virgoyabdens Seraphinum lumenyvt almus metra. Soloriens lucem fidercam obtenebrat. Gratia. 45. 1lverovirtuoto è fimile al Sole, di cui è pro- Virtù, prio di communicare à tutti la fua chiara bellezza ; ond’altri à lui riuolto diceua; EX TE CVNCTA Gio. pa- NITOREM. Gio. Damatceno c. 15. de Barlaam; mafceno . Sicut fol ad illuminationem omnibus ortus, finé inui- dia porrigit fuos radiosy cunttofque iluminari per- mite; ta & vera fapientia » fur appetitores more Solis stlluminat y€S illaftraty & fplendidos oftendie. Puofli anco dire; cheficome tutte le cole inferiori ; ed anco i corpi celetti , e duperiori riccuono vaghez- zadal Sole » che quefto fignifica; Ex re cuntta ni- torem; così tutte le virtù riceuono il proprio lultro Origene » dalla fede. Origene inlob; Sicut mbileft deletta- bile hominibus fine Luce s tra mibileft delettabileyne- que acceptum Deo » abfque fidei lumine . 46 Scipion Bargagli, figurando il Soleycòi rag- gi» che fcendcuano topra luoghi fangotì , difle ,che Eucari- àd ogni modo quell’eccello pianeta fi conferuaua ; ftia. IMPOLLVTY3»; tale Critto Sacramentato » fenza : verun pregiudicio dellafua purità infinita » è tal volta . Riccuuto dalle conicienze laideye (celerate . Così Dio- > Laertio. gencappreffo Lacrtio]. 6. rimprouerato. Quod loca immunda introtret s & fol stilpole in fccefhuo abit y nec mqunatur, Lo fleflo dicati di perfona virtuofa, la cui mondezza frà gli fcelerati nulla fcema. Giulo Liplio Pratat. in lib. Saturnal, /°trady folisy in for- desy & calitantia loca contettiy iluftrant, non inqui- nantur : fic boni inter feros , fqualentefgue amimos, Fede. Giusto Lipffo» nebulas vitiorum, & irradiare mentem luce leziria,y DE + + & confolationis. 49 lP.Luigi Giuglaris, ad honoredì Vittorio Amedeo Duca di Savoia , che compole le differenze, - che patfauano trà Maria de Medici itegina Madre, & Luigi XLI. itè di Francia fuo figlio figarò vn loi Prestza nafcente sal cui comparire, elenebbie, e lecaligini di grane erano diffipate , col cartellone ; S)LVIT DVM de. — VIDIT. Non altrimenti à pena Critto » toledi pie tà» filsò lo {guardo fopra Pietro, che fgombrò di Presérà quei cuore 1 vapori dell’infedeltà , onde turco era an- d'[ddio. nebbiato ; Conmerfus Dominus refpexit Petrwm, Luc. si. fcriue S, Luca 22.61. Et egre/fus foras Petrus yfle eu. wiramarè, nel qual luogo ». Ambrogio. Quos Lejus S. Ambre refpicit » plorant detritum rc. gio. so t'oitono bensi 1 nuvoli, ed i vapori alzarti contra il Sole; che; NON DIV wi timantengono; Virtà of poiche quel vigorofo pianeta , com'altri dille; OB- fela, SFANTIA SULVET ; così la malignità non può: lungamente prevalere contra la virtà, Ò lia contra l'innocenza » l'vasel'altra delle quali ti libera s ben to- fto » dalle calunnie) & impotture. Quidio 4. Faft- Confcra niens reti y fame mendacia ridet. —Onidie: Seneca Epitt. 92. Aduerfjus virtutem hoc poffint Seneca» calamiares, damnay & miurie quod aduerfus folem nebula porcft ; c Seneca di nvouo ap. Lipl.d 3. A ani duli. differt. j- Sola virtus preftat gaudum perpe- tuum », fecurum: eriamfi quad obftar, nubiuta modo interuenit, que infra feruntur, nec vaquam diem vincunt . si Pervwnopchedagli altruicontrafti non riccue pregiudicio » mà s'auuanza à rifplendere più gloriofa- mente » ferue il Solecinto da i nuuoli col motto del Virtù Lucarini; INSTANR NON OBSTANT ;ò pure; perfegui FRVSTRA OPPOSIT&; odanco; HINC tata. CLARIOR. Seneca ep.92. Solis visy& lux inte- Seneca , graef ettam inter appofita; & quammis alignid m teriaceas quod nos probibet cins afpelins , in oper (4/2) Ss QUI È eft, curfu fuo fertur. Quoties inter nubila luxity non eft fereno minor, nec tardior quidem yquoniam multum intereft vtrum aliquid obflet tantum s an impediat. Eodemmodo virtuti oppofita nibil detra- hunt. Non eft minorsfed minus falget : nobis for- fitan ; non aquè apparet ac nitet s fib: cademeft,i® more falis obfcuri , in occulto vita fuam exercet ; , {2 IlSol nafcente hebbe; TAM 1LLVSTRA- Gratta. BID OMNIA effetti pratticati dal Sole divino, Frecino che; Iluminat omnem hominem venientem in bunc tenafico mundun Io. 1.9.ed-ffetti degni d'ogni buon Pren- Agapiro. CiD ben dicendo Agapito Ep. Paren. nu.s1. Solis profeéto partes funt ilufirare radijs orbem : Princi- pis vero vintaseft egenorum mifereri. Cosìil P.San Gregorio Nazianzeno ep. 3 4- ad honore di $. Grego- rio Niflenoyatflitto ne fuo1 lunghi pellegrinaggi» di- Greg. Na ceva; Tuus circuitus Deo gratus, & acceptusy fi- ganz: xumque tibi, ac flabile eftmultis prodeffé» quamuis loco minimè fixus fis snìifi vero quis folem accufeta quia in orbem surrit.radios fundens, atque omnibus rebus, quas obit vitam afferens. Impreta 3 e dilcor- Vifitato- fo tutto confacente ad ogni buon Wefcduo ,Ò Vilita- re. 53 Del SolnafcenteditfertEucarini ; ORI VNIVERSVM ILLVSTRAT »,e.può feruire à i Nafcita Natali di Crifto 3 edi Matia » della quale 8. Bernardo di Crifto fer.x. de Affumpt. è dare prafcntia torus illuftra- e di Ma- rur orbis; adevvieò fa iam ceteftis patria clarius ma. rusiler virginee lampadis irradiata fulgore. Lm- 2 Berner prefa » che da Jiidorò Glario to. 1.orat.6I. farebbe Libeal applicata ad honoredì perfona liberale » e generofa 1fidoro nella profulione delle fue gratie ; Zeluz: fol, cum. Glario. Orbi apparet smortales ommesimplet incunditate ; fic liberalis , dum benignè omnibus facere ftudet , vbi- cunque confpiciturz. quibus fe cunque obmarm pre- bet »lucem quandam fecum affere, queletitiam om- nibus parit. a 54 Percotendo il Sole co’ fuoi rag gi.entro vno: fpecchio concauo» nel rifleflio di quettia s'iccende l'efca, che gli ftà al rifcontro » deriuandone tutt’ ad vntempo, celo fplenaore allo fpecchio » el'incendia. all’aride materie 1u1 giacenti» ciò che notdil Barga-' gli » che tece di quelto corpo imprefa co'l Motto; ._ VNIVS SPENDUR , INCENDIVM ALTE- _Crifto RiV$; tale Criîto fole eterno, nel finale giudicio giudice +» ripartirà gli iplendori di gioria è i giufti, e gl'in- S. Ifidora cendij tormentolì à gluiceierati, S.Ibdoro /. de mus- i do c.15. Sol illuminat, & exurit: ita Chriftas cre- dentes fide , fpiurituvegetante iluminat ; negantes fer Inuidio— 2ierni ignis ardore terrehit. Così anco l’Inuidiofoy fo . arde , ed auvampa di {degno » all’hora quando gli ri- fette sù gli occhi la virtuofa prerogatiua » e l’hono- Caffianò , rata chiarezza del uo proffimo. Gio. Caffiano col- lac. 18. 0.17. Nihil fuftinet zelusj quanto enim am- pius altus aut bumilitatis fubieEtione , aut patien- tua virtute » autmunificentia laude profecerie s tanto ille inaroribus innidie ffimutis incitatur &c. 55. Si come alriccuerfi nello fpecchio la luce del Sole » fe ne concepitce nell’efca vicina iminantinenti il fuoco» derivando ; E LVCE ARDOR., Così Bellezza dalla bellezza donneica » pazzamente mirata; fono cagionau ne cuori humani gl'incendi) della libidine. Gio. cri- S Gio: Criloftomo Hom.3. de Verb. Maia ; 72 1gnisy foRomo. vbi fenum arripuerit n'hil moratur; fed fimul vt atingie materiam accendit fiammam; itidem & ignis concupifcentie fimul acque per oculorum intutum elegantem astigerit formam , protinus exwrit ani- mM - Vtile, co 56 Chedavnamedelima cofa fi caui ed vtile pe danno. pregiaditio , lo dimoftra il tole, iraggi del quale » ed Capo V. 4) illuftrano lo fpecchio, ue fono riceuuti y ed incen- dono le materie ; che fittouano oppofte » chetanto inferifceil motto; HINC SPENDOR; ET AR- DOR. Quid. 2.de Trift. Nil prodeft quod non ledere poffit idem + Igne quid vtilius? Si quis tamen vreretetta Apparat s audaces inftruit igne manus Eripit interdum y modo dat medicina falutem Quagzinuet moftrat,quag; fit herba nocens &C. 7 Benche le nubi s'alzino in faccia del Sole; pottono ben sì in parte offufcarlo ; mà non fuffocat- © © > lo; checome di lui è fcritto. PRAEMITYR s NON Vir if. OPPRIMITVR. Lavirtà in animo coftante; e ge- fidiata? nerofo , può anch'ella patir qualche oppofitione 3 mà da non però eflere pregiudicata ; & la maluagità dei ma- ligni può adombrarela verità, mà non coprirlatanto, ch'ella non facci nobil mottra della fua chiarezza. Cic. pro Celio. O magna vis veritatisy que contra ho- Cicerone » minum ingenia scalliditatem , folertiam , contraque fiétas omnium ‘infidias facile fe , per fe ipfam de- “fEnAAf ee TERI ant Sole, ‘che percotendo cò i taggi entro vno n, Ouidio « tore della fua Diocet, o Religione ara ott te; secchio s fa riffetterta luce in molti altri, hebbe dal ucarini 5 PRAEBET 'TANTVNDEM SINGV- Gratia ALI; tale Iddio ripartendo il fuo lume ad vno de fuoi diuina . mimiftri , nefà v{cirtanta chiarezza, che ogni vno ne refta illuminato . Gio. Crifottomo Hom.4 5. in Mart. Saluator non diuitém ynòn pauperemj non ingenio- Gio. Cri- fum , aut rudem, autfortem> at iglanum 3 au: dili- foffomo. gentem, aut defidem difcernit; fed om: busyquamuis non ignoret futurumexitum pirata dottrinam com- mendat. Ilbuon Prencipe deue anch'effo tar si che 3% tutti partecipino de i raggi della fua beneficenza ciò Précipe che teneua à cuore Teodorico ap. Calfiodoro |. 3. benefico Var.ep.11. Optamus cunttum, diem plenum benefi- Caffiodo- cijs noftris excurrere . Optamus vbique preftita no- 7" ftra radiare . O ETA 59 Pervn miniftro dalle calunnie depreffo » ed abbattuto » mà poi rornato/al fuo pofto, primiero con Ritorna- ‘gloria » e chiarezza nom'interiore alla prima » feruì il re. ole; che compasiua:faori dai nuuoli , col motto del ‘Bargagli. NON'MEN'EVCIDO RISORGE ; che potrebbe feruire per Crifto che rifufcita da mor- Rifurret- teà vita. S. Profpero fopra il Salm. 103. Ortus e$t tione di fot» quia occidit fol: ideft € hriftas mortuus refurre- Criîto . xît y 9 vninerfum mundumclaritazis fue:mamfefta- S. Prof tione impleuit, è Ponti die, co Que fplende la luce della gratia diuinas re- Gratia gnare non polfono i mali, elemiferte , fi come oue diwima nafce il Sole» iui fono diffipate, e tagate le tenebre ; ortando quetto pianeta il titulo. TENEBRE NON COMPREHENDVNT; ò più brieuemen» Ù te. TENEBRA PROCVL. Iamblico de Myfte- ramblice,. rijs. Sicut veniente fole s tenebre eius prefentiam fuStinere non poffuata fed Subito fubcerfuguuitt : fic vndique refulgente poteftate Det , que replet omnia bonis perturbatio omnis » que folet è (piritibus ma- lisaccidereynullum babet lo cum, fed repente difper- dicur. | 61: Il motto foprapoftoal Sole; MOTV FA- CVNDVS$, che raccoglie in sé, così ciò che del me- it defimo fole dille Nazianzeno orac.34. q. de Theo. din i lagia; Neque motui vnquam fuo, nec benefi eis finem Dj DE faciens, comeanco quello che lafciò fcritto Platone Nego- in Thexteto; Diem ol mundum fuò cuifu ambit ac rante. luftrat , omnia falua fune, & confernantur Ere. tutto Vifitaro- conuienti à Negotianti, edà Vifitatori , i quali rag- n! - irandofì per varie parti » feco portano marauigliote Pini feti) e fe l’Apoftolo San Pietro s di Crifto 13. 10 parlando A 10.38. diffe che Perzransyr benefa» 33, ciendo» 8 Cornel. è ciendo, & fanando&c.il P. Cornelio à Lapide; Pro- Lapid. priumergo Chrifti commentò, eiufque affeclarum eStynemini male, fed cuilibet benefacere vt vbicun- que degit (pargat radios fue beneficentia inftar folisy qui iugiter currit & pertranfit vt lucem ycaloremy &G infero fiuum commurticet hominibus animali- busy &7 plantis toto orbe difperfis. i > 62 Percotendoil Sole con la sferza de fuoi raggi le fpiche in campagna tinge dicolor giallo, e dorato % laloroprimieraverdezza, ondegli diedi; MVTAT Traua- IN AVRVM ; così il patimento» & l’ardenza de gliovrile i mali , che ci sferza» epercote ilcapo , ci acquifta Gio. Cri- yna corona d’oro sdi trionfo, e di gloria. Gio. Cri- Sifome: foftomo Hom. s.de Patiemia; Quemadmodum in defudatione luttatorem fudore» & puluere , & ca- lore nulto s & laboribusy& miferys pugnare decet > ficiufto multa tolerare expedit 3 generofeque ferre vniuerfas fi claram binc coronam fit accepturus > cia — SOR | E - - i 0 €» ee è è O, My ba sd Valità. Li A \Ù "\ \ mai 64 E così attivo s evigorofo il Sole nella diffi fione de fuoi fplendori; cheabbarbaglia » "ed accie- * caancole piùacute; e erfpicaci pupille; onde gli Eccellen foprapofi; TOGLIE IL LVME CO'L LVMÉ, te bellez effetto che nella bellezza donnefca , con forme di dire ta. preti così offeruò il $. Guido Cafoni p. 1. culi dell'Od «foni-. Nel ciel del tuo bel volto Veggio il Sol de tuoilumi, ahdiffi veggio? Non vedo, mà vaneggio. Che s'ei vicino iplende Toglie "l lume col lume; e cieco rende . 65 11 Sole figurato su’l trammontare , col tito- lo; OCCIDIT ORITVRVS, è pure CRASTI- NA SVRGET , ferue per imagine efpreffa della Rifurret rifurrettione de i defonti » mel qual propofito Pier rione. Crifologo fer. 49. Crede homo de morte refurgere Pietro te poffey quia antequam viueres nil fuifti. Ant Crifolog. quare dubites quod refurgas, cumtibi totum gnod in rebus eft quotidie fic refurgat ? Sol occidit &® refùr- gits dies fepelitur & redit; menfesy anni, tempo- ra,fruétusy femina cum tranfeunt ipfa moriuneurs Olimpio- cumredeunt ipfa morte renimifcunet &c. Ed Olim- der. —piodoroin Ecclefiaftenc. 1. di Crifto , miftico Sole fcriue così; Oritur ex Deipara Maria fecundum CHFELI Lb.L L’ardenza della perfecutione che ferì il capo di Giu- feppe è lo fece rifplendere frà i primi Satrapi dell'- Egitto , la douetogliendo quefte, egli farcbberima- fto vn ofcuro paftore di Paleftina. —— 63 Rapprefentò Monfignor Arefio l’opera dell’- , Incarnatione del Verbo » tatta nell’vtero di Maria Maria Vergine » con la pittura del Sole » che fouraftando al che con- globo della terra portaua il motto. NON GRA. ccpilce VAT, ET GRAVIDAT); poichelo Spirito San- toy fenza pregiudicare all'integrità di Maria , la rele felicemente feconda . Marco Vigerio nel Dacacor- do, chorda 1. commentando le parole dell'Angelo; Lw.1.35 Virtus altiffimi obumbrabittibi Luc.1: 35» così feri- — Marco uc; Voluntas Dei conteget totam, non grauabit ste Vigerio- circumdabit non violabit. E Riccardo di S.Lorenzo Riccerd. I. 12» de laud. Virg. Spiritus Sanftus cam fecunda- S- Leriz® utt, virtus d corruptione feruauit, e y Vi = Mak d PI ilo] vi W 3, - carnem; occidit antem ad inferni ima defcendens; fed & rurfus exoritur, d mortuis refurgens. 66 In Morte fùdipinto il Sole pur sùl'Occafo , Inmorte ed introdotto à dire; VADAM ET REVERTAR,; portando non che {peranza » mà certezza di riforge- re » € ritornar di nuouo a rihauer la vita. Valerio Flacco |. 3. di nonsò quali defonti. Patet ollis iamua lethi, Atque iterum remeare licet. Et Claudiano l. 2. Ruffin. Quos vbi per varios annos » per mille figuras Claudian Egit letheo purgatos flumine » tandeni Rurfus ad bumana reuocat primordie forma . 67 Interifce parimenti la rifurrettione ventura il Sole cadente» che in Mortedì non sò quale perto- naggio fù introdotto à dire; RECEDO, NON DECEDO; fenfì efpreffi da Seneca ep.36. Cogita mibil eorum, que aboculis abeunt , & in rerum na- turam » exqua prodierunt, ac mox proceffura fènt reconduntur, confumi. Definunt ifta, non perewsr. Et mors quam pertimeftimus » «crecufammus sîinter- mittit vitam non eripit. Penice? iterum ami nos în lucem reponat dies &c. parole più da Caetolico, che da gentile. 68 Jltitolodato alSole; RESPICIT EQVE, ò con Wal Fles Rifurree tione . Seneca + . SOLE è con altti; OMNIBVS VNYVS; cioe che egual- .,| mente rimira » ed illuftra tuttigli oggetti inferioria Padre di fenza vfare partialità veruna > òdiff:renza corrif- famiglia. pondeà i Padri di famiglia $ è i Giudici, ed à i Ma- NI giftrati, Eral.in fimilit. 276 fol mon alius eftpaupe» ae: ri, quamdiuitî, fed omnibus communis : ita Iudex diuina Peronam fpeltare man debet , fed rem; mà inparti- calare conuiene è Dio quefto motto, che è tuttiri- pe parte la luce della (ua fede, e la chiarezza della fua gra- Cipriano, tia. San Cipriano]. 4. ep. 4. Si dies ommibus aqua liter nafcitur; fi fol fuper omnes equaliz er pari lu- ce'diffunditur: quarto magis Chriftus fols & dies ve- rus in Ecclefia fualumen vite eterne aqualiter lar- + gitur 2 Précipe —69 Deue il buonPrencipe efter dotato di quelle benefico qualità » cheil Bargagli river inFilippo II. Rédi Spagna» facendane imprefa del Sole tutto rifplenden» te, colcartello; NO CANSADO; Y POR ©0TODO ) cioè ; INDEFESSVS..ET VNDI- QVE» vedendo, e prouedendo da pertutto » fenza E rà mai ftancattì . Tanto Sinefio Orat. de Regno ri- Sinefia -.. cordò all Imperatore Arcatlio .. Confulro fanè fuerità 10 fefetoti impery corpori, quod bifariam tribuitur in armatum, & mermem populumy:viciffim vtique im- peri ‘parti dederit , ac po$t militesy inuitatibusypo- x pulifguefui copiam faciet » ita verò fui copiam fa- cieò > vi Quafcunque poreSt non modo nationes » fed & cimtates perluftrer. E fei Prencipi tono interra va himolacio d’Iddio ; fi ricordino, direbbe Virgilio. 2 ESM ——_—_— Deum ive per omnes | Terrafquestraltufg; maris, ni vu profundum. Damafi. Così Gio; Damafceno; Deus dicitur y vel quia pro- ap. Alber uidety & videt omnia, vel quia curat de omnibusy vel Magn. quia còcnit omnia » E Platone anch'effo .; Deus Tue 1. curatomnia; five magna ea fint> fine parta Platone « - < E x 70. Pertipo della prouidenza diuina eguale è Prouid& tutti, è tutti fufticiente > e pertutti follecita fù dipin- za diuina t0 il Sole» col cartellone ; OMNIBVS. SVEFICIT, nel qual propofito ifquititamente ragiona $. Bernar- S:Bernat- do fer. 69. in Cantic. Dews necad multitadinem mul: do. tuserit necad paucitatemrarus; nec ad diucrfita- rem diuifus ; nec reftriffus ad vnum » nec anxius ad curasymec perturbarus yfeu turbulentus ad folicitudi- nes. Sic fanè vni intentas vt non detentus ; fic plu- ribuss vt non diftentus. 71. La carità divina , che maggiormente s'accen- de » quando, quella Maeltà fourana è più che maida Rontì di- gli huomini mal trattata, può rapprefentartì nel Sole» che mentre dalle nubi è cinto » indi fuol tramandare Pirgilio ina. x più feryorofi i fuoi raggi» e come dille il Bargagli ; IMMITTIT ARDENTIORES; alqualeio diedi; + PIV COCENTE DIVAMPA. Seruirà l'imprefa Amor arimente à dolor fopito » od amor nafcotto, del qua- nafcotta le il Guarini P. F. Atto 1. Scen. 2. Guarini - — Amor fù fempre vn fiertormento y (Ma più» quant'è più chiufo » i E più fero € prigion » che non é fciolto. 72. Il Sole, con molte ftelle d’intorno,& la (crit- Maria ta; ADORNO TVTTE riefce bell’idea di Maria Vergine, Vergine, che da Crifippo orat. de laud. Maria viene così riuerita, Ame fons lucis OMNEM HOMI- NEM ILLEMINANTIS ; E come fcrifle |» Idiota in Prolog. de Virgine Maria; Longe pofitos illuminat radijs mifericordia fue ; fibi propinques per fpecialem dewotionem confolationis fuanitare » prefentes fibi im patriaexcellentia gloria ; & fic non eft qui fe abfcondat a calore eius» 73 "Il Sole ; all’apparir del quale fparifcono le Rielle » dall'Abbate Ferro fù introdotro a dire ; OF- FVSCO TVTTE; motto che dinota vna fegnala» Criftp, o Idiora ‘ Capo V. O Ri) tifima eccellenza di meritî é virtà im vn perfonag- Eccellé- gio oltre moda cofpicua ; e fegnalato. Così Anto-za di vir mio di Padoa in Apacal.c. 16. ‘Sol eSt Chriftus squità eme- lucem inhabitat macceffibilemy cuius claritas O.M-Vt0- NIVM Santtorun RADIOQLOS fici comparen- Dre di tur OFFVSCAT, &denigrat , quia non ch fan- Eicellen Cus vr eft Dominus. In Matia Vergine rauvisò que- ,, di Mz ft'iquifitezza il P. San Girolamo, di lei dicendo nell’- ria Ver cpift.ad Euftochium sche; Tanta erat vite eius cla- gine. vibass vo omnium vitam quodammado obfcuraret ; S.Girola- San Pietro di Damiano. fer, in Affumpt. Virg. fpie- mo, gandole parole de Cant. 6. 9. Pulchrave lunayeletta Cant.6-9» ve fol. Solsdice ita fibi fiderum s &lunerapit po- _ Pierro fittonem» vt fint quafi non fint , & videri non pof Pamano. fent ; fic etiam virga Ieffeyveri preuialuminiss in illa inacelfibili luce perlucens, fic vtrorumque fpirituum hebetar dignitatem vtincomparatione virginis nec pojfsnt » nec debeant apparere. Similmente di Paola Romana diceua S, Girol.epitt. ad Euttoch. H e0 ficut $.Girola- inter multas gemmas pretiofi/fima gemma micary.& ma» >» iubar folis paruos igniculos ftellarum obriit , & ob- Senrat: ita cunttorum virtutes » &* potentias fua hu- militare fuperanit . Giuliano, Imperatore finalmen- te orat. 3. ad honore d'Eufebia Lmperatrice foriffe così; Corpus vigor» ac (pecies 9 palchritudatan- Giuliano; taxvtegterarum Vivginum decorobfouretun s quem- almodum fplendentia fidera y luna iam pleno orbe . micantis luce colluftrata , fpeciem omnemy ac lumen amittunt + i 74 Il Sole è che egualmente e fu'l flattuàr de i mari, esùla ftabilità della terra ; così frà le aridità de glifcogli , come tràla fecondità dei campi» e traf- corre e {pande i fuòi raggi »; fegnato co'ltitolo ; VBIQVE SIMILIS addita conftanza d'animo egualmente intrepido nelle felicità è e nelle fciagure ; Intrepi- e non menodifpotto alle fatiche s cheà i ripofì. dezza. E il Sole vn bel ritratto d’Iddio , poiche fi pregia Met d’effere ; SOLVS INDEFICIENS . Sant'{fido- } ro Lrxtentent.c. 1. Sun2m2172 bonum Deus eft y quia S.1fdora incommutabilis eft , & corrumpi ommino non poteSt; Ed Quidio 8. Metam. —_—_—— /mmenfa eft » finemque potentia celi quidie - Non habet. 7% Mentre ilSoleviene introdotto àdire; OM- Iddio. NES SVB IVG) MEO, al viuone rapprefenta la Maeftà Diuina » della quale Giufto Liplio l.1.Ad- mirand. Magnus ille auriga ye rettor vninerfi Densy Giust. habenas in hoc mundano curfu temperat , impellity Lipfio. fiftit» & Poete verbo L Diuofque » mortalefque turmas . Imperto regit vnus equo E di nuouo Centur. 3. ad Belgas ep.19. T'riumphat Lipfa: in prowidentie curru aternys ille Reétor ,& nos fe- i quimur ; liberi , ac veluti milites eius, fi volentes; capriui ac ferui fi uolentes. E prima di LiplìoQuid. 4. Trift. eleg. 7. Nihil ua fublime eft, fupraque pericula tendit Onidio >) : Non fit» vt inferiusy fuppofitumque Deo. 76 Nellanafcita di Crilto,dicono gl’Itoricische furono veduti trè foli ; e l’Abbate Ferro attefta; che gli vide egli ancora l’anno 1601. in Padoa. Quetti tré foli , dunque » al parer di Monlignor Arefio, pof- ‘ fono figurarci la Santiffima Trinitità , fegnandogli S. Tris con le parole tolte.da San Giouanni co. 30. VNVM po 7 SVMVS Alia ef enim perfona Patris 3 dice S. 3.9 Attanagi in Symb, alia Fu » alia Spiricus: Sant; "5" fed Patrisy& Filyy& Spiritus Sanéti vna eft diuini- tas » aqualis gloria» coaternamaieftas 3 Itaut per omnia» & vnitas in trinitatey CT trinitas infvnitate Andr. veneranda fit Così il P.Andrca Bianco l:3. Epig.91) Bianca, V DAS to Ynus es, ac'trinus j nutu qui concutis orbem ss Orbi wnus» trinus fufficis ipfe tibi. Tn Morte 77 Bartolomeo Roffi in morte di San Carlo» Rifutret- al Solernell’Occidente foprafcriffe ; DELIT ESCI tiohe ‘* VT RENASCATYR 5° chie allude. alla Ritatret- Zeno tione, ficome S. Zeno Veronete ferm. de Refurreà, diceua anch'effo. Sol quotidie nafcitur, eademque die » qua nafcitur emoritur , nec tamen inftantis finis forte terretur s vt fuos retardet curfus, fed fi- delis femper ; intrepidus ad feputchrum nottis con- Religio- tendit » fciens in ipfo habere quod vinat . Concetto fo. frizzante per vn giouinetto ricco y nobile ; e vigoro- fo che fichiude ne i chioftri y periui rinafcere è più pretiofa vita; nel qual propofito San Bafilio in Ho- S.Bafilio. mil. de laud.eremi. Cella Dominica fepuliura pro- pemodum amula s qua peccato mortuos fufcipisy & per afflatum Sanéti Spiritus Deo remmifcere acis . . i 78. Figuratiuo d’ottimo Giudice è il Sole, fegna- Giudice to conle parole; OMNIBVS IDEM, che tanto Deus. 1, infeghò Iddio nell'antica legge Deuter. 1.17. Nul- LI 17. la erit diftantia perfonarum; ita paruum audietisy vi magnum ; nec accipietis cuufquam perfonam quia bei iudicinm eft + Guido Caioni Embl. mo- ral. 2. 1 d Guido Non fanno il Réè, non danno altrui l'impero Cafoni + Le corone ingemmate , ei fcettri d’oro; Non gli aurei manti, & i dorati feggiy Perche là ne teatri anco vifono Quefte infegne realiz e purde regi Altro non fan che fimolacri » e larue. Mi quegli è vero Ré s che amando. regge» A TVITI GIVSTO COME IL SOLE AGTVITI. cali NEL GRAN CERCHIO DEL ClEL RINASCE, E SPLENDE. 79. Vrbano VIII. quand’hebbe terminati i fuoi ftludij , ritornando con la laurea del dottorato da Pila a Firenze, fi formò imprefa. del Sole è che fpuntaua in Oriente, con le parole d’Oratio Carm. Secular. Ritorna- ALIVSQVE , EI IDEM , perche egli tornaua re. alla Patria, eflendo ben sì lo fteflo di prima y quan- to alla perfona; mà fatto y e diuenuto vn altro, quan» to alle fcienze » alle virtù è edàititoli; ed è quefto Penitéte Motto molto proportionato ad vn peccatore peni- tente » fimile per l'apunto è quel giouinetto » che tor- nato da certo pellegrinaggio » etutto mutato da quel- lo era prima ani vna lafciua $ già da lui dometti- camente conofciuta fe gli portalie incontro , ricor- dandogli ch’ella era Dai 5 cgli prontamente rifpo- S.Ambro fe; fe tù fei la tale. Ego non fum ego: S. Ambr. gio + lib. 2. de Pcenit. co10. 80 L’'Abbate Ferro al Sol nafcente diede; DIEM Fanciul- PRESIGNAT AB ORTV; e ciò in lode d’Vr- lezza in- bano VIII. il quale fin dall'età fanciullefea compar- figne. ue qualivn Sole in Oriente » ricco ditanta chiarezza X di virtà cheben dimoltrò è quali auuanzamenti di gloria giungere poi douefle» dell'età crefciuta nel più compito giorno. Ereole parimenti dallo ttrozzarin cuna le ferpi, dimoftròy ch'egli poi haurebbe domato più furibondi moftri, Annibale co'l giurar sù gli al- tari vynodio implacabile à i Romani, prenuntiò le rui- ne, che portò loro col progreffo del tempo ; ed Alef- {andro col domare inetà puerile il difpettoto buceta- lo » diede grandi auguri) » che nell'età più robufta haurebbe foggiogato gli eflerciti, ed i regni. Mà vaglia il vero deue quett'imprefa applicarlì è $.Car- lo, che portando feco nel nafcere la chiarezza della luce » prenuntiò quanto gran Santo cftere poi doucna nel cofpetto de gli huomini » e d'Iddio. Quanta fu. S. Carlo. CIELT Lib L curus effet fanttitate confpicuus divina lux fuper Eresiar. parientis matris cubiculum noîtu corafcans prafi- Rem. aut. «BreusRom. . Li, - 81. Al Solesquale è da vnlatofà diftrugger le ncui » e dall'altro rintorza e l'herbe fe i fiori i0 die- di;HVMILIAT, ET SVBLEVAT; òfia MORTIFICAT, ET VIVIFICAT parole tolte : dal 1. de Regic:2.v.7 tale Iddio tutto è amabile e Reg.2.6 benefico ; tutto è terribile e punitore; quindi San Cipriano ep. 31. Sicut refpicrdebet dina clemen sg. Cipria” tia » fic refpici debet & diuina cenfira. Deusenim no. vt eît indulgens s ita eft praceptorum fuorum exa- Diogiu- tor ,& quidem diligens », Parauit calum y fed para ftose cle- uit & tartarum . Parauit refrigeria » fed paramit mente etiam eterna fupplicia. Para inacceffibilem lu- cem» fed parauit etiam perpetua mortis vaftamy aternamque caliginem ; il che motiuò Oratio Lt. od. 34. — — /alet ima fiummis Mutarey & infigacm attenua Deus Obfcura promens. 4 Ciafcun Prencipe, Padre di famiglia e Maeftro yfi- Premio} mile ad vn fole , deve e mortificare col rigor dellepe- e pena . ne, ed auutuare conlacopia de i premij i fudditi, ed i figliuoli,al uo dominio, ò gouerno*totropofti; che però Liptio I. y-de Militia Kom:Dial. 17. Dwuo funt Lipfo qua inuentutem inftruunt y ac formanti ; delinquen- tiumcaftigatio y & bonorum premiatio. Advtrum- que enim-horum afpicientes ; ilam quidem ob metum fugiunt 3 banc oh pipe Rudinm concupifcunt . c “ 82 Il FerroalSolnafcente foprapofe ; REDIT Ritorna NEC DEFICIT ; perinferireal ritorno s che fece re. più volte in Francia il Cardinal Maffeo Barberino. Gratia: Iddio. quel Sole vero , la cui luce » benche dai pec- diuma . catori fia più volte rifiutata, torna dibel nuouoy ad illuttrargli adeccitargli 3 poiche la Sapienza diuina; Dignos fe ipfa circus querensy & invysoftendit fe Sap.6.17 illis hilariter y& imomni prowidemta occurrit illis. . Sap. 6.17. Nel qual fento diceua il medefimo Iddio Apoc. 3.19. Ecce flo ad ofttumy& pulfo. Apoc 3. 83 Iacopo Fiorauanti y al Sole» che cò i raggi 15: percuote ighiacci , e le neui » foprafcriffe le parole del Poeta ; TORPENTIA FRIGORA SOL. VET; tale fotto la prefenza d'Iddio non poffono Prefenza ritrouartì le treddezze, le negligenze, e le infingar- d'Iddio . daggini; Quomodoenim, S. Bernardo fer. 2. in PL go. negligens poterit ferry qui intuentem fe Deum Bernardo nunquam definit intueri? Qui fic eum fuper fa videt intentum y v: omnia interiora cius , & exteriora omni hora confiderare non ceffet e. Pietro, quando negò » era diuenuto tutto di ghiaccio ; Frigus erat mentis , non corporisylo diffe Ambrogiol.1o.in Luc. denique ad carbones ftabat Petrus , quia algebat af Ambrogio fetus. Mà che poi è Ad wn fol raggio del diuino Sole » quel fuo ghiaccio fì rifoluette in rufcelli. di la- grime; Quos Jefus refpicit , foggiunge Ambrogio» plorant deliffum . Negauit primo Petrusy & non flemt , quia non rejpexerat Dominus. Negamit fe- cundo , non fieuit , quia adhuc mon refpexerat Domi- nas. Negaut& rertio yrefpexit Tefusy& ille ama- riffimè fleuit } c conchiudej; Refpice Domine Iefùy vt fciamus noftrum deflere peccatum » lanare deli- &um . Così à Dio riuolta ad honore della Maddalena và cantando Santa Chiefa. Pater fuperni Iuminis , Cum Magdalenam refpicisy Flammas amoris excitasy Geluque folwis pettoris. 84 Il Sole in Oriente, & la Luna in Occiden= te turono fegnati col motto j DIVISVM IMPE. i RIVM, 15 Orazio . Brew, Ro. SQL E Cia RIVM, tolto da quel famofodiftico di Virgilio + Nolte pluit tota » redeunt fpeétacula maney Diuifiumimperium cum Ione Cefar habet. Poteftà E perche nel Sole s'intende la poteftà Eccleliaftica, fecolare enella Luna la facolare » ben fi dice » Dizifum rmpe- ed Eccle rinm; che mentre il Sacerdote fourafta al governo fiaftica. dell’anime, il Prencipe non deue hauere altra giurif- dittione che meramente sù i corpi. Gio.Crifoltomo Hom.s.deverbisIfaia. Quamquam nobis admran- dusvideatur tbronusregius sob gemmas affixas, & aurum quo.ebcinltus eft: tamen rerum terrenarum adinimStrationem fer s nec vltra poteftatem banc quidquam habet auttoritatis. Anco il Ré A- grippa in Fpift.ad Caium, come rapporta Filone lib. de legatione ad Caium . diccua ; 4405, proauof- que Reges hbabui > C& ex his aliquoc etiam Summos Pontifices: quam illi dignitatem pluròs faciebant , quam regiam y vati quanto Deus anteftat bomini , k; | tanto pentificatum regno excellentiorem : ad illius , enîm curam diuinas ves; bumgnas ad huins per- tinere . 85 Simbolo cfpreffo d’Iddio eil Sole dipintofrà li altri pianeti, col motto SOLVS NON E&R- . RAT; ciò che efpreffebreve, mà brauamente Giu- fto Lipfio lb. devna Religione; 7 nus Ness apla- mis > reft expers erroris, & ommifcius ; foggiun- gendo 3 Ipf beati Geny , & arerni fpiritus ab er- rore not turi , nifi Deo dirigente. Maria. 86 Monfignor Arefio figurò. Maria Vergine Veigine @rauida, nella pittura del Sole pofto entro vna nube gravida . col cartello ; ORNAT NON ONERAT, perche - în fatti la moftra Beatiffima » qual candida nube; dall’haner nel feno il divino concetto» fi come rice- nette grandiffimo ornamento » così tanto é lontano che haueffe alcun aggravio, che anzi tutta agilità, e leggerezza ; bye in montana cum feStinatione Luc.1.39 dice S. Luc.1. 39. S.Bernardo fec. in Sign. magnom. Bernardo In ipfo conceptionis initio , quando potiffimum ce- tere mulieres miferabilins affliguntury Maria tota alacritate montana confcendiry vt Elizabet miniftra- ret : fed & afcendit Bethieem , imminente iam par- tu » portans pretiofi[fiÌmum :Una depofitum , portans onus leue. Maria 87 Maria Vergine grauida fù da Monfignor Vergine Arefio figuràta nelSole » pofto entrovna nube , col grauda . motto ; ET LVMEN CIRCVMQVAQVE > DIFEVNDIT); mà che molto bene ferue alla mede- Mar!» fima parturiente» dicendo Beda in c. 11. Luc. che, Partutie- Ominnis Sanétorum beatitudo de gloriofo V'irginis vte- cu ro vee n Imprefa, che parimenti dimofira quan- « ta fia l'efficacia del buon efempio, offeruato ne Mag- giori; Origen. lib. 1.Iob. Sicut celi luminaria y ac fidera in firmamento cgli è Deo collocata cunétis mdefinenter > que fub celo fulgentsatque omnibus qua fuper terram fuut per tempora , ac terspora per generationes , & generationes mirabiliter re- tucent - fic & fanélorum virtutis infignia è atque beatiffimi eorum agones omnibus in perpetuum fin- Qulariter fulgent » omnibus in eternum bonorum for» mam tribuunt s omnibus fub fole pietatis exemplum oftendunt. Auvanza 88 Il Soleinwlato dell’epicido hebbe. NON- mento. DVM IN AVGE, perdinotare, che febene la Maeftà di Carlo V. haueua fatto di grandi acquiftis le reftavano ad ogni modo auvanzamenti maggiori; dal quale concetto , parlando in materia {pirituale » Philipp. non ti fcoftò San Paolo Philipp. 3. 13. E «go non arbi- 3.13. tror me comprebendiffe ; fequor autem fi quomodoa comprebendam . 89 Alcibiade Lucarini palSole » che ftampa sù i Virgilio . cri Filone Iddio. Lipfio x II nuuoli due ritratti di sè fteffo diede; LV X AB Santif& VNO; ed ancora EST TAMEN VNVS; ò co- ma Tui- me diffe il Ferro; LVMINE EODEM figutam- Nità - do in tal guifa il miftero ineffabile della Santiffima - Trinità. Rabbi Ifaac in Zoc.de Trinit. In dixina R.1faacco effentia funt tres corone, & ifta tres corona fnt vna corona iunéie in vnitate admodum perfetta, ap. Lucarini iui. go Lo fteffo Lucarini, facendo il Solesche ftam- pauasù la rube ib {uo ritratto» gli foprafcriffe;. AT VNA LVX, dimoftrando» che fe bene in Dio fono Iddio tri più perfone : l’effenza diuina évna fola. Cosìne pro- no edvno teftaual’Incarnato Verbo. Io.10. 30. Ego, & Pa- 10.10.30 ter vnum fimus, &nu. 38. Quia Paterin me e$ìy 1o.14.9» & ego in Patrey & lo.14.9. Qui videt me s videt @ Patrem meum. Di fimile concetto fi valfe il P. San Cipriano |. de fimplicit. Pralat. parlando della Santa Fede. Quomodo folis radj multi, fed lumen Fede vuum ; fie & Ecclefia Domini luce perfufa per or- bem totum radios fuos porrigity vnumtamen lumen cli quod vbique diffunditur. 91 ]l Lucarini , per idea diCrifto » che ftando ip Croce» benche oppreffo da moleftiffimi dolori, Critte riparuua le gratie à i cucoftanti, pofeilSole» ingom- crocefif- biato da i nuuoli, con.la ferirta; INFLVIT T A- fo. MEN; e ben prouarono quefti influffi , e Maria Vergine » che fù proueduta d’vn figliuolo. addotti- uo » e San Gionanni » che fù nobilitato con ricono- icere in fua Madre la Signora dell’vniuerfo, ed il Cen- turione che fù illutirato con la fede, ed it Ladrone che n’andò contolato con quelle care promefle ; Ho- Luo. 23. die mecum eris in Paradifa « 43. 52 Per Crifto Sacramentato il Lucarini dipinfe , il Sole y che delineando s riftringeua la vaftità del fuo Eucari- globo entro l'anguftie d’vn picciol vetro 3 col motto; !18» IMMENSVM IN PARVO; col quale fentimen= to San Cirillo Gerofolimitano.» Catechef. 5. ragio- naua della Santa Fede; Fides in paucis verbisomnem Fede tam veteris quam noni teftamenti cognitionem in: Ciril. Ge- noluit . rofol. 93 Percfprimere che Crifto Sacramentato firi- Crifto troua intuttele particelle confacrate» fivalfe il Lu- nell Eu— carini del Sole » il cui volto fpiccaua diftinto entro Caviltia . molti pezzi d’vno fpecchio ratto è comparendo ben formato » ed entiero entro ciafcun frammento ; ET IN FKAGMENTIS INTEGER . Così il mio Vgone Vittorinal. 3. de Anima c. go. Chriftusin fa- Vga. cramento per partes manducatur , & manet integer. Vissorime Totus in celo stotus incorde tuo. Totus in fratto, totus in integro. Tantum eft in exiguo, quantum conftat effe in rota &c. E prima di lui $. Ambrogio Ambrog- Domin. s. poft Epiph. Singult accipiunt Chriftum Dominum » & in fingulis portionibus totus eft » nec al; fingulas nuinustur » fed integrum fe prabet in fin- ulis Ò 94 Nella nafcita di Maria Vergine, alzàil Lu- Natiuità carini l’imprefa del Sole in Oriente col cartello; ET di Maria IN ORTV TOTVvs LVCIDVS; nel qual fento Vergine Crifippo fer. de laud. Virg. à lei rivolto diceua; Aue Crifippo fons lucis omnem hominem iluminantis; e San Ber= Bernardo nardo fer.1. de Aflumpt. Mare prefentia totus illu- firatur orbis 95 AlSolefigurato fopravn giardino » che con la fua prefenza auualora l’erbe 7 i germogli s i fiori . &c. fù chi foprafcritie; DAT VIKES; chebendi- moftra l'energia s e vigore» chedalla prefenza divi. Preséza na ridonda nelle fue creature ; onde e diceua vn d'Iddio, Diuoto. . Omnia florebunt profpiciente Deo + Amnimo» E San Gio; Crifoltomo Home26. in Epift. ad Hebre mitici o Si *” 12 *Crifofiom. Sividemus mente femper Deum , fi femper in recor- i dationem eius conuertimus mentem noftram , omnia nobis facilia apparebunt , omnia portabilia , omnia fuftinebimusy omnibus fuperiores efficiemur. ©. — pena, 96 *J1 Lucarini per.dimoftrare i varij effetti ca- -_Eucari- gionati dalla Sacra Fucariftia; così nell'anime de buo- ftia , e niycome de gh fcelerati, fiferuì del Sole, che rilguar- fuoi ef- dando encue, etango ; e fpecchi » efiori &c. opera- fetti. ya; DIVERSIMODE IN DIVERSIS, ciò che S.Tomafo auuertì l’Angelico San Tomafo nella (ua fequenza Sumunt boni » fumunt mali : forte tamen inaqualiz vita, Vel interitus. 97. Lo fteffo per inferirci , fi come Iddio, co- Incarna- perto di noftra carne poteua dal mondo efiere cono- tione. fciuto smeglio che nonera prima; fece il Sole » che ri- fictrendo nell'acqua , più facilmente fi lafcia vedere, che nella tua propria sfera » e gli foprafcriffe; REF- FLEXVM FACIL]VS. Concetto , con qualche variatione motiuato da Giufto Lipfio in notis adl. 1. Polit. 7° folem deficientem non diretto , fed in agnis intuemur : fic Devm in operibus; e torfe lo pigliò da Gregor. San Gregorio Nazianzeno |. 2. de Theolog. fic; Hoc Nazian. Deitergum eSt quicquid eumnobis fuo indicio refert, vi tamen illius naturam non contingat: perinde ac in aqua relucers folis imago hebettoribus oculis a- ‘dumbrat » dum illum ipfum pra nimio puriffima lucis fulgore » quo fenfum facilbexuperat intuertnequennt. 98 Si comeilSole; cheriflette i fuoiraggifopra vn mar turbato » per colpa di quella fluttuatione non Gratia può formarl’imagine fua nel margine dell'onde; e diuina. come diffe il Lucarini; FLVCTVANTE NON DISPICITVR; cosìla luce diuina » ò fia la gratia dello Spirito Santo y mal può comparire in vn cuore» che dalle vitiofe paffioni fia commoffo ) ed agitato. S.Bafilio. San Balilio Magno Proem. in Jfaiam. Quemadmo- dumvultuum imagines nonin qualibet materia red- duntur fedin his dumtaxat » qua leuorem, & pellu- centiam habent : ita non in quibuslibet mentibus ope- ratio fpiritus » fedin his que nihil habent obliquum » nihil obtorrum. 99 I Partenijdi Roma,perfignificare la fapien- Benefi- za, & beneficenza del Cardinale Scipione Borghefe, cenza di fecero imprefa del Sole col motto; OCCVLTO Précipe. OMNIA SEMINE ; proprietà, che dourebbe in ogni buon Prencipe darfi à diuedere » come ricordò Giufto Lipfie Differtat. ad Albertum , & Iabell. Giufto © Quemadmodum fol non lucet modo » fed fonety ve- Lipfo. getat , animat: fic populi Princeps in fpendore fuo commodat y & inuat. 100 Se il Sol nafcente feco porta la chiarezza del giorno; ORTV DIEM diffe l’Abbate Ferros fimilmente anco Maria Vergine nel fuo Natale; Fe- S.Bernar. licis diei extitit nuncia y dice S. Bernardo fer.de Nat. Maria» Maria; ed il Serafico Bonauentura in fpec. Virgin. rl c.9.à leiriuolto. O Beata Virgo,tmes amora de fole sura” procedetis y & ortum folis praueniens & in lumine Crifto ri folts.diem nuncias . Alla Rifurrettione di Crifto , forgente quand vfcì dall'vtero fepolcrale all’immortalità della vita addattarebbe l’imprefa Pier Crifologo » il quale Crifologo. fer.75. Refurgente Chrifto fidelibus lucefcit vefpers dies infidelibus tenebrefcit ; Difcipulis nox mutatur pi diem , Iudgis dies vertitury & mutatur in nottem c 1o1 Il Ferro al Sole circondato da molte ftelle diede; SIMILI AB ORTV, per ricordare , che il ricco egualmente » ed il pouero; il grande; ed il picciolo» tutti da fimiglianti principi) fono difcefìy Seneca. ciò che auuertì Seneca Epift. 44. Plato ait. Nemi- è mem regem non ex feruis effe orusndum » neminem mon feruum ex regibus . Omnia ifta longa varietas Lipfo Nafcita. CPrELE Lb.L mifcuit ,& furfumy deorfina fortuna verfauit. Così Boetio |. 2. de confolat. Metro. 5. i x Quid genus & proawos ftrepitis ? Brit Ss: primordia veftra» «Auttoremque Deum fpettes y Nullus degener extat, Ni vitys perora fouensy Proprium deferat yrtum. Nel qualtenfo Agapito Epift. Parznet. diceua. Ma- » iorum nobilitate ne quis delicietur: Limumenimba- Agapito. bent omnes generis auttorem , & qui purpura byffa- que turgent, & qui paupertate » & aduerfa valetu- dine affliguntur. 102. Al Sole» che camina da wntropico all’altro, illuttrando, cd affittendo da pertutto , ciò che offer- uò Claudiano ; - ——— Medium non deferit vaquam Claudia Cali Phebusitery radustamen omnia luftrat no. D. Diego Saauedra fopratcriffe. REBVS ADEST; Prefen- infegnando al Prencipe al altiftere in propria ce na agli intere(t e della guerra , e della pace; 8 ad Précipe. ogni altro affare ; documento che A gapitonell’Epift. I Paran. n. 26. ricordava è Giuftiniano [mperatore, Optimè regesegregium ruumimperueni, fi omnia des operama perfpiceres nec negligere pariare quicquam. Così Aleflandro Magno, parlando co’ fuoi foldati. Nihil vnquam s diceva s vobis precepi, quin primyus Q.cwrsie me periculis obrulerim, qui fepè ciuem clypeo meo tex. Q+Cutt. 1.8. ed Antigono figliuolo di Deme- trio» prima d’attaccare vna battaglia nauale » ydendo ifuot foldati che dicevano, chel’armata memica ha»... 4 ucua maggiornuipero di vafcelli , diffe che la prefen= zafua propriayvaleua in quelcinrento per molte naui, Me vero sinquit sipfum prefentem quam multisna= Plucare uibus comparar? Plut. Apoph. 103 1} Sig. Giulio Auueduto, l' Auuiuato frà gli Scompofti di Fano, hà il Soleyi cuiraggi raccoglien- dofi invna palla di vetro accendono l'eica oppotta, i col titolo ; IN VNVM REDACTIS ; infinuan- vnione; doci quanto polla la virtù di molti infieme vniti;opra della quale ed i foldati fpargono d’intorno vampe di gloriota chiarezza ; ed 1 Teologi fanno vicir la luce di fapientiffime decilioni contra i rubelli di Santa Chieta . E bafterebbe ad illuftrar quet'imprefa il x racconto de gli Atti Apoftoli 2 1.che mentre gli ” Apoftoli quatì raggi del diuino Sole; erant omnes A#.3. 1 pariter in eodem loco fi refero ben degni d’effere î dal fuoco dello Spirito fanto foauemente illuftrati » e incoronati » A pparuerume ill:s difperfita lingua tan- quam ignis , fedteque fupra fingulos eorum n.3, cioè, come {piega Santa Chiela fer. v. infra oGauam Pen- tec. Reipont. 1. Inuenit eos concordes charitate ,@Y Bren. Ra colluftrauit eos inundans graria Deitatis » 104 Il raggio delsoley riceuuto entro vno fpec- chio, nonfolamente non ifcema i fuoi {plendort ; mì con quel riflelto; MAGGIORMENTE RILVCE; Incarna- tale la diuinità maggiormente fplendette è quando tione del s'vnì alla noftra humanità nell'incarnatione del Ver- Verbo. bo. Francone Abbate de Gratia Dei t. 2. Dimimitas Frencene in luto tanquam imago in fpeculo refulget & luzwm in Deum folidatum eft . ros Il Sole che fpunta dall'Oriente» con la Lu- na pre che ftà in tramontare col titolo; LVX IN- Confer=. DEFICIENS è de gl'Illuftrati di Catale ed infe- vare. rifce continuatione di virtù, econtinuo fuccefid di chiarezza $ imprefa che molto hà del fimpatico con Azspir mu 3» gli affetti di San Paolo 2.Cor.3.18. Transformaa- > Cer. mur a claritate in claritatem; cuntes ab vna clara co- ia ta Quitione in aliam, dice l'Interlineare; e Nicolò di. serlin Lira; f claritate naturalis cognitionisy & gratiey Lingua. in claritatem vifionis beate + Per S-ONEF E Précipe. 106 Per fimbolodi Prericipe oppreffo da perfo- oppreflo na che da lui medefimo fù fublimata » ebeneficata , ferue il Sole attorniato da i vapori » che fofpita ; JIPSE LEVAVI. Tale Artaxerfe fi vede infidiata la vita dal fuo figliuolo Dario, che già da lui era ftato promoflo al regno; Giulio Cefare fi vide affalito » ed vecifo da quel Bruto » ch'egli haueua folleuato ad effere fuo figluolo addottivo, e per confequenza fuc- ceffore all’imperio ; tale Salomone fi vede rubellante Fabbro in faccia quel Geroboamo, ch'egli haueua promoffo del fuo alia Prefettura de fuoi reali tributi. Serue parimenti male. queft’imprefa per chi è autore del fuo male. 107 AlSole mi parue conueniente il motto ; ILLVSTRANDO NON SCEMA ; ò fia; IL- Gratia LVMINAT NEC MINVITVR; tale la gratia divina . dello Spirito Santo»fenza fuo pregiudicio fi comunica altrui s e liberalmente fitrasfonde alle creature. Cri- Gio. Cri- foftomo Hom. 3g. fopra San Giouanni. 7% folares Sf radij fingulis diebus illuminant yneque ex nimia copta vis eorum minuitur: ita, imo longe minus (piritus operatio ob accipiertivm multitudinem remittitur. Buen cé- Anco il buon configlio al parere di Guido Cafoni figlio . nel 4. Emblema morale è così rapprefentato . Guido Il buon configlio è vn fortunato dono 3 Cafoni. Che dato non fi perde; Così la luce » che è dal Sol diffufa» Communicata altrui, già mai non fcema. 108 Adhonore di San Tomaftod’Acquino, che portando il Sole nel petto , innamora de fuoi fcienti- S.Toma- fici fplendori l’aquile dei facri Teologi sed abbarba- fo d’Ac- glia, efpauenta 1 gufi ereticali» fù dipinto itSoley quno - convn' Aquila » che in lui fî fpecchiana; ed vn gufo che da lui fen tuggiua col cartello; MORTIFI- CAT; ET ViVIFICAT, paroledette ad ho- 1. Reg. :. nore della Macftà divina 1. Reg. 2.num. 6. Donzi- 6 nus mortificat , & viuificat, deducit ad infeross & © reducit; cioé mottifica in noi i vitijy per viuificarci alla virtù ; e come diffe Ambrogio fer. 27. de leiun. Ambrog. Nono pietatis genere in vno eodemque bomine 1m- Dio oc- pius s & adulter occiditur: vt mifericors renaftatur cidendo € caftus. Interimitur idolatria, vt religio propa- auwua. getur. Fornicator s & ebriofus exringuitur : vt con- tinenss & fobrius. procreetur . Sic ego mortificat Dominus, vt vinificare faciat : fic occidit, vt profit, fic-verberat ,vt emendet 8.Chiefa 109 IdeadiSanta Chiefa è il Sole» contra il qua- perfegui- lebenche s'auventino e draghi» e bafilifchi , che tali tata. fono gli eretici , ed i gentili ad ogni modo non pof- fono ne offufcare i fuoi fplendori y ne renderlo in ve- runa parte mancante , ò fcolorito ; proteftando i mo- firi ifteffi contra il Sole auuentati » che quel pianeta ; S.Leene NON PALLET NOSTRIS . Tanta enim diuini- tus foliditate munita eft » dice San Leone Papa fer. 2. in Anniuerfar. Affumpt. fue della Chiefa Romana, e Fede Cattolica » vt cam neque haretica vmquan corrumpere prauitas, neque pagana potuerit fupe- rare perfidia . Concet- 110 Perla Concettionedi Maria Vergine ; il So- tione di le, che fpunta dal mare, co’ltitolo; HINC PRO- Maria». CVL VMBR £&, bendileidicendo 8. Girolamo Vergine che; Nanquam fuit intenebris , fed femper in luce. S.Girola- Anco la prelenza d’Iddio , & quella de i noftri mag- ei giori é fimile al Sole ) che fgombra da noi Pombre d'iddio. delle imperfettioni » e de i peccati. Pietro Crifologo e de Mag fer. 1. Inter®propinquorum lumina non valent deli- giori. &averfari. Propinquorum quot oculi, tot lucerna. Pier di Dies eft afpeGtus matris: fol Patrisrutilat in vultu; Crifolor. vndeviuenti inter tot virtutum duces » criminum te- nebra propinquare non poffunt . 111. Pagano Doria, con l’imprefa d'yn Sole, che Capo V. 13 trappatlaua co i raggi i nuuoli , che fe glioppone- > Viri uano ) c portaua il motto Spagnuolo; AVNQVE perfeguî VOS PESE , cioé. A VOSTRO MALtata GRADO, fignificò ficome il valore della virrà sà preualere , e fuperare ogni contrafto 3 ed oppofi- tione » che da gli emuli maligni poffa efferle fatta. 112 Si comeil Sole ed illumina con la fua luce, ed anco offufca con la fua prefenza le ftelle e può fe» Virtù ce- gnartì col titolo ; ILLVMINAT , ET OBSCV- cellente. RAT mentre viene raprefentato sù l'Oriente, con le ftelle che fi vanno perdendo di vifta, quadrandogli ancora; EX LVCE TENEBRAS: così dalla vir- tù eccellente di perfona letterata, e fi riparte chia- rezza virtuofa à gli altri di fa profeffione se riceuo- no diminutione di gloria i fuoi minori. 8. Ifidoro I. de mundo c. 24. Sicut omnes Stelle d Sole illu- S-!fdoro minantur; ità fanéti è Chrifto gloria calefti regni glorificantur. Et ficut pre fulgore folisy & vima- xima luminis euufdem fidera obtunduntur ; ita & omnis fplendor fanttorum in comparatione glorie Chri$ti quodammodo obfcuratur. 113 Per fimbolo d’ingegno viuace ; veloce » e Ingegno pronto , che con celerità opera » e perfettiona ; feci pronto. il Sole » che col fiflar de i raggi forma l’arco baleno sùlenubi,egli diedi ilverfo; CON VN GVAR- * DO LO FORMA, E LO DIPINGE. i 114 Che nella via fpirituale noi non dobbiamo Speriz2. attriftarci s ancorche manchino tal volta le confola- tioni,l’infegnòl’ Abbate Certani, conla pittura del Sole» che tramontaua nel mare, ed il verflo. NON ANDRA' MOLTO, E N'VSCIRA PIV! © BELLO. Giacomo Billio |. 2. Anthol. Effe quid boc dicamsquod que dux ante Magorum Giacomo Certa diu fuerat ftella repente latet 3: Billie.» Nec tamen ipja latet femper s fed tempore paruo Abdita » pojt lumen dat redininva fuum ? A Scilicet hinc doceor nimium de corde dolorem Pellere scum fubito lux procul omnis abit ; Nammodo merefti fiudium non deferat ardens, Fenore cum magno lux redditura mihi eft. 115 L'Infaticabile frà i Filoponi di Piftoia hà il ©Opera- Sol nafcente co’ cartello; MOTVS ERIT RE. Hone al QUVIES» e ne dimoftra vno ftudiofo affiduo , od ‘*98- auido negotiante, che non troua ripofo più foaue, che nella continuatione della fatica . 116 AlSole, che fpande i fuoi raggi fopra vn n campo tutto pieno d’alberi d’ogni forte , grandi, pic- cioli, fterili, truttuofi &c. Enrico Farnefe foprafcrifte OMNIBVS SVFFICIT; tipo di Prencipe è tutti benefico » ed imagine della prowidenza diuina »che àcutti riparte le fue gratie » e le illuftrationi. Chrifti regnum , & nomen vbique porrigitar, fcriueua Ter- tulliano |. aduerf. Iudaos c. 7. vbique creditur » ab omnibus gentibus colitur s vbique regna: » vbique adoratur , omnibus vbique tribuitur equaliter : non Regis apud illum maior gratia : non barbari alicuius imperiofi letitia , nondignitatum, aut natalium cu- iufquara difcreta merita somntbus equalis , ommibis Rex,omnibus Iudexy omnibus Deus, Dominus eft. 117 Chel’anima giufta » ò fia contemplativa , Contem- benche foggiorni in terra , viua follevata alcielo, e platiuo offa dir con Paolo; Nojftra autem conuerfatio in Philip. 3» celiseft Philip.3.20.lo dunottrà il P. Abbate Cer- >°- tani facendo il raggio del Sole proftefo fin sù la ter- ra , {enza punto ftaccarii dal Sole» col titolo; H &- RET ORIGINI concetto di Seneca ep. 41. Quem- Seneca è admodum radij folis contingunt quidem terram » fed ibi funt vnde mittuntur ; fic animus magnusy & fas cer in hoc demiffus y 5 propius quidem dimina no- fcens , conuerfatur quidem nobifcum » fed baret B origimi Précipe enefico Prouidé- za diuuna Tertul- IAN + A) CPEL LD LI 8. Maca- sese + 8. Macario Hom. 5. Vert Chriftiani tivvîuo" difttepant ab vniuerfo genere bominum y in eo quod °° animus , atque intelleftus Chriftianorum cogitationi calefti femper fit deditusy arernaque bona contem- platur propter communicationem Spiritus Santti; quia fwfum ex Deo nati funt &c. > 118 Il Signor Carlo Rancati nella promotione del Signor Giacinto Orrigoni al grado di Senator » Regiodi Milano, figurò vn Sole , che riflettendo en- trovno fpecchio, tramandava i lumi fopra alcune ca- Compa- fe, col motto ET PROXIMA MICANT, infe- 8a. rendocheneglihonorid’yntanto foggetto » anco la fua patria di Varefe ne reftana altamente illuftrata; fpiegando i fuoi penfieti così; CarloRan Dum rutilat phebi (peculum fplendore corufi» Gabi Inde nitore fuo proxima cuntta micant . Dum fulget Origone nono fplendore Curulisy' Nofira decore tuo Patria clara nitet. SOLE NEL ZODIACO ing ca RD, cene : Tio PE fignificare la modeftia 3 & moderatio- Modera» ‘ ne di Filippo IMI. Ré di Spagna, Emma- gione. nuel Tefauro fece imprefa del Sole nell'eclittica > col motto; CONTENTVS MEDIO; concetto di Claudiano. Claudia» ___——_—_____— IMite Phoebus osa -d Contentus medio ; contentus littore Pontus . | Nel qual propofito apoftrofando allo fteffo Ré ; & |. facendoalluftone all’Imprefà di Carlo V. che alzò le due colorme; col motto ; Plus vlray cantò così ; Emanuel ‘Quas.Anusattonito prewerterat aquore metasy Tefauro Conftitwis menti magne Philippe tue . Praferiptas alijs metas qui fuftulit 5 qui Has fib: eraferipfoo Hercule maior erat. E perche quefto gran Monatca morì in età di qua- rant’anni, che fono appunto la metà di quelli , che reg affegnati alla vita de i Perfonaggi più fegna- Pfal.85. lati 5 Si autem in potentatibus ottoginta anni Pil. 20. 89. 10. perciò foggiunfequeft’altro Epigramma nel quale anco s'allude ad vn detto s che folcua cfiere fa- migliare del Ré defonto; Contentus medio virtutum limite Princeps Dicere confueras nil fnperet medium. Cumtibi dimidia neuiffet ffamina vite Parca memor dixit ; nil fuperet medium. 120° Perfeueranza immutabile inferifce l'imprefa del Sole $ figurato fepra l'ecclitica linea polta nel mezzo alla falcia del Zodiaco ; col matto ; NVN- QVAM DECLINAT; è fia; INDECLINA- BILI GRESSV; è per:bocca del Sole ; HINC NON RECEDAM; ò co i Partenij di Roma; NVNQVAM ALIO; è veramente con altri; SEMPEK IDEM SVB EODEM. Seneca cp.3 5. Profice, & ante omnia hoc cura s vt conftes tibi, Quoties experiri voles an aliquid attum firy obferua an cademvelis hodiey que beri. Mutatto volumta- ris indicat animum nutare alinbi yatque aliubi appa- vere, prout tulitventus. Nonvagatur quod eft fi- xum & fundatum . IStud fapienti perfettè contin- git; aliquatenus & proficienti prowedtoque . 121 Carlo I. Duca di Mantoa, frà i travagli, che fofferiua ful principio del uo dominio in quella Città; Improntàil Sole frà lalibra ; ed il Leone) con Perfene» le parole ; NEC RETROGRADIOR s NEC ranza DEVIO; e volle forfe inferirey ch'egli con genero- fità Ieonina ) non fi ritiraua > benche contrastato da Emanuel Tefauro » Perfeue- ranza. Seneca è grauitinme guerre ne deuiaua punto dalla giuftitia» effendo rette , e legitime le fue pretenfioni sù quel Ducato » fi che ben dimoftrana vn cuore coftante» retto , c generofo. Seneca ep. 120. in fine ; HOC Seneca: ergo d te exige» vt qualem inStitueris preftare te, talem v/que ad exitum ferues. Effice vt poffis lau- dari : fin:minus, vt agnofci. 122 Animomoderato sche s'accontenta delfuo, Conten: dimoftra il Sole nella fafcia del Zodiaco » fegnato dal tarfi. Taffo ; col titolo ; NON TRANSGREDITVR; nel qual propofito Seneca citato da Giufto Lipfio Mandu&. 1. 3. differt. g. Woffris gandere debemus > Seneca; nec maiora domefticis cupere , 123 Benedetto Calino 3 il Prefiffo frà gli Erranti di Brefcia , al Sole nella fafcia del Zodiaco foprafcrif- fe ; NON EXTRA, che inferifce moderatione, Modera- equità , c giuftitia. tione. 124 Perche il Sole ne fuoi rigiri , hora s'inalza altropico del cancro, ed hora s'abbaffa fino à quello del Capricorno » autricinandofi all'vno , & all’altro polo per potere in tal guifa beneficare l’vniuerfoyne fù fatta imprefa per vn Predicatore » il quale per i0- Predicar uar à tutti vfciua dalla materia propofta » e digrediua tore. à materie morali, figurandoli il Sole nel Zodiaco col titolo; OBLIQVE, ET VBIQVE; tali fo- Carità. no i dettami della carità ; e tali erano i portamenti di S. Paolo; il quale 1. Cor.9 20. Faffus fum Tudeis 1- Cor. ge tamquam Iudaus, vt Iudeos lucrarer ; is qui fub >> lege funt, quafi fub lege efem- vt cos qui fub lege erant lucrifacerem ; ys qui fine lege erant y°tam- quam fine lege effem (cum fine lege Dei non effemy fed in lege effem Chriftt ) vt Iucrifacerem eos quifi= - } ne lege eranr. Falus fim infirmis infirmus, vt m- firmos lucrifacerem. Omnibus omnia faftus fums vt omnes facerem faluos . Quindi il Beato Lorenzo Giufiniano de Triumph. Chrifti Agone c. 4 Tranf- Lerento formemur in fingulos s communicemus nos omnibus; Giuffinia itaut illud ApoStoli complentur in nobis : Omnibus ° » omnia fafFus fum svt omnes lucrifaciam . Sermatis dumtaxat modo s menfura, tempore , & rationabili iudicio chavitatis . 125 Figurativo di buon Padre di famiglia, di _. _.. Prelato, Giudice, ò Prencipe è il Sole, che egualmen- Giuftiria te litrattiene in tutti i fegni del Zodiaco » al quale î dn perc'ò 10 diedi; EQVE IMPARTITVR, Tanto e. nella Maeftà diuina offeruò San Cipriano Epift.ad Fidum, Dews vr perfonam non accipit , fic nec ata- S. Gibri z opa | - pri e- tem s cum fe omnibus ad caleftis gratia cOnfecutio- ma. nemyaqualitate librata exhibear parem. Così Gio- Encari- uanni Crifottomo della facra Fucariftia ditcorreua ftia . Hom. 4. in 2. Theffalon. men omnibus corpus pro- Gis. Cri- ponitur y& poculum vnum, canta nobis ,E& vobis fofam. paria. Non enim nos abundantinss & vos minus de Sacra menfa participamus » fed EQUE ILLAM vtique pariter GVSTAMYVS - Omnia nobis pa ria, cadem falus , eadem vita cum eodem vrigne honore datur . 126 Monfignor Arefio, in vnode frontifpicij delle fuc Imprefe » hà il Sole» figurato ne i fegn: del Studio. Zodiaco, con l’Inferittione ; FICTVS LABOR, e vuol forlì dire ; che fi comeil Sole girando di conti- nuo, non fente fatica veruna ; così 1 Letterati » illu- ftrando coiloro volumi il mondo 1 e palfando da vna opera ad vn’altra, non prouanoche fatica fiata, il rut- to perche il gufto della virtà non permftte s che refti- no dal fento delle fatiche foprafatti. Anco il feruo Religio= d'Iddio, checamina perla via della perfettione , non ne. fente veruna fatica , benche faticofa , efcofcefa fia la ftrada del Ciclo. Quindi i ferui d’Iddio fono chia- mati damme » e cerui; Adiuro vos per capreas cer- Cant.3.5. nojque è? SOLE NEL ZODIACO: Capo VI. uofque camporum &c. Canc. 3: gs oue precilamente fi dicono cerui di campi, e non di monti, come in fat- ti più propriamente fi doueua dire già che è Dauide; Pfal.103 Mfontes eacelfi ceruis 5 diceua Pfal. 103. 18.e Plinio AA 1. 8.c+ 11. gli dimoftra anch’effo trattenuti frà i diru- pi» e frà imonti; il tutto. perche gli amici d'Iddio, contama facilità rrapaffano imonti è come fe foffero pianure » econ tanta foauità fuperano le fatiche , che proteftano di non fentir fatica, Cerwos camporum Gilliberto dicit commenta Giliberto » quod illis queliber afpe- ray & ardua qualibet s plana funt & peruta & in- offenfis expofita cuifibus » quafi planioris equora campi » 127 AI Sole nel fegno dell’Ariete fù (opraferit- Cost. e. to; IAM. HYEMS TKANSIIT,così quando Iddio RO prendendo noftra carne, entrò nell’Ariete; Emutre I(2.16-1. agni Domine &c.Ifa.16.1.;d pure quando,qualiarie- > 737. te, cadde (uenato ful monte Caluario ; & ficur agnias Incatna- coramtovdente fe obmutefcet Ia. {3. 7.terminò l’in- tone. verno della legge Giudaica , e comincià la primauera Ambrog. dellalegge di gratia. Ante aduenium Chrifti hiems erat » vent Chriflus fecit eftatem . Tunc omnia erant florum indiga , nuda virtutum » paffuseft Chri- Stus, & omnia ceperunt nona gratia fecundari ger- minibus. Così fcriue Ambrogio ad Cap. 2. Cane. y. _ ti. fer. 6.in Pfal. 118. « Preseza 128 Quanto ne rieflca gioueuole la prefenza d'- d'Iddia . [adio » lo dimoftrai col fare alcune viti, ed alberi K sfrondati, ed il Sole ne i iegni di primauera co’ mot- to; ACCEDENTE FLORESCENT , cffetti , che toccò in parte Claudiano de 4. Conful. Honorij. Tumconfpicuus ygratufque geretur. Sub te tefte labor Ed Origene » #2 Job » parlando della virtù» & efficacia Origene. dellaSanta Fede; Sicut folynifi vibranerit fuper fa- ciem terra, nullus ex fruttibus eius crefcit y neque t32 AISole inLeone fù foprafcritto; GEMI- Crilto NAT INCENDIA; òcome ad altri piacque; giudice. QVO ARDENTIVS$; così Iddio , Sole eterno» nel giorno del giudicio » farà Sole in Leone, perche all’hora l’ira (ua fi farà fentire oltre modo auuampan- te » ed afflittiva. San Paolo nell’Epiftola à gli Ebrei Hebr. to. 10.27. Terribilis autem quadam expeltatio 1u- 27. 15 adolefcit , neque marurefcit. Similiter nife per file veritas refulferit in animabus hominum, nunquam ‘erunt acceptabilés coram Deo. 129: Per lo ritorno d'vn gran perfonaggio ad vna Città, l'Abbate Ferro dipinfe il Solene i fegni di _. Primauera ; e lo fegnò con levoci d'vn Poeta ; RE- Pato: DITVQVE SVO SINGVLA GAVDENT, !°* motto quadrante à marauiglia alla Rifurrettione del Rifurret- Redentore, nella quale canta la Chiefa. In refurre- tione- di Eione tua Chrifteyalleluia;cgli, &r terra letenturere. Critto- E San Gregorio nell’Encomio Pafquale; E xultetiam Gregorio angelica turba celorum - Gandeat tells tantis Papa. irradiata fulzoribus &c. 1:95. L'Abbate Ferro ».ad honore del Cardinale Adole- Antonio Barberino » che precorreua con la virtù, il fcenza corfo dell'età giouanile ; fece il Sole ne i fegni dell'E- viuace, ftate, co’ motto cauato da Boetio CELER ES EXPLICAT ORTV$; motto che parimenti può. inferire la prontezza d’vn grande in ripartir le gratie:! : à chi le chiede è ed in acudire con follecita vigilanza iSolleci- à i bifogni della prouincia. Così Atalarico: ap. Caf. tudine » fiodor,.l. 9. var. ep.2. Qui-Reipublice fiarumy & ge- Caffiedore nerale cupit flare faftizium » ad vniuerfa deber effe folicitus ; e Plinio nel Panegitico di Traiano» dice effer proprio del buon: Prencipe; Velocifimi fyderis Plinie. more omnia innifere omnia audire y€9 vndequaque inuocarum.s Statim velut Numen adeffer & adfiltere. 131. Sicomedalritrouarfi ilSolein Leone, ne de- riuano in quefte cofe inferiori » focofi, e gagliardifi- mi influffi , onde à quefto corpo fù foprapofto; IGNEVS HINC VIGOR ; così dalla prefenza di perfonaggio » che vnifce nelfuo fenoela virtù, e l’animofità, riceuono i fudditi al loro cuore mara- uigliofo rinforzo. Dione Orat. 3. Fortitudo Impe- Diome. ratoris minus animofos non fermare modo, verum audaciores reddere potest... x Prestza i valo- 4% dicij, & ignis amulatio » qua confumptura eft aduer- fariosz cuce, come dal Greco fi caua » che in vece d'ignis emulatio legge ignis Zelus sil tuoco dell’ira di- uina » quafi leoneirritato raddoppierà il fuo feruore alla pena de gli empi, Qui inffarirritate fera fpic- Grifoffà. ga Crifoftomo apprebendat s & deuoret inimicos » . 133 Il Solenel fegno della Vergine » com'altri B 2 diffe; CODEL 16 ] diffe; OMNIA COMPONIT), ed anco; TEM. PERAT IRAS; così da Maria Vergine, e mentre ortò il Sole diuino nel fuobeato feno se mentre per doininmevia intercede ; gli {degni diuini reftano mo- ‘ dificati; efenechiama beneficato l’vniuerfo. 5. An- Vintonino tonino p. 4. tit. 15.0. 22. Sol materialis y per mun= °° dum difcurrens sex figno leonisy quando eft perfettif “Maria (fimus calor eius fuper terramintrat in fignum virgi- Vergine ‘js; ad innuendum quod fol iuftitie Chriftus Deus ? nofter yextempore veteris telamenti quando Deus " vrleo vagiensyerat Deus vltionum puniens terribi- | diter peccataz ex fernenti(fimo amoris calore mtrans in vterum Virginis s totus fattas eft 2.0 fd » fua- drisy & bumanus. Nelqualfenfo il Padre Luigi Cer- «_* 0» ‘chiaro, per l'Affantione di Maria Vergine così cantò; Lsici Civ Ne Leo fuccendat radijs fernentibus orbem, chiaro » Neue fabiirato indice caufa cadat ; Afluntio-..: Erigone mollitque animosy & temperat iras $ ne diMa Obliquo mediam ss nam tenet orbe domum ; ‘nia Ver-. Fidite mortaless irati fammea celì eee? Sidera mitefcents athera Virgo fubit. %> ‘134 VI Partenij dikoma-inferirono la retta giu- Giudice ftitia del Cardinale Scipione Borghefe , figurando il retto. Sole nel fegno della Libra, oue fì l'equinottio col cartello ; DIEI NOCTISQVE PARES, cioè facit horas » perche il buon giudice deue vfare la pa- rità » el'vgguaglianza con tutti , nelqual propolito Emanuel Tefauro nella Genealogia di Crifto fol. 74. ‘così. : Veio. Danum aquiffimum iudicem Libra prefazity Tefauri, ‘Qua nofTem ydiemque; hoc et penas , & premia ‘a Pari lance fufpendit Attinave 01 qual motto è marauiglia bene fi rapprefenta vn conten- Perfetto Criftiano > che diuide la-propria vita nelle platiua. operartoni dell'attiva , intefa nel giornope della con- templatiua » infinuata nella notte così per l'appun- $. Girol. to San Girolamo. 3. incap.31. Prou. Sicut totus la- bentis feculi curfus perenni dieiy ac nottis alterna- tione variatur & dies quidem ad operandum, & nox ad quiefcendum naturaliter condita eSt ; fic. t0- tum prafentis Ecclefie tempus gemino quodam quie- tisy@ operis ffatu difcernitur. Nat 13; Quanta fqualidezza , e miferia fourafti all'- Abfenza anime, nell'abfenza.d’Iddio » lo dimora l’imprefà d’Iddio . d'alcune piante fronzute e fruttuofe , co’l Sole ne i fegni di Sagittario » e di Scorpione da me fegnata col motto . f ECEDENTE SQVALEBVNT. Si ipfe eft beatitudo noftra , diéeua parlando d’Iddio 5. Ag°ft. il feruorofo Padre Safit'Agoftino in Pfal.70. Quid erit recedenti nifi miferiag Lo fteffo dicafi ancora d’vna città » ò famiglia > dalla quale s’allontana il Prow.11. Comandante. zbi non eft gubernator populus cor- a ruet. Proucr. 11.14 cioè come traducono gli Set- IXX. tanta. Quibus non è St Subernatio cadent tanquam Cornel. è folia. Quafi diceret cominenta Cornelio è Lapide» Lapide. "»bi non est gubernator fapîèntia SE prudentia gu- bernandi praditusy ibi in multa pericula , & damna corruet populus + ri ECCLISSI DEL SOLE Capo VII. 136 RT del Sole fuccede , quando la Luna vl mettendofegli d'auanti ) glitoglie la traf* fufione della fua luce; però di lei fù detto; ‘A D T- MIT QVO INGRATA REEVIGET; ò più breuemente. QUO IPSA REFVLIGET. Imprefa cherapprefentà la maluagità d'rn'anima in» Ingrati- tudine . " fcufa ; dicendo; che fe bene lo ricuopre 3 non TT Lib. L grata » che hà cuore di pregiudicare colui, dal quale hà riccuuto nobiliffime beneficenze. Tale fù quella di Nerone, che leuò la vita ad Aggripina, dalla qua- le trafic la vita; tale la Giudea , tanto da Crifto glo- rificata 7 moffe tutte le machine per ofcurar le fue glorie » contra la quale Giouanni Crifoftomo Hom. "69. in Matt. fic; Quare occidiftis Chriftum ò Iudar? Gis. Cri- An quiavos honoranit? An quia cumeffet Deusy(#5ome. homo propter vos fafus eîtè An quia innumera ad falutem veftram miracula fecit? An quia peccata dimittebat ? Anquizin regnum vocabar &c.? Quid oportebat me facere vinee mea, non feciyait Do- minus ? Ideo ingratam mentem eorum, & innumeris beneficijs contraria cos femper retribuiffe oftendit . 137 Mentre la Luna, coprendo il Sole, cagiona la di lui eccliffi, Monfignor Afcanio I e) pregiudica ; INNOCVA TAMEN; ò fia; Calunnia INNOCVA TEGIT; così le perfecutioni , n of i trauagli , e per finoi fepolcri pofiono adombrare pine la in parte, mà non realmente pregiudicare alla glorio- "9 fa chiarezza d’vn virtuofo ; Non frangitu fapiens s. qmbre dolorihus corporis , nec vexatur incommodis: fed gie . etiam in erumnis beatusmanet, diceva Sant Ambro- «gio citato da Lipfio |. 3. Mandu&. dilfert. 6. 138 Il motto; che Scipione Bargagli diede al Sole eccliffato; TEGMINE DEFICIT» dimoftra Vimì na che la virtù nafcofta perde i fuoi pregi. Oratiol, 4. fcofta. Ode 4. Paullum fepulea diftat inerti Celata virtas. . La virtù nelle rencbre nafcofta Al inetta pigritia appar contorme E Claudiano de 4. Confulatu Honorij Vile latens Virtus . Quid enim fubmerfa te- Cleudià Li nebris no Proderit? Obfcuro veluti fine remize puppis, Vellyra, que reticet » vel qui non tenditur ATCUS 139 “L'ordine della natura» e le mifurate riuolte ki Cieli Sì fattamente concorrono è far l'Eccliffi» che il Sole non può iaconto veruao liberarfene, è fuggirla. Quindi, nonsòchî, per dimottrare d'ef- Matri- derlì accalito , non di (Wa clettione , mà sforzatamen- monio te, perchè così comportauano altri interefli , feceil sforzato Sole » che s'ecclifàua col motto, EFFVGERE NEQUVIT. Ne anco il peccatore può fottraherfì Caltiga alla fanguinofa Ecclifì di quei caftighi , che gli fono diuino. dalla mano delgiufto Iddio deputati» poiche; Tam Sep. 16. manum , diceua il Sauio riuolto è Dio effugere im- 15- polfibile eft Sap. 16.85. Qaidio Quo fugis Encelade ? Quafcunque accefferis Omidie . è è oras DI Orazie . Sub Ione EL usi eris. 145 MenttetlSole fottogiace all'Ecclifli, gli oc- chi di tutti tè rivoltanò attenti à rimirarlo + Si che la «doueil Sole tutto rilucente ,nonera offeruato è quan- »do lì troua tenebrofo în parte, non finifcono di con- templatlo; onde fà chi gli foprafcriffe; NISI CVM Religio- DEFECERIT SPECTATOREM_ NON -HA. fo man BET; ò più frizzanitemente; SPECTATVR cante. CVM DEFICIT. I Religiofi , ed i Prelati fono foli in faccia del mondo; ben è vero, che fe la luce loro non è molto contiderata da i Mondani , i loro diffetti con occhi d'Argo fono attenti(fimameate awuertiti, e cenfurati . Andrea Bianco l.1. Epigr.3 1. Dum facies clarum Titana fororis obumbrat » Dimidiumque anfert inmidiofa iubar : Intentos renet obtutus cali borrors & orbis; Plufque vident bomines deficiente die è Ful= Andr. Ranco ECCLISSI DEL SOLE:Capo VII. Fulgidior Titanvadios rurfum explicat omnes » Jam conuerfa alio lumina quifque refert; Sic rarum fpeétatorem virtutis habebis » ua fi deficiat, plurimus Arguserit.. Giuuenale non fi dilungò molto da quefto fenfo. Giuuena- . Omne animi vitium tanto confpettius in fe e. Crimen habet , quanto maior qui peccat ha- betur . i 141. Facciafi quanto fi vuole la Luna fredda » 4 e inuidiofa » per ofcurar il Sole » che ad ogni modo Virtù fu- quel Macflofo Pianeta» com’altri diffe. NV N- perala» QVAM TOTVS DEFICIT; ced imper- calunnia. verfì quanto sà la calunnia contra la virtù , che gli {plendori di quefta non mai del tutto potranno cl- Seneca. {ereoffufcati. Sen. de Beneficijs 1, 7. c. 19. Nun- quam in tantum virtusextinguitur, vi non certiores animo notas imprimat , quam vt illas eradat vhla mutatio, c nel capo 14. Semper contra fortunam luîtata virtus, etiam citra effettua propofiti ope- ris ewituit » 142 . Al Soleeccliffato Aleffandro de Medici die- «ei. des PREMITVR, NON OPPRIMITVR; tale Virtù in- vnanimo illuftre per virtà, e dotato d'eroica gene- fidiata . rolità, può beneffere in varie guife oppreffo 3 mà non deprefîo ; che però S. Ambrogio Ep. ad Sim- Ambragio plician. Sapiens non metu frangitur » non potefiate mutatur » non attollitur. profperis , non triftibus mergitur 3V bienim fapientia , vbi virtus ef, ibi con- fiantia y & fortitudo . Sapiens ergo idemeSt animo » I monminuitur, non augetur rerummutationibus s € 2. Tullio Tullio proSextio . Virtus, intempeftate faua > quie- .ta et» & lucet in tenebrisy & pulfaloco s manet tamen atque heret in patria , (plendetque per fe fem- per» nec alienisvnquam fordibus obfolefcit » 143 Inmorte di gran perfonaggio » l’Arefio fe- ce imprefa del Sole, che s'eccliffaua co’ cartello . NON MAGNA PARS,; cioè tegitur , per- che fe bene reftaua adombrato dalla morte» la mi- glior parte di fe » dalla chiarezza della virtù , e dallo i iplendore.della fama riceueua ineccliffabile orna- Cicerone * mento. Tullio ap. Ibernico.titi Mors. Mors terri- bilis eft ijss quorum cum vita omnia extinguun- tur, non quorum laus emori non poteft . e S. An- S.Anfel. (elmo citato iui. Quacungue bora iuftus moriatur , ruftitia eis non aufertur ab eo, & ita mors ei non obeft. Mà la chiufa dell’Fpitafio , compofto da Lo- douico Ariofto nell’etequie del Marchefe di Pefcara, Generale dell’Impetatore Carlo Vi. ferue molto bene à mio propofito. Introduce egli dunque per via di Dialogo due pertonaggi» vn Viandante » ed vn Al- . bergatore à dir così; Ludou.' —V. Quis tacet hoc gelido fub marmore ?. H. Arioft. Maximus ille i 9 Pifcator» belli gloria , pacis honos. In morte di. vir tuofo . Ergo quid? H, Prbes i Magnanimos Regesy oppidayregna» Duces Dic quibus cgpit pifcator retibus. H. Alto onfilio, intrepido corde s potente manu. Quatantum rapuere Ducem? H. Duo Nu- | mina Mars y Mors. hi V. Vt raperent quidnam compulit? H. In- uidia ; Sed nocuere fibi, nam VINCIT FAMA SVPERST.ES. , Que Martemy& Mortem vincit y& In- uidiam. ca Crilto | patiente. non del tutto eccliflato » col motto ; SOL RESTA IN PARTE ASCOSO; concetto deltutto fimile à Nunquid & hic pices cepitè H. Non V. - 144, Per Crifto patiente il Lucarini figurò il Sole 17 quello col quale S.Ambrogio I. 1. de fide c 5. dichia- rò l’Incarnatione del Verbo. 272 fol s cum mube.te- S. Ambro gitur, claritas. eius comprimitur, non cecatur y&T gio - lumen illud paruo admodumobftaculo: niebis inelu- INcarna- ditur, non aufertur; fic & homo ille ( cioè l'huma- ONE. nità ) quem Dominus Lefas.s,Saluatorque nofter » ideft Deus, Deique Filius induit, Deumtamen'n illo non intercepits fed abfcondit « 1» 145. Quando la Luna poftafi d’auanti al Sole ca» © giona la di lui Eccliffi ,, il Sole non riceue pregiudi- tio veruno mà ben si il mondo che riman privo della ua chiarezza; onde mi parue che il Sole potel- fe dire. DEMIT NIL MIHI, $sED,ORBIr Così la morte quando copre col tuo velo vn huomo In morte digran virtà » a lui non pregiudica , mà al mondo. I Romani cacciando Catone in bando, non pregiu- dicarono alle fue. glorie, mà è fe medelimi; rettan- . dola Città di.Roma priua de i {uoi chiari fplendori + Petronio Arbitro. - Pellitur à populo viîtus Cato ; triftior ille Qui viuit, fafcefque pudet rapwiffe Catoni , Namque hoc dedecus eft populiymorumq; ruina. Non homo pulfuseratyfed in vno vita poteftas Romanumque decus: quare iam perdita Roma Ipfa fui merces erat y & fine vindice preda. 146 Scipione Bargagli al Sole ecclitfato diede ; LABORAT NON DEFICIT; CosìilVir- tuofo » quand'è opprefio dall’auuerfità > refta ben sì affannato » mà nondiftolto: dalla carriera di fua vir- tù; agli occhi altrui fembra non:chiaro,,mà infe non è men pronto » ne meno operante. Seneca ep. 92. Quadam foli quoque obftant > «At folis vis & lux Seneca » integra eft etiaminter oppofita,, Wquamuis aliquid interiaceat , quod nos probibeat eiusafpettu sin ope- re e$t, cutfis fuo fertur. Quotjens inter nubila lu- xit s non eft fereno minorynec tardior quidem. Quo- «mam multum intereSt virum ali quid obftet tantunty animpediat. Eodem modo virtuti oppofita mb:l de- trabunt . Non eft minor fed mins fulget > nobis forfitan non aquè apparet sac nitet. Sibicademeft » & more folis obfcuriyin occulto vim fuam exercet. 147. Perchel'eccliffi del Sole 3 altro non è che vninterpofitione della Luna frà il Soleelaterra » per opera della quale:fi toglie alla terra la vitta di quel Petronio Arbitro . Virrù perfegui- tata - pianeta; non vi mancò chi introducefle la Luna ‘inatto di cagionar l’ecclilfi.,, à protettare; DA M NA LVCIS.REPENDO MEA, come voleffe dire. Non fia marauiglia s'io leuo alla terra la luce del Sole , perche a Ici rendo la pariglia del spregiudicio ch’ella fece à mè » hauendomi la terra al- tre volte leuato la medefima luce con l’interponertì frà mé » ed il Sole, ed inferifce giufta veridetta , e puntuale rifentimento + LVNA Capo VIII. 148: © Ouranità di vimà » è di merito rapprefen- ta la Luna piena, figurata trà le ftelle » Rifenti- mento . con le parole d'Oratio; MICAT INTER_ Merito (OMNES; ciò che 1l Card. Pietro di Damiano fourano. riuerì in Maria Vergine fopra tutti gli altri Santi, i quali.al paragone di lei fono minute itelle.. Quid — Pietro Luna pulchrius? dic'egli Ser in Aflumpt. V. Con. Dariano fidera quam Stellarisy & Serena vibracio, quam duminofus fulgor circularem orbem tanti fideris fiv perfundat > vt aliorum luminum claritatem non ua, mediocriter offufcet . Sic € Wirgo inter auimas Vergine, Sanftorum, & Angelorum choros fupereminens, è fa ec- & cuelba merita fingulorum » & omnium tivulos celenza. B 3 ante- n 18 11 -aritecedit: Quartumlibet alie Rella reluceant 3 La- > na tamen vt magnitudine preeminet, & fplendo- re Sic vtramque naturam Virgo fingularis exw- & immenfitate ‘gratia » & fulgore virtw- tum ». ) 9 149 ‘AllaLuna crefcente fù poftoiltitolo; ALI- QVANDO PLENA, che dàfperanza d’auvan- taggiofi aumenti in virtà ricchezze è ed honori » Profitto. dal quale concetto non vallontana il Sauio. Proverb. Prow. 4- 4. 18. Juftorum femita: quafi lux fplendens proce- 18. dity & crefcit vfquead perfettam diem. 150 Perdimoftrare la benignità d'vn Perfonag- Gradua- gio 3 che quanto più crefceva in gradi elenati , tan- to Bene to più era profufo nelle fue beneficenze ; fù trafcelta fattore. Ja Luna per corpo d’imprefa cd illuftrata col motto; . OPEROSIOR VNDE SPLENDIDIOR. Maria» Anco la Beatiffima Vergine affunta al Cielo, fidi- Vergine. moftrò tanto più copiofa di gratiofi influfli verfo de affunta. fuoi diuoti ’ quanto ella dimaggiorcumulo di glorie Guillelmo fù ripiena . Guilklmo ful capo 4. de Cant. Conti net fibi aby[fos vitest immiortalivm gàudiorum : (ed non ita continet fibi, vt noneffundat & alijs; ed Andrea Andrea Cretenfe. Ex guo tranflata es à terra > te Cresenfe » vnimerfus mundus continet commune propitiato- rium, “ 1s1 Vn'anima, che fempre afpirià perfettione Profitto. maggiore » così di mondezza interna ) come di virtù acquifite &c. può figurarfi nella Luna crefcente , che VAGA ; concetto del quale fi feruì Monfignor Giouio ad honore d’Enrico TI. Ré di Francia; dando alla Luna crefcente il motto; DONEC TOTVM IMPLEAT ORBEM; che dimoftra continuo au- uanzamento in militari prodezze ) èédin creici acqui fiti. Sant'Anfelmo |. 2. cpift. 37. Nullus gradam bona vite» quem iam confcendit cuftodire fufficit» qui femper ad altiorem proficere non appetit : fem- per igitur neceffe eft vt nitatur ad profettum » qui Semper vult vitare defeftum. Maria; _ 152 La Luna picna fi fegnata co’ motto /E- Vergine, MVLA SOLIS, che inferitce eleuatiffima et e fa fou fettione è edè wnbel ritratto di Maria Vergine; della ranità, Quale Sant'Andrea Cretenfe. Eacepto Deo » fola ell Andrea omnibus maior. San Bernardino di Siena to. 1. con- Cresenfe « cluf. 61. c-12. offerua anch'cffoin Maria Vergine non Bernardi-sò quale fimiglianza con Dio, edice; Oportuit ve no di Sie-fic dicam faminam elenari ad quandam qualitatem na dininamy per quandam quafì mfinitatem perfettio- numy & gratlarum y quam aqualitatem creatura nunquam experta eft: E San Dionigi Arcopagita Dionigi cpift.ad Pau'um; 7'effor qui aderatin V'irgine Deuni; Arcopag. ni tua dottrina non me docwiffety banc Deum verum effe credidiffem y e parla appunto della gran Madre d’Iddio. 153, Inperfona d'vn viuace giouinetto » chela- fciaua la pattia » e fè n'aidaua'allo ftudio im altrà Cit- Ritorna-tà, fù pofta la Luna crefenre in atto di tramontare» re. ed introdotta à dire. REDIBO PLENIOR, Profitto . promettendo al fuo ritorno auuantaggiofò acquifto Cafiodoro di virtuoli talenti . E nel vero. Inserdun ex pedìt patriam negligere , dice Caffiodoro |. reep: 39. vi Japientiam quis pofkt acquirere è 154 Il motto toprafcritto alla Luna ; NV N- QVAM FADEM; è pure; NON SEMPER . BADEM;ò veramente; E TAL NON TOR- Fenima NA MAI QVAL SI DIPARTE quadra inftabile all'inftabilità donnefca» della quale Virgilio AEneid.4. S. Anfel. Firgilio » ._ Parma, &mutabile femper Famina c Tibullo lib, 3. Tibullo, Mens eftmutabilis illis ) e Propertio GICHTOB DAED.IB21129A Non fic incerto mutantur flamine fyrtes , Propertio Nec folia bybernotam tremefafta “Noto , Quam cito feminea non conftat fedus in ira, Sine ca cayfa gramis s fine ea canfa lenis . Addita parimenti queft'imprefa l’inftabilità , chein Mondo tutti gli enti inferiori s'offerua , poiche, come ben inftabile diffe Giutto Liplio de Confiant. LL 1. c. 161 Nibil Giuffe quicquam Stabile , & firmum Arbiter ille rerumefJe Lipfia. volutt, prateripfum. Fd Quidio Metamort.l. 15. Momento cuntta nonantur, Nofira quoque ipforum femper srequicue fine vita Corpora verttur mec quod fuimusve, fumusve Cras erimus . 155 d vno; che tanto più riefce confpicio » e ragguardevole quanto più dalla fua patria fi dif- Lonta- cotta, quadra il motto fcritro alla Luna figurata af- nanza faidifcoita dal Sole. QVANTO PIV S'ALLON- Edilio - TANA, PIV RISPLENDE. Francefco Petra» ca |. 2. de Remedijs Dial. 67. Multos erilinm bo- Fran. Pe- neftauits multos acrior aliqua fortune vis, atque srarca. iniuria notos reddidit, & illuftres. M Religiolo Religio- parimenti, quanto più viurà feparato da gli occhi, fo . e dalla luce del mondo, tanto farà più colpicuo s © rifpettato . Pietro di Damiano Apolog. è: 26. Apm! Piesrs di quofdam abjent:s monachi autoritas granis el y fi Damiano autem prafens affuerir nullius indicatur effe mo- Omidis. "menti. dal Bargagli fudetta; DI MAGGIOR LVCE » 156 Nonv'èfrà tuttii pianeti chi più veloce mente fi raggiri della Luna. Il Sole in ritornare al punto , dal quale partì v'impiega trecento feffanta- - ‘cinque giorni » ed alcune hore; e lo ftelîo quali fan- noce Venere» e Mercurio. Marte conluma ben due anni à compirà il fuo giro» dodici anni Gioue s e ben treatanni Saturno, Mà la Luna con tanta ve- Jlocità fi rigira, che in ventinoue giorni » in circa » complice il fuotorfo. Quindi hebbe ragione chi le. Maria diede il motto. VELOCITATE PRESTAT. La Vergine. Beatillima Vergine, facendoficocchio della Luna , fopra quella tù veduta pofar le facrate piante; E? Luna fub pedibus eius. Apoc. 12. 1. perche li co- 4pec:iî. nofcas ch'ellacon ogni poffibile celerità s'affretca al 1. foccorfo » ed alla confolatione de fuoi diuoti , della quale ben diffe il mio Concanonico Riccardo Vit- _ torino cap. 23. in Cantica. V’elocius occurrit eins Ricardo pietas» quam muocerur y & caufas miferorum an. **erine tcipat. 157 LaLuna nuona, conl’orbedilineafottile, ediltitolo; SINE MACWLA quadra alia Con- Concet- cettione di Maria Vergine » della quale molti de i tione di facri Interpreti intendono le parole de Cantici 4.7. Maria Tota puichra es amica mea y & macwla bon eft in Vergine. te; e trà gli altri Idiota in Contempl. B. V. c. 2. Cansapiz. così la faluta; O Z'ingo Gloriofifima y non in parte» rdiera. Jed in toro y & macula peccari fine drigiialis y fine altualis , fine morealis , fine vemialis non efi in re. A Conuientì ancora quett'imprefa à perfona di poche Acquifti ricchezze » mà però efenti dall'ombre dell’viurpatio- giufti. ne s ò d'altro fimile difetto » nel qual propolìto Ora- tio l. 3. Carm. od. 16, Bene effcmi Deus obtulit Parca, quod fatis ef, mann. 158 Inmortedi Moniignor Afcanio Piccolomi- ni, Arciuefcouo di Siena, fù pofta la Luna, che men. In Morte tre fì congiunge col Sole, è gliocchi nottri lì rima- nepetenedrota, e deltutto nafcofta coltitolo; AT CELO REFVLGET . Documeato è 1 Reli- iolì ye adogni anima zelante di fua falute , che all’- iorà farà e congiunta à Dio Sole etermos e chiara à gli occhi del Cielo) edo tuoi Santi) quando non ri» futerà RL. Orame. L.V.N'AI Religio- fiiiterà d'effere tenebrofa $ cioè mifetabilesfqualida, fo ritira» abbandonata al cofpetto del baffo monda.PietroBer» to: cor Redutt.Moral.1. j.c.29.n. 2. Quando lunaz ideft Pietro homo eft coniunétus ,@G propingnus pet gratiam ipfi Bercor. dv) te ; , a VIVERI foli » ideft ChriRto,tune vere a parte cali, ideft quan- tum ad bona fpiritualia y& eterna recipit illumina- tionem » fcilicet gratias » dona svirtutes, & merita 3 fed pro certo tune temporis »vt communiter, perdit lumen è parte terre y ide/t mundi profperitatem» quia »t communiter Dei amici non profperantur im hac vita. Se dunque, perandarfene pienamente co i fa- uori celefti illuftrato » è neceffario che è gli occhi della terra altri fiamiferabile setencbrofo; facci Id- dio » che quigiù io mi giaccia da fempiterni orrori coperto » accioche poffa colà sù partecipare della bca- ta, incomparabile chiarezza. 1j9 Perchela famiglia Illuftrifima de i Signori Piccolomini hà nellarme le Lune, per quetto così nella promotione di Monfignor Afcanio allArci= uefcouato di Siena , come nel fuo ritorno alla pa- tria ed anco nella fua morte gli elevati ingegm fi valfero della Luna à formarne di vaghe imprefe . In Morte Dunque ne funerali dello feffo > fù alzata vna Lu- na, in notte ofcura colcartellone ; IN TENE- ._ BRIS CLARIOR; ctale ancola prudenza hu- Prudéza- mana fà pompa maggiore della fa eccellenza, quane do fono più che mai folte le tenebre delle mondane anguftic, e dei trauagli. Giufto Lipfio in Panegyric. Life. Plinij; Inrebus artis, caufifgue arduis magis fagax pa ingenium eluce:. Così la fantità de i Giufti , quafi Cau . chiarore imargentato di Luna maggiormeute rif- plende nella vicinanza di perfone fcelerate , e tene- Pbili brofe . Quindi Sant Anfelmo fopra le parole di Pao- nel? lo Philip. a. 1y Inter quos luceris fscut luminaria S; Anfal in mundo commenta ; Luna & Stelle non amit- ° ‘ tunt lucemfuam propter noftem » fed magislucent.; fic vos mente in calo fixi, licet inter tenebrofos» & infedeles fit veftra conuerfatio, non obfcurami. ni » fed magis lucetisbenè operando. 160 Affetto di gratitudine , c di ricognitione verto l'altrui beneficenza fi riconofce nella Luna. È che dipinta tutta rifplendente in taccia del Sole, con- Ricono- feffaua finceramente di rifplendere; ALIENA LV- {cimento CE » dveramente; LVMINE SOLIS, come diffe il Saauedray ò col motto Spagnuolo; POR TI MI RESPLANDOR ò come piacque adaltri, L V- MEN IDEM. Anattafio Sinaita rauuifando fi- S.Chiefa gurata nella Luna S. Chiefa ; e nel Sole Crifto offer- -3 ua chetuttala luce che in quellarifplende , da que- «fnafafo fto le fiaconferita » e partecipata. Inuenimus Lune Sinaiss. «ir Stellis lumen fuppeditari a Sole , dic'egli Com- ment. in Hexemer. re nobis fignificante » quod @ Chrifto IUufttrancar Ecclefia » & Santtorum lunsi- naria» Ipfe enim eft lux > de qua dicunt Ecclefia & Iufti ex eius ignis plenitudine nos omnes acvepi- mus. E S. Girolaino Comment. in Marc. c. 14 La S. Giro. na Ecclefie merito comparatur > que non babet Splendorem » fed a Sole certis modis fufcipir lumenss ideft à Chrifto qui permanet in eternam. Appreo- Auttori- dano da quett’imprefa i fudditi > ed i minittri de i =tà.dipen- Prencipi » à ricordarti che l’auttorità loro sgnon è pro- dente. priaed affoluta , mà conferitày e delegata. Appren- Gratie dano tutti gli huomini » che quanti doni di gratia , € tutte «da di natura fl ritronano in loro » tutti fano à loto con- Dio. feriti dalla bemignità profula del Sole eterno ,che quì 1-€er.4-7 frizzano le parole di Paolo 1. Cor. 47 Quid eni . habes quod non accepiftt? Sulqual paflo S-Pafcafio S. Pafea-\.7.in Matt. Proprerea nemo prefimmat defe; quia fio. nibil babetex {è > hifi fola debra . Ed-il Padre Sant dgofiino. Agoftino in Plal.85.27c mec fperbas fis mec ingra- Capo! VIII. 19 tus ; dic Deotuo; Santius fum, quia fanttificafti me» quia accepi , non quia babni + quia tu dedifti;, non grego meri ani» 10861 “La Lama; che quafi terfifimofpecchio nicené- do la luce dal Soleyla trafmette è beneficio del baffo Parteci— mondo yà ragione' fù fegnata colmotto; ACCEP. par le TVM MITTIT, per infegnarci che noi parimemai 813"1C al dobbiamo communicare altrui quei beni» che dalla !"!! bontà diuina ne fono ripartiti. Tal fi portauail Sa- wo yche ripartima i doni della Sapienza; Quar fine Sap.7.13 fiftrone didici, & fiue invidia commanicoz Sap. 7.13. Tale Paolo Apoftolo s che trasfondena nc è miferi la luce di quella confolatione,che da Diollewenina com- municata ; Benedifus Deus » Patermfericordia- 2. Cor. 1. rum, Deus totius confolationisy, gui confotaturnos 3* in omni tribulatione noftra , vi polfi mus & ipficon- folart eos, qui in omni preftura funt.. Tale la Spofa celefte che da San Bernardo /erm 23. in Cant. vedu- ta è parte delle gratie, gaudij, e glorie dell'eterno Iddio com*ella diceua ; Inzrodurit me rex in coltaria Cant.1.4. fa, fù introdotta è tauellare con le fue damigcile con quefte voci; Incrodurit me Rex in cellaria fua, S.Bernar- atey& vos pariter introduébas. Sola introduéta videor» fed foli non proderit. Veftrum omniumeft meusomnis profettus, vobis proficio s vobifoum pare tibor quid quid forse plus vobis meruero. 162 Amorcoftante, e perpetua adherenza ò Adheren dipendenza in ogni mutatione di buona xd di rea za perfe- fortuna » inferifce il verfo foprafcritto dal'Bargagli nerante. alla Luna; NON PERDE MAL PER VakiAa- RE IL GVARDO; tanto di sè medefimo protdl- tò. il Ré Profeta nel Sal. 24. Qculi mei femper ad Pfr415 Dominum » enel Sal. 62.3. In'terradeferta, & in- P/.623. sia, © maquofa y ficinfanéto apparui tibi, Etfen- Emsimia fuseht » interpreta Eutimio,, Quod tune in taberna- culo, & nunc in deferta aqualemerza Deum affe- Gionem y & bencuolentiam conferaabat La Luna fcema, frà le fur fqualidezze fù intro- dotta è confalar fe medefima coh le parole; AT Miferia SOLI PROPIOR ; tale chi tì ritroua impoucrito auricina di ricchezze digloria , © felicità mondana piùche è Dio. mai fi vede auuicinato, al diuino, Sole » Pauperes Gaffedore egent in hoc feculo, fedfuntlocupleces Deo: mitys vacui ; fed virtetibus pleni : defpeEi-hominikus , fedacceptabiles beo. Calliodoro in Pial. 163 Così l'humanità facravi ima del Redento- Crifto.ri= res come Santa Chiefa fua Spota comparuero più forgerte belle » e più gloriofe ; dopo l'efatione delfangue , S. Chiefa che dauanti non fofferto vedare ; ‘onde ben poitono per'egei figararti nella Luna in avo di liberarti idall'ombre !2°2 fanguigne » che la reneuano ecclitfata 3 co'l titolo ; EX ECLYPSLCLARIOR. S. [fidoro lib. de Mundorc. 21. Sic Luna poft defeltum perfpicwa s.1fdore. IltuSteatione clareftit » adeo vi mibil-detrimenzi fenfife videatur : ita Ecclefia poftguam per Mar- tyramiconfe/Ronem finum pro Chiafto Sanguinom fu- dit, maiori fidei claritate lavius refulcet » atque infignioni lumine decorata femetipfam batrus n #0- toorbe diffundit . 164 In morteferaela Luna, che/figarata iniatto di tramontare hà il motto; QRIETVR ALIBI, nelqualfento il gran Morale Ep. 36. Obferha orben s3.ne-a. rerum infe remeantium, videbis in hoc mundo mibil in Morte extingui » fed vicibus defcendere , ac refurgere; c poco più fopra ; Define ifta non perenne. Etmors , quam percimefcimus » \ac recufamas intermistit vi- tam » non-eripit. Così chimuorealmondo, ed alle vanità fue ; nafce allefelicità della gloria y& alle beà- titudini del Paradifo © ‘fori enim effis , dicenaà Paolo Coloff a 3. Et Dita vefira ef ad di Colaff.3.3 rijto 20 :Chrifto in Deo ; Meque enim. foggiunge San Gio: Gin. Cri-Crifoftomo in-Pfal. 143. terrame babitamus., fed fofomo. commigramus in fupernam metropolim ysaliam ve- ram lucem ‘habemus » aliam patriamì 3 & ‘cines alios , & cognatos. i slelo? aut sob 165 La Santità, che fi renderiguardenoleedà gli occhi del Cielo » ed. à quellidella terra , puòrap- preientarti nella Luna mezza illuminata ; edil titolo. TERRA CAELOQVE, cioè refplendet. Così Paolo.1. Cor. 4. 9. dife medefimo ye degli altri huo- 1.Cor-4-9 mini Apoftolici diceua ; Speétaculum fatti fumus Beneficé mundo, & Angelis , & hominibus ; e della B. Ver- zadiMa-.g . Santità. .F1a Met do , ch'ellacortuoi fplendori confolaua edil Cielo , Hp crae” la terra; Omemibus mifericordie finum. aperit , vt de, plenitudine eins accipiant vnimerfiy ager cura- izionem» triflis confolationem , peccator veniam è iuftus gratiam i, Angelus latitiam » tota Trimtas gloriam &c. 166 La. Lunain quintadecima» per linca retta oppofta al Sole h:bbedall’Aretio; OPPOSITV Beati... CLARIOR, & da alcri; OBIECTA PERFICI- TVR; tali l'anime de i beati arriveranno all'auge fu premo della perfettiones quando direttamente sù nel empireo fi fitferanno in Dio, dicendo Paolo 1. Cor. 4.Cov.13. 13. 12. Videmus nunc per fpeculum in enigmate > 12 tunc autem facie ad faciem . Nunc cognofco ex È parte s tunc autem cognoftam , ficur & cognitus 1-Io. 3-2. fum. e San Gio: 1. 3» 2. Cum apparnerit fimiles ei erimus ; quoniam videbimus eism ficuti eft.. Così Elia Cretenfe nell’Orat.1 di S.Gregorio Nazianzenò Elia Cre- Commentando quefte parole di Paolo dice } Cum tenfe. © diuina fapientia perfettè inftruttus effet ,. per fpe- ‘ culum tamen nunc dumtaxat videre , fe alebat ; tune autcm facieadfaciem. Quibus verbis illud fi- quificabut , obfonram quandam y..& exilem. nunc nobis fcientiam effe 3 tune autem pleniorem»y ac fplendidiorem fore... sa i | ‘7 167 Ad vna Lunay il volto della quale folamen- , te dimezzato appariua fù fopraferitto. INTEGRA TAMEN; che può feruire a perfona di vera'} e pet- ©Virtì ca- fetta integrità , benche per colpa dell’alerai maluagi- Junniata . tà » € calunnia non fia.creduta tale. «168. Nellenozze di Maria de Medici con Enrico IV. Re di.Francia » il Bargagli figurò la Luna ‘in vici- . -Defide- nanza del Sole ». co’l brieue ; IVNGI PROPERAT rare... \efprefliuo d’impatiente detiderio s e di feruorolo at- & fetto; iquale.s'auuerti in Dauide, lacuiamima inua- P/. 41:3. ghita.d'Iddio ‘anfiofamente gemena.; Quando ve niamy & apparebo ante faciem Domini; quale nella Cant.3.2.Spola dei Sacri Cantici , che diccua; Per vimos , plateas queram quem diligit anima mea. Gant. 3. > 12. quale in.$. Andrea» che mentre voleuano'depo- nerlo; dalla Croce s’affaticaua per:diuertir da ciò i popoli; e tutto affettuoto.pregaua ilfuo Creatore à S. An- riceuerloapprefio di fe. Des meus ne me permait- drea A-- as ab impio indice deponi; Tempus eft vtcommen- pòftolo *detur terra corpus meum, CI me ad te venire u- Surio. begs. f 169. L'anima noftra;in tanto fi rende riguar- deuole, e luininofa, in quanto fe ne ftà fitla nel volto, & gode delia prefenza gloriofà d'Iddio, à lei Preséra quadrando l’imprefa fatta .dal Bargagli per. Maria d'Iddio. de Medici, già pofata con Enrico 1V. d'vna Luna piena è che direttamente ftava riyolta al Sole » col motto» CONSPICVA » QVA CONSPICIT, 170 Nell’ingreilo di Montignor Afcanio Picco- ‘ lommi all’Arciuetcouato di Siena fua patria, .Sci- Ritorna- pione Bargagli elpote quette tre imprefe. Vna Lu- res. na»-che fpontaua dall'orizente col titolo; INR E- v ine, come-d’'vna mitica Luna afferifce $S. Bernar . C/ICE:D 1A ID... DITV GRATIOR.; che feruire i tefti- Conner- mobniaro: quanta altégrezza riceua Tddio , in vedere fione di chic 1 peccatori convertiti, è lui ritornino s prote- peccato- ftandoci in S. Luc.15. 7. che ; Ita gaudium eritin "°- calo fuper vino pettore penitentiam agente , quam 1*° 5-7 fupranonaginta nouem iuftis, qui non indigent pe» mtentia. Quia videlicet dice S. Gregorio Papa in quettoluogo eius ef gaudium vitanoftras & cum Gregorio nos ad cale reducimury folemnitatemletitia illius Papa. ‘implemus.-tffendo veriffimo il detto di Pier Gri- fologo Ser. 168. Semper quidem cum perdîrarepe- Pier Cri- rimus, nowum capimus cumuluia gaudiorum, & eh fly. iucundius nobis mueniffe perdita» quam non per- didiffe feruata » 171 La Lana colltitolo; TENEBRAS ET Maria, IPSA TOLLIT.; può feruire ad honore di Vergine Maria Vergine, poiche fi come [ddio Sole eterno , illumina- è chiamato Lux vera, que illuminar omnem bomi- M16e» nem venientem in banc mundum; Loan. 1:9. così 11.9. anco la noftra miftica Luna, da Crilippo ferm.de lau- dibus Virginis è (alutata; gf we fons lucis omnembo Crifippe minem illuminantis » della quale il contemplativo Bernardo fer. de: Nat. Maria. Tolle corpus boc fo- Bernardo late » quod illuminat mundum, vbi dies è Tolle ba- riam banc matis ficllam, quid nifi caligo inuolaens, & vmbra mortis? 172 Figurò parimenti vna Luna piena co’ car- tellone.; POST. LVMINARE MAIVS » applica- Prinato bile à miniftro fauorito di Prencipe » è Privato di Ré, di Pren- ‘18 à Maria Vergine, che dopò [ddio topra tutce le Spe. creature ottient il primo luogo » ciò che ofieruò An Mariza drea Cretente de laud. Virg. Excepto Deo; fola ef Vergine. «omnibus mator E Pietro Bercorio nel Reduttor. “rg Moral.l. s.cap. 29.num. 1. Beata irgo verè lumi pierre narium celeftiam, ideftomnium Santtorum Ecclefi® Bercorio ef pricipaltor., acsfoli, 1deft Chrifto filio fo fimilior «quantum ad perfetHionem + 173. 1l Bargagli parimente in occafione digio- ftra , per vn Caualiere chiamato del Pronto ritorno, Ritorna- tece la Luna fhuoua conj REDIT ET ITERVM, re. impréfa non ingrata perlo figliuolo Prodigo, ilqua- Prodigo le e ritornò in te ftelfo co’ riconofcertì » e ritornò Euange— alla cafa paterna » ond’era partito; In fe remerfus, "99 - dice San Luca 15.17. Dixit ; furgam, & ibo ad Pa. Lu. rs. trem ove Pier Critologo fer. 2. /n fe ante redit , *7- 4 vt rediretad Patremyqui è fe ante recefferat, cum Pier rr recellit à Patre e. via i Se - -. 174 Animointrepido, ecoftante; che profie- gue il corto intraprefo delle fue tion anco trà Perfeue- leoppolitioni, ei contrafti grauiflimi, che gli fon fat- ranza. ti né dimottra la Luna , fiati d vuota » d eccliffataco'l motto dell’Arciio ; DVM MODO CVRSVM, icheycome diceua Enea Siluio che fit poi Pio II. dib.1.cap.9. Captisy que quidem tuafta funt > decet Enea Sil= regem mutttum adbibere amimum y ac fortumam fe wie. rendo vincere è si 175. Etlendo ilcorpo Lunarey fempre illumina. to per la fua metà ». ne iegue che mentre quella parte, che da noi è veduta tutta Lcema s vuota ycaliginola» quell’alerasch< à gli occhi noftri è nafcoftayfia fplen- x dente, c luminota. Con quefto fondamento alla Lu- Vergini na vuota 10 diedi. QVA LATET EFFVLGET, tà. timbolo di fanciulla.che tanto è più ragguardeuole ed apprezzata » quant'è mene veduta . 176. Perche quandola Lunaé piena, tutte le co- fehumide fi riempiono » Monlignor Arclìo per di- moftrare quante bencficenze demuaficro da Maria Maria» Vergine s mentre era grauida , nefece impreta col ti- Vergine ‘tolo ; PLENA SIBI » ET ALIIb; ò veramente grauida, in perfona delle cofe interiori; DE MESERO: LVNA Gapo VIII NE EIVS ACCIPIMVS, Così perl’appun- Girolamo to ne difcotfe Girolamo ferm. de Afumpt. De? ge- nitrix eleéhay &r praeleéta siure ab Angelo, gratia Salutatur » & pradicatur plena; verè plena » per quam larga Spiritus fantti vmbra fuperfufa eft om- nis creatura » San Bernardo anch'eflo fer. de A qua- Bernardo du&u» Piena fibi , fuperpiena nobis y & de ple- mitudine eius omnes accepimusy E San Bonauentu- Bonauen: ra in Speculo le&.7.De cuius plenitudine omnis crea- tura Vvirefcir. 177. Bartolomeo Rofli, per San Carlo ) quando ritornò da Roma alla fua Patria di Milano » fatto di quella Città Arcivefcouo , fece imprefa della Luna col cartello: REDIT CLARIOR ; motto Afcen- opportuno all’ Afcenfione di Crifto » ritornando egli fione di al Ciclo accrefciuto di tante glorie 3 quante corrif- @iito. pondeuanò alle pene ; ed alie ignominie , che nella Paffione-haueua fofferte. Onde nen è marauiglia fe gli Angeli inquel puato trattafiero d'ampliar le por- P(.23.7. te del Paradifo ydicendo; Aitollite portas principes veSiras :@&-cleuamini porta aternales Pfal. 23.7. perche come'offerua Sant Ambrogio l.4.de fide c. 1. Ambro- Quamuis feirent Angeli nibil Deo accedere ex car- gio ne potuiffe : quia infra Deum omnia funt : tamen troph.ea crucis, & trinmpbantis eterni manubias in- tuentes , quafi eum quem emiferant , cali porte ca- pere non pofjent , matorem viam querebant aliquam renertenti. E San Girolamo to. 9 ep. 27. Pulchrè leuariiubentur porta, in fublime erigi. Si quidem iuxta difpenfationem carnisy & myfiertum ; S vi- Éoriam crucis ; maior regreditur ad celos:, quam ad terras venerat. , 1781 La Luna, che fe ne ftà conla parte conuefla - riuolta al Sole fù dal Bargagli fegnata co’ titolo; IN IRSVM CORNVA NVNQVAM, ‘Gratim- imprefa che dimoftra affetto nobile di gratitudine dine. inperfonache nonhà cuoredi riuoltarfi con atto in- giuriofo contra quel benefattore è dal quale riceuette qualche vtilità, od ornamento . Tale fi diede à co- Giulep- notcere il calto Giufeppe » che inuitato da quella pe Pa- sirontata Egittia all'adulterio » ed allo fcorno del tuo triarca. Signore, faldamente rilpole; Ecce Dominas mensa 6in.39.9 Omnibus mihi traditiss ignorat quid habeat in domo fuaz nec quicquam efty quod nonin mea fit potefta- te, vel non tradiderit mibi , preter te que vxoreius es, 2: ergo poffum boc malum facere, & pec- care 179 Vn Padre affettuofo , bramando di vedere nel fuo figliuolo la virtù pienamente perfetta, rappre- Defide- fentò i fuoi defiderij con. vna Luna crefcente , nella ‘rare. quale riconofccua figurato il (uo figliuolo 3 e le fo- prafcrille ; DA PLENVM CERNERE 1V- MEN. Non altrimenti il Padre di quel figlivolo Amuan- indemoniato » del qual S. Marco 9.23. Credo Do- rari. mine ,diceua, adiua incredulitatem meam. E vo- Marc. 9. leua dire; Ben è veromio Dio » che voftra merce in 23: me rifplendeil lume della fede, mà accrefcetelo voi, e concedetemi ch'io men vada pienamente illumina- to; c gli Apoftoli anch’efli diceuano al Redentore; Luc.17.s Adauge nobis fider Luc. 17. 5. cioè come fpicga Gregorio San Gregorio 22. Moral. citato in Uat.aur. 771 que Papa. iam zccepta per initium fuerat yquafiperaugumen- tum gradunm , ad perfettionem veniret. 180 ‘Quanto più la Luna fi difcofta dal Sole , tanto maggiormente rifplende; CLARIVS ELV- CET LONGE fùchidi lei diffe ) c ciò per non sò chì, quale quanto più dal fuo Prencipe » edalla {ua patria s'allontanaua , tanto era maggiormente apprezzato e riuerito. Cosi la doue la lungadome- ftichezza cagiona difprezzo a l'allontananza portate- Ritorna- \ re. Girolamo Lonta- panza vule. zI co riucrenza s cvenératione. Mallimo Tirio fer, 29. Eamentis humana impudentia eSt, vt que expofita Maffime funt yminoris faciat; que abftrufae vebementer ad- Tiro. miretur. Tancredi nella Geruf. liberata Cant.5. ft. 50. ) Aflai più chiaro il tuo valore eftremo Torg. N’apparirà , menere farai lontano. Tafo. \ 181 Per dimoftrare perfona doppia..ò fia mu- Doppiez tabiles ed inftabile feruirà l'imprefa della Luna ) col ,, motto che le diede Monfignor Arefio; NON VVL- Inftabi-- TV$, NON COLOR VNYVS; diffetto da Ori- lità. gene olferuato ne i peccatori » de i quali, commen- tando le prime parole del lib. 1. de Ré. Fest vir r.Reg.1.1 vnus €. Acriue così; Hoc pertinet ad lauder iu- Origene. Sti, quod dicitnr virvuuss Nos qui adhue pecca- rores fumus , non poffrmus iftum tirulum Aaudis acquirere , quia vnufqsifque nofirum nova efi vausy x fed multi. Intuere namque alicuius vili, nunc tati mune iterum triftisy paulo poft iterum gauden- tisy 5 iterum tarbatiy CI rurfum lenis. Vides Quo- modo ille , qui putatun vnuseffe noneftonas, fedtot perfona in co videntur effe quot mores ia 182 Non altronde la Luna riceue lafaa chiasez- +... a za che dal Sole, dalquale illuminata fà introdowaà ...g dire; VNIVS-ASPECTV); dimolirando La- golare, affettuofa dipendenza da va folo » Santa Chiefa è veramente vna miftica Luna » che non vao- le ne lì pregia d’altraluce y che di quella si che lo vie- ne communicata da Dio. Htc ef vera Lunay derive di lei Sant'Ambrogio; Hexemer.l.4 c8.que defra- terni fur luce perpetua lumen fibi immortabitatis, & gratia mutuatur . Fulget eni Ecclefia non fao ) fed Christi lumine y & fplendorem fibi arceffi: de Sole iuftitia. 183 NelPefequie di perfona » di molta virtà , fù Inmorte ofta ia Luna fcemma,, e tutta rofcura co’l carrello ; t CLARIORSVPERNE; inferendo che fele tenebre di morte la rendenano ofcura à gli occhi del mondo» era l’anima» del defonto tutta chiara fotto gliocchi del Cielo. Simiglrantementead wna Luna - nuova ; della quale à pena ti vedeva vna linea di chia- rezza; fù foprafcritto ; AT MAGIS CLARA i CALO È potrebbederuire adhonore di S. Chiara S-Chiara Vergine, la quale quanto più era nelmondodi ruui- Ve'S: de fpoglie abiettamente coperta; tanto più fplende nel Ciclo di fempiterni lumi incoronata; ciò che di qual fi voglia anima giufta diffe Vgone Cardinale fu'l i. capo della Genet; Bon? enim femper apud Deum Wgon lucidi funt » licet fint in mundo defpetti. Cardi. 184 Alla Lunasla quale, comparendo il Sole;fi ri- tira, fùfoprapofto; CEDITDIVRN O SI- Cedere DERI ; e dignifica rifpetto riuerentiale verfo qual- che perfona » per virtù» & meriti fegnalata» quale ti riconobbe nel Battiita » in rifguardo è Giesù Critto, Gio. Bat- mentre dille . Hoc ergo gaudinm menmimpletum rita eft. IUum oportet crefcere » mearatim minu ; ce. To.5+29% dendo di così buona voglia al Sole diuino, che amawa di perdere ogni chiarezza » perche le vampe di quello maggiormente fpiccafiero a glialtrui guardi . Anzi non che Giouanni , màtatti 1Santi infieme , alla pre- fenza d’Iddio, fono come fe.non fofiero s ditcorfo d’Origene Hom. in Ezechiel. 27 folendor Luna, & micantia ceti fidera‘s priufquam fol oriater san Stationibus ficis ruvilant y orto vero fole al fcondun- tur. Sic lmnen Evclefie & lumen lune ; prinfquam oriatur lunsen illud veruna folis inftitie» vefplendet & clarum cft ante bominesycumautena Chriftus ve- nerit ante eumcontenebrefeit » È | 185 Imprefa generale deigli Accademici Erranti di Brefcia è la Luna coltitolo; NON ERRATI |, ERRANDO, mottoquadrameà glialeript she ca Dipen- denza S.Chiefa mbrog. " Origene “ 22 ti , ad vno de quali nell’ Accademia dei Rifuegliati in ©. Piftoia è foprafcritto; ERRAT INERKANS. _.: Vbbi- Tale ilvero Vbbidienta anco inquelle attioni che pa- ente. jono errore > rettamente opera quando vbbidifce à chi ne sà più s che tanto deue prefiponere di colui che commanda. Naturalmente farebbe errore il tru- cidar di fua mano i figliuoli; e purefenza commette- re alcuno errore > à ciò fare s'accinge il Patriarca Abraamo. Sarebbe errore il piantar gli erbazgi con leradici verfo il cielo : € purc così facendo alcuni di- fcepoli de gli antichi Padri ynonfalliuano punto , mà acquiftavano il merito dell'vbbidienza. 186 Tipo di perfonaingrata è la Luna crefcente, Ingrati- alla quale » così per ifcherzo io diedi; TANTO tudine. ST $ COSTA PIV, QVANTO PIV Iob 24.13 SPLENDE. Quindi fe noi leggiamo [ob 24-13. Ipfi fuerunt rebelles lumini . Il Padre Francefco MISE RIE, c.2.nu. 26. Annott 22. fed. 2. così l'interpreta.\ Qu Yuo maior diuina beneficen- tie fplendor illos Wliuftrabat; eo ipfi in maiores fe flagitiorum tenebras compingebane , dai qua fenfi Cornel. “non s'allontana Cornelio Tacito]. 4. Annal. Bencf- Fai. ciaeovfquelata funty dum videntur exolui poffe ; vbi multum anteuenere, pro gratia odium reddirur; che però fi fuol dire; chevn gran beneficio non fuol pagarfì , che con vna grande ingratitudine . 187 Benchenon fotto gliocchi noftri , in real- tà però » comefanno gli Aftrologi » la Luna è tem- pre in quintadecima ) cioé; SEMPER ORBE Perfeue- pL ENO :che dimoftra perfeueranza di virtù , ranza. ‘ indeficiente in ogni luogo e tempo. Con quetti penfamenti efprefiei pregi di Maria Vergine il Car- dinale Vgone » che interpretando le parole del Sal. 88. 38. nellequali profeticamente fi parla di Maria; P/.88.38 Etthronwesewns ficut Sol in confpettu meo, & fi- Vgon cut Luna perfetta in aternum dicè così; Maria, quia De femper: perfeuerauit in virginitate & humilitate : y cina & in gloria etiam apparet eius bumilitasy & Vir- sii ginitas » ideo bene dicitur, quodeftin confpetty Dei ficut Luna perfetta in aternum y que fcilicet nun- quam patitur detrimentum . 188 Fùla Luna picna fegnata co’ motto; CON- SVMMATA MINVITYVR, che benti conofce fimpatico con le parole dell’Ecclefiaftico ci 43. 7. Eccl.43.7 che chiama la Luna; Luminare quod MINVITVR Humiltà IN CONSVMMATIONE , le quali dal Cardi- di Maria nale Ailgrino furono per eccellenza ben accommo- Vergine. date ad honore di Maria Vergine, che promofla al fupremo auge d'ogni poffibile prerogatiua » eletta i in Madre d’Iddio , s'impiccioli dichiarandofi humi- Ailgrino liffima ancella. Hic verborum ordo fceriue egli fo- pra il c.6. de Cant. exprimit B. Virginem » nam cum ipfaaudiffet fibi promiffam tantam magnitudinem » . quod foret Mater Deiy fe fe minuit v/que ad ancil= Virtù re- [2 «Pc. Seneca direbbe, chetale fia la virtù » per- trograda che quand'è crefciuta al colmo fuole retrocedere , elcemarfi; Franc. Mendoza Feneca Pot multavirtus opera laxari folet, Dice nell'Ercole furente A&. 2. nel qual propofito Giorgia Vatari t. 3. Vol. 1. delle vite de Pittori » Vafari fcriue; che Rataellino del Garbo, Pittore fiorenti- notù ne fuoi principi così valorofo nell'arte: che di già s'annouerava trà i più eccellenti; Mà che poi dauttimi principi fi ridutte à deboliffimo fine . Ta- Fortuna leanco è la fortuna , della quale Seneca . Nulli for macante tuna minus beney quan optrma creditur e S. Bafì- Seneca lio Hom. 6. Hexameron. Nos igitur ex lune con- S. Pafilio remplatione quam fluxa finî nojira perdifcamus , atque erudiamar » in mentenique celerrima rerum humanarummnobis mutatio veniat &c. Tale in fom- CIELVI Lib. L : ma è la vita humana ; ene ricorda Teofilo Antio- Vita hu- chenolib. 2.2d Antolycum. Lima finzulis menfibus mana. > occumbit , ciufque potentia emoritur s hbominis con- Teefilo ditionem oftentans ; deinde regeneratur, & aute- Antiche. tur ad defignandam refurrettonem canttorum fu- turam . 189 Perdimoftrare la gloriofa chiarezza che Bearinà gode permanentemente l’anima beata , nobile inge- dine crer gno fece la Luna piena in faccia del Sole, colmot na. | to; NON MINVETVR tolto da Iaia ) c.60. 20. Lunatua non minuetur , nelqual luogo San:Ci- I/-59.20. rillo AlefFandr.in foann.I. 9.0. 46. Improbi è valru Fila Deircietiy inferni loca perpetuò babitabunt , qui VR. vero arrabonem /piritum intemeratum conferuaue- rint y viuent (emper cum Chrifto» ineffabile decus deitatis erusa/picientes. 190 Ne perfuade la perfeueranza nelle virtù in- Perfeue» traprefe il titolo che il Lucarini diede alla Luna ranza. cominciata; COMPLETVR CVRSV, poiche la profeffione; ed il termine non fi ritroua col met- terfiin corlo , mà col manteneruifi, e continuare; ciò parato S. Paolo 1. Corint. 9 24. Sic currite pi 1- Cor. 9. comprchendatis + Non enim, commenta il B. Lo- 34 renzo Giuftiniano'tratt. de Obed.c: 6. porerit quis LT? ad conjummationem virtutis attingere, nift vo ore rit inipfuis exercitatione perfenerare + 191 In occalione di morteil Lucarini fegnò la In morte Luna vuota col titolo ; ET STBI NON DEFI- CIT; dir volendo che b comela Luna sbenche è gli occhi nofèri tia fatta ofcura » in fe ftella però ella è fempre Luna piena e non mai mancante stalebenche il corpo di quel defonto fia foggiaciuto . all'ombre. della morte è la parte più nobile» qual è l’anima y ed ilinerito delle fue virtà non mancano mai. Adhono- L re di Santa Chiefa perfeguitata cd oppreffa ;. mà non S-Chiefa maidi&rutta applicarebbe l'imprela S. Ambrogio , Perfegui che nel I. 4. Hexemer o, 2. feriue; Ecclefia tempo- + ra fua habet perfecwsionisy & pacis; nam VIDE- soia TVR ficu Luna DEFICERE, SED NON, DEFICIT >: Obumbrari poreît , deficere non po- teft : quia aliguorum quidem in perfecutionibus difceffione minuitur , vt martyrum confeffromibus impicatur; & effufi pro Chrifto Sanguinis clarifica- % ta viftorijs maius dewotionis fue y < fidei toto or- be limen effunda: . Quefto motto medetimo; Etfibi Fallito non deficit. Rieice tutto proportionato è colui » inganna- che hauendola borfa piena » fi dichiara per fallito in tore. confpetto del Mondo. 192. Alla Luna piena dipinta in faccia del Sole diede parimenti ib Lucarino; CONVERSA L V- CIDIOR;che può fernire ad va anima penitente » Peniten la chiarezza della quale nella detettatione delle colpe za . amarauiglia s'auuanza fopra di quello folle prima. Gie:Crife- S.Gio: Crifottomo Proem. in Iaiam. Deusquando Femo peccata abolet nuRam reliquam facit cicatricem: mullum veftiginm finit manere; fed vnacumfanitate eximium etram confert forma decus y e San @re- pre Papa 25. Mor. c. 7. Dum commiffa attentius S.Greger ugemus in iuftîtie /plendorem membra deauramus. Papa 193 A perfona, che fe bene crefce in dignità , non lafcia però l'antica fua affabilità, e piaccuolez- Modera- za» quadra il motto ferito alla Luna cretcente; IN- tone, di TERIVS NON MVTOR. Nel Rè Dauide awuer- 812nde. tìquefta moderatione il Padre S. Zeno Ser. 1. de Plal. 129. Rex manfuetus » pater pins propbeta mode- S. Zeno fius, totum poreft » a toto diffimulat s magnis ac mi- Martire rabilibus faculi nen immutata, mirem » bumilem- que retinet vbigue paftorem . Del iu Traiano » Plinio nel Panegiriso ; Contigit ergo ocwlis moftris Plirie. infolita facies Princeps & candidatus ogueit», & fi LVNA Capo VIII 23 (imul Rantes » intuerique parem accipientibus » ho- norem qui dabat. E dinuouo; ZYnum ille fe ex no- bisy& bae magisexcellity atg;eminet , quod vnum fe ex nobis putat ,nec minus hominem fe » quam ho» minibus preeffe meminit. Honote 194 Per vnoy che ottiene honori s e dignità » bite &M= beriche da lui non procurate od ambite » ferue la Lu» Ito nacreftente col titolo; ILLVCESCIT NON AMBIENS,. Configlio fuggcerito da Seneca in Thyeft . Scneca Nec abnuendum fi dat imperium Deus, ‘Nec appetendum. Così Leonè Imperatore |. 31.C. de Epifc. & Cler. Leone ‘Nonpretio, fed precibus ordinetur Antiftes. Tane Imperi tum ab ambitu deber effe fepofitus s vt queratur cogendus yrogatus recedat »inuitatus effhgiat. Pro- feéto enim.indignas cft Sacerdotio » nifi fuerit ordi- natus inuitts. “E San Bernardo lib. 4.de confliderat, S.Bernar. ad Eugen. Nom volentes s neque cunrentes aflemito» © fed eunttantessfed renuentes j etiam toge iUos, & compelle intrare + 195 Auuanzamento » e profitto ne dimoftra la Lunacrefcente , fegnata con; LVMINE PRO» FICIF. Guerrico Abbate fer y. de Aduentuscom- 125.40. 3 mentando le parole d'Ifaia c.40.3. Parate viam Do- Guerrico Mini sgaueste ; Zia Domini, fratress quam parare im bemnr, ambulando paraturs parando ambulatur. Et licetrmultum profeceritis inca» femper tamen vobis reftat paranda:vt de his, in que perueniftis tenda- tiss Wrextendatisvos in vlieriora» In Morte :196.Inmorte fù alzata la Luna vuota co’lverbo; Profitto RENOVABITVR; chefeco porta la fede cef+. 1.Cor.15, 12 della Rifarrettione + Oportet enim corrupt'bile $3: 0 hocinduereincorruptionem» & mortale hoc induere '- immortalitatem 1. Cor. 15+j3: Sant Agofino fopra Pfal.102 il Salmo 102. confiderando ilverfo; RENOVA> s BITVR vt aquila inuentus tua > fi vale per ifpie- S. Agot. Bar quefti fenf della Luma ofcurata , e dice; Dim. nuta y& quodammodo intercepta luna rurfusnafci+ tar & impleturs & fignificat nobis refurreftionem. 197. Quando la Luna {copre tutta illuminata qui parte, che ftà riuolta verfo terra 3 tiene tutta ofca x e tenebrota quella , che ftà rivolta al Cielo ; onde mi parue s che ad vna Luna piena fcriuer li po tele - AT OPACA SVPERNE, per dimo» ftrare perfona per nobiltà, ricchezzey e finezza di giu» diciafotto gli occhi del mondo luminola , ed illuttres mà pottrafcurata, ed acciecata nelle cole dell’animas Barne 3. e delCielo. Baruc Profeta c. 3.v. 23. Filyj Agar3 23. qui exquirunt prudentiam, qua de terra eft, negotia- tores Merrhe, co Themany € fabulatores, & ex- quifirores prudentie ; eccogli tutti confpicui nelle Nicolò di cofe del mondo; mà che poi? Z'iam autem fapien- Lira. tiemefcierunt seccogli ottufì nelle cofed'Iddio. Sent aftuti in terrenis » & fabulatores ad decipiendum in mercationibus bominess & exquifirores prudente, qua propriè eft de prefentibus tantum ; viam autem fSapientia» que magis attendi bona futura, nefcierunt. Nicolò di Lira » 198 La Luna rinouata e che fcopre le fottili(G- Minutie me linee d’argento col titolo; ETTAM FVLGET eccellen AP1CIBVS riefce bell'imprefa di colui, che fi ti. rende ragguardeuole s ed acquilita lode, e chiarezza anco nelle cofe picciole ye nelle minutie, che fono da lui operate; qual fù Apelle » ilquale nell’officina di Plin.1,35 Protogene tirando vnalinea fine tengitatis diede e. 10. chiaramente è conofcere ch'egli; c non altro lauorata Phaueua , non enim cadere in alium tam abfolutum opus » conchiudeua per bocca di Plinio l'auueduto Protogene . 4 Modani. 199 In morte di Santo ferue la Luna , che fi In Morte congiunge col Sole; e porta il titolo; OBSCVR A- TVR AT IVNGITVR; e benintefe quefti effer- ti S. Bafilio Magno, e dilui lo feriffe Gregorio Na- zianzeno Orat, 20. che ‘effendo minacciato da vn. Morte Tiranno e dicendogli che l'haurebbe fatto morire ; vtile tutto allegrezza ribole » che la morte non haurebbe \ feruito ad altro che è congiungerlo con Dio; Mors Naziano porrò beneficij loco mihi erit » citiys enim me ad De: X"°" um tranfmittet . 200 Ilmottafcritto, alla Luna piena; AT C I- Morte in TO DEFICIT puòferuire in occafione dimorte, età gio- feguita in età acerba; cd immatura; Dimoftra al- uanile » tresì quanto prefto altri sì raffreddi, e s’allenti nelle Virtù re- virtù intraprefe ; mà più fignificantemente dinota trograda la vanità del mondo » e de fuoi beni. S. Ifidoro Ar- (agi ciuefcono di Siuiglia in [ofue c. 7. Luni mundi hu- ius fpeciem tenet : quia ficut Luna menftrais com- plerionibus deficit : ita hic mundus ad completio- nem temporum currens » quotidianis defeftibus cadit. s zo1 Chi, hauendo frà i fuoi antenati huomos Nipote per Santità fegnalato ; Ò perbrauura s e che ad ogni degene— modo vitiofa » od infingardamente paffaffe la vita, rante , ben potrebbe figurar fe ftelfo nella Luna > che rimi- ra ilSole se direconeffa lei; DA TE CHIAREZ- ZA» E NON ARDORE IO PRENDO. An-. co dallo ftudio de Filofofi gentili. Gi cana. qualche Studio chiarezza all’intelletto , mà non feruore allo fpirito. profano. 202. Chis'appaga dipoco » può alzar l’imprefa della { una rinovata » che fcuopre vncerchio fortilif- fimo di luce, e dire; MINIMO CONTENTVS Conten= OBERRO. Oratio I, 2. ode 16. tarfi Lecus in prefens animus > quod vltra et Orazio + Oderit curare , lau 53 E Giufto Lipfio Manudu&. I. 1. differt. 15. Satis Lipfo+ trinmphata virtus, fi apud paucos » bonofque accep- ra : nec indoles eiusseft placere multis. 203 Il merito del Serenifimo Cardinale Infan--- te, Ferdinando d'Auftria, fratello di Filippo IV.Ré di Spagna tu dal Padre Leonardo Velli rapprefenta- to, con l'imprefa della Luna schefplende in Ciel not- turno» € ftellato, alla chiarezza della quale cedono Merito tutti gl’'inferiori lumi , ilchedichiara il motto ;_$ Y- eccellen DEREAR CEDVNT AC IES; tolto da! Claudiano » de Probini » & Olibrij Conful. M Haud fecus ac tacitam Luna regnante per “landia- «Artion, noe Syderee cedunt acies: cum fratre retufo Remulus aduerfis fagrawerit ignibus orbis. Tunc iubar aréturi languet ; tune fulsa leonis Ira perit plauftro iam rara intermicat arttos Indignata tegi, tam caligantibus armis Debilis Orion dextram miratur inermen » Ed interifce eccellenza di qualità , e di prerogatiue+ 204 Monlignor Arelio figurando la Luna tutta ritplendeate per l'afpetto del sole, diffe ch’ella era; CONSORS FRATERNI LVMINIS fccellen applicando l’imprefa ad horore di Maria Vergine» za di Ma- che fà chiamata a parte, quafì che delle diuine prero ria Ver- gatiue . S, Bonauentura così ; Maria in tantum Deo gine. proxima fui: » tantaque fanttitate refplendult y & S. Bona fic in fummo bonorun omnium culmen obtinuit, vi°#% crearura aliqua non vnita Verbo nec perfettiorsnec matoris bon? capactor fit» 205 Inttabilità così di fortuna s come d’ingegno Inftabili» dimoitra il motto» che il Ferro diede alla Luna » le tà. uandolo da Quidio; NVNQOVAMQVO PRIVS ORBE MICAT; ed è l’offeruatio- ne anco di $, Antonio di Padoa » ilquale in cap. 16», Aposah mancare S.Ifrdoro» Anton. di Apocai. Luna fprop:er fui mutabilitatem huins mi- Padoa. feri fatus inffabilitarem fignificat , aggiungendo in quefto propofito i feguenti verfi leonini , Ludus fortuna variatur imagine Luna ; Crefcit decrefcit yin codem fiftere nefcit. 206 Come laLuna in Ciel notturno ) e fereno , mentre è piena » fparge d’intorno inargentata bian- PIRA bi @Rorse aleri Si lei diffes NIVEVM DAT VISA DECOREM; così laprefenza d’Iddio, d di Maria Vergine » porta feco chiare , e purifime illu- L, ftrationi. ' Protet- 207 L’Abbate Ferro inferì la protettione » che tione di il Cardinale Detti hauewa dei letterati , valendofi grande. della Lunarifplendente inCiel notturno , col titolo; Fede- LVMEN EVNTI. Ia Santa Fede, dice Cro- matio in c. s. Matthzi frà le tenebre della prefente - vita » quafi lucida face n'accompagna » e ne illuftra. Cromario, In hac feculi nofte fblendor fidei, omnes vite no- fire grefius praeunte lumine veritatis illuminat s ne aut in foneas peccatorum y aut in offendicula dia- Scrittura bol: incidamus. Sant Ambrogio inc.12. Apocal. at- Sacra tribuifce quefta virtù illuminatrice alla facra Scrittu- "Ambrogio 1a sedice. Quia Luna noîtem illuminat, mihi vide. tur » vt per Lunam facram Scripturam intelligamusy fine cuius lumine in notte buius feculi, per vias re- Buone- &itudinis incedere non valemus. Il buon efempio, fempio . che ne ferue di fcorta virtuofa ; e fanta y al parer di San Gregorio Papa» équefta Luna, che fplende frà gli $. Grego. orroti ; Luna dum nottem illuminat » caligantibus Papa. oculis, iter per quod homo gradiatur demonftrat . Sic nimirum quaque anima, qua tenebras dimirtity & in Santtamoperationem fe extendit , dum exem- plum bene operandi tribuit proximis » quafi lucem Confilio ‘enebreftentibus oculis fpargit. In fomma gl’Innen- Educatio tori delle cofe » i configli de i buoni amici l’educa- ne . tione de i buoni maeftri , l’affiftenza de gli Angioli . Cuftodi,tutti fi può dire, che appreftano; Lumen Maria» eunti. Mà Gio: Geometra , in quefta inargentata Vergine Luna riconofcendo la B. Vergine nell’Inno 4. così la niuerifce. Salue Virgoyviatorum focia impigra,LV MEN, ERRANTYWMy luStranshis iter in te- nebris . 208_ Loftefio Ferro s per dimoftrare che il Car- dinale Francefco Barberino , riceuendo le gratie dal Modera- Sommo Pontefice Vrbano VIII. fuo Zio s nonim- Gio. Geo- Mmetra Mone- pediua però , che il lume di quel Sole nonfi diffon- defle communemente anco è gli altri» fece la Luna inatto di riceuere la luce dal Sole co'lcartello ; A C- . CIPIT, NON ADIMIT. Gratia 209 Labontà diuina riparte i lumi delle fue diuina. gratie anco nella Selua ofcura delle confcienze più vitiofe e fcelerate fi come appunto la Luna s'infi- nua co’ fuoi inargentati fplendori entro le folte in- trecciature dei bofchi » e delle Selue , mel qual atto fi- pren motto; PER NEMORIS FRON- ES, òcom’altri giudicò meglio; LVCEM SVB NVBILO IACTAT. S. Ifidoro I. 2. de Sum. bo- S.Ifidoro. no c. $. n. 1. Interdum peccantibus nobis Deus fua dona non retrabit s vt ad fpem diuine propitia- tionis mens humana confurgat. Nam non poteft . conuerfum fpernere, qui peccantem fuis beneficys Maria prouocat ad fe venire. Frà le meftitie delle menti più Vergine. trauagliate, ed intricate , Maria » quafì puriffima Luna ipargegli {plendori delle tue confolationi, e ne l'attefta Gio: Geometra Hymno 4. i Salue squa vifa, erumnisintriftibus , ingens audit Prebes folamen , lumina grata ferens + Macftro _ zio CosìadvnPrelato efemplare » come ad vno Efempio ferittore di virtù eccellente ben fì conuiene il motto Gio: Ges- 24 CIELI. Lib. I! che il Ferro diede alla Luna rifplendente in cieca not? te; TVTVM LVX TVA PANDIT ITER ;S. Ago- che riufcirebbe tutto quadrante al Padre S. Agofti- ftino no; ed pg 0, S.Tomafo ; i quali nelle vie delle fcienze fpecolatiue illuftrano » ed appianano la ftra- daàiletterati. 211 La Luna quando fi congiunge col Sole » refta priua diluce ; perd il Ferro le side: LVMI. NA PERDIT, concetto, e parole fuggeritegli da Boetio » de Confolat. Philof. I. 1.Metro s. Phabo propior lumina perdit. Bsesio. così chi troppo s'auuicina à i grandi , e con effoloro Domefi saddomettica , perde la gratit loro . Quindi gli chezza Scozzeli, come rapporta Guillelmo Barclaio |.6.con- coi gran tra Monarch. c: 4. fogliono dire » come per prouer- di noce. bio. Quo quifque regi propinguiorseo propinguior Guillel. patibulo . Sagdio fpolinate b. 3. ui gage Barclase . perfuade il fuo Ecditio » è leuarfi acceleratamente dalla cortes adducendo che la fouerchia vicinanza à i dgr* Ré fia piena di mortale pericolo, e dice ; Igitwr fi » quid noftratium precatibus acquiefcis , attutum im patriam receptut canere feftina , & alfiduitatem tuam periculofe regum familiaritazi celer eximeyquo- rum confuetudinem /peCtati(fimus quifg; nature benè comparat » que fi paululum è fe remo- di illuminante, ita Pen fibi comburunt . E n fe ne vedono gli effempij in Seiano precipitato dMiaionefticherza di Tiberio; Seneca, recifo nell. affabilità con Nerone » Belifario acciecato , eridot= to ad eftrema infelicità dalla fuprema fortuna con iuftiniano , pertacere gli eifempi de i moderni l’vniuerfo offeruati. 212 Se Monfignor Arefio alla Luna in quinta-__. __ decima diede, OPPOSITV CLARIOR: il Ferro, Parago- tutt'incontrario, fondato sù ragioni matematiche, Nt noce — da lui addotte nell’Ombreapparenti p. 2.fol.28.le fo- ii praferiffe ; OPPOSITV MINVS CLARA. tale chi fi mette è fronte di perfoneinfigni per lettere, » bravura, nobiltà d bellezza s arrifchias e tal volta difcapita la propria ttima. Con quefti fenfi diceua S. Maffimo ; ch'ogni più rara bellezza delle creatu- re, quando fi poncua al contronto di Maria Vergi- ne, tanto perdeva di ttima che fembraua non più bellezza, mà deformità; Ommis pulchritudo ad Vîr- S- Maff- ginem comparata» deformitas eSì , & omnis inno-""** centia peccatum . 213 L’Accademico Luminofo frà gli Erranti hà la Luna piena, che altramontar del Sole » nafce ad Alterna- illuftrar l’emifpero » col titolo; GRATA VICISSI- tamente. TVDINE; e nel vero quefta varietà , ed alternato ripartimento di fplendori » notturno e diurno , por- tano feco mirabile gratia » c ftupendo follicuo alle creature; Hc vici[fitudo y Dionigi Cartufiano in Dienigi Genet. cap. 1. ell neceffariay namtempus disrnum Cartef. eft aptius ad laborandum, & conneniendum » atque ad diuerfa exercitia exequenda , tempus verò no- &urnum eft aptius ad quiefcendum. Teodoreto fer. 1. de Prouidentia. Tenebrarmm lucifg; varietas ip Teodores. fam lucem nobis magis gratam reddit, vnde auro- rameridie multo defiderabilior eft . Vbi enim nos lucis fatietasinter diu capity noffurna quiete nobis opus eft » banc autem affècutiy fatietatis faftidium ponimus, & denuo nobis lux gratiffima oritur. Pe- tronio Arbitro parimenti cantò in quefto propofito; Ipfa dies ideo nos grato prolmt hauStu , Quod permutatis bora recurrit equis . 214 Alla Lunanuoua iodiedi; INCIPIT AB OCCASV, perchenelfuo rinouarti ella fempre fi fà vedere nella parte occidentale ; e tale amcora la no- Reatitu- {tra beatitudine , & felicità fempiterna , haurà prin: dine. cipio Perronio Arbitro L VNIA Capo VIII. 35 cipio al tramontare e cadere della prefente vita ; Dies ife Giufto Lipfio Phyfiologia lib. 3. differt. 11. Giufe quem tamquam extremum reformidas, aterni na- Lipfo > taliseft+ È Sitia fignificantemente S. Agofti- no Ser. 10. deSanttisy parlando de i SS. Innocenti S. Agoft. così ; In incipientisvita primordijsipfe eis occafus initinm glorie dedit , qui prefentis terminum impo- fuit è { 215 La Luna fcema col cartello volante ; L A- (DET EO NON MINVOR ferì ad vn Cavaliere di gran nafcita ) emetiti ; le cui glorie punto nonifce- mauano) benchè lonrano dalla fua patria egli viuef- fe in regioni ftraviere. Scipione Africano nòn per dea punto detuoi vanti nelle rititatezze di Linter- no. ‘Inogni luogo benchie ruralezin ogni ftaro anco di miferie , egli era fempre il'vincitore ; il grande. S.Chiefa #Ad honor di S. Chiefaobumbrataz mà non ifcemata ‘da i ‘titanni applicarebbe l'imprefa S. Ambrogio, «Ambro--mentre 1.4. Hexemenic. 2. ferive. Fcelefia videtur gio ficut Luna deficere s fed nom deficit + Obumbrati o poreft» deficerenon potéft è» ? 216. Benedetto Gioli PEffigiato fra gli Erranti, hà la Luna y che rapprefenta il fuo volto in #n riftret- to d'acque, col titolo; QUIAMVIS'IN EXI- ._x GVO; marauiglia rinovata continuamente dal cor- ‘Eucari- po Sacratiffimo del Redentore 3 che ficontiene fotto "ibi ftia. — l'anguRtiffima sfera; è fotto qualfiuoglia' patticella ui dell'Hoftia Confacrata. Andrea Bianco 1.5.Fpig. so. Andrea Qui Solaterrarum, qui numine replet ol ympum Lianco Claditur orbitilo qui modo panis erat . Nom timet angufo Maîeltas limite claudi y < Non Domino locus éSt', fed locus eft Domini. Mentre la Luna fi troua e'vicina ) e congiunta col . Sole, non'hà lume, e perconfequenza non hà forza, ne vigore y peroperare nelle còfe inferiori ;mà quan- do s’allontana da quell’eccelfo pianeta , riceue è lucey e virtù Ea » per operare fortemente nelle cofe create. Non altrimenti il Sereniffimo Cardinale Fet- dinando » Infante di Spagna 5 mentre fi trowaua nella regal Cortey vicino al Sole della Maeftà Cattolica, Lontani ( Solè che-illumina, fi rigira » e fignoreggia in più zavtile. d’vn mondo ) non poteua per fe medefimo hauere ne luce yme forza per influire operando ne fuoi diuo- tiffimi fudditi ; mà feparandofi dal fuo Sole, e por- tandofi'in Italia } Alemagna Fiandra &c. quafi Lu- na ricevette luce, e vigore d’auttorità , dignità; e torza per operare nel mondo foggetto cofe grandiy ed ammirabilit ‘Ne i quali fentimenti il Signor Don Catlo Boflò } alzò per imprefa la Luna feparatadal Sole col cartellone; CLARA; POTENSQOVE RECESSV. 217 LlaTuna nell'orizonte , fi come ancoil So- lese glialtri lumicelefti paiono affai più grandi , la douce; quanto più s'alzano e s'accoftano è noi 3 fce- Prefenza mano à gli occhinoftri , e vengono ad impicciolirfi. noce. Però ftimai loro quadrante il tisolo; M IN VV N- * TVR ACCESSV; ed è ciafcuno feparatamen- te; PROXIMITATE DECRESCIT. Così » ò quante volte i foggetti conofciuti folamente per fa- ma; econfiderati lontani; erano ftimati grandische poi domefticamente pratticati non fi ftimano punto ! Seneca Seneca I. de tranquill. animi c. 15. Swnt qui FAS- Religio- 7IDIVNT QUIDQVID PROPIVS adierune. fo... AncoilReligiolo, quando fe ne ftà lontano da gli occhi del mondo, è riputato grande di credito è e di ftima ; la doue quando s'addomettica » e.troppo s'au- uicina à i mondani, perde di credito , e di rimerenza, Pietro di Apud fieculaes , {criuè Pietro di Damiano in Apo> Damiano. loget. de contempt. feculi c. 26. Religiofus quifque veluti pittura e$t: piébura fiquidem fi procul affi= Stats inhianter, & cum aniditate profpicitur. si inx- ta fit y contempribilis indicatur. Et fpiritualis quife que, carnalibus , abfens quidem timori, prafens an> tem videtur effe delpettui . 218 A fanciulla così fecolare è come teligiofa giudicai opportuno lil métto » che tolto da Cornelio Tacito io diedi alla Luna coperta da vna nube ; NON gi. VISA PRAEFVIGET ; ben vedendofi è proua » che tanto più con la modeftia; e conlaritiratezza ac- quiftano » quanto più col dimoftrarfi altrui frequen- temente s'olcurano , efcapitano; Parit conuerfatio Apuleio contemptum: raritas conciliat ipfa rebus admiratio- nem 3 fono protefte d'Apuleio /. de Deo Socratis. E Ritiratez Cornelio Tacito hora nel lib.11. dell'IRorie offerua- ua; Ma'oracredi de abfentibus ; ed hora nella vita Cornet. d’Agricola diceua chej Omne IGNOTYM PRO Tadt.'! MAGNIFICO eft. l 219 Tiene la Luna ) comedice Plinioy l'imperio fuo fopra il mare; c pure ella » che fignoreggia è così vafto elemento ; fottogiace à tutti ‘i Cicli 3 ed è i Pia- neti tutti. Onde figurata fopra il mare portò ilmot- ‘ to; SVBEST QV& IMPERAT, Tale ‘in Matia Mariae Vergine s'auverte vn dominio così Grandeyétiélla fua “hu Signora dell’ Vniuerfo mà vii humiltà cost profonda, miltà . che non rifiuta difpofarfi, e fopgettarfi ad vnpone ro fibbro . San Bernardo -fuper Miffus eft; Que eff S- Bernar haec vivgo tam venerabilis 3 vr faluteturiab. Angelo; tum bumilis vt defbonfata fit fabro? Pulchra‘per- mixtiovirginitatisy &bumilitatis Gc. LU "vaio 220. Chele miferié mondane finifcano in'efaltà-‘’’ * 0 tioni5| può dimoftrarlo la*Luna! fcema dol-titold; DESINIT VT CRESCAT; e che paritientile terrene felicità terminino in miferie ; Ailgrino 62 Sim, quia decoloramit me fol » dice così; Nunc B. Virgo loquitur de dolore » quem habuit tempore Paffanis Fil fui & conuertit fermonem fuum ad «A dolefcentulas » dicens. Nigra fam animi marere confetta: vel fic; Nigra fum, defpetta y obfuftata, obfcurata ydecolorata , quia decolorauit me fol mo- riens; decolorem me fecit Sol obfcuratus ,& obfuf> catus » de qua folis obfufcattone » obfcwratione di- cit Efaiasyloquens de Chrifti Paffione: Non cft fpe- Imuidia Giowanni Audeno Seneca . Padre per la loro falute » e come diceua S. I Lib. I cies neque decor; & vidimus eum y& non erat afpe- Hus, defpetumy & nowi/fimum virorumy virum do- lorum:ipfo igitur fic defpetto sdefpefta ef & Ma- ter : ipfo fic obfufcato » obfufcata eft & Mater. 226 Jlglobodellaterra » tanto da gl’influffi del- la Luna beneficato » dipinto in atto d'aggranare la : fua benefattrice con l’ombre dell'Eceliffi è tù notaro col motto; QVO INGRATA DITESCIT, che dichiara l’iniquità di perfona mal nata , che hà ta- lento» e cuore» permaltrattare laperfona onderice- Ingrati- uette benefitij confiderabili. Tale fù Popilio » che tudine . dopo d’hauere dalla facondia di Tullio ottenutola vi. ta, effendo reo di morte, diededi propria mano la morte al fuo liberatore. Tale Tullia figliuola di Tar- quinio, che pafsò co'l carro addoffoalcadauero di quel progenitore » onde «lla haueua riceuuto l’elfe- re. Tale Antipatro » che leuò di vita Feffalonica fua Madre, benche ella con parole da fare fpezzare le pietrelo fcongiuraffe per maserna vbera dicano gl'- Iftorici a non vcciderla. : 227 ll Padre Camillo Antici alla Luna eceliffata diede; E PUR CAMINA, è veramente; NON Perfeue- VMBRA DEFLECTIT per fimbolo d'animo co- "8924 ftante nella virtà , chesnulla badando alle itioni de gli emnli » profiegue nel corfo delle fue virtuofe attioni. Vgon Cardinale in Genef. 1. 14. Fiant Lu- Genef 1. minariain firmamento dice. Iuîti luminaria dicun- ** turs quia ficut Luminaria quidquid de eis mentian- (eil tur-y°-non mutant. curfum.: (ic iufti quidquid dicane “ mali, femper.in bono perfeuerant. “A 228. Lo fteffio» facendo la Luna già vicina ad eccliffarfi » le foprafcrife, CV RS HAV D Perfeue- e IN VMBRA, cd dpine vn animo Fare - intrepidoanco frà le più graui, e molefte oppolitioni. Tale fù quello di $. Wale: che diceua; Pr San- AF. 20. fus per omnes ciuitates mihi proteStatur , dicens; *> quoniam vincula , & tribulationes Terofolimis me manent . Sed nihil borum vercor, dummodo confium- mem curfum menm &c. AQ. 20.23. Tale quello di S. Francefco Xauerio s che fe bene » come diffe il e, Cardinale del Monte nella Relatione che fece per - Cda: canonizarlo ; Conzraffis ob affiduos labores morbis iut Mire grauiffimis » fepius naufragium palfus ef» eftus , frigoris snmditatis, vigiliarum » (iis » famis incom- moda derotiffimè fuftinuit, profegui ad ogni modo fenza intermetterla mai la faticola » e portentofa car. riera de fuoi apoftolici pellegrinaggi. 229 Potfono ben fi l'ombre della terra ingom- brardi-tenebrofe bendeilvolto della Luna» mà non fofpendere i fuoi inflaffiyche all’hora più che mai ga- liardi ella tramanda; che tanto inferì il Lucariais __ Sole alla Luna eccliffata il motto; VALIDIOR Virtù ep TAMEN; tale ancolavirtà oppreila » fi rinforza , PFEH8- ed operando con radoppiata attiuità » ne fà vfcire alla vifta del mondo ftupendi effetti. -Luna eccliffata po- teua dirfi il Redentore nel tempo della dolorofa Paf- fione; mà all'hora appunto » che l'iniquità humana contradi lui ortibilmente imperuerfaua » egli nete- Miferi- ce vfcire influffi di pietà incemparabili. Se glibuo cordiaa mini ftanno in tradirlo» egli dona loro il proprio dina. corpo incibo; In qua noffe tradebatur , accepit pa. t.Cer.t1. nem&c. 1. Cor. rr. 23. Se Pietro è duey etrè vol- 33- te lo rinicega, egli con occhio di pietà mirandolo 4% è l'ilutra» clo follicua Re/dexit Perrum (criue S. Lu- 5". ca, ideft, commentail Cartufiano mentem eius mi prev fericorditer tetigit » illuftramt, & ad fui excefus ape a confiderationem excitauit. Sc aftiitoloadvna Cro- ce » lodilegiano, e lomotteggiano ; egli tupplica il Bruno de Oma Ecc. c. 6. Nimia mifericordia fuperabun- Bruno. HS) LVNA ECCLISSATA Capo IX. dans pro fuis crucifixoribus orabat dicens; Pater ignofce illis. In fomma, conchiude S. Agoftino in Ss. Ago-Pfal. 108. Quontam in profundo malign:tatis redde- itino. bat ipfi mala probonis » ille in fummo benignitatis reddebat bona pro malis . 230 Succedel’eccliffi della Luna » all’hora quan- do ella fi ritroua in oppofitione del Sole, poiche fra- mezzandoli l’ombre della terra » lì portano a drittura Contra- à denigrarlay e infanguinarla. Quindi il Padre Pietro -Tietà. Aloisyper la tconfitta , c'hebbero i Traci dal Serenif- fimo Lon Giouanni d'Auftria Generaliffimo della Santa Lega » fcelle per corpo d’imprefa la Luna, in- fegna dei Turchi, e figurandola trà le fquallidezze dell'Eccliffi sl’introdutle à dire; EN SOLI A D- VERSA CRVENTOR, tpiegando i fuoi concetti col feguente Fpigramma . Vinat vi Aufriada venturis gloria feclis Threycie vt maneat vinida fama necis: Pinge mihi piétor cecum caligine calune Cynthia, vbi Eclypfim difcolor ore fubit» Scriptaque verba addas; En foltaduerfa cruen- tor; His rubra dicatur Luna lequuta notis Threffam Luna aciemy Auftriaden Sol fignat Quantem ; Indicat Ifmaridum millia cafa cruor. Difetti 231 Il Saaucdra; per inferire che i diffetti de i degradi. Prencipi fono fottopotti alle mormorationi , ad vna Luna eccliffata foprafcriffe; CENSVRA PATET. F nel vero ella è così, icrive Pietro di Damiano ep. Pietre 20.ad Cadaloum; Dm in imis eft quifpiam , erus Damiano. quodammodo vitia delitefiunt ; cum verò ad dignita- tis culmen afcendit y in fuperficiem mox erumpune : Cr qua fuerant catenusinaudita yvam per orarumi- Pietro Alois. » geruli populi trita vulgantur. San Gio: Critottomo Gie:cript-lib. 3. de Sacerdot. Non poffunt Epifcoporum vitia fono diffimulariy fed vel parua, atque exigua confeftim manifefta fiunt. Giwuenale Sat. 8. Giusena- Omne animi vitium tanto confpeltius in fe le. Crimen habet, quanto maior qui peccat ba- bet ur. Salluftio- E Salluftio; Qui magno imperio praditi » in excelfo atutem agunt seorum fatta cuntti mortales nouere. Ita maxima fortuna , minima licentia eft + 232 Alla Luna eccliffata nella più alta parte del Cielo fù poito; CITIVS CLARESCIT; perche vn’anima , quanto è più eleuata per virtù » tanto più facilmente 11 ditinuolge dalle moleftie » che fi porta- noad aggrauarla. cÙ STELLE, PIANETI Capo X.. Anima elenata 233 A Lcibiade Lucarini , figurando il Cielo, tutto fparfo di itelle, coi motto; LVCE, NON VI EADEM, rappretentò lo {tato dei Beati in Bcati nella patria» i quali benche tutti iltuftrati dalla Cielo. chiarezza diuina y hanno ad ogni modo maggiori rà minori gradi di gloria » come più ricercano 1 ineriti di 1.Cor.15. Cadauno ; Stella enim a ftella differt in claritare», 41. ditle l’Apofiolo 1. Cor. 15.41. E S.Itidoro Arci. S.Ifidors. uefcouo di Siviglia, l. de mundo cap.24. Quemadmo- dum ftelle fibi aifferunt clarecate : ua iuftorum diuer- fitas meritorune difcretione . 2724 AdvnCielo fpario di ftelle, nelmezzo dell indici uali era la Luna tu fopratcritto; QVA MINO- €8 A MAIOKA ) dimottrando, che li come la Lu- DISDE, na; benchequanto alla vatttà del fuo globo, fia di b) gran longa minore delle ftelle , ad ogni modo ib di quelle alta! piu grande ; così ben ifpelfo auuiene sche chi in fatti è minore di virtu, c di meriti , compaia maggiore per dignità» e pergrado. Giufto Eipfio Centur. fingul. ad Jtalos ep 17. Hic tam eft curfits Ginffo rerum y& Lex quadam , nifi fallor mundi ve honefti, Lipfo - honeftaque iaccanty & exurgat quidquid turbidum eft saut prauumj e di nuovo Centur. fing. ad Ger- manos ep. s1. Proh Deum immortalem , blenni ali- quot, & buccones ad culmina bonorum veniunt » meliora ingenta arcentur. Mà San Bernardo molto prima di lui deplorò quefte miferies mentre /. de con- fideratione {criucua. MonStruofareseft gradus fum- S-Bernars musy & animus mfimus ; fedes prima & vita ima; lingua magniloqua, & manus otrofa ; fermo multus » & fruétus nullus; vultus grauisy& attuslenis; in- gens anctoritas, & nutans ftabilitas . 235 Allotteffo corpo d*impreta,cioè d’yna Lu- na maeftofa nel mezzo delle ttelle , io diedi; QVvV A MAIORA MINORAy; per inferire $ che fi come le ftelle , benche di gran longa fiano maggiori della Luna, fi vedono attualmente minori di lei così Virtuofi ben ifpefio » chi è maggiore di meriti, è minore de deprelli. glialeri neigradi. Seneca lib. 5. de Bencf. c. 17. 0f- * feruò che i più qualificati della Republica Romana l furono i più deprelti ; Immenfum erit fi pereurrere Seneca » capero sipfa Re/publica quamingrata inoprimos sac deuotiffimos fiv fuerit , quamque non minus fepe peccauerit ,quaminipfam peccarumeSt. Camillum in exilium mifit, Scipionemdimifit , exulunit'poft Catil nam Cicero » dirusi eius penates bona direptay fattum quicquia viétor Cartina faciffee . Rutilius in- nocentia pretinm tulit in Afia latere s Caconi popu- lus Romanus preruramneganit s confulatum perne- game &c. Lucio Apulenol. 2..Flor:dorum lo ttelfo auuerte in Hippia, huomodi gran meriti a mà di poca felicità. #7 Hippias e numero foph:fftarumeSt yar- tum moltitudine prior omnibus > eloquentia nulli fecundus atas il cum Socrate, gioria verò magna, fortuna modica sfed ingenium novile, memoria ex- cellens» ftudia varia, emuli multi . 236 Alle Stelle, che riflettono laloro chiarezza i nell’acque del mare fù fopraferitto; TRANQVIL- , Gratia LO RENITENT:; cosile gratie diuine rifplendo- diuina . no nell'anima non agitata dai tumulti delle palfioni vitiofe, mà tutta pacifica s € quieta. San Profpero mio Concanonico Epigram. Tranquillams & curisvacnwa fapientia mentem S. Prof= Imbuet y & placidi pettoris bofpes erit. pero. Nam quod non fuerit conceptum corde quieto, Acquiri n fewo turbine non porerit. 237 Dimoftrai l'animo candido, ‘e coftante d’- Perfeue- wn Caualicre » eol figurare vna ftella nel mezzo à i ranza: nuuoli , fegnata col motto Spagnuolo ; NI MaN- * CHA NI MVDANZA ; cioè; Ne macchia ) ne mutatione è + 238 Alleftelledell’ottaua sfera fù fritto; N'O- CTE NOTESCVNT; ed anco IN TENE- BRIS MAGIS; così la vera virtù fi tà più che Virtù cò mai conotcere ; quando le contrarietà l'ingombrano trariata . perogai lato. San Bernardo fer. 27. in Cant. Stellas S.Lernar. dixiffe virtutes non me penitet, confiderantem con- gruentiam fimilitudinis. Quomodo nempè ftelle in notte lucent » in die latent > fic vera virtusy que fe- pè in profperis non apparet, eminet in aduerfis. Giufto Lipiio Cent. Milcell. ep. 59. Sicur ftelle in Giufe renebris etiam fulgent; fic liquidus, & libens viri Lipfio. fapientis animus y etiam in temporum caligrme yang nube. Lo iteilo anco s'auuera della tama delle virtù, dice Liptio che chiariflima più che mairifpleade, C 2 alhora * 1 Apuleio » #8 fll’hoca ch'elia fi trowa infidiata dalle calunnie de i ma- digni. vt Stelle in celo PER ipfas TENE- BRAS FVILIGENT: fic bonorum fama per cobftantes calunmiatorum nubes, Centut.2. ad Bag. Tè DE Ren si 239 L’'Imprefadelle ftelle,coltitolo: M!CANT ABSENTE SOI F; ò veramente ; SOLE PRO- CVI. RVTILANT pvòfernite perdimoftrare , Virtù na chele virtù tanto meglio fanno comparire la propria ‘ fcofta. +chiarezra, quanto più f@ nafcondono alla vita del mondo, edamano l’olcuritàdell'ombre. Pudaddat- SS.Inno- tarfi.à i Sanri Innocentig i quali felendetrero con la «centi. . chiarezza delmartirio venato Crifto 3 Sole dinino, s’allontanò dal Ciclodella Giudea , portandeti mell'- Egitto; mà al parere di Filone Fbreo 1.de fanahéis Illumina ne d:imaftra s.che de illuftrationi celeftà ti(plendo so à tioni di- noftricuori, quando i fenfifititronano tinti ed offil- uine. cati; vetonchsofi.. Quories fenfuum fplendor, tan- Filone’ quam fol oritur : tunc fcientie re vera caleRec‘nc- Ebreo \cultantur: (così i Magi mentre ricorfero alla fcien- za deiRabini , perenero la luce della Rella ) queries autem ad occafim accedit, tune fleentiffma ver- tatum Siclle fe proferumi squandoetiam mens 19fa — re mulla veleme, fit fenfibilis. In morte 249° n morte di perfone per molte qualità rag- * guardenoli, ed illuttri ; il Lucatini fece im prefa delle ftelle, che tramontavano, fopraferinendo loro; TT V- CEBVNT ALIBI; perche vn'anima dotata di vir- itù, quando ceffa di fplendere è più occhi della terra ) è strafportata da Dio a fplendere nel Cielo. Può deri Efiglio requett'imprefa nell'efiglio di perfonaggi di.meriti, iuali portando fecola virtà e daglema, fe prima Aplendevano nella patria ,.depdiplendono nelle ttra- “nioreganarade ; Nar mizor an esilio Cammillus ferty Petrarca quuttri fi ifes don: quantascimis quentus xiteot.. adi il. Retearca dl: a. de Remed. dial. 67. anzi non che Gamilio ma Cicerone, Marcello; Retilio, Femito- icley Scipione, ne 1 loro efiglij hebbero fempre per «compagna la chiarezza della virtù » e laluce della glo- Franc. 241 Sicomelettelle, che per diffetto della noftra vida paiono inunolofeze fotche y la sù nel Ciclo fono | Qustetifp'endenti se gratiofe ,ciò che inferìilimotto ‘ Meriti feto ad vn.icielo ftellato; HIC FVSCA NITE- ftimati BIT così quelle attioni » che all’occhio diffettofo da Dio ..deanottri emulipaiono mancanti , futto gli occhi d’- Iddio fplenderanno e fcintillanti è € gloriote; Boni Veon È sian lado il Cardinal Vgone c. 1, in Gend. fem- Cardin per) apud Dem lucidi funi licet fint in mundo def: celti, di 242. Giouanni Ferro » per dimoftrareche la vir- | tù dal Cardinale Pietro Campori influiua ne i popok Prelato condora confiderabile vtilità » e proficto » fece Impre- benefico fad'vn oiclo ftellato è che s'aggitaua d'intorno alglo- bo della terraycol titolo; TERRE FOETIBVS. Giufto Liptìo 1... Politic. Sicut fidera illa fplendo- rem habent, (cd vt vfibusmortalem deferuiant: fic Principes dignitatem » fed cum munere » officiogue deuinétam , . 243. 1 Vifitatori delle Religioni, ò delle Diocelì ben pollono figurarti nelle felle in ciel notturno , Vifitato- Che mentre s'aggirano d'intorno s portano la fecon- Pa tà alla terra , cturono fegnate col motto; REVO- LVITA FOECVNDANT. Giufeppe à pena fù dichiarato Viceré dell’ Egitto, che immantinenti. Genef. 41 Circunutomnesregiones £eYpriyncl qual luogo il Pa- 46. dre Benedetto Fernandio. 771 muneri fio in bonum Benedetto publicwwa totius fegypr: fatisfaceret, ante ommiato- Fernadio. tam illam regionem perggrasita Che s'altri brat intendere, quali influlli de diutfondere que Giuffo Lipfio. C LEAZI' LOEB fevi vd miftiche fèelle de Vifitatori , oda San Bernardo l.4. l ad Eugenium c- 4. Pofî avrumnon abeant , (ed Chri- S.Berner. fium fequantur : qui queftum tegationem non efti- > ment nec requirant datum, fed fruffum: qui marlu- pia non exbaurtant » (ed corda veficiane , «5 crimmna corrigant, fame prouideant fue, non mmideant alre- ne : qui redeant favigati quidem » fed non figfarci- mati . 244 Alleftelleia ciel nottmo iodiedi; VER- * GIMVS AD OCCASYVM:; dò pure AD Vita hw OCCASVM TANDEM; efprelfa idea della mana. vita humasa , quale fia pur fublime ferena, c lumi- nola quant'etfer fi moglia, che mai fempre ineuitabil- mente precipita all'occafo della morte. fdiora lb:s. i contempl. cap.1. Sicw omnes fi Me, g12 ah Oriente Idi veniunt, quamuis fint mazne cliritaris, © virtatisa tendimt tamen adoccalum: fic etiam hamines vai- uerfi > qui ab oriente side per natiwitaremintrani ik mundamy quancuss illi alrguandin rutitent , &G cla- rejcam , meceffe tamen ef quod tandem 24 occafum morus veniani s decidamtigue Gc. 245 Laflellayatrorniara di vnanuroletta col car- telio volante ; LVCET TAMEN, ET IN. Benefi- PLVIT,; è limboladi perfona che te bene anzu- fASE- ftiata da travagli , nonlafcia però digiouare ad aleri, qual fù Tobia, chefrà le miferie della cartiurità , ag- girandoli d’in'orno è ritrovare gl'ifracliti; Afsnra Deb.1.15 | falutis dabat cis ; quale il Batrifta} chetrouzadofi frà gli orrori della carcere illuitrà icuori de (noi difce- polis inviandogli è Crifto, edinfluendo in tal guita nella loro fempiterna felicità ;e quale Carlo Stuardo Re d'Inghikerra che@@andoli col capo otto al cep- pos diede à fuoi medetimi paricidi laniffimi configli, perla pace efatranquillità del regno. | | 246 Vmnadtella , chetramanda vna fteifeia di fplendori fopra il buffo Mondocolmatto 3 IMA...» SVMMIS e polta nel facrotempio di Saronne ye INcasna- vuol inferire che Maria Vergine , quale Stella , nel 1190 del tempo dell'Insarmattone , vni allaterra il Cielo, ciò V199s checanta Santa Chicta; Zago Dem» & hominem e) genme, in fe reconcilians ima fummisz òveramen Protee- te ch'ella co fuoi fauori , c beneficenze chiama » e rione. di promoue gli buomiai della terra » alla partecipatione Maria, delle g'oriecclette. Vergine. 247 Nelmedefimo Tempio, euui vna Stella col Affuo- motto. VT MOVEAM MOVEOR, che può tione di feruire per l'Affuntione di Maria , la quale fi mouc Maria dalla Terra al Ciclo ,permoucr Iddio ì pietà dei no- Vergine. ftri mali. Quara id circo de prafenti feculo tran- Mif'al. Stuliflr Lomine » vt apudte pro peccatis noftris fi- Roman. ducigliter imnercegar , dice S,/Chicta nell'Oratione ; fecreta in Vigil. Wf]hmprioniss O veramenteti mo- Efempio ue dalla Terra al Cielo» per amougre ed incitaretutti ifedelli , ad atpirare‘tquell'eroîci altezza . 248 DouendoilSig.Carlo Ghioldo foftenere al- cune conchiutioni de j fette Sacramaenti , figarò nello Sacra- {cudo fette Stelle » Ò dia pianeti col motto; HIS VI. mento. VIMIVS, ET REGIMVR ; prendendo il corpò dell'Impreta dalla facra ApocalilTiy one del Figlivol d'Iddio é feritto che; «Habebat in dextera fua (eP> Apor. ri tem stellas ; e dandogli] motto,cost alluliuo aldetto Arifer d'Arittotele; Necelle ef infertora bec {upérior:bus dationibus continuari y vt omnis inde eorum virtas constituatur , €I regatur; comeanco e(preffiuo del- la vircù dei facrameoti Battetimo » Eucarittia &c. de i quali v217245, e dell'Ordine s e Matiumonio da i quali regime > influondo nell'anime de i fedeli ipirito digrava,edivita, fpiritualeped eterna + Per vno, che longamente afflitto; fen'efce alla fim ne dall'angofce »conofcendolì la fua virtù »e me - . "a c STELLE, PIANETI Capo X. ed ottenendo la ferenità bramata » ferue la ftella » che fen'efce libera fuori da vna nube ; onde era importa- namente ingombrata; con; EMERSIT, è fia EMERGET TANDEM; che quefto è quell’- undrea appunto , che diffe Andrea Alciati embl. 28. 7andem sAlciat. tandem iuStitia obtinet , e lo pigliò da Efiodolib.1. Efodo» Georg. Iuftitia vero EMERGIT > fuper iniuriam i TANDEM prodiens. 249 MonfignorGionanni Vifconti nobile Pi- . Aviete; che all'altezza delle dottrine accoppiò la fan- Proprio tirà dellavita , facendo vna flella col motto; NON valore. | INDIGET AVRO, fignificò che i ferui d'Iddio non hanno di meftieri di rifplendere con la Juce ftra- nicra » mentre fcintillano co’ lumi della virtà propria. Lipfo. Giufto Lipfio Prafat. |. 1. var. leGion. Virtus ipfa Franc. fibi magnum pramium eft,nec ornamenta vlla aliun- Petrarca de defiderat . Francefco Petrarca lib. 2. de Remedijs dial. 16.S@pè alreri commodum virtusalterius tulit. Veran laudem, nifi de proprio (umpferisyab alio non expeftes. cdil B. Ennodio diftic. 12. Nil inuat externo componere membra nitore Lux naturalis fidera nobilitat. i 250 Chifivanta della nobiltà de fuoi maggiori, Honore effend'egli penuriofo di virtù » e meriti propri], può mendi— eflere paragonato ad vna ftella y che rifplendendo con cato. lalucedel Sole, fù fegnata col foprafcritto; M V- TVATO LVMINE FVIGFT. Alla perfona del 5. Gio: Precurfor Battifta applicarebbe l’imprefa Origene » Battifta . il quale efaminando le parole di San Giovanni 1. 8. Jo. 1. 8. Nom erat ille lux , così commenta ; erat lucer- Origene. na ardens s & lucens » (ed non propria luce lucebat > Stella erat matutina y fed non a fe ipfo proprium lumen accepit ; gratia ipfius quem precurrebat in eo arde- bat & fplendebat. Nonerat ille luxyfed particeps luminis : fuuwm non erat quod in fe, & per fe fulgebat. 251 L'Arefio dipinge per corpo d’'imprefa il glo- bo della terra » che illuminato dalla parte inferiore dalla luce del Sole, manda vn'ombra piramidale con- tra vna ftella s che non però arriua à toccarla , edé da Concet- lui chiamata ; Stella non eccliffata alla quale diede tione di il motto ; TENEBRA NON COMPREHEN- Maria» DVNT); e ciò ad honore di Maria Vergine , che Vergine. dall'ombre terrene del peccato originale andò efente, e preferuata . San Girolamo fopra il v. 14.del Sal.77. Pel. 17. Deduxit los in nube diei, conchiude. Pulchrè dixit 14. diei; nubes enim ifta, cioè Maria » Madre d’Iddio, S. Girol. non fuit intenebris, fed femper in luce. 242 Il motto foprafcritto al Cane ftellato; RA- DIIS VENI ET FERVIDIORIBVS quadra è Crifto nel giorno del finale giudicio; poiche all’ho- P/al. 49.12. Ignis in confpettu cius exardefcet, & in cir- 9 cuitu eius tempeStas valida. Aduocabit celum de Giudicio furfiam, & terram difcernere populum Pfal. 49.3. ale. comeegli protefta per bocca di Mosè Deuter. 33. 22. Deuter. Ignis fuccentuseSt in furore meo s & ardebit v(que 33-22». ad inferni noniffirma , deuorabitque terram cune germine fuo » & montium fondamenta comburet Ue. 25; Il Signor Nicolò Perotti , per inferire la confidenza » ch'egli haucua in vn Signore » fece vna Aiuto, ò naue in mar tempettofo , con le merci fparfe nell’on- fia pro- de) &ledueftelle CASTORE ) e POLLVCE sù tettione. la cima dell'albero , co’ titolo; ASPECTV ; è fia ACCESSV TRANQVILLITAS ; nel qual pro- polito ad honore del Signor Giacinto Origoni y Re- gio Senator di Milano » Carlo Rancati così ; Bb Enno- dio . Carlo | Tyntaridum felix (piender fauftifima Nantis Rancati Stella duplex s nobis vt raque foluseris Santi Delqualcorpo ancoferuifti il Lucarini foprafcriuen- tori. Protet- dogli; CVM LVCE SALVTEM,; cheteruirà molto bene per due Santi protettori ; effetti, e benefi. Maria cenze , che Giouanni Geometra auuertì in Maria protet- Vergine » da lui così inchinata nell’Inno IV. trice. Salue, que vifa erumnis in triftibus ingens —Gio. Gee- metra. Prabes (olamen y lumina grata_ferens . 254 Vna Naucin mareaperto » la quale alla lu- ce dei Gemini, che fi vedeuano nel Cielo fpiegaua Aiuto di le velecolmotto; IP SIS DUNANTIBVS A V- péderiza. RAS fù imprefa del Padre Leonardo Velli > alzata frà molt'altre nella Città di Milano » all'entrata fo- lenne, che in lei fece il Serenifimo Cardinale s Fer- dinando di Spagna, ed accennala felicità, ch’ella ri- conofce dal faufto fplendore dei Gemini Auftriaci , Filippo IV. e Ferdinando fuofratello; concetto le- uato di pefo da Claudiano ; il quale nel Confolato d'Olibrio ) e di Probino così; Iampernotkiuazos dominetur Olybrius axes Claudia SI Polluce rubens , pro Caftore flamma Pio "9 ini + Ipfi vela regant. IPSIS DONANTIBVS AVRA S Nanitatranquilomoderabitur aquore pinum . 255 Lanaucagitatainalto mare, foura la qua- le compaiono le ftelle deicaftori hebbe; IN TEM Proteto PESTATE SECVRITAS, edinotalafelicità che ONE viene ripartita dalla prefenza , e protettione di Perfo- naggigrandi; ò di Santi noftri Auuocati.. Battifta Mautoano lib. 1. Parthen, riuolto è Maria Vergine canta così; Tu placidum terra fidus, quod libevat omnes A pelagi feruore rates , quod luce benigna > Saturniy Martifque granes eliminat iras. 256 Monfignor Arelìo » per inferire che dall'- affiftenza dello Spirito Santo farebbe ftate fedate tut- Spirito te le tempefte » che agitauano Santa Chiefa; figurò Santo. vna naue inmar commoffo è efotto il Cielo annuuo- lato , ed ofcuro ; mà però coi due lumi de i caftori sù l'albero ; fopraponendole. SERENVM ERIT. E 257 Laftelladel POLO ARTICO; aggiun- Intrepi- tole il motto; OMNIS EXPERS MOTVvs dezza. dinota confiftenza inalterabile d’vn’animo veramen- te grande» che frà tutte le rivolte dei Cieli non li muoue » ne per fauoreuole, ne per auuerfaria fortuna . Sigifmondo Imperatore » richiefto qual huomo foffe degno di regnare. E4m, inquit, quem neque fecunde Enea Sil- res extollerent, neque aduerfa deprimerent. Enea #0. > Siluio lib.4. 10. 4 258 Allaftella pur del Polo fùchi diede il motto Spagnuolo; BVENA GWVIA ; Buona guida, Aiuto che può inferirci, quanto vaglia vn vero amico » vn configlio prudente contiglio ; vn Padrone d’auttorità, per feli- Battiffa Matoano. . citerci . Mà perche Maria Vergine è chiamata ftella del Polo s chetanto vogliono inlinuare quei riuverenti — — faluti; Auemaris Stella ; ella dunque farà la buona Maria guida , per condurci frà il pelago della prelente vita a Vergine. faluamento. Fulberto Carnotenfe ia Nat.Virg.fer.1, Oportet vninerfos Chrifticolas inter Multus bus f2- rulberto. culi remigantes attendere maris Stellam banc , 1deft Mariam > que fupremo rerum cardini Deo proxima elty&refpeitu exempli eius curfum vita dirigere . Quod qui fecerit ynoniatabitur vanegloria ventoy nec frangetur fcopulis adueiforum » nec abforbebitur feyllea voragine volupratums fed profperè veniet ad portum quietis a:erne. Buona guida in tomma e [ddio » nel quale chi tiene attentamente fifli glioc- Prestza chistroua ficurilTima la ftrada ; così Giacomo Billio d’Iddio . Anthol. Aiquora qui fragili fulcat malefida carina, Giacomo Quid, curfura vi tendit notte filense facit ? Billio . | Peruigil ad celum cendit fua Lumina y fydus 1 C;3 spr jo CirE LI Lib I Spettat , & in bored inge quod axe micat » Quifquis iter vite fequeriss vitaque perennis, Ne tua fint terra lumina fixa y caue ; ‘ Semper ad athereas fublimi vertice fedes . Confpice: fi tutum letus babebis iter. 259 1lCrociero, fegno del POLO ANTAR- TICO fatto di quattro ftelle , e dipinto d’auanti la rora d’vna nane col cartello; A LONGE PRO. SPICIENS, ET SALVTANS è imprefa di Mon- fignor Arefio per dimoftrare il giubilo di S. Andrea Apoftolo in portarli incontro alla Croce. Andrea Bianco lib. 4. Epigram. 55» Viderat Andreas funefum (urgere lienum Cuius terruerant previa figna Deum; Et feruans animi inuiéTumy frontifgue vigorem; Crux , ait 3ò falue ; fepe cupita veni. Cum tibi feiunxit fumma pietate magifter, «Afcendit mevuens yne metuenda fores Animofità , che per fino da i Gentili ne fù perfuafa, come da Oratio lib. 1. cpift.11. dicaao Apoft. Andrea Bianso Orazio. Tu quameunque Deus tibi fortunanerit horam Grata fume manu. Croce» 260 Allofteffo Corciero altri foprafcriffe; NO- Santa. VVM PANDIT ITER, perdinotare, che la Cro- ce ne apre, efcoprela ftrada nuova, mà ficura , per giungere alla felicità del porto beato . Chriftefoto inotto Diftich. 91. Chriftofo- Fequore qui fluétuas? qua margo incerta via- ro Finotto rum? Crux tamen in.portum prania monftrat iter. Ed il Cardiaale Pietro di Damiano fer.1. S. Andreey ragionando de i Santi Apoftoli Pietro, & Andrea, Pietro dice; Crux,quaeos morientes buicvite fubtraxity Damiano. calefti Hierufalemyrenafcentes cum triumphali glo- ria nonos cines inuexit. 261 Iaftella SATVRNO; nella fua cafa d'Ac- quario hebbe dal Tao; TA RDISSIME VE- LOX; ò veramente LENTE FESTINA, che Prenci- ammaeftra i Prencipi à non eflere precipitofì nel def- pe pru- finire , ne tardi nell’operare; efiendo elalentezza , c dente. - Ja troppa celerità ambe diffettofe } mà à douere con- temperare l’vna con l’altra, procedendo difcreta ) e giudiciofamente . Quidio brama nel Prencipe la tar- dità al punire». ma la velocità al premiare dicendo nel 1.de Pont, eleg. 3. Sit piger ad penas Princepssad premia velox. 262 LaStella DIANA; fempre vicina al Sole, col motto ; PROXIMA SEMPER;ed anco;fegnata Amante SEMPER CIRCA SOLEM è tipo d’vn’anima vero» inuaghita di qualche oggetto » che fempre applicata àquello da lui non sà già mai diftoglierfi , ò fepa- rarfiì. Leone Fbreo Dial. 3. de Amore circa il fine. Quidio. Leone Videmus quod amantis in amatam pulchritudinem Ebreo amor adeo intenditur , atque inffammatury vt omnes ipfins fenfus , totamque phantafiam » nec non vniuer- fam infuper mentem occupare videatur. Cosìl'Idio- ta L.1.cap.1. contemplat. dell'Amordiuino diceyche; Idiota. Impatiens eSty nifi imueniatyquod defiderat,mec alind cogitat quam quod diligit. E San Dionigi Arcopa- Pionig? gita de diu.nomin.c.4. A moris effettus funtyAman- «Areopag: tes extra fe ponere € quafi de ftatudimonere ynec finere illos che fuoss fed corum quos amanti Hinc magnus ille Paulus dinino amore captus y & virtute ciusextatica correpensy ore disino dicebat : Vino ego Contem iam non ego, vinit vero in me Chriftus: nempè vt platiuo » verys amator » & extra fe in Deumraptusy nec fiv se vita viensy fed vita Diletiiy vt admodum amia- ili. î 263 La ftella Diana) colmotto; SOLA CVM SOLE feruc à rapprefentarci Maria Vergine » che fu? Caluario » mentre gli Apoftoli fuggirono , ftette Maria, ti fempre al lato del fuo diuino Sole» che affannato lan- fi"! Cal- guiua; Quindi fe per bocca d'ifaia c.63. 3. diceva il 12110. diuino figliuolo; T'orcular calcaui folus s& de gen- 1/2.63.3, tibus non eft vir mecum. Riccardo di San Lorenzo I. 1.cap.g.delaud.Virginis commenta. Verum eSt Riccardo Domine quod non eSt vir tecum fed mulier vna efi di 5. La- tecum » qua omnia vulnera ,quetu fufcepifti in cor- renze porey fufcepit in corde. E Sant Anfelmo fopra le pa- role diS. Giouanni 19. 25. ffabar inxta crucem Iefu 10.19.25, Mater eius y dice; Stabat Maria in fide Iefu conftan- S. Anfel. tiffima ,& patientiffima : namdifcipulis fugientibuss cuntlifque viris recedentibus sin glortam totius fe- minei fexussinter tot pref]uras fily fui conftanter ipfa fola fiabat in fide Lelu firma &c. 264 Laftella Diana , fu’! tarde! giorno com vicina al Sole, ed è chiamata Lucifero, sù la fera tram- monta vicina il Sole ed è chiamata £fpero che però hebbe ragioneche lc pofe il motto; VESPE RE Amico ET MANE. Taleilvero amico fi.conofce, affi- vero ftendo non folamente vell’Oriente delle profperità, mà anco nell’occidente delle miferie ; ed il vero fer- uo d’Iddio , quale ftella Diana »deue affiftereà vene- Oratio- rare Iddio in ognitempo imitando il Re Dauide , ne. che diccua; Vefperey& mane »& meridie narrabo, Pyal. 54. & annuntiabo ; ne lalciandofi vincere inciò da gli 18. augelli dell’aria, iquali, come offetua S. Ambrogio lib.g. Hexemer. c. 12. Simgente, & occidente die fitos cantus inftaurare confuerunt,vt decurfi, vel adorien- di temporis laudes fiso deferani creatori . 265 Ilmottofopraferitto alla ftlla Diana; CI- , TO VENIT, SERO RECEDIT quadra Gratiz alla gratia divina, la quale con ogni celcrità viencad diuina . illuftrarci sed eccitarci; ecosì tardi parte da noiy che non partes fenonda noi fcacciata. Ella dunque è veloce s mentre ne previene ; ciò.che diffe il Salmifta; Mi(ericordiaeivs praueniet me ; cd il Sauio; Pra- P/:58.r1 occupat qui fe concupifcunt , vt illis fe priaroSten- Sap.6.14 dat ; e tarda inlafciarci, poiche come infegna il Sa- cro Concilio di Trento feti. 6.c. 11. News fia Qratia Concil» Semel inflificatos non deferit » nifi ab cis prius defè- Tridene. ratur. 266 Adhonoredi Maria Vergine» che fu'lCal- Maria, uario , mentre i difcepoli fuggirono » da tutti abban- Vergine donata s fegui intrepida » cd affittette affettuofa alla furl Gal morte del fuo divino figliuolo , ferue ilmotto ch’al- vario. tri diede alia ftella Diana; SEQVITVR DESER- TA CADENTEM; eben etpreilequelti fenk il B. Amedeo Hom. s. de laud. Virg. Currit pot Ie- Lmedes . Sum non tantum in odore vaguentorum y fed in madti- tudine dolorum; non folwm in gaudio confolationiamy verum & abundantia palfionum; e Guerrico fer. 4. Ambreg. de Affumpr.ripigliando le narrative di S. Giouanni ; Stabat inxta crucem Iefiu Matereius . Planè ma- 1o.19.35. ters conchiude que nec interrore mortis filimm de- Guerrice ferebat. Abb. 267 IlTaflosfigurandola ftella di Venere in atto che vfciva dal Zodiaco le diede; TRANSGRES- SA IVVAT), e feruirebbe ad vn Predicatore frut- Prediea tuofo » che talvolta efcedal filo della materia propo- tore, fta ) portandofì è morali digreffioni, per influire con ifpecialità nell’vtile dell’vditorio » della qual maniera foleua feruirtì il gran Padre Sant Agottno, con pro- fitto confiderabile di chi l'afcoltaua . 268 Laftella Diana) che da vicino preuiene il Sole fegnata col titolo; PRAESENTEM NVN- +» TIAT mi patue bella idea di San Giouanni Batti S. Gio: fta, del quale San Maffimo Hom: 3. in cius Nat. Hic Batrifta . enim folus eft Prophetariam » qui Dominum noftrum S- Maff- Zefum Chriftum » quem alij inlorgatermpera futtrim me pra- 09 STELLE, PIANETI Capo X. prafcierunt proprijs oculis videre meruity 0 AN; NUNTIARE PRAESENTEM. 269: Dipendenza toraledall’altrui volontà ) e dif- Corrif. pofitione dimoftra il motto fopraferitto alla ftella ponder'à Diana; { PR AE SEQVAR ; parole di Terentio , Dio. chepiaceffe à Dio foffero articolate da ogni Criftia- no inrifpetto alla volontà &ordinatione divina , pro- teftando Giufto Liplio Cert. 3. ad Belg. Epift. s1. Hec fumma , velvna potius fapientias Deo & fatis obfequi. Quod Deus vult velimus : quo ducit ea- mus» 270 Il Sig. Conte Teodoro Triuultio , mentr- era Gouernatore della Caualleria di fua Maceftà Cat- tolica nelle Prouincie baffe , portò per fua imprefa la Stella Diana » col cartello; SEQVITVR, ET PRACVRRIT, motto quadrante alla divina gra- tia» la quale e prewiene eccitando » ed accompagna auualoranduci » fino al termine compito delle virtuo- fe attioni ; il che inferifce Santa Chiefa Don. 16. Pent. Tua nos, quefinmys Domine gratia femper 29° prauentat , & feguaturs ac bonis operibus ingiter preftet effe intentos. 271. Allaftella diana fù chi diede; PROVO. CAT ORTA DIEM, motte leuato da Ti- bullo ; Dum rotaluciferi prowocatorta diem + Imprefà opportuna per la Natiuità di S. Giouanni » ò Nafcita veramente per quella di Maria Vergine, che feco por- di Maria tarono da vicino la nafcita in carne del diuino Sole Veigine- che recana al mondo ilnuouo giorno della gratia. 272 Laftella Diana ; che aell’aurora fino! prece- dere il Sole» dall’Abbate Salarolo fù inttodotta à dires . ME PREVENIENTE SEQVETVR, inferendo Gratia lagratia preueniente » che fempre fuole col {uo con- eccitate. corfospreucnire, e caminar auanti alla gratia giuftifi- Consi. cante. Il Concil. Triden.felT.6.Cant.3. Si quis dixerie Trento» fine preueniente Spiritus Santti a ireattana, atque eius adiutorio bonunem credere » fperare , diligere 3 aut panitere poffe » ficut aportet » vt cius iuftifica- tionis gratia conferatury anarhema fit. San Bernar- S.Bernar. do fer.cg.in Cant. V'igilastu? Vigilat& ille. Acce- lera quantum vis » etiam ip|as inzicipare vigilias » inuenies eum, non prenenies. E nell’epift. 146. ad Burchardum Abbatem » claminando le parole di Mats.a11. Grifto in$. Matt. 11. 26. Ita Pater quoniam fic pla- 26. citun fisit ante te, commenta .. Tuo placito funt id S. Bernar quodfuni snonfuo merito; non enim inuenismeritaz fed prauenis . 273 Perche al nafcere di S.Carlo comparue fo- pra la ftanza del nafcente, vna chiariffima luce ; Bar- tolomeo Roffi,con quefta allufione, figurò la fua na- {cita con la ftella Diana; che dall’ofcurità d’alcune nubi nell’Oriente fplendeua , col motto ; HINC SPLENDIDIOR. Anco ilfommo Pontefice Onia Exl.g0.6 fù detto; Quafi fiella matutina inmedio nebule; Ec- SS . Virtù frà clef. fo. 6. perche tanto maggiormente compatue vitiofi. la chiarezza della fua dottrina» e de fuoi effempi ; quanto piùerano tenebrofi , e nuuolofi per i vitij3 1 Lirano popolidel fuo fecolo deprauato. Etzam dntermalos i, refulfit do&trinis , & exemplis s diffe in quel luogo Crifto Nicolò di Lira. Parimenti ftella frà fofche nubi po- gloriofo teua dirfil’anima Santiffima di Crifto all'hora quan- mentite do il Corpo Crocififfo » tutto lacero » e infangui- TE nato in fuwl Caluario languiua » allegoria del Padre pi Cornelio è Lapidein queftoinogo . Stellamin medio pra nebule Chriftum Pontificem in craceinmedys illis 0° tenebris effe: vel candem eius animam s& dinmatis Gloria fulgore & gratiarum pulchritudine radiantena:; fed frà gl corporeadcrucem denigrato » & nebnlofo velut cir- ignomi- - cumdatam. Imprefa che igeacralmente può feruire, nij. Lipfo Gratia ditina. Brey. Rom. 7: balla. 73 I per chi frà le perfecutioni riefce più chemai ammira pè bile » e gloriolo . , 274 L'Abbate Certani, già che Ja Rella, di Mer- curio , come fanno gli Aftrologi non mai troppo fi difcolta dal Sole, figurandola fégnata co'l folito fe- gno &edilmotto; NVNQVAM PROCVL A SOLE inferîcheficomequefto piera non mai fi Elognen difcofta dalla chiarezza del Sole» così l'eloquenza è in 2% 8° quefto pianeta figurata » habbia mai fempre per fua * compagna la chiarezza della gloria. Mercurio, vi- cino alSole» parimenti înfegna » chetelettere deuo- Lettera- po ftar congiunte con l'integrità , e conla giuftitia, ti fiano. che fono nel Sole rapprefentare » che però F'ullio 1, d’integri Off. Scientiay que eft remota è iuftitia » calliditas "8 porius, quam fapientia elt appellanda . Se anco non “°erene fi diceffe è che Mercuriovicino al Sole fiano lelette- re accopiate al Prencipe, afferendo Platone; Tutz dt denique beatas Refpublicass fi aut dott: , aut fapien- go tes bomineseasrezene cepiffent , ant qui regerent, vato. omne ftudinmin dottrina ac fapientia collocarene . Cicer. ad Quint. fiatrem. Dir fi potrebbe ancora, che Mercurio, vicino al Sole aminaeftra i Predicato- riyà ftarvicinià Dioyvinendo con purirà mondiffi- ma, accioche poffano con autoreiole efficacia , e vir- tù riprenda re 1 differti de i mortali,nel qual propolito l S. Nilo Paren. n. 134. Puram emulator vitamz vt 3 Nilo. habeas liberam poteltatem iucrepandi peccantes 3 dal qual concetto quali non fi dilongò Giuuenale. Sat. 2. ‘ Loripedem reftus derideat ethiopem albus. Quis tulerit Gracchos de feditione querentes è wc. ACQVARIO Capo XI. 275 "Acquario fegno celefte,, figurato in atto di riuerfar dall’vrne l’acque fi ritroua co’ mot- to; NVNQVAM DEFICIENT , inferendo le di- uine mifericordie , fempre iadeficieati ; e copiofe. Arnoldo traft. de fepr. Verb: Chrifli. Non arfFatur Arnolgo. numero, non clasditur fine > nullas omnino habet metas diuina clementia . Sit qui inuocet, erit qui exaudiat; fit qui peniteat non deerit qui indulge- at. Filone Ebreo per eccellenza bene. I/ud vero Fiora quoddiétum eft y Deum effe fempiternum s idem eSt i ac fi diceretur » largitor perpetuus ac beneficiens: non aliquando tantum» aliquando vero minime, fed femper continua, ac indefimenter dona doniss in- giteryac indefefsèaccumulans» beneficia femper vbe- riora annettensy & \copulandi facultate connettens cayque funt aptay nullum benefaciendi tempus pre- rermittens. ap. Velazzin PARI. 100. Annot. 14. n. $+ ORSA MINORE Capo XII 276 TL motto che le fà datto; SINE OCCASV Virtù im I FELIX dimoftra l’immutabile perfiften- mortale. za, e perfeucranza della virtù , chenonfottogiace all’-* occafo della dimenticanza » ò della morte .. Seneca in -Hercul. Qetheo» ) Nunquam ftygias fertar ad vndas Inclytavirtus > fed cum fummas Exiget horas confumptadies y Iter ad fuperos gloria pandet. » » Ad honore dei Dottori di S. Chiefa fi valfe diquefta Dottari medefima proprietà Ruperto Abbate l 3.in pel Santi , gd Predica- tori fian puri. Gimnena le. Benefic& za diuwina Sencoa ‘32 CARELI Lib. LL Rupert Dottorestanquam Arturi y nunquam occidentis lu- Abbate cida fidera» ftabili fide femperfixi fleterunt , & lu- cem fidei fundentes , erroris occafum nefcierunt. Concet- 277 Altri fù chele diede; NESCIA OCCA- tione di SVS» efartà idea di Maria Vergine » preferuata dalla Maria, bontà diuina dalla caduta nel pelago del peccato . Ce- ‘Vergine. teri enim poft cafum eretti funt » dice il Scrafico San Bonauentura ap. Fernand. in Genef.to.1.f 615. S. Bona- Virgo autem SVSTENTATA ch NE CA- tura, DERET. 278 Nell'efequie di Margarita d’ Auftria ) Regi- nadi Spagna, celebrate in Milano l'Anno 1612. iù In Morte alzata l’Orfa minore » col titolo; VERTITVR NON OCCIDIT; e fi volle dire, chel’anima della Regina ) effendofi anwicinata al polo della diui- na prefenza > ftaua raggirandofi frà le delizie della beatitudine » nulla temendo di tramontare » perche l’anima beata non può perdere quelle felicità, Tanto fù {piegato nel feguente diftico . Jam vicina Deo Cynofura beatior aftris Voluitur : e fuperis non cadet illa rotis. Quant'à me haurei creduto, che il motto ; Z'ertitura non occidir haucffe voluto interire , che fe bene con la morte paffaua la noftra Regina da quefta all'altra vita, non mai però tarebbetramontata della memoria dei pofteri, mà in quella confernata eternamente + San Gregorio Papa ne i rigiri dell’Orfa cele fte rico- nofce le continue fatiche di Santa Chiefa , della quale <.Chiefa ben fi dice che; nom occidity perche ella non può mai Grogorio diftruggerfi,ò mancare. In aréuro , qui per gyrum Papa. fuum notturna fpatia non occafirus Mahrai: totà fimul Ecclefia defignatur; qua fatigationes quidem patitur , nec tamen ad defettura proprij Status incli- nabiero, gyiumlaborumtolerat y fed ad occafiam cum rovapori bas nonfeftinat 1. 29. Moral.c.16. 279 WVerche POrfa minore» non mai dal Polo fi Amico fcofìayil Ferro le diede; NVNQVAM PROCVL; vero. idea divero amico» che dall’amato non sà fcompa- ani? gnarti »bendicendo il Sauio Prou. 17.17. Om@ni tem- 19. porediligit qui amicus eSt ; e Propettio. 2. Properzio Terra prius falfo partu deludet arantes » Et citius magnos fol agitabit equos Quam poffim noftros aliòtransferre calores. Tale era la fuilceratezza, che San Gio. Crifoftomo $. Paolo auwertì nell'anima di Paolo , che quafi Orfa celefte, | Apoft. dal Polo della diwinità non mai fapcua allontanartì ; Gio. Cri- Paulus , dice il Boccadoro Hom. 5. ia Matt. cum Sofomo interriseffet vbi Seraphim funt sibi conuerfabatury propius Chrifto affiftens , quam haftati , & ftipato- res ifti,regi affifiunt : quippe cum ifti afpeétum hucy illuc circumferant » ille verò nulla rerum ipa mo- tus vniuerfam mentis aciem ad regem ( Chriftum) $.Chiefa femper tenderet. Tale è Santa Chiefa ; etali ancora Santo cò l'anime fante, che non mai per fedepcarità, e diuotio- templa-- ne fifcoftano da Dio. tiuo ‘280 Perche l’Orfa minore come offerta il Ber- corio , più che mai bella, e luminota compare» quand” il Cielo è più che mai da rigori dell'inuerno ingom- brato, perciò le diedi; SVB TOVE CLARIOR * FRIGIDO; è veramente; NE I RIGORI E Intrepi- PIV BELLA. Simbolo d'anima generola » che frà dezza. le miferie non perde, mà raddoppia la ferenità del volto » el'allegrezza del cuote. Pralatus, moraliza il Bercorio medetimo, nel Reduttorio 1.» c.3 1. RU.2. Piero Sibyems, vel frigus tribulationis incumbat » tunc Bercorio debet virtus eius clarior demronfirari y& vultus eius 2.Cor.12. Vutilantiors & hilarior inweniri 2. Cor. 12. Cum in- Io. firmorstume fortis fuma » In Morte ‘281 Inmorte, fù figurata l'Orfa » fopra vn mar tempeftofò , col cartellone volante ; NESCIA “ MERGI;, inferendo chela virtù, è la fama del de- Vimù im fonto , non poteuano in conto alcuno cader fepolte mortale. nel pelago della dimenticanza;ò della morte, de i qua- li fenfi parlò Seneca in O&au. A&. 3. Sola perpetuo manent Subietta nulli mentis , atque animi bona . Effetti che San Gregorio Papa offeruò in Santa Chie- {a perfeguitata, mà non mai fobiffata; Ar#wrus(L9. S.Chiefa Moral. c.6. ) (emper verfatur, cr nunquam mergitur: Gregorio quia & Santta Ecclefia perfecutionesiniquorum fine Papa ceffatione tolerat, fed tamen vfque ad mundi termi- num fine defefiu perdwrat . 282 Nel nobil tempio di Saronne le fette ftelle dell’Orfa minore fono introdotte è dire ; MER. Proter- GIMVR NVNQOVAM); perdinotare che Ma. Hone co- ria Vergine mai fempre fourafta a! noftro aîuto e Mia Di protettione , enon maici perde di vifta, nelafcia di confolarci. 283 Che i travagli fiano frumento di noftra efaltatione lo dimoftrai con l’imprefa dell'Orfa mi- nore alla quale foprapofij; DVM VERSATVR S.Chieli ERIGITVR, paroledìi San Gregorio! 9. Moral. > 16° c.6.» che di Santa Chiela così ragiona . A7Gwrusdun S-Grgm verfatur erigitur : quia tunc Sanita Ecclefia valen- tius inveritate reficitur cum ardentius pro veritate fatigatur. Così anco ogn’anima , quand'è travaglia io EL ta fuole inalzarfi à Dio e portarti all’acquifto della 80 ” perfettione. In tribulatione (ua mane confurgent ad Ofea zi me » diceua lo fteffo Iddio in Ofca Profeta c. 6. 1. i 284 _Cefare Pontoglio ; ilConcettato frà gli Fr- ranti di Brefcia, introduffe l’Orfa minore à dire; ET MIHI STABILIS ERROR, che può ad- dattarfi à San'OrfolaOrfa veramente celeftesla qua. $.Orfola le benche errando per tempeftofi mari » pellegrinafie lontana dalla fua patria, non mai però fcoftoffi dal l Polo della divinità. Ogni buon Prelato fimilimente, Prelato . deue raggirarfi d’intorno y inuigilando al gouerno de fuoi fuddiri, mà non però fcompagnartì da Dio il che fuggeriua Pietro Bercorio Redu&or.1.j..31.m.1. Prelatus debet circa polum Chriftumambulire ew Piero vifibus fubditorum femper debet fe prefentare per Bernie boniexempli dationem , & nunquam fe eis occultare per fui fubfidu denegationem » feu per fui abfenta- tionem + GALASSIA VIA LATTEA Capo XIII. 285 QAnCarlo Borromeo ,l’Infiamato frà gli Af- fidati di Pauia, hebbel'imprefa della Galaf. fia ,co'lcartello; MONSTRAT ITER; motto che D. Pietro Re di Portogallo diede alla ftella del Buona polo; ed è fignificatiuo del buon efempio » della San- ©{&mpio ta Fede dell'Angelo Cuftode, quali tutti ci fropro e lo nola ftrada , per potere rettamente caminare; ma “I cd Ò quadra fopra il tutto quefto motto è Maria Vergine Maria che da noi viene fupplicata Versi Vitam prefta puram E Iter para tutum 5 Della quale il mio Concanonico Abfalone Abbate Ser.31. in Annunsiat. B. Virg.così; Maria în boc Abfalene mundo tortuofe viuentibus y alys reftam viam bona fPbare operationis » alys reftam viam bumilitanis , alysro- pt viam caftitatis oftendit. 286 In fded'va publico Magiltrato, pieno di Magiftra tanta benignità » che niflunodi quellis che a dui ri. to bem correuano reftaua mai defraudato della fua gratta 899» fperanza, c confidenza » fù fatta impreta della Galaf- ha Seneca GALASSIA VIA LATTEA Capo XIII. fia, cotmotto ; NEC FALLiT EVNTES.*Do- ucva forfe quefto tale portar al cuore la maflima di Suetonio. Tito Imperatore, folito dire; Now oportere quem- Maria guamafermonePvyincipistriftem difcedere . Sueton. Vergine: in Tito n. 8. Mà quefto motto à voi quadra, è gran S.Bernar, Madre Iddio , giàche di woi S. Bernardo Hom.2. Supermiffus eh. Ipfam fequens non denias » ipfam rogausnon defperas sipfamcogicans non erras » ipfa protegente non metuis , ipfa auce non fatigaris , 1p> fa propitia ad portum peruenis &e. 287 La vera virtà appoggiata alla mondezza deicoftumi, e fimile alla galaflia » che porta il mot- to; HAC ITER AD SVPEROS, Tanto infe- fcgnò San Giuftino Martire ) citato da Giufto Lipfio S- Giufti- |. 1. Manudu&. deffert. 3. ER} re vera philofophia Virtù ve- ra. add maximum bonnm, & poffe(fo» & apud Deum ve- nerabilis : qua ductt nos ad eum » & fifit fola. & Sanlli beatique illi qui mentem ci donant. Fede 288 AllaGalaffia fù chi foprapofe. CANDO- RE NOTABILIS, chenonfolamente può ad- dattarfi alla fede della quale l'Ariotto . Arioffo Vna macchia , vn Salneo la può farbrutta E dopo lui Guido Cafoni Emblem. Polit. 16. della fede, cioè della promeffa fatta ad altri così cantò; Guido E qual candida ftrada in Ciel fregiata Cafoni Di fielle mimutiffime fi fcopre «Tràl’ombre ofcure piùlucente y e bella ; Talla ferbata lè) ch’in nobil alma Splende, più chiara appart più luminofa . Ne gli auuerfi accidenti, e ne perigli.. Maria» M neinteriice al viuo la purità di Maria Vergine, Vergine fuperiore à quella di tutte le Creature ; onde dei ri- purfli- uolto San Gregorio Taumaturgo fer. 2. in Annun- ma. Il fine del primo Libro, 33 tiati 7 Santta omni bumana natura glorio(ior , Greger. ac purior » fanétiorque effelta es, ac nine quidem Taumar. candidiorem habens mentem &c. 289, GHOR{cati di Cefena hanno per lor6Tm- preta gencralela GalalTia tutta punticchiata diminu- _ te fiele , col-cartellone; IVNCTA RENIDENT, Vnione dimoftrando quanta chiarezza » e beneficio rifulti di molti. dalla concordia » éd vnione dimolti virtuofi infic- me adunati; nel qual propolito mon datanno difcare le parole, di Gio: Crifoitomo Hom. 2. in ep. ad Roman. Ignis maturam talem effe videmus s vt fi Gio. cri- quis multasin vnum lampades coegerit, fplendidam fsfome . reddat 9 incendat lucem; fic in fidelibus vfu ve- nit. Cum enim a nobismutuo auulfi fimus, fity vt meftiores reddamur : cum autem mutuo nos confpi- cientes » fit ve magnamconfolazionem accipiamus, NOTTE Capo XIV. 290 YN morte fù dipinta vna notte ofcura } co”! i I motto; VERTETVR IN DIEM xche feco porta l’apnuntio certo della Rifurrettione ) con- cetto con nobili(fima eloquenza portato da Tertal- liano . l. de Refurrett.carnis. Dies moritur in no- fem, E tenebris vfquequaque fepelitur. Funefta- tur mundi honor s omnis fiabftantia denigratur . Sor- dent, filene, flupent cuntta; vbique inftitivm eR > quiesrerum. Ica lux amiffa lugetur y & tamenrur- fus cun {ho cultuy cunadote » com fole » cade s & integra, & tota, vuiuerfo orbi reniuifcits interficiens mortem fsam noîtem &c. In Morte Tertullia nO » Rifurret- tione . DEL 34 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO SECONDO: E, «db; M FVOCO Neue Fuoco c. 1 Grandine Fiamma c. 2. Ghiaccio Fiaccola c. 3° Lampo Tizzone c. 4 Fulmine Carbone c. s Iride Fumo c. 6 Cometa Cenere ci. 7 Vento ARIA Vapore nebbia Nube Pioggia Acqua Mare c.ro Fiume ACQVA Acquelambiccate c.20 E NGI. d- c.I1 Fonte C.23 c.12 Pifcina C.24 c.13 Pozzo C.25 Colt TERRA C.15 c.16 Terra c.26 c.17 Campo C.27 c.18. Monte c-28 Etna i c.19 Olimpo c.30 Ifola C31 c.21 Iftmo c.32 c.22 Scoglio C+33 : N, Ada Capo I Rfilia Cortefe de i Monti » nobiliffima dama; vedendoli da emuli potenti perfeguita- ta» edoffefa » palesò l'eroica Genero- generolìtà del fuo fpirito con fità la pittura d’vn palazzo y tutto diuorato da i tuochi,col mot- to; OPES NON ANI. MVM; Hiprimendo per l’appuntoi penfieri di Se- neca in Medea AÀ&. 2. Eeneca Fortuna opes auferre , non animum poteSt. 2 Pervnopcherefti ingrandito dalle perfecutio- ni , ferue il fuoco ; da più venti inuettito , col motto; Trava- VIM EX VI, alquale i0 darci; 1L FAN glio vti- MAGGIORE, deiquali feniì era il Padre San €. @GregorioPapal. 26. Moral.c.10. Sanéforum men- s. Ho tes aternitatis premia prafiolantesy viresex aduer- Papa. fitatibus fumunt : quia crefcente pugna » gioriofio- rem fibi non ambigunt manere vicioriam, & cle- ttorum defideria dum pramuntur aduerfitate, profi- ciunt, ficut ignis flatu premitur,vt crefcat, © vn- de quafi extingui cernitur , inde roboratur . 3 Amedeo VIII. Duca di Sauoia) figurò due validi fuoco » di quelli che fogliono gettari contra i Traua- Memici , fegnandogli col motto ; 1IACTA CRE- lio vti- SCIMVS, che parimenti dimoftra » come dalle per- fecutioni egli riceueua auranzamento , dal quale con- e. cetto non lì diparti chi fcrille al fuoco le parole ; CONTRARIA IVVANT, edaltri; CRESCII IN ADVERSIS che però hora Lucano l. 3. Teese CRESCIT IN, ADVERSIS VIRTVS. Hora Seneca » in Troade. Li A ——— Malereliffus igne de magnocinis, Vues refumit. Origentin fomma; Si non haberemus , qui aduerjum nos objifterent » Origene agonesnon effent, nei viétoribus , manera poneren- tur, nec regnum calorum vincentibus pararetie . Unigene Hom.14. in Hum. 4 Sicome il tuoco in parte fopito sC rauuivato Traua- altoftiard<] vento, che tanto dinota il motto; CON. glio vti- TRARIA IVVANT), così la virtù addormentata, le. fi ritueglia al offio d’vna difcreta correttione è che Correr tanto infegnò Sant'Anfelmo in fimilitud.c 148 Zgaz NONE fivento impellurury ad maiorem ardorem crejcit ; Anfelmo talirer etiam cft mensbumana, falubri admonitione pulfata ad opus agendum, poft fuggeftionem citims furgit ad quod prius furgere negicxerat. Sicque vr ignis vento mouetur, fiemens a torporis defid:a ad- monittone excitatis + s Advnapiradifuoco , sùla quale fi riuerfa vna Amore abbondante pioggia tù foprafentto ; POTIV. crefce» AVGETVR; unprela proporttonata adetprime frà i con =fe le fiammecdelvero amore s che lì rmforzano tà le trafti. auuerbità ) pentero di San Pietro Damiano ferm. 21 Quo magis caro per tormenta concutir ur ,C0mcnsin Pier Da- Deum fix a firmiusroboratur : & quafiigne fuccenja mano matcriesy quo plus aduerfitarum ventis impelluur , co in amorem Dei ardentius inffammatur Alla Maddalena pentita comuienti parimente que fta impreta, già che il ruoco della carità (ua , tpruz zato con la pioggia delle fue lagrime , 1 rinuigoriva a marauiglia , ben dicendo Sant'Agottino /.de 3 alur, S- Age. doc. che Vbi fuerint lacbryma , ibi (piricual:s Ignis accenditur y qui fecreta mentis illumina? Per Seneca Madda- lena FVOCO Capo I Ignatio 6 ‘Per Sant'Ignatio di Loiola è ‘fù alzata queta Loiola medefima imprefa del fuoco , che fpruzzato nella fu- OL cina con acqua, maggiormente s'accende , co'l titolo; Intrepi- CRESCIT MALIS, perdimottrare che la fua dezza virtà»coftanza» e carità nelle perfecutioni fingolar- Virtà . mente crefceua del quale concetto fi valfe Drogone perfegui Oflienfe » perdinotarescome i feruori della Maddale- tata nafuronodalle fuelagrimerinforzati. bi affelfus Dragone incanduit & vbertauit » carbo lachrymarum imbre refperfus » fartius incanduit . Frà le varie imprefe, che dal Signor Don Carlo Boflo » foggetto di rariffime qualità » furono e com- pofte» e raccolte sed à me vennero partecipate dalla gentilezza del Padre Don Gabriel Magia Spreafiggi Chierico Regolare di S. Paolo; e di prefente dignif- fimo Prepotito di San Barnaba di Milano due ve ne ritrouo » che hanno il fuoco per corpo. Invna v'è il meteoro ignito , chiamato fuoco volante , drizzato alla sfera del fuoco col motto; AD SVA TAN- ; DEM; edè imprefa del Farnetico frà gl’Ententi : e Anima dinota che fi come quel fuoco impuro » mefcolato d'- humor craffo » fe nevà » con mota incerto s quà, e là errando (‘che perciò tuoco errante da Meteoritti vien detto ) finche confummata quella craffitie » fe ne vola purificato alta (ua sfera ; cosi egli dopo d'hauer vaga- to con moto incerto dell'intelletto è craffo ancora & aggrauato dal pcfo dell'ignoranza ; onde come farne» tico erraua nell’aerc caliginoto delnon fapere {pera- ua finalmente , nelmoto 5 & effercitio delle virtù ac- cademiche, di purificarfi talmente, che poteffe attin- gerevn gione la cognitione delle cole celefti, e diui- ne»che fue egli dimanda ; Taudem ad fua , poiche l’anima creata al Cielo è colà come à proprio centro fen vola effendo veriffimo il detto d’Ouidio ; Igneus eft nobis vigors & celeftis origo . Anco l’anima, incui s'accende il fuoco dello Spirito Santo » reftandofi ben prefto purificata, con eftatico affetto fi follieva all’empirco;ben dicendo il mio Con- canonico Don Celfo Rotini, nell’Idillio della Pente» colte, fe ben fowuiemmi ; Che chi foco diuin porta nél'alma Come al tergo habbia l’ali Al par d'ogni faetta Al ogetto del Ciel correr s'affretta. 7 Nell'imprefe del medefimo Signor Don Carlo» v'è la sfera del fuoco, che circonda quella dell’aria » & rinchiude nel mezzo il globo della terra e dell’acqua; ma eflendo il fuoco in fuo proprio luogo » benche vn fafcetto di paglia fe gliveda, da vna mano ausicina- + to» mulla però ne diuora, il che dichiara il motto; Viciman- N EC COMINVS_ VRO; e può teruire za . per idea di prencipey che nulla opera = {ua actiui- tà, ne i fuoi vicini. Ciò che à Chrifto rimprouera- uano i fuoi Nazareni ; cioé che faceffe di molti mira- coli in Cafarnao , Città ftraniera » e non in Nazaret Luc. c. 4. fua patria; ciò che Crifto affermò d'Eliayche prowide all’indigenze d’vna vedoua itraniera » e non è quelle delle pouere vedouelle Ifraelitiche ; ed anco d'Elifeo, che fanò dalla lebbra Naamano, Caualier Siro è e non alcuno dei Paleftini lebbrofi. Luc. 4 Al fuoco accefo fopra vn altare idea efpreffa del- la Religione » fù foprafcruto; SINE LABE; ini ne. nuandofi in tal guifa i fenti dell’Apoftolo $. Gia- como 1. 27. Religio mundis & immaculata apud 37. Deum, & Patreme$t vifitare pupillos , &c. & im- maculatum fe cuftodire ab boc feculo , Apprendano pur dunque Religioti , miniftri de i facri altari , ad imitarele qualità del fuoco » preferuandofì efenti da qual fi fia contaminatione » ò diffetto . 8° Conl'impreta d'ynvafto fuoco; entro il quale Ouidio, Spirito Santo » D. Celfo Refini 35 ardeuano alcuni ftrali, vm arco » vna faretra, ed vna face col motto; IGNE IGNEM fùchi dinotò; d’hauere col fuoco del’amarcelefte 3 eftinto » e con- fumato affatto ogni affettione terrena » dal qual con- cetto non s’allontanò ilmio Riccardo Vittorino, il quale lib. de Sacrificio Dauid &c, confiderando le parole di Crifto Luc. 12. 49. Ignem veni mittere Luc. 13: in terram dice; Quando hunc ignem Iefus de fum- 49. mis attulit » nunquid in terris tunc temporis ignis Riccard. defuit è Inuenit alfgue dubio ignema terreftrem: at- Vissor. tulit autera ignem celeflem. Ilum venit extingue SPINTO re: iftum vebementeraccendere. Puolli anco dire, ?*""9 che co’! fuoco dell'inferno attentamente conliderato seftingue il fuoco della libidine; che perà il mio D. Gregorio Comanino nella prima parte del (uo Can- zonuere , introduce il Figliual prodigo rauueduto » {eco fteffoà dir così. Alhorch’iotutto dela fiamma ardea » Che di lafciuia » e non d’amorla face Entro nel car viliffimo accendea» Per tarmi eternamente in Cicl la pace » Correr con la memoria i. pur deuea Al fiero ardor del’infernal fornace: E così di paura à poco à poco » Ammorzar dentro dlui FOCO CON FOCO. Ed vn Moderno; Is facile extinguet Veneris flagrantia tela Gin. Aw Qui meminit gehene qui phlezetontis aqua . feno O veramente teruiràl'imprefa perlo cattigo dei Pen- tapolitani, che fù co’l fuoco, cone con le: voci del Caualier Marino la Giuftitia Diuina » alla turba de i Caftigo Mondani impuri così dicendo vada; Horla pena la giù nel cieco Auerno Pari al fallo fi afpetta; arderà poi Chi viffe in foco , in viuo foco eterno Con lo fteflo motto; Igne ignem s’inferifce che proportionandofi la pena alla colpa ben foggiace ai caftighi del fuoco , chi fi valfe del fuoco per inftru- mento de fuoi eccelli. Luigi Cerchiaro » confideran» do la ftatua di Nerone dal fuoco dei falmini lique- fatta ;» e confumata » dice che ciò ben fi doueua è colui » che poco prima » con la voracità del fuoco, haueua diftrutta la cità di Roma; Dirwit effiziemfulgur , Jternenda Neronis Fulgure cum potius ferrea corda forent + Non illainmutilas cecidit diffrafta figuras , Amifit formam, fed liquefatta fuara. «Abfiulerane Rome primenum incendia vul- tum Nec feruanda mali, principis eft fatua . Puofli anco racogliere , che il fuocodei vitij, quale Corret- diuampa nel cuore d’vn contumace, effer deue com tione ga- fumato » e diltrutto con yna correttione ignea ; c gliarda, vehemente . S. Profperol. 2. de Vit, contempl. c.7. Crimina quecunque non fuerint patientia lewi me: S. Prof dicamento fumata , velut igne quodam pia incre pero pationis vrenda funty & curanda. 9 Il fuoco, figurato fopra l’altare» che rapre- fenta il fuoco eterno , che già vfauano i Romani col motto; NVNQVAN DEFICIET feruîà di- Perfeue- moftrare, che la pietà a carità & zelodi San Carlo, ranza. farebbero ftati indeficienti » e fempre pericueranti . Iddio Leuit. 6. 12. diceua ; {gnis in altari meo fem- Lewis. 6» perardebit per ricordarci , fpiega S. Gregorio 15. 12. Mor, 7. che; Altare Dei eft cor noftrum, in quo S. Greg. videtur ignis femper ardere, quia neceffe el ex illo ad Dominum charitatis flammam indefinenter afcendere . Idea d'animo ingrato è il fuoco, che diftrugge Ingrato , tutto ciò, che fegliaccofta ) pernutrislo » € a] RErio > Comanini Marino Luigi Cerchiar. 36 E L'ESMUE N TL Libi II. % merloalqualeiodiedi; ALENTEM DEVO. ‘RAT. nel qual ‘propofito quadrano le fofpirofe P/al. 40. querele del Rè Dauide 5 Qui edebat panes mé05y ro. magnificauit fuper me fupplantationem e quell’al- Matr.26.'tre ancora dél Redentore; Matt?26. 23. Qui imtingit 23. mecum manum in parop/ide > hic me tradet ; nel qual «Qrigene. luogo Origene; Hac eft autem propria confuetudo hominum nimis malorum s vt post falem , & panem infidientur » Li ‘io ]lmottofoprafcritto alfuoco; NEC PRO- Prencipi PE, NEC PROCVL infegna che alle perfone grandi, rapprefentate nel fuoco, non dobbiamo ne viuere troppo vicini ne ftarne troppo loritami. Si- donio Apollinare lb. 3-epift. 3. in fine così auviertina il fuo Ecdicio; Igirwr fi quid noftrarum precatibus acquiefcitis s actuto in patriam receprui } canere fe- fiinas & affiduitarem tuam perieulofe reguii fami- liaritati celer exime 3 quorum confuetudinem Jpetta- tifimus quifque fiammarum nature benè se i qua ficut pautulun:a fe remota illumimanty'ita fatis admota fili combueunt ; Non'altrimenti Oratio lib. I, cpift. 1930! LL IONI S Oratio Dulcisinexpe?tis cultura potentis amicù, Expertus metuet + 2073 Il che anco Martiale voleua che s'offeruaffe nelle par- ticolari amicitie ; che però contigliava; lib. 12. 44 Iulium 3 i ‘ Sivitare velis acerba quadam, Ettriftes animi cauere morfusy Nulli te facias nimis fodalem » Gaudebis-minuss & minus dolebis. 11 Si come il fuoco fottole ceneri maggiot- Amor mente firinforza, ehe tanto'inferì colui » che dipin- coperto gendelo im, atto di fuaporare anheliti di fumo ; gli Odio co foprapole; ESTVAT MAGIS; così anco l'amo- pesto re & l'odio vie più s'accendono; quand’aleri vuol tractenergli s'e fuffocargli mell'angunie del petto . } Gio:Battutta Guarini P, F. Mirtillo; Amor fù fempre vn fiertormento 3 Mà più quand’ è più chiufo. ‘La onde intalrincidenze ferue benifsimo il rimedio » che Virgilio 3. Georg. v. 452. infegnò per curar le pecore icabbiofe ; Non tamen vlla magis prefens fortuna labo- rum efl 3 Quam fi quis ferro potuit refcindere fummum Vicerisos. Alitur vitinm yvinitque tegendo . 12. Al fuoco riftretto entro va fornello limil- mente fù foprafcritto ; QVA NT' E RISTRETTO PIV; TANT'E PIV FIERO, così la carità ri- ftrettanel noftro cuore ) e più vigorofa in femedetì- ma firintorza'; e più vehemente li porta verfo Dio. Lorenzo Lorenzo Giuftin. de pertett. Monatt.c. 15.) Quem- Giufin. admodnmignisyquanto magis in vnim colligitui stan- to amplius nutritur & flammas cuaporans , rurfimi Impetuofiusserumpit ; na &mens cum deutius intra Se commorata fuerit ,& ardentins per amoris incen- dium vrit in fe, & per defideriuna elenatue in Deum. Amante: 13. VnMondano; per eflaggerare la grandezza profano. delfuo fuoco amorolo } lì valle d'vn concetto iperbo- lico, e dipingendo l'incendio di Troia, gli foprapofe; PARVA IGNI SCINTILLA MEO; mà noné > 0) Imprefa. Purgato- 14 Il fuocod'intorno ad vn cruciuolo pien d’oro pio; col:notto; PVRGAT ET VRIT è bell’idca del Purgatorio. S. Ambrogio quefti due effetti di pur gare » e d'incendere gli riconofce nella gratia divina» c nel Lib, 3. offic.c. 14. offeruando » che il fuoco dei Macabei lib. 2.cap. 1. divenne acqua; e che quetta di nuouo fi cangiò in fuoco» fcriue ; Quidergo fibi vlt, Sidon. Apoll. Martiale Guarino * Virgilio Carità. quod ignisaqua faîtus el, & aquaienem èxtitadit? SUnb mifi quia fpivitualis gratia per ignéem'etturit y perg gio > + quam mundat‘peccata noftra, eluteurenim' pecca? A tum, & erwitur &c. 14 suini 15 Chiritirandoli dalfecolo,entra nella Religio- ne ve , ben può figiirar fe medefimonel fuoco , fotto lé Religio- ceneri coperto $ ed inalzar il motrò del Eucarino; fo. __. SERVOR, NON PERDOR. 558 n 16 Il Padre Famiano Strada ) per inferire ché , S.Ignatio Loiola, econla luce della fantità , éc0l feruore della caritàeccitò il mondo è prender l’atmi Ignatio contra i vitij, dipînte'vna face sù l'altezzi d’vna torre, Loiola. aggiunrole il motto; FERTE CITI FERRVM; imprefa alludente all'antico Mile d'inuitare è i militari attacchi, con l'alzardelle faci ; del quale Virgilio», Rencid. 6.v.118. parlandod'Elena ; ma i Flammam media îpfa tenebat Virgilio Ingentem y& (umma Dana0s ex arte vocabat Su'qual luogo ; diffufa ) & erudicamente al folito; Ig6douico la Cerda. i i di 17° Il Lucariniy figurando vn'fuoco accéefo col *’ rifleffo dei raggi folari entro vno fpecchio; ed ilmot- to; EXCITATVS LVMINE ‘dinotò che Ss«Mare S. Mate. teo, eda i raggi del volto di Crifto ye dal lume della gratiafù eccitato. Fulgor ipfe,c maieftas diwinita; S. Girel, ns'occultes que etiam inbhumana facie Chriftirelu- cebat yex primo afpettuvidentes ad fe trabere pote- rat: San Girolamo in Matt. 9. 3 09r 218 Ilmotto; cheil Lucarini diede alfnoco; EX: Peccato TINGVITVR , NON: FRIGESCIT ‘dimoftra 1° olti- così la malitia d’vn oftinato , che va0! prima morire, che'allentarfi nel feruore dellefe fceleraggini come la continuatione d’vna perfetta carità , che non prima Perfeue- fi raffredda , che non refti il cuore amante eftinto) ranza, e incenerito . ‘ ua) A x 19 Il fuoco-ftgnato col cartello; IN TENE- cito BRIS LVCET è bell'imprefayad honote di quelli, £.; cari che viuono fanti frà glifcelerati. San Bernardofer. ,;;_ 48.in Cant., Noè mediocris titulus virtutis eftsinter $. Berner prauos viuere bonum,y & inter malignantes mmo= centieretinere cantorem. Perlo che fegnalate furo- noleglorie di Nuf, del quale è forittoGen. 69. Noe Gen. 6.9: vir iuffusy atque perfeEus fuit in generationibus fisy Nicolò di que Nicolò di Lira; Adawgumentuni lamdisyiuftus, HTS & perfetus fairy etiam inter malos homines, qurip- Sum nitebantur verbis, &exemplis trahere ad ma- tum; c San Gregorio Papa, parimenti rauuifa va bel encomio di Giobbe in'quelle parole; 2"ireratinter 196 1.1. ra Husnomine 10h feriueado 1. More 1. che; San: Gregorio us vir vbi babitauerìt dicitur ; vrresms meritum PP4- virtutis exprimarur vt hoc eis landibus’proficiatò quod bonnsinter malos fuiri Neque enim valdelam» ta dabile eft , bonumeffe cum bonis; fedbonmm effe cum malis. rinato evi 20° Auidità infatiabile 3 così nell'acquifto delle Inftabili- virtà , come de i beni mondanidinota iltuoco, il qua- tà. | ..i le; NVNQVAM DICIT SVFFICIT, così il Padre S. Nilo Paren.nu. 49. Quanto magis in lege S. Nile proficiss tanto magiste abefle è perfeBione intelliges; Profitro. e San Bafilio Magno Homil. în Lacizis. Ne adangeas S Baflio. tibi peccatum auaritre, namque malum fare nefcit, Auaro, ant quiefcere , (ed ignis hate fimile ; ignis enim poftquam incendium attigit, omnem properat abfu- mere materiamynec priws defiffere poterit,quam ma. — è »\ reria defecerit: anarum autem quid retinere poterità Igne vehementioreSt, & omnia continuando finibus fiusoccupaty & que funi vicini fibi aufert , mox vbi alium fortitur vicinum s & quaillius (unt de fe rapit. E più fuccintamente Seneca lib. 2. de bencf. cap. 27. Ninqguam improbe fpei quod datur faris efi > & Seneca maiora n ef F V OGC:O | Capo I. maiora cupimus quo maiora venerunt. 21 Il fuoco » accefo fotto vna caldaia , quale dall’onde » che egli fteffo commoue ; e fà ribollire ; re- fta fpentoy fù dal Padre D. Aleffandro de Cuppis Ca- nonico Regolare introdotto à dire quel verfo del Pe- Fabbro trarca . IO STESSO DEL MIO MAL MINI- del fluo. STRO SONO, dinotando vna perfona, la quale male. efferdo troppo facile è fdegnarfì yin quelle alteratio- Iracdo. nidiceua parole tali, che ridondauano in fuo graue pregiudicio . È 22 La gratiadiuina, intanto fi conferuarà viua, Gratiao e vigorofa » in quanto noi le fuggeriremol'alimento diuina + continuo delle noftre virtù y fi come anco il fuoco yin vicinanza del quale erano alcune catafte di legna fù da * meintrodottoàdire; NI DEFICIAT ESCA. Gio. Cri- Crifoftom. Hom. 1. n 2. Ioan. Quemadmodum ignis fofomo.. indiget lignis : ita & gratia alacritate noftra opus habet , vt feruere perpetuo poffit ; Lattantio Firmia- Lattantio no lib.2. cap.23. Sicut ardere yacvisere non potéft s Firmian. ignisynifi aligua pingui materia teneatury in qua ba- beat alimentum : fic anima materia ,& cibus eft fola iuftitia» qua teneiurad vitam. 23 Che ogni fuggeftiuo leggero fia poffente à Occafio- r#accendere in noi il tuoco del vitto » che quafi pareua ne. eftinto, lo dintoftra il fuoco nafcofào fotto le ceneri, * alqualeiodiedi; REDARDESCET ATTACTV. Latrario Lattantio Firmiano de Opificio Dei cap. 18. Latet autem mens oppreffa fomno s tanquam ignis obdufto cinere fopitusy quem fi paululum commonerit rurfum ardefcit ,& quafi vigilat. 24 Ialinguadell'’adulatore, quafilinguadi fiam- Adula- me»diuora ogni noftra virtù , ela riduce in polueri ; torte. tanto inferì l’Abbate Certani ; con l’imprefa del fuo- co, nel quale s'abbrugiauano molti drappi pretiofi, ed il motto. OPTIMA QVAEQVE VORAT. Guliet. ‘Guglielmo Parifienfe lib. de moribus. Multo frigore Parifien. timoris Dei trementesy & congelantes oportet effe» quibus tanti ignes inueniunturs velqui intertam ar- dentesignesverfantur: heu quotyt quantorum bona huiufmodi ignibus confumpta funt &c. Tanquam incendiari igiturs & combaStores bonorum noftro- rum fugiendi fune laudatores. 25 L'Inferuorato frà i Filoponidi Piftoia ; hàil Genero- fuoco ardente entro vna felua colcartello ;. DV M ftà. AGITVR AVGETVR, che dimoftra animo ge- - nerofo s amor coftante , e virtù vera» che frà i contra- rij firinforza , ed auualora. 26 Ilfuocofottole ceneri coperto, co’ motto. Iracbdo SI SVLPHVRE TANGAR edell’Occulto frà i Filoponi di Piftoia » ed inferifce perfona facile a fde- gnartì »& àrifentirfi, ed anco dinotacon quanta fa- *Occafio- Cilità fi riaccenda in noi ad ogni leggera occafion- ne sele la fiamma dell’amor fopito + Quid. de Remed. ib. 2. : Onidio Vt pene extinttumcinerems fi fulphure tangas » Viuety & ex minimo maximus ignis erit . Sic nift vitaris quicquid reuocabit amorem » __ Flammaredardefcety que modo nulla fuit. 27 Quei mormortatori » che cominciano dalle ‘ lodi , e finifcono nell’infamie mi paruero fimili al Mormo- fuoco » che mentre con lingua di chiariffime fiamme ratore. abbracciaye lambifce i candidi tronchi » inatto d'il- . luftrargli » gli tinge, gliannerifce ; egli permuta in x. odiofi tizzoniy onde gli tcrili; CLARITATE DENIGRAT ; od anco; SPLENDORE DE- TVRPAT), concetto del Padre S. Agoftinol.21. S..Agoft. de Ciuit. c. 4. De ipfo igne mira quis explicet ? quo quaque adufta nigrefcunt cum ipfè fit lucidus > & pane omnia que ambit & lambit y colore pulcherri . n decoloret + Sarà dunque ilmormoratore come vn ete. Gran fabbro di calunnie, adorne in modi. . Torguar. Noui » che fonoaccufe , e paion lodi. Taffo Gerufalem liber. Cant. 2. 28. Monfignor Arefio, ad honore di S. Maria Madda- Maddalena » fece imprefa.del fuoco » fegnato co’ Jena motto; NON REFRIGESCET ; perche quefta Perfeue- Santa conceputo vna volta nel fuò feno il feruore del- 13022 lacarità fourana y più mai non permife che fi fcemaffe nepurwvn punto. Quidiol. 2,de Arte. Nec minor eft virtus quam querere parta tueri; Ouidia Cafusillicineft: bic erit artis opus + 29 L’Imprefa del fuoco, accefo.entro vn fafcio di legne verdi, con la fcritta; MICAT ACRIVS ARDOR in qual fenfo potrà ella interpretarGi ? Forte che il fuoco amorofo più nell'età giouanile , Amore iucofa e verde » che nella vecchiaia , arida, e abban- IN 810 donata vigorofo diuampi ? Forfe n’efprime la co- MENU ftanza d'vyn amante profano , che via più accende di Amante qualche oggetto » quando jn lui troua più pertinaci pertina— refiftenze ? Forfe ne dimoftra l’immenfa bontà d' ©° . _. Iddio , che iui fcopre più grandeil feruore della fua Bontà di carità , oue ricalcitrala malitia , e la perfidia huma- 19 na? O pureinfegna, che ficome il fuoco conmag- Crifto gior violenza; ed attinità opera contra la legna yer giudice de » così l’ira d’Iddio riufcirà più graue contra colo- ro» che più hanno riceu ato di gratie , e di preroga- tive ; effendoverifimoche ; Potentes potenterntor- Sap. 6+7- menta patientur. cioè come traduce Vatablo ; In 7 atebl, potentes inguiretur acriter. 30 Ilfuoco figurato nel mezzo Fyn tempio s in tefo per quello di Dianahcbbe; CVSTODE PE- Diligéza RENNAT, perchela buona diligenza, induftriaye vigilanza humana , è quelia che mantiene.il tutto . Lipfio Centur. 3. ad Belg. Ep. 6. Caduca, & \fra- Giufto gilis reshomines fumus» fed vt fimus etiam cumnon Lipfo fumus 7 vt bona fama( fepe etiam pecunia) mor- tuis nobis fuperfit , pendet ab induSiria imuenili + 31 La fiamma di fuoco, accefa sù l’altare nel |. Tempio di Vefta, fotto il Cielo notturno ; e ftellato Vigilan- colmotto; EMVLA SYDERVM_VIGILAT.é 22. del Padre Boldoni , che vuol. inferirne la vigilanza paftorale del Cardinale Monti, del qual concetto fi feruìanco Seneca ad honore d'Ottauiano; Owinitm Seece | «domos illius vigilia defendityomninmotium illivs ba- bor &c.ex quo fe Cafar orbi terrarum de licavityfibi eriputt , & fyderum modo, que irrequieta femper curfus fuos explicant, nunquam illi licet nec > fubfi- fiere, nec quicquam fuum facere. Confolat. ad Pos. lyb. c+-26. » FIAMMA Capo IL. 32 LLA fiammadipinta inariay ed'inatto d'-] A alzarfi al Ciclo » fà chi fopcaferiffe. VT Religio- QUIESCAT ; ced alri; QUIES IN SVBLIMI, fo imprefa opportuna perchi ; lafciati, î titegni del fe- Inmorte ‘colo, ficonfacra alla feruitù d’Iddio, altrove non tro- uandofì ripofo vero chein lui folo. Quindi fopra quel paflo de i Treni 1.8. Peccatum peccawt 1 erufa- Thren.1. lem: propterea inftabilis fatta eft. Dionigi Cartu- * fiano difle così. Conguiefcere fhudeamus in Deo , Dimmi ipfe efl enim finis nofter, ad quem (emper refpice- Leal: res © adfpicere debemus: in quo folo vera» & fa- lutaris quies confiftit &c. Jl motto » che alla fiamma fù foprafcritto ; SEMPER SVRSVM;ne perfuadeal continuo pro- fitto» & auuanzamento » dottrina che avuertì San Profitto Girolamo ) confiderando che nel tempio d'Ezechie- Ezech.43 le fi nominarono ben sì i gradi » perfalirui; Gradws 17. D cus de. ELEMENTI Lib. II : eius verfradovientem. Ezech. 43. 17. mà non li de- Girolamo terminò quanti fufferoye com'egli dice ; Proprerea graduum numerus incertus velinqutur » vt quanto- cunque ftudio afcendere ad alirora potuerimusy & in inferioribus nos puremuscollocatos 79 cogitemus illud Pfalmifte ; 1bunt de virtute in virtuem. 34 Scipione Barpaglis per l’Affuntione di Ma- ria Vergine, diede alla fiamma il motto; SVMMA PETIT, ò com’altri differo; CELSA PETIT; e così anco ogni anima fagioncuole » per fecreto det- tame fuol aipirare alle celefti altezze è onde $. Ber- Anima — nardo Ser. 4. de Afcenf. Domini. Cupidifumus afcen- afpira ad fionis , exaltationem concupifcimus omnes: nobiles alzarfi. enim creatura fumus & magni cuiufdam animi, S.Bernar. ideoque altitudinem naturali appetimus defiderto . E fe il del:derio del Cielo in tutti non é così feruente ; certo intutti,più, òmeno regna il defiderio di vederti efaltati , e fublimati . 35 Quefto motto; SVMMA PETIT efpri- meal vivo la maluagità dell’Inu dia , che fuol portarti ad inucftire gli oggeiti più fublim: » ed elevati; ben dicendo T. Liuio lib. 7. decif. 1. Insidram tanquam ignem SVMMA PETERE, colquale conuiene Affuntio ne di Ma- ria Ver- gine. Inuidia T.Liuio Ouidio . Ouidio SVMMA PETIT linor, perflant altiffima venti. Giufo EtGiufto Lipfio Opere Critico Prefat.lib. 1. Var. Lipfio. Lett. Habet hocomnino praftans, & excellensvir- tus, vt nefcio quomodo fhcsle ant inuidos inuentat > aut immicos. Nel qual propofito diuinamente Emi- Eiiilio. lio Proboyin vita Chabria; ft boccommune vicium Probo in magnisliberifque comtatihusy vt innidia gloria co- mes fit : & libenter de hisdetrabant , quos emergere videant altius. 36 Hebbe altresì la fiamma il titolo; SPLEN- DET, òtia; LVCET, ET ARDET, proprietà Battifta che dai Sacri Euangelifti furono rauuifate nel Precur- 10.5:35. for Battifta ; Ille erat lucerna ardensy & lucens Giulto Joan. 5-3 & che parimente fi rauuitano in quei fe- deli che accoppiano alla luce della fede l'ardor della carità operante dal qual concetto non ti dilongò san S. Prof- Protpero, mio Concanonico yin Pfal. 103. Predica- pero toresy&® nuntijveritatis yfunt igniscum feruent fpi- rituy & eosy quos exhortantur accendunt : duplicem habentes efficientiam vt & illuSftrent animas , & adurantycum cadem vi & ardorem virtutis adyciunt, & peccatorum fpinas stribulofque confumunt. Ab- vAbfalone talone Abbate Canonico Regolare ferm. 1L° Dum vbb. ignis charitatis ardet intus per feruorem denotionisy & dat foris calorem in dottrina, & exhortatione fpi- rituali, confequenter oportetywt det [plendorem hao- neState conuerfattonis °& exemplo bororiém ope- rum & cs 37. Animo nobile,&eleuato , così inrifguardo a Animo cofe mondane ) comeà perfettioni fpirituali, dimo- nobile ftra il titolo foprapofto alla fiamma; DEORSVM NVNQVAM), e quett’altro ancora ; IMIS HA. RENS AD SVPREM A; ò lia SVPERNA Senec.lib.2. ep.39. Quemadmodum ftamma furgit in rettumy iacere y ac deprimi non poteft y non magis quamquiefcere ; Ita nofier animus in motuefè y & mobilior y ac aftuofior squo vehementior fuit. Lat- Lattanzio tantio lib.7.diuin. Inftitut. Amaliquis poteft non in- telligere folum ex omnibus calefte y ac diwnumani- mal effe bominem s cuius corprs ab humo excitatuny vultus fublimis y Status eretius originem fiam que- rit & quafi contempta hbumilitate terra y ad altum mititur, quia fentit fummim bonum in fummo fibi effe querendum . 38 Mentre i tronchi aridi fuggerifcono l'efca Seneca opportuna è nutrire fl tuoco 3 quefti rende s come per Gratity- cambio » la chiarezza della fiamma ; onde ne fù for- dine. mata imprefa conle parole; PRO ESCA SPLEN- DOREM, conla quale firapprefenta vn Maettro, ò Miniitro di perlonaggio, che riceuendo dai D:fce- poli, ò fia dal Padrone gli alimenti, riparte loro in cambio la luce delle virtà , e de fuoi configli; cd anco ne dimoftra affetto di gratitudine, e buona corrif- pondenza di riccuuto beneficio Eurip.in Hel. Beneficium beneficio refpondeat . Così Romalo se Remo efpofti sù le riue del Teueres per hauer da vna Lupa riceuuto ilcibo , ad honore di quella ne alzarono in Roma vn fimolacro. Ed Alef- fandro Magno hauendo prefo è forza d'armi la Cinà di Tebey mentre pofe è fildi {padai Cittadini tutti » riparti la cara libertà a quelle famiglie » che dato ha- ucuano per forte hofpitio cortele à Filippo fuo Padrey . mentre in quella Città fi trattenne peroitaggio. Eliana. lib. 33. Var. Hitt. 39 Gratiofa idca della bellezza donnefca riefce Beltà da la fiamma, fegnata col verto; BELLA DA LYN nefca. GI, MA MORTAL D’APPRESSO . Battifta Barrift Guarini P.F. Guarine » Che fe il foco fi mira, ò come è vago Ma fe fi tocca; ò come è crudo ; il mondo Non hà di lui più fpauenteuol mottro. Come fera diuora s e come ferro Pugne, e trapalla e come vento vola; E doue il piede imperrofo ferma, Cede ogni forza » ogni poter da loco. Non altrimenti amor &c. San Pietro Damiano lib. 2. Epitt. 18. Si coufiumi Pier De- libidinis incendio nolumus , muliebris afpettus (pe- miana. ciem declinemus , ne de confpettu forme flamma profiliats & in nobis tora mentis intima peruadat. 40 Vna fiamma di tuoco, accefa fopra vna torre alla fpaggia del mare,con vna naue figurata frà le tem efte,& l'ombre della notte, ed il motto ; CVRSVM Prencipe IRIGIT efprime quanto riliewi è prò deile fami- refidente glie, città »e republiche l’alliltenzade i Maggiori se Efempio degli huomini per virtà,e fapere qualificati + Epitetto Filotofo » citato da Stobco ferm. 45. Quemidmo- dum faces in portu fublate , magna fiamma exci- tata » nanibus per mare errabund:s maltum anxilij ferunt » fic & vir fplendidus in vrbe periclitante magnis beneficijs ciues afficit. Giulto Liplio anch'- elfo Centur. 1. ad Belgas Ep. 41. Sicurmantas n re Giufo nebrisleuisintermicanis fyderis infpettio dirigit: fic Lipfo nos 1 hac vita vel infpettio magni viri. Ciò pari- menti fi riconofca dal buon efempio è & vita incol- pabile dei Santi; ficome al parer d’ )rigene H0m.20. Anselo fup. Numer. dall'affittenza dell'Angelo Cu@ode . Cullode Adeft vnicuique nofirum , etiam in minimisy qui Origene Sunt in Ecclefia Dei Angelus bonus, Angelus Domi- mi yquiregat, quimonear , quigubernet 41 Il Bargagli figurando la fiamma, permezzo la quale palfaua vna fpadaycome che voleilè tagliarla» e farne più parti » lefoprapole SECTIONEM RE.- FVGIT; motto che al viuo fcnopre la core del Amor vero amore, che non può comportare d'eller diuito, vero Tanto oileruò Pietro di Damiano Opauf. 12. c. 4. parlando dell’Amor diuino. Magnus bo/pes in di- Pier Da uerfori tui querit angufta defcenderey atque idcir- miane co folus vulty & fine confortibus babitare. Tceo- doreto anch’'effo confiderando le parole del Deute- ron. 6.4 Audi Ifrael Dominus Deus noffer Domi- Deys.6.4. nus vnus eh. Diliges Dominum Deum tuum cx toto corde tuo, nella Queft.3. dice. Docemur dilefFionem Terderete non fcindere in dilefEtonem Dei, & dilettionem an- ri y fed toram dileltionem Creatori Deo PI : î Ewripe Episetto FI\A M!M"°A7 Capo II 39 Trata- ‘42 Per vno,che frà gli altri contrafti, erafi no- glio vtile tabilmente auuanzato » feruì yna fiamma » attizzata dal fofhar di due venti, co'l cartello; DISPARI PVGNA MAIOR. 43 Vndiuoto, per inferire , che quella mala fe- Tentatio mina puote ben fiaflalire » ed infìdiare ) mà non of- ne fupe- fender puntola Virginità di S. Tomafo d'Aquino, di- rata. pinfe la fiamma , che circondaua il roueto, co’ mot- to; AMBIT NON LAMBIT parole diS.Ago- flino de ciuit. Dei. 44 La fiammadel roueto ferui ad altri coltitolo ; INNOXIA SPLENDET, dinotando la foauità Spirito propria dello Spirito Santo » che porta ne fuoi fer- Santo uori chiarezza che purifica ye nor tortura che pre- Ambro- Giudichi. Ambr. in PÎ. 43.v. In te inimicos noftros giò” &©c.Ideorubus vrebatur, & non exurebatury quia terramiftam y que nobis fpinas germinabar , & fen- Corret- tes difponebat vrere per contimentia difciplinam » gione | son confumere per mortis erumnam; la lingua del ‘ correttore deue illuminare , nondiftruggere . 45. Mentrela fiamma focofa circonda ilrouetos non le abbrucia mà l'illuftra; LVCET NON Incama- VRIT;,òfia; ILLVSTRAT NON VRIT; tione del così Iddio » che tutto è fuoco > prendendo carne nel Verbo. + feno puriffimo della Vergine , illuftrò e non pregiu- cò la fua Verginità. Roberto Abbate in exod.l. 1. Ruperso c. 12. Hic ignis Chrifusy Densy & homo, nouer «Abb. in vtero eius menfibus habitauit , & leuemcarnis, velanimaceius ftipulam» fine fenum non folumnon combuffit » verum etiam matore cum virginitatis «-bonore gratiaque formati exinde hominis, quem af- Traua- fumpfit perenniter illuftranit . Parimenti il traua- ho illu- glio mandatoci da Dio » ferue di ftrumento della no- itra. ra glorificatione » e non della diftruttione » Ignis Cornel. è in rubo» fcriue il Padre Cornelio è Lapide ii Exod. Lapide. 3.e$t tribulatio in bomine fanito , bumili y & mor- rificato : talem enim tribulatio non vrits non le- dit, fed illuftrat & roborat; e prima di lui Vgon Fgon. Cardinale. Ignis in rubo Ecclefia probata y veltur- Cardin. bata tribulatione , non confampta. 46 La fiamma; che circondail rouo, col mot- Caitigo to; LAMBIT NON VRIT dimoftrala bontà divino . ineffabile d’Iddio , che s'appagadifpauentarecon la luce del fuoco » mà non diftrugge con la voracità dell'arfura. Alludc l’imprefa alle narrative dell’effo- Exod.3.2 do, cue Mosè ; Zidebat quad rubus arderet y & non combureretur , nella Apiegatura;del qual tetto 8. Ambr. S. Ambrogio in Pf. 43. Ideo rubus vrebatur y quia terram iftam » qua nobis fpinas generat y & fentes difponebat vrore-per continentia difciplinam » non confumere per mortis arumnam. Quadra il motto n alla fiammade itiranni » che circondò S. Cecilia» mà fi onde n'vfcirono intatti i giouinetti Ebrei. Poten- dofianco addattare alla lingua delcorrettore » che dene illuminare il fuo proffimno, e nontormentarlo », ‘Virtù inn 47 Perdinotare » chelavirtà non é mai fcompa- uidiata. gnata dall’inuidia, diedialla fiamma il motto ; NON X SINE.FVMO ; motivo di Giufto Lipfio Cent, 1. pio ad Belg. Epift.14. Vt flamma firmior non furrexit o vnquani fine furao » fic nec fama fine nube aliguali- uoris. Dimoftra anco l’imprefa s:chenon v'è alcuno Virtà ‘co cosìchiaro è brillante per lefue virtù, che feco anneffo vitio non porti il negro fumo di qualche imperfettione. Lipfo Liplio Centur.Singul.ep. 23. Quid fumus nos omnes» qui aliguid effe videmur? Homulltg di quibus &- theree illius partis aliquid emicar fortaffe; fed non fi- neaciunttaterrena fua fece. Itaque calizo sbafita- tuo» error agnata funt nobis: & nibil tam exi- mium ab bomine eximioy inquo non careprabendas « non le fece offefa » & è quella delle fornaci Babilone-. 148. Alla fiamma tutta brillante, ed allegra. fopta- % pofi; IN NOVISSIMO FVMVS$) inferendo Felicità che tutte le mondane glorie yed allegrezze; finifcono Monda- in meftitia sofcurità » e lagrime; Laetitia tribulatio N® + fapè fuccedit diffe Ambroglo in Plal.1x e S:Bernardo 5 fr ferm. 1. de diuerfìs; Sicut flamme MOVISSIMA S.Bernar: FVMVS occupat y & caligo; fic latitia in trifti- tiam commutatur. 49 L'amicitia dei grandi è fimile appunto alla fiamma, cioè è dire molto pregiudiciale a chi vnol Fauor de eflerle intrinfeco; il che fignificò l’Abbate Certani, grandi. col figurar la fiamma ; che diuoraua vna farfalla, che àlci erafi apprettata , dandole il motto; LV DEN- TEM ELVDIT, ò fia DEVOR AT. Quindi, Francefco Petrarca lib.1.de Remed. Dial.49. Magnus Frane. apud regem fum. Maiorne quam apud Alexandrum Petrarca Lyfimachusyapud Tiberina Seianus? Vtriufque ma- Quitudinem, & ruinam nofti . so Loiteffo Certani, dimoftrò; come all’huomo da bene fucceder non poffacofa pregiudiciale » col di- pingere vna fiamma, vicina all’acquad’vna fonte, ed ilcartello; HAVD MISCENTVR. Senecalib de Prouid. Nibilaccidere bono viro mali poteSt. Non Seneca mifcentur contraria. Ne anco le delitie fpicituali li mifchiano con le voluttà del (enfo» e della carne .. Qade S. Bernardo epift. 2. Quomodo ignis , & aqua S-Bernar. fimul efte non poffun:»fic (piricuales y & carnalesde- litue incodem fenon patiuntur FIACCOLA TORCHIA Capo III ($1 A face fcolfa ; fù pofta per geroglifico della vera virtù »che frà i contrafti » sauualora »-€ Virtù rcrefce,, portando il motto ; HJACTATA. MAGIS, maltrat- vero; AGITATA VIVACIOR; odancora; tata. DVM AGIMVR AVGETVR tutti penfieri fug- geriti da Quidio lib.1. Amorum eleg.i.. > Vidiezo iaîtatas , mota face crefcere flammasy Et vidi nullo concutiente mori . l Temiftocle prouò quetti effetti » le cui glorie è ma- rauiglia crebbero, quando dalla maluaggità de fuoi compatriotti Ateniefi, agitato » ed abbatuto ». fuggì alla Corte di Perfia » oue tanto auuanzoffi, che foleua dire afuoi amici; Perieramus nifi periffemus. Le perfecutioni de j fratelli turono frumento delle glo- riofe grandezze di Giufeppe ; e lefierezze dei Fican- ni »promoffero Santa Chiefa all'ottenimento di por- tentofì fplendori . f2 All face di ginebro » percoffa contra vna pietra fù toprafcritto; ALLISA VEHEMEN.. TIVS, & figurata con yvn vento che contra lei foffiaua ; tà datoiltitolo ; AFFLA TV, FLAMME- .. | SCET; dcomepiacque val Bargagli; RINFORZA Vitù |. IL PROPRIO ARDORE; dia ODORE con PE SI cettoy che fimilméte ferue per chi neltempo delle per- fecutioni tà maggiormente comparire.le fue virtù sl i meriti, e le glorie » ciò che ne i Santi Martiri auuerti Agoftino Conc. 3. inPial. 30. Lapidati vs occifi., S.Agoffi= fugati fune, & cum inde tanquam ex vno'loco fu- n° » garentur, quali ligna ardentia igne diuino*, totam fyluam mundi accenfam feruore fpiritus y & lumi- ne.veritatis implewerunt. 1153 Quefto motto ; AFFLATV FLAMME- SCEL.»» ioprafcritto alla face » rifuegliata allo fpirar -del vento s rielceopportuno » à chi per ogni picciola Occafio :0ccatione:s inquieta ye fà riaccende nelle palliani,9 ne d'amore » ò di fdegno, nel qual fenfo benmi pare D = che Ouidio Plutarco è EL EM ENTI ‘LibII. PO riuoltandofi alla medeluma face » po- trebbe dir così ; ii dro Mentre non foftia ilvento è Sembra iltuo foco fpento ; Mà valegger venticello à pena fpira» Ch'egli treme ne'tita.: Tale, fe ben fivmira; La fiamma del mio cor. diuampa infefta, Se di lieue cagion foftio la defta. Tenta- Ilcuorehumano, che per fefteffo è igneoy alfoffio tione - de i diabolici fuggeftiui , è marawigita s'infiamma . Io 41. Giob 41, 12. parlando del {uo Beemotte; Halitas 12. S.Gregor. San Gregorio Papa Moral. lib: 33. 0. 28. Tories Le- Papa” yiathhan'balitus prunas accendity quoties ins occulta Suggeftio bumanas mentes ad delettationes illiciras pertrabit. Aliasnamg; fuperbiealtas muidie yalias luxuria yalias auaritia, factbus inftammar. Superbie quippe facem menti Eue fuppoluitscum banc 24 con- temnenda verba Dominica ivffionis inftiganit, etog- iunge Caino acceto dalle fiamme della inuidia ; $a- omone agitaro dalle faci della libidine, Acabbo arfo dalla face dell’anaritia &c. conchiadendo nel noftro propofito inolto fignificamtemente ; Fis balitws prunas ardere facit: quia reprobormm mentes » quas IAM CALENTES amore glorie temporalis m- uenerit)ftogeffionis fue FLATIBVS vfque adne- quitiam exercenda crudelitatis INCENDIT + 54 Scipion Bargagli » alla fiaccola accefa 2g- piunferil verfo; E QUANTO.E-PIV. AG;l- Vita hu- TATA PIV SI'STRVGGE» Simbolo dela mana vita humana, chelfrà i contrafti jnterni » ed efterni indebolita fi confuma , e manca. Sant Agoftino , S.Agofi. ctponendo le parole di S. Giacomo 4. 1}. Que eft enimvitaveRra &c.dice. Vita haceSì vita dubtay ” vita'ceca y vita arumnofa , quam bumores tumi= dant ; dotores extenuant , ardores exficcant, ietumia macerant, ioci diffoluimes triftitia confumane oc. Sin Gregorio anch'eflo nel Prologo del Salmo fetto S.Gregor Penitentiale. Laboriofa eR vita temporalis' y lewsor Papa > fabuliz, velocior curfore y inRabilitate Auttuansyim- becillitate nutans: cui nulla eft fortitudo multa propo- fiti conftantia > nulla a turbanionibus reques nulla d laboribus reclinatio: Quis denique eft y quem non excruciet-dolor , follicitudo non vrgea: non fnbruat timor &c. ss Nella Canonizatione di San Carlo fù alzata vna face ardente , col motto; FX ARDORE SPLENDOR ; per dinotare sche dalla carità feruo- rofa del Santo è dimoftrata così verlo Iddio » cone verfo i proffimi y erano vfciti gli fpendori di quelle oloriey che attualmente godeua . San Pafchafio lib 4. S-Paftha m Matteum della Carità ragionanido 5 Hine certè, di- fo ce, dignitas nominiss hinc celfitudo meri orumy hine Reges fianus ybinc Sacerdotesy hinc trinmphatore sy hinc nona creatura y binc filiy Dei fiomus. 56 Chelacompagnia di foggetto , per virtù yl è Compa- meriti qualificato , e chiaro fia tutta opportuna, ad gnia — illuftrarcyerifcaldare chiunque fe gli amuicina , il di- moftrai, col figurarevna facefpenta in atto d’effere %* approffimata ad vnaaccefa ycol cartello; DA BIT ALTERA FLAMMAS$S ; concetto fomminiftrato- mi da Giorgio Camerario Embl, amator. Felices teda, gemino que ardetis amore y Extinguent veftras tempora nulla faces «Altera fi cedaty reduces dabit altera fammas, | Se fouety & (è fe mutuus vrit Amor +. g7 I Duchi di Milano haueuano tré fiaccole ac- tele, vnite contre fecchi pieni d'acqua, a iquali fà Carità Giorgio Camer. eius s diccua y prunas ardere facit . Nel qual luogo P dato ilmotto; EX VTRIVSQVE SECVRITAS; Miferi. volendo forte inferire , che e col rigor del caftigo dia, es rapprefentaro nel fuoco e col ripartimento delle Giuftina gratie , intefe nell’acque il prencipato viene è con- “teruarti . È vaglia il vero ) al buon gouerno di ri- cerca e clemenza » e rigore , perche ; Mirum, & Ginfto varium ingenivm bomisum » ferine Lipiio Monmit. Lipfie Polit. lib. 2. cap. 12. Quofdam bemgnmtas , & ex ea reurrentia 3 Quofdam femeritasy & ex cater- ror meltores faciunt. San Gregorio Papa 20. mor. 6. Circa fubditas fuos imeffle Reétoribus debet, & s. Gregs. suite confolans wafericordia , & più fautens difai- lina . 18 L’Abbate Ferro ad vna fiaccola fpenta, in atro d'approflimarfiad vna accefa diede; ACCEP- Dipen- 10 LVMINE SPLENDET, applicandola ad wno, che riluceua ; non per i fuoi proprij talenti, mà per l'altrui beneficenza. 19 Lafaced'Imenro,intrecciata di (pine col mot- Amor to; PUNGIT, ET ARDET), dimottra che le prefano. punture della gelolia fono compagne infeparabili è dell’amorofo fuoco . Nam cum fruend: cupiditare S-. Gireh infatiabili fagrer > fetime dell'Amante profano San Girolamo |. aduer. Iouinian. p/ura tempora fufpi- cionibus ,lachrymis , conquaftionihus perdit yodum Sui facity & ipfe nowiffime odio fibi eft. Teocnito anch'etjo ap. Stobeo ter. 64. Nunc noi Amorem , Tescrim dice, Grawis cft Deus, nimivum leena vberafurie, & mater ipfum in fylna educanit , qui me exurens v/quead offatadir. Diquette punture; € tormenti, che tuol cagionare l'amor protano Plauto in Cittellar. Ad. 2. fc.1. -- Credo ego amorem primum apud bomines car- Plewss - mficinam commencum . Hanc de me conetiuram dom! facio y ne for quaram s Qui omnes bomines fupero , «atque antideo cruciabilitatibus ; Jaîtor, cracior, aviror, ffimulor è perfors in amoris rora j mijer Exanimor y feror> d:fferor , difir sbor , diripior Ue. GO Inoccafione di partenza , ò fià lontananza Lonta= amorofa » ad vna tace accela tù fopratcritto RON. nanza GIVS ARDENTIVS y afficurando l'amara;che le diftanze non haurebbero fcemato s mà rinuigorito ìl fuo teruente affetto» Così Giufto Liptio Centur 3. ad Belgas cp. 27. ofmantes abiunti patalam, am Lipfio exclufi y acrius amant. 61 Così le Dottrine Criltiane, comegli effam- pi delle virtà, non dewono ftarfene nafcotte; tanto Virtà tìgnificò Monfignor Arelio con la fiaccola ; d fia can- {coperta dela accefa fu’ candeliero » fegnata col cartello ; NON SVB MODIO, parole leware dal Euange- litta S. Matteo s. 15. Negue accedwir lucernam Mara $. & ponunt cam fub modidy fed fuper candelabrum, 15- cioè come fpiega la Gloffa Ordinaria. N ox ideo dara Gleft. ar eft do&trina predicationis , vt celenteam, & fuby i» ciant feruituzi corporis » dum aliqua timent &c. E Dionigi Cartuliano. #*os aliorum PiaRores) few Dionigi” Ecclefia pralatorumy non debetis fapientiam vobis Cartuf. concelfam abfcondere . Scriptum ell enim: Sapientia Ecch. 20. abfcondita » & chefaurus inurfus » qua vtilrtas in vero- 3>- que? Neque accendunt bomines lucernam y & po- nunt cam [ubmodio - fed fuper candelabrum ponunt cam, vi luccat omnibassqui in domo fimtyfimuli mo- do Deus non illufrawit Apoftolostam copiofo lumi- ne fapientie, vroccultentur , © lateant , fed rorum mundum luce veritatis perfundant Ad FIACCOLA. Capo III 41. 6, Advnaface, è fia torchiadicera negra) io y diedi; DE TENEBRIS LVCEM, motto prefo 3.Cor.4-6 Nella 2. Cor. 4. 6. Qui dixit de tenebris incem fplen- Predica- defcere , illuxit in cordibus noftrisy tigmficando che tor vitio- anco da gli huomini » ò vitiofi, ò ignoranti efce la fo. chiarezza di virtuofi efempi, e di fantiffimi documen- ti. Giuda era fcelerato, e pureoperò deimiracoli. I Farifei erano pieni d’inuidia , di rancore , di fuper- Matr.23. dia se d'ippocrilia , e pure commanda Crifto ; Que 3 dicunt vobis feruatey® facite . Balaamo era vn huo- : mo diabolico ; e pure dalla fua bocca vicirono orace- li divini; onde San Tomafo 2.2.Q. 172.art. 6.ad 1. S.Tomafo Balaam dicitur Dominus effe locutus, Numerorim d’Aguina 21. licet effet Propheta Damonum, quia Deus etiam visiur matis ad viilitatem bonorum i vnde & per Propheras Demonum aliqua vera pronuntiat s tum x vt credibilior fiat veritas, qua etiam ex aduerfarys reftimonium habet : tum etiam quia y cum bomines talia credunt s per eorum diîta magis ad veritatera inducuntur . 63 Il Tenebrofofrài Gelati di Bologna, hà vna face oppiattata dentro d’vna fpelonca , col cartello ; IN APRICVM P&OFERET, dando fperanza di douer vn giorno icoprir al mondo i nobili parti del Giudi- fuo ingegno; Mà vaglia il vero beniffimo conuiene cio fina- quefto motto al giorno del giudicio , nel quale tutte le. l’opre, che hor fi tengono natcotte fimanifeftaranno - à gliocchidell'vniuerfo; efe Crifto diceua Matt.10. Masr.10. 26. Nihil opertum quod non reueletur : neque occul- 26. tum quod non fciatur . Sant Illario dichiara che ; Do- S.Ilario. minus diem iudicij oftendit, que abftrufam volunta- ‘ ris noftre confcientiam prodet : & ea que nunc oc- culta exiffimantur luce cognitionis publice deteget . 64 Nell'efequie d'Ifabella Borboni, Regina di Spagna » celebrate in Milano » tù alzata vna face ettinta priua di luce , mà che però efalaua alcuni an- heliti di fuoco, conla fcritta; EXTINCIA.LVCE SVPERSTES intendendo che fe il fumo è.fimbolo della meftitia , quetta fola era rimafta a’ fuoi fudditi , quand’ella morì. Può anco inferire quelt'imprefa è che etiandio dopo la morte s viueua la no@&ra Regi- na perlo merito delle virtù fue nelle memorie de i po- fteri, come che fi facefle allutione al detto di Sene- ca in Herc. Fur. Viruì. Nunquam (tygias fertur ad vmbras Inclyta virtus. 65 DonDiego Saauedra » per dimoftrare cheil Prencipato ècofa tranfitoria , & che riceuuto da vnoy Princi- ficoniegna ad vn altro, fece vna torchia » che paf- pato trà- faua da vnamano ad vn altra, col motto; VICIS- fitorio. SIM TRADITVR ; e lo tolfe da Lucretio » che col medefimo concetto ragionò della propagatione de glianimali; Et quafi curfores vitai lampada tradunet . Deustemporumwvices fic moderatur » fic difpenfat , fcriue Greg. Nazianzeno |. 2. de Theologiay v£ ma- Gregorie ture conuenienter alia. decedant » alie accedant y Naziane perinde ac fi inchoro aliquo inuicem fibi connettan- %en° tur, & nibilominus inter fe diuerfis fpatijs diftent + Hec eft lex vniuerfi, nafci, furgere, languere , mori ; «& velut lampadem hane vite alij alys tradimus , fucceffione ifta eterni . 66 La torchia da vento, col motto; AGITA- TA REVIVO ; infinua che le tribolationi onde Trau2- fiamo abbattuti» riefcono anzi che nò » ftrumenti di glia. vt noftra vtilità , e faluezza. S. Gregorio Papa 6. mo- le. ral. c. 4. conallufione à quel luogo di Giobbe 5. 18. Ipfe vulnerats & medeturs & è quello Deuter. 3 2. 39. Ego occidam , & ego viuere faciam dice che Iddio ; Yulnerando ad falutem reuocat: cum ele- os fuos affligit exterius» vt interius vinant. 67 L’Agitato frai Filoponi di Piftoia , hà vna face 3 0 fia torchia da vento conle parole ; EX MO- TV LVMEN; overamente came piacerebbe ad altri; FOVET INCENDIA MOTV, perche con l’effercitio dell’operatione e s'acquifta, e fi con- feruala chiarezza della virtù » della tama » della glo- ria. Anton. in Melifs. par. 1. fer. 7. Y°t ignem vltro lucis fplendor, vnguentum fuanis odor fequitur ; ita bona opera vuilitas neceffario comitari confuemit 68 Moltetalcole s accoftate ad vna fiamma; fi ri- trouano fegnate col motto; QVAEVIS ADMOTA; Compa- ‘cioè accenditwr, e dimoftrano con quanta facilità fia- gna. no da noi partecipati gli affetti di quelle perfone » alla compagnia delle quali adheriamo. S. Iidoro lib. 2. Soliloq. Ante isnem confiftens » etiamfi ferreus (is, S.Ifdore» aliquando diffolueris. Proximus periculo diu tutus 1° 3 son Seneca Lucretio Job 6.18. Deus. 31, 39. S.Gregor. Efferci- tio. Antonio . FI % i LX mM F) : --p °° È'L EM PNTI Lb/Il.! mon crir. Per affiduitatem cito pecca homo. Sapè tes bone Iefu, da mibi euidens frenum amoris tuiy S.AgA- familiaritas imp licauit > fapè occafionem peccandi irriguum lachrymarum , fontem iugiter manantem, dedit s fapè quod voluntas non potuit » affiduitas fu- vt ipfe quoque lacryme tuum in me teftentur amo- percui. £ i (026 © rem: ipfe prodant » ipfe loquantur quantum te di- 69 Don Arcangelo Conter C aRegtatol « ligit anima mea s dum pra nimia dulcedine amoris figurò molte falcoleipentey ed yn lume chercaminan | 14, nequit fe à lacrymis continere . do pervn filo gyiuftaro alla fommità ditutte, tute. 74 Ilciocco,chedavaricaperture fuapora fiam- Parole Gratia parimenti fi diiponeva ad illuminarle silche ditBitra me ,co'ltitolo; VIS ESTCARDENTIOR 1N- fcopro- divina . ilmotto; OMNES-AB.IVNO, dinotandoche TVS; dimoftra » che.chiportaFardenza dell'odio, no lin quanta luce di gratia fi ripartifle allé creature, tuta è dell'amore nelle parole: maggiormente la confer- terno deriva da quelliddio pc hè 'ome dell'vnierto. C ua nelfao interno. 003. fo. 1.9. Ioan.1.9. Erat lux verayqua illuminat oninem botte. 75 - Atcùni tronchi raccoltiinfieme , ed ardenti 5. Asp nem vementem n hune mundumyoueSant'Agottinb co’cartello; O PE LVCENT' MVTVA ; furono in Catena Aurea. Quod puoa. = noe onî= delLucarini } per reti lafcambicuolezza che Aiuto. nem hbominem » fic intelligimus - quia: nifi ab 1 palfaua fed i Santo Vecchio. Simeonein regger il par- {cambie nulus illuminaturi © i eb: goletto divino 3 ediil digino Infàntc in fauorirela de- !° 70 Latorchia accefas mà riuolta all'ingià, che. crepitezza del fuo feruo"de i quali affetti San Ago- refta fpenta dalla ceray che colà; e la fuffoca, dall'Are-. ftino Ser. 13. de Temp». Simon fenex ferebat Chri- S.Agoft. fio. hebbe; VNDE AWXILIVMy; ò pure ;euftum infantem , Chrifius regebat Simconis Senette S.Barba- VND E SPES ERAT ALI; e da Gio. Horozcog #67 ; colquale-Santa Chieta ; Senex puerum porta- Bre. ra è introdotta è dire ; I EN ME DA VIDA 3, batypuer prg (E de Rom. ME MATA; cieè. Q'VI M LIT ME": 76 Adalcoiditesoi ardenti , l'vnl’altro auvici- EXTINGVIT; &ri ali Cla per Santa atig e pagani E TERVNTVR MV-° %* Padrety fuenata,ed vo T VO, dir volendo*che fi come quefti l'vn l’altro Sangui- cifa . Quefto motto medefimo.3: QVIEN®ME vengono è confumarti; così i duellift: yi banditi, e gli noniy DA VIDA, ME MATA; quadra molto bene huomini cheftanno sù lehottilità ) fcambicuolmente Crapula. ad inferire il danno della crapula » rettando i golofi fipregiudicano. San Gregorio Nazianzeno in A po- eftinti diguelmedefimo cibo che dourebbe-appre- ‘loget. Nos guogue ( miferum me ) irrutmis imalte- Gregor. Ecclefiaf. Atar l'alimento allalor vita. Ecclèhaftic. 37:34. Pro- vurrum, 9 mordems inuicemy ac laniamus, ferlacet Nezian 87.34. pier crepulani multi obierune. ES. Cipriano Carm. -vr ab inuicem confimamar. dti i ‘ad Senatotem Apoftatam + 9) 2 Gia piatta 77 Altizzone tumance fù chi foprafcriffe ;. LV- S. Cipria. Efcu'èlirir corpuss corpus corrumpiterefea; “‘CEM DABIT; dcon'altri; LVX PROXIMA;-Sarà Vimgue fuam minme fi quid protenditur vira. e dichiara yche fe benenprincipijfono deboli; etene- Principjj 1 Qua DI diro 3 esp tegurà prefto la luce chiaraze deboli i ertofa + Così N smo cominciò è feruire alla'di- vis Ci TÀ O N F , È E G N (0) » cuinità ; conducendofi è Crifto di notte 5 indi poi.lì di- Ca o 1 V : chiarò fuo difcepolo , nel‘pià chiaro deb giorno. O Trana». p < > veramente; fe iltumo, come quello » checi cana le la- glio reca Barbara; che dal fuo proprie î o . grimo, è indicio, e figura di trauaglio; ci può interir felicità . 71 \ Hitardi fi rifoliàe all'amore y allo fdegno sò ‘l'impreta è che ficome cueè fumo, im frà poca ap- "og a allo ftudio » fuòle poî applicaruiti con ve- pariràla lace ; così cue è miferia, ini frà poco fi vedrà Rifolu- hemeace entigia; onde poflonb eiprimerti quettiaf- comparire la felicità. tione +fètti con la fiamma, che s'accende in legna verde)e © 78 Adalcuni tizzoni fumanti, i quali già ftan- — porta il cartello;. T AR DA, SED FERVEN- nornaccenderti tà foprafcnitto; PX EVMO LV. Malieni Ladron TIOR. Nonaltrimenti l’anima del felice Ladroner CEM ) pervno che dalle altrui offefe prendeua oc- 12 vile + buono quanto più tardis’accefe nelle fiamme della diuimaca- — calione di lode, e d'honore. Critoftomo Hom. 54 in rità; tanto con maggior vehemenzant concepì gliar= AGa; Almentumy&fomes claritudinis eft malitia Gio. Cri- S.Agofl. dori. Dominamtune Latro non fufcitantemmoremos, virtuti . Iniuftitia quando vt opus fuerie vtitur feRom Sed morientem pro peccatoribas agnofcere , & con Deusy res nostras clariores reddit. Irerum quando fiteri promeruit. O Latroment mitabilem » violen- diabolus operatur cale quiddam » clariores facit fà- tum celo , fide feruentem. Sad Agottino Ser. 122. ftinentes. x de Tempore. 79 Perdimoftrareche ad ogni picciolo fugge- p. PE 72 Advntroncone ardente, ond’vfciuano lin- ftiuo d'occafione vicina, fì sitosiiiicao nel nottro Parole gue di fiamme fù foptapofto; DI FVOR SI LEG- cuore le fiamme vitiofe, che già erano poco meno fcopro-- GE) COM'IO DENTRO 'AVVAMPO; poiche che del tutto citmtey fectvntizzone poco meno che Occafio- ho ittuo dalle parole » ch'efcono dalla noftra bocca ) fi cono- ammorzato , contra il quale foffiaua va vento col ne. JA ice) e molto bene , quali affetti regnino nel cuote. “motto; FLAMMA REDARDESCET. Quid. l. %* GIR Marco Vigerio chorda 4. cap. 21. Afores boninum, 2.deRemed. Amor. È Vitaque inftitucrtonem, mbil magis indicare fufficit » Vtpene extinAumceineremfi fulphure rangas, Onidio quam lingua. “Non quod per os miraty nquit Ma- Viuety & cx minimo maximus ignus crit. giSler veritatis y coinquinat , fed que de ore egre- Sic mifi vitaris guicquid renocabit amorem > diuntur, bec ‘hominem coinquinant y & fecurumy Flama redardefcet , que modo nulla fuit. vel aainaa effe manifeStane. Quando que de ore | z exennt , de corde procedunt » quafî de clibanofu- mus; qualis entm Srnfanif ne Ri aa Diasioi: CARBO N E Capo V. 73 Il legno verde , ed accefo ) che {pumando i Amante verfa dalle bande humorote ttille; col motto; AR- ‘80 f Virtuofi ; travandofî dall'altrui maluagità in- DENDO GEME, Quadra molto bene ad va ueftiti ; e maggiormente procurano di far Virmofi * Madda- amante fofpirofo ye piangente ; alla Maddalena » e fi comparire la propriavirtà > edauuampano di giufto iroitati lena mili. Sant'Agoftino L Meditan c, 36. Dulcis Chri= fdegno contra chi glimaltratta » fimili à i carboni ac- . celì) CARBONE Capo V.. Profeti celì si quali ftuzzicati dal vento; CORVSCANT ET ARDENT. Quadra anco l’imprefa a gli huo- mini di fpirito Profetico , ed apoftolico, i quali, e fplendono nell’operationi de i miracoli , ed ardono di zelo delle glorie divine , mantenute od accre- fciute . 81. GliOfcuri di Lucca hanno vnamafla di car- ) boni, che à poco» à poco li vanno accendendo ; col Apoftoli motto; CORVSCA NT ACCENSI ; tali gli Apotftoli per nafcita ofcuri 3 acceli dal fuoco dello Spirito Santo,fplendettero invifta d'vn mondo. Ffi- chio foprail v. 9. del Salmo 17, offeruandole paro- Pf. 9. le; Carbones fuccenfi funtabeo; Carbones » inter- Efichio preta » 4 poffolorum chorum fisnificant nam cum in die Pentecoftes buius ignis ( dello Spirito Santo ) compotes fatti effent , & flammeas linguas accepi/- fents merito carbones difti funt x nam gentes cogni- tionis lumine iWuminarunt ec. ’ 3 82 Ippolito Piccolomini , ad vn carbone in par- .. te accefo contra il quale foffiana vn vento è diede ; Spirito VT VEHEMENTIVS ARDEAT . Gli Apoftoli Santo prima di riceuere lo Spirito Santo è erano di già accefi del divino amore, mà allo fpirare di quefto vento » la fiamma loro maggiormente s’accefe + 83. Icuorinegri e fuliginofi deipeccatori, ben poffono chiamarfì carboni morti; ma poi parte ac- cefì dalla carità divina » parte aiutati da i fofpiri del- Spirito la penitenza, e firauivano , e ditampano . Tanto in- Santo . ferifce l’imprefa d’alcuni carboni mezzo morti » col Soipitt.mantice vicino, ed il titolo AFFLANTE MICA- di pen- MVS, Caffiod.in Pf.17.9. Carbones fuccenfass pec- Caffodero catoresdicity qui velut carbones mortui: in mundi huius cecitate tenebantur . Sed iterum penitentia inflammante remiuifcunty &W ex mortuis prunis vini incipiunt ef]e carbones . 84. Nell'Accademia de gli ofcuri;in Lucca , v'è vn carbone fpefitoy che poito-vieino ad alcuni ac- A celi comincia ad infuocarfiscol motto ; ALITS IVN- CT VS infererdo che chi viue accompagnato con ingegni illuftris egloriofi, anch'egli partecipa delle medetime qualità » 11 che anco s'auuera in chi s'accom- . pagnaà ivitiofi. Agapit cpift. paranet.nu.29. Ex- Agapito pedire admodum arbitrors effugere pranorum contu- bernia : qui enim cum bominibus improbis femper verfaturs eum vel pati , vel difcere malum alignid neceffe eft: qui vero vna cum bonisdegit svel imi- tationem honeStorum edocetur , vel diminutionem vitiorum condifcit. Quid, 2. Remed, Proximus ateEisyignis defenditur-agrò » tile finitimis abftinniffe locis. 85 Fùchi fecevn carbonesche s'accendeua,aggiii . gendogliilmotto; VRET ADVSTVS, tale anco Predica- }'Oratore ; od il Predicatore , fe vuole incendergli al- tore. . tri ydeueegli primiero effer nell'interno fuo infuoca- Cicerone tosedardente; Tullio lib.2. de Oratore;/7£ nulla ma- reries tam facilivad exardefcendum eît > que nifi admoto igni, ignem concipere poffit :fic nullamens eft tam ad comprehendendam vim oratoris parata » que pelfit: incendi , nifi inflammatusipfe ad cam, & ardens accefferit. PRA 86 Vnamaffa di carboni accefia contra la quale Sofpiro foftiaua vn ventofù introdotta è dite; NON E S- TINGVE IL MIO FOCO, MA:L’AC- CRESCE; cancetto che dal Guarini; P.FE.Atto 1. Scena 2. fù così efpofto Non fon, come è te pare Quetti fofpiri ardenti Refrigerio del core ; Ma fon più tofto impetuofi venti» Che fpitan ne l'incendio » e’ | fan maggiore &c. Onidio . Battifta Guarino 87. Bartolomeo Roffi figuròla-pueritia di $. Car lo in yn carbone accefo, vicino à molti (penti co'l brie- ue; COETERI AB HOC, ò veramente; Compa: SVCCENDVNTVR AB VNO, che queftoé ap- gnia punto il fenfo del Salmo 17, 9. Carbones fuccenfi funt Pf. 17.9. ab eo , e vuoldire che tutti gli altri fanciulli , coeta- nei fuoi , da lui riceucuano4l feruore della pietà » e della diuotione . Plurizzum prodeft dice Sant'Ambro- S. Ambra gio lib. 2. Oftic. vnicuique bonis iungi : adolefcen. gia tulis quoque vtile » vt claros € fapientes viros fe- quantur. S. Gregorio Papa Hom. 15. in Ezcchiel. Succendi cor noftrum igne charitatis querimus è Io- S. Grego- annis verba penfemus , cuius omne quod loquitur , 7° charitatis igne vaporatur . Ed il Serafico Bonauen- tura to. 3. fer. 1. così difcorre della B. Vergine; Quia S. Lona- tota ardens fuit, omnes fe amantes , camque tan- #entura gentes incendit, & fibi alfimilar . a 88. Giouanni Ferro per imprefa d’vn amanteta- Amante cito, e modelto, pofe vn carbone, ò fia vn tiz- modefto zone fotto le ceneri col motto , ET TECTV.S ARDET. 89. Don Aleffandro de Cuppis Canonico Rego- lare, dimoftrando quanto pregiudichi la difunione » Difunio- figurò vna pira di carboniaccelì , e gl'introdufle è di- ne re; EXTINGVIMVR, $I DISTINGVIMVR. Boet. de confolat.Philofopli lib.4. Noffineizitur, Bresio quod omne quod eft,tamdinmaneresatque fubfiterey quamdiu fiv vnum: fedinterire , atque diffolui pari- ter , quando vnum eff= defierit. Veget. lib. 3. €. 10. Nulla,quantumuis minima natio» poteSt ab aduerfa-. yregeria ris perdeleri ynift proprijs difcordijs»fe ipfa confum- pferit. Tanto in tomma dichiarò il Redentore Matt. 12.25. Omneregnum diwifum contra fe defolabitury Mare. 12 & otanis ciuitasyvel domus diuifa contra fer non Sta- >5» bit. : go. Nobile ingegno. della Compagnia di Gesù, per fimboloscosi di mormoratore,come di mala fem- Compa- mina; dò di proffimo vitiofo a diede ad vn carbone il gnia car» motto; SI TANGIT TINGIT. Gregorio Na- tua. zianzeno fentent. lib.1. . Sicum malis viuesy & ipfe eris malus.. E Giufto Lipfiolib.2. Manudu&. differt. 21. Facile Giufto” nos homines e vulgo, aut opinione abducimur > & Lipfio quotidiano velut contaltu , ctiam fapieniie, ftudio[? contaminantur. Così anco dice »lo tteffo.Lipfio {2 Miniftro Difpunttione il cattivo miniftro imbratta con la fua vitiofo maluagità quel Prencipe», alquale s'accofta; Calpe miniftrorum, Principes ipfos contaminant. 91 Per fimbolo di femina rea » che giouinetta feruì d’efca alle fiamme libidinofe, mà poi inuecchiata Femmi- era ftrumento a condur gli altri alla pania: Cam Ant. na rea in dipinfe vn carbone, egli foprapofe. ACCESO uecchia- PRIA BRVGIO', SE TINGE ESTINTO... ta | 92. Adyncarbone fpento » che s'accolta advno —* accefo; diedi. REVIVISCET ATTACTV acosì i cadaueri al contatto di Crifto ripigliauano lo fpiritoy. Compa- e la vita. Si potrebbe anco dire; IGNESCET gma fe- ATTACTV; eferuirebbe a moftrarescosî il gra- minile. «me pregiudicio » che rifulta dalla domeftichezza fe- minile » dicendo Sant Antioco Hom. 17, che; Collo- S. Anzic= quium mulieris ignem redaccendit voluptatis, S.Do- co roteo do&rina 24 «Ab impudicis fuge tanquam ab S.Poroteo igneze San Paolo 1.Cor.7, 1. Bonumesk horaini MU ;,cor.7,1 lierem non tangere,oue come auuerte S.Girolamo ep. so. Nondixit ,bonum efi homini vxorem non habe- S.Girola- rerfed bonum eft mulicremuaniangerequafi DIN me TACTYV eius PERICVLVM fit. come anco ne dimoftrerà, quanta virtù habbia il cibo cucariftico Commu er infuocare » e cangiarin Die chi a lui s'auuicina - nicante Quemadmodum ignis fenfibilis , difcorfe Tiowgi rco- - ELEMENTI Lb. IL. ie: de Celeft. Hierar. ea quibus infedent in Suumtraducit officium, omnibufqne quodammodo fi- bi propinquantibus fui confortiumtradit. Haud ali- ter Dominus nofters& Deussqui ignis confumens efts nos per cibum bunc facratifimumin fui traducit effi- giem» deiformefque reddit . ) i 93 Nell’efequie del Marctiefe Guido Villa,fù fat- ta imprefa delle brace fotto leceneri,col motto; DE- TECTA MICABVNT ; inferendofi , che l'indole generofa di quel guerriero , quanto più s'andaua fco- prendo , tanto più chiari fpargeua i lumi di merito ,e di gloria. 94 Vria carbonaia » fopra la quale attualmente ioue, ed efala fràtanto mifte à i nuuoli del fumo le Coftan- fauille di fuoco » fù fegnata con due motti. NON ra d'A-EXTINGVET edanco; VIGET VIRTVS. More Allaqualeil Sopito frà gli erranti di Brefcia parimen- Virtù op ti diede. NON PERÒ' ESTINTO, facendola ri- pi coperta di neui » e fumigante , e fignifica animo co- ftante; e vigorofo, che ad onta dell’ettrinfeche vio- lenze ed ingiurie» e refifte, e © mantiene ; concetto Cant.8.7. di Salomone ; Aqua multe non potuerunt extingue- re charitatem &c. Cant. 8. 7. FVMO Capo VI. Fr l’Affuntione della Beatiffima Vergine , n P Alcibiade Lucarini fece imprefa del fumo ; Affiintio conla fritta; DILATOR ASCENDENS,; e n- ne di Ma hebbe il fondamento da i facri Epitalamij 3.6. Que eft tia Ver-)ffa que afcendit ficut virgula fumi exaromatibus gine - myrrba; &thuris; nelqual luogo Guillelmo così; vespa gita Indole paga. In$tar fumi ex aromatibus » retta per aftionem , me fragrans per bonam famam, furfum ereéta permen- tis finceram intentionem. E S. Girolamo fer: de S.Girola- Aftumpt. Benè quafi virgula fumi , quia gracilis & va delicata y quia diuinis extenuata difciplinis & con- cremata intus in holocauftum pi amoris , & defi- derio charitatis. \fe 96 \lmotto che Monfignor Arefio diede al fu- agita mo; ASCENDENDO DEFICIT; che anco mu- ig tar fipotrebbe inf ASCENDENDO VANESCIT ” efprime alviuola vanità de i beni mondani , i quali quanto più fembrano d’inalzarfi , tanto più fi rifoluo- no ,efidileguano. Abfalone Abbate Canonico Re- golare Serm. 8. Fumus vanitas eft rerum tempora- Lium squea mutabilitate , mortalitate , vel omazimodo defeEtutanquam fumus cuanefcunt , vi pote diuitie, bonores » nobilitas , forma » & potentia hmius fie- culi , & catera talia , que amatores mundi, tan- quam perpetua fine menfura fuper omnia diligunt Superbo &c. 1 fuperbi parimente fimili al fumo quanto più per alterigia s'inalzano, tanto maggiormente fono da io depreffi » e annichilati Sant'Agoftmoin Pial. 36. S. Agoft. Fumus quippe afcendendo deficit, & fe fe dilatando cuanefcit fic videlicet fit cum peccatoris vitam prafens felicitas comitatur, quia vnde oftenditur vtaltus fit , inde agitur vt non fit . & fopra il Salmo 101. Videte fumum fuperbie fimilem , afcenden- tem, tumefcentem » vanefcentem : merito ergo de- ficientem s non vtique permanentem. L'atflittione Afflittio & meftitia de i cuori humani eilà ancora; Aften- Abfalone Abbate ne. dendo deficit , perche all'hora fuanifce la triftezza noftra , quando la mente fi folliena à Dio y ciò che Giuffe difle Giufto Lipfio Centur. 1. ad Belgasep. g. #°£ fu- Lipfio» muss & caligoquamuis craffa » cum ublaea eh dif: fipatur, & fpargitur : fic dolor omnis » cum mens ad fupera fertur, & eterna + * 97 Advna mafladilegne, ond'efce gran fumo iodiedi; EXARDESCET IGNIS tolto dal Sal- Parole mo 88. 47. inferir volendo checolui , ond'efce il fu- laide mo ofcuro delle parole e laide 3 ed ofcene, con mol- ta prontezza concepirà nel feno il fuoco dell’impurità, e delle libidini; ò veramente) chela doue comincia à {coprirfi il fumo del pentimento ; e del dolore , li (co- Peniten- prirà frà poco la fiamma della carità, e dell'amore. te Cosi Primafio lib. 4. in Apocal. Sicut fumus prece- Primafit ditincendium » fic flammam fidei, & charitatis pre- ced:t confelfro peccatorum. 98 Si come il fumo per fua natarale proprietà; _ CIT LACHRYMAS; così tutte le mondane oc- Felicità cupationi portano fecu fempiterno motiuo di mife- rie, e di fofpiri, Crifoftomo Hom. 22. in Ep. ad Hebr. 772 corporis oculos cum in fumo forte remo- Gio. Cri- rantur y lacrymas femper effundere intelligimas ; - ita fotome . mentis quoqug oculus, fr tn fumum fecularium ne- gotiorum fuerit ingreffus ad innimera mala lacry- mabit. Quindi Fraclitoogni qual volta vfciua di ca- ta, vedendole fallacie » ele miterie mondane, incon- {olabilmente piangeua. Pertona aggrauata dalle calunnie de i malcuoli è che fpera alla tinedi fincerarfi ,, fucendo compantre la luce della innocenza fua in faccia d'va mondo , po- trebbe per propria idea figurare vn fafcio di ftoppie , Speranza tutte famiganti col cartellone; LVX TANDEM ERVMPET. Con quetti fenfi Giobbe afflitto in acerbiffime guife iva dicendo pien d'animofe fperan- zc ; Etrurfum poft tenebras (pero lucem lob. 17. 12. Iob 17. con queiti ancora il giouinetto Maccabeo, dalla fie- 13» rezza deicarnefici , e dalla voracità dei fuochi cru- ciato; Rexmundi, diceua defunéFos nos pro fuisle- ®.Mac.7. gibusin arerna vita refurreCfione fufcitabit . 2. Ma- 3 chab. 7. 9. % CENERE Capo VII. 99 Erdinotare la fedeltà pumtualed'vn amico in tener nafcotto i fecreti) che gli erano ftati Nafcon- fida: ad vn mucchio di cenere tù iopratcritto; CO. dere PERTO IL SERBA, virtù cheineccellenza fà S°°Tet0 polfeduta da Saut' Ambrogio » il quale nell'Oratio- nc funebre fatta per Satiro fuo fratello dice ; Crm S- Ambre omnia nobiseffent noftra communia , indiuiduus fpi- 8 ricuss indiurduus affettus , folum tamen non erat commune fecrerum amicorum , non quo conferendi periculum vereremar y fed tenendi feruaremus fideme ARSA Vapore Nebbiac.8 Grandimec.12 Iridé c.16 Nube c.9 Ghiaccio c.13 Cometac.i7 Pioggia cio Lampo c.14 Wento c.18 Neue cli Fulmine c.15 VAPORE NEBBIA Capo VIII. 100 A D vn vapore» che dalla virtù del calor folà- re inalzacto , giàfcendeua disfatto in piog- gia tù potto il motto Spagnuolo; TRAIDO IN Magiftra LLVVIA BVELTO; e può feruire ad alcuno , to bene- che promotto a qualche digmità , riefce vtile » e ripar- 100 _ te molte beneficenze à i fudditi; d pure à qualche fan- ter TA toy che pailato a miglior vita opera dalle altezze bea. 1390/00 te VAPORE NEBBIA Capo VIII. te è prò de fuoi diuoti marauiglie fa'utari. Ma Pie- tro di Damianofer.2. de Sauéto Bartholom. diceyche Apoftoli Iddio è il Sole) quale col folleuar da terra le menti de gli uomini apoftoliciy le rende poi difpofte a fecon- Pier di dare conla pioggia delle dottrine l'vniuerfo. Filius Damiano pei predicatorum fuorum mentes'ad caleftia contem- Predica- p/anda fufpendit ; vt quanto liberius fe ad intelligen tore CON /ym Creatorem fuum pennis virtutum libranty tan- templa o feraciusy & vberius imbrem celeftis eloquiy no- UO: firis cordibus infundere valeant . 1or Lancbbia d’vn giardino , che dalla vicinan- Caliinia za d’alcuni fuochi, iui accefi và confumandofi ; il fuperata chedichiarailmotto; PERCVSSA SCINDITVR, volto dall’Inno delle Laudi nella feria 4. Brea. Caligo serre SCINDITVR Rom» PERCWSSA folis fpeculo . Dimoftra chela calunnia » talta e bugiarda fotto la luce della virtà » e della verità viene à dufoluerlìi. Don Gregorio Comaninonel Canzoniero p. 1. Canzone 2. Gregor. Quant è ver che non puote Comanin. 45 Contra il ver la bugia y Come non può la nebbia incontro al Sole. 102. Chepiù de gli altri debba rifplendere nelle virtù » chi più de gli altri fivede effaltato in eminen- te fortuna» lo dichiara il cartello » che faprapoli al vapore » alzato dai raggi del Sole» quale introdaffi Dignità à dire; ELEVOR, VT FVLGEAM. BafilioIm- * peratore 2 exhortat. ad Leonem filinm c. 10, così; Cauene regni malus cuftos degeneris aliquid » atque Pafilio indigni committas » fed cum cateris pralatus es s, vt Impera omnibus imperes » ita contende vt virtute quoque *°7* cereris antecellas. A quefta rifplendente chiarezza propria de i Maggiorafchi fecero forfe allufione quei foldati » che chiamarono Dauide ; Lucermam iu 2-Reg.î1 Ifrael 2. Reg. 21. 17. nel qual luogo Gafparo San- 17. Gio. Et quidem Dauid , fi quis altus in Republica G4/paro Princeps, omniwm merito lucerna potwit appellari, S*"4 qui ficut visa quedam lex , que etiam appelacar lu- cerna » prev omnesy & vite exemplo è <& zelo iuftitia . 103 Idead'animoingrato » che pregiudica il fuo medefimo benefattore » è il vapore; che s'inalza in Inglàto faccia del Sole y ad offufcarlo, al quale io diedi. ELEVANTEM OBVMBRAT. Così Tatio Re de Sabini fuffocò Tarpcia; chel’haueua promofio all’- acquifto del Campidoglio . Giafone abbandonò , lafciando piena di fqualidezza quella Medea ; che fol- leuollo all’acquitto del vello d'oro ) ed alla vittoria dei moftri. Popillio vccife quel Cicerone ; dalla facon- dia del quale poco prima egli era ftato patrocinato , e liberato dalla morte . 104 La nebbia folleua dal Sole fuori da luoghi Virtù in paludofi,colmotto; NITET ELATA; odan- baffa na- co. VT LVCESCAM è bella imprefa di chi fcita. nato vilmente , ma follcuato à gran potti s opera glo- Ssesemio riofamente ; Tito nacque ; fordidis edibus , fcrive Suctonio ; mà poi folleuato a i primi honori dell’- Imperio Vaporelatus s dicelAbbate Tefauro Stella falfit. Dimoftra altresì queft'imprefa , che chi fepa- rato fi dal mondo ; s'accotta a Dio sbenche peraltro fotfe di ftirpe vile ed ofcuroy diuiene è nobile , e glo- riofo; e dimoftra ancora che il Religiofo, quanto * farà più feparato da i fecolati ) tanto farà più ftima- to, e venerato, poiche; Quidqud facile percipitur, Emman. Tefanr. Religio- fo riti to facile quoque incontemptumvenit; quod autem fu- Gregor. pra nos eft » que maiore cum difficultate percipi po Nazià teff ; eo etiam maiorem fui admirationem monet. Gregorio Nazianzeno Orat. 16. nu.44«° N VBE Capo IX. 105 V NA nube ofcura, inueftita da venti , che | {uapora lampi di fuoco , mà che non verfa Mutatio- altro‘ché acq ta » fù pofta col cartello; RETVLIT ne IN MELIVS, ce può fernire pervmo che cangia Miferi= coftumi,e vita, edanco puòfigurarci la bontà diui. cordia na; che fuole rerminar le Beofe minaccie, inrefrigerij diuina » di beneficenza ) ciò che diffe il Salmifta. Fulgura P/ah134 in pluuiam fecit» LL, 106 Lanubeche verfa le fue pioggè in sù la ter ra, col motto; VT GERMINET) infegna che gli Apoftoli ; quali nubi, ftillarono lè celett: dottri- Apoftoli ne nel mondo, acciò che quefto produceffe poî i ger- mogli dell’opree virtuote , e fante. Pietro Damiano fer.2. de S. Bartholora. Dotfores Santfi; per mundWm Pier di falutifera pradicationis imbrem pluumt - cum tertam Damiano cordis noitri dottrina fua flmentis sito ELEMENTI Lib II. ad proferenda pij operis germina fertilem reddane. Santo mi 107 © Advn Santo, che dopo fua morte facci mol- racololo + miracoli quadra il motto feritto'ad vna nube, che dileguandofià gli occhi del mondo , verfa abbondan- te pioggiay ad appreftargli le beneficenze; HINC Affuntio RAPTA IVVO, imprefa sche parimente può fer- ne di Ma wire nell’Affuntione di Maria Vergine ; della quale ria Ver- Santa Chiefa nell’Oratione fecretain Vigilia Afumpr. me Quamidcirco de prafenti feculo tranftulifti, ve pro opa peccatisno$tris apud te fiducialiter inrercedar. Così Andrea 2100 Sant Andrea Cretenfe in Encom. Dormitionis Cretenfe Deipar. à lei rivolto diceva. Ex quo tranflata es d terra, te ‘vniuerfus mundus continet commune pro- pitiatorium. 108. Alla nube fofca» e piouofa ; mà foftenuta, ed impedita dai venti, il Lucarino diede; NON ‘©. FLANTIBVS FLVET ; il che altri parimente in- Gratia fericol motto; NISI FLAVERIT» edimoftra ‘che la gratia divina , quali nube , quando non tele facci contrafto dalla malitia bumana; verta la piog- ia de fuoi fauoriy da i quali documenti guari non fi «tbfalon dilongò Abfalone Abbate ferm. 11. Inordimatas co- seta gitationes y quicunque Deum puro amore diligirs ex-. terminare debet , eo quod feparent hominem a Deo; nec Spiritui Santio poffit effe domicilium in con- _ fcientia » que vulnerata eSt per inordinare cogita- tionis affettum. ; AL 109 Dipendenza dall’altrui dif fitione dinota do Dipen- 1a colonna di nube, che già guidavaggli Ebrei,fegnata denza col titolo; TE DVCE EGREDIAR; parole mi- Ma tabili » così à chi fi difpone advfcirdivita , riceuen- do il facro viatico ; come ad vn Capitano » che non co che dopo l’hauer ve- Culto d»- prima sì fà incontro ài nemici po eucari- nerata, &inuocata la Santiffima'Eucariftia. Drogo fia. deSacram. Domin. Paflì Que eftnubesy que prece- Drogone dit veros Ifraclitas » nifi veriffimum » & Santtif- Ofienfe (imum corpus tuum quod in altari Jdmimus? - Hanc nubem totus exercitus tuus fequitur> Domine Rex fabaoth » qui autem non fequitur cam, imtenebris mimi > . ot de beneficij , dimatfala nube »che gli Humoritù al- 110 Scipione Bargagli, contemphindo Crifto, zarono perloraimprela generale ; nube figurata fopra pene eft rc. Crifto tentato tentato nel deferto , mà non fuperato ; di alcu- ne nubi, che s'alzauano contra il Soley. Refiftete PERTENTANT FRVSTRA. Mìc perche non uò feruir quefta imprefa a glihonori di Paolo Apo- Rolo» delcuale Giovan Crifotomo Hom. 18.inc olo ; del quale Giou . t8.inc. Gio. Ori nà Pauli mentem nulla obnubilawitten- Sofomo ratio y fedinmedijs quoque tempejlatibus ipfam me- ridiei claritudinem fuo fplendore fuperamit + Sol enim ifte, qui in Pauloluxit » mA radios non iv tebat » qui tentationum concurfi. poruerine, obum- brarîy fed tm potifimam eluceftebant .. 1rt Alla nube ; che verlaua pioggia fopra vn giardinotutto fparfo di fioriy e trutti » 10 diedi il mor- to; DIVES IN OMNES tolto da $. Paolo Rom, Rem. 1°. 10, 12:ederue ad vn Predicatore + che dia pafto à tut- Ò ti ; à Prencipe liberale » e benefico verfo tutti &c, pe libe- Conttantio Imperatore Orat. de Themifo Philofo- rale = pho; Ego porro offict mei partes effe duco » vobis Conftan- non folum ex publicis bonis lecsra materiana, pra- ‘ bere: fed infuper private fingulorum vcilitati , qua- adeius fieri queac , debitam prowidentian » folucitu- dinemque nayuare ri A) Vna nube rifcontro al Sole nella quale fi vede us improntata vn'imagine belliffima del Sole, col mot- Scienza to; LVMEN DE LVMINE feruìà dimoftrare, De di comeà S. Tomafo d'Acquino foffe dal Crocifitfo Fi lie gliuol d'Iddio ripartita l'illuminatione » & la fapien- ; za » per intendere i più difficili mifteri della teolo- dì 2. Prenci- gia; mà quett'imprefa anco riefce opportuna i gli ho+ nori di Maria Vergine » mentre piena d'iddio, c por- Maria taua il sole eterno, incarnato entro il fuofeno; e ne granida, {copriva » come dicono alcuni » i brillanti (plendori € rifplen- d’intorno al vifo. Abfalon Abbate ferm. 24. ftrra- dente xit fol ille inuifibilis nubemiftam,cum Spiritus San- Abfalem. chi radio vtero Varginis fe infundente » fub nube car- Abbere nis latens vifibilem fe eabibuit , ne oculis egris odiofa lux fieret yv°cum afpicerent filium Dei fub carne » folem fub nube y radium in vmbra» lumen in laterna . 113 Lanubeftampata, & impreffionata conl’- Maria, imagine del Sole» che le ftà al rilcontro, &lec pa grauida role; QVIA RESPEXIT fù imprefa di Monii- finile è gnor Arefio » da lui piegata così; Dio. Di celefte fplendor armata il vifo Paolo Vimbra raggi di luce, e vn altro Sole Arefie Creduta vien dal vero Sol diuifo Nuuoletta gentil; e come fuole Terfo criftal di cui lo mira fifo Sembra d’Apollo vaga fpofa, ò prole» E da Dio rimirata , {dio fomiglia Vergine » ch'é fua Madre, e Spola , è Figlia. Nel qual propolito Pietro Bercorio Redu&or. LL 6.c. 19.n.10. Quandoradins folaris y fcilicet 1pfe Filtws Pierro Dei abipfo Sole DeoPatre vfque adinteriora nubis > Bercor.. fcilicer B-Virginis fine mifas per Beatam Incarna- tionem, tune fiatim imazo ipfiuss ipfe bomo Chri- ftus in eins vtero refultanit. 114 Si come.il Prencipe riceue il principato da Dio; così anco deue con aff:tto di gratitudine ri- conofcerlo da lui, ed effere come quella nabe » che portando.in sè vn imagineimprontatale dal Sole, fi Ricogni- protettaua; MVNERIS HOC TVI. Giutto Li- rione pfiolib. de vna Religione. Princeps fublimis fafius Giuffe & elatus è Deomeritò veneratar » & colst magni- Lipfio tudinis fue auttorem + “Nili facie , quid expettet è nifi nerum deg È 11; Animogenetbfo s chericenendo male, ren- che fia ftata riem- car Fini «Lucrerio;REDIT mice il mare»chè vefla pioggia dolce, » persofcurar= pH di aporia ? id mosto lo, mà ciònon riufciua loro » il che dinota il motto. AG MINE DVELCT. Filone Carpatio in c. 3. Cantic. Bene facere, & mala pati Chriftianorum efi, Filone ed Vgone Cardinale in cap: 9. Ezechielj Stowe mubes Carpsrio aquas marinas in dulcorena conuerzit » (ic memoria Ye» Paffionis Chrifti, quam incorpore fuo futinuit om Tar nes paffiones; & amaritudines, quas fideles pro co song fuftinent in dulcedinem vertit. ili 1:16 Per idea d'huoma virtuofoy che volentieri communica al mondo le fue ftudiole fatiche , ad vna Stidiofo nube piouente diedi; CONGREGAT A DIS. liberale PERTIT. Sen.cp.6, Si cum bac exceprione detur —* fapientiay vt illam inclufam tencam;nec enuntiem, Seneca reyciam » Nullius boni fine focio iucunda pof]r(fio ef &c. Altri ftimarebbe quefta imprefa figurativa di perfona limofiniera s e direbbe il vero, già che appunto $. Giouzani Elemolinario , come nella vita Elemofi- di lui tcriue Leontio Vefcouo» quanto più riceucua nievo dalla liberalita d'[ddio, tanto più ditpenfaua è poue- relli è folito dire al uo Creatore ; #idebimus quis Leontia vincaty antu mittendo , an ego difpergendo . 117. Il Padre Vincenzo Giliberti, figuro la mi- fericordia d’[ddio in vna nube rugiadofa, che fidi- ftrugge per fecondar la terra arida, e litibonda , col motto ; DISSOLVAR VT SOLVAM. Pietro di predica: Damiano Ser. 42. addattarebbe queft'imprefa à i Pre tore dicatori dicendo; Z/fe mubes refoluuntur in aguara 3 Dier di cum terram 6ordis noftri dottrine fg Fnense ine Dammi as riant , editata NVBE briant » vt eam ad proferetda pij operis germina fertilem reddant. 118. IlSignor Nicolò Craffo, ad alcune nubi al- zate contra il Sole diede; HAV D OBSVNT , per Virt ca- dinotare » che le calunnie de i maligni non potevano luntiata. pregiudicare alla vittuofa chiarezza del Signor Ber- nardo Veniero. Con la quale imprefa hà molta fim- atia quella d’vna nube in faccia del Sole, col car- tello; DESTRVETVR TANDEM, poiche la ca- lunnia » benche procauri d’ofcurare la gloria della vir- tù, alla fine reftadiftrutta. Calumnia , diceua De- moftcne riferito da Lipfio Centur. 2. ad Belg. ep. 6. Demoffte- in occafione apud audientes valet , tempore infirma- ne turn. 119 Molte nubi follevate dal Sole col motto ; VT IN ORBE PLVEMVS,; fono figuratiue Predica- de i Santi Apoftoli , folleuati dalla gratia diuina dalle tori. parti più vili di Galilea se deputatia fecendar l’vni- uerfo con la pioggia dell’enangeliche dottrine . Il Beato Tomafo di Villanoua in Domin. 4 Aduent. Tomaf. Predicatores nubes funty qui totam terram anima- Villano rumfideliumirrigant imbre,<&® plunia dottrine cuan- gelica, vt fruétificens fruftus bonorum opermn . San Gio. Cri- Gio. Critoftomo Hom. 20. Imperfe&. Sicu zubes fofomo bainlant pluniam & effundunt cam fuper terram ; ita Prophetea , & Apostoli accipiune verba d Deo, & effundunt fuper rationabilem terram . Aiuto 120 Bartolomeo Rolli ; facendo alcune nubi il- Gratia luftrate dal Sole; in perfona del quale diceua il mot- divina to; SPLENDOR EX ME, dimoftrò » che le perfettioni delle creature ) fono loro communicate Iaccob. 1. dalla luce diuina sed infinita. Iacob. 1.17. Ome da- 17. tum optimumy & omne donum perfeltum defurfum ef » defcendens a Patre luminum. Onde Sant Ago- S. Agof. ftinolib. 22. Contra Fauft.cap.9. chiama Dio Lucem lucificam> perche tutte le chiarezze di natura, ddi gratia fono yna participatione della Jucefourana . 121 Advnanubetutta rifplendente nel riletto de * iraggifolariio fecidire; MORNO CON L’AL- Dipen- TRVI LVME, e pvò feruire per chi non hà altro denza di lodetole, chela nobiltà della fua profapia, effend’- egli per altro vile e diffettofo ; e per chi s'addolta le Aiuto di compofitioni altrui ; mà in fatti quadra quefto mot. uino to à tutte le creature, lequali quanta luce, bontà;e per- fettione hanno, tutta la riceuono da Dio, il quale per» ciò da Sant A goftino epift. ad Honor.c.3. è chiama- S.Ags5. to; Lumen iliuminans . Quelta ricognitione s'au- uerte nel Protomartire Leuita ; il quale colà nel Conci- Riccono lio, mentre i Giudei contra di lui fremeuano difpet- {cere tofiyapertamentefì proteftò; Ecce video celos aper- AHF:7.55 100, filinim bominis faniem d dextris. A&.7.55. le quali parole non hebbero già perloro fine, ò la va- na jattanza dife fteflo, ò d'urritare è maggiorfdegno i fuoi fieri auuerfari) ; mà accorgendofi che i Giudei ammirawano la chiarezza , che fplendeua d’intotno al 8.615 luo volto; & intuentes cum omnes qui fedebant in concilio » viderunt faciem eius tamquam faciem An- geli A&. 6. 15. egli foggiunfe, che vedeua attual- mente Iddio: Pt indicaret , conchide Sant’ Agolti- S.Asoft. no fer. 98. ap. Lorin. Pafforem fuum in ipfwm often. tantem adiutorium sne videlicettantium animirobur, & ipfum in facie (plendorem aly adfcriberet,quam Christo,de quo differebat. 3 122 Alcibiade Lucarini, alla nuuola piouente fo- Predica- prafcrifie. EFFLVENDO CONSVMITVR, bue ad honore de i Santi A poftoli , e Martiri, i quali fati- candos e predicando terminarono la gloriofa vita. Iob 7.9. lob 7 9. Confumitur nubesy & pertranfit. 123 Nell’Accademiade i Rifuegliati di Piftoia, v'è vna nube d’awanti il Solè col mo:to ; EL E V A- Capo I X. TV: IN VMBRAM; e volle con modeftia Modetia fingolare inferire l’Autor dell’Imprefa , ch'eglinuo in virte uamente frà quei letterati aggregato » fotto gli occhi ‘0 del Sole » Imprefa generale dell’ Accademia, non hau- rebbe portato altro che ombre. Ben anco è vero, che quella imprefa è capace di fentì diuerfifimi. Lacra Crapula pula è vna nube che ci adombra » direbbe San Pietro Critologo fer.41. Sicuererrenubes caligant celumy Pier Cri- fic obfcurant animas intemperata conuinia. L'inui. folog. dia ; dice lo ftelfo nel ferm. 48. eche altro è che vna Inuida fofca nube? Norfi: arbescalum ynox diem, folem Pier Cri- caligo , quomodo mentes cecat , & tenebrat innidia; fol. Mî non così Vgon Cardinale sil qaale in Luo. cap. 9. Per nubems dice, fignificarar caro Chrifti » quia nu- bes folts ardorem mitigat per fier interpofitionem »& caro Chrifti iram Patris compefcnit per fuam oppo- fitionem » quia in (e fuftinnit ictus. I refrigerij dell- ombre portati dalla nube fi rauuifano da Elia Creten- fe inOrat.3 Gregor. N izian. nello Spirito Santo ; Spirito Nubiscolumna Spiritus fanEus eft, qui eos quos vi- Sanzo iofarum affeGtionim e/tas diverat » obumbrat, & Elia Crea refrigerat . Finalmente le obumbrationi di quetta nube riconofce Riccardo di S. Lorenzo lib.7. de laud. Virginis, nella Madre di Dio. De Maria nube diciter Pfal. 104. Expandit nubemin protectionem eorum, nempe Ifraclitarum , & ignem vt luceret ess per no- fem; ecce duo officiayad que data e5t Maria, v! pro- tegat d feruore folis Ivftiriestanquamnubesyt® etiam contra diabolum quafitsnens maras . 124 Laliberalità protuta di San Carlo,che ripar- tiua con ogni generofità all'altruis foccorlo in va fol giorno i prencipati intieri » fù figurata in vna nube che verfaua pioggia col motto; VOLVNTARIE FVNDIT. Pfal.53.8. Zoluntariè facrificabo tibi. P/.35- 8. Come le nubi , da nemica violenza percofle ed agi- tate » fcagliano intorno chiari lampi tocoli e merita- no il motto; COLLIS&E FVLGVRANT. Non» altrimenti gli animi virtuofi y mentre fono da gliau Virtù uerfarij contrafti combattuti fpirgono peroga l:ro eroica di portentofa chiarezza egregijlumi; ciò che diffe il Caualiere Emmanuel Tetauro nell’Elogio d'Eliud. Virtutes vti nubes collife fulzurant. Gli Apofto!i quali nubi ; sferzati nelle Sinagoghe e perle piazze, fpargeuano raggi di patienza ) benedicendo s glorifi. cando Iddio. Stefano, e Giacomo il Minore, quali nubi percoffi dalla barbarie de i carnefici 3 e de i lapi- datori , tramandauano lampi di carità ; pregando [d- dio per quei medelimi » che gli fotpingcuano all’acer- bità della morte &c. 125 Per moftrarlabrauura; & valore d’vn Ca- ualiere» che affalito d’improuifo , preualfe contra gli affalitori, fpargendo da per tuttolumi di gloriastà . | pofto vn fole, che diffondeua la chiarezza sù quelle Virtù op nubi medefime » che tentauano di coprirla , ed ot- prefla fufcarlo 3 col titolo; DOVE OSCVRAR CRE. DETTERO; così Iddio impronto i fuoilami, ene Comer- coronò il cuore » è l’anima di Saolo » all'horaappun fione di to, ch'eglitutto difpetto » e fierezza tentaua d’ofcu- S-Paolo. rar le glorie del Redentore; Spirans minaramy & A#-9.1. cedis in difcipulos Domini. Acè. 9. 1. màchepoi? #3» Circumfalfit eum lux de celo n. 3, nel qual propofi- to ferue parimenti l'Imprefa » alzata dal Luminofo , frà gli Frranti di Brefcia, d'vna nube » che oppo- nendoli alla Luna » fi giace daleiilluftrata 3 e porta il motto; DVM IMPEDIO LVCESCO. 126 Vnanuberaras folleuata in faccia del Sole coltitolo; CLTO DISSOLVAR; miparnetutta 4 efprefliua della fragilità , labile, e tranficoria della vi Vita hu- ta humana; Queeffenim vita veftra? Paporeftai mana. modicwin parensy & deinceps exterminabiur. Jacob. TER 4.15. > Veon Cardini Afcenfio ne di Crifto Kiccard. p S. Lorezo Elemofi- na Emanuel Tefanro 48 ELEMENTI Lîb. II 4.15.edéil concetto fondato in Celio , Rodigino |. 26.c-21.in San Bonauentura inc. 2. fapient., in S. Maffimo fer. 70.1 quali tutti con metafora delle nu- bi» fragili , etranfitorie è rapprefentano le miferie , caducità se mortalità della noftra vita. Franc. Petrar. 2. p. Sonetto 48. nella morte di Laura così ; Che come nebbia al vento fi dilegua Così fua vita fubito trafcorfe. PIOGGIA Capo X. Incarna=- 127 ER inferite l’Incarnatione del Verbo ; al- tione la pioggia cadente sù la lana fù feritto ; STREPITV SINE VILO, impreta motivata dal P/:71-6. Salmo 71. 6. Deftendet ficut plunia in velius a ful Lorenzo qualluogo Lorenzo Giuftiniano ; Plusiz » fine fire- cur pitudefcenditin lanam; fic & beus occulta virtute Quiete in Virginem. Quefto motto parimenti può feruire ad honore di perfona quieta ) prudente » e più di fatti, ce di parole » nel propotto Quid. L. 2. de Triflibus eg. È Eximia c/t virtus preStare filentia rebus. 128 Advna nubeyche pioue fopra l’ardenti boc- % che del Mongibello io diedi; MAGIS ADAV- Miferi- GET); dimoftrando che lavampa della carità diui- cordia nafrà le ingiurie inondanti de gl'huomini più che mai divina fi rinuigorifce » ed auuampa ; ciò che ditfero 1 Sacri Cant.8.7. Cantici 8.7. Aquae multa non potuerunt extingue- Cornel. è re charitatem, nel qual luogo il Padre Cornelio è Lapid. Lapide etiamfi m cruce abijs rideretury® blafphe- maretur; omnique infamia y@ dedecore velut latro afficeretur; bifce aquisy & hoc frigidi[fimo cordium bumanorum gelu, omnique contrarietate fuperatay quafi per antiperiftafim amor Chrifti vehementia cxarfit &c. 1:9 Don Diego Saauedra, col figurare vn cam- po di fpiches abbattute dal pefo delle inondanti piog- Abbon- gie, cadute fuor di tempo, & quando battauanole danza » € fole rugiade » col motto fententiofo di Pittagora » ò Felicità fia di Biante: NE QVID NIMIS; inferì » che daanofa. ; grandi honori tal volta più affrontano » che illuftra noi foggetti; e che vi fono dei benefici)che n repu- tano per ingiuria + Seneca cp. 36. Magni animi est magna contemnere $ prudentis ef mediocria malle, quam nimia > ifta enim vtilia funty illa quando fuper- fluunt nocent . Sic fegetem ynimia Sterniu vbertasy fic rami onere franguntur > fic ad maturitatem non per- ucnit nimia facunditas. 130 La pioggia prima autunnale, dal Padre Don Tempe- Ottauio Boldoni hebbe; TEMVPERAT AESTVM, ranza prendendola per fimbolo ditenperanza + lo direi, Lacrima che la pioggia delle lagrime ferue per mitigare l'in- terna afflitttone, e dolore» perche cone ricorda Se- necain Troade A&. 3. — Hetus arumnas lenat . Seanconon v’aggiungefTi,che dalla poggia pur delle Lacrima noftre lagrime refti mitigato il feruore dell'ira d'Id- Pietro. dioycîò chediffe Pietro Cellenfe 1. de panibus capa1 2. Cellenfe © lacryma bumilis ! tua et potentia, tuum cl re- guum. Tribuneliudicis non vercrisyamicoram tuo - rum accufatoribus filentium ‘imponis * quandoque Sententiam rapis, etiam ab ore iudicis ; ed ammor- zati reftano i fuochi dell'interno; Lacrima; dice lo ftello Cellènfe iui, portas refringit infermi carbo- nes sota, ferree fornacis Gratia rzr. Lagratiadiuina, miparue che potefîe figu- diuina rarfi nella pioggia » che fcende fopra d'va camporcol * motto; INFVSA FOECVN DAT; così di- ceua San Marco eremita, de lege (pirituali. Quemad- Petrarca Ouidio Seneca Seneca modum pluma terra-infufa accommodam qualità Mara tem plantis fuppeditat; fi quoque gratia in corda Eremisa. fideliwm affiduè defcendens , ac influensy conuenien- tes virtutibus attioneslargitur. 132 Alia pioggia cadente io diedi il motto; LA- BENDO SENSIM OPIMAT , ecosi ledorttrine, *% ed i documenti à poco à poco infinuati nel feno dei Docu- figliuoli, de i fudditi &c. impinguano loro il cuore, mento cd operano marauigliofi effetti S.Ifidoro /. de Mundo Apocoà cap.33. Pluuie nubiumy eloguia funt Apoftolorum, P999 qu quali GUVTT ATIMY) ide$t fenfualiter ve- °* 1fdero niunt y fed abundantius doftrine FOECW N DI- TATEMINEFNDWVNT. 133 Per dinotare che la correttione troppo wve- Correr hemente cagiona yanzi chenò, grauiffimo danno, ed tione ve- alteratione nelle menti de i proffimi» mi valli della pioggia »chefcende à diluutj impetuola se gagliarda, . * e le diedi; ARVA SVBVERTET, prendendo il motiuo cosi de'l'imprefa prefente , come anco dell’an- tecedente dal Padre “an Girolamo, E p:/t- ad Furiam; S-Girola- Pluviailla optimaefi que fenfim decidi: interram; Subitus & nimias imber in preceps arua fubuertet. NEVE Capo XI. 134 P ER fimbolo d'vn'anima ingrata, ed ofti- nata » che più tofto vuol venirfi meno , che Oftinate corrifpondere alle divine infpirationi, ferue va moate di neue, fotto iraggidelSoles col motto; DECRE- SCIT, NON INCALESCIT,; ò veramente; DE- CRESCIT QVO CETERA CRESCVNT,. 135 Percheilfreddo, chefeco porta la neue, fer- ued frenarla terra s accioche prima del luo tempo non luAureggi nella produttione de i germogli, mà fi rifer- uiàmarurarà fuo tempo copiofe meli , allaneve che ingombra icampi io diedi; RIGORE BORCVN- DAT; cosìlacorrettionedilcreta se prudenteytrena ti ‘vn > 4 le notre fmoderatezzeyene difpone à dare frutuidi.wi- fereta tr eterna. Ambr.l. 7.inLuc.c. 11. Vrtinam Domine 5. tmbre lefuterram meam ninis iftins candore refpergas yne gio prepropero calore veraantis cordarisyarua luxurienty fedporius foru niual: femina verbi caleftis preffa fe- cundent, così anco iltrauaglio che me aggraua , ne Traua- difpone è dar frutti di virtù » ed è concepire ilcalore glio vu- della diuotione. < 136 Perchela nenencicampi sc nelle valli facil- mente fi ftrugge sla douesùlecime dei moatilonga- mente fi conferua's perciò le diedi le parole del Salmo 112. gi IN ALTIS HABITAT; ò veramente; CELSO LOCATA PERENNAT. Così la puri- PATt3:S tà,caftità, & innocenza y ama di trattenertì sù l'altez ca zedella vita religiofa; e fì conferua durcuolmente in quei.cuori , che dalle pianure del fecolo s'allontanano; Sicut nix în montibus s plufgaam in vallibus perfeue- rat , fcriue Pietro Bercorio. RediuFor, lib. 6.c.2 j.mi.1. fit in contemplatiis plus-viget caftitas , quam in «aBinis, Potrebbefì anco dire» foggiunge lo itello Ricchez- iui.nu, 7. che; Nimesfunt diuitia & mundi profpe- 22 ritatess que plus abundant in (uperbis & montofisy quam in vallibuss ideSt humilibus virtuofis . 137 Alla neue; chericoprei campise le viti , io diedi; HINC MESSIS VBERIOR; otfbruatione -_ * di Sant Ambrogio lib. 7.in Luc. c. 11, Nix cam ca- 5: Mmbre dityl.atior folito tritici prowentus exmberat ; non altri- 8** © menti l'anima noftray ingombrata da i trauagli, fi dif- | poncà dare frutti copiotì di fantità ,e fomentara con Parola la parola d’Iddio » che ben può chiamarlì candida e d'Iddie fecondante ncue » opera maramiglie. . 138. La ncucd'alcunimonti» chetocca da iraggi del e E NEVE del Sole fi dilegua y ilche inferifce il motto; CITO Peccato DILABITVR fù di Bartolomeo Roffi per di- moftrare » che i cuori, freddi al pari delle neui , alpri- mo raggio della gratia divina reftano commoffi, e in- teneriti ; nel qual propolito altri diedi alla neue ; Penitéte. CELESTI LVMINE LANGVET, effetto pratticato in Paolosche fe bene era;e freddose rigido» 48:93. edifpettofo, à pena; Circumfulfit eum lux de celo. & e AQ. 9.3. che immantinenti y dolcemente languendo; Saolo | Domine ,difle, quid me vis facere? A&.9.6. Anzi conuer-- effetto pratticato in Pietro, che advno fguardo del tuto diuino Sole» inteneriffime lagrime fi liquefece ) onde "a prefe motivo il mio Don Gregorio Comanini Can. zon X. ftanza 6. di riuoltarti alle pupille di Crifto 3 e cantarcosì ; Luci del mio Signor luci gioconde, Mirate or me così fiammanti; e belle » Che ftruggendofi quelle Neui,che al cor fan verno » vn doppio rio Verfì di pianto anch'io, Anzi vndiluuio » che l’antiche ) e noue Colpe fommerga » € me tutto rinoue . Il fopracitato motto ; Citò dilabitur ferue ancora à Vita hu- moftrare quanto fia labile la noftra vita , che qual ne- Gregor: Comanino mana uealSole sfidilegua ; e paifa,poiche,.come ben di ffe Ouidio l.1..Amor. eleg. 8. Onidia Labitur occulte» fallitgue volubilis atasy Et celer admiffis labitur annus equis. 139 laneue; che fotto gli ardori del, Sole và ftruggendofi »_a mio parere potrebbe direl; AR- DORE LIQVESCO, col qual fentimentola Madda- Maddalena ai pie di Crifto, fol divino , tutta disfat- lena ta inlagrime, per boccad’vn nobile ingegno cantò così; ‘ Nixegoy fot Chriffusyradiorum ardore liquefco, Nil mirumexocalis fi fuat vida meis. 140 Siritrouala neuecadente, che con vaga pro- fopopca và dicendo; MIHI CANDOR AB ALTO, infegnandoci chela fantità yla gratia; e la Caltità caftità ancora , tutti fcendono a noi dalla bontà fou- rana ed infinita. Quindi Vgon Cardinale in cap. 4. Thren. 4. Trhen.v.7. Candidiores Nazarei eius nine, fcriue; 7. Nix comparatur caStitati s vel per ninem caftitas Ygon defignatur quia ficut nix ex alto defcendit: fic nullus Cardin. caftuseft mifi dono fpeciali. Sap.8. 21. Sciui quod na aliter non poffum effe continens ynifi Deus det. GO Li 141. Per inferire, che Maria:Vergine, fino dal Maria primo inftante della fua Concettione folle puriffima» *% feci vna maffa di ncue col titolo; MEVS AB ORIGINE CANDOR; nel qual propolito Gio: Geometra Hymno III Gaude concretum fublimi corpus olmypo,! 1 Et vity noftri crimine viigo carens. Alla quale parimenti riuolto San!Gregorio, Tanma- Gregorio .turgo Ser. 2. Annunt. così diceua; Tu fanta vmni Taumar. hbumana natura gloriofiors ac purioryfanttiorqueeffe- Éa esyac nine quidem candidiorem habens mentem (007 . 14. Allaneue,come figurativa d’Ippocrita pat- Ippocri- mi che foprafcriuere fi poteffle ; ALBA, SED ta FRIGIDA; ò veramente; CVM FRIGORE * CANDOR, poichey-:comediceil Cardinale Pie- Pietro. .trodi Damiano lib. 6. Epi. 32. Hypocrita nempe » Damiano qui fe per fanititatis adumbrata figmentum transfi- gurat in angelum lucis y nullis inferuet'eftibus cha- ritatis, atque ad inftar ninis > fimul eSì ALBPVS, ET FRIGIDYVS,; del qual: parere fù ancora 5- Ifidoro Sant'Ifidoro lib: de mundo:c.3 5. Niues funt bemi- nesdilettione frigentes: qui etfi exiftant candidi pu- ritate batifmatisy non feruent fpiritu charitatis . Gio: Ges- metra Capo XI. | 143. Può feruir la neue per idea di putità eccel- Purità di lente, fegnata col verfo; AL MIO RISCON: vina TRO OGNI BIANCHEZZA E VILE. %* Penfiero fiuorito dal Padre San Gio: Crifoftomo Homil.18. Imperf. ue parlando delle diuine prero= gatiue; Sicut ad comparationem niuis; & folisy dicey Gio. Cri omne mundum fordidumvideturs <& omne lucidum foftomo + obfcurum ; ita quantum ad comparationem Dei, qui folus (ingulariter eft bonus , omnes homines mali vi- dentur. Della qual fimilitudine anco fipreualfe F7om. 3.Imperf. àgli honori di San Giouanni Battift1; $i S. Gio. alham veftem pofueris inxta niuem, incipit tibi for- Battilta dida apparere; etfi verè fordidi noneft : tamen ad fim:litudinem niuis fordida inueniturs fîc' quantum a4 comparationem loannis somnis homo videbarur im- mundus. 144 Allaprouidenza diuina quadra il motto, che Prouidé- il Padre Don Ottauio Boldoni diede alla neue nei za diuina campi; OPPORTVNE FOECVNDAT, che tanto parue che dicefle it Rè Profetà Pyal. 144. 1s.Oculi omnium inte fperant Domine, & tudas PS. 144 illis efcam in tempore opportuno, e nel Salmo 103. 15. 27. Omnia a te expettant , ve des illis efcam intem- Pf. 103. pore; cioè, come interpreta San Bafilio ; Abste om- 37 nia fuo temporesqua necelfaria funtyreportant+ Sant: D, cola Ambrogio lib: 7. in Lee. c.11, riconofce quefta virtù 4:[4dio fecondante nella parola d'Iddio s efcriue. Z7ere hic s._smbro folus fermo niwibus comparandus squi de celo miffus gio n terras yiciuna noStrorum. arua , pettorum facun- anit Fix3 145 Lofteflo Padre Boldoni dimoftrò la forza dell’eloquenza, pofiente à commouere i più rigidi af- Eloquen- fetti » col figurar leneui » che al fofhiard'vn zefiro co- za lavano giù da i feminati colverbo; DIFFVGERE, che tolte da Oratio Carm. lib. 4. Ode 7. Diffugere ninessredeunt iam gramina campis.. Oratio Màfele neui ; conla loro purilfi.na bianchezzay fono figuratiue de i Giufti; eccoti dice S. Giouanni 4 po- Giulti cal. 20.11. che glibuomini fantiffimiy e celefti , fotto sbigotti- l’afpetto d’Iddio giudice» fole perfpicaciffiuno, fug; ti gono sbigottiti; Vidi rhronum magnum candidum, Ap». 30» & fedentem fuper eum,a cuius confpettu fugit terra 13* & columy& locus non eft inuentus eis. Se ancos nel- la fredezza delle neui rauuifandofi le miferie humane; non fi diceffe , che fotto l’afpetto di Maria Vergine, Maria che di Sole è veftitastutte le auuerfità reftino dilegua- protet- te, ediffipate; che però Sant’ Amedeo Homil. 8. de "1 ce laudovirgînis; V'elut'ardore folis-déffnitiglacies s fic S. Ame ab eius facie inimicorum deperit acies y eaque iuben- ù te nihil aduerfi fubfiftit» 146 Alla ncuefoprad’vn campotfù feritto ; SO- LVIA FOECVNDAT, talel’eloquenza d'yn Predicatore giudiciofo » che difcretamente s'accom- Parola moda all'indigenzaide i popolirende il cuore del pec- d'Iddio catore» che peraltro era terra arida ed infeconda pà marauiglia Cile e fruttuolò .. Gregorio Papa 27. Moral. c. 14. Sicwt nix terram cum iacet operitycum S.Gregor. vero liquatur rigat : ita fanétoruna virtus , per firmi- tatem fuam apnd Deum vitam pecca'orum protegit, & per condefcenfionem fuamy quafiliquefatta, aren- temterram » vtfruétus proferat infundie . 147 Chivolefieaugurarelaporpora Cardinalitia Cardina- ad alcuno » mà però nell'età inuccchiata è potrebbe lato au- valerfi della ncue; e fegnarla coltitolo ; VET VS- guato TATE RVBESCET, proprietà fua » della quale-Plinio lib.xt.cap.35. Mix vetuffate rubefcit; Plinio e.coreffo lui altri. Scrittori ancora + : 148 Sicome la neue del Monte Etna, benche fia Purità invicinanza del fuoco, nonrefta in parte alcuna pre- preferua giudicata » ed hebbeil motto; ARCANO DE-" E FENSA 6 ELEMENTI Lb. IL sé Purità EENSA G'ELV ; cosa si ria di preferuà. San Tomafod'Acquino, nonrimafeoffefa , benche + quella femmina rca» che fecoportanalenegre fiam- med’inferno procurafie oltragpiarla. Quefta refiften- Oftina- zayche fi rauuifa nelle newi del Mong:be!lo., è pari- tione. menti figurativa di peccatore nella (ua malitia indu- ratoye contumace } e’ fuggerì San Gregorio 29.Mo- S. Grego- ral. cap.11. Quid aliud nine, vel grandine , nifi frigi- rio da, ac dura intelligenda funt corda prauorum? Si- cut enim feruore charitas sfic folet in Sacro eloquio frigore malitia defignari » GRANDINE Capo XII. 149 P ER fimbolo di travaglio » che finifce pre» TL fto;feruela grandinezla quale à penafì fca- glia contra tetti, che immantinenti ; faltellamdo; fe Trava- nedifcofta pond'il'Bargagli fe diede; ILLI[DIT; glio pa- AT DISSILIT. Benèvero,che ciò deriua dal- #* Ja durezza deltetto medefimo:, perche fi riconafca , chele miferie yquando vrtano contra yn cuore forte» ni generofo , reftamo: da lui fuperate e rifofpinte. Giufto Lipfio lib.2. de Conftantia cap.r9. Vtgrando ten aa teftis magno Strepitu TELISA > ipfa tamen DIS- SILIT. Sic:clades in firmumanimumyfi accidant, franguntur snon frangunt. GHIACCIO Capo XIII. 150 Y.L Lucarini, per dimoftrare che la vita ritita- ba i ta, è ftramento di moftra comferuavione » al Ir ghiaccio » -&.alla. neue potta nella conferua diede; ezza NE LIQVESCAT) dai quali fenfiguari non DPienBer: {{coAd Pietro Bercotio Reduéf lib.6. cap. 25. nu.8. ia ‘Per ninem poteft intelligi timor Det, qui fcilicer can- > dorèm'innocentia fecime portat . 1fte igitur optimè cuftoditur's frin palea', udeft inbumilirate , &confi» dèrktione' noftra vilisfragilitàris yfub terra, def? fub memoria nofra mortis &F terreitatis fagacirer te- reati. Nel qual propofito i Crufcanti portarebbero vna loro Imprefa del ghiaccio attormiato. dalla tento» la; enitto la quale fuol:conferuartiy cora feritta ; IN LEIMATTEMPO..: i LAMPO Capo XIV. rf1 (Ono ilampi forrieri derituoni ; poicheala S luce diquellifuccedono è fremiti di quetti ; Felicità ‘non altrimenti la luce delle mondane profperità è vn miodana infelice progrioftico dell'ercrne feiagure ; Ond'io figurando' vn lampo fràrimivòli ciechi; gli diedi; * TONITRVA PARA?P;c quam milices ab Ioftibus appe- tantnr in pugna ; > violentius propadfantur ventis, @& tarbinibus cnimina quacim que frost alttora + Ita mragissmagi/quesguo plas cateris vmugnifane poreft, feiat effe (ibi mer nenduni me aliguo manoreru.Sencca imAgamenmm. ACT. diceua anch'ello . Ferinne celfos Fulmima colles: corpora morbis Maiora parent Et 152 Oxidio Pena La FVLMINE Capo XV. sI 154 Ladoucaleunidiedero ài fulmini; Feriunt Pouertà Summos; Monfignor Giouio foprapofe loro ; HV- ficuwa —MILIORA MINVS. E vaglia il verolo ftato meno eminente, è anco men periculofo. Seneca Hip- polit. At. 3. Seneca Minusiîn paruis fortuna ferit. Torquato Taffo Gerufalemme Liberata Canto 7. ft. 9. introduce vn Vecchio Paftore s ad Erminia che fi ftupiua come habitar ficuro egli poteffe in paefe tan- to dalle guerre infeftato » rilponder così; Torg. O fia gratia del Ciel y che l'humiltade Taffo D'innocente paftor falui , e fublime: O che; fi come il folgore non cade In baflo pian » mà sù l’eccelfe cime : Così il furor di peregrine fpade Sol de gran Re l’altere tefte opprime : Ne gli auidi foldati è preda alletta La noftra pouertà vile, e negletta Et il mio Concanonico Don Gregorio Comanini ne fuoi Affetti lib. 2.cap. 1. Gregor. Antica felua » in cima è Pelio, ed Offa Comanini. Più forte è fcofla da contrarij fiati Di venti irati, che giùin valli, din campi; Cinto di lampi il folgor cieco, e torto, Da rabbia fcorto » le iaffofe fronti Vrta de imonti, e tocca il pian di rado. 155 IlBargagli,perefprimerela generofità d’vn guerriero y che moftraua maggior brauura s cue tro- vaua maggiori contratti , figurò il fulmine circonda- Genero- to dai nuuoli col cartello; MICAT ARDEN.- fità TIVS$, evuole alludere all’antiperiftafi, per opra della quale, il fulmine nella mezzana regione dell’aria» quant’ è più riftretto yed affediato dai vapori»freddi, tanto più fi rifcalda » e feruorofo diuampa ; tale anco Carità lacarità divina; Micar ardentius neltempo y che gli divina huomini, piùche mai fi raffreddano ne fuoi fourani S.Ag+. offequij; Ego te offendebam » diceua il compunto Sant Agoftino in Soliloq. & tu me defendebas. Ego te non timebam » & tu me cuftodiebas; d te recede- bam, & inimico meo me exhibebam; tuipfumyne me acciperet , deterrebat &c. 156 Ilfulminecolcartello ; TONITRV RVIT VELOCIOR ICTVS, terùì à gli honori di Don Giouanni de Medici, guerriero di fegnalata bra- Guerrie- uuray che hauendo più fatti, che parole » era affai più ro velo» pronto à colpire » che altri non farebbe à minacciare, cG Nel qual fenfo il Padre Luigi Giuglaris, con motto affai più nobile » e fpiritofo » foprafegnò il fulmine ; PRAMISIT DAMNA TIMORI, infe- rendo la pronta celerità , che fù compagna infepara- bile delle attioni militari, & imprefe, fatte da Vittorio Amedeo Duca di Sauoia. (SE 157 MonfignorArefio, adhonoredi San Gia- S.Giaco- como A poftolo » quello che portò la fede ne gli vlti» mo Mag- mi regni delleSpagne y alludendo altitolo che Crifto BIOIC diede è quell’Apottolo » chiamandolo; Boaneiges » che vuol dire figlivol deltuono » fece imprefa del ful- mine, aggiuntigli le parole dell’Euangelifta San Mat- Matt.24. teo ; VSQVE IN OCCIDENTEM PARET; 27. e può feruire per idea dell'intelletto humano, la cui ve- Intellet- Jocità foprauanza quella de i fulmini; che però Lipfio to lib.3.Phyfiol.differtat 19. Animus momento omnia î n peruadits fyderibus velocior s cogitatione velociory Pî° temporibus velocior . 158 Alcibiade Lucarini, per vn guerriero di gran Guerrie- fama, edibrauura formidabile » pofe il fulmine, col To temi titolo 3 ET FR AGO R E F E R IT ’, effetto to accertato nella perfona di Giorgio Caftriotto , si fat- tamente dai Turchi temuto; che fe bene ingroffati al numero di quindeci milla caualli fcorfero vicino è Croia, e lo fcriffe Piet Mattei, nella vita di Luigi XI: Pier vol. 1.lib.4. indi vedendonevfcire alcune truppeye fti- Massei mando ch'egli vi foffein perfona mà in fatti era nel letto languendo è morte » ne prefero tanto fpauento, che tutti , accelerando attrauerfo alle montague la fu- ga, lafciorono anco il bottino, che nel paefe di Scuta- ri haueuano fatto. 159 In morte di Rannutio T. Duca di Parma fù alzato vn fulmine colmotto; ALTA, DVR AQVE CONTERIT, cd inferifce così la prudenza di Prudéza quel Prencipe in fuperare i più difficili contrafti co- Giuftitia mela di lui giuftitia in domareye caftigare i contuma- ci » e peruerli. Che fe del Prencipe diceua San Paolo Rom.13.4. Nor enim fine canfa gladium portat . Rom.13- Non enim commenta Pier di Damiano Opufc. 57. 4- c. 2.ad hoc precingeris gladio , vt violentorum mala Pier Da- debeas palpsresvel'ongeres fed, vr ea ftudeas vibrati Miano» mucronis iltibus obtruncare» 160. Si valfe dello fteffo concetto Andrea Salua- dori, benche con differente fine; poiche inferir volen- do » che wn gran perfonaggio haurebbe ottenuto da vna dama tutto ciò » ch'egli haueffe voluto, figurò Superare 9: Prencipe nel fulmine 3 fegnandolo col verfo; GNI DVR ROMPE, EDOGNI AL. TEZZA INCHINA. Ginfto Lipfio applicò variamente quefto concetto » dicendo nella Centur. 1. epift. 4. Reges, vt fulmina funt; dura frangumt, molli- Giufo bus plerunque illefis. Lipfio 161 Perinferire»che la maeftà ; onde il Prencipe rifplende, feco portialta veneratione, e riempia di ter- tore i fudditi, lo fteffo Lucarini fi valfe del fulmine, e gli diede; TERRET VNDE FVLGET, Maeftà che quefti appunto paionmi i fenfi di Santa Chiefa, ©! Preno che parlando di Crifto Giudice; dice ch’egli fia; Rex Coke tremende maieftatis. Dionigi Cartufiano artie. 48. Giudice in Luc.ricercando da qual forza foffero là nell’Orto atterrate le foldatefche » mentre volcuano legar Cri- fto? rifponde; Chriftusvultum [tum oftendit Indeis Dionigi in terrorey 9 maieftate » egredientibus ex oculis cius € artuf. igneis radijss atque diuino quodam fulgore in eis mi- rabiliter radiantey& apparatu fui vultus illos exter- ruit, & proftrauit. 162 I]lLucarini dinuouo,volendomoftrare, che fe bene tutti fono illuminati dallagratia diuina 7 non però tutti fono efficacemente moffi, diede al fulmine e ilfoprafcritto; ILLVMINAT, NON FERIT Gratia VBIQVE. SantAgoftino de Predeftin. Santto. 8. Agoft rum cap.6. Multi audiunt verbum veritatis ; fed aly credunt , aly contradicunty volunt ergo ifti, nolunt autem illi quishoc ignorat è Sed cumalys prepare- tur voluntas , alis non praparetur > difcernendun eft » quid veniat de mifericordia , quid de indicio. 163 Perchelavirtà, ela fantità mal poflono oc- Virtù cultarti » proprio delle quali è di lampeggiar per ogai Santità lato, mi parue che non toffe malaimprela» per figu- rarle, la pittura d’vn fulmineyche fquarciando i nuuoli {parge d’intorno le fue vampe, col motto leuato da S. Matteo 5.14. NON POTEST ABSCONDI. * V'irtusenim, fcriue S. Gio. Crifoftomo Hom.11. in Matt 5» ep.ad Philipp. vbique lucet , tr inexpugnabilis est; 14 BE nibileam impedire poteft,non diuitiesnon paupertasy Paalgg non principatus ynon fubieEtio ,nonrerum prafiden- fo tiay& adminiftratio s,non morbi, non ignominia, fed his omnibus in terra reliétis y ad celum ipfa pertingit. Seneca breuemente in Troade At. 3. Veritas nunquam latte. 164 Tcaftighi mandati così da Diofopra i pec- | catori, come da 1 buoni, Prencipi fopra i delinquentiy Caftighi fogliono raffomigliartì al fulmine, il quale fcaglian- doti fuor dai nuuoliy porta , com'io dif; L'OFFE- E 3a SA ELEMENTI Ti. IL $2 + SA A POCHI, ED 1L TERRORE A Set MOLTI; concettodi Seneca /.1. de Clemen. c. 8. Vt fulmina paucorum periculo cadunt » omnium mett $ fic animaduerfiones magnarum poteStatum terrent latins, quam nocent. San Cipriano fer. 5. de 8. cipria- Lapfis. Dlettuntur interim quidamy vt ceteri corri no antur; exempla funt omnivmytormenta paucorum» ratio lib.1.ferm.Satyra 4. Orasio auidosvicinum funus vt agros Exanimaty mortifque metu fibi ssa cogit: Sic teneros animos aliena opprobria fepè AbSterrent vitys. Giufo EGiufto Lipfio l.t.de Clemen.c.9. Sicut cum fulmen Lipfo in vnum aliquem cecidit y etiam 1 qui in proximo ftabant tremuerumt ; ficin magnis , communibufque cladibus 3 damnum ad paucos peruemty metus ad .. Ommnes; Ouidio Cum feriant onumynon vnum fulminaterrent Junttaque percuffo turba pauere folet Dicena Quidio de Pont. eleg. 2. lib. 3. Ira d'Id- 165 L'ira d'Iddio, molto efpreffivamente può dio figurarfi nel fulmine al quale io foprafcrili; NV L- X LA VIS CONTRA; lacui poflanza così da Qui- dio /.4. de Trift. eleg.7. fù rappretentata ; arene validum eSì ( adanas licet alliget illua Vt maneat rapido firmius igne Iouis. E dunque il fulmine frumento dell'ira d’ [ddioy dicen- Deut. 32. do il Sourano ifteflo Deuter.3 2.41. Si acwero vr ful- 4. gur gladium meum, & arripuerit indicium manus mea; reddam vitionem boftibus meis ; ed è la forza di h ueft'Iddio fdegnato così gagliarda, che Giob 9.13. Giob 9: dite ; Deuscuus ire nemo refiftere poteft. Di que- 13°. flo feflo concetto fi valfe il Tragico nella Medea Donna, A&. 3. per efprimere la ferocità d'vna femmina fde- {degnata gnata; ” Seneca Nulla vis fiamma 3 tumidique venti Tanta nec teli metuenda torti , Quanta cum coniux viduata tedisy Ardet, & odit. IRIDE Capo XVI. 166 D AL Bargagli fù l’Iride chiamata ; SE- RENITATIS NVNCIA; e tale anco Incarna- |'Incarnatione del Verbo fù vn iride bella che diede tione del termine all’iretempeftofe del Padre eternoyed annun- Verbo tidla pace ferenaall'vniverfo ; Quia quemadmodum, sAnsberto {criue Ambrogio Ansberto in cap. 4. Apocal. arcus caleftissdiuini federis pignus tune apparety cum ra- dijs folis vmbrifera fuerit nubes illuftrata ; ita cum Patris Verbum yquod candor eft lucis eterne, & fol iuftitie , bumanam fufcipiendo naturam » irradianit, ipfa Pilar Sufceptio » reconciliatio fatta eft mundi . 167 ° Cattarina de Medici sSpofa d'Entico IT.Rè Prencipe di Franciayfe medefima rapprefentò nell’iride , intro- benigno dotta è dite; LVCE APPORTO, E BONAC- CIA; allaquale altridiede; SER ENIT ATEM AFFERT, pregi veramente degni d'en’anima reale, il cui gento efler deue di recar a fuoi fudditi » non la {quallidezza delle guerre » è i funefti orrori delle ruine ,màla chiarezza della tranquillità » e della pace . Philifcus ad Alexandrum aliguando dixit ; Ad gloriam incumbe : verum ea conditione s ne fis peftis svel magnus aliguis morbus fed pax, & fani- tas. Eliano Zar. Hift.L14.c.11, 168 Hebbel'Iride da Monfignor Arefio il mot- to; SPECIES EXHILARAT » lcuato dell'Eo- Ouidio Eliano clefiaftico » cap. 36. 24. Species mulieris exbilarat Ecclefaf. faciem viri fuis e può feruire , dice il Cardinale Ail- 36.24 grino in c.4.Cantic.alle glorie di Maria Vergine , la Bellezza cui bellezza riempiendo di giubilo il cuor d'[ddioylo di Maria refe à marauiglia piaceuole e manfo, la doue prima i era fdegnato e terribile. Species quidem mulieris Aikgrino virum potentem bumiliat , feuerum,y & aufterum emollit : Virginis autem fpeciem fic concupisit Domi- nus,& ipfa eius defiderium ita fhperduxir s ideft ad tantum exceffum perduxit svt ad noftram infirmita- tem bumiliatus firommipotensy& qui eft vita viuen- tium » emollitus fit admortem. Ancol'amenità fere- Prencipe na , che fplende nel volto delbuon prencipesconforta benigno à marauiglia i fuoivaffalli. Salomone Prouer. 16.15. In hilaritate vultus regis, ò comelegge iltefto E- Prow.16. braico in luces è co i Selfanta in lumme vultus re-15- gis vita. Lode, che da Claudiano fù attribuita à Sti- licone; Non fic virginibrs flores snon frugibusimbres, Claudia Pirofpera non feft:s oprantur flamina nautis; Vt tuus afpeftus populo . E da Guerrico Abbate fer.3. in Dom. Palm. ripartita à Criftoyà cui rivolto cosi; De vulrutmo candoi lucis Guerico aterna radiat- Vultus*uusficut in triflibuss (ic im Abbase letisy fibi modeftus 3 ferenus y ac totus arcano lumzine cordis floridussiuftis hilaris , & incundus , peniren- tibus clemens, & pius &c. 169 E perchel’iride fi forma con l’afpetto del So» le » il quale col pennello de fuoi raggi sù la tela delle nubi la colora ye la tinge, hebbe ragione chile diede; ADVERSO SOLE ; pigliando le parole da Virgilio Aneid. 5. Mille trabit varios aduerfo fole colores. Virgilio Così con la prefenza d’!Iddio , l’anima che prima fem» Prefenza braua caliginofa, e fofca nube, di virtuoii colori ye di d'iddia gloriofi lumi impretiofita rifplende . Quadra anco l’imprefa adefprimerele glorie dell’Incarnato Verbo, lacui humanita dalla prefeaza d'[ddroya lei ippoftati Incarna- camente vnito » sornò d'incomparabili chiarezze + tione Cornelio è Lapide in Genef 9.n. 13. {ris eff Herb cornel. è incarnatumy & carne velarum- quia ficut fol innube Lapide . irradians facit iridem; ita Verbum in carne trra- dians yfacit Chriftam . 170 Altri all’iride foprafcrilfe; VARIE PVL pellerze CHRIOR; edaltri; VARIETATE IVCVNDA. di Marii Prerogative che nella Madre d'Iddio y la quale , come Vergine cantò il Salmifta Pfal. 44. ro.era Circumdata varie- P/al. 49 tate s furono da Gio: Geometra riucrite » così inchi» 10. nandola nell'Inno III Salue verficolor calum; irridis inftar amenas Gio. Ger- Virtutum formasy fiorigera/que ferens. merra 171 L'iridercomefannoi meteoritti li torma fo- pra vna nube guazzofa, e tugiadofa, alcomparirdella quale fì prendono lieti prognoftici di ferenità . Quin- di ben è ragione portò il motto ; A BIMBRE SERENVMy; edimottra, chedalla pioggia delle Lacrime lagrime deriua la fetenità della vita eterna ) ed anco la quiete della confcienza; Beatiqui nunc flerrs s quia Luc.gr. » ridebitisy dicewa Crifto Luo. 6.21.c San Balilio Hom. 7.in Pfal. 29. {piegando quelle parole; fd ve/pe- P/. 39.6. rum demorabitur fletusy & ad macutinum letitia; S. Bafili fcriueva ; Quicungne dies faculi buiws in conpumma- rione iam exiftentis s & adoccafum rendentis in plo- randis peccatis exegerity fic demum vere illo maru- tino ( della beatitudine) admeniente gamdebir. 172 Colmedefimotenfopl’itide tù da altri fegna- ta ; TRAHIT ROSCIDA LVCEM, per Maria Maria Vergine » che effendo picna di gratie » anzi piena di Vergine Spirito Santo» attrafîie al fuo feno la luce dell'vniverfo. annuncia Imprefà , che à penello quadra alla aa sla ta quale FIRST DE Madda- quale all'hora appunto ch'ella versò la rugiada delle lena lagrime , fù illuftrata dalla divina chiarezza. Vgon Ygon Cardinale in Genef.cap. 9. nu. 13. Arcus fitex re- €ardin. perculffione radiorum folis in nube aquofa. Nubes mit Magdalena » peccatorum fcilicet multitudine obfeura. Aquofa fuit y quando lacrymis pedes Do- mini lanit. Radijs folis fuitrepercuffa , ideft gratia Deirefperfay & ficfaîtuseft arcus. ‘ 173 Dicendofi che l’Iride riefca affai più bella In morte dalla parte dell'occidente , in morte di perfona fegna- lata; firitrouocol motto; CLARIOR AB OC- Martiri CASV. I Santi Martiri chiari nella vita più che mai chiari compaiono nella Morte » ne i quali fentì Da- P/9.15.uide; Qui exaltasme de portis mortis ; oue S. Gio: Gio. Cri- Crifoftomo. Non dixit quiliberass fed qui exal- Sofomo tas. Non enim in corum malis tantum foluendis fubfiftit Deibeneficium : fed facit eos etiam admira- biles infigness & clariores. Ad honore di Vittorio Amedeo» Duca di Sauo- ia, cheilluftrò fe medefimo con varij trattati di pa- ce, che da lui furono con gran Prencipi maneggia- ti ye ftabiliti , il Padre Luigi Giuglaris figuro l’iride è col cartello; CLARIOR PRAEVNTE PRO- Perfecu- CELLA . Imprefa opportuna perogni guerriero » uoni che dopo le tempefte della guerra, ottiene gli ap- laufì delle vittorie. Di S. Ilario il Breuiario Roma- no così. Hilarium e pralio hareticorum reuerten- tem Galliarum Ecclefia complexa eft . e di San Gio: Crifoftomo. Etjciturinexilium: fed paulo poft - ad- mirabili cuitatis plaufu ab exilio reuocatur. 174 L'arco celefte éricco ditrè colori , mà così SS. Tri- vagamente ripartiti che; NVLLVS ALTERO nità POTIOR; e cosìbizzarramente intrecciati, che fe benein fatti fono trè; ad ogni modo; ET VNVM SVNT ; cosìin Dio dice il Lucarini , v'è l’vnità dell’- effenza & la trinità delle perfone . Sant’ A goftino de . S.Agoft. fidead Petrum |. 1. c. 1. Totus Pater in filio, & Spiritu Santto et : totus Filius in Patre 9 Spirita Santto eft : totus quoque Spiritus Santtus în Patre et, & Filio. Nullus corum extra quemlibet ipfo- rum eft > quia nemo aliam aut precedit aternitare, aut excedit magnitudine ant (uperat poreState + Venantio Fortunato lib. 3. v. 273+ Eft Deus alta fidesvnus trinus, & trinusvnus y Perfonis proprijs ftat tribusy vnus apex + Nam Pater , & Genitus , quoque Santtus Spiritusidem ; Sic tribuseft vnumins, opus yordo sthronus + Chi vuole vn bel rifcontro , dell’iride della Santifima Trinità legga l’Epitt. 43. di San Bafilio Magno ad Gregorium Nyffenumy che m'andrà pienamente ap- pagato. 175 JlLucarini figurò la Concettione di Maria " Concet- Vergine con l’iride generata sùi nuuoli fofchi , dan- tiene di dole; EX NIGRA, SED PVRA, poiche fe be- Maria. neella nacque dalla maffadi carne peccatrice è portò adogni modo feco s dal primo inftante vna purità fe- Gio: Da- gnalata ; O Beatos Ioachim lumbos y efclama Gio- mafceno vanni Damafceno Orat.1.de Nat. B. Virg. ex qui- bus prorfus immaculatum femen effluxit .0 precla- ram Anne vuluam sin qua tacitis incrementis ex ea auttusy atque formatus pin fetus fanttifimus ner 176 Simbolodipuriffima innocenza» e mondez- Purità di za » é l’iride » che tal volta fuol formarfi di notte » che Maria fù fegnata; SOLO CANDORE, prerogatiua da San Girolamo offeruata nella B. Vergine , poiche et, iegando quel luogo Cant. 4. 8. Z7eni de Libano Rsa irole- ponfa mea; Non immerito » (piega venire de Li- bano iubetur » quia Libanus candidazio interpra- tatur; erat @mim candidata multis meritorum vir- Breu. Rom Wenantio Capo XVI 53 tutibus , & dealbata niue candidior. 177 PerMaria Vergine mentre attualmente era Maria» grauida del Figliuold'Iddio »il Lucarini fece imprefa Vergine. delliride ) con; CIRCVMDAT IMMENSVM, grauida il che diffe con formate parole Pier di Damiano fer.3. de Nat. Maria. /mmenfum concepit, eternum ge- Pier Da- nuit s genitum ante fecula parturiuit. mian. 178 Lofteffo Lucarini per dinotare y che il Ver- bo diuino era generato dalla fecondità del Padre eter- Generat. no » figurò due iridi ; vna nell'altra , coltitolo ; TN. del Ver- TERIORIS REFLEXV. Ciò che più volte và ri. bo pigliando Santa Chiela » hora chiamando il Verbo; Lumende lumine , Deum verum de Deo vero; hora Symbol. apoftrofandogli; Lux delace apparuifti Chrifte ; cd hora acclamando ch'egli è.Corfors paterni luminisy& Inno Splendor paterne glorie. 179. Nella Canonizationedi San Carlo, ad vn iride formata in faccia del Sole fù foprafcritto; TE Compa- RADIANTE, MICAT, inferendofi che così i Pa 84 dri Oblati di San Sepolcro di Milano ; dalmedefino Santo inftituiti , come tutta quella Città dallo (plen- dore del Santo illuftrata , riceueua ogni maggiore chiarezza ed ornamento; tanto può l’affiftenza , ed afpetto di perfonaggio eleuato di meriti &c. 180 All’iride tormata dal Sole sù i nuuoli fofchi » fù chi diede; MEDI[S PAX FVLGET IN AR- MIS; talela mifericordia diuina, intefa nell’iride , diui ne da promefla di felicità , e di pace è anco frà i ter- ppc, rori dei diluuij, e dellemorti; Arcus figaum eft cle- $i mentia, & teftamenti Dei, quod fecit cum homi= nibusy vt quando apparuerit in nube fciamus nos» fecundum antiquitatis exemplum,nequaquam peri- turos effe diluzio &c. San Girolamo in c. 1. EZe chiel. E perche altri all’iride foprafcriffe; DA BI FINEM; conallufione à Maria Vergine , che qual arco di pace ci promoue all’acquifto d’vna pienifima felicità , riefcono tutte opportune le parole di $. Ber- nardo ferm. in Nat. Marie; Hec in omnibus, & S-Bernar. per omnia prouidens miferis» trepidationem noftram folatur» fidem excitat » fpem roborat » diffidentiam abigit serigit pufilanimitatem. 181. 1lCaualiere Pietro Calfina ) confiderando chela materia dell’iride è lamube rugiadofa ; & cheil è nome delliride datogli da gli antichi è; RISVS Preséza PLORANTIS OLYMPI), all'iride fopra- d’amica. fcriffe ilverlo. IN FACCIA AL MIO BEL SOL M'E' RISO IL PIANTO, inferendo che fottola prefenza diperfona amata reftano tutte rad- dolcitele amarezze. Così Plauto in Cafina, afferiua, che del folo amore derivano tutti i condimenti dell’- animo noftro ; Neque falfum prorfuss neque fuane effe poteft Plauro quicquan vbi amor Non admifcetur. Fel quodeft amarum id dul- ce faciet: Hominem ex trifti lepidum, &lenem. 182 InlodediSantaCattarina Vergine ) e Mar- tire» fù alzata l’iride col motto; NON COLOR S. Catta- VNVS; dirvolendofì ; che in lei parimenti ycome rina V.M invia iride fpirituale , veranotriplicati colofi della verginità , del martirio, e della fapienza, ond’era à Mutabi- marauiglia illuftrata. Mà perche di motto nonfer- lità hu- uirà egli ad inferire la mutabilità dell’huomo ? Quid. mana l. 1.de Arte. Peltoribusmores tot funtsquot in corde figure. Ouidio 183 L’opportuno frà'1 Filoponi di Piltoia, hè — vn'iride col titolo; SI FVERINT NVBILA, Amico dichiarandotì buon amico » che anco nel tempo delle YSSO miferie vuol giouare e beneficare ) chi fì ritroua pian- gente , cdattannato + È 3 Miferi- cordia - Intercef® fione di Maria E per- ELEMENTI Lib. IL 184 E perche l'Iride, come alcuni AUUErtONO > fuol riufcitetanto più grinde quanto è più alto ypiù \miniftté fublimi: itSole ; vn famofo guerriero le foprafcriffe; di Gtide A MAGNO MAXIMA ; promettendo che farebbe imprefe tanto più grandi » quanto fofle ftato ‘ più eccelfo quel prencipe, pes lo quale militato egli ‘haucfle + COMETA Capo XVII. 185 JN non sò quali pompe » fpiegate in Mantoa è I adhonore di Maria Vergine » frà l'altre im- Maria, Prefe, vnave ne fù della Cometa), col cartello; FVL- foae,e GET, ET INTERIMIT, che fe la Vergine terribe è Maria, che vuol dire Aluminatrice sella è anco terri- bileycome'vn effercitosche diftrugge imoftri eretica- Riccar. di li. Riccardi de S:Laurs lib..4 de laud. B. Virg. Ipfa S. Lovézo cantum-damonibus eSt terribilis , quantum Angelis » & Santbis extitit venerabilis 186° Don Arcangelo Conter advna feintillante Felicità Cometa foprafcrifle; IN ORTV SIGNAT OC- médana, CASVM ben fapendofi, cheilnafcere »& apparir delle Comete prenuntia la caduta » cla morte à per- fonaggigrandi se l’applicò all’Erodiade , che mentre gratiola ye leggiadra ,.fifè vedere à quell'infame con- uito minacciò la ruina al Precurfore. Anco il nafce- _Anticri- re d’Anticrifto dinoterà le ruine proffime delmondo; o edancolafelicità emporalefeco porta lecadutey itra- collisediconqualli. Semper mundane letitia vrifti- tia repentina fuccedit : fcriue Innocenzo IMI. lib.1. de Innocen- contempiu mundi c. 21. & quod mcipit d gaudio » de- z0 III. finit in marorem; mundanaquippe felicitas multis amaritudinibus re fperfa eSt. ì l 187 Ilvero Prencipe efter deue sì fattamente do- Prencipe tato, e di clemenza e di giuftitia, che con quefta sap» paghi d’offender pochi s. e con quella goda di confa- lar tutti ; fi che per quefti due rifpetti fi raffomigli alla Cometa, la quale com’altri dille; P A VCES Caffodoro MINATVR, OMNIBVS -EVELGET. Sumus nimirum , diccua Cafliodoro Variarum lib.11.€p.36. ad:nocendum priuati 3 ad praftandum Iudices j icioè così guardingo nel punire come.fe foffe perfona pri- uata, così pronto à giouare che veramente ha cono- {ciuto per perfona publica, . ... ‘288 Perchela Cometa quunque va,fitira appref= fo gran copia di fplendori » l'Arefio con allufione à S.Toma- E le diede il: titolo; QVOCVNQVE, IERIT; fo d’Ac- figurando in tal guifa, San Tomaio d'Aquino » il quino — quale tutto brillante nelle-chiarezze delle fue dottrine attrahe dopo sé grandiffimo feguito dî letterati,» 15 189. Lacomsta, che non € altro che vn vapore » Separa- odvna efalatione ; portò ilmotto ; ELATA NITE- tione SCIT, emoftra comegli Apoftoli » i Religiotì, od ancora i penitenti, co’ Ieuarfì fuori della pratica » del fecolo » o della vita antepafiata fi promouono al- l’acquifto di pellegrina chiarezza è : VENTO Capo XVIII. 190«T. Vigi Ferro ad yn vento 3 che fcacciando le nubi, ferenaua il Ciclo fopraferitite; FV- Prencipe GA, ET FOVET; attioni proprie di buon Pren» giufto cipeydi fugare,e diflipare i vitiotìse di fomentare con- vIgapito » folando i tuoi diuoti. Agapit. ep. Param.n. 20./7 ene- randum iure eSì vefirum imperinms parla con Giu ftiniano Imperatore » quia boftbus quidem fue de- monftrat pietatis aculeos y fubditisvero exhibet hu manitatem. Guido Cafoni quetti dueefietti ricono» {ce operati dalla prudenza di giudiciofo configliero , Conf. enell'Emblema Politico 4. 00s1 canta ; gliero Il prudente configlio s Guido » In guifa-d’aura placida » e foaue Coloni > Scaccia:le nubisde.contrarij affetti ; L’animo rafferena »-c luminofa | Rende la mente » e fà tranquillo il core &c. Mî vaglia il vero lo Spirito Santo è quello » che dif- Spirito ifipa da i noftri feni le nubi dell'ignoranza; e dell'af Santo flittione , è gli riempie d’amabilefercnità; e di gio- condiffimo riftoro . 191 Che ad ogni picciolo fuggeftiuo, fi rac- cendano in noi le fiamme de gli dij, de gli amoni , Occafio= ne lo ‘dimoftra il vento è che fofhia rifcontro ad wyn De fuoco; edilmotto; SVSCITAT ; cheà mio parere potrebbe migliorarfi in; SOPITOS SVSCITAT, concetto d'Ouidio |. 3. de Arte. Qualibet extinéfos iniuria fufcitat ignes . Onidie Ancoi travagli deftano i cuori dormiglioti ».e. fanno Traua. riaccendere inloro le fiammele vinaci delle virtà. | glio 192 ScipioneBargagli» facendo vn venticello, chefpiraua in vn carbone » introdufic quetto in par- Spirito teaccefo è dire; AL TVO SPIRAR M'AVVI- Santo VO ; imprefa che ben dimoftra la virtù dello Spirito Santo , della quale $. Cirillo Aleffandrino l. 2. contr. Julian. Vwwifcat omnia Dei Spirituss omnia ettam Cirillo illo opus habent s nec aliter porerunt firmè in fuaef- Alea. fentia» qua (unt » perfiftere. " i 193 Fùchidipinfe vn vento ; che foffiando cone tra vnalbero fronzuto » lo fpogliaua delle foglie, e Benima- gli foprapofe; FACILIS IACTVRA diciiaran- dani ‘do; àmio credere yla gencrofirà del fuo fpizito , non a curante la perdita di quanti beni gli potellèro da ne- i mica fortuna:cfferrapiti. Vgon Card. cttaminando quelluogo de Prouerb. 12.21. No» contriffabitit- Proy.rsi fium quid quia ei acciderit 3 dice; Accidens adefty 21. & abeît, preter (bieEti corruptionem: ita prafens Wgon > profperitass & tribulatio viro 1ufto adeft » & abeft > Cardim prater eius contriftationem, & conturbationem » 194 Adueventicontrarij, l'vno che porta il fe- «reno pe l’altrola pioggia» lAbbatesFerrodiede; AVT Sarà SOLEM ; AVT IMBREM; vuol dire che men- tre due contrarie paflioni agitano il noftro petto , «non fi dà via dimezzo s mà è forza d'effete.ò tutti. vittuofi, © tutti vitiolì. I 195 Lottetto Ferro ; per dimoftrare quanto be- neficio altrui portaffe la prefenza , ed affiftenza di Educa- - perfona qualificata, dipinfe va venticello» che fpira- tone ua verfo vna fiamma coltitolo; ALIT, ET AV- »GET; effetti proprij della buona educatione ;.fcri- Qendo Oratio/. 3. Cuarm. Od. 4 Reftique cultus, peftora roborant . ‘Edeffetti) che anco in noi firinouano è meatre fia- -mo daltrauaglio inucftiti ped agitati. San Pietro Da- ) miano Serm. 21. Quo mdgis Cato per tormenta con- pier di cutiturs eo mensin Dewm fiva firmius roboratur : Damien & quafi igne fiuccenfa materies s quo pios aduerfita- tum ventis impellitur y eo in amorem Deè ardentius > inflammatur. a : 196 Ilmedefimo Abbate Ferro » valendofì delle parole d'Quidio ; diede al vento » che {pirana verlo il fuoco due motti; LENIS ALIT, imprefa che Corret. dimoftra quanto pofla ne gli animi humani fa cor- rione» rettione piaceuole » e manicrofa » proteitamdo Sene- foaue | ca; Ommum honefarum rerum femina animi ge- Seneca ® runt que admonitione excitantia: non aliter quam feintila FLATPW LEVI adiuta ignem fun ex- plicat . . i 197 La douerperlo contraria, quanto pregiu- dicio porti la correttione indifereta » cd il Mori ve- ; cmen- Oratis LO i VENTO: Corret- -hemente ‘3 e difpettofo ; lo dimottrò col motto ; tione a- GRANDIOR NECAT. Quid L 2, de Arte. pra. Dextera precipuè capit indulgentia mentesy Ouidio A/peritasodium » fienaque bella'monet . Odimus accipitrem , quia vinit femper in ar- mis » Et panidum folitos in pecus ire lupos . Efte procul litess & amara prelia lingua » Dulcibuse$t verbis mollis alendus Amor » 198 Animo intrepido , e generofo dimoftra il vento » che foffiando contra vna fortiffima quercia » ue troua maggiore larefiftenza » iuî , com’aleri dif- fe; DOPPIA NE LA CONTESA I SOFFII ) E LIRA. 199 Alvento chefpoglia vn albero delle fron- di y.il Ferrofoprapofe; ARENTES RAPIT; tale Ira d’Id- l'ira d’Iddio, figurata nel vento ys'auuenta all’eftermi- die nio dei peccatori » aridi ; e infruttuofi ; ò pure il de- Demo- monio, vento infernale, ftacca dall'albero de i fedeli, nio e porta alleapoftafie le confcienze vitiate , ed inutili, S.Cipria» San Cipriano de Simplicit. Prelatorum. Nemo pater at bonos de Ecclefia difcedere è Triticum non rapir ven- tus nec arborem folida radice fundarum procelia fub- uertit. Inanes paleatempeftate iaftantury inualida arbores turbinis incurfione enertuntur . 200 Il Padre Don Ottanio Boldoni, col figurare vn zefliro » fotto i fegni di Primauera ; che foffiaua in Legatio- vna collinetta » tutta coperta di fiori , gli aggiunge il ne motto; EMINVS VT.OLEANT), inferi 3 chela Sede Apoftolica mandò il Cardinal Manu, prima alla Nuntiatura di Napoli, e poi è quella di Spagnapaccio- che la fragranza dellevirtù fue,da pertutto ii rimanef= Traua- fetrasfula , Giouanni FRtio direbbe che i trauagli Elio. fonoiventi»dai quali i fioridelle virtù fcoffi » man- ei dano fozuiffimo odorein ogni latoy &ctopra le parole 2. Cor. 2» di San Paolo 2. Cor. 2.14. Odoremz notinia fue mani- 14. _. feStatper nos in omni loco fcriuc.così; Non modo Gio: Eftio pradicamus Chrifum apud omnes, fed etiam perfe= cutionibus y & praffuris- conterimar , vt odor noti» tie Dei, ideSt fama ciuss a nobis quam LONGIS- SIME DIFVNDATYR «+ ap. Nouaria. Paul. Expenf. nu. 789. 201 Vnvento, che foffia in yn canneto » hebbe dal Signor Giouan Filippo Certani il motto ; «I L SVON NE TRAGGE, imprefa così proportio- nata. all'Accademia dei feluaggi » nella quale ben de- Spirito gnamenteegli cra afcritto: come opportuna è fpie- “Santo garelavirtù dello Spirito Santo» che col fuo fiato cauò dalla viltà di poueri peicatori il fuonodi quelia predi- «ur » catione, ondetutti ne rimbombarono gli angoli dell’ 8. 2.4. vniuer{o; Repleti funt omnes Spiritu Sancto , dico» no gli Atti Apoftolici c. 2. 4: & c@persent loqui. Q quam velox eft fermo fapientia! Efclama San Leone Papa fer. in Pentecs & voi Deus magifter eSty quam cuo difcitur quod docetur. Ab hoc igitur die tuba euangelice predicationis intonnit . 202. Alvento mi parue che fi potefle dare iltito- Inttepi- dezza OA SeLqgne * lo; NONSAI D'ONDE, NE DOVE; per ci inferire penfieri fecreti , ed operationi arcane che Co) tanto ne fuggeri la fapienza incarnata» parlando delle infufflationi , edopere mirabili dello Spirito Santo; Ioan.3.8. Spirits vbi vule (pirat fed NE SCIS YNDE VENIATz AFT QUO VADAT .Ioan.3.8. | ; Le miferie terrene, e le trauerfie della cattiva fortu- Perfecu- na fono come i venti» i quali agitano il mare del no- toni tro fpirito» mà però lo follieuano; ond’altri feriffe Trawagli loroilmotto ; TVRBANT; SED EXTOLLVNT. TaleZenone, il quale meatre eflercitauala mercaturay eflendo dalla tempefta del mare rimafto priuo di tutte ie facoltà» che portawa in vn fragil legno d’intorno , fì Capo XVIII. diede cutto à gli ttudij della filofofiaye con tanto fuo godimento » che foleua dire. Tune fecundis ventis Diog. * nanigaui» quando naufragium feci . Diogen.Laert, Laers. lib. 7, La nauetrattenuta ed impedita da i venti, perche non imbocchi il porto, hebbej; MORA NT VR Trauagli NON ARCENT; e feruì per idea di perfona, che ben poteua dalle altrui oppofitioni riceuere qualche oftacolo, mà non effere diuertita dall’ottenimento del fuo fine; come l’infermità,la pouertà, gli efilij riefco- no di qualche intoppo è chi afpira al porto della vir- tù, mà non vietano affatto l’ottenere l'intento. 203. Altritutt'incontrario ; figurando la naueal- imboccar del porto rifofpinta dalla violenza di con- trario vento , le foprapofe. NON MORANTVR, SED ARCENT , Etaliicattiui configli ; è fiagli habiti vitiofiy non folamente ne impedifcono l’au- uanzamento nella perfettione, mà affato da quella ne diftogliono . Lanaue, cheinalzata daiventififpicca dalporto» __ e portail motto; DVCVNT IN ALTVM, di- Spirito moftra che i fauori dello Spirito Santo ci fanno fa Santo perare tuttele fiuttuationi del Secolo » e nefofpingo- no all’eterna felicità. Gio: Crifoftomo Hom. 34. in Ep. ad Hebr. Anima 4 diuino adiuta fpirita, omni- Gio. Cri- bus rebus fuperiorexifit,, & omnibus fAuttuarioni- foftom»» bus vita huius eminet, & viamin calum ducentem vehementius quam nanis incedit : vt pote que non vento impellitar » fed ab ipfo Paracleto fertur. Ser- ue anco l’imprefa à dinotare » che lo Spirito Santo ci promoue all'intelligenza delle Sacre Scritture. $. Pier Critologo Ser. 168. Ratem noftre mentis , carnis 4 Pier Cri littore foluentes, in pelagus euangelici fermonis in- folog. » tramus credentess quod flante Spiritu Santto cele- ftis intellientie peruentamus ad portum. 204. Allanaue incalzata dal ventoio diedi il mot- to. DEDVCET IN PORTVM toltodal Sal. 106. 30. deduxtt eos in portum voluntatis cornm > ap- Pfal.106 plicabile all'infermità etrauagli , che ci fanno ricor. 39- tere è Dio. Nel qual propofito Liplio Ceutur. Mifcell. Trauagli ep. 2. Quem Deus diligit > perequay per iniqua > Giuffo per fluxus, & refluxus perducet ad fuism portum; Lipfo - enel l. 2. Phyfiolog. parlando della morte Diflert. 1. Morte così Triftis eft ( flavia nonnulli ) cogitatio fuper Meditata mortes & ipfam adducit. Falluntaro Sapiens cum tranquillitate deca cogicat : non aliter quamin mari , & nau, ventos, I vela fpelat , quibus fertur in portuns Sc. 7 Ai venti, che incalzauano la naue il Lucarini die- Trauagli de; MINANTVR, SED FERVNT;ideadei tra- uagli » che pare ciaffaltino con minacciofa terribilità màci portano à dirittura è ritrovare il fommo bene la virtà ge Dio. 205. Non altrimenti fignificò l'imprefa del ven- to che. incalzaua in altomarevna naue ; col cartel- lone ; CVRSVS SECVNDOS DABIT ; poiche Traua- quel foffio ) che pare auuerfo; e procelloto » riefce glio vile più che mai profpero » portandoci è dirritura al por- to del Paradifo. L'Autore dei Fatti Marianis di $. S.Orfol Orfola » che infieme con lecompagne era inueftita da i venti, ed agitata dalle tempette di marey fcriue così. Ecce tempeftas fuboritur » & arrepras naues Fafti Ma in Rhenum aufert . Nimirum aduerfum hunc alij riani ventum dicent » at fecunduamVrfulavocat, & cafti- tati velificantem + Quadra anco il motto allo Spirito Spirite Santo, al fofio del cui fauore » con profperità naui- Santo gando ifuoi fedeli ; arriuanoalla terra delbeati . Mentre i venti furibondi fcorrono per lo mare» ifollicuano l’onde al'Cielo 3 onde loro paruemi che po- tefle darli ; AD SIDERA VOLVVNI motto {ug- Cofiglio cattiuo Habito vitiofo K. 56 ELEMENTI Lib. II. fuggerito da Virgilio Aencid.I, 1.v. 89. i Vna Eurufque s notufque ruunt , creberque procellis. «Africus: & vaftos voluunt ad fidera fiuétus: tTiaua- Nonaltrimenti le perfecutioni, e le avuertita obbliga - follieva no icuori agitati à portarfi al Cielo è e folleuarti è S. Anfel. Dio. Sant Anfelmo. Aduerfis wruentibus fepara- tur à terra fidelis anima ,«& Calo fit proxima + ACQOVA Virgilio Acqua c.19. Fonte c.23 Acque lambicate c.20 Pifcina c. 24 Mare c.z1. Pozzo C.15 Fiume Ci ACQVA Capo XIX. S E la vita humana è figurata nell’acque s ben firi- Opera- corda, che queftein tanto fi conferuano,in quan- tione —to»òdaiventi, 6 dal proprio corfo fono agitate; per- ‘© che; SERVANTVR_MOTV; onde Seneca epift. Seneca Go.V'iuit is, qui fe viitury la douce perlo contrario» qui latitanty & torpent, fic in domo funty tanquam în conditino. Quello dunque fi potrà dire che veramen- teviueyche baurà perpetua antipatia con l’otiofità. 206 Perdimoftrare, quanto gli animi noftri, per Otiofità colpa dell’otiofità fiano pregiudicati» all’acque dvn - % picciol lago fopratcrifi; QVIESCENDO TA- Giufo BESCVNT. Giufto Lipho Centur. 2. ad Belg. Lipfo Ep.47.Vt aquadiutino fitu vitium contrabunt : fic noftri animi affidua fefione , vel quiete » tanto anco Lorenzo infegnò il Beato Lorenzo Giuftimano /. 1. de Perfe- Giuftin. Étion. gradibus c.9. Sicut aqua, que caret decurfuy ac iacet in foueis putrefcit repleturque animalibus venenatisy & noxis; ita& corpus otij tabe confe- Hum, concupifcentiarum carnalium parit infaniam. Col medefimo concetto San Giouanni Critoltomo Gio. cri- ragionò delle ricchezze inutilmente raccolte; Quem- foRomo. admodum fonssdic'egli Hom.48.in Matt. Si aqua Ricchez rum flumina in fe ipfo, quafi ftagnum quoddam reti- ne neat sfacilè putrefcit: codem modo diuitesy cum in fe ipfis opes fuas detineant » marcefcunt : putredo enim profetto eft non polfidentium, fed opumipfarum . E S. Bafilio San Bafilioanch'eflo Hom.in Ditefcentes. Puceisqui exbauriuntur melius fluunt, quibus fi fuas aquas in- taftas relinquas s fatorem contrabunt ; 1ta ettam diui- riarum quies inutilis ; motus y & tranfgre[fus publicè vtilis eft, & fruttuofiss » Quinto Sotanzo ,l'Inquieto frà gli Erranti di Bre- {cia 5 hà vn'acqua » che cade giù da vn monte » & nel piano vicino forma vn lago col titolo; QVIESCIT IN PLANO. IlInoftroauffetto , ed ilcuore non tro- ua la quiete , fe non in Dio. Sant'Agoftino in Ma- S.Agofi. nual.c. 2g. Cor humanum in defiderio aternitatis non fixumy nunquam ftabile potefî effe : fed omni volubi- litate volubiliusy de alto in aliud tranfit , quarens re- quiem vbi non et + Mobile cor nulla potis eftrequieftere fede » Wnuscì centrumnam Deus yvnaquies. Benedetto Haceftenio Schola cordis L. 3. lelt.19. 207 Vn'acqua » che per vn canale fcendeua da vn Anima colle s eparimenti per vn'altro canale fì portaua ad vn Aiuto poggio» fù introdotta à dire; SI DEFERAR EF- FE RAR; ancol’anima noftra, fe farà aiutata dalla diuina gratia» s'alzetà felicemente» San Bernar. nel S.Pernar. trattato de Grazia ) © liber, arbitrio dice ; Cuîus co- Quiete in Dio Bened. Haeften. natus » cioè dell'arbitrio noftro; ad borum, & cali Suntyft è gratia non adiuuentiy & nulli, finonexci- tentur . 208 All'acqua, che colando giù da vn canale, re- fia gelata io diedi; RIGORE SVBSISTIT, Rigor cosi l'humanalubricità , fempre facile à trafcorrere ne difcreta, i mancamenti , col diferetto rigore di prudente Prela- to è raffrenata ; e perquefto [ddio à 1 primi due Pre- cetti del Decalogo , come fi vede nell'Effodo cap.20, nu.f.& 7. aggiunfe il rigore delle minaccie, e de i ca- ftighi , accioche gli hebrei inchinati î tali tralgreffio- ni ,reftaffero trattenuti. San Tomafo d'Acquino 1. 2.q. 100.ar. 7.ad 4. Pene pracipuò neceffarie funt Tomafe contra ilosy qui funt proni ad malum, vidicitur 10. d'Acqui. Ethic. y& ideo illis folis precepris legis addirur com- minatio penarum , in quibus erat pronitas ad malum; erant autem bomines proni ad periurinm , propter frequentiam iuramenti, proni ad idolatriam s proprer generalem confuetudinem gentium, & ideo duobus primis praceptis adiungitur comminatio . 209 Percheil Cardinale Verallo tenena nell'arme vn rufcello » che fcorreva ad inaftiare vna rofasdi que- ft'arme fece corpo d’imprefa il Padre Valtero Paullo della Compagnia di Gesù, prendendo il motto dal cognome del Cardinale iftelfo; VER ALO, Così coi rufcelli delle noftre lagrime 1fiori delle virtà feli- cemente germogliano. Pietro di Damiano Opufle. 13.c. 12. Lachrymarum mador animam omni labe Pier di purifica , & ad proferenda virtutum germina noftri Damiane cordis arua fecundat : mox vt lachryma eruperint, protinus animarenirefcit , & tanquam arbor verna rediuiuo virtutum fuarum flore veftitur. San Gio: r Crifoftomo fer. in Juuentium. Negwe hortis aguis Gie: Cri- îirrigati, itagerminant , & facundi fune vt Etelefie fem - fi martyrumirrigentur fanguine . Si che y il Sangue de no i Martiri mantiene in Santa Chiefa le delitie, ed i fiori della Primauera ; fi come al parer dello ftelto Hom. de Anna, & Samuel edticattone ,i fiori delle noftre Oratio- otationigrandemente s'auuanzano, fecon lelagrime ne lacri- vengono inaftiati ; Negue perinde amnium fontes mola floridos reddunt bortosy vt plantam depracationis fontes lachrymarum irrigantes faciunt m fiumimam altitudinem excurrere + 210 Alle bolle» che fi formano nell'acque, mi parue conueniente ilmotto; TVMESCVNT, ET_ * INANESCVNT; idea efpreffa delle mondane co. Beni mò fe . Pietro Cellenfe; Currit » fluit » Labitury & ema- Sant — nefcit quicquid vnquam babere potelt mirmdamus Pr td vfus, così dic'egli 1. g. Ep. 13. San Nilo anch'effò lenfe Paren. n. 221. Omnia mundana , vmbra, & fi s.Nele mus, & bulle Sunt. S. Gregorio Nazianzeno Orat. | Ì 2.de Pauper. amand. Nibil corum»gue mixia co- Gregor. cretaque piene » femper codemftatu permanent. Exî- Ne euum adtempus, bullarum inftar fpiritui noftro cîr- cumiacentium eft corpus. Mox autem extingui- murs nullo in vita, buiustumoris relitto veftigio . È rima di tutti il Sauio Sap. f+15. Spes #mpr famguam Sap.5-15 anugo cht > qua a vento tollitury & tanquam (puma gracilis, que d procella difpergitur » 211 Perche l'acqua torbida non riccue le imma- gini de gli oggetti adiacenti » paruemi chefe le potef- fedareilmotto; DISPVNGIT TVRBIDA +» FORMA$S; così l’anima turbata da vitiofe paffioni, Anima mal può riccuere i lineamenti della virtà, è della gratia vitiola. S. Efrem Siro de laudibus Tofepb Patriarcha otierua nellFgittia quefti effetti , la quale hauendo il cuore turbato dalla paffione amorofa » mal potena riceuere gl'inlegnamenti del cafto Giufeppe; Sanz verba Efrem dicebat Iofephy fingalis horîs ad ominam fuamy ad- Siro monens » obfecrans y increpansy da il am Lacrime ACQVA lam. At nibil dininum admittebar anris , ac cor multeris- quinimo vehementiore adbuc libidinis fagrabat ardore. Con fimil concetto l'Abbate Sera- Serapione pione ap. Antonium in melifta p. 1. Serm. 1. Querz- admodum oculus perturbatus : fic etiam anima opi- nionibussque naturam excedunt turbata veritas lu- cem videre non poteft . Con l’artificio delle trombe d’acqua » quefto ele- mento » chedi fua natura fcende mai fempre al fon- do con mirabile facilità fifollieva , e fi eftrae à gli vfi humani . Ne fù pertanto formata imprefa » nella - quale figurandoli la tromba fudetta , l'acqua fù in- Modeftia trodotta à dire. SVRGO NE DETVR INA- NE; efervìnella promotione d’vn fogetto di molta modeftia ad vna dignità della quale fi chiamaua mal . degno. S. Mattia fù folleuato anch'effo dall’anra dello S.Matta Spirito Santo y adoccupare il luogo » riralto vuoto nel tracollo di Giuda , accioche quella Sede Apofto- 541.34 lica ngn rimanefìe vacwa. 7u Domine - offende quem elegeris ex bis duobus vnum accipere locum minifte- ry buius & Apoftolatus » de quo prawaricains eSt Iudasyvt abiretinlocum funm. A&. 1. 24. 2:2 Mentre la tromba non fi lafcierà otiofa » l°- acqua conmotto continuato vfcirà da queltubo alle noftre beneficenze ; il che dichiara Pimprefa della tiomba » da cui fgorgauano l’acque , fegnata dal Sig. Gratia. Don Carlo Boflo3col cartello; MOTV PEREN- divina .NJS, Ladiuina gratia » nelle facre Scritture figura- tanell’acque » fi manterrà continuamente à felicitar- cis quando noi ftaremo nelcontinuo effercitio delle virtuofe operationi. “i * 213 Al’Acqua, fiafidet mare gd d’vn lago, che aua- fofpinta dall'impeto de. i venti vrta contra vno fco- glioviile plio , es'inalza al Cielo io diedi; ELE VA T VR ALLISA; idea diperfona $ che dalle perfecutioni riceue beneficio temporale, ò fpirituate. $.Gregorio. S.Gregor. Malasque nos nni Deum irecopellunt. Vmiltà —Permoftrare » che ’humiltà fia ftrada ; per inal- cialtà © zarfi ,vnacquache fcendendo da vn colle , monta in vn’altro vicino sconla fcritta; DEFLVENS ELE- VOR; che tanto diffe Quidio ; Ouidie Etmagis exurgits quo magis vnda cadit. S.Bermar. Oportet namque » S. Bernardo fer. 34.in Cant., bu- militer fentirede fe, nitentem ad altiora. E S. Gia rolamo Ep. ad Euftochium, parlando di Paola Ro- 3.Girola mana dice; Minima fuit interomnes, vt omnium mo maior effet» & quanto fe plus deyciebat » tanto ma- gis à Chrifto fublenabatur. Traua- ‘214 L’acquasche perle anguftie d*vn canale fpic- glio efal- cia in alto , con le parole; COHIBITA SVRGO, ta. dinota che le anguttie de i mali ne dipongono è folle- Gio. Cli- narci è Dio. Gio: Climaco » gradu 26. Quemadmo- mace dumcoercita aqua in altumexurgunt,ita fepè anima periculis circumuenta , ad Deum per penitentiam exurgit. Anco lavirtù » quanto più è depreffa da i maleuolistanto più fpicciazeleuata, e fublime a glioc- chi del mondo; elorattificail motto è che parimenti all’acqua che fpicciaua in alto fù addaitato; ANGV. STIIS ELEVATVR. Caftigo 215 Chel'ira d’Iddioynon maici fi riuerfi addoffo, divino che prima non ci ammonifca » lo rapprefenta l'acqua cadente da vna rupe co’ cartello; NON ABSQVE S. Bafilio SONITV. San Bafilio d'[ddio fdegnato così; Non clamy aut filenter ingerit fuppliciayfed intendenscom- minationesyea pradicet affores perhoc peccatores in- uitans ad pemtentiam . ' Pèccato | 216 Don Diego Saauedra; per inferire » che vn è fecon- difordine, molti ne porta feco: fece vna pictra getta- do ra nell’acque » alcader della quale fi formauano nell’- * ondemolticitcolicolmotto; DE VNO ERROR Capo XIX. 57 MVCHOS, che à mio parere fi giant be di- cendo; AB VNO MVLTIPLICES,; motiuo di San Gregorio Nazianzeno. Et lapidem fi quistranquillas mittatin vndas y Gregor. Egregiosturbatlatices , vitiatque colorem» Nazian: Multiplicefque orbes fumma nafcunturinvnda + Quanto poi alla focrnalicà delconcetto; Giufto Lip- fio Cent. 1. Ep.73. Licentia vna, ianua» & aditus Giufto adomne fcelus. Gio: Crifoftomo Ser. de Abflalon ; Lipffe Semper fcelera, dum non refecantur increfcunt & Gio: Cri- in de facinorum profilitur. e Sant Agoftino Sffomo 18. Confefl. c. 1. Ex voluntate pernerfa» fatta et S. Agoft. libido & dum fervitur libidini fatta elì confuetudo » }4 dum confuetudini non refiftitur » fatta ef necef- itas . 217 Vnrufcelletto d’acquafotto il Sole in leone Benefi- col motto, GRATIOR ALGET dimoftra che il 010 beneficio » all'hora riefce più pretiofò » quando più grande é il bifogno . $. Efremde vita Religiofa ; Si- S.Efrem cut aquafrigidain magnis caloribus fitientt: ita con- folatorius fermo fratri in tribulationibus , & angu- Flijs ipfius. 218. L’acqua;che gela scolando giù da vn canale hebbe dal Lucarini; GELIDA NON FLVIT, Idead’vnricco auaro » che ammaffando il tutto per Auare sè è non vuol profondere parte veruna delle fue fa- coltà all’indigenze de proffimi. Sant Afterio Hom. de Auaritia, Corpus auari non alitur : anima nihil 5 #1!" lucratur: quia nonexuberat è dextera eius eleemo- fina. He@or Pinto in cap. g. Ezechiel. 37. Cor hw- Essor manum , abfgue amore diuino frieidum & gelatum Vinte eft: diuino autemamore incenfum liqueftit & fundi- tur omnibufque inopsis defiderat fubuenire ; vnde ait în Canticis [ponfa ; Animamea liquefatta eft » vt di- leétus meus locutus eft « 219 Vntufcello » che trafcotre à i piedi d’yna pianticella cot motto; ALEMENTA MINIS. Educa- TRAT; Infegnaà i Padri di famiglia l'obbligo tione di fuggerire è figliuoli gli alimenti dell'ottima edu- catione . Quemadmodum divina lege fancitumeSt , Catechi(- dice il Catechifmodi Pio V. vt parentibus filij hono- ?®®. ren debeant » vt parcanty& obfequantur ; fic paren» tumpropria officia funt , atque munera » vi fantlif- fimis difciplinis , ac moribus filios imbuant. S. Ba- filio ad altro fenfo ridurrebbe PImprefa » quale Hom. 2. de Feiunio dice. Pueri velut plante virides ieiu- S. Bafilio nij aqua irrigentur. 220 All’acqua, che fcorrendo troppo impetuo- fa, cd ingroffata verfo vn mulino , in vece di rigi- rarlo ylo traccaffa ; e lo fpianta » fitroua fegnata col titolo. FATEGET, NON RA PIE F; così Studiare dallo ftudio noi dobbiamo lafciarfi perfuadere alla modera- fatica, mà non permettere chie con latroppa violenza tamente. habbiaà leuarci la vita . SanGirolamo Epift. ad De- 5-Sirele- metriad. Sit ipfa leétio temperara » cui finem confi-"? lium » non Laffituda imponat ; nam ftudium intempe- rans le&fionisy in reprebenfionem cadit ; & quod lau- dabile eft ngenere fuo » fitnimietate fui culpabile . 22.1 Tutte le cofeterrene, dice l'Abbate Certa- ni, fonolabilie fuggitiue » fimili ad va rufcello » che Beni m6 lambe la fponda fiorita , màlambendo fagge. LAM.- dani. BIT; ET LABITVR. Sant'Ambrogia Fpiît. 44. Itaque inaness & vane rerum fpecies » tanquam S- Ambre in fomno venerunt » abierunt » aftiterunt , euanue- £'° runt » circumfufe difperfe funt; teneri videntur » Cr non tenentur. 222 Vn Catino pieno d’acque col titolo ; VT Contri SORDES DILVAT. Fù parimenti del Padre Ab- tione bate Certano » per dinotare che la contritione feua le fozzure dal cuore » Riccard. Wittorino fopra i! de 25. “o 58 ELEMENTI Lib: IL Riecavd. Quoties pro fordibus operum in confpettu tuo defleo, Vittor. manuum mearum maculas,lachrymarum vnda laua- recontendo. Quicquid enim per culpam fadatur, per compunttionis lauacrum diluitur . Gioufn) 223 L'età giovanile è fimile ad vn canaluccio d’acqua , che fieguele veftigia del dito » che la prece- de, &; Qv A DVXERIS SEQVITVR , con- 5.Girole cetto di San Girolamo epift.ad Gaudent. 772 aquain pre areola digitum fequitur precedentem : ita atas mol- lisy & tenera yin vtramque partem flexibilis eft, & quocunque duxeristrabitur . S: Pietro 224 Per alludere alla crocififfione di San Pietroy crocifif- che fù colcapoall’ingiù » il Lucarini fece alcune cafe» fo vicine all'acqua » le quali formano l’imagine al rover- fcio » il che dichiara il motto; AT IMAGO PER INVERSVM. Nel qual foggetto il Padre Andrea Bianco lib. 4. Epigr. 58. Deiefto cur ore » pedes ad fidera tollis Petre? Quid inverfo corpore obire paras? Nil mirum; Aligeri morituro occurrere gaudéty Queisdemore facros porrigit ille pedes . Figite celicole cara ofcula » figite plantis » Regales Domini plus tribuere manus + Benef- 225 Giouanni Ferro, per fimbolo di Prelato be- cenza di nefico, & facile à diffondere le fue gratie, fece l'acqua Précipe verfata da vnvafo ,co'lmotto; ET LATE DIF- Caffiodore FVNDITVR. Caffiod. lib.12.var. ep9. Pietate plenum eft peregrinam gentes publicis beneficijs obli- gare, & nontantum confanguincos ad fubfantia lu- cra mitteres quantumipfos queque aduenasinnitare » 226 All’acquetorbidesperche agitate da vn ven- Occafio to » fù fritto; CESSANTE CLARESCVNT; ne così ceffando in noi i fuggeftiui, e le occafioni del peccato »la confcienzatuibata sed inquieta » verrà è ferenar6i » e tranquillarfi. SanCromatio |, de 8, Bea. S.Croma- titudin. Nom fit mare tranquillum » nifi ceffanerint Ho vent: fic necanimus erit mitis., & quietus snifi e4, que cafufcitant ye inflammanty fuerint abdicata . L'acqua d’vnrufcello » in atto di paffare per gli an- gufti forami d’vna porticella »Ò fia foftegno » pofto nel mezzo alla corrente » col motto ; N E:S0 R- DESCAT fuùimprefa di F. Giuliano Pozzobonel. lo, ne iSeruiti Maeftro, c negli Accademici Flet- tiil Riftretto » con la qualeforfe dinotar volle ; che fi come; con tale ftrumento vengono feparate, & ef- * clufe l’immonditie » lafciandofi per quei toritrafcor- rere folamente l’acque purificate , e non le fozzure ; così egli amaua di vedere il fue fpirito nelle ftrettezze regolari » eclauftrali rinferrato , accioche intal guifa preferuarlo poteffe dalle mondane laidezze, e diffetti. ACQVE LAMBICCATE Capo XX. 227 P Erche l’acque lambiccate fono fimili da ve- derfi, mà differenti(Time riefcono nelle vir- tù loro ; però dice Monfignor Arefìo ; fi può à quette orre il motto; VIS AB ORIGINE PENDET. ‘a virtù de i Prencipi deriva non dalla qualità del Prencipato » mà da i loro propri) talenti » rrceuuti nel- la nafcita » & aiutati nell’educatione + Oratio |. 4» Carm. ode 4. Fortes creantur fortibus y & bonis Eft in inuencisy e$t in equis patrum Virtus: nec imbeliem feroce? Progenerant aquile columbam . 228 All'acque lambiccate parimenti può darfî; VIRES DIVERSE LATENT, motte che pari Andr. Bi anco Claufura Nafcita Oratio menti s'auutra nell'acqua delbattefimo; in quella del- Batrefi- le lagrime ; in quellache fgorgò dal Coftato facratifmo fimo di Cnifto ; &motto molto proportionato al fa- Lacrime crofanto Euangelo, che insé riftringe , comein wi e, lambiccato » tutte le vecchie fcritture . È 229 Il motto foprafcritto all'acqua vita; L A- TET IGNIS iN VNDA; può feruire gl ho- nori della Maddalena ; nelle lacrime della quale-ti na- Lacrime fcondeua il fuoco della carità s e dell'amor d'[ddio; e di Mad- perche quefta » benche fembri acqua , in fatti è tutta dalena fuoco s fembra appunto vnritratto del vitio , qualeal- Vitio trui fuol moftrardì in fembianza di virtà s perche come diffe Giuuenale Sat. 14. : Fallit enim vitiumy fpecie virtutisy & vmbra si Giumena- E più riftrettamente dimoftra la maluagità d’vn mor- le moratore » ò d'vn malignoyche fotto parole in appa. Mormo- renza dolci, e affettuofe » porta iltuoco » eleruineze f2001e fingendo di commilerare. con voce lacrimevole al fuo proffimo , lotinge » elo fcolora. San Bernardo fer.24.in Cant. /ideas premitri alta fupiria» (icone S-Bernar. quadam cum gramtate y€5 tarditate , vultu mastos demiffis fupercilijs, & voce plangenti egredi maledi- Cionem y& quidem tanto perfuafibiliorem » quanto creditur ab hisy qui audimnt y corde innitoy & magis condolentis aftettuy quam malitiosè proferri. 230 E perchel'acquavita, quanto più viencotta, e finftringe à minor quantità, ed acquifta forza,e virtù maggiore yallamedefima fù foprafcrittò ; NIS IN MINORI MAIOR, epuò dimoftrare.ficome Fanciul- la carità divina à marawiglia fplendeffe nella fanciul- lezza di lezza del Redentore cd anco feruire in quel fenfo, Crifto del quale San Gregorio Homil. 3. in Euang. S4n&i 5. Grege- Euangelij breuis eSt leétio recitata » fed magnis my- rio fieriorum ponderibus granida. Anzi nonchelefacre S. Scrit Scritture riftringono in poche parole gran forza, e tura numerofi fentimenti; mà l’ifteffo nome di Gesù, in Nomedi poche fillabe cpiloga indicibili Sacramentisè arcani. Gesù, Che però San Bernardino di Siena, t0..2. fer. 49, così; Nomen Iefi » breue fylabis yleue prolatione fermo- S. Berner nisy grane fenteniusy fuperefflmt, & redundat ineffa- dino bilibus facramentis. Omnia quecunque Deus pro fa- lute bumana ordimauit ta Tefu nomine compreben- + duntur. MARE Capo XXI. 231 YL mare, fopra ilquale era figurato il Sole fi ritroua col motto; NVNQVAM SICCA- BITVR AESTV, imprefa quadrante all’erario di Mante- gran Monarcayche frà i feruori più cocenti delie guer nerfi renon mai riman efaufto ; ò pure à Santa Chiefa , & alla fede Cattolica » le quali frà i feruori delle più cru- deli perfecutioni non verranno mai meno; ò vera- Miferi- mente alla milericordia diuina y la quale fimile al ma- cordia re frà il feruore dell'humane maluaggità punto non diwina ilcema . 232 Animo infatiabile così nelle cofe d'interef- Infaria- fe, come in quelle de gli ftudij , d di virtù morali » di- bile mottra il mare è col motto di Monfignor Arefio ; NON DICIT SVFFICIT ; e certo quant'all’et- fetto dell'auaritia $. Nilo Orat.3. de Auarit. Nec s.xjle multitudine fluminum mare , nec dimitiaram copia auari animus expletur » 233 Ilmartranquillo sche conl’onde foauemen- te crefpe , tutto piaccuole toccalearene» col titolo ; Religio- OSCVLATVR LIMITES può feruire per vn Re- {o con ligiolo sche s'appaga » ebenedice le ftrettezze rego. tento lari del chioftro è della cella + 234 Vogliono alcuni Filofofi y che l'amarezza del j MARE del mare fia cagionata dal feruor del Sole ; però l'Ab- bate Ferroy facendo imprefa del marey col Sole che gli fouraftaua dille; AD OGNI SVO CALOR, CRESCE L'AMARO; ivitiofi fembrano vn ma- rey che fempre peggiori diventano , quanto più Iddio raddoppia fopra loro il feruore dellafua carità ye delle Carnale fourane beneficenze . Quadra parimente quefto mot toall’amor carnale e profano ; poiche quefti » à diffe- renza dell’amor diuino , chetutto è foaue 3 e quieto, quanto più dinampa,col fuo feruore nel cuor huma- no, tanto più lo rende amaro» torbido, e fluttuante , Amor tuus diceua rivolto à Dio il Padre Sant'Ago- S..Ag0f. ftino 1. Meditat.c. 35. Suawis & quietus eft. Nam peGtorargua poffides,dulcediney&® (nawtatey& tran quillitate reples. Atcontra amor facali y & carnisa anxius efty & perturbatusy animas certèy quas ingre- dituryquietas effe non patitur. 235 Il maretutto quieto formato fotto il Cielo Confor- fereno se Stellato» colcartello; COELI REFERT BUS IMAGINEM feruî perdinotare, quanto vn Suddito fi conformaffe al fuo Signore, Broftrando in fe me- delimo rapprefentati » come in vno fpecchio tuîti i di lui difegni yed i penfieri . 236 All’ondedelmare, conturbate » etempefto- * feio foprafcrili; MITESCENT, infinuando vna Sperare lieta fperanza » che i tumulti della nemica fortuna fi farebbero acquietati. Rebul.1. 2. Eleg vit. lam mala finiffem letho fed credula vitam. Spes fouet y& melins crasfore femper ait . pa 237 Fùdal Lucarini vn vincitore modefto rap- Vincitor prefentato nelmare; che fe bene groffi fiumi in lui model © traboccano » no'lrendono più del vfato gonfio , ed al- Femina tero; ecomeei diffe. NEC AVCTVM REDVN- Impura DAT. Plauto in Truculento ; in quefta proprietà inefple» del mare rauifa la malitia ingorda , &c infatiabile di © feminarea. Plauto — Mecretricem ego item effe reors mare vt eft » quod das deuorat ) NEC VP N- QUAM. ABVNDAT &c. 27% Lo ftefio Lucarini , ad honore d'vn mini- Prenci- ftro Regio di famiglia Caîetana; fece imprefa del pegiufto mare ondeggiante ; dipinto nell’arme di quetta: Il- e beni- luftriffima Cafa ; egli diede il motto; DEIICIT) gno ET EXTOLLIT; inferendoficome quel Perfo- naggioicon integrità difcrettiffima , e deprimeua gli , fcelerati ; ed'effaltaua i virtuofi. Così ad honor d'- Pf: 74-8- Iddio diceva il Salmo 74. 8. Hwunc bumiliat , & P/400-1 byme exaltat, e di nuovo Pfal. 100: 1. Mifericor- diamy & iuditivam cantabo tibi Domine; il che in pro- pria perfona rapprefentaua Dauide , folito di cami nare con l'alfitftenza di quelle due legioni chiama- Fram teCeretiy & Feleti. Reg. 1g. 18: E quibus Cere- Mendoza rhi interfettores » Pheleti liberatores interpretan- tur: Spiega il Padre Francefco Mendoza inlib. Reg. t.r. Annot. 21.32. »f illi pro iuftitia; hi promufe- ricordia pugnare viderentur s volendo con quellidi- ftruggere gli fcelerati , e con quetti folleuar gl'inno» * centi, cimeriteuoli . 239 Almaretempeftofo che getta in fecco vn delfino addattai per motto le parole dell’ Alciati Embl. * 167. PROPRIIS NEC PARCIT ALVMNIS, Mondo facendone imprefa del mondo perfido» che maltrat- crudele ta, ed'affannaanco i fuoi più cari) affettuofi ami. ciy &adherenti, Sant'Agoltino Ser.13. de Verb. Do- Shigoi mimi. Atrendite feculumiquafi mare - Amas fac Inmè Abforbebit re. Amatores fuosvorare nonit > . moriportare. Dimoftra anco queft'imprefa lingrata Ingrati- malliagità di molte Patrie:, cte feaccia indegnamente tudine ineftilioi più meritcuoli cittadini» ciò che fecero gli Ingrati Tibullo Capo XXI. Ateniefì con Ariftide , Temiftocle; Pericle; edi Ro. mani con Coriolano , Camillo , Cicerone y tutti cac- ciati iniquamente in bando. i 240 Il motto, foprapofto al mare tempeftofo , che getta il Delfino àterra , cioé; QVEM GE. Padre NVIT PERDIT efprime la fceleraggine effecran- crudele, da di Padre ) ò Madredi famiglia » quali perinauer- ò fcanda tenza » Ò malitia fofpingono è morte i lor figliuolî ; ‘9°9 ò veramente co'i cattiui configli ed effempi} cagio- nano gli ftefli la perditione » e laruina. 241 Chelemiferies &oppreffioni mondane fia- no frumento ; ò vero di noftra effaltatione; ò per Traua- l- lo meno di noftra eleuatione è à Dio lo dimoftral’ac- glio fo qua dell'oceano s agitata da i venti coltitolo ; COM. lieua MOTA GRANDIOR; è com’altri diffe; EX- TOLLVNTVR PROCELLIS , parlando dell’on- de; dcom'io le fcriffi figurando l’acqua, che vrta con- tra gli fcogi; ELEVATVR ALLISA. Cosìih_ * Padre San Gregorio Nazianzeno Orat. 20. Vroloite Gregor: morbum nibil alivd effe ducere s quam vtitem quan Ria dam difciplinam: huc videlicet tendentem, vt & cor- pora omnia, & quic quid fiuxum, ac turbulentum et interituique obnoxium contemnas » ac pro mibilo pu- tans,totumte celefti parti addicas L 242 Ilbuon Penitenteyinternamente commoffo, econtrito s è fimile al mare, ilquale; AGITATIO- Traua- NE PVRGATVR; & mentreà piè d'un Sacerdote glio pus accufa i fuoiecceffi , qual mare anco puòdirfi che; MHC® SORDIDA PELLIT; moralità confiderate da Pic- COMÉEE tro Bercorio Redu@or. 1.8. c.11.n.9. Mare peniten- pierro tia eSt fui ipfius purgatiuum per contritionem; MOr- zercor, tuorum yfcilicet peccatorum eie ttinumy per confeffio- nem; & eft flutus fantiun caufatiuum y per lachry- marumredundationem. Al mare turbato anco po- ltrebbe darlìi. SORDIDA VOMIT , idea d’ira- condo, che vomita mille abbomineuoli biutezze + 243° Quanto poffa in noi la memoria della mor- te , ne lo dimoftra itmotto , che leuato da San Pietro Morte Crifologo fer. 101.10 diedi ad vnmareturbato y e fu- meditata ribondo; FRENANT ARENA. SanPietrodi x Damiano Opuf. 15.c. 23. Superbie fpiritus inflat ? Pier di Sepulchrum ad mentemredeat ; neceffario illic rigi- Damian. de ceruicis tumorem premimus, vbi cinerem nos proculdubio » pulueremque penfamus. La Beata Ma- ria Maddalena de Pazzi, da quefta proprietà delle arene , cauando vn alto documento» diceua che |- Amor Amor proprio è quafiarena vile, e minuta , cpure tie- PFOPEO neè dietro, & impedifcey perche il mare immentfo del- le gratie diuine fopra di noi non fidiffonda. 244 Per fimbolo di Giudice » che dalle paffioni Giudice peruertir non fi lafcia è ilmare , nel quale sboccano retto diuerfì fiumi, e pure porta il motto; MA NON * PERO MEN SALSO ; concetto fuggeritomi da Giuffe Giufto Lipfio Cent. 1.ad Belg. Epift. 56. Sicue am- Lipfie nesmare qui, influunt » alfuginem eius non mutant: fio in Tuviconfultis quicunque affettus non diluane inftitra feueritatem + 245 Vn animo veramente filofofico, che maa- tiene 1 (uoi affetti, non mai alterati frà tutte le muta- Anime: tioni del Mondo , può figurartî nel'imate entro: ilqua- Immuta» le, esboccano varij fiumi 3 e cadono diluuiamto lè bile fogge col motto; NEC S APOREM IMMV.- * ANT; Imprefa cauata da Seneca |. dediuina Pro- vid. Quemadmodum tor amness tantum: fupernè de Seneca ietorum imbrinm » tanta mediteraneorum fontinm vis son mutat faporem maris, neque remittit qui- dem; ita aduerfarum impetus rerumiviri fortisnon DEPtIE ARIMUTA è i 246 Ilmarey chemai fempre ) ò dall’aure è dda: venti è agitato » e quando anco taceffero queftis nelle con- XK Iracodo «60 continue reciproche vicende del fuo fluffo , eriflufo , ftàin continuo moto,da mè fegnato col titolo; NEC % REQVIES VILLA efprimela flutuatione tutta pro- Pecca- pria d’yn cuor peruerfo » della quale ]faia y7.20.Im- tore pi, quafi mare feruensy quod quiefcere non potest. .4f:57-20. Vatablo; Impy autem inftar euripi fremunt » qui sVatablo NESCIT QUIESCERE &c. Orat, 2. Carm. ode 16. Orazio »;— °’‘’Vonenimgaza neque confularis Ssummouet liftor miferos tumultus Mentis , & curasy laqueata circum i Tetta volantes . 247. Nel maeftofo tempio di Saronne fi rappre- fentano gli abiffi delle gratie , e beneficenze ; che à Beneficé prò del Mondo riparte la divina Madre con yn mare , za di Ma ond'efcono varij fiumi » e per lo quale trafcorrono al- ria Ver- cunenavicolmotto; OMNIBVS, ET SIBI. S. 5. Anfe 1, Anfelmolib. Orat. O fiemina plena , & fuperplena " ‘ de cuius plenitudinis redundantia refperfa fic rewi- refcit omnis creatura; E San Bernardino Ser. 61. in S. Dernar fer. 4. poft Pafcha art. 1. cap. 8. Non timeo dicere dino. quodin omnium gtatiarum effluxus quandam iwrif- diftionem hbabuertt hec Virgo, de cuius vterorquafi de quodam diuinitatis oceano, riuiy & flumina ema» nabant omnium gratiarum 248 {ui parimente ; per fimbolo di Maria è figu- Libera- ratoil mare, dalquale sboccano copiofi fiumi col lità di cartellone; DAT, ET REDVNDAT. Effendo Maria la Madred’Iddio egualmente liberaliffima, e pieniffi- ma di gratie; Riccardo di San Lorenzo lib.r. cap.4. de Riccar. di lavd. Virg. Benè ditta esgratia plena , & in tantum S. Lorézo plena y vt ex tuo redundante totus bauriat mundus. 249 Col beneficio del mare fi portano volando le nani in lontaniffimi regni. Quindi pur nello fteffo Proter- tempio di Sarone , conl’impreta d’vn mare » entroil tione di quale a piene vele volaua vna nauey ed il motto j DIS- Matia SOCIATA SOCIAT firapprefentò il fauor di Ma- ria Vergine» che vnifce all’amicitia d’Iddio i più dif- cordanti peccatori , etrafmette gli habitanti della ter- raad effere cittadini del Ciclo. San Bernardo fer. fx- S.Bernay. per Salue Regina » dice ch’ella è chiamata Madre di Mifericordia; eo quod diuine pietatis abyffiwm » cui vults& quando vult, & quomodo vult creditur ape- ‘rire, vi quiwis enormis peccator non poteratscni San- (ta Santtorum patrocinijs fuis fuffragia presStat. Protet- 250 Per interirele beneficenze, chene riparte tione di Maria Vergine, fù dipinto vn mar tranquilloycol mot- Maria» to. HIC FOVIES, HIC PORTVS VBIQVE. Vergine. Mare quippe prafentis feculi naminentes , dille di x af” Maria Vergine S. Amedeo Hom. 8. de Laud. Virg. Seque plena fide inuocantessab'impetu procelle.y ventorum rabie eruity co(que fecwm owantes ad littus felicifima patria perducit. E Sant'Ffrem Siro fer. Efrem delaudibus B. Virg. 7 nofter es portusy Virgo inte» Siro merata . 251 Il mare aperto » che moftra nel fuo feno herbaggi » ed arbofcelli » colmottodella Sapienza r9. S4p.19.7 7. GERMINANS DE PROFVNDO feruî pa- Protet- rimente per dinotare, conve la protettione di Maria tione di Vergine ne riparte frài più moleftitrauagli allegge- Maria rimento » efelicità fingolare , Vergine, 252 Edottrina del Padre Sant'Agoftino lib. de Mirabil, Sacr. Scripture » che la maledittione tulmi- ? nata da Diodu' principio del mondo s non cadeffe al- trimenti sùl'acque » mà precifamente fopra la terra + Maria, Perciò vn diuoto fegnando il mare col titolo ; NVN- Vergine QVAM MA LEDICTVM); infinuò che Maria fenza, Vergine n'andaffe dalle maledittioni » e laidezzedi colpa ve qual fi voglia colpa illela ye preferuata . Fulbert. Car- runa ——notensfer:de Natiuit. Virg. Hoc igitwr in primis ad- ELEMENTI Ib. II. firuere fas eft , quodanima ipfruss& carosinquaele- Fulbers. git fibi babitaculum Sapientia Dei Patriss abomni Cermo*. malitia , & immunditia purifsma fuerunt &c. I 253 Chele profperità terreie tengano in fenole Profpe- tempefte , lo dimoftrò il Padre Abbate Certani, col rità in- fare vn marein'calma, convn vafcelloyle cui vele pen "io dono inofficiofe, perche affatto deftitute dal vento, ed il motto ; SVB TKHANQUILLO TEMPES- TAS. San Girolamo Fpift. ad Heliod. Nolite cre- S.Girala- dereynolite eRe fecuri, licetingnodum ftagni fufum "? aquor arrideat : licet vix fumma iacentis elementi» Spiritu yterga crifpentur smagros bic campus habet montes ,intus inclufum efl periculum s intus ef ho- fiis. Expedite rudentes svela fufpendite , crux an- renne figatur in frontibusi TRANOQVILLI- TA S ifta TEMPESTAS EST. Ciò che il Padre San Girolamo diffe del mondo fallace è che all'hora più chemai macchina le rnine, quando più che mai fembra tranquillo » altri lo diffe della palfio- ne amorofa» la quale fimile ad vnmare in calma , può fegnarfi col motto; SVB PA CE PFRICVLA CLAVDIT ; che tanto appunto riuolto all’Amor profano diffe vn Poeta;citato dall’Alciati Embl.107. Improbe » inermis amor » quid rif fallis amim- Faffo tes sy Sabeo Sepofitisarmis, non tamen infidiis; Nam (ub flore dolos s fub pace pericula rlaudis y Allicis , vt perdass improbe s naufragio . 254 Per idea di perfona ; che ad ogni picciola occafione s'altera, e fi {degna ; il medefimo Padre olleri- Certani fi valle del mare, cheài fiati di picciolaura ° ondeggia ,edilui die; AVRA CRISPATVR TENVI. tali erano i rimproueri di Lidia contra Oratio |. 3. Carm.de odeg. —— Tu leuior cortice, & improbo Iracundior Adria . 255 Viuace idea-d’vn huomo ; che adirandofi per quefto zelo , non preuarica i termini della ragio- ne » al parere del Padre Certani , fù vn mare com- moffo » mà che non però vfciva dall'arenofo spot ne, per non fommergere le vicine campagne, co cavea NEC FINES PRETFR IT; refameii Modera- te; MINACIA ST; MA NON SOMMER. Bone GE I CAMPI; E paruech'egli voleffetoccare il fenfo del Sal, 4. 5; Irafcimini , € molite peccare » P/aba=s- nel qual luogo San Bafilio Magno. Iram_fiquidem Bafto non tollit : eft entm vtilis. Negne animi commo- go rionem excidit: nam vfuiefi conttaeos, qui iminftè È agunt . Sed iniuliam îram y,& irrationalem animi commotionem amputat. E fei flutti, ele commotio» ni dell’acque rapprefentano le calamità del mondo » dle tentationi del demonio ; ben fi dice che tatto lo T.anzeli sforzo di quefte. NON FINES; òfia; NON mifbrati LIMITES PRETERLT, perche non può auuan- di Dib zartì, fe non. quella mifara, che precifamente gli vie- Amor profano Orazio | nelimitata da Dio. Auguft.in Plal. 94. Nec fiere S. Agri. fluétus pofunt, nifi v/que ad littus, vbi ipfe ter- minum pofuit. Nulla ergo tentatio ) mifi acceperit menfurams a Domino cft . 256. Vna Città; ò Republicas chetumultua ì i fuggettiui d'huomini-feditiofi , e maligni mi parue Sedivio- che potefie rapprefentarfi in vn mare » fconuolto dal- 1° la forza del ventos che impetuofo fofhia col motto*; AFFLANTE PERTVRBOR ; potendo anco di» re; CESSANTE QUVIESCAM; Nelqualpropofil * to Cicerone Pro Cluentio ; Wt,mare » quod fua natu- Cicereme ra tranquillum ehy ventorum vi agitari videmus , ac turbari ; fic populus, fua fponte » pacatus y homi- num feditioforum vocibusy & violenti(fimis tempe- Satibus agitari folet. O prefto, FIVME 257 © prefto,òtardi, tutti habbiamo à fobiffar- Vita. cinell’amaroyeprofondo pelago della morte» lì come mortale i torrentiye i fiumi yedirufcelli tutti vanno è far capo X.i nelmare, a i quali così figurati feci dire; PRO PE- RAMVS AD VNVM; concetto d'Quidio 10. Metam. — —_—_— Paulumque morati > Serusy aut ciuns jedem properamus ad vnam; Tendimus huc omnes» hac eft domus vltima we. Of E Propettio lib.2. ad Jouem pro Amica. Nec forma aternum, baud cuiquameft fortuna perennis: Longiusy aut propius mors fua quemq;manet. Giufto Lipfio Cent.3. ad Belgas ep. 3. Omnes in ca- dem viacurimusy@® ad eundem finem . Idiota de con- templat.mortiscap. 13.272 omnia flumina intrant in mare : fic quoque in hane fiuttuofam vitam, qui ve- miunt , mare, ideft amaritudinem mortis neceffariò fubintrant+ Mors enim eSt omnium pena omnium tributumyomnium carcer somninm domina soninium receptaculum 258 Il Sole, che rapprefenta la (ua imagine en- tro ilmare tranquillo hebbe ; FIRMIVS IN PLA- CIDO, e dinota » che il lume delle fcienze, e quello ancora della gratia diuina , megho rifplende yin chi «3. dalle vitiofe paffioni non é agitato » ne intorbidato dalle terrene cure. FIVME. Capo XXII n 259 A Vuanzamento, e profittoycosì in prudenza, Profitto. come in ricchezze, od in virtù morali , di- À nota il motto foprafcritto al fiume; ACQVIRIT EVNDO. Profeétus nofters diceua San Bernar- S.Bernar. do fer. 2. de Purific. B. Virg. in eo confiftits vt nun- quam arbitremur nos apprebendiffey fed extendamur adanterioray inceffanter conemur in melius. E fe al- tri gli foprapofe il motto; SEMPER ABVN. DANTIVS; edànoi parimenti non manca oc- +» cafione d'auuantaggiarfi , non appagandofi delle do- uitie virtuofe per l’addietro accumulate. Mulum ege- runtyqui ante nos fuerunt, diceua Senecayfed non per- egerunt. Multum adbnc reflatoperis s multumque reftabit: nec vlli nato polt mille facula pracludetur occafio aliquid adhuc adyciendi . 260. Fùchifegnò ilfinme con le parole; NVN- Stabilità QVAM RETRORSVM, e moftra mantenimen- to de i propofiti vna volta intraprefi; edanco è idea Vita hu- della vita humana » che quafi acqua di fiume, paffa» mana pernontornar mai più fe le mere leggi della natura sauuertono» Quid. lib. 3.de Arte... Ouidio Propertio Giufto Lipffo - IrtioHa Amor quieto Seneca Ouidio ———< mErunt anni more fluentis aqua, Nec qua praterijt rurfum reuocabitur vnda, Nec que preteryt hora redire poteft . Seneca in Hercul. Furen. A&. 1. Seneca Dura peragunt penfa forores » NEC fua RETRO fila REVOLVVNT. 261% Vn generoto, perdimoftrare ch'egli così in materia d'amore ogni difticultà haurebbe fuperato» come anco ogni pericolo , e fatica nei cimenti delle Genero- guerre, non defiftendo dalle fue intraprefe,ed auuan- fità zandofì frà icontrafti, fipurò fe fteffo in va fiume, che traualicaua con l'acque l'impedimento oppofto- .._, glicoltitolo; ALTIOR, NON SEGNIOR. Twidide ‘Tucididelib. 2. Prefantiffima virtus eft priuatim » &r publicè in rebus aduerfisy nec dolori fuccumbere animo, & faîtis ipfis fortiter contra niti . 262 Giouanni Ferro, con la pittura del fiume, Capo XXII. ‘GI che foprauanzaua gli oftacoli à lui oppofti3& la ferit- ta; EVICIT GVRGITE MOLES inferì la pru- Pru déza denza d’Vrbano VILI.in fuperare gl’impedimenti y che fi attrauerfauano è inegotij da lui intraprefì . 263 Simbolo dellamifericordia , & prowidenza diuina, è il fiume, che fcaturifce indeficientemente Providé- col motto ; MANAT ASSIDVO , proprietà che 2&€ bon ancone i Predicatori defideraua San Giouanni Crifo- 1 divina ftomo Conc. 1. de Lazaro. Aquarum venesetiamfi Gio. Cri- nullus veniat aquatum , manant tamen; & fontes; Soffome quamuis hauriat nemo , tamen fcatehras emittunty P redica- &' amnes,etiamfi bibat nemo, nihilominus fluunt ;fic tate oportet & illum qui concionatur , quamuis nullus aufcultetstamen praftare quidquid inipfo fitum eft. Il Padre Giuglaris nel fiume che rotto l'argine alla- G gaua i campi e teneva il motto; A B.OBICE sia SZEVIOR; parole d’Quidio; inferì che Vittorio Amedeo Duca di Sauoia riufciua più che mai terribi- le contra coloro ; che ardiuano d’opponerfegli . 264 Perinferire,chele violenze della nemica fot- Traua- tuna alla fine farebbero ceflatey fà pofto il fiume,che 81° cel- difcefo da luogo certo » fpatiaua entro d’vna pianura col titolo; TANDEM LENITER. 265 Perwno, che concelerità ye prontezza pre- valeva contra tutti gl'intoppi » che pareua voleifero fraornarlo dalfuo corfo , fuperando le oppofitioni» e trauerfie yche gli venivano fatte , feto vn fiume; che fcorreua entro il letto tutto pieno di fcogli » edi fafi } con; RVMPIT MORAS. Giulio Cefare cra tale, Guerrie- che oue trouaua maggiori pericoli » operaua, con 9 PIOFO maggiore fagacità ,e preftezza , che però come dilfe Plutarco, in Apoph., Magna facinora facienda aie- Plutarco bat ,non deliberanda; ed hauendo al primo attacco brauamente disfatto le fquadre di Farnacefcriffe do- por; Z'eni s vidi, vici. ; 266 Datré; dquattro fiumicelli » che infieme — raccogliendofi hanno il motto; VNIT A FO R- Vnione TIORA; fi conofce quanta virtù rifulti dalla col- concor- legatione di molti ; correndo ben fondato-quell’anti- La. co detto; Nec Hercules contra duos. pa va È Celerità Facendo trè; ò quattro fiumicelli » che infie- me s'vniuano » diedi loro MAXIMA DE MINI- * MIS» ben conofcendofi àproua » che le minutie am. Peccato maffate, rilieuano grandemente. OQuid.lib.1. de Re- veniale . med. Flumina magna vides paruis de fontibus orta > Owidio lurima colleétis multiplicantur aquis DIS San Bafilio Hom.de legen. libris gentil. Studiosè ex Piccio- fingulis vtilia coaceruantsvelut magnis flusijsymul. lezze» tum vndique accrefcit incrementum. Paruum emm Suini fapra paryum imponere siuxta Hefiodi fententiamy n 11; non magis ad argenti augmentumyquam ad quamcani Magno que fcientiam facere credendum eft . 268. Vnmaettro; chealtretanto era honorato ; e feruito da i difcepoli , quant'egli era copiofo con le dottrine fue à fecondargli, rapprefentò la buona cor- rifpondenza, che haueua daloro, col fare vn fiumicel- ol. lo, che fcotreua frà alcuni arbofcelli col titolo, V M- =" BRA REPENDITVR HVMOR ; od ancora; CON BEL CAMBIO TRA LOR, D'HV- MORE, E D'OMBRA. Anco il buon Prencipe» diceua Agapito Epift.Paren. nu.19. quando ripar- tirà è i fudditi affettuofe beneficenze » riceucrà da 1 fudditi finceriffimo offequio; Stbonore, qui abom- Agapise nibus proficifcitur perfrui vis yprefta te communem Précipe omnium benefaftorem: nihil enim adeo attrahit ad benigno beneuolentiam » vt beneficij gratia » que datur indi © Amato gentibus. È ua 269 Il fiume; che contorcendofi in varie riuol- te, nonefce però dalla fua ftrada ) & hà il motto; F OBLI- Corrif- pondéza 162 Predica- ©BLIQVVS, NON DEVIVS éapplicabile ad .tore che. yn Predicatore » che facendo varie digreffioni y non digredi- Jafcia però il filo delfuo difcorfo, & anco ad vno, fce che aftretto ad attendere adimportanti negotij, mon fi diftrahe però da fuoi ftudij. $, Gregorio nella Pre- 5. Grego. fatione foprai Morali di Giob.. Fluwus dum per al- ueum defluit s fivales concanas ex latere contingie, in easprotinus fui imperus curfum dinertity cumque illas fufficienter impleuerit » repente fe in alucum refunait; fic diwmi verbi trattator effe debet è vt cumdere aliquadifferit , fi fortaffe inxta pofitam 0c- cafioneta congrua cdificattonis inuenerit 3 quafi ad vi- cinom vallem lingue vndas intorqueaty & cum fu- bietta iftruftionis campum fufhcienter infimderie > ad fermonis propofiti alueum decurrit, 270: Per vno; che entrando in Religione can- Mutatio- giacoftumi » e vita» ferue il fiume, che entrando in ne mare » fi muta da quello ch'era in tutto) e pertutto , . ciò che efprimeilcartello; PER OMNIA MV- Coma. TATVR. Imprefa cheal parere di Giufto Lipfio Sla PA" Centuri1. Ep.8.dimofira ficome 1 buoni , mifchian- Sino ‘: doficoi cattivi ,diuentano anch'efli tali. 77e flumzina Lipfio. per fe dulcia, cumin mare vencrint, falefount i fic omines ‘haud mali» ex agrisin vrbem redalti » ta- (Fu inquinantur, & mixtione , 271 lImotto, che l'Abbate Ferro diede al fiu- me; che fcorrendo non vfciua dal fuo letto; FLVIT Modera NON EFFLVIT; dimoftra animo moderato; Hone che fe bene fittoua frà le opulenze della fortuna y non . però efce dafuoi termini . E nelvero , diceua Q. Cur- K.Cursio. til. 6, Continentia y & moderatio in altifima qua- que fortuna» eminentiabona, — 272 Alfiume, che sbocca in mare Monfignor ._ Arefio diede; TV ABSCONDITE EGO p A- Gratiti- TAM, evuoldire, Se tà mare perocculte vene m' hai fomminiftrato i licoris eccomi che palefemente ) io ti gratifico . Allo fteffo parimenti diede; VNDE Ritorna- EX { [T ) edancole parole di Seneca. 3. Natural. Te" Queft.c‘7. PALAM VENIT, SECRETO RE. VERTITVR; chetutti dimoftrano grata corrifpon- , denza verfo chi ci riparte beneficio . Avittot. L 1. & esa hic. Oportet regratiari vel famulari ci, qui graviam È acit» si 273. Chigratifica il fuo benefattore » fi difpone in tal guifa è riceuere dal medefimo nuoue grazie. \° Con quefto fentimento Monfignor Arefio ad va fiu- Gratitu- me, ché sboccaua in mare foprafcriffle; VW IT E- dine RVM FLVAT ; il che inferifcono ancora ueltial- ; tri motti; REDDITVRO REDDO, cioè. A CHI LE RENDERA L'ACQVE RIMAN. DO. INGREDITVR , ET EGREDIETVR, REVERTITVR , ET REVERTETVR, cioè, AL MAR RITORNA; E TORNARA' DAL MARE. Imparino dunque i Religiofì » ed i diuoti, che fe vogliono effere fecondati conle gratie diuine» deuono continuatamente riconofcere da Dio , € gra» tificarlo peri paffati fauori. Quod ficopiè aquarum , * dice San Bueiioda fer. 13. in Cant, Secretis fubter» rancifque recurfibus inceffanter aquora repetunt » vt inde rurfus ad vifusy v/ufque noftros iugi, & ins fatigabili erumpant obfequio ; cur non etiam fpiri- tuales viri y vt arma mentium rigare non definant » proprio fonti fine fraude , & fine intermiffione red- dentur? Adlocum vnde exeunt reuertantur flumina gratiarum , vt iterum fluant, E conchiudendo con- figlia. Remittatur in fuuum principium calefte pro» finuium , quo vberius terre refundatur . È 274 ScilVillacca ad vn torrente, che inondaua i Lacrime campi diede; MODO CRESCAM, STERCORA VERTAM. SanPietro di Damiano penfa che è pe» Seneca S.Bernar ELEME?NTI Lb. II. nello inquetto s'elprima la virtù delle lagrime » che quafi torrente toglie da inoftri feniturte lecontrat- - telordure; Sicut Spumofitorrentis cumulus fuperue- Pier di niens cunttis alueum fordibus purgar > Opafc.13.c. Damiano 12. SIC lacrymarum profimemium curfus ex mente flentis è & diabolica verfutia femina ) & omnes Sordentes vitiorum peftes eliminat: > — 275 Lapittura d’vn fiume che ingroffato trab- bocca giù da gliargini, e trafcorre » ad inondare i Inmorte campi vicini , 1 quali dicono; TV A EVERSIO, NOSTRA DISPERSIO dimoftrò l'affanno dei popoli genouefì nella morte del Cardinale Oratio Spinola » loro nobiliffimo Compattriotto , c virtuo- fifimo Arciuefcouo . 276 Vnfiume;le cuiacque fono foftenute da gli argini col motto ; OPPORTVNE DEFLVENT può addattarlia San Tomafo d'Acquino , che sù gli S-Toma- argini della taciturnità fofeneua l'acque della fua ta- Î0 d'Ac- pienza» che poià tempo opportuno douewano traf- q!uno correre » ad impinguare » e felicitare tutta la Chiefa d’Iddio, 277 Il PadreGiounanni Rhò, per moftrare che i Mondani, fcorrendo:perle vanità, & i piaceri della terra y fi riempiono di mille bruttezze y ad vn fiume, Mbdane «che traboccando fuori delle fponde feorreva per i campi diede; LV TVM COLLIGET ; nel qual fenfo il Padre $. Leone Papa Ser. 4. de Quadri Dum 5. Lesne per varias aftiones mundi huius follicitado diftendi tur» necefle eft de mundano puluere etiam religiofa corda faro: n” TNA 273! ‘Alfitime fnonidarite 'ché fico ripifee tutto ciò cheincontra io diedi; OBVIA QVEQVE * TRAHIT) chedichiaraalyiuo yal pareré diSanBa- Magiftra filio Homul. in Diuit. auar. le violenze di miniftro 19 inte» ‘indifcreto 3 vfate contra ifudditi e lor minori. pre 194200 tuti fluminaex paruis initys exeuntiasdeinde panla- S- Bafilio tim incrementum intolerabile in proceffuascipientia, - L? impetu demum violento quidquidobycirar fecumtra- hunt ; fic& hi, quiinmagnam prouehantur porefta» tem, ex e0 quod iam aliquos oppre fferune y admaio» ra continuo facinora j maiorefque inimrias progre- diuntur. La Morte parimenti; obuia queque rapir. Morte così Quidio meram. 15. puts Tempusedax rerum» tuque innidiofa vetuftas Omidia Ovania defîvuitis; vitiataque detentibus em Paulatim lenta confumaitis omnia morte + Enel lib. 3. Amor. Eleg. 8. Scilicet omne facrum mors.importuna propha- naty : Omnibusobfcuras inicit illa manns. i 279 Il fiumefegnato col cartello; FVGIENS Vita hy- A BIT è fimbolo così della vita humana » come di 288. quanta felicità , od opulenza fi ritroui torto 1l Cielo» ‘ale dice Seneca è la nottra vita; Properat curfu Vita citato, valucrique die » Rota pracipitis vertituranni , Herc.far.A&.1. Horatio ed effo ancora l. 1.Carm. ode 11. Dum loquimur s fugerit inmida Ftasy carpe diem , quam minimum credula oftera è Mì più diftefamente Sant'Agoftino ix Pfal 109. Si- 5. 4yoft. cut torrens plunialibus aquis colligitur , redundar ì perfirepit » currit y & currendo decumit : fic chè om nisifte curfus mortalitatis: naftuntur homines ) ma» riuntur y € alys morientibusyaliy nafcuntury fucce» dunt , accedunt » decedunt » non manchunt . Quid hic tenetur? quidnen decurrit è quid non quafi de pluuia colleBum it in abyffiam? Tali fono le riccher» ze, e neloricordò Agapito Epiftol. Parenct. 7er- rena- Seneca Orazio Ricchcz ze IF.IVME Agapiro venarum opum in$tabiles divitiey ftuniatilium vnda- rum imitantur curfum > modictm enim affluunt bisy qui habere fe eas arbitrantme, mox vero refiuentes ad alios accedunt , Così il Padre San Gregorio Na- zianzeno + 70” A TTEIAOAT ° Qua veéniunt , abeunt, rebus fi niterissamni, cani —__ Qui non confiftat , fidis amice, ieni. Ì Beni mo Tali in fomma tutte le cofe mondane; Vf flumina «dani «admare feruntur perpeti, & prono curfus fic res Giufo. omnes bumana per eladium canalem labuntur ad Lipfio. fuam metam: diceua Giufto Liphiol r.de Clem 0.15. 280. Don Diego Saauedra dimoftrò il molto vti- “Difunio- le, che fi cava dalle diverfioni è col fare vn fiume diui- ne, fo in più rami, c però tutto facile da tuperarfi , colti- Fegetio tolo; DISIVNCTIS VIRIBVS. Prudentia et Ducisinter boftes difcordie cavfas ferere, diceua Ve- CT Livio getio. Difcordia 3 feditio omnia facit opportunio- ra infidiantibus.. Vito Livio e Corniel. Tacit.demo ribus Germanorum. 2"rgentibus imper fatisy nibil iam praftare fortuna maius potelt , quam hoftium difcordiam . 281 La miferia d’ontranagliato » icuimalinon ‘’Trailagli finifcono mai ; mà fucceffiuamenre l'val'altro fegli addoflano y mi parue che figurar fi poteffe invn fiu- Covnel. Tacito continui * me; l’onde del quale; C VM. DEFLVVNT AFFLVVNT. Seneca in Agamem. AR. 1. Seneca Alia ex alia cura farigaty Vexargue animos novatempeftas. 282 Alfiume:gonfio , e foftenuto da gli argini * io diedi. QVANTO PIV SI RITIEN, Dolore VIE PIV' SINGROSSA; cosìil dolore oc- occulto culto »elo diffe Quidio s.Trift.3. Ouidio Strangulat inclufus dolor » atque cor aStuat “a Imtusy Cogitu» & vires multiplicare fuas. Giufino E Giuftino lib. 8: Crefcit diffimnlatione ipfa dolors hoc alrius demiffas s quo minus profiteri lrcet . L'ira Ira d’Id- d’Iddio parimenti quanto più inioftiene, tanto riefce dio più graue, etrauagliofa. Dezs diceua San Girola- S.Girola- mo » qui laneos habet pedes, fed ferreas manus tar- mo ditatemvindiéte fapplicy gravirate compenfat. Morte 283 Inmortedi pertona, di virtà eccellente; può * feruire vn fiume, che inondando fcorre per vn campo Solda- alquale io diedi; OPTIMA QVREQVE RAPIT; tefca Altri direbbesche in quefta imprefa tì rappiefentano le *Cor-Taci- violenze vfate dalle toldatetche ; Omnia tanquam ex- to ternay aut vrbes hoffiumvrere y vaftarey rapere, di- L. Curzio cena Cor. Tacit. lib.2. Hiftor., moftrandofi Popula- tores terre, quam è populariombas vindicare debe- bant. Q. Curt. lib. 3. Praia 284 Per figurare‘vn anaro;quale quanto più n'hà tanto più ne rapifce » fegnai il fiume colmotto; IN- +. CREMENTO RAPACIOR: Tanto frài Avaro facridific.Bafilio Magno Hom. 7:in diuit. auar. Qui S. Bafilio repente ditatus elt » plura poffidens, plura concupi- fcit, efrài Protani Quid. 1. Fatt. .Crenerunt & opess & opumfuriofa cupido 3 Et cum po[fideant plurima » piura petunt . Quaerere vt abjumant , abfumpta requirere ‘ certant > «Atque ipfe vitijs funt alimenta wices . 285. VnSanto; ò 1a vnminittro di Prencipe » che quanto più riceue cumulidi gratie dal tuo Signore » Miniftro tanto più riefce pronto; follècito ne fuòi offequip mi follecito parue che potefle rappretentartì nel fiume fegnato ‘XY - conle parole; INCREMENTO VELOCIORI 286 {correndo fi frange frà i faflîiy tù da me fegnato colti- x tolo; STREPIT CVM DEFICIT VNDA, Ignorate per idea d’ynignorante » che quantomeno hè difa> Ounidio mie parlava poco 3 e fpecalzua molto; onde era pro- Il torrente dipinzo ‘penutiofo d'acque ,° che - Capo XX.II.! 483 pienza, tanto più hà di loquacità'; d:fia d’vn Sadtito, quace che ad ogni poca cofa » che gli manchi , mormora del Mormo- fuo Prelato ; ò meglio ydellafoldatefca , che perman- 1atore camento di paghe tumulttaz e'viene d gli ammutina. SO dato menti. T. Liu. deca. r.lib. j! Difolmendi eXxercitus , PRO & magnarum in eo rixarum cauffa,vel vnabacet; i, fi militibus ara , ant Ripendia non perfoluantur. T. Livio 287. Al torrente, che/fcorré per luoghi coltivati soIdato io diedi ; IN DESERTA MVTABIT; fimbolo predato- di foldato predatore. Lipfiolib y. dial ride Militià. re‘ Ferus Mars, non animata folum vita , deuoluit y fed Giufto enertit quidquia Stetit, . Lipfo + 288 Perche il fiume quanto più và amanti fcor- rendo, tanto più tngroffa sgli diedi; DEFLVENS_ * AFFLVIT ; che moftra auuanzamento di virtù sac- Profitto coppiato è quello dell'età, del quale San Girolamo — _ ép:2.ad Nepotian: Senettus eorum, qui adolefcen S-Girola- tram fuam honeftis artibus inftruverunt, & in lege Domini meditati funt:dieyac nofte, erate fit doftiory vfu tritior s proceffu temporisfapientior &c. 289. Vnbelfiume; che fcorre con.l’onde chetey ed iltitolo; MVTVM; SED ALTVM feruì à gli ara honori dell’ Agelico San Tomafo » che nell'età gioua- ep rel uerbiato col nome di buemuto. Edé fondata l'im- prefa fu’| prouerbio antico riferito anco da Q Curtio lib. 7: Alcifima queque flumina minimo fono babi. &: Cursio 290 Chiriceue anuanzamento dalla mera bontà, ii eprouidenza d'Iddio » più che dall'opra humana, può rino figurar fe medelìimo nel fiume, e portar il Motto; Trana- IMBRIBVS AVCTVS; lo fteffo anco può dire, glio vti- chi frà le perfecutioni acquifta credito » vtile s edho le nore. 291 Afcanio Pignatello» mentre fi trouana da molte parti trauagliato s fece imprefa d'va fiume; che fouerchiana conl'onde l’argine oppofto, mà nol rom- peuayilcheinteritce 11 motto; OBRVVNT , NON Genero- DIRIMVNT; laonde nell'argine. rapprefentando fità la ferma cottanza deliuo cuore, proteltauafi di vo- lerfi mantenere al difpetto di quante oppolitioni po- teflero eflergli fatte + . Le 292 Latugacità dei beni mondani, s'efprimeal Beni mò viuo nel fiume copiofo d'acque ed il titolo; CV M dani AFELVIT, EFFLVIT. Quidio 1.Metamor. * ——_ Nihil eft toto quod perstet in orbes O#idio | Non fecus ac flumen : neque enim confistere flumen ou. ‘Nec leuis hora vada 3 Vrgeturque eademveniens » vigetgue priorem; Tempora fic fugiunt. pariter , pariterque fe- *‘ | quantar sino Agapito nell’Epit.Parenet. Dizitie fluuiatilinm vn- darumimitantur curfum: modicum enim affluunt his qui habere fe eas arbitranturs mox vero refluentes adalios acceduntyfolus autem beneficentie thefanrus ftabilis e$t pofidentibus eum + ;li - 293. L'erelia » che ful principio fcorrey es'aggira con grande itrepito » mà che poi in brieue fpatio di tempo retta topita ed eftinta > può figurarfà in vn tor- rente , che porta il motto; STREPIT, EI. EF- FLVIT, concetto del Padre Sant'Agoftino in Pfal. $7. Non vos terreant fratres quidam fluuy s qui di- cunctur torrentes; hbyemalibus aquis implentur, na- lite temere s poft paulnium tranfit, decurrit aqua ad tempus perfirepit smox ceffabit + Diu (tare non pof- fimt >» multe harefes iam mortue fune » conwiene anco l’imprefa è perfona facile ad accenderfi ad irased inaizar le minacciofe voci» mà che anco tacilmente sammanfa ... F 2 poteft : fed vt vnda impellitur Agapito Erefia * Si.Agoft Lacodo tifi» MU Arimo ELEMENTI Lòib. IL Animo .. Animo grande, e generofo, che fuperayed abbatte generofo quanti conitafti dall'altrui maluagite gli fono iartiy paruemi che nel fume figurar {1 poteffe , che atterra» c conquafla gli argini s edi foftcgni col motto; )B- * STANTIA STÉERNIT) cffenii riconofciuti nella Dottrina fapienza Fwangelica » che quali fivme impetuofo ab- Evange- batte e diffoluc tutte le oppofitioni sche dalla genti» lica lità furibonda» ò dalla perfidia ereticale fe gl: pofiono effer fatti, Che perciò la doue leggiamo nell'Eccle- Ecclefiaf. fiaftico 24-41. E20 quafi fluuij Dorjxy& ficur aque 24:41 duftus exiuide Paradifo + Rabano commenta ; S4- Rabano pientia comparat fe fluuio rapidiffimo, & aqua egre- dienti de Paradifo : quia dottrina Saluatorissde cele- Sti prodiens thefauro, omnia obftacula errorum» atque perfecutionum fua velocitate, atque fortitudine dif- rumpit sac frangit&®c. | — IERI 294 J]lfiume, inatto di rompergli argini ,chelo fofteneuano coltitolo; POTENTIVS ERVM- Giouétì PIT fù di D. Arcangelo Conter; e dinotayò vera- sfrenata mente la baldanza d’vn giovinetto ; che tanto più ve- loce precipita ne i difordini,quanto più rigorola fù l- - diffi educatione » che lo foftenne per lo pafizto; ò pure re CUMO” inferifcela contumacia d’vn peccatore » che vrta con maggior peruicacia » 0ue più ortano le leggi d'Iddio Ira d'Id- e de i prencipi . M in fatti l'ira d’Iddio , dalle facre dio fcritture figurata nel fiume» quanto più ftà fottenuta dagli argini della toleranza» tanto più grauemente {corre poi all’efterminio de i delinquéti. Val. Malfimo Faler. l1.c.1. Lentograduadvindittam fui diwina procedit Mafimo ira: tarditatemque (upplicij gramitate compenfat . 295 L’AbbateD. Ercole Salarolo Canonico Re- polare ad vn fiume » che rotti finalmente gli argini» rapidamente fcorreydiede ; ER V MP ENSOTIA PENSAT), pervnvero penitente » che con opere buone ilmerito perduto » 0 tempo confumato ricom- Pier di pera. San Pietro di Damiano Epi/t. 4. de Dei omni Damian: porentia c. 3. Nomimus veriufgue fexus homines > poft abominabiles voluptatis illecebras sad tantam religiofe vita perurniffe munditiam vt non modo caftos , atque pudicos quoflibet in fanttitate prece- derent » fed & non contemnenda multarum virgimum merita fuperarent . i n ? 296 Il Fiume NI ee. n quale pet petra tnento dell’arena non potendo fcorrere , torna a vie Refiten tro hebbeilmottos DONEC AVFERATVR OBEX imprefa di Bartolomeo Roffi, per dimo- ftrare » che l'infedeltà de i Nazareni impediva à Cri- fto il potere operat mitacoli » ciò che dice San Matteo Mass.13» 13.58. Etnon fecit ibivirtutes multass propter mere- Penitéte follecito i ._dulitatem illorum; fi come ancora la diuina ud iuina è ; fele oppongono con malitia gratia NOMOperain quelli » che ppong pertinace, Così Ifidoro di Siuiglia |. 2. Sentent. c- 4. S.1fdoro n.1. Qui malè agere non definunt y vana fpe > indul gentiam de Dei pietate vequirunt: quam rettè quea- rerent » fi ab aftione praua ceffarent. 297 Giouanni Ferro; dimoftrar volendo, che il Cardinale Maffeo Barberino » ouunque fl por tafie, .. tutto benigno, trasfondeua grate, e riparuua tauo- Précipe ri) fece imprefa del Nilo col motto; IN VNDA. benefico TIONE FERAX. Giuliano Apoftata » con la li- militudine del Nilo rapprefentò la dottrina di non Predica- sò quale valorofo feriuendo così ; Nilusregionem » tore frut fluenss opum » diuitiarum vina affert; tu vero lin- tuofo ‘guamy locutionemque tuam in animas iuuenum im- mittens , ad (cientie dimtias deducis; edaglibonori del PadreS. Nilo così cantò vn Diuoto ; Arua rigat Nilus fluuins, fed pettora fermo Ex monachi Nili » qui fluit ore rigat + 298 AINilo parimenti quadra il motto ; OP. Providé PORTVNE FOECVNDAI ; peridea della pro» uidenza diwina, della qualeil Profeta Plal. 144. 15. za diui- Oculi omnium in te fperant Domine , & tu das illis Da: efcam in tempore opportuno » i FONTE Capo XXIII. 299 P E R vno fcrittore , che quanto più fatica $ > tanto meglio riefce » ferue la fonte , con va Flemofi- vato vicino » ed il titolo; HAVSTV CLARIOR. niero Può feruire ad ynlemofimiero queft’imprefa , ed anco Précipe ad vn Prencipe,chetanto riefce più gloriofo, quanto liberale é più liberale, Caffiod. .. 1. ep. 16. Regnantis facul Caffiodoro tastunc fit ditior , cum remittit ; & acquirit nobiles thefauros fame, negleÉta vilitate pecunia . 300 La fontana del Sole, che dinotte bolle, e di giorno fi raffredda , colverlo; ARDO IN A B- M6dano SENZA, E INSVA PRESENZA AG- GHIACCIO, feruì ad vn mondano per efprimere i fuoi amorofi delirij. 301 Vnrigagno d'acque che precipitando giù da vnabalza,c paifando per vn canale fpiccia alrifimo all'aria , hebbe dal Padre Abbate Certani ; QVO Viruì de MAGIS, EO MAGIS, daaltri; QVO MAGIS prefla s- IMA PETIT, daaltri; DEFLVENS ELE. auvanza VOR ; elequadrano ancora le parole di San Paolo ; DESCENDENS ASCENDIT; così la virtà quanto è più depreffa, tanto più fi follizua » così per Humiltà i gradi dell'humiltà altri può folleuariì ad ogni mag effalta giore effaltatione ; Quod autem afcendit , diccua del Redentore. San Paolo Ephef.4.9. Quid eftymifi Ephef. 4. quia, & defcendit primum in inferiores partes ter- 9 re? Qui defcendit y ipfe et & qui afcendit . Chri- ftuss fcriue S. Bernardo Ser. 2. de Afcenfione cum per S.Bernar naturam diuimitatis non baberet quo crefceret, vel afcenderet quia vltra Deum nihil eft per defcen- fum quomodo crefceret inuenit, ventens incarnari y pati smori; proprer quod Deuseraltamitillum sy quia reffurrexit , afcend:s &c. E Saa Gio: Crifattomo Hom, 11. ad Ephet. Quanto fe ipfum quis magis bu Gio. Cri- miliauerit , tanto magis exaltabitur . Quemadmo- foftomo dum enim in aqua fit » que tanto altius afcendie , quanto iliem quifpiam ad ima deduxerit: ita habet animi humilitas + 302 Scipione Bargagli ad vna fonte d'acque vite fopraferiile ; CRESCE QVANTO RIESCE et. Elemofi- fetto che ti rinoua nelle facoltà ripartite prontamen. na teà i poveri. S. Hidoro Pelutiotal. 1. epi. 466. Quem Eder. admodum fontium gurgites , cum bauriuntur , vbe. Pelaf. rius fcaturiunt » altiufgque quam priusexiliunt - Eo> demmodo diuitie cum bauriuntur decrementum mi - nemè patiuntur » E San Bafilio Hom. 3. in diuit. aua- ros; Qui dando diuinegratie confidimt , puteos imu- S. Bafilia tantur » qui continue exbaufi , minimè deficiunt » fed dupio copiofiores euadunt + 303 La fonte di mandurio,la quale ne crefce , quand’altri le infonde dell'acque , ne cala quando al- Iddio tri. le nc toglie» fù fegnata coltitolo; NEC AV- CTV, NEC HAyYSTVv, cauato da Plinio |, 2. c. 103. Neque exbauStis aquis minuitursneque infu- Plinio fis augetury è figurativa dellabontà diuina » che cf- fendo infinita non -crefce riccuendo i noftri offèquij ne fcema ripartendo le fue beneficenze. 304 La fontana difpofta con tal artificio » che tipiglia nel proprio feno tutte l'acque » che fpiccia verfo il Cielo s col motto; RIPRENDE QVAN. Elemofi - DO VERSA dimoftra che quanto la mano liberale Mero d’vn clemofiniero dona per Dio » tutto fi riuolta è fuo beneficio » ed accrefcimento; Olewm pietatisy diceua Caffodor Cafliodoro » & miferationum vnguencum » quanto copio- ritro- FONTE! | copiofins in fratenas neceffitates effrmditur » tanto donis potioribns angmentatur $ & Agapito nell’epi- Agapito. Stola Parenetica nu.44. Inexhaufte funt beneficentie opes, nam LARGIENDO acquiruntur , & di(fi- pando COLLIGUNTYR. Così Martialel. 5. Extra fortunam eft quidquid donatur amicis Quasdederis , folas femper habebisopes. 305 Advnafonte, che fpiccia da vna colonna di marmo » ed riceuuta entro marmorea conca Don Rafaelle Appiano Canonico Reg. foprapofe.: N A- TVRA ET ARTE; e può feruire per idea della Poefia » della quale Oratio in Arte così; ———— Foo quid Studium fine dinite vena, Nec rude quid poffit video ingenium: alterius fic «Alrera pofcit opemres » & coniurat amicè . 306 Emmanuele Tefauro con la pittura ‘d’vna Benefi- fonte che parte gettando in alto l'acqua» e parte in cenza moltiriui trafmettendola d’intorno; fecondaua i con- uicîni campi, diede; NIL SIBI, figurandointal guifa la beneficenza di Filippo IIT. Re di Spagna, la quale fù così protufa » che ben fi pateua che le fue immenfe ricchezze, e itributi è lui nonveniffero» mà che per lui paffaffero è prò de gli altri. Claudian. Martiale Poefia Orazio Claudia Preceps illa manus flunios fuperabat Iberos mo «Aurea dona vomens + Giufto 307 Pervno, che fi conferua innocente nella vi- frà i cat- cinanza de i vitiofi» ferue vna fonte limpidiffima yen- tini tro la quale, fono alcune ferpi, conla feritta; NEC TAMEN INFICIVNT. 308 Monfignor Arefio , inferendo che da i libri Studiofo communi egli cauaua dottrine non communi ; figurò entro d’vn giardino vna fontescolà deriuata da vn fiu- me, che à tutti era efpofto 3 col motto; EX. COM. MVNIBVS NON COMMVNE. Giufto Lipfio lib. de Cruce; 7 e fonte quod haurimus noftrum eît, quifque tamen fuo vafe : fic quod è communibus Scriptoribusy fed quifque pro indicij fui modo. . 1309 Dourebbe ogni buon Prencipe portat fcol- _. pite nel cuore le parole foprafcritte ad vna fonte ) che Précipe fpicciandoin alto nel mezzo ad vn giardino,fi fparge- benetico na a rinforzar d’intorno tutte le famiglie de i fiori; ELEVOR VT ELEVEM, noneffendoui attione 1 più degna di colui» che fopra tutti vien folleuato da Caffodor. Dio yche di folleuarei fuoi inferiori. Quidenim tam regium fcriueua Caffiodoro Var. lib .3.cpi.11. quam feciffe felicem? & co vfque praftare, quo fe ereétus . flupeatattigiffe; e Latino Pacato in Panegiric.Theo- Latin. dolij; Nyllam maiorem crediderimeffe Principum Pacar. felicitatem,quam fecif]e felicem .-Itaque Imperatori propriam maieftatem eftimanti y non tam illud fuum videri debet quod abftulit, quam quod dedit . 310. Labeneficenza d’Iddio ).à tutti commune- mente profufa » lì rapprefenta nella fonte ) fegnata col titolo ; OMNIBVS AFFLVENFER; tolto da Iacob.1.5 San Giacomo c.1. nu. j. Qui dar omnibus affluenter: Filone Quindi Filone lib. 1. leg. allegor. Benignus.cum fit. Ebr... Deus,largiturbona omnibus etiam non perfettis y in- st uitans cos yvt amulatores virtutisy atque participes fiant, oStentanfque immenfas diuitias fuasy quod fuf- ficiant etiam bisyquinon magnam vtilitatem inde ca- tunt ; quoties enim pluit in mare, fontes producitin ocis defertifftimis s tenuem & afperam » fierilemque terramrigatyinnondans flummibus, quid alind exhi- bets quamnimietatem diuitiarum benignitatis fue? Miferi- 311. Bartolomeo Roffi feceimprefadella miferi+ cordia cordia diuina, fempre indeficiente; con vna forite,che diuina tencua il cartello; IVGITER EMANANS; Elemofi- quefta virtù nell’Elemofiniero delideraua. San Gio: na rifoftomo, quale Hom. 1. in ep: ad Philipp. diccua Giuffo Lipfio Dio be- nefico Capo XXIII ‘65 Nequevero fi femelyac iterum dederimussexiftime- Giò. cri- musnos totum beneficentie munus expleffe; fed per foftomo .. petuo id facere oportet. Neque enim fatis'eft femel cum laude rem gerere 3 fed perpetuo . Lo ftetlo Cri- foftomo Hom. 1. de Lazaro auuertiua i Predicatori Predica- adeffére fimili à quefta fonte,che di continuo difpen- tore fai fecondanti humori. Concionator debet imitari Gio: Cri- fontes , qui femper emanant aquas , etiamfî nemo fit, SoPomo qui cas hanriat ; fic enim 6portet illum qui conciona- tursquamuis nullusaufculretstamen dottrinam fuam Jemper effundere. 312 ilbuon Prencipe; ed il vero Giudice ; fimile ad vna fonte » etfer deue efpotto al follicuo ed vtile _. . * ditutti; OMNIBVS IDEM; imitando quefte Giudice prerogatiue ) che nel grand’[ddio offeruò San Giro- lamo in Epift. ad Galat. c. 6. Fons bonitatis omnibus S Girola- patet; Seruus & liber: plebeins & rex: diues & pauperex eo fimiliter bibunt. Lucerna cum accen- _ ‘ fa fuerit in domo omnibus lucet equaliter . Anco nella Beatiffima Vergine quefta vniuerfale beneficen- za da i Santi Padri fu aunertita ; e mentre nella Gen 2. 10. fi legge; FLUZIVS egredichatur de loco voluptatis ad irrigandum Paradifum , E.Sant' Am- brogio traduce ;.FON.S atem procedit » San Ber- S. Ambro nardino di Siena to. 4. dice che; Figurata fuit Vir- gio go Mariain fonte illo , qui de terra afcendens irrigàbar S-Bernar vniuerfam fuperficiem terra» & iterum; Fluminis dino impetus latificat cinitatem Dei » ideft Ecclefiam mi- litantem . ì 313 I Partenij di Roma infinuarono l'equità del Cardiyale Scipione Borghefe, con vna fonte 3 che mandando attorno vari) rufcelli , portaua il motto ; SVVM CVIQVE), quale tiene chiara allufione Equità alla deftinitione della Giuftitia, che; E? perpetna > &' conftans voluntas ius fuum vnicnique tribuendi . Plin. L 7. Epiit. tocca vn non sò che in quefto pro- pofito. Egregium in primis eft } “vt foris y itadomi ; Plinio vt inmagnisy tain paruis; vt inalienis, itain fuis agitare inftitiam. 314. Lafonte Dodonea ; chehì perproprio d'ac- cenderele fiaccole fpente > dipinta con la face fpenta > che in lei immerge ; hebbe dal Ferro; ADMOTA Occafio ACCENDITVK; così chi fi accolta ad oggetto NS ) concupifcibile facilmente. s'accende ; e ben l'intefe quel prudente, che effendo moribondo , ed actottan- dol à lui vna femmina per confolarlo» è lei riuolto difle che ti fcoftaffe, perche adbuc igniculus èft , è S- Grego- lo raporta San Gregorio Papa . ar 315. La facefpenta che intuffindofi nella fonte Dodonea s’accendecol motto; ETIAM E FLV- MINE FLAMAM potrebbe feruire per chi s'inua- ghiffe di femmina piangente, dal quale propofito non s'allontana vn Poeta. Equore frigidior muliery tamenvrit amantem Foreasul. Benefi- cenza» di Maria Vergine Gen.2.10 Lacrime di bella. Torquato Talfo Geruf. liber. t. 4. ft. 76. parlando d°- dr FA Armida piangente. peo 2 Li Il chiaro humor» chedi sì (pelle ftille vivai Le belle gote » el feno adorno rende; Taffo Opra effetto di foco , il qual in mille Petti ferpe celato » e vi s'apprende O miracol d’Amor » che le fauille Tragge dal piantoye icor ne l’acqua accende &c. ì Mìà il Padre Sant'Agoftinoconfenfo più nobile in- © — fegna.l. de (alut. document. c. 43.che; Vbi fuerine Lacrime lachryme » ibi fpiritualis ignis accenditur» qui fecre- ta mentis illuminat | ì 316 Cheleritiratezze feruano è promouerl'ani- Traua=, ma ad altezza fublime di purità ,, e d’ogni altra virtu, pe. l’inferifce l’acqua, che fpiccia da gli anguiti canali È ro: P3 d’'yna 66 x d’wnafonte; fegnata coltitolo; ANGVSTIIS Ritira” ELEVATVR, penfiero fauorito dal Car. Pietro di tezza DamianoOpufc.12.c.20. Tu igitur fivis animam Pier di tyam in fue virginitatis integritate perfiftere - fecre- Damiano rum appete rece(lum fingularitatis inquire - eundlis domus tue foribus » cunétis videlicet fenfibusicenfo- ria difcipline repazula» ne quis ingrediatur appone; FONS enimy QVI circumguaque,ne effundatur OCCLVDITYVR, vndisad alta profluentibus ELEVATVR &c. 317 Lafonte Caftaglia, figurata nel Parnafo»col Marzizzo Sole che le fourafta, & le parole di Martiano Capella; Capella 6PHOEBO GAVDET PARNASIA RVPES Scritto= fù del Horozco, per inferire ch'egli nelle fue Imprefe, pia ed emblemi voleua procedere con ogni poffibile chia- rezza. 318. Diego Saauedra ) faeendo vna fonte ; le cui Otio lo- acque, che dourebbero fpicciare da vn canaletto, fono deuole è ritenute da vna mano , che l'ottura » le foprapofe; vtle VIRES ALIT), e vuol fignificare cheil ripofo in- terpofto fràle mondane operationi, ferue à tar sìxche maggiormente s’auualorino le noftretorze ; onde va Pocta. Vives inftillat » alitque Tempeftina quies : maior poftotia virtus Protet- . 319 Vna fonte, checonlaforza dell’acque fo- tione di ftenta in aria vna palla, coltitolo; EXTVLIT»; Pacruice ET SVSTINET, dinota il fauore continuato di perfonaggio grande in proteggere, e foftenere colui, che vna volta folleuò se promotie . Benefi- 320 Idea dellabontà, &beneficenza diuina mi cenzas patuela fonte s che mentre d'ogni intorno trasfonde divina permolti canali acque» porta il cartello; SEMPRE % VERSA, E NON SCEMA. San Balfilio Bafilio Hom.12.inIoann. Fons eft, & bonorum omnium radix» nonin fe ipfo bonarum continens diuitias » fed invniuerfos diffundens, & plenus tamen permanens. Maeftro 321. Perinfegnaradaltri, bifogna che il maeftro Predica- prima tengala vinuù in sè. Lo dimottrò l'Abbate Cer- tore tani, col figurare vna conca di fontanayonde fì river- fano l’acque, col motto ; PLENA REFVNDIT. * Giacomo Billio |. 2. Concha prius fe fe liquidis ingurgitat vadis » Tumque fuperfufas plena refundit aquas ; «Atcontraexiguos latices fimul atque canalis Capits quam capit mox quog; reddit aquam + Cermimus , beusmultos hac tempeftate canalesy Penè ctenim vacuo pettore quifque docet; «ft vix inuenias multis e millibus vnum y Qui conche fimilem fe prius effe ferat. Bernardo San Bernardo fer. 18. in Cant. Quod tuum eft fpargis, & perdis» fi prius quam infumdaris totus femiplenus feftines effundere- Sifapisconcham te exhibebisy& noncanalem. Hic panè fimul & recipity & refun» dit. Illa donecimpleatur expettat, & fic quod fu- perabundat ; fine fuo damno communicat Libera 322 Lottello Padre Cettani col fare vn cana- Jità le d'vna fontana » onde fgorgauano l’acque » col mot- Dottrina to; RECIPIT; EÈ REFVNDIT infegnò infegna- che le ricchezze egualmente » & le dottrine » che Id- Giacomo Billio ta dio ne riparte » efler deuono liberalmente communi- Prou.s. cate anco aglialtri. Prouer. 5. 16. Derimentur fon- 16. tes tui foras > & in plateis aquastuas diuide cioè Rabano cometpiega Rabano; Cum ipfè feruaneris stunc &* alys predica y & im magna anditorum amplitudine diuina eloquia iuxta vniufcuinfgue qualitatem dif» penfa » così delle dottrine fauellaua Rabano; mà delle Seneca ricchezze Seneca lib.2.de Benef.cap.1. Sic demus quo- modo velemus accipere + Ante omnia libenterscito, fine vlla dubitatione &cs ELEMENTI Lb.IL 323 Don Ottauio Boldoni ad vna fonte» che Vir — trarupaua giù da yn faffofo montefoprapofe; PER-!mmor- PETVO SONITV, per inferire quell'immor- tale talità di fama »che è compagna infeparabile della vir- tù. Claudiano de Probiniconfulatu. : V iuit adhucycompletg; vagis fermonibus aures Claudia» Gloria fufa Probi: quam nec ventura filebunt n» Luftra nec ignota rapiet fub nube veruftas > PISCINA Capo XXIV. 234 n A Pifcina probatica , quale da San Giouan- nieriferita , figurata con cinque portici nel mezzo de i quali vera l'acqua, della quale é fcrit- ) to; Mouebatur aqua, & fanabatur vnus. Io. 5.4. fù In. $- 4. alzata per corpo d’'imprefa s aggiunteui le parole. AND TVRBATA SALVTEM, e ciò peralludere alla B. di Mac Vergine Annuntiata » la quale cone fcriue San Luca Veroine 1. 29. T'urbata eft in fermone eius . concetto da Ric- E 29 cardo di San Lorenzo lib. 9. de Laud. Virg. così per piccard. l'appunto fpiegato; Maria eff pifcina probatica 10- di San annis, inquam Angelus Domini fecundum rempus Lorenzo defcendebat » & moucbatur aqua s & fanabarur vnus ». Tempore enim incarnationis defcendit An- gelus magni confily in Mariam, & mota eft aqua » quando ad nouam falutationemturbata efì Maria » & fanatuseftvnus, ideft quorquor crediderunt De- um trinum y & vnum. Dichiara altresì queft'impre- Timor fa, cheiltimore d’Iddio , fia il vero ftrumento d'o- d'Iddio gni noftra felicità » e falute. Così Tertulliano lib, de : cultu foemin. cap. 2. 7'#mor fundamentum eft Salutisy Tertullia timendo camebimus » cauendo faluierimus » qui folli-"* citus eSt is verè poterit effe fecuruse POZZO Capo XXV. 325 ] *Acqua del pozzo, quanto più fe necaua» tanto riefce più falutifera ; però le fù fo- prafcritto ; HAVRIENDO SALVBRIOR ; tale l'elemofina molto più ferue alla falute di chi la ripar- Elem te» che di chì lariccue. Sant'Ambrogio lib. de Na- N8 but. cap. 12. Tibi proficit quidguid inopi contule- S- Ambre ris . Tibi crefcit quidquid in panperes erogaueris. 8 Filone Ebreot. de Somnis > & de gigant li vale di Infegna- quefta fimilitudine s per moftrare » che ie in- 5), fegnano gli altri acquiftano per sè » c dice; Sicnti Lor fontes falientes , fi multum aqua auferatia, nou tan- tum non diminuunturyfed dulciores etiam multo red- duntur; ita fcientianondecrefcit docendiofficios fed magis ettamymagifque fit dulcior: nonnunquam etiam augetur, fiin difcipulos s & familiares trasferta. 326 Alpozzoaltrifopratcrifle; FIT PVRIOR Efferci HAVSTV, edancoraa. MOTV CLARIOR)tio0 così col continuo eilercitio meglio fì conferua » ed il corpo » € lo fpirito » che non fi farebbe » giacendofi : otiofamente . Clemente Aleffandr. |. 1. Strom. Purei, Clemene qui exbauriuntur y emittune aquam magis perfpi- Alfa cuam : corrumpuntur autem bi, quorum nullus eft particeps » Sic effercitatio falubrem babitum inge- nerat I fpiritibus & corporibus . 327 L'acquadel pozzo » forza dell'antiperiftafiy frà i feruori dell’eftate fì rintrefca è frà i rigori dell’in- uerno fì fcalda. Pertanto le foprapofij ALGET CVM CETERA CALENT ; è pure; FRIGET Trans < IN ESTV ; ed ancora; CALET CVMC& puo vi TERA FRIGENT; ò lia; HYEME CALET.le _ Effetti che moralmente confiderati fî pratticano anco Pro!P* ne gli huomini di qualche perfettione ; perche ceppi ce Sit n nola POZZO Pietro ben diffeil Bercorio . Reduffor. mor. 1.8.c. 8. n. 4. Bercorio Iuftiinhyeme tribulationis feruefcunt y quiinafta- Pai te profperitatis tepefcunt. Il motto Friget in aftu a conuiene altresì ad vn inuidiofo s che fi raffredda ve- Carità dendo l'altrui felicità y e s’intifichifce fi come nngioa diuina Calet cum caiera frigent efprime la carità diuina » che tanto più s'accende nell’amor de gli huomini » Seruo quanto più quefti fi raffreddano ne fuoi diuini offe- d'Iddio quij. Quindi il Padre Luigi Nouarino » bramofo di ..__ vedere ne iferui d’Iddio » ciò che nel fourano Signore Luigi No fi riucrifce » così configliaua ; Sicuti puteis quanto marino extra vehementius frizus omnia s omnes corripit, @& glacies vrit tanto & frigore funt alreniores : ita & qui Dei feruiy cum mundus divini amoris affuvi- duusnoxio gelu obfidetur y in Dei amorem ardentius feruntur: & cumtribulationis glazie abfepiuntur 3 in Dei obfequium , & cultum magis aftuant. Aqu. Nuptial. n. 1138. 323. Che i tefori della fapienza fiano profondi » e nafcofti à gli occhi delvolgo s lo dimoftra il poz- zo » da mé fegnato colmotto ; IN ABDITIS HVMOR. Così l'Ecclefiaftico c. 6. n. 23. Sapien- tia enim doffrina » fecundum nomen eft eius & non eft multis manifefta. Quindicome auuerte Gio: Pi- Gio: Pi- neda in Iob.c.28.18.n.6.Sophia 4 Zopha.i. è caligine neda — dicitury quafi in caligine, & ignoratione delitefcens; Filone che però Filonel. de fommjs. M:hî videtur bic pu- teus fignificare fcientiam s qua fuapte natura in pro- fundo fita et non in fuperficie, nec tn propatulo folet efe » fed in abdito &c. E Sant'Ambrogiol.de Ifaac S.Ambro c. 4. Quid enimest puteus aqua vie nifi profunde gio altitudo doftrine? Sapiéza 329 Lafapienza;e icienza, fono comel’acqua s’acqui- del pozzo » che non può attingerfì s fenon con mol- ita. con tadifticoltà» e fatica; elo dimoftra il motto da me fatica foprafcrittogli; CVM LABOk E EXTRAHI- * TVR. Ebafterebbe S. Clemente Aleflandrino!. 4. Clemen. ftrom. Sudorante virtutem pofituseft , mà il Padre «Aleffan. Giovanni Pineda da quel luogo di Giob 28. 18. tra- Iob 28. bitur autem fapientia de occultis , così mirabilmente 9, d lo dichiara. Trabitur propriè attrahitury vel extra- Pinede biryry & nefcio quam prolongationem s aut elongani= mitatem in attrabendo,& operando videtur hoc ver- bum indicare, quafi dicat ; Protrabitur fapientia de occultis s vel prolungatureius attraftio, aut longani= miter laboraturin eius attraftione . Pietro Bercorio Redu&. Moral. lib. 8. cap. 8. nu. 2. caua vna morali- tàda quefta fatica in eftraer l’acque dal feno delpoz» Bercor. zo e dice; Multi dinites intantum funt auari quod Elemofi- more patei vix & cum maximolabore poteit aqua Sapiéza * Da eleemofinarum inde extrabty& baberi. Terra ce. 26 Olimpo c. 30 Campo C.27 Ifola c-31 Monte c. 28 Iftmo c.32 Etna c. 29 Scoglio c-33 TERRA Capo XXVI. Précipa- 330 T Orquato Taffo; per dimoftrareil dominio to «indi indipendente, e la monarchia affoluta d'vn pédente gran Prencipe » fece il globo della terra » col motto; Proprio PONDERIBVS LIBRATA SVIS; ò co- valore me piace al Ferro; SVO SE PONDERE FIRMAT, dal | Capo XXV. 67 331 Glaggiuftati di Treuigi, hanno il globo della terra » conle parole d’Quidio; STA BILIS. Gouers 7 QVE MANENS DAT CVNTA MOVERI, no di Prg idea d’vn Prencipe regnante » che ftando nella metro- ©!P° poli del fuo regno ; riparte la virtù motiua è tutti i fiti dello fteffo. Giufto Lipfio Prafat.de milit. Romana. Vt qubernator in magna nani, flebtity& regit omnia Giuffo paruo motu; imo vt ipf mundi illerettor Deus ma- Lipfio chinam banc quatit y & mouet ipfe inconcufJus : ita fedatus Princepsregit Rempublicam 332 Gl'Immobili d’Aleffandria » diedero al glo- bo della terra ilmotto; IMMOTA NEC INERS, Vita ca- ò veramente; NEC INERS; imagine efpreffa templa- della vita contemplatiua » e dell’otiofo diporto» prefo tla da perfone d'alta virtù yle quali in apparenza fembra- no inutili, mà in fatti fono negotiofifime. San Ber- nardo de vita folitaria. Ociofum non eft vacare Deo» s. Berner imo negotium negotiorum omnium. Seneca epift.8. Mibhi crede : qui nihil agere videnturs maiora agunt ; Seneca humana dininaque fimultrattant; e Scipione Afri- cano»all'hora quando, feparato dalle guerre» fi tratte- neua nefuoi otij fiudiofi s dir foleua ; fe nungammi Plutarco nus otiofum , quàm quum effetinotio ; inferir volen- do che all’hora più che mai feco fteffo egli fpecolaua y e confultaua come giouar potefle alla fua patria. Plu- tar.in Apophteg. 333 Dallaterra; cheda ottima maeftra ne viene infegnata, e perfuafa la gratitudine , e corrifponden- za verfo chi ci hà beneficati, mentre tutta piena di Gratitu- felici germogli dal Padre Don Ottauio Boldoni fù fe. dine gnata coltitolo; REDDIT FIDELITER. Sant- Ambrogio. 1. Offic.c. 31. Imitanda nobis eft natu- S: Ambre ra terrarum y que fufceptum femen multiplicatiori &' folet numera reddere quamacceperit We. 334 Allaterrafqualida,edelerta, perchenon col- tinata, fù chi foprafcriffe; EXC VLTA VIRE- — SCET), tali molti ingegni orridamente s'ingom- Gionen- brano di vitiofi germogli » che aiutati con la coltura t d’vn ottima educatione » fioritebbero à marauiglia. Con quefto concetto S. Giouanni Criloftomo Ho. 9. in 1. Timot. perfuadena l’educatione della giouen- tù. Z°tfundus (st optimuscunita molimury & aga- Gio. Cri. fonem, <& mulionem inquirimus ; caterum quod no- fofeme + bisomnium charifimumeft omnino negligimus > ma- ior nobis pofTe[fionum cura eft» quam filiorum » quo- rum illagratia comparantur. Lo ftelfo auuerti San Pietro di Damiano Serm. de San Donato ; S#lca- Pier di bat terram fuam vomere difcipline s vt vber fege- Damiano tum prouentus erumperet » vt illucefcente gratia ce- leftis radio fertilius germinaret . 3 La terrafolcata con la durezza dell’aratro » hebbe; VVLNERE VIRESCIT; ò come iodif- fi; SAVCIATA FERACIOR; tale Santa Chiefa S.Chiefa lacerata, e laniata dalle perfecutioni dei Tiranni » più perfegui che mai vigorofa » e ferace di martiri s di palme, e di tata trionfi comparue; Perfecutionibus creuit , martyrifs S.Girola- coronata eft » diceua San Girolamo in Zita Malchi ; mo eTeodoreto lib. 9. de leg. Cruor ille cefornm cor- Teodores. porumyirrigatio quadam erat nouis in Ecclefia emer- gentibus plantis . Dir anco fipotrebbe ; SAVCIA- TA FELICIVS; effendoveriffimo il detto di Mar- cialeL 1.ad Lucium Epigr. 130. che. Pingue folum , lafat» fedviuat ipfe labor. —’Martiale Perche come iniegnò San Leone Papa fer. 4. de Ie- iun. Pent. Terra carnisnofire nifi alliduis fuerit fau- S. Leone ciata culturis , cito de fegni ozio fpinasy tribulofque Papa producit » & partu degeneri dabit fruttum non bor- reis inferendum , fed ignibus concremandum. Che però il mio Don Gregorio Comanmi fonetto VIII. che comincia ; Empio cormio ; 3 n Deh 68 Deh rallenta il rigore, e’n te profonda lafcia omai, che sinprima, eterna piaga: Che inlei Dio fpargedi (ua gratia il {cme . Tal campeftre bifolco il terren preme, E lento lento con l’aratro il piaga » Perche ricco al fin fia di melfe bionda + 336 Perfimbolo della giouentà, che non edu. candofi opera vitiofamente s può fermir da terra, col y cartello; INCVLTA SYLVESCIT . Tanto mo- Gio. Cri- tiuò San Gio: Crifoftomo Hom. g. in Matt. Quem- fofemi adimnodumager din non profciffs fyluefcit yac paffim innumeros vepres produci: ira inuentus negletta » Lo fteffo confiderò S. Clemente Papa |. 6. Recognit. nel campo dei popoli » nelquale crefcono le (pine dei Clemen. vitijyfe mancala coltura del Predicatore; Sica: terra Roman. acultore negletta fpinas , & tribulos neceffario pro- ducit sita fenfus vefter longi temporis incuria mul- tasy& noxias opiniones rerumy& intelligentias falfa fcientia germinauit. Opuseft nunc multa diligentia adexcolendumrus mentis veftre, vt id fermo veri- tatis yqui eSt verusy@® diligens colonus affi durs exco» lat dijciplinis. Comanini Giouén CAMPO Capo XXVII. 337 V N campo noncoltinato schetutto coperto Educa- di fqualidezza pare affatto (terile ) con vn tione» aratro vicino hebbe; NON SEMPER INVTI- opera , LIS, dimoftrando che gli huomini coltiuati con le molto diligenze diuentano fruttuofi. Lattantio Firmiano Larrztio l-6.c.15. de vero cultu; Sicuc in fentes ager squieft natura fecundus s exuberat > Sic animus incultus $ vitijs fua (ponte inualefcentibus , velut fpimis obdu- citur, Sed.cum verus cultor accefferit , fatim ce- dentibus vitijs sfruges virtutis oriuntur. Cicerone Cicerone 2. Tulcul. 70 agersquamuis fertilis yfine cultura fèu- Cluofus effe non poteft; fic fine doétrina animus. 338. Vncampo, col fuoco dentroui accefo sopra del quale fi rafciuga la fua fouerchia humidità y e fi ._ confumano ibronchi, ele fpine, hebbe il cartello; Spirito, EXSVDAT INVTILIS HVMOR » e queft’altro Santo ancora , chefpicga l’operatione del fuoco; EXCO- QVITVR.VITIVM, co iquali motti s'efprime molto al viuo l’attiuità dello Spirito Santo, che fcefe in fiamme di fuoco, percorreggere se Pie, 208 le vi. (0 Riofe fuperfluità della terra. San Pietro Crifologo fer. Pier Cri- 164. Diu oppreffa dumis nationum cupiens nomalia Solog. —purgares ignem mittir primum maximus magifter in terram » vt quidquid naturalis (qualefecerat lu- xus, quidquid arefectrat brumalis rigor sartifici de- Purga- purgats & confumit incendio. Il'fuoco del Purgato- torio rio, ed effo parimenti ferueà contumar dall'anime le fuperfluità dei peccati. Lactant.1.7. Inftituticap.2 1, Lattanzio Iuftos cum îudicauerit Dominus» etiam igneexami» nabit tum quorum peccara vel pondere, vel numero preualuerint , igne perftringentur s atque amburen- tur; quosantem plena iuftitia, & maturitas virtutis incoxerit yignem illumnon fentient. è 339 Il Padre Vincenzo Giliberti rapporta vn campo di grado , fopra ilquale fì vedenano » e nuuoli eventi, coltitolo; NON TALL AVXILIO tolto da Virgilio 2. fEncid. v. g21. e fignificaua d’hauer bifogno non di turbini molefti ingiurioli » mà dì .2 pioggie foaui » e delcalor del Sole. Così la giouen- Corret- tù vuole efler trattata con educatione manierofa e tione fia difcretta , e non con maniere violenze, e difpettefe. foaue Plutar. deliber. educan. Dico ad liberalia ffudia ad- Plutarco ducendos effe. pueros » verbis y adhortationibufque s non meberele verberibus » aut contumeliofa tratta= ELEMENTI. Lib. II. tione. Torpenty &r.abhorrent fc trattati 4 labori- bus , partim obdolores plazarum s partim ob contu- melias &c. 340 Vn campo fitibondo ; arfo » & aperto in molte fiGure,. fù rapprefentatoin atto di chieder foc- Gratia 5 corlo; E NVBiBwS, EC E MONTIBVS, e & coope racitamente infegna che il Criftiano s'approfitterà, Fatone. quando in lui s'accopijno e gli aiuti del Cielo » e le operationi della terra. Sant'Agoftinato. 7.lib. 2. de peccatorum meritis &c. cap. s. Non ideo de hac re S. Moll. folis votis agendum eft, vt non fubinferarur ad benè vinendum noftra efficacia voluntatis . Adiutor enim Deus dicitur nec adiunari poteft s nifequi fpontè ali- quid cona'ur . , 2% 341 Chele mondane felicità , fiano intorbidate Felicità da trauagliofi accidenti, lo dimoftra vn campo, che mentre ne fuoi germogli felicemente s'auuanza paldi fopra da nuuoli negri » e tempeftoli, vien minacciato col motro; LAETA DIRIS. Quidiol.4. de Pont. cleg.3. hi Tu guog; fac timeas, & que tibi Leta videntur Osidio Dum loqueris fieri triftia poffe pura. Senec.in Thiefte così. Nemo confidat niminm fecundis y Nemo defperet meliora lapfus ; Mifcet bec illisy probibet Clotho Stare fortimamyrotat omne fatum. 342 Alcampoarfodai fuochi paruemi Si potef- fe dare; DENSIOR FLOREBIT: ARISTA * Santa Chiefa, che frà le perfecutioni s'autranza ; San S-Chiefa Cipriano delaud. Martyr: Flammas plerumque agris inbet immittere » quo calore vagantis incendi cata 9° terra fpiramenta laxentur ; inbet fHibulas crepitanti Vici igne torreris vt fe in'altius granida feges tolleret, & parturientibus culmis denfior arifta Horeret. 1gi- Seneca -turtalis, & martyrij primo cafusypofimoditm freftus de qui morte vicam condi mnat, vt morte vitam cu- Odiat. cin n i 343 Il campo,nel quale altri attualmente fà fpar- gendo i grani di formento , ben paruemi che poteffe dire; DITOR, VT*DITEM; tale. il ricco ticene _ XL. da Diol'abbondanza» perche la riparta a glialtti;; il Sapiéza Sauio riceue la fapienza, perche la communichiall'al- trui edificatione. San Bernardo fer.3.ex parnisof ferua, che non diffe Paolo 1. Cor, 12 8, alij*dararfa 1-Cer 1a ientia, mà; Datur fermo fapientie,c dice ; Apofto: è i uscum de diftributione donorum loqueretur s non aît s fimpliciter » alij datur fapientia: alij (cientia , fed addit , dicensy fermo fcientie, fermo fapientie y st oftenderery quod buiufmodi dona propter altos dan- tur » fcilicet vt atii edificentur . ea 344 Alcibiade Lucarini, figurare il finedel mondo, dipinfè vn ca conle ftoppie ardenti sed _ ii motto; POST MESSEM INCENDI VM. Fine del Quindi S. Nilo Parenef.nu. ara. Mala ne femina; Mondo meffis ‘enim prodereSt.} c& ignis excipiet (pinariam S NN agricolam, & Îfaia:33:t1. Concipieris ardorem ypa- Izia 33» rietis flipulam: fpivitus vefter vt îgnis vorabit vos. 1!» Et erunt populi quali de incendio tinisy fpine con- gregate igni comburentur. . 345 L'Accefo frà gli Erranti di Brefcia » hà vn Traua- campo s col fuoco » che diuora i fuoi liy ed il gho gio- cartello; P ER-FECONDARMI? In fattivella è 44 così ; iltuoco de i trauagli » deftato ne ì feni fterili e Caltig@ fpinofì , non ferue che perloro vtileyed auvatitamen: vale. + to. Lipfio lib. de vna Religione; /p/a clementia cf? Giufia | » in extremè » ac defperare malos mon effe clemen= Lapfo > tem. CHART R A. - MONTE MONTE Capo XXVIII. MONTE Capo XXVIII. Sapienza 346 N Monteysùla vetta del quale era vna pal- V ma, ed vnalloro» fi ritrtoua col motto; ARDVA VIRTVTEM; toltoda Silio Italico ; «Ardua virtutem profert via è fcandite primi. Dimoftra cheil Mg s &lagloria della virtù » non può acquiftarfisfe non con molka fatica » ciò che dif- fe quel Poeta; Virtutema pofuere Dij fudore parandam. 4 347 Perinferire la Lig se virtù fegnala- Eminen- ta di Perfonaggio qualificato » fù dipinto vn monte, zadi me Ja cima del quale foprauanzaua le nubi col verbo ; ca EMINET; tanto della B. Vergine difcorreua San S. Dernar Bernardo fer. fuper Mulier amifta fole Apoc. 12.1. DefeEtusomnis fub ea » & quidquid fragilitatis few corruptionis eft, excellentiffima quadam fublimitate praceteris omnibus excedity & fupergreditur crea- turis 348 Ilmonte; colcartello; DE CALO EX. Sperar PECTANS PLVVIAM; ò pure attualmente inaf- inDio fiato dalle celefti pioggie col titolo; NON ALIVN- contem- DE è fimbola di perfona fpirituale , e contemplati- platiuo ua, echenonaltronde » che dalla bontà » e proutden- za del Cielo è ed’Iddio attende frà le fue iadig enze l'opportuno foccorfo; Quidio » così gentile com'eray con parole da Cattolico lib.1. de Pont. eleg.7. Silio Ita Lico ratio Quidio Quamuis eft igitur meritis indebita noftris . Magnatamen fpes eStinbonitate Dei. Humikà _ 349 Che l'altezza del merito ne i Santi fi ricono- {copre il {ca con la mifura della loro humiltà » lo dichiara l’im- merito Prefa del monte » calSol cadente ; ed il motto; EX S.Girola= VMBRA MAGNITVDO. Nibilenim eît s dot- ni trina di San Girolamo in cap. 19. Matt. Quodita Dea gratum faciats © bominibus s quam fi vite merito nonmagni , fed humilitate infimi videamur + 350 Vnmonte; figurato alla riva delmare » con- tra il quale fi dibattono l’onde col motto; NEC FRANGITVR », NEC IRRIGATVR dimoftra animo generofo s che non filafcia ne fmouere dalla violenza de icafi auuerfì , ne intenerire dalle lufinghe della profpera fortuna; tale era Sarì Giouanni Batti- fta » quemvel ventofa felicitas » del vederfi figliuo- lo del fommo Sacerdote » ed vnode più qualificati ca- ualieri della Giudea è vel aduerfitas serbia » ditro- uarfî con odio capitale perfeguitato dall’Erodiade » e cacciato nel fondo d’vna torre a vel cuiuflibet peccati aura tenunior non inflexit, diffe di lui il Cardinale Pietro di Damiano. 351 La Carità diuina , che maggiormente fà comparire fu: vampe, quando da i mondani eccefi è più mal trattata ) può figurarfi nelmonte Chimera, che fempre vomita fiamme ; foprail quale verfandofi copiofe piogge» quel fuo fuoco nons'ammorza , mà più che mai diuampa col motto; QVO COPIO- SIVS, EO ARDENTIVS, imprefa del Padre Abbate Don Giacomo Certani. Tale può dirlianco Pauaro , perche quanto più copiofa l’acqua delle ric- chezze gli pioue nel feno ) tanto più ardenti ei fcuo- pori detiderij di poffedere. Boetio l. 2. de Confolat. etr. 7. ————m Sewior ignibus etne Feruens amor ardet habendi 352 Don ag Saauedra » fece vn-monte in- gombrato da nuuoli piouofi , che verfaua d’intorno Libera. vari}canalid'acque colmotto; QVÉE TRIBVVNT lità TRIBVIT, infegnandoalPrencipe, ò veramen- teche debba pefare la fua liberalità con la facoltà che Intrepi- dezza S. Gio: Battilta Pier di Damiane Carità dinina Auaro Boetio 69 tien ; d pure che riceuendo egli dal Cielo copiofe beneficenze , debba parteciparle con generofa libera» lità à i popolitoggetti. Pratticò quefta virtù; Teo= dorico che diceva, come notò Caffiodoro |. 3. Ep. 11, Opramus cunétum diem plenumbeneficijs noftris Caffisdoro excurrere ; l'infegnò per punto » anco di buona po- Preci litica il Sauio Prou. 19. 6. Multi colunt perfonam benefico potentiss & amici funt donatribuentisy e di nuouo P7?#19 Prou. 22. 9. V’iftoriamy & honorem acquiret qui > Ù dat murera: animam autem auferet accipientium. © "°* * 354 Perdinotare, chei miniftri di corte » quan- ©’ : to fono più domeftici » & fauoriti del Prencipe, tan- Fauor di «to fono più fattopofti è i fuoi (degni, il Saauedra fi Prencipi valfe d'vn monte tant’alto, che pateua s'inferiffe nel ar Cielo, mà però dal Cielo » coi fulmini inueftito » ed ofo ilcartello; [OVIs ET FVLMINI 3 del qual parere fù anco Oratio |. 2. Carm. Ode 10. Sx«pius ventis agitatur ingens Pinusy & celfegrauiore cal Decidunt turres y feriuntque (ummos Fulgora montes Et Seneca in Hyppolita Au 4. sm Ceelo Iupite» alto vicina petity € più baffo, Circa regna tonat Anco i Peccatori , mentre fi credono di trouarfi nell’ Peccato auge fupremo della felicità » dall'ira diuina fitrouano ri felici fulminati. Pfal 36. 35. Z’idi impium fuperexalta- faettati tum, & eleuatuim fupra cedros libani y & tranfi- PSA 36» ui, & eccenonerat. ‘ade San Nilo Paran. n. 94. sn x Luge peccatorem felicem: gladius enim iuftitie im- +20 minet . 354 Advnmonte berzagliato da i fulmini fù Pouertà fcritto; HVMILIORA MINVS del qual fenti- ficura mento era Seneca in Hippol. AÀ. 3. Minus in parvis fortuna feret 3 Et nell'atto 4. cs mesa FT UMIda Vallis Raros patitur fulminis iftus 5 Tremutt telo [ouis horrifani Caucafus ingens, Phryziu:mque nemus Matris Cybeles metuens » celo Iupiter alto vicina petit ; Non capit vaquam magnos mots Humilis tetti plebera domus + L'inuidia , ela malignità è parimenti vn fulmine , che rnuidia cerca d’abbatere folrnentei grandi » e gli humili non F cura . San Cipriano de Sing. Cleric. Acrius diwiti- s, Cipria» bus, quam pauperibus inuidetur s & non inopes 3 no fed locupletes inquietat infeStatio feua latronum. Plus ducess & Principes , quam milites ab hofti- bus appetuntur in pugna: & violentius propulfantar ventis, CT turbinibus culmina quacunque funt al- tiora & Ca MONTE ETNA Capo XXIX. Enche habbia il darfo ingombrato da i rigo- 44) B ri dell'inuerno,dai ghiacci, e dalle dazi quefto monte le vilcere diuorate da fempiterni.in- cendij ; peràcon ragione fù fegnato col verla ; TVT- TO DENTRO DI FO CO, E FVOR DI GHIACCIO ; idea deiSanti Martiri, ed huomi- Cri fto ni Apoftolici » che'portauano il cuore auuampante nell’Or= percarità diuinas benche al di fuori dal rigore di cru- to deliffime perfecutioni iolfero aggravati + Imprefa tanto propria e quadrante à Sant’! gue Loiola» che Ignatio nulla meglio. Quetti gettatofì nello ftagno dell'’aque Loiola gelate » tuori della Città di Parigi, per Morgia vn ie Orasio Seneca Seneca 25 E L'E MEN TI L6OIM “libidinofo dall'intiche fceleraggini » era veramente «qual etna’, tutto ghiaccio\al di fuori , mà tutto fuo- -codicarità nelle vifcere è del quale bendiffe il Padre Gio. An- Gior Andrea Alberti. IN STAGNO RIGET vedi. ALTGNATIVS. VIDESCHARITATIS IN- ber © CENDIA EFIAM CVM FRIGESCIT &e, , \Elog. 34. Mid 1 doi i 89971 (10356 Aquefto montemi parue ;che poteffè addat- tarfi quel verto , chevno eleuatiffimò ingegno fcrif- ‘’— fe'in vnSonetto 7 ad honore d’vna Canonica Rego- % © lare. SOTTO IL MANTO DI NEVE, HA ‘Vergine JI COR DI FOCO; ed efprime vna Vergirie diuota: candida nell'habito ; mà più nella purità > e tutta ar> | dente.nellacarità fouràna > degna difcepola, e figli- Poffido- ‘uola del grand’Agoftino s del quale è feritto che 7 4l- nio ‘meranerat Charitas Chrifti cor eius WC. Monlignor Arefio , delmonte etna fece im- Piudéza della qualéproprietà così cantò Torquato Taffo; Torquat .£ 7 « JI giorno fuma; Taffo E poi la notte; il Ciel di fiamme alluma . ria V gine di Nola, quale ben- (1! Alidezze eitremeri- . 361 L’Arefio nel Monte Etna figurò i tormenti Dannato dell’aiime danniaté, dandogliyi ritotp' TAPESTV, ET Ie 24 GELV.10 diffe Giob 44. 19. Ad nimium calorem *3- tranfeat ab aquis nizium ; lo dichiarò San Gregorio S- Greer «Papa 9. Moral3 }.Thieme!frigus intolerabile s ignis - inextinguibilis ,vermis immortalis, fator infolerabi- lis @&0 oe no: n ‘0362 L’etna-tutto brillante nelle fue fiamme col Propriè motto PROPRIA EBVCE REFVLGET valore feruì per inferire che il Signor Cardinale Cefare Mon- ti » perle fue proprie prerogatiuc fi rendeua ragguar- deuole 3 e gloriofo. 363: Benche vicine à i fuochi, che diuampano «sù le bocche di quetto Monte ; fiano copiofe le ne- ui , adogni modo non reftano da quel feruore in par- te veruna pregiudicate ; che quetto volle dir quel Pocta. < a zi Scit niuibus feruare fidem » pariterque prui Claudia nIS + no Figuratolo dunque perwn bell’ingegno coi fuochi ave ATL ped Locirel: INNO. Zelo XIVS ARDET, inferendo che nel cuore dell'Emi- - nentifiimo Signor Cardinale Monti ardeva il zelo pa- - ftorale mà zelo caritatiuoy che non fapeua pregiudi- carey mà illuftrare folamente ; e rifplendere; Su st4- que rigor» diceuaSan Gregorio Papa y fed nomexaf s.Gregir perans ; fit zelus's fedi non immoderatè (euiens;zelus Gio: Cri- enim aggiunge San Gio: Crifaftomo feride hab.cura /ofone proxim. veniam negans potiùs fior eSt, quam ze lus s& admonizio mifericordia carens , tortura que- dam cft . ° 364 Perche quefto monte» comedi foprariodif- |... fi dunotteefalale fiamme, edi giornoil fumo, fù Amore, introdotto à dire. DE FVOR SI LEGGE ; cioè mal può calg'jo dentro aumampo » idea di vero amore, che mal N3!005> puòtenertì nafcofto. derfi «9 uom Quis enim celaueritignem » — Ouidio Luminey qui (emper proditur ille fu? ; Il Guarino P. F. Atto: ##Scena zi ‘Già non doucui tà fi longamente Guarine Celarmi la cagion della .cua fiamma» sol Se la fiamma celar non mi poteui. Quanre volte l'hò detto: arde Mirtillo » e in chiufo foco ye lì confuma » € car 1 Anco il Sauio » Prou. 6.27. Nunquid poreft homo pri abfcondere ignem.in fins fuo >> ef sllires Sa 4 non ardeant è? i 365 Il MonteEtna, nonaltronde che dal fuo proprio feno rincauaglialimenti à i fuoi incendi) però Far da sè tù fegnatocon; SIBI ALIMENTA MINI. STRAT, pervao; che operando y fi mantiene con Je fue proprie induttrie , e fatiche. 1 > + Efprefla idea de'ituochi infernali è quefto Monte) Inferno al quale io diedi FLAGRAT, NEC ABSV. MIIVR), nelqual-propolito Pradentio H amarten. = Cuypunt cormenta s fomentque - Pruden- | Maccriam fine finedatamy mors deferit ipfa:) sia è) Fecernos gemituò, & flenteswiuere cogit no E Calliodoro in Pfal. 4bfumer ,vrferners feruabit cagiotir vt craciet » dabiturque miferis vita immsortalis y È pana fcruatrix » i , a —— ve- ‘ MONTE ETNA Capo XXIX, Inferno © 366 Allo fteffo Monte, che vomita fiamme; e * globidi pietre io diedi; DVM EROGAT RE- PARAT), parole fuggeritemi da Tertulliano in Apologet. c. 48. che parlando delle pene preparate Tersulia è 1 Reprobi dice; Profani , & qui non integri dd no Deum in pena aqueiugis ignis ( erunt ) babentisex ipfa natura eius dininam fcilicet fubminiftrationen incorrupribilitatis . Non enim abfumit quod exu- rit » fed dumerogatreparat . 367 Fù quetto Monte trafcelto per imagine ef- Inuidio- prefia di perfona inuidiofa-,.al quale ben fi conuiene fo il cartello; SVA VISCERA VORAT. San Gio. Gio. Cri- Crifoftomo Hom. 45.ad Pop. Sicur vermis de ligno fofome » ‘nafcens, ipfum priùis abfiumie ; fic eft inuidia illam priùs, que fepeperit animamcorrumpit. E San Ber- S. Bernar nardo anch’efio dice, chel’Inuidia; fenfumcomedit pettus vrit, mentem afficity & quafi quadampeftis depafcit, & cunéta bonasardore peftifero,deuorat » 368. L'Etna neuofo e fumante ; fegnato con le parole d’Quidio; AESTVAT INTVS mi parue bell'idea d'odio non totalmente nafcofto » ò d’vn Amante amante pallido » efofpirofo. 369 Perfimbolodi Dannato io gli darei; A R- * DEBIT @ETERNVM, chetantomi fuggerì Sang» Dannato Ifidoro 1. de mundocap. 46. ConStat ignis ethne ad S. Ifidoro exemplum gehennay cus ignis perpetua incendia Spirabunt ad puniendum peccatores, qui cruciabun- turin facula feculorum. Nam ficut iffi montes in fanta temporis diuturnitate , v/que nunc, flammis eftuantibus perfeuerant y itaut nunquam extingui poffit : fic ignis ille aternus ad cruciandum corpora damnatorum finem nunquana eft babiturus Nelr. pw.t4. Apocaliffi diceua San Giouanni s che i Reprobi; Cru= n ciabuntur igne & fulphure » & fiumus tormento= rum eorum afcendet in fecula fecularum Apocali 14.11. 370 Il Coftante frà i Filoponi di Piftoia., hà l'Etna carico dineue, conlecime,che fuaporano fuo- co, ed iimotto; ETIAM ADVERSANTE NATVRA; e vuol forfe dîres cheal difpetto di quanti mali interni , od efterni potefièro già mai mo» leftarlo 3 od aggrauarlo egli haurebbe fempre fparfo fiamme chiari di virtù» e di gloria. Colleri- co Genero- fità > 74 & f% I] Ì % MONTE OLIMPO Capo. XXX. 371 Vefto Monte, il maggioredì quanti n'hab- bi la Grecia: che follieuz il nobilcapo fa- _.... pra la mezzana regione dell’aria , e fi lafcia i nuuolià Eccellen 1 fianchi, fù fegnato col motto; NVBES EXCE- z2 DIT; edanco; ETHERA TRANAT e rap- prefenta non sò quale ecceffo di eccellenza è come in Maria Vergine l’auuertî San Gregorio Papa 1.1. cap. Maria 1.inl. 1. Regum; Pote/t montis nomine Beatiffima Vergine femper Virgo Maria Dei genitrix defignari ; Mons Gregor. quippe fuit: que omnem eleéta creature alritudinem PP elettionis fue dignitate tranfcendit. 372. Allo fteffo Monte ; figurato con molti altri , Sublim?- che gli faceuano d’intorno humil corona fù fopra tà di Ma {critto; VLTRA OMNES che parimenti rappre, 12 Ver fenta la fublimità di Maria fopra tuttele creature , 5!"° bendilei vaticinando Ifaia ci 2.v. 2. Ez erit in mowife Iaia 2.2 fimisdiebus preparatus mons Domus Domini in ver- 3 tice montium & elewabitur fupercolles; delta quale San Gregorioin1.Reg.l. 1.c.1. An non mons fu- S-Greger. blimis Mariay que, vt ad conceprionem Verbi ater- P4P9 ni pertingeret s meritorum verticem fupra omnes Angelorum Choros, vfque ad folium Deitatis ere- xitg Huiusenim montis precellentiffimam dignita- tem Ifaias vaticinans ait; & eriò in nowiffimis die- >» © bus praparatus mons Domini in vertice montium : Monsquippe in vertice montium fuit , quia altitudo Marie fupra omnes Santtos effulfit. 373 Il Monte Olimpo i fianchi delquale, at- torniati da dente nubi fono inuefîtiti da i fulmini, re- ftandofi le fuecime libere ) ed intate.» hebbe ; SVPE- RIORA ILLASA; taliiSanti Martiri benche dalla barbarie de i tiranni pregiudicati nel corpo , con- feruauano la parte fuperiore » cioè l’anima tutta fere- na, e da ogm oltraggio efente; Nolite timere eos) Mast.10. qui occidune corpus diceua Crilto Matt. 10. ani 8 mam autem non poffunt occidere ; cioè à dire , com- menta Sant Illario. Non timentes eos, quibus cum S-Iario fit licentiameorpora , tamen n animane 145 Ps Eb a Martiri f 72 di Dee: eft. Non altrimenti deuono dimoftrarfi i Prencipi , proprio dei quali è l’hauere vn cuoretanto magnani- Animo mo, edeleuato ; che nol offeto frà utte le c ace autferlaria ELEMENTI Lib. II. ISOL A _ Capo SE Aid riuolte , ò le tempeftei hr 3 a a Riva “ fortuna. Lipfio în wonie. Bolit.1. 2. €. 16. Sicut fe 378 P Er'eflerPioli perogni lato circondata dal cpp prema mundi pars » ve, jtis sfulminibus, pluutisnon -. -<Î--l'ond:, hebbeil motto; IMMOBILIS TN Coftan sci turbatur: nonitem tPrincepes ». Ei LI, che dimbfira coftanza perfeuerante frà le 23 _,. 374 TI motto fopraferitto è quefto monte; EX- auderfarie violenze, quale appunto da sant Agoftino S. Chie. Virtù fu- TRA NVBES, dimoftra che î° i dell'inuidia in Piabo6.fà offeruata in Santa Chiefa travagliata dal- ** PE lin non poffono offufcare quella virtit» che in fe medefì> le tempefte dellè perfecurioni, mà non mai fcoffa . MICIA ma è veramente grande‘ed eccelfa ; ciò che diccua — Quomodo infula» vudique citcumAtrepentibus filntti- S.Agofi RS Silio Italio L. 15. I° le 4 "% ". bustundi poteft , frangi non'poteft ; magifque ipfa pit pb Magnanima invidia virtus caret. frangit fluttus venientes, quam frenzatur ab eis: fic 375 Pereffere queto Monte di portentofa altez- za; gode più d'ogn’altro'laluce del Sole,che quafi-del continuo l’illuftra ;ondenonvi mancò chilo fegnatfe Concet- coltitolo; CAI IGINIS: BX PERS che puòfer- mone ©! ire per imagine diMatia Vergin&, che dall'ombre o dellecolpe fempre fi giacque efente» la quale perciò da Gio. Geometra Hymno. LI. fù così riverita 5» Salue ter radians polits & circum athera pan- dens + 4 1 E ab ine > Immenfum 3° um 3 nec tenebrass Had ace cf ho © pi Std 376 E perche le cime di quefto Monte non fono già mai inueftite dal furiar de i venti » che colà sù non Beati attingono , hebbe ragione chi lo fegnò col titolo ; VLTKA|\BEILA» figuruefpretà dei Beati , «Apo 31. ; quali colà fitrouano , 0uc; Mors vitra non erityne- = que y luÉtussnequesclamor, fednec vhlus dolor. A poc, Animo 214. edanco è idea d’an mo generofo ; e filofoficoy genero- Chein tutti gli accidenti imperturbata gode la tran- fo uillità del fuo (pirito 3 e dél fuor cdores.-Seneca libr 3. Seneca -deltac. 6. Plrs fuperior mundi, &propinqua fide- )- sribusynecinnubem cogitur,necintempeftateimpel» liturynec verfaturinturbinem yomnitumultu caréts wiferiona fulminantur . Eodem: modosfublimis ani mus quietas femper » & in Ratione trangquila collo» e) catus!yintra fe pramens quibus ira contrabitur, mo- ” deftus, venerabilis e$t + cus i 377: ‘La generofa magnanimità del Sereni fimo Cardinale, Ferdinando; Infante di Spagna sin vdirle difpettofe legheychetì faceuano contra la Cafa d'Au- Geneto- ftria, fù dall’ Abbate Don Atcinio Ardei Canonico e, Reg. Later. rapprefentata nelMonte Qlimpo,le cime del'qualeerano illuftrate dal Sole, reftandofi alle parti inferiori.i nuuoli yi folgori) ele tempefte,col motto; ‘TONITRVA CALCAT; tolto da Claudiano. Claudia Vtaltusolympi pg Vertex, qui fpatio ventos, byemefque relin- uit la Per etuo » nullum temeratus nube ferenum Celfior exmgit plunys, auditque ruentes Sub pedibusnimbosy & ranca tonitrua calcat ; Sic patiens animus . D. 4/ca- Spiegando i fuoi fenfi così. mio Ordei Fatta dai rai del Sol. tutta lucente Sempre tranquilla se fempre lieta à pieno Del puriffimo Sol gode il fereno L'alta cima d’Olimpo ogn'hor ridente. Sotto i piedi ode inembi, e fremer fente Il vento, e.lampeggiar mira il balenoy Calca de l’atre obi il fofco feno Ond'efce il tuono ; e'l fulmine ftridente. Gode d'oftro lucente il gran Fernando Sereno il Cielo » àrai del Sole Ibero , E caccia i nembi e letempefte in bando. Calca l'alma real degna d’impero Con l’Auftriaco piè , quali fcherzando ll rauco tuon d’ogni nemico fero » sestuanti. CIRCVMSTANT;, NON MERGVNT; î. PL 96fperdimo 2 @iotri gli infulti pui & Ecclefie Dei pullulantes per torum orbemterra- rum paffe funt perfequutiones vndique frementium infidelium 5 & ecge Sant infule , & iam placatum efè mare. : "379. Intrepidezza coraggiofa » ed inuicibile rico- nobbe l' Abbate Cerrani nell’ifola perche l’onde flut- ” Intrepi- are la csmezza delle Chiele d'Id- Pisa "ii Ifte infule tunduntur $_Girola- \quotidie , fed no ur. In mari quidem funt y suo "fed babent fundamentum Chrifium, qui moueri non potest. : 380 Cheil Mondo nuoti perogni parte nelle mi- Aerie;nelleamarezze; eneipianti, l'inferì il medefi- Miferia -mo PàdteCertàni) on la pittura dell’Iola , ed il cèr- a itellorvollante; GIRCVMSTANT VNDIQOQVNVE sFEVCTVS. San Lorenzo: Giuftiniano de Trrimpb. ‘Chrifti‘ A goni c»:27:Qui in carne degenti y non tenta Loroze: riomibus agiteturs atreratur infirmitatibus y & dola- = wibus.fatigetur. Preffuris repleta , fraudsbus » peri- -culis}& varyis penarum generibus exaggerata pre- fens vita effe comprobatur. x IST MO "Capo XXXII. "Jftmo » che nonè altro ) chewna ftrifcia di terta, nelmezzo à duemari , fà pofto dal Saauedra:col titolo ; NEVTRI ADHEREN- Neutras DVMy; volendocosì infegnare al buon prencipeà lità mantenerdì in neutralità con altri prencipi vicini, pet- che in tatti tutte leadherenze fono pericolofe , ciò. che diceua Lipfio l. 3. admirand, Gi 14. Infirma » & in Giuffe cetra. funt omnia bumana . Alfonto di Aragona, Linfe mentre Francefco Sforza y & Nicolò Picinino face- >: uanò colfragor dell'armi-rifuonarl’Italia d’ogn’intor- no» ftaua 1rrefoluto con qualdi loro douefie vnirfi » quando da non sò quali Ambafciatori ei fù richieftò Nicolao ne y an Francifto adbarendum effet ; cd egli Anton. all'hora; /°trefque tanquam amicos babendos effe , Perm. fedab vtrifque tanquam inimicis camendum. Panor= mitan.l. 1.c.7. 382 . All’Iftmo figurato nel mezzo à due mari» Pericoli l'wnotranquillo e l'altrotempeftofo io diedi; DI. da per SCRIMEN VTRINQVF inferir volendo che fo- "tO no egualmente agio lufinghe della profpera, | * e le trauerfìe della nemica fortuna j che però bilogna- ua guardarfì, edall’vna » e dall'altra; Periandro Co- rintio » Si fortuna inuat caueto tolliy Si fortuna tonat y caueto mergi. E SantAgoftino fopra lè parole del Sal.65.12. Tram. P/ah ee Siuimus per ignemy & aquam. Ignis vrit , diceva, 1® _ aquacorrampity virumque metuendum în ac vita y AgoFfina G vilio tribulationis , & corraprio voluptatis. Adhonore di Vittorio Amedeo Duca di funi che Ra n e vg il Padre San Girolamo in Chiel 381 Periédre SCOGLIO Capo XXXIII. che s'interpofe frà Maria de Medici Regina di Fran- cia, & Luigi XIII. componendo le differenzè graui che frà la Madre ; ed il figlivolo vertiuano » il P. Luigi Giuglatisyfece imprefa dell’Iftmo,che divide due ma- ri, vietandosche le tempefte dell’vno non cozzino con uelle dell'altro sil che dichiara ilmotto;PROHIBET- VE COIRE PROCELLAS; Lode che da Mose fù anco attribuita al grande Abraamo » quale è pena rifeppe, che frà i paftori fuoi , & quelli di Lotte era nata non sò qual riffa » che immantinenti , ritrovando Gen.13-8.il fuo Nipote; Ne quefo fit iurgium inter me & te, diffe » & inter paffores meos , & paftores tuos : fra- tres enim fumus &c.Gen. 13.8. SCOGLIO Capo XXXIII. 383 y Ntrepidezza di cuore arditoy e rifoluto contra [ ogni nemico affalto srapprefenta lo fcoglio, ò fia la rupe del naare 3 fegnata col motto ; TNCON- (CVSSA MANET; òveramente; VNDIQVE FIRMVS; dò pure; OGN’'HOR PIV FERMO, ò lia; SEMPER IDEM; ò col verbo ; D V- RA BO. Tanto ne fuggerì vn Poeta ; Vt pelagi medijs rupes in fluétibus extansy Fe Stum commoti fert bene firma (ali; Sic vite qui forti animo eftsac mentesprocellasy ara etiam morte » pericla feret» Della medefima fimilitudine fi feruì San Cipriano |. S.Cipria- 1. ©p.3. Manere debet apud nos» frater , fidei robur immobile, & fiabilisyatque inconcuffa virtus contra omnes incurfuss'atg; impetus oblatrantiuns fluttuum . 384 La fteffa eroica refiftenza dinota anco il motto foprafcritto allo fcoglio », che dall’onde è bat= tuto; QVO MAGIS, EO MINVS: Sant*Amè brogio/. 1. de Jacob capo 8. della vera magnanimità così; Perfetti eft virinon fuccumbere Ys, que ple- rifque terribilia , & formidolofa videntur » (ed quafi fortem militem grawifimorum cafuumfuftinere incur- fis & quafi prouidum gubernatoremnanem intem- peftate regeresatque occurrendo infurgentibus flutti- busy magis vitare naufrazium fiulcando vndass quam declinando &c. 385 Scipione Bargagli fegnò lo fcoglio col ver- fo; PER LO SVO PROPRIO FONDO 1M- Valor MOBIL RESTA, che dimoftra valore indipen- proprio dente ; col quale altri femedefimo conferua contra i tumulti dell’iniqua fortuna ; che tale elfer appunto quello della virtù » integnò Paolo Silentiatioy, riterito da Stobeo ferm. 1. Tora mobilibus vita oppugna- tur ventis y buc, atque illuc fubinde in diuerfas agi- tata partes. Caterum virtusres eSt ftabilis, & im- mutabilis, qua fola fretus s procellas audatter pene- tres huius vite » 386 Lavirtù vera, non folamente patifce » e fop- porta » mà rintuzza » e diffolue tuttele violenze di chi Refilten malignamente tenta d’offenderla , fimile allo fcoglioy che; IMMOTVS FRANGIT l’onde che lo fla- Paciere Intrepi- dezza Boif'ard. no Intrepi- dezza S.Ambro gio Stobeo za gellano; 6 comaltri diffe; CONANTIA FRAN. GERE FRANGIT. Così dell'huomo, e giu- fto,e generofo difcorreua Sau Gregorio Nazianzeno Gregor. 9Pat.17. Idem femper » (nique fimilis permanebit» Nazian. fixus in rebus minimè firis yimmotus in incertis, 8 fluétuantibuss non aliter opinor ac. rupes quedam ventorum » fluttunmque impetu non modo non concu- titur , fed etiam INCVRSANTESVNDAS circa fè FRANGIT » ATQUE ABSVMIT. 387 Il motto IMMOTVS_FRANGIF ne ammaeftra è rintuzzar le lingue detrattrici e maligne» ll fine del Econ Libro. conla noftra virtù intrepida » e con la mente quieta , Quiete fenza fcomponerli punto » ò prorompere in atto di ri- d'animo fentimento,.ò di fdegno;el'imparai da Giufto Lipfio lib. de vna Relig. 772 fcopulus infilientes vndas fine Giufte motu vllo fuo frangit ; fic nos conuiciatores » fine Lipfie acerbitate vlla , autira. 388 Parimente il-motto ; CONANTIA FRANGERE FRANGAM ne dimoftra animo giuftamente rifentito » che rende altrui la pariglia di Pariglia quei mali, che. venivano contra di fe attentati. Così ii Perfecutore Saolo dalla vittà di Crifto fù indeboli- to,& atterrato, perche la Chiefa di-Chrifto d’indebo- lireye d’atterrare tentaua . S.A goftino fer.28. de San- Gis. Sanlusdum graffatwr percutitur ;, dum ChriSti $- Ago8t. Santtos perfequitur violento radio: celeftis luminis cacaturi: & qui aduerfus Deum erigebatur ; diuina voce terribil.ter profternitur. so 389. Il vero virtuofo ; fempre è di buona voglia» perche gli sforzi dci maleuoli , contra di lui attizzati » uafi onde avucntate contra lo fcoglio j' ROM- _ . PONSI PERCO FENDI, E IN SPV.Mya Calinia VANNO, come difie il Tao; è più Lecuemea- tel'Immitabile trà gli Erranidi B-ctcia; RVPTA- QVE,RECEDVNT. Parla $;Gio. Crifoltomo inmia vece Hom.23. in Genelim. anca res , eft vir- Gio. Cri- tusstaminuifta, tam nihil cedens buius vite va- Pffom rietatibs , fed fuper malitia fluttibus volitansey quali è fublimi (pecula quadam fic omnia humana defpicit y nihil quod aliis moleftum fentit; (‘&’ ficut is qui fuper excelfam petram ftat » fluftus ridet > quos videt ad petram magno impetu difrumpi , ac protinus.in {pumam folui: ita e virtuti vacans » în fecuro conftitutus locoynihitinfnane fere a rebustur- bulentis &c. Quelto matto Rupteg; recedunt ne ri- corda; che chila piglia contra più potenti disé , ne refta grauemente danneggiato . Sen. Mede. aà. 3. Nemo potentes aggredi tutus poreft. — > 390 Lecontrarietà » e contradittioni non fetuo- no per deprimere » mà per far proua della virtà ; Trau2- uindi lo fcoglio fù fegnato col motto d’Embléma; glio fà PROBANTVR FORTES IMPETV ; che ridot- di noi to à due parole; PROBATVR IMPETV farebbe Prova motto d’imprefa. Nel qual:propofito Liplio in Pa- __..-, negyr. Plin. Magnus es vir. Sedvnde (cio; fi ‘tibi Giufto. fortuna non dat facultarem exbibende virtutis 2 e tipo, prima di lui Seneca /. 3. de Ira c. 25» Proprium eft Seneca magnitudinis vera non fe fentire percufum. Sic immanis fera ad latratum canum lenta refpexit3 fic irricus ingenti fcopulo fluétus affaltat. E Sant'Am- brogio l’auuertì praticato in Giobbe » del quale fer. 64: così; Tobomnemdiaboli violenciam » velut tor- S- Ambre rentis cuiufdam aduerfus fe turbinem venientem, g° immobili corde , & inconcuffa mentis viuacitate fu- fcipiens, tanto clarior ex tentazionibus fattus eft » quando difficiliora , & periculofiora ei funt ab im- mico intentata certamina » ; 391. Monfignor Arefio, per Crifto riforgente Rifuree- pofe lo fcoglio nel mare abbonacciato » con la fcritta ; Cal di SILVERVNT FLVCTVS. Cato 392 Lofcoglio CARIDDI pericolofiffimo nello ftretto di Sicilia » che ben ifpelfo afforbe ne fuoi giri rortuolì le naui » dal Roffi fù pofto per fimbolo Morte. di morte conle parole ; NVNQVAM SATVRA , Libidine motto proportionato alla libidine » all’auaritia &c. Auaritta Sant Agoftino 4d.Io. Comit: ep. 3. Infernus quan- S. Agsft. tos morcuos deuorduerit , nunquam dicit fatis eft > fic & fi omnes thefauri cicumfluxerine in auarum NUNQUAM SATIABITVR. Ed Oratio. ] Crefcit amor nummisquantà ipfa pecunia crefcit Orasio G - DEL Seneca 74 te of 0 Ra | MONDO SIMBOLICO DE ASI DEI DE GLI ANTICHI, EROI, ET HVOMINI, con loro attenenti. | ! Aleffandro;. Nodo Fetonte Gordiano c.1 Fortuna «Amore c.2: Gerione “Atlante c.3. Giano "> ACaduceo c.4 Giuftitia Chimera ‘€.5. Hercole ‘Cornucopia r'crovigaroe Dedalo c.7. JMione Enea * c:8. Medufa Fama c.9. Minerua :G sor Morte c.20 c.1r1 Sileno C.2I c.12. Sirena c.22 c.13 Tantalo c. 23 c.14 Titio C.24 c.15. Vlifle” Cd c.16 Capo c. 26 c.17 Cuore Cc. 27 c.18 Miano c. 28 c.19. Piede c.29 « VALESSANDRO, NODO A UE EL e 6 143 1444) 2 | — DA Signor.Abbate Tefitiro fece Emblema. d’Al:ffandtos che \tagliaua il Nodo Gordiano» cone parole; FXTREMA REMEDIA VETIMIS IN 'MALIS ADHIBENDA; Corret- che hiomo efpreilà imitatio- time ft ‘erre ” .necon quelle de Medici; 4en- nera | .tismorbis acuta remediay\E\hcelweroà ispercati,cd è è idifordini grauifi deuonoapplicare feneri,e rigoroti corretti. Grawibuserròribus, gramia fupoticra con- cnemunty lenibus lea y diceua Natal Contelib. 14. Cornelio Hiftor:3 c Cornel, Tacit. |. 3. Annal. Atquwi neo cor- Tacito poris quidem morbos veteresy& diu acutos > nifiper dura & afpera coerceasy'\cormmprus fimul ic coù- ruptor , ager & flagrans animus hand lenioribusre- medijs reStinguendus cft » 2° IlParadino; figurando vna mano armata di fpada, in atto di tagliar quefto.nodo , le prefitte il utolo ; NODOS VIRITVTE RESOLVO, Pruden- fimbolo di perfona prudente che con l’acutezza del za {uo giudico fuiluppa qual fi fia più intricata difficol» tà. Nel qual propolito quadra'àmarauiglia il raccon- to del 3: de Ré al capo 3. ue Salamone dilciolfe le difficoltà auwilupate di quelle due femine sche riffan- do altercanano pereffer dichiarate madri del bambi» 3. Reg.3, NO vivo ycol farfi portarla fpadà; «Zfferte mibi gla- 24 diumi . ‘Conlo iplendore'della fpada inalzata , mà più con l’acutezza del {uo giudicio.inmantinenti egli di- S. Ambre fciolfe il nodo. Sant Ambrogiob3. de Spirirwsan- gio fo cap. 7. molto opportunamente; Nobile ilud Sa lomomisindicium » quod inter dubia:certantimm- , & fraudem inipfis cogsrationibusoceattis , &F pietatem inmaternis vifceribus deprebendit vtique per Spi» 13 U (©) Natal Conte ‘’‘GORDI ANO... Capo I. ritus Santi minus emicuit. Negue enim letentem confcientiam feominarum alia aligua pormiffet » wifi Spiritws Sanéti macheraderegere ec. 3 VaGentilhuomo, effendogli detto da gli A- ftrologi , che i Cieli lo minaccianano di morte fubi- tana 5 € violenta è dimottrò l’imtrepidezza del fuo Intrepi cuore » & l'indifferenza dell'animo ad ogni forte dì 4ezz2 colpo, inalzando il Nodo gordiano conla fpada vi- cina yed'il cartello; NIHIL'INTEREST QvO. MODO SOLVATVR . De i quali tenfì Francef- co Petrarca parimenti fi valfe L 2. de Remed. Dial. Frs. riroDOL. Per vom morror RA Signidemvite Pomo vis aufartur , quid intereft febris au glad:ims, dim li- bere egrediare,guid refert an ergaftuli tui fores fpon- te pareant , an frangantur. 4 DaGiacomo Zabarella il modo gordiano inat- tod’effere tagliato hebbe iltitolo; A VT I NGEF- Ingegno; NIO ) AVT VI; noneffendoui terrena difficoltà , e forza che mon poffa 3ò conl’acutezza dell'ingegno , è con l'efficacia della forza } ellere fuperata. Quindi Lifan Plusero dro foleua dife s che one non gioua la pelle del leone » feruc quella della volpe ; e Temiftocle ) per cauar da- nari da non sò quali popoli, diceua d'hauer portato. feco due Dee è la Perfuafiua dell'eloquenza, & la Forza ; dir volendo che dadwna; ò ad vnaltra manie- raegli heorebbe ottenuto ciò che pretendeva è ben- che poi gli fofferifpofto » che ahch'effi haucuano due Dee, l'Inopia , el'Impofttibilità , le quali denegaua- nolorol'effettuarele fue richiefte . $ M perche in quella rifolutione di tagliar il Ingegno, Nodo gotdio v'hebbe partee l'ingegno , e latorza i e forza potrebbe foprafciuetgli; INGEHNTO, ET VI % accoppiamento così profittewole alle Republ che è ed àiRegai, che nulla più ; onde Sinelîo Orac. de Re- gno . | _—ALESSANDRO, NODO gno» Firmiffimum id propugneculnm eft, in quo cum animi prudentia , vis& poteftas coniungitur. Che però, foggiunge, gli Fgittij in facrarum edium vestibuliss fbyngis effigiem collocabant y arcanem È vtriufgue virtutis conungenda fymbolum, quae qua parte beStia e$t , robur: qua vero parte homo eSt prudentiam fignificat. _6. Giowanni Ferro figurando il braccio armato . di {pada,in atto di tagliaril nodo, lo fegnò con paro- SAS le 3 che moftrano animo rifoluto; QVOQVO- nifeito MODO RESOLVAM. In fimigliante guifa Lifandroy Capitano de gli Spartani , mentre frà que- fti , & gli Argiui fi controuertivano non sò quali dif. ferenze ciuili in materia de i confini , dicendo gli Ar- giui che haucwano la ragione dalla loro; Lifandro Plutarco alzata la tpadadiffe arditamente. Qui hoc fuperior «tnoph. el is optimò de finibus difputat. Così vn foldato di Cefare ) quando il Senato Romano gli denegò alcu- ne proroghe , da lui ricercate per Cefare, pofta la mano sù l’elfe della Spada. Quefto ferro , diffe me le darà lui » inferendo che con la violenza haurebbe ottenuto ciò che non poteua con le preghiere . Sinefio GORDIANO Capo I. 75: d’apprefto gli foprapofe;» PKOPE; ET LONGE, Ainot così per l'appunto rapprefentò l' Amicitia il Cavalier Vero Ripa » figurandola col cuore fcoperto s nel quale à ci- ratteri d’oro fia fcritto; Prope »@ longe, perche il Cefare vero amico, 6 prefente, d lontano ch'et fia dall'og- Ripe getto amato» egli da lui non mai fi fepara, ò fì fcom- pagna . 11 All'imagine d’amore fù chi foprafcri(fTe il mot- to Spagnuolo ; NY MEDO, NY VERGVEN- a) cioè Ne timor, ne vergogna + Seneca Med. 24.3. Amor timereneminem verus poteSt Ouidio Metam. 6. - Nihileft quod non effrano captus amore Aufit. E nel 2. de fafti —— — Quid nonamor improbus audet? ATLANTE Capo III. 12 A Seneca Ouidio Tlante ; figurato col globo del mondo, ò fia dei Cieli sù le (palle 3 fù introdotto à dire ; + PORTANTEM OMNIA PORTO, che può AMORE Capo II. Amore 7 Abbate Gio: Ferro s al fanciulletto Amore fo- prafcrife ; VNIT ET BOVET), pro- -Agoffino prietà fuc inferite da Sant'A goftino. Quid eftamor , nifi quedam vita duo aligua copulans, vel copulare appetens amantem » & quod fcilicet amat , & quod amatur; e Filippo Beroaldo nell’oratione » detta pri- Filippo ma difpiegarPropertio. Quemadmodum radius d S0- Beroaldo ]es calor ab igne, frigor a glacie scandor a niue ne- queunt feparari : ita ab amore diuelli non poRunt be- neuolentias focietas, neceffitudo , concordia . Hic eft enim amabilifimus amicitia nodus » princepfque ad beneuolentiam conglutinandam . 8. VincenzoGiliberti,confiderandolo con gli oc- chi bendari, gliaddatta; OMNIA CREDIT; 1.Cer.13. parole di San Paolo 1. Cor. 13. 7. Charitas omnta 7. Suffert s omnia credit ; il che però deuefì intendere Bernardi- con la limitatione di San Bernardino di Siena fer. 6. mo di Sie- fer. $. poSt Ciner. art. 3. cap.1. Omnia credit y ideSt ma vera, &neceffaria ad falutem; e dinuouo fer: 2. de Fide c- 3. Credit omniaylicet non omnibus credat; fed tantum his , que veritas ipfa fuadet ; ciò che auuertì Agofino Sant Agoftino /. de Spirituy & lit.c. 31. Ipfa cha- ritas «que omnia credit ynon omni (piritui credityae per hoc omnia quidem credit; fed Deo; quia non diétum eft : Omnibus credit. 9 Gratiofoemblema è parimenti quello del Pa- dre Giliberto , d’vn Amorino, che getta via le mifurey e le bilancie » col verlo di Propertio ; VERVS AMOR NVLLVM NOVIT HABERE MODVM; così cantò eglil. 2. Errat qui-finem vefani quarit amoris » Verus amor nullum nouit babere modum . E Virgilio Egloga 2. v. 68. Me tamen vrit amor. Quis enim modus adfit amori ? L Ed Oratio lib. 2. Satyra 3.-—e O bere queres Necmodum habety nec confiliums ratione, mo- doque Traftari non vult? In amore hac funt mala, belluna , : Pax rurfum&c. ì Io IlGiliberti parimente» confiderando Amore con l'arco nella finifira » & la face nella deftra , ftru- menti l'vno per ferir da lontano ; l’altro per rifcaldar Propertio Virgilio Orazio in eccellenza bene ripetertì da San Giufeppey nutritio S-Giufep del Redentore ; tenente il pargoletto celette frà le fue PE braccia; edanco da $ Criftoforo Martire che fuole S.Crifto- efler dipinto conl’incarnato verbo in sù le (palle. fore CADVCEO Capo IV. L Placato frài Cacciatori di Venetia hà il Ca- Pi I duceo figurato su’ capo d’vn Leone ; col mot- to; VIS VNA FRENANDI; inferendo che la Eloquen facondia, & eloquenza d’vn perfetto Oratore poffa 22 domare i più difpettofi guerrieri . Così gli Egitijdi- pingendo il caduceo ful capo del leone, infegnaua- no » fcriue Pierio |. 1. Hierogl. Vires cedere elo- Pier Va- quentia . Filippo Rè di Macedonia, ò lia Piro Ré de lerian. gli Epiroti foleua dire d’hauer efpugnate più fortezze conla facondia di Cinea » valorofo Oratore » che con la forza dei fuoi efferciti, el’Alciati Embl. 180. Cedunt armatoga , & quamuis duriffima corda Andr. Eloquio pollens în fua vota trahit Aliati Dopo il quale Giouanni Audeno. Y Niltamdifficile eft , quod non perfuadeat > & Gio. Aw- non deno Efficiat, dofti lingua diferta fenis CHIMERA Capo V. V la chimera vn moftro col capo e il petto di leone ; il corpo di capra e la coda di feypente » 14 F indi Bel- che etalaua dalle fauci fiamme di fuoco.. Qi lerofonte per vincer quefto moftro gli cacciò nella gola vna lancia con la punta di piombo» il quale à Fabbro quel calore liquefacendofi , colò nel ventre del mo- del fuo ftro , e l’vccife ; ilche dinota il motto fopraferittogli; male SVOMET IGNE PERIT, che può ferui- re è chiunque è autore del fuo male. Talii Danna- Dannati ti faranno torturati da quel fuoco s che da loro me- defimi fù fufcitato » àiquali rivolto Ifaiac. fo. n.11. Ambulate in lumine ignis veftri y & in flammis y Ifsia 50» quas fuccendiftis. E Teofilatto in Matt. 25. Deus 1! . ignem non preparauit bominibus, fed propter dia- TefiRGnA bolum: ego autem memetipfum fupplicio facio ab nOxium è Sbuffaua la chimera dalle nari » e dalle fauci il fuo- co ; mà più che mai sbafisua quando era in attac- 2 co 76 ‘DEI, ET HVOMINI Lib, III co di battaglia accefa di idegno nelie vifcere e nel * — cuote; onde fele può dae. MICA I DVM Efempio INTMICAT.; idea del buon efempio che men- tre altri attualmente è nropofto , iparge d'intor- no brillanti vampe, 1) Covalier Telauro parlando di Gedeone, che s’accinfe alla pugna conle faci alle mani {criffe, Face ,& gladio amatos producit, Nam virtus inexemplum pofita, MICAT DVM DIMICUT. CORNVCOPIA Capo VI, 15 Artolomeo Rofli, per inferire che ogni for- B te di beneficenza fi riceucua dall’interceltio- S. Carlo ne di San Carlo sopra del quale fi faccuano grandi se numerofi miracoli, figurò il Corpusopia cok motto ; HINC OMNE INVM. Plaoro în Amphi- truone riconofce ogni bene dalla virtù ; A Virtus premi ch optimum » virtus omnibus Rebus anteit profetto . Libertas yalus 3 vita, Resyparentesy patriay® prognati tutantary fer= uantur: Virtus omnia in fe habet ; omnia adfunt bona, uem pencs est virius. Confti8 Anco hbubao confcienza , al parere di Giufto Lipfio za tetta Cent. 2. ad Belg.epift.85. porta feco ogni cumulo di Eman. Tefanro Virtù Plauto Lipfo beni; Bonus animnss & fibt conjcius s fummem bo- num eft. Scrue altresi queftò rotto ad'efprimere i Pace —molticommodi» che feco porta la pace, della quale Sillio Italico lib. 11, Silio Ita Pax optima rerum ‘ bico Quas homini nouiffe darum eft,pax vna trium= his AA potior» pax cuftodire falutem Et ciues #quare porens Dc. Carità Sant Agoftino direbbe che 1) vero cornucopia d’agni S. Agoft. bene fecondo» fia la carità. Quindi nel ferm. so. de Verb. Domini. Adde charitavera, profane omnia : de- trabe charitatem, nihil profunt coreva: quale bonum eft charitas fratres? cati prociofinssquid luminafinsy quid firmius, quid vtilins, qua fveurmes? IG Perinferire y che abbonda d'ogni bene colui, Culto che fi confacra alla fermità d'Iddio y tù figurato il cor. d'Iddio nucopia tutto pieno di frutti, c fiori d'ogni forte , col motto da Emblema; DILIGENTIBVS LEGiM TVAM; e parmi voglia alludere à i fentì del Sacro Mate, 6 Tefto di San Mattco 6.33, Querite primum regnum 33: DeiyWiaftuigna cims 07 hac omnia adycientur vo- 7-Linio pis. Onmia profpera s lo diffe T. Litio ls. esenime colentibus Deum y aducifa fbernentibus. DEDALO Capo VII. 17 EF Iguratolo in atto di volarescon eguale diftan- K za,e dal Sole, e dalmare gli diodi; INTER Medio» VTKVMQVE SECVRVS ; ed anco; MEDIO eutà «—TVTISSIMVS; cheinfcrtcono quanto rilicui è noftro vtile la mediocrità; poiche chi troppo s'inalza, Sefponeall'altrui inuidra je chi troppo s'abbafià ; all altrui difprezzo. Natal Conte /.7. Myrhol.c.1 6. così Natal moraliza quefta favola. Neque alia de canfa hac ce- Cane lebrata funta Poetis 3 nifi ve demonftrarene divatia- rum & rerum omnium excellentiam, nemini effe tu- tam, oprimamque effe mediocritatenty qua neque in- midiam fecum trabat plurimorum : neque tamen con- temmatur: quod pattur infima bommnm condicio . Tullis Tullio l2.de offic, diceva anch'efiò . Ciwem operrer aquo,& paricum cunibus iure viuere neque fine- miffum, & abietum, neque fe fe efferentem. ENEA Capo VIIL 18 Dì gliemblemi politici figurati nella fala di F Lod; , coui Di asini vecchio Anchife Pruden- sùle ipalle » col carrello; CONSILIS SENVMy23 for IVVENVM ROBORE CIVITAS GVBER- "24 NATVR) ne' qualp opofito wn Poeta; A Jenibus prifci Sumprumdixere fenatum ER robur iunenym, confilivingue Senum, Ricercandotia! buon gouerno Infieme accoppiate è elaprudenza pela fortezza . Sincho Orat. de Regno; Firmiffimum id propurnaculum chì , in quo cum ant- mi prudentia vis y & poteftas contungitur; que fi mu- tuo diffocientur , & inconfiderate vires, & imbellis prudentia leui negotio fuperantur. Ac egointereay qua d' fapientibus Regyprts fiunt , Mercurium demi- ratus fum. FPegyp:y duplici Deum (pecie fingunt , iumenem iuxta fenem collocante: , idipfumque pre- Gio: Au- em Sinefia ‘cipientes ; Si quis ipforum precla:è facra fit infpe- &urus, eum & faracem y & foriem effe aporrere è quando alterum fine altero parum adtumenti con- ferre poteft . ‘FAMA Capo IX. 19 Ll’imagine della Fama il Ferro diedele pa- A role di Virgilio ; MOBILITATE VI. DEE GET; chequadrano alla lewità ed im&abilità don bilà nefca; Onde nella Gloffa €. fortis de verb. fign.è riterito quefto bel diftico ; Quid lemius fumo è flamen; Quid flamine è Ghof. c. VENTUSs » forsis Quid vento ? Mulier. Quid muliere? Nibila Ed wn'altro citato dal Padre Luigi Nouarivo Nuprial. Aqu. n. 704. Penna lewis > leuis eftpumex ) lewis aura , fed rpm. ipfa i dubito leuius quid lenitate vides? 20 Hebbeparimente la Fama. VIRES AC. Profino QUVIRIT EVNDO, che inferifce auvanzamento _ in virtù » merito » ed honore. Liptio /. 1. Poyfolog. Giuffa in Prafat. Bonis meritis, cum atate, dignitas«” pon- Vipf* dus accedit. |l Padre Lodouico Sotomaggiore of- ferua che lacelefte Spofa s prima è chiamata aurora è poi luna ,.epoi lole, Progreditwr greafi amrora con- furgens, pulchra vt lmaeteita ve foi, fiche inlei fi trovava vn continuo ausanzamento . 4ò eo quod Suapte natura imperfeGtius eft,à luce (wgemtis amro- re,arque etiamlune, quando plena ef, ad lucem fo- lis que perf:Hiffimay & preftanti(fmz eftyrefè, & gradatim procedity vt fic amxefis yceu gradatio que dam in bis comparationibusy que ad laudem regina /ponfi pertinent. 21 Quadra ancora alla fama il motto; AV- GET, ED MINVIT; appli gen mormoratore, Motae ò ad altra perfona appaffionata, che aggiunge» ò (ce **09" ma è ifaoî ut jod che rinite paù opportunò Adula=. alla maluagità tua. Quid. Met. 9. Si Fama loquax permenit ad aurcs Onidio Deianira tuasy qua veris addero falsa Gauders © è minimo fua per mendacia crefcit. Sillio Italico 1. 6. Vera, fila fimul fpargebat fama per vrbem. sa Tse ica Cant.6.9- Ludom. Sotom. FETON. —r— n FETON N FETONTE Capo X. HF ilvitio fia punito con quei mali mede- 22 (N C fimi, ch'egli cagiona è danno de fuoi proffi- mi lo dimoftra la pittura di Fetonte » cadente dal car- male: rosedarfo da quegl'incendij, ch'egli fparte nel mon- X* dosal qualeio died. QVAE SPARGIT RECIPIT; ti concetto di Seneca nella Medea AQ. 3. Seneca «Aufus eternos agitare currusy Immemor meta iuuenis paterna y : Quos polo fparfit furiofis ignes » Ipfe recepit. Xob 4.8. F fonoappuntoi fenfì d’Elifazo; Operanter iniqui- tatemy& feminant doloresy & metunt eos. Tob 4.8. Ffletti pratticati in Pauide, che portando il ferro in- giufto é violento , contra le vifcere d'Vria » dal ferro difpettofo del fuo rubellante figlinolo fù affalito ; in Amano; che diede l'infame, ed vitimo crollo da quel- Plurer. la traue, che i danni dî Mardocheo egli hauèua alle- Paral. ftita ; in Perillo perfentenza di Falaride diuorato in 39. -quel toro. di bronzo » chealla tortura de i miferabili Daglioni egli hauewa architettato; in Tolomeo Re d'Egitto, è p-Iffor. tradito » ed vccifo da ifuoi domeftici nel paffare vn è» © braccio di mare, perche poco prima l’infelice Pom- peo tradito, ed ammazzato nel paffaggio del mare egli haueua. ESITO 23 Fetontedipinto fulcarro, col motto; M E- Medis® DIO TVTISSIMVS IBIS; infegna, chegli crità eftremi fono fempre pericolofi; Prefertim, feriue Greg.a1. San Gregorio Papa cum vicina fint vitia virtutibus y mor.n17. & fi paululum declinaueris , aut errandum tibi fit » qui in a cadendum. Senfi comprefì dall’ Impe- ratore Enrico II. che portò per fuo fimbolo; Ne quid nimis, e da Maffimiliano I. che alzò perfuo motto; «i... Tene menfuramy & refpice finem. Spiegò quefta cautela Oratio |. 2.carm. od. 10. ©Oratis Reftius viues Licini, neque altum Semper vigendo, neque dum procellas Cautus borrefcis nimium premendo l Littus iniquun STO «Aurcam quifquis mediocritatem Diligit , tutus caret » obfoleti Sordibus tetti » caret inuidenda Sobrius aula + be: 24 L’Abbate Ferro con la pittura di Fetonte rsa formò trè Emblemi . Il primo col verfo ;- A. TANT”. cile = OPRA NON VAL CHI NON SA' L’ARTE , gue e dimoftra che nel commandante $ non bafta che fi ri- trouino l'altezza del grado, l’inueftitura nell’vfhcioy il dominio foprai fudditi , la padronanza di maneg- wi; )e,i giarle redini à fuavoglia mà ci fi ricercala pruden- za y e l’arte del regnare s altrimenti non'fi fà nulla . La Thuil. onde, hora Ariftippo foleua dire; Bene ceffurum emble.35. regi y & principi s fi equitandi artem primum tene- «us ret 5 ed hora San Gio; Crifoftomo Hom. 2. in Gio. Cri- ACa. Princeps eft non qui vocatusefts fed qui verè foBomo eft - Princeps licet habeat inftrumenta $ vocem > iram » litforesy profcriptiones smulétasy dona , lau- «a 00 desy militesi SINE REGIA ARTE) illa ei : NON PRODERF NT. 25 Feceil fecondo Emblema ; col titolo; IN- Gonei- DOMITI DESTRIER FANCIVL NON no nonèé REGGE ) parole fimpatiche affatto con quel- da gioua le , che Febo, riferito da Quidio dille allo fteffo Fe- ni tonte; Osidio Magna petis Phaeton & que non viribus iftis : Conuentunt . * Edinfegna,che l'età giouanile riefca mal atta all’altrui T.E Capo '‘X..! gouerno , non portando feco che difordini , e {con- certi, Xenofonte . Sicwt nouelli citharedi multas Xenofen- perdunt citharas; fic cupidi inuenes rempublicam fe- * pe cuertunt. In Roma; fotto non sò quale portico» oue s'alimentauano i foldati veterani $ e benemeriti della Republica » àcaratteri d'oro erano già defcritti quefti verfì ; Roma vetus » veteres dum terexere Quiritesy Nec bonus immunisynec malus vllus erat . DefunEtis patribus fucce(fi: praua innentus » Cuius confilio precipitata ruis » Quefto infomma fù il documento;che nelle cadute di Fetonte ne infegnarono gli Antichi , che ilgouerno male ftà nelle.mani dei giouinetti; e nel ricordò Natal Conte, che fcriffe. Per banc fabulam demonftraniffe Natal antiquoss rerum maximarum adminiftrationem s ac Conte fumma imperia rerum publicarumsiuuenibussaut im- peritis non effe concedendam:cum in ceteros impe- rinm folis prudentibus conueniat. Nana qui inuenes rebus publicis simperioue preficiunt, 1j cum maximo fuo,& prafettorum, & fubditorum periculo fepe fe errauiffe intelligunt . Così dic'egli nella mitologia I. 6.c. 1. ed vn moderno . Vrbes » regna » domos inuenum quas rexerit Gionanni ardor Audeno Sint quamuis fortesy certa ruina manet . 26 Alla pittura di Fetonte sche precipita, fopra- fcriffe finalmente il motto emblematico +. SOVEN- Ardire TE IL TROPPO ARDIRE E ALTRVI pregiu- DANNOSO; poichel’audacia inconfiderata fuol diciale condure èitracolli , e à i precipitij, che però Archi- Plysarco dama vedendo il fuo figliuolo » che pieno di fuperba baldanza fi portaua contragli Ateniefi,prudentemen- tel'’auuertî; Aut viribus addey aut animis adime > dimoftrando che troppo è pericolofa quell’audacia, che dalle forze proportionate non è corrifpofta . Non altrimenti nel propofito di quefta fauola con- chiude Natal Conte; loco citaro ; Deprimere nonnul- Nardi lorum arrogantiam per hec antiqui voluerunt» qui Conte nib:l fibi non tribuunt » nibilque fe nefcire propter nobilitatem arbitrantur : que arrogantia homites plerumque trabit in magnas calamitares » — FORTVNA Capo XI. 27 E° Fortuna, dipinta fopra d’vn globo» con la vela nella mano fù introdotta à dire; A V- Coope- DACES IVVO ; infegnando che alle buone riu. rauone fcite fi ricerca la noftra induftria, e diligente. coo- peratione . Quid, 10. Met. — Audentes Deus ipfe inuat Osidio E Catone appreffo Saluftio; Non votis neque fup- Salluftio plicationibus muliebribus auxilia Deorum parantur ; vigilando » agendo , bene confulendo profderè omnia fuccedunt ; vbi focordia te y & igname tradideris, ne quidquam Deos implores» irati s infeftique (unt. Così Elia Cretenfe nell'Orat. 1. di San Gregorio Na- zianzeno. Spiritus Sanéus ys demum libenter opi- Elia Cre- tulatur, qui virtutem fibi confettandam propofne- senfe runt, & que fuarum partium funt preftant. Vn- de etiam ait A poStolus. Inpatientia multa » în tri .. Car. 6. bulatione » in neceffitate » in anguStia, in labore y 4. inieiuntjs , in Spiritu Santto. Videfne quemadmo» dum Spiritus Sanéki porentiam tunc pofaerit, poft- quam !pfe partes fuas expleuit? Ergo fpiritui qui- dem ipfe confidit , fed tamen quod etiam muneris Sui eît s preftat &c. 28 LaFortuna, & la Virtù figurate infieme, fi ritrouano col motto; RARO CONVENIVNT; G 3 enel DEI, ET HVOMINI Lib. III Virnì po eneivero ella è così; vedendoti perlo più la virtù de- Mera ; e i l'ignoranza folleuata; la virtù fquallida,ed ab- negletta. bandonata,ed'il vitio accoltoe riuerito . Rara elt con- Giufo iunftio Virtutisy & Fortune, diceva Giufto Lip- vida fio |. 2. Admirand.c. 15. prafertimin modeSto y & fapiente ; & bona mentis » vt ille inquity foror eht paupertas . E nella Centuria fingol. ad German. Ep. xy1. Paucos nuda virtus » aut dotirina euexit > per ta- cere quel detto vulgatiffimo del Petrarca, Petrarca Pouera, e nuda vai filofofia. 29 Giouanni Ferro alla pittura della Fortuna fo- protcriffe il verfo; IL TVO SGVARDO FA L’HVOM LIETO, E FELICE, che più propria- Preséza mente s'auuera dell'occhio » e della prefenza d’Iddio. d'Iddio Nel qual propafito mirabilmente ferue ciò che rac- conta Pierio Valer. |. 14. tit. Ocwli Disum, che gli Egiti},appreffo i quali ilbafilifco era riuerito per Dio, hauenano la fua imagine con gliocchi fi fattamente aggiuftati che poteuano e chiuderlì, ed aprirfi » come più piaceva à i miniftri deltempio e à i Sacer- doti. Che dunque? Hunc fimulatqne oculis adaper- tisproferebant , vniuerfa Ezyprus Latitia y atque hi- larirate perfundebatur , perinde ac fi Deorura oculi eos afpicerent » opemque prafentem omnibus. polli- cerentur - Quod fi vr cum oculis siliione; ibi tum omnia maerore , luétuque confundi &c. Mà lafciando le vanità gentilefche; Caffiodoro fopra il P/al10. Salmi: 10. vs. Oculi eius in pauperem refpiciunt. S: Beatireddunturydice, ad quos'propicius refpicit Deus: Caffiodoro aoniam intuitus cis beneficium et &c, GERIONE Capo XII. Frione dipinto con trè tefte, ‘ed il titolo ; GENVS INSVPERABILE BELLO Concor- è opportuno emblema ; per dimoftrare quante poffa dia la vicendevole corrifpondenza; e concordia. L'AL ciati à quefto corpo fopraferiffe il titolo; Concordia infuperabilis » e dichiarò fe fteflo con quetto epi- gramma ; i Tergeminos inter fuerat concordia fratres , Tanta fimul pietas mutua, & vnus amor ; Inuifti humantsvt viribus anepla penerent Regna » vno diffi nomine Geryonis San Gregorio Papa Hom.8. in Ezech. chiamando Cant. 6.9 all’efame quelle parole ; T'erribilis vt caffrarum acies S. Gregor ordinata Gal, 6.9. Caftrorum aciesy dice, tunc bofti- bus terribilis oftenditur y quando ita fuerit Slipata, atq; denfata vt innullo loco interrapia cenfeatur, Et nos ergocum contra malignos {piritus fpivitualis certaminis aciem ponimus, fummopese neceffe elty vt per charitatem femper vniti » atque conftriiti y nunquam intervupti per difcordiam inueniamur + GIANO Capo XIII. 31 Tano) formato con duc faccie, col motto. HINC INDE, ò veramente; ANTE Prudiza REI ROQUVE dimoftra perfona prudente , che bada così alle cofe paffatey come è quelle che hanno avenire. Andrea Alciatinell'Embiema 18. così di- chiarò quefti fenfi. Iane bifrons , qui iam tranfatta > futuraque calles » Quique retro fannas » fiout & ante vides: Te tot tr oculisy cur fingunt vultibus è an Li Circumfpetlum bonsinews forma fuife docet è Pierio Falere 30 Alciato Embl. 4@ Andr. Alviati E prima di lui Terentio in Adelphis. Iftuc ef fapere , nan quegaute pedes modo efi Terenzio Videre, fed etiamilla > qua futura funt profpi- cere . Quefta circofpetta avvertenza ricerca Lipfio ne i Ca- Capita- pitani d'eflerciti » il quale nel lib. s. de militia dial. DO — zo. fcrifle. A:gum effe oportet s qui Dux eSt , in #82 tergo sin fronte sin capite , in pedibus oculos babe- ©’ reo, 1 32 Trouafiparimenti Giano, fegnato col mot- Intellet- to; RECONDITA PANDO applicabile ad in- n al gegno elcuato , che fpiegai fecreti della natura , è i Giudi Profeti , chefuelano le cofe occulte; Mà che ben con- = fl: uicne al giudicio finale, pofciache quetto » dice Sant'- ja Illarioinc. 10, Natth, £bf/irufam voluntatis noftra s.Plarie confcientiam prodet : & ca que nunc OCCY L- TA cxiftimantur, luce cognitionis publica DE- TEGET. GIVSTITIA Capo XIV. 33 A Ginuftitia » figurata in fembianza di gio- uine maeftofa ; e bella, tenentela fpada » e le bilancieyhebbe; CVIQVE SV VM. Cosìi Giu rifti. Iuftitia eft confians, & perpetua voluntas iws Giwriff$ fuum vuicuique tribuens, non quantum ad affum fed quantum ad affettum . E Sant'Anfelmo I. Cur Deushomo; 14/t:tia eft animi libertas tribuens vni- S. Anfel- cu'que fuam propriam dignitatem , maiori remeren- "a tiam, pari concordiam ; minori difciplinam, Deo obe- dientiamy fibi fanétimoniam » inimico patientiame » egeno operofam mifericordiam . 34 Altri le diede; NVLLO FLECTITVR OBSEQVIO; ciò che n'efprefiè il Dialogo d'In- certo che comincia così; Ph. Qua Dea ? I. Iuftitia Ph. At ew torno Incerro lumine fpettas? I. NESCIA fum FLECTI nec moneor 9 pretio. Ph. /nde genus? 7. Calo &o. Ed Oratio lib. 3. carm. 0d. 3. Iuftumy & tenacem propofisi virum 3 Non ciuinm ardor prawa inbentimra » Non vultus inftantis tyranni Mente quatit folida &c+ HERCOLE Capo XV. 35 H Frcole fanciullo , che ftando nella cuna itrozza i ferpenti fi ritroua col titolo da emblema ; FORTES CREANTVR FOR. Nafcita TIEVS, chedimoftra quanto rilieuî il nafcere da progenitori , dotati di qualità eroiche » e fegnalate. Oratio lib. 4. ode 4. Forres creantur fortibus s & bonis ER in inuencis, eft in equis patrum Virtus, nec imbellem firere Progenerant aquile columbam. N 36 Hercoleinattod’veciderl'Idray fi ritroua col Glorita titolo pur da emblema ; QVO DIFFICILIVS, crefce EO PRECLARIVS. Nel qual prepofito il Padre ne ga Sant'Ambrogio lib. 1. offic.c. 15. Noa poteft quis SA premium accipere > nifi legitimè certamerit ». Nec *:"T eft gloriofa vifboria , nifi vbi fuerint Laboriofa cer- so ramina 37 Canl'imagine d'Hercele,che vecide l'idra, fù fatto emblema illuftrato con le parole. VIRTVTE; Patienza ET PATIENTIA ; accoppiamento che owunque fi ritro» 07430 Orazio HER COLE Capo XV. 79 ritroua, appiana ogni contraito , ed ottiene ogni bra- mato bene. Oratio; Oratio Perrumpit acberonta Herculeus labor 9 - Antifane fimilmente. Antifane Domgyatque fubigit cunFasdiligentia. Seneca. ESenecalib.2. de Ira. Nubil e/t tam difficile ar- duum, quod non humana mens vincat . 38. Ciammaeftra alla generofità , ed intrepidez- za l'emblema d’Hercole che vecide l'idrascol cartello; TV NE CEDE MALIS; tolto da Virgilio Feneid. 6. Pirgilia Tune cede maliss fed contra audentior ito . Cicerone Fortes enim sfcriue Cicer. Tufculan. lb.2 non modò fortuna adiuvary vteft in veteri prouerbiofed multò magis ratio . 39 GliEleuatidi Ferrara, alla pittura d'Hercoley Santo che preualeua contra Anteo , figl'uolo della terra fa- vince il prafcriffero il motto Emblematico ; SVPERATA mondo TELLVS SIDERA DONAT, che tutto é con- Affuntio faceuole nella Canonizatione d'vn Santo 3 nell’Af- ne di Ma funtione di Maria Vergine, e nellAfcenlione di Cri- zia Ver- fto. Vrbano VIII. Ode adhortoriaad Zirtutem » in= * Intrepi» dezza gine troduce la Virtù à dircosì; Vrbane Sime fequeris per loca fentibus VIII InfeSta» tefquis horrida per niuesy Per faxa, per montis cacumen, Sternet iter tibi ferrum , & ignis ; Preris eu, puluere fordibus Pulchros madebis tempora nobili Sudore » non fraftus laborey & Magnanimo generofus auf + Eueltus alis hifce per athera Tranabis ignemy & lattis iter pede Premens , corrafcanti micabis Luce ynouum decus inter aftra . 40 -Hercaletenente il Cielosùlefpalle » col car- Quiete tellone; NOVIT PAVCOS SECVRA QOVIES, feruì d'emblema è dimoftrare , come gli animi Fatiche quanto fono piùnobili » e qualificati , tanto fono più proprie effercitati nelle fatiche ; ciò » che fi vede ne1 capitani , deigran pe j Giurifti » ne i Predicatoriy i quali quanto hanno Ma dani Più di valore » tanto meno trouano di ripofo . Anzi non han- NOnche quetta forte di perfonaggi , mà niffuno affat- no quie- 10 de i mondani troua di quà giù la quiete a poiche » te come offeruò Giacomo Billio Antholog. Inftant terrenis infefta pericula rebus , Fernent pro daranis sog » proque lucris s Et nihil eft inter carnalia vota quietum) Nec pax fallicitis s nec modus eft cupidis. Filippo. 4" Filippo II, Re di Spagna , inueftito da Car- IL ni di lo V. nel dominio di vafti regni , de i quali fece à lui Spagna volontaria rinuntia l'Imperatore » figurò fe ftefo nel uccede ritratto d'Hercole , che reggeua ilmondo sù le fpal- re le; colmotto ; VT QVIESCAT ATLAS. 42. Gl’'Infiammati di Padoa, figurando Herco- le corcato ful rogo.ardente , gli foprafcriffero; AR- SO IL MORTALE, AL CIEL N'ANDRA L- ETERNO; emblema tutto quadrante al martirio S.Leren- di San Lorenzo ; del quale vn diuoto così ; zo Ardeuano nel cord’ Alcide. il. forte . , -D'Amorke fianmmey e de purputcerfaci no fprezzati i fochi y afpri, e voraci 3 È Sa ì fut rogo, ed cesti la morte . poi poggiando è le ftellanti portea Sciatllafie frà i lumi piegare. Menti la Fama è e che le care paci Godeffe eterne in quell’eterea corte . Non frà i numi del Ciel, mà de l'inferno : Sen. giaccia Alcide. Ecco illeuita Ibero, C'hà,pien di facro ardorygl'incédijà fchero. Che merauiglia poi fealCiel fuperno ) Rapito dal terreno atro emisfero , Scintillando fiammeggi in lume eterno ? Seneca nonfi fcoitò da tali concetti. De Tranquill. animi c. 15. Ego Herculem fleam quod viuus vri- Seneca tur : aut Regulum quod tot clanis configitury au: Ca- tonem quod vulnus fuum iterauit ? omnes ifti leui Mortew temporis impenfa inuenerunt quomodo eterni fie- Ye rent : ad immoxtalitatem moviendo venerunt . Nel qual propofito San Balilio Magno anch'efîo, all’hor2 quando da Modefto, Prefetto dell’Imperatore fù mi- nacciato d’eflilio ,rormenti , e morte è prontamente rifpofe. Morsmihi beneficij loco eritycitius enim me ad Denmtranfmittit cui vino. Ignis autem, & gla- diusy& beftie, & virgule carnem lacerantes , luptati potius nobis, quam terrori funt è 43 IlSignor Abbate Emmanuel Tefauro, dipin- gendo Hercole ; che infieme con Atlante fofteneua il 1 Cielo » ne fece emblema politico, con la feritta. MA- Magilta, GNA NEGOTIA, MAGNIS ADIV. te TORIBYVS INDIGENT. Così Velleio Paterculo : diceua; Magnos s I eminentes viros magnis adiuto- 4 eheio, | ribus ad gubernandum fortunam fuam »fos efe. E sn A Filone Ebreo lib de Creatione Principis. 77245 eRÎW rione non fufficit quantumuis alacer » fortifque corpore fi Ebreo mul atque animo intanta mole negotiorums ac mun- vitudine cottidie alijs affluentibus fuper alia: proinde affumendi funt optimates feleéti , (pettare pruden- tie» fortitudinis » tuftitia » pietatifque incorrupti » & omnia infenfi f.perbie: nam buiufmodi vivi ma- xime idonei funt ai fublewandum ope fua bonum honeftumque Principem. Così Faraone fi feruì di Giufeppe Gen. 41. 44. Dauide di Gioabbe 2. Reg. 14. 21. Salomone di Zabud 3. Reg. 4. $. Dario di Daniele Dan. 6. 4. &c, i 44 Don Diego Saauedra, ad vn Hercole » che i fofteneua infieme conla clava» &l'altr’armi , la fpo- Acqui» glia dell'eftinto Leone » giifopraferiffe ; FORTIOR fto SPOLIIS» perche infatti con gli acquifti de gl'ini- Gregori Zi Ale Orat. Ja vo D.Bafl. «mici fuperati ed eftinti i vincitori fi rendono auua- lorati, e più poderoli. ICARO Capo XVI. 45 F V' figurato inemblema a col verfo; (A, C A- ora È DER VA' CHI TROPPO IN AL e TO SALE) dottrina di San Gregorio Nazian- PIO zeno . Supra modum fi metiere te » rues . ) iam E di Seneca in Agamemn. aét.1. che così deplora i zenò... pericoli delle grandezze reali ; O regnorum magnis fallax Fortuna bonis, in pracipiti Dubioque nimis excelfa lacas ; Nunquam placidam fcepera quietem » Certumue fui tenuere diem. 46 Icaro cadente fi ritroua col motto; GLO- RIA PENA MAIOR; tali le cadute de i per- fonaggi grandi dallo ftato della primiera telicivàrief- Caduta cono loro tanto più tormentofe, quant'era più glotio- digràdi fo sed elcuato il pofto che godeuano. Giuuenale Satyr. 10. Seneca Quinimios oprabat bonores . Giusena> Et nimias pofcebat opesmumerofa parabat fe Excelfe turris tabulata, vnde altior effet Cafus » & impulfe praceps immane ruine 47 Giouanni Ferro, figurandolo matto di cadere Prefona gli foprafcriffe; NON SON:GIA» L'ALE AL tione» GRAN DESIO CONFORMI che può feruire fciocca per 180 per chiunque vuol alzarfi, oue non comportano i fuoi talenti , d'ingegno, di nobiltà , ò di ricchezze, mà con baldanza temeraria ardifce fopra le forzese prefumen- ‘do precipita. Ciò per appunto auuenne à Simon Ma- go, che appoggiandofi al foftegno de i demonij , quando pensò di volare al Cielo » tracollò alleruiney *Sulpitio del quale Sulpitio Scuerolib. 2. Hift. Qui cum magi- Simon Mago: Seuero cisartibus vt fe Deum probaret duobus fuffultus de- ‘ monijs éxolaffet , orationibus Apoftolorum fugatis demombus , delapfus interram , populo infpettantey Impru- difruptus eft. Sant'Ambrogio quefta debolezza d'ali denza -rauwifa nell’imprudenza giouanileydicendo che i Gen- [ep tilicon quefta fauola d’icaro Poetico fale declarare 4 presi voluerunt prudentium maturitati tutos volatus effe gii per celum, imuenilem verò lenitatem obnoxiam cu- piditatibus mundi , refluentibus pennisy& perobli- uia veritatis , meritorum compaze refoluta, maiore pernicie in terram relabi , L. 3. de Virgin. Parimenti Sperize ifoftegni delle creature fono ali infufticienti alla fe humane licità del noftro volo,non dovendo noi altronde pren- i der le pennes che dalla gratia divina. Tanto infegnò S.Ambro Sant Ambrogio iui. Habet alas anima fuass quibus gio =. fe poffit libera leuare de terris. Ergo quia volandi nobis data eft copiayexcitetin fevnufquifgue gratiam Dei sac pofteriora obl'uifcensy priora appetens y ad deftinata contendat Ge. 48. Cadde Icaro; perche troppo volle accoftarfi al Sole » dalcalor del quale gli furono ftemprate l’ali. : Volando con mifurata diftanza » e del calor del Sole; ‘e dall’humido del mare è come l’auuertiva fuo padrey fi farebbe faluato;che però fe gli può dare; INTER Speriza, VIRVMQOVE SFCVRVS.. Tale il Criftiano e timore conferuandofi frà la fperanza dei diuini refrigerijy ed iltimore de i fourani caftighi, troua la ficurezza mo» rale della fua felicità. Gregorio Nazianzeno . Ne fide mulrum, newè defpera nimisy Illud folutos efficit , peffundat hoc. Poteftatem cius timete » diceua Sant'Agoftino in Agofino Plal. 61. Mifericordiam eius amare; Nec fic de mife- ricordiacius prafiumatisyvt poteftatem contemnatis. ISSIONE, Capo XVII. 49 Iouanni Ferro figurando!o sùla rota ; tutto i circondato dalle Fiamme lo introdulie è dire; t SOLO A DANNO MIO PERPETVO «© IL GIRO. Col quale fi rapprefentano al viuolein- quietudini de i mondani, ben dicendo Seneca l. de 'Seneta Vitabcata c. 28. Turbo quidam animos veftros ro- Modani tar, & nuoluit fugientes è petentefque cadem y & nunc in fublime allizatos , nunc in infima allifos ru- ' pit. Lucretio lib. s. Gregor. Nagian Lucretio Nunc aurum y & purpura curis Exercent bominum vitam , belloque fatigant . Pietro EPietro Bletente:ep. 91. Non decft tibi rota 1x10- Blefenfe nisy dumcupiditate torqueris. Nelle rivolte d’I{Tio- Ambitio "€ riconolce Plutarco le mquietudini d’vn ambitiofo , fo che fì raggira con vertiginolo affanno da cento la- ti per giungere alla dignità bramata » e nella vita d’- Plutarco Agide icrine ; Nozabfurde fanè , neque imperitè in ambitiofos 1xionis fabulam conuenire nonnulli arbi- trati funt. Col quale concetto Fuluio Tefti p. 2. ode 2. ciprime l'inquietudini del fuo amorofo pentiero ; Puluio ** Vagabondo penfiero Tefti Que vai ? onde vieni? e che pretendi? Penfiero Tù sù l’ale leggero amatofo Ora parti, ora torni , or poggi y or fcendi » E nel tuo moto eterno, bisi: Sell Iffion del amorofo inferno. DEI; ET HVOMINI Lib. III. MEDVSA. Capo XVIII so yLtefchio di Medufa, delineato nello fcudo di i Minerva fi ritroua col titolo; TERRO- , RE, ET ARMIS;i quali fipuòdire che fiano Soldate- , i poli per ottener le vittorie s poiche non folamente ‘con l'armiy mà,e molto più con la fama terribiles e minacciante; i popoli fi foggiogano, c s'abbattono. s1 Inuicib:le coraggio fi rapprefenta nel tefchio Corag- di Medufa, fegnato con le parole; TELA OM. 8° NIA CONTRA. Qualeta appunto quello di ‘ Paolo che avualorato dalla diuina carità sfidaua con- tradi fetutte le creature; Quis ergo nos feparabit à Rom.8.35 charitate Chrifti è Tribulatio è? an fames? an nudi- rasyan periculum y an perfecutio , angladius? &c. s2 L’Abbate Ferro all'imagine di Medufa ag- giunfe per motto ; EXANIMAT VISA ; effetto cagionato dalla bellezza donnefca è come diffufamen- te infegna Luciano nel Dialogo Imaginesy e dopo lui Natal Conte nella Mytholog.lib.7. cap.11. Cum pul- Netab cherrima effe diceretur omnium mulierum Medufa, MA > quid proh:bet illam voluptatem » ant libidinemcenfe- ri? Eftenim visilla votudtatum, vt & Deorum cul- tuss & omnis humanitatis, & officij; omnifgue vrili- ratis nos obl'uifcicogar» fi ilarum arbitrio nos de- damus :quare com homines inutiles rebus ceteris ef- ficianturspreclarè diéti funt in lapides foliti conuerti. Si come dunque il volto di Medufa rendeua gli huo- mini ftupidi, egli cangiaua in pietre; così la voluttà» e bellezza fenfuale toglie ogni fentore così della vir- tù, come della divotione, ed anco della ragioncuolez- za ,clafcia gli huomini quafi che difanimati. MINERVA Capo XIX. Tcefi che mentre nell'antica Città di Troia > pi D li fol conferuato il palladio , quale altro nonera che il fimo!acro di Minerua, qaclla Città non poreua perderiì, ne perire. Però con quefta allutione all'imagine di Minerua fù foprafcritto; SERVA- TA, SERVABIMVR IPSI. Mà perche Minerua ne rapprefenta la Sapienza ; chi quefta con- feruarà nel cuore» potrà elfer ficuro della falute eter- + na ; che tanto ne promette la fapienza medelima _ +» Prou. 8.35. Qui me inmenerit inueniee vitam, & Prow.$._ hauriet falutem è Domino, ciò che anco s’auuera 35 della fede viua » della giuftitia y ed innocenza , della FSd© gratia conferuata » della diuotione di Maria Vergine, ra di Ma iquali portano la falute à'iloro amatori.&e. Ma per- ;ji Ver che come olîerua S. Clemente Aleffandrino il palla- 5; dio; «d fia la ftatua di Mineràda formata con l'oila di Memo-* Pelopé, ben potrà quetto motto ammaeftrarci sche la ria della memoria della morte fia vno ftrumento efficace per morte preferuarci dalle violenze nemiche, edifporci ad otte- nere l'eterna falute &c. MORTE Capo XX. i 54 A morte è cieca al vedere l'altrui fommilfio- ni» è fenza orecchi per non vdire l'altrui hu- mili preghiere y e priua dicuorey per non commo- ueriì à glialtrui fcongiuri; è rigida, ed inflefibile co- Malua- ine di marmo perche in fattij NVLLO FLE. gità CTITVR OBSEQUIO , motto quadrante è per- {ona ingrata » ò ad vn anima fcelerata » dalla quale cantò vn Ppeta... | quasi: : feminile Impro- : TM 0:R TE (Capo XX. Improbitas nullo fleftitur obfequio 55 Altriintroduffeli morte à dire; NEMINI PARCO, ciòcheprotettò Ouidio , nell'epilt. ad Liuiamy Fata manent omnes s omnes expeffat anarus. Portitory & turbe vix fatisvna ratis. Tendimus buc omnes y metam properamus ad VvVHAM I Omnia fb leges mors vocat atra (mas. Gregorio Motto ben proportionate alla lingua del mormora- Nazian. tore della quale San Gregorio Nazianzeno così ; Pro- rai tinus vt mens tela lingue emiferit » ftatim prouo- lant yomniaque feriunt y celites s terreftres , vinen- tes » pofteros., non minus cos y qui ab huiufmodi fa- girtis fidi cauent, eafque fedulò obferuant » quam qui nihil mali fiufpicantur ; non minus bonos quam malos ; non minus amicosy quam hoftes ; non mi- nus exteros » longeque dizifos , quam propinquos venique nibil eft » quod è lingue fagita tutum, atque immune fit. Morte 56 Fgli è verifimo che la morte; OM:INTA commu. FEQVAT; e fel’itperienza cotidianalo dimoftra ; nea tutti cento ferittori l’auuertono.. Menandro in Senar. Menadro Moritur futor codem modo » acrex; Orgiia Oratiol.2,0d,18. —— «m—T qua tellus Pauperi recluditur , Regumque pueris. E nel libro 1. ode 4. Pallida mors equo pulfat pede pauperum ta- bernasy Regumque.twrres . Boezio 2. deconfolat. Philofophie Metro feptimo. Mors fpernit altam gloriam Iuuolut-bumile paritera G& celfumcaputo Onidi» Boezio Fquatque fuimmis infima + Che però Anaffagora, e Socrate, effendo lore inti- mata la morte danon sò qualiminiftri , arditamen- . . Re rifpofero; Iamolim iftam fententiam aque in iu- Giudice, dices , arque in nos tulit natura. E mentre la mor- e Prene! re contutti egualmente fi porta , eccola divenuta vna È C8US" efpreffa idea di Giudice » e di Prencipe perfetto > del quale è proprio l’vfar con thtri vguaglianza in ripartir così i premij come le pene » ben dicendo Arnobio Arnobio l. 6.contragentes. Magnarum eft mentium pari pendere cuntios Lance . s7 L’Amordiuino, dal Padre Vincenzo Giliber- ti fù raffomigliato alla morte ; che fe quefta , com*- Amor di egli di lei diffe; NON IMPLETVR ; ancoildiui- uno mo amore non s’appaga già mai di riceuere da noi qualche offeguio , mà vuole continuata mai fempre la moltiplicatione delle noftre fuifceratezze., Benan- Auaro co à pennello quefto motto comuienfiallAuaro , del Eccle. 5.9 quale il Savio Ecckd. 5.9. Awarys non implebitur pe- Agoftino cumia; Et Sant Agoitino ep. s. ad Jo. Comitem ; Auarusvir fimilis eft inferno. Infernus enim quan- tos mortios denorquerit s nanquam dicit fatis efì ; fic & fiomnes thefauri circumfluxerint in auarun nunouam fatiabitur 58 Nellamortedeigiufti, ferue al parer d'alcu- ni» il fimolacro di morte » col cartello ; SIMILLI- MA SOMNO; poiche, edi Lazaro amico di Cri- Ioan. 11. fto, egià defonto dicena la verità [nfimita; Laz4- 11. rus amicus nofter dormit. Lo. 11. 11. e San Paolo 1. Teffal. 1.Thefial, c. 4-12. parlandade ifedeli defoati; No- 4a. — lumusvosignorare de dormientibys. Che s'altri con Morte è Agoftino fer. 23. de /erb. Dom. cicercalie ; Quare fonno —dormientes vocantur? n'haurà la rifpolta; nifi quia «Agoffino fuo die refufcitanturè e Dionigi Cartuliano , quiui Dionigi per appunto; Per comparationem ad dininame vir- Carsuf. tutem dormire cenfenter ; & facilius è Domino fufcitabuntwr ) quam dormiens ab homine excitetur.. 81 59. Altelchio di morte, orrido, (polpato, il Tae- Morte gio toprafcriffe il motto daemblema;. COGITAN. medita TI VILESCVNT OMNIA; eforfeegline appre- *? fe.il motivo dalla penna di San Girolamo cpift. ad Paulin. Facile contemnit omniay qui fe cogitat effe mo- ricurum SILENO Capo XXI. Eruiuano anticamente i Sileni , come di tan- ) tiarmarijs nel feno deiquali fi rinchiudeva- no le imagini degli Dei , tutte impretiofite d’oro e di gioie, reltandotì effi al difuoriruuidi, e fetolofi cioche inferì Torquato Taffo Geruf. liberata Canto . Come all’aprir d’vn ruftico fileno Mcerauiglie vedca l'antica etade &c. Si che haueuano la pretiofità al di dentro ye nonal — di fuori; INTVS NON EXTRA, differo gli Vietà Occulti di Brefcia; tali gli huomini perfetti amano nafcofta d’hauer la virtù nell'anima, mà non d’oitentarla vana- mente à gli occhi delle creature ; il Padre San Bernat- do nella Vergine Sofia andò offeruando epilt 113. Filia biLal, file babylonis inducuntur parpura & 5-Bernar. byffo» & fubinde conferentia pannofa iacet; fulgent monilibias, moribus fordent ; e contra tu foris panno- Sa » intus (pecioja refplendes , fed diuinis afpeGlibus non bumanis. Enel vero ) conchivdeua ‘anco Tullio, non è di meflicri ad vn’anima.vi.tuofa dimeadicare gliapplaufi eftranei, quando ; Confcientia virtuti fa- Cicerone tis amplum theatrum eht. SIRENA Capo XXII. 61 y L Camerario » figurando nel mare le tré fire- [ ne, in atto di formare muficali concerti in vici- nanza d’vna naue per motto d'emblema foprapofe loro le parole di Claudiano; MORTEM DABIT IPSA VOLVPTAS. Non fi fcoftò da quefti fenfi Sinefio epift.ad Herculian. Ludigi dotfum virum,qui Sinefio fabulam allegoricè exponeret sfirenas enim denotare Gra) voluptatess que delinitosy” fuavitare eacapros pau- no lo poft intertmunt. Il mio Vgone de S. Virtore |. 2. de Bettijs c.31. Syrena incautos per ea loca namigan- Vgone tesscaniunm illecebrisy naufragio periclitari facie- Vitsorino bant. Secundum autem veritatem meretrices fue- runt, qua tranfeuntes adegeftatem adegeruit. Quindi Horatio lib.1. cp.2. i Sperne voluptates ; nocet empra dolore palupras. Oresie, Ma chi brama vedere vn infame lirena » che alle dol- cezze del canto accoppia le amarezze della morte + fili gli occhi dell'intelletto nell’Imperator Nerone, del quale così cantò Luigi Cerchiaro; Prodit maurato veftitus fyrmate Cafars Quamuis non Cefar» fed citbaredus erat» Stat baculus manibus s plettro lyra pendet eburno i Ex bumerisycingit pia carona comas. Incipit ambrofiam incundo e gutture vocem Mittere, & argute pleftere fila chelvs; Turba tacet defixa oculis; qui negligit aures Porrigere , buste vitam furripit enfe Nero. Dulcia fyrenum modulatur carmina C £far s Namque bomines poftquam concinit , ille voraf . 62 L'Abbate Certanisperdimoftrare che lemon- — dane delicie vccidono » figurò vna lirenanel mare yin Piacer atto di tafteggiare vm muticate ftrumeoto ) col titolo; monda- SON LE LVSINGHE!SVE SEMPRE MOR- S.Girola mo 60 Torguar. Telo Luigi Lerchigre 83 MORTALI. Sant'Ambrogio ponderando il ver- Pfal.43. fo 20.del Salmo 43. Humiliafti nos in loco affliftio- 20. nis,ove Aquila traporta; Humiliafi nos 18 loco Sire- Ambro- num; cosi commenta; Ita ergo feculi voluprasy nos Ciad quadam carnali adulatione deleEtatyvt decipiat. 63 Giouanni Horozco fimilmente pofela Sirena, Libidine per fimbolo della libidine pe del piacer mondano ; di- pingendola con l’arpa allemani, ed ilverfo Spagnuo- lo; CVMPLE CON DAR DISGVSTO, Y 5. Vale- AMARGVRA. SanValeriano fer. 6. Nemoin- \vianofid'ofis cantibus credat > nec ad illa libidinofe vocis incitamerta refpiciat , que cum oble&tant freniunt 3 cum blandiuntur occidunt . Si diportanra da traditrice Sirena quel crudele di Domitiano folto per accrefcer l’affanno;&la confulione de i miferiy da Jui odiati, di . lufingargli prima con foaui(fime parolesdopo le qua- Crudeltà Ji fcaricaua poi la fentenza di morte violenta , ed atro- ifquifità ce, Suetonio in Domitian. cap. 11. Quo contemptius Suesonio abuteretur patientia hominum y nunquamtriftiorem fententiam fine prafatione clementia pronuntiauit 3 y: non alìud tam certius atrocis exitus fignumefjety ‘quam principis lemtas . 64 Don Diego Saauedra, per inferire che i catti- Miniftri ui miniftri pigliano fallì ,ed apparenti pretefti, fotto cattiui àiquali nafcondono le vitiofe paffioni ; e le deformi- tà moftruofe » fece la Sirena con la cetera in mano, ed il titolo d’Horatio; FOKMOSA SVPERNE tolto dalla Poetica 3 que dice; Orazio = £/ tUrpiter atrum Defina: in pifcem mulier formofa fupernò. Cofe mò Anco le cofe del Mondo, hanno apparenzalulinghie- dane rasedinganneuole, mà poialla fine feco portanola velenofa intettione ; Vibano VITE. ad Carolum Fra- trem; aci Vrbano Quam pulchra blandè fenfibus ingerunt VIII. Externa noftris fe bona ? purpure Qui fulgor? vt formofa pandit V irgineuna facies decorem è Wt ardet auri (plendor amabilis è Vt ridet aula gratia regia? Quot luxus indutus figuras Attonitum trahit ore vulgus? Proh quis latentis femina toxici Non haufit imo corde ? 65 Mi parue chelaSirena cantante nel mare ; in vicinanza d’vna naue poteffe riceuere il motto di + Claudiano; FIGIT VOX VNA RATES), Eloquen inferendo quanta fia la forza, & l'efficacia dell’elo- za quenza. Quid. 1.3.de Ponto eleg. 4. Ouidio Non opus eft magnis placido leétore poetisy Quemlibet inutum » difficilemque renent. Meretri- Motto che parimenti quadra alle feminili lufinghe, ce poffenti è fraftornare i cuori più generolì dall’intra- prefo camino della virtù , ed à fofpingergli, quafinaui ‘Pierro d; Inauertite nel baratro della perditione. /70s Sirene, Damiano atque charybdides, diceva riuolto à quefte ofcene San Pietro di Damiano opufc.18. differ. 1.c. 7. que dum fuauem deceptionis editis cantum » inewitabile firuitis falo vorante naufrazium. Intrepi- 66 AllaSirena, come figuratiua di cuore intre- dezza pidoy e LL Montignor Paolo Gionio fopra- icrifle; CONTEMNIT TVTA PROCELLAS,; alla quale animofità così n’inuita Seneca » citato da Seneca Lipfio 1.2. Manudu&. differ. 16. Quicquid ex natu- ra conflitutione patiendum eft ) magno excipiatur animo. Ad hoc facramentum adatti fumus » ferre mortalia; nec perturbari his » que vitare neftra poteftatis non eft. 67 Siritrouala Sirena tenente vno ftrumento mu- * ficaleycolmotto; DVLCEDINE CAPIO, DEI, ET HVOMINILib.' III effetto proprio della v:rtà, la quale con foauiffima Virtà attrattiua, rapifce i cuori,e l'anime innamora; fi come anco l’eloquenza con la fua foauità raddolcifce i cuori Eloquen piùrigidi , ed infleffibili, ciò che Seneca în Herc. Fur. 73 efpreffe nella pertona d’Orfeo ; x Immites potuit fle&tere cantibus Seneca Vmkrarum Dominoss & prece fupplici - Orpheus Euridicen dum recipit fuam. Qua fyluas y & aues, faxaque traxerat Ars, que prebuerat fluminibus morzs > «Ad cuius fonîtum conftiterant fere » Mulcet non folitis vocibus inferos . 68 Ia Sirena, chedalla parte fuperiore fi fà co- nofcere vna vaga fanciulla ,ma nell'interiore Finifce in vno fquammofo pefce > da Bartolomeo Rofli fù alza- ta per fimbolo dell’adulatione » fegnandola col titolo; Adulatio AMARICATA DVLCEDO. Così ancora ne Guido Cafoni nell'’Emblema Politico 17. chiama l'adulatione . Lufinghiera, e domeftica firena , Che col canto mottifero di laude ]l Prencipe addormenta; e in effo vccide La virtute ; ilvalore » e la fortuna. Motto confàceuole à i piaceri mondani, che non mai Piacer fannoripartiredolcezza veruna,che non fia dall'affen monda- zo amareggiata , onde ben diceua Giufto Lipfio n0 Cent. 1. cp.43.In hac omni vita nullum tam optabile Giufto aliquod bonum eft.» quodnon mixtum pocwlo aliquo Lipfie merorum. Peccatum» (crifle Mosè Barcefa lib. de Mosè Der Paradifo p. 1. drzitio fupra modum placet : at infine cofa lnétum parit patranti. |rccsra TANTALO Capo XXIII. 69 fr Antalo fino al mento immerfo » e tuffato nell’acque 3 co i pomi vicini alle labbra, ed il motto; INOPEM ME-COPIA FACIT, fù pofto per idea efpreffa d’vn anaro » che nel mezzo Auaro * all’opulenza, vive come fe folle in mendicità eftrema. Plauto nell’ Aululatfa . Tenaces nimium Dominos noftra etas tulity Plauto In opibus magnis pauperes, Et firibundos in medio oceani guigite: Nulla illis fatis diuitie fant, non Mide Non Craefi» non omnis Perfarum copia Explere illorum tartaream ingluniem poteft . 70 Perche l’acque s'abbaffano, mentre Tantalo sinchina per afforbirle edi pomi s'alzano s e dalui fi difcoftano mentre follieua il capo,per afferrargli » Gio: Ferro gli foprapofe ; ET P iI OXIMA Lv- DVNT), motto applicabile quelli » è i quali per fe- creta difpofitione dIddio le cofe tutte fortifcono con fine contrario à ciò che procurauano , trouan- Abban- do da per tutto le fperanze defauidate emiferabili donamé abbandonamenti. Tanto fucceffe al popolo Ebreo, !° del quale Ofea c.9. 2. Z7inum mentietur eis . Che fe Ofea 9.3. benele viti fi caricauano d’vue; e l’vue già ingroffate fi tingeuano di vermiglio rofforey in atto di ridurfi alla perfetta maturità :ad ogni modo; reftando da impro- uifo temporale inueftite , e fraccaffate » pareua » che non peraltro foffero comparfe s che per dilegiar quel popolo» ed affannarlo. Così Ruftino Pio sù quefto : patto » riuolto al popolo Ifraclitico difcorreua . Nihil Reffine melius, nibilamabilius terrarum vbertate ) & ven- trisimpendijs cenfuifti:tota ergo tibi, & frugum, & fruttuumfubducetur vbertas. Viquemagisvota dif-‘ crutient: diu apparens vindemiapita fubitis difperibit procellis, vt in dolorem tuum, non folum lefa, fed etiammentita videatur. Vrbano VIII: @de ve S.Li Qui Guide Cafoni n.194 TAN TAUL'O7 Capo XXIII Sperize. douicum y offerta quefti abbandonamenti in tutte le humane. fperanze humaney le quali, quando fembrano più che mai vicineyed accertate,più che mai veloci precipitan- dola carriera, con improuifa lubricità fcorrendo,fug- 71. L’anaroveramente è qual Tantalo nel fiume s ‘Avafo che non gode dell’aque frà le quali tutto è fommer- fo, mà fempre afpira a quelle che paffano fuggen- do , quadrandogli il motto; FVGIENTIA CAP TAT. Così Oratio l. 1. Satyr. 1. Tantalus e labris fitiens fugientia captat Flumina. Quid rides? mutato nomine de te Fabula narratur , congeftis, vndique faccis Indormis inhians , & tanquam parcere facris Cogeris » ant piftis tanquam gaudere tabellis . Col quale s'accorda Cornelio Gallo Fleg. 1. Imò etiam pena elt partis incumbere rebus » Quas cum polfideas , eft violare nefas . Non aliter fitiens vicinas Tantalus vndas Captat , & oppofitis abStinet ora cibis TITIO Capo XXIV. 72 T Itio figurato col cuore laniato dall'auoltoio, ed il motto tolto da Virgil. Eneid. 1.6. NEC REQVIES VLLA, alparerdi Pietro Blefenfe Epift.61. me rapprefenta l'inquietudine faticofa d’al- cuni, di fouerchio applicati à mantener gli augelli, cd Pietro occuparfi nell’vecellagione ; Video quofdam quo- Blefenfe vuni mentes ahinm delettario totas occupanda corfa- Vecella- mit. Nonne ifti imaginem gerunt Tityiycuiusiecur ad Poeta referunt ingiter ab antbns deuorari: nam fatis denorantar ab anibusy qui bac auium curiofitate tor- quentur. Mà Lucretiolib.3. è di parerey che ne i tor- Laftiui menti di Titio firapprefentino le cure molefte, onde il cuore de i lafciui continuamente vien laniato ; Sed Tityus nobis hic eft in amore iacentes Quem volucres laccrant > atque exeft anxius angor è ut alia quanis fcindunt torpedine cure. 73. Benchel’anoltoto fempre diuori il cuor di Ti- Ambitio tio , ilcuore fempre riparandofi, fuggerifce efca alla fo voracità del predatore; non mancando già mai dall’yn X Gratio Cornelio Gallo Lweretio 83 gono ti dileguano » e ci fchetnifcono . Spes fepe s quo propinquior «Arridet, celeri fuga Exitus coptis adimit fecundos è Vrbane III. fatone dall'altro ; NEC GVLA, NEC ESCA, come diceua. il Ferro; nella quale imagine alviuo fi Libidi- rapprefenta vmambitiofo,yn libidinofoy od vn auaro, nofo che tiene altre tanta auidità de gli honoriydei piaceri, Auaro ò delle ricchezze, quanta vede l'affluenza di:sì fatti beni à lui propofta . Ciò. per anco s’auuera ne i dau- Dannati nati, che faranno da vermi eterni divorati s noniftan- candofi mai , ò quelli di lacerare » ò ilcuorde i re- probi di rinafcere è mille morti ; Sic inconfumptum Tityi,femperquerenafcens 3 Non perit, vt polfit fepe perire iecur. AI rimorfo diconfcienza riduce , al parer d’alcuni » Rimotfo la continua mordacità dell’auolteio Natal Conte » di con- che nella Mytholog. l. 6. c. 19. dice così ; «Aliqui fcienza vulturesillos Tityi > prateritorum fcelerum recorda- Nared tioneseffe cenfuerunt, que animum affiduè vellicani Conse peccantium » eumque torquent » VLISSE Capo XXV. 74 pata: infegnare che le voci lufinghiere de i È mondani piaceri nondeuono afcoltarfi mà Piacer trafcurartì, furono dipinte le Sirene pref la naued'- modano Vlife, col cartello; OBSERATIS AVRI- BVS. Caffiodoro lib. 2. Var. Epift. 40. Cogitanit cafr:diro ( Vlyfles ) feliciffimam furditatem s vt quamvincere imtelligendo non poterat » melius non aduertendo fu- peraret. San Valeriano Ser. 6. Quotiefcunque dulci Ss. rale. voce mulcetur auditus , ad turpe facinus inuitatur riano afpeétus; nemo infidiofis cantibus credat, nec ad illa libidinofe vocis incitamenta confpiciat > qua cum oblefant feuiunt , cum blandiuntur occidunt . 75 Aliofteflocorpo, d’Vliffe entro la nane, con le.Sirene à canto io diedi; SVRDITATE SECV-. * R.VS » perche non meglio fi può vincere l'affalto Modano di femmina rea, che col chiuder l'orecchio è fuoi in- uiti » chiudendo come diffe vn Pocta parimenti gli occhi alle fue bellezze } Auri- 84 DEI ET HVOMINI Lib/IIL Luigi No sarino © Auribus obAruétis Syrenas fugit Vilyffes 3 Si fugis banc » aures ob$truito, atque ocu- los. i Ciò dicafi opportuno mai fempre in ogni occafione di male; che però Filone Fbreo lib. Quod deterior Pc. modeftamente riprende Abele, perche accettaffe d'- andar alcampo col fuo fratello , e diceche doueua ef fere fordo è fuoi perfidi inuità, per effere ficuro dal- | Filone le fue fanguinariemani. Debueratrecafare & pro- Ebreo uocationem inimici contemnere » terginerfari enim praffat » quam vinci Tre. Fota i Case. 76 IlSignor Abbate Emmanuele “Tefauro, fece Pruden- emblema d’Vliffe, dipinto inatto d’acciecar Polife- za mo è col titolo; -MENS VNA SAPIENS PLV- RIVM VINCET MANVS; nelqual propofi- to non riefcono ingrate le parole di Lipfio Cenrurie Miftellane® Ep.94: Mihi firmumy PLUS MEN; TEM, QUAM MANFPS valere ; plus indu- Striam s quam omnes opes «MEMBRA HVMANE CAPO. Cap. XXVI. î MC, P Erche ne i lineamenti della faccia per lo più Sincerità fi difcuoprono » e riconofcono gli affetti del cuore»il Ferro gli foprafcriffe; RARO FALLIT; che può feruire per idea d'animo fincero. Nempe micat rofeo fapientis fronte corufcus Fulgor P) cos Diffe vn Perito, e lo prefe da Salomone,Ecclefiaf.8. 1. Eccl. 8.1. Sapientia hominis lucet in vultu eius. La onde ye Claudiano; Giufto Lipfio Claudia- Frons exbirantis preportat pettoris ignes no E Seneca nell’Ercole Eteo Att. 2. Seneca Licet ip(a neges, Vultus loquitur quodeunque tegis. S. Bernar E San Bernardo de modo bene viuendi ad fororem do cap.65. Facies hominis fpeculum eft cordis. 78. Idea purdi fincerità può dirfi la faccia fegna- « Sinceri- ta dallo fteffo Giouanni Ferro coltitolo; ANIMI tà INTERNA RECLVDIT dai quali concetti non . fi dilongò Quidio nel 2. delle Metamor. Ouidio Hewquam difficile e/t crimen non prodere vultu Cicerone Cicerone de Petit. Confulat. Vultusy acfrons animi eSt ianua » qua fignificat votuntatem abditam, ac re- trufam . Latino Pacato nel Panegir. di Teodofio; Latin Intimosmentis affeltus proditor vultusenuntiat vt Pacato in (peculo frontium imago extet animorum. Sant- S. Ambre Ambrogio lib. de Elia c.10. V'altus quidam cogita- gio tionis arbiter s & t acitus cordis interpres : facies in- dex plerumque eft confcientia,& tacitus fermo men- tis; e finalmente Caffiodoro lib.3. Var. cpift.6.Ref Caffiodo- picite innenem per formagratiamsmentis palchritu- Fl dine plus placentem. Refert facie fanguinis decus : proditur animi natura per vultum Te. Antoniolo Triuultio , che fù Bifauolo del grande Gio: Giacomo ; ne fuoi ftendardi portaua i tré volti antica Imprefa di quefta Eccellentiffima Cafa » col Concor- motto ; MENS VNICA ; che dimoftra concor- dia dia di voleri , frà congiunti, ò per fangue, ò per colle- gatione.Quefta vnità d’affetti defideraua S.A goftino ne fuoi Canonici » e Chericiy ài quali così ricordaua S.Agofti- ful principio della Regola ; In v num eftis congregatiy no vt vnanimes habitetis in domo, & fit vobis anima na, O cor vnum in Deo. Màriefce l’imprefa tutta SS. Tri- quadrante alle perfone della Santiffima Trinità » delle nità —ualivnafolaél’effenza, vnalayolontà»vna la fapien- za&c. Sant A goftinolib.7.de Trinit. cap: 3: Pater SiAgofti- igiturs&® Filiusy&® Sprritus Santtus fimul vna effen-® 3 tia, vna magnitudos® vha veritasst& vna fapien- tia; E San Damalo Papa ap. Teodoreto in Anarha S- Dama- matifmisy così; Si guis non dixerit Patris, & Fili 31° Q Spiritus Santi vnam deiratem , poteftatem, dii nitatem y virturem y vnam gloriam s dominarionem» imptrinm, vnamvoluntatemy 5 veritatemy anathe- ma fit», ao CVORE Capo XXVII. 79 D wncuore,; circondato da vna ferpe ; che ftando nel mezzo del fuoco non arde ,'9 fo- prapofi. NON COMBVRETVR, alludendo al cuore di Germanico » che nel mezzo al rogo di morte non foggiacque alla voracità de gl’incendijy refiftendo è quefti la forza del veleno , ond'eraconta- minato » come rapporta Suetonio in Caligula; enon altrimenti il cuore humano » mentre è ingombrato dal veleno della colpa ,.non può concepire gli ardori , , dello Spirito Santo. Nor erim poteft Spiritus San. Origene - Cus confortium pati y & focietatem Spiritus mali » diceua Origofiè Hom.6.in Num. Ilche ben fi vede figurato nel Roneto, quale benche circondato dal- le fiamme s non ardeua ; e come diffe Agoftino t. 6. : tra&. fuperillud; Ego /um qui fum; Ideorubusnon S.Agofti- cremabatur , quia flamma Spiritus è fpinis peccato-"° rum refiftebatur . ; 80 Il Duca di Cleues, Carlo Friderico y per di- moftrare quanto valeffe la concordia; ed affetto fcam- Ù bieuole de i popoli s.dipinfe molti cuori in vno fcu- Concor- do 3 aggiungendo loro»per motto d'Emblema le pa- di ‘role del Poeta; HIC.MVRVS AHENEVS Ruperto ESTO . Kuperto Abbate in Cant. c, 6.9. Noscum Abbate contra malignos fpiritus fpiritualis certaminis aciem ponimus , fammopere meceffe et, vt per charita- tem femper vniti, atque conîtritti & nunguam in- terrupti per difcordiam inueniamur ; quia. quamuis qualibet bona in nobis fuerint, (i charitas defit , per malum difcordia locus aperitur in acie s vnde ad fe- riendum nos valeat boflisintrare. 81 Allo fleffo corpo da Emblema diede il me- defimo Duca il titolo fententiofo; BENEVOLEN. Amore ZA BVONISSIMA GVARDIA; poichequel AMicitia Prencipesche ha il cuore de fudditi affettionato, hàda i i fudditi ancora in tuttti gli accidenti ficurifjme di- fefe . Claudiano. |.’ Pi Ì Non fic excubie, non circumffantia pila Vt tutatur amor » Che però Salonio Valeriano Imperatore fi valle per fuo fimbolo di quefte parole ; Magnum fatellitium AMO + i MANO Capo XXVIII. HE l’Oratione effer debba perfeucrante ; l’infegna la mano » che batte advna porta , Oratio- col motto dell’Arefio ; NON SEMEL SVFFI- ne perfe- CIT ; alla quale alri foprafcriffero ; FINCHE uerante SAPRA. Lorenzo Giuftinianod: Orat. c. 9. Sicw Lorenzo certaminis brauium non affequitur » qui antequam Giuftim». ad metas attingat , deficit; fe orationis fruétu pri- uatur quifquis în illa non extiterit importunus, ed il Padre Tito Boftrenfe fopra le parole di San Luca 11. 8. Si perfeuerauerit pulfans » dice. Ne ignauo , T4t1.8 negligentique animo precationi infiftamus - iubet T'9° Br enim nos ca frequenter petere > que ci no. Prenfe runa Claudia- no 82 MANO Capo XXVIII. firum noftris partibus excedunt . Ergo orationi im- pigrè incumbamus » in caque perfeveremus . 83 Lamano, nella cui palma è vn occhio aper- Atten- to, conl’auuito; FIDE , ET VIDE fù Emble- der à fe ma del Cardinale Matteo Lango; per infegnarci , che meglio fia veder le cofe con gli occhi proprij» & palparle con la propria mano che fidarfi de gli alerui racconti »già che Plauto Pluris eft oculatusteftis quam auriti decem. Diceua Plauto #n milite; ed Oratio nell'Arte Poetica; Oratio Segnius irritant animos demif]a per aurem , Quam qua funt oculis fubietta fidelibus,&® qua Ipfe fibi tradit (pettaror . 84 Similmente Don Diego Saauedra, ammae- Far da sè ftrando il Prencipe à fidarfiben sì de fuoi miniftriymà peidànon trafcurarele diligenze proprie » figurò due mani, vna fenz'occhio » & l’altra occhiuta , col titolo pur daemblema; FEDE ET DIFFIDE. 7trun- que enim y diceva Seneca in vitio ef, omnibuscre- dere s& nulli. Aletandro Seuero, dice Lampridioy nOs'appagò d’'hauere trafcelto ad amminiftrar la giu- ftitiased al gouerno dei popoli i primi periti del mon- do s mà egli ftefio voleva efferne puntualmente rag- Lampri- guagliato; Negotia » & caufas prius è fcriniorum Seneca dio principibus, & dottifimis Iurifconfultisy& fibi fide- libusy quoremprimus tenc Vulpianus fuitytraétari, ordinarique,«tque ita ad fe referri precepit . Bafilio Imperatore frà gli altri aunili , quefto importantiffi- Bafilio ‘moricordò à Leone fuo figliuolo. Obftringe te huic Imper. mecelfitatiy vt omnia tibi aculis infpicienda effe du- casy & nibil infpettum pretermittas. Quemadmo- dum enim ca, qua a te diligenter infpeéta admini- firantur ymultum emolumenti capiunt, ita que non infpeéta negleétim pratereuntur , in magnam perni- ciem labuntar. 85 L'AbbateFerto figurò la palma d’yna mano» Integrità in atto di foftenere vno Scorpione, e le foprafcrifle; di Prela- PROCVL AB ICTV proprietà naturale; e to volle inferire, che l'integrità, ed innocenza del Cardi- nale Maffeo Barberino, era talee tanta,che i maligni ifteffi, non fapeuano qual cofa opponergliy ne da qual parte pungerlo. Requifito che in ogni Prelato ricer- 1. Timor. caua San Paolo 3 il quale hora 1. Timot. 3.2. Oportet a ergo Epifcopum irreprehenfibilem effe » ed hora Tit. Tis. a. 8. 2.8.lo perfuadeua adhaucre; Verbum fanum irre- , i ip vt is qui ex aduerfo eft vereatur nibil abens malum dicere de nobis. 86 Ad vna mano fù fcritto , DISPARITATE Varietà PVLCHRIOR ; confiftendo la fua bellezza nell- effere organizata co i diti, che fono di quantità di- fuguali, ti come anco la bellezza de gli efferciti s e delle religioni nella varietà de gli vfficij, e dei perfo- haggi fi riuerifce. $. Leone Ser. 1. Quadragef. Et S. Leone finoncadem eft membrorum omnium pulchritudo 3 Papa necintanta varietate partium poteSt effe membro- rum parilitas communionem tamen obtinet deco- ris connexio charitatis . E San Gregorio Papa Ep. S. Grego= 52» parlando de i gradi varij di Santa Chiefa. 4d rio hoc diuina difpenfationis prouifio gradus diuerfos , & ordines con$lituit effe diftinitos , vt dum reue- rentiam minores potioribus exhiberent y & potiores minoribus dileftionem impenderent » vera concor- die fieret ex diuerfitate contextio &c. 87. Don Giacomo Certani, figurando vna ma- no in atto di vezzeggiare vna ferpe , ed aggiungen- 85 dole il motto; PROPRIZ BLANDITVR Fabbro NECI ; dimoftrò che imondani » mentre di fouer- del fuo chio accarezzano la carne » fomentano la cagione male della lor morte. Origene Hom. 9. in Leuit. St car- Origene nem frequenti mollitie » ac iugi deliciarum fluxu fo- ueatis» infolefcet neceffario aduerfum fpiritum» e più abbaflo. 7°u das ftimulos carni tua » tu eam aduerfus (pirirum tuum armas » & potentem facis , cum cam carnibus fatias , vino nimio inundas » omni 1 mollitie palpasy & ad illecebras nutris. Il lafciuo Lafciuo accarezzando vn impudica, vezzeggia la ferpe è che lo fofpingerà à morte ; e l’incauto che accarezza il IMCauto malconoiciuto nemico, fomenta, e fi nutre il ferpen- te nel feno &c. 88 Chela vera virtù confilta più nel faper ben operare » chenel'ben dire, lo dimoftra la mano, fe- Operare gnata col motto Emblematico ; OPERI, NON VERBO ben dicendo Seneca che; Non et philo- 5*ne4 Sophia populare artificium » nec offentationi para- tum; IN REBVS NON IN VERBIS eftre .. Giufto Lipfiol.1. Manudu&. differt. 13. FACERE Ra docet philofophiay NON DICERE;@& hoc exigity "'? ce vtadlegem fuam quifque viuat. 89. Vna mano, tenente vna fpugna col motto ; PREMIT VT EXPRIMAT fùda me figurata » per inferire > che Iddio ci trauaglia , per cauar da Traua- noi pentimento » clemofine', ed opere di vita eter. 84° na &c. L go Sigifimondo Malatefta manifeltò l’eroica in- Intrepi- trepidezza del fuo cuore, pronto alla fofferenza d'ogni 4222 più graue difaftro » col figurare la mano di Mutio Sceuola pofta nelmezzo al fuoco; ed il titolo; HIS GRAVIORA , ciò che fi vede operato, e da S. Lo- renzo, che perfuadeua i carnefici è riuoltarlo sùla cra- te infuocata » accioche quelle parti del corpo » che fino all’hora furono dall’arfura preferuate , foggia- ceflero à quell’atrocità di pena; e da Sant'Ignatio Martire» che fe bene riftretto frà l'orror delle carceri, edaggrauato dal pefo delle catene > bramando pe- { ne maggiori, iua dicendo ; Ignis, crux» beftie, con S-Ignasia frattio offium ,membrorum diuifio , & totius carnis M#7" contritio » & vuiuerfa tormenta diaboli in me ve- niant &c. PIEDE Capo XXIX. HE la tentatione ne fuoi primi fuggeltiui Tentt- effer debba calpeftata , accioche non pre- tone uaglia a fofpingerci alla caduta » ed alla morte, l°- inferij col fare vn piede » che fchiacciaua vn ferpen- te, ed ilfcartello; PREMAT, NE PERIMAT; _ * fenfo infegnatomi da San Gregorio 32. Moral. c. 16. S- Grego- Prima ferpentis fuzgeftio mollis » acteneraeRt, c& "1° facile virtutis pede conterenda: fed fi bec inuale- Scere neglizenter permittitur : eique ad cor aditus licenter prebetur , tanta fe virtute exaggerats ve captam mentem deprimens , vfque ad intolerabile robur increfcat . Parimenti vn anima trauagliata + pus di quefte parole prudentemente feruirfi , riuol- Confor- tandofi è Dio » e con totale conformità alla fua fou- mità rana difpofitione dicendo . Premat ne perimat » S- Bernar poiche; PREMI magis y QUAM PERIMI © videtur VT ILIWS » parole di San Bernardo Ser. 2. Dedicat. Ecclefie + S. Loren- zo 9I Il fine del Terzo Libro, DEL D©ESI: n MONDO SIMBOLICO LIE Vo li VCELLI, eloro attenenti. Vcello c.1 Cuculo c.25.-Paffero c. 50 Airone cizDraica c.26 Paffero folitario c.s1 Alcione c.3 Dugo c.27 Pauone C.52 Allodola c. 4 - Fagiano c.28. Pelicano C. 53 Anitra c.5. Falcone c.29 Pernice C. 54 Apode c.6. Fenice c.30 Picchio Cc. 55 Aquila c.7 Folega c.31. Pintadello c. 56 Aftore c.8. Fringuello c.32° Pipiftrello Cc. 57 Auoltoio c.9 GallinaChioccia c.33. Quaglia, vedi c.24 Barbagianni c.1o Gallinaccia c. 34 Rondine c. 58 Benico c.1r Gallo c:35. Rofignuolo C.59 Biftarda c.12 Gallo d'India. c.36 Saleucide c. 60 Calandra c.13. Gazza Pica C.37 Sparauiere CGI Caprimulgo c.14 Glottide c. 38 Starna, vedi Cc. 24 Cardello c.15 Griffone c.39 Struzzo c. 62 Carifto c.16 Grotto c.40 Tortore c. 63 Cicogna c.17 Grue c.41 Trochilo c. 64. Cigno c.18. Ibide c.42. Vanetta c. 65 Ciuetta crto: Loxia c.43° Vcellorifplendéte c.66 Coccice c.20 Mergo c.44 Vpupa c. 67 Colomba c.21 Merlo c.45 Vowo ci68. Cornacchia 0.c. 22° Motfice c.46.. Ala c. 69 Coruo 23 Oa c.47. Penna c. 70 Coturnice,, Quaglia, Pandaiolo c.48. Nido 6474 Starna c.24 ‘Papagallo c.49 Gabbia E Se MeC.E Lib O Capo I ’Vcelletto entro vna gabbia rotonda ,'che foltentata da due poli al mouerfi di lui continuamente fi raggira , Inbilitate volmbiliusy de ‘vno in alind vazo inceffu tranfit y querens requiem vbi noneît. In omnibas enim que videntur requiem quefisi y & veram re- quiem ineis inuenire non porui. Mà è doue fi ritro- non permettendogli alcun uerà ella guefta requie? La fapienza cel motiva; Im Ecelefiaf. ripofo » fé non all'hora ch'- omnibus requiem quefinis & in bereditate Domini 24. 11. pe n NY ,S N YVEL[VT[YHT preuaricari eft , apoftatare eft. E frà poco. Hereor ne totum quod foneram blandimentis, roboraueram adborta- tionibus , orattonibus folidaueram s iam iamque eua- nefcatydeficiat, pereat : & lugeam mifer non tamcaffi laboris damnum, quam damnate fobolis miferabilem cafum. 7 Scriuendo Pierio Valeriano lib. 26. De Ephe- mero » che alle cofte della Bertagna cadono giù da gli alberi certi globi , fimili à voui d'oca; i quali immo- landofi nell’acque » cheloro fottogiacciano, produco- no alcuni bianchifTimi vcelli ; il Lucarini per fimbolo di quei,che fi battezzano ne formò imprefa col titolo; Battefi- ANIMANTVR MOLLITI; e nel vero, che nell’. mo acque battifmali rinafcano i Fedeli, animati à nuova vita» l’efpreffero , e San Mafimos Homil. de Iuda proditore . Bapcifmum Chrift: nobis eft fepultura , S- M«ff- in quo peccatis morimurycriminibus fepelimury & ° veteris hominis confcientia refoluta in alteram na- tiuitatem rediuiua infanzia reparamur » e San Bafilio di Seleucia Orat..34. Videre erat rem inopinatam, Bafilio in aquis matrix parabatur » que calo cines pareret. Selewco O inaccelfa mySteria! aqua pariebat, & calo ciues adfcribebantur. Quei peccatori, che fono morti alla Peniten- gratia » fe hauranno in forte di tuffarfi nell’onda delle ti lacrime, faranno immantinenti rianimati, &c. 8 Imaligni,& gl'inuidiofì, i quali alla vifta dell’- altrui virtù, gloria yedeccellenza » s'intorbidano , e fi perturbano tono fimili à gl'vcelli notturni è i quali riefce odiofa 3 ed abomineuole la luce » che però il Saauedra figurandogli fuggiafchi dalla vifta del Sole, Inuidia foprafcrifie loro; EXCECAT CANDOR, H 2 Tanto 88 Tanto autenne di Giudei;chein vedendo le chiariffi- me.operationi del Sole diuino » dal proprio livore, ed inuidia timafero acciecati, de i quali Leone. Imperat. Leone deExalt:S.Crucis diffe così; Invidia & furore Imperat. ebrij s gloriam eius non intellexerame s vt Sacre .. litterae teffantur ; Nam fi cognoviflent » nonvtigue Perfidia pominum gloria crucifixiffent. Non cognouerunt, SEO quia cognofcere noluerunt » tota cogitatione ad inui- diam converfa s gloriaque magnitudinem , & fi ma- nifeftam, agnofcere detreftantesynon dederunt locum rationi ad intelligendum » vt tantam rabiem cohibe- rent; ed aggiunge; Cognoneruat certèy non vt tans quam Dominum glorie bonorarent, fed vt ignominio- fa morte perimerent. Ea enim innidie natura ef ; non recipit que confitetur neque id quod videtur vi- dere vult ; neque affentiri ijs> qua negari nequeunt. Hac occupati, populus. ingratusy beredem, glorie Dominum, quem nouerant (quomodo enim divinara cius maieStatem ignorare poterant illi: apud quostoty tantifque miraculis fulgebat ) quafi non cognitumin ligno extenderunt. ». Chevn vile » e picciolo difetto. , nc impedifca il volare all’acquifto della fupremè perfettione, lo di- moftra l’vcelletto legato da vn filo, che volendo » al- zarfi non può y quale introduffi è dire; MINIMO DETINEOR. SanMaffimo lib. r. decharitate. S- Maffi Quemadmodum pafferculus » pede alligatus , volare 107 incipiens » in terram funicalo detrahitur; fic quoque mens nondum affettibus liberata y & ad rerum cele- © Sliumcognitionem volare contendens » ab affettibus . ducitury&® adterramdetrabitur. Lofteffo concetto 2. Iféiz efprime il B.Itaia Orat. 8.in Bibl. Patrum. Simailis Sum pafleris cuius peslagueo vinétas fity qui dum fo- lutum fe exiftimans , volatu extollitur, laqueo reti- netur. Nemo enimeft, qui non ad extremum vfque /piritum aligna prematur follicitudine . to Perimprefa dei duellanti Monfignor Arcfio dipinge due vcellacci notturni, che combattono in aria» colmotto; AMBO PARITER CON- | CIDENT; toltonelcapo 46.di Geremia nu. 12. Ierem:46 Fortis impegit in fortem.; & ambo pariter concide- Rs runt ; dottrinas anzi miferia che ne i duellanti così of- 3. Eernar (eruò San Bernardo Serm. ad militi templi cap. 2. cd Quis finis sfruttufgue fecularis buius non dico mili- tieyfed malitie? Si, & occifor lethaliter peccat y& occifus aternaliter perit ? i rr Monfignor Arefio dipinfe vna nave in mare, che feguiua il volo d’acuni vcelliyche la precedeuano, i quali da i nauiganti medefimi fogliono efferportatis & pofîi in libertà ,accioche feruano loro d'indirizzo » Imitatio pertrouarterra, &le diede il motto ;: VOLANTES ne SEQVITVR infegnando ad ogni anima fedele) à feguire con l'imitatione il volo dei Santi , mentre ne STIA fono propofti in atto di preuenirci verfo la terra de n; 8° Beati; Solemnitates enim martyrumy exhortationes martyriorum funt : vt imitari non pigeaty quod'cele- brare deletat.. Agoftino fer. 47-de Santtis . 12 Vnvcello volante preffo la fpiaggia del mare coltitolo; PENSO VIRES édelConte Carlo Camillo Martinengo y il Circofpetto frà gli Erranti di Brefcia; che.inferifce giudiciofa prudenza in bilan- ciar le proprie forzese talentisprimadi fpiegar il volo» ed accingertì à confìderabile operationey od imprefa . Luc. 14. Quis rex iturus committere bellum aduerfus alium 31. regem non fedens prius cogitat fi poffit cum decem millibus occurrere-ci qui cum viginti millibus venit ad fe? 13. Vn mondano, volendo fignificare, che quan- to più feruiva , ò pregauaytanto meno tronana di pie- tà) Odi corrifpondenza » dipinfe vn augelletto in gab- Diffetto leggero Duellatà Pruden- za VG ELLI ILib. IV; bia; che fe bene dolce cantaynion però ottiéne la libers Corrif- tà ; egli fopraffrife. PIET A' COL DOLCE ponden- CANTO IO NON IMPETRO; Girolamo Pre-73 Mare ti nellefuerime ; = AE Prendo ben io tall'hor l’vfata cetra, E'l bel nome adorato è ferino 3d canto 5 Per dar, nouo Anfion fenfoà vna pietra ; Mà perche vuol de la mia morte il vanto è O non cura è ònon ode » d non fi (petra , E vuol da me più chel’inchioftro , il pianto. 14 L’AbbateCertani, per vnmondano, che fui- + luppatofi dalle vitiofe affettioni , tanto s'era folleua- . to à Dio, che omai più non temeua le infidie amo- rofe della fua donna» figurò vn vcello che volana Contemi fopra d’vn labirinto dol cartello; INCOLVMTIS platiuo INCOLA CALI. Tale Giufeppe il Patriarca Giufep- hauendo il cuore tutto folleuato è Dio » non foggiac. pe que alle infidie dell’ Egittia sche tentaua inuilupparlo; Nec berilis illecebra flexus eft delinimento s fcrille S.Ambre Ambrogio » nec immerito flammas non fentit libidi- gie nisyquimaiore dinine flagrabat ardore gratie . così Ambr.in Pfalm. 104. e 15 Cheitrauagli fiano ftrumenti per farci con ogni prontezza folleuare al Cielo, ed à Dio,l'inferì ‘lo fteffo Padre Certani s col fare vn augelletto ) che fuggendo dalla prigione,s'alzaua tutto veloceall’aria; col vero. DA LA PRIGION, RAPIDO VOLA AL’ETRA . Tribalationes , fcriffe To- mafo di Villanoua Ser. de SS. Cofma &c. calcaria Pon funts qua faciunt nos currere ad Deum » ficut Grego- noga rius ait; Malay qua nos hic prainenty ad Deum îre compellunt . i 16 Pervnlafciuo, che impudicamente corrifpo- Lafciuo fto da vna impura » non fapeua da lei ftaccarfi, fe il Padre Certani vn veello , inuifchiato dalla pania » mentîe fi porta à godere l’infidiofo cibo» col verlo; L’ESCA MI DONA, E LIBERTA' MI Ambitio TOGLIE. Quadra quetto motto ancora ad vnosche fo riceuendo benefici) , diutene fchiano del fuo fuperbo benefattore. Seneca epitt. 8. &rfera 25 pifcis, (pe Seneca aliqua obleftante decipitar. Muneraifta fortune pu- tatis? Infidie funt. Quifquis noftrum turam agere vitam volet quantum plurimum poteft yifta vifcata beneficia deuitet > in quibus hoc quogue miferrimi fallimur, quod habere nos pucamus; babemur. parole tutte confiderabili . x 17. Vnvcello s in atto d’vfcirfene dalle retiycol ti- tolo; CAVTIOR HINC feruî per vno, che libe» ratoti da gli altrui inganni, viucua con auertita cir- cofpettione. Percuffus bello » bella futura timet, Prouerbio antico + M vaglia il vero quetta cautela é pur troppo di rado eifercitata ; Homo, dice Giu- fto Lipfio l: f. de Militia dial. 20. cenfèzur pruden? tifimus animalium s at fihi ftultiffimus videtur . Quid ita? Nam cetere animantes, vbi femel of- fenderint » canent ;;non valpes ad laqueum » lupus ad foucam » canis ad fuftem temere redibunt ; folus homo ab euo inaunm peccat ferè inijfdem . 18. Don Arcangelo Conter, efprefte gli affetti d’vn anima contemplatiua s che con l’ali dell'amore alzandofi è Dio; fiduoled'etieretrattenuta 3 ed im. Contem pedita da i legami del corpo »col figurare vn vcellet- platiuo to » chie fpicga l’aliàvolo , mà vientrattenuto da vn filo » col quale ftà legato advnalbero ; ed il motto ; CVPIO DISSOLVI. Concetto di Paolo ad Phi- <.__.: lipp. 1» Defiderium babens diffoluiy & effe cum Chri- Philipp. fto . nelqualpropofito San Gregorio 3. Moral. c- 30 1**3> Benè Paulus eterna defiderans » fed tamen adbue s. Grege= corruptionis fue farcinam portans » vinftus clamàt: rio Papa Cupio Girolama Preti Traua- glio vti- e Cautela Giuffo Lipfro AGHIRONE, ò fia 0A Cupio diffolui ; «> effe cum Chrifto. Diffolui enim ci non quareret nifi fe proculdubio vinttum videret. Il Caualier Marino nella 3. p. della fua Lira efpreffe quefto concetto così . Peregrino Vlignol » s'avuien che fia Chiuto colà trà prigioneri augelli » E digranrege in ricchi alberghi ; e belli Pargcletto cantor viua in balia ; Quantunque amica mano efca gli dia, E gli preftin ricetto aurei cancelli : Riuagheggiando il patrio ciel, frà quelli Sofpira pur la libertà natia. E così, benche il fenfo l'accarezzi, Duolfi;, Signor» del carcer fuo terreno ata: L'alma, nodrita infrà lufinghe , e vezzi; Ne requie haurà » finche’l tenace freno Del ritegno martal , morte non fpezziy Ond’apra l’ali, à rivoltarti il feno. AGHIRONE, ò fia AIRONE Capo II. Marino Veft'vcello ) che fuormonta i nuuoli , por- tandofi è godere laquieca ferenità del Cie- lo, hebbe dal Bargagli. SVBLIMITATE SE- CVRITAS; cosìilnoftro cuore trouerà ficurez- za, quando ftaccatofi da quetti oggetti inferiori , 9- inalzerà conla confidenza » e fperanza al folo Iddio 5 Così con l’alma folitaria , e fchiua Affai tranquillo, e ripofato viuo $ Sprezzando ilmondo , e molto più me fteffo . Cantò Pietro Bembo , ed il mio Concanonico Vgo- Peone DE di S. Vitore 1. 1. de Beftijs c. 47. Hec quis y par- Fittovino la dell'Aghirone , poteSt fignificare animas eleéto- rum » qua formidantes perturbationem huius fecu- li, ne fortè procellis perfecutionum » inftigante dia- bolo innoluantur , intentionem fuam fuper omnia temporaliavefferentes , ad:ferenitatem patrie cele- ftiss vbi affiduè confpicitur Dei vultuss mentes fuas eleuant + [ 20 Lafamiglia nobilifima di Capua, l'hebbe col metto; HVMILIA DESPICIT, cheinfe- Animo rifce animo grande, egenerofo , e può feruire ad va genero- amante» chealza il pentiero folamente a fogetti gran- 10 di; ed anco a pennello quadra à perfona contempla- Contem tiua., che fprezza tutte le cofe , e vanità terrene. San plativo Gregorio Papa 11. Mor.c..21. Qui fpiritualibus bo- S- Gre8o- nis ditati funt y profetto tervenis non debent negotijs via implicari ; vt dum non coguntur inferiora bona dif- ponere » exercitati valeant bonis fupertoribus de- feruire. 21 Advn aghirone » che vola verfo il Cielo, reftandofi à terra molti altri vcelli fù foprafcritto . ALTIOR, ET TVTIOR; motto che dichiara Religio- molto benela felicità dello ftato religiofo ; del qua- fo > le San Pietro di Damiano lib. 2. Epift. 18. così; Ibi Pietro dì quoque ( nelle Religioni ) cali funt volucres, ij nimi- Damiano vum> qui virtutum plumis fe fe in ardua fublenant, ac terrena qualibet fub fe tranfire de fue mentis arce profpettant,dumque per terrena repere fub car- nali concupifcentia iugo defpiciunt, libertatem aeris petunt» fe feque ad celeftia librata mentis contempla- tione fufpendunt &c. ‘ 22 Cheletrauerfic non perturbino la ferenità in- _ terna d’vn. animo grande, evirtuofo » lo dimoftrò Animo J’AbbateCertani, con l’imprefa d’vn Aghirone ; di- Senero- pinto foprai nuuoli tempeftofì » che ftà godendo la quiete del Ciel fereno, e la chiarezza del Sole col mot- 19 Sperar in Dio Pietro Bembo AIRONE Capo II. 89 to ; FVRVNT INCASSVM. tanto configliaua Seneca de Vita beata cap.20. Vir fapiens,atque per- Seneca fettus shanc fibi vitam proponere » fic fecum agere debet. Ego mortem codem vultuvidebo, quo au- ‘diam. Ego laboribus quanticunque illi erunt parebo» animo fulciens corpus. Ego diuitias , & prefentes » & abfentes equè contemnam, nec fi aliubi iacebunt» triftior; nec (i circa me fulgebunt , animofior. Ego fortunam,nec vementem fentiamy nec recedentem » ALCIONE Capo III. L’Alcione, vcello maritimo » che fà il fuo ni- 23 E do în vicinanza del mare » neltempo del ri- gido inuerno, mà con priuilegio della natura così gra- Prefen= des che mentre egli cova levoua , tacciono i fremiti za digrà dei venti, s'acchettano itumulti delle procelle » e gode de il mondo placidiffima quiete ; Ne fece pertanto im- prefa il Sig. Don Carlo Boffosfigurando quefti vcelli Prefenza mafchio ,& femmina ; corcati nel nido , inmartran- d'Iddio quillo, col motto; CERTA QVIES, e ciò perla feconda venuta del Signor Contettabile di Caftiglia in Italia,conla Signora Ducheffa di Friasfua moglies inferir volendo chela venuta dell'Eccellenze loro , è far nido in Italia, era ficuro prefagio di ferena pace, e di lieta bonaccia di pubblica quiete. Verità che accer- tatamente ripigliar fi deue della prefenza d’Iddio, e di Maria s opra dei quali, ele paftoni del cuor humano | reftano appianate; e la perfetta interna quiete n'è ri- artita . All’Alcione corcato nel fuo nido » e pofto alla tiua del mare da altri fù foprafcritto; OMNIA TVTA: applicandofi l’imprefa alla Beata Vergine, la quale Protet- fe farà annidata nel noftro feno, ci otterra la ficu- tione di rezza frà tutte le ftrauolte del pelago mondano . Lui- Maria» gi Cerchiaro nell’ A Auntione di lei così. Vergine Seu Boreas tumidis in littora feuiat vndiss Luigi Seu Notus elatis fidera pulfet aquis; Cerchiaro Alcedo in fcopulo nidum (i collocet' omnis Ponit inexpletas aquoris vnda minas . Fluétuetimmani bellorum turbine mundusy Sangninis, & calidas aftuet inter aquas Exprimt Halcyonem Virgo rediziuay falutem Nuntiat illa falo, nuntiat ifta folo. 24 Sicome dalla prefenza dell’Alcione ne deriva la quiete de i mari , onde fù chi gli diede il titolo; EX ASPECTV TRANQVILLIT AS; Refidéza così dalla prefenza del prencipe , ò del ma giore , fi di mag- togliono dalle città, republiche, e famiglie, tutti i gIOre tumulti i difordini, e gli (concerti. Plinio nel Pa- neg.di Traiano. O veri principis y atque etiam Con- Plinis Sulis reconciliare emulas ciuitatesstumentefque popu- los » non imperio magis » quam ratione compefce- re » intercedere iniquitaribus magiftratuum » infe- &umque reddere quidquid fieri non oportuerit . 2j Pare fcioccheria,chel’alcione nel cuor dell’in- uerno » € lungo la fpiaggia del mare , luogo tiranneg- giato daiventi, e perturbato dall’inquiete, volubili i tempefte, fi ponga à conarla prole j ad ognimodo; in Prudete ciò fi riconofce vna fegnalata , maturale prudenza di 22 queft'augeliozil quale molto bene; AGNOSCIT TEMPVS; com'altri di lui diffe » auertimento di molta isaportanza in tutte le operationi humane, poi- che come diffe Quidio . Temporibus-medicina valet , dara tempore Owidie profunt » Et data non apto tempore vina nocent. Quin etiam accendas vitia » irritefgue vetando Temporibus fi non pc fuis. | 3. L'Alcione Ji 005) Vi ECESIA 126. L'Alcione, fa ilfuo nido di materia così te- » mace, edura che con gran diflicoltà à pena fi. può rompere ; ed il fà con tant’arte » che ne meno vna Yirgini- _gogciola d’acqua vi pudenttare , rendendofi 3d ogni tà di Ma altra cofa inpenetrahilea che però lArefio lo fcelfe tia per figurare il Ventre di Maria fempre Vergine, e lo fegno colimorto; NON ERIT QVI APE- "hl AT, Sant Attanagi Ser. de Maria & Tofeph;; S. Atta- Virginale illua claufirum yin quo dininus thefauras TR repofitus fuit, omni ex parte purumy atque impol- lutum_ permanfit ». E San Giouapni Culaftomo . Gio: Cri- In tuddopcepie s in'tuò parti creuit:pudors autta Sofomo e$t cafticas , © integritas roborata ; e foggiunge, Qui ingreditur » «5 egreditur y & introîrus fui & exitus nulla veftigia relinquity dininus babitator eft, - non pumanus Dama in ‘37. Pervna Dama follecitata» mà non perfua- cane | fa, fù poffoil nidodeli'Alcione, col mare d’intorno folleci- ondeggiante» e fluttuante, cd il cartelio; AGGRE- Fata. DITVR, NON INGREDITVR . San Grego- gibh vb rio Papa » fcriue che non altrimenti fù la tentatrone Crifto del Demonio laneldeferto , che fe ben aldi fuori af- tentato ‘falina Crifto.y al di dentro non poteua attingere , ne “anco ad offender leggermente l'innocenza di Crifto, S. Grego-'qual era impeccabile ; Z'encari per fuggeStionera quo potuit : fed ems mentem peccati deleéfatio non mo- mordit , Atque ideo omnis diabolica illa tentatio _ Joris» nonintus fuit. Homil.16. in Fuangel. Anco Maria» adhonore di Maria Vergine può feruire il concetto, Vergine contra laquale la frode dell’infernal nemico non pre- antattà ualfe in conto veruno adimbrattarla ; laonde SanGi> rolamo ferm.de Affumpisconfiderando quell’Elogio Cant. 4. verginale; Cant. 4,12. Hortus conclufes, fons figna- 12., rus ofterua » che ella ben fi dice giardino chiuio » e $.Girola- fonte (uggellata; ad quam nulli potuerunt dol: rum mo, pere » nec pravaluit fraus inimiciy fed permanfit fav» ‘ Cfamente , & corpore » anultis donorum privilegijs « fablimata » i Affetto> = 28. Diconoche la femmina dell’Alcione 3 non fi maritale fcompagna mai dal fuo conforte ; che però il Barga- Amico gli, per fimbalo d'affetto maritale la figurò col mot- vero to; NVNQVAM A LATERE; tale appunto Angelo èilveroamico»tale € la prouidenza d'Iddio; e tale è Cuttode pAngelo Cuttode;. 0 hominesadiceua F pitetto; cita- Epitetto toda Lipfio lib.1. Phyfiol. diflert.16.Scitore diligen- try & praftanti cuidam cuSlodi vnumquemqueno- Sirum è commiffos, Cum igituy fores addaxeritis) ene CL benebras intus feceritis, mementote nanquara di- n ib gere; quadfoli fitis. Nonenim chis, non ; fed Deus intus eft, © vefter angelus intase; gi coeso Alcibiade Lucarini , alla femina dell'Alcione , che gouerna l’Alcione vecchio fopraferiffe;; ASSI S> TENS NVNQVAM DESISTENS; rapprefen- ‘Amico tando va amico perfeverante ; Ò fia va amico vero , poiche come feritte Liplio Centun. fingul. ad Ger» vero Giufto mano Ep. 43. Amicitia que'definere pateft nun> Lipfo quam vera fuit; e figurandoci ancoracomiugalcin- Coniuga feparabile compagnia ‘3 della quale Oratio libe 1 le affetto Ode 1 a: ratio Felices ter, & amplius,, Quos irrupia tenet copula; nec malis Diuulfus querimonijs > Suprema citius foluet amor die + ALLODOLA Capo IV. 29 D AL Signor Don Carlo Boffo Pallodola fù rapprefentata in atto d’alzarti: è volo » & cantante.» il che dichiara il motto; AD ARDVA D Li IMAIHOA GAV.DENS , e ne fece imprefa per lo Serenifimo Animo Ranuccio Farnefe Duca di Parma; che ritrouandofi genere- nell'armata navale fopra-A Igieri » volle eflere an- fo nouerato frà quei pochi Cavalieriy che furonocletti adattacare:l petardo è quella piazza » alla quale ar- duiffima,attione ; e d’eftremo pericolo ripiena PAI- tezza fua andò contanto pufto » che dopo foleua di- re di non hauerenelcorfo di tutrala fua vita provato contento maggiore ; imitando l'allodola , che fola frà gli altri augelli dolcemente canta ; mentre in alto vo- lindo fale .. Imprefa tutta opportuna ad efprimere Crifto l'allegrezza dell’incarnato Verbo» che piendi giubilo patiente fi fe incontro.alla penofa acerbità della fua palfione, e della. mortey à. quella incamimandotis. Hymno diffoy fcriue San Matteo 26. 30. cioè come: fi cana dal telt» Mars, 26 Greco; Hvmnizantes > che è lo Beffa come-dire ; 30. hbymno cantato exierunt in Montem Olineti. Vitto- re Anriocheno 3 citato dalla Gloffa-fopra San Marco 14.26. Ante paffionem landat $ gratefgue Deo de- Vittore promita per.hac oStendens/e vlirò slibenterguerpati. A nrioche Fumnosquogne exempitò bocadmonensyvt aduerfa "° figna , que nonnuriquam fefe efferunt , grato patien- que animo perferamus.o * © ANITRA Capo W)° 30 Ll’Anîtra ; fiouratàcol:capo fommerfo nell@ .5 acque Monfig . Arefio foprafcriffe; PRO: _ cill FVNUA QUOQVÉ SCRVTATVR', facendo» Curiofo nc imprefa di perfona curiofa; & fpecotativaynèl qual propofito il B. Lorenzo Giuftiniano lib. detrimmpd. agon. cap. 18. FaftuseSt homo, vt celetiaconfequa- turns imuifibilia concupiftar , & maibra fe quarat, Impellitur igitàr è natura, vi fumimum videre appe» ta' bonum. Inferiora idèo tanta cum asiditate per» è. luftrat y vt fiquid in illisfummi boni vestigia eh) percunétando reperiat. APODE; ò fia MANVCODIA- TA.ò vero VCELLO DI» PARADISO Capo VI. Veftvcello dimora nell’Ifole Molucche. Non hà ali ; évola; non piedi e camma; non ha quafi carne) ed è veftitò di longht piume; è | compofto di terra; enonmaîvi fifema) e quafidi è toccarla fi fdegna; non è mai veduto ne mafcere è ne morire s mà ben litrotra morto. Crefcesviues & pe- nera; mà non però;dicono, dmangia, ò beuc già maî. . Monfignor Arefio ne fece imprefa per San Gionanmi San Sio: Battifta nel deferto; comle parole di S. Matteo 11.28. Batuita NON MANDVCANS, NEQVE BIiBENS; dass. 11 offeruatione , che parimenti fece San Giovanni Cri- * 8. foftomo Hom: 10:inMattheumpcosì del'Batcifta feri- -. R uendo; Nec teltoynéc letto indiguit non menfamy 20° Cai vel aliquid huinfiodi requifinits fed angelica quadam Sifeme: n vita incarne mortali refplendwit. 32 Percheqaeft'vcello fempre è veduto inaria» erò dal Camerario gli fù fèritto il titolo; TERRA OMMERCIA NESCIT ,; idea efprefla di perto- na fpirituale, ed'anima contemplativa. Sun Profpe- Contem ro fopra il Salmo 103. Sung quedam volatilia ygue Plativo non babitant hifi fupermontes: & horum nomine fpi- viticales anima figmificaner, aere libero,c5 cali fere= nitate gaudentes&e. ilche profeffaua di fe medelimo ; Paolo Apoftolo Philipp. 3: 20. Noftra autem con Philipp. uerfatioin celiseftyfopra itqual luogo gr Macario 3- 3° om. f. Lorebgor Giuftin. 31 AP ODE. Capb VI S. Maca- Homig. difcorrecosi; Im eoènim veri Chriftani dif- vio, crepant ab vnizerfo genere hominum Nec parunm eft inter virofque.difcrimen: nempe in co y quod ani» musy atque intelleébus Chriflianorum cogitationi ce- lefti femper fit deditus, aternague bona contempla+ tur &c. E Sant'Ifidoro Pelufiota lib. 4. E pifi 186; Ifidoro Apoftoluss vir fapientiffimuss cum cos qui terrena Pelufiota (apiunt obinrgaffet yhis verbis vfaseSt ; Noftra at tem converfatio in celiseft i 1js videlicev qui pranas ey © improba faciunty eos qui ingentia y;& preclara opera edunt opponens. Illi‘cenim vilesy & abietti funt= bi autem animi magnitudine praditi &c. 33 Il Prencipedi Conca ; all'Apode, che fempre \ ode di fpatiare.frà l'altezze del Cielo diede il motto; Animo NEGLIGIT IMA, rapprefentando vn animo no- nobile. bilesmà grande ,.che non curaguanto fatto hà la ter- + raymaltutto é invaghito delle fourane bellezze. San S, Gr1807 Gregorio Magno Hom: 11.in Euangeli. Qui caleftis Mo vite dulcedinem s im quantum poffibitivas adimitzits Contem perfette cognouerityeaguein terris'amanerat; liben= plativo ser cana relinguit;; in comparatione eius vilefiunt sea omnia, deferit babita, congregata difpergit, deforme confpicitur quidquid de terrena ret placebat fbecie ue Trad fici Od OL 34 Perchel'apode hà pochiffime carni 3 & molte piume s.nonè maravigliafetutto agile y efpedito.egli s'inalzi al Cielo. Hebbe ragione:chi gli foprapote il titolo:;; SINE PONDERE SVRSVM. Fortunato colui, che fi fcarica: del pefo delle ricchez- Povertà ze, poichedalla pouertà volontaria gli farà ripartita polonta» l’agilità ; per tratportarfi al Cielo . San Bernardo ra- Tia...» pito dalleiparole di Crifto Matt, 51 34 éhe.connete dix1h:5-3 (ono ibregno eterno con la pouertà dello fpirito Beati panperes fpiritu quoniam ipforum eft regnuincelo- S. Bernar rum. Magna quedam penna dice è eSt paupertatis) vio ee quartameno volaturin regnum celorum . ] 35 Leapodi; volando accompagnate, s'appog+ aiusieè giano l’vna su'l doro e frà gli homeri dell'altra ; Quindi Monfignor Arefio , prefe motivo di farne Affuntio imprefa per l'Atluntione di Maria Vergine; che falì ne di Ma alla gloria foftenuta dallo fteffo Figliuol d'Iddio , & ria Ver- fuo; ilche dichiara ilmotto ; INNIXA ASCEN:- gine DIF toltoda 1 Sacri Cantici 8. gs. Afcendit inni- Cant.8-5» ya fuper dilettum futm » luogo che da San Bernar= do così fù elpofto. Saper banc. ( dilettam ) inni. titur mater ila feliciffimay & in aureo reclinacoria diuina maieftatis recumbensz inter fponfi. imo fily fia brachia requiefcit . O quanta dignitas » quan ., SJpectalis gloria inniti fuper ilum ; quem reuerenter. colunt «Angelica poteftates &ci 36. Perche l'apode anco dopo la morte muta le: *fuc penne y rimettendole di nuovo e colorite se bel- le: però lefà foprafcritto; INTERMINATIS \FVkGET HONORIBYVS ;. motto:che hà molta fimilitudine con le parole d'Oratiol. 3.0d.2.. Virtustepulfa nefcia fordid®ine 00 contaminatis fulget honoribus » Virtù im E dimoftracheil pregio della virtù cimmottale ;.ed mortale. anco ferue per fimbolo della riturrettione,nclla quale Rifurret- i giufti , a differenzade ireprobi , di nobili e gloriofi tione de corpi fì vedranno riueftiti. Reprob: namque s terre- giufti — nì fde imaginem portantes , parla Tomato di Vik Tomafè lanoua ( Conc. 2. de Iudicio catremo ) carnales » di Vile- deformens , & ponderofi » licet incorrupribiles y fur= lanona gene propemodum quales fuerunt în hac vita mor- tali ; ele&torum vero nona progenies yin gloriam filio- rum Der permutata y in fprritualicarne fulgebunt fi- ‘cur fol im regno patris eorum. ha 37 All’apode, che percilere fenza gambe y per contequenza non può nec palieg giare pian piano nc 9 »5f » Orazio! DI trattenerti in piedi, come fammo gli altri augelli; mà deue è portarfì'à tuto volo » ò giacertene tutta im- mobile io diedi le parole di Plinio I. 10. cap, 39. AVT PENDET, ANT IACET); cioè; O Plinio VOLARE, O; GIACERE ; Figurando quelli yi È quali dvogliono fare ogni cofa ,,d non vogliono far O tuttò ; nulla } appiglianidofi vitiofamented glieftremi , e non è nulla ammettendo la virtù della mediocrità » Oratio Satyr. 3:d’vacerto Tigrllio così ; Nul aquale bommi fnit illi. Sepè velue qui Currchav fugiens boftems perfepe velut qui ‘Junanis facra ferret. Habebar fJape ducentos. S«pe decem feruos: modo Reges atque Te- corravbas s Omnia magna loquens 3 modo fit mihi menfa tuipes y & ‘Concha falis puri y & toga que defenderefri- 41) | Quamnis crafta queat Cè. i Se.ahco ron fi dicofle ched montami fonò ipode > MSdani velociflinti ne:gi'inturetfidchamondo ©déllà came, | tardiflimi quando fì tratta dell'efiercitiò diittà ) è delferwicio d'iddio ; afde S. Bernardo! Miram ef Bernardo de te homo, quodadmala totus-pronusz We 'ad boa torus‘tardus s totus piger» AGQVILA Capo. VII. ipinta in'atto di far prota de (oi aquilorti sich} alla luce del Sole, l'aquilag' tà fegnata di gli Approuati di Venetia col motto; PRO B'A TOS Prenci, FO VET HbuomPrencipe , qual aquila perfpica- pe fag- ce » prima d’approuaré i fuòi miniftit y deie pro 8!° uargb 5: |petcliemonitiefcamd'indegni della faa gran- dezza‘; \SempervenimfeReurprobare quos'gentit >, fcrifle dell'aquila SantAmbrogiò Hexaemer. [Lr f. è. 18. ne generis fui inser'omnes anes quoddam vezale S. Ambre faftigium degeneris partusdeforimit clinent , neque ad fimftram , qui nulla fraude per- uerterunt dogmata » viam concernentia liftina, & veriratis.. - 139.‘ All'aquila parimenti y in atto di cimentare i figlivoli vel volto folare , altri diede. SIC CRE- ) DE » edancora; CREDA M;\idea di Prencipe Prenci» prudeme, che prima d'eleggere è ò di promonere ì pe fag- foggetti» ne fà diligentevitperienza». Così Teodo* 3!° rico fcegliendo Tolonico per fuo miniftro diceua ; Prouare Ad relewandam floreniffima atatis noftre folieitu- Caffado- dinem,y vifum eft y te virum prudentiffimam con- ro uenienter adbibere 3 quem conftat ctiam dommi ani noftri traftatibusingiters & laudabiliter adbafr]e* Caffiod. I. 8. Ep. 9..edilRè Atalaricoy pure in Cat fiodoro l. 9. Variar. Ep. 2.2: De illo nefas eft dm? Caffodo- bigis que meruit eligi iuditio principali. Non enim re quidguam aut odio decernimus » aut pelleètr aliqua gratificatione laudamus . Elettro moftra de meritis venit, Lo fteflo ne ricerdana Plutarco in materia de Provare gli amici » che mon dobbiamo riconofeergli per tali, te prima non ne habbiamfatto proua:; Jc #n4mmumn Plsters exploras » nume fit ‘adulterinas 4° prisfgnam eo fit opus) fic amicus ante pfmm probanduseft +. 40 Gli Approuai di Venetià; RECATA, À ® Oratio 92 VMCOBDLI db IV: la in atto d’efporte i fuoi pulcini al Sole » le aggiunfe- ro ilcartello; DFGENERES LV X ARGVIT; Eretici taligli Fretici, ritorcendo lo fguardo dalla luce della Fede Cattolica y fi dichiarono prole mancante , e dif- S. Procu- fettofa. Quindi San Proculo in Epift. Lippus ocu- lo: lus folareinbarinoffenfenonadmittit: nec imbecilla mens fidei veftigium capit; E San Giouanni Crifo- Gio. Cri- ftomo Hom.94. in Matt. Santi aquilis affimilantury fofom. quia ficut fily aquilarum ad folemprobantury v! fi- quidem retto afpeGn intendere potuerint contra ra- dios folisy intelligantur effe legitimi ; fi autem non potuerints cognofcanturadulterini; ita & filij Dei ad Christi iuftitiam comprobantur. Si enim potuerint pleno corde iuftitia verba fufciperes intelliguntur ef- Se legitimiy fi autem non potuerint , cognofeuntur de diabolo effe nati . 41. All’aquila , che riponeua nel nido i pulcini di già dalei efpofti à i raggi del Sole » fù chifoprapofe; S.Toma- LVCE PROBAVIT, eciò per alludere à San To- fo d’Ac- mafo d’Acquino, le cui opere, quafi polli d’aquila, ri- quno ceuetterol’approuatione dal Sole eterno; Bene ferip- Siti de me Thoma &e. « 42 E proprietàdell’aquila , di (cacciar dal nido alcuni de gliaquilotti » riferuandone vno ) ò poco più da educare. va onde figurandola in atto dì precipi- x tarne alcuni , diedi alla medefima il motto; E D V- CAT VNVM, per inferire che il regno fi deue la- Monar- fciaread vn fol figliuolosaccioche la Mortarchia pofia Chia conferuarfi; ben dicendo Aleffandro Magno,quando il Re Dario gli offerì la metà del Regno Perfiano» che; Regnum duos non capity ficut neque mundus duos foles | ondevn Poeta Nulla fides regni focijs, omnifque poteStas Impatiens confortis erit. Il che diffufamente moftra Ariftotele 4. Polit.cap.4. e lo caua da Omero Iliad. 4, Nor bonum cft.multo- rum dominatus; vnus Dominusefto «Vnus rex; ò pure come traduffe vn Poeta . Multorum imperium multa eft confufio fempers Multi funt damno Domini. Rexvnicus efto. 43 L’Aquilotto efpolto al Sole fù introdotto è dire; PROBATVS PROBOR; motto addattabi- le à i giuftiyi quali benche amici d’Iddio,tono di nuo- uo prouati col cimento di varie tentationi. San Gre- orio 24. Moral. Zitam vniufemufgue converfi, & inchoatio blanda permulcet y& afpera medietas pro- bat,y& plena poSt perfeltio roborat. Il che fi vede Giobbe chiaramente pratticato nel Santo Giobbe ; prima lo- dato, ed approuato da Dio, e poi di nuouo approua- to fotto il feruore de fuoi grauiffimi travagli, delqua- $. Grego- le San Gregorio]. 14. Mor. cap. 1. Huius prius attio rio Deo atteftante laudatury & probari poftmodum Dia- bolo infidiante permittitur, vt per tentamentatribu- lationis oftenderet quantum prius in tranquillitate profeciffet. Preséza, 44 Quanto vaglia lo (perarcin Dio, e lo ftarfene d’Iddio alla di lui prefenza, nel dimoftra l'aquilotto fiffo nel Sole,còlcartello; SIC VIVAM) che tienefim- Ofea 6.3. patta efpreffa con le parole d’Ofea 6.3. Ziuemus in confpeétu eius, difpenfandoci quella beata prefenza ogni poffibile commodo » e felicità) così della vita» come d'ogni altra cofa ; /m2poffi bile eft enim» (diceua Filone /. de agricult. ant. med.) deeffe commodum ali- geria vbi Deus prafidet ; folitus plena » perfettaque ona largiri rebus omnibus. i. x +49 I Prencipe Gabriele Cefarino y per inferire Figliuoli che i fuoi Signori figliuoli faceffero nell’educatione rt alloro ottima riufcita , figurò l'aquila tenente i polli padre. efpofti al Sole, che diceua ; MEI NON DE- GENERANT ; effendo foliti i figliuoli è (coprire Omero Giufti traua- gliati S. Grego- rio Filone ® «2 per lo più in fe fteffi le affettioni > ed il genio del — Padre. Così Pietro di Damiano Ser. 19. Tuxtacon S. Pietre uerfationem parentum » fepè proueniunt merita fi Pam. liorum; vt & hboneftis progenitoribus proles bonefta refpondeat. Et reproba reprobis in pranitate con- currat + 46 L'aquilainatto di tar fifa nel Sole, fù intro- dotta à dire; ASSVETIS DELECTOR, di- moftrando quanto vaglia in noi l'habituatione è & la confuetudine à renderci fempre inchinati è quell’: Confue- oggetto » buono ; ò cattiuo » alquale fi fiamo affet- tudine tionati, attefo ;» che come diffe Platone in Minoe ; Magnum c/t confuetudinis diuturne, Giamrecep- Plasone ta in viramque partem momentum. 47 Animo intrepido ; e generofo ne dimoftra #0 l'aquila , che riuolta nella sfera -del Sole protetta ; Intrepi- NON TERRET FVLGOR; parole tutte dezza opportune ad honoredell’ Euangelifta S. Gionanni , San Gio: il quale, mentre i Serafini fi velano gli occhi , non“Euangel. hauendo forza per ftarcon le pupille fifamente ap- i plicateàvagheggiar Iddio, come offetuò Gio: Cri- i foftomo.ad Verba Ifaie 6. 2. duabus velabant fa Ifzia 6.3. ciem eius; Giovanni nello Relfo [ddio , qual aquila 4 reale »ncl fuo caro pianeta pofatamente fi fila. Aqui: S-Agofti- lafcrive Agoftino tralt. 36. in Ioan. ipfe eft Ioan. "* ness fubliminm pradicaror , &lucisinternasatque >» aterna fixis oculiîs contemplator . 48. All’aquila volante verfo il Sole fù fopraferit- to; ETVISV, ETVOLATV, cheammae- ftra ogni fedele, ad'accopiare all’acutezza della vi- fta ; cioè della fede con la quale vediamo , e cre> Fede, ed diamo à Dio, l’agilità delle pene, cioe «delle noftre pere operationi ; Oporter enim fcriueua-Teodoreto in 1. Teederere Timot. 1. 19 fidei quoque coniunttam effe vitam laudabilem . Quefte duc prerogatiue di vifta acutif- fima,& di voloagiliffimo furono da Origene Hom.2. San Gio: in diuerf. auuertite nell’ Apoftolo San Giouanni, del Euangel. quale dice così; Spirirale petaurum , citivolumydei= Origene vidum; Toannem dico Theologum ,omnem vifibilemy &° inuifibilem creaturam fvperar > ownem intelle- ftuin penetrat, & deificatus in Deumintrat fe desfi- cantem . 49 L'aquila » che dalla fommità d’vn monte ftà guardando al baffo ; colmotto; ET PROFV N- DISSIMA QVAQVE può figurarci vn in» telletto di perfpicacia lincea, che penetra i più diffici+ Intellet- li arcani della natura » ed anco neaddita vn prudente 1° perfpi Prelato, che ftando nella fublimità del fuo grado; fiffa drei gliocchi per vedere, & prouedere anco alle cofe più ala baffe della fua cafa. Pietro Bercorio Redu& lib.. è... nu... Prelatus indizet difcretione , & fcientia lim- Pierro piday & difcretay vt longe videat y & cognofcat guid- Bercore quid fit inter fubditos faciendum ; e toggiunge le parole d'Ifaia 33.17. Oculi eius cernent terram de Ifzia 33. longe + 17. so Animonobile ye folleuato ne rapprefenta l’a- Animo » quila » fegnata col motto; NEC O BSCVR A; nobile NEC IMA; cheperò ed Oratio lib.3. Ode 2. Fai Virtus negata tentat iter viay Orazio Carufque vulgares è & vdam Spernit bumum, fugiente penna. E Sant Ambrogio lib. 3. in Luc. JuSforun anizze Ambre > aquilis comparantur yquod alta petant » bumilia de-& relinquant. si Lamedefima, che volaà cielo aperto » por- tandofi; PER SVPREMA, PER IMA; ne addita vn intelletto vniuerfale » che il tutto fpecola, Intellet- ed offerua , contemplando Iddio come ente fupre- to vniuer mo » e confiderando le creature come cofe abiette » fale ed infime . Epitetto nell’Enchiridio ; Deas bona» : nem vigilante ì AQUVILIA CAoviI. Episesto neminduxit inbune mundum.infpettorem, & arbi- trum fui, atque operum forum : nec folum infpetto- rem» fed enarratorem . 52 Intelletto elevato, epuriflimo dimoftra l'aqui- - la» fegnata col cartello; RECTA.SVRSVM, pro- Angeli prictà fua da molti Scrittori o@fèruata . Quindi San Dionigi Areopagita la riconofce per vera idea degli 04 SE »iquali, libera , e direttamente non contot- cendo i lumi dell'intelletto in varie patti,conteraplano Dionigi ilSoledella divinità. Aquila fignificatregiam digni- vAreopag: tatem Angelorum, motumque ad fuperna tenden- tem» celeremque volatum- ac propterea vim illam fingularem fpeculandi , atque intendendi liberò, dire- ciò , innullam partem inclinando aciem luminmm in radium illum vberrimum y& lucidiffimum deitatis, quem ex fe inftar folis emittit. de celelt. Hierarch. cap. 15. 13. Perchel’aquila foprananza tutti gli avgelli San Gio: nella velocità, e fublimità del volo perciò fù chi le Euangel. diede; VOLATV NEMINI ; titolo confacente i all’Euangelifta San Gionanni s del quale Origene Origene. Hom.2.indiuerf. Superzolat Beatus Toannes Theo- logus, non folum que intelligi , ac dici poffunt;verum ettam que fuperant omnem inteliettum , extraque omnia , ineffabili mentis volata in arcana vnius = omnimm principi exaltatur. Animo — 54 .Animorifoluto » e generofo ne addita l'aqui- rifoluto 1, volante contra-i nunoli tempeftofi, col cartello ; NVLLA VIA INVIA ; tanto della vera virtà cantò Oratio |. 3. Od. 2. Virtus recludens immeritis mori Calum , negata tentat.iter via. sc La generofità d’vn cuore intfepido; e co- raggiofo » chenontemei pericoli, anzi gl’incontra, ©ratio Genero- fità torbido » tempeftofo , € fulminante , col.motto ; NIL FVLMINA TERRENI 3.ò pure ; PER TELA, PER HOSTES. O veramente con le voci Spagnuole; NI MATARME geNI SPA N- TARME. Tale direbbero. i sind quello d'- Oratio Coclite, che falo foltenne fu! ponte Roma= no tutto losforzo delle fquadre Tofrane., tanto che fi {pezzalfero i fuoi tamolati;; tale fù quello di Catone; Qui fimul contra Cafarem, Pompeiumgue fe fuft = lit, & altjsCafarianas opes » alijs Pompeianas fo- uentibus , vtrumque prosocauit , oftenditque ali- quas effe Reipublica partesì. Nam pari est in Ca- tone dicere. Nec vanos borret ftrepitus. Quid ni cum veros yvicinofque non borrcat &e. Senec. F 95» Mà fenza verun paragone yitale:quellà de'i Santi Martiri, così da MintitioFelite nG7erapprefentata. Minutio Quam pulchrum fpettaculmmimeo., Gum Chriftiamus Felice cum dolore congreditur : cum-aduer, inas y fupplicia, & tormenta componitu»; cum flrepitum mortis y & horrorem carnificis irridens inculcat : cum libertatem fuam y adnerfus Reges y' & Princi- pes erigit &c. Se anco non voleflimo applicar que- fta impréfa a i Bcati del Paradifo 3 i quali ritrouan- dofi tuori d'ogni pericolo, non polfono.temeresi ful- mini della :dannatione ; ò dell’intermo; Beazi » diffe il Padre Cornelio à Lapidein Ifaiam:40. 31, m0n ti- ‘met damnationera , nec gehennam y qua omnibus hic terrori eft . 56 Perche l'aquila inuecchiata , col taffarfi nella fonte, fuole rinouarfì , però le fù fopraferitto; RE- NOVATVR ABLVTA;gdpure; VET V- STATE RELICTA ; Cosìchifi tuffa nell'onda del battefimo » firipara nella nowità della vita come diceua Sant'Ambrogio Ser. 57. Dad Santfas air; Renouabitm ficutaguile , innentus tua, intelligens Seneca Beati. Cornelio & Lapide Battefì- mo Ambra gio può figurarfi nell’aquila » che vola contra, il. Cielo per gratiam baptifmi occidua vite noftre poffe re- P/102.5 riwifceres & iunentute quadam rénowari poffle id quodin nobis fuerat delittorum vetu$tate collap- Lacrime Siem ; e tali ancora i pertitenti > fommergendofinella 4° PERE fontedelle lagrime , togtiono da fe la vecchiaia ele 1°" imperfettioni della paffata colpa ; Felices Sane 5. Leone ApoftoleydifTe rinolto è S.Pietro Leone Papa fer.9.de P494 Pats., rue lachrima , que addiluendam culpamnega- tionis, virtutem facri babuere baptifmatis » 57. Eliano;econeffo lui altri Naturaliftiy dicono che l'aquila fuole metter nel nido la pietra etite, la quale ferue per refrigerare quel loro natino y ed eccef= fiuo feruore » col quale quafi cocionole voua , e tem- perando quella vehemenza di calore , rendono facile la generatione del pulcino; che però il Roffi,figaran- dola matto di metter nel nido quefta pietra, le diede; PROVIDA SIC PROVIDET, e Monfignor Arefio; HAC MATVRABITVR; ed duri d MVNIT ; tutti motti che infegnano quanto rilie- ns Vga ui al noftro profittola virtà della pradenza ; sic san-® Gti, vt pariantopera [piritusy ditte Cornelio à Lapide inIfa. c. 4o.v. 31. indigent etite, ideft prudentiay & Cornelio difcretiones qua Zelus cormmtemperetur. à Lapide {8 L'aquila, fopravntroncone d'albero 3 attot- niata dalle cornacchie, che gracchiando ; la prouoca- noèfdegnarfi, fù introdotta è dire; ERGO MO- _ VEBOR? dimoftrando animo grande, e genero. Animo fo y chemon bada alle voci fconcertate è ne al firida pobile ingiuriote de fuoi difpari, onde ben diceua Giufto Lipfio lib.2. de Conftant. cap. 6. che; Ira, vinditta» vitio,bumani affeétus nomina funty& nata ex imbe- cillitarey& che; Cadunttantunzinimbecillos. E pri- ma di lui Seneca l.1. de Clement.c.20. ne proteftaua; Magni animi effesiniuriasin fumma potentia pati > Seneca net quiequam: effe gloriofins principe impune lefo. 59 L'aquila, tenente la preda ne gli artigli, mà nori per anco»del tutto folleuata all'aria hebbe; L I- BRAT, ET EVOLAT, dimoftrando perfona giudiciofa se prudente che prima d’accingerfì à qual. Cofide- Giuffo Lipfîo ‘che imprefà 3 bilancia le proprie forze . Configlio ratione fuggerito da Biante è che diceua , come rapporta 3 Siete Laertio. C dfdera, & poftea rem aggre- Esertio dere. Ed anco s Aggredere tardus agenda » aggref- fas age conftans. Ed Erodoto |. 7. Vir ita demum Erodoto fuerit optimus; fi in deliberando quidem rem quam- Gunque pati poffitweputansextimefcats in re autem agenda fit auda® : Seneca de Tranguillit. animi c. Seneca . $. AGflimania funt ipfa que aggredimur > & vi res noîtracumrebussquas tentaturi fumus compa- randa. Debet enim femper plus effe virium in lato- re, quam\in onere», juus=>* 60». PerMaria Vergine » prefentata al tempio fù Prefen- alzata-vn'aquila, che poggiaua fopra i nuuoli pio- tatione uofi , ed introdotta è dire; IMBRES EFFVGIO, di Maria Imprefa opportuna è chi vicendo dal fecolo, cue Vergine la vita dai nuuoli della meftitia, e dalle piogge delle miferie è trauagliata» palla alla religione , ome i Religio- godela fetenità del Ciclo $ cioé la pace di confcien- {0 za» cl'allegrezza dello Spirito Santo. Sant'Almbro- gio lib.4. de Sacram.cap. 2: Bona aguilaeffe ce piftiy Ambro- que celum petis, fi cerrenafaftidis + « GI L'Aquila, chevola verfo il Sotefi ritroua col verto; OVE L’OPRA NON PVO, GIVNGA IL DESIO. Documento efpreffo da Quidio 33. Delide- Ponto cleg. 4. rare Vt defint vires, tamen eft laudanda voluatas , Quidia Hacvego contentos anguror ‘effe Deos» E Propertiolib.2. cleg. 10. Quod fideficiane viresy andacia certe Laus crit y in magnis &voluiffe far eft. L'aquila Propertio 9 62 L'aquila fedente entro vna quercia »_ò fia ro- uere» col cartello; T VTISSIMA QUVIES; ferui Protet- advningegno qualificato» per efprimere la protettio- tione ne,ch'egliriceueua dal Sereniffimo Duca d'Vrbino» nell’armi del cui Serenifs. cafato € dipinta la quercia. Mà inaltro fenfo deh qualripofo non ritrouò l'aquila diuina sl'humanato Verbo , mentre era foftenuto in età fanciullefca dalle braccia nerborute del {uo affet- S.Giufep tuofo Nutritio San Giufeppe! O quoties, elclama l’I- e folano 3. p. c.1. Jefu maximeyin gremio Iofeph quie- niftiteins collum tnis tenens brachijs» illins barens pettori s ac bumeris. Quieuit igitur Deus in Iofeph corporaliter &c. quieuit fiducia quieuit latitia We. 63 Monfignor Arefio »figurò l'aquila fedente, & intenta è rimirare il Sole» ilche fuol fare ogni matti na; ed anco lamaggior parte del giorno ; e le fopra- Attéder fcriffe ; CIBO POTIORI PKIVS; infegnando- allo fpi- ci intuttele operationi humaneà follecitar mai fem- rituale prel’acquifto delle cofe fpiritualiy ed eterne, prima che delle corporali » e trantitorie , ciò che iniegnaya Marr. 6. Crifto; Querite primum regnum Dei, & iuftitiam 33° eius; Jdeft s interpreta Errico ; anse omma, & fu- Errico per omniaquarite regnum Det. Apollonio Tianeo al Filoftraro riferir di Filoftrato , parimenti foleua dire; O porcere rette philofophantes adueniente. aurora cum..Deo verfari, procedente die yde Deo loqui sreliguum tem- pushumanis rebus y & fermomibus dare lib. 1. cap, Ifolano 65 Conla pittura dell'aquila, che tenendo vna teftugine negli artigli fi follicua fopra luoghi tratu- Xx pati pe faflofiy edil titolo, ELEVAT.,VT Profpe- ALLIDAT , infinuai che le profperità del mon- rità pre- do ci efaltano , per potere più graue, e dolorofa- giudica mente conquaffarci. Senec. in Agamen. AQ. 1. Seneca ——6 Quicquid in altum Fortuna tulit s ruitura leuat . Che però nella Troade A&. 4. Lo fteffo Seneca con- figliò opportuno. —————— Quoque fortuna altins Euexity ac leuauit bumanas opes: Hoc fe magis fupprimere felicem decet + Variofque cafus tremere s metuentem Deos Nimium fauentes Seneca -VCELLI Lb. IV. 12. Vite Apolloni . 64 Lofteifo Arefio, diede all'aquila s figurata sù le roccie d'vn monte; IN ARDVIS COMMO. Contem RATVR, edilLucarino; CVBAT IN AR-Platiuo DVIS; il che diffe Giobbe cap. 29. nu. 27. Ng 196 29. quid ad praceptum tuum elewabitur aquila, & inar- 7 duis ponet nidum fuum ? E rapprefenta vn anima contemplativa; edelenata » che tutte fida le fue fpe- ranze nel cielo,e in Dio . Agoftino /. meditat.cap.27. Mens illabeata,qua ima deferity fumma petit: que ponit in arduis fedem habitarionis fuay & de fummis rupibus contemplatur folem iuftitie aquilinis obeuti- bus. Così Gregorio Papa 31.Moral.c.19. Videamus Gregorie aquilam nidum fpei fibi in arduis conftruentem » qui att: Noftra conuerfatio in celiseft y& rurfun; qui conrejujcitauit & confederenos fecit in celeftibus Inarduis habet nidum, quia profetto fupernis figit confilium. Non vultmentemin ima deyceres non vult per abiettionem conuerfationis humana in in- fimis babitare. Se anco non fi rauuifaffe nell’aquila la perfona del religiofo » che viuendo ritirato dal Religio= mondo, frà le alprezze della vita folitaria » ad altro f0 noa viue intento, che alla contemplatione de gli ar- cani celelti. San Nilo Orat. 3. qua eft de Auaritia, Monachus panpers et tanquam aquila in fublime s. Nile volans, qui omnes fuperat tentationes » prafentia defpicit , & que futura funt animo complettitur, d terremisrecedit & in caleftibus verfatur Gc. Sperarin A coftino 66 Tnlodedi San Michele Arcangelo Monfignor SMiche Arefîo fece imprefa dell'aquila » che teneua in aria, le afferrata nell'vgne la teftuggine » col cartello; A D PETRAM ALLIDEYT ; motto che fe mate- rialmente è tolto dal Salmo; Allidet paruulos fuos P/al.136 ad petram, fpiritualmente inferifce quel medefimo concetto » che ne propone Santa Chiefa nell’Inno di San Michele ; Michaelem in virtute Conterentem Zabulum 67 Perchel’aquilanon fimuoue , ne alvolo, ne alla caccia » fe non circa il mezzo giorno, l'Arefîo conla pittura dell'aquila fedente , ediltitolo; NO N- DVM VENIT HORA MEA; tolto in San Giouanni c. 2. n.4. ò veramente NONDVM ME. to. 2. 4. RIDIES) Hyrsstt Breuiar. AOVILA Capo VII. RIDIFS inferì'l’età giovanile di Chito , nella quale non operò alcun miracolo srriferuandogli tutti all'età _' robufla ; e vigorofa. F refe di ciò la ragione San Gio: Cri- Gionanni Crifofftomo Hom.z0. in 10. dicendo. Non fofome immerito Ateneris annis Jefus a miraculis abftinuit , . . arbitrati enim effents fe praftigia videre. Ed Futi- Eutime mio; Meritò expeftanit atatem decentem viros y ne phantofmata effe putarent» que fierent . Afcen- 68 PerCriftoafcendente-al Cielo) fà dall'Are- fione di fiofigurata l'Aquila volante, con le parole; QVIS Crito SCRVTABITVR VIAM? toltone Prouer. Prower. 30. 18.Tria funtd:fficilia mibi &c. Viam aquilein 39-18: calo,fcrittura che da Sant'Ambrogio lib.de Salomone cap.2. diflufamente è applicata all’ A fcenfione di Cri- fio; della quale ben fi dice con forma ammiratiua ; Quis ferutabitur ? EQndo quefta falita dichiarata tutta ammirabile j} Per admirabilem afcenfionem . taum; etanto difficile da capirfixche Sant Agoftino Agoffino jib de Fid. & Symbol. cap. 6. fcriue. Quomodo fit in calo corpus Dominicum » curiofiffimum ,& (uperna- cancumeft quarere tantummodo in calo effe creden- dum eft. 69 Inlode del Padre Sant A goftino, che imparò le fcienze da fe medefìnro, dipinfe Monfignor Arefio laquila predante ) cotmotto; LA BORE MEO, È Ag°- Verità che dalmedefimo Sant'Agoftino /. 4. Confefs. Sogvipi- AP: 10: fù così palefata ; Omnes libros artinmsguas "ASS! liberales vocant y tunc nequilfimus malarum cupidi- tatum feruusyperme ipfum legi, & intellexi quofcun- Far da sè que legere potuti» & gaudebam in eis. Seruirà pari- menti l'imprefa à chiunque coi proprij fudori , ed ac- quifti fi farà avanzato . zo Perchel'aquila y ouevna'volta fà il nido iui fempte ritorna, perciò l’Arefio, dimoftrar velendo la ben:gnità del Signor Catdinal d’Efte, folito di non mai abbandonare s chi vna volta cominciaua à fauori- _ reye proteggere » figurò l'Aquila EAenfe colcartello- ne; VB] SEMEL, SEMPER. Crifto, direbbe Ambrogio. de Salomone cap. 2. è queft'aquila amo- rofa » che dal nido di Santa Chiefa non partirà già Mats.29, Mai > eflendo inuiolabili le fue promeffe; Ecce ego vobifcum fum omnibus diebus , vfque ad confumma- tionem feculi. Matt. 28.20. Mà ientali Ambrogio; Ptaquila colona y qualî mater nidi femper vnius eft » nec ad procreandam fobolem alind aliquando cubile perquirity- ita & Chriftus Dominusyvnam di- ligit Ecclefiam vt aquila nidum fuum,quam ab eftit perfecutionis alarum fuarum defendit vmbraculo » 71 L'aquila, combattendo col ferpente » refta «da lui auuiluppata; onde mal potendo foftenere il volo » inficme comlui viene à cadere ) ritrovando pe- rò nella caduta la vittoria del moftro ch’ella vocide che peròda Ercole Tatto fù introdottaà dire; VIN- Crito CITA VINCAM. Chrifto qual aquila reale s'az- morien- zuffò col ferpente della morte , ed annodato da i le- te gamidiquella cadde àterra eftinto, mà col cadere fa 13. l'eftinfe. Quindi in Ofea 13. 14. diceua; De manu 14. mortis liberabo'eos , de morte redimam eos » ero morstua, ò mors . La onde San Girolamo in Epitaph. Nepotian. Ad Eliodorum » così con la morte ragio- S.Girola- na; Illius morte tu mortua es» illtusmorte nos vi- nre uimus : deuoraiti y & deuorata es , dumque affum- pri Corporis Chrifti follicitaris illecebra » & auidis faucibus predam putas s interiora tua adunco dente confoffa funt + Gratias tibi Chrifte Saluator , tua agimus creatura, quod tam potentem aduerfari um Religio- noftrum » dum occideres occidifti. Quadra parimen- fe te quefto motto Zinttz vincam è pertona religiofa , °. chelegatacoivoti, vince la carne pil mondo, ed il demonio &e. Perfilte- ie 20. Ambro- zie n groflo pelce,porta il motto; EX[M AM, AVT 72 Animo rifoluto dimoftral'aquila , tuffata col capo nell’acque , che tenendo con gli artigli afferrato ta nimo MERGAR; dveramente: O LV I FVORT, Pfoluto O IO DENTRO; Giuda Macabeo parue per Giuda appunto quefl’aquila» poiche con cuore intrepido fi Mac2- rifoluette, ò di lenare il fuo popolo Hfraelita fuori dal °°° erica di quelle miferie , ché troppo dolorofe lo fo- iffauano ) è di rimanerfene , come auuenne , nel mare del fuo proprio fangue fommerfo , e morto. Catone il tutto fece per cauare dalla tirannide Cela- riana la fua Republica; mà ciò non gli riufcendo » amò anzi di morire » che di foprawuiuere. Seneca fu"! mie che ftaua in vcciderlì l'introdufle à dire. Ni Seneca hil egifti fortuna , omnibus conatibus meis obftan- do. Nonpro mea adbuc, fed pro patrie Libertate pugnani : nec agebam tanta pertinacia » vt liber, fed vt inter liberos vinerem. Nunc quoniam de- plorata funt res generis human » Cato deducatur in tutum » Imprefjit deinde mortiferum corpori vul- nus &c. Fpiflol. 24. 73 L’aquilache volontieri concede, e riparte à gli altri vcelli è in cibo loro la preda » che lei fece fù introdotta à dire; HOC HABEO QVODCVN. QVE DEDI; imprefa che dimoftra } comel’Ele Elemofi- mofiniero non refta mai priuo diquelle foftanze , ch’ PISO | egli con mano d’aquila generofa altrui concede» la onde vn Pocta faucllando delle cole date à gli amici diceva ; —— Quas dederis folus babebis opes » E SanGregorio Papa nel Regiftro. Quicquid tri- S. Grege buirur panperi, fi fubtili confederatione penfeturymon rie eft donumy fed mutuums quia quod datur, multiplica- to fine dubio frufturecipitur. 74 Nobile ingegno nell’efequie del Cardinale Oratio Spinola A rciuefcouo di Genoa » figurò molte aquile, che figettauano entro vn rogo; oue ardeua vn corpo humano ; col titolo; MO RS VNA MVL. InMoste TORVM; e volle con queft' Emblema efprimere l'affanno eftremo » che molti prouarono nella morte d’vynperfonaggio, pèrtante vîrtù se meriti fingolare . L’emblema; quanto all'inuentione ne ricorda le narra- tiue di Pierio Valeriano, e d'altri Autori, che rappor= tano l’aquile nella morte de lor padroni da fe ftelle gettate entro de roghi » ouei corpi dei defonti arde- uano; quant’alla probabilità Suetonio ne attetta , che effendo morto l’imperatore Otone, molti foldati fuoi affettionati, fpontaneamente per dolore s'vccifero . Suetenis Multi prafentium militumycum plurimo fletuymanasz ac pedes iacentis ex ofculati, forciffimum virum, vni- cum Imperatorem predicantes y ibidem ftatim ynec proculà rogo yvim fue vite attulerunt. mella di lui vita cap. 12. | è dg 75 Per dimoftrare, che il buon Prencipe accop- Giuftitia piar debba la clemenza alla giuttitia:citendo entrambe e cleiné- 1 poli del buon gouerno, tualzata vnaquila chedayn 22 lato ftringeua vn fulmine; e dall'altro vna corona»col titolo; IN OPPORTVNITATE VTRVMQVE. ——— Pier Crifologo fer.145. Aquitas fine bonitate fawi- Pier Crie tia eft, 5 iustitia fine pierate crudelitas è e Ruperto fologo Abbate lib. 8.i2 Gen. cap.37. Sicut clementia borndr Ruperto eft Principis, fic & honor Regis iudicium diligio. Abbate Etenim vbi totum punitur sregia feueritas crudelita- te polluitury vbi vero totum remittitur » facies ma- iaia fine metu difcipline conteranitur . 76 Altri all'aquila proueduta del fulmine» e del- __ _ la corona foprapofle CVIQVE SVVM; do- Giitice uendo il Prencipe con equità inuiolabile ripartire, 5'UMS e le mercedi è chi le merita » ed icaftighi è chi n- è degno... L'oracolo richiefto qual forma di repit- blica 96 V'CpRAII: LIBIPY. Plusareo blica foffe la più lodeuole »rifpofe; In qua forti- busy & ignauis fuum tribuitur . Plutarco immLaconicis inftitutts . È 77 Don Diego Saauedra ; figurando laquila convn ferro nel roftro » come che diuorarlo voleffes ed il fulmine ne gliartigli,le foprafcriffte; PR AESI- Giuftitia DIA MAIESTATIS ; infegnando ; che il e clemé- Prencipe hauer debba lo ftomaco di ftruzzo, così ar- sia dente per carità s e mifericordia; che digerifca fer- ri; mà che anco fia aquila; armata coi fulmini della giuftitia » che ferendo vno s minaccino molti. Così il Rè Don Alonfo d'Aragona » diceua , che con la giuftitia , egli guadagnava l'affetto de buoni , e con la clemenza quello de cattiui . 78. Vn mondano; inuaghito di non sò quale bel lezzay auara , e intereffata , per inferire » che non cu- raua di perdere le facoltà reftandone impouerito » purche non foffe efclufo dalla domeftichezza di colei » Amante figurò l’aquila così vicina al Sole » che le reftauano di bellez tarpate, ed abbruciatel’ali , e le aggiunfe ; PV R- za aura CHE NE GODANGLI OCCHI, AR- DAN LE PIVME. Imprefa che ne dimoftra alparere d’Vliffe Aldrouando Ornitholog. L. 1. l’ani- mo nobile d’vn letterato » che non cura il pregiudi- cio della fanità logorata dalle fatiche, purche poffa acquiftare la chiarezza della gloria » e della fama ; V life Al Virum exprimit » l'aquila così rapprefentata , qui drowando nullun non contemnere laborem velit , aut aduerfa quauis fubire, dummodo ad gloria , qua ex fcientia- rum cognitione procedit metam perueniat . Dimo- ftra parimenti l’imprefa l'affetto d'vn animainnamo- Amante rata d’Iddio,che non rifiuta di {offrirmille mortis per d’Iddio godere del fuo beatifico fembiante, qual fù A goftino in folilog. che confiderando le parole dette da Dioà Ex0d.33- Mosè; Non videbit me homo s & viuet. Exod. 3 3° <>; afts *9-Rroruppe in quefte affettuofe inftanze. Moriar DA So Domine, moriar, vt te videam. Tale Sant'Ignatio S.Ignatio Martire fofpiraua anfiofo; Ignis, crux, beftie, con- Martire fraîtio offium, membrorum diuifio» & totius corporis contritio, & vniuerfa tormenta diaboli in meve- niantytantum Chrifto fruar. E può anco addattarfi l'imprefa al Martire San Lorenzo, che non rifiuta divederti arfe le carni pergoder d'Iddio. Onde ben può dire; ARDEAT, VT HEREAT; ed é lo fteffo che; Purche ne godan gli occhi y ardan le piume . 79_ All’aquila fedente sil Lucarini diede; ET Bellezza MAIESTATE PRASTANS ; motto confacente di Pren- à Prencipe di bello afpetto » effendo quefto vn fegna- cipe lato ornamentode grandi » celebrato dalle fcrittare in Saule » in Dauide , in Salomone: e da Suetonio offer- Suetonio uato in Augufto ; Forma fuiffe eximia, & per omnes atatis gradus venuftiima; cdin Tito; Forma egre- gia, & cui non minus auttoritatis ineffet, quam gra- Plutarco ria; eda Plutarcoin Scipione Africano; erat Scipio animosalifque virtutibus vehementer excellens : fed praftantioris etiam pulchritudine orisytotiufque cor- ports forma confpicuus, lata» atque hilari fronte, qua pilurimum valent ad gratiam conciliandam. 80 Lofteffoall'aquila fopraferife; NEC MVR- MV: » NEC CLAMOR, inferendo perfona d'- animo generofo , forte » c fofferente ; virtù che fu- rono ammirate da Pontio nella perfona di Crifto » che fe bene varia > e duramente egli fù affannato , ecaricato d’impofture , non alzò le voci » non fi que- relò de (oi nemici » e nonripofe ne pure vna fola pa- Masr.27.rola; & non refpondit ei ad vllum verbum, itavt 14. miraretur Prafes vehementer. Origene tra&. 35. Origene Miratuseft autem Prafes conftantiam eius: forfitan Sctens quod idoneus effet pronuntiare crimen : & Defide- rio di gloria S.Loren- zo Mart. Crifto patiente tamen videbat eumin tranquilla , & quieta fapien= tia, & grauitate non turbabili ffare&c. —— 81 All’aquilaaffrontata dalla cornacchiailLuca- —_ rini diede; STO, ET VINCO; perche vnanimo Diffimu= nobile, fenza fcomponerfi punto » fupera lamaluagità lar lin- de imaleuoli , e de i mormoratori. Ingens animus, SHIA è fentenza di Seneca lib. 3. de Irac. g. & verus efti- Seneta mator fui, nonvindicat iniuriam, quia nonfentit. 82 L'Aquila Imperiale » figurata con due capi, I’vno folleuato verfo il Cielo, el'altro riuoltoà terra» col fopraferitto; SVMMA, ET IMA, feruîad efprimere la religione prouida » elaprouidenza reli- Précipe giofa, con la quale l’Auguftiffima cafa d'Auftria, Religio- nell’aquila rapprefentata, fuole tutt’ad vntempo mo- 56 see ftrarfi intenta , ed alla difefa della Religione Cartoli- '4%°* ca, intefa nell’altezze del Cielo, ed al gouerno de i po- poli, infinuati nelle baffezze della terra , gareggiando in ciò col raddoppiato zelo dei Mattathij, de i Giu li Macabcei; de i Simoni dei Giouanni , &c. i ca in- defeffamente pugnarano. Pro aris, & pro focis. 2 Il Conte Vittote Martinengo » il Contento frà gli Domelti Erranti, hà vn'’aquila fifa nella Luna, colcartello ; di TVTIOR ASPECTVS; e dinota, che fia meno A soa pericolofa la domeftichezza con perfonaggi inferiori, che coi più poderofi. 83 Che il fepararfidaterra; fia frumento ; che ne difponga ad altiffimi auuanzamenti; e profitti » solitudi» ne’ldinota l'aquila del Lucariniy col motto ; E L'A. pe vrile TA LONGIVS; ET QOVACVNQOVE. Origene nell’Omil. r. fopra la Genefi; Sicet non Origene aqualiter oculi corporis noftri iluminantur è Sole, fed quanto quis in loca altiora confcenderit s tanto amplius » & (plendoris eius vim percipiet s & calo- ris; ita etiam mens noftra» quanto altius & excel- fius appropinquauerit Chriftoy ac fe viciniorem (plen- dori lucis eius obiecerit: tanto magnificentins, & clarius eius lumine radiabitur . San Cirillo Aleffan- drino /. 9. în Ioan.c.15. Qui procul fe a turpitudine remouenty & inan'bus buius vite curis non agitan- tur» illisfupraquam animus per (e bominis ferre po- teft,gloriam fuam Chriftus reuelare folet. 84 I] motto pofto all'aquila dipinta in luogo montuofo sedeferto; EXPOSITA ELEVOR FACILIVS. Serueàperfona abbandonata » che Traua- frà le ftrettezze de i mali fi rifoluedi poggiare è quel- glio efal- le altezze di virtà, allequali peraltro non s'alzareb- be. Mosè efpofto all'acqua del fiume » per rimaner= ui fommerfo, s'alzò ad effere educato come nipote del Ré Faraone. Giufeppe venduto daifratelli , e fcac- ciato dal nativo paefe, fi promoffe à i primi ho» nori della corte d'Egitto ; e Furio Camillo s all'hora quando dai Romani, fù fcacciato in efiglio , tù fol- leuato a i primi gradi della Republica; cioè alla Dit- tatura. 85 A perfona, checonliberovolos'alzaa Dio, __. mentre fi ritira dal Mondo conuienfi il motto foprà- Ritira» pofto all'aquila; ELEVOR DVM SEGRE. 222 GOR, concetto efprefio in quel bel diftico» fatto ad honore di San Benedetto ; Vixitinabrupto BenediÉtus vertice montis : Hoc propior celo» quo magis vrbe procul . Egrediminiy dicono gli Oracoli fourani , & videte Cane. 3. filia Sionregem Salomonem &c. Cant. 3. 11. Egre- 11 dimini , commenta Sant'Ambrogio 4. de 7fzac. c. ;. Ambre ideSt exite de follicitudinibus» © cogitationibus fe- 8 culi, exite de anguftijs corporalibussexite de vani- tatibus Mandi, & videte quamrex pacificus in die Sponfalium fuorum habeatcharitatem, quam glorio= fus fit &c. Sant Agoftino £. meditat. c. 27. Tran- Aggfima Seat ab his animusy & tranfcendat omne quod crea- tune Ciri Aleflane rino AUQVILA ‘Capo VII. 9” tum efty currat & afcendat svolitet & pertranfeat, & in eum qui creauit omnia, quantum poteSt yoculos fidei dirigat- quidquid vifibiliter cernitur , quidquid /piritaliter imaginatur , forti manu ab intuitu cordisy ' & mentis, procul remoneatur : folus intelle&tusy pu- russ & fimplex incedensy rapido volatu ad ipfum perneniat conditorem Angelorum, & animarum, e omnium rerum. Brantra 86 Perinferire così la brauura militare d'vn guer- militare riero 3 comeil valore d'vn huomo fegnalato per dot- trina,ferue l'aquila, dalla prefenza della quale fuggo- no molti vcelli col motto del Lucarinis ET. ASPE- CTV FVGAT. Tale Cefare col folo comparire Lettera. fugò gliefercitinemici, edifle; eni vidi, vici ; € to infi- tale Sanv'Illario fù così temuto di prefenza dai Vefco- gne ui Ariani » Valente ,& Orfaccio sche; cum prefentis Brew. eruditionem pertimefcerent , non hauendo cuore di Rem. vederfelo prefente » fupplicarono Coftanzo Impera- tore à rimandarlo, e rimetterlo nel fuo Vefcouato. 877 L'aquila, che conl’ali difende da gli affalti del dragone i tuoi figliuoli; e quindi per non partire fi ferifce gol roftro il petto » e gli foftenta col (angue, portando la fcritta; PROPRIO CRVORE VITAM,; riefce bella idea d’yn Vefcouo, martiri- zato per falute de i popoli, ò pure che profonde fan- S. Carlo gue » come fece San Carlo da vn piede ferito, nel tarfì la proceflione per liberarilfuo popolo dalla pe- Crifto fte; come anco efprime Crifto afiflo alla Croce; ed il facramé- medefimo nell’Eucariftia, che porge à fuoi fedeli col rato roprio fangue alimento di vita. Crifoftomo Hom. Crifafo- 16. ad Populum. Quis paffor oues proprio pafcit sa cruoreè & quid dico paftor è Matres multe funt » ua post partus dolores filios altjs tradunt nutrici- ia Hoc autem ipfe non eSt paffus » fed ipfe nos PROPRIO SANGVINE PASCIT, & per omnia nos fibi coagmentat. 88. Luigi Martinengo » l’Abbandonato frà gli Erranti di Brefcia, hà l’aquilotto folleuato all'aria, mà Intrepi- derelitto dall’aquila madre » che da lui è feguita » fen- dezza za aiuto sì; MA NON SENZA CORAGGIO; c moftra animofità anco frà i più molefti abbandona- menti. Il Padre DonGregorio Brunello così ; Gregorio Deferuit genitrix» fed me non deferit illa Erunello Virtussqua ingenita eft y qua duce ad aftra ferar. Traua- 89 Chela virtù frài contrafti s'auualori » ne lo glio ci dimoftra l'aquila in atto d'agguzzare il roftro contro euvalora va pietra, coltitolo; FORTIVS QVO DVRIVS. Fpitetto Filofofo » citato da Ariano l. 1.c. 24: Ad- Episesto. nerfie res funty quibus declarantur viri. De reliquo fi adieris diferimen quoddam » cogita quod Deus te , tanquam aliptesy abreft cuidam s & fero adolefcen- tiobiecerit. Quare id fecerit y interrogas? Vtnimi- rum euadas m viftorem in olympijs + 90 Per dimottrare che vn anima riuolta è Dio » Contem gode perfettiffima quiete » feruel’aquila fifa nel Sole plativo colmottodell’Abbate Ferro: HIC PRO CVL A P/alxrgà CVRIS Dauide Plal. 114. 7. Conmertere anima 7. mea invequiemtuam ; ideSt , commenta Vgon Card. Vgon tota mente, & toto defiderio verte te ad Deum con- Cud. templandum qui eft requies tua extra quem non ; cft quies. Ecclef: 24. In omnibus requiem quefini Supple & non inuenis & ideo-in hareditate Domini morabor s ideft in Deo qui eft heredwas mea. Fin quì la car ‘ Vgone. Franceico Titelmanno così ; Amodo ergo ò sicima- anima mea poft burusfeculi vanitates vltra ne adeas (erisenim inquieta donec ifta feftaris ) fed abdicatis Jsecularibus omnibus cupiditatibus, & carnalibus af- fettibus,totam conuerte te ipfam mente pariter;atg; affetta in Dominum Deum tuumy in quo folo erit tibi, no cum ad ipfum peruenerisy vera requies. Felice pur dunque lo ftato religiofo , che mentre niun altra cura Religio. lo tiene occupato » che del feruitio d’Iddio, da ogni ne cura terrena fe ne và preferuato . 91 Che ildigiuno fia mirabile ftrumento ad ot- Digiunò tenerci il candore interno e la perfetta purità dello fpirito , nel dimoftra l'aquila del Lucarini,che tiene il motto; INEDIA ALBESCIT ; proprietà fuay notata da Plinio lib. 10.0. 3. ò veramente con altri; AB INEDIA CANDOR, dai quali fenti non fi difcoftò Giouanni Crifoftomo fer.1.de Panit. Gio: Cri- «dicendo, che ; Jeiunium ex bominibus angelos facit ; ff ante eSan Girolamo Lb.2. aduer. Iouinian. In animo vir S-Girela- ginali, rore cglefti, & icimniorum rigore calor puella ris extinguitur y & in bumano corpore angelorum impetratur conuerfatio . 92 Intrepidezzadi cuore» ed animo coftante ne Coltan fuoiproponimenti, anco frài più violenti contrafti 2 dimoftra l'aquila, che vola contra il vento » e porta il motto; QVO MAGIS, EGO FIRMIOR, nel qual propotito Don Gregorio Brunelli Canonico Re- golare così cantò. Magno animo fortis fuperare pericula nouit, VUo nec facili concidit ille metu . 93 GiouanniFerro ; per dimoftrare quanto pof- tes faà prò de gli huomini la medicina, fi valfe dell'aqui- Medici- la, che tuffandolì entro vna fontesfotto i raggi del so- Na leyfi ringioueniuaydandole il motto; ADÉMPTVM . REDIMO, òcome altridife; VITA LON- GIOR. Quadra l'imprefa ad vn peccatore» che .. ». tuffandofi nelle lacrime della penitenza » rifarcifce le Lacrime forze deboli, ed infiacchite; e fi rinforza à più felice ©! Pebi- vita ; ciò che auuenne ad Ezechia Ré di Giuda, infer- "2! mo, e moribondo ; mà conla virtù delle fue lagrime » — > riftorato , e per molti anni auualorato . Non difdice Rifuret» l’Imprefa ad inferire la Rifarrettione di Crifto , della tione di quale Sant Ambrogio ferm. 57. Ynamy&r folam aqui- Criîto lam reétè Chriftum Dominum dixerim » cuius.inuen- Amro tusrenouataeSt tunc cuma mortuisrefurrexit. De-8'* pofitis enim corruptele corporalis exuujs redizina carnis affumptione refloruit &c. 94 Lo ftelfo Abbate Ferro) all'aquila fifa nel Sole fi pria PAR PVTAT ESSE NIHIL; ftimando che quante bellezze hà il mondo,tutte fiano vili,tutte vn nulla, rifcontro à quellè mirabile incom- parabile chiarezza; tale vn'anima veramente inoaghi- Sapiéza, ta della virtù, ò della fapienza » al fuo rifcontro reputa vili tutte le cofe. Z7enzt in me fpiritus fapientie sdif- S4p.7. 7. {e quell'anima grande; & prepofui illam regnisy & Sedibus, «5 diuitias nihil effe disxi in comparatione illius &c. Il che molto più s'auuera in quei felicische Contem hanno in forte di folleuarfi à contemplare Iddio; Ni- platino hil emima » fcriue Sant'Agottino /. meditat. cap. 27. S.Agoftin tam pulchrum yatque incundum, quam ipfum folum »® mentis intuituy& cordis auiditate contemplari Deum & miro inodo inwifibiliter cernere ingifibilem &c. ; ed Olimpiodoro incap. 5. Eccleliaftes; Accidit hoc Olimpia omnibus squi Dei mmere circa fpiritualia occupan- dore turs & ad ea contemplanda mentem attollunty vt mundana bec omnia paruipendant . 95. Benchel’aquila fia perfe ftelfa ficura nel mez- zo àifulmini; ad ogni modo dipinta con vna ghir- landa d'alloro d'intorno alcollo y il quale hà parimen- ti virtù preferuatiua dai fulmini fi ritrova col motto; Aiuto TVTIOR ADIVNCTA. Imprefa d’Afcanio Martinengo Affidato frà gli Erranti » e dimoftra» che le diligenze nell’intereffe della noitra falute non fono che profitteuoli; ed ogniaiuto, gioua. 96 Per inferire , chedai prencipi contra i foli vi- Prenci- tiali , che contumacemente pugnano contro la giu- pe I ftiua Gregorio Erunelle V CELLI Lò. IV. Giuftitia ftitia delle leggi deuefivfarelaterribilità , edil rigore» ferue l'aquila in atto di combattere » edatterare vn ferpente » coltitolo; IN RELVCTANTES. Tanto fi dichiarò » che hauerebbe operato Iddio; S? Benit.26. ambulaueritis mihi ex aduerfo, ego quoque contra 23. vos aduerfus incedam. E Teodoreto in Pfal.17. così Teodore- Lofferua. Domine fupercilia attollentes» fuperbieg; v inferuientes interram deijcerey atque vilitatem fue mature exiftimare cogis ; e tanto anco infegnaua il Ecclefiaf: Sauio Ecclefiaft. 7.6. Noli quarere fieri index 3 nifi 7.6 valeas virtute irrumpere iniquitates. 97 Bartolomeo Roffi; conla pittura d’vn aquila» ._ ilcui petto era punto dal ferpente dipfade; col cartel- Carità. lo; SEMPER ARDENTIVS; dimoftrò la carità di San feruentiffima, conla quale S.Carlo, ogni giorno più» Carlo auuampaua di giouare à proffimi y e di feruire al fuo Dio; poiche come bendiffe Giouanni Crifoftomo; Crifofto- Charitatis natura fatietatem nefcity fed dum femper i fruwtur dilettisy MAGIS magifque INFLAM- ._.. MATVR. Imprefa addattabilea perfona libidino- Auaritia fay od auara &c. onde Ifidoro Pelufiota lib. g.epift. fs. Ifdoro Abfurdus auaritie furor, cui quidquid fuppeditaue- ‘Pelufiota ris s id materia ac fomitis inîtar ce ardorem MAGIS magifque ACCENDIT &c. 98. Che dal folo Iddio s’ottenga la perfetta feli- cità » ed ogni bene, ne l’infegna il pulcino dell'aquila, pofto in faccia del Sole» coltitolo; VNA SALVS. P/al. 67. Quindi il Salmifta; Newsnoftery Deusfaluos facien- 21. di. E San Pietro ne gli Atti Apoftolici,parlando dell’- 484.12 incarnato Iddio; Noneft in alio aliquo falus. Nec enim aliud nomen ch juh celo datum hommibus » in quo oporteat nos faluos fieri. Quis es Domine & quem te intelligam! diceua il feruorofo Padre Sant'- S.Agofti- Agoftino lib. de fpirituy & anima. Certe tu folus no es quodes,ideft quo mibil magis cogitari poteft nec melius , nec incundius ; vita es , fapientia , lux 3 ve- ritas, bonttas, eternitas » fummum bonum » nullo in- digens, quo omnia indigent vt finty & vi benè fint ce. Trava- _ 99 L'aquila combattuta da i venti col cartello; elo efa- FERTVR IN ALTVM feruì à moftrare , che ta le perfecutioni, moffe contra la virtù eroica di gran perfonaggio s non feruivano » che di ftrumenti per maggiormente efaltarlo. Don Gregorio Brunello COSÌ; Ventorum aduerfis folidantur flatibus ale» Quoque magis quatiorstutius alta peto » 100 I defiderij d’vn anima inuogliata d’Iddio , Beatitu- furono dall’Abbate Don Ercole Salaroli efpreffi invn dine aquila, che vola verfo l'Oriente, per affiffarfi nel Sole, Pfal.16. {orto che fia, col motto; SATIA BOR CVM 15. APPARVERIT ; tolto dal Sal. 16. n.15. Tanto del- la vifione beata difcorreua San Gregorio in c.28.I0b. S. Grego- Quando ad ipfum fontem vite venerimus » erit no- DA bis delettabiliter impreffa fitis fimul atque (atietas. Sedlonge abeft ab illa fiti neceffitass longe a facietate faftidiumy quia & fitienzes fatiabimur s & fatiati fi- tiemus. 101 Dourebbe ogni fedele è mà fpecialmente Religio- ogni Sacerdote, ò Religiofo effere fimile all'aquila» fo che ftando fiffanel diuino Sole » porti per motto ; TERRENA SORDENT . Quefti furono gli . affetti più volte efpreffi dal Patriarca Sant'Ignatio Ignatio Loiola, (olito prorompere in quefte voci . He quam Loiola SORDET TERRA, cum celum cin y 102 Diconoi Naturali; chel’aquila con genero» Dottrina faliberalità foglia ripartire a gli alcri vcelli la preda, commu- che da lei fù fatta. Per tanto figurandola in queft'at- micata. tosle diedi; QVOD MIHI, HOC ALIIS; * — fimbolodipertona; che altrui commuttichi le fue ftu- Sperar in Dio Gregorio Erunello diofe fatiche, hauendo è cuore il profitto » &l'auuan- zamento de fuoi proffimi. Tullio 1. Offic. Nor /0- Cicerane lum nobis nati fumus, ortufque no$tri partem patria vendicaty partem amici, Vgone Vittorino Inftitut. Vgon MonaSt. ferm. 30. Quot evenim bominibus quifque Vissorino quantum ad fe pertinet prode[]e poteft verbo » de tot Deodamnum facitex filentio a & de tot iuftè ratio- nem redditurus eSt in iudicio . Qui igitur multa no- uit multa dicat ; qui panca nouit > pauca dicat; & quantum quifque nouit , tantum dicat . Può altresi queft’imprefa molto bene addattarfi ad honore dell’- Apoftolo Sant'Andrea ; il quale a pena conobbe Cri- S. An- fto , che corfeimmantinenti » a darne parte a Pietro diea A- fuo fratello; onde il Cardinale Pietro di Damiano Pot. ferm.1.de S. Andrea. Nouus difcipulus faîtas,mon Pierro di eft propria falute contentusy condifcipulos querit ad Damiano lucrandos alios fraternus fe amor extendit. Thefan- rum reperit , gaudet alijs prodere » furtum deputat illum fine confortibus poffidere . Sant Agoftino fi portò da vera, affettuofa aquila » poiche; Paupe- rum, femper memor erat» fcriue di lui Poffidonio pa ui cap. 22. della fua vita E/Sque inde erogabat 3 È UNDE ET SIBI &c. 103 Perche Paolo V. fece la Canonizatione di San Carlo , edegli hà nell’arme Borghefe, vn aqui- la è fi come il Santoin quella de Borromei vn Sole ; perciò frà quelle facre pompe » fù dipinta l'aquila fifa nel Sole, col motto d’Oratio; OCVLO IRRE- TORTO perdimoftrare che fua Beatitudine pe- netrando lo fplendore della Santità » che in Carlo Perfeue- folgoraua, non ritrahendo » anzi confermando in 12822 tanta chiarezza lo (guardo, l’haucua approuato » e dichiarato degnodi quei fupremi honori. Vn cuore, pafciuto con le confolationi diuine 3 non cura quanti piacerise vanità dal mondo lufinghie- ro poffono effergli offerti per addefcarlo , il che in P ferij con vn aquila volante perlo Cielo, e che nulla fi moue» benche veda vicinala preda dilepre » o di co- niglio , per altro da lei auidamente procurata » col motto; CONTEMNIT SATVRA PRA- * DAM; epotrebbe anco introdurfi à dire; D’A L- TRA PIV' NOBIL ESCA HO PAGO I Li CORE. Conqueftifenfi Don Gregorio Bru- nelli . ; Nettare que cali fruitur , mens negligit ima Defpicit vt predam, cum fatureft volucris. Torquato Taffo nella Geruf. Liberata Cant.;. ftanza 62. defcriuendoci le infidie tefe da Armida contra Goffredo , così; Inuan cerca inuaghirlo » e con mortali Dolcezze attrarlo al amorofa vita ; Che qual faturo auge! » che non fì cali Oue il cibo moftrando altri l’inuita » Tal ei fatio del mondo, i piacer frali Sprezza » c fen poggia al Ciel per via romita » E quante infidie al fuo bel volto tende L'infido Amor tutte fallaci rende &c. 104 Don Carlo Boflo » figurando vn aquila al- zata à volo » fotto gli occhi della quale fi vedeua dif- tefo per terra vn cauallo fcorticato , l’introduffe è dire; SORDIDA TEMNO; idea d'animo fublime , e contemplatiuo » che abhomina quante lai- dezze poffa offerirgli il mondo. San Paolo Philipp. 3.8. Exiffimo omnia detrimentum ef]e propter emi- Philipp. nentem fcientiam Iefu Chrifti Domini mei s propter 3° quemomnia detrimentum feci, & arbitror vt fter- cora &c. Ad honore di non sò qual commandante , che ef- fendo Gouernatore dilLindo ; aftrinfe col fuo valore Brauura, il Vaimar congli Suedefìà ritirariì dall’affedio potto à quella S.Agofti Contem atiuo D. Gree. Brunello Tore. Tafto Contem platiuo AQUVILA Capo VII. à quella piazza,Carlo Ghioldo fece impiefa d'vn aqui- la» attorniata, da alcune grue, ò fia cornacchie ; e l- introdufle a dire. QVAS EGO? motto leuato dal primo dell'Fneide. Pirgilio Quasego; fed motos preftat. componere fluÉus Edaggiunfeadifpiegarl'imprefaquet'Epigramma, Carlo Tune aquilam tentas autum viliffima turba ? Ghioldo Quascgo. Sednoflrum eSt vincere vos ocu- IS. Lindanium aggrederis proles vefana Sueci ; Sifte: fed afpeéta protinus vrbe fagis . 105 Nell'effequie di Rannutio I. Duca di Par- ma, tù pofta l'aquila in atto d’alzare l’aquilotto alla sfera del Sole, col titolo; FT DOCET; ET Prefenza P ROBAT, inferendofil’affiftenza perfonale,che dei mag quel Prencipe daua alle rafigne , e moftre de i fol- giori dati, ritrovandofi prefente a 1loro effercitij militari y ed intal guifa ammaeftrandogli , e inanimandogli. In quefte forme Teodofio il Grande » per bocca di Claudiano in 4. Conful. Honor. ammaeftraua il fuo degno figlivolo; Claudia- —_P_—————————= —4Solabere partes no fé quali judore tuas: fi collistniquusy . Primusini : fyluam fi cedere pronocat vfusy Ne pudeat fumpta quercum ftrauiffe bipenni. Calcatur fi pigra paluss tuus ante profundum Pertentet fonipes: flunos tu protere curru Herentes glacie y liqudos tw fcinde natatu . Nunc equesin medias equitum te confere tur= Mas ; Nunc pedes,affiftas pediti,tum promptius ibunt Te focio: tum confpicuuss gratufque geretur Sub te tefte labor . 106 L'aquila fiffa nel Sole, fù pofta col motto; ALIT ASPECTVS$S; e dimoftra che la pre- fenza di cofa amata, come dicono i mondani » por- ge loro mirabile rinforzo edenergia ; il che del vol- Prefenza to d’Iddios'auuera» nella Patria Celeftey dalla pre- d’Iddio fenzadelqualetutti fi giacciono pafciuti e confor- tati , anzi nonche in quella patria , mà in quefto pel- legrinaggio ancora s poiche egli medefimo protetta Leuit. 26. 9. Re/piciamvos » & crefcere faciam . 107 All’aquila fiffa nel Sole fù chi diede; F E R- Contem VOR ALIT, fimbolo d’vn anima contempla- platito tiua » che fi pafce ne (uoi diuoti) e facri feruori » al- tronde non ricercando gli alimenti » che dal diuino S. Cata- Sole, qual fù Santa Cattarina da Siena; inuenta è rina di die cinerum v(que ad Afcenfionem Domini ieiu- Iduit.26. 9 pena niumperduxiffe , Sola Euchariftia communione con- Roman tenta è Adi | 108 La generofità dell'aquila non permette ch°- ella s'abbaffi all'acquito, od alla preda di cofe vili, e baffe; onde ne fù fatto proverbio; Aquila non captat mufcas. Altri per tanto offeruando quefta proprietà le diede il titolo; NON PARVA FERIT,) Beati che feruirà peridca dei Beati, i quali non curano i beni dellaterra s tutti folleuati alla fruitione del folo Iddio . Così il Padre Cornelio à Lapide in Ifaie cap. Cornelio 40 v.31. Aquila noncaptat mufcas : Beati non cu- è Lapide rantresterrenas y & viles. 109 L'Aquila frà i nuuoli fulminanti intrepida, e Intrepi- generofa, mentre altri vcelli fuggono fpauentati, dal dezza loftabiletrà gli Erranti fù introdotta à dire; M O- VEANTVR ALII), idea efpreffa d'animo gran- de; e dicoraggio inuincibile» quale, direbbe Plutarco nella vita di Scipione il Maggiore fi fcoprì in quefto Romano » che mentre dopola rotta di Canne la gio- uentù sbigottita trattaua di fuggirfene dall’italiayegli contanto valore fi portò » che gli aftrinfe à fare inuio- labile giuramento di non mai abbandonare la Repu- 090 blica; Quibufdam inueribus de velinguénda Italia Plutarco agitantibus,in confultantium cotum prorvipitsàc/ftà- tto gladio iurare omnes coegk fe Rempublicamnon deferturos; quale direbbe San Gregorio Papa Hom. Madda 25. in Euangel. s'auuerti nella Maddalena ; Que 4 lena monwmento Domini y etiam difcipulis recedentibus, $. 9re8°- non recedebat &c. si 11o IlCaualiere Pietro Cafcina ; all'aquila è che paflando frà i fulmini cerca d’aprirfi la ftrada al Cie- — _ lo» foprafcrifle; NEGATA TENTAT ITER Vutù VIA; operatione» direbbe Oratiol. 3. Ode 2. tutta propria della virtù. Virtusrecludens immeritis mori Calum , negata tentat iter via Gc. E Silio Italico lib. 4. Explorant aduerfa viros : perque afpera duro Silio Ita- Nitirur ad landem virtus interrita clino » 1 Ed Ouidio 2. de Pont. uc e—__— —— Tendit in ardua virtus . Ouidio Ond'anco Giutto Liptioyper vero contrafegno d’ani - Genero- mo grande, quefto adduce lib. 4. admirand. cap. g. ‘!!* Generofum eft ire in aduerfos. Mà benanco opera- 9? Oratio a i SUA ini Lipfio tione direbbe altri efpreffiua d'animo peruerfoye con- ea tumace . del quale Oratio lib. 1. Ode 3. macia —_—— Audax omnia perpeti Orazio Gens humana ruit per vetitum nefas . Nil movtalibus arduum eSt $ Celum ipfum petimus ftultitia : neque Per noftrum patimur fcelus Iracunda Iouem ponere fulmina + rrr DonArcangelo Conter ciprime i defideri d’vn anima, bramofa di folleuarlì à i godimenti d'[d- dio » mà impedita dal pefo dell’humanità &c. col fi- gurare vn aquilloto di nidoà pena impiumato » che Defide- dalle fponde, ò fia margini del nido alzando il capo "*"° à vagheggiar il Sole » in quefte voci prorompe ; QVIS DET MIHI PENNAS? motto tutto con- forme alle parole de Sacri Cantici 8.1. Quis mihi det Cane. 8.1 te fratrem meum &c. vtinueniam te foris y & deof- culer te. Ed il Padre Ermanno Vgonelib.3. epigr.12. Quando igitur veniam? quando tibi libera fiftar? Quando adfftabo soculis obuia fattatuis ? O quando, facies toto (peétabilis orbe 3 Quando tuo dabitur lumine poffe frui è 112 Sel’aquila è proueduta di vifta acutiffima, è anco armata di rapaci» e fortiffi:ni artigli; che però le foprafcrifi; OCVLIS, ET VNGVIBVS ; FQVE idea di guerriero, quanto vigilante, eper- Guerrie- fpicace altretanto rapace , e vfurpatore. Quindi il 1° rapa- Rè Nabucodonoforre da Ezechiele cap. 17. 13. fù 9 chiamato; Aquila grandis magnarum alarum ple-'E3echiel na plumis, ò co i Settanta; Plena vaguium ; ue 17-13 Teodoreto così; Plenum vnguium ipfum vocanit, Tesdoreto vt cui fuppeditaret multusexercitus y & equitatus, &° peditatus &c. vngues enim Regis funt militessqui extremam corporis obtinent partem, eo quod ducibus Subieéti fint,& celeres fint atg; valde ad percutien- dum, & fera inftar dilaniandum eosy qui contradice- re conantur . + 113 L’Ereticoyche fi pregia delnome Criftiano, Eretico mì che ritorce gli occhi dalla chiarezza della Santa Fede, ed hà in odib la luce, può ra ffomigliarfi al pollo dell'aquila, degenerante dalla nobiltà della madresche da lei afferrato ne gli artigli, ricufa di vagheggiar il Sole » al quale diedi il motto tolto da Claudiano ; DEGENER LVMINATORQVET. .* Concetto illuftrato da Sant' Ambrogio lib. de Salomo- ne c. 2. Chriftus extra Ecclefiam proticit , în qui- fre bus fidei lumen infirmum eft » quiigneam Eunagelio £'° rum Lucem vitis fecularibus inquinati ferre non poffant + Ea L'aquila Ermanno Vgone IOO abeti 4 vE'agpita vitina al Sole, col titolo ; AS.PI- S.Toma- ET. PRO P Esferuî per inferire s che San Tomnafo fo. d'A--d’Aquino vide ben d’appreflo gli arcani diuini à lui quoo < pratiofamentefcoperti; motto ed imprefa proportio- nati all’Apoftolo San Tomato; ed in particolare è San Gio: San Gionanni\Fuangclifta 4. del quale Agottino de Euargel. Confenf. Euang.l, 1. c. 6- Toannes fupernabila infir- Agofino paris bumane velut aquila volar y & lucem incom- mutabilisveritarisacutiffimis.y atque firmiffimis ocu lis cordîs‘intuetur . 115 Coffumauanoi Romapidi portar sù le fom- mità dell'hafte l'imagine dell’aquile y e feruivano que- fie come di bandiere per condute d’intorno gliefer- S.Toma- citi. Vna tale‘aquila y fegnata col titolo; AGMI- fo d'A- NA DVCIT fù alzata ad honore di San Tomafo quino d’Aquino, il cui valore attrahe è feguirlo fchiere im- S. Ago- mente di Letterati .. Quadra l’impreta al Padre Sant- ftino Agoftino, Quemin primis fecuti funt , nel dice San- Brewiar ta Chiela nelle fue lettioni qui poftea Theologicam Row difciplimam via, & ratione tradiderene . Mà levo- Nome di gliamo configliarci con Sant Ambrogio ; il nome di Gesù —Gesùé quello,che-ferue di guida à tutte le fchiere Cri- S.Ambro ftiane; Non hic aquile: militares (dice nel L 2. de gio fide in fine, )neque volatusaniumexercitum dacunt , Sed tuum Lomine Tejanomen s & critus, , 116 All’aquila che vola d’auanti a gli aguilotti » Efempio che ftanno nel nido io diedi 3; PROVO CAT %* EXEMPLO,; idea di vero Prencipe; che effica- ._ cemente perfuade , mentre attualmente precede, Di Setonio Giul'o Cefare Suctonio c, 7. così; In agmine > non- nunquam in equo > fapius pedibus anteibat capite detetto, feu fol, feu imber effet + Di Catone Lucano canta lib. 9» o_o Monftrat tolerare labores Non mbet, E Corncho Tacito |. 2. Hift. d’Otone fcriue che ; Cornelio Lorica ferrea vfusy & ante figna pedefter sborridus,y Tacito. incomptus, famaquae diffimilis . Ma topra tutti d- dio, come diffe Mosè ; col precedere quali aquila » Deus. 32, piovocaua gl'Iracliti al volo; Sicut aquila prouo- 11. cans ad volandum pulios fuos y € fuper cos voli- Rabano trans, expandit alas; € afumpfit eum. Nel qual luogo Rabano; Chtiftus nos dittiss & exemplis ad alta pronehits vt fequami quo praceffie. 117. All’aquila , cheafferra va ferpente nella gola 10 fopratcrifli le parole &Quidio 8. Metam. NE * RETORQOVEAT ORA ; Simbolo di Pren- Pruden» cipe pradente » che fi fattamente riftringe i rubelli Ka domati » che non più poffano hauerlena » per riuol- taticontra di lui, Aquila, fi può foggiungere,era San San Gio: Giouanni , che perdi Velcoui d’Aia , di lui fi valfe- Euangel. ro, per fuffocar le fauci » e rintuzzar il ferpentino orgoglio di Cerinto , e de gli Ebioniti , fcriuenda à ; confulione loro il fuo Euangelio » del qual facto San S-Girola- Girolamo de $ criptoribus Ecclefizît. così ; Scripfit Lucano O Euangeluum » rogatus ab Afia E pifcopis aduerfus Ce- rinibum s aliofgue bereticosy ct maxime rune Ebio- nitarum dugma confurgenssgui afferunt Chriftum anse Mariam non fuiffe : vude & compulfus eft diminam cus natinitatem edicere . Genero- 118 Spira generofità , edintrepidezza l'aquila fi» fità gurata inatto di portartì contra d'va Idra ma infat- U pronta à cimentarfì non contra tette, mà contra ì cento telte » il che tignifica il motto ; OBVIA cp CENTENO. Effetti praticati in Giuda Ma- beo = £2be0» quale feguito da pochiffimi guerrieri , fi por- taua contra poderotifiimi efterciti e gli fconfigeua. In Abraamosche con trecento foldati in circa atfron» tò molti Ré di corona ye ne ottenne vittoria; ne è Por- tughefi » che pochiflimi in numero , combattero» IVVGRBTI III LIM pVvA no più volte nell’Indie Orientali , con groffifime armate , ele disfecero come in più luoghi fcriue il Padre Pietro Maffco nell’itorie dell'Indie Orien- tali. o 119 Ad'honore dell'’Innitifima Cafa d'Auftria, Virnì in. fù dipinta Paguila nel mezzo è i falinini col cartello- vincibile ne; NON {VS HABVERE NOCENDI, da i quali concetti non fi dilongò Anfaldo Ceba nel fuo Poemacroico, quando diffe; on Che il tempeftar de la fortuna Non hà ne la virtù ragione alcuna 120. Mentre l'aquila vrta col roftro contrala pie- trasturnon perdela vita, mà vi lafcia folamente la vec- chiaia; MORITVR, NON PEREVNTE S E- Vir frà NECSVS; tale frà la durezza de icontrafii la vera conzrafti virtù nonifcema è mà firingicuenifce ) e lì rinoua. Il mio Don Gregorio Brunelli così ; Fortem non frangit mors efera» (ola feneftas D. Greg. Frangitury & vitanon perennte perit. Brunello 121. L'aquila, dice Enrico Farnefe £. 1 Diphtere Ionis Elog. 24. vola frà i monti col roftro chiuforon- de fe Je può dare ; NON? SINE SFEENTFIO , Silentio ciò facendo per {norprender lanitre , onde abborda- no imonti dell'Armenia, e farne facilmente la brama- ta preda, infegnandointal guita al Prencipe ,à tener chiufi nel gabinetro del cuore i fuoi fecreti, effendo il filentio molto profitteuole a i publici , cd i privati in- terefli. Così Tomafo Moro. Rebus inbumanis magna et dottrina tacere. Tomafo Tiberio , come riferifce Dione, foleua dire; Princi- More pis animum aut nemini y aut pancis cognitum effe Piore oportere. . 122 L'Aquila ; per far preda del Ceruo fi carica l’ali di polueres indi portandoli frà le fue cornay glie la fcuote entro gli occhi; e flagellandolo duramentecen l’alizlo fofpinge a cader dalle rupi; Puluereze volati Plinie colle nm infidensipforum cornibusexentit m ocklos eius , ora pennis verberans ,donec in vupes pracipi- ) tet» diffe Plinio lib. 10. c.4. chela done ella non hà Aftutia forze per combattere il ceruo ; hî aRutia per vincerlo. Lo fteffo Entico Farnefe, diquetta proprietà fivalfe, per infegnare , che la dove non'arrivanode forzeyvfar fi debbano gli ftratagemi; dando a quefta pitrura il motto ; CONSILIVM PRO VIRIBYS y ché a mio parere meglio riufcirébbe dicendoti; AST.V$ PRO VIRIBVS. Infegaò quetta dottrina Li- fandroyfolito dire; 270: leonina pellis non prodeffet Plnrarce vulpinam effe indsendam.. Pratticaronla Cefare» Pompeio» Aleifandro, Fabio Maflimo, Sertorios Mi- tridatey Antigono, e tutti gli altri mentouati da From tino, mà fopra tutti Annibale, che da Plutarco fù det- to.; Crudeliimus dux » & în fallendis bominibus PIutaro callidifftmus 123 L'aquila volante fopra il nido 3 oue fono gli aquilotti portò il motto; PROVOCA T, ET Maria» PROTEGIT); perlignificare che Maria Vergi Vergine ne, ed inuita co fuoi efempi i Fedeli a tolleuarh al € ‘va di- Cielo » egli difende con la fùa protettione; etfendo "TONE come di fopra fidiffe; Aquila promocans ad volan- Deus. 33, dum pullos, & fuper eos volitans. Ad honore di Cri 1*- fto crocififlo ferue parimenti l'impreia , poiche; Er Lrrod. tenfis brachis Chriftusin eruce torum corpus infra fe Carnos pofitum complexuseft » difcorto d'Armoldo Carnot. mb tratt. de 7. Perbis Domini y & fab alis crucis aggre Crocifif gato genere nofiro, ibi & proterity & foniry vbi !° mibil poffe putabatur; mà è di più» dice il Padre Luigi Nouarino; Nos ad volandum prouocanit , dum in Luigi cruce manus extenderet » & brachia in alaruma mo- Nosarin. dum , vt deinceps nemo imis bereret &c. Nell Ombra Virginca num. 447. Anfalde Ceba All'aquila ASSI. RYEI Contem | 124 vAll'aquila fifa nel Sole,fù aggiunto l’auuer- platione bio; ASSIDVE, per inferire la contemplatione di San diS. Carlo che ben con Dauide potewa dire; Oculi Carlo mei femper ad Dominum « Pfal. 24, ASTORE Capo VIIL 125 D Tpinto con vna pernice ne gli artiglî , che volando ne perfeguita dell’altre col mot- Profitto to; EI NON PARTA SEQVOR ; fignifica huomo inchinato a maggiori auuanzamenti » edac- quifti » di ricchezze » d'honori d di virtà. Carlo V. per fuo fimbolo Imperiale portaua le colonne d’At- lante col titolo Plus vltra; E San Bernardo lib. de S. Dernar vita folitar. Si perfettionis aliquid attigifti, te ipfiam do inteipfometive, & dic cum Apoftolo. Non quod iam apprebenderim » aut perfeétus fim; fequor au- tem fi forte apprehendam- In quo manifefte Apo- ftolo docente declaratur: quia perfetta eorum , que retro funt oblinio ye perfetta in anteriora extenfio) ipfa est bon.iris infti inbac vita perfettio + AVOLTOIO Capo IX. 126 ( Olleuato all'aria allo fpitar d’vn vento » dal cui aiuto riceue energia , e vigore portò il motto; OVE ALZATO PER ME NON FORA MAI; che fignifica ricognitione dell’al- trui fauore » & dipendenza dall’altrui beneficio; Sine ope diuina nihil valemus diceua vn Prowerbio; cd va altro Non abfque Thefeo , dinotando l’indigenza, Profeti ches'hàd’alera perfona. Ciafcuno de i Profeti può ripigliar quefto motto ) poiche come diffe San Pietro ; =. Perr.1 Nonenimvoluntate bumanaalata eft aliquando pro- 21 phetia: fed Spiritu Santo infpirati locuti funt Santti Dei homines. A penetrare i diuini fecreti non fi fareb- bero folleuati da fe medefimi $ fe il vento dello Spiri- to Santo non gli haueffe eleuati a quella fublimità. I Oratio- Fedeli ancora; feorando saccoftano a Dio, e diuen- ne tano domeftici del Creatore; à tanto honore fi fol- lienano nonin virtù delle proprie forze s mà dello Spi- rito Santo ; che gli follicua; là onde Sant Ambrogio Epift. 23. efaminando le parole di Paolo 1. Cor. 14. ‘1.Cor.14. 15. Orabo Spiritu, Orabo & mente, dice. rt bene 15. pofjimus orare » precedir (piritusy & deducit cam, Ambre ne obrepant carnalia &c. gio 127 L'’auoltoio, in atto di ferirfiil petto, & di cibar col fangue i fuoi figliuoli » col cartello; P R O- Eucar- PRIO NVTRIT CRVORE; feruì per di- ftia moftrare l'affetto di Crifto, chele proprie carni ; e fangue » nella menfa cucariftica all’alimento de fuoi fedeli difpenfa. San Remigio » come riferifce Hinc- maro nella fua vita , fece in vn calice fcolpire quefte parole ; d.. Hauriat bine populus vitamde fanguine facro » Inieéto aternus quem fudit vulnere Chriftus. Francefco Bracciolini, nella tua Croce Racquiftata lib. 26.$tan. 23. rapprefentando il campo Criftiano dalla fame duramente afflitto » introduce vn Guer- ricro, detto Manfrediyin atto di tagliarfi le vene, per indi eftraerne alimento vitale al fuo pouero figliolo Liuio,che perlo digiuno'agonizaua à mortese canta; Franc. Mantredi , all'hor poiche venirfi manco Eraccioli= Vede il figliuolo in così dura forte » ne O paterna pietà» dal proprio fianco Trahendo il ferro, in fe medefmo forte , Tagliala maggior vena al braccio manco Per bagnarli de labbra aride, e fmorte;- Aiuto S.Remigio Capo VIII. IOI E porge al figlio fuo, cheà morte laugue , Poich'altr'efca non hà, la vita; e ilfangue. E dice hor fuggi, e non m'hauere è fchiuo è Suggi il fangue figliuol di cui nafccfti, Ragione è ben ch'io ti mantenga viuoy Se la vita da me tu prima hauetti; Suggi» non difdegnar fanguigno riuo » L’amima ch'io diffondo in te fi relti » Fà, che cibo fi caro almen ti pafca, E quanto in me fi muore, in te rinafca. 128 L’auoltoio ingrauidato dal foftiar d’vn ven- to » feruì per figurare l’Annuntiatione di Maria Ver- Annun- gine , al quale Enrico Eburone /. 1. diphtere Elog. Battone 21.diede; SINE VENERE; Monfignor Arefio di Mariz foprafcriffe leparole d’Ifaia 7. 14: VIRGO CON Vergine .CIPIET; edilLucarini; CONCIPIT SPIRITV, 2 7:14 che hanno allufione a quelle dell'Angelo in San Luca 1.35. Spiritus Santtus fuperueniet in tey 8 all'- 1#9-1:35 hora Concipies invtero , paries filium Luc.1.31. nel qual propofito Lattantio Firmiano /.4. diw. inftit. Lue-1.31 cap. 12. Così argomenta ; Si animalia quedam y Larrantie vento & aura concipere folere omnibus notum eft : Firmiano cur quifquam mirvum putetycum Spirita Dei, cui fa- cile et quidquid velit » granatam effe Virginemdi- cimus ? 129 L’Incarnatione del Verbo » dal Lucarini fù Inca-na- rapprefentata con la pittura dell’Auoltoio , fegnata tione del col motto; GENITVS A BSQVE MARE . Verbo Sant'Ambrogio Exaemer. 1. 5. c. 20. Impoffibile pu- S- Am- taturin Deimatre y quod invulturibus poffibile non drogio negatur è Auis SINE MASCVLO parit è & nullus refellit: & quia defponfata viro Maria pepe- rit, pudoris eius faciunt queftionem ? Nonne aduer- timus quod Dominus ex ipfanatura plurima exempla ante pramifits quibus fufcepee incarnationis decorem probaret, & aîtrueret veritatem ? 130 IDetrattori, i liuidi, ed i maligni ) che fem- pre fono intenti ad offeruar folaméte gli altrui diffet- Mormo- ti leimperfettioni, ei vitij, e non le virtà : ben poffo- 1atore norapprefentarfi nell’ Auoltoio, che per naturale fim- patia colà fi porta veloce »oue fono le putredini, edi tetori» melqual fenfo gli diedi; AD TABIDA +» FEROR. San Bafilto Homil. de Inuidia. Sicut S.Bxfilio vultures per multa quidem prata multa etiam ame- na E oderata loca circumuolantes, AD TABI- DA» & feculenta loca feruntar; fic & innidi, vite Splendorem s ac rerum benè geftarun magnitudinem minimè quidem refpiciunt manca vero » & fragilia» & fi quid erratuna, tantum obfernani &c. BARBAGIANNI Capo X. 131 M Onfignor Arefio., non meglio ftimò che potette rapprefentarlì l'ignoranza , & va- nità d'va amante profano , che conla pittura del bar- Amante bagianni » quale ftando inatto di vagheggiarla Luna, profano afieriva ch'ella foffe ; SPECIOSIOR SOLE; et- {endo inuecchiato ftile di quefti fciocchi » di chiamar la bellezza amata » che talvolta farà più moftruofità, che bellezza , più rara sedeccellente del Sole ; pazzia conliderata da Plutarco l. de difcrimin adulatoris &c. Plutarco Quifquis amat , ballucinatur, ac cecutit ineo quod amatyedaltroue; «Amor, anfore Platone » laudat plerunaque eay quibus ali offenduntur. Ne dà l’efem- pio M. l'ullio lb. 1. de Natur. Deorum nella perfona di Q.Catulo , sì fatramente inuaghito dvn certo Ro- {cio che giurando di riconofcerlo più bello della for- genteaurorayanzi d'yn Dioyin fua lode compote que- ito tetraftico ; 3 Confi- 102 Conftiteramexorientemauroram forte falutansy Cum fubito è lena Rofcius exoritar . Pace mihi liceat CaleStes dicere veftra , Mortalis vifes pulchrior effe Deo. Fxclama qui Tullio. Hic pelchrior Deo ? At erat ( Rofcio ) ficut hodie eft » peruerfiffimis oculis: quid refert fiboc ipfum venuftum illi videbatur ? Nel qual S. Teodo- propofito S. Teodoro Studita Cathechef. 3. Cum fe- vo Studi- minam vir amat » totum fe amafie prabet , cam fpi- da rans , cam cogitans, fen folem dicas, nec folem vi- dere velit , fed amafiam . pa 132 l’AbbateFerro lofegnò col motto ; I N Vitiofo TENEBRISEVOLAT » idea di perfonavi- To. 3. 20. tiofa ; ben fapendofi che; Ommnis qui male agit odit Cirillo —Iucem To, 3.20. que San Cirillo A effandrino ; Re- Cicerone pra cufat omnis qui male agit lucis illuminationem &e. Ta ed anca il detto di Giobbe 24. 15. Oculus adulteri Giobbe ©bfernat caliginem » ideft {piega il Lirano expettat 24.15. nottem ad committendum adulterium ; il che figu- Lirano ratamente anco infinua la maluagità de gli Ereticiy i Eretico qualicome nemici della luce, di notte tempo formano iconuenticoli. Nam hareticus qui adulrereSt verbi dinini , aggiunge Nicolò di Lira , quarit latebras ad docendum . ° BENICO Capo XI. 133 Veft' è vnvcelletto y al quale l'aquila fuole far parte della fua preda ; che però il Lu- . carini gi foprafcrife ; PARTORVM PAR- Maria» TICEPS, in lui figurando Maria Vergine » che fà fu Cal- chiamata à partecipare dei dolori » e dell’angofce del Mario fuo appaflionato Figlivolo e Redentore . San Bona- S. Bona- : 3 ; sventura USMtUTA Li, Stimul. c.3. Afpicio Domina cor tuum; & id noncor, fed myrrham , abfyntbium » & fel vi- deo. Quero Matrem Dei, & ecce inuenio (puta, flagellas & vulneras quia tota conuerfaesin ifta; ed .__.. ella ftefla riferita dalla Beata Birgitta lib. 4. Reuelat. S. Birgit" cap. 23.& 70. Dolor filij, erat dolor meusy quiacor sE eius erat cor mewm + BISTARDA Capo XII. 134 E Vcello di confiderabile grandezza, mà così pigra alvolo » che non s'alza da terra, fe non dopo d’hauer fpiccato due» e tre volte il falto. Peccato Quindi ne auuiene cheben ifpeftozil veltro fe le auuen re infit- ra addoffoy prima chvella fi fia alzata all'aria. Monfi- gardo gnor Arefio ne fà imprefayper chi è tardo al farbene, e che prima e affalito dalla morte; ch'egli fi fia folleua- to sù l’ali della penitenza alla gratia , edallavita , dan- dole per motto le parole; VT MORI SOLENT 283° IG NAVI tolte dal 2. Reg. 3.33. Sic verè malti 33- funt, dice Pietro Bercorio nel Reduttoriolib. 7.c. 12. pia ' quinunquamvolunt dimittereterramy<9 terrenamnec ‘ercorso ad Deum celeriter euolare» imo folent bisyvel ter iter boni propofitiretardares & fic fape fit, quod dumni- mis deliberant » folet eos diabolustentationibus fagit- tare » & d volatu bonorum operumimpedire. Multi cum alys damnum fraudulenter facerentsfubito perie- runt y©® ad mamifeStumiudicium abierunt > parole di Crifofto- Crifoftomo Hom. 22. in Epift.2. ad Corinth. Time mo ne& tu hoc patiare inexcufabilis . CALANDRA Capo XIII. 135 N { Entre queft'vcello fifa gli occhi nel vol- «4 todi qualche infermo»dicono i Naturali VoCcoE BILI /Ib. TV. fti , che dandoàluilafanità , attrahe à sè quel'males edincontrando la morte ; altrui afficurala vita ;. Bar Crifto tolomeo Roffi le diede per tanto; EX ASPECTV Saluato- VITA; edilGiliberti; EX MORTE VITA. Ta-!€__ le il noftro amorofiffimo Redentore » fifando in noi a gli occhi della fua pietà, riceuctte in sè i noftri mali, co ripartendonela vita, col foffriregli la morte. Di que- ft'vcello Vgone Vittorino lib.1. de Belt. cap. 48 così; Sifaciem hominis refpicit mec oculos anertityfedinfir- * 89%. mi faciem diligenter confideret,fignum eft quod viuet; **Sorine fiantem oculos a facie infirmi bominis anertat , fi- guum eSì mortis. Per caladrium intelligimus Chri- ftumsqui venitinmundum, vt faluum faceret genus humanum &c. Ed il Cardinale Pietro di Damiano lib.2. Epift. 18. Infiar Charadri Chriftusad infir- Pierro di mum Ifrael populum pius vifitator aduenit, fed fig Pamiane ciem fuam ab eo (quoniam perfidia y & incredulitatis morbo moriebatur) auertit : ad gentilem verò popu- lum, aquè fcilicet languidum cum refpexit , pietatis in eum oculos clementer infixit » in femetipfum eius agritudinem tranftulit, cumque faluti priftine refor- manit » 136 Alcibiade Lucarini, efpreffe , nel motto » che diede à queftovcello, vo nonsè che d’enfatico; _ _ SANAT, VICEMQVE SVBIT, poicheil Crilto figliuol d’Iddio , non folamente fanò l’infermità hu- PAUente mane, mà foftentrò à portarle per liberarcene , onde Ifaia 53. 4. Zerè languoresnoftrosipfe tulit, & dolo- I/zi. 53.4 res noftros ipfe portauits òcomelege S. Matteo 8. 17. AEgrotationes noftras portanit » cioè leaboli, le Masseo 8 afforbette » le diftruffe , come interpreta Sant'Ilario *7- in Catena D.Tho. in quel luogo; Chriflus paffione S- ILario corporis fui, fecundum Prophetarum ditta » infir- mitatesbumana nature imbecillitatis abforbuit; dai quali fenfi non fi dilongò San Pietro Crifol. Ser. 150. Chriftusenimvenit fufcipere infirmitates noftrasyer Pier Cria fuas nobis conferre vertutes: bumana quaerere , pre- Solog0 ftare diuina : accipere iniurias sreddere dignitates : ferra tedia, referre fanitates : quia medicus » qui non fertinfirmitates , curare nefcit: & quinon fue- rit cum infirmo infirmatas » infirmo non poteft con- ferre fanitatem. | 137 Alla calandra » dipinta in atto di riuerfare Iddio vn calice di licori medicinali, Enrico Farnefe fopra. falua. pofe; NON OPVS EST» perche que ilnoltro DE Iddio ftendei fuoi {guardi quì fi ritroua la fanità » la pipi felicità è edogni bene » nev'é di mettieri d'altro me- dicinale foccorfo. Benedic anima mea Domino , di- Pfab.to2 ccua Danide Pfal. 102. 3. qui fanat omnes infirmi- 3 tates tuas ; languores tuos » legge Calliodoro Ne-S<- 16 que berbay neque malagma fananit eos , diceua la !** Sapienza 16.12. Sedtaus Dominefermo » qui fanat omnia; e finalmente Malachia 4. 2, Orierar vobis ti- Malach. mentibusnomen meumfoliuftitiay & fanitas in pen- 4>- nis eius. CAPRIMVLGO Capo XIV. L nome di quefto vello fù prefo dalla fua proprietà, ellendo folito d’infinuarfì di not- te tempo frà le greggie delle capre » fuggendo loro dalle mammelle il latte , anzinon che illattes mà edi più,come diffe Monfignor Arefio; ELICIT SAN- GVINEM; impreta da lui applicata è i carnefici, S- Agata che tormentarono Sant Agata » ad honor della quale Crifiofore Criftotoro Finottodiltico 99. così; Finotto Forcipe corripuit fieuus de pefore mammas , Atnoneft animo firma reunifa fides. Imprefa che può feruire ad efprimere Lauaritia di molti Vgon 138 CARDELLO Capo XV. molti Auuocàti che cavano ilfangue a poueri clienti: l’auidità dei Miniftriy de Prencipi sche rifcuotono da i (udditi quel più che pofTono ; ed ancola maluagità di femmina infatiabile, che per bocca d'vn Pocta » così difcorreua d’vn fuo amante ; E finche fangue hà ne le vene hauuto » Come fanfuga l’hò fucchiato. 139 E perche fuggendo illatte anco toglie alla capra la vifta se la rende cieca , il Lucarinigli fopra- fcrifle; CVM LACTE ADIMIT LVCEM, fimbole della libidine , che fnenra le forze del corpo» cd eftingue così la luce della ragione , come ogni altra chiarezza di virtù » ò di fpirito. VOdafi Georgio Ca- merario yne fuoi emblemi Amatori}; Femina Jafcina Guarini Paffor Fido Libidine Camera- Hircorum Stabulis volucris montana per vm- rio bram. ? Admiffa, en andax vbera plena bibit Diusfed & miferos pariter predatur ocelloss Ipfaque CV M dulci LUMINA L A- CTE RAPIT; Tabis sr afflatu fterilefcunt vbera capris, Et fert aternam laftea vena fitim. Hircofì inuenis iam poto fanguine » tandem Lumina pradatiw cum ratione venus . Giufo Giufto Lipfio Mownit.Polir. l.2.cap.17.diceua anch'- Lipfè eflo. Nibilefttam mortiferumingeni;syquam libido. dare San Girolamo lib. 1.aduerf, Iouinian. Amor forme, rationis obliuio eft , & infania proximus, fedumy minimegne conueniens animo fofpiti vitium, turbat confilia saltosy& gencrofos fpiritus frangit » è ma- gmis cogitationibus » ad bumillimas pertrabit . In S.Tomafo fomma San Tomafo d'Aquino proteftaua ; Cecita. d'Aquino tem mentis primam luxrie filiameffe » CARDELLO Capo XV. 140 F Orfe con quefto nome egli è chiamato, per- che volentieri fi ciba de i (emi di cardo » nul- la curando le punture » che gli ftanno all'intorno; che però figurato fopra vn cardo , hebbe le parole del Amor Petraîca; E D'ALTRO NON MI CALE; médano ò veramente; HEC MIHI SOLA PLACET, che rinchiudono allufione amorofa » fimile è quella del Guarini ; M'é più dolce ilpenar per Amarili , Che’l gioir di mill’altre . Nel qual propofito beniffimo ferue il v. 8. de Sacri Can:.6.8. Cantici c. 6. 7 na cft columba mea , perfetta mea, vna eft matris fue &c. ue ò letteralmente Salomo- ne ragiona della figliuola di Faraone , fopra tutte le femine da lui vnicamente amata ; ò mifticamente fi Beata» tratta della Beata Vergine » fopra tutte le creature dal Vergine grand’ [ddio apprezzata, della quale Onorio così . 7% vna omnium tranfcendis merita , & ideo pra omni- bus fola elefta &c. 141 Ilcardello, figurato fu'l cardo, orrido , c fpinofo, col titolo; HIS EGO SVS TENTOR S. Silue- riefce marauigliofa imprefa per San Siluerio Papa, c rio Papa martire » il quale dall'odio di Teodora Imperatrice » e dal decreto di Belifario relegato nell’Ifola Pontia s iui frà tante miferie paffaua la vita s che non meglio puote rapprefentarla » che con quefte parole ; S4- Slentor pane tribulationis & aqua anguftie ynec ta- men dimifi aut dimitto officinm meum. Breu. Rom. 20. Iun. 14.2 Quefto veelletto » fu'l cardo » che pergiun- gere al fapore di quel cibo, non cura l’acutezza delle Virtuo- adiacenti punture » e dice; NO N TERRET fo ACVMEN idead’yn vero amatore della virtù, Battifta Guarini @norio Preujar. Rom. 103 quale benche la veda inuolta frà le (pine di cento » e Lettera- mille ftenti, e fatiche, fenza lequalinon s'acquifta , 1° Itudio non rifiuta gl'incommodi , ne s'arretra alla moltitu- !° dine delle atflittioni , per ottenere il bramato pottef- fo, ricordandofi che. Virtutem pofuere Dij fudore parandam. 143 L’imprefa del cardello sche ftà trattenendofi fopra vn cardo, col motto; ET CVM ACVLEIS PLACET feruirebbe pervno amante di Verginella Amore rigida e rifentita; per vno che fi compiace d'vna re- ligione » auftera d’habito, e d'offernanze . Se anco non fi diceffe , che la parola d’Iddio cibo dell'anime , Paro la condita con riprenfioni pungitiue , ed acute, mira- 9! dio Oratio . DI . . . A È à . bilmente piace ; e cheintanto ci rietce faporofoil pre- Premio mio» inquanto s’ottiene con trauagliofa molettia» e con faticha ; onde Lucano l. 9. Gaudet patientia duris Letius e/t quoties magno tibi conftat boneRum . 144 Ad vncardelloingabbia Monfignor Arefio per Santa Catarina Vergine s e Martire foprapofe le parole della Sapienza 1. 7. SCIENTIAM HABET S4p 1-5: VOCIS, eciòconallufione » così all’interna fapien- S. Cata- zas onde ella fù dal Cielo ammaeftrata ,come anco alla rina Ver mirabile fua facondia, e perfuafiua , conla quale que- 819° » € fta eruditifima Verginella s benche in età acerba, e MUTE come dicono i racconti della fua vita; Decem & oto “Sg annos nata eruditiffimum quemque fuperabat . . 145. Alla voluttà del fento, ed agl'inganni del mondo » edel Demonio, quadra il motto , fopraferit- to ad vncardello » checonla dolcezza del canto inni- taua gli altri alla prigione; CANTV IRRETITy perche , ò fi parli del fenfoy con quefta efpreffa forma Voluttà di dire Salomone defcrifte le lufinghe d’vna femina reasordite contra vno fconfigliaro giouinotto ; JR- Preser- RETIVIT ewmmultisSERMONIBV Sy blan- 7: >! ditijs labiorum protraxit illum; è del demonio , ed nia: effo parimenti con voci di foauità, e con promeffe di "!° tranfitori) piaceri, c'induce à perdere lalibertà dello fpirito » la ferenità della cofcienza, e l'eternità della vita. Quindi San Gregorio 3 2. Mor. c. 17. commen- tando le parole di Giobbe 40. 30. Offa eius fiftute Tod 40» aris » dice AEris quippe fifiula fonoris aptari canti- bus fotent , que admota auribus dum blandum car- men fubtiliter concinuntyinteriora mentis in externa dele&tationis trabunt - Ita quoque aftuta eius confi- liasdum quafi blanda prowifione confulunts cor è forti intentione inuertunt s & dum delcia refonant , ad no- xia inclinant. Efprime altrefi queft'imprefa la malua- gità dell’adulatore » che mentre con voci lufiaghiere folletica gli orecchi » ne-difpone è itracolli, ed alle perdite. Chetanto cantò Vrbano VIII. Ode in adu- lationem .. — —— Vit nocet , vt placet Stillans adulatrix latenti Lingua fauos madidos veneno + Artes nocendi mille tegit dolis Imbuta. Quis tam lynceus afpicit Quod vitet ? Intentus canentis Mercurij numeris s fopore Centena claudens lumina » fenfibus Abrepenss aures dum vacwas melos Demubcet s exemplun peremptus Exity grame prebet Argus. 7 146 Ilcardello in gabbia, che cantando chia- ma alla prigione, ed allarete molti altri cardelli, fe- gnato col motto; CAPTA CAPTAT quadra Eiempio alla Samaritana » che prefa dal diuino vcellatore » col fifchio della gratia eccitante » feruî immantinenti per \ attrahere allo fteffo l'anime di molti Samaritani; e Samare l’auertì San Giouanni 4. 39, Ex cisitate tgfiio ila tana multi Lucano Adula- e D Vrbano VIII. DI Io Ioan. 4. multi siasi in eum Samaritanorum propter 39. verbum mulieris teftimonium perbibentis > nel qual propotito difle per eccellenza bene Simone di Caf- Simone di fia; Supra fontem velut auceps Dominus fedebat 5 Cafie = auesvrationales aucupaturus in vetibus verbi fui, in quibus vna PREC APTA INDEX AD S.Paolo CAPIENDAS alias fatta est. Così Paolo chia- mato à Crifto, chiamò alio fteffo popoli innumera- bili infiniti; e Mosè Egittioycangiatofi di famofo la- drone in infigne anacorita y conuertì molti ladri alla Santa Fede, e feco al chioftro Monaftico felicemente gli condufle è viuere, come rapporta il Martirologio Romano =8. Agofto. Impreta , che anco intinittra parte appennello può interpretarli. — 147 Vacardellonella gabbia; d’'intornola quale Ingegno fono varij vcelletti, vn filinguello » yn verdone, vn viuace raparino &c. fegnato col motto; CANTV REMV.- LABITVK OMNES, feruirà per idea d’intelletto viuace » che sà gareggiare con le perfettioni di ben cento Scrittori; eccellenza non mai abbattanza loda- P.Famia ta nel Padre Famiano Strada » quale nel lib. 2. delle no Stra- fue Prolulioni con tanta proprietà imita lo ftile , e di da Lucano ; e di Lucretio 3 e di Claudianoye d’Ouidio;e di Statios e di Vergilio,che ben fi pare che l’eccellenze di tutti fiano da lui con nobiliffima gara vgguaglia- te, per non dire fuperate. CARISTO Capo XVI. 148 yL Lucarini, peritrè gioninetti Ebrei, che [ intatti vfcirono fuori dalle babiloniche for- naci, fece impreta dell’vcello cariftoz inatto di paffar- fene per mezzo-le fiamme , col titolo; PRODIT ILL ESVS, effetto pratticato in San Marciano Pri- mo Vefcouo di Tortona , al cui feno non recarono ve= runa offefa le laftre di ferro infuocato, applicategli da carnefici, inSan Peregrino Diacono » & Martire An- conitano, che ftefo fopra vna craticola rouentese tut- to intinto nell’oglio s non pati lefione veruna ; e nell Abbate Pietro, cognominato Igneosperche palsò in- tatto per mezzo altuoco , come è fcritto nella vita di San Giouanni Gualberto . Liberafti me, diceua il Sauio Ecclefiaft. s1. fecundum multitudinem mife- ricordie nominis tui de manibus querentium animam meamy & è preffura famma qua circumdedit mes in medio ignis non fum aftuatus » CICOGNA Capo XVII. 149 D On Diego Saauedra ; col figurare vna ci- cogna fopra il pinnacolo d’vn tempio, fe- gnata col motto; HIC TVTIOR infegnò al Pren- cipe , à collocare nella Religione , e nelculto d’Iddio la ficurezza del fuo ftato . Gli Ateniefi minacciati dall’armata di Xerfe, numerofa di mille ducento naui lunghe» feguite da due milla onerarie » fi portarono immantinenti à configliarfi con l'oracolo di Delfo » come haueffero a difenderfì ; e dicendo l'oracolo che fortificaffero la loro città con muraglie di legno , Te- miftocle interpretò » che tutti doueffero imbarcarfi come fecero; onde Atene, e fidifefe, e trionfò di quell’immento perfiano potere. Tale il Prencipe im- barchi la fua grandezza sù la naue di Santa Chiefay che ficome quefta per niffun conto può perire, non farà parimenti , che pericoli colui , che fopra d’efla fi farà afficurato +. Nam Regni quoque bafis pietas crga Deum est 3 diceua Sant Ifidoro Pelufiata lib.2, Epift. 249. S.Marcia no Mar- ture Ecclefaf. SI. 4 Religio- ne difefa de regni Ifidoro Pelufota Vi:ChE LL TELAI. Î 150 Nell’efequie di Rannutio I. Duca di Parma fù alzata l'imprefa d'vna cicogna s che diftruggena i Miferi- ferpenti col cartello; SERVAT; ET PROFLI. cordia,e GAT; infinuandofi la diligenza di da Prencipein giuftitia diftruggere iticari} ,e mantenerela felicità, e ficurez- za de fuoi popoli; Mifericordram , & iudiciym can- Pfal.100 tabo tibi Domineydiceua il Profeta Pfal.100.1. il qual !- Salmo » come piace a San Bafilio »ed a Teodoreto, in perfona del Ré Giofia è cantato; {piegando efli il pri- moverfo così; Quoniam enim &' iniuria affeltos mi- S. Bafilio ferabatur, & iniuria afficientes admirabilis Iofias condemnabat , illoram narrationem s laudem miferi- cordia s & iudicij nuncupanit. Critto giudice; chia- Crifto mando alla beatitudinei giufti: e fcacciando nel ba giudice Fil i reprobi > fimile alla cicogna ; ferars & pro- dat + > si Fùlacicognariconofciuta per fimbolo della; pietà , e della Religione, che però nelle medaglie d'- Adriano è fegnata con le parole; Pieras Luguita. Quetta inatto di fcacciare , sù lafpiaggia del marea va globo dinegre vipere» proprietà fua, della quale Virgilio. i —_——_—— — Cm vere rubenti andida vent anis longis innifa colubrisy col. cartello ; DONEC CONFICIAM fil impre- fa degna d'Emmanuel Tefauro s alzata nell’efequie di Zelo « Filippo II Ré di Spagna ; per dimoftrare la pietà, & zelo religiofo di quefto gran Monarca, in difcac- ciare i Mori dalla Spagna; il che dichiara il toggiun- to Epigramma; Auftrinigra cohors;Regumtimor, ignea peftisy Emanuel Ceu lewis Herculewmn per mare fumusabit, Tefauro Nominis augurinm prote gens tota ferebat y Dici Auftrivittor debut Auftriacus . 152 La cicogna; in atto di lacerarevna Serpey col titolo; INVISA NOCENTI; è idéadi Prencipe » d di giudice retto, che diitrugge i facino- rofi. Così Dauide ; Iniquos odio habui. PÎ.118. 113. P/21.118 & facientes preuaricattones odini. P£. 100.3. Tale 153: dice Pietro Bercorio Redu&ar.l. 7. c. 20. n. 8. effet enza deue il Predicatore , cioè fempre follecito alla diftrut- Predi È tione dei vitij, e delle iniquità. Predicazor deber effe tn cale Serpentibus » ideft peccatoribus inimicus , & cos ro- ftro pradicationis fue totaliter impugnare . 153 Lacenfurarigorofa; conlaquale altri affa- le, ecaftiga la vitiofità delle proprie paffioni ; ò ve- ramente percote» e corregge idiffetti de fuoi prof- fimi fi rapprefenta nella cicogna» chebada à diftrug- gerle ferpi delle quali ella è nemica; portandoilti- tolo; CONFICERE EST ANIMVS. Tan- to infegnaua Seneca Epift. s1. Satis diu cum Baijs Sereca litiganimus s nunquari fatis cum vitijs, que oro te mi Lucili perfequere fine modo » fine fine , nam illis quoque nec finiseft , nec modus. Ed il mio Vgone Vittorino lib. 1.de Beftijs c. 42. Serpentes funt per- uerfe cogirationes fiue pernerfi fratres, quos Cico- mia roftro percutit , dum iuftus prauas cogitationesy reftringit » vel peruerfos fratres pungenti inueftione reprebendit . 154 Itrionfi ) che Maria Vergine ottenne del ferpente d'inferno » la tefta del quale vigorofa fchiac- ciò ; nonne riccuendo ne meno leggeriflima offefa, __ poflono figurarfi nella Cicogna » che vince, calpe- Matias itra , ediftragge i ferpenti » col cartello ; TV TO Uioma- CONTERTT ; Così appuntodi lei s'interpreta 1!°° quel luogo della Genef. 3. 15. Ipfa conteret caput Genef 3. zuum ; nel qual paffo Bernardo Hom. 2. fopra il Afif= 19 fus efts così difcorre. Ipfa caput contriut venena- Ss. Berner tum» que omnimodam maligni ferpentis fuggeftio- do nem, tam de carnis tHecebra y quam de mentis fuper= bia deduxit ad nibilum. Sc Virgilio Giudice Corret- tione de propri} viti) Vegon Vittorino CIGOGNA. Capo XVII. 155. Sela Cicogna col porre nel nido vn rama- Difefa fcello di platano, viene è munirloyed afficurarlo da i l'imimici infulti onde così figurata hebbe ; .T V- Protet-. TVM,REDDIT., molo più il mido delnoftro tione di cuore s protetto dall’inuocationey e diuorione di quel- Sie la Vergine che diceua; &f quali platanus exaltata Ecclefiaf (um inxra aguamtì renderà ficuro dall'infernale ofti- 24.19, lità, edintulto Riccardo] 2. de Laud.Virp.p.1. Po- Ricardo tens eft Maria ad protegendum: vnde ipfi poteft fe- di S. Lo- curò dicere feruus cius illiud Iob 17, Pone me inxta te y & cuiufuismanus pugnet contra me. renzo / ( 156. Non folamente dalle frondi del platano la cicogna riceue le difefe del (uo nido , mà riceue al- Aiuto trefì certa nonsò quale animofità , edenergia , per refiftere , e rintuzzare chiunque ardiffe d’aflalirla 3 ò Diuotio- mal trattarla » che tanto dinota il motto; A V.D E N- ne diMa TIVS OBSTAT; taleil fedele armato con ladi- ria Ver- uotionedi Maria » tutto rimanfì auualoraro a cozza- gine re contra quante furie pofla à danni fuoi difcatenar l'inferno. Cofma Gerofolomitano Hymno quinto. Cofma Ge Infuperabilem » Deipara » (poem tuambhabens y ferua- rofolimit. bor ; defenfionem tuam poffidens » non timebo , per- foguar inimicos meos y & n fugam vertam » folam babensy vt thoracem proteftionem tuam &c. 157 Scipione Bargagli, dipingendo due cicogne i giovani » che rifcaldanano ; edalimentanano le vec- Pariglia chie, diedeloro; PAR PARI REFERVNT, Gratitu- che dimoftra gratitudine » pariglia , e buona cotrif- dine pondenza di benefitio verfo chi le hà nutrite , e man- tenute; Quantum temporis impenderint » dice Vgo- Pgon = ne Vittorino/. 1. de Beftysc. 42. in fatibus educan= Fissorina dis, tantum & ipfe inuicem a pullis fuis aluntur, Ciconia» difcorre Vgon Cardinale in 2. Cor. c..13, Vgon parentes decrepitos pafcit » fed parens prius eam edu- Cardin. cauit. Della quale proprietà così gratiofamente can- tòl'Alciati nell'Emblema 30. «Aerio infignis pietate ciconia nido » Inueftes pullos , pignora grata fouet.i . Taliaque expettat fibi munora mutwareddîz Auxilio hoc quories mater egebit anus Nec pia fpem (oboles fallit , fed feffa parentum Carpora fert bumeris y preftat & ore cibos. Quindi Criftoforo Finotto in honore di Santa Martas Luc. 1a. della quale rappottano gli Euangclifti chej Ewcepie vlceiati 3%. illum(Chriftum ) in domum fuamà lei riuolto così cantò diftic. 100, Scale Capifti hofpitio martali in corpore Chriftum » notto Iscalefte tibi reddidit hofpizium . 158 Il Lucarini facendola inatto di fuggerire il Gratit cibo è i fuoi inuecchiati progenitori, diffe » che:ciò dine —faceua, come dando il cambio; DVLCI PRO MVNERE VITA, motto che inferifce filiale tenerezza » e corrifpondenza di buona gratitudine , nel qual propolito Sant'Ambrogio I. 6. Hexaem. c. Ambro- 4. Quisnonerubefcat gratiam bene de fe merentibus gio non referre s cum videant etiam beftias refugere cri meningrati? Etilla impertite alimonia ferwant me- moriam, tu non feruas falutis accepte? cd vn Mo- derno. Gio: Au Qui cupis effe fenex » caros venerare parentes deno Qua Parri facies » filius illa tibi . 159 Dicono i Naturalifti sche la cicogna fuole Ricogni- lafciare vno de fuoi pulciainella cafa » que hà tenuto tione . il nido, per tanto il Lucarini la rawuifa per imagi- ne d’vn pagator di decime » 0 di tributi » dandole; ET DOMINO PARTEM ; e nel vero ò di Lewss.a7. decime fi tratta ; Omnes decime terra, fine de frugi» 30% bus » fine de pomis arbarum Domini fune , & ille fan» rara: Elificantur ; e fe di tributo » con le parole di Criîto ; sr Reddite que funt Cefaris Cefari,Matt. 22,21, con- TO cordano quelle di Paolo. Rom. 13: 17. Reddite erzo Roman. Gana dedita cui tributumy tributum; cui vetti- 3 57: gal» veltigal , nel qualluogo S. Gio. Crifoft. Non 2° dix date , fed Ar 1 È adiecit quod Dal NI; CA Nibil enim gratuito dat qui hoc fecerit. Debitum fiqudem res eft ifta: quod fi non feceris , perfidi panam dabis. E poco auanti. Cur enim vettiralia regi damus ? Nunquidinon tanquam profpicienti ? Nenquid non tanguamprafidenti? cura tuitioni(- que mercedem foluentes &c. 160 La Cicogna, vedendo il fuo nido cinto di fuoco, dentro vi lì fpinge , credendofi di douere (pe- gnerlo con l’ali, màin talguifa, ed'effaparimenti vi rimane abbruciata . Per tanto Monfignor Arefio ne Coli, fece imprefa per San Paolo Apoftolo ; il quale quan S Paolo do pretefe d’eftinguere il fuoco accefo da Crifto, ©’ contra di quello portandofì , anch’effo vi rimafe in- fiammato ,edaccefo; EXTINGVERE QV£A- RENS, nel qual propofito io diffi; ; Quando vie più crefcendo Nel cor de la Giudea y Del Nazareno il facro incendio ardea, Saolo d’ira fremendo Mentre à fopirlo ogni fuo sforzo apprefta 3 Con fucceffo impenfato sarfo ne rea. O d'immenfa pietà favor ftupendo , Che del nemico (uo l’anima fchiua , Fabbra di morti » in dolci fiamme auuiua » CIGNO Capo XVIII. L cigno col foprafcritto ; DIVINA SIBI 16I I CANIT, ETORBI fùimprefa alza- ta ad honore di Monfignor Cornelio Muffo Velcouo di Bitonto, famofiffimo Predicatore» l'eccellenza del- le cui opere ferue egualmente; come ad honoraril fuo nome» così ad illuftrar vn vafto mondo. 162 Ilcigno nell'acque fù introdotto è dite ; ABLVOR NON OBRVOR , nel qual propofito il Padre Don Gregorio Brunello; Abluor ex vitreis betus y non obruor vadis; Brench Gaudety & è tanto remige lympha premi . E ne dimoftra come i trauagli inondanti fono ftru- Traua- mento di noftra purificatione, e mondezza » e non di glio _ne fommerfione » ò di ruina . Quindi Ruperto Abbate PWINCA così dichiaro le parole d’Iddio in Ofea 5. 10. Effun- Ofoa, 5. dam ficut aquam iram meam: Quiaficuraquacor- } ek poris fordes eluit » itadiuina ira varyis laboribas ih Lbbare ftos exercens yanimarum maculas expiat SR +53 Tdcadiperfonafchietta s femplice se fince- Sinceri- ra; è il bianco cigno » che lîpregia d’elfere mai fem. pre; VNIVS COLORIS. S. Girolamo in Ofeam; Simplicitas , (icut bonus pater familiasfatis fibi ab S-Girola- dat , CY fua puritate contenta s non querit alienum , "è nec fe.in artes varias fepè commurar ficut aftutia cc Carlo Paftalio (2.42 vir. Gvitijs cc. 10. Syn- Pb ceritatis, & fimplicitatis , aperta, & candida pe- Pafcalio fora bonitas eligit fibi domicilia, vt pura, & pur- gata » ac prorfus fe digna. Nec virtutibus tam lu- cidis vnquam neceffe eft (imnlare , aut diffimalare > fuifque moribus nubemobtendere - Ergo planò igno- rant verfutias , planè nefciunt artificium fimulatio- nis, nullo vtuntur frontis integwmento &e. ” 164 Jlcandor delcigno da niffuna parte conta- Purità di minato » è veramente com'altri diffe; CANDO R Mario ILLESVS) idea efpreffa della purità di Maria Ver- Vergine gine» che nonmai ne meno da leggeriffimo diffetto ù contaminata. Torwm, quod inteeSt , diceua alla Vergine rivolto Vgone Vittorino ferm de par i Pul= Lettera- to infi- Gregori V gon Fistorino ‘ 106 Pulchrumefis<& nihil ineft tibi quod fit fordidum. In toto grata ; in nullo ingrata. Intoto places» in nullo difplices. Tota pulchra esy pulchra per naturam, - pulchrior pergratiam, pulcherrima fies per gloriam. 165. Quanto rilieui la protettione d’vn grande, nelo dimottra il cigno » che trattenuto fotto vna pian- ta d’alloro , benche al di fopra il Cielo tempeftofo lampeggi » dolcemente canta ; N O N COME SOGLIO IL FOLGORAR PAVENTO; ò pure. NIL FVLGVRA TERRENT. Se Maria Iddio fulminante ne minaccia 3 noi quafi cigni , cor- protet- riamo à corcarfi fotto l'alloro Verginale , ed indi ne trice .. riceueremo la ficurezza » e la vita; Anonimo Fulgura fi metuas Nati, venerare Parentem; Oppofitu Matris fultmina nulla cadent . Cantò yn Dinoto. 166 - Per fignificare le diligenze vfate da San Car- Profitto lo» per ottenere fempre via più maggior mondezza di S. Carlo fpirito ) Bartolomeo Roffi dipinfe il cigno nella cor- rente d’vn fiume, che dicena; VT PVRIOR FIAM. Quadra il motto è San Pietro , che pianfe per tutt’ ilcorfo della fua vita , ogniqual volta il canto del gallo gli ricordaua l’antepatiata colpa; e quadra ad'ogni penitente » che compunto y nel torrente delle Lacrime lagrime fommergendofi » indi ne acquifta auvantag- Pietro di giofa purità,e mondezza . Lachrymarum mador ani- Damiano mam omni labe purificat , fcriffe il Cardinale Pietro di Damiano , Op#/t: 13.c. 12. edinuouo ; Lachry- © marum profluentium curfusyex mente fluensy&y dia- bolica virtntis femina , & omnes fordentes vitiorum Sacra- peftes eliminat. Il Sacramento della penitenza fem- mento pre vie più frequentato , fempre vie più ne rende puri- della pe- ficati 3 ebelli, San Bernardo ep. 113. alludendoalle E: 4g parole del Salmo 95- 6. Confelfo,& pulchritudo. Re Rigi 98 vera» dice, vbi confelfiozibi pulchritudo » ibi decor: S Berna fi peccata funtyinconfelfione lanantur, fi bona opera; PES confeffione commendantur . 167. Il cigno dipinto fopra vn altare coltitolo ; DVLCIVS, VT CANAM; può feruire ad vno » che effendo dotato di virtuofe qualità nel fecolo; Religio- penfa d’auuantaggiarti y entrando nella Religione ; ò fo veramente ad vn Poeta, cherefo tamofo nelle com- polìtioni profane, s'appiglia à materie facrey fperando d’acquiftarin quelle più delicata dolcezza. 168. Vnabella idea d'animo pacifico, e benigno, ‘Animo èéquefto augello , poiche non mai fi ritente od offen- pacifico. de altri, fe non quando l'aquila lo prouoca ye lo mal- Rifenti- tratta, onde ben à ragione portò il motto; LACES- mento SITVS. Quefta proprietà in ogni Prencipesinogni huomo priuato fplender dourebbe » dicendo il Padre Agoftino S, Agoftino to. 2, epift. 207. che ; Pacem habere de- bet voluntas , bellum neceffitas. Cicerone anch’'eflo Cicerone 1. Oftic. Primum inftitio munus eStyvt nulli quis no- ceat y NISI LACESSITYVS iniuria. Aurelio «Aurelio Vittore diffe d'Ottauiano Augufto sche; Nifi inftis Vittore de caufis nunquam genti vlli bellum intulit; e Sant «Ambro- Ambrogio lib.1. Offic. cap.35. Nunquam Dauid ct) NISI LACESSITVS bellumintulit. 169 Scilcigno, prima di prender il cibo fuol la- uarfì nell’acque sentrole quali figurato portò ilmot- to; ANTEQVAM COMEDAM, tolto in Feb 3-24. Giobbe 3.24. 3 anco ciafcun fedele. prima di pafcerlì Ept al facro altare, fommergendofi nell’onda delle lagri- Fucini me » doutebbe procurare l'ottenimento d'ogni poffi- hi bile purità . San Gregorio Hom. 22. in Euangel., 5. Grego- CAMCorpus Redemptoris accipimus ; nos pro peccatis ego E di 3 n 3 Vis noftriscum fletibus affligamus, quatenus ipfa amari- ‘tudo penitentia abfiergat a mentis ffomacho peruer- fa bumorem vita . 170. Comeilcignobenche fia purifimo, etut- Protet- tione IWC GE LALA (LB DVI to mondczza i non lafcia d'entrat nell'acque, come che anfiofo d’accrefcerla è maggior grado ; Tale Maria Vergine s benché tutta immacolata }e pura, volle pu- Purifica- rificarfi , conformela mofaicalegge , feruendo que- tione di fta purificatione per aumento di merito , e non per Maria» efterfiua di difetto. Nella purificatione dileil'Are- Vergine fioy del cigno fi valfe » figurato nell’acque col cartello; QVI EST MVNDVS TOTVS. Fulberto Car- notenfe, /erm. de Purificat. Maria non indigebat Falberte legali purificatione, quia munda erats & fantta. Hu- Carnos. militatis tamen, & obedientia canfa legi fe fubdens, obedire legi quamuis non indigeret » obtulit in tempio Dei filium fuum cum hoftijs. San Fomafo d'Acqui- no fer. 2. in Purificat.da quefto fatto di Maria Vergi- ne ne deduce vn ottimo documento; In hoc quot Tomafo B.Vugo volnit purgaris cum non indigeret » docuit, d'Aqui quomodo nos, qui indigemus, debeamus purgari. — "° 171 Seneftàil cigno nell’acque; e quette agita- te dallo fpirat dell'aure, fi dibattano pure quanto fi vogliono contra di lui » ch'egli ad cgni modo. NVN- Genero- ov AM MERGITVR al quale alri diede ; fità intre COLLO SVPEREMINET fimbolo d'animo Pida frà tutte le commotioni del mondo ; contra di lui Rra- uolto , intrepido » e generofo . Don Gregorio Bru- ‘nello ; perbocca del cigno + i Vnda fluit praceps » fed non demergor ab illa. Gregorie Fortem non mergunt vlla pericla virum. Brunello E di nuouo ; Natat vt în vitreis Cyenus , nec mergitur vn- dis ; Sic nunquam aduerfis obruiter fapiens. 172 Alcibiade Lucarini, nel cigno à nuoto ; che Giuftitia fi muone; PEDE VTROQVE , SED VARIE emiferi- infegna ài Magiftrati , edà i Prelati , ad vfar nelloro cordia gouerno » e la mifericordia » ela giuftitia ; varia, ed alternatamente . Sit itaques diceua San Gregorio Pa- S- Grego- pa 2. pi paffori c.11. amor» fed non emolliens : fit ri-"!° Papa gor » fed non immoderate (euiens, fit pietas» fed non plufquam expediat, parcens: vt dum feinarce re- giminis wftitia » clementiaque permifceant ; is qui praeft corda (nbditorum , & terrendo demulceat : & tamen terroris rewerentiam demulcendo conftrin- al. È 173 Lo fteffo Lucarini, per vno Scrittore infa- Scrittore tigabile » fece imprefa del cigno » che volando paffa infatica- il mare, colmotto; NEC DEFESSVS, NEC bile DIFFISVS, E fpiegdi fuoi concetti con quefto Madrigale ; Vede animofo il cigno Del ampio mare il rifchio E la fatica; E purdice io m'arrifthio » Ne temo; ne diffido Efpor miei debol vanni al mare infido: Tal quefti pronto al ben oprar non manca » E foftien lieto il giogo e non fi ftanca. 174 Sealcigno volanteil Lucarini fopraferiffe » Natività LATIFICAT ACCESSV, ben può queft’'imprefa di S. Gio applicarfì alla Natiuità di San Giouanni » della quale uanni Gabriele Luc. 1. 14. Erit gaudium tibi, & exulta- Luc.1.14 rio, & multi in natimitate eius gaudebunt ; è quella Brewiar. di Maria Vergine y di cui ficanta; Natiwitas tua Dei Rom genitrix Virgo gaudium annuntiauit vniuerfo mundo; ed in particolare alla Natiuità di Crifto » della quale Luc. 2.10. Ecce enim enangelizo vobis gaudium ma- Luc:x.r0 gnum » quod erit omnî popslo . ì È 175 Chenelcignofìano figurati i Poeti, l'infe- gna trà gli altri Andrea Alciati nell'’Emblema 184. e Virtù ; Giouanni Tuilio ini vagaméte l’approua. Quefti dun» eterna i » con l’ali aperte ed in atto di formare sù le fpon= ed'vn fiumeilcanto » fipregiò di cantare; AETER- NITATI, Alcibia- de Luca- rini CIGNO NITATI, petcheinfattil’operede i Lettcratiyall'- eternità reftano confacrate. Oratio |. 4.0d, 8. Dignum laude virum Mufa vetat mori; Calo Mufa beat EdQuidio lr, Amor. eleg.vItima Ergo cum filices y cum dens patientis aratri Depereant auos carmina morte carent. 176 Per inferire che San Tomafo d'Acquino, dopo d'hauer commentato i Sacri Cantici» finì lavitay fù pofto vn cigno entro vn giardino , col motto ; POST CANTICA FVNVS, che può ferui- Simeone re così al Santo Vecchio Simeone, del quale San Giu- Giuliano liano Arciuefcouo lib. 1. Prognofficon c.13. Simeon Arcinef- vifo Chrifto fciuit fe cito moriturum. Latus itaque como de morte iam proximay& de vicina accerfione fecu- rusy accepit in manus pueram y & exclamanit y G° S. Bona- dixit; mune dimittis; come ‘anco al Padre Sant'An- ventura tonio di Padoa, ilquale; Morti approviaquans » pfal- mos cum fratribus decantanit. Significa parimenti l'imprefa » chele allegrezze » ed i canti mondani; fini- Prower. fconoinmiferia sed in morte; Rifws dolore mifcebi- 14.13, turi extrena gaudy luftus occupat. Prou.14.13. Peniten- Il vero penitente deue nell'eftremo di fua vita dipor- te tarfi da cigno, cioè prima cantare, che morire. Allego- ria così {piegata da Sant'Antonio di Padoa fer. Dom. 3. Quadrag. Cygnus quando moriturs cantando mori Antonio tur. C VEnas albus eh »peccator ad penitentiam con- di Padoa uerfusyfuper niuera dealbatusshic in articulo (ue mor- tis debet cantare » ideSt peccata (ua in amaritudine anima fua recogitare ; Omnis enim laus in fine ca- pitur. 177 Haueua San Tomafo d’Acquino anneffa la para » &candordella vita all’ifquifitezza è ed eccel- enza della dottrina. Altri per tanto lo figurònel ci- S.Toma- gno;dichiarando ch'egli era; CANDIDVS, ET d’Acqui- CANORVS,; pregoratiue » che ne i buoni Poeti no anco s'auuertono » come difîe il Collettore de pro- uerbij d’Euripide ; Dratio Ouidio Apud Res mira diétu: vt cunéta confenfu nono Thuil. in VPati s atque olori congruant diuimtus . Embl. NIVEVS vtrique CANDOR: akerlalteis 184. Poe Plumis, amico candet alter peltore. u Mufisvrerque gratusy ac Phebo facers Et limpidis vterque gaudet amnibus , Pariter CANORVS VTERQVE; tun potiffimum. Vicina feram mors fenettam cum premit. 178 SanGregorio Nazianzeno offerua che i ci- gni formano il canto » non conle fauci, ò conla go- la màconl’ali fcoffe allo fpirar de izefiri » ed intro- duce nell’Epiftola ad Celeufinmi Cigni à così ragio- nare; Si quando zephyro fpiranti alas noftras permi- ferimus incundum quid , & concinnum modula- mur. Pertanto figurandofi il cigno , con l’ali aperte » può darfegli il motto; MODVLABOR AF- Profeti FLA NTEF, fimbolo de i Profetiyi quali empiono l’aria di profetiche confonanze s quando dall’aura del- lo Spirito Santo fontocchi » del quale appunto fi dice che fia . i Hymno Sermone ditans guttura . Pentec. IlchedeiPoeti parimente aferì Platone in Io, ò fia Socrate defurore poetico yl.14.Onmesitaque carminum poe- citato da te infignesynon arte» fed diuino afflatuifta preclara Plasne poemata canunt + 179 Nonallofpirare de i venti aquilonari » ò bo- reali » venti impetuofì , rigidi s e fieri, mà al dolce Gregorio Nazi an * fufiurrardeizefiricantano i Cigni; FLATV FA- VONI CONCINET diffi d'vncigno, perche Poeta JeMufe letterate » e dotte » hanno di meftieri d’effer fauorite » beneficate è e confolate, perche poffano Capo XVIII. 107 efercitare i lortalenti» il chediceua Oratio; Sint Mecanatessnondeerunt Flacce Maronesy Oratio Ed vn Moderno; Dulcifonum mollis zephirus demulcet olorem, Anonimo Et Vatum (timulat peétora diues honor . Il che purene ricordò Battifta Guarinonel fuo P. F. Atto gs. Scena 1, ‘Lieto nido) efca dolce » aura cortefe Bramano i Cigni, c non fi và in Parnafo Con le cure mordaci: e chi pur garre Sempre col filo deftino ) e col dilagio » Vien roco, e perde il canto, e la fauella. 180 Per figurare vn huomo finto , fimulatore, od ippocrita » che al di fuori (coprendo innocenza » € Ippocri- candore » tiene al di dentro il diffetto, elabrutrezza » ta ferue il cigno,tutto candido p coltitolo; SVBTER %* NIGERRIMA CVTIS, del quale Vgone Vitto- rino lib. 1.de Beftijs c. 53. Cygnus plumam habet ni. Vgon ueam > (ed carnem nigram. Niueus in plumis defi- Vissorine guat affettum fimulationis, qua caro nigrategitur , quia peecatum carnis fimulatione velatur. Nel qual propotito Seneca Epift.45. Zitia nobis fub virtutum Seneca nomine obrepunt. Temeritas fub titulo fortitudinis later &c. 181 Molticigni; che vniti infieme impedifcono ad vn aquila l’alzarfi à volo » fi ritrovano con la fcrit- Concor- > ta; NON VI, SED CONCORDIA; tale di2 l’innocenza de i Santi Martirijarmata con l’vnità della fede , & con laconcordia della religione , fuperò tut- te le forze »non chedella Romana potenza ; nell’aqui- le figurata , mà quelle d’vn mondo intiero . Nel pro- potito de i cigni i0 direi così per bocca loro ; Il candor de le piume , Che fcopre amore, e pace è ; Dei noftri affetti è yn teltimon verace . Il dotto, e biondo Apolloè il noftro numes Non l’adirato Marte; Del cantoye non de l’armiapprendiam l’arte ; E pur l'aquila altera , D’acuti artigli, e roftro adunco armata » Nel volo è fraftornata Da turba non guerriera, Men forte d'armi) emendi core ardita» Perche combatte vnita. 182 DelCigno; fcriue Elianolib. 1. che effendo vcello amico della pace, combatte folamente quando é prouocato; il che fà con grand’animo; ita ve iniu- riam 4 fe propulfet snon vt inferat prior. Lo fcelle per tanto per imprefa Emanuel Tefaurosdipintolo in Magna- atto di combatter con l'aquila » col detto; N E C mmità APPETO, NEC FORMIDO; e ciò ad honore di Filippo III. fempre amico della pace ; mà che pe- rò prouocato » non temeua i nemici. Seneca; Eris Seneca magnanimus , fi pericula NEC APPETAS vl temerariuss NEC FORMIDES vt timidus. CIVETTA Capo XIX. 183 da Aciuetta, figurata congli vcelletti d’intor- noy ed ilmotto; ILLVDIT, ET DE- Inganne TINET; òveramente; ALLICIT, ET DE- CIPIT rapprefenta gl'inganni del mondo , e del fenfo co i quali i miferi inauertiti fono lufingati , ed opprefli . Aicanio Martinengo » riconofce ne i vari) mouimenti » della ciuetta le arti de i Filofofi, ò de Sa- uij del fecolo, per non dire de i Curiali Auuocati, e fi- mili, con lequali trattengono i femplici , ed ingan- nano i mal accorti; Nolwa fuo apparatu oculorum- Afan. que niffatione ) atque capitis ge leulatione » DS Marsi» as Batriffa Guarino nenga 108 las fimplices illudits atque illettas carpit» & emfce- ‘ vat. Ita fapientes mundi, orattonum apparatus ina- nibus fuis fpeculationibus > fimplices decipiunt > fe- peque eorum fub$tantias diripiunt. Il foprafcritto motto ALLICIT, ET DECIPIT; al viuo ne rap- Ciarle- prefenta l’aftutia de iCiarletani, i quali c6 vari] (cher- tano zi,eridicoli atteggiamenti attrahono il popolo » che È poi perlo più lafciano fchernito »ed ingannato x ° 184 Volanogli vcelletti 3 à giocolar d’intorno Pariglia Ila ciuettas come che è beffeggiarla ,edà fchernirla, mà dalla medefima reciprocamente fono fcherniti, ed ingannati; onde fù chile diede; I L LV DENTES HLVDIT; e tale fouente auuiene ; che chi fcher- nifce, fi ritroui fchernito; e chi altri inganna , egli Proser: refti ingannato, Quindi Prou.3. 34. Ipfe cioè Iddio; Dia deludet ilufores. E Cafliodoro lib.s.cpitt. Ius enim Caftoda " exigîty fagittas fraudis redire in dolofum verticem s.'rulo fagittantis. E S.Nilo Paranef. nu. 136. In alterius gt infortunio ne rideas, ne ridearis d quibus non velis.. 185 Laciuetta » mentre giocolando trattiene gli Voluttà vcelletti, gli riduceal vifchio 3 che vuol dire à perdere * . Jalibertà ela vita ; ondele diedi; DVM LVDIT Mondo IIVDIT; tali fonol’arti del mondo , della volut- tà , edei vitij: giocolando ne lufingano » mà ne con- Lorenzo ducono alle ruine. Lorenzo Giuftiniano ; 1fte mun- Giuflin. dus ditatse (poliaty blanditur & iniuriatursmilleque modis mortalium genus ludifaciendo percutit, & oc- S.Anfel- cidit. ESant'Anfelmo; Simundus, velaliguid eo- do rum, que funt mundi ridet tibiy noli arridere illi. Certe frater nonridet tibi , vt in fine rifus tu rideasy fed (imulat vifum , vtte inrideat. ap. Nouarin. Rif. Sardon. cap.I. 3 7 Pruden- 186 Fùinferita la prudenza di Rannutio I. Duca za di Parma; che all’hora maggiormente fi faceua cono- {cereyquanto più erano intricati, e inuiluppati i nego- tij conlaciuettay che portaua il motto; IN T E- NEBRIS CLARIVS. Laonde hora il Filo- fofo libro féxto Ethicorum cap. duodecimo »infegna AviSiote- che la vera Prudenza fia; Anima ex virtute operantis le velutioculus. Giouanni Crifoftomo in Pfal. 13. di- Gio: cri- chiara ch'ella fia; Lucerna anima » lucerna dell’ani- Soffeino — ma » perche frà l’ombre più caliginofe fparge più che mai pretiofa, ed opportuna la fua chiarezza. Dai quali concetti parue che non fidifcoftalfe Tertulliano lib. aduerf Valentian. cap. 1.il quale (benche inalero fenfo ) parlando del ferpente » prudentiffimo frà gli Tertul- animali diceua sche; T'otam prudentiam inlatebra- liano yumambagibustorquet. Che però il Padre Giouan- Gio:Rbò niRhò,de Varia virtutum Hiftortalib.;.cap.1. Ni- biltamnounm,tam mopinatum attulit diesy quod illi- co fuis confilijs (la Prudenza ) non excipiat , quidue ibi optimum fattu fit » non intelligat ; nunquamtam alienus y autinopinus velis incidit flatusy vt non con- tinuo antennarum cornua obuertere » & vela flefFere nouerit- Totaenimeius vis ineo fita eft, vt quia vbique fit azendumy promptius expediat ; vie duxs optimameligat WC. ... i i 187. Il Notturno frà gli Erranti di Brefcia, hà la À ciuetta, che vola di notte; PER AMICA SILEN- Virtù TIA LVN&; cherapprefenta perfona ritirata, che pafcolta operainfecreto; e che gode che le operationi fue fì cacciano afcofe a gliocchi del mondo; onde anco * fcriuer fele potrebbe; LVCEM \REFVGIT. Che i Letterati amino la ritiratezza lo diffe Oratio lib. 2.ep.2. Oratio Scriptorum chorus omnis amar nemus y& fugit vrbem. mì che igiufti godano di nafconderfi à gli occhi al- Vgon ‘gen truisnel ricordò Vgone Vittorino lib.1.de Beftijs cap. Vittorino 34 Nillicorax , deSt noltua » LVCEM REFW- VC ELLI LibrIV.. GIT'» quia iuftus humana landisglorîam non'at tendit » 188 La ciuetta col motto; LVCEM REFV- GIT; alparere di Sant Ambrogio fer. in Malachiam _——. è idea dell’Eretico sche amando Je tenebre de fuoi er- Eretica rori*s odia la luce della Cattolica Fede; Nolo te imi- SAmbeo tatorem effe nottue, que licet per noftem vigilet, 8! per diem tamen pigra; vel tecaeSt , que grandibus oculis tenebrarum caligines diligit s (plendorem folis horrefcit. Mirum enim in modum illuminatarobfcu- ritatesluce cecatur. Iftud animal hereticorumfigu- ra ef, atque gentilium, qui tenebras ampleétuntur diaboli » lucem Saluatoris borrefcunt , & grandibus difputationem oculis cernunt vana» nontefipifcune ad fempiterna. 189 Moltifono,che nelle cofe del mondo ,mo- ftrano mirabile perfpicacia mà nelle cofe d'Iddio Monda viuono alla ciecaseben fivede, che alla ciuctta fi raf ni fomigliano,alla quale foprafcriffij IN LVCE CA- * LIGAT. Nof&uay il pentiero è d' Ambrogio Hexa- mer. l.5.cap. 24«indicio fui declarat effe aliquosy qui S- Ambre cum oculos babeant ad videndumyvidere non foleant:£* & vifus fui officio folis fungantur in tenebris. De cordisoculis loquor quos habent fapientes mundi, & non vident s inlece nibileernunt , in tenebris ambu- lant, dum deamoniorum tenebrofa rimantur- acuti ad vana » hebetes ad eterna. 190 IlPadre Tarquinio Gallutio ) per inferire la viuacità dvn ingegno, ches'approfittaua nelle lettere; . fenza l'altrui indirizzo, non hauendo di meftieri d’- Far da sè eftrinfeco magiftero, fecela ciuetta col titolo ;. NIE INDIGA LVCIS ; tale Sant Agoftino imparò le Agofti- fcienze, fenza qualiogniaiuto. Nel qual propofito n° quadra il diftico del Padre Don Gregorio Brunello. Nulla fuam fundunt quamuis nathi fidera lu- D. Greza® CEeMmy rio. Bra- Mens tameninterno lumine claramicat. nelle COCCICE Capo XX, 19I I: Coccice è (pecie di (parauiero » quale efîen- © | do da gli altri infidiato, afficura la fua pro- le, col metterla nel nido de gli altri vcelli, e partico- Proter- larmente in quello della colomba. {1 Lucarini colmot- 190€ to; CVSTODIENDVM SVPPONO; ne fece imprefa dedicatoria » confàcrando s e raccomandan- doil fuo libro $ come vn parto all’altrui cuftodia , pro- tettione » e diféfa. Deuono in fimil guifa i Padri di Educa» famiglia confegnar i figliuoli alla direttione d'vn tione maeftro» qualificato perlettere, e cotumi accioche gli cuttodifca segliinitruifca in ogni miglior forma . Tanto operò Anna,conducendo il giouinetto Samue- 1. Reg. 1. leal Tempio, e raccomandandolo alla cura del Sacer- 24. dote Eli. anto San Girolamo perfaafe à Leta Ep. 7. de Inftitut. Paula » fcriuendole . Poftguam ablatta- S.Girola= ueris cam cum Ifaac y & vefhieris cum Samuele, n redde pretiofifimam gemmam cubiculo Marie, & Cunis Iefu vagientis impone. Nutriatur în Mona- fterio ; fit inter virginum choros, nefciat feculum viuat angelicè Ec. COLOMBA Capo XXI. Icono che la colomba fia fenza fiele, che però è tutta pacifica » e manfueta. Que- fta coperta dibianche piume, e tenente vn ramo d- vliuo nella bocca portò il motto ; INTV S, ET Virtù ve EXTRA) mottoapplicato allAgnello, & î Cri-ra ftallo , >) 192 COL OM BA! Capò XXI. ftallo ; eferue à chiunque accoppia alla purità dell’in- terno» anco l’efterneincolpabili operationi. Plato- Platone ne nel fine del Fedro; 0 amice Pan & alij omnes Di » date mihi, vt pulcher intus efficiar ,& qua- cunqueextrinfecus habeo intrinfecis fint amica. 193 Lacolomba , tenente nel roftro il ramo d’- vliuo, con allufione alla colomba del diluuio , fi ritro- uacolmotto; DIVINA NVNTIA PACIS; Gen.8.11 ed al parere del Padre Benedetto Fernandio in Gen. 8. adv. At illavenit ad eum portans ramum oliue Crifto ri virentibus foltjs , è elpreffiua del Redentore » quan- fufcitato do nel tempo della Rifurrettione entrò nel cenacolo» Penedetto annuntiando la pace à i Difcepoli. Columba fuit Do- Fernadio minus Jefus s cum e paffionis dilunio emergens » e o mortis faucibuss - immortalis , & gloriofus in fan- una illud canaculum , claufis ianuis , vbi erant difcipuli congregati » intranit dicens; Pax vobisy pax vobis. En columba » enolina virensin ore» flu- &uantem eorum mentem voce firmanit. Paxvohis. Protet- Anco Maria Vergine ; colomba immacolatiffima » tione di conla fua interceflione » ottiene ; e riparte la paee d°- Maria» Iddio à i miferi peccatori. VergiTe La colomba volante , col ramo d’vliuo nel toftro edilfoprafcritto; ET SIBI, ET ALIIS fitro- ua nell’infigne Canonica di Santa Maria della Pafione Prelato di Milano;e ferue per idea di buon Prelato ; ò di per- fetto Religiofo sche amala pace in fe, ed anco la pro- cura » e la communica è glialtri ; e parmi il concetto tutto fondato nell’ Euangeliche narratiue » nelle quali fi come gli huomini Apoftolici fono chiamati co- Marz.10. lombe; Simplices ficut columbe Matt. 10.16. così» 16. allo fcriuere di S. Luca » l’vno all’altro pacificamente Predica- accoppiati , furono difpofti albeneficio del mondo; ada Mifit illos binos ante faciem fuam , dandofi loto or- L54c-10-1 dine efpreffo , che fi comein fe effi erano pacifici , così portafiero » ed annuntiaffero à i popoli la felicità Luc.10-5 della pace; In quamcumque domum intraueritis pri- mum dicite pax buic domei &c.Luc. 10. 5. 194 Certa Vedoua, hauendo alzato » per figu- ratiua disè medefima y vna candida colomba cd ef- fendole detto ; che il color nero era più confacente alla fua viduità » le pofe ilmotto; DOLOR;, NON COLOR; tale Iddio più rifguarda all’interno de i noftri affetti » che all’efterne dimoftrationi , ed appa- «Abfalone renze. Abfalone Abbate ferm. 8. Nemo fibi blan- tbbate diatur de bona fpe exterioris conuerfationisy formam Peniten- pietatis foris pretendens in bonis operibuss fi con- ni fcientia criminofa eSt, fi defideriis carnalibus intus e/tuat, fi odiosvel inuidia» ceterifque vitijs (piritua- libus întus obfeffusefts quia bonis exterioribias Chri- flus non pafcitur, que charitatis pinguedine non in» formantur. | 195 VgonCardinale » San Bernardo ) Guerrico Peniten- Abbate ed altri, tutti d'accordo, offeruano che la e colomba ; GEMITIBVS GAVDET. Per tanto ella farà bell’idea d’vn penitente contrito, e fofpirofo. S. Nilo S.Nilo Paren. nu. 4. Quecunque iniquè fecifti, om- niacum gemitibus recordare ; oriturenim hinc ani- ma continua compunttio . E S, Bernardo fer.de Cant. S. Bernar Fzech.s Cum vefpera ingruerit , non deerit facrifi- de . ciumvefpertinem ycum inftar columba gemens, la- È medica .crymas fundam in tribulatione. Il Predicatofe vero, deue anch’effo ) quafi colomba, valerfi di gémiti fre- quenti , perche renda i fuoi vditori commoffi, e per- S. Bernar {uafi. San Bernardo ferm. 59.inCantic. JWiws dotto- de ris libenter audio vocem y qui non fibi plauyfum , fed mibi planétum moneat . Sì perfwadere vis, gemendo id magisy quam declamando fudeas. 196 Affetto materno dimoftra la colomba » che nel tempo d’inucrnofi diuelle col roftro le piumey ac- Virtù vera 109 cioche più morbidamente s’adagino i fuoi figliuoli; MOLLIVS, VT CVBENT. Madre vera ciliaàdi mente affettuofa, e colomba amorofa fi dimoftrò 5, Cirlo San Carlo verfo i fuoi poueri popoli trauagliati dal rigor della pefte , poiche fpogliandofi di tutta la fup- pellettile del fuo palazzo , per fino del proprio letto ; per fuggerir loro pietoto riftoro; fi riduffe à dormire insùle nude tauole; Domefticam fuppelleEtilem » ne Breuiar. relifto fibi lettulo in eofdem alendos contulit , fu- Rom. per nuda impofterum tabula decumbens . Tale anco n Sant Egidio; Etiam tunicam exuity vt egrotum egen- S-Egidio tem tegeret s {pogliandofi come colomba per.coprir altri. Brew. Rom. 1. Sept. 197 La colomba; che vola verfo vna torre im- biancata ; portò ilmotto; AD CANDIDA; pro- prietà che i quefti vcelli auuertono i Naturalifti; che però Columella lib. 8.cap.8. T'otws autem locuss di- ©otumel- ceua , & ipfe columbarum felle poliri debent albo 4 teltorio è quoniam eo colore precipue dele&tatur hoc genus auium. E frà poco. Locus autem fubinde conuerri » & emundari debet. Nam guanto ct cul- <_. . tiorytanto letior anis glia Pertanto fe lo Spt- rito Santo comparue in forma di colomba; quett”- > mai pu imprefa n’infegna , che a quei feni con allegrezza fi ;; porta, che dalla purità , & mondezza fi vedono illu- F ftrati; Nibilo enim Deus > ideft fponfus celeftis Lodonico magis delettatur , quam cordis munditie , dicena Lo- 5° ciel xium fierijexemptum prafuris angentibus » & vene- natis diaboli faucibus liberatum, ad letitiam falutis aterne Chrifto vocante proficifci . Imprefa che ri- __ conofcel’anima dal Salmo 145+8. Dominus folit com- P/. 1459 peditos, cue Sant Agoftino così; /nde fumus com- ses pediti ? Corpus noStrum ornamentum nobis fuit ; pec- > cauimus , & compedes inde accepimus. Que funt compedes noftre ? Mortalitas ipfa . Dominus ergo folut vi Si » ideft ex mortalibus immortales facit. Si che Iddio fcioglie inoftri legami col ferro K della Onidio tIo della mortes fottoi colpi della quaicinodi della no- Seneca {tra mortalità fonotagliati ; onde Seneca ; Mors om- nium dolorum , & folutio eft è & finis ; vltra quam | mala noftra non exeunt» Amor 200. Idea difede, e d'amor coniugale è la co- coniuga= lomba ; col titolo; VNI SERVO FIDEM), della le quale proprietà Plinio lib. 10. cap. 34. Pudicitia illis Plinio prima , & neutri nota adulteria; coniugti fidem non violant &c, e Tertulliano lib. de Monogam. circa la Tertyl= metà,dice che la colomba ; eSt auis non tantum inno- liano cua, verum & pudica» quamvnamvnus mafculas nowit. Che però Propertio perfuadendo l’Amica » è dargli fincera, e fedele corrifpondenza lib. 2. così le ferive 5 Proper- Exemplo iuntta tibi fint in amore colembey sio Mafculus, & totum femina coniugium. zo1 Lacolombainatto di volare fopra l'arca del Speran= diluvio) col motto DABIT DEVS HIS QVO- 2a QVE FINEM; tolto da Virgilio 1.fEneid. v. 202. Virgilio ©. Ofoci(nequeenimignarijumus ante maloram.) O pa(fî gramora , dabit Deus his quoque finem . inferifce la fperanza d’vn’anima trauagliata,che fpera frà poco d’vicir di miferia ; ne i quali fenfi da Seneca il Tragico l’infelice Ottauia » nella Tragedia » che da lei prefe il nome » fù introdotta è dare al fuo cuore mortalmente afflitto quefto pretiofo lenitiuo della fperanza ; Seneca -—— ct Non hoc primum Peltora vulnus meum fenferunt ; Grauioratuli. DABIT hic noftris FINLE M curis velmorte dies, il che, e nelmezzo alle tempefte de fuoi eftremi affan» ni afflunfe Giobbe s riflettendo al termine accertato de Job 17. gli ftefli; Ee rurfum post tenebras (pero lucem, iù ro, JOb17.12.E1 rurfum corcumdabor pelle mea- repofi- ? taefthac fpesmea in finu meo. lob 19.26.& 28.3 ed il Redentore medefimo,nel predire le perfecutioni preparate à i fuoi Apoftoli » fece etpreffa mentione Man 10 del fine. Eritis odio ommbus propter nomen meum: 22» qui autem perfewerauerit vfque în finem » hic faluus erit. Matt. 10.22. poiche non poteuano che riceue- re pretiofo alleggerimento » ricordandofi ) come in S. Pafea- quelluogo anuerti San Pafcafio,che; Ommis tribulatto fio finem haber. 202 Monfignor Arefio è due colombe, che fi ba- Bacio ciauano foprafcriffe ; IN DILECTIONIS P I- Canti: GNVS, ed alludeai facri Canc. 1.1. Ofculetur me ofculo oris fi ,mottosche meglio fuonarebbe dicen- doli. IN, PIGNZ/S AMORIS. Gio: Crifoft, 2. Cor:13 fopra le parole 2.Cor,13.12. Salutate inuicem in of- 12. culo fantto così; Qbid nobis datum ef ofculum, vt Gio: Cri- charitatis igniculuss ac fomes fit svt affettum inflam= foffomo meryvthacratione nofmetipfos mutuo amemus velut Dia inuicem fe amante, pacrefne vicifim filios Gi i 207 Lacolomba, cheallo fpezzarfi della fune » che la teneua legata » fi rimette in libertà col titolo; EFFRACTO LIBERA VINCLO, può Rifirret- fermire vagamente per la Rifurrettione di Crifto ; tione di Quem Deus fufcitauit, fcriue San Luca AR. 2. 24. Crilto folutis doloribus inferni; è coltefto Siriaco ; folutis AS >. funibus inferoram » Morsenim, {piega dottamen- Siriaco "eil Padre Cornelio à Lapide, &r infernussfuis arum- Cornelio "53 O doloribus s quafi funibus videbantur Chrifti è Lapide Mimam y & corpus quali colligata » ©" incarcerata detinere, vt non videretur effe [pes indeexeundi, & remeandi ad vitam . Sed Deushec vincula, & hafce funes diffoluitydum Chriftum ex ijs adlucem, &vi- tamvedusiyum reduxie, Dai quali fenfi non sallon- S, Leonetana San Leone ferm. 1. de Afcenfi Post palfionem VCELLI Lib IV, ruptis mortis vinculiss quevim fuamin eumyqui pec- catierat nefcius incedendo perdidera?, infirmitas in virintem,mortalitas imimmortaglitatem , contumelia -tranfiue in gloriam, Quadra parimenti l'imprefa è Leuar le chi diffruggendo le occationi de i peccati» fi rimette occafio- pella liberta de i figliuoli d’Iddio ; onde poffa dir col N! Salmifta; Laqueuscontritus eSt, & nos liberati f- Pfal.123 mus. Pfal. 123.7. Caffiodoro in quefto luogo. La- 7. quens el autem venantium, mundi iftins queliber Caffiodo» dulcedo propafica : in qua tune capimury quando fua- 7° uis ell? indicatur: ficut de mulieribus feriprum eft ; Oculus meretricisylaqueus peccatoris. Sic de quari- tiasficde fuperbia, fic de cunétis vitijs fentiendum. Sed vide quid adiecerit: Contritum laqueum, & fe fuiffe liberatos. E l’Incognito; Lagueus pafferem Incognita captum retinet , dumdiabolus mentem poffidet; vel dum dulcedo vite prefentis placet - fed laqueus rum- pitury & paffer liberatur » fi abiettis carnalibus defi- derijs sad Deum anima connertitur. 204 Aperfona, chenontroua alrro godimento, che nel affaticarii) la colomba fi raffomiglia » che vola Infariga» con vnaala raccolta s ilche fuol fare quando è ftanca, bile coltirolo. QVIESCIT IN MOTV. Que- fto nobilifimo accoppiamento di ripoto » e di moro auuertì San Bernardo ferm.4. de Ferb If2ie nelle parratiue di quel Profeta ; il quale » à pena dice» che i Serafini ftauano fermi al trono d’[ddio; Seraphim I/a. 6.3 ftabant fuper ilud. Haia 6.2. che immantinenti de i medelimi aggiunge , che duabus (alis ) volabanr. Ed, olà, fcriue ; fe ftanano i Serafini, come volauano? fe volauano, come ftauano ? Quid fib: volunt ala ife S- Bernar tatres? e rifponde; Credo autera ficut in fpatione #* immutabilitatem, fic in volatu alacritarem promitti, ne videlicet infenfibilis quedam , & quafi lapidea Stabilitas aftimetur- Quo enim Seraphim volant, nifin cum cuius ardent amore ? Fide flammam quafi VOLANTEMy, ET STANTEM fimul: nec miraberis tam Seraphim ST ANTES VOLARE: Stare volantes. Siche quegli tpiriti Beati » e nella vi- peati fta d'Iddio prendevano agiatiffimi ripofì, e ripofan- do in Dio, à quell’infinito oggetto, con rinouati giu- bili ye defiderij continuatamente fiportauano. Qua- Vita at- dra anco l'imprefaadvn'anima-perfetta, che accoppia tua , e alla quiete della vita contemplatiua , il mouimento pe Contem- l’operatione dell'attiua , plaviua 205 VnCottegianoy che morendo il fuo Prenci- pe» rimane men apprezzato di prima , è figurato in Dipen- vna colomba ; pofta rifcontro il Sole , col titolo; IN denza LVCE LVCIDIOR) motto proportionato è i Santi del Cielo » la luce de i quali dalla chiarezza del Beati in volto beatifico d'Iddio è marauiglia è accrefciuta, Cielo Don Gregorio Brunello così ; Vtmagis aduerfo refplendet fole columba, Sic nitet atherea mens pia luce fruens. 206 Perfonacautanella cuftodia della {ua purità; e diligente in fuggire anco l'ombra fola del peccato» fi rapprefenta nella colomba » trattenuta in vicinanza dell’aque » entro le quali ella fcopre la venuta dello Cautela fparuicres colmotto; VEL VMBRAM CAVEO. Riccardo di S. Vittore cap. 37. inCant. efaminando le parole ; Sicut columbe fuper riuulos aquarim. cant. s. Cant. 5-12. Solent columba ydicey fuper rinos aqua= 13.” rumrefidere, vt vmbram accipitris in aquis videant, Riccardo @° ita fuper aquam fe proicientesy vngues eius eua- Vittorina dant . Ita boni vmbras demonum in fcriptura vi- dent, dum omnimodam deceprionem eorum ibi repe- riunt &c. E San Bernardo de modo bene viuendi fer. 5 s-dopo d’hauer fpiegata quefta medefima proprietà delle colombe ; fic & tu, conchiude , foror boneft:fi- S-Bernar ma in meditationibus fantarum PETTO esto do allidua, Gregorio Brunello COLOMBA Capo XXI. III affidua, quia in cis poteris cognofcere qualiter bo- DO, opure; AVGENS DECORO LVMINE, Ricogni» ftium infidias valeas declinare . 207 PercheSanta Francefca Romana;era taluol- ta percofla dalfuo Angelo Cuftode, Monfignor Are- °” fio ne fece imprefa, figurando vna colomba » che picchiava col roftro la tua compagna,col motto; VAM DILIGIT; parole conformi è quelle Apoc. 3. dell’Apocalilti 3.19. Ego quos amosarguo, & caftigos 19. nel qual fento i Padri San Gregorio Niffeno, e Plello Cans. 5-7 foprale parole de Cant.5.7. Inuenerunt me cuftodes, qui circumeunt ciuttatem : percufferunt mey & vul- nerauerunt mes per quefti Cuttodi intendonogli An- geli i quali tribolando,e caft:gando l’anima tiepida » mà da loro zelantemente amata » la ftimolano al fer- Corret- uore della perfettione . Tali fì portino i Prelati » ed sione i Padri di famiglia. Siano colombe fenza fiele, mà difereta non fenza roftro; caftighino i delinquenti, mà da colomba amorofa » e non da coruo crudele ye fangui- s.Agofti- nario. Sant Agoftino in Epift. 1. Ioan. c. 4. Fel co- la lumba non habet; tamen roftro & pennis pro nido pugnat : fine amaritudine feuir:hoc facie & pater quan- do filium caftigat . Seduflor vt vendats cum ama- ritudine blanditur ; pater vt corrigat, fine felle ca- Fligat . Tales efote ad omnes. Amor fuit » caritas fauit. Seuit quodammodo fine felle , more columbi» no, non coruino + 208 Il Camerario ) perdimoftrare quanta puri- Caftità tà, emondezzafi ricerchi ne gli affetti matrimonia- matri- . li, fece Emblema d’vna face nuttiale figurata fopra momiale vncarroytirato da due colombe col cartello ; SIT SI- NE LABEFIDES); e vuole alludere è quella udicitia,tanto fegnalata che Eliano de H:/?. Animal. Eliano È 3. c. s- così celebrò nelle colombe; Columbas ex anibus maxima effe pudicitia , ab omnique adulterio caftiffimas percepi > Nunquam emimex focietate in- ter fe inftituta mas, & famina ynifi vel cafu aliquo'» vel alter alterius morte diftrabuntur. 209 San Bafilio Epift. 175. ad Iulitam » feriue , chei padroni delle colombate , fogliono afperger di pretiolì odori vna colomba , dalla fragranza della quale inuitate l'altre colombe volano è ftuolo , à ftuo- lo , à feguirla. Pertanto i Partenijdi Roma, col fi- Imitatio gurare vno ftuolo di candide colombe » che feguina ne, ò di- il volo d’vnaschele precedeua, aggiunfero all’imprefa uotione leparole; IN ODOREM per inferire che efli verio diuotidi Maria Vergine fivedeuano rapiti dalla {oa- Maria» nità delle virtù fue pà feguirla ya feruirla ad imitarla Vergine alludendo alle vocide Sacri Cant. Curremas in odorem €ant1:3 »nguentorum tuorum > nel qual luogo Vgon Card. Vcon fpiega In imitazione operum tuorum, que velut vn- Cardin Quenta redolent velin fama y fine opinione nominis tui, quod eft oleum effufumy vel in fpe erernorum bonorum, que fuper omnia vnguenta redolent. A Buon fpiegarequanto vaglia nei proffimi la virtù del buon efempio efempio ridurrebbe quefta proprietà San Giouanni Crifoftomo , il quale fer. de Continentia Tofephydice; Gio: Crie Non in folis bominibusvidemus fimilium tmitatio- Sofomo nem; fedinbrutis. Nam& columba fepe vifa vna auolante ftatim fequuntur omnes & pullus genero- Sus in equorum armento exiliensy fecum rapire omne armentum; & inter vos y vi in armento Chrifti , bo- nus eft pullus Iofeph continentifimus,celeftibusexul- tationibusad fui Imitationem nos conferuos vocans» 210 S'iodouefli, ànome proprio » alzare vnim- prefa nell'Accademia de i Rifbegliat di Piftoia » già che l’imprefa generale di quefta,é vn Solezio figurarei vna colomba, le penne della quale da i raggi del Sole fono abbellite di vaghiffimi colori, e la farei dire ; DAL TVO LVME I MIEI FREGI; òve- ramente, PER TE MADORNO); E SPLEN- Santa Francef- ca mana motto leuato dall'Inno del Vefpro della feria IV. © tione Cali Deus Santtiffime » Qui lucidum centrum poli Candore pingis igneoy . _ *Augens decoro Lumine. ed inferifce ricognitione dibeneficio è ed offequiofa Gratis gratitudine &c. Mà fe il veroSole è Iddio, ciafcu- diuina no de fuoi fedeli , con gli affetti di quefta colomba ; confefli pure » che quanti doni di natura, ò di gratia in lui rifplendono tutti fon riceuuti da Dio. Quid 1001-47 enim habes quod non accepifti? diceua San Paolò 1. _ Cor. 4. 7. e San Giacomo 1. 17.Omne datum opri Giacomo mum , & omne donum perfettum defiurfumeft y de- ** !7 Scendens è Patre luminum. Che però Sant Agofti no |. 22. contra Fauftum c. 9. ia Iddio ; Lu- SAgofti- cem lucificam > perche quanta chiarezza rifplende ”° nelle creature , tutta dalla luce divina è loro com- municata . 211 Ad vna colomba volante fopra alcuni padi- glioni militari » figurata con vnalettera, chele pen- de dal collo io diedi. IN ARMIS OTIA TRA- * CIAT, alludendoàifucceffi iftorici , feguiti ne gli aftedij di Modona al tempo dei Romaniy di Geru- falemme à quel di Goffredo e d’Harlem fotto il com- mando del Duca d’Alua; e può feruire è dimoftrarci Intercef- che Maria Vergine; salmi amoroliftima s men- fione. di tre Iddio è più che mai {degnato » con la virtù delle Mana fue preghiere, ne intercede-la fourana riconciliatio- Vergine ne, e pace; Riccardo di San Lorenzo! 2: de laud. Cant.3.4- V tig. par. 1. Ipfa dicit de filio Cant. 3. 4. Tenui eum, Riccard. ne fcilicer percuteret peccatores » nec dimittam, i 52% Sed continua precum inftantia furorem ip(ius retine- *°"%° bo. Ipfaeft Abigails cuius prudentia retinuir furo- rem Daud , ne vindicaret fe de Nabal flulto. 1. Reg. 25. Quadraanco a i letterati che in tempo di guerra non]afciano gli effercitij accademici » che ap- punto » ed in quelto propofito io feci l'imprefa; e Don Gregorio Brunello così cantò ; Tutaper oppofitas vt fertur charta phalanges p. Greg. Otia fic fapiens Marte furente terit . Erunelle © 212 Diconochei colombi infermi ; col portar nel nido i ramofeelli d'alloro vengono à rifanarli; che però in tale atto fi ritrouano col motto; VT $ A- NEMVR; taliicuori humani ; con l'etfercitio del- Efserci- le lettere , e delle virtuofe occupationi accademiche ; tio delle rapprefentate nell’alloro » albero ad Apolline con- lettere faccato » vengono, à purificarfi da i vitioli commo- uimenti Orauio lib. 1. Epift. 2. rm emmnY/1)/| Iutendes animum ftudysy & rebus honeStis. Inuidia , vel amore vigil rorquebere ; Ed Quidio 1. Tritt, Quot frutices fjluey quot flauas Tybris arenas > Ouidie Mollia quot Martis gramina campus habet. Tot mala pertulimus » quorum medicina qui= efque Nulla nifi in fudio eft s Pieridumque mora. CORNACCHIA Capo XXII. 213 er A cornacchia , quando le morela fua com- pagna; fuol viuereilrimanente de gli anni fola ) c romita . Seruî per tanto , perfigurare l’amore » ela concordia matrimoniale » dipingendofi con la fua Concor- compagna, ediltitolo; DIV, ET CONCOR- dia DES. Calpurmo Eclog. 2 Efte pares,& ob boc concordes viuitey nam vos Calpuro Es decor 3 & cantus y amor fociassit , CT etas « mo Ki Che Oratio 112 214 Chenoidobbiamo afpirare al potletio delle virtù vere, e reali e non pregiari vanamente delle Apparen fole apparenze ) nel dimoftrala cornacchia d'Oratio zafuggi- che refta fpennata, mentre gli altri vcelliie tolgono ta d’adoffo la lor penna, colprecetto; PONE PER- SONAM; òveramente; QVOD SIS ESSE VELIS. Pulchritudo enim optima San Clemen- te Aleffandrino /. 3. Pedagog.c. 11. primumeft pul- chritudo anime , vt fepè fignificauimus » quando fuerit anima ornata Santto Spiritu » € ijsque abeo oriuntar infpirata latitijsy iuftitia , prudentia » for- titudine y temperantia, bonorum amore, & pudo- re, quo nullus color nitidiorvagquam vifus eft ; poftea autem exerceatur quoque pulchritudo corporis cum Roe partium, & membrorum pulchro co- ore. 215 Don Diego Saauedra ; per dimoftrare che Aiuto molte volte i Prencipi, mentre fi portano à foccorrere DECRUE, altri» fottogiacciono à graui danni » figurò vna cor- iciale è macchia, che ftandolegataàterrasconla punta dell’ali, chi lo teneua con gliartigli afferrata, & imprigionata vn’al. POSta » tra cornacchia venuta ad aiutarla col cartello; ET IVVISSE NOCET. Nelqualargomento Prou.6.1. Prose. Filimi fi (poponderis pro amico tuo , defixifti apud 61. extraneum animam tuamy & illaqueatus es verbis oristuiy & captus proprijs:fermonibus. Quindi Tu- Tucidide cididelib:1. Hiftor. Vicine calumitatesspotius quum licet abfque periculo (pettandes quam fe fe iltis abf- que cayffa graniffima implicandum ne tota cladesin nosipfostandem, quamuis dumtaxat incendio fuper- uenientesy non autem in ipfos incendij auttoress in- cumbat y &ruat. 216 La Cornacchia; in atto di vomitare il cibo, Vfurpa- fù fegnata col cartello; OPVS RAPINA, di- tione moftrando che vnmalacquifto » tanto è lontano che ferua è beneficarci, che ci prina anco delle foftanze da noi retta, elegitimamente poffedute. Così Giutto Liptio lib. 4. de Admirand. cap. 4. Amutrere fua non Clemen. Alefl'ane drino Lipfio SA si ma dilui Plauto in Perulo AE. 4. Scena 2. Male partum, malè difperit. Ed Quidio lib. 1. Amor. eleg. 9. Non habet euentus fordida preda bonos . Che però Niceta Orat. 65. Gregor. Nazianz. com- Job zo, mentale parole di Giob zo. 15. Disitias s quas deuo- 15, rauit euomet; In quoverbo ineftemphafis quedara; Niceta Lt enimquinoxium cibum fumpfic, vna cum eo pro- bos etiam euomit » fic qui inique congregandis opibus Studetynonfolum ipfas» fedeas etiam» quas prius iure poffidcbat, plerumque amettio . a CORVO Capo XXIII. 217 DE vno , che fia fabbro de fuoi mali , ferue Guada- il coruo » che mentre afferra ilferpente , dal- gno in-lo ftelio è morfoped vccifo,col cartello; RAPTORI giutto NOXIA PREDA SVA; è veramente; IN- FAVSTA LVCRA, titoli da Emblema. San Cle- Clemen, ente Aleffandrino lib,»3+ Peda og.cap. Gi. Dipitie vAlefan Serpenti finmnless quem fi prgn e irtoffenfe emintus accipere ybeftiam fine periculo fuma cauda appre- hendensy ca manu circumplicabiturst mordebitzita & diuitia, fiabimperito virò apprehendunturs inhe- rent ye mordent. 218. Quanto fia grande » ed anco fpeciale la pro- uidenza diwna » l’inferì il Rè Dauide , quando feriffe Pf 146, Pal. 146.9, che; Dat.iumentis efam ipforumy & 9 pullis cornorum imuocantibus eum; (crittura che fug» getì al Lucarini motiuo per far imprefa dei polli de Plauto Ovidio imuStè incipityqui alienayaut alios iniuftè lefit e pri- VOGUE E.ST:{L5b. IV. corui » giacenti nel nido yi quali effendo abbandonati Proui- da i corbacci loro progenitori » fono pafciuti da i vo- denza» lanti animalucci, onde loro foprafcriffe; NEC 1DE- divina RELICTIS DEFICIT ESCA. Serueà quefto motuuo quell'altro verfo Pfal. 26.10. Patermensst® Pfal. 26. mater meadereliquerunt me; Dominus autem afflum- 10. pfit me. Da i quali concetti non s’allontamò Lipiio lib. 3. Manudut. differt. 1. Qua in nobis & manu Lipfo noftra funt curemus. Catera Deo permittamus ; & fidenter quidem permittamus. Nam cur Socrate ; IUnd mibi aptè diétum videtur, Deum elle noftrum curatorem, & nos poffe/fronem aliquameffe Dei. An igitur fuasimo nos neglizat$ Confide, & ceititm ani- mi robur indue aduerfus incerta rerum bumana- VU + 219 Il coruo, fe vuol bere per forte ad vnvafo fcemo , evede di non attingerl'acquacolroftro , git- ta nekvafo tante petruccie » quante feruzno è farsische Induîtria l’acqua s’inalzi, nel quale atto fù intro.torto è dire; INGENTO EXPERIAR ; dò con altri hebberl motto; LABORE, ET INDVSTRIA; Con l’acutezza dunque dell'ingegno noftro s'ottiene cià che fi vuole ; e ne lo ferie Carlo Patchalio |. de Ware, Carlo & vitijs 36:48. Induftria ef acumen animi dexteri- Pafcalio tatem rebus applicansy cafque cara, & la50r0 ad- bibitis perficiens Fc. 220 Allimprefa.del coruo, che getta le pietre, nel vafo mezzo pieno d'acqua y-al parere del Ferro Vicenaa fi dene il motto: SVBSIDENTES ALLE. dofficiy. VANT; così nelle Republiche » mentre cadono al fondo igouernanti» s'alzano gli altri chetizuano in | pofto humile; e così parimenti mentre gl'iniqui, in Ini pui guila di corui » contra dinoi getranole pietre » pro S!ouaso. curando ilnoftro danno ; ci obligano adalzar ilcuore al Cielo, &lamenteà Dio; Quia mala, querepro- Veon bi elettis inferunt , illorum faluti, Domino difpo- Vittorina nente , cooperantur. Vgon Vittorino t. 3.1. Mifcel- Beni fpi- lan. tit. 48. Con quefta medefimaimprefa altri dimo- rituali ftrò » che tanto in noi fcemano i beni dell'anima > Manca- quanto crefeono quelli del corpo , e che ; no, oue ù 9% Caleftis tantum effluit vnda , cretca no la Quantum culpa premi . prata già che quett'acqua; CVM PRAMITYR EF. Da FLVIT. » 221 Aicorbaccini bianchi giacenti nel nido 32b- Gini bandonati da iloro progenitori inà però dal cielo amati mirabilmente pafciuti , tu fopraicrizio ; CANDI- da Dio DOS ATER ALT, poiche iddio con cura par- ticolare, aintayefoutiene 1 giutti,ben dicendo 1 Salm. Oculi Domini fuper iujtos, I aures ciusin preces tor Pfal. 33. rum. Pietro Bercorio Redu&or, lib,7.cap.23.0u.1a, 16 > * Quandiu nos fuerimus fine nigredine visiornza y albi, Pietro ideSt innocentes s & puri ; tandiu Deus rore celejtas Bercorio gratia nos nutriet € perfundet . 222 Larugiada celefte » che fcende fopra va ni» do» entro ilquale fi giacciono i famelici, ed abbando- nati figliuoli de i corui, col motto; REFICIT CVM DEFICIT è figuratiua della providenza Prouidé diuina, che fuole conaiuto fpeciale aiutareychi d'ogm 2 diui. aiuto é prio» ciò che diffe Pier Crifologo ferm. 156. 83 Vbi humana defisnts diuina fuccurvune. E Pietro di Pier Cri- Danaiano lib, 7, Epitt.17, Sepè vbi magis ex bumana Plogo rasione diffiditur » illic propenfius fuperna ciementia Pier Da- fubuenits vbi folatinm defperamis bumanum, di- 72" ninum plerumque cernimus adeffe prafidium. 223 Aicorbaccinibianchi» corcati nel nido,par- Humiltà mi che pofîa fopraponorfij NIGRESCENDO etalta VOLABVNT; poiche quel fedele, che più fire- puta ofcuro» ed abietto ) meglio difpotto à tolleuarfi all'intelligenza di cofe elcuate » nel qual propolito. Vgon CORVO Pgon Von Vittorino lib.1.de Beflijsc.35-Pulli dum nigro Vissorino (e pennarum colore veftiunts de fe etiam volatum promittunty quia quo magis difcipuli abielta de fe fen- tiunt, eo amplius fpem prouentus fui in altiora polli- centur. 224 Efpreffa idea diperfonalafciua, è ilcoruo» folto trouare le fue delizie in vicinanza e nel godi- mento de i cadaueri » e delle carogne ; quale perciò in- troduffi è dire ; MIHI CADAVERA LVXV$; ed è concetto d’ Alberto Magno de Circumcif.Domini fer. 8. Multi immundum cadauer mulieris preponunt dulci Domino:& propterea funt imitatores illius cor- ui, qui illettus per cadauer redire noluit in arcame COTVRNICE, QVAGLIA, STARNA Capo XXIV. 225 Ome la Coturnice » trafportata da feruor C libidinofo » vedendo la propria imagine entro lo ipecchio , e riputandola vn’altra coturnice, verfo quella con pazza inavertenza » etanta celerità fi fpinge,che refta prefa nellacio tefo d’avanti à lui, che non è da lei auuertito ; ilche rapprefentò Monfignor Arefiosfigurandola allacciata col verbo; NESCIT ; non altrimenti illafciuo fi porta verfo l'apparente bel- lezza » trabbocando in cento viluppi » ne ripenfando ch'egli infelicemente vi lafcia la libertà » e vi diuenta fchiauo . Camina verfo colei il mal accorto » dice Sa- lomone. Prouer. 7. 23. Z'elut fi auis feftinet ad la- queum , ET NESCIT » quod de periculo anime eius agitur. Oratio fimilmente lib. 1. Sat. 2. V tg; illis multo corrupta dolore voluptasy Atque hac rara, cadat dura inter (epè pericla. Trouandofi la coturnicesò fia la quaglia nel paffag- gio del mareinfiacchita, e laffa,fuole lafciarfì cader sù l’acque » per prendere dopo la lunghezza del voloy sù quel foftegno qualche ripofo ; mà nel medefimo tempo,alzando vn ala; à riceuere, come entro vn aper- ta velas il beneficio del vento , da quello moffa e fof- pinta » il fuo viaggio felicemente profiegue ; fi che ri- pofando non ripofa ; della quale proprietà il Signor Don Carlo Boffo fi valfe per corpo d'Imprefa » facen- dola dire; NON QVIETA QVIESCO; e chia- mandofi perciò, ne gl'Inquieti di Milano , il Ripofa- to ; e volle dinotare, chela fua mente ftanca dal lungo Studiefà volo delle fcienze fcolaftiche , s'era pofta nel mare dell'accademia, per prender quiui qualche refpiro ; e quefti non otiofo del tutto » perche alzando l’ala dell’- intelletto al fofho de gli accademici argomenti, ripo= fando s cnonripofando » haurebbe profeguito ne gli ftudiofi diporti il viaggio della vita. Quadra l’im- Animo prefaadvnanimo filofofico, che fé bene fi troua agi- pere: tato da gli (conuolgimenti d’yn mondo , come da vn id mare inquieto ; e fe bene il vento della perfecutione contra di lui s'attizza; ad ogni modo n6 perde la quie- te interna, elatranquillità del fuo fpirito . S.Nilo in Afcetico; Animus perfettus ab omni eft follicitudi= ne vacuus. Impius folicitudinibus teritur . De ani- mo perfetto dicituw: Libiumeft inter fpinas . Hoc namque INTER CVRAS TRANQUILLE DEGENTEM indicat Gc. 226 E proprio della Coturnice ; il contriftarfi , .,._ vedendo comparire l'inargentata luna , e prorompere Inuidio- in affannofi gemiti » della quale il Ferro; ING E- fo MIT ADORTVM; affetto proprio di perfo- na inuidiofa dell’altrui bene ; poiche come diffe Ala- no, de Planttu Nature » Inuidis aliena profperitas aduerfayaliena aduerfitas profpera iudicatur . Tale fà Lafciuo * Mlbert. Magn. Lafciuo Pros. 7. 23. ©retio 3. Nilo Alano Capo XXIII. 113 Caino , che à pena vide il lampo celefte , comparfo ad illuftrar la vittima d’Abele » che tutto conturbatofi » fenti ftringerfi per rabbia il cuore; & concidit vultus Gen.4.5. eius Gen. 4.5. Angebatenim illum, commenta Teo. Terdore- doreto Queft. 41. in Gen.non peccatum fuum » fed #0 fratris profperitas . _ 227 Inmortediì primogenito » Alcibiade Luca- Inmorte rini figurò depredata dallo fparauiere quella contutni- ces che volando precede l'altre fue compagne » € fer- ue loro di condottiera, col cartello; CONF E S- TR CARPITVR PRIMA. Seneca in Oedip. Alt. 1. Labitur feuo vapiente fato _Ducitur femper noua pompa morti. Ed il Padre San Girolamo. Mors fenibus.in ianuisy inucnibus in infidijs » CVCVLO Capo XXV. 228 [ L Cuculo, che alcuni vogliono fia ilCoccicey mal potendo per freddezza di matura matu- rare » & auuivarele fue voua » le porta nei nidi delle allodole » accioche nafcano ; che però.il Ferro gli fo- Adulte- prafcrife; PARIT, AT NON FOVET; &v0 Monfignor Arcfio l’introduffe ad apoftrofare al vo- uo fuo proprio, dicendogli; QVIS.TE DIS- CERNET? idea efpreffa, dice l’Alciatiy di perlo- na adultera , che riempeco i proprij figliuoli l'altrui cafa. Emblem. 60. . Fert oua in nidos alienoss qualiter ille Cui thalamum prodit vxor adulterio » Ed altri più fuccintamente. Impius , vt cuculus » generat pater» atqueve- Anonimo linquit . 229 Con offeruare quefta medefima proprietà —— di collocar le voua nell’altrui nido » il Lucarini fe ne Maria» feruì , pertipo di Maria Vergine, che partorì il fuo Vergine diuino concetto » non già in Nazaret fua patria; mà PaMtunie= in Betelemme » vue ella non haueua la folita habi- "° tatione » € diede all’imprefa il motto ; PARIT IN ALIENO; con quefti fenfì l'Euangelifta San Lu- ca 2.7. Reclinauiteum in prefepio , quia noneratei Luc. *.7. locus in diuerforio ; E San Gregorio Homil. 8. in S- Sr Euangel. Non inparentum domo » fed in vianafci- 42% tur» quia per humanitatem fuam, quam affumpferat » quafi IN ALIENO NASCEBATVR- E Simone di Caffialib. 1. c.6. Cepit ab ea hora » qua Simon di mundo apparere voluit » prius facere, quamdocere Caffe altiffimam paupertatem » rerum omnium abdicatio- nem » vt ci noneffent pauninifi viles; non fua» fed aliene ades &c. DRAICA Capo XXVI. Liano » riferito dal Lucarini » feriue che la Draica vcello » quando hà perfettamente educati 1 figliuoli , come pagad’hauer pofta in ficuro Madre la prole» ne altro più curando della fua vita, fe ne Maca- muore; EDVCATIS MORITVR;edeébel- bea l'idea della famofa Madre dei giouinetti Macabei » la quale vedendo i fuoi fette figliuoli condotti all’eterni- ta della gloria , amò di ricevere prontamente la mor- te; Noui/fime autem poft filios , & mater confum- ®-Ma.7. pra eft . 2. Mac. 7. 41. Mario Vittorino; Carm. de 4" Machab. Dum puer ifta gerit foluerunt gaudia matrem , Marie. Iamque vt erat laxata malis , iam voce ne- Vistovino ata Ù Sufpi- Seneca S.Girola mo Andrea Alciati 230 DB 3 114 VC ELL Safpirans s interque manus collapfa fuorum: Concidit exanimis srefolutaque membra quie- runt . n ouiffimè filjs omnibus confumptis $ Giufeppe E- Giufeppe breo s admirabilistantorum atheletarum parens» in Ebreo cruentapanarumcarnificinay flexis repentè genibus corporis è Deo diffolutionem efflagitabat- qua flam- miuoma adiefta fariagini » ambuftos vltrofilios con- comitatur in penas; Così fcriwegli; Alia quale no- bilifima femmina fù fimigliante Santa Felicita ; che dopo d’hauet veduti cotonati:col diadema del mar- tirto tutti i fuoi fette figlitoli » anch'ella in fempiterno ripofo chiufe le diuote pupille» | © - DVGO Capo XXVII. N latino quefti è chiamato Oris, hà le fatez- 231 Il ze fimili al barbaggianni s ed alla Ciuettay Perfona come offerua Plinio |. 10. c. 23. € veellaccio ftolido 3 inutile facilead effer prefo, màtanto inutile, che non ferue a nulla. Che però tenne il motto; NEC ESVI ; NEC VOLVPTATI, idea efpreffadi perfona difutile; e d'huomo folamente ; Natzs confumere fruges . FAGIANO €apo XXVIII. Veft'veello è fi come, anco loftiuzzo; la 232 0) pernice , ed altri è quand’hà natcofto il capo 3 fi crede d’effer ficuro ; la onde figurato col ca- po conficcato nella neue, portò iltitolo; FALLIT OPINIO; Schioccheria ben ifpeffo rauuifata in molti mondani. Giufto Lipliol. 3. Manudu&. Dif- fert. 8. Nimiscito opinianibus abducimur s & quid aliud fere hodie noftrum diceresaut docereè &c. Qui- dio 5. Faft. — ——-—— Hominum fententia fallax . FALCONE Capo XXIX. 233 L falcone volante fù:chi diede; ALTA A PETIT IMPASTVS, ed é bell Digiuno imprefa > per dimoftrare che il digiuno fia efficace folliena ftrumento per fublimarci à nobili ed eleuati intendi- Miffat. mentis dicendodilniSanta Chiefa che; Vitia com Roman. primit s mentem elenat ; e benfene vede l’ifperien- S, Pietra za nell'Apoftolo San Pietro 4 il quale falito fu'l folaro Apoit. dellacafa per dar preghiereà Dio 3 ed effendo digiu» no, chetanto vuolinferire San Luca A%#. 10. 9. in vi, 10, quelle parole; & cum efurirets fù promoffo ad in- PA tendereeleuati mifteri; Cecidit fupenenm mentis ex- celss &viditcalum apertum' &t. Nel qualluoga Gio: Cri- Giovanni Crifoftomo diceua ; Ipfos Sanétoscum ie- Soffomo iunant» tuncfieri preffantiores. Cosìil Padre Sant*- S.Ambro Ambrogio. Serm. in Dom. 1. Quadragef. Del gran gio Mose diceua. Quamuis illumab obtutibus Deicon- ditio bumana fubtraberets ieiuniorum tamen gratia proximum illum divinitatis confartio faciebat. 234 Ilfalconefacro » che tiene con vn piede la Perfeue= preda di coniglio » è di lepre; e con l’altro s'afferra ranza alterreno, hebbe da Mpufigaci Arefio; TENVI» NEC DIMITTAM, che dimoftra animo ri- foluto»& perfeucrante. Tanto fi proteftaua la fpofa; Cant.34 Inueni quem diligit anima mea » tenui cum nec di- Gregor. mittam. Cant. 3.4. Gregorio Niffeno. Non dimit- DUffeno- tam amplius Deumyanfa fidei apprebenfuma; ed'ilmio Riccard, A x “AE : Vittorino Liscardo Vittorino; Tenecur Deus denotione 9 de- Ingan- narfi Giufo Lipfi Ouidio " mera fragilità di natura ) non per violenza di necelfi- IO LIb.AL VI. fiderio 3 importmnitate » memoria, prece » fides & expeltatione exaudittonis , nec dimittitur fi ab in-’ tentionenon ceffers nec vultus amaplius in diuerfa mu- tentur. Virtù così commendata da Claudiano, in Sti= liconem. ———_—— Plus est feruaffe receptumy Quam quafifle decus. 235 Simbolodicrudeltà » è il falcone montana- ro, che nonmaifi fatia di fare ftrage de gl’innocenti Cnidel- vcelli » à fegno che affacendato in quefta carnificina, tà | trafcura il proprio alimento » elo fcriffe Alberto Ma- gno ; Adea interdum crudelitati (ue indulgent vt Alberto occidendis auibus occupati , cibi oblivifcantur » che Magno però l’Arelio figurandolo in atto di lacerare vn vcel- letto gli foprafcriffe ; NECESSITA TEM_NON HABENS. Senecalib. 1. de Clemen. c. 24. Crudeli Seneca tas minime bumanwm malum eft ; indignumtam miri animo » Ferina iftarabies eft fanzuine gaudere ,& vulneribus» & abita hbomine in filueStre animal tranfire. Quadra quefto motta à chi pecca ; non per Claudia» ng Pecca- N 5, tOr tà,come può fuccedere nel furto,mà per mera malitia» ore mal ciò che rimproueraua è fe medefimo Sant Agoftiao : lib.2. Confelî. cap.4. Ego furtum facere voluin& feci S-Agofti- NIYLLA COMPVLSVS EGEST ATE), nec" penuria» [ed faftidio inftitiey& fagina iniquitatis . Nam id furatus fum, quod mihi abundabat, & multo melius nec ca revolebam frui , quam furto appete- bam, fed info furto, & peccato + Parla d'all'hora;che effendo fanciullo, rubò alcuni frutti acerbi. 236 Ilfalcone bianco di Mafconia ; fuole di not- te tempo tenerfì appreffo vn yccelletto , quale ferue per rifcaldarlo » dandogli poi al farfi del.giorno la li- bertà , Dipinto dunque » in atto di lafciarlo volarvia , Gratitue hebbe iltitolo; BENEFICII MEMOR DI. dine MITTIT è veramente; HA VD [MME- MOR DIMITTIT , che dimaftra affetto di rico- gnitione » e di gratitudine. Euripide in Hel, Beneficium beneficio refpondeat . Euripide Tullio Rhet. lib.1. Nam fi bis qui imprudenter Le- Cicerone ferunt » ignofci connenit s his qui neceffario profue- runt, habere gratiam non oportet ? 237 Don Diego Saauedra ) ad vn falcone, che procuraua ftaccarfì da i piedi il tonaglio diede il mot- Fama to da Emblema; FAMA NOCET. Nel qual pro- pregiu- pofito Cornel. Tacito in vita Agricole. Nec minus Siciale periculum eftex magnafama , quam ex mala. Eben Aia prouò il pregiudicio della fama, Ezechia Ré di Giu- © #9? das che manifeBfando la douitia de fuoi erarij ) at- traffe gli efferciti de gli A Mirij à depredargli. 238 Idca efpretla di chié fabbrodella fua infe- Fabb:a licità ) è il falcone» che volando co i getti è piedi , del fuo torna in pugno al fuo Padrone e dice; TORNO male A QVEL CH'ALTRI FVGGE. Talemi pare colui defcritto in San Luca 14,19. Iuga boumemi, Luc. 14 che da fe medelimo và a trouare i legami, ed i gio- 19. ghi ynel' qual propofito San Bernardo tra&. Ecce mos S. Bernar reliquimus &c. Stolidior beftijs homo, quod inga do necelfitatisearum» propria ipfe emat voluntate. E- miffe inga extremadementie eh è quod idem eft atque mortem fempiternam » & gehennam ipfam multo Sudore querere . Tali fono ilafciui 7 che ritornanoal Ritorna- laccio ond’efcirono; e tali letteralmente s quegli huo» 1€ mini viliffimi » che'patendo vfcire dalle galere , ven- dono conbaffo prezzo la libertà, e fi condannano di buona voglia al pefo delle catene . 239 Adbhonored’vncaftiflimo givuinetto , che Atte- potendo preuaricare 3 non voleua ; ed hauendo mille nerfi Opportunità per lafciuire » abborriua itcommercio di hg femmine lafciue » feruî il Falcone del Bargagli » che Caltità tenen- F ALGIO NE Cap. XXIX. tenendofi d'attanti yn pezzo di-carae » ad ognimodo fen'afteneua ; NO N COMEDLT. L’Eccle» Ecdefif. fiaftico + Evit illi gloria eterna : qui potuit tranf= 31.10 gredi, non efttranfgreffasz facere mala, &non fecit» | va f 240. Il Falcone legato, & incappellato sche vor- rebbe volare, e non può scoltitolo. VOLVISSE Volontà SATIS» infegna che quando mancano leforze per operare» il tolo defiderio bafta, Ciò s'intende inbu na parte, dice Propert. lib.2. v. 359. Quod fi deficiant vires $ audacia. certe. . Lauseft;inmagnis ye volniffe fat afte- Ed Quidio lib, 3. de Ponto, cleg. 4. : Vt defint viresytamen eft laudanda voluntasz .— Hacego contentos fu[picor effe Deos. ., E di nuouolib.4. de Pont. cleg. 8. Parua quidem fatcor ,. pro magnis munera reddi » Cum pro conceffa verba falute damus . Sed pi De potuit dat maximaygratusabun= eft: Propertio Quidio Et finem pietas contizit illa fuum. Nec que de parua pauper diyslibat acerra, mi minus grandi quam data lance va- ent . Lo fteffo valeanco in mala partesche però Giuuenale Satyr. 13, Giuuena= Nam fcelus intra fe tacitum quicogitat vIlumy de Faéti crimen habet . 241 JIl Falcone; dal collo del quale pendono i cappelletti, fù poftocol motto RECEPTO VISV, Pecca= LIBERTATEM ARRIPIT; taleil peccatore, tore de comevnaltroSaolo, filafcerà cader da gliocchi le fquame di quegli affetti, chel'offufcauano , e tene- uangli l'anima tenebrofa ; potrà ottenere la libertà de i figlioli d'Iddio. FENICE Capo XXX. A fenice; fituata nel mezzo delle fiamme, hebbe ; PERIT VT VIVAT ; ò vera- mente; PERIT NE PEREAT, edanco; VT ÎN ETERNVM VIVAT; àcon altri VITA MIHI MORS EST; è fia; MI FA BEN CHI MI NOCE; ò pure; NEMICA FIAM- MA; AMICA VITA ADDVCÉ; òconvoci tolte S.Loren- dalgreco » che fignificano; MORIENS, NON zo MORIENS, dò col matta Spagnuolo ; DAL MISMO MI MVERTE, Y MI VIDA, iquali tutti fono applicabili à San Lorenzo » è S, Eu- S. Apol- ftachio, à S. Apollonia » e ad altri Santi Martiris i lonia ualiyquafì tante fenici , paffando perla voracità de i fuochi» e delle fiamme, ottennero la felice eternità della vita . San Gregorio Nazianzeno fer. 3. ad Vir- ines. 242 5. Gregor Vt Phenix moriens primos reuiuifcit ad'annos » rio dr si ; ; ; nmedys flammis poft plurima luftra renafcens ui da 1 ys fl poft pi tra renafcensa «Atque nouum veteri furgit de corpore corpussz Haud fecus egregia redduntur morte peren nes Dum pia diuinis ardefcunt nfrasr flammis. 243 Ilmotto foprafcritto alla fenice » dipinta frà le fiamme diuoratici ,emortifere del roga; EX FV. Traua- NERE FOENVS dinota rinouatione di prolesot» glio vtile tenuta fràl’ambafcetormentofe della morte.Così dal- l’agonie eftreme di Rachele fù partorito Beniamino ; d:l fianco di Crifto effanimato nacque Santa Chieta ; e dalla fierezza de i Tiranni accaniti » e fanguinarij, con gli ftramentidelle morti » i fervi d'Iddio , e Santa Chicfa medéfima 3 fono promofli al confeguimento :GVVNT ; che però Giufto Lipfio\lib:de vna reli- «DIS della beataye gloriofa vita . SanGregorio Papa lib.9. 5. Grege- «Moral. in Job. 6.di Santa Chiefa fauellando fcriue; vie Papa Sapè camreprobi vfque ad internecionem perfecwti -funt ; fed eo multiplicius ad ftatum fui profe ttus re- dyis quo inter manus perfequentium moriendo labo- YaAUIt, - Che il rigore, vfato coi vitiofi; riefca loro » an- «zi che di pregiuditio, di notabile beneficenza : lo Traua> ‘dimoftra il motto dato alle fiamme; che diuorano glio yule la fenice; RENOVANT, NON .EXTIN- Giufto ione. Ext i ja 8 Extremey& defperate malosfiftiy&repri Lipfo mi infuo nequitie curfus eSt pro ipfis » 244 Monfignor Arefio , per Santa Apollonia 5- Apol- introduffe la fenice nelrogo à dire; MVLTIPLI- lonia CABO DIES. Il Padre Don Carlo Secchiari Ca- nonico Regolare » per San Lorenzo le foprapote ; S- Loren- INNOVABITVR; che dimoftrano, come imar 2° tiri}; e lemotti » fono ftrumento di rinouatione , e Mortifi- di vita, co iqualimotti concordano i conligli di Gio- catione uanni Crifoftomo Hom. 13. in Ep. ad Roman, Fac aUnua vt corpus tuummoriatur ne moriaturs Nam fimo. Gio: Cri- uum manferit y nequaquam viuet; fi vero mortuam Jofome fuerit » tune denique viuet . 245 Alfuoco, che attorniaua vna fenice , io fa- prapoli. NON EXVRIT, VT PERDAT;)_ * per dimoftrare » che Iddio , col fuoco delle febbri, Traua- delle infermità » e delle perfecutioniy non pretende glo vule di diftruggerci , mà di npararci; taleancoilzeloar- 3 dente del correttore difcreto , deuè procurare la fola Rei 16 diftruttione de i vitij, guardandofi dal danneggiare Lante ” Ja mifera humanità del fuo proffimo; Ignis eft ver- bum Dei, difcorte Sant'Ambrogio Ser. 18. bonws S-Ambro ignis» qui calefacere nouit » nefcitexurere nifi fola 8" peccata - Mundat hic ignis aurumyconfumit errorem. Hoc igne vrebatur rubus sy & nonexurebatur. Vrit enim fermo diuinus ; vt corrigat confcientiam pecca- toris, NON EXWVRIT VT PERDAT. De- bemus enim s diceua Sant Agoftino de Verb, Dom. amando corripere s non nocendi auiditate y fed Stu- SAgofi- dio corrigendi + ve 246 . Ideadirifurrettione è la fenice che fe bene dal fuoco è ridotta alle ceneri , ad ogni moda meritò _, ilmotto; MO X EADEM , prometrendoci che Rifurret- frà poco allo. ftato primiero s mà di gran longa più 199€ gloriofo ella ritornata farebbe. San Zeno ferm. de Refurre&. Phenix, auis illa pretiofa , RefirreEio- S. Zeno vis euidenter nos edocet iuray que - cum maturi le- Veronefe thitempus adueneritsà femetipfa incitatis facris igni- : bus libentifimè concrematur: fepulchrum nidusz illi fanille nutrices: denique poît monumentum » fefto exultat in tumulo, nonvmbra fed veritas y non im- mago , fed Phanix y non alia, fed quannis melior alia , tamen prior ipfa. 4 247 Scrue parimenti alla rifurrettione la fenice $ Rifurret- che fl protetta; DA LE CENERI MIE Mi Pone SVEGLIO; E VOLO; ed è la ponderatione tutta di Sant Ambrogio l. 1. Hexemer. a 23. Do- S. Ambre ceat 20s hec auis ( parla della fenice, ) velexem» £' plo fui refurreétionem credere , que & fine exem- plo » & fine rationis perceptione: ipfa fibi infignia refurettionis inftiurat > Sit igitur exemplo nobis , quia auttor , & creator quium fanttos. fuos in per= petuum perire non patitury qui auem vnicam perire non palfas, cam fia femine voluit reparari . 248 Eleonorad'Auttria , in morte di Francefco I. Ré di Francia tuo fpoto » figurò fe medefima nella fenice » che proteltaua di rimanerfene; VNICA SEMPER AVIS ycioé nella caftità vedouile , c fcompagnata, e fola, per tutto.il anbana: (i ua Cafità vedouile 116 fuavita. Lo fteffo fecero e Lifabetta figliuola di Lo- douico d'Vrbino » mortole Roberto Malatefta fuo tpofo. Ed Ifabella d'Auftria dopo la morte di Carlo Nono ; edaltre molte s quali pareua portaffero im- Yirgilie prefli nel cuore i concetti della Regina Didone ef- preffi nel 2. dell’Fncide. RR ds Ille meos, primus qui me fibi innxityamores Crifto Abfiulit : ille babeat fecum, feruetg; fepulchro. che por. 249 Sùle porte del DuomodiPifa; per idea di ta la Cro Crifto , che porta la Croce al Caluario » fufa nelbron- E zo é l'impreta della fenice, che tiene vn fafcio di legna Martirio ne gli artigli scoltitolo; BVSTVMQVE, PAR- TVMQVE, cioè è dire; E ROGO INSIEME; E CVLLA; verità che anco fi rauuifa nei Martiri, à iquali le catafte di legna, fuggerite per lafciarui la ._. Vitasficangianoin cuna , perrinafcere ad vna miglio- S.Cipria- re. San Cipriano de laud. Martyr. Talis, & marty- no vi primo cafus, poftmodnm fruétus eft, qui morte vi- i tam condemnat, vt morte vitam cuftodiat. Quanto Rifurret= poi alla morte di Crifto ; che fù ricettacolo di rifuret- uone tione ye di vita, S. Epifanio in Pbyfiolog. dopo d'ha- S. Epifa- uer deictitta la fenice foggiunge così ; Cur igitur Iu- nio dei iniqui s Domini noftri Tefu Chrifti riduana refur- reCtionem non crediderunt, cum anis trium dierum fpatio ipfa fe fufcitetè Aut quomodo fe ipfum & mor- tuis fufcitare non potuits cum de illo dixerit Pro- pheta; Iuftus vt phanix florebit ? 250 Monfignor Aretio,alla fenice, che dibatten- Fabbre do l’ali accendeva d’intornoà fe medefima le fiamme del fuo diede; FLAMMAS ALIT ; ed anco; VLTRO male APPETIIT; e perboccadella fenice medefima. QVAS EXCITAVI PATIOR ; idea di perfonay che è fabbra de fuoi mali; e che può dir con Quidio; Quidio Hesu patior telis vulnera fatta meis. Saluiano lb .4.de Ver.Iudic.y & prouidentia Dei, de i Sodomiti caftigati dalla giuttitia fourana con le fiam- Saluiano mediuoratrici {criffe ; Dix flagiciofiffimws ille populus ignem illum accenderatsquo peribary& ideo comple- tis iniquitatibus fuis arfit fammis criminum fuorum; difcorto che tiene efpreffa allufione alle parole d’Id- I/zia so. dio per bocca d’Ilaia jo. 11. Ambulate in lumine I. ignis veStri, Gin flammis quas fuccendiftis. Orige- Origene ne, di tutti gli fcelerati in cap. 2. Roman. conchiu- de; Hisquioperantur malum, tra, & indignatiostri= bulatio s & anguftia erity fecundum ca y que thefau- rizauerunt fibi ipfi. E l'Autordei Sermoni ad Fra- tres in Eremo s chenonfù mai Sant Agoltino, ap- plicando quefta proprietà della fenice a gl'Ippocriti 3 Finto &inuidioli nel fer. 18. diffe; Phenix dum fenefcity vAgo5tino ad partes calidifimas volat, ligna ficciffima congre- gar s & lignis congregatis » alis ligna percutit, & ficignemaccendit & ineodem fe comburi permit- Inuidio- #£ - Sic@& bypocrita facity fic & inuidus agitcun- fo ftis diebus vite fue, intuss &extra fe ipfum cum- burens , fe ipfum primo infeStans y primò fe ipfum vulnerans, & vexans . . 351. Chealla rinouatione interna dell'huomo fi ricerchi così l’affiftenza dell'aiuto celefteycome il con- corfo dell’humana cooperatione, lo dimoftra la feni- Coope- ce, la quale,parte col feruore dei raggi folari sparte col ratione dibatterdell’ali proprie lì ripara» e ti rinouay portando ilmotto; VTRIV:QVE AVXILIO. San Bafilio S. Bafilio Magno Conftit. Monaîl. cap.16. Neque in rebus bo- mis conatus bumanus» fablata ope diuinas perfettè vn- quam quodvult poterit adipifci. Neque itemvicif» fim diuinum prafidium ad nos, nullo noftro fiudio, «‘venturum putandum eft. Sed ad perfeétum virtutis cumulum coniuntta fimul effe vtraque hec oportets & humanum fiudium , <& auxilium calefte . 252 Jlmotto foprafcritto alla fenice, ardentenel VCELLI Lib. IV. mezzo alrogo; ARDORE FOECVNDA,; Carità è ne infegua, che vue ardono le fiamme delia carità y iui Operaria compare la copia, &lafecondità delle virtù ; e delle buone operationi . Quandoquidem s dottrina d' Ael- redo cap. 16. (pecul. charit.radix omnium malorum Aereldo eft cupiditas , & vadix omnium bonorum chariras. 253 Dehquantoefpreffaimagine della virtùella Virtù im è mai la fenice, che ardendo nel rogo mi pare che do- mortale ueffe portarilmetto ; POST FATA SVPER- STES. E mifu getì quefto argomento Quidio 1. «Amor. Eleg.15. de {criffe di fe medefimo ; se Etiam cum me fupremus aduferit ignis» Ouidio Viuam: pordke mei magna fuperftes erit. Anzi non chela virtù, quafi fenice » viue dopo la mor- Crilto tes mà lo fteffo Iddio; in fembianza di fenice » dopo riforgen ilrogo della croce gloriofo reuiffe. Odafi Baldalia te re Bonifacio nel Larario p. p. Epigr. 8. che riuoltoti contra la giudaica finagoga dice; Quote dira trabit rabies , ignobile vulgus ? Collunies hominum »s quo recutita rus è Tu ne Deosimmortalesvis dedere letho, Diuinumque putas poffe perire virum& Falleris : indigna fepelis quem morte perem- tum sy Baldaff. Bonifas. ETRO pore mora ef : EXIRE» atque erumpere G E- STIYNT; agrè has anguftias ferunt; Vagi per omne fublimes » & ex alto affueti bumana defpicere. 255 Parmichealla fenice, la quale incontra da fe medefima la morte » e col dibatter dell’ali , © ve- Soffer&- ramente l’inuita ad accoftarfele : è le fà applaufo za gene- quando è lei s’auuicina ; poffa addattarfì il verfo ; rofa TROVA SOL NE I TORMENTI IL SvO * GIOIRE; magnanimità propria de i cuori più generofi; GAY DENT magni viri aliquando Senese REBVS ADVERSIS, Nonaliter quam fortes milites bellis s dice Senecal. Cur bonis viris &c. c. 4. Militares viri gloriantur vulneribus , Leti profluen» tem meliori cafk fanguinemoftentant. E fe di Cri- Crifto fto rapporta vn Euangelifta , che quando andò è Ge- patiente rufalemme per efierui crocififfo; Precedebat eos, i fuoi Difcepoli » & ftupebant ; Ifidoro Clario feriffe opportuno ; Z'idetur Dominus maiorem quandam, Ifdore quam alias foleret prafetuliffe proficifcendi alacrita- Clerio tem »idque dum iret agendusin Crucem. Quindiedi lui Paolo Apoftolo Hebr. 12. 1. Propofito fibi gau- Hebr. 13. dio fuftinuit Crucem ; E San Cirillo Aleffandrino |, * 10.inIoan.c.21. Homo faltus vnigenitus Dei filius , Cirillo abfque peccato omnia fuftinuit , que Iudeorum exco- Aleffane gitare peruiuacia potuit, nec vnquam fputis dede- drine coratus » verbis derifus » verberibus cefus s & tan- dem patibulo affixus , vllo marore affeBus fuit , fed decenti femper ipfe GAVDIO PLENYPS , illa OPPROBRIA DELICIAS fibi effe P r- TABAT. 256 Sicomeilfuoco ferue di cagione proffima, à promouer la fenice ad ottenere la nouità della vita ; Purgato ond’hebbe il motto; PARTVRIENTE ROGO; 0 così dal fuoco del Purgatorio riceuono i purganti la virtà FENICE virtù efficace per nafcere alla beata » e gloriofa vita. Habes carbones ignis » ( diceua San Girolamo, fpie» S.Girela- gandole parole del primo capo d'Ezechiele; & afpe- "sg &us eorum quafi carbonum ignis ardentium) fedebis jupereos; bi erunt tibi inadiutorium. 257 .LaCittà di Milano srapprefentando il mae- fiofo corteggio » che da i primi NigUarI ditutta Italia fù dato al Sereniffimo Cardinale Ferdinando Infante di Spagna » figurò la fenice, attorniata da numerofa uantità d’aquileyed altri vcelli, col motto; VT SO. LIS COMITENTVR AVEM, parole di Clau- diano » che di quefto fatto, cantò ; Claudia Conueniunt aquile , cunéteque ex orbe volu- " Cres) Vt folis comitentur auem. Afsuntio Imprefa è che appennello quadra all'Affuntione di ne di Ma Maria Vergine, vedendofi quelta verginal fenice, nel ria Ver- fuo falire al Cielo pattorniata»e feruita , più che da gli gine augelli delle felue , da gli Angioli del Cieto ; e nel ri- cordò San Giouanni Damafceno, Orat. 2. de dor- Gio: Da- mit. B. Mari®; Choros ducunt Angeli » celebrant mafceno Archangeli, & Virtutes glorificani » Principatus exultant , PoteStates colletantar, gaudent domina- tionesy T'hroni feftum diem aguntylaudaneCherubum, gloriam cius predicant Seraphim. 258. Innonsoquali facre pompe di Mantoa» or- dinate à glihonoridi Maria Vergine » fù ella figurata nella fenice, feguita à vola.da molci augelliy colmot- to; DEDVCET CANENTES), tolto da Abacuc- Aba3z. 03.19. Et fuper excelfa mea deducet me victor in 19. pfalmis canentem 3 e ciò per inferire, che i diuoti di Maria» Maria, fonodalei riempiti di gioia, e d’allegrezza, protet- Che però San Gregorio Taumaturgo fer. 2. de An- trice nuntiatione àleiriuolto; 4ue gratia plena; nam per Gregorio re gandium omni difpenfatur creature , genufque hu- Taumat manum antiquam diguitatem recuperat . E Sant- S. Ame- Amedeo Hom. 7. de Virg. Quis vnquam ab ea egera deo vel triftis saut ignarus celeftium myfteriorum abit ? S. Meto- E San Metodio finalmente fer. de Purificat. B.Ma- dio ria; Salue in eteruum indefinens noftra letitiasDei ge- nitrix Virgo è 259 Nonriconofcendo la fenice nella ua nutri- Far das tione s ededucatione altri che femedelima s ben à ra- gione portò iltitolo; NVTIRIX IPSA SVI, Ima, gine di chi indipendentemente dall’altrui aiuto opera per fe medefimo . Agoftino Steuco » Canonico Re- golare , fì portò da Fenice » poiche da fe medefimo y fenza veruno auto » anzi con trauaglioli abbandona» menti imparò moltiffime fcienze » del quale il Padre Giouanni Rhò de Zar. Zire. Hiftoria Lib.7. capa ze nu. 1.cosìattelta; Nullam facultatem slinzuam no- biliorem nullam » fcienciam nullam reliquam fecit, quam animo non conciperet yatque informaret , le quali cofe tutte ; fine magiftro didicit + Da fenice al- Crifto trelì parue fi portafle il Redentore» quando col pane nella ce- Eucariflico » che vuol dire con le fue proprie carni, na efangue» à femedefimo appreftò il nodrimento di viua » e vera vita. Giouanni Battifta Rufca » fpiegandofi la Sacra aa di non sò quali reliquie , nella Chiefadi S. Se- . . polchrodi Milano, frà l’altreimprefe , figurò la feni» Reliquie ce » inatto dirinouarfi frà le pallide ceneri del fuo ra- deiSan- g0, dandoleilmotto; VIGET IN CINERE U. VIRTVS; edinotò, con cleuata maniera »la ftu- penda energia , che nelle ceneri de i Santi fi ritroua » dalle quali nrrasfondono è prò dei fedeli » virtuoti benefici » marauigliofi influlfi . Che ciò fia vero le ce- neri,e l’offa gelate d'Elifeo Profeta ripartirono fpirita vitaleadvn cadauero 4. Reg. 13.20. Il corpo di S. Eligio Vefcouo Nouiomente » di Santa Cliceria Mar» Gio: Rho Capo XXX. 117. tire s di Santa Eduige Regina di Polonia, di Santa Eli- fabetta d’Vngheria » di San Nicolò di Bari &c.ftilla- rono dall’vrna fepolcrale bal(ami diuiniy che diedero alla noftra pouera humanità frà cento mali il follieno ; de i quali effetti copiofa » ed eruditamente il, Padre Tomato Bozio lib.15. cap. 10. Signo 66. de Signis Ecclefia , FOLEGA Capo XXXI. 260 È: A folega» perche frà il fluttuare dei mari , eloftrauolgerfì dell'onde fuole rallegrarfio fù da Monlignor Arelio alzata per fimbolo di perfo- Maligno na maligna »& inuidiofa , dandole il motto; EXVL- TABIT SI MOTVM FVERIT;; ene prefe ilmo- » tivo; dal Salmo 12.5. Qui cribulant me exultabunt P/ah- 13. fi motus fuero . Mà egualmente può anco figurarci 7 vn animo grande s e virtuofo » che fe bene tutto com. Animo moflo d’intorno à lui imperuerfa vn mondo » egliin ENero- vece di conturbarfene è a ne ride. Giouanni Crifo- !° fiomo Hom. 23.in Genet. Tanta res eft virtus tam Gio: Cri- immortalis stan inuifta,tam nihil cedens huius vite foffomo varietatibas,fed fupermalitia flu&ibus volitans quafi e (vllimi fpecula quadam » fic omnia humana defpi- cir- & ficut is qui oe excelfam petram ftatsfluétus ridet s quosvidet at petram magna împetu difrumpis ac protinus in fpumana folni : ita & virtutivacansyin Securo conttitutus locoymibil infisaue fert d rebus tue- bulentis, fed tranquillus animo, & quietus fedet &c. 261 Alla foleganelmarturbato diede parimen- Animo til'Arefio; TEMPESTATE PRAEGAVDET,Senero- che dimoftra animo inuitto , e pieno d’intrepidezza» ‘° qual era quello di Paolo » che dicena 2. Cor. 12. 10. 2.Cor.12. Placeo mihi in infirmitatibus meis; oue nota Teo- 1° doreto che; Nor dixit fuftineo, fed placeo mihi, boc cm da eft gaudeo,delettor, latoy& tranquillo animo fuftineo fiosla, ca, quaaccidante è lo 262 Perchelafolega dimora mai fempre nel pae- fesou'ella fù generata » nel quale benche non troui co- pia dicibo, adogni mododfi trattiene » pafcendoti di cadaueri , perciò fù introdotta à dire; PATRI AM Amor NEC LINQVO FAMESCENS ; infinuandoci della pa- vn amore troppo vehemente verfo il nativo paete, !!!* Quidio lib. 1, de Pont. eleg. 4. Nefcio qua natale folum dulcedine cunttos Ducity O immemores non finit effe fui. Quid melius Roma ? Scythico quid frigore eius $ H di tamen ex Hla barbarus vrbe fugit Affuetos tauri faltusy affueta leones Nec feritas tWlos impedit s antra petunt. Rurfus amor patrie ratione valentior omni + 263. LaFolega, chefì eleggeanzi di viuer con enuria » ftando nella fua patria » chedi hauer l’opu- peer | s vfcendo da quella s portò il motto; ALI B ca NONQVERO POTIORA) idea di perlona {ciocca » ed infingarda; od anco di chi s'accontenta del fuo ftato, benche tenue, e pouero. Oratio lib. 2. Od, 16. Viuitur paruo bene » cui paternum Splendet in menfatenui falinamy Nec lenes fomnas timors am cupido Sordibus anfert . Nel qual propofito il mio Vgone Vittorino lib. 1. de Beft. c. 56. Fulica invno laco commoratur, & per- Fam manet v/que ad finem & ibi efcam fuam babet , & Vistorino requiefcit . Sic ergo omnis homo fidelis fecundum Dei voluntatem confermatta, & viuity non huc , atque il» lucy per diuerfa loca obeirans. FRIN- Onidio Oratio 118 FRINGVELLO Capo XXXII. 264 € Cipione Bargagligli diede; CAECITATE Creden- S PERFICITVR tale il Fedele quanto me- te no é curiofo di difcerner vedendo le cofe della fanta Fede, tanto ricfce più perfetto credente. Ad honore di S.Paolo Paolo Apoftoloferuc molto bene l’Imprefaydel quale Agoftino S. Agoftino fer. 35. de Diuerf. così; E0 tempore, quo agree non videhat , Iefumvidebat ( parlad’all'hora, A8. 9.8. cheapertis oculisnibil videbat A&.9. 8.) ita ex ipfa eius cecitate informabatur mySterium credentium » quodqgui creditin Chriffumy ipfum intueri debetycete- ra nec nata computare. San Girolamo Ep. ad Da- S.Girola- mafum così; Panlus ex perfecutore fit pradicatory mo oculiscarnalibus excacatury vt mente plus videat. Beda —Bedafopra di queftoluogo. Nequaquam potriffet bene vurfusvidere , nifi prius excacatus fuiffet bene; ed Arato Pocta facro; i ! Cum lumina claudit 3 Pettoratune aperit » calique ignofcirur auttor. GALLINA CHIOCCIA Capo XXXIII. 265 L A gallina falita fopra vna pianta di gelfo, che fcuote col roftro i frutti maturi ) fom- miniftrandogli à i fuoi pulcini, rimafti à pie dell’al- bero y fi ritroua col titolo; ET MEMOR AB AL- Proui- TO; Idea della prouidenzza diuina, & della bene- denza» ficenza s che ripartono a fuoi diuoti i Santi del Pa- Arato divina radifo. Crifto che fe medefimo raffomigliò alla gal- Crifto lina, fidiede è conofocre; Memorab alto » poiche 3 afcen: come dilui fcriuel’ Apoftolo Ephef. 4. 8. A/cendens Eghef gl in altum - dedit dona hominibus. Ancola Beatiffima > 8. Vergine » qual chioccia amorofa » dall’altezza del Cie- Maria, l0strafmette i pretiofi doni à i fuoi diuoti » de i quali afeunta nonmai fi dimentica ; che però Riccardo di San Lo- Riccardo renzol. 4. de Laud. Virg. Maria vera efty & vnica di S. Lo- Filyimitatrix; ex quo afcenditincelum, dabit & renzo ipfa donahominibus: fiquidem nec facultas ei deeffe poterits nec voluntas.. Protet- 266 Protettione ficura, efelice difela, ne infe- tione rifcela gallina, in atto di ricoucrare i pulcini fotto l- ali, mentre il nibbio » che peraria ftà volando; gli minaccia » colimotto; RECEPTV SECVRITAS. O veramente; SERVAT IMMVNES. Che tanto in noi deriui per opra della diuima fapienza e bontà S.Agoffi- l'integna Sant'Agoîtino /.1. Queft. Ewangelic. O. 36. no Hoc genus antmavtis alis furs filros provegens, con- tra miluum pugnat. Sic & fapientia Dei protegit infirmitatem noftramy & refiftit diabolo ne nos ra- piat. In quadefenfione , quod illa aduerfas miluum conatur affettu, bac aduerfus diabolum perficit po- P/al. 90. teftate. Ettopra il Salmo 90. fpiegandoilverlo; Et 4. fub pennis eins; Ò come legge Sant Agoftino; Er fab S.Agofi- alis eius fperabis dice così; Si gallina protegit pul- Do los fuos fub alîs fuis: quanto magis tu fub alis Dei tutus eris , CI aduerfusdiabolum » & Angelos eius» qua aerea poteftates s ranquam accipitres circumuo- litant, vt infirmum pullum auferant. Nel grembo di Santa Chieta chiunque fì ricouera » s'allicura, dice Teofilo | Teofilo Antiocheno |. 2.ad Autolycum. Deus dedit Antioch. mundo Ecclefias , in quibus veritatis dottrina fer- uets ad quas confugiunt veritatis ftudiofi omnes quotquot faluari , Deigue indicium » & iram enitare volunt è VC ELL Lib. IV: 267 La gallina nel nido, hebbe dal Bargagli; - _, . ET CVBANS OPERATVR), Imprefa oppor- Vita ton tuna; ad inferireche la vita del religiofo , vita feden- templa- taria, e contemplatiua, è vita non otiofa mà fom- Ula mamente operatoria. San Bernardo ad Fratres de Monte Dei; Otiofum non eft vacare Deo » imo ne gotium negotiorum omninm. HoceSt , quod quicun- °° que în cella non agit fideliter, & firmiter quodcunque agit » quod proprer hoc non agit » fcilicet , vt Deo fer- uiatur , in eo quod agit oriatur. 268 Giacomo VIII.Re di Scotia, la portò co i pulcini fotto l’ali , ediltitolo da Emblema; NON DORMIT QVI CVSTODIT , effendo proprio ; del buon prencipe il procurarle difefe de fudditi , è Prenci- cofto delle proprie vigilie ; edeffere al maneggio de! DE vige fuo regno, come vn Palinuro è quello della naue, ‘99% che palli veggiando non che i giorni » mà le notti ancora ; ——@____ _clauumque affixus, & berens Nufquam amittebat , oculofque fub aftra tene- bat . Dion Crifoftomo Orat. 1. de Regno parlando del Dione Prencipe diceua : Ne fomnum quidem per totam no- Erifoft. tem capere fe debere putet , vt cui nullum fit otium ad focordiam ; e prima di turti il Salmifta Ecce non P/al.120 dormitabit » neque dormiet qui cuffodit Ifrael. Plal. 4 120. 4. 269 Dicono, che i polli riefcono più graffi, e più faporiti , quando tì pafcono rafpando > che quan- do fi ritrouano molto cibo d’auanti ; però fù loro da- to il motto ; RIMANDO PINGVESCVNT, ò in fingolare PINGVESCIT DVM ERVIT; Anco la perfona ttudiofa,col dar di mano;e d'occhio Studiofo à riuoltarattentamente i volumi de i Letterati, ne rin- cauerà opportuni alimenti , per impinguare il {uo in- telletto » eriempirlo di fuccofa dottrina , così yn Let- terato. Rimatur vigili Sophia fecreta labore Qui cupit Aonica frondis honore tegi . 270 Fù parimenti fatto emblema della Chioccia : co i pulcini > che ttauano rafpando » colcarteflo fen- Indultria tentiofo; PR AEBET INDVSTRIA VICTVM. Proser. Manus fortium diuitias parat s diceua il Sauio Pro- 10- 4. uer. 10.4.Im laboribus comedes ex ea la Sacra Genelì Gea.3+17 3.17. Homo nafcitur ad laborem Giob. 5.7. Così e Lo 5. 7. San Paolo col fare de i Padiglioni fi guadagnaua il vit- to; ePietroy e Giouanni col faticare nella pefca fi ac< quiftanano ciò che loro bifognaua; e Cleante giran- do la rota del pozzo; e Plauto lauorando al forno» fi prouedeuano à 1 loro bifogni &c. Mentre fonori muggiano ituoni, mal poffono dal. le voua fortire alla luce i pulcini, reftandoti la genera- tione loro da quei violenti fragori impedita. Ma allo fcriuere di Vincenzo Beluacente ; Spec. Natural. lib. 16. cap. 85. à quefto danno emergente apprefta op- portuno rimedio vn chiodo di ferro, fotto le voua aggiuftato; Sifubitò tonat » fepè fallunt » dic'egli. Vine. Remediumeft contra tonitrus clauns ferreus fub fira- Peluac. mine ouorum pofitus. Ne fù dunque fatta imprefa, figurandofi la gallina » inatto di couar le voua, frà le quali era ilchiodo » col foprafcritto; MOX E X- CLVDAM; eciò per dinotare, chela memoria di Crifto appaffionato; © fia la diuotione verfo il Sacro Paffione Chiodo, nella Città di Milano venerato, ne difponga, di Crilto e faciliti , à produrrea gli occhi del Cielo i parti delle virtuofe , e fante operationi. San Pietro nella fua pri- ma Epiftola cap. 2.v. 21. Chriftus paffuseft pro nobisy 1.Perr. 2 vobis relinquens exemplum » vt fequimini veftigia 21. eius. Sant Ambtogio 12 Pfal 37. Ad eius fimilitu- S. Ambre dinem , atque imaginem » parla di Crifto appalfiona- & to S. Bernar Virgilia Anony- mus GALLINA: Capo XXXIII, to» iuftus fua vite cupiens inftituta formare, accufa- rus tacet » lafus remittitydifimulat laceffitusy & non aperit os fuum, vt illumimitecurs quificut agnus ad vittimam dutbus non aperyitos fuum . 271 ll motto s che Giouanni Ferro diede alla Chioccia » fotto la quale fi vedeuano ricouerati il pul- cini; RECIPIT, ED TVETVR; &quelloche Luigi Ferro foprafctiffe alla medefima » che ftaua fu difenderecon l’ali i pulcinis mentre, cd il nibbio davn lato, eladonnola dall'altro gli minaeciaua; FR V- Protet- STRA dimoftrano la ficurezza dell’altrui patroci- tione di nio auttorità » e protettione. In Maria Vergine ri- Maria» conofce quefte beneficenze il Beato Tomato di Villa» pren nova, quale Conc, 3-in Nat. Zirg. dice. Sicw pulli Villano Politantibus defuper milus ad galline alas occur- nda runt y ita nos fub velamento alarum tuarum ab- fcondimur. Nefcimus aliud refig um nifi te. Tu Sola esvnica fpes noftra sin qua confidimus rc. ._ 27% Allagallina, tutta nelle penne rabbutt ifpidas jo fecidire; CVM INFI «MIS ini Carità M OR, affetti proprij della vera Carità 1°checi ob ‘vera Ia à trasformariì nelle miferie de 1 prof la per 2/Cor.11, CONfolargli in tal guifa » edaiutargli. Quis infirzaa- 29. tur, € ego non infirmor? diceua San Paolo di te fteffo 2. Cor. 11.29. nelqual propofito Pietro di Da» Pietro Mianofer 27. Beata ima, ctclamaua que omnium pre miferias fuas fecerat y vt omnes lucrifaceret je Sant- S.Agofi. Agoftino lib. I. Queft. Euangel. 2 36. applicando As Quefta proprietà alla Sapienza diuina feriue; Hoc ge- Sapiéza "Us amimantis magnum: affeétumin filios habet , ita divina eorum infirmitate affella s <& ‘pla infirmetur » fic etiam mater noftra fapientia Deiyper carnis fufceptio» nem infirmata ef quodammodo &c. Predica» 273 Ilvero Predicatore fimile alla Chioccia, de- tore uealzarlevoci ;à finedi raccogliere i fedeli vagabon- di» chequafi pulcini erranti il diftrahono in perico- * —lofipaffatempi; alla quale diedi; CLAMAT, VT CONGREGET. L'Autore dell'Opera Imperfetta; Imperfe» Sicut gallina , babens pulloss vocanda illosnon cef- so fat» vt affidua voce vagofitatem corrigat pullorum; Sic & Sacerdotesin dottrina ceffàre non debent, vt Studio, cr affiduitate doftrinarum fuarum negligen» tiam populi errantis emendent . 274 Ffpreffa imagine dell'anime predeftinate fono i pulcini » i quali caminando in traccia della chioccia hebbero il motto j; VOCEM SEQVVN. TVR, concetto con poca variatione infegnato dal Joan, 10. Figliuol d’Iddio Ioan.10.4. Ques illum SEQUVN:= da TPR» quia fciunt VOCEM eius; e dinuouo iui Toan, 10» nu. 27. Ques mea vocemmeam audiunt 3 CI ego co- 2 guofca eas , & fequuntur me . 275 La Chioccia, che per difendere i pulcini s'auuenta centra vn cane » Ò fia contra vn nibbio s fi ritroua con vn verfo del Talflo ; SGOMBRA Amore AMOR TEMERARIO OGNI PAVRA; fa arditi effendol’ardire » &l'animofità vn vero effetto 3 e con- trafegno d'amore, Marfilio Ficino , nel Conuito di Marfil. ‘Platone cap. g. trat. s. Audacia amoris pedifequa Ficino eftsnonamor audacia. Non enim ex eo quod auda- ces funtyamore homines illaqueantur; fed ex eo ple- runque quod amore faucij (unt , audaci(fimi fiunt ad È queg; pericula proprer amatum intrepidè fubeunda. Giacob- Così Giacobbe con cuor di Leone fi portò contra be Parmato Efaù, mentre portaua nelle vifcere l'amore ardentif&mo verfole fue mogli » e figliuoli, Così la Madda- Spofa de Sacri Cantici ; & la Maddalena ne i Sacri na Vangeli» fi portarono animofe per le tenebre della notte s non temendo le guardie armate , ne le difpet- tofe foldatefche 3 mentre haucuano il cuore ardente nella fiamma del diuino amore &cr Predelti- nati II9 276 Simbolo di chi manifefta vanamente le pro- prie virtù, ed operationi , é la gallina, la quale ad ogni Vantar vouo che tà» alza fonore le voci » ondio; le diedi ; l'opere EFFOETA CANTILLAT. DelPadreSanVin- x cenzo Ferrerio è l'offeruatione, il quale ferm. in Vigil. Vincenzo Natiu. dice, Nota contra multas perfonas vanas y Ferrerio quanon poffunt tacere y fi Des dat eis aliquam gra- tram, velreuelationem » ftatim reuelant » &' malè - Tales fune fimiles galline, quenonpotefttacere quo- ufque prodit oyum » quod pofuit + 277 Lagallina » non folamente coua le voua della fua propria fpecie » mà quelle anco dell’altre ; ed vfciti che fonoi polli »benche gli veda da fe differenti » co- Beneficé me anitre , pauoncini » polli d'indiaye fimili, adogni 22 __vm- modo tute gli protegge, e gli cuftodifce ; onde le uerfale diedi ET FOVET EXTRANEOS. Talifo- * no gli huomini Apofftolici ; aiutano tutti , proteggo- no tutti, San Paolo Rom. 1. 14. Grecisyac Barbaris » Rom.1.14 fapientibusy & infipientibus debitor fum;& 1. Cor. 9.22. Omnibus omnia faltus fum vt omnesfacerem + Cor. 9» faluos. L'Autore dell'Opera Imperfetta tale ne di- >*- moltra Sauta Chicfa ; Quemadmodum gallina ba- !*P"fe- bens pullos » non folum fuos calefacit » fed etiam € cp; È 3 1 30° S.Chiela cuiufque volatilis filios » efclufoî è fe » diligit quali fuos > ita & Ecclefia non folum Chriftianos fuos fiu- det vocaresfed fine Gentiles » fise Indei , fi fuppofiti illi fuerint s omnes fidei fue calore vimificat » & in baptifmoregenerat è & in fermone nutrit, & ma- terna diligir charitate + 278. Lagallina , con vn vafod'acqua d'auanti ped in atto di mirar il Cielocol motto; ET BIBIT, ET SVSPICIT è imprefainuentata per San Toma- S.Toma. fo d’Acquino» il quale ftando alla menfa del Ré di fo d’Ac- Francia , efclamò ; Conclufum eSt contra Mani- QUNO cheosyc chiamandada feriueresnotò ciò che Iddiogli — haueua riuclato. Dimoftra queft'imprefa la gratitu- Grautu- dine» &ricognitione » che in ogni luogo» e tempo Ne noi dobbiamo alla Maeftà Diuina,effendoci di queita maettri per fino i gentili, frà i quali Epitetto ap. Lipf. Phyfiolog. L 1. differt. 21. Sifanifimusy quid Epitesto aliud nobis agendum & publicè ,& privatim , quam Numen celebrandum» & laudandume? &c. Nos- ne & inter fodiendum ye arandumy & edendum bymnus bic cantandus eft Deo ? Magnus eft Deus CONA Dan Carla Boffo alla gallina,che ftaua fpolueran- dofi al Sole, foprafcrife; MVNDA REDIBIT; così la polueres che feruir dourebbe per imbrattare» con operatione ftupenda ferue a mandare » edà puri- Mortes ficare ; edinfegnaychel'interna purità, dalla poluere, meditata cioè dalla memoria della morteyattentamente verfatay ottener fipofla. Galfrido citato dal Tilmanno » of- feruando le narrative di San Matteo 13. 48. Secus Mars.13» Littus fedentes elegerunt bonos in vafar malos autem 48- foras miferunty caua quetta bella trapologia; Seden- Galfride dum nobiseft inxta littusy vt mortis memoriam ante oculos Statuentes » confeffionis remedio mala omnia foras mittamus. Ed Aimone topra leparole; 7'as- ri, & altilia occifa funt Matt. 22, 4. interpreta an- Marr. 22 ch’effo; Taurimei y & altilia meaoccifafunt: acfi +. diceret. Patrum precedentium mortes afpicite , & vfimone remedia vite vefira cogitate Pala! : 279 Grandeapplicationes ed infaticabile affidui- Affidui» tà rapprefenta la pm a inatto di couarle voua, col tà motto; NOCTV INCVBANDO DIVOVE. Seneca Epiît.8. fi dichiara d’efîere ftato tales nel darfi à gliftudij, Nwlus mihi per otium dies exit » par- Seneca tem no&ium (tudiyjs vendico: non vaco fomno » fed fuccumbo, & oculos vigilia fatigatos, cadentefque in opere detinco » Plinio il giouine lib. 3. Epitt. fune CI2'0 fta feruentiffima affiduità ne ricorda effere ftata in Plinio Plinio fuo Zio, mentre di lui fcrive ; Erat acre inge- Nipote nium » incredibile ftudium » fumma vigjlantia y lucu- brare è Vulcanalibus incipiebatynon aufpicandi cau- fa, (ed Rudendi, fiatim a notte multa : byeme vero ab hora feptimayvel quumtardiffimè oîtana; fepè fexta. Erat fanè fomni parciffimi : nonnunquam etiam inter Studia inftantis , & deferentis. Ante lucem ibat ad Vefpafianem Imperatorem- renerfius domum, quod religuum erat temporis , Studys reddebat &c. j Predeli 280 Peridea de iperfetti imitatori, & feguaci di nati Crifto,l’ Abbate Don Ercole Salarolo fece imprefa de ipulcini , i quali feguono la chioccia; QVOCVN- «Apo r4. QVE IERIT; parole dell’Apoc. 14. 4. Hi fequun- n tur Agnum QVOCVNQVE IERIT; nelqual E luogo Ruperto Abbate Sequantur (ele&i ) Agnum quocunque ierit » dum iudicia eius, & per (piritum intelligants & per charitarem laudant , & iuftifi- cant eum in cifdem omnibus indicijs eius, & dum exemplum charitatis cius imitantur vfque ad mor- tem Sc. Il Signor Don Carlo Boffo » fece imprefa di quel cefto di vimini » fatto di forma circolare» che ferue per accoglierui i pulcini , potendo quefti per le fue porticelle à voglia loro entrare» & vicire » dal quale reftano efclufii polliadulti , e gli diede; PARVV- LIS TANTVM; eciò per dinotare vna Accademiay nella quale non altri foggetti doueuano raccoglierfì, che deboli » e tenui, à guftar iui il minuto grano di quelle fcienze ordinarie , etriuiali » di cui conforme la loro habilità erano capaci, efcludendone perciò i fog- getti qualificati , ed eminenti y à i quali effi non pote- vano vgguagliarfi, in quella guifa che à i pulcini adi- uiene » ai quali fi dà l’ingrefio in quel ricouero di vi- mini , reftandone efelufi i polli maggiori 3 ed adulti. Gratia ]ddio fimilmente riferua il cibo fpirituale delle fue il- diuina - Iuftrationi, riuelationi » e fapienza, alla picciolezza de lihumili » efcludendone i foggettoni nella prudenza Matr.11. del mondocrefciuti y ed affinati; Confiteor tibi Pater es. Domine cali, & terra» quia abfcondifti hac a fapien- tibus, & prudentibus & reuelafti ea parnulis. Matt. S.Ilario 11.25.SanvIllario Can. ro. in Matt. Caleftinm ergo verborum arcana , atque virtutes fapientibus abfcon- duntur , & paruubis renelantur sparunlis malitia non fenfus fapientibus vero fiultitia fue prafumptioney non prudentie caufa è GALLINACCIA Capo XXXIV. Vefti vcelli, ficomeanco altri faluatici » riefcono più che mai foaui al gufto, quan» dole carni loro cominciano à putire; quindi ad alcu- . ne gallinaccie morte paruemi che potefle darfì il mot- Giufti in- 103 SAPIVNT, CVM SAPIVNT. I giufti tri- bolati » ed infermi in fimil guifa più che mairiefcono faporofì al palato divino» quando fono più che mai ‘addolorati è infiftoliti. Tobia fommamente piac- que è Dio nell’infermità . Giobbe riufcì pretiofo al fuo Creatore frà iltanfo dell’vIcere fue, e del letama- io; e Lazaro all'hora fù dichiarato amico d'Iddio, quand'era già cadauero , e imputridito. Quindi fe le Yo.11.39 Creature fi querelauano de fuoi fetori ; Domine iam Pietro fatet; non fe nedoleua ; ne l’aborriua Crifto, poi- Crifolog. che» come difle Crifologo Ser. 65. Quod perditori fe tet s non fetet Creatori, 231 fermi VCELLI Lib. IV. GALLO, CAPPONE Capo XXXV. Imbolo di vigilanzaè ilgallo , fegnato conle parole; NON DECIPIT SOMNVS, Vigilan- edancora; EXCITAT AVRORA; conle qualiza s'accorda l’Alciati Embl. Inftantis quod fignacanens det galluseoi, = Andr. Et renocet famulas ad noua penfa manas sy Aliati Turribus in facris effingitur arca pelnisy Ad fuperos mentem quod reuoter vigilem. 28; Gli Suegliati di Napoli gli foprafcrificro le parole CANTV CIERE VIROS, tolte da Virgilio Eneid. 6. v.165- Fire ciere viros, Martemque accendere cantu. Virgilio poiche queft’augello » con l’alzar delle fonore voci , chiama gli huomini à portartì incontro alle fatiche , che tanto diffe il Padre San Bafilio Hexaemer. Hom ; 8. Ad operaconficiendate familiaris ac domeftica 5 B=hlie excitat ales , acuta inclamitans voce, cantuque fagno fuo folem adbuc e longinquo aduenientem pradicensy “ cumque viatoribus mane euigilans: & ad [mos labo- res, atque meffem agricolas educens edibus. Onde riefce bel fimbolo d’Oratore eloquente, di Capitano Oratore facondo ) edi Predicatore pertuafiuo . 284 Fù chi fegnollo col motto; QVATIT ANTE CANTVM , òcomt piacqueal Bargagli; Maetro EXCVTIT INDE CANIT; òcomediffeil Lu- fia incok carini; SE QVASSV » CANTV EXCITAT pabile ALIOS; integnando i Padri di famiglia, Prelati; & Predicatori à fcuoterfì primala poluere d'addofo , e poi alzar levoci, ad ammaeftrar gli altri. San Gre- gorio Papa l.30. Mor. ce4. Sanftiycum verbum pra S. Grego= dicationis mouent » prius fe in Santtis aftionibus rio Papa exercent, ne in femetipfis torpentes opere , alios excitent voce ; fed ante fe per (ublimia fatta ex- cutiunts & tunc ad benè agendum alios follicitos reddunt . 285 Alcibiade Lucarini foprapofe alla pittura del Infegnar gallo; GESTV, CANTVQVE PRANVN. dol fari, TIAT; infegnandoci ad ammactftrar gli aliri co i £ £M le fatti, non meno che conle parole. Vgone Vittori paro nol. 1. de Beft. c. 36. Priusergo alis infonant quam Pen cantus emittant y quia antequam verba exortatio- Vittorino nis proferant , omne quod locuti fans, operibus cla- mant . 286 Scipione Bargagligli foprafcriffe va motto Intrepi- Spagnuolosche fignifica; DI PVGNAR NON dezza RICVSO, facendone imprefa per vn Caualiere ardito, intrepido; e rifoluto . Virgilio Aneid. 6. Tune cede malisy fed contra andentior'ito. Virgilio E Platone 1. Dial. de Leg. Duo funt è que viéto- Plarone. riam pariunt : aduerfus hoftes quidem audacia: ad- uerfusamicos vero,turpis infamia timor . 287 Ilgalio,inattodi cantare hebbe ; IACEN- TES EXCITAT); edanco; SOMNOLEN- TOS INCREPAT ; motticauati da vn inno di Sant'Ambrogio, che parimenti feruono ad efprimere Padri di l’vfticio dei Padri di famiglia dei Macftriy e dei famiglia Predicatori . Predicator etenim, Saa Gregorio 3. p. Predica- Paftoral. c. s. fanttus s dum caliginofo bocclamat in !9"€ tempore: quafi gallus cantat innoîte + Qual vigilan- Da Grego te gallo alzaua le voci Paolo ; Hora ef? iam nos de Rom. 1 3 fomno fgere &c. Tora 288 Epropriodelgallo» di riuolger fouente gli occhi verfo1il Cielo, fopra di che tece impreta il Fer Gratitiw ro, fegnandolo con j ÈT ASPICIT CREBRO, dine e ne 282 GALLO Capo XXXV. I2I e ne infegna » con affetto di gratitudine a riuoltarfi di continuo à Dio s e riconofcere con diuote ma- niere quella bontà infinita. Fpitetto in Enchirid. Si Epitetto lufcinia effem , lufcinie munus fungerer; fiolor olo- ris. Nunc cumrationale animal fim, Deusmihi lau- dandus. Hoc meum munus eft s hoc facio. Neque Aiationem banc deferam, quoad licuerity vofque ad eandem cantilenam banc exhortor. Cielo de 289 , Ilgallotiuolto al Cielo coltitolo; ET AS- fiderato PICIT CKEBKRO ne perfuade ad afpirare con ar- dente affetto à quella beata patria ) nel qual propofito Giuffa - Giufto Lipfio Lib. de Conftant. cap.11. Celum vera Lipfo —bominiygermanaque patria ch yad quamadfpiremusy vt cum Anaxagora ex animo poffimus dicere fatuo buic vulgo quarenti. Nibiltibicua patria ef? Mi- hi vero illa patria » Et digitumsmentemque in athera intendamus . 290. Ilgallo, che ftà mirandoil Sole, e porta il titolo; HINC EXORDIOR ; nericorda il detto Mat € di Crifto; Quarite primum regnumDei de. douen- Foibe + dofì prendere mai fempre il principio dituttele noftre Iddio Operationi » dal principio fenza principio &c. Tale Amedeo il B. Amedeo Duca di Sauoia; Iwnitiurs operum fuo- di Sauo- rum femper ab oratione ducehat: neque antea cum ia homimbus agere folebaty quam dinino miffe facrificio Kobers. audiendoy & conciliando fibi numini operam dediffety Bellarm. tutte parole del Cardinale Roberto Bellarmino » nella fua vita. 291 Monfignor Arefio fece imprefa d'huomo iracondo » col figurare il gallo, ches'incollerifce ) ve- dendo l’imagine propria entro vnofpecchio , dando- gli per motto; FRVSTRA CONTVRBATVR, *P/al.38. tolto dal Salmo 38.7. In imagine pertranfit homo » y. fed & frufira conturbatur » Seneca lib.1. de Ira cap.1. Iracodo Iraimpotens fui eSt, decoris oblità nece(fitudinum Seneca immemors in quod cepit pertinar, &$ intentayrationiy confilijfque preclufa 7 VANIS AGITATA CAVSIS» ad difpettun aqui, verique inbhabilis &c. Ne folamente l’iracondo da vane cagioni agitar filafcia ; mà per ancovana, edinutilmente fi pertur- ba» pofciache dallo fdegno » e turbatione fua altro non ne rincaua » che diffetto ,e pentimento. Quindi Oratio lib.1. Ep. 2. i Boe << ui non moderabitur ira, Infeétumvolet effeydolor quod fuaferity&® menss Dum penas odio per vim feStinat inulto» Ira furor breuis et , animum rege : qui nifi paret, Imperat: bunc frenisy bunc tucompefce catena. Anzi non che nelle occafioni di {degno l'huomo vana, Vanita e pazzamente fi turba ; mà fruftra conturbatar il de im6- mondano, pertutte l’attre vanità d’ambitione,d’amo- ni re ,d’auaritia » e fimili ; che però Vgon Cardinale sù Ygon quefto verfo del Salmo fcriue così; Citò pertranfit Cardis. (l'huomo ) &ideo in paruo tempore vite fua debe- ret,vel quiefcere, vel laborare pro eterna vita. Hoc autem non facit sfed & conturbatur fruftra y ideSt pro nibilo , quia pro tranfitorijs que n'hil funt ; e fog- giungequefta bellifima fentenza di San Bernardo. S. Bernar Timent quenonoportetramant que non decet,dolent do vanè » gaudentque vanins & c. S.Toma- 292 Adhonore di San Tomafo d’Acquino ; al fo d’Ac- rimbombo delle cui dottrine i moftri ereticali s'infel- quno uano,efinafcondono fù fatta imprefa del gallo, all’- vdir le voci del quale sbigottito fi ritira vn Leone ; col motto; FVGAT IMPAVIDVM. Mà perche col nome di Leone nelle Sacre Scritture fì rapprefenta il 1. Petri Demonio; Aduerfarius vefter diabolus , tanquam 5.8 Leorugiens circuit querens quem deworet » può fer- mir l’Imprefa ad honore di S. Vbaldo , ilcui merito, e nome tiene efticaceenergia perdifcacciar i demonij; Cuiùs virtus precipue dice di lui Santa Chiefa, in Previan. effugandis fpiritibus immundis elucet . Rom. 293 Al galloinatto di fcuoterfi io diedi; SE CONCVTIT IPSV My, per idea dvn penitente, _ che fpontaneamenteye fenza efterne perfuafiuesò vio Peniten- lenze fcuoteli d’addoflo i primieri difetti . Oratio te fpon- Satyr. 3. È) teo _——Pr——————6—=@mTE IPSVM 0ratio CONCVTE, num tibi quid vitiorum infeue- rit olim Naturay ant etiam confuetudo mala . E quadra molto bene all’efame di cofcienza. 294 Cheil Predicatorey òfia il Correttore debba 11979 vfare energia con chi è pertinace nel peccato s l’infe Predica- gna ilgallo ; ilqualeriefce , come diffi dilui; C LA tOTe MOSIOR NOCTE PROEVNDA . Vgone di * San Vittore lib.1. de Beft. c.36. Profundioribus hboris "E" . noftis ,valentiores , acproduftiores edere cantus fo- "'*°7!"° let sin quibus innuitur confiderata Predicatorum dif cretio s qui cuminiquis adbuc mentibus predicanty altisy<& magnis vocibus eterni indicij terrores inti- mant Te. i 295 Nell'Accademiade i Crufcanti ) il Viperato Traua- hà per imprefa vn CAPPONE, che beccale carni glio vrile della vipera je dice; RADDOPPIA IL MIO VALORE. Così l’intelletto noftro.frà le aunerfità s'affina; ed il vigore dello fpirito trà gl'infulti de i mali firinforza; Ingeninm acuit dolor è fentenza di Gregorio San Gregorio Nazianzeno Orat.in funere Patris. fi Nazian. San Giouanni Crifoftomo Serm. 14. de diuerf. noui Rom.5- 3. teStam. locis selfaminando le parole di San Paolo Ro man. $. 3. Tribulatio patientiam operatur è Quid Gio: Cri- eft,dice ammiratiuamente; cribubario patientiam ope- {foro ratur? Hunc maximum fruttum habet, quod homi- nem afflittum ROBVSTIOREM REDDIT. GALLO D'INDIA Capo XXXVI. 296 D Imoftra molto bene , quanto la bellezz1; e venuftà del volto , dalle alterationi dell’ Iracon- ira, e dello fdegno fiano pregiudicate , l'imprefa del do gallo d'India , col motto di Claudiano de 4. Honor Confulatu; RABIE SVCCENSA TVMESCIT. Quidio lib. 3. de Arte. na Pertinet ad faciem rabidos componere mores , Ovidio Candida pax homines strux decet iras feras. Ora tumentira, nigrefcunt fanguine vene y Lumina Gorgoneo feuius angue micani rn ar San Giouanni Crifottomo Hom. 27. in Ada. Quia Gie-\Cri in iracundo non turpe ? Oculi infinaues, os diftorium, {fm membra tremula» lingua infrenis, mens Siupida » figa- ra indecensy multa infuauitas &c. Che però Seneca frà gli altri rimedij per aftenerfì dall'ira , quefto ricor- day di metter d’auanti lo fpecchio à gli fdegnati ; ben promettendofi, che vfarebbero ogni diligenza per guardarli da 5 vitio , che così fconciamente gli de- forma; Quibufdam iratis profait afpexiffe /pect- Seneca Lum, perturbame illos tanta mutatio fui lib. 2. delta cap. 36. GAZZA Capo XXXVII. 297 M Onfignor Arefio fece imprefa di perfona auara » col figurare la gazza » in atto di Auaro nafcondere i frutti da lei rubbati, de i quali poi non L più Efameno di con- 122 più fi ricorda; onde fi rimangono ad vfo di chiella nonsà» ele foprapofe. IGNORAT CVI-CON- GREGAT. E veramente ella è così. II mondano P/al. 38; dice il Salmifta. Thefaurizats & ignorar cui con- Le eregat ea Pfal. 38.7. e dinuovo Pfal. 48. 11. Inft- Pal. 48» Diens & fultus peribunt , &" relinquent alienis dini- 70 tiasfuas. Dottrina repplicata da Salomone Ecclefiaft. Ecclefaf. ,,%18. Deteffatus (fm omnem induStriam meam » qua 2.18. fub fole fiudiofiffimè laborawi; babiturus-baredem Vgon_ poftme, quem ignoro &c. Hoe autem precipue Cle- Carenfe vicis competit, conchiude il Cardinale Vgone in Pfal. 38.7. qui ignorant cui congregant , non enim habent determinatos haredes , ficu laici &c. 298 Ela Gazza animalloquace » e che facilmen- teapprende; ed imita l'humana fauella . Hebbe il ti- tolo; PAREM SCIT REDDERE VOCEM; che inferifce corrifpondenza proportionata a gli al- trui trattamenti , e pariglia refa. Hauendo Socrate acremente riprefovnamico , e ciò alla prefenza d'al- tri; Platone a lui rivoltatofi 3 Nor ne preftabatsò So- crates, diffe , privatim te bominem monuiffe? Mà Socrate all'hora; Ett4 mon feciffes melins » fi prina- tim » feorfumque monuiffes? Brafon.I. gs. c. 16. GLOTTIDE Capo XXXVIII. 299 Veft'veello. fuole accompagnarfi con le quaglie » e farfi loro duce ; & guida nel Nonper- paffaggio del mare: mà ben toffo; ò periftanchez- feuerat= za, ò pertimore ; defifte da! profeguire il fuo viag- te gio, e torna addietro . Quindi l'Arefio, per vno che non petfeueri nel bene intraprefo » lo figurò in atto d’abbandonar le quaglie col cartello ; DVX FViIT EORVM. Contra sì fatthuomo giuftamente Ecclefaf. ti {degnal'Ecclefiaftico 2.16.e minaccia ; /°e his qui 2.16. perdiderunt fuftinentiam &c. Nel qual luogo San Gregorio Gregorio Papa; Suftinentiam guidem perdunt qui Papa bona inchoant, non confumini +. Qubus nimirum vaefle dicitur , quia non folumincapti laboris mer- cedem perdunt , fed etiam apoStatatus fui pana fe- riuntur . n GRIFFONE Capo XXXIX. Vefti nella Scithia cuftodifce i tefori, com- battendo contra gli Arimafpiy che ven- gono pi: ettrahere l'oro dalleminiere; onde gli fù foprapoflo vn verfo intiero; VNGVIBVS, ET RO- STRO, ATQVE ALIS ARMATVS IN HO- Angelo STEM, ed altri più ri&rettamente ; ET CV- Cultode STOS, ET PVGNAX, Idea, ed immagine «Abbare efprefta dell’Angelo Cuttode.L’ Abbate Cellenfe lb. 1. Cellenfe de myft.expofit. Tabernaculi ; Totum quantum ad nos officium Angelicum eft y vt defendant nos a ma- lo, & confersent nosinbono. ES. Pietro Damiano Pietro lib. t. Ep.17. Per bunc mundum, caleftium virtu- Damiano tum quotidie multitudo difeurrit y que nobis anxi- lj manus in certamine porrizit- Neque enim verfu- tre tamcallidi , tam exercitati hoftis poRet fragilitas humana refiftere » nifieos a tentationibus elettorum virtus Angelica propulfaret . 301 Il Gnfforie pereflere compofto d' Aquila » e di Leone ,lvno, e l’altro de iquali fono prencipi frà i Sommo volatili e'frà i quadripedi,hebbe; VNDIQV E Pontef- PRINCEPS; Ilfommo Pontefice e qual aquila es hà il principato fpirituale aprendo'il Cielo , € riparten- do come Vicario di Crifto i fourani tefori; e qual Leone hà il regno terrene, a lui donato da Coitantino Pariglia Brufonio 300 V CHE Eb I- Lb..IV. Magno ; infieme coi regali ornamenti , come fi vede appreffo Gratiano in c. 13. & 14. Conftantinus 95. diftintt. Et Pietro Gregorio nella Republica 1. 25. CIDIT GROTTO Capo XXXX. L grotto, che da i latini échiamato ; On0- crotalus s ed anco; Truoyviue neilaghi; e nel mare ma da pertutto e di voracità infatiabile. Fi- gurato convn pefce in bocca portò il motto; PAR- Crapulo VVS NON SVFFICIT AMNIS, ed è imagine "€ efpreffa d’vn crapulone infatiabile . Duedi quefti in- gordi ne accenna Seneca lib.de vita beata cap. 2. Af pice Nomentanum, &T A picium y terrarumyac maris ( vtiftt vocant) bona conquirentes 3 7 fupermentfam recognofcentes vinnimm gentium animalta. E Giu- uenale Sat. 11. | Interea guftus elementa per omnia querunt y Giusena Nunquam animo pretysobftantibus , intertus fi *° Attendas » magis illa tunane que pluris emun- tur. E Lucano le 4. e ——— 0 prodiga rerum Luxuwries nunguam paruo contenta parata + Et quefitorumterra , pelagoque ciborum «Ambiciofa fames » & laute gloria menfe. GRVE Capo XXXXI. 303 1 E grue » nemiche de Pigmei » che habitano alle na'udi del Nilo è per difenderfi da loro» ftanno vigilando *1 notte tenendo vn piede alzato , con vn faflo frà l’vaghie. Alla grue così dipinta fù po- fto; EXCVBIAS AGIT, òvero; VIGILAT; da NEC FATISCIT; odancora; NON DOR- Eultode MIT QVI CVSTODIT, tutti motti confacenti all’Angelo Cuftode; Nobis enim Pier Crifologo Ser. 69. fuperne dominationes : nobis Angelorum officia excubijs militant indefelfis . Riccardo Vitto. rino in Cantie. cap.4. Quisexiftimet quanta charita- tey& curacirca commifos fibi vigilent? Quomodo torpentes excitent y& folicitos , atque fernentes am- pins accendant? Quomodo hine mala excufentsinde bona diuino confpettui reprefentent » quomodo defen- dant : aut his gratiam obtineant; e parla de gli Angio- li Cuftodi. 304 Lagrue,colfaffo afferrato da vn piede, in Difefa atto di volarfenehebbe; VT TVTE, Overamente; _. ITER TVTISSIMVM» ed ancora ; VOLA TVS Proteta FIRMAMENTVM. Apprendano quindi i Prelati !!99€ à conferuarli vigilanti nel gouerno loro , tenendo ne i piedi dei loro affetti fermamente ftretta la pietra di Criftoyche ferua loro di ftrumento per reggergli»e fa- ciliti à gli ftefli il ficuro camino; Lap:s eft Chriftusy diffe Vgon Vtttorino lib. 1.de Bett.cap.39., pes mexn- tis affeltus - Si igitur ad cuftodiam fui s vel fratram vigilaty lapillum in pedey ideft Chriftum in mente por- tet &c. 305 Lagruc, colpiedealzatodaterra, in atto di Perfeue- ftringeril fatto » fù introdotta à dire; NVNQVAM PF! DECIDET,; dimoltrando perfeneranza nella cofa intraprefa. Quindi fe configliaua it Salm. 2. 12. £p9- Pfa- 12. prebendite difciplinane Sant'Illario (piegò il paffo di. IMarie cendo; Apprehendenda itaque difciplma, & inna- denda cft quodam amplexu, & vinculo corporali ne elabatur ,& excidat. 306 Alla medefima tenente la pietra) fù chi pofe il 302 eneca Lucano ier Cri- fologo Riccard. F ittorine Vgon Fittorita G'R VE /Cipd XXXXI. Cautela ilcartello. NE IMPROVISO ; chedinota caute- la, eprudenza guardinga da fouraftante accidente . ù quefta virtù ragguardevole nel famofo Annibale Cartaginefe, folito di dis » carico d'armi, le notti intiere, come afferì Polibio lib. 3. del quale parimenti Silio Italico lib. 1. cantaua 5 —— Nottemque vigil ducebatin armis . Pier Crifologo Serm. 24. Semper ad omnia vigilias effe falutares nullus ignorat- Hinc eft quod Rex in procinttu peruigil, callidi hoftis precanet, & euitat infidias. Tunc in caftrismiles fuperuenientes nottur- nos impetus cauta pernottatione propellit. ART 307 Altrialla grueycon la pietra afferrata » & fo- Vigilan- fienuta » diede ; STVDIO » ET VIGILANTIA - alla quale parimenti mi parue che poteffe'darfi ; IN * SOMNO INSOMNIS; che quì mirano le fatichey & diligenze di Seneca $ il quale al fuo Lucillo così ; Seneca. Conjuetudinem meam noSti , breuiffimo fomno vtory & quafi interuigilio. Satis vigilare defimffe saliquan= do dormiuiffe me fentio , aliquarido fufpicor.. 308 Gl'Infenfati di Perugia s hanno perloro im- prefa vna fchiera di grue s le quali col faffo ftretto ne 1 piedi fi fpiccano dal lido s per portarfivolando dilà Perfene- dal mare col motto;.V EL CVM PONDERE, vare infinuando, che quand’anco l'animo loro fàritroua fe da penfierofa premura aggrauato ynon perciò lafcia- rebbe di folleuarfi à volo‘ per lo fentiero-della vittù » delle lettere » e della gloria ; imprefa che dimoftra ani- mo rifoluto, & perfeuerante . 309 Francefco Lanci, alla grues che proueduta i d’vn faffo ftaua in alzarfi à volo s diede; NON SI- Pruden NE PONDERE, infinutando; che ò shabbi ad r ‘operare ‘»ò à ragionate, fempre ciò dobbiafi fare con prudenza pefatas e conmaturità giudiciofa ed accor- ta. Quefta virtà dal Rè Teodado fù celebrata nella ‘Regina Amalefuenta , appreffo Cafliodoto Var. lib. Caffiodo--10. epift. 4. Intraltatibus acuta sfed ad:-loquendum ro «fumma moderatione grauiffima : Haec eftregalis pro- culdubio virtussceleriusneceffariafentirest& tardius in verbaprorumpere &c. >> »idileis Vna grue vigilante nel mezzo:dimolte::grue ad- dormentate fù dal Signor Don Garlo Boflo introdot- Prelato taàdire..ME STANTE NIL TIMENDVM. ‘vigilante Mentre il Prencipe.» edil Prelato ftanno vigilanti » gli ’Stati,ele Religioni, non hannodi che temere;poiche lavigilanza loro y riparando ogni male » rende ficuri i ripofi à i fudditi.. Mentre Crifto dormiua » gli Apo- ftoli frà le tempefte del mare fi videro quafi che affforti; Masri 8. mà quando; Sw/titauerunt eum. Matt. 8..2 5. Cefa- 25. uît ventusy & fatta eft tranquillitas magna. Marc.4. Marc. 4: 39. Pier Crifologo ferm. 20. Sufcitatus id Difcipulis 39. Chriftussymare y hoc eft mundum corripit: tranquil- * © Cri- lat orbem; Reges mitigats fedatfluEtuss componit po- Selego,., pulos &c. d " .» 310. Lefchiere delle grue volando fogliono for- mare la lettera di Pitagora Y. Et perche quella ; che precede » non foccomba ella fola alla fatica di gui- dar l'altre; ò nonfi infuperbifca,, vedendofi ella fola A vicen- refa honorata con la precedenza : alternatamente fot- da tentrano tutte à quell’vfticio + Nel qual propofito nc * feciimprefacolmotto; ALTERNATE PR#- © CEDVNT..Santiffimo coftume ,.eben degno d’- effere così nelle Republiche s come nelle Religioni offeruato » Parla inquefto fogetto con.forme di dire tanto efpreffiue Sant'Ambrogio lib. s. Hexaemer. c. 15. che al cortefle lettore non dourà rincrefcere la fatica di guftari fuoi detti , fi come è.mè nonfarà s. Ambre d'aggrautodi quitrafportargli; Precedit vna cete- gi. ris preStituto fibitempore » & quafi ante (igna pre- currit ydeinde conuertitar y & fequenti fortem du- Silio Ita- lico Pier Cri- fologo ‘motto ; SENECTVTE NIGRESCIT);e 128» cendi agminis cedit. Quid hoc pulchrius? <& labo- rem omnibus & honorem effe communem » nec pas- cus arrogari potentiam » fed quadamin omnes valun- taria forte tranferibi . Antique hoc reipublice mu- nus, & inftar libera ciuitatis eft. Sic ab initio ac- ceptam a natura» exemplo anium , poliriam homi- nes exercere, cgperunty vt communis effet labor, communis dignitas: per vices finguli partiri curas di- fcerent s obfequia, imperiaque diuidere : nemo effet honoris exorss mullus immunis laboris.. Hic erat pulcherrimus rerum Status , nec infolefcebat quif- quam perpetua poteftate, nec diuturno feruitio fran- gebatur, è và feguendo più in lungo. gir Così ad yno ftudiofo d’Aftrologia, come, Aftrelo- e molto meglio ad vn Teologo quadra l’imprefa del- gia la Grue , folleuata volando verfo il Cielo 3 col motto Teolo- di Scipion Bargagli, INDAGAT SVBLIMIA 8'* Seneca nell’Epitt. 65. fauellando dell'animo dell’huo- mo fauio , € filofofico ben diceva; Corpushoc » ani- ‘mi pondus , ac pena eft; premente illo vrgeturs in vineulis et.» nifi acceffit philofophia , & illumrefpi- rare rerum nature fpettaculo inffity«&® d terrenis di- mifit-ad'dinina. Hec libertas eius eft, hec enaga- Seneca ‘tio fubducit interim fé cuftodie in qua tenetur y & celo reficitur; è frà poco j Animusin hoc trifti, & obfeuro domicilio clufus » quoties potelt » appertum petit & in rerum nature contemplatione requiefcit. Sapientie quidem adberet in corpore fuo , fed op- tima fur parte abelt > & A D SVBLIMIA IN- TENDIT. Chetanto con fincere protefte dife medefimo dichiarava San Paolo Philip. 3. 20. No- PPiifà- Sira conuerfatio in celis eft , cioè à dire » (piega San 3°°° Gregorio Papa /. 8. Moral. c. 31. ‘Corpore ambula- Sre8°ri0 musinterra, fed corde habitamus incelo. LI | 312, Le grue ; poftefi in'ordinanza per volare, per quanto poffaloro auuenire $ profieguono fempre nell'ordinanza intraprefa 3 quindi portarono il titolo ; NVNQVAM. DESERVNT . Chiunque s'èaccin- Perfeve- to al volo dell'innocenza; della perfettione:» e della Can -vita veramente follevata non fene diftoglia ; mà dica col:Santo Giobbe c. 27. 6. Iufificationem meam , * db 27. €. iquamegpitenere NON DESERAMye fivi- cordi»la femtenza di Chilone, riferita da Stobeo Ser. Stobeo de prudentia. Tardèquidem aggredienda effe omnia verumcum femel iam incaperiss conftantifimè in agendo perfeuerandum effe . 313 . Ladoue le penne degli altri vcelli y auanzan- doti a gli anni della vecchiaia fogliono alterartì , e .cangiartì di colore ; la gruc» fe crediamo al Gefnero in G>rue conferua anco nell’età cadente le fue primiere alità , ne mailecangia; il chedifleil Bargagli nel... motto che le diede; COLOREM NEC ATA- Perfeue- TE COMMVTAT;dimoftrandofì con queft'im- 122% prefa coftanza d'animo » e perfeueranza nella virtù Seneca. Bene compofite mentisexiftimo fecumtonfi Seneca fiere. Enell’Epi. 54.à Lucilo Perfeuera vt cepifti . 314 Vgon Vigtorino[/. 1. de Beftijs c. 39. cd anco Pietro Bercorio nel Reduttorio Morale l. 7. c. 36. infegnano tutt'al contrario » cioè che la grue nell’in- uecchiarfì tinge le penne difqualida negrezza » il che fe è vero spuò fuggerir materia à farne imprefa col È: feruirà per vn Penitente » che dolendofì delle fue gio- Peniten- uanili vanità , epazzie , nella vecchiaia fe ne pente » °° efe ne chiama'afflitto , econtrito; Cum enim fpic- Pg ga Vgon Vittor. iui que mala geffit ; fenex comme- Fissorine morat » in feneftute colorem mutat . Mutat enim amorem priftina deleEtationis in dolorem contritionis« 315 Nella morte del Signor Cardinale Oratio Spinola » fù dipinta vna grue fopra a nubi torbide » 2 in VOCE LoL I Beatiti= inattodi il Ciel Sereno » col cartellone ; RE- Lib. IVI Nil tamenintuto mortalibas $ vltima donec Recludat hora caique fortem , Gloria Perennat vnacalitum | Extra vulneris ittuaa, Vibano VIII. dine VIES HIC CERTA; dimoftrandoci chela douein tuttelecofe fotto lunari non firitroua verun ripofo yquefto s'ortiencin Ciclo; Vibano VITI. Ode de S. Maria Magdalo ] Vicilaza 316 Idea di Prencipe;ddfia'di Prelato vigilante,che di Pren- tOglie à fe fteflo i ripoti '\perchei fudditipoffano go- cipe . derigli se laxgrue figurata'icol fafio; foftenuto dal piede alzato.» inatta di:ftarfenciniguardia;; cobmot- Seneca 0% IVT ALII DORMIANT:. Seneca in :Confo- dat. ad Polyb. c. 26. d’Ottauiano Imperatore, otti- mo Prencipe diceua ;'\Omntum domos illivs: vigilia defendit omnium-otiam illius tabov, omnium deli- cias.illius induftrîz:, omnium vacationem illivis'00- Sinefia -‘cupatio'Sinefio lib. de Regno | Qui vigilare in ‘ maximo concurfu folicitudinum werfarufaftinet ot noétu s & interdiufubditi malis omaibus vacent; hicangenere quidem owunpaftor::in hominumvero genere rex eft . In Filippo Rè di Macedonia quefta vigilanza fù da Parmenione commendata ; poiche mormorando yn non sò.qualgiorno i Greci; perche ‘à.mezzo di lo tronaffero aggravato dal fonno ; Par »menione, come fcriue Plutarco, prontamente s'oppa- Plutarco de dicendo ; Nolite admirari fi nune Pbilippas dop mit; nam quandò vos dormiebatis, ille vielabati : Chelawita ritirata: me difponga à contemplar più Ritira- “diftintamente le cote celeftiy ‘nel dinota la graè, da tezza © quale@afito eminente pe rilevato fe neftà mitando il Sole.) col motto del Lucarino ; LONGIVS AB cALIO. Riccardodi SantoiWitgore in. cap. 1. Apo- Riccardo cal.» Qui internam quietemdiligunt ipfide invifsbì- Viztorins libus bomis mira.cognofcuntyc&o quanto fe è tempora- »libus ampliuselonganiztanto magis eternis appropin- i quant, © Aîuto > « 317. Aiuto fcambieuole dimofra la grue che di fcambie nottetempo entra in guardia, perche la fuacompa- uole «gna» che già è ttanca pofla prender ripofo scoltitolo del Lucarini ; PRO DEFESSA VICEM. Polli Poffidi- \donio cap. 22. Vite D: vAuguftini sfcriue dilyi/così; dio Domus Ecclefia caram yomnemque fubftantiam ad vices valentioribus Clericis delegabat; & credebat; accioche » ne le fatiche foffero fempre d'vn folo; ne - colui col continuo maneggio hauefîe ad: infolegti- ire; ne la fufficienza de gli altri foffeotiofamente, è kx malitiofa ; ed''ingiuftamente lafciata in abban- omo 103!) è Fasi O ist 318 «La grue dopo effer «ftata di guardia certo fpatioditempo , alzawn altiffimò grido sedindifiri--. pofa ji EMISSO CLANGORE: QVIESCIT, «diffe il Lucarini ; e ne rende la ragione Sant'Am- brogio lib. f. Hexaemer. cap.15: Perfuntta munere, S. Ambro infomnum: fe-premiffo clangore componit y vt etci- 0. tet dormientesh 9 cui vicem muneristraditura eSt; Crifto ed è limptefa' formata per Criftò motièrite x ilqua- Sti le 5 Clamans vocè magna emifit fpiricum» Matt. i ta grppdiariorardzi! Laou:ttotgtio59)9 38:28 319 Quandola:grue paffasin vicinan zade i mon» ti, ouel'acquile fanno i nidi, reprimeta propria natu ralezza; che fuoleiavitarla , adalzarle voci s e fene pafia con quietifimo filentio » riconoicendo:da que- Silentia fto la ficurezza della vita ; che però fichi lediede; = 'SILENTIO: TVPA. O voituozi dama | QuantumenimdiStant è motte filentia vite! y “Diffe va Poeta ; ed il Signor Guido CafòniEmbl.20. © © Vtil, modefto, auuenturofo parto Guide De la prudenza è quel filentiovindbftre , Cafoni ‘(Che quafi intimo fpirto auaiua'; e intorma Gli alti maneggi ye ne la pace mutre Conivitale ; e dolciffimo alimento L'alime ye gliftudi;e fe tal hor di Marte Fauorifce l'imprefe > orna fouente +. Levittorie difpoglie, e ditrofei. 320 » Monfignor Paolo Arefioy per vn Predicato- Predica- re vitiofo s che guida ipopoliconla voce , mà poi gli tore vi- abbandona conl’efempio , fecela grue che dopo d’» tioto hauer feruito di guida all’altre, sù la ferà poi torce da quelle itvolo ; rettandofi tutte l'altre in ordinanza ; & le diede ittitolo; TPSE CONGREG AVIT. Contra di quefti tali il mio S-Profpero Epigram.7. » | Nonpradeft cuiquam folisbonadicere verbis, S.Pryfpe ‘NI pia mens babo quod benè limQua fonat. 7° Nan GRVE Capo XXXXI. Nam fari rettè miferumeSt, er viuere prauò Damnat , nota malum regula iuftitia . Gio: Cri- E San Giouanni Crifoftomo lb. 1. De Compunt. Soffome cordis fu'lfine. Grandis condemnatio et, fermonem quidem fuum componenti » vitam verò fuam atque operam negligenti . È 321 La grue tenentela pietra firitroua col mot- to; PONDERE TVTIOR), taleil fedele dal pefo Trava-. de itrauagli non riceue altrimenti pregiudicio » mà glio alli ficurezza. San Paolo quando pregò ben tré volte Id- cura dio, perchelo fottraefle à quella moleftia, che troppo duramente gli pareua che l'’aggrauaffeynon fù efaudi- to nella fua petitione, mà sarto dell’afiftenza 1.Cor.12. della diuina gratia; Sufficit nbi gratiamea 2.Cor.12. 9 9. volendo Iddio lalciargli addofto quel pefo , perche folle ftrumento della fua ficurezza » e faluezza. Ric- Riccardo cardo Vittorino; Paulum poftulantem auferri a fe Vittorino ffimulum carnis fue melius exaudinit Deuscum non abftulit, quia fi abftuliffet faluusnon effet ; così fcri- ue cap.3 g. in Cantic. Traua- 322 Cadendola pietra dal piede dellagrue » ella glio ne fi rifueglia, fi che quella perdita l’imuita alla vigilanza; rifueglia portido il titolo; )ORMITANTEM EXCITAT; verità ben ifpeflo pratticata conofcendofi è proua che ildannoriceuuto y ne fà più diligenti ye più rifue- ; gliati. Gio: Stobeo ferm. 95. per bocca di Telete ; Gio: Ste- Non vides quod multis negorijs occupati dinitesy ftu- beo dijs fapientie vacare nequeant : pauper verò nihil babens quod agaty ad philofophiam fe conuertit? Si che dunque la doue l'animo noftro » frà le opulenze della protpera fortuna, dorme, fepolto nel letargo di molte vitiofe bruttezze : nella perdita de i beni mon- dani, firifueglia all'amore s ed al defiderio delle virtù morali, ed afpira con viue diligenzead ottenerle. Per tanto bendiceua Diogene » nelcitato fermone riferi- Diogene to. Paupertatem effe fubfidium ad philofophiam . E Francefto Francetco Petrarca lib. 2. de Remed. Dial. 8. Sepè Pesrarca quidem paupertas modeftiam perfuafit reluttanti ani- mo; € frà poco. Inter tentoria paupertatis fobrie, atque folicite : luxus iners, fopor marcidus , ac vitia languida, & eneruata non fubeunt. Paffione ‘323 Chela memoria della Pafione di Crifto, da meditata poi meditata » ferua è preferuarci dalle infingacdag- gini,eci tenga nella virtù rifuegliati; L’inferì Mon- fignor Arefios col fare la grue 3 che in atto di foftener la pietfa diceva di ciò fare. NE SOMNYS O P. PRIMAT. Cosìle vittorie di Miliade attentamente confìiderate » leunauano à Temiftocle il fonno ; e lo perfuadeuano » à tegnalarfi con eroiche imprefe ; Plutarco. Serue anco l’imprefa ad efprimere l'altrui vigilanza. 324 Moderatione prudente d’vn animo ; che s-- accontenta d’vno ftato mediocre dimottra l' Emblema d’Enrico Farnefe /. 1. Diphrere Elogio 7. d’vna grue y che foftenta vna pietra, nongreve , perchenon la de- prima » ne leggera » perche non le riefca infruttuofa , mì di giufto peto col titolo fententiofo . NE QVID Prouer. NIMIS. Mendicitatem & diwitias ne dederis mi 39- 8: bi chiedeua da Dio il Ré Salomone ; ed ammae- Ecclefiaf: ftrando gli altri. Noli effe suftus multum > neque 7.47. plus ni quam necefle eft Eccletiatt. 7. 17. Con- figlio che da S. Gregorio Nazianzo fù così replicato . Effe nimisinfiuss prudens nimis effe caueto è Omnia fumma nocent fedmoderataiuuant. IBIDE Capo XXXXII. 325 ] ’Ibide é vcell» habitator dell'Egito 3 con odio capitale abhomina i lerpenti 3 quali Plutarco Vigilan- za Medio- erità Gregorio Nazian. 125 perleguita, e difcaccia; vecide se diuota , miritan- do il motto; VENENOSOS PROPVISAT, figura di Giudice , d’Inquifitore » è di Prelato, che Giudice deue efterminare da fuoi confim ogni veleno'a mal. Inquifi- uagità » ogni vitiofa bruttezza . Nerapprefenta an- tore. col’Arte della Medicina ; la quale da Auerroe ne Col Medici- lettanei c.6. è chiamata; Ars fatina » que tum fa se: nitatem tuetur , tum morbum depellie . La facra Scania Eucariftia opera anch’effa {piritualmente quefti ef _f;, fetti. Tomato de Kempis £. 4. de Imitat. Chriftt € Tymahò 3.ESt hoc altiffimum, & digniffimumfacramentum di Kem- Salus anima & corporis: medicina omnis fpiritualis pis . languoris in quo vitia mea curantur, palliones fre- nantur stentationes vincuntur y aut minuuntur . 326 Perchel’Ibide nonmai fi parte dall’Fgitto è ed indi eftraendofi muorey hebbe ; SOLI PATRI&; cheben dimoftra vn affetto tanto fuifcerato d’vn cit Amor tadino verfo la patria » che à quella tutto fi viua con- Dea pr facrato » rifiutando al rifcontro di quella » ogni al- tra foauità » ed vtilità; Cicerone ad Quirit. poft re- dit. Omnia qua è nobis geruntur : non ad noftram Cicerone vtilitatem, & commodum, fed ad patria falutem conferre debemus, & nel 2. ottic. Si contentio que- dam, & comparatio fiat è quibus plurimumtribuen- dum fit officj : principes funt patria , & parentesi quorum beneficys obligati fumus LOXIA Capo XXXXIII 327 Veft'vcello, dopo d'hauer beuuto , riuerfa (©) col roftro il vafo dell’acqua » che fi tien d'auant, e tutta la gectayela (pande ; però l'Aretio ne fece imprefa di perfona prodiga » dandole il motto; Prodigo DONEC DISPERUAT. Vito che San Bernardo Epift. 24. ad Henric. conalta eloquenza così ne gli Eccleliattici riprende ; Clamant nudi, clamant fa- S. Bernar melici > conqueruntur , & dicunt. Dicice Pontifices da in freno quid facitaurum? Nunquid aurum è fra- norepellit frigus , autefuriem è Nobisfrigore & fa- * melaborantibus quid conferunt tot mutatoria velex- tenfain perticis y vel plicata in manticis? Noftrum est quod cffunditis; nobis crudeliter fubfirabitur > quod inaniter expenditis . MERGO Capo XXXXIV. 328 € Eruonoegualmentetutei tré gli elementi, l’a- S ria, l'acqua » e la terra alla vita, & al genio del mergo ; il quale colà fi porta , que l’inuita il fuo interelle . Dipinto mezzo fott'acqua , inatto d'alzarti con l’ale , moftrando d’vfcirne indi, hebbe ; MB Ik- Sperare SVS EMERGAMI per vno che fi prometteua d’vfcire dalle tante miferic dalle quali omai fi vede- ua fommerfo ; concetto tutto limpacico con le pa- role d'Enea, vfate per contolare i fuoi aifliti Tro- iani ; O focij ( neque enim ignari fumus ante malo- Virgilio rum Feneid. 1 O palfi grauiora: dabit Deushis quoque finem. *°>- 329 Sicomeil Mergo » alla prima commotione del mare fì porta fu'l lido , à metterti in ficuro » nel quale fito fù introdotto àdire; PREVIDI SIGNA PROCELLE; dimoftrando cautela » e prudenza; così il peccatore agitato nell'interno dalle rempefte della propria confcienza » ò dal timore della morte ; temporale » od eterna , li porta è Crifto » che è lido, Peniten- e rupe di ficura y e felice Rabilità . Afcanio Martinen- !° g0; Quis Mergusefty nifi sie mortifera culpa 3 pro- 126 Afcanio proftrarus: qui dum memoria mortis angiturs eme- Marsi dio vndarum ye medio voluptatums ad Chriflum ve- nengo — luti littusy rupemque tutiffimam , cumclamore pe- nitentie properat » Così egli nella Gloffa Magna fol.1s10. i 330. IImergo, chedal fondo dell’acque fe n'efce con vn pefce in bocca , ed il motto; AB IMO PRAEDAM) farà bell’imprefa di Crifto riforgente» che feco porta iSanti Padri , rapiti alle cauernofe of- curità del Limbo . San Bernardo Serm. 1. in die San- Pfal.106 fo Pafche elTaminando quelverfo Contrinit portas 15. areass® vettes ferreos confregit Plal.106.15.fcriue S-Pernar così; Conftat claufo exyj[fe tumula redininum corpusy do quod claufo Virginis vtero natum procelfit in virama & ad difcipulos clavfis introinit tanuisin conclaue : Sed eft locus vnde claufisnoluit procedere iantiss carcervirque gehennalis ; confregit fiquidem ferreos veltes, repagula vmuerfacontrizit ; vt liberò fuos educeret, quosredemerat de manuinimici, & plenis egrederentur portis agmina Santtorum. San Martino Turonefe, come riferifce Seuero Sulpitio nella fua vi- Demo- ta»riconofce il mergo per fimbolo dei Demonio; per- Crifto riforgen nio che fe bene gli huomini guafipefci fi ritirano ne i più profondi, e folitarij ricoucti, iui ad ogni modo que- Seuero ftorapace tendeloro l'infidie,e ne ottiene» Ab 120 Sulpisio predam. Mergos in flumine confpicatus, parole di Sulpitio pifcium predam fequis & rapacem inglu- uiem affiduis vigere capturis . Forma, inquito bac demonum eStyinfidiantur incautisycapiunt nefcien- tes , captos deuorant, cxaturarique non queunt deuo- FALLS e 331 BencheilMergo tutto fi tuffi nell’acque, in- di però fe n'efce.così afciutto, come fe ne anco toccato lehaueffe, però; QVALIS INTRAVIT EXIT; Huomo diffe Monfignor Arefio ; e l'huomo in fimil guifa,co- in morte me nudo entrò nel mar del mondoycosi nudo fe n’efcey nulla del mondo portando feco, come fe mai nel mon- do egli foffe viffuto; Nudusegreffus (um de viere Job i.21, Matrismees & nudus renertar illuc. Job 1.21. Nihil enim intulimus in bunc mundum s{crinena San Paolo 1. Tim-6, 1.Tim.6.7. baud dubium quod nec auferre quid poffi- 7. mus, Nibil'intulimus in bune mundum ripiglia Sant” S.Agofti- Agoltino ferm.5. de Verbis Domini cap. 7, vtique no quando nati fumus ; fed nec auferre aliquid poffumusy vtiquesquando de mundo eximus. Nibilattulifti : ni- hil binc auferes». Saladino Re d’Fgitto, quand'era sù lo fpirat dell'anima, mandò vno fchiauo d’attotno, che reggendo sù l'altezza d’vn hafta quel lenzuolo,che doueua inuolgere il fuo corpo detonto , edalta voce S. Anto- gridalie; Ecce rex Orientismoriensmil fecumdeferty mino S. Grego Benè vero che Monfignor Areflio applicò queft’'im- uo Papa prefa à perfonaggio grande» che punto non fi lafciò contaminare da1 viti) , d’interefTe, d’avaritia; è lîmiliy benche godeffe i primi gradi, ele prime dignità della terra. 33% Al mergo,che vicina dall'acque foprapofe l'Arefio; NIL HÉERET HVMORIS,; e ciò ad S.Grego honoredi San Gregorio Papa» che vfci dall'acque de i rio Papa mondani honoriy fenza hauer partecipato della fuper- bia, fafto yintereffe che paiono compagni delle di- gnità» {piegando fe medefimo col dire; Monfign. —Enel'onded’honorGregorio immerfo Arefio Nonfù giàmai di loro affetto afperfo , Difinte- Virtù che parimenti fpiccò in Samuele » il quale fu reffato init delfuo gouerno, rivolto al popolo » pronuntiò 1, Reg.12 quefte candide parole; Loquimini de me coram Da= 13» mino, & coram Chrifto eiusyvtrium bouem cuiufguam vulerimy aut afinum: fi quempiam calumniatus fim » fi oppreffi aliquem ; fi de manu. cuiufquam munus ac- prater hoc pallimm vile. Tanto riferi Sant Antonino. - ..«VCzE Leal - Lib: IV. cepi- & dixerunt: Non es calumniatus nos yneque oppreffifti sneque culifli de manu alicuius quippiame Gc. I. Reg.12.13+ MERLO Capo XXXXV. 333 Y.L Bargagli lo fegnò con le parole di Plinio; I ESTATE CANIT, HYEME BAL- BVTIT; e puòferuire è chi inbuona fortuna fi ral- legra feftofo; mà con voci interrotte fi querela nel' tempo delle miferie; Quadra ancol’imprefa ad yn vi- tiofo» che fetrafcorfel'età più vigorota ia vane alle- Pecca- grezzesall’inuerno della vecchiaia non trouerà ne lin. sE mo gua, ne lena, per pentirli, ò pergiuttificarli. Quo. COPn49 modo panitentiamagere poteft, Agoltino fer. 57.de .; ol Temp. qui. nulla iam per fé opera fatisfaitionis ope- rari poteft ? edinuouo lib. de vera & falfa penit, c. 17. Multos folet ferotina penitentia decipere ; quem enim morbus vrect s pana terrets adveram via Per niet fatisfaftronem ; maximè cum vxor ) & fi » quos illicuè duexit fine prafentess & mundusad fe vocet. 334. :Monfignor Arefioper San Marcellino Papa S. Mar- e Martire» che prima peccò incenfanio gl’idoli , ‘a cellino ciò fofpinto dal rimor della morte ; ind poraddolora- to del fuo fallo > foftenne per Critto » e perla fua fe- de eroicamente il martirio» fece imprefa della merla » che tenendofi d’auanti il figliuolo morto, diceua; ITERVM PARTVRIAM; effendovera praden- Peniten- za Criftiana » di riparare con l'opere viue fatte in gra. te tià l’opere morte del peccatose della colpa » dal quale propofito non s'allontana il Sauio Proner. 24.16. Sep- Proser. ties indie cadit iuflusy & refurect; E San Gregorie *4 18 L.8.inReg.c.25. Iuflorum certè cafus quodarmmo S- Grego- do flatus corumeft > quia aliquando permittuntur ca- io Papa dere, vtfemper valeant fortius Stare + MORFICE Capo XXXXVI. 335 S I rendequeft'vcello più che mai agile al volo» col gettar fuori il cibo fouerchio + #uò ferui- re per idea di penitente» di clemoliniero , ò di chi digiuna ) portando il morto; TVT.È VOLAT Digiuno EXONERATA ; imprefa del Lucarini. Stile ef- fetto , benche con dittimile metafora olleruò $. Gio- uanni Crifoflomo tom. I. de Poenittatia. Zeluti Gio: cri- leuiores naues maria velocius tranjeunty & multis fofomo oneribus grauate fubmerguntur: ita icsanium qui dem leniorem reddens mentem» cfficity vi facilias buius vita pelagustranfinittat, & incelums ac ca que n celis funtrefpiciat. OCA Capo XXXXVII. 336 Vando fi pone à fuellere vn herba, non s- accheta mais finche ò non la fterpi del tut- to, ò non facci danno è fe medelima; così portò il motto; DEFICIAM , AVT EFFICIAM , di- Animo moftrando animo rifoluto » edoftinato » Il Satiro, rifoluto nel P. F. Atto 2. Scena 6. Tu ci verrai Se mi credefì di lafciarci quefte Braccia &c. E gliSpartani, con cuore cosìrifoluto fi portauano è guerreggiare contra i nemici , che ò volcuano veder- gli distacti » O lafciare in campo la vita. 337. Nonyuolcinconto veruno loca parfì à co» uare Bahtiffa Guarini OC A. Capò XXXXVII. uare le voua altrui,benche fiano della fua propria {pe- Attéder cie; che però Francefco Lanci, fattala in atta di coua- asé — relediede; NON ALIENA; dichiarandofi,ch'egli voleua attendere à sé » ed à {uoi affari ; ne badare » od ingerirfine fatti altrui. Oratiol. 2. Ep. 1. Nquem agere ignarusnanis timet 5 abrotonum egro Nonaudet , nifi qui didicit dare. Quod medico» rum eft . Promittunt medici , traltant fabrilia fabri, 338 Perwn Configliere fuperbo 3 e caparbio,che ftimando folamente il proprio parere , riproua » e ri- getta i configli de gli altri l’Arefîo fi valfe dell’oca » in + attodiconarlevoua, con; ALLENOS ABLICIT: Giuffa = Giufto Liplio Centur, 2.Epift. 47. Sentenzie fue-te- Lipfio maces» indicia omnia » & CONSILIA SPER- ° N/NT ALIORVM + . 339 L’oca,chedallapioggia non refta bagnata» fiù dal Lucarini dipinta fotto ilciclo piauofo,col mot- to; NEC MADIDAM REPERIES;figura di per- Ignoran- fona 3 che pratticando co i letterati, non partecipa te indo- delle loro qualità; ò veramente di coluische nel mezzo Oratio Confi- gliere cile —alleoccafioni del male non sì aperare malamente; od ge anco di peccatore pertinace, che fcuote dal fuo cuore pot !- la pioggia, cioé il fauore delia gratia divinayche fopra di lui fcende per felicitarlo &e. 340. Soglionol’oche, in paffando preffo il Mon- tetauro»tenere vn fallo inbocca, accioche obbligan- Silentio dotiadvnrigorofo filentio, gpra di quefto ti giaccia- no fconolciute » e non ifcoperte dall'aquile » che iui dimorano» e così da i loroartigli poffano preferuarfi; nel qual atto Giouanni Orozco ne formò emblema coltitolo ; SILENTIVM VITA. Quidio Meta, 6 Onidio rr Os mutum fatti caret indice ® Simonide ,'era folito dire ; Panitet me fuiffe locutum Tacuife nunquam i Sentenza, che puòcosì fpiegarfi ; D'hauer taciuto io non mi dolfi mai s Ch'al ombra del filentio io fui ficuro; Speffo ben mi pentij perche parlai + PANDAIOLO Capo XLVIII. 341 @ Vole queft’vcello trattenerfi alla guardia del- N le colombe appreftando à quette le difefe , Angelo ed il terrore ad altri volatili, che voleffero malcrat- Cuftode tarle; Il Lucarini pertanto, dipintolo fopra vna .c0+ lombaia; coltitolo; DEFENDIT ,, TERRE T- QV E ne feceimprefa perl’Angelo Cuftode, Gio- Gio: Cri- nanni Crifoftomo. Quandiu circa nos est Angelus fofomo bonus, nunquammnosin tentationem poteft impellere Angelus malus. Proprietà che al pareredi Caffio- doro ben potrebbe addattarti al Padre Sant'Agoftino, S. Ago- che dalui de diuin. Leftion. c. 22, è così celebrato , fino ypfeetiam dofforeximius Beatus Auguftinus bella- Caffiode= tor bareticorum» defenfor fidelium » & famoforum 5° " palina certaminum PAPAGALLO Capo XLIX. 342 Y Mita il Papagallo l'humana fauella ; e ben I fi pare che ragioni con l'altrui Sage » che tantodilui diffe il Bargagli; ALIENO LOQVI- TVR ORE; motto na benficonuerrebbe è colui , Amba- cherecitale compofitioni de gli altri ; ed al miniftro fciatore di perfonaggio » che nell’ambafciate efpone non i fenfi fuoi propri), ma quelli del fuo Signore . Così 127 il Profeta » non ragiona diproprio talento ; mà parla Profeta co i concetti,che Iddio gli famminiftra;il quale come cantò Zaccaria Luc.1.70.Loguutus eSt peros fantto- Lue.1.70 rum, qui dfeculo funt Prophetarum eius. San Gre- gorio Papa » offeruando che Safnuele prendena per la voce d'Elì quella, che veramente era voce d’[ddio » così ragiona. Quid eSt quod diuine loquutionis vox S. Grego- ab Heli voce nondiffert ; mfiquia 9 per patres ve- ria Papa teres ipfè loquutionem profert. Vox namque Heli | DetefJe cognofoitury quoniam eleéti Fratress quidquid perfacra eloquialoquuntur, non à femetipfis , fed è Domino acceperunt &c. 343 Il mottofopraferitto al Papagallo ., ALIE- NE VOCIS AMVLA, ferucà perfona » che afpi- ri all’imitatione d'altri qualificati foggettisfi come Pla Imita- tone fì fatramente fi diede ad imitar Socrate , che tione anch'effo vn Socrate giouinetto fù chiamato . Virgi- lio imito le cofed'Omero . Oratio fù imitator di Pin- daro ; e Torquato Taffo imitòed Omero; e Virgi- lio., e Lucano , cd altri, molti è come dal confronto dell'opere fue in certo luogi s'offerua . 344 . Leftrettezze della carcere , e la tenacità de i legami» entro i quali il papagallo é tenuto » nongli re- cano dinno alcuno » mà rendendolo qualificato ne gli ammaeftramenti ) il fanno più nobile, che in fe non farebbe , Quindi portò il titolo ; SERVITVTE —— CLARIOR. Con quefto efempio refpirino i Reli. Religio- gioli, e s'afficutino che il viuer co i legami dci yoti !° annodati, e frà le &retezze dei chioftri riferuati è Cri- fto, acquifta loro nobili(fima chiarezza, San Paolo, che poteua vantarfì d’effere, comein fatti crayCittadi- Peccato re inuec- chiato e ce Lo Euripide Naturam expellas furca , tamenvfque recurret Orazio Che però Virgilio 3. Georg.v. 163. Tuquos ad fudium y atque vfumformabis agre- Virgilio flem ’ Iam vitulos bortare s viamque infifte domandi » Dum faciles animi iuuenum , dum mobilis atas + 345 Per fimbolo di Vefcouo Vigilante, Monfi- gnor Arefio dipinfe il papagallo fopra d'vn albero , intento à farla guardia , mentre i compagni fuoi ftan- no pafcendofià terra, per awuertirgli quando per for- Vefcouo te qualche nemico s'accoftafe loro ye gli diede; EX. vigilano CVBAT IN CVSTODIA . Quetta virtù richie- " deua dai VefcouiSan Paolo 1. Tim. 3. Oportet ergo Epifcopum irreprebenfibilem effe » vnius vxoris vi- rum, fobrium ; La voce Greca cue noi diciamo /o- brium legge niphaleos s che vuol dire fobrium, & vigilantem » nel qual luogo i) Salmerone 4° IT ui . 5788 Salmero- Qui in cibo, & potutemperantes exiftuntyilli etiam ne vigilantes efle folent , preftantenim clariffima men- tis acie » & peruigiles funt pro grege fuo tuendos inxta illud: fobrij e$tote s & vigilate s quia aduerfa- rius ve$ter diabolus , tanquam Leo rugiens circuit querens quem deuoret &c. 1 Padre Nicolò Cauffino Parab. Hift lib. 6. nu. 101. Dum Pfittacorum viridis exultat phalanx y Vnus fub alia nixus arbore excubat 3 Solerfgue vigili profpicit cura fuisy Ne quod rapaces aucupis ludant manus. Sic vnus amplo confulens paftor gregia Somnos tuetur omnium y folus vigil. Angelo Quadra ancora all'Angelo Cuftode quefto motto; Cuitode già che il Beato Lorenzo Giuftiniano #7 fafcic. amor. Lorenzo cap.17. fcriue ; Quis non ineffabili quodam exuberet o gaudio, quum reuoluit mente Santtorum adiutorium mano Angelorums qui fine fatigatione y atque interuallo FXCVBIAS CELEBRANT fuper plebem Dei) cetufque fidelinm. Riccardo di S. Vittore in Cant. Riccardo cap. 4. Angeli Santti ciuitatemsideft Ecclefiamy vel Z'irtorino fideles cuftodiunt- qui reétè vigiles dicuntur, quia vigilanty& folliciti funt circa elettos vt defendan- turà tentatione,vt proficiant in bonoy& vt faluentur ec. Horum minifterio è & vigilantia Deus fideles fuos protegit. 347 DonOttauio Boldoni, rapprefenta il papa- gallo in attodi pronuntiare; «Awe Cefar , imprefa allufiua al fucceffo s che riferifcono gl’Iftorici Roma- Poefia ni, e glifopraferifle; NATVRA, ET ARTE; effendo queft’vcello per la qualità della lingua » del roftro» e della gola, naturalmente atto ad imparar l'humana fauella ; mà oltre la fufficienza naturale s ap- prendendo con l’artificio di chi l’ammaeftra; e gli in- fegna. Serue à mio parere queft'imprefa à i Poeti y i quali ; e nafcono tali per genio di natura ; e riefcono eccellenti con l’induftrie dell’arte. Quidio . Sunt facilesMufe : aft babitantin rupibus altis, Has fuperare labor , cgtera plana viaest. Vince modorupes snecduro parce labori : Atque vltro venient intua fata Dea + Ingenium non dura tibi natura negauit 3 Etvincire potes squa decet arte potes Cur fiidiumy & folum depradas Iufte laborem ? e. PASSERO Capo L. Inftabili. 348 @Imbolo di perfona inftabile, ed inquieta è ca S il paffero 3 il quale non mai habita » 6 fi trat- tiencinvnluogo; mà; INCERTA SEDE V A- Nicolò Cauffino Ouidio Amor GATVR. Amorétaley direbbe Quidio lib. 3. de profano Reel Ouidio Errat , & in nulla fede moratur Amor. Che però vien figurato con l’ali , per additarnelo pronto alla fuga » effendo vna paflione erratica ylabi- Ifidoro ‘lesedinftabile. Corporum amoremy Ifidoro Pelu- Pelufora fiota lib.2. cpift.234. ob eam canfam pittores cum fa- cibus , & pennis depingunt » quia nune libidinem in- flammat snunc rurfas ob faturitatem anolat. 349 Giouanni Ferro à i pafferi foprapofe; ET Inftabi- PASSIM VOLITANT, che dimoftra inftabilità, lità ilche infegnò il mio Vgone Vittorino lib.1. de Beftijs Vgon . cap.27. Sub pafferis nomine defignatur inftabilitas Vittaxino mentis im quolibet bomine. ESt enim paffer auisin- conftans, & inflabilis e ideo defignat mobilitatem mentis; affettione propria de i vitiofi » come auuert Giuuenale Satyr. 13. * nia © Mobilis,&® varia cft fermè natura malorume VCELLI Lib. IV. PASSERO SOLITARIO «» Capo LI, Antal Paffero folitario con voce delicata , e foaue , mà fi pafce di lucertole , bachi » Predica« vermiyca altre fimili fchifezze;:però l'introduffi à dire; t9F_ vie SE PRETIOSO HO IL CANTO, HO LES. tiofo CA INDEGNA, idea efpreffa di chi infegnase configlia bene, màviue,& opera malamente. Giufto Lipfio Centur. 3. ad Belgasep. 49. De religione fa- Giufto tismulti loquuntur pauci vita exprimunty & mo- Lipfo res'à profelfione difcordant . San Gregorio Magno 49% 4 foprailc. 4. de Canticiv. 11. Mely& lac fub lingua G._.;. tuacosì; Falfi Predicatores mel in lingua portant, x Sn quod fub linzua non habent » quia celeftia gaudia sd aliquando pradicant tanquam vera fint » cura ipfi terreStriabona totisdefiderijs appetant. Ella non và così » direbbe Ouidio |. 5. Faft. Sic agiturcenfura» & fic exempla parantur Quum index » alios quod monet sipfe facit + PAVONE Capo LII. 351 I L Pauone, quando tal volta auviene , che fi rimanga fenza gl’ornamenti pompofi della coda , come che ne proui perciò nel cuore acerbi fenfi di confulione » e di vergogna, fuole nafconderfi , e viuere appiattato, finche gli rinafcano;Per tanto ne fù ___ alzato Emblema, in occatione d’vn Officiale depofto Vfficiale dalla fua carica , dandoti al pauone così fpiumato , il SePolte verfo. PLENA VERECVNDI CVLEPA TL MORIS ERAT. Segui quefto cafo nella perfona del pouero Adamo ; quale hauendo perduti i pom- Peccato pol ornamenti della giuftitia » ed innocenza origina- €! con- le» arroffito , e confufo » pieno di vergogna ; e di ti- onde more scorfe ad appiattari. T'imui eo quod nudusef- Gen-3-10 fem, <& abfcondi ne. Gen. 3. 10. oue Procopio. Ti- Procopie mor inuafi: ob delittumylatebras quefinir propter nu- d:itatem. E Sant'Ireneo lib. 3. contr. Harel.cap. 37. Adamustimore corripitur , & abfconditurymon quafi S. Irene poffet effugere Deum » fed confufus , quoniam tranfe greffus fuerat preceptum Dei yindignum fe putauit venire in confpeltums & colloguium eius. 352 Ilpauoneyconla coda folleuata ingiro, fi ritroua col motto, pur da Emblema; INTERNA Bellezza PRASTANT), dovendo di gran longa efîer mag- ji Sa piva DR interna giori le bellezze, e le perfettiomi dello fpiritosche quel- | ** le del corpo; Luciano Dialog. Imagines. Corporis E#siane nitory & venuftas non fufficit, nifi veris, & venuftis ornamentis(la donna )decorata,®& exculra fi. Non autera dico vt veflimentis purpureis ) € aureis » aut gemmeis monilibus exornata fit» fed morum elegan- tia,temperantiay aquitate,bumanitate , ac alys &c+ 353. Si ritroua il pauone; con la coda in giro, ed 63 iltitolo; SIBIMET PVLCHERKIMA MER. Proprio CES; pervno, che compaia ornato, co i fregi de Valore fuoi proprij vittuofi talenti, enon con quelli dell’al- trui adulatione ; (plendendo conle fue proprie » e non con l’etterne prerogatiue; ed è il motto tutto pro- _. | portionato alla virtù» della quale Sillio Italico lib.3. Virtù Ipfa quidem virtus fibimet pulcherrima merces. Silio Ita 354 Giouanni Ferro ppervno sche per cagiondi ‘°° femine fouente cangiaua il pelo » figurò il pauonein , atto di fpiumarfi col verfo; BELTA' P ER DOMutatio= SOVENTE, E LA RACQVISTO . Tanto N° può dire vno » che s'infermi fpeflo, e fpeffo anco rifa- Mi 350 Osidio PA: VIO N E Capo LII. 129 Pecca- ni; è veramente tanto può dire vno » che tpeffo pecca, toi peni- mà fubito riforgencio ricupera l'interiore belleigaydal Jo uale fenfo non s'allontana il Sauio ; Septies enim os Re cadet Iuftus, & refurget Prou. 24:16. yncl qual luo- #16 go squando perforte fi parli del peccato venialè sche ‘nontoglie nòla vita dell'anima, mà offilca in parte la bellezza dello fpirito a riefcono molto bene i di(corfì di S-Bernac S Bernardo fetm, 1.-in Cant. 42329" redit (pivitiis, do quiftat corenentes deferente cadat neceffe eftyfednon colliderur:s quia Dominus rurfum fupponit manum Juam. Et hasalternare vicesnon ceffat in bis qui (pi- ‘ rituales fune svelquos potins fpiritwales prouidò 1pfe creare tntendit svifitans dilucalo , &N (bito probans, Denique fepries cadit inftusy@&® feptiesrefurgitsfita» men cadat indie- & cecidiffe (cat & refurgere cu- Piat» Ti vequirat manum adiantis & dieatz Domine in volkirate ruaprefifti decori meo virentem: 355 Il pauone, rifcantro al Sole hebbe; STC ‘' PVLCHRIOR tale.il giufto» benche s’adorni ©. dimillecolori divirtày più che mai riefce bellosftanda Beato in (empre alla prefenza d’Iddio; ed all'hora farà fomma- Cielo mente ragguardeuole nelle tue pompe, quando accol 1.Cor.13. to al mamerode i beati goderà; «facie ad faciom i la ada mi del divino, e fempiterna Sole. 0.036. AlPauone gonfio ; e faftofo , il Villana (o- prafcufie ; DEFORMES OBLITA.PEDESs Vanaglo facendone imprefa » per vo vanagloriofo 1 e fuperbo , riolo che di nafcita era vile » edabietto, Afcanio Marti- : ‘ nengo.dices che perlo più quetto differtottì vede ac» comunato à quelli » che fono dotati , è nel corpo.» è nell'anima di qualchetalento » ricardandoci però che lamemoria della loro mortalità, ferue di frerioà que Afcanio gl’altierà fpiritt ; Tumefes bomo fepe aniàti 1 cor- Marti: porigque) dotibus » fortuna etiam munevibies turgets rango — è fed vbi adpedesoculas demittit.s ad mosniprernbi» x lem memoriam s eius confiderazione exerugiatur » re firider ; E. và feguendo nella Glotfa, Magna SEELO bra ib oTsgnati sihsd I. salv -317 It pavone contemplando la fua rarag eipel Bellezzà legrina bellezza ; tutta ne diuiene gonfio ; ed altieto; *0‘* °° onde.gli diedi; VENVSTAT.E.,©ò fia; FUOR- MA SVPERBIT ) piglianda ubmotiuo da Quidio, il qualerdeAdedie: facier cos ;; ie, 131 Quidie Landatas bomini volucris Tynonia pennas Explicat r& FORMA: muta SPPERBIT quis» Riupt E nel vero ella è così; che perlapiùoue-è bellezza a iui è il fafto , come nericordò il medetmo Poeta. t. Fafforumi \ PECE ns ve HA Faftus inefì pulchris a fequiturque. fuperbia er (08 firmam È . dA 358... Tanto il pavone dmalanettezza 3 che. non folariente fì guarda da nom.imbrattarlì » maetiandio Mondez quand'è picciolo; fe-vien bagnato, ò imbrattato.» an cilmente muore ; quindi, Monfignor Arefios diffe »* chiegliera IMPVRITATIS IMPATIENS. Sim- bolo.di perfona amaiticedifuprema mondezza j eche s'elegge anzi di morire » che drcontamunartì in qual Sufanna «be gicenità, dlordura.,: qual fù Sufanna » ad.drono- 3: bro redituî Sant'Ambrogio lib. z.0ff c: 14. Cum bin. fe gio‘ ‘iderervigeripericsio » înde opprobrios mulwt'ho- nehamorte vitate approbrinm, quana feudro falutis sipem vitam fkbire » 359 A nulla ferue la bellezza delle piume; ond'it pauancè fregiato » quandoquei colori» altruinon-fì : ‘ manifeftano; perciò le piume del pavone portarono ibmotto; RESTRICTA DEPEREVNT; aa elericchezze anch'efle , è che vagliono.; / quando Virtù Gt tenacemente chiute pell’arca? ed i talen- naîcofta «ti di virià onde fiamo ornati ; à che ci vagliono , fc ed non fappiamo è luogo» è tempo lodeuolmente pa- lefargli ? Vile latens virtus. Quid enim fnbmerfa tene- Claudia bris no Proderit? Obfcwroveluti fine remige puppis ; Vel lyra, que reticety vel’ qui non tenditur : ArCUs , Claudiano in 4 Conful. Honorij. 360 Nel paaone quetta proprietà offerua.il Me- rula l. 4. che ogni qualuolta ritroua wn valo di vele- no» egli immantinenti lo riuerfa » come antiofo di diftruggeslo. Il Lucarini per tanto ad honore di San Benedetto che fcoprì il veleno , che quei Monaci S. Bene- iniqui gli hadeuanoalleftito » ti valle di queto cor- detto È d'imprefa è col cartellone ; VENENVM D E- «TIGIT , ET. PERDIT, conla quale proprietà , fi rapprefenzano.gl'Inquifitori , i Giudici } ed i Me- Inquifi- dict i quality e fcuoprono e diftruggono it veleno Le. dell’erelie3 quello delle fceleraggini.s e quello dell’- Medici infermità &c. motto che il Venerabil Beda addatta- S. Ago- rebbe al Padre Sant'Agoftinagià che di lui li de T'a- ftino bernac. dice così; Aguftinusomnia que fidem tur- Beda bare poterant » bereticoram VENENA EV A- GPAT i 361. Manfignor Arefio » per i Santi Macabei , Macabei perfeguitati. , iprezzati;, e vilipefi » fà impreta dei - pauoncini:, 1 quali non hauendo ancora la bellezza — — delle piume, fono dal'pauone mafchio percoli , ed Sami per olttaggiati » e gl’'introduce è dire ; NON Dv M feguitari APPARVITQVID ERIMVS, parole diSan Giouanni 1. Tov 3. 2..Char:ffmi nunc filj Dei fu. 1-Ioan.3. musy & nondum apparuit quiderimusyciotà dire; Il > mondanonci firma , perche non conofce quanta di- gontà tia quefta, d'effer figliuoli addottiui d’[ddio, mà {plenderà ben va giorno» fplenderà colà in Cielo la noftra gloriofa:chuarezza; Nefciunt dice San Gio. S4x Gis uanni Crifoftomo;! Hom 78. in loan., qui nos con- Eifef tumelia Gfficiune quales fimusy vt pote qui cali crimes, (> fuperne parria afcripfi, & Cherubim facy fumus. Screntiautem in dieliudicij + Ed il Padre Corgietioà ; Lapide, fopra quefto luogo; Mundes ron nowirno'3 Cornelio quia monvidetinternum noftrum decarems fed wide. £ Lapide bit eum in die iudicij y tuncque nofcet nos sfedferò, quia tune non erimus amplius obfcuri, viles, defpedtiy fed:fpiendîdi » quia fimiles erimus Dea - & ervinus beati, gloriofi dinini + (362 La pauonetfa dice il Merula lib. 4.3 non pri- maapprefenta i figlioli al pauone » che fiano cretciu- ti; perloche il Lucarini le diede; ADVLTOS —. EXHIBET ; applicando Fimprela è Maria Ver- Marita gine» chei tuoi diuotrs crefciuti per opera di lei y di Vergiae virtù, edi meriti ,offrexcd appretenta a Dio « «i Lapauonay figurata in parte remota ; & luogo na- fcoltos ue non potia dal pauone s ne da altri » eflere difturbata, in atto di couar levoua , & ridurre i fuoi partita licura perf che quan» Piacer do il Pauone canta fuori del fuo:confueto prefagifie monda- lamorte al fuo padronespofe il pauone fu'l tetto d’vna no cafa scoltitolo; EX CANTV MAEROR; fim- bolo delle mondaneallegrezze, che fogliono termina» re in meftitia, amaritudine s e morte; ben dicendo il Prow.14- Sauio Prou. 14: 13. Rifas dolore mifcebitur s & ex- 13. trema gaudij lultus occupat. Il canto della meretri- . .. ce€cantodi pauone , che finifcein affanno. San Ci- S.Cipri&- priano de Singul. Cleric. Nunc blanditias exbibet - meretrix , nunc verba mollia. Et quod venenofius elt fuper cunéta pfallere dele&tatury cuius cantu tole- S. Giro-rabilius eft audire bafilifcum fibilantem. La qual lame —armoniaSan Girolamo ad Gaudenti.chiama ; Z'ocis Plinio UV GEL LL DIVINI dulcedines per aures animam vulnerantes. > 369 Mentre il pauone contempla la fua rara bel- lezzas tutto fe nerallegra, ene feteggia, mà fe bada alla deformità de fuoi piedi , tutto fe ne addolora ; efi contrifta ; onde portò il motto ; EXVLT AT, Monda- ET PLORAT), imagine vera de imoadani yi quali ?° non prouano mai allegrezza perfetta , effendo i loro R- giubili da fempiterna triftezza intorbidati . bi wber, Apaleie ibi tuber: vbi mel ibi fel, proverbio antico. Nihil ' quidquam bomini tam Letum diuimitus datum eftydif- fe Apuleio 2. Florid. quin ei admixtum fit aliquid . difficultatis: vt etiamin ampli(fima quaque letitia fit quapiam vel parua querimonia , coniugatione qua» dam mellis , & fellis&o, î PELICANO Capo LIII. Vadra al Saluatore, che verfa dalle facro! Crifto fante vene il balfamo del fuo fangue ; .il PAUSE motto foprafcritto al pelicano , che fi fquarcia il pet- to, pet auuiuarey Ò fanare i figliuoli, STC HTS QVOS DILIGO ; confideratione d'Vgon Vit- torino (. 1. de Beftijs cap. 33. Pelicanus fanguine luo pullos liwando viuificat , quia Chriftus proprio fan- guine (uo redimendo lauat. Mors enim pelicani s paf fio eft Chrifi. Fd il Cardinale Pietro di Damiano lib. 2. Epift.18. Sapientia Dei in cruce pendens latus Pietro apernit : ficque peremptos ad vitam facrofantti fan: Panaro guinis fut profluuio reuocantt . 29 371 Alfonfo IX. Rédi Spagna, ò fia Giouanni II. Rédi Portogallo; ò forfe, e l'vnope l’altro diquefti Monarchi » rapprefentò fe reffo nel pelicano che fi y° © . laceraia le vifcere; PRO.LEGE, ET PRO Prendi GREGE che tanto efprimeuafi nel motto > di- P chiarandofi pronto per difefa della Santa Fede, e de fuoi popoli è profonder il fangue, ed lafciarui la vita. Il Padre Francefco di Mendoza, nel fuo Viri- dario Orat. 1. de Ortu principis Hifpani ad honore del detto Ré Giouanni così; Z'ereres quondam Re- ges, vt fuis medicinam morbis inuenirent » ‘puero- rum fanguinem » quo fe infunderent effundebant . Ioannes , vt fuorum malis ciutum mederetur 3 futs ipfe manibus vellicabat fibi peétuss lancinabat ve- È, nas s exulcerabat corpuss intima ad precordia pe- netrabat , vt quidquidopisinfe effet, totumidin fuo- rum f(alutemciuium., feu vt dicam» potius filiorum exbauriret. Verè Pelicanusy qui vt filios fat uretty efurit; vt potets fitit; vt reficiat » deficit; vrfagi net marcet; vt fucco implears & fanguine baufto fuis e vifceribus cruore extabeftit &c. Che poi fia proprio di vero preacipelo fifceratfi , qual pelicano, perla vita » e falute de fudditi nelo dimoftra Xifilit no, quale rapprefentando l'Imperatore Otone , in at- to ditogliettì col violento ferro la vita, feriue che diceffe quefte parole; Faciam vt omnes intelligant, Xifilino quem Imperatorem eligèritis s quinon vos pro fe, fed fe pro vobis dedit. 372 Conuienfialpelicano; che col ferirfi il pet- 00» tofollieua i fuoi figliuoli , il motto » feritto alla lancia Crocifif d'Achille $ edanco adaltri corpi; EX. VVLNERE ‘° SALVS » feruendo per imagine del Crocififo 3 dal- le cuiferite vfcì la falute del mondo; ciò che forfe volle inferirl'Ecclefiaftico 4.16. Sapientia fils fuis Ecdefiaf vitam infpirat ; & fenza forfe ne proteftò l’Apo» # 1% ftolo 1. Petri 2. num. 24. Cuius limore fanati eftis, 1 Pes.» Effendo veriffimo il detto di Sant'Ambrogio lib. de 4 Spiritu San&oc.8.ches Plaga Chrifi noftra mediti» 5. Ambre na eft; ehe però quando gli Apoftoli colà nellhorto 8. ;& voleuano difender Crifto conl'acutezzadel ferro jegli : |. fofpefe 370 Veon Vitsorine » Luc. 22. fofpefe quei colpi, gridando; Suse v/gue bue. Luc. su 22.;1. Noluitenim, (piega Ambrogio perfecutorum vulnere defendi, qui voluit fuo vulnere omnes fa- nar. . 373. Conla Psa del pelicano; che col ferirfi il petto auviua i fuoi morti figliuoli , ed il motto; , MORTVOS VIVIFICAT ; Monlignor Arefio S.‘Moni- formò bell'imprefa » ad honore di Santa Monica » la A quale col fangue delle fuelacrime, e con le fue fui- {cerate perfuafiue » diedela vita fpirituale al gioninet- ‘ to Agoftino , che già fi vedeva morto » ed alla tede 3 ed alla gratia ; e ciò forfe volle inferire il medelimo Agoftino 1. 9. Confefl. c. 9. mentre di lei ferifle . Agoffino Nutrierat filios » toties eos parturiensy quoties abs te deniare cernebat. 374. Setutti i pulcini del pelicano abbandonano lamadre: vn di loro, quello che più de gli altri é fui- {cerato » le ftà fempre a canto, € l’ofleruò Bartolo- meo Anglico lib. 12. che però il Lucarini ne fece im- prefa col motto; MANET AMANTIOReciò San Gio: ad honore di San Giouanni Euangelifta , il quale Euang: mentre tutti gli Apoftoli intimoriti fuggirono, intre- pido fe ne ftette con Crifto infino all'vItimo fotpi- ro. Egliè dunque viuocaratterese marca efpretta d’- amicitia vera » il trattenerfì è i fianchi dell'amico , e non lafciarlo benche affannato» e moribondo ei fia. Ma[P}mo Maffimo fer. de Amicitia. Equi bonitatem in bello, amici vero fidem in calamitate iudicamus. I{ocrate Ifoerate ad Nicoclem ; Amicos probabis ex calamitate in vita» & communicatione periculorum + Aurum enim igne probamus s amicos in aduerfa fortuna co- gnofcimus . E Lodouico Ariofto Cant. 19. ft. 1. cantò fimilmente ; Che quel» che di cor ama, riman forte è Et ama il fuoSignor dopo la morte. 375 Ideadiperfona vitiofa » ed indegna è il pe- Pecca- Jicano, il quale habitando ne i deferti » fi pafce di vi- TAR pere » edirofpi &c. onde merita il motto; VEN E- sio NATA DELECTANT , oficruationedì San Gre- Mini e gorio Papain Pfal. 201. Pelicanas anis eft amans fo- litudinem » in qua venenatis animalibus vefcitur ; . & ideo per cam peccator defignatur, qui in deferto buius mundi corde habitans s arumnofis buius vite captus illecebris 1 VENENO DELECTATER diabolica perfuafionis . 376 Nella Canonizazionedi San Carlo ) fù alza- to ilpelicano , che fi fquarciava il petto , per trarne fangue » à beneficio della prole col titolo; T A N- TVS AMOR, tapprefentandoci come il Santo fi fuifceraua nelle fatiche per dar vita , e nodrimento . fpirituale è fuoi popoli. Serue altrefì queft’imprefa Eucari- è Crifto nell’Eucariftiay che per eccefto di carità infi- Arioffo S.Carlo Ì z yi è È si. ._ nita offre il fangueall’altrui mantenimento; Quis pa- fofomo Sorouesproprio pafciteruore ? San Giouanni Crifo- ftomo Hom. 83. in Matt. e quid dico paftor? Ma- tres multa funt, que post partus dolores filios alijs tradunt nutricibus. Hoc autemipfe non eft paffàs» fed (1 nos proprio fanguine pafcit , & per omnia nos (ibi coagmentat . | 377 Lo Suifcerato, nell'Accademia dei Caccia- tori di Venetia, hàil Pelicano » che tifquarcia il feno, er pafcere i figliuoli » col cartellone; VISCERA Educa- VISCERIBVE. I figlivoli che fono parte » c parto zione fia dellevifcere paterne » deuono con ogni fuifceratezza para, efiere trattatiye fouuenuti; tale [ddio, qual pelicano, er fouuenir gli buomini , che quali cari figliuoliegli pese ORI ci ko pnt feno il fio Faso, - ag che ben poteua dirfì , che era levifcere dello fteffo Pa- S dre. Cornelio è Lapide fpiegando le parole di Zacca- Luc.1.78 ria Luc.1.78. Per vifcera mifericordie Dei noftri PELIGCA NIO! Capo: LIII. 131 @&c.dice così; Caufam Meffrx incarnati affignat vi Cornelio fccra mifericordia, ideSt vifceralemy intimamqueyto 4 Lapide ex imo cordisfinu, fundoque manantem mifericor- diam Dei noStri, qui fumma miferie noftra mefertus) vt illi fuccurrerety fua vifcerazideSt filium fimm V ni- genitum ineius incarnatione dedity & quafi in nos effudit . 378. Trouafi ancora il Pelicano » che col fangue | fouuienela prole » fegnato coltitolo; PARIT » ET Crito REPARAT. Iddio qual pelicano » come ci diede crocifif= creandoci la vita » così redimendoci» ne la riftorò . !’ San Bernardo trat. de dilig. Deo: Sitotumme debeo S- Bernar pro me fatto, quid addam iam pro me refetto, & re- 9° feîto hoc modo ? Nec enim tam facile refeÉtus > quam faîtus. Nam qui me femel, & tantum dicen- do fecit, in reficiendo profetto, & dixit multa, & geffit mira, & pertulit dura ynec tantum dura , fed & indigna Te. PERNICE Capo LIV. 379 ( Cipione Bargagli » dininfe due pernici maf- S chio 3 & femina » ciafcuna delle quali in di- uerfi nidi ftà couando vna parte delle vuoua,che fono daloro generate col motto; EXCVBAT VTER- Attenda QVE SVA) infegnandoci che nelle famiglie cia ©'2!cuno icuno debba attendere, à ciò, che fpetta al fuo vfhcio, al fuo po & effequire ciò che ricerca il fuo polto. Attenda il NS, marito à i negoti) efterni; badi la moglie all'economia domeftica ; che tanto infegnò Andrea Tiraquellio Leg. x. Connubiali. Zi forenfiay & extranea cu- Anér. ranto; Vxores domeftica adminiftranto &c. Così Tiragu. Clitenneftra , appreflo Euripide , diceua ad Aga- mennone fio marito ; Quin tu foris qua funt agas negotia: Curas ego traltabo domeSticas . E Naumachio Poeta Criftiano,riferito da Stobeo cap. 71. dice anch'egli alla femina; Externanegotia , que conficere poteft > ipfire. Nauma- linquas » chio Tibi vero cura 1eì familiaris fit, & cuftodia domus + 380 Suolela pernice rapire ad altre le voua, & couarle nel proprio nido » come fe fuffero fue , nel qual propofito hebbe ; FOVET QVA NON PEPERIT ; è conaltri; DIREPTA FOVET. Ma che? Quando i pulcini fono e nati , edvn pò po- co crefciuti , volano ai proprij progenitori , e lalcia- no fichernita la lor finta madre. Mirò è quefta natu- ralezza Geremia 17. 11. Clamauit perdix » congre- Ierem. 17 gauit quenonpeperit » faciens diuitias fuas non cum 11. iudicio y dir volendo che îl demonio » qual malitiofa Demo- pernice cerca tirare fotto al fuo dominio l'anime no- 2!° itre » le quali non fono fue, mà d’Iddio » che le hà create; Perdix diabolus elt » tcriue col parer de gli S.Agoffi- antichi Sant'Agoftino 1.9. L. de Paftoribus c.12. con- "° gregans quanon peperit . Non enim ille creator , fed deceptor. E quetta pernice alparer d'Ambrogio idea e'vnauaro » che s'viurpa ciò che nonéè fuo, màche AÒaro poi è aftretto dà rendere a ilegitimi padroni ò à la- iciare » voglia » © non voglia al tempo della morte. Luarusopesmalis artibus conquifiras corrodit quas S.Ambro tamen mox aut inuitus veris poffefforibus reddere , gio lib. 7. aut vjiamearum morte preuentus amittere , & alys cpift. fape numero ingratis relinguere cogitar . 381 ll pollo della pernice, benche non fia per anco perfettamente nato » ne deltutto vfcito dal gu- {cio , ecorre sevola à procacciarii il cibo; onde por- tò ilmotto ; NVLLA MIHI MORA ESI, ò vera= Euripide 132 veramente; NON SVSTINET MOkAS, fim- Pueriria bolo di pueritia viuace ; e di follecitudine tutta impa- viuace tiente , edoperaria. Lucani]. 2. Lucano Tolle moras: feinper nocnit differre paratis, Ed Quidio lib.-3. de Arte. Vrendumeft atate : cito pede labitur atas Ne bona tam fequitur s quam bona prima uit Allo fteffo corpo Monfignor Arefio diede; TENE- RE QVIS POTERIT , facendoneimprefa per San Gio, San Giouanni Battifta , che ancora prima di nafcerey Battifta ancorchiufo nell’viero materno » non può contenerfì, che con viui atteggiamenti non fi fpinga verfo Crifto; Gio: Cri- Nondum nafcitur, & faltibus loquiter , San Gio- Sofftomo - vanni Crifoftomo ap. Metaphraft. rondum ducit vi- tam » & Deum pradicat: nondum a/picit lumen, & folem indicat : nondum parttur , & properat pracur- rere:non fert enim prafente Domino contineri: non Suftinet natura expettare terminum fed contendit rumpere carcerem ventris &c. 382 Giouanni Ferro, à due pernici, che combat- tauano infieme , per vna femina » che ftaua loro al rif- Riualità contro , diede; VRGET AMATA PRESEN- Prestza TIA; chedimoftra rivalità. La preienza del Pren- di Pren- cipe è quella che auualora i Sudditi a combattere vi- cipe rilmente. Teodofio ad Honorio fuo figliuolo ) ap. Claudian. în 4. Conful. Honorij ; Claudia» Nunc eques in medias equitam te confere tur- no mas, Nunc pedes affiftas pediti. Tum promptius ibunt Te focio ytunc confpicuus gratufque geretur Sub te tefte labor. Similmente la prefenza d'Iddio , con mirabile energia ne perfuade à combattere contra i vitij. Nam fi fe- niorum , aut praceptorum, aut magiftratuum , vel parentum afpettus monet ad reuerentiam y & mode- ftiam , & fua prefentia vitam s morefque corrigit: quantum putamus ad honeftatem s virtutemque pra- fidium contingere anima » fi emergens fuper omnes creaturas, Deumincreatum fpettare didicerit. Filo- ne lib. de virt.& legat. ad Caium 383 La pernice femina, riuolta verfo il mafchio, hebbe dal Lucarini; AVDITA VOCE FOE- CVNDA; ò pure; AVRA, VEL ODORE GIGNIT, motti cauati da Plinio » ed Ariftotele; alla quale altri diede ; AFFLATV FOECVNDA, Verg. che può feruire perl Annuntiatione di Maria Vergi- Annun- neyla quale fenza opera virile mà folamente col rice- tata uere l’ambafciata , fattale per parte d'Iddio, diuenne S.Fulgen mirabilmente feconda . O coniuniio fine fordibus sio fatta! efclama San Falgentio de Laud. Virginisyvbi maritus fermo ef, & vxoranricula. E Sant Eleute- rio, Vefcouo di Tornai ferm.in Annuntiat. Virg. 0 S.Eleute- Virgo Beneditta s ò Virgo à Conditore mundi praele- 10 fa » illum gui ante omnia fiecula genitus eft abfque matres ab ererno Patre concipiesymater effetta abf- que alicuius viri copulatione + Ibi enim auricula vaor fuit y Angelicus autera fermo maritus extitit. 384 . Ipermicotto y chenonancora perfettamente Vita hu- nato, già camina, già vola, col gufcio attaccato, heb- Ouidio Filone Ebres mana be dal Ferro; VIX ORTA FVGIT, figura efpretla della vita humana ; tutta labile » tranfitoria se Giufo fuggitiva. Vitahec non manfioy fed via ad alteram a vitam Giufto Liplio Centur. 1. ad Belg. Epift. 20. eneca e Seneca Epift. 24. Quotidie morimury quotidie enim demitur aliqua pars vite, & tunc quoque cum cre- Setmus vita decrefcit stunc ipfiwm quem agimus diem cum morte diuidimus . 385 Sieguono i pernicotti la madre putatiuay in- VOGSE LL'T ‘Lib. IV. fin tanto che s'incontrano nella madre vera » quale da Ritorna. loro conofciuta al fuono della voce,immantinenti fie- Te guono; lafciando quella, che eraloro, non madre, mà nutrice s_ e come difle il Lucarini ; REDEVNT AVDITA MATRE; talii peccatori, che erraua- Pecca- no, diftratti dalle lufinghe ingannatrici del mondo; tore del fenfo, e del demonio, ali’vdire il fuono dell’interna vocatione» ò l’efterno della parola d’Iddio y fi danno à feguire il Creatore. Vgone Vittorino lib. 1. de Beft. Ve, cap.j0. Cum pulli voceni propria genitricis audiunty” ***erin0 quodam naturali inftintta, camrecognofeunt. Simi- liter cum aliquis diabolo fubietius fuerit y & vocem Ecelefiaftica predicationis andits ad Ecclefiam, quafi ad genitricem propriam, relitto diabolo tranfuolaty vt Sub alis dinina protetionis vlterius in pace vinar. 386 La pernice vedendofiinfidiata dai cacciato- ri fuole corcarfì coldorfo in terra , & afferrando coî piedi vna zolla » con quella firicopre, e fi falua; A FACIE PERSEQVENTIS ; imprefa dî Mon- fignor Arefio. Nelqualpropofito il Lucarini intro- duffe la pernice medefima à dire; TVEOR DVM TEGOR. Dunque ò fi parli della memoria della Memo” morte, quefta ci difende & afficura da gl'inuifibili 119 dCN3 nemici, come infegnò San Gregoriol. 13. Mor. e. 10. ?°! Perfetta vita eft mortis meditatio , quam dum iufti S- rego follicitè peragunt » culparum laqueos enadunt ; ò.fi 7° Pps parli della morte medefima > e del marmo fepolcrale, Mortes quefti mentre ne copre , ne ripara da tuttele infelici- buona tà, e miferie. Seneca in Confol. ad Marciame.19.& Seneca zo. Exceffitfiliustuusterminos » intra quos feruitar: excepit illum magna, & aterna pax ; non pauper- tatis metu, non diuitiarum cura » non libidinis per voluptatem animum carpentis flimulis inceffitur&c. tandem ibi confiftit s vnde nibil eum pellatyvnde ni- hil terreat . 387 Mentre le pernici anco frà le mani dei cac- ciatori fi coprono fotto vna zolla di terra » loro ben fi potrebbe foprafcriuere; ET DEPREHENSA LA- TENT; efonovnritratto dei rei malitiofi , i quali Scufarfi benche fiano nelle mani della giuftitia , fi nafcondono fotto il riparo delle fcufe , e dell’aftutie Efurini, & Mas 25 non dediftis mihi manducare: fitiui x non dediftis mi- 4** hi potum &c. Matt. 25. 42. dirà Crifto ài Repro- bi; effi ad ogni modo; Domine quandote vidimus efurientem > ant fitientem &c. & non miniftrani- mus tibi ? nel qual luogo Origenein Cat. Aur. D. Thom. Malorum hominumeft culpas fuas excufatio- Origene nis caufa y aut nullas effe oftendere » ant leues, & pancas . PICCHIO Capo LV. 388 pp Anfiil picchio sù i ramide gli alberi, maffi- P me di quelli in parterofi dalla vecchiaia » e picchiando col roftro» ne fà vfcir le formiche per ci- : barfene , nelqualatto hebbe; PVLSANDO TAN- Oratione DEM); E dinota ; che conla perfeueranza sot Peteue- tiene ciò che fi vuole . Di colui che cercaua il pane *°""© dall'amico, protefta Crifto , che ; Si perfeueramerit pulfans -» dabit illi quotquot habet neceffarios Luc. 111.8 11.8. D’Annala Profetetla afferifce il 1. de Ré cap. t.nu.12.che ottenne da Dio la fofpitata prole; Cwmz 1. Reg. 1. illa multiplicaret preces coram Domino » il tutto 13- perche ; a/fiduè fonabat eadem , commenta San Gio: Cris Giouanni Crifoftomo Homil. 1. de Anna, nec defti- foffome tit y[dem verbis iterandis , multum temporis abfu- mere - & crebriss & frequentibus precibus adijt Deum. A fauore della Cananea s’interpongono gl*- Apoftoli', perche non defìfteua di replicar l’inftanze; Di- PICCHIO Capo LV. 133 Matt.18 Dimitte eam » quia clamat pot nos Matt. 18. 25. 23. e la vedono ne fuoi defiderijeffaudita. Infomma in- fegnaua San Bafilio Magno Conftitut. Monaft.cap.2. S. Baflio Nulla laboris fatigatione debere teà fufcepro pro- : pofito defilteres vt videlicet quandocunque aliquid petieris , neque impetraneris > tamdiu perfeueres » quoad impetres . vi 389 Ottauio Ferro al picchio che ftà percoten- Studiofo gol’albeto foprafcriffe; LATENTIA TENTAT; perfpi- applicando l’imprefa ad vno ftudiofo , d’intelletto Cas fpecolatiuo , e perfpicace» che bada ad inueftigare Crifto dottrine recondite , ed arcane &c. Il Verbo d'Iddio giudice penetra così adentro » che per fino i (ecreti dei noftri Hebr. 4 cuori fuelatamente diftingue ; 7 iwus eft enim fermo pa Dei, & efficax & penetrabilior omni gladio anci- piti &c. Hebr. 1. 12. Conla metafora d’vna fpada di duetagli fpiegò fe fteffo Paolo; edintal guifa; Mi Frane. . bividetury diceil Ribera ita volniffe fignificare vim Ribera . penetrandiy vt fimul vim nocendi ostendereò Vi detur ergo perinde effe ac fi diceret.. Nibil'eRttamà — abfeonduum,quonon perueniant oculi Chriftis & vi 0.° quo non perueniant eius manus, & poteftas + 390 ‘Scriuendo Plinio ; che‘il'Picchio afcende 3 e Opera- camina sù gli alberi direttamente àfembianza di gat- uone iN" to; L’Abbate Ferro gl diedez RECTA SCAN- foabin DIT; perdinotare l’indole incolpabile » e virtuofa d’vn fuo nipote, che crefcena accoftumato, vbbidicn- te, qualificato &c. lo-fteflo ‘afferendofì dalle Sacre Sap. 10. Lettere ad honore del Patriarca Giacob Tuffum de- Io. duxit per vias reîfas , E 'oftendit illiregnum Dei . Sap. 10.10. E molto bene conuienfi anco l’imprefa è chi fi porta all'ottenimento di pofti elevati » dignità, gradi s ed bonori , non con mezzi vitiofì » ed indegni» mà caminando perle diritte ftrade della virtù ) e del merito. i 391 Comeil Picchio; folamente toccando con cert'herba , caua dall'albero il chiodo » che vi ftaua . profondamente conficcato ; EDVCIT TACTV, Santi, e ilLucarini; così i Santi , col folo contatto leuano sei lor virtù mali dal corpo y ed idiffetti dall'anima; Vrolazit a me 1/2.6.6. ‘vnus de Seraphim, parla di fe medemo Ifaia 6.6. & tetigit os meumy& dixit: Ecce tetigi hoc labia tuay & auferetur iniquitas tua y& peccatum tunm mun- dabitur. Crifto incontratofi nel Giouine defonto di Luc. 7. Naimosà pena; Tetigit loculum Luc.7.14. cheeftraf 14. feil cadauero non più cadauero » mà corpo fpiritofo, e viuo dalla funefta bara; & refedit qui fuerat mor- Mast. 8. tuus nu. 15» A pena sincontrònel lebbrofo; Etex- 3 tendens manum tetigiteum; Matt.8. 3. che la lebbra, qual veloce lepre vici fuggendo dalla felua ofcura » e metta dell’intetto fuo corpo; & confeflim mandata eft lepra eius y iui. A pena s'appreffa al letticciuolo della Socera di Pietro febbricitante » ed affannata » e Mare. 1. per lamano l’afferra » che altatto del Saluatore; Ap- 31. prebenfa manu eius: continuo dimifit eam febris . Rimorfo Marc. 1. 31. Non altrimenti il rimorfo di confcienza, di con- con repplicati colpi picchiando al noftro cuore » indi icienza ne caua ivitijy che vi ftauano per forte nafcofti ed appiattati. PINTADELLO Capo LVI. 392 N Ell'Indie Occidentali » c nel regno della nuoua Spagna nafce il Pintadello » quale fuol tar il nido sù quei rami delle piante, che pendono Traua- fopra l’acque; e ciò per difenderlo da i gatti ; che fo- glio ne gliono inidiarlo. Così dipinto » col gatto vicino , diferide hebbe dall'Arefio ilmotto; VALLABIT ABIS- SVS; etale Iddio co i mali,che d’intorno à noi inon- dano ci ditende 3 e col mezzo del demonio, e dell'in- Demo- ferno medefimo; ci falua » ed afficura. Sant’ Ambro- nio nes gio de Penirene. lib. 1. cap. 13. efaminando ciò che®e culto Iddio parlando di Giobbe diffe al Demonio ; Ecce ®!"C€ in manu tua efty veruntamen animam illius ferua Tob. Iob 2.6. 2. 6.cosìefclama; Quanta vis Chrifti vt cuftodiam S. Ambro hominis rmperets & ipli diabolo , qui (emper vuls no- 8i° cere! Sani Giouanni Crifoftomo è di parere » che il Profeta Daniele; là nel Lago foffe difefo , nonda gli \ Angeli,mà dai Leoni» Ferey non folumnon denora Gio: Cri- bant,fed etiam Danieli erant loco farellitumyin Pfal.SfFomo 100. c Martiale lib. 1. Epigr. 14. apoftrotando ad vna lepre; nel teatro Romano perfeguitata dai cani, così cantò ; Si vitare canum morfus lepus improbe queris, Martiale Adqua confugias ora leonis habes . «PIPISTRELLO Capo LVII. 393 PER fimbolo d’Eretico Monfignor Arefio lo dipinfe volante di notte tempo ; facendo Eretico lo dire; ILLVMINATIO MEA. Sant Ambrogio lib.1. de Abraamcap. 2. Semper perfidis nox eîtsque s. Ambro lucem Chrifti tenebris obducere & quantum inipfis gio ef fufcare conantur. Omnes fenfus hareticorum , Filippo diceua Filippo Prete cap.24. in Iob,notti,& tenebris Prese comparandi funt &c. 394. Don Diego Saauedra ; col fare il pipi@trello, che tuggiua dalla faccia del Sole » gli foprafcriffe ; EXCOECAT CANDOR; fimbolodi perfona Inuidio- inuidiofa , che fi chiama offefa ; e mal puòfofferire fo l'altrui nobile , e gloriofa chiarezza; ben dicendo Se- neca Epift.52. Humanus oculus caligat în aliena luce, Seneca E fimbolo altrefì della malignità » che dal chiarore della virtù refta diffipata , efugata. -395 Allo fteffo; che fugge dalla vifta del Sole il Padre D. Arcangelo Conter diede ; COECVTIT Sa0lo LVMINE. Tale Saolo , all'hora quando ; Cir 44. 9:3. cumfulfit eum lux de celo rimafe cieco; apertifque oculis nibib'videbat. Tale anco l'huomo carnale,jnon Modano capifce le cofe d'iddioze come diffe l'Apottolo; Non 1: or. 3» percipît ca que funt fpiritus Dei. An-fomma ciafcun 14 huomo refta acciecato,quando prefume:di fiffartrop- 3. po curiofa , ed arditamente le pupille» è penetrarla jmpene- luce inacceffibile de gli arcani divini ; ben fapendoli £.abili che; Qui ferutator eft maieftatissopprimetar d glo Prouer. ria. Prouer. 25.27. 25,27» Il motto foprapotto al pipiftrello; SVRGIT IN OCCASV nondifdirebbcà ciafcuno dei Santi Mar- Martire tiri il quale nel tramontare della vita , forge all’ac- quifto della gloria. Pier Crifologo, riflettendo sù le parole d'Erode, fcrittein San Marco 6.16. Quem ego Marci 6. decollaut Toannem» hic & mortuis refiwrextt. Sere 16 173. così ad Erode riuolto ragiona . Joannes ref: Pier Cri- rexit» ficut fateris: ipfa non bic perfonay fed in- fologo firmitas perit: non hic Ioannes, fed mors magis tali morte fuccubuit ; illufa eft pena » carnifex babetur irrifus : ipfa eSt cognitoris miferi decepta fententia » qua interempeum non perdidit, fed promonie . Rietce anco l’imprefa tutta proportionata alla maluagità ere- ticale, cheeffendo rea » e timorofa » di notte tempo fuol congregarfì; perlo quale rifpetto i Caluinittisco- me fcriue il Padre Famiano Stradayfurono da princi» pio detti Vgonotti, poiche di notte tempo foleuano congregarti in nonsò quali cauerne alla porta , che chiamano d'Vgo nella Città di Turs, oue prefe prin» cipio, ed aumento quefta credenza . 5 369 . Sogliono 1 mondani , con'ogni anfietà por- Monda- tarfi verfo lo fplendore della caduca bellezza l'a no M a Erefia 13 la luce i efante metallo » everfo la chiarezza de i tranfitorijhonori s mà rifiutano poi affatto ogni luce celefte » ò di gratia » è di gloria. Mi parue percio 3 che tal forte digente poteile rapprefentarfi.in vn pipi- firello ; che volando s come é fuo coftume » verfo vna candela accefa porttaua-il motto ..M A IL BEL LVME DEL CIELO ODIO; ED. ABHOR. Db 24 RO, della qual forte di gente Giob. 24.13=/p!î fue» E” vuntrebelles Inmini a nefeieriant vias eius nec reuerfi funo per femitas cins ‘nel qual;luogo San Gregorio Papak16:Morak. cap. 24 Plerunque perugrfia & cognofeunt reftaque fequi debeant, & tamen fequi defpicinnt qua cognofeunt » lungini ergo rebelles funt ; quia fua defideria fequendo » bonum defpiciunt quod nouerunt + qutmna i. 397 -Percheilpipiftrello fuotportaxe i pulcini fot- tol’ali, vno per banda come » natra Plinio. 10. €. . 61. y it Euearini così figazand 0» netece imprefa noes IN colmetto 3 EP MECVM' PVLLI 3 applicandola è SO Maria Vergine » che portò ftretto al fuo feno vergi- nale: il fanciulletto Crifto.3' per lo. viaggio lunghifti= SL Rone mo dà Nazarette all'Egitto San Bonauentara Opufc- mentire. de Meditat.vit:Chmifti cap. 2-Fugiebat Dominus an- tefaciem:-feruî,: into potiws: feru diaboli » Portabat ‘eummater tenera, & innenisvalde &T Santins 10- fephvireius in Egyprem per viam filueftrem ca Nel qual propofito ifacri Interpreti fivagliona dell’- Iaia 19. oracolo d’Ifaia cap.19.num, 1. Ecce Dominus afcen- I. det fuper nubem leuem » & ingredietur. fezyprum We. 398 Sogliono i Pipiftrelli » in ogni accidente di Aiuto © loro bifogno paiutarfì l'en l’altros attaccandofi di ma- fcambie no inmano; efacilitando intal guifa il loro intento; po perà mi parne che pateffe loro conuenire il motto ; MVTVA NITVNTVR OPE, che dimoftra fcambieuolezza d'aiuto, infegnata così dalla natura; come dalla politica humana ; ben fapendofi, direbbe Menandro che ; | i Manus manum lauat & digitus digituna + E di nuouo . i i Firenim virum »& ciuitas faluatcimitatem. RONDINE Capo LVIII. 399 YL motto,chenell'’Ombre apparenti. del Ferro [ fi vede applicato alle rondini; HYEME AVOLANT è tutto efpreffiuo deî falti amici, i qua- li nel tempo delle calantità ci abbandonano . Cancet- to inuecchiato nellebocche de gli antichi , frà i quali hora Cicerone /. 4. dd Herennium ; Vt hirundines aftinotemporepresto funt s frigore pulferecedunt . Ita falfi amici fereno vite tempore prefto funt » fi- mul atque fortuna hyemem viderint » euolantomnes ; Ed hora Quidio 2. de Pont. Diligitur nemo, nifi cui fortuna fecunda ch s Qua fimalintonuit, proxima quaque fugat . En egononpaucis quondani munitws amucis y Dum flanit velisanra fecunda meis: Vi fera nimbofo tummerunt aquora ventoy In medys lacera nane relinquor aquis Similmente Lodouico Ariofto Cent. 19. ft. 1, Alcunnon può faper da chi finamato 4 Quando felice in sù la rota fiede; Però c'hàiveri, e i fintiamiciàlato y Che mottran tutti vna medefma fede. Sc poi.ficangia intrifto' il lieto ftatos. Volta la turba adulatrice il piede; E quel che di cuor ama rimam forte è Etama il tuo Signor dopola mote, S. Grego- rio Papa Amici falfi Cicerone Quidia Mrioffo Vi GEL LI (Lib: IV; 400 Altri figurandole rondini » inatto di vola- Pruden- re; le introdufica dire; ALIO HYEMANDVM;z2 ò veramente HIBERNANDVM, mottoche può dinotare prudenza in fuggir ciò, che pregiudi- __ . ca » ed appigliarfial meglio ; mà veramente dimo. Amico {tra amico finto y ed intereffato » che fràle miferie fi alfo ritira, es'allontana. Quid. 4. de Pont. Eleg. 3. Dum mea puppiserat valida fundata carina è Qui mecum velles currere primus eras; Nunc quia contraxit vultum fortuna , re- cedis + i Enellib. 1. Tri&. ) Donec eris felix , multosnumerabis amicos , ì Tempora fifuerine nubila » foluseris. 401 Senza vfare veruna partialità s più ad vno de i fuoi figliuolis che à gli altri > fuole la rondine Educa- dare è tutti egualmente la ttelfa quantità , & qualità rione di cibo;.il che offeruando Giouanni Ferro le diede; Egualità SINGVLIS EQVE ammaeftrandoi Prelatizi © Maeftri, e i Padri dt famiglia è trattar nella. fteffa guifa.i\{udditi, i difcepoli, ed i figliuoli, San Am brogio L. de Iofeph. Iungat lberos equalis gratia y S.Ambro quos ‘iunxit aqualis natura. Che buon Fadredi fa- 5° miglia era egli mai.Paolo Apoftolo 3 il quialeripartiva 79 il cibo fpirituale } non con riferua di partialirà, mà : egualmente; Omnibus qui fent Rome. Rom. 1, 7. Rom 1.7: Nonenim apud ipfum; commenta quì Teodulo, eft Teodslo difcrimen inter diitem , &T':pauperems con giufta equalità pafceva tutti, aiutaua rutti &c. Simile con- cetto parimenti efpreffe anco ilSig. Don Carlo Boffos conl’imprefa della rondine 7 che pafcendo i fuoi figli: Prouî- uoli , pofti nel nido, tencua il motto; CVIQUV E denza SV VM fimbolo di Padre» Prelato ye Giudice, che àciafcuno difpenfa ciò che loro è douuto s imitando inciò ilSommo Iddio; Qui dat efcam omni carni. Pfal.135 Pfal. 135.25: 25. :1.402. Per vn Cawalicre, cheeffendoin età giova. nile, foleua prigatamente effercitarfi in attiomi caual- lerefche s perpoter poi è fuo tempo» con acquiftodi gloria; operarinpublico.; fù potta larondine gioui- Efferci- nettasche trattenendofi co i piedi fu'Inido, ftaua fuo. tari lazzando conl’alixcome che voletfe prouattied aunez- zarfì al volo scolcartello; N°E PRACEPS IN7Fegesio AERA. scientia enim rei bellice, dimicandi nu- trit ardatiam Vegetio ib.1. cap.1. Nemo facere me- tuîty quod fe bene didiciffe confidit wc. Lo ttello au- uertì Vgon Vittorino » de Inftità:. Nouit. Sepe iMlz 3 que in publico non valemis » neceflario quendam priusin fecreto exercitationis vfumexpofcunt, quia fi ca provfus in occulto neglisimus » vri poftmoduna eis, dum opus eftin publico nonvalemus, 403. Ilrondoneycaduto à terra,che da fe mal può leuarti; mà da altri riceuendo benche menomo aiu- to s felicemente vola» fù introdotto à dire; T E N- Aiuto DAM PAVLLVM MODO TOLLAR IN ALTV M; ò più fuccintamentescome diffe Monfi- gnor Arefio; ELATA VOLABO, dimoftrala neceffità dell’altrui affiftenza, ed opera; Quis da P/alhs54 bit mihi pennas ficut columbe,î® volabo cc. diceua 7. il Rè Profeta P{al.54. 7. Molti ingegni perfpicaci, mà in powerafortuna » quanto S'alzarebbero ima; nell'ac- quiftodelle lettere fe ritrowatfero chi delle toro aiu- Educa- to? I giouinetti ancora fono quali rondini è terra;s'al. Lone zeranno al volo della virtù quando vi tia chi loro dia la mano. ! 494 La rondine, che prima di fopportare l'angu- ftie della prigione» s'elegge di perder la vita; che gode di conuerfare per le noitre cafe , mà non di Aarui ri- Animo ftretta, e legata » dipinta fopra vna gabbia ; coi titolo; nobule AMICA, NON SERVA, dimofira animo nobile, Quidio Vgon Fitsorina RONDINE Capo LVIII. nobile, che vuol affiftere di fua elettione » e non vuol feruire violentato da altri. 405 Inlodedel Signor Luigi Capello fù figura- Animo tala rondine, che fi dichiara pronta à perdere j V I- nobile. TAM POTIVS, QVAM LIBERTATEM,; affetti , che dimoftrano animo generofo s e nobiltà Salluffio di {pirito» degna di bon republichifta. Salluftio de | Coniurat. Catilina ; Libertarem nemo bonus» nifi cum anima fimul amitut. E Bruto fimilmente dice- ua; Ex duobus alterum effe eligendum : aut vitam li- beram aut mortem gloriofam. Brufon.lib.3.c. 32. ex Tit. Liuio. 406 Larondinella in mare; che fi reggee ripofa fopra vn picciol legno » che feco fuol portare ; per va- lerfone in quella guifa y fi ritrova col motto; DE- FESSA, NON DIFFISA ; che dimoftra frà le Speran- .ffanchezze delcorpo vna fperanza tutta animofa, e za ViM coraggiofa. Quid. I. 1. de Pont. Eleg. 7. Ovidio Spes facit vt videat terras cum vndique nullas Naufragus ,inmedtjs brachia iattet aquis ; Haec Le vi viuat fo[for quoque compede vin- us; Liberaque a ferro crura futura putet. 407 Nella rondine foftenuta inmare dallo ftecco Croce , fù rapprefentato il buon Ladrone affiflo alla croce, e Buon La le fù pofto ilcartello; NE MERGAR. Sant Ago- drone flino t.9. tra&.2.in Loan. Inffitwit trgnum, quo mare S.Agofti- tranfcamus. Nemo enim potefttranfire mare buius nio Saculi » nifi cruce Chrifti portatus. 408 Monfignor Arefio » per i Santi Quaranta Martiri » i quali nello ftagno dell’acque gelate furono tutti infieme fommetfì » fece imprefa di molti ron- SS.Qua- doni della Germania 3 iquali nel rigore dell’inuerno fi rantà» euffano nell'acqua , ed iut coperti dal ghiaccio » fi trat- Mat. tengono fino alla primauera ; nella quale $ indi efco- no liberi, elieti ; e diedeloro; AD HYEMAN- S.Bernar DVM. Per San Bernardo che conduce a i rigori do della religione non folamente tutti i fuoi fratelli , mà anco vna fquadra numerofa d'altri giouinetti » po- trebbe feruir l’imprefa . Ad efprimere le qualità dei viuenti in quefto fecolo potrebbe addattarfi ; poiche ; Hyems eft vitaprafens. Gregorio Papa lib... Mor. Gregorio c. 18.» in qua nos & fiiam pesad fuperna erigit y Papa adbuctamen mortalitatis nottre frigidus torpor ob- firingit . x 409 Chi figuraffe vna fabbrica da più lati fpacca- ta » ed vna rondine, che da quella fuggendo s'allon- * — tanascolmotto; LAPSVRA DESERIT, efpri- Religiofi merebbe la prudenza di quelli » che fuggono dal Mondo fempre ruinofo , e cadente » ed aderifcono alle ficurezze della religione » e della feruità d’Iddio ; Giacomodi Vitriaco Cardinale , nella Dom. 2. Adu. Giscomo Hirundo LAPSVRA culmina DESERIT : & di Visria santtiprefentis feculi ruinam fugiunt ne cum ruen- ao te opprimantur, & ruant. 4t0 Per le Sante) Orfola, & fue compagne $.Orfola Monfignor Arefio figurò vno ftuolo di rondinelle » che volando paffauano il mare 3 conla fcritta ; VN- DE EXIERVNT REVERTVNTVR ; dir volendo che quell’anime » fi come furono create da Dio » così col fepararfi da i corpi , al medefimo Dio fecero feliciffimo ritorno » e fono parole di Salomo- ne; «Ad locum vnde exeunt flumina reuertuntury Eccl.1.7. ®t Hterum fluant Ecclefiaftes 1.7. Bryfon. 1 411 Alcibiade Lucarini , per dimoftrare > che Crifto Crifto conuerfaua ben fi hei palagi, e nelle cafe dei eos peccatori , mà però nons’addomefticaua ) operando ante nella guifa cheoperauano effi » figurò le rondini en- tro vna cafa ; que teneuano il nido, e diede loro ; DOMI , AT NON DOMESTICÉA. San 135 Pier Critologo Ser. 168. fopra le parole di San Luc. 15. Hic peccatores recipit &c. fcriue . Peccator Pier Cri- Deum non violat appropinquans » Dens peccatorem Sologo Santtificat cum propinquat . Pharifee Chriftus pec- cata non recipit , cum recipit peccatorem : quia Deus non criminisy fed bominis ef receptor. E Sant'- Ambrogio in Pfal:40..così introduce il Padre Eterno à ragionare conl’Incarnatò Verbo; Inter peccatores S. Ambro verfatus es- fed nullus vfus potuit adtetranfire pec- gio cati. Ita inter peccatores verfatus es, quafi inter «Angelos verfareris. 412 Lofteffo Lucariniyalla rondine » che ftà la- uorando il nido foprafcrifle; ET POSTERIS; etali anco gli huomini ftudiofi » e letterati , nidifica- Lettera- no co iloro volumi, così al mantenimento della pro ti pria fama, come al beneficio di tutta la pofterità . Monfignor Paolo Giouio , Prafat. in lib. Hiftor. Magnos profetto s & longè boneftifimos optimorum Paolo fiudiorum fruétus illi ante alios in hac vita capiffe Gionio exiftimantur, quiomnes ingeny facultates in id ma- ximè opus fanttifimo fine propofito contulerunt: quo & prodeffe bonis mortalibus ingenuo labore pof- fenty ET fui memoriam preclaro litterarum teftimo- mio POSTERIS commendare niterentur. 413 Quando perfortei polli della rondine fi tro- uano ciechi, la rondinella madre; conla chelidonia {uole illuminargli ; pertanto figurata con vn ramo- (cello di chelidonia nel roftro, in atto di volarfene verfo i pulcini ciechi , che ftanno dentro il nido, fù fegnata colmotto; REDDET LVCEM; òve- S. Carlo ramente con le parole di Tertulliano I. de Panitentia : NOVIT OCVLARE; eciò per inferire la riforma, che San Carlo fece della Diocefi » e Provincia Mila- nefe ; con la quale refe à fuoi figliuoli la cognitione » e la ftima delle cofe diuine. Giacomo di Vitriaco Car- dinale, Dom. 2. Aduent. Hirundo pullis vifum per Giacomo berbam chelidoniam reparans » defignar inftum pa- Vitriaco rere filios Chrifto » eofque per veritatis pharmaca il- luminare . 414 L’Abbate D. Giacomo Certani, infegnando ——_ che le cofe più care fi debbano abbadonare,per feguir La!ciar Dio ; fece vna rondine » che lafciaua il nido, portan- il modo dofì alpaffaggio del mare,colverfo; NON L’AR- RETRA L'AMOR DEL PATRIO NIDO. S. Girolamo Ep. ad Heliod. Licer paruulus ex collo pendeat nepos ; Licet fparfo crine , & fcifis vefti- S.Girola- bus vbera quibuste nutrierat mater oftendat . Licet mo in limine pater iaceat y per calcatum perge patrem > ficcis oculis ad vexillum crucis euola. Solum pieta- tis genus eftinhac re effe crudelem. 415 Mi paruebel fimbolo d'Anima contempla- tiua la rondinella è che fuole pafcerfi non pofando à terra, mà volando per aria » come che altro cibo non le fodisfi, che quello folo » che dal cielo le viene fom- Conte miniftrato ; che però le diedi; VOLANDO V E- platiuo SCITVR; o veramente; IN ETHERE PAS. x TVM. Vgondi S. Vittore l.1.de Belt. c.41. Hirun- Wgon do cibos Fefidensnon fumir » fedin aere herens efcas Vittorino edit, quia qui terrena non diligit , remotus à terrenis caleftia querit. 416 Larondineé idea efpreffa di loquace » ftre- pitofo » ed importuno che può fegnarfi col motto ; COL SVO GARRIR CI ANNOIA. Plutarn + libro de Garrulit. Iucundius cum prauis , dextri ta- Garrulo men ingenyj , habere colloquium > quam cumbonis » Plutarce fi fine garruli. E Martialel. 5. Crede mibì , quamauis ingentia Poftbume , do- Martiale nesy Autoris pereunt garrulitate fui » 417 Advnaichicra di rondini; = atto di pedi a 136 Mutatio» il Ray Don Chembino Brufoni diedeilmotto di Lu- ne cano; IN MELIVS, e vi s'intende ciò che fie- gue ; Mutare locum imprefa quadrante»così è chi paffa dal fecolo alla religione ; come à chi in mate- ria amorofa s'appiglia à nuono oggetto» ROSIGNVOLO Capo LIX. Ome il rofignuolo f fpicca dall'albero » 18 ? " C portandofi verto la vipera» dalla quale egli Lafcivo £ divorato ; ed è pofto col motto; RAPITVR OBTVTV; tali mondani incautisretanoattrat- ti dallo {guardo Infinghiero delle femine impudiche, Proser. Pron. 22.28, Infidiatur in via quafilatro, & quos 21.28 incautosvidevityinterfictet;Quette operationi di don- Para- na mal nata così rapprefenta il Caldeo ; Sicut ferg fraf. Cal- rapiensoculis infidiatury<® venatur filios infipientes, deo Fedro nella fanola 63. Fedro Quidam decedens tres veliquit filias; Vnam formofam , e aculis venantema viros . Per tanto ben confìigliaua Sant Antioco Hom. 17. S- Antio Eugiamus ilarum confortium » funt enim aliud nibil È viro quomwvirus prefentaneum s vt que animas no- firas fuis irretiant pediciss feuplagis venaticis, 419 Alrofignuolo, che fpiccando il volo dal ra- mo fì porta nelle tauci della vipera ) io diedi; SF %X INGERIT VITRO; motto forfe più proprio Foa per vn pefce cheentri nella nafla ) ò per vnveelletto {u@ che entra nellarete; & ferne per chi é fabbro del fuo male ; qual già Catone per bocca di Lucano fi ricono- {cewa d’eflere; all’hora quando portatot: con vneffer- cito ne ideferti dell'Africa, vedendoi fuoi guerrieri da quei moftruofi ferpenti morficato , e fcemato ; di- ceva}; Lucano male Nihil Apbrica de tes Nec de te natura quaror, Tot monftra ferenté Gentibus ablatum dederas ferpentibus orbem, Inloca ferpenrum nos venimus. Fffetto che anco da Ruperto Abbate in Genef. fù ri- conofciuto in Fua » la quale andò effa ad incontrarfì in quel moftro d'inferno, che doveua infieme conleiy Ruperto contaminare idifcendenti tutti; Mulier corpore, & vibbase ocuilis vagasdumincontinenter deambulanssfortè pro- Spettans qualis extra Paradifummundus effet, & dum ferpens vt pote aftutus dulcedini terra illius propius, & ambitiofius inbiat , locus diabolo datus eft,& occafio breuiter porreéayendetentaret Euam. Perlo che ben diceua Seneca. Stygias vltrò quarimus vndas. Herc.Furen AQR.1. i 420 Don Cherubino Brufoni » alludendo alla roprietà del rofignuolo di cantar meglio ingabbia: Religio» toy che inlibertà, figurò quet veelletto in gabbiaycol {o cartello ; HINC SVA VIOR, imprefa fpiri- tuale , e tutta propria di perfona clauftrale. 421. Suole il rofignuolo » mentre la femina nel . . Rido và couando » e maturando il parto » trattenerfì Diuotio- cantando è lei vicino) il che diede motiuo al Luca- ue della rini di farne imprefa col motto; MODVLATVR nouena PARITVR?%E, pervna gran Dama, che infacri effercitij. crattenuta » preweniua la folennità del Nata» le ; echebens'addatta a quei Predicatori, e Diuoti ; i quali con difcorlì , mufiche » orationi auanti al fa- cro Natale celebrano la Nouena. 422 Qualeé ilcanto ; che i piccioli rofignuoli odono eflere formato da i loro progenitori , tale è quelloche effi formano ) poiche; AVDIVNT ET REDDVNT.I noftri figliuoli » e fudditi fimilmente, corrifpondono in tutto » e per tutto al Seneca Giopis netti ViCoEL Li DibgIV. fuono » cheda i proprij Padri s e Prelativien formato, Miniftri Anco gli Ambafciatori ye Miniftri de Prencipi, ciò di Pren- che vdirono per ordine loro y palefano è fudditi infe- !P! —_ riori. EdiProfetie Miniftri d'Iddio » non altro an- Predica» nuntiano à i popoli, che quello appunto s che loro tori viene dalla Sapienza diuina fuggerito, Rom. 10.16. i Domine quis credidit auditui noftro ? San Giouanni Re 10. Crifoftomo fopra di quefto luogo; Nor dixit dotkri- Ds A na noftrey fed audituinoftro. V bi oftendits quod non fi Ra a proprium gliquid loquuntur,fed ea ipfa adminifiranty que audierunt a Domino. 423 Benche la natura fia maeftra del cantareà glivignuoli; adogni modo iloro progenitori non mancano d’ammaeftrargli con le loro mufiche note; e quefto ; SVAVIVS VT CANTENT; come che fappiano che quella giouinetta prole; EDO- CTA SVAVIVS, ammaeftrata riefce più deli cata nel canto » e più foaue ; tali molti Oratori, e Pre- dicatorisbenche habbino talenti naturali viuaciffimi, e che foli potrebbero feruire è farsi che eli cantaffe- ro molto bene ; devono ad ogni modo aprir l’orec- chio » ed imparare dallo »pirito Santo » che nelle Sacre fcritture,, e perboccadet.Santi Padri fauella ; e riu- fciranno in fommo grado eccellenti. Pietro di Da- miano Sernt.de S, Apollinaii così; Dominus in Euan- gelio » cumde mutendo Santo Spiritu A poftolislo- queretur . Ile , inquits teStimonium perbibebit de me y & vosteStimonium perbibebitis y quia abinitio mecum estis; tanquam diceret; Idcirco idonenm de me teftimonium perbibebitis è quia quidquia alios docueritis » longa conuerfationis a[fiduitate ipfi antea | did:ciftis . ESant Agoftino lib. 4. de Dottr. Chriftia- 5 Agofti= na cap. 5. Sapienter dicit homa stantomagisyvelmi-"° < nus s quanto in feripturis fanltis magisy minufue pro- fecit; que cum fapientia infeparabilem continent fo- lidam. elaquentiam . 424 Che nonlecofedelmondo, mì i foli efer- citij delle.virtù fiano poffentià fatoliare » e fodisfare al noftro fpirito » l’inferì Abbate Certani » col fa- _. re vn rofignuolo » inatto di mangiare di quei ver- E rai » che nafcono nelle farine ; ò veramente col fare ig sil vn gatto » che fi ciba d’vna lucerta ; ed il motto ; NONSAGINATVR; ofìa; N EC FA- MEM MINVET ; poiche mangiando di quetti cibi, in vece d’impinguarfi,vengono à Imagrire. Gia- como Billio Antholog. Sacra lib. 2. Me Mifernm, namgue omne meos iam deficit Gizcomo Artus ) Bilkio Robar ; & infolitus peétora languor habet. vAruit vt fenum mea mens . Curarwit autem? Scilicet oblita viuere pane fio. Panis enim virtus animi eft 3 probitafque s fi- defque » Et quidquid Domini lex memoranda iubet . Hic mentis cibuseft , hoc pinguis redditur illa, Augentnon minuunt carera queque famem. San Bernardo in Euang. Ecce nosreliguimus omnia , S- parlando dei beni mondani; Quid Dec vobis pro- “* funt? Non funt naturales cibi. Magis famem hbec prouocant » quam extinguunt. Panis namque ani- me iuftitia eSt;&folibeati qui efuriunt illum, quo- niam ipfi faturabuntur L’Vfignuolo giouinetto , che ftà ad vdire il canto d'vnvfignualo più adulto » col motto j; TEMPORE REDDET fùimprela di Toinato Scarampo » ne gl'Intenti il Taciturno , e dinotò ch'egli aggregato è quell'accademia, come giouinetto ch'egli era » hau- rebbe prima , tacendo » apprefo dall’altrui cleuato fa- pere s ed eloquenza » la vera » elodeuole norma è per poter poi è fuo tempo farfi vdire in pubblico ; pa che Predica» tori Imita= tone SA NENICI che quali fono gl'infegnamenti dei maggiori ; tali de , 1 minori fonole imitationi. Crifto in Crocey qual fo- fpirofo vfignuolo diede le voci affettuofe , à fupplicat il Padre per 1 fuoi nemici ; ed ecco il Protomartire, che morendo, conforma le iue voci à quelle del diuino maeftro ; Ne sfaruas illis hoc peccatum; E-San Gia- como Apoftoloil Minore per falure di chi l'vecideua ieruorofo pregaua; Jgnofce cis Dominey quia nefciunt quid faciunt. Breu. Rom. 1.Mayj. SALEVCIDE Capo LX. 425 S Vole queft’veello comparir ne i campi, à di- ftruggere le locufte , che offendonole bia- Giudice de. Ondeil Lucarini ne fece imprefa per vn Giudi- cey col motto; VENIT, ET DISPERKDIT; Ecclefiaf. dal qual vfticio non difcorda l’Ecclefiaftico 7.6. Noli 7-6 quaerere fieri iudex > nifi valeas virtute irrumpere iniquitates s que il Tefto Greco legge. T'ollere in- iuftitias. Quefto giuftifimo zelo di diftruggere se vitij, e vitiofi ytriontò nel cuot di Davide » che di fe Pfal.110 fieflo; Pfal.100.7. proteftaua ; In matutino inter- x ficiebam omnes peccatores terre:vt DISPERDE- REM de Ciuitate Domini omnes OPERANTES IN1QVITATEM. Luogo che dal Padre Cornelio Janienio con quefta belli(fima Parafrafi è dichiarato» «Ante omnia in hoc incubui, vt fine cunéatione inter- ficerem omnes peccatores terre. Maturè quoque ad- modum priufquam praualeret iniguitas {ubuertere fiudui s fine deleétu perfonarum , omnes impios terre mibi fubieftea »vt e Ciuitate Domini » quam fol:s (an- Étis patere conuenit exterminarem quantum fieri po: reft omnes operarios iniguitatis. Degno nipote di sì grand’Auo fù Ezechia; di cui il 4. de Re cap.18. nu.4. ‘4.Reg. 18 afferma che; Ipfe diffipauit excelfay 5 contriuit fta- 3» tuasy@& fuccidit lucossconfregitg; ferpentem aneum- Ipfe percaffit Philifibeos & 0. Lode che diffutamen- te é attribuita al Santo Ré Giona lib. 4. Reg. pertutto il capo 33. Non vi mancando frà i Profani ye Socrates Plasone rifermo da Platone lib. 2. de legibusyche diceua; Cizt- tates optimè gubernari y cum iniuftidant panas; e Lifandro ) folito celebrar grandemente quella repu- blica; Inqua fortibus viris , ac malis congrua red= duntur ; e Catone, che affermaua; Eos Magiftratuss qui maleficos penis non coercerent snontantuni non ferendos » fed lapidibus obruendos effesne ex pena ne- glettu falus reipublica labefieret. Plutar. SPARAVIERE Capo LXI. 426 N On con diftorti giri , mà con volo à mara- POTE uiglia diritto fl fpinge verfo il cielo lo Dignità (parauiere ; che però è ragione meritò il motto; AD menitatesv BLIME RECTA; odanco. TRAMITE RECTO , imagine di chi s'inalza è gli honori, ed alle fois » non caminando per vie oblique di fimo- nie yadulationi, doppiezze, e calunnie mà per la ftra- __ dadiritta della virtù , e del merito. N'infegna altresì Rettitu- l'imprefa ad operare con rettitudine » ciò che ne ricor- AT. 7. 59. Brew. Roman. Cornel. Janfen. Plutare dine —daua Filone Ebreo libro de Migratione Abraham; pi co Debet curare mens y vt non modo indefeffa » & in- reo tenta fequatur Deum s verum etiam PER collem RECTVM INCED.AT ; nec ad dexteram incli- nans » nec ad leuam &c. 427. Giuntoalla vecchiaia lo fparaniere » corcan- dofì al rifcontro della {pera del Sole , ò com’altri dico- no » mettendofì in faccia del vento auftrale » iui con la virtù di quel calore ye lafcia le tarpate piume » e tut» D E Capo LX. 137 to fi rinuigorifce » e fi rinoua ; quindi il Ferrolo fece dire; ADEMPTVM REDIMO ; idea d'yn pé- Peniten- nitente » che rifcaldato dal feruore dello Spirito San- !© to» fi fpoglia de gli habiti antichi , e fi velte di San- tità » e d'innocenza. Vgon Vittorino /. 1. de Beftyjs Vgon - c. 13. Quid eft accipitrem in auftro plumefcere , nifi Vittorino quod vuufquifque Santtorum » tattus flatu SanSti Spiritusconcaleftity & vfum vetufta conuerfationis abiciens » noui hominis formam fumit? 428 Profitto fpirituale , e continuo auuanza- Profitto mento neivirtuofì acquifti ne propone lo fparauiere i volante » chetenendo vna pernice afferrata ne gli arti- gli, ne ficgue dell’altres per farne preda , ed hà iltito- lo; PARTA TENENS, NON PARTA SE- QVOR; è vero ; ET NON PARTA SEQVOR. Gilberto Abbate ferm. 2. in Cantic. Iure dici poteft, quod fantta quadam femper amor eget auaritia : fem- per enimad fecretiora exaftuat,& qua tenet non re- putans, volubili fe raptat in anteriorarotatu. Ne di- moftra ancol’imprefa vn’animo » d’auidità infatiabile, A4410 nell’acquifto » e poffeffo de i mondani beni; Auarusy ; San Bafilio Magno(Homil.in Lacizishabita,) non ea È Bebo qua retro funt attendit , fed que his defunt, quane “8” ante profpicit a vicinis poffeffa defiderat< 429 Lo inizi: » che febene fpatiando perl’a- ria gode fualibertà; ad ognimodo » ad vn fol cenno, ad vna yoce dell’vcellatore torna à i legami; VL- TRO AD VINCVLA REDIT, tùimprefaal- Vbbidié zata per vn gentilhuomo, il quale chiamato dal fuo 22 volon Prencipe » ancorche non ficuro di riceuerne fauore, ò 121!3 perdono ; è lui portoffi. Battifta Mantoano celebra inca generofa prontezza nel fortiflimo Martire San orenzo; ilquale rilaffato dalle Carceri » cue era trat- $. Loren tenuto »tornò allecarceri,quand’hebbe fpefi ne ipo. 20 ueri i tefori della Chiefa ; Hunc Decius sfanttis florentem moribusyinter Battifta Chriftigenas inffit vinelisy & carcere claudi- Mansoa- Martyrve improbitas effet fruftrata tyeanni,. #0 «Acceptis bidui inducijs ycollegit in vnum ur inopum turbam ingentem » fpu:fitg; per illos Diuitias omnes; VLTROQVE AD VIN- CULA RVRSVYM VENIT &c. , Il vitiofo » chevna volta pentito de fuoi eccelfi vfci Ricade- libero dai lacci » (e poi à imedefimi recidiuo ritorna» !° ben può in queft'augello raffigurarti . Oratio lib. 2. Satyr. 7. Euafti? credo,metues: doftufque cauebis . Queres , quando iterum paneas: iterumque pe- rire Polfis. O toties feruuss que bellua ruptis Cuin femel effugit y reddit fe praua catenis 2 430 L'Abbate Certani , per dimoftrare quanto poffa ne cuori humani l’elferfì malamente habituato, fece imprefa dello {parauiero,che volando verfo il pur no, che glimoftrauaigeti haueua il motto; LA de] {uo [BERTA' SOSPIRO, E TORNO Aw rile LACCIO. Sant'Ambrogio lib. devita beata; Z0- s._tmbro luntarium fibi militem eligit Chriftus. Voluntarium gio feruum fibè Diabolus auttronatur , & acquirit fo tu- ri. Neminem ingo fermstutis aftriétum poffi det, nifi fe ei prius peccator ere vendiderit ec. Sant Agoltino Si lib.6. Confell. cap.10. In omni amaritudine que no- °* ‘off ftros feculares aftus de mifericordia tua fequebarurs "° intuentibus nobis finem , curea pateremur s occurre- bant tenebre , & auerfabamur gementess & diceba- mus 5 quandiubec? &heccrebro dicebamus , & di- centes non relinquebamus ea. Miferia, che di conti» nuo fi rinoua ne gl'ingannati amanti &c. M 3 vio Giliberto Abbate Oratio Habito cattiuo. Fabbro 138 431 Lo fparauiere, checon animo generofo fi lafcia vfcir da gli artigli vn vccelletto fù pofto col motto; NON'EVGÀ , SED CONTEMPTVS; ed è imprefa lodata » quando però quefta proprietà fiavera. Torquato Taffo nella Geruf. Liberata Can- to 19. ft. 31. quefti magnanimi fpiritiriconofce ) ed efalta nel fuo Rinaldo, defcriuendolo in atto di pu- gnare arditamente contra i più coraggiofis ed i più forti ; edi trafcurare , e lafciarin difparte i più deboli, civili; Tutto del fangue oftile orrido ) e molle Rinaldo cotres e caccia il popol empio; La fiera fpada il generofo eftolle Soura gliarmati capi; e ne fà fcempio, E fhermo frale ogn’elmo & ogni fcudoy Difefa è quì l’effer de l'arme ignudo.. Sol contra il ferro il nobil ferro adopra; - E fdegna ne gl’inermi effer feroce &er 432. Bartolomeo Roffiy con l’imprefadello fpa» tauiero, che legatoin pugno , mentre ftà fuolazzan- S. Carlo.do 3 e dibattendofi per volarfene via ; fi quieta; e fi i compone al vedere vn pezzetto di carne; dandogli; ES EX INTVITV QVIES, dimoftrò, che quante TAI turbationi d'animo poteffero mai commouere S. Car ditato lo; tutte in Ini firimanenano alla vifta è & medita- tione del Crocififfo ; fedate, e quietate . Lorenzo Lorenz Giuftiniano de Cafto Connub. c. 6. Qui tentantury Cope qui aliquo dolore crucianturs proponant fibì exem- mano. plumfponfi; & infpeculo paffionis ciuss quanta in- dignè ab indignis dignatus cft pati confiderare non definant. Percipient fanè confolationem non mini- mam + ‘433 Gratiofa imprefa è quella dello fparaulere, che tenendo frà l'ygne y ò quaglia s od altro fimile vcello è da lui prefo » porta ilmotto; NON SIBI,; SED DOMINO; infegnandoài ferui d’Iddio à cercar fempre , non in proprij auuanzamenti » e profitti , mà d'acquiftar anime alcielo » ed accrefcer le glorie del fuo Dio. Sant Agoftino fopra le paro» Pf(al.121 le del Sal. 121.8. Propter fratresmeos & provimos 8. meos loquebar pacem dete,commenta; Ego loquebar vAgofino pacem de te . Sed quare? Propter fratres meos & proximos meos, non propter honorem menm » non propter pecuniam meam,non propter vitam mearay fed loquebar pacem de te propter fratres meos, & propinquos meos; Propter domum Domini Dei no- Siri quefiui bona tibi, Non propter me quafini bo- natibi , namnontibi quererem, fed mihi; ideo nec ego haberem» quia non tibi quererem, fed propter domum Domini Deimeiy propter Ecclefiam, propter Sanétos, vt afcendant X motto; SEMPER IN ARMIJS; pigliandofiy e corpo» e motto da Quidiolib.2.de Arte. Ouidio Odimusaccipitrem,quia vinit femper in armis. 440 Dello fparauiere, che affaliua gli vcelletti» Conful- fece emblema il Signor Abbate Emmanuele Tefauroy tare coltitolo politico; LENTE CONSVLE, FES- Efequire TINANTER EXEQUVERE; cià che diceua Aga- pito nell’Epif. Paren. a Giuftiniano Imperat.n. 25, Agapito CONSWVLTA que agenda funt CVNCTAN: Diacono TER; EXEQUERE autemque decreueris MA TV RE. STRVZZO Capo LXII, Icono chela ftruzzo folamente conla vir- tù dello fguardo, coua le voua » € le riduce à dar alla perfetta vita i pulcini , Hebbe per tanto ; 441 OCVLIS VITA M; ò pure; LVX VITAM; nel qual propofito anco mi pare fì poteffe dire; FORMAT OBTVTV, che dimoftra quanto in noi pofla la prefenza de i giufti , ò fia de inoftri mag- | x giori ; ò molto più d'Iddio. Vgon Cardinale fopra #8 ©€ © il capo 1. della 2, ad Timotheum fcriue ; Diciter a quod natura ftruthionis eft3 quod vifufuo fouet UA 7253, fua. Vifusenim fanttorum,& pia eorum admonitio» cardin. multum confortant, & iuuant adgratiam confirman- damy & obtinendam. L’ Abbate Tefauro ne darebbe l’efempio nella Madre Macabea 4 dalla prefenza della quale i fuoi fette figlioli furono così bene rifcaldati, che nacquero all’eternità della beata vita. Nella Ge- nealogia di Crifto, così ; Spettat fuos Heroas (peltata Herois » Se ipfam in fingulis miratur ; Et fingulos tuetur dum intuetur » Afre volucri fimilis; que alumnos obtutu format + 442 Alloftruzzo dipinto in atta di rifguardar le fue voua , feruono per motto d’imprefa le premeffe De del Signor Abbate Tefauro; TVETVR VM INTVEVTVR, opportune a dimo- ftrare» come dalla prefenza d'Iddio deriua la noftra P/X. 32, felicità » e ladifefa da gliefterni mali; Oculi Domini 16. _ fupertimenteseum s vt eruat à morte animaseorum Preseza &c. Plal. 32. 16.fopra il qualluogo Saluiano |. 2. de d’Iddio Gubernat. Dei; Ecce cur afpicere inftos homines Deus Salwiano dicituwy vtique vt confernety vt protegat. Afpe- Ctus enim diuinitatis propitie , munus eft conferua- tionis hbumane . E San Cirillo Alefandrino lib.3.in Joan.cap. 23. Cedit enim omnis perturbatio y cuntta- Cirillo que pericula definunt cum Chriftus adfit. Effetto, Allam che anco ; dice Seneca » tidanda in noi dal confidera- re che vn huomo di virtà approuata ne fia fempre pre- fente; «Zliquis vir bonas eligendus ef» ac Semper ante Prefen- Madre Maca- bea Emanue- fe Tefan ro 140 vU.È LIL ante oculos babendus , vt fic tanquam illo fpeltante vivamuss & omnia tanguar illo vidente faciamus - sin Magna pars peccatoram tollitur > fi peccaturisteftis o adfiftat. Di Perche nel'correre » lo ftiuzzo s'aiuta con l°- .< aprire, e dibarter dell’ale, il Giouio l’introduffe à Celerità dire; CVRSV PRETERVEHOR OMNES, che dinotta vna grandifliima celerità ; Aleffandro Magno ben dimoftroffi tale , chein pochifimo tem- po occupò la vaftità dellAfia , e richiefto in qual guifa contanta felicità haueffe operato » rifpofe ; NI- Plutarco 4 1L PROCRASTINANS. Quindi Apelle lo di- pinfe mettendogli nelle mani»più che lo fcettro reale» ò l'hafta militare, vn fulmine trifulco, intinuando Seneca 444 MonfignorGiouio, per vno.gche fece ven: Diffimu- detta d’vn ingiuria longo tempo diflîmulata » dipinfe latione lo ftruzzo con vnterto in bocca 3 ed il titolo; D V- d'ingii@- RISSIMA COQUVIT. Intalguifa portoffi il ne Prencipe Abfalone ; il quale intefo l'eccelfo commef- fo da Ammoncin deflorat Tamar, non ne dimoftrò 2. Reg.13 {degno veruno; Non:eft locutus Abfalon ad Am- 22. non, nec malum, nec bonum; Equefto Ex odio oc- Vgen = cultofcriue Vgon Cardinale, anzilodice il Sacro te- Cardin. fto; Oderatenim Abfalon Amnony edquod violaffet., _ Thamar fororem fuam. Mà che è Coua Ria capitale per dueanni intieri nelfuo petto. quando il Ré Aftiage, con barbara.fierezza vecife! il figliuolo d'Arpigo , € glielo fece mangiare. con- « Giuffino dito in vna viuanda. Harpagus, {criue Giuftino, ad Iftorico prefens tempus diffimulato dolore , odiam regis in vinditte occafionem diftulit &cesh 1» 445 Fùchifigurandolo ftruzzo in atto di diuo- Carità di rare! ferro ylofecedire; AL MIO CALORE S. Paolo OGNI DVREZZA CEDE; concetti che riet- cono tutti proportionati alla perfona di Paolo Apo- ftolo » al feruore della cui carità cedeuano tutte le-du- Rom.8.35 rezze di quanti mali può concepir l'intelletto ;, Quis nosfeparabit da charitate Chriftr 9 tribulatio è an an- guftia è an fames ec. Certus fumquia neque mors , neque vita, neque angeli We. poterit nos feparare è charitate Dei. Rom. 8.35: &c. 446 Perche lo ftruzzo, benche dibatta l’ali ,, non . però mai s'alza daterra » il Paradino lo pofe per lim- Ippocri- bolo de gl'Ippocriti » 1quali s'alzano alcielo » fola- mente con lapparenza , e gli diede il titolo; NIL PENNA; SED VSV5S. Hypocrita, lo difle Vgon Ygon è Vittorino L. 1. de BeStijscap. 37.habentquidem vo- Vittorino landi pennas per fpeciem, fed in terra repunt per altionem : quia alas per fignram fanttitatis exten- dunt y fed curarum fecularium pondere pregranati nullatenus a terra fublenant Lettera- - 447. Il Padre Camillo Anciciyper vnopeleuato d’- to vitio- ingegno » mà fcorretto di coftumi fece impreta dello fo . ftruzzo , col cartello; NON SVBLEVAT ALA. Dimoftra altresì quett'imprefa » che non bafta per fol- lewarci l'ala della fcienza è mà quella vi fì ricerca della S. Fernar carità operante; Lewat quippe cognitionis alasfed fola do non fufficit &c. diceua ban Bernardo. Quindi Sant”- s:Ignatio Ignatio di Loiola conftit p.10.$.2. Omness qui fè Loilla focietati addixerunty in virtutumfolidarum y ac per- fettarumy & fpiritualium rerum ftudium incum- bant , acin huiufmadi maiusmomentum quam in do- Erina » velaliyjsdonis naturalibusy & humanis con- fritutumeffe ducant; E prima di lui Sant’Ifidoro 1. 2, fentent.c. 1. nu. 12. Medlizseft vt benè viuendì ftu- diumyquam multa fciendi jequamuryil quale foggiun» ge; Nonpertinere ad beatuudinem confequendam S. Iido- so in I Lib. IV. vi. fcientiamverumynec effe beatum multa fcire' : fed effe magnum beatè viuere . 448 Rauvuifa Monfignor Arefio nello ftruzzo vn ritratto del vero humile , come che queft’vcello ha- ° vendol’ali , non però mai s'alzi à volo ; egli diede ; Humile SVBLIME NON SAPFT. Paolo haueua l’a- S. Paolo li, econ quefte penetrò ilterzo cielo; e pure non ef- preffe » che fentimentibaffiffimi di fefteffo. No-1-Cor-15 uiffime omnium tanquam abortino vifus efty& mihi. 8 Y Ego enim fem minimus Apostolorum, & non fum Ephef: 3. dignus vocari ApoRolus . Mibi omnium fanfto- 8. rum minimo:data eft bac gratia. Anco Maria Ver- Marias gine mentre fù dichiarata Madre d’Iddio , con humil- Vergine tà profonda fi proteftoancella. Et quanto fuit vir- Riccardo tutibuspreeminentior; tanto inipfa bumilitas mira- di S. Lo- bilior.. Queftimprefa medefima quadra ad alcuno, rerzo 4. " che effendo dotato di nobiliffimi natali , d d’agegno Animo eleuato,non opera da pari fuo;od anco à perfonaggio vile di grande autorità , mà d'animo vile » ed abietto. 449 Perche lo ftruzzo digerifce offi 3 pietre» e come dicono alcuni » ahcoil ferro » feruì per idea d°- animo generofo 3 che perton facilmentel’ingiurie; |. — onde figurato convn ferro in bocca, dallArefio heb Ingiurie be; DFVORAT; ET:DECOQVIT. Splen- condo- dette quefta virtà inGiulio Cefare » in Tito, Vefpa- 29" fiano, ‘driano &c+ Ma Senecal. 1.de Clem.c. 10 ad > l'odio: > honore d’Ottauiano così; Bonum Principem Augu Sea 1 | 1 lo sfogò="Fuim, dr benè illi conueniffe Parentis nomen fate- alla fine vecidendo colui à tradimento’. Parimenti. murz obrrivallam al'um caufam » quam quod contume- las quog; fuas,que acerbiores princip:bus effe folent, quaminiaria , nulla crudelitate exequehatur, &rc. «450. Allo Atruzzo » inatto di batter l’ali perinal- zarfiio diedi; NEC TAMEN IMA RELIN. VIT, figurandovn Ippocrita, è fia vno , reli- Ippocri- iofo d’habito , mà fecolare d’affetti » e di coftumi ; 12 della qual fotte disente Vgon Vittorinol. 1. de BR. c.37. Sublenare vos videtur fpecies penna, (ed in' iv. Fgom fimis vos deprimit pondns vite. E prima dilui San 7 ***°7?#0 Gregorio in Moral. , Hypocrifis, cunitis intuenti- S- Grege- bus imaginem de fe fanÉtitatisinfinuary fed tenere” vitam fantitatis ignorat. E Sant'Ifidorol. 2. Sent: cap.3. nu. 9. Qui imperfetti funt in Dei amore, fepè S. Ifidoro fe vitijsfeparare difponunt : fed pondere vitiorum grauati, rurfus ad ea vitia > que optant relinquere, reuoluuntur. Ò 451 Petl’afpettatione di Maria Vergine , mentre attendeua-di momento l'hora del parto , Monfignor Arefio figurò la femina dello truzzo » trattenuta con x}... gliocchi fiffi à mirarlevoua ele foprapofe; DO- cri er NEC EGREDIATVR. Doueua per tanto SE la noftra Beatiffima» col penfiero tutto filo nel Si perta il e diuino s che fitencua nel feno, feco ftelfa andar parto iuifando, come » ed in qual guifa à quellamaeftà im- picciolita ella fernir doueffe in perfona della quale cosî ragiona San Bafilio Seleucienfe Orat. de Annunt. B Virg. Ecquid igitur tecum dilceprabo ? Late ne Bafilio nutriam, an vero vt Deum colam è? Vt marercurabo, Selencien anvero vtancilla adorabo è Wè filium amplexu fo- S uebos an verò vt Deum fupplex insocabo è Lac nè porrigam » an vero thymiama offeram è 452 Edeffendo folitolo ftruzzo di rimirare con vnocchio ilcielo » econl’altro la terra » il [ucarinilo Maria fegnò col motto; ET ALTERO RESPICIT, Vergine inferendoci Maria Vergine » la quale mentre con vn € fua be- occhio contempla Iddio» con l’altro fi rivolta verfo "E"SZ2 di noi > Così di leiil Beato Amedeo Hom.8. de laud. Virg. Motu celerrimo Seraphim alasexcedens nunc B. Ame- in fonte vite fruitur amore deitatisy nic terras fignisy deo & virtutibus iluStranss vbique fuis, vt mater iucune diffima, & mirificentiffima occurrit. TOR- TORTORE' Capo LXIII. |" TORTORE Capo LXIII. 453 S I ritrova la tortore è col titolo ; ID EM CANTVS, ET GEMITVS, motto pro» Predica- portionato ad vnfacro Oratore» che flebilmente fof- tore c& pirando , eccita nell’vditorio 1 fenfi della pietà e della motivo. compuntione . San Bernardo fer, 59. in Cantica 3 S+ Berner della tortore dice; Et vox quidem gementi y quam do canenti fimiliory peregrinationis noftre nos admonet. Illius Dottoris vocem libenter audio , qui non fibi plaufum:, fed mibi planttum mouear. verè turturem exbibes fi gemere doceas; & fi perfuadere visyge- mune) id magis » quam declamando Studeas opor- tebit . 454. Perchequeft'vcello ama vna fola conforte se morendole quefta s viue dopo e folitario ,e folo, mi x parueche potefîe farfene imprefa col motto di Minu- Amor tioFeliceo; AVT VNAM, AVT NVILAM, coiugale e ferue adinferire cosìla caftità vedouilescome l'amor Caftità coniugale. IlbuonCriftiano; Soli vxori fue mafcu= vedouile lus nafcitur, diceua Tertulliano ; Et cupiditate pro» Tersullia creavdis aggiunge Minutio Felice tz g » aut vnam fcit 3 aut nullam . 455 Queftivcelli nonfolamente offeruano invio» late le buone corrifpondenze dell'amore 3 mà quando fonoappaiatis nò s'allontanano ne anche l'vno dall’al- tra. Onde il Bargagli è due tortori vnite foprafcriffe; Fedeci. FIDA CONIVNCTIO. Tale fù l'affetto d'Vliffe ivgale verfola fua Penelope ; che febeney e Calipfo se Circe prometteuano di renderlo immortale s purche haueffe rifoluto di trattenerfì con effo loro; egli antepofe à tante offerte l'amore di Penelope» appagandofi per corrifpondere alla fua fpofa s e di viuermortale » e di foggiacere ancora à pericoli grauiffimi. Così Omero Andrea Odyts. lib. g.&lib.7,& saeQetaizae ab vxoribus Tiragnel amari cupiunt yinfegnaua Andrea Tiraquel. leg.Con- nubial. 13. cas quoque ipfi viciffim amanto ; omnino- que externarum congreffu abflinento . 456 Latortores che morendoil fio marito 3 ri- fiuta conftantemente le feconde nozze » e vitre fcom» agnata , hebbe dal Ferro il titolo; E SOLITA- Ria, E SOLA; edal Lucarini amendue infieme .. figurate , riceuettero. NEVTRA VNOVAM Caftità ALTERIVS » che parimenti comedi fopra fidiffes vedouile efprimono » e fede maritale, e vedouità pudica. Di- chiara tutto il concetto San Bafilia Hexamer. lib. 10, Sì Dafilio Turturemafferunt feiugatam a coniuge nunquam fa= cietatem intre cumalio , fed fine coniuge vitam celi» bem degerey recordatione amifft confortis coniugium alterius abnuentem. Audiant ipfe mulieresyot etiam apud animaliaratione non pradita viduitatis boneftas indecoro iterati coniugy anteponatur. Da quefto mot- to. Neutra vnquare alterius apprendano i Prelati à Vefco- noncangiare vna Chiefa s che già è fatta Spofa lora mati non invn’altra di più ricca dote, ricordandofi di ciò che fimutine {criffe Euarifto Epift.1. ad Epifcopos Egypti ; Sicut Esarifio virnon debet adulterare vxorem fuam: itanec Epif- copus Ecclefram fuam » ideft vt illam dimittat ad quam facratus eSì abfque ineuitabili nece[fitateyaut «Apostolica, aut regulari mutatione s neque alteri fe ambitus caufa coniungat . TROCHILO Capo LXIV. 457 B Enche quefti fia vn vcello picciolifimo : non ricufa ad ogni modo di combatterecon l'aquila » che pur è regina de volatili, il che dichiara T4I ilmotto foprapottogli; NON DETRECTO, volendo con quefto il Taffo infegnarci; che la virtù Refilten- dei minori fà braua refiftenza anco à i più potenti; 22 de i Nel qual propotito l'Alciati ne fà l'Emblema 169. col "!00!! titolo; 4 minimis quoque abîtinendum » dicendoci Andrea Publio Mimo che; Inimicum quamuis bumilem do- Alciati tti eft metuere ; È di nuouo ; Etiam capillus vnus Pane habet vmbram fuam. Hi 458. Quando quefto vcelletto è pofto nello fpie- do » per fua naturale proprietà, da fe medefimo firi- giraal fuoco; quindi Monfignor Arefio ne fàimprefa £ per San Lorenzo col cartello ; SICVT IN LE-° Loren CTO VERTITVR, Battifta Mantoano. 7° Martyr ad extremumletto proftratus abeno —Bacrifta Vritury& rapide pafcuntur vifcera flamma, Mansoa La ondeben potrebbe quefto fortiffimo Leuita dir ”° con Dauide Pfal.31. 4. CONZERSVS SVM IN Pfal. 31. arumna mea, dum configitur fpina bendi lui feri- 4. unendo Pier Crifologo Ser. 135. Aftriftus eft ferro, Pier Cri- fed ille craticulam fupplicj L ECT Y M quietis/lo8° putabat. VANETTA Capo LXV. 459 S Eruì à Monfignor Arefio per farne l’imprefa di donna vana » dandole per motto le pa Donna role de Prou. 11.22. PVLCHRA ;, ET FATVA, vana epiteti proportionati à quefto feffo » nel quale per lo P72*15. 2 più» quanto abbonda la bellezza » tanto mancail giu» “ dicio. Bella mà fciocca, dicono Salouio s ed Vgon Scienza Card. è quell'anima » che mentre fi fregia delle fcien- fenz ope ze, refta infingarda nelle operationi ; Anima put 2I0N° chra per fcientiam , fed fatua per aftionem. L'erelia piofia é bella nelle apparenza, mà fciacca nel difcorfo intel- lettuale; Mulier palchra » & fatua , (pezza S. Gre- S. Grege gorio 3 1. Mor. c. 1. ideft dottrina beretica y pulchra 1° per verbum » fatua per intellettum , in fomma al ; parere del Padre Cornelio è Lapide; Malier fatua , melio & pulchra,eSt anima fidelis in baptifmo , velpeni tentia d peccatis ablutay & dealbata , que deinde priftinis cupiditatibus illeétà ad cas redit. VCELLO RISPLENDENTE Capo LX VI, 460 N Afce quefti nella felua ercinia , € manda dalle penne così chiari fplendori 3 che i paffaggeri fràl’ofcurità di quell'’ombre, che iui ca- gionano vna perpetua notte reftano con tanta chia- rezza illuminati , comefefoffe di bel mezzo giorno; Crifto tanto racconta Plinio, 10. c. 47. L'Arefio per Chri trasfigu> ftotrasfigurato glidiede; NOCTE ITER OS. rato. TENDENS, motto che tiene bella allufione alle Ex0d4.13: narratiue di Mosè; Exod. 13. 21. Dominus autem 1! pracedebat eos ad oftendendam viam- per notfem in en columna ignis , e può feruire albuonefempio » è giu- Conf ditiofo conliliere » che frà le tenebre della noftra men- gliere . tenecillumina; ed anco all’ Angelo Cuftode &c. Angelo 461 Allo ftefto altri diede; I N LVMINE Cuttode, TVISOLIVS che dimoftra dipendenza da vn Dipen- folo » da icui configli s ed ammaeftramenti altrifta- denza bilifca di riccuere la direttione &c. Giobbe frà le te» nebre della fue fciagure » proteltaua di lalciarfì gui- dare dalla fola direttione della diuina chiarezza . o pen fplendebat lucerna eius fuper caput meum y Tob 29.3: ad lucem cius ambulabam in tenebris + Iob 29. 3. Dauide parlando de igiufti, diceua che non haurch- bero uare 142 bero feguito altra fcorta , chela pura è mera lucey che fplendeua nei volto d’Iddio; Domine in lumine vultus tui ambulabunt Pfal. 88.16. EdIfaia ) e per vna parte inuitaua i fuoi Ifraeliti y è caminare à gran pafli alla chiarezza del divino fplendore Domus Ta- cob venite, & ambulemus in lumine Domini Ifa.1. 5. e dall'altra celebrava la religiofa prudenza de i Genti- li, iquali fi farebbero inftradati all’acquifto della feli- cità beata, feguendo la direttione dell’Incarnato Ver- Ifai.60.3 bo; Ambulabunt gentes in lumine tuo. Ifai.60.3. 462 _ Si ritroua quefto vcello fegnato col verfo; COL CANTO IL GIORNO, E DI NOT- Predica- TE COL FOCO. Simbolo di perfetto Predica- tore tore » che deue egualmente è col fuono della lingua, é col feruore dell’opere intuonandoà gli orecchi , fo- disfacendo à gli occhi de gli vditori 3 in due maniere efhcacemente obligargli ad inuiarfi à Dio. Tanto S. Nilo {uggerì. San Nilo Paren. n.11. Zerbo virtutem do- ceto s opere autem eandem declara . E San Bernar- S. Bernar do Ser. 1.Conuerf. Santi Pauli; Lucis 3 & vocis zl teftimonia credibilia fatta funt nimis s nec dubitare eft de veritates qua fe ingerit per vtrafgues oculorum fcilicet» auriumque feneftrase.. VPVPA Capo LXVII. 463 Rnato di belliffime piume e queft’vcello pe pur tà ilnido frà cofelaide, ed immonde, . che però fegnato col motto; AMPLEXATVR Lafciuo STERCORA ; farà» dice Monfignor Arefio s idea Thren. 4. diperfona lafciua; Qui nutriebantur in croceis ample- 3: xwati funt ftercora Thren.4-3. cioè scommenta Vgon Cardinale;ò veramente hanno adherito alle cofe tem- porali,ò veramente alla domeftichezza con le feminey Ecelefraf. già che come ne ricorda P Ecclefiaft.9.10.M ulier for- nicaria quafi ftercus in via abomnibus pratereunti- bus conculcabitur. Cornelio è Lapide fopra quelto Cornelio luogo dei Treni. Viri religiofi,c& feruidi , qui olim è Lapide guafi aquile verfabantur cum Angelis, nunc quafi Scarabei volutantur in cano, & ftercore voluptatum carnalium cum afinisy & porcis &c. VOVO Capo: LXVIII. 464 A D honore di Maria Vergine fù fatta im- prefa d’vn vouopin atto d: folleuarfi in ariay Affuntio fotto i raggi del Sole, colmotto ; QVIA RORE ne di Ma PLENV M (proprietà naturale ) inferendofi ; che ria Ver- non era marauiglia,ch'ella faliffe al Cielo;elTendo pie- Pal. 88. 16. Ifai. 2.5. 9.10. gine nadicarità, digratia, e d'ogni altra virtù nel qual propofito Gionanni Geometra Hym#. II. così la fa- luta ; d Gio: Geo- Salue que a terra vurfas contendis ad aftra3 metra Solaris fponfi percita amore pio . S;Agofti- Così il Padre Sant'Agoftino lib. 10. Confeff: riuolto no à Dio diceua. Quem tui imples ; fublewas eum, & quiatui plenus non fum » ideo mibtoneri fum. 465 Alcibiade Lucariniconl'imprefa d’yn vouos che tocco da i raggi folari s'alzaua verfo ilcielo, e te- neua iltitolo; RORE, ET CALORE figurò S. Maria Santa Maria Maddalena, nella quale fi ritrowarono Madda- accoppiatese le rugiade delle lagrime; ed il calore del- lena lacarità. Così nel Predicatore non folamente fi ri- Predica cerca la tugiada dell'’eloquenza erudita, onde poffa tore dire; Fluar vtroseloquium meum ; màdi più il ca- Den38; lore dello (pirito e lafantità della vita; 17 predicaro- Arnolfo Veveguirityr fanttitas conuerfationis » guia nifi fue- Lexoulc, TÎL predicatoris commendabilis vita, non erit eius LA TW IC 0B6DU LESI 5 186. IV. pradicatio gratiofa ; cuius enim vita contemnitur, reftatsvts & pradicatio contemnati» Amolfo=Le- xouicenfe ferm. in Concil. Turon. sila 466 Gratiofa imprefa è quella d’vn vafo di ve- tro, pieno d’acqua con dentro duevoua, yno al fon--Humiltà doyel’altroà galla, colmotto, SVRGIT INANE; efalta e dimoftra così chei poneridi fpirito s'alzano felice mente al cielo: comeanco che ben ifpeffo quello s'alza Dignità alle dignità , & a gli honori » il quale è vuoto d'ogni 0472 ad virtù » ed affatto priuo di meriti » eche per lo più» chi egno meno merita fuol effere più fuperbo + Sant'Agoftino 4 in Pfalm.95. Si es fuperbus, es inanis intra; nam s.Agofti- YNDE SVPERBIRES, NISI INANIS ro ESSES®? 467 Mettendofi due voua nell'acqua » quello che ftà a galla, certo è ch’egli è fcemo, e cattiuo ,mà quel- loche cala al fondo 3 e sabbaffa ; è vouo frefco ye pie- no. Per tanto fe del primo fù detto 7 $ V RGIT INANE; delfecondo feceimprefa il Lucarini fopra- z fcriuendogli, INFVNDITVR PLENVM, e di- Sapientè moftra » che la doue gli huomini difutili fono pieni humile - d’alterigia ; i virtuofi tengono per loro infeparabile compagna l'humiltà , ed il fentimento baffo di fe ftef- , fi. Giouanni Crifoftomoin Ifa. cap. 6. Ommnes San- Gio: Cri- Gti yfi quando quopiam cumulatiore potiunt ur hono- foffome reytuncdemiffius fe detjciunt &c. , edvn AutorPro fano ; 27t owa plena fiduni » inania fluttant : ita qui veris virtutibus aut literis eft praditusy minusoften- tat fe» quam qui fecus » . 468 Allevouaiofoprafcrifi. CALORE FOE- * TABVNT, perdinotare che dai fudditi fi caueran- Educa= no ottime riufcite » quando fiano con affetto » e carità tone trattati; Quid enim per oua nifi tenera adhuc proles vgon exprimitur? Vgonedi S. Vittore lib. 1. de Beft. cap. Vittorino 37.qua diu fouendaeft , vt ad vinum volatile perdu- catur . Oua quippe infenfibilia in femetipfis funt » fed tamen calefatta, in vina volatilia connertuntur L’vtero di Maria Vergine, fomentato col calore dello Maria Spirito Santo diede al Mondo l’incarnato Verbo come Vergine celefte augello il che efpreffe Ruperto Abbate/.‘7. grauida de Gloria filij Dei dicendo ; Sanffi omnes antiqui , Ruperso ficut panem Verbi Det & ficut pifcem » idet Chri- Abbate ftum , ita & ouum a Patre mifericordiarum defide- rantiffimè poftulabant: Quod, velquale ouum 2 Tl- lud nimirum» cui Spiritus Santtus obumbrare digna- retur fuperueniens in illud în modum votucris ano fuo Superfedentis , donec pullus in co formetur. Sic enim futurum erat, & fic faltum et. Spiritus Sanétus ò Beata Virgo Maria fuperuenitinte , & virtus Al- tiframiobumbrauit tibi, & ita concepifti & peperifti filium volecrem, ideSt non terrenum corpus haben= tem. 469 Quel vouvo , chel'aquila nel nido fuol tenerfi più vicino al cuore » quefto è da lei ftimato per lo più caro , edamato di tuttigli altri. PRO XIMVM CORDI CARIVS), Diffe il Lucarini ; tale parimenti San Giouanni Euangelifta, ben dourà dirfi San Gio: cariffimo al Figliuol d'Iddio » perche fù ricourato nel Euangel fuo fianco » cd al lato medefimo del cuore. Sin Ci- rillo Alelt. Lib. 9. in Joan. cap. 15. Ioannes (ic dili- gebatura Chriftos vtin finneius federet. Illi enim Lian Deo propinquant , qui mundo corde funt Ci 470 Ilvouomollificato conl’aceto , fi rende fa- cile à paffarfene perla bocca d'vnaftretta caraffa, nel qual'atto‘effigiandolo il Lucariniy lo fegnò col cartel- lo; ACETO DISPOSITVM, infegnandoci Traua- che Iddio col mezzo delie macerationiy mottificatio- glio Vil ni, e delle varie mordacità dei mali cirende atti ad !° entrafene nel fuo oflequio , e nella porta del Cielo. Che S. Cirillo Aleff'am ALA Capo LXIX, Che tale appunto èil fenfo delle parole in San Luca Lw.14, 14. 23. Compelle intrare » come chiaramente (piega 23... San Gregorio Hom. 36. in Euang. E San Girolamo S.Girole- inc. 2.Ofee, qualdice, Quod prouidentia Dei fepe ma nobisaccidunt mala» vt varijs calamitatibus bums faculi , &.miferys ad Dei feruituterm redire coga» mur n ra0q 1 Si ritroua vnv oraferitto; DI- Critto 47 quo » col foprafcritto; DI fepolta vfcirfene quanto prima j od è qualche viluppo di vitio , e folleuarfi on la mutatione della vitaallalibertà de i figliuoli d’Iddio, «ftello * iodarei per motto;. MVTABOR IN ALITEM, a parole tolte da Oratio;ed Vgone Cardinale fi iegartb= di £ era eche effendo riceuuta nel cuore humano la parola; ti ' d'iddio , quìcuftodita» & famentata » come fe folle . va vouo, verrà poi à produrre i polli volanti di.virtua= Vgoni i: fes c fante operazioni +, Cor n2dusy vexbuwz atm > Cardin, > opus pullus.. Foue Inutrî.. Non vimificatuno nifi P/ah ara nutriatyrcosìdic'eglisa Plal.118.m 73,adw In cor- 73° de meo abfcondi eloquiatua gonna ALA Capp LXIX 472 "Abbate Certani, per dimoftrate . ché PA- Libidi- i mordafaioy altrui non permette il folleuarfi nofo alcielo, fece duealitrattenutedavna bacchetta inuif+ * chiata, coltitolo; HHAVD SIDERA, PEFENT. 187 Don Benedetto dall'Vaga »1 cit srigov piu seu Fenedesso Benali da..valaneggere, cofnelle.) | i dell'7ue > Hai ta sGhele:tidié natura amicagi vol iii: Mi de Josiatrica ssè\temace vifchio\ i. o. 1 Nei primiwoli, è maggior dubbioy'erifchio:. S. Berner E.San Bernardo fe benfouutemmi » Ziftus ef carnis do... i moluptassigna anima ingifcatuà yFirretitur. x s473. VAll’ala quadra ibmotto 1 ONVS. LEVE; ò veramente; AGGRAVAT, ET ALLEVAT; Legge etale effer la legge d’Iddio infegnò San Bernardo Euange- Epift.72-giog va pefo alle palle note ma fogue , e lica leggero) - @ irabilmente nè fellicua. S. Bersar Lex ChriSti onus eft allenians , aut iugum liberansa do fimilis pennis auiun> que cor noci fubftantiam» Gagilioremy siro nin \ A 474 Berchel'ycello poffa foltemasfi alicielo è vna Xx fol’ala non bafta sa NON.SVFEICIT YNA; tale Fede, ed per follenarfi. alla witaeterna ; non bafta la fede ,. mà opere civoglionol’apete:Nonbatta il folo aiuto della gra» tia diuinas mà vifi ricerca la noftra cooperatione . San S.Macca- Maccario Homil. 32. Z'eluti volucris wnam habens rim. glanay. hac fola volare non poteft. Sic etiamnatura bumana; fèunda perfe maneaty & non mifceatur ac particeps fic ugture, cgleStis » nihil praclanuna effi cit Te. 475 L'ala» come vuole Giorgio Codino de re- bus Conftantinopol. fignifica facondia,& eloquenza ; pugni Graci,& reliqui veteres Romani y fecundum fabu- Codino ie filium effè ; ideft mentis & prudentie : nam ex mente , & prudentia oritur oratio , quam propter ce- leritatem faciunt volucrem; nibilenim eSt fermone velociss. Et Homerus alata verba dixit. Màal pa- rere di Sant Ambrogio £. 3.de V'irginibusy l'ali fono 5.Ambro fimbolo delle noftre virtuofe operationi . Habet gio etiam alas anima fuas » sf fe poffe: Liberè leuare de terris. Alarum verò remigium, non materialis compago pennarum » fed continuus ordo bonorum Eccellen fa&forumeSt &c. Per tanto Monfignor Arefio , dan- za doadvnalailmotto; SERPERE NESCIT rap- ; d MANI AVGELLO; chepudapplicarfià Crifto —. fepolto; cd è. chi ritrouandofi nelle carceri. ftà per ; rmina-lafciar |. lam vulgo tritam» dicunt Mercurium Ioyisy tf Ma- I43 prefentò l'eloquenza d'vn Oratore » mà tutta 4A e fublime; ed inferì leoperationi d’va animg nobile , mà tutte eroiche , e\gloriofe . ì 476 Perinferire » che l'anime noftre nel folo Id- dio troyano ripofo » il Giliberti fi valle di due ali di Ripofo è fuoco , edilmotto ; QUIESCIMVS IN SVBLI. in Dio MI. Giacomo Billio Antholog. «Ancipitis vite qui vis fuperare labores 3 Dilige quod femper verus amator habet . In Ia ch mens tuta Deo, quem binquere no- Î n) KERI) l , Nunquam erit eterno non opulenta bono . -0477.All'ali dell'aquila, auuicinate è quelle d'altri veelli x il Saauedra foprafcriffe ; PROTEGEN Aiuto PERO, DESTRVYEN. Tali fono molti per- pregiu- ir grandi » come auuettì Quidio 3. de Trift. diciale ACgi 13: Nam quamquam feli poffint prodeffe potentes Ouidie i Now profunt ,potius plurimum obef]e folent » E ne dà l’efempio Giuftino nella perfona di Filippo il Macedone; Philippus rex Macedonun» liberrati Gifino ouaniuminfidiatus dum contentiones ciuitatum alit » Iftor, anxilium inferioribus ferendo ; vitbas pariter s vi- Ctorefgue fubireregiam feruitutemcoegiz. Tali fono alcuni Aupocati » da noi eletti perche ne faftentino è mà che in fatti. ne pregiudicano fu'lviuo, della quale miteria San Bernardo ad Eugenium ; Precide linguas S: Berner vaviloguas:» &* labia dolofa claude. Hi funt. qui do- do cueruntlinguane fuam loqui mendaciuma diferti 34- uerfus dustitiam , eruditi pro falfitate =. Sapieutos funt vi faciant malum diligentes vt oppugnert ve- rum. Hi fint qui infirunnt à quibus fuerane suftru- endiy aflinnt non compertasfed fua'. Strunnr de proprio calumanias innocentie s deftruunt fimplicita- tem mesttatis., obftruunt iudicij vias. * . 1 478. Perdinotare chel’alidell’intelletto s applica-.... to allo ftudio. delle lettere l'haurebbero: promoffo à Studio pofti eleuatia se refocolebre sùgli acchi del mondo, follicua fu chi diede all’ali aperte il titolo ; EXPANS& sV- BLIMEM. La virtù nafcofta fotto l’ali riftrette, ed otiofesnontiefce fi può dire di vetun profitio,amì Vimì o- quella» che aperando fi mette à volo, obbliga il moa- perante doa riuerirla ye celebrarla . 1 vitij, dice Agottimo, ì ciimprigionano l’alis eci impedifcono il folleuarci al cielos màditinuolti dalle;affertioni laide ,.c.terrene, all'hora si, che poffono i vanni fpiegarilvalo yeac- coftarfia Dio ; Mundata anita ab affeltibus fordi- S.Agofi- diffimis faculis tanquam exbenfis pernniss & diiabues "9 dlis refolutis ab omni impedimentosideft duobus pre- ceptis dileftionis Dei protimi s volat . In Pfal. 12L jervi + sbrsai be (1479 LA due ali MonfignoraArefio diede 3 POR- + -TANTEM\PORTANT» che dimoftrà aiuto Scam- , . fcambicuolez:talechi porta Iddio necuorey è da lui bienolez protetto » e profperato + chi porta fu'l dorfo il dolce 23 pefo dell’offeruanza della legge Criftiana » dalla me- Legge delima legge offeruata è portatoall’immortalità. San }1408 Bernardo £pift. 72. parlando dell'ali; Mum Opus c sernar nature) vnde groffefcit materiay inde farcina lemga- 3, turyt& quantum crefcit in maffay tantum decrefcit de pondere. Hoc plane in pennis ,Chrifti oneris expli- cat fimilitudinems quod & ipfe FERVNT > A QUIBVS FERVNTYR. Sant'Ambrogio direb- be che; Beatam vitam efficiunt tranquillitas con- S. Ambra feientiey< fecuritas innocentie . Si cheal parer fuo, gio queft’ale achi le porta anneffe al cuore 3 & allo fpiri- to , ripartono l'agilità s per trasferirlo fino al beato regno» Giacomo Billio PENNA xè DN PENNA Capo LXX. 80 D wmazzo di penne , difpofte per orna- a A mento d’yn cha fù PATO E TRE. MOLE SON, MA SALDE;è tali anime de i giu- fti , pottando feco il continuo timor d*Iddio fi man- tengono falde se perfeuetantinel feruirlo; Metus plu- rimum confert ad diligentiam cuftodiendi , fentenza Timor d'Iddio Xenofon= te di Xenofonte /, 1.0econom. E Sant'Ilario fpiegando * Pfi2.11. le parole del Sal. Serzire Domino in timore y dice che S.Illario Iddio; Non fecurum patitury aut negligens ferui- tium: vule in omni feruitutis officio admifcerì timo- rem: vr entm metuentes ferui diligentias dominis carnalibus ferutuat- sita & Deo feruientes (i timeant per imminentem tremorem , non negligentes in ca erunts quam fufceperint feruitute. 481 Allepiumedifpofte in vn cimiero fù aggiun- to, VI NVLLA INVERTITVR OKDO infinuando la ftabilità , e permanenza in'mantenerfî, contra qualfiuoglia eftrinfeca vehemenzay od inimico impulfo. Allude queft'impreta all’offeruanze mili- tari, effendo infatti sl'’ordine, che dalle foldatefche con ben intefa norma è mantenuto, vno dei principa- li fondamenti delle vittorie. Onde Vegetio lib.r. capi 26. Nihil magis prodeffe conftat in pugna, quamve affiduo exercitio milites in acie difpofitos O R DI- NES INDESINENTER OBSERVENT . Opra di quetto gli {quadroni fì rendono impenetra- bili te glisforzi de i più impetuofi nemici rettano bra- ‘uamente luperati . Quindi gli Spartani peritiffimi nelgouetno de gli eflerciti, mon in veruna cofa più premeuano » che nel mantenere faldamente ordinate le militie : de i quali Platarco nella vita di Pelopida; Quamuis rei militaris omnium Spartiata peritiffimiy & fummi artifices = nulla in re aquè laborabant y ac ne diffolutis ordimibus inconditi fluttuarent. E fe la vita religiofa è vna fpirituale militia : San Gilberto 3 Riformatore de Canonici Regolari , nella Diocefi Lincohiefe dell'Inghilterra ,anch’effo ptanto era ze- lante dell’offeruanze regolari dell'Ordine Canonico, chetoleua dire : Prius feguttur fecandum dat urum, ‘quam permttere primam fui , vel fuorum profelfio- nemyant ordinisftatutarelaxare . Offic. Can. Regul. Lateran. die 4. Febr. i ‘482. Lapennadell’aquila » dipinta frà molte pen- ne d'altri vcelli hebber CVNCTAS DEVORAT VNA; ò più fuccintamente } DEVORAT OM- NES. Simbolo dell’amor carnale, e profano, che tutti sò diuora , od incende : fimbolo di perfona.aua- Auaro ra ,chetutti egualmente maltratta) come diffe Gio- Gio: cri» uanni Crifoftomo Hom. 29; in Matt: Zuarus inom- Sofomo mnessvi mors infiliens sommes vcinfernus deglutiensy Mante- nerfi Vegetio Plutarco Offic.Can. Reg. Carnali- tà VCIEIELI Lib IV. comunîis generis bumani boftis ; ed efpreffa imagine della morte» della quale Oratio lib.2. Satyr. 6. Neque vlla eît Aut magno, aut paruo leti fuga . melita Quadra parimente l’imprefa ad vatiranno;chealla di- Tiraane ftruttione di tutti voracemente afpira. Anco ilmal acquifto è qual penna d’aquila » che diftrugge tutte l’altre facoltà della noftracafa - NIDO Capo LXXI. Ell’Apode vcelli , che fono fenza gambe 48 i D dice Plinio |. 10. c. 39. His quies nifr in nido nulla; che: però dipingendole nel nidoy iò diedi loro; NVILLA REQVIES'EXTRA; dpure; . *, HIC MIHISOLA QVIES; così in Dio Ripofoè folamente trova il noftro cuore la fua quiete $ e fuori folo ino di luinon troua che inquietudini. San Profpero; dra Inftant terrenis infefta pericula rebus 3 S--Prof- Feruent pro damnis prelia» proque lucris; Pere. Et nibileft inter carnalia vota-quietum, : Nec pax follicitis, nec modus eSt cupidisy Infolo eftrmens tuta Deo. | 484% “Virvéelletto entro va nido picciolo »' ed an- Pouertà ufto fù introdotto è dire. RELICTVRO SA- volonta- IS; cioè per hora m’accontento di quefto , per. 4 cheal crefcere dellemie membra; deuo lafciarlo. Pa- role proportionate à chi viue in pouertà volontaria , e diquella fi chiama pago » e contento; anzi oppor- Centen- tune à qual fi voglia ftato de i mortali ,effendo la vi- tarfi ta loro vn paffaggio mero, che non permette a gli ftefli longa dimora ; ciò che diceua Tullio de Senet. - Commorandi nobis natura diuerforiumy non habi- Cicerone tandi dedit. Ex ipfa vita difcedendum el » tan- gs ex hofpitio, non tanquamex domo. E Giufto > ipfio Centur. Mitcellan. Epiftol. 41. Fines baben- Lipfio ‘ di nobis ponamasy & quod nature fatiselt , eriam cupiditati » GABBIA ‘Capo. LXXIIL 485 " Na gabbia ; ò (ia trabocchello è con la fi- neftra fpalancata » è l'efca eipofta fù fe- gnata da Don Arcangelo Conter col motto ; DO- LOSE PATET, che può feruire per quelle mali- tiofe femine , che ad'arte fcuoprono fpettorato il fe- no» per ingannare, ed vccellare gl’inauertiti gioui- netti. Nelqual propofito in eccellenza bene San Cle- mente Alefflandrino 2. Pedag. c. 10. Caput tegere y S- Clem. & vultum adumbrare iuffum eft è neque enim bone- Ale[fan. fium ef CORPORIS PPVICHRITYVDINEM ele HOMINWM AVCPPIVM. Oratiò Donna vana Il fine del Quarto Libro, PEL 145 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO OVINTO. QVADRVPEDI, e loro attenenti. Agnello c.1 Ceruo c.17 Mula C. 34 Alce c.2 Cinghiale c.18 Orige Cc. 35 Alicorno c.3 Cinocefalo c.19 Orfo c. 36 Armellino c.4, Damma c.20 Pantera C. 37 Afino c.5. Donnola c.21 Pecora, Vello c.38 Bifonte c.6 Elefante, Auorio c.22 Porco Cc. 39 Bucefalo c.7 Gatto c.23 Riccio fpinofo c.40 Bue c.8 Ghiro c.24 Rinocerote C.4I Camelo c.9 Hiena c.25 Scoiattolo €. 42 Camozza c.1o Leone c.26 Simia C. 43 Cane, collaro da ca- Leopardo c.27 Taffo c. 44 ne c.11 Lepre c.28 Tigre C. 45 Capra,Capretto c.12 Lontra c.29 Toro, Toro di Peril- Capricorno c.13 Lupo c. 30 lo c. 46 Capriolo c.14 Lupo Ceruiero c.31. Volpe C.47 Caftoro c.15 Manticora Co32:. VIO c. 48 Cauallo c.16 Montone Cc. 33 /XCCONSE E L70 Capo I. 3) D vn bianchiffimo agnello, Bartolameo Roffi foprapo- fe; INTVS, ET EXTRA, rapprefentando vaa bella ima gine del giufto , che accoppia alla purità dell’efterno anco l'interna mondezza ; che que- fto appunto fù il documento 3. Nilo di S. Nilo Paren. num. 86. Exerce puritatem in cor- de, & caffitatemin corpore. Eaenim vtraquetem- S. Ambro plum Dei te efficiunt. E Sant'Ambrogio de dignit. gio Sacerd. cap. 3. Quod fumus profe/fione , aftione po- tiusy quam nomine demonfiremus , vt nomen con- gruat aftioni , aftio refpondeat nomini, ne fit nomen inane , & crimen immane » ne fit honor fublimis s & vita deformisy ne fit deifica profe(fioy&® illicita aftio» ne locutionem fimulemus columbinamy & mentem babeamus caninam, ne profeffionem monStremus oui- nam, & ferocitatem habeamus lupinam 2 L’Abbate Giouanni Ferro » per vno $ che fer- uendo nella corte di Roma; fì truggeua,fi confuma- Ambi- tiofo ua, inuecchiauaymoriua di defiderio d’arriuare à qual- che grado e pur non l’otteneua » figurò va agnello» folo foletto nella greppia,coltitolo; DESIDERIO SENESCIT proprietà così da Varrone awuertita ; Quum depulfî (unt agni è matribus, adbibendaeft di- M. Var- ligentia » ne defiderto fenefcane ; e nel vero dice vn rene Poeta; Defide- Vna dies cupidis fenium mortalibus affert. rare E San Gregorio Nazianzeno Orat. in Maximum ; S. Greg. Profetto vel vnicus dies , totius vite bumana inftar Nazian. e$t defiderio laborantibus. E Sant Ambrogio in Pial. 118. parlando di chi ambifce » e non ottiene; Quo S.Ambro diutius abeft quod defideratur ytanto expeStantis de- &5° fideria maiori quadam vi amoris ignefcunt . Caro de- ficit, fed cupiditas alitur, & angerur i 3 Pervnograduato; che fe bene otteneua nuoui Gradua- honori, non però lafciaua la fua naturale affabilità seto beni- piaceuolezza yil Lucarini figurò vn agnello» in parte 80° tofato con le parole ; AT INTVS NON RE- NOVABITVR. Plinio Panegyr. ad Traian.Re- Plinio uerfus Imperator qui priwatus exierasy agno/cis agno- N feeris è 146 Xenofonn fceris : cofdemnos ; eumdem te pucas » par omnibus; 26 & hoc tantum cateris maîor , quò melior ; e Xeno- fonte de laud. Agefilai; Dignam eft ne Agefilai co- mitaiemy affabilitaterugue maturataceamusy ui cum bonore » potentiayatque etiam regno, coque fin infi- dijsy& cumcamore ommium potiretary rattantia ta- men obnoxius @ nemine vnquam notari potuit » 4 Che nc iferutd’Iddio?fi ritrouî mai fempre il Giufto timore accoppiato alla fantitàs & innocenza della vi- tmoro= ta, l'inferìl’Abbate Certani, con l’imprefa d’vn agnel- fo lo, che portaua il verfo; EPA RI A L'INNO- CENZA ANCO IL TIMORE, SanZeno S. Zeno Ser.de timore Deiydice che il Giuto; Sine fine flu- Veron det timereyne quid prater Deumquem diligit timeat, Iob 29. E SanGregorio Papa in Job. 29.14. Siridebam cum 14 feruo meo; Eletti quique quamdiu in hac vita funt, Securitatis fibi confidentiami non promittunt : boris enim omnibus contra tentamenta fufpetti occulti ho- fis infidias metuunt &c. è 5 . Non deue fcoftarfi da i configli del Padre Spi- Adhe- rituale, chi brama di caminar. felicemente nella via renza d'Iddio; ficomel’agnello» feguendo la traccia della madres protefta d’adherire mat fempre alle fue peda- te > dal fudetto Padre Tertani introdotto a dire; SE- QUAR S. Bernar Qui vias vita ingredi vault praceptoremy<5 ducem do fibi affumat . Fruéfas magiftri eSt'difcipulus obe- S. Ambra dienssdicena Sant'Ambrogio ina. Theffal. 2.42d il Bea- so to lotenzo Giufiniano de Obed. cap. 20. fauellanda Lorenzo de gl'Incipienti auitava; Ne fwo invitantur fenfuiy Giuffin proprioque ducantur arbitrio y Jed tanquam diuino - oraculo » fuoin ommbus credant pedagogo »& ipfins Mater. 8, in eunétis obtemperent voluntati . Sequar te quo ro. Cunque ierisy diceva queldifcepolo volontario » rife- poc:14. rito in.San Matteo cap. 8.19. H? fequantur agnum quocungue ierit , fcriuea San Giouanni Apoc, 14. 4. Matt. 4, di quei Vergini, fcoperti colà nel Cielo; Zrenzre poft 20, me, erano voci di Crifto a fuoi Difcepoli Pietro , ed Andrea » Matt. 4. 20.» at ill: continuo fecuti funt eum » 6 Chei coftumidei figliuoli sede i difcepoli fo- Figlivo- gliano conformarfi à quelli de iloro Padrize Macttriy Ji fimilià Jo dimoftra l'agnelletto » figurato vicino alla pecorel- iPadri Ja » coltitole pur del Padre Certani; PARENTI SIMILLIMA PROLES. Marulio. Scilicet eft olim vis rerum'in'femine certa» Et referunt animos fingula queque patrum. Nec leporem canis amathius, timidamae co- lumbam Natus Hyperboreo falco fub axecreat Ed Oratiolib. 4.Carm. 04. 4. Fortes creantur fortibuss & bonis Fft in inuencis eStinequis partum Pintus , nec imbellem feroces Progenerant aquile columbam. 7 Vnagnello inbocca dellupo, col motto; BA> LAT INCASSVM e del Padre Certani perdino- Innocen- tare» chele difcolpe d'vn innocente poco vagliono za op- appreflogli huomini ivgiuft1, e violenti. Artitot.1. prela Rhetorio Amor, &odiumy & proprium commo- vériftoti- dum y faciunt fapè indicem non aguofcere veritatem, x . QCurtiolib.7, Nulis fispplicum precibus crudeli» : Cartio 135 inbiberi poreft . 8 Potrebbe il lafciuo » che profonde le facoltà proprie » ne cura di vederfiimpoucrito , purche poffa godere il caduco fiore della tranfitoria voluttà , figu- rarfiinvn agnello tofato , diceil Padre Certani yquale Libidi trattemendofi in vn prato » è pafcertì, porti il cartel+ nofo lo; VELLERA PRO DAPIBVS, Quel gioui» naccio cuangelico è quafi vno ftolido pecorone vi la» Maruko Oratia QVO IERIP. San Bernardo fer. 77. QVADRVPEDI Lib. V. iciò tutto il pelo, per carpirele mondane dolcezze ; Diffipinit fubftantiam fsam vinendo luxuriosè,s Luc. Lu. 15) 15.13, Anzinonchele facoltà vilafciano gl'Impuri, 13. mà la riputatione » la fanità, £ la vita. San Bafilio traG, de Vera Virginit. Fit fepè , vt qui mortalem gs. pafilio ardets & corruptibrlem (peciem , non modo pecw- nias , omnemque fubftantiam , amoris gratia largè profundaî » fed cibum etiam, & fomnum, & ve- fem, & habitum,& omnem exiftimationem, corpus denique ipfum,<& corporis vitam » dum folo potiatar amore ,contemaat . Il motto ifteffo; Zellera pro dapi- bus, dimoftra affetto di gratitudine, che riconofce Gratitus conle proprie lane colui, dal quale gli alimenti riceue. dine ALCE Capo IL 9 Veft'animale » che di fattezze é fimile al cer- uo , fuol dormire appoggiato ad vn albero; Màfe quefti per forte, è tag'izto , l’Alce cadendo è terra » non può più riforgere. L'Arelio nefece im. > prefa per vn anima dannata ; foprafcrivendogli ; Dannaze CORRVET , EL NON RESVRGET; paiche il dannato , cadendo nel baratro della per- ditione ;' indi non può più vfcirne ; Crucizbantur Apec.t4 igne » & fulphure y diceua San Giouanni Apoc. @ ri, fumus tormentorum corum afcendet in fecula fe- culoram + aid 10 Vogliono sche queft'animale fiala gran be- ftia, la quale hauendo invn vgna molta virtà contra il mal caduco, perfuafe alcuni à farne emblema col Minutie titolo; ET MINIMA‘PROSVNT, effendo veili veriflimo che anco dalle cofe picciole molte vtilità fi ricauano s € che lepicciolezze da noi ftimate, ed ap- prezzatesfonaftrumento di confiderabilivtilità, edi felici aunanzamenti . San Gregorio Homil. 15. in Ezech. Nemo repente fio fummus » fed in.bona cow- S. Grege- uerfatione d minimis quifgne inchoat » vt ad maiora rio perueniati Sant'Ifidoro Arciuefcouo di Siuiglia lib. 2. fent. cap. 36. nu; 3» Sicut paulatim homo è mini- S- Ifdore mis vitijs inmaxima proruit : ita è modicis virtuti- bus gradatim ad ea» que funt excelfa coniendit. E San Bafilio Magno Orat. 6. Nam modico modicum S. Bafilia apponere,non magis in argenti , quam in cutufque al- tertus fcientie additione ad amplitudinem valere exi- fimandum eft + ALICORNO Capo III, Il Ome l’alicorno , tuffando il corno nell’ae- que sche dal velenode i rofpi ; e dei ferpen- ti, che loro ftanno d’intorno farebbero guaftey ed in- fette, lerende, e dolci se foaui, e pretiofe; e figu- rato in quefta guifa hebbe il motta; OBNOXIA PELLIT; così Crifto, tuffandofi nell’acque torbide, Crifta e velenofe delle paflioni , e deitormenti » tolfe loro appaf- ogni malignità , e lerefe tutte dolci ) e defiderabili. fionato Teofrido Abbate Etternacenfe in Epitaphio fanéto- Teofride rum l. 4. cap. 4. De amaritudine fa amariffima dul- Abb» cifimam dulcedinem transfudit inomnia acerbiffima Sanétorum cuiufcunque fupplicy genera » & carnis per illuftrationem Spiritus fantlificate quantacun= que, & qualiacunque fupplicia s în corporums, & animarun fuauiffima » & faluberrima tranSiulit ob- leftamenta , & remedia ; vt quafi immutato ) & conuerfò nature ordine omnes cruciatuum materiey elettorum corporibus adbibite ardentius apperan- cur, quam exquifitifime eputa , quam opultenti[fime vorins mundi delicia< Nel qual argomento gh (e) ALICORNO Capo III. 147 Colombo anch’effo; all'acque tocche dall’alicorno (o- prapofe; SINE NOXA BIBVNTVR., 12 Perfigurare Crifto, che fcefo nel Giordano Crifto fibattezza; fù dipinto l’alicorno, inatto di tuffare il battez- corno nell’acque, col cartellone; SIC VNDA zato =SALVBRIS; òcom’altridiffero ; CONTA- CTV SALVBRES), motto che efprime con quanta facilità fantificafle l'’acque il Redentore. $. S.Agofi- Agoftino!. 3. de mirabili. Sacr. Script. c. 3. Ad bap- no tifmum defcendit Dominus Iefusy non quod baptifmi Sacramento, & lauacro egeret , fed vt aquas , quas quamuisin delitto Ade Deus non maledixerit, terre qua continebantur , malediéFione infettas purgaret. Giacomo FE Giacomo di Valenza in Pfal. 42. Vnicornis » fine di Valen Monoceros, eius virtutis eSì, vt fo cornu attafta w aqua etiam aliquo veneno corrupta» veddatur falu- bris: ita Chriftus (ua bumanitate aquas peStiferared- didit falubresad peccatorum remiffionem . 13 Gli Accademici Affetati di Napoli s per idea SToma- diSan Tomafo d'Aquino , figuratono l’Alicorno ; in fo d'Ac- atto d’incaminartì alla fonte, con molti animali, che lo quino feguiuono; ediltitolo; HOC DVCE TVTI. Quefta ficurezza » che apprefta San Tomafo à chi fie- gue le fue dottrine , prometteua Cefare è chi fe gli trouana vicino ; che fe bene frà le tempefte dell'acque ci aber Sta » tremaua il perito Nocchiero ; , egliadognimodo; Perge age, quid times ? Cefarem per sa: sniligle eius ren : Come diceffe; Menefe Cefare é teco » hai tecolaficurezza &c. |, 14 Monfignor Aretio fece imprefe varie dell’Ali- Prenci- coro. Lofegnò colmotto; EXPELIT ET AL- e giu- L ICIT; interendo » che queft'animale > ed hàvir- Ro; e cle tù di fcacciar i veleni, e d’allettare gli animali alla fon- mente tana, da lui purificata » edé figuratiua di Prencipe giufto infieme ) e benigno; al quale così ragionaua vgapito Agapito Epift.Paren.nu.28. Si velis bifariam appro- bari » vt pulcherrima queque gerentes honora , ttate- terrima patrantibus fuccenfe . 15 Perboccadell’Alicorno; vicino all'acque , di- Crifto ceva Monfignor Arefio; PRAEBIBO BIBAN- raddol- TVR; imprefa applicabileà Crifto, che bebbe pri- cifce i mieroilcalice delle paffioni ; indi l’offerî à fuoi fedeli, rormet perche ed effi parimenti lo beueffero . Sant'Agoftino S.Agoffi- in Pf. 08. Amarum poculum prior medicus bibite , ne no bibere timeret egrotus. E Sant'Ambrogio Ser. 39. S.Ambro Videamus que caufa fuerit » vt ieiunia Saluator in- gio diceret s & ipfe fibi primum » vt bonus bumani gene- ris medicus » poculum » quod agro daturus eft » vt pe- ritiam artis fue ante in fe demonftraret » & experi- mentum ager accipiens fecurus fit de poculo s fecu- rior de falute . 16 Lofteffo Arefio all'vnicortno vicino alla fon- Gratitu- te foprafcrife; PRO POTV ANTIDOTVM, ne dir volendo » che fe riceueua dalla fonte la beuanda, egli per contracambio le donaua la virtà prefeuera- tiva, & ilcontraueleno: Motto che dimottra affetto dibuona gratitudine » e giufta corrifpondenza dibe- Furipide neficio ; Beneficium beneficio refpondeat > diceva Yerensio Euripid. in Hel. E Terentio in Eunuch. Par pari re- ferto . i 17 E perchel’vnicorno prouede alla fete, col pre- Medico parar la beuanda; &allafanità , col lcuare il veleno; perciò l'Arefìo gli diede; SALVTI, ET SITI; applicabile ad vn medico sche refrigera con la bevan- Predica» da, e rifana co! medicamento ; & ad vn Predicatore, tore che fodisfa alla fete dell’vditorio con le delitie dell’elo- quenza » e medica le interne infermità co i fruttuofi difcorfi, e con le morali effagerationi , ed inuettiue . Renefi- Allo fteffo vnicorno jin atto di tuffare il corno nell’- cenza onda, diede parimenti l'Arefio; ET MIHI, ET ALIIS; dichiarandolo pubblico, affettuo‘o bene- fattore, mentre così per fua propria falute , come per Palirui giovamento toglie l'infettione velenofa all’- acque. Virtù che nel Patriarca Giacobbe dalla Sa- maritana fù commendata»ricordandoci che quel gran- des non folamente alle proprie indigenze, mà a quelle ancora de fuoi fudditti, de i figliuoli » e delle gregge prouedeua le frefcure , e le delitie dellacque. Iacob Ioan. 4. dedit nobis puteum ,& IPSE exeo BIBIT, ET !* FILII ciusy & pecoraeius Ioan.4.12. Quiascom- Alberto menta Alberto Magno tanquam bonus pater optimas Magno aquas libenter filijs procurabat. 18. Don Carlo Boffo ; figurando l’ynicorno , col Sh corno tuffato nell’acque gli foprafcriffe. ET FER- Carità VET IN VNDIS. Non altrimenti la carità del fi. diina gliuol d’Iddio » che fù chiamato giouine , e vigorofo Alicorno » Dile&us quemadmodum filius vnicor- P/.38. 6. nium nel mezzo alle freddezze delle giudaiche male- uolenze vigorofa comparue » e feruorofa. Quindi fe + perbocca del fuo Profeta diceua Crifto. Pro eo » vt Pfal.108 me diligerent detrabebant mibi; ego autem orabam. 4- Pfal. 108. 4.S. Agoftino » alludendo alle preghiere, 1 che Crifto in croce per loro offerfe; feriueua ; Ipfe di- 5 Agofti- cebat; Pater ignofce illisyquia nefciunt quid faciunt, ?° quoniam in profundo malignitatis reddebant ipfi ma- La pro bonis yille in fummo benignitatis reddebar bona pro malis. Lo fteffo Don Carlo; figurando l’alicorno, in atto } di traualicare vn ferraglio di reti, da lui cina Infidie foprapofé; FRVSTRA TENDVNTVR; idea fuperate di perfona prudente, che sà preualere , e fuperare l’in- fidte, a lei ordite dalla maluagità del mondo je dell’in- ferno. L’Egittia adultera ben puote preparare, quan- to volle, na fcofteyed amorofe infidie al fuo cafto Giu- feppe » che quefto candido vnicorno ben feppe vfcir- ne libero » epreferuato . I Giudei y accoppiati a gli Aderenti d’Erode, puotero ben ordir le reti all’inno- cenza di Crifto » e fpecolar l’arti più cupe; »! cape rent cum in fermone , che alla fine ) fe n'andarono fcherniti, e confufi &c. 19 Don Diego Saauedra, per inferire che lira effer deue fottopotta alla prudenza, ed alla ragione; figurò l’alicorno , il quale tiene nel mezzo alla tronte, Modera- cioé in vicinanza degli occhi , quel corro » che quali Hone + lancia arreftata ferue di ftrumento alleftito a stogare i fuoi fdegni; col cartello, PRÉE OCVLIS IRA; Configlio tuggerito da San Giacomo 1.19. Sir omnis homo velox ad audiendum s tardus autem ad loquen- dum, & tardus adiram. Che però Teodolio Impe- ratore fece vn editto » che non s'effequiffero le fenten- zecapitali già pronuntiate contra alcuno, fe non dopo trenta giorni. 20 Nella Canonizatione di San Carlo celebrata in Milano, dall’arme de Signori Borromei fù tolto l’a- licorno » ed infignito con vn emittichio di Virgilio; STAT VERTICE ROBVR,; per dimoftrareche ti come tutta la forza di quefto generofo animale confi- fte nel caposquale è armato di fortififfimo corno;così il valore di quefto Santiffimo Arciuefcouo contittena nella fapienza, prudenza, e prouidenza » che nel fuo Pruden- capo haueuano collocata la sede &c. fe non dicelfi- 22 mo » chetuttala forza delle noftre attioni deriua dalla Matt. 22 To Iac.1.19. " divina gratia, dicendo l’Apoftolo Philip.4.13. Omnia Philippe poffiumineo qui me confortat; òche tutta la forza , e #13 virtù de gli eferciti deriva dal capo» che però Cabria, Capita foleua dire, che più forteera vn efercito di Cerui » che "9 per capo haueffe vn leone , che vn efercito di leoni ; al quale feruiffe di capo wn ceruo : Terribiltorem effe Plusarco ceruorum exercitum » leone duce ; quam keonum ag- men, ducente ceruo. Plut. Apopht. n 2 148 21 )]lProueduto frài Cacciatori di Venetia » hà l'Alicorno colmotto, FERT VITAM,; ET FV. NVS EODEM, parole quadranti alla lancta d’ A- Traua- chille, & altri corpi » e pofiono feruire a dichiarar la glio virtù deltrauaglio » che mottificail fenfo » ed auniua lo fpirito; e quadrano patimenti al Figliuol d'Iddio, il quale fcoprendo nel giudicio iltronco della croce» Ma:s.24. Tune parebit fienum fily bominis ; con quel medefì- 3°» mo ftrumento ,col quale fece la conquifta, e diede la faluze algenere humano ; Qui falutem bumani gene- risinlignocrucisconStitaiftt , confonderà , fobifferà i Teofila:- fuoi contumaci nemici Zeziet Chriffus contra Iu- #0 dos habens crucem, vt magnam inftiicandi mate- riam , & teflimonium. Veluti fi quis lapide percuf Sus ostendat lapidem &c.Teofiiatto. i 22 Siritroual’alicorno in atto d’arrotare il cor- Diligen- no contro la durezza d’vn pietrasaggiontouiil cartel- za lone; VT GRAVIVS FERIAT; chedimoftra diligente preuentione militare, prima d’attacar il ni- mico. Giufto Lipfio I. g. de militia dial. 14. Propri- um militis eft arma perice traîtare, & habere aut de» fendendum s aut offendendum - In ipfa fecuritate ani- mus ad difficilia fe preparet » & contra iniurias for- tuna inter beneficia firmetur » miles in media pace fine vllo hoite decurrit, vallumiacit, & fhperna- cuo labore laffatur » vi fufficere neceffario poffit + Quem in ipfaretrepidare nolueris » ante rem exer- CCAS è 23 Perche ilcornodiquefta fera ) è molto gio- Intereffe ueuole all’humane indigenze pet quetto egli è apprez- zato» che per altro farebbe calpettato , e negletto. Per tanto Gio; Sambuco ne fece Emblema col vitolo ; PRETIOSVM QVOD VTILE. Quidio 2. de Pont. Eleg, 3. i Turpe quidem diftu ( fa modo vera fatemer ) Vulgus amicitias vtilitate probat. : Ipfe decor retti, fatti fi premia defint Non mouet » & gratis penicet effe probum . Nil nifîi QVO D PRODEST CH ARUM est: en detrabe menti Spem fruétus auida ,nemo petendus erit + Vefpafiano » effendo riprefo perche hauelfe polto vna gabella anco sù l’orina dicendo che quello farebbe Suetonie vn guadagno puzzolente, rifpofe; Lucri bonus odor ex re qualibet, Sucton, "> Anco il Signor Abbate Emanuel Tefauto ne fece Emblema, dipingendolo in atto » di infilzarfì col Celerita cornoin vnalbero , il che gli auuiene per colpa della fua precipitofa velocità » e glifoprapofe; CONSI- LIIS INIMICA CELERITAS. Agapito vAgapito nell'Epift. Parenet. n. 25. Pericelofum eft admedun inconfiderara in rebus temeritas; fi quisenim queex inconfulta mente proueniune mala conceperit animo » facile comperiet boni confilij commoda. 25 Perche l’vnicorno non vuol perinettete già Incognito mai che alcuno animale s'accofti alla fua tana ; /74- cornis eSt talis natura , Incoggit. in'Pf\ 77.69. quod nullum alind animal permittit ad fuuna cubile accede- re 5 potrebbe perciò figurarli entro la fua tana col X motto; SINT EXTEKI PROCVL ; Tale Iddio Iddio chiamato; Dilelus quemadmodum filius vnicorniumy Pf: 28.6: folo vuol habitare nel noftro cuore ne sà permettere Seneca che altro affetto vi s'introduca ; Magna & fpatiofa reseft Sapientia, vacuo ilti laco est opus ; Seneca. Ed Piero il Cardinale Pietro di Damiano. Quifquis ergo in Damiano corde fuo cuiuflibet malitia venena concepit s feftinet de pebtoris fui fauca vulpesexcutere» vtin eo Dei filtas caput fuum merito debeatreclinare Giufto Lipfio Ouidio QVADRVPEDI; Lib; V. À ARMELLINO Capo IV. 26 S E quefto animale è coperto di bianchifimo — pelo » tiene altrefivn animo tano amatore... della purità , che prima vuol morire » che imbrattirii Virginie di fangofalordura; POTIVS MORI, QVAM® FOEDARI ; imprefa di Ferrante Rè di Napoli, . dcom'altri dicono d’ Alfonfo XI. Ré di Spagna, ap- plicabile à Sufanna, edaltri di caBità eccellente. Pit- tagora diceua; Satiuseft mori» quam per jnconti- Pittage- nentiam animum obnubilare . Di quetto parere. fù 74 Bianca,Reginà di Francia » folita dire à Ludo 4ico fuo figliuolo, che poi fù Santo. Fili potius mortem 09- petas » quamin peccatum incidas. Di quefto fu Mi- chele Guarino ; la virtà del quale nel {uo marmo fe- polcrale è così efpreffa ; J Guarinus Michael innenilibus occidit gnnisy Moribus ambizuum maior , an ingenio. Sola Venus potuit lento fuccunrere morbo 3 Ne fe pollueret ,malluit ile mori . E Guido Catoni nell'Emblem. Politic. 16. Fedf* E come l’armellino il {uo candore ; re 24/05% Solo per non bruttarla morte clegge; Così vuol l'huomo valorofo » € torte», Morir più tofto , che macchiarli fede » 27 Perche queft’animale nell’atto della genera- Bellezza tione ftranamente putifce, fù chi gli diede il mottoz fcanda- ALBVS EST, ET MALE OLET; e ciò lofa per alludere ad vna bellezza malamente vfata » de i quali fucceffi Giuuenale Sat, 10. Rada —__—__— Raraeftadeo concordia forme . Giumena- «Atque pudicitie + pra Tale Alcibiade fe fù bello diafpetto , fù contaminato Plusarce di coftumi » e di vita come riferifce Plutarco » € di Nerone rapporta Suetonio s cheefTendo dotato di bel lezza confiderabile , pudicitiamfuam proftitutt, con- Sueronio taminatis ferè omnibus membris. 28. Quefto animale » figurato in yn fito tutto mondezza » ed il motto; IN PVRO TAN- TVM; ne ricorda che il Figliuol d’Iddio, amò di Parità ripofariì pernoue metì intieri nell’vrero di Maria Ver- dell’yte- gine, perche quefta Signora dalle iordure del pescato FO Ver fempre mai fù efente. San Bernardo Ser. de Priuil, ginale Io: Baptifta . De fingulari Virgine nulla eft ambi- S- Bernar Quitasy quin ipfa maternis circumfepta vifteribus, ® Jublimioris fanttificationis genere mundara fit 3 vt pote (anffuarinm illud gin quo Deus s & Dei Filius carnem fuerat fufceprurus. E più fuccinta, ed elpref- famente Gionanni Geometra Hymno LL. Gande, qua Chrifto corpus mortale dedifli. Gaude primani libera labe patris. ASINO Capo V.. 29 Touanni Ferro ftimò che foprafcriuere fe gli - = potefieilmotto; SEMPER AD ONVS; O veramente; PLAGIS ET ONERI. Motu proportionati al Peccatote» quale cangiandofi, con Pecca- la colpa ) d'huomo ingiumento » fi troua fempre ag- tore gravato nell'interno dal pelo della coicienza , che l'aflige ; e nell’efterno » in cento guife trauigliato, ebattuto ; £"bi zzalum > diccua Saa Bernardo » Lagel- S. Bernar lum quoque appropinquet neceffè elt , femper enim do malum pena comitatur » Plutarco lib. an Vitiofitas adinfelicit. (ufficiar., Pramitas, dice, abfque vio ap: Plurarce paratuy fimul atque animum attigit , adjiiere , atque deijcits implet.dolore» langentis ma oflicia » penitentig bominem. Gio: Ees- metra ASINO! Cipo V. bominem. E Giuuenale Satyr. 4. Giuuena Nemo malus felix. le 30 Apuleio, nel fine dell'Ottauo libro diffe che Apuleio l'Afino era, MISERRIMI LABORIS VICA- Povertà RIVS; e taleappunto è colui che viue in pouettà s cioè fottopofto a milerie continuate. Plaut. Rudent. Omnibus modisy qui pauperes funt homines, mi- feri vinunt . Vahmifera paupertas srimproueraua Teognide s ci- Ei: Sto- tato da Giouanni Stobeo ferm..96: quid meis incume deo bens humerisy dedecore tum corpus afficisy tum men» tem noftram? BISONTE Capo VI. 3I E Queft’animale d'Ercinia ; fimile ad vn bues quale conla lingua ferifce , &impiaga » che Mormo- però l'Arefio gli diede ; IN LINGVA EIVS LA- ratore BOR, ET DOLOR, òveramente ; DVM LIN- GIT FRANGIT), tipo di maledico, e di mormo- ratore » che porta con la iua lingua » ecceffiuo danno à iproffimi dalui denigrati » elacerati. San Bernar- S.Bernay do ferm. de tripl. cutt. Lewis res fermo, tenera, mol- do lis ,@ exigua caro lingua hominis y quis fapiens ma- ca teg Leuis quidem ves fermo » quia leuiter vo- at,fedgrauiter vulneraty leuiter tranfit, fed grauiter vrit- profertur leuiteryfed non leuiter reuocatur . BVCEFALO Capo VII. F V quefti,cauallo d'Aleffandro Magno , do- tato dital proprietà » che non voleua regger fu’ dorfo altri cheil folo Aleffandro , gettando tutti li altri egualmente con gran difpetto a terra ; il che ichiara il motto foprapoftogli; NEC ALIVS; è veramente» ET ALIOS REIICIT, edè fimbo- lo di perfona ; ò di Republica rifolutas che non voglia adherire , ne feruire sfenona chi ella fpontaneamente gode di foggettarfì; tale anco ilbuon Religiofo dou- Seruo rebbe feruire al folo Iddio, fottraendo fe medefimo d'Iddio alla feruitù di qual fi voglia altro . Giouanni Pafcalio: Gio: Paf- Preter Alexandrumycum dorfo infidere tentat calio Alter; bucephalus refpuits atque fremit ; Nec fua qui facris deuonit temporaclauftris Excepto » nulli feruiat ipfe , Deo + BVE Capo VIII. 33 Vefto animale , che già feruì-ài factificij così della legge Mofaica s come anco della Gentilicay echetutta via ferue a lauorarlaterra » dal Padre Onofrio Panuino fù dipinto , con vn altare, ed il fuoco accefo davnlato se conl’aratro , ed il giogo dall'altro s ed ilmotto IN VTRVNQVE PARA- TVS); tolto da Virgilio, chenel 2. dell'Eneid. per bocca di Sinone diffe . co e cn nn n |) virumque paratus: «Autverfare dolos, aut certa occumbere morti. e dimoftra animo indifferente » ‘e pronto, così ad in- contrare ogni fatica, come à riceuer la morte, confot- mandofi in tutto ye per tutto alla divina difpofitione. Sen. Epiît.24. Pauper fiam? Inter pluresero. Exul fiam? Ibi menatum putabo quo mittar. Alligabor? Quidenim? Num folutus fumg Adhoc me natura graue corporis mei pondus adftrinxit. Moriar? Hoc dicis; Definam agrotare poffe, definam alligari poffe» definam mori poffe . Enell'Epift. 107. Sic aloqua- Plauto Seruità 32 vera Indiffe- renza Virgilio Sineca 149 mur Iouem » cuius gubernaculo moles ifta dirigitur, quomodo Cleanthes nofter verfibus difertifimis allo- quitur Duc me parens » celfigue dominator poli Quocunque placuit , nulla parendi mora eSt Affum impiger : &c. 34 llBueattempato ; da Scipione Bargagli heb- be; PRESSIVS FIGIT PEDEM; edaaltti; L] LENTO GRADV, chedimoftra la matura con- Maturità fideratione » e negra con la quale deuono proce- dere quei Magiftrati , che fono da Dio eletti è tiuol- tare à lor talentola terra, cioè i fuoipiù graui affari » ed interefli. San Gregorioin Reg. cap. 1. In fuis iu- dicys faciles non funt y fed cuntta prius rationabili- ter intusordinant s vtea foris irreprebenfibiliter dif= ponane . Tale anco fi dimoftra Iddio; Lento enim gra- V aler. du ad vindiftam fui diuina procedit ira &c. Val. Meffime Max.l.1.c.1. 35 RenatoRédiSicilia , diede parimenti al Bue; A PAS; A PAS; edaltri; TARDE SED TV- TO); dimoftrando di non volere precipitare le rifo- Maturità lutioni;mà che con lente confulte , e circofpette moffe haarebbe accrefciuto i fuoi auuantaggi » Erodoto |. 7. Omnis res properando parit errores , vnde magna Erodore detrimenta fieri adfolent ; in cunttando autem bona infunty fi non talia que ftatim videntur bona, certe qua fuo tempore bona quis effe comperiat. Quindi Cefare Augufto citato dl Fulgofio lib.7.c. 2. IUud Fulgofie Semper citò fattum poffe dici aiebat » quod cum fa- &um effety bene baberet . 36 Il Bue nel mezzo ad vn prato col motto; MELIORA QV ERO ferue àchi afpira a mag- gior acquifto, fempre anfiofo di corporali,ò (pirituali Profitto profitti, ed auuanzamenti. San Paolo Philipp. 3. 13. Quaretro funt oblinifcenssadea verò que funt prio- Philipp. raextendens meipfumy ad deftinatum perfequor . Nel 3- 13 qual luogo Sant’ Ambrogio. Hocest, quod fupra di- S. Ambra xit,quiaideo laborare fienifiar, vt quotidiein melius gio proficiats femper extendens fe ad potiora y vt ilaque retro atta funt oblinifcensy MELIORA SEC- TETVR &c. 37 Monfignor Arefio, nel frontifpicio del fuo quarto libro dell’Imprefe , figurò vn bue, vn cane , & vna cicogna ; colcartello; QVILIBET APTA SIBI, dirvolendo cheda fuoi libri ogni conditione di gente , fianfì rozi » od eleuati ; delicati , ò grofli in- gegni, tutti haurebbero raccolto alimenti a lor mede- fimi proportionati ; effendo appunto la menifa delle facreScritture di tal forteche fuggerifce a cadauno gli opportuni alimenti. San Bernardo fer. 64. ex Breu. InCatholice Doftrine nîenfa inxta modulum intelli- S- Berner gentia fufficientes fingulis epule apponuntur . Mà do diafi luogoal vero, cd il motto , ed il corpo di queft’- Imprefa furono a Monfignor Arefio fommimittrati da Seneca » il quale Epift. 108. trattando dei libri de gliantichi Filofofi, diceua ; Non ef quod mireriss ex Seneca cadem materia futs quemque ftudijs apra colligere. In eodem prato bos berbam querit , canisleporem; ci- conia lacertum. Cum Ciceronis libros de Rep. pre- bendit hinc philologus aliquis hinc grammaticuss binc philofophie deditus: alius alio cura fmam:mittite 38 PerSanLuca Euangelifta, fece lo fteffo Are fio imprefa del bue » con le parole; NASCITVR AD LABOREM; chefe bene inGiobbe 5. 7. fono fcritte di tutta la prole d’ Adamo , Homo nafcitur ad rob 5.7» taborem» Sì pr nn adogni modo » con manie- ra particolare a San Luca , quale faticò con l’arte della S. Luca medicina a prò dei fedeli feruendogli fenza interefle, faticò col pennello dipingendole imagini di Maria Va faticò con la penna fcriuendo così il Sacro rs 3 lo» S. Grego- rio Papa S. Scrit- tura r50 loscome gli Atti Apoftoliciy faticò predicando; e tan- tofaticà, che San Vincenzo Ferrerio ne fece queft’at- Pincenzò teftato ; Lucas triginta feptem annis laborauit cum Ferrero. Paulo inter infideles, vt fuiflet.martyro fed nullus eumwvoluitoccidere» # i: 39 Adbhonoredi San Tomafo d'Acquino; il qua- Je fe prima fù chiamato bue mutosdopoi fù detto An- S.Toma-.gelo per purità s e Dottor Angelico per l'altezza della fo d’Ac- dottrina » fù fattaimprefadelbue, defcritto in Eze- quino chiele alcapo 1. quale poi al capo 10. del medefimo Profeta fichiama non più bue s mà Cherubino ; egli fù dato il motto; INDVET IN CHERVBIM, Biagio Viega in Apoc. cap. 7-felt:9.in fine applica Martire quefta Scrittura è qual fi voglia feruo d’Iddio,il quale fe in quefta vitasportando fu'lcollo il giogo delle cro- ci verfarà nelle fatiche i fudori, ed il fangue , nell'altra otterràl’agilità, la chiarezza, la gloria de i Cherubini; Santtorum facies inhac vita mortali » facies bonis eftinarealaborantisy & fadantis ; quetamen poftea in faciem €herub pulcherrimam commutabitur , ab= Rerfis videlicet lachymis » deterfo puluere denique mortalitate in immortalitatis gloriam conuerfa . ‘40. Albuefùfoprafcritto} FVSTE , IVGO. Paccaci VE; come perinfegnare » che chi viue da beftia POTE 0° ftolida, deue effertrattato conle durezze , effercitato conle percoffe se domato con gliaggrauij. San Paola perfuade Tito à trattar afpramente con gl’Ifolani di Tit,1,12, Candia, .e.nerende quefta ragione ; Cretenfès fem- per mendaces , male beflie» ventres pigri. Tefti» monium hoc verum elt . Quam ob caufam increpa S.Anfel= os durè s nel qual luogo Sant Anfelmiò ; / nerepa Biagio Viega mo illos snonmolliter» vt foles sfeddmè do dura corum corda penetret increpatio dura. 41: L’Abbate Certani ; per inferire che la pro- .__ mefla della gloria eterna ne auualora è fupetare tutte Sperîza le miferieterrene s figurò vn bue , colgiogo fu'l col- del, PIE lo è mà inatto di cibarfi entro va ameno prato ; col 4 verlo; PERCHE PIV PRONTO A LA FA- TICA IO TORNI; nel qual fenfo Bernardo Santo Ser. 15. in P£. Qui hahitat così {piega le pa- Mar. 11 roledi Crifto in Sant Matt. 11.28. Venite ad me om- zh nes qui laboratis, «5 onerati eftiss & ego reficiam S- Bernat vos ; Laborantes ad refettiomeminuitat ; ad requi- em prouocat oneratos. Noninterimonusfubtrabit , aut laborem s magis autem onere alio alio labore commutat s fed onere lewt, fuani iugo sin quibus re- quies , & refeltio , & fi minus appareat s tamen in- ueniatut 42 Per wn vitiofo s che fpeffò applicaua il pen- Ritorna- fiero alla confideratione de commeffi errori » compia» re cendofi in quelli lo fteffo Ceftani fece va bue, in atto di giacerfene ruminando ilcibo.s che diceua; L'E S- CA RICHIAMO A LVSINGARMI IL . . GVSTO. Proprietà chelodenolmente s’offerua in Studiofo qualfiuoglia vero amatore della virtù » folito» come dice Filone » à ripeter feco fteflo, e rinouarfì nella mente i virtuofi infegnamenti., che gli furono fug- eriti; Quemadmodum » fcriue egli lib. de Agricul- tura quodlibet animal ruminans.cibum femel deuo- ratums & vurfum fubdentes renocatum atterit ; fic anima cuiufcunque difciplinarum ftudiofi poStquam per aures recepit contemplatione dignura aliquid » oblinioni hoc non tradit » fed per ociuma fecum ipfa retrattat fingula » & cuntta fibi reducit in memo- riam. E Ruftinoin Pfal. 45. Omnis homo s qui audit fic debetin cor mittere , vt non piger fit ea cogitare vt quando audit» fit fimilis pass) pros: : cum autem auditainmemoriam reuocats & cogitatione dulcilfi- ma recolit, fiat fimilis ruminanti + 43 Advnbuefmagtito, & col giogo fu'Icolla io Filone Ebreo Raffina, OVADRVPEDULib, V, * quia bove firmius? ) Ouidio diedi; FRANGIT OPV$; coficetto d’Quidio I. 1.de Pont. Eleg. 5. Cernis vt in duris'( & aruis « Fortia taurorum corpora franga! opus? Que nunquam vacuo folita eft cefare nouali » Fruétibus affiduislaffa fenefcit humus. Tanto può la continua , e moderata fatica. 44 Cattinofegno , quando Iddionelafciaviuere nelledelitie,edimpinguare nelle felicità ; fegno è che Felicità ci riferua al macello dell'inferno , fi come il bue, che infelici ftàingraffandofi nei pafcoli fù da me fegnato col mo- toj IMPINGVANT;,VT MACTENT. x*% Ò vero; SAGINATVR ADMORTEM. S. Gregorio Papa 21. Mor. Iniuftusad debitam mor S.Grego- tem currenss effranatis voluptatibus vtiturs quia & rio Papa vituli » qui mattandi funt in liberis pafcnis relin» quuntur + 45. Enrico Farnefe ; per dimoftrare » che nel Prencipe » è fia nel Capitano fi ricercano » ed inge- Gouere gno, e forza s ad vabue con l’aratro » nel mezzo alla N° coltura diede; ARTE, ET VIRIBVS. Concet- to efpreffo anco dal Padre Don Ottauio Boldoni sche figurò due boui fotto il giogo con aratri , marres z2p- pe » edaltri ruftici frumenti dandoloro; ARTE MVLTIPLICT , Filonelib. de Iofeph. Reipublice Filone Moderator debet effe multiformis , ac multiplex ; E°rer alius in pacey alius in bello » aliter fe paucis y aliter multis opponens &c, 46 Fùpoftoilbue » per ideadiperfona .confide- rata » prudente ; e pefata nelle fue rifolutioni.,, por- Maturità tando iltitolo; SERIVS, VT GRAVIVS. Iddio ancora scome di fopra toccai con Valerio Mat...» fimoy quanto più tarda a mandare i caftighi,tanto più ) graui gli fà fentire è i colpeuoli ; Lento enim gradu ad Valer. vindittam fui diuina procedit ira: tarditatemg; fup- Me[fmo plicij grauitate compenfat . Val. Max. lib.1. 0.1. 47. Vnbue conle cornalegate ad vn piede, edil verbo; SVSTINE » feruî à perfuadere immortali; che incontrardoueffero con filentio modefto la foffe- Sofferen renza dei mali ; ben dicendo Epitetto; Suffize, & 28 abftine poiche col fofferire coraggiofamente le mi. ferie; e conl’aftenerfi prudentemente dalle voluttà» o da i vitij, altri può alzarfì all’acquifto della perfet- tione. Oratio in Arte. Qui (tudetoptatam curfu contingere metam y Oratio Multa TV LIT, fecitque puers fidanit y,& alfit AB:ST.INVIT Venerey & Baccho Che fe del folo Suftine fitagiona ‘ben diceua Virgi- lio fEncid. s. ————— Quo fata trabunt , retrabuntque fe- Virgilio quamur Quidquid erit » fuperanda omnis fortuna F E- RENDO ef. i EGiufto Lipfio Centur. 2. Ep. 47. Ommino lewins Giuffo omne malum fit leniter ferendo. Qui interpretando Viffe auget , qui velut fcalpit fuumvleuss facit quod qui onus fibi addunt . 48. L’Abbate Emmanuele Tefauro.j fece Em- blema del bue marino » quale piglia i colori da tutti i luoghi, che gli fono vicini, egli foprapofe per ti- tolo; SAPIENS NON SE MVTAT, SED APTAT. Inquefta guifa operaua San Paolo » il quale r. Cor, 9. 20. di fe fteffo diceua. Faffus fim 1: Cor. g Iudeis tanquam Indaus » vt Iudeoslucrarer- faftus *°* fum infirmis infirmus » vt infirmes lucrifacerem omnibus omnia faétus fum yvt omnes facerem faluose Ed il Beato Giordano» feconda Generale s & Succef- 8. Giors fore del Patriarca San Domenico diccua ; Tora vita dare mea Fatica Accom- modarfi CA MELO Capo IX. mea fiudui meaccommodare cuiliber vt e[femmiles cum milite, nobilis cum nobili » plebeius cum plebe» io s procurando femper hac ratione-corum emenda- rionem che tanto ftà regiftrato nella fua vita. CAMELO Capo IX. 49 A Ll'hora quando fi fente carico è baftanza,da femedelimo s'alza da terra ; nel qual atto Miniftrò fù introdotto a dite; NO PVEDO MAS. Cioè pruden- NON POSSO PIV'; e dimoftra perfona pruden- te te, che non vuole cariche (uperiori alle fue forze 3 ed habitudini. Catone. Quod potesid tentess operis ne pondere preffis Succumbat labor, & fruftratentatarelinquas + Seneca quando s'auuide , che l'immenfo pefo delle ricchezze da lui poffedute gl’itritauano:contro l’inui- dia de i Caualieri di Roma e l'odio di Nerone, porta- tofi d’auanti a coftui svuole Cornelio Tacito chera- gionafle così ; Tantum honorumy atque opuminme cumulafis vt nibil felicitati mea defit ynift moderatio euus- Mii fubuenienduna eft. Quomodo in militiay aut via fef]4s adminiculum orarem : ita in hoc itine- revita fenexs & leniffimis quoque curis impar » cum opes meas vltra fuftinere nan poffim , prefidium peto. Iubeeasper procuratores-tuosadminiftrari &c. An- nalium lib.14. nu.7. so 11 Camelo»chenon filafcia addoffare, fe non Pruden- tanto pefo ) quanto ne può foftenete » hebbe ilmotto za Spagnuolo; NO MAS QVE PVEDE. Non più di quella ei può; e ne infegna a riceuere quelle fole cariche , alle quali habbiam talento di fodisfarey Seneca enon più. Seneca Epift.108. Aptari onus viribus debetsnec plusoccupari quameni fufficere poffumuss e nel libro de Tranquilli. animi cap. 4g. Infpicere de- bemus primum nofmezipfos, deinde que aggredimur negotia &c. Ante omnianeceffe eft fe ipfuna eftima- re squia ferè plus nobis videmur poffe » quam poff» mus. Nel qual argomento Martiale così j Qui fuametitur pondera » ferre poteft . st Fùchifoprafcriffealcamelo carico; LABO- RE FORTIOR; effendo di mirabile energia Confue- l’effercitarfì nella fatica y e l'auuezzartià reggere i più tudine graui pefi» per renderci, peropra della confuetudine S. Bernar Ogn’hora più robufti,e vigorofi. San Bernardo lib.1, do de confiderat. cap. 2. Primumtibi importabile vide- bitur aliquid: proceffu temporis fi afuefcas s indica- bis non adeo graue :paulo poft, & leue fenties : paule post etiam delettabit Ge. 52 Si ritroua ilcamelo genufleffos & difpofto ad Crifto effercaricato del pefo» effendogli molte merci d’in- fotto Ja torno,colmotto; LVBENS AD ONVS. Sim> croce bolodelFigliuolo d'Iddio sche fpontaneamente s'ad- 10.19.17. dofsò il pefo orribile della croce; € baiulans fibi cru- Studiofo cèm » dice San Giovanni ; ò pure di ftudiofo » che in traprende volontarie fatiche; ò veramente di pecca» tore, che và da fe fteffo ad addoffarfi il pefo dell'ambi- tione, dell’auaritia» delia libidine &c. , edi libero ch'- egli era » ficondanna ad effere vno fchiauo anzivn Sena iumento. Offende quisnon ferniat , diceua Seneca î più: 47..4lius libidini, alins quaritia yalius ambi- fioni omnes timori. Nulla ferditus turpior y quam voluntaria”. ì 53 Queft'animale, fempre mai y prima di beue- re » fuole coi piedi intorbidar l’acqua » che gli ftà d'- .. amanti; che però fù introdotto àdire; TVRBIDA Sediti> PLACET), idea di perfona feditiofa » od ambi- fo tiofa » che procura col mezzo delle torbolenze ciuili i Cicerone fuoi profitti, Cicerone in Catilinam; Ambitiofi ha- Catone Cornel, Tacit. Martiale Pecca- tore IsI mines, bonores » quos quieta republica defperant » perturbara fe confequi poffe arbitrantur . Intal'Iguifa Auuoca- ancora molti Auuocati » e Procuratori cercano i loro 1° avuanzamenti ne i litigij dei loro clienti, e nelle tur- bationi contentiofe delle parti ; de i quali fucceffi San Bernardo |. de confiderat. Miror quomodo religiofe S- Fernar aures tue ( parlacon Eugenio Papa ) audire poffint do buiufmodi difputationes aduocatorum » & pugnas verborum s que magis ad fubuerfionem » quam ad in- uentionem proficiunt veritatis &c. 54 Softiene queft'animale grauilfime fatiche ; e facendo viaggio non s'allenta ne per lunghezza ò dif- ficoltà delcamino 3ne per mancamento d’acqua , ò di , rinfrefco , il che dinota il motto; NEC I E] V- Infatica- NIO; NEC VIA, cioé deficityche rapprefenta al Dart viua la militare affiduità, coftanza ; eperfeueranza . Roth Torquato Taffo » dà quefta lode à quet valorofi Da- nefì » che feguiuano Sueno ; introducendo vndi loro à dir così; Hor difetto di cibo » hor camin duro Trovammo ; hor violenza, & hor aguati; Mà tutti fur vinti i difagi, e furo Hor vecilì i nemici, & hor fugati . Geruf, Liberata C. 8.ft, 13. ss Ilcamelo, fe di viaggiofitratta, lo Scali- gero Exercit.209. n. 2. dice che fà cento miglia al giorno ; fe di foftener peli, porta fome di fettecen- to» etall’hor anco di mille libbre. Sedi patirla fete a egli latollera perquattro giorni continui ye non man- Prelato ca chi fcriva s che tal volta ftà quindeci giorni fenza bere. Per tanto hebbe ragione chi gli foprapofe il motto ; SVSTINET , ET ABSTINET appli- cando l’Imprefa è San Carlo, che per falute della Dio- S. Carlo cefì faticò notte» e giorno, vifitando , etrafcorrendo da pertutto , eche viffe con rigorofiflima aftinenza » chiamandofi pago di folo pane 3 e d’acqua » e tal volta Torquaso Tafa ‘di ruftici lupim &c. 56 Offerua Ariftotele Hiîf. animal l. 2.cap. 1. E con effo lui Plinio » ed altri, cheil Camelo » quando camina , non mai fpinge il piede finiftro auanti alde- tro; Pes finifter nontranfit dexterums fed fubfe- Arifto- quitur. Quindi fù chi gli foprapofe; DEXTERO tele SEMPER ANTERIOR ; inferir volendo che San Seruo Carlo fempre fece caminare auanti il piede ‘deftro d’Iddio della religione, edell'honor d’Iddio , facendo ftar à dietro il manco piede della politica » à de i mondani intere(fi. Vn fimilmodo d’operare tenne mai fempre Scipione Africana s il quale ò foffe fintione , à fuper- fiitione; Nom ante ad negotia publica » vel priuata Valer. ibat> quam in cella Iowis Capitolini moratus effet. Mafima Val. Mall: I, 4 cap. 2. anteponendoà tutte le cofe la religione. 57. Nella Canonizationedel medefimo San Car- lo, i Padri Gefuiti efpofero vn camela carico di crociy libri, calici, cilicij&cc. figurando così le diuotioni; fa- : ticheye mortificationi di quel Santo col motto; NVN- Mortifi- QVAM SATIS; quale tutto anco fi proportiona faHone à San Francefco Xauerio » che preuedendo in ifpirito i trauagli, perfecutioni, miferiey che doueua fofferirey efclamo animofo; PLVS DOMINE, PLVS PLVS; òveramente parlandofi in mala parteymot= to quadrante advn Auaro »già che Oratio Satyr. 1. Auaro «At bona pars hominum decepta cupidine falfo Qrazio NIL SATIS eft s inquit. 58. Figurarono parimenti vn altro camelo carico di mitre, capelli cardinalitij, baftoni paftoraliycol det- to ; SEMPER SATIS » elprimendo l'humiltà del Conten- Santo » che non afpiraua punto alle mondane gran- tarfi dezze » mà fcopriua vna mirabile moderatione d'ami= mo» quale da Oratio fù offeruata lib, 1. Fpift.2. Quod 152 Quod fatis eSt cui contigit » NI L amplius OPTAT. Nel qual argomento Seneca apud Lipf. lib. 2. Manu- dutt. diftertat.21. Tencamussfciamufque vnam banc effe viam ad tuta vadendi, & extevnadefpicere , & bonefto contentum effe + 59 Fùilcamelo trafcelto da Monfignor Arefio per tipo d'ambitiofo » che s'inchina ; e s'humilia d’a- uanti è gli altri» fintanto che riceualecariche sch'ei pretende, figurandolo genufleffo, & coltitolo; DO- NEC ACCIPIAT. Nel qual argomento per 5..Ambra eccellenza bene Sant Ambrogio lib. 4. in Luc. Ambi- Oratio Seneca Ambitia fo gio tio, vt dominetur alys , prius feruit. Curuatur obfee quioyvt honore donetur: € dum vault effe fublimiora ft demiffior. Crifto co Alcibiade Lucarini, perCrifto ) che nell'orto nell'Or- di Getfemaniaggrauato dal pefo deldolore, ò fia dal eg pefo delle colpe d’vn mondo intiero » cade boccone aterra » figurò il camelo ; fotto la foma genufleffo » coltitolo; FLEXVS AD PONDVS. San Mat- Marr.26 teo 26. 39. di Crifto fcrineche ; Procidit in faciem 39. fuamyNelqualluogo Cornelio à Lapideideft prono s Corzelio CY proftrato interram corpore faciem terra affi (gensy #«Lapide vt hoc geftu primo fummam fuam affliftionemoften- deret ; fecundo vt infigne hbumilitatis exemplum da- ret. Tertiovt f(ammam Deo Patri reuerentiam ex- biberet; quarto vt onus immane peccatorum noftro- rum, quod ipfe in fe fufceperat reprefentaret : hoc enim ipfum fuo pondere degrauauit è & affixit in terram Te, S.Giaco Lo fteffo Lucarini, ad honore di San Giacomo il mo Mi- minore » figurò le ginocchia del camelo , aggiun- nore —gendoloro ilverfo, COL PIEGAR SPESSO FIEN CALLOSE; E FORTI; edimoftra la frequenza continua dell’oratione , che in que- fto Apoftolo fù ammirabile » del quale Santa Chie- Erewiarie {a 1. Maij; Cui affiduitas orandi » ita callum gembus Remano obduxerat » vt duritie cameli pellem imitari vide- rethr « 61 DalSignor Don Carlo Boffo fù effigiatoilca- melo genufleffo sin vicinanza del quale erano alcune balle di mercatantia ; ed introdotto è dire; NON SVNT HEÉEC HVMERIS PONDERA DI- GNA MEIS; e può feruire così per fimbolo d°- Superbo huomo altiero » e fuperbo , che prefumendo » e pre- tendendo molto ; rifiuta efdegnale cariche, che gli vengono offerte » quando non fiano più che eleuate, e grandi; come anco può effere idea d'animo humi- le $ emodefto s che fichiama indegno di quelle ca- riches ed honoriy che fi vede propotte, ed addoffate + Dignità Così San Vincenzo Ferrerio rifiutò i gappelli cardi- rifiutata nalitijy chiamandofi à tanta foma poco proportiona- to di forze ; così San Bernardo rinuntiò l'A rciuefco- uato di Milano; San Tomafo d’Acquino ) quello di Napoli; e di San Filippo Nerio il Breuiario Roma, Brewiario no così ; Humilitati addittus ab honoribus femper Romano abborruity atque Ecclefiafticas dignitates etiam pri- marias » non femel vitro delatas, conftantifimè re- cufanit + Lo fteffo s adyn camelo , carico di foma non mol- togreue fecedire. AVCTO PONDERE SVR- GAM; idea d’Ambitiofo corteggiano » che non sà leuarfi dalla feruità & offequio del padrone» fe non riceue repplicati accrefcimenti di carichi, di benefi- cij» e di fauori; od anco di peccator contumace, che leggermente aggrauato di mali non firifolue d'alzarfi daterra; mà quando fe gliadoffano , e fe gli molti- plicano i pefi delle afflittioni , intraprende la ftrada della virtù » mel qual argomento Dauide fauellando P/.15-4. de gl'Ifracliti , Multiplicate fune infirmitates co- Ambitio fo Pecca- tolte QVADRVPEDI Lib. V. rum» poftea acceleranerunt. Può anco'addatarfi ad ) vn peccatore contrito , che riceuendo dal confeffore Peniten- leggera penitenza , fupplica che fe gli accrefca nuoua te carica di fodisfattione » altrimenti non fi leuarà da fuoi piedi. Il camelo , in attodi genuflettere ed inchinarfi , Vmiltà col motto; VT FERAM fùdelmedefimoSignor efalta Don Carlo Boffo, ed efprime » che col mezzo dell’ humiltà , abbaffandofi d’auanti a perfonaggi grandi s'ottengono le cariche; e gli auuanzamenti . Oratio. Ius imperiumque Phraotes Cafarisexcepit genibus minor. Maria Vergine, perrenderfi capace » ed atta à portar nel fenol’Incarnato Verbo » sabbafsò; chiamandofi d’Iddio poueriffima ancella ; Ecce ancilla Domini 14338 Luc. 1.38. Tomafo di Villanoua fer. 1. de Annuntiat. dea Grandi ergo myfterio, altiffimoque destatis inftintu, 2" conceptura Deum fui meminit ancillatus &c. Nel qual argomento non difdicono i concetti di S. Cefa- | rio Arelatenfe Homil. 34. Sicut de fonte terreno , & Cefario corporali fluuio non potest aliquis bibere fi fe nolue- Arelat» rit inclinare: ita & de viuo fonte Chrifto, & fantti Spiritus flunio nemo aquam vinam baurire poterit nifi fe bumiliter inclinare voluerit » CAMOZZA Capo X. 62 | phon Giouanni Ferro,per dimoftraresche la poefia, l'eloquenza , e intelligenza d’Vr- bano VIII. erano al fommo dell’eccellenza ; figurò vna Camozza; che faliua all'altezza d’vn monte ; quafî inacceffibile, col motto; NEC INACCESSVS_ — — APEX. Quefta fublimità obbligò molti letteratia Eminen= celebrarla . Poiche hora Giouanni Battifta Lauro } 3 otte- fcriuendo al Barclaioy dimanda l’opere d’Vrbano; Mel Ia _ merum » ac nettar fuauiffimum. Hora Giouanni Bar- acli de claio delle medefime compofitioni dice;Gemmea ilayGj,- pda @ virilis fcribendi felicitas; El'Vniuerfità di Pari- .},;o gi chiama le fue Ode; Diuina carminas calefti quo pnjuer. dam inftinttu fufa » 4 Parigira 63 Vna Camozzanellafommità d'vn monte , co i cani alla radice » & almezzo del monte; perche più Virtù fu- alto pioggiar non ponno s hebbe il titolo ; E FF V- pera l'in GIA PERDVNT); edimoftra che la virtà, Vidia gionta al colmonon può effere offefa dal dente mor- dace dell’Inuidia . Silio Italico lib. 13. Magnanima inuidia virtus caret è E Claudiano in Stilicon. 3. Eft aliquod meriti Jpatium, quod nullafurentis Claudia- Innidie menfura capit no 64 Luigi Ferro » alla Camozza fu'l monte fopra- fcrifle; ALFISSIMA TVTE; colquale fi infinua, Speriza che le fperanze, collocate nel cielo » edin Dio » fono in Dio le vere» e le ficure. Dauide à pena diffe; Altiffimum Pfal, so. pofuifti refugium tuums che foggiunfe; Now accedet 9. adtemalum. E Guerrico fer.a. de S.Benedi&to. Om: Guerrico nino pulchra pax» & fecuritas fempiterna habitare Abbare in adiutorio Altiffimi y in protettione Deiceli cora- morari &c. CANE, COLLARO DA CANE Capo XI. 65 N Cane, inatto di gettarfi entro d’yn rogo V ardente » fuccefîo più volte feguito, come Amico rapportano gl’Iftorici fi ritrova col motto; E A- vera DEM FLAMMA CREMABIT > c dimoftra fa deltà r) Oratie ‘ Silio Ita» lico CANE deltà , td amor grande ; che perfuade à non curarla S. Dernar vita» per feguir anco in morte l’amico &c.. 0 Amor do , pracepsyvehemens,flagransyimpetuofe &c. efclamò San Bernardo fer. 79.1n Cant. ed Vrbano VILI. Ode de S. Maria Magadal. Prbano sAmor pericli nefcius horridiy VIII Vt morte perftat fortior 2 66 Pervnyeroamico» che procura gli vtili non proprij, mà dell'amico; 6 pure per vn regio mini- ftro, che negotiando,ò combattendo faccia gli acqui- Amico fti,efollecinigl'interclli delfuo Réè,ò Republica, fer- vero ueilcane da caccia» che porta la preda in bocca, al quale il Ferro diede; ALIIS PRASTAT; ed altri; ALTERI PARTAM, concetto di Martialelib.14. Marsiale. . Non fibi ; fed Domino venatur vertagusacery i Illefum leporem qui tibi dente feret. Predica- ]l Predicatore Guancare da caccia » deue fimilmente tore portarti » dice Vgon Card. in PI. £8. cercando di far à Dio acquifto d’anime, e non à fe medefimo di tran- fiori) applauti » ò d’interefii . 67 Ad honore d’va Veftouosil Domenichi figurò Vigilan- vn cane preflo.la greggia» fopramettendogli ; NON za DORMIT QVI CVSTODIT. D'Ottauiano Seneca. Imperatore Sencca l..de Bicuit. vita; Omninm do- mos illius vigilia defondit s omnium otium illius la- bor. omnium delitias illius induftria.» omnium va- cationemallius occupatio. San Damafo Papa Epi. Gen.31. 4. confiderando le parole di Giacob=Gen.3 1. 40. Die 40. nofiuqueefia vrebars & gelu» fugiebatgue fomnus S.Dama- ab'oculis meisy così difcorre. Siergo fic laborat 67 fo vigila, qui pafcit ones Laban; quaniotabori, quan- tifque vigilys debet intendere » qui pafcit oues Dei? vAbfalon Ed ilmio Concanonico Abfalone, Abbate Ser, 48./04- vibbase. ra excubiarum follicitudo paforalis et è 68. Vno inuaghito di Cata Colonna » potrebbe valerfi del cane » che ftando ad vna colonna legato, haucua fopraforitto; E PER ELETTIONE, E PER DESTINO. Motto che parimente quadra àcadauno dannato; giàche ciafcuno, edi propria elet- tione iniquamente operando : e per decreto d'Iddio » che giuftamente lo condanna viene ftretto con catene eterne alle rupi ofcure dell’abiffo; Che però il Cardi- Caierano nal Caietano in Ep.ad Rom: 9. 22. dice Conftat an- tem quod proprys peccatis, proprys meritisy ( que Deusnon vult, fed fuffinet patienter ) reprobi funt vafa vinditte. Non enim Deus prius eft vlror s quam homo fit peccator ; & confequ?nter a fe ipfis repro- bi funt vafa aptata fais meritis in interitum atex- DU è Danna- to Xx EX ORE SALVTEM. Parolefuggeritemi da Rom. 10. San Paolo Rom. 10.10. Carde ensm creditar ad iu- 10. Stitiam » ore autem confeffio fit ad falutem ; e dimo- Confel- ftra ilbeneficio della Contellione Sacramentale . Nel fione qualargomento Vgon Vittorino l. 2. de Beft. c. 17. Vgon Linguacanis,dumlingit vulnis, fanat: quia peccato- Fiscorino rum in confelfione emundantur vulneraySacerdoti fa- S. Nilo. a confeffione . E San Nilo in Parenef. n 1. Inicuem falutis eSt fisi ipfius accufatio + Quindi Sant Ambro- S-Ambro gio, hora nel lib.4.in Luc. c. gs. £x ore tuo suftifica- s% beris. Etenim precium immortalitatis e$t noftra confeffioyquia ficut feriptrum est» ore confelfio fit ad falureim s edbora in Plal. 37.7 febres n alto fite» non queunt mitigari y cum foras. ermperint » fpem af- ferunt definendi: ita peccatorunimorbus, dum tegi- ter » inardefcit; fa confeffronibas proditur > euapo- rat, Seneca in fomyaa nellFpit 56. Qmnia vitia in aperto lewiora fant » morbiquogue ad fanitatem tunc inclinant cumex abdito erumpunt sac vimfuam pro- ferune . Et auaritiana itaque > & ambutionem > € Seneca 69 Alcane inatto dilambirfi la piaga io diedi ; | Capo XI. 1:53 cacera mala mentis bumane ; tunc pernicioja-feias effe ; cum fimulata fanitate fubfidunt . 70. Siluio Piccolomini, per dimoftrare, che da altri foffero goduti i frutti delle fpecolationi , ch'egli medefimo hauena fatte» figutò vna lepre, {coperta bensi e fatta diftanar dalla felua » davncan bracco , mache cadeua » nelle fauci delleuriere , introducendo ilbracco à dire; EGO DETEXT. Quefta (cia- gura auuenne à Luciano » che hauendo inuentato » € defcritto quella famofa, copiofa, e morale fauola dell'- Afino d’oro gli fù poi vfurpata » e quafi di pelo traf- critta da Lucio Apuleio, cheda lui ne pigliò l'inuen- tione , e la materia, e ciò enza pure mentouare il no- me dichil'hanewa inuentata, e ritrovata. Mà donreb- bero quefti vfurpatori dell'altrui gloria ricordarfi l'a- uifo di Plutarco ; Non debemus fuffurarigloriana e0- Plusarco rum y quinos.in altum extulerunt &c. : 71 Animo grande, e generofo ne dimoftra il Genero- moloffo » che in vicinanza d'yvntoro, ed’yn.cignale, fità fene ità \giacendo , ben monftrando, di non curar- gli » il che dichiara ilmotto; MATO RA EXP.E- CTO , ede imprefa allufinaà ciò che feguì ad Alef- fandro Magno. Seneca Ep.39- Habethoc in fe gene- Seneca rofus animus quod concitatur ad-honeSta. Nemi- nem excelfi ngenj virum, bumilia deleftant > & fordida. Magnarum rerum fpecies ad fe vocat y & eatollie . ; 72. Spira altrefimagnanimità generofa, vn cane, Magna, «chenon curando i latrati d’alri piccioli cani ) s'auuen- Dimitri ta contra vn Leone, fegnato coltitolo; SPRETIS MINIMIS. Seneca 2. de Ira cap. 32. Ile 24- Seneca gnuss & nobilis eSt , qui more magna fera» latra- tus minutorum canum fucurus exaudit. E di nuouo 1.3.de Lra cap. 25.» Proprium eft magnitudinis vere non fe fentire percuffum . Sic immanis fera adlatra- tuna canum lenta refpexit . Dauide irritato dalle ma- ledicenze di Semei » non fiscurò.d'affrontarlo, mà quando fi trattò d’azzuffarfi coi leoni y dicimentarti co,i giganti, e d'incontrar immenfe armate fchierey tutto brauura fi fpinfe loro addoffo , en'ottenne glo- riolilime vittorie. 73. Intrepidezza inuincibile ; od ancora pertina- ciffima oftinatione dimoftra quel cane d'India , che hauendo afferrato co i denti vn leone : benche gli fof- fe tagliata pruma lacoda ; e poiad vnayad vna tutte quattro le gambe , ad ogni modo nonfe ne ftaccò già — mai xmà così morto ftaua tenacemente attaccato alla Oftina- {ua preda, ciò cheriferì Diodoro Siciliano lib. 17. che tone però fù introdotto à diref NEC CESVS CE- DA Mj e potrebbe anco dire; NEC MORTE RELINQVAM. Si pratticarono quefte proue in Cinegiro, foldato Ateniele , quale compattendo,con- tral’armata Nauale dei Perfiani ,obbligò Giuftino i 2.à fcriuere dilui così; T'anram in eo virtutem fuif. Giufrine fe st non tor cedibus farigatuss non ambabus mam 14r- bus amiffis viétas , ad poftremum truncus , & velutt rabida fera dentibus dimicauerit. Tutta riefce l'im- preta proportionata à i vitiofi , i quali ne dopo morte Pecca- ancora fi diftolgono dalle praue anchinationi, ed at- tere fettioniy alle quali viffero attaccati nel corfo della vita. L'Epulone Euangelico fepolto nell'inferno con vina anfietà procurawa l’vile de fuoi fratelli; conferuando anco nell’abiffo l'affetto. carnale 3 che portò a gli ftelli ‘quando viucua. Lagari quidem anima » dice Ss Gre- gorio Nulen. in Cat. aur. D:Thome n0r eSt exga Gregorio prefentia follicita, necretorquerfe ad aliquod relitto Niffene sum. At diuesy quafi quodam vifco > etiam poît mortema vita detineturicarmali. Nam li quisomnino carnalis fecundum mentem fiat, nec poftquam conpa cxuerity remonetara palfionibus ewus tot 154 QOVADRVPEDI Lib. V. 74 Nel motto, che il Taffo diede ad vn Cane, ed é tolto da Pindaro; BLANDITVR AMICIS, Magiftra fiperfuade ài Prencipi, & à i Magiftrati la piaceuo- to lezza , el’affabilità verfo i benemeniti; ed in quello che il Bargagli pofe ad vn mattino; IMMITIS IN HOSTES; fidimoftra il giufto rigore douutoà i vi- tiofi,ed inimici del pubblico bene . Concetto del quale parimenti fi valfevno de i Sereniffimi Duchi di Man- toa » che fe medefimo rapprefentò in vn terribile mo- loffo s che pottaua il titolo; FERIS TANTVM INFESTVS; nonvimancandochiin vn folverfo abbracciòse l'vne » e l'altre dimoftrationi » e di piace- uolezza se dirigore , foprafcriuendoalcane; MOR- DE GLI ESTRANI, ET A GLI AMICI APPLAVDE. Offeruò in Erone Aleffandrino quefti affetti San Gregorio Nazianzeno ; che nell’ Gregor. Orat, 23. così di lui prefe à dire; Adefdum canis Nazian non impudentiay fed oris libertate ; non inglunie fed quia in diem viuis ; non latratu » fed boni cufto- dia » vigilijfque pro animarum falute fufceptis » atg; etiam quia virtutis quidem familiares , ac domeîti- cos mulces , alienis autem oblatras. Si che dunque trattaua Erone da Paftor vero ; e da faggio Predicato- re, mentre , e con voci foaui confolaua » e folleuaua le Ì pouere pecorelle , e con minaccicuoli grida , fpauen- Crifto tauaye fugaua i fanguinarij lupi .. Crifto nel giudicio giudice riufcirà tale anch'eflo » poiche, come fcriue Sant'Ifi- S. Ifidoro doro lib.2.fent. cap. 30. Pro diuerfitate confcientia- rum» & mitis apparebit in iudicio Chriftas elettis, & terribilis reprobis : nam qualem quifque confcien- tiam tuleritstalem, & indicene babebit y vt manen- te in fua tranquillitate Chrifto, illis folis terribilis ap- parcat » quos confcientia in malis accufat. Di quefto Demo- medefimo concetto fi valfe il Caualier Marino, per nio efprimere l’importunità del Demonio, contra il quale neila Lira p. 3. Jo pur ti fuggo s etù mi fegui e giungi. Rompo ceppi e catene , e non mi fciolgo Moftro peruerfo » e più m'affalie pungi » Quanto più perlafciarti il piè riuolgo. For che da le tue man m'inuolo, e tolgo; E che da te per buon fentier vò lungi, Più tentato da te mi lagno, e dolgo E forze à forze, ed armi ad armi aggiungi. Tale il Socero iniquo » al hor che feo L’amorofa rapina, armato vide Tofto è fuoi danni il fuggitivo Ebreo. Così MASTIN dal vfcio 3 cue s'affide Hor manfueto » hor minacciofo e reo MORDE GLI ESTRANI, ET A GLI AMICI ARRIDE. Mormo- 75 Pervnmormoratore » quale mordendoi fuoi ratore proflimi vitupera fe fteffo > ferue l'imprefa d’vn cane» che afferrando vna pietra » s'infanguinalabocca » col verfo di Torquato Taffo. DEL PROPRIO SAN- GVE SVO MACCHIATO, È MOLLE; Ecclefiaf. Effetti offeruati dall’Ecclefiaftico at. 31. Sufurro 21.31. inquinabit animam fuamy & inomnibus odietur. Gio: Cri- Onde San Giouanni Crifoftomo in Pfal. 49. Noli Marino foffamo maledicere, ne te ipfum polluas . Seruendo è que- fto propofito quei Monottici. Damnum reportant plerunque viri maledici + Qui alij maledicìt, fibi conuicium facit. é 76 Francefco Sforza I. Duca di Milanoy poiche Rifen- hebbe prefo il poffefto del Ducato, & quietate à for- tirfi za d'armi lecole, efpofe vn leuriero fedente » col car- tello.; QVIETVM NEMO IMPVNE LACES. SET, moftrando prontezza à rifentirfi contra qual Lie fi voglia » che préfumefte d’eccitar nuoui tumulti . Hefimo Valer. Maxslib. 9. cap.1o. Zitionis quemadmodum acressita iufti aculei funt y qui laceffiti concitanturs acceptum dolorem penfare cupientes . 77 Perfimbolod’'yn facrilego , fprezzatore delle Beftem- cofe celefti , feruevn cane » che abbaia alla Luna con; miatore DESPICIT ALTA. Con fimil fenfo Baldaffare Bonifacio p. p. Lararij Epigr. 21. parlò del Lupo; Horrendum exululat lupussos adfyderatollens: paldaf. Flebile sdemiffo vertice balat owis . Bonifac, Illum qui contra fuperos infanda procaci Scommata voce vomat ,nouimus effe lupure. Illum qui lachrymas bumili de pettore fundat, «AfJerit effe fno de grese Chriftus onem. 78. Simbolodivantatore fciocco 7 éilcanes che Vantagfi alza versi Ciclo le fue fonore voci, al quale fù ag- giunto ; FRVSTRA AGITVR VOX IRRITA VENTIS. Cheperò Tertulliano lib. de veland. vir- Teriullia gin.cap. 13. Nibil debuccinemus eorum, que apud n° Deum mercedem merebuntur; neceaab homin:bus compenfemus. Dionigi Cartufiano , offeruando che Saul giouinetto, quando ragguagliò i fuoi domefticiy chei giumenti perduti s'eran trouati , non fece però loro verun motto ch’egli foffeelettoalregno; Defer- 1.Reg.10 mone autem regni non indicauit ei 1. Reg. 10. 16. 16. Quo exemplo, {criue, quorundam iaftantia s vanitass Dionif. infipientia arguunturs qui nihil norunt celarey® pre Carta. fertim fi quid glorie ,& honoris eis exhibitum fuerity aut exibendum > filere non valent »& propriam pan- dunt ftoliditatem. 79. Bella imagine di chiunque conla propria vir- Far da sè tù , ed induftria fi ripara da i mali, è il cane è che alle fue ferite altronde non ricerca il rimedio, mà dalla fua lingua medefimasportando il motto; SIBI MEDE- TVR. Nel qual foggeto è degniffimo i! configlio di Plinio il giouine lib. 2. Epift.10. Difpice ne fit pa- Plinio desti pei Sperare ex alijs» quod tibi ipfe non reftes. i 80 Vncane ferito, mà con la mufaruola alla boc- ca, ed il motto Spagnuolo; NI LARA R, NI Amante CVRAR; òveramentelatino; NEGATA MEF. inodelto DELA ferue per vn mondano, al quale ò vien dine- gato il ricercare dalla fua donna cofa men che mo- defta; ò veramente il difcolparfi dell’altrui impofture » nel qual fenfo Oratio lib. 1. Epi&. 17. Stultorum incurata pudormalus vlceracelat. Orazio Ed in fatti quando non fi parla ) e non fi difcopre il male » non figuarifce mai. Quadra è i dannati que- fta imprefa > il male de i quali é incurabile » perche Dannati non hanno lingua perlambir le proprie piage ; cioè per confeffare > acculare » e dolerfì de 1 paftati ec- celli , Alioquin fi bumiliter flere( difcorfo di Galfri- G alfride do ap.Tilman. in cap. 22. Matt.) fi dicere poffent. Nos quidem iufte s namdigna faîtis recipimus: au- deo dicere» ignis ille inexpugnabilis , tamen extin- Queretur . 81 Seilcanefirifanacollambirla piaga , la doue lafciando di lambirla foggiacerebbe è difperato males il che dichiara il motto; NI LINGAT LAN- Confef- CVET; cosìil peccatore» col condannare di pro- fione pria lingua il fuo misfatto » ottiéne la falute de fuoi mali » che per altrotacendo non otterrebbe. Natan, mandato à rimprouerar gli ecceffi al Rè Dauide ; fi fattamente ordinò il difcorfo » che Dauidecon la fua propria lingua fi dichiarò reo di morte. Ciò fece quell’accorto Profeta» feriue Sant'[renco l. 4. c. 45» Vt ipfe dans fententiam de femetipfo» & femetip- S. Irenes Jum adiudicans,ymifericordiam confequeretur , & re- miffionem è ChriSto + 82 Percheilcane; per finoco i gefti efprimel'af fettione fua verfo il padrone, non vi manco chi gli foprapofe; VEL NVTV FIDES » ET AMOR; impre- CANE Ban Gio. imprefa applicabile è San Giowanni Bactifta , il quale Battilta benchechiufo pell’aluo materno » alla prefenza dell'in Luc.1.41 carnato Iddio Exultanit in vero erus Luc. 4. 41. Propheta emm , dice San Gregorio Papa in Cat. 3. Grego- Aur Parente acutins videt , & audit y falutatque rio Papa prophetaium: fed quoniam verbis non poterat 3 (n i rat im vrero &c, È San Giouanni Crifoftomo ap. Me» Gio: Cri» \afraftem. Nondum nafcitur s & faltibus loquiturs Sfomo nondumei permittuur clamare » & per fatta audi- tur ere, x 83 Fedeltà riuerentey ed offequio diuoto dimo- Poe ftra vn cagnoletto » che tebene è minacciato da vna bacchetta : ad ogni modo s’accotta è chilo minaccia; ET TAMEN REDIT. Sanfone inuaghito di Dalida ybencheda lei ben pertré volte folte maltratta- to, offefo, etradito s ad ogni modo nulla badando all'ingiurie della fua traditrice » ritornò la quarta volta à tottomerfì alle fue frodi s e vi latciò la libertà » la vifta , ela vita, Tudic.cap. 16. 84 Luigi Ferro ad vn cane, vicino ad vna vi- gna » ò fia in guardia d’vna vicina greggia » diede ; ._ PROHIBET, ECINDICAT,, chederuirà Predica» peri Sacri Teologi » Predicatori &c. i quali con dot- tore te ed animofe voci deuono difender le gregge cato- liche dai Lupi ereticali » e tartarei, (pauentando que» fi, ed avutfando quelle. Quis eft grex. Scrive San S. Grego- Gregorio 20. Mor. cap. 9. Santa Ecclefie snifi mul- vio Pap® ;irudo fidelium? Vel qui alij buius gregis canes vo- cantursmifi Doéores Sante y qui eorundem fidelium cufiodes extiteruni ? quidum pro Domino fuo > diur- mis, notturnisque vigilys intenti ccamanerunt : ma- gnos vr ita dixerim latratus predicationis dederunt , S. Cirillo E San Cirillo Aleffandrino lb gin Ifaiam. Quigre, vileffan gem fequuniur caness wndique circumeuntes jem- peranec fomnos nec dormitatione vincuntur . Si quod enim an:mal efferatum confpicitur, allatrant forti- ter, & omnibus viribus d pecore arcere faragunt. «Atque hoc officiumgregis ratrone praditi proceribus incumbit, praceproribus videlicet s & doftoribus , vt curam babeant fubiugatorum 3 <& omnibus modis eos abigant » qui iniuria y & incommodo volunt afficere c. 85 Ilcaned'India ; che in fatti è animal quadru» Mutatio» pedo, gettandofiin mare, diventa pefce onde Mon- ne fignor Arefio,figurandoloia atta d'immergerii nell’- onde a lo fece dite; MVTABOR IN ALiVM; così l'huomo cangia coftumi, e fi conformaalla quali- $. Paolo rà di coloro, co1quali egli conuerfa. A San Paolo quadra queft'imprefa,il quale atperfo;con l’aque della gratia fourana ; lì cangiò di lupo in pecora » di perfe- cutore in predicatore» in fomma di Saolo feroce ; in vn manfuctiffimo Dottore &c. Sant'Ambrogio fer. S.Ambro 31. Priufguam hic ApoRolus pracepris fpiricuali- dio buslanareturserat blafphemus, perfecutor , & Sau- lussat vbi plunia fuper eum lanacri cgleftis influxit, necatur blafphemus sperfecutor , necaur & Saulasa & viuificatur Paulus, vi cum moribus mutaret &* Pcniten- nomen. ColSacramento della Penitenza il peccatore te .. ficangia invnaltto; e conl’ingreffo nella religione Belgio, il Crittiano fimilmente + P 86 C'infegnò Monfignor Arefic à non effere cu- riofiinueftigatori delle cofe diuine , col figurare il ca- Modefta ned’Egitto, che beuendoal fiume Niloy è pena attine fludiofo gequell’acques accommodandogli le parole di San Rom.12.3 Paolo Rom. 12.3. NON PLVSQVAM OPOR.- Conten- TET, Quel'Apoftolo così. Nonplus fapere quam rarfi oportet faperesfedfapere ad fobrietatem s nella ipie- À Lerner gatione delqual luogo San Bernardo Opuft.de charit. cap.4. Perferutari probibemury& plus fapere quana oportet; fed amare eciam plufquam poffumas precipi» Capo XI. 155 mur . E nel vero; St neque fcientias (criue San Bafi- ; lio, minutiffima formica affecutus es naturam , quo- S. Bafilie modo incompreh: nfibilem Dei potentiam cogitatione comprehend:ffe giortaris è L'intelletto noftro creato» e finito, mal può attingere addentro la perfetta co- Buitione delle più vilicreatureye come potrà poi folle- uarfi à comprendere l’infinità delle divine cofe? Diffi- cile aftirmamus qua in terra fant » difcorre il Sauio Sap.9.16. & qua in profpeétu funt inuenimus cum labore ; que autemin cglis funt quis inueftigabit? Ari- ftotele ben configliaua ; Nunquam verecmdiores Ariffore- fimus quam cum de Deo agunur; cd Oratiolib.a Epilt. le s- dice che chi vuol penetrar troppo addentro » merita anzi il nome di pazzo » che di Sapiente ; Infani faviens nomen feret, aquusiniqui , Vla quam fatis eft virtutem fi petat ipfam. 87 Idea efpreffa d’vn amante molto accelo s mà altretanto modefto » è il cane rabbiofo » il quale rif- Amante guarda l’acqua , mà non s'arrifchia d’attingerla è e modefto porta il motto; ARDET, NEC AVDET. Quidio ro. Metam. ne da l'efempio in vna non sò quale giouinetta ; Nollis eratmedium » curafque, & corpara fom- NUSs y Soluerat , & Virgo Cinyreia peruigilizne Carpitur indomito furiofaque vota retrattat» Et modo defperatymodo vult tentare : pu detquey Et cupit , & quidagat non inuenit. 88} Canleutiere, che ftà ripofandofi, e gia- cendo col motto; OCIOR, VT OCYOR, Ocio vti cioé; Miripofo » per effer più veloce , ne dimoftra le quanto rilieui al noftro profitto; il prender tal vol- ta nel mezzo alle fatiche opportuno refpiro. Ari- ftor. 8. Politic. Omnis laborans » requie indiget è ed Ariffote- Quidio ; le Qua corpus alunt s animus quoque pafcitur illis, @uidis Vna fimile imprefa è alzò il Sig. Don Carlo Bollo, dando al leuriere fedente ilmotio; VT VALI- DIVS, eciò perl’Accademia dei Riftoratis giouani religioti ftudenti » che vn giorno della fetumana ri- tirandofi ad vn giardino » iui con virtuoiì tratteni- Ricrea- menti fi riftorauano , per trafcorrere poi conlena più tione vigorota il campo delle fcolaftiche fatiche . Dione niell’Economico citato da Giouanni Stobco Ser. 62. foleua dire. Domznart oportet moderate s I recreari Gio; Sta cupientibus id permittere. Remiffiones enim 44 no- beo uo» labores praparant. Et arcuss & lyia » homo 3 quiete vigent . 89 Sunbolo di mormoratore» che alzando le vo- ci lacera l'altrui fama » È il cane, che lì fpinge con:ra Mormo- vna damma; LATRA TV, ET MOKSV. E ratore quant'al latrato Seneca de remed fort. Quibufdarma ca- Seneca nibus fic innatumeft, vt non pro feritatey jed pro con- fuetudine latrent » e toggiunge; Mulè de re loquun- tur9 Bene nefciunt loqui; faciunt non quod mereor 3 fed quod folenr. Quanto poral mordere, l'Incogmita inv. Pfal. 21, Circumdederune me canes multi dice; Pfal. ai Sicut canes dentibus mordente & lacerant; fic i: ( 117. Giudei ) Chr:ftum derrattionibus mordendo y erusfa- Incognito mam lacerabant « go Animorifolutose perfeuerante ne dimottra il Perfeue- cane 3 che teguendo vna cerua, protefta di non volerla ranza lafciare; DONEC CAPIAM. SanGiouanni Critottomo Hom.1.in Epift.ad Philipp. Nox fatis Gie: cri- eft (emel cum laude rem gererey fed perpetuo. Etenim fofema qui pofiquam decemdolichos cucurrit, fi poft deficiat» totam laudem perdidit , © nos fi femelaggrelfi bona opera, poftea defecerimus » totum amifimusy totum erdidimus. gr Vabell'ingegno, fù di parere, che i cani fì fo» guino; Sap.9.16 Oratio Ouidie 156 QVADRVPEDI, Lib. V. ; gnino ; onde figurando vn leuriere addormentato gli foprafcrife; MENS TAMEN IN SYLVIS. Siafi del cane ciò che fi vuole, che frà il fonno; edil Pecca- letargo della morte ilmondano terrà la mente riuolta» tor mo- edapplicata à quellecure medefime s alle qualis’habi- tibo ndo + jò pertutta il giorno della paffata vita. Claudiano lib.3 de Rapt. Proferp. Claudja- Omnia qua fenfu voluuntur vota diurno 3 sai Tempore notturno reddit amica quies Venator defeff: toro cum membra reponity Menstamen ad (yluasy & fua luftra redit. 92 CosipervnGenerale d'eferciti , che fi trattie- ne, come cuore nelcorpo dell’efercito; come per vn priuato » che camini circondato da gli armati » ferue il cane » col collaro $ attorniato da punte di ferro col motto; TVTVS INCEDIT); òlia perbocca del cane medefimo; SECVRVS INCEDO, che tan- to fivede sùle porte dibronzo del Daomodi Pifa + Si Trata= che quefto motto dimoftra difefa e protettione. Tale sa 1" anco é ilbeneficio , che deriua à 1 fedeli dalle tribola- tioni ; poiche non mai fonotanto ficuri dal lupo infer- S. Chio» nale, quanto all’hora, che da i pungenti chiodi de i do- Difefa Cautela do» lorifitrotanoattorniati. Sant Agoftino in Pal. 21. S.Agofti- parlando del Ré Dauide. Erat in infirmitate tribu- no lationis (ta tanto în Deum intenfior, quanto miferior videbatir: vtile quiddam eft tribulatio y vtile medici . ferramentumtamquamcontra diaboli tentamentum. Vbbi: . 93 Dimoftra perfetta vbbidienza il cane » notato dienza qai Eucarini colmotto; AD NVTVMOBSE.- VENS. Abraamo mentre ftà in calar il colpo , ad vna voce d'Iddio pronto rifponde » e fofpendendo in aria il ferto è dice; Adfum , potendo foggiungere Bafl. Se- con Bafilio di Seleucia ‘)rat. 7. Non facra mea lenti- leuco —sudine defeedaui. Quando gl'impone Iddio; Egre- Gen.12.1 doro deterra tuay fed obediens imperanti, quod imperatum era: mox Giufep- fecit. Similmente Giufeppe auuertito à fuggirfene 9 pe nutri= col Bambino Gesù nell'Egitto, fi leuò la medetima o notte; Et accepie puerum , & matrem eius nofte » Matt 2. co fece[fir in egiptum. Matt. 2. 14. 94 Alcibiade Lucarini fece imprefa del cane, che ferue di guida a i ciechi » e gli foprafcriffe ; DVCIT TVTE, cheferuedì bella idea dell’Angela Cuftode; Onde il giovane Tobia » parlando di quell’Angelo » 70b.12.3 chegli fù guida diceua; Me duxit o reduxit fanum. S. Bers4* Tob. 12.3. E San Bernardoin Pfal. qui habitat. Quid da fub tantis cuflodibustimeamus? Nec fuperaris nec feduci » minus autem feducere poffint qui cuftodiunt nos in omnibus vijs noft-is ; fideles funt a prudentes funt » porentes funt: quid trepidamias è tantum fequa- . _ mur-cos,adhareamus eis &c. Animo 95 Animogrande,e generofo,dimoftra il cane, i che lafcia la predaintatta » e Sappaga folamente di 9 vederla vinta , edatterrata » colmotto,pure del Luca- rini; VICTORIAM NON PRADAM,. E quetti furono gli affetti, per bocca del Taito efprelli dal fa- mofo Campione Goffredo » quale quando fentì dirfi dal fuo prigione di guerra Altamoro ; st To A Mel'oro delmio regno » e me le gemme 20.ft.142 Ricompreran de la pietofa moglie. Rifpofe immantinenti . e n o no Il cielnon diemme Anmo tal » che di tefor s'inuoglie; Ciò » che ti vien da l’Indiche maremme Habbiti pure , e ciò che Perfia accoglie s Che dela vita altrui prezzo non cerco; Guerreggio in Afia » e non vi cambio ) è mera. 96 Ver iica di Giudice fagacesil medefimo Luca- Giudice rini figurò ilcanbracco, alqual diede; ET OLFA- CTV INDAGAT; motto proportionato à chi fi porta con defiderio in traccia di quella virtù » la cui Defide- fragranza alletta i cuori humani à ricercarla. Filone rio di lib. de Somn. Quemadmodum canes venatici 4 lon- vità ginquo ad feras perueniunt sodorem fequentess cuius Pilone eximio (enfu è natura (unt prediti ; eodem modo F9re° d iuSlitia s ceterifque virtutibus exbalantes fua- esauras ama'or(cientia vefticat, cupiens orizinem tanta volmotatis ‘affequi buc illuc curfitans , & vel ipfo honeftatis odore » tanquam facro nidore fe re- creans . 97 Ilcane,checonlalingua, cura;e rifanala fe- rita scoltitolo; HINC SALVS può feruire per vn Confef= Penitente, che dalla propria lingua, intenta ad accufa. fione re » e condannare lefue colpe , riccuela fpirituale fani- tà. Abfalone Abbate fer.48. Lineua canis,medicma 4brzlon panitentialis . Giouanni Crifoffto 10 Hoinil. 3. de ABbzre Iolia; In mundanis quidem, atque forenfibus tudi- Gio: cri- cijs » poft accufitionems & criminum confelfionem foffome reftat morsi: at apud dininum tribunal , poft viram- que s corona Pc» : 98 La pazziasvanità, & infatiabilità humana,che nons'appaga di quello che poffiede; màfcioccamen Infatia- te perde il certo , peracquiftarl’incerto » fi riconofce bilità nelcane d'Ffopo » che fi lafcia cader di bocca vn pez- zo di carne , per afferrare l'ombra » che fopral’acque diftingue, eporta ilmotto; FVGITIVA SE- QUOIR; d veramente ; EXPETIT ID QVOD ABSST. Giufto Lipfio Centur. Mifcel. Epilt. 28. Miferiay aut infipientia noftral Nunquam defiderijs, Giuffo aut iuditijs quiefcere sabfentia petere, prafentiacon- Lipfte temnere : C&y vitam femper inter vota fufpenfam ha- bere. Vgon Vittorino lib. 2. de Beft. cap.17. Quod Pgon canis carnem in fluminey per concupitam vmbram Vittorino relinquits(ignificat homines propter ambitioné igno- te rei, id quoquesquod proprif eft iuris relinquereyon- de fit vt dum non valent adipifci id quod cupiunt » perdere feuftra volant quod reliquerunt . Col me- defimo concetto il Padre Sant Afterio Hom, de Aua- ritiaefprefic il peccato » ela caduta di Lucifero. Diz- S-Aferio bolus cum eminentiffmam Archangeli dignitatem , Demo- & ordinera obtineret s tyrannidem y ac rebellionem I° aduerfus dininitatem molitus - neque dininitatem quam captabat adeptuseft & Archangeliquo ful- gebat honorem amifit» canis inftar illivs, in Greco- rum fabulis, qui & carnem peididit , & vmbram prehendere non potuit. 99 Giouanni Ferro» per dinotare che il Cardi- nale Scaglia » col paffo veloce delle fue virtù s'era por- tato al Cardinalato, pofe il cane dell'arme fua, col Celerità titolo; CVRSV PRAEDAM.Enelvero à i grandi acquifti , firicerca pronta velocità . Cefar ma- Plutarco gna facinora ficienda aiebat » & non deliberanda 3 fcriue Plutarco in Apoph. E lo fteffò pure hauendo al primo cimento vinto Farnace» feriffe à gli Amici fuoi quelle famofe parole; eni» vidi vici: ricono- fcendo dalla propria celerità in operaresla felicità di quella nobilifima vittoria . Silio Italico |. 4. Silio Ita- Pelle moras, brewis eft magni fortuna fauoris. lico 100 Sicomeilcane fiegue le pedate del fuo padro- ne; GRESSVM COMITATVR HERILEM, motto di Giouanni Ferro » cosìil figliuolo fiegue le Efempie veftigia de! padre , il feruo quelle del padrone , il fud- dito del Prencipe è fia del Prelato . Plinio ad Tra- ian. Flexibiles quamcunque in partem ducimur a Plinie principe: & vt ita dicam » fequaces fumas Tl Padre di famiglia » fimile al Paftore Euangelico » precede con l’efempio i fudditi » € quefti quafi finplicifime peco- E “È CANE pecorelle immantinenti lo fieguono ; Ante cas va- Fo 10. 4 dirs & ouesillum fequuntur. Jo. 10. 4. Vadit ante Cirit. eas, dichiara San Cirillo AleMfandrino ; quia rette vlefan. vimendi exemplum » quafi veftigia pedum ipforam oculisobijciens, quid faciendum y aut quid fugiendum opere docet y & cues illum fequantur. 101 Per dimoftrare » chele acclamationi de gli Lode fà pomini diano lena à i noftri cuori, perche con ani- ammo moto vigore fi portino incontro è maggiori fatiche » edintraprendano fempre più nobili imprefe ; il Ferro introduffe vn cane sche diceva; CLAMORE PRE- MOR Caffiodoro 1. Var. Ep. 13. per bocca del Re Caffiodo Teodorico. Debetis bene gerentibuss vt eos laudis so vefire comitetur affenfu. Nam fi equorum s cur- fus s bominam clamoribus incitatuer y & fonantium manibus agitur , vt a mutis animalibus velocitas ap- petaturs quantum inde homines Rliimulari poffe credi= mussquosad laudis auiditatem natos fingulariser in- uenimusè 102. Dipendenza pontuale da gli altrui ordini ye commandi, inferifce ilcane, figuratoalla guardia d’vn vfcio, ò fia d’vna greggiascol motto; DOMINO MANDANTE, nel qual propafito Don Giouanni Pafcalio ; Stat vigil ante fores, Domino mandate catelluss Imperijs prompri figna clientis babens . I lumi di quefta raffegnatione » ed vbbidienza, che totalmente dipende dalla volontà non propria »mà da icommandi meri del Padrone, dal Salmita furono vagheggiati ne gli Angioli,da lui chiamati; Porentes Pf 102, viriutey FACIENTES VERBVM ILLIVS, 20. ad asdiendam vocem fermonum eius; e frà poco; Mi- niftri eius, qui facitis voluntatem eins. Pial. 102. num. 20.& 21. Dal Profeta Barucco » offeruati nelle Baruch.3. ftelle delle quali; Stella dederunt lumen în cuftodijs 34. fuiss& lerate funt: VOCATA funty& DIXE- RUNT ADSV MVS Baruch. 3. 34. Dal primo de Regi » neiconfigli , che Fli diede à Samuele , ne i qualigratiofamente connette l'humana prontezza con la ditina difpofitione, infegnandoglià dire; Logaere 1. Reg. 3. Domine quia audit feruus tuus; 1 Reg. 3. 9. cioè 9. commandi il Sighore che ilbuomfuddito » al fuono dei diuini precetti y baurà l'orecchio apetto ; e il pie- de pronto. Mà frà cent’altri campeggiò quetta con- formità, & vbbidienzain*Abraamo;si quale; Domino mandante il precetto dolorofo della Circoncifione ; , Circumcidit carnem praputy eorum ( de fuotferui ) 23. Slatim in ipfa die» ficut preceperatei Deus. Gen.17. 23.nelqual luogol’Abulenfe; Verusobediens maras nefcit: nec diwin agendo deliberat , cum mandatum fuerit ; ficut nec verus moralis nibil agendo moratury pofiquam confiliatum fuerit , vt ait Ariftoteles 6. Ethic.cap. de Eubulia. Eundem locum habet Obe. dientia y& Eubulra; quia ficut POST CONSI- LIV M perfettummbilmanet, nifi OPERARI» ita propofito mandato obedienti foluna operatio fe- quitur è 103. Jlcane » che hà appoftato la quaglia » col motto; ERRANDO PRAEDATVR édell’Inten- Studiofo to frà gli Erranti; cd il can fegugio » che col capo ab- baffato và odorando » per vn campo » col motto; ERRAT, VT INVENIAT è dell'Inuenti- uo sparimente nell’ Accademia de gli Erranti y ed in- Cigna) che ftudiando, e tpecolando,benche taluol- tal'huomo fallifca, alla fine arriva alla cognitione,in- telligenza » ed acquifto di cià che brama. San Cirillo Cirilo AleflandrinoinIoan.lib. 1. cap.2. Canes venaticos «flefan. imitatur-prudens, ac fapiens auditor, huc illucque feras querentes è Ipfe enim non intellettam rem, fe- pè »acmultnm inneftigans » interroganfgue 3 tandem affegBtur, Dipen- denza Gio: Paf= calio Capo XI. Î57 104 Alcane» in atto d'effere percoffo con vna verga, io diedi; SFERZATO IMPARA; tale * lhuomo ;all'hora più che maiapprende à fernire fd Traua- dio » ed vbbidire alle fourane leggi » quando dallama glio vti- no diuina è vifitato, e percoflo . Sant'Agoflino in !° Joan. trad. 12. Qui te FLAGELLAT in ifto Agofino feculo , AD EMENDATIONEM, non ad damnationemfacit . 105. Come la piaga delcane » è da lui curata non con la mordacità del dente, mà con la morbidezza del- la lingua ; Canum lingua vulnus dum lingit fanat , 5. Grego- fcriffe San Gregorio Papa » che però glidiedi; LIN- rio Papa GENDO SANAT. Cosìi difetti, & infermità > {pirituali del profimo » vogliono, non con maniere Corrte- mordaci , e difpettofe , mà con maniere manfuete è e !0N€ pia Hienigoe efter corretteye fanate ; Si peccatorem admo- ee nes, dice San Nilo Patenef. nu. 108. mifce compaffio- 5° bla nis verba: & aures emollientur è cor verò illumina- bitur . 106 Il Signor Cefare Antonio Bendinelli » per auuertire vn Giouane ad afficurarfì dall’infidie d’yna lafciua femina fi valfe del cane d'Egitto , che fuggen- £ do fuol attingere l’acque del Nilo » per non effere da i Cocodrili luprprefo » e diuorato » foprafcriuendogli il motto precettiuo; NE PERE AS, PEREAS. E nel vero ella è così ; la fuga fola inmateriadi fenfo , ci apprefta la ficurezza. Quidio 2. de Arte. Cum mora nontuta eft : totis incumbere remis Vtile, & admiffo fubdere calcar equo. San Bafilio Conftit. Monaft. cap. 4. Fugiendum eSt S. Bafilio cum primis quacunque in confpettum nostrum addu- Cha » refricata libidinum memoria » confilium » ratio- nemque in nobis perturbant atque confimdunt. San Gregorio Nazianzeno, fucofa , mà grauemente ; Stare volens » exira limina ftato mali y poiche come auuerte Quidio /. 2. de Remed. il trat- tenertì in vicinanza del male s e non caderui, è quali impoflibile ; Non facile efuriens , poftaretinebere menfay Duidio Et multum faliens incitat vnda fitim « Non facile eft taurum vifa retinere inuenca y Fortis eguus vifa femper adhinnit equa . In fomma il documento è tutto efprello in quel fa- mofo diftico; dal quale è tolto ilmotto di quetta im- refa. n Quid facies facies Veneris cum veneris ante ? Ne pereas percas: ne fedeas, fed cas. 107. Simbolo d’'adulatione èilcane , che porta it Adula- motto; ET BLANDIOR, ET NOCEO,tone poiche quefto vitio mentre lufinga , pregiudica; nel qual propofito San Giralomo in Matt. Nunc rara S.Girele fides e$t » aliud in labysy aliud in corde verfatiw. V'e- mo nenun anime lingue mella contegunt. E lo fteffo anco può dirlì dell’Auuocato » della temmina rea ) ò d’huomo intereffato , quale elulingua,ed offende &c. 108. Chela fperanza del beato ripoto ne auualori Dal à fuperare le inondanti miferie di quetto fecolo , nell’- Sperîza inferifcono alcuni cani » è nuoto entro vn torbido fiu- del pre- me, coltitolo; RIPÉE VLTERIORIS AMORE, 1° Sant'A goftino ferm.1 4. de San&.Operarius deficeret Agoffine in via, mifi atrenderet quod accepturus effet . Cum enimattenderis quid fis acceprurusyomnia tibi erunt vilia,quepateris. E San Gregorio 8. Moral. cap. s. illuftrando le parole di Paolo Rom. 8. 18. Now fut Rom.8.18 condigne paffiones hwius temporis ad futuram glo- riam così ditcorre; Paulus femper fe ipfo robuftior S.Grege- contra aduerfa erigitur : quia nimiruna finem fui ope- vio Papa ris ficut mercenarius preftolatur. Graue namg; quod Siftinet aftimat , fed bene hoc per pramy confidera= cionem penfat O Onidio Gregorio Nazian Ad rsò 109 Adalcuni canis che padane 0à nuoro peryn fiime approdano alla rita fù foprateritto ; PER AQVAM IN REFRIGERIVM, pigliandofi il P/al. 65. motto dul Salmo 65.12. T'ranfiuimus per ienem, & 12. . aquam, & eduxiftinosin refrizerinm » che terue per Purgantti dimoftrare la felicità de ipurganti » iquali con tanto maggior giubilo arrivano è i godimenti del, cielo y quanto più furono trauagliofe.lemiferie del Purgato- S. Bernar rios per lequali paffarono; Opporrunè fiquidem,di- do ceua San Bernardo; poft triftitiam gaudium fubit, poft laborem quiess poft naufraziam portas + Placet cun- Cfis (ecuritas » fed ei magis quitimuit » incunda omni- buslux ,fedenadenti de poteftate tenebrarum iucun= dior &c. Serm. 68..inCant. i1o JIlCuriofo neiCacciatoridi Venetia, hàvn cane fegugio, che và cercando la‘feta y proteftando di: N non volere ripofarfi già mai; DONEC ABDITA Diligéza PANDAT. Motto che dimoftra così la diligenza, Studiofo cone la perfeueranza d’vno ftudiofoaccinto ad inne- : x. fèigare qualche fottigliezzaò profondità di fcienza ; Giudice 6 fia d’vn Giudice per ifcoprire qualche delinquente; Auaro © d’vn Auaro finche arriusall’acquifto delle bramate ricchezze» che in quefto fenfo parlò Plutarco nella vi- Plutarco tad'Aleffandro. Ibi Macedones primum guftato au- 10,argento, mulieribusy&® vita barbaricayficut canes oifattis veftigijs,maturabantinfequi, atque inueftiga- ve Perfarum diuitias. sir Comeilcanelatra è gli ftranieri sonde può * tenereil motto 5 IENOTOS ALLATRAT ; così Inuidia l'inwidia fuol maltrattate quelli , che di auoua fi vedo” no quafi che improu:famente fublimati, e felicitati . Plutarco Così Plutarco in Moral pt canis ignotos allatratyer- ganotos nuition: fic Inuidia nonos hbominesy & nuper euettos potiffimum infeftats imnotos iam mitror + . 112 Nell'efequie.-del Marchefe Villa , che vccifo in guerra» morì feruendo à è Duchi di Sauoia » fù figurato vn cane » con la bocca intrifa nel fangue deila porpora » ed il motto; EX NECE TRIVM- PHVS; nelqualargomento il Caualier Marino Lira 3. p. ne Capricci così. Conca di belle porpore feconda Ruppe col fero dente afpro maftino, Mì ne fé fcaturir viuo rubino; Che di lucide grane afperte l'onda. E così d’huom maligno a fpirto egregio Non noce ira mortal. Sangue che fmalta Innocente valor , gli aggiunge tregio. Crifto Quadral’Imprefa alla morte del Redentote ) col Méz- appaflio- zo della quale egli trionfò dell’infernd; Etexpolians nato —Principatuss & poteftares difcorfì di San Paolo ad Colf. ». Coloflent. 2.15. traduxit confidentery palam trium» 1150 phans illos in femetipfo 3 cioè come traporta Ori- Origene gene Homilia 8. in Fofue; trimmphans illos-in legno crucis. Quindi San Leone Papa Ser. 10. de Pafî. Cl4- S.Leone yi illis qui manus Domini; pedefque transfoderant y Papa perpetuis diabolum fixere valneribiisy & Jantorum pena membrorum s inimicaruin fuit interfeltio po- teStatum; fic fivam Chrifto confirmimante viftoriam y vtin ipfoy & cumipfo omnes-yquiîn eumerederent triumpharent. ni oli 113 Enrica Farnefe, nella Diphrera Fonisl. 1. Elog.x1. hà vin cane d’auanti ad va palazzo coltitolo ; INCORRVPTA FIDE; dit volendo , che il Précipe palazzo a & la maettà regale, con la fedeltà de i buoni Socrate AMICI li mantiene ; e difende. Nam fida Regumcu- fiodia, difcorfo di Socrate , mon turribus non pro- pugnaculis, non menibas snom armis » non fatelliti- bus » fed amicorumprafitijsy & cinium benewolen= ria affernatr, E.ben l'intefe Scipione Africanòy il quale come offeruò Polibio , nulla più procétaua; Di Marino OVADRVPEDI Lib. V. ; che di farfide gli amici, e godeua: anzi di beneficar gli nemici per acquiftarfegli » che di vecidergli irti- tati, ed ingiupiati. 114 Nella morte d'vn Cacciatore; fù fatta im- prefa del Cane ftellatoycottellatione famofaxcol mor- to; QUIETE CORRVSCA; perinferice cite Beato s'egli prima affaticaua » lordo di poluere > e molle di fudore; hora prendefle in cielo 1 ripoli, circondaro di pellegrini fplendori. Imprefa quadrante à qualfi voglia beatos che nella vifione diuina » e gode fempi terni ripofi, e rifplende; cinto d'immortale ; indefi- ciente chiarezza, COLLARO DA CANE. 115 Y LCollaro da Cane, armato d’intorno di purt- genti chiodi, ferue così per difefa de i cani, come per offcfa de i lupi » che voleffero maltrattargli ; però hebbe; SAVCIAT, ET DEFENDIT ; & da altri; PER CRI BENE, E PER CHI : MALE. Ifoldati mantenuti dal Prencipe feruono Soldati alla difefa de gli ftati, ma all'aggrauio dei Popoli. I _. |. . Giudici ripartono beneficio à gl’innocenti opprefli, Giudici mà caftigo è gli fcelerati. Itrauagli infomma;a i giu- Traua- fti fono ftrumento di felicità | edi beneficenza ; ed à glio gl'iniqui di pregiudicio sedi tortura. Così il faoco delle babiloniche fornaci fe refrigerò gl’imocenti Ebrei: diuordi miniftridell’imiquità; del qualfuccettò San Zeno Veronefe Serm, g. de tribus pueris. bi S. Zeno iaftati funt in fornacem ignis ardentis , hos deuotè ca- * eoneft pidus ignis excepit. Lambunt rofcidosftamme blan- dientes - Incenfores incendio cremati funts & qui incenfi funt , incendio fuo faperftires, criumphan- tes de camino procedunt : Nelqual taogo Pfello in Allegor. Tilman. Eadem vistribalatiousbanos par. Pelo gats & vinificat; malosdamnat, Sdenaftat. CAPRA, CAPRETTO . Capo XII. IIC e foglie del Salcio » che in fe fteffe veramen- te fono amare » rielcono al gufto della ca- Crito pra , € pretiofe, e dolci; che però mangiando ral PISN°e forte di cibo fù introdotta è dire; AT MIHI DVLCE. Anco il Redentore, del qaale è feritto Similis eft dile&fus meus capree',‘guitò l'amarezze Cene. 8 della Palfione 5 come fe foffero ftillanti foauifima 14- dolcezza . Quindi fe quanto al fenfo le chiamò vna or- ribile beuanda; 7'ranfeat a me calîx ifte; quant'alla Marr. 35 volontà, che tutta era conformeal volere del Padresle 39- diffe vncalice foauiffimo; Calicemy quem dedit mihi 10.18.13 Pater, non vis vt bibam illum? Io.18. 11. cosìil Padre Maldonato ad v. 54. c. 26. Matt. così; Logui- Meldo- tur Chriftus vtrobique de morte fuay canque calicem na" appellat » fed in oratione , antequam Parris fenten= tiam audiret; calicemy ide remdifficilem, & hor- ribilem appellabat , nunc Patris cognita voluntate candem mortem » calicem y îdeft rem fidi incundiffi- mam appeltat ; nihil enim nondidce y nibunon fuane eSt obedientie . n 117. Mirabile veramente è la pofanza ) che ne gli animi de i fudditi hà l’efempio dei Maggiori; Poi- che ciò che fanno quefti, dai minori per l'appanto è imitato, ed èefequito. Se la capra afferta l'erba erin Efempio gonio» non folamente ella immobilmente fi ferma, efficace mà fi fermano ancora tattel'altre ) chele fono vicines onde il Bargagli la fegnò col verfo ; E Sale PREN- CAPRA ‘Capo XII. PRENDE; E QVAL L’E' PRESSO ARRE- STA. Talequand'il paggiores'inuaghifce della vir- tù , Ò fitrattiene occupato nel vitio; iui anco dimora- Plutarco no coftantemente i minoti. Plutarco; Reges fi mufi- cam ament,multos efficiunt muficos; fi literass litera- tos; fî atbletas yexercitationibus corporis deditos. E S. Ambro Sant Ambrogio lib. 2. oftic. Oftendunt adolefcentes gio eorum fe imitatores effe y quibus adhaferint ; & ca comualefcit opmio, quod ab bis acceperint vimendi conjuetudinem, cum quibus connerfandi haufer int cu- piditatem. Inde fanttus Iefus Nave , quod eum non Solumerudinit ad legis fcientiam Moyfis copula > ve- rum etiam fanttificanit ad gratiam . Lo fteflo anco fuccedenell'imitatione delle colpese de i difetti. Onde . Giunenale Satyr. 2. Giuuena- —__—_———_——— @Grex totus in agris le . Unuas jcabié cadit, & porrigine porci è Plutarcomoblib. Maxime cum principibus viris » phi- lofopho effe difputandum , di quetta proprietà fi fer- Dottrina ue, a dimoftrare » chela dottrina dal-Prencipe pof- del Pren feduta » operi con vigorofa energia è rendere della cipe. —medefima inuaghiti 1 popoli tutti; Eryngium ber- Plutarco bam aiunt fivna capella in os fumat » ipfam primum » mox totum gregem fubfiftere. Sic philofophica do- Erinay fi in prmcipem virum , ac invepublica ver. fantem, rebufque gerendis deditum illabaturs eum que fludio virtutisimpleaty multis per vnum prodeft. Similmente i ragionamenti fpirituali, non folamente fosto vtilrà chi gli forma yed eiprime: mà ridondano Ragiona ancora in molto beneficio degli vditori ) che da quelli méti ipi- fonoy con indicibile foauità fermati e trattenuti . Ne rituali. i quali fenfiy ne i Sacri Cantici 4.3. lelabbra d’yn ani ma feruorota , fono rapprefentate in vna benda, Ò lia in vna fafcia, perche tengono anneffa la proprietà, di legare gli.atcoltanti y ed annodargli con 'la dolcezza Cant.4.3. della: perfuafiva» Sicut vitta coccinea labia tua, & eloquinm tuunm dulcez ò fia cometraduce vn altra let tera; ficue reSticula nel qual luogo Sant'Ambrogio S.Ambro tra&.18. in Plal. 118. Per reficalam vinculum per- n nafionis agnofcimus. 118 Il Padre don Aleffandro de Cuppis Canonico Cedere Regolare figurò due capre, le quali incontratefì fopra vn ponticello » in vece d’vrtarfì , fi cedono , ed aggiu- {tano di maniera, che abbatiandofì l’vna, l’altra le paf- fa di fopra, fenza recarle danno , faprafcriuendo loro; PROCEDAMVS IN PACE; ede fimbolo d’ani- mo pacificosbenigno, e manfueto,etfecutore delcon- ColoT. 3- figlio Apottolico Cololf.3.13+ Supportantes inuicemy vu & domantes vobifinetipfiss fiquis aduerfus aliquem babet querelam &c. : aroma “19 ia capra, leccando l’vliuo» lorende fterile ; e ratore Come diffe illucarini; ETIAM LAMBENDO Adula- OFFICIT» Lalingua del mormoratore , ò fia dell’- tione * adulatore jbenche tembri foane , e manierofa, porta Cicerone {eco pregiudicio ineftimabile; Nulz in amicitys pe- fris eftmaior s quam affentatio è blanditie sadulatio; Stefano ‘Cicerone in Lelio. E Stefano Cantuarienfe in Judirh Cansuar: >. 11. Lingua adulatoris ad modumlocufteytotuna vi- roréem gratia depafcit . 120 Benche caduta neilacci se da quelli tenace- mente riftretta la capra feluaggia yfuole quieta, e fa- poritàmente dormire ; che però le diede it Lucarini ; .__.. ET ILLAQVEATA SOPOREM) facendone Pietro iN imprefa per San Pietro in carcere » quale perche fe ne CAICCIE tana col cuore aggiuftato nella diuina volontà ye dif pofitione, non perdeua la quiete del tonno » ò delripo- fo, mì; Erat Petrus dormuens inter duos milites Ac. 12.6. Quafi fecurè quiefceris , commenta il Padre Cornelio è Lapide in Dei promidentia , paratusque vel vinereyvel mori, prout Dews norarexpedire. Dor- A4.12.6 Cornelio è Lapide 159 mit verò fecurè in finn Dei yqui cum illo fentir, & dici? ; vd È “n | , LI : * ‘—_ Quofata trabuntyretrabuntque fequamur. E anco opportuna l’imprefa » à chi ritrouandofi frà i Pecca- lacci,ed i ceppi dell’infermitàye di già vicino alla mor- tor mo- te,dorme ad ogni modo nel profondo letargo dei pec- * ibondo cato . 121 L’imagine della capravedutalungo la fpiag- gia del mare, attrahe à quella volta ipefci farghi; per tanto diffe di lei il Lucarini , che; ET [MAGINE Sanu POLLET; in fimil guifa l'ombra di San Pietro > con virtù mirabile operauaà prò delle creature ; comettà — fcritto ne gli Atti Apoftolici cap. s‘num. 1g. cofa che eccitò l'intelletto di Sant'Agoftino fer, 29. de Sanctis | adargomentar così; Sé tunc opem ferre porerat vm- S-Asofti- bra corporis ; quanto magis nunc plenitudo virtutis? "* Si nanis quedam fpeciesvacue imaginis habere po- tuit infevim falutis; quanto plus de corpore merne- runt attrahere falubritatis ferreo pondere facris im- preffa membris vincula paffionis è Anzi non che l'ombra di Pietro, mà quella di Crifto vogliono alcu- Cri fto niy attraffe il Ladrone che ftaua alla fua dira croci crocifif- fiffoy è pentirfi , à credere in lui, ed à faluarti; elorap- ‘° porta San Vincenzo Ferrerio fer. in Parafceue. Chrs Vincenzo Stiin cruce vmbram perculfiffe Latronemyqui dexter Ferrer. erat, cique fanttitatem contuliffe » 122 Diutene fterilela capra 3 quando s'ingralTa ; onde figurandola in vn horto delitiofo le foprafcri Ti; STERILESCIT OBESA; talimolti, che in batia fortuna erano frifttuoti di virtà : crefciuti ad alti gra- Abbon- di, infterilitcono. Così Antigono » Lifimaco , Tolo - pan ci meo » mentre fèrairono corceggiani' nélla corte del 1? !08"3- Macedone Aleffandro y furono piemi di benignità» affabilità , eclemenza; mà quando giunfero alla co- rona regale s alle virtù loro fottentrarono la fuperbia , la frode » la crudeltà; la libidine &c: Così l'abbon- danza de ibenivitiotamente goduta rende gli huo- min: fcarfi nell’efercitio dell’operebuone, cd affutto inutili, ed ingrati &c. 123- Ilcapretto non ferue in cibo alla menfa de gli huomini, che quand’è giouinetto; crefcendo ne gli anni, deteriora nella delicatezza 3 e nellapore, osde gli diedi; INCREMENTO DETERIOR è x fimbolo di vitiofo mondano ; che ogni giorno diuien Médano peggiore. Tal fù Nerone, tale Caino, Giuda &c. CAPRICORNO Capo XIII. 124 Quefti fpecie di capra feluaggia , animale E molto folitario » che figurato topra vna rus pe hebbe; INSVETVM PER ITER; epuò Opere feruire à chi per vie, ed operationi ammirabili., mà intolite non imitabili fi porta alla perfettione ; ed al Cielo. Rapprefenta ancora perlona che data all» fpecolatione di nuoue opinioni camina per vie differenti dulle communi i >> T: i ire con [ppocrate , in Arte in initio. Mihi veroinuenire aliquid eorum, quenan- dum inuenta funt , quod ipfumnotum » quam occui- tum effe preftet fcientie votumy & opusefle vide- tur, nell’Huomo dilettere p. 2. 125 Giouanni Ferroglidiede; ROTATWS EXVLTAT,@bòfia TRANSILIT, parole tuggeritegli da Plinio |. 8. cap. 53. conlequali ti rap- prefenta la maniera tenuta da queft'animale di roto- larfi in giro » balzando da vna cotta » 6 lia giogo di monte in vnaltra rileuata pendice; e riefcono op. S. Cam portune ad honore di Santa Catarina Vergineye Mar- rina tire, che della rota yftrumento di morte ; fivalte per gine trafportarii feftofa ful monte della gloria. Ma O 2 CA- Ippocrate 160 CAPRIVOLO Capo XIV. 126 E Proprio di queft’animale è quando vede cheil padre fuo è fatto vecchio » ed inha- .. bile à prouederfì di portargli non folamente le fron- Gratitu- dide gli alberi per cibo) ma con labocca ancora l’ac- dine qua da beuere » con la quale offeruatione il Barga- gli gli toprapofe; VICFS REPENDIT, fim» bolo di gratitudine filiale » e di giufta ricompenfa ; e S. Saluia pariglia. Saluiano lib. 4. ad Ecclefiam ; Et natura po ipfa hominum » confuetudoque communis hac ipfa ge- nerali cunttos lege conftringie » vt d quibus aliguid liberalitatis accipimus » plus eis gratia debeamus + «Aritat quippe nos ad retributionere dati acceptalar- guio. Ante vfum enim 9 munificientiamlibera= litatisaliena liber eft quifpiamy beneficiorum fenore nongranatus. Coguntui autem omnes ipfa confcien- tia fua ad repenfationem viciffitudinis poftquam effe caperint debitores » Animo 127 Animo rifoluto dimoftra il Capriwolo sche rifoluto perfeguitato da i cani colfpicare vn falto » e portarfi di là'd'vnatoffaà lui oppofta » fi mette in faluoy col motto; VNICO SALTV LIBER. Nel qualar- gomento Giouanni Pafcalio così ; Qua caper è canibus deprebendirupe pauefcit Exilit » atque alio fe$titur arte ingo ; Sic virtus generofi viri laqueata refultat Nec patitur longas » fit licev atta moras . 128 Il Conte Carlo Capriolo, l'Impatiente frà gli Erranti di Brefcia hà vn capriuolo , che andando per vn monte , oue-fono molte ftrade , non camina topra alcuna di quelle ; e pur fi dichiara di non fallire portando il motto. INVIVS, NON DEVIO; fimbolo d’ingegno acuto è perfpicace, che non hà di meftieri dell’aitrui direttione ; e che operando da sè , nonerra y potendo , e con Oratio feco ftello pre- giarfi, e dire; Libera per vacuum pofui veftigia princeps: Non aliena meo preffi pede . Epi. 19. E rifpondere con Seneca » Fpift. 80. Nor ergo fe- quor priores ? Facio, fedpermitto mihi y & inuenire aliquid y & mutare s & relinquere. CASTORO Capo XV. Vando i cacciatori lo perfeguitano » dalla natura ammaetftrato , che quefti vogliono vccide:lu, perlcuarglii genitali , egli fe gli ftaccada sè, edintalguifa fifalua, che però il Camerario gli diede; MODO VITA SVPERSIT, che à mio parere potrebbe migliorarfti col dire; VT VITAM REDIMAT ), toltoda quel Poeta. Vt vitamredimas » ferrum patiaris & ignes, E dimoftra quanto fia grande l'amor della vita » per conferuarla quale ,s'vfano tutti glisforzi. Seneca ci- tato da Lipfìo Manudutt. L. 3. differt. 23. Sui cuique amor ef» & conferuandi fe , permanendique infita voluntas » atque afpernatio diffolutionis. San Gre- gorio Nazianzeno direbbe che la vera vita è Dio ; e che per conieruar queita , dobbiamo far getto di qualfiuoglia cofa; Gregor. Spaigenda cuntta, dummodo fernes Deum. Nazian In Sentent.l. 1. 130 Monfignor Arefio allo fteffo fece dire ; CAPIANT NE CAPIAR, dpure; SEEVIO, NE SEVIANT , è veramente; CLEMENTER SAEVIO; è comedifle Don Arcangelo Conter ; Pariglia Gio: Paf= calio Oprar da sè Oratio Seneca 129 Giuuena- le Amor della vi- ta Seneca QVADRVPEDI Lib. V. SECVRVS ABIBO, eferueà quelli, che nel Caltità mondo trauagliati da nemici , da follecitudini , e mil- volonta- le occafioni di perderfì » fifeparano e dalle voluttà 112 e dalle ricchezzey dicendo con Biante Filofofo; Abi- Religiofi te peffum mala cupiditates; ego vos mergam » ne ipfe mergar, a vobis. Nel qualpropofito mirabilmente San Pietro di Damiano lib. 2. Ep. 18. Tu quoque fi vis caffes intimi venatoris eludere » folertera te fiu- de titillantes illecebroff libidinis fomites amputare. PRECIDE d pettore tuo omne luxuriandi propo- fitum s & fic quali RADICEM LVXVRIZ;) VERENDA repellis, dum libidinis aftum cum ipfa panitus voluntate deponis . 131. Quando perforte il Caftoro fi ttoui prefo Amor. per vna gamba da vnlaccio di ferro ) fuolemetterfi in della li- libertà » col roderfi co i denti la gamba afferrata ) nel DErta qual atto l'introduffi è dire; PEREAT, NE PEREAM. Diquefta fua proprietà così cantò il Sig. Giulio Strozzi nel Guifcardo Canto 23. 103» —— vuole il Caftord’humida tana Sempre folingo habitator paluftre » Mentre la prigionia gli fembra ftrana Far perla libertade vn atto illuftre » Col dente mordaciffimo ; che fega Gli alberi, tronca il pié s ch’altri gli lega. dimoftrando in tal guifa l'amor della vita » è della li- bertà; ed anco molta prudenza in lafciare vna parte di fe fteffo ; per faluareil tutto. Così Giufto Lipfio; _. Mifcell.Centur. Epift. 85. Plumarum potins aliquid Ginfo amittamus, quam vt de vita,aut carne periclitemur. Fitfe 132 Queft'animale, quando comincia à rodere vna pianta s non ceffa mai, finche non la veda atterra- ta » la onde il Camerario gli diede; PERSE V E- Perfeue- RANDU;e Monfignor Arefioil fece dire; QVAM 19928 COEPI NON DESERAM. Chis’accingeà qualche attione s deue continuare le fue diligenze » € perfeuerare nell'intraprefa opera » che ne otterrà l’in- ca tento. San Bernardo Epift.1 29. Prorfus abfgue per- 5 "PT feuerantianec qui pugnat viftoriam , nec pallinmvi- Ctor confequitur. E San Bafilio in Conftit. Monaft. S. Bafilio parlando dell'anima orante; Et/î menfis preterity & fiannusy & fitriennium y & quadrienninta , acriter perfenerato tamen s donec impetres. 133 Perfimbolo d’vmpertinace in procurare l'al- trui caduta , eruina mi feruij del Caftoroy che coinin- Conti- ciando àrodere vna pianta, non s'accheta mai; DO nuare NEC DECIDAT. La maluagità Giudaica fì fece. conofcer tale, poiche da che cominciò ad odiare l’in- carnato Verbo, detraendogli, mordendolo » calun- niandoloy non s'acchetò mai, finche nol vedeffe forto i __ colpi della morte caduto » edatterrato. Il rimorfodi Rimorfo cofcienza , quali cattoro » quando comincia è rodere È! CON il cuore dell’empio s non celfa mai, finche non arriui 1*°022 alla morte; Quidio 1.de Pont. Eiog.t. Sic mea perpetuos cararum peltora morfus Fine quibus nullo conficiantur habent. Nec priushi mentem Stimuli y quam vita re- linquenty > Quique dolet citius quam dolor ipfe cadet . CAVALLO Capo XVI. 134 N Caualiere de Bentiuogli s per dimoftra» V re, che nelle attioni fue, non mai voleua trapaffare i termini conuenienti alla fua nobiltà, e de- coro, fece vn cavallo fellato ye frenato, inatto di ma- neggiarficolcartello; EXILIO $ NON TRA N- SILIO. Quefta moderatione che accoppia l'alle- Modera grezza; e la giouialità »coldecoro » € date; >> fù da tone eneca Pietro Damiano Giulio Strozzi Ouidia C..A_VI'ALLL L'O' /Cipo XVI. Seneca Seneca lib.de tranquilli. animi cap. vltim. avvertita nella perfona di Sciprorie il Maggiore; Scipio trium» phale illod, & militare corpus y mouit adnumerosy nonmoplliteriJe infringenss vt nunc mos eSt, etiam'in- ceffa ipfo vttra muliebrem mollitiem fluentibuss fed vt illi antiqui viri folebant inter lufum, ac feftatem- pora virilem in modum tripudiare y non fa&turi detri- mentumy etiamfiab hoftibus fuis (peCtarentnr. (135 @©l'Incitati di Roma; hanno vn barbaro) con **. lepallottole pendenti à i fianchi inatto di correre al Trawta-'' pallio col motto; DANT ANIMOS PLAGE, glio ec- dimoftrando come le percoffe de i mali feruono ad cita. auualoratci, e farne più prontamente corretela car- Senee® © sieradellavirtà .. Seneca lib. cur bonis viris. Noire «obfecio vos expanefcere ifta,qua Dijimmortales ve- lut ffimulos atmonent animis . Calamitas vireutis oc- cafio eft» 136 Lo fteflo barbaro y che nel correreè martel- lato ne i fianchi da i colpi delle pallottole, dal Padte Mortifi. Don Arcangelo Conter hebbe j; VT CITIVS, catione addattabile àquelli ivche tranagliando con ruuidi ci- licij, con ferrigne catene ) con cingoli aculeati, e co i . colpi delle:sferze ilcorpo » tentano: portarfi con ogni I poffibile celerità al pallio della mortificatione; ò della petfettione. - + 1237 © H veloce frà gli Erranti di.Brefcia , al Barba- mini .MA M*Concetto con bella diffimilitudine da San Gio: Cri Giovanni Crifoftomo Serm. de Fide; {pe ,& chari- foffomo - tate così fpiegàto . Im /tadro terreftri vnus modo» a quipriorvenerit coronatur: im caleftt quifquis per- menerit» Allio velocitas querituncorporis s hic animi soprat affetus. Ilicfeftinansy & properans y hic «perueniens‘s.&. proficiens coronatur. © |) ° Perfeve=""" 1138. Simbolo di perfeueranza. è il barbara ; che ranza Poftofiin carriera» non fi ripofa mai y finche giuria ‘alitermine , portando ilmotto;;: DONEC AD ME- TAM, concetto al quale mirò SanPaolo 1. Cor. 9. ‘à4i Sic cwrrite , vt comprebendatis: Alle! quali pa- nr 9 sole Sant'Agoftino 4. de Perfeît.. Inftitia così fece 24. È Sofi il commentos. Sic curramus, vi comprebendamus. n 0SUY Curramus credendo s fperando » defiderando ; curra- | _muscorpis caftigando y & eleemofinas in dandis bo- nis ».malifgue ignofcendis bilariter ex corde facien- do - & fic audiamus pracepta perfeétionis » ne cur- rere negligamus ad-plenitudinem charitatis. E più S' Nile fuccintamente San Nilo Parenefi n. 111. Sic curre vt affequaris fcopum :. hoc et indefinenter .. Oportet cniminxtavirtutemvinere-, donec vita ftadium exu- peremus.. © coil GI 139 Trouafiil cauallo corritore » col titolo; A- LIlS INSEKVIENDO CONSVMOR, Vifitato- che ferucpet vn publico MiniftroyAvibafciatore; Vi- re fitatore, od operario »| che nel feruigio del fuo Pren- Seruitù .cipe, Religione; ò. Padrone logora le fue: forzze . Tale Giacobbe ; feruendo Labano ; fi confummaua , notte 3, giotno nelle fatiche; ed è ragione fofpira- Gen.31. ua; Dienottuque y eftu vrebar; & gelu ; fugiebatg; 40. fomnus ab aculis meis è Gen. 3 1. 40. Tale Paolo + Apoflolotutto fe medefimo offeritta adogni perdita ediripofo s edelle facoltà; e della-propria vita s.per- + che;ne foffero in tal guifa beneficati i fuoi cati; £g0 2.Cor.12 autem libentiffime» impendar » & fuperimpendar 15. ipfe. pro animabus veftris..2.Cor. 12.15. Talevin To.10. 11 fomma il Paftore Euangelico.» poiche ; Bonus Pa- ftor animam fuam dar pro. owibus fuis . Ioannis 10. Il 140 | Siritroua vn cauallo » conle coppe à glioc- chi jedilmotto; OCVLATA CECITAS; così il vero fedele, quanto meno affetta divedere tanto Fede IGI meglio fcotge i mifteri divini. Giufto Lipfio dè Conftantia |. 2. cap.13. Im divizis, fuperifgue svnum Giufto acumen eft snihil cernere; vna fcientia, nibil fcire ; Lipfo cd il Conte Guidobaldo Bonarelli » nella fua Filli di Sciro ; I fecreti del Ciel fol colui vede, Guido Che ferta gli occhi, e crede. Sr nareki 141 IlSignor Vincenzo Nolfi ; lo Stenébrato ‘negli Accademici di Fermo hà vn cauallo ombrofo ; ‘con le coppe è gliocchi, ediltitolo ; :ADIMIT VMBRAS; arte che parue tenuta VMBRIS Conuer- fione di da Dio con Saolo; al quale leuò ombre delleaffet- ° P20!0 ‘tionî giudaiche , col condannarlo per pothî giorni ‘è ‘perderla lucedegli occhi, del qual fucceffo Agoftino \fer.3 g. de diuerf. Cacusfane fattus eft, vt interiore S.Agofti- = ° luce fulgeret. Exteriorlux ad tempus fubtratta eSt perfecutori, vt redderetur predicatori. * (0142. Per dimoftrare, quanta efficacia tenga ad eccitare nel cuore’ della ‘gioventù ‘il defiderio della gloria» l’vdire dalla fama commendata la virtù de gli altri, linferifce il cavallo fellatos che dal fuono della tromba vicina tutto di generofa brauura è ricolmato, Efempie «portando il titolo 3: PVGNAE | ASSVMIT AMO- REM; òveramente come diffe il Ferro ; alludenda alla tromba; VIRES ANIMVMQVE MINI. *STRAT. Quidio 2. dePonti Eleg. 11.: 0° roy che.corrediede; VELO.CITATE PA - Acer & ad palme ‘per fe ciwfuras honores Sitamen horterisy fortiùs ibi equasi * © Temiftocle all’vdire le vittorie di Miltiade, perdeuail fonno; e fentiuafi altamente ftimolato, col maneggio Ouidio ‘dell’armi; adimîtarlo .. Sant Agoftino efflendo Ma- < nicheo » ragguagliato così della conuertione di Vitto- rino: alla Fede'Cartolicazicome de i progrefli di Sant'- Antonio nella:fantità della vita, tutto fù incitato ad al- _ zarfi daterray e portarfì allebraccia di Santa Chiefa. + | + * 143 Chelavittàyneicontrafti diverti piùvigo- Virtì © rofa » l’inferifee iltcaualio addentito nella cofcia dal pertegui lupo » col titolo } MO RSV PRASPANEIOR:; 189 ‘ò veramente come più piace è Don Chadubino Bru. foni, figurandofi il cauallo ferito, ed il laporin idifpar-- or (S/ te; HINC FEROCIOR fi'cheil Caualio in tal «guifa rapprefentato è ragione potrebbe dire ji. è Ben feroce m’affale; Ben vorace m’addenta 3 snosn 10 Ma il mio vigornon fcema; enon s'allenta ; + Chemai fempre diventa Ne i contrafti più forte vn.nobil core è E raddoppia irritato il fuo vigore. 144 PerFilippo II. Ré di Spagna, Padrone non Monar- chedivafti regni nell’Europà; tà anco del Mondo chia nuouo; il Domenichi figurò va cauallo nel circo Ro- mano » quale correndo era vfcito dal circo ; onde gli foprapole. NON SVEFICITORBIS. Non baftaua vn mondo i meriti, ed al ‘valore di Filippo » mì ne anco baftaua vn mondo al zelo y al feruore , & alla Santità d'Ignatio Loiola sedi Francefeo Xauerio. & n A S. Fran- Onde vn nobile Poeta confiderando i fimolacri loro» celo S. Igna- tio Loio- pofti è canto ad vna sfera geometrica » dille. xihert Europam tenuit Loiola, XaneriusIndos; Gin Et duo fub focijs Regna duobus crant . Biderma- Cur extra terram nunc ergo locatui vtramque? zo lib. 1. Orbisvterque viro paruus vterque fuit. — Epigr: 93 Si può anco dire,che non bafta va mondo all'anidi- _ | «tà infatiabile del cuorehumano. Aleffandro il Mace- spera done, vdendoi delirij di non sò quale filofofo y che di- 9!Ità rceua efferui più mondi » amaramente pianfe , poiche fi chiamava mal pago d'hauer il dominio di tutte le regioni dell'Oriente » di cui Giuuenale Sar. 10. Vnus Pelleoinueni non fufficit orbis » Giunone» Fijluat infelix: angufto limite mundi» le O 3; Con- 162 Contra fi fatti incontentabili giuitamente Ji fdegna Claudian. in Ruffin. he Quo vefanernis, tencas vtrumque licebit Oceanum ;laxet rutilos tibi Lydia fontes 3 Iungantur folium Craft , Cyrique thiare » Nunquam diues eris» 145 Nobile moderatione d'animo in wvn perfo- naggio di fuprema autorità s che potendo trafgredire leleggi » nonle prevasica , fi rapprefenta nel cauallo Modera» tutto viuace ye fpiritofo , che trouandofi nel cerchio tione delmaneggio non ne vfciua punto ; il che diceua il motto + FEROX NON TRANSGREDITVR, Filoftrato rapporta, che Apollonio Tianeo » vedendo che il regno d'Egitto era conottime leggi gouernato» Filoftrato ricercò da quel Ké ; Num vobis hac legibus prafinita funt:an tu ipferegnum adhanc vinendi normam » re- Chitudinemque con$lituifti » al quale il Rè Faraone; Ego modeftè inftitutis legibusymodeftius etiam vtor. 1.0 fteffo Apollonio, comefcriue Filoftrato lib. , così diffe all'Imperatore Vefpafiano ; Rex » tibi etiam lex dominetur; eris enimin illis dandis modeStior » fetu quoque illas non contempferis. Quì mirano le parole Eeclefiaf, delSauio; Beatus vir, qui porui tranfgredi, € non eft 3b10. tranfgreffus We. 146 La caualla conla bocca aperta incontro il vento» fù introdotta à dire; AVSTRO SPIRAN- i TE CONCIPIAM; poiche con la virtà , & affi- Spirito ftenza dello Spirito Santo l’anima concepifce i fanti Santo penfieri, e matura il patto di virtuofe operationi , Guerrice Guerrico Abbate Ser. 2. in Annuntiat, B.V,, Gra- «dbbase riastibi ago Santte Spiritus s quivbi vis fpiras video inmunere tuo non vnamyfed innumeras fidelium ani- mas illo generofo germine granidas. Co i qualifen» timenti Sant’ Agoftino anch’effo 1. Confefl. cap.13. S.Agoffi- rivolto è Dio diceua ; Deus lumen cordis met» & m virtus maritans Mentem meam » 147 Perche iltefchip delcaualle con certa fua naturale proprietà, come dicono gli Scrittori y {caccia da gli ortr le rughe; e glivcelliye vieta loro il danneg- Reliquie giarei frutti» percio fù chi ne fece imprefa col motto ; de i San ETIAM POST FVNERA VIRTVS; che infi- u nua l'efficacia delle reliquie, e corpi de Santi à fgom» brare idemonij, ele infermità da i fedeli. San Gre- Gregorio gorio Nazianzeno Qrat. in laud. S. Cypriani Martyr. Nazian Damonum profligationem » morborum depulfionemy futurarum rerum prefcientiam » bec quidem omnia) vel cineres ipfi Cypriani , modo fides adfit s efficiunt. In propotito del cefchio del cauallo, fpiegai quelt'im= prefa così; Con pellicofo ardore s Se viuendo fugò l’orride fchierey Difpettofe , guerriere Benche morto ei fi giatcia Da gli orti i predatori ancodifcaccia + Tale doppo l’orrore Del mortal colpo se de la tomba ofcura La virtà de gli Eroimantienti » e dura 148. Monfignor Arefio » per Santa Teadora Pe. nitente» figurà vna caualla, con le chiome tagliatesche {pecchiandolì entro vn lago » retta di fe medefima ttordita,e contufa con; SIBIMET DISPLICET; Peniten» tale qualliuoglia peccatore» contìderando le perdite re {pirituali, che peccando egli fece, e la deformità con- tratta nel cadere in colpa , concepifce vn fanto odio di fe medetimo . Quì mirano le parole d'Iddio nel P/al. 49, Salmo 49. 21, Arguam ter flatuam contrafaciem 21. tuam, E Sant'Agottino Hom. 2. ex fo. ed anco ex- S.Agofti- Pofit in Pfal.48. 1 perfona d’Iddio così; Modare non n videssfaciam vt videaste; quia fi videres te,& dif plcerestibi & placeres mihi ; quia vero te non vi- Claudia» no S, Teor dora OVADRVPEDI:Lib. V. dens,placuiSti tibi, difplicebiss& mibi, & tibiymibi cura iudicaberiss tibi cum ardebis. 149 Alcanallo, che volteggia nel circolo fi) dato Eferci- ilmotto; PER APERTA VAGABOR; cioé tio mili- a dire » che quandoegli farebbe molto bene ammacf- 1850 trato in quell’angufto giro » indi fi portarebbein cam- po aperto sà faree degne, e gloriofe prodezze ; in- ferendoci » che gli effercitij militari fono ottima, e neceffaria preuentione all'imprefe più grandi. Caf- fiodoro lib. 1. Epift, 40. Difcat miles in otio quod Caffinde» proficere poffit »inbello . Animos fubitò ad arma non "* erigunt , nifi qui fe adipfa idoneosy premi]a exer- citationes confidunt E Tertulliano lib. ad Marty- Terre ras. cap. 3. Etiaminpace ylabore, & incommodis "#29 bellum pati iam edifcunt » in armis deambulando è campum decurrendo » foffam moliendo &c. - De vm- bra ad folem , de fole adcelum; de tunica » ad lori- cam y de filentio ad clamorem » de quiete ad tumul- tum. - 150 Vbbidienzafacile, e pronta dimoftra il ca- Vbbi- uallo s che in vecedi freno hà vn naftro; col titolo; 9%82 OMNIA NVTV. SanGiouanni Crifoftomo — — Hom. 4. de Pcenit. Eumegquum laudarim maximè, Gio: Cri qui fine vlla babenarum vi, pro NYTY CO DM Sfom PESCITVR; Siverò freno cogente eum com- -modè fubegeris sè nequaquam mirum > neque enim pecudis generofitate» fed freni nece[fitate ipfa modi obferuatio putabitur . Identidem & inhomine licet. intueri &c, Di quefta pronta Vbbidienza San Bona- uentura p. 1. Specul. p.1,cap. 4. Obedientia filij fe S. Bona» totos ad obediendum exponant , moxque vt Pralati ensnra vocera audierint, quafi dininitusimperetar, moram pati nafciant » (edreliétis omnibus -ad iniuntta que- que fideliter exequenda » prompta deuotione confir= gants vt vicino obedientie pede , velut vio momen- to iubentis vocem fatti exbibitione fequantur . rsi Lacaualla riuolta verfo il vento ) per efîer da lui refa feconda $ fi ritroua col motto; NON COMMIXTA PARIET; òveramente; IN- TEMERATA PARIET; ò comediffeilLu- carini; SPIRANTE FOECVNDA ferued’. Annun- Idea di Maria Vergine» che concepì con la fola virtà tiat. di dello Spirito Santo il Verbo diuino entro il fuo feno) Maria di lei così dicendo San Bonauentura in Pfalterso mi- VETERE nori Quinquagena 3. Aue Vugo,quam perflauity S. Bona- Et perflando fecundauit echi Aufter fiuétu piritali Chri$to flore virginali. 152 L'Accademico Rinuigoritoyhà i caualli sù le Preséza mofle » auantià i quali è vna face accefa y coltitolo ; ©! !M48- ADDIT ANIMVM; e forfe voleva alludere alla $!°"* prefenza di perfona amata, chiè affifteffe a qualche gioftra, ò torneo; mà in fatti la prefenza del prencipe auualora , ed accalora ifudditi » incitandogli ad ani» mofe attioni. 3 Vrget prefentia Turni. Virgilio diccua il Poeta Encid. 9. v. 73. E Silio Italico |. s. Praefentia feui. . Silio Ita- Extimulat Ducis, ico Laonde vn Alfiere così diceua è Giuliano Imperato» rescome offeruò Ammiano Marcellino lib. 6. I pre- niusy ve fauStus antefignamus , & fortis s experteris quid miles fub canfpeétu bellicofi duttoris , teftifgue indiuidui gerendorum, modo adfit fupernum numens hisrebus efficiet excitatus. E Giufeppe Ebreo lib.7. Sisfeppe de Bello cap. g. feriue chei Romani combattenano È°”°° actemente ; Infpeffore feilicer Tito. Lo fteflo, e molto più efficacemente rifulta dalla prefenza d’Id- dio. Sant Agoftinoder. 104 de Temp. Non te agi S.Agofti 3 ic no Ammiarn Marcelli. CAVALLO Capo XVI, fic fpettat in agone certantem s vt populus aurigamo qui clamare nowit y adiuuare non nouit. Dum fpeétat Deus athletam fuum» plus laborat & adinuat feden- doy «5 vires fubminiftrando s quamille lutando. La {peranza del premio propofto anch'ella aggiunge for- za» cdardire. 153 Portail cavallo molto pefo fuldorfo » mà Sinde= molto più neregge , tirando ilcarro » con la poffanza refi di delpetto , nelqual atto il Lucarini gli foprafcrifle; peccato» PECTORE GRAVIORA 3 dimoftrando chei re trauagli dell'animo fonodi granlonga più atroci, che lemiferie delcorpo, Dimoftra anco l’imprefa lami- feria del Peccatore , il quale fe nell’elterno duramente é percofio nell'interno molto più duramente è affan- Cicerone nato, M,.Tullio 1. de finibus; Nor ob ea falum in- commada» qua eucniunt improbis yfugienda improbi- tas eft : fed multo etiam magiss quod cuius in anima verfatur, nunquam finit eum refpirare , nunquam acquiefcere+ 154 Vncauallo da foma, coltitolo; VALTI- Perfeue- DVM NON EXIMIT ETAS, dimoftra che Fare mentre habbiam forze » non dobbiamo col pretefto della vecchiaia » efimerci dalle fatiche dirette al ferui- gio della Republica, ò dcila Religione, Era Abraamo ecrepito, inetà dinouantanoue anni ; mà perche ro- Gen.17,1 bufto, gli commanda Iddio: Ambula coram mey & efto perfettus; e cià dice Procopio, à veramente per aunalorarlo » vedendolo in parte allentato ne fuoi ter= uori » ò perche chi vuol conferuarfì irreprehentibile» non deue ne anco nell’eftrema decrepitezza delìftere Procopio dall'operare ; AWt apparnit nondum irreprebenfibilis aut vitali, cui merlo effet operari femper id s quod eft inculpabile , quifemperforet irreprebenfibilis + 155 Anima pefato; circofpetto y e prudente fi dimottra nel caualla , coi legami alle gambe, e l’au- Maturità uerbio; PEDETENTIM; Virtù che fe in al- ne i Giu cuno fl ricerca » ne i Giudici più che in ogn’alero è dicij —neceffaria, riufcendo in quefti la tardità pretiofa » quando fitratta di fulminar fentenza contra la vita de li huomini . San Paolo » al giudicio d'Iddio, dà titolo Rom. 3.5 ti giufto , Thefaurizas tibi iramindieira , & reue- lationis iufti indicj Dei Rom. 2. s. nella fpiggatura: del qual luogo San Cipriano Epift. 11. fcriue così; S. Cipria- Iuftumiudicium Dei dixiteffe : quiaferumeft > quia ne multum diuque difertur, vt homini ad vitam » longa Dei patientia confulatur 156 Il Barbara; che veloce correndo s'affretta ; SEMPER ARDENTIVS ciammaeftra ad ope- Profitto rar fimilmente nella via d’'Iddia » cioé con feruore fem- pre mai rinforzato s finche s'arriui al termine della vi- ta, cd al pallio della beatitudine. San Bernardo Ser. S. Zernar 2. de Purificat. B. V. ProfeGtus noSterineo confiftit , do vt nunquam arbitremur nas apprehendiffe » fed ex- tendamur ad anteriora » inceffanter conemur in me- lius s San Gregoria Nazianzeno Orat. 20.del Padre San Bafilio racconta; che quefto gran ferua d'Iddio ; Gregorio Curn fermè mortuus » & exanimis effet 3 maximaque Nazim. ex parte vita perfunétusa circa extremos fermones robuftior fit « 157 Quanto pofla in noi la mala habituatione , lo rapprefenta il barbaro corritore » col motto del Lucarini; IMPELLOR CVRSV. Chilimet- teincatriera di pecccato,ò di vitio » continuando in quello » fi vede incitata dalla confuetudine à durarui tempreditMmalein peggio. Senecal. 1.de Ira cap. 16, Tibi infanabilis animus eft » fcelera fceleribus con- texens & iam non canfis » que mala nunquam de- future funt impelleris , fed fatis tibi eft » magna ad peccandum caufa, peccare + î 158 Alcauallo » col morfo inbocca i Partenij (o- Confue- tudine Seneca 163 prafcriffero ; AVT PRACEPS RVET , così li Educa- giouentù fenza il freno del timore diuino » ed huma. tione no,trabbocca in mille ecceffi. Origene lib.3. Periarch. cap.1. Equus finon affidui fefforis patitur calcem, & Origene franis ora ferratis obteritur, indurefcit . Sic & pue- rilitas fi nulla plage affiduitate curnecur yinfolentem fimuly & ad vitia precipitens inuenem redder. Simiie documento benche condiffimile concetto, e metafora infegnò Giufto Lipfio Centur. 2.ad Belg. Epi.6o. Vt aucupes ynobiliores illas auesnon patiuntur libere Gisfto euagari, fed loco illigatas reuocant y aut rerinent : fic tif praceptores melioris ingenij adolefcentes monitiun- culisinterdum acuunt y velfiftunt, necubi a vera illa veri honoris (vt fic dicam) preda aberrent. 159 DonDiegoSaauedra figurò vna mano pro- ueduta di verga » che tencwa il cauallo per lechiomey {oprafcriuendo il motto; AMORE, ET TI MORE, precetti importantiffimi al buon Prelato, c Prencipe , che debba accoppiare la piaccuolezza al rigore, obbligando i fudditi ad amarlo benigno , cda temerlo giufto. San Bernardo Ser. 45. in Canc. così coi Prelati ragiona; Difcite fubditorum vos matres effe non Dominos : ftudete magis amari è quam me- tui. Et fiinterdum feneritate opus efts paterna fit» non tyrannicay matres fouendo ypatres vos corripien- do exhibeatis + E Sant'Illario ad verba Ifaie cap.11. v.1. Egredietur virga de radice Ieffey& flos de radi 211.1 ce eius afcendet, dice che; Floris fuauitate, virge ®* **4"° afperitatem temperauit dininum oraculum , vt vnay & eadem virgula floriday& vulnas prebeat, & vul- neris remedium. 160 La puntuale vbbidienza d'vyn miniftro, che totalmente dipendeua dalla direttione ed ordine del Dipen- Superiore; fù da me figurata nel cauallo, che tenendo denza il treno in bocca , foftenutogli fulcapo da vna mano» dicena; QVA DIRIGIT GRADIOR. cioè à _%* dire» Nor quod ego volo» fed quodtu. Marc.14.36. Marc. 14 San Valeriano Hom. 1.de bono difcipline; Doceant 36. nos fermare ordinem difciplinetam dociles equorum S. Vale- animi , cum in gyrum dulti flexuofis greffibus mem- viano bra componunt & fub vnius babene retinaculo ita laxari fe confentiunt vt & currendi » & (fandi mo- dus fub quadamlegum difpoficione feruetur + 161 Monfignor Arefìo in vno de fuoi frontilpitij rapprefenta il cauallo » che girala macina col cartello ; NVLLA META LABORIS,; fimbolodi per- Studiofo fona ftudiofa , che nontroua termine veruno alle tue infatiga- letterate fattiche, Quadra parimenti alla perfeueran- bile zanell'effercitio delle virtà ; già che dell’opere buone fcrive San Paolo Ephef. 2.10. Que preparauit Deus » Ephef: 2. vt in ijs ambulemus s cioè come lì caua dal tefto Gre- 10. co; »t intjs cireumambulemus , nel qual fenfo Gio- uanni Crifoftomo Hom. 4. Inopertbus bonisy que Gio: Cri- preperanit Deus vt inys ambulemus, non vt incipia foffomo muss fed vt ambulemus: perpetua enim virtute nobis opuseft & extenfa »fque ad noftrum deceffum. Così l’auaro non troua termine alle ftentate fue fatiche ; onde Vgon Card. ouc leggiamo nel Sal. 11.9. In cir- P/al. 11. cuituimpij ambulant » Interpreta » ideft in labore tem. 9- poralium ; e foggiunge; Sicut enim ille qui ambulat Vgon in circutu , femper ejt quafiin principio motus fui , Cerdin, & femper habet ad ambulandura » fic ifti femper ha- bent quod negotientur, 162 Chele piagheondeil Sacratiffimo Corpodel __ Redentore fùcaricato , feruiffero ,non àdeformarlo , Piaghe mà à renderlo più ragguardeuole , dimoftrollo il Lu- di Crifto carini, facendo il cauallo marcato col motto ; PRE- GIO s NON FREGIO. San Bernardo Ser, 45. S. Bernar in Cane. riuolto al Crocififfo così; Quams mibi de- de coruses Domine mi in ipfa tui buius pofitione decariss eten Clemen- za; eri- gore S. Bernar Si 164 etenimovbi teexinaninifti, vbi naturalibus radijs lu> men indeficiens exuiSti s ibi pietas magisemicmt y ibi charitas plus effulfits ibi amplius gratia radiauit. E 5-Ambro Sant Ambrogio Luc. vit. ulnera fafcepta pro nobis gr celo inferre.maluity abolere noluity vt Deo Patri pretia nofira libertatis oftenderet &c. 163 L’Imbrigliato frà gli Frranti hà il cauallo con lebriglie, edit mottoj TVFIOR IN FRZA- Educa- Noris: Jnfegna l’imprefa , che non folamente la gio- ville uentù, màtutto 1] genere humano ; dal freno delle leg- gi diuine ,odhumane yriceue nonaggranio , ò pre- i giudicio; mà vtilità ; e commodo confiderabile. San Venete, Girolamo queft.8. ad Algafiam; Zex dataeftyvtbo- minem malè libertate fua abundantem, qui prius fe- , rebatuv'impronidus 3 xi per precipitia labebatur , frano legis retincat3 (& compofitisdoceat incedere greffibus. Con la virtà del filentio l'huomo anco fi preferta' da mille difordimi. Philipp. Abbate de fi- Filippo lent. Cler. capra. Qui linguam volubilem modefto «Abbate. ‘refianare non vult filenzio, profe6to fibiconfufioris ddificium machinaturi 164 Il Cauallo fellato,dal Conte Germanico Er- Indole colani, hebbe il motto ; IN QUODCVNQVE valorofa,BELLI MVNVS, potendo feruire a portar fomey altreno delle artiglieriè y a foftenere i Caualicri) a batter le ftrade, a formare fquadroni difenfiai 3 ed offenfiui; e rapprefenta n indole viuace, ed'atta'ad ogni virtuofa operatione; adogni imprefa. pa 165. L'Imprefa di molti caualli » checorrono al palliosalla quale DonvA rcangelo Conter diede ilmotè 1- Cor.9. to di San Paolo; VNVS ACCIPIT) ferue per 2%. all'hota che molti afpitano ad vna fede. vacante di Dignità. Prenci pato, e Prelaturay la quale da vn folo pud effere ottenuta . Così anco l’aureola più eccellente in Para- difosnona tutti egualmenteymà a quei foli farà data; che più degli altrihautanno meglio offeruato nel cor- fo della vita i foutani precetti » ed i configli; preue> ° nendo gli aleri nel feruore; e nell’afiduità dell’operare &c. Così Cornelio a Lapide qui; Apoffolus propriè refpicit ad brauium, 1deft aureolam, &excellens premium, quod non omnibus eleétis, fed paucis heroi- cè certantibus daturyvt {js quinon tantum praceptay fede confilia Chifti beroicè fequuntur. 166 Benche moltibarbari corrano perl’acquifto del pallio; quefti ad ogni modo: fi dà, comenotò il P. Conter; ANTERIORI. Si checon la folleci= tudîne, e diligenza il premio eterno s'ottiene. A que- fto forfe mirò San Paolo, che chiamo la patria celette; Hebr.12. Ecclefîam primitinorum intendendofi per primitiai ui: i giufti sel’anime de i più perfetti fedeli, come inter- Gio: Cri- pretò Giouanni Crifoftomo . Primzitinos autem quos Sfomo dixitè Fideles videlicety & Spiritus perfettorum ; conchiudendofi ; che quelliyi quali nella carriera della vita preuennero gli altri nella purità del cuore, nell’ar- dore della carità , nell'abbondanza dell’elemofine s nel perdono dell’ingiurie &cc. quefti otterranno la piùno= bile aureola&c. > tri 167 L’AbbateCertani, per dimoftratesche civo- ; glia qualche refpiro , e rilaffatione ; accioche l'huomo pofla durate nelle fatiche ; figurò vm cauallo infellato; col freno pendente alpomo della (ella che fi trattiene deliciando nell’aperta amenità d’va:pratoye gli diede; OTIO VIGOREM EXCITAT; è veramenteil , verfo. PERCHE PIV. PRONTO A LA FA- TICA IO TORNI. Marco Seneca in Proem. lib. M.Seneca controuerfiarum. Omnibus quidem prodest fubinde animum velaxare. Excitatur enim otio vigors & omnis triftitia , que continuatione pertinatis fisdij adducitur sfeviarum hilavitate difcutituns i 0 > ©. 168 Advn cauallo col fieno {pezzato, ricufando Cornelio a Lapide Solleci- tudine Ripofo - i QVADRVPEDI; Lib./VO lui d’vbbidirgli io fopraferifi; INFRAENISÙVINV- x TILIS; tali le ricchezze 3 te non. fono maneggiare Ricchez col freno della ragioneuolezza ; e della prudenza s ap- ze plicandole à gli vG opportuni, non vagliono nalla. Socrate riferito da Stobeo Ser. 3. de Prudentia, Nec Stobeo equo fine freno , neque dinitijs fine ratione tutò quis vit poterit . 4 a 18 169 Come quellalegatura di funi, chetal volta e pofta alle gimbe deicauallis ferue perche appren- dano con regolata norma ad aggiuftari pali ; onde molto bene fi può dire; DOCEF COMPONERE * GRESSVS; cosìlalegge datacida Dio; e la pra- Educa- dente educatione > applicata da noi à i noftri fuddi-U0ne ti, gliammaeftra; & obbliga à caminare aggiutta— ta» e vittuofamente. San Girolamocon la lentenza ce» fopra citata molto frizzantemente.: Lex dargeft, vo S-Girola- hominem malè libertate fua abundantem night priysi» ferebatur improvidus j & per precipita labebatur freno legisretincaty & compofitis doceat' incedere _greffibus . 170° Vnnosòquale Guerriero, che tifiataua gli noi ftipendij offettigli-da varij Prencipi e proteftaua di > non volere fervirad'altri, che alia maettà dell’Impe> ratore » dipinfe il Cauallo di'Giulio Cefare, che ben Sb da tutti glialtri:Geontradiftingue per hauer i\piedi.Religio- humani; e glifoprapofe; SOLI: CASARI. Tale;f0,. quell’anitnà 3 chè veramente vuol piaccreà Bio; non deue fernirad'altti 3 che alfolo Iddio. Sant'Agoftino lib. de ‘do&trina’Chriftiana cap: 22: eMfaminandorle parole di Crifto « Diliges Dominam Deum tumm ex Bis. 22 toto cordetuo &c.Matt. 22.37. così le fpiega:; Cum 2% ‘ ait toto-torde:, tot anima y tota mente snullam vite "Agr noftre pattem relinquit; quevacare debeaty. & lo- cum dare s vt alia re velit freni» 0 Per Filippo TI. di Sauoia s Prencipe è marauiglia. bellicofo it Pdre Luigi Giuglaris , figurò vn caual- ian lo di guerra; contattii fuoi finimenti perkabattagliaz N2/cita,. col motto. PACE'M INTERDICIT.OREO 5 GO , dir volerido èhe fembraimpoffibile al generofa nipotel’otiar infingardo ) ‘quando findai natali .fecò, porta gli fpiriti guerrieri de fuoi:grand’Aui.j onde » Oratio ; si Ù Fortescreantur. fortibus & bonò ui Eft in\înuenciss eft in equis patrum'» » » Virtus Sc. > 171 Figurando i caualli del foley per difetto di Fetonte, tatti ftrauolti » e difordinati , diédi loro ; INFRANABIT APOLLO ; dir volendo che * le diffolutezze della famiglia » fconuolta in abfenza del Preséza padrone dalla prefenza di lui ; ò d'altra perfona grauey SE Mag- ed autotetole , faranno rimediate » ed aggiuftate, 81971 Virgilio 1-/Eneid. v.152. sent .1 Acveluti magno in populo quum fapè coorta Virgilio est Oratio Seditio » fenitgne animis ignobile vulgus Iamque faces, & faxa volants furor arma mi- niftrat: ns Tum pietate grauem » ac meritis fi forte virum quem Confpexere filent sarreEtifgne auribus affant: Ille regit diftis animosse& peltora mulcer &c. Pindaro anch’effîò Od. 8. Nem. Potentiorvir fedat precedentem litem. Pindars Così Ariftide in’ 2. Platonica feriue.; che al folo com- Ariftide parir di Pericle tutto il popalo tumultuante s'acchetò. Il Taffo Cant.8. della Geruf. Liberata, ne rapprefen- Tafa ta vna gran parte dell’effercito feditiofo per la .credu- ta morte di Rinaldo; ritornato all’vbbidienza, al ve- dere, edall'vdire i rimproueri di Goffredo; cheque- ito diffe Ippocrate in Epift. Cupiditates CIRIE Ippocrate vbi CAVALLO. Capo XVI. vbi primum fapientia fe in confpettum dat . Giutto Lipfio Monit, Polit. cap. 1. direbbe» che quell’Apolli- neschemettein freno » etiene in officio gli huomini pig iù intrattabili , iltitolo della Religione; Sine Re- ci igione , non Princeps officium fuum s non fubditi fa- sie (a ilto Gent: (ine ea focietas non erityquia non fidesynon in- d'Iddio Sitia» non virtus s fed frausslicentia, proteruitass & vno verbo confufio hominum » ac rerum. Quod fre- numerit peccaturis? Qui metus fatis validus? Nam externum illumyquià peniss aut morte effy multi contemnunt y CI defperatio, impetus » iracundia eo ducunt. Efloigitur vinculum » & firmamentum rei- publice Religio, CAV ALLO TROI ANO. 172 D ON Diego Saauedra ; al cauallo formato , di legni, quale fù intradotto all’eftermi- Simula- nio di Troiayfotto pretefto di dare vn voto al tempio» none. foprafcriffle; SPECIE RELIGIONIS sinferen- do» che fotto quefto preteftos fi recano altrui di graui Giufo danni. Giufto Lipfio lib. de vna Religione: Ambi- Lipfio tio, & auaritia fepe velatur religronis mantello « —_ — Giunenale dicena anch’effo nella Sat. 13: Giunena- Fallitenîm vitinm (pecie virtutiss &vmbra. le Abfalone ) fpargendo voce di portarfi in Fbron » per e.Reg: 15 fodisfare a fuoi voti, ed offerire vittime a ed incenti al 3% cielo è con quefto pretefto fi difrofe a confacrare il proprio Padre per vittima della fina crudeltà, fpoglian- doloyedel regno 3 edellavita. Erode ragguagliato della nafcîta del Redentore s perfuadeua i Magi a cer- carlo s edarglinecontezza s perche poteffe portarti ad diaît.2.9 adorarlo } Et cum inueneritis renuntiare mihi, vt & egovcniens aderemeum; Matt. 2. 9. mà fotto finta di veneratione afpiraua a trucidarlo + Exclamat amens nuntio ; Satelles I ferrum rape » Perfunde cunas fanguize . Herodess ben difcorre San Gregorio Papa Hom. ro. Eni in Evangel. nativitate Regis noftri cognita» ad callida argumenta conuertitur : & ne terreno regno priuare= ? tur s renuntiari fibi vbi puer inueniatur poftulat . «Adorare eum velle fe fimulat y vt bunc fr inuenire poffit extinguat . Quefte arti » folite ad effere tenute da gli huomini maluagi » dal medefimo San Gregorio lib. 21. Moral. cap. 17. fono ne i demonij confiderate, i quali valendofi di pretefti religiofiye fanti, procura- no le noftre cadute, ediconqualli. Hoffes armati funt immundi fpivitus , innumeris contra nos frandi- busaccinéti: qui cum ftadere nobis inigna non que- unt, ea SVB VIRTVTVUM SPECIE noîtris obrutibus opponunt è & quafi fub quadam larua fe contegunt,ne in fua malitia è nobis nudi videantur. 173 Perche quel cauallo era pieno di valorofi guerrieri; quali con aftuta maniera nella città furono introdotti » altrigli foprapofe; ADDITO AD VIRTVTEM DOLO. E dimoftra che oue non bafta la fola brauura s vi fi deue accoppiar l’aftutia . Tanto operarono Annibale, Fabio Maffimo s Alci- biade, Epaminonda » Antiocho; edaltri mille , rife- riti da Frontino nefuoi Stratagemi. CERVO Capo XVII. 174 Sa Borromeo, di gloriofa memoria » nell'Accademia de gli Affidati di Pauia ; fece imprefa del cerue » che morficato da i ferpenti cor- reua alla fonte coltitolo ; VNA SALVS . E volle» Brewiar, Romane Aflutia Iddio ‘fandofi nella fonte delle lagrime » ripiglia le forze 165 credo alludere al concetto Dauidico , Quemadmo- Pfal: 45. dum defiderat ceruus ad fontes aquarum » ita defiderat *» anima mea ad te Deus » dit volendo, che il cuore hu- mano quando quafi ceruo » da i ferpenti velenofi delle cure mordaci, e vitiofe fi ritroua punto » non meglio altronde riceuerà i refrigerij e la falute , che da quell’Iddio, che è fon*e d'ogni felicità , e d'ogni bene. Vn virtuofo, leggendo il libro, che Monfignor Arefio fcriffe della tribolatione » proteftò di trouarlo — così efficace per confolar i tribolati y che quefti tutti , Libro per medicarfi da quelle punture, onde fono laniati, a lui come ad vna fonte, conla velocità del ceruo dou- rebbero portarfi ; Pluribus vt fpiris ceruum circumplicat anguis, Giufeppe Letiferam cupiens exanimare feram y baffo Pracipiti curfu placidis fe immergitin vadis, Tunc ferpens orbes fcindit s & ima petit. Cure funt angues , mordent , feriuntque » ne- cantque 3 His velut afpidibus mens laniata dolet + «Aresiy librum fi feftinabit adire » Omnis vt inter aquas cura maligna cadet. La fonte del battefimo » dice Agoftino é quella ynella Battefi- quale la prole d'Adamo tuffandofi ottiene la falute , !"° pregiudicata dalveleno fparfo in tutti della colpa ori- ginale » per infidia deltartareo ferpente; Per aguam SAg0ffi baptifimi stranfitus eft de terrenis ad caleStia - de pec- "” catoadvitam, de culpa ad gratiam , de inquinamen- ro ad fanétificationem. Qui per banc aquam tran- fit 3non moritur fedexurgit. lib.de Sacram. 175 Alceruo, fommerfo nell’acque » io diedi le parole:di Don Gregorio Comanini; IL SVO_ *. VIGOR RIPRENDE; cosìil peccatore s tuf- Penitéte Lacrimo indebolite per lo peccato » e reftaura tutto ciò , che perduto egli haueua. San Maino Hom. 3. de Poenit. Petri . V’idete quantum fletus profut Pe. 5: Maffi- tro s antequara fleret lapfus eft > pofiquam flewt ere-"?° Hus eft . 176 Spira vendetta il ceruo attorniato dalle fer- Vendet- pi; alcune delle quali da lui fatte in pezzi fono già" «morte » ed alte ferice, e palpitanti , coltitolo « NON INVLTVSEVADO. Giornandosò fia Gior- dano de Rebus Geticis. Quid forti fuautus , quam Giordano vindittam manu fumere è Magnum munusanatura Ranznate ( corrupta ) anima vliione fatiare . Così Valerio Mafl. 1. 9. cap. 10. Zlrionis quemadmodum acres V zler. ita iuftiaculeò funt » qui laceffiti concitantur s accep- Biafi tum dolorem penfare cupientes » 177 1lCeruodel Bargagli» che fcaccia col fiato wna ferpe dalla tana,porta il motto Spagnuolo; CON Brauura EL SOFLO L’AHVYENTA ; cioè; Col faffiolo difcaccia » e dinota fegnalata branura, che sà preuale- recon molta facilità contrai più fieri nemici. Gior- __ gio Caftriotto nel mandar i gli vitimi fofpiri, Pietro fono paroledi Pietro Mattei nell’Iftoria di Luigi XL 14/6 vol. 1.lib.4. arrecò ancora dello (panento a fuoi ne- mici; poiche effendo venuti i Tarchi {correndo in- torno a Croiayed vfcendo perordine di Scanderbech, cioe del medefimo Caftriotto » alcuni caualli ; gli ne- mici » credendo che Giorgio vi foife in perlona » ne prefero tanto fpauento » che fe bene erano da quinde- ci milla caualli » tutti fcompigliandofì fî diedero non chea fuggire attrauerfo » mà anco lafciarono il botti- no, che già fatto haueuano nel paefe de Scutari. Può queft'imprefa anco ferutre ad honore di Crifto, e de __ fuoi Santiy i quali col fiato folo, è col commando dif- Santi, è cacciano da i corpi humani,e le infermità, edi demo» ‘0 V nij. In Maria Vergine parimenti quefta rara virtù fa riconofce » che mentre molti Padri , ed cdi i,di ci 166 Ger 3.15 lei piegano le parole della Genetì 3. 15. ipfaconteree caput ruumz Giouanni della Haye acutamente offer- Concet-_na seche'la:doue noi i ggiamo conteret , la voce ai ebraica è Suph , che: propriamente fignifica Exfuf- Ve:cine Mare; e doue diciamo caput in ebraico fi troua r0s Gio: La ©he vuol dire toricim; ondeconchiude. Quid hoc Haze Significa , mifi Virginem vebementi fatu primor- diale virus à capite defcendens.exulaffe è a fe quam loxgiffime remowiffe.s neceo fadarameffe è 178 Pervn medico valorofo ; il quale fcuoprei mali occulti, e fcoperti gli fcaccia dà i corpi humani , ferue l'imprefa del ceruo; che dalle tane eftrae i fer- nti nafcofti » ed efàratti gli vccide, onde hebbe il motto; EXTRAHIT LATITMANTES; ed anco; EVOCAT.. ET ENECAT. S. Bali- > lio in'Pfal. 28. dice è che iliceruo nemico de i ferpen- ti, é il Santo 3 canitalinemicorde i vitij , edelle colpe. Sanftuscerunsobididicitur s quod aduerfetur impro- . bitati ,& nequitie. Ygon Cardinale in cap.4.Epift. Predica- ad Galatiriconofce ne 1 Predicatori queta proprietà POsG de i cerui y intenti ad eftraere dalle cauerne de.i petti Vgon . humanbiferpenti mortiferi dei peccati . Per certamy Cardin. | quemarimbodir venenumy & ferpentem extrabit e cauernis fignificatur pradicatio. Mà nello telo an- Crifto coraalparere di Manilic fi rapprefenta Crifto Giu- Giudice diceyche fcoprirà i peccati s che ftauano occulti, e cal- > pefterà gli fcelerati peccatori. Lig Manilio Quafitor (celerum veniet , vindexgue reorum-3 Qui commiffla fuisrimabitur argumentisy In lucemque trabet , tacitague licentia fraude. Hinc etiam imiitis terror It. PANI 179. Del Ceruo;cheeitrae dalle cauerne i ferpen- ti fù fatto emblema.» col titolo; NVLLA FRAVS Girdicio TVTA LATEBRIS; epuò feruire per lo Giudicio finale * . fimalezdel quale fe im San Matteo 10.:26. fidice; Ni- Ma:r-10- h,\opertum quod nonreueleturs nequeoccultum ton Nario 1904 non feiatur.. Sant Illario così commenta; Domi- ? nus diem indicy oStendit y queabfirufam voluntatis noftra confcientiam prodet s & ca que nunc‘occnlta exiflimanturyluce cognitionis publica deteget. Rimo:fo 2 180. VaCeruoferito, che và fuggendo y conla di con- ‘freccia. nel fianco, ediilmotto; .E PIV. DVOLSE fcienza ò.veramente; HAR BT VBIQVE rapprefentali © rimorfìdi confcienza » onde l’anima rea ,inogniluo- S'Agofi- go,ctempo è tormentata ; Seruus peccati diceua S. no Agoltino iù loan. quo fugit fe, cum fe habet quocun- \ quefugerit? Non fugit fe 1pfam mala confcientia;, nonbabet quo cat. E Seneca. Animum debes mu- tare, non calum s licet.vaftum traiecerisimare. y fe: quentur enim te quocunque perucneris vitia > Quid miraris, tibi peregrinationesnon prodeffeycumte cir Infegna- .cumiferas? Anco1ldifcorto; fitto dihuomini vitiofi; mento con la vehemenza d’vna faetra sì.fattamente i cuori humani traffiggesche ouunque il noftro cuore fipor: ta, feco.fempre tiene.impreMi.gli ttrali de gli altrui Seneta® fcandaloli documenti. Seneca Epift. 123. Sunt qui: dam qui vicia geftant per communicargli ,estraste» ricgline gli altri; borumefermo multum nocer. Nam etiamfi non ffatimofficit.yfemina in'animo relinquits fequiturque noseriam cum ab illis difcefferimas yre- furretturum poftea malum. | 181, Chiveramente:vuòl feruireà Dioy deue imi- Religio- tare l'inclinatione del ceruo 3 che fiol portarfì alle al- fo tezze inaccellibili de i monti, ed infeluarfi ne gli ot- roti più ritirati delle folitudini, nel qual atto fùchi gli CAO psi AVIA PETIT, Dionigi Cartufiano Pre. È fata feride fanttis ad Religiofos . Santti Patres, qui Ordinesiinftituerunt ) ipfos Religiofos vita; habitu, manfione d fecularibus voluerunt effe diftinttos , & babitationem corum clauftrum appellare fanxerunte ‘i. Giuto S. Bafilio Seneca Dionigi GVADRWVPED® Lib. V. Cur iraqueynifi quia babitatores eius debent ab omni Saculari tumultu effe quieti, & paffionti, ac vitiorum inquietudine liberi yab omni carnalitatey & feculari proprietate abftrafti? 132 Molti ceruî sche paffando vn fiume appog- giano il capo l’vno all’altro » dall'Accademia Partenia Scam- minore di Milano hebbero; DANT ANIMOS bicuolez VICES), al qual corpo gl’Intenti di Pauia diedero ; 22 PER MVTVA NIXI; e dimoftra prontezza 2 foggiacere a quelle fatiche, che fonocommunia tuttiz ciò che dicena Seneca Troad. Att: 4. Ferre quam fortem patiuntur omnes Nemo recufat è ed anco dinota aiuto fcambieuole. Cerzi, ferine Sant- Agoftino in Ple ovguando natando dliasterrarum S-Agofti- partes perant, oneratapitum froramfuper fe imicem ro ponere dicuntur. Nonne quofdam ceruos alloquitur ce. «Apoftoluso dicens; Inuicem onera veftra portare» o Canoe fic adimplebitis legem Chrifti ; nel qual {oggetto il Beato Fomafodi Villanoua fer.in Dom, 4. pot Pafi cha. Scriptumet; alter alteriusonera portate & fit Galar. 6» adimplebitis legem Chrifti. Non folum corporalia *. onerayma$tos confolandoy infirmos vifitanda, ezenos ì adinnando, fed etiam: (piritualia, defeltus yignorane tiasstultitiassmalitiastolerardo. Ed Eufebio Emif- feno fuccintamente nell'’Hom:l. im v.. Arundinein Esfebio quaffatam: «Alter alterius commodis ftudeamus, & Erilfene inncemlaboress® opera nofira portemus. |», 214 a 183. Monfignor Arefio » confiderando , che quel ceruo ; il quale nuota avanti gli altri non s'appoggia Pouertà ad alcuno glifoprapofe;;. VBI RECLINET NON di Crifto HABET, inferendo.cosìlafommapouertà, come gli eîremi abbandonamenti., che in vita » ed in mor- te foff rfeilfigliuold’[ddio , /ulpes fauras habent, Marr. 8 er volucres cali nidoss filius autem bominis nonha- *® bet vbi caput fuumreclinet. Matt, 8.20. dir yolenz do, commenta Eutimio ». Zulpibus, & volucribus Ewrimio fum panperior » neque enina recepraculum. babeo y nec quantum fufficit ad caput reclinandum. 184. DiconoilSurio»ed Altri» che san Bruno fi difpofe adabbracciare la Santità dellavita s vdendo la | dannatione., miracolofameate pubblicata» di quel pubblico: Dottore.; quindi Montignor Arefio lo fi. Bruno gurò nella cerua s che partorifce » mentre attualmen- te dal fragorè.dei fulmini è {pawentata ye le diede; A FACIE-TONITRVI,; potendofele anco fcrinere; OBSTETRICANTE GELO, motiui fuggeriti dal.Sal. 28.9.Z70v Domini preparantiscers PSal. 38. voss ouetilGaietano ;. Parere facit ceruis; E San Girolamo. \Obftetricans certas y perche infatti i terrori divini ct difpongono è darcallaluce i parti d’- operationifante; che però fe imFaia 26. 18€ (crit- to. A faciè rua concepimus, & quafi partarinimus Ifa. 26. fpiritum» gli Settanta così traducono ;. Proprertimo- *8- remtunm Domine, dn. vteno accepimuss & partu- LXX. rimimus , &Tpeperimas fpiritum falutistua. 185 Perinferire la nemriltà continua; che.il Car- dinale Oratio Spinola hebbe contra il vitio, nobile in- gegno figurò vn.ceruo » che fuori da vna baca andaua eftrahendo vna, ferpey egli diede; VSQVE AD FINEM FORTITER); deiqualifenti fù Sant Ifidoro Pelufiotal.3-Epift.284.Fortiac firerinoani- Ifdoro mo confifte aduerfus peccatum ad extremum vfque Pelufora Jpiritum.dimicans . ì ‘ - & 186 -La ceruì, éhe mangia Îa fafifragia hèbbe dal Lucarini. PARTVM PRAEPARAT, motto —_. che perfuade prudenza y.ed in tutte le cofe la debita Diligen- preuentione » ediligenza » ben dicendo SaluRio; 2° a ‘ gilando » agendo» bene confulendo, profpere omnia "fo Succedunt. Ì Per Seneca itio odiato o CERVO Crifto | 187 Per figurare lafuga di Crifto all'Egitto » il che fug- Lucarini fi valle d’vn ceruo 3 che correua à feconda ge all'E- delvento col motto; NEC VESTIGIA RE- go MANENT. Imprefa molto opportuna ; è fignifi- Vita, e carela vanità così della noftra vita come de i beni » e papa dei piaceri mondani , i quali da noi fuggendo, non "So o, lafciano di loro ftefli alcun veftigio ; ciò che diceua 252 ilsauio Sap. s. 9. Tranfierunt omnia illa tamquam vmbra, & tamquam nuntius percurrens: & tam- quam nanisy que pertranfit (Lultuantem aquam, cuius cum pratericrit , non ef veftigium inuenire. San Gregorio Nazianzeno lib, 2. fentent. Prompta eSì voluptas omnibus fouentibus » Sed cewlapisvelut aduenit » ficmox abit . 188. Il buon pedro di famiglia » efficacemente moue, cd ammaettra i fudditi , quandogli perfuade __* , «olpreuenirglioperando. Tantainfegnò il Lucarini » Efempio conl'imprefad’va ceruo , che falta vicino a ceruiotti» Gio: €ri- col cartellone ; INSTRVIT BXEMPLO . Nam fafiomo € columba fepè vna anolante » difcorfo di Giouanni i Crifoftomo fer. de Contin. Iofeph ftatima fequantur omnes, & pullus generofus in equorum armento in- filieuss fecum rapit omne armentum. Simuliter & ouis reliquum gregem: ita & nos &c. Eradiano ne Erodiano mette l’efempio in Scuero Imperatore + SeuerusIm- perator fapè per altiffimos montess hbyeme feua,nivi- bus e caloingruentibus init aperto capite : vt milites adalacritatema patientiamque laborum re ipfa cohor- taretur seSant Ambrogio Apolog de Dauid ci pro- pone quefto gran Rè, che arfo della fete , gittò via l’acqua, che gli venne offerta s per incitare in talguifa 5.Ambro i fuoi foldati è fimile fofferenza è epatienza. Z'icit €regoria Narziaa. g ergo naturam, vt fitiens non biberet , & exemplum de je prabuit, quo omnis exercitas tolerare fitim di- Sceret . Vifitatio Conl’imprefa d’vna cerua è laquale, come fcriue ne di Ma Plinio » fubito che diuien grauida fi ritira , e puà tener ria Ver- ilmotto: ABIT A CONCEPTV, il Lucarini di- gine —moftrò Maria Vergine, che a pena concepîil Verbo Lre.1.39 diuino sche fubito ; Abijt in montana cum feftina- S.Ambra tione Luc. 1.39 Quo enim iam Deo plena, mifi adfu- g'° periora cum feftinatione contenderet? Sant’ Ambro- gio lib. 2. in Luc. 189 Lattantio Finetti, ne gl’Intenti di Pauia il Proueduto » hà per fua imprefa vn ceruo , che fpic- cavn ramo d’vliuo, col motto $ TV SOLA ME. DELAM ; Dinotando, che fi come il Cetuo in- fermo mangia per fuo medicamento l’amare frondi de gli vliui; così egli pafcendol’intelletto con le fatiche accademiche » indi riceuuto ne haurebbe la cura s ela medicina dell'animo. Ben è da offeruarfì che ib Finetti alzò queft'imprefa inoccafione di foftenere va gior- no della fettimana di Paffione , nell'Accademia ; pub- bliche conclufioni ffampate , della croce di Crifto 5. Croce Noftro Signore ; e perciò volle con la medefima im- prefa rappretentare la medicina yche all’anima infer- ma » dal tronco della Santi(fima Croce, come da vn pingueedamaro vliuo è fomminiftrata. Rabano de laude crucis è lei riuolto ; T4 funéta crux peccato= rumesremiffio, pietatis exhibitio merttorum aug+ menzum , defperatorum fecuritas » infirmorum feli- citas. ESan Lorenzo Nouarefe Homil. de Pcenit. Lorenzo diceva anch’eflo . €rsx ef arbor. optabilis, falubri Nosarsfèé MEDICAMINE PLENA: Imprefadi Lodouico Lanzauecchia s il Veloce frà Sl'Intenti, fà vn ceruo corrente per entro vnbofco con le corna diftefe ful dorfo» acciòche non gl'im- pedifcano frà quella bofcaglia la fua velace carriera ; ed il motto Francefe; SANS. ENPESCHEMENT; cioè; Senza impedimento; e volena iaferite , ch'egli Virtù Rabano Capo XVII 167 nella felua intricata delmendo rifolueua di tenerdo Modera- mate » ebaffe le potenze s e paffioni fue » perpotere tione fenza veruno intoppo portarfi all’acquifto delle virtà &c. imitando ilceruo, quale per non vrtare ne i ra- mi delle piante, e non vederli ritardato nel corfo, inalzando il capo ; le proprie corna lungo il dorfo di- ftende, Tré Imprefe; frà di loro tutte fimpatiche » nella ftefla Accademia de gl'Intenti fi ritrouano » vna di Marc’ Antonio Andoltoy che hà per corpo il ceruetro, che periftrade fpinofe » e faffofe fiegue la madre » c Efempio dice; I PRA SFQVAR. L'altra d'yn ceruetto , de Mag- che ftà in faltar giù da vna rupe, per feguir la madre, Bor: che lo preuenne a quel falto yla quale portata da Sci- pion della Cella hebbe il motto; TE DVCE FERT ANIMVS; e l’altra dell'Abbate Lodouico Sforza » fratello del Marchefe di Carauaggio , d'vnceruo gio- uinetto » che dietro a i cerui maggiori ftà in metterti a nuoto nel mare; col cartellone; DANT ANI- MVM DVCES; e tutte inferifcono s che dall’efem- pio de loro predeceffori » ed antenati fi lafcierebbero trapportare a vincereogni maggiore intoppo; e difhi- coltà, è pericolo &c. In quett’argomento diceua Filo- ne; chel’opere de gli antichi Patriarchi erano ; leges, Filone & iura non feripta e San Bernardo offeruando e pa- role della Spofa » che incominciando dal fingolare» finifce nel numero del più; Trahe me poft te , curre- Eant.1.4. musinodorem.vnguentorum tuorum, Acriue oppor S- Berner tunamente Ser. 21. in Cant. Non curramego fotayetfi sa folans me trahi petierim: current adolefcentule me- cum. Curremus pariter s curremus fimul ; ego odore pnguentorum tuorum, ille meo exiftata exemplo. 190 Oldrigo Carretto » ne gl'Intenti il Ritirato, hà vn ceruo fedente al Sole » fotto il raggio del quale fi vanno indurando le fug corna » col motto; DO- NEC AD FORTIA ROBVR); e volle dire, che fi come ilceruo » hauendo le nouelle corna teneres e non atte all’vrto s nonardifce di valerfene » contraf- tando conle fere , fe prima fotto il gàlore di quel pia- neta nonleveggia raffodate, c refe forti , per valertene nelle più duretenzoni ; così egli farebbe vifluro ritira Ritira- tamente s fin tanto che raflodato nellevirtà accademi- tezza che» haueffe preto lenayed attitudine, peraccingerti al cimento delle pubbliche fattioni, e dei letteratia e vir- tuofi aringhi. Non altrimenti i Santi Macabei, quali timidi cerui conofcendofi mal atti, a cimentar le pro- prie contra le bellicofe forze de gl’Idolatri » ftettero appiattati nelle folitudini, fintanto che accrefciuti sc di vigoreye di feguitosvfcirono poi a debellare la gen- tilità , e follicitare le difefe dell’abbattura Giudea ) de i quali San Giouanni Crifoftomo in Plal. 43. Quando Gio: Cri- grane quidem bellum ingruebat , nec quidquam pof- foftuno fent facere quod pradeffet > fe abfcondebant - Poft- quam autem parum refpirarunt , tanquamegenerofi quidara catuliex antris exilientess&® e latebris emer- gentes s Statuerunt non fe amplizs folos feruare , fed etiam alios quofcunque poffene . Tertulliano anch’ eilo, ragionando dei Santi Martiti, dice chela pro- uidenza diuina glichiamaua » è trattenerli nel ricinto delle prigioni, accioche iui prendendolena , e vigore» potetlero poi ben rinforzati » viciriene ad attaccare i carnefici, e trionfare de i patiboli, e della morte ittef- fa. Epiftares vefters cioè Direttore» ò Procuratore Ferraf=®» Chriftus [efus qui vos fpirituonzit , & ad fcamma liano (nell'arena ) produrits voluit vos ante diem agonis ad dariorem traftationem y a liberiori conditione fepo- nere y VT VIRES:CORROBORARENTYR in vobis » nempecum@& atblese fegregantur ad firi- Gliorem difciplinam» vt ROBORI EDIFICAN:; DO vacent. libe1. ad Martyr. cap.3. 0 o ì 168 Il Ceruo » che fà proua delle fue corna, vrtandole contravnalbero, colverbo EXPERIAR fù im- prefa di Francefco Panizzone , ne gl'Intenti ii Dub- biofo 3 efponendola in occafione» che foftener voleua conclufioni pubbliche de monStris ; e volle dinotares che ficome il ceruo $ dopo d’hiauerindurato le corna al Sole, prima d’vfcir in campagna; fà ifperienza, fe veramente elleno fiano raflodatese ben forti, per ogni incontro; vrtandole contra vn albero; cosîegli longa- mente indurato nelle letterate fatiche,voleua nell’vito di quelle difpute far proua del proprio fapere e fuffi- cienza, perpoterpoi animofamnente cimentarfi ed appigliarfi a gl’incontri , & negotijgraui » e rilevanti d'intereffi pubblici, e dimaneggi. I foldati Romani parimenti s foleuano con militari effercitij preuenire le campali battaglie , fcriuendo Vegetio lib. 1. cap.11., che contra vn palo fitto in terra » armati d'vna pefante claua in vece di fpada ; e d’vn vafto targone conteffu- to di vimini, in vece di fcudo perloro militare effer- citio attaccanano dure zuffè ) accioche à quel con- fronto fì faceite della loro fortezza; e vigore, ben fon- data ifperienza. Contra illum palumy tanquam con- tra aduerfarium ytyro cum crate illa, & claua velut cum gladio fe exerceba: ,@& fcuto: vt nunc quafi ca- put sat faciem peteret nunc a lateribus minaretury «interdum contenderet poplitesy & crura fucciderey recederet , affhltaret s infilivery & quafi prefentem aduerfarinm » fic palumomni impetu y omni bellandi arte tentaret. E poco prima. Eo modo non tantum mane, fed etiam poft meridiem exercebantur ad palos. 191 EFrainerà giovanile San Bernardo, quando fentendofi accender nel cuore » non sò quale men che honefta fiamma per fopirla fi gettò entro vno fta- gno d’acque gelate. Il Lucarini alludédo è quefto fat- to s figurò vn ceruo guazzante, che diceua; MER- GOR OB ESTVM. Nel qual propofito ferue anco l'imprefa d’vn Aecademico Gelato che hè il ceruo s immerfo nell’acque , conla tefta ) che fola fo- pregi il cattello; EX GELIDO ANTI- OTVM, già che San Bernardo da quella rigorofa freddezza procuraua come ilrimedio ad amnaorzare il fuoco che attualmente lo tormentaua; così il pre- feruatiuo a qual fiuoglia altro 3 che nell’auucnire po- tefle già mai moleftarlo ; Il Padre Giouanni Andrea Alberti fcherza delicatamente sù quefto fatto; «Afpettu malieris flammas concipit , Quibus extinguendis vix glaciale ffagnum fuffecit. == Aquis emerfas, & flammis Mortalia prorfus odiffe conftituit . = Qui fofpes euaferat fluttibuss fe ipfum tolo pudicitia deuouet In glacie fic obriguit; Integrisvt videatur filuis egere + ». Sulnasitaque meditatur WC. Non rifiutanoi cerui la molefta fatica) di paffarà nuoto larghe braccia di mare ) mentre con l’acutez- za dell’odorato ftanno godendo in parte » le delitie diquella terra, che da loro non è anco veduta » nel qual atto il Lucarini loro. foprapofe ; OLFACTV APPELLVNT, inferir volendo che-la felicità della vita eterna » dà i fedcli afpettata gli auualora à fuperare ogni trauerfia , e farfi incontro ad ogni ca- lamità. Origene Hom.9. in Exod. Futarorumfpes la> borantibus requiem parit , ficut inagone pofitis do- lorem vulnerum mitigat fpes corone. E San Gre- S. Grego- gorio |. 8. Moral. cap. 5. Paules femper fe ipfo ro- vio Papa buftior contra aduerfa erigitur: quia nimirum finem fu operis ficut mercenarius prestolatur &c. 192. Lo:fteffo Lucarini è dimoftrar volendo il r.uro del Beato Bernardo Tolomei, figurò vn ceruo Prouare P "eg etio S. Ber- nardo Gio An- drea Al- berti Speran- za del premio Origene QVADRVPEDTIULib. V. inattod’infeluarfi,ed il titolo; ABDITVR IM- Ritiro _ PINGVATVS,; col qualmotto tengono mira- 1 Santi bile fimpatia le parole che di Criftolafciò regiftrare S. Luca 4. 1. Jefus autem plenus Spiritu Santtoyre- 1.4.1. greffus eft 4 Iordane , & agebatur è Spirita in de- fertum . TIA 193 Simbolodi perfona maligna » ed imridiofa è la cerua rapprefentata dal Lucarini in atto di nafcon- muidio- dere il corno deftro , colcartello; SALVBRIVS fo CONDO. Motto confacente all’auaro che pro- cura nafconder l'oro) col quale malte beneficenze po- Auaro trebbe conferire a ibifognofi. San Bafilio Hom. 7. ex &. Bafilie var. contra quefta malnagità così ragiona; Ingens infania , cumquidem ‘inmetallis et aurum » terrara perferutari ; cum autem in confpicuo ef » rurfus ipfum interram occultare. Ciò che rimpronero anco Seneca. Awaritia iterum fubterras refert qua male Seneca egefferat. SI | 194 Giouanni Ferro ben dimoftrò quanto rilieui à noftro profitto la pouertà volontaria , &c la rinuntia È de ibeni temporali » col dare ad vn ceruo » che gettaua iti via le corna ilmotto; PROIECTIS AGILIOR.T" resse Seneca Ep. 17. Multis ad philofophandum obftitere Wiliù dinitie. Paupertas expedita eft» fecura eft - fr vis vacare animo » aut pauper fis oportet , aut paupert fimilis. E piùfopra. Profjce omniaifta » fi fapisy imo vt fapias : & ad bonam mentem magno curfu , ac totis viribus tende &c. 195 Siritroual’imprefa d’vn ceruo » figurato fot- to vna palma ; il quale fe dà vn lato è traffitto dalle faette » fcoccate giù dalla palma, dall'altro ritroua l'- erba ditamo » con la quale egli fi rifani, ed ilmotto ; HINC VVINVS, SALVS, ET VMBRA. Imprefa biafimata perla moltiplicità delle figures che genera confufìone, mà addattabile al trauaglio , il a: quale e ferifces e rifana , ed adombra &c. Può anco 8° feruire ad honore del Padre Sant’ Agoftino, del quale Caffiodoro de dinin. lett. cap. 12. così difcorre ; Ipfe Caffede- etiam Dottor eximius Beatus Auguftinus bellator n hareticorum » defenfor fidelium , & famoforum pal- Pre macerraminum. Ancoil Padre San Bernardo de ml- < k.vnar ripl. vtil. Verbi Deis dice che la parola d'iddio Et 7, cibus nofter el, & gladins & medicina» & con- Parola firmatio » & requies . d'Iddio 196 L’aquila , ponendofi frà le corne del ceruo, fcuote dall’ali su’ caposene gli occhi di quetto mifero animale, minutifime nubi di poluere, che renden- dolo cieco ; il fanno poi cadere à traccollo giù dalle rupi» à frantumarfi l’offa, è à perderui la vita ; Onde ° fù chi gli diede; EX PVLVERE MORFEM, Peccati Così con le minutie dei peccati veniali > da noi non leggeri apprezzatiò curati » il demonio tenta fofpingerci à i capitali traccolli . San Cipriano Ser. 12. dezelo, & — livore; Dominus prudenteseffe nos iuffit, & canta S- Cipria» Sollicitudine vigilare pracepit s ne aduerfarius vigi-"° lans Semper s & femper infidiansy quando in peétus obrepat » de fcintillis conflet incendia » de paruis ma- ximaexaggeret y & dum remiffis & incautis lenio- re aura y & flatu molliore blanditur , procellis y ac tnrbinibus excitatis, ruinas fidei » & falutis » ac vi- te naufrazia moliatur . 197 ll Preferuato frà gli Erranti hà vn ceruo in atto di mangiarle ferpi , col motto ; ET INDE LONGZAVVS, comeche dacosì fatto alimento» la vita del ceruo finoàtre fecoli intieri fia prolongata ; Animo infegnando » che chi può ye sà diuorare » digerire con- PAUENtS, fumare con la fortezza dell'animo tutte le incidenti © 8°" amaritudini , quello fi promoua àlonga ; e felicilfima vecchiaia. Dulcédo anime. fanitas offium è fcritto Prow.16, ne Prou, 16. 24. e Galeno di de dignofcen. curandilg; >+- animi CERVO animi morbis cap?8. , dice che fuo Padre gli diede tré documenti, con l'offeruanza dei quali egli era giunto ad vnalonga, efaniffima decrepitezza. Primum , dice egli,Imperterritusy& immotus ad ea omhia,que quo- tidiè in vita accidunt manco y ficut Patrem manere tunc intebar : ita neque ialtaras neque interitus rei cuiufpiam perturbatione me vlla aficie. Secundum «Affuefecit me Pater gloriam , & honorem contem- neres vî vnamy nudamque veritatem haberem in pretio. Video enim quofdamy cum fe ab aliquo fperni arbitranturyaut cum pecunias aliquas amiferunt,ma- gno dolore confici. Tertium ; Non efirire s non al- gere s non fitim pati. 198. VnCeruo;conlo ftrale conficcato nel fian- coyche ftà fuggendotol motto; NEMINE PER- SEQVENTE édi Giouanni Orozco , per inferire i timori cagionati dalla confcienza contaminataye rea; Prow.28. Fugit Impius nemine perfequente , diffe il Sauio Prou. 28.1.e Giob 15. 21. Sonitus terroris femper în auribus illius : & cum pax fit, ille femper infidias fufpicatur. Quindi Seneca Epift.97. Sceleris in fce- tere fupplicium eft. Platone lib. 9. de Repub. T'yran- nus intra adium parietes » formidolofus velut mu- liercommoratur; ed Altri; Confcientia ante pecca- tum eft frarum,poft peccatumeft fagrum. Mà fugga S. Ifdovo l’empio quanto sàyfcriue Sant' Ifidoro lib.2. fenr.c.26. chealla fine. Omnia fugere poterit homo, preter cor fuum. Nonenim poteîtà fe quifque recedere. V bi- cunque enim abierit y reatus fui confcientia illum non derelinquit. 199 AI Ceruoycheprimiero fi getta à nuoto s per paffare vn fiume » al quale poi fuccedono gli altri, io feci dire; PRAENATO ; SEFQVENTVR. Tale Efempio tù l’efempio di Crifto » capo de Martiri, che entrando il primo nel torrente delle paffioni » attraffe gli altri a S. Berner feguirlo. San Bernardo fer. 2. de Reffurredt. Sermo do viuus 0 efficax exemplum operis eft sfacilè faciens fuadibile quod diciturs dum demonftrat fattibile quod * Pietro fuadetur. SanPietro di Damiano lib. 6. Epift.1. cir. Damiano fin. Chriftus primò paffus efts quem protinus A poftoli funt fecuti yquorum & nos veftigia precipimur imi- rari, Claudia Scilicet în vulgus manant exempla regentum, no Vtq; Ducum lituos» ficmores caftra fequuntur. Claudian. de Land. Stilicon. Ciafcuno che muore,ed in particolare Abeleche pri- mo di tutti pafsò all'altra vita » con quefto ceruo ben Galeno Pecca- tore Y, Iob is. 21. Seneca Platone Morte può dire; Prenazo fequentursdouendo tutti gli huo- mini feguirlo per quelcamino.Seneca citato da Lipfio Seneca nel lib. 3. Phyfiol. differt. 11. Cogitemys cito noseo peruentuross quo mortunm peruenire meremus . Et .. quem putamus pery[Jes premifjias eSt . Prigione 200 L’Imprigionato frà i Cacciatori di Venetia» hà vnceruochiufo entro vnfertaglio s col titolo ; IN CAPTIVITATE SECVRVS; che dimoftra co- me le anguftie de i mali feruono tal volta di noftra Prancefto mirabile difefa. Francefco Petrarca lb.2. de Remed. Petrarca Dial:64. DOL. Carceri mancipatus fum. RAT. Luid fcis an fortaffe non carcersfed vt dicitur cufo- dia fit ? Quotiens vinculis explicitos boStilis mu- cro»fiue hoite feuior paupertas inuafit ? Quotiens euafife panituity& carcerem, quem diuturnum queri cgperant s non fuiffe perpetuum quefti funt ? Alle perfone Religiofe molto bene ferue l’imprefa » le quali Religio- viuendo nel terraglio de i chioftriy iui preferuate dalle fo faettey e dalle reti del mondo, e dell'inferno s godono d’vna ficurezza morale dell’eterna vita. San Bonauen- S. Bona- tura lib.4. Pharetr. cap. 19. Moriens vix vnquam ali- sensura quis d cella in infernum defcendit : quia vix vnquamy nifi calo predeStinatus s in ea fideli »vfq; ad mortem perfenerat. | Capo XVII. er69g 201 Cheinoftri defidetij reftino appagati fola- + mere coltuffarfi nella fonte della diuintà,l'intinna! col ceruo » che affrettidofi vetfo la fonte,paruemi che po Quicte teffe portar il motto; MERGET IN AMNE inDio SITIM. Che però Dauide hora dicena; Apudte * eft fons vite Plal. 35. 10. hora; Quemadmodumdefi- Pfal. 35. derat ceruus ad fontes aquarum ita defiderat anima *° mea ad te Deus Plal. 41. 1.ed hora. Satiabor tum Pf Fn apparnerit gloria tua Plal. 16. 1g. Ermanno Vgone , 4 cpighi. lib.3. Sufpir. 11. {| i Celeftes animus (stit infatiabilis vndas Cernus vt irrigui fontis anhelat aquas » 202 Advncertuo, chehauendo omaitraghettato vn fiume » mette i piedi sù l'oppofta rina; fù fopra- fcritto; IAM TIMOR OMNIS ABEST,; tali inoftri timori » tutti ceffano , ed hanno fine, quan- do arriuiamo à toccarla terra del fepolcro ; e molto Morte più poi quando arriuaremo , che piaccia alla bontà buona foucana l’effaudirci » alla terra beata. Senecain Con- Solat. ad Marciam cap.19. Excelfit filius tuus termi Seneca Ermanno Feone ‘nosyintra quos feruitur. Excepit illum magna, & aterna pax» non paupertatis metu , non diutttarum cura , non libidinis per voluptatem animos carpentis ftimulis ince(fitur » noninuidia felicitatis aliene tan- gitur ynec fue pramjturs nec conuicijs quidem vllis verecunde aures verberantar: nulla publica clades confpicitur s nulla prinata : non follicitus-futuri pen- det ex euentusfemperin deteriora dependenti. Tan- dem ibi conftitity vnde nihil eum pellat, vbinihil terreat. 20} Cheildefiderio ardente di goder d’'Iddio , s'accenda in noi folamente poiche habbiamo eftermi- nati i viti}, lo dimoftrai col ceruo » che hauendo at- tornoi ferpenti vccifi , fi inuiaua ad abbeuerarfi alla fonte » al quale diedi; PEREMPTIS FONTEM ANHELAT. Ilfigliuol prodigo bramò il feno paterno » poiche hebbe deteftati 1 fuoi ecceli. La Maddalena corfe al fonte della pietà è poiche abho- mindle laidezze della paffata vita &c. Sant Agottito in Pfal. 41. Quid aliud eftinceruo? Serpentes necaty SAgRi- & poft ferpentium interemptionem, masori fiti inat + Aa defcit. PEREMPTIS ferpentibus s AD FON, eniten- TEM acrius CUVRRIT. Serpentes vitta fuut . Confume fevpentes iniquitatis tum amplius defide- rabis fontem veritatis. . ve 204 Chenel bifogno i mondani perdano le for- Médani ze sed il conlìglio 3 del quale pareua che fuori del bi- fogno foffero abbondeuolmente proueduti » lo dimo- ftrò il Padre Abbate Certami, facendo vn ceruo fuggi- tiuo dalla vicinanza d’yn cane colverfo ; BENCHE ARMATO DI CORNA; E PAVE, E FVG- GE. Debolezza; e miferia > così develtata da San Gregorio Nazianzeno Epift. 12. F ff autem turpeyac Gregorio praposterumyextra periculum philofophari sin ipfo Nezian. autem periculo phitofophia expertem effe . San Bernardo lib.2. de confider. Quod fcimus cum neceffe S. Perna» non eSt: in neceffitate nefcimus. Dimoftra ancol’im- do > prefa la timidità del peccatore » che fe bene di tutto punto fi ritroua armato, ad ogni modo porta feco nel Pecca-* cuore s per compagno infeparabile il timore. Da tor um uide » prima che pegcaffe » operaua dà coraggiolo do Leone ; à pena hebbe peccato » che diuenendo ywnti- mido ceruo, benche folfe attorniato da valorofi guer= rieri» sbigottito,e tremante fi diede à fuggire dalla fac- cia del fuo figliuolo Abfalone . I 205 Con lapitturad’'vn ceruo ) che fipafceua di ferpenti, e portaua iltitolo. VERTIT IN BO Pruden- N VM il medefimo Certani dimoftrò che l'huomo 22 virtuofo sà cauar vtilità 7 e beneficenza dai piùgraui mali» che poffano aflalirlo ; «motiuo di Seneca lib. de P Prouid. 179 Prouid. Scias licerademviris bonis effe faciendumyvt durasac difficilia non formidents nec de fato queran- tur. Quicquid accidit boni confulants IN, BO- NYM VERTANT « Non qud 3 fed quomodo feras intere$t CINGHIALE Capo XVIII, 206 P Onendofi in qualche luogo il Cinghiale,con » tanta pertinacia vi fi trattiene; che vuol pri- ma laiciarfì vccidere » che leuarfi da quel fito, Quin- di il Bargagli, figurandolo co i pié di dietro, fermato Pertina» frà gli fterpi , benche d’ananti foffe minacciato da gli cia fpiedi, non fivoleua ritraere , ciò che inferiua il mot- to; MORI POTIVS, QVAM DESERERE, ed è fimbolo di cuor duro , ed oftinato. Cinegiro Giufino foldato Ateniefe, combattendo contra l’armata de Ifer. . Perfiani, hauendoafferratovna naueynon fe ne diftac- cò mai, benche foffe da centoferite inueftito ; e volle anzilafciariui la vita, chelafciar quel legno, Anco in materia di lettere vi fono huomini così caparbij » che fe bene. conofcono il manifefto errore è non voglio- no mai arrenderfi. Giufto Lipfio Centur. 2 Epift, 47. Sententia fue tenaces » indicia communia 3 & confilia (pernunt aliorum: qui quam viam femel in- greffi funt s nec omittune etiam tn manifesto errore + 207 Simbolo d'animo fanguinario s di Prencipe ei Tiranno ; è di Guerriero cradele é 1l cinghiale » figu- Vincitor rato nelmezzo è molticani da lui feriti è col motto crudele, CEDE SIBI VIAM,- Giulio Cetare fi fece la &ra- da all’imperio con la morte di più d’vnmillione d’huo- Tiranno mini, Tarquinio protettaua chela via per mantenerfi la coronainsù la fronte s era il leuar il capo è 1 più : Rn del fuo regno » della qual forte di gente Cor. Tax Cornelio Tacito 1,6. Annal, Prownciarum fanguine cito prowincias vincunt + 208 ICinghiale, che fi fpinge contra vno fpie- i do di Cacciatore è col motto; CONTRA AV- Animo-.DENTIOR); édi Nicolò Bargnano 3 l’Animato 9 frà gli Frranti , e dimoftra cuore Intrepido » ed ani» moto alla prefenza de più graui pericoli. Virgilio Feneid. 6.v. 95 i Tu ne cede malis: fed CONTRA A Va DENTIOR itos î Quam tua te fortuna finet. e ferue di fprone è quefta animofità la fperanza di prevalere fopra gli auuerfarij sforzi ;. nel qual pra- Cornelia pofito Cornelio Tacit.l.2. Hitt. Forres , & firenu» Taito os etiamcontrafortunam infiftere fpei. Scrue pari» menti quelt’imprefa ad inferire vn animo,dall’ira pre- Iracédo dominato » ed acciecato » delquale Seneca in Medea Att 3. CacuseSt ignis frimulatus ira» Nec regi curat patiturue frenos: A Handtrmet mortem, cupit îre in ipfos Obuius enfes Coi quali fentimenti Sant’ Antonio di Padoa Ser. 4, S.Anton. de Martyr. Iracundus dicitur quafi aper , qui fe ve- Ai Padoa nabulo fponte fua infigit. Hinc Saul qui femper Da- uid'oderat tanquam aper gladio proprio eft occifus. 209 Entrando il Cinghiale in vna vigna 3 e diuo- ral'vue, e gualta le viti » e mette ogni cofa in con- quaflo ; onde fù chi gli foprapofe; DEP ASCT- TVR, ET EXTERMINAT } pigliandofì il concetto dal Sal, 79. 14. que parlandotì della Giu- ‘ deatrayagliata s ò veramente da Nabuccodonoforte.s ed Antioco; Ò veramente da Vefpafiano e Tito, feri- P/:79,14 ueil Profeta; EXTERMINAINIT eamaper de Syluay & fingularis ferus DEPASTIS eh Seneca Giufto Lipfîo Virgilio Seneca OVADRVPEDI, Lib. V. cam. Ilfoldato infolente al viuo quì fi rapprefenta, Soldato come anco il cattivo miniftro d’vna città; od il Prela- infoléte to vitiofo; poiche ciafcuno di quefti , diuorando ; ed Miniltro efterminando, diftrugge la prouincia » larepublica, vitiofo e la religione, 210 Bernardo Porcara » che porta nell’arme il Cinghiale , perdimoftrare di voler viuere nella proter- Protet- tione del Signor Cardinal Monti» figurò il Ciaghiale Hone sù la vetta d’yn monte, col motto. NON ALIBI TVTIVS$; aggiungendo parimenti la {piegatura de fuoi penfieri nel feguente diftico ; Sitotum fortuna furens permifceat orbem » Non alibi tutius liceat effe mihi, 211 1) DENTE delCinghiale , adoperato dal- Je donne per appianare 3 e lifciare le cuciture fù potto col titolo; COMPRIMENS #QVAT , che fer- uirà a dimoftrarescome quel trauaglio,che ne aggra: Traua- ua,anco ne appiana y 0ue prima erauamo mal aggiu- glio vtile ftati » e diffettoli. Idiota lib. 2. de vera Parientia; Tribulacio elationem deprimit » lafciniam reformat ) Idiota intemperantiam edomat y&' denique omnes attus ili CILOS è CINOCEFALO Capo XIX, zIL Il Cinocefalo di fattezze in parte fimili alla E Simiay c in parteal cane. Perde la vifta,e poi la ricupera y al calare, ed alcrefcere della Luna. Quindi figurato conla faccia rivolta a quefto pianeta, fù introdotto à dire; PERDO CON TE LA Confor LVCE, ELA RACQVISTO; che dimoftra Mita conformità. L'huomo parimenti colcrefcere dell’- età, acquifta la luce del giudicio» e della prudenza; e | declinando ilcorponell’occidente della decrepitezza» declina parimenti seli fmarrifce l’ingegnola viuacitày chein lui fplendeua. Tanto difcorfe Lucrerio lib. 3. — Gioni pariter cum corpore » & vna Crejcere (entimnss pariterg; fenefcere mentem. Namvelut infirmo pueri, teneroque vagantur Corpore ; fic animi fequitur fententia temprs + Inde vbi robuStis adoleuerit viribus etasy Confilium quog; maius,& auttior eSt animi vis Pohvbiiamvalidis quaffatum eSt viribus eui Corpus; & obtufis ceciderunt viribns artus ; Claudicat ingenit ; delirat linguaque ymenfques Omnia deficiune y atque vuo tempore defunt. Il Cinocefalo può figurarl’avaro 3 poiche al crefcere Anato dell'argento » l'animo fuo firinforza, ed at mancare manca. San Bernardo Ser: 21, in Cant. Conformaris s. Bernar crumenatua , dice ad vndi coftoro stanquam feruus de Domina fue: cum crefcente marfupiotuo » crefcis pa- riter animo ; & cumdecrefcente decrefcis. 213 IlCamerario diedeal Cinocefalo riguardan- telaluna; PENDET AB ILLA ; edilPerci- Amor uallo il fece dire; ALTRA VISTA NON FIA vero CHE MICONFORTE ; infinuando amore fuifcerato » evero verfovnico oggetto. San Giouan- ni Crifoftomo Hom:26. ex var, in Mart. Sicut caffe Gio: cri muliers que virum fuumamat : nullum alium amat » foffoma fi autem alium amauerits iam non amatvirum. Ita «& homo fi Deum amats mundum non amat » fi au- tera mundum amauerit > iam Deumex toto corde non amat + 214 Così nel tempoche la Luna è nafcofta è gli ‘occhi noftri , pereffercongiunta col Sole 3 il cinoce- falo fe ne ftà tutto mefto , é fenza prendercibo ; come anco quandola Luna è fotterra egli {ì giace col ven- tre proftrato in sù la terra. Che però ) figurandolo giacente » con la Luna affatto vuota » fù chigli diede; DONEC Lucrezio CINOCEFALO Capo XIX. Lonta- DONEC REDEFAT ; edil tofferente frà gli Er- panza ranti; PER FIN CHE CINTHIA SPONTI, e dimoftrano aiflittione di cuore per l'abfenza di per- fona amata. Battifta Guarini Madrigale 93» Guarini Come fian dolorofe Longe da voi delviuer mio letemprey Chiedetelo al mio cor, ch'è con voi fempre. Mà fe n lingua d'amor egli fauella » Che voi nonintendete, Con quella mente di pietà rubella; Almen l’intenderete Ai fofpir, a le lagrime » alfembiante » Ch'io moro fenza voi, mifero amante. 215 IFilomati nella morte di Montignor Afca- nio Picolomini » Arciuefcouo di Siena, & loro Acca= demico; rappresétarono la propria Accademia nel Ci- nocefalo, conla Luna che tramontaua, ed il motto. Inmorte YVMINE ORBATVR; inferir volendo che quell’infigne Prelato » (ilqualeben a ragione era fi- gurato nella Luna , già che quella portaua nell'arme ) col fuo tramontare nell’occafo di morteylafciaua l’ac- cademia priva della cara luce de gli occhicioè del più degnose qualificato foggetto ch'ella huucfle + Adulz- 216 Monfignor Arefio per fimbolo dA {ulatore tore fece il Cinocefalo diftefo interrà $ mentre la Luna fi vedeua vuota, col cartello; VT DEFICIS DE- ù FICIO; coi quali fentimenti Pietro di Damiano retro ro Opufc. 22. cap. 1. Si Domunus feruet » sfte fudat : fi Damiano ille eftum » ifte cauma conqueritur ; ( ille dormire vultybicaccidiatur; fi fatur eft, hic ruétare compelli- Plusarco ur, E Plutarco ancora; «Zdulator cum fe fimilem praftare nequeat in his, que digna fune ftudio , mbil în turpibus inimitatum relinquit . Dimottra anco Confot- l'imprefa amor viuo » e mirabile conformità d’aff.tti, mita quale il Taffo defcriue in Gildippe ed Odoardo, di loro cantando nella Geruf. Liberata Canto 1. ft. 57. Terguaro Và fempreaftiffa alcaro fianco e pende Tefo Da vn fato folol’vna ye l’altra vita . Colpo, che ad vn fol noccia vnqua non fcende, Mà indiuifo è il dolor d'ogni terita; E fpeflo è l'un ferito 3 e l’altro langue è E verfa l’alma quel » fe quefta ilfangue. 217 Pervndefontoyil Lucarini effiziò il Cinoce- y falo, diftefo yed affoporato fotto la Luna tofca » e te- Rifirret* nebrofa » colmotto; LVCESCENTE EXCITA- tone BOR, inferendo che nel giorno finale, all’apparire del Sole di giuftitiaydal (onno di morte fi farebbe quel defonto deftato » elfendo la morte vn profondo fon- 1.Thefta. noyciò che infinuò San Paolo , 1.1 heifal.4. 12.Nol#- 41%. musautem vosignorare fratres de dormientibus, nel Gio: €ri- qual luogo San Giouanni Crifoltomo. Non dixit fofiomo de morientibus s fedde dormientibus y fomnum effe mortem oStendens. DAMMA Capo XX. 218 All’Abbate Ferro figurata in atto di fug- Fuga girfene da i cani,hebbe; PONE SOL ‘NE LA FVGA OGNI SVO SCAMPO , do- cumento importantiffimo per conferuare la libertà, e purità dello {pirito frà gli affalti delle vicine occafioni; Giufo Malorum effugiuns în fuga , diceva Lipfio lib. 1. de Lipfo Conftantia, ed Oratio lib.1. Epift. 1. Oratio Virtus eft vitium fugere . Il che più chemai deue effcquirfi in materia di libidi- 1. Cor. 6- nesgià che San Paolo efpreffamente 1.Cor.6. 18. Fugi- 18. te fornicationem. Fugite fornicationem ripiglia Sant- s. Ambro Ambrogio lib. de fuga faculi c. 4. perfequuntur enim gio nos peccatorum illecebré, perfequitur libido. Sed r71 tu fugetanquam furiofam dominam &c. 219 La vitadegli haomini facinorofi ,.e vitiofi » è fimile è quella delle Damme, che ftanno pafcen- dofì , e delittando sù i dirupi » e frà fe balze orride ) e M6dani precipitofe ; ad vna delle quali il Padre Certani diede IN ARDVIS ESCAM. Sap. s. 7. parlando gli Scelerati. Laffatifumusin via iniquitatis , & perdi Sap.s. 7. tioniss ambu!auimus vias difficiles + paro in Mate. 25. tra&. 34. Hedi dicuntur omnes mali » quia afpe- Origene ray & dura faxamalè afcendunt & per pracipivia corum incedunt + DONNOLA Capo XXI. 220 E Nemica del ferpente » col quale arditamen- te s'azzuffa; mà prima d’affalirlo mangia laruta » chele ferue di preferuatiuo ; però dipinta con Proue- la ruta in bocca » ed vnferpente all'incontro hebbe ; dere CAVTIVS PVGNAT) òveramente ; VT PV- Cautela GNET, che inferifcono prudenza militare in ar- marfì » e prouederfì de gli opportuni rinforzi s prima d’attaccar la battaglia. Il Gran Duca Francetco de Medici l’infinuò portàdo la donnola col titolo fenten- tiofo; AMAT VICTORIA CVRAM. Onolan- dro in Strateg.c.4. diceua; Zelloruma initia validiffimè Onofan- fiatuenday& ffabilienda effe- Vt autem optimus gu. dro bernator priusquam foluat e portu, nanem omnibus armamentis extruere folet: fic etiam prouidus Im- perators quacunque vfui fibi fore putabit , fmi diligenter &c. Don Aluaro di Bazzano s Capitano Gio nelle guerre maritime eccellentifimo , foleua dire » sero che la madre della buona fortuna era la diligenza. Per- lo che effoyprima d’accingerfì a qualche imprefa;e da- ua gl'ordini opportuni , e perfonalmente vedeua fe in ciafcuna galera, ò naue da guerra v'era la debita quan-. tità delle vettouaglie a bifcotto 1 aqua, oglio, poluere, palle, marinari»foldati &c. Conle quali caute diligen- ze non fi mife già mai ad alcuna imprefa , che non gli riufciffe felicemente. Gio: Botero, Detti memorabili p.1. fol. 60. 221 Ladonnola»conlarutainbocca, ed il titolo. Diligen- PRAGVSTAT, ET PVGNAT ferue perchi za prewicne con le diligenze quel male 3 che gli fouraita, ricordandotiì il detto di Seneca Thyett; SerumeSt cauendi tempus in medys malis. Seneca e può applicarfì a chi arma col ciboeucariftico,prima Eucari di combattere, ò primadi cimentarti con la morte. S. ftia Cipriano Epitt. 54. parlando deiSanti Martiri. Quos s.Ciprie- excitamuss & hortamur ad prelium , non inermesy no & nudos relinquamus y fed proceEfione corporisy & Sanguinis Chrifti muniamus. San Girolamo Homil. 24. in Epitt.1.ad Corinth. Hec wenfa eft neruus no- S.Girola- Stra falutis, mentis vinculum , fiducie fundamentuny mo Spes, falusy lux, vita + 222 Enrico Eburone lib. 1. Diphtere elog. 66. facendola con la ruta in bocca » la quale ferue ad ar- marla, perche poffa vincere, e trionfar de i rofpi, è de i ferpenti, le diede iltitolo da Emblema ; EX AMA. Traua- RIS VICTORIA ; infegnandoci » chela virtù deue glio nonrifiutarl’amarezze, poiche col mezzodiquette, guftate ye fuperate s'ottengono gli honori vittorioli. Tertullian® parlando di Crifto lb. de corona milie. Term cap. 14. Fauos poft fella guffanit , nec ante Rexglo- "42° riad celeftibus faluratus eft quam Rex Iudeorum profcriprus in erucem . 223 Bencheladonnala fia più accorta del rofpo» adogni modo fegli caccia nella gola, e diuiene inteli- cemente fua preda » e fuo pafto . Quindi ne tù tor- Tgr mato emblema; col titolo; CALIDIOR pa I P'.a en Bo- I72 Ben AA che tal volta i più prudenti » e fcaltriti fono foprafatti dai loro inferiori. Adamochehaue- ua infute da Dio fcienze B&upende!, fi lafciò vincere ye cedette» ecadde nelle fauci del ferpente, Salomone ‘pieno difapienza; fi precipitò nel feno delle femmine Idumee &c. che quefto volle inferire Efopo 3 mof- trando la volpe foprafatta da animali, a lei di malitiay e d’aftutia inferiori. À : 224. Ladonnola sche per&eguitayntopo( ilqua- “adi le fugge a faluarfì entro vnabuca, ) e protelta ; PER- {cienza SEQVAR INTRO, è figurativa della finderefi, ò rimorfo diconfcienza yche nel più fecreto delle noffre vifcere penetra a dentro » non permettendo al delin- quente tregua vetpna 3 nepace. Giouanni Crifofto- Gio: Cri- mo. Inuidiy anari, & raprores , bellum vudequaque Soffomo circumferentes , © intus fedentes inimicos babentesy quocunque recefferint, pugnam non poffunteffugere. Così.di Tiberio, contaminato per molte fceleraggini Coreb diffe Cornelio Tacito Annal. lib.6.7/iberiumynon for- 150 tuna,mon folitudines protegebant, quin tormenta pe- Ctoris sfuafgue ipfe panasfateretur 225. Nonvi manca fcrittore » che afferifca , che la Donnola conccpilce per gli orecchi. Se le può * dunquefopraferivere. CONCIPIT AVRE; Annun- facendone imprefà per l’Amnuntiatione di Maria Vet- vat. di gine. kiccardo di San Lorenzo]. .1. de Laud. Virg. cap.3. Per fidem concepit ; vude & per aurem dicitur Maria Veigine concepiffe videft per fidem dittorum ; quia fidesex au- iccardo “7. Ò SUE c SEEN dita. E.Sant Ambrogio in cap. 30. Prouerb. Zerbum renzo Dei viuumy & efficars peranrem penetrat ad vi- S. Ambro feera fine lafione : «& homme affwmpio Verbum inter gio homines nafcitur fine fui dimimutione » & Maria ; Virgo generat fine corruptione . Wenit Chriftus de .celo , aure concipitur y & talis Maria remanfit poft- quain peperit s qualis fuit antequam Verbum anre conceperit, & vtero geftanerit ELEFANTE, AVORIO, Capo XXII. 226 R Apportano i Naturalifti s che mentre l’ele- © tance dorme appoggiato all'albero , il dra- ì gone Iniidiofamentelo morde; efuggendogli il fan- Crifto gue, l'aitringe alla caduta, ed alla morte. Mà caden- Monete do adlaifo à quel moftro » col uo pefo lo fchiaccia, el'vecide. A quetto corpo d'Imprefa Bartolomeo Roffi foprafcrifie; VICTOREM VINCO, alludeado alla vittoria » che Crifto ,morendo , otten- ne della morte » e del Demonio g della quale diceua egli Qfee 13: filetto per bogca d’Ofea Profeta ; #0 mors rua è mors A87 & ce. i Lucarini gli foprapote ; CÉDIT DVM CADIT; che tanto appunto và dicendo Santa Chie- fa; Qui mortem noftram moriendo deftraxit; ed io * gli darei; OCCISVS OCCIDIT ; concetto del Padre Sant Agoftino Ser. 30. de Teinp. che par- 5.Agofti- lando di Crifto dice ; Aforiem ab inimicis fuftingit no camquenmfko corpore OCCISVS OCCIDIT, 227 Monfignor Aretio è di parere » che l’elefan- te vecidail Serpente y fchiacciandolo col pefo del cor- po contra quell’albero , per lo quale il ferpente difcefe a procurarla fua morte che tanto affernea Plinio lib. 11. cap.12. che pero glidiede; EX IPSA, ET PER IPSAM; comeà dire; Perche il ferpente calando giù dalla pianta) di quella fi feruì per inftru- ; mento della fua maluagità , io della pianta medetima Crifta .. mi preuaglio per itrumento della tua perditione; e croci l’applica al Crocifilfo» che fi valfe dell'albero della i croce contra il ferpente d'inferno, perche anch’eflo QVADRVPEDI Lib, V.; > con l’albero pietato follecitò leruine ditattala difcen- denza humana; 7 gui in ligno vincebat » inligno + quoque vincereterscanta Santa Chiefa. Battitta Man- toano de facris diebus rapprefentando Saat’Andrea crocifilfo, dice ch'egli, 3 o Clamahat ab alta Bastiffa «Arbore ad aftantes populos Chriftumque do- Mens04- cebat ca In lignovoluiffe pati , quod femina mortis Traxerit d ligno princeps in(temate noftro. 228 All’elefante femina; & grauida fù chi die- de; NASCETVR, dirvolendo, chefe bene ella tardaua per longo volgerdimeli a dar alla luce il fuo Maturità parto » con quette prolonge elia maturaua. va parto tutto maeftofo ye riguardeuole , che farebbe riyfcito di piena fodisfattione à gliocchi d'va mondo. — Namrerum natura parensnil edere magnum y Pier.l.58 Spettandumque folet , lonzo nifi tempore adul- tum + Ipfa etiam maiora fuos animalia partus Iuf]a diu geftare » decem bos Luca per annos Parturit s ingentem prolem paritura , nitenfgue Dentis ebur decora amplavirum , decora ampla Deorum . Nonaltrimentile rPoluti i molto ben maturate par- torifcono ottimi effetti, Erodoto 1.7. Omnis res pro. Eredos» perando parit erroress vnde magna detrimenta fieri adfolent yin cunétando autem bona infunt.y fi non ta- lia» que fatim videntareffe bona, certèy que fuo 4 tempore bona quis effe comperiat . 229 InMilanonella canonizatione di San Carlo. fù dipinto vn elefante » che caminaua verfo il Cielo fopra vna corda» ilche effere ftato veduto in Roma per lafua docilitàlo fcriuono Plinio , Pierio yed Altri, +» col motto volante , quafi di pefo leuato da Cicerone; Santità. ASCENSV NITENS ARDVO; con che s'in- feriua lo sforzo , ch'egli dalla parte fua fece , per arri- nare alla perfettione, e fantità , caminando sùla ftra- .daerta; e difficile della legge diuina » e rendendoli vbbidiente la mole pefantedi quel corpo, quodagra- Szp.9.15 uat animam. Sap. 9. 15. e nelvero non s'arciua all’- acquitto della virtù che per iftrade ardue e faticofe. Quid. 2. de Arte + «Ardua molimur » fed nulla nife ardua vincunt; Ouidio Difficilis noftra pofcitwr arce labor + ;- ) e nel lib. 2. de Ponto. e o Tondit in ardua virtus. 30 Emmanuel Filiberto, Duca di Sauoiae (pref à fela fua generofabenignità conl'immagine d'ya mae. Prenci- ftofo eletante, che caminaua tutto. piaceuole frà Yn PE beni- branco di pecorelle; & portando il motto; IN. 50° FESTVS INFESTIS; fi dichiaraua » di non vole- re effere molefto, e pregiudiciale, fe non è chi l'hauet> fe irritato» edoffeto. Così Aurelio Vittore fcriue d'- Ottauiano ; che Nifrigftis de caufis nunquamigenti Aurelio, vili bellum intelit.- + E Pietro Conte di Sauoia com- 7ifsore arendo d'auanti ad Otone III. Imperatore , portò vu habito » che fe dal lato deftro era tutto riccami y Gio: Bo- tutto fregi, tutto oro » € gioie» dal lata finiftro era serolib.E. tutto ferro, acciaro, ed armiy dichiarandoli che i desri iso fregi erano ordinati all'offequio di Cefare,. mà che gliarnefì militari erano approntati contra coloro » che ardiffero remerariamente di maltrattarlo. ) 231 AlLelefante dipinto frà le pecorelle , fù chi aggiunfe il detto fententiolo; MANSVETIS GRANDIA CEDVNT; effendo proprio de Cedere gli animi veramente nobili e grandi , il procedere con benignità , e facilità cedendo volontieri anco a.i minori. Equidem ipfe» diffe Ifidoro Pelufiota lib.3,,S. Ifdare Epilt. 188, bumilitatem ab animo magno, & cana , Pelufio:a var: ELEFANTE Capo XXII. fuperbiam autem è vili, abielto proficifci exiffimo. Nel qual propofito M. Tullio con miracolofo difcor- _ fo lib. 1. Officiorum parlandodi Filippo Macedone; e citerone d'Aleffandro fuo figliuolo così ragiona : Philippun quidem Macedonum Regem rebus geftis è & gloria fuperatum a filio s facilitate verò, & humanitateyvi- deo fuperiorem fu:fTe » itaque alter femper Magnus, ciné Filippo, alter /epe turpiffimus fuit s intendendo Aleffandro. 771 reétè, precipere videanturs qui mo- nent, vt quanto fuperiores fumus » tanto nos fummif= fius geramus. parole » che paiono di peto leuate Ecclefiaf. dall'Ecclefiaftico 3.20. Quanto magnusesy bumilia te 3.39. in omnibus. 232 Animo grande mà benigno; e cortefe di- moftra l'Elefante, quale frà le pecorelle camina; LEN- dini TE NE LEDAT. Quando il popolo Ifraelitico i voleua paffare per lo paete del Rè di Edom » Most gli {pedì vnambafciata sa fupplicarlo di buona licenza; Num. 20. 14. Mà negando colui la facoltà di palare» Nsm-20- Diyertit ab eo Ifrael nu. 21. ilpopolo fe n’andò per cab altra ftrada. Olcaftro in quefto luogo così. Quid Gleafiro hoc cft Domine Deus, vt non audeas 1 ’ ntrare cum po- . pulo terram Edom » nifi a rege permiffus? Docetnos in fumma potentia nunquam violentia vtiy & fuaui- | reromnia difponere &c. Difcant ex hoc loco Reges patientiam yvidentes quanta hic vtitur Deus &c. ne ._ . puniat Edom. Coftumetutto proprio d’Iddio, quale Miferi- fempre và procraftinando il caftigo » per dare con di dia sura lentezza agio al reo di pentirfiy e fottraerfì alle Pin. cyi- SiVincoffele. Chilologoder. 42. Heceft Chrifti ma- fologo 804) larga , fola mifericordia » qua indicium omne ix diem feruautt vnumy & homini totum tempus ad pa- vitentia feruauit inducias: vt quod de vitys infantia fufcipit,rapit adolefcentiayinuadit inuentus: corrigat vel fenettus: & de peccato veltunc paniteaty quan- do fentit iam fe non poffe peccare: & tunc faitem reati deferaty quando illumreliqueritiam reatus &c. 233 Altridell'’elefante frà le pecorelle fece em- Clemen- blema » coltitolo politico; Regni clementia cuftos. za Nel qual tenfo Seneca citato da Giufto Lipfio Differ- Seneca tat. ad Albertum &c. Illius Principis meagnitudo frabilisy fundataque eft , quemomnes tam fupra fe effe » quam profe fciunt: cuius curam excubare pro falute fingulorum, atque vniserforum quotidiè expe- riuntur. Quo procedente , nontanquam malum ali- quod, aut noxium animal e cubili profilierit » diffu- giunt: fed tanquam adclarumy & beneficum fidus certatim aduolant. 234 Giouanni Ferro fece l'elefante ragguarde- Giudice nole per due prerogative , foprafcriuendogli; N E- QVE VORAX, NEQVE RAPAX. Potrebbefi in guefta nobil fera, conofcere pere per molte analogie il Vefcouo ; quale porti il motto; Neque 1.Tim. 3. voraxypoiche San Paolo fidichiara di volerlo fobrium zo 1.Timot. 3. 2. nel qual luogo Sant'Anfelmo; Sacer- dotesenim qui miniftrant in templo Dei, prohibentur vinum » & ficeram bibere per diuieto delle Mofai- che leggi» NE in CRAPVLA , & ebrietate GRAVENTYPR corda eorum; edaltresì non fia; Neque rapax ; ciò che loggiunge Paolo; Nor capi dum nu. 3. Auaritiamenm, & cupiditatem » fcriue S. dAnfel- Sant Anfelmo effe vitandam facerdotis & ipfe Sa- mio muel exemplo fuo docet NIHIL fe cuiquan RAPVISSE coram populo PROBANS. 235 11Duca Alefiandro Farnefe alzò imprefa dell'elefante, col motto Spagnuolo; NO BVELVO SEN VENCIR cioè; NON REDEO, NISI Brauura VICTOR, moftrando vittoriofa brauura » e felice riufcita in tutti ifuoi martiali attentati. Lode cheben deut'attribuirfi ‘alla Maeftà di Carlo V. il quale fi refe 1/3 glorioto ; ram multis ex omnium hoftium genere vi- Famiane Ctoriiss tanta felicitate reportatis , vt à nullo ferè Ca- S*rada rolus prouocatus bello fuerit, quem non modo vittumy Sed (quodrarò legitur) vinttum etiam, capriuumque non viderit; così Fiamano Strada de Bell. Belgicol.1. Ilche attualmente fi vide in Francefco I. Ré ; Fran- cia; Enrico Ré di Nauarra; Clemente VII. Gu- glielmo Duca di Cleues , Federico Elettore » Duca di Saffonia ; Ernefto Duca di Branfuic; Filippo Lant- grato d'Haffia , tutti da Carlo fuperati. Sant Am- 4 dba rogio anch'effo dice che il Santo Dauide riufcì; IN +; î OMNIBVS VICTOR PRALIIS lib. 1. 0ff.c.3 5% 5 poiche hauendo da venti volte in circa , è bandiere {piegate attaccato fanguinofe battaglie » in tutte ne ottenne chiariffime , e nobiliffime vittorie, 236 Quanta mondezza fi ricerchi in chiunque F vuole accoftarfi , ad inuocare » ed adorare Iddio , lo O!8!9- dimoftra l'elefante , quale prima di riuerite , come è "9 P!“"* fuo coftume » la rinouata luna » fi laua entro vna fon- tana » dichiarandofi di ciò fare; VT PVRVS A- DOREM. Anco Dauide diccua . Lazabo inter Plab 35» innocentes manus measy & circumdabo altaretuum °* Domine s vt audiam vocem laudis s vt enarrem om- nia mirabilia tua PL 25. 6. Così la vera difpofitione per venerar Iddio è la pùrità de noftri affetti » e l'’au- uertî anco Seneca; Oprimus animus pulcherrimus Dei culrus + 237 L'elefante in attodi lauarfi nella fonte, fù introdotto à dire; SIC ARDVA PETO infe gnandoci che la mondezza del cuore » e purità dell’- Purità interno fia ftrumento efticace » per accingerci » e pro- teme mouere à felice riufcitale più grandi imprefe. Diceua Onofandro c. 10 (trat. che il Generale de gli eferciti prima d’attaccar battaglia , doueffe confacrar vittime agli Dei, edoiferuare attentamente le vilcere de gli animali , fe prefagiuano » ò nò » la vittoria. Mà con documento lontano dalla facrilega fuperftitione il Pa- dre Andrea Pinto Nocat.19.in cap. 14. Ifaian. 1428. così. Habet religiofius longe extifpicium, & mul- to certioris augury , meus Princeps » in bellum pro- fetturus : fa cor » fi vifcera fua vitio pura, adheren- tia Deo s introfpexerit: lampropitio numine poterit decertare . 238 Suolel’elefantevrtar dei denti contra d’vnal- Peccato- bero » iui lafciandofegli cadere, nel qual atto fù in- 7 mag trodotto à dire; LASCIAI DI ME LA Mr. Aisto GLIOR PARTE A DIETRO, paroletut- te proportionate advn vitiofo $ che nelle fregolatezze del fenfo, e neglifcandali habbi confummato la gio- uentù, e lavirilità; Et cumiumenturem peccato ex- Gio: Cri- hauferit slanguidam, & eneruatam feneEtutem vir- Sffomo tuti referuet s parole di San Giouanni Crifoftomo in Pfal. 14. 238 Monfignor Arefio,valendofidello telo cor- _ . . od’Imprefa , cioè dell'elefante » che haueua gettati Religiofi à terra i denti pil fece dire; LASCIAI DI ME pÙ pa LA PIV VIL PARTE ADIETRO, appli {9 OM candola è i Santi,& ài Religioli, che lafciano pron- tamente le ricchezze »ed i mondani piaceri. Nel qual propofito Francefco Petrarca de Remed. lib. 2. Dial.9. DOLOR; Patrimonium paternum babui y perdidi : Francefeo quidconfilijcapiam? RAT ; Patrimonium pater. Pesrerca num duplex: alterum ex rebus pereuntibus , quod fortuna moderatur ; ex virtutibus , & dottrinis al- rerum , quod extra fortune regnum procul in tuto pofitum ledi nequit. 240 Perchemirabile » e ftupenda è la deftrezza ; agilità , e brauura dell'elefante » il quale nell'attacco ' delle battaglie» non dall’altrui efterno aiuto auualo- Farda se rato, macol valore ed cnergia delle fue proprie forze P3 opera Seneca Andrea Pinto 174 QVADRVPEDI Lib. V. opera gran cofe; benà ragione portàilmotto; SVIS VIRIBVS POLLENS. Dauide quando fi dif- pofe ad azzuffarfi contra il Gigante 3 dal Ré Saule fù proueduto d'lmo; di lorica, di fpada &c. 1. Reg. 17. 1.Reg.17 38. Mà nonfe ne valfe; anzi depofuit ea; il tutto 39. perche non dall’aiuto dell’arme » mà dalla fua innata generofità egli volena che foffe partorita quella vitto- S.Ambro ria. Sant'Ambrogio l.1. Oflic. cap. 35. Dauid ad sio verftis Gloiam immani mole corporis virum , fin- gulari cettamine dimicaturus , arma quibus onerare- turs refpuit. Vittusentm SV1IS LACERTIS MAGISy QVAM ALIENIS integumentis NITITYIR. i 241. All'elefante fù foprafcritto; IN SVIS VI. Virtà ve RIBVS PRETIVM; idcadella vera virtù, che ra non ricerca fuori dife , ne dall’altrui affiftenza il prez- zo, cla ftima. Claudiano inconfulat. Theodo. Claudia Ipfaquidemwvirtus pretium fibi » folaque latè 10 Fortune fecura nitet , nec fafcibus vllis Erigitur, plaufgue petit clarefcere vulgiy Nil opisexterna cupiens » nil indiga Landis + 242. Idca d'animo grande» forte serifoluto , è l'elefante » che incampo aperto non fi lafcia ne fpa- uentare» ne fuperare , fe non daimpeti » e sforzi gran- diffimi,; ond’hebbe. VI PARVA NON INFLE.- CTITVR. Tale Torquato Tafio ne deferiue Sueno Prencipe di Danimarca 3 poiche aflalito da Soluma- no » che feco guidawa vn eflercito: infinito digente Araba, noncosì facilmente fù atterrato »che non vi fà applicaffero numerofe; e violenti forzej dicui cantò; Ripercote percofloy e nons'allenta; Ma quant'offelo è più» tanto più noce . Quand’ecco furiando a lui s'auuenta Huom grande, c'ha fembiante ,e guardo atrocey E dopo lunga, edoftinata guerra 3 Con aita di molti alfin l’atterra + Geruf. Liberata Cant. 8..ft. 23. 243 Monfignor Arefio » per inferire. quanto i noftri cuori fiano anualorati alla fofferenza d'ogni Paffione più duro incontro dal contemplare la paflione di Cri- di Crifto ito, figurò l'elefante 3 che mirando attentamente Il vino premuto dall'vua diceua ; ACVOR IN S. Bona-PRALIVM. San Bonauentuca 1. par. Stimul. uentura tap. 1. PaffionisChrifti meditacio continua eleuabit 5 quid agendum y quid meditandum > & fentiendum fit indicabit: te deinde ad ardua inffammabity teque vi- lificari » & contemmi, & affligi facietaffeltare &rc. S. Grego- San Gregorio Papa anch'etlo. S-paffro Chrifti ad vio Papa memoriam renocaturymibil adeo durumeSt,quod non . equanimiter tolereturz e San Paolo prima di tutti Hebr.1>. Hebr. 12, 1. Per patientiam curtamusad propoficum i cercamens afpicientes in authorena fider.y & confum» nellOy- 2450rem Iefm.Il Cavalier Marino nella 3.parte della Di Lira applico ilconcetto a Criftosche fudando fangue, s'auualorò a tottener la morte; Suda fanguevil mio Dio » Elefante guerriero in pugna hoftile Ch'àla vitta del fangue, ardito s e forte ; Diuieny già moribondo, incontro à morte. Maria» Allanoftra Beati(finaAuuocata; ftante ful Caluario; {ul Cal applico quetta proprietà Riccardo,di San Lorenzo» Esta : quale lb.10: de Laudibus B. M.Virg.fcriucua . Ele- Sa phas vifo fanguine , non timermori yfedimagis acui> renze To (AMA pralium; & Beata Wirgosvifo fangune Filijy effufo in cruce, moricum ipfò non timuit.y fed magis optauit; & fi animam pro ipfo non pofuit , expofuit tamen y (9 quod:potuit fecit, 244 Agoftino Mafcardi porta per fua imprefà l’elefante inueftito con molte faette 3 ed il motto; CITRACRVOREM, concettotutto leuato Animo rifoluro Torquato Tafo Marino da Lucano lib. 6. Sic lybicus denfis elephas oppreRus abarmis, Lucano _Omne reperculfum fqualenti miffile tergo Frangit s & herentes motacute difeutit hafftas: x Vifcera tutalatent penitusy CIT R AQV E CRVOREM. Confixa Stant tela fera: tot fatta fagittis, Totiaculis ,vna non explent valnera mortem. E vuol inferireyche tutte le ponture dei maleuolinon Virtì {f- poffono in veruna guifa pregiudicargli Sen. Ep. 13. lefa Incredibilis vis philofophia eft adomnem fortuitam Seneca vim retundendam . Nullumtelum in corpore eiusfe- det, munita eft » folidaque ; quedam defatigaty & velut lewiatelalaxo finu eludit:quadam difcutity,& ineumvfque qui miferat refpuit. Coi quali ditcorfi concorda la Mufa di Faluio Tefti; Io sò » che di mortal veleno infette Inuidia arrota l’armiy I E che m’affale infidiofa è tergo; Mà fe virtù d'adamantino vsbergo Mi cinge, cche può farmi Importuno liuor con fue faette ? Faran le mie vendette Gli ftrali iftefli ; e l'innocenza illefa Rilancierà ne l’offenfor l’offela. Salunsove, fuccintamente Prou. 12. 21. Nor con- Prom.1z. triftabit inftum quidquid ei acciderit ; E prima dilui 21. il fuo buon Padre Pfal. 63.8. Sagitte paruulorum fa- i che funt plaza corum + 245 L'acutezza delle faette, fcoccate contral’e- Virtù of: lefante; com’altri dile; FORZA NON TO. fefa; od GLIE , E GIVNGE IRA, E FVRORE;; trutata tali anco le ingiurie » che i meno potentitanno à i più gagliardis non feruono » che à rendergli più furi- bondi » e difpettoliy di quello fì foffero, di prima» Nel ducllo fegnito frà Tanoredi , ed Argante ; eflca- do quefti caduto è terra » e refo affatto debole perla molta cffufione del fangue » {parfo dalle frefche ferite: Tancredi l’inuitò cortefemente ad arrenderlì ; mà quando colui tentò di ferirlo; Tancredi altamente ir- vtato gli.lcuò la vita. Renditi grida, egli fà noue offerte. Senza noiarlo il vincitor cortefe» Quegli di furto in tanto il ferro caccia, E fu'l tallone il fiede » indi il minaccia » Infurioffi è l'hor Tancredi; c dille; Così abufì , fellon, la pietà mia ? Poi la fpada gli fille ge glinfile Ne la vitieta 3 que accertò lavia &o, Taffo Conquift. Cant. 19. ft.25. . ‘246. Quando l'elefante s'incontra nella felua in alcun huomoyche habbia fmarrita la firada » con ma- Buon _ niere cortetì,glie la infegnay portandofi a lui d’auanti, ©!Mpio e divenendo fua guida; DVX OBERRANTI. Tale il figliuol d' [ddio, comparue incarne humana, perinfegnarci, col fuo efempio la ftrada dell'eterna falute; Relinquensexemplum, vifequamini veStigia 1. Pesr.a cis. 1..Pett.2.21., E tali ancora ipattori dei popoli», 3!» ei padri di famiglia deuono indirizzare con atfetto cortefe i fadditi » ed i figlivoli sùla ftrada della virtà,e della gloria» preuenendogli col palto de i loro incol- __ pabiltefempij; Sacerdos:s dice il Cardinale Pietro di Pierro di Damiano Epift. ad Firmin., qui in regno cealorum mano vulteffe magnus;fit IN POPVLO PREZIVSy vi quod voce fe fequentibus diltat, primus ipfe vinis operibus:impleat . 247 . Volontà raffegnata nell’altrui difpofitione; | ed vbbidienzaprontaad intraprendere ogni cofa:di- Vbbidiè moftral’elefantey checamina sù la corda » fpettacolo, 28 nuouo» che Galba Imperatore eflibì a i Romani $ ah quale Fuluia Tefti Torguato Taffa ELEFANTE Capo XXII. 175 quale fù dato ilmotto; QVO ME CVNOVE FERET. Tomafo de K.mpislib 3.de Imitat. cap. s- Tomafo ‘Poneme vbi vis, liberè agemecum sin ommbusin de Képis. manu tua fumy gyray& renerfa me per circuitumyen feruus tuus fem ego yparatusad omnia, quoniam non defidero mihi vinere yfed tibi. R 248 All’elefante figurato nell'acque » que fuol la- Purità arl prima d’adorarla luna fù foprapotto ; SIC S.Pietro GRATIOR; imagine bella di San Pietro , che dolente è gli occhi d'Iddio riufcì affai più gratiofo e bello» dopo eflerfi tuffato nell'onda delle fue lagrime » di quello ei foffe d’auanti ; e come diffe Arnobio in Pial. 138. Maior gradus redditur ploranti » quam fuerat Sublatus deneganti ; il che anco s'auuera ne gli altri penitenti , 249 All'elefante » contra il quale fi fcoccano le faette Monfignor Arefio foprapole; VISCERA TVA LATENT, mottofuggeritogli da Lucano fopracitato lib. 6. Sic Lybicus denfiselephas oppreffus ab armis » Omne repercuffum fqualenti miffile tergo Frangit » & harentes mota cutedifcutie haffas : VISCERA TVTA LATENT pemtusy ciiraque cruorem Confixa ftant tela fera. Ss. Seba- facendone Imprefa per San Sebaftiano » il quale ben- fliano . che tolle traftino nel corpo) non puote però dalla Martiri violenzainimica effere pregiudicato nell'anima; No- Mass. 10 lite timere eos qui occidunt corpus, animam autem 23. non poffunt occidere , diceva il Redentore in S. Matt. S. IMario 10. 18, ue Sant'Illario; Non rimentes eos quibus cum fit licentia in corpora s tamen in animam ius Giobbe nullam eft &c. Del Santo Giobbe in mille guife dal : 1 demonioberfagliato diffe molto bene $. Cetario Dia- S. Cefario log. 3. Minime per corporea vulnera ledebatur ani- mus : nec vermes licet virem perforarents intus re- pofitumihefaurumadoriri poterant . E San Profpero S. Profpe de Promifl. p. 1.cap. 22. Tor iaculis emiffis , lafus ro manet Iob . 250 L'elefante, mentre Màfchiacciando il fer- pente contra quella pianta » dalla quale egli calò all'al- trui danno, con bella profopopea fù introdotto a dire; QUA SVSTVLIT INTERIMAT; cioè; La pianta che loreffes anco l’occidaye riefce bel fimbolo S. Croce della fanta croce, legno portentofo yche dalla fapien® za divina fù trafcelto perle ruine dell’infernal ferpen- te, perche anch'effo col mezzo d’vnlegnos'era auvan- S. An- zato ai danni di tuttal'humana prole. Primus enim drea A- homos parole diS. Andrea Apottolo y dette ad Egea, pf nella fua Paffione,per lignum prauaricationis mortem induxit y& neceffarium hoc erat generi humano, vt per lignum paffionissmorsy que ingreffa fuerat pelle» retur » 251 l'elefante per genio naturale ama l’acque ; mà non effendo atto nato ad immergerf in quelle » fe non con pericolo » s'appaga di caminar in vicinanza Conten- lorosdicendo cò l'Arefio. GY) DI) LA SPONDA; tufi "NON POTENDO L'ONDA; edimoftra perfona modefta,e prudente,che s'appaga di riceuere quel po- co s già che non pudottenere il più, dalla difpofitione Fedele della fua mediocre fortuna . Giufto Lipfio con quefto concetto rapprefenta il modetto inueftigatore delle affrnobio Lucano Giuffo cofediuine. /°telephantes eifi amnibus impensè de- Lipfo le&tantur,baudtemeretamen eos ingrediuntury cun infcij fint natandi: idemin Theologia pus » falutari- bus eius aquis animus tingendusy non mergendus. Ca 252 L'elefante, che fugge la vicinanza d’'vn for- altita cio indiano, animale libidinofiflimo s. colcartello ; Francel- TANTVS HORROR FOEDI; feruì adinotarela co Xaue- erande auerfioney che San Francefco Xauerio haueua rio contra i penficri di cole laide , del quale Orauio Tur- fellino lib.6. cap. 6. della fina vita. Jafignis profetto Oratio in illo amor caftimonie » infigne odium libidinis fuit; Twfl. adro vt vel minimas huius generis laheculas exofus 3 ipfum horreret libidinisnomen. Affetti riconofciuti nel Padre Sant Agoftinozil quale lib. Contetf, trattan - do di cofeimpure. Nub:liam huiufmodi quero, feri- S.AZfii ucsnibilque defidero, fed etiam cum horrore,& afper- no natione talia recordor. 253 Quando le mofche pizzicando infeftano l’eletante pegli ftringendo in rughe lafua pelle, eco- gliendo entro le crefpe le mofche, le fuffoca , ele veci- de. Così portò il titolo Spagnuolo; ALLA ME Difen- YOR CHE PVEDO; Allameglio che poilo ,e deri ferue per vno » che trauagliato, e punto, tentaua di ri- parartì, ed aiutarficome meglio fapeua . Lo fteffo elefante , dal quale cadeuano d’intornole mofche, ed itaffani, ad vno raccogliere della fua pelle effanimati,efpentis col motto Spagnuolo; SIN PE- LEAR ME VENGO; cioè Senza pugnar mi ven- dico ; è veramente ME VENGO, Y NO ME CANSO, cioè Mi vendicoye non mi ffanco tà im- prefa del Signor Don Carlo Bolfo, fatta ad honore di Filippo Ill. Rédi Spagna, nel tempo, che contra quella Maeftà pareua » che alcuni Prencipi interiori collegare» ò cofpirarvoleftero; ed inferiua , che fi co- me l'elefante, affalito dalle mofche, ò dalle velpe,con- Potenza tra di loro non fi vale della probofcide guerriera ; mà di Rè ftandofi immoto,col contraerela pellele fuffocaye le vccide ; così la grandezza » e.polfanza d'vn tanto Ré, tenza itringer l'armi, ò adoperarla mano » mà fola- mente contrahendola fua buona gratia fopra quei ta- li, gli haurebbe tutti infiacchiti ed abbattuti. 254 Alcibiade Lucarini, per vno ; che mandaua alla luce vn picciol volume» per capparra d'altri più Scritto- grandi, che anch’efli doucuano paitarfene alla vitta re che delmondo; pofe alcuni elefanti:sù la fponda d’vn fiu- promet- me »3 co iminori » che cominciauano ad vadarlo 3 ed il "© Opere motto ; SEQVENTVR MALORES ; fpiegando 8F25di così il fuo concetto . i Se di fiame profondo Alcibia- Vedi con mente intrepida » c guerriera de Luca- rini L’onde varcarla pargoletta fchiera » Non m’ammirar ch'al fine Senza temer » fenz’afpettarne inuito , Seguirà de maggior lo ftuolo ardito. Anco ai piccioli diffetrizda noi non curatiy tuccedono Peccatò poi grauiffimi eccefli. Oratio lib.1. Epitt. zo, veniale Ludus enim genuit trepidu certameny iram: Orazio Ira truces imumicitias, & funebre bellum. 255 Per vnguerriero, manterofo ; affabile, e be- Guerrie- nigno:l Lucarini pofe l'elefante, che accarezzaua le ro beni- gregge col titolo; TANTVNDEM BELLATOR, gno De1 Caualieri Templari San Bernardo ad milit. tem- 5. Bernaè pli cap. 4. (criue che; Miro quodamy & fingulari mo- de do cernebantur & agnis mitiores , & leonibus fors tiores. Statio fimilmente lib. 1. Achill. del Greco Achille così ; Attamen armainteryfeftinatofque labores Duicis adbuc vifu;nineo natat ignis in ore. Purpureus 256 Idea di fegnalata vigilanza è l'elefante quale dormendo non i) corca » mà foltenendolì ritto, apena sappoggia ad vn albero ; al quale il Lucarini vigiliza toprafcrifie; NEC LACET IN SOMNO. Va di Maria nonsò che di fimpatico ,, ad honore di Maria Vergine Vergine fcriue Sant Ambrogio l.2.de Virgimbus. Cioè à dire che mentre ella dormiua ; il fuo cuore non fìcorcaua mà più che mai fi folleuaua al Cielo. Dormire non S. Ambre prius cupiditas, quam neceffitas fuit , Ettamen cumgio — quie= Stazio 176 quiefceret corpus s vigilaret animas : qui frequen- ter în fomnis aut le&ta repetit , aut fomno interrupta continuat y aut difpofita gerit , aut gerenda pranun- trat + 257 Pofe parimenti il Lucarini l'elefante mag- giore » che aiuta al paffaggio d’vn fiume il fuo minore col motto; SV PPETIT APPVLSVM infegnan- doci per fino con l’effempio deibruti, à dare à 1 cala- mitofi l'opportuno aiuto ; Conueniens bominum eSt, hominem feruare vo- luptas . Ouidio 2. de Pont. Eleg. 9. L'anime de i purganti anch’effe, poiche vfcite dal fiume del purgatorio fono arrivate alla terrabeata del Paradifo » aiutano i poueri viatori. Così Riccardo citato dal Padre Pepe fer.21. n. 9. Anima erepta de purgatorio , dum adfunt ce- lefti gaudio tiro modo interpellant s exorando pro bis » qui cis fubuenerint inhoc feculo &e. 258 Alcadere dell'albero , al quale sppoggiaua l'elefante, ben e vero che anch’effo cade : mà non fi già direche ne per quefto egli habbia piegato e gi- nocehia, per hauerle gambe, per quanto ne fcriffe $. Ambrogio, ed altri,quafi due infleibili colonne . Per tanto in morte di perfona innocente e giufta il Lu- carini lo figurò colmotto; CADIT NON FLE- XVS . Eleazaro fi moftrò tale, che puote cadere frà le braccia della morte s mà non piegar l'animo ad atto men degno della fua nobiltà ; e religiofa educatione 2. Machab cap. 6. tale qual fi voglia martire &c. E Tale Caterin. Anna di Momoranfi, gran Conteftabile della Fran- Dauila cia, che in età d’ottanti anni , combattendo contra Lele gli Vgonotti » ferito di piftola con colpo mortale, Te cIUII morì con tanta intrepidezza , che ad vn Religiofo » accoftatofi al fuo letto per confortarlo » fi rinoltò con faccia ferena , equieta, dicendogli » che non lo mo- leftaffe , poiche chi haueua faputo viuere ottant'an- ci » ben anco haurebbe faputo morire vn quarto d°- ora + 259 Suoletalvoltal’elefaates conla probofcide , fparger dell'erba verfo il cielo come che voglia in tal > guifa dargli vn religioto tributo » nel qual atto figu- rato dal Lucarinohebbe; OBLATIONE PRE- CATVR SANITATEM; e fetue per chicerca la pietà divina » non folamente col fuono delle voci» mà più con offerirgli i voti, i cuoriy e l’opere di virtà moltiplicate . Quidio; Munera,crede mibisplacant bominefg;,Deofqgue: Placatur donis Iuppiteò ipfe datis + Gionadal ventre della balena promife non sò quali of- Ton. 2.10. ferte alla macftà diuina;e fubito fi videeffaudito ; Ego antemin voce laudis immolabo tibi , quecunque vo- ui reddam pro falute Domino. Et dixit Dominus pi- {ci: & enomuit Ionam in aridara . Ion.2.10. &c. La Luc. 7-37 Maddalena per ottenere la falute dell'anima; Atralie alabaftrum vnguenti Luc. 7.37. nel qual luogo Al- Aiuto Quidio Purganti Riccardo Martire Intrepi- dezza ©ratio- ne con opere Osidio «Alberto berto Magno. Cameflet indignayvacuis manibus non Magno apparebat in confpeétu Domini. La onde Ifidoro Pe- Ifdoro luliota Epi®.386.Oratio non nudis verbis ; fed probis Pelufiota potius attionibus dirigitur. © 260 Ogni qual volta la Luna; rinouata compatey l'Elefante con riuerente offequio fi porta à venerarla, ripigliando gli atti di quell’adoratione , che da lui per volgere di certi giorni erano ftati intermefli ; il che Ri dichiara il motto ; INTERMISSA RETENTO. Fe toma- Imprefa applicabile à Penitente diuoto » che ripigliai virtuofi efercitij per qualche tempo trafandati. Nel qual propofito feruono molto bene le parole, che il Padre San Doroteo folcua dire à Dofiteo fuo difce- olo; quando s'accufaua di qualche colpa leggera; 5. Doroseo Jgnofcet tibi Deus ; Surge, @ am binc denno fuma QVADRVPEDI Lib. V. < mus initinmy & nobis pofbac caueamus . E può an- co addattarfi al fanto coftume della Compagnia di Gesù, oue ben due volte l’anno è neigiorni del nato Saluatore » e del medefimo è nuoua vita rifortoy colri- nouare dei voti, rinforzano, fifando la mente in Dio» il feruore della pietà, e della diuotione, quando per forte nelle varie cure del mondo fi foffe diftratto $ od allentato . 261. Prefuponendopervero; chel’elefantecadu- , to non poffa più raddrizzarfiyne feci imprefa per l’ani- Dannato madannata col cartello; NEC VLTRA CON- X% SVRGET. L'Ecclefiaftecap.11.3. SI CECIDE- Eccefaf- RIT lignumad auftrum , aut ad aguilonemp în quo *° 11.3» eunque loco ceciderity IBI ERIT. Che fe diceua la volpesfauellando della cauerna » nella quale giaceua vn leone; idea efpreffa dell'inferno; Me veftigia terrent Orazio Omnia te aduerfum fpettantia, NVILLA RETRORSVM. Oratio lib.1. Epift.1. e Virgilio parimenti AEneid.6. Facilis difcenfus auerni Virgilio Sed REYOCARE GRADVM; fuperafque enadere ad auras HOC OPVS, HIC LABOR el &c. 262 Nonéverochel’elefante dia alla luce vn fol parto, e partorifca vna volta fola; poiche fe così foffe: la fpecie de gli elefanti farebbe finita per fino là ful principio del mondo; ben sì à Maria Vergine partu- Vergine riente quadra il motto, ch’altri diede all’elefante che Mariano partoriua, SEMEL, ET VNVM), poiche quel partu- medelimo che fù Primogenito di Maria ) fù anco’ V- Hente nigenito » reftando ella mai fempre Vergine pura ; ed intatta. VgonCardinale fopra le parole di San Luca 2.7. Peperit filium fuum primogenitum» attenuto è i Luc. 2-7: concetti di Beda , commenta ; Non poft quem alius, Vgon >. fed pot quemnullus. E Dionigi Richelio ; Peperit Cardim filium fuura primogenîtum , fcilicet Chriftumy qui di- cm citur primogenitus per exclufionem prioris s non per ©*" fo refpettum fequentis » feu pofterioris . 263 Mentre il Beato Luigi Gonzaga ftaua at- tualmente nafcendo » corfe grauiffimo pericolo di sà morire » ma riceuendo il battefimo , mentre non era B._ Luigi pet anco perfettamente nato , vfcì dal pericolo , ed S9zag3 ottenne ficura la vita. Con allufione à quefto fatto Batrefi- il Lucarini figutò l'elefante » che hà partorito » e cor- MO cato nell’aque (ciò cheofferua Sant Epifanio cap. 4. edaltri ) ilfuo parto ; coltitolo; REPARAT VN- DA PARTVM. L'acqua dunque battilmale è la riparatione della noftra vita; Bapti/mus igirur, ferifle San Gregorio Nazianzeno Orat. 40. fplendor eSk Gregor. animarum » vite in melius mutatio = carnis eft abie- Nazian. fio, Verbi participatio figmenti inftauratio , pec- cati dilunium s luciscommunicario , tenebrarum de- pulfio Ecc. al quale propofito feruono per eccellenza bene le parole ne Num. 19. 20. St quis hoc ritn mon Num.19- fuerit expiatus , peribit anima illa de medio Eccle- 20 fia: quia - non eft aqua luftrationis afperfas : 264 L'elefante, inattodifpezzaridenti contra d'vnalbero s diceua; HAVD LEDAR; overa- mente; DESERAR EDENTVLVS; effendo Pouertà la pouertà volontaria vn mirabile ftrumento della nof. volonta= tra ficurezza . Giouanni Crifoftomo Homs. de re- 12 cipiendo . Seneriano: Paupertas eft tutum afylumy perpetua fecuritas » portus tranquillus » delicie pe- " riculorum extorress volupras fincera . Giuuènale Satyr. 10. Pauca licet portes argenti vafcula puri pit iter îngreffus gladium , contumque ti- le mebis : Etmora adlunam trepidabis arundinisombras, Can Cris Gisusuena= T, ELEFANTE ©@Gapo XXII. 17 Cantabit wacuns coram latrone viator . 265 Per inferire, che Gesù Crilto » rimetten» done i peccati; ne follicua allo ftato della gratia, il Lu- ‘carini fi valfe dell'elefante, che folleuaua yn altro ca- duto col titolo; ILLAPSO OPEM, Plinio. Ni- biltam diuinum habet homo, quam de alijs bene me- reri, Fac calamitofo fis Deus, Dei mifericordiam imi» tando, Ed Quidio lib.2. de Pont. Eleg. 9. Regiaycrede mihiy rescht fuccurrere lapfis. 266 -Loftefio Lucarini dimoftrò la caBtità matri Caftità moniales col dare à due elefanti mafchio pe femina il matrimo motto; NVLLA NOSCVNT ADVLTERIA, riale 11 B.Vmbertocap. 23. de tribusmalis incontinentie : B.Vmber Sit cor noftfrum per caftimaniam thronus eburneus 3 so fit fons clarus. Quindi il feno dello {pofo fù chia- Cant. ss. mato d'auorio; Z'enter eius ehurnens. Cant. gs. 14» 14 cflenl'o quefto efprefla idea della caftità ; nel qual Luigi propofito Luigi Nouarino. Coniugati ideirco ebur- Nonari= neo ventri comparantur s quia puritatemy ac cando- no rem pre fe ferre debent $ sa caftimoniam Studiosè co- lere. Aqua nuptial. num. 30. 267 Perche gli elefanti atterrano le palme più nobili, e rilevate; per carpirneittuttiin loro cibo s ne . fece imprefail I ucarini coltitolo; ET PROSTER- Tiranni NVNI FXCELSAS, figuradei Tiranni,che pot- tando nelcuore gli affetti. di Tarquinio» badano mai fempre ad atterrare i foggetti più eleuati per ricchez- za, pernobiltà , e permerito . Pietro Bercorio. Re- dutt.Moral.lib.10 cap.37.nu.13.fpiega quetta pro» ‘Aiuto Plinio Ouidio Pietro prietà così. Diabolus , quando videt alam palmamy Bercorio ideSt virum iuffumin perfeEionis altitudine SY- Demo» BLIMATITM » & frubtibus bonorum operum fa- nia cundatum,ipfum PROSTERNIT aliquotiens per peccatum; & fic fruttus eius, 1deft bona ipfiusopera deuorat ,& confumit + N 268. Benche l'elefante fia inueftito.da molte faet- Difela te; egli adogni modo fe ne tpedifce con facilità mira- * bileypoiche; DISCVTIT MOTA CVTE, concetto fomminiftratomi da Lucano fopraeitato LG. Omne repercuffum fqualenti miffile tergo Frangit s & barentes mota cute difeutit haftas. così vn vero letterato » vn animo grandes vn Redi corona, conmolta facilità firoglie d’attorno coloroa che in qualche guifa pur vogliono infeftarlo » e traua- gliarlo . Anco i Pigmei ardirono d'affalire Ercole » mentre dormiua ; mà che? Excitus ipfey velut pulices »fic proterit hoftem, Alciat. Embl, 58. 269 Perdinotare cheda tutti fi può riccuercaiu- to nelle noftre incidenze » il Signor Cefare Antonio Lucano Andri vAlciate ‘Aiuto Bendinelli fece vnelefante caduto, che da i minori ve- . niva follenato , col motto; DEBILIORES ERI- GVNT., Fù pratticata quefta verità con gratiofa maniera neltempo che Smigna fi trouaua in duro af- : . fedio riftretta ; poiche tando rifoluti gl'Affediantidi Gio. Feli- non liberarla Città è fe non veniuano mandate loro se AP ruttele mogli deicittadini, per feruirfene impudica- È mente; mentre i popoli fe ne ftauano irrefoluti, e con- fufi, vna Fante di cucina conligliò che fi mandaffero inhabito di Signore nel campo de i nemici tutte le fer- ue. Ciò fatto. Mentrei nemici nello sfogo delle li- * bidinifitratteneuano gliSmirnefì vfciti dalla Città, | eglifecerotutti prigioni , ed ottenero gloriofa vitto- ria. Chi vuole molti efempi vedere di beneficenza riceuuta da ferui eda minori , legga Giouanni Felice Aftolfinell’Officina Iftorica lib.2. cap.15+ 270 CheilPrencipenon debba fidarlì già mai de » fuoinemici s mà tenergli fempre fofpetti» l’inferì En- Inganna» rico Eburone 4, 1, Diphrere elog. 64. conl'elefante » » che cade al cadere del albero ) alquale s'era appoggia» to » ftrmandolo ben termo foftegno coltitolo; {N- Tradi* SIDIOSA FID E. Così Ciroaffalito da i Melfa- mento geti , finfe difuggite come timido » lafciando loro il campo ped i padiglioni da depredarli; mà poi quarido furono immerti nellacrapula , e nel fonno » tutti gli trucidò. Abfalonecon apparenza di conuito: lead la vita ad Amone ; e Tolomeo con fimile pretelto vecife Simone Macabeo. Però benauuertiua Quidio; | Quoscredis fidos: effuze y tutuseris, 271 L’Intrepido frà i Cacciatori di Venetia hè 4 wn elefante inueltito, mà nontrafitto da molte faer- INtrepi= te,calmotto; VNVS TELA OMNIA CON. ‘€222 TRA; chenerinonaalla memoria il valore d'Oratio Coclite » poftoli con portentofa intrepidezza à fronte di tutte le foldatefche deli Etruria» rintuzzandole » «tanto chedietro alle fue fpalle fpezzato foffe quel fa- mofo ponte ; del quale fatto il Petrarca ; Oratio fol contra Tofcana tutta . E può anco feruire l'imprefa è gli hogori di Paolo Apoltolo, di Sant'Ignatio Martire » di San Francelco Xaucrio se d'altri fmili sche armati il cuore d'eroica intredidezza, foli foletti li portauino all'incontro di quanti, mali potelfe già mai fchierare in campo tutta ladifpettofa ferocità de i tiranni; de i manigoldi, ò dei. demoni] &c, 272 Il dente dell'elefante > da gli Artefici fuole efter pulito con vna pelle di pelce, chiamata fquatina > feruendo la ruuidezza di quettay per ridurlo a. fomma perfettione; però dipinto con quetti pelle apprelfo hebbe, ASPERITATE POLLIT ; talii ci- 2 liti} , e le mortificationi del corpo; e tale ancora il Mortif- rigore dell'educatione » e della vita difciplinata > ferue F2UONE d'opportuno ftrumento » è pulireil nottro fpirito » e Corret-. renderlo ragguardeuole,e pretiofo.S. Bernardo Epift. t one ai 113.0 quam compofitum reddit omnem corporis fta- P!* tuins nec non & mentis habitum difeiplina. Cerui 9 DEIpar cem fubmittit s ponit fapercilia , componit vuitum, °° ligat oculos , cachinnos cohibet moderarur linguam, franat gulam , fedat iramy format inceffm . 273 Per fimbolodi fincerità può feruirelapalla _ —_. d’auorio, egualmente candida e dentro» e fuori , alla Sincerita quale fù potto; EADEM, ET INTVS, dò fia «A QVEL CHE SCOPRE FVOR, DENTRO RISPONDE; nel qual fenfo Don Giouanni Paf- calio mio Concanonica . vAlbentem quacumque pilam color equet ebur- Gia: Paf- nus s calio Intuss & extra albi fymbola cordis habet. GATTO Capo XXIII, 274 Onfignor Arefio delineandolo coltopo in M bocca, edilmaotto; PAR1A CVM FECERIT; ne forma imprefa di Giudice vitiofo, ilquale, fimilealgatto, caftigane gli altri quel furto, Giudice ch'egli medelimo commette, e fi la parte del Giudice» vi tiofo effendo infatti vareo. Valer. Maffimo lib. 7. Quefî 74ler tumerat a Socratecur rideret: refpondens ait; Vi- Ma[fime deo magnos Latrones ducentes paruum Latronen ad fufpendinin, qui digniores fune fufbendio . Sacrilegiay inquit, minuta puniuntur, fed magna a triumphis feruntur. Tamberlane Ré dei Tartari g puniua con ogni rigore ogni picciolo furto, che nel fuo effegcito folle commetlo sedeffa poi rubbaua di continuo l'al- trui prouincie » € regni, 275 :Advngatto sed.wvncane, che ftauano gio- cando infieme il Padre Don. Aletfaniro de Cuppis diede ; QVOD SIMVL CREVERINT ; di- Educw moftrando la forzadell'’educatione efilertale 76 Das tione che Ouidio Petrarca 178 Confue- che rende fcambicuolmente beneuoli anco i più dif- tudine cordì pergenio,e pernatura ; Virgilio © Adeod tencrisaffuefcere multnumesSt, Virg.Georg. 2.Ed Quidio. Ouidio Affimilemqgue fsi longa afuetudine fecit. Trift. 1.Eleg.;. Quindi S. Maffimo fer. de S. Io, Bap- S. Mafi- tift. Benè confuetos pudebit diffuefcere- & quod in mo iuucreuteaddifcitur yin matura atate feruatur, 276 1lgatto inatto di ricuoprire le fue fchifezzes Diaicon: col participio TEGENDVM; ne perfuade è non manifeftar pazzamente, maà nafcondere fotto modefto filentio i propri), e gli altrui difordini; Tan- toinfegnò Iddio nel Salmo 49. 21. oue rimproueran- P/al, 49. do all’iniquo ifuoleccefli ,dicena; Haec fecifliy & ar. tacui, Nelqual luogo Pietro di Damiano fer. 56. de Piesro S.Martino. Nunquid aticui miniftrorum fuorum » Damiano Qui vindices funt ire eiusin boc ipfum conftituti reue- lauit ignominiamtuam? Ecce videty & tacet; videt, nec manifeflat; videt nec vindicat; videt , & videre di[fimulat. Màcon delicate maniere quefta cauta dili- genza in coprire i difetti, ed i vitij delnoftro proffi- mo ci è infegnata dall’Euangelico Samaritano ; il qua- levedendo vn mifero fpogliato 3 impiagato , infan- Lu. 10, guinato , pieno di tenerezza, e di prudenza ; Appro- 34 pians alligauit vulnera ius infandens oleum , & vi- num Luc. 10. 34. 0ue s'offerua 3 che fe bene egli do- ueua » prima , col vino lauarle ferite » poi con l'oglio medicarle » ed alla fine tafciarle,e legarle ; egli nel pri- moluogo legò le ferite » per infegnarci che le diligen- ze più rileuanti, e principali da vfarfi co i proffimi dif- tettofi , e mal condotti ; liano di coprire per quanto fi puòiloro difetti, e nafcondergli à gli occhi de i mortali, Similmente al Lebbrofo » idea efpreffa d’vn anima contaminata , commandaua la mofaica legge, Zewir.13. che portaffe ; Os vefte conteltum Leuitic. 13.45.€ 45 quetto per ammaefirarlo a nafcondere fotto il manto della taciturnità i fuoi ecceffi » e non ifcoprirgli al Origene mondo, che tanto iui interpretò Origene; H abebit os vefte conteltum , ne fetorem peccati loquendo dif- fundat . 277. Fù chi feccvna gatta ferrata entro vnatrap- pola » intorno alla quale icorrcuano i forci » come che itaflero beffandola , e ichernendola, ciò che inferifce il motto; CAPTIVAM IMPVNE LACES. SVNT ; E può feruire per vn guerriero » temuto in $cherni- campo aperto » mà da gente vile indeghamente dile- re giato » quando fi ritroua incatene . Miferia auuenuta aSanfone , terrore de Filittei , mentrefua libertà go- deua ; mà poi fcherno loro » poiche fù tradito » e le» gato. Hettore,mentre viueua,era temuto da iGreci: mà poiche per mano d'Achille fùimpiago » ed vcci= {o, corfero tutti ad incrudelire nel fuo cadauero ; ———__— Sic caffi luce leonis Conuellunt barbam vel timidi lepores » Alciat. Embl. 154. 278. Quadra ad vn affaffinodi rada, che falta fuori dal macchione » e d'improuifo opprime i paflàg- geri l’imprefa del gatto » che fuole ftare cheto , ed ap- piattato , mà vedendo i topi, d’improuito gli fuor- prende ; ecome difle il Ferro; EXILIT, ET OP- PRIMIT, nelqual propofito riefcono molto op- Affaffino portune le paroleche Radulfo Monaco ceri. in Leuit. Radulfo fcriffe del nibbio; Qusm rapere volyerit » improui- Monaco fus adeity & ferè in omni rapina fua maximè infi- dysvutur. Sunt in pradombus multi fimiles » qui vbi viribus non fidunty incautis infidiantur. 279 Pertipo di donnalafciua alla gatta chegio- Meretri- colando coltopo l’haueua à termine così cattiuo ri- ge dotto che à pena poteua mouerti, io diedi; € VM * LVDIT LEDIT. Ebenfenevedel'’efempioin dere Alciati QVADRVPEDI Lib, V. Sanione s da gli fcherzi della fua Dalida ridotto è per. derela libertà , lavifa; e poco meno chela vita . Nel qual fatto vn Serua nel Trucul.di Plauto. Meretrix meum berum miferure fua blanditia Pleute intalit' in Pauperiem y priuauit bonis sluce » honore y 4tq; amicis, GHIRO Capo XXIV. Al Sonnacchiofo è frà i Notturni di Bolo- gna » fù alzata l'Imprefa delghiro addor- mentato ; col cartello; IN LONGAM DIEM. Imprefasche fe naturalmente inferifce otiotità,pigra, Otiofita edinfingarda , mifticamente puòraprefentare vn ani- ma » nel letargo de i vitij profondamente fopita pall’- Pecca- orecchio della quale intuona San Paolo; Surge qui tore ha dormis 3 &exurge à mortuis. Ephef. 5-14. nel qual bigsioo luogo Sant'Ambrogio ; Perfidi, & vitiofi demerfi z SS in cenum fub defperatione vite, vt vefurgant fine dale emergant admonentur ; e nell'Epilt. è Romani 13. ;;; 1I.Hora eftiamnosde fomno furgere, cioècome in Rom. 1 3° terpreta Sant Anfelmo, Surgendum eft a fomno defi- 11. die yvtmente vigilemas, & bonis operibus occupe- S. Anfel- mur. Inpitis noftrisrequiefcehamus torpentes, & mo veluti quodam fopore detenti:fed nunc fcire debemusy- quia horaeft,vt ia ab illo fomno métis furgamus.Anco i defonti dormono; Îx longam diem; ilfonao de i qua- Defonti. li durerà, per quanto durerà il rigiro de icieli; ed all’- hora folameate riapriranno gliocchi » quando ; /Pfè 1. Thef- Dominusin iuffey & in voce Archangeli, & in tuba fal. 4.15. Dei defcendet decglo, & mortuiqui in Chrifto (unt refurgent. 1. Thefial. 4.15. 3 HIENA Capo XXV. 281 Icono » che quando il Cacciatore s'incone D tra nell’hiena colbraccio, e con la parte deftra, firimaneattonito e inftupidito ; mà fe conla parte finiftra » contra di lei felicemente preuaglia » € l'vccida;che però il Ferrole diede; NON QVAVIS PARTE NOXIA. L’infermità, la pouertà , la per- o fecutione , fe per vna parte riefcono pregiudiciali al 5 corpo » per l’altra portano mirabile giouamento allo fpirito. Preffurisy plagissfame, fiti » frigore»nudita- 5. Ambre te caro corrumpituryfed anima renouarur. Sant'Am- &° brogio. De i quali puòripigliarfiyciò che in altra ma- teria cantò vn Poeta; 280 Trauz- Sono come il coltel che fe tù'l prendi Bars. Gua In quella parte s oue per vfo humano ig si La man s'addatta , a chil'adopra è buono; Ge I Mà ch'il prende que fere » è fpelo morte. 282 All’hiena, chefuolcauareda i fepolcri i ca- daueri , e laniargli » Scipione Ammirato 3 con voci imperative commanda; IAM PARCE SEPVL. Mormo- TO ; voci di giufto rimprouero alla temerità del F3tOres mormoratore » che ardifce d'oltraggiare , e difturbare ilripofo anco de i morti. Gregorio Nazianzeno lib. 3. Sent. Parce peregrinis: fed manibus athere cffis Hic qui liquerunt omnia parce magts. 283 MonfignorArefioconla pittura dell’hiena , che caua dai fepoleri i cadaueri y ed il motto; QVA- SI THESAVRVM EFFODIENS;, tece imprela i per San Girolamo » quale fempre mai era intento à S. Giro- cauar da imorti) cioè da i libri deiletterati i tefori 1aM0 nafcofti della fapienza; e ne prefe il motiuo così dalle Studiofe parole di Giob. 3, 21. Quafi effodientes thefauruns > 16 3.20. gan- Gregorio Nazian. ——_—-- LEONE Cipo XXVI. gaudentque vebementer cum inuenerint fépulchrum > ob 28: come ancodalcap. 28. 18. Trab:tur autem fapientia 18. deoccultisyà iquali concetti applaude San Giouanni Gio: Cri- Crifoftomo Hom. 3. in Gen. Merito thefauro con- fofomo fertur diuinarum litterarum leGtio + Nam in facra feriptura îndicibiles diuitias inuenire licet . LEONE Capo XXVI. 284 @ Cipione Bargagli per ficurare il miracolo S di Crifto ’ Chetifatcita ivi defonto » fi valfe del Leone» che rifcuote dal profondo letargo i leoncini giacenti » col folo pibaribe delle voci » & il cartello; VIVIFICAT RVGITV$; la doue altri diffe; EXCITAT RVGITFVS; ed altri perbocca del Leone; VT EXCITEM; Così anco la corret= tione vehemente defta i neghittofi , e gli richiama dalla pigritia , alviuace effercitio delle virtù. Anto» Antonio niodi Padoa fer. 3. de Euangelitis. Leo rugita /uo di Padoa fetum mortuum fufcitat, ideft advitam excitat ; fic Prelatus mortuos per prauitatera , vel negligentiam, Fi iniuftitiam exhortatione fua » & oratione vini- cat. 285 1lLeone;che fuggealla vifta d'vna fice ac- cefa, coltitola da Emblema; MAGNOS VANA FVGANT , dimoftra» chei cuoripiù grandi , e generofi; fi fono lafciati vincere ed auwilire dalla .. fiamma ofiadalla bellezza e vanità donnetca. Mi- S.Cipria= {eria fotpirata dà $. Cipriano de Singul Cleric. Quan» “i tos leones domuitvna muliebris infirmitas delicata, quecum (it vilis &mifera de magnis efficit predam. Annibale lo pratticò , che quando già era in pofto d*- ottenere vn intierotrionfo de i Romani » dalle Capua= ne lafciuie fneruato fi vide aftreeto è cedere, ed è pe- rire. Marc’ Antonio s che mentre {kaua in vincere quella battaglia navale, che feco portaua la monat» chia d'vn mondo; al veder Cleopatra fuggitiua » ans " ch’effolidie per perfo s e per fugato &c. 286 Simileconcetto efprime l’ Emblema delleone fuggitiuo alla vifta della fiamma col detto fententio- ._ fo; SOLVS FORTES TERRET IGNIS ; Femuna vedendofi la fortezzad’Elia indebolita al rifcontro di € | î 08" Gezabel, cheeffendo donna partaua le fiamme del fu- 5 rore,Siche quel grande s cheminacciaua i Monarci , rimproueraua iRé, preualeua contra le (quadre de i > quinquagenarij » contra di lui armati ; chiudeua » ed appriua il cielo à fuo talento;e co i foli comandi ob- bligaua la natura ad vbhidirlo » tutta sbigottito fe ne fuggi dal fuoca di vna femmina . Giouanni Crifofto- mo Hom, 1s.in Matt. ex varijs . T'umait mulierer, quitorius mundi ftatum» & cali pluutam » agri fpe- cieminlingua poteftate portauerat s qui ignem e ca- lo eduxerat, & per virtutemorationis mortuos fu- . fcitanerat a hic timuit mulierem &rc. Femina © 287 Inattodiritirarfi alla vifta d’vna fiamma; it deue fug teone fù introdotta à dire; FVGOR EX INTVI» girfi TV; prudente auuifo in materia di libidine ; ben vfgoffina dicendo Agoftino Ser. 2. in Domin. 25. poît Trinit, che San Paolo ; Cum omnibus vitys predicauerit refi- Slendum, duna contra libidinem loqueretar , non di= xit refiftiteyfed fugite fornicationem . Parimenti Giob- be , chequafi animoto leone ftette intrepido à fron- te di tutto l'inferno ; trattandoti di materia fragiles proteftò; Pepigi feduscum oculis meis, vt ne co- gitarem quidem de virgine ng 1. nel qual pro» pofito Giouanni Crifottomo Hom, de contin. 1o- Gio: Cri° feph. Quis non admiretur videns virum hunc cum ffomo diabolo viriliter certantem, & omnes maligni ma- chinas vincere; virginis amem faciem fugere ) & è Corret- tiore ve hemente Brauura domata Gio; Cri= Soffoma Job 31.1, 0179 formofe puella afpettuoculos fubducere? Diabolum accedentem non fugit , fed manfit ficut leo viribus fidens; virgine autem vifa» non ftetit , neque mora- tus in contuenda pulchritudine fed ffatim feceffit . Quetti in fomma erano i configli di S. Nilo Orat. de luxuria; Caue ne din ante oculos mulieris fpeties ob- S. Nile uerfeturs ne cupiditatis ignem accendat è & anime tue arcam exurat , 288 Don Diego Saauedra, perinferireche nel ___ prencipe ritrouar fi debbano infieme accoppiate la Précipe fortezza »ela prudenza, fece emblema del leone, con !9"te» © vna coronadi ferpi in capo;ed iltitolo; VT SCIAT prudeto. REGNARE; la dauealtri primadi lui haueua figu- rato illeones con vnaferpe auuolta al collo sed il tito- lo; NIL APTIVS, NIL DECENTIVS. Dai quali concetti non fi dipartì Carlo Ghialdo $ che ad va lone inatto di paffeggiarecon maettà pefata die- de ; FORTITVDINEM PRVDENTIA. Nella perfona del Re Dauide riconobbe quefte virtù Sant- Ambrogio » di lui fcriuendo lib. 1. de offic. cap: 3,5. PRVDENTIAM FORTITUDINIS COMI S.Ambre potra hab in prelio- Idco inomnibus vittor pre- gie js ETC. 1 289 Illeone, che ftà sferzandofi con la coda, hebbe il verfo del Fatto; PER ISVEGLIAR LA Diligen- FERITA NATIVA, encinfegna ; che non bafta 23 hauere i talentiyxmà dobbiama con opportune diligen- ze eccitargli s pervalerfene a luogoye tempo . Appli- cò quetta proprietà il Padre Nicolò Cauflino Parab. Mortifi- Hift. lib. 7. num. 68. a chi macerando con difcipline, cationi ed altri fimili arnefti la propria carne » delta lo fpirito, el'auualora a vincere iltentatore ; Cruciatus corporis Nicolò voluntariè fufcepti paratiores nos ad pugnam cum Caxffine demonibus ineundam faciunt s poiche dic'egli. Cos viriutis » pati» ; 290 Per dimoftrare» chela prudenza humana valendofi deltempo opparruno } opera tutto ciò che Diligen- vuole, fù pafto illeone , col marfa inbocca foftenuto za perle briglieda vna mano; &le parole; DIES, ET INGENIVM, itmprefa cauata da quel verfo diTibullo; Longa dies homini docutt parere leones Tibullo E piùdifutamente Quidiol. 4. de Trit. Eleg. s. ° Temporeruricula pariens fittaurus aratriy Quidia Prebets & incuruo colla premenda iugo Tempore paretequus lentis animofus babenis : Et placido durosaccipet are lupos Tempore penorum compefcitue tra leonum è Nec ferivasanimo que fuit ante manet. 291 Intrepidezza coraggiofa inferi(ce illeone fe- Intrepi- gnato dal Domenichi colmotto; REBVS A D- dezza VERSIS ANIMOSVS; cheèquello appun- to.che fuggerina Oratio |. 2. Carm. ode. 10 Rebus anguftis animofus , atque Fortis appare. Magnanimità da ben cento fcrittori celebrata ed am- ‘mirata in Crittoforo Colombo » che fe bene fivedeua combattuto dalle tempette d'un immenfo , incirco- fcritto Oceano ; abbattuto dalle colpirationi Je fuoi compagni » e feguaci : attlittodalla necelfità del vit- to» e quali che in eftrema abbandonamento d'ogni cola , con eroica animolità {uperò tutti i mali 7 ed'ar- riuò alla fcoperta d'vn mezzo monda . 292 Maffimiliano Arciduca d'Auftria . portò il leonecoltitolo; FORTIBVS RESISTIT; e Intrepis ne dimoftra animo grande» che non la piglia s che dezza conalcri di robuttezza , e nerbo è lui parì, Claudia- no in Fpigram, : Pracereunt fubietta fera toruigue leones Claudia Que firamfe valenty ca mox proftrata velim. me QuanE è | LI Nec Orsro 180 Nec anift bellantis gaudent ceruice inuenci. Riefce ancol'imprefa opportuna è quei generofì sche > non cedettero, mà fupperarono coneroica animofità i più violenti contrafti della nemica fortuna, ‘quale Reginaldo Polo; Giouanni Fifcherio } Tomato Mo- ro Campioni gloriofi dell'Inghilterra. Vincenzo, Lorenzo s Ignatio Martire, Paolo Apoftolo fortiffi- milconi della tribù di Giuda ; Tecla , Agata, Catari» nas Amazzoni di Paradifo, e dopo quette Francefca Romana il cui cuore non dall’efliglio del marito , non dalla morte de i figliuoli, non dalla rapina delle fa- coltà , non dalle percotfe de gli angioli » non dallebat- titure de i demonij puote ellere infiacchito »od au- uilito &c. 293 IlLeone,chefdegna d’azzuffarfi con animali vilize vuole cimentarlì folamente con elefanti » pantere Magna- &c. fù fegnato col titolo. PVSILLA NEGLI- umo . GIT; e dimoftra animo grande; nobile, e gene- «Ariffote- rofo. Ariftot. 4. Ethic.cap.3. Magnanimus parui fa- le cit, ac negligit omnia prater adlmodum panca. Ma- dd Quiss.ac graubus fe obycits in quibus nec vite par- cit» Martiale l. 1. Epigr. 67. riuolto ad vna lepre, che fuggiua nel teatro dalla vicinanza d’vn leone x COSÌ; dMartiale Quid nunc feua fugis placidi lepus ora leonis ? Frangeretamparnas non didicere feras. Sermanturmagnis i$ti cernicibus vngues, Nec gaudettenui fanguine tanta fitis è Ed il Caualier Marino nella 3. parte della Lira » inlo- de di Carlo Emanuele Duca di Sauoia » trattenuto nella caccia s rivolto alle fere così; Non fia di voi che il mio Signor pauenti Semplici Damme e manfuete Ceruey Tanta nel nobil petto ira non feruey Che l’irriti a ferir fere innocenti. ; Sdegna di vili e fuggitiui armenti Preda vulgar » che glivbbidifee » e ferue 9 Solo è domar rubelle alme proterue Sente nel regio cor ftimoli ardenti . Così Pier Francefco Spinola Milanefe lib.1.Epigram. Spicula mufcarumcontemni ffammiger alesy Magnanimus mures & leo ridiculos. >. 294 . Cuore intrepido,ed inuincibile ne dimoftra Intrepi- il leone » che hauendo vna zampa tagliata » portail Marino P. Frans Spinola dezza motto. SI NON VIRES, ANIMVS. Oratio lib. 1. Epift. 17. con vn beliiffimo dialogo efprime quefta eroica generofità . Orazio Virbonus& fapiens audebit dicere ; Pentheu Rettor Thebarum quad me perferres patique Indignum cogest Adimambona; nempe pecus, Yemy Leltoss argentum.Tollas licet . Et manicisyt& Compedibus feno te fub cuftode tenebo. Ipfe Deussfimul atque volam me foluet. Opinor Hocfentit.Moriarj;mors vltima linea rerum eft. 295 - Siritroua il leone col foprafcritto; AD NVLLIVS. PAVET OCCVRSVM; parole tolte Proserb. da Prouerb. 30.30: Leo fortifimus befttarumy ad nul- 3°- 30- » lis panebit occurfum s cue metaforicamente fi parla ri del coraggio sed animolità realein foftenere, e tupe- ® raregl’alcrui più duri se violenti incontri. Sant'Am- S-Anbr brogio lib. de Tacob s& vita beata cap. 7. Perfetti gio viricft, quafi fortem militem grauiffimorum cafuum SuStinere incurfuss confliétus fubire ye quafi prowi- “dum gubernatorem,nanuemintempeftate regeresatqg; occurrendoinfurgentibus fluitibusymagisvitare nau- fragium fulcando vndas s quam declinando» 296. Vnleoncinostutto fuegliatose fpirante la ge- nerofità nativa pofe il Bargagli col titolo; E FOR- Nafeita TI GREGÉE; che dimottra quanto rilicui la vit= OVADRVPEDI Lib. Vv; tuofa qualità della ftirpe. Oratio. ©“ Fortes creantur fortibuss & bonis * Eft in inuencis et in equis patrum Virtus; nec imbellem feroces Progenerant aquile colombam. 297. Animo fincero mà generofo y e grande ne Apimo dimoftra il leone , coltitolo. NEC ASPICIT, nobile NEC: TORVE VVLT-ASPICI. Quefta foauità difguardo, emanierofa dolcezza d’afpetto; e di fem- biante, come dote sare delbuon prencipes & qua- Oratio | litàdai nobili fudditi delîderata, da ben centofcrittori fù auuertita . Niceforo Gregora lib. 6. Hift. Byzant. Hoc illud eft Indorum fapienzum preceptum. Prin- Niceforo cipem quo natura fublimior (it , eo bumaniorem fe Gregora » prabuerit'inferioribus , cariffimum populo futurum. Seneca lib. 1. de Clement. cap. 13. conquetti pochi tratti al viuo delineò il vero Prencipe ; Sermone affa- Seneca bilis , acceffuque facilis ,vultu qui maxime populos demeretur , amabilis . Sant Ambrogio lib. 2. Offic. cap. 7. Popularis, & grata eftomnibus bonitas, ni- S.Ambro hilque quodtantopere illabatur humanis fenfibus : ea gio fimanfuetudine morum , ac facilitate animi, & affa- bilicate fermonis, verborum honore, modeStiaque adiuuerur gratia , incredibile eft squantum procedit ad cumulum dilefionis . S. Paolino, icriuendo ad Aufonio, di fe medefimo atteftaua. i a_n Ipo te ledere vultu S. Paoli SempersxT incauta timui violare figura» ‘no Cumque tua acceffi venerans ymea cautius ora Compofui, & lato formaui lumine frontem + 298. Illeonenelle forefte intento à darla caccia alle fere fi ritroua col cartello; VENATVR IN- Magna» GENVE; e dimoftra animo fincero » che opera NUno alla fcopetta » toltaneagni frode ye ftratagema . Al- fonfo Rè d'Aragona; mentre moffo haueua l’armi contra l'effercito de i Venetiani , che afpirauano all’ac- quifto del Ducato di Milano; effendogli comparfo d’auanti vn non sé chi, che s'offerinaadabbruciare l°- arfenale di Venetia , immantinenti rifpofe. Sibi n01 Deuit infidijs, fed aut virtue vincendum » aut nunquam Chitrea profetto vincendum effe. E foggiunge. Nunquam fibi vittoriam placuiffe , cuius poltea pizendum » pu- dendumue effet . Dauid Chitreo nella cronologia del ké Alfonfo Anno 1448. 299 Virilerefiftenza , ed inuincibile coraggio rapprefenta illeone, che attorniato dalle lancie porta il motto. FORTITER RESISTENDVM nei Refiftere quali fenfi Oratio 1. 2. Satyr2. —t———___ _— iuite fortes Fortiaque aduerfispponite pettora rebus . E Seneca Epift. 60. Virfapiensadomnem incurfem Seneca inuiftus s non fi paupertas snon fe luétus mon fi igno- minia, non fi dolor impetum faciat, pedemreferet s vfque adeo patiens eft &c. 300 Aflerifconoi Prudentiy che fia parte non che di Pendenza, màanco di militare fortezza » il cedere Cedere all’auuerfario incontro; è faperfì valere dell'opportu- na fuga ; il che rapprefentò illeone, che fuggiua da certe lancie contra di lui abbaffate» con la fcritta; % BLANDE CEDIT; è come altri diffe con motto da Emblema; FORTVNA CEDENDVM. Po- libio; Et optimi Ducisy fcire & vincere » & cedere Polibio prudenter tempori. Il Rè Antigono di Macedonia, fuggendo vn giorno diffe. Se mon fugere » fed vtili- IFd. Pe- tatem d tergo pofitam fequi. Nicolò Picinino foleua 2uf. lib. dire. E meglio che fì dica; quì il Picinino fuggendo «2. 175. fi pofe in ficuroy cfie quì rimafe vinto; e fconfitto . Così Dauidey Annibale; ed altri centoy col fuggire, fi riferuarono all’honore di mobilifime vittorie + : 301 Perche illeoney quando hà coperto dcepo Aftutia perde Oratio LEONE perde la fua fierezza, e fi lafcia facilmente legares però fù pofto in emblema ; col capo coperto, ed vna mano in atto di legarlo, conla fentenza; SVPERAT SO- LERTIA VIRES; è mille proue pratticandofi,che dall'induftria » ed accortezza humana la difpettota forza » elafpauenteuole ferocità delle fere vien fog- giogata ye domata. Euripide , riferito da Plutarco Euripide lib. de folertia Animal. VIRES exigua funt mortalium . Sed CALLIDITATE multiplici Bellnas marisa & terreftriay Et Jub cglo volitantia Omnia HOMO DOMAT. 302 Dimottra animo veramente nobile » mentre Animo - porta il motto; SERVIRE NESCIT» de i quali nobile affitti ne porta viui effempi Filone Ebreo /. quodom. Filone probusfit liber: fràiquali dicecosi; Celebratur La- Ebreo conts pueri mira quedam ingenvitas. Captiuus enim abduttus a quodam Antigoni militezliberalia quidem nonvecufauit mmifteria ; fermlia verò neganit fe ex- hibiturum; quod abborreret a fermtio Prafenti vite violentammoriem pratulit , vt feliciorem : & defpe- rataredemprione,libens fibimet manus intulit; e pro- fiegue con altri efiempi . È 303 leone » che rifiuta di riceuere in bocca il Animo freno e tiene l’aunerbio ; INCASSVM » non fola- nobile mente fcuopre animo fignorile s che non sà vbbidire Pecca- adaltri; ma parimenti infinua animo pertinace nel tor ofti- male; che rifiuta le briglie, edil freno d'ogni legge na- naro — turale, od humana; nel qual propofito Sant’ Ambro- S.Ambre g/0lib.2.de Abraham cap. 7. Ferwet primo culpa im: gio peru, & omnem retti cogitationem prevent : motu- que immaturo exilit - ceruice tumida recufans ingum correttionis. E Giouanni Crifoftomo to.1.Ser.t. de Gio: Cri- Abfalom,di quefto fcelerato fcriue; Paricide furor foftomo non minuttursnon frenatur. Ardefcit in peiusy in maius accenditur e 304. Filippo III. Re Cattolico; fi dichiarò pron- Fortez- tocosì all’effercitio della militare fortezza è comea za,e pie- quello della Religione Criftiana, dipingendo vn leo- ta neycheteneua vn hafta entro vna zampa; ed vna croce nell'altra; col titolo; AD VTRVMQVE; dichia- randofì pronto a fare eftreme proue se della brauura guerriera » e della pietà Criftiana. Egualmente reli- giofo , e generofo fi dimoftrò Anfelmo Petra - Mala- rio» che mandato dalla Santità di Pio V. infieme col numerofo drappello d'altri fuoi compagni Capucci- niyad affiftere a i combattenti Criftiani nell’armata Nauale contra i Turchi, prima fodisfece alle patti d’vn intrepido Predicatore ; il quale , e conl'imagine dvn crocififfo flullante fangue » foftenuta nella fua deftra, e con parole tutte di fuoco, animò, edaccalorò i Cri- ftiani eletanti alla fegnalata battaglia; mà dopoi ve- dendo gran numero de Turchi falito sù la fua galera, conbellicofo coraggio afferrata vna fpada, e giran- dola con ambe le nerborute braccia frà la calca de i barbari » eg etonando conlevoci, e lampeggiando cogli occhi, fece dei Maumetani tanta ftrage » che riufcì vno dei principali ftrumenti della vittoria . Il Padre Giouanni Rhò de Var. virtut. Hift. lib.6.cap.1. Gio: Rbè. num.13. Miffusà Pio y. vt pugnantibus Chriftianis militibus più adeffet, fecerat ille quidem egregiò offi- ciumy quumin triremem quavebebatur, agminatim Turcasinfilire confpicatus sdepofito in puppi Chrifti ecruce pendentis (igno, quo circumlaro antmos pu- guantibus addebar » grandem arripuit gladiumy vera- que vibrandum manu, voceque, ac viribusterribilis, pugnantibus feimmifcens » plurimos hoftium obtrun- Cauit ,ac non minima vittoria ipfe pars fut. 305. Inlode di gran perfonaggio egualmente Capo XXVI. 181 amato per la bellezza del fuo maeftofo afpetto ; ete- Bellezza muto per la giultiua incorrotta da lui amminiftrata, terribile fù pofto il Jeone, con vn verfo di Torquato Taffo; BELLO IN SI BELLA VISTA ANCH' E L'ORRORE » alquale foggiunge. E di mezo la tema etce il dilecto . Geruf. Liberata C. 20 8.30. che forfe non è fenza imitatione di Lucano . Metuendavoluptas Lucano Cernenti s pulcherque timor. Nel qual propotito Sant Epifanio lib.3. contr. H.eresy heres. 78.del leone parlando ; Regium hoc animal, 8. Epif+ inter omnia animantia violentifimum , ac forti "* mums & per omnia gratiofifimumeft. Nel Rè Sa- lomone, Dauide offeruò quett’accoppiamento di bel lezzay edi terribilità. Ipfe tamquam fponfus proce Pfal.19. dens dethalamo fuo. Exultanit ve gigas ; sù lequali 6» parole Sant Agoftinosparlando dell’Incarnato Tddio. v Spectofusvt fponfus, fortis vt gigas; amabilis,& ter- S.Agsfi ribilis, feuerus, & ferenus : afper malis pulcher bonis."?_ 306 Crifto giudice, che fauorifcei giufti y ed if. Crifto pauenta i rei, può figurarfì nel leone » che alzato per giudice imprefa da Giouanni Ferro» da vn lato auuiua i leon- zini » e dall'altro fpauenta ed atterra le fere col fuono della fola voce» il che dimoftra ilmotto; VIVIFI- CAT, ET TERRET. Sant Agoftino Scr.9.de L Verb. Domini. Dewsnosnon folum docere fuaviter, ro» fed etiam terrere falubriter non ceffat. Fomentisle-"* nibus quibus confolatur > fepe etiam mordaciffimam medicamentnm tribulationis adiungens Te. 307 Sdegnogenerofo contra gli oppreffori della Sdegno fua libertà dimoftra illeone dei Fileleutridi Venetia , chetenendoli à i piedi vn giogo da lui fpezzato è dice con ifdegno ; AT COLLA IVVENCI. San __— Girolamo Epift. 62. Ciro indignatur libertas froppri- S.Girole mitur. Nemo plusimpetrat è libero » quam qui fer-"° ulre non cogit 308 1 Maritimi purdi Venetia » hanno per loro imprefa vnleone in mare, mà però co i piedi » che toc- cano il fondo, ilche dimoftra il motto; SVB P E- DIBVS TERRAM,; infinuando il dominio che quella Sereniffima Republica tiene in amendue quefti elementi; & la fua permanenza ttabile frà tutce le Hut- tuationi della fortuna Quadra parimenti quefto mot- Speran- to à chi fondale fue fperanze non negli oggetti labili 22 VE54 etranfitorij, mà ne i permanenti; à chi trà la copia Memo- delle ricchezze fi ricorda della fua mortalità; è chi nel 12 della mezzo ad vn mare di felicità, digaità, e grandezze MON - pofa il cuore ful fondamento dell'vmiltà &0. Hugailtà 309 Monlignor Arelio, pervn Santo, che cela le proprie eccellenze sele riferuaaltolo acquifto del- _ . l'anime, & alla mera feruità d'Iddio , figurdilleone » Seruità che caminando tien l'vgne raccolte nelle zampe è prot d no prietà ua, col motto leuato dal Sal. g8: 10, FO R- ng pre TIT.VDINEM MEAM AD TE CWro. DIAM. Nelqualluogo Vgon Card. Duplex eft far- 7£n titudo - Vnafpiritualis fciltcer anime » alta natura- pepe lis s fcilicet corporalis y & viramque debemes c»fto- dire. Domino , 4 quo eft - Fortitudinemantemistam cuftodire ad Dominum» eft omne bonum viriutisyi” operis non fibi, fed Domino aferibere; aliter enim non cuftoditur s fed perditur. ‘ 310 Vincenzo Giliberti iferifce il leonecol fre- __.. _ no pediltitole; INDVSTRIA; ET.LA BORE, Diligeza dir volendo » che l'humana accortezza » e diligenza fà tutto ciò ch'ella vuole. Tibullolib, 1. Eleg. 4. Longa dies homini docuit parere leones , Longa dies molli faxa peredit aqua. Vegetio , citato da Liplìo de Mulit.Rom. l. g. dial.11. Nub:l eft quodnon affidua meditatio facillima dg Torquato Taffo Tibnlo Pegezio 182 Ed Oratio lib, I. Epift. L Orazio Inuiduss iracundus s iners gvinofusamator, Nemo adeo ferms eSty venonmitefcere poffit Simodo cultura patientem commodet aurem . Pecci. 311 Tipo di peccatore comumace rel vitio è il tore leone» che fi precipita entro yn pozzo; cel verfo; AL ENTRAR STOLTO:; ET AL VSCIR PROTERVO. Salomone entrò pazzamente nel baratro delle libidinis e delle idolatrie; che poi indi n°- vfcifles non v'è luogo di facra Scrittura che nel dimo- ftri: ben sì molti Interpreti vi fono che lo piangono morto nei viti} y e petconfequenza dannato. 312 Dimoftra gratitudine » e buona corrifpon- Gratitu- denza al fuo benefattore il leones che riflette non sò dine. _ qualechiarezza , mentre da iraggi del Sole è tocco» Corri(pé portando il motto del Lucarini s LVCENTI RE- denza NIDET. San Bernardo fer. 68.inCant. Ille mibi u quia benignusy © mifericorseftsego illiquia non fum ingrata : ille mihi gratiam ex gratias ego illi gratiam pro gratia: ille mea liberationi, ego illius honari ; ille Salati mea s ego illius voluntati ; ille mibi , & nos al- teri » quia vnafimcolumbaeins, ego illi & non alte- visnonenim andio vocem alienorum. 313 Advnleone, con gliocchi bendati fù fopra- Gratia fcritto; LVX ADDET VIRES; così l’afliftenza divina dellagratia divina» ela luce dell'innocenza, annefla a inoftri cuori, hanno poffanza d’avalorargli a maraui- glia. i Similmente la.luce della fanta Fede» e della pie- tà Criftiana , rende più che mai vigorofi i Prencipi ) della terra, e gli rinforza a fare opere grandi ye fegna- late imprefe. San Gregorio Nazianzeno Orat. 21. dopò d’hauer detto che Giouiniano, chiariffimo 1m- peratore » gittò le fondamenta del fuo imperio molto nobili, è gloriofe, col difendere, e dilatare la luce del- la fanta Fedes che da molti pareua combattuta, od of- fufcata, foggiunge » che in tal guifa mentre egli folle- citaua il rintorzo della fanta Fede , venina dalla mede- fima,ed eflo parimenti anualorato , e ringagliardito; Gregor. Vt fimuls cei ROBYR afferret, & ab ca viciffim Nazim ACCIPERET . E Sant Agoftino lib. 5. de Ciuit. cap. 25. di Coftantino Magno fcrine s che la doue quetti vinendo nelle tencbre della gentilità operò fe- gnalate imprete , ed oftentò molto valore; poiche fù dal raggio della fanta Fede iliuftrato , acerefciuto di peo forza, e vigore, e fondò Città fuperbe, e di- ato I confini; e dell'imperio; e della vita ye domando la ferocità de itiranni, ottenne più che mai chiare ; e E.4gofti- gloriote vittorie. Conftantinum Imperatorem non no Sfupplicantens demonibus, fed ipfura verum Deum colentem»tantis terrenis implenie muneribussquanta optare nullus auderet , cui etiam condere ciuitatem Romano Imperio fociam- concelfit » din imperaniry vunerfum orbem Romanumonius A nguftas renuity & defendit: in adminiftrandis,&gerendis bellis vi- Goriofi[fimus fuit: in tyrannis opprimendis per om- nia profperatuseft + 314. Perche il leone fuol dormire con gli occhi Contem aperti » il Lucarini gli foprafcrile ; NEC IN platione SOMNO QVIES; ò veramente per bocca del leone; IN SOMNO VIGILO; c può fer- uirea perfona contemplativa ; che anco frà i fuoi ri- poli alzal'anima à Dio, efìfollicua à i fecreti del cie- Pittro lo, Pietro di Damiano Ep. 39. Leo apertis oculis Damiano dormit » & tu fic quiefce fepoficusà mundo » ve per- wigiles femper oculas babere perfeueres in Domino; fic dicitur: ego dormio » & cor meum vigilat. Sant- $..Ambre Ambrogio imilmente Fpi®, 66. Ef etiam Santto- 4) rum fommnas operarins fecundum quod feriprunt et; ego dormio & cor menti vigilat > fecundum quod Ta- cob fanttus dimina dormiens videbat imyfieria» qua QVADRVPEDI Lib. V. vigilans non videbat, Francefco Kauerio, dormnen- Francel- do vegliaua,folito ne i fogni è prorompere in voci ef- co Xaue= prefliue di pietà feruorofa ; ed inafclamationi di viuo 119 amor d’Iddio. 315 Giàcheilleone fuol dormire conle pa'pebre alzate, non vi mancò chi figurandolo corcato è ter- ra ; l'introduffeà dire; ET DORMIO , ET VI- GILO; motto tutto fimpatico con le voci della fpofa Cant. s. 2. Ego dormio, & cormeum vigila: » cdi- Cant.5. 2 nota le proprietà de i feruorofi amanti » di riflettere Amante anco nelripofo de i fonniilpenfiero vigilaate all'a- mato oggetto. Quidio Metam. 9. d’yn anima inna- morata. — e —— Placida refoluta quiete Sepe videt quod amat. E San Giouanni Climaco Gradu. 30. Ego propter na San Gin: tura neccelfitatem dermio » fed cor meum propter Chirtaco amoris copiam vigilat. Edormesevegliail Giufto, poiche chiudendode pupille alla cognitione delle cofe Anima terrene,etemporali , fi porta alla cogairione ed inten ONtiem- dimento delle celefti , ed eterne. San Gregorio Papa plaziva I. s. Moral. cap. 22. Sanlfa menss quo fe è firepitu S. Grage- temporalis concupifcentia comprimrs co verius in 7° ternacognofcit: & tanto alacrius adintima vigila!» quanto fe ab exteriori inquietudine occultat ; col quale concorda Sant Agoftino Tra&. ;7. in Ioan. Ego dormioy & cor meum vigilst. Ego requiefco S-Agoffa anegotiofis altibus, & animusmens dininis fe inten- ne dit affettibus. Dottrina, che allo feriuere di San'Am- brogio lib. 2. de V'irvinibus dalla Beatiffima Vergine Maria fù praticata ; poiche in lei; Dormzire non prius cupidi- Vergine tas, quam neceffitas fuit y & samen cam quiefceret S. Ambre corpusyvigilarer animus.Se anco non s'applicafie l'im- g/ ì prefa è Crifto fepolto, dicui profetando ragionaua i1 5. Giacobbe Gen. 49. 9. Requiefcens accubuifti ve Gen.49. 9 leo ; poiche fe l’humanità nel fonno di morte reftaua Crifto affoporata s vigilaua di continuo la diuinità y del qua- fcpolte le perciò Vgone Vittorino lib.2.de Be/ljs cap.1. Dor- Vgon miuitentm caro in crisce moriendo, dininitas vero vi- Vistorine gilabats cunéta protegendo . 316 Il leone, perche dorme ad occhi aperti, fù : introdotto à dire ; SECVRVS DORMIO ; tale Prenci- anco il Prencipe; edil Prelato , può dormir ficuro,e P£ fedel col cuore pofato , mentre i fuoi miniftri prudenti, .e rea fedeli,efequifcono con puntualità le loro incombenze. “Î1!® Suida Centur.11. Prover. j 2. Ocwlos regis vocarame Ssida Satrapas » per quos omnia Rex fpeftaret : ficur Re- gis aures delatores y per quos andîret omnia. Quindi Aleffandro, effendo ritrovato à dormire, diffe che ciò faceuaplicura ) e quietamente » ben fapendo che in fua vece vigilaua Efetione. Così Plutarco ed altri. 317 Nafceilleonecongliocchi aperti) il cheof- Pueritia feruando il Lucarini gli diede; ET IN ORTV vivace CONSPICIT); che dimoftra pueritia vivace, e giu- diciofa. Per autem eram ingeniofis , diceua il Sa- uio di fe fteffo Sap. 8. 19. & fortitus fiam animam bonam. Mà propria » ccalzantemente potrebbe ap- plicarfì l'imprefa à San Giouanni Battifta, che à pena fi può dire fù concetto yà pena hebbe l'effere : che fpa- lancò gli occhi leonini , cperfpicaci sarimirare, a contemplare nell’vtero della Vergine Madre l'Incar- nato Verbo di cui San Giouaani Crifoltomo, apud Gio: Cri» Metafraft. MenfeTulio; Cumad nos adueniffet Re- ftffome demptor noftri generis svenit protinis ad funm ami- cum Ioannem; dum adbuc effet in ventre matris: quem cum EX PTERO inviero afpexiffet Ioan- nes, terminos nature concutiens > exclamat : VP I- DEO Dominumy qui nature impo/uit terminos. E frà poco ; Nondum ducit vitam, & Deum pradicate nondum afpicit lucem y & folena indicat : nonduns paruyr Cuidio Sap.8.19 Gio.Bàt- cifta L'on .; paritury & properat precwrere. Guerrie= 318 Il motto foprafertitto al leone; ET RV- ro terti- GITV TERREFACIT) dinota militare bravura; vr mà appennello conuienfi a Crifto , il quale colà nell’ eli an orto, con le voci intonanti al pari del generofo leone S.Tomafo Opufe. GO. de Humanit. Chrifti. Yna vox tarbam odijs ferocemy avmis terribilem, fine vllo telo per- cuffit,vepulit, ac flrauit, virtute latentis diuinitatis Quid faciet indicaturus , qui hoc fecit indicandus ? 319 Si ritrona vn Icone carcerato entro vna tor- re, col'motto da Emblemastolto da Oratio in Epodo; NON MVTAT FORTVNA GENVS; edi- Magna- moftra che la magnanimità d’vn perfonaggio gran- mimo - de,nedalle prigioni , ne dagli effilij., ne da tutte le viblenze della rea fortuna può effere pregiudicata + Alfonfo Rè d'Aragona » benche prigione di guerra» conferuò sì fattamente l'auttorità & maettàreale» vi Ant. Pa- interdum viftoribus ipfis non viftus, fed vitor appa- wermis. reret. E trotandofi entro vna naue » così prigione com’cray diede ogni giorni a i nocchieri y ed al piloto gli ordini opportuni; 1 quali con ogni pontualità vbbi- diti ) diedero occafione a i prudenti d'affermare; 7% omni fortuna Alphonfum & videri, & exiflimari merito regem. Panormit. lib. 3. cap. 38. 320 Nell'efequiedi Rannutio Farnefey Duca di Benefi- Parmafù figurato il leonemorto 3 con l’api d’intorno cenza alle fue fauci,edil motto; A FORTI DVLCE; dinotando ; che da lui foffero flati favoriti gli ftudij» piantate le Accademie ; edaperta l'Vniuertità di Par- ma. Altri diffe; A FORTI DVLCEDO, che feruirebbero per vn guerriero ‘affabile, e benigno; e cheingegnofamente furono applicate al figliuol di d’Idd+»yquale fe prima eravn leone terribile in cafti- gur il mondo ; altempo della fua morte versò da fe eflo il miele nell’inftitutione del Sacramento Euca- riftico » del qual fenfo vn diuoto , con allufione allib. Iudic. 14.14. Obuia crudeli laniarat corpora morfu «Armatus rabieydentibus s vague, Leo. Nunc iacet exanimis mirum | nunc morte peremptus Egerit e forti mella» fauofque finu. Qui leo terrificis totum lacerauerat orbema Ignibus , vndifonis fluétibus y atque minisy Mitefcit moriens yac mellea munera prabet: De forti dulcis y de comedente cibus. 321 IlLucarini, per efprimere ciò che auuenne à S. Pietro San Pietro , quale c ftando al fuoco » tutto perturba- tofì negò il uo Mactitro , ed vdendo il gallo , tutto fe nc conpunfe; figurò vn gallo da vn lato, ed vna fiam- ma dall'altro, mettendo loro nel mezzo vn leone » che ortaua il motto; ALTERVTRO COMMO- VEO R INSPECTO.. Si che in quella guifa » che illeone così in vederla fiamma s come invdire il gallo refta altamente commofo , e perturbato ; non altri- menti fucceffe à quell'affannato Apoftolo ; il quale ppesterazio fe fteffo » così mi parue che potefle ire; Che merauiglie ftraney In quefto fen proteruo , i Con mia vergogna semio tormento offferuo ? Se preffo al fuoco io giaccio 3 Dicmib fpirto l’ardor diuenta vn ghiaccio : E fe ilfolare augello inalza ilcanto,- Io mi diftillo in pianto . Non d’huomo haitù: mà d’yn rio moftro il COLE 7 Cuile fiamme pedilgallo empion d'orrore. 322 Quandoilleone fi fente dalia crapula aggra» Lucari- ftia infti- euita A n0m7r8. atterrì, ed atrerrò le foldatefche armate. S. Tomafo Cipo XXVI. ‘183 dato , cauando dalla gola » e dalle fauci il cibo, ricene opportuno alleggerimento ; che però in atto d’eftraer dalle fauci il cibo hebbe ; SPONTANEVM LE- © + VAMENTVM,; che può feruire ad vno elemoli- niero, che contal atto dicarità fcarica la propria con Confel- fcienza; d ad vn penitente; che à piè d'un facerdotezac- "ONE cufando efpone l'antepaffate colpe. Origen. Hom. 2. in Pfal. 37. Sicut bi » qui habent intus inclufam efcam indigeStam > fi vomuerint relenantur; ita etiam hi qui peccauerint » fi quidem occultant y & retinent in- tra fe peccatum» intrinfecus vrgentur » & prope- modum fuffocantur. Si autem quifque fui accufator fiat » dum accufat femetipfum, & confitetur, fiml cuomity& deliétum, atque omnem morbi digerit cau- am . 1 323 Percheilleone ( ficome anco l’orfoy ed altre fimili fere ) hàla lingua afpra come vna lima , il Pa- dre Camillo Antici, figurandolo inatto di lambir na mano , mà di cauarnclambendo il viuo fangue gli to- prapofe; VVLNERAT ET LAMBENS; e tale appunto è la lingua del mormoratore » che quan do fà vifta di vezzeggiare, e di lodare; offende c i impiaga . San Bernardo Ser. detripl. cuftodia; Lewis S. Berna res fermo; tenera» mollis, & exigua caro lingua *? bominis - lems quidemres fermo ) quia leuiter volar fed graniter vulnerat. 324 GiouanniFerrofigurà la medicina con l'em- blema d’vn leone che ficibaua d'vna fimia ; col ti- tolo; MORBVS DEPELLITVR ESCA; effendo proprietà del leone di procurar ilmedicamen- to alle fue infermità dalle carni della fimia » da lui aui damente diuorata. Il Padre Nicolò Cauffino fi vale di quefta proprietà ad efprimere la fierezza dei po- tenti » che appagano le loro infatiabili voglie nella .. , firage dei miferabili; Leo vir potens s ira morbus' Poi fimia tenuis bomo. In tennuiorum enim iugulis po" tentium ludit mucro Gc. Parab.Hilà. 1.7. cap. 71. 325 lavigilanza del Cardinale San difto » fù dal- l’Abbate Ferro dimoftrata con va leone » che dorme ad occhi aperti , edil titolo; DEGIT IN EXCV- BIIS. Andrea Alciati Emblem. 15. SIA ES leoyfed cuftos, oculis quia dormitapertisy Aria Templorum idcirco ponitur ante fores . Sant Ambrogio Ser. 20. in Pf: 118. conliderando le parole di San Luca 6.12. che il Figliuol d'[ddio; Era: pernoftans in oratione Dei così le interpreta; Now ideo perno&auit quafi quia aliter Parrem nobis re- conciliare nonpoffet » fed vt qualis aduocatusefje de- beat demonjîraret y qualis Sacerdos, ve non folum diebus » fed etiamnottibus pro grege Chrifti debeat precator afiftere. Tmparino dunque i Minità:i d'Id- dio la vigilanza dallo fteffo Iddio » del quale Giufto Lipfio l. 2. de Conftant.cap. 15. parimenti fcrifle ; Vigilat femper diuinus oculus: & cum dormire cum cenfes, conninet. 326 ‘Loftefo Abbate Ferro, inferìla generofità del Cardinale San Sito » foprafcriuendo al leone; VBIQVE LEO; daiquali penficrinoa s'alloa- tanò Don Diego Saauedra» il quale per efprimere la Intrepi- generofa intrepidezzadel Prencipe cheinogni tor- dezza tuna moftra il medefimofembiante fi feruì d'vn lco- nes che rimirando fe fteflo entro vnofpecchi» rotto Genere- in più parti , rapprefentaua la propria imagine,egual- fi mente diltinta è bèn formata, tanto nelle parti mag- giori dello fpecchio , quanto ne i minori frammenti, col motto ; SEMPER IDEM. Nelle proiperi- tà moftroffi tale Pifonesche addottato da Galba; Fe- Cornel. runt nullum turbati 3. aut exultantis animi motum Tacito prodidiffe. Sermo erga Patrem, Imperatoremque reucrens > defemoderatus , nibil im vuleu babituque Q 3 muta- . Origene ormo- ratore Medici» na Tiranno Giufte > Lipfre 184 mutatum: quafiimperare pofiect magis quam vellet, corel. Corel, Tacit. (1. Hift. n. 6. Nell’auverfità Otone Tacito perdendo l’Imperio; Placwdusore » intrepidus ver- bis sintempeftiuas fuorum lacrymas coercens . Cor, Tacit, I, 2. Hiftor, Nell’vnase nell'altra fortuna tale moftroffi Alfonfo Réè d'Aragona, del quale Anton. «Anton. Panormitanol, 4. cap. 10. Idem illi femper in omni Panorm fortunavultus » idem babitus , fermo idem manfue- tudo benignitas bumanitas € c+ ; 327 Alcibiade Lucarini y fece imprefa delleone Crifto giacentey colcartello; TERTIA DIE RESVR- fepolto GIT; perCriftocorcato nel fepolcro » cheappunto al terzo giorne indi n'vfcì rediuino , e glorioto. Che tanto fù prefigurato Gen. 22. in Iiaaco , il quale già diftinato à morir vittima confacrata alcielo, fulterzo giorno»e viuo e lpiritofo fù refo alla fua cara Madre ; in Giona Profeta » che dopo il giro di tré giorni fù eftratto faluo, ed intatto dalcauernofo ventre del- la balena; E tanto ancora fù predetto da Ofea cap.6» Ofee 6. 3» v, 3. In dietertiafufcitabit nos , cioè che Chrifto ri- forgente haurebbe compita , e perfettionata l’opera della nofira redentione ; fù prenuntiato da Crifto ; To. 2,19. Soluitetemplum hoc & in tribusdiebus excitabo il- I.Cor,35 lud;lo.2.19.e predicato da San Paolo 1.Corint.15+4. 4 Quia refurrextt tertio die fecundum fcripturas » 328 Inmortedi Rannuntio I. Duca di Parma,fù fatta imprefa d’yn Leone ; coltitolo; PAR ANI MO ROBVR), cfprimendo corrifpondente alla Corag- generofità dello {pirito la gagliardia delle membra . E giose for certo ò fi parla del leone; Cornelio à Lapide in cap.28. 2a Prou. dice d’hauer veduto vn leone affalito da molti caniyvn de quali l’afferrò nella fronte, altri ne gli orec» chi, altri nella coda » altri nei fianchi ; ed altti nel dor- fo, permettendo il leone,che quegl’arrabbiati molofli vfaficro tutti iloro sforzi; mà poi» foggiunge» hau- retic anco veduto il medefimo leone vn dopo l’altro Cornelio lacerartuttit cani; Ommes ew ordine d primo ad viti- é Lapide mu figiliatimlacerare 3 & difcerpererca facilitare » & quiete qua chartam difcerpimus; ò ti parla della perfona di prencipe,c coraggioto,etorte ; tale tù Goffredo Duca di Lorena, per tacere di Dauide,San- foneye Giuda Macabco &cne tale Giorgia Caftriot- to Prencipe dell'Epiro, che ad onta della potenza Ottomana ; edacquittò e conteruò gli Bari; ed heb- becosì gagliardo il braccio , che con vn colpo telo tagliò il capo à i cinghiali, eda itori» e tagliò due huomini convn fendeute attrauerto » del quale molte cofe Pier Mattei nell’Hiftoria di Luigt XI, vol. 1, lib. 4 329 Emblema capricciofo fù quello d’va leone Guerrie= foggiogato, & legato da vna capra col cartello; E ro libi- DI TAL VINCITOR SI GLORIA IL dinofo VINTO; che dimoftrala pazzia di perfonaggio grande» da mal nata femmina predominato ; come apparuc in Sanfone che fi prendeua per diporto di ve- derlì legato dalla traditrice » e fcelerata Dalida. Iu- dic. 1 j. in Ercole che delirando ne gli amori di Iole, tù veduto conla connocchia al fianco &c. 330 Don Diego Saauedra » figurando il leone, Prenci- che dorme adocchi petti » col titolo; NON MA. pe cauto IESTATE SECVRVS, infegnò è Prencipi à non preiumere della propria grandezza, mà à ftarfe- ne oculati » vigilanti, e circofpetti nel qual faget= toOmero , cityto dal Saquedra [mpr: 4g Non decet ignauamtota producere fortena Notte virum » fub confilio» fub nomine cuius Tot popoli degunt cui rerum cura» fidefque Credita (ummarem, 331 L’Abbate D.Giacomo Certani figurando va leone che dorme ad occhi aperti » il fece dire; $ E mere OVADRVPEDI, Lib. V. BEN HW GLI OCCHI APERTI, IO NVL- LA SCERNO, edimoftrò, che la prudenza buma- Pruden- na all'ora è più confufa » quando fi perfuade d’effere 22 mon- iù perlpicace ; del che fe ne vede l’efempio nel conci- dana più perlpicace; delc p lio che i Giudei fecero per vccider Critto » nel qual fogetto Origene in Cat. D. Thome fuper loan. Eft Origene autem, perea quedicuntur ab ipfis » confiderare eo- rum infipientiam, & cecitatem. Infipientiamquip- pe» quia teftificabantur iUlum, & multa peregiffe mi- racula O tamen eStimabant fe poffe aduerfus eun emulari Gc. Cacitatis autem hoc ipfumerat , ad fa- cientem enimtot miracula pertinebary ve fe ab eorum infidys eximeret e. 332 Quando il leone camina; conlacoda e co- predi poluere » ed annulla le pedate da lui impreffe, Peniteas perche da quelle veîtigia non fia fcoperto à i cacciato te ri; nelqualattol’introdufli à dire; CONTEGO;, X NE DETEGANI;; taleilvero penitente deue con opere finali è e virtuofe fcancellare le veftigia della vita antecedente s per fottraertì è i cacciatori d'- inferno ; documento d’ Alberto Magno Ser.de Sancto Marco. NecefJe fiquidemnobis eît , vt vefligiama- Alberto lorumoperum, que facimus cauda boni operis ma- Magne turè deleamus nein manus diaboli qui eSt anima- rum venator acerrimusy incidamas » Oratio 3. Carm. Od. 24. Scelerum fi benè penitet Eradenda cupidinis Prani funt acli » | Con maniera differente applicò Sant'Antonio di Pa- doa Ser, de Euangeliftis quefta proprietà, mentre fcriue ; Leo veftigium fuum caudadelet, ned vena- S- Apte- toribus capiatur; fic Pralatus confideratione fupre- "io di Pa mi finis bona fua debet occultare vanaglo«ia, & *°* quali annibilare . Nafcondanfi dunque le noftre opere buone ; perche dall’intidie infernali portiamo eiter ficuri, 333 A ileoniyficomeancoailupi; ed altri ani- mali ficri quadra ilmotto; RAPTO VIVERE * IVVAT); fimboloditiranno yò d'ogni altra perlo- Vfurpas na martiale » e violenta , che viue sù l'vfurparfi l'altrui, 191° Giufto Lipfio lib.;. de Militia Rom. Dial. 20. Furta Giuffe in bellis quis bodie punit? imo quisraprus ? imo quis Lipfre cades? Namftupray & adulteria iam inter facinora mulitaria cenfentury&® que pofcant aliquara coronam. A quefta cfiecrabile rapacità tutta era inclinata l’ani- ma di Nerone, il quale ogni qual volta promoucua alcuno ad vn Officio 3 così dirgli folcua; Scis quibus mibieSt opus ye? hoc agamus » ne quis quid habeat » parole più da ladro» e da Arpia: che da Preacipe, ed Imperatore ; e di Vefpafiano anch’effo (perche foleua promouere alle cariche, ed alle dignità huomini rapa» ciffimi,per poter poi infeudare » e confifcare i lor be- ni , quando fi foflero impinguati , ) foleuano dir per prouerbio ; che gli Officiali gli feruiuano di fpugne, quali ed immollauay mentre erano aride; e {premeua, mentre molto ben piene » ed humorofe £ poph. Ly- cost. de Rapacit, 334 Inalcunepartidell’Africa » quaadoi Leoni, de i quali ven’è molta copia » fcorrendo intorno in- feftano il paefe s quegli habitanti efponendone qual. Caltige ch’vno crocififfo 7 e morto » fcacciano atterriti gli altri è quella vifta . Pertanto ad valeone così croci» filîo io foprapolì. PER PENA , E PER TER. RORE. Così i Romani » quando le legioni com- metteuano qualche ecceffo sfcegliendogli à torte, gli decimauano , e decapitauano; VT METVS, dice Tullio pro Cluent. A D OMNES, PENA Cicerone AD PAVCOS perueniret. Nel qual propoli. to Sam Cipriano Serma g. de Zaplis» parlando de i Li @rastio * calli» LEONE è caftighi mandati daDio fopra gli empi in quetta vitay S.Cipria- dice; PLECTUWNTYPR in:crin QUIDAMy no UT CRTERI CORRIGANTPR. Exempla funt omnium tormenta pancorum . i 335 Spiratanta macftà dal fuo nobile fembiante il leone » che e le fere di minor forza in vedendolo fu- ono sbigottite » ci cacciatori ilteffi da non sò quale itupore reftano {uorprefì » onde gli diedi; FVGAT * ASPECTV; tali i Damonjal vedere il corpo di 8. Vbal- Sant Vbaldo » fuggendo da i corpi humani fi rintana- A no nei cauernofi orrori dell'interno . Così anco dalla Preséza prefenza del Prencipe fono rintuzzati , e diflipati dal- di Pren- la città, e dalla prowincia i facinoroli . Agapito Epift. cipe . «Paren. ad Juftinian Quemagmodum leone fubfi- vsspiso flente » ac refpeétante harent venatores: fic eriam Principe conftanter agente » malorum impetus fran» guatur i 336 Alparerdi Seneca sintanto è bello il leoney Seneca inquantofpira oridezza; Hic Impetu acer » fpeciofus Lelarrido » cuius hic decor eft non fine timore afpiciy feriffe ilgran Morale nell’F piftola 41. per tanto gli %X foprapol; HORRORE DECORVS; motto Religio- confacente alle religioni di vita auftera 3 che riceuono fo di vita j] decoro,e la veneratione dal puntuale rigore della lo- auftera roofleruanza; ed anco motto proportionato allo fta- to Verginale, tanto più apprezzato » quanto più rigo- rofo contra gl’infidiatori fuoi. Seneca in Hippolit. AR. 2. Pontea Quam grata eSt facies torua virilitery Et pondus veteris trifte fupercili! Giudice: 338 @uando il leone fi trona eol capo toper- interef- to da qualche drappo » totalmente s'auuilifce ; onde fato cosìfigurandolo gli diedi il motto Spagnuolo ; SV * BRAVEZA SE PIERDE; tale il Giudiee fe fi lafcia ingombrar gli occhi dal velo dell'affettio- ne, ò pure dell'interefie , perde la fortezza douuta al vero Giudicese firende pet vinto a chiche'fia. Sant*- S..Ambrs Ambrogio in 1. Corint. Munera excgcant oculos in- gio dicumy & vim auttoritatis inclinant. E bencel ri- Exod.13. cordò ilCreatorè Exod. 23. 8. Nec accipies muneras 8 quaetiam excecant prudentes: & fubuertunt verba IuStorum . Che ciò fia vero; e Giacobbe conla virtù deidonatiui difarmòla mano guerriera» € formida» Capo XXVI 185 337 IUP.Don Arcangelo Conter;ad vn leone che tutto feroce fcorreua per vna forefta diede le parole Auare di S.Pietro; QV AERIT QVEM DEVORET; _ motto quadrate ad vn tiranno ed a miniftro di Pren- Tiranno cipe augro , e interefiato , che anfioto mai fempre af- pira a fuggere l'altrui n piave quit fd i + Con- cetto fondato nelle facre lettere » que Ezechiele raffo- miglia Faraone » Prencipe auaro s crudele se tiranno, advn leone chetrafcorre perle forefte ; Leoni gen- Eeh-3> tium affimilatus es. Ezech. 32. 2. effendo così pro- ** pria del tiranno come del leone la crudeltà fanguina- ria, el’infatiabile rapina. Da i quali concetti guari nonfi dilongò SanGirolamo, che nell’E pift. ad De- metriadem de feruan. Virginitatesparlando di nonsò quale Tiranno dell’ Africa dice sche; Quafi orcus in 'S-Girola tartaro , nontricipitem » fed multorum capitum ha- ?* buit Cerberumy qui CUNCTA TRAHERET , AC LACERARET . Quindi Pietro Gregorio nella fua Republica lib. 24. co ta num.1 2. fe apporta per marca di vero e il di lui zeloy & la diligen- za, di giouare»e di beneficare à fudditi , perlo contra- rio infegnayche ; T'yrannorum proprium eît, & fi- Pietra. gnum, omnia, que inrepeblica agunt , potifimum ad Sregorie fJuamvtilitatem, honorem, gloriam, feu ambitionemy autlucrum agere: vnde enadunt populis odiofi me- ricò, vt pro pafloribus fatti lupi rapaces . Soggiac- quero a quefta taccia» Dauide che rapi al tradito Vria lamoglie , ed ilfangue; Acab che tolfe all’innocente Nabot,e la vigna, e la vita ; Erode che pofele facri- leghe mani nelle vifcere del Precuriore &cs bile d'Efau; Gen. 32. 14. E Dauide fi lafciò trafporta» re forza d'vn donatiuo » a formare à fauordi Siba è e contra Mifibofetto vna ingiuftifima fentenza 2.Reg. 19.26.ed Abigail valendotì di non sò quale donatinoy eftinfe le fiamme turibonde » che auvampauano nel petto dell’offefo Dauide ecangiollo di leone formi- dabile in vn piaccuoliffimo agnelletto. 1. Reg.25.18. «E 339 Vncuore intrepido mi parue y che rappre- Intrepè fentar fi potelfe con la pittura d'vn leone minacciato dezza dalancie, e da faette » col motto d'Oratio; IM P A- X VIDVM FERIENTF. Così quefto Poeta; Iuftumy& tenacem propofiti virum , Non ciuium ardor praua inbentium, Q 3 Non Orazio :186 QOVADRVP Non vultus inftantis tyranni Mente quatit folida Pc» Si fraftus illabatur ovbiss IMPAVIDVM FERIENT rune, Prower. Ed il Sauio Prouerb. 28.1, 1ffas quafi leo confidens 28.1. abfque terrore ciit , Nel qual fenfo Giouanni Au- deno; LE De An Qui refte viuit scontemnit iura fuperba + en9 Confcia mens retti niltimwiffe poteft, 340 Lericchezze » quanto più fi tengono cufto- Ricchez diteye chiufey tanto pigliano maggior pofieflo » eti- ze naica rannia nell'animo de gliauari poffeffori; che però per fte loro idea feruirebbe vnleone incarcere $ col titolo; ANGVSTIIS EFFERATVR, San Giovanni Gio: Cris Crifoftomo Hom, 14. de Auariria; Leones dum in- Softomo cludunturs coercenturque tn tenebris , erigunt ani» mos acuuntque iras. Itidem & diwitie dum inclu- duntur , © defodiuntury acrius rugiunt quam lconesy perturbantque omnia , dI 341 In morte del Marchefe Villa » vccifo di can- nonata fotto Cremona ; fù fatta imprefa di due leoni pugnanti col cartellone; CEDI, OVAM CE- DERE, dimofttando va cuore così grande; che amaanzi di morire che dicedere all'anwerfaria forza. Leonida Capitano de gli Spartani;prima di portarfi, col feguito di trecento {oli concittadini contra le {quadre immenfe della Perfia, condotte dal Rè Da- rio, diede a i fuoivn poco di rinfrefcamento, animan- dogli conqueito precifo difcorfo . Prendete hic com- militonesytanquam apud inferos cenaturi, Cicerone Tufculan. & Plutarc. 342 Quciche vogliono addamefticare vn leone y e renderlo docile, ed vbbidiente » fogliono non per- coteraltetmenti il leone, perche diuerrebbe intratta- bile ne fuoi furori » mà in viftadi lui percotere vn ca- ne; nel qual atto introdufli il leone è dire; D AL Intrepis dezza Cicerone Caltigo X% ALFRVI PENA IMPARO; talii fuplkcij coi quali alcuni fono caftigati feruono d’unmaeftra- Prouerb, mentoàgli altri. Prou. 19.25. Peftilenze flagellato , 19,25. ftultus fapientior erir . San Gregorio Nazianzeno Gregorio molto bene . Pena fepè cos , qu peccant meliores Nazian. veddit ; fin minus cos s qui adipfos accedunt : etenim aliorum cruciatus , mulros ad meliorem frugem con- uertunt ; metuentes ne eadem patiantur. E fuccinta- Vos mente Vgon Cardin. in cap. 3 2, Ezechiel. Canis ver- Cardin beratur, vt leo timeat: eodem modo Demones , & peccatores puniuntury vebonitimeanta © << 343 Fuggitiuo firitira il leone cedendo al cantar del gallo ; CEDIT IMBECILLIOR I; cosìtal voltavneifercito di gente valorofa cede alla virtù d’- Minori vncapitano che fia minor di forze. Ondee l’effercito preva- del Ké Antioco, numerofiffimo dicaualli, e fanti, gliono da pochiflimo numero d’ebrei , condotti da Giuda” contra Macabco fù più volte disfatto . E Lorenzo Almeida Maggio” con vndeci naui » armate d’ottocento Portugheli » vi disfecel’armata di Zamorino, formata di feffanta naui Pietro grolfe, e centoe trenta legni di minor grandezza; Maffeo tutte prouedute d'armi edi foldati, vecidédone fei mil- la, e perdendo folamente fei della {ua gente. Maffca I, 3. Hift, Indic. E di nuouo i Portughefi con vn effer- cito di quatrromillae trecento fanti , con cento ottan- ta caualli disfecero vn efercito di Turchi, ed Arabi, numerofo d'otto milla fanti e fette cento caualli, Mafs feo lib. 13. Hift. Ind. 344 Icone, inatto di sferzarficonlacoda» dal Rituegliato frà gli Accademici Cacciatori hebbe; Trana. DANT ANIMOS PLAGE. Icolpi della sferza glio vti> avualorano la gionentà ad auuanzarfì nell'acquifto € dellelettere; e le percoffè d’Iddio incitano l'anime de gli infingardi all'acquiito della vera bontà, e della EDI Lib. VI pertetrione , Perciò diceua S, Paolo Heb. 12. 6. Quem Heb.12.6 diligit Dominus caftisat , flagellat autem omnem fi- linm quem recipit. Cioè interpreta Sant'Ambrogio in Pf, 118. O&on. 14. Afperioribus exercet pater S-. Ambre filium, quam Dominus vernaculum : fed dara patris 8 non eftrmantur flagella; quia vule filinm meliorem ef]e s quam feruulum. conan 345 Quand’ancola maluagità mondaua dinieghi alla virtù glihonori, gli applauli , e le mercedi douute; ella fi rende rigguardeuole per fe ftelfa , e porta feco anneffa la pretiolità ela gloria ; Tanto inferi il Signor Pompeo Vizani ; figurando la fpoglia del Nemeo leo- ne fottentata dalla claua, ed ilmotro SIBIMET PVLICHERRIMA MERCES; ©verainente; PRETIVM IPSA SIBI, concettoàlui fom- miniftrato da Silio Italico lib. 13» Dt; Ipfa quidé virtus fibimet pulcherrima merces. So Ita- Nelqualargomento Quidio 2.de Ponto. sa = Perfeque petenda eft Externis virtus incomitara bonis » E Claudiano in Conful Manlij. br Ipfa quidem virtas pretism fsbi , folaque latè Claudia Fortune fecura nitet, nec fafcibus vllis * Erigitur » plaufuve petit clarefcere vulgi, Diuitys animofa fuisyimmotague cunttis Cladibus » ex atta mortalia defpicit arce. 346 Lachiarezza d’vn guerriero ; può figurarfi conl’imagine del leone , à i piedi del quale ti giace fal- ua, ed intatta vna lepre, col titolo; SINE STRAGE VINCIT. Filippo Norcherme, Signore di Santa Aldegonda , mandato da Margarita d’Auftria a rin- tuzzare l'orgoglio di Valenzena, che s'era ribellata à Filippo II. , fece quell’impreia con mirabile felicità ; ed operò contanta clemenza ; che fe bene nello {pa- tio ditrentafei hore fcaricò contra quella città trè milla palled’artiglieria » ciò feguì meninm, guam hominum maiori Strage; ed entrando con lebandiere fpiegate in quella piazza , ciò fegui parimente fine cuiufquam cede, aut direptione domusy quamuis cininm opulen- “\iitia inuitarety contumacia mereretur &c. come rap- pottail:Padre Famiano Strada Decad. 1.1i0.6. de Bello | Belgico. LEOPARDO Capo XXVII. ra LI o ha" Velocifimo nel corfo il leopardo » e quello E che è mirabile » non torce mai in diuerti > latiipatli, mà filo seàdirittura s'auuanza, alle quali Merire proprieta alludendo Giouanni Ferro gli diede; ET VEEOX , ET RECTA, eciòperapplaudere al Cardinale Maffeo Barberino , quale con ogai retti- tudine d’operationi , e velocità d’auuanzamenti lì portò àtutti i gradi ccclefiatfeta arriuando per fino all’auge fupremo del Pontefîcato . Simil lode conui- enfi frà i profani à Scipione Africano » che giouinetto di primo pelo fù dichiarato generale de glielferciti , acquiftando vn tanto homores e poftò col Merito delle » virtù militari y:da i Romani sanco nell'età fua più te- nera, ammirate» quale col fenno , econla forza pre- uenne gli anni; e frài facri fi deue quelt'egcomio __ raddoppiato al Battifta, che anco fanciulletto icoprì Gio: Bar in fetanta virtù, che obbligò tutta la Giudea ad am- tifta mirarlo, 348. Ditalnaturaéil Leopardo s che fe ne i primi due» d tré falti non ottiene la preda » da lui procura- Dig ta, nonfe ne cura più ; la onde:figurato intraccia d- Impatiò» via fierahebbe; AVT CLITO, AYT NVN. QVAM); dimoftrando animo rifoluto ) e impatien= te » Pietro Bercorio quelto modo d’operare ti nd ne Virtà Osidia Viaciter cleméte Fasano Strada 347 LEOPARDO Capo XXVII, * nel Demonio, del quale lib. 10. Redu&or. cap. 59, na. 2, feriue; Si diabolus preccps fertur ad pradam» rdeft animata capiendam s quia pro ea capienda facit plures faltusy primum qui eft cogitatio,fecundum qui eft deleBtatio, (ed (i deficit ad Imprimendum tertinm, Seilicet confenfumyvel operationemi tune pre fuper= bia refilit quafî viftuss quiafecundum fanttosy quan- do diabolus tentans vincitur ab aliquo 3 nunquam de codem crimine amplius tentat eum . 349 Al Leopardo, ficomeanco allatigre; ed alla pantera mi parue proportionato il motto; A_M A- * CVLIS DECOR; effendo lalor pelle gratio» . famente dallemacchie adornata» ed abbellita ; impre- Martiri fa quadrante à i fanti Martiri, i corpi gloriofi dei qua- in cielo liy dalle cicatrici faranno non deformati s mà glorifica- ti s edilluftrati. San Tomafo 4. par. q. s4. art, 4. in SiTomafo corp. AuguStinus dicit in 22. de Ciuitate Dei, Quod fortafis in illo regno ( della beatitudine ) în corporibus martyrum videbimus vulnerum cicatricesy que pro Chriftinomine pertulerunt, Nonenira deformitas in eisy fed digmtas erit, & quedamquamuis in corpores non corporis, fed virtutis pulcrituda fulgebit e, LEPRE Capo XXVIII. 250 ; AR contemplativa ben può rapprefen- c tarfi nella lepre sche ftando corcata in atto Contem di prender ripofoy dal Bargagli fù introdotta a dire; plaiuo. APERTI GLI OCCHI DORMO; poiche affo- porando i fenfi alla eonfideratione delle cofe modane, tiene aperti gli occhi de gli affetti alla contemplatione delledinine; ben dir potendo con quell’anima fanta; Cant.5.2. Ego dormio, & cormeum vigilat Cant. 5.2. Ego re- S.Agoffi= quieto y interpreta Sant'Agoftino tra&. 57. in Soan. no... 4 negotiofisaltibus € animus meusdininis fe inten- dit affeétibus, Sant Ambrogio parimenti Exbort. ad Virg. dimoftrò come accoppiar ti doueflero ilfonno, Pietro Bercorio Demo- nio S.Ambra e lavigilanza. Dormiat caro tuas vigilet: fides; dor=, gio miant illecebre corporissvigiletcordis prudentia &c. 351 Suole lalepre farfì il couile entro ben falda Pron.30, pietra,portando il titolo; INVALIDVS-*IN VA- 26. LIDA; chefùtolto da Prouer. 30. 26. Lepuftulus: plebs inualida s qui collocat in petra cubile faum ; © Sperarin dimoftra la prudenza d’vn feruod'Iddio y:che aficura Dio rutto fe fteffo nella protettione del crocififfo, Vgon Vgon Cardin.in 1. Cor. cap.10. Leprfeulias plebsinnalidas Cardin. ideft Santtusquilibet de fe non confidenssin petra col- locat cubile fuum ideSt in confideratione petra, que S. Berna eft Chriftus: Sam Bernardo fer.&1. in Cant.Etre ve- ravbi tuta s firmaque infirmis fecuritas s & requies, nifim vulneribus Saluatoris è Tanto illic fecurior babito, quanto ille potentior ad faluandum. Fremit mundi:s ,premit corpuss diabolus infidiatur ; non ca- do» firmatus enim fum fupra firmam petram. 352 L’AbbateFerroinlode del Cardinal Maffea Barberino s quale con mirabile velocità per la ftrada della virtù, e del merito» poggiò alle più nobili altezze delle dignità ecclefiaftiche » figurò la lepre inatto di falire fopra vn colle , col cartello; ASCENSV LE- VIOR; titolo proportionato ad ogni feruo d’Iddio» che fuolexcome appunto la lepreyefler molto agile nel falire all'acquifto delle virtù » & alle glorie d'Iddio.,e molto impedito a caminare all’ingiù feguendo le pe- date de imondani. Con concetto fimile parlò S. Gi Zacchar. rolamo commentando le parole di Zacaria 9. 16. La- 9-16 pides fantti eleuabuntur fuper terram . Lapides fan- S.Girola= &tiz dice | voluuntur fuper terram yinftar. rotarumo ES paululun tangentes bumum » & volubilitate fua ad «pleStia feftinantes i Giufto fempre s'auuan= za «mido come la lepre » non procura di faluarfià mezzo 187 353 L'arditotrai Cacciatori di Venetia, hà vna lepre » che fale per la vetta d'vn monte, col cartello; Genero» ARDVA FACILIVS, efprimendo animo gran- fità de , c magnanimo) cche fi porta più volontieri in- contro d quelle cofe, che portan feco difficoltà > che alle facili, & alle piane. Senec. Ep.39. Habet hoc Seneca in fe generofus animus s quod concitatur ad honefta . Neminem excelfi ingeni virum bhumilia deleÉtant, & fordida» Magnarum rerum fpeties ad fe vocat > & extollit , La medefima sù la coRad’va monte, fù introdot- taà dire INARDVA NI TOR; chenonto- lamente può effer idea di cuor magnanimo » come dit Contu- fi, mà anco d’animo contumace, nel qual fenfo il Mac1a Romano Stoico 1. 1. de Clement, c. 16. Natura con Seneca tumax eft humanus animus , & 1 contrarium atque ARDVVM NITENS; Ilchetuolanco dirlì per prouerbio; Nitimurin vetitum 354 Si difende la lepre, edafficurala vita, va- lendotì della fuga; FVG A SALVTEM chetadto |. * le foprapoti » figurandola in atto d’imbofcartì , men- Fuggire tre la fieguono 1 cani ; e ciò per dimoftrare » che nelle occalioni, € fuggettiui della colpa, ed in particolare della tenfualità il più eflicace riparo è il fuggirè. Gi- rolamo Preti. ‘.. L’armi, el foco d'Amor fugganoi cori, Ch’a gli affalti d’Amor fchermo non vale ; Chi pugna incontra lui » perde» e fi&rugge; Nele guerre d’Amor vince chi fugge . Giacomo Billio Antholog. Sacr. |. 2. In reliquis vitys fequitur vittoria pugnam, Vincitur atceleri fena libido fuga » E Sant'Agoftino. l. de honeft. mulier cap. 1. Cum S.Azsfti- Girolamo Preti Giacomo Billio : caetera vitia pagnando vinci foleant , fola libido eft , n que fugiendo potiusy quam pugnando fuperatur . 355 1 Padre Don Arcangelo Conter finfe vna le- pre» che perfeguiffita da icani, s'era ridotta ad vn dirupo, che fouraftaua al mare ; fi che doucua ò reftar reda de i cami O cadere è fommergerli nell’onde; e e diede; DESPERATA SALVS, per vno Pecca- che fi ritrouià grandi anguftie. Se il peccatore , ti. tor mo- Hibondo il corfo della vita , giungendo alle amarezze della mor- te, ed hauendoalle (palle Pinfermità, e ta vecchiaia » difficilmente potrà faluarlì. Per tanto opportuno con- figliana Geremia 13. 16. Date Domino Deo veftro Gerem gloriam antequam contenebrefcaty& antequam of. 13:15 fendant pedes. veftri ad montes caliginofos : expe-s Ctabilis lucem, & ponet cam invmbram mortis, & in caliginem, 356 Così feconda è la lépre, che nello ftefflo tempo , ch'ella porta nel ventre i figliuoli conceputi , alcuni ne allatta già partoriti , ed altriattualmente ne partorifce ; /7n0; & eodem tempore {criue dilei Elia- no de Animal, l. 2.c.12.quedamin vrero inchoata y Eliano & imperfeîta fere» alia parturit s alia modo del erit. Quindi Monfignor Aretio le diede; PARIENS SI- Fecon MVL, ET PREGNANS; edAltrialla me- dità defima che allattaua i figliuoletti ; N V NQ V AM Profitto NON PARIENS chedimoftra vaa rara fecon- dità ; e ferue per quei giufti , che non chiamandofi mai contenti dell’opere buone» da loro fatte, femprene partoîitcono , fempre ne-concepifcono dell’altre . S. Ambtogiolib. de Noè cap. 23. Mensquanda aliquid 8. Ambra videtur incipere» adfinemvfque contendat s & ope- gi ris fut terminum querar. Quando finit aliquod opus, non quafi confummato opere finiatur » fed in alia re- _eurrat opera g E° femper incrementa virtutis exer= ceat 357. Si ritroua la lepre » che fipafce nella ct: î co 188 col cartello ; VNA SALVS IN INOPIA; di- Neceflis moltrandoci quanto fiano dure le leggi della necelfi- ta tà che ne aftringe à cercar gli alimenti da ciò » che non è vero alimento , come gi Ebrei in molti alfedij cercaronail vitto da i più fchifoli oggetti che fi offe- riffero loro ; ed anco ne dimoftra la prudenza della natura in pri de anco frà gli eftremi abban- donamenti il fuffidio al fuo bifogno. Neceffitasom- nia docuit , quid enim non inueniret? diffe Architas riferito da Stobeo fer.93. 358 Fùlalepre pofta in Emblema,circondata da Pecea- molte fpade col cartello; MALO VNDIQVE tore CLADES); figurandofi in quella gli fcelerati , mai {empre interna s ed citernamente atflitti , e combattu- Deut. 32» ti, ciò che diffe Mosè Deuter. 32.25. Foris vaftabit sa cos gladiusy & intus pauor ; del qual fatto Cicer. 3. E tobeo Cicerone ge finibus; Animi confcicatia improbi cruciantur : tumetiam pena timore, qua aut afficiunturs aut fem- per funt inmetu ne afficiantur aliguando. E Giufto Giufo Lipfio de Conft. lib.2.cap.13. Nemo crimen in pe- Lipfo Eoregerity qui nonidem Nemefim in tergo + LONTRA Capo XXIX. La lontra nel numero dei quadrupedi » ben» i E che fia cittadina dell'asigia viue nei laghi » e ne gli ftagni , e fi nutre de i pefci, ed hauendo il pelo » quali morbida piuma » benche fe n'efca dall’ac- ue , non porta feco verun veftigio d’acqua . Le die- de per tanto il Bargagli ilmotto; NE PVR BA- Santi frà GNATA; cefiguiolla in atto, che dall’acque ella i vitiofi. vfciua ; opportuna imprefa per quelli , che viuendo frà i peruerfi, non partecipano punto della malitia loro: Tali furono Samuele educato frà i figliuoli dEli, Abraamo trà i Caldei, Lot frà i Sodomiti; ed altri fi- mili , che hauendo continua fariffiliarità con huomini, QVADRVPEDI, Lib. V. Bell. Gildonic. così defcriue ta Tirannide; in cento guife laidi, e contaminati; fi mantennero pu- ri ed innocenti. San Gregorio Nazianzeno fù com- pagno di San Bafilio; e conlui attefe a gli tudij nell'- Accademia d'Atene, I coftumi di quella città , e cit- tadini, crano peftilentesy dic'egli Orar.20. que elt in funere Bafilj ; adogni modo amendue viffero con tanta riferua, cheà ragione fcriffe. Nobis nihil de- Gregorie trimenti ab is allatum eSt - quin potinssquod vixcre- Nazian. dibile eft » hinc ad fidem confirmati fumus - Quod fi quis eft, aut effe creditur funius permare dulcis flués; aut animal in igne , quo omnia confumuntur faltensy hoc ipfi inter aqualium greges eramus.loc. cit. 360 Voracillima élalontra; e piena di crudeltà così fmifuratay che non folamente tanti pefci ammaz- za» quanti baftano a cibarla » mà innumero molto maggiore. Serue dunque , à ragione , per idea d'vn avaro » che bada è fuggere il fangue di tutti y echeà Auaro niffuno perdona; e per fimbolo d'vn Tiranno, à tutti Tiranno pregiudiciale, e contutti violento , chetanto inferifce il motto; SAEVIT IN OMNES. Claudian. de Inftat terribilis viuis smorientibus baresy Claudia» Virgin'bus raptor sthalamis obfcenus adulter. 0 Nuylla quies;oritur, preda ceffante s libido » ‘ Dinitibufque diesy & nox metuenda maritis è Quisquis locuples » pulchra, vel coniuge rotusy Crimine pulfatur falfo &c. Quadra alla morte ilmotto » della quale Maffeo Ve- Morte giolib. 13. Aeneidos. Heu mortem inuifam s que fola vltricibus armis Maffeo Elatos frenas animos s communia toti Vegio Genti yfceptra tenehsy aternag; federa feruansy Quamagnossparuofg; terit, que fortibus aquat Imbellesy populifg; Ducesy 4 pe ire ZZAIZA Ed Quidio lib. 3. Eleg. Scilicet omne facri mors importuna profanaty Ouidie Omnibus obfcuras intycit illa manus + LVPO Capo XXX. 361 Vando per fotte illuposmentre camina at- to, frmordeimmantinenzi vn piede, nel qual atto heb- Petito tornoypremedo co'piedi ò frondi,ò ftecchi, be iltitolo; PER PENA; E PER KICORDO; te fè qualche firepito; come che riconofca d'hauer falli. talcil penitente, zelante di migliorar la tua vita > dene mor- ‘LV PO Capo XXX mottifiéare fe fteffo ogni qual volta dalle fue fmode- rate paffioni viene operata qualche cola, che gli paia Pierw biafimeuoley © diffettofa. il Bercorio Reduét. Mo- Zercorio al. lib. Lo. cap.63. num, 25. Si pes noftery ideft affe- Etus allidat fe per defideriumycir amorem ad res mun- diyita quod ex corde noftro faciat flrepitum malarum cogitattonumy& deleltationam - ftatim debemus eum mordere per compunttionemy nofimetip[os redarguen- do puniendo We. Iatal guifa operò Sant'Ignatio di Loiola » ilquale effendo nel principo della fua con- uerfìone tentato di rifa » vinfe quella tentatione con le durezze dellebattiture, dandoliogni notte tante sfer- zate, quante volte di fiamma egli haueua rifo, 362. Quanta è la robuftezza del ipo , tanta è l'acutezza della vifta. Dotatodi fortezza» affalifce non che le greggic, mà glihuomini » ed icaualli, egliatterra, eglivince; dotato di perfpicacia» s'ag- gira intorno per lo buio della più cieca notte » e non fallifce; quindi portòil motto; ROBORE, Soldato ET INTVITV. Il buon foldato deue effere acuto di vifta in preuedere i pericoli , e forzuto in fu- S. Paolo perar i contrafti. San Paolo , del quale Agoftino in- Gen. 45, terpretò le parole della Genef. 49. 27. Beniamin lupus 27. rapax tà comelbpo dotato ditanta fortezza che di fe 2.Cont 2. fteffo diccua ; Cum infirmor tune potens fum , e di vi- ph fta così acuta, cheraptus eff $ vfque ad tertium a.Cor1%. celumy & audiuit arcana verba &c. % 363 Ilupiy chenafcononel monte Tauto : all’- afcendere della canicola» Sappiattano nelle fpelon- che ; per tanto con allufione ad vn perfonaggio » cheall'arriuo in fiandra del Duca d’Alua doueua ri- tirarfì » fù dipinto vn lupo » ches'incauernaua al com- Preséza Pap di quella ftella, coltitolo; HOC O R i EN. de magsTE FVGOR; ofia; TE ORIENTE Fv. giori GIT. Cosìdalla prefenza del Prencipe s'allontana- no i facinorofi; e dalla prefenza d'Iddia fono fugati \ tutti i fuggeftori de i mali. Iamblico de myfterijs. Iamblico Refulgente poteftate Dei, quereplet omnia bonis , Prefens perturbatio omnis» que folet a (piritibus malis acci- za d'Id- dere, nullum habet locum , fed repente difperditur . a Bonisenim numinibus omnino prafentibus, mali (pi- ritus euanefcunt. Simile è il concetto efpretfo da vn nobile fpirito con la pittura del lupo che fuggiua dalla vifta d'vn lume, col cartello; VISO INVISO; Demo- inferendo che il Demonio , quali tartareo lupo, ve- pie dendo lo fplendore della gratia diuina » che riluceua in Santa Terefia , auuilito fuggiua . 364 Scipione Bargagli etprimel’vtile è e benefi- cio grande » che fi riceuc dalla vicinanza » & aiuto de i , noftri proffimi,» col figurare i lupi, che attaccandofi Aiuto Jyno alla coda dell'altro » e fcambicuolmente fortifi- fcambie. candofi » varcano vn groflio fiume portandoli tutti à uole faluamento » il che dichiara il cartello ; TVTO TRANSIGVNT. Senecal. 4. de Benef.c. 18. Quo aliotuti fumuss quam quod mutuis inuamur of- ficis? Hoc vno inftruétior vita» contraque incur- fiones fubitas munitior eSt beneficiormm commercio , S.6irola- £ San Girolamo in cap. js. Matt. v. 45. Vera Chari- Seneca tanto crefcity & robore. i 365 GiouanniRé d'Vngheria hebbelalupa con ..._ lepoppepienca edilcartello; SVA, ALIENA- piécipe QVE PIGNORA NVTRIT; dimoftrando benefico amorofa prontezza, ad accogliere » e beneficare ,non chei fudditi fuoi, mà gli ranieri ancora. Tale San S. Paolo paolosnonche à gl'Ifraeliti fuoi compatriottismaetia- dioà igentili diedeil latte della fede ; e per fino mo- rendo, versò dallevene per fangue il latte,come che of- ferirvoleffe ài carnefici ifteMi l'alimento di vita. Que- fta vniuerfale beneficenza ne proteftò nella 1, Cor. 9. tas, & nullo violata liuore , quanto AUZELUE MUMEVO > 189 19. Cumliber effem ex omnibussomnium me ferunm 1. Cor. 9. feci, vt plures lucrifacerem. Et faltus fim Indeis 19» tanquam [Iudausy vt Iudeaos lucrarer: ijs qui fub le- ge fune, quafi fub lege effem (cum ipfe non effe fub lege) vt cos qui fub lege erant lucrifacerem ; ijs qui fine lege erant » tanquam fine lege effem ( cum F; ne lege Dei non effem: fed in lege effem Chrifti ) vtlucri- faceremeos » qui fine lege erant + Faltus fum infirmis infirmus » vt infirmos lucrifacerem ; Omnibus om- nia fattus fum » vt omnes facerem faluos » 366 Vnlupo,cheaffalifce vna greggiadi pecorel- le» vedendole priue dell'affiftenza dei cani » 6 dei pa- Giouen- ftori, ilche fpiegail motto; INCVSTO DITA tu abban RAPIT fù imprefa del Padre Don Arcangelo Con- donata ter» per dimoftrare , che il vitioyò fia il demonio de- preda quella giouentù » che dalla negligenza, ed aftrat- tione de Padri di famiglia fi lafcia fenza la debita edu- catione pofta in abbandono. Sant'Agoftino lib. de Paftoribuscap. 8. Furanturlupi infidtantes yrapiunt S-Agoffi- leones fvementesy cum oues non harent paftori . no 367 Allo fcriuere d’Olao Magno lib. 4. cap. 13. i lupi riefcono più crudeli » e più fanguinarij nella fta- gione dell'inuerno » che in tutte l'altre. Vno pertan- to ne figurai trà leneui col titblo; RIGORE NO- _ CENTIOR; taleilpeccarore, frà i rigori d'vna Corret- correttione alprayed indifereta s'effacerba , e s'infie- 9" af rifce, San Giouanni Crifoftomo Hom. 26. in 1.Cor. P"* perfuade i mariti a non v(ar le violenze , ed aftenertì dalle battiture » quand’anco la moglie loro a qualche difetto foffefoggetta. Sed ffulta eftyebriayiracunday + ì mi direte voi » fcriue Crifoftomo . Igitur dolendum Gio: Cri» eSt y non irafcendum ; & Deo fupplicandum cft yer SoFomo ipfa admonenda y & adiunanda confilio ; & omni co- ” natu adnitendumyvt illis liberetur affeftibus. Quod fi verberauerissexafperabis morbum. Prouò quefta verità San Bernardosche volendo vfar il rigore col {uo proffimo » in vece di ridurlo alla virtù » lo refe più che mai nel vitio contumace. Pouero di mè, dice fer. 42. in Cant. 2olui pertmere hoftem » & eripere fratremy S. Berner & non feci fic; magis autem contrarium accidit; nam de lefi animam , & culpam anxi . 368 Il Lupoyal parer d'Omero lib. de pugnis be- ftiarum diviene; SENESCENDO DETERIOR; tali» (criue il Bercorio, i peccatori contumaci crefcono egualmente ne ci anni, enella malitia: e quanto più Pecca- sauuanzano nell'età, tanto più deteriorano nei coltu- !9fe mi. Tales funt peccatores » & maximè auari ,quia Pierro quanto magis fennerunt, tanto funt deteriores per ini- Rercorie quitatem, crudelitatemy & rapinam &'c. Redultor. L.10. cap. 63. num. 13+ LVPO CERVIERO, LINCE, Capo XXXI. 69 urft'animale dotato d’acutiffima vifta ; È E i formato in atto di guardar vn monte» come che penctraffe à vedere anco le fue più interne i vifcere » hebbe da Gio: Battifta Porta è ASPICIT Perfpi- ET INSPICIT; ò fia; INSPICIT, ET PER. cacia SPICIT; ò come piacque ad altri ; INVISIBILE LVSTRAT» efignifica ingegno fpecolatiuo, e per- {picace +. Mà propriamente dimottra quelt'imprela l’infinita fapienza d'Iddio » che vede per fino i più re- conditi fecreti delnoltrocuore ; Et noneft vlla crea- Hebr. 4 tura inuifibilis inconfpeltweius, omnia antem nuda, *3- e aperta funt oculis eius. Hebr. 4.13. San Gregor. lib. 19. Moral. cap. 9. Exteriora opera patent oculis S. Grege hominum : longe verò incomparabiliter miericntt ac ri Papa ubfi» XK Sapien- za diuina 1906 fubrilifima copitationes noffra patent oculis Per eoe. San Pietro Damiano lib. 2. Epift. 18. dopò d'hauer offeruata quefta acutezza di vifta nel lupo ceruieros S. Pietro foggiunge, cd argomenta. S7 ergo mutum pecus tam Damiano viuaxintuitusacumen habet : bumane mentis intima Deus omnipotens quanto profundius videt ? 370 Dicefi » che il lupo eeruiero tanto fia fme- morato; che fe bene egli è famelico , e fe bene fi trova d’auanti ilcibo;fe per forte contorce il capo in difpat- te » fubitc fe ne dimentica. Però Monfignot Arefio s.Matteo ne fece Imprefa per la vocatione di San Matteo Apo- Apottol. ftolo, quale voltando vna volta le fpalle al fuo telonio, eda i mondani haueri,loro mai più non riuoltò il pene fiero ; col figurare queft’animale,conla preda d'auan- ti, edilcapo piegato in fianco, col motto ; N ON MEMORABOR AMPLIVS. San Paolo Philip.3. anch’effo diccua di fe medefimo. Que quidem retro 13. funt oblinifcens &c. Philipp. 3.13. sùle quali pa- S.Ageffi- role Sant Agoftino in Pfalin. 122. Ynum autem» no inquit s qua retro funt ablinifcens. Hoc fac & tuy & vitam prateritam malam obliuifcere. Site dele- Cfauit aliquando vanitas snon te delettet . Siche ne Peniten= rapprefenta queft'animale vn vero penitente ) che per= te | de affatto la memoria dei paffatisvitiofi oggetti. Col medefimo concetto San Girolamo paffa vn amiche- uole querela con Crifogono s fcriuendogli nell'Epi. S.Girola- 44. Tu quod natura Lynces infitum habent, ne poft A tergum vefpicientes meminerint priorum : & mens perdat quod oculi videre defierintsita noftra es necef= fitudinis penitus oblitusyvt illam Epiftolamyquamin corde Chriftianorum feriptam ApoStolus refert snon parna litura » fedimis svt aiunty ceris eraferis. Ne Ingrato dinioftra parimenti l'Imprefa la maluagità dell'in- grato» che fi dimentica di quanto hà riceuutos benche {cl tenga d’auanti; onde Seneca trattando deibenefi- cij. Ingratiffimus omnium » qui oblituseft. Edil Sig. Guido Cafoni Embl.politic. 18, ‘ L'ingrato fiero più d’ogn’altra fera» Lacerando le gratie le diuora, Et ca guifa di Lincey che fi (corda Il cibo sche gli è inanzi , perche oblia Smemorato il fauor ch'ei chiefe; ò pure Il nega ò biafma ) ò impicciolifce almeno + MANTICORA Capo XXXII. 371 DN Seneca Guida Cafozii Veft'animale s fe crediamo è Solino 3 ad Eliano , e Plinio è tutto moftruofità» ed orridezza, La faccia hà d’huomo ; le membra di leo- nes il colore comedi fuoco sil pelo lungo» e proftefo; ed hauendo gli occhi rifplendenti etrè ordini di den- tiacuti ye canini tiene la codalonga vn cubito , mà tutta guernita di pungenti aculei yi quali come fe fof- fero tante faettesauantijaddietro, eda i fianchi» come per appunto vuole, gli {caglia ya traffiggere chi lo fie- gue. Ne fece Imprefa Monfignor Arelio pertipodi Prencipetiranno, col motto; NEMO DOMARE POTEST. Polibio lib.2. Quo quid graziussparla del Titannoy aut perniciofius dici poteSt è Hoc enim no- men, quafi feminarium in fe continet crudelitatis, & omnes bominum iniurias s fceleraque compleffitur. Mormo- Dimoftra queft'imprefa la malitia del mormoratore» gatore ‘che porta faccia humanay mà tiene il fiato fiatofo co- me dilcone ; ed ardendo nel focofo roffote dello fde- gno, con trè ordini di denti morde ogni forte di gen- teyefcaglia quafi faettele parole a pungere; e d'ap- = + preffo,edalontano , SARE San Giacomo applicò il atque fatietas . - quia & fivientes fatiabimur y& fatiati fitiemus » ORSO Capo XXXVI. Itiano Vecellio , quel miracolofo pittore , all’orfa in atto di lambire il tuo parto diede il motto da Emblema; NATVRA' POTENTIOR ARS) ladouealtrui dilfero; AB ARTE PER- FECTIO. Similo citato da Stobeo Ser. 60. Neque natera fine arte. fufficie Cuiquam omnino quocunque in ftudio Nec ars per fe fine prefidio nature &c. Seneca Epift. 11. Nella fapientia naturalia corporis y Seneca aut animi vitia ponuntur > quidquid infixum & in- genituma eft lemitur arte . x 382 I Padri Eremitani di San Giacomo in Bolo- gna, figurarono l’orfa » che lambendo l’orfaciotto diccua ; VT PERFICIAM ; la done il Ferro le foprapofe; ETIAM LAMBENDO FIGV- RAT) altri; VTINAM PERPOLIATVR, ed A_poce alui; CREBRO LINCTV, tei” à poce I.Pesr.I. 12. S. Grego- rio Papa 8I 7 Arte Stoboo 192 Diligen- le diligenzeneceffarie alla perfettione dellecofesda noi za cominciatesdouendo noi con manicre follecitey indu- ftriofe, promouere allafomma finezza à poco à poco operando, ciò che da principio fù rozo » ed imperfet- to. Così anco Iddio prima creò la mole del mondo» fimilead vna roza mala» emalconditionata , e poi in fei giorni è poco à poco la perfettionò . Onde S.Ambro Sant Ambrogio lib. 1. Hexaemer. cap... Imitatores Lite fui Deusnos c[fevoluity ve prius faciamus aliquay po- Sica venuftemus, ne dum fimul virumque adorimury neutrum poffimus implere. 383 Gli orfaccini; con la diligenza della madre firiducono all’efiere perfetto, il che inferifcela parola; Educa- $TV DIO; così i figliuoli con la ftudiofa ; edili- ne gente educatione grandemente s'approfittano» ed ac- quiftano. Seneca lib.2,de [ra cap.18. Educatio maxi- mam diligentiane plurimumque profuturam defide- rat; facile ef enim reneros adhuc animos componere. Che fe bene importa affai il buon fondamento riceuu- to dalla natura » conferifce » e molto gagliardamente l’aduentitia inftruttione ) aiuto, ed ammaeftramento è Oratio lib.4. Od. 4. © Fortes creantur fortibus, & bonis Ejt in inmentis, eft in equis patrum Virtus: nec imbellen feroces Progenerant aquile columbam. Doftrina fed vim promouet infitam Reftique cultus pettora roborant &c. Seneca Oretio 384 Quandol’orfo è infermo nellavifta genegli occhi accatarrato » saccofta a ibugni dell'api; ed ef- ponendo la Ha ad effer da quelle punta, e traffitta, mentre perquelle punture verfa il fangue,fe gli fcarica, Traua- ilcapo» eripigliala vifta. Quindi i Caliginofi d’ An- glio vtile cona gli foprafcriffero; ACVVNT VVLNERA VISVM. Altri; ACIEM ACVVNT ACVLEI; ed il Rifchiarato frà gli Erranti per bocca dell’orfo iftello; REVIXIT DIES. Tali itrauagli , e le perfecutioni, fono ftrumento per farci aprire gli oc- chi, che viuenano alla cieca e per farci purgar il capo pieno di cattiui humori ; auterandofi il detto di San 8. Grego- Gregorio Papa 1j. Mor. cap. 13. Ommnis peccator vio Papa prùdens erit in pena s qui Stultus erat in culpa s quia ibiiam dolore conftriétus adrationem oculos aperits quos bic volupiati deditus claufit; fuper Fegyptum » cui fi innixus fuerit homo » intrabit inmanum ess » & perforabit CANI è ” , Orario QVADRVPEDI, Lib. V. 386 Soglionogli otfi; quando iltempo è nuuo- lofo » ed ofcuro rallegrarfi » e farne feta, confolan- dofi con la fperanza del fereno che afpettano » por- Sperare tando alcuni di queftiilverbo; SERENABIT. Col quale motiuo denono i tribolati prender anch'- effi fra i loro affanni qualche refpito s poiche dopo il cattiuo tempo viene poi il fereno. Tibullo libro 3. Elegia 6. Venit pot multos vna ferena dies. Tibulo E Giouanni Crifoftiomo Hom.6.in Matt, Sicut poSt Gio: Cri vehementes imbres mundus aer s ac purus cfficitur : foffome ita ctiam lacrymarum plurias ferenitas mentis fe- quitury atque tranquillitas. Ciò che Tobia riuolto à Dio iua per l'appunto dicendo. Poft tempeftatem, Tob.3.23 tranquillum facis, & peSt lacrymationemy& fletum exulrationem infundis. Tob.3. 22. 387 - Vedendo l’orfo di non potere più refitere alla violenza de cacciatori » mette le zampe alla difefa del capo » e rannicchiando le membra in forma di __ palla, fi precipita giù dalle balze ) e da i dirupi per Difperas faluarfi è portando in tal atto iltitolo del Bargagli; H9ne EXTREMIS EXTREMA, dimoftrando ani- mo rifoluto e difperato, chemoncura la vita , per faluarla . In quefto fenfo Martiale diceua a Chere- mone ; Rebus in angaftis facile eft contemnere vitam. Marsiale Ed Quidio 2. de Ponto . Qui rapitur fatis, quid prater fata requirit? Osidio Porrigit ad (pinass duraque faxa manus &c. 388 E proprietà dell’orfo di dormir fei mefi con- tinui. Per tanto i Sonnacchiofi di Bologna ne fecero l’Imprefa generale dell’Accademia loro, col verfo. SPERO AVANZAR CON LA VIGILIA Peniteng IL SONNO; al qual corpo altri foprapofe va !° detto fententiofo ; MAIOR POST OTIA VIR- TV$; che può feruire per chi tardi s'appiglia allo - itudio della bontà morale, è delle lettere, mà poi con intenfo feruore v'attende. 389. L’orfo che vedendofi affalito dal toro ; fi getta fupino in terra 3 e fingendofi abbattuto yvince Cedere il nemico , hebbe dall’Arefio; ARTE M BT VM Faggire SIMVLANS); evolleinferirey che col cedere > e conl'humiliarfi &c. fi viene à fuperare ogni nemico affalto . Pier Crifologo Ser. 150. Bellicofwus miless Pier Cri- quodin bellofugity A RTIS EST NON TI-Sologe MI ORIS. Così Giacobbe s Dauide, San Paolo se Sant Attanafio,fuggendo meritarono lieti ; ed hono- rati applaufi. Onde San Cipriano de fingalar. Cle- S. Cipria- ric. Efiote timidi, vt fitisintrepidi ; & licet timor "° in certamine infirmitas effe videatur, tamen virtus in infirmitate perficitur- 390 Tipodivero amore al parere di Cefate An. Amot tonio Bendinellie l’orfo, ilquale da lui hebbeilmor- vero to; CRESCET DVM VIVET. mottocon-_.., . - tacente alla voluttà carnale » che quafi fuoco d’infer- Libine no » accefo nel cuore humano;tanto dura quanto du- ra la fuavita. Ondel’Ecclefiaftico; Homsini formicario Ecclefiaf. oînnis panis dulcis; non fatigabitur tranfgrediens la 33-34. legged'Iddioy vfqueadfinem della vita. Tenaciffima Cornelio emm eSt libido, & confuetudo fornicandì {piega il è Lapide Padre Cornelio à Lapides adeo vr cum fenettute non confenefcat » fed vinat & vigear , imo ardeaè vfque ad mortem » nec nifi cum eamoriatar + 391 IlCardinale Aleffandro Orfino yhebbe l’or- fo, inatto di fuggerfì le zampe d’auanti , col cartel- x lo; IPSE ALIMENTA SIBI, dirvolendo Fardasè ch'egli co’ fuoi proprij meriti » ftato farebbe èà fe ftef- fo autore della fua immortalità chiara , egioriofa. E n’infegna frà tanto con le proprie induftrieà ricercare à noi fteffi il mantenimento della vita, nel corni e Da- DI ORSO Capo XXXvr Pfal.127 e Dauide Pfal . 127. 2: LABORES MANVIVM T.li TVARPM quia MA NDVCABIS: bea- tusrsy 4 bene cibi erit. E Salomone. Prow. 16. 26. Piow.36. gnima laborantis laborat fibiy quia compulit cum ao. os fuum . San Paolo benche nobile Romano;e Pren- cipe de gli Apoftoli , col callo delle proprie mani af- AE. 20. faricate fi foftencua la vita; Adea que mibi opus 3h evant ,@ his qui mecum funt miniflrauerunt manus ite. A&.20.34. e Probo Imperatore,come nella fua vita ne ricorda Flauio Vopifco » follecitando i foldati Flauio adoperare, continuamente, diceua; Annonam gra- Vopifio ruirammilitem comedere nondebere . 392 Lo ftimolato frài Cacciatori di Venetia » hà | vn orfo ferito da molti fpiedi, col motto; GEN E- Vitàof ROSIOR AB ICTV; che fcuopre vn animo fela gue sed vna virtù veras che sauuanza ne i contra» Seneca i. Virrutem enim intelligo animofam,& excelfamy quam INCIT AT QUIDQOVID INFESTAT) diceva Seneca Epift.72. » e Lucano; Lucano Crefcit in aduerfis virtus. PANTERA Capo XXXVII. 393 ge la pantera foauiffimo odore s dal quale L allettati glianimali fi danno fegnirla ; onde Crifto fù chi le diede; ALLICIT OMNES; ò pure per conver= bocca di lei , come piacque a Monlignor Arelio ; fane OMNIA TRAHAM. Talel'Incarnato Iddio efa- lava tanta foauità divirtuofo odore, chevn mondo intiero fi vedeua obbligato a feguire le fue gloriofe Pon pedate. Vgon.Vi&or lib.2. de Beft. cap.2;. Quid Fitserino fuauius , aut dulcius effe pote odore Domini moftri Jefu Chriftiè Itaenim fuauis efty vt omnes qui propè per fidemy & per opera funt: & qui adhuc fragilita- te grauati longè funty audiant vocemeius. Repleti enim, & recreati fuaniffimo odoremandatorumeiusy requirimuseum femper fequentes eum . Nel qual fen- 8.Agofi- fo il Padre Sant'Agoftino in Pfalm. 90. Amemus & no imitemnry curramus poft vnguenta es : vente enim, & oleuits & odor eius impleuit totum mundum. Vn- de odor? de cglos fequere ergo ad celum &c. La virtà anch'effacon mirabile attrattiva, meglio della pantera tutti inuita a feguirla, è per lo meno adammirarla. Gregorio Attrabit enim ad fe sdifle Gregorio Niffeno lib. de ‘Auffem Vita Moyfi natura ipfius boni omnes» qui ad pulchri- tudinis radios fanis poffent oculisre/picere» ita fit vt - cgleftium defiderio femper ad maiora , vt ApoStolus aity confurgat, & femper ad altiora pernolet . 394 Conlafoauità dell’odore , che d'intorno la Femina pantera efala, attrahe le fere à le , che poi d’impro- tea uifo affalifce, e diuora ; ben meritando il motto ; ALLICIT VT PERIMAT, la doue il Fer. ro dille; ATTRAHIT ILLECEBRIS; ed anco; ALLICIT INCAVTYVM, motti che Felicità dimoftrano la maluagità del mondo ingannatore , le enodana frodi di femmina lafciua ; egl’inganai proditorij della .__. voluttàje della profperità.San Giouanni Crifottomo Gio: Cri- Lib. 1.decurìal:nugis.Nouerca virtutis profperitas: Sofomo (ic applaudit vt noceat , & infelici fucceffu fec forta- natisobfequitur s vt in fine pernicen operecur: con- wiuis fuis ab initio propinans dulcia; & cum ine- briati fuerint lethale virus admifcet 395 ScipioneRargagli» per finta NABREUrÀla Virtù. pantera, feguita da vavijanimali, colverl6; DAL ODOR SVO RAPITI), paroletutte confor- €as5.t+3» mi à quelle de i facri Cantici 1.13. Inodorem vnguen- torum tuorum currimus , che interifce perfona » quale con la tragranza delle virtù fue obbliga i popolia fe- guirla, atuerisla ed ammicarla, Temiltocle,porta- Virtà 193 toli a i giuochi olimpici» à pena comparue in vifta del popolo » che gli occhi di tutti (i fifarono in lui fo- lo, e le lingue de i Greci 3 tutte fidiedero a celebrare lo e dimottarlo a gli ftranieri; dalla quale commo» tionetutto confolato » egli diffe; Hoc:pfo die labo- Plurarce rum » quos pro Grecia Jufeepi fruétum reportaui . 396 Amala pantera d'abbeuerarficon la delica- tezza delvino , mà beuendone è i vafi.» che da i.cac- ciatori le fono preparati ,, prima refta affoporata » e poi prefa » nel quale attole fù foprapofto; POTV CAPITVR tipod'alcuni Giudici, e Magiftra- ti 3 che fi Jafciano addormentare » e prendere dalla Giudice dolcezza dell'interefîe. Stupifcono i facri interpreti !INter cf come Dauide fi lafciafe perluadere con fentenza def- fato finitiva a leuare a Mifibofetto l’eredità paterna,e dar- la per metà ad vn feruo fcclerato, emaligno 2. Reg. 19.26. mà il Lirano offerua che Dauide fi lafciò pren- dere da non sò quale donatiuo » che quell’Accorto gli offerfes il quale all'incontro gli venne; Cum duobus 2.Reg.16. afinis, qui oneratierant ducentis panibus, centum + ligaturis vue pafey & centum maffis palatharumy & duobus vrribus vini ; dall'odore di quefto vinoil ceruello del buon giudice fù ftrauolto , e pronuntiò ciò yche meno doueua; Hic duo confideranda funt, Nicolò di fcriue Nicolò di Lira. Primum eft cautela malitiofa Vi” * Siba detraîtoris , qui confiderans Dauid y & feruos eius in anguftia pofitos, & fuza, & fame fatigatoss ohtulit Danid pauca refpelt.uès vt per hoc menda- citer acquireret hereditatem Domini (uiydetrabendo fibi: & confimiliter faciunt in curijs magnatorum cu- pid» & auari. Secundum eSì periculum Potentum in verbis talium Detrattorum:quia Dauid Sanftussex verbis, & dono,licet modico,buius adulatoriss & de- trattorissin tantum fuit deceptussquod fine verborum eiusexaminationeydedit ei hereditatem Domini. Così il mifero mondano, inebriato al calice dell’infame Ba- M3dane bilonia fi condanna ad effer preda de i cacciatori d'- inferno » e fobbiffato nell’eternità della morte. Lo- renzo Giuftiniano in fafcicul. diuin. amor. cap. 11. Lorenzo Illos igitur folos, qui ignorant Deum y co futura non Giuftim prauident decipit mundus ; aureo enim eos inebriat calice, varijs doniss pollicitationibus deludens,ad fem- piternumirabitexitinme Ancoil pouero Lotte fuot- prefo dal vino, cadde nelle bruttezze de gl’incefti del quale San Pietro di Damiano; Pudoris munditiam , Pierro di vinum in folitudine vna notte (uafir amittere s quem Damiano inter tot adulteros ipfa non potuit Sodoma violare . i 397 Hà la pantera vna macchia fu'l dorfo, che Confor- fuole crefcere » e fcemarfi s come appunto fà la luna !! nel ciclo; che però figurata con quefta macchia è & la luna al di fopra;tù introdotta à dire; SIC MVTOR AD ILLAM , che dimoftra conformità d'affetto 7 Adula= ò di volere; & anco adulatione . tione 398 Conlo fpirar d’intorno nonsò quale foauità |. attrahe la pantera le capre feluagge » iceruetti &c. al Piacer cefpuglio, nelquale ella ftà appiattata è ediui d’im- médano prouifo aflalende gl’inauertiti animali, gli vecide » c gli divora , onde fe le può fcriuere; BLANDI-. * MENTO PREDATVR; edintal guifa la voluttà, edil piacer mondano » attrahe con delicate maniere, mà poi crudelmente tradifce. Plutarco ci- tato da Stobeo Ser. 6. Fera eft fibi mancipans homi. Plutare nes voluptas » fed mitis:nam fi apertè pugnaret » citò caperetur. Nunc autem etiam ideo innifa magis » quod celat inimicitiam induta habitum beneuolen» tie . 399 EnricoFarnefel.1. Diphtere Elog. 10 alla Pantera » che tenendo il capo mafcofto entro vn cef- puglio , fi vede attorniata da molte fere diede; NON Précipe VI, SED GRATIA, infegaandoal Prencipe benigno R ava- » 194 è valerti nelfuo gouernò, più della deftrezaa » e della diffimulatione » che deitetrori s e delle violenze ; con- fcrmandofi più al gufto altrui, che al fuo proprio ge- nio. San Gregorio Papa lib. 8, Epift. s. vio te- nerezze gratiofe così perfuadetta à Childeberto Rè 3.Gregor. di Francia. Benignum excellentia veftra fuis fubie- Magno Gis femper feexbibeat, & fique funty que eius ani- mus offendere valent , caindifeuffa nov finat. San Paolo » ed efio ancora) valeua che i proffimi foffero attratti alla virtù, cciò, non con manieredifpettofe, : e violente, mà foaui, e manierofe, 7 0s qui fpiritua- Galar. 6. les eftis , diceua è iGalati 6.1. buiufmodi inflenite in I. Jpiritu lewitatis y Nel qual luogo il Caietano, Hec Gaietamo ‘“c$t forma reparandi lapfos; vt altio correttina pro- cedat în fpiritumanfuctudinis: ad differentiameormm ‘qui impetuosè faniunt in delinquentes. Et creditur Paulum hac dixiffe y 60 quod Pfeudoapoftoli contra @lusarco delinquentes indignabundi procedabant. Con que fta moderatione operava Sertorio » il quale » benche «per natura fofle fiero , e terribile, fi tempero sì fatta- mente» ch’altrilo itimò in fe fteflo piaccuole, e man- fucto; Ilche anco offeruano gl’Ifiorici in Sant'Igna- tio Loiola » che fe bene per iuo temperamento era ignco se vehemente, trattò ad ogni modo contanta foauità , che riflettendo nelle fue operationi ; eporta- menti; ciafcuno , non perfanguigno è e collerico , mà per flemmatticol’haurebbe accertatamente riputato . PECORA, LANA, VELLO D'ORO Capo XXXVIII. 400 E Quando fi pafcese quado fi muagese quado fe le toglie la lana » e quando s'vccide la pe- , coreili iorma fempre le medelime vocisdella quale ben Patienza difiéil Bargagli; VOCE SEMPER EADEM,; fimbolo di perfona » d'animo compofto » e patiente, In Lione dî Francia fotto Aurelio Imperatore va Dia- Fortezza cono decto per nome Santo s ricercato del fuo nome è di marti- della famiglia s della patria » della condicione fua ) cioè urca fe foffe fchiauo y d iibero &c. benche da i manigoldi foffe,varia , e crudelmente tormentato s per fario dire qualche cofa , e prorompere in voce mea degna di lui, atutte le dimande, con eroica coftanza non rifpofe Gio: Bore mai altroychequefte precife parole ; Chriftiamus fuma, vo Botero Detti memorabil. par. 2. {01.334 4901 Sicomela pecora feparandoli dalla greggia, Separa» ed allontanandofi dal paftore, s'efpone 3 pericolo tione cuidente di perderiì; alla quale il Padre Don Arcan- gelo Conter foprapofe; DISIVNCTA PERIBIT; Pfal,118 concetto fuggeritogli dal Sal. 118. 176. Errani ficut 178° ou:ssquepergi. Cosìl'Apoftolo San Tomafo cadde S.Toma- nelle iauci dell’infedeltà, perefferfì dal Collegio de gli {o Apoî, A poftoli fcompagnato ; e così chiunque fi allontana dalla greggia di Santa Chiefa » non può fe non effere daimoftrereticalis elaniato jed vecifo. Pier Crifo» Pier Cri- logo. Quisvocem Paftoris oblita s dum lupinis vlu- Sologo = laribuscredity &caulas perdidit falutares, & tota letbalibas eft fauciata vulneribus, Serim. 168. 402 Hanno tutti gli animali qualche parte $ che Gio Cri ferue loro come d'arme; Bruta corpore geftant arma, Soffomo | putabos cornuaydentes aperyvngues leo , diffe Gio- uanni Critoftomo, e Martiale lib. 13. Epigr. Dente timetur apers defendunt cornua cernum; mà la pecorella tutta é difarmata; VNDIQOVE Innocen: INERMIS. Crifto mandando gli Apoftoli a con- za Apo- uertir il mondo; gli mandò come pecorelle ;. Ecce ego ftolicd ypirto vos ficue ones in medio luporum; e perche veramente foliero tali » prohibì loro il portare; Non Martiale OVADRVPEDI, Lib. V. peramin via, neque calcoamentameg; virgam Matt. Marr.1o. 10.10. nel qual luogo il Padre Cornelio à Lapide. 10. Matthaus bic loguitur de matte ideft virga defenfo- Cornelio ria vel vindicaroria , quam Christus A poftolis ve- 4 Lapide tat. epiùbaflo. Per virgam ergo hic fynecdochice quelibet arma intellige 3 haec emm Chiiftus vetar Apoftolissquos inbet non armis, fed Deo fideresatgue fidem non pugnando » fed patiendo propagare. Per tanto farà la pecorella difarmata» vn bel ritratto dell’ innocenza; e fimplicità A poftolica. 403 Conlamedefima offeraatione altri le fopra- pote; MENS IGNARA NOCENDI, effetto proprio d'va anima fanta » ed innocente ; chenon sì Innocem nocere, nepregiudicare ad alcuno. San Paolo fi di- 22 chiarò tale 2. Cor. 7.2. Neminem lafimuss neminem =. Cor. 7. corrupimus,neminem circumuenimussiimile al diuiao >» Maeftro, quale come va agnello, tanto é lontano, che già mai offendefiè alcuno, chi anzi turt'incoatrario; Ta benefaciendo y & fanando omnes. AR. De 10. 38. " 464 Alla pecorella paruemi che quadraffe; IN- Maria, TER OMNES MITIS ; inferendoli la benignità Vergine, di Maria Vergime , della quale Santa Chiefa. : Wirzo fingularis Inter ongnes mitis CTC» Lode, che-parimenti da i diuini oracoli è attribuita al gran Mosè; di cui Num. 12. 3. Era! Moyfes vir mi- Nom.12. ti[fimmus faper osnnes homines, qui morabanturin rer- 3» ra. Ed il San Girolamo Epitt. ad Teophilum. Dux S.Girole- ille Ifraelitici exercitus- inter omnes homines » quos mo terratune generauit manfuetiffimus predicatur: & ideo per quadraginta annos obtmuit principarwim &c. 405 La pecorella y fiafiquanto fi vuole maltratta" — ta» fpogliata , ferita , vccifa » non fi duole , non fi que- Patienza rela, non rimprovera chi la mal tratta, e com'altri diffe; NON HABET REDARGVTIONEM; parole itolte dal Salmo; FalFus fum ficut homo non Pfal. 37- audiensy &-non habens redargutiones. Splandette 15- quefta prerogativa nell'humanato Iddio ; Qui cum r.Perra, malediceretuw non maledicebat: cum pateretur non =3- comminabatar 1. Petr. 2. 23. all’imitatione del quale operano anco i fuoi ferui, poiche come fcriue Sant'- Ambrogio in Pf. 37. fdeius fimilitudinem » atque S. Ambro imaginem inftus fue vite cupiens inftituta formare , gi accufatustacet lefus remiteit , difimulat laceffitis » @ non aperit os fuuna » vi illum imitetur qui ficuc fai. 53. agnus ad villimamdiltus; non aperuit os fium Ila. 53. 7. Il che parimente sauuerò ne i Mattiriy dei quali Santa Chiefa ; s Caduntur gladijs more bidentium 3 Non veurmarrefonat , non querimonia p Sed corde tacito mens bene confcia y Conferuat patientiam. 406 _ Monfignor Arefìo , perinéerire la prontezza di San Filippo Apoftolo in feguir Crifto > figurò s.Filippe vna pecorella, che fì portaua verfo va ramutcello Apoft. verde a leiofferto » colmotto; OSTENDERE SVEFFICIT; ed hà queft'imprefa efprefla rap- prefentatiua di ciò , che fcriffe Agoltino traff. 26. S-Agefti= in Io: poft initium. Ramumwviridem oftendis oui yg& m-' +» trahis illamy nuces puero demonArantur; & trabi- tur - Siergoiftay qua inter delicias , & voluptates terrenas reuelantur amantibus » trabant , quoniam verum gl 3 Trabit fua quemque volupras : non trabit reuelatus Chriftus à Patre? &c. nel qual dif- Vocatio- corfo ben fi conofce con quanta foauità fiano gli af. ne diuina fetti humani attratti è corrifpondere alla diuina vo- catione . 407 Plinio 1. 24. cap.9. rapporta che nell’Ifola di Pontole pecorelle fi pafcono d'afleazo + Siche quell’- cib» T Hynn. Hymn. de Martyr. PECORA Capo XXXVIII erba) che tutta è fiele) ed amarezza, viene da loto guftata ; comevna foaue , e faporofa vivanda. Non vi mancò per tanto ; chi figurandola in atto di man- Crilto giarl’affenzole foprapote; DVLCESCIT AMA- patiente R VM. Alle labbradi Crifto y che fi dié è conofcere quall’innocentiffima pecorella parue foaue è e dolce quanta mirra » quanto fiele» ed aceto gli fù offerto nel tempo, della paffione dolorofa ; che però vn Di- uoto » contemplandolo s e fitibondo » a abbeuera- to col fiele » diffe così; Cic Chrifte yrogasgelidam labris arentibus vndamy derma Sed datwr imbutum fellis acore mertm . Le Barbara fi vita nolebas parcere Turba; Cur faltemextremam non miferare fitim ? Perge tamen: potusmadeat licet omnis aceto ; Meclleus ambrofio fiet in ore liquor + Giacomo Bidermannolib. 1. Epigr. 39. 408 Alla pecorella madre » feguita da i fuoi agnellerti furono addattate le parole Ioan. 10. 14 fe: 10.14 AGNOSCVNT ME MEI; &intal guifa, dice Monfignor Arefio i veri figliuoli » i buoni fedeli Fedeli conofcono santa Madre Chieta Cattolica Romana, Cornelio. ne dalei punto ritorcono i lor palfi. Cognofcunt me vì Lapide meg y interpreta Cornel.à Lap. in oan. 1o:ocalis fi- dei fpei y & charitatisy quia in me credunt, fperanty meque fummè ansant s parlando in perfona del Re- dentore . 409 Lapecora » cheftà nutrendo , edallattando il lupo ; firitroua colmotto; POSTE A SAN- &VINEM,; concetto efpreffo dall'Alciati nell’- Emblema 64. con quefti verfì ; Andrea Capra lupums non fpontes meo nunc vbere Alciari palco ; Quodmalè paftoris prouida cura iubet. Creuerit ille fimul, mea me poft vbera pafcet. Improbitas nullo fleGitur obfequio Che fe bene quefto Emblema direttamente moftra s Fabbro che l'huomo ; che fauorifce va ingrato , coopera al del ilo fuo proprio danno , poiche coloro che ci fuggono il male Jatte; dopoi ci fuggeranno il fangue , ciò che s'anuerò Ingrati- in Nerone» chenon pago d'hauer hauuto da Seneca tudine illatte delle dottrines anco gli tagliò le vene ; in Po- pilio che faluato co i fudori » e con l’eloquenza di Ci- cerone, che pareua vn fiume di latte , anche gli tolfe Peccato lavita s ed inaltri &c. adognimodo dinatal’Impre- veniale {a ) che chi comincia da fcherzo » e come per fuo diporto à fomentare s e nutricare.i vitij » darà loro in prede la fanità » il fangue » e lamedetima vita ; tanto ril ieliioà i deboli principij. 410 Comela pecorella s vedendo l'apertura de i Vocatio prati» e la verzura dell’erbe , allettarfì lafcia à portarfì ne colà prontamente » alla quale così figurata il Lucarini diede; SFQVOR ALLECTA; così gli Apo- ftoli dalla macttà è Lor ed altre maniere incom- parabili » che tplendeuano nel volto » e nella conuer- fatione del Saluatore fi vedeuano dolcemente rapiti à S.Girola- feguitarlo. Certè fulgor ipfè s & mareStas diuinita- ue tisoccultes que etiam in bumaua facie relucebat ex primo adfe videntes trahere poterar afpetta &c. San Girolamo /. 1. comment. in Matt. cap. 9. 411 Le carnidi quefti animali, palfando per le fauci del lupo è so vna non sò quale pretio- Traua- fità ,edelicatezza sil che dichiarò il motto fopraferit- glio vtile ro alla pecorella » dipiata in bocca del lupo; FIT SVAVIOR; costil Giufto quand'è maltrattato » elacerato dalla maluagità del mondo, e de i monda- ni al palato d’Iddio più che mai riefce foaue , e fa- porofo ; ì Dum pramitur IuStus y fit gratior hoftia Olympo; Sic quoque fit morfa fuauior agn a lupi » Anonimo 195 La LANA; dlialabambagia, in atto d'effere battuta » con quel ordigno, che tiene la fembianza d’- wnarco,con la corda del quale la lana ripercofiiacqui- fta e finezza, ecandure » fù alzata per imprefa dal Sig. Don Carlo Botfo col motto; ALBESCIT AB Cattità ICTV;evolle, dic’egli» inferire il voto della ca- Mortifi- ftità, la quale rendel’anima candida; pura » a Dio pia- CaUone cente ; la qual candidezza però ottiene con la ma- ceratione della carne fotto i colpi dei flagelli morti- ficata, c domata j ciò che diccua l'Apoftolo ; Caftigo 1. Cor. sg: corpus meumy © in feruitutemredigo 1.Cor. 9. 27. 77. 412. Del VELLO D'ORO fecero Emblema i Acquif- Partenij fopraponendogli ; NON SEGNI RA-"° prefi PIENDA MANVY; effendo ben certo, che i premij P9N® far qualificati , e i grandi acquifti non s'ottengono ; fe "°* * non da chi induftriofamente s'affatica , poicae come diffe vn Pocta. Par eft fortuna labori. Ouidio Ed Ouidio lib. 2.de Arte; «Ardua molimar ; fed nulla nifi ardua vincunty Difficilis noftra pofcitur arte labor. PORCO Capo XXXIX. 413 I L Bargagli lo figutò inatto d’effere fcanna- to,egli toprafcriffe; TANTVM FRVGI. Il Camerario gli diede; HAVD ALITER PRO- DEST; edio. TANTVM IN FVNERE PRO- DEST, motti quadrantiall’Auaro , che non mai fer- Auare ue al mondo; ne gioua a i proffimiy che quando paffà pergli artigli della motte. Ettor Pinto in Ezechiel. cap.16. Nonnulli huius temporis Chriftiani nonrelin- Essere quunt pauperibusopesy nifi in mortes quando ille eos Pinse relinquant. Sunt veluti pecora, que non manducan- tur ynifi mortua, I colta. Non poteit ex illis pau- per quiequam comedere » nifi cos concoquat prius mors. Ac quanto cuttas effetin vitamanum panperi porrigere! &c. 414 Perchequeft'animale, quando ftà pafcendofi invncampo fi (pinge mai fempre auanti ge non mai, Profitte addietro, tù pofto conl’auuerdbio; VLTERIVS, e tignifica continuato auuanzamento. Nel qual pro- pofito Andrea Alciati Embl. 45- Progreditur fempersnec retro refpicit vnquamy f ndreà Gramina cum pando proruit ore vorax 5 Alciari Cura viriscadem eft,nefpes fublapfaretrorfum Cedar, & vt MELIVS fit quod ET VL- TERIV S San Fulgentio de Orat. cap.3. Sicwe qui ad patriam 8. Falgé- tendit, donec perueniat femper habet vbi ambulet ; ficetiam nos quamdiu in hoc martali corpore confti- tuti péregrinamurà Domino » prafens vita nobis et via,in qua femper babemus vbi poffimus proficere. 415 Fùdipinto il porco vicino ad vna pianta di bellifime rofe scolbrieue d’Quidio; NON BENE CONVENIVNT, la douealtri diffe; QVID / SVBVS ET ROSIS? e ne dimoftra, che malamen- Eucari» te può accoftarfì al Santifimo Sacramento ; chi fpiray fa ual animal immondo ; i fetori delle libidini. San (iovrcni Crifoftomo Hom. 61. ad Pop. Quomodo Gio: Cri- Chrifti affiftes tribunali fceleStis manibuss & labijs (fono ipfum corpus impetens? & fetente quidem ore tuo regem ofculari non auderes: regem vero celi fetente anima deofcularisè Fattum hoc eft contumelia . Ti- bullo lib. 2. Eleg. 1. Difcedat ab arisg Tibullo Cui tulit externa gaudia noîte Venus. Cafla placent fuperis &c. È Qusito appuntoera il diuieto > che ne fece il Redem- R a. tore) 196 3fat:.7.6 tore, dicendo è i fuoi Apoftoli. Nolite dare San- ttum canibus: neque mittatis margaritas veftras an- te porcos. Matt. 7. 6. cioè à dire » interpreta Sant’ 8.Ambro Ambrogio lib. 2. de Poenit. cap. 9. Hoc eft, immun- gio dis fpiritibus facre communionis non facile imper- tienda confortia » 416 Nel porco fegnato col titolo; LVTVM %* —VNA VOLVPTAS figurai il lafciuo, che non d’al- Lafciuo tro più gode;che d’inzaccherarti nelle laidezze del fen- {o ;e della carne. San Clemente Aleffandrino ad Gent. Illi infta: verminmyin cenoy 5 voraginibus ynempe voluptatis fluentis s inutilibusy & ftultis pafcuntur delicijs , fuilli quidem homines. Suesenim ceno ma- gis delettaninrs quam aquamunda. Neergo porcis efficiamur fimiles. Lo ftefo efprime San Giouanni Crifoftomo Homil. 48. in Matt. Quid iffbac feditas mali non inducit? parla della lafciuia. Sues ex bo- minibus facit, 1mo vero etiam fuibus deteriores. Sus Element. Alefan Gio: Cri- foffomo enim in luto voluitur s & ftercore natritar ; hicverò. lafcinus bomo abominabilem fibi menfam conftituit, iniguas commiattones excogitansy & amores nefa- rios. Giano Nitio Dialog. de Peenitentia così; Pudet; pigetque proloqui Que duxerim folatia Luto tenaci s ac fordido Harere totis fenfibus. Nam fi quod vfquam cernerens Olere canum fatidum 3 Conabar illuc tendere s Aura, © fagittisocyus . &c. __ Conl'iteffa proprietà di trovar nel fangole (ue deli- Inuidio» tie; Giovanni Crifoftomo Hom. 41. in Matt. rap- fo prefentò la malitia dell’Inuidiofo , che nelle miferie Gio: Cri- de fuoi proffimi troua la fua contentezza. Quemad= Jofomo modumi (nes lutofa immunditia & demones noftris damns latantur ; fic innidi calamitate proximorum exultant + 417 L'Abbate Certani efprefie la malitia d’vn Pecca- peccatore, che fpontaneamente fi precipita nelle ini- tor vo- quità conla pittura d’vn porco fommerlo entro vna Jontario iigola cloaca; ed ilmotto; PETIIT VLTRO. . Indignità così effagerata dal Padre Sant'A goftino 1. S.Agofi- 1. ad Orof. queft. 38. Humanum eft peccare y arde Pr induftria peccare » ac peccato gaudere s atque glo- riar!spenè diabolicameft. Nibilenim Spiritum fan- (tum proinde contriftats imo ad iracundiam conci- taty quam nonimbecillitate bumana » feu repentino aliguo impetu peccare s fed CONSVLTO, atque apertis s vt ita dicam oculis g IN, SCELVS PRORVERE. © RICCIO SPINOSO Capo XXXX. Giano icio LI 418 Ter fpine » onde il riccio fi copre , feruono alle fue difefe; comeditante lancie » arre- | ftate contra chi vuolmaltrattarlo ; mà gli feruono an- Mormo- cora, come di tante faette per auuentarle etiandio tatore contra i nemici che alla lontana compaiono . Che però il Taegio gli diede; COMINVS ; ET EMI- NVS; tale ancola lingua del mormoratores e come lancia yecome ftrale terifce pei prefenti » e gli alfen- ù » cdà nifluno perdona, Nel Salmo 56. j. oueleg- Pla. 56. giamo ; Fily hominum dentes eorumarmar & fague- I: tes altri in vece di quell'arimaleggono lanceam ; pot- gendoli gratiofo motino al Cardinal Vgone di feri- uer così; Zerba detraltoria quibus (imormoratori ) corroduntalios funt arma y © fagitta. Per arma im Veon Cardia. OVADRVPEDI, Lib. V.: pugsantur propè ftantes. Vnde vbi babemus arma, alia litterababer lancea . Per fagitras impugnaniar longè Stantes . Et ipfi detrabunt tam propinquis, quan remotis , tam domefticisy quamextraneis &c. 419 Il riccio carico dipoma, pera, edaltri frur- Beneft- tiinatto di portarglià i tuo: figlivoletti , fù introdot- cenza to à dire; NON SOLVM NOBIS; ed è figu- ratiuo di perfona » che volontieri altrui riparte aiuto , e beneficio; Operemur bonum ad omresydicena l'A- Galar. 6. poftolo Galat. 6.10. Ad omnesy commenta Sant A- 19 gottino lib. de falutar. document. cap. 46. non per SAP partessnonadvnum vel ad duos vel ad tres, fed ad no omnes homines. Seneca lib. 4. de Bencf. cap. 25. $! Deos imitaris sdaetium ingratis. Nam & (celera- Seneca tis fo) oritur, & piratis maria patent. Lucan. Lib.2 —— Hi moresy hac durt immota Catonis Setta fuity fernare modum, fineimque tenere, Naturamque fequi, patrieg;impendere vitam: NEC SIBI, SED totigenium fecredere MYNDO. 420 Nonafpettailriccio sche i cani, che già fe gli accoftano » col dente vorace l’afferrino, e lo sbra- nino; per farle fue difefe; mà quando gli vede in debi- tadiftanza; fcagliando contralora quafi faettelefue fpine» non teme d’attaccar primiero la zuffa ; ilche Animo- parmi voglia inferire ilmotto; NIL MOROR fo affali- ICTVS); infegnandoci per ottimo documento mi- 195€ litare, chel'efferil primo ad affalire $ e non afpettare l’oppreffione del nemico s fia vn vero fondamento, e di tortezza di cuore; e di vittoria fortunata . Vegetio ; lib.3. cap.18. Semper autem Stadere debess parla col Vegeno Generale d’efferciti, ve prior inftrnas aciemsquana boftis squia ex arbitrio tuo potes » facere quod tibi >vtile indicas , cumnullus obfiftaty deinde && tuis an- ges confidentiam,& aduerfarys fiduciama minuis: quia fortiores videntury qui prouocare non dubitant. Ini- mici autem incipiunt formidare, qui vident contra fe acies ordinari». Hwuic additur maximum conmodum; quiatu inftruétuss paratufque ordinantem, & trepi- dum aduerfarium praoccupas . Pars enim vittoria eft inimicum turbare antequam dimices. 421 Animovirtuofo ,e piceno di ficura confiden- za dimoftra il riccio, che fe bene fi vede attorniato da Innoser® i cani, egli nulla fi difcompone, mà dalla propria "© virtù afficurato s raccogliendoli in vn globo » fi ride dell’altrui malignitàyodinfidia; il che dichiara il mot- to; CVRANT, SED IPSE NIHIL. Nel qual argomento fù chi diffe. Integritasy virtufgne fuo munimine tuta Non patet aduerfe morfibus inuidie . 422 ÎIlticcio fpinofo; quand'e circondato da i cani , tutto firaccoglie , c fi ri&ringe, e cingendofi delle fue fpine » che paiono lancie è fua difefa difpo- fte , fi rende impenetrabile all’altrui rabbia, e furo- Coneorà re; nel qual atto il Bargagli lo fègnò col verfo; T E- diavinee MER NON PVOTE IN SE STESSO RAC- COLTO. Quando l’effercito fedele ttarà vnito per carità, tutte l’infidie infernali non potranno ne pre- giudicarlo , ne renderlo intimorito . San Gregorio Papa fopra le parole de Sacri Cantici 6. 3. Terribilis Cant.8.3. vt caftrorum acies ordinata così; Notum expertis eft S. Grege- quod milites cuminprocintucontra hoffes vadunt, "0 Papa fi firifim, & concorditer gradiunturs ab hoftibus contrauenientibustimentur s quia dum în eis aditum per (cifuram non afpiciunt y qualiter cos penetrent hefitantesnon inuentunt ; illifque hoc impenetrabile munimen efficitar ; quod concorditer ordrati fe ipfis Semetipfos tuentur - fic in multitudine fidelium con- tigit » que dum contra malignos fpiritus puenare non definit » necclfe elt vi pace charitatis conftringarar » qua Lucans Anonima RICCIO SPINOSO' Cipo KXXxx. qua falua fit. Sicnim pacem tentt, terribilis ho- Slibus apparet; fi per diftovdiam fcindicur 3 vadique ab hoStibus lemiter penetratur. 423 Formandoilricciodi fe ftefo vn globo , che da ogni lato fcopre orride fpine , approntate alle fue difefe, non rcftadaveruna parte difarmato » ne ef- Difefa poftoall'ingiuriede fuoi nemici; nel qual fenfo por- perfetta td ilmotto; VNDIQVE TVITVS; òveramen te come piacqueall'A flicurato frài Cacetatori di Vi petia; VNDEQVAQWE-MVNITYS . Non folamente il cuore; d ilcape, mà tuttii fenfì noftîi gliocchi ; gli orecchi, là lingna, niti con l’armi delle virtà , armi di id fico; perche vna arte folayche refti difarmatas quela è cagiohé dék dini. la noftra fconfitta . Acab era.tutto ‘coperto d'ar- 34 mi» dal fianco in fuori» e per quello entro la faetta ; 1.Reg- 17 Golia era tutto coperto dicci ro, tltane la fron- 8. Ambro te, e quefta patebatcad motim » diceua Sant'Ama Cile brogio . Mat che fù rettiffimo » e clementiffimo Prencipe finge «x Alzata imprefa d’vn rigeioy che feagliaua d'intorno al: Senerità cune delle fue fpine col'cartello;'RECTE » ET PARCE, perinferire chedirado,, mà con fomma. ragione haucua quel gran Monatca vfato la feuerità del caftigo &c. Quidio. lai Si quoties peccant homines fua fulmina mittat Iuppiter, exiguo tempore inermis erit. |, Bencheil riccio foglia habitare entro yna tana sche hà quattro porte » difpofte da quattro lati ; chiuden- done trè contra il foftiarde i venti » quella folamente fuol aprire, che ftà riuolta al Sole , & all'aria tranquil- la. Con quefta allufione fù pofto sù l'vicio della tana» dal Conte Bernardino Mandello » frà gl’Intenti di Pa- Attende- uial’Auuertito, foprafcrivendogli; VNI TAN- se TVM; perdinotare, ch'egli ricoueratoli alla fua \ patria, & cala da i pubblici maneggi, aulici, & mili- tari, haucna chiufo i fentimenti fuot à i venti molefti delle cortiye delle cure mondane , tenendo folamente aperto l’adito , à riceuere il lume delle virtù, che ne gli ftudij accademici , à i quali egli era fingolarmente in- tento » gli veniva communicato. Lo fcritturifta illu- firarebbe l'imprefa col detto Euangelico; Nemo po- teft duobus Dominis feruire ; aggiungendo le minac- Sopho.1.5 cie d'Iddio in Sofonia 1. g. Difperdam eosy qui inrant LXX. in Domino, & iwrant in Melchon; è come trappor- tano gli Settanta Interpreti; Zurant in Domino, & iurant in Rege + Nel qual luogo San Girolamo. Dif- perdet Dominus eos » qui adorant Dominum & Mel- chon , qui feculo pariter s& Domino putant fe poffe Seruire'y qui militantes Chrifto obligant fe negotys fe- cularibws &c. 425 Mentreicanilocircondano egli s'afficura con l'armi, onde dalla natura fù proueduto, pertanto ben portò ilmotto: DECVS; veramente; SPES, ET TVTAMEN IN ARMIS. Ebenfidicono l'armi la fperanza, ela ficurezza de i combattenti,poi- che la doue mancando l'armiy reftano i corpi nudi efpoftialle ferite ed alle morti. Deteétis peéforibuss & capitibus » congreffi contra Gothos milites noftri multitudine fagittariorum fape deleti funt , diffe Ve- getio lib. 1. cap. 20. difefi dall'armi ) e più arditamen- te combattono , e più felicemente s'afficurano . 1n- firuendos igitur sac protegendos omni arte pugnandi» & quocunque genere armorum conftat effetyrones. Necefie eft mim, vt dimicandi acriorem famat anda- ciam, qui munito capiteyvel pettore non timet vulnus. Conchiude Vegetio iui, ilche nonfolamente s'auuera Opere nei principianti , mà anco'ne provetti. L’opere buo- buone nefono quell'armi, ond'il fedelereta ) cd illutratoyed Ouidio Seruità S.Girole mo Difefa Pagezio = | San Scbaftiano , con quefto fenfo » che fi come que- denono mu- © “E n si id il du grati[fimosftores, liquefatti 424 Nell'efequiedi Filippo ITI. Ré di Spagna, È 197 afficurato. Ind?amur arma lncis ydiceual'Apoftolo Rim. 13. Rom. 13. 12. nel qual luogo il Cardinal Caietano 1. Opera luci confona appellauit sarma lucis; quia non Tomafo Solum funt opera luci confona , fed funt arma tum de- Caietane fenfiuas tum offenfima boftium , virtute diuina gratia. 426 Monfignor Arefio fece imprefa del riccio» carico di frutti col titolo; IMMVTAVIT NA- TVRALEM VSYVM, applicandola ad honoredi Traua- fto hei fi valedelle fpine » le quali per loro natura glio foa- dono atte nate à ferire gecagionar dolore » fe ne vale veg portarfrutti, cangiandole in in&rumento d’vti- leyedi diletto; così iltormentofo martirio delle faet- ite,chelo pag E riad ea al dolore, cd alle offele, mà al fuo conforto,& alla fua feligtà , nel qual propofito Aponio lib.3.in' Cant. Mareyribus conuer- Aponie runturamphiteagia in Paradifum, cratitule , & far- tagines in molliflmam plumam » fflammarum globi in plumbura in balfamo- rumvnguenta. Ipfasquoque morspro Chiifto fufce- x LA gaudidzi "Tr » & difetto retiofiffimo lapidi 'pretiofior anteponitw . 127 Al riccio tà fopraferito; CORTICE Apparen DÉ PORTO LIS ECHINVS ERIT,8®2 levato da Martialey che lib 13: diffe ; TANI arti Ifte licet digitos teftudine pungat acuta > sj Cortice depofito mollis echinus erit . Che ben conuienfi ad alcuni, che veftiti in habito mi- litare, paiono gran cola, mà leuandofi loro d'addoffo quegli arredi » non hanno fpirito , ne gencrolità veru- 4 na. Arsquedam eft traftandorum armorum , non dinffe profe(fio nominisy nec valtus aut cultus immutazio Vipfto militem ftatimreddunt. Liplio de Milit. Rom.lib.5. Dial. 20, i 428. Non quattro porte » come poco di fopra io difli alnum. 424. col parer d’alcuni, mà col parer d’al- tri » due fole porte fuol fare il riccio allafua tana, vna È verto la parte auttrale » l'altra verfo l’aquilonare » tu- Prudéze rando quella, perla quale foffia il vento; che però il Capaccio dirgli fece; TEMPORISERVIO; edaltriinterza perfona; TEMPORI PARET; ed inferitce perfona prudente » che sì prouedere come meglio richiedono ; i fuoi rileuanti interefli, accom- modandofi » e prendendo le varie opportune difpofi» tioni del luogo , deltempo » € dell’occaitone. Tullio 1.3. de finibus , frài precetti de gli antichi Sauij , que- ito neriferifce; Wecera precepta fapientum inbent Cicero TEMPORI PARERE ) & fequi Deum, & fe nofcere » & nihil nimis ». Contiglio precilamente fomminiftrato da Pittaco » folito dire; Nofce term pus , da Focilide » che ricorda ; ta Temporibus femper cautus feruire mementoy Fecilide Nec reflare velis aduerfus flamina venti... Da Cicerone ad Brutum » Tibi nunc populo , & fce- Cicerone: ne ( edè lo ftefio che il diretempori ) fermendum i eft. Namintenon folumexercitustui, fed orantana cinim, ac penè gentium conietti funt oculi; da San Paolo: poiche oue noi leggiamo » Rom. 12.11. Spt- Rom. 12. riu feruentess Domino feruientes; Sant'Ambrogio !** traduce; TEMPORI SERVIENTES. Infonma frà i moderni, dal Bocchio , eciò diffufamente nel Simbolo 136., checomincia ; | Quod tempori , & fcene putes mi Romule Nunc feruiendum s maximè Laudo , & probo: nec eft » quod inconftantie Crimen timendum fit tibi Fc. 1 429 Quando foftia ilvento caldo di mezzo dî, il riccio refpira aprendola porta di tramontana ; e quan- do fpirano i rigori di queita » apre la porta verto il c mezzo dì; Quindi il Lucarini gli foprapole; ALTE- Prudiza k 3 RVIRI Achil. Bocchie 198 RVTRI PROVIDET OPPORTVNE; tale îl prudente Criftiano portar fi deue » dice il mio Af- Afearìo canio Martinengo in Gloff. Magn, f. 1566, Si flatus Marsis profperitatis exfufflat » ediftas ad feptentrionem ref- , wo piraremeditationetribulationum» indici mortis o È OVADRVPEDI Lib. V. inferni; hac enim fuauitaterm omnem cuanefcere fa cient . Quod (i procella aduerfitatis in te infurgits conuertere Statim ad auftrum » ad vite inquane futis= ra perennem tranquillitatenz 436 Alriceio, carico di frutti, in atto d'auuici- narfi alla fuatana , labocca della quale è angutta , e riftretta iodiedi; NIL DEFERET INTRO: Médane dir volendo che può ben l'huomo in quefta vita cari- moribon Carfi di quante ricchezze ei vuole: che alla fine gion. do to alla fepoltura » lafcieràaldi fuotitutti i mondani Ecclefiaf; ACQUIRtI; motivo dell’Eccleliafte 5. 14. Sicut egrefe 5.14. fuseftnudusdevtero matrisfua; fic reuertetur , & NIHIL AVFERET SECPM de labore fuo ; Campenfe nel qual luogo il Campenfe ; Ira nudi eo reuertentir s vnde prodierunt nec vlli quidquam eorum binc fe- cum afportabunts qua tantismoleftijs acquifierunt, P/al. 48, E prima di lui Dauide Pfal. 48. 17. Ne tmueris cum 17. dies fattns fuerit homo » & cum multiplicata fuerit gloria domuseius s quoniam cum interierit non fumet omnia; cioè non fumet ex omnibus; nibilomninò fu- Job 27, met. Coi quali concorda Giobbe 27. 19. Dinescum 19, dormierit , mibil fecum anferet ; aperiet oculos fuosy & nihil inueniet. 431 Lafeminadel riccio, quanto più tarda à par» torire » crefcendo » ed indurandofile fpine de ifuoi fi- gliuoli , che fichiude nell’vtero ficondanna è tolera- re ogni giorno più graui i dolori » nelqual fenfo heb- be; PROCRASTINANDO FORTIOR ; ò ve- ramente; QVO TARDIVS, HOC MAGIS ANGOR; imagine efpreffa di chi và procrafti- nando il rimedio del fuo male; Dammi alicuiusy ob pro- craftinationem ingruentis bieroglyphicum eft » dice Pierio lib. 8. ad fin. propterea quod aluo Stimulata 3 quandis poteft partum differt y quo fitvt fetus ma- gis inolefcens, maiorem poftmodum in pariundo dole- rem afferat. Se i progenitori di Mosè non l’haueffe- ro nodrito bambino per tré mefi s non haurebbero tollerato in diftaccarfelo dal fenose dalla cafa quel do- lore, che poi fofferfero , Filone lib.1. de Zita Moyfi, vuole che così difcorrefiero; Debueramus recens na= tum exponeres pertres menfes aluimus nobis maio» rem triftitiam parantes &c. Lo ftello anco auuiene Procra» ftinare Pierio D'aleria» no Pilone Ebreo al peccatore» che quanto piùtarda è partorire nella confeffione il fuo delitto: tanto più da gli aculei de i fuoi rimorfi è tormentato » 432 Altronde, chedafefteffoil riccio, affaltato non ricerca i ripari» e le difefe; il che dinota il motto; Far da sè SE TVTISSIMVS VNO ; ò veramente com'io lo fegnaisvalendomi delle parole di Claudiano; EX- TERNAM NON QVZARIT OPEM poiche neldifenderfì da i cacciatori se da i cani s come cantò quefto Poeta; ; 76: Claudia- Se pharetra ; fe fe iaculo, fe fevtiturarcu. Il vero virtuofo, dal proprio valore,e talento aficura- re to, ben riconofce d'hauer in fe l’armi, chelo riparano Y!" da qualfì voglia ingiuriofo incontro » Il che fpiegò Oratio non fenza allufione a quefto concetto. Fortuna feno leta negotio 3 & Ludum infolentem ludere pertinax g Tranfmutat incertos honoresy Nunc mihi nunc aly benigna: Laudo manentem: (i celeres quatit Pinnas,refigno que dedit, & MEA VIRTUVTE ME INVOLVO , probamg; Pauperiem fine dote quero + 433 Vn giudice difpaffionato sche caftigai rei) Giudice mà fenza racoresò turbationed’odio può riconolcerfì nel riccios chevoltolandofi con le fue fpine , vccide le ferpi,tenendo ilmotto; NON LIVORE LIVOR. Che ne i quattro fiumi, che sboccano dal Paradifo terreftre s'intendano le quattro virtù cardinali » ce l’infegnano Sant Ambrogio in Exaemer. e Filone l.1. Allegor. addattandofì particolarmente l'Eufrate alla Giuftitia. Mà prefupotto chela Giuftitia nell’Eufra- te firapprefenti; Andrea Pinto acutamente offeruan= do»che la doue gli altri fiumiscome efprime la Genefî c.2.11.ò circondando pare che ftringono in duro af- fedio le prouincie , 6 portandofi contra le terres pare che hoftilmente le battano. Nomen vni Phifon : ipfe esì qui circuit ommnem terram Hewilath- % nomen uui Orato T) RICCIO SPINOSO Capo XXXX, fluuî fecundi Gebon : ipje ejt qui circuit omnem ter- ram Athiopie- Nomen vero pi uminis terty Tygris» «Andrea ipfe vadut contra Aff}rios dell'Eufrate folamente fi Pinto in dice y Fluuivs autem quarius ipfech Euphrates; così Uan:488 ricerca; Cur bellum aliquod Euphratisy feutufhitie, iniuStis, © iniquis illatum non profertur è An non Iufiitia minftitie oppomitur sdell uit iniquos? E rif- ponde; Opponiter quidemy fed non belli odio: deftruity Sed non felle diffi dij . Che tanto egli apprefe da Filone loco citato. IuSltra» quam nobis refert Eupbrates flumen, nec oppugnat quemquam nec circumualtats nec habet aduerfarium. Quarc? quia huius eStfiuna cuiqsreddere » & eft loco non accufatoris, fd Iudicis. 434 Il Padre Camillo Antici riconobbe nel ric- Mormo- cio vnidea delmormoratore » che non sà toccare al- gatore cuno sche nol pusga, che rfonl’offenda; SI TAN- GIT PVNGIT , dai quali fenfi non fi dilongà S. Wale- San Valeriano Hom. s. de oris infolentia ; Nibil eft: giano — fauius, nibil violentius amaris 3 afperifque fermo- nibuss quorum vulnera tanto difficilias curantu» , quanto facilius proferuntur . Ed il Salmo; Fil bomi- numdenteseorum arma & fagitte; à come piace à Gencbrardo ; Habene verba dentata & fagittantia; & lingua corum gladius acutus, x 435 Si come il riccio s'aficura dall'ingiurie dei cani con l'orridezza delle pine » che da per tutto lo ricingono » onde gli fà dato; AMPERITATE TV. TV$; cosìconla ruuidezza dei fetolofi cilicij, econ l'afprezza delle mortificationi , e penitenze noi po- tiamo sipararci » ed aflicucarci da i cacciatori d'infer- -. no» attizzati à i noftri danni. Il mio Concanonica fftanio Afcanio Martinengo GlolT. Magna fol. 1566. Cir- Marsinî cumcingitur herimaceus pelle , crebrisy & acutifi- £° mis fpimis munita; Eremi cultorcarnis affliFationi- busy & incommodis svti (pints vitam confeptam du- cit . Fenator borum Damon efì » cum alfiduis ten- tationumiaculis vulnerare contendit . Studeant ivi- tur Eremitey quando tentationum s(iezgeftionungae prauarum lenocinia fentiunt » fpinisreferta pelle con= cludi smortificattone inquampafperitateg; ritesomni volupiate abdicata fe concludere s in carnifque mal- litiem fpinas ieuumiorum affliElionumque tacere 436 Nonècosifacile il potere ò prendere , ò fer- mare il riccio; perche effend'egli tutt'armato di pun- genti fpine » vi vuole molta deftrezza s e prudenza , perche la mano » fenza riceuerne pregiudicio, polla afferatto » etenerlo. Don Diego Saauedra figuran» dolo fermato davaa mano armata di pialtra, e ima, glia,gli aggiunfeil motto del Taflo; COL SEN. NO, E CON LA MANO ; infegnar volen. do ; chefe per acquiltare ci hà parte lafortuna, per conferuare fi ricerca il giuditio se la prudenza; effen- do veriffima il detto di Quinta Curtio che ; Faciliss efi quedam vinceresquam tenere s edi Publio Mi. mo; Fortunam magnama citius Inuenies , quam reti» neas; ondeQuinto Curtio ben conligliaua ; Forza: nam tuam preffis manibus tene » lubrica eSt . 437. Lo ftetlo Don Diego Saauedra » ponendo per cimiero d’vn elmo vn riccio fpinofo,gli foprapole: DECVS IN ARMIS ; d veramente perbocca del riccio itefio ; ORNO L’ARME CON LT. ARME, dimoftrando che l'arme della noftra no- biltà » e famiglia debbano riceucre nuauo ornamen» to dall’arme» da noi braua, e vittoriofamente ma- neggiate. Cosìi Germani y la prima toga » ed orna- mento d'honore , che dauano à iloro figliuoli , eral'- armargli con la fpada » e con lo fcudo; Scuto , fra- meaque inuenem ornant; Fec apud illos toga , hic primus innente bonos dite Cornelio Tacito de Mor. German. Cosìle bellezze di Salomone riceucyano fe- Filone Pfal, 56 s. Mortifi- catione Confer- Uuare Quinn Curtio Publio Mime Proprie valore Cornelio Tacito 199 gnalato aumento dall'arime » che gli pendcuano dal fianco ; Accingere gladio tuo fuper femur cuum po- P/al. 44. tentifime, Specie tua & pulchritudine tua , inten- 4- de » profpere procede sc. Plal, 44. 4. Nonlontano da i quali difcorti Giouanni Crifottomo Hom. 23. in Gienel, Que enim vtilitasex clarisy & probis pa- Gio: Cri» ventibus originem ducere fi tubona vita satque vir- fofiomo tutum fisexpers? Ant quod damnum fuerit, fi pa- rentes O maiorestui fuerint ignobiles, & objcuriy , ipfe autem virtutibus floreas ? RINOCEROTE Capo XXXXI. 438 TIE rinocerote fi legge che ; Nunguam vittasab bofte redicsla onde hebbe il mot- Guerrie- to; NON REDEO, NISE VICTOR, imprefa ro fort + formata ad honore di qualche Generale d'eTferciti, nato che tante ottencua vittorie» quanteattaccaua batta- glie come Cefare, Aleffandro Magno, Carlo Quinto _— co, Crifto mentre li portò incontro a i patimenci ) ed Crifto alla mortè ben poteua dire ; Non redeo nife viétor, Pa vente poiche ad honore della itelto Riforgente » di quefte precife voci Santa Chicfa fivale; Confurzit Chrijftus tumulo VICTOR REDIT de baratroy Tyrannum trudens vinculo 3 “Et paradifum referans . 439 Monfignor Aretio diede al Rinocerote il motto; MORI POTIVS, QVAM SVBDI, Genero» che dimoftra animo generofo invi guerriero s e co- fità ftanza inuitta in vn martire y pigliandofi il concetto dal 2 de Macab.cap. 14.142. oue di Razia fi dice; E- ligens nobiliter mbri potins , quam fubditus fieri pec- 3. Mae. catoribus. Degli Acteniefi, mentre forto la condot- 14-4% ta.di Miltiade l1difponeuano ad iacantratele fchie- re immentfe di Xerfe; Filone Ebreo £ Quod omnis Filone probus fit liber così; Correptis armis eam expedi- tionem fufceperunt > quafi debellaturi cum ingenti firage boftium s contemptis mortibas s & vulneri» busy vt faltem infepelirentar libero folo patria. S. Iidoro Arciliefcouo di Siuiglial. 1. Sent. cap. 26. De? s. rirdore Hymn. Pafchal, ‘ feruus aduerfitate vlta non frangitur s fed fe pro veri tatis defenfiane vlerò certammioffere a nec vaquam pro veritate diffidit. 440 Animogrande, mà rifentito dimoftra ilri- Rifentie nocerote, che portandoli contra chi lo ftuzzicò con mento leoffefe , dice; NON EGO REVERTAR INVLTVS. Ofea Profeta 13. 14. in perfonadi Crifto Crilto ferito coi dardi della morte ed ingoiata dalle fepolto fauci dell'inferno cosìragiona; Ero morstua, ò mors; 0fea 13- morfus tuus ero» inferne; quali dica a commenta il 14. Padre Cornelio à Lapide. Ego Chriftus mordebor 4 Carnelio teyòmorsy & ò inferne ; fed tax vt d te morfus te vi- € Lapid è ciffim mordeamyitaut a te quafi abfarprus viftera tua dijrumpam &c, ; 441. Prudenza militare dimoftra il rinocerote » che prima d'azzuffarfi ca i nemici » ftà agguzzando Effetcitij il corno ad vna pietra, colmotco del Bargagli; PV- milita ri GNE VT PARATIOR. Quefte diligenu pre- parationi , è preuentioni fono 11 fondamento delle vittorie; poiche Animos fubito ad arma non erigunto ({criue Calliodoro Zariar. lib. 1.Epift.q0.) nifi qu fe Caffodera adipfaidoneos premiffa exercitatione confiduni . L ) Vegctio lib.1.cap. 1, Imcertamine bellorumexerci- Vegeta tara paucitas ad v!Ctoriam promptior eftyquam rudts) & indotta multitudp,expofita femper ad cadem. 442 Come fia mal pago il rinocerote della ro- E bultezza 200 buttezza naturale, e vigorofa atutudine a vincer gli nimici, aggiunge ancole diligenze , arrotando » ed affilindo il corno, che gli ferue come di lancia , prima Guerzie- d’attaccarla zuffa,nel qual atto portò il motto; NA- 19 TVRA; ET ARTE. Lofteflo anco nellami- litia offerua ; nella quale oltre i talenti della natura fi Vegetio ricercano gli effercitij dell’arte ; Aduerfus omnia profuit TYRONEM SO LERTEM ELIGE- RE) fcriue Vegetiolib.1.cap.1. IV/S (vtitadi- xerim ) ARMORVM DOCERE, difcipli- nam quotidiano exercitio roborare &c. 443 Dicono; che il tinocerote » benche peraltro furibondo; e terribile, diuien tutto piaccuole, corcan- Incarna- doti frà lebraccia d’vna verginella. Intalguifa dun- tione que lo figurò il Lucarini, fegnandolo col motto; CVM VIRGINE CICVR e ciò per di- moftiare» che Iddio terribile è era diuenuto tutto manto > e piaccuole , corcandofi nell’vtero della Bea- tiffima Vergine. San Bonaventura in fpeculo cap.13. S. Bone Chyriftus per manfuetiffimam Mariam manfueftit » uentura ey placaturyne fede peccatore per mortem aternam vlcifcacur. 444 Il Rinocerote, che fdegnando d’azzuffarfi Genero- con gli animali di forze inferiori » la vuole folamente fità coi più nerboruti , e grandi » come l’elefante , € fimili, hebbe VRGET MAIORA; edimoftra animo generofo, ederculeo. Onde Senec. Herc. Fur. A&.2 Virtus eSt domare, que cunthi pauent + Torquato Taffo Geruf. Liberata Cant. 20. ft. 138. in Emireno, Capitano Generale del Ré d'Egitto quefta magnanimità và celebrando; Contra il maggior Buglione il deftrier punge : Chenemico veder non sà più degno » E moftra) ou'egli pafla sou'egli giunge Di valor difperato vitino fegno. SCOIATTOLO, SCHIRATTO Capo XXXXII. 445 Veft’animale » nel paffar i fiumi ; fuole fo- O) ftenerfì fopra vn picciol tronco; però lA- refio ne iece imprefa per ilbuon Ladrone col motto ; DEDVCET ME; dirvolendo ; che iltronco della croce» ful quale era foftenuto , feruiua a condurlo fe- licemente è faluamento . Sant Ambrogio ferm. 5 fè S.Ambro Vbique Latro diu oberrans, & naufrazns y aliter ad gio patriam redire non poterat s nifi fuerit arbori alliga- S.Agofti-tus. Sant Agoftino tom.9.trad.2. in Ioan. Inftituit no lignum s quo mare tranfeamus. Nemo enim poteSt tranfire mare buius feculi, nifi cruce Chrifti porta- tus. E San Clemente Aleffandr.lib.r. Pedag.cap.vlt. #.Clemen. Ligno alligatus, eris folutus ab omni exitio , guber- Aleffan nabit te Verbum Dei y & ad portum calorum te ad- ducet Spiritus Sanétus ed allude alla fauola d’Vlifie, che legato all'albero della naue fi fottraffe all’infidie delle Sirene . 446 Benchee picciolo dicorporatuta 5 e debole di forze fia lo fcoiattolo , sarrifchia ad ogni modo di tnduftria paffate, e traghettar i fiumi ; che febene non hà re- mi » od altri {trumenti per aiutarfi, valendolì d’vn pic- ciol tronco per naue » e della coda per vela , con tale induftria fupplifce al mancamento: delle forze » e fi sun all'altra riva » Il Camerario per tanto ne fece mblema col titolo; VINCIT SOLERTIA VI- RES; òpure» VIRIBVS INGENIVM PO- TIVS. Che dall’ Auueduto frà gli Erranti di Brefcia fù migliorato in; ASIT EGO INGENIO che ®, Emilie però ben diccua P. Emilio lib. 11 1 ngeniuni bomsinis Seneca Yovquato Talfo Ladro buono QVADRVPEDI, Lib. V. omnia domat. E Manilio anch'effo lib. 1. Omnia conando docilis folertia vincite . 447 ©Ocheilfole eftiuocoi fuoi raggi focofî per- cotalo fcoiattolo » cangiando la coda in vn ombrella con quefta fi ripara; o cadano dai auuoli diluuian- do le piogge» con la medefima egli fi copre, e fi di- fende, che però il Bargagli glifoprapofe; E DA _. c SOLE, E DA PIOGGIA. Inqueftaconfide- Difela ratione impari il mondo è confidare nella bontà,e pro- uidenzad'Iddio : che fe fouuiene all'indigenze d'vn . cosìvile animaletto; el’arma contra le più grauiin- Proni- giurie del cielo ; molto più ficure appreftarà le difefe denza di all’huomo ; che in fe medefimo fcuopre dell’ifteffo Td- 102 dio vnimagine pellegrina. Tabernaculum, diceua Vaia 4.6: Ifaia 4.6. erit in vmbraculum dici ab eftus &in fe- 0 curitatem y & abfconfionem dturbine , & a plunia. 3 Puoffi anco diresche la memoria del noftro fine » che avrai ben può nellacoda figurarfi » ci ripara dal feruore de sa ; 2: gli odij , e dellelibidini » e dalle innondationi d'ogni altra paffione vitiofa , che fouraftar ne pofla» nel qual fenfo » con concetto tutto fimpatico tol prefen- te il Card. Vgone fopra le parole de Prouerb. 28. 1. Iuftus quafileo confidens così; Leoni comparatur w- fius » quia ficut leo rugitu fuo ftare facit animalia , Peon & cauda fua defcribit limites , quos non audent alia Ci,dim. pertranfire : ita iuftus rugitu compunttionis anima- les motus compefcit ) & cauda ideft confiderattone mortis , limites defcribit cis y vt non procedant vl- terius 448. Halofcoiattolo due portealla fuatana, fem- _ +. pre chiudendo quella , per la quale preuede ; che fof- Occafioa fiardebba il vento ; che però Monfignor Arefioy fi- 9° levata gurandolo con vna porta aperta » il fece dire; A L- Prudéza TERAM INVASIT SPIRITVS; idea di perfona prudente, che chiude il cuorea i fuggeftiui del vitio » &caquelli della virtù lo fpalanca + 449 Seneftàlofcoiattolo, perlo piùtrattenuto in rivolgere vna rota, fatta di filidi ferro, fatica che Modane alla fine è nulla ferue ; e mi parue che poteffle conue- nirgliilmotto; LABOR IRRITVS OMNIS fimboleggiando le vane induftrie dei mondani, che ftanno in volontarie » e continue riuolte , per termine delle quali altro non trouano » che vertigine, confu- fione » e ftanchezza. Cumque me conuertiffem » di- ceua Salomone Ecclef. 2. 11. ad vrinerfa opera qua fecerant manus mea» & adlaboresin quibus fruftra fudaneram , vidi in omnibus vanitatem » & affliltio- nem animi, & nihil permanere fùb fole + 450 Per quanto s’affatichilofcoiattolo, raggi- rando quella rota $ non può già mai me falire, ne au- uanzarfi, ben metitando il motto; AT SEMPER_*% IN IMO ; è veramente perbocca di lui; N VN- QVAM EXTOLLOR. Tali appunto fono i fauij Sapienz® del mondo , gente affaticata in riuoltar foffopraivo. tercena , lumi » mà che occupandofi nelle fole vanità della ter- ra», non arriva Albera de i celefti arcani ; i quali mentre fi credono d’effer giganti fublimi di fapienza fi ritrouano coi pié di ferpenti » come gli figurarono gli antichi, perche non hanno altro fentore che diba- fezze. Vn Poctacitato da Giouanni Thuilio fopra il s- Embl. dell’ Alciati. Tale giganteum legiturgenus » vt nibil altum Barsol. Cogitet ,at fpernat svelneget effe Deum; «Anale Et tantura s quantum fenfu exteriore monetur, Commodat ad prafens feyvel ad id quodadeft. Hoc genus anguipedum myrbici finxere Poeta Quorum AFFECTWS HVMI (SE GENIS AD ALTA ) REPAT. Manilio- - Pron.28. Ecclef. a. II SIMIA SIMIA Capo XXXXIIL SIMIA Capo XXXXIII. 451 Efare Antonio Bendinelli, ad vnafimia, in atto di calzarfile (carpe d'yn huomo Imitatio foprafcrife; LAQVEOS SIBI PARAT, infe- ne degrà gnaudo che chi vuole imitare leattioni de fuoi mag- di noce giori, non hauendoi loro talenti , franemente fi pro- iadica » c difcapita. Serue anco l'Imprefa per chi è Fabbro fabbro de fuoi intrichi eche da femedefimo s'inui- del fuo luppa, che quefto » come fimia, non merita , ne com- male paffione ) ne follicuo. Seneca in Hippol. A. 2. Quem fata cogunt s hic quidem viuat mifer ; «At fi quis vlero femalis offert volens, Seque ipfe torquet; perdere eft dignus bona » Qui nefcit vel + 452 La fimiacontant’affetto fi fringe al feno i fuoi figliuoli » che viene inauedutamente a fuffocar- gli, ed vecidergli. Il Camerario perciò ne fece im- Educa- prefa, colmotto; PERDIT AMANDO, fim- tione li- bolo di quei Padri di famiglia , che amando con paz- guida —zoaffetto ilorfigliuoli e troppo delicatamente trat- tandogli , fono cagione della ruina loro. Dauide con amor di fimiaamò Amone ; e fe bene lo vide ifpido è e moftruofo » per l’ecceffo della violenza vfata à Ta- mar non volle però amareggiarlo ne coi rimproueriy e-Reg+13» ne coi caftighi. E: noluit contriftare fpiritum Am- lr non filij fuiquoniam dilizebat eum. Mà che? Con que- fto pazzo amore fù poicagione che Abfalon ne fa- ceffe rigorofa vendetta » coltogliere ad Amonla vi- ta 3 equafi il regno à Dauide medefimo ; fi che moral- mente fi può dire » che il fouerchio amor del padre le- uò di vita il figliuolo. 453 Plinio 1.8. cap. 54. così delle fimie ragiona . Simtarum generi precipua erga fatum affettio. E frà poco ; Itaque magnaex parte compleétendo necant ; Puoffi per tanto formarimprefa della fimia » che ab- .X_ bracciandovccide ilfuo figliuolo,col cartello; COM- Seneca Plinio Piacer PLECTENDO NECAT) ce farà idea delle voluttà, e dei piaceri humani, de i quali Seneca Epift. 1. 7°0- Seneca ]ypratesprecipue exturba y & inuififfimas babe > la- tronummore » quos Philetas Regyptij vocantyin hoc Adulato-995 AMPLECTYNTVÈÀ VT STRAN- a GY LENT » Imprefa che deltutto riefce quadrante Giuda allAdulatore ; ed a Giuda traditore. eni 04 La fimia, che getta fuorida vna fineftrale i ricchezze d’vnauaro fù pofta per Emblema;a figni- ficare che i mali acquifti malamente finifcono ; il che dichiarail moffo fententiofo ; MALE PARTA MALE DILABVNTVR. Nelqual fenfo O- norio Imperatore portò per fuo fimbolo ; Malè par- tum male difperit , e Sen. Thebard. Att. 4. Seneca Iniqua nunquam imperia retinentur diu Perlebocche di tutti vulgatiffimo corre il prouerbio; De male quefitisnon gandebit tertius beres. E l'in- ... fegnarono frà gli antichi Euripide ; Euripide *©—Ininfte ne poffideas pecunias, fi velislongo Tempore in adibas manere . Quidquid enim inique Domi cumulanerisy non poteft effe faluune. .. Efràimoderni Achille Bocchio Symb. 47. A pin Perduntur bene parta fepe . Semper Perduntur male parta » & author ipfe + Del qual argomento vedi Giouanni Thuilio fopra Emblema 130. dell’Alciati , che morale, ed erudita- mente ne tratta. 455 HFerro, pervnofottile » e perfpicace d’in- . Confide- gegno » che non s'appagauadi conofcere la fuperficie ratione delle cofe, màpenetraua à dentro nelle vifcere loro» 20I conofcendole ,ed ellaminandole attentamente , figu- rò la fimia, che fcorzando vna caftagna » portaua il motto; INTIMA, NON EXTIMA. Lo ftudio- Studiofo fo delle Sacre Scritture » fimilinente deue » non appa- delle fa- garli del fenfo efterno loro » che è la pura lettera ,mà ere Scrit infinuarfì ad intendere gl'interni mifteri , e ne cauerà !NSE alimento fpirituale » di nobiliffima è e foauiffima fo- ftanza. San Girolamo Epift.13.ad Paulin.de inftitut. Monach. 7'otum quod legimus in diuinis libris nitet S.Girola- quidem, & fulget etiam in cortice» fed dulcis inme- mo dulla eft. Dunque chi bada al folo efterno delle Sa- cre Scritture, fimile à chi rode la fcorza del frutto mà nonarriua ad attingerne il midollo » non proua dol- cezza alcuna. Sciagura che ne gli Eretici riconobbe San Gregorio Papa ; il quale effaminando le parole di Giobbe 30. 3. Qui rodebant in folitudine, & mande- I0d 303. bant berbas, & arborum cortices , nellib. 20. Moral. 5: Grego- cap. 11. così glirimproucra; Quia per fupernam gra- ?*° tiam non adiuti yhanc ( cioè la Scrittura facra ) come- dere nequeuntyquafi quibufdam illara nifibus rodunt» exterius quippe illam contreîtant,cum quidem conan- turyfednon ad cius interiora perueniunt. Nel qual argomento non deuo tralafciare la poltilla d'Vgon Carenfe foprale parole del Prouerb. 1. 7. Sapientram Prow:1.7 atque dottrinam ftuiti defpiciunt, che dice ; 1deo def- Ygon piciunty quiatantumeamexterius confiderant » ficut Cardin» fimia nucem. 456 Monfignor Arefio rapprefentò l’Amante di Amante _ fe fteffo » nella mia, chetenendo lo fpecchio nelle di fe ftef mani, s'innamora di fe medefima, e tanto filamente 40 s'applica a guardar quel criftallo, che vi s'accieca,ele diede;SE IPSAM SEDVCIT. Plutarco de difcri Plutarco adulat. Quifquis amat ballucinaturs ac cecutitineo quod amat . E San Gregorio Hom.4. in Ezechielem; Sunt multa peccata » que committimus y fedidcirco g, Crego- grania non videntury quia prinato nos amore diligen- rio Papa tesyclaufis nobis oculissin noftra deceptione bladimur. TASSO Capo XXXXIV. 457 MA grandemente il fonno queft’anima- A le; che però fù delineato dormiente , col Verbo; EXPERGISCAR ; quadrante ad vn gio- uinetto, che fepolto nel letargo di qualche vitio» pro- Refipi- mettedi leuarfelo da gli occhi se di rifcuoterfì , corrif- fcenza pondendo a i rimproueri di San Paolo Ephef. 5. 14. Surge qui dormis, nel qual propofito San Clemente x phef: 5. Aleffandrino . A fomno quidem reîtè excitaty&® ab , Ì ipfis tenebris , eos qui aberranerunt facit furgere. Clemene Expergifcere inquit qui dormis,& exurge da mortnisy Aleffan. & illuminabit te Chriftus. Quadra altresi propria- Rifurret- mente l’imprefa ad ogni defonto » che dourà alle voci tiene delle trombe angeliche riaprir gli occhi alla vitanella giornata finale » altro non elfendo la morte, che vn profondo fonno , nel qual feafol’Apoftolo 1. Thefial. 4.12. Nolumusautem vos fratres ignorare de dor= 1. Feftd. mientibus, nel qual luogo Sant'Agoftino ferm.23.de 4.12. Verb. Domini. Quare dormientes vocantur? Nifi S-Agoft quia fuo die refufcitantur no TIGRE Capo XXXXV. 8 Ccorgendofi la Tigre » che le fono ftati :] A Preda foi figliuoli s à tutto corfo fen- vola verfo i predatori. Quefti le gettanoydice Sane*- Ambrogio,all’incontro vna palla di vetro, cheè guifa di fpechio riflettendo sù gli occhi dellatigre la fua propria imagine » le fà credere d’haucr au vnO Modane ei 20% de i figlioli depredati reftando così trattenuta » ed ingannata. Intalatto fù chi lediede; FALLITVR i IMAGINE, quadrandole ancora SPECIE S £ibida DECIPIT, ed é figurativa dei mondani, ambi» nofo tiotì,libidinofi » auart &c. 3 che dalle vane apparenze delle cofe terrene fi lalciano ingannare , etrattenere, Bisfo GiuftoLipfioin Difpun&. Iunentus ignaraiudican= Lipfo dis infraudem facile ingucitury Jpretis meliori- bus vana ampleltitur. 459 Alla tigre trattenuta dall’imagine che vede nella palla di vetro ; fù (oprafcritto; FALLIT IMA- Amor GO SVI. Miferia deplorabile in molti giouinetti, i proprio qualinella carriera della virtù sauuanzarebbero gran- demente » fe non folfero dà vna vana Opinione del Ingan» proprio faperese da vn pazzo amore di fe ftefli ferma- narfi U , e trattenuti ; contra i quali San Paolo Galat. 6. DL Galat. 6. $j quis exiffimar fe aliquid cfescumnibil fitsipfe SE a , SEDVCIT ; nel qual luogo Sant'Agoftino Se S.Agofi- ipfum feducit , non enim eum feducunt laudatores an eiussfed ipfe potius. 460. Stimandola tigre divedere nella palla di ve- tro il fuo figliuolo ; delie dal corfo intraprefo)e de- Memo PONE! furoti » portando ilmetto; VITREZA dè zia della SÉ PROPRIE TARDATVR IMAGINE morte FORMA. Parole di Claudiano lib. 3, de Raptu Proferpine . Fd è imprefa oppottuna , ad inferire quanto pofla in noi la memoria della morte ; che fe la tigre fi placa in vedere la propria imagine, rappre- fentata nelvetro ; ancoi cuori più difpettofi , veden- do che; Inimagine pertranfir bomo ; e ricordandofi come fcriffe Ambrogio ; Corpora noftra fragilium expreffione fignari, que brevi lapfu precipitata fran- &untur + & vitro propter fui fragilitatem non im- merito comparaniur s dalla rimembranza di quefta tranfitoria imagine , e di quefta fragilità di vetro ; fa- ranno ritardati da i mali, etrattenuti dalla vitiofa car- riera. Fùqueft'imprefa alzata ne i funerali di Filippo III. Ré di Spagna, perfigmificare, che quella Macftà, P/al. 97. 7. 3. Ambro gio inLuc 31,39. confiderando te fteffa, & la fua dignità, & animo, an- corche grauemente ofiefa , fi rendena clementifima; poiche all'ira altro rimedio Seneca non fomminiftray che ilconfiderare fe medefimo . 461 Piùche mai veloce corre la tigre , quando Amore portaalcuno de fuoi figlivoli nella bocca; onde con due motti fù fegnata ; NEC REFARDATVR PONDERE; ed ancora ; PONDERE VELO- CIVS ACTA; che dimottrano quanta poffanza ne dia Ja carità, el’amore; Amor meus pondus meumy 3.Agofti- diceua Sant Agoftino, i!l0 feror quocunque feror. Ho 463 La tigre, chevà sbranando vn caualloy la- fciatoleda coloro» che lerubbarono i fuoi parti; ac+ cioche trattenendoli ella nello ftratto di quello è elfi Vendet- poflano più agiata » e ficuramente fuggire » hebbeil ta titolo fententiofo; MINVIT VINDICTA DO. LOREM, tolto da Quidio lib. 1. Amor. «Attune dubita, minuet vindita dolorem, Quaslibet infirmas adiunat ira manus. * Dalqual concetto non difcordò il medefimo Epift.12. __EN aliqua ingrato meriti exprobrare voluptas. Mî in quefto argomento molto bene Francefco Pe- Francefco trarca Dial. 101. G.V7lcifci innat. RAT. Vltionis Petrarca momentanea deleftatio eft , mifericordie.fempiterna. Duornm nempe delettabilinms illud preferendum, quei diutius deleétat. Fac tu hodie, quo perpetuo de- etteris & cs E Pecca- — 463 Vdendola tigre il fuono del timpano , lo tor ofti- ferite Plutarco » Pierio Valer. ed altri fi riempie di hato grandiffimofurote» e s'attizza ad arrabbiato fdegno, che però le diedi; FIT EFFERA MAGIS. Tali i vitiofi fentendofi correggere» d riprendere » ficos- Ouidio QVADRVPEDI Lib. W, turbano,e tutti impatienti, danno d’implacabile fde- gno orridi fegni. Tali i Giudei, riprefida Coito, inferocivano ; Bene dicimus nosy quia Samaritanus Io. 8. 4%, estus & Damonium habes Toan. 8. 48, ed i medefi- mi vdendole voci concertate di Santo Stefino; Diff+ 44. 7. cabantur cordibus fuisy & ftridebant dentibasin eum 54 A&. 7f $4- TORO, TORO DI PERILLO Capo XXXXVI. 464 Tcendo i Naturali » che le foglie del fico D hanno virtù di mitigar la fierezza del toro» fù uefti figurato » col collo attorniato da vna ghir- landa, intrecciata con frondi , e rami di fico ; &c le pa- role; MVTATVS AB ILLO; tale la fortezza de i più generofi,traligna in viltà , quando dalle lafciuie, Lafcivia e voluttà mondane fi lafciano trattenere . Milone Crotoniata sprodigio di gagliardia , quando ftringe- na nella deftra vn pomo y non eraui poffanza valeuole adaprirgli la mano; eleuarglielo ; e pure dalla fua donnaconmolta facilità ciò veniua operato . Sanfone terrore de gli efferciti ; fràle braccia di Dalida pareua fi cangiaffe imvnaltro;ed Annabile dalle delizie di Ca- pua sî fattamente fù auuilito, che parue fi trasformaffe di generofo leone in vnvil coniglio . At Campana luxuria per quam vrilis ciuitati noftra fuit , fcriue Valer. Maffimo lib. 9. cap.1. Inziffum enim armis Paler. Aunibalem, illeceberis fuis complexa, vincendum Mafim Romano militi tribuit. INavigilantifimumducem, | illa exercitum acerrimum dapidus largis sabendanti vino svnguentorum fragrantia sveneris vfu lafcinio- res ad fomnum,y& delitiasenocanit. Ac tum demum fratta, & contufa Punica feritas e/ty cum Seplafiaci, & Albana caffra effe ceperunt 465 Enrico Eburone; altorolegato al fico fel- uatico foprapofe; EX ATROCI MITIS), Religio» fignificando che la Religione $ & culto d’Iddio » han- ne no virtù d'ammanfare anco le più barbarese difpettofe nationi; verità pratticata da San Patricio , mio Con- canonico s quale portandofì à predicare nell’Ibernia , benche vitrouaife gentes duras & efferas , ad ogni modo :w7 verbo , tum fantte conuerfationis exem- Offc.Cam plo illas (ic domuit è vt illius predicatione tora infala Reg. fuani Chriftiiugo collaf+mmitteret: Office. Can, Reg. Later. 17. Martij. Anco ilgrand’ [ddio yche nella vec chia legge pareua vn toro » faluatico » fiero) terribi. Crifto le » legato neltempo dell’Incarnatione al feno di Ma- incarna» ria Vergine » che quafi dolciffimo frutto di fico , ttil- 1° laua d'intorno miele di pietà y carità, ed amore, tutto diuenne pietofo ,e mantueto. Così il Padre Sant An- tonino Arciuefcouo di Firenze p.3.tit. 311. cap.2. $. 4. S. Ante Taurus quantumcunque ferus, fi alligettr ficui ,man- nino Suefcit: ita Dei filius y alligatur Virgini dulciffime vinculo charitatis, ex qua incarnatus » effeîtus eft manfuetus è 466 Diuienemanfueto iltoros conlo ftarfene le- gato al fico,(albero che produce foauiflima dolcezza») meglio che con l’elffere dura , e difpettofamente trat- tato. Quefto volle lignificare ilmotto; SVAVITA: Educa. TE NON VI. L'animo humano » benche feroce tiones e difpettofoydalle maniere foaui è e non violente go- foane uernar filafcia . Natura contumar eft bumanus ant- Seneca mus, & in contrarium atque arduum nitens , fequi- turque facilius quamdncitur. Seneca Lib. t. de Clem. cap. 16.,e Plutarc.l: deliber. educan. Dico ad libe- Plutareo ralia fiudia inftruendos effe pueros verbis , adborta- Lionibufque , nonmebercle terroribuse&c. TI oa PI TORO Capo XXXXV. 457 Don Carlo Boffo ) facendo imprefa d'ynto- ro, chechiufo entro vno fteccato e ftaua è fronte d' vn adirato leone , e contra di lui abbaffaua ardiramen- tele corna » gli foprapofe; HIS SECVRVS,1e volea forfe inferire » che oue fitroua la potenza, è le ricchezze » qui fia il riparo da ogni più violento nemi- co, Quindi gli eferciti ordinati, formano per lo più, e portano anco ilnome di corni, deftro 4 e tiniftro, in tal guifa difponendofi alle ficure difefe de i proprij regni , ed alle bramate fconfitte delle ftraniere 3 e vio- lenti potenze + Alcibiade Lucarini» figurando i' toro alzato in pie- Prefenza di , qual fi vede nell'armi di Perfonaggi grandi ; gli d'Iddio aggiunfe; INNOXIVS ERECTVS; così quel fedele che terrà gli/occhi fiffi nel cielo è non fasì pro» cliue alle offefe ne d’Iddio, ne dei proffimi. Don Gio: Pafcalio così; | Cum bouis arrette plante, non noxiusadftat Stet Deus ante oculos y (tat procul omne fcelus. 468 Advntoro, inattodi portarli con le corna abbaffate contra d’yn albero, prima d’azzuffarti col Eflerci- fuo emulo, Don Dicgo Saauedra diede; IN ARE- tio NA, ET ANTE ARENAM, infegnando quan- . to giouil'effercitio dell'armi » anco tuori deltempo Vegetio della guerra. Vegctio lib. 1.cap. 1. In omni autem pralio nontammultitudo » & vwirtusindofta, quam ars & exercitium folent preStare viftoriam; evàdi ciò diffufamente ditcorrendo così in quetto 1. capos come nel 9. Ho.11.12.e nci feguenti del medefimo ‘ libro s dicendo in particolare nell'vndecimo. A fin gulis antene tyronibus finguli pali defigantur in ter- ram. Contra illum palum stanquam contra aduerfa- riumstyro cum crate ta, & claua velut cum gladio fe exercebaty & fcuto , ve nunc quafi caput , aut fa- eiem peteret , nunc à lateribus minaretur + & quafi rafentem aduerfarium, fic palum omni impetusomni bellandi arte tentaret . S. Nilo parimente Paren. S.Nilo num. 113. Pazientiam etiam antequam neceffe eSt exerces vt ipfius armaturam paratam inuenias etiam in neceffitate« TORO DI PERILIO. 469 L TORO DI PERILLO, figurato A col fuoco fotto » ed vna fineRtrella nel fe- Fabbro no, per laquale fivedeuano i lineamenti d’va corpo del fuo humanofù foprafcritto; QVAS STRVIT SIBI male PARAT INSIDIAS ; impreta alzata $ per vno» che co ifuoiartifici) , fù à fe medefimo l’archi- tetto delle proprieruine, in lui auucrandefì ciò che offeruaua Seneca in Thiefte. i Sepcin magiftrum fcelera redieramt fa. Claudiano lib. 1. in Eutrop. così; Claudia Quam bene difpofitum terris, vt dignus iniqui to Fruftus confily primis anttoribiss instet y Sic opifex tauri ytormentorumque repertor » Qui feneSta nono fabricanerat era dolori » Primus inexpertum,ficulo cogentetyranno Senfit opussdocuitque funm magire inuencum. 470 Perl'inuidiofo, che è tormentato da quelle fiamme s ch'egli deftò con la fua malitia , ferueil toro di Perillo , nelquale il Fabbro medefimo 300 i fuoi ri- Inuidio- trouamenti è torturato, ed il titolo di Bartolomeo fo Rofij CONDIGNA MERCES. Pier Cri- S. Pier tologo ferm.172. insidia fuorum carnifex femper Crifologo extitits extendit fenfusytorquet animos » difcruciat mentesscorda corrumpit. Et quid plura è Hanc qui receperit , fua fuftinet fine fine fupplicia » quiain fe domeflicum femper diligit babere tortorem Difefa Gio: Paf- calio Seneca 203 71 Alla pittura del medefimotoro fù foprafcrit= to il verfo , detto in perfona di Perillo; INGENIO EXPERIAR FVNERA DIGNA MEO; efprimendo la giuftita diuina, che condanna i delin- Fabbro quenti à perire con quei medelimi ordigni, che al- del fue leftirono all’altrui precipitio , e ruina; come Aman male appefo àquellatraue che alleti contra il pouero Mar- docheo ; i Babilonefi arfì da quei fuochi » chedelta- rono contra gli Ebrei , i Giudei diftrutti da quelle foldatefche Romane che madarono contra Crifto &c. que Bocchio Symb. 116. defcriffe quefto fatto di- cendo ; Mugitus hominis ferus igni (ubdito abeni Achille | Tauri opifex Siculo pollicitus Domino occhio Primus opus, primufque periclum iure Perillus Fecit yin authorem pena fequar redijt; Non etenim melior lex e$t , neque inftior vlla Quam necis artifices arte perire fua . 472 Neltorodi Perillo, dicevn Virtuofo, VEN- TER NON CORNV TIMENDVM; motto Crapula che può ferire ad efprimere i danni grauiffimi , che dalla crapula fon cagionati » ben ricordandoci Plutar- co /. de Efu Carninm sche ; Egyptij ventrem defun- Plusarce Éorum exemptumy & excifuny quali caput fcelerum omnium ab bomine admiffortm eticiunt . 473 Almedefimotoro fù foprapofto; VOCE MVGIT ALIENA, fottoopportunoàgli Apo- ftoli , ed ài Profeti; che fe al parere di Sant'Agofti- no; Bouesdicuntur Apoftoli, boues dicuntur Pro--S.Agofti- phete yuelle boccheloro , fuonauano le voci d'Iddio » n0 i e col minifterio delle lorlingue palefaua la diuinità i Apofto li fuoi arcani. Quant'à i Profeti , San Paolo Hebr. 1. Profeti 1. Multifariams multifgue modis olim Deus loquens Hebr. rt. Patribus in Prophetis. Quant'à gli Apoftolis Cri- fto ifteffo in San Matt. 10. 20rgiNon enim vos eftis Mass.10, qui loquimini , fed (piritus Patr® veftri qui loquitnr 20. in vobis; < et fenfuss commenta San Remigio ; Vos acceditis ad certamen s fed ega fum qui prelior . S- Remè> (Vos verba editis yfedego fumqui loquor. Hinc Paa- 8° lus aît 2. Cor. 13.3. An experientiam queritis eius » 2.Cor.13» quiinme loquitur Chriftus ? In car. Aur.D.Th. 3. VOLPE Capo XXXXVII. 474 La Volpe tutt’accortase pronta ad inganna- re; mà altretanto proweducta di denti per Afturia , mordere ed offendere; onde hebbe; ASTV; ET eterudel DENTIBVS; idea di perfona; cheall’aftutia ac- tà. coppia la crudeltà, e la fierezza, qual era Annibale chiamato da Plutarco; Crudeliffimas Dax s& in fal- Plutarco lendis bominibus callidifimus . 475 Fà fegnata la volpe col titolo ; ASTV POLLET; eferuirebbe alla profefione militare» Solda- -cheperlo più dall’attutie » e ftratagemi fuole cauare telca motiuo di grandi auuanzàmenti. Xenofontein Hy- parcho diceua; Nibil vtiliusin bello dol:s. Antigo- Xenofonte no richiefto in qual guifa douelTeroi nemici effere af- faliti; £Lut dolorifpofe, aut vi auraperte s aut in- fidis. Agefìlao riferito da Plutarco folewa dire; Hoffes Plurares in bello fallereynon iuîtum folummoda s valdequegio- riofum; fed etiam frane $ & lucrofum effe. Corebo daVirgilio fEncid. 2.v. 390. è introdoto àdire ; —— Dolus , an virtus quisin hoSte requirar è E dopo tutti Giufto Lipfiolib. g. de Milit. cap. 20. Lati(fimus eft campus ftratasematum » & non alia Giufo re plures vittorie y aus trophea parta . Lipfse 476 Si diftende in terra la volpes e fingendofi morta » perfuade la curiofità de gli vecelli ad accoftar- fele, fuorprendendogli poi, e diuorandogli» sg Virgilio 204 OVADRVPEDI, Lib. V. Pingere dofe gli troua vicini, nel quale atto hebbe ; R A- PIT, ET DEVORAT ASTV. Quante vol. Inganna- te fi finge addormentato , colui , che pur troppo in- te nigila all’altrui danno! e quante volte i più cauti fi trouano prefi anco da chi non haueua le reti! Seneca in Oedip. AÙ. 3. Ab inquieto fepè fimulatur quiesy E Plauto in Capr. Qui canet ne decipiatur , vix canet Cum etiam cauet . Etiam cum cauiffe ratus eft » fapè is cautor cap- tus eSt. 477 La volpe diftefa come fe foffe morta fi lafcia graftiare, e beccare da glivccelli; mà d’improuifo gli afferra » e gli divora» ond’io le diedi ; C VM ARRIDET IRRIDET. Guardianci dalle feli- cità» e piacerimondani » poiche fono volpi » chetra- mano lenoftre ruine mentre pare che vogliano fer- uirne come di giuoco. San Bernardo I. 2. de confi- °S. Pernar derat. Magnus, qui incidens in aduerfa » non exci- do dit vel parum è fapientia. Nec minor. cui pre- Sens felicitasy SI ARRISIT, NON IR- RISIT. 478. Penchelavolpe ftia cheta » ed immobile » e fi dimoftri tutta mortificata, non perciò fe le deue credere; che come diffe ilmotto; FRONTI NV L- LA FIDES paroledi Giuuenale Satyr. 2. e fe in - apparenza ella é pacifica, in fatti fi moftrerà fangui- Ippocri- naria; tale anco all’Ippocrita non fi deue dar fede, ta che fe nell’efterno fembra vn Santo, ben prefto fi fà . , conofcere per vn doppio » ed vn vitiofo. San Giro- $.Girola- amo Fpift.1. ad Demettiad. Perfacile e/t aliquam bo veftem habere contemptam, & fufpirare crebrinss& ad omne verbum, peccatorem » ac miferum fe clama- ve ; fcdfa vel leni fermone offenfus fuerits continuo vi- debisattollere fupercilium y leuare ceruicemy & deli- caium illum oris fermonem infano clamore repente mutare . 479 Iavolpe quand'è grauida » ò fia perche l’a- mor della prole la facci più guardinga » ò perche fì co- nofca menatta al corfo ; rictce più fcaltra dell’vfato in faluarfì da i cacciatori; onde Monfignor Arefiodi lei Cautela die; REDDIT AMOR CAVTAM; che può ferdite pervna madre prouida 3 e giudiciofa nell’am- miniftratione della famiglia, e gouerno della cafa , e dei figliuoli. Seneca Plauto Felicità modana | Faler. Eft amor ,& rerum cunttis tutela fuarum Flacco Valer. Flacc: lib. s» bad 480 Lo fteffo Monfignor Arefio riferifce l’em- blema d’vna volpe caduta nella rete col detto; F A- ._ TO PRVDENTIA MINOR ; chene dimoftra» pista ficome la prudenza» edaccortezza humana , non sà inferma OPETAte contra i giudici; ,,e ditpòfitioni diuine . Vel- Fio leio Paterculo lib.2. Inetutfabilis fatorum vis y cuitf- PU .. ©unque fortunammutare conftitnit » confilia corrum- Paolo Pit» E Monfignor Givuio Hift. lib, 3. Occulta vis \Gionio fati fepenumero prudentes ad infaniamvertit » 431 La volpe; che volendo depredare vna galli- ._p_ Da» fitroua fopragiunta da vn cane; tù introdotta à , Pariglia querelarfi col verfo dell’Ariofto; BEN LA MER- CEDE HAVRO! SECONDO IL MERTO così difponendolafapienza foutana , che noi fiamo Ifai.33 trattati in quella guifa , che trattiamo gli altri. Maia 33. 1. Ve quipradaris; nonne & ipfe predaberis ; & quifpernis s non ne & ipfè (perneris? Sennache- ribbe venne à fprezzareye depredar la Giudea; ed eflo fù fprezzato e depredato » mentre ed il fuo elîercito dall’Angclo efterminato fi giacqueyed elfo dai proprij figliuoli vccifo. Nerone fprezzò, e leuò la vita à i San- ti A poftoli; ed ello poi vilipeto dal Senato » e popolo Romano; fù aftretto di proprio pugno ad accelerarfî la morte. Domitiano 3 Aureliano, Decio perfegui- taronoy fchernirono , vccifero i fedeli ; ed eccogli vccifi calpeftati , diftrutti da i lor nemici &c. 482. LaGrueinuitando a banchettola volpe » gli apprefentò il cibo ferrato entro vna caraffa di collo molto longo » onde non poteva la volpe inferirui il capo; e fù aftretta à partirfi digiuna; e ciò fece in ven- detta , e corrifpondenza d’vn altro fimile fcherno vfa- tole dalla volpe . Figurandofi dunque la caraffa di Pariglia collo alto, e ftretto, con la cicogna che mangiaua, & la volpe vicina » feruî per corpo d' Emblema col car- tello; FRAVS FRAVDE COMPENSATA. Così la volpe » che poco prima non diede ; non fù ne anco*legna di ricenere; é fe condannò gli altri à i de- liquij dell’inedia , era ben di ragione » checon eguale trattamento dalle languidezze della fame reftaffe in- debolita . Che chi prende diletto di far frode, e Non fi de lamentar s'altri l'inganna, diffe il Petrarca nel Trionfo d'Amore capit. 1. E San Gregorio Nazianzeno . Adijt me inops abijtque nil ceptum ferens Gregerm Nazian. O Chrifte, gratia indigens vacuus tua , Vereorne, Gipfe lege difcedam mea : Quod namque quis dedit minus,fperet minus. 4383. Vnavolpe, col fuoco alla coda > che allude a quelle, che Sanfone cacciò ne campi de Filiftei, ad ab- bruciarloro le meffi » le quali nel portar il fuocoà gli altri, prima ilprouarono in fe y fù alzata per emblema col titolo; VINDICTA TRAHIT EXITIVM; Peccato dichiarando » che chi procura , e cagiona l'altrui dan- calamita no, e pregiudicio » egli follecita contra fe fteffo itup- ci mali plicij,e le ruine. Così Semei portandofi contra Da- uide, per lapidarlo » fù da Salomone corrifpofto col colpo della mannaia. Il fuoco delle fornaci di Babi- lonia accefo contra i giouinetti innocenti » fi riuoltò contra de i carnefici .. Gli accufatori di Daniele, che bramauano di vederlo efca de ileoni,da i leoni furono divorati; che appunto con quefti fenti Dauide Pfal. 13.3. Quorum 0s malediftione , & amaritudine ple- Pfal. 13. num e$tyveloces pedeseornm ad effundendumfangui- 3- nem» contritio, @& infelicitas in vijs eorum. 484 Giunta la volpe ad vn fiume tutto riftretto dal gelo sprima di paffarlo abbafial’orecchio adoî- feruare fe ode itmormorio dell’acque; ò nò ; ed vden- Cautela dolo s'arrefta, non vdendolo camina auanti ye pala; nel qual atto fù pofta in emblema con l’auuertimento; FIDE, ET DIFFIDE; parole che feruirono di fimbolo Impetatorio a Leone il giouine. È veramente nel mondo v'è continua neceflità di quelta cautela » accortezza, ediffidenza, poiche , come diffe opportu- namente Giutto Lipfio Cent.2. Epift. 59. Nibi bo. die tam receptumy quam fallere fidem. E prima di lui Epicerme Epicarmo. Sobrius fis, & memor efto nulli temere credere sfeuconfidere. Teognide anch'eflo. Res mibifrafta FIDE» res DIFFIDENDO Teognide retenta . Yucipide introduce Elena à proromperein quefta fen- tenza; Diffidentia Mortalibus nihil vfque effe vrilius poteft . E per fino il Sauio Ecclefiaîtic. 13. 16. Caue cibi, eo Ecclefiaf attende dilisenter auditui tuo : quoniam cum fubuer- 133 6- fione tua ambulas e nelcap.32. 26. Et a filyis tuis Ecclefiaf. caue, & a domefticistuis attende . 31:26 485 MonfignorArefio al medefimo corpo della volpe, che tenendo l'orecchio abbaflato fopra il fiume celato s ftà auuertendo » fe oda mormorio diede; NEC FIDE, NEC DIFFIDE, che parimenti moltra Luripide VOLPE Capo XXXXVII. ‘205 Cautela moftra circofpetta avvertenza, e perfona prudenteyed | fidem exigirur eft per verbum Chriffi » quod venit ad oculata ; non douendo noi , ne effere troppo facili,yne di fouerchio difficili in dare altrui credenza ; già che Nulli fidem adbhibere svnum » idemque vitium e$t, atque omnibus credere. Seneca Epitt. 3. Che petò( Apollonio Tianeo ; come Filoftrato rapporta nel 1. lib. della fia vita , effendo richiefto dal Ré di Babilo- nia gin qual guifa, abile , efelicementehaucfîe po- tuto regnare , gli ritpofe-che ciò haurebbe ottenuto; Filofirato Si multos bonorauerisypaucis vero credideris, 486 Altri alla volpe yche febene vede il fiume ge- lato ) v’accofta l’orrechio » per afficurarfi meglio die- de; NON IVXFA INTVITVM, parole tolte 1.Reg.16 dipefo dal 1.deRé cap. 16.n.7. Nec inxta intuitum 7. bominisegoiudico: bomoenim videtea quepatent, Giudi- Dersautemintuetur cor. Ed infegnano giudiciofa care prudenza, infaperpenetrar adentro le altrui qualità » nonlafciandofiingannare dalle fole efterne apparen- ze, nel qualargomento Crifto in San Giouanni 7. 24. Io. 7.24. Nolite tudicare fecundum ficiem, fed iuftum iudi- Cautela ciumz indicate. In fomma ftia l'huomo cauto, e guar- dingo » perche pericoli nonmancano; e come diceua Oratio lib. 2. Carm, Ode. 16. ' Quod quifque vitet nunquam homini fatis Cautum eft in horas. 487 Nell’efequie di Rannuntio I. Duca di Par- ma,conl’imprefadella volpe > che applicaua l’orec- Pruden- chio al fiume gelato » & portaua iltitolo; M V R- za cu- MVRA NON FALLVNT, fùinferita l’ac- tela corta prudenza, e fano giudicio di quel Prencipe, che non fù mai ingannato da i fuffuri del volgo igno- rante » mà che pelata » ed accertatamente penetraua 1 trattati più importanti » per poi ben gouernarfì » come fece con marauiglia delmondo . Dichiara anco l’imprefa la cautela del Prencipes che non filafcia in- gannare dai fuflurri ,edalle mormorationi de i mali- gni , ordinate ad offèndere, e pregiudicare con le loro impoftureà i poueri innocenti. Circofpettione vfata dal Re Dauide, il quale di fe medefimo prote- P/alL100 ftaua. Detrabentem fecreto proximo fuo, hunc per- Oratio s fequebar. Pfal. 100. g. Nel qual luogo Agellio per eccellenza bene; Auresfias calumniatoribus , atque obtrettatoribus minimè patuiffè dicit , hoc enim vi- tiumeft maximum Regumy ac Principum, quod adu- latoribus, & detrattoribus,& exploraroribus aures libenter accommodant, & falfis detra&tionibus satque calumntis, ac delationibus a (celeftis bominibus ille- ii perniciem innocentibus afferunt. Luciano lib. de non temere credendo calumniz ben configliaed am- uefa mMaettra. Quid faciet vir prudens in re ambigua ? Sa- nè » opinor » quod Homerus in Syrenum fabula do- cet : perniciofas talinm fermonum delicias nawigio pratereat , obturet auresy nec paffim aperiat affe- étui cuipiam obnoxijs : fedianitore fedulo , ac fido ad- bibito » ratione videlicet » ac iudicio animi, retta di- centes reclufis foribus excipiat y inutiles nugas ob- dufto peffulo arceat . 488 L'Abbate Ferro ; alla volpe che fpiaua la qua- Fedele lità del fiume gelato , con accoftargli il capo » fopra- pofe; AVRIBVS INDAGAT ; fimbolo del vero fedele, quale con l'orecchio se non con gli occhi de- ue penetrare gli arcani della divinità; ritordandofi Rem. ro, ciòche feriffe Paolo Apoftolo Rom. 10. 17. che Fides 17: ex auditu. Nel qual luogo Dionigi Richelio ; Fides Dionigi eft ex auditutameius,quiin fide inftruitur , quem Cartuf: oportet audire predicantem: quam eius qui pradi- Cat » quem oportet audiri, Anditus autem, qui ad Agellio aurescorporis , pisa aures mentis . Entra dunque la Santa Fede nel palazzo dell'anima y à piantarui iltuo sfeggio , (mà le fono fpalancate le porte » non da gli occhi , dequali è. propria la perfpicacia; mà da gli orecchi che effendo cauerne ofcure , più d’ogn’altro fenfo riefcono atti àricettarla. Quindi non dal vedere Crifto aftifto alla Ctoce ; mà dall’vdire le voci fue il Centurione Euangelico fi-difpofeà riceuere la Santa Fede, è vencrarlo per Figliuo! d'Iddio ; Zidens autem Marce. 15 ° Centurio ,- qia fic clamans expiraffet yait: Verè bic 3° homo Filius Dei erat Marc. 15. 39. Nel qual luogo San Bernardo Ser. 28. in Cantica. Ex voce agnopit S- Bernar filiuim Dei, & nonex facie + Erat enim fortalfe ex-® onibuseiusy quavocem eius audiunt. AV DITYS INVENIT» quod non vifus : oculum fpecies fefeliti AV RI VERITAS SE INFVDIT. Similmente la Maddalena, quando fifso gli occhi in Crifto s a vederlo colà nell'orto » lo credette l’ortola- no; mà quando apri gli orecchi ad ydirlo ylo riconob- be perlo vero Iddio ... 489 Giouanni Ofozco » figurò per emblema va È Atlante, conle fpalle coperte da vna pelle di volpe, & c;en d'In fopra la pelle pofe il globo del mondo » col cartello ; P HOC MODO SVSTENTOR fignifican- do, quanto nel mondo fiano vfati gl’'inganni. Quidio I. Metam. 3 Viuitur ex rapto : non hofpes ab hofpitetutus, OWidie Non focer a genero : fratrum quoque gratia rata ch : Imminet exitio vir coniugis » illa mariti. Lurida terribiles mifcent aconita Nouerca : Filius ante diem patrios inquirit in annos, Vilta iacet pietas. 490. La fpoglia d’vna volpe, figurata fotto vn regio trono » coltopraferitto; VT SCIAT RE- ce Pren- GNARE fù di Don Diego Saauedra;per alludere al c;pi detto di Lifandroy Cani de gli Spartani ; Quo leo- la nis pellis attingere non poffet » Principi affuendam vulpinam. Dottrina non molto difficile da inftillarti neigrandi, poiche come diceua Seneca 3 gran pratti- co delle Corti, in Thiefte ; Vtnemo doceat fraudes, & fceleris viam Regnum doccebit. VRO Capo XXXXVIII. Ella Selua Ercinia come riferifce Cefare de Bello Gallico lib. 6. hà l'Vrola fua pro- pria ftanza. E animale di fattezze fimili altoroymà di groflezza quafì eguale all’elefante, il quale e conmira- bile velocità d’intorno fi porta; e quando ti pone è fuellerevn albero, benche‘lo'troui altamente radica- to, non s'allenta ne fuoi attentati , mà coftantemente profeguifce, finche lo ftenda alpiano. Acibiade Lu- carini, per limbolo di perfona rifoluta, e infaticabile, ne fece imprefa » figurandolo accinto ad atterrare vna pianta col cartello; NEC FIRMITVDINE TER- RITVS . Non altrimenti quand’altri saccinga a di- ftruggere in fe ftelfo y jd nel fuo proffimo qualche vi- tio benche lo veda altamente radicato, non deue al- lentarfì, mà continuare l'opera intraprefa fin che ne veda la finale vittoria da i quali concetti non fi dilon- gò Sant'Ifidoro Pelufiota lib. 3. Epift. 284. Fortò 40 Sirenuo animo confifte admerfus peccatum ad extre- mum vfgne fpiritum dimicans Aftutia Seneca 491 Perfeue- ranza Ifidoro Pelufiora Il fine del Quinto Libro » DEL 206 DEL MONDO. SIMBOLICO LIBRO e gi sido i RA È PE. SC, Ambitio fe. Libidi- nofo Idiota no Pefciin genere .c.1 (Gambaro Acarnane c,2 Glano Aguglia c. 3 Granchio Anguilla c.4 Ippotamo Anthia c.5. Luccio Apue c.6 Lucerna Afello c.7 Melanuro Balena c.8 Murena Barbo c.9 Nautilo Callionimo c.io Orata Cancello c.11 Paftinaca Cane c.12 Petragnoli Carpione c.13 Polpo Cefalo c.14 Pompilo Cocodrillo c.15 Porpora Conchiglia c.16 Rana Delfino c.17 Remora c.18. Ricciodimare c.35 c.19 Rondine c. 36 c.20 Salmone Ci39 cer sarde c. 38 c.22 Sargo C.39 c.23 ‘Scaro C. 40 c.24 Scolopendra C.4I c.25. Sepia C.42 c.26 Siluro C.43 C-.27.:: 9p204 C. 44. c.28. Stella Cc. 45 c.29 Tartaruca C. 46 c. 30 Tonno C.47 c.31 Torpedine C.48 c.32 Trota c.49 c.33 Vefcouo Cc. 50 c. 34 Vitelmarino CA PESCI in genere Capo I Pefci, che suizzando corro- no all'hamo,coltitolo; VL- TRO SE VOLVERE CAPI, fono efprefia idea de i Mondanische ò ricetcan- do ipofti ambitiofi diuenta- no volontari; fchiaui d'altri; -G dandolì intraccia di piacer fenfualey vi rimangono eternamente afferrati. Idiota lib. 1. de Amore diuino , parlando dell’ Amor carnale così; T'alis amor eft laquens anima,interfettio le- niensymol felleumypernicies delicata,dulce venenumy MALVM SPONTANEVM, fapida ingulatios & omnium rerum calamitas. E Sant'Agoftino fer. S.Agofti- 250. de Temp. Quanta iniquitas y & quam lugenda pernerfitasy vt ammam s quam Chriftus fanguine fuo redemit s luxuriofus quifque propter vnias momenti deleéfationem libidiniss Diabolo vendat! 2. Sogliono talvolta i pefcatori metter nell’acque alcune zucche vuote, con molti hami attaccati ; il che vedendo i pefci » e credendo che ciò fia cofa oppor= tuna per cibarfi » appigliandofià gli hami » reftano infelicemente prefi . Figurati in tal guifa portarono il motto; PREDA SPES VANA CAPIT. Nella fteffa guifa reftano ingannati i mondani s portandofi Médani in traccia-del falto; e dellejmondane grandezze » nelle qualinontrouano che vanità » e dolore. San Grego- rio Papa zo. Mor. cap. 24 Prefentis vite gloria > S..Gregle quafiinalto cernitar fed nulla frabilitate folidatur. rio Gli Amanti d'armida a lei correuano , che di tanti hami era proueduta , di quante arti fornita » della qua- le Torquato Taffo Geruf. Liber,Cant. 4. ft. 87. Vfa ogniarte la donna, onde fia colto Ne la fua rete alcun nouello amante; Tafto Li berasa Ne con tutti ne fempre vn fteffo volto Serba: màcangiaà tempo atti » e fembiante + Hor tien pudicail guardo in fe raccolto $ Hor il rinolge cupido » e vagante, Lasferzainquegli; il freno adopra in quefti, Comelor vede in amar lenti , o prefti . fai Maalla fine ciafcuno de fuoi feguaci , reftando nelle Lafeivi fperanze fue ingannato ; Stanco » e deluto poi di {peme il toglie $ E fi riman qual cacciator» ch'à fera » Perda al fin l'orme di feguita fera. Stanza 95. amanti Confumandofi in tal guifa gl'inaucrtiti mondani 4 come diffe anco il Petrarca; Frà la perde; Clauftrum!0 quippe Monafterijydiffe Pier di Damiano lib.2.Epit. Pier di 18. vinarium eft animarnna; ibi quippe viuunt pifces, Dasano qui iuxta legis editta pinnulas iprboa &c. nel qual fenfo il Padre Sant'Antonio Abbate, come rapporta Solitudi- Sant'Attanagi, fupplicato da gran Perfonaggio, à fa- ne re con effo lui tal volta longhe dimore, rifpofe. Quod S. Asta ficut pifces ab aqua extratti, mox in aventi terra mo- magi rerentar 3 ita Monachos , cum fecularibas retar- dantesy bumanis Statimrefolui confabulationibus. Ob id ergo , conchiudeua, conuenit vt pifces ad mare, ita nos ad montem feftinemus , ne tardantibus nobis , ali- qua propofiti fuccedat obliuto . 8 Comeil pefce » viue ftando nell’abbondanza dell’acquemà poi riddottoti a luogo afcintto,muorey che però gli diedi; IN ARIDO MORIAR; rifiutò gli aiuti offertigli dal Serenifimo Gran Duca di Totcana, afcendendo a quel grado cone fole fue qualità naturali, morali, fenza verun altro eftrin- feco fuffidio ; in quella guifa che il pefce, col fuo na- e turale moto impulfiuo fi fpinge contra l’acque » ed in alto fi porta . Quefte prerogatiue fi rauvifano in Giufeppe folleuato al grado di Viceré d'Egitto » in Samuele al tribunale di Giudice fopra gl’Ifraeliti in Dauide promotto alla corona regale non col fofte- gno,e fauor de gli huomini, mà precifamente co i me- riti delle virtoloro ammirabili, e ftupende. L’Abbate Certani per dimoftrare s che fono infi- Beni mé diofi i beni della fortuna;e che c'ingannano con men- dani tite fperanze, figurò wn pefcein atto d’abboccar l'ha- mo, colcartello; SPE. DECIPITVR. Seneca Epitt. 8. Adomne fortuitun bonum fufpiciofi ) pani- dique fubfiftite. Et feray&® pifciss (pe aliqua obtettan= i decipitur. Munera ifta fortuna putatis? Infidie unt + ACARNANE Capo II 14 PAtifce quefto pefce grandemente il caldo , e P “nel tempo dell’eftate fmagrifce . Figurato fotto i raggi del Sole portò ilmotto; ABSVMI- TVR #&STV; idea d'va mondano ; che fotto il feruore della libidine fi confuma je diftrugge . Cice- rone de SeneGute. Libidinofa , incemperanfgue ado- lejcentia seffatum corpus tradire fenettuti. Ed Efio- do, parlando d’vna femina impura ; ——— Hc quamuis validum fine torre maritum Vrity & caficcat, cituujque fenefcere cogit. AGVGLIA Capo III. ia, N Ella morte di Margarita,Regina di Spagna, In morte il Lucarini fece imprefa dell'aguglia col car- telo; VERIT DVM PARIT; proprietà {ua ; interendo la morte di quella Regina , che fùdi Pecca- parto. Conùiene anco quefto motto al peccatore , tore che mentre partorifce il moitro del peccato, proua nella contcienza atroci dolori; e muore alla vita {pi rituale della gratia. San Giouanni Crifoftomo Conc. Gio: cri- de Lazaro. Cum perpetratuw peccatum & priuf fofomo quam perpetratur , & poStquam perpetratum est 3 acerbus nobis imminet accufators maximè verò poît= quam perpetratum fucrit + Nana dum parturimusa Seneca Libidi- nofo Cicerone E(îodo I» LIDAVI. concipimufque coriuptos affettus, deletamur, gau- demufque. Ceterum vbi fuerimus enixi maluma il- Lura puerum peccatumytum.confpetta feditate partusy difcraciamur granius quam mulieres parturientes. ANGVILLA Capo IV. 16 ON moltafacilità fanno i pefcatori preda C dell’anguille, intorbidando l’acque » oue di- morano. Pertanto fù l’anguilla pofta in imprefa con Tentatie le parole; TVRBATO FLVMINE CAPTA. ne Il Demorio, conle paffioni dell'odio ; della lafciuia, ò dell’auaritia tenta prima di perturbarci lo fpirito, per far poi dell'anima ladolorofa preda, Ariftofane —— in Equtibus di quefto concetto fi valfein occafione Seditio- digrado, officioyò «ignità j ottenuta da va feditioto» fe con perturbare, e metter fottofopra la Città, ela Re- publica: Namg;accidit tibi quod Anguillas aucupantury Ariftofa- Vbiquieta fat palus , nil pifciumcapiunt: — ne Contra fi frorfum & deorfum lutum moverint , Capiunt, Ita ipfe capis , vbi rempublicamin- quietas 17 li Lucarini, per San Bartolomeo Apoftolo , S. Barro- dipinfe vn anguilla fcorticata coltitolo; ADHYC lomea VIVO; nelqual argomento il Padre Don Grego- rio Brunello mio Concanonico diffe. Quamais crudeli deglubar corpora cultros Pellemque toilat lumius » Viuit adhue coriogue fuo eft Anguilla fuperftes , nello Spernitque ferri vulnera . Auferat vjqae tuam licet impia dextera pellem O Bartolomea » nihil Praperdis vite» fed luce beatior omni Cali fedes te recipit Vt bvffus nudossac parpura veStiat artus Pellifque nefciens fenium . 18. Ciafconadelle cofe mondane, benche dall’- humana tenacità fia ftrettamente afferrata , fimile all’- Beni mé anguilla, che stugge dalla mano, alla quale diedi; 4201 ET COMPRESSA DILABITVR nelafciaze * m'abbandona; Lubricaadeo funi, dille dell'anguille A/tanio Afcauio Martinengo f. 1503. della Gloiîà magna, 2dMerziak. vi nunquane comprimi facile poffint; Itares terrena, 8° vilisy & putrida ; omnino fugaxeft , & tune cuane- Scits cum noftram ef: puraimus. È Giutto Liplio Cent. 2. ad Bcig. Ep. 28. Incerca funt omniarerum Giuffo hbumanarum . Lipfre 19 Sel'anguilla afferrata da vna mano; con la fua lubricità fe ne sfugge 3 con la foglia del fico facilmen- te fifermaye fitrattiene. Intaleatto ledarei; SCA- »* BREDINE FIRMAT; cosìla mortificatione ferue di correttiuo» perche il fenfo contumace » con lubricità precipitofa non crafcorra ài vitij, eda i difor- dini. E/t corpus caftigandum » fcriucua San Bafîlio S. Baflie lb. de legend. Gentil.iibr., acfera cuinfdam mftar cohibendum, & ab ipfo aduerfus animam tumulties orientes, ratione » veluti flagello compefcendi Fc. ed Afcanio Martinengo fol.1j02. Twanc res terrene 4ftanio nobis feliciter cadunes cumnon advolupratent, fedad darsi auteritatemipfis viimur nengo ANTHIA Capo V. Vefto pefce, che anco vien detto pefce fa- cu croyin qualunque luogo del mare {ì ritroni, iui nebeltie feroci» ne animali velenoli, anzi ne anco i nuotatori iftelli pofiono recar olfefa; per di che il uca= D. Grego» rio Bru zo = ile ANTHIA Capo V. Lucarini gli diede ; HAVD CIRCVMSTANT NOXIA. Qaefta virtù preferuatiua più accerta» Preséza tamente fì riconofce dalla prefenza d’Iddio ; poiche d'Iddio ue quefta firitroua è non gliaffalti de i viti) , non la malitta de gli huomini , nonle furie dell'inferno pof- S. Bernar fono pregiudicare. San Bernardo Epitt. 42. [pfam (î do neceffe eft intrare gehennam » fecurus medias pene- trans flammas, letra decantet confcientia. Etfi ambu- P/al, 22. laueroin medio vmbra mortisynon timebo mala,quo- * niamtu mecum es » 21 Conaffetto così grande fi porta quefto pefce albeneficio de gli altri: che fe alcuno della fua fpecie é prefo dalla rete, ò dall’hamo , gli altri con ogni pof- fibile diligenza fcorrendo » vrtando , {tirando le retiy od il filo » procurano di mettere in libertà l'amico im- Amico prigionato, etrauagliato. Sopra di che il Bargagli vero fecencimprefa, col motto; CHARI NON DE- SERTOR AMICI. Compatue quefta amicheuole affettione in Ethai » benche folle huomo ftraniero 3 e Geteo, verfo Dauide , poiche ellendo quefti fugitiuo da Abtalon, egli fì diede à feguire il Ré afflitto ; e fe bene conaffetto fù dal Re licentiato; egli ad ogni mo- 2.Reg.15 do; Vinit Dominusy & viutt Domus meus rex: quoniam in quocunque loco fueris Domine mi Rex, fine inmorte, fine in vitayibi erit ferunstuus. 2.Reg. 1 g.21. Non altrimenti fi diportò Sant Ambrogio ver- s..Ambro fo Teodofio, benche morto, e fepolto. Dwlex: ydice- gio ua nell'Orat. in obitu Theodotij , & ideo profequor eum vfque ad regionem vinorum », nec deferam donec fetus ac precibus inducam virum, quo fua merita vocanty in montem Domini fanttum +. APVE Capo VI. 22 Sen l’apue pefci piccioli , i quali per loro pro- prietà caminano ftrettamente vniti, per alficu- rarfised‘aiutarfi meglio ) quando qualche pefce , di loro maggiore » volete moleftargli. Figurati in atto di metterli vnitamente in difefa hebbero; TVTOS CONIVNCTIO PRESTAT, che perfua- Cencor» de l’vtile dell'vnione , e della concordia. Ifeo Sofilta» dia mentre Sparta correua pericolo d’effere da nemico ef- fercito moleftata ; e giàtrattauano gli Spartani d’ edi- ficar le muraglie, per munir quella patriaze con rinfor- zate fortificationi metterla in ficura difefa: nel publico © della piazza» e nella maggiore frequenza dei popoli recitò quel verfo d'’Omero ; Scutum hafit (cuto,galea galeay atque viro vir. Indi foggiunfe .. Sic. mibi State Lacedemonijy & muris cintti fumus ASELLO Capo VII. 23 I E carni dell’afello , perla fouerchia loro fic- cità mal poffono cuocerfi , ed addattarfi a feruir di cibo mà benbene battute , s’infrollifconos e fì difpongono all’humano palato » e nutrimento . Vno di quefti dipinto co i battoni ; che l’inueftinano portò il motto; NON NISI CONTVSVS. Pecca- Il peccatore ottinato yche fdegna di feruire ye corrif- tor ofti- pondere » à Dio yà ciò fi rifoluey quando fi fente dalla nato divina mano flagellato ) e percotio . Faraone cortefe- mente perfuafo da parte d’ fddio è darla libertà al cat- Exod.s-2 tiuo Ifraelita » con orgoglio rifpofe; Nefcio Domi- numy & Ifrael non dimittam Exod. 5. 2. Mà quando coi fourani flagelli fù macerato » proruppe in voci di Fxod.8.8 ricognitione » e di fommiffione ; Orate Dominuta , vt auferatranas è me Exod, 8. 8. Origene Hom. 3» Omero Plutarto 309 in Fxod. Nemo ergo inernditus dinine fit difcipline , Origene vt flagella dinina perniciem putet è & verbira Do- mini penalemcredat interitum. Ecce Pharao durif- fimus s tamen proficie verberatus . Ante verbera Dominum nefctt , verberatus fapplicari pro fe Domi- numvrogar. Ed Oleafteo in Exod. 7. 5. Id circo è Deo Oleaftre flagellamur , vt Dewi cognoftramus iratum, quem nolumus cognofcere propitium . BALENA Capo VIII. 24 P Er vno , che fia cagione à fe medefimo del fuo male » ferue la balena , che dal proprio peto è portata àrimaner infecco, ediltitolo; MOLE RVIT SVA; dellequali parole Oratio /. 3.Carm. Fabbro Od. 4. fi vale per chi » benche dotato di molte forze è del DARA opera fenza la direttione della prudenza; uve Vis confilij expers MOLE ‘RVIT SVA. Seneca lib. cur bonis viris cap. 2. Languent per iner- Seneca tiamfaginata : nec labore tantum, fed mole, & \IP- SO SVI ONERE DEFICIV NT . Giufto Lipfio offerua quette cadute in coloro » che troppo di fe medelimi prefumono. Rune multi in pericula ) Giufte fiducia virium quas babere Je putant » nec habent . Lipfo &"c.Nel qual fenfo Tomafo de Kempis Hortul.Rofa- Tomal. rum cap. 10. Nullus boftis acrior tibi y quam tu ipfe Kempenfe tibi grautter commotus . 25 Mentrela balena perfeguita i pefci piccioli » per diuorargli , dalla vehemenza del fuo moto » é traf- portata è dare in fecco , edà perire, ilche dichiara il cartello; DVM IRRVIT RVIT; talimolti vindicatiti , efanguinarij , mentre s'auuentano all’al- trui danno,fottoggiacciono ad irreparabili ruine. Se ciò leguitfe in Argante : il Taffo nel dimoftra Canto 19. fian. 24. della Geruf. Liberata; Quel doppia.il colpo orribile» & al vento Leforze, èl’ire imutilmente hà fparte » Perche Tancredi sa la percoffa intento Se ne fottraffe , e filancidin difparte . Tu daltuo pefo tratto in giù col mento N’andafti Argante» c non potefti aitarte, Perte cadefti . Dal qual propofito non fi dilonga il verfo 16. del Sal. 7. che del vindicatiuo feriue ; Incidit in foneam quam Pla. 7. fecit; & Conuertetur dolor eius in caput eius &c. È Que Giouanni Crifoftomo. Si voluerit quis vicifci Gio: Cri quempiam, vel prior iniuriam facere, vide quot mala foffemo patitur. Furore repleturs ab ira difcerpitur , mouit innumerabiles fluttus cogitationum » & ante eum quem eftiniuria affelturus,fe ipfium perd:t . 26 IlPadre Luigi Giuglaris, ad honore di Vitto- rio Amedeo Duca di Sauola il quale portandofi con vn groffo d’efercito contra il Duca di Nemurs , e dif- fece le genti da lui condotte ; ed obbligò quefto pa- rente à chiedergli perdono 3 fece imprefa d’vnabale- na ; inatto di raccogliere nelle fauci fpalancate i figli- uoli , per difendergli daitumulti delle tempefte , col Traua- cartellone; QVOS PERDERE VISA TVE- glio vule TVR. Non altrimenti fi diporta Iddio » il quale apprefta la falute, e le difefe,con quelle macchine me- delime » che pareuano ftrumento di diftruttione » edi ruina. In Giona 2.1. Preparanit Dominus pifcem Tone 3.1. grandem, vt deglutiret Ionam » cioè come interpreta San Girolamo; Zt precipitem Ionam in fuos reci- S-Girola- peret finus, & pro morte preberet habitaculum. Que ”° dice Girolamo; Aduertendum quod vbi putabatur interitus s ibi cuftodia fit. E Sant Ambrogio lib. $. Exacmer.cap.11.Quid de Jona dignum loquar quem S. Ambre catusexcepit ad vitayreddidit ad prophetandi gratia? gio i $ 3 Moafi. Oratio Vindica- tiuo Torquato Taffo , 210 PESCI Monfignot Arefio rapprefentò la vanità di quei Médano Mondani » che applicandofi alle cofe non fuiliftenti dellaterra, perdono, ela terra, edil cielo, con l’impre- fa della balena » che saunenta contravna botte vuota » gettatale incontro da i nauiganti » d’intorno la quale mentre ella inutilmente fi trattiene ; efli prendono tempo opportuno per faluarfi fuggendo ; col motto; FRVSTRA DECIPITVR), cflendoperve- rità la vita demondani vna mera vanità ; ed vn con- tinuo inganno;il chee frà i facri ricordò San Gregorio S. Grego- Papa lL1.in Reg.c.12. Viana fune gaudiafeculi squafe rio manentia blandiuntiw , fed amatores fuos cito tranfe- undo decipiunt ; e frà i Profani Seneca nella Confola- tioneà Polibio cap. 12. Cito nos omnis voluptas re- linquit, que fluit y & tranfits & penè antequam veniat anfertur » BARBO Capo IX. Vanto più crefce in età il Barbo , tantorief+ cono le fue carni più pretiofe , e delicate al palato humano , al quale perciò foprapofe il Camera- Profitto rio; NON ILLAVDATA SENECTVS,. Lode veramente degna d’vn feruo d’Iddio » che infie- me colcrefcere ne glianniy crefca nelle virtù, c nelle perfettioni . San Pafcafio acutamente offetua , che nel P/al. 44, Salmo 44. fe la Spofa compare; In veftitudeaurato 3 Io. col veftimento dorato ; l'orlo s le fimbrie , ò fiala par- te eftrema della vefte, non e altrimenti dorata mà del tutto oro mafficcio ; in fimbrijsaureis 3 e dice ; S. Pafca- Cum (mperius regina in veftitu deaurato Stare dica- fo turs hic fimbria eiufdem veStis aurea leguntur. Ex quo intelligitur y quia perfeGtior s & pratiofior fem= per efje debet finis vite, quam principium &c, CALLIONIMO Capo X. A quefto pefce » quale vien chiamato da al» 28 H cuni Vranofcopo , gli occhi fituati nella parte fuperiore della tefta ; ftando fempre in atto di Cotem- rimirar il cielo , ilchedichiara ilmotto; AD SI- platiuo DERA VVLTVS; edè figura efpreffa di per- fona fpirituale , e contemplativa. Quidio nel lib. 1, Metamor, Pronaque cum fpeltent animalia ceteraterram » Oshomini fublime dedit , celumque videre Iu(fit» & erettos ad fidera tollere vultus.. Seneca Epift. 93. Quemadmodum corporum noîtro- rum habitus evigiturs & (peétat'in celum ; ita animusy cui in quantum vult licet porrigiyin hoc é natura re- rum formatusefty vt paria Dijs velit 3 ac fe infpa- cium fuum extendat, Mà Giufo Lipfio Centur. 2. Epift. 7, cattolicamente , Nihil bominis tam pro- prium s quam erigi, & (pettare alta s ideSt que ad etheream partem pertinent , & calitus immiffam nobis mentem. CANCELLO Capo XI. Proprietà de i cancelli, d’infinuar fi ne i gue E AL feci delle conchiglie $ che ritrouano vuoti , Quindi l'Arefio, per dinotare che San Mattia Apofto- S.Mattia lo fù foftituito nel luogo vacante di Giuda caduto Apoft. dalla dignità dell Apoftelato » figurò vn cancello en- trato nella conchiglia , coltitolo; VACVAM RE- PERIT, Imprefa y chefuccintamente inferifce ciò AE.1,24 Ches'efprime negli Atti Apoftolici; 74 Domine qui Seneca 27 Ouidio. Seneca Giuffo Lipfio Lib. VI. corda nofti omnium, oftende quemelegeris ex hisduo» busvnum accipere locum miniSterij buiusy & Apo- Stolatus , de quo prauaricatus eSì Indas yvt abiret in locum fuum. Et dederunt fortes eis, «7 cecidit fors Super Matthiam » & annumeratus eSt com vndecim Apoftolis. Af&orum. cap. 1.24. 30 ICancelli entrati ne i gufci delle conchesindi fi partono, per ritrouarne de gli altri maggiori; e così ogni volta più crefcendo , vanno cangiando ftanza, viuendo perciò in continuo tranfitoye mutatione. Con tale proprietà alcuni cancelli furono introdotti adire; SIMVL EMIGRABIMVS OMNES. Idea efpreffa della noftra vita che non hà permanenza ve- runa, mà di continuo tanto fi và mutando; che altroue non fi ripofa, che nel fepolcro. Seneca Epift. 24. Infantiam amifimus» deinde pueritiam, deinde adole» fcentiam : vfque ad hefternum quidquid transit tem- poris peryt. Hunc ipfum quem azimus diem cus morte diuidimus &c. Onde ben diffe colui. Commo- randi natura diuerforiumy non babitandi dedit . 31. Perche ilcancello ben conofce di non hauere in fe qualità opportune per fua difefa , perciò ricerca li efterni aiuti, ed i ricoueri; ond'io gli diedi ALIE. Vita hu- mana Seneca IS INNITOR; O veramente in terza perfona; ALIENIS ADHERET, fimbolo di coloro, che Iattanza non hauendo veruna virtù, ne talento , che fialor pro» prio » vantano continuamente la. nobiltà della fchiats tasei meriti dei maggiori. Contra quetti tali Giuue- nale Sat. 8. Gisuena- Quis fruttus generistabula iaftare capaci Fumofos equitum cum Diffatore Magi$tros Si coram Lepidismalè viuitur è E Giouanni Crifoftomo in Matth. Quid enim prodeft ei) quem fordidant mores gene- Gio: Cri- ratio clara ? Soffomo CANE Capo XII. 32. | Liniol, 32. cap. 11. fcriue che quefto pefce generi, e partorifcas fenza concorfo maf- chile; proprietà che perfuale il Lucarini à foprafcri- uergli il motto; ABSQVE MARE FOECV N. Mariza le DA ; che puòfernire per Maria Vergine > dalla qua- Ve:gine le così canta Prudentio ; e fecoda Domus pudici pettoris Pruden- sio Templum repente fit Dei; Intatta NESCIENSVIRPVM Verbo CONCE PIT filium. E Santa Chicfa nella Natiuità del Signore. N_E- SCIENS VIRGO VIRPM PEPERIT Breuiar. fine dolore Saluatorem feculorum &c, Remano CARPIONE Capo XIII, 33 E Sfendo parere di molti che quefto nobil pefce fi pafca d’oro » fùchi gli foprapofe. PRE- TIOSA PASCITVR ESCA; idca di perfona Contem contemplativa , che non di vili e communali alimen- platiuo ti» mà di cofe celefti , e pretiofe ama d’effer nodrita; quale fù la Maddalena che mentre Marta s'affacen- daua nell’alleftirJe vivande al Redentore tutta affor- ta con eftatica foauità fitrattenceua pafcendo l'anime fua ne godimenti dell'infinito bene; del qual fatto Sant'A goftino Setm, 27. de Verbis Domini tom, 10. Laborabat illaycioè Marta vacabatiffa) cioè Mad- S-Ageffi- dalena ; illa erogabat s hac implebatur- Erat enim »e Maria intentadulcedini Ferbi Domini , Intenta erat Martha quomodo pafceret Dominum » intenta Maria quomodo CARPIONE Capo XIII. quomodo pafceretur è Domino. A Martha conui- uinm Domino parabatur,in cuius conuinio Marigiam iucundabatur.- Mira enim fuauitate cenebatursquia profeétomaior et refettio mentisy qua ventris. Serue Vditore anco l'imprefa a quei fedeli, che guftano nell’vdire di predi» la parola d’Iddio,pretiofa più dell'oro, e delle gemme che iftefte. Col prefuppofto della qual verità San Gio» vanni Crifoftomo Homil. g. in Hut molto fi quere- la di coloro y che refì capaci di così pretiofo alimento» a pena l'han NOTO immantinenti fe ne allegge» Gio: Crisrifcanoye ne reflano priui , Nos poffguam longè au Soffomo rosgemmifque pretiofora fifcepimus eloquia y& ino aftimabiles fpivitualium opes bonorum y nequaquan ea in thefauro anima recondimus continenda » fed peffivy atque negligenter mentesnoftras effluere per- Euchari= me1945. Similmente chi fi ciba del pane del facro ftia Altare , riccue vn alimento di pretiofità incompara- bile, del quale efclama » ed aragione San Tomafo d*- S Tomafò A cquino Opulc. 57. O PRETIOSUVM; Gad- d'Aquin, mirandum CONVIVIVM, falutiferum, & omni puauitare repletum. QUID enim HOC CON- VIVIO PRETIOSIZS effe pote? &c. CEFALO Capo XIV, 34 È Ratiofa maniera per far pefca de i cefali è l’accender di notte tempo nel mezzo d’vna Barchetta vn vago lume » poiche i cefali per naturale inftinto 3 faltando fuori dell’acqua » per accoftartì al lume » reftano nella barchetta in preda del pefcatore. In quefta maniera gli figura Monfignar Arefio , col motto; AD LVCEM VENIVNT, facendone SS. Simo imprefa per i Santi A poftoli Simoneye Giudazi quali fi ne, e Giu portarono vero la diuina luce» latciando l'acque della da Galilea; nel qual propofito non riefcono difcare le pa- Pia 33» role del Salmo 33.6. Accedite ad eum » 7 illumina- . mini » ab eo {piega Vgon Cardinale , quia jpfè eft lux È Ser nal, Ptr que illuminat ovanem bominem venientem in Li bune mundum . Qui ergo accedit ad eum illuminatury & qui magis propè accedity magis illuminatur , 25 Quandoilcetalo fi vede attorniato dalle retis alzando il capo verto ilcielo , con ogni sforzo filancia foprai fuueri, e dilà delle reti j e così viene a Mertertì in libertà; e nelo rapporta Pierio Valeriano lib. 30. Tanto anco operar deve ogni fedele; cioé nel tempo che dalle reti delle tentationi è infidiato, conogni af- * ferrofiffargliocchi, ed alzarlì col pentiero nel cielo» Cielo cò che intalguila; CAPTVRAM EVADET), templa- sfiggirà l'infidie del nemico; Anima ergo noftra 3 =» bro Picena Sant Ambrogio alta petat, fupra nubes volety di MISTO celo volatus fuos inferat yvbi laqueos incurrere non pofrit » COCODRILLO Capo XV. 36 gg N Amante 5 per tacciare la fua donna » che Donna V fimulando compaffione , e tenerezza » la maltrattaua fu'l vivo » figurò il cocodrillo in atto d'- inghiottire vn DE humano» col motto ; PLY» x RAT, ET DEVORAT, Tanto operò Dali- Fingere dacon l’ingannato Sanfone » valendoti delle lagrime neltradirlo: Bafliano Imperatore anch’etfo è come Flio Spar rapporta Elio Spartiano tutto commolfo piangeuas finta siano ogniqualvolta, è veniua mentauato » è limoftrava- na alla fua prefenza le imagini di Geta fuo fratello » Afcanio cheda lui medefimo fù vecifo » Nel qual argomento M ayzig2 il mio Afcanio Martinengo nella fua Gloffa Magna fol. 1592. Cradelis homo fepe deplorat » cum diro s° 2II animo ad vindittam »fen feueram inftitiam incedit y quod excuffa è corde omni pietate y ad feritarem ar- è metur» Quadra parimenti l'Imprefa ad va maluagio Mormo: mormoratoreydel quale San Bernardo fer. 24. in Cane, 1350"° fcriue così; ideas pramitti alta fufpiria» ficque qua- S+ Bernar dam cumgrauitate y & tarditate y vultu mefto , de- 0 milfis fupercilijs y&x voce plangenti , egredi maledi- Elionem y 7 quidem tanto Seria isiiaran » quanto creditur ab his qui audiuntycarde inuito, magis con- dolentis affettu » quam malitiofe proferri . 37 Parimente idea di donna infidiofa , e traditri- ce,é il cocodrillo piangente»col cartello; INSTRVIT Donna» INSIDIAS LACHRYMIS, paroletolte da !Nganna- Catone, trice _ Inftruit infidias lachrimis y cum famina plorat ; Carene Veritày,ed approyata da Quidio Epift. ad Demapho- ontem, Fidi cca lachrymasy an & eft pars fraudis in Ovidio illis 2 He quoque habent artes , quoque iubentur eunt, ed autenticata dal Taffo » che fauellando della mal- uagia; artificiofa Armida fcriue Canto 4. ft. 70. che quando da Goffredo le fù denegato il militare foccor= fo, che proditoriamente ella chiedeua . A quel parlar chinò la donna; e fille Le luciinterra » e fette immota alquanto ; Poi follcuolle ruggiadofe, e Accompagnando 1 flebil atti in pianto è Mifera » &à qual altra il ciel prefcriffe Vita mai graue &c. E foggiunge ftanza 74. Qui tacque , e parue ch'vn regale {degno E generofo l'incendelfe in vifta: E’ pie volgendo » di partir fea fegno » Tutta ne gli atti difpettofa , e trita. Il pianto {ifpargea fenza ritegno » Com'ira fuol predurlo è dolor miftay E le nafcenti lagrime è vederle Erano à irai del sol crittalli » e perle Conchiudendo poi nella ft. 77. Quello finto dolor da molti elice Lagrime vere, e i cor più duri fpetra » 38. DiconogliScrittori » che ilcocodrillo quanto viue » tanto crefce , non vi mancò per tanto chilo fe- Peccato gnò col titolo; CVM TEMPORE CRESCIT) etali i vitijnon trovano mifura,à termine veruno nell’ auuanzarfi ; che però Seneca; /574 quantumuis exi- Seneca gua fint in maius excedunt nunquam perniciofa fer- sant modum vc. Bernardino Rota 3 in morte di fua moglie, can allufione alla medefima proprietà, di cre- fceremai femprey fece emblema, ò lia geroglifico del cocodrillo , fopraponendogli; No/tr: fimmacra do- loris + 39 Monfignor Arefio auuertendo anch’effo nel cocodrillo quelto crefcimento, che non fi riftringe a veruno termine di quantità , ne fece imprefa di vicuo- fo profitto ,econtinuo 2uuanzamento » Con le parole del Salmo 144. 3. MAGNITVDINIS E[VS P/4-144 NON EST FINIS, Nelqualargomentoil mio 5 $. Profpero; Semper enim fantis fupereft quo creftere poffin:. S. Prof Che però e Solone » quel prodigio di fapienza , anco £°7° sù gli vltimi periodi della vita volle imparare non sò ual metro per auuanzarfi nel polletfo della virtà fino sù l'hore eftreme . E Saluio Giuliano » come è feritto nelle Pandette |. 4. tit. de Fidei commiffis |. apud Lulianum folcua dire ; Eefialterum pedem in Pandeste fepulchro baberem adbuc addifcere velem. Nel qual argomento per eccellenza bene San perse e ib, de Torgquaso Taffo Profitto Var.Hift. 212 Gregorio lib. de Vita Moyfis ; Ita febabere, vt advlteriora Nifeno femperin virtute homo velit afcendere y idipfum for- fan bumane natura perfettio eft + 40 Enrico Farnefe Eburone nella Dipbtera Iowis l.1. Elog- 55. per dimoftrare , che piccioli principij Peccato pèrtoritcono gran cofe, figurò il cocodrillo vicino veniale -alle vouafuescol motto;'M A XIMA DE MINI- MIS > poiche fe bene le vona di queft’animale fono di poco più grandi » che quelle d’vn oca , producono adogni modo vn animale , che nel crefcere non hà mai fine.Eliano de Var.Hift.1.12. c.53. Me vero non clam eStmaximorum fepè bellorum tenwiffimaycon- temptiffimaque principia vifafuiffe. Perficum enim ex Meandry Sami cum Athenienfibus diffidio or- tum duxiffe perbibent. Peloponnefiacum verò prop- k ter Megarehfinm tibellam &c. E San Giovanni Cri- €rifhffa- foftomo Hom.87.in Matt. Quid enim eft rifus, ant no quid'ongquam ex rifu mali fequetur? Orta tamen ex imamoderato rifu paulifper fcurrilivas 3 & fcurrilitate turpiloguinm , è turpiloquio operatio turpis profe- Ca. Sic è minimis ad maxima gradatimDiabolus du- cit Winde ‘ad defperationeim detrudit. ‘41 Peridea d’yn Ambitiofo s:che fi fente morir di pena ogni qual volta non può crefcere in grandez> i za Monfignor Arefio fece imprefa del Cocodrillo; Ambitio che tanto crefce quanto viue; e quando cela di cre- fo fcere's ilafcia anco di viuere » col titolo; NI MA- IOR MORTO R. Inquefto foggetto Don Gre- goriò Brunello così cantò ; Eliano D. Grega- Ovitur ad Phary feptemplicis Oftia Nili i Bru= Bellua dente ferox » [14/4] Inque dies crefcens lungos ne protrabat artus ! Protinus illa perit. «Ambitiofe tuos Crocodilus pandere faftus Stultitiamque poteft ; Crefcit honoris amor, quantum ipfa potentia crefcits : Ec mjft crefcat obit. 42 MentreilCocodrillo ftà dormendo y l’Icneu- Otiofità mone gli entra nelle vifcere , e l’vecide ; ‘onde fù pofto col cartello; DORMIENS:FIT PERVIVS HOSTI, infegnandoci queft'imprefa, clie la vita fonnacchiofa , etrafcurata ci fottopone alle violenze nemiche ; ed alla morte. Matt. 13. 2.5. dalle mani infi- diofe d’vn occulto nemico fù fparfa la zizania nel cam- Matt-13, po» intempo che dormiuano gli Agricoltori ; Cum 25. «autem dormirent bominesyvenit inimicus eius, & fu- perfeminauit zizania + Sv'lqual paffo Pier Crifologo Pier Cri- ferm.97. Infidiator in noftibus latitat: in diebusvi- Sologo gilantes fugit, appetit dormientes &c. Così il forte Santone, mentre dormiva fù da fuoi nemici ftretto in feruili catene , e dilegiato Iudic. 16. 19, &c. Il Pren- 2- Reg. 4. cipe Isbofet figliuolo di Saul, mentre dormiebat fuper 7. Lettum fuum in conclati 2. Reg. 4.7. daRecab » & Baana infelicemente fù tracidato . 43 Mentre il cocedrillo hà fu'l capo la penna del- l’Ibide yrefta così Rupido » che punto non fi muoue » benche fi tenga la preda d'auanti: però l'Arefîo » così Vanità figurandolo y il foce dire; NON. MOVEBOR modane A MP.LIVS, co che fi dimoftra ; che quelli sche hanno le vanità nel capo » non fanno afpirare all’ac- quifto dei beni eterni , bewche fi parino loro d’auanti's . _ Cfiano facili da confeguirlì. Serue altresì l'imprefa à Eretico fignificare che molti Fretici , quando fi vedono ad- confufo doffola péna di valente Scrittore sla doue prima erano baldanzofi, e temerarij, diventano ftupidi , ed at- tonniti . Tale rimafe Vigilantio fotto le inuetiue di San Girolamo; tali i Manichei conuinti da Sant A- oftino; tali gli Arriani foprafatti dal fommo va- ore di Sant'Ambrogio &c. - PIE:SCI Lib NI 44 Adva peccatore » che non afpetta all’ombre della morte s mà a mezzo il giorno della vita fe n’efce Penitéte dal fango de fuoi vitij, quadra il mottoyche il Lucari- follecito ni diedeal cocodeillo » vfcito dal fingofo letto del fi- Madda- me Nilo; EMERGIT INTERDIV. Della Madda- Jena lena Sant'Agoftino Ser. 58, de Temp. Necipfafere- s.4rofit feruanits vt in fine vita penitentiam ageret 5 fed ne dum adhuc poterat peccare fic voluit peccata defere- res vt ilamde adulterys (mis , nonnecelfitas fubtra- beret, fed: voluntas: 45 EnricoFarnefenella Diphtera Ionis la. Elog. 19. fà imprefi del cocodtillo, che rintuzza 3 e con- torce con la durezza del dorfovna puntadilancia con- tradi lui riuoltata, pertraffiggerlo » rendendoti im- Patienza penetrabile ; e ficuro » il che inferifce il titolo; SEM- Martire PER INVICTVS; e ferue peridead'va cuore patiente » e generofo nella fofferenza delle perfecutio- ni ye dei mali temporali. Dei Santi Martiricosî can- ta Santa Chiefa riuolta è Dio; Hi prote furias, atque minas truces Hymn. Calcarunt bominum , (euaque verbera , Plur. HIS CESSIT lacerans fortiter VNGVLAy Vars. NEC CARPSIT PENETRALIA. E di San Vincenzo ne ricordano i racconti della fua vitasche; Nulla ant tormentorum vi, aut acerbita- Brewiar. te » vel lenitate verborum à propofito deterreri po- Roman. uit; &'chefebene; In craticula impofitussprunis ardentibus (uppofitis s ac ferreis vagnibus excar- nificatuss ad ogni modo; INZICTYVS vin- centj animus VICIT OMNIA, & ignis ,ferris tortorum immanitate fuperata» viîtor ad celeftem martyrij coronam aduolavit. Brewiar. 22. lanuar. +46 Ottauiano Augufto » hauendo foggiagato l'Egitto, imprefa sche prima di lui non mai da alcuno eraftata fatta, effigiò il cocodrillo legato ad vn albe- ro di palma ycoltitolo; COLLIGAVIT NEMO; ò veramente 3 Nemo antea religawit . ferue quefta medaglia adefprimete i trionfi del Redentoreyche ha- uendo vinto l’Egitto del Mondo, legò il demonio all'albero della fua croce. Sant Agoftino fer. 137. de Temp. Tanc Dominus nofter Iefus Chriftus ilum te- S.Agofti- nebrarum s mortifque principem colligamite , legiones no illins pertarbauit Gc. Col fondamento di Seneca» che nelle Queftioni Naturali lib. 4. cap. 2. del Cocodrillo fcriue che fia; Fugax animal audaci y audaci(fimum timido » pentai che il cocodrillo fuggerir poteffe opportuna materia à due imprefe; vnacolmotto; FVGAX AV DA- Cl;el’altracol cartello; IN TIMIDOS AVDAX ambe proportionate ad alcune anime maluagge » troppo vili, e codarde alrifcontro de i generofi; mà troppotemerarieye petalanti contra i deboli, e i man- fueti. Mentre ilbuon Giacobbe s habitando nella cafa paterna » paffaua la vita pacifica, ce manfueta ; Zacob Gen. 25. vir fimplex babitabat in tabernaculis Gen, 25,.27. *7. Efau contanta fierezza l’odiatia » chetutto rabbia) e furore lo voleua morto; Z'enient dies luîEns patris Gen. mei » & occidam Iacob fratremmenm. Gen. 27. 41, 41 Mà quando Giacob ritoraò da Mefopotamia; fegui- to da (quadra numetofa di figliuoli ye di ferui ; Efau tutto piaceuole , eriuerente fe gli portò all'incontro ; Currensitaque Efau obuiam fratri fuoyamplexatus ef Sem eum Gen. 33. 4. Saul con furore diabolico s'auuen- #* taua alle ftragi delpouero Dauidey perche era beni- gno,emanfueto ; Quem perfequerisrex Ifrael? Ca- 1 Reg.34 nem mortuum perfequeris s & pulicem vara 2 1. 15 Reg. 24. 15. Mà Saulmedefîmò con molta fiemma è e tolleranza difimulaua gli oltraggi , e le mormora- tioni de gli huomini fcelerati; Fi/tj Belial dixerane. 1.Rer. 10 Num faluare nos poteritifte» & defbererunt eum , 37T- & non Crifto morien= Anima ile 27. 33» » COCODRILLO Capo XV. Di sa gelo: elimunera. i Ile vero d.(fimulabat e audire 1. Reg. 10. 27. perche gli vedeua pieni di Demo» ‘bellicoto ardire ve d'orgogliola Rida . O sid nio anch'etlo è fronte dei campioni di Crifto fi di- moftra vile, e paurofo » ciò che ben fi rauuifa e pell'o- pere; e nelle parole di Sant'Antonio Abbate » di cui Brenîar. il Breu. Romano ; Demones ira contempfit , vt illis Rimane. exprobraret imbecillitatem : ac fape difcipulos fuos excitans ad pugnandum contra diabolum ; Mibi cre- dite » dicebat ; fratres » pertimefcit Satanas piorum vigilias , orattones , letunta; mà quando fi tratta de icuori effeminati e vitiofi, contra quefti riefce ani- S.Agofti- mofifimo . Agoftino Ser. 197. de Temp. Zenit mo Chriflus, & alligauit diabolum . Sed dicet aliquis ; fi alligatus eft > quare adbue tantum prenaler è Ve- rum eft fratres chaviffimiy quia multum prenalet : fed cepidis ,& negligentibus » Achille Bocchio Symb. 99. fuggerì materia di concettare sù quefte proprietà molto diuerfamente ; che fe il cocodrillo e fieguey chi lo fugge, onde merita il motto; FVG IE N- TIBVS INSTAT; e fugge da chi lo fiegue ; eben puòdarfegli; SECTANIES FVGITAT, Gloria farà dunque vnbel ritrattoyedvn imagine della gloria» che fuol feguire infeparabilmente quei magnanimi che la fuggono ; e fuol abbandonare » evoltarle {pal- leaguei superbi, che troppo inportunamente la ricer- cano , e l'affettano :potendolì » dic'egliz in quear- gomento conchiuder così. Nota parethonij Crocodilus belua Nili Seftantes fugitar qui fugitant fequitur Sit verainftantes fpernit , (pernentibus inftat Gloria » quin maior fpreta redire folet + Col quale concorda vn altro Poeta » che fotto meta- fora differente mà cò i medefimi fenti dille » Sefantes velut vmbra fugit) fugientibus inftats Addita corporibus fcilicet vmbra comes : Sic fugit immerita captantes premia laudisy Demiffis contra Gloria innéta comes. Et tamen baud falfo trutinans examinesquidna Laus hac omniserit? Scilicet vmbralenis. CONCHIGLIA Capo XVI. 4 D honore di Maria Vergine Annuntiata s M.V. An A che concepì il Verbo diuinonel tuo feno con nunuata ja fola virtù dello Spirito Santo » ferue l’imprefa della conchiglia colmotto; RORE PVKO FOE- CVNDA.. 0° veramente della conchiglia » fopra laquale ) efcendelaruggiada , ed il sole {pandei fuoi raggi, col cartello; HIS PERFVSA ; concet- Fon todalmio Vgone Vittorino /. 2. de Beft. cap. 35. così FWittorino piegato. Conchusfiguramgerit Sancta Maria , que accipit roremcgleftem, verba fcilicet > que dita funtadeamab Angelo. Quod autem aperit os fiuum concha,fignificat vbi Maria dixitad Angelum;Ecce «Ancilla Domini, & fftatim accepit Spiritum fanttum | infey& virtus Altijfimi tanquara fol iuftivie clari= ficauit cam. i : 48. Alla conchiglia è chetiene chiufa nel feno la Virtù na- margarita fù foprafcritto ; PRETIOSO TESO- fcolta RO INSE NASCONDE; imprefa confa- cente è perfona dotata di lettere, Ò virtù morali, mà che nonle vanta s anzi fotto filentio modetto le cela. Pouertà Alla poyertà poffono addattarfi quefti fenfi, che fe bene è ruuida al di fuori,nell’interno è pretiofa.Sant'- S-Ambro Ambrogio Apolog. cap.11. Bona paupertas, que fi gi thefaurum non babet pecunie, habet tamen thefauros fapientie , & fcientie . AllEucarittia quadra pari- menti quefto medefimo verto, della quale San Toma. * alchille Bocchie N:Neze Kio 213 fo Opufc. de Euchar. cap.8, Non vnamtantum rem S.Tomafo inEuchariftia abfcondit , fed plures » fcilicet perfo- namyopusy® modum : in his difcimus in nobis quoque tria virtuosè abfcondis noftram perfonam , opera no- fira bona, & bonorum operum intentionem . 49. Scipion Bargagli, alla conchiglia chiufa fo- Potenza praferife; TANTVM APERIT IGNIS,d'Amo- motto che dimoftra quanto poffa ne gli animi indu- 1€ ratila carità, &l'amore, quale obbliga ad arrenderfi quelli , che peraltro farebbero nel loro parere perti- naciffimi. Milone Crotoniata » quando afferraua vn pomo nella deltra » non eraui chi poteffe aprirglicla; mà gli l’apriva la fua fanorita. Sanfone non voleua {coprire ò dichiararl’enimma 3 mà la poffanza del fuo- co amorofo lo perfuafe ad aprire il cuore, e palefare i fenfi,che teneua arcani , Crifto finalmene aprì; e fco- prì à gli Apoftoli altilfimi fecreti » perche l'amore » che loro portaua , à ciò lo perfuafe . so Laconchiglia» quandoftà ful concepiril par» to.s fe per accidente lampeggia » patifce Paborto ; Cotret- nel qual fenfole fù fopraferitto; CON CE PTV S rione al REDDIT INANE $; costì fudditi y edi figlino- P'4 lis molte volte defitono dal concepire » ò partorire opere virtuofe , per colpa del vitiofo rigore dei loro magggiori » dal quale fono off-fi » e fraltornati . Plu- tarco de liber. educat. Dico ad liberalia fiudia addu- P!ntarco ceudos effe pueros » verbis s adbortationibufque , non meherele verberibus, autterroribus > torpent enim, & abborrent fic traîtati a laboribusy partim ob do- lorem plagarum» partim obcontumelias . si Sogliono i pefci minori attorniar la conchi- glia » afpettando ch'ella s'apra per inghiottirla; ma fpeffo ne fuccede, che quando penfano d'afferrarla, effa ad ogni picciolo contatto, riftringendofi gli trat- Difefa tieneye gli vccide, nel qual atto hebbe ; INCVLPA lecita TA TVTELA; edanco fù introdotta a dire. SOLO IL MIO SCAMPO, E NON L’OF- FESA INTENDO; imprefa tutta opportuna per chi nelle operationi fue pretende folamente di con- feruar fe fteffo »enon d'off.nderaltri > il che quando fiegua, non é di fua intentione. Dal qual argomento molto non fi difcofta l’ Einblema 9g. dell’Alciati. 52. Monfignor Arefio in vno de fuoi frontifpicij , figurò vna conchiglia mezz’aperta » nella quale era Studiofo vna perla s dandole il motto; VTILE DViCI. Auifo molto opportuno a qual fì voglia Scrittore » che defidera incontrare fl guito » e l’applaufo del mondo» il che diffe Oratio nella Poetica; * Qmne tulit punébum qui mifcuit vtile dulci, Oratio Lettorem delettando y pariterque monendo . Achille Bocchio lib. 1. Symb. 3. fi dichiara di volere ne fuoi fimboli feruirfi di quefto accoppiamento » e fcriue; i Ergo nemo mihi obijciat , quod feria inanè Pilfura grauinm oftendendo pondera rerum Mifcere annitar fumma cura vtile dulcis Siqua forte queam laudis puntum omne taliffe Ne fatias quenquam capiaty Naturam imitari Conftitui y & varias fenfis inducere formas . 53 Nello fteffo trontifpicio pofe vna conchiglia chiufa » colcartello ; PRETIOSIVS LATITAT; | inlegnandoci à nafconiere i doni più fegnalati sonde Virtù na fiamo arricchiti da Dio s e dalla natura, nel qual fog- fcofta getto Catone citato da Velleio Paterculo |. 2. Nwn- Feleio quamrette feceriss vt feciffe videaris. E feruirà an. Parere. co l’imprefa à quer libriyche aldi fuori paiono;ò rozzi, Dottrina ò femplic , tva che poi nalcondono è tengono in sè recondi- molto buona foitanza » quali (ono le fauo!e d’1 fopo, ta e qual è la Maccheroneadi Merlino Cuccaioy ò fia di Giouanni Bartifta Folengo,che n'è l'Autore, n per= ona Achilla Bocchie [ON 214 fona del quale, Giovanni Battifta Marino, nella Gal- leria 9 Bheeiolmeate così ; Gio: Bat La gran Maccheronea da me compofta $. rifa Mao F fatta appunto come i maccheroni , vino Che fopra di e hannola crofta 3 E dentro fon fodrati di capponi 4 Perche tanta dottrina v'è nafcofta , i Che ron é da inghiottirlain duo bocconi; E fe benla couerta è faporita y Chi tocca il fondo fi lecca le dita . l’Arelio, iui parimenti, fece imprefa d’vna Wire) na- conchiglia chiufa , nelfeno della quale prefuponendo {colla vifia la perla s il motto le aggiunfe; ABSCON- DITA INVTILIS; alludendo alla virtà » & let- terattira de gli huomini ftudiofi, che in fatti nulla gio- ua, quand’e iepolta , mà come diffe Claudiano de 4. Claudia- Conful. Honory ; so V ile latens virtus Imprefa che tiene efpreffa allufione al detto dell’Ec- Ecclefiaf. cleliaftico 20. 32. Sapientia abfconfa 3 n thefaurus 20. 3%. inuifuss qua Vilitasinvirifque è Nel qual luogo dot- tamente fi diffonde San Gregorio Papa 3. p. Paftor. admonit. 26.; e del quale parimenti fi valte Abbate Zofimo per mouere Maria Egittia à rivelargli per mi- nuto l’angelica vita ch'ella per quarantafette anni haueua ne i deferti trafcorfa »acciò che tanta virtù non inutilmente nafcofta, mà con altrui beneficio fotte icoperta al Mondo. Omnia que circa te funt edici- ro, pertuadeua egli, vr Dei magnalia facias manifefta + Sapientia enim abfcondita y € thefaurus occultus 3 qua vtilitas in vtrifque? 55 AlcibiadeLucarini per Crifto che fcelfe per fuo fepolcro vn marmo » nel quale non mai altri era ftato pofto,fece imprefa d’vna conchiglia vuotaynel- ja quale fcendeua la rugiada » col titolo; TANTVM in IEIVNA. Per lo che fe Giouanni Euang. cap. 19.41. auifa che quel fantiffimo corpo fù pofto in Fosa, 15. YN MOMENTO »in quo nodum quifquam pofitus fueraty 41. Sant Agoftinotra&.120.in loan.così:Sicut in Maria S Agofti- Pirginis vtero nemo ante illumynemo poftiliun con- no ceptusesì ; ita in bos monumento, nemoante illum » Incarna- #emo pofl illum fepultus eSt ; conlaquale fentenzay rione del quadra l’Imprefa all'Incatnatione del Verboynon me- Verbo no; chealla fepoltura. 56 Lottefio ad vna conchiglia aperta foprapofe il motto; SOLO GAVDET COELO; che Contem- dimoftra vn anima contemplatiua » che non sà godere plativo d'altri oggetti » che de icelefti, e diuini. San Paolo @hilipp. Philipp. 4. 4. Gaudete in Domino femper, cioè come 4-4. interpreta Sant Anfelmo; Cor vefirum exbilarate 3 S dnfel- omne bonum s vndegaudendum eft s fratuite vobis ca in Domino snonextra- & totos letitia (piritualis vos repleat. Quefta è la tropologia che San Gregorio Papa Homil. 11. in fuangel. deduce dal racconto di S. Matteo, che quell’Accorto 5 hauendo ritrouato vna Matr,13, pretiofa margaritay Abyt & vendidit omnia,que ha- 46.» but, FSemiteam. Matt.13.46. poiche intendendofi nella pretiofità della margacita la felicità del cielo ) il buon contemplativo alzatofi nella confideratione d'- vn tanto bene , ogni altro oggecto rifiuta » viuendo a E. Grego- quel iolo viuamente applicato, edintento. Pretiofam via margaritam inuent, quicaleftisvite dulcedinemin quantum poffibilitas admicios perfettè cognouerit : casqueamierrenis amanerats libenter cunttaderelin- quitin comparatione euns vilefcunt omnia sinardefcit n calefibus animus; wibil în tervis libet: deforme confpicitur , quidquid de terrena rei placebat fpecie : quia fola pretiofa margarite claritas falgetinmente. Della Maddalena, propria e fpecificatamente quetto saunera; Solo gander celo, poiche non folamente Crifto iepolto Madda- Jena PUES CI LIbOVI. trafandò la cura di tutte le domeftiche occupationi, Lu. 10. per ttarfene intenta alle fpirituali dolcezze del Crea- 39. tore ; nc folamente non curò il commercio di quanti ‘ Prencipi poteffero corteggiarla Gata ty di Laza- fear. 11. ro, pervolarfene tutta eftatica alla volta del fuo Crea- »- 19. & toresdella quale San Bafilio di Seleucia Orat.4 1. Curis si omnibus bumanis ad Magiftri prafentiam excuffissto- Pag: ta in hoc fuityvt Mazifiro efjet bonori; Mà è di più "°* benche gli Angioli Santi colà nel luogo del fepol- cro, e con la chiarezza della prefenza » e con la foauità de i colloqui} tentaffero attraerla; e folleuarla, non ba- dò gli Angioli, ne fi fifsò nelle loro prerogatiue; ftan- dofi vnicamente anfiofa del volto, e det godimentt dell'immortale Iddio, che però Lorenzo Giuftiniano detriumph. agone cap. 4. Neguaquam ipforum vi- Lerenzo fione fe temperanit è fletu, quoniam non Angeloss Giaftin. fed Angetorum Dominum cupiebat. 57 IlPadre Camillo Antici alla conchiglia, che riceue le gocciole pingui , limpide, e fecondanti delle celefti rugiade , mà che poile riduce alla finezza delle perle, foprafcriffle; DAT PRETIVM SVPERIS; ò veramente; PRETIVM COELESTIBVS ADDIT ; ò pure; DE I TESORI DEL CIE- LO IL PREZZO ACCRESCE; facendo- i ne imprefa per vn Predicatore, quale con la maettà, Predica- grauità s ed altezza del fuo dire accrefceua nelconcet- tore to de glivditori la ftima, ed il prezzo così delle acre Scritture, come delle virtù, e de i beni eterni; dal quale concetto non fi fcofta molto Sant Agoftino fer. 218. de Temp. che chiama i Santi Padri pietre pretiofe » e : gemme della Chicfa. Sans in Ecelefia lapîdes pre- SAgoftià riofi, & femper fuerunt s dotti fcilicers abundantes "* fcientia & eloquentia, & omni inftruttione legis. Prettofi planè ifti lapides funt ; de ipfis fuit Cypria- nus,de ipfis fuit Ambrofius s eben potiamo aggiun- ger noi; Deipfis fuit Auguftinus &c. 58. Nellefequie d'Ifabella Borboni Regina di Inmorte Spagna, fù figurata la conchiglia aperta , & dentroui vna maigarita fpezzata, col cartello; QvVA DI- VES NVNC MISERA y fignificanilo che la'doue la Spagna fi chiamaua felice, mentre viueua così qualificata Regina , almorir fuo s ella rimaneuafi ineftremo afflitta. Imprefa » che molto bene anco feruir potrebbe a i rimproueri di qualche fanciulla, î che per infelice fua fciagura dell'integrità verginale Vergine folle rimatta impouerita. Contrala quale Sant' Am- Sfiorata brogio tra&. ad Virg. Lapfam cap.2. così; /°ndeim S.Ambre cipiam? quod primum, quod vltimum dicam è Bona &'* commemorem que perdidifliyan mala defleam qua in- uenifti? Erasvirgo in Paradifo Dei, vtique inter flo- res Ecclefie. Eras Sponfa Chrifti, eras templum Deiy eras babitaculum Spiritus fantti. Et quotiens dico erass neceffe eft vt totiens ingemifcas, quianon es quod fuift:. Enelprincipio del cap. 3.7 tibi mife- ray& iterumve squetanta bena parsi temporis lu- xuria perdidifti Oc. {9 Perchela conchiglia, non altronde, che dal i cielo, edalle fue rugiade riceue il pretiofo humore, M. Virg. onde s'ingrauida, però il Lucarini le diede; FOE- Annun- CVNDA EX ALTO, cheferuirà molto bene per "2% l’Annunciatione di Maria Vergine» nel qual argomen- to Santa Chiefa ben cento s e mille volte ne repplica le voci d’Ilaia 45.8. Roraze cgli defupers&®nubes pluant Iaia 45. inftun , ecco la rugiada delcielo: aperiatar terra , ® ecconi il confento della Vergine, che qual conchi- glia s'impretiofifce del diuimo concetto s & germinat Saluatorem. Così Giouanni Geometra Hymno I alla Vergine riuolto; canta ; ; Salue concha marinayex qua vere Fnio natusy Gio Sur Fulzoreex dio & purpureo latice. sit E Sar CONCHIGLIA Capo XVI. Gio: Da- E San Giouanni Damafceno Orat. 1. in Nati, B. mafceno Virg. Hodie perflarunt aura letitia totius orbis pre- nuniie, letentur celi, o exultet terraycommoneatur mundi mare : in ipfo enim concha gignitur , qua celi- tusex diuinitatis fulgetra in vtero concipit ,& Chri- flum ingentis preti vnionem parier. a 6o Laconchiglia fuori dell'acqua ; corcatasàla RE fpiaggias che riccue nell'aperto feno la rugiada cele- ni ite» col cartello; CONCIPIT EMERSA; pubertà... infegna chei Santi penficri, gli atti di virtà »ed i go- é dimenti d'Iddio » fono da noi conceputi y ed accolti, quando vfciti dal mare tumultuario delle mondane turbationi s fi pofiamo sù la {piaggia della vita folita- Pal. 39» ria, ritirata, Ò fia religiofa. Davide Plal. 39. 3. Edu- si xitme delacu miferia y & de luto facis. Et Staruie Super petram pedes meosy & direxit greffusmeos» & immifit în os meum canticum nounm &c. Così Cans.9,1, quell’Anima fanta Cant.8.1. Quismibidet te fratrem meum- vt inueniam te foris, & deofculer te? Nel S. Ambro qual luogo Sant'Ambrogio lib. de Iaac cap. 8. Bona gio anima» que foriselty vi Verbumintus fit: illa extra corpus, vt Verbum babitet in novis. i GI. Vnaconchiglia ferrata con titolo; GEMMA S.Toma- LATET feruî ad honore di San Fomafo d’Aqui- fo d’A- no,del quale è fritto, chein vedendolo, era tanto hu- quno mile, e compotto che nonera conolciuto, ne ftima. Virtà = toperquelgrand'huomo, ch'egli era. Quadra pari- nafcofta menti quefto motto all’Eucharitàia , alla quale molti Eucari- Padriaddattano le parole dell’Apocal. 2.17. /'incenti ftia dabo manna abfondi:un: , & dabo illi calculum can- Apo *. didum &c. Quiadi hora Guerrico Abhate fer. I. de 17. Refurre&. Agnes pafchalisyquem efuritis tanto dul- Guerrito. cius comeditursquanto latens abjtrufiusy& Studiofius «Abbas quaritur, & difficilius inuenitur ; ed hora San Palca- S. Pafta- lio de Sacram. cap.12. Auidius reguiritur quod latety fo & pretiofius eft quod cum fide quaritur. 62 Ad vna conchiglia vuota , figurata fopra va virtuolo -. 64 Alla conchiglia chiufa, io diedi; PRETIVM Snito NTVS, che può feruire à chi fotto fembiante fozzo x ticnevnanimanobile,e virtuofa; ben fapendofi, dice Seneca Scneca Ep.66. Non deformitate corporis fedari ani- Virtù = *um,fed pulchritudine animi corpus ornari ; e ferue nafcosta ancoraà chi nafconde perfuafo da fenfi di modeftia 215 tapeto, furono fopraferitte le parole di Famiano Stra- Inmorte da ; EXVVIIS SVVS EST HONOR, Imprefa, che feruirebbe perle reliquie d'vn Santo è benchedet- Reliquie to Padre Famiano l’alzatfe in morte di Margarita Re- de Santi. gina di Spagna. E quanto alle reliquie de i SantiyGio- uanni Crifottomo ap. Aref. Impr. 75.num. 28. Pre- Gio: Cri. tiofa funt corpora Martyrim; quontam plagas pro Do- foftomo mino fufceperunt è & ficut corona regalis vndique decorata fulgores varios emittit : ita & Santtorum Martyrum corpora y funt pretiofis lapidibus » accep- tispro Chrifto vulneribus diftinéta, omni rerum dia- demate pretiofiora, & (peétibiliaredduntur. E San Balilio in P{. 115. v. 15. Pretiofa in confpeéta Do- Pfal.xx 5 mini mors Sanétorumeius, dice; Morsficuipiamir- 15° rogatur pro Chrifti nomine s pretiofe cenfentur reli- 5 Bafilio que fantforum eins &c. 63 Nellepompecelebratein Milano » per la Ca- nonizatione di San Carlo, fù fatta imprefa d’vna con- ca aperta, nel cui grembo era vna perla di fomma bellezza ,col motto; HAC PROLE SVPERBIT; inferendoti che lo ftato di Milano era fantamente fa- ftofo d'hauer dato al mondosi gran Santo; e può an- co addattarti il morto è qualti voglia Padre è ò Madre di famiglia » ricco di generola , e fegnalata figliuo- lanza . Quel famofo Oratore » poiche per molti capi hebbe celebrato il merito di Filippo Ré Macedone » conchiufe allafine. Hoc dixiffe fufficiat » filum te habuiffe Alexandigm . Cornelia Matrona Roma- na mentre vna Dama di Sparta le andaua moftrando i fuoi più ricchi arredi , catene d'oro » braccialetti di fommo valore » gioielli pretiofilimi » tanto andò ti+ rando il difcorfo in luogo , che idue Gracchi fuoi fi- gliuoli tornarono dalla fcuola à cafa ; ed all’hora ad- ditandoi fuoi figliuoli, diffe alla Spartana . Signora eccoi mici fregi » quefti fono i miei ornamenti > ele mie pompe ; di quefti più che d'altri tefori il mio cuore fi pregia; @ hac prole fuperbit» Figliuoli generoli le fegnalate fue prerogatiue . Giufto Lipfio Cen- tur.1. Epift. 22. Latene plerunque verè probi ,& in Cine pectore intimo domiciliam virtus babet. Dital forte Lipfio fù la pudica Sufanna » della quale Sant'Ambrogio in Pfal.37. Accufabatury & tacebats ducebatur ad mor- Ss. Ambre rete [NERE pedarene, >: Sf 216 Eucari- 65 AdvnaconchigliaferratailFerro diede; OP- ftia TIMA LATENT, motto addattabile all’Eucari- ftia; fotto le cui fpetie fi cuopre, e fi nafconde lo fteffo Iddio Ottimo Maffimo . Eufebio Gallicano Esfebto Homil. s-de Patcha; Verè vuica, & perfetta hoftia Gallicano fide aftimanda» non fpecie » neque exterioris cenfen- davifus fed interioris affettu &c. Ad occultare 3 e tener nafcofte fotto il velo di medefto filentio le virtà noftre » con l’efempio di Crifto ci perfuadeua Sant” Ambrogio lib. 3. Offic. cap. s. Nemo hic fulgere quarat > nemo fibi arroget nemo fe iafter. Nolebat fe Chriftus hic cognofci , nolebar pradicari 1 E uan- gelio nomen fuunmscum in terris verfaretur venit ve lateret feculum hoc. Ergo & nos fimili modo abfcon- damus vitam noftram Chrifti exemplo » fugiamus ialluntiam &c. Comeda conca marina figurata sù l’onde; CLAV- DITVR IRATO; cioè Celor PACATO PAN- DRITVR; Così il cibo Eucariftico fi diniega à gl’ira- condi ) ed à i pacifici fi riparte; Qui pacem ponit fi- nes Ecclefie» canta Santa Chicia; frumenti adipe fa- tiat nos Dominus. Giovanni Climaco nella fua fcala, Gio: Cli gradu 4. dice che quando gl'antichi Monaci erano maso trà diloro fdegnati; 4b menfatantifper arcebantary quoad pofitis odys amicitiam redintegrarent » DELFINO Capo XWIS Fucari- itia S. Grego- i ; 3 mando profperari, ceteros excedere rebus & bono- ribus tumere., buic nimirun cura fecularis in dele- TI Gatione ef; & QUIES IN:LABORE. In Visa quetta proprietà fi riconofce parimenti la vigilanza» Prencipe guerriero. Silio Italico lib. 1.2., così cantò d’Anmbale; ec, Pi Panus y vt ad fomnos vix totam curfibus atte Indulfrt pubi noîtem »vigil ille ynec vllam Ad requiem facilisycredenfque abfcedere vite Quod fopor eripiat tempus. 67° Quand'il delfino vinalza sù la faperficie dell’- acque sed iui fe ne ftà trefcando, c giocolando, dico- ... noi periti, che fia vn cuidente contrafegno di fou- Felicità raftante s e vicina tempefta » onde gli fù foprafcritto ; modana. METVENDA PROCELLA ; òpure; HAVD PROCVL TEMPESTAS; idea eiprefla delle feli- cità mondane , che fono certo prognoftico delle vici» Stefano ne miferie : Ludus ceti y diceva Stefano Cantuariente Silio Yta- lico Cantuar: |, Allegor. in Gen. cap.1. Signum eft rempeftatisy ita . gaudiu disitum,fignum ef tempeftatisaterne. San $S. Nilo Nilo Paran. num. si. Aduerfarein vita gaudium: ipfum enim lubricumeSt , & pracipitat exultantes. Seneca parimente in Thyett. Seneca Nemo tam divos babuit fauentes a j Craftinum vt poffit fibi polliceri . Res Deus noftras celeri citatas si Turbine verfat - A Le turbe di Gerufalemme à pena fi portarono tutte rito gilt feftote,ad accoglier Crifto;che contradi lui fi fufcitò norgen ja tempefta orribile della crocififioneye della morte» virtù tutta propria del Prencipe s ed in. articolare del PiesS GI. Bbavini* ; 68 Il Delfino) che fquarciando la rete» indi fe n°- efce > portando alcuni pefci inbocca e dandola li- - bertà è gli altri hebbe dal Bargagli; VEL CVM PREDA ERVMPENS,; e può feruire per bella idea di Crifto sche fe n’efce dal limbo . Saluazor S. Mafft- cnim predam quodammodo fuftulit parla San Maf- we fimo Homil. 43. cum bominem, quem fufcepit » in- ferni raptum faucibus , portamit ad celum. Di cui perciò nelle follennità pafquali ben è ragione và can- tando Santa Chiefa » O vere digna hoftia Per quam fratta funt tartara , Redempra plebs captinata: E di nuovo . Mundus exultans iubilat Gemens infernns vlulat s Cum rex ille fortiffimus , Mortis confrattis virtbus 3 Pede conculcanstartara 3 Soluit a pena miferos 69 GliantichiReé Seleuco, e Nicanore è e dopò quetti, gl'’imperatori Ottauiano , e Vefpaliano » ac- coppiarono il delfino all'anchora; col titolo; FE- _ _ STINA LENTE; infegnando che nel Prencipe ri- Celerità trouar fi debba la celerità non precipitofa $ la lentez- confulta- za non infingarda; màl’vnaconl’altra prudente, e" giuditiofamente contemperate . Cicerone pro lege Manil. Ile verofunt virtutes imperatoriay labor in Cicerone negotio » fortitudo in periculis, induftria in agendo, CELERIT AS incohficiendo CONSILIVM in prouidendo . Col quale concordano, e Salluftio ; Antequam incipias confilto ; vbi confalueris , ma- Salluftio, turè fatto opuseSt. Ed Ariftotele nel 6. dell’Etica. Aiunt de quibus iam deliberaris » ea celeriter effe Arifose- peragenda » cunttanter autem confultandum » e °° Biante » prodotto da Diogene Laertio che diceua ; Cunétanter azgeediendum negotium , verum in fis- Diogen. fcepto conftanter perfeuerandum . Laers. 70 Prefuponendo che l’anchora fia fignificatiua della fperanza ; chi figurolla col delfino attaccato , ed il titolo; TVTIVS VT POSSIT_ FIGI forfe Proter- volle inferire d'appoggiarele fperanze fue à perfonag- tione gio di cafa Delfino » perche potellero effere meglio fondare e più ficure. Mà vaglia il vero chi brama accertarle fue fperanze, deue tutte accoppiarle à Dio. Sperarin Quindi Beda fpiegando le parole di Paolo Roman. s. Dio. si Spes autem non confundit. Quis eft , dicey qui Rom. 5.5. confunditur ? Qui dici; ego quod fperabam non in- Beda uen:. Et merito « Sperabas enim de te , aut fperabas de homine amico + M aledittas autem » qui (pem fuam pont in bominem . Confunderis , quia fefellit te (pes pofitain mendacinm. Omnis enim bomo mendax . St autem ponas (pem tuam in Domino Deo » non con- funderis , quia ille » inquo fpem pofsiîti fallere non oteft . 7 71 Ad vn Delfino, che reggeuavn fanciullo fu! dorfo fù dato; SERVIT; NON SEVIT, do- cumento opportuno-è chi ammaeftra la giouentà , Maeftre che debba feruendo » foftenere le fue debolezze » e “non rigidamente incrudelire. Anco il miniftro del Prencipe, affegnato al gouerno del popolo s deue fer- uire al Prencipey ed al pubblico » e non rendere odio- fo quello col maltrattare i popoli. Statio lib. 1. Silu. Miniftre grandemente loda Rutilio Gallico » Miniftro dell’- benigno Imperatore » quale con quefta difcreta circoipettione è sobbligò gli affetti dei Romani ; lodando in lui que- ite parti . ‘ —— triftes inuitum alidire catenas » Parcere verberibus : nec, qua tubet alta pote- flas» Srario Ixe o DELFINO Capo XVII. Ire, fed armatas multum fibi demere vires » Dignarique manus bumilesy & verba precan- rum > Reddere inra foro , nec perturbare curules &c. 72 Petcheil Delfino velocemente fi porta » oue ode qualchevoce muficale; Monfignor Arefio ne fe- 8.Giaco- ce imprefa à lode di San Giacomo Minore, col car- mo mi-tello; VELOX AD AVDIENDVM; cele- nore brando particolarmente in queft'Apoftolo la velo- Vbbidié citàin ca sed vbbidire alla voce divina , perche non te effendo nei facri Evangeli) defcritta la (ua vocationey mà ritrouandofi egli attolutamente aggregato al nu- mero de gli Apoftoli , è probabile, ch'egli in vnoin- ftante corrifpondefîe alle divine voci , fcoprendofi in ciò fimile a gli Angioli » dei quali il Sal 102. 20. | Pfal.t0x Facientes verbum illius y ad audiendam vocem fer- os monum cins. Si chein lui s'auueraffe » ciò che diceua S. Bernar San Bernardo de Virtut. Obedient. che; 70 eodem- do que momento procedit & imperantis.imperium y & obfeqnium obfequentis ; Ed in fefteffo effequiffe ciò cheà gli altri perfuadeua nella fua Epiftola Canoni. facob 1. cacap. 1.19. Sit autem omnis homo VELOX AD 19. AVDIENDYVM y cioè pronto, e veloce ad vdire i precetti della fapienza » imparando datutti , . ciò chealfuo interno profitto può feruire » del qual documento Vgone di San Vittore mio Concanonico Fg lib. 3. Didafcalicon fcrineua . Ab omnibus libenter Frissorino difce quod tu nefcisy quia hbumilitas commune tibi fecit quod cuique proprium fecit. Sapientior omni- buserisyfi ab omnibus difcere volueris. Qui ab on- nibus accipiunt , omnibus ditiores funt &c. 73 Lofteffoài delfini giouinetti s che frà i tu- multi delle tempefte rieatrano nel feno della madre Peniten- diede; ITERATO INTROEVNT, che può si feruire per quei peccatori , che aggitati dalle tem- pefte de i mali etterni ; © fia dalle fconuolte della con- {cienza rea , tornano al feno d’Iddio; quali furono Pietro dopo la negatione »Tomafo dopo l'infedeltà, edil Prodigo chetranagliato dalla fame tornò al fe- no»& alla cafa del Padce;all’efempio del quale San Pier Critologo ferm.3. inuita i Peccatori tuttis che per for- te errando nel lubrico de i piaceri fi fono allontanati da Dios a fare al di lui feno pronto se religiofo ritor- Pier cri-no. Siabfceffimus: fi fubftantiam Patris totam lu- filego xuriofe difperfimus nos vinendo: fi quidquid vfquam commifimus facinoris,<& delitti» fi ad impietatis pra- vuptum totumytotam venimus ad ruinam » furgamus aliquando y& ad talem patrem stali innitati redea- mus exemplo . 74 Sirallegra, e falta il delfino frà i tumulti del mar commoffo, onde portò il titolo; HINC LV. DVS, ET ESCA; ideadi quei generofì sche non falamente con fortezza , mà con allegrezza fopporta- Parir cò nole violenze dell’avverfaria fortuna. Socrate men- allegrez- tre ftaua in benere il veleno s come fe quello foffe vn sia calice dinutritiuo, e pretiofo licore » chiedette a i car- nefici fe poteua farne vn brindefi a gli Dei ; e beuuto- lo) e già operando nelle fue vifcere il veleno , mentre vno de circoftanti glitoccò il pettoyche già fi raffred- daua pe i deliqui} della morte, à lui riuolto»diffe di fen- tiri diben in meglio » eche già poteuafi confacrare il gallo ad Efcolapio perla omai quafi riceuuta intiera fanità. Così di Sant'Agata Vergine » e Martire và dicendo Santa Chiefa che; Letiffimè , & glorianter ibat ad carceremy& tanquam ad epulas inuitata WC. 75 Bencheildelfino fia di corpo affai minore del cocodrilio 7 apettandolo ad ogni modo alle foci del fiume Nilo, fî mette fotto il di lui ventre» e con le fpi- Rifenti- ne del dorfo glie lo iquarcia ,el’vecide ; quindi l’Are- mento fo diedegli; SVBEST, SED OBEST, per Breni ar. Roman. 217 vno; che febene inferiore di ricchezze 3 d'auttorità , e di E, ogni modo sà rifentirfi, e grauemente of fendere1 Tuoi maggiori. Erodoto lib. 6. Subditi po- Erode tentessd Regey & fummo principe contumelia affetti Sape fe fe acerrime, etiam cumtotius patriay&® ipfius regni iattura vlcifcuntury & vindicant 76 Eproprietà del delfino, di aiutare i compagni eviui,e morti, quando fono trauagliati, e combattuti dall’impeto del marc;e l'offerua Ariftot. Hift.animal. _. lib. 9. cap. 48. che però il Lucarini figurandovn delfi- Aiuto no, che aiutaua il compagno, aggiunfe loro il motto; ADIVTVS NON MERGITVR; &fignifica aiuto » e protettione . Quefta riconofceva Bio dallamano d’'Iddio » delquale diccua ; Mifit de celo, Pal. 56» &liberauit me. Pfal. 6. 4. ed altroue così l’inuoca- 4 và. Emitte manum tuam de alto: eripe mey& libera PSal-143 me de aquis multis. Pfal. 143.7. Cofa pratticata da 7: San Pietro, del quale Matt.14. 30. Cum cepiffet mergi D#44-14- clamauit dicens : Domine faluumme fac. Et continuo Iefus extendens manum apprebendit eum &c. 7 Vndelfino, cheguida i tonni nella rete, re- ftando effo aldi fuori, hebbe dal Lucarino ; I N- Predica- TRVDIT, NON CAPTVS$; così qualche cri ci Predicatote riduce l'anime alla virtù » ed alcielo, men- °°° tre egli ne quella cura ne quefto. Lo fteffo concetto fù efpreffo da altri con la fimilitudine della campana» la quale con voce alta, e fonora chiama gli altri, e pure ella rimanfi ye ftupida , e priua di fenfo > non vi man- cando chi di lei cantò ; Fera grani cunftos veluti campana fonore Ipfa licet penitus fint fibi furday cient + Sic esyretta docens alios, peruerfa fequute Quique als fapiens , non fapis ipfe tibi. Giouanni Thuilio nell'Embl. 15. dell'Alciati. Ed è quell’appunto che diceua San Paolo; Qui alios do- Rem.2.21 ceste ipfum non doces; Roman 2.21. 78. Ad vn delfino, ritenuto nella rete egli pari- 3 mente diede; INCLVSVS HILARITER PA. Confide- SCITVR; che puòferuire così per va cuore tutto RA d i confidente » e generofo » qual era quello di Daniele, SO che pransò ftando giù nel lago dei leoni; corne anco per vn peccatortrafcurato » che fe bene è fchiauo del demonio s attende a pafcerfì conogni hilarità, qual era l'Epulone sche; Epslabazur quotidie fplendide, Luc. 16. Luc. 16. 19. dc 79. Giouanni Ferro, per dimoftrare con quanta cura debbano i Padri di famiglia affitere a iloro fi. Educa- gliuoli » fece vn delfino , che feguiua altri delfini più tone piccioli, proprietà fua » colmotto; ET COMITA- TVR EVNTES,; diligenze che Sant Ambrogio perfuadeua » valendofi dell'effempio delle cornacchie; Difcant parentes amare filios ex vfu & pietate cor. S- Arulere nicum, quaetiam volantes FILIOS COMI 8" TATV SEDVLO PROSEQVVNTIR; cibum fuggerunt ac plurimo tempore nutriendi offi- cianon relinquunt 80 Afferifcono Ateneo, ed Ariftotele » che idel- fini, foli fràtuttii pefci, non hanno fiele; onde gli foprapofi; VISCERA FELLE CARENI, K idea di Prencipe tutto clemente, e benigno . Giufto “asc Lipfio ciuil. do&rin. lib.2. cap.12. Num ex omni- ng bus magis clementia» quam Regem, & Principem Lipfio decet. Friderico Imperatore foleua dire. 4 Deo ) ai SIE cum oro, mifericordiam pero, non iuftitiam . CUT IgI- sio rurme fubditis clementem » atque mifericordemnon exhibeam ? AEneas Sylu. lib. 2. cap. 48. Edil Padre S. Sincfio lib. 1. de Prouid. ragionando d’Ofiride Rè d'Egitto , da lui affunto per effemplare di Prencipe ottimo, fcriue ch'egli fù profufo di tenerezze, di gra- tie anco verfoi più immeriteuoli, e difpettofi. Nulla S. Sinefio pù, cuiquare Anmin. Tra(cu- rato 218 cuiquom res pro merito deficit; nifi fi cu malum ali- quod deberetur cum covero pro meriti da Ji non agchaty idenim magno fiuaro efficere nireDatar » vt morum bumanitate , © beneficys etiam impudentife fimos homines fuperaret+ s) aq “81 Aldelfino,chegettato sùlafpiaggiasmuores Religio- Enrico Fatnefe diede; IN ALTO VITA; ed ne infegna che la vita ‘pirituale fi ritroua da chi s'allon- tana dalla terra» e daiterreni oggetti , e litrattiene nelle ritiratezze della religione » della quale verità con quefto differente concetto s mà però tutto quadran- tealnoltro fenfo l'Autore dell’opera Imperfetta Hom, Imperfet= 39. in Matt. così; Sicut difficile eSt arborem inxta * vtam pofitam fruttns fhos vfgue ad maturitatem fer- uare : fic difficile eSt virum fidelem y inxta iftum mundum vinentem s ideft in 'attibus eius iuftiriam immaculatam vfque in finem fermare » Si vis ergo fruitus iuftitia vfquein finem tenere 3 recede de viay ; & plantare in loca fecreto, vt nec mundus tecum aliquidhabeat commune , nec tucum mundo, GAMBARO Capo XVIII. I Gambaro che fuole muquerfi s e camina- A re all'indietro fù dato il motto; RETRO- CEDENTES ACCEDIT ,; fimbolo d’vn tradito- Demo- re; ò come piacque a San Pier di Damiano, 2. Epi nio 18. del Demonio; Quideft per figuram cancer » qui Pier di poft fe naturaliter graditur » nifi apoStata (piritus » Damiano qui poftquam femela Conditore receffit » in pofteriora relabi unnquam desijt ? YVnde < diabolus interpre- Humile tatar deorftm flnens. Quadra parirnenti quefto mot- efaltato to à queglihumili, iqualimentre fi ritirano dalle di guità, vengono intal guifa ad accoftarfi alle medeti» me » effendo è quelle per diuina difpofitione promof> fi. Tanto auuenne à Sant Albine mio Concarnonico ) promotlo al Vefcouato d'Angiò quand’egli con ogni Office. Can poffibile renitenza fe ne ritiraua ; Zicet modis omni- Reg. bus repugnas y omnium votis eligitur. Oftic. Can. Reg. Later. 2. Marti]; à Sant'Vbaldo pur mio Conca- nonico ; afiunto in Velcouo di Perugia , mentre àtut- to potere » per noneflcrio » nell'orrore dei deferti fe ne ftaua appiattato . A San Gregorio Papa,chiama- to alla fede pontificia , mentre difpoglie ftraniere in- uolto » per fottraerfi à tanto honore» fi nafcondeua nelle concauità delle fpelonche;à San Calimero Marti- re ed Arcinefcovo di Milano » che inftantemente in- uitato ad effere paftore di quella nobil greggiayà pena Breu. —viticondufie in cateneriftretto; Quod munus v(que vAmbrof adeo recufare corendits vt catenis vinttus ad illnd ac- cefferit. Breu. Ambrot.3 1. Iuli;- ed in foimma al mio Padre Sant Agottino, che di fe medefimo ferin. 49. S.Agofi= ex diuerf. così fcriue. (que adeo autem timebam n epifcopatum » vt quoniam c@eperat effe alicuiusiam momenti inter Dei fernos fama mea sin quo loco fcie- . bam noneffe Epifcopumynonillo accederem. Caue- bam hoc » € agebam quantum poteram vi in ioco humili faluarer ; Ad ognimodo, per quanto egli re- trocedendo fi ritiraite; Apprebenfus , & Presbyter «— faîtas, per bune gradum pernenit ad Epifcopatum . Infatia- 83 _Ilmottotopraferittoalgambaro; SIMVL Tradito= 82 Te bilià ANTE, RETROQVE éproportionatoalcer- nello humano » inquieto » ed inftabile , del quale Se- Seneca neca Ep. 45. Optamus contra id quod oprasimus pugnant votanofira cum votis y confilia cum confi- lis. Poiche non mai fermi in vn propofito , hora fi portiamo incontro alla virtà è & hora incontro al vitio » accopiando il volere,e il dituolere; il defidetio; e la fuga: Fodioe l'amore &c. TIVP ESC Lib. VI 84. Del gambaro » che fuole caminate all’indie- Mondo tro ».altri fi vale per fignificare che il mondo fempre fempre và deteriorando » il che efprime iltitolo; ORBIS peggiora ITER. San Cipriano tra. contra Demetrian. 5- Cipria- proua quefta propotitione col raccontare j difetti ?? della.matura; Nozbyeme nusriendis feminibus tan- ta imbrium copia eSt= non fruzibus eftatetorrendisa Solita flagrantia: non fic'verna de temperie fara Le- ta funt ; nec adeo arboreisfetibus autumnafecanda. Minus de effoffis & fatigatis monribus eruuntur iv marmorun crufta: minus auriy & argenti opes fuz- gerant exhauftaiam metalla, & pauperes vene; indi toggiungei diffetti nelle creature ragioncuoli, e nelle cofe artificiate emorali. Decrefewum grsis agrico- lasin mari nauca miles in caftrisy immocentia:n foro, daftitia in indicto sin amicitys concordia in artibus peritia sin moribus difciplina &c. GLANO Capo XIX. 85 Vefto pefce s che fuole aggirarfi d’intorno l’'hamo piluccando Vl'elca, dal Bargagli fù introdoito dà dite; NON CAPIAR, ET Ca- tezza PIAM; fimbolo di perfona prudente, &accorta è chesà cauar vtile da i nemici itefijnon fog giacendo a pregiudicio.veruno. E fimbolo altretìi di letverato giudiciofo , che da i libri de gentili, e de glieretici sà cauare ciò che gli torna commodo sy preferuandofi da iloto pungentiye velenofi aculei. Caffiodoro lib. 1. de diuin. Lection. cap. 1. ragionando del'’opere d’Ori. geneynelle quali tono fparlì grani errori dicewa; Carè, Caffede- Saprenterque legendus eft; vi fic inde fuccos faluberri- 10 mos affumamausyne pariter eius venena perfidia, vita noftra contraria forbeamas. GRANCHIO Capo XX. OI mutarfi della ftagione , lafcia il granchio l'antica fpoglia, e d’vna nuoua fi riuefte. Quindr fù chi gli diede ; HYEME SVPERATA — i NOVATVR, perinferire, che vatale, non fiftan Rifurrer cana mai di feruire al fuo Sigaore, mà ripigliaua fem- Lone è pre nuoue forze. Quadra queft'impreta alla Rifur- "a rettione de imorti; ed anco inferifce rinouatione di vita» d'habiti., e dicoftumi, della quale San Paolo Ephef. 4. 23. Rewozamiut autem (piritu mentis ve- Ephef 4. fire, induste nonum bominem. Sant Agottino libs ?3- de decem chordiscap.7. Cura de mutando preciperet S.-Agoffi- homineyfubiecit & aityQuapropterdeponentes mens "° daciumyloquimini veritarem: hoc eft quod aityexnite Rinoua- veterembominem,&induite nonnme hoc dixit muta- VOne temores. Seculum diligebatiss Deum diligite . Nu- gatoria iniquitatis, temporales voluprates diligeba- è tisyproximum diligite. E Niceta fopra l'Orat.gr.di —& SanGregorio Nazianzeno Resosamnzini autem /piritu Nicera mentis veftre s & induite nonum hominem » qui fe- cundum Denmcreatuseft, Quodperinde eft ac fi di- ceret : Difcitey ò Ephesy veterem hominem » 1deSt flagitiofam vitam , non fevus ac vesterm quandam exuere. 87 VnAmanteinuaghitod’'vna Dama, chiama- ta Cinthia,ò fia Diana, figarò vn granchio, cen la lu- na di fopra ; edilverlo; FORMA TENGH' IO DAL VARIATO ASPETTO, alqualcor- poaltri diede; AD MOTVM LVN&, che dimoftra dipendenza e conformità. Imprefa che rap- prefenta al viuo il coftume dell’Adulatore » folito di Adula- ; conformarfi per l'appunto alle qualità di chi gli rt) RA ai fa» Studiofo [04 86 Amante GRANCH fta. Martiale Epigr.1.12. così rimprouera Pontiliano. Mentirisy credo : recitasmala carminaylaudo: Cantas s canto ; bibis , Pontiliane bibo &e* Terentio in Funuch. A&. 2, Scen. 2. Eft genus hominum » qui effe primos fe omnium rerum volunt > Nec funt: hos feftor » hifce ego non paro me y vt irrideant $ Sed his vliro arrideo , & eorum ingenia admi- ror fimul: Quicquid dicunt , laudo : idrurfum fi negant » laudo id quoque > Negat quis, nego saity aio : poftremo impera- ui egomet mihi Omnia affentari &c. Ateneo Ateneolib.6. Dypnofoph.cap.6. Scribit Satyrus în Pbilippi vita è quod cum oculvs percuffas fuffet Philippi, accedebat ad eum Chifophus, eumdem liga- tusoculum; ac rurfis vbi vulnerata fuiffet Pbrlippi tibiaycum Rege claudicansincedebat ; quare fi quod acre eduliumPhilippus comediffet » ipfe quoque vul- tum formabat » velut idem ediffer. 88° Quanto poffal'induftria, & l'accortezza, l’in- ferì Enrico Farnefe col ricordarci , che il granchio preuale contra le fquamofe durezze della conchiglia, gettando in quella fpalancata » vna picciola pietra ; Martiale Terentio ‘Arte alqualediede; NON VI, SED ARTE. Enel vero à mille proue ficonofce » che più vale l’arte , che la forza Quid. 1. de Arte . Ouidio «Arte cite veloqueratess remoque reguntur 3 «Artelenis currus sarteregendus Amor &C. Ss ed tamen Q tauri ceruix oneraturaratro , Franaque magnanimo dente teruntur equi . 89 Algranchio, che ftà gettando la pietra nel feno della conchiglia aperta, lo fteffo Enrico Eburo- Atempo ne diede il motto da Emblema ; OMNIA IN TEMPORE cheinfegna ad opetare prudente, e giuditiofamente prendendo le opportunità » e valen- dofi delle occafioni. Seneca Ep. 21. Nibil eft ten- tandum s nifi cum aptè poterit, tempeStiueque ten- tari.Il Salmiftain perfona del Figliuod*Iddio diceua P/al. 74. anch’effo Pfal.74. 3. Cum accepero tempus ego iufti- 3: tias iudicabo. Mà s'egli è padrohe ; e Signore affolu- to dei tempi; e perche vuol prendere iltempo » edà S.Agoffi- quello accommodarfì ? Accepit tempus vt filius ho- no minis; gubernat tempora vt filius Dei » rifpondeil Padre Sant Agoftino; Prende egli dunque il tempo » per inftruirciad accommodatuifinoi ancora. 90 S'apre l’oftrica sù la fpiaggia deimari » e fi vale delle conche, come di due tanaglie safferrando,e redando il granchio, quando per forte la tocchi; mà ilgranchio vedendola così aperta è le getta nel feno vna pietra, perche più chiuderfì ella non poffa , e de- preda le carni di colei » dalla quale egli veniua infidia- to. Quindi fù chi le diede; DECIPIENS CA- PITVR ; ò come piace all’Arefio; DECEPTOR CAPITVR. Effendo piùche vero ; che chi ftàsù'l offendere» rimane giuftamente preuenuto ; ed offefo. Ginfo Giufto Lipfiolib.4. Admirand. cap.4. Amittere fua Lipfo non iniuftè incipit yqui aliena yaut alios iniuftè lefit. Pier Cri- Fremity dice Crifologo fer.152.dolofitas fedeceptara, Jologo «in fe fraus Mai colliditur 91 Altri figurando il granchio, che mentre ften- Fabbro delabrancay perdepredar l’oftrica » da lei fitrouaaf- del fuo ferrato pil fece dire ; INSIDIIS CAPIOR PRO- Soneca Pariglia male —PRIIS. Giuuenale Sat. 10. CGisuena- Multis le Et fua mortifera eft facundia. V'iribus.ille Confifus peryt, admirandifque lacertis. Salomone Prouerb, 11.3. Supplantatio peruerforum IO Capo XX. .. 0219 vaftabit eos: &l'Eccletiaftico 27. 29. Qui foscam Prouerb. fodit sincidit in eramy& qui ftatuit lapidem proximoy 1-3: _ . offendet in eo: € qui laqueumalij ponit , peribit in Elf. illo. Facienti nequiffimum confiltum » fuper 1pfum *7->? deuoluetur. Così Aman, con quel le arti che applicò per follecitare laruina di Mardocheo ; fi giacque effo e precipitato, ed vccifo. 9% Si ritroua la pittura d’vn granchio , che ftà i con le branche follcuate , per affertare vna farfalla col Solleci- verbo; MATVRA, che inflegnafollecitudine , e tudine diligenza in pigliarla buona occafione » quando ci fi accofta. Giouanni Giouiano Pontano Hiftor. lib. 1. In omni occafione capienda, inceptifque profequen- Giowian. dis duo potiffimum fernanda (unt : alterum quod fattu Pensan. opus eli, MAT WVRE idvt fiat; alterum vt fuo quaque resgeratur ordine &c. 93 Nelgranchio che ftàpungendo ) & auifan- do la conchiglia mentre vn altro granchio ftende la branca per depredarla ) & diuorarla ; col titolo ; PERCVSSAM EXCITAT, Monfignor Arefio delineò l’affettuofe diligenze , che vfa con noi l'An- sE gelo Cuftodesper fottraerci all’infidie dell'Angelo di baie perditione » effetto appennel!lo offeruato nell’Angelo defcritto ne gli Atti Apoftolici 12. 7. il quale P ER- #4-13-6 CVSSO LATERE Petri, EXCITAVIT eumdicens: furge velociter » e lo fottraffe in tal guifa all’atrocità della morte » che gii fouraftaua . 94 Advngranchio , che ftà in atto di gettar vn Neceffi- faffo nel feno dell’oftrica, per renderti intal guifa fa- 1? I fà cile il depredarla » fù foprafcritto; ASTVM DAT #CCOmMi PASTVS; poichel'intereffe del cibo y& l'indigen- za del ventre è quello , che ci rende accorti » e indu- ftriofi. Quindivn Comico Greco. Fames docere multa mortales folet + Comic. E Perfio nel Proemio delle Satire. Grac. Quis expediuit Pfittaco funm chire » Perfio | Picafque docuit noftra verba conari ? Magifter artis y ingenijque largitor Venter, negatas artifex fequi voces. 95 Ilmotto, aggiunto algranchio ftellato , fe- gno del Zodiaco; AD SVBLIMEA RETROR- Perfi SVM, infegna chela ftrada per arciuare alla pertet cita tione euangelica fia il caminare tutt'al rouerfcio del mondo , fuggendo gli honori fe queito gli procura ; mortificando il fento , mentre quetto lo lufinga ; {prezzando le ricchezze ; mentre quefto le apprezza &c. che quì vengono è frizzarele protette di Crilto Matt. 5.3. Beati panperesfpiritu, quoniamipforum eft Masn.s.3 , regnum celorum ; Beati qui lugent quoniam ipfi con- Toe». 12. - folabuntur &: Qu: odit animam fam in hoc mundo, *4- invitam eternam cuftodit eam. [oan. 12. 25. Il mio Afcanio Martinengo nella Gloifa Magna £.1450 ap- la plica e molto bene quefta proprietà a i Santi Martiri , Martiri 1 quali con paffo retrogrado » perdendo la felicità , le ricchezze , e la vita » s'auvanzarono all’acquifto della beatitudine, de ibenieterni e dell'immortalità bea- ta. Incancro micantes ftelle Martyrum chorum in dfcan. dicant , qui quafi retrogrado gradu per tormenta, & Marsi necesinceffere. Quis enim non obftupefcet ad cancri "e”5° progreffionem, qui dum anteorfum incedityretrorfum proficifci videtur? Enmartyrum cetus. Quis certe in ipfisnon admiretury quafi retrogi ados inceffus, cum ad cantum per luftum » ad viftoriam per clades, ad folatia per tormenta, ad coronas per (pinas, ad neétar per famem » ad fontem perennem per fitimy ad impe- rium per oppreffionem » ad vitam per mortem pro- greffi fine. 96 Paruemiy che il granchio feruir potelfe per Iniquo idea di perfona vitiofa » onde gli diedi; OBLIQVO XK TRAMITE PERGIT); vedendolì infatti ; che gl’ PF 3 iniqui 220 inigui uon caminano rettamente » Que la cagione € la legge d'Iddio perfuade » mà all'indietrosed aitrauer- fo, contra il dettame della confcienza, e per lo più alla Pron. 2. finiftra; Quorum via pernerfe fune & infame: gref- fus eorum Prou. 2.15» Gregorio Nazianzeno Carmz. de Virgin. è At velut OBLIOVO gradientes TRAMI- TE cancrty 1 Aut velut obliqui finuosè membra trabentes Angues, vinecis deprefft pondere carnis» IPPOTAMO Capo XXI. 97 7° L'Ippotamo vncauallo aquatile » che habi- ta nel fiume Nilo » vfcendo però» come fa il cocodrillo,à fpatiare anco per terra Quindi il Lucari- S. Paolo nigli (oprafcritfe; AQVA, TERKAQVE POL- Apo. LET, alludendoalle graui fatiche , & pellegrinaggi di Paolo Apoftolo , che molta operò e pati, cosi in terra,come in mare, ilche efprelfe egli medelimo 2. 2.Cor.tt. Cor. 11. In laboribus plurimis - ter nasfragium feci, ii notte & die in profundo maris fui; in itineribusfapea periculis fluminum; periculis latronsim &c. : 98 Quandol'Ippotamo fi fente indifpofto ; fru- candofi contra qualche legno pungente » s'apre la ve- Ci col protondere il fangue » fi ritana s Intale atto SIA hebbe; IN VVLNERE SA LVS. La falute Dn del pubblico, come d’va corpo miftico , deriua dal ca- Ginsty ftigare i facinorofi. Giufto Liplio de militia Rom. Lipfo lb. s-Dial. 18. Profettò periji hodie Ducum antho- ritasy quia (cueritas: nec'alia res militem intarbas fcclera folizit, quam fotute leges » Infanguine & ca- dequi verjantur, ferociamy & contemptura induunt, neemifi fanguine , € cede coercentur. Corret- . 99 Per infinyare y che la correttione dura, e pun- Hone ki giuaa riefca efficace a darla falute alproffimo , 10 fi- gida Surai l’Ippotamo vicino ad vno fterpo sche gli aptiua i lavenayfoprafcriuendogli; DOLEAT, VT. VA- ... LEAT; concetto fuggerito da Quidio; Ouidia Vicorpus redimas ferrum patiaris y & ignen 3 «Arida nec fitiens ora lanabis aqua. Vi valeas animo quicquam tolerare negabis,e At pretinum pars hec corpore maius habet. Dura aliquis pracepta vocet meay dura faremur EfJe»fed vt valeass multa dolenda feres. 110 Il Padre Certani » pervn Caualiere , che vo- lenticri s'efponeua ai rifchi dellaguerra , permeritar col valore gli affetti di bella dama ; fi valfe dell’ippo- tamo»che ad vno fpinofo giunco cauandofi il fanguey” Amante portaua il motto; CON:LE FERITE: SV.E COMPRA LA VITA. Mì deh quanto meglio Crifto ciò repplicar fi deue del Redentore 3 che à cotto delle moricte. {ue piaghe, eco] prezzo delfangue fparfo, comprò la vita de gli huomini , e gli obbligo ad amarlo con per- Apo. 5+9 petua fuifceratezza. Redemifti nos Domine Deus in Janguine [Ho Apoc. 5.9. ‘ : ‘ot. All’Ippotamo » che fi rifana con l'apertura della vena » il Camerario foprapote il morto da Em- fee, blema; CONTRARIA PROSVNT; dottrina a Ver continuatamente pratticata; ben provandoli » chei travagli e le milerie, che pare fiano di pregiudicio» in on fatti ieruono di mitabile giouamento ; onde Agofti- SASSI no in Pfal. 94. Sint ergo tentationes » fint tribulatio- PE nes ;confummaris in eisy non confumeris. Alberto Valftaimo, inetà giouanile, feruendo di paggio nella Conte corte de gli Arciduchi d’Auftria,perfifteua nell’erelia Gualdo di Lutero; mà quando cadde giù davna fineftra» fi rifoluette di diuenir cattolico. i 102. DalCamerario l’Ippotamo inattodiferirfi . PE SI LIbAVI. AF Il fianco tù introdotto à direz VVLNERE RE- CREOR, motto tutto opportuno à San Francefco S. _Fran- ftigmatizato ed è Santa Terefia traffitta per mano cefco dell'Angelo da vn dardo infuocato. Quadra altreti S. Tere- ad ogni peccatore che traffitto dalle faetre della diui- 2 __ na carità» fi monda dalle infermità, e da i diffetti anti- Trava-_ chi » e firinona nel fuo (pirito. San Gregorio 6. Mo- 819 YI ral, Corda noftramale fanafunt., cuamnullo Dei amo- & Gero re fanciantur. Sed vulnerantar, ve fanentur quia io Che amoris fui (piculis mentes Deus infenfibiles percutity moxque cas fenfiles per ardorem charitatis reddu. LVCCIO Capo XXII. 103 Erche quefto pefce diuora gli alri, anco , .- Di della fua propria {pecie » in atto di mangiar wvn Luccio picciolo hebbe; PROPRISS NEC PARCIT ALVMNIS ; idea di Prencipe ti raano , ò fia di Padrecrudele, che fofpinge alla mort îfuoi figlioli. Tale Artaferfe , allo feriuere di Sabel- lico lib.3. ben cinquanta figliuoli vecife.. Tigrane Ré dell'Armenia » l’offerua Batt:{ta Fulgofo , maggior figliolo vcecife . Così Tito Manlio Torquato fece le- uarla tea al fuo figliuolo. Conttantino Imperato- re priuò di vita l’innocente Crifpo ,ed Erode Antipa tre figliuoli priuò di vita Anvipatro, Ariftobalo, ed... Alcfiandro. Seneca de Iralib. Que alia viaeffet Seneca © fi leonesy vifique regnarentyfi ferpentibus in nos yac noxio cuique animantidaretur poteftas? Illa ratio- |. nis expertia, & d nobis immanitatis crimine damna- ta , abftinent fuisy & tuta eftinter feras famnlitudo: apud homines tantumynec è nece[farys quidem rabies temperat . . i :104 Siritrouano talvolta ilucci priui de gli oc- chi s ed affatto ciechi : il che auniene, dicono i peritiy» >» è per opra delle rane, lequali, nulla temendote dentate feghe deiloro denti, aftutamente s'accoltano , e fi poiano sùla fronte loro, e gli acciecano, nelquale at-- | __.. to tù loro feritto; ASTV, NON VI. il demonio Demo- s'affatica fempre per acciecarci » e leuarci il lume della nio gratta ; e perche ciò non pudoperare-con la violenza, Padri É crudeli -vfa l'aturia — San Gregorio lib. 7. Epità. 3. ante med. Canenda eft boftis aftutiayne quos aperta nequit ten- S. Grego- tatione fubueiteres latente telo feuius valeat.truci- "9 dare .. LVCERNA Capo XXIII, 105 D T quefto pefce Plinio lib. 9. cap. 27. feriue che; lingua ignea per os exerta tranquil- Plinio - lis nottibus lucet . Portando dunque molto fplendo- q P re nella lingua ; fù chi gli diede; A LINGVA IVBAR. Così vn Accademico eccellente dà lume î a tutti gli altri. VnOratore famoto » è pofiente ad Oratore illutrare non chela fua patria; mà prouincie immen. valorofo fe. Infommale lingue degli huomini Apoftolici, te- co portano; e la chiarezza delle dottrine.) ed il teruo. Apoftoli re della carità , $. Gregorio Hom.30.in Euag.Lingwas igneas doftores habent quia dum Deum amandum S- Grego- predicant , corda andientimm inflammant. Ti0ageta) Inherendo alla proprietà fudetta , & alle paroledi Plinio » fì può a quefto pefce fopraforiuere; TRAN- : QVILLA NOCTE RELVCET , e ieruirà per. *> dinotare, chela lingua luminofa del Correttore , © del Correr Configliere » fia valcuole ad illuftrare ben sìlementi tione fofches etenebrofè, mà però quando fiano tranquil- le, enon da vehementi palfioni agitate, ò perturbare. Il Padre Giulio Negroni Regula 42.nu.13« Spiendor ex Giulio exigitea lingua y& ardenti effulgensy eft ipfe fermo Negrone fpiritualis ; qui notes tranquiltas requirit ad captu- ram; hoc est mentem auditoram y in ignorantia qui- dem tenebriss ac noéte verfanters è fedtamen fine vehementi perturbatione » prauag; difpofitionestran= quillam . 106 Si come queflo pefce riceue il nome di Lu» x gerna da quella luce, che porta nella lingua ; ed hebbé Virtà , il titolo; NOMEN LINGVA DEDIT; così rende j letterati dalla propria eloquenza e facondia acqui- famofi fandà fe fteffi c nome; e fama appreffo vn vato mondo ; il che ben fi vede in Cicerone » Ortenfio , Marc'Antonio, Demoftene ; Pericle le memorie dei SE tanto dureranno ) quanto s’aggirerà la rota del Sole. MELANVRO Capo XXIV. 107 Vefto pefce » mentre ilmare è quieto » fi O nafconde nel cupo fondo del mare ; e fot- to l’alga icuopre ; per fottraerfì all’infidie de pefca- tori; mà quando il mare è fortunofo ) come s’accerti che in queltempo i pefcatori non s'arrifchianodi traf- correrlo » all'hora fe ne viene à galla » es'accofta alle Yraua- pietre» ed arene della (piaggia ; che però ben mi par- glio vti- uc, che per dimoftrare quanto influifcano i travagli le nella noftra ficurezza morale » poteffe darfegli il mot- *% to. IN TEMPESTATE SECVRVS; òue- ramente; SPERAT INFESTIS, od anco; %*. METVIT SECV IS) parolearticolate da Cautela Oratio lib. 2. Od. Lo. nel defcriuerci la prudenza di perfona cauta » la quale ne fi fida della profpera , ne teme l’auuerfaria fortuna. Sperat infeftiss metuit fecundis ; Alteram fortem, bene praparatum Peltus. 108 Hauendo quefto pefce non sò quale negrez- Vitiofi za nellacoda, viene riconofciuto peridea di perfona deuono frandolofa, ed iniqua,e fù chi glifoprafcriffla; GV- fuggirî STARE NEFAS; poiche i vitiofi deuono total- mente effere da noi fuggiti, edaborriti. L'A pofto- î. Cor. Slo 1, Cor. j. 11. Si is qui frater nominatur , eft for- 1. nicator y aut auarus y aut idolis feruiensy aut male- dicuss aut ebriofis ; aut rapax , cum eiufmodi nec S-Ambro cibuna fumere + Nel qualluogo Sant'Ambrogio. Cum gio fratre in quo vitiabecreperiuntur s non folum facra- mentattonedenda» fed nec communem efcana docet ; vt erubefcat quum vitatur, & fe corrigate MVRENA Capo XXV. Plisio 109 Ella Murena fcriue Plinio ; Murenas aiunt D fufie non interimi: cafdem ferula proti- '. —. nus. llchefeèvero, miparue che potefle figurarfi ©. lamurena, con vna bacchetta che s'alza per perco- X* tertla, edarfeleilmotto; LEVITER ICTA PE- RIT; dinotando, chelacolpa s la quale in guifa di Corret- ferpentina murena s’auuolge d'intorno al petto del no- zione fo- firo proffitno » toccataleggermente dalla verga d’vna SUC 1correttione diferetayverta à perire. Tu virga percu- * ties eumy CU animam eius de inferno liberabis . 110 Inuitata dal fifchio del ferpente , efce la mu- rena dalmare, e violando la fede douuta al fuo con- Adultera forte , con effo lui fi mifchia . Quadi Monfignor Atefìo ne fece imprefa di femina adultera , e fcelera- ; ta, dandole ilmotto; ALLENVM ADAMAT. 5. Bafilio San Bafilio Hom. 7. Hexaemer. A dulterium natura quoddam ehtyvipereymuranegu e mutnus ille comple- @retio LV CE RIN'A’ Capo XXIII. 221 xus. Difcantigituv ij qui alienis infadianturnup'is » cuinam reptili fint fimiles ; NAVTILO Capo XXVI. Lincamenti, & le membra di quefto pefce fono fimiliad vna naue. Nauiga per tanto il Nautilo , ne gli fanno di meftieri Aranieri arredi » ca- mapi, vele, tavole, &c. poiche la naturalo provide s Superbe fenza che ad altri egli ricorra. Monfignot Arefio gli fecedire; NVLLIVS EGEO) facendoneim- prefa di fuperbo, qual fù colui notato nell’A poca!. 3. 17. Dicis quod diues fum , & locupletatus s &nullius Apo. 3» egeo &rc. Serue anco l'imprefa à perfona che sà col 17. , proprio valore» & virtù prouedere è tutte le fueindi- Propris genze, quale fà vn certo Hippiayche venuto à i giuo- Y2!0!9 chi Olimpicisfi vantò c di poffedere tutte le fcienze & arti liberali, e di effere anche perito in tutte le meca- nicheye ciò per pregiarfi,come riferifce Quintiliano ij dia 12.cap.r1. Necwiufuis alterius opè indigeret neue QU alterius rei ; del quale Apuleio lib. 2. Florid, così ; °e- nit Hippias ite quondam certamine olympio Pifam > non minus cultu vifendus, quam elaborati miran- dus; Omnia fecum que habebat y nihil eorum emerat » fed fuis fibi manibus confecerat » & indumenta , qui- bus indutus » & calciamenta quibus indutus , & ge- firamina quibuserat confpicuus. Siche di fua mano Sera cucito s ei veftimenti » e le fcarpe , ed bauewa la- uorato l'anello , e pulito la pietra » che l’ornaua : e fat- per fino; ampullam oleariam lenticulari forma . Qua- dra queft'imprefa parimenti al Sauio » e letterato » del __ quale Antiftene citato da Laertio; Sapiens autem Dios. & fiomnia defintsfolus fufficit fibi. rale 112 Alnautilofà chidiede; PER SVPRE. 7 MA; PER IMA; idea d’intelletto vniuerfale ; era; Be ed: anco di perfona data alla vita contemplativa, ed. sr: Sani attia , chein fatti effequifca gli auuifi del Padre San _Jitiua Nilo Paren.n. 78. In labores, & orationes oportet gs. Nilo animam partiti : fic enim non mulros in nobis introi- tusinueniet diabolus . Seneca parimenti » citato da Lipfio, Manudu&.lib.2. differe g. Natura ad veruni Seneca quenosgentit, ET CONTEMPLATIONI rerum, ET ACTIONI. ‘113 Altri alla pittura del Nautilo foprapofe ; TEMPESTATIS EXPERS, che dimoftra fi- curezza , e può feruire ad vn cuore giufto e vera mente virtuofo » che non filafcia fommmergere da quante riuolutioni poffa mefcere l’anuerfaria fortuna ; ecome diffe il Sauio; Nom contriftabit inftum quid- Prouer. quid ei acciderit. Seneca del vero Sauto così; Quit**!- prudenseSty & temperanseft. Qui temperans elt , 94 & conftans » Qui conftans ef, & impersurbatus est. Qui imperturbatuseft $ fine triftitia eft. Qui finetriftitiaeft , beatuseft. Epi. 85. ORATA Capo XXVII. 114 Proprictà dell'orata, d’imbiancarfì al cre- E fcere della luna , & al decrefcere » d’anne- rirfi. Però figurata nella fuperficie dell'acque » con laluna di fopra, fù introdotta è dire; TE CRE- SCENTE CANDESCO; efarà quelto mot- : to molto bene inueftito nella periona d’vn fuddito at- Suddito fettuoto » la cui fedeltà verfo il proprio Signore tanto #°4€ A saumenta, quanto in dui s'auuanzano gli fplendori della dignità 3 è della potenza che però con quefta fimilitudine dell’orata potrebbe dilucidare l'impreta » edit così ; & me III Giute T 3 222 Come di Cinthia in regolati aumenti Crefcendo gli fplendori » De l’Orata gli argenti , Si fregian di piùlucidi candori; | Così crefcendo invoi mio Preace, e Duce Del dominio la luce » Crefcer nel voftro feruo anco fi vede fc M.candorae la. tema vii dea Similmente quando Maria Vergine , che parue mifti» caLuna » affunta alcielo crebbe illutrata di gloriofa | chiarezza,ciafcuno de i beati s'aunanzò nella pretiofità delle fue progatiue » e nel proteftò Sant'Anfelmo lib. S. Anfel- de excell, Virgin. cap. 8. Omnia que in calo funty per Qlorificationem tuam inextimabiliter decorantur . mo Gratia Cosìanco quanto piùcrefce fopra di noi la chiarezza divina della gratia divina » tanto in noi s'auuanza il candore della purità » e dell’interna mondezza. 115 Sintroual’orataycon laluna al di fopra » ed ilverbo; DEALBABOR,; perche s chi viue fot- Maria il- tola protettione, & illuminatione di Maria Vergine, lumina- Ja doue prima era fofco e tenebrofo » diuiene lucido $ tricè — epuro»perl’acquifto delle virtà , e della gratia. Ric- Riccardo cardo di San Lorenzo. Sicut impolfibile elt de tene- di S. La» bris noftis venire ad lucem, nift mediante aurora, renzo fic impolfibile eSt detenebris vitiorum venire ad iu- cem gratia virtutum» nifi interceffione Maria, E fe la Vergine come interpreta San Gregorio » è 4fai, 2.2, quelmonte d’Iddio , delquale Ifaia 2. 2. Erit in no- uiffimis diebus preparatus mons domus Domini in vertice montium ; acutamente offerua Olcaftro »-che doue noi leggiamo ; fluentadeum omnes gentes, in Ebreo in vece di fluents véilverbo nabars che fi- Oleaftro gnifica illuminare. Verbum nabar quod hic vertitur currere y feuflucre» fianificat etiam illuminare > ve fit fenfus y & illuminabune fe ad eam. omnes gentes + PASTINACA: Capo XXVIII, 116 Iene la paftinaca vna fpina nella coda, con di la quale toccando à penas vecide irrepa- rabilmente ed huomini s ed animali. Eliano de Ani- malibus lib.1. cap.56.così; Pa/linace marine radius ab omni medicina inuiftus exiftit : etenim primum vt pupusit,ftatim interficit , Le diedi pertanto;Q VOD PVNGIT PERIMIT; òveramente. PYNGEN- DO VCCIDE; idea. efpreffa della lingua delmor- Mormo- moratore 3 che pungendo offende itremediabilmen- ratore teilcredito, & la fama del fuo proffimo, e moralmen- te l’vecide, dalla qual dottrina non fi fcofta San Gia- Tab 3:8 como 3,8. Liuguam antent nullus hominum domare poteftrinquietum malum » plenaveneno mortifero 117. Oltferuando alcuni,che la pattinaca; quando vuol pungere» e fare colpo mortale s punto non fi di- batteyne dà verun indicio di fdegno,mà che fenza mo- ._ uerfi,punge eferifce,le foprapofero; QVIESCENS Yradito- LAEDIT, fimbolo di Traditore, che offende, e non re par quello ; ed anco di.calumniatote s che fecretamen- Mormo- re ye {enza fcomponerlì offende fu’ viuo il profimo, ratore Tali crano quet malitiofiy dei quali prima Davide Pfal: 63. Plal. 63.4. Exacuerunt vt gladium linguas fas » în- 4. tenderynt arcum rem amaram » vt faggittent IN, Ecclefialh OCCY LTIS immaculatum; e dopoi lEcclefia- 10.15. fte 1o.11.Simordeat ferpens in filentio: nibil eo mi- uus habet qui occultè detrahit » Tali quei Corteg- Salufio Gianisde i quali Saluti; J/ic ad reprebendenda alie= na ditta y & fatta ardet omnibus animuss vir fatis apertum os, aut lingua prompta videtur. Tali in fom- ma quei malitiotì » Sui fecretis criminationibus in» Eliano Cornel, Tacit fameni ignarumyparole di Cornelio Tacito lib.1, Ri-* Po E SAI) Lb.aVvi v fior., & qua cantius decipiare palam laudatum. | . 318. La paftinaca, ò fi confiderino lefue carniy fono di buon:imo nutrimento; ò s'offerni la fua fpi- na; cila è digraviffima offefa; aiquali effetti hebbe Prenci- mira chi la fece dire; HAC, NOCEO, HACperetto. NVTRIO, rapprefentando vn vero Prencipey che Giultitia sì egualmente e. confolare s e caftigare» come meglio “ miferi= vnole ilbitogno; Mifericordiam » & Iudicium can- Pa sà rabo tibi Domine P{al.100.1.San Bafilio,infieme con f 47 Teodoteto , portando parere » che Dauide,ragioni in perfona del Re Giosìa è così {piegano quefta luogo; i, Quoniam enim & ininria affettos miferabatur, & S- Bafilio iniuria afficientes admirabilis Iofias condemnabat uloruim narrationem, laudem mifericordia 3 & indicy nuncupanit . s 119 Prefupponendocoi periti,chela Paftinaca, __—— non folamente viua » mà quandanpe ria, vecida Eretici conla tua {pina #èlenofa; le diedi ; 1 EMORTVA x NECAT; idca eipretia de gli Eretici, i quali anco dopo.la morte, cone icelerate loro dottrine vccido- no l'anime de gli htomini mal accorti. Netqual pro- pofito Afcanio Martinengo fol..1 ;00, Gloft., Magn. i Cauenduna igitur eS8 fummopere ab aculeo paftina- Aftanio ces quoniam beretici,non modo dum vinunt enitandi 475" funty fed etiam poSt mortem corum fcripta funt odio,” & abominationi babonda, cum mortifero confperfa fint veneno, & animiam impia dottrina inficiane. PETRAGNOLI Capo XXIX. Corgendo il petragnoli LoRte, ricoperto 120 Ss dall'efcas fe n'altiene » onde fi proteltò . NON CAPIAM, NE CAPIAR ;0edia- Cautela fegna accorta circofpettione in guardarfà dall’altrui î iniidiofe offerte; e prudente cautela nelle congiuntu- re di pericolo ; Cautè inter captatores homines am- Giuffe bula » te celaslinzuam preme.» Giufto Lipfio Cen- Lipfe tur. 2. Epift. 43. Conuienfi anco propriamente l'im >,» prefa ad vnanimacircofpetta che dalle voluttà con guardinga diligenza s’aftiene ,. peri mon rimanere .. troppo violentemente afferrata » efiequendo il confi- glio di Sant'Agoftinolib. de falutar. docum. cap. It... ...» Hac gaudiay-velut venena Diaboli repudiare debe- S.Agoffi» muss quianon folum corpora , fed «7° animam no- no firam perpetualiter necare feftinant. POLPO Capo XXX: I2I Osì vorace è il polpoyche quando non troua C altro cibo; Giada le Sata Mabéhe: nel Otiofe qual atto Monfignor Arefio gli foprafcriffle; D O- CVIT OTIOSITA$S; applicando limprefa all'Otiofo. L'Ecclefiafte 4. s. Stalrus complicat ma- nus fuass & comedit carnes fiass nel qual luogo Olimpiodoro così; Otiofiss manns claufas , & com- plicatas tenens » cum fubinde penitentia tangitur, ac dolore tabefcit » dicitur merito carnes proprias denorare, Myftico autem fenfu ; qui operationes ani- ma fue non exercet în virtutibus » carnes deuorat Suass comipfe fibi fit fupplicioruns mediator , & tor= mentorum proxenera + 122 Paruemischeal polpo, mentre ft rodendo le Imui dio» fue branche dar fi poteffe il motto; SE DEVORAT fo IPSV M; idead’Inuidiofo del quale il Sauio Prou. — % 14. 30. Putredooffium inzidia 3 Sant'Ambrogio de Prom14 fuga feculi; Fuge imuidiam , que non folum alienos , 3°- verum multo magis eum quem poffederit Licerare S: Ambre confuezie. San Profpero lib, 3. de vitijs; & virtut. 8° Irzut= engo Eeclefia]: 4.50 A Olympio- or ° pero POLPO S. Prof Inuidia inftius nibilefty que protimus ipfum antto- i perimity excruciatque fuum . E Giacomo San- Giacomo Legno] ‘mio fe ftello macera. png _ 123. Il polpo» che getta fuori gli avuanzi dei pe- % fciydaluidivorati fù da = Lucarini fegnato col titolo ; .cMiten® PVTAMINA EGERIT) inferendoi Penitentiy pr « che nella Confeffione efprimono le proprie colpe; Vemamus ad confeffionems diccua l Abbate Goffri- Goffrido doiSer. g.de Reffurre&, Domini s qua venenum ane| tigui ferpentis euomitur . Dal qualargomento non s'allontana Seneca Epift, 1, Proyce guecunque cor zuum laniant, que fi aliter extrabi nequirent, cor ip- Sum cum ipfisresellendum erat . 124 Quandoil mare è fconuolto da tempeftofi tumulti» il polpo fi falua attaccandoti ad vno fcoglioy nel qual atto portò il motto; ITA SECVRVS, che perluade adherenza a foggetto potente. Dauide frà tutte le rivolte, e turbationi del mondo, adherenda 2.Reg. 22 è Dio fimetteua in ficuro; Dominus petra mea , di- 2: . ceua@roburmenm » & falnatormens . Deus fortis suna meus (perabo ineum 2. Reg. 22, 2. &c. e Giovanni !° . Crifoftomo Homil.cum de expulfcius ageretur.M ul= Gio: Cri- ti quidem flultusy & vnde immanes » fed fubmergi foffomo Seneca Adhe- renza fto,del quale San Paolo; Petra antera erat Chriftus. 125 Efalailpolpononsò quale odorofa tragran- za ,chealletta molti pefci à feguirlo, dicendo; IN Adhe- ODOREM TRAHIMV& 5 Imprefa figuratiua renza. diperfona, che conla virtù fua fitira dietro gran fe- guito. Non vi mancando chi à quefto corpo fopra- {criffeil motto da Emblema ; applicato ad honore di st gran Letterato; SIC NOS TVA VIRTVS. J0fA Il dottiffimo I diota,de Zixgine Marta cap. 1. (i pro- teltaua attratto ad ammirares ed imitare la foaue fra- granza delle virtàs che nella madre d’Iddio egli auuer- tiua; Trabe me ignorantem, vt mereddas fcientena, vt curram in odorem vnguentorum tuorum; ideît in fragrantiam fanéttarum virtutumtuarum . Così il B. Amedeo Hom. s«de LavidB, Virg. diffe ad honore B. Ame delladiuina Madre. Curriît poft Iefum nontantumin deo odore vnguentorum, fed in multitudine dolorum, non folum in gaudio confolationum » verum «Tin abun= dantia paffionum &c. k 126. Percheil polpo anco dopo morte mantiene il fuo buon odore il Ferro gli diede; ET MOR- TVVS OLET; òflia; ET MORTVVS BENE OLET), che può feruire à perfona di molta virtù, credito, ò fantità divita. Tale $. Odoar- do Martires& Re d'Inghilterra, come nota Vfuardos efala dal corpo defonto foaue odore . Egidio Albor- nozzo Cardinale di gloriafa memoria, fpirò dal corpo. defonto pretiofa fragranza; e della Santa Vergine Preyiar. Terefìa la Chiefa Cattolica Le&.VI. Eîus corpus v/g; Roman: ‘ad banc diem incorruptum » odorato liquore circum- fufum pia veneratione colitar i 127. A qual fivoglia fallo , ò fcoglio s'accofti il polpo » fempre ne prende ilcolore ;ond'io il feci dire; *.. MI COLORO AL COLOR DEL MIO SOS. : TEGNO, idea d'yn huomo finto » ed adulato» .. re. Teognide riferito da Plutarco ; Teognide, —ptpolypus petra faciem mentitur inherens » Sic mentemvariat fubdolus arte noua San Clemente Aleffandrino di quefta forte di gente 3. Pedag. cap. 11. Nefcio quamodo vna cum Locis habitum s & mores mutante » non fecus ac palyposdi- cunt petris quibus adherefcunt affimilatos » videri quoque colore effe tales. E San Bafilio Hom. 7. He- S. Daflio xaemer. Talibus eos moribus preditos effe conftat » qui ad vfuss neceffitudinefane fingulas occurrentes fe Santo Adulato re S. Cleme, «Aleffano non vereors quia fupra petram fto » alludendo è Cri-. Capo XXX. 223 Je accommodane ; nec in eadem femper voluntate perfiftune , fed ali » dinerfique facile fune ; fobrieta- tem cum fobrijs laudani » intemperantes funt cun intemperantibus ; atque ad id quod cuig; placet fen- tentiam fuam vertunt , 128 Animo rifoluto inferifce il polpo attaccato allo fcoglio, qualefcaltri à viua forza vuole ftaccar- nelo; fi difponey anzi arimenerfene gettato in pezzi , che fepararti il che dichiara il motto Francefe : PRI- MIER LA PIECE, QVI SE DESTACHE. cioè à dire ; DISCERPI QVAM DISIVNGI. che feruirà molto bene per vn peccatore oftinato » che primadi ftaccarfi dal vitiofo oggetto vuol perdere mille vite;ed anco per vn amante feruorofa,e rifaluto» Oltina- rione Amante quale ne defcriffe Battifta Guarino nel P. F. Atto 3. coftante Scena 6, Prima che mai cangiar voglia, ò penfiero Battifta Cangerò vita in morte. Guarino E più batlo, Arda pur fempre, ò mora 3 O languifca il cor mio , A lui fien lieui pene Per fi bellacagion pianti , e fofpiri ; Stracio » pene » tormenti ; efigli , c morte 3 Purche prima la vita, Che quefta fè fi fcioglia , Ch’affai peggio di morte é il cangiar voglia. 129 Mentre il polpo ftendele branche, per de- predarl’oftrica » ella ftringendo lolfute conche, lo ferma edil fà fuo prigione; nel qual atto gli darei ; Pariglia E PREAEDANTE PRAEDATVS. Cosìl'ar- * teè vinta dall'arte, e conla frode fi caftiga la frode» —_ che quì frizzano le voci profetiche d'Ifaia 33. 1.7. 1/##33-1 qui predaris, non ne & ipfe predaberis ? del qual fucceffo vn gratiofo efempio ne dà il 1. lib. de Maca- bei cap. 16. poiche elTendo già vccifo è tradimento Simone, e per ordine di Tolomeo portandofi in fret- ta alcuni ad vecidere Giouanni figliuolo del Deton- to; Quefti preuenuto dall’auifo » per bocca d'amici ; fofpinte ben tofto à morte coloro » che fi portauano ad vcciderlo; Precurrens quidam nunciauit Ioanni in Gazaris squia perijt pater eius 0 fratres eius, © quia mifit te quoque interfici. Vt audinit autem ve- bementer expauit: & comprebendit viros , qui ve- nerant perdere eum, & occidit eos. POMPILO Capo XXXI. 130 S Iegue il pompilo le naui fmarrite » e feruea i nocchieri di guida , e dimaeftro » perche ò mettano fondo, òsallontanino da terra. 1l Came- rario per tanto il fece dire; ME D VCE NA- VIS EAT; epiùfuccintamente il Bargagli figu- Angelo randolo d’auanti vna nauea DVCIT IN T V. Cultode I. Mac. FOZI® © TV M; idea dell'Angelo Cuftode » qualee ne alfifte nei pericoli » ed à faluamento ne guida ; Immitet Pfal. 33» Angelus Domini in circuit timentium eum » & eri- ®* piet eos. Pfal. 33. 8.ed ilgiouane Tobia » fauellando dell'Angelo. Quam mercedem dabimusei ? aut quid Tob. 13.3 dignum poterit effe beneficijs eius? Meduxit , &re- duxit fanum» e và (oggiungendo molti altri benefi- cij, dall’Angelo a lui ripartiti, 131 Giouanni Ferro gal pompilo » che precede la naue diede; PRAAEMONSTRAT ITER, motto 7 non tanto conueniente à gli Angioli, quantoa ciafcun Angelo. Prencipe, propria del quale è la direttione dello ftato, Précipe, che quafi naue gode vederfi condotta dal fuo medefi- £U0 e9 mo operatiuo effempio» Velleio Paterculo lib.2.Fa-i580., cere reltè cines fuosyPrinceps oprimus feto do- ue ori 224 cet:cumque fit imperio maximuss exemplo mator eft. Alfonfo Ré d'Aragona; come rappoita 1 Panormita- Anton. no lib.4.cap.11. Magnum quidem effe dicebat aduer- Panorm fushoftem ducem effe ; fed & illud maximum ad om- nem virtutemciuibus ducem effe + Così di Giulio Ce- Suesorio fare Suetonio cap. £7- della (ua vita; In agmine non- nunquam in equoyfapius pedibus anteibat,capite de- Angela - 20659, feu fols (eu imber effet. Se poi dell'Angelo fi S. Eafilio tratta. San Bahlio lib. 3. contr. Eunom. Quod fingu- lis fidelibus adfit Angelus, vt pedagogus quidam, & palior ad vitam dirigendam » nemo contradicit &c+ PORPORA Capo XXXII. 132 E La porpora fpecie di conchiglia, alla quale i pelcatori pongono apprefio alcune con- chiglie aperte; ond’ella volendo di quelle cibarfî, po- ne la lingua frà il vano delleloro fquamesche poi ftrin- gendolì la ritengono. Si che col portarfi anfiofa al cibo , ella è condannata ad effer cibo 3 eda perderla ; vita con quell’alimento medefimo » col quale penfa- Crapula ua, e procurava di mantenerla; SIC PREDA PATET ESCA SVA. Altretanto opera in \ noi l'suidità della gola. Il mangiare mangia noi 3 * perche la crapula dora la nottra fanità ; e depredan- do la fragile noftra compleffione » nevccide. Mul- tosmorbos multa fercula fecerunt s Ciceua Seneca. Propter crapulam multi obierunt , l'Eccleliaftico Eccleffa/. 37.34. Gula plures occidit quam gladins, eftqg; fomes 37.34. omnium malorum , Francefco Patritio de Repub. lib. Francefco 5, cap. 8. E Giuuenale Satyr. 1. Seneca cid cone Quanta ei gula , que fibi totos Pg Ponit apross animal propter conuiuia natum ? Pena tamenprafensscum tu deponis amittus T urgiduss& crudum Pauonem în balnea portas: Hinc fubitemortess atq; inteftata fenettus &c. 133 Don Diego Sid » figurando fopra vna tavola due pezze di fcarlatto coltitolo; PVRPVRA Parago- IVXTA PVRPVRAM infegndal Prencipe è rare confrontareleattioni proprie con quelle de fuoi ante- . nati. Quefto è vneflequire il documento di Platone Phetone in Thinco; Tanquamin fpeculo ornare » & compa- rare vitam tuam ad alienas vivtutes, Ciò propofe 1.Mac-3. Matathia a i fuoi prodi figliuoli 1. Mac.2.51. Me- sl. mentote operum Patrum , qua fuerunt in generatio» nibus fuis y & accipietis gloriam magnam > & no- men e. pere ada 134 Nell’efequie del Cardinale Oratio Spinola ’ fù figuratavna porpora» che fchiacciandofì frà due pietre verfaua ifuoivermigli , e pretiofi licori, e di- Perdita ccua; COMPENDIA MIHI DISPENDIA » wtile cioé. Ne de perdite mie gli acquifti io trono per inferire,che fe quel Prencipe frà le fatiche paftorali del fuo Arciuelcouato fpiraua l’anima, queta morte glo- . riofa » non feruiva che di fupremo compimento della fua virtuofa » e ritplendente vita. Nella perfona di S. Stefano Stefano può à marauiglia bene inueftirfi queft'impre- fa, che mentre profondeua ilfanguesti vide chiamato all'acquiflo del gloriofo regno è Così ciafcuno dei Martiri, ben può feco fteffo godere» che quante fono Gregor. le perdite:tanti fono gli acquifti,che però e di S.Teo- Nazian. doro fcriue Sap Gregorio Nazianzeno ; Carnifices ettam ipfos accufaret y vt contumeltofos, nec totum corpus decorantesy fed aliquid inconfciffum y profa- | numque relinquentes,eofque ne buic parcerentshor- Crifto raretur + E di Crifto Sant'Illario Can. 4. in Matt. paztente Jpfo, dices virtutum caleftinm Domino AD IN- 5. Ilario CRMENTPM GLORIE,; & mazxillas palmisa er flagris fcapulas offerente > CI PE set Liblvro ° 135 Celebrandofi im Ferrara l’efequie del Mar: chete Guido Villa, vccifo nell’affedio di Cremonay — l’Anno 1648.fù fatta imprefa della porporasche men- P tre da vagenerofo caneera fuenita,faceua sù le labbra .... dell’occifore illuftre' pompa del fudveriniglio se pre- tiofo colore ; col motto; EX NECE TRIVM- PHVS. Imprefa nobile ; e degna d'vn tanto guerrie- Guerrie= to, benche la fua morte feco non portaffe alcun trion- ro vecilo fo, effendo'aftretti frà poco i Francefi, co i quali egli militaua pà ritirarfi con graue difcapito loro da quell- . affedio. Màimprefa proportionata al Prencipe Cri- Prenei- ftiano, che mon maitanto riefce gloriofo , quanto dal P£ che verfare il fangue » e dall’incontrar la morte per la Re- ninegi ligione. Sant Ambrogiolib. 1. de officijs c.40. par- Pil ” 3% lando della caduta di Giuda Macabeo feriue ; Glorio- vi “bre fam magis mortem s quamturpem fuzam fsafit: né gio crimen» inquit 3 noftra relinquamus glorie. Itaque commiffo pralioycum è primo ortu die» in vefperum commicteretur pralium, dextrum cornusin quo vali- diffimam manum aduertit boftrum, facile auertit: fed dum fugientes fequitur sà tergo vulneri locum pra- buit, ita GLORIOSIOREM TRIVMPHIS MORTEM INVENIT . Quadra altresì Quet- imprefa a Crifto patiente ) ed à i Santi Martiri &c. 136 Nellaconca medelima; que roff.ggia la fi- nezza della porpora» fuol generarfi ancora la bian- Crifto patiente chiffima perla come col fondamento d’ Ariftotele 3 e di Plinio và dimoftrando il Padre Silueftro Petra- fanGa lib.9. de Symbolis Heroicis. Però figurando la conca della porpora; e dentro di lei la perla, diedele ‘ il motto; DAT PRETIVM CANDOR; eciò Ingenui- ad honore della famiglia Caraffa , che nom tanto è il- ® luftrata dalla porpora de i Ré d'Aragona; onde di- fcende , quanto dal candore delle proprie virtàse doti. —— Non cenfusy& clarum nomen auoruna y Sed probitas magnoss ingeniumque facit. Quidio 1. de Pont. eleg. 10. i tt è RANA Capo XXXIII. Spreffa imagine d’huomo prudente, che sà 137 E ftar bene da per tutto, è la rana,che egual- mente sà viuere in terra sed in acqua , fegnata perciò Indiffe- col motto; MIHI TERRA; LACVSQVE, renza - co i quali fenfi Batrifta Guarino P.F. Atto v.Scena 1. Per tutto è buona ftanza ou'altrigoda » Bassifla Ed ogni itanza al valent'huomo è patria . - Guarine 138 SanPietro di Damianolib. 6. Epift, rt.dice | __ che; Rana clamofum eft animals & IN LIMO-8 Pietro SIS VOCIFERATVR ex more paludibus : cui Piano fimilesindicantur Haretici yac philofophis qui veluti fuper paludes limofass hoc eft inter turbas fqualore Ererico perfidia fordidas vanis aduerfus Chriftum vocife- rantur obloquijs; Onde per fimbolo d’Eretico, quale ftando nelle cloache de fuoi ecceffis alza le fconcerta- te voci, a moleftar i cattolici paruemi fe le potelfe da- re; E LIMO COAXAT. Con queflta medelima _ *% confideratione il mio Don italo Mertibenpo raf- Mormo- fomiglia alla rana il mormoratore; Rane in limo ia. Tatore centess que maximè vociferantur ; atque earunz in- Afcan- gens coaxatio plumam portendit sindicane defidiofum 3 *- murmuratorem in vitiorum fordido ceno confiden-"®° tem, alios oblatrantem . 139 Laranad'Egitto , affalita dal ferpente idro» afferra nella bocca vna bacchetta » dalla quale ben ri- conofce il mantenimento della vita, poiche l’idro, ve- dendo che così non può diuorarla : fenza farle offefà; Ingegno in difparte fi rahe » Intale atto fù chi le foprapofe; RE VIRTVTE; ò fia; INDVSTRIA, NON VI. Info Quidie È va Lau bi ui: "® n Ù) 7 U n è . # » | 1 Ma « Inferendo quanto poffa la viuacità dell'ingegno opra r la e - ipiùforzutia 0 , 4 À 14 in fimbolo di rifurrettione Alcibiade Luca- Rifurrete rinî figurò le ranocchie nel pantano » facendole dire'; uone —RENASCIMVR.VNDE RESOLVIMVR ; nel Tersul- qualargomento Tertulliano A pologet. cap. 4847 bi- liano —cunquerefolutus fueris y quecunque te materia de- n. ltruxerity bauferit, abolenerity in nibilum prodegerity S.Asofti- reddette + Sant Agoftino in Enchirid. cap.88. Nor Meer Deo terrena materiesy dequa mortalium creatur ‘cari quemlibet puluerem s cineremue foluatury ® inquoslibet balitus yaurafque diffugiat, in quamcun- , que aliorum corporum fubftantiam, vel in ipfa ele- a menta vertatur, in quorumennque ani maliumyetiana : hominum cibum cedat y carnemque mutetur ; illi ani- me biumane punito temporis redit que illam primi- — tusyvt homo fieretycrefceret, viueretyanimame. Pier Pier Cri- Crifologo ferm. 41. Hoc eft totum fidei documentumy Sologon (i carmem,qua corrupta cft yque putrefaîta e/t , que perijt,per Deum refurgere » repaginari sredire poffè credas, quem poffe omniasquando omnipotentem con- ° feffusesytunciuraîti; e prima ditutti Ezechiele 37.4. Ezeha37 Offa arida audite Verbum Domini. Ecce ego intro- 4 mittamin vos fpiritumy & vinetisye” dabo fuper vos Lo nernos We. r41 IlLucarinidiedealla rana; ET IN ORTV È INF K$ MIS; che meglio fuonarebbe,trafponen- Coli do cosìle parole; Er in formis mortu, imprefache à appegnello quadra all’erefia> alla feditio s in fom- ma alla colpa ; che per fino da fuo: più deboli princi» pij feco porta moftruofità , e bruttezza . Sene vede _ vnimagine in Efaù ,, che portando l'idea d’vn repro- su bos ò d'vnperuerfo, anco nel nafcere comparue if- Gen. 25. pido »ortido s fetololo; Quiprior egreffus eftyrafus © 34 © eraty & totusinmorem pellis bifpidus icriue Mosè ; de fuoi natali Gen. 25. 2 è * , al 42° L’Abbate Certani fece imprela di peccator Reinci- recidiuo, con la rana, che dall’afciuto fi lancia in vn denza pantano» colmotto; LIMOSA REPETIT. Di ‘2'Perr.2 gente sì fatta San Pietro; Conzigit eis illud veri pro- 22 uerbij : Canis reuerfus ad fuuna vomitum, & fus lo- Î ta in volutabro luti. Nel qualfoggetto San Bernar= | Bernar do Ser. 2.de Aflumptione; Fiet fils gehenne mel- de ripliciter» qui poftindulzentiam delittoram » in caf- ©... dem denuo fordesanciderit, aa E 143 La raga » benche dalla ferpe fia ftata prefa * ©. per vnaparte menoma d’vn piede » fi vede ad ogni pe '* Vitiose- modo aftrettaad effere intiera > etotalmente da quel dura pifciculus » echen | pre s'au- mo diuorata » nel qual atto le feci dire ; Boa TORA MRO s dpure; TOTA © INDE DEPASCET; poiche il vitio , ò fia 67 ildemonio» nasali ipo d’vna picciola parte * dinoi, non s’accheta finche non |. Senda * n pi occupi , e non de- ° predi iltutto. Seneca Ep 5 Sdasliguid iui tri fiitia , timori » cupiditati , ceterifqu aprano. | wis) agpertat ino rapoteState - Si illis permififti P ——incipere cum canfis fuis crefcent y tantique erunt » °° quanti fiunt. Adyce nunc quodifla quantumuis exi- * gua fint; i ius excedunt , nunquam perniciofa —_ feruantmodum. Quamuisleuia initiamorborum fer- pu doge . A pena Gioluè offeruò ; che dalle truppe vfci- x te dalla città di Hai, alcuni Ifracliti daronggiuperagi ’ i che immantinenti cominciò è deplotare la ruina di IofueT.9 tutto i pop d'Ifraele; Audient Chananei , & t omnes babitatores terra » & pariter conglobati cir- _ cumdabunt nos : at que delebunt. nomen noftrum de terrayTofue 7.9. nel qual luogo Emmanuele dA Emman. n. 105, $. 23. Fofie , non metu obturbatus y fed pru- Naxera dentia e » cum aliquid boftibus} y vitiorum | imaginibusyin Ifraclitas nonnullos Licuiffe _intuetar ’ Di ‘ La ui DI é : % » ea ) n . DI R AIN A° Capo XXXIII st 225 omnium flragem fapiensextimefcit: quia few vicia in reliqua frequenter extendere 3 fi ius in aliqua femel obtmmeant . 144. Strepitano altamente lerane ; in particolare neltacito filentio, c frà letenebre delle notti; mà fe allo ftagno viene auuicinata vaa lampade accela , ab- barbagliate dalla chiarezza del lume > ammutitcono immantinenti. Diedi loro pertanto ; LVCIS FVL- GORE MVTESCVNT; ò pure. ADMO- TO LVMINE SILENT. Tali icalunniato- ri» alzando levoci mormorano, e detrahono alla fa- Mormo- ma dei più meritcuoli ; mà quando compare loro da- "209"! uantivn huomo illattee per virtù , e qualificato per meriti ammutifconò immantinenti. Orfaccio,eVa- Eretici lente» Vefcoui Arrianiftrepitauano contra Sant Illa- rio; ed empiuano di rumori il cielo) mà quando egli trattò con pubblica difputa di porlì loro è tronte,cuwm prefentis eruditionem pertimefcerent , ammuttirono ubbito,e perfuafero l'Imperatore à rimettere Ilario nel fuo Vefcouato . 145 Laranaafferrata dalla ferpe è benche alzi fle- bilmentele voci, come à proteftare la fua innocenza , ed à chieder pietà frà fuoi mali » nulla impetra ; onde Innocen- le foprapofì; IN VAN SI DVOLE. Così za op- chi cade nelle fauci d’vn potente, nontroua pietà » ne preffa compaflione, mà conogni fierezza è diuorato. Sa lomane Eccletiattesc. 4. 1. Vidi calumnias, quefub Ecclefiaf. fole geruntur » & lacrymas innocentimmy & nemi 4.1. nem confolatorem : nec poffe refiftere eorum violen- tie» cunttorum auxiliodeftitutos. Que il Campen- fe; Nec effet qui cos confolaretur , multo minus qui campenfe de violentis opprimentium manibus cos eriperet » REMORA Capo XXXIV. © i 146 Enchelanaucinalto mare voli è piene ta n » B cconteliciffimo vento s quando quetto pic- ciol petce l’afferri per forte , con portentola virtù ti + fattamente la ferma, che in darno penta di profegutr ilviaggio . Plinio con parole elegantiffime deicrue quefta marauiglia naturale. Quid violensius mari s Plinio dic'egli nel Procmio del lib. 32. vertifue, & turbi- - mibus , & procellis? quo matore hominum ingenio in vlla fuiparte adiutaeft> quam velis , remijque è tamen omntahee , foggiunge al principio del cap. 1. K Preujar. Roman. » Ilentia, vnus ac paruas adino - eisappellatus sun fe tener . Ru- ant venti licety& feniane procelle , Imperat furori virefque tantas compeltit » cogli fare nawgia : quod non vincula vllay non anchore pondere trreuo- cabili iatta. Infrenatimpecnus, & doma: mundira- biem nullo fuo labore ) nonretinendo , aut alio modo | quam adherendo; evà feguendo in lungo. Per tan- to alla maue trattenuta dalla remora fù topraferittò . SIC FRVSTRA, alla qualealtri diede il motto da Emblema; SIC _PARVIS MAGNA. CE- Peccato DVNT vedendofi à cento proue » che minutie non Veniale s curate ci fraftornano di corto virtuofo » che per altro farebbe conogni felicità profeguito . Andrea Alciati : Embl. 83: |» | ' Sic quofdamingenioy os, "" La | Detinet in medio tramite caufalenis. Per tanto San Bernardo con opportuno atito feriacua è LotarioEmperatore; /'ereadu » ne minimo- S. Bernar rum neglettus impedimentumefit maximorum. «— *° ’ © 147 Altrifigurandoilvafcello in altomare , fer. | mato dalla remora gliraggiunfe il titolo pur da Em= pifferto blema: VEL MINIMA OFFENDVNT. Dott leggero LA , trina pariterque codemim, Andr. LI * & virtute ad fidera ve- : Alias. @ ®, Li 3 + 226 7 trina da cento Scrittori autenticata. Da Sant'Ifidoro I. 2. Sent. cap. 10. che fi dichiara 3 ch’ogni qual volta $. Ifidoro la perfona prudente; .Atorpore mentis euigilanerit . caque lewa exiftimabat , confeStim quafi borrenday atque atrocia pertimefcet; da Sant Ffremo tom. 2. S. Efrem adhort. Que parma videntur effe deliftaynon afferunt exiguumy aut qualecunque detrimentum; da San Pie- Pierro di tro di Damiano Apolog.cap.7. Perexiguwa mala, lar- Damiano gilfima fapius bona carrumpunt. In fomma da Qui- dio lib. 2. de Remed. i N Parua necat morfa fpatiofum vipera taurum » A cane non magno fave tenetur aper. 148. Monfignor Arelio s figurando la remora ap- piccata alla naue., le fopraferifie ; A MODICO Bioali NON MODICVM; e può inferire la forza della < 1°" lingua eloquente » che quafi remora hà virtù » ed ener- gia di fermares e trattenere le immente naui delle Cit- tà, e delle Republiche ifteffe; che però il Ré Pirro fi pregiauad’hauet efpugnato maggior numero di for- tezze conla facondia , e perluahua di Cinea , che non haueua fatto con le macchine murali,e co inumerofi efferciti s.e Demoftene portò à Filippo Macedone, ed alle fue falangi più di oftacolo ; e ditrauaglio » che non fece tutto l’effercito armato della Grecia. Se anco nonti diceffe, che da vna picciola colpa » come da vna 1 remora; viene impedito;il profitto, che vn cuor gran- Diffetto de farebbe nella vittù } c nella perfettione. N-&jual leggero {ento Giouanni Carpatio docum. fpirit. num. 24. Gio. Car- Etiam parua tentationi indulgendo impeditur in pro- patio Qreffu virtutis cupidus. Fidem tibi faciet Echeneisy tantillus pifciculuss qui pregrandem onerariam folo attaltu fiStit s ciufgue curfum cohibet penitus. Et vides REM MAXIMAM PRAEPEDIRI A MINIMA. Della quale proprietà Cornelio à Owidio Lapide fivalfe per dimoftrare il pregiuditio della pi- Otiofità gritia » ò lia dell’otiofità; la quale benche paia cofa i picciola , e da non curarfi » citrattieneadogni modo cornelio dal corfo della virtù, e del merito; Pigritia omnes ani- à Lapide mi viressomnia corporis membra, ac ingentia mentis molimina , velut nanesvento attasinhibet , ac fiftit. fopra il cap.18.v.8.de Prouerbij. 149, Si come la naue fermata dalla remora portò Peccato il motto » foprafcrittole dal Ferro; MINIMO veniale DETINEOR,; così vn picciol difetto, ed vna paffioncella leggera y e difprezzabile citrattiene dal corfo delle virtù &c. ciò che diffe vn tale; Vit remoraingentem potis eft retinere carinamy Hac licet optato nauiget vfqgue Noto; Ingenijs obftat.fic magnis paruavoluptas, . « Maximus & paruo ventus abimbre perit. + Carità Afcanio Martinengo » con fenfo fpirituale di quelto ferma» concetto fival fe,per dimoftrare quanto poffa la carità Iddio d'va miferabil huomo » opradicui vien fermato nel vAfcanio mezzo à fuoi grandi fdegni l’oanipotente Iddio ; Mi- e rificum eSt quod cxizuus hic pifcis naues Stare cogat; fed magis mirificum quod homo charitate fermda y Deum iratum s ad vindiîtam properantem fiftat. Gloif. Magn. f0l.1499. ° +. RICCIO MARINO! Capo 'XXXV. Vefti fpinofi animali $ benche fiano get- tati più pezzi , fi riunifcono di nuouo, e firiataccano infieme , tornando alla forma primie- 4 ra, come oileruò Pierio lib. 28. Rifurret ni diedeloro; CON FLVVINT, ET CON- tione NECIVNTVR) interendola riparatione , che d é (") 150° gf LI E N PESCI Lib. VI È uindi il Lucari- ® 4 | sf ® y® ° 4 ra feguirà de i corpi humani , benche disfatti in polueres e tparfi in molti luoghi . Simile imprefa fù anco al- zata nell’efequie del Marchefe Villa celebratein Ferra- |. ra » cioè i Felpa d’vn riccio; tutto fpezzato ; col motto; ET DISCERPTVS INSTAVRATVR, inferendo l'integrità del nome di quel guferienp anco Integrirà mentre il fuo corpo » era fatto inbrami da i colpi più di nome violenti di Marte ;.od anco alludendo alla commune rifurrettione. Tétiano contra Gracos. Quamquam inT asian fluuijs y aut in mari contabefcam; aut a feris dilani- er s condor famen in penu prediuisit ro. Ai0R quod + licet pauperes 3 & impij nefciant Deustameny qui è vii fo ti fiale fibi foli confpicuem, quando "a volueritad priftinam integriraremreducet. a rst Suoleilriccio marino frà i tumulti delle tem- pefte attaccarfi ad vn faffosiui prefertandoti dal dano, | here che riceuer potrebbe» fel'ondeà voglia loro lodiba Ad dere= teflero contra gli fcogli. In tale atto gli foprafcrilfi; ca H&ERFAT NE PEREAT, infegnando altedele, +£ | che all’hora farà in pofto di falute quando tutto sap Sperar poggerà à Critto,cheé pietradi ficurezzaze di rifugio; Il Dio. Echinus ydice Ambrogio Exaemer. lg. c.9. cam pro-°. cellam ventorum prefenferit,calculum validum arri- 9% più seumque velut faburramwehits tanquara an- choram trabit, ne excutiatur fluttibus. Iraque non Suisfe librat viribus, fed alieno Hahilit, &y regit pon- : dere. Afcanio Martinengo fol.1499. Petra erat Chri- «A(cgnio fius: ad bunc calculum per penitentiamfevecipit pa- pei... uidus peccator , atque bot munitus nulla imminentia vili damna reformida: + . n n RONDINE Capo XXXVI. - n 152 P E:che queftò pefce è guernito dll pda al > "2 cuni è chiamato pefce volatore . Manda fuori dalla bocca} è fia dalle branche vna chiara luce» che illumina le tencbre della notte. Bartolomeo Roffi dandole ilmotto; FVLGET IN TENEBRIS, è inferi, che la chiarezza dell'intelletto , &la dottrina di S. Gatlo San Carlo, e molto più la lace della tua fancità > diffipò n le tenebre del imondo. Giufto Liplio dice,che la vir- tù dei Letterati è tale; cioè a dire, che fe nel giorno della lor vita pare che la luce loro.fia dalla malignità” fuppreffa » nell’ombre della morte à maràuiglia rif- Gisffe . plende . Ziuoss & fuperStites premere in rettè faGtis Lipfte etiam livor yant inuidia poreft; at mortuosy & cum traltn veritas imualefcîts Solengo? ille fame, & vir- tutis irradiat , & feria fcriptaad memoriamtradune poSteroruna. Prafat. in l.1. de Militia Romana. Ser-_° ue parimenti l'Imprefa prefente a dimottrare l’opere Ud s« » a * L i della Prudenza, la qualesocchio della noftra mente; 72 Vede ne la caligine profonda . Guide De l'incertezza degli homan euenti Cafonì Ciò chefeguir pciò che fuggit fi deue. Guido Cafoni Embl. 4. 153 Monfignor Arefì fita a uo , e contemplatiuo » diede à quetto pefce il motto; tiua, «a SVRSVM; ET SVBTER. San Pietro di Damia- Conrem- no Epitt.18. Qyid pennatis anibus ynifi elette anima platiua per tipo d’vn fanto atti- Vita are Pietro dì. fisurantar s que profetto fole in celeftis Ecclefia cor- 3 pus tranfeunt, quia modo virtutum pennalis fultey Sr 9 faltus dare per calefte defiderium fitîunt; vt fuperna per contemplioneatm appetant 3 pai: in femetipza «+ Sas iterum ex mortali carne relabantur. San Grego rio Nazianzeno Orat 16, Pulchra res eft contempla» hl tio s pulchra item atfio: illa hinc afgens, vfque ad Taziaa. fantta fanttorum contendens , mentemque noftram » ad id quod fibi cognitum eSt reducens. Hec vero Cbriftum excipiensy ciqueinferuiensy ac vim amo Li res LO Greg — » . « — RONDINE Capo XXXVI. Intellet- ris per opera indicans. L’intelletto humano può rap- zo huma preientarfì in quefta imprefa » quale, ed effo parimen- no ti portandofà alle cofe fublimi» ed all’infime, da per À = i n o. n DS ‘ Li è sul DI | è SS E SÙ 154 Quandoquefto pefce fi vede petfeguitatoda Trawa- olialtrì,s'inalzaa volo.inaria ; che però hebbe ilti- glio tolo; PERSECVTVS, ATTOLLITVEA » ‘idea di colora » che s'alzano è Dio folamente frà le violen- S- 49fel- ze delle tribolationi , Sant Anfelmo AD ERSIS na” HRRVENTIBVS feparatyr è terrenis upi- ; ditatibus ECC LESIA, Ofia fidelis anima» G » COELOFIT PROXIMA: Concetto che (Sì Grego- anco ti di San Gregorio Papa. Mala que nos hic pra- uti munt > ad Denmare.compellunt s e più diffufamen- * teil mio Concanonico Don Matteo Boflo ; De tole- rand. aduerfis Collat. 1. Tentat: afflittionibus nos Deusy& duci per ignene,aquam» vefemper euigi- lemus orahtesy & terreniso bumanifque defpettis de fublimibus cogitemus'atque cele$tibus squod nemo cfficity qui prafentibus rebus magnopere gaudet tra;:- quillussatque immotus; efrà poco foggiunges Cum tenzamur ; flagellis quatimurs moleftys conterimurs Matteo Loft cum mor bi fubeunt , pauor ingrnir, oculos repente in i celwn attollimus- diuinam opem » & digitumpro- \ fi penfius queritamysa x © e. : : 155° Confierezza miferabile fono quefti pefci perfguitati ; perche d.ftiano nell'’acque yida potenti i nemici fond dMaltati ;‘ò calzino all'aria per faluarfî da quefti » fono diuorati da alcuniaugelli ; viuendo . mal ticuricosì nell'vno » come nell'altro elemento, il Virtì © che dichiara 1l titolo; NEC AVRA, NEC VN- maltrat- DA. Sel'innocenza fizintal guifa da pertutto mal- tara trattata snefarà fedeSaluftiom Iugurt. dicendo. I#- Seluftio ‘nocentia plus periculi, quambanoris effe . Miferies che il mio Concanonico San Profpero rauuisò in chiunque: vuole vivere incolpabilmente ; Nunquam bella bons , nunquam diferimina defunty... 0° Et cum quo certe®mens pia. femper habet. 156 Altri, à quefto pefce » perfeguitato così Gonfcie- nell'acqua » come nell'aria foprafcriffe:; VNDI- za ica QVE ANGVSTIZ; motto che viuamente ef- prine gli affanni della confcienza rea $ chè da pegtut- S.Profpe- 06 > to lì' vede fpauestatay e minacciata ; c può dir con 22 tutto s’ettende. Giufto Lipfio lib.t, Admirand. cap. 13. Mens hominis momento SVMMA s. IMA y Giufto propinquay dilfita, permeat y & pernadit. Lipfo. . Caino; Omnis igitur qui inuenerit me occidetme Gen. Cen.:4.14 4:14. E quando le mancafflero auuerfarij efterni , non le mancheranno gl’interni perfecutori » ben dicendo Giouanni Crifoftomo.; Inuidi , auari, & raptores , Gio: Cri- bellum vndequaque circumferentes s &intus feden- (oFome tesimimicos habentess QUOCVNLQV E RE- CESSERINT >» PVGNAM NON, POS- S7NT EFFVGERE. i SALMONE Capo XXXVII. Ono lé mignatte capitali nemiche del Ae : DI 157 S i * ne,lequalicosi tenacemente fe gli attaccano» che per quanto.egli fì dibatta nell'acque, ò fi freghi contra gli fcogli ,non è mai che pur vna da lui fi ftag- chi; onde à ciafcuna di queftefì proportiona il mot- to; HERET VBIQVE; taleappuato è il ri- Rimorfa morfodi confcienza ‘che vna' volta conficcati i deati di con- nel noftro cuore » non fene ftacca già mai infino all'- fcienza vitimo fofpiro Quid. 1. de Pont. è p@ereane fit exilinm » magis eft mihi culpa do- Quidie Oria. » î . Eftque pati penam » quam meruilfe minus. 7t mihi Di faueant,quibus eft manifeftior ipfes. Pena poteSt demi » culpa perennis erit. i Mors-faciet certè s ne fin » cumvenerit, extl; Ne non peccanerim , mors quoque non fa- i ciet è | è i58 IPefcatori; per far preda dî quefto pelce ’ prendono vn falmone femina , e legatala con vna fu- nicella » viuala calano entro il fiume » alla quale cor- 4 rendogli altri; fono.così condotti entro le reti ; onde le foprapofe il Camerario ; OFFICIOSA ALIIS; EXITIOSA $V1S:; paroleschelafciò fcrittè l'AL- ‘ciati Embl, soaneliquale defcriue l'infidie dell'anitra ammaeftrata, chk conduce lealtre alla rete, con que- fto Epigramma* i... 3g ‘ sl *® vAttilis allettatoranass & cerula pennis » vA(]ucta ad'dominos ire redire (mos) F on w Andri Alciate La è. © fe i 238 PESCI Congeneres cernens volitare per aeraturmas y Garrit » in illarum fe recipitque gregem ; Pretenfa incautas donec fubretia dncat: Obftrepitant capra, confcia at ipla filet. — Perfidacognato fe fanguine pollmitatesy — | Officiofa alijssèxitiofafits.. © > Seruendo così l'Eimblemas:comi mere la maluagità di Tradi- mento #7}_ Andr, Pifciculos aurata rapit medio equore fardas Alciar. _ Ni fugiant pauida » fumma marifgue petant + AS ibi funi mergis » fulicifque voracibus efca+ i Eheu s intuta manens vndique debilitas . Virgilio Eclog.2. * (t ì Fivgilio Torna leenalupum fequitur, lupus ipfe capel- "las | Plorenrem cylifum fequitur lafciua capella è. Si chey chi è più potente, fempre viue molefto à chi è @elsiano meno. Saluiano 1.5. de Prouidentia così; Infelicif- fimi pauperes; fiò funt quafi inter concertantes pro- cellas in medio mari pofiti » nunc iftorum , nuncil- lorum diuitum fluétibus obruuntur . SARGO Capo XXXIX. 160 TY Er naturale inftinto ama quefto pefce grar- demente la capra s e vedendola sù la riva, immantinenti guizza » à quella voltay corcandofi all'- ombra fua. I pefcatori dunque , che ciò fanno benif- fimo , parte coprendofi con vna pelle di capra ,econ quella accoftandofi all’acque s e parte gettando nell’- onde vna pafta di farina mifta col graflo pur di capra» in talguifa riducono con facilità i farghi nella rete , Mondan= Delqualartificio fù chi fi feruì per Emblema » dadogli niingan: iltitolo; FALLACIS ERVCTVS AMORÎS. nati —Spiegò quefîi artificij l’Alciati Embl.7 5. Andr. Villofe indutus pifcator scan caprey Alias. Addiditvt capiti cornma bina fuo : Fallit amatorem Stans fummo in littore fargumy In laqueos fari quem gregis ardor agit. ‘\ Caprarefert fcortum : fimjlis fie fargus amanti, Qui mifer obfegno caprus amore perìt » Così la femina mal nata riduce ildiciui y quafi pefci incauti » à lafciare nelleveti delle fue frodolenti volut- tà » la libertà FRS la vita. me l'imprela Ar elpri- e tradifee tuoi pe Lib. VI. NÉ alind fcortum cf, nifi blanda, & fubaola Fauf. dita Andreli- attorno la coda » che allarga i ritegni 3 e fpingendofi all'indietro » fi conduce è faluamento . ‘Gli diede perciò il Bargagli; AVERSVS ERVMPIT; e Accor- ‘Pierio.ne lo propone per idea d’huomo accorto ; che 16222 sà con prudente configlio fottragfi a inodi della catti- ° ‘uîtà ; Magna eft prudenti Sega per quem cali- Pieri * dum captinitatis declinatorem®fignificari tradunt . Valer. Hieroglyph. I. 3041 Parti voltàndo le fpalle, fi fot- traono alturor nemico y e-preuagliono contra gli au- uerfarij ; s\ gt» Fidentemq; fuga Parthum» verfifque fagittis diffe vn Poeta; e nonaltrimentichi brama congerua- re la fua purità,, &ripararfi DI di feminamal Fugg ire verba, vel ofeula Di È) > firiannam ‘iam gebennalis pulfat aby(fi, citoque - » dalla prigione; Petrus quidem feruabatur incarcerer gg: oratio autem fiebat (ine intermiffione ab Ecclefia. AG.12.5. Nel qual luogo il Padre Cornelio à Lapide; Heac oratio fuit efficax s & per miraculum Santium Cornelio È Petrum e carcere eduxit: tum quia erat denfa » &Y Lapide communis omnium fidelinmsqui tune ferè erant fanti, imòin fanttitate eximij.; tum quia erat feruiday & continua etiamnotta. © ©» . SCOLOPENDRA i Capo XXXXI. 163 ae Scolopendra » chie viene anco chiamata ‘ Centopîedì , ‘featendofi le vifcere afferrate dall’hamo , le getta fuori dalla bocca » e poi di nuouo le ripiglia. In atto di gettarle da Monfignor Aretìo fù introdotta à direj RECEPTVRA DESPICIO; s. Fra applicando l’imprefa è Sant'Erafmo » che lafciò frà le mo mani de i carnefici le vifcere, fuori dal fuo feno » dalla crudeltà loro eftratte ; e ne psefe i motiuo quefto no- bile Ingegno dal fatto di Razia che Mea con le pugnalate il petto » fi cauò con le mani levifcere; In- 2. Mas teftina fua vtrifgue msanibus proiecit fuperturbassin- 14-46. uocans dominatorem vitey ac (piritusy vt hec ill: ire- rumredderet » 2. Mac. 14:46. Quadra anco l'Impre- Masire fa aqual fivoglia Santo, che prontamente fparge il fangue, ela yitaa feco ftefloripenfando, che ripiglierà nella SCOLOPENDRA - Capo XXXXI. nella rifurrettione tutto ciò che qui haurà perduto ; imbragio Nunquam enim fcrive Ambrogio fer. 14. bare vi- tam conffanter ex penderent s nifi effe alteram incom- parabiluer beatiorem perfeGta definitione fentirent - Prompri enîm pereunt in melinsreparandisquibus per anguftias tribelationum aperitur exitus ad amplitu- Elemofi- dinem gaudiorum + Può anco fetuirl'imprefa ad yno nero Elemofiniero. 164 . Scipione Bargagli » figurandola come diffi . °° quifopraylediede; NOXIA VOMIT, idea d’vn Peniten= penitente » che accufa à i pie d'vn Sacerdote i fuoi ec- di celfì. Nel qual fenfo Goffrido Abbate Vindocinenfe Goffrido fer.;: de Reffurre&. Domini ; Z'eniamus ad confef- Abbate fionem » qua VENEN,WM antiqui ferpentis EVOMITVR. Similmente Sant'Agoftino in P/al. 66.mum. 4. conla metafora di colorò ) che fono tor- mentati, hanendo l'apoftema chiufa nel petto; mà che oi fi follicuano, quando maturandoli quefta , getta- S.Agofti. no dalle fauci levitiofe putredini, difcorre : Dum com no fitentis confcientia faniem collegerat, & apoftema tumuerat s eruciabat te. requiefcere non finebat . Confitere >- EXE AT IN, CONFESSIONE 3 — & defluat omnis SANIES; iam exulta 3 iam letare. " 165 JIlLucarini, alla (colopendra, che getta fuo- "ri non sò che di bocca sfoprafcrife; VISCERA S. Matt. QOVOQVE , e fe ne valfe per San Matteo Apofto- Apoit. Jo, che rinuntià non folamentele ricchezze è mà per finolevitcerey lafciando e la moglie ; ci.figliuoli sei fratellisela patriaye perfino gli affetti medelimi; che tanto vogliono inferire quell'’euangeliche protette » datt.19 dallo ftefio Matteoregiftrate cap.t9. 27. Ecce mosre= 27. Liquimus omniay&® fecuti fumus te . SEPIA Capo XXXXII. 166 Gni qual volta dal pefcatore fi vede infî- diata, verfala fepia dal fuo feno certo ne- grolicore , col quale intorbida l'acque » e fifalua; A Conten: quefta proprietà alli:dendo fù chi le diede; HA C dere con ELVDIT RETIA FRAVDE; ed anco ; NON ingiurie FVGA SALVTEM; tale, dice San Gregorio Na- zianzeno Orat. coram centum quinquaginta Epifc. è colui, che non potendo fchermirti con l'efficacia della Gregorio ragione » fi volta alle parole ingiuriofe. Non indotte Nazian. docemus, fcrive di fe medelimo sneque iniurijs decer- tamusy,quemadmoduni accidit multissqui fermone pu- gnant contra loquentes s paruitatem intelleétus init- rys quAndoque detegunt. Illi enim fermones quemad- modum & fapiaatramentum contra fe ipfos expuunt quo effugiantvenantess aut lateantindagantes . 167 Moatignor Arefio alzò la fepia per idea Notaio d’yn Notaio faHario, quale con le fue ofcurità , ambi» falfario guità, & bugie, nafcondendo la verità yimbroglia » e irauda il mondo, dandole il titola; IN OBSCVRO LATET; ilcheben diffe Geremia: 8, 8. Z7erè men- dacium operatus est Stylus mendax fcribarum . Con- 8. Ciprie- tra i quali S. Cipriano , che n'era molto prattico Epif?. no ad Doratum così; Qui fedet s crimen vindicaturusy : admifit; &y vt reus innocens pereatsfitnocens indexy flagranique vbique delitta , & paffim multiformi ge- nere peccandi $ per imbrabas mentes nocens virus operazur. HicteStamentum fubycit y ille falfumca- pitali frande confcribit We. 168 Nella fepia fù riconofciuto l'huomo aftu- Doppiez to» cupo, edoppio » alla quale fù pofto ikmotto Spa- za nuolo; E QVANTO MAS LE BVSCO, AS SASCONDE; dal qual fenfo nonfifcoftò Don Afcanio Martinengo fol.1483. Gloff. Magn. 229 Sapia venenofa , qua- cffufo atramento aquas nigre- Afcan. fceve facit vt (e abfcondat » cogitationes nobis indicat Marti- animi, cunéta verfutia occultantis . Scipione della #°”8* Cella, efiliato dalia {ua Patria , dice effer ciò feguito per calunnia de fuoi Emuli , la quale con maniere naf- cofte » ed a lui purtroppo grauemente pregiudicaua » e mal poteua dai più prudenti effere conofciuta per della ; e col Cardinal Doria così ne paffaua fofpirofe querele ; Il fai, buon Doria » e giufta doglia, c fdegno Scipios Benla giuft’alma, el nobil cortirode » della Cel- Mà non quanto conuienfì al cafo indegno, ‘4 Che la fcaltra Calunnia vfa (ua frode; Elltuo fguardo ceruier con finto fegno Pur ancoinganna , e ne trionfa , e gode ; + Sepia così dal pefcator s'afconde , ».. Mentreil fuo fparfo inchioftro annera l’onde. 169. Della fepia fi valfe il Lucarini » per figurare Crifto » che fì faluò dall’ira de Giudei , che voleuano vcciderlo ; col nafconderfì ; e le diede; VELA- MENTO SALWVS del qual fatto San Giouanni : 8. c9. Abfcondit fe » & exinit detemplo ; cioè co- Io. 8. 59. me fpiega San Gregorio Hom. 18. Celica poteftate S. Grego- inuifibilem infidiantibus fe conftituens, per medium *! illorumexinit. Anso l'opere buone fi faluano » ed il Opere merito loro fi mantiene » quando fiano fotto il velo nafcofte della taciturnità » e della modeftia cautamente naf- cofte ; ben dicendo Gregorio Papa ; T'hefaurus ab- 5. Grego- Sconditury vt feruetur + rio Papa SILVRO Capo XXXXIIT. L Siluro ( fiafi lo ftorione 3 od altro ) è nemi- 170 [ co di tutti i pefci, quali vecide, e diuora ; Tiranno OMNIBVS INFESTVS), idea d'yn huomo inquieto » importuno stirannico d’affetti , e violento , Sant Afterio Hom. de Auaritia» nell’auaro offerua quefta fierezza , che ftà ful moleftar tutti; Auarus S.Aferio ropinquis eft odiofus » famulis grauis amicis inuti- fini exteris difficilis, & vix affabilis y vicinis mo- leftusy vxorimaluas contubernalisy liberorum parcusy atque fardidus edncator » fui ipfius malignus cura- tor Sc. SPADA Capo XXXXIV. E lo Spada fitroua attorniato dallereti s con 171 S ’ l'ofo tagliente .s che porta nelle fauci » le ftracciaye baldanzofo fe n’efce. Monfignor Arefio per Soldato idea di foldato infolente gli'foprapofe; DI SCE R. infoléte PENS EXIT; infinuando breuemente le manic- re difpettofe, e violente » che fogliono » perlo più «vfarfi dalle foldatefche; ilche ben diffe Tertulliano lib. contr. Iudeos. Quis enfe accingitur & non contra- Tertub rialenitatts & inftitia exercet ? ideft dolum » & af- liano peritatems & imuftitiam, propria fcilicet negotia preliorum. Col quale concorda Giutto Lipfio lib. ;. de Militia Dial. 16. is © iniwria ferè eSty que bodie Giufta militem alit . Ed il mio Don Matteo Boflo de tole- Lipfio ran. aduerf. Collat.1.in perfona d’Aleffandro Gonza- ‘ga; fratello di Lodouico Secondo Matchefe» che. hora farebbe vn dire» Duca di Mantoa jcosì; «Arma vbi refulferint quamintegramyoro» virtuten relinquunt? quos mores incorrupros? quot direptianes, & prede? quot ftupra è quot bomicidia è quot vrbium euerfio- nes, & populorum committunturè. ... x 172 Alpefce fpada, figurato inatto di ftracciar ile reti, ou'era chiufo mettendo “ libertà così ri ftef- E) Auaro 230 fo, comeanco glialtri pefci iui ferrati , 10 diedi; VI- * CTORIA VICTO; idea è mio parere molto Crifte. belladi Crifto, che fe n’efce dal Limbo , conducendo riforgen- feco l'anime de i Padri colà trattenute . Sant Am- i brogio fopra queltefto della 1. Cor. 1. 25. Quodin- 1. Cor.1. frmum eft Deis fortius eft bominibus fcriue così ; Set bro Lafirmam Dei non eft infirmum » quia infirmitas Chri- oi "° li magnaviftoria eh. VICIT enim CVM VI- CTVS VIDERETYVR- Viîtoremmexiftits qui iniufte occiditur s reum conftituens è quo occi- ditur + SPVGNA Capo XXXXV. 173 E La fpugna aggregata frà i pefci; onde ò fia ftaccata à forza da gli fcogli , gli lafcia imporporati di fangue » ò fuccifa da violento ferro s fi ritira, e ficontrahe. Figurata sù lo fcoglio oue immobile fi mantiene frà iltumultuar delle tempefte ; Refiften- hebbe dal Lucarini; NON DIVELLOR FL V- za + CTIBVS, ideadiperfiftenza y cosìin materia di vir- tà, c d’amicitia vera: come d'animo contumace ne i Madda- mali. Della Maddalena, tenacemente aftifta alle rupi Jena del Caluario ) &àimacigni gelati del fepolcro così Santa Chicfa ; } Brenjari «Adfare non timet crucis Roman. Sepulchro inharet anxia Truces nec horret milites &c. 174 La Spugna premuta da vna mano fù intro- dotta è dire; PRESSA REDDAM; o pure in Traua- terza perfona; PREMIT. VT EXPRIMAT; tale glio Iddio aggraua co’ fuoi caftighi i peccatori» per ef- traer da loro licore di lagrimesdi elemofineyò di con- tritione. Pietro Bercorio lib. 9. Redu&. cap. 107. Pietro num.2. Deus videns , quod i$ti nolunt aliquidde iStis Eercorio aguis abforptis y & auarè aquifitis per largitatem dimittere > folet eos per tribulationes, vel per mortem premere, & fic pro certo quidquid biberant de di- tijs euomere, & dimitrere compelluntur. 175 Ela fpugna per fe medetima di non grane . — pefo; mà quando nell'acque è abbeuerata, riceue; co- Laerime me altri diffe; PONDVS AB VNDIS; nonaltri- menti la virtù dell'anima oranwe ; Ò fia l'energia d'vn valente Oratore » quando dalle lagrime è accompa- gnata; riceue da quelle mirabile auttorità, ed efficacia. Quidio 3. de Ponto. eleg. 1. Interduna lachryma pondera vocis habent + Mà perche l’acque fono figuratiue della fapienza; può Lettera- fignificare queft'imprefa, che vn’anima inzuppata tè nell’onda della fapienza, riceue pefo, cioé auttorità, e ftabilità per mantenerfì contra i fuggeftiui de i vitij, ò dell’erefic, al quale effetto rimirano le voci dell’Eccle- Ecclefiaf. fiaflico cap.15+3. Aqua fapientia falutaris potabit 153. illumy @& firmabutur in illo , cioè come; col parer d*- Gio: de alcuniinterpreta Giouanni Pitia;®Poty fapientie nu- Pila tritus yfirmusy & ftabilis perfeuerabit, perche. Qui Sacra leétioni incumbity contra imminentes procellas, contra hareticorum verfutias firmitatem capit . Pèni 176 Si ritroua vna fpugna » inatto di cancellare i e lenote muficali da vna cartaycoltitolo; MELIORA “SEQVENTVR, per inferire che vn penitente la- grimofo, qual Dauide , la Maddalena &c. leuando dal cuore i caratteri del vitioy haurebbe di poi fcoper- to in quello» le note nobili ed armoniofe della vera virtù &c. Gio: Crifoftomo in Pial. fo. Magna pecca- torum fpongia funt lacryma; lacrymas mitte y & oblitterantur; lacrymas mittey& purus illic liber in- senitur. Siche ben difpone la bontà diuina;che fi co- me da gli occhi, ò curiofi , d lafciui , furono formate» Quidio Gio: Cri- foffemo PETS GIL I. e ftampate nel cuore humano le negre note dell'ini- quità » e della colpa ; così da i medeitmi addolorati, e Lacrane piangenti, fiano quelle note tcancellate, perche ri cuo- re, ottenuta in talguifa la bianchezza dell'innocenza; fia refo degno di riccuere i caratteri pretiofi della vir- ue della gratia, ne i quali fenfi Giorgio Pifida de Mundi opificio ; Sedenim per oculos cum notas turpestrabaty Rurfus per ipfos lacrvmas fundit pias, Egreffione vt cluat sque ingreffe funt. Mentre la fpugna dalla mano humana è riftretta, S'appaga di piccioliffimo fito; mà quando la mano s'allenta , quella immantinenti figonfia , e fi dilata, e come diffe Don Carlo Boffo; LAXATA TVME Natura SCIT. Mentre la natura bumana, dalla prouida ma- humana no d’Iddio fi ritroua riffretta è viue ne {uoi termini, e fi dà a vedere modefta , e moderata; mà quand’ Id- dio allenta la mano, gonfia così difpettofamente, che prefumecontral’iteffo Iddio. Deut.3 2.15. Incraffa Pe#-3>- cus et dilettus, & recalcitravit : Incraffatus pimpin- 5 Quatus, dilatatus . Dereliguit Devm-fattorem funm, & receffit à Deo falutari fuo, Così oue leggiamo Iob 15.25.che l’empio accrefciuto di felicità; Contra Omnipotentem roboratuseft. San Greg. 12. Moral. cap. 22.interpreta. Contra Deum armaturs quia re- bus temporalibus tumens » contra prefcripra verita-"° tissquafi de magnitudine carnis erigitur. | STELLA Capo XXXXVI. 177 I L pefce ftella arde nel mezzo all’acque » e tut- to ciò che tocca fcalda ed infiamma ; al quale l'Arefio foprafcriffle; QVASI FACVLA ARDET; parole conle quali forma lo Spirito fanto encomij ad Elia; Surrexit Elias prophetaquafrignis & verbum Eclefta/. ipfius quafi facula ardebat. Ecclefiafticus 48.1. ed è 48-1. fimbolo di Predicatore feruorofo » quali erano gli A- Predica- poftoli, chericeueronolingue di fuoco; Pro ed fcili tore fer- cet » dice Origene Homil. 1. in Pfal. 38. quod Euan- uorofo gely verbum predicaturi » ignei vigoris deberent "igene gratta roboraris vt anditorum anime flammam per fermonis traducem fumerent . Tale fà San Francef- co » che infiammò il mondo mel feruote della divina carità ; tale San Domenico $ che portò la face in boc- ca, illuminando con le fue dottrine vatiTime pro- uincie ; tale San Bernardo » i cui difcorfì furono così ardentiy che chiunque l’vdiua »s'arrendeua al feruore delle fue perfuafiue; tale finalmente Sant'ignatio Lo- iola huomotutto di fuoco » per illuminare i cuori più tencbrofi, e rifcaldare icuoriye rigidi,ed infenfati &c. Ancolalingua del maligno» qual face accefa nelle fia- Mormo- me d'inferno » arde ; tinge divora, ciò chetocca. Es T3tore lingua ignis eft vniverfitas iniquitatis; lingua confti- Tacob. 3.6 turcur in membris noftrissque maculat totum corpuss & inflammat rotamnatiuitatis noftre inflammata à gebenna Tac. 3.6. 178 Ilpefce ftelia abbruciatutto ciò che tocca; TANGENTEM ADVRIT ; così la femmina , col Femina femplice contatto »incendeye divora. San Girolamo Epiit.47. Sicut fupa vbi ignemaifecit fatina accen- S.Girdla- ditury & non opus eftmultaopera; fic femina mafcu- m li corpus contingens, non opus habet multo labores fed fimul vt contingits ffatim habet latenter incenfane voluptatis fcintillam. Anco il cattiuo effempio ab- Efempio bruccia, e guafta ciò che tocca; Onde Giuuenale Sa- camtiuo tyr. 14 i Welociuss & citius mos Gimeht, Corrumpunt vitiorii exempla domefticaymagnis È Cum fubeant animos anthoribjas è Arde Giors. Pifida Iob 15. 4 S. Grego« ST ELL AR Capo XXXWXVI. 179 Ardenelmezzo all’acque il petce ttella, mà però nonluce ilche dichiara il titolo; NON LV- CET, ET ARDET; edinciò può efler figurativo Fuoco in del fuoco infernale » che anch'effo tormenta con l’ar- fernale furay mà non confola conla luce ; ed anco può queft’- Amante imprefa dimoftrarne vn amante feruorofo » mà fecre- modelto to» qual era Olindo ; di cui Torquato Taffoy nella Ge- rufalemme Liberata C.2. ft. 16. così; Talfo Ei che modettoè sì, com'effa èbella , Brama affai » poco fpera » e nulla chiede; Ne sà {coprirfì ò non ardifce » & ella o fprezza, ò nol vede ò non s’auuede ; Così fin hora il mifero hà feruito non vifto » ò malnoto, ò mal gradito + 180 Arde quefto pefce , netutta l’immenfità del- l'occano può fpegnere i fuoi feruori; NEC PON- TV$S EXTINGVIT ARDOREM; gero- glifico viuo d’vn cuor amante poiche ò fia d'amor profano accefo » ò di carità fourana : non v'è contra- © , ò potenza auuerfaria valeuole ad eftinguerlo ; Cant.8.7. AQV RE MPV LT E NON, POT VERVNT EXTINGVERE CHA RITATEM ; nec Amor flumina obruent illam je certo» fe dell'amor profano; profano Seneca in Hippolit. Seneca Hac regna tenet puer immitis 5 Spicula cuius fentit in imis Carulus vndis grex Nereidum » FLAMMAMQVE NEQVIT RELE- VARE MARI. Mî fe della carità verfo Iddio, Sant'Ambrogio lib. de S.Ambre ]faac cap. 8. NYLLA DILUVIA palfionum sio. CHARITATEM EXCLV DERE POS- Carità SY NT nulla eam acerbitatum flumina inunda- re . Sicut enim arca in illo mundi dilunio totius or- bis fpatijs innocua ferebatur; ita & tuaduerfus om- nium tentationum fluétus immobilis perftas . 181 Don VincenzoGiliberti ne rapprefenta que- fto pefce nel mare e prefupponendo che iui arda ed abbruci tutto ciò che à lui s’accofta gli foprapone il titolo ; QVID IN ARIDO? Dirvolendo : fe quefto feruore tanto può 3 ftando circondato da con- trario elemento » ed operando in materia mal difpo- fta: che farebbe poi fe operaffe interra, ed inmate- ria atta à concepir gl’incendij? E può feruirqueft’im- prefa ad infinuare l’efticacia della diuina gratia; che fe quefta rifcalda » ed incendei cuori del Pubblicano » della Cananca, della Samaritana, mentrenuotano nel pelago della malitia e della colpa : quanto maggior- mente operarà in vn cuore purificato » e fanto è Così anco può applicartì l’imprefa è Santa Francefca Ro- mana, à Sant'Ignatio Loiola ; e fimili con quefta for- ma; cioè à dire; Se quefti Santi ftando anco nel fé- colo » fplendeuano come fe foffero brillanti ftelle del Cielo » non che ftelle guizzanti del mare , e rifcalda- uano ; col proprio feruore chiunque in loro s’affiffa- ua : quanto maggiormente doueuano ciò operare en- trati nella religione » ed vfciti affatto dal mar del fe- colo » e del mondo? i 182 Aqueftopefce fù foprafcritto; A LVCE PRIMORDIA DVCIT, alludendofi è mio credere alla chiarezza » che in lui rifplende » fino dai fuoi natali ; e feruirà per vno che cominci le cofe fue da gli effercitij di pietà, e di religione. Configlio , che Sinefiofuggeriua adogni buon prencipe ; Pie- tas primum fubfternitor , fulcrum » & crepido » cui firmiter infiftat fimulacrum hoc regni. Così di Sci- Tis.Liwio pione Africano fcriffe T. Livio. Ex quo togam viri- lem fumpfit » nulla die vllam publicam privatamque remegit » quam in capitoliumiret , ingreffufqgue adem confideret &c. E di San Tomafo d'Aquino raccon- Gratia diuina Religio- ne Sinefio 231 tano gli Scrittori, che non mai entrò in catedra feS. Toma- non col dipartirfi dall’oratorio » ò dall'altare . fo d'A- q T-E-S TIRI RE Capo XXXXVII, 183 € Cipione Bargagli perfua moglie» figurò la S teitugine oil on TAC ÎTÀ D E N. Donna TRO AL GVSCIO OGN'HOR SICVRA, ©! proponendo le due virtù , che del tutto fono necef- farie per mantenere l’honeftà della femina ; cioè il fi- lentio » & la ritiratezza. E certo quanto allateBtuggi- _.. .... ne T. Liuio lib. 36. n. 32. così ; Tefudinem vbi col= Lita kilo leGta in fuumtegmen eft » tutam ad omnes iftus effe ; vbi exerit partes aliquas > quodcunquenudanit > ob- noxium atque infirmum hbabere ; quanto all’applica- tione dell’Impréfa ; L’Alciati Embl. 196. introdu- ce Cupido à dialogizare con la ftatua di Venere, che da Duse fù fcolpita, con la teftuggine fotto ad vn piede ; AlmaVenus squenambaec facies ? quid deno- tat illa TeStudo » molli quam pede Dina premis è Me fic effinxit Phidias y (exumque referri FamineumnoStra iuffit ab efficie . Quodque M ANERE DOMI, &TA- CITAS decet effepuellas Suppofuit pedibus talia figna meis. Che fe la femmina vuol effere e loquace , e vagabon- da; ecco l’honeftà precipitata » diffe vn perito ; Famina» que loquitur multum , paftrmqueva- gatur Saltat s & in cunttis defidiofa locis » Queg; vel ignotos nimis ambitiof1 falutat s Siquidagat, queras: appetit illa mares . I Seneca riconofce nella pouertà la ficurezza » ftandofi Pouertà quefta ritirata entro humil cafa, che dall’altrui infi- die non é trauagliata . Nell’Ottauia ful fine. | —————e— Benè paupertas Humili tetto contenta latet . Quatiunt altas fepè procelle Aut euertit fortuna domos . Prudi 184 Il Capaccio introdufle la teftuggineà dire ; dela INTRA ME MANEO , cd inferifce perfo- "94€ na difcreta cheftà ne fuoitermini > e non sauuanza più di quello che deue; della qual virtà Giufto Lipfio __ lib. 3. Manudutt. differe. 10. Compofite mentis fi- Giufto gum eft » fecum poffe morari & confiftere . E può Fio anco addattarfi è perfona che aftratta dalle comma- ___ nali frequenze , ama la ritiratezza, e gode di viuere Ritira» à fe medefima ; nei quali fentimenti Seneca Epift. 1223 10. Siceft» nonmuto fententiam. Fugemultitudi- Seneca nem» fuge paucitatem, fugeetiamvnum. Non ha beo cumquo te communicatum velim - Non inuenio cum quote malim effe » quam tecum + Andrea Alciat. Giowanni Thuil. ibi Seneca 185 Efcedalle leggi della buonaimprefà la pit- tura d'vna teftuggine » guernita d'ali » che ftà volan- , nante do, coltitolo; AMOR ADDIDIT, alzata, mi pronto perfuado» per qualche mondano, che effendo di fua natura pigroyedinfingardo, diuenne poi pronto, e ve- loce,quando concepì nel cuore fiamà amorofa; poiche MII cue è amore» qui è celeritàyqui è preftezza ». Lampa- 11"5®° des eiuslampades ignisjatque flammarum Cant.8. 6. ocomeleggonogli Settanta: ale eius, ale ignis. Qui namque feruentins diligity dice Lorenzo Giuftiniano K lib. de caît. connub.infine » fatigatur vehementius, Cato quamuis ipfum amoris immenfitas non permittat con- fiderare laborem. Va Afcanio 232 PiBs € \ 186 Afcanio Piccolomini » fegnò la retuggine Maturità con l’auuertbio ; PEDETENTIAM; la done altri fuggeri ildocumento morale; SIC FESTINAN- DV My; infegnando in tutte le operationi humaney à non precipitare le rifolutioni; mà è procedere con ogni maturità » e prudenza . Afcavio Martinengo fan. fol. 1501. Glofî. Magn. Chriflicolam erudiri video è Marti- reStudine, lento gradu ad bumana negotia peragenda ergo —progredi. Anzinonchedallateftuggine, ponero ha- bitante dell’acque » ò della terra : ma dallo fieflo Ver- bo, del Padre» quefta maturità di caminare paffo paf- fo ci fù n.otivata ye perfuafa . Che fe dicena egli ttef- i 3: foloan.3.13. Nemo afcendit incalum sfi qui de» feendit de calo, Filius bominis gui eftinceio . San S- Bernar Bernardo fer:18. ea parwiss & varijscon acuta pon fo deratione offerua; Defcendit autem, difiumefts non cecidit, quiaqui cadit fine gradurwit: qui autem de- fcendit GRADATIM pedem ponit. Sunt ergo gradus in defcendendo : (unt in afcendendo. In de- Scendendo primus quidem gradus eft è fummo cela vfque adcarnem sfecundus vfque ad crucensytertius vfque ad mortem - Vidimus defcenfumy videamus & afcenfum. Sed & ille quoquetriplex effy&® eius pri- mus gradus gloria refurreftionis , fecundus poteftas iudicystertins confeffus ad dexteram Patris. E fele noftre o peratipni , gradatamente 3 econ moto ripo- fato depono efier fatte ; molto più quefta lentezza ri- trouar fi deve in chi è chiamato a pronuntiare giudi- ciarie, deftinitive fentenze contra i delinquenti. Paf- Giudice fo paflo caminar deue il buon Giudice , non folamen- te con l’offeruare per minuto fa forma del giudicio; mà procedendo tarda » e circofpettamente nel defhai- re ,ricordandofi che la fapienza d’Iddio sbenche infi- nita fi riferua a giudicare 1 delinquentis ed al fine della vita loro » col giudicio particolare ; ed alla fine del mondo, col giudicio vniuerfale » nel qual propolito Pier Cri- Vie Crifologo fer. 42. Hec ef? Chrifli magna, larga» fologo folta mifericordia, que iudicium omne in diem fevua- 1 uit vnumy & hbomini totum tempus ad pamtentia Seruauit inducias: vt quod de vitys infantia fafcipity rapit adolefcentia, inuadit inuentus: corrigat vel fe- neltus: & de peccato vel tune peniteaty quando fen- tit iam fe non poffe peccare: tune faltem reatum deferaty quando illum reliquerit iam reatus. Col qua- les'accorda S. Zeno Vefcouo s e Martire Veronefe in Pial. 128. Iufius Dominus ypatiens fcilicet in vItio- nemy diffimulator ad penitentie tempus: non inter exordiainiquitatis promptus ad penam ; fed definendi à criminibus y ferama licet voluntatem peccatoris ex- peétans &c. Anco il Demonio con'effo noi fi porta da teftuggine , poiche nonci s'aunenta addofflo conla vehemenza d’yn fulmine ma paflo paflò e gradata- mente nelle fue maluagge perfuafiue auuanzandofis a non mai fi ripofa » finche non arriui vue difegna ; c l’offeruò San Giouanni Crifoftomo nelle maniere da Gio: crj- quel maluagio tenute con Caino, poiche; Non con- foffomo Sefttm codem fratris illi fuggelfi: ( Hom.87.in Matt.) i Sed priusperfuafit deteriora offerre, nullum iddicens peccatum » Deinde inuidie veneno fuccendity nibil etiam hbinc mali fecuturum perfuadens. Ita SEN- SIM IN EVM ILLAPSYS adcedemfratrisa ad negatione fcelerisimpulit, nec prius ceffanit quan malorum omnium verticem pofuit. 187 Luigid'E@te, Cardinalesfe ne valfe» aggiun- A poco gendole; CVM TEMPORE, effendo proprio “ Apoco. della vera fapienza il portarfi gradatamente all’acqui- S. Bernar fto di ciò che fi brama; Nor enim leuiter ad perfe- do GLionis culmen attingitury dicéua San Bernardo fer2. Pafch.fed paulatim vireutum gradibus ad apicem cha- vitatis per violentiam permenitur, E dallo fteffo Id- Lib. VL dio te ne prendono gliammaeftramenti , che fe bene non repugnaua alla ua onnipotenza; fapienzaye virtù infinita, ilcreare.ilmondo,e perfettionarloe ciò tutto invnfolo inftante » e invn momento; vollead ogni modo; come con racconto iftorico riferifce Mosè , e conftantemente approttano San Giouanni Crifofto- mo Homil. 3. in Gen. , Sant Ambrogiolib. 1. Hexae» mer. cap.7. San Bafilio Hom. 2. inHexaemer. San Gregorio Nazianzeno Orat. 43.e.gli Scolaftici in 2, dift. 12. volle dico adogni modo crearlo con la mifu- ra ye coltempo determinata di fei giorni , facendo in quefti dittintamente apparire gli trè tari del mondo, cioé a dire quello de glientidinullacreati; quello de. gli clementi l’yno dall'altro diftinti ;equello delle crea- ture d'ornamenti accrefciute s accioche e nel primo rifplendefic la fourana fua onnipotenza ye nelfecondo la fapienza infinita se nel terzo la bontà lingolare. 188 I Sereniffimi di Tofcana fì valiero già per I loro Emblema d’vna teftuggine » fu'l doro deila qua- Operatio le s'alzavavna vela gonfia » col foprafcritto; FESTI- ne pru- NA LENTE; ricordando l'accoppiamento della ente celerità ma non precipitofa sconla maturità non vi- tiofamente tarda. Gio: Audeno. è Iudicinm preceps infani iudicis index » Gio: Aux Omnia nec longis difcutienda moris . deno Leone Imperatorenei militari precetti da lui defcritti prima d’attaccare con l’armi le forze del Turco v’'hà quefto ancora . Delibera TARDE) mfi aliqua Leone nece(fitas celeritatem requirit: vbi confuluerissfinul- Imperat. lumimpedimentum fit» M ATYRE facito. 189 Colimo I.Gran Daca di Tofcana portò l'im- refa d’vna teftuggine , che faliua sù la vetta d’vn Maturità monte con la fcritta. TARDE, SED TVTO, fimbolo d'huomo prudente 3 che nell’operare nona corre precipitofo, mà camina pefato , valendofi di configli maturi, e fani. Guido Cafoni Embl. 4. Non la pompa real foftien l'impero 3 Mà la conferua ye a vera gloria inuia Il contiglio fedel, graue, e ficuro D'vna candida mente, amica; c iaggia. Mà l’ardito configlio in fretta nato Da l'impeto de l'ira, e da leggera Confidenza ; é riforto da interefli Privati y cade, e ruinofo tira Nel precipitio fuo l'altrui fortuna. 190 Fufa nelle fuperde porte di bronzo del duo- c,;a mo di Pifa è l'imprefa d'vna teftuggine , foftenutafrà che a gliartigli d’vn aquila volante, col cartello; FEROR tia in Ge VT FRANGAR, alludente alla pompaconlaqua: rutaléme le Crifto fù riceuuto in Gerufalemme, che poi ter- mino nello ftratio tormentofo della fua morte. Seneca ben diceua; cn Ouidquid in altum Fortuna tulity ruituralenat. Quam diffimile , Rex Ifrael; fcriffe Bernardo Ser.2. in Dom. Palm, & non babemus Regemnifi Cafarem? S. Bernar Quamdiffimiles rami virentes, & crux? flores & do Spine ? Cut prius Sternebantur veftimenta aliena : ecce fiuis exuitur, In quefto foggetto è gratiofo quel diftico , Frondentes hodie tantum Chrifte accipe ramos; Truucum qui fupereft mox tibi turba dabit . I verdi rami » horbuon Gesù prendete, Che il noderato tronco in brieue haurete. Quinci apprendano i prudenti è non credere al fauo- Felicità re della Fortuna » che inalza per lo più, perche riefca infelice più yraueye tormentofa la caduta; Beatus qui mon per S. Bafflîà voluptatis inefcationem circumattus ef ad interi- tun » diceua San Bafilio Hom. 1. in Pfal. 1. 191 Bell'idea di chi s'accontenta del fuo povero itato, Guido Cafoni Seneca Conten- tarfi Proprio valore Lodowica Arivffo Religio- o Marc.10. 19. Vita hu- mana TESTVGGINE Capo XXXXVII. ftato » e di godere de gli acquifti procurati da fuoi proprij fudori , è la teftuggine, che fù dà Monfignor Arefio introdotta è dire; ‘VB PARVO,; SED MEO; concetto molto bene efpreffo dal famofo Pocta Lodouico Ariofto » quale hauendofi edificata vna picciola , mà nobil cafayle fece d'intorno feriuere uelto diftico; PARVA > fedaptamibiy fednulli obnoxia » fed non Sordida PART A MEO fed tamen are domus. 192 Perchelateftuggine, ouunque habiti , è fem- pre nella propria cafa » che feco ella porta , l’Arefio lefoprapole; NVSQVAM HOSPITA, ap-e plicabile a perfona Religiofa , che ouunque vada, in ogni Monaftero , come in fua cafa propria è ricoue- rata, e ben veduta. Quì vengono à ferire direttamen- te le promefle di Crifta in San Marco 10. 29. Nemo eft qui reliquerit domuna > aut fratres, aut forores, aut patrem , aut matrem aut filios » aut agros prop- ter euangelinm » qui non accipiat centies tantum nunc in tempore hoc » domos ,& fratress & forores, & matres, & filtos , & agros &c. il qual paffo Caffia- no collat. Abbat. Abrabam slo dichiara de i medefi- mi beni efteriori , iquali i Religioli centuplicati rice- uano inquefta vita &c. 193 Allateflugginetutt’al contrario, il medefì- mo Arefio foprafceriffe ; NVSQVAM NON HOSPITA, cioè che in ogni luogo ella è for- reftiera , perche frà gliaquatili fi può chiamare ani- malterreftre, e frà i terreftri , aquatile . Imprefa qua- drante alla noftra humanità , che ftando in quefta vi- ta, comeinvn continuo pellegrinaggio » ftia ow'ella vuole, non è mai in luogo proprio » mà fempre co- %. Petr.a meincafa d'altri. Obfecro vos tanquam aduenas » Il. Pyal..38. 13- Gio» Cri- Soffamo Traua- & peregrinos > diceua San Pietro 1. Petr. 2. 11. E Dauide; Aduena ego fum apud tes & peregrinus , ficut omnes Patres mei Pfal. 38.13. Ciò che intefe vn prudente che sù la porta della fua cafa fece intaglia- re in marmo quefte parole; 4 Deo mutuum. Nel qual propofito San Gionani Crifoftomo Hom. 2. ad Pop. Sepius rifi teftamenta legens , dicentia. Ille quidem habeat agrorum » vel domorum dominium ; vfumverò alius: Omnes enim vfum habemus ; domi- niumautemnemo. Et fi enim nobis per omnem per- mancant vitam- ; velimus y nolimus » in fine alijs ce- demus ; ipfarumvfu folo decerpto : dominio antemnu- di, & orbati ad illam vitam migrantes. 194 L'offuta fquamasonde lateftuggine fi ricuo- pre; quantole porta d’aggrauio » altretanto le ripar- te di difefa ; ONFRAT , SED ARMAT,, diffe glio vtile l’Arefio: tale l’auuerfità , che ci aggraua » ferue ad au- ualorarci ed à renderci più forti. Giouanni Crifo- Gio: cri- ftomo Ser. 14. de'diuerf. nou. teftam. locis. Anime foffomo è. Cai Oriccne Pecca- qua periculis y laboribus ,& erumnis afflittionis.Dei canfa funt expofita s atque in ipfis enutrite » ferro ipfo » veladamanta folidiores fiunt ) aogenerofiores » & ex eo quod affiduè vexentur » inexpugnabiles ad- uerfarijs redduntur , & inuiftum quendam patien- tie » ac fortitudinis babitum acquirunt »+ Del qual parere fù anco Origene » il quale Hom. 27. in Num. opportunaniente mouepe rifolue quefto dubbio; Quid eît» quod quamuis grandes babeat anima profeltus tamen tentationesab canon auferuntur? Vnde ap- paret, quia velut cuffodia quedam, & munimen ei tentationes adhibentur . 195 Vn animo infingardo ) che vorrebbe vfcir dalvitio, e nonvi fi sà rifoluere » può figurarfi , dice l’Abbate Certani » in yna teftuggine » che fembra di tor pigro. volerfane yfcir dal gufcio; e purnon n’efce; NEC 233 TAMEN EGREDITVR; effetti che pro- uauain fe medefimo Sant'Agoftino , quale Confeti. lib. 10. cap. s. Ita farcina faculisvelut fomno affo- let dulciter pramebar , & cogitationes quibus medi- tabarinte » fimiles erantconatibus expergifci volen- tium , quatamen fuperati foporis magnitudine remer- guntur - Nonenm erat quod tibi refponderem dicen- ti ; furge qui dormis, & exurge a mortuis. Non erat omnino quod refponderem veritate conuittus, nifi tantum verba lenta 5 fomnolenta. Modo » ec- ce modo ; fine paululum: fed modo y& modo, non ha- bebant modum 3 & fine paululum in longum ibat + 196 Enrico Farnete Eburone » ad vna teltuggi- ne , cucinata in vivanda foprafcriffe ; AVT EDE; AVT NON EDE db. 1. Diphtere Elog. 8. e vuol dire » che ficome lecarni della teftuggine moderata- mente mangiate cagionano dolor di ventre; ma poi mangiate abbondantemente rifanano chi da quel do- lore è moleftato ; parimenti; Nec bellum, nec im- perium ineundum nifi acriter ineatur; e che bifogna ò nonattaccar la baruffa » ò attaccandola » profeguir virilmente, econtinuare con tutto lo fpirito fino all- acquifto della vittoria . Il Collettore de gli adagijfi- milmente » producendo vn verfo greco prouerbiale , che fignifica ; Teltudinis carnem aut edas » ant nonedas. foggiungechefialo itelfo; Perinde quafi dicas: aut bellandune eft y aut non bellanduna ; aut ftudendum > ant non ftudendum ; o diportarfi eroica e virilmente » ò nonci fimettere, Nei quali fenfi riefcono tutte fim- patiche le minaccie ; ed i rimproueri d’Iddio Apoc. 3. 15. Ytinam frigidus effes, aut calidus: fed quia tepiduses» & necfrigidusy nec calidus , incipiam te, euomere ex ore meo ; {degnandoti grandemente Id- dio ; ò veramente contra coloro,che hanno il folo in- telletto vbbidiente alla fede, mà non l'affetto feruen - tenell'opere; per iqualimeglio farebbe dinoa hauer già mai conofciuto Iddio, che d'hauerlo conofciuto, e differuito; ò veramente naufeando Iddio quei reli- giofi » che appigliandofi alla via della perfettione , il fanno con la mera velicità , affettando il credito di perfetti » mà nonv'attendendo però con quel feruore chevi fi ricerca. S'appiglino dunque ed ifedeli » ed i religiofi , conrifoluta auidità à cibarfi delle virtà » ri- cordandofi che la doue letepidezze de gli ftomachi ri- laffati , nonfono che abbomineuoli al Creatore: l'a- uidità robufta » ed anfiofa > fi contracambia con bea- titudine infinita; poiche . Beati qui efurinnto & fi- tiunt iuftitiam. Matt. gs. 6. 197 DaMongnor Arefio fù la teftaggine intro- dotta à dire; CONTEGOR, NON CON- DOR; Mi copro » non mi nafcondo ; € ciò con al- lufioneà i Santi contemplatiui » à i quali :l corpo è ca- fa diricoucro ; e nonofcura prigione. Quadra pari- mente il motto ad vno » che entriin Religione; 6 ve- ramente che frà folitarie ritiratezze , goda » feparato dal tumulto del mondo di patfatfene la vita » della qual .ortedi gente Filone lib.de Abraham. Wir bo- nusy vitequiete amatory feceffum querity & folitu= dinem » latere cupiens ynon odio hominum ; eft enina fi quis alins eorumamans ; fed quia fuzity & procul- cat vitia, quibus vulgus deleétatur, gaudere folitum is que dolenda funt & dolereijs que gandenda .. 198. Alla teftuggine ; in atto di caminare io die- di; GRADITVR, NON EGREDITVR. Idea d'animo moderato, ché sàoperare fenza fcom- powertì, od vfcir punto da fuoi termini. Seneca-Epift. 66.dife medelimo proteftaua; Si difpurarem, nec manum iattaremyec vocem attollerem, fed ifta Ora- toribus reliquiffem y contentus fenfiss meos ad te per- V:53 tuliffe S.Agofti- Operar virilmée- te Enrico Farnefe Paul. Manus. Apoc. 3. 15. Matt.5.6 Cotem- platiuo Religio- o Xx Mode- ftia Seneca ‘234 Paby SF: DIVI. tuliffe > quos nec exornaffems nec abieciffem, vt non + Sufanna; Exrarferunt in concupifcentiam eius. San Miniftro deleétent verba nofira» fed profint. Quadra quett’- di Pren- imprefa advn Miniftro di Prencipe , che camina per Spe Jo fentiero delleleggidel fuo Signore; e non traualica, e non eccede oltre Il fuo potere, e douere strappalfan- do i termini dell’equità, e della rettitudine. Moisè con fimili protefte chiedeua il paflaggio al Ré d’Edom ne fuoi paefiscosì per sé, come per tutto il popolo Ebreo; Num.20. Obfecramusyvtnobis tranfire liceat per terramtuam. sd Non ibimus per agrossnec per vineas , non bibemus aquas de putets tus, fed gradiemur via publica ynec ad dextramy nec ad finiftram declinantess donec tran- feamus terminos tuos. Num. 20. 16. &c. 199 Si ritroua la teftuggine col motto; AD LOCVM TANDEM; pervno che dopo molte Arriugre fatiche era giunto al pofto che defideraua . Mà il loco proprio di tutti gli enti creati, al quale sincaminano à dirittura, è la diftruttione, la confumatione;e la mor- te. Ilche non folamente s'auvera negli animali che dalle qualità contrarie de gliclementi fono combat- tuti, ed abbattuti; mà nelle Città , nelle Republiches e ne gl'Imperij iftef. Quindi Seneca Epift.71. Certis eunt cunta temporibus : nafti debent, crefceresex- tiugui, Quacunque vides fupra nos currere, & hac quibus innixizatque impofiti fumus, velut (olidiffimis, carpentur s acdefinent. Nulli non fenettus fua eSt. E più di fotto. Omne humanum genusy quodque efty quodq; erit,morte dammnatum eft.Omnes que vfquam rerum potiuntursvrbes » quaque alienorum imperio- rum magna funt y& decora vbi fuerint aliguando quaretury & vario exit genere tollentur &c. 200 Leteftugginidel mard’India, fotto iraggi del Sole,s'alzano a nuoto, arefpirare dell’aria tepida, & a deliziare a galla. Ma di fouerchio trattenendofi, il Sole sì fattamente le diffecca s che più non poffono tuffarfi nel pofto primiero. Vna di quefte inaridita dalla sferza del Sole» che la percoteuashebbe il motto; Piacer IMMERSABILIS, ce dal Ferro; L’ARDOR modano M'ARSICCIA , E MI TRATTIEN DI SO- PRA. Non altrimenti dice il mio Afcanio Marti- nengo » che fì lafcia infuocar il cuore dalla voluttà del fenfo , dal mondano piacere , ò dalla caduca bellezza» quand’anco voglia, mal può ritornarfene alle fue folite Aftanio ritiratezze, e mortificanioni ; T'eftudines, filaxatè fe Marzi- vadio folisexponunt , adeo exficcantury eneruanturq; nengo VI in gurgitem redirenon queant ; ita qui illecebris carnis nimis fe allici permittets adeo amore deuioy mundanogue enermabiturs ve vix ad fuam confisetam mortificationem » atque vita duritiem redire poterit , Glof. Magn. fol. 1501. 201 Lateftuggine inaridita fotto il Soleyche più non può fommergertì, dall’ Abbate Ferro fù introdot- ta a dire; L’ARDOR MI TIENE, OVE L’ARDIR MI SPINSE; è veramente; GIA TROPPO ARDITA, HOR TROPPO AR- DENTE IO SONO; come che in perfona d'va mondano voglia dire. Troppo ardij,mettendomia vagheggiar quella bellezza, perciò con giufta pena io n'ardo, Mael’vno ; el'altro verfo ben quadrano così all'anima dannata ; come al demonio; che fe pri- na ardirono di folleuarfi contra Dio ; hora ben giu- ftamente dall’eterno ardore fon cruciati . 202. Altri più fuccintamente alla teftuggine in- Amante fuocata e deficcata dal Sole foprafcrifle ; ABS V- profano MITVR ZSTV, fimbolo di perfona lafciua , che fi lafcia infiammare y ed infiacchire dalla concupifcea- za» che qual fuoco fe gli accende al cuore fotto l’afpet- todicolci sch'egli chiama fuo fole; della qual trafe anco fi vale la Sacra Scrittura, dicendofi in Daniele al 13+8. sche quei vecchioni in vedendo le bellezze di Seneca Amante protano Anima dannata Giouanni Crifoftomo Hom.3.de Verb.Ifa 771 ignis, Den.1 3.6 vbi fenum arripuerity nihil moratury fed (imelvrar. Gio: Cri rigit materiam, accendit flammam, itidem & ignis Pomo concupifcentie, fimulatque per oculorum intuirum elegantemattigerit formam, protinusexurit animam TONNO Capo XXXXVIII. 203 TL Tonno, quand’é piccino;ftà fempre accom- I pagnato congli altri ; mà quand'è crefciuto ; trafcorre folo à fuo talento per l’acque; SOLVS | IAM GRANDIOR ERRAT. Il Prodigo Prodigo effendo fanciullo ; ftette coifuoi progenitori e do fualige- meftici nella cafa paterna, mà crefciuto in età » fi die sco de ad aggirarfi » e folo, e vagabondo per iftranieri — paefi. Pier Crifologo Ser. 1. A dolefcentior iSte pla Pier Cri- ne non etate; fed cenfu : qui congregavir bona pa folago tris 3 & abyt longè plus mente quar loco : vt dato non accepto pretio ,mifera fe venderce feruituti , per- dendofi in folli vaneggiamenti » ed errori. î TORPEDINE Capo IL. 204 9 A donnefca bellezza » che rende ftupidi » ed attoniti i Mondani s tenendogli aftratti dal- le più grani cure, edoccupati in procurarne con ma- niere accorte, infidiofe il poffeffo, può raflomigliarti Bellezza allatorpedine ; la quale rende ftupida la mano del pes. dOneiea catore » che tenta di farne preda; STVPEFACIT INSIDIANTES. Luciano nel Dialogo; Imaginesy Luciano di sè medelimo così ; 77:/a fumma forma muliere: parum aberat quo minus ego faxum ex bomine fattus fim s/peétaculi admiratione rigore attratto . SanGre- gorio Taumaturgo in Ecclefiatîen dicena anch’effo. Gregoris Mulier fi manu fola contingat , tenet; fin amplexe- Tauma- tur , vinculis trait. Ici Run: 205. Chi diceffe della Torpedine; STVPEFA- CIT TANGENTES,; elprimerebbe il danno Compa- che porta vn vitiofo à i fuoi vicini, contaminando , SM2 VI ed offendendo chiunque è lui saccofta. Afcan. Mar- N19fa tineng. fol. 1483. Torpedo, que quos attingie ffu- 4fanio pore inficit yitmpy animieft indicium y ac ficura y qui Marsi conuerfatione =, quafi contagio , ceteros fadar » & nengò necat. Verità da Seneca beniffimo conofciuta;il qua- le nel lib, de tranquil. animi cap. 6. ricercando di qual forte d’amici noi habbiamo è prouederci » rifpende, che di quelli appunto , quos fowicer vacuos, quan- Seneca tum fieri poterit & cupiditatibus elicemus: ferpune enim vitia foggiunge #@ #2 proximum quemque tranfiliunty > CONTACTV NOCENT; itaque vti in peftilentia canendum eît , ne corupris iam corporibus , & morbo flagrantibus affideamus , quia pericula trabemus » afflatugue ipfo laborabi- mus , ita in amicorum legendis ingenijs dabimus ope- ram, vt quam minime mquinatos a[fiwmamus, 206 Bernardo Taffoyalludendo alla mano del pef- catore,che afferra la torpedine;le foprapoie; E PRE- DA STVPOR; edil Camerario fece l'applicatione Donati» col dire; MVNERA SIC ANIMVM. E neluo vero non tanto refta ftupido il braccio del pefcatore è inafferrando quefto pefcey quanta colui,che riceve i donatiui . Pietrodi Damiano Ep.23. Acceptis mi Pier Da neribus fi contra datorem quid agere volimus: mox miano in ore noftro verba mollefcunt , locutionis acumen obtunditur ; lingua quadam pudoris erubefcentia pre- peditur. Mens quippe percepti muneris confcia , de- bilitat sudicialis cenfure vigoremyreprimiteloguene ne : T O R_P/E3D I tie libertatem. Similmente vn Poeta. Anne manus torpent tibi cum clam munera fumis è Non fentis? Certe mensy animufaue fiupent. 207 Benche molto pigra fia la torpedine, diuora ad ognimodoi più veloci pefci , che fele accoftano, perche diffondendo vna tale qualità d’intorno, gli ren- de fiupidi »etanto mal difpofti a mouerfì ) che refta- no fua preda . ‘L'Arcfio per tanto, inlei riconobbe vn ritratto di feminalafciua , ele diede ilmotto; NON SALVABITVR VELOX, poiche tanta è lamal- uagità del veleno ; ch'ella trasfonde ; che per fino i più agili» e più virtuofi reftano dalei colti; onde ò non fuggono» ò fuggendo portanoJgeco la fuainfettione. Ciò che offeruò Sant'Ambrogio lib.1.de Peenit.c.14. Nofmetipfos videamus diligenter s ne dum illam fu- gimusynobifcum cam portemus. E San Cipriano lib, de fingularit. Cleric. Z’idemus exinde interitus pluri- morum. Quanti & quales Epifcopi & Clerici, fi- mul, & laici, poft confe(fionumy viftoriarumque cal- cata certamina, poSt magnaliay & fignay vel mirabi- lia v/quequaque monStratay nofcuntur cum bis omni- bus naufragalfe » dum volunt in navi fragili nauigare. Quantos leones domuit vna muliebris infirmitas de» licata: qua cum fit vilis , & mifera» de magnis efficie pradam) TROTA Capo L. 208 gue quefto nobil pefce ; portarfi fempre contra l’impulfo della corrente» ed ue ca- dendo trabboccano l'acque » iui gode di falire, e d’au- X* vanzarfi; Quindimi parue che dir potefle ; IN AR- finimo DVA NITOR idea d’animanobile, e generofos genere” che incontra di buona voglia le difficoltà , perche 9 maggiormente rifplenda il fuo valore . Seneca tocca uefto particolare» benche con metafora differente nell'Epift. 39. Quemadmodum flamma furgit in re- ftum, iaceresac deprimi non poveStynonmagis quam quiefcere :itanofter animus in motu efts co mobiliora Pecca- & afuofior quo vehementior fiserit . Conuiene an- tor per co l’imprefa a peccator contumace;che camina contra cinace Pimpulto della divina gratia ; dicendo a tal forte di 15.7.51 gente S. Stefano ; Dura ceruicey & incircumcifis cordibus , & auribus, vos femper Spiritni fanéto reft- Iob 15. Stitis AR. 0.7. j1.e Giobbe 15.26. Cucurrit aduetfus Donra lafciua Ambro= gio Cipriana Seneca pla Deum eretto collo. % 209 Diconochelatrota fi pafce d'oto; le fopra= {criffi per tanto; AVRVM ALIMENTA MI- NISTRAT; ò veramente; DAT PASTVM AV- REA SEGES; ò pure; EFFOSSO NVTRIOR AVRO; motti molto proportionati a chi fi tractie- Studiofo nes pafcendo l’intelletto nel riuoltare i libri delle Sacre di cofe Scritture od i volumide i Santi Padri; poiche in que- facre fticiviene appreftata non la menfa di Mida, che of- frendo cibi d’oro» lafciaua ilventre digiuno » ma cibi d’oro, che nutrifcono se dilettano a marauiglia chiun- que fe ne pafce . San Teodoro Studita Ser.78. Nobis quidem , cen opipara quadammenfa prebita dottrina Sanétorum e$t , alio hinc fermonem » quafi quafdara condiente cupediassinde alio velut anrumdinina mo- lienteverba» ac ferio alijs » alyfque hincy & inde ac- clamationum delicias comparantibus ; zio Oflerua Elianolib. 1. cap.g.de Animal. el’i- fperienzal'approua » che la trota non temegli hami ; od il filo pendente dalla mano del pefcatore » poiche auuanzandofi ardita contra il filo » con l’acutezza dei denti lo rode, e lo fminuzza, in riguardo alla quale + proprictàlediedi; VINCVLA KIDET; qua Teodoro Studita N3E ‘Capo IL. 235 drandole anco it titolo foprafcritto alla colomba ; DIRVPTO LIBERA VINCLO. Sanfone anch’- Sanfone. . effo {i burlana delle ritorte » e le ftritolaua come fe Crifto foffero tele diragni ; ed il Figliuol d’Iddio circonda- riforgé- to dall'infidie della morte » edell'inferno; Concrimt te . portas areas, velies ferrcos confregit. P{.106.16. PI: 106. I6. VESCOVO Capo LI. 211 È Vizza nel mare vn pefce, chiamato col no- me di Vefcouo » poiche in vedendolo mol Vefcouo to fi raliomiglia advn Prelato, pontificalmente vef. Inetto tito . Monfignor Arefiolo fcelfe per tanto , è farne imprefa di Vefcouo inetto » foprafcriuendogli ; . SPECIEM NON VIRTVTEM; dal qualconcet- Ippocri- ro guari non fi difcoftal'Eprigramma di Giovanni ! Geometra per vn Ippocrita ; Idolum s & qui fe fe oftentat inaniter » vnum Gio: Geo- Efficiunt : auro nam fimulacra micant . metra Cum pice finta & piena luto intus: fic quoque @' ifle Cum facer extra fit, nontamenintusis cht . 5 Godono queîti tali, direbbe Cornel. Tacito lib. 4 Appa:e- Hift. d'eflere aggregati; Inter claros magisy quam in = : ter bonos . Ben è vero che Abfalone Abbate così ti 7,7,” corda . Nemofibi blandiatur (Ser. 8.) de bona fPe” gbrelone exterioris connerfationis » formam pietatis foris pre- qbbase tendens in bonis operibus » fi confcientia crimino- fa eh » fi defiderijs carnalibus intus affuat 3 fi odio è vel inuidia, caterifque vitijs fpiritualibus intus ob- Seffus eht, quia bonis exterioribus Chriftus non pa- fcitur» que charitatis pinguedine non informantur E San Gregorio Papa Hom. 17. în Euang. con parole tutte miracolofe inquefto propofito. 4dperamno- S.Gregs- Stram Epifcopi vocamur , qui honoris NOMEN,» rio Papa NON ZIRTYVTES tenemus. VITELMARINO Capo LII. 212 Nnfen il vitelmarino, a ricercare adhe- È n renza nei trauagli poich'egli frà le tem- Adheré- pefte tuole appoggiartì allo fcoglio , cue prende fa- 73 poriti, e quietiffimi fonni. Intal’atto portò ilmot- Quiete to ; SIC OVIESCO; ò comedifie il Camera in Dio fi rio; SECVRE. Chi brama d’afficurarfì frà le tEOU2 fttauolte de i mali, ‘adherifca al grand’Iddio » che dalui» ed in lui ritrouerà ficurifimi ripofi +. Dioni- gi Richelio fpiegando quel luogo de i Treni cap.1.8. Peccatum peccauit Ierufalem > propterea inftabilis Thren. 1» atta eSt. (criue: Conquiefcere fudeamus in Deo; 3. ipfe eftenim finisnofter; adquem femper refpicere eni & adfpirare debemus : in quo folo vera, & falu- i taris quies confiftit &c. 213 Rumoreggino pure le tempefte, che il Vi- telmarino » mentre appoggiato allo fcoglio hà prefo fonno , non écheda tanti tragori pofla ellere rifue- gliato; NEC RVMPITVR QUVIES. Talevn Intrepi- animo intrepido » e grande » fucceda ciò che fi vuole, dezza non perde mai la quiete del fuo fpirito ‘ Di Francefco Sforza Duca di Milano, fcriue Gicoroni Simonetta lib. 31. che trouandofi in campo » benche d’auanti al fuo padiglione le foldatefche faceffero altifimi ftre- itiy ò ftrideffero letrombe » è fi ripercoteftero itam- Bari dfi fcaricaffero arcobugi , ille altiori videbatur Gio: Si- teneri fomno, nec modo ferebat equo animo que fie- monersa rent, fed letabatur . Così nel 1.capo di Giona, men- tre le tempefte orribilmente commoffe fi dibatteuano per fobbitfar quella naue ; i nocchieri perdevano e l'ar- te) ce 236 PESGI te»el’ardire, e già crafi fatto getto delle merci per fal- var le vite dei naviganti; Giona addormentato golle- Ter.1.5. uaimperturbabile quiete, dormiebat fopore grani; nel S.Girola- qual luogo San Girolamo. Propheta mens fecura de- mo fcribitur : non tempefiate, von periculis conturbatur eundem Sin tranquilto,&® imminente navfragio ani- maum gerens. Denig; aly clamant ad Deos fuossvafa progeinmni : nititur vnufquifque quod poteft:-iffte tam quictuseft, & fecurns, animique-tranquilli, vt ad na- uis interiora defceudens » fomno placidiffimo per- fruatur . 214 Diconoi Naturali, che quefto pefce è mol- to amico dell'uomo : che però tal:volta alzando le voci fuol falutarlo ; c fedall’huomo è chiamato, pron- tamente rifponde. Pertanto il Ferro gli foprafcriffe; Précipje ES RESPONDERE PARATVS , rapprefen- benigno tando con queft’imprefa la benignità, ed affabilità, con la quale Maffeo Cardinale Barberino, che fù poi Vrbano VII. atcoltaua chiunque veniua a {upplicar- lo,atuttiripartendo gratie efodisfattioni. Splen- dette quelta virtù in Dauides del qual Sant'Ambrogio S.Ambro lib.2. offic. cap.7. Quid fanétus Dauid eleétus ex om- zio uibus aa plebem regendam, quammitis, & blanduss Lib. WII | bumilis fpirira, fedulus corde facilis affata ? Splen- dette in Aleflandro Seaero,dei quale Lampridio; 74n- Lipridie te moderationis fuityvt nemo vaquam ab eius latere , febmonereturs ve oranibes fe blandum, affabilemque praberet. Splendette in Conftantino Magno, del quale Nazarionel Panegir. Quid facies aditus ? Quid Nezario aures pattentifimas è Quid benigna refponfa è Quid vulium ipfum augufti decoris » granitati bilaritate permixta Ge. ài 215: Vnpeccatore;chefrài timori della confcien- Za pertarbata; e reamon fi rifuegliaspuò figurarfiy di- cel’Abbate Don GiacomoCertani, nelviteimarino, che battuto :dall’ondecommoffe del mate s fe ne fià Pecca-. iminobilmente applicato allo fcoglio, continuando tor olti- fenzaveruno interrompimento i fuoi fonni , e porta i Mato |», € motto; NEC. FLVCTIBVS EXCITOR, Cos !'pido Rufino fopraie parole del Salmo 75. 8: Ab increpa- PAL. 75. tione tua DeusTacob dormitanerentomnese&re-fcriue & Ecce ipfe DeusIacob increpat peccatores, Intonat Rufino iras fuassminatur indiciumy minatur aternales pe- nas. Inter tanta tonitrua adhbuc dormiune s adbuc vitam-veterem nolunt damnarey neque in nowam vi- gilare + i Pi i Il fine del fefto Libro. D'EÙE 237 DUEL MONDO SIMBOLICO LIBRO SETTIMO: SERPENTI, ET ANIMALI VELENOSI. Amfifibena cap. I Afpido cap. 2 Bafilifco cap. 3 Drago cap. 4 Idra Cap. 5 AMFIS Rofpo cap. 6 Scorpione cap. 7 Serpe cap. 8 Vipera cap. 9 IBENA Capo I ' L'Amfilibena vn ferpente , guernito di due tefte, vna annefTa al collo » el'altra all’- eftremità della coda ; della quale perciò fi valfe Monfi- gnor.Arefio » per tipo di per- fona doppia » col motto ; DVABVS VIIS INGRE- DITVR, concetto tolto dall’Ecclefiaftico cap.2.14. Ecclefaf. Va peccatori terram ingredienti duabusvijs; E dal 2.14. Padre SanGregorio Papa 1.Moral.cap.12. applicato Ippocri= a colui, che vuol feruire a Dioyed al Mondo. Duabus quippe vis peccator terram ingreditur , quando & Dei e$t,quod opere exhibet y 4 mundisquod per co- gitationem quarit. E San Bernardo Epitt.249. Cla- mat ad vosmea monftrofa vita, mea &rumnofa con- fcrentia. Ego enim quedam chimera mei feculiy nec clericum gero snec laicum. Nam Monachi iamdu- dum exui conuerfazionem , non babitum « 2. L’Abbate Ferro fece imprefa dell’Amfifibenas colcartellone; AD LEDENDVM BICEPS; alla quale il Padre Don Giacamo Certani diede; GE- % MINO INFICIT ORE; edio; MORDET VTRINQVE; e patmi che in quefta al viuo fi rap- Maligno prefentivna perfona di natura maligna, che aperta,ed occultamente in prefenzayedin abfenza, ò fi pigli con le buone,ò conle cattiuesfempre ftà sù l’offendere » e ful pregiudicare . Da quefti fenfi, e concetti guari non fi dilonga la vifione di San Giouanni nell’ Apo- Apo. 9. califfi cap.9. num. 19. Poteflas equoruma in ore eo- 19. rum efts & in caudis corum: nam caude eorum fimi- les ferpentibus babentes capita: & in bis nocent, nel qual luogo il mio Concanonico Riccardo di S. Vitto- Riccard. res Os fignificat fuggeftionem manifeftamy cauda oc- Fissorino cultam fraudolentiam; & mali dum non pofunt orey cauda nocent : quia conantur occultè perficere quod non valent apertò. Alcibiade Lucarini y all’Amfifibena foprapofe ; Pruden- ET RETRORSVM ASPICIT; che dimoftra 33 prudenza » diligenza, vigilanza, è circofpettione y Doppiez za nel qual fenfo Dauide ; Cogitavi dies antiquosy & Pfal. 76 annos aternos in mente habui &c. Imprefa che appli- &. cata in cattivo fenfo » ferucad vn peccatore , che ti- Ritorna- torna con l'affetto ) e coldefiderio alla vita paffata , 5° diffetto offeruato e caftigato nella moglie di Lot » la quale; afpiciensretro verfaeft in ftaruam falis Gen. Gen. 19. 19. 26. » nel qual luogo Ruperto Abbate; Hire ad 26. pamtentes egregium fit documentum , ne ad prioris vite fcelera oculos » animofque retorqueane , prop- ser pericalum certum relabendi ; nel qual argomento ben copchiude contigliando il Padre Sant Agoftino in Plal 83. Liberati ergo 4 Sodomis praterita vita, non refpiciamus retro . s ASPIDO Capo II. 4 Ccorgendofi l’atpido , che l’Incantatore » con A la virtà delle fue voci > fia per aftringerlo è ciò, che meno ei vorrebbe » fuole accoitare vno de gli orecchi alla terra , eturar l'altro con l'eftremità della coda. In tale atto fi ritroua con varij motti fe- gnato. Fù chi glidiede; MENTEM NÉ LEDE- Pruden- RET AVRIS; Altri; NE CORRVMPAR; 23 ed Altri; AB AVDITIONE MALA. Sci- pione Bargagli gli foprafcrifle ; NE LEDAT CANTVS; non vi mancando chi l'introdufie à dire. ALTRO SCHERMO NON TROVO; CHE MI SCAMPI; tucti motti che fimil- mente n’ammacitrano ad elfer cauti, ed à chiuder |- orecchio alle voci perniciofe dei maldicenti » dei mor- moratori » eretici &c., e dell’impudiche Sirene. San Gregorio Nazianzeno con allutione alla fauola d’Vlif- fe, che liturò gli orrechi conla cera s per nonlafciartì perfuadere dal canto inlidiofo delle Sirene » diceua; Occlude cera orattioni anres leut 3 Li delicatis , mollibufque cantibus . Ilmio Cuncanonico Vgone di San Vittore lib. 2. de de Beftys cap. 30. Scritie opportuno. In afpidum na- pgon tura efi quadimitemur s ve contra fyrenum apc vo- Fittorino upra- Cautelì Gregorio Naziam. 238 lupratumillecebras , & fraudulentas blanditias inte- rioresoccludamus aures, vt fimusinata verbum Do- mini predentes vt ferpentes . S Nellafbido; che fi tura gli orecchi $ pernon Oftina- lafciarfi vincere dall'humane voci s io riconobbi vn tione p&ccator pertinace ; che volontariamente s'indura, ed afforda alle voci d’Iddio , e de fuoi ferui , dando- gliilmotto; NE CANTVIMOVEAR. San Pietro di Pietro di Damiano lib. 2. Fpiftola 18. Afpis > quo- Damiano niom incantationibus aures obturat , obftinate men- tisinobedientiam fignaf. Vigorie Vittorino fimilmen- te Inftitut. Monaftic Ser 54. Afpis peccatorem re- Cè fignificat » qui in pravara confuetudinem fuam, trufus » pertinaciter renititur, ne iuffis monitis ac- quiefcat . Dauide co imedefimi fenfi ; come offetua- no Teodereta , e Caffiodoro inferì anch’effo l’ofti- nata fierezza del Ré Saule , quale fe bene dal povero Dauide conbitmili affettuofe preghiere fù fupplicato: ad ogni modanon mai s'intenetì y sarrefe ) ò ficom- Pfal. ST. mofie. Futor illisy diceua nel Sal. 57. s- fecurdum fi- s militudinem ferpentis: frcist afpidis furde, & obtu- rantis anres fuas; qua non exaudiet vocem incantan- tiumy & venefici incantantis fapienter. Nell’ifteffa maniera fi dipottarono anco i Giudei .,.i quali vden- do le prediche di Santo Stefano; Continzerunt aures Sfuas AX. 7. 56. i 6 Mosifignor Arefio, offeruando che l’afpido » quando ferifce , fuol fare picciola puntura s e chetraf- fondendo ne i corpi humani non sò quale foporofa dolcezza , aftrahe dafuoî fenfi il ferito , e quafi fenza ch'egli fen’accorga lo fofpinge alla morte, ne fece Mormo- imprefa di Medico homicida, col motto; MORDET ratore IN SILENTIO, parole che il Sauio fcriffe del mor- Vgon Vittorino LEF.7.56 Ecclefiaf moratore ; Si mordeat ferpensin filentio, nihil eo mi- IO.II. . N è ls spo di nus habet qui occultè detrabit. Quanto poi alla facili- Pedie; tà; conla quale il Medico può pregiudicare à i corpi ta humani. Plinio lib.29.c.1. de i Medici così; Difcunt Plinio Dericulisnofiris, &experimenta per mortes agunt : Medicog; tantum hominem occidiffe impunitas fum- ma eft. Quinimo tranfit conuitium , & intemperan- tia culpatur &c. Plutarco in A pophteg: Laconic. ri- ferifce , che Paufania s effendo riprefo da vn amico, perche egli dicefie male d’vn Medico, che non hauena Plutarco in alcuntempo già mai ifperimentato ; Si expertus cum c[]em rifpofe; non viserem + Lo iteffo Paufa: nia; ad vn Medico , quale con efio lui di rallegraua di vederlo giunto è vigorofa vecchiaia, rifpofe che ciò era feguito; Quiate non adbibur medicum . Ed Adria» no Imperatore, non fenza cagione fece fu'l marmo fcpolcrale della fua tomba intagliar quefte parole ; Moltitudo medicorum perdidit Cefarem. Nel qual ; propofito Girolamo Cardano , medico peritifimo Girolamo |;b, de Methodo Medendi cap. 100. Cumplures ab Cardano + Ri “i y ; ia fr indottis (medicis ) longè occiduntur , alioquin vitta- risquammorituriaberuditis faluentur ;timeo ne ma- gno malo potiusy quam bono s ‘vt plerague alia mala mortalibus medicina accefferit. Quett'im prefa » come Mormo- di fopra infinuai quadra molto bene al Mormoratore; ratore che fe di lui diffel’Ecclefiate 10. 11. SÉ mordeat fer- pei pensin filentio,nibil eominus habety qui occulte de- Pfal. trabit ; 11 Padre Sant'Agoftino commentando le paro- Pi le del Salmo 139. Aenerunt linguas fuas ficut fer- S.Agofti- Pentes dille. In ferpente maxima afturia eft, & do- FA lus nocendi , proprerca etiam ferpit. Non enim vel pedes habet 3 vt cius veStigia cum venit andiantur : an atanere velut lenis eft traftusy fed non eftreétus. Ita ergo &' ifti» (parla degl’iniqui e dei maligni ) repunty® ferpant y ad nocendum babentes occultnm enentm 3 & fub Leni contatti . 7 Voglionoschel’afpido,mordendostenda ifenfi Ì " ted SERPENTI &c. Lib. VII. di maniera Rupidi, ed afoporati, che chi da lui è fe- tito muoia fenza dolore. Proprietà s che perfuafe Cleopatra a feruirfi perinftrumento della fua morte, anzi della morficatura dell’afpido, che'd'ogn’altra fpe- cie diveleno. Enrico Farnefe, dunque s peridea d'A- dulatore fece imprefa d’vn afpido, figurato in atto di mordere vh toro ; col cartello volante; SINE DO- LORE NECAT:; nelqual foggetto ilSalmifta parlando d’vn huomo finrase maliziofo diceua anch'- effo nel Salmo 54. Molliti funt fermones eius fuper Pfal. 54. oleum 3 & ipfrfunt iacula; ful qrelluogo San Ber => nardo lib. fententiarum in fine olrerua che i difcorfi dell’Adulatoresnon fi chiamano altrimenti m20/fes, mà precifamente molliti ; e difcorre così; Pulchrè non S. Bernar molless fed molliti dicuntur fermones » vel finaforis do adulatorisyvel fuaforis inigui : quod fit in eis non tam vera & folida, quam fuperdutta, & fimelata fuani- tas. Conla inedefima proprietà dell’afpido, cioé ch- egli vccida fenza verun fenfo di dolore,l'Autore dell’- Opera imperfetta in Marth. Homil. 12. rapprefenta il danno » che porta il danaro, quand'è pigliato ad vfura. Similis eft pecunia vfuraria afpidis movfui: Imperfes. ficut enim qui ab afpide percutitur , quafi delettatus vadit in fomnum y & fic_ per fuazitatem foporis moritur:fic & qui accipit pro viuriss pro tempore delettatur, quafi qui beneficium accipit» fed (icut ve- nenum afpidislatenter per omnia membra difeurrity & corrumpit: ficvfura per totas facultates cius dif- currits & conuertit eas în debitum . BASILISCO Capo III’ Adula- rore Vf{ura ‘8 N Mondano; offeruando , che queto perni- ciofiffimo animale, offende, e col fiato pefti- fero, d fiacol fifchio, edanco con la malignità delio {guardone fece vn imagine , fegnata con le parole : ciò per inferire ch'egli doueua procedere con quefta doppia circofpettione s e cautela è per non foggiacere alla forza, & energia efficace di bella Cantatrice. Nel qual foggetto Giouanni Audeno; Tutius in fyluis bafilifcum audire frementem, Gio. 4u-. nam molles cantusyfeminenumque melos. dene Ed il Padre Luigi Nouarino , con allufione al tatto _ d’VIiffe, nelle fue Aque Nuttialinum. 526. «Auribus obStruétis fyrenas fugit Vby[fesy Luigi Si fugis bancy aures obStruitoy atque ocalos. | Nosarin. 9 Non reca pregiudicio veruno il rimirare fola- mente la bella varietà de i colori,e delle macchie, ond* il bafilifco è molto vago » trasfoadendoti la fua vele- nofa infettione folamente in chi gli rimira gli occhi. Quindi gli fù foprafcritto: PVRCHE GLI OC- Seuardo CHI NON MIRI), per dinotare » che fe gli orna- feminile menti» ò le pompe di bella donna,fenza pericolo fi rif- t guardano, il fiffàrfi ne gli occhi dilei fia cola di pre- giudicio più che certo. Francefco Petrarca de Vita Francefco folitaria lib.2. traft.3.cap.3. Femina non aliterocu- Petrarca lis quam bafilifeus interficit & ante contattum in- ficit: carpit enim vires pamlatim s vilique videndo famina. 10 Adhonoredi Don Pietrodi Toledo , il qua- le con la fama del fuo nome fece fuggire i Turchi dal capo d'Otranto , fù fatto Emblema del Bafilifco » dal- la prefenza del quale fuggiuano alcune ferpi col cartel. Brauura lo; TV NOMINE TANTVM; edimoftra vna brauura molto bene conofciuta » e temuta. Lo iteflo parimente feguì nella perfona di Giorgio Ca- ftriotto , Prencipe dell'Albania » il cui nome empiua d’altifimo terrore i Maoggetani ; in quella ua ri D AS'IL:PS:C 0. CipoMIT: Criftiano guerriero di cui tcriuono alcuni y che la di lui brauura così formidabile riufcì à i Saraceni, che le madri per aftringere i pargoletti importuni » ed in- quicti , ad acchetarfi , foleuano dir loro; Guarda » guarda mio figlio; Ecce venit Hunniades; in quella in fomma d’Ecditio s valorofiffimo Campione, della cui ftupenda brauura Sidonio Apollinare lib. 2, Epit. 3.aluimedefimo fcriuendo così riferiva. ix duo de viginti equitum fodalitate comitatus , aliquot millia Gothorumynon minus dies quam campo medio ( quod difficile fit pofteritas creditura) tranfifi. AD NO- MINIS TVI RVMOREM , perfonaque conf- peltum EXERCITVM exercitati[fimum ST V- POR OBRVIT; itaut pra admiratione mefcirent Duces partis inimicey quam fe multi, quamte pauci comitarentur . Compa- II Per inferire quanto fia perniciofo il commer- gnia cat- cio, edil difcorfo d’eretico , di mormotatore s ò di tiva perfona lafciua » mi valli del bafilifco > fegnandolo * colmotto; HALITV MORTEM. In quefto Pincenzo fentimento Vincenzo Lirinenfe. Dewita quafi vipe- Lirinen. ramyquafi fcorpionem, quafi ba(ilifcum, ne tenon fo- lum taîtu, fed etiam vifu, afflatugque percutiant, e Fretico parla degli Eretici. E Sant Ambrogio in 1. Cor.c.s. Sidonio A pollin. Ambro- Peccatumvniussquod cognitum non arguitursmultos gio cotaminat, imo omnes qui norunty & no deuitant &c. 12 Ilfiato delbafilifco , non folamente vccide i quadrupedi ; i volatili e le piante, mà fe riflettendo entro vno fpecchio s è lui di nuouo fe ne ritorna » fi- Fabbro milmentel'’ammazza . Quindi per vno » che fia fabbro del fuo delfuo male, colpa della fua loquacità , falfità , e ve- male Jeno) fù pofto il Bafilifco d’auanti allo fpecchio col motto ; SVIS PERIBIT VIRIBVS; nel qual argomento vn gratiofo ingegno così; Micol. Acer in aduerfo dum fio lumrina vitro. Canfino Niliaca ferpens peftis acerba plage : Parab. Obfcurat glaciale decus lethalibus auris : Ps 9. IN, CAPUT AVTHORIS, fed redit omne fcelus: Namquerepercuffo in corpus fpiramine, vitam Quam dederaî (mirum) fpiritus ipfe rapit . Sic cum peftifere torques conuicia lingua , In puros ì PROPRIO TE IVGVLAS GLADIO. 13 Ll’Arefio) facendo il Bafilifco d’auanti lo {pecchio »gl diede; DOLOR IPSIVS IN /1.11. CAPVT EIVS; parole del Salm.7. 17. Connertetur dolor eius în caput eius &e. ed il P. Abbate Certani, Pecca- prefupponendo che refti vccifo il bafilifco dal riffefo tor mo- velenoio della fua propria vifta » il fece dite; $'°IO ribonto MIRO MORO; tale il peccatore agonizante » ri- penfandoalle fue deformità, fcoppierà difperato; Ar- P/al. 49. Quam te sdiceva Iddio per bocca del fuo Profeta, & 21 Statnaws contra faciem tuam. Plal.49.21. Arguamtey 3.Agofi- commenta quì Sat Agoftino, & quid tibi faciam = arguendo te è Quid tibi faciam ? Modo te non vides: faciam vt te videas, conftituam te ante faciem tuam - videbis feditatemtuam, non vt corrigas y fed vt eru- befcas + i 14 Alcibiade Lucarini, al Bafilifco foprafcriffe ; PROSTERNIT INTVITV ; tale Iddio col folo {guardo atterrarà i perfidi, non effendo difficile a MKdio quella Maeftà infinita il fare ciò » che fece Ercole fu- giudice ribondo » che folamente in effer veduto fece cadere morto di fpauento vn fuo figlivolo. Seneca ; Pauefattus infams igneo vultu patris Perit ante vulnusyfpiritunarapuit timor. Peceato Ilpeccato anch’effo , qual moftruofo bafilifco vecide con la propria deformità il peccatore che lo contem- pla; la onde Origene ( fe bene fouuiemmi )è di parere Seneca 239 che San Pietro non in altra guifa wecideffe Anania; c Saffita » che col far veder loro la bruttezza della com - meffa colpa. L'occhio se lo {guardo donnefco veci- Betferra de anch'effo; ondeil Sauio; Propter fpeciem mulie- d6velca ris multi perierunt ; e Berfabea veduta » gittò aterra Eccleftaf. Dauide. Similmente l Inuidia hà gli occhi così mali- Indidia gui» che folamente in vedendo intettay ed atterra . San ‘" afilio Homil. de Inuidiaz Inuidos exiftimant non- nulli , non folumrebus alijsy fed oculis etiam officere» incommodaque afferre; onde & corpora vegeta pu- befcentium » aliorumue, atate , formaque florenttum profperam habitudinem inficiunt , atque debilitane . Finalmeute il cattiuo effempio de i maggiori, con la Cattiue proprietà del Bafilifco » neleffer veduto vccide chi lo efempio rimira. Sant Agoftinolib. de Paftoribus vs in con S.Agofti- SpeEtu populi malè viuit » quantum in fe eft omnes fe m videntes interficit. 15 Afferifconomolti Scrittori, che quando il Ba- filifco è il primo è fiffar gli occhi ne gli huomini $ ò ne gli animali, irreparabilmente gli vecide ; mà fe da loro egli è prima veduto» cade egli offefo,ed eftin- to; PREVIDENS CEDIT, PREVI. Morte. SVS CADIT difieilLucarini. La morte preua- le contra gli fcelerati, perche gli giunge in tempo che effi non l'hanno preuedauta ; mà la inorte refta da i giufti fuperata e vinta » perche quefti la ftanno fem- pre prevedendo e meditando . Non colpì dunque nel fegno quefta volta Senecasdicendo nell'Epift. 69. Interest m:bil anilta ( parladella morte ) 4d nos ve- Senesa niatyan ad illam nos ; effendoui tanta differenza dal preuenirla,ò dall’efterne preuenuto ; quant'è dal vin- cerla » e dal reftarne vinto . 16 Enrico £burone » dice d'hauer offeruato in Horo, che da niffuno animale il Bafilifco effer poffa offefo ; dalla qual dottrina perfuafo, gli diede il titolo ; c SEMPER INVICTVS; idea d'animo forte , Intrept- intrepido » egenerofo . Annaffarco dalla tempefta dezza del mare portato all’Ifola di Cipro s iui da Nicocre- onte fù condannato ad effer piftato viuo entro va mor- taio. Già i carnefici con le mazze di ferro s'accinge- uano a quella barbara crudeltà, quand’ Anaffarco , che poteua effer vccifo ,mà non vinto; T'unde diffe Anaxarchi manticam, nam Anaxarchum non per- cutis . Laertio Socrate in ogni mutatione di fortuna tenne lo fteffo tenore di volto ; ed Altonfo Rè di Napoli » nelle fconfitte riceuute ; e nella perdita della libertà ) coprì così generofo il fembiante » che febe- re vinto » hauendo inuitto lo fpirito » pareua anto nel- la maeftà del fuo portamento ; e nella grauità del commartare ch’ci folle il vincitore. DRAGO Capo IV. 17 YL Drago, poftoalla cuftodia dei pomi d’oro » I fù fegnato col motto; NON DORMITA- BIT; tolto dal Salmo 120. 4. Ecce non dormisabir , P/al.120 neque dormiet qui cuftodit Ifrael; e fernì a reppre- 4. Le fentare l’effatta vigilanza pe diligenza d'vn Prelato ver. he - 5 fo i fuoi fudditi; Bendicendofiy che non folamente P9'018"0 non dormiva, mà che ne anco chiudeva leggermente gli occhi; poiche come olferua San Gregorio Pg- È. Orege- Storal. 3. p. admonit. s. Dormit pafor , quando om- ninonegligit curam fubdiorum , quia eorum vitam neque (cus neque corrigit. Dormitat etiam » quan» do cognoftit quidem que reprebhend: debent , fed pie gredme deprimente ea diffimular , ac propter mentis focordiam dignis ea concrepationibus non emendat . 18 Fù fatto Emblemadel Drago, inteuto alla guardia de i pomi d’oro lànel giardino dell'Etperi dia ca S. Bafilio Laertio FAX. L46 3 Diligen» col motto; NON SAT.VOLVISSE p.jafe- za, ò fa gnando che ia virtù sò fin hi gloria y figurata in quei Upa pomi » non poteua confegnitfi da,chi vafpiraua (coi foli defideri) , mà da chis'azzuffaue coi dragoni: e fuperana y combattendo virilmentey tutie le oppofi» tioni.. Oratio in Afte, i ‘ Qui cupit optatam curin contingere metamy Multa tulity fecitque prersfadaniy & alfity Abilinuit Venere s vino» E di nuono Setm.lib. 7. Satyr. 9. ; Ni! fine magno. Vita labore dedit mortalibus. Protet- 19. Portandoil Cardinal Buoncomipagno nell’- tor de i arme fueil Drago; Giovanni Ferro ne fece imprefas Letterati toprafcrivendogli ; COLIT NIRIDARIA; e ciò per dinotarela protettione s cheguetto Prencipe tene- ua delle perfone virtuofe e letterate , Perquefto capo fenevà famofo l'antico Mecenate. Così VelleioPa- Felleio. rerculo di Scipione Africano ferie, ch'egli ram ele- Pater. gans liberalium ffudiorum, omuifgue doftrinay® ad miratory® fantor fuits vr Polyhinm, Panatinmque, pracellentes ingenio viros, domi s militieque fecum habuerit. Queft’affetto verfo i letterati fi vide anco Giuffo inOtravianoy Vefpafiano Antonino Pio» ed vltima- Lipfe menteinCofimo de Medîicis in Leone X. in Alfonfo Monit, I. Re d'Aragona, ed altri fimili , 2.018 zo Lofteffo Abbate Ferro» per dinotare la ma- Magna- gnanima generofità del Cardinale della Cueua ; die- Oratio nimità dealdrago il motto ; ARDVVS INSVRGIT. Dal qual affetto non fi dipartono i fenfi di Seneca lib. Seneca de Pronid, Auidae$t periculivirtns , quotendat 3 non quid pelfura fir cogitati Quoniam & quod paj- furaeft s gloria pars eft.. Eloque- 21. L'eloquenza, & ardoredelmedefimo Signor za Cardinale della Cueua fù dallo Reffo Ferro inferita coi Drago s che portaua ilmotto; MICAIT ORE; motto quadrante ad Elia Profeta s del quale l' Ecclelia- Ecclefiaf. fico caps 48. 1: Surrexit Elias Propheta 3 quafi 481° igniso & verbumipfiusquafi facnia ardebat. Qua- dra anco al facro choro Apoftolicoyche riceuette con prouidenza fourana viue lingue di filoco, accioche. in tal guifa, e rifcaldaffeyed illuttrafle il mondo; ed anco Plutarco alfamofo Pericle, nella vita delquale Plutarco ;: Cor- rufcationeseffundere s cieretonitrua » borrendua in lingua fielmen gerere patabatur . 22 Al Dragofiguratoalla guardia de i pomi.d’- Auaro oro mi parue che poteffe darfì il motto; NON * SVIS.ENCVBAT), ò veramente; CONSER- IVAF ALTIS applicando l’imprefa à chi l'altrui ia» giuftamente vfurpa;. o advnauaro » che otiofaimen- tes e fenza fuoytile poffiedelericchezze. Giowanni Gio: €ri- Crifoftomo Hom. 2. ad Pop. .Awarys cuftasseft » non fofomo dominus peeuniarini; ferunsnon'boffe[for È Coi me- defimi fenfi Martiale lib. 12, Epigr. 45. Nummi cum tibi finty opefque tanta? » «, Quantas ciuis habet; Paterney rarusy È Largiris mbil , incubafque'gaze Vimagnus Draco quem canuni Poete _Cuftodem Scythici fuiffe duc. Così Cornelio Gallo Elegia 5«..i. Efficior cuftos rerum magis ipfe mearum € se ANS A Ls qua periere mibi. Sicut inauricomis pendentia plurimus hoftis. Peruigil OBSERVP AT NON. SPA poma Draco $. Bafilio San Bafilio in fomma Homil, de Legend. libr; Geati- lium ; ego 20m video quid profint illis dinitiey nififor- tè more Draconum in fabulis incunditatem aliquam afferat thefauris defollis innigitaro,. 9 Martiale Cornel, Gallo ANIMALI VELENOSI Libi VIT 23 NellaConceitione di Maria Vergine y.fù fatta,Concete. imprefa d’vn Dragone; dalla cui bocca vfciua vn fia- di Maria tosche indarno efalana » per infettare la luna, che fo Vergine pradi lui compariva tutta luminofa, e ferena col mot- to; HAVD INFICIT ALTA; inferendofiche ilpeccato sé fia il Demonio , nonpreualeffero mai a contaminare convitiofo contagio quell’anima bene- | detta; Onde Origene Homil. s.in diuerf. Mater im- Origene maculata, mater incorrupta , marer intatta &c. que neque perfuafione ferpentis dacepta eft , neque eius afflatibus venenofis infetta ct . IDRA Capo V. 24 AL Taegio l’Tdra, con qualch’vna delle te- fte troncare fù introdotta a dire ;.V VL- NERE VIRESCO.. Imprefa che egualinente in buosa , cd in mala parte può feruire. Santa Chiefa perfeguitatas cd intrifa nel fanguc de fuoi Martiri , all'hora appunto più che mai verde ggia e crefce; Pro- ita prium Ecclefie eSt, diffe il Padre Sant Illario lib. 7.de Ss. Chiefa Trinit. vt tane vincat s cum leditur: tune intelligar S.Ilario cum argnitur stunc obtineat cum deferitur. E San Girolamo Epift. 62. ad Teopbilum ; Fandeado fan. S-Girola- uinemy &' patiendos magis quam faciendo contume- lias ,Chrifti fundata eft Ecclefia. Perfequationibus creuit,martyrijscoronara eft . Sant Ambrogio fi val- fe di quefto concetto 3 per dimoftrare ia maluagità dell’erefiay la quale quanto più fi procura di sbarbare, ES efia tanto peggiormente ripullula ; Herefîs , velut que- S:Ambro Gam bydra fabularumyvulneribus friscrewity& dum £i0b1. de Fape reciditur pullulavitsigni debita, incendioque pe- Î4- © 4- ritura. Lo fteffo puòrepplicarfì della Rubellione » la quale frà il rigorede i fupplicijs e dei patiboli, qual : Idra saunalora, ecrefce. Così ne itumult»feditiofi Rubel- della Fiandra seffendo decapitati il Prencipe Lamora- lione le d’Agamont, & il Conte Filippo Horno; tant'è lon- tano che ceffaffero le feditioni ; che molti prudenti af- fermarono; eacede frabilitastune primum effe-Fede- Famiano ratarum partes; prelagendo, brewî Belgium omne tu- 5244 multibusscontra quara Albanusexiftimaueraty inuo- luenduns; come fegui in fatti, Famiano Strada de Bell. Belg.dec. 1. lib.7. Finalmente Bernardino Rota in morte di fua moglie del'appropriò» facendola con alcune tefte.recife » ed altre naicenti ; aggiungendole per motto ilverfo ; { atque percuffacapue; Bianco Herefis illa licet rationum concidat enfe » Igne tuo tantum Chrifte perire pote. Ne folamentel’erefia , meglio col:fuococelefte » che col ferro terreno può eftinguerlì; mà ogni ditcordiay Da inimicitia » ed odio yla doue y fimile all’idra » col ferro NMICI* della vendetta. più che mai ripullulando fì fomenta,e ! crefce: col fuoco dell’amore,e de i beneficij (i fuffoc8y es'eftingue. Rom.12.20. Si efurierit inimicustuusy RO® 13: ciba illum s fi fitit potiama da illi : hoc enim faciens car- *° bones ignis congeres fupercaput eius. Nella fpiega» tura delqual luogoil Beato Tomalfo di Villanona fer. 2. in fer. 6.Ciner. Tolle malitiam a fratre= Fac ve deftruas IDRA Tomafo © deStruasillam: fed quomodo ? Si viderissinquit A- Villanow. pofoluss inimicum tunm ciba illum &c. boc enim agensscarbones ignis congeres fuper caput eius O accendetur charitas, & deftruetur malitia y & sl bit inimicitiay&” eri fratersquem inimicum putabas. Verità comprefa , ed infegnata per fino dai gentili medefimi; frà i quali Valerio Maffima lib. 4. cap. 2. num. 4. dopò d'hauer efpofto che Cicetene:più volte intraprefe il patrocinio de fuoi auuertarij » e perfecu» Valer. tori, conchiude; Speciofius aliquanto neon Mage, A Maf. ficijs vincuntury quammutni odij perbinacia pene | fantur bi PN ER 26 Il motto fopraferitto all'Idra ; DOMA- Erelid TVR IGNEY; infegha che la malitia humana cede totalmente yquantio lo Sco Sampiicon piace valerfi del fuo mirabil fuoco. Giovanni Caffiano lib. @Gio= Caf- 1.de Incarnat. Potens est Dominus Deus nofler s vt faur —quodde morte Hydra illius Gentilina falfitas finxit 3 hoc in Ecclefiarum bellis veritas peragat ignitws Spi- ritus Sanéti gladius» ‘îta ineatinguenda nouella ha- refi omnès panitus medullas permeiofe generationis exurat, vt tandem prodigiofa fecunditas , morien- tibus venis, patere defiftat . eta 27. San Tomafo d'Aquino y-follecitato< lavna fe-- $.Toma- mina impura » domò quell’Idra libidinofa , fcagliah- fo d'A- doficontra di lei, colbraccio armato d’vntizzone ac- quino. cefo. A queftoeroico fatto hebbe allulione l'imprefa Occallo» d’vna face appreffata contra vn idra » col motto di ne Seneca in Agamem. A&. 4. VETVITQOVE RE- NASCI . Talechi veramente vuol afficurarfì dal ve- leno del peccato è deue dittruggerne le occafioni . Mosè veduto i fuoi popoli caduti nell’idolatria ; fr- Mex3d.32. ripiens vitulum » combuffit Exod. 32. 20. nel qual 3 luogo Sant'Ambrogio Epift. ad Romul. Commingit S..Ambro vituli caput » atque in puluerem redegit y vt omnia adi impietatis aboleretveftigia. Quidio 1. Metamor. Ouidio n /Mmedicabile vulnus Enfe recidendum » ne pars fyucera trabatur E nel lib. 1.de Remed. V tile propofitum eft (ouas extinguere flammas » Necferuum viti pettus habere fuum . ROSPO Capo VI. 28 TO V'foprafcritto al rofpo quel verfo del Tato» nella Liberata Can.4. ftan.46. SOTTO Bruttez- DEFORME ASPETTO ANIMO VILE; za e dimoftra che ben ifpeffole fattezze fuifate , e mo- ftruofe della faccia » contrafegnano » ed arguifcono. le moftruofità dell'anima. Nel qual propofito Pier Francefco Spinola s Poeta Milanefe; Pier Non mens effe valet deformi in corpore pulchra» Franc. Quaexteriora fni figna dat ingenij . Spinole E Teofilatto eccellente Sofiftayin biafimo di Terpfitea Teofilatto femmina vitiofa egualmente, e moftruofa così; Na- tura miratus fum fapientiam ,que improbiffima ani- ma corporis non credidit venuftatem. cit. dal Cauf fin. de Eloquent. lib. 2. cap. 14. 29 Advprofpo, figurato nel mezzo al fuoco fù ‘Amante fopraferitto; TVTTO IN RANCORE. Talevn fdegnato cuore pofto nel amorofo fuoco » quando non fi veda corrifpofto, sempie tutto di rabbia. Armidayben ve- dendo , che con le preghiere affettuofe mal poteua trattenere Rinaldo ; foggiunfe; Vattene pur » crudel, con quella pace Che lafci a me; vattene iniquo homai y Metofto ignudo fpirto , ombra feguace {ndiuifibilmente è tergo haurai Noua furia co'ferpi, econ la face Torquato Tefo Capo V. 241 Tanto t'agitetà, quanto t'amai. _F.feè dettin , ch’efca dal mar, che fchiui Gli fcoglie l’onde, e che à la pugna arriui; Là trà’l fangue, e lemorti ,egro giacente Mi paghetai le pene , empio guerriero &c. Geruf. Liberata Cant. 16. ft. 69. SCORPIONE Capo VII. 30 L Vigi Gonzaga; allo fcorpione fopraferiffe ; #0) GUERIN LEDIT, MORTE M V 3 cosìil Tirannofe offende vivo,rime- Tiranno. dia alle afffitrionidel popolo quand'è vecifo. L’Aua- Auaro ro fe vittendo afficge famiglia tutta , morendo la benefica » e la rallegra. In fomma ogni peccatore, quantaggrauio » e pregitiditio si » mentre è in Vitiofo vita » altretanto di follieuo.y e di beneficio difpenfa mentre muore jil chee did Giona » cagione de i peri- coli a i Nocchieri y che con lamorte fua fi farebberi- . parato a tanti mali;. T'ollite mey & mittite in mare y Ion.1.12, A ceffabit mare a vobis, Ton. 1. Ha Do fuggerifce “il facro tefto delDeuter. 21.23., nelquale oue noi leg- E a 9 1 «è Deo qui bee in ligno:Olez Deus. 21. ‘‘ftro dall’Ebreo îraporta; 7 Wesmatio terra fufpenfus . >3- Fidetur enim terra onerata malis bominibus altenia. OVeePro cri, cum ill e terra climinanitur s commenta iui il me- defimo Oleaftro. a 31 Allo fcorpione fù dato il motto s che feruî an- cora perla lancia d'Achille ; VVLNVS ,è OPE M- QVE GERIT, ideadeltrauaglio , che mentre Traua- punge e ferifceil corpo » auuiua e felicita l’anima ; ri. glio nouando continuamente in noi ciò che auuenne è Giafone Teffalo , qualehauendo nel petto vn apo- ftema , giudicata da i medici incurabile » incontratofi per forte in vn fuo nemico, fù dalui affalito » ed in- ueftito con vna peli che appunto cogliendolo nella apoitema;, glie l’aprì, e mentre penfaua d’effe- re ftrumento della fua morte » il fù della fua fanità » e della vita; Ipfe vulnerat 3 medetur: diceva d'Id- dio » Elifaz in [ob. f. 18.ilche sauucra anco de i fuoi prouidi e benefici caftighi . 32 Giouanni Ferro, formò Emblema di molti fcorpioni y quali attaccatifi l’yno altro , calano giù » come per vna longa catena , daltetto d’yna cafa » tan- toche arrivano à pungere chidorme entro d’yn letto » Concor- non potendo in altra guifa offenderlo, per elferla let- dia de i tiera piantata nel mezzo della ftanza » e coi piedi polti vitiofi nei vafi pieni d’acqua , ftile tenuto nella Libia per ri- pararfi da quefti mal nati moftri , e gli aggiunfe il ti- Iob 5.18. ‘ tolo fententiofo; MALORVM SEMPER MA- LA CONSPIRATIO. Della quale concordia Sant'Agoftino in Pfal. 76. Tune fecum CONCOR- S.Asofti- DANT » quando IN PERNICIEM IVSTI, non ‘ole fe iuuant » fed quia eum qui amandus ef fimul odiunt . 33 Il Padre Camillo Antici fegnò lo fcorpione conle parole di Plinio lib. 11. cap.2;. CAVDA SEMPER IN ICTV, fimbolo di perfona d'a- Vindica- nimo peruerfo » e che fempre cerca occafione d’of- tiuo fendere il fuo proffimo » il che motiuò Plinio iui . Semper cauda in ittu ef : nullogue momento medi- Plinio tariceffat , ne quando defit occafioni. Ferit & obli- quo ittuy & inflexo &c. E dunque idea d'animo vin. Mormo- dicatino , ficome può anco feruire ad vn mormora» ratore tore che ftà pigliando tutte le occafioni per pungere » e maltrattare il uo proffimo . 34 Giufto rifentimento dimoftra lo fcorpione » che dal Padre Abbate Don Ercole Salarolo, Canoni- co Regolare Lateranente fù figurato foprala pote X ° (043 ssento ANIMALI VELENOSI Lib. VII Rifenti- d'vnamano, &inttodotto à dire; NON LE DO, NI LEDAR, dimoftrando perfona; che non sà far male , fe da altri non Cirritata ) c prouocata. San Gregorio Papa lib. 6. in Iob cap. 6. cflaminando quelle parole; De humo non oritur dolor. commenta ws 5. é così; De humo dolor non egreditur » quianequaquam penade canafcitur creatura squae percutity fed de ea procul dubioy qua peccando vim percuffionis extorfer. 35 Perchelo féorpione, quandoci fi accolta è dilata le branche in atto d’abbracciarne sm poi dalla forcuta coda all'hora verfa mortifero veleno smi pat- ue che fe gli poteffe foprafctiuere; AMPLEXA- Xx TVR, VT PERDAT. Talelavoluttà,ed il pia- Piacer cer mondano; del quale Pietro Abbate: Cellenfe lib.2. modano Epift.1,Monftri buius facies blanday vt decipiat» fed Pietro. in pofterioribus circumfert aculeum fcorpionisvt pe- Cellenfe > rimat . Il che per appunto con la fua folita facilità, e dolcezza efprefie il Canalier Marino nella 3.p. della Lira contra il Mondo cantando così; Ahi che con frode infidiofa ; e rea Il Mondo mentitore alletta, e inganna - Copre il tofco di mele, el feldi manna» E promette Rachele» e poi dà Lia Non fi creda à tuoi vezzi, adulis ò finga» E' miniftro di pianto alhor cheride E ftudia di tradir mentrelufinga. Così s'avuien, ch’altrui con arti infide; O vipera , ò fcorpionlambifca, ò Rringa » BACIANDO MORDE, ET ABBRAC- CIANDO VCCIDE. Tradito- Effetti pratticati in Gioab, che abbracciando ammaz- re zò Abner, in Giuda che abbracciando tradì Crifto» in Dalida che vezzeggiando tradì Sanfone &c. % 36 Seglipotrebbe anco dare ; EXTREMA Piacer PARTE VENENAT ; idea del mondo inganna- médano tore,che dopo d’hauerci c6 dolci fperanze vanamente lufingato » alla fine fparge iltoffico, & amareggia il tutto . Sidonio Apollinare lib, 2. Epift. 13. d'vn po- uero corteggiano fraudato nelle mercedi douute alla Sidonio fuafcruità dille; Quem cruentavit fortuna diu leno- vApollin, cinantis perfidus finis, que virumvt fcorpius vltima Sui parte perculfit. Serue anco l’imprefa a dimoftra- re ilpregiuditio delle voluttà fenfuali » le quali fe dal principio lufingano, ful fine conmille rimortì » penti- menti» ed inquietudini anuelenano . Che fe dello fcor- convad, Pio ferifle il Gefnero lib. 4.de Scorpione linea 6o.che; Giaa Blandumpyac quafi virgine um dicitur babere vultum; Marino fed în cauda nodofa venenatum aculeum habet ; lo fteffo anco proteftò Salomone Prou.23.3 1. ouemeta- foricamente parlando della mala femmina fcriffe; Ne Prow.23 intuearis vinum quando flavefcit » cum (plenduerit in 31. vitro color eius ; ingreditur blande » fedinnowiffimo mordebit vt coluber , & ficut regulus-venena diffun- det. Con quefta medefima metafora San Gregorio Papa Homil. 9. inEzechiel rapprefentò ia maluaggità del maligno; che fe in apparenza fembra di vezzeg- Maligne giare,ed accarezzare: alla fine poi termina col trasfon- dere all’altrui offefa tartarco, abbomineuole veleno ; Scorpio palpando incedit , fed cauda ferit : nec mor- sg. Grego- det è facie y fed-a pofterioribus nocet . Scorpiones ris ergo funt omnes blandi & malitiofi,quibonis quide in facie nonvefiftuntsfed mox ve recefferunt derogant - qui blandi & innoxy in facie videntur , (cd poft der- Sum portant, onde venenum fundant. 37 Lacoftellationecelefte» che porta i lineamen- ti, ed il nome di fcorpione fù fegnata col motto ; NESCIA VENENI; che fe bene da lei fcendono influffi trauagliofi d'intermità , edi morti , in lei però formalmente non fi può arguire cofà velenofa; così la Traua- penasche Iddio manda à i viuenti» benche a noi riefca glio non tormentofa » perla parte d'Iddio non hà in fe alcun noce veleno» perche da Dio s che è fommo bene; non può deriuar cofasche fia mala. Quindi l'Autore del 2. lib. de Macabei cap. 6.12.accingendofi a delcriuere mi- ferie atrociffime, premette quefta protefta; Ob/ecro 21-Mac.& autem cosy qui bunc librum leétari fune, ne abborref- 1® cant propter aduerfoscafias, fed repusent ea, que ac- ciderunt ynon adinteritum» fed'adcorreptionemefJe generis noftri + 38. Don Diego Saauedra allo fcorpione celefte diede; MAS NOCIVO QVE EN LA TIER. RA ; dir volendo chei mali miniftri, tanto più gra- Mi nitro uemente nocciono , quanto più fì ritrouano In paito catriuo di maggiore auttorità,è di commando; Nam qui m24- Lrifore» guam poteftaem habent , etiam fi mullius precij fino, le multum nocent » Ariftotele 1. Politic.cap. 9 SERPE SIE. ROPPE SERPE Capo VIII. 39 I L ferpente » in atto di paffare frà le fpaccature d'vna pietrafiritroua col verlo; LA SCIO Mutatio- LA VECCHIA, E NOVA SPOGLIA PREN- O ; che dinota mutatione di vita » e di coftumi, coloft:3:9 SanPaolo Colof. 3.9. Expoliantes vos veterem ho- d minem cum allibus fuisy & induentes nouum &c.3 nelqual oggetto San Cirillo Gerofolimitano Catech. Cirilo 2.Sì potest ferpens deponere fenettutem > cur nos Gerofol.. peccatum non deponamus ? Sant Ifidoro Pelufiota lib. Ss. IFdoro 1. Epift. 26. Serpens arte ac verfutia vetuStatem Pelufiota exuit; inarita quadam, & anguSta rima fe fe com- primens » ac feninm deponens. Wult igitur nos quo- que per arttam viamy&' afflittionem, vetercin homi- nem exuere s ac pro co novumeinduere , quiad eius imaginem renonatur. Così diceua Sant Ifidoro, con- diern.1o, fiderando le parole di Crifto Matt 10.16. Effote pra- 16. dentes ficut ferpentes. 4o Chetràledurezzedella penitenza s e mortifi- catione l’huomolafci gli habiti vitiofi,lo dinota la fer- pe» che infinuandofi fra l’anguftie delle pietre; vi lafcia Peniten- la vecchia fpoglia; ilclie efprime il motto dell’Abbate te Certani; ANNOSO DENVDATVR AMICTV. I/zia 35. Guerrico Abbate Ser, s.in Aduen. Dom. fpiegando le s. parole d’I1.3 5.8. Zia fanéta voca bitur : non tranfibit Guerrico peream poliutus cosìdifcorte; O miIfara ibunt igi> Abbate. tyr qui polluti funt per aliam viam ? Imo potius hue omnes ybuc veniant y hac incedant; e frà poco. Ad- mittit via Santta pollutum » fed ftatim abiuit admif- fum > quiadilsit omne commiffum - Propterea nam- que via hac poliutum admittit » fed: poltutum non tranfmittit : quia via artta efty& quafi foramen illud anguftum eftsquo ferpens innouandus cum exunijs fue vetuStatis venire poteSt , fed cum ipfistranfire non poteSt : fed nounm fuaque nuditate melius veftitumy cranfitus anguftia traijcit , extricans omnems quem attulerat fqualorem vetuftatis . Bent ergo pruden- tiam ferpentisimitarirogamur ;- qui nec aliter inno» uari poffumus » nifi per anguftum coarttemur . 41 Chiunque dalle perfecutioni , e ftrettezze dei mali riccue aumento di gloria, e dichiarezza, può fi- gurarfi nel ferpente s che paffa frà l'anguftie d’vna Crilto rupe» e porta il motto; ANGVSTIIS AVGVS, siforgen- TIOR, imprefa tutta quadrante à Crifto » che fen*- xe efce dall'anguftie deltepalcro , tutto coronato di glo» (Gio: Cri- ria. Giouanni Crifoftomo; Cam affixus fit crucis Sofome flagellis, & alapiscafus;, & infputus: in his ipfis, qua opprobrij , & ignominia piena effe videbantur Giutep- ipfum rurfus Verbum claviffimum apparuit . Glorie pe Pa- da voi prefigurate ò Santifimo Giuleppe » à cui i ma- triarca > cigni orrendi delle carceri d'Egitto » feruirono di ftrumenti, perche quall'accortoferpentesindi n’vfcifte di regali ornamenti yloriofamente fregiato? Di cui con maniere così nobili ragiona il Caualier Tefauro , che tutto a lui riuolgendami ; non pallo fe non ripis trveruel gliare i fuoiingemmati concetti ; Tefanro Liberalius ducens Iofeph dio Seruili compedesquam herili amplexu conftringis Carcerem fubire maluits quammereri a Sed virtus quicquid intrat condecorat + Letaacmafta fomniante Pharaone , y t ambages foluaty vinculis foluitur , «Anguem diceres per latebras trattum Vt Exiret nitidior . Peniten 42 Perva penitente, che valendofi dei rigori » ftretti della mortificatione , fe medefimo o rinferra nell’anguftie d'yna celletta » 0 circonda con pungenti Peniten- ce "Traua- glio ill ftra . Capo VIII re 243 cilitij, odettenua con tediofi digiuni, a mottifica con altre fimili macerationi, ed in tal guifa fi rinoua a mi- glior vita , il ferpente frà lè pietre può fegnarfì col motto leuato da Virgilio ; Nell Eneide lib..2. vi 873. POSITIS NOVVS EXVVIIS; è con Virgilie altri; NOVVS EXORIOR. San Pietrodi Da- miano lib. 2. Ep. 18. offeruando quefta proprietà » così conchiude. Nos eriamfi aliquando d inuenili fan- Pietro di GLi defiderij feruore tepefcimuss per arîte penitentie Damiano tranfeamus anguitias vt dum veterem exterioris concupifcentie deponimus pellem, ad priftinam re- deamus interioris bominis nouitatem , col quale pa- rimenti s'accorda Sant'Ifidoro Pelufiota » che dalle ftrettezze dure & afpre della penitenza riconofcela ri- nouatione dell'anime, el’interno acquifto di ftupen- da; c pellegrina chiarezza, 43. Inlodedella pouertà volontaria » ferue la fer- pe » che lafciando frà ifaffila fpoglia , è {egnata col motto; SPOLIATA ILLVSTRIOR; nel qual fenfo il Padre San Paolino Vefcouo di Nola » de Celjò puero » diccua ; Ft copiofa luce veStiamini $ 5. Palo EStote nudi feculo . no | Similmente può anco dirfiz che la virtù vera non ama virtà d’effere palliata con affettati addobbi ,, mà quanto più difinuolta » quanto più fchictta e nuda » tanto più vaga » e gloriofa riefce, della quale Pietro Cellenfe Lib. de pan:bus cap. 16. con quefte delicatiffime paro- le così ragiona; Zirtusin oculis fuis pretiofior s e- Pierre mendicatisrecufar offufcarinitoribusy pudet eam alie= Cellenfe nisonerari magisyguam honorari (plendoribusi NY+ DA FORMOSIOR eft, aperta decentiory invita corrufcis luminibus pulchrior . - 44 Nello fteflo argomento di pouertà volonta- Pouertà ria» la ferpe che lafcia la fpoglia hebbe il verbo 3: 8V- volonta- PERVESTITVR; od anco in perfona della ferpe ri3 medefima; VT MELIOREM INDVAM.. Così difcorreua per l'appunto Sant Antonio di Padoa fer... s. de Apoftolis. Serpens, vt nosam pellem acquirar S. Anto- per aréum foramen tranfit s fic & Apoftoli rerum nio di Pa- temporalium pellenz, & parentum carnalium pellem 4a ideft omnem curam propria carnis pro Chrifto exue- runt- fed pelle vetere depofita» nona indui merue- runt sidelt ola immortalitatis . 45 Quefto motto dellaferpe, che lafcia la {po- glia» fperandone vna migliore; VT MELIOREM INDVAMy; efprime quanto poffa nei cuori hu- mani la (peranza della fourana mercede » poiche quel Speranza cuore » cheripenfa alla ftola dell'immortalità » miilla A! PIE cura tutte le perdite diquanti beni hà latérra ; nel qual "!° foggettoSan Paolo , parlando dei Criftiani della pri- mitiua Chiefa diceua. Hebr. 10. 34: Rapinara bo= Hebr. 10. norum veftrorune cum gaudio fufcepiStis, cognofcen- 34 tes vos habere meliorem »c& manentemfubftantiam:; E San Pietro di Damiano lib. 6. Epiît. 1. Nunguaw Pierro plane de fui corporis nuditate confunditur y qui cla- Damiane» ra mentis acie future premia retributionis contem= platur s nec perborrefcit plagarum fubmomento vo- rantem afperitatem , qui pronidè confiderat eam » que fibi copenfanda eft fuauitatis eterne dulcedinem 46 Alcibiade Lucarini , per lo Patriarca. Giufep- pe » che lafciò nelle mani dell’Egittia.il pallio, per non Giufep contaminarfi coi di lei commercij, fece il ferpente pe Pa- fpogliato de i fuoi arredi col motto; EX V.T V S triarca VENVSTIOR ; dir volendo chela purità, ca- ftità , e vaghezza di Giufeppe , all’hora à marauiglia {plendette » quando fpogliato delle fue veftimenta egli rimafe » concetto auuertito da San Cipriano lib. de bono pudicitie» che fcriffe; Ipfas veftes reliquity cor- S- Ciprie porisuudi finceritatem.babiturus innocentie (bg no 2 on Ponertà volonta» ria RF FRA ai Nonalrrmenti il Prencipe Gionata non mai compar- ue così pompofo ; ed illuttre » come ali'hora che fi {po» lid delle fue veftimenta$ per adornarne il caro amico Panide, 1. Reg. 18. 4. Dauideifteffo non maida {plendori più glorioli attorniato fi vide, che quando pet honorarl’arca d'Iddio, pine in dfparte gli orna- menti » clepompe regali, dicli nonironica, mà le- almente ripigliar fi poffano le voci di Michol 2. Reg. 2. Reg: 6. 6.20. Quam gloriofias fuit Rex Ifrael difcooperiens zo. fel E SanMartino anch'effo coltoglierfi d’addofio 5. Marti j] manto militare » per copritne la nudità d’vn pouc- 7” rello s con quella perdita ; e meritò , ed ottenne da Dio vn drappo di beata s ed infinita chiarezza. S.Barto- 47 Monfiguor Arefio per San Bartolomeo Apo» lomeo .ftolo » figurò il ferpente frà i falli , col cartello ; RENOVABITVR IVVENTVS, al qual concetto di rinouarione alludeva parimenti Sant An- Antonio tonio di Padoa Ser. 5.de A poft. Pellem exit Bea- di Padoa 1us Bartholomenss quiexcoriatus fuit ficue Fonathas exuit fe tunica fua y & deditram Dawdy & ideo ci nona veftimenta data funt y alilatis fordidis » «.0 48. Peryno;chelafcia gli habiti efterni , mà non Religio, i coftumi fecolarefchi ; il Lucatimivad vma ferpe che L Aha” frà i rottami d’vai muto fi fpogliana diede; AT VI- HO RVS NON EXVITVR. San Bernardo in S. Berna Cant. Corporis quidem conuerfio fi fola fuerit » erit do nulla; Forma quidem conuerfionis eft mon veritas, vacuam virtutem gerensy & formame pietatis . È più efpreffamente Seri. 2. de Quadragefs rampo- gnando colòro yi che hauenanolatciato l'habito feco- lare» & prefo il monaftico; mà non però lafciate le affettioni , ed i vitijdelfecolo, diceua; Attende fo- lerter quid diligas » quid metuas: vade gandeas ; aut contrifteris : & fub babitu religionis animum facu- larem » fubpannis connerfionis imuenies cor peruer- fum. Lofcelerato Achab fimilmente, idolatra»facri- lego, crudele s violento » e di colpe enormi fime reo, 3-Reg.21, n RT le diuine minaccie ; fcidit veftimenta fua » di & operuit cilicio carnem fuam 3. Reg. 21. 27. qual Peniten- aftuto ferpente pafsò perle ftrette punture de 1 cilicijy za finta efifpogliò delregal manto; màgià non fi fpogliò del- le fue velenofese vitiofe affettioni , effendo ia fua pe- nitenza tutta apparente, € finta ì nel mezzo alle cui di- moftrationi fomentaua nelle vifcere peruerfe l'antica maluaggità, e bruttezze ; come ofierua il Padre Fran- cefco Mendoza inlib.1. Reg. c.2.nu.25. concetto 32. 49 Inoccafione,che vnregio miniftro pafsò dal- laferuità di Francia , aquella di Spagna y fu fatta im- prefa della ferpes che lafciaua la pelle vecchia,co! mot- to; ALTERA MELIOR; ò veramente ; NITTI DIVS; imprefa che può feruir molto a fignificare le 4 qualità auuantaggiofedi chiarezza, fottigliezza y agi- Rifurrets lità, e gloria» delle quali dotati i corpi de1giutti for- tione gerannodalletombe; ciò che infegnò Pavlo Apotto- 1.Cor,1 5. lo 1.Cor.1 5. 42. Seminaturin corruptione,farget in 42 incorruprione » Seminatur in ignobilitate , furget in gloria. Seminatur ininfirmitate furget în virtute Sc. so Bartolomeo Rofli , ornò la'fepultura di San Reliquie Carlo, col dipingere le tpoglielafciateda vn ferpente de Santi, in vicinanza d’vna pietra fpaccata è dando loro il fo- prafcritto; DELECTANT, NON TERRENT,; effetto pratticato in tutte le reliquie de i Santiyi tefchi, cdoflade i quali, non con orrore 3 ed auerlione ) mà con godimento, e tenerezza di cuore fono da i fedeli pe erica » Nel qualargomento mi patue che l’imprefa così poteffe dichiararb ; L'effanimate , c cinericie fpoglie Di facri , ed euangelici ferpenti Quefto adorato auello in feno accoglie, Su ne'l eterec foglie, Y ANIMALI VELENOSI Lib. VII. Frà le beate menti Come lo fpirto loro s alto yimmortale , Al chiaro lume del dinino oggetto, S'empie di giocondi(Timo diletto ; Tal di quà giù, la frale, E del compofto lor men nobil partes Non terror, mà conforto altrui riparte. si Il Padre Siluetteo Pietrafantasper inferire,che nell’Eucariftia le fpecic facramentali dopo la confe Specie cratione reftano fenza il foltegno del pane fece vna facramé; fpoglia di ferpente,rimafta fra le aperture d'va fallo, tali + col titolo; COGNATI CORPORIS EXPERS. San Tomafo d'Aquino vell’Opufo. 57. Accidentia s. Tomaf etiam fine fsbieéto in codemexiftane ve fites locnm d' Acqui, habeat y dum inuifibile vifiviliter fumuar fub aliena Specie occultarum &c. {2 Scipione Bargagli, al ferpente,che formando di fe telo va circole s afferraza lacoda con lubocca Cogni- dicde; AD ME REDEO,; tipodi chi atteade alla Hone di cognitione di fe ftello, della quale Sant Agoftino lib. fe itello. de (pirituy & anima. Scientiam celeftium, &Fterre- 5 Agofti- Striumrerum landare s atque amare folene homines fed multo meliores funty qui huicfcientie preponunt nofcere feipfos slaudabilior figrudem animes efty coi nota ‘ft miferia fuayquam qui ea nonafpetta, vias fiderumy& naturas rerumfcrutatise + N'efprime al tresì quelt'imprefa qualunque perfona attende all’e- Efame fame delie fue operationi ) eifequendo ciò che Seneca di coa- lib.3. de Ira iua dicendo. Faciebar boc Sextius, vr cienza confummato die, cumfe ad nottarnam quietem rece- Seneca piffee rinterrogaret animum fuum. Quod bodiema- lum tuum fanafti? Cuivitio obftyéifti? Qua parce melioresò Quid ergo pulchrins hacco fuetudine ex= cutiendi totum diem è - Vtor hac poteftatey & quoti- die aput me canfam dico Sc. > 53 L'Emblemadel Cameratio y che figurò il fer- pente, con lacodain bocca» edilmotto; FINIS- QVE AB ORIGINE PENDET rappretenta _, la fragilità della vita humana, nella quale coa lega mi- Vita hu- ferabile tì fattamente s'accoppiano il principio , ed il 9302 fine, che d pena fi nafcey che già fi contincia à morire, concetto di Manilio Zftronomic. 4. Nafcentes morimurfinifgue ab origine pendet. Manilio EGiufto Lipfio Centur.1. ad Belo Epift.;+ Admor- Giufto tem maturi omnes nos fumus ex quonati y imo'eziam Lipfo antequam nati. 54 Il ferpente che tenendo coidenti afferrata l’eftremità della coda, forma di fe medeiîmo va circo- loy fi ritroua col titolo; NVSQVAM FINIS, della quale pittura fi valfero gli Antichi Egittij ; per dino- tare l'eternità delle cofey le quali, per divina promden- Eternità zayaccoppiando al fine dell'yna,la nuoua produttione dell’altrasvengono in cal guifa à manteaere il Mondo. Picrio lib. 14. tit. Mundi machina. Serpens candam Pieri depafcitur fuamyvt generum immortalitatemyqua re- rum naturam Deus infigninit yoftentet : vt principiam ad finem direttumelfe,finemque ad principiumreffe- ffidoceat + Ciò che del mondo dilfero gli Antichi del picciol mondo; cioè dell'huomo può repplicariì . Quetti anch'effo , quando s'applica a viuere da fer- Peccato» pente velenofo , nella fua malitia non troua verun ter- re mine; mà fe poteffe viucre fenza fine , per quello che netocca a lui vorrebbe fenza fine peccare; e però alle pene dell'infernoyche nella duratione fono infinite ben a ragione è condannato. San Gregorio lib. 4. Dial. cap. 44 Iniqui voluiffent , fi potwif]ent » fine fine vi- S. Grog& uere y vi side fine fine peccare. OStenduni enim r® quia in peccato femper viuere cupiunts qui nunquant definunt peccare, dum viuunt. Ad magnam ergo iu- 9 Slitiam indicantis pertinety vt nuuquam vii fupa pe SERPE_ Capo VIII. plicio , qui inbac vitaynunquam voluerunt carere peccato. ss Monfignor Arcfio » per figurare il miftero Incarna- dell’Incarmatione, che vnî s & accoppiò infieme due tione del nature tanto diftanti, chevna é fomma felicità, l'altra «bo. fommamiferia; vna finita yl'altra infinita è vna mor- tale , l'altra immortale ; vna diuina y e l'altra humana ofe il ferpente; in atto d’afferrar co i denti la coda;ed il titolo; EXTREMA COPVLAT. Ruperto Ruperto Abbate lib. 1. in Matth. Zumxst fe initium fini, ideft vibbate Deus homini, & ita hacs fcilicet mitium & finis oc- currerunt fibî in vtero virginis. San Tomafo d'Ac- Tomafo quino Oputc. 60. Quid fanè fapientius , quam quod d'Aquino ad complementum totius vniuerfi fieret coniunttio primi & vltimisideft Verbi diuini, quod eft omnium principiumy& bumana creaturasque in operibus fex dierum fuît vltima omnium creaturarum 2 56 Bernardino Rota, in morte di fua Moglie, fi- pan la ferpe tagliata inmezzo attrauerfo » che verfo e parti eftreme fi fuincola e fidibatte ; col motto ; NEC MORS, NEC VITA RELICTA ; e di- . moftra vn eftremo dolore nella perdita di colei , nella Dannati quale ei viucua &c. Imprefa quadrante è i dannati, che muoiono di continuo nell’atrocità delle pene, mà non finifcono mai di viueres perche habbiano eterna- mente a morire s effendo colà giù nell'inferno » come 8. Gregs- diffe Gregorio 9. Mor. cap 49. Mors fine morte, sied finis fine fine » quia & mors viuity& finis femper in- cipit ,& deficere defi:Mus nefcit. 57 Laferpe, traffitta da vna lancia » e conficcata contro la terra » che inalza il capo à mordere per rab- bia l'haftay fi troua con l’auuerdbio; INDARNO. E fi prende così ilcorpo » come il motto dell’Impre- fa da Lodovico Ariofto » ilquale Canto 37. ftan. 78. per defcriuere lo {degno di Marganore, che vedendofi con morte violenta eftinto il figliuolo ) ne fapendo contra chi vendicarfì , fe non contra Drufilla , che fà l'homicida, mà che già di veleno era morta, così dice; Qual ferpes e che nelhafta, ch'àla fabbia La tenga fifa, INDARNO i denti metta, O qual maftin , ch'al ciottolo sche glihabbia Gittato il viandante corre in fretta » E morda inuano con ftizza peconrabbia » Ne fe ne voglia andarfenza vendetta : Tal Marganor d'ogni maftin , d'ogn'angue ; Via più crudel fà contr’il corpo effangue . Rifenti- E quadra l'imprefa a chiunque trouandofi oppreffo mento daforza fuperiore procura di vendicarfi , mà non può. vano —Seanco nel ferpente rauvifar non fi voleffe huomo prudente » edaccorto , che traffitto dall’altrui calun- nia, benche tenti liberarfene non può ne sà effettuar- lo, effendo il pregiudicio della malignità quafi che del tutto irremediabile. Giulio Cefare Scaligero Epidor. lib.1. parlando della Calunnia; così ; Si forfitan nos implicanerir femel Vis illa monftri tam fuos (cit fortiter Nodare cirros , vt licet te liberes Impreffa reftent femper hinc veftigia. 58 Che dalla fpina del corpo humano fia genera» to vn ferpente cento Scrittori l'affermano. Plinio lib. 10. cap. 6. Anguem ex medulla hominis (pine gioni accepimus & multis. Quidio lib. 15. Metam. inhe- rendo all'opinione di Pitagora ; Sunt qui cu claufo putrefatta eft (pina fepulchro Mutaricredant bumanas angue medullas . Co dr convengono » e Plutarco in Cleomene » e Sant'Ifidoro lib. 12. cap. 4. c molti altri. Per tanto Virgilio 5. neid. con allufione a sì fatta proprietà, rapprefenta vn pacifico ferpente , vfcito dal fepolero d'Apchifey alla vita del quale Enea prefe lietiaufpicij fn morte atriofto Calinia Gil. Co. Scalig. Plinîe Quidio 245 di telicità , edibene. Riflettendo a quefli raccontiy Giouanni Battifta Rufca figurò va ferpente, che da vn marmoreo auellosfi vedeua quali che del tuto vici. tò col motto; SALVTIFER. ADSVM, imprefa Crifto ri che direttamente ferue ad inferire la falute» e la felicità forto fingolare » che recò al mondo il Saluatore » all’hora quando quafi ferpente » di fpoglie immortali veftito, vici da i marmi del {uo fepolcro efimoftrò a i fedeli; Delle quali beneficenze Pier Crifologo ferm.78. cosi; _—_—— Tranfatta notte dominice Paffionis s fietit Lefus in Pier Cri- littoresvt in antiquum terminumveuocaret vmiuerfaz Sologs firmaret dubiayiaftata compefceret s turbata compo- nerety & ftatione fuaipfa fundamenta orbisy qua fic commota fuerant sftabiliret quo mox mundus ad fui recurreret authoris obfequium. Stetit Iefus in litto- reyvt Ecclefiamprecipue , in qua Difcipuli amaris tunc fluétibus iattabantury ad fidam fidei fua reduce- ret flationem.» Prefuppofta quefta proprietà, che dal midollo del- la fpina dell’huomo motto fi generi vn ferpente, que- fi ti ritroua delineato frà l'orride offature della detta {pina & fegnato male parole da Emblema; EX î BONO MALVMy; ideadi perfonaingrata, che Ingrari- conuerte in maluagità ediffetto ; quelcommodo, ed tudine vtileyche Iddio gli riparte; vitio dallo fteffo Iddio per bocca d'Ofea rimprouerato a gl'Ifracliti; £g0 dedi ci Of.» % frumentum, & vinumy & oleum, & argentum mul- tiplicaut ei aurumsque fecerunt Baal . Si che con- uertiuano i doni d'Iddio in offefe dello fteffo Iddio; profetia che da Origene in fenfo tropologico fù così interpretata Hom.2. inCant, Dedi vobis fenjum, I Origene rationems qua me Deum & fentire poffetis » & cole- re:vos autem fenfum,& rationem , que in vobis eft, adcolenda demonia tranftaliftis » i 59 La ferpey davna (pada recifa in due parti, fù introdotta a dire; DVM SPIRO SPERO ; che Speran- dimoftra animo intrepido , e confidenza coraggiofa za frà le più crudeli trauerfie della fortuna; San Giovaani Crifoftomo Hom. 2. in Pfal. 50. la medefima animo- I fità defiderarebbe ne i penitenti. Peocafti? dic'egli Gio Gre penitere . Millies peccafti ? millies penitere . si foffoma vulneratus ess adbibe tibi curam ydumfbiras, etiam in'ipfo letto pofitus setiam fi dici potefì antmam ef flans y etiamfi de boc mundo exeas » non impedicur temporis angrftia mifericordia Dei. | 6o Chiunque conucifa co i vitioli, non puo fe non partecipare della velenola infettione dei vicioliy ciò che dimottra la ferpe è che ciiendo morilcata da Comp- molte vefpe ; a tutte riparte la propria maluaggità, il gnia cat che dichiara iltitolo. TRANSFVNDIT PASTA 19 VENENVM. San Bafilio 3 conmetatora differente ben sì, mà afai fampatica alla prefente . Quemadmo- dumin peftitentibus locis fenfim attra&tus aer, Laten- tem corporis morbuminyeiyficitidem in-prama con- fuetudine, conuerfatione maxima nobis mala has- riunturyetiamfi ftatim incommodun non fentiatury idcirco aduerfus ferpentem irreconeiliabilis nobis ine ditaeft inimicitia. E può anco ferwire a dinotare giu» ftorifentimento » mentre la ferpe, ed offende ye pre- giudica quelle vefpe,che attualmente ftanno sù'Imor- derla e sù! pregiudicarla o i 61 MoltiScrittori fondi parere che la faliua dell’- huomo digiuno riefca ài ferpenti velenofa, anzi mor- tifera. Che però per dinotare quanta fia la virtù » e valor del digiunoyil ferpente in quefta guifa vecito tù affunto per corpo d’Emblema; col foprafcritto ; SO- BRIETATIS OPVS. Nel qual argomento Sant - Ambrogio -lib. 6. Hexacmer. cap. 4. Jeiuni bomnis Ambre fputum fi ferpens guftauerit » moritur. Vides quan- gie ta vis iciunij fity vi & fpuro {uo bomo terrenzm fer- 3 pentem S. Bafili Pariglia Digiunè pP SI. 246 ©. penteminterficiat, & merito fpirunelem , e di nuouo " lib.de Fliacap.10./esmmninm culpa inte» fi Elorinmeft, col quale s'accorda anco San Pietro di Damiano lib.2. Pleo dr Epift.18. Serpens mox vr fpurum iciuni bominis gu Wariam fiat 9 protinus interempius expirat, Nonergo ferue Dei te pigeaticiunare svi moriatiar ille» quiecibo turgidum nititur deglutiens abforbere, 62 Vnferpente fopra vna pietra » in atto di fag- girfene , & le parole di Salomone; NVLLVM VE. STIGIVM feruì per figurare la virtù onnipotente » ‘con la quale Crifto sì fattamente fcacciaua i demonij dal feno de gli offeffì , che in loro più non ne rima- Inseten- neua alcun veftigio. Serue anco l'imprefa ad inferire cenza di l'innocenza di Crifto, nel quale non apparue ne meno Crifto vm ombra di peccato» Petra eft caro Crifti; diceua «mbro- Sant'Ambrogio lib. de Salom, cap. 4. in qua ferpen= gio tis , idefi diaboli veftigiwm non apparet. 63 Ilferpente, che s'inalza tutto vigorofo fotto Enei la fpera del fole fù pofto con le parole di Virgilio , »ARDVVS AD SOLEM, eriefce bel lim- bolo. ; di chi fotto la prefenza d’Iddio firinforza e s- auvalora. Talefà Giada Macabeo, e con elfo lui i fuoi guerrieri » de i quali 2. Macab.:15. 26. Indass quicum.co eranty inuocato Dea s per orationes cougreffi funt : vaanu quidem pugnantes » fed Domi- num cordibus orantes » proftrauerunt nonminustri» ginta quinque milliay prafentia Dei magnificè dele= Invidia éati . Dimoftra anco l’imprefa , che il Liuore è &l'- perfegui inuidia con rabbia ferpentina ; sauuanza più tero- ta 1 me- ce contra coloro » che più fono rigguardeuoli per me- v.475. Preséza d'Iddio 2. Mac, 15.26. riteuoli” rito, e per virtù . Giufto Lipfio Centur. 2. Ep. 70, Giufo Limory & obirettatioy paffim bonorum operum im- Lipfe pedimentayaut venena. Pier Francefco Spinola, Poe= ta Milanefel:b. 1. Epigram. diceua anch'eflo; i D. Fran. Spinula fiindottus , mifery & pauperrimus effeta Spinola Non hunc morderes inuidiofa manus » Viù E Pier Cniologo ; parlando delle periecutioni eccitate perie- dal Demonia contra i ferui d'Iddio Ser. 149. così ; guitata 7ridit Satanas firmitatem fidei » Shabilitatemque. Vi- Crifologo dit cam pietate dogmatum fepram ; vidir eamooperum 7 bonorum frultibus abundantem, & ideo pro his ome nibus ad infamam vene, & rabie furotis exarfit a vt fcinderei concordiam y ve conwelleret charitaterm a vi difrumperet pacem. TINA, 64 L'Abvate Don Giacomo Certani » rappre- Libidi- fentò i Lafciui nell’imagine d’yna ferpe » che itando nolo pafcendoi di terra , portauail motto; HA&E MIAHI : OPIPARA DAPES, fimilitudme che da Sant Ambre- Ambrogio Epift. ad Sabinum tù così prodotta; Nor gio immerito Sanchus Moyfes deleEationem ferpentis fi- guravit fimilitudini. PronaeSteniminvenirem ficut Jerpens = ci terra cibus cft > ficut ferpenti quoniam efcam nefcitcaleftem. Corporalibus enim pafcituratg; in varias mutatur [pecies cupiditatum , & tortuofis angulatur anfrattibus. 65 Sitroualaferpe pofta nel mezzo alfuoco » ed il cartellone ; TOLLIT FLAMMA VIRVS; ed inferifce che col feruore della carità fi dileguano i Spirito veleni de gli odij, e col fuoco dello Spirito Santo fi Santo coniuma il veleno dell'humana malitta , Gregorio Nazianzeno Orat. 44. ricercando per qual ragione lo Gregorio Spirito Santo apparir voleficin lingue di fuoco; Car Wazian Autem in linguisigneist Rifponde; Proprer purgatio- mem. Dens enim nofter ignis confumens eft , & qui- dem ignis improbitatem abfismens . E San Girolamo S Girela-to. 8. in Pi. 119. Quia cwmer linguamea, & pus ha» wo bet, & venenum habet sprimum fagittis tuis vulneraa vt pas poffit exire » deinde carbones tuos »Eignem pone svequicquia malum fuerit excoquary & defere tum faciat î ANIMALI VELENOSI. Lib. VII. 66 tlf:rpente » circondato da va cerchio di fpi» \ ne; che fi tpinge verlo vyna fiamma » e porta il motto ; Genere» MALO QVAM VINCVLA», FLAMMAS; fia + ò veramente circondato da irami di fraffino » coi qua- li tiene infinita antipatia, che ftà in atto dilanciarli L_bbro nel fuoco » ciò che inferifce il motto ; MALO del Tao IGNEM ; può figurare i peccatori yi quali hauendo male in loro elettione, di legami pretiofi della diuinaleg- ge, edilgiogo dolce della fua croce s ò veramente il tuoco dell’interno : amano anzi il fuoco » chegli tor- menti,che ilegamidella legge diuina ; d il giogo foa- ue del Redentore. Può altrefi inbuona parte appli- __ carfi l'imprefa ad vn feruo d'Iddio » che prima di ve- Giufte derfi riftretto da i vincoli dell'iniquità » od aggraua coltante to dall’ombradel vitio » vuole feppelirti viua nel più profondo inferno + Talcera Sant Anfelmosfolito di- res Si hinc peccati horroremy hinc inferni dolorem S. Anfa- corporaliter cernerem a & neceffario vni eorum va- mergi deberems potius infernum quam peccatum ap- peterem + E diner. Angl. incius vita, 67. Scriue Plutarco de folert, Animal. che il fer- pente frucando gli occhi contra i legni ruuidi » c fpi- nofì» viene à purgargli; quindi il Lucarini gli fopra- pofe; PVRGANT ACVLEI ; facendone impre- fa per San Francefco » che gettandoiì nudo nelle {pi- ne » filiberò dai fuggeftiui impuri, chelo turbaua- no fulviuo. Così le parole pungiziue d’vn catitatiuo , Cosret-, e zelante ci purifirano y e correggono frà le diffo- HONE af lutezze de.i nofiri errori ; Bona vulnera charitatis PÎ8 diceua San Ambrogio lib.2. Apolog. Danid cap..13. qua non funt timenda, fed optanda» cum in illis fit vera faluss & vita sia : fiati 68 Leferpi, che ono da vna vigna hebbero i, dal Lucarini FLORESGENTE FVGIVNT , S2nià tali idemonij, @ fia i vitij fuggono da quell'anima, nella quale fiorifcono gli atti delle vità » e della di- uotione . SanBernardo Ser. 60. in Cantic. prima riferifce quefta naturale proprietà » che dalle vigne è mentre fiorifcono » fuggano con fecreto orrore le fer- Pie; «Ziunt florefcentibus vineis omne reptile vene- S- Bernar natum cedereloco , nec vliatenus nouorum ferre odo- %* rem forum; indi portandoli alla morale applicatio» nes aggiunge, Quod volo attendant nonity nofîri, & fiducialiter agant » cogitantes qualem {piritian acceperunt , cuius primitias demones non fuftiment conchiudendo con queft'argomento. Sific nomitius feruor, quderit abfoluta perfetto è 69. Vna ferpe , che tutta ità contorcendofi » e mal fi può comprendere è qual parte debba piegare il capo, coltitolo ;. NEC A QVO, NEC, AD Còfiglie QUVEM , fùdelSaauedra » per auuertire il Prencipe f&creto prudente» a tenere occulti ifuoi difegni, non permet- tendo mai che da veruno fiano penetrati, Tale fi diede à conofcere Iddio, moftrandoti ad Ifaia » con la faccia, e coi piedi tutti velati, e coperti. Drsabus Ifai. 6.8, ( alis) velabant faciem cius, & duobus velabane pe- des cins Ifa.6.2.Così dello Spirito Santo fcriueua San j Giouanni 3. 8. Nefcis vade veniary aut quo vadat ; To. 3. % ed efpreffamente in mio propotito ; Giufto Lipfio _ Centur. fingular. in Prefat. ad Ledtorers . Confi- Giufte lia » & iudicia de Republica fubmittere bodiernis Pif linguis s ant cenfionibus s non dicam paruma tutura ef= fe» fed & hominis parum tuti . 70. I Rinouati di Roma hanno alcuni ferpenti , tutti fquallidi , che compaiono alla pera del fole col Mutatia motto; QVOS BRVMA TEGEBAT » e for- ne {e vogliono inferire è che la virtù noniftà fempre fo- pita, mà à luoga, e tempo sà moftrarfi vigorofa » maffime quand’é fauorita » edanimata dalla prefen» za di perfonaggio dimerito &c. Col medelimo cors cette S. Frame celco Li SE RUE ‘ceto Virgilio efpreffe l'animofità è e coraggio di Pirro in abbattere Ja porta del palazzo reale AEneid, ‘libr 2» Va 469. Pitgilio vu i ante ipfumyprimoque in limine Pyr- rbus Exultat telisy & luce corufeus abena. Qualis vbi in lucemcoluber mala gramina paftus Frigida fub terra tumidum quem bruma tegebaty Nune pofitisnonns exuuijs y nitidufque inuenta Lubrica conuoluit fublato pettore terga 3 vArduus ad folem» & linguis micatore trifulcis + 71 Vaferpente, che tiene yn ramodi finocchio inboccas edilmotto; INDE LVX, ET IV- VENTA fùimprefa allufivaà ciò, chene fcriffe Pli- Plinio niO3 lib.8.cap.27. Anguishyberno fitu membrana Gratia corporis obdutta sfaniculi fucco impedimentum illud diuina exziby nicidufque vernat; màin realtà quefti doni » edi luce sedi giouinezza tì riccuono da Dio ; il quale Foan. 1.9, Eft lux vera que illuminat omnem bominemy & che P/. 43.4. Latificat inuentutem meam. 72 La ferpe, che lafciafrà le pietrela fua fpoglia» * — diuienedifsio; PIV\ BELLA, E PIV' SPEDI- Pouertà TA ; talechi invaghito della pouertà volontaria » ce- volonta» de à i mondani arredi s e diuiene più gloriofo e rif- ria plendente » come di fopra sol parere di san Paolino fi Paoline diflej 7 £ copiofa luce veftramini y eRore nudi fecu- lo ; e riefce più difinuolio 4 epronto è portarfi alle fublimii altezze della gloria» ciò che intefero i Santi Martiri Giouanni, e Paolo, .i quili fpontaneamen- Brewiar, te; fua bona diftribuerunt panperibus » quo evpedi= : Rom. tioresad Dominummigrare poffent. 26 [unij. 73 Simbolocosi della libidine; come dell’anari- tiay è il ferpente Dipfade,il quale, mordendo, fà mo= rirdi fere 3 e come diffe Lucano lib. 9. IN CEN. DIT VISCERA TABE; ecerto quant’all’« Auaritia Auaritia Giuuenale Sat; 14. Giuuena= Crefcit amor nummi y quantumipfapecunia cre= lo cit 3 Pilo banc optatquinon habet.Ergo paratur «Alteravilla tibi cumrusnonfufficit vaum » Et proferre lbet fines ec. bi Libidine Equant'alla libidine, San Girolamo Epift. ad Matrem S.Girole-& filiam ; Zibido furtiva — nunquam fatiatur , & mo cum videtur extinéta reacenditur , vfa crefcit» & deficit y nec rationi paret » fed impetu fertur . 74. Quand'ilferpente Preftero, afferra mordendo. qualche animale ». introduce, è cagiona in quella pat- te vn ecceftiuo tumore » che feco porta irreparabile la morte » ciò.che fcriue Salino cap. 40. che però hebbe il motto ; PERIMIT INFLANDO. L’Adala- tore fimilmente, colveleno , che dallabocca gli ftilla cagiona nelle menti humane il vitiofa tumore della fuperbia, al quale poi fuccedono mortali 3 e ruinofi conqualfi . Da così graui miferie Sant'Agoftino procura di preferuarci , il quale in Pfal, 140. fopra P/al.140 quelle parole ; Oleum autem peccatoris non impin- Adula- tore s uet caput meum sin quelto oglio intendendo l'adu- 5 Ape azione così auuerte ; Noligaudere ad talia , noli an- no nuere s noli confentire noli inde gratulari + Siille attulitoleun adulationis» fed caput tuum intezrum. maneatymon inflatum fit, non tumefcat .Si enim IN- FLATWFM FVERIT, & tumuerit , facit Super- ponduss& PRACIPITABIT TE, Similmente bia la fuperbia col {uo tartareo» ferpentino morfo ci gon- fiacci vccide. Il P. Benedetto Fernandio in Gen.cap. 613.13 3. Se&. 29. n. 1. offeruandolarifpofta d'Eua; Ser- © pensdecepitme , diceche ilverbo iui vfato » può de- durti da doppia radice » poiche ponendoli il punto nel corno finiftro di quello» fignifica elemare , comba- rerey ardere ; mà pomendoli nel corno de ftro, figuifi» Capo VIII. 247 ca. Decipere » defolare , deftruere; e foggiunge; Et quidembec omnia fimul inueniuntur in vitio fu Peneder. perbie , quo primi parentes infetti (uperbam fobo- Fernand. lem ediderunt. Sevpensigitur (air) me decepit , me defolauits & deftruxit, ferpens me fublenanit s fci- licet in fuperbiam » fecit me ardere y combuffit. Può anco applicarfi all'ambitione, i pregiuditij della quale da Seneca Epilt. 84. con proprietà di parole al preci- tato motto molto conformi fono da lui efprefli . Re- "° linque ambitum.tumidares eftiyvanayventofa: nullum Seneca habet terminum - Prateri iftos gradus dinitums & magno aggeftu fufpenfa veltibula - Nonin prerupto tantumiflic Stahis , fedin lubrico . 75. Nella folenneentrata ; che fece in Cremona Monlignor Francefco Vifconti , come nuouo Vef- couo , Il Padre Leonardo Velli » frà l'altre imprete » che alzò a gli honori di quefto Prelato, figurò vn fer- pente» che formando di sè vn cerchio » afferraua la 4 coda con labocca ed.ilmotto ; RELEGENS Prudézz EXORDIA; toltoda Claudiano nel lib. 2.fcritto ad honore di Stilicone , oue defcriuendo la cauerna del Tempo cantò così ; ? Complefitur antrum Claudia» Omnia qui placita confumit nomine ferpens, "° Perpetuumqz viret (quamis > candama; reduéto Ore vorat » tacito relegens exordia lapfu . Infinuando con quefta imprefa la Prudenza ; di cui è proprio il conliderare i pafati auuenimenti , per ap- prendere a prouedere con l’effempio di quelli, alle prefenti se poffibili contingenze. Quadra molro be- ne l'impreta è chi feco ftellò ripenia la baffezza de {uoi principij. Tale Amosda Dio fublimato col dono della Profetia » fi protefta, e dichiara d’effere Mato vn pouero paftore. Z'erba Amos, qui fuit in pafto- Mesi .1 ribus de Thecue ; Amos. 1. Villegifo Arcinefeouo della Vormatia, efendo nato da vn Padre, che lauora- ua rote dacarri, fece frà le grandezze della fua digni- tà » figurar da per tuttole rote e feco ftello iva di- cendo; Z'illegife quis fis» quis fuerismemento . Ifa- ac huomo di baffifima nafcita » mà col proprio va- lore auuanzatofi à i primi vflicij dell'Imperio Tur-” chefco fotto Baiazette teneua nel palazzo vue dava vdienza vna (carpa , folatadi corde è à mezz'aria fof- pefa » e fpeffoà fuoi figliuoli dicena. Guardate quì la baflezza del lignaggio, dal quale io fondifcefo » e Paltezza della dignità alla quale io fonfalito &c. Bo- tero nei detti memorabili fol.79. 76. Vn ferpente » che afferrato da gli artigli d’vn aquila fi riuolta ad attaccarla , e morderla nella gola, G dal Caualiere Pietro Cafcina hebbe. E QVANT® E f Lea OFFESO PIV", TANTO PIV‘ NOCE è che! _ dimoftra animo rifentito , e generofos che rende al- Rifenti- trui la pariglia dell'offele che riceue, nel qual fogget= MENTO to il Tatto nella Geruf, Liberata Cant. 7.ft. 75. La virtù ftimolata è più feroce, E s'agguzza de l’ira a l’afpra cote. Tafò 77. Adva ferpente, inatto d’elfer premuto » io dicdi ; EXACVET IRAS, per dimoftrare _ * che l'altrui iniquità , ed oppreffione » ci fà ardîti 3 e Oppref- generofì » perfuadendoci è gli vltimi sforzi » e rifen- HOne ine Ambitie Modera- tione d’- animo Gio: Pete Torguase umenti . Così Guido Cafoni Embl. 6. sua e Dura neceflità » che in lor comparte Guido Noua virtù » gli rende inuitti , e toglie Cafori Ne perigli il umor d'ogni periglio » E nel morire indomiti » e feroci Sprezzan l’orror de l'incontrata morte. L’ardire altrui gli fà più arditi , e quegli Ch'è lor soppone valorofo » e forte Con maggior sforzo è fuperato è e morto « 78. Al ferpente auuolto in giro, che ftà nafcom dendo 248 * . dendoilcapo iodiedi; TVT VS, NI CAPITE Fedele LAESVS. Nonaltrimenti il fedele y nulla curi la per- dita delle facoltà, della patria 3 e della vita » purche ferbi la fede ; con la cuftodia della quale , mette in ficuro tutt’ilrimanente . Giouanni Crifoftomo Hom. Crifoflo- 24.in Matt. Nam quemadmodbin ferpens totum fe wo ipfumtradit , nec minimum curat fi cor pus inciditury È donec caput fuvm integrum feruer codem tu quoque modo, prater fidem s cetera perdere non cures: pro- fundas vninerfamtuam pecuniams tradas corpus , vi- ta fi opus eft nainime parcasy dummodo fidem ferues 3 qua caput ef) & radix y qua feruata etiam fr omnia perdes » omnia tamen rurfus maiore cum magnificen- ria recuperabis . Lo telo anco diceua San Girola- Matz.10. MO 3 fpiegando le parole di Crifio; Effoteergo pru- 16. dentes ficut ferpentes Matt. 10. 16. Serpentis aftutia S.Girola- ponitur inexemplums quia teto corpore occultat ca- smo puts vt illudzin quo vitaeft protesat. Ita & nostoto periculo corporiss caput noftrumsqui Chriftus eSt cu- fiodiamus,1deft fidem integram, & incorrupram fer- vare ffudeamns . Puolii inco addattar l’imprefa al Prelato y al Prencipes al Padre di famiglia ; chefe ciaf- cun di quefti ) che é capo, da i colpi delle colpe graui» e dalle lelioni enormi delle iniquità faprà conferuarti efente: turt’il corpo della famiglia ; ò della republica potrà chiamarfi totalmente afficuratose faluo. 79 Molte ferpi ftrette da vnamano , che fuinco- Virtù in- Jandofi, tentano offendere, mà non potfono; dal Pro- fidiara —ueditor Canale hebbero, IN VANVM LABO- RAVERVNT, per dinotare» che i maligni malpof- fono contutta la loro maluagità , ‘e sforzo preualere contra la vera virtù. Battifta Pittoni fpiegò queft'im- prefa così ; Le velenofe lingue, inuide , e prefte Come ferpi a vibrar'il tofco fuote , In darno fono la vittù molefte s E cercan d’ofcurar l'altrui fpleridore , Quette al chiaro Canal furon infefte , Ma l’inuidia non può contra il valore » Ch’egli diuenne ogn’hor più faggio, e forte» E per giouar a noi corfea la morte + 8o Ciòchedi fopra fidiffe deli'afpido, può rep- licarfi di qualfivoglia ferpente cioè, che; IN SI- Mormo- LENTIO MORDET, idea del mormoratore ratore come infegna l’Ecclcfiafte cap. 10.11. S7 mordeat Ecclefiaf. ferpens in filentio , nihileo minus habet, qui occultè 10.11. detrabit y nel qual luogo San Girolamo ; ferpens S-Girola- detratto aquales funt : quomodo enim ille occultè Ti mordens venenum inferit , fic ijte ciam detrabens vi- rus pettoris fui effundit im fratrem Te. « . 8r Hferpente di bronzo; alzato tul palo, come n-rapporta Mosè, che fù pofto colì nel deferto ’ per preferuar dalle morti chiunque in lui s'affiffaua , nella noftra Canonica di Piacenza li ritroua col mot- Fsde nelto ; ASPICIENTES VIVENT ; tale chi Crocififs fiffa gli occhi della fede s € della fperanza nel Croci- fo fiflo > indî ne ritrahe ogni poffibile felicità. San Ce- €efario. fario Arelat. Hom. 2. de Pafcha. Tam prompta ade- rela. rar falubritas medicandi , quam*velox imerat felici- tas intuendi. Sequebatur certum fub mometanea con- templarione remedium y quia latebat in ferpente my- S.Ambro fterinm + Sant Ambrogio Ser. s1. Habentes Domi- gio num Jefum qui nos paffione fua liberanitsinipfum alpiciamus fempers & de ipfins figno fperemus no- firis vulneribus medicinam: hoceft » St forte nobis venenum anaritia fe diffundit , ipfum confideremus @&" famat . Si fcorpionis nos libido compungit » ipfum vogemus y& cura, Siterrenarum cogitattonum nos morfus lacerant » cundem precemurs & vinimus. Hi enim funt fpirituales ferpentes animarum noftra» Bartiffa Pitoni ANIMALI VELENOSI Lib. VII. rum prop:er quos conculcandos Dominus crucifixus Peecit® eft.Oleaftro in lib. Numer. cap. 21. riconofce que- confide- fti benefici effetti dalla confideratione del peccato T#t0 commeffo ; e dice; Quantumeunque è ferpentibus Olesft peccatorum fis morfussfi poftmodum ea quadam ani- mi penitadine confideres» facillimè fanaberis. Reco- Ie. 3% gutaboy ait quidamyomnes annos meos in amaritudine *5- animemea. Tu verò dic; confiderabo omnes ferpen- tes meos ad fanitatem anime mea . 82 Giouanni Orozco al ferpente di bronzo ful Sperar palo diede; VNA SALVS), non potendofi altron- 10 Die de fperar la falute,che dalla mortedel figliuol d’Iddio, e dalla fede, & inuocatione del Crocifilto; Onde San: Pietro AR. 4.12. Non eStiralio aliquo falus. Nec'A4.412 emim aliud nomeneSt fubcelo datum hominibuss in è quo oporteat nos faluos fieri. Sant Agoftino sa Ioan. tra&.12. Fratres vt d peccato fanemur , Chriftum S.Agof, crucifixum intueamur . Quomodo qui intuebantur "® illum ferpentem mon peribane morfibus ferpentum; fic qui intuentur fide Chrifti mortera fanantur è mor- fibus peccatoram. VIPERA Capo IX. 83 Acconta Paufania în Beot. lib. 9. che le vi- Pasfania pere; le quali fanno i lor couili fotto le pian- te delbalfamoy perdono ilveleno, e riefcono nelimor- dere ‘innocenti; pertanto il Padre Silueftro Pietra- fanta, effigiando vna viperazche s'accoftaua alla pian- ta dibalfamo ; le fece dite; VENIO POSITVRA VENENVM; edinferì che chi s'accofta per diuo- tione a Maria Vergine , intefa nel balfamo» depone il veleno » efilibera affatto da qual fi voglia colpa. Lo Compa fteffo dicafi di chi s’accofta a conuerfar coi buoniche di de $ nella vicinanza loro perde i fuoi vitij primieri, Che DOM, però Seneca Epift. 47. Quidam cenent tecum quia di- Seneca gni funt » quidam vt fint . Si quid eniminillis ex for- dida conuerfatione feruile eft, boneStiorum conuitus excutiet.. E nel’Epift. 95. Nulla resmagis.honefta induity dubiosque, & inprauum inclmatos reuocat ad reîtum, quamvirorum bonorum connerfatio s paula- - tim defcendit in pettore,<& vim pracepri obtinet. 84 Alcibiade Lucarini, figuro la vipera» in atto di mangiarle foglie del balfamo; col mezzo delle quali Eucari- ella perde il veleno $ ondele diede; CARET OB ftiase fue PABVLA VIRO; eciò per dimoftrarey checon:V!0 » l'vio frequente dell’eucariftia, fi tolgono dal noftro fenole velenofe infettioni delle colpe. San Bernardo ferm.1. in Cena Domini. Si quis veftrumnontam $. Berna fepè modo tam acerbos fentit iracundia motusyinui- ®® - die,luxuriay aut ceterorum huiufmodi , gratias agat corpori , & fanguini Domini s quoniam virtus facra- menti operatur in eo &c. Per quefto fù da i Santi Padri chiamata l’Eucariftia , rimedio dell'immortali- tà , preferuatiuo della morte, purgatiuo d'ogni vitioy ed efpalfino di qual fì voglia male. Pharmacum in- movtalitatis , mortis antidoton s vitam in Deo conci- lians per Chriftumy medicamentum purgans vitiay®n omnia pellens mala. Parole precife di Sant'{gnatio Martire Epift. ad Ephef. in fineydette dell’Eucariftia. 85. Laviperay per quello ne dicono molti Scritto- ri mprima d’accoftarfì alla fonte depone il veleno j che Orante però il Padre Certani figurandola preifo la fonte» le SALE diede; VIRVS NON DEFERT, edinferì, che deue deponere il vitio dal cuore , chi brama d’abbeue- rarfì alla fonte della parola diuina ; Debemus igitur & S. Epift nos s quiad perennem ypuramqne, & dininis yac ca- nie leftibus eloquijs fcaturientem aquam in Dei Ecclefia properamuss malitia venenuna non deferre s fed om- mess ro S.Icna® Mars. VIPERA Capo IX. mem prauitatem , È iurgium , &> omnem malam co- rta deponere. Sant'Epifanio ad Phyfiol. e 6. dinuovo Herefi 37. Serpens quando fiti preffas a Latibulo procedit ad aquam,vr bibat,non fimul accipit Secum venenumyfed in latibulo relinguit , & fic pro- greffus potum aquaruw fumit: Proinde e ipfi hoc imitemursvt quando ad Ecclefiamy aut precessaut ad mysteria venerimuss malitiam nobifcum non feramus. 86 Suole altresì la vipera s prima di congiungerfi Matrimo con la murena gettar fuori il veleno » della quale il nio Lucarini; DEPOSITO IVNGITVR VIRO; cdammaetftra entrambi i contraenti , à deporre il ve. leno della naturale crudeltà 3 afpiezza » efeuerità, ac- cioche il matrimonio riefcacon ifcambicuole felicità, $. Baflia c contento. San Bafilio Homil. 7. Hexaemer., Au- diat & viripfe accomodatam, feque decente ad- monttionem. Vipera virus ob nuptiarum venera- tionem euomit. Tuduritiam animi stuferitarem» ta crudelitatem ob vnionis renerentiam non deponis ? Conallufione alle quali parole mi perfuado che l'Al- ciati formafie il fuo Saba 192. della vipera che prima di mifchiarfi con la murena, getta fuori il vele- no» conl'Epigramma feguente; Cum furit in Venerem » pelagi feinlittore fifit Viperas & abStomacho diva venena vomit : Murenamque ciens ingentia fibila tollit y At fimul amplexus apperit illa viri. Maxima debeturthalamo reuerentia: coniux «Alternum debet coniugi & obfequium . Prepara- Deue altresì deponere il veleno chi s'accotta è i fa- tione all* crialtari » per vnirli facramentalmente è Dio.San Ni- Andrea vAlciar. cc Jo Paren. n. 120. Ab omni corruptione abfline y & Ge. Ni lo :mYftica cane omni die particeps fias : fic enim Chri- JU corpus, noftrum fieri incipit . Sant'Agottino ci Orante cla quefto medefimo documento » perche potiamo fia puro GOn frutto accingerciad orare; e fcriuendo ad Tulran. S.Agofti- € omitem de perfetta Iuftitia dice ; Quemadmodam no Jerpentis quoddam genus y cum it adbibendum, pri- ufQquam ad fontem venit , omne venenum euomit; ite Chriftianus ycumad orandum accedity omnem ira- candiam , & odium proximi deponat. 87 IlCamerario, perdimoftrare, chele femmi- ne impure leuano è i loro amanti il giudicioy il fan- ie, etall’hor ancola vita , figurò due vipere inamo- Donna te , conla femmina chetrincia il capo al mafchio,col lafciva foprafcritto; VENVS IMPROBA; overa- mente; NECAT AMANTEM); comediffe Do n Arcangelo Conter; o pure; PERDIT' QVOS D.IEPERIT; odancora; DVLCEDINE NE- C1AT. Nel qual foggetto molto bene auuertiua il Pron. 5.9 Savio Pron. 5. 9. Ne des'alienis bonorem tuumy & anasos tuos crudeli; e San Cipriano parlando di donna S.Cipria- imqpura lib. de sing. Cleric. Per infinita dedecora » = multiplices mortes inuchit în perniciem perditorum . Ingrato Qeiadra anco l'imprela à dimoftrare la maluagità di Mondo pet fona ingrata ; ed il pregiudicio » che ilmondo por- inganna- ta i i fuoi adherenti ; i qualiall’hora vecide s quando tore femibra d’accarezzargli. Vgon Card. in cap. 23. Lu- Vgon cao. Oguam fraudulentum ofculum s quo traditur Cardia. Ietus. Tale eSì ofculum mundi » illum enim folum pri dit , quem ofculatur 38 Alla vipera che può feruire per fimbolo di per- X fonaauara » addattai il verlo. NOFFENDE VI- duaro Vi14, E NE RISANA MORTA; overa- mente; VIVA LA MORTE, E MORTA 10 DO' LA VITA; effendo veriffimo chel'Auaro è fimile alla vipera » la doue viuendo infidia , efe può » pregiudica alle facoltà , ed haucridi tutti» morendo ferue à beneficare » voglia , ò non voglia i fuoi here- di) e fucceflori , non vi mancando chi habbi detto , 249 che l’Auaro non fù già mai cofa veruna, che ria più gioueuole s che quando muore. Ararus nifi cum Othen. moritur nibilreEe facit . Othon.Van! Emblem. 4. en? ex Horatio . 89 Idea del peccatore » che refta vccifo dal pec- cato ch’egli genera » e partorifce »é la vipera > la qua- les fe è vero ciò che ne dicono nell'atto del partori- re » effendole da i fuoi viperotti fquarciate le vitcere , Pecca- muore infelicemente; e com’altri di lei diffe; P_E- 1O"© RIT DVM PARIT ; che tanto appunto la- {ciò feritto San Giacomo 1.15. Peccarum cum con J fummatum fuerit generat mortem. Quadra queft- CA imprefa ad vn perdicatore di cattiui coftumi » ilqua- ror vio le mentre col fuo dire altrui riparte la vita dell'anima tiofo col fuo mal fare , fe medefimo condanna all'eternità Pena della morte; concetto di Pietro di Damiano ; V'ipe- prati rarum more dum filios pariune > ipfe moriuntur . 90 Prefuppotta quetta proprietà » che l’vtero della vipera fia laniato da fuoi proprij concetti , fi L9quUa- può fare imprefa della vipera parturiente col motto ; ©* FOETV DIRVMPOR, per fimbolo d'huo- * mo , che riceue danno dalla fua propria loquacità . Plutarco in Moral. Jaculos, & viperas proprij rum- Plutara punt fetus : fic garrulus , vel cum fua pernicie pro- _. mit arcana. Se anco non voleffimo dire , come inferij Rimorfo nell’antecedente imprefa che fia fimbolo di confcien D ra za rea, e fcelerata,le cui vifcere dalle iniquità proprie, vera come dapanti viperini concetti » fono laniate efquar- _ ciate. NoneSt enimtalis partus ( (criue San Giouan- Gio: Cri- ni CrifoftomoinPfal.7.fopra le parole; Ecce partu- {omo rijt intuîtitiam concepit dolorem, vue ad litteram PÎ-T.15. delle torture dell’iniquo fi tratta ) qualis e? in mulie- ribus ; fed quemadmodum in viperis vrerum difcer- punt » & latera dilaniantes fetus procedunt : ita etiam in fraudibusy & in iniuftitia. Bben fe ne ve- de chiara la prattica in colui che feco fteffo ha conce- puto di volere con atto inguriofo affalite » e mal trat- tare altrui, poiche da quefto folo interno fuo concet. to, in cento ) e mille guife, dic’egli fi trova lacera- to setormentato. Stvolzerit quis vicifei quempiam > vel prior ininriam facere, vide quor mala partiture furore repletury AB IRA DISCERPITPR monet innumerabiles Auétus cogiraionem , inuadit tumor , panors ac tremor ; quomodo offendet , quo- modo rem perficiet; & ante eum quemeftiniuria af- fetturus, fe ipfum perdit. San Giouanni Crilofto- mo , iui. 91 Monfignor Arefio ; fece imprefa per Giuda __ Traditore » d’vna vipera » che in atto d'accarezzare , Giuda tronca coi denti il capo alla compagna; col titolo ; " aditore DOLO OCCIDIT), concetto tauorito da Sant”- a Ambrogio in Plal... Venenum infundis ofculo quo 5: more gratia charitatis infunditur ? Ofculo è quod facra pa- 8° cisinfigne eft ? Ofculo?è quo amicitia fida firmatur? Ofculo tradis periculo, quem propter ofeuli commer- cium venerari deberes è E San Pafcalio lib. 11. in Matt. Pignus offers vere pacis, fed vulnus infigis , S.Pafche & venenum ferpentis . fio 92 Perfona prudeate ; e difcreta, che dal male sà cauar bene, può rapprefentarli nella vipera, fatta in Prudéza pezzi , & preparata per farne teriaca, conle parole; VERTIT IN MEDELAM. Seneca W4b. Cur. bonis viris &c. cap. 2. Dura ac difficilia non refor- mident » nec de fato querantur. Quicquid accidit bo- niconfulanty & IN, BO NWM VERTANT. Terentio Heauton Alît.1. Scen. 2. Quid reliqui eft » quin habea: , que quidem in Terengio homine videntur bona Parenies , patriam incolumem» amicos » genus 3 cognatos dimitias , Iacob. 1. viique 250 «Atque bac perinde funt s vtillius animuss qui ca poffidet: - Quivti fcit » cibona: illi qui non vtitur reftè, ; mala. Pene dal Teodoreto Ser. 1. de Grac. affelt. Col medefimo male concetto infegna à cauare virtuoli documenti da ilibri dei gentili, benche fiano pieni di vitiofa dottrina; Teodoreto Veluticorporum curatores » e venenatis feris, atque . ferpentibus falutares medicinas conficinnt , deque ipfis viperis alia quidem reijcientes s alia vero eli- xantes s multos s barum rerum prafidio morbos pro- pellunt 3 Ita & nos veftrorum Poetarum, Hiftorico- rum s Philofopborumque monumenta verfantes, no- wias & peflifera declinamus , alia [parfim noftre do- Ctrina inferentes auxiliarena nobis , falubremque medicinam afferimus . 93 Nobileingegno » ad alcune viperefcorticate 5 c gettate in pezzi, per farne teriaca » addattò le paro- PREGI le del Cantico di Zaccaria. Luc.1.71I. SALVTEM È 0 VIP EX INIMICIS NOSTRIS , inferendo l'utile che fi caua anco dalle cofe pregiudiciali , come da i traua- X «gli, dalleinfermità s e dalle perfecutioni. Pietro di Pieteo di ])amiano Opufc. 53.cap.2. Tyrus plane genus fere Damiano pentis eStyex cuius cruore tberiaca fit: que videlicee graffantem peRem, in his qui venenantur extinguit. Si ergo venenum veneno nouit bomo depelleresquan- tomagis mirabilius praualet Dens ex alienis contrie tionibus nobis vtilia prowidere ? 94. Seé vero ciò che fi dice , che la vipera nafcen- te fquarcia l’vtero della madre ; fe nc può fare impre- fa; coltitolo; GIGNENTIS VISCERA VORO. Simbolo dell’inuidia » che rode ilcuore s e l’intetina del fuo proprio progenitore ; che però Giacopo Sa- nazaro nell’Arcadia . E L’Inuidia figlivol mio fe fteffo macera. $. Pafilio San Bafilio Hom. de inuidia così; Sicut viperas, dicunt y abrupto matris ventre nafcî; fic & muidia concipientem fe animam corrodere fimul y atque ta befcere folet . 95. Scriuendo Cebete 5 che chi vna volta e morfi- w Inyidia Ambre vn amante profatto ne fece imprefa colmotto; ME VIPERA TVTVM; ò com'altri diffe; ARCET VENENA VENENO , dirvolendo, che mentre portaua l'affetto di colei nelcuore » più moncera capa» ce di foggiacere al contaggio d'altra paffione amor- rofa . Seruirà queft'imprefasà chi fi ferue delmale per cauarne bene ; come Iddio fuol rintuzzare il fuoco Nraua- della libidine col feruor della febbre; & le fiamme de glio ytile gl odij , col terrore della morte foutaftante . San aregorio Nazianzeno lib, 1 fent.diceua molta bene, cato dalla vipera, non hà più da temere altro velenò ;. ANIMALI VELENOSI Lib. VII Exhofte & ipfo commodum decerpitur. Sant A goftino offeruò quefti effetti praticati in Sam Grego?te Paolo» nella perfona del quale Iddio G feruì del fer: Nezian. pente» che fù autore della fuperbia ad appreftare.à queft’A poftolo contra la fuperbia l'antidoto oppor- tuno ; onde de Verb. Apott. Ser. 3. confiderando quelle parole 2. Cor. 12. 7. Datus e/t mibi fimulus carnis mea s Angelus fatane qui me colaphizet s dif- 2-Cer4 2, corre così; Videtemedicamentum , quod fibi dicik 7- appofitum, Neextollars inguits datuseft mibifii- Agoffine mulus carnismea:y Angelus fatane. O VENE NY M ; quodnon CYVRAT nifi VENENO è Datus eft mihi ftimulus carnis mea Angelus fatane qui me colaphizet. Caput cedebatur, ne caput ex- tolleretur . O antidotum , quodquafide ferpente confi- cilu» , proprerea theriacum nuncupatur > Serpens enim ille fuperbiam perfvafit. Guftate » & eritis ficue Dij s fuperbia perfuafio eft: vnde cecidit » inde deie- cit » meritò ergo venenum ferpentis de ferpente fa- natur + i 96 La viperainatto di mangiare vno fcorpioney proprietà fua » defcritta da Arittotele lib. 8. Hi5t. Pecca» animal. cap. 29. fù pofta in Emblema col cartellone; tore DIRA DIRIS PASCVNTVR. Effendo veriflimo » che vna natura maligna » mon sà godere, ne deliziare in altro oggetto, che di malignità; ne vn | anima fpictata » e crudele yd°altri cibi od alimenti più (2rudel: fodisfatta fi chiama » che di quegli» che le vengono tà dalla tirannica fierezza» e crudeltà fomminiftrati Erode fedendo è lauta menfa ,. in vece di ripartie gratie » e commandare la liberatione di San Giouan- niyche fenza veruna colpa nelle fue carceri era trattenu= to decretò la fua morte. Alripenfare quefta fenten= za , tutto ammiratointerroga Sant'Ambrogio lib. 3. de Virginibus. Quid crudelitati cum delicys ? quia cum funeribusvoluprati? Mà rifponde; Hoc crude- litati ferculum debebaturs quo infatiata epulis fe- ritas vefceretur. Indi riuoltofi à quel Ré barbaro , ed inhumano ; Intseres dice rex acerbiffime tuo Spettacula digna consiuia . Porrige dexteram , ne quid feuitiatua defit vt inter digitos tuos riui deflt- ant facri cuoris . Et quoniam non exaturari epulis fames » nec reftingui poculis potuit inaudite fauitia tue fitis s bibe fanguinem fcaturientibus adhac ve- nisexetti capitis profluentem, Si che dunque, frà le allegrezze del banchetto , fifollecitay e s'ef equifce la itrage d’vm innocente , accioche da quefta crudeltà inhumana, e da quefta barbara fierezza » poffa pren- dere alimento y e paftola rabbia di quell'Erode, che raalamente dall'ifiquitita delicatezza d'vna regal menta fa fichiamaua fodisfatta, d corrifpofta » sa © Il fine del fcttimo Libro. DEL 251 DE L — MONDO SIMBOLICO DER DI TAV ANIMALI IMPERFETTI. Ape c.1 ElidroIcneumone c.8 Ramarro c. 16 Baco, bombice c.2 Farfalla c.9 Salamandra C.17 Bruco Ruga ‘c.3 Formica c.1o Sanguifuga c. 18 Calabrone Scarafag--. Locufta,caualletta cri Stellione C.19 gio c.4 Lucciola c.T2' Talpa c.20 Camaleonte c.5 Mofca c.13 Topo C.21 Chiocciola c.6 Piraufta. c.14 Vefpa Cc. 22 Cicala c.7 Ragno C.15 tap E Capo I ATER dimofttare, ch’altri non poteua godere il frutto de i fuoi acquifti ; fù dipinto vno fciame d'api 3 {cacciato dal proprio bugno» col fumo, edil motto di Virgilio; SIC VOS NON VOBIS, i imprefa quadrante a gli aua Auaro ri,i quali tutto ciò che congregano, fono aftretti a lafciarlo a gli altri. San Cipriano Epift.2.ad Donat. S. Cipria- Pecuniam fram dicunty quam velut alienam domi "a claufam (vlicito labore cuftodrant,ex qua non amicisy non liberis quicquam » non fib: denique impertiunt. Poffident ad hoc tantum, ne poffidere alteri liceat. Giudei Con quefta fimilitudine Vgon Cardinale eipreffe la miferia dei Giudei » i quali totmentando Crilto , ne cauarono il mielesche tutto ferue per noftra dolcezza, vgon enulla perloro ; Reîtè apibus comparantur Iudai , Cardin. quia (cilicet apes mellificant alijsynon (ibi ; (ic Iudei mellificanerunt nobis dulcedinem in paffione Chrifti, 5 ipfum nobis dulciorem fecerunt » vnde eis poteSt dici ; fic vosnon vobis mellificatis apes. Perlona, che Elemofi- volontieri fpenda in altrui profitto i {uoi talenti , di niero lettere, d'ingegno» ò diricchezze ne dimoftra anco Infegna- l'ape, che tanto motiuò San Giouanni Crifoftomo te Homil12.ad pop. Antioch. Sic#t apis circumuolat Gio: Cri- omnia prata , vt prompram alteri preparet menfam; fofomo fice&ru fac homo , fine pecunias congregess in alios expende»fiue dottrina verba habeass ne defadias, fed apponasindige ntibus in mediwmn. Galtrido parimen- Galf-ide ti Allegonin Matt. Sibi quidar meliificant fed non Jolis duna fruuntur dulcedine » quamex fioribus fa- verint feripturarity&” cifdem fuos reficiunt auditores. Goder le 2 Ad vnape; che ftaua pafcendofi del proprio fe fari- miele paltri diede; SIC VOS VOBIS, che dinota che lafelicità di coloro che godono il frutto delle proprie fatiche » nel qual fogetto Dauide ; Labores manuum Faticar per altri tusrum, quia manducabiss beatus es, & bene tibi erit. P/127.2 Pial. 127.2. E Salomone Ecclefiaftes $.17. Hoc itag; . vifumeft mihi bonums vt comedat quis & bibat, & fruatur ex tabore fuo, quo laboramit ipfe fab fole + 3 Lodouico Ariotto yperdimoftrare che haucua riceuuto » per corrifpondenza della fua molta virtà» e merito , invece di fegnalato premio, graui , e penofì Ingrate oltraggisfigurò l’apisùl'alueario molettate col tumo, - dando loro; PRO BONO MALVM) imprela, che da Bartifta Pitoni tù così illuftrata ; Producel’ape il mel {oaue, e grato » Predando vaghi; ed odorati fiori.a E pofcia dal villan fiero s & ingrato » Col fumo è vccifa di cocenti ardori : 5 Così PER BENE, MALE haritrouata O ftiay odefca dal fuo albergo fuoni; Colfe il buon Ariofto il irutto.tale , . D'hauere il fuo Signor fatto immortale. 4 ll Bargagli, pet Ferdinando 1. Gran Ducadi Tofcana , alzò l’imprefa del ré deil’api » nel mezzo ad Précipe yna fchiera d'api minori » con le parole di Plinio; cleméte MAIESTATE TANTVM; inferendo la clemen- za di quel Prencipey nel qual argomento Seneca lib.1. de Clement. cap. 19. Iracundi(fima , & pro corporis seneca capiu pugnaciffime funt apes , & aculeosin vulnere relinquune ; rex 1pfe fine aculeo eft ; Noluit enim na- tura nec feuum effe » nec vltionem magno conftatu- ram petere stelumq; detraxit , & iram euus inermem religuit. Fauorifce il concetto anco San Bafilio lid.8. Hexacm.Ipfe autem rex eft aculeo praditusyfpiculog; 8, Baflia armatass I nunquam irritatur ad vlrionemmunqua vtitur illo. Leges quedam ifte profetto nature funty tardos cos ‘ad vindiltam » penamque fumendam effe oportere,quì maximas obtinent poteftares . Prefupofto che il rè dell'api » ò non habbi Paculeos od hauendoloy non fe ne vaglia ad altrui danno, fu al- zato per corpo d'imprefaycol cartello. QVIA IN NOCENS Battiffa Pitoni 252 Précipe NOCENS IMPERAT); inlinuando;che la clemen- clemen- za fiala prerogatiua più propria deigrandi, opra del- te la quale ben. degnamente meritino d'effercitare fopra dei popoli l’imperio » edildominio . San Girolamo Epist.62.ad T'heophilums di Mosè,che fi portaua col < , popolo,nonda padrone imperiofo , mà da padre af- 8.Girola- tertuofo» così fcrive; Dax ille ifraelitici exercitusy ad ci cuiusimperiunm celamy & terra, & maria feruiebant, inter cunttos homines, quostunc terra generanit, ma- fuetiffimus predicatur;& ideo per quadraginta annos obtinnit principatum y qui poteftatis fuperbiam leni- tate y& manfuetudine temperabat . Seneca lib. 1. de Clementia cap.3. Nullum clementia ex omnibus ma- gis» quamregem » ant principemdecet. E nelcapo {- MMagnam fortunam magnas animus decet - Magni autem animi eft proprium » placidum effe , tranquil- lumque, e frà poco. Seruare proprium eft excellen- tis fortuna: que nunquam magis fufpici debet » quam cum illi contingit idem poffe » quod djs quorum be- neficio in lucem edimur , tam boni quam mali . 5 All’api difpofte in ordinanza, con gli aculei alleftiti fù chifoprafcrilfle; PRO REGE EXA- Zelo de CVVNT ; dimoftrandoilzelo che.i fudditi affet> fudditi rionati fogliono hauere delle difefe , e faluezza del lor Signore. Seneca lib. 1. de Clem. di quefta forte d'huo- mini fcriueua ; Im prima fronte currens, & aduer- fa vulneribus pettora ferensy ne Imperatoris fui fi- gna vertantur. In Mosò,e ne i Leuiti s'auuerti queft- ardenza\di {pirito , mentre per vendicate l'honor d’- Iddio facrilegamente offefo armarono le generofe Ex0d. 32. deftre contra ilor proprijamici; Pomar virgladium ta Super femur fuum , diceua Mosè Exod. 32. 27. 0c- cidat vnufquifque fratrem, & amicumy & proximam fuum.Fecerunique filij Leui inxta fermonem Moyfiy cecideruntgzin die illa quafi viginti tria millia homi- num» Tale fi dimoftrò San Pietrosche vedendo il fuo Ma:r.26. Signore in pericolo sexemit gladinm funum, & percu- SI. — tiens feruum principis facerdotum amputanit aurica- Dottori lam eius.Matt. 26. 51. Tali i Dottori di Santa Chiefa» cheaguzzano lo ttilo cotta gli Erctici, e non per altro fi mouono,che;per difendere glorie del Ré celefte. 6. Il Taffo alké dell’Api diede; ARMATA Seneca Seneca CLEMENTIA; col quales'accorda il verfo che . Monfignor Afcanio Salimbeni foprafcriffe ad vn Ape; SE PORTA SECO IL MIEL, LA PVNGE ANCORA; della qual proprietà Sant- S.Ambro Ambrogio 1. Hexaemer. cap. 21. Habent & fpicula Giceri L60» & inter mella fundun: venenum > dopo il quale tiferi- San Bernardo per dimoftrare che la diuina giuttitia ..» mon và fcompagnata dalla mifericordia Serm. 2. de Aduent.così; Sicut apis habet mellis dulcedinemy habet etiam aculei punttionem. Huius apis , que Chriftus eftimel, & aculeum non ignorat, qui miferi- cordiam, & indicinm ei decantat cum Propheta: Il Maeftro vero Maeftro fimilmente deuè accoppiare alle dol cezze de gli ammaeftramenti le punture de fuoi rigo- Galfrido ri,ben dicendo Galfrido Allegor.in Matt. Sine acu- leo apis inutilisquod fapientum verba » vt ftimuli in Amore alrum defixi. Il piacer mondano » dice Plauto in Ci- Stell.è tale» che trasfonde dopo ladolcezza del fuo miele il dolore dell’aculeo ; i Plauso Amory® mellest® felie eft fecundifimuss (rit. Guftui dat dulce, amar ad fatietaté vfq; agge- Piacer Coiquali fenfi Boctio,Confol. Philof.lib.3. Metr7. RESO Habet omnis hoc voluptas eto Stimulis agit fruentes » Apiumque par volantun Fbi grata mella fudi» Fugit € nimis tenaci Ferit ilta corda morf. ANIMALI IMPERFETTI Lib. VIII. Conlotteffo concetto San Gregorio Papa Homil.11.Mormo- in Ezech. efpreffe la malitia de i mormoratori,dicen- ratore do; Apes in ore mel habent, in aculeo vulnus; <& S- Grego- omnes qui lingua blandinntur, fed latenter ex mali-t0 Papa tiaferiun:yapes funt, quia loquendo dulcedinem mel- lis proponunt » fed otcultè feriendo vulnus inferunt. Guido Cafoni Emb!.17. queta medefima maluagità riconofce nell’Adulatore, ilquale con dolci lufinghe Adula» offende, e pregiudica il fuo Prencipe ; ... tore Così l’adulators che dolce inftilla Nell’orecchie del PrencipeJe lodi; Sufurrando il traffigge ; ond’ei temere Più deue affai l’adulatrice lingua » Che del nemicole minaccie; e l'’armi. 7 Giouanni Orozco, all’api figurate .inatto di > pungere vna mano a diede; MVY MAYOR ESO fendi- VESTRO DanO. Il che altri ri&trinfe in; SIBIFOIC-> MAGIS, per dimoftrareyche chi vuole offendere gli re altri, molto più grauemente danneggia fe fteflo.Gio: pi uanni Crifoftomo Homil. 15. Imperf. in Matt. Non Gio: Cri- dicam fi leferis inimicum» fed fi oderis eum tantum,fofomo AMPLIVS TIBI NOCVISTI-Illîforfitanni- hilnaces odiens eumjte autem ipfum fine dubio leadis. 8 Mi paruero molto quadranti all’ape , inatto di punger vita mano le parole di Sant'Ambrogio lib. s. Hexaemer. cap. 21. ANIMAM IN VVLINERE %* PONIT; fe anco nons'introduceffe , come piacque all’Abbate Don Ercole Salarolo l'ape ifteffa è dire ; Pecca- DVM FERIO PEREO imprefa che parimenti "01€ dimoftra, che il vitiofo volendo offendere altri » refta egli più d'ogni altro pregiudicato, ed offefo . Lo dice Fabbro Vgon Cardinale cap. 28. in Ecclefiaftic. parlando di del fue quefti ingiuriofì, e pernicioti . Plrs frbi nocent quam Mae alijs: quia cum alios vulnerant, & fagittant, feipfos per ì . è . . D » Carcihè gladio peccati occidune. Effetti , che San Giouanni CrifoRomo Homil. 43. in Matt. {piegò con quefte fimilitudini; Infidiator, & calumniator , nonaliter Gio: cri fe ipfum prius interficit s quamqui accendit ignem, foftorso prius concalefcityvt qui daros filices manu ceditsipfey non lapides vapular s qui ad fitmulos calcicrat, fe 1p- fum ferit. Nam quicunque alium molitur ledere, primum Ipfum fe iaculo percutiet proprio + San Profpero i Epigram. 9 L’Abbate Certani foprapofe all’ape; PVN- Trava- GIT, ET MELLIFICAT; interendo che glio viile le perfecutioni feco portano la foauità della gloria. Vrban> Papa in Pfal. jo. £pesy & fi inferant pun- Vrbano étionis dolorem y amanturtameny quia mellis dulce- Papa dinem adminiStrant. Sic & perfecurores meos Do- mine amare volo, & punttiones quas mihi amaris conatibus înferunt , tribulato fpirita tolerare s vt mellita incunditas fubfequatur. i Ss ro Perfimbolo di perfona difcreta, e prudente, Di!cre- che dall'amico sà rincauare beneficio, ed vtile,mà però "9272 fenza pregiudicarlo ferue l'ape fopra vn fiore, che ftà fuggendolo col titolo; SIN E INIVKRIA. Frà gli altri precetti che diede il Redentore a i fuoi Difce- poli inuiati all’effercitio della predicatione Euangeli» ca,vno fù, che riceuuti da qualche Hofpite corcefe, doueffero in quella cafa tratteneriì., ricevendo iui gli opportuni alimenti » e non paflando d’vaa in vn altra magione . In eademauten domo manete sedentes Luc. 10% & bibentes que apudillos funtsfcriue S.Luc.10.7.& Nolite tranfire de domo in domum . Perqual ragione vietaffe loro il muiarl’albergo » rifpondono in varie maniere i Santi Padri. Mà Teofilato in cap. 10. Matt. così in noftro propolito; Zubet autem manere 3 < Terfilarra non de domo in domumirey ne videantur primos qui Sisfceperane iniuria afficere + Se foflero pailati da va hoipir Guide Cafoni S.Profpe- ro AÎ P_E. hofpitio ad vm altro abbandonando il primoyper con-' ‘ durti al fecondo, haurebbero offeto, & ingiuriato” quel primo loro benefattore. Perche dunque fenza l’alerui ingiuria, prendano gli alimenti ; vieta loro le trequenti mutationi . Difcre- 11 Monfignor Arefio figurando l'ape frà molti tezza fioriylefoprapote; NVLLI ONEROSA, Tale S. Paolo San Paolo , pellegrinando per varie città » alle quali feruiva, predicando il Santo Vangelo , non recaua 2.Cor.12- loro aggrauio veruno ; onde 2. Cor. 12. 13. Ego ipfè 43: non grauaui vos. Donate mihi banc iniuriam . Ecce tertio hoc paratus fum venire ad vos: & non ero vobis granis. Procedeua coi medetimi rifpetti anco San Giouanni Crifoftomo » del quale il Metafrafte Metafra. così. Studebat » ficut Paulus » ehe omnibus fine of- fenfiones & ficut ille omnibus fine fumptu prebebat | Emangeliumyficipfequoque ex is, que erani Eccle- fia, & quibus fecurè licebat omnibus Epifcopisy nullo . mrodo eft vfuss vt qui nunquam afpexerit ad delicias, ac recreationes. _ _ 2 Si ritrona l'ape fegnata col cartello. PAR- Piccio- VA, SED NON SEGNIS ; imagine di perfona Jezza vir picciola di Matura ; debile di forze mà induftriofa, tuola giudiciofa » edalle fatiche follecita , ed intenta . Im- prefa che forfe hebbe allufione al detto dell’Ecclefia- Pcclefiaf. {tico cap.11.v. 2. Ne fpernas hominera in vifu fuo. Xx. Brewis in volatilibus eft apis ,&" initium dulcoris ba= . bet fruétus illins . Picciola ftatura hebbero Agefilao, Filippo Macedone, Ariftotele » San Paolo » ed altri fi- mil, mà furono dotati d’vn anima molto clewata ; fpi- "© ‘ritofa ged attiva. Quindi ben configliaua Catone, Catone Corporis exigwi vires contemnere noli nuò 4 O. Ingenio pollet cui vim natura negauit. 'b.civillo Quamobrem » diceua San Cirillo Aleffandrinolib. 1. Apolog. Moral. cap-18. Nibil eSt a fapiente fper- nendum » quoniam vnaquaque res habet fuum loco» & tempore momentum: neque tam attendendum eft ‘adexiguitatem molisy quam ad quantitatem virtutis. Plurima namque parnitate molis exiguay granditare virtutis funt maxima. Studiofo 13 Nell’api figurate sùi gigli col motto; L E- difcreto GVNT, NON LEDVNT; è come diffe Mon- fignor Arefio; DELIBANT, NON CAR. PVNT, fi dimoftrano quei difcreti ftudiofi , che fi vagliono dell’opere altruià loro profitto, fenza detrae- re all’altrui dottrina. Giovanni Crifoftomo in Pfali 115. parlando di queft’argomento fcriue; Narrant quod apicule leuibus pennis arborumy & herbarum fioribus infident , latentemque in flofculis liquorcu- lam innocua depradatione avebunt , vt tandem dul- cifimos mellis fanos bominibus preftent: ita & Ec- clefia Dottores fuper amena s vernantiaque fcriptu- rarum viridaria y leui mentis ala refidentesy & inft- tum littera faccum fpiritus banrientes» folliciti funty vt dulciffimum mel fidei auditorum cordibus plane inftillent . | 14 Fùda Monfignor Arefìo figurato Crifto, che mita Gio. Cri foffamo Crifto nel ven- ape, dipinta fu'l fiore, col cartello; NEC LEDIT, "n NEC ONERAT. E veramente la noftra Beatiffi- ‘ ma dal concetto diuino » formato nel fuo feno, non riceuette lefione verunay reftando più che mai forzuta c vigorofa» ne fenti alcun pefo » portandofi con celeri- tà per lemontagne . San Bernardo ferain fignum ma- S. rernar gnum. In ipfo conceptionis initio, quando potiffi- do mum cetere mulieres miferabilius a f”liguntursyMaria rotaalacritate montana confcendityvt Elizabet mini- ftraret: fed & afcendit Bethleemyimminente iam par- tu, portans pretiofiffimum illud depofitum » portans ONVS LEVE. Li Ù Mana nel ventre di Maria Vergine nell'imprefa d'vn: , promonet in Epifcopatum . » Capo I... 253 14 Bartolomeo Roli, perinferire la dolcezza, Medira- che San Carlo rincauaua dal meditar la paflione di tone di Crifto,figurò vn ape ful timo, herba che tutta è ama- S. Carlo rezza, col cartello; ETIAM EX AMARO. Qua dra l’Impreta aperfona patiente» della quale il Beato Vmberto de V/tilit. Patientie cap. 42. Homo patiensy mberte de felle fauum mellis elicit, malum in bonum conuer- col tit. Plutarco ammaeftrò con quefto concetto i buoni Studiolo vditori à cauar fugo pretiofo dalle dottrine, quali elle- no fi fiano, che loro vengono fomminittrate; 71 apes etiam amariflimo thymo infidenty atque‘ inde mellifi- cium colligune » fic oportet auditorem , non flofculos orationtsy volupratis caufa feftariy fed vimfententia- rum, & vtilitatem. Teodoreto Serm. 1. de Grac. Aff. parlando dei libri de gli antichi Filotofi , di- ceua anch'egli così; Apes non folum floribus infi- Terderete dumi sfed etiam qui funt amarulenti, cum tamen f0- lam dulcedinem ex amaro, & dulci flore fagunt, ama- ritudinem auerfantur ». Harum exempla imitamur, & e veftris illis amarulentis pratisydulcey& perquam vtile mel nobis componamus. 16 Advnapeentro vn giardino fù dato; M E- LIORA LEGIT. nel qual argomento ia per- 6, idiofi fona dell'ape medefima io dili. QVOD VTILE dio CARPO ideadiletterato » & ttudiofo difcreto » * che fceglie da i librila foftanza vcile ) e trafcura ciò che v'è di vitiofo. San Bafilio delegen. gentil. libris» In talibus fermonibus quicquid eft vtile carpentes » noxium vitemus. San Girolamo anch’effo Ep. 146. ad Damafmycon allufione al Deuter.21. 12. dice. Quandoin manus noftras libri veniunt fapientia fe- cularis, fi quidineis vtile reperimus » ad noftrum do- &ma conuertimus » fi quid verò fuperfluum de idolis » de amore , de cura fecularinmrerum » hac radimas è bis caluitium inducimusybec in vnguium morem fer- ro acutiffimo defecamus . ‘17 . Monfignor Arefio; figurando l’ape sù i fiori lefoprapofe; EX IPSIS, NON IPSOS; inferendo che dobbiamo fuggerè con giudicio la fo- ftanza da libri, e non tratcriuergli ; alquale fenfo mira il motto fopraferitto alla nobile Libraria della noftra Canonica di Santa Maria della Paffione di Mi- lano. Z7refloribusapes. San Bafilio , de legen. gen- til. libr. tocca quefto concetto; V'eluti apesnon om- nibus floribusfimiliter infiduni , nequeex eis ad quos acceduntomnia avferre conantur , fed quantum ipfis ad opus neceffarimm fuerit comprebendentes » reii- quumdimittunt. Nosetiam, vt fobrij fapientefgue quantum congruum nobis, propinguumque verita- tiex ipfis fuerit profeguamars rel'qua pratereamus . , 18 L’Abbate Ferro, per inferire la matura eler- Eletrio- tione » che i.Signori Barberini faceuano di feggetu N° meriteuoli alle prelature di Santa Chiefa, diede all'api dipinte in vn prato il motto; ELECTIS HERBIS. Quefto configlio tù (aggerito è Giuttiniano Impe- ratore da Agapito Diacono Epift. Paren. num 39. Terrarum orbis a Deo cum tibi creditum fit regnumy Agaplio caue ne aliquo vtaris ex prau:s ad rerum adminiStra- tiones: que enim illi perperam fecerini g eorum ra- tionem reddet Deoyqui peccandi facultatem ipfis in» dulferit. Magna igitur, & diligenti cum perferuta- rione magiftratuum promotiones fiant oporter. Di quefta circofpetta auucrtenza Pietro di Damiano fer. Pierro di 1».de S- A pollinar. così; Beati 4 poftoli, fuper quosy Pamiano quafi folia:(fimas bafes fantta fundatur Ecclefiamon | nowicium, nonindottum, fed rllem ordinant, quem in dottrina , & fantte conuerfationis ftudio perfpexe- rint e[jé maturum.: Hoc quetie Petrus in Matbiay cum elegit in Apoftolatumy hocin Apollinare, cum Plutarco S. Bafilie S.Girola- ma Studiofo Vero S. Bafilie Furono 254 19 burono da Monlignor Aretio alzate per .im- Santi prefa de i Santi Magi, che ii portauano a Crittoy l’apiy Magi chevolauano verto vna rofa y col titolo; IN ODO- REM CVRRIMVYS. Ai quali affetti, noi pari- Agofino menti amimaua Sant Agoftino in Pfal.90. Amemusy € imitemurs curramus poft vuguenta ciuss venit enim © olenity@9 odor eins impleuit totum mundum, Vnae odor? de celo, fequere ergo ad calum rc. 20. L’Accademia Partenia de i Padri Gefuiti in Roma hà per imprefa generale alcune api dentro yn giardino » conla fcritta tolta da Virgilio lib. 4. Georg, v. 184. LABOR OMNIBVS VNVS. Non altri menti gli Vnanimi di Salò, ad vnofciame d'api diede- ro anch’efli il motto di Virgilio; OMNIBVS IDEM ARDOR), che dimoftrano il confenfo , & Religiofi concordia de gli Academici tutti > intenti a fabbricare il miele di compofitioni delicate » affacendandofi ne gli atti frudiofi &c. Quefti motti quadrano appennel- lo alle famiglie dei Religiofi ) efiendo tali appunto 3 Pgon = qualine defcriffe l’api Vgone Vittorino lib, 3. de Be- Fittorino (ls cap.38. Ynam omnes incolunt manfionem, vnins patria clanduntur limine domus; COMMYVNIS ef OMNIBVS LABOR; cibusyoperatio,vfusyfru- (us, & volatus, 21 Alcuni popoli perefprimere il lorcontentoy in vivere fotto il commado; & protettione d’vn pren- cipe, d’età gionapile , mà di maniere affettuote, figu- Concor= dia Protet- rarono l'api volanti verfo vna pianta d’vlivo » che tut- uone roera carico di fiori; fopraponendo loro 11 motto di Virgilio; FLORE GAVDENTES, E1 VM. Ditoti ‘ BRA. Similmente chi viue fotto la protettione di di Maria Maria Verginey inci ritrova, e le delitie dei fiori» e Vergine P’ombra de gl vlivi; eflend’ella chiamata ; Quafi plan- Ecdefah ratto rofe in Jericho. Et ; quafi oliua fpeciofain cam- ui. pis. Ecclefiattio: 24. 18. 22 Scipione Bargagli » fece imprefa dell’api s che al iuono deiccmbali e d'altri van dirame fl ragu- nano dando loro; CONGREGANTVR SONI. TV , edé accommodata a gli Accademici Mutici di Siena , detti i Filomelis i quali dalla dolcezza dell’ar- monia fi latciauano addunare . Può applicari l'im pfefa è noi Fedeli, che quafi api fi fiamo adunati tut- ti nell'alueario di Santa Chicfa al fuono della predica- 5. Anto- tione apoftolica . Sant'Antonio di Padoa Ser. 4. de nio di Pa- V'irginibus diceva che ; Zafa anea funt opera mi- Mufici Fedeli doa fericoraie, & redemprionis Chrifti in quibus nos quafi perditos recolligit. 23 All’api, chesadunano; vdendoiltintinno de * icembalipercoffi, io diedi ; TINNITVS ADVO- Plinio CAT» parole di Plinio, che nel lib. 11, cap. 20, di quelle fcriffe . Gaudent plaufu atque tinitu aris Curiofi- eogue conuocantur; e può feruire à perfona curiofa y ta che fuolc colà velocemente portarfi , oue ode ftrepi- to , € novità; diffetto è che fuol effere affai frequente nelle femmine, molte delle quali da San Paolo 1. Ti- 1.Tim. 5. math. f.13. fono chiamate Oziofe» e che difcunt cir- 13. cuire domos ; anzi nor folum otiofey fed & verbofe & curiofe s loquentes que non opportet. 24 Etcono l’api alla paftura, quando il fol na- i fcente ferue lorodi fcorta y il che inferifce ilmotto ; Dipen TE DVCE, erapprefentano quei religiofì , che denza nelle loro operationi amano di dipendere dall’altrui direttione } e configlio , ciò che infegnò San Girola- S.Girola- mo E pitt. ad Ruttic. Mihi quidem placet, vt babeas mo fanétorum contuberninm , nec ipfete doceasy & abfe que Dottore ingrediaris viam, quam nunquam in- greffies es :2$. L’api in vn giardino fotto i raggi del fole fu- rono potte com la fcrittà; TV A OPE FERVET OPVS; ilche più chiaramente efpreffe Giouanni ANIMALI IMPERFETTI Lib. VII Ferro col motto ; SVB SOLE LABOR; di- Prefen- notandofi , che fotto la prefenza d'Iddio ,Gveramen- za de i te di gran perfonaggio » s'incontrano animofamente grandi le fatiche: ciò che diceua Claudiano , parlando con Honorio in perfona di Teodofio fuo Padre. ——— Tum promprius ibunt Te (ocio » tunc confpicuus gratufque geretur Sub te tefte labor. 26 Gli Accademici Induftriofi , per fimbolo d’- Affiduità fopraferifiero all’api; NVLLA DIES Affidui> DVM LICET, mottoalludente al detto d'Ap-tà pelle ; Nulla dies fine linea; alle quali altri diede; HORA NVLLA VACAT, interendo vna più che diligente applicatione efollecitudine , quale Plinio ilgionane lib. 3. Epift. . offeruò in Plinio [Ro- rico» del quale feriue così; Erar acreingenium » incre- Plinio dibile fudium » furama vigilantia » lucubrare è vul- Minore canalibusincipiebat y non aufpicandi caufa » fed ftu- dendi ftatim a notte multa: hyeme verò ab horafep- tima, fepè fexta- aftate (i quidoti ; iacebatin fole, liber legebaturs adnotabat , exercebatgue e per fino allamenta ; e per fino ne i bagni voleua vdire chi leg- gefle è voleua dettare, e componere dc. : 27 Perchel'apidinotte tempo fogliono dormire col ventre voltato all'insù »e ciò per tener l’ali ripara- teyedifefe dalle rugiade » furono pofte col motto ; INFIRMIORA PROTEGUVNT ; effe to nonche efpreffiuo di prudenza ; mà di carità » del- Carità la quale è propio di fuflidiare con diligenza maggio- re quelli » che fi trouano in maggiore infermità , e debolezza. Tale Giobbedi fe itetto diceua ; Qculus Iob 29. fui ceco s & pes clando Iob. 29. 15» nelqualluogo 15- San Giouanni Crifoftomo in Catena Graca . Pro Gio: Crie natura quidene melior quam quinis medicus , curator (offame»> * erat bominum mancorumyac menbris captorum: nam que arte corrigi nequibant » folatio ipfe yac mura pru- dentia vfusrecreabar è Lodò quefta tenerezza bene- fica in AlefandroSeuero, Lampridio così; Panperes Lampri- iuuit honoratos $ quos pasperesverèynon per lux dio riam aut fimulationem vidit » femper multis commo- dis auxit &c+ 28° Riferifce Ariftotele Hit. Animal, lib.9. cap. 40. che quanto l’api volano raccolte infieme, fono indicio di pioggia. Il Lucarini diede loro; PRA- SAGIVNT IMBREM ; e fece l’imprefà callufiua al vaticinio di Simeone »che proruppe in quelle paro- le; Ecce pofituseft bic in- (ignumeni contradicetur. Lacirv34 Mà per quello ch'io ne fento ; l'api, che feco portano Piacer la dolcezza del miele volando à turme s prefagifcono m6dano pioggia » poichele felicità foprabondanti del mondoy fono cuidente indicio di fouraitante miferia . Inno- cenzo III. lb. 1. de coniemptu mundi cap.2r. Semper Innocen- mundana latitia triftitia repentina fuccedit,& quod go III, incipit à gaudio, definit inmerore Sc. 29 Altedell'api ilLucarini diede; NEC IKA- SCI QVIDEM proprietà fua, riferita da Ariftot. Animo Hiît.anm. lib. 1. cap. 14.,ed è indicio d'animo ge- grande nerofoye prudentesche sà reprimere quella tocola paf- fione s opra di cui il cuore humano » con troppo icon- cia moftruofità viene a turbartì. 1Don Matteo Bofîo» De gerendo Magiftratu cap. 11. con dotte perfuafiue Marteg inanima ogni Giudice, Prencipe,e Gouernante,à pre Beffa feruartì da quefta paffioneyadducendo gli effempij d'- Archita Tarentino » di Socrate s di Platone , di Pitta- gora» di Pififtrato y di Giulro Cefare » e d'Ortauia- no Augufto yi quali tutti con animo eleuato , e tubli- me sì tattamente preualtero contra 1 luggettiui dell'- ira, che quefta neicuori loro ben fi conofce che non hebbe tirannia , ò predominio veruno , Sant Ambro- gio lib. 1. Offic.cap. 5. di quelta sati - molte, ene; Claudia- no A PÒ@E Capo I. i 355 [A . a, AI ’ S:Ambro bene; Si fermus conuitium dicat, iuftus tacerz & fi gio pauper criminetur s iuftus non refpondet: bec funt arma iu$tiy vt cedendo vincat . 30 pronto l’api al Réloro ) con ogni affetto; to e difinterefle, onde il Lucarini lo pofe col titolo ; mor STIPATVS AMANTER ; al quale corpo d'im- de. {ud prefa altri diede; EMVLANTVR OBSE- c% QVIIS; e conciòs'inferifce ; che il Prencipe venga iù‘ dall'amore dei fudditi , che dal numero delle guar- Ag«pito die aflicurato. Documento d'Agapito Ep. Paren. num. 3%. Exiffimatune demum te tutò regnare, cum volentibus imperas bominibus®: quod enim inuito animo fubycitur s feditionibus fluttuat , capta occa- fione : quod verò vinculis beneuolentia regitur » fta- bilem fermar-erga rettorem obedientiam . 31 Advnape, chiufa y e congelata ingomma d*- : albero » ò fia entro vna maffa d'ambra, foprapofe Al- Scambie cibiade Lucarini il verfo; DA IL PREGIO }) uolezza E IL PRENDE), motto quadrante ad yn Pren- cipe » fatto Cardinale , che riceue honore; e fregio dalla facra porpora » mà anch’effo accrefce della me- ] defima porpora il pregio » ed il decoro; ilche anco s'amuera in foggetto, che éffendo eminente in lettere; od in fantità,venga promoffo è fublimi gradi. + 32 Don Diego Saauedra , infegnando che le fe- Seditio- “ditioni fi vincono conle diuifioni , figurò l’api fchie- ni rate in aria > fopra le quali è gettata della terra è col motto ; COMPRESSA. QVIESCVNT ; concetto di Virgilio , che dell'api fdegnate; nel 4. della Geor- gica v. 46. canta. Hi motns animorum s atq;hac certamina tanta Pulueris exigui iattu compreffa quiefcent. E ferue fimilmente ad infegnare , che gli fpiriti fuper- ‘ bi, od iracondi » con la mernoria della noftra mortali- Morte tà, chenelle ceneri é rapprefentata, fi domano;e fire- mediva- primono. San Pietro di Damiano Opufc. 15. ca. 23» ta: , Superbia fpiritus inflat è Sepulchrum ad mentemre- Pietro di gear: neceffario illic' rigida ceruicis tumorem premi- Damiano 15 vbi cinerem nos proculdubio > pulneremg; pen- famus. Ira fortaffis efferat animum ? dirige protinus oculos ad Fpatiiroe : mox enim omnis amaritudo deponitur , dum quo furor bumanus vergat mens pro- mida contemplatur . ; 33 Alcibiade Lucarini per dimoftrare quanto Morte, e poffa in noi la memoria delle facre ceneri, per mode- {na me- rare le tumaltuarie inquietudini del noftro fpiritoyall- moria api inaria,cheal cadere della poluere s’acchetano fo- prapofe; ASPERSA CONQVIESCVNT. n Sant Agoftino ferm. 388. à Profper. Colle&. fic ; Di- S.Agofti- nitis flores, & maiorum nobilitate te iattass&® exul- no tas de patria ,& pulchritudine corporisy & honori- bus s qui tibi ab hominibus deferuntur ? Refpice te ipfum quia mortalis esy& quia terra esy& in terram ib de. i Incarna- 34 Figurò lo fteffo Lucarini l'Incarnatione del tione del Verbo; con la pittura d’vn apey che portaua il motto; Verbo ABSQVE CONCVBITV. Sentiinferiti da Ifaia 1/2:7.14 nel uo; Z'irgo concipiet; e dal Padre Sant Agoftino 6..Ag»fti- così fpiegati fer.33. de Tempor. Zirgo fine viro gra- no uidatur: viri nefciam fermo Dei maritat : fimul fatta est maters® virgo: mater fatta» fed incorrupta : vir- go habens filium» nefciens virum »femper claufa, fed non infacunda &c. 35 L'ape tenente vn faffolino nei piedi ed va polpo attaccato allo fcoglio , furono del Padre Don Vincenzo Gilliberti col motto; AD FLATVS, S. Stefa- AD FLVCTVS imprefa di raddoppiato concetto» no alzata ad honore di S. Stefanoy che fi valfe delle pietre Perfene- per inftrumento di fua ficurezza, e falute, Nomdifdi- ranza ce alla fpiegatione di quefta imprefa la fenteaza di Pirgilio San Cipriano lib.4. Fpift.2. Graves viròs ) & femel S. Cipria- Super petram robuftam folida Stabilitate fundatos, "° non dico aura leniy fed necventoy nec turbine com- moneri &c. 36 Lamedefimaape, tenente nei piedi il faffoli- > no, co! motto. NE DEVIET IMPETVS EVRDI ve inferifce che la mortificatione volontaria ; ò fia ilera- Morrtifi- uaglio sforzato ; ci ferué di contrapefo contra l'impe. IONE to delle tentationi . Al medefimo corpo d'imprefa Traua- L’Abbate Certani fopraferiffe ; NE FLABRA glio PRECIPITENT . Nel qual argomento Sant'Am- brogio lib. 1-de Virgin. Apis illa fapiens » cum aeris S-Ambro motus fufpettos habet sbapillis fepè fublatis per ina £Î nia fe librat nubilay ne leue alarum remivium pra- cipitent flabra ventorum. Et tu cane ulhus apicule modo, ne alarum tuarum volatum aura mundi buius extollat . ‘ 37° Siritroua l'ape fopra alcuni fiori s col motto; AL SVGO SOLO INTENDE, idea di perfona intereffatay ed auaray ed anco di perfona ftudiofa,che Auaro leggendo;bada più alla foftanza vtile dell'Autore; che Studio {o alle colorite vaghezze. San Bafilio de Legen»Gentil. libris. Jelut florum reliquis quidemvfg; ad odoremy S. Bafilio & coloremeft vfusy apes autem mel ex ipfis excerpe- renouerunt : fic & qui diligentes in legendo exiftunty non folum quod dulce, incundumque fuerit in eorum libris perfequantur » fed quandam ex gs vtilicatem animo referre contendunt. ì 38. L’apis che nafcono da vn vitello morto » co titolo ; ALIENO, E FVNERE VITAM è Acquilta imprefa generale de gli Auuiuati di Fermoye ferme per re chi acquifta nell’altrui perdita, e ruina ; anzi propria» e direttamente ferue ad efprimere il meritoye l'energia della paffione del Redentore, il quale, fuenato» ed vc- Crifto cifo » con la fua morte produffe alla vera vita innume- merto rabili (chiere di fedeli. Sant’ Ambrogio lib.3. de Spi- ritu San&o. Quid clementins, quam quod mihi fuas S.Ambro donauit iniurias9 pleniustamen quodtintum contu- 8 lit nobis, vt qui moriturus non erat , quia Deus eraty noftra illa morte moreretur , vt nos eins (piritu viue- remus , edinuouno lib. 10. in Luc. Safcepit triftitiam meam,vt mihi fuam letitiam largiretur : & veftigys noftris defcendit vfque ad mortis erumnam, vt nos fisis veftigiis renocaret advitam. Efucofa, e fuc- cintamente Santa Chiefa nel Refponforio 1. del Sab- bato Santo; T'raditus eft ad mortem » vt vinificaret populum fuum . Mà perche quefte api riceuono la vita dalla morte del vitello vecifo ; anco il figliuol d°- Iddio, nell’iftoria del figliuol Prodigoyin fembianza di vitello fuenato ci vien-propofto s opra di cui al Gio- uinetto languente se già morto alla gratia » la felicità della vita fù riparata; nel qual argomento San Pier Crifologo ferm.3. Hiftoriam loquimur adhucy& iam Pier Cri- cogitamus arcanum nudare myfferium. MORTWWS fologo filiusyvitali SV SCITATVR EX MORTE; & vnus vitulus totius familia funditur în faginam . 39° Bellaideadi chicrefcendo nell'età , non sal lenta nell’effercitio delle virtù intraprefe» mi parue l'a- pe; che fe bene inuecchia , non s'impigrifce : alla Perfeue- quale diedi; NEC VETVSTATE PIGRE. ranza SCIT; ò fia FATISCIT alla quale virtà n- inuita Sant Ambrogio lib. 7. in Luc. proponendo l- effempio d'Iddio; Et Denus aboperibus mundi quie- s. Ambre uit» fednon ab operibus fanttisy cuius fempiterna » gio cr ingisoperatio eft » ficut filiusait ; Pater meus vf- que modo operatur , E ego operor. } 40 Alcibiade Lucarini , adherendo alle narratiue di Plinio lib. 1.cap. 20. che l’api defonte è quando fiano cfpoftealfole di primauera » e con le ticpide «ceneri fomentate ritornino in vita. Sun q mor- Plisio Yv 2 tinasy " agé tuas» fi Jolevernotorreonmiy » ii ju uineo tini. e 10 | to die foneancury purent reuruifcere stese cell'api im prefa » e figurandole poftessù la cenere , ci {pofte a Memo- iraggifolari fopraferilleloro, CINERE KEVI, ria della VISCVN T; e ciò perinferire, chele tacre cene- morte si, fparfe ul capo dei fedeli il primo giorno di Qua- refima » feruano perappreftarall’anime loro mortifi- catealla colpa» fpirito di rinoyatione e di vita;oe] qual argométo frizza molto bene que! fuccelfo riferito da Girolamo Mercuriale, de artegymnaft. lib. 1. cap. re Birolam Lucio affeéto lateris dolore y & defperato à cuntis Mercw. bominibusy oraculumvreddidit Deus zivenivet yW ex did aratolleret cinerem y & vna cum vino mifceret y poneret fupra latus & conualutt. x ; 41. l'ape, che ftà fuggendo i fiori , ec porta il Studiofo motto; VT. PROSIM eébell’idea di perfona » che ftudiando volontieri s'affatica , per raccogliere, & giouare alla pofterità . San Bafilio Orat, 6. ben dice- ®. Baflio ua; Difcendum eft abfque vllo pudore, & docendum abfque muidia;» & fi quid ab altero hauferimus idip- fumnon eft celandum. Plinio altresì lib. 25. cap. 1. & 2. Loda grandemente Marco Catone , e conlui Or- feo; Mufeo, Efiodo, perche infegnaffero à tutti ciò che ftudiato,e raccolto haucuano delle virtù dell’her- be. Nbilergo intentatum » inexpertumque illis fuit; nihil deinde occultatum., quod non prodefle pofteris vellent . E foggiunge vnaben degna riprentione alla malignità inuidiofa di chi nafconde la fua virtù; 4é noselaborata is ab/condere » atque fupprimere cupi- muss CT fraudare vitametiam alienis banis Te. . 2. Loftudioto, e difcreto lettore s che sà appro- Studiofa fittarfi nello ftudio di qual fi voglia libro » può rau- uifarfi nell'ape » dipinta in.vn prato di.fiori y col car- tellone ; AB VNOQUVOQVE VTILIA . Plinio il maggiore operaua in queita guifa, del quale il Ni- pote fiuo lib. 3. Ep. sg. così; Nb legit, quod non ‘excerperet . Dicere etiam folebat, Nullum cf]e li brum tam malum, vt non aliqua parce prodeffèt . Sant’Efrem fimilmente de Reéta vinen rat. diceva; S.Efremo InStar faprentis apicule » melex floribus fibi colli- gentis » fruttum ex Ys> que legis pro animi medela Pietro defumito. Così Pietro Cellentelib. 3. Ep. i 2. Difcwr- Cellenfe re fcripiurarum amaniffimos campos Jegey T recon» i de in alueolo memorie fuaniffimi odoris flores» ca- Slitatis Lilium » oltuam chariratis s patientia rofam + Religio- Non altrimeuti defideraua San Pietro di Damiano fo inci- Opuf. 49. cap. 7. che ciatcuno incipiente fi diporial- piente fe, fuggendo» come ape » da tutti i più pertetti al Pietro di cuna delle loro qualità più fegnalate ; Tw ab alio Pamiano promptam obedientiam » ab alio feruentifimam cha- ritatemy ab ifto pernoftationis excubias » ab illo diu- turni filenty difce cenfuram» quatenusex varys fan» étorum virorum virtutibusy vnius in te veri Dei re- fiaures imaginem . - 43. Perche l’ape fuol raccogliere da i fiori i pre- tiotilambicgati » in tempo che dai venti non è mole- X ftata, lefecidire; LEGAM, NI FLABRA RE- Studiofo TARDENT; inferendo che l’huomo letterato y perche poffa raccogliere » e fabbricare il fauo delle fuefucofe compalitioni » debba eflere difinuolto dal- le cure noiole , ed importune . Statio citato da Lip- fio lib. 4. Militie &c. Dial. 10. Plinio Plinio minore Stazio Horent tyrrhenos Heliconia pleétra tunaultus, Ed Quidio lib, 1. de Triftibus ; Osidio Carmina proneniunt animo dedutta fereno » Carmina fece]um fcribentis, & otia querunt , Giuffo Nelqualfaggetto Giutto Lipfio Centyr.2. Ep. 69, Lipfo Per bella ciuilia non fpirant mufaram venti + # All'ape figurata fopra vn fiore io diedi; SVG- * GE, MA' NON DISTRVGGE, per fimbolo ANIMALI IMPERFETTI Lib. VIII i P_encipe ditcreto nell’eifiggere dai fudditi i tribu- Précipe > ti; nel qual foggerto Aleffandro Macedone , riferito difcreto . da Plutarco, folcua dire; Hortulanum odi, qui ab ra- Plutarco Bice oleva (cindit. Così Guido Cafoni Emblem. 19. —— Il Prencipe giufto, con foaue Manoaccoglie irributi , & a fe ftefo I popoli conferua » e non ifuelle Dalcradici le foftanze loro . Nel qualargomento ferue molto bene il configlio del Sauio Prou.27.27-Sufficiat tibi lac caprarum in cibos Proyerì tuosy&T inneceffaria domus tue ; fi che al prencipe fi 27.27. concedonoznon gli Agnelli,d i Capretti , mà precifa- mente il latte come quello » dice iui il [anfenio » che foaue, e dolcemente dalle mamelle fi preme; fenza ve- runa ingiuria, dviolenza; ò veramente ; à i Prencipi fi concede il latte, e non il fanguey 7° malgeant quidem Ferdin. fubdicosytributa infta abillisexpofcentes » ne tamen Salazar. ipjos feuerius cadantyne (cilicet exuta bumanitate in ipfos fui, crudeles fint, commenta il P, Ferdinam- do Salazar fopra quel luogo. x 45 All'apiin vn giardino è che volauano foprai fiori gbenche piccioli, cbaffi, Monfignor Arefio die- Seudiofo de ; ET HVMILIORA DIGNANTYVR ; fim- difcreto bolo di ftudiofi benigni , chenon rifiutano di feruirfi de i librixbenche di itile ye di materia bumili ; e baffi. San Fomafod'Acquino leggeua i libri benche di po- ca ,ddi niffuna mole, e finceramente confelfaua, che da tutti. egli rincauaua qualche vtilità, ed auuanza- mento, Sugge l’ape i fiori s mà poi riduce quel fugo a per- fettione maggiore, eda più delicata ifquifitezza;ond’- io così figurandola lefoprapoli; IN MELIVS x» REFERET, tolto da Virg. 1. fEneid. v.157. Non altrimenti far deuono gli ftudiofiscioè ridurre alla pie- Studio fa tà» e virtù ciò che ne gli Scrittori trouano d’empio , è ‘ di vitioto . Plutarco lib. de audien. Poetis; Apis.d Platarce natura boc habet vt ex acerrimis floribus » fpinifgue afperrimis lenifimum mel » optimumque eliciat ; fic Pueriin poematis reétè inftituti etiam ab bis que ab- Surditatisy & prauitatis fufpelta funt commodi ali- quid € vtilitatis trabere difcent . 46. l’auttorità, conla quale Filippo III. Re di Spagna aggirava per ogniparte ifuoi efferciti » fù Auttori- dal Signor Abbate Emanuel Tefauro dimoftrata , col tà regia. Rè dell’apis cinto da molte api minori , ed il motto; QVA SE CVNQV È; elprimendo i fuoi con- cetti col feguente Epigramma ; Iufferit . Eoa liguidus rate vapulat Atlasy Lidus byperborea fub niue candet eques. Nile pater fruftra caput inferutabile condis , Nigraexertabis cornua > fi inbeat . 47 Nell'entrata in Cremona del nuouofuo Vef- couo Monfignor Francetco Vifconti » il Padre Leo- nardo Velli, alzò l’impefa di molte api » che fe n'ef- cono dall’alucario » à predare va campo, tutto pie- no di fiori s col motto » leuato da Virgilio lib. 4. Ge- org. v. 177. AMOR VRGET HABENDI, cuce il Poeta così. Cecropias innatus apes AMOR VRGET pirgliy Guido Cafoni Emanueb Tefauro ABENDI 9 E volle inferire la virtù dell’Induftria , perche ficome l’api per lo defiderio d’arricchire le cellette di miele » Induftria lo raccolgono da ogni fiore: così vna perfona indu- ftria, non lafcia accafione veruna » dalla quale non ri- caui quel profitto, che li può maggiore + 48. Monfignor Arefìo 3 all’api figurate sùi fiori diede; ORE LEGYNT SOBOLEM concetto tolto da Virgilio 4. Georg. v. 200. —— Ipfe folijs'NATOS, & fuauibusberbis Virgilio QRE LEGUNT. Impre- A | PIE Predica- Imprefa applicabile a i Predicatori s ed à glihuomi- tori ni apoftolici , i quali conla virtù della fauella, mol- tiplicano i fedeli a Santa Chiefa. Di quefto concet- Incarna- 10 fi valfe Lattantio Firmiano » per interire l’incar- tione del natione di Crifto fenza influffo mafchile 3 e conla vit- Verbo tù delle fole parole ) difcorrendo lib. 1. cap. 8. così; Lattantie Sì quibufdam minutis animalibus id preftitit( Deus) vt fibi e folijisnatosy & fuanibus berbis ore legant a cur exiftimet aliquis fpfum Deum nifi ex permixtio= Capo I. 257 timurmnec tam imperio nobis opus eft, quimex ‘molo. Plinio nel Pamegyr. Nel qual propofito ferue pr imen- l'imprefa dell'ape, che volando d'auanti ad vnu (qua- driglia d'api minori , portaua il motto; EXCITAT AD OPVS. API SV L'ALVEARIO. ne fexus alterius non pof]e generare ? 53 L’API SV.L'ALVEARIO), col cartel- Religio- Piccio- 49 Perche l'ape, quant'è più picciola » tanto è | Ione; VIRGINITAS "FOE@VNDA furono fe lezzas ftimata miglioreye più teconda, le foprafcriij} MA- . alzate per imprefa'm ben confacente ad vn colle- vtile IOR IN MINIMA VIRTVS; che può feruircà “gio numerofo dîWerginelle fictey lequali quali api % perfona di talenti grandiybenche tia di corpo Lisio opa Safe gio intatto il fiore della ver- Pai Ì vedendofi ben itpeflo, che; i Mente: Sai Maior in exiguo regnauit corpore virtus. LL Si videro quefte marauiglie in San Girolamo; che fù a fuo tempo il propognacolo della Griftianità , el’ora- colo delmondo; c pure come feriueil Ribadeneira hebbe come l’ammo grande, così il corpo piccino. Sant'Agoftino fù vn prodigio dé più rari » che mai partorifie l’Atrica sed vna fenicede gl'ingegni; mà di corpo così picciolo ; cheragionando di fe medefimo S.Agofti- Homil. de Transfigurat. Domini; dicena ; Quefo per: no Dominum » ne vos bumuncionis feditas offendat; e nel Serm. 6. inter communes. Obfecro vos fratres , diceua, ve oretis pro me exiguo, & pufilto: Carlo V. Imperatore di gloriofì(fima brauura:s*e Filippo. Ls Rè di prudenza, e fapere incomparabile ssfutono corpo non molto grande di mole. Così il Padre Cor- nelio à Lapide » quel grande, che giganteggiò nel commentare con ammirabile eruditione.» ed infinita coppia» quafi tutti i volumi delle facre Scritture,in ve- dendolo era vn tattarello di quattro palmi » dicui il P. Giouanni Rhò de Var. Virt. Hiftor.lid.7.c.12. nu.7. Gio: Rbò Cornelium à Lapide habut: Collegium Romanum, ho- minem, qui perpufillo corporis modulo, ingentem ani- mumy& nullis fudiorum laboribus fraftum clandebat. so All’apefigurata ful timo, herba amarasparue- % mi che fi potelfe dare; CANGERO' L'AMA- Giatia REZZE IN DOLCI FAVI; inferendo, che la diuina gratia sà condire di foauiffima dulcezza le più abborrite amaritudini del noftro cuore. San Macario S. Maca- Homil. 16. così; Gratia quod amarum eSt mutar in rio dulceyquod autemafperum în planum. Suole operar Amore queftemarauiglie il veroye il vivo Amoreyche qual ape ingegnofa caua delce fucco dalle più naufeabili ama- rezze; e cangia in foauità pretiofa » ciò che pareua ve- lenoto afienzo : Que dura funt laborantibus , diceua il Padre Sant'Agoftino Serm. 9. de Verb. Domini » B.Agoffi= cifdem ipfis mitefcunt amantibus: Omnia fuaniay & no prope nulla faciramor . si Nell’etequie del Marchefe Guido Villa , cele- _. bratein Ferrara, fù alzata imprefa d'vn apeycol cartel- Précipe-lone ; MISCET VVLNERA FAVIS); inferen- FUSE dofi il mifto d’affabilità, & feuerità, che in quel famo- COmuao fo capitano fù rauuifato. San Gregorio Papa quett”- CIT importante accoppiamento ricercò in ogni buon Pre- s. Grego- lato. Sititaque rigoryfed nonexafperans: fit Zelusy ida fed non pensa; feniens » vt dum fe in arce regi- minis iuftitia, clementiaque permifceats isqui praefty corda fubditorum, & terrendo demulceaty & tamen terroris reuerentiam demulcendo conftringat . s2 AIRe dell’api, d’auanti lo fciame io diedi ; EXAMINA DVCET; concetto di Virgilio lib.4. Gcorg.v.21. ; Vt cumprima noui ducunt examina Reges + Efempio Imprefa quadrante all'efempio de i fuperiori, che ob- Plinio bligai fudditi afeguirlo y° e fecondarlo; Vita Prin- cipis cenfura eStyad banc dirigimury ad banc conuer= * Pirgilio 33 ‘“iginità ;c dinumiero e quantità copiofa ogni giorno A TR Zslieffipade: Galtrido nelle Allego- rie di Tilmanno. Quam multos bodie parit fanttifi- Galfride ma illa» facundiffimaque virginitas » Quam felix eiufmodi generatio,fecunida & incorrupra pofteritas. — Mainquefto argomento giona così propria » ed ef- reffamente Giouanni Mauburno mio Concanonico it. 30, Alphabeto: 65: Membr. 2. chetutto è lui mi ritolgo.. Z'irgines rettè apibus fimilantur ; nam Gio: Man VIRGINITATEM carnis feruant CUM FOE. burne "er. DITA TE fpirituali. Nam ficut apes nullo concubitu mifcentur ghulla libidine refolumiur , nec partus dolore quatiuntur, & tamen maximuin confti- * tuunt examen filiornm » duplici ceteras fecunditate antetedentes ; (ie V'irgines nofire corporum integrita- tem cuftodiunt immunes a libidinis feroribus, exem- pià a parieniiiiiolaniito ribilominus Deo multum fruttificantes sin fpiritualibus operumfetibus , carne * fcilicet yy mente s exemplo alios trabentes. Vnde dicit I faias; Multi filyj deferta magis » quam eius que habet virum . 54 All’apisfigurate d’intorno al bugno io fopta- (culi; VTILE DVICI, peridea d'vn perfetto Oratore, è Predicatore » che bada non meno al frutto Predica- de i popolischeal diletto; concetto d’Oratio in Arre. tore Omne tulit punttum qui mifcuit VT ILE Orazio DV LCI. $5 Pervno Scrittore» che infieme raccoglie le ) dottrine alerui , variamente fparte ; feci imprefa dell’- Studiofo api chedavn giardino tutto fiorito fi portano al cu- > pile, colmotto. E PLVRIBVS VNVM. Gio. uanni Audeno diceva; Inftar apis-debes varijs excerpere libris, Mellifluo vt manet dulcis ab ore liquor E Riccardo di Santo Vittore i cap.4. Cantic.cap.28. car. 4.11 fpiegandoil verlo; Fauws diStillans Labia rua y teriti: Riccardo così; Hunc fauum congerit anima de diuerfis fcripru- Vittori re floribus, bos perquirit shisinfidet de his fuauita- tem fpiritualis dulcedmisextrabity& elicit. 56 Perfonacautain occultare le virtù fue , ed in fuggire la vanagloria mi parueche porelîe intinuarli Vanaglo nell’ape d'intorno al bugno, coltitolo; COLLECFA da fug- RECONDIT; effendo proprio di quetta » di lauo- 5! rare fotto le corteccie degli alberi, & neifitipiùvap- Xx partati il fuo fauo . Sant'Antioco Hom. 43. Wir m S- Assia telligens ingeniofam» & folertem imitatur apiculam. °° Quos externè felegerit flores , defert in alucarinmy incernè mellificium,fauumque operofis conficit. Indi foggiunge il documento. Ne labores sos bumane ifti gloriole exponas. 57. L’api, che ritornano da i prati al cupile heb- Impara» bero dal Lucarino ; REVERTVNTVR ONVS-re. _ TÉ; & dal Bargagli; COLLECTA DOMVM Vditori PORTAT; e tali fono quei ,che dai libri facris d profani raccolgono qualche cofa di loro profitto; i come anco quelli, che vdendo la parola d'Iddio 3 por» GE tano Gio: Au- deno 258 tano feco à cafa qualche fuutruoto documento, Seneca Epift.108, Qui ad Py lofophorumfchokas venitysquo- tidie fecum aliquidboni ferat » aut fanior domumre- deaty aut fanabilior » Abtalone Abbate ferm, 34. In sAbfalone hoc campo nofira apicula flores quarit dinerfarum fententiarum,a quibus fuccum dulcem extrabit quia intellettum fpivitalem ore memorie extrahens, in al- ucario cordis veportat , & deponit +-San Giouanni Menton ANIMALI. IMPERFETTI Lib. VIII. Crifoltomo Hom.3 3.in Epift.1.ad Corinth. nell'ape follecita, che porta il motto; COLLECTA DO» MVM PORTAT riconofcele diligenze d'va anima caritatiua » la quale tutto ciò che raccoglie in diuerle Carità parti, communica » e profonde nella cafa ; e nelfeno della perfona amata;Charitas velut frugi quedamapi- Gio: cri- culay bona omnia vndique COLLECTA IN A-fofom MANTIS ANIMAM COMPORTAT. e E e ai % RE q 4) Fond ni J s8 Cheladiuina gratia foglia ripartire le fue dol- Gratia Sezze nei più fecreti ripottigli del noftro cuore » lo dimoftra l'ape d'intorno all'alucario s alla quale fopra- * poli, MELLIFICAT INTRO. San Macario $, Macao Hom.16, Quemadmodum apis fecretò farnm conficit rio in alneo; fie & gratia dilettionem fuam fecreto in cordibusewereer, Quall'apeche lavora il mielesma in luoghi appiattati è e nafcotti, è quel fedele, che fug» pendo le oftentationi opera in fecretoydando l'elemo» ine ,ma non affettando d'effer veduto ; macerando la carne» mà fonza palefarne al di fuori aleun contrate» ino; orando mà più tatto gli occhi d' Iddio, che fotto o fguardo de gli hDuomini; San Bernardo fer. 86. in Cante, Orare volentess iubemar intrare cnbiculnm » Vir na colta Si liernar ilo prique fecreti qrasia. 1a quidem ad cantelam ne co- remo orventibus s dams bumana orarionis fivet fri= dhumi, fruftrerir efhe Eno « s9 Hbugnod fia cupiley circondato dall'apizcol dd cartellone; AT NEGOTIVM SENIORVM INTVS; infegnachel'ullicio de i vecchiyé di ritirartì alle fecrete contulte è e decretare ciò cheriefte più op- portunoalpubblico interettes douendo i giouani ftar- tone tuorizintenti alle difefe,ed al combattere. Di que» tta proprietà Ariftotele did. o. #7 /Sforn, animal. così ; le st Put [OMRTONEN ERMES OPEVINEMI » adolefe entes foris i More Plinio = megormmmeerereent. E Plinio ib ri cap. 10. Quibis elt carum adolefventia , ad opera ewemntes- femtores inpasoperanzani Pietro Gregorio liba 24. de Repub, Piemme CApi o, num. 1. Senes in primpity @ matiftri popabi proper rerum. ev perrentiam eligendi funt: quRentm ali) menedimmogne rn rebus populi fine perfarò apriores fune confiliareipublicda fihe tempore pacis, fine belli, Confilimm fennm perebar Stabilimentam regni Ro- boamo negiy fiadmefi(tt ; © va teguendo + Nel qual argomento lerue la fentenza viata irequentemente da Gracento i Greci; Opera funt iunenumsbella virorumy at con- è o filia fenum Così anticamente in Roma è i configli pubblici erano (celti i vecchioni venerabili , onde poi fì dedulit il nomedi Senato ; come anuerti Cicerone de Senedtute; e lo fteflo fecero parimenti gli Spartani, e lo rapporta Tit, Livio lib. 4. bell. Macedonic ; ed i Perfiani ) come teflifica Xenotonte nella Pedia di Ciro. Go Perfimbolo di Santa Chiefa, congregata fuo-' ri della Sinagoga» Alc:biade Lucatini figurò vno fcia- S.Chiefa me d’api feparati dal cupile y col motto; NO VVM SEPARAT AGMEN; nel qual argomento ferue molto benela profeta d'Òfca cap.2. riterita da S.Pao- lo Roman.9, 25. /°ocabo non plebem meam, plebem Rom.9. 5 meam, C non dilettam dileftamy & non mifericor- diam confècutam, mifericordiam confecutam . Et erit in locoyvbi dilfum eft eis: Non plebs mea vospibi vocabuntur filij Dei vini. 61 Ilmedefîimo Lucariui , per interireyche Maria Vergine, hora nella picciola cafa,qual fì vede nel facro Maria Tempio di Loreto; ed hora nelle ftrettezze del pre- Vergine fepe operò gran cole, colà concependo nell'eteroìl parti Verbo d'Iddio, equi partorendolo ycoperto d'huma- Mente na carne, dipiafe l'api vitineal bugno, col motto; OPEROSIOR IN ANGVSTO. San Pietrodi Damiano ferm. in Natiuit. Domini. O quanta mene craut Negum mundi turrita palatia, quanta miris la- pidibus ornata triclinia! Et tamen omnia illa content- plit, qui prefepinm ad combala fine natinitatis ele» Qt. ‘Nomdlettos petijt amratis veStibus obfitos ) now purpura,vel piùîts tapetibus acdornatos; fedin cata- bulo recubuît amimalimm > qui inaumeris vallitur Lutelort agminibas Serue l'imprefa » è chi tug Vanazlo gendo la vanagloria» opera gran cofe; mà in fiki ritira» rìa tug» ti» cd appartatie è gua Don Pietro dì Damiano / «A [Pi'E ‘62 Don Diego Saauedra » facendo il cupile cir- Secreto condatodall’api,edilmotto; NVLLI PATET, di Pren- infegnò chei fecreti del Prencipe 3 & gli artificij poli- cipe ticinondeuonolatciarfi penetrare . Così Valer.Maf> Ta fimolib, \cap.22. T'aciturnitas optimum, atque tu alia tiffimum rerum adminiftrandarum vinculum + Mi- Mihea chea Profeta 7, g. diceua anch'elo. Ab ea quedor- 7438 __ mitin finu tuo cuftodi clauftra oristui. E anco ad- “dattabile quefto motto al gabinetto della diuinità S.Ambro ben dicendo Sant'Ambrogio lib. 5. in Luc. Dei confi+ quo lium bumana vota non capiuntinec quifquam interio= run poteSt effe particeps Chrifti , Ì 63 Advncupile fù foprafcritto; NON D E- SIDI SEDES, edanco; NON FVCO LO. CVS » motti alludenti alla proprietà dell’apiy di fcac» ., ciarquelle » che fono infingarde, ed otiofe; dicen- Ariffote- do Arittotele; che; focias otiofas, & defides , vel si minus parcas pellere in more eSt apibus; ed è impre- . faapplicabilealla vita del foldato s che fuol trafcorre- Beatitu= rein continue fatiche ;ed alla patria del'Paradifo, dal- dine —laqualefono efclufitutti i negligenti , non ammetten- Amor do che gentè operaria. Se anco non voleffimo con médano Quidio valerfene in materia amorofa , dicend’egli lib, 2. de Arte che + —____—_—— Sapè feres imbrem celefti nube folutum. «©» Frigidusin nuda fepè iacebishumo» » BACO, BOMBICE, VERME DA SETA. Capo II. 64 A L Baco,chetefiè il bozzolo,e ftà fulrinchiu+ derfì, il Bargagli diede; VT PVRVS HINC EVOLEM ; applicabile è perfona, che Religio- fi rinchiude ne i chioftri » dai quali confida d’vfcirne fo clau- tutta purificata à ritrouarela beata eternità della vita . firale San Bernardo Hom. fuper Simaite cft regnum celorum S. Bernar bomini negotiatori &c. O Santa vita ( parla della do clauftrale ) tu mentinm fecresa purificas : tu confcien- tiarum fqualorem diluis atque adangelice munditia |. puritatem peruenire facis amimas, © Religio 6 s Albacainattodichiuderfi nella galletta , io {o diedi le parole d'Oratio; MVTABOR IN ALI- * TEM; talechi fi chiude nella religione ; fe entra ver- me, efce farfalla » indi riceuendo tante mutationi s che ben fì tà degno di volarfenc al cielo . Seneca Epift. 103. non molto fì difcofta da quefti fentimenti. Que- admodum nouem menfibus nos tenet maternus vre- rusy & preparat s non fibi » fed illiloco » in quem videmur immitti»fic per hoc fpbatium , quod ab infantia patet in fenetinrem , in alumnature fumimur par- tum ; alia origo nosexpettat , altus rerumftatus » i 66 Adunfanto, che fì molti miracoli» viuendo Santo fo- con rigorofa aftinenza» quadra il baco » che falendo brio » € suì rami per lauorarui le fete, lafcia il cibo » col mot- ia DI to del Lucarini; OPEROSVS NON PASCI- TVR. Nel qual argomento Don Giouanni Pafca- lio Can. Regolare così ; Stamina dum bombyx operofus ferica nefit y Naufeatille dapes » naufeat ille cibos > Sic quogue , feu modicis dapibus » feu pafcitar vllis Qui compar fwperis ne ere mira parate OQuidie Seneca Den Gia; Pafcalio Capo. I. 259 67 ilConte Maffimiliano Stampa Milanefe , ha- uendo per moglie la Signora Anna Morona, Dama di rare qualità , e di nobilillime prerogatiue, fece im- prefa d’vn bacoyche falito fopra vna pianta di gelfo , che da noi Lombradi vulgarmente è chiamato Moro- ne; da quelle frondi prendeua gli alimenti, e l’intro- duffe à dire; SOL DI CIO) VIVO, fignificar volendo , che fi come ilbombice non altronde riceve ____ l'efca ; che dal gelo ; così egli altronde non ricercaua Carità alimento amorofo al fino caldo affetto » che dalla {ua | 0!!U84 bellifima,e virtuofiffima conforte. Imprefa in que- ‘°° fto propofito molto propria,fignificante, e bella ; Mà MOdano chenondisdirebbe a dinotare la vanità d'vn mondano; che non d'altro fi pafce,che di foglie fragiliye caduche, cioè di cofe vane, inutili se tranlitorie. 68 . Perwnpeccatore» che fi fcufa delle fue colpe, _ _ Monfignor Arefio figurò ilbaco sinatto di lauorare Scufarfi ilbozzola coltitolo; ILL AQVEATVR ORE, tolto da Prouerb. 6.2. IMaqueatusesverbisoris tni, Prew.6.% e captus proprijs fermonibus. Nelqual argomento Sant'Ambrogio lib. 1. de peenit.cap. 14. Ipfi nobis Ambrogie ergo tendimusretiay quibus inuolurmury & implica- murz ipfinobis vincula neftimus . E Sant Agottino lib. de Mendacio cap. 16. riflettendo sù le parole del Salmo 58.Non miferearisomnibussqui operantur ini P/.58. 6. quitaremydice; ESt quedam iniquitas, quam qui ope- Agoffino raturynan poreSt fieri vt mifereatur ei Deus ; ipfaeSt defenfio peccatorum.Quando quifg; defendit peccata fuaymagnam iniquitarem operatur, hoc defendit quod Dens odit. L'huomo ofceno, conla laidezza delle pa- Peccate role fuefe medefimo illaquea » e condanna . Pietro di 1° 0!6e- Damiano Serm. de vitijs lingue. Cum immunda qua- 1, 3; que sac vana proferimus , quid aliud quam L A- Daga QVEOS nobifmetipfisi LOQOVENDO COM- PINGIMVSÈ 69 Nonaltronde, che dalle fue proprie vifcere eftrae il baco quelle dorate fila è che appreftano alla nobiltà dei Caualieri, e delle Dame la pompa, e il vettimento + In atto di lauorare con le fue pretiote Far da sè faliue ilbozzolo, portò ilmotto; ALFVINDE NI. HIL; ideadiScvittore s dotato di fingolaringegno, che formandoifuoi volumi » dalla mera fecondità del fuo intelletto rincaua lematerie 3 nulla prendendo da quanti libri poffano apprefentarfegli. Manilio atpi- rò à quefto vanto » che del fuo pozma liò. 2. prote- ftaua ; Noftra loquar. Nulli vatum debebimur orfa 2 arilie Nec furtum » fedopus veniet. i Haaco benedicendo il fuo Giacob : Ecce odor filu Gen. 27. mei diceua » ficut odor agri pleni Gen. 27. 27. Che 37. fe bene, perefprimere la virtuofa fragranza del fuo figliuolo haurebbe potuto appigliarfi è fimilitudini non ruftiche » e terrene, mà molto più nobili, e fofte- nute,taffomigliando i fuoi foauiodori a quelli dell'in- cenfo, del mufchioy del balfamo » dell'acqua d'angioli &c.; adognimodo perche l’incenfo, ilbalfamo ; e fi- miliy G prendono dalle vifcere degli alberi : il mufchio dal fangue congelato de gli animali; l'acqua d'angioli da i fiori ammaffati,e lambiccati; màil campo non da ftranieriornamenti mai dei fuoi proprif fioriye frutti da lui prodotti s'adorna; ne olezza pellegrina aduenti- tia fragranza, mà quella che da fuoi proprij concerti è formata; perciò raffomigliollo al campo odorofosper dinotare, che Giacobbe non era ragguardeuole perle prerogatiue di nobiltàydi ricchezze, ò.d’altrititoli , al- i tronde a lui derivati, mà che nulla badandofiali'efter- Propria ne eccellenze, egli fteffo peri fuoi propri talenti » me- valere ritiJedoti, era, cd ammirabileyc fegnalato . 70 Scipione Bargagli; in morted'wnfuo fratello, figurò il i Ae - del uo Gio: Paf- calio . 262 fuo cuore 3 verfo vna damià ditante qualità, con la pittura del camaleonte s che:portaua il motto allufiuo ‘alnome, ecognoine della Signora ; CIBO VITA- LE ME L'AVRA. Altri con fimile concetto effendo inuaghito di femmina chiamata Daria s fe- gnò il camaleonte col titolo ; D'ARIA E LA VITA MIA;v0 fia; EX AERE VITAM,; ò -? comeadaltri piacque SVFFICIT AVRA, im- Ambitio prefe moralmente parlando ; applicabili'all'ambitio- fo fo » che d’aria fi patce ; cioé delle vanità , etranfitorie grandezze . Statio lib. 4. Sylu. 4. lealmente confef- fando i fuoi ambitiofi affetti ; non fi parti da quefta metafora, dicendo; Stasio Nos otia vita Solamur cantu, ventofaque gaudia fame Quarimus \ . Il Padre Cornelio à Lapide, (piegando il verfo d'Ofea Ofe1:.1 12.1: Epbratm>palcit mentum sò pure comedì tta- Cornelio duce daltefto Ebreo) “Eppraime pafeitur-vento ; così € Lepide commenta quelluogo ; Ambitiofi pafcuntur vento. i Quidenimeft honor, nifi popularis anrayt& ventusin omnem partem mobiliss ftarimque enanefcens? +Sunt ergo quafi chamaleontessquiferuntur vinere, & na- triri vento . 87 I colori del camaleonte, in duemaniere ven- gono ad alterarfiy e variarfi; ò veramente per cagione intrinfeca loto, quando s'accendono in affetti d’amo- rey O fia di fdegno; ò veramente perla varia afliften- za dell’efterna luce » dallà quale, diretta ; od obliqua- ‘mente fonrimirati. Tantodiceua Seneca l:r. Quaft. Natur. c.5. Chamaleontes, & reliqua animalia quo- rum color aut ex ipfis mutatury cumira vel cupidine accenfa cutem fuamvariant humore fufftufo » aut po- ‘ fitione lucisy quam prout re&tamy vel obliquam rece- perini sitacolorantur. Nonvi mancò per tanto:chi etponendo ilcamaleonte à iraggi del Sole,gli fopra- ferifle ilverfo; NEL SVO BEL LVME SI TRASFORMA; E VIVE; imprefa; che quadra Adulato così al Corteggiano adulatore, che del tutto fuol:con- re formarfi alle atfettioni, e genij di quel prencipe, fotto gli occhi del quale eglidimora ; quale per l'appunto tù Pileto $ riferitode Statio lib. 2. Sylu+6.; che fauel- lando còlfuo Signore diceua. mn T'ecumtrififquey bilarifque: nec vnquam Ille funs : vulimmque tuo fumebat abore . Affetto auuertito da Oleaftro in tutti i miniftri di Prencipe s già chescom'egli fcrine in Gen. 433v. 23. @leafiro Sicut iniquus omnes miniftros impios habet : fic iu- Stussommes iuStitia preditos: & vt plurimum cuius fideieft Dominus,einfdem eft feruus y& quali vultu Dominus aliquem recipitytali &> miniftri eius. E che “Amante anco quadra à vero affettuofo amante » che fuole con , puntuale conformità veftirfi de gli affetti , & difpofi- €ornelio tioni della perfona amata . Amor inffar chamaleon- € Lapide ris {criucua Cornelio a Lapide in 1.loan.2.17.aman- ten conformat reiamate. Edil'Padre Sant Agofti- S-4s0f} no iui citato. 7'alise/t quifque y qualis eius dilettio so eft. Terram diligis? terra eris. Deum diligis, quid dicam? Deus erist Non audeo dicere ex me » Scriptu- ras audiamus. Ego dixi Dif eftis. 88 Il Camaleonte , vedendo il ferpente fotto l’al- beroy falifce sùirami » edindià piombo , e a dirittuta ‘gli diftilla ful capo'a filo a filo dalla fua bocca il vele- Mormo- no » col quale l'vccide. A quefto corpo d'imprefa rattone Monfignor Arelio foprafcrifle ; PLAGA ILLIVS NON EST SANITAS; e puòferuire ad efprimere tfanto infanabile riefca ‘il velèno della detrattione . O uindi wn maluagio configliere, riferito da Plutarco, Plutarco foleua dite; Quoduis in quofnis effe confingendumi vr enim valnus maximè fanetynaanet tamen cicatrix. Seneca ratio ANIMALI IMPERFETTI Lîb, VII. 89 Al ferpenteyche rettà vccifo, mentre ilcama- leonte dall’albero gli ftilla ful capo il veleno quadra il motto ; MORTIFERO MORTEM,; ò pure; AB ALIO QVOD ALIIS;-cioè; SOSTIEN Pariglia DA GLI ALTRI IL MAL, CH'£I FECE.A 6 GLI ALTRI; edimoftrala giufta pariglia &cor- rifpondeaza di male , fofferto da chioperò il male ; e cagionollo ne gli altri. Seneca in Thiefte A&. 3: con guefta rifleffione della pariglia » cerca:raffrenare iTi ranni dallè fanguinarie violenzey dicendo ; Vosquibus rettor maris, atque terra Ius dedit magnum naciss atque vita, Ponite inflatos tumidofque valtus; Quidquid a-vobis minor expanefcity i Maior hoc vobis dominus minatur > Omne fub regno grauiore regnum eît. Baldaffare Bonifacio Larar. p. p. Epigr. 8. parlando d’Erode € dell’Erodiade così; |» i Deus affuit vltor Sacrilegis : Vobis'offenfi Wuminis inftat Sera quidem, graus ira tamen. Qui vincula circum mi A ì Colla deditiufti, merito vincìtur &ipfe > Afyrio tandem fuperatus ab hofte Puella Saltatrix, faltans morit ; refolutaz choreas Ducentem, glacies imum detrudit in ammem Quaquecaput petijt , capiti temeraria fantto» Infultans » afflata facto perit ore» T'yranni Difciteiuftitiam : grawisò grauis ira T'onantis. Giufto Lipfio parlando dell'infolenza delle foldatef= - > che, edinqual guifa caftigar li debba ; Demilitialib. Giuffe 5: Dial. 18. così; Infangume 3 & cade qui verfan- Lipfie tur » ferociam , & contemprum induunt » nec nifi fan» Quine , & cade coercentur. 90 Ilcamaleonte fuole vecidere, mà non diuora- re ) il ferpente, che però fù introdotto à dire; MA- CTO, NON MANDVCO , figuratino di Giudice Giudice, che rifiuta ogni donatiuo » e non fi cura di retto verunvtile, mà con auttorità difinuo!ta » effercifcela giuftitia, e caltiga gli fcelerati. Orazio lib. 4. Qde 9, ludex oneftum pratulit vtili: & Reiecit alto dona nocentium Vultu: & per obftasiescaternas Explicuit fua viîtor arma + 91 Allo ftelfo camaleonte, inatto d’vccidere il ferpente , altri diede; NEC SPE, NEC METV; edancora; NEC ESVI, NEC VLTIONI; cioè che è quella occifione non lo perfuade ne fperan: Giudice zad’alcun vtile , ne timore di verum male; non mouen. setto dofi ad vccidere » ne per'ottenere à fe alcun cibo» ne perisfogare alcun odio » mà puramente per diftrug- gerele iniquità ; inciò rapprefentando molto bene vn vero Giudice . Mà fetali effer dourebbero y tali già nòn gli rauuila Marco Tullio nellib. 2.deOrat. Pl Cicerone ra indicante bominesy autamorey aut cupiditate y aut iracundia y ant dolore » aut letitia y aut fpey aut ti- more , ant errore, aut aliqua permotione mentis » quam veritate y aut prefcripro , ant iuris norma ali- quay aut indicij formula » aut legibus. E Sant Anfel- 5. Anfek mo anch’effo ; Quatuor modis indicinm bumanum mo peruertitwr ; timore y cupiditate è odio , amore . CHIOCCIOLA. Capo VI. 92 O Vunque fi ftrafcica la chiocciola, lafcia da i per tutto le fue fchifole baue che però le diedi; LINQVIT VBIQVE LVEM , timbo- lo di perfona lafciua , cicandalofa» che in ogni iuo- Scanda- golafcia le veftigia delle fue Taidezae , ciò che diflè loto Alca- Sena > ; Baldaffi | Bonifasio srrra Li @retfo CHIOCCIOLA Capo VI. Afcanio Martinengo in Gloft. Magn. fo!. 1502. Ter- offcanio renis obuolntus animusy e terrenum affettum ge- Martim Stans eo lento gradu terram tergere , concupifcen- tieque fue vbiqué luem relinquere compellitur . Il Erefia che fimilmente fuol operare la maluagità ereticale » che ouunque fi conduca, verfa d'intorno il contagio» fo veleno. 93 Il Camerario fegnò la chiocciola col motto; FERT OMNIA SECVM ; ò veramente ; OMNITA MEA MECVM; e falli allufione al detto di Biante » il quale feco hauendo la virtù» fi riputaua d'hauere tutti 1 beni del mondo. Plauto in quetti fenfì nell’ Amphitruone ‘A&. 2. a Virtus premium efl oprimum Firtus omnibus rebus anterr profetto + Libertas, falus y vita, res» parentes > Patria y & prognati tutantur » jeruanturs Virtus omnia in fe babet è omnia efunt bona è . quem penes eSì virtus Giuffà Giu@to Lipfio lib. de Cruce Prafat.ad Ordin. Bra- Lipfo = bant. parlando delle fcienze » © fia dell’arti liberali, così; Artes pacemdirigunt » bellum dirimunt : vi- tia virtute(que premunt , aut excitant3 teStes tem- porum s arbitra meritorum + Il mio Concanonico li Afcanio Martinengo nella Gloffa Magna fol. 1 502. Cr riconofce nella chiocciola vn animo tanto inclinato alle cofe terrene » che da quei penfieri non n’efce mai, «Altanio Dottores facri,animum terrenis affeftibus mancipa- Marsiné= tum, fimilem cochlea effe dixeres qua ita domui jua s° eftapplicatay vteam fecum ferre cogatur 94 Allachiocciola fù chi fopratcrifile; PR O- x PRIO ALITVR SVCCO; idea di chi fe medelimo Far da sè conle proprie fatiche» ed induftriefoftenta e pafcey non dipendendo dall’altrui fuffidio, Obeneficenza . Tale fi diportò San Paolo sche hora 1. Fheftal. 2. 9. a.Theffa. Memores eftis fratres laborisnoftri, & fatigarionisy 208 notte ac die operantes , ne quem veftrum grauare- mus pradicauimus in vobis regnum Dei s.ed hora AL. 20. AR. 20.34. Adeaqueamihi opuserant, & his qui 34 mecum fune miniftraneruno manus iSte . 95 Il Signor Dottore Gionanni Capponi » ad vna chiocciola » falita » ed attaccata al rileuato fito Preprio d'vnamuraglia fece dire; SVCCO MEO, per valore vno, che coi proprij fudori » meriti se diligenze » più che con l'altrui fauore ye beneficenza erafi inalzato ad eleuato pofto. Nel qual argomento ferue molto be- | Ariffide neciò che feriffe Ariftide Orat. 2. Platonica; Milera= des, & infe recepit omnia $& praflitit quod tupre- Scribebas; non debere virum fortem , prudentem, ma- deStum, in alijs potius s quara in fe ipfo (pem habere pofitam. Quefto motto medefimo SVCCO MEO; quando s'aggiungefte ad vna chiocciola in fe ftella raccoltase chiufas come fuole ftar all'inuernoyaue con la fua propria vifcofità,e non con eftrinfeco cibo s'ali- menta , riufcirebbe opportuno , dice San Girolama Crapu= Epif?.ad Leram èquei Crapaloni » che fogliono con Virtà Plauto Jlone la fobrietà ed aftinenza didue, ò tré giorni digerire i mali bumori ammaffati nello ftomaco te ot pa fcendofì frà tanto con le tuperfluità del mal concotto S.Girola» cibo. Craputa diflentus ventris ingluuiem ieiunando o decoquit » vt incochlearum morem SVCCO VIC- TITENT SVO. 96 Fùfuprafcritto alla chiocciola sù lebrace il ti- Patir ca tolo; CANTVS; NON GEMITVS, motto qua= allegrez- drante à molti ferui d’Iddio » che nel mezzo à i fuochi _ fciolfero la lingua più in voci di canto, che di doglian- Dan.3.51 za; tali iGiauinetti Ebrei, Dan.3 5 1.9ua/î ex vuo ore lavdabant 6 glorificabant, & benedicebant Deum infornace + Tali 1 fanti Euftachiose fuot figliuoliycac- ciati neltoro di bronzo infuocato; divinisim laudib us 263 martyrium confummarunt ; tali altri molti celebrati Brewiario ne gli Annali Ecclefiaftici. Romano 97 Lachiocciola, è fempremutola è mà quando fi ritroua sù i carboni accefi , alza fonore le voci ; onde il Capaccio le foprapofe ; VRGET SILEN Traua- TIA MOEROR; nonaltrimenti i mondani,che glio nel tempo della felicità ; non fi curarono d’inuocar Iddio, pofti nel fuoco delle miferie > ad alta voce chiedono il fuo foccorfo. Sant'Agoftino in Pfal.49. i Ad hoc permifi diem tribulationis tibi fieri y quia SAgofti- forte finon tribulareris, non inuocares me . Obtor-"° puerat quidam, & friguerat à feruore orationisy & dixit; Tribulationem y & dolorem inueni , & nomen Domini inuocaui . 98 Perideadiperfonapigra ed infingarda sche __ __ bada a viuere, e nutrirfi ; mà fenza trattenerfì in veru- Otiofità na lodeuole operatione » l’Abbate Don Giacomo Certani , figurò la chiocciola chiufa nel {uo gufcio» col cartellone; OTIO TORPET INERTI; con- cetto di Seneca lib 7.de Benef.cap.2.AMiferrimos mor- Senece talium iudicet, in quantifcunque opibus refulgebanty ventri, ac libidini deditos s quorum animus IN .ER- TI OT10 TORPET. San Giovanni Crifoftomo Homil.5. in Epift. 1. ad Corint. Nemo erubefcat ex Gio: Cri» bis, qui funtartifices: fedhi qui NIHIL AGEN. fofomo TES ALUNTVR, & (unt otiofi qui multis vtuntur miniftris: perpetuum enim opus facientem inde ali genus eft philofophie : eorum funt anime puriores , eorum mentes robuftiores s ac firmiores. Nam qui eft otiofus, multa temere loquitury & multa agit temerey& taro die mbil operaturstorpore,& ve- > terno mentem repletam habens + 99 Chelariciratezza ferua al fedele di ficuro pre- feruatiuo da ben mille mali » lo dimoftra la chiocciola col motto; CONTRACTIONE TVTIOR; ve- Ritira- ritàben comprefa da Giouanni Battifta,che per met- tezza tere in ficurala mondezza del fuo (pirito,fi ferrò nelle cauerne dei monti, e nell’opache folitudini delle felue. San Girolamo Epift.4.ad Ruftic. Ioannes Baprifta S.Girola Janétam habuit matremy pontificifque filius erat & mo tamen nec matris affeltu, nec patris opibus vince- batur, vi in domo parentum cum periculo vineret caStitatis 100 Simbolodi perfona prudente è la chiocciola» Cautela folita di non mai fi mettere sù verun fentiero » fe prima conle fue picciole corna ( le quali , come oiferuano i Naturalitti le feruono in vece d'occhi ) nona tenta fe la Stradale riefce ficuray ciò che diffe il Bargagli. NON NISI PERTENTET ITER. Diquetta cauta dili- genza Giouanni &iouiano Pontano L. 4.de Predentia Gio: Gio cap.de CircunfpeGtione così; Circunfpeétorum proprik viano eft hominum metiri res, aftronefque, & quid feruan- Pontano dum, quid fugiendumy quid prodeffe > quidobefle, quid commodi exoriri polfits vel incommodi circun» fpicere, quid (iue confulros fineex mopinato continge- re. Quaque enim cincum , actanquam eminenti in Specula circunfpe&tus vir pofitus s & metitur cunttay & procul afpicit , feque illis vel accomodat, vet ad- uerfum irey aut obfequi inftituit. Oratio ricercaua nei Pacti quetta circofpetta auuertenza» perfuadendo- gli, prima d’accingerfì è qualche imprefa yà tentare fe tengano lena proportionata alla carriera che fi pro- ongono; Sumite materiam veStris quis fcribitis equam Orario Viribus, & tentate diu quid ferre recufent 3 Quid valeant humeri « Dauide prattigdin fe medefimo quefte diligenze » che prima di condurfià fronte di Golia, volle far proua come gli riufcitfe il caminare con l’armature d'intor- no; Capittentare fi armatus poffet incedere 1. Reg. Toei 17 17.39. 3% 264 17.39. infomma, non mai alcun eflercito li moue, è S'incamina, fe prima le truppe deibattitori , trafcor- rendo auanti, non fi portino è tentare se fpiarc 3 fe le ftrade riefcano piane; e ficure a i combattenti . 101 Lachiocciola sin fe medefima rinchiufa » ne Attéder infegna à contentarci dei beni, che Iddio ci diede; ed ast abadare più a i proprij , chea glialtrui affari y il che dimoftra il motto di Perlio; TECVM HABITA, tolto dalla Satira 4. Refpue quod non es stollat fua munera cerdo cnr babitay & noriss quane fit tibi curta fup- pellex. +» Nel qual propofito Quidio lb.3.de Trift. Eleg.4. Crede mibiy BENE QFI LATVIT>y BENE VIXITy ET INTRA FORTUNAM DEBET QUVISQVE MANFRE SVAM. E Senecacitato da Lipfio Ces. 1. ad Belgas E pift.94. Compofita mentis fignum effesdiccuaypofje confiftere, & fecum morari . CICALA Capo VII. ER idea dimondano intereffato che non ceffa maidi batter i fianchi; anfiofo di mol- tiplicare le proprie facoltà » figurai la cicala col motto; * QVESTV DIRYMPAR; paffandoui gratiofo Interella equiuoco frà il gueStu, che vuol dir lamento , & que- to ftus che dinota guadagno »l'yn' el'altro tutti proprij dei mondani infatiabili .. Così il Padre Sant Ambro- S.Ambro giolib 3. Epift.20. Quid nobis cumiftius feculi via, gio babîtare in luteis domsibuss dies co noftes in lucris ponerey& de lucris femper cogitare - atque ( ve cica- das alunt ) anra quadam pafci cupiditatum? Verè ficut cicadas s quia de die in diem viuuîtes QV ES- TVQOVE RUMPUNTYPR fuo.. 103 Lacicala efpofta alla sferza de .i più cocen- ‘Peeca- ti raggi del Sole, cd il cartelloneaggiunto ; SILET tore DVM NON ARDET, puòefler fimbolo di pec- catore sche non mai alza levocial cielo ; fe non quan- Profeta do attualmente è tormentato dal feruor delle tebbri, ò d'altri mali; motto che anco può conuenire a i Pro- feti, ciafcun dei quali con tacito filentio trafcorre i giorni sriferuandofi a dar al Cielole fonore ; ed into- nanti voci all’hora folamente » che dal feruore dello Spirito Santo egli è tocco ed accefo . 104 Monfignor Arefio s alla cicala efpofta al fole diede; NON SILET DVM ARDET; edimo- ftracheilcuore rifcaldato dal zelo della faluteye bene- ficio dei proffimi , non sà, non può cacere, mà fi vede perfuafo » ed aftretto ad efprimere con fonore voci 1 fuoi interni affetti. Giobbe per quanto foffe cru- ciato ye tormentato ycon patienza » e flemma ftupen- da fopportò quei maliye mai fempre tacque ; ma quan- do dalla Conforte fù perfuafo è beftemmiare Iddio , ardendo di facro zelo, contenerfì non. puote » che non alzaffe contracolei le voci a fgridarla e rampo- Lob2.t0.gnarla; Quafi vna de ftultis mulieribuslocwta esyIob 2. 10. nel qualpropofito San Giouani Crifoftomo; Gio: Cri-Cumeaverba Stomachum Iobo moniffent ( id quod Sofomo fuperiora mala facere minime potuerune ) pleno ira< cundie vultuy trucique porta ad vxorem conuer- titur.. Edil Lirano; Quamauis affirttiones proprias pasienter fuflinuerit tamen iniurram Dei abfque re- A leg propria fuftinere non potuit + avaro Amante hemano » fimile alla cicala mentre fi ritroua rifcalda+ ro da fuoco amorofo » nonsà tacere, mà prorompe in poetici , emulficali accenti; effendo veriffimo il prouerbio ; da Plutarco » cd altri citato , € riferito ; Perfio Ouidie Seneca 102 Pelo Lirzno ANIMALI IMPERFETTI Lib. VII. Muficen docer Amor j Giouanni Giouiano Ponta- no l!brò primo Eridani, non folamente fe medefimo raffomigliaua alla cicala * poichetocco da caldo amo- rofo tà 1 feruori del Sirio cantaua s mà etiandio è più trauagliofa,ed inquieta conditione ridotto , poiche cantaua altresi frà i rigori del più crudele inuerno . Cantando luces peragit fub fronde Cicada 3 Et mulcet fyluas y carmine leta fuo. sArtenebras fubrore leuiy fub defide fomno Tranfigits & noftes , notte inuante s (#as + Canfindo moritur , fentit nectedia mortis , OQuin cantu vitam ducit » & exequias + O felix ortu» interitu f-licior. Atme Et nox nigra gravat vexat & atra dies. «Ante fores iacco gelida fub frigora brume, Nec prdet atatis Pieridumque fenem. | «Ante foresyfub fole leo dum feruet, & ignis Vfilat Icarus, conqueror vfque fenex. Vror amans , tabefco fenex y lux oranis amara Noxinimicamibi cf, noxque diefq; nocet. Sors inuenum miferanda » fenum deflenda, ci- cade Sors felir. O iamdifcite quid fit Amor. 105 Allacicalacheftà cantando fotto i raggi del fole, Don Agoftino Lampugnani fece dire; CALE- SCIMVS ILLO, tolto da Quidio. ER Deusin nobis» agitante calefcimus illo La done altri allo ftefo corpo foprapofe DANT LVMINA VOCES; inferendo chelo Spirito Spirito Santo ; col fuotaggio luminofo, dàla voce à i Pro» Santo - feti, ed à i Predicatori &c. San Profpero Ep. ad De- metriadem. Implet igitur Spiritas Santtus organum S.Profp® Suum » & tanquam fila chovdarum tangit digitus rn © ** Det corda fanîtorum . 106 Lacicala; dice Monfignor Arefio » fi crede ; chela verdezza della terra è & ilcalor del fole debba- no durar mai fempre » che però non fi prouede di nul-. la; PRAEVIDERE NESCIT; fimbolo di pertona Spenfie- fpenfierata » che da Seneca lib.4. de Benef. cap.54 è rato così punta ; Impradentmm ifta fiducia eft ; Fortu- Seneca nam fibi fpondere ; Sapiensvtramque partem eius cogitat ce. 107: Vn anima, chericorraà Dio folamente frà la violenza,calorese tortura dei mali, può figurarfi nel- Trava- ‘ la cicala; che per l'appunto canta; SOLE SV B glio ARDENTI. Motto fomminiftrato da Virgilio Eclog.2. v.13. SOLE SVB ARDENTI refonant arbufta cicadis. Sant' Agoftino cffendo Giouinetto , & godendo ogni felicità, non penfaua punto à Dio » ne à {uoi facra- menti. Mà; Cum quodam die preffas ffomachi dolore 8.Agofti- repente eftuarem pene moriturus » fcriue di fe fteflo no lib. 1. Confefs.cap.11. vidifti Deusmeus y quo motu animi, & qua fide baptifmum Chrifti tu, Dety & Domini mei flagitani. 108 Figuratiua d'ynanimaorante » chemanda le feruorofe voci dal centro delle fue vifcere affannatose combattute » élacicala , chefuol formare ilcanto col Oratio- dibattimento dei fianchi quadrandole le parole d’- ne ? Ifaia 16. 11. QVASI GITHARA VENTER;.1/.r6.tr » ò veramente; MEHI CITHARA PECTVS x o pure; A PECTORE VOCES infegnandoci Sant'Ifidoro,de Summo bono, che; Orazio eft cordisy S- Ifdore non labiorumy negzenimmverba Deus attendi, fed cor afpicit orantisy ed il Padre Giovanni Lorino, in Plal. 101.18. Stridens cicalamonore s fed totiss vorporis Gio: Le agitatione ,gmaximè pettorisy d'fignar feruentera è im- vino timam , & ex cordes torogue pectore orationem . ELIDRO, Giouiate Pontani Ouidio è ELIDRO Capo VIII. ELIDRO, ICNEVMONE. Capo VIII 109 E Sfendo queft'animale capital nemico del co- codrillo, fuole inuolgerfi nel fango,e fec- candofi al fole » armato fi può dire con quel sortite to diterra » glientra nel ventre, e rodendogli l’inte- Prudéza, riora, gli dà morte » e trionfante fe n’efce . Inatto» eCautela per tanto d’infangarfi , hebbe da Scipione Bargagli; VT TVTIVS VINCAT, che dimoftra prudenza, ediligenza. F può addattarfì à chi coprendofì s come Dawde, edi Niniuiti , fotto le'polueri di morte, fi difpone à vincere i vitij,el'inferno &c. 110 Monfignor Arcfìo » figurandolo in atto di Apofto- coprirti di fango , gli foprafcrifle; VT CONFVN- Jato DAT FORTIA; motto leuato dalla 1. Cor. 1. 28. 1-.Cor. 1. Que Stulta funt mundi elegit Deusy vt confundat 28. fapientes » & infirma mundi elegit Deus vt confun- dat fortia nel qual luogo San Tomato d’Acquino; S.Tomafo Ad gloriara Dei pertinet, dum per abieftos » (ubti- d’Acqui- mes in feculo ad fe trabit » ben fapendofi che Iddio no col mezzo de gli Apoftoli , huomini levati dal fango domò iregni » e foggiogà i più potenti del mondo. 8. Anto- Sant'Antonio di Padoa ferm, s. de Apoft. A poftoli nio di Pa luto paupertatis y & bumilitatis inuoluti sin ora ty- doa —rannorum infiliebanty& verbis infidelitatis eorum aperte contradicebanty& fic permortem denoraban- ur fed tamen ipfi tyranniy quafi ex morte eorum occidebanturs & A poftoli quafi viui abeis euade- bant, quando mors eorumvredibat ad augumentum fi- dei, & honorem Chrifti. \ 111 AlcibiadeLucarini,per fimbolo dell'Eftrema Eftrema Vntioney figurò l’elidro , che s'infangaua ; e difecca- wntione ua al Sole, prima di combattere ; col titolo; MVNI- TVR PVGNATVRVS; e ben ci apporta quefto Sacramentoil riparo; e la difefa, dicendo il Rè Profe- P/al. 88. ta Pfal.88.21. Oleo fanéto meo vnxi eum,e rapprefen- dt tando gli effetti, che da quefta vntione derivano, fog- è giunfe; Nibil proficiet inimicus in eoy & filius ini- quitatis non nocebit ei &c. Imprefa parimenti op- Con fer- portuna al facramento della Confermatione, del qua- matione Je Melchiade Papa, diStin6?. s. Can. de hisy dé confe- Melchia- crat.così; Sicut exigit militaris ordoy vt cum Impe- de rator quemcung; receperit in militum numerum, non folum fignet receprum , fed etia armis competentibus infiruat pugnaturum : ita in baptifimo recipitur bomo in militiams & in confirmatione coarmatur ad pugna, 112 All’Icneumonesin atto d’infinuarfi nella boc- ca del cocodrillo fù pofto; DORMIENTEM IN- Pradite- VADIT; edegualmente può feruire per vno che re tradifce chi di lui fi fidascome fecero Recab,& Baana, Demo- che ammazzarono Isbofet , mentre in fua cafa dormi- nio ua; comeanco per lo demonio » che preuale contra gli Mat. 13 otiofi; Cum autem dormirent homines svenit Inimi- 25. cusy& fuperfeminauit zizania Matt. 13.25. Caffiano Caffano lib.10.cap.23.così; Heceft apud agyptum ab anti- quis Patribus fancita fententia. Operantem Mona- chum demone vno pulfari : otiofum verò innumeris JSpiritibus deuaftari. 113 L’Icneumone, che fe n’efce dal ventre del cocodrillo » da lui vccifo » hebbc dal Lucarini; ESVS Crito. EXEDIT, ET EXIT ; imprefaalzata per Cri- riforg®- fto » che dal fepolcro rediuiuo riforge » fupertando De quella morte » dalla quale egli pira già diuorato . Pietro di San Pietro di Damiano lib. 2. Epiftol. 18. Quid Hy- Damiano drus y nifi viftoriaminnuit Saluatoris® Limo igitur bydrus obuoluitur 3 dum Redemptor nofter bumana 265 carnis luto veftitur . Hic ventrem ingreditur croco= dili, quia Dominus clau$tra penetrauttinferni. Hic demolitur intima vifcerum: & Dominus mortis ener- tit imperium. Ille corrofo » ac penetrato cadauere > poft vittoriam redit: quia Saluatornofter » pofquam infernum moriendo momordit , cum triumphali de fepulchro gloria refurrexit FARFALLA Capo IX. 114 Er dinotare l'inauuertenza d’yn mondano 3 che fouente rivedendo la fua bella, benche di ciò non s'accorga, ftranamente viene è rimanerne inuaghito , ferue la farfalla , che s'aggira d’intorno Amante al lume, alla quale io foprafcri(fij ALLICIT, ET monda- INCENDIT ; è come piacque a d'altri; CO S 10° VIVO PIACER CONDVCE A MORTE. * Battifta Guarini nel Madrigale 37. efpreffe quefti concetti, dicendo; Vna farfalla cupida , e vagante Fatt'e il mio cor amante; Che và quafi per gioco Scherzando intorno al foco Di due belli occhi » e tante volte » e tante Vola ,eriuola , e fugge setorna, e gira; Che ne’l amato lume, Lafcerà con la vita al fin le piume . Nel qual argomento s molto fenfata , e grauemente il Padre Algero lib. 2. de Sacram.cap. vlt. Libido appe- titu fo ALLICIT , ET INCENDIT ; altu Algero Suo fedat, & eneruat,vfu lubricat, & illaqueatsadeo vt placendo difplicens» difplicendo placens» diffici- lem, aut nullam (ui penitudinem admittat . 115 Lafarfalla, inatto d’aggirarfi d’intorno al lume » fù introdotta à dire; E SO* BEN CH'IO VO' DIETRO A QVEL CHE M'ARDE; idea parimenti d'amante mondano, che fempre'adhe- Amante rifce, e defidera il fuo danno. Quidio Metamor.7. mdano Si poffem fanior effem ; Osidio Sedtrahit inuitam nowa visy aliudque Cupidoy Mens alind fuadet. 116 Mentrela farfalla s'accofta al lume, creden- do riceuerne, ed vtile, e diletto, ne riceue pregiudicio, Ingan- eruina . Non vi mancò per tanto chi figurandola di narfi uorata dal lume yinferì la vanità , e l'inganno de fuoi gra preteli godimenti » col motto; GIOIR SPERA; TI tanto anco auuiene à chi fi fida d’vn fallo amico. Don Gregorio Comanini lib. 2.cap. 2. de gli Affetti della miftica Teologia; Come farfalla, che fcherzante » e fciocca D’intorno al lume innamorata vola» S'abbrucia l’ales e tofto muor fel tocca ; Così chi s'alficura , ò di parola x Dolce d’huom finto, ò del giocondo afpetto» E requie, e pace è fe medefino inuola . 117 L’Abbate Don Giacomo Certani ; per figu- rare vn mondano, che fi trouaua inuaghito d'vna bel- Amante lezza,tanto auara»che lo fpogliauaye fpolpaua fin sù médano l’offo, figurò vna farfalla, che lafciaua l’ali nella fiam- ma, col motto; INEXPLEBIL! LVMINE PE- RIT. E ben dicefì inefplebile quella infatiabilità » che fimile al fuoco sed almare per quanto divorare, e afforbir poffa, non li chiama già mai pienamente fo- disfatta; Quindi yn giudiciolo; Omnia cum pollini expleriy TEMPORE NYLLO EXPLERI POSSVNT FOEMINA) FLAMMA fretum. Così Dicearco, citato da Stobco ; Mugnes enim fer- siobes Zi TU > Battifta Guarino Gregorio Comanini 266 rumyineretria vero aurmiy& arsentimad fe trahi, vedil Coftalio; i pt Coft alio Infani meretrix cenfum'expifcatur amantis. Amante * © 118. Vn Amante rifoluto y tù ravprefentato nella gifoluto farfalla,che fe bene nelle fiammertormentata fueniva, portaua il motto; M'È' PIV' GRATO IL MO- RIR, CHE II VIVER SENZA ; con le\quali arole hanno molta fimpatia quelle di Mirtillo Atto 3, Scen. Grbaft. Fid, — \ITANCAN Mie più dolce ilpentar pet Amarilii$ | Che'l gioir di mill’altre . 1190 Il Camerario » alla facfalla è che Paccoftaua Fabbro al lume diede; FVGIENDA.RETO. Simbolo di Guarino del {vo colui, che diviene fabbro è fe fteffo del fuo male. ti Quidio Metamer. lib..7+ i Uda ——___——— mZideo meliora proboque » beteriora fequor i appuntoé la gionentà, la quale quando fitro- naconliberzà, non fi porta» che al fuo pregiudicio. Giouanni Battifta Bartoli » nel Dedalo poemetto ; Giouen= E) Tale Gio: B4t-. O come mal saccorda Rd Pa In giouenil etade 6 Senno » con libertade + Non fe le dian le piume » 4 © Nonfele.acgconcinlale; i Perche come farfalla intorno al lume s Ella non sà volar , che per fuormale. 120 Il piacerfenfuale fù dallo fteflo Camerario ‘rapprefentato con l'emblema della fatfalla » che v'in- cericritia,frà quelle fiamme dalle quali fperaua delicio« fo diporto ; col motto fententiofo ; B\FVIS, ET DAMNOSA VOLVPTAS. Col qual motto con- corda la fentenza d'Euripide; Bree voluptatis gau- dium parittriftitiam. L'Eccletiattico deplorà quefte miiferie cap. 9. 9. Propter fpecicm mulieris multi perierant » & ex hoc concupifcentia è quafi ignis cage. Miferi danque i Mondani, che penfavdo ricettere dall’amorofo oggetto giocondità di piacere Ben- Sira trovano tormentofa s emortale arfura . TÌ Rabbino Ben- Sira Alphabeto 2. alla lettera. Daleth: 4 bSra- he diceua cameminam a muliere gratiofa , tanguam è carne prunarum, Carpit enim vires paularinas vritgue videndo Femina. Virgilio 3. Georg. v. 216. ed Quidio lib, 7. Metam, —_—_ Vfque adeonulla eft (yncera volupias 3 Sollicitumque aliquid letis interuenit.. 121 Monlignor Arefio tece imprefa di. perfona Inconfiderata » con la farfalla ; che iciocca y e trafcu- ratamente fi cacciaua nel lume » dandole il motto; AVDACTER PROVOCAT. di quetta inconfi- deratione, e pazza vanità Sant Ambrogio lib. de ba- no mortis cap. 9. così riprendeimal accorti lafcini ; Pidifli meretricems & caprus valia ciusy deco- ram putafti ® Erranerunt oculi tui , peruerfà vide- runt, aliena nuntiquerunt y nam fi verè didiffent 3 deformem meretricis affettum vidiffent , inborren- tem procaciam, indecentem impudentiam » manen- tes libidines , tetram collunionemy anime vulnera, confcientie cicatrices. 122 Perfimbolo d'anima purgante y che foggia- ce alla tortura de i fuochi,per indi condurtì a i gaudij delia-bcatitudine, feruela tarfalla vicina alfuoco , che dice; VT POTIAR PATIOR. Sant'Ambrogio S. Ambro in Pial. 118. fer. 21. Qmnesoportet per ignera proba- suo ri» quicurigz ad paradifiam ire defiderant. Non enim otiosè (cripta ef, quod eiettis Adam, & Eua de paradifo ,pofiit Deusinexitu paradifi gladiumigneii Contem verfatilem , Omnes opertet tranfire per flammas . plativo Quadra parimenti l'imprefa ad vn anima contempla» Piacer modano Euripide Ecolefiaf Virgilio Osidio Inconfi» derato S. Ambra gio Purgite ANIMALI IMPERFETTI! Lib) VIII tia, chetutt'anfiofa lì porta » esaggira d’intornoal Redentarcrchequafiamorafa facezlul candeliere del- la Croce ardendo aucampa pet effere da quelfourano incendio predominàta ,€ felicitata., nel qual propofi- to l’Abbate Grillo p. p. de fuoi Pietofi affetti così ; Piccioletta farfalia » «Vaga d'incendio pio - Vola l’anima mia d’intorno intorno Altuo bel lume adorno; O dolciffimo foca del cor mio ; :. Deh femaivis'accende , òlei felice 3 Morrà farfalla » e forgerà fenice. i 123 Conallufione,edapoftrofe ad va Mondano, Amante che amando folleciraua vna bellezza tutta pudica, ed di beltà inflefibiles alla farfalla che fi portaua verfo vnabella pudica face fù foprapofto; PATIERIS, NON PO- Ancde Grillo (TLERIS. Deploro quefte fciagure il Caualier Gua- rino Madrig. 16. "Che duralegge hai neltuo regno Amore ? L’amare e non gioire E troppo infopportabile martire &cc. Prouòquefti patimenti il Prencipe Sichems che fof- ferfe dolori atrociffimi della circoncilione y e quelli ancora della violenta morte ,mà non godette però i maritali ampleffi della bella Dinaya i quali fiportaua Bastiffa Guarino .anfiofo. Gli prouò Oloferneyche fi giacque condot- to ben sì all’ambafce di fanguinaria itrage » ma mon all'amorofe corrifbondeaze» che da Giuditte brama. ua; Gli proud l'vné l’altro de miferi vecchioni, de- feriti in Daniel Profeta ) ciafcun de’ quali pati l’ob- brobrioyed iltormento di violentà mortesmà non fruî, come bramauano della caftabellezza di Sufanna . FORMICA Capo X. 124 Tonanni Ferro delineando la Formica in CE atto di congregare, ed ammaffare i grani, le foprapote CONDIT IN ANNVM idea di per- ; fona diligentesed accortasche preuede con occhio lin. Prouidé ceo i bifogni della vecchiaia;e loro prouede de gliop- 23 portuni baftimenti. Quidio lib.3.de Arte. Ventura memoresiam nunc eStore fenetta, + Sic multumvobis tempus abibit imers Salomone Prou. 6. 6. 72de ad Formicam è piger s Prom64 & confidera viasciusy@ difce fapienciamparat efta- te cibum fibiscomcongregatin meffe quodcomedat. Nel quai luogo S. Girolamo. Formica dicitur firenuas S.Girola= quifque, 9 pronidas dperaris, quiin prafenti vita, mo velutin aftate feutusinfiitie quos in avernum re- cipiat fiti recondit; ed Vgon Cardinale; 7adeadfor- Pen micam, vtexemplo ipfius congreges tibi im hac vira EA1din» prefenti vade vinasim futura» * 125 Sogliono leformiche rodere gli occhi de i grani» accioche non poilano produrre con pregiudi- cio loro alcun germoglio, conla quale oifesuazione fù chi diede loro ilmatto; NE MADEFACTA FLORESCANT); dcome piacqueal Lucarini; ° HA VD GERMINAT AMPVTATVM , della >» quale proprietà Plinio lib.11. cap. 30. Semina arrofa Plinie condunts ne rurfusin fruges exeant e terra; e San Giralamo de Vita Malchi. 14a venture byemis me- S-Girola= moress ne madefatta bumus in berbam horrea-verte- mo retyillata femina precidebant , ed infegna follecita- dine cauta 3 è diligente , così in conferuare cià chesè Cautela acquiftato , come ia toglierele accalioni di perderlo; e ne infegna è fallecitare la conferuatione delle noftre facoltà» col refecarle in parte 3 e darne vna giufta por- tione al foccorfo de poueri. Così Vgon Cardinale. Fees . Grana DETRWNCAT», ne germineni vel puiref= Cardima cante Quidio C) FORMICA Capo X. cant. Sic'debet quilibet prelarus fuperfluavefecarey & dare pauperibus y NE fimal omnia referuata PUTRESCANT è 126 Bartolomeo Rofli, figurò la prudenza di San Carlo » quand'era giouinetto » con la formica y che prima di portare il pefo , fà proua fe riefca ) dnò; prepcizto alle fue forze, il chedinota il motto ; EXPERIAR, ET FERAM; Inqueti fenfi Prudéza Biante dere . In quefti difcorreua il Sauio Prouerb. 13. 16. Prouerb. Aftutus omnia agit cum confilio , Ideft cautus & 13.16. prudens omnia agit cum fcientiay commenta il Padre 267 luttu celebri » corpora defuntta deportabant. Per S.Girole- tanto il Lucarini le afunfe per corpo d'imprela s e fi. m gurandole in atto di portare la formica defonta, loro toprapofe. PIETATE PARENTANT ; e ciò per idea di Nicodemo; e Giufeppe d’Arimathia, che cele- brarono l’efequiali pompe del, Redentore» del qual fatto San Giouanni 19:38. Rogguit Pilatum Iofeph to:19-38- ab Arimatheay vt tolleret corpus Iefu- venit ergo & configliaua Biante; Confideras & poftearemaggre= tulit corpus Iefu: Venit autem & Nicodemus- fe- rensmixturammyrrbey & aloes quafi libras centum. «Acceperunt STEREO DUS Iefuy & ligauerunt illud ln- ‘teis Cum aromatibus &c. Cornelio Cornelio à Lapide s ide/t cum ratione y.cum confilio o t29- Pier Francefco Momeglia» per inferire ch°- è Lapidecum deliberatione » cum prowidentia . Anteqguam enim quid aggrediatur » cogitat s & prouidet difficul- tates » fucceffusy &exitusrei: itemmedia ; quibus difficultates fuperari , & res confici poffit; & fopra le parole. Qui feftinus eSt pedibus ofiiza; Prou.19. 2. così; Prudens lentè progreditur ad opus , prius enim confiderateius rationem , qualitatem » modum » pericula ,commoda &c. Imprefa tutta opportuna à i giouinetti » che facendo nelle Religioni i nouitiato , prima d’obbligarfià i pefidi quella religione » provano fele forze loro vi poffono reggereye fe riefcono à quei facri incarchi proportionate, 127 Per idea d’vn avaro , che raccogliendo le ricchezze » ne le gode s ne ad altri goderlelafcia; il Lucarini figurò la formica d'Etiopia » in atto d'am- maffarl’oro colmotto; CONGREGAT, SED CVI? nelqualfoggetto Oratio Sat. 1. lib. 1. Quid iuuat immenfum te argenti pondus y & auri Furtim defoffa timidum deponereterra ? W..ffierio Sant Afterio Homil. de Auaritia. Nullam percipe- re fruétum voluptatis poteSt quifquis infatiabilis ; eftque domuseius fimilis conditorys , fine fepulchris » qua fepè plena funt auro s atque argento » cum quis vtatur exiftat nemo. E San Cirillo lib. 3. Apolog. Promerb. 19. 2. Auaro Oreto 8. Cirio Moral. cap.4. Foffus bumi cenfus non eft bominis, fed telluris.Maluaggi dunque gli Auari, che ammaffan- do le facoltà, ne effi ne prendono; con l'yfoloro s be- neficio alcuno; ne fanno è qual Erede debbano final- mente lafciarle ; contra i quali Giouanni Crifoftomo Gis: Cri- Homil. in Pfal. 48. Quid porri a ratione alienius ho- fofemo mine, quitemere, & cum fui capitis malo pac diferi- mine orbem terre percurrit , & innumerabiles pecu- nias COLLIGIT » son fibi s fed ALIIS, QVI ipfi quogue NON COGNOSCUNTYR; fepè autem funt boftess & infidiatores? E prima di lui Zeclefiaf. Salomone Ecclefiaft. 6. 1. E/t,& alind malum s quod 6I. vidi fub foley& quidem frequens apud bomines. Vir cul dedit Deus diwitias,& fubftantiamy & honoremy & nibil deeSt anima fue ex omnibusyqua defiderat : nec tribuit ei poteftatem Deus vt comedat ex eo , fed bomo extraneus vorabit illud; hoc vanitass & mife- ria magna eft. Con la quale fcrittura Vgon Cardinale Predica» in cap.6. Prouer. rimprouera la pazzia , ed inconfide- tor vi- rationed’alcuni Predicatoriye Maeftri fpiritualisi qua- too Jiammaffano, ad vtile altrui, fruttuofi » e pretiofì do- cumenti , cd ammaeftramenti , mà nulla però effi gu- Yo» fano di quello fpirituale alimento . Multi tota vita Cardin Sua congregant vt alios pafcant pradicando, docendo» < ipfi nunquam de verbo fuo comedunt . Hoc est illudmalum de quo Ecclefiaftes 6.1. ES alind malum quod vidi fub fole &c. 128 Soglionole formiche portare le compagne defonte alla fepoltura; e lotcriffero frà i profani Pli- niolib.11. cap.30.Sepeliunturinter fe viuentium fo- Le, prater bominemje frà i facri San Girolamo in Vita Malchi » dicendo per bocca di quefto Eremita; He Plinio egli nemico dell’otio è badaua ad accumulare opere À buone; per fottraerfì à i terrori della dannatione eter- Prudéza na, figurò la formica che portaua il grano alla fua ta- na,col motto; TERRET HYEMS, nei quali fenfi Oratio lib. 1.ferm.Sat.1. Magni formica laboris Ore trabit quodeung; poreSt atque addit acerno Quem iruitsbauliguara, acnonincauta futuri. Que, fimulinuer[um contriftat Aquarius anni > Non vfquam prorepity & illis vtitur ante u_ Quefitis fapiens . on quefta rifleffione Vgon Cardinale alle parole prodotte di Salomone Piouerb. 6.8. che la formica; Parat eftate cibum fibiz & consregai in meffe quod Prou.6.8 comedat aggiunge in byeme. Indicosì perfuade; Et tumodo debes parare y 4 colligere vnde viuas in fu- Vgon turo. Quimodonon congregat in aftate, ideftin vita Cardin. prefenti,fame morietur in hyeme ideft in die iudicy. E San Girolamo . Debes in prefenti bonorumoperum S.Girola- fruttus congregaresquibus in eternum viuas in futuro. mo Hacetenimvitain eo meffi coparaturst” eftati,quod nunc inter ardores tentationum tempus eft colligendi futurorum merita premiorum. Atdies iudicy hye- mis fimilatur rigoribus : quia tune nimirum nulla re- linquitur facultas pro vita laborandi , fed t antune co- gitur quifque de borreo prifta altionisy quod recondi- dit proferre 130 Lavanagloria; è (imile alla formica, che dif- fipa ciò ch’altri con fatica raccolfeyalla quale figurata vicino ad vna maffa di formento io diedi; CO N- GREGATA DISPERDIT . San Giouanni Cli. _ * macoyde inanis vite fuga. Imanis gloria formicacom Gir: Cl. paratursque brewis licety & pufellay ingentes tamen #4? Segetum fruttus grani labore quefitos rapit &c. Benche di corpo debole; e piccino fiano le formi- che» saddoffano , ed afferrano ad ogni modo i grani di formento che di gran tonga fono de i corpi loro maggiori, e più pelanti. Della quale proprietà Plinio _ — 11.C2p.30. Si quis comparet onera corporibus earumy Plinio fateatur nullis portione vires effe maiores . Così anco San Girolamo in Vita Malchi. 4/picio formicarum S.Girole grezem ferre maiora onera quam corpora;e Sant Am mo brogio lib. 6. Hexaemer. cap. 4. Exigua eft formica» S. Ambre que maiora fuisaudet viribus. Paruemi dunque che gio alla picciola formica,in atto d’afferrarevn granoydi ci molto maggiore» dar fi poteile. EX CEDV NT PONDERA VIRES; ò veramente. MAIVS ROBORE PONDVS$; ò pure il motto Spagnuolo. MAS QVE PVEDE; idea di perfona non den X faprei dire » fegenerofa, òtemeraria , che s'addoffa Audacia maggior carica » e pefo » di quello che può. reggere, temera- reftandone perlo più foprafatta , e confufa. Polida- "!% mante Lottator Greco; tì ritrouaua perforte con alcu- ni amici à prafare entro la caverna d'vn monte. Quan- do allo {mouerfi d’alcune pietreyicompagni fpauen- tati y che tutta la mole del monte non diroccafîe, acce- lerando la fuga, indi frettolofi an , efi pofero 2-96 @razio Vanaglo ria % 268 in ficino s MA Polidamante,di fouerchi0 prefumendo delle proprie forze » ridendofi della pubillanimità de (uoiamici, alzò in piedi se follevando le braccia co- te fe foffero due colonne; in agto di volere puntellare, 131 Perfimbolodi perfona intereffata, che non fi Interel muoue,fenon è portata dall'vtile cuidentey figurai al- lato cune formiche , incaminate verfo vn fafcio di (piche XE piacentiyedil motto; AD INANIA NVNQVAM, concetto d'Ouidig 1, Trift, Eleg, 8. Morea formica tendunt ADINANIA NPNQVAM, Nullusad amif]asibit amicus opes . 172 Dimoftramimoanido, anaros infatiabile la formica pin atto di ftrafcinare alla fua rana ilgranos alla quale io diedi; QVODCVNQOVE POTEST; ed ancora « SVPERADDET ACERVO , ambi motiui d'Oratio Satyra 1. Parnula( nam eadplo eh) magni formica laboris Ore trabio QUODCWVNOFE POTEST: va? bd APNDIT ACERVO . 3 Meman Della quale anidità inetplebile San Bernardo ; Divi- Onldlo Auaro X% Orario do fiarum amor infatiabilis longe amplius defiderio tor= quer animami quam refiigeret vfn fo; BWEccle= Lelefiaf liattico cap. 14. v. 9. Infatiabilis oculus cupidi , cioè tin. cometraduce la Tigurina; Oculms amari mula portie- ne fattatur, Che però Diogene come riferifee Gio» nanni Stobeo ferm. 8, folena dire} che fi come l'Idro- pico quanto più beuey tanto è più fitibondo così A+ Pr pito più poffiedey tanto più defidera s e ricer- Budiofo ca, È può anco in fenfo lodenole accommodartì l'umpreta ad honote di Rudioto follecitos e diligente» che mai lempre aduna , e raccoglie quanto più può, le tparte eruditioni » ele dottrine per renderne dont, tiotottgrandio è Adel proprio intelletto è dde i tuoi Virtuoh volumi. LOCVSTA |, CAVALLETTA Capo XI. 173 To proprio della locutta il portarti d'intor 2 no faltellando $ il che interifce il Motto ; Ar SN I ANIMALI IMPERFETTI ‘Lib. VIII. c foftenete la {mifurata vaftità della montagna, intra- prendendo più di ciò che poteua, rimafe dalle ruine delmonte fraccalfato , cd in vn punto folo ; € fepolto, ed vscifo » Nicolò Legniceno , cd altri, QVANDOOVE EXTOLLOR, idea di chi s'ap- Intabile piglia alla virtù» edall'amore della perfettionesmà non fempre; diffetto che da San Gregorio lib. 31. Moral. cap.12.nc i Giudei fù così auuertito + Ipf0s( Iudeos) Locu$ta fignificant , Jubitos faltus dantes, fed proti- S. Grego- nus ad terram cadentes. Saltus enim dabant s cum rie pracepta Domini feimplere promitterent j fata citius ad terram cadebant s cum per prana opera heec fe au- diffe denegarent- Locufta ergo erants quia babebane Saltum per vocemy & cafum per aftionem. 134 Lalocuftaydice Pierio lib. 28. punge , e fe- rifce il capo del ferpente; che però il Lucarim le diedé; STAT) ET CONTERIT, per fimbolo di Maria Mariza Vergine » chenon foggiacque » mà prevale alla mal- Vergine uagità del ferpente d'interno è della quale ben fî dice; Ipfaconteret caput tum. Effetti che il Padre San Gen:3.15 Leone Papariconobbe nell'incarnato Verbo p di cui s. diftintt. c.cum exi &c. dice ; Deus omnipotens » e S- Leone clemens- Statim vt diabolica nos malignitas veneno Suo mortificanit inuidie » pradeStinata renomandis mortalibus fua pietatisremedia inter ipfa mundi pri- mordia prafignanit , denuntians ferpenti futurum fe- men mulieris y quod noxij capitis elationem fua vir- tute conterevety Chriftum fcilicet in carne venturumy \ Deumy bominemg; defignans. Col quale concetto ad S-Chiefa honore dî Santa Chieta l'Interlincare nel 3. capo del- la Genefìyfopra il verfo 1. /pfa conreret &rc. diceua; Santa Mater Ecclefia »Chrifto ad mortuis refrmgentey diaboli caput contrimit,quoniam virtute Domini mun- dum denicityi® demones ci fbieiti fuere . LVCCIOLA Capo XII. 135 ]D Voalzarlì imprefa della Lucciolayper imagi- nedella pradéza,di cui è proprio far moftra Prudens del {uo fapere nell'ombre dell'auvertìtà , & darfele il sa motto è NOCTE NOTESCIT. Pridenzit end Corel. è diccua il Padre Comelio è Lapidein Proucrb.cap. 19, Lapide v.2 Interlì= neare ‘Nobiltà LVCCIOLA Capo XIL v.2. eft oculus anima y&Y qui ea pollet , prudenter vi- det sprewidets & prouidetyvbi figa! aftionis fue gre/- fus: quare fecure incedit, perinde ve gui in tenebris prauiam facem fequitur . Qui vero prudentia ca- ret, velut cecus in tencebris huius vita ambulat & cefpirat . Verbo incarna NEBRIS LVCET ; é tolto di pefo da San Giouan- to ni, 1.g. Etluxintenebrislucet; cioè a direil Ver Toan.1-5. bo incarnato » che venne a fpargerc pellegrina chia- rezza frà l’ombre cieche della natura humana , che pér fe fteffa era tutta e fofca , e tenebrofa . che però Ori- Origene gene Hom. 2. indiuerf. Lux itaque in tenebris lucet > quia Dei Verbum vita, & lux hominum, in noftra natura», que per fe inueftigata , & confiderata infor- mis quedam tenebrofitas inuenitur » lucere non defi- nit &c. Se anco nonfi aggiungefTe , con Vgon Car- dinale » che il Verbo diutno prendendo carne 3 quafì luce fplendette nelletenebres diffipando gli errori del- l'infedeltà , e dell'idolatria è che ingrombrauano il Ygon mondo; o pure fplendette inter perfecutiones s & Cardin. tribulationes mund: que tune abundabant s compa- Martyre- rendo con la chiarezza fereniffima della pace ; 7'oto log. 24. orbein pace compofito; ò pure in tenebris lucety ideft Decembr. in medio defperationis apportando all’hùomo cadu- to quel follieuo » e quella riparatione , che non mai da tutta la virtù humana fi farebbe ottenuta . 137 Nobiltà, e chiarezza di nafcita ; ne dimoftra la lucciola» fegnata col titolo ; MEVS IGNIS AB ORTV. Con quetti fenfi difcorreua Statio vat: lib. s.in Protreptico ad Crifpinum. vatro = Non te feries inbonora parentum » Obfcurum proanis, S&S prifce lucis egentem Plebeia de Stirpe tulit s non fanguine cretus Turmali ystrabeque y& remisy ac paupere clano «Auguftam fedem sy & Latij penetrale fenatus Aduena pulfafti » fed precedente tuorum Agmine . EdOratio lib. 1.Od. 1. Orario” Mecanas atauis edite regibus. Quadra altrefi quefto motto à chi fin dal ventrema- terno portò feco il fuoco » ò della generofità come Ercole; ò dell'odio come Annibale; o delle libidini » come Semiramis,che non firicordò mai d’effere ftata | vergine » perche fino dalla pucritia fi contaminò foz- zamente dc. MOSGA Capo XII. 138 M Onfignor Arefio » per fimbolod’vn pec- catore tribolato , ma non pentito » figu- rò le motche » fcacciate da vn ventaglio » col cartello; DISSIPATÉ, NON COMPVNCTA, Pal 34 parole del Salmo 34. 16. Diffipati funtynec compun- ha i; effetti che pur troppo s'auuerarono nel popolo Ebreo , del quale Ruffino fopra ilcapo 7. d’Ofea v. 8.così; Cum viresilltus frequens percuffiffet affli- Eio, mbilominus in pietatis ffudys permanebat. 139 Per idea di perfona importunay Giouanmni por- Ferro figuròla mofca coltitolo ; ET ABACTA unità. REDIT; imprefa proportionata ad efprimerelamo- bene leftia, cheicattiui penfieri fogliono recare alla men- PERMET: te humana, quali benche fiano più volte fcacciati » ritornano ad ogni modo a moleftarla . Col ae con- cetto hanno molta fimpatia gli vcelli che fcendendo Gen. 15. fopra le vittime d’Abraamo » erano da lui con ogni 12. follecitudine difcacciati Gen. 15.11. Sant Ildeberto Ep. 37. parlando di quefîi veelli , ed alludendo à i cat- tivi pentieri » ond'era moleftato » diceua così; De- VDeccato re immu tabile Rufino Impor- x 269 fceaderunt volucres jupe» cadameras & abigebat e2s Ildeberm Abrabam. Hasergoinfelix ,cumfacrificante Abra- ham facrificans s&1pfe perfero. Sed cum abigente nondim datum € abigere. Edil Padre Sant'Etrem. Siro , Serm. de Virginit. Pyrate fune cogîtationes S. Efrem fordide, atque moroje ; hi funt pyrate impudenti(fi- 136 Jlmottofoprafcritto allalucciola; IN TE+vmi,& peffimi , quinunquamceffint , nec vllius ma- litie faruritatem capiune . Et quamuis vincantur » Semper fe tamen invrudunt , atque ingerune . 140 Lo fteffo Ferro diede parimenti alla mofca, Ri dal ventaglio fcacciata ; REDITVRA FVGIT, L idea di peccatore, che lafcia per brieue tempo il vi-" tio » € poi vi ritorna di nuono; fimile all'acque del giordano » quali nel paffaggio dell'arca , s'aftennero dal trafcorrere entro il letto, mà poi paffata l'arca ; Reuerfe funt aqua inalueum fuum & fluebant ficut tofwe 4. ante confueuerant Iofue 4. 18. Contra coftoro San 17. Bernardo Ser. 2. de Affumpr. così; Renerfus ad vo-S. Bernar mitum canis s odibilis erit multo plus quam ante: & ®° fiet filjus gehenna multipliciter, qui poft indulgen- tiam delifforum in eafidem denuo fordes inciderit . 141 Perdimoftrare,chelecalunnie mal poffono _ ._. pregiudicare à gl’'innocenti, mà che folamente pre- Caltinia uagliono contra i vitiofi y feruc l'impreta delle mof- che » figurare d'intorno ad vno fpecchio di criftallo , al qualemal poffono attenerfì, colverfo ; LABVN- TVR NITIDIS , SCABRISQVE TENACIVS HMERENT. Col quale concetto Giufto Lipfio di- moftrò fi come i mal corentiyla doue sfuggendo trap- Mormo- patfano di mentouare lefelicità della buona fortuna ; 1399"! così per lo contrario mordicus ftanno attaccati a do- lerfì, e querelarfi della cattiva. 776 mufce & eiuf- modi infetta » dic'egli lib.2. de Conftant. cap. 20. le- uibuss politifqgue locis non din infident » fcabris ad- Ciufto Lipfio ° berefcune : fic querula mens meliorem fortem leui- ter tranfuolat , afperam nondimittit. Trattaty n- Spicity &ingeniosè plerunque anget . PIRAVSTA Capo XIV. "Abbate Don Carlo Secchiari » Canonico Regolare Later. ad honore di San Loren- zo Martire, figurò la piraufta nel mezzo al fuoco d'- vna fornace accefa » col motto; NON SENTIT INCENDIVM; enecauò da Sant'Agoftino le parole » il quale Serm. 30. de Sanifis così ; Hoc igi- S-Agoffi- tur igne Beatus Laurentins accenfus ’ flammarnm no NON, SENTIT INCEN!DIVM, & dum Chrifli ardet defiderio , perfecutoris penam non fen- tit. Nefolamentel’anima affortain Dioye dalle fiam- me della fuacarità poffeduta , non foggiace alla tot tura de gl’incendij; mà l’anima ancora d'va Mondano che dalic faci amorofe è predominata ) non fente, e non cura quante miferic poffano già mai crucciarla 4 od affannarla. Il Conte Fuluio fefti nelle due Ri me p = S. Loren zo Mart. 142 Amante Così leggiadra è la beltà ch'adoro » (°° Fulubo CHEL MIO PENARE, EL MIO ref LANGVIR NON SENTO ; Età livago oggetto hò ’l core intento » Che non mi cal fe per amare io moro: Anzi cagion fi cara hà ilmio martoro » E fì dolce principio il mio tormento è Che delle pene mie pago , e contento Altra pace noncuro ; altro riftoro. Conuiene molto bene anco l'imprefa à chi viuendo frà Buono i lafciui non partecipa il feruore delle concupifcenze frà catti- loro : quale tù Lotte frà i fodomiti ; e quale Giufep- Ul pe frà i fuggeftiuidell'Egittia; e San Carlo Borromeo VA e San 279 e San Tomafo d’Acquino frà gli attentati di femmine laide s edimpute. Cosiil cuore d’'vn ingrato; Nor figrato fentit incendinm ; che fe bene il fuo benefattore è all uampando per caritàstenta di rifcaldarlo » quegli fi ri- mane fvpido, freddo, ed infenfato , come feguì ne gli Fbreis che redenti dalla cattiuità dell'Egitto , condotti col piede afciuto perla vaftità del pelago,pa- fciuti permano de gli Angioli » inueftiti nel pofeffo d’vn regno , e poi dal Figliuol d’Iddio con affettuofif- fime maniere vifitati e beneficati » ne feppeto co- nofcere ne vollero riconofcerelabontà » o la carità divina, mà ogn'hora via più rimafero gelati , edin- durati. 143 Conproprietà marauigliofa, la piranfta fe nel fuoco felicemente viue, indi eftratta miferamen» temuore. Così Plinio lib. 11. cap.36. In Cypri ara- rijs fornacibus, ex medio igni maiorismufca magni- tudinis volat pennatum quadrupes : appellatur py- ralis, a quibufdam pyraufta. Quandiu eftin igne 3 vinit ; cum cuafit longiore paulo volatu emaritur . Quindi figurata nel fuoco fù introdotta à dire ; MO- Abfen RERER EXTRA; opure; MORIAR SI tarfi da EVASERO; ò veramente, PROCVL PEREO, Dio Tale chiunque s'allontana da Dio » chevien chiamato fuoco 3 e dalle fedeli corrifpondenze douute all’amor fuo non può fe non perire y ciò che ne ricorda il Salmi- Pfal.72, fta. Ecce qui elongant fe a te peribunt Plal, 72. 27. 27. Nel qual luogo con delicata,ed opportuna maniera il Franc. Padre Francetco Titelmanno così parafriza; Qui fe fa- Titelma- Ciunt per tranfgreffionem tuorum preceptorum a te 20 alienosyqui per peccata fe digidunt » ac feparanta tes qui per alienos amores rerum mundanarum, mox per- euntium, fuum affettum ate anellunty tibi amore non adbaerent bos certa manet perditio , & aternus in- seritus. ; 144 Perfiftenzaimmutabile dimoftra la piraufta neltuoco , edilmotto; HIC NASCOR, ET MORIAR; tale ogai huomo prudente duurebbe attenerfì a quell’effercitio e polto » alquale vna volta loderfolmente s'è appigliaro. Giufo Lipfio Centur. 1.ad Beig. E pitt. 38. Fiuéiuatio, & timor abijcienda funt : genus vita fumenanmy & IN SPMPTO FIRMITER HARENDYM. E San Gregorio Gregorio Nazianzeno in fentent. 7a vero 12 hoc elaborabis » Nazian conlìgliaua, vo animus natura fua perpetuo volubi- lisinte fixus, © constans fit. Il latciuoche palsò la vita nel mezzo di feruori delle concupifcenze, quafi Libidi- piraufta ben può dire; Hic nafcor,t moriar; perches nofo —perlo più» chi viue latciuo » muore lafciuo. Giobbe Iob 20.11 20.11. Offa eius implebuntur vittjs adolefcentia eiuss & cumeoin puluere dormient . Si che chi da giouine amò d’'ardere ne 1tuochi dell’intemperanza ) da vec- chio non potià così facilmente diftoglieruiti; e fi come carnale egliéè viffuto » così anco morrà carnale; im- S.Agofi- perochey Dam feruitur libidini fatta eSt confuetudo, no diceua Sant Agottinolib. 6. Confell. cap. 12. cheben lo conobbe per prattica; © dum confuetudini non refiftitur, fatta eft neceffias. RAGNO Capo XV. Er dimoftraresche le leggi del fecolo aftrin- 145 p i gono folamente i fudditiinferiori, e non i magnati, tù dipinta vna tela diragno , cheteneua au- uoltolate alcune mofchesefiendo tutta da vn lato lace- rasefquarciata, col motto; DISCINDVNT MA- Plutarco GNA. Anacario da Plutarco riferito; Vf aranea= rumtelas corni perrumpunt, mufce implicantur : ita legesplebeculam vexant 3a potentibus violantur im- Plisio Perfeue- ranza Cipro Leggi humane ANIMALI IMPERFETTI Lbi. VII. punè. Giafto Liplio applicò la fimilitudine ad vmani- Genero- ino generofo » che fpezza i ritegni dell'inuidiofa for- fità tuna, e diffe; Yrarazearum caffess animalia fortia Fiale perrumpunt: fic fortune laqueos mens robefta. Cen- Foppa tur. mifcell. Epit. 59. Tele diragno al parere di San Girolamo Ep:ft.ad Cyprian. fono l’erefie è nelle quali Erefie reftano auuilupati i femplici , edi debolidi giydicio, —__ mà non gli huomini di talento grande; Opus aranee S-Girala- in caffum texitury de quo fuper perfona hareticorum®° Scriptum eStinIfaia; Telasaranea texuerunt , que parna po[frnt capere animalia, vt mufcas s culices, & cetera hbuiufmodi, 4 fortioribus astem rumpuntar. InStarleuinmin Ecclefia, fimplicinmque, qui corun decipiuntur errorions, cumviros in fider veritate ro- buftos non valeant obtinere + La tela diragno»fe da gli animali robufti con ogni facilità é tracciata priefce tenace pe vigorofa » a lega- re, ed imprigionare quei volanti minutische fono pic- cioli di corpo e deboli di vigore; onde fe le può dare, DEBILES ILLAQVEAT; ò pure VILIORA 7 ò fia INFIRMIORA PREDATVR . E noa al- trimenti i-difcorti ereticalixcome di Topra fi diffe,guali tele di ragni;trattengono, ed auuiluppano gl’imelier- ti zotici, e fiacchi mà noncosì i Teologi s dotati di Erefia foda tapienza; da i quali l’infidiote reti , con felicità ftupenda fono fraccaffate è ed atterrate. San Grego- rio Nazianzeno Orat. 1. {gridando gli Eretici Euno- miani diceua; Cu aranearumtelis imbecilliores illa- Gregorio queas, quafi rem eo patto fapienter » ac praclarè ge- Nazian. ras? nel qualluogo Elia Cretenfe dichiara, e commen- ta. Cur ratiocinationem tuarum retibus nexis qui- dem illis inftar arancarum telazat infirnzis Ulaqueare imbecilliores conaris? Eleganter autem adeas telas Syllogifimos ipforum » pravafque ratiocinationes com- paranit. Namvt illis mufca, parnaque tantum ani- malcula capiuntur: fic eas contra robuftiora perrum- punt. Eodem modo fyUogifmis huinfmodi homines im- becilla fcientia praditi implicanturs 4 robuftioribus autem» facilius etiam, quam aranearum tele difcer- puntur , ac diffipantur . 146 Per San Tomafod'Acquino; che liraffettà S. Toma d’intorno l'habi:o religiofo » all’hora quando» effen. fo d'Ac- do giouinetto » gli tu ftracciato d'addoffo » fù fatta quino X% Elia Cre- tenfe “imprefa del ragno » nel mezzo della (ua tela tutta la- cera» col verbo ; RESARCIAM; al quali corpo altri Rifolu- diede; RETEXAM ; proprietà tua della quale Ari- tione ftotele de Hift. animal. lib.9. c.39. Siquistelambtace- eriftore- rarit s texere iterum incipit. E dimoltra animo ri. le foluto , che nonlafcia così facilmente l'odeta intrapre- fa » benche da ftrane contrarietà fia trattoraato . San Giouanni Crifoitomo Homil, vit. ad pop. Aatioch. Nulles mercators pofiquamnanfragium fecit, de Gio: Cri» fritit nanigare ; fed denuo mare pertranfits & longas foPoma pernavigat finus » & priftinas recuperar dinttias . Frequenter athletas cerninas poft multoslapfis co- ronaros . Jam vero miles quoque» qui fagit , poftea fe Strenuum exbibet , & bosftes fuperat » Eoriim quogs multi , qui propter tormencorum pauorem Chri- Stumneganerant » denuo certamerinierunt y & cum martirij receffere corona Gc. Tale anco il vero pe- Peniten nitente » con gli effercitij delle virtù Chrifiane secon e diligenze alfidue » e infatigabili , riparar deue quel danno , che nell'anima fua per colpa del vento inter- nale ,0 per altro infaufto accidente in lui fù cagiona- to. Araneaeft homo s tela fa eft congeries virta tum & morum s mufca funt bona temporalia » que infeftant y &° follicitant cor humanum. Si ergo seta tua, ideft congeries virtutum & morum , & vela- men fuerint aliquo cafe dirupta per aliquod peccarum mortale » procerto non debes vacare venationi mu Jcarm 3 Pietro Bercore RAGNO Capo XV. Jcavum sideSt acquifitioni bonorum temporaliumni- fi prius per pen:tentiam tela iffta fuerit integrata + Così Pietro Bercor. Redu&. Moral. lib. 10. cap. 7» num. 10. . 147. BartolomeoRoffi ) dimoftrò la vigilanza, Affidui» ed alfidaità di San Carlo, mai fempre intento all’ope» rare, colragno nel mezzo della tua tela » ed il fopra- feritto ; NVNQOQVAM OCIATVR; Della quale proprietà fi valfe Pietro Bercorio Redu&. Mo- ral.lib.10.c.7.n. 1, perefprimere le antiofe fatiche de i Mondani , fempre ‘affacendati per fare dei cranfitorij Pietro benicorrutibili acquifti. Aranea femper tele intentay Berco. nunquam ceffat @ labore - Tales funt feculum dili- gentess dimtes (vilicet mundani, quia nunquam quief. cunt ab anguftia vellabore , ve patet generaliter in omnibus ftatibus + Efa.s7. In multitudine vie tua laborafti » nondixiftiy quiefcam + Conti= 148 Altri delincando il ragno,conlatela comin= nuare ciataglidiedé; DONFC PERFECERIT; e dimottra continuatione di cofa intraprefa. Sant'Am- S.Ambro brogio lib.de Noè cap. 23. Mens quando aliquid vi= gio detur incipere s ad finem vfque conrendary & operis Suterminum querat, 149. Vdvnragno figurato fopra vn fiore, io die- Ingrato dile parole di Gurio Catoni Emble. Moral. 18. IL * = RICEVVTO BEN CANGIA IN VELENO idea di pertona ingrata. 1l Cafoni iui così; Infelice quel conch'ania l'ingrato » Poiche femina ilben per coglier male, Mentre le gratie è lui pronto concedey Che le gode con odio, ele conuerte Ne la fua velenofa empia natura + Guido Cafoni 1;0 Edoardo IH. RédiBerragna hcbbe vnra.. Genero= gno » che al foftiar d'un vento s'affucendiva più che fità mai inlavorare la tela col motto; AVODENTIOR IBO ; dimoftrandola fua cotanza, virtù, ed animo- fità contra qualtiuoglia auuerlità;o contralto. Virgil. 6. feneid. v. 95. Pirgilie Tu ne cede malis: fed CONTRA AVDEN= TIOR ITO, Quam tua te fortuna finet + Cornelio E Cornet Tacit.lib.2. Hift. dicena anch’effo; Fortess, Tacito « firenuossetiam contra fortunam infiftere jpei . 1j1 Epropriode iragni, d'attendere con mag- gior feruore alla tefitura dellalor tela , quand’iltem- po ètorbido, e piouofo, che quand'è fereno; che però. Maligno, ani foprafcritto; IN NVBILO TANTVM 1mbolo dei maligni , che ordifcono tetrame loro 3 quando vedono l’emulo in trauagli. Così Achitofel,, chiamandofi offefo, come Ls” proffimo di Berfa-. bea dalla perfona di Dauide, diffimulò.il cattiuo ani- mo ; mà quando vide che Abfalune fi rubellò contra il Padre fuo proprio, colui non mancò di fuggerire aiu to ,econfiglio , contra Ré, per follecitare le tue to» tali cadute. 152 MonfignorArefio fizurdilmercante frodo= Monda- lentos nelragno » che ttà operando nelmezzo alla fua no rete 7 colmotte; ANIMA TABESCENTE,:nei quali fenfi il Cardinal Bellarmino toprail verto 12.del Pfal.38: Salmo 38. T'abefcere fecifti ficut arancam animam ra. eiusy così; Inftararaneas que.laboratin texenda telaz Bellarmi. vt capiatmufcas, & interim ipfa exfi car con- fumitur. Sicenimanimea hominuma carnalium iufto Dei iudicio perpetuo laborant in rebus temporalibus acquirendis, & ineo labore confumunt ingentumy & mentem» & inde anima exficcatur omni bumore gra» tie» vt ne cogitent quidem de (ulute fia , neque vllo Monda» defiderio tangantur vera felicitatis. Col medefimo no concetto Pietro Blefenfe Epitt.16. dimoftrò la pazzia dichi affettala gloria, e gli applafi mondani, Aranea 271 fi quidem d: |uis vifceribus telam texity & texendo Pietro tabefcit. Quid alind facit homo qui fe ewfceratin Blefenf. expenfis, & ntaris, vt mufcam odorifere opinionisy & funorem lingue meretricantis acquira! ? 153 Alcibiade Lucarini, al ragno» che lavora la Monda» tela diede; VISCERA PRO MVSCIS; idea di "9 mondano mal accorto, che fi fuifcera » e fi confuma ; per acquiftare cofe di niffuna fuMiftenza , e profit- to. Pietro Blefenfe Ep. 14. Perdite vita homines Pietro fe laboribus torquent » cruciant curis » expenfis ewi- Blefenfe fcerant < Nonne figuram aranee gerunt y qua de fuis vifceribus telam texit , vt capiat mufcam viliffi- mam? QuideStinanis gloria , quam venantur , nifî mufca viliffima s murmorofa » fordida ? Non altri- menti ragiona Luciano opere de Gymnaft. parlando dei lottatori ; ot cimentando in pubblico arringo le ‘proprie con l’auuerfarie forze è lordi di poluere » € molli di fudores verfauano dalle membra » da fieri colpi contufe , e dalle venelacere» ed aperte » il viuo fangue e tal hor anco dal centro delle vifcere , con violento fpafimo efalauano lo (pirito » e pure di tante fatiche e rifchi nonriceucuano » ne afpettauano al- «tra mercede » che va fol frutto corrutibile dipomo,ò _— pur di pino. Irague hoc magis mihi rifs videntur Luciano viri illiy vttuaisoprimi » fruftea tanta fufferentes » talibufque difficultatibus conflittantes , vr cas pul- chritudinesy & heroicas corporum proceritates ita, turpiter arena s atque tumentibus vulneribus feedan- tes s vt parta viltoriaypomo , atque pinu potiantur , 154 Perdimottrarechele calunnie con molta fa Calfinia ; . I I î- critay dall'aura de glihumaat applauli tutte fi reftano 3 ii diffipate , e contumate. Arancaruintela fiudiosè te- s. Grego- xitur fed fubito venti faru difivarur: quia quicquia rio bypocrita cum labore peragit, aura humani fanoris tollity & dumin appetitu Laudis opus deficit: quafi in ventum labor enanefcit , così dic'egli commea- tandole parole di Giob è. 14. Et ficut tela aranea- rum fidusia eius. Lo ftelîlo ancora può dirli delle fe- licità, e profperità mondane , le quali come fe foffero tele di ragni » benche ftentatamente tì procurino, € fi ottengano sfacili(fimamente fi diifoluono » e fi cor- rompono. T'elaaranea miro natura artificio de ara- nea vifceribuscontexitunm- magno labore , & longo tempore perficitur s fed miro modo ficiliser diffipatar. Talis efi tela mundana profperitatis Hgc omnia pau- latim & fuccelfiwey laboriosèy& tediosè conficiuni ur. Sed pro certo facilicer valis teladiffipatur,e® per fubi- tam mortem y & infperatam aduerfitatem totus iSte labor deftruitur y & caffatur . 11 Bercorio Redu&. Mor. lib.10. cap. 7. pum. 23. Anzilo iteflo purtrop- Vita hy- po s'auucra nella vita humana » di cui Dawide Plal.38. 99P2 12. Ertabefcere fecifti ficut araneam animam eius; Pfal. 38. nel qual luogo. Sant'Agoftino . Quid tabidius ara. 1*- nea ? animal ipfum dico . Quanquam &* ipfis.telis S-A5fi- aranearum quid tabidiusè Attende & ipfumanimal ”° quam tabidum eft. Pone fupra leuiter- digttumy ruina ef: nibilomuino tabidius: e foprailSalmo 122. lo Anima fteffo P. S.Agoftino,parlaado della fragilità, e debo- lezza dell'anima noftra , che da ogni picciol vento di leggera tentatione abbattuta ye pregiudicata fi rimanes inherendo pure alla fimilitudine della tela di ragno; Nibil infirmius anima noftras diceua; pofita in medys tentazionibus feculisin medys gemitibusy & parcari- tionibus moleftiarum, nibilea infirmius,donec hercat Soliditati celefti, & (it in templo Dei. RAMARRO Iob 8.14. Profpe- rità Pietro Bercoria SAgfti no 272 RAMARRO Capo XVI 155 Miciffimo dell’huomo è il ramarro,che pe- A rò arditamente fi oppone alla ferpe, ogni qual volta la veda in atto di perfeguitare fanciullo s ò fanciulla . Così figurato hebbe ; DEFENDIT AMANTEM ; od anco; VITE DEFENSOR; tipo dell’Angelo Cuftode. Angelo Cuitode Byeuiar. Cuftodes hominum canimus A ngelos » Rom. Natura fragili quos Pater addidit Celeftis y comites infidiantibus Ne fuccumberet hoftibus. Breu.Rom.Hymn. Angel. S.Vincenzo Ferrerio {er.7. Vince. Domin.3.Aduent. Sanéti Angeli habent ad nos pie- Ferrer. tatemisqua refpiciunt nos per feneftrasy & quando vi- dent nos in periculis,& miferijsyveniunt ad defenden- dumuos. À . 156 E'ilramarro ditalnatura,che prima fi lafcia Amor vccidere» che leuar dai denti ciò che vna volta hà af- coftante ferrato;quindi vn amante di femina, detta Margarita» ‘per dimoftrare la dureuolezza del fuo affetto verfa colei » figurò fe fteffo in vn ramarro che teneua vna perla» ò fia margarita in bocca , ed il motto ; A VT MORTE» A VT NVNQVAM. Non altrimenti Rimorfe il rimorfo di confcienza, quando comincia, ad adden- di con-tarciil cuore» celo tormenta infino all’vitimo fofpiro, fcienza Giuuenale Sat. 13. i Giuuena- Pena autem vebemensy ac multo feuior iltis e Quas ant Ceditius granis inuenit y & Rada mantibus 3 Noffeydieque funm geftare in peltore teftem. 157 L’Abbate Don Giufeppe Pallauicino 7 Ca- nonico Regolare Lateranenfe foggetto che è fuoi chiariffimi natali ‘accoppia la nobiltà di fegnalati ta- lenti » figurando vn ramarro animale non velenofo» che afferrando nella gola vna ferpe , la ftrozzaua, ed vccideua; gli foprapofe; VIRVS NON VIRO; òfia; NON VIRO VIRVLENTA DISPER- DO; come è dire. Non hò veleno, e i velenofi eStingwo » Al quai corpo d'Imprefa potrebbe anco darfi il motto. SONTEM VLCISCITVR IN- SONS; cioè. Del malfattor prende vendetta il Giufto; edinferifce il viuo zelo » con cui vn Prelato» di bontà incolpabile reprimeua la temeraria baldanza d’vn fuddito vitiofo e petulante , imitando in ciò le prerogatiue del Rè Dauide ; il quale y col protetta: fi P(100. mondo, edinnocente. Pevambalabam IN IN- NOCENTIA cordis mei in medio domus mea, Pial.100.2. ricco di così degna qualità fi portaua a ca- ftigare1 maluaggi » e diftruggere dalla città regalele fregolatezze; INTERFICIEBAM omnes pec- catores terra, vt difperderem de Ciuitate Domini om- nes OPERANTES INIQUITATEM ; nel qual luogo, con difcorfo alle famiglie de i Religiofi tutto opportuno » così commentaua Saa Girolamo. $.Givola- Ciuitas Domini eft Ecclefia Santtorum : congregatio to iuftorum. Difperdam, hoc eft arguam & increpem eum qui peccat, vt penitentiam agat y & difperdat Iniquitarem decorde fuo . Non sò quale Accademico » che portaua ilnomedi Pecca- Pertinace, fece per idea di fe medefimo imprefa del tor ofti- ramarro » che teneua afferrata coi denti non sò qual nato cofase gli foprafcrifle; MALO MORI. Imprefa, Perfeue- che può anco feruir in buon fenfo,addattandofi a chi ranga fermamente mantiene i fuoi buoni propofiti , rifoluto di nonlafciargli » fe non lafcia la vita. Giobbe 27. Iob 27.5. 5. Donec deficiam non recedam ab innocentia mea» Iuflificationem meam quam capi tenere non deferam Prelato giufto ANIMALI IMPERFETTI Lib. VIII SALAMANDRA Capo XVII. 158 | Refupponendo ; chela falamandra fi mitri- P {ca di fuoco, fù introdotta à dire; MI NVTRISCO, E L’ESTINGVO ; fimbolo Ingrato d’animo ingrato » che danneggia colui 3 dal quale ri- ceue gli alimenti » vd altre beneficenze. Tale fù Giu- daydi cui conbocca Profetica il Rè Dauide; Qui ede- P/al. 40. bat panes meosmagnificanit fuper me fupplantario- 19- nem; E Crifto converitàiftorica. Qui intingit me- Mar. 26 cum manum in paropfide, hic me trader. #3, 159 Francelco i. Ré di Francia, la portò col car- tellone; NODRISCO, ED ESTINGVO, Miferi- dichiarando con queta pittura femedetimo » efauo-.cordia, e reuole a ibuoni; e dittruttore de i cattiui + Auifi che giultitia. Agapito Parenet. 48. fuggerì è Giuttinizao [inpe- î ratore; £Sto fubditis pientiffime Imperator » & for- Agspiro midabilis obexceilentiam poteftatis, & amabilisob largitionem beneficentia; & tam manfuetudinem pre te ferens baud afpernabilemsquam nimiamy & afper- nabilem familiariratem immiti feueritate caftigans. 160. Giouanni Ré d'Aragona, fe medefimo fi- gurò nella Salamandra » che ftà nel fuoco , tenza fog- giacere à veruna offefa , colmotto; DVRABO, Genero- dichiarandofi in tal guifa infuperabile contra ogni 2 efterna violenza, Nonaltrimenti opera ye fi può pro- mettere la virtù della patienzay che preuale contraogni Patiéza violenza, fiafi pure tocota quanto effer fi voglia. Pie- tro di Damianolib. 2. Ep. 18. Salamandra» (i cafu Pietro di aliquo in igne meigitur , omnis ignea vis tanquam Damiano inundantis aqug proflunio protimius extinguitur. Vt per hoc figuretur quod bumilitas patientie reprimit flamminomum homnem è fersore vinditte + 161 Lafalamandra nel fuoco ; colverto del Fer- ro; NEL MEZZO DELL’ARDOR NONINoeé RESTO OFFESA; può eflereidea di chiun- 23 que frà le perfecutioni , faluo ; ò frà le occafioni d’- impurità mantienfi illefo . Vn Autore Anonimo ad honore dell’Innocenza così; - Ambulat en medios falamandra illefa per ignesy Anonimo Nempe illefa manet femper &_integritas Gaude innocentia, diceua San Giovanni Crifoftomo Gio: Cri- Hom. de Iofeph vendito quia vbique illefaesy vbi- foftomo que fecura. Sitentarisy proficis ; fi bumiliarisyeri- geris; ft pugnassvincis ; fi occiderisycoronaris: twin Jerniture Libera esyin periculotuta, in cuftodia lata ; ubi boni parent s mali inuident , inimici fuccumbunt nec poteris vnquam viftrix non effe » etiamfi tibi in- ter hoftes index iuftus defuerit. Per coluische viuen- Giufto do nelle occafioni ; non però preuarica ferue il Beato frà catti- Vmberto cap.22.de Caftit. così; Owzni laude dignumy ui in carney prgter carnem viuerey & inter fpinas effey BF mber fed Jpinarum aculeos non fentire. Salamandra funt to tales fimiless qua in igne non comburitur &c. 162 Seintempodicielfereno la falamandra fi ri- tira) fquallida , ed affannata: in tempo di pioggia» ella efce allo fcoperto » tutta brio , ed allegrezza ; ciò che dinota il motto; COELO TVRBATO ALA- Malieno CKIOR; che può feruire, cosìadvn maligno, che ° giubila frà le miferie de i proffimi ; come ad vn animo generoto » che incontra con allegrezza tutti i mali + Intrepi- Salamandra diuina fù Crifto, del quale Hidoro Cla- dezza rio così ; Z’idetur Dominus maiorem quandam, quan 1pdore alias foleret prefetuliffe proficifcendi alacrisatem » td- Clario que cum iret agendus in crucem » vr nobis exemplo effet ferendi alacri animo crucisnofira . 163 Figuratiua di perfona inuidiofa è la falaman- Inuidio- dra » la quale fotto la ferenità del Ciclo fi dilegua » e fe ima- | SALAMANDRA Capo XVII. 2 fimagrifce seiò ch'altri difle; SERENITATE DE- FICIT ; odanco ; SOLIS RADIO TABE- SCIT. Oratio lib.1.Epift.2, Imuidus alteriîus macrefcit rebus opimis. Col quale concorda il Padre S, Antioco Homil. 5 fs. S. Antio- Qui enim cuipiam innidety animi angore diferutiatur, co contabefcit , miferè eliquatur totus, Tale era Filippo Demoffe= Rèdi Macedonia) di cui Demoftene così; Omniz va praclara facinora fua effe videri volebaty & magis indignabatur Ducibusy ac Prefeltissqui profperè , & laudabiliter aliquid gefferane,quamijssqui infeliciter, «a ignanò . 154 Alcibiade Lucarini diede alla Salamandra il _i._. motto; SVRGENS IMBRE, CADIT SERE- Modani NO, idegdei mondani »che hanno vigore» e forza + per feruireal difetto; edalla colpa; mà fono deboli, e fiacchi, quando fi trata di feruire alla luce della vir- tù » e di corrifpondere alla gratia. San Gregorio lib. S. Grego- 19. Moral. cap. 16. Qmnes huius feculi dilettores» in zio Papa rerrenis rebus fortes funty in celeftibus debiles;Nam ro temporali gloria vfque ad mortem defudare ap» petunts & pro (pe perpetua ne parum quidem in la- bore fubfiftunt . Pro terrenis lucris quaslibet iniu- rias tolerant » & pro celefti mercede vel tenniffimi verbi ferre contumelias recufant . 165 Ammorzala Salamandra sconla fua fredez- Giudice za iltuoco »e non ne (ente verun danno ; quindi l'Ab- retto bateGiouanni Ferro, di lei diffe; LEDIT, NON l LEDITVR ; infinuando la virtà del Cardinal Cennino , il quale, mentre amminiftrana giutitia » e caftigaua i rei ; conla fuaintegrità incolpabile fi pre- feruava del tutto efente dalle centure , ed oppofitioni dei critici , edei maligni. SANGVISVGA Capo XVIII. 166 Ttaccandofi alla vena la fangui(uga , non A fe ne fpicca , fe none più che piena > che Infatia+ però dinota vn cuore infatiabile, &inefplebile nelle Orat)o bile ‘fuevoglie. Scipione Bargagli le diede; NON NISI PLENA;, parole d’Oratio.» Orazio NON miffura cutem, NISI PLENA cruoris birudo. Auvazitia Ir quefti fenfi efprefle la maluagità dell’Avaritia il Padre Cornelio à Lapide che nel cap. 30, de Pro- Cornelio UTD. v. 15. Per fanguifugam , diceua » accipias ana- è Lapide ritiam : fanguifugaenim fugere non ceffat » donec to- tam fe fanguine repleat; tane vero fugere definit.» & decidir. Vnde Plinius ; Decidunt fatietate » pon- . dere 1pfo fanguinis detratte . Amor 167 IlCamerario; alla fanguifuga attaccata al- carnale la vena diede; VIX IMIS SATIANDA ME. DVLLIS; voci cfpreffiue dell'amor profano » al quale riuolgendofi Teocritos così diffe Idyll. 2. © Heucrudelis amor » noftro faturare cruore Summa affixacuti veluti bune fuxiffet birudo. Nei quali fentimenti San Giovanni Crifoftomo raf- fomigliò la femina lafciua all'inferno» perchemal pa- ga d’hauer ridotto ad eftremità di miferia l'amante afflitto, impouerito » e fmunto; non però fe gli ftacca dalle vene » e non defifte dal morderlo » e maltrattar- Gio: Cri lo + Mulierum genustemerarium eft » & inferno fi= foPomo mile» & inferno cius affimilatur cupiditas > tune cef- fat cum amantem omnibus rebus fpoliauit ; imo ne tune quidem , fed magis conuiciatur, © infultat ia- centi. Così Crifoftomo riferito dal Padre Cornelio» nelloca fopra citato. 168 Monfignor Arefio , per fimbolo d'vn gran beuitore » figuròla mignata attaccata alla vena col Teocrito Femina impura Vbbria= co 3 cartello; DONEC IMPLEATVR, (ATA Ambitio che molto bene quadra all'Ambitiofo , del quale Se- ne neca lib. 2. de Benef. Nunguam improba fpei quod Seneca datur fatis ef; & maiora cupimus quo maiora vene» runt. Reque ambitio non patitur quemquam in ca bo- norummenfara conquiefcere s que quondameins fuit impadens votum . 169 Noandefifte dal fuggere la fanguifuga ben. . che fiatutta gonfia ; che però Mutio Pufterla le fo- INfatia- prapofe; NEC CVTE PLENA; ideadivitiofo y 9!!° che non fi chiama già mai pago delle fue ebrezze » in- temperanze ricchezze, lafciuie s mà più che mai bada à ricercare nuova efca alla fua fame infatiabile ; c nuo- ui licori alla fua fete.Nell’auaro quefta infatiabile aui- AUIO dità offeruaua San Bafilio , che nell'Homil. 21. in var. ) fcriptur. loc. fcriueua. Auarum quid retinere pote- 8, Rafa rit? Igne vehementior eft: omnia continuando fini- busoccupatyea que funt vicini fibi aufert. Mox vbi alium fortitur vicinum » & que illius funt ad fe rapite. Non obeaque poffidec letaturs fed ob ea quibus caret angitur; nequetis que congreganit fruitur, fed cupi- ditate plura confe quendi femazis excruciat . 170 Perfona intereffata che tenacemente s'attio- ne que ricaua vtile e profitto » può come piace allAb- bate Ferro, figurarfi nella fanguifuga » coltitolo ; ET DVM SATIATVR ADHEAERET. Con quefti fenfi parla Corifca di fe medefima , in rifpetto alSatiro , nel P. F. Atto 4. Scena i. I l'hò fchernito fempre » E finchefangue hà ne levene hauuto , Come fanfuga i lhofucchiato . Quindi il Padre Cornelio à Lapide nel cap. 30. de Prouerb.-ed effo parimenti nella fanguifuga riconob- — be efpreffa laconcupilcenza ; dicendo ; Sangitifuga te- naciter adheret corporiy vndedicitur hirudo ab ha- rendo - ait Pontanus ; fic concupifcentia tenaci(îmè adheret animè vt facilius dentemex ore y quam con- cupifcentiamex anima excufferis + + 171 Alla fanguifuga attaccata alla vena fù chi Interef® fato Guarino Cornelio & Lapide diede; MORDENDO SANAT, edimoftra Traua- ben chiaro l’vtile , che dal trauaglio fi ricaua | San Pie- 810 tro di Damiano Opule. 53. cap. 2. Dews omznipo- Pierro di tens s qui e/t medicus animarum fic nos occulta fui ParRano moderaminis arte difponit ; vt ex alienis vulneribus nobis medicamenta conficiat » quatenus dum nobis boftile vulnus infligitur ex eo potiffimum falutis an- tidotum prockretir, 172 Allafanguifuga, attaccata alla vena, mi par- ue che potefie darli il motto; SVCTV DISCER- PAR ; idea di crapulone, vecifo dall’intemperanza; e Crapu= di ricco auaro » che fcoppia nella fouerchia fua felici- fone tà ,ed opulenza. Afcanio Martinengo Gloff. Magn. Auaro fol.1492. così; Diuesye& prepotens eft birudo que Afanio nunquam fanguine fatiatur, dumque venas cunttas Martine SVCTV exangues reddere conaturyfufpenfa crepits$ atque DISCERPITVR: Ita diues pauperis fub- Stantiarumy qua illi alterius fanguinis loco funty nun= quam fatur » dum nimis locuples » & diues effici- tur, vitaluxu» & delicijs mortem fibi affolet con- fcifcere &c. i | Sugge dalle noftre vene la fanguifuga il fangue più diffettofo ; ed à fecon particolare naturalezza attrahe le parti di luiyche più fono vitiateye corrotte.Pertanto figurandofi affifta alla vena potrebbe introdurfì è ragionare; IL MEN PVRO M'AGGRADA; * ò veramente; TABIDO RECREOR ; fimbolo d'anima vitiofa, e peruerfa » che ritrouale fue delitie Pecca: nella corcuttela de i coftumi; e nelle putredini, ed ab tOSe bominationi delle lafciuesde gl’inganni, delle vendette &c., motivi del Padre fopracitato Cornelio è 1 tag an- 274 ANIMALI IMPERFETTI Lbi. VIII @ornelio Sanguijugapurum fangunem non tangit » fed tabi- è Lapide dum , & corruptum » eoque delettatur : fic & concu- pijcentia non mfi praws defiderijs » cogitationibusy operibus gaudet ; e và feguendo. STELLIONE Capo XIX. 173 @ lmile allalucerta è lo ftellione , il quale ha- S uendo il dorfo punticchiato di colori molto vaga e di macchie che paiono ftelle 3 hà poi ilventre velenofo, che però Don Diego Saauedra gli fopra- {crife; SVB LVCE LVES; e tali fono i tradi- tori, gli adulatori , e gli huomini finti , che fotto fem- bianza{oaue, ed amema » portano ilveleno , e la pefte. Ruperto Abbate y offeruando le parole di Doeg Idu- meo, pronuntiate ad honore del giouinetto Dauide; 1.Reg: 16 Ecce vidi filium Ifai Bechleemitem fcientem pfallere» 1, & fortifimumrobore, & virum bellicofamy & pru- dentemin verbis, & virum pulchrum 1.Reg.16.fcri» Ruperto uecosì; Omnia,qua de Dauid in laudem dixiffe vide= «Abbate tury in odium ipfius dixiffe dicitur y quia volebat ini- micitia caufay & inuidia linore » vt ad Saul veniret; quatenus ibi qualibet occafione necaretur. Con fi- Eretici mileconcetto Vincenzo Lirinenfe Com. r.cap.3 g.de Vincent. gli Eretici ragiona; Tanto magis cauendi y & perti- Lirinenf. mefcendi, quanto occultius fub diuina lucis vmbracu- lislatitant. Sciunt enim fatores fuos nullis ferè effe . placituross fi nudi,& fimplices exbalentury atque 1d- circo eos cgleStis eloquy velut quodam aromate af- pergunt. - TALPA Capo XX. Iuendo mai fempre la talpa all'ofcuro, è ragione hebbe ilmotto. ATRIS OB- SCVRA TÉNEBRIS ideadi chivitiofamente pafa gl'infelici fuoi giorai Boetio Confol. Philof. lib. a. Metr. 2. Heuquampracipiti merfa profundo Menshebet, cv propria luce reliéta Tendit in externas ire tenebras, Terrenis quoties flatibus atta Cc n in immenfum noxia cura » E benfidice l’anima peccatrice circondata dalle tene- bre ; che s’ella nonfi trouafle col lume della ragione dalle paffioni {moderate ottenebrato , non mai s'au- uanzarebbe , ad offendere con le fue colpe la maeftà Gio: cri- infinita ; Nifi enim in tenebris animus effet , non fa- fofomo ne dei timore: abieÉto » tanta duceretur licentia . Nam nifi prius rationalis pars caligaret » non tam licenter peccata in nos impetum facere potuiffent, di- fcorto del Padre San Giouanni Crifoftomo Homil. 11. in 1. Corinth. quale infegnando; che in tutte le attioni peccaminofe fono le tenebre predominanti , e Tradi- tore Adula- tore SR 174 Vitiofo Bossio che il vino lume della ragione è annebbiato , ed eftin- to » foggiunge; Nam quemadmodum latronesy & parietum perfofforesscum quid pretiofum rapere vo- lune , extinéto lumine id aggrediuntur : fic in pec= catoribus corrupta ratio W'c. TOPO Capo XXI. Igurato nella trappola fi ritroua col motto 175 E fpagnuolo; POR BVSCAR DA CO- MER, auuenendo ben ilpeffo , che mentre firicerca l'alimento divita , (iritrouala morte . Gionata è pena guitò del fauo del miele » che fù condannato al macel= lo; Guftans guffaniin fummitate virga, que erat in 1.Reg.14 manu mea paululum raelliss & ecce ego morior 1.43. Reg. 14. 43. Claudio Imperatore quando pensò di riceuere dalla dolcezza de i fichi ,0 fia dal fapore de i funghi delitiofo pattosriceuette da Agrippina le vio- lenze del velenosche torturandolo»gli tolfero la vita; e nel paffaggio da Loinbardia in Fiandra, che feceil Duca Ferdinandod’ Alua ; con va effercito, à i confi- ni della Lorena vn foldato è cauallo per ordine di quel gran Capitano fù fofpefo, ed eftintosper hauere nel batter le ftrade depredato non sò quali montoni ad vn paftordi greggia, per farne co 1 fuoi compagni allegro pafto ; come rapporta Famiano ftrada lib. 6. Dec. 1. de Bell. Belgic. i 176 Latana, nellaquale fi ricouera il topo hàdi- uerfi buchi , ed aperture ; cheperò il Bargagli ne fe- Cautela ce imprefa, colmotto; NON VNO FIDIT ANTRO, che dimoftra cautela, circofpettione, e prudenza. Effendo ben approuato configlio » il tro- uarfi proueduto più d’vn amico» alquale nell’indigen- ze poffa farfiricorfo ; poiche più ficura è quella nauey che da molte anchore è fermata ; e più munita è quella città che da varie fortificationi è difefa . Il concetto di quefta imprefa da non sò quale Ingegno fù riftretto in quefto effametro ; ‘Mus mifer eSt antro s gui folo claudieur vno + 77 E proprietà deitopi; quando alcun di loro è caduto in: vn pozzo » ò pure in vn maftello d’acqua, di calarfil’yndopol’altro appigliandofi allacoda del Aiuto. compagno » fintanto che arrivano ad aiutarlo » e trar= fcambie lo-fuori , nel qual atto l’Abbate Ferro foprafcriffe lo- 10€ ro; MVTVO SE SVBIRAHVNT, cheinfegna aiuto fcambieuole ; Vir enim viruamy & ciuitas faluat ciuitatem . Menzdro Manus manum lanat y € digirus digitum. diceua Menandro;e tanto ancora configliaua Salomo- ne Prouerb. 24. 11. Ere eos qui ducuntur ad mor- Priy.24. tem: & qui trabuntur ad interitum liberare ne cef- 11. Ses ; que fauella di quegli infelici, che ingiuttamente per altrui infidia, ò fciagura fon pofti in pericolo di perire » à iquali per dettame della Carità dobbiamo appreftare opportuno fuffidio; come fecero e Ruben, e Giuda liberando Giufeppe ; e Daniele liberando Sufanna; e Dauide levando gli agnelli dallabocca de i lupi, nelqualargomento Sant Ambrogio Ser. 8. in Pfal. 118. Eripe eum qui ducitur ad mortem» hoc eft S.Ambre eripe eum interce/fione seripe gratia tu facerdosy aut gie tu Imperator eripe (ubfcriptione indulgentie, & fol- uifti peccata tua,eruifti te a vinculis s vinculis enim CEE fuorum vnufquifque conftringitur. E fe ’vn l’altro dobbiamo aiutarci frà i pericoli della vita corporale, molto più ciò far dobbiamo per fottraerci dalla foffa dell’iniquità, quando per noftra fciagura ci fiam caduti: ben fapendofi, che; /nicwique Deus mandauit de proximo fuo. 178 Il topo chiufo entro vna trappola di fil di ferro ) col gatto al di fuori che lo rimira, fi ritrova con le parole di San Paolo 2.Cor.7.5. FORIS PV. 2.0.7.4 GN&, INTVS TIMORES; fimbolo di peccato. Peeca- fe agonizante: ed afflitto nel corpo da i dolori del tore male, ed affannato nell'anima dal timore dell’ira» e del giudicio d’ Iddio. Giouanni Crifoftomo Homil. 4. in Ioan. Veluti qui per obfcuram nottem iter fa- Gio: Criz ciunty & fr nibil metuendum fit ymetu tamen concu- foffoma tiuntur : fic qui fcelus aliguod admittunt,& fì nemo id videatsynemo reprebendat,mihilo tamen melius fibi fidune, fed omnia formidant, omnia (+/picantur. 179 Efprefla idea dicoloro , che peccano fola- mente conla volontà » e col defiderio » e chefono tor- Peeca= mentati da i fuffocamenti della cenfcienza , anco pri. tore ma Famiama Strada TOPO Capo XXI. mad’atriuare all'oggetto bramato , parmi il topojca-, duto nella rattaruola, prima che poteffe affaporar il * cibopcolverfo ; PRIA DI GIVNGER A L’ES- CA ,APMMORTE IO'GIVNGO ; nel qual pros 1.Tim. 6 pofito San Paolo 1,Timot.6:9. Qui wolwe dinites fie> 2 ri,tueiduhe intentationem,<& intaqueum diaboli'. Si che cadono neila trappola» mentre afpirano a quel be- ne che ftà loro lontano; è lo diffe acutamenite Sant” S.Ambro Ambrogio fermi 4. in Plal.x18. Dun predam petisy s° laqueo te neftis. Speriza 180 La vanitàdelle (peranze Hufiane,fà di mo fi- hiumana gurata nel toposcaduto nella rattaritolayche fopirando %* dice:.TROVO LA MORTE,OVE SPERAI LA VITA» ilche fpefto avuicne à chi nel mondo ingan- neuole » e nelle voluttà del fenfo pazzamente confida; che fesin apparenza moftrano Pefca defiderabile è in fatti fono ftrumento di tormenti, e di morte. San S. Baflio Bafilio Exhortat.ad baptifmumi z'oluptasfempiterni vermis nutrix ; que eumy qui fe fruiturs ad aliquod tempus delinit , pot autem felle. amarius digeritur . Gregorio E San Gregorio Nazianzene 1h Tetraftic. Omnis vitij Naziam efcaeStvoluptasobieita », adiexitij hamîum quidiores animos attrabens; E fene vede va del ritratto nell’or- 275 fo della Padolia » della Ruffia, e d’altre regioni Set- ‘rentrionali, che portandofi per guftare nelle caue de gli alberi la dolcezza del miele » dalle mazze di legno , 0l40 Ma ‘armate d’acutiffimi chiodi; che iui infidiofiimenti £*° fono alleftite » refta atterrato , ed vecifo i,come più *diffufamente narra Olao Magno lib. 18, cap.24. (VESPA Capo XXII. 18Ì E ic Farnefe Eburone figurò moltevefpe _ _. d’intorno ad vna teftuggine » col titolo. Caltinia NON PENETRANT; e non altrimenti le calun- ° hie mal poffono pregiudicare alla vera virtà;ne la rab- bia dei Tirannipattizzata contra gl’innocentiyarriva ad offendere lofpirito loro, che fi mantiene impenetra- bile, ed inuincibile. San Pietro di Damiano fer. 13. dice chelddio; feparat ab eleétis futs reproborum turbines perfequentinmy&® quafi furentes coercet im petus tempeftatum » quos et(i furere ad infligenda corporibus tormenta concedit ; netamen animas b&- dant » innitta eos atque pernigili brachy fui prote» (lione cuftodit. rad Pietro di Damiano Il fine del ottauo Libro + ‘ È dirti uri DE he” e76 D'E-L ben MONDO SIMBOLICO LIBRO PIANTE, NONO: ERIPTI, e loro attenenti. Abete c.1 Granato c.16 Salcie €. 30 Agnocafto c.2 Larice c.17 Sorbe €.31 Alloro c.3 Mandolo c.18 Spina c.32 Arancio c.4. Mirra €c.19. Suuero Cc. 33 Balfamo c.5. Mirto c.20 Taflo Cc. 34 Canna c.6 Noce c.21 Vite Vua Cc. 35 Caftagno caftagna "c. 7 Olmo c.22 Vliuo €. 36 Cedro c.8 Palma c.23 ELLY Cerro c.9 Pepe €.24 Bofco felua €. 37 Cipreffo c.10 Pefco pefca, ò fia Albero c. 38 Cotogno C.II perfico c.25 Tronco Cc. 39 Ellera c.12 Pigna pino c.26. Ramo c. 40 Fico c.13 Platano c.27. Legno » baftone ,ver- Fraflino c.14 Pomo c.28. ga Cc. 41 Gelfo Moro c.15 ‘Querciaghianda c.29. /uneffo C.42 t#WASBCE-T-E Capo I fene l’Abete, non che i fuoi rami diritti,ma le foglie anco- ra» che però con le parole di Plinio lib. 16. cap.30. feruì di corpo d'Impreta; NON { IN LATERA PRONI; ‘ e può fignificare penfieri no- bili ,ed eleuati ; & addattarfià filafcia piegare in difparte dal- le propenfioni dell'amore, ò dal pefo dell'odio. Que- fte lodi furono attribuite à Crifto » anco da {uoi fieri Matt. 22 nemici. Matt. 22. 16. Scimus quia verax es C Gindice giudice retto, che non retto 16. viam Dei in veritate docess& non eft tibi cura de ali- quo» non enim refpicis perfonam bominam. ne i quali Piey Cri- fenfi Pier Crifologo ; Eguitasy cui index obfequitury Solge finiflram odij , vel amoris dexteram odit . Filone ] Ebreo lib. de Creat. Principis dice » che ftudiand*- egli lalegge d'Iddio y indi haurebbe apprefo 3 à cami- nare con rettitudine , e non inchinarfi vitiofamente Filone ad alcunlato. d(fequar vi in neutram partem de- Ebveo flettamvelutin aqulibrio, retta regiaque via man- datorum dininoruin incedens » firmus paffibus , nec vnquam offenfantibus ; e nellib. Quod Deus fitim- mutabilis. Nec addexteramy necad finiftram a re- gia via defieCendum eft ; fed progrediendum per me- diam. Nan ad vtrumuis latus diuerticula ob nimie- tatem» defettumae culpantur . L'huomo prudente Medio- “dunque , non fi lafcia piegare à quegli eftremi , che Crità effendo vitiofi da lui fono abbominati ; mà pigliando la via di mezzo, via retta, via ficura » felicemente opera, e s'auuanza . Portoffiin quefta guifa il Padre Sant Agoftino » che nel veftimento » e nel vitto ab- bracciò ed amò fempre la pretiofa virtù della medio- crità. PofTidonio cap. 22.della fuavita; Z'eftis eiusy Poffide- e calceamementa, & leEualia ex moderato & com-”"* perenti babitu erant , nec nitida nimium» nec abie- Cha plurimum : quia his plerunque vel iatfare fe in= folenter bomines folent ,velabijcere: ex virogue non qua Iefu Chrifti » fed que fua fiumi querentes . At i/tabeatusmediumtenehbat , neque in dexteram }ne- - que în finifram declinans. Menfavfus eft frugali, & parcas quequideminterolera & legumuna etiam carnes aliquando propter bofpites » vel quojque iu- firmos continebar &c. VA 2 Hàperduo proprio l’abete ) e di pafcere gli animali, e refrigerargli, e di offendere gli alberi , che Die giu- à lui vicini fi ritrovano. Dipinto frà quelli, e quefti fto,e mi- hebbe pertanto il motto; HINC FOVET, INDE fericor- NOCET; Iddio non altrimenti, e benigno » e giu- diolo fto, ed affligge» e confola. Critologo fer. 145. 4Pwd crifeloge Dem ABETE Capo I. Deum nec’ pietas [ine iuStitia eSt, neque fine pietare S. Croce iufitia + Nel legno della Santa Croce quefti contrarij ; effetti di giovare, e di i bp offeruò San Ma- 9. Maca- carioy quale nell’Homil. 47. fcriffe; Wirga Mofis du- plicem gerebat imaginem . Nam hoStibus occarre- bat vt ferpens mordens, & enecans; At Ifraelitis erat vice Laculia quo nitebantur: fic etiam verum li- guum crucis,boStiwm quidem fpirituum mors eftyani- marum vero nofirar nm baculusy tuta fedes, © vita» Caffisde» in qua quiefcunt. E Caffiodoro in Pfal. 4. Crux est vò bumilium inuiéta tuitio, Juperborum deiedtio ; vi- ftoria Chriftis perditio Diaboli ; Infernorum deStru- Gio, colefltum confirmatio; mors infidelium s vita inftorum. 3. Degli abeti fcriue Pliniolib.16.cap.30. Cacy» minibus eorum decifis, moritur » sùla quale dal ca tà fondando l’imprefa » figurai vna falce in atto di ta- gliar le cime dell’abetes ele diedi ilmotto; MOX rio Plinio 277 TOTA PERIBIT ; inferit volendo, che quando _* invnacittà, è republica fî perde la religione che è la Religio- parte più cleuata, e più degna, il tutto ancora vien poi ne !eta fofpintoalle ruine, Ofea 8, ;. parlando di Samaria, che lafciata la vera religione» e culto d'Iddio s'era data : all’eecrabile adoratione dei vitelli così ; Proieltus ef 9%e 8.5» vitulus tuus Samaria; ò veramente come dall'Ebreo fi può tradurre; Protecit re vitulus tuus Samaria, dir volendo; Eccoti, dmifero Iraclita lo ftrumento delle tue perdite , e dei tuoi conquaffi ) il vitello ido- latrato in Samariay nel qual luogo Aria Montano co- sì 3 Significat Ifraelem cuius Regia Samaria fuit y-7ia M$6 corna petitum & proiettum effe ab eo vitulo, quem"? ipfe fibi aluerat &c. Significat autem abduttionera, &" captiuitatem Ifraelitarum qui propria idoloma- nia culpa y à fuis fedibus eietti funt » perinde » ac fi cornibus vituli, quem ipfi nutrieranty expulfi,& ex- turbati fuerint i 4 Rapporta Olao Magnolib. 1. cap. 8. & 14. che nei paetì fettentrionali reftando » frài rigori dell’- inuerno » elaterra tutta coperta di groffe neui, edil mare tutto agghiacciato e raffodato;accioche i vian- danti non ifmarifcano la ftrada » quei del paefe fo- gliono piantare » con certe proportionate diftanze » nelle neui, e nel ghiaccio» alcuni rami d’abete , ò di ginebro; che però formandone imprefa darei loro il XY motto; SIGNANT PER INVIA VIAM; è veramente ; NE VIATOR ABERRET. Non S, Croce altrimenti il legno della fanta Croce ci addita il fentie- ro per caminar felicemente » e fenza pericolo d’erro- re » ciò che inferì San Lone Papa Ser. 19. de Pafs. S. Leone Dom. Cumquifpiam obferuantie Chriftiane fe limi- Papa tem fentit excedere s & inid cupiditates fuas tende- re » quod eum a retto itinere factat declinare , recur- rat ad crucem Dominiy & ligno vite motus noxie e So; voluntatis adfigat. Lo ftefio dicafi dell'Angelo Cu- Cuitode ftode, per opra del quale fiamo fcortati » € guidati nelle ftrade fdruccioleuoli della prefente vita. Così @en.24.7 l'Abulenfe foprale parole della Gen. 24. 7. Mitter Abulenfe Angelum fuum coramteydice ; Angeli dirisunt vias noftras » tollendo nocumenta » que magis accidere 3. Berner Punt in itineribus; e prima di lui San Bernardo d Ser. 7. in Pfal, Qui habit. Non estomnino quod ti- meat s ne velin via aliquod offendiculum patiatur: illinempe viam parane Angeli Santti » AGNOCASTO Capo II ‘5 T ‘Agnocafto è vna pianta; il cui femey e le fron- di rendono gli huomini cafti, non folamente quando ne mangiano » ò ne beuono » mà etiandio quando vi giacciono fopra. Hà virtù grande contra i ferpenti » quali difcaccia per fino con l'ombra dii Partenij di Napolila figurarono co i ferpentiy che fug- giuano » ed ilmotto; NOCENTIA FVGAT, dir volendo che la Beata Vergine » fotto la protettio- Marias ne della quale effi viuevano ; od ancora che l’efferci- protet- tio delle virtd, alle quali s'appigliauano » haurebbe !ICE . fcacciato da gli animiloro i vitioti affetti. E certo pigri quant'alla virtù Verginale » contra i Demoni) » fug- viti geftori dei vitij, Riccardo Vittorino cap. 26. in Cant. Ricoh Virgo s tenebrarum principibus terribilis fuit » vt Piro ad eam accedere, eamque tentare non prefumpfe- rint. E San Bonauentura in Speculo B. V. Nom fic Berauerre timent boftes vifibiles caftrorum multitudinem copio- **"* fam,ficut aerea poteftates Marie vocabulum, patro- ciniumyexemplum : fluunt ,&xpereunt» ficut cera & Aa facie _pe78 facie to nis, vbicunque inueniunt crebram buiusno- minis vecovdationems denotam inuocationem » folli citam mitationem » 6. Alla pianta dell’agnocaftoguadrano parimenti Pretet- imotti dati al frafino; VENENOSA PROPVL. tione di SAT ; e queft'altro ancora ; STANT PROCVL Marin» AB VMBRA; figurandofii ferpentische ftanno Vergine jin fuggirfene; e parimenti dimoftra la-difefa » che in S. Bona- noi deriva dal patrocinio di Maria Vergine, Domina mentura vt non noceat mihicalliditas inimici,fubrombra ala- rumtuarum protege me . San Bonauentara in Pfal- ter. B. V. Similmente il Padre Cornelio a Lapide in Prou. cap. 7. num, 21. diceva ; che per difcacciare da i noftri fenile ferpi velenofe, infidiofe delle tentationi laide ed impure,non vi fia più efticace rimedio dell’in- Cornelio nocatione e diuotione di Maria Vergine. Nullum @ Lapide remedium contra carnis tentationes prafentius cul- tu » & inuocatione Deipare. Ila enim eft virgo vir- ginum » caftitatis afylum , puritatis antiftes p acerri= ma virginitatis cuflos y & vindex. ALLORO Capo III: Alloro , tutto bella, e SP ) nelmez= e fono-ful- 7 zo à molti albeti, che: attua € Maria» minati hebbe ; INTACTA TREIVMPHAT:,: concetta prefa quadrante è Maria Verginé, che fi creature non foggiacque al fulgiine di verun peccato ; i: dal qual concetto non fidilofigò Giouanni Geome- tra Byio Il.oueriuolto alla Vergine, così; Gio: Beo= Salue procera laurus ftirps, que procul arces metta Fulguris baud fulmen ydemonis ; faculas. 8_Fùfoprapoftoall’alloro; NEC EV LMEN Intrepi. METVIT, NEC HYEMEM ; inferendofivn dezza animo intrepido » e generofo » che non cede à verun contrafio ; ed anco potendofi con quefta imprefa ef- Virtà —primerele prerogatiue della virtù »°%e.della gloria , che non fottogiaccionvad alcuna diftruttione ; Quidio Epift. ad Liuiam ; pra Ouidio Faftaducis viuent » operofaque gloriarerum Hecmanet» haec auidos effugit vnarogos. Proteta __.2_ Il medetimoalloro col motto; FERVIDOS tione di EXCLVDIT ICTVS, puòdimoftrarci , che Ma- Maria ria Vergine, nell’alloro figurata, ne ripara da i fulmi- ni dell’ira divina ; nel qual foggetto vn Diuoto così; Fulminafi metuas Nati venerare Parentem y O ppofitu M PNE cadent, Cautela Quadra lo fteffo. motto àpertona caita , e zelante Zob 31.1, della fua purità » la quale con Giobbe dica; ‘Pepigi fedus cum oculis mets » vt ne cogitarem quidem de virgine Iob. 31. 1.col quale s'accorda Quidio Ep. 3, Sint procul a nobisinuenes vt femina compti » 1o Serue l'alloro di bella immagine » ad efpri- Soldato mere la vita del foldato , mentre comedice il mot- to; NE.SOL CVRA_, NE GELO, Vegetio Vegetio lib, 1.cap.3. Nunquani credo potwiffe dubitari ap- tiorem armis ru$ticam plebem , que fub dino » & in labore nutritur s fobis patiens 7 vmbra negligensy bal- nearum nefciaydelicrarum ignara y fimplicis animi, parno contenta, duratis ad omnem laborum toleran» tiam membris &c. Anco il Soldato fpirituale » cioé Gîto il perfetto Criftiano è tale» che nons'altera, ne per fe- licità,ne per miferia; mà come dice il Padre San Giro- S.Girola- lamo Epitt. 2. ad Nepotian. Per bonam famam , & mo malamy a dextris,&® a finiflris Chrifti miles graditury neclande extollitur,nec vituperatione frangitur; non diuitijstumet ynon contrabitur paupertate; & leta contemnit , & triftia ; per diem fol non vrit eumyne- que luna per noîtem» OsÙidia ele S, fa frà tutte le” PIANTE, E EFRVTTI Lib. IV. 11. Vnalloro,tutto coperto di neue 3 col fopra- fcritto; TVNC MAXIME VIRET farà efpref- fiuo della vera-generotità che nella fofferenza de i Genero- ‘mali fuol fare illuitre moftra dife medefima. Ariftor, #1 lib-3. Ethic.cap.9. Quamuis circa fiducias y& timo- Ariffese- ves verfetur fortuudo; non fimili modo tamen in vtrif- "€ uesfedin timendis rebus magis (peltatur. Quienim m hisimperturbatus fuerity ficutque debet s fegelTe- rityis magis eft fortis quam qui in illis, que fiduciam afferunt. Tolerandis igitur moleStis rebusy homines fortes dicuntur, La mifericordia diuina fimilmente, Miferi» ‘all’hora più che mai fimoftra e frelca, e verdeggian- cordia terquando i cuori humani più che mai s'intepidifco- diuina no,efiraffreddano, 12. Conallufione alla Signora Laura Cefîs; il fa- uor della quale doueua riparare dall’altrui capo gra- uiffimi cattighi , fù alzata imprefa d’alcuni Jauri , alle radici de i quali era la falce; edilmotto; HIS CA- DENT FVIMIMA CZSIS; tale mancando a i È popoli l’affiftenza » e protettione delle perfone fegna- Protet-. ate per fantità, e per virtù, reitano fottopoftia1 ful- na dei mini di graui.mifetie , e dei diuini caftighi. Non dif- °*%* ‘cordano-da quefti fenli, i difcorfi di Sant Ambrogio lib:2. de Cain cap.3. Cura aliquis buiufmodi decidit S-mbre SH della morte di pertone di gran meriti ) quamuis 8'° = longa fenettute depofitus , afficior: quia deftituitur _grex iusenum muro fenili. Denique periture vrbis, " caut maloram imminentitim» vel futura labis hoc pri- mum indiciumeft ;fi decidane viri confultores. 13 Il Padre DonOttauio Eoldoni 3 ad vn alloros figurato nella ftagione d'inuemo , frà l'altre piante sfrondate » foprafcrilit; VICTRIX TEMPORIS;,.. motto quadrante alla girtà, che mentre tutte lecofe VIA mondane cadono e fi canfumano » fola incorrotta eternamente dura.San Gregorio Nazianzeno fent.l.3. Omnia funt mina vita hac indigna caduca Gregorio Extra viftutems quam coluiffe velis, Naziar Anzi direttamente quadrante alvirtuofo ya cui fama» e gloria pertuttii fecoli.ineftinguibile mantienfi , di » — cul'Ecclefiaftico.3 9. 13. Non recedet memoriaeiusy Ecclefiaf: & nomen eius requiretur a generatione în generatio- 39-13» nem, cioè à dire» tpiega la Tigurina ; Multi perpetuo Tigurina landabunt butus intelligentiamynec memoria eius de- ficiet , ant abolebitur; fed nomen cius vigebit per Sempiternas [eculorum atates. Quindi nel Tempio di Santa Maria de gli Angeli in Roia al Sepolcro del Cardinale Alciati tù fopraferitto » Virtute viIXIt 3 Memoria viuity Gloria viuet, Fama per ora volat 3 Spiritus aftra tenet . Fi 14 Il Rifentito frà gli Erranti di Brefcia » hà Rifenti- vn ramo d'alloro nelfuoco, che ftà abbrucciando ; MEN NON SINE CREPITYW; idea di perfona impa- tiente, che maltrattata fi rifente» come meglio può, conle parole » econle minaccie, fe non con altro. Il Padre Cornelio à Lapide in Eccletiafticum cap.3.v.4. Linguatusy dice, verbis y & clamoribus ftrepit y & Cornelio crepitatyinftar lauri virentissigni impofite foggiun 4 Lapide gendo quel detto di Diogene ; Magis vociferatur Diogene quam laurus viridis incenfa, 15. Advnramod'alloro» figurato nel fuoco » pa- rimenti io diedi. RESONAT VSTA » fimbolodi perfonay che frà i trauagli fi querela, e (grida; edanco Quere- di chi frài trauagli alza le voci al cielo , e chiedei di- larfi uini foccorfì ; qual era Dauide; £d Dominam cum P(ahtrs tribularer clamaui Plal.119.1. quale il popolo Ebreo, !* che torturato dalla crudeltà de î minittri del Re Fa- raone » non meno che dal feruore delle fornaci Egit- uane ALLORO Capo Ill. tiane, con altifime grida feriua l'orecchio d'Iddio. Exod.2.7 Vidi affliftionem populi mei in Eigypto, co clamo- rem eius audini Exod. 3.7. quale Giona Profeta ; che fuffocato nel ventre della balena: frà le vampe di quei fuochi, che gli parevano fuochi d'inferno, alò le voci Ion::.3. è Dio: De ventre inferi clamaui, & e xaudifti vocem meam Ioan. 2.3. 16 IlZclo d'vaPrelato » chenon può vedere i dif- fetti de fudditi » fenza fgridargli, può figurarfi nell- Zelo alloro pofto nelle fiamme, che tocco dal calor del fuo- coalza fonori gli fcoppi» acui fàdato; VRI, ET TACERE NESCIT nel qual propofito San Pietro di Damiano Prolog. Opufc. 18. fcriuendo a Don Pietro » Arciprete dell’infigne Bafilica di $. Gio- ue .uwanni Lateranenfe; così con effo lui fi congratala; Pietre di Tanto zelo vidi te femper aduerfis corum perditos Damiano moves medullitus inardefcere y vt Phincesy vel Elie iudiceris incendio non egere . E frà poco foggiun- ge. Nam velut egregius canis aule regie cuftos nofturnos furesclaris baubatibus impetis , eofque ne libidinis fue facibus palatium regale comburant » mordicus apprebendis » 17 Può fegnarfila pianta dell’Alloro col motto mf, diPliniolib.15-cap.30. SEMPER DICATA Vee TRIVMPHIS) verità diffutamente infegnata da 5! Pierio Valeriano lib. 50. Hieroglyph. dal Padre Lo- douico la Cerda fopra l’Ecloga 8. di Virgilio v. 13. n. 14. e da Giouanni Tuilio, fopra l'Emblema 21. dell’Alciati; e riufcirà imprefa quadrante à Maria Ver- gine » che triontò mai fempre del nemico; e fuggerì ben mille fiate ài fuoi diuoti gli ffrumenti, ed 1 dif- . pofitiui per ortenere gloriofe vittorie » detta perciò S.Agoffi- dal Padre Sant Agottino Ser.de Nat. B. Virg. Zir- » tus pugnantium » palma vittorum. Compa- 18° L’alloro, frucato con vn altro ramo, genera gNia VI° fuoco;onde gli diedi ; ATTRITV CONCIPIT uola — IGNEM; tale chiprattica conperfone laide e vi- tiofes concepifce nel fuo cuore nerea ed impure fiam- me, Sant'Efrem Siro tra&. de mala conuerf. vitand, S. Efrem Cogitationis infirmitate laborans » ft ad carnales ho- Siro mines accefferityaut multum cune js fermonem mif- cuerit » commune cumijs damnum participabit. E S.Ciprie- San Cipriano lib. de SpeQaculis; Z'iziorum exempla cdi oppugnant animum s impellunt , immutant , transfor= mant:miraculo eritinter incendia vel non confumi s vel certenon calefcere. In fomma Gregoria Sifrequens fis cummalis , eris malus , Nazian. conchiudeua ne fuoi Tetraftici il Padre San Grego- rio Nazianzeno . 19 Pervno ; che prontamente corrifpondendo alla vocatione diuina produce i germogli delle virtù ye fì rinoua à Dio, ferue l'alloro » col motto di Plinio lib. 15. cap.30. PRIMO GERMINAT FA- Conier- VONIO. Tale fi portò la Maddalena » che à pena fione prò cognouit l’inuito della gratia eccitante, che tutta (1 rin- ta uerdì nell’operationi fante ; tale il Ladrone » che ot- tenne il ciclo in premio delle prontezze viuaci » da lui moftrate incorrifpondere à Dio» del quale Sant*- S.Agofti- Agoflino; Citò ignofcit Dominus » quia citò ille con- no uertitur ; tale San Paolo » Zacheo San Matteo , ed altri. A quefte accelerateye virtuofe operationi inani- ma gl’ierefoluti il Padre San Bernardo in Declamat. S. Pernar così dicendo ; Cuma Deo verbum effe non dubites » do quid opus eSt deliberatione ? Vocat magni confilij Angelus, quid aliena confilia prefiolaris® Ab ore putei gehenna eripior, & inducias petamè | 20 Quandodue rami d'alloro fiano ftropicciati Compa- infieme , partorifcono fiamme; e come altri diffe ; gnabuo FLAMMESCIT VTERQVE; nonaltrimen- va AE gi i yirtuofi ne i loro congrefti » e difpute di lettere ge 279 di virtù » l'vn l’altro vengono fcambicuolmente ad il- luftrarii; così anco per lo contrario , quando i vitiofi intieme s'adunano ys'attizzano l'vn l'altro » ad ardere, più che mai nelle fiamme de gli errori ; e delle colpe. Seneca lib, 3. de Ira cap. 7. /7t quedam in contattos Seneca e corpore vitia tranfiliant y ita animus mala fua pro - xtmis tradit , Ebriofus conuiftores in amorem vini traxit. Impudicorumcaetus fortem, & fi liceat vi- nu emollit. Auaritia in proximos virus fuum tran- ulit . Efala d’intorno odorofa fragranza l'alloro, men- Giufto tre ftà ardendo ; onde gli foprapofi; FRAGRAT * CVM FLAGRAT. lIdeadi chi opera virtuofa- mente; anco quando da vitiofe paffioni è agitato. $. Ambrogio fcriue che Teodofio Imperatore efalaua l'odore della Clemenza ; all'horach'egli più che mai auuampaua di fdegno 3 Tune propior erar venia , Ambre- cum fuf]et commotio maior iracundie . Prerogatiua E ignofcendi erat indignatem fwiffe &rc. Quadrando l’impreta letteralmente à San Marciano Primo Vefco- S- Mar uoye Martire di Tortona; dal cui corpo 3 tormentato £!800 con infuocate laître v{ciua pretiofiffima fragranza, Marte 21 Inmorte diGiufeppe Laurentio , molta mio caro » affettuofo amico » difcepolo di Giufto Lipfio» ed huomo 3 che con molti libri di varia eruditione hà illuftrato le Stampe » alzai le feguenti Imprefe per adornarnele fue efequiescelebrate in Lucca. Feci vna pianta d'alloro, da vn Jato della quale pendeva vna corona pur d'alloro» e dall'altro alcuni vcellische vola. , ,. uano à pafceriì delle fue bacche» ed il motto; ET Virtà DECVS, ET ESCAM, inferendo che da lui de- * riuaua ne fuoivditori, e difcepoli » l’ornamento delle virtù, & l’alimento de gli animi , appreftato nelle fue varie eruditioni . 22 Fecivnallorotagliato da vna falce alle radici, In morte con molti germogli eminenti, ed il titolo; NON diLerte- OMNIS MORIAR , dinotando ch'egli farebbe ne 1410 fuoi libri eternamente viffuto . Oratio lib. 3. Carm. Ode 30. di fe medefimo ; e delle fue poetiche compo- fitioni così ; Exegi monumentum are perennius, Regalique fitu Pyramidum altius : Quod non imber edax : non Aquilo impotens Poffit diruere » aut innumerabilis Annorum feriess & fuga temporura . NO N OMNIS MORIAR ; multague pars mei x Vitabit Libitinam Propertio ad Cynthiam. Ingenio Stat fine morte decns. Proper- Ed Vrbano Ottauo ad Joan. Ciampol. parlando della sie virtù così; Hanc colit Pindi chorus, Hippocrenes Phebus banc limphis alisy ve perenne Lanreis frontem redimita fertis Viuat in auum 23. Siafi quanto fi vuole rigido» e crudele l'inuer- no. L'aria distatta in falde di neue fcenda ad ingom- brarle pianure; la terra da tuttele parti dalla violenza del freddo refti in fortiffimo ghiaccio raffodata » ed impetrita; che ad ogni mado trà l’ingiurie tutte de gli elementi,l'allora conferua incorrotta» ed intatta la dua verdezza. Sant'Ilidoro lib. 18. Orig. cap. 7. Laurus S. Ifdeer a verbo laudis dita. Hanc arborem Greci daphnim vocant » quod nunquam deponat viriditatem » inde ilta potins vittores coronantur . Dunque, figurando l'alloro, coperto di neui » co'ltronco dai ghiacci » € dalle neui attorniato » gli foprapoli ; ETERNVM- QVE VIREBIT) intinuando che il gelo dellamor- * te, cla pallidezza delle ceneri non mai haurebbero pre- Aa 2 giudi- Oratie Prbane WII. 280 Virtuofo giudicato al nome sed alla gloria del.Laurentio, ben € immMOr fapendofì il detto del Proteta Pial.111. 7. In memoria ni «eterna erit 1u$tusz coi quale concorda l'Ecclefiafti- A c9 44-14. che ragionando d'huomini.pervirtà 3 e fa- Ecclefraf. pienza fegnalatisdiceva ; Conpora ipforum. tin pace fe- 4414 pultafunty & nomen corum vinit in generationem, & senerattonem . 24. Potivn ramo d'alloro nelle fiamme col cartel- * lo; ET FRAGRAT, ET.RESONAT; dirvo- lendo che dal Laurentio vfcivano accoppiate infieme, e la fragranza delle fue virtà moraliy eflend’egli vn ot- timo Sacerdote, e la fama sie grido della fua fegnalata S.Loren- Jereratura. Imprefatutta quadrante à San Lorenzo, Su che etalaua nel fuoco del martirio l'odore di fantità, e mandava le voci di giufle querele contra delbarbato Turanno:; Dem in craticula fuperpofitus vreretur ad impy(fimum iyrannam dixit; Giffatum ct iamy verfa & manduca Te. 25 E confento diben cento Scrittori , che l’al- loro non fia da i fulmini pregiudicato ; per tanto j Ti- Gio: Sa berius Cefar s dice Giouanni Saresberienfe lib. 1. de resberitfe nugis curialium cap. 13:turbatiore celo lauream.co» ronamgeftabar in capite : quia hoc genus frondis fal- Inmorte mine negetur afflari. Ne formai dunque imprefa » di Letre- “fingendo il fulmine y:che paffaua foprà l'alloro } mà 3400 no'ltoccaua , ilche dichia:a il motto; INOFFEN- X% SA PERENNAT ; dirvolendo, che il fulmine dimorte snon haurebbe pregiudicato alla fama vir- tuofa del Laurentio, che farebbe eternamente dura- ta. Quid.l,3. de Pont. Eleg: 2. Corpora debentur maftis exanguia buftis : Effugiunt flrutos nomen, hono/querrogos 5 Oecidit & Thefeus s & qui comitanit Orestem; Sed tamen in laudes vinit vterque fuas. ARANCIO Capo IV. Vando la pianta dell’arancio , frà i rigori dell’inuerno fi sfronda » non produce quell’- anno alcun frutto ; ed è pena hà talento di riuettirfi delle trondij BRVMA:EXVTA, VIX FRON.- DESCIT); diffe il Lucarini, facendone imprefa per vna vedonay che rimaritandofi reftò infeconda c fierile. Nel qualargomento potrebbe quefta rimari- tata vedouella introdufì è dire; Come arancio gentile , Che fra il rigor d’orrido inuerno , e crudo Refta sfrondato e nudo; ni Altitornar delvago Aprile, à pena Di frondeggiar non di fruttare ha lena; Tal io sbenche ritorni Vn lieto Aprile è ferenarmi i giorni , Mentre del primo Amor fpogliata, piango» Infeconda rimango . 27. Ad vna pianta d’aranci carica di fiori » e frut- . tilofteffo Lucarini diede; DIELECTAT) SA- Predica-piT:, NVTRIT), qualità che tutte quadrano al tore Predicatore. Scro enim s fcrine Arnolfo Vefcono Le- 0 ‘° ‘xouienfe; Ser. in Concil. Tutonen. Quia tria folent cxotte?ì ja Dredicatore requiri. Plenitido' fcîentia ) quetto ._ patmiil fapirz facundior eloquentia vena ecco il "RIO, delèîBat ; Janttitas conuerfationis > ecco il nurrit. a Della parola d'Iddio diceva San Bernardo Ser. 67. in S. Bernar CONO Sbmilatur cibo, qui triplici quadam eminet pi gratia» DELITIOSA AD SAPOREM); falidai AD NUTRIMENTO M; efficarad medicinam ; ; 28. Loiteflo Lucarini y ad honore di Monfignor Aretio $ ‘che dicontinuo mandaua alla luce nuoui li Virtù Ouldio 26° Vedoua fterile PIANE) FOFR VITI LO. IX. bri »figurò vna pianta d'aranci carica di varij frutti; Seritto- altri acerbetti, altri chie accoftanano alla matutità;ed re dimol altri perfettamente mattiri ; ed il titolo; DECISI vola- DV15 SVBNASCVNTVR ALII. Tanto anco auviene nella generatione de gli huominize de gli ani- mali; poiche generandofi quelti, mentre fottole vio.‘ * lenze di morte cadono quelli : le fpecie delle cofes con Succef- fuccefliua ferie vengono ad eternarfi s e il mondo con fione rinouate produttioni à mantenerlì. Quefta nonin- termefta continnatione ricercana Sant'Ambrogio ne Opere. i frutti fpirituali dell’opere buone ) perfuadendoci al COntU- terminarfi dell’vna, è concepirne, e prodirne vn'altra ; Date fiche nonfidefifta mai mai dalle virtuofe, elodeuoli produttioni; Mens, diccua egli lib. de: Noecap. 23. quando finit aliquod opus non quafi confummato S.Ambre opere finiatur , fea in alia recurrat opera, & femper 8! incrementa virtutis exerceat » ì we" 29 Ad vnapianta d’Arancio carica di fiori, c frutti il Padre Camillo Antici foprapofe il verfo; AVTVNNO INC SENO p E PRIMAVERA | ACCOGLIE. Simbolo di Maria Vergine » nella Maria», quale s’accoppiarono i fiori della virginità , coi frutti VeIZINe dellamaternità, dellaquale con molta delicatezza can- dear tòivn Dinoto; "0 Partas,Wintegritas difcordes tempore longo, Arv:ime ‘Virginis in gremio fadera pacis:babent. E San Bernardo Serm. 4. de A ffumptione. num eft; S- Bernar in quo nec prîmam fintlem vifa et è nec babere fe- do quentett>y GAVDIA MAT RIS HABENS CUM VIRGINITATIS HONORE. Maria privilegium eft, nondabitur alteri: fingulare eft yfed continuo etiam indicibile inuenitur . 30. Vna:pianta -d’arancio ripofta entro vna cap- panna, come fi ftila di fare intempo d'inuernojcol So- feal di fuori, chenon l’aggiunge co i fuoi raggi, fù introdotta à dire. PER LVI PVR VIVO; di- _; i moftrando amor perfeuerante; e frefco in lontananza Ricogne di pertona amata; ed anco affetto di gratitudine, e !ONE ricogmitione di riceuuto bene. Ins? 31. L’Abbate Giouanni Ferro, al frutto dell’aran- cio foprapole; EXPRESSA PKOBATVR, epuò inferiere là Virtù vera» la Fede s el’Amicitia » che fi fanno conotcere fràle oppreffioni » e le miferie ; enel Vero, della virtà fi tratta : Seneca lib. Cur bonis viris ‘ cap:4' Magnuses vir; fed vnde fcio yfitibi fortuna Seneca G nou dat facultarem exbibende virtutist-Opuseftad ‘UNI dI tr i i E conofce notitiam ful'experimento. Quid quifque polfer » nifi mira ‘tentando non didicit. Itaque quidamvltro fe ceffan: t}a tì * tibus malis obtulerunt, & virtuti.ituretmobfeunum ‘oecafionem per quamenitefceret quafierunt. È irà poco. Ipfis Deusconfulit quos efequam boneftif fimos cupit y quoties illis materiam preber aliguid animofe,fortitergue facierdi. Ad quam rem opus eft aliqua rerum difficultare è -Gubernatorem.in tem- peftate » inacie militemintelligas . O della fede fi ra- Fede — gioni; Iddio ne fece proua in Abraamo ; chiaman- | dolo all’anguftiffime firettezze d'vccidere , (per cor- rifpondere al divino beneplacito ) l’vnico figlio , di cuidiceua Mosè Gem.iaz0n Terrani Ness Abra- Gm3%1 bam nel qual luogo San Batilio . T'enrazum eft cor S- Bafilio Abraba, an Devmtota anima d:ligerets quando Ifa- aciuffasceft immolare; ESFenim diccua Sane Ambro gio in 8. Luc. exercitium fidei tentatrio .. O fì parli Sp dell'A micitia Valerio Maflimo lib. 4. cap.7. Sunce- > la9È 1 re fidei amici 3 pracipuèim aduerfisrebus cognofcun- Mag. ur: in quibusquicquid praffatur y totum a conftanti benevolentia proficifcitur . 32 Ai fruttidell’Arancio fù fopraferitto;PRES- _ — > SA DABVNT SVCCVM; imprefa applicabile 17208 alla virtà de itranagli checi obbliga àftillar sa no- 8° È itro B'A L'S A:M 9° Capo V. «ftro cuore l’vmot delle lagrime, e della penitenza; che peraltro nonfi diftillarebbe . Mentre Sant Agoftino era giouinettoy badaua à i paffatempi , ed a îdiportiy non offerendo al fio Dio veruna corrifpondenza ; S.Agoffi- Mà; Cum quodam die preffus ftomachi dolore: res mò ente aftuarem penè morituruss fcriue dirfe ftello ib. 1. Confefs. lib. 11: vidifti Deus meusy quo motu animi, & qua fide baprifimum Chrifti tui Dei Do- mini mei flagitani BALSAMO. Capo V... Vel'albero viene iazio: convn caltelle ; od ” da (@) vn pezzo dilvetro 3 6 di pietra s perchedalla | ferita, «nè raccoglie poi licore medicinale.y per curar ele piaghe . dl Cameratio per tanto lo-riferitce conla > feritta; VVLNERE VVENERA SANO;; (che Traua- dall’Abbate Ferto fà migliorata e tiftrettain; VVL- iglio vtile NVS OPEM; così dal mezzo al rigore s. Iddio ne : fomminiftra i frutti della clemenza, e con gli &rumen- ti ifteffi,che ferifcono, ed impiagano.apprefta la mer dicinase Jafalute. Hermano Vgonehib.1.Gemit.6. O bone terrigenum.cuStos, tutelaque mundi. Publica, fufpendit tor cui vota falus;i En tua fe mediaclementia monftratin'iraz > Quaque manu gladios » hac quoque tendis opem + €143 1b oli hl. ‘Herman Vgon è CANNA Capo VI. 34 Lla canna fronzuta » bella s verdeggiante) iodiedi; INTVS INANIS; fimbolo d’- {ppocri- Ippocrita ; che nell'apparenza efterioredimoitra gran ta cola » mà al di dentro non hà foftanza veruna 3 ed è vuoto d’ogni virtà » Ettor Pinto cap. 40 in Ezechiel. Ettor —Hypocrita fpecie exteriore virtutis-ornatar foris , Pinto intus autem a vera virtute penitus alienus &c. Non Modano altrimenti di qualiiuoglia mondano difcorre Sant Illa- S. IVarie:rio in Mate. Can. ri» Un arundine homo talis oSten- ditur » de gloria (eculisvite fuginanitate fpeciofus: ipfe autem fruftu veritatis vacuus ; exterior pla- censy & NULLVS INTERIOR. 35 Alfoftiardelvento cede lacanna s e fi piega, alla quale l’ Abbate Salarolo diede; CEDIT, NE CADAT. ll prudente. guerriero $ vedendoli mal Guerrie- atto àfoftenere impeto nemico » cede per non per- ro pru- dere. Così Antigono, figliuolo del Ré Demetrio, dente fuggendo dal nemico, diceua; Se non fagere» fed Pier li.x- vilscatem a tergo pofitam fequi. E Nicolò Picinino inprinc. {oleuadire. E meglio che gli Huomini dicano; Quì Vbbi-- Nicolò fi mife in iicuro, chè quì Nicolo rimafe rot- diente to, edisfatto . Ancoil vero vbbidiente fi piega» e cede alla volontà de Superiori , per non cadere in ve- runa colpa. 36 La canna; che fe bene è agitata da yn ventoy nonrefta però sbarbicata ò diuelta » fi ritrova coltito- Cel: lo; FIRMA LICET INFIRMA , e dimoftra coftanza di cuore» in perfona di poche forze » qual fù veduta nella Madre de i Martiri Macabei, in $. Feli- cità,in Santa Sinforofa &c. che fe bene deboli di fello» con fortezza eroica ftettero falde contra tutti gli sfor- zi de i tiranni , animando iparti delle proprie vifce- re alla dura, e magnanima fofferenza de i pauboli sed all'ottenimento della palma , e corona del Martirio. Sant Ambrogio lib. 1. de Virgin. celebra in Sant'A- nefe la fermezza inuincibile del cuore» accoppiata alla fragilità del feffo » e dell'età garzonille, così fcri- > uendo ; Hc tredecim annorum martyrium feciffe 281 traditur. Quo deteStabilior crudelitas , que nec mi- nufcule pepercit atati. Immomagna vis fidei , que etiam ab illa teftimoniura inuenit erate i Futtnein illo corpufculowalneri locus? Etqueanon habuit que ferrumreciperety habuit quo ferrum vinceret &c. Lacanna, che citendo per fe ftelfatutra debole » e mal fondata , al foftio d'ogni vento fi piega » e fi con- torce : quando pertorte lì ritroui legata ad.yna colon- naz'atl vnalbero 5 od altracofa tale y opra di quella af- fiftenza,ed effa parimenti fi mantiene ftabile , e falda. Figurandola dunquelegata ad vn palo io l’introdui adire, NON QVATIAR VLTRA. Non.altri- * menti; il cuore hunano » che per colpa della, propria Adhe- fragilità , da ogni picciol vento di leggera tentatione renza imogni:parte fuolgere fi lafcia : quando fi troui.adhe- rente al tronco della Santa Croce ,.ò pure» viua per gratia appoggiato al Redentore » da nifluna tentatio- ne farà commolfo , od abbattuto» Tomafo Stapleto- ne Dom:/26Aduent. fopra le parole di San Matteo 11.7. Arundinem vento agitatam ?-.V'tarundo co- Mass. tt lumna alligata, criueymullo vento concutitar ; fic ho- 7: mo fcagilisChrifto adherens ,nullatentatione com- T94/- mouetur . i rat Staples. 37. Alfoftiod'ogni picciol ventoy la canna, come quella che s'attiene con .debali »/,cpicciole radici alla terra,vitmmnantinenti perogni parte li rivolge, es'ag- |... girascalla quale diedi ..L'ENI PERVOLVITVR_ *_ AVRA: idea di Mondano inftabile ». mal fermo ne Inftabile {uoi proponimenti » che. ad ogm picciola occalione cangia voglia, e penliero .. Cona quale proprietàye diffimilicudine » fudal Redentore interita la coltanza immobile di Giovanni Battilta » di lui dicendo Matt. 11.7. Quid exiShis indefertum videre? Arundimem Marr. 11 vento agitatam è, nel qual luogo San Gregorio Hom. 7. 6.in Euangel. Quod videlice: nonafferendo , fed ne; S- Grego- gando intulit. Arundinemquippe, mox vt aura con." , ugericsin partem alteram infleCtit. Et quid per arun- dinemmifi carnalis animus defiznatury qui mox vi fa- uoreyvel detraîtione tangitursftatim in partem quam- libet inclinatur» Arundo ergo vento agitata Toan- nes non erat quem d ftatus fi reétitudine nulla re- rumvarietas nfl-itebar. Inquetti fenlì anco il Pa- dre Sant'Ambrogio lib. s. in Luc. cap. 7. Arundines S.Ambro fumus nulla validioris natara radice fundati. Et fi £Î lewis afpirauerit profperiorisanra fucce[]syvazo mo- tu proximos verberamassinopes ad fuffrazgandumyfa- — ciles ad nocendum. Lacanna dunque » gosì contide- Amico rata » farà idea di fallo amico » che hauendo la carità fallo mal radicata nel cuore yall'aura d’va leggeriffimo fof- petto » difpetto » od interelfe, nella contraria parte li contorce; € li piega. Pietro Cellenfe lib. 5. Epi 21. Nefcit vere amicitie naturamyqui in amore imitatur arundmem vento agitatam.. Sine profunda radice amicitia accidens est non fubSlantia » fpecies non virtus &c Simbolo d’animo patiente » e fofferente è la canna, che fcofla dal vento porta il motto; FLEC TOR, Soferen NON FRANGOR; ò veramente molte canne po- 2® fte nella corrente d'vn fiume, col titolo; FLECTI- MVR, NON FRANGIMVR » ne i quali fenfî Virgilio AEncid.10. —— Quo fatatrabuntyretrabuntque fequamur. Virgilio Quicquid erity fuperanda omnis dna feren- do eft è 38. Siritrouanole canne nel mezzo alla corrente del fiume, colcartello; ABLVIMVR , NON OB- La RVIMVR; applicabile ai Santi Martiri, i quali Maruri beriche lauati » e fommerfì nel fangue » non reftauano però vinti » ò fuperati dalla tirannica violenza. Itra- uagli mandatici da Dio» feruono parimente per in» Aa 3 ficu- Pietro Cellenfe 282 Traua- frumento dilauacro; e di mondezza, non di ruina, è glio vile d’efierminio ; Obfecro aiem e3:3911 hunc librum le» ».Mac-6. (uri funtydicelo Scrittore del liv.z,.de Macabei cap.6. 12 num:12.ne abborrefcant proprer aduerfos cafusyfed reputent ea que acciderunt, non ad interitumy fed'ad correptionem ef]e generis noStri. arie CASTAGNA Capo VII, 39 L frutto di caRagno » chiufo nel riccio fù fo- A praferitto; EXTRA SPINA TANTVM, Serio ideadeiferui d’Iddio , che nell’efterno moftrano le d'Iddio fpine, paffando la vita » in apparenza rigida , e traua- gliofa, manell’interno poi godono vna verafoauità , nel qual foggetto diffi; Cingon di quefto frutto orride (pine » Ben sì l'efterne fpoglie, Mà foaue dolcezza in feno accoglie ; Tale chi fi diftoglie Dal offequio del mondo ; e le diuine + Leggi per norma alviuerfuo prefcriuey è Lieto nel duol fenviue ; nd E fotto fcabra , erigorofa afprezza, + Gode vefa dolcezza. up Pouertà La pouertà s dice Valerio Maffimo, non hà veruna orridezza; che nel folo efternospoiche al di dentro,di Faler, fucofatoftanzayedi molti beni é feconda. Quor/um Maffimo ‘attinet, icriv'eglilib.4.cap.4. aut diuitias in prima fe- licitatis partes ant paupertatem in vltumo miferrarum fraru ponere? Cuni I illarum frons hilar:s , multis intus amaritudinibus fit referta: & hutus horridior afpettuss folidisy & certis bonis abundet . 40 ‘ Il frutto del caftagno è fpinofo ; ed orrido, fe bada alfuo riccio ; ma poi fi fà conofcere , com'- x iodiflidi lui; SVB CORTICE MITIS. Non Vita re- altrimenti la vita fpirituale ; d l’offeruanza regolare , Jigiofa aldifuori fembra e rigida ed auftera > mà chi bada al di dentro , la vede piena di ftupenda foauità . Omnis fapientia s {criue Giufto Liptio /. 1.de Conftantia cap. 12. procul intuentibus feuera, & tetrica apparet; cum propius fuccefferiss lenis , clemens reperitur, & quanon mitior s aut amicior ipfa amorum Dea. Gregorio San Gregorio Niffeno lib. de vita Moyfi, Afpera , Nijeno cr continenssdurag; debet effe exterins facerdotis vi- ta» intus auieminocculeo fuane quippiam > & dul- ce continere + i CEDRO Capo VIII. 4I Na pianta di cedri s carica di fiorie frutti , fù | V pofta conle parole DELECTANT ; ET Predica- IVVANT; idea de gli Euangelici Oratorische dilet- tore tano conlavaghezza dell’eloquenza, egiouano con l’efficaccia della dottrina. Arnolfo Lexouienfe Ser. in vtrnolf. Concil,Turon, Perfettio fcientia quaritury vt babeat Lexonien. Predicator vnd» poffit de thefauro cordis fui proferre nouay & vetera, & eraditum nonerit expettantibus explicare fermonem& fecundum perfonarum quali- tates temperare quod dixerit » vefcrar quibus debeat lac potum dare non efcam » quibus folidiorem cibum debea! miniStrare ; eloquentia defideratur è ad quid è quia ficut fi non habuerit fcientiam non babebit quid dicat » ita nifi babuerit eloquentiam » non habebit quomado dicat . 42. Perinferire, che il Cardinale Oratio Spinola» mai fempre vergine fi mantenne, nell’efequie fue fù alzata vna pianta di cedrosche per fua naturale proprie- tà, non foggiacendo al tarlo» ne alla corruttione » bi Giusto Lipfro Virgini» tà PIANTE; ET ERVTTI Lib; Ix. portauail motto; A PVTREDINE TVTA: Plinio lib, 13.cap:f. di quetta imputribile fodezza di- ceua; Materie ip/iaternitas . Itaquey& fim ulacra Plinio deorumex ea faftitarunt . Ben è però vero, che non bafta il preferuareil corpo dalla corrottelaymà l’anima © » > non meno dalle vitiofe affettioni deue conferuarfi efente ; Mulier innupta ,& virgo y diceua San Pao- I. Cor. # lo 1. Cor. 7. 34. cogita: que Domini funt s ve fit fan- 34- la corpore » & fpiritu ; nel qualluogo Pietro Abai- lardo Epift. 8. così commenta ; Corpore toto » non Pietre vno menebro » vt ad.nullam fcilicet lafciniamr in fa- Abaitare GLis , vel in ditfis-bius ‘aliguod’mémbrum declinet. Spiritu vero tunc fanta eft > quando eius mentem nec confenfus inquinat,mec fupervia inflat. LOSS 43° Monfignor Arefio ad honore di Maria, che Maris, accoppiò à i fiori della verginità il frutto della mater- Vergine nità » figurò vna pianta di Cedro ; con fiori ye frutti, © fecoda ed il motto; NOVA, ‘ET VETERA*SERVAVI €4r-7.13 TIBI; tolto dalla Canti. 7. 13: Saa Pietrodi Da- -ereT miano Ser. 3: de Nat. B. Virg. Immenfum concepit , Pierro di aternum genuit ; genitum ante fecula parturiit Pansano qui fibi'y & munus fecunditatis attulit conceptus s & decus virginitatis non abftalitrnatus. Così Pier Cri- fologo: Ser. so. Deum mulier virgineo portabat in Pier Cri templo: hinc eft quod & acquifinit honorem matris, foga. & virginitatis gloriamnonamifit . ‘ 4% “IPadre Don Arcangelo Conter , ad vn ra- mofcello di cedro; carico di fiori » nel mezzo ai quali fi vedeua il feutticino, foprapofe. NEL FIORE IL FRVETO, idea d’vn predicatoresegualimente fio- Predica- rito e fruttuofo ; ed anco idéa di NoftraSigaora ; che tore durando Vergine pura, al fiore della Verginità accop- Maria piò il’frutto del:fuo ventre » fatta Madre d’Iddio.. Vergine Que & genitricis dignitatena obtinuit y & virgina- Fee 4 : lem pudicitiam non amifit . come di lei Canta San- 3447 ta Chiefa in Concept. & Natiu. Virg. e di cui pari- menti il Beato Amedeo Hom:3. de Maria Virginita- te. Dei Verbum adijt Virgineum babitaculum, & ®- me inde prodijeclaufo Virgin:svotero » quippe qui facile “°° poffet extra Virginem corpus creare de nibilo , fa- cile potuit corpus acceptum de Virgine extra y fine. - carnis fciftone traijcere. 45 Marc'Antonio Bonciario, per figurare il col- legio dei giouani ) dei quali egli era e capo, e mae- ftro fece vn cedro carico di fiori , e frutt: s col verfo del Tafo; MENTRE: CHE SPVNTA LV, Suocee L’ALTRO MATVRA; infinuando che i giouinet- "9° tiy fe colà fi portauanoinetà acerba, conl’intelietto rozo; indi poi n'viciuano, e maturi di giudicioyedin- tendenti. Lo ftello puo/fi dire d'vnatumiglia, nella quale al valore de gliaui corrifpondono i nipoti, ei fucceffori. In queito foggetto io diffi così; Sembra d’vn nobil cedro illultre pianta Quefta d’incliti eroi ftirpe feconda ; Chedi itupendi parti ogn’hora abbonda; Sempre di noui frattella fivanta, E con lieta avuentura Mentre che fpunta l’vn l'altro matura. 46 Alcibiade Lucarini ad vn cedro carico di frutti diede; E PESO GRAVE FE 'IL FRVITO; motto ben proportionato à i Padri di famiglia» è i Fiofinoli quali i figliuoliy frutto del loro ventre , portano piùdi pero de pefo » che dicontento . Giacob Patriarca ben lo co- i Padri nobbe, cheriuolto alfuo Primogenito Rubeno è così diceua; Tu principium doloris mei s quei vetta Principium filiorum meoremyj ri ches io fteilo è dl dire, principio dei figliuoli» che principio delle mile rie, e delle fatiche paterne. Teren. Adelph. Act, 5.5c.4. Duxi vxoré è quamibi miferiam vidi! nati fly, «Alia cura : porro autem dui îîudeo illss vt put plurimum - F 4CC= n °° VI CEDRO Capo VIIA! - una Fecerem » contrivi in querundo vitamy aque ra freim meam + Tersul- E Tertulliano lib, de Nupt. cap, 4. Liberorum ama= liano —riffima voluptas, —. 47. La pianta di cedro carica di frutti col motto; NVNQVAM SPOLIATA puòferuite di ‘perfetto Perfene= efTemplare d'ognianima amica d'[ddio » che nonmai tanza depone gli habiti interni virtuofi,ed i cotumi incolpa bilie fanti; mà fempte mai d'operationi qualificate e ragguardeuoli è fecoda.InSiLuca 11,28.tono dall'[n- creata ed'incarnata fapienza non lodate quell’anime, che vna volta vdironolavace d'Lddio, ela cuftodiro» no» corrifpondendole con operationi virtuofe ; mà lodate quelle, chedi continuo hanno l'orecchio aperto ad vdire gl'infegnamenti della gratia; e di continua producendo rari , e ftupendi fruttizfi fanno conofcere Luc. 11 per piante di paradifoyperche fempre feconde; Beati 38. qui audiunt verbum, Dei y & cuftodiune illud ; nel €sietam qual luogo il Cardinale Caietano. Non dicit audie» runty & cuftodierunt , fed qui audiunt, & cuSto» diunt ; vt intelligamus folos perfeuerantes audiendoy S & cuflodiendo effe beatos.. 48. Advn cedro fpezzato perla fauerchia copia Fabbro dertiutti, diede il Lucarini; SVO SCISA. PON. del ino DERE alle quali parole confonano i verti del Tata male. Geruf.Conquittata Lib:23.ft.103... Torquato Tu DAL GRAN PESO TVO tirat Taffo al piano , : CADESTI, Argante; enon potefti aitarte + O feti parla di caduta in difgratie; Quidio 2. de Pont, Eles, 7. Pa Onidio Artibus ingenuis quefita et gloria multis ; Infeliv PERII DOTIBWS IPSE MEIS) edimoftrano alcuno che fia fabbro de fuoi mali. Di- Donna moftraaltrefi queft'imprefa » che la fecondità è dan- che mua nota; e fopra il tutto in eccellenza bene può addat- ve in par tarli è femmina » che muore in parto . i to 49 Enrico Farnefe » figurando vn ramofcello di ‘prugne s inneftato fopra vna pianta dicedro y alzò il Induftria motto ; ADERVNT NON SPERATA, poiche in virtù di quell'’innefto , quella pianta produce i frutti tanto.d’inuerno » quanto d’eftate » ed infegna che col beneficio dell’arteye dell’Induftria,l'huomosà preua- lere foprale forze ordinarie della natura + . GERRO Capo IX, 50 N huomo feroce, che non hà alcuna attitu- dine, ne-ad opere d'ingegno , ne ad alcuna dell'arti mecaniche , ma falamente riefce nel manege Guetrie» gio dell’armi, può figurarti , dice l’Abbate Don Gia- to como Certani nella pianta del Cerro} che non dà frutto alcuno; mà ben fuggerifce la materia ;à fare e le picche, e lelancie, onde le diede il motto; ROBVR Claudia» [IN ARMIS; parole di Claudiano Paneg. 1.de Land. VS Stiliconis. Così il dominio Turchefco » etcludendo l'effercitio d'ogm letteratura, nel foloy e col folo effer- citio , e maneggio dell’armi fi fonda, e s'auuantag- gia. Efendo l’armi la principale ditefa » e rinforzo delle Città,eRepubliche. Onde il Rè Teodorico ap- Caffodo- preffo Cafliodoro Var. lib. 4. Epitt.12. Propofiti no- xo Ari efty vt prouincias nobis, Deo anxiliante fubiettasy ficut ARMIS DEFENDIMYVS; ita legibus or- dinemus. Offeruandofi anco perinfallibile , e certif- uAriffore= fima regola; Eos qui Domini funt armorumy effe Do- le minos Status reipublice. Dottrina d'Ariftorele lib.7. Politic.cap. 9. prodotta da Pietro Gregorio de Re- pub. lib.22,cap.11, num.I. " -NON' REVERESCET; tale ilbuon Religiofo, ed a 283 CIPRESSO Capo X. sI S Eruî il Cipreffo ad inferire eternità di fama, fegnato col motto; SEMPER HONOS, Virtù NOMENQVE TVVMptolto da Quidiosche feriffe; MO SEMPER HONOS» NOMENZQIE Guidio TUVM ) laudefque manebunt. | > Heroum gloria immartalisy diccua vn Filofofb ; ed Euripide Here. Furen. Fortinm laborum. virtutes Mortuis etiam decus, E Pindaro 1/2m. 5. diceua » Non obliterari prolixum laborem virorum. 52 Molto belloè ilcipreffo da vederli, mà del tutto fterile è ed infecondo; però fù chi gli diede; PVLCHRA COMA, NIHIL ALIVD, appli- cabile ‘all’Ippocrita; bello nell'apparenza è mà fterile Ippocri- d'operationi virtuofe. L’Alciati Embl.199. ta Pulchra coma eS » pulchro digeftaque ordine diari» frondes» ) Sed fruétus nullos bec coma pulchra gerit. Focione, riferito da Plutarco in 4 pophteg. mentre Leoftene Oratore con molta facondia ; ed.alte pro- meffeinuitauà gli Ateniefì alla guerra » dille; Eius Plutarco ‘orationem cupreffis effe fimilem > que cummpulchra finty& procera, nullumtamen fruétum ferunt, 53 Al cipreffo tagliato è mezz’ iltranco quadra; Euripide Pindaro Xx anco il Penitente » hauendo vana volta ftaccato da fele Religio affettioni del (ecolo, ò delmondo , non deue permet- Ra tere, che mai più rigermoglino nel fuo cuore. Honor. Pepitag- in cap.1. Cant, Sicut cypreffas recifa non reuirefcit : ita ip(i(ccligiotì ) nunguam fecularia repec unt. 54. Alcipreffoy con la falce in atto di tagliar qual- che fuo ramo io diedi; NEC DAMNA REPA- K_ RAT VSQVAM ; ò pure; IRREPARABILI Virgini- DAMNO ; tale appunto è quello della Virginità con- tì pesdu- taminata. Quidio Epift.5. - ui Onorio Nullareparabilis arte Osidio Lefa pudicitia e$t , deperit illa femel. E Seneca in Agamem. AR. 2, Redire s cum perit , nefcit pudor , Seneca Oratio direbbe » che tale fia il pregiudicio » che ne Morte reca la morte ; Ondelib.4. Carmin. Ode 7. Dampa tamen celeres.reparant celeftia luna; Orazio Nos »bi decidimus, * Quo pius feneas squo Tullus diuesy & Ancus, Puluis y € vmbra fumus, 55 Quantunque tì ftacchino dal natiuo Melo i tralci delle viti sò fiai rami di pomoypeto, falcio , ò d'altre piante , inneftandoti fopra alerralberi , ò pian- tandotì di nuouo in terra ; allignano , rigermoglia- noe prolongano telicementela vita, ne i quali tenti Giobbe 14. 7. Lignum habet fpem: fi precifum fue 1h 14.7. rit, rurfumvirefcit y & rami eius pullulane, Mà fe dall'albero di cipreffo è diltaccato vnramo » ben può ditperata , e irreparabilmente deplorarti ettinto; e te- ner ilmotto; RECISVS PEREO Impreta del P. Pecca- D. Arcangelo Conter sche infegna»come l’anima fe- tore parandoti dalla gratia » ed amicitia d'Iddio y foggiace alla vera morte ; già chescome diceua il Padre $.Gre- gorio; /mbra mortiseft quacaro feparatur ab qni- S- Grege- ma, & vera mors eft quaanima feparatur à Deo. rio Cosi quel miferabile » che fe medelimo difgiunge dal grembo di Santa Chiefa Cattolica’, condannate me- Eretico detimo à certa perditione. San Cipriano contra Noua- tianum Quifguis ille eft » && qualifcunque e$t Chri- S.Cipria» Stianas g nonefty quiin Christi Ecclefianon di Ta- no ec 284 Eter le, & Philofophiam, vel eloquentiam fuam fu- perbis ugeibus predicet yquinec fraternam charita- tem , nebeccleftafticam vnitatem tennit; etiam quod prius fuerat amifit » n. COTOGNO, Gapo, XI... / a ia i, Rancefco Sforza yche fù poi Duca di Milano » 6 Virtù a ); F ‘alzò per fua imprefa alcuni frutti di cotogno » col motto ; FRAGRANTIA DVRANT) e di- è moftra » che l’opereeroiche sie qualificate è confer- uano per longo volger di.rempi l'odore pretiofo della lor fama &c. Con fimile metafora furono dallo Spiri- to Santocelebrati i. meriti, ele virtà del Re Giofia; Ecclefia/- |Memorialofia'intompofitionem odoris fatta ; Eccle- 49.1. :fiaftic. 49.1: Scrittura che al parere del Padre Corne- lio è Lapide può accomodarfi a 'ciafcun Santo, l'opre del quale fpargendo d’intorno aromatica; e pretiofa fragranza, durano, e dureranno ; con la duratione Cornelio. d'vnmondo ..Iofiaseft quisisvir fanttus, & zela- è Lapide tor honoris diuini squi aceruum vittutum » quafi thy- miamas fibi mifcet 3 & componity tuus proinde me- moria » & gloria, longe, lategue fpargituxy &-pe- renna. TO l a 57: Gli Accademici Ripofti di Cologna; pet im- Virtì »prefa generale hebbero trè mele cotogne colmotto; nafcofta INCLVSA POTENTIVS HALANT } così le virtù nonvantate se nafcofte fotto modefto filentio, olezzano più foauemente. Così Giouanni dallo ftaf- Ritira- fene chiufo ne ideferti obbligava i popoli adammi- tezza rare tanta fantità y del quale San Nilo in Afcetico. Sì Nilo Ioannes quidem Baptifta in folitudine verfabatur; & cinitates 1ipfe cum hominibus ad eum confluebant; & qui fericis veStibus induebarury ad Zona pelliceafpe- ci aculum concurrebant. E frà poco conchiude così; Fugiamus ciuitatum, & vicorum celebritatess vt qui in cinitatibus » & vicis habitants ad nòs concurrant: amemus folitudines , vt qui nos în prefentia fugiunty ad nos pelliciamus. Non altrimenti Sant'Antioco S-.Antio- Homil. 102. Quemadmodum Virgo interim dum cu- co Sodicur , mulus quiexterni funt in defiderio eft; ita Monachus tantifper extorris dum viuit a ciuitate & publico alienussmagno in bonore haberur apud Deumy & Angelos; quin & hominum ore celebratur. ELLERA Capo XII. 3 [ Ingrati- fi follevò da terra; che però ben le diede il Padre Cer- tudine ani; PORTANTEM PERIMIT; Plutar. in A- poph. 77 bedera adharens arborum ramis, ope alie- na in altum crigitur; fic obfcuri, confuetudine poten- tumcrefcuntdeinde prefocant eossa quibus funt ene- fti in altum. Nel libro de Giudici non tantofto da Dea d’animo ingrato él’ellera che hà conle tutte le piante congregate infieme ; l'arbofcello di fpi- « no tuù eletto per ré } che immantinenti , condannò al Isdic. 9. tuoco i cedri del Monte Libano; Egrediatur ignis de 15. Rhamno ,& deuoret cedros Libani. ludic.9. 15. Mà fe lo fpino , da i Cedri non meno ; che da gli altri al- beriera ftato fauorito , e folleuato alregno ; Dixerunt omnia ligna ad Rhamnum : Veni, & jmpera fuper eum. 14. nos; num. 14. per qual ragione follecitare de i Cedri la diftruttione ela ruma? Rifponde opportunamente la Gloffa, che tale appunto eil vitio de gl'indegni , che vedendofi promofli à grado chenon meritauano s non fannoriconofcere il benefattore » che col follecitare le Glofa diluioffefe s elediltruttioni. Per Rbamnum fignifi- î ,puraycoifuoiam fuc violenze difleccata la pianta; col cui tauore è. PIANTE; E FRVTTII!Lib. IX. ©“ cantur homines indigeni promotiones qui gr4uitér pun- gune , & îgnem diffenfionis emittunt , quo‘ promoto- res fui dettuuntur. È DIZAPBRI9 A — 59 Cometf'ellerasabbracciandofi almuro, lo get- taaterra,e comediffe il Bargagli; AMPLECTEN- —— DO PROSTERNIT;‘nonaltrimenti la donna im- Feminz pleffi atterrai folli amanti 1 Noua- lafciua rin. Aque num. 77." i gia Enecat amplexy ferpensbadera arborisalte Quo fujtinetur Stipitemi Sic & amica procax5 Hederaformofior alba ,° Lentis adheréns brachijs> i QuemfemelamplexaeSt, lafciuo occidit amore» Sugensopes, & fanguinem. gt: Lo ftefio pregiudicio riconobbe San Nilo Orat.7. all'animenottre recito dalwitio della vanigloriajopra Vanaglo di cui fono i meriti delle virtù infiacchitiy ed atterrati; M8 Hedera fic arboresm complettitar » vt cum altiusfe fe fuftulerits radicem eius arefaciat . Inanis gloria fic iuxta virtutes nafcitur, vt non recedar » priufquam vim illarum exciderit. i 60 Gliaffetti d’vn anima contemplatiua,tutta in- tenta al Crocififfo futono da Bartolomeo Rofli fi- ? gurati nell’ellera'’, auuiticciata altronco 3 ed il motto; Comte: NVNQVAM DIVELLAR. Net qual fenfo hora P'Î5U° San Paolo Rom.8.3 5. !QWis mos feparabit è Charitare Rom-8.3$ Chriftr?® Tribulario ? an'dinguftia è anfames ? an nu- ditas ? an periculum? an perfecutio? an gladius? Cer- tusfum quii neque .morss neque vita , neque angeli &c'neque creatura alia poter nos feparare & chari- tate Dei ; ed hora la facra Spofa Cant. 3. 4 T'einisi C@95-3-4. eum ynec:dimittam infinvandoci di viuere così ftret- tamente annodata al fuo Signore, che non la ceda all’edere riftrette à i tronchi : rifoluta,prima di lafciare la caduca vitay che il fuo diuino Amante; che con que- fta metafora per appunto il Padre Ermanno Vgone lib, 2. Eleg.:12. fpiega i defiderij di queft'anima , dicendo . l O:mea lux » video s te nunc video, mea vita ; Erman» «Inuolo in amplexus » fponfe repertetuos. . Vgome Iamque egoteteneo , neque per vaga compita quaram.» Ludibvium » vigili notte futura gregi. O mea fi geminis mutentur brachia vinclis, Atquemanus manicis , compedibafque pedes. Quamte complicitisimea lux ampletterer vlnisy «Arttius amplexuvitisy & vlme tuo, Arttius anguipedum manibus pedibufque be- derarum 3 Queisobit annofasherba marita domos + 61 Peridea di vedoua y che conferua tenacemen- te l'affetto verfo l'eftinto fuo conforte 3 Monfignor Aretio fece l’ellera auuiticciata ad vn tronco arido s e Amor fpezzato col titolo; NEQVE MORS SEPARA- coftante BIT, tolto da San Paolo nel luogo hor hora citato + Quis nos feparabit a Charitate Chrifti? Neque mors &c. Propertio lib.2. {piegò quefte tenerezze d'affetti ; Terra prius falfo partudeludet arantes , | Et citiusmagnos fol agitabit equos : Quam poffim no$tros alio transferre calores Huius ero viuns » mortuus huius ero . 62 L’ellera auuiticciata advntronco » conla ferit- ta ; NEC RECISA RECEDIT dimottra pertì- Perfilten ftenza; ò tia oftinatione . Il Padre Sant'Afterio Hom. 23... 3. riconofce quefta tenace adherenza nel vitio dell'A- agi uaritia; Zuaritne morbus huiufmodi malumefts vt °° per vix vaquane co liberari polfîs. & quemadmodum bac Jemper virensy atque frondens hedera , adfitas irre- pens arbores» validè circummuoluitur , & adbaret ; ac ue ramis quidem fatifcentibus y que cfaisane its BI IG Luigi Nonarift» S. Nilo Propertio IE.d I ETR/a Capo!XILA * dity nifiquis'flexusifioss & anguineos quali gyros ferro fecet: inanec auari mentem » fise rmuenis hic 3 fine fenex m libertatem facilè vindicaris s-nifi fobrio prudentique confilio » velut machera , morbum di- fcideris. va 63. Dipendenza dall'altrui foftegno, protettione, ed aiuto dimoftra l'ellera appoggiata ad yn alberoycol titolo; VIX NATA S$VSTINEOR $ effetti sche Dauide proteltò di riconofcere in fe fteffo pratticati dalla bontà d’Iddto, dalla cui infinita prouidenza per fino dal primo inttante de i fuoi natali egli fù accolto, e foftentato. Quindi hora nel Sal. 21.11. iua dicen- P/al.21. do; Inte proiectus fumex vtero:de ventre matris ul mex Deusmeusestuy dir volendoypiega San Bafilio; S. Bafilio Cum effem ad vberamatris,fpes mea a prouidentiatua Pfal.138 dependit; ed horahel Salmo 138. 13. Sufcepiftime " devteromatrismee ,edélo ituito che il dire ;femper S. Bafilio obfepimiSti , prowidiftisac mumizifti me à prima eta- tes& inde a cunabulis meis, interpreta San Bafilio; Teodorere ò come piace à Teodoreto. Tu mihi ess W pedazo- gus, qgubernator,& preceptor,& cum primumex* vulua exiutytua prouidentia perfrumtas fun 64 Nei funerali del Duca Victorio Amedeo di Sauoia s con l’Imprefa d’vnellera, auuiticciata ad vn albero morto il Padre Luigi Giuglaris rapprefentò Pamore, & volontà di Madama Reale, ftabile » e per- Aiuto Amor manente verfo il fuo Spoto defontosdandole il motto; ‘coftante VINCTI PEREVNT, SED VINCLA PERENNANT; Nél qual propofito aleri in- troduffe l'ellera à dire ;. ET ARIDA TECVM. In queft’argomento é tutto fimpatico l’ Emblema 160. dell’Alciatiyd’vna vite appoggiata ad va olmo arido, mente di pregiudicarlo. QuindyCatone ; Sermonesblandoss blefofque canere:memento : tone i Simplicitas veri forma eft; fraus fiftaloquendi.. Mì l'Alciati , del quale fono le parole Emblema 204. Tettera- }'applica à i Letterati i quali fono pallidi,c macilen- to ti perle fatiche de gli ftud:j, e verdeggianti per la du- reuolezza della fama; NES i Alciasi Pallefcunt ftudijs : laus diuturna viuet. 66 Dimoftròdipendenza dall’altrui virtà ,evalo- re; chi figurò fe medelimo nell’ellera in atto d’inalzarfì Dipen- d’intorno ad vna piramide, col cartello; T.E STAN- denza TE VIREBO; è come differo Altri, facendola ap- poggiata ad vn muro , ò più propriamente ad vna \ pianta » col titolo; SE VIVET VIVAM.: DelRé 4.Reg.12 Gioas afferifconole facre Scritture 4: Reég.12. 2; Fe Za citq; Ioasrettum coram Domino cuntHis diebus; qui- i ° busdocnitenmIoiadaSacerdos.. Si che viuendo quel buon Sacerdote, ed adherendo:Gioas è i fuoi fanti configlisla pietà » lafedè , ela religione comparuero inquel Réye verdeggianti, e belle; mà quando fotto i colpi di mortescadde il buon Sacerdote ; mancando à Gioasycome advnellera il vigorofo fottegno » trab- boccò immantinenti nell’idolatria » nell apoftatia , ne gli homicidi) » nei facrileg:j &c. Alfonto Toftato Queft.1.in c. 12. lib. 4.Reg. Quia Loszdaerat cultor Dei magnusy fece ve Rex toto tempore (no coleret Deum -& quia dicitur omnibus diebuss quibus docutt eum Ioiada; innaiturs quod mortuo Iorada malus fuerit 5 verum cli» quia declinanie ad idola in tan- Toftas. 285 tum,viiuTvi occili Zachariav filinm 1oiade, quia increpabat eum 67 Si ritrova l'ellera alle radici d'vma piramide, col cartellone ; VT ERIGAR, ed inferifee che il Impara difcepolo » bramofo d’approfirtarfi, deve adheriseà re gl'infegnamenti » e direttione del Macttro . Seneca Epilt.94. Imbecillioribus ingentjs neceffe eft aliquene Senaca preire: Hoc vitahis hoc facies. E frà poco . Pueri ad prefcriptum difcunt: digiti ilorum tenentur y & aliena manu per licterarum fimulacra ducuntnr: dein- de imitari inbentur propofita, & ad illa reformare chirographum : fic animus nofter» dum eruditur ad _ preferiptum, insatur. Cicerone lib. 1.Offic. Ineun- icerone, tisetatis infcitia, fenumconftiruenday@& regenda pru- dentia e$t. ‘Nella qual materia; il nobile, e gran Mae- ) ftro della vita fpirituale San Bafilio tra&. de abdicati rerum. £cerrimain omnes partes animi circumfpe- S. Bafilie Ctione operam datosvt aliquem tihi virum inueniasy quem in omnibus deinceps delete tibi vita fiudijsy certiffimum'ducem fequareyciufmodiquey qui reftum iter ad Deumyvolentibus pergere fciatcommonftrare; e dopòlui Caffiano Coll.2, cap.11. Senioram veftigia C2/ffane è fubfeguentes, neque'agere quidquam noui yneque di- fcere no$tro iudicio prefumamus» fed quemadmodum nosyvel traditio illoram , vel vita probitas informa- rit gradiamar. 68. Lagiouentù è fimile all’ellera, cioè neceffito- i {a di Maeftro, che con l'educatione è ed aiuto l'indi- Educ2- > rizziyela foftenti; ilche dichiara il motto ydatoall’el UONE + lera, pofta vicina ad vna pitamide; VT. RECTA —< SVSTINEAR. Ildocumento è del Beato Loren- zo Giuftiniano de Catto Connub. cap. 3. il quale ad vn tenero, e tragile arbofcello, qual appunto è l'ellera» paragona la giouentù ; facilea languire.y ed è cader a terra» quando dall’altrini prudente configlio non fia aiutata,e foftenuta; Iucipientes namque stamquam Lorenzo» nouelle plantationes,ex A&gypri diuulfe nemores quo- Giuftin. niam proni funtredire ad Ilisquereliqueruntiin figa culo, velut delicati, debilesye& minus capacessper ho- minem dirigendi funt. Anco l’anima noftra, fenza 31% l'aiuto della gratia affiftente non può reggertà , medo- Gratia ftenerfi; chesciò fia vero,quand'Iddio vn po'poco.s'al. lontanò dal Ré Dauide y egli immantinentiavuilito cadde. Auertifti faciemtuama mes & faltus fum Pf. 29. 8, conturbatus.-Plat. 29.8, n° meg 69 Imoceafione didue di{putanti3 ferue l'ellera» È & l'alloro ; i quali frucati infieme , partorifcono fiam. Difpute me , ilche dichiara il motto:jî ALTRITV FbAM MESCVNT ; ne: folamente -difputando fpargono intorno fiamme di chiare dottrinè , ‘e.luminoli raggi , cicM digloria; mà talvolta ancora: fiamme di tdegnizdio-.>ruin7 dij, edi tumulti. Giufto Lipiio de vna Religione; #0 a8: > Conteutiofa, aut curiofa feripria»fattionim!fapècauf; Gas * fan & fomentum » rin. ; calle v ada turpe o3 70. L'ellera gche abbraceiando fuffoca; edapipri | “| "* me vnalberos fù.tolta per.corpad’Emblemasa dimor + + ftrare che larmaluagità.; ed cloquenza. d'vavizioto Auuoct Oratore volgeuà,e pregauazi male glianimi de i (Giur t0 viuo- dici col titolo; IMPROBITAS= SVBIGIT» REC-!° TVM. Ciò ben conobbe Altforifo Ré d'Aragona) quale intendendo che vacerto Erancefe,lafcivndo Par- te seproteffione {ua della medicina serà dato ad au» uocar lecaufe, ed'etlendo.viuaciirmo d'ingegno,em- i piua di.fofifmii cerbunalt ;; bllunz foro probibuio yi der Anton. È creto edito, vt omnis lis, quam Gallus parronus fufei: Panerm, peretsipfo inre baberetunmigquay & iniufta. Pahorm. lib.4. cap:38. gruibiii mimzi i 71 Vnatazzadilegno d'elleras chedi {va natu- ralezza trattiene folamente.ilivin puro » e ne fa trape- lar fuori per.i.fuoi poroliimeati l'acqua ,. dà rn co ] dinLio 286 colmottodi Virgilio; EXVibAa! INVTILIS HVMOR; talechientra nella folitudine , od anco Religio» nella religione » efclude da fe le freddezze 3 edivitij, ne che per forte g''ingombrauano il feno e conferua più che mai puro nel cuore il teruore dello Spirito. Précipe Quadra anco l’imprefa a Prencipe giufto» che con efi- giuito glij, e morti fgombrada i fuoi itati i mali humori y che tali fono gli huomini facinorofi. Di quefto ap- Pron.25. punto fauellò il Sauio Prou. 25. v.4. & g. Auferru- 4. biginem de argento , & egredietur vas purifemum » Aufer impietatem de vultu Regis s & firmabitur iu- Slitiathronus eius : cioè come traducono gli Settanta; Interfice impios 4 facie Regis , & retta procedet in iuftitia thronus eius. La onde Atalarico Rè, riferi- Calficde- toda Caffiodorolib. 6. Epift. 2. così; Regnum iure n dicitur integerrimum , fi nufquam fuerit imminutum Hoc fieri pote/t cum vndique fubmouetar effranata licentia , nec datur aufus menti malignè fub abomina- bili libertate peccare . ‘ 72 Perdimoftrare che San Carlo, intento alla I contemplatione del Crocififfo » sauuanzaua molto platione nella perfettione , il Rofli figurò l’ellera attorniata ad Aiuto vnpalocon; INNIXA SVRSVM; del quale con. Elemofi- cetto Sant'Antonio di Padoa 17 cap 4 Ione ti valle Mero perinfegnare chela perfona opulinta » col mezzo dei poueri da lei abbracciati, può folleuarià molti meriti + S. Anto- Hederay que in altam per fe elenari non poieît , fed mio diPa» alicuius inberens ramis arboris altiora petit » figni- doa ficat diuitem buius mundi, quinon per fe s fed pau- perum eleemofinis, quafi quibufdam brachys in ca- Inm eleuatur 73 Benche V’elleranon fia coltivata s ne accarez- zata » anzi {prezzeuolmente trafcurata , ad ogni mo- do è marauiglia sauvanza; NEGLECTA VIRE- Colpa SCIT ; talela colpa » ela malitia, ed ogni diffetto ; leggera che in apparenza fembraleggero » ed È trafcurato » non fì può dire quanto crefca » e s'auuanzi. Eraclio non fece conto della fetta Maometana ; che pullulò à fuoi tempi c trafcurando di detertarla » come hau- rebbe potuto » crebbe poiin immento; lo fteito an- co può dirti de i pefliter:dogmi di Lutero, e Caluino, che dalle fopratedenze, e da gl’inzerim riccuettero orribili aumenti, FICO Capo XIII. 74 Vett’albero fù introdotto è dire; F L O- RES MEI ERVCTVS), imprefa Maria, quadr.uieà Maria Vergine » nella quale il fiore della Vergine, Virginità riutcì parimenti. frutto di maternità . Con- e fecoda wenfi ancora à perfona y che fia più di fatti » che di pie parole; ed à Predicatore » che fi diporti più da huomo tuofo Veramente Apotftolico , che da vn Accademico nel ._; Qual fogetto infegnaua San Girolamo ad Nepotian. S-Girola- ep. 2. Docente tein Ecclefta s non clamor populi , fed me gemutus fufcitetur © lacrime anditorum laudes tua Sint. Verba foluere y & celeritate dicendi apud im» peritum vulgus admirationem fui facere yindottorum hominum eft . 75 Monfignor Arefîos per San Silueftro Papa » ul tempo del quale ceffarono le perfecutioni , e comin» S. Silue- ciò la quiete di Santa Chiefa » figurò la pianta del fico {tro germogliante;colcattello; PROPE EST ESTAS, ipiegando i fuoi denti così ; Delabella ftagion certo foriero Frà l'altre piante fi dimoftra il fico &ec. E fù alla Chicta di vicina pace Di Silueftro il fiorit fegno verace. si Imprefa che può feruire all'elemolimiere, al quale all 1XX. Contem Erefia Paolo vfrefio PIANTE, ET FRVTTI Lib. IX. hora s'auuicina l'ettate , cioè la chiarezza della celefte Elemofi- gloria , quand’egli produce copioli frutti all’altrui foc- Pieve corfo ; onde San Nilo Parzn. 82. Si vis marmumtua- 5. Nilo rum labores diuinos y & non terrenos fieri: quedam €x js communicabis cum egentibus . 76 Ilficofaluatico ) crefcendo vicino à i muri gli fpezza; INGENTIA MARMORA FINDIT; dè pure; ET.DVRISSIMA FINDIT; e non altri- Libidine menti da gli affetti della libidine i cuori più faldi s e più generoli reftano fuperati. Nel qual propofito diffe molto bene vn Antico ; + MVLIER BLANDA & bella etiam SI- LICEVM EMOLLIT ANIMYM Corporisrobury virefque animi libido effeminat Molti» fcriue S. Cipriano, ftettero faldise fuperarono con cuor inuittola crudeltà de i tiranni , l’ofcurità del- le carceri» la ferocità de i carnefici, tutti gli affalti e le minaccie della morte; mà poi affaliti dalla fragilità donnefcasquei cuori di diamante » come fe follero must. vetro » rimafero fpezzati econquaffati. Quante o S-Cipria quales - poft confeffionum, vittoriarumque calcata "* certamina : poft magnalia, & figna» vel mirabilia vfquequague monjirata nofcuntur cum his omnibus naufragaffe è Quaatos leones domuit vna muliebris infirmitas delicata , que cum fit vilis & mifera de magnis efficit predam; lib. de fingul. Cleric. Quin- di san Girolamo ; riflettendo nelle perfone d'vn Da- utde Santiffimo » d’vn Sanfone fortiffimo » d’yn Sa- lomone fapientiffimo, mà però tutti fuperati nel ci- mento delia voluttà fenfuale, Epift. 2. configliaua Ne- potiano è follecitare l’interna fua mondezza » e ficu- rezza» col tener da fe lontano il (uggeftiuo di tan- t mali è fcriuendo ; Hofpitiolum tuum» aut raro, aut nunquam muliersm pedesterant ; Omnes puellas & virgines Chrifti ant equaliter ignora» aut aquali- ter dilize. Ne fubeodemtetto manfites , necin pre- terita caltitate confidas. Nec SantHor Dauid nec Sampfone forcior , nec Salomone potes effe fapien- tior ce. 77 Simbolo di profitto, c d'auuanzamento èla _— pianta del fico » la quale , quanto più inuecchia , tan- Profitto to di frutti più abbonda, e porta il motto; SENE- CTVTE FOECVNDIOR. San Gregorio Nazianzeno Sentent. lib. 1. Operanda cuique femper eft falus fuay Gregorio Sedidrequirit terminus vite magis » Nezioi E San Pafcafio in P{al. 44. Perfettior, & pretiofior 5. Pafea- Semper effe deber finis vira > quamprincipium. Sant- fi Ambrogio ed effo pure lib. 1. Hexaemer. cap. 8 at- ferma che nel tempo della vecchiaia l'anima riefca di virtuofi frutti più copiofa » e più feconda, Senelfus S. Ambre ipfa in bonis moribus dulcior » in confilys viilor , ad gie conftantiam fubeunde mortis paratior, adreprimen- das libidines firmior . 1 78 Miparueil fico idea di cuore ingrato» poiche Ingrato vanto più s'inaffiaytanto più deteriora » ciò che dice ima IRRIGATIONE DETERIOR, el'in x. fegna Teotraftolib.2.cap.8. Dumrigaturs deteriorem Teofrafo fruttum facit. Francefco Mendoza conliderando le parole di Giob 24. 13-Ipfi fucrunt rebelles lumini y Iob_ 24» così le fpiega. Quia quo maior diuine bencficentie 33- Splendor illos illuftrabat yeo ipfi in maiores fe fiagi- pini tiorum tenebras compingebant. E Sant Ambrogio lib. ‘*9£34 2.Interpell. in Lob cap. s. Magna illecebra delinquen- 8.Ambro dieftrerum affluentia fecundarum : fupinat, excellit, gio obliuionem anétoris infundit. 79 Ilfrutto delficoynone bello è vederfìs anzi e di più egli é(cabrorugolo &c. per tanto Don Arcas= gelo Conter gli foprapote; DVLCOREM , NON SPECIEM douendoli ben ifpello ne gli huomiai più S.Girola ST F;ITC (07 AEApò XIIM ANI Viftù in più apprezzare l'interno della virtà loro , che l'efter- corpo — nefattezze y ed apparenze » che però Euripide hora brutto diceua; Euripide Animus fpeltandus eSt: nihil pulchritudo Iunaty cum quis mente non bonam habet. Ed hora; Deformis fim potiussquane pulcher, &malus. Tale ed Efopo » e Socrate ye Diogene erano d’afpet- to » anzi che nò » diffettafo » e Moftruofo » e pure fotto ruuida corteccia teneuano vno fpirito nobili(- fimo, virtuofifimo. Ariftotele era picciolo, gibbo» * fo balbutiente , deforme, e pure dotato d’ingegno +. perfpicaciflimo,e di fapienza à marauiglia eccellente. FRASSINO Capo XIV. A' il Fraffîno quefta proprietà » e Plinio ne lo ricorda lib.16. cap.13.» chesì fattamente Preséza conl'ombrafua nuoce alle ferpi,chele aftringe à fug- di buono girfene conogni poffibile celeritàye preftezza. Dun- i que eftigiato con le ferpi difcoftese fuggitiue, hebbe ; STANT PROCVL AB VMBRA; nonaltrimen- tigliabufii viti], e le colpe, s'allontanano da quel luo- go» quelitroua prefente perfona di fegnalata virtù» fantità, e rigguardeuolezza . Seneca Bpitt.r 1. Magna pars peccatorum tollitar; fi peccaturis teStis affiftat. Aliquem habeat antmuss quem vereatur , cuius au- Éoritate ettam fecretum fuum fanétius faciat. 81 Conriflefto alla medelima proprietà il Padre Abbate Certani al fraffino y dalla cutombra fuggiua- Prenci- no lefetpi diede è VIRVEENTO VIRVS:y ed il pe giufto Padre Luigi Giuglaris; NOCENTIBVS NOXIA, imprefe figuratiue di Prencipe giufto;e pio, che fcac- cia dalle fue prouincie, eregni glihuomini facino- rolisgli empi » e gli nemici della Santa Fede, edellà Religione Cattolica. Dauidedi:fe medelimo prote- Pfal.100 ftaua d’effere ftato promoflo al Regno; 1772 di/per- s. devem de Cinitate Domini omnes operantes iniquita= tem. Pfal, 100. 8. Giofiay dalle diwine Scritture è ce- 4.Reg.23» lebrato perche; Delezir arufpicessquos pofuerant Re- : ges Iuda ad facrificandum- & efferri fecit lucum de domo Domini foras- DeStruxit quoque edicuias effe- minatorum &c. Conciò che più diffufamente è ferit= to 4.Reg.27.ànum.s: &c. Similmente Maria figliuo- la d’Enrico Ottauo Ré d'Inghilterra, & fpofata è Fi- lippo IL Ré di ragni yapena fù fublimata alla coro- n na; che fcacciò dal Regno ben trenta milla eretici. Fi- i lippo III. fcaccià dalla Spagna infinite fchiere di Mori, Sifto V. purgòtutte le fue prowincie da i fica- ri, edai banditi &c. Quadra parimenti l Imprefa ad S. Croce honore del facro legno della Croce » dalla cutombras come da quella d’vn fraffino, offefes e {pauentate fug- gonole liuide , e velenofe ferpi dell'interno; nel qual argomento Santa Chiefa ; Ecce crucem Domini » fu- gite partes aduerfe . San Macario Homil.47. ricono- i icendo nella verga di Mosè vna figura della Croccyco- S. Maca- sì fauella; Z°trga Moyfis duplicem gerebat imaginem; a nam boftibus occurrebat vt ferpens mordensyenecansi at Ifraelitis erat vice baculi, quo nitebantur. Sic etiam verum fignum crucisy boStium quidem fpiri- tunm nequitie mors eSt» animarum veronoftrarum baculus. San Giouanni Crifoftomo in Pfalm. 109. Gio: Cri- della Croce feriue ; Ea demones vicifcitur , ca tollie Soffomo morbos anima; eaeftarmatura inuittay ea murusm= expugnabilis ; ca eft munimentum infuperabiles que non folura barbararum irruptiones » & incurfiones hoftinm»fed ipforum etiam immanium demonum pha- langes perrumpit. $2 Ilfraffino, dalla cui vicinanza ftanno fugate 80 Seneca 28 le terpis col motto ; VENENOSA. REPELLIT PresEza dimoftra s che la prefenza d'vn huomo di virtà fcac- di giufto cia da i fuoi proffini ogni differtoy ed errore . Seneca Epift.47. Quidamcenent tecumyquia digni funt; qui. Seneca damwtfint. Siquidenim inullis ex fordida conuer- Satione feruile eSt, honeffiorum conuittus excuttet.. Così il tronco della Santa Croce mette in fuga i vele- nofi mottri dell'inferno . Leone Imperatore Orati de exaltat. Crucis. Z7iolenter quidem perfecutor mein- Leone Im fecutuseft : fed ab omni impera cohibitus efty terribili perasore quodamobflaculo obietto : vidit dininamarmaturam, & concidit ipotentia- Vidit regium (ceprrum tmpius ille Geniusy & borrore perfufus yin fummas anguftias detreufus eft, 83. Monfignor Arefio,alle ferpi,che fuggono dal fraflino diede ; .FVGE PRASIDIVM QV&- Fuga RVNT, rifolutionemolto opportuna, maffime con- tra 1fuggeftiui della libidine. Sant Agoftino; Cum S.4goffi- cetera vicia pugnando vinci foleant » fola libido eft, no qua fagienda potinss quam pugnando fuperatur . Ne folamente da i Santi Padri madai Profani, e da i Poeti ancora fù fuggerito quefto configlio , € frà gli altri da Giulio Giacinto Ronconi: nel Îib. 2. delle fue Rime, Fuggiam » mio cor, fuggiamo L’afpetto di coftei , chè si pofente Ad affalir ne viene. Gli ftraliy e le catene : Del’aureo guardo, e del bel crin lucente Non han, chi lor refifta, Fuggiam » fuggiam la vifta Disirara beltà, fe non vogliamo Debellati reftar ; che folo» ocore è Con Partico pugnar fi vince Amore» GELSO MORO Capo XV. 84 @ Cipione Bargagli alla pianta di gelfo diede; S SERO FLORET, CITO MATVRAT, imprefa confacente à chi tardi fi conuerte,mà poi pre- Ladron fto producei frutti di fantità, quale fù il felice Ladro- bueno ne. Giouanni Dadreo tie. opporrunitas così, M074S Gio: Da- nowi/fima omnium germinat, & tamen purte mterpri- dres mas: ita qui tempus idoneum opperiuntur rei confi- ciende, etiam fi ferius ceperintyramen maturius cone ciunt. 8s Il gelfo fi mantiene gran tempo è perche tar= di germoglia , quindi il Cameratio gli fopraferiffe; CVNCTANDO PROFICIT ; non. altrimenti le Maturità cofe lentamente confultate » e maturate , pare che pet lo più fiano di più felice riufcita; Omnia non prope- T. Liuîe ranti, clarayreCtaque erunt. Tit. Liu. Decad.3.lib.2. Fabio Maffimo, mentre Annibale andava faftofo, ed altiero per le molte vittorie conleguite: valendoti della tardità , e della lentezza; ved infiacchì le forze de i Cartaginefiz ed auualorò quelle de i Romani,che già erano indebolite ye proftrace, & Canéfando refticuit rem . Zeufì, nel farle fue pitture, procedeua can mol- talunghezza; mà ricercato» perche in tal guifa operaf- fesrifpole. Diu pingo,quia pinto aternitati, Plutarc. 86 Il moro percolîo dalla gragnuola» ò dalla brina ‘hebpe ; FATO"PRVDENTIA MINOR , Prudéza emblema, che dimoftra quanto preuaglia la difpofi- humana tione diuina fopra l'humana accortezza; e che forfe tiene:tacita allutione al racconto del Salmifta » che folte il regno dell’Egitra y frà l'altre piage, percofio da Dio » con leruine dei gelli abbattuti,e guatti dal- labrina , Ze percuffit in grandine vineas eorum, © Pal. 77» moros coruminpruina. Plal. 77.47. fiche perquane 47. (O) Croce, Ronconi Plusarco « PIANTE, E ERVTTI!Lib. IX. 2,88 ° to tardalitrò con prudente cautela à produrre tger- mogli; afpettando cheiil freddo rigore del tutto fotte terminato y non puotero fottraherfi alla forza d’Iddio operante al quale cede ogni fapienza ; ogni:fortez- za s'arrenide 3 c come diffe Quidio lib. 1. Amorum Eleg. 9. iu i Plus valethumanis viribus ira Dei. è 87 La pianta di gelfo, veltita di tenere frondi; x. potrebbefegnarfi coltitolo; NON NISI FRI» GO RE LA PSO, motto fomminifirato dall’- Alciati Fmbl.' 210. Ozidio * Andrea Serior at Morusnunquane nifi frizore lapfo Alciati Germinat: & faprens nomina falfa gerit. Plinio M Anzi fuggerito da Plinio lib. 16. cap.25. Morusn0- uiffima vrbanarum germinat y nec mifi exatto fri- gore s obid ditta fapientiffima arborumsed è figurati» Pruden- ua di perfona prudente che aipetta a luogo e tempo » za e riferua le operationi fue alle opportanità s che rief+ cono di fuo auuantaggio; € cauta e maturamente pro- cede ; Tanto difcorre Giouanni Thuilio cominen» Gio:Twi- tando il precitato Emblema‘; Ita vir pradens grauiora lio negotia » & confilia omnia conjalro prorogat, neque ante tempus fe fe effere s fed macuram occafionem, ci- tranoxam & periculum expeltar. i 88 Monfignor Arelio figurò la ‘pianta del gel- fo, che non'per anco haueua prodotto i fuoi primi Humiltà germogli » e la pofe frà molte altre, tutte velticedi di S.Fra- trondi, e coronatedi fiori; e la fecedire; :TEMPVS celco MEVM: NONDVM ADVENIT., rapprefen- tando con quefta il Patriarca San Francefco; il quale amando in eitremo la poùertà 3 rifiutò tutteile de- litie della terras e. tuttii beni del mondo ; riferuandoli à fiorire nell'altra vita» rifolutione tutta (conforme è quella , che San Bernardo Epitt. 113. pertuafe ad vna Santa Verginella , tutta affertionata alla modeftia,ed S. Pernar aliviprezzo del mondano fafto;;. Quod fi tibi expro- do brauerine filia Belial, Ue que eXtento'collò , frattis incedunt greffibus , compofite , & circumornate ve fimilitudo templizaefponde 5 Reginm meum non eft de ‘hoc mundo ; refponde }}, TEMPVS MEVM NOND/M: ADFENIT; refponde , Gloria mea afcondita eft cum Chrifto mm Deo . 89. Bencheintatti ilegeltotia degli altri alberi il più prudente ; come quello che più de gli altri tardi fioritceye meglio alficura in tal guifa i {uo1 germogli; Nome» adogni modo egli é chiamato conla voce greca; M40- diuerfo ros che fignifica pazzo; per tanto non vi mancò chi dai fatti gli foprapofe le parole dell’Alciati; Emblema 210. NOMINA FALSA GERILT ; mottotutto conueniente y;à chi porta ilnome contrario al genio fuo , ed allefueoperationi. Sl Conte Fuluio Tetti ful rincipio delle fuc opere poetiche, ragionando d'vna Ferita Indiana,cognoiinata Aprilayaltretàto bel- la di volto quanto rigida di cuore; frà l'altre cole » è lei riuelto dice; Ma fe april fiete voi , Se col lume diuino Scacciate il verno » e ferenate il die; Ond'è » cruda, che poi Di ghiaccio adamantino V’armate il core a le querele mic? Se così dolci » e pie 49% Voftre fembianze fon, ficaro è ilnome; Perche rinchiude il petto Così contrario affetto ? Hor si, Donna crudel m’auueggio come Cieco vi diede Amore D'Aprile ilnome > e di Decembre il core Battifta Guarini Madrig. 123. fopra ilnome di Bar- bara così ; i diante Fuluio Teft; . conderei fuoi fecreti: 0 fia la fua benignità in proceg: Bartifta Dunque può itar con barbara fierezza Dfi Guarina Angelica bellezza ? Dunque di si bel vifo Barbaro è il Paradifo ? Barbara quella man » quella fauella Così foaue » e bella ? Barbara à torto il mondo oggi vi chiama: Barbaro è chi non v’ama. Criftoforo Finotto formando l’Epitafio fepolcrale à Francefco Maria Rofato » nel diftico 51. fopra il di lui cognome:fcherzò così ; Quidiacet intumulo ? Rerum fine imazine no criPtof. men i Finette Namque ROSA abfque rofa , THVS fine thure iacet. + | so IlPadre D@ Ottanio Boldoni , perinfegnare che quelle rifolutioni, ed operationi, che riefcono vti- lis e profitteuoli sbenche fiano longamente confulta- Conful- te, fi poffano chiamare pronte » ed accelerate è figurò te la pianta del gelfo,che fuol produrre rutt'ad vn tempo frondi,e frutti, colcartello: CITO SETVTO. Così Cefare Augutto : /Uudfemper citò faltum poffe Barifta dici aiebar, quod cum fattum effet beuè haberet. Fulgof. Bapt. Fulgot.lib.7.cap.2. e Catone folcua direanch'- eflo, Sat cito » fi fatbene , delqual detto fì ricordò San Girolamo nell’Epift. ad Pammachium. Scrum s.Girola eft illud quoque CatonisySat cito, fr fat bene: quod nos wo quondam adolefcentulicuma perfetto oratore im pre- fatiuncula diceretur s rifimus . GRANATO Capo XVI. 9I D honore del Beato Andrea Auellino,Mon- A fignor Arefìo fece imprefa della Melagrana, la quale quando naturalmente fi fpacca » non lalcia ca- dere ne purevn granello , ele diede N&C VNVM Curato CECIDIT; interendo che quefto Bearo hauendo d’anime hauuto in cuftodia molte anime , ne pure vna di que- {te ) permancamento fuo cadde in veruno errore; ò veramente ch'egli fùcosì diligente inmantencre 1Îu0i Religio- regolari inftituti che nontralafciò ne pure vaa mini» {o offer ma offeruaniza » che puntualmente non l’offeruaffe . uante Mà perche il motto di quett'imprefa è leuato dal lib. 1. Reg. 3. 19. Crewit autem Samuel, & Dominuserat ;. Reg. 3- cum eo; &" mon cecidit ex omnibus verbis eius in ter- 19. ° ran; propria» e direttamente feruel'imprela a dino- tare l'effetto infallibile delle profetiche predittioni , Proferia ciafcuna delle quali,parte a partezintieray e totalmente adempi» da Dio è adempita. Nelqualpropofito strattandoli ta delle promefle fatte dal Creatore a gl'Ifraclitiy Lolué 21.43.é feritto:. Ne vnam quidem verbumy quod Tofue 21. illis praftiturum fe effe promiferatyirritum fuit fed 43. rebus expleta funt omnia» nel qual luogo il telto Ebraico, ed il Greco trapportano: Noncecidit ver bumex omnibus verbis boniss qua loquutus et Do- minus. Neanco della parola d’Iddio , annuntiata a i Parola» popoli, ne pure vna picciola parte cade otiofa, mà tut- d'Iddio te rendono qualche trutto » edvtilità. 92 Tebaldo Cardinal d'Aragona ; hebbe il mel granato , che aprendo vna picciola filura, porcaua il utolo ; $VB CORTICE TEGO; imprefa che dimoftra la prudenza del prencipe sincoprire, e naf- Secrete naicolto Protet= gere » ed aflicurarei fudditi : ed anco opportuna è rione perfona modefta » che nafcondendo copre le virtù tue. Beda inCant. 6. Sicst cortex mali purici jo- lum quidem ruborem foris oftendit s fed multa inte- rius grana, quibus exuberatoccultat: ita anima Deo denota s ac falubriter verecanda- plura virtutumge- nera y Beda : GRA NATO Capo XVI. Amor. néras' que forisminimè apparentcontinet. Puòter- fecreto uire l’imprefa y ad'inferire'amorfecreto , cd è niffuno palefe» deliquate il Padre Hermanno Vgone Zota lib. 2. Eleg. 13. | Quamea fint igitur y dumtriSte semo lamenta, Non nifî nos foli nowimusyille, & ego . Quid voucam tacitis dum compleo littora votisy Nom nifi nos folinowimus, ille e ego + Quid'clamem, mea dum fe fe fufpiria rumpunt5z Non nifi nos foli nouimus ; ille, & ego . 93. Gli Accademici Secreti hanno il melgrana- Religio- to) coltitolo; LATENDO MITESCVNT, ne e vuol dire, cheigranelli acidi, ed afpri , con lo ftar- fene fotto la corteccia, fi rendono dolci, e foaui ; documento > che la vita tolitaria ) e ritirata fia ftru- mento, che:promoue alla perfettione anco i più ti- gidi , ed afpri cuori dei peccatori . Altri riferifcono Ritira quefto motto LATENDO NITESCVNT ; che tezza igranelli ftando coperti diuentano luminofi,e trafpa- renti e ferue:altresì ad honore de i Religioli » che | ftandonella loro ritiratezza , acquiftano luce » e {plen- © dore riufcendo più che mai ammirabili nel concet- S. Anto-to , e nella ftima del mondo. In deferto nitent vir- mio di Pa types adffatgratiofus Deusy diceua Sant Antonio di Nra Padoa Domin. 4. Aduent. Ed il Metatrafte ap. Li- Erman. V gone Simon. —poman. 29. Auguft. Cum Ioannes erat in defertis ? Metafe " “Ne euanefceret in eum populi reuerentia, vt que di offufcetur conuerfationis affuefaétione . 94 Nelfrutto delgranato y da fe medefimo fpac- Martiri At9r caprino; colmotto; SPONTE MAGIS, ben poffono figurarfi i fanti Martiri » i quali con fer- uotofo affetto da fe mredelimi-aprono il perto. 3,ed of- frono*à i tiranni le vifceresete vene; non afpettando, che la fierezza de i manigoldi gli violenti. Sant Am- brogio lib. exhort.ad Virgin. di Santa Sotere Vergi- Ss. Ambroine ye Martire cosìferiue. INa vbi audinit banc vo- zi -cem:( che douefie effere fchiaffeggiata ) vultum ape- ruity foliinuelata y atque intettarmartyrio y & vo- lensiniurie occurrtt , vultum offerens y vt ibi mar- ryrij fieret facrificium > vbi folet effe tencamentum ‘pudoris. : 95. Ifopradetti Accademici Segteti, diedero al- Maturità la melagrana; MATVRATA PRODIBVNI; nelle pa- inferendo di non voler efponere le opere dei loro.in- role gegni,fe nondopod'hauerle per longo-volger ditem- piefaminate , eventilate.. Quefta diligenza richiede Sant'Ambrogio in qualfiuoglia de i nottri difcorfi; P(4!- 48. ondefopra le parole del Sal..48. 4. Os meum loquetur 4 fapientiam » fcriue così; Admonemur non tumultua- ‘S.Ambro ;iym proferre fermonem y fed exercitio quodam me+ Quo d:tationiss & flatera mentis interne examinare di- cenda + 3 (7 incaì 96 Scipion Bargagli, con quefto frutto rippre- Maria fentòle glorie di Maria Vergine; coronatain: Cielo), gloriota glorie fuperiori à quelle di tutti i Santi , fopraferinen» dogli il motto; SOLVM CORONA «PE R- SPICV.VM. San Bonauentura in fpecul. Vit: @ Bonamenr 3. V'irgore vera DommueSt celeftium, terreftriumy sura —‘@infernorum; Riccardo di san Lorenzo lib. 2. de Riccardo Laud.Virg. Ommnis Santtus refpetta Mariayeft ficut ; di S- Lo- arena refpettu auri. Santa Chiefa in fomma yche 1232 mille,emille volte tì dichiara che ella fia; Regina San- ftorum omnium. Direttamente conuienfi anco l’im- prefa al. Verbo dell'eterno Padre, frutto del verginal ventre, che folo fopra tutte le creature merita la co- rona; Lamerita egli tolo, poiche per mero fauore ye gratta di lui i Re della terra fignoreggiano quì giù nel Prà 8. mondo ; Perme reges regnant Prou. 8. 15.E' douu- 15. ta a lui foloa poiche » con poteftà atfoluta.» e fenza [”- Dan.2.21 ingiuria d'alcuno; Transfert regna ysatque confti- Crilto 289 tuit Dan.2..21. Si deucalui folos poiche come di- ceua San Paolo r.Tim.6.15. eglié; Beatus, & folus 1.Tim.-6. potens ,. Rex regum » & Dominus dominantium . !5- A lui foloinfomma la corona fideue; che però quei chiari Monarchi, defcritti nell'Apocalifi,inchinando- lo riuerenti e dichiarandofi fuoi humili vaffalli, da- uanti al di lui trono deponcuanole corone. E Canu- to Re d'Inghilterra, e Gortifredo Ré di Gerufalem- me; edaltri ancora » à piè del Crocififfo pofero i dia- demi. Mà perche tutte le virtà , quafi tanti frutti » dalla pianta feconda dell'anima n fi vedono pen- denti; quando per forte fi ricercaffeyà quale de i vir- tuofi frutti fi debba la corona ; San BerAardo rifpon= Patienza derebbe ; che precifamente fi deue è quello della perfcueranza » che però ben configliaua ; Scudete S. Bernay perfeuerantiey que SOLA virtutum CO RO- do NATFYR. 97. Lofteffo s per fiata paftorella figarò la pian- tadi Melagrana; carica di frutti, e potta all'ombra di certi alberi colverfo; MEGLIO MATVRA i AL OMBRA; documento molto confiderabile Vergine perle Vergini fanciulle delle quali Sant Agoftino lib, i ad Sacr. Virgin. Dominica Virgo primitus publicos S-Agsfti- debet vitare confpeltus » & platearum frequentiam "° deuitare : atquein domo pofita, operi lanifico infifte- res velleEioni dinine . Non altrimenti ilbuon Re- Religio» ligiofo » fi promoueanch’elfo » col fauore della riti- fo ratezza ; all’acquifto della vera perfettione .. San Ber- natdo in Epift. Labory & \LAMEBRE, &. vo. luntaria paupertas h.ec funt Monachorum infignia ** hec viram folent nobilitare monafticam . 98. Richiefto davn Porporato di Santa Chiefaà fignificare con qualche imprefa > ch'egli haurebbe è fuo tempo fatto comparire la fantità » e perfettione di quei penfieri , ed affetti, che ftauano tuttauia chiufi f nell’anguftie del fuo cuore, gli propofi il frutto di mel Intentio granato » nonperanco fpaccato 3 mà che promettena Ne dapprir à fuo tempo ilfeno, il che dinotaua il mot- to; MOX INTIMA PANDAM; neiqualifeni Filone Carpatio s (piegando le parole de Sacri Can- tici. Secut fragmen mali punici sivagene tue. Canti 4-3.così; Comparatur fanita anima malo punico ) quia fouetin finu fuo cogitationum y & defideriorum optimorum grana. pulcherrima » que fe OPPOR- TYNO TEMPORE PROMY/NT,& aperiunt. 99 . Giouanhi Orozco porta il frutto del Granato, colimoro ; AGRO DOLCE-infegnando ai S. Pernar Cant. 4.3 Filone Carpas Miferi- Prencipi , ad'accoppiare al.rigore la clemenza, impre- sardi fa cheanco viene attribuita ad Enrico Quarto. San 5 Qi . Grego- Gregorio lib. 20. Moral. cap. 6. M.fcenda et Lenitas cum {eucritate & faciendum quoddam ex viraque temperamentum, ve neque multa afperitateexulce» rentur fubditi ,nequenimia benignitate foluantur . E di nuouo,lib. 9, Epilt.8.ammaettrando va-Prelato, {criue + 1pjd inte didtedo yéauca, non vemiffa fit, cor- rettio vero diligens fitmon feuerayfed fic alterum con- diatur ex-‘altero, vt bonrhabeant amando quod ca- . ucants &prautmersendo quod diligane 100° Advn frutto dipomo granato paruemi che poteffe conuenire iltitolo; PLVRIMA LATENT. K. Così ogni periodojiò parola di Sacra Scrittura conti > SCFIt- ne fotto fe molti feniis molti documenti , e mifteri. "9 San Gregorio Papa in EZechiel. 1. 16. parlando dielle $- Grege- Sacre Scritture; 47 cis, dice, magna funt volumina 7° Papa fententiaram, cumuli fenfinum . Così nel feno, e nelle S. Chie- vifcere di Santa Chiefa li trouano coaceruate molte 19 virtù, gratie, e prerogatiue s difcorfodi Sant Ambro- gio lib.3. Exaemer, che parlando di quefto frutto ap- punto feriue ; Ecclefia Chriftò cruore dotata , fimul S.Ambro plurim2s intra fe fruétus vfiniftrus pom fsb vna mu- &i° ‘ Bb nisione rio Papa 290 nitione conferuansy & virintum negotia multa com- pleftens dre. Sincerim 101 Peridead'vncuorleale» e fincero » il Padre ta Don Arcangelo Conter figurò lamelagrana fpaccata da più parti»col cartello; INTERIORA PATENT. Virtù che dal Redentore in cento maniere fù à i fuoi affettionati perfuafa ; hora ammacftrandogli è traf- fondere nell’efterno quella virtuofa chiarezza 7 onde Matt 5+ tenevano illuftrato l'interno. Luceat lux veftraco- 36 ram hominibuss vt videant opera veftra bona &c, Matt.s. 16.; hora inuitandogli ad imitare la fimplicità della colomba » che fuole nonamarei ripoftigli, ma fchiettase puramente altrui moftrarfydella quale Ter- Tertullia vulliano lib. contra Valentian.cap.3. Noffre columbe no domus fimplex etiam ineditis fempery &Y apertiss & ad lucem; mibil veritas erubefcit nifi folummodo abfcondi; ed hora commandando loroyche caminaffe- L46104 ro d’intorno, non portando feco; neque perammeque calciamenta Luc.10 4. accioche la pouertà , che pro» feffavano nel cuore, foffe ne i portamenti efterni fco- ‘ perta 3 e manifefta » che tanto offeruò San Bonauen- Bonauen» tura fopra quelluogo; V'olvit autem Dominus hoe ima difcipulisiniungereyvt non folum effent pauperesyve= rum etiam apparerent a 102 Se le piante del granato, edel mirto firitro» Compa- vano vicine, riefcono più fruttifere, che n6 farebberoy gnia buo ftando fcompagnate; che però il Ferro diede loro ; na PROXIMITATE FOECVNDIORES; tanto ri- lieua la compagnia » e vicinanza di perfona virtuofa, S. Ifdoro Sant'Ifidoro lib. 2. Sicut bona multa habet communis vita fanttorum ; fic plurima mala focietas affert ma- lorum » 103 Ilpomogranato »tutto fpaccato; col titolo; NEMINI SVA MVNERA CLAVDIT,; qua- Liberale dracosia perfonaliberale e generofa: come alla gra- . tia e bontà divina che brama d’effere da tutti parte- Gratia cipatayofferendoatuttitanto aiuto, quantosfe volef- divina fero corrifpondere 3 baftarebbe a faluargli, Sant Il- S-Ildeber deberto Epitt. 33. Deus ad excludendum periculofe so excufationis refugium, praparat hominibus gratiam fuam » cui imnitantur s diftvibuie inftrumenta que fuf- fragentur 3offert premia quibus excitentur Pc. 104. L'albero di pomo granato, quando fi fpacca petlo mezzo convn cugnodi pino » dice San Batilio , che fe prima faceva i trutti acidi, gli fà poi foaui ; {i * che; VVINERE PERFICITVR. Tale Traua-.Saolo s:che prima fpiraua terrori , percoffo da ilam- glio vrile pi del Cielo ge dalla cecità, (pira tenerezze . Antioco che ftaua depredando la Giudea ; impiagato y e inal condotto, penfa di tributarla; ed Ignatio Loiolayco i dolori delle ferite 7 s'addottrinò nella fcuola del cielo» e della vera perfettione , LARICE Capo XVII. 105 Den di larice » è del genere dei pini, Pofto nel fuoco ti fcalda }mà mon. arde; è Dannato pure com’altri diffe: ARDE, NE SI CON- SVMA; ondeferuì per fimbolo dei Dannati: non vi mancando ; chi gli foprapofe il motto allegorico : COMITE NEQVITIA nel qual propolito Mi- nutio Felice; I/lic fapiens ignis membra vritse&® re- fici; carpit & nutrit : fient IGNES fulminum CORPORA TANGENT >» NEC ABSV- MPUNT: ficut ignes Ethna, & Vefuuij y © ar- dentium vbique derrarum FLAGRANT 9 NEC EROGANTY È: ita panale illadincendinm ynon damnis ardentium pafcitur, fed inexefa corporumla- ceratione natritur. Il Conte Fuluio Tefti in vn luo Minutio Felice PIANTE, ET ERVITI Lib. IX. Sonnetto » facendo paragone del fino ftato amorofo Amame con la zolfatara di Pozzuolo s conchiudecosi: Quel ch'ardese non confuma eterno ardore Vero ritratto è pur de miei martiri y Poich'ARDE » E mai NON SI CON- MA ilcore, Comela pianta del larice dalla violenza de i fuochi non è predominata, ebenche fia dalle fiamme ricinta: intattaped illefa fi conferuasciò che diffe Plinio lib.16. cap.10. Larix necardetynec carbonemfacits nec glio Plinio modo ignis vi confiimitur ; così la patienzadi S. Carlo, tentata in mille guifesftette mai fempre vigorofa, e Patienza falda, la quale perciò da Bartolomeo Rofli.fù rappre- - fentata in quefta pianta,figurata nel fuocosed aggiun- tole il motto; ILLESA SERVATVR. Imprefa conueniente così à quei Santi » che gettatinelle forna- ci, e neiroghi ardenti, indi n’vfeironoillefi »e vigo» rofi, come i Giouinetti Ebrei lì in Babilonia; San Giouanni Apoftolo fuori dell'oglio bollente» San Gennaio Martire dal mezzo all’immenfo iferuore del- Giufto la fornace ye fimili ;come àquelli che.frà gliardori y e sa) vi ifuggeftiui delle libidini conferuarono purayed.inuio- tuoli lata lamondezza del lorofpirito ; quale fù Lotte frà le laidezze dei Pentapolitani; Giufeppe il Patriarca frà le violenze dell’Adultera ; Crifpo figliuolo di Coltan- tino Magno, frà gli attentati focolì di Faufta Impera- trice; ciafcun de i quali. conle voci dell'Ecclefiaftico poteuasriuolto à Dioyconeflo lui rallegrarfie dire; Li Eccleffafs berafti me a preffara flammasgque circumdedit mey 516. in medio ignis non fum afiuatus; Ecclefiatt. 1.6» .MANDOLO, Capo XVIII. 106 Gni qual volta la pianta del mandolo pro- O duca1 frutti infoauised amaristraforadofi il dileitronco coa la durezza d'va cugno , ò fia conl'a- cutezza d’vn chiodo; fi difpone à dare dolciffimi i fuoi - frutti.Pliniolib.17.Cap.27. Amygdale ex amaris dul- Plinio, cesfiunt, ficircum foffo ftipite, & ab ima parte civ- cumforato defluens picuita abitrahbitur . Che: però Gionanni Battifta Rufca , formandola da va chiodo traffitta, le foprapofe il verbo; EDVLCABITVR.. Quell’Iddio 3 che per bocca dei Profeti fe medefimo figurò nel mandolo ( Quidam virgam vigilanteny S-Girola- Aquila traducit , amygdalinam y intelligunt Domi- mo num s diffe Girolamo incap. 1. Hierem. ) la doue ne fecoli antichi produceua frutti amari »e penofi di fup- plicijs di caftighiy e di morti » delquale fofpiraua Ge- remia Thren. 3. 15. Replewtr me amaritudinibus è ‘ poiche dai facri chiodi fù traftitto, produfie i frutti foaui , e dolci, di grati, e difauori » ripartendo il Patadifo al Ladro, tupplicando il perdono à i Croci- fiffoti , ed*operando la redentione d’yn mondo in- tiero; onde benhà ragione Santa Chiefa di chiama- te sDulce lignum » dulces clanos. Se anco non li diceffe chela doue la pianta della tribolatione » perde medefimanon produce altri frutti che doloroti, uau- feabili, ed amari ; quando per forte fe le accoppino i chiodi; è fia le confiderationi di Crifto inchiodato ; e Paffione crocififfo : opra di queftis tutte le fue amarezze tì can. Medirata gino in foauiffima dolcezza. Ipfius quippe tentarios Terento diceua del Redentore appaflionato il Beato Lorenzo 94?» Giuftiniano de Caffo Connab.cap. 6. nofîrarum fin- gulare leuamen eft. DV LCESCUNT NOSTRE cum confiderantur illius.. Aff{16Fiones nojtre prope mibhil fune comparatione penaruna eius. Proprerea qui tentantur qui aliguo dolore crectantar, proponant fibi exemplum fponfiy & percipient canfolavionem nOn MINIMA è è Fuluio Testi Paffione di Cri fto Thren. 3. Pre- M'ANDOT'O Capo XVII. 107 asili la' proprietà fudetta » che la pianta del mandolo ;° vn chiodo; è con qual fivoglia altro ferro acqui- fti dolcezza: Monfignor Arefio, figurandola traf- fitta da vna faetta, le diede ; DE FORTI DVL- S. Tere- CEDO , inferendo che da i colpi del ferro, metallo fia ben forte, ti rincauila foauità de i frutti ; el’applicò à Santa Terefà , che traffitta con vn dardo di ferro, e fuoco , indi ne raccoglicua i frutti d'incomparabile _ dolcezza ; dellitquale il Padre Riberatib. 1. cap. 104 P.Ribera della fua vita così; ILdolore » era così grande sche le faceua dare alcuni piccioli gemiti y che per dargli grandinon bauena forza ; e così era grande la foani- tà, che quel dolore le poneuanell'anima » che non po- teva defiderare fe le toglieffè il dolores ne con altra cofaminore contemtarfi che Dio. Monfignor Arefio | {piegò ifuoi fenfi così; Paolo E'traffitta nel cuor y ne però muore Arefio Pianta tal hors anzi che nona acquifta Vita ; de la paflata affai migliore ; Molto men de la piaga ella s’attrifta , E fe pur fe ne duole ; al fuo dolore Vna dolcezza inutitata è mifta ; E tal Terefa » già nel cor ferita » ‘ Quafi godeua vn paradifo in vita. 108 Fràtuttele pianteyquelta é la prima è fiorire; ondeil Giliberti la pofe pgt geroglifico ‘della pronta Prouidé-libèralità, e prouidenza d'Fddiosinbeneficare , e con- za diui- folare le fue creature, facendola dire; CELERITER na © FLORFO. Dimottrò quefta benigna prontezza il P/al. 9. Ré Profetayquandocantò Pfal.9.17. Defideriwm pau- IT: perum exaudiuit Dominus, praparationem cordis eo- rum audiuit auris tua ; nel if verfo è più veloce fi . rauuifa Iddio à confolare » che noné l'huomo pronto ad inuocarlo ; L’offeruò altresì Giouanni Crifoftomo nel miracolo operato da Pietro, e Giouanni alla porta deltempio di Salomone , non dopo d’'hauer orato » mà quando fi difponeuano ad orare » del quale que- fto gran Padre, ful fine deltomo 1. Serm. im cap. 3. Gis: Cri- Sap. così; O gloriofummeritum A poftolorumy qui foBomo ante intemplo operanturs quam ipfi Dominum de- precentur: ante virtus offenditur , quam Oratio ad Dominum pramittatur : effeftus preces preueniunt: virtutes defideria antecedunt : nec expettatar, vt vota ad Dominum premittantur: quia Dominus ipfe ante efficit, quam oretur. 109 Percheilmandolo » col fiorire tanto accele- ratamente » viene ben ifpeffo à foggiacere al rigore della ftagione ) che non per anco s'è del tutto raddol- fi. cita, però fi ritroua col verlo; CON MIO DAN- NO AL FIORIR M'AFFRETTO OGN’AN- NO ; idea di perfona » è nei fatti» o nelle parole precipitofa » ed incontiderata. Cornel. Tacic. lib. 3. tornel. Annal.Feftinatio multos bonos peffundeditsqui fpretis Yacito quetardacum fecuritate, prematura vel cumexitio properant. Ed Euagrio ap. Anton: Meltit. p. 2. Ser. Buagrio 60.,&70. Amy)gdalasy que omnium Stirpium prime florent » pruine corrumpere folent : fic homines ferè lingua temeritas, © preceps loquacitas. 110 Dalvederela pianta del mandolo caricarfì di molti frutti , fi caua » dicono i Naturalitti ; ficuro pro- Efempio gnoftico d’vn anno fertiliffimo pe d’abbondanti rac de i mag colti di formento; quindi vnmandolo tutto fiorito por- Incon deratio- ne gieri tò il motto; FRVMENTA SEQVENTVR; Imprefa » tutta di pelo » levata da Virgilio 1. Georg. v. 187. che de i Mandoli così ; Virgilio Contemplator item cum fe nux plurima fyluis Induetin florem , & ramos curuabit olentes > Si fuperant fetus pariter frumenta fequentury Magnaque cum magno veniet tritura calore + uand’è ferita nel tronco con . rg. San Gregorio 31: Moral. cap. 12. Amygdalum ® 251° Non altrimenti Filone lib. 2:!de Vita'Moylis. Pers Filone ture vernis arboribus prima florere amyedalus 3 pro- uentung prenuntians fruttunnd'arbornm. cosòdalva dere i noftri maggiori fiorite per molte virtù; li deda- v@ ce vna ficura (peranza, cheanco iforo fudditi » e fuc- 3 ceffori, faranno frittuofe; edottime riufcite . Pietro Bercorio Redu&.lib.12.cap.2.num.1. Prelatus deber citius quam cereri parturire , & florem bonorum exemploram ,& virtutum oftendendoalios praueni- Dietro Bercor. Ss: Gregor Î, j ; al Reti ca 10 LP florem s prius cunftis arboribus oftendit è Etquid in "* **P° flore amy2dali, nifi fanéte Ecclefie primordia defi- e gnantur ? que in predicatoribus fuis primitiuos vr- tutum flores aperutt, & adinferendi poma bonorum operum »s venturos fanttos, quafi arbufta fequentia prauenit + MIRRA Capo XIX. N due maniere fi raccoglie del nobile arbb- {cello della mirra il (uo pregiato » ed adorofo frutto. Stilla queft albero per fe medefimo alcàne gocciole, che fudandoygrondann perlecorteccie fue; equefta , chevien chiamata Sfae è quella mirra » che porta il nome d’eletta , e riefcein fommo grado ftima- tiffima » e pretiofiffima. Di belnuoub ancora; quan- do da pungente ferro la fua corteccia è traffittà ; e per- forata: verfa dalle ferite altre gocciole » nobili ben sì, odorofe, e medicinali , mà di gran longa inferiori di virtù edi prezzo all’altre prime. Il Lucarini » figuran- do l’arbolcello di mirra » che ftillaua da fe medéfimo .., la fua rugiadofa gomma » le diede ; PRAESTAN- TIOR PRIMA; poiche di graa longa è più pretiofa quella penitenza » mortificatione , elemofina ècc. che Opere fpontaneamente efce dal noftro cuore ye dalle noftre vo lonta- mani; che quella che dà noi fi ricaua ) foteo i colpi 116 dell’alerui riprenfione » cattigo » infermità y' che quafi à viua forza ci obbligano è dolerfi, a gem:re, ed à fer- i uireà Dio. Similmente molto più s'apprezza quel be- Benefi- neficio che pronta »e fpeditamente dalla volontàdel cenza donatore ne vien ripartito, che quello , che con le vio- pronta lente preghiere » e le inftanze importune, quali à viua forza ti confeguifce. Demetrio , da Stobeo riferito » foleua dire; Si bene de aligno mereri vis» citiffime Gio: Sto- da: moraenimingratum redditur , & parum amabi- deo le quidquid dederis. Aufonio col parere di Luciano è così configliaua ; 3 Sibenequidfacias y facias.citò ;nam citò fattum Awfonio Gratum erit: ingratum gratiatarda facit » E Teodorico Ré » appretto Caffiodoro 1.3.Var. Epift. 40. Apud confcientiam noftram lefionis genus eSt » Caffiodo- profutura tardare : nec pofumus aftimare incundum ) ro quodingrata fuerit dilatione fufpenfum . ] 112 Il Conte Fuluio Tetti, con pochey màdelica- te parole, defcriuendo la Mirra , diffe ; Ela pianta gentile Che ferita nel fenlagrima odori . A quefta per tanto » effigiata col coltello vicino, e già in atto di pungerla,editerirla il Ferro diede; STIL- LAT INCA; tale la fragranza della patienza , e Virtù della vera virtù p.efce dall'huomo giufto » all'hora ap- IFTItata punto» ch'egli è maltrattato, ed otffo . Saat* Ambro- gio fer.3. in Plal.118,/n vineis Engaddi lignum est, S. Ambre quod fi quis compungat vazuentum emittit. Si non gio incidatur lignum , non ita fragrat:y &redolet. Ita bomo iuftus xe. Queft'impreta fù dall’ Abbate Ferro applicata advno» che offefo ) non faceua altroche ___ piangere. Mì direttamente » come diffe il Bercorio . Crifto Reduî. lib.12.cap.98.num. 1. conuicnfi all'humani- E19c! ff Bb 2 tà III Fuluio Tefti 292 tà fantiffima del Redentore , che effendo rraffitta coi chiodi e conle lancie » ftillò quafi mirra il fino fanguey adappreftare medicinali fouuentiui all'anime de 1 mi- Pietro feripeccatori. Chriflus quando fuit incifus in paffio= Bercorio nes lanceafcilicet » Jeu clanisstune vere exinde » ftil-. lauit myrrba» ideft fuus fangnis pretiofifimus qui animam liberat peccatricem ab omni putredine pec= catorum » Crifto 113. Per idea di Crifto nell'orto, il Bargaglifi nell'orto valfe di queft’arbofcello, tutto ftillante amari » e pre- | tiofifudori,coltitolo; EMITTIT SPONTE. Simon di Simone di Caffia così; Sudat Saluatar fudore fanguie Caffa neo,voltintariè illum fcaturiensy fundendum fangui- nemex verberibuss claniss lancea prefigurans ; vt of- tendat totum effe voluntarium quod agebat. E Gio- uanni Rusbrochio Canonico Regolare in Tabernac, Gio: Rufe di cap. It1.Chriftus ipfe tum myrrha fuit» que Brochio eStarboramara valdey vt pote cuius natura corporea maximotuncangore, & tremore correpta fuit s fpiri tus vero vehementi amoris ardore flagrabat: atque ex bis duobusmanabat myrrha per arboris corticempidet fudor fanguineus ex facro illius corpore » .314. Grondanoda queft’arbofcello in molta co- pia le ftille lagrimofe della mirray equando egli é feri» to, ciò che dichiara il motto; INCISIONE VBE.- RIOR; e quando più che mai gagliardi contra di lui foffiano i venti» il che inferifce il cartello ; CON- Miferi» CVSSA; ò fia; CONCVSSIONE VBERIOR, cordia talelabontà diuina , all'hora fà maggiormente fopra- diuina —bondarlefue gratie quando più che mai dslla malitia humana ella è offefa ; etale anco la vera virtù » all'hora perfegui COMPATE più fegnalata, e gloriofa » quand'è più mal- tata =—Menata. CosìilCamerario; Camera= Maior in aduerfis virtutis gloria vera eft = V berior ventis myrrha agitata fuit.» 115 Aqueft'albero, col tronco traffitto da vna Miferi: faetta » che verta dalla ferita licori medicinali Monfi- cordia QNOrArefio fece dire: ET EGO SANAB‘); idea divina ichirendebene permale, Sant'Ambrogio de bene- diîtion, Patriarcharum cap.4. oferuando,che Criftoy quando fù inueftito col colpo della lancia » fece {gor- S.Ambre gar dalla ferita ed acqua, e fanguesfcriue così; Lance4 gio mulitis percuffum latusy aquam effudits & fanguinem; se ad lauacrum, fanguis ad pretium. Aqua nos abluit sfanguis redemit: nelqual argomento anco il S.Agofti= Padre Sant Agoftino. Et de fanguine fuoyinterfeto- no ri fuo, medicamentum fecit. Ser.8. de Verb.Apoft, MIRTO Capo XX. T16 È E piante di mortellay e melagrana s hanno l’vna verfo l’altra vna mirabile fimpatia: e Compa» ritrouandofi vicine s riefcono più del folito vigorofes guia buo e belle. Jl Bargagli à quefte due piante foprapofe ; na PROPINQVITAS FERACITATEM. La vici- nanza di perfona virtuofa » ci rende fecondi di qualità fegnalate. Quindi Sant'Ambrogio è di parere » che la virtù fegnalata di Giofué ; tutta derivaffe dalla do» meftichezza, ch'egli hebbe col gran Moisè: Inde tan- tus Iefus Naue» quod eum non foluna erudiuit ad legis fcientiam Moyficopulay verum etiam fanttificavit ad gratiam ec. lib.2. offic.cap. 20. 117 Ilmirto, non produce alcun frutto ma però feco porta eterna verdezza ; E* albero amorofo ; e ne i giardini e nodrito » non peraltro che per delitia, Il Ferro gli foprapotc: GENIO, ET VOLVPTA- TI; e può feruire come d’Idea della Poefîa y che fuol hauere per fuo fcopoil diletto, e ii efticien- de te, ilgenio pe l’inclinatione naturale Pocta, come Ambro= gi° Poefia PIANTE, E ERVTTI Lib..IX; anco può applicarfì à gli effercitij accademici i quali tutt'ad vn punto feruono per effercitare igenij inchi- nati alle vaghezze dell’eloquenzaye della poetica, e per ameno; e delitiofo, mà virtuoto» ed erudito tratteni» mento » e diporto dei Letterati, NOCE Capo XXI. 118 pie del noce grauemente offende chi fotto lui fitrattiene » che però Monfignor Arefìo di lui diffe ; QVIESCENTES LEDIT, ed è imagine di molu Auuocati , i quali in vece di proteggere , offendono, e grauemente » quelli, che all'ombra loro ricorrono. Innocenzo III, de Viliz. condition. humana; Sepè caufas tantum differunt s Innoceze quod litigantibus plufquam totum auferunt » quiama- IL tor eft expenfarum fumptuss quam fententia fruîtus, necterminantur negotia pauperum cepta » quoufgue eorummarfupia fint enacuara. San Cipriano anch'- efllo Epift. ad Donat. toccando così le miferie dei liti- ganti, come la maluagità d’alcuni Auuocati sdice; | _ Quis inter bec vero fubueniat è Patronus ? fed pre- S-Cipria- uaricatur » & decipit Gc. Ogni grande, dice Qui- #° dio lib. 3. de Trift. Eleg. 4. pregiudica ) anziche nò , à chi fe glitroua vicino ; Nam quamquam folipoffunt prodefTe potentes, Non profunt y potius plurimum obeffe folent + 119 Che iui fia maggior perfecutione è que È maggior virtù, lo dimoftra la pianta della noce; da Virnà piùparti battuta per effere carica di frutti, che fofpi- maltrare rando dice: ICOR DVM DITOR : è veramen- !8%3. te: QVA FELIX MISERA: concetto d’Quidio, Elegia de Nuce; R2) Nuxego iuntta viescum fim fine crimine vite, Pidio A populo faxispretereunte petor . Nilego peccani » nifi fi peccare videtur «Annua cultori pomareferre fuo &c. Giufto Lipfio Opere critico » Prefat.lib.1.Var. Le&. _. Non rarò quorum meritisin Républicam, & popu- Cinto lum ipfum fingularibus nulla gratia nulla merces di- ‘pf gna ne cogitari quidem poteft» populo difceptatore promercede penam » pro laude ignominiam, pro gra- tia indignarionem acceperunt . Pier Crifologo Ser. pier cri» 149./idit Satanas firmitatem fidei » ftabilitatemque ; fologe vidit eampietate dogmatura feptan : vidit eam ope- rum bonorum fruttibus abundantem » & ideo pro bis omnibus adinfaniam venit , & rabie furoris exarfits vt fcinderet concordiamy vt conuelleret charicatem è Pt difrumperet pacem . 120 Ilfrutto della noce paruemi che poteffe dire: SOTTO AMARA CORTECCIA HO' DOL. _* CE IL FRVTTO; tale il travaglio ; cale la peni- Traua- tenza » tale la correttione, aldifuori tutte cofe mo- 840. lefte » ed abborrite » mà che in fatti portan feco pre- PenIteta riofiffima foftanza. San Girolamoincap. 1. leremi® Correte Quomado nux amari(fimumbabet corticem » e tefta rione duriffima cingitur , vt detraîtis aufterioribus y & du- $.Girdae- ris » fruétus dulciffimus reperiatur : fic omnis correp- me tio , & labor continentie , amara quidem videtur ad prefens » (ed fruétus parit dulc:(fimos. OLMO Capo XXII. Iffonde l’olmo vn ombra così falutifera s che l’erbe chefotto lui ti ritrouano i molto ne reftano approfittate. Il motto datogli dal Barsa- gli lo dichiara QVOD OPERIT NVTRIVF ; Protete Simbolo di protettione cortefea affettuofa, Dauide tione operò Auuoca- Quidio I2I OLMO Capo XXIII. éperò in quefta guifa ; che mentre fi offerì per Padro- nes e protettore affettuolo di Mifibofetto » gli ripartì nel tempo ifteffo la partecipatione della fua regal 2. Reg. 9. menfa ; Ne timeassquia faciens faciam inte miferi- . Tui cordiam propter Ionatham patrem tuum, & refti» tuam tibi omnes agros Saul patris tui , € tu come- des panemin menfa mea femper 2. Reg. 9.7. Anzi non che Dauide ; mà lo fteffo Tddio, in tal guifa ope- rando » fi diede à conofcere per Signore del popolo Ifraclitico, mentre non folamente fopra di quello ften- deua l'autoreuole braccio » tenendolo per fuddito {peciale, mà àfauor di quello protondeua gli alimen- Exod.16. i, eleviuande. Zefpere comedetiscarnesy & mane 1% faturabimini panibus : fcietifque quod ego fum Domi- nus Deus vetter. Exod. 16. 12. nel qual luogo Giro- Oleafiro Jamo Oleaftro . Munus Domini eSì è fuis neceffaria prouidere . Confidera quefo , in quo fe Dominum fu- umoftendat noninbonis auferendis, feddandis: non inexigendo minifterio , fed in donisexbibendis. Con quefta medefima rifleffione era da Plinio commédato per vero Prencipe Traiano » perche prouedeua i ud- diti intempodi penuria il vitto , eil baftimento. E ce- lo nunquam benignitas tanta , vt omnes fimul terras vberets foueatque: bic omnibus pariter y fi non fteri- litatem » at mala fterilitatis exturbat; hic fi non fe- cunditatemy at bona fecunditatis importat. Plinio nel Panegirico di Traiano . 122. Pervno ignorante; cherecitaua come fues l'altrui compofitioni , l'Abbate Certani figurò vn ol- mo; albero di fua natura infruttuofo » mà tutto carico de i frutti prodotti da vna vite, che lo veftiua,col ver- fo; LE VINDEMMIE PORT'IO, NON LE 1.C0r.4.7 PRODVCO. Quid autem habes quod non acce- pifi è diceua San Paolo r. Cor. 4. 2. nelqual luogo. S..dgofi- Sant Agoftino tra&-14.in Toan. cap.3. Intelligat ho- Po mo gradum fuums & confiteatur Deoy & audiat A- postolumdicentem homini fuperbienti 4 elato extollere fe volenti; quid enim habes quod non acce- pifi » quid gloriaris quafi non acceperis? Intelligat ergo homaxquia accepitsqui volebat funm dicereyquod non eft cius» " PALMA Capo XXIII. 123 Itrouandofi la pianta della palma fcompa- gnata; e fola ; refta fterile: mà quando vi- éino fe letrona l'albero mafchio di palma; diuien fe- conda. Che però innozze s due palme vicine » heb- bero il motto; MVTVA FOECVNDITAS;òve- ramente; PROXIMITATE FOECVNDIT AS; e può quefto fecondo motto addattarfi a dimoftrare fi come l’affiftenza d’vn huomo virtuofo » habilita à dar frutti di virtù anco icuori più fterili , ed infecondi + Compa- Quindicommandò Iddio Num.3 5.6. chele città di re- gria de fugio, pergli huomini fanguinarij foffero città habi- uoni tatedaileuiti; accioche dalla conuerfatione de facer- doti s apprendeffero ya dar frutti di fantità» di pacey e d’innocenza. Girolamo Olcaftro iui così; Credide- rimboc faétums vt buiufmodi bomicideex Leuita- rum conuerfatione fierent meliores , vt fciant Dei mi- nifiritales effe debere » quibus facilè credantur homi- nesImpij y vt cos admeliorem conuertant frugem . 124 Maria Vergine,che fi fpofa con San Giufe Spofali- pe fù da nobile ingegno rapprelentatain vna palma» tio di Ma in atto d’inchinar le fue frondi verlo vn albero di pal- ria Ver- ma è leivicino, col detto; INTACTA MARI. gine TOR . Sant Agoftino Ser. 13, de Tempore; Zirgo S.Agefîi- (ine viro gratidatur : viri nefciam fermo Dei marit at: no Plinio Gloria vana Matri- monio Qleafiro Jimulfattacfè mater & virgo mater fatta, fedincor- quifpiam obfernantie Sariicne fe D 293 rupta: virgo babens filium » nefciens virum : (emper claufa , fed non infecunda; ilche per bocca di Sedulio và cantando Santa Chiefa. Domus pudici pettoris Templum.repente fit Dei , Intatta nefciens virum Verbo concepit filium Vna palma; che ftando lontana dalla compagna ; và difeccandofi, fù pofta coltitolo; DONEC LON- GINQUVA » miferia ed aridità prouata dal figliuol Snap prodigo » ridotto à mendicità e languidezza eltrema NiNza da dallo ftarfene lontano dal paterno feno ; e tutta via pratticata da quell'anime infelici,che viuono aftratte , e feparateda Dio ben proteftando il Profeta Plal. 72, 27. Ecce QUI ELONGANT. feate D:E- RIBVNT. 125 Etpreffiua di perfeueranza, e di dureuolez- za è la palma » lefoglie della quale nonmai cadono » Perfeue- ò fi mutano, il che dichiara il motto; NVNQVAM ranza — MVTATA FRONDE. VgonVittorino lib. 1. de Beftijscap. 21. Palmamnec frigus byemis yvel nimi Vgon uscalor aftatisimpediunt quin (emper viridefcat . Si. Visserino militer iuftus vinit, necabaliquoimpeditur » quin IN PROPOSITO bona operationis PE R- SEVERET. 1 î 126. All’alberodella palma io diedi; NEC FO- LIVM DEFLVIT, che dimoftra confiftenza , e, Perfeue- perfeueranza nelle virtù intraprefe, fenfo così fauorito 12022 dal Salmo 1. 3: ET FOLIVM E[VS NON DE. P/al. 1.3 FLVET; comeancoilluftrato da Sant Ambrogio I. 3.Hexaemer. cap. 17. Palma virens feraper manety 5- Ambro conferuatione & diuturnitate , non immutatione fo- 8'° liorum. Nam que primò germinauerit folia, ea fine vlla fubftitutionisfucceffione conferuat. Imitare ergo cam ò homo, vt dicaturtibi, ftatura tua fimilis fatta eSt palme. Seruaviriditatem pueritietue ; E illius innocentia naturalis, quam è primordio recepifti» & foliumtuum non defluat . 127 IveriSeruid’Iddio,con animo forteye gene- rofo fi portano incontro è fuperar imali, fimili alla 9! palma » che aggrauata dal pefo , tiene il motto; IN- CLINATA RESVRGO; ò veramente (perche co- me auuerte Monfignor Arélio quell'inclinata non fe Sedulio P/al.71. 27. Genero- "i dle può veramente addattare) ADVERSVS PON- DERA SVRGO; è più breuemente ; ONERA- TA RESVRGIT. Quindi vn Diuoto. i Preffa fub.ingenti ceu pondere palma virefcity Anonimo Subcruce fic fiorent dedita corda Deo. Torquato Taffo, con quefta comparatione rapprefen- tò l’eroica brauuray ed intrepidezza di Rinaldoypoiche dimoftrandolo inatto didar]a (calata; e l’affalto è Ge- rufalemme, così ne fcriue ; Cant. 18, {t.78. E refilte» e s'ananza p efirinforza: E come palma fuol, cui pondo aggreva, Suo valor combattuto hà maggior torza » E ne la opprelfion più fi folicua.. 128 Perche queft’albero hà iltronco fatto come _à fcalayl’Arelio per figurare Crifto tantificante l'ani- mey.lo pofe col cartello; ITER FACIT EI QVI ASCENDIT; nel qual propofito San Bernardo fer. 2.de Afcenfion. Sequemar re per te ad te », quia tes Via, veritas, & vita. Via in exemployveritasin pro- miffo, vitain premio. E San Balìilio Conf. Monaft. cap. 2. Omnis alfio , omnis item fermo Saluatoris no- Ari Iefu Chrifti,excolenda pietatisyvirtutifg; obeun- de regula eft + Quadra parimenti il motto alla croce del Saluatore » la quale veramente ci ferue di fcala per oggiare alla perfettione delle virtù;ed al pofiefio del- agloria. San Leone fer. 19.de Palf. Domini; Cum limitemfentit ex- 3 cedere, Torquato Taffo Crifto fantifi- cante S. Berner do S. Baflio S. Crece S. Leone 29 aci inid cupiditates fuas tendere » quod'eum aretto itinere faciat declinare, Yecurrat ad crucem: Domini,2&T ligno vita motus noxie voluntatis adfigate Vgon VgonVittorinolib.1.de Beft. cap. 23: Palma-iuxta Vistorino rerram e$t gracilisy@& afperayverfuscelum groffior, co pulchra. Afcende igitur in palmamideft atcen- de crucis viftoriam . PER SCADAM fiquidem CRUCIS ASCENDES ad folium'vittoris. Così asicò la virtù ; & vita efemplare dei Santi Patriarchi ; ‘ed Inftitutoti di Religioni, d’vn Antonio! Abbates Efempio. d'vyn Agoftinoy d'vn Benedetto, d'vn Domenico &c. feruecome di fcala, chie facilita di fuotfeguaci la ftra- da, per potere , con l’imitatione de iloro:coftumi 3 & vbbidienza è iloro ftatuti ) poitarfi alle altezze fubli- midel Paradifo. i i 129 Lapalma,che nafce nell’Ifole Maldiue, come Pietra. (criue Pietro Maffeo nel 7. delle fue Titoriey apprefta, Meffeo eliftoppa per intrecciarle fumi;ela corteccia dei frut- ti, perferuirdi calice; ‘e la carne per fomminiftrare il cibo s ela feffa pet rincavarne dell'oglio ; ed il frutto mentre è tenero per cftraerne tugo » che variamente cotto diuîene , e miele, e zuccaro se vino, ed aceto; e le foglie perche feruano di carta à gli fcrittori , di te- goleà coprir le cafe, edanco di materia per teller la . fembianza di ruuidi veftimenti; in fomma ; ed iltron-. .co; eirami, per farne delle nau!, è le chiomeper teffer le vele ed i frutti per caricarle &c. Si che f' Arefio le S. Croce foprapofe' ; AD OMNIA VITILIS5 applicande l’imprefa al legno della Croce » la quale come feriue Sant'Agoftino Append.tom: 10. fer. 49-hà portato; i] S.Agofti- Omnium nobis bonorum thefautum. Quadra l'im: no prefa ad honòre della Patienza, fempre gioucuolé in Patienza tutti gli affari humanî; equadra altreti alla pietazdella » Pietà quale San Paolo r.Tim. 4.8. Pietasad'omnia viilisy * o promiffionem babens vite qua nuncefti & futura. more . 130 Prefuppofte tantevtilità della palma,quante nel numero antecedente efpofi; patuemi, chete le X% . poteffe dare il motto; OMNIBVS OMNIA paro 1. Cor. gle diS. Paolo 1. Cor.9: 22: OMNIBYS OMNIA 2% faftus fm , “vt onenes facerem fatuos', che dimoftra Carita- vnanima torta di charità impaftata ,che.ft trasforma tuo Dio SAgofti- denza diuina ofernò quefti effetti, dicendo ; Deus ti- ‘ ciprefto, diceua; ERIT ALTERA MERCES; rifolaro in mille maniere , per fomuenire all'indigenze tutte de fuoi proffimi. Sant Agoftmo » nella bontà, eproui-: * PIANTE, E FRVTTI Lib. IV. d'acqua,cheti vertaua al fuo piede,la fece dire; MORS Voluttà MiHI EST.; talela voluttà, e le delitiermondane, feruono al giufto; non di fomento di vita màdi ftru- mento di morze+ E fe diceua San Paolo 1.Timot.5+6. Vidua, qua indeliciys ef, vinens mortua: eft + Teo- 1.Tira, 5. doreto commenta; Immodice delitie ravionem ob- €- runt & efficiune vt in corpore tanquanin aliquo Teodoreto fepulchro racear. 133. Bencheilterreno fiaarido, edilclimaoltre modo caldoyla.palma nonlafcia di mantenerfre bella; evigorofa., ‘onde portò il motto; NEC IN GARE DO. DEFIT y è fia DEFICIT; idea digran ter uo d’Iddio, che nc anco frà learidità dello fpinto y 4ce- ma ne fuoi feruori y più che mai mantemii vigoroti nell’offequio della diuinità; ed ancoridea dellamiferi. cordia diuina, che é beneficio dei cuori. più fterili, ed infecondi , opera ftupende marauiglie.; Oflenrat iam menfas dinitras fusasy fcriucua d'Iddio Filone Ebreo | 1. leg. allegor: quod fufficiant etiambhisy quanaonme gnam vtilitatem inde capiunt; quottesentimplsis in mares fontes producitin locis de[erti[tmis;renuemyT afperam» fterlemque terram rigat, nundano flumini= bus s quidalindexbibety quam nimietatem dinittarum benignitatis fue è 134 Fù chi foprafcriffe alla: palma , SERIO QVERENDA, ET LVDO, infegnando- ci chela vittoria , figurata neltapalma,e da douero, © da fcherzo: e nelle cofe ferie; ‘ed'ancomelle:giocofe mai fempre procurar fi deue JEodouico: Ariotto Can- to I s.ftan. 1. i Fù il vincer fempre mai laudabilcofa; Lodora Vincafi ò per fortuna, ò peringegno. pfriofo 13; Animorifoluto, ò.divincete yò dimotire, |. © 3 dimoftrò colui; che‘alzando la palma y intrecciata;al Animo Contem plaziuo. Miferi- cordia divina» Filone Vittoria ed è anzi Emblema geroglifico, chè imprefa : nelqual argomento è ftupendo il difcorfo d’ Annibaley:fatto a {uoi foldati giunti a fronte dell'efercito Romano;Z7o- bisvincnla, neceffitatefgne fortuna cironmdedit;dex= Tit. Liwio tra ylenaque dito maria clandunt: nulamnead effe “gium quidem nauem habentibus: circa Padussamnisy atergo alpes vrgent,vix integris vobisyac vigentibus tranfite» Hiervobis vingendum > aut monten dum mi- \ litesefft&rti Tit Liuio Hift.Tib. 213% --3 è 136 Lefrondidella palma; che dal Lucarini furo- _chtz fi:ntenebris esylimen tibieftjfemuduses; im- nointrodotte è dire; ;AVELLIMV& NON DE- no bitotemeft. Siefurisspanistibve/t ; fa firis; aqua tibi mortalitatetrbi veStiseft è Similmente: Sant'Ambro- S.Ambro gio lib. $-deVirginib. Ommia Chwiflus eftnobis . Si gio vilnera curare defideras 3 medicus'eft . St febribus afuass'fonseSt; fr granaris iniquitate tuftitia ct ; fi durvilio indigos svirrusefts fimottem cimesyvita eft; fi cetum di fiterassviach;fi tenebrasifugisa lmx'eft è Si cibum querissalimentumeft + E San Cirillo Gero- Ciril. Ge- folimitano Catechel. 10. Venicaig; varinsfit Saluator rofl. advtilitatem-& OMNUIBVS FIT OMNIA. 131 AlcibiadeLucarini, nell’ifteffà palma rico- 0,0 nObbe fignrata la Sacra Bacariftia, ele diéde; VIC- Eucari- TVI SATIS; ecorrifpondeil motto alleprotefte del fia, n Redentore; Qui manducar meam carnem » & bibit meum fanguimem , habet vitam &c.Toan. 6.57. Nel qual propofito col Durando Ratiom. diu. offic. lib: 4. Durando cap.30. può avuertirfi che'quelta voce pane è dedotta dallavoce Greca; par, ché fignifica; omne ; Panis di- cirur Grecè a Pan; quodeSttotun , quia bicy@in futuro eft tota vita noftra: Se dunque la Sacra Euca- riftia eft pamis viuusy& vitalisy tinchiadendo in sè quefto pane ogni foauità , edogni'bene 5 gli piena- _ mente bafta:a felicitar la noftra vita. ‘9 Sil 132. La palma giapponelè , quando è inaffiata» muore; Monfignor Arefio,figurandole vicino vn valo GIDIMVS fono idea di quei beneficij che altrui fi ripartono, non pronta'e cortefementè ma quafi.con- travolontà; e come sforzatamente : più per liberarci Benefi= dall’altrui importuna inchietta, che per animo di com- cio sfor piacere » ò di giouare ; de i quali Seneca lib. 2.de Be- z2t0 nefic. cap. 1. Ingratum eSt beneficiums quodd:rminter Seneca manus dantis hefit, quod quis agrè:dimittere vifus ejt , & fic dare » tanquam fi fb previperet. Che peròconfigliaua . Sic demus , quomodo vellents'ac- cipere. Anteomnialibenter, cito y fine vlladubita- zione‘. Imprefa che anco feruirebbe è quei cuori. pro» fani, che fono cosìtenacemente attaccati alle concu» pilcenze ; all’auaritiey ò ad altrioggetti mondaniyche non mai di propria elettione; mà precifamente, con loro eftrema repugnanza; dalla mera neceflìta., e vio- lenza vi filafciano ftaccare . 137 Amalapalmai fiti fpatiofi, ampij, ed apriciy idea della vera virtù, chè gode della feremità d'ynciclo aperto ; onde lo-fteffo Lucarini le foprapofe; TAN. TVM IN APRICO. Nonaltrimenti Seneca lib.de Vita beata cap. 6. Altum quiddam cft virtus, excel fum » && regale s imuittum » infativabile. Polupias humile , feruile , imberillum > caduruni s. cuius fia> tio » & domicilium formices, & popinafunt. Vir» tutem Monda» no perti- nace Viruù Seriece Li PALMA ov ‘tutemin templo inyenies, in foro, mcuria pro mi» ris ftantem , pulserulentam » coloratamy callofas ha- bentemmanus. Voluptatem latitantem fepinss ac tenéliras captantem &c. 138 La douela palma verfoterra è riftretta nel tronco , alzandofi verto ilcielos fempre viè più s'in- grofla; TVRGESCIT IN ALTVM, ferive il Lu- carini ; fiche pare che fia vna piramide s pientata con la puntarallin giù; idea efpreffa d'vitanima , che fi rif- tringe nelle cote del mondo e della terta ma fi dilata in quelle dello fpirito , e delcielo . San Gregorio Pa- S.Grego= pa inCant. cap. 7.v. 7. Palma dum crefcit , deorfum rio fringitury & furfum dilatatur, fic fantta anima ab . imis incipit & paulatim ad maioracrefcendo, v/que ad amplitudinem perfette clavitatis peruenit . 139 L’Accademico Tardo, fegnò la palma col titolo; NON EXPECTATA DABIT; poiche la doue » ftando per cent'anni; fenza produrre verun © frutto » altri la crederebbe fempre fterile ; quando poi Cofa in- menovi fi penfa, produce la pretiofità de i datcili . Ta» afpastata le Giafon del Maino , effendo in età giovanile) mo- ftraua l'ingegno del tutto rozo ; mà poi contra l'efpet- tatione del Padre» arriuò ad altezza così fublime nelle materie legali ; che fece nefuoi vafti volumi gloriofe dimoftrationi di ftraordinario valore . Lo fteffo anco 20 auviene inmateria di pietà s religione $ ed altre virtà morali nelle quali ben ifpeflò ; più eminente riefce, chi pareua loro più auerfo . Onde Sant Agoftino in S.Agoffi- Plal. sq: Ztinam qui nos modo exercent conuertan- no tur, & nobifcum exerceantur : tamen quandiu ita ‘cen vt exerceant nosy non eos oderimus : quia in o quod malus eft quis eorum, vtrumvfque in finem > perfeuaruturus fitignoramus. Et plerumg; cum tibi videris odiffe inimicum» fratremodifti, & nefcis &rc. 1go' Selapalma è tutta roza ped afpra, nelle parti del tronco» che s'accoltano allaterra: tutta è nobile S.Agofi- è maeftofa nelle parti , che s'inalzano al cielo ; A/Pe- no raradix videturinterra» palchra coma fub calo eft » diceva Sant A goftino ; che però paruemi fe le poteffe x» dare; INCVLMINE PVLCHRA, facendoneim- s.Chiefa prefa per Santa Chiefa; ò fia per l'anima d’vn giufto , Giufto in quefto mondo trauagliataye perfeguitata, mà nell'- altro riguardeuoles eglortofa. Vgon Vittorinolib.1. vgon deBeflijscap.22. Stipesrigofo cortice yidelt Ecclefia Vissorino circumdata tribulationum afperitate' in terra figitury & ramiyideft Santti in eterna felicitate gloriantur. Giufto Gloria ._141. Monlignor Arefio» invno de fuoi frontifpi- eterna cis pofela palma »: col motto; VINCENTI DA- BITVR; talelagloria de ibeaci, figurata nelle pal- Apoc.7.9 Mes I palma in'manibus corum; farà conferita à chi haurà contra i viti), e contra l'interno eroicamente Efchilo' "combattuto; Laborem quitulitsdebetur huic laboris natus gloria:, diceua Efchilo y riferito da S. Clemen. Aleffandrinò lib: 4. Seromat. È San Leone Serm.de S. Leone Transfiguratsfcriueua anch’eilo; Inter tentationes hu- insite , prius nobis tolerantiam poîtulandam effe» quam gloriam, i et o, 142. Duepalme,che s'abbracciano coi ramiyheb- bero dall’Arefior CASTVM CONIVGIVM, NEC INFOECVNDVM; imprefa tutta opportuna all’- Inearna-'Incarmatione del Verbo » nella quale conla virtà dello tione del 4 pirito Santola Beariffima Vergine concepì, e parto- Verbo rì, fenza pregiudicio veruno della fua verginale mon- S. Ilde» dézza; Non matremy verginitatis deferit decus. Non fonfo virginem maternus impedit partus ; & virginem non violat fetus» & Matrem nobilitar pudor virgi- neus, S.Ildetonfo de Virginit. Maria cap. 2». 143 IlTaffo; advna palma, chergermogliaua ai Religio= piedi d’vna ftatua.,rapprefentante vna Dea) fopra*: lema.; EX: RELIGIONE nce... fcriffe per: titolo d’ n Capo XXIII. 295 VICIORIA, documento ben degno ; che tutti i guerrieri Criftiani fel’improntino nel cuore. Camil- lo al popolo Romano dicewr. Inrzemia! borum an T.Liuis norum vel fecundas ves, vel aduerfas : imventeris om- nia profperaeneniffe fequentibus Deosy sdue:fa fper- nentibus . Tito Liuio. PEPE Capo XXIV. 144 [ L pepe» mentre è piftato ; offende chi lo ridu- ce il polyere; e com'altri dille: TVNDFN. TEM LAEDIT, infegnoindoci, che mal può allicu- rarli di nonricevercoffefa ; chi la piglia contra perfo Rifenti- na, naturalmente ignca è crifentita , che come diffi mento Ouyidio Metam.10. me 1 audaces non et audaciatuta. Alpepefù foprafcritto: CONTVSVM ACRIV®, applicabile à Santa Chiefa 3 ed alla virtù de: buoni, che quanto più perfeguitata stanto più ef- ficate trastondey ed'efalatilfapore, e l'odore di fua fe- gnalata eccellenza . Pietro Cellenfe lib. gs. Fpi&. 4. Species aromatica y piftiloruem TV "NSIONE e FRA GRASCIT, Ecclefia oppreflone malo- Cellenfe rumcrejcit. Virtus quoque bonorumyaduerfariorum infeftattone Lac: (ita, Horo vernats & frattu . 146. Contìmile concetto è diverfe drogherie, pif- tenel mortaio altri diede; TVNSA MAGIS ; tali |. may + È i 4 - - Animo gli animi generofì , quanto più combattati, ed offetì, var. tanto più fanno fpiccare l'eccellenza del loro valore. Ge Pietro di Damiano ; ferm. in Affumpt. B. Vitg. SPe- pietro di cies quidem integra odorem reddunt; fed nontantum pamiane quantum confraîta; crebris enim tunfionibus fuper- trita , remotiorem etiam locum odorifera confperfio- ne refundunt; fic& VIRTYVT ES, inpace qui- dem fortiter RE PDOLENT,; (ed FORTIVS IN TRIBVLATIONE. 147 Al pepe, inatto d'eifere piftato nel mot- _ . taio fù foprapofto ; CONTVSVM EXVLTAT, Patir cò Quidis s.Chiela irti). per vno » che maltrattato, e mortificato » fi rallegra allegrezo ua. Taligli Apoftoli; Ibant gaudentes & confpetta pi per concilif » quoniam digni babiti funt pro nomine Iefù contumeliam pati. A&. s. 41. Setue anco limprefa » Virtù |. àchi frà gli altrui infulti y prevale contra i medefimi perfegui nemici, cheiniquamente l’opprimono » e lo maltrar- tat2 tano . Sant'[fidoro Pelufiota lib. 3. Epitt.'182. 4po- Ifdoro ftolicum Ragriscederentur s eos a quibus cedebantur Pelafiova faperabant :<& cum vexarentur, & exagitarentury vexatores fuos vincebant: & cum mortem oppete- rent vira preditosin fugam vertebant . PESCO: RESCA” 2ln PERSICO; e fuo frutto. Capo XX V. 148 Lla pianta del pefco Lodouico Domeni chi A iprafcriffle; TRANSLATA PRO- FICIT; òpure com'altri direbbe; TRANSLATV MELIOR motti ; che prefuppongono; che quet'- albero, nella Perfia » fia velenofo ) mà chetrafportato nei nottri fiti , reftiperfettionato nelle fue qualità; tale chi muta habito,d pacfe, riefce ne fuoi coftumi corretto,e migliorato, Così Andrea Alciati nell'Em- blem, 143» Translatu fafta eft melior, quenoxia quondam Andrea In pasria y bic nobis dulcia poma gertt . Alcias Tu procul à patria in pretio es maiore futurus. 149 Perche le fogliedi queft’albero' fi ralfomie gliano Mutatio- ne 296 gliano alla lingua sed il frutto alcuore ; il Camerario , per tacciare gli huomini finti è e fimulatori » ne fece Sineeri- Emblema, coltitolo; CONCORDIA CORDIS; tà ET ORIS. Offeruò quefta cofamedefimal’Alciati, che nell’Emblema fopracitato diffe; Fert folium lingua » fertpoma fimillima cordi: sAlciate , hinc vitam degere difce tuam. 1go Vnapefca ; ò fia vn frutta di perfico , aper- to in mezzo y ed in due parti fpaccato , che moftraua l'offo attaccato alla polpa,da Monfignor Arefio fù in- P/al.101 trodotto à dire ; ADHASIT OS MEVM CAR- 6. NI ME&, parole tolte dal Salmo 101. 6. facendo l'imprefa in perfona di Sant'Ignatio Martire , & in- troducendolo à difcorrere così; Che fe ilnome d’offo chetutto è fortezzasdirettamente conuienfià Dio » di Habac.3. cui fcritto; Deus Dominus fortitudo mea; Haba- Axdrea Alciati 19 cuc 3.19. e fe il nome di carne conuienfi al cuore, fa- cile, ed arrendeuolea i divini commandi ; onde diceua Ezech. Jddio; Ezech. 11.19. Auferam cor lapideum de car- 11.19. ne eorum, & daboeis cor carneum: ben poteua Sant'- Ignatio afferire , che l'ofio ftava accoppiato alla fua carne: mentre Iddio sì fattamenteera vnito al fuo cuo- rey che non folamente tutto della carità diuina era pie- no» mà che anco con miracolofi caratteri del nome ifteffo dell'incarnato Iddio era fegnato, ec ftampato . S. Gio: Vgon Cardinale in Pfalm. ror. dice che nell’offo, che Euang-: adherì alla carne» puofli intendere San Giouanni ; che intrepido se vigorofo, là ful Caluario adherî a Maria Vgon Vergine; Adhafit osmeumcearni mea 3 ideft Ioan- , Cardine nes fortisdiftipulus matrimea. Tuncetiam adhafit oscarniy quando ipfe Christus commendauit matrem Sin Ioanni. Puoffi anco della perfona d’ogni Giufto di- iufto _ re,chel’offo,cioéil vitio adherifce allafua carne;poi- con dif che fiafi quanto fi voglia vn anima virtuofa,fucofa per fetto gratia, fpiritofa per nobili qualità , che adogni modo haurà fempre a deplorarfi » che qualche durezza » e vi- tiofità fe le troui adherente. Dottrina in più luoghi da SanGregorio Papa repplicata , benche per hora bafterà il darne con effo lui l’efempio fcritto lib. 3. Dialog. cap.14.»d'Ifaacco Spoletano in quefta guifa. S.Grego- Hic cumwvirtute abftinentiascontemptu rerum tran- vio feuntium, prophetia (piritu, orationis intentione effet incomparabiliter preditus;v num eraty quod in eo re- prebenfibile effe videbatur y quia nonnunquam tanta ei latitia ineratyvt illis tot vIvtutibus nifi (ciretur elle plenuss nullo modo crederetur. Similmente 3 pretup- Marito . ponendo, come hotala Sacra Genefì, che la femmina, afferuo- conloffo dell'huomo fia formata ; vn Marito, che fo porti nel cuore imprefia la propria (pofa 3 potrebbe con quefto motto. Adhafic os meum carni meay efprimere le fue maritali fufceratezze . PINO PIGNA Capo XXVI. Isl Eglio mantienfi l'albero del pino, quan- do fe gli leua la corteccia; poiche frà que- fta, edilleg nosfogliono generarfi, per colpa della fo- verchia tua graffezza s alcuni vermi, cherodendo il tronco, fanno morire, e diffeccar la pianta. Con allu- fione à quefta proprietà, l Abbate Ferros per vno, che effendo ricco y confumaua quant'haueua; inà che poi» divenuto pouero , fi gouernaua prudentemente » ne fece IMprefa col motto; RECISO CORTI- CE VIRET , ò veramente; CORTICE SPO- LIATA PERENNIS. Si che la doue l’opulenza dei beni ; era cagione di mille difordini » la povertà» diueniua ftrumento di molte virtù; difcorfo di Sant- Ambrogio fopra le parole di San Paolo 1.Tim. 6,10. «Tie Radix omnium malorim eft cupiditas. Così; Vtre- Povertà vtile PIANTE, E FRVTTI Lib. IX. rum facultaces inftrumenta funt omnium vitiorum: S.Ambeo fic barum ablegatio generatrix eft, nutrixq; omniumgio virtutum . Quadra l'imprefa a San Bartolomeo Apo: S- Barto- ftolo » che perdendo la pelle corruttibile, acquiftò la !ome0 verdezza dell'eternità gloriofa. . 152 Tagliandofial pino i rami inferiori 7 e più baffi ) s'auuanza poi con le cime ad altezza ftupenda, ciò che diffe il Ferro; RAMIS RECISIS ALTIVS, così quando ci vengono tolte le ricchezze »- e reftiam Pouertà - priui delle cofe temporali e terrene ) con facilità mag- c’inalza giore c'inalziamo a Dio. San Gregorio; Quanto $. Gregs- plus intemporalibas deficimus s tanto magisin fpiri- rio tualibus proficimas. Quindi San Francefco nella fua Regola cap. 8.così; Hac eft illa celfitudo altifrmeS. Fran paupertatiss que vos chariffimos fratres meos heredes Se regni celorum inftitnit, pauperesrebusfecit, virtuti bus fublimanit: Hac fit portio veftra , que perdu- cirinterramvinentium. E S. Bernardo Ser.4. de Ad- uentu , benche condifferente metafora; Magna que- S. Bernar dam penna eft paupertatiss quatam citò volarar ad de regna celorum. i 153 La piantadel pino, figarata invn giardino tutto cinto dalle muragliesma però iui fcoiTa da i ven- tihebbe; QUID IN PELAGO? Cioè, sio fono sbattuta, mentre hòle radici fitte interra, e fono in luogo ficuro: che farebbe di me; s'io folli imvn pelago Dannau tempetftofo? Se tanto Iddio trauaglia vn Giobbe {uo caro amico , protetto dalla fua gratia ; huomo tutto verde nelle virtù » e nella fantità vigorofo che farà poi de fuoi nemici ; fluttuanti in vn pelago d’amari- tudini fempiterne giù nell'inferno : San Gregorio Papa; Camrecognofco Iob in fterquilinio » cogito S- Grege- qualiter Deusin futuroîcruciabit quosreprobat » qui *i0 Papa ita durè affligit quos amat + . 154 Nello fteffo mefe, che dalla pianta del pino fi raccoglie vn frutto s dicono » che vn altro fe ne ma- tura; in lui avuerandofi le fauolofe narratiue » che del iardino d’Armida fece Torquato Taffo. Gerufal. iberata Cant. 16. ft. 10. Coi fiori eterni , eterno il fratto dura E mentre fpuntal’va ; l'altro matara. Nel tronco ifteffo, e trà l’iftefia foglia Soura il nafcente fico inuecchia il fico. Pendono à ya ramo va con dorata {poglia + L'altro con verde 3 il nouo pe il pomo antico; Luffureggiante ferpe alto » è germoglia Latorta vite ou'è più l'orto aprico: Qui l'vua hà in fiori acerba » cquì d'or l'haue È di piropo , e già di nettar graue. Perloche le tù dito; SEMPER FERTILIS » che i inferifce fecondità » e perfeueranza . Documento Perfeue- fuggerito da San Paolo 1. cor. 15.58. Itague fratres Fanza metdiletti frabileseftote » &immobiles:: ABVN- eil s DANTES IN OPERE Domini SEMPER. !* 155 La PIGNA nel fuocoscolmotto; ODOR; ET FRVCTVS); ò come altri vogliono; HINC Virtà FRYCTVS, ET ODOR ferudd'Imprela ge- nerale à gli Accefi di Siena, inferendo » che dareb- bero al mondoi frutti delle virtù » accompagnati da {oaue » ed honorata fragranza. Imprefa che molto bene feruirebbe ad vn predicatore, che accoppialie Predica al frutto delle fue prediche » l'odoredella fantità , e d’- tere vn ottima edificatione. 156. Siritrouala pigna colmotto; NON NISI FRACTA DAT ESCAM ; ò come difle il-Padre Conter; NON NISI FRACTA PROSVM fim- bolo d’Auaro » che folamente all'hora » ch'egli perde Auaro la vita , riparte altrui le ricchezze» e i beneficij . Po- tendo anco applicartì l’imprefa alla parola d'Iddio, parola che riefce cibo proportionato alle menti de i edi » SIddie quand'è Torguaso Taffo P'IIN O) Capo XXVI: aquand’è fminuzzata dalla prudenza, c giuditio di fa- icto Oratore. 1.57 » La pigna frà le fiamme hebbe da Monfignor Aretio; CALORE SOLVITVR tale il cor duro Madda- della Maddalcha » rifcaldato dalle vampe della carità lena —diuina,tuttos’intenerì; e quadra altresì il motto a qual fivoglia oftinato » che arto dal fuoco febrile y ò.in al» tra guifa affannato, ficommoue ad atti di refipifcen» Oftinatò zayedicompuntione, Pietro Bercorio Redu&or. lib, Pietro 12. cap.108.num.3. Quando homo eSt durus perob- Bercorio (limattonem- tune ponit eum Deus fuper ignenà fortis aduerfitatis , & fic diffoluitur per contrittonem, & aperitur per confeffionem . Tale anco il calore della rt DOGS libidine , infiacchifce s erifoluei cuori per lo paffato Tutor, forti» egenerofi» Campana luxuria » diffe Valerio Meffma Maffimo lib. 9. cap. 1. in4iftum armis Annibalem» illecebris fuis complexa , vincendum Romano militi tribuit. E frà poco. Quid ergo his vittjs fediuss quid etiam damnofiusy quibus virtus atteritur, vittorie Magno O fauellò di Sanfone; Cum Je È tricio dedif]et : robar omni De Î : 158 Conmaggiore atti Libidine la pigna, quand'è verdeyche chiara il motto ; INVIRI trimenti il feruore dellàlibidiffe+ +e più vigorofo» edimpetuofo nell’ètà gionaffile; che però Sant Am- S. Ambro brogio lib.1.de Vidwis; Vic@aeft lapfibus adote(cen- Pres tia, quia variarrmaftus cupiditatum,feruore'calentis inflammatur libidinisi È “è 159. Lapigndyefpofta ai raggi del Sole, fi ritro- Benigni- ua coltitolo; CALORE FOETVS EXCLVDET; tà infegnandoci »che con le manfere-cottetis ed atfetuo». fes'ottiene anco dai cuori più temaci,e più duri quan to fi vuole; Longe valentiar imim.ad obrinendum. quodvelis, quamtimor , Plin.lib. pei Così Te. Temiftio miftio Orat.9. Nibil adalliciendim voluntatem. cacius eSt benignitate ac beneficentia»; lonzeque id do.è feccapil che di- MASIS » non al- Plinio be ail fuoco contra —qualè-Lor ' Maria Vefgincangòr | platanusexaltat@ fumi pes inare ; e. faces cus edil.Beato Amedeo Hom.$.de Laud. £ 303 SA orta de radice , Ieffe ra- 8. Ame- 297 PLATANO Capo XXVII. 162 S Cipion Bargagli.» di queft'albero diffe ; VMBRA TANTVM; poiche non dà ve- run frutto» mà folamente ferue.con l'ombra ; conta- centeimprefaadvn kppocritaschenon hà che fola ap. Ippocri- parenza». Taliancofonotutte le felicità del. Mondo , ta _ non hanno chel'ombrà tranfitoria € vanag.e noala Felicità foftanza , e non la permanenza ; / mbratica eft facu- puidania li feliciras y diffe Alcuino Epitt. 46. vera tantummodo A a in futuro fpeétarur . Ed Eutimio in Pfal.72. 20. Hu- Estimo mana felicitas » vera. feticitas non'eSttametfi.efle vi- deatur ,fedvtimago aut vmbraimitatur tant um fe- licitatem 163 Giouanni Abbate Ferro; al platano fopra- fcrife; OBVMBRAT, ET RECREAT, Protet- che dimoftra protettione , e difela. DonGregorio "Ne Benni riconobbe nel Platano vn idea della virtà, Virtù Dit ci NA d» du © sw Provegit &re vivbksy ceu Platanus ingens D- Greg. “{ manswi Vi br, atque animum. Brimel. ue imprefa ad onore dell’Eucariftia > della renza Giuftiniano de Difcipl.& perfe&.Mo- naft, còsì; E/tfacramentutt hoc tanquam cellarium Lorenzo quoddamiomniura aromatum » infe continens pretio- Ginftin. fitacemy &virtuterpue Il ipfum qui ingrediuntur re- Eucari- focillantar ab omni fa igarione, nec deficiune donec prafentis vite termitus finitatur , E/t etiam myfterium hoc ». Quafi ingens debor> virentibus referta folys» fub quam quicung; figipnit laborantes, & peregrina- tes proteguntyur in ipfius vmbraculo ab aStu die &c. cbr, chedi fe fteffa protelta; Quafi Ecclefiaf. xa aquam. Eccleliaft. 24. 34-19» 19. 'adombrg$ e ne rier pre però San Bonauen- aggio in > aleiri ergine tuca in Pla Ito; I vmbra alarumena- <° de delettabile eSt mibi re- mentura ing. aleir uolte he glie ni quia op:imumeffe Principi, amoresacgratia fubditos alli= smoriîîa fuorum mirabiliextenfione fe fe vbique ter deus ceresnon metusac terrore dominari &c. 160 Dalla pigna non fi caua il frutto » che dalla buccia molto ben riftretta € rinchiufo » fe non con molta fatica, che tanto dimoftra il cartello; NON Vir SINE LABORE taleilpremio della virtàye la feli. Gloria cità della gloria» non fi può ottenere » fe non con gra- uiffimi ftenti ; Qui cupit optatam curfu contingere metam Multatulityfecitque: puers fudauity&r alfit dre, S.Grego- E San Gregorio Homil. 37. in Euangel. Ad magna rio pramia perueniri non potefî » nifi per magnoslabores &c. Filone Ebreo lib,z3.de Vita Moifis fauorifte mol- to bene quefto concetto » benche ragioni non della pigna, mà dellanoce. Nuc:s extremzum putamen eft amarum : ligneus cortex interior eft aufterusy& foli» dus: quo fit vtfruttus non fit in promprusclanfus vtro- quemunimine. Hac figura docetur anima exercens feinvirtutis ffadia effe opus laboribus. Labor autem durus y € difficiliss vnde felicitas prouenit . Qua- propter perdurandam eft. Namqui fugit laboremy fugit felicitatem, è 161 Lapignaanco fi troua coltitolo ; IL BVO. NO E DENTRO applicabile a chi nafconde le Oratio Filone Virnì ‘ mafcolta proprie qualità virtuofe fotto filentio modefto;ciò che Pron, 10 diceua il Sauio Prouerb, 19. 14. Sapientes abfcondunt 14... fcientiam, CRAXI _concupifcit ». facro, rarum expandit vedifperfos filios Adx ab eftudtur- biney & 4 plunia vmbra defiderabili protegeret . 164 Pliniolib.12. cap. 1. della pianta del platano così; Commendatio arboris cius nulla aliamasor eft Plinio quam folem eftate arcere:» hyeme admittere. Quin- diui Bargagli » figurandola col fole difopra le agguia, fe il vertlo; DI STATE IL CACCIA ; E LO RACCOGLIE IL VERNO; proprietà chedame . — fù riconofciuta in Maria Vergine, che qual platano Mariza ripara dal noftro capo gli ardoridiuini, mentre con- protet= tra di noi é fdegnato quel Sourano ; mà poi nell’inuer- 1198 no pe frài gelati rigori della morte » ne ottiene la glo- riofa chiarezza deliuo beatifico afpetto + POMO Capo XXVIII, 165 pa pianta di pomoyc6 frondi,e frutti fi ritroua col titolo; PROTEGIT, ET NVTRIT; Eucari- che può feruire perla Santiffima Eucariftia della qua- ftia le Pfal, 77.25. Panem Angelorum manducauit homo, P(al. 77. ò comedall'Ebreo fi puòtradurre panem fortium » il 5» tutto perche quefto pane celeîte s nutrendo fortifica e fortificando nutrifce. Quindiil Beato Lorenzo Giu- ftiniano de difcipl, Monaft..conuerf. cap. 19. S1'9415 Lorenzo inediatabefcit mere in prelioreparare vires Gisffim antha corporis Chrifti fideliter fu- mat myfteria, & ftatim conualefcety in melius prifti- mareStauraza virtute. Non difdice l'imprefa a Pren- cipe 298 Précipe cipe benefico, le qualità del quale da Seneca; Medea benefico 4 fi. 3.cosìmengono motiuiteryr, è * Seneca sli “ ‘1 woc reges habent | Magnificum & ingens nulla quod rapiet dies, Prodefle miferis, fupplices fido lare i PROTEGERE. Liv i Padre di F_ conviene altrefi adogni buon' Padre! di famiglia, famiglia tenuto è nutrire i figliuolize proteggergli; ripartendo loro‘come'il cibo-corporale y ‘così de fpirituali difefe contta'gliimpulfide i vitij, e delle colpe. San Grego- tiblib. 19. Mor. cap» 151 offeruando » chela terra pro- ‘duce à prò de gli huominijye lefpicche per nutrirgli frà l'indigenze della fame 3 egli alberi. per adombrargli Gen-1.12 frài feruori del caldo » Protulit terra herbam viren- tem, © facientem femen inxta genus fuum » lignum- que faciens frultum. Gen. 1.12. così interpreta) e rm» AA dita uten' 1 167 Molti pomiacerbî, infieme raccolti), pofe il Compa- Ferro con la ferita: COLLECTA MITESCVNT, gnia —chedinotal’vtile» che dalla compagnia d'altri fi rice- ue» reftando in quella, modificate le noftre pafioni,e Ecclefiaf. corretti, emiglioratii coftumi. Melius eft ergo duos 4.9. effe fimul quam vnum : habent enim emolumentum focietatis fue. Ecclefiaft. 4.9. San Girolamo venti- 1a.11.6. lando gli oracoli d'Ifaia 11.6: Habitabit lupus cum agno,t® pardus cum bado accubabity offèrua che pre- cifamente il lupo è chiamato ad habitar: con l'agnello» e non l'agnello ad habitar col lupo, perche la ferocità del moftroidouena dalla domeftichezzaconti'innocete 8.Girola- apprendere a moderarlì, éd amanfuiefarti. Notandum mo quod non agnus, & hadus babitanty& accubant cum lupo, & pardo: fed lupuss& pardusagniy&& badi imi- ventur innocentiami Così nelfacro libro delNumeri, + "le città affegnate perimmunità y erefugio de gli huo- mini homicidi, e fanguinarij, tutte‘erano città de i Le- uit, gente confacratà a Dio, inchinata alla pacey ed Num. 35 applicata alla feruità del tempiope dell’altare; De @pfis 6. oppidis que Leuititdabitis, fex eruntin fugitinorum anxilia feparata Num. 35. 6. cosìdifponendo la $a- pienza infinita d'Iddioy accioche quegl'animitotbidi, focofise furibondi ; dalla domeftichezza > € piaceuo- lezza de i'Lewiti apprendeffero a raddolcitfì je miti- gartì ; Dottrina d'Oleaftro Crediderino hoc fattum, PIANTE, EERVTTI!Lib. IV. tropoliza. Perterram fignificatur Ecclefia , que & S. Grege- verbi nos pabulo REFICIT y ET patrocinij vmerio braculo CVSTODIT; qua & loquendo PASCITy ET opitulando PROTEGIT. i 166 Vnpomoacetbo fi ritrouacol verbo; MI- TESCET); inferendo che il tempo matura y e taddol- cifce le cofe più infoaui , e più afpre. OQuidio lib.4. de Trift. Fempore paret equus lentis animofus babenis, Quidie Et placido duros accipit ore lupos. t Tempore Penorum compefcitur iraleonum, Nec feritas animo qua fuit ante, manet Tempus & in canas femen producit ariftas, Et ne finttrifti poma fapore facit. Hoc etiam feuas panlatimmitigat irasy Hoc minuit luîtus ymaskaque cordalenat. Girolamo vt huiufmodi bomicide ex Lenitarum comuerfatione Oleaft. fierent meliores. 168 . La depofitione di Crifto dalla Croce ; fù dal Bargagli rapprefentata; c6 la pittura d’vn pomo, fpic- cato dall’albero,con vna canna,ed il motto; MATV- RVM DELIGITVR. Ifuperioriy nelle elettioniy che fanno ; deuono fciegliere i foggetti di prudenza, edi matarità > e quelli che più dal lor proprio merito, ; che dalmero genio fono propofti, ed approuati . Ata- Elettio- larico Ré, fceglie perfuo miniftro Tolorico 3 e prote- "© fta di ciò fare, perche firicorda ch'egli feruì a Teodo- À rico fuo auo , con merito d’ogni lode. £d releuan- Caffiode- dam fiorenti(fima etatis noStre folicitudinem » vifum"* eft te virum prudentifimum conuenienter adbibe- re , quem conftat ettam domni ani noftri trattati» bus ingiter » & laudabiliter adbafiffe. Caftiod.lib. 8. Epità. 9. 169 Vnfruttodipomo, colcoltello , che ftà le- uandogli la pelle fà da me introdotto a dire j} VT MVNDVS. INVENIAR, parole di Santignatio _ Sv Martire Dentibus befliarum molar $ VT panis S. Ignazio MVNDVS INVENIAR; applicando l’impre- ai fa a San Bartolomeo Apoftolo è che nel perdere frà ib le mani de i carnefici la propria pelle, acquifiò ogni Apoftoli maggiore purità, emondezza. Crifto fepolta POMA POMO .Capo XXVIII. POMA D'ORO. Rà gli altri fregi, onde s’adorna il fimolacro d'- Ercole tepnalato é quello delle poma d'oro . Fu- rono quefte colte da [ni negli orti dell’Efperidi » con l’hauer prima vecifo quel moftruofo Dragone » che vegliando alla guardia di quei frutti, ne contendeua agli altri il pofeffo. Paruemi per tanto che delinean- 1» dofi quefte poma ; guardate dall'afliftenza del drago è * otefiè darfi loro. MONSTRO RAPIEN- A PEREMPTO ; ò veramente; DANT RAPTA TRIVMPHVM, potendoti anco dar loro il motto » che nobile ingegno aggiunfe al vello d’oro (già chela voce Milz viata in quefto racconto da iGreci come auuerte Natal Conte » nella Mitolo- Natal gialib. 7, cap. r. egualmente fignificata; Er ovesye” Cont. ‘mala fruftus ) NON SEGNI RAPIEN- Virtù + DA MANY; ed infegna che il teforodella virtà ; s°- add acquifta da chi virilmente combatte contra la malua- AD gitàdel vitio; e che domandofi le rubellioni del fento contaminato , s'ottengono chiare ye gloriofevittorie + S.Ambro Sant'Ambrogio Bb. s.in Luc. versil fine. Rapinzws gio * ex hoc mundopalmam fulutisy & quafi excubanti- bus obfeffos ferpentibus fruétus peruigili labore decer- pimusy ita tamen » vt non firtina fublatio ,/ed direp» tio fittriumphalis. Achille Bocchio Syimb. 5 5. figu- rando Ercole tenenteletrè poma d’oro 3 con la fpoglia del Leone, & la Claua , così difeorre; Qua Rata infignis claua , Nemeique leonis Exuuys s lena que tria malatenet? Magnantmi Alcide vera, & fapientis imago eft Aurea qui vitto pon dracone tulit . Nempre draco innobis nibileftynifi dira cupido, Extintta' hac , triplexillicetextat honos Comprimiter furor ire; & habendifacra libido \'Interity & ventris defidiofas amor. Fortem' animum exunia fignant » claua illa po- tu lrentemi | | Qui domitis vittor fenfibus imperitat .- QVERCIA, ROVERE, GHIANDA. Capo XXIX. 170 Nimo intrepido se valoteinuincibile è di» A moftra la quercia ». che fe bene da furiofi venti combattuta, fi mantiene; SEMPER IMMO- Intrepi. TA; ò com'altri diffe; IPSA HARET; ò vera- dezza mente; NON QVATITVR ; od anco; IMMO=- TA SVPERBIT); del qual concetto fi valfe 'Alcia- ti ad honore di Carlo V. del quale Embl.42. apoftro- fando al Turco cantò così; Oceanus quamuis fluétus pa' e excitet omnes Danubiumague omne, barbare Turca,bibasi Non tamen irrumpes perfratto limite,Cafar Dum Carolus populis bellica figna dabit . Sic facre quercus firmis radicibus adftant, Sicca licet venti concutiant folia + 171 Portò aleresì la quercia il motto; NVLLI CEDIT figurandofi inueftita da i venti, e dalle grandini: e dimoftra eroica, inuincibile fortezza; S4- i piens enim» dicsua Sant'Ambrogio Epift. ad Simplic. S..Ambro non metu frangitur s non poteState mutatury non at- gi tollitur profperis , non triffibus mergitur, Vbi enim fapientia, vbi virtus eft, ibi conftantiayibi fortitudo. 172 Nonfalamente refifte la quercia al furiar de iventi , e delle tempeftea mà e di più frà quelle dif- Achille Bocchio Alciati Valor eroico 299 petcofe violenze viene a rinforzarti » càradicasti me- Vità glio; INCVRSIONIBVS SOLIDATVR ; così pertegnu la virtù vera, non perde, mà acquifta frà le auuerfità, 1°" edicontrafti. Seneca lib.'Cur bonts viris cap.4.Non Seneca eR'arborfoliday nec fortisynifi in quam frequens ictus incurfat : ipfa enim vexatione conftringitur, O radi- cescertius fizit. Pro ipfis ergo bonis viriseSt,vt effe interriti po[finty multum inter formidolofa verfariyi” &quo animo ferre,que non funt mala y nifi male (ufti- nenti. Nonaltrimenti Giufto Lipflio1.2,de Conftant. cap.8. 2'tarboress ventis agitate» altius radices Giuffo agune : fic boni in virtute magis comprebenduntyim- Lipfo pulfi aliquoties aduerfitatum fabris . Finalmente non mancò d’auuertirlo anco S.Gio:Crifoftomo Hom.19. in Epilt.ad Hebr. Arbores, quo magis ventilantur, Gio: Cria Cagitantur a ventis y co fiunt fortiores <5 denfiores. foffomo 173 Vno; cheviueua fauorito $ e protetto dalla ferenittima Cafa della Rouere , efpreffe i fuoi affetti di confidenza con la pittura della Quercia s dandole il motto ; NVLLA EST HAC TVTIOR VM Proter-. BRA ; verità che meglio s'atcerta nella protettione Hone di di Maria Vergine » della quale Riccardo di San Loren- , tag» zolib. 2, de Laud. Virg. p.1. Porens eft Maria ad rea protegendum: vnde ipfi poteSt fecurè dicere feruus gi s. Lo- giusillud Iob. 17. Pone me inxtate, & cninfais MA- renzo nus pignet contra me. 174 Parimentivn Corteggiano di Cafa della Ro- uere , infertle beneficenze , che riceueua dal fuo Si- gnore fisurando la Quercia col motto ; CIBOS è ATQVE SALVTEM, Imprefa alludenteal coftu- me» de gli Antichi , foliti riceuere l'alimento dalle quercie , del quale l’Alciati Embl. 200. così ; Glande aluit veteres, folanunc proficit ombra: Asdrea Sic quoque fic arbor officiofa fomis. Alciasi Effetti che San Gregorio Papa 3 2. Moral. cap. 6.ri- Proui- conobbe in Dio , à prodi noi tutti; Nos parsslos denza Dominus dum protegit nutrit y & non grani y atque î!UNa onerofa» fed lewi ye blanda proteftione nos refouet » $: to dI dum fmas în nosmifericordiasexerit &c, PPT" 175 Nonélaquercia rofa dal tarlo » onde il Bar- agli le diede ; CARIEM NON SENTIT , cdil ; ot: PROCVL A‘ TINEA; idea così d'yn ani- Innocé- ima innocente s e fanta, chedalverme dei rimorfinon Ta é punta ò pregiudicata; come della virtà, che dal den- Virtà te del tempo non è diuorata »ò confumata ; mà come cantò Ouidio Eleg. de Medicam. faciei ; ——_— Longum probitas perdurat in auum . Owidio che tanto alferì anco l’Ecclefiaftico 40. 12. Fides in Eccefiaf. faculum fiabit ideft fidelitas, interpreta Cornelio è +e Lapideyveritas,finceritassiuftitias integritasqua quis Cornelio à reto nec prece, nec pretio fe diuelli finity in eter- è Lapide num ftabit. 176 L’Abbate Giouanni Ferro; ad honore del Duca d'Vrbinoalzò la rouerey arme di quel prencipe, col citolo; SVO SE ROBORE FIRMAT ; di- Propriòd moftrando, ch’egliera grande per fe fteffo , e non ne- valore ceffitofo dell’altruiadherenza;col quale concetto s'ac- corda l'imprefa del Signor Carlo Raneati »che ad ho- nore del Signor Giacinro Orrigoni Senator Regio di Milano, alzò la quercia tolta dall'arme di quel Regio Miniftro se le foprapofe; PONDERE FIXA SVO; concetto di Lucanolib.1. Qualis frugifero quercus fablimisin agro Exuuias veteres populi facrataque geftans Dona ducum, nec iam validis radicibus barens Pondere fixa fuo eft &c. 177 Conallufioneal coftume Romano ; la coro- i nayteltuta di foglie di quercia, portò il motto; SER- Premio VANTI CIVEM; nel qual propofitol'Alciati Embl. 200. Benefi- cenza Lucano Grata 3zZ00 Andrea? o GrataIoui cft quercusyqu nos feruatg;)fonetg;, Alciani Seruanti ciuem querna corona datur., Nel qual propofito Carlo Rancati, nella promotione del fudetto Signor Orrigoni alla fede Senatoria , ot- fernando che quel Signore porta per armela Quercia, cantò così; Carlo Quercus glandiferam nettebat fronde coroname, Rancati Sernanti cinem, qui periturus eràt Efttibi iam quercus; Populus te frondecoronat Cum libras ac libris te duce liber eat. : 178 Adhonore della famiglia Orrigonî chehà la quercia nell’arme » mentre da quella fufcelto il Sig. Giacinto alla fede Senatoria di Milano, Carlo Rancati diede alla quercia il mottoj NON ALIVNDE FASCES. Epuòdinotare che dalla fatica, figura- ta nella quercia , derivano gli honoti, e legrandez- Prow.12, ze. In quefti fenfi il Sauio Pronerb. 12.24. Manus 24: fortium dominabitur , dir volendo 3 che la mano eflercitata » affaticata , incallita nell’operationi di + fortezza, di generofità e magnanimità acquifta i do- minij,ele grandezze. Cosìi Romani col braccio for- te, e con la mano effercitata nelle militari fatiche fon- darono a fe feffil'imperio d’vna gran parte del mon- do. I Greci, gli ARrij, i Perfiani, iGermanicol va- lore della deftra » raccollero in cento luoghi palme trionfali e conquiftarono vafte , e nobilifime pro- uincie . 179 Enrico Farnefe Eburone, alla quercia , che dà leghiandein cibo de gli animali , fenza che vi con Elemofi-.cotra lamano de gli huomini,afcuoterle, fopraferiffe; na piota SVEFRAGIA, NON EBLANDITA); inottran- do che le beneficenze devono da noi effere pronta, e fpontancamente offerte a i calamitoli , non afpettan- do le violenze dell’altrui importunità. Democrito, citato da Antonio-in Melifia cap. 29. de Benefic. Si Democri- benefalturus es ftatim facito. Tarditas.enimvitio- £a fuimreddit munus. Aulonio; Anfonio Gratia que tarda eft ingrata eh: Qua fieri properat gratia grata magis « Seneca E Seneca mirabilmente; Omnis benignitas properaty & proprinm facientis cito facere. St: de die in diem trabens profnitsnonex animo fecit. Itaque duasres perdidit & gratiam s& tempus. Dauide Plal. 40. 2. Pf 40.2. Beatus qui intelligit fuper egenumy && pauperem. San S.Ersno Brunoquì. Beatusquiintelligie y ideft vcetiam non petentibus pauperibus offeratureleemofyna. 180 La GHIANDA €infeftefladi picciola quantità , c pure quand'è feminata, di lei vengono à generarfì } e formarfi alberi di {mifurata grandezza ; Peccato fù però chi le diede; MINIMA MAXIMAM FA- veniale CIT; nonaltrimenti vna colpa ieggeraz e ben piccio- la, é tal volta principio d'enormiflimi eccefli, Tullio Cicerone lib. g. de finibus. Omninm rerum principia para funi s fed fuis progreffiomibus vfa augentur. 84 Eliano Eliane de Var.HiAt. lib.12.cap. 53. Mevero non clameft ma- ximorum fepè bellorum tennifimay contempriffimag; principia vifa fuffe SALCIO Capo XXX. 181 A: Lcune piante di Salcio , belle , e vigorofe piantate in vicinanza dell’acques fi ritroua- nocolmotto; MODO FLVMINA LAMBANT, inferendofi che dall’huomo potfano fperarfì felici riu- fcite, quand’egli fia inaftiato dai rigagni della gratia divina; ò.dall'humore fecondante d'va ottima educa- tione . Con quetti fenfì Dauide dice che l’huomo P/al. 1.3.giufto lia; T'anquam lignum, quod plantatum eSt Secus decurfus aquaruni, quod fruétum fuum dabit in Gratia diuina PIANTE; E:FRVI TI Libi IX. tempore fuo ,& forium eius non definet s & oninia quacunque faciet femper profperabuntur .Quefte bencficenze, Ficauate dall’affluenza della divina gra- tia,le riconobbe anco Platone, il quale lib.4.de Repub. diceua; Refpublica nequaquam probè gubernari po» refty wifi eins gubernator Deo iunganturs & ab eo co- gmtionem hanriatsgua & ipfevinar, & altos guber- net. Quantalleducatione; i frutti di fantitàyche pro- duffe Sccffino Re d’Vngheria, fono attribuiti à ifanti Educa- ammaeftramenti d'Adelberto Monaco Benedettino» tione del quale Antonio Bonfinio Decad. 1. Lib:12, COSÌ; Antonio Inftituit Pater ille grauiffimuss quomodo infansale» Banfinio reinry qua diligentia educaretury iludquein primisy vt cum per atatem fieri poffet cum latte precepta fucra legis imbiberet, & intimore Dei femper 1n> Strueretur Gc. PECGN 182 Quadraall’Ippocrita il motto foprafcritto. al Ippocri- falcio ; FRVCTVS INVISV. Onde San Grego- 12.» > rio Papa 33.Mor. cap. 6. fpiegando le parole di Giob 40.17. Circumdabunt eum falices torrentisscommen= ta; Benè diciturs circumdabunt eum falices torrentisy quia infruttuofi quique dum amori vite prefentis in> Jerniunty antiquo hoSti peruerfis moribus familiarius obfequuntur. Così Ablalone Abbate Ser. 30. Perfa- licess qua infi uétuofa fune arboress homines peccato» res & infruttuofos accipimus . î : 183 Vnramofcello di falcio fù introdotto àdire; LEGO PIEGANDOMI, ò pure; CEDENDO VINCIT , edinota chela benignità , e piaceuolezza fono ftrumenti mirabili,per legareye incatenare icuo- ri. Alfonto Ré di Napoli» viaggiando ys incontrò perforteinvn Mugnaio , che piangendo chiedesa l'a- iuto de i pallaggeri, per cauar daltango va alino, che caricodi farina era colà caduto; il Ré dungué, fcefo di fella, aiutò coluiscome appunto bramaua» Sopr'arri- uarono frà tanto i-corteggiani e mentre tutti f1 diede- ro à tergere d'addoffo al Ké lelordure del fango quel pouer huomo foprafatto dalla. riuerenza fi proftrò è terra à chiedere dal. Ke perdono. Pare! quidem mo- menti res y conchiude Antonio Panormitano lib. 1. cap. 2$- Sed que nonnullos Campania populos Regi conciliauerit Altonfo conl’'inchinarti à quell’atto $ obbligò alcupi popoli della Campagna ad inchinarfì alla fua corona $ Ga diuenirgli volontarij fudditi. Dl vero ranio ie pridente » {criueua San Gregorio Na- zianzeno'apud'Antopium in Meliffa p. 1. cap. 56. che da niffuna citerna auuertità ò violenza fuperar fi la- {cia mà che.cedendo.s. vince chiunque di fuperarlo tentaua. Nibil unexpugnabilius phuofophia , nihil tranquillias iomnia prius cedunt s quam philofophus. Eft enim philofophus non materialis in materia » in corpore incircumjcriprass interrarceleftis inaffec- tibusimperturbatuss vbique inferior cateris, preter- quam animi magnitudine y & CEDENDO VIN- CENS illos » qui fe vincere patant . .. . 184. (Aldalc. tà chidiede; FIRMIOR, SI INFIRMIOR; al quale mi paiono tutte pro- portionateanco.le parole di San Paolo2, Cori »2. 10. CVM INFIRMOR .TVNC_POTENS SVM ; 2.Cor. 13 poiche l’huomo , all’hora appunto , ch'egli fi langue 10. indebolito frà le torture. dell’infermità » che,moletta- _ È no il fuo corpo riefce nello fpirito più vigoroto-con- Traua- trai fuggeftiuide1i vitij. Confummatar enim , diccua glio vtile Sant'Ambrogio lib. 1.de Pcenit. cap. 12. Carmis sn S.Cindre infirmitatibas anime fortituto; cfopra il Sal.37. Noli £ timere carnis infirmitatem y quia fanttus cuminfirma- (a tur , potenpior eft . 185 Alfalcio, figurato inatto d'eflere attorto, perche riefca più atto a feruir di legame » paruemi che riutcirebbero opportune le parole di San Paolo; IN: FIRMI. Platone Iob 407 T7. - S. Gregd- rio Papà Abfalon Abbase” Benigni- tà Anton Panorm. Prudéza Gregorio Nazian Infermi- tà vrile S.A L C TO! Capo XXXI. I % FIRMITATE PERFICITVR 2.Cor.12.9. impre- fax che autentica ciò che difopra s'infetì,che al rintor- zo dell'anima ferua la fiacchezza dél corpo ; il che of- feruò Sant Ambrogio; Chriftianainfirmitas forticudo eflyvade ai Apoftolus; Cum infirmors tune, fortior fun $ E SanSaluiino Epift. ad Caturam: Tinbeciliitas carnis,mentis vigorem ewacuity & affettis artubusy vires corporum in viitutes transferuntar, vt mihi genus quoddam fanitatis effe videater sbominem in- rerdum non fe fanum . 186 . Il falcio, pofto nell'acqua s'intenerifce, e diuiene pieghenole , ond'hebbe ; REMOLLITVS TRACTABILIS; così l'animo humano, rammor- bidito coi donatiui , diuien dolce, ed arendcuole. Quidio lib.. 2. de Arte. Quid faciet fapiens? fiulens quog; munere gaudet Ipfe quoque accepro munere mitis erit . Giacob, temendo l’ira d'Efaù, fuo fratello »s'appigliò àquefto partito; Placabo illum muneribus que pre- cedunt 3 & poStea videbo illums forfitan propitiabi- tur mibi , e gli riufcì felicemente. Abigail, peram- mantare Dauideyfdegnato contra Nabal fuo marito, fe gli fece incontro co idoni ; elo refe tutto placato &c. SORBE Capo XXXI. 187 E forbe, fi comeancole nefpole » all'hora folamente riefcono diletteuoli algufto è & ‘ opportune all'humano alimento » quandodfon vizze ; onde fù chi diede loro; VTIILES CVM PVTKES; non altrimenti gli Avari » all’hora folamente riefcono di giovamento » quando fon divenuti cadaueri , poi- che conla lor morte » delle foftanze è che prima veni- uan da loro inutilmente occupate» poffanoliberamen- te.valerfîi confolati eredi. Nel qual propofito » mi parue di fpiegare fcherzeuolmente quett’imprefa così; > Auaraccio ,.che guardi! “n Sìfiloà queftecorbeè) | | i Iltuoritratto è quì . Mira » fonforbe ; Ch'all’horà appunto a l'altrui gufto piacciono» Quando corrotte, e vizze elle fi giacciono . Tal, date ; benche tardi; uando farai già imputridito, cguafto Re gli Freda pra n è 188 Alleforbemi paruero addattabili le parole di Minutio Felice; AETATE MATVRANT, poiche col progrefio deltempo fi riducono quefti frutti alla debita perfettione ; fi come anco i configli , e le deli- berationi » col progreffo del tempo meglio fi conful- tano; e fi ftabilifcono . IRomani per tanto volenano $ che i Confoli portattero le fcuri , ftrumento de i fup- plicij» legate con le verge » accioche le fentenze capi- tali, nons'eflequiffero precipitatamente » mà neldi- {ciorre le fcuri fi daffe tempo.al tempo , e gl’intereffi più graui della vita , e della morte » meglio fi matu- raffero. Plutarco Quaft. Roman. 82, Car Pretoram fafcescolligati feruntur > appenfis fecuribus?, Ania figno eftsiramMagiftratus non debere effe in procliniy e folutam : an folutio fafcium , que paulatim fitymo- ram aliquamire intjcit yer. cunBationem, & nonnun- quam fecit vt fententia de fupplicio exigendo mutare- tur? Perquefto Sant'Ambrogio fece , che Teodofio » dopo la ftrage di Teflalonica, decretraffe che le fen- tenze vfcite dal fuo tribunale > non s'effequiflero fe non dopotrenta giorni, accioche non precipitate dal- l'impeto dell’ira, mà dal tempo maturate fortiffero ad effetto». Ambro- &10 S. Saluia no Donati- ui Ouidio Gen. 32. ZONUR Alari Configli Plutarco 301 inattivo ca SPINA Capo XXXII. Ratiofa imprefa » è quella dell’Abbate Sala- 189 ùu T tolo, d’alcuni ramotcelli di fpine,, aggiu- ftate d'intofnio vna pianticelta, col motto; PV N- GVNT, SED PROTEGVINI; interendo che le moleftie!» onde l'anima » ed'il cuore humano fi giacciono traffitti, feruono loro di lchermo, e di ripa» ro da'più gravi pregiudicij, concetto di San Grego- rio Papa Prafat. in expofit. Iob cap. s. Aliquando quifque snon pro preterita culpa diluenda » fed pro futura vitanda percutitur . Ad va cefpuglio di (pine, che allo fpirar d'va vento fi fpoglia delle frondi io diedi; LASCIA LE FRONDI Sl, MA NON LE SPINE; idea di peccatore oftinato , che prima vuol perdere le Pecca-. ricchezze , la fanità, cla vita, che toglierti dall'anima ta” ofti- l'orridezza delvitio e della colpa. Quand'i popoli !4*° Ifraelitici chiedetteroyche Aronne fabbricatte yn ido- lo, quetti per reprimergli ricercò daloro, gli orecchi- ni d’oro, che feruiuano d’ornamento alle mogli, cd 2 i figliuoli; 27£ populus difpendium monilium confi- Oleaffro deransya peccato ceffarety dille Oleaftro; adogni ino- do; quel popolo pertinace » s'accontentò di fpogliarfi dei più nobili ornamenti yanzi che di levarti dal cuore i facrileghi, {pinofi affetti verfo idolatria : 190 Monfignor Arelioalle fpine » che attornia- nano vna rofa diede ; VALLANT. NON VIO- LANT) inferendo che i travagli fono ftrumenti di Trava- noftra difefa, (come gli alabardieri del Prencipe ) glio enondi pregiudicio » Odi ruina. San Paolo benlo conobbe, che trouandofi punto dallo ttimolo di Sa- tanno ; lo riconofceua per inftrumento di fua protet- tione, e diceua ; Ne magnitudo reuelationam extol- 3. Cor.12. lat mes datuseft mihiftimulus carnis mea? al qualluo- 7. garimirando Gilliberto Abbate fcrilfe; Paulus Sti- Gilliberto mulatur ne extollatur. Et quomodo qui baec autis, Abbate sefugis ftimulari ? E Sant Agottino in Pfal. 21, Cir S.Agofi- manit Paulusyvt auferreturab eo flimulus carnisy & no non est exaudituss fed nonad infipientiana , fed ad Sapientiam » vt intglligat homo, medicum effe Deum & tribulationem medicamentum effe ad falutemymnon penam ad damnationem Vnramo fpinofofù introdotto a dire; PVNGEN- DO STIMOLO, e tion altrimentii confìgli » ele —.. perfuafiue de i prudenti, pungono » ed incitano gl’in- Corret- fingardi ;ad operare virtuofamente; Zerba fapien- nel, tum ficut ftimuli & ficut claui in altum defixiy dice rapa: ua Salomone Ecclefiattes 12.11. nel qual luogo Olim- **!!* piodoro; Sicut enim fiimuli bones pungunty vrgentg; aratro (ulcum profcindere ; ita & Theologorum ver- ba excitantrnos, qui (pe bona aramus, profcinde- re fulcum fpiritualem : vt cum purgatus fuerit ager cordis noftri » pulchros in eo virtutis farculos con- feramus . Tale il rimorfo di confcienza ; pungendo il cuore ; fprona la noftra volontà alla virtà » ed alla perfettione . 191 Nell’efequie del Marchefe Pier Francefco Malafpina » che fù Aio del Duca Odoardo Farnete » furono alzate le feguenti imprefe » fondate sù l'arme dell’illuftriffimo fuo cafato . Vnafpina affzi loi.ga, e prominente col titolo ; NON LATET IN INSI- DIIS; dimoftrando la fincerità , e generofità di quel Signore sche fe taluolta venina aftretto à fare qualche rifentimento » operauacon lealtà cauallerelca , e non con trame infidiofe. Guerreggiauano i Venctani, 1 Fiorentini » e Francefco Sforza contra Filippo Maria Ducadi Milano. Mà hauendo Filippo riccuuto al fiu- Gt me Trauagli S. Grego- 150 * Olimpio- doro Sinceri- tì gene- 302 1 me Adda vna gran rottaye chiomando perciò gli aiuti d'Alfonto è di Napoli ; quefti glidiede vigorofa al- filtenza. Frà tanto eitendoti al Ke Altonfo eMibiti al- cuni pronti ad abbruciare lPArfenale di Venetia, quan- dofua Maeftà fi compiacefle che ciò effequiffero ; egli immantinenti rifpofe: Stbi mon infidys » fed aut vir- tute vincendams aut nunquam profetto vincendum effe. Aggiungendo che non mai poteva piacergli quella vittoria della quale pofcia egli haueffe ad arrof- Gio: Sen» lirtì se vergognarfi. Giouanni santeno Chronolog. teno Vit. Alphoni. f. 25. Aleffandro Magno eoi medeti- mi affetti foleva direy come nella di lai vita riferifce Plutarco, ch'egli amaua d’acquiftare , mà non di rub Plutarco barela vittoria; Non furor viltoriam; e de i Roma- Eliano ni Eliano lib.12.Var. Hift. afferma; Vertute vincere Romani affuenerunt s non dolo, & furto. ; : 192 Vna fpina, che non hauendo bifogno,nedi ro Pi10 coltura ne dell’altrui foftegno portauail motto; VI valore PROPRIA NITITVR, ed inferiuayche la fua no- biltà, dignità, ed opulenza era bentaleye rantasche non le bifognaua alcuno efterno adminiculo, od aiuto. Ifidoro Sant'Ifidoro Pelufiota Epitt. 69. Si quis ex femetipfo _Pelufiota fecuritatis habeat pignora, decipi non poterit, & bof= tium infidias fuperabit , 193 Per dimoftrare, ch'egli non fempre vfaua il rigoresmà che a fuo tempo; e confolaua , € benefica- ua, fù fattaimprefa d’vnafpina, colcartello; Nor Semper fine rofa. TieneIddio sì fatto ftile , non per- Traua- mettendo ; che i fuoi ferui fiano dalle {pine pungentiy glio edolorofe fempre maitraflitti , mà follenandogli col far loro fiorire nel feno le contentezze » e la felicità. Quod in fanétis omnibus facit y diceua San Giouanni Gio: Cri- Crifoftomo, Homil 8.in Matt,ante med. Quos neque Sofome rribulationes , neque incunditates finit babere conti- nuas: fedtum de aduerfiso tumex profperis inforum vitam» quafi admirabili varietate contexit. 194 Vna fpina, rifcontro la quale era vna mano Rifenti- infariguinata , col foprafcritto; PVGNAT CON- mento Ti A PVGNANTES dimoftra giufto rifentimen- to,& refiftenza contra l'altrui violenza. Iddio non al- Pariglia trimenti fi diportò nella vocatione di Saolo ) vfando contra coluiatti dirigori s di caftighi , e di violenze» atrerrandolo, abbattendolo,acciecandolo, perche egli A, 9,1, Nella ftefla guita appunto fpirans minarumy & cedis feroce impetuofo; e difpettofo, contra i difcepoli di Crifto imperuerfaua , Sant'Agoftino Serm. 28. de S.Agofti- Sanctis; Damigitur portat Saulus funerewm contra no Chrifti milites gladium , fulminewm de celo accipit telum; Dum graffatur percutitur &c. 195 Non ferifcela fpina chi latocca a feconda, e perlo fuo verfo,mà chia dirittura contra di lei fi por- ta, come ad vrtarla » ed inueftirla , ben dunque le fù dato il titolo. VVLNERAT EX ADVERSO, Rifenti. come adinfinuare » che quel Signorenon recaua pre» mento giudicio, od offefa » fe nona coloro, che malitiofa- mente voleuano contrariargli; che quefte appunto paionmi le maniere tenute da Dio con Saolo perfecu- tore»lafciandolo abbatuto e traffitto mentre a dirit- tura la pigliaua contra il Ré della gloria » al quale ben A#,9, 5. fù detto AG.9. s. Durumeft tibi contra Rimulum cal- citrare;nel qual argomento Plauto nel Truculent.così; St flimulos pugnis cedis, manibus plus doles , 196 Fù ancoalzata vna fpina, col foprafcritto ; APTA » VEL AD NECEMy; infegnandoci che Peecatò non deuono efferey con inauertenza trafturate certe leggeri 6; anita » dalle quali può deriuare grauiffimo pre- lezze Gr, BIANOR E la perdita medelima della vita ; fapendofi y rimabili £OME rapporta Pier Matteo» Catarino Dauila ) e con SOSTA grauiffimi Iftorici che Enrico II, Ré di rancia , dayna fortiliffia (cheggia di legno 3 che pe» Plauto PIANTE, E FRVTTI Lib. IX. n:rrando per la viliera » io colpî in vn occhio , fù fof- pinto con eftremo affanno della; Francia » à perdere miferamente la vita, SVVERO Capo XXXIII. 197 D Tcefì che l'albero del fuuero , percoffo dal- lafcure s nericeua giouamento , e fpoglia- to dellacorteccia, riefca più vigorofo ; che però fù Traua- chi gli diede; EX VVLNERE VIGOR ; effetti glio operati da Dio » è prò de gli huomini , auualorando- , _. / gli, mentre gli percuote ; ilche San Girolamo lib. sca q.inEzechiel per bocca d’Iddio così elprimeua; In”° hoc quoque oftendam clementiam mean» inftar me- dici, qui putridis non parcit carnibus , vt fana mem bra feruentur. Non parcit vt parcaty crudelis est vî mifereatur s non confiderat patientis dolorem, fed £ vulneris fanitatem. Imprefa applicata à Sant Ignatio Ignatio Loiola » chedalle ferite » riceuuce coi colpi delle bom- Loiola barde , prefe lena per auualorarfi ne gli offequij della diuinità + i 198 Altri ftimò » che queft'albero s'approfitiaffe col fuoco, e dipingendolo con vna face vicina, gli die- de; ADDITVR VIGOR, eferue per chi frà i fer- uori delle febbri) ò frà i fuochi delle perfecutioni s'au- Traua- 5 ualora e più che mai firinfranca;e (lì rinforza. Della glio Città di Lione , per nonsò quale accidente tutta diuo- rata da vn fieriffimo incendio Seneca Ep. 91. così; Fortaffe confumpta eft è vt in melias excitaretur. Seneca Sapè maiori fortune locum fecit iniuria. Multace- ciderunt s vt altius furgerenty & in maius. Tima= genes felicitati Yrbis inimicus y aiebat Roma fibi in- cendia ob hoc vnum dolori effe quod fciret meliora re- fureétura quam arfiffent. 199 Seruonoifuueri , conlaloro leggerezza » è foftenerele reti dei pefcatori. Il Bargagli, ad vnpeze zo di quefti,pofto à galla dell’acque » toprapofe ;. IM- MERSABILIS, effitto auuerato nella virtù, che nel- Virtà l'onda di Lete non mai può rimanere fommerfa. Se- neca Herc. Fur. AR. js. i Nunquam ftygias fertur ad vmbras Inclyta virtus: viuite fortesy Nec lathaos feua per amnes Vos fata trabent: fed cum fummas Exiget auras confumpta dies» Iter ad fuperos gloria pandet . 200 Fùchi figurò vn mazzo di fuueri agitati , e {conuolti dal mare adirato se tempeftofo , coltitolo ; NIXV GRAVIORE RESVRGVNT; idea d’vn Refiftere animo grande , e generofo » che frà l'altrui violenze non refta oppreffo » anzi più che prima s'auuanza, e sauualora. Delpopolo Ebreo, perfeguitato da gli Egittij le diuine Scritture così; quanroque opprime- Exod. 1. bant cos stanto magis multiplicabantur , & crefce- 1>. bant. Exod. 1.12. TASSO Capo XXXIV. 20I "Albero delTaffo per eflere tutto fpinofo, Rifenti- L punge chiunque s’accofta , per offenderlos mento e porta ilmotto; LEDENTEM LEDO, idea di perfonarifentita , e che altrui rende la pariglia dell’of- Pariglia fefe, che riceuc. Nonsò qual Midia ; con ardita petu- lanza diede vna ceffata nel vifo a Diogene » dicendo- gli; Tria milia tibi in menfa pofitafunt, che appun- piogene to in quefta fomma di danaro erano multati quellir Laerzio che faceuano ad altri sì fatto oltraggio. Mà Dioge- ney ildì vegnente, prefo yno ftaffile di cuoio ben raf= fodato E) Seneca » Giufs TASSO Capo XXXIV. fodato, e percotendo con giufta pariglia quel teme- rario, ripigliò edeflo pure ; 7'ria millia tibi n menfa funt pofita ; come riferitce Diogene Laertio lib. 6. cap.2. Siche ben dir egli poteva ledentem edo . zo Lapianta del Tafto è nociua ; mà quando in lei fi conficca vn chiodo » non nuoce più ; che però il Lucariniy figurandola nel fuo tronco traftitta da vn chiodo è le diede ; INFIXO INNOCVA. Non altrimentila croce, la doue primaera vnatraue orrida; etormentofa , lafciò d’effertale » da che i chiodi del Redentore la perforarono. La noftra carne » la no- ftra humanità, e ch'altro elia è mai > che vna pianta di taflo, fpinofayevelenofa ? M fe fi rifoluiamo di traf- figgerla co i chiodi del Crocififfo, diuerrà purificata» innocente » fanta. Ambrogio in Pfal. 118. O&onar. S..Ambro 15. Infige ergo peltorituo & cordituo hoc fignacu- gio luna Crucifixi; infige & brachio tuo,vt opera tua pec- cato mortua fint. Nihil in his criminis.reuinifcaty mbil erroris refugar Gc. VITE, VVA, VINO Capo XXX V. 203 A vite» carica d’vua , non per anco matura» fi ritrova col motto; SE SE MELIO- RIBvS OFFERT , promettendo che nell’auuenire haurebbe dato più faporofì frutti; idea di giouane vir- Profitto tuofo, che promette più grandi auuanzamenti » moti» uo d’Oratio lib. 1. Epitt.2. Croce Oratia «Adhibe puro Pettore verbapuerys nunc TE MELIORI- BVS OFFER. x 204 Vna Dama,inmortedi fo marito » figurò Vedoua {e fteffa in vna vite caduta al cadere dell’olmo » che la derelittà reggeua; coltitolo; NON SVFFICIT ALTER; affetti » che San Bernardo riconobbe in Maria Ver- Maria» gine altamente afflitta nella morte del fuo fantiffimo ful Cat Figlinoloy alla quale poco sò niffun follieuo y anzi tor- vario mento» recò il vederfì propofto in vece del moribon- : do figlio , il buon Giouanni. Nel qual argomento S..Bernar San Bernardo in Signum maguum , così ; Annonti- do bi ò Virgo plufquam gladius fuit fermo ille rewera per- tranfiensjanimamtnam. Mulierecce filius tuus? O commutationem. Ioannes tibi pro Tefu,traditur : fer- uuspro Domino , difcipulus pro magiStro » homo pu- rus pro Deo vero &c+ 205 Simbolo di perfona abbandonata è la vite » che langue ftrafcicandofi à terra » col verlo; NON Abban- HA DOVE SAPPOGGI; miferia cheau- donamé piene à moltiletterati , à i quali poco gioua il proprio v valore, mentre manca loro vn Mecenate » che gli fol- lieui frà quei miferi abbandonamenti. Giufto Lipfio Centur. 1. ad Belg. Epift. 13. Pt vitis iacet» nec fru- Lipfo &um ferty nifi ad fipitem > aut'arborem applicita : vixetiamliterati y nifi gratia» & fauore Magnatum Crifto fubnivi. Più propriamente ancora quadra l'imprefa appaffio è Crifto appaflionato sche qual vite appunto abbon- nato danataerada tutti; onde ben diceua di fe fteflò ; Fi- Luc-9.58 lius bominisnon babety vbi caput reclinet . Luc.9.58. 206 Nonsò quale giowinetta » che bramando d'- accafarfì , viueua fràtanto piena d’'inquietudine» figu- rò fe medefima nella vite, che erraua ful terreno y ed afpirandoèi foftegni dell’olmo diceva; IVNCTA Quiete QVIESCA M; talel’anima noftra, non altron- in Dio de profeffa diritrouar il ripofo » che dal vederfi dalle S.Agofti- braccia d'[ddio accolta » è foftenuta . Fecifti nos Do- no mine ad tey & inquietum-cft cor noStrum, doneci requiefcat inte y diccua il diuotiffimo, P.$,A goftino» Matri- monio 393 . 207 La vitegiouinetta , appoggiata all'albero fù introdotta à dire; VIX NATA SVSTINEOR , motto che inferifce la paterna prouidenza » e fourana Protet- beneficenza » che Iddio prende dinoi accogliendoci tione di- per fino dall’vtero materno ; ciò che diffe Daurde ina Plalm.21.11. In re proieEtus fum ex vtero : de ventre Pfal. 21. matrismee Deus meus estu;e di nuouo Pfal.138.13, 11. Sufcepifti me de vtero matris mee. La pucritia fi- P/4.138. milmente, che qual vite giouinetta e vigorofa » luffa- 13- reggia nel vitio deue,con ogni celerità , da fuoi primi RE prncipij effere foftenuta con l’affiftenza d'un valoroto PUETItIA maeftro,che qual olmo appreftandole follieuo ed aiu- to s la preferui dalle cadute. San Girolamo nell'Epi ftola à Leta parlando della bambinetta Paola . J cicli S.Girola diccua, que de repromiffione nata eft, dignambabeat ortu fuo inftitutionem parentum- Nihil aliud difcat andire, nihil loqui, mfi quod ad timorem Dei pertinet &c. Platone lib. 7. de legibus. Multis quafi frenis con$tringendus eft pueryt& cum primum è matribusy nutricibufque feiungiturs pedagogis continuo traden- duseît, qui eius lafciniam regant, atque doment &c. 208. Scipione Bargagli, in tempo di nozze, figu- rò nella vite vicina all'olmo la fpofa vicina al fuo con- Adhe- forte, facendola dire; SVFFVLTA FOECVNDA, renza nel qual argomento Catullo in non sò quale Epitala- mio così; Vt vidna in nudo vitis que nafcitur aruo Nunquam fe extollit , nanquam mitem educat VUAA > Hanc nulli agricole, nulli accoluere innenci : At fi forte cadem eît vlmo coniunita marito Multi illa agricolesmulti accoluere imuenci e. Dauide squal vite ) la fua piena felicità riconofceua nell’adherire à Dio, ediceua; Mibi autem adharere Pfal. 68. Deo bonum eft Sc. Plalm. 68.21. 21. 209 Vnavitepampinofa; e frefca,abbracciata ad vn olmo arido è efecco, fù introdotta a dire; ET ARIDA TECVM e firapprefenta con quefto fim- bolo, come fcriffel’ Alciati Embl. 160. Amicitia pot mortem durans . Tale corrifpondenza promettcua Virgilio al fuo Mecenate, nella morte del quale così; Et decety Suprema citius foluet amor die . zio Vnavite fenza foftegno, giacente à terra hebbe; ADHVC VIRESCO ; timbolo di perfona Mante- che febene sbattuta » eabbandonata , non manca di nerfi conferuare la verdezzadelle fue virtà » e de imeriti » quale Giob ful letamaio » Fobia nel tempo della ceci- tà, c Paolo frà le tante perfecutioni » che furono per lui fofferte ; ò fia non manca di conferuare la verdezza de fuoi magnanimi fpiriti » i quali tuttauia fidanno è cognofcere nell'eroiche rifolutioni ch'ella ità operan- do come apparucin Caio Mario ; il Padre di cui Au- relio Vittorerapporta che; Sullanis armis oppreffus poft Minturnenfem paludem inuentus, & in carce- rem coniettuss immiffiam percufforem Gallum vulens authoritate deterrme » acceptag; nanicala in Aphri- camtraiecit » ibi diu exulauir mox Cinnana domina- tione reuocatusy ruptis ergaftulis exercitum fecit» cefisque inimicis s iniuriam vltus, feprimo confila- tuy vt quidam ferunt voluntaria morte deceffit. Non altrimenti » benche i nobili , ed eleuatiingegai » quan Go: 2 viti Platone Catullo Amico vero Pirgilio Prou.17. 17. Oratio Aurelio Vittore 304 1 E° Lettera- viti dettitute ,nontrouino alcuno amatoredeIla yirtà , rato ab- je gli foftenti effi ad ogni modo così deftituti , e ne- bando- gletti, verdeggiano eternamente per l'eccellenza dell’- di opere,e per la chiarezza della fama » producendo di continuo i pretiofi frutti di eruditi dottiffimiyolumi. } Quidio lib. 3. de Trift. Fleg.7. di fe medefimo diceua ; Ouidio Enego cum patria caream , vobifquerdomoque, Raptaque fint yadimi que potnere mihi. Ingeniotamen ipfe meo comitorquesfruorque Cafar in boc potuit iuris habere nihil. a11 Allavitegiacente aterra fù chi foprafcriffe; Giouénì OPIS INDIGA efpreffa idea della Gioucatù sche ricerca glialtrui documenti & l’affiftenza del Magi- ftero ; per potere alzarfi da terra e folleuarfi alla pro- duttione di virtuofi frutti. Giufto Lipfio Dialog. de re&a pronuntiat. 77 viti pedamentis quibufdam OPVS EST» neiaceat:fic IVVENTPTI MO- NITIS NE CADAT. Platone lib.7.delegibus. Prima luce pueri in ludum litterarium proficifcantur, Quoniam vero nec pecudes neque vllum animal fine custode viuére debetyneque pueri etiam fine pedago- gissneque fine dominis ferui- Idcirco multis quafi fre- nis conftringendus eft puer - deinde praceptoribus commendandus eftrad eas difciplinas difcendasy que liberum bominem decent . 212 Sipromouelaviteagrand’altezza, quando fi ritroua aiuiata da vn eleuato foftegno ; e quanto é più fublimel’albero , a cui appoggia » tanto anch’effa Efempio maggiormente s’avuanza. Quetto parmi voglia in- ferire il motto 5 QVO. ALTIVS FVLCIMEN- TVM, poftoadvna vite yche co itralci s'abbraccia- na advnalberodi fublime eminenza; e n'infegna, che i figliuoli;ed i difcepolistanto crefcono in virtù ,quan- to é fublime ilbuon efempio de 1 Maggiori, che fi . tengono d’auanti. San Bafilio Ho:mil, 5. Hexaemer. $: Refilio Excwplis veterum bominum s bearorumque fenfus noftros in (ublime erexit, neque permifit in bumum noseffe deieétos s ac dignoseffe squi conculcemary ve rv iugiaffettu f(urfumverfus feramury & quafi fcanfiles arbuStina vites , nosipfos adequemur fubliminm fa- figys arborum. alia 213 Nellofpofalitio di San Giufeppecon Maria San Giu- fempre Vergine y il Bargagli figurò quel fanto in vn ieppe olmo, che fofteneuala vites portando il motto. TAN- . TVMMODO FVLCIMENTVM. Nonaltrimen- Dottrina rj ciò s'auuera nelle dottrine Euangeliche, dice San fuange= Clemente Aleffandrino yle quali effendo per feftefle, ica vigorofe» e fruttuofe » ricercano folamente la pruden- zadif(creta de ifacri Oratori chela foftentino in faccia Clemen. delmondocontra le fofhifticherie deimaluagi; Etfî vAlefian. ipfa (ibi fufficit, necopis aliena eget dottrina Serua- torisy cum fit potentiay & fapientia ipfins Dei: tamen pbilofophia fi acceffit » non quidem validiorem facit veritatem» fed fophiSticos infultus ab ea amolitury & infidias omnesanertens, fepes, © lorica eft dominice vinee. Così Clemente Aleffandr. citato da Giufto Lipfio Manudutt, lib.1.differt.3. Traua- © 214 Gli Humorifti di Cortona, alla vite potata glio vti- diedero il motto ; RECISA FOECVNDIOR, n resa, Concerto efpreffo in San Giouanni 15.2. 07207 pal- #0-15° 2: martem qui fert fruéftum purgabit cum vt fruétum S.Grego- plus afferat; que San Gregorio Papa; Palmes fru= uni Cuofus purgari dicitur è quia per difciplinam RE- CIDITVR s VT AD VBERIOREM GRA- TIAM PRODVCATYIR; inferendoficheil tra» uaglio ferua a i fedeli per itrumento di maggior pro- fitto » edauuanzamento. Pouertà 215 Bartolomeo Rofli, alla vite potata diede ; volonta- SPOLIATA DITIOR; ed altri; PAV- pa PERTATE FERACIOR, motti applicabili è chi Giuffo Lipfio Educa» tione PIANTE, EERVTTI Lib. IV. trà le perfecutioni sauvanza ; eda chicol mezzo delle elemotiney e della rinuntia de i beni terreni fi promoue all'acquitto di fempiterne ricchezze. Ennodio à Ste- fano Sommo Ponteficecosi; Sola pietatis lucra,que Ennodio vobisdeliberalitatenafcuntur > qui dinitias dum tri. buitis accipitis » Auara ch difpenfatio Santtorum, que nil referuando, vninerfa proprium reducit ad meritum. Nulla funt potiora, quam queavobis eue- nivuut DE LARGITATE COMPENDIA. 216 Lavite,conla falce, che la percoreua; fù in- trodotta a dire; VVLNERE DITOR) infegnan- Tuana- doci , chele offefe della tribolatione feruono per no- glio vtile ftro profitto. Concetto diffufamente confiderato da Sant Ambrogio lib. 3. Hexaemer. cap. 12. che della coltura delleviti così; Quemadmodum vitis circum-S- Ambre foditury inde reciditur sac religatury vi erigat urs pai-8'° lulet, propazetur, florefcatsemittat germinayvnagne maturefcaty & vinum fuaue reddat ; ita anima da Deo foditur contritione » recidicur tribularione, religarur charitate » crigitur (pe vt pullulet fanttis defiderigss propagetur eorum Studio florefcat gratia » emittat opera fantta » matuwrefcat perfenerantia » & reddat fruétus vita eterna condignos. E San Cipriano de "°** Laud. Martirij. Morsmagis deducit ad gloriam ; fic $- Cipria- quoties ferro vitis ab(cinditurserumpentibus pampi- "? nis meltus vua veftitur . 217 Giouanni Orozco, per figurare la crudeltà del Ré Deiotaro » e d'altri fuoi fimili che vccidono molti figliuoli , perche fi conferuino tutte le opulen- ze del regno à prò d'vn folo » fece lavite potata con | vn fol tralcio ; edil detto; VNIVS COMPEN-Monar DIVM; MVLTORVM DISPENDIVM , Em. chia blema tutto fimpatico con quelf’alero > che dall’ Alciati Fifco hebbe il titolo; Opwlentia tyranni paupertas fubdi- Alciasi torum. Embl. 147. . 218 Don Aleffandro de Cuppis Canonico Re- olare » alla vite potata , e piangente fece dire; VT MERO GAVDEAM ; imprefa ad imitatione di Venantio Fortunatolib. 3. carm. 9, Candice defetto lacvymat fua gaudia palmes » Vnde merumiribuat dat modo vitis aquam + Col quale s'accorda Angelo Politiano che in vna ftan- za diffe; Mira la vite là , che è capo chino Acqua hordiftilla , perverfar poivino . Ed infegna l'imprefa 3 che conle lagrime s e conl'an- Traua- gofce ss'ottiene l'eterna felicità »ed allegrezza. Sicwe slo por- enim mundi gaudium» triftitia conforto copulatur y* felici dice Giouanni Crifaltomo( fopra le parole; Gande- È... fy; tein Domino femper Philip. 4. 4.) ita etiam fecundum ine ri- Dominum » lachrym iugem pariunò, certamque la- titiam. E l’Idiota de vera patient. lib. 2. Scio quod Idiosa poft culturam fequitur vindemia, <& pot afflitto» nem letitia. Che quefti appunto fono ifenlì del Re- dentore loan. 16.20. ‘Plorabitis & flebitisvos - fed Te.15.29 triftitia veStra verteturin gaudium ; fiche quali viti impiagacc,haurebbero perbrieue tempo ftillaca da gli occhi l'acqua delle lagrimè ; per caricarfi poi , e gio- iellarfi per tutta l'eternità con l’vua, piena di vino, fimbolo di vera felicità » e d’allegrezza. 219 Lavite,chechiamano Aiemioelle fi fotten- ta da fe medefimafenza l'auto de i pali, iliche dichiara Far da sè il motto; SE SVSTINET IPSA, idea della virtù che non hà neceffità d'alcuno ben dicendo Tullio lib. 5. de fin. Virtus ad beatè vinendum fe ipfa contenta efè; Cicerone ed Achille Bocchio Symbol. 65. Semper enim virtus (ufficitipfa fibi . Achille 220 Vntralcio di vite, tenero, e frefco, heb- Bocchie be; DVRESCENS FRVCTIFICA T, poiche non Per feue- col cominciare, mà col continuare nell’intraprefa vir 12022 tù Mattirio Penantie Angel... Polirian. VITE)!VVA,VWINIO Capo XXXV. tù s'ottengonoi frutti della gloria. Non chi patifce) . ma chi dura s'e fimdura ne i patimenti , raccoglie le Patienza gloriofe mercedì ; come que! languido che dopo tren- totto anniy ritrouòla falute dell'anima ad vn punto P/ 9-19. e delle membra;che però.bèmdicena Dauide; Parien tia pauperum non peribit in finem Plal. 9.19. cioè co- Gio: Cri- me fpiega Giouanni Crifoftoino; Nunquara peribity fofomo fed proprium fruftum omnino recipier. 225 La vitevecchia; riualtata fotto tetra 7 col Pa rampollo vito , è verdeggiante » tuù del Bargagli » che Figliuo- le diede EX INTIMO SVI SVRGIT, è vera- Lasdi par mente; REDIVIVVM SVRGIT; imprefa molto roba opportuna à vecchio Padre » che vede vfcire dalle fue vitcere la giovinetta prole, nella quale fi prorefta » e riconofce di ricevere nuova vita altro non effendo i figliuoli 3 che levitcere del padre » ed vna imagine di Ecchefiafi \ui medefimo ; onde hora l'Eccletiaftico 30. 4 Mor- 304 tuus eft Patery & quafi non +ft mortuass fimilem enim filium reliquit poSt fe ; cd hora Niceta fopra l’- Niceta | orat. 42. di San Gregorio Nazianzeno . Ommis filius) n patris fuitacita ratio, & definitio eft . “cei 222 Perlafepoltura di Criito , può feruire la vi- P te fotterrata » che porta il motto $' RENOVATA VIREBO ; poiche ed il Profeta imperfona di Crifto P/:15-9- hora ina dicendo; Caro mea requiefcet ‘in fpe Pla. P/-27.7- 15.9. edhora; Reflorut caro mea Plal 27. 7. Nel Calfide- qualluogo Caffiodoro; Bene autem dixiry Refloruit =" caromea » quia & primo floruir:quippe que ex-Pir- gine fine peccato raquam pulcherrimi floris fingulare decus emicuit - Reflorsit ergo fignificat refurrexit: : quafiin ethereas auras admirabili decore prornpit ; e Michele PIncognito ; 1/?e flos campi y &' lilium conuallium în «fig44N0 morte depertife videtur , quia omnis eius pulchritu- do perijt s intantum vt propheta de ipfo dicat 1/2. 53: Vidimuseumy & noneratei afpeétus- Refloruit' aus rem caroChrifti, quando perrefurrettionem immor= talis, & gloriofa furrexit . ‘ 223 Pio IV. hebbevntralciodi vite-molto pro* paginofo sed iltitolo: NON DEGENER : e far {è per dinotare » che ce pi operando s non haurebbe degenerato dal concetto » e ftima coi quali î Padri del Conciftoro l'haueuano è tanta altezza affun- to ; efolleuato , òveramente; chela done ben ifpelfo i figliuoli » edifcendenti di perfonaggi grandi foglio- no degenerare » e tralignare dalle virtù de i loro pro- genitori » onde Spartiano nella vita d’ Aleffandro Se» uero diceua ; Conftat neminem prope magnoram vi- rorum optimums & vtilemfiliumreliquiffe ; confer- mando quefta dottrina con l’infelici riufcite, che fece- ro i difcendenti, e figliuogli di Cicerone , Augufto , Scipione » Catone» Traiano , ed altri 3 Pio IV. allicus raua che molto bene conle fueraree qualificate ope- rationi haurebbe corrifpofto alle fegnalate vità di magnificenza , equità, generofità » liberalità, reli- gione » beneficenza ; che della famiglia de Medici fu- rono proprijffime » dimoftrandofi all'opere per degno tralcio d’vitcosì raguardeuote j e fegnalàto ceppo . 223 "Dallavite, piantata in vicinanza d'va rufcel- lo d'acque » formai Emblema col titolo; LAETITIE * NON TEMVLENTI&; inferénda che l'allegrezza Modera- douena effere con moderatidrie, è con temperamen- . to;nel qual propofito non difdice il difcorfo di Sant» “ Agoftino lib.de Salutar. document. 7 inum Deus .no- bis AD LRTITIAM cordisy NON, AD E- BRIET ATEM donauit; bibamus ergo, non quane tum gula mia fed quantum neceffitas poftalat. > 225 SuoleIddiotrattarecon noi,come il Vignai- uolo conle viti, che fe quello con l'acuto della falce * percuote lavite;; NESYLVESCAT ' anco Iddio Traua- nonlafcia di percuoterci, acciochiè il noftro cuore non glio vrile Corrif- pondere Spartia- 395 s'infeluatichitcay e diuenti fterile di vîttuoli frutti. Clemen. Aleifandrino Pedag.lib. 1. cap. 8. Syluefcit Clemene. vitis, nifi putetury ita & homo : eorum autem qui pec= Aleffanz cant increpatio habet fcopum falutem, Deo fe concin- ne applicante pro cuiufque moribus., Noi medetimi, diceua S. Cefario Homil. 20. de cura anima , dobbia- i mo ftaccar dal cuore i tralci dei vitioli , e diffettofi de- Mortifi- fider:j, ed affetti y accioche l'amima non perdala vir ©4tone tuofa fertilità e non maligni in vane fuperfuità,e fmo- deratezze. Quomodo in vite tua totos fuperfluos pal- S-Cefario mites ampatasy & dnosy aut tres,qui funt legitimi de- relinquis: fic <> in anima tua omnia defideria » que resalienas male refpiciunt; & pelfimè coneupifeunt Spirits fantti gladio, & crucis falce debes incidere. 226 Giouanni Orozco fece Emblema d’vn offa- tura di morte , giacente alle radici d'vna vite col tito- lo, EN LA MVERTE ESTA' LA VIDA; in- Traua-. fegnando ; che lemiferie, ed angotcie prefenti ci par- glio vti- torifcono l'eternità della vita; ciò che infegnò San Ci- ‘° priano de Laud. Martyr. Morsquippe integriorem fa- S- Cipria- citymors magis deducit ad gloriam . Che perd one leg- *° giamo Prou.9.2. Sapientia immolanit viltimas faas, Prow.9.3 cioè come traducono gli Settanta ;- Iugulauit filios fuos; Tertulliano trapporta ; Sapientia filijs viram infpîrat; come che non altronde fì rincauino gli fpi- riti della vitay che dalle \vifcere medelime dell’vecifio- ne , e della morte + 227 ‘Fece lo fteflo Orozco vn altro Emblema, —___ d’vn fimolacro di morte pofto frà i tralci propaginofi Felicità d'una frefca vite col cartello; EN LA VIDA Mifera- ESTA‘ LA MVERTE, inferendo che le felicità dile della prefente vita , feco portano miferabili ambafce, ù affanni; ed agonie, Che però Lotario I. portò per fuo fimbolo Vbi mel, ibi fel. Plutarco nel Simpofio lib 5. queft. 7. Lubrica res efts‘admodum valida cor- Plusarco poris con$titutio : & corpora vbi ad fummum proue- Ca funt vicoremynon confiftunty fed nromento in con- trarium impelluntur. E Plauto in Amphitr. —— = /t1comparatum ESît in etate bominum, ita Dijs placitum, volup- tati vt meror Comes confequarar: quin incommodi plusyma» Ligue ilhco Adftt boni fi obtigit quid. 228. Inmorte fù chitece la viteycol tralcio rouer- fciato, e fepolto fotterra » col cartello; VT ABVN: DANTIVS HABEAT), inferendo che la morte » la 1° Morre putredine, e la diftruttione , lia veramente ftrumento Perdita di vita, di riparatione ; e d'avanzamento ; dottrina Vtile {piegata da Tertalliano lib. de Refurreth. carnis cap. 7 er*Bia 12. Re vera fenore,interituy & iniuriay vfirmay & lu- cro » damno femel dixcrim vniuerfo conditio redicina eft. OmniainStatum redeunt cum abfcefferint, om- nia incipiunt cum defierine; ideo finiunturs ve fiant; nil deperic nifi in falutem. 229 Laviteappoggiata all'olmo» conla falce vis... cina » ediltitolo; DISCINDITVR;, NON DIs. Amici- SOLVITVR fù del Lucarinis e dimoftra vn vero 853 Ye Amico , che ben può dalle violenze della rea fortuna efière (compagnato corporalmente dal luo caro» mà non difciolto nella tenerezza de fuoi affetti. Paulino ad Aùifonio così; = — Toto licerabfirabarorbe, vel euo, Pauline Non animo dimfus agam, prius ipfa recedet Corpore vita meoy quan refter pettore vultus. “230 Monlignor Arefio » fece imprefa d'vna vite» ricca di pretioli grappoli »e foftentata da vn palo y. col motto; ONVS LEVE), inferendo nella vite Maria San Gi Vergine » nell’vua il Bambino Gesù, e nel palo San i©ppe Giuteppe » alla cuftodia del quale l'vna pel'altro vifie Go 3 ro Plauto 306 ro appoggiati » e fpiego fc medemo con quetta Ottana ; Di vite verdeggiante il dolce pelo Softien fenza fatica-arido legno» Ne datuoi cafti abbracciamenti offefo E*.del Figlio dilei caro. foftegno , +. Dolce imprefa d'Eroey che al collo appefo Il Bambino Gesù portar fù degno; E la Madre di lui renerfia canto 7 Seco congiunta in matrimonio fanto , 231 Lavite potata, e gocciolante portò il motto; IN LACHRYMIS FERACIOR ; reftando con quella efpulfione d'humoré folleuata, e migliorata, e più che mai difpofta à produrre nobile abbondanza di foaui , e pretiofi frutti. Non altrimenti l’anima pec- catrice , quando tocca nel più vino del.cuore dal taglia della contritione,comincia a ftillarfì in lagrime; riefce nelle virtuofe operationi moltoragguardeuoles. e fe conda; come apparue in San Pietro penitente » nella Maddalena rauueduta » in Sant'Agoftino di nuouo a Dio conuertito &e. nelqual propofito San Pietrodi Pietro di Damiano Opufc.13.c..12. MOX, VT LACHRY- Damiano MA» ex munere intimi infpeltoris , E R VP E- RINT» protinas, ANIMA, REVIRESCIT torporis agnani frigore foluitur.;. € tanquam arbor verna, auftri fomite recalefcens.y redisino virtutum Suarum flore veftitur. , 232 Il Padre Don Ottauio Boldoni, con l'impre» fa d’yna vite , che germogliaua fotto i fegni di prima- uera » e portaua.il motto ; NATIVO. HVMORE Proprio RVBESCAM » inferìche Monlignore Cefare Mon- valore ti» Nuntio Pontificio in Ifpagna ; haurebbe accertata- mentre con la propria virtù meritato la Sacra Porpora» che poi da ano VIII, infieme conl’Arciueicouato di Milano ben degnamente ottenne. fi 233. Lo ftefio» ad vna vite sche fisfrondaua die- Intrepi» de; ALTIVS HAERET. VIGOR; e può ferire dezza perchi fràle perdite delle facoltà , e de gli efterni beni * fimantiene conlofpirito inuitto,egencrofo.. Seneca Ep. 9. Stilpon capta patria» amiffis liberis, amilfa vxores cum ex incendio publico folus € tamen beatusexiret interrogati Demetrioynum quid perdidif- Set: Omnia, inquit sbona mea mecumi unt. Ecce vir fortis » ac ftrenuus e. 234. Nontanmrofto fono leuati i grappoli dalla vi- te che la doue con quei frutti ella prima pareua vna ‘ {pofa ornata con monili ricchidi topazi ; e di rubini ; {pogliata dei frutti, immantinenti s'empie di fquali- dezza.3 e cadendoleipampani, e leuandofele i fotte, gni.de i pali y trabbocca ‘è terra comparendo pouera} {prezzatayabbandonata .. La onde mi parue che dar fe X Je poteffe il motto; SINEÉ FRVCTV NE. GLECTA ; concetto fuggeritomi. dal Padre Sant S. Efrem Efrem Siro Serin Transfigur. Dom. Ztis iam vin- Opere demiata vilis redditur » atq; abietta.. Non altrimenti mancati il fedele y privo di virtà ,emeriti diuiene fprezzabile, evile fotto gliocchi d’ Iddio, e de fuoi fanti. 235 Paifavabelcambiodibeneficenza frà la vite; el’olmo; chela doue Ja vite riceue dall’olmo il fofte- gno » edil vigore ; ella per giufta;corrifpoadenza al medeiimo riparte i pretioli ornamenti de fuoi frutti che paiono gioiclatt monili » à freggiarlo d’ogni in» Gratity torno;‘che però figurando la vite» ‘tutta fruttuofa è dine prngsore dall’olmo s là feci dire; EI. MI SOSTIE- K E, ED IO DI FRVTTI IL CINGO. Con- cetto di San Giouanni Crifoftomo Homil, 12. Oper, Gio; Crj- Imperfed. Sicut vlmus infruttuofadar bumorem vis Sofomo Li, vt vitis pro fe, <> pra vImo proferat fruftum ; ira tua res profictant ad pauperis fiftentationem in hoc faculo » ve I ilus fantiitas proficiat adtuana fis» Paolo. adrefio Lacrime Seneca ‘PIANTE, ET FRVTTI'Lib, TX. fentatieneminilto... Sichela doue ilricco foftentà il E'emofi- povero appreftandogli.gli alimenti il pouero com- na munica al ricco i frutti de fuoi meriti &c.lo fteffo an- co auuiene ne i grandi > che mentre con generofa libe- ral:tà fottentano i letterati fono da i medefimi illuftra- ti con gloriofe lodi . 236 L’Appoggiato frà gl'Erranti hà vna vite fofte- nuta dall’olmo » coltitolo; ET VEGETIOR, ET FAECVNDIOR , Monfignor Areflio fecela appog- giata alla palma , colmotto; INNIXA VBE- RKIOR; e fi potrebbe ancodire; FVLCIMENTO ; VEGETIOR), ò veramente; IVNCTA FOE- Adher®- CVNDIOR) edimoftra , che fi come la vite, 22 quante più nobile vigorofo » e forte l'albero 3 alquale s'attiene , tanto più faporofi se pretiofi producei {uoi frutti; rale la giouentù quanto più valorotì , e più qua- Educa- lificati fortira ismaeftri tanto riufcirà più nobile ne !ONE fuoi profittiy:enelle fue riufcite. San Cipriano traéf. 2. de hab. Virginum di quefta educatione così; Di- fciplina eft cuftos fpei, retinaculum fidei ylux stineris S.Gipria falutarisyfomes ac nutrimentum bona indolisy magi ftra virtutis. ì 237 Nonpuòferuire la vitead alcunvfo fabbrile, onde non ad altroella è deputata sche ò è dar fruttis ò a nutrire il fuoco , le diedi pertanto; VEL FRV- CIVM, VEL .IGNEM; concetto fuggeritomi — * dal mio Padre Sant Agoftino ; 74m de duobus pal- S.Agofti= mutò congruit yautvitisy ant ignis: Siinvite noneftyin »° igneerit. Traft.81xin Ioan.fub medium, ed integna che il fedele» figurato nella vite, ò deue produrre frutti Opere di virtù,e di vita eterna; ò. non producendogli, vederfì 990€ irremitibilmente codannato all’eternità delle fiamme. x 238. Inmorte firitroua la.vite» coperta di terra» col cartellone; ALIO' RESVRGAM, che inferi» _. K {ce l’accertata rifurrettione de i defonti . Con quefti Ri Lr fentimenti ragionana quel Gicuinetto Maccabeo è VAR che dalla crudeltà d’Antioco » fofpinto quafi tenera vite salle ofcurità della folla, eda i funefti orrori del fepolcroy convoci piene di lieta {peranza fi pregiaua» che a {uo tempo farebbe; e vigorofo, edimmorntale ri- forto, Tu quidem fceleSlifftime in prefenti vita nos 2.Mache. perdis; fed Rex mundidefunétos nos pro fuis legibus 7. 3. inaterne vite refurveGtione fufcitabit.a.Machab.7.9. Se anco in perfona di quefta vite, con vaga profopo- pea» non voleffimo vdire le protefte della Santa Fede» Cattolica, Romana; la quale fe per maluaggità di Lu- tero, Calunoy ed altri, titrowa fepolia in molte Città, e Prouincie della Germaniay Francia ) Scotia, Inghil. terray Ollanda &. ; tutta bella e vigorofa pullula nel Cile, nella China, nel Giappone s nel Perù, nella Flo- rida &c.3 colà piantata » ed inaftiata con lediligenzey fudori,e fangue,e dei Padri Franceflcani, ede 1 Do- menicanize de gli Eremitanize de i Getuitische di con- Ue taticano nella propagatione » e dilatatione di quella ,,.. i i 1 VITE CON VVA. 239 A VITE pi cariéa d'VVE), col titolo; DEEST ALBA DECORI è imprefà del. Padre Don Ottauio Boldoni, conlaquale inferi» fces chealle glorie del Cardinale Cefare Monti» aero non manca che la vefte candida papale. [mprefa che Manca= anco può feruire à guerriero nobile ,e generofo, mà Mento priuo del candor della Fede; è è Dama bella, nobiles ricca, e manierofa» mè:priua de ifregidell'honeftà »e della puidicitia + i ‘240. Alle viti cariche d'vue; figurate fotto i fe- go autunnali, lo ftelflo Padre Boldoni foprapofe ; PRVI- S. Fede” V.ITE VVA Capo XXXV. to PRVINA.COQVET; e feruitebbe à moftrare ch: fi come l’vue fotto il freddodella brina s'affinano ,eti Trava- perfettionano; così coi rigori de ipatimenti fi pro- glio vtile mouono.l’aime de i Dial all'acquifto di fomma bontà, edeccellenza . Lorenzo Giultiniano de Cafto Lorenzo Connubio cap..6. Quis fufficienter narrabit ad quan Ginftin. rum perfeGtionisculmen fanttum Iob euexerit tenta» i tiog. E più efpreftàamente Giorgio Veneto Cant 1. Giorgio tom.7.cap.18. Pruina- fignificare poreSt inftitiam Feneso: Dei punitinam» que etfi improbos deftrue , bene ta- men difpofitasy<& cum patientia cam fafcipientes ma- turats & perficit $ elò riferilce Girolamo Laureto Sylu. Allegoretit. Gel. : 241, L'vuaacerba, pendente dallavite,ed efpolta a i.raggi del Sole » cal motto; HINC DVLCE. SCEI » d come piace ad altri; DVLCIS ERIT, dimoftra che ke noftre acrimonieyed infelicità,tutte fi raddolcifcono smentre vogliamo trattenerfì » e viuere PREDA fatto la prefenza d'Iddio Giouanni Crifoftomo Ho, É UO mil. 26. in Épift.ad Hebr. Si videmus mente femper Deum; fi femper in recordationem eius conuertimus mentem noftramy omnia nobis facilia apparebunta omnia portabilia rc. a 2425 Dall'Orozca venne figurata Evua sùla vite, PAGE: ada ziraggi della Luaa;col cartello; NON MA- uri TVRESCE F3 d veramente col-motto; INANIS N CONATVS, chetanto lefoprafcriffe Enrico Farne- fe» inferendo entrambi» che dalmondo, eda fuoi >: fauoriyi freddicome la Luna; mal può fperarfi alcuna è felicità) O dolcezza; onde Giufto LipfioCent.1.Epift. 35-Ommia bodie principum » infida, intutar nec veri folati »fqguam fpesquam in fe cuiques: 0 4243 Vo», che feruendo vn Prencipe » non ne. + rincauaua già maialcunvtile mà (olamente-alcuni ti- fe toli mente. profitteuoli » mà però di qualche honore- Honore, nolezza 1 od'apparenza apprefio al mondo s ben figu- Preseza d’Iddio Giufta. Lipfio ròfe medefimo nell'rua cipofta à i raggi della luna,col titolo ; AT. SALTEM ILLVSTROR, Modano 244, All’vua pendente dalla vite», mà appoggiata * alla tertaio feci dire; INHAERENDO, PVTRE. sl7 SCAM ; .figurandole miferie dell'anima , che appli» : candofialmadomon ne rincauasche pregiuditij gran= S. Nile di; mottiuo di San Nilo Ocat. 7. Racezzys humi ia- cens facile putrefcit; & virtus inani glorie inhe- reft®, corrumpitur, E non altrimenti Sant'Ambro- S.Ambra pio in.cap. 6. Luce; Amma, ficut vuII proxima g/0 | tenvisy Corrumpitur in fuperioribus maturatur 245. La vite, dalla quale fono leuatetutte le fo- glie accioche d'vua acerba polia più facilmente per= . fettionarfi col motto; VT CITIVS 3 cioè MA- Powestà TVRESCAT; dimoftra che la pouertà de i beni a ONT temporali» lia frumento efficace per: ottenere » eben prefto ogni interna perfettione; nel qual propofica Sa 4!» feruono le parole di Giuleppe Gen, g1.,2. Crefcere 5°... me fecit Deus interra panpertatis mea ; cue Sant An- tonio di Padoa Ser, infra Off, Natin. Domini , com, S. Anto mentar/n terka »inquit, paupertatis , nau abundan, nio diPa- tie; Inillacrefcere, iniffta decrefcere &e. Ed i Leui, doa ti, che nullapaffedeuano; dei beni della terra ; erano, chiamati Sandzia che il Grecorverte Agi0sy cioè fine terra; tome chela priuatione de i terreni arredi » ci promoua al.colmo: della Santità. Con quefta vite è stromdata Sant’ Anabrogio lib. s.. Cap. 6. in Luc, direb- beche l’anima sicol priuarfi delle mondane affettioni , - edapplicationifi-dilpone à dare frutti pretioli di virtù; S.Ambro Procul a nobis debemus feculares folicitudines abdi- g care Que mordent animum mentena adurunt vt ma- turos Srafleraubora diligentis polfimus adipifci . 246 Quando Monfignor Vidone fù promofTo al Cardinalato , va yinace ingegno » rapprefeatando la 397 perfona di quel Signore » sie'l'vua y che pendente dalla vite egli porta nell'armedi (ua famiglia, le fopraferif- fe; MATVRA RVBVIT. Imprefa tutta quadrante all'humanità Santilfima del Redentore , che è punto fù detto ; botrus Cypri Cant.1. 13. che petò effendo cin1.13. maturati gli aoni », defhiaiti dalla fourana fua ditpoli. Crifto tione,, tutto s'imporporò nel fuofangue., Sant’ Atca- 2Ppalio nagi Apolog. de fuga fua. Ipfum perbums propter N®° nos homo faîtum , non indignum putauit y cum que- reretur abjtondere fe yfugere y & infidias declinare : "#8 cum autem a fe definitum tempusipfe adduxiffet » in quo corporaliter pro omnibus pati volebat , vlrro fe ipfum tradidit infidiantibus . Kodi 247 Levue neltino , vue rifcaldandofi bollono, da gli Accademici Rifchiarati hebbero : CLARE- . SCVNT, DEPVRANTVRQVE: così.i Letterati, Letterati c6 leloro coferenzesacquiftano mai fempreé,fi ra flina- no, ed ottengono avuentaggiota perfettione, Giufto Lipfio lib. 1. Centur. 1. ad Belg. Ep. 38. Inter plures Giufte non, libentius folura sed plus difcunt pueri; il che anco Lipfio negli Adulti »; ed in materia di victà morali s'auueray poiche nella conuerfatione de gli huomini per degne Compa- qualicà eminenti, gli animi noltci fi depurano dalle vi- 8912 tiofe affettioni, ed acquiftano pellegrina chiarezza. Seneca Epitt. 94. Nulla res magis animos honeftain- Seneca duty dubiofguey & 11 prauwm inclinantes reuocat ad reltum » quam bonorum virorum conuerfatio; e nel lib.3. de Ira cap,7.Nontam valetudini profuit vti- lis regiayeY falubrius calum, quam animis parum fir- mis in turba meliorum verfari, Que res quantum polfit» intelliges » (i videris feras quaque.canuittu noftro manfsefcere » nullique immani beftie vim fuam permanere , fi haminis contubernium diu paffa eSt. Retunditur omnis afperitas , paulatimque inter pla- cida dedifcitur. 248. Ilgrappolo d’vua» che pofto entro. vna caraf- fa , mentre era picciolo » iui s'è ingroffato » certa cofa é ache non può più vfcirne , fenonconto fpezzarfidi . quelvetror DONEC ATTERATVR, dille Mon. Habito buor Arefio: tali gli habiti vitiofi , che nel noftro VINOlo cuore » per longo volger di giornifono crefciuti » mal poffono indi eitraerlî , mà vi durano fino al periodo i della morte. Job. 20. 11.Q/[2eiusimplebuntur vitts adolefcentie cius » & cumeoin in pulnere dormiente 19° 29, Seneca Epift. 94. Ne ipfa quidera vninerfe philofo» ca) phia vis» licet tota ‘n hoc vires fuasaduocet y duram 5n°ca tam s &T veterem animisextrahet peftem. 249 Ad honore del Padre Claudio Aquaniua y Generale della Coinpagnia di Gesù , che ricusò l'Ar- ciuefcouato di Napoli 1 nffertagli ».dal Sammo Pon- tefice,non fapend’ègli, ne poterido rifoluertì ad vfcire dalle care anguftie di quella Reltgione » nella quale, entrato nellaanciullezza cracretciuto finoralla vigili- tà perfetta » Don Carlo Bollo fece imprefla del grap. Petfeue- polo d’vua » chiufo nell’anforadi vetro » calimatto; N23 __ INVIVS EXITYWS. Pocumetoinfegnato dal Re. ©» , dentore iftelto, che potendo vfcire dalle angultie del. lafua dolorofa pafione 4 nonvolle, farla; e fe bene i Giudei lo perfuadeuano à leuarli di croce , eg: vi con- tinuò finoall'rlimo fiato. San Bernarda Ser, 1. in die Pafche.. Non defcerdit Dominus, ne daret occafio» S- BernaT nem firvipienda nobis perfeuerantiarguefota corona- “* tur : ne faceret obmutefcere pradicatorum linguas confolastium pufilanimesst9 dicentium fingulis: Ta .. > LOCFM'tunm NE DESERAS, Quod fine du- <> bio fequeretur , ferefpondere poffent: quia Cbriftus Sum deferuit. i i » L'im- 368 L’imprefa déll'Accademico y detto il Conferuato nei Crufcanti ; cioè a dire, vna certa quantità d’vua, ‘diftefa in sù la paglia, come fuol farfiall’autunno, per ‘valerfene poi trà i rigori dell’inuerno , col motto j A LA STAGION PIV’ TARDA ) dimoftra cauta Prouidé- prudenza; e proùidenza accorta in riferuare à tempo za di bifogno gli opportuni baftimenti; e né infegna,già che nélle:diuime Seritture noi fiam chiamati viniza pro- durre addefto, ed ammaffare i frutti dell’opete buone, per valerfene poi, ed approfittarfene al fine della vita. Beda nel'capo 6. de Prouerbij; Nunc inter ardores tentationum tempus eft colligendi futurorum merita premiorum. Nam diesiudicy hiemis fimilarar rigo» ribus: quia tunc ntmirum nulla relinquitur facultas pro vira laborandi,fedtantum cogitur quifque de bor- reo prifca attionis, quod recondidit proferre. E San 5. 6rego- Gregorio Papalib. 7. in lob c. 13. De iuftis per Pfal- vio miftam dicitur: Vementes autem venient cum exul- datione 3 portantes manipulos fuos. Ad examen quippe iudicij portantes manipulos veniunt qui în Jemeripfis retta opera » quibus vitam mercantur oftendunt . ‘250 L’vua fotto il torchio, fi ritroua con le paro- Traua- le di Temiftocle ; PERIISSEM NISI PERTIS- pio vti- SEM; tali i fanti trauagliati } riconofcono l'eterna A ‘ felicità; ed allegrezza » dalle perfecutioni , con le quali s.Agofi- farono nella vita prefente aggrauati, e torturati.Sant”- » Agoftino lib. 100. Homil. Ser.8. Sicut oliva, & vuay priufguam ad vJum valeant humanum, premi debent in toretzlari ; ita debet homo perfequutionem pati Beda priufquam idonens fit ad regnum celorum » Crifto Per idea di Crifto che nell'horto di Getfemani fi nell'orto ftruggèda fe medelimo in porporini fudori, può fi- urarfi Pvua, ammaffata fopra vna tauola, che da nif- funo premuta ; cola abbondante mofto; col cartello- nc è STEMPRA-SE STESSA; Concetto del Caualier Marini nella 3. parte della Lira ; Suda fangue per duolo Voa matura, etenera » ch'ancora Da piè non pifta » e fotto torchio efpreffay In dolciffimo vin STEMPRA SE STESSA. ‘251 Advngrappolo d’vua afferrato da vna mano * iofeci dire; PRESSVS EMITTAM, fimbolo del M6édano mondano , che non sà dare frutto di virtuofa opera- tione fe non quando è premuto, e trauagliato.. Sant'- S.Agofi» Agoftino in Pfal. 45. 7'uain vite preffuram non fen- no tit s integra videtur , fed nibilinde manat; Mittitur in torculart s calcaturs premitur » iniuria videtur fieri vue ; fed ifta iniuria $terilis non eft , imo fi nulla in- iurîa' accederet,fterilisremaneret. ‘ nino? LA. 252 Chela neceffitàci facci rifolu®e generofi;e su che non mai altri combatta più fieramente, che quan- Neceffi- do fì vede frà le ftrettezze di perderela vita ne lo di- tà ci fà moftra il VINO ‘cheturatò nella botte raddoppia il arditi fuovigore» c fpezzando ogni ritegno, fe n’efce da ogni parte, e fi dimoftrà ANGVSTIIS VIOLEN- Seneca TIVS. Seneca. Nullus perniciofior eftyquane quem audacem anguftia faciunt , longeque violentius fem- per ex necelfitate quam ex virtute corrigimur 253° L’Abbatè Certani , pet inferire che le delitie del fenfo opptimonoil cuore e legano lo fpirito , fi+ Piacer guròn vere divinoynonlontano dal quale fi giace la modano pantera addormentata» col vero. ALLETTAIL * GVSTO, ED INCATENA IL PIEDE, San Cirillo Alefandr. lib. de Adorat. in Spiritu. Semper Mavino PIANTE, E FRVTTI Lib. IX. voluntatem mundana diligentem inuoluntarig ferui- Ss. 'Cirilto tutis neceffitas comitatur . Aleffan. 254 Advwnabottedì vino mi paruero proportio- nate le parole , che di lui diffe Ambrogio Ser. 22. Epiphan. VETVSTATE PROFICIT; che dimo-" ftra auuanzamento di virtù in virtù è e continuo pro- Profitto — fitto , malfimenell’età crefciuta , e già cadente » della ] quale Seneca Epift. 68. Hec etas oprime facit'ad het Seneca ftudiayiam defpumauit y iam vitia primo feruore ado-° lefcentie indomita laffanit è non multnm fupereft ve extingnat . Et quando inquis, tibi proderit iftud,quo in ex:tudifcissautin quam rem? In banc vt exedm melior. Non eft tamen quodexiftimes s vllam era. tem aptiorem e/je id bonam mentem, quam, que fe multis experimentis, longa ac frequenti rerum pa' . - tientia domuit , qua ad falutaria mitigatis affettibus | venite . E nell’Epift. 76. perfuadendoci’à quetti pro- fitti, anco nel tempo delia vecchiaia ; 7 2diu difcen- dum est y diceva, quam diu nefciass & fi prouerbio credimus, quam diuvinasye frà poco . Etiam feni ct difcendum. : VLIVO, VLIVA. Capo XXXVI. 255 F Ilippo TIT. ‘Re di!Spagna yhebbewntamo i ‘d’vlivoy con vn fulmine collegato, edil det- Miferi- to; IN OPPORTVNITATE! VTRVMQVE y dir > inferendoiche a luogo petempoegli lapetia vfare così g'uititia» la piaceuolezza 3 come il rigore. Quetti effetti nell’-\ 5 eterno Iddio offetuò Dauide Plal Gr ‘12. Poteftas Pfal. 61. Dei eft, &tibv Domine mifericordia; ‘nel qual luogo !* Sant'Agoftino: Poreftatem eius timete ; mifericar- S.Agsfti- diam eius ‘amate; Nec ficde mifericordia ess prev ne!°""> fumatis » aut poteftatem contemnatis . d 256 Rodolfo I. Imperatore hebbe vn braccio armato , che ftringeua vna mazza da guerra, infieme © * con vn ramo d'vliuo, & le parole; VTRVM LV — BET) lafciando che gl'Inimici s'eleggellero da lot Elettio- medetimi, ò la pace, ò la guerra | Tale Agefilaosgiun- N° gendo alle frontiere di qualche natione , ticercaua da * loro» fe volevano che pallafe con la lancia inalzata, ò abbaffata. Tale Mosè Deut. 30. 19. proteftaua a gl. _ Mracliti; T'effesinuoco bodie celum er terramiquod Deur30: propofuerim vobis vitamy& mortemsbeneditHionem, 19. * < & malediftionem ; come voleffeinferite , che rimet- teua all’arbitrio loro l'appigliarfi ,a ciò che voleuano. 257 L’vliuo che hauendorecifo iltronco 4 cre- : fceua con molti viporofi germogli fù dipinto con: Ponerrà TANTO VBERIVS, e dimoftra » che quando ci vile fono leuati i beni di fortuna; riufciamo di virtù più che mai abbondanti : od ancocirapprefentayche San- Perfecu- ra Chiéfa,quanto dà î ferri de i tiranni più era maltrat- tioni | di tata, tanto più crelceua pe fi dilataua ; Sept namque S.Chiefa camreprobi ‘vfque ad'internecionem ‘perfecuti fune, S- Grege- diffe di lei San Gregorio Papa lib.9. in Iob cap.6. Sed **° eo multiplicius ad Statum fui profe ns redye, quo n» ter manus perfequentium moriendo laborautt. 258 Il Tafloaccoppiò infieme l'vliuo col inirtoy frà i quali paffa vna grande fimpatià naturale ; ‘eloro foprapofe: MVTVO AMORE: CRESCVNT ; Concor- che infegna quanto riliewi al profitto delle famiglie,e dia delle città la concordia coniugale,e fraterma ; Comcor= saluftie dia parua resèrefcunt difcordia magna collabuntisr. L Salluft. de Bello [ugenti ,& Pfal. 132.1. Ecce quam P/aliti bonunì, &quam iucundum babitare fracresin vaum. 1. E Pietro Bletenie Epift:78. Vos quibus vnicuniy@” Piero precipuum vorum ch initiate Ecclefia Mi: profe= Blefenfa umo ) Hi DOM e >» VLIVO, VLIVA (Capo XXXVI. Uum , certifime noueritis , quod non nifi PER VNITATEM HABJTVRA-EST 1INCREMENTV M. 259 Advntroacovecchio d’vliuosà i piè del qua- | le nafceuavn nuouo germoglio fù foprapofto; EX- Rinoua- PERS INTERITVS ; ò con altri; MORIENS tone — REVIVISCIT ; chedimoftra rinouatione di fe me- Pofterità defimoy ò ne fuoi figliuoli, d ne idifcepoli » che è lui fuccedono; Succefio enim filioram Santtorumy ditte Rabane Rabanofopral'Ecclefiaftico cap.30. num. 4. qui poft patres fuosex hac vita decedentes bonum eorum ftu- dium in fanta religione, <> bona conyerfatione imi- tantursmortuos parentess quafi redigiuos exbibenty cum eorum doftrimamy & difciplinam in fuis difbis, @& fattis omnibus fernando manifeftè declarant.Tale San Pietro reuifte ne i fuoi difcepoli Lino , Clemente, Cleto ; San Paolo in Titoy Timoteo, Onefimo, Luca; San Giouanni in Procoro » Ignatioy Policarpo &c. 260 Vn yliuo; coi ramirecifi , ed alcuni teneri germogli s che pullulauano dal fuo fuftohebbe ; VI- Martirio TA LVNGIOR, poicheil ferro de carnefici men-. tre fuccideva la vita dei Santi Martiri , promoueua gli ftefli all’eternità così della gloria come della fama ; Ecclefaf. Corporaipforisminpace fepulta funt » & nomen eo- 4414. rumviuitim generationem & generationena , Eccle- fiaftico cap. 44-n.14. San Cipriano Exhortat. ad Mar- S.Cipria» tyr. Pretiofamors bacefl , queemit immortalitaten no pretio fui fanguinisy que accepit coronam in confu- matione virtutis, ‘261 Enrico Farnefe» figurando l’vliuo piantato . _ vicino advnavite , gli fopratcrifle; CERTVS IN- Studiofo TERITVS , effetto naturale cagionato » dic'egli , crapulo= dalla naturale antipatia » che hanno frà diloro quefte ne piante ; e ne infegna che Baccope Pallade; il vitioyela virtù, lacrapula e lo ftudio mal polfono accoppiarfi etolerarfiinfieme ; così interpreta egli nella Diphte- ra Iouislib. 1, Elog. 29, Ela ragione é viua ; poiche il calor naturalesapplicato alle fpecolationi intellettuali, mal può feruire alla concottione de i molticibi » che il crapulone ammafla nello ftomaca , che però gli huo- mini di molto ftudio » fono di poco alimento; altri menti volendo caricar la mente di letterati fantafimi e caricarfi il venticolo di copiofe vivande , le forze na- turali foprafatte , mal potendo reggere reltarebbero ben prefto sbattute , ed atterrate . 262 Iltroncone tagliato dell'vliuo , col germo- glio nafcente al fuo piede fù introdotto à dire; P E- Rifurret- KO, E SPERO; imprefa quadrante ad efprimere tone ireligiofieffetti dei giouani Macabei , iquali nel per- dere della vita, fperauano accertata la rifurrettione 2.Mac.7. dei corpi, vno dei quali; 7 quidera fceleftiffime nos 9 perdis; fed Rex mundi defunétos » nospro fuis legi- bus, in aterne vita refurreétione fufcitabit ‘2. Mac, 7.9. ed vn altro offerendo ai carneficiyela lingua , ele 2.Mac:T mani, ad effergli tagliate; E celo ifta poffideo , (ed se propter Dei leges nunc hecipfa defpicio , quoniam ab ipfo came reCepturum fpero » iui n.14. 263 IlBargagli ad vnpiautone d’vliuo, dal cui tronco fpuntauano due foli germogli » foprapofe ;. Duratio=-rARDE » SED DIV » così le cole che lentamente A vengono ad effetto, feco portano più l6ga dureuolez- za. Quindi quell’Antico pittore, non finiva mai di ri- toccar le fueimaginiye diccua di ciò fareyperche dipin» geuaall'eternità. Fuluio Tefti nella p.2.delle fue pocfie» (= Non produce Le marauiglie grandi in fretta il fato , Ne prefto mai può conccpirfì Alcide . Fiorche fubbito ride è Subbito langue , e fol la gloria dura Chetrà i fudor longa virtù matura 4 Puluia Fefti 509 | 264. L'yliuo , con vn capro à lui vicino ; fù intro- dotto à dire; NOLI ME TANGERE) c.' qual Eucari fimbolo ci fi infegna » che i la‘ciui dalla Sacra Eucari- ftia fde- ftia» che feco portala paceyela grallezza de gli viiui, 892 1 la- debbano Rarlontani. Lipaniotom. 2. Orat. 3g. Non 1!!! licet ys yqui (cortati fuerint participare facris , e Ti. pre bullo lib. 2, Eleg. 1. ra Difcedat ab aris , Tibullo Curcubit befterna gaudia notte Venus ; CaSta placent fuperis . 265 E° proprietàdell’yliuo riferita da Plinio lib. Ts. cap. I. dc cap. 3.che la doue ama d'effer purga- to dall'acutezza dei ferri, patifce grandemente quand'è percoffo coi legni ; onde corrcua frà gli antichi quel detto; Oleam ne ftringito , neue verberato. Facen- Plinio done dunque imprefa col motto; VVLNERE,; O NON VERBERE GAVDET, figuraivn amimo nobile » e generofo , che lì chiama affrontato nelle percolfe dei.legni, mà nulla flima le incifioni dei ferri ò dellefpade. 266 Le VLIVE; cheraccolte , ed ammaffate infieme » vengono a maturatli col titolo dell'Arelio, Concor- MVTVO FOVEBVNTVR; tolto dal Sauio Fe- dia clefiatt. 4.11. Si dormierint duo) FOVEBVNTVR MPVTVO; inferifce chei fedeli; e maffime i Reli- giofì, viuendo con ifcambicuole concordia scarità, ed vnione, vicendeuolmente nelle virtù fi fomentano » e Sapprofitcano . San Gregorio Homil.10.in Ezechiel, Sanlti fe inuicem fuis virtutibus tangunt y & fe fe S.Grego- ad profettumexcitant ex confideratione virtutis alie- rio nay atque excitati ad profettum volant 267 Allevliue pofte nell'acqua falfa, perche lafci- no l'amarezza, il Ferro diede ; AMARITVDINE Garrer- DVLCESCVNT; tali gli animi vitiofi, amareggia- tione al- ti coi mali, vengono a perfettionarli, ecol mezzo di PF® correttivi amari y e penofi » ficurano » e migliorano + Quid. lib.1.de Remed. Dura aliquis pracepta vocet mea: dura fatemur Ouidio Effe,fedvtvaleas, multa dolenda feres. Sapè bibi fuccoss quamuis innitus, amaros Reger:& oranti menfa negata mihi eSt , Vt corpus redimas ferrum parieris s I ignes ; Arida nec fitiensora lanabis aqua . Vt valeasanimo , quicquam tolerare negabis ? At pretium parshec corpore maius habet » 268. Advnamafla d’eliue, pofte fotto la macina fù toprafcritto; COMPRESSA VBERIOR ;ò ve- Traua- ramente; TERENDO SVCCVS$ ; tali i peccatori 81° al’hora folamente che fono aggrauati da i terroriydal- le infermità, e dalle morti danno frutti di penitenza » e fi ricordano d’Iddio » Cum occideret eos » quare- Pfal-77. bant eum; & reuertebanturs& diluculo veniebant ad 34 eum. Pial. 77, 34. Sant'Agoftino in Plal. g5. Pene S.Agofi- tur in torculari corpus cius, ideft, Ecclefia cius. Quid no ef intorculari? in prafTuris, fedin torculari fruétuo- Sa preffura el, E di nuouo. Ingreffus es torcular : prepara re ad preffaras; fed noli effe aridus» ne de prefPura nibil exeat BOSCO, SELVA Capo XXXVII, 269 Helo ftudio delle facre lettere ci liberi dalle E, moleftie » che il fenfo, edil fecolo corrot- to fogliono portare à icuori humani lo dimoîtrol’Ab- bate Certani » col figurare vna felua ombrofa » cd il motto: EXVLAT #STVS. San Gregorio Hom. g.in Ezcchiel. O quara mira eSt profundinas cloguio- S. Grege- tum Tio Studiodi acr2» Scrittu- ra LO rum Dei! Libet hbuic intendere, liber eius intima > gratia duce penetrare. Hanc quoties intelligendo di- fentimus, quid aliud quara fyluarum opacitatem in- gredimur vt in eius refiigerio ab buius feculi eftibus abfcindamur ? 270 Lofteffo ; conl’imprefa d'vn bofchetto , nel Bellezza cui centro ombrofto » fono tefele reti, per ingannar donelca gli augelli, ed il motto; VINCVLA LATENT, dimoftrò ; che gli ornamenti ) e le pompe donnefche, {eco portanole infidiesperdepredare icuori de i mon- Ifdoro dani. Ifidoro Pelufiotalib. 2. Epi&. 289. Mulier or- Pelufiota nandi corporis nimis Studiofa y atque ob eam caufam in forumfe conferens, aut perfeneStras profpiciens ; vi inuenes irretiat y etram fr conatu fuo excidat » ta- men proinde ac fi cor irretyffer condemmatur. Id eutm omnes quodinipfius poteftateerar, effecit, vi que venenum mifcuerit , & retiaexpanderit.. 271 Il Lucarini figurò il Sacramento della Con- Confir- firmatione y convna felua d’arbofcelli , alcuni de i qua- mattone li erano intaccati , e contrafegnati col motto; SER- VANTVR SIGNATA ; nel qual propolito San 2. Cor.1. Paolo 2. Cor.i.21. Yna:t nos Deuss quit fignauit 21. noss& dedit pignus fpiritus in cordibus noftris. E Plal. 22. Davide Pfal, 22. s. Impinguaffi in oleo caput meum- Li & mifericordia tua fubfequetur me . 272 La famofa Accademia de i Gelati di Bolo- gna, hà per fua Impreta generale molti alberi y tutti sfrondati col motto ; NEC LONGVM TEM- Virtì . PVS, dir volendo, che fe i principij erano deboliy nafcofta nonfarebbe paffato grantempo , che haurebbero da- to; e fiori d'ingegno s e frutti di fegnalate operationi almondo. Talela virtù, ela gloria de i Santi, che per qualche tempo non è veduta » anzi refta occulta a gli occhi del mondo ; ben preflo poi compare gloriofa è riempire diveneratione, e di ftupore l'vniuerfo . Sant'- S.Agoffi- Agottino in Pfalm.36. Sic abfcondita eft apud Deum no vita Santtorums vi qui modo laborant in terra y quafi tempore bvemis arboresy non habentes fruttum > & folia- nouo fole exorto, illud quodin radice viuebaty in fruttibus appareat. Licet caftigety flagellet, amat indicium, non derelinquet fanttos fuos 273 Molte piantesfrondate d'inuerno » piantate invicinanza d’vn fiume s allagate » e trauagliate dalla corrente dell’acque furono pofte con; PROSPE- Traua- RABVNTVR; infegnando, che il trauaglio prefen- glio por te accertatamente farà compenfato da altretanta » e ta felici- molto maggiore felicità nella patria , ed è l’imprefa ta fondata ful primo Salmo » nel quale parlandofi del P/al.1.3. Giufto , dice il Profeta che; Erit tanquam lignumy quod plantatum eft fecus decurfus aquarum, quod fruttum fuum dabit in tempore fuo , & omnia que- cunque faciet profperabuntur. , 274 Adalcune piante sin parte sfrondate y e dalle Mutatio- quali tutta via van cadendo le foglie diedi; MVTAN- ne TVR IN ANNO$S; etanto anco auuicne ne i co- ftumi, negli habiti, nell’vfanzey nelle letterezin fomma intuete le cofe fottolunari le quali non hanno altra ftabilità, che nel mutarfi » e vatiarfì continuatamente. Oratio in Arte; Vi (ilue folys pronos mutantarù: annos: Prima cadunt ita verborum vetus interit etas » Et inuenum ritu florent modo nata , vigentque . Seneca Seneca citato da Giufto Lipfio Phyfiolog.lib.2. differ. 20. Quid non mutationis periculo exceptum? Nor terra» won celumy non totus hic rerum contextusy pen Deo agente ducatur. Non femper tene- it bunc ordinem » fed illum ex hoc curfà aliquis dies deyciet, Oratio PIANTE EIMFRVITI LIbIIXI cALBERO, PIANTA Capo XXXVIII. 275 Er moftrare la viltà d’vn cuore» che ad vn Animo fol colpo haueua ceduto all’altrui fuggefti- vile uo tu dipinto vnalbero atterrato , conla fcure vici- na ; ed il cartello; ET. VNO DECIDIT ICTV, Cadere* nel qual argomento Giufto Lipfio Centur. 2. Epift. 57.Ignani animi y AD PRIMVM ICTV M Gisfto CONCIDVNT. Lipjo 276 Va albero atterrato col motto; NON VNO DECIDIT ICTV dimoftra la fortezza d’- Refilté- vn cuore » che prima di cadere » fece gagliarde » e ge- 22 nerole refiftenze. Di Sueno Torquato Taffio Geruf. .Liber.Cant.8. ft. 23. così; Ripercuote percoffo , e non s'allenta; Torguare Mì quanto offefo è più, tanto più noce. Taffo Quand'ecco furiando à lui s'auuenta Huom grande, c'hà fembiantey e guardo atroce, E dopo funga, & oftinata guerra» Conl’aita di molti al fin l’atterra+ San Giouanni Crifoftomo di quefto concetto fivaley Corret- perinferire quanta forza habbino le correttioni rep- tione» plicate, e nell'’Homil.g. in 2.Timot.dice; ficut arbory reppli- cum plures iftus acceperity & vno poftmodumrepen- cata te corruerit ynonvni illi tantum» fed ceteris pariter Gio: Cri- imputatur : ita fi quis po$t diutinam multorum admo- Sofomo nitionem, de repente ad noviffimi vnius cuiufpiana correptionem refipifcat , nonpoftremo y fed prioribus fan accepium referendum eft. Lo freffo Homil.de non Oratio-; contemnen. Ecclefia col medefimo concetto ci infe- Ne perle» gna arepplicare nelle orationi le noftre inftanze + Si rs vno ictu arbornon concidity nonne & alterum ittum faBemo additynonne quartumy quintum, fextum» nonne deci- mum? Idemtu facito. 277 Agoftino Barbarigo, Dogedi Venetiayalzò per fua imprefa vna pianta » che per eflere troppo ca- Abbon- rica di frutti fi fpezzaua, portando ilmotto; CO. danza» PIA ME PERDIT, dinotando, chele molte cari- PU9S che addoffate è gli huomini di gran valore, feruono adaccorciare loro la vita ; tale la moltitudine de i fi- Ricchez gliuoli sela fouerchia felicità 7 Ò quantità di ricchez- ze noc- ze» è ftrumento di miferia, e diperditione. Giufto ciono Lipfio Manudutt. lib.2.differt. 24. Opesimpediunty Giufto & velut farciney aut lacinia fune ituris ad bonam Lipfio mentem. Trebellio Pollione di Zenobia fcriue così; ! Dutta eSt igitur per triumpbum ea fpeciey vt nibil Trebellio pompabilius populo Romano videreturs iamprimum Pollione ornata gemmis ingentibusy itaut ornamentorum onere laboraret. Fertur enim mulier forsiffima fepi(fime reStitiffe y cum diceret fe gemmarum onera ferre non poffe » ; 278 All’albero fquarciato dalla fouerchia abbon- danza; e pefo dei frutti , fù foprapofto f STERNIT Abbon- VBERTAS; edaltri con le parole d’Quidio 3. Met. danza il fece dite; INOPEM ME COPIA FACIT; nuoce poiche in fatti » la fouerchia abbondanza ) non e co- piofa d'altro, chedi pregiudicij ; che però Seneca Fpift.39. Magni animi ef, magna contemnere » AC Seneca mediocra malle, quam nimia. Ilaenim vtilia funt : & hecseo quod fuperfinunty nocent. Sic fegetemni- mia Slernit vbertas: fic rami onere franguntur : fic ad maturitatem non peruenit nimia fecunditas. Idem animis quoque euenit s quos immoderata felicitas rumpit + 279 Chipiùabbondadi virtù vera, edi fapienzas Lettera- più anco abbonda di benignità ye cortefia , fimile all’- to humi- albero le ALBERO, PIANTA Capo XXXVIII. albero carico di frutti che porta il motto; HVMI- LIOR ss QOVO ONVSTIOR. Ettor Pinto in cap. a. Ezechiel. Quemadmodum arboris ramus, quo eft pleniory eo eft granior , quanto plures , x vberiores fruétus producit stanto profundius fe abijcit: fic qui fapientior eft è bumilior eft; quo quifque magis eft fa- rentia fruétibus onuftus; eo magis fe deorfum fub- Précipe mittity & inclinat. Quadra altrefì à Perfonaggio benigno grande, che quanto crefce in dignità , tanto s'abbaffa nell’affabilità. Pacato ad honore del pijffimo Impe- Latino ratore Teodofio così; In ipfis fatim imperij aufpi- Pacato cijsy priuatorum domos adibat » & vrbis angulosyqui nunquam imperatorium folem vidiffent pio lumine complebat . 280 L'’arbofcellostrafpiantato, col verfo; QUVI .. MIGLIOR FRVTTO ATTENDO), Serueà chi Religio- daltecolo paffa alla religione ; que i frutti delle virtù » ne con maggiore felicità ed abbondanza ) fi produco- Pfal. 91. no pe fittagionano. Plalm. 91.14. Plantati in domo 14. Domini» în atrijs Dei noftri flerebunt : adhuc multi- plicabuntur în fenelta vberi . E San Bernardo Ep, 110. parlando di chi paffa dal fecolo alla vita clauftra- S. Berner le dice; Fit de diuite ditior ; de nobili generofior ; cla- do rior de illuftri; & quod bis omnibus maius e$t » fan- CFus de peccatore . 281 Perwngiouinetto y che fpeffo mutaua fcuo- Non per la è e Macftro fù pofta vna pianticella » col cartello; fenerite SOVENTE TRASPIANTATA NON ALLI- Seneca GNA nel qualfoggetto Seneca Epil. 2. Nibil eque fanitatem impedity quamremediorum crebra mutatio. Non venitvulnus ad cicatricems in quo crebra medi- camentatentantur. Non conualefcit planta » qua fe- pius transfertury nibiltam vile eft » quod in tranfi- tuprofit. Diftrahit animum Librorum multitudo + 282 Vnfuddito, chehumiliandofi y ecedendo fuperaua l’impeto, e la ferocità dei Maggiori , fù rap- Cedere prefentato in vn arbofcello , piegato allo fpicar d’vn vento » col titolo; CEDENDO VINCIT. E nel vero ella è così dice Giufto Lipfio Centur, 1. Epift. Ettor Pinto Giuffo 43. Roburpugne fatalis in patiendo et ,& viftoriain Lipfio cedendo; ed Quidiolib. 2. de Arte, ' Ouidio Cede repugnanti : cedendo viftorabibis . { . 283 L'Incultofrài Gelati di Bologna, hà vn ar» tarda sì bofcello feluaggio » che nafce da terreno non coltiua- to ) e porta il motto; SPONTE SVA ; e fignifica periona » che operi da fe, ed indipendentementedall’- altruiaiuto; ò configlio; Quadra l’imprefaad Quidio 3 dalla fecondità del cui ingegno erano prodotti i parti delle compofitioni poctiche > fenza che da efterni im- pulfi ei foffe eccitato s od aiutato . Quadra alla facra €4n5. 5-5 Spofa schediccua; Swrexi vt aperiremdiletto meo ; manus mea ftillanerunt myrrbam, Cant. s. s.offe- rendo à Dio di fua {pontanea volontà , e non coartata Ossa e violentata i frutti della mortificatione ; che però alla 1 9 mirragli raffomiglia , cioè a dire alla mirra prima , Plinio !itra eletta > che ftilla da sè, e nonafpetta le incifioni de i ferri, dalla quale Plinio lib. 12. c. 15. Sudant au- tem SPONT E priufquama incidantur ftaltem di- Ctampcni nulla prefertur. Perlo quale rifpetto Giu- teppe Ebreo lib.1, Antiquit. cap. 3. é di parere che Id- dio più gradifce il facrificio d’Abele » che quello di Caino; poiche Abele offerì gli To » che dalla na- tura con volontario affetto fono figliati » la doue Cai- no offerì lefpiche, che conladurezza dell'aratro » e conla faticofa coltura della terras quafi che à viua for- Giufeppe za (ono eftrattiyed ottenuti; Hwws facrificinm Dea Ebreo fuitacceptiusyquod SPONTE nature genitiscon- fiaret; quamea gue bomo auarus » & induftrius per vim quandam d natura extorferat » 284 Ynalbero, fpezzato dalla forza del vento» 311 col titolo; SIC PERTINACI dimoftra, che oue è maggiore la contumacia del cuore humano ; ivi an. Oftina- co faranno più duri, e violenti i fupplicij, ed i caft‘ghi Hone pu del cielo; attefo che come fcriffe Ambrogio lib. de 9! Cain. Mitigat iudicem pudor reorums excitat autem S. Ambro pertinacia denegantinm. Guetrico Abbate Serm. 1, 8/9. effaminando gg d’Ifaia 28.13. Cadant retror- !#. 28. fum, & conter®®@tr s & illaqueentury in quefte rau- 13° uifa, così la peruicacia de gli oftinati peccatori » come igiufti caftighi d’Iddio » intogliergli con improuifo accidente dal mondo; e condannargli ad effere fempi- SAS terni tizzoni dell'inferno ; Y'adunt retrorfum per apo- Abbate ftafiam, cadunt in criminalia yilaqueantur Sira delettatione vel quadamsinextricabili peccandi ne- celfitate ve nec velint , nec poffint penitere : capiun= tur improuifa morte , conteruntur aterna damnacione. 285 Alcibiade Lucarini , per dimoftrare » che Maria Vergine ed il Santo Giufcppe » fcambicuok- mente fi folleuauano frà i feruori delle perfecutioni, _. che da loro veniuano fofferte » figurò fottoi raggi del Aiuto . Sole vn albero, quale da vn acqua vicina era rintrefca- ‘ge to » &l'acqua fcambicuolmente dall'albero adombra- "°° ta, col motto; MVTVA REFRIGERANTVR OPE, ed è lofteffo che il dire col Taffo; Con bel cambio frà lory d'vmore, e d'ombra. Torguato Ed inferifce aiuto fcambieuole . Cant.6. 2. Ego diletto T=fe meo, & diletus meus mibi. San Cirillo Aleffandrino sn 6% lib. 2. Apolog. Moral. cap. 7. Proprer hoc etiam duo Aleffan creati funt oculi, ale due,manus totidem , ac pedes ) dualitare confimiles, vt pluralitate munerumy& vni- tate formarum ymembris omnibus ex fimili adiutorio fit prowifum Seneca lib. 4. de Beneficijs cap. 18. Quo Seneca alto tuti fumus quam quod MVTVIS IVVA- MYFR OFFICIIS? Hoc vno inftruétior vita,con- traque incurfiones fubitas munitior eft beneficiorum commercio. 286 Coglietuttilamorte, fian pure fublimi ò baffi , il cheinferì lo fteffo Lucarini y figurando vn Morte graffio , ftefoadyn albero » che arriuauaài rami alti, ed agli humiliy coltitolo; ET PROPE, ET PROCVL. Oratiolib.2.Ode 18. ——_——_—_____— Aqua tellus Pauperi recluditur $ Regumque pueris ; nec fatelles orci Callidum Promethea Reuexit auro captusy hic fuperbum Tancalumy atque Tantali Genus coercet hic lenare funttum Pauperem laboribus Vocatus , atque non vocatus audit» E Menandro . Moritur futor eodem modo sac Rex . Menan- 287 Infegnaa iPadridifamiglia l'obbligo loro, dre di nutrire ye d’educare la propria prole» quell'alberoy a Educa- i piedi del quale eraui vn bel germoglio, col motto tione volante; ET GENITVM ALIT. SanTomafo 1. 2.Queft, 100. art. ad 4 Debitum filij ad patrem S-Tomafo adeo eft manifeftumy quod nulla tergiuerfatione po- reftnegari, co quod pater eft principium generationisy & eller & infuper educationisy&r dottrine. Girola- mo Oleaftro nel primo capo della facra Genetì vden- do le parole pronuntiate da Dio » poiche hebbe creati glianimali,e formatol'huomo; Ecce dedi vobisom- Gen. 1. nem herbam &c. & vninerfaligna &c.vt fint vobis 29. in efcat : & cunétis animantibus terre, omnique vo- lucri îgli Gen.1.29. cosìfcriue; Commoner locus ifte Girolamo eos qui Miniftros babenty vittum illis preftare . Quid Oleaftro quefo minifterij bone Deus ab illisyquos tara fumpiuo» sè alisyconfequeris? Quidtibi aues, quid bruta, quid homines praftant? tantum abeSt, ne iniury int. Sed QUIA Orasio 312 QVIA CREAVERAS, PROVIDERE DI- GNATVS ES. 238. Don Aleffandro de Cupis Canonico Rego- In morte lare; advna gran pianta caduta foprapofe; ET MA- GNA IACET,; e dimottra, che anco gli huomini più grandi, non fono effenti dalle cadute. L'Epitafio foprapofto al famoto Scipione o efprime al vino quefta verità : ì Dewiéto Annibale, capta Carthagine s & autto Imperio s hos cineresmarmore teltus habes: Cui non Europa non obStitit Aphricaquondam, ( Refpice res hominum ) quam breuis vrna . premiò, i 289. Don Diego Saanedra ; per inferite che la di- uifione de gli ftati , fia la ruina dei regni, figuròvn Diuifio- albero dal quale mentre da vna mano era dittaccato ne de gli-vnramo) fofpiraua; DV M FRANGITVR Stat FRANGOR; Pietro Gregorio de Republ. lib. Pietra. .25.cap.1.num. I.Eft & hac fpeciesinteritus regno- Gregorio rim quando vnius principatugdinifio fit ; il che iui dif- fufamente proua nelle divifioni del Regno Macedo- nico » e del Giudaico ) &c. dell’Imperio Romano &c. San Gregorio Papa Hom. 20.in Euang. ripenfando allo ftato della Giudea ; che da molti prencipi tatt'ad vntempocera fignoreggiata » cioè è dire » e dall’Impe- rator Romano , per lo quale colà rifiedeua Pilato » e da Erode Antipa » e da Filippo fratello del detto Ero- de, e da Lifania; pouera Giudeadice s infelice regno ; tù fei (membrato in tante parti , tù fei irreparabilmen- S. Grego- te diftrutto ; 'oce enim Redemptoris dicitur; omne ife regnumin fe dinifum defolabitur: liquet ergo» quod ad finemregni pernenerat , quatotregibus dinifa fu- biacebat . ‘290 > Nonsò quali caratteri intagliati nella fcorza d’vn albero col fopraferitto ; CR ESCENT DVM CRESCET ; infegnano, che col crefcere dell'età crefcono anco le doti dell'animo il giudicio 3 il fapere &c. Lucretio lib. 3. | Plutarco Prudéza crefce_» con gli anni Lucretio ——__—n Cigni pariter cum corpore, & vna Grejvere fentrmusspariterque fenefcere mentem. Habiti Taliglihabitibuoni , ò cattiui yerefcono infieme con cattiuni la notîra vita. San Gregorio libr s.Mor.7'erent pra- S- Grego- ya confuetudines quem femelc@peruni; atque quoti- He die duriores exiftant ; & non nifi cum peccatorisvita fininntur . 291. L'albero ; che ritrouandofi con tuttti i rami recifi , da vnfolo in poi ; tiene il motto; LEVABIT Sa SE, dimoftra » che mentre il cuore totalmente é di- finuolto dalle care ed affettioni del mondo , è della terra » all'hora con pelegrina vinacità può fublimarfi à Gregorio Dio. San Gregorio Nazianzeno A polog. 1. Claxfisy Naziani compreffifgue corporis fenfibus s atque extra carnem mandamque pofiri infegue colletti,nec in fumma ne- coffitate impellente s quicquam bumanarum rerum attingentess atque & fecunvin fey & cum Deo collo-. quentesy fuperiorem rebùs vifibilibus vitam agent. Clement. San Clcinente Aleffandrino Orat. ad Gent. Plana vAlefan. celeftis cum fit bomo , vt celeStes quoque virtutum fruttus ferar , inutiles vitiorum ftolones panitentia ferro circumeidat. ‘ Vna pianticella nobile , e fronzuta; prodotta da va Rinona- troncone vecchio , e recifo $ col fopraferitto; VICI tone ., MEA FATA SVPERSTES) parole tutte confot- mi à quelle d'Euandro AEncid.x1. v. 160. Virgilio Vici mea fata fuperftes 3 v E figurata nella piazza di Lodi, peridea di a me= defima Città) che dopo lefanguinofe guerre, e defo- lationi dei fecolitraicorlì s era felicemente ritorta se rinouata. Iimprefa addattabile è Niniuey prima con- dannata alle fouuerfioni ) e poi dalle medefime pre» “che dalei fia offefa; e difleccata col motto ; PER T- (PIANTE, E/FRVTTI Lib. Ik. feruata; a Roma , più volte da i barbari diftrotta”, mà fempre riparata; à Milano, da Federico Birbaroffa detolatoye femnato a faler mà con maniere auaantag- giofe tiedificato » ed ampliato . Similmente , fe di Sa- maria, Metropoli del regno Iraelitico è ferito , Ofee 14,1. PEREAT Samaria, quoniam ad amaritudt- nem concitanit Deum futm. IN GLADIO pere- ant » paruuli eorum elidanturs ben tofto s'aggiunge num. 5. Sazabo contritiones eorum, diligameos fpon- tanee : quia auerfis et furor meus ab cis. Ero quali ros 3 Ifrael GERMIN_ABIT ficutlilium, & erumpet RADIX EIVS vt Libani. IBUVNT RAMI EIVS &c. Giobbe al terminarfi delle mi- ferie fuc; Ezechia ricchiamato dall’agonie della mor= te » Lazaro eccitato dalle profonde ofcurità della tom- ba, poffonotutti ripigliar quefto motto +. Wici mea fata fupeftes . 292 L'albero, al quale fono d’intorno tagliati i fami , quanto meno fe gli permette il dilatarfì , tanto più fi follieua è e s'inalza: ALTIOR QVO AN- GVSTIOR, diceua il motto ; non alirimenti queli’- Ritira- anima che fi riftringe, e fi ritira dalle vanità del fenfo, 1222 s'auuanza alle perfettioni dello {pi rito, che tanto dice- ua SanGregorio Papa; Intentioni anima, fi exte- S. Grego- rior euagatto clauditursinterior feceffiss aperituryquia rio e in altum crefcere arbor cogitar , qua inramosdi- ftendi probibetur + 293 Comel’alberosquanto più allarga i rami ver- foterra , tanto meno può folleuargli vers'il cielo 7 e M5dano porta iltitolo: HVMILIOR, SÌ LATIOR: tale mal può quell’anima , che s'occupa nelle cofe terrene , mal può ‘° 5° folleuarfi al godimento delle celefti;” Cuma avimzas di- Groro- uiditur ad multa s foggiunfe parimenti San Gregorio Pa P » 3 fit minor ad fingulay rantuque ei in vna qualibet re Surripitur, quanto latius in multis occupattr + 294 Vnalbero; che frà gli abbracciamenti d’vn ellera {i rimaneuadiffleccato , ed eftinito col cartello: SIC PERIRE IVVAT , ò veramente ; COSI Lafciuo MORIR MI PIACE , rapprefenta la depranata pertinacia d’vn lafciuo è che amà anzi di rimanere da femminarea fmunto; intifichito ed vccifo y che di la- fciarla , e ftaccarfela dalfeno. Portò quelti affetti nel cuore Propertio » che bramaua frà gli amplefli ofceni di fpirar Pyltimo fiato 3 e diceua lib. 2. Eleg.r. o ] 445 inamore mori. Gli portò anco Quidio s che lib.2. Amorum Eleg.io. così vaneggiaua; | Felix» quem Veneris certamina mutua perdunt. Dij faciant » leti caufa fitifta mei. E frà poco. «At mihi contingat Veneris languefcere motu Cum moviar, medium foluar & inter opus. La piantayche regge» e foftenta Pellera,ben- Ofce 14.1 Properzio Ouidio 295 2 Benefi- MENTEM PORTAT, è imprefa dell’Abbate Cer- cenza tani, e dimoftrala generofità d’vn cuote 3 veramente grande » che fauorifce » e benefica anco i nemici » che più grauemente lo danneggiano. Tale fidiportò il Patriarca Giufeppe s del quale Hamero citato da Gio- uanni Haye to. 3. fol. 828. Quis vraquara crediturus effet illumtam ciuili in fratres fuos animo futarum vt cum infignem illorum in fe crudelem inivriam, & imuriofam crudelitatem s non foium condonarer , fed etiam ingentibus beneficijs fratres afficere in anivanm inducerdì ?° Aleffandro Magno foleuadire anch'eilo, comerapporta Enea Siluio lib. 1. cap. 37. Regis ideffe propriumya quibus male audierit, in eo beneficentia matore ve vat è Così Carlo IV. Imperatore ; in- tendendo che vn tale procuraua proditoriamente d’vc- ciderlo » lo chiamò a sé, egli donò mille fcudi , acciò che Hamero ALBERO, PIANTA Capo XXXVIII. che fe ne valeffeà dotar vna ua figliuola , dalla quale generofità foprafatto quel ficario » cangiò la fierezza dell'animo ; in diuoti{fima offequenza verfo vn Pren- cipe così benefico , ed amorofo. Enea Siluio lib. 4 Cap. 28. 296 Nell’efequie del Marcheffe Guido Villayvidi vn albero atterrato 3 del quale fitagliaua vna ftatua , Virtù im col cartello; ET IN FVNERE PERENNITAS. mortale La virtà, voleua dire, non foggiace alla dimentican» za, neanco frà le violenze della morte. Que è virtù » iui è l'immortalità; Difcite virtutem iunenes : nam fola beatos Nos facity& dire non timet arma necis + Seneca 1n bierc. Vereo . Nunquam ftygias fertur ad vmbras Inclyta virtus svinite fortes » Nec letheos feua per amnes Vos fata trabent &c. 297 Alla pianta diramata, io darei; IMMINV- * TA GR ANDESCET; tale chi tacca dal fuo cuore Religio- leaffettioni dei vitij,e de i fenfi, s‘auuanza nelle vità, fo e nello fpirito. Fufebio,citato dal Nouarino tom, s. Eufebio ele&.lib.x. nam.57. Cacumen arborum » fi precidan- tur furculi inferiores, co furgit fublimius : oppreffis» & affliétis fenfibus mens attoliturs & viget. Teo- S.Chiefa doreto inqueft'albero rauuifa Santa Chiefa » la quale fuccifa ne fuoi Martiri, ogni giorno via più auuan- Teodoreto taggiofamente crefceua. Cosìlib. 9. deleg. Sicwe li- guatoribus fyluam cedentibusymulto plures pullulane propagines ab radicibussquam fint rami, qui incidun- tur: ità nunc. quogne pis compluribus interfeltisy multo plures quotidie ad dottrinam Euangelicam ac- cedebant. Nei quali fenfi Gregorio Nazianz. lib. 1. fentent. Gregorio Perferre damni quippiam lucrum putay Naziau. Vt fruttuofam hi repurges arborem. Elemofi- L'Elemofinieroanch'effo, tanto più vedrà moltiplica- niero tele fuericchezzey quanto farà più liberale in impo- uerirfene. Sant'Antonio di Lisbona Ser. 1. de Virgin. S. Anto- Sicut arborramis fuperfluis moderate profciffiss me- nio dè Pa- ljys fruttificat » Jic ei qui de proprio eleemofinas fa- sg cit » Dominus refiduum multiplicat magis. 298 L'albero strondato,conle parole del Salmo; Pal. 1.3 DABIT IN TEMPORE, quadra ad vn giouinet- A to, dal quale fe nonal prefente,certo à (uo tempo s'af- pettano, e vaghi fiori, e pretiofì frutti di fegnalate S.Toma- Virtù. Nei quali fenfi Alberto Magno; vdendo i fuoi fo d'Ac- difcepoli s che motteggiauano San Fomafo d’Acqui- quino noychiamandolo bue muto » rifpofe loro > che a fuo tempo quefto bue haurebbe conle fue voci fonore fatto rimbombarl’vniuerfo ; Tibullolib.1. eleg.4. «Annus in apricis maturat collibus vuasy «Annus agit certa lucida figna vice ; Ed Onidio 4. Tnft. Eleg.s. Tempus, vt extenfis tumeat facit vua racemis; Vixg;meri capiant grana quod intus habent. Tempus & in canas femen producit ariftas &c. 299 Vna piata sfrondata da vn latoymà però ben Preséza fronzuta dalla parte, vue il Sole la rimira,col cartello ; d'lddio IN MELIVS REFERT), dimoftra quanto benefi- cio altri riceua dalla prefenza » ed afliftenza d’ld- S.Agofi- dio . Sant'Agoftino in Pfalm.70. 271 fit homo aliquid, no conuertat fe ad illum, a quo creatus eft; recedendo enim frigefcit , accedendo feruefcit, recedendo tene- Preséza brefcityaccedendo clarefcit.E della pretenza del Pren- del Pren cipe Dione Caffio » parlando dell'Imperatore Adria» cipe noydiffecosì; Ciwitates fociasy atque tributariasy®” Dione fubditas mirificè inuity multas earum inwifit , & quas Caffo nyllus ante fe Imperatorum viderat » atque omnibus aliquidopisy&® anxily tulit. i Anonimo Seneca Sarà Tibullo Onidio 313 300 La pianta atterrata hebbe; DOLATA NITEBIT; infegnandoci, chel ferro deltra uaglo, Trana ò lia delimartirio , e l'incifione dei dolori, e dcitor- glio illu- menti , rendono glorioto chi per altro era miterabile , 112 ed abietto ; Santa Chiefa!benche con differente, mà però fimpatica metafora parlando dei fedeli refî habili alla gloria dice . Pe Tunfionibus , preffuris deri Expoliti tei ara Snis coaptatur locis &c. cai 301 I Filoponi di Faenza, hanno vna belli Tima pianta sù la cimad’vn monte, col motto; DIFFI- CILIS CVLTV, idcadellavirtà » e della gloria , l°- Virtà vnape l’altra delle quali non fi coltiuano , ne fiotten- gono » fe noncon grauiffime difficoltà. Silio Itali- co lib. 2. Arduavirtutem profert via . Silio Ita- Efiodo. liro —— Zia longa eft » atque accliuisad ipfam +. Efiodo «Arduanamg; prius;fed cum ad faftigia ventum Fit facilis » Ed Ocatio, feben fouuiemmi. Virtutem pofuere Dij fudore parandam + Orasio Differo per tanto i Poeti, come auuerti San Clemen- te Alelfandrinolib. 4. Stromat. che la virtù habitaua sù la vetta dirupi erme , ‘e fcofcefe. Con la qualeallu- fione Seneca lib. de Vita Beata cap. 20. Studiorum fa- Seneca lutarium » etiam citra effeétum laudanda traftatio eft. 10 mirum fi non afcendunt in alumè Arduos aggrefjus virtutis fufpice . etiamfi decidunt è magna conantur + 302. Alla pianta; inueftita da i venti io diedi; CONCVSSIONE FIRMATVR, idea così della fanta fede » come d’yn animo veramente generofo , Fede che qual albero di quercia » più che mai fi ttabilifce » quando più che inai è da contrarie violenze combat- tuto. Giouanni Crifoftomo ferm. in [uuentium; Fis des noftra oppugnatay magis floret, &° feditione agi Gio: Cri- tata,incrementamaiora fumit . Così difs'egli,quant'-Soffem» alla Santa Fede ; mà quanto alla fermezza d’yn virtuo- fo cuoreySer. inillud Apoft. Oportet & herefes elles così ; ./7e arbores benè, & diligenter radicate, ven- torum vi cum aguntury hincyT inde; folidiores fiunr; fic& benè folidatos in fundamento vere fidei animos, quacunque irruunt barefessreddunt fortiores . 303 Vnalberoatterratoydal Recifo frà gli Erran- ti di Brefcia hebbe; A PIV BELL’OPRE , effet- Traua- ti pratticati da Dio nella perfona di San Paolo, del glio vrile quale Sant Agoftino ( fe ben mi ricordo)così; Cecidi: S.Agofti= Sauluss vt furgeret Paulus, cecidit perfecutor vr fur- »° geret Pradicator &c. il cheanco fù rinouato in Sant. S+ Paolo Ignatio Loiola, abbattuto » ed atterrato dai colpi del. CONUEI- le bombarde, accioche militaffe non più alla terra, mà Tonio alcielo ; non alla difefa delle piazze di frontiera » mà nà alle glorie del Crocififfo; non al conquifto della terra, inà a gli offequij del cielo . 304 L'albero Virgilianoyornato col ramo d’oro» alla vifta del quale fi placauano i moftri d'abiifo portò le parole; TERROR AVERNI , e ferue molto bene al P.S. Vbaldo, già che quefto gran Santo hà S. Vbal- mirabile virtù ,ed energia » a rintuzzare l’orgoglio » e do fugare le difpettofe furie dell'interno; Crus virtus Bresiar. pracipuè, dice il Breuiario Romano ix effugandis fpi- Rom. ritibus immaundis elucet : il che parimenti afleritcono l’iftorie Fcclefiaftiche effere ftato operato alla fola inuocatione di Sant Antonio Abbate» alpronunuarfi S. Anto- del cui some, i moftri d’abiffo y atterriti, auuiliti, vici MIO Ab- uano dal fenode glioffeffi, e s'intanauano nelle più 92! profonde caue delorotartarci chioftri; Sic autem de Brenien monibus erat formidolofus, vt multi per egypom Rom. Dd a 314 ab illis agitati, invocato nomine Anioni liberarentyr Breu. Rom.17. Ian. 305 AlPalbero,che in vicinanza della terrasegual- ‘mente d’ambe le parti » nel fuo tronco è tagliato ; fù Irrelolu- chi foprapofe; QVO CADAT IN DVBIO, col to quale concetto Quidio efpreffe l'ambiguità, & irrefo- lutione d’yn Amante mondano, a quale di dueogget- ti doueffe appigliarfi ) dicendo nellib. 10. delle Meta- morf. così ; =—_r——@"mntn ao DGUE fecuri Sauciatrabs ingenss vbi plaganoui[fima reftaty QVO CADAT IN DVBIO EST, omnique d parte timetur ; Sic animus vario labefattas vulnere nutatg Huclewis,atg; illucsmomentaque fumit vtroque. Prede- Ilche parimenti s'auuera » moralmente parlando di ftinatio- ciafchedun fedeleynon potendofi accertatamente def= ne è oc» finire» fefuccifo dalla falce di morte » debba cadere culta —alladeftra, dalla finiftra; della predeftinatione) ò del- la reprobatione . 306 Perdimoftraresche San Tomafo d’Acquinoy Sapiente havena quanto di fapienza, tanto d’humiltà ; fù figu- humile ratovn albero; i cui rami, per la coppia de frutti s'in- chinauano verfo terra»col motto; FERACITATE HVMILIOR. Virtù offeruata in Salomone, il qua- le, benche dichiarato da Dio fapientiffimo frà tutti gli huomini: con humiltà profonda diceva di fe medeti- Prou.zo, MO; Stultifimus fum virorums& fapientia hominum 2. non eftmecum. Prou.30. 2. San Francefco frà quan» ti vinueffero al fuo fecolo ». huomo fantilimo 3 diceua d’effere il maggior peccatore delmondo; e quel gran- de Simone Stiltta ; che fù vn portento dell’vniuerfo; Teodoreto Intantis laboribus y parole di Teodoreto yin Hiftor. Patrum cap. 26. rantague rerum geStarum magnitu- dine ,& miraculorum multitudine s eft tanza morum mode$tia » ac moderazione praditus sac fi fit dignita- te poftremusomnium bominum. Diquefta humiltà accoppiata à molti meriti, San Bernardo Ser. 13, in S. Bernar Cant. così difcorreua ; Magna, W rara virtus » vL do magna licet operantem , magnum te nefciass & ma- nifeStamomnibustuamte folum latere Santtitatem; mirabilem te apparere,& contemptibilem te reputa re. Il Padre Don Arcangelo Conter feccanch'effo im- prefa d’va albero, corrami inclinati perlo pefo dei Maria, Proprij frutti , e gli foprafcrifle; ONVSTIOR HV- Vergine MILIOR ; e ciò ad honore di Maria Vergine; che ad Eli- effendo gravida » e piena d’Iddio, fi porto alla cafa fabera d’Elifabetta » per applicaziì à fuoi offequijy e per fer- uirla; Satrat Virgodomum Zacharig icriue il Vene- rabil Beda vt multeri prouette atatis virgo imuencu- la minifterium fedulaimpenderet y ne i quali fenfì il 5. Anto- Padre Sant'Antonino 4. p. tit.1j.cap.27. /irgo cum nino Elifabetha tribus menfibus ftetit , vt în partutune fiu- turo eì feruiret. Et quisvnqua amdiuit taliasvt Regina grauida pergat ad feruam fam ad miniftrandum ei? 307 L'albero » che portana il motto ; TEMPO- RE VIRGA PVI), fudell’Orozco; per dimoftrare peas di molti meriti, mà che piena di profonda umiltà conferuaua il fentimento baffo de fuoi princi- . . pijmen grandi. .Scrue altresìl'imprefaà dimoftrare » Princi- cheda piccioli principij fono deriuatele cofe, che hora pi) .P!C= fi vedono in immento crefciute , effendo che come di» cio ceuaSeneca lib. 3. de Benef. cap. 29. Nalla non res, principia fuay magno gradu tranfit; e Seneca il Tragi» co in Troade ; Quatenera cefo virgade trunco ftetit, Par ipfamatri stempore exiguo fubit » Vmbrafque terris reddit, celo nemus Tanto riconolce Claudiano nella potenza Romana della quale così ; Onidio Beda Seneca PIANTE, E FRVITI Lib. IV. Irmorum,legumqg; parenssquefundit inomnes Claudia Imperium, primique dedit cunabula iuris » n9 Haceftexignisque finibusortaterend it In geminos axes» parvaque d fede profelta » Difperfit cum fole manus &c. e. Lo fteffo fuccede nelle paffioni dell'anima, poiche chi Picciol fi lafcia preualere da vna picciola aff--tione » relta poi PIINCH. tiranneggiato dalla medefima che fi cangia in vn gi- Er ante. Ouidio lib. 1. de Remed. î Dumlicet & modicitangune precordia motus , Osidio Sipiget, in primo limine fifte pedem . Opprime du nova funt fubiti mala femina morbi, A_ poco Ettuusincipieusire refiftat equus, SEPOT Nam mora dat viresy teneras mora precoquit vVUAS 3 Et validas fegetes » que fuit berba facit. Qua prabet latas arbor fpatiantibusombrasy Quo pofita eSì primum tempore virga fuit» ‘308. L’Infruttuofo frà gli Errani s alzò per fua imprefa quell’albero » che vien chiamato il Maggio , perche fuol piantarfi il primo giorno di Maggio , € diedegli il motto; SOLEMNITATI TANIVM»; Nonper- idea di perfona, che hà folamente l'apparenza, enon il feveran- frutto; ò pure , chenon dura nella virtù, fuori cheva 3° giorno folo; e ferue l’imprefà à quei Criftiani yche nel folo giorno di Pafqua compaiono ragguardeuoli per qualche bontà e virtù ; mà poiturt'il giro dell’anno , ‘tono fqualidi, e vitiofi. Drena T 309 Allapianta; dalla quale effendorecifo il tron- Rubel- co principale; fpuntano al cepo molti vigoroli ger- Lone mogli, io diedi; CEDE VEGETIOR, perinteri- re, che il foverchio rigore vfato contra i fudditi , bea- che delinquenti, invece ditroncar i mali ; fà pullulare difordini maggiori, ed attizza più vigorofi nemici» e rubelli;verità purtroppo pratticata nelle famofe pro- uincie della Fiandra . Guido Cafoni Embl. 15. Il Prencipe crudel non troua pace Con la morte de fudditi , ne quali Con. la fottuna la virtù fiorifce , Mà pullular fà gli odi , elecongiure. ‘ Quadra anco ilmotto à Santa Chiefa, tanto più vigo- S.Chiela rofa, quanto più ne fuoi Martiri offefa ; e lacerata . 310 Perinferirey che quanto maggiori cariche s'addoffano ad vnfogetto , tanto maggior honore gli portano » figurai vn albero ; carico di frutti 3 col car- tello ; DANT PONDERA BONOREM, nel qual foggetto Caffiodoro lib. 6. Variar.Ep.7.in fine. Duarum dignitatum gloriofa quidemcura , fed & la- boriofa cuftodia eft » que tibi copiofum fruétum deco- ris afferune. E nell’Epitt. 11. dello ftelfo libro. Con- fiat felicem effe Republicam, que multis ciwibus relis- cet ornata. Nam ficut celum ftellis redditur clarum > fic relucent wrbes lumine dignitatum . 311 Inmottedigiouinetto, ferue vna pianticella Inmorte fpezzata da impetuofo gento y col titolo ; CONCI- — * DIT ANTE DIEM, Francefco Petrarca con que- fte forme di dire pianfe la perdita di Laura;della quale» hora parte 2. Sonnetto 10. NE L’ETA' SVA PIV' BELLA, E PIV' FIORITA) Quand’hauer fuol amor in noi più forzay Lafciando interra la terrena fcorza s E L'aura mia vital da me partita. Ed hora nella Canzon 3. della 2. parte affumendo la fimilitudine della pianticella fpezzata , ò diuelta, così; In vnbofchetto nouoi rami fanti Fiorian d’vn Lauro giouinettoye fchietto ; Ch'vn de gli arbor parea di paradifo » E di fua ombra viciansì dolci canti Di vari augelli, e tanto alto diletto; Che e Guide Cafoni Diguità X Caffiodo- ® Di Frasicefce Petrarca ALBERO PIANTA Capo XXXVIII. Che dal mondo m'haucan tutto diuifo ; E mirandol io fifo » Cangiofli il ciel intorno e tinto invifta Folgorando ’l percoffe, E DA RADICE QVELLA PIANTA FELICE, SVBBITO SVELSE; onde mia vita € trita» Che fimil ombra mai non fi racquifta 312 Advnagran pianta, fottola quale fi vedeua- no alcune pianticelle mal condotte ; io diedi: SVB- XY _NASCENTES SVFFOCAT ; inferendo la male- Inuidia uolenzade i Magiftrati maggiori, in tener addietrola virtù» e merito dei fucceilori. Concetto fuggeritomi Plutarco da Plutarco ne fuoi Morali ; Arbores inude } vetu- laque yfubnafcentes arbufeulasvmbra fua premunty nec finunt efflorefcere . Non fic faciendum feniori- bus Magi$tratibus : fed inwitandi potius, & adinuan- di inuenes. Ilcattiuo effempio del Prelato infingar- do, ed otiofo » quafiombra pigra di mal nata pianta» trasfonde peffime qualità ne fuoi fudditi » rendendo- | _. glifreddi,inettiye mal prontià produrre i virtuofi frut- Pier Cri- ti, San Pier Crifologo ferm. 106. Infecunda arbor fi Slogo fuerit in vinea, dum fundit movtiferam fubieGtis vi- tibus vmbramy inimica non fibi foli, fed etiam palmi- tibus fit fecundis: ita bomo defes , ignanus, fi prafit populiss non fibi foli fit noxiusyfed multis: dum fe- quentes fe fuo vitiat ,& perditexemplo . SPTANT A PEDICH + 313 La PIANTA PVDICA); vedendol’huo- mo; raccoglie i fuoi rami, come che finafconda ; e di- Vergine ca; NON ASPICIAT ME VISVS HOMINIS, facra imprefaalzatadall’Arefio per figurare Sacra Vergine. Tersullia Tertulliano lib. de veland. V irgin. Zera, & tota, G " pura virginitas , nihil magis timet, quam fe ipfamy confugit ad velamen capitis quafi ad galeam > quafi ad clypeumy qui bonum fuum protegat aduerfusten- tationum iftus, aduerfus iacula fcandglorum, aduera fus fufpicionesy & fuffurros, & fr mare sazia ipfum- que liuorem. Timebit Virgo cenforium lumen s & gaudebityfibi, & foli Deo nota: quisaudebit oculis fuis premere faciem claufam ,faciem non fentientem? E San Girolamo Quaft. Hebraic. in cap. 28. Genef. of- . + ferua chela voce alma, della quale fi feruì Ifaiasquan- S-Girole do cap.7. 14. diffe; Ecce Virgoconcipiet » fignifica » propriamente abfcondita,e difcorre così; Que abfcon- dita eft s inxta idioma lingua bebrea » confequenter & virgo eft &c. Ritiratezza che anco da Quidio Ep. 16. fù perfuafa; Difce meo exemplo formofis poffe careres Eft virtus placitis abftimmfe bonis. PIANTA TRISTA. 314 La PIANTA TRISTA; laquale frà l’om- » bre della notte fiorifce, e germoglia &c.fù fegnata da Vitiofo Monfig.Arefio colmotto; OBSERVAT CALIGI- NEM ; idea di perfona vitiofà , che amadi coprirfi frà letenebre , come chi forma peraerfì conuenticoli s chi bada ài furti y à gli adulteri) ) effendo veriffimo il In. 3. 20» detto di Crifto in San Giouanni. Omnis enim qui ma- le agit odit lucem 3 & non venit ad lucem, vt non arguantur opera eius. To. 3. 20. E Giobbe efpreffa- mente cap. 24. 13. ond’anco fî lewato il mottoypar- Is5 23 lando de gl'iniqui; Ipfi fuerunt rebelles luminiy ne- n) Scieruntvias eius, nec renerfi funt per femitas eius. Mane primo confurgit homicida » interficit egenum » & pauperem : per nottem vero erit quafi fur. Ocu- lus adulteri OBSERV AT CALIGINEM » di- cens:nonme videbit oculus, & operiet valtum fuum . Perfoditintenebris domos e và (eguendo, al quale fi fottofcriffe Giuuenale; Vtiugulent homines furgunt de riolte latrones Cattiuo efempio Osidia Giunena- le 315 TRONCO Capo XXXIX. Ntroncone, tutto diramato , può fegnarfi 315 V con le parole di Giobbe ; H ABET SPEM; òveramente in atto di rigermogliate può Sperare riceercil motto; FRONDE VIRERE NOVA; imprefe così quadranti àchi dalle miferie , e (pera d'- Ritorna- vfcireye già fe ne palla a miglior fortuna; come ad ef- 1€ _ primere ye figurare la rifurrettione dei morti. Giob R!futreE 14.7. Lignum habet fpem; fi precifum fuerit, rurfum Cene virefcity & rami eius pullulant, ad odorem aque ger- °° ta minabity & faciet comamyquafi cum primum planta- tumest. Minutio Felice nel fuo Ottauio. 771de quo- niam in folatione noftri, refurreéionem futuram om- nis natura meditatur; fol demergitur , renafcitur: aftra labunturs & redeunt ; flores occidunt » & reui- uifcunt; poft fenium arbufta frondefcunt » femina non mfi corrupta, reninifcunt. 316 I vincitori antichi ad vn troncos priuo di fruttiye di fronc' , foleuano appenderl’armi, ò pro- prie, ò dei memici fuperati; Però vyno dei Sereniffi- mi di Sauoia » ad vntronco sî fatto » carico d’armi, foprapofe le parole di Giuuenale; SPOLIATIS ARMA SVPERSVNT, dimoftrando gene- rofa brauura anco frà le più violente defolationi . E nel vero chi fi trova ingiuftamente fpogliato » non fuole riconofcere a fuoi mali altro rimedio » che il va- lerfi dell’armi, e procurare i rifenti:nenti , e le vender- te. Ouidio; —______— mm peiora timentur Eft locus in voto;fors autemvbi peffima reru efty Sub pedibus timor eft fecurag; fumma malorum. Ed Oratio lib.3. Carmin. Od.24. Magnum pauperies opprobrium , inbet Quiduis, & facere, & pati. 317 DonDicgo Saauedra, dice che non dobbia- mo contentarci delle glorie hereditate, ne d’eifere co- me vn tronco carico di trofei, che porta il motto; Proprio ALISNIS SPOLIIS; mà che dobbiamo cercar le valore vere glorie» che s'ottengono co inoftri proprij acqui- fti. Quadra quefto motto à chi fuol comparire ) co- me il coruo d’Efopo sricco è ed adorno à fpele d'altri eveftito » e fregiato con le penne non fue » diffetto auuertito da Giuuenale Satyr.3. I Hic vltra vites habitusnitor» bic aliquid plus &#mena- Quam fatis eSt y interdum aliena fumitur arca, °° Commune id vitium eSt y hic vinimus ambitiofa Paupertate omnes. RAMO Capo XXXX. 318 pER lanafcita di Maria Vergine, Monfignor P Arefio hàvnramo d'albero » non innettato col cartello; PERMANET IN SIMPLICITATE, dir volendo ch’ellateneua in sè il doho dell'innocenza, puro, ed intatto, qual già ritrouoffi nel primo Padre Adamo; concetto inferito dal Padre San Pietro di Damiano; Germinauit virga Ieffey acde tortuofara- Pietro di dice generis humani in reftitudinem erumpens 3 01m- Damiano nem ignorat nodofitatem. 319 Inmortes il Lucarini figuròvn ramo, in atto In morte d’effere ftaccato è forza dall'albero; col cartello; AD INSERENDVM ALIBI. Dando lieti aufpicij di felicità all'anima del defonto, e tiguificando che te dalla falce di morte ella fù accata dalla terra ; ciò fe- guilfe,perche foffe traslatayed innettata ne! cielo. Frà- a cefco Petrarca 2.p. Sonnetto 50. Dn morte di Laura; 2 Quel Minutio Felice Difpera- uone Quidio Oratio Viurpa- tione Natiuità di Maria ergine 316 Francefto Quelviuo Lauro sue folcan far nido Petrarca Gli altipenfieriy e i miei fofpiriardenti , Che debeirami mai non moffen fronday AI cieltraslato » in quel fuo albergo fido Lafciò radici &c. 320. DonDiego Saauedra, figurò vn ramo attor- niato da vn vafo di terra » entro il quale producendo le radici, viene à reftare albero indipendente » e che più non riconoice iltroncone, onde traffe l'origine ,e / gli diede; A SE PENDET, fimbolodi Minifiro Indipen- di Prencipe , quale riceuendo fomma auttorità , non denza vuole più riconofcere ilfuo Signore » mà vuol dipen- der da fe; e non da altri» il che s'auuerti in Geroboa- mo che riceuendo da Salomone non sò quale Pre- fettura » fi rubellò al fuo legitimo Padrone ; e nel Du- ca di Fridlant, che pretendendo l’auttorità affoluta » ed indipendente dalla Macftà Cefarea, cagionò gra- uiffimi inconuenienti nella Germania + Libero 321 Fùchi figurando ilramo d’orojin atto d'effe- arbitro re ftaccato da vna mano;gli foprapofe; SEQUITVR IPSE VOLENS , tipo del noftro libero arbitrio, che fpontaneamente fiegue la diuing difpofitione ; Iob 14. yrocabismey & ego refpondebo tibi operi manuum 15° tuarumporriges dexteram» diccua Giobbe 14.15» € la Cans. 1.3 Spofa; Trahe me poStte curremus Cant.1. 3. etipo altresì d’vn anima che totalmente s'accommodise fi Confor- conformialla volontà, e difpolitione diuina . Giouan- mità ni Taulero ; nel colloquio del Teologo » e del Mendi- Gio:Taw co pag. 685. introduce queto miferabile à dire; Eg0 Iain nunquam me inforsunatura fuiffe refpondi : nowi enim cum Deo vivere » certufque fum quidqudille facit , non poffe noneffe optimum ; e frà poco ; Soli dinine voluntati inberere ftatuty in quam fic integre omnem meam transfudi volurtatem , vt quidquid ille vult, & ego velinmy & meam ipfi voluntatem ex integro refignarim. 322 Alramad’orodiVirgilioyinatto diftaccarfi dall'albero ; tù foprapoito; VNO AVVLSO NON DEFICIT ALTER; cpiùbreuemen- te; NON DEERIT ALTER; e ferue in morte di gran perfonaggio » al quale prontamente fuccede altro fogetto di valore» dottrina » meriti, &c. non inferioreal primo. Di quefto concetto fù chi fi valle, ad honore d’vn letterato » che è pena haueua dato alle ftampe vn libro » che vnaltro, e ben prefto ne inan- dava alla luce. E può feruire pertipo delle diuine be- Benefi- neficenze , elfendo proprio di quella bontà infivita di cenza» nondefiftere mai nelle profufione de fuoi tefori: fi che divina 3 pena hà ripartito vn beneficio » che immantinenti vnaltro, e poi vn altro indeficienteyed eternamente ne conferifce ; teologia con eloquenza di paradifo infe- gnata da Filone Ebreo; che dilcorre; Und vero quod diftum eSt > Down effe: fempiteruum y ideme$y ac fi diceretuv Largitor perpetuus » ac benefaciens : non ali- quando tantum y aliquando vero minime sfed fempery continuo » ac LINDESINENTER » DONA DONIS ingiteryac indefefe ACCVMVLANS, beneficia femperwberiora annettens Wo E GINO PENTA, VERGA Capo XXXXI. 3123 V i diffettimafcono anco vue paiono morti tutti gl'in- ‘ni centiui del male; onde Vriicino, benche fi trowaife io sù lo tpirat dell'anima, ad vna femmina, che s'acco- fio a lui, per vedere in che termine ti vitrouauaydiile Succe- dere Filone N legno-tarlato » col tarlo vicino hebbe; ETIAM EX ARIDO ; e dimoftra che % ‘PIANTE, ET FRVTTI Lib. IX. che fe n'andalle; Recede mulier, perche adbuc igni- S. Grego- culus et. Narrativa di San Gregorio Papa. vio 324 IlPadreCamillo Antici, ad vn lego putrido, e rilucente foprafcrifie; EX PVIRI LVMEN, ò veramente; QVIA PVTRVIT NITET, concetto Giobbe tutto quadrante al Santo Giobbe » che dalle putredini del fuo letamaio rincauò pellegrinie glorioli fplendo- ri; Illud STERQVILINIVAM ; difle Giovanni Gio: Cri- Crifottomo in Cat.Grecayquanis REGALI SEL-foffomo LA SPLENDIDIVS. E nell’Hom.66.ad Popul. Iob clarus quidem erat & in quicier CL A RIOR autem POST TRIBVLATIONEM apparuir. 325 La palificata di legni, che fuolconficcarii per fondamento di fabbricare, in Venetia,ed alcroues conlo ftrumento da conficcare i palishebbe dall’Acca- demia Veneta; HINC ATTOLLERE MOLES,Princi- infegnando cheanco le cofe deboli; e vili feruono diP!) pic- principij à fegnalate altezze . Crifto fi valle d'huoimi- 1° nizotizi » e icalzi, per fondamento della fua Chiela » che fignoreggia nell’vniuerto; ed vna così grande al- tezzaé fondata fopra vna deboliffima battezza, Sant Agottino Ser. 1o.de Verb. Dom. diceui anch'elo. Cogitas magnam conftruere fabricara celficudinis ? S-Agoffi- de fundamento prius cogita hbumilitatis + no 326 Perdimoftrare, quanto il Cardinale Oratio Spinola» ad altrui beneficio » e follieuo , lì foffeaffa- ticato : nobile ingegno ne:la pompa delle fuc elfequie È figuròvnlegno » che reggeua vna vite, tutta carica Vefcouo d'vuc cilfecedire; LABORAVI SVSTINENS, 2fatica- E nel vero fcriucua [uone Carnotenfe Epift.17. Quid to eft Epifcopatus » nifi cruciatus: QUID ALIVpImne EST, bic HONOR, NISI ONES? E perche 97994 S. Paolo chiama il Vefcouaco ; Opus mnifterij Ephef, E?hef @ 4- 12. perciò Ifidoro Pelutiota lib.3.Epitt.216.diceua ** anch'elflo. Opuseftbec ress vir optime, non ludusy Ifdoro atque animi obleétatio y curanon luxus , munusnon Pelvfiora imperium . 327 Advnbaftone, figurato parte nell'acqua se parte fuori, che pare, mà non é diftorto, fàchi diede; FALLIT IMAGO ; ed ilStauedra ; FALLIMYVR OPINIONE, inferendo.i frequenti inganni della 1Ng2m- noftra immaginatiua. Plura funt, feriucua Seneca narfi Epilt.13. que nosterrenty quam que pramunt , & Seneca fepius opinione, quamre laboramus . È nell’Epittola 71. Magno animo de rebus magnis indicandum eîà + alioqui videbitur illarum vitium effe, quodnoftram eft. Sic quadanm reftifima, cum in aquam demiffa funtyfpeciem curzi prafraltique vifentibes redduni. © | Epiteito anch'effosdiceua,che gli huomini; Non re- Epirerto bus fed js quas de rebus habent: OPINIONI- BUS, PERTVRBANTYPR. Al quale pudac- coppiartì il detto di San Giouanni Crifoitmo Homil. 39. ad Pop. Quomodo non puerilis fit mentis CIR- Give: Cri- CA VMBRAS attonitoseffey & in his tabeftere foffome que paulo poft tranfeunt è Ait enim: Praterit fivu= ra buius mundi. Cum igicur audieris quad tranfit, quid amplius iam quarisì Cumaudieris quod figura tantum funt omnia humanay veritate carentia : quare fponte DECEPTIONEM SVSTINES? 328 Giouanni Ferro » per fimbolo d’integrità, e di giuftitia, pofe il baltone , che ferue di contrapefo aquelli che paffeggiano sù la corda, e figurandolo at- trauerfo alla diftefa fune» gli diede; ET & QVO Giudice PONDERE; douendo il giudice operare con pruden- equità,cioè conforme al diritto delle leggize nca.con. te» retto. forme alle fue viciofe paffioni; e douendo anco pro» cedere pofata ye maturamente » e non con leggerezza troppo facile» e precipitofa. Quello ce lo ricordò Sane Ambrogio Ser.20.in Pfalm. 118. Borusindex 9. Anbre mibil ex arbitrio fuo facit è & domestica propofito gio volun- LEGNO, BASTON, VERGA Capo XXXXI. voluntatisy fedinxta leges, & iura pronuneiat , fta- tutis Iuris obremperat » non indulget proprie volun- tati e. quefto ce l'infegnò Caliodoro lib. 7. Var. Caffedora Ep.8, Quamuis nomen odiofiffimum furum,generalis perfeguaturiaffenfusyramen quia de effufione bumani fanguinis agitur.y, nihil fubitum y aut indeliberatum inbemas affumai è i 329 .«Vn fafcetto di verghe; alludential fatto di Siluro Ré de gli Sciti, col titolo; SIMVL IVNCTE Concot- feru?à moftrarè s quanto rilieui l'ynione, e la concor- dia dia dei popoli} édeiregni per retiitere all'anuerfarie Prow.18. potenze» ed ottenerne gloriofe vittorie. Frater qui 14; adinnatur a fratres quafi ciuitas firma. Prou. 18.19. Agcfilao, richiefto per qual ragione la città di Sparta foffe (enza muraglie » riuoltandoti è 1 fuoi cittadini» che frà diloro erano molto bene vaiti, e di tutto punto Plutarco armati,e moftrandoglià dito dille; H/funs Sparre ci uitatismenia. Plut.Apoph.Lacon. Tertulliano inte» gnàdo à1 Criftiani del fuo tempo l'arti opportune per Tertullia trionfar dell'inferno LiadMattyr.cor. diceva; Inue- Lo) ‘niat munitos y & concordia ar matosyquia pax veftra bellum: eSt illi. Vgone Vittorino in cap. 1. Regul. San&i Auguttini riflettendo sù le parole del Sal.75+3» P/-75.3- Faftuseft mpace locus eius habitatio eius in Sion. Vgw . > Ibrconfregit potentiasarcummyfcutumy Gladiumy & Vissorino bellum; Ex quibus verbis patets foggiunge, quod omnia diabolica arma frangit concordia . 330 | Enea Siluio Piccolomini che fù Pio ILefTen- ace ritàsed’'ognibène »Pareuano diffeccate tutte le fperan- ze del popolo-Hracliticosquando gli adulti fi ftrugge- uano in ticpidifudori,faticando alle fornaci dell'Egit- to » ciloro pargoletti erano condannati ad effere nel fiume Nilo tutti precipitati , efommerfì} ed ecco all’- hora appunto difpone Iddio » che nafcayalnaflcer di, Mose la felicità fofpirata» ripartendo 1fiori delle gra- tie,quando meno pareua che fperar fi douefiero . Lui- Lippoma- gi Lippomano; Nyfcitur cune falutis » auitor y dum no maxime gloriatur perditionis crudelitas ; & vbiom- ,° mis fpesdefinit y & bumanum anxilium; tune adeft ‘diuinum.. - ib oc 331. «In nonsòqualifacre pompe di Mantba; fpie- gatead honoredi Maria ; frà l'altre » fù alzata percor- po d’imprefalaverga d’Aronne » fiorita frà molt'altre aride e fecches ed il motto; SOLA FLORET, Maria», inferendofi la fingolareye fpeciale prerogativa di Ma- Vergine ria sche fola frà tutte le donne , fenza verun concorflo feconda d'ymana cooperatione; © fia di mafchile influffo , po- teffe concepire» e partorire il Figlio, che in fembianza di bellifimo fiore » dalla verginal verga fù prodotto à felicitarl’vniuerfo ; del qual miracolo , e priuilegio» Ifaxt.1, fe diceva ]faia cap. 11.1. Egredietnr vanga de radice leffey&" flos de radice eius afcendet; Nos commen- S.Girola- taua San Girolamo y.virgam de radice Teffe Santtam mo MariamVirginemintelligamus , quenullum babuit + fibifruticem cobarentem: de qua fupra legimus: Ecce virgo concipiet, & pariet filum. Et picci Domi- num Saluatorem; Nel qual propofito ,fucofaye riftret- tamente Filippo Abbace, lib.1. inCant.v.16. diffe che Filippo la Vergine Beatiflima era ; Z7irga Aaron ariday abfg; «Abbate fomentis naturalibus fruttificans. 332 Nobile Ingegno, per dimoftrare che Santa S. Tere- Tercfia haucua operato; fegnalate, prodigiote mara- fia viglie,la figurò nella verga di Mosè,col motto; HAC MIRABILIA; motto tutto proportionabile è Ma- 317 ria Vergine» col mezzo della quale Iddio operò gran Maria» cofe; Abfalon Abbate Ser.3 . Zinga Moyfi, per quamV: tsine fecit figna in Egypro, Maria efty per quam Deus A%alon FECIT MIRABILIA inmundo ye quibus vnum Abbate de maximis e$t, quod verfa in colubrums dracones &gyptiorum deuorauit: quia cum de fe Chriftum in fimilitudinem carnis peccati genuit omnia criminay omnes harefes impiorumygua Agypto buiws mutdi il- ludebane tum virtute prolisy tum exemplo fue fan- €iratis delewit . Quadra appennello l’imprefa è ad ef- primere i prodigij operati dalla croce del Redentore, S- Croce della quale così Santa Chiela; 44 crucis contattum Breu. refurgunt.mortuiy € Dei magnalia referantyr. Ad Rom. funt prodigia diuina in Virga Moyfi primitus figu- rata. Brbuiar.3.Maij. 323 La verga occhiuta ».col cartello: VIGI- LAT; ET CORRIPIT : ferue d’vn efpreffa Idea Iddio della divinità » già che anticamente gli Egittij; come feriffe il P.S. Cirillo Alefandrino lib.9. contr. [ulian. Volentes fignificare Deum » pingebant oculumy cui Cirill. baculun fubStituebane, nell'occhio la perfpicace vigi- Aleffam lanza diuina semellawerga ilduo retto rigore rappre: _. fentando . Apprendanoia quetto geroglifico Pren- Piccipe cipi, edi Prelati, che fetengonoil luogo d’{ddio in Prelato terra) deuono altresì » e vigilare indefefli , e caftigare difereti , come piùricerca il buon gouerno de fuddii à loro commefli » INNESTO Capò XXXXIL 334 L ramofcello inneftato fù. foprapofto ; __ A HVMOR AB ALITO; che dimo- Dipet ftra dipendenza dall’altrui beneficio se fauore » San denza Tomafo d’Acquino produceva nobili germogli nelle S.Toma- {ue raròyangeliche dottrine, mà-proteftaua di ricevere fo d'Ac- gli humori dalla fapienza fourana;che'gliera.maeftray 9!N° edallaquale riceuena iltutto ;. Fracri Reginaldo dice- Brew. re folebatyquidquid fciretynontam ftudio; ant labore Rem. fuopeperifféy quam diuinitus rraditum. accepiffè 5 33/50 L'albero inneftato portò il motto; IDEM,» ET; ALTER tale il' penitente, che non più vine Peniten- alvitiosmalla virtà; non più alfenfo, mà allo (piritos 1 non più à fe fteffo, maa Dio, dei quali fenfi Paolo À Galat.2: 20. /iuo aatem iam non ego; viuit vero im Gas. 2. me Chriftus» do | 336 I Bargagli all'innefto fopraferitfe; CON- \ IVRAT AMICE , ò veramente ; ALTERIVS SIC ALTERA; ò come piacque al Ferto; ALTER è ALTERIVS ; che dimoftrano corrifpondenza di 9°AM- > pentfieri, ò d'affetti y aiuti fcambieuoli > edamicheuoli &c. quadrando l’imprefa in occalione di nozze ; di confederationi ;e fimili.» Orario in Arte. —_—— Alcorius fi «Altera pojcit opem res.» & CONIVRAT AMICE : 337 Nonfifàl'innefto » fe prima nonfi recidono +. i rami, che ingombrauano iltronco; perdal Ferro gli Separa- foprapofe; DIMISSIS ALIIS; tale cli vuol rice. trone ucre l’inferto d'Iddio sedella fua carità nelcuore, de- ue feparardallo fteffo,e gettar in difparte tuttii vitiofi germogli. Quindi San Gregorio Niffeno » commen- tando le parole di San Paolo. Mi:hi viuere Chrifius Philipp. eft,Philipp.1. 21.6 come eglilegge; Mihivita Chri- 1.13. ftusejt , nell'Hom. 15+ in Cane. così fcriue 3 Hifce Gregerio verbistantum non clamat\A poftolus snullamin fe af- Nifen- feGtionem hbumanam viuere , non faftum , non timidi» tatem »s non volupratem, non dolorem » non ram , non metum » non audaciam:, nom iniuriarum memo- riam y noninuidiam, non vindite a garzie, bonoriss 3 au [ri Oratio 318 ‘autgloria cupidinem : fed his om vin: abrafisy joius ( inquit ) ille mihi fupereft » qui nibiiesi borum » qui eh ipfafanttificacio, & puritasy & timmprtalttas re. 338 Quando fràiltronco c l’innefto vi palizife antipatia , non mai fi collegarebbero iniieme; mà fi congiungono in virtù dell’armor fimpatico , che frà di loro iritroua; IVNGIT AMOR , dille per tantélil Ferro ;effendo che la prima, e principale pro- prietà dell'amore, cone offeruò Dionigi Arcopagi» ta de Diuin. nomin. cap. 4. è quefta d'ynir i cuori de Dionigi gliamanti; Amor eft virrusfaciens vnionem ; docù- «Areopag. mento inferito dalla facra Genet. che parlando de i Gen.z.24 duefpofi Adamo, ed Euadice; Werunt duo in car- ne vna. 339 L'inaefto, talmente s'accoppia al tronco, chedi due che erano» diuentano vn folo ;; VTRA- Matrimo QVE VNVM; ideadi marito, e moglie , de i quali pio è fcritto; & erunt duo in carne vna; ed anco didue Amici amici, che hanno lofteffo volerese difuolere; qua- Commu drando parimenti l'imprefa al fedele, che pafcendofi nicarfi > al facroaltare , sì fattamente s'vnifce con Dio che ed egli in Crifto; e Crifto inlui fi ritrovano + San Cirillo Aleffan.. AlefTandrino lib. 4«in Toan.c+ 117. Si quiscarnemy & Girilo fanguiné Domini recipit cum Chrifto ita coniungicury vt Chriftus inipfo, & ipfe in Chri$to inueniatur . 340 L'innefto fù introdotto à dire; INNITAR: poiche al profitto humano non batta l’effertiaccofta- Perfewe» to ad vn virtuofo appoggio, efoftegno , mà ritrouar Amore ranza vifideneda continuationes maritenendoti in quello con pertetreranza. Socrate s riferito da Giontanni $to- Ssobeo beo Ser. 1. Vîrtutis ftudiofis BONO PROPOSI- TO NIXYFS:» immoblis effe debet, E San Paolo ColoR:2:7 Coloft.2.7. Radicatis® fuperedificati in ipfo,® con» firmati fide . 341 sò quale Accademia; figurò fe tteftomell’innefto, fo- fîenuto da nobile tronco » al quale diede, ET PE+ REGRINVM ALIT ; dir volendo; chel’Accade» mia l'haueua accettato sed accolto s benche egli folîe pellegrino dicognomese non haueffe quelle virtà,che invn Accademico fi ricercano. Proprio della carità è non folamente di fotteneresed alimentare i dometticiz mà gli ftranieri ancora . Così Abraamo nel feruore del giorno accoglieua gl’itineranti. Lotte con folle- gita ; affertuofa curay invitava, e riftoraua i pattagge- Carità ri. Cleofa,edilfuo compagno sforzauano 11 pellegri-, no; coneflo loro è pafcerhiy e ricreariì. Gregorio Papa alla fùa propria menfàa accoglicua gli itranieri; poueri, neceflitofi. E Simon Metatratte nella vita di Simon S. Auxentio Abbate. 4dfonachi, omnes benignè exci- Mesefr. piebanty promproquey& alacri animo, magnum pro- prer viltum facientes'apparatumy adeo vi fieret illud monafterinta tanquam Abrahe tabernaculum y om- nesemm feresfeu dignosyfen indignos tanguam An- gelos Dei accipiebant. 34» MonlignorArefio, per San Giouanni Euan- San Gio: geliftayal quale Crifto lafciò la B. Vergine per Madre, Euang. fece imprefa del tronco ful quale era l’innefto col motto; ACCEPIT IN SVA paroletoltein Joan. Toan. 19. 19, 27. Accepit eam Difcipulus in fa, cioè riceuet» 27. te Giovanni la Vergine come dono delciclo » ela ri- pote frà l’altre cofe più pretiofech’egli poffedena ; è pure la riccuette in fia Officiay per hauerne da quell’- hora auanti penfiero » e feruirla come madre ; ò pure tn fas cioè in fua heredità,e fuo teforo, poiche» dopo Dio, Maria Vergine gli era per tuttele cofe del mon- S.Agofi- do; Sufcepit eam difcipulus in fuay non predia, que no nulla propria poffidebat, fed officia, qua propria dif- le penfatione exequenda carabat. Sant Agoftino trad. 159.in loan. Il Signor Mutio Pellegrino sricenuto in non è PIANTE; E FRVTTT Lib. IX. 143 ilmotto, che Alcibiade Lucarini foprafcriffe alla verghetta inneftata; GERMINAT IVNCTA PRIVS , infegna ; che fe da noi medefimi non po- tiamo far nulla y congiunti per gratia al noftro Iddio , Gratia potremo produrre nobiliffimi germogli ‘di wirtuofi diuina frutti &c.Qwmnia poffumin cò qui meconfortat; dice- Philip.4. ua Paolo Philipp.4.13. E più chiaramente Crifto in S. 13- Giouani 1 5.f. Qui manet in mey&® ego in eosbic fert 10:15. 5. fruétum multum: quia fine me nihil poteftis facere . - ‘344 Producela natura gli arbofcelli; mà quefti » fe per torte generano i frutti acidi, e diffettofi , col fa- uore dell’innefto perfettionandolti in loro ciò che era mancante ; gli fanno poi foaui » e delicati » fù per ran- to chi ne fece imprefa‘col motto; PERFICITVR ARTE; Iv fitio enim, fcrive San Clemente Aleffan- drino lib:6. Stromat. 6. eas qua erant inutiles facir €lemene. generofass & queerant fterilesy cogirs effe fertiles Alefan. arte agriculture ; fiche dunque-la natura riceue dall’- arte la perfettione ben dicendo il prouerbio Ars na- turam perficit y vetità pratticata ne i giuocchi delle | fontane > ne i ripartimenti dei giardini » e Gimili altri Induttria oggettiynei quali, con l’induftria aiutandoli la natura, fi riducono all’efferecofe molto rare, e fegnalate . Con la quale rifleffione il Rè Teodorico apprefio Caflio- doro Var. lib. 1. Epift. 6. diceua. we arte veniat , Ca[fada- uod vincat naturam . ro 345 Il Seminariodi Santo Micheledi Lucca, hà va viuaio di pianticelle inneftate,col motto; TRAN- Mutatio- SLATA FERACES ; dir volendo , che i giouinet- ne ti ivi addottrinati y trafportandofi poi tn varie Chiefe, haurebbero prodotto copiofì frutti difegnalate vir tù » ed operationi. l 346 Perche fi facci l'innefto; preuiene il colpo della falce; mà quelle ferite portano fecomolta felici tà » poiche l'albero in tal guifa è promofio ad ottenere molte nobili qualitàsche non haueuadi prima; per tan- to all’innefto fù pofto; CVM.FOENORE VVI- Traua- NVS. Non altrimenti auuiene fotto i colpi del tra- glio viile uaglio, che feco portano mille beneficenze; Foris Abfzlone quidem pugnayfed magna vittorig reponuntur premia, Abbase vbi luttus in gaudium , laborin quierem y paupertas in afflaentiam » miferia in incunditateng è mortalitas in aternitatem connertitur . Abfalone Ser. 2. L’albero, con alcuni innefti, hebbe; DVL- CIA POST HAC; idea di peccatore conuertito » Peniten» che dopo d’hauer prodotto frutti cattiui » edafprid'»te impurità, di vendette » di (candali &6; riceuendo:nell’- animal’inferto della diwina grazia fidifpone à dar frut= ti di virtù , d'edificatione,e di perfertione.. Imprefa direttamente oportuna è chi paffando dalla vita feco- lare alla religiola » col refecare da fiele affettiomi fmo- >» © — derate » e col riceuere i regolariintegnamenti s e le di Religio= rettioni Sante » nel retiro della facra cella come entro *° vn paradifo terrefire, fi difponeafruttare dalla pian- ta del fuo cuore , nel progreffo della vita, dolci, e ftu- pendi parti y nei quali fenfiil Padre San Balilio tra&. de laud, cremi ; Ocella fpiritualis exercity, mirabilis S. Bafilie officinayin qua certè bumana anima Creatoris fui ima- gmeminfe veStaurat , W ad fuereddit originis puri» tatem » vbi fenfus obtufi ad fubtilitatem fui acumi» nisredeunty € pro vittata natura» fynceritatisazi= ma reperitur. Tu das» vt iciunys videanturora pal= lentia y & mens diuinegratie ftt pinguedine faginara + Tu das vt homo mundo corde Deum confpiciats qui fuis obuolutus tenebris Deum » & fe ipfum prius igno- rabat ec. Così anco il Padre Sant'ifidoro Pelutiota lib. 1. Epift. 129. fcriuendo a Pacomio diccua; Dei S.'fdere regnum monaftica vita eft , vi que nulli vitiofe affe- Pelufiora éTroni fuccumbat s verum alta fapiat y ac virtutes celo uperiores preffete fup prefter. SE Peniten- te INNESTO Capo XXXKXII. 348 Nella conuerfione d'vn Peccatorey che di buon cuore s'appigli alla penitenza, (erue il troncone tagliato al pedale edvna mano che mette l’inferto è cuneo, col titolo; RECEDANT VETERA; nel 319 che nonaltronde che dil {uo proprio intelletto eltrac i frutti d'ingegno ) opra de i quali ragguardevole ne gli occhi del mondo egli compaia . Plinio il gionane lib. 1, Epilt. 3. 44 Ruffinum, incitando quetto fuo lacob.1. qual propofito San Giacomo 1. 21. Abijcientesom- caro amico , è dare al mondo qualche frutto de fuoi 21. nemimmunditiamy & abundantiam malitie - fufcipi- lunghi tud:j, diceua; Effinge aliquidy&® excude, quod te infitumverbum ; nelqualluogo il Cardinale Vgo- fit perpetuo tuum. Nan reliquarerum tuarum » poft Ygon ne; Infitumdicovt RAMVS VETERIS CON- tesaliumyatgzalium Dominum fortientur;Hoc nunqua Cardini VERSATIONIS è trunco cordis ABSCIN: tuum definet e[Jeyfi femeleeperit. AltontoRè d'Ara- DATVR, & nowusinferaturs quirenonatur de die gona come rapporta Antonio Panormitano lib. 2. de in diemyechiaramente l’Inno del Santifimo Sacra- rebus Alphonfiyfendolodato per eflereynon folamen- mento + te Ré,ma figliolo di Ré, fratello di Ré,nipote di Ré; S.Tomafo RECEDANT VETERA» novafintomnia, difieche la vera fua lode, ed il vero onore prender fi Corda, vocess U opera. doucus non dalla grandezza ; dipendente da fuoi anti 349 Vaga;e nobile imprefa » e quella del mio dé dai doni della fortuna ; mà dalle virtà , ed operario- Concanonico » l’Abbate Don Giufeppe Pallauicino nilodeuolich'eglimedefimo hauefte all'alerui vifta ef- d’vn ramo domeftico y ricco di frutti s inneftato fopra | pofte. Dalla qual dottrina non difcorda il detto di Sa- | vn tronco feluatico , e fpinofo col cartello volante ; . lomone Eccletiaftes 9. 10. Quodcunque facere poteft ‘FRVGIFER OPE SVA; idea di virtuofo vero MANZS TVA s inftanter operare + Il fine del nono Libro. LIBRO DECIMO. E. BE Acanto c.1 Fienogreco c.Iio Miglio c. 18 Afpalato c.2 Formento, grano, Ortica C.19 Bafilicò Cia fpica c.i1 Pulegio C.20 Boragine c.4 Fungo c.12 Rapa,Rafano c.21 Capeluenere c.5 Giunco c.13 Rifo Cri 22 Cappari c.6 Gramigna c. 14 Sempreuiuo c.23 Cardo c.7 Lino c.15 . Trifoglio €. 24 Cauolo c.8. Loto c.16 Zafferano c.25 Cipolla c.9 Lupino c.17 Zucca c.26 Capo I d I Tcefi che queft'herba quanto diaboliciera depreffoy tanto più compariua» e rinfor- è più premuta»tanto meglio zato » e fublimato ; di cui Sant Ambrogio cap, 2. crefce ; tù però chile diede il Enarrat.inIob: Fortior ager, quam cum fanus effet motto; DEPRESSA RE- Je ipfo inuentus eft : fortior enim ager Iob,quam cum SVRGIT; tale la virtù mal- fanus fuerat » fecundamiquod fcriprum eft: Virtus in Virtù de trattata, maggiormentes'au- infirmzicate per ficitur. Ergo & Iobycum infirmabaturs piella uanza. Ciò ben fi vede in tunc validior erat . Mà odafi quanto bene in quefto Ercole, contra il quale, quan- to più s'attizzauano i mofîri s tanto più s'inalzaua con ‘e vittorie; in Giufeppe» che dall’infamie, dalle depref- tioniye dalle carceri, traffe gli applaufi , leefaltationi, e ie glorie; in Giobbe che quanto più da gl’infulti argomento Seneca Epift. 71. Da mihi adolefcentem incorruptum», & ingenio vegetum » dicet forrunatio- rem fibi videri s qui omnia rerum aduerfarum onera rigidaceruice fuStollit , quam qui fuprafortunam ex- tat. Nonmirumeft » intranquillitate non cero IU Proprio valore Plinio Ecclefiaf. 9,10. Seneca 320 IUna mirare yibi EXTOLLI aliquem, VBI om- nes DEPRIMVNTFR : ibi Stare, vbi omnes iacent. Quid eft in tormentis 3 quid eft in alyjs que aduerfa appellamuss mali ? Vt opinor fuccidere men- tem, & incuruariy & fuccumbere : quorum nihil fa- pienti viro potefteuenre STAT RECTVS SVB quolibet PONDERE &c. ASPALATO Capo II. 2 Alafpalato, arbofcello di picciola grandez- D za, naturalmente efalà non sò quale foauità difragranza, la quale à marawiglia inlui firaddoppia, mentre l’iride celefte fopra quello fi piegayò fi ripota, di cui Plinio lib. 12.cap. 24. T'radunt in quocunque frutice curnetur arcus cgleftisyeandem, qua fit afpa- latho > fwanitaremodoris exire > fed in afpalarho ine- narrabilem quandam. Alla quale proprietà fece pari- menti riffctfo,chi dipingendolo fotto l’iride gli fopra- fcriffe ; VIRTVS HINC MAIOk . Non altri- menti la fapienza , che per fe medefima fparge d'in- Lettera- torno prettofo odore; più che mai foauee delicato lo to giulio fparge » quando fia dalla gratia diuina » e dalla carità fcurana accompagnata. O veramente; fe Marta Ver- gine, prima di concepir il Verbo, quali afpalatozetra- poraua la fragranza di quelle gratie , ond’era à mara» Maria» uiglitpiena: poiche le due nature diginayed humanay Vergine quafi capi dell’iride celeftey ia leis'vnirono, neltempo grauida. dela divina Incarnatione,tanto s'auuanzarono i pre- tiofi odori della fua fantità » e meriti, che ne refto ri- Plinio creato vn mondovintiero .. Cornelio à Eapide inEc-. Cornelio clefiaftic.cap. 24.20. Licet illa s parla di Maria Verg. © è Lapide ante Verbi conceprionem s & incarnationem plena effet gratia svti falutata eft ab Angelo; tamen mox: vbi Verbumin fe concepits & corporanity quafi ple- na Deo mirabiles fap»utray® fanttitatis odoresy & ardoresinIudeayac deinde per vniuersi orbé fparfit. BASILICO’ Capo III. 3 S E queft'hetba leggermente fi tropiccia, man- J dafoaue odore, mà fe con difpetto ii maneg- gia, lo rende odiofo;e cattiuo . Fù chi le diede; QVO MOLDIVS, EO SVAVIVS; non'altrimenti dal Corret- nofro proffimo,quando fi corregge con maniera dif. tiones Cfeta,e cortele » fi rincaua odor i0aue di pentimento, foaue ed’emenda; mà vfandotil'afprezza; eglianch'effo s'ef- facerba » ed opera più che mai comvitio , e con difpet- to. Don Giouanni Pafcalio così; Gio: Pa- Ozima fi lewitet traîtes , leuiterque terendo fcalio Fricesyad nares gratior halat dor . Corrige , fed leniter crimen correttio pungati + Exiet e molli vulnere vera falus. * * BORAGINE Capo IV. 4 NA pianta di boragine tutta fiorita fi ritro- vacol foprafcritto: FERT GAVDIA CORDI, proprietà fuayuuettita per fino da gli Vifta del Antichi, iquali perciò la chiamavano coragine ; tan- cielo to, emolto piùefficacemente opera in not la viltay e Prow.21. la fperanza del ciclo; poiche; Exaltatio oculorem eft 4 dilatatio cordis Prou. 21. 4 ctanto opera l’infufione della divina gratia s ben dicendo al Creatore il Prote- P(al.4.7. tasDedifti betitiam in corde meo Palm. 4.7. Conle voci del quale concordano quelle d'Anna la Profetef- 1.Reg.2.1 fa 1.Reg.2.1. Exultanit cormeumin Domino; ben E R:B Eo Libo È dichiarandotijche al noftro cuore altronde che dal fo- lo Iddio non può efferecommunicata la vera felicità; e l’allegrezza; poiche ; 1Uud verum, & folum eft gau- S. Berner dinm; protefta San Bernardo Epift. 115. quod non de do creatura» fedde Creatore concipitur. La virtù fimil- Virtà x mente » € la buona confcienza riempiono il noftro Confcié- cuore di giocondiffimaallegrezza. Quindihora San za Paolo; Galat. 5.2.2. Frultus Spirituseft charitas, gau- Galat. s. diumypax &c. nelqual propofito San Cefario Arela: ** tenfe Homil.12. Z'erum gaudium non poffideturynifi S. Celario paxs& 1uÎtitia tereatur. Prima eSt enim, & quaft radix iu$litiayfecunda pax» tertia zaudium : de ftt tia nafcitur pax, de pace gandium generatur, Iufti- tia, & pax,quali bonaopera effe v:dentur : gandium verofruttus effe bonorumoperumintellizitur ; ed ho- ra San Bernardolib. de Confìderat. Quid ditiusyquid S. Bernar in corde dulcinss quidin terra quietins eft, 7 fecurius de bona confcientiaè Aiquali fi fottotcriuono e Ci- cerone Epitt. Famil. ad Torquat. Confcientia rete Cicerone volantatis maxima confolatio eft rerum incommoda- rum e Seneca nell’Epitt. 27. Bonnm manlurum ciù- Seneca cum|pice. Nullum autem eft, nifi quod animusex fe fibi inuenit. Sola virtus praftat gaudium perpetuumy Securum, encll'Epift.59. Sapiens nanquam fine gau- digeft. Gaudium hoc non nafcitur nifi ex virtutum confcientia. Non poteft gaudere snifi fortis, nifi iw- fius , nifi temperans. CAPELVENERE Capo V. f I° Capeluenere , che frà gli ardori dell'eftate fi + A mantien verde, e frà i rigori dell'inverno non sinfracidifce dal Bargagli fù detto ; IMMARCE- SCIBILIS; idea d'vn cuorgiufto; e fapiente, che Perfene- non frà le profperità, ne frà le miferie perde i fuoi pre- ranza gi; Quem vel ventofa felicitas, vel aduerfitas tur- Pierro di bida » vel cuiuslibet peccati aura tennnior moninfle- Damiano Et direbbe il Cardinale Pietro di Daniano. E più efpreffamente lo Spirito Santo Sap.6.13. Olaz ef Sap.6.13 qua NU NOVAM MARCESCIT fapientia; ò come dal Greco fi trapporta; Splendida eSt & Greco IMMUIARCESCIBILIS. . GAPPARI Capo VI. Enche il Cappati fia piantato frà le fpaccature 6 B dei faffiyò fra le pietrecoferua ad ogni modo» e treica , evigorofa la fua verdezza; ond'l Bargagli diffle»che; IN ARIDO VIRET ; bell'imagine della vera virtù » che felicemente s'auuanza anco fràle Virtù orridezze più fqualide, e frà i più duri abbandonamé- ti;Queelbifta que afcendit dedeferto delicijs afflnensy Em 8.5 diceli d’vna Viragine generofa Cam.8.5. Afcendeuay mà dal deferto , luogo arido, e piend’orrore » e pure portaua feco la pretiofità de tuoi nobili ornamenti,e delle pompe. Anco ilcorpo humano , frà le aridità dell’attinenza, edel digiuno meglio fi conferua e ti Digiuno mantiene ne fuoi generofì vigori. Giouanni Crifo- ftomo Orat.de Ingluaie; Moderate edentium corpo- Gio: Cri- ra robuSta funty fenfusque expeditè munus fuumex- Sofome plent; illoramverò qui gule, & luxuria Aiudentyflac- ciday&® quanis cera mobliora, & morborum cexamini- bus obfeffa 7 IIP.D.Arcangelo Conter;al cappari,che felice mente crefce frà le pietre foprafcrifle; DVRA PLA- Animo CENT); idea di cuore eroico $ cheaima di cimentarfi genero» con lepiù crudeli durezze della nemica fortuna; è pure {0 fimbolo de i Santi Martiri» che godcuano nel pati- Martire mento | CARDO Capo VII. mento dei mali qualera Paolo; di cui Crifoftomo ; Gio: Cri- Tribulationibus vt delicijs vtebatury linoribussquafi fofomo quibuftam gloriabatur coronis , fqualore carcériss vt paradifi amenitate gaudebat ; qual era Stefano, di cui Santa Chiefa ; Zapides torrentis illi dulces Ercmita fuerune. Simbolo in fomma diquei folitarij » che ab- bominando ledelitie delle città ) fi portauano volon- terofì ad habitare frà le faffofe orridezze dei deiertiy ce delle cauerne. CARDO Capo VII. 8 Ca la pittura d’vn cardo interrato » come fe ftila di farl’inuerno, perimbiancargli » cd il Pirganti motto ; PVRGATVR OMNE PESSIMVM vn diuoto fpirito rapprefentò i poueri purganti, corcati nelle cauerne profonde del Purgatorio, Tertulliano ‘Tertullia lib. de Amma cap.31. Et ille te( Angelus executio- no nis ) in carcerem mandet infernum , vnde non dimit- taris , nifi modico quoque delitto mora refurreEtionis expesfo +. Lo fteflo anco s'auuera de i Viatoti, che mentre da i lor nemici fono aggrauati » fuffocati , e quafi che fepolti viui, vengono inta! guifa le confcié- tie loro à purgarfi da quelle iniquità, onde vivevano S.Agoffi- contaminati. Sant'Agoftino in P(.36. Conc.2. Taum no corpus premit aduerfiras y illius perfequentis animum putrefacit iniquitas. Nam & quidquid in te profert in illum redie . Mlius enim PERSECVTIO TE FACIT PPRGATVM illun reum . 9 Serucilcardofpinofo à cardare s cioè à'pulire è e fpianare i panni » il che dichiara il motto foprafcrit- togli; EXPOLIT », ET LEVIGAT), cffetti, che Tratta- neicuori humani fuole operare iltrauaglio ; che però glio e Faraone, invarie guife afflitto» fi raddolciua ; ed Antioco punto dall’atrocità dei dolori , ti diede tutto humiliato à moltiplicare i voti; e Saolo » che fpiraua orribili minaccic , atflitto conla cecità e gettato con violenza à terra, con voci tutte piacetoli; fi fé fentire ; A&. 9.6. Domine quid me visfacere? AR.9. 6. Quindi ben di- ceua il Padre San Gregorio 26. Mortal. cap. 9. che le punturese l'offefe dei perfecutori s e dei maligni, non fernono , che per inftrumenti , onde l’anima noftra refti libera de i primieri diffetti , etutta appianata , e S.Grego- perfettionata; Malienim bonos magis ab hisius mundi is defiderijs expediune dum affligunr . \ ro lCaualteridell’ordine del cardo nella Scotia; ._ . hannoilcardocoltitolo; NEMO ME IMPVNE Rifenti- LACESSIT » profeffando rifoluta prontezza à rifen- mento - tirfì di chiunque voleffe iniquamente maltrattargli . Vitio purtroppo inferto ne i cuori humani , poiche, Giuffo comefcrifie Giutto Lipfio in Saturnal. Lubentizs ho- Lipfo minesiniurias , quam beneficia meminimass & vl- tioni, quam gratia parati fumus . » Il cardo faluatico in qual {i voglia parte non hà che i acuteye pungenti fniney eben portò il mottto; NON Lingua NISI ACVLEOS) ideadilinguamordace; e fatiri- morda- ca, che ftà maî fempre ful pungere » e ful offendere; K alla qual forte di gente quadrano le predittioni d'Abac- «Abacucco cuco 2.7. Nunquid nonrepente confurgent quimor- 2.7. deantte, & fafcitabuntar laceranteste , Werisin Pal. 56. rapinameis? dei quali efpreffa ye propriamente Da- s. nide Pf. 56. 5. Fily bominumdentes coramarmay®” fagitte: € lingua eorum gladins acutus. Tutta fpi- ne» edaculei fà Michol, che vedendo il Rè Dawide danzar d’auanti all’arca in habîto fuccintoy ed humiley dieffi con quefte mordaci(fime rampognesà pungerlo, *. Reg. 6. elacerarlo. Quam gloriofiss finit bodie Rex Ifrael, 206 difcooperiens fe sante ancillas feruorum fuorum s & nudatus eft y quafifenudecur vnas de curtis ya, Regi 32I 6. 20. È fe non tofle il corpo dell'imprefa corpo vile, l’addattarei a quegli Scrittori, che viuaci(fimi d’inge- Ingegno gno,non hanno ne i loro volumi che fpiriti, che viua. 2CUt0 cità,che acutezzesquali fono Cornelio Tacito,Seneca, San Girolamo, maffime nelle Apologieyed altri + CAVOLO Capo VIII. II D AI cauolo prefe motiuo Gabriel Verziero di formare » con allufione al fuo cognome è ed arme s le feguenti imprefe . Diede al cauolò il mor- to; VBIQVE VIGEO, poiche queerbag- gio, come fcriue il Ruellio; Nellara terram anerfa- Reellio tar; e volle inferirey che anch'etlo fuori della fua pa- Virtu tria haurebbe faputo felicemente viuere è poiche è come alzò pet fuo fimbolo Nerone Imperatore; Ar- temquenis terra alit; e comediffe Battitta Guarino nel {uo P, F. Atto s. Per tutto è buona ftanza ; ouw'altri goda; Ed ogni ftanza al valent'huomo è patria. 12 Soprafcrific al cauolo figurato nellaftagione d’inuerno; FRIGORE PERFICITVR, interen- Traua- do che l'animo noftro ; frà i rigori dei travagli , viene 840° adaffinarfi,e perfettionarfi; nel qual propotito Sant'- ; Agottino in Pfal. 42. Non vule refict, non vule perfi- SI: ci, non confummari,qui tentaziones fugit; ed il Beato Lorenzo Giuftiniano de Calto Conaub: cap.6. Nor ir abfque fpinis redolens nafcitur rofay NOEQUV E infine SINE TENTATIONIBVS PERFI- G:DTIVR!> WI RIL VIS 13. Alcauolotuttoaperto foprapofe; M ExIP-_. . SVM PANDO; edimoftra vitanimo leale; non Sinceri- cupo » ò doppio » mà che finceramente altrui fcuopre î* l'interno; ed anco può feruire à chi non riconofce dall’- i opra altrui i proprij auuanzamenti , mà fi tà largo da Pro prio sé; illuftrandofi conla fua propria virtù, nel qual pfo- valore polito Francefco Petrarcasde Remed. lib. 2. Dialog 6. In te fits aut exte prodeatnecef]e eft1vnde obfearus, aut claras fias. 14 Finalmente, figurando vn cauolo frà humili erbette,gli diede ; VEL INTER HERBAS MA- GNA; poiche più godcua d’effer grande frà i pi Amma cioliyche d’effer picciolo frà i grandi, dimottrando la SENErO- generofità del fuo fpirito,che amanay come dicefi per ia prouerbio » d’effere anzi capo di lucerta » che codadi Leone. CIPOLLA Capo IX. 15 louanni Ferro, ripenfando che la cipolla» DI G era adoratada gli Egittij, comevn Dio, e che in tatti ella € cibo de 1 villani, le foprafcriffe; NV- MEN; ET OBSONIVM. Quefte tono le delitie sicu del Lafciuoyadora colei, chein fatti è vn idolo feten= 9*593 te ;c fipafce di colei, che è cibo abbomineuole e fia- tofo per fin de i vermi iftelli. 16 Lo fteffo Abbate Ferro;in rifguardo all'effetto; che in noi cagiona la cipolla d’eccitarci le lacrime, le diede; CIT LACHRYMAS; titolo quadrante al vi- Peccato tioyalla colpa, al peccato y cagione originaria della tri- ftezza, e del dolore, ben dicendo San Gregorio Papa; Porrisy ac cepis fimile eft peccatum ; que plerumque S- Grese qui comedunt,lachrymas emittunt . Verità compre- "°° fa per fino da i Gentili, frà iquali Seneca Epitt. 59. Si apperis volupratesy & vndique y & omnes, fcito tantum tibi ex fapientia, quantum ex garedio deeffe - IRayque fie petisytanquam datvra letitiam ac vo- lupratemy canfie dolorum fune e» Battiffa Guarino Francefoo Petrarca Vulgar- 322 17 Vulgarmente è fa cipolla riconoiciuta per idea di perfona doppia; che però mi pare y che fe le con- uenga il motto ; NON TEGMINA DESVNT) corrifpondendo allhuomo malitiofo, e finto , ciò che Caffiano della vanagloria (eriffe Caffiano lib.11.cap:5. Pulchrè feniores noftri naturam morbi buius ( cenodoxia ) in modumcepe, bulborumque defcribunt , que vno decorticata tegmine; alio ruwfuminueniuntarindutay rotiefque reperiuntur obtefta » quoties fuerint expo- liata. Che s'altri brama di vedere con quali doppiez- ze procedano i vitiofi , legga San Gregorio lib. 10. 5. Grego- Moral.cap. 16. che fopra lc parole; Deridetur iufti ne fimplicitas , cosìle và dimoftrando ; Hwius mundi fa- picntia eft » cor machinationibus tegere » fenfum ver- Doppiez za bis velare s que falfa funt vera oftendere , que vera: funt falfa demonftrare, foggiungendo, che; «£b eisy daivitiofi, haec eadem duplicitatis iniquitas nomine palliata diligitur , dum mentis peruerfitas vrbanitas vocatur Tc. 18 Prefuppofta l’offeruatione d’Fnrico Farnefe de Virt-Princi, L1.Elog.28. chela cipolla s'impiccio- lifca al crefcere della Luna; figurandola con la Luna, X chelefouraftauale diedij; TE CRESCENTE DE- Inuidio- CRESCO ; idea di perfona inuidiofa » il cui cuore fo tanto fi riftringesed affannayquanto crefce l'altrui pro- fperità» e gloria. San Ciprianolib. 2. dezelo » &li- S.Cipria- uore , Qualiseftanimi tinea » zelare in altero felici- Ra ctatem: in malum proprium bona aliena conuertere ; illuftrium profperitate torqueri s aliorum gloriam fa- cere fuam penam Tc. FIENO, FIENO GRECO Capo X. 19 Y Lfienogreco s quand'è calpeftatoy riefce più Virtù [ vigorofo ; però hebbe ; PRESSA VALI. opprelfa DIOR ; fimbolo della virtù , e della generofità » che 2.Cor.12. frà l'altrui offefe prende maggior vigore; Naz vir- 9. tusin infirmitate perficitur .2. Cor. 12.9. Anco l’ani- manoftra frà gliaggrauij e le miferie del corpo ac- Saluiano quifta maggiorlena; Imbecillitas enim carnis s men- tis vigoremexacnit , diceva Salutano ad Caturam fo- «Ambro- roremj e Sant'Ambrogio lib. 1. de Penit. cap. 12. g'0 CONSUMMATVR enm carnis' IN, INFIR- MIT ATIBVS ANIME FORTITVDO. zo Monf.Arefio » riflettendo sù quefta proprietà, del fieno grecodi riufcire più vigorofosquad'é più cal- _ peftatoglifoprafcriffe; FRVCSVM AFFERT IN Patienza PATIENTIA » idea dei fedeli, che fopportando l”- oppreflioni de gl’iniqui,s'arricchifcono di fempiterniy e gloriofi frutti. San Gregorio Papa Homil, 25. in S. Grego- Euang. Nulla funt bona sque agimus , fi non aqua- vio Papa nimiter etiam proxingoram malatoleramus: fruttum ergo per patientiam reddunt , quia cum bumiliter verba fufcipiuntspoft fiagella ad requiem fublimiter cum gaudio fufcipiuntur, così San Gregorio, riferito nella Catena di San Tomafo Luc,8. 1. A 21. Vnfafciodi fieno in herbas hebbe dal Roffi; Vita hu-CITO AKESCET), imagine efprefla della vita ha- Mana mana, purtroppotranfitoria, e breue. Ciò diffe Da- utde Pial. 102. 15+H70mo ficut fenumy dies eins tam- Pfal.102 944M flos agri fic efflorebir. Ciò lEccletiaftico 14. 15. 18.Omuniscaro ficut fenum veterafcet Ciò San Gia- Ecclefiafi COMO 1. 10. Sicur flos fani tranfibit &c. Ciò San 14.18, Pietronell’Epif.1.cap.1.num.24. Ommis caro vife- Iac.i.1o. numy & omuis gloria eius tamquam flos feni Wo. 1-Pesr 1 nelqual fenfo Omero,citato da Liplio Mansdutt.lib. DI 2. differt. 4. ERBE Lib. X. Tale quidem genus eît hominum, quale & fo- Omero liorum + E Gabriel Chiabrera, Canzon Moral. In van fpeme mortal forge fuperba; Gabr. Forza di tempo ogni valor confuma ; Chiabre- A punto é l'huom; come nel prato è l'herba, "4 E glihonsr fuoi » come nel mar la fpuma. FORMENTO, GRANO, SPICA Capo XI. He Iddio caui danoi i fruttiscol mezzo del- le percoffe, e delle miferie ylo dimoftrano le {piche ttefe nell’aia; co i correggianti allettiti per bar. Operar terley ed il Sole, chea dirittura le percoteua , col mot- PENE to; AESTV , PLAGISQVE +. Verità rauuifata ne gl'Ifracliti, de i quali Dauid Pfal. 77. 34 Cum occide- Pfal-17. ret cos querebant eumy& reuertebantery diluculo E veniebant ad eum. Et rememorati funt quia Dews adiutoreSt eorum &c. 23 Il DacaOttauio Farnefe, nella fua età gioua- nile, hebbe vna manata di fpiche verdi, col cartello ; |, FLAVESCENT ; promettendo nel progreffò del Sarà tempo liete fperanze di mature, e confiderabili riufci- te, poiche; Tempus & in canas femen producit ariftas. diceua Quidio 4. de Trift. Eleg. 5. 24 Animogtatoyliberale, e generofo inferifce la fpica, folita rendere il frutto; PLVSQVAM AC- CEPERIT, poichesperwngrano; ne rende, e mol- ©!" tiplica feffanta , e taluolta cento. Marauiglie tutte proprie dell’elemofina, col mezzo della quale il fedele, Elemofi- fpargendo poco, riceue gran cumulo di beni; nel qual 94 propofito Salomone» Prou. 11.24. AlY disidunt pro- Prow11 pria, & ditiores fiunt. Che però San Pier Crifologo *4- Ser.104. Non fitmanus tua pauperi vacua » vi tibi Pier Cri- plena fit femper. Quia dinesquantum largiter pro- folog. funditytantum largiter redundatinrebus.E Salomone di nuouo Prou.19.17. Feneratur Dominosqui mifere- tur pauperis: & viciffitudinem fuam reddet ei; ef- 17 fendol'elemofina, (come diffufamente proua $. Gio- uanni Crifoftomo invn intiera Homilia) ars omnium Sir: Cri quaftuofifima; poiche Iddio riceuendo nel fuo poue- foftomo ro » fe medetimo conftituifce debitore ; ne folamente rende all’Elemofiniero quanto riceues ma cento volte più nella prefente vita 3! riferuandogli vna mercede in- dicibile,ed infinita anco nell’altra. San Gaudentio Ser. 13. Qui miferetur pauperis, Deo feneratur. Recipit S-. Gau- enim magna pro modicisy & celeftia pro terrenis. “ersio Gregor. Nazianz.in Tetrafà. Liuoriy &Watra deme quid rubigini, Ac debitorem prefer omnibus Deumy FruSto rependie (ceptra qui celeftia - Mercatura cf} celum, diceua Giouanni Crifoftomo Homil. 6. de Pcenit. da panem, & accipe paradifium, Gio: Cri- da paruay&' accipe magna, da mortalia,& accipe im- fofomò mortalia . E Pier Crifol.Ser.41. Qui dederit efurienti Pier Cri- panem, dabic fibi regniu. Amore pauperis Deus funm fologo regnum vendit: & vt emere illud omnis bomo polfit» fragmentum panis ponit in pretium Vn fafcio di {piche mature, tolto dall’arme della fa- miglia Triuultia » fù portato per fuo fimbolo da Teo- doro Triuultio, Marchefe di Pizzighetone ; e feruifTe- ne parimenti per fua propria Imprefa Ferdinando Daualo » Marchefe di Pefcara» Generale di Carlo V. Imperatore; aggiuntogli il motto di Moalignor Pao- lo Giouio: FINIVNT PARITER, RENO- VANTQVE LABORES » inferendofi,che lì come le 22 Ouidio Gratitu- Prou.t9. Gregorio Nazzan. FORMENTO, le fpiche a pena fono ridotte alla perfetta maturità» chelafciando caderea tetra i pretiolì grani,già già 9'a- cingono a st ar » e riprodume dell’altre; così i perfonaggi delle fudette eccellentifime famiglie, fem- pre intenti ad operar gran cofe , a pena terminavano vneroica imprefa, che vn altra immantinenti ne intra- prendeuano , vedendofì quefte continuationi profe- guite non che dal Magno Giacomo Triuultio » ful- mine delle guerre, e fplendore dell’Iftorie ; ma à i noftri giorni ancora dall’Eminentiffimo Prencipe , € Cardinale Teodoro Triuultio » che fenza refpirar già mai y pafsò dal Generalato de gli efferciti d’Italia al gouerno de i Prencipati, c dei Regni, d’Aragona ydi Sardegnaje di Sicilia, cue alla primiera vbbidienzadel Rè Cattolico riduffe i popoli tumultuanti, rifiedendo hora nella corte di Roma, a maneggiare con la {ua af- finata prudenza i graui(fimi affari del Cattolico Mo- narca » al quale ben poffono addattarti gli Elogij,che _ Velleio Paterculo lib. 1. Hiftor. fece ad honore di Velleio Scipione Africano; Semperenimautbelliy auè pacis Pastera feruyjt artibus; femper inter armayci ftudia verfatus, aut corpus periculisy aut animunm difciplinis exercuit, Alla quale imprefa di fpiche non pofiò non aggiun- Conti- nuare 26 Lafudetta fentenza di Lipfio; Ir fegete fpica- rum VACVHE ATTOLUNTYVR; mifuggerìil motiuo di figurare vn campo di fpiche , alcune delle qualis'incuruauanoà terra » edaltre diritte s'ergeuano x verfoilcielo» dando loro il motto; EXTOLLVN- Ignoran- TVR INANES, èà dimoftrare che gli huomini di tuffuper- minor merito» virtù e talento » fono più prefontuofiy bi .. efuperbideglialtri; ò veramente, chebenifpefo s Dignità chihàminor merito dal fauore della fortuna, è fopra à chi n6 gli altri promoffo » e fublimato . MEerità 27 Algrano) rinchiufoentro le (picheyed attual- mente percoffo da i raggi del Sole, io diedi; PER- * FICITVR &STV; edimoftra cheil fedele da i fer Traua- uori della carità è ò fia delle perfecutioni rincaua alti glio profitti; potendo anco addattarfi l’imprefa all'anime Purganti del purgatorio » che percofle dai feruori della giufti- tia diuina acquiftanola bramata purità y e pertettione $ rendendofì proportionate ad eflere trasferite nei feli ci granai del Paradifo. Giuffo Lipfia , 28 Fù chi foprafcriffe al grano cadenteàterra ; SPICA Capo XI. 323 gere l'Emblema, portato dal detto Signor Cardinale; del sole» figurato nella deftraye delle ipiche,pofte nel- la finiftra mano d'Iddio ; l'vno,el’altre tolte dall’arme di ua famigliaycon le voci del Salmo 30.16. IN MA- P/al. 30. NIBVS TVIS SORTES MEX, proteftandofidi 16. riconofcere; così la chiarezza della gloria , intefa nel Ricogni- Sole ; come anco l’opulenza delle douirie , figurata tione neile fpiche da quella fpeciale prouidenza » chela bon- tà diuina fi compiace tenere d’yna così grande » quali- ficatafamiglia, 25 Advnecfpodimoltefpichesalcune delle qua- li erano dirittey ed altre piegate fù foprapofto; MA- TVRITATE INCLINANTVR; 6 veramente co- Lettera- me piacque al Lucarini; PENDENT ONVSTA&,, to humi- motti opportuni a dimoftrare , cheoue è maggior fa- le presi valore, e meritoyiui è maggiore humiltàye baffo entimento di fe fteffo. San Giouanni Crifoftomo adv, lfaia 6.5, 7 mihiyquia vir pollutus labijs&c, Ia ai Onsnes fantti, diceua» fi quando quopiam cumulatio- Sir: Cri- re potiuntur bonore » tunc demiffius fe deijciunt. ESM Giufto Lipfio in Difpun&. Sicae in fegete (picarum Sinfo vacue attollunturygrauday &° feraces inclinant ; ita ViPf* quo quis fapientior 7 comagis fe dimittit» SPES ALTERA VITA; idea efpreffa della rifur- Rifurret- rettione » che fi promette alla noftra humanità , ben- NONE che cadutaze conuertita in poluere. Nel qual propoli- to Tertulliano Apolog. c. 48. Certe femina » non nifi corrupta, & diffoluta facundius furgunt ; omnia pe- reundo feruantur » omnia de interitu reformantar » Prudentio lib. 2. Contra Symmach. Seminibus naturadocet reuirefcere cuntta Poftobitum; ficcantur enim pereunte vigore è Quo vixere prius : tune ficca , & mortua fulcisy «Aut foueismandatalatent , & morte fepulchri Obruta de tumulis rediuiuo germine furgunt . Sant'Ambrogio de fidei relurre&. Quid de Fuffibus S. Ambre loquar? Nonne tibi videnturoccidere cum decidunty gi refurgere cum deuirefcunt ? Quod fatum eft refergie; quod mortuum eft y & in eadem genera, & ineaf- dem fpecies reformatur. Hos terra primum reddidit fruétus, in bis prima nature noStra fpeciem refurre- ‘ GHionis imitata est. E dinuouo iui. Quid dubitas de corpore Tertullia Prudezo 324 de corpore corpus vefurgere? Granum feritur,granum refurgit; pomum decidit, pomum refurgit. : 29. Le fpiche quanto più luffureggiano nella feli- cità » pienezza s ed abbondanza dei grani , tanto più .. dal foverchio pefo reftanfi poi aggrauate , ed oppref- Felicità fe. Furono perciò dipinte tutte inarcateverfo terra; dannofa colcattello; MIHI PONDERA LVXVS, infe- rendofi che le delitie, gli agi, e l’opulenze terrene danneggiano, e pregiudicano à gl’ingegni. Sinefio de Regno . Felicitas onus effe videtur plumbo grauiuss eum ergo fubuertit , & deprimit qui eam bumeris impofuerit , nifi planò fit robuftus . 30. Siritrovavna falce, in atto di leuare dal gra- no in erbala morbidezza » prima che produca la {pi- Elemofi- cayed ilmotto; SVRGET VBERIOR; cosìle no- na ftre facoltà, fcemate nel foccorfo dei poueri ; vengono ad anuantaggiarfiyed à moltiplicarfi.Onde PierCrifo- logo Ser. 25. offeruando le parole d’Iddio , Padre ce- Luc. 12» lette; Fucite vobis facculossqui non veterafcunt. Luc. 33,0... 12.33. cosìdifcorre; Videtisy quia Pater ifte ditare Pier Cri pulrfilios, nonnudare. Notomodo simo calefti mo- Solo80 do, qui bunc audit y vendendo comparatsrecondit ero- gando, dum amittit acquirit. Nell’ Accademia della Crufca euui l’Imprefa del for- mento in herba » cinto da fangofe » ed agghiacciate rigidezze » opra delle quali fi fortificano meglio le fue Maturità radici, e porta il motto; EN RITARDAK S'AV- vtile —VANZA. Imprefa che fotfe fù fatta con allufione al detto d’Quidio lib. 1. de Remed. Sinefia Ouidio quit vuas è i RETTO Et VALIDAS SEGETES s «quod fuit berba FACIM Pas È E dimoftra, che i parti d’ingegno; quanto piùtardi » e con maturata lentezza fi trattengono nella terra natiua del proprio loro autore ; tanto più acquiftano di per- fettione , e d'eccellenza 3 rendendofi in tal guifa meri- teuolise capaci di famaje di gloria eterna: nel qual pro- pofito. Omero; : Tarda & fera nimis : fed fama & laude perenni. Con quefta maturità procedewa Monfignor della Ca- fa, che non mai metteua in pubblico alcuna delle fue poetiche Compofitioni » che prima 7 dopo d’hauerla compofta s non l’hauefie perlongo volger di mefi te- nuta chiufa entro lo fcrigno , e potcia difpaffionata- mente revifta , corretta > e migliorata. ù 31. Mentreilgrano e fuentolato , edagitato nell’ aia , in vece di perdere , Òreftarfene offeto ye pregiu- dicato » refta purificato; e migliorato » al quale per- ciò il Lucarini fece dire; SPIRANTE PVRGOR a ELATVM. Talii travagli, mandatiài giufti ) (er- LIA PI nono à promouergli all’acquifto della purità perfetta ; " anzi che ad offendergli » ò pregiudicargli. San Paolo agitato da i naufragi), battuto dalle verghe ; inveftito dalle tentationi , indi riconofceua grandiffimi gioua- S. Cipria- menti. S.Cipriano Ser. de mortalit. Quando area fru- no ges terit y ventosgrana fortiay & robufta contem- nunt y inanes palea flatu portate rapiuntur. «Sic & Paulus poft naufragia, & flagella » poSt carnisy & corporisgrauta tormenta , non vexariy fed emendari Se dicit in aduerfis. 1 32 ll formentoin campagna,perche poffa e con- Gratia» feruarfì » cridurfì alla maturità bramata; vuole ef- dinina, fere aiutato; SOLE, SOLOQVE; cosìanco ài no- ed OPE ftri profitti fi ricerca l'accoppiamento 3 & la corrif- gi pondenza delle noftre operationi all’aiuto della gra- tia) che cio fia vero: [ddiosqual vino Sole riparte ben sì la fua benigna affiftenza è Giacobbe » cl'afficuray Coopera che dal fratello Efaùl'haurebbe faluato; mà Giacobbe tone vfando anch’eflo tuttele diligenze, dalla prudenza hu- Omero Nam MORA. dat vires steneras mora perco- _ ER BR. Lib, mana fomminiftrategli ; ottiene quanto bramaua Gen. 33. Iddio ftà pronto è e difpofto a moltiplicare il pane e l’oglio, alla pouera Vedouella di Sarepta, mà fe ne vedono gli effetti quand’ella allargò le mani a ripartire l’elemofina ad Elia, 3.Reg. 17. La chiarezza celefte, ela virtà Angelica fi muouono alla liberatione di San Pietro dalle carceri : mà quefta fortitce l’effer- to» quand’anch’effo vi coopera, col cingerfi » porfi i | calzari , e feguire quella fourana fcorta, A&. 12. In foimma; Etterra non germinat » nifi pluuiam fufce- Gio: Cri- perity nec plunia fruttificat fine terra, conchiude San /2/fome Giouanni Crifoftomo Homil.3-2. in Matt. Similmen+ te, com’altri diffe » anco gli eiferciti ricercano , e la graffezza del paefe per mantenergli,e la temperie dell’- aria fimpatica alle nationi sche per colà fi conducona. 33 CheilPrencipenon debba arrifchiaretutte le forze in vn fol colpo » ma partitamente valerfene , l°- infegnò colui » che dipinfe vna mano in atto di femi- nar formento col titolo; NEC SEMEL; NECA poco SIMVL, foggiungendo che; Partimeducende fune ® P9O in hoftem copia netemerè infultet » non ausem fi- mul, ne femel fiat quod femper ferendum. Il Dot- tore cuangelico » fimile al buon feminatore,non deue fpargere sù la terra de fuoi vditori tutta la maffa delle \ dottrine in vn fol getto » che così facendo ; mal po- Predica- trebbe fperarne verun frutto; ma deue ripartire apoco "95€ a poco» e con. mifurata prudenza i fuoi documenti : Cornelio a Lapide in Prouerb. 28. v. 4. con poca va- riatione di concetto . Sapientie doétor leniter per mo- dica pracepta docet fapientiam y ne eorum multitudi- ne, & pondere rudem difcipulum obruat; fed fenfim» & fenfim, plura &° plura illi inftillansstandem omni” Sapientia inftar fluminis eum imbuity & implet. Gli Antichi Romani erano foliti, di portare per lo- ro infegna vn fafcetto di fieno » appefo ad vn aftami- litare » del qual coftume.Aleffandro ab AlexandroGe- nial. dierum lib. 4. Gap. 2. Signa militaria» queexer- Alex. ab citum preire confilenerant , quum acies educende 3 Alex. e manus cum hoftiBusconferende forent, a principio feni manipulos fuiffe accepimus » quos haitis alliga- tos figniferi deferre® folebant . A quefto rito hebbe rifguardo quell’Accademico Crufcante, che figurò vn haftayalla quale era appeto vn fafcetto,fe non di fienoy certo di formento in fpica » aggiungendogli il motto; SOTTO IL QVAL.SI TRIONFA. Impreta molto bella » adinfegnare » che dalla Sacra Eucariftia Eucari- fi riceua la direttione » e la lena y per ottenere de gli ftia nemici vifibili , ed inuifibili gloriofe vittorie. Qui Cornelio è Lapide UN di Benedetto Fedele in Pfal. 22. v. 3. Theorem. f. pro- ducendo queltefto d’Ifaia 11. 10. Radix Ieffesqui ftat infiznum populorum s( tefto, che dal Padre San Vin- cenzo Ferrerio Ser. Fer. s. in Pafch. è interpretato della Sacra Eucariftia, Radix Ieffe vocatur Chriftus , qui Stat in (gnum populorum s(cilicet in mila» quan- do eleuatur ho$tia » ficut in paffione fuit elematas in cruce ) dice » che quell’euangelico Profeta ; 4 pre lo- quitur dum fignum dicie , fignum eSt namque militia- que noStre vexillumy perche fub ea quotidie facro ele- sata a miniftro , velut vexillo quodam vnimur, & congregamur . S'alza dunque la Sacra Bucariftia come veflillo fotto il qualei fedeli fi promouano à i trionfi; che però, ed Enrico I. Imperatore non mai attaccaua alcuna battaglia , che prima non accaloraffe l’effercito con l’eucariftica infegna; e Don Giouanni d’Auttria non mai s’accinfe à verun conflitto» fe non dalla Sacra Eucarittia auualorato ; ed i Martiri della primitiva Chiefa non mai fi metteuano à fronte de i manigoldiy fe non col formento del Sacro Altare se col vermiglio fangue del Redentore ingagliarditi,e rinforzati.Onde San Cipriano Orat. de Laplis. Quomodo ad marty- S.Cipria- ry mo If:11.10 S.Vincen. Ferrer. Bened. Fedel. FVNGO Capo KILI. 325 vi poculum sdoneos facimus: fi non eos prius ad bi- bendum in Ecclefia poculum Domini iure communio- nis admittimus ? 34 Giouanni Orozco » fa emblema del grano; in atto d'effere feminato » fegnandolo col titolo: R E- * NOVATA SPES; in vece del quale io direi; SPEM Opere RENOVAT ANNI; infegnandoci che in quefta buone Vita mai fempredcue fpargere le fementi delle virtuofe operationi » chi brama di raccogliere a fuo tempoi frutti dell'eternità . Sant'Agoftino Conc. 3. in Pfal. S.Agofti- 36. Apofolusinquit; bonum facientes non deficia- no mus. Galat. 6. 9. tempore enim fuo metemus sinfati- Galat. 6. gabiles itaque dumtempus habemus » ait , operemur 9 bonum ad omnes. Hoc eft fementuum » quod erit in benedittione. Terre committisy & tanto amplins col- ligis; Chrifto commitis » & perdis ? 35 Figurando vna mano; inatto di feminare il X _ grano, .lediedi; DISPERDIT, VT CONGRE- ElemofH GET che riefce bella imagine di limofiniero , che Mere fparge per raccogliere, che però Pier Crifologo Ser. Pier cri- 8. Da homo pauperi terram » vt accipias celum; da fologo nummum, vt accipias regnum: da micam, vt ac- cipias totum . Owidio Nam te cum donas ifta iuuare folent + Quid. 3. Pont. Eleg. 8. Giouanni Crifoftomo anch*- Gio: Cri- effo Hom. 8.in Ep. ad Rom. Quidiues fieri vult fiat Sofomo pauper,vtdiues fiat ;infumat , vt colligat ; fpargat ve congreget; quaipfa fi tibi nowa y ac parum credibilia videnturys eum contemplato squi fementem facit &c. 36 Al formento in atto di feminarfì io darei; CRESCET IN CENTVPLVM. O veramente X | con allufioncaigrani cadenti aterra. MVLTIPLI- S.Chiefa CATA RESVRGENT ; motti addattabili a Santa perfegui Chiefa » eda i fuoi Martiri » de i quali Vgone Vittori- Pl no de Vanit. Mundi lib. 4. Cadentibus igitur granis pre paucis » fegesmultiplicata furrexit , quia inde auîtus eft in viuis numerus fidelium, vnde in morientibus mi- nui videbatur. ESan Leone Papa Ser. 1. in Natal. S. Leéne SS.Petri& Pauli. Non minuitur perfecutionibus Ec- clefia , fed augetur > & femper Dominicus ager fege- te ditiori veftitur » dum grana » que fingula caduni , multiplicata nafcuntur 37 Alcampo, nelquale attualmente fi femina il % . grano io foprapofi; CVM FOENORE RED- DET; motiuo di Tibullo lib. 2. Eleg. vlt. —__—_—— Spes fulcis credit aratis Semina que magno fenore reddat ager» Elemofi- Col quale concetto apprender deue ogni fedele a dar na prontamente le ricchezze al cielo: ficuro che gli le ren- Gio: Cri- derà moltiplicate ; Semzentem & nos iaciamusy diceua fofomo Gio: Crifoitomo Hom. 8. in Epitt. ad Rom. cglumg; tamquam agrum colamuss vbi & multa cum abun- dantia metamus. E San Leone Ser. 2,de Ieiun.Sept. S. Leone menfis parlando dell’elemofine già fatte; Non folum Papa integramanentyfed etiam modo augenturs & quali- tate Mutantur è : EVNGO Capo XII. 38 N On tantofto il fungo marino, che in fe ftef- fo è teneriffimo, riceue il raggioyed il calor folare» che fi raffoda ys'indura,e s’impietrifce.. Per tanto Alfonto Pietra, Conte di Siluano » ne gl’Intenti di Pauia l’Impetrito ne fece imprefa s figuridolo nell’ onde del mare, ed efpofto à i raggi del sole , colmot- to. DVRESCIT AD ORTVM, inferir volen» do, che fotto i benefici raggi dell’accademiapegli hau- Studiofo rebbe acquiftata vigorofa todezza nelle lettereye nelle virtù &c. Quadra l'’imprefa è chiunque in età gioua- Tibullo nile nell’etfercitio delle virtù s'indura » e fì raiioda ; Educa= come a { figliuoli de 1 Germani, che a pena nati erano Hone potti nell’acque fredde del fiume Reno; alla gioventù {partana » auuezzata alla fofferenza della fame , della fete , e delle sferzate ; a San Giouanni Battifta » che nella tenerezza de gli anni ti portò. all'orridezze dei Pecca- deferti &c. E può anco addattarfi quefto concetto a tor otti peccator contumace»che toccato dal raggio della diui- naro na gratia, refifle, e nella propria maluaggità s'indura. Dura ceruice, & incircumcifis cordibus , & auribus AA.7. vos femper Spiritui fantto refiftis Gc. diceua Santo Stefano a gli accaniti Giudei A&.7. 39 Scipion Bargagli foprafcriffe al fungo; NOC- TE VNA, figurandocofa, ò veramente con molta facilità prodotta » edoperata; od improuifa» ed im- penfatamente ridotta a qualch'effere da quel che noa era ; come auuiene achi nel giro di poche hore è fu- blimato dalla fua primiera conditione » pouera » vile » Preftez- negletta » a comparire fotto gli occhi del mondo di za grandi honori infignito » come feguî in Giufeppe, in Mardocheo; in Saule, & in altri tali. Marauiglie , che non folamente nelle felicità priuate d’alcuni foggetti fi riconofcono , mà s'offeruano ancora nell’auuenture dinationi, e popoli intieri » a iquali il giro d’vna fola notte partorì il colmo d'ogni bramato bene ; La onde ed vna notte,come vccife tutti i primogeniti dell'Egit- to » così auuiuò i pronipoti di Giacobbe » quelli to- gliendo di vita , e quefti leuando di fchiauitudine Exod. 14. Vna notte partorì al Santo Ré Ezechia» mentre fitrouaua în duro affedio riftretto , la gloriola liberatione se la vittoria »con la ftrage di cento ottan- tacinque milla guerrieri, per opra È gli Angioli tul- minati e inceneriti 4 Reg. 19. 35. Vna notte folle- uò la pouera Betulia » e la fottraffe a quelle ruiney che pareuano irreparabili, rimirando, ed vccifo per mano di Giuditte il temerario Olofernese tutto l’elfercito de gli Affirij diffipatoye sbandato &c. Iudith 13: Alfungo può quadrare iltitolo; INSPERATVS ENASCOR, efpreffiuo di cofa teguita » e fucceduta Improwi- inafpertatamente; Namid precipuwm fuit , eftque famente adhbuc apud omnes hieroglyphicum fungi » dice Pierio Pierio Valer.l.58.vt quotiens nou? aliquid prater expettatio- nemrepetè fattum'apparuerit,fungum id dittitemus. 40 Confiderandoli la fragilità del fungo » che da vn giorno all’altro fi guafta e fi corrompe,, gli riefce uadrante; CITO VANESCIT; ò pure; NON * IV CONSISTAM; odancora; EGREDITVR . ET CONTERITVR , idea della vita humana » Vita hu- dellaquale San Giacomo 4 15. Que eftenimvita ve- Mana fira? vapor ef admodicumparensy & deiceps ex- Tac.4.15. terminabitur ,e prima di lui Giobbe 14.1. Homo n2- Ieb 14.1, tus de muliere breui viuens tempore , repletur multis miferijs: qui quafi fos EGREDITYR ET CON- TERITYR » nelqual argomento con delicata pon- deratione alcuni Autori riflettono sù le parole del Sal- mo 120. 8. Dominus cuftodiat introitumtuumy& exi- Pfal.120 tumtuum, oue alla vita humana affegnandofi due foli 8. termini , quello del nafcere, e quello delmorire, mà non quello del perfiftere , fi fà conftar chiaramente, come diffe il Caualier Marino che. Dala culla a latomba è ynbrieue palfo . Serue anco l’imprefa ad efprimerela fragilità tranfito- ria di tutte le cofe inferiori, già che. Ommia orta 0C- Salmfio cidunt, & anta fenefcunt. Diceua Saluftio . GIVNCO Capo XIII. Giunchi » figurati nella palude ; ed incalzati dal vento » portarono il titolo ; FLECTI- Ec MVR, Marino 41 326 Cedere MVk , NON FRANGIMVR; ed efprime giudi- Virtù fu- ciofa prudenza di chi à luogo » e tempo » cedendo » perai cò fupera gl’infulti dell’auuerfaria fortuna . Battifta Pit- tralti . tonicosì; È "sei delli Battifta Piega impeto divento » orrido, infano Pittoni Ciudihi inmolle palude e nongli fpezza; Cosìl’alma virtù percoffa è. in vano) Da molefta fortuna al male anuezza. 42 Altrideimedefimi giùnchi 3 inueftiti dal fof- Prudeza fio delvento ) feceemblema; colmotto fententiofo; TEMPESTATI PARENDVM . Eflendo gran parte di prudenza, il fecondareiltempo»e cedere alla fortuna. Focilide , citato da Lipfio lib. 2. dial, 8. de Milit, Focilide Memento Temporibus feruire y nec aduerfarier Auftris Quidio lib. 1. de Remed. Dum furor in curfu eSt » currenti cede furori » Difficiles aditus impetus omnis habet . Stultus , ab obliquo quicum difcedere poffity Pugnat in aduerfasire natator aquas è Ecclefiaf: Noli refiftere contra faciempotentis , nec coneris Ouidio 4.32. contra i0um fluuijy diceua l'Ecclefiaftico 4. 32. E Giufto Giufto Lipfio lib. de Vna religione. Honeftè cedit Lipfo qui tempori cedit. 43 A i Giunchi Scipione Bargagli foprapofe ; Innocen- HVMILES » ET ABSQVE NODO, e poffono n ; figurare vna anima femplice sed innocente» nella qua- ni le niffun nododi colpa firauvita. D’vn fimile concet- Sea to fi vale la Religione Francefcana,per inferire la Con- Chiefa cettioneimmaculata di Maria Vergine. Hac eSt vir- Francef- G4y Î qua NEC NODVS originalis » nec cortex attwralis culpa fuit.» i 44 Il motto che lo fteffo Bargagli foprapofe al giunco y poueroy sfrondato e miferabileg NVDVS Far dasè { ICET EX SE STAT quadra è perfona » che nel a mezzo è i più grandi abbandonamenti » fì mantiene €223. intrepida, edindipendenteda altri. S.Paolo 2. Cor. 2. Corr 4: q. 8. Inomnibustribulationem patimur » fed nonan- Quftiamur : aporiamar3 (‘cioè depanperamur {piega il Lirano )fed non deftituimar: perfecutionem patimury fed non derelinquimur - 45 Benchei giunchi fiano nella palude, pigliano ad ogni modo illoro aumento dall'aque celefti , ilche .. dichiaral’imprefade gli fteffi ; col cielo piouofo ; ed Gratia» ;l morto; CRESCVNT CONSPERSA DESV- diuina PER ; inferendoci che il vero aumento dci fedeli 7 e dell'anime » deriva più dal fauore della gratia y che dal- 1.€0r.3-7 le mondani operationi ; Itague neque qui plantar et aliquidy neque qui vigat 5 fed qui incre mentum dat — Deus 1. Cor. 3.7. Sant Agoltino Ser.4. de Verb. Apo- S-AgoPi- ftoli . Nos loquimur, fed erudit Deus : nos loqui- no murs fed Deus docet. Non enim beatus diétus eSt y quem docet homo s fed quemtu erudieris » Domine + Nos plantare poffumusy & rigare» fed DEI EST INCREMENTFM DARE. GRAMIGNA Capo XIV, 46 PD) Ervno ; che tanto più s'approfitti, quant'è più perfeguitato , ferue queft’erba » che portò il motto; QVO MAGIS DECERPAR ; la quale, come difle l'Abbate Ferro; NON SI STERPA GIA' MAI, CHE NON RINASCA; e tali ap- punto fono i vitij » che fe bene il fedele vi metteil fer- rod lazappa; per fuccidergli ye sbarbargli dal cuore, tornano à ripullulare » e lotengono in neceffità di con- S. Bernar tinue diligenze ; onde San Bernardo Parum eft ergo U Semel putalfe» fepè putandumeft, imo (fi fieri poreft) cana Vitio VERB E. Lib. X./ Satiperssato Semper quod putari oporteat(fi nondiffi- mulas) inugnis Ser, 48.in Cant. Anco il rimorfo di confcienza non può tanto acquictarfi, chenon riforga di nuouo. Tertull. ap. Lipf. Monic. polit.lib.2.cap.6. Confcientia poteSt obumbrari, quianon eft Deus; ex- Tertullia tingui non potefty quia d Deo eSì. no LINO (Capo XV. 47 N Ell’efequie di Monfignor Afcanio Piccolo- Ì mini, 1 Filomufi figurarono il lino y in atto d’eflere frantumato dalla maciulla, foprafcriuendogli; PESSIMVM DECIDIT ; dir volendo che nella In morte morte egli haueua perduta la parte men nobile di fe medefimo 3 lafciando caderealla terra il corpo. Im- prefa opportuna, ad inferire, che iltrauaglio ci toglie Traua-. 1 viti) dal cuore ; difcorfo di Giouanni Crifoftomo in glio vti» cap.s.Ifaia . Qui in medijstentationum procellis con- È DS Slituuntur» fi folertes admodumfunty& ftudioji, om- 7 esa nem focordiam abitergunt, & a fe depellunt . : 48. AI lino,dipinto frà i pettini di ferro, fù chi diede; ASPERITATE POLITVM; ò veramen- tecolLucarini; AT PVRGATVR; e parimenti in- fegnayche i trauagli,mandatici da Dioyfono ftrumen- ti per purgarci spulirci,edemendarci. San Pafcalio fopra le parole dei Threni 3.3. T'autumin me vertity Threa. 34 «& conuertit manum fuam così ; Vertit enim Deus 3 manum fuam tota die ; tantum vt fupra membra eiusy S. Pafca- qua colliguntur in virum perfettum, & menfuram®° plenitudinis Chrifti, vt ea excruciet emendet a & corrigatin prefentiarum dum viuitur, & conuertit Mortifi- parcendo » auxiliando in futuro, vt mifereatu. E cauone Sant'Ambrogio in Pfal.47.Dum ad perfeltionene fidei S- Ambre defiderant Dei famuli pernenire» commacerent cor- gio pus fuum» caftigando feueriusz & redigendo in mi- niSterium feruitutiss ne reprobentur &c. 49 Il titolo; FRACTVM PERFICITVR; foprapofto allino» figurato frà gli ftrumenti;che l’in- Traua-, frangono, ferue anch’effoyad inferire,chele incilioniy glio le feriterele piaghe, fono ftrumenti di pertettione all'anime; nei quali fenfi San Paolo 2. Cor.4.16. Licet 2. Cor. 4 îs qui foris eft nofter bomo corrumpatur stamen is qui *°- intus eft renowatur de die in diem; cioè come {piega + iui Sant Ambrogio ; Preffuris, plagis, fame s fici fri- "O"? gore nuditate caro corrumpitur ; fed anima fpe futuri® renonatur » , so Laveravirtù;e fantità, fimile al lino, che por- tò per motto le parole di Plinio lib. 19. cap. 1. SEM- PER INIVRIA MELIVS » quanto è più ingiu riata, e malmenata,tanto più fi raffina, e cretce di me- rito, ed eccellenza. Così Lodouico Alcazarin Apoc. cap.1.v. 13. Notat..Lr. Linumy (dit. Plinius ) femper ininria melius è Quod optimè exprimit y quantopere vera fanftitasy rebus aduerfisy arumuis y ac perfecu- tionibas augeatur ‘ i {i MonfignorArefio figurò Criftoycoronato di Crifto fpiney con l'imprefa deHino che paffando frà-i petti. £OFON2- ni di ferros poftaua il'motto'; PVECHRITVDI. 3° NEM COMPLENT ; col quale concetto s'accor- dano gli oracoli d’Ifaia 63.1. Gui eft ifte » qui venit Ia 63.1» de Edomtinétis veltibus de Bofra? Valde (peciofus eft in ftola fua; fopra il qual luogo Sant'Agoftino } Ser.178. de Temp. 4/cendebat enim cruoris rubore S.Agofti- perfufus, a trophais vietricibus laureatus. Pideruat "° celites cuniti Jpeciofiam vulneribus Chriftumy& ad- mirantes du ie diuine virtutis vexillay talibus concrepant bymnis & 0. ‘ 52 Illinoasbeftino » del quale fi telfono le toua» glie non foggiacealla voracità del fuoco ) mà con fe- creta Traua- glio Virtù ve Lodow. Alcazar creta fua proprietà » fopta di lui preuale ; che però fi ritroua col titolo ; INACCENDIBILE ; applica- bile è chi nel mezzo alle più proffime occafioni , non concepitce fuoco d'amore; così Scipione Africano , nella prefa di Cartagine , contegno intatta al fuo fpo» fo vna nobile, e bellifima fanciulla ; Xenocrate ; gia- ciuto tutta vna notte con Frine , femmina di ftupen- da bellezza stanto fe n'aftenne y-che colei giuraua d’- hauer dormito con vna ftatua sc noncon vn huomo; e Penelope , moglie d’Vliffe follecitata in abfenza del ‘marito, per vent'anni continui dall'importunità de gli amanti, non mai adherî alle loro sfrenatezze; che però Quidiolib. 3. Eleg. Quidio Penelope manfit (quamuis-cuStode careret ) Inter tam multos intemerata procos . 53 Oldrado Imperatore » alzando per imprefa vna dei di lino asbeftino» tutta circondata dal Sg tuocosle diede; TERGIT.NON VRIT» d.com*- petite altri differo ; PVRGAT NON CONSVMIT; "Santo effetti che appunto fuol operare il fuoco dello Spirito fanto sdallavixtà del quale è i cuori humani vengono purificati , non confumati. Sant'Ambrogio tract. in S. Ambro Symb.cap.21. Deusnofter ignis dicirur, fed viuussdi= gio uinus, & aternus quinan iftas materias temporales confumits fed conferentias peccaroram purificats & in fui charitatem corda noftra fuccendit. Così il fuoco Purga- del Purgatorio terge; e purifical’anime » colà giù re- torio legate ,nonlediuora. Ifaia 4.4. Si abluerit Domi- Ifaia 4-4» nus fordes filiarum Sion in fpiricuindicij ; & fpiritu 1. Cor. 3-ardoris. E San Paolo1.Cor.3.15. Si cuius opus ar- ni ferity detrimentum patietursipfe tamen faluus erit fic tamen quafi per ignem. 54 Marc’Antonio Colonna,parimenti figutò vna vefte:di lino asbeftino » che nel mezzo alle fiamme portaud il titolo; SEMPER PERVIGAX, infe- rendo intal guifa la fua militare generolità,coftanza, Sorisca erefiftenza. Seneca lib.2.de Tranquillit.cap.3. Quers» admodum quedam non poffunt igne confami,fed flam- macircumfufa srigorena fun > babitumque confer= uantyita fapientiscanimus folidus eft &c. LOTO Capo XVL 15- S Eine ftà il Loto» tuffatonell’acque del fiume Eufrate; ma conproprietà mirabile, e quando il Sole efce dall’Orientezil loto efce:dall'acque;e quan- do s’inalza al merigio, il loto diti*tamente lo fiegue ; e quando nell’Occafo trammonta, nell'acque il loto fi tuffa e finafconde. Pertanto fù fegnato col motto; EMERGO TECVM, ET COMMERGOR; è fia; PER TE M'ERGO, ED IMMERGO; Confor- tali i figliuoli, ed i fudditi, fimili al loto, conforman- mità —dofialleoperationi del Maggiore» che quafi tole loro Efempio fourafta » es'inalzano, es'abbaffano; alla virtù appi- de i mag gliandofi y od al vitio » come egli appunto è veduto gior — fare. San Girolamo Epift. ad Elrodor. Così con que- S.Girela- fio Vefcouo Ragiona; In te omnium oculi dirigun- » sury domus tua, conuerfatio tua ytanquam in fpe- cula conftituta,magiftra.eft publice difcipline; quid- quid feceris sid fibi omnes faciendum putant. 56 Il loto;che vfciua dall’ondeycol Sole in Orien- tey ed il cartello; EMERGO LVCENTE SOLE, Pietro riufcirebbe gratiofa imprefa » per la conuerfione di rauuedu- Pietro Apottolo ; il quale ad vnfol raggio del diuino to {guardo ; Conuerfus Dominusrefpexit Perrum. Luc. Luc. 23. 22.61. vfcì dal pellago della negatione ; Egre/lus foras 61. flenit amare: del qual fatto Nicolò'di Lira nella Gloffa Nicolò di Ordinaria. Inturu prouocauit ad.lacrymas , quafi in Lira mentem ci reducens,quatiens negauerat » quod ci pra- Refilten- za ui LINO ‘Cipo XV. 327 dixerat, NEC POTVIT IN TENEBRIS REr MANERE » QUEM LVX MUNDI RES, PEXIT. E primadilui San Leone Papa, Serm ‘9. de Pall. Domini. Dominus Lefus » qui intra pont:fi- 5. Leone cale concilium: folo corpore tenebatur » trepidatio» Papa nem difcipuli foris pofiti diuino vidit intuitu y & pa- uentis animum MOX VT. RESPEXIT ERE-®' XIT. Imprefa, che riufcirebbe molto bene in per- fona di fuddito » che fauorito dallo {guardo beni- gno » & buona gratiadel (uo Signore, efce di qual- che miferia . Ì 57. Dal Padre Don Ottadio Boldoniyfù figurato il loto in atto di tuffarfi nell'acque,mentre il fole ftaua ful tramontare » col-titolo;;; (TE. DVCE DVLCE MERGI che dimoftra quanto prontamente i fuddi- - tisediminori fieguano l’etempio de i maggiori,e che Efempio di buona voglia fopportano i mali, che da pertonaggi 4 1128 più qualificati veggiono fofferti.Seneca Troad. At&,4. 8195! © «Aequior cafum tulity & procellas , Seneca ;° Mille qui ponto partiter carinas vi ® Già. Obrui videt » Quidio 15. Metam. PIEDI, ___— Nec enim fortuna querenda ‘ Solatua eft ; fimiles aliorum refpice cafus , ° Micius ifta feres . Così San Giouanni Crifoftomo contemplandole ca- lamità , fopportate daaltri Santi 3a quella rimembran- za» &efempio con mirabile prontezza fi faceua in- contro à mille mali ; onde fcriuendo è Ciriaco. Vel couo , € rigguagliandolo della perfecutione.» ch'egli patiua da Eudoflia imperatrice, diceua ; Si pale feca- Gio: Cri- re; fecet: idem paffus et & Ifaiasy fubfcribam illi. form Si vult in pelagus me mittere » Ione recordahor» Si vult in cerseliia inijcerey idé paffi (unt tres illi pueri . 58. Lelio Lucarini; al loto, che fpuntaua dall’- 3 acque al primo raggio del forgente fole foprafcriffe; Confidé- DVM RESPICIS, DETEGO.R.; e mo- °* {tra la confidenza d'vn amico yin palefare i fuoi affet- ti à perfonayche con occhio benignolo fauoriua.. Se anco la pianta del loto, che fcopertamente li fàye- .. dere, mentreil fole con raggio caldo »,e.ridente la ci- mira,non feruiffe perefpreffiua d’yn.pouero penitenté, che fen’efce dal pelago delle fue colpe antiche , €, fi difcuopre à gli occhi del Padre fpirituale mentre qpe fticon effo lui fi ferue di maniere dolci, ferene y atfet- , . tuofe, non mai abbaftanza potendofi efprimere quan- to vaglia nei:cuori humani il raggio della beniguità,e della clemenza» Quindi ben contigliaua San Ambro- gio ib. 2. de Offic. cap. 7. Id agamus.vt omni - pla- S. Ambro ciditate mentis y & animi benignitate influamus in gio affeitum hominum . Popularis enim» & grata eft omnibus bonitassnihilque quod tam, facile, Wabatur bumanis fenfibus. Ea fimanfuseiudine morum » ac fa- cilitate animi, moderatione pracepti, & affabilitate fermonis , verborumque honore , patienti quoque fer- monum vice, modeStiaque adiuuetur gratia yincredi- bile quantum procedit ad cumulum diletionis + LVPINO Capo XVII. 9 YL Bargagli ad vn mazzo di lupini» rinferrati — i [ nelle ta fcorze foprapote le tiles Plinio Vindica- ,, lib. 13. cap. 14. AMARITVDINE.TVITVM » e iuo dimoftra che gli huomini vindicatiui ye pieni di fiele, edi veleno » fono più rifpettati » che quelli di matura dolce, e benigna; edanco sche cue fìritroua lamarez- Traua-, za deltrauaglioy iui è il preferuatiuo contra il morfvdi glio ci qual ti voglia vitio. Crifoftomo Homil, 66. ad Pop. Pieterva Dauidy quando mirabilis fuit y & gloriofus ® Nonpe 03: Cri- x £c 2 dum 19990 Ouidio Ae L ta Penitéte rei 328 dun in ientationibus fuit ? Abfalom autem quoad. fugiebatymonne modeftus erat? poftquam autem edito , & tyrannus s © patricida fabtusieft: ( 60 Sotge dallaterrail lupino, tuttobello, evigo- : rofo, beriche non coltivato con veruna affiduità > ne . condiligenza » al quale perciò fù fopraferitto; FE- Fat dasè RAXZABSQVE CVLTV ; idea di perfona ; che operi da fe medefima ; è fenza l'altrui ammacftra- mento» odaiuto + ì 61 “Sono di lot nattira amarifimi i lupini s ma n uando vengon tuffati nell’acqueyall’hora fi raddolci- Traua- ‘fcono; DVLCESCVNT); diffe il Bargagli, glio leua:g l'efperienza l'approwa; è non altrimenti; Peccati 1 peccati: maritien d nobis tollit:tribulationis aqua > feriue dei il P. Luigi Nowarino;'e4que Nuptial. num, 1006, " Ovetamente fe aqua è indicio di fapienza , ciò che Ecdefieh dicenal’Ecclefiaftico 15. 314qua fapientie falutaris iui rabit illum; come l’amarezza‘del Lupino fitoglie Tratta con l’acque; così le amaritudini del cuore afflitto » glio le- fono alleggerite » e diffipate dai configli , e da i dif Srouri corfì dell'huomoletterato » e fapiente. Lipfio lib. 2. Giuito Dial.7. deMilit. Rom, 276 lupinisaffufa aqna mace+ Lipfo ranturs mitefcunt: fic triftia molliuntur differta- tione » & lingua bominis eruditi. Con quefto con- Compa- cetto Zenone dimoftrò che l’allegrezza dei conuiti » gnia -toglieua le afflittioni dell'anima,poiche richiefto;Cur Dionig» cum effet natura feuerusy inconviuio tamen bilare- Laersio feeret, rilpofe ; & lupinum, quum fit fuapre natura amarum , tamen aquamaceratum dulcefcere» Laert: lib.7. cap.t.che poi foggiunge i Naturale eft cibo, — potuque rigato corpore, difcuti triStitiam * 62 ‘Advacampo;tutto copetto di lupini germo» gliati io diédi; -ARVA -PINGVESCENT, infeonandoci l'agricoltura sche i lupini ; qual vivo , concime , efficacemente concorrono'ad ingraffar le ., tette. Dottrina di continua praticata s ed anco da Plinio” “Plinio infegnata lib.18.‘capi14. Punguefcere hoc fatu ‘aruasvineafque diximus. Itague adeo non eget fimo» ‘vt optimi vicem reprefentet » Imprefa opportuna à Digiuno quei Santi, ché pi d’amari lapini ; così impin- “guauano ; etaddolciuno* il loro fpirito, quale San Carlo che viveva’ ; Solis qaandoque lupinis conten> ‘tus; Tali ancora i Giowinetti Ebrei Cattiui in Ba> ‘bilonia pafciuti di viliy e ruftici legumi riufciuano Pan.1,15 più che mai graffi, e belli; Apparuerunts dice il-Pro- età Daniele 1. 15. dopò sì fatto cibo, continuato per “dieci giorni, vultus eorummeliores, & corpulentio- fes preomnibus puerisy qui vefcebantur cibo regio. Mì frà quanti s'impinguaffeto; pafcendofi d’amatitu- dini; il primo vanto fidia all'anima Sacratiffima del Retientore, la quale altronde parewa, che mon riceuèf- Crifto fe più pretiofoalimento ; e più conforme alle fue vo- paiiente glieyche dalleignominieydalle contumelieye dalle mor» tr, Chefebene vna fola gocciola del fuo fanguey vni> to ippoftaticamente alla diuinità;baftaua per redime- re millemondi; egli di ciò non pagò, volle effere fpu- tacciato, fchernito) vilipefo, come.che quefte orrende amaritudini tutte feruiffero per ingraffarlo . Tertul- Tertulia lianolib.de Patientia cap.3. Tacco quod figitursin hoc no enim venerar ; nunquidtambn fubeunde mortietiam CONTU/MELIIS opus fuerat ? Sed SAGI- NARI voluptate patientia difceffarus volebat, Defpicitury verberatury irridetury fodis veftitar, fe- dioribus coronatur &c. 63 Conformità d'affetto , e dipendenza offe- uiofa inferifce il lupino » fopra il gale effendo figura» Confor- toiil fole , portaua il motto; CIRCVMMOVEOR mità TECVM, del che appunto ragionò Plinio lib. 18. Plinio cap.14. Cum fole quotidie circumagitur ; tale l'huo» mofauiotutto ftà aggiultato » c ratieguato nella di- * VERB E (Lib. X.. uina difpofitione s alla quale intiera » e totalmente adherifce , Epitetto in Enchirid. Semper magis volo Epiterta quod Deusvult squam quodego. Adiungars & ad- ) rebo illis velut minifters & affecla: cumilloap- peto , cum illo defidero, & fimpliciter , atque vno verbo ; quod Deus vylt 3 volo. MIGLIO Capo XVIII Erta Vedoua; che portaua nell’arme del fuo 64 Li; cafato il miglio vera cercata in moglie da vn foreftiero; che però vn cittadino sdileiamico y al- zò l’arme dell'itelta » colcartello; BARBARVS Ripulla HAS SEGETES? tolto da Virgil. Eclog.1.v.71. Impius hac tam culta noualia miles habebit ? BARBARVS HAS SEGETES? * Conla quale allegoria , 0 fia forma di dîre pmuer- biale » {piegò il Padre Lodouico della Cerda quefto luogo; Refpuis aliquem generum cui non vis dare Lodon. «filiam in matrimonium » dicastum; habebit barbarys Cerde meas fegetes? ORTICA Capo XIX. *Ortica fi ritroua col titolo; LEVITER SI TANGIS ADVRIT ; idea efpreffa di ru- ftico villano » che quando cortefemente fì tratta » mal fapendo corrifpondere con buon termine, offende chi gli è cortefe; la doue per lo contrario quand'è dura- mente trattato » modeftamente fi porta » ciò che di- ce il Proverbio . Vngentempungit , pungentemrufticus vngit. E dimoftra ‘altresì! perfona collericay ‘e facile; sanzi precipitofaài rifentimenti . Quadra fimilmente l'im- Risétitfi prefa alla familiarità donnefca , la quale ad vnleg- Donna geriffimo contatto, fcaglia fiamme difuoco. Sant- impura Antioco Homil. 18. Mas » & femina , fi ab inuicem s. Antie- femotius difparentar; neutiquam exardefcet ignis, ce d i fe femina propius admouerit » ignis con- flagrabit.- 7 © ; 66 Monfignor‘Arefio; offeruandochel'ortica , quando ftrettamente è premuta , non può pregiudi- care ‘è chi la ftringe 3 le foprapofe ; COMPRESSA Infoléza NON VRIT; talequalche perfona , peraltro mor- reprefla dace, e ingiuriofa : fe viene mortificata e repreflay lafcia di pungere, e d'offendere; e taleanco la carne, fe da not è caftigata» emortificata non è più così mo- lefta» 6 ricalcitrante. Il P.San Nilo Pareninum. 59. s Carnemtuamdebilitato bonis laboribus: penitus ve- S. Nile roeam non domarì poffeexiftima. E nel noitro pro- pofito efpreffamente il Camerario; ) Lediturismerito s paruum qui negligit boftem, Camera» Fortiter vrticas qui premit » ille fapit » rio 67 Vna mano; cheinatto di ftringer l’ortiche proteftaua di non riceuerne offefa veruna y e portaua iltitolo; NIL ME LEDITIS» fù di Monlignor Arefio yed efprime l’intrepidezza d'vncuore eroico» Intrepi® che incontrandocorraggiofamente le punture; le feri> dezza tese le morti, proteftaua di non riccuerne nocumento veruno; Tomafo Stapletone Promptuar. Moral.Do- _ min. 4. Aduent. nu.g. Acedianvelut vrticay in molli- Tomaf: tie remiffionis aculeum pungentem habet 5 multas Staplen tentationes adfert » fed attione feruenti compre/la» P/NGERE DESINIT + #E4 PVLEGIO Virgilio 65 + ®© PVLEGIO Capo XX. L pulegio » benche fia recifo » e legato in falci 68 I àitetti delle cafe, adogni modo » frà irigori dell’inuerno» tutto rinuerdifceye fiorifce; Onde il Pa- LE 69 Giouanni Ferro fimilmente al pulegio fopta- fcriffe; HYEME FLORET; ed altri il fece dire; DVM HYEMAT VERNO, e puòferuire per chi Vecchia intempodi vecchiaia opera fanta; e virtuofamente; fe ia vir anconons’applicaffe, à dimoftrarey come vuole Gio- tuofa vanni Dadreo yche nel tempo dell’inuerno ycioè delle .___ torbolenzeyicattiui , peraltro fempre fprezzati è ed Vitiofi huominida nullaye regnano,e fiorifcono nella felicità regnanti della buona fortuna; 7 pulegium ipfo brume die Gio: Da-florety cum marcent omnia : itarebus pelfimè vexa- dre tisyregnantmali,quorum inpacenullus eSt refpeltus. tit:Magi@tratus. * 70. *Monfignor Arefio,ad honore de i Santi Inno- centi , che fiorirono s mentre il rigore d' Erode traua- SS.Inno- gliaua » ed aggrauauala Paleftina » fece imprefa d'vn centi fafcetto di pulegio appefo ad vna parete » che fioriua; col cartello; IN DIE FRIGORIS, alqual moti- S.Agofii- uo applaudono idifcorfi di Sant' Agoftino Ser.10»de no Sant. in Append.71burè dicuntur Mart yrum floresy quos IN, MEDIO FRIGORE infidelitatis exor- 1ossvelut primas erumpentes Ecclefie gemmas que- damperfecutionis pruina decoxit . 71 Alpulegioschefiorifce nel mezzo al rigido in- . . .{uemo, fù chi diede; DVM COETERA LAN- Virnì fÀGVENT; fimbolo d’vn anima veramente virtuofa , i vitiofi che ritrouandofi frà i cattiuiynen lafcia d’operarfanta- mentesqual'appunto fi portaua Giobbe frà gli Vi ti Abraamo frà i Caldei, Lot frài Sodomiti, Giu- feppe fràgli Egittijz Daniele s Anania » Azaria, Mi- facle frà gl'Idolatri di Babiloniay Nicodemo frà i Rab- bini &c. 72 lImottofopraferittò al pulegio » che fioriua ; ET REMOTISSIMO SOLE; quadra » à chi non Operar folamente opera virtuofamente fotto gli occhi del w to,e veduto; mà che anco fiorifce nelle virtù, mefitre A PV L'É G 1.0 Capo XX. in fecre- mondo, mentre viue infaccia del fole» ed é offerua- . 329 dre Don Uttauio Boldoni, figutandolo fotto il fegno del capricorno, fegno del Solftitio hiemale, gli fopra- . pote; RECISA FLORET; idea della virtà,chefe Virtù e ne perfeguitatay e mal condotta, anco ne gli vltimi perfegui . abbandonamenti , produce nobiliflimî fiori. Pietro Abbate Cellenfe].;.Ep.4. riorum infeftatione lateffi Pietro Virtus bonorums aduerfa- A fi ° cal: Cellenfe orevernaty@® fruit u. viue ritirato » folitario » e da nifun altro auuertito è che dalla fua propria confcienza. Se anco non s'appli- È caffe l’imprefa à 1 Santi Martiri Innocenti»i quali fimili SS-Inno- al pulegio all’hora appunto fi coronarono co i pretioii SENU fiori del marcirio, quando il fole di Giuftitia » il Ver- . bo Incarnato allontanandofi dal clima della Giudea fi portò nelle regioni lontanifTime dell'Egitto. Nelqual fogetto diuinamente e dubica , e rifolue San Pier Cri fologo Setm. 153. Quid dicemus quod Rex ipfe » qui Pier Cri- fare debuitsfugit folusy & fugit monente patre? Fu- lg» gere iftud eft amoris intimi, non timoris ignauie. Si fietiffet Chriftas, baberet eos fynagoga filios » hos Ecclefia martyres non haberet . % : RAPA, RAFANO Capo XXI. eè quella, che alle rape fù da Plinio Gi attribuita, ch’elle nafcano;e riefcano oppor- tune ) ed atte al beneficio dituttiglianimali; Ante Plinîe omnia namque cunîtis animalibus nafcuntur lib. 18. cap. 13. feruendo veramente » e crude e cotte n alci- bo 3 e degli huomini, edeigiumenti, e dei polli yedei. pefci &c. erà hen paruemi,che la rapaycon le pa= roledi Plinio pofla dire; CVNCTIS ENASCOR, _ * alla quale partmente conuienfi; DAT OMNIBVS Benef- BSCAM. Proprietà cheinciafcuno de gli huomini feNz2 rauuifar fi dourebbe, ben dicendo pesi Ac tra re » chiamato il Filototo, nellib. che di fe medelimo fcriue lib. 2. Hominisnature conuenienseffe» vi om- Antonin nium bominum curam gerat ; e prima di lui Seneca Imper. lib. de Vita Beata cap. 30. z70c ab homune exisirur > vt profit bommibus» fi fieri poteft s multis : fin mi-, nus, paucis ; fin minus, proximis. Da i quali concer- tinonsallontana San Cefario Arelatente Hom. 35. Si diligenter attenditisyenidéter agnofcits, quod nullus Ee_3 nomi= |. 346 Plinio, à render le tape più grandi) e più belle; Nebalis & prumis, ar frgiore vltroaluntut'amplitndine mirabi= .X > li, ftimaiche alla rapa poreffe darfij} FRIGORE FIT AMPLIOR; perdimoftrare, chel'inima Trana- nofira quanto dairigoridei mali, e dalle miferie ter- Plinio Xx Rigore yrile quanto poffano i rigori difcreti. fione a leuare dal cuore dei vittofi la primiera afprez» za, eridurlo all’acquifto della virtù » ò della perfettio- ne, Dalla quale verità pertuafo; e Gioyanni Battifta là nel deferto Matt.3. 7. fgridauai Giudei con rigoro» Matt.3.7 fe voci ; Progenies viperarum » quis demonf(trabit vobis fugere è ventura ira? E Criftagtimilmente Matt.23, Matt.23:31. Fil eftis eorum , qui'Prophetaseccige- 3 I. ferpentes genimina viperarum; eciò fcriue Sant A- S..Agofi- goftind lib. de Peccatorum metitis. 7'tipfa afperi no rate verborum duritianicordisemollirent., ©. | 76 Serue,egliébenilveroyla rapa al nutrimenta humano; mà non può già negarfi,che infieme infieme ella non riempia di vitiofa ventofità le vifcere di chi fe K mecibasondete le padfopratcrivere :NVTRIT, ET INFLAT) idea del mondo ;il quale fe co i fuoitran- Médano fitorij beni porta qualche poco dicommodo e dibe> | neficio yreca ancora non poco di pregiudicio; e d'of- feta. Da Pietro Bercorio Redu&.Moral.lib.12. cap. 13 j.mi fù fomminiftrato il motiuo di quett'imprefa» mentre così egli fcrille . Eft rapa mollis & dulcis- corpus pre ceteris radicibus melius nutrit sinflatio- nem tamen generat . Talia funt mundi bona, qua li- cet (int dulcia »& licet nutriant corpus y inflatione tamen faperbia generant, & inducune. i , 797 -Quanto più la rapa, od il rafano ftà nella ter- ra: tanto più vi perde delle fue buone qualità ne riefce di giorno in giorno, epiù groflolana di mole » € più differtofa per durezzaged'intomma femprepeggiore; "în rifgaardò alla qhaleproprictà Hare Abbate Don Giufeppe Pallavicino le aggiunfe; ALITVR IN Retro- DETERIVS, idea di quetrozzi chein vece d’ap- cedere profittarli nell’Officine dell’arti , alle quali fi fono ap- piicati, ogni dî vanno deteriorando » riufcendo mai sÉpre più gofti, e più ottafi; od anco idea di quegli 1a- felici,che piantati in terra fertilese piagueyoue potreb- bero auvanzarfì con religiotì , e fanti profitity retro- cedonose la doue cominciarono Augioli,timili à Giu- Ingrato da finifcono in Dem onij. L’Ingrato anch'eflo é di tal fa;te,che quanto più riceue nutritiui humori ; c be- neficij, più diuiene ftupido, indurato, e difcortele RISO Capo XXII. 78 Enche da grauiffime perfecutioni fofffe dura- , B mente mattellato è edoppreifo non sò quale pertonaggio: eflendo con ifquitito rigore criticate alcune operationi fue 3 e riceuendo perciò numerole percofie; egliad ogni modo » lcuandoti la corteccia Pietro Fercorio na prudenteripren- rune, vos implete meufuram®patrum veftroruma; © VY ER BOI Dibi xi 7 * i 79 TL fempreuiuog che nafce sùi tetti delle cafe, I nelle ruine delle muragliez ed in altri luoghi aridi, e abbandonati, dall’Accademico Rugiadoto frà i Notturni di Bologna hebbe ;{ NOCTIS NON :FICIT HVMOR,,. dir volendo , che fe bene dalla terra del fuo talento» terra fterile, ed arida non poteuafperare alcuna felicità d’ingegno; egliadogni modo credeua d’approfittarfi con l'aiuto di tanti vir- Aiuto tuofì foggetti , che frequentauano quella nobiliffima A Accademia. Imprefa opportuna a chi dotato da Dio di tenerezza di cuore 3 con lacrime indeficienti inaffia Lacrime la pianta del fuo fpirito è perchè mantenga eterna la verdezza delle virtà &c. Dono ripartito è Sanv'Efrem Siro » nella vita del quale San Gregorio Niffeno dice- ua; Sicut cuniishominibus citra intermi(fionem fpi- Gregorie ritum ducere ef proprium ; ita Beato Ephrem alfiduè Nifens. lachrymas profundere natura quodammodo videbacur i infitum. Nulla quippe diesmulla nox nulla dici, no- 6tifque pars snullumque breuiffimi temporis momen- tum fuit in quo non vigiles ipfius oculi lachrymis confpicerentur profufi . TRIFOGLIO. Capo XXIV. 80 S Cipione Bargagli fegnò il trifoglio comle pa- role di Plinio; IN IMBREM ERIGITVR, fimbolo di coloro , che riceuendoi doni d’iddio » pu- Ingrari- gnano contra Dio, del qual fatto fi querelaua il Crea- tudine tore per bocca d’Ofea 2. 8. Ego dedi ei frumentum , 0,3. 2-8, & vinum y & oleum y & argentum mulriplicaniei, & aurums que fecerunt Baal; dir volendo) fpicga Origene Hom, 2. in Cant. Dedi vobis fenfum y ra- Origene tioneny quame Deum& fentire poffetis , I col:re: vos autem fenfum y & rationem, que in vobiseft è ad colenda demonia tranStaliftis. Serue parimenul’- imprefa ad interire la reiftenza, e naturale difefa , con Refiften- la quale ciafcuna creatura fì fpinge contra chi tenta 22 aggrauarla , òmoleftarla. Onde; Non folumtanrus ferit vnciscornibus hoflem » Propertio Verumetiaminftanti lefa repugnat ouis . diceua Propertia lib. 2. ad Cymthiam . 81 Il trifoglio cheall’eccliffarfi del Sole, tutto fi rimane infiacchito » e languente , colcartello; TVO In morte LANGVORE LANGVESCIMVS, fernì à nobile ingegno » perdimaftrare la triftezza de gli amici ad- Confor- dolorati nella morte del Cardinale Oratio Spinola; mà Mit puo - ZAFFERANO Capo XXV. (341 puòmolto benequadtit l'impretaad infinuare la com- (o 7 motionedi tutte fe creature è nel vedere da inortifera Lac. 33» Ecclilli aggrauatoil divino fole , poiche 5: Obfcuratus #5 eft fol; co velumtempli (ciflumest &reLuc. 23.45» come che al languirdiCrifto tutte parimenti languif- fero lecreature. N j Ò 1 ZAFFERANO Capo, XXV... 82 7 Nconformità di ciò;che del zafferano (@rivePli- niol:2.1. cap:6. Gaudet calcari, &ateri, pe- reundoque meltas prowenit.y fù alzaca in imiprefa la pianta di zafferano , cdl motto ; CALCATA VI- RESCIT; od anco ATTRITV MELIOR ; ed Trata- infegna» che col mezzo della mortificationes che ag- © glo= praua ifentis l'anima nelle virtà verdeggia , e di bene inmeglios'approfitta. Così ‘Gaffiodoro*topra le pa- Pfal.146 role delSalm. 146.3. Qui farar contritos corde, fcri- \ » Plinio è ua 3° ue ; Mirabile genus curationis edicitur: vt fi reftan- Caffiodo- i vol * nofmeti ‘ade 5 rari volumas: nefmetipfos viuatiffimò conteramus ; Sed ifta contritio ad redintegrationem pertiînet » ad ‘foliditatem deducit &c. mos 83 S'approfitta grandemente ilzafferano ymen- tre è calpeftato gie premuto + il'chedichiata iltitolo ; Perfecu» CONCVICATVM VBERIVS, è veramente ; uone> pvLICHRIOR ATTRITA RESVRGO , motti vrile roportionati, così all’anima del giufto come à San- S.Chiefa ta Chiefa, che prendono aumento di felicitàfrà gl'insU . fulti dei nemici,e le difpettofe depreffioni . Sant Illa- S. IKarie rio de Trinit.Hoc proprinm habet Ecclefiayvt DV M OPPRIMITYR CRESCIT » dum contemnitur proficit » dum leditur vincit, dum arguitur intelligit, & tune flat, cum (uperari videtur , 8 ui I ftia ,nafcondele proprie virtù, e parendo al di fuori huomo dozzinale , tiene infatti l'anima condita col fale della fapienza, ferue la zucca } nella quale alcu- 3 ni fogliono mettere il fale, col matto de gl’Intronati Virtù di Siena; MELIORA LATENT ; documenta nafcofta fuggerito da San Pietro di Damiano Ser. de S. Barba- Pietro ditiano ; OCCEFLTANDA SVNT ergo, fratres Damiano BONA, que agimus &c.eda Riccardo Vittorina. Riccardo inCant.p.2.cap. 29. Occultat bona fisa' dnimga devota, Wistorino vt laudes non audiat. Dottrinascome auuertîi Sam'Paf=) cafio lib. 2, in Matt. pratticata da i Santi Magi, alla vifta d'Erodes edel mondo tennero nalcofti 1 lot tefori,riferuandogli pura» e precifamente allo {guardo S. Pafta- d'Iddio. Suis apertisthefauris sei munera obtuliffe fo fcripturateftatur . Quo fatto magnum Religionis no- fire facramentum aperitur . Vnde THESAV- ROS noftros in via MINIME PANDA- MVS » donec tranfpofiti foli Domino deuoti ex re- conditis fecretoru cordit thefauris muncra offeramus. 85 Altriy figurando lazucca » aldi dencro tutta vuota,le foprapofe; MELIORA VT RECIPIAT; Elemofi- idea d’vn Elemotiniere » che fà volontario getto delle riero ricchezze temporaliyper divenire depofitario dell’eter- Pron me. Dum enim iuîi fey & fua pro Domino in pre- Viscorino fenti feculo rribuuntyin futura beatitudine, protran- fitorijs»& commutabilibusseterna poffidebunt,Vgon Vittorino lib.1. de Beftjs cap.31. Ed il Venerabil Be- da in Prouerb. cap. 12. v.27. Qui propriam pro Do- mino fubftantiam nouit difpenfare , remunerante ipfo oterrenis celeftia dona recipiet. 86 ‘1 Signor Nicolò Cancelliere » gentilhuomo ao] RESI a 4 il sare ’ NS Rea": N lodediperfona , ché perluatadalià mode Piftoiefe » che salla chiarezza della fua anticnilima | > profapia accoppia i mobili fregi della fapienza, e della Sapiéza gentilezzizad vna zucca efpofta à i raggi del Solead dininao dattò ilverfo del-Poeta; SECCATO IL SEME entra nel S'EMPERA! DE SALE ; dir volendo ».chequando £! in noi mancano le vanità mondane» tiam refi degni di ‘9° riceuerela Sapienza diuina; nel qual prapolico muoko, Dio, diccua il Ré Profecà Plalm.142.7. 27elosiner exaudi me Domine s defecit Spiritus mens, oue 1942n- sto: fi dichiara capace ; e degno di riccuere l'infulione «della gratia diuina > inquanto fi riconofce vuoto d'- digni terrena aff.ttione 3 nelqual luogoil divorifimo Agoftino, conmirabile delicatezza ; Jmplear me fpi- S.Agofi- initus tunsy quia defecit fpiritus meus. Ipfs eft canfa ”* vt cito exaudiass quia defecit fpiritusmens » Faft4s Sumviam pauper fpiritu, beatum me fac in regno, celorum «10187.» Scipion Bargagli, confiderando la zucca tutta piana ; elifeia, le foprapofe 3. ABSQVE:NODIS, Sincerità ET.RVGIS» idea di perfona ne Suoi cofì uni tacile, -fempliceged innocente » ne i quali fenfi il Redentore, ragionando di Natanaele:[oan.1,47.dicena Ecce pe- 10: 1, 47. rys Ifraelita,in quo dalas non eft. Ene iquali fimil- mente ad -honore del Santo Giobbe fi dice che; Erat 1ob 1.1. virile fimplexs&vrettusslobst.t.V7 famphostas ve- Gio: Pi ritatem quandam afferat » interpreta iui Giouanni red4 Pineda num. 1. omnis fulfitatis » & fimulationis ex- pertem . 1,88: niVia zucca à nuoto in mare ; fi ritroua col car- tello; ABLVOR » NON OBRVOR , inferendo Trata- che le tribolationi y le quali » in guifa d’vn mar com- 89 5190- moffo, contrae fopra di noi fi dibattonoy feruono più ca apurificarci,che a fobiffarci, più ad eftergere dal no- ftro cuore le vitiofe lordure , che à fuffocare con vio- lenza mortiferalo fpirito in mezz'al petto. San Gio- P|145.7 2%» Aagni£ rifaftomosg cap. s.Ilaiz; Quiin medijsten. Gir: Cri- «talionum procellis conftituuntury (i folertes admodum fre fune Ftudiofi, bmnem focordiam abftergunts & a _fe depellunt:> edi nuouo Homil. 66. ad Pop. Tanc ‘ANIMA PPURGATVR, CUM propter Deum TRIBVLATVR. 89. Alcibiade Lucariniconfiderando; chela doue neglialtri frutti la corteccia fuol gettarli nel letamaio» come affatto inutile à gli vli humani;quella della zucca fuol feruire a tenerui e fale » e vino , clegumi 3 e femi sda piantar ne gli horti &c. le foprafcriffe. E T 'CORTEX AD VSVMy fimbolo di perfona Perfona benefica » benigna , officiofa , che procura in mille ° ciola | guifedi ripàttire altrui vtilità e commodi, M per- quali” ache la corteccia , dell’opere efterne è vna imagine etpreffa ; potiam dire , che fi come la fcorza inaridita della zucca, benche priua de i fuai interni arredi fuole È feruire à beneficio humano: così anco il noftro etter- para no, che dimoftra modeftia, facilità, pace od ogn'al- prto tra virtù morale è concorre mirabilmente à renderne i noftri proffimi aiutati sed vtilizati , V°cilis ef pre- S- IHario fentia Sanétitimentibus Dewmy f(criueua Sane’ Illario in Pal. 118. 74. quia necefje eft profettum aliquem ex imitatione illius confequantu» , col quale concorda Sant Ambrogio Ser. 10. in Pfal. 118. lerifque iufti S.Ambro afpeétus admonitia carreftionis eft; e (ene videlifpe £*° rienza in San Luciano Martire » di cui Lorenzo Surio» 7. Ianuar. fcriues che anco tacendo y con la fola efter- na compofitione » ferenità di volto » modeftia , e gra- uità, rendeua perfuafi i gentili che lo veaeuano, à cre» dere accertatamente» che vno è e vero Dio quel tolo foffe, che da Luciano era venerato; ed adorato. go Della zucca fù fatto emblema » figurandofi tutta frondeggiante , cbella » falita fopra va pino col titolo; CITO' NATA CITO' PEREVNI, infe- Lorenzo urio 1332 inferendo quanto fiano labili e fugaci ibenry ele fe- licità «del mondo ) onde San Gregorio Nazianzeno fentelsbi2. NY bhe! ‘Felicitatem non ames3 gham fert dies; Nam QVOD DIES CONSTIRVXITy T:D'S0PEEPT DIES onpott mm low - Menidro e Menandro. Quam facilè cadune yquisfecunda for+ tuna vtuntur! Andrea Alciati, inherendo all’Apélo- pos fcritto da Pietro Crinito de bone$ta difciplina lib. 2.c.14: cd anco è quello di San Cirillo Apologimo- ral. cap. 14. nel fuo Emblema 125. rapprefentando anch’effo la zucca pampinofa,e bella, appoggiata all’- altezze d’vn pino; le diede il titolo ;' IN. MOMEN- TANEAM FELICITATEM; efpiegò ifuoi concetti in quefta forma; \ sie) Aeriam propter ‘creuiffe cucurbita pinum Dicitur, & grandi luxuriaffe coma: Cumramos complexasipfumq; egreffa cacutaeny Se praftare alijs credidit arboribuse Cui pinus: Nimium breuis eft hac gloriajnainte Protinus adueniet, que malè perdathyems. Ciril. “nei quali fenfi yedil Padre San Cirillo fopracitato ; Aleffan. Quod maturè crefcits cito decrefcit; ed. il Comico; «Effe non poteft celebre quod celeriter nafcitur: Frutkus effe diuturnus.) ac precox nequit è Felicità brevi Gregori D) Nazian. Pietro Crinito Andrea Alciati XXERB BU BI RITA S Fortuna} quem vaptim effertss raptim deftruit. guosAlla zucca» falita è frondeggiar fopra vn'al- Felicità beroeminenge y'altri diede le parole; IMMODICIS caduca è BREVIS:'AETAS, tolte da Martialechedilfe; :AMMODICIS BREVISC e? AETAS, Martiale & rara fenettus. i poichei beni della fortuna, quanto più fono inafpet- tatiy;e-grandi, ranto più fono fragilty € tranfitorij . Apolleédoto Comico Grecò ; citato da Gio: Tuilio Embl. 125. i, Habent perampla' dona fortune metumz © Apollode Perichloque non carent praluîtria; rova. Nec vlla celfa tuta funt mortalibus Qua enertere. vel inuidia, veltempus folets Felicitatis culmen vbi quisattigit. Giuuenale Sat.2. Jam nunc ad culmina rerum: Giuuena- IniuStos creuiffe reor ? tolluntur-in altums le Vit lapfu grauiore ruant . i rs Seneca in Thyejtej Quem dies. vidit veniens fuperbum 3 Hunc dies «vidit fugiens iacentem. Ben potendofi conchiudere» col detto fententiofo del Comico; 3 Clarius quofulfit ignisycitins boe extingwitur. Seneca Il finedel Decimo Libro. |!» > gita la DEL 333 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO VNDECIMO. PIIFOSRET Fiore c.1 Garoffano c.7 Marauiglia di Spa- Adone c.2. Gelfomino c.8. gna C. 14 Amaranto c.3 Giacinto c.9 Papauero C. 15 Campanello c.4 Giglio c. Io. Peonia c. 16 Dulipante tulipa- Girafole c.i1 Rofa cit no c.5 Granatiglia c.12 Viola c.18 Elicrifo c.6 Fiore Indiano c.13 Giardino AL, E“T-:0 RE Capo I, A fiorita amenità d’vn prato col motto; ST.ATIM LANGVET riefce vna bella imagine » così dell'hu- mana vita scome della mon- danagrandezza . Quanvalla vita, Sant'Ambrogio lib. 1, S.Anbr Hexaemer.c.7. _Hodie videas si adolefcentem validum,pubefcentis atatis virtute flo» Vita hu- *ew/em» grata fpecies fuauicolore ; craftina die , tibi mana facieyc> ore muratus occurret 5 e Dauide fucciata» P/al.36.2 Mente 5 Tanquam fanum velociter arefcent y & Grandez quemadmoduna olera berbarum cità decident , Plal, zahuma- 36. 2. Quant'alla grandezza 3Sant'Agoftino in Pfak na 103. Totus fplendor generis humani, honores y pote» S.Agoffi- fiates, diuitieyminay tumores» flos fani eft » e Sant' pi Ambrogio in Luc. 4 Aomentò cunéta pretereunty S. Ambra &r fepè honor feculi abijt antequam venerit . so 2 fiori d'vn prato pofti rifcontra alle ftelle d'vn Emil. ferenifimocielo, lana legnati coltitolo ; AEMV- tione LANTVR » NON ASSEQVVNTVR; idea di chi con tutte le diligenze mal può attingere l’eminen- za dell’altrai fomma perfettione , che non ammette arità veruna. Tuttii Santis poffono ben sì imitare hi patienza , l'humiltà » la carità, l'vbbidienza , la po- nertà se l'altre virtù, che quafi ftelle fplendettero nel miftico cielo dell’incarnato Verbo , mà non mai pof. fono vgguagliare quell'infinità d'eccellenza edi me- rito, che tuttele creature obbliga ad ammirarlescome inarriuabiliy che di lungo tratto oltrepatfano le no- fire ftudiofe fariche,e diligenze. Similmentele virtà morali » che ne gli antichi Greci 3 e Latini 3 fono cele- brate , di fortezza » dipatienza » di caltità, e fimili hanno ben si qualche fimilitudine can le virtù riuerite nei Santi Martiri, Confeffori, e Vergini, mà di tanto cedono all’eccellenza di quefte s di quanto la terra , e cli huominiterreni » fi difcoftano dal cielo , e da gli uomini celefti ; operando quelli ton fine puramente humanoydi gloria » e d'honore caducose tranfitorio, mia quefti con fine tutto elevato di feruirese d’vbbidi- | eito) re alla bontà fourana, ed infinita , per lecui glorie pu- gnauano; e trionfayano ; ciò, che diffufa , ed erudi» tamente proua il Padre Teofilo Rainaudo de virtuti- + bus, vitis lib. s.cap. 8. al quale rimetto il mio Lettore. 3 Aifioriy pofti in vn vafo fù foprafcritto; DECORANT, ET PROSVNT ; enon altrimen- ti le virtù » le lettere a ele varie eraditioni, portano Lettere quanto d’ornamento » tanto d’vtilità à gli eruditi, Giutto Lipfio Cencur, 1. ad Belg. epiit.39. Lureras Giufto fummum folatium, & veililfimum inftrumentum cen- Lipfio Jere licet bumana vita. 4 Vnvato di fiori, che da vnlato godeua lo fplen- dor del Sole e dall'altro reneua la nube piouente; col titolo; VIRIVSQVE AVXILIO; infegna » che nelle Città, Republichey ene i Regni 3 la felicità fiori- Giuftitia fces quando allaluce benefica sche il Prencipe diffon: e mileri- de nelle fue gratie, s'aggiunge la nube piouola de fuoi cordia caftighi. Sua Gregorio Mugno lib. 20. Mar. cap. 6. Circafubditos fuos ineffe Rectoribus dedety & inftè s. Grego- confolans mifcricardia, & più femens difciplina. Se vià Papa anco non fi diceffe, che alla luce della diuina gratia Gratia,e aggiunger fi debbano ifudori della noftra aperatia- coopera ne, accioche potfano in noi fiorire i beni tutti; che tione perdi Agapito £p:sÌ Paren. num. 2j. così avvertiva iuttiaiano Imperatore; Debes igisar cordacilfime Agapito Rexstamconfilio prudentiore, tum precibus ad Deum impenfioribusexquirere diligenter que mundo funt expeditura è i $ L'animanoftra, tanto riefce più vigorofa, men- tre topra dilei inondano i mali » quanto il fiore pren- de piu di lena, e di vigore » mentre topra di lui fî riuer> Praua- fa la pioggia, portando il motto; VPPRESSIONE glio rin VIVACIOR. Concetto di San Giouanni Crifofto- forza mo Homil. 8. in Matt. Sicut pluuia in terram defcen- Gio: Cri» dens elewat femina,fse € TRIBVLATIQ ANI- foftoma MAM intransy ERIGIF defideria.- 6 Alcuni fiori percofli dall’ombre della Luna eccliffata » che portauano il motto; TVO LAN. GVORE LANGYVESCIMVS, ternisonoà nobile Ing F.IsOvBeg: Lib'4X T. Amico ingegno s per dimoftrare l’afflittione de gliamicithel-” vero Ja morte del Cardinale Oratio Spinola. Ben dimo- Confor- {trandofila cordialità dell'affetto, in commiferare , e marfi compiangere è gli affanti dell'amico trauagliatoy quando inaltto non fe gli può fuffragare. Tale.Cu- fai, palesò letenerezze della fua affettione verfo il Rè 2.Reg.15 Dauide, mentre vedendolo fuggitivo; Occurrie ei 32 fciflavefte, & terra pleno capite 3,2. Reg. 15.32 . _. Nel qual argomento San Giouanni Criloftomo in Gio: Cri- p{al.7. Chufai vir probusy Davidis amicus » fuara in Sofomo* eum amicitiam perpetuò conferuauit: & cum nihil aliud poffet > lacrymarum affert confolationem &c. he 7 Il Padre Siluettro Piectrafanta, advn gore; figu- Religio- rato entro il lolco d’vn giardino, foprafcriffe; NON fo ritira- 4 [1B{ MELIVS, infegnando che il Religiofo non Lp: compare mai meglio-in verun luogo » che ne’ fuoi Chiofiri, e nella Chiefa, da i quali fenfi pare che non P/al. 91. fidilongafie il Profeta; «Plantatà in damo Domini yin ne atrijs domus Dei noStri florebunt. Pfal. 91.14. 8 ‘Ad'alcuni fiori io (oprafcriffi; VENENATA Piacer RECONDVNT, alludendo al detto di; Virgilio modano Eclog.3.v. 92. i Virgilio “Qui legitis floress & humi nafcentia' fraga Frigidusy ò pueri fugite hinc later anguis in berba ; inferendo; che fotto piaceri , e le voluttà mondane, fi nafcondono l’amaritudini; i veleniyele morti. -Ab- 4bfalon falone Abbate ferm. 38. Sub fpecie florum quando- sAbbate quelatent fcorpionesslacertes & ferpentes ) & dum volueriscarpereflorem»calcabis ferpentem. Si ergò delettat terecreatio floris terreat fufpicio venent; quia admodum fugienda eft deleîtatio , que periculo S.Girola--veneni comparanda eft. È S. Girolamo Epitt.57. ad mo Damafum.. Mibicredite , venenum fub mellelatet » 9 Advnfioreimpaffito che capo chino fe ne fta inva vato di vetro pieno d'atquasiodiedi; EX A L- TABIT CAPVT), parole del Salm. 109. 7. inferen- do quanto all’altrui follieuo vaglia quell'aiuto, che al- tri compatte, fiafi ò d'alimento è rinforzar il fameli- co 3 d diconliglio , econfolatione , à rinuigorire gli < . affannati; od anco applicandofi l’imprefa alla virtù Lacrime delle lagrime, opra delle quali ipeccatori infieuolitize ineruati ripigliano la primiera fublimità, ed effalta- ._ Rione» SanGirolamo Epift.29. ad Virg. Hermonen- S.Girola- (es: Petrum ter negantemamareinjuumlocemre- PI Stutuere lacryme . Così Girolamo Preti, mandando alla fua donna alcune rofe impallidite » e languenti 3 per! imagine di fe medcfimo 3 conchiudeua che con l'onda ò del pianto di lei, ò del tangue di luififareb- bero rauuiuate, e canta; i Ite in dono è colei pallide rofe, A cui l’alma donai fenza mercede + E poi ch’il mio penar non cura 7 ò crede; Siate del mio morir'nunzie amorofe. Vidi voi d’oftro già tinte ;\e pompofes D'oftro , ch'il labbro fuo forfe vi diede , Hora il pallor di morte.in voi fi vede, Imitatrici del mio duol pietofe . Dite (fe pur vi mira, e fe v'accoglie) Ch'io fon mal viuo e faròtofto efanguey Come voi, moribonde ; aride foglie . 7 E fell voftro color pallido langue; Ella rauuiui l'odoràte fpoglie 3 Bagnandoui nel pianto ; ò nel mio fangue. ADONE, Capo II. 10 NOI s'apre cri fiore ) fe non allo fpirar e Pili Aiuto «Girolamo Preti delvento, dal quale anco » ele frondicelle, ed'itemi fcofli cadono à terra; Onde il Ferro gli fo-, Bellezza prafcritte; TENVI DISCVTITVR AVRA; ta donefca lexdicafi ancortala mondana bellezza; tanto fragilà, chie ad vn foffio figuafta; che però bora Domitiano, cotne narra.Suetonio cap. 18. diceur.; Nec gratils Suetenie quidquamdecore , nec breuius; hora Sant Agoftino li:1 fade Ciuigrcap. 22.1 P atchritudo corporis d Deo S-Agoffi- quidem faftumy fed femporale carnale» infirmum "° bonum; ed horavn Poeta; “et: A L'oftro Viygace » el'oro,s af “Sarà pallido argento; De le perle il teforo "» Cadràqual, faglia al vento s PI E fiano in vri Momento, I Di. folchi © e di pruine ni A Arato»il volto 1 e feminato ilcrine. Là fteffa caducità offetua San Girolamo Epif.9-4 Sabinam de Diduit (emuan. nella fama si ed'honeltà donnefca; Tenera res, dicegli, in foeminis fama S-Girola- pudicitia eSty& quafi flos pulcherrimus, citò 2d'le- mo uemmarcefciò anram» lenique flatu corrumpitur; maximè vbi & etas confentit ad vitium, & maritabis deeSt anttoritas. i 11 Aquefto fiore altri foprapofe; BREVIS_. EST VSVS, imagine della vita humana pur troppo Vita hu- breue,emomentanea. S. Pietro di Damiano Opufo. 202 {G. cap:9. Humana vita varietas momentanea tem. Pietro di porum varietate concluditur vt & elati quique d'u- Damiano tins de fa profperitate non gaudeant , & ing'o:y fue deiettionis incommodum feftinanter euadant + ‘AMARANTO Capo III 12 Rorrei quefto fiore come ilvelluto ; du- ra perlongotempo, e quand’ancoè fecco» Gio: Bas - viffa Ma- rino fpruzzato con l’acqua ; rinuerdifce. Vn mazzo di quefti fiori col motto; NVNQVAM LANGVE.- Amor , SCIMVS, dimoftrerà affetti viui, e perfeueranti; e perfeue- potrà anco figurarci i gaudijindeficienti del Paradifo, rante quali San Pietro 1. 4. chiama; Hereditatem inconta- SCIMU- minatamy& immanefcibilemspigliandofisdice Corne- SIE lio à Lapide la metafora da i fiori d'amaranto,già che 1.Peer.r. Clemente Aleffandrinoyanch'effo lib:2.0.8. Pulchra. Clement amaranti corona illi repoficaeft, qui rettè fe gefferit > _gleg rei bunc floremterra ferrenon poteft ; celum folummo- >> > do eum ferre poteft. - 13 Nellamorted’vn amico» Bernardino Rota;fi- gurò quefto fiore tuffato nell’acque» perche fi rinuer- diffe» foprafcriuendogli il motto allegorico ; AT Inmorte LACHKYMIS MEA VITA VIRET, parole checon molta proprietà potrebbero porfi nella bocca della Maddalena; quale effendo prima affatto arida »ge Madda- {munta ; divenne poi, inaffiata conl’onda dellelagri. lena meyvn fiore belliflimo dél Paradifo . Mox vt lachry- Pietro di ma eruperint, fcriffe Pier di Damiano Opuf.13.c+22. Damiano protinus anima reuirefcity & tanquam arbor verna, auftri fomite recalefcens , redinino virtutum fuarun flore veftitur. ‘14 Advnoycaduto in pouettà yil quale col traffi- co del mare riforga allo ftato primiero , quadra l’im- prefa di quefto fiore , che porta ilmotto; VNDIS VIRESCO. L’anima noftra verdeggia » c fiorifce» mentre è rigata conla tenerezza delle lagrime ; ficuf Lagrime bortusyrecepta fuaui plunia, euidenter germinat y ita S.Grego- caro lacrymarum fiuentis rigata » bonorum operum., rio Papa & iuftitie germen emittit. S. Greg. in Plal.1.Pcenit. 15. Il Padre Don Vincenzo Gilliberti , im quefti fiori, che fe beney come di fopra io diffi y dal proprio celpofono resili;ad ognimodo durano verdeggian- ts AMARANTO Capo III. SS. Inno- ti, coloritiy e frefchi, figurò i Santi [nnocenti , facen- centi. done imprefa col motto; RECISA VIRESCVNT» Martii edà quadrante à tuttii Marriri, che fuccifi dal ferro det tiranni, verdeggiano eternamente ne i giardini del Paradifo » e nelle memorie di Santa Chieta è e che in tanto verdeggiano, e fiorifcono , in quanto fono da ingiuriofa mano colpiti elacerati ; ben dicendo Sant SAmbre Ambrogio lib. gin Lucam, Tolle Martyrum cerra- gio minaytulifti coronas; tolle cruciarus y tulifti beatitu- dinem : nonne tentatio Lofephy virtutis eft confecra» tio? Nonneiniuriacarceris, corona eSt caftitatis ? 16 Pervno, chefcacciatoy cd effiliato da i fuoi, f adogni modo non filatcia cadere inveruno abba fa- Pesiene» namento» mà vigorofo dura, e mantienfi,lerue quefto . fiore col titolo; NEC RECISVS LANGVET; Intrepi== motto che anco dimoftra l’eroica intrepidezza d'alcu- dezza niyche febene fi vedeyano tagliar d'addofto le viuc carni, e le vigorofe membra; non però loggiaccuano à languidezza veruna . San Gregorio Nazianzeno Epilt. 64. dopo d’hauer riferito l'etfempio d'Anaf- farco sla cui mano era frantumata nel mortaio, e cià fenza veruna turbatione del patiente, foggiunge: A/- Gregorio ter cumerusip(ifrangereturs velut in alieno corpore Nazione philofophabarurycitiufque crus perfrattum effe vifum eft, quamipfe vim doloris perfenfife + 17 Duraincorrotto l’amaranto ad onta delle più violente ftagioni ; e non fi gualta; NEC GELV, Perfeue: NEC ZASTV); ideadi cuore feruorofoy intrepido, e ranza. perfeuerante, qual era quello di Giacob, che amando Gen. 31, Rachele, benche;diemottuque aftuvrereturse” gelu. 40» Gen. 31.40. ad ogni modo non s’allentaua ne’ fuoi cafti, e feruorofi affetti ; ed anco idea di quei virtuoli, e letterati fiori, che dal tertileterreno , inaftato dalle Mafes vengon prodotti y i quali né per caldo ; né per gelo alterandati mai » durano eterni s che appunto di quefti Claudiano penfaua d’intrecciare vn'incorriti- bile ghirlanda al capo di Serena Regina » ghirlanda allai più apprezzabile de i diademi futi nell'oro: e di gemme; e di piropi diftinteye gioiellate; feriyend'egli de laude Serena; Dic mib: Calliope s tanto cur tempore differsy Pierio meritam ferto redimire Serenam? Vile putas donum folitam confurgere gemmis «Aut rubro radiare mari, fi floribus ornes Regine regina comam? fi floribus illis Quos neque frigoribus boreas , nec Syrius vrit Feftibus eterno fed veris honore rubentes Fons Aganippea Permefidos educat vida + CAMPANELLO Capo IV. 18 A L Campanello della notte » fiore così chia« mato , fù chi fece dire; EL MIO SOL; ES LA NOCHE; motto; che tutto è fimpatico Pfal.138 con le voci del Salmifta; & nox iluminatio mea ri. Pfalm. 138. 11.& è quadrante à chi amaffe donna Amante brunayedancoà gli Eretici sed altri vitiofi , che non di donna amano altra luce che la fofca, e la caliginofa &c. "i "DNRILI DAN TESO ba | TVLIPANO Capo V. 19 A! dulipante fotto i raggi del Sole , furona abfenzi A, aggiunte le parole Spagnuole; SIN SVS daman-- RAYUS. MIS DESMAYO.: cioé ; fenza i fuoi te fà lan- f2ggii miei fuenimenti ; e vuol dire; sio nol vedo, guire. mifuengo, affetti, ed effetti cagionati da vehemenza Claudia- no 335 amorofayia quale quando è priua dell'oggetto amato, languendo t) fente condotta à morte. Così Laoda- mia, nel perder la vita di Protelilao appreffo Quidio difcorreva ; At poftquamnec teynec vela fugacia midi; Et quod fpeftarem nil nifi pontus erat. | Lux quoq; tech abijt,tenebrifq;exanguis obortis Succiduo dicor procubuiffe genu » 20 1l Dulipanteyche fù introdotto à dire ; LAN- GVESCO SOLE CADENTE; è pure in terza perfona; LANGVESCIT IN VMBRA, rappre fenta gliaffanni dell'anima, qnando per forte refta priua d’Iddioye de fuoi gratioli influli. Sant'Ago- 4 ftino lib. 14. confelt. Scio quia mihi male eft pracer S-Agofti- te,non folum extrame y fed in me ipfo &c. Quadra ”° l’imprefa ad elprimere l'affanno , fentito dal cuore della Santifima Vergine, in vedendo il fuo Figlio di Cal tramontare nell'occafo della morte, del quale il Bea ro Amedeo Homil. g.così; Ineffabili dolore gloriofe 8, Ame peétus vrebarury & altiffimo pietatis raculo confof- deo fumextremas fpirabat inter anguStias ; e di nuouo ; Ibi marar y ibi dolor, ibi agonia ibi eftus animi , ibi incendiay ibr mors morte durioryvbi vita nontollitur, CT mortis anguftia toleratur è ELICRISO Capo VI. 21 Vefto fiore » diceil Lucarini, ftaccato dalla. O pianta fi mantiene; ADHVC PEREN. Indipena NIS; che però fignifica indipendenza, e dimoftra enza prouida virtù di chi sà mantenertfì frà gli altrui abban- Valor. donamenti. In que fto argamentopcosiin perfona del PrOP:10 fiore Elicrifa (piegai l'imprefa. Da le braccia materne Benche difgiunto iofiay +, Nulla fcema però la virtù mia. Più non riceuo il nutritiuo vmore p E pur fecbo il vigore ; E bella imago intanto altri mi fcerne, Di chi mentre da i fuoi polt'è in non cale» Da fe medefimo è foltenerfì vale . GAROFANO Capo VII, 22 Na pianta digarofani » coi fiori tutti varij V di colore fì ritroua col motto; IN QUVOS- CVNQVE COLORES, idea efpreifa de gli Adu» Adulato= latori» dottrina diffufamente offeruata da Plutarco re nell’Opufculo de Adulat. & Amici difcrim. Nel quale frà l'altre cofe così; 4 dulator ffabilem nullara Plasareo cumbabeat fuorum morum fedem s neque certum ali- quod viuendi delegerit genus fib: quod placeat » fed quod alteriy cumque alteri fe fe affingats atque ac- commodet , non fimplex e/ty atque vninsmodi, fed va- riuss ac multiplex &c. j 23 Sogliono le cannuccie de garofanis perche dal efo dei fiori non reftino fpezzate, od atterrate, effe» re foftenute da non sò quali intrecciature di vimini, che formano d’intorno alvafo gratiofa corona , della quale feci imprefa col motto : FVLCIT, ET OR- — X* NAT; idea della virtù » che porta ornamento è € fo- Virtà ftegno, ai letterati. : GELSOMINO Capo VIII, 2 Ogliono i fiori dei gelfomini,aprirfi ful tram» ? N) montar del Sole; onde ad vna pianca diquetti, Ouidio Abfenza d’Iddio dannofa 336 figurata co i bottoncini riftretti io foprapoi: VES- % PERE FLORET: idea delbuon Ladrone, che fiorì Ladron , nelle virtù della fede s della carità , e della cognitione buono d’Iddio, ful tramontar della vita. Può anco fignifi- Prudéza cartì in quefto fiore la virtù della Prudenza , la quale S.Girola- nella vecchiaia maggiormente s'auuanza; Ommnes penè mo virtutes corporis muranturin fenibus y & crefcente fola fapientia » decrefcunt cgteray diceua San Girola- mo Epift.2. ad Nepotianum, che anco foggiunge: Seneétus eorum, qui adolefcentiam fuam honeftis ar- tibus inftruxerume- atate fit dottiorsvfutritiory pro- cef]u temporis fapientior &c. GIACINTO Capo IX. 25 S! ritrouano i fiori di giacinto , fegnati col gr, motto: DE VVLNERE NATI), figuran- Martiri do efpreffamente i Santi Martiri ) che dalle ferite rin- . cauano l'eterna felicità della vita. San Bafilio Homil. S. Bafilio 17.in Plal. Nibil et quod cunétemini, ò homines, il- luftre hoc, & honeftum adire certamen y nec mortem perborrere: neque enimea eft corruptio, fed vite oc- cafio snon omnimodo deletio » fedad honorem preti ingentis tranfcenfio; eSeneca Epift.102. Intrepidus horamillam decretoriam profpice s non eft animo fu- prema, fed i pit Detrahetur tibi hac circumietta nouiffimumvelamentum tui scutis: detrabetur caros & fuffufits fanguissdilcurrenfgue pertotum;detrahen- turoffa» neruique, firmamenta fluidorum s ac laben- . tinm. Dies,ifteyquemtanquamextremum reformi- Fedeli das, eterni natalis eft. Tutti i fedeli ancora fono tanti giacinti, perche nati dalle piaghey e partoriti dal coftato facratiffinio del Redentore. 26 Il Padre Don Vincenzo Giliberti , riferifce il Macera- ejacinto col motto: ET PALLET; ET PLACET; tone che ferue a glihonori di perfona fobria; mortificata» 5. Bafilio emacilente. San Bafilio in Reg. fuf. difput. Interrog. 17.Vt optimus corporis habitusy & coloris bonitas pugilem aceteris diftinguitsfic Chriftianuma ceteris macilentia corporiss pallorque deflorefcens, qui coti- tinentia veluti adiunétus, & comes, indicio eft eum Chriftimandatorum verè pugilem effe, qui in infirmi- tate corporis aduerfarium fuum in luéta profternat. 27 Nella promotione dell’Illuitriffimo Signor Giacinto Orrigoni al ben meritato grado di Senator kegiodi Milano il Signor Carlo Rancati, figuran- doil fiore di giacinto y gli foprafcriffe: INSCRIP- TVS NOMINA REGIS; parole di Virgilio Eclog. 3. Dic quibus interris infcripti nomina regum Nafcuntur flores + ben quadrando quefto motto al Regio Senatore,men- tre ele fuppliche , che fe gli danno fono fegnate ; col titolo, e direttioneal Rè ; Potentifime Rexye le {pe- ditioni fatte da Senatori, efcono dalla Cancellaria, difpofte in forma regia; Philippus &'c.Efprelîe l’au- tore dell’Imprefai {uoi feniì così: Dic quibus interrisinfcripti nomina regum Nafcuntur flores? Mufa Maronisait. Carmina non veteri funt hac foluenda fybille, Talesnon flores Patria noftra colit . Scilicet în celfo florens Hyacinte fenatu » Nomina tuque ciues iuraque regis habes, Te decet inferiptis Regi dare iura libellis 3 Quodque fenator ages» ipfe Philippus ager. Sic ergo infcriptumregis florere Hyacintum Nomina; Virgilj Mufa canora fonat. Quadra l'imprefa ad ogni Criftiano, che porta ftam» ftato nelcuore il nome di Crifto Re de Regi. Seneca Virgilio Carlo Rancati FIORI Lib. XI. GIGLIO Capo X. 28 S Imbolo di purità e mondezza rara; e fingola- re,é ilgiglio, col motto: NIL CANDI- Purità di DIVS; imprefa opportuna à gli honori di Maria Maria» Vergine, che fuperò , co ifuoi candori » la purità di Vergine tutte le creature. San Gregorio Taumaturgo Ser. 2. in Annuntiat. 7° fanéta , omni bumana natura glo. Gregorio riofiorsac puriors fanttiorque effeéta es » ac niue qui- Taumes. dem candidiorem habens mentemyquowis autem aero» quantumuis probatoy purificatum magis corpus » 29 Delgiglio fcriue Plinio lib. 2. cap. 5. Nylli Plinio fiorum excelfitas maior, col quale s'accorda San Ber- nardo Ser. 70. in Cant. che chiama quefti fiori ; emi. S- Berner nentiainfloribus terre; Pertanto benà ragione por- e tò il motto; SVPERGREDITVR OMNES; ed anco; FLORVM MINIME MINOR; e di- moftra vna fublimità di perfettioni , e meriti» oltre Eminen- modo eleuata ; ed eccellente quale appunto contem- za di Ma plò nella Madre d’Iddio Sant'Epifanto lb. de Land. 112 Ver- Marieyche feriffe; Virgo e/t liliumimmaculatrum, fu- S'NE blimor Angelis fatta eft, fuperior ipfis Cherubimy& Sta: Seraphim,placésChriSto regi,à Deo in honorehabita""® tanquam ancilla digna y& Mater fanta , Mater im- maculata, folo Deo excepto cunftis fuperior exiîtic. E Sant Anfelmolib.de Concept. Virg. Nil trbi Domi- S.Anfel- na equale,nil comparabile. Omne quod eîty aut fu- mo pra te» aut infra teeft; fupra te folus Deus , infra te omne quod Deusnone$t . 30 A perfona » che accoppia alla purità dellavita _ la fragranza del buon nome » quadra l’imprefa del gi- Vitae» glio sche portò ilmotto; CVM CANDORE fama ODOR. San Gregorio mn Cant. 2. 2. adv. Sicut S. Grego- Lilium inter fpinas &c.così; Sola illa anima inlily ri° dignitate computatur s que à mortalitatis radice ad celeRè pulchritudinem affurgit,c& munditie CAN- DOREM corde, & corpore fibi ipfi cuftodity & proximos quofque bone opinions ODORE REFI- _ . CIT. Adhonore di Maria Vergine Pietro di Da- Maria» miano Serm. 3. de Natiuit. così; De fpinofa progenie Vergine. Indeorum natay CANDESCEBAT MVNDI- Diero di TIA Virgineacaftitatis incorpore, flammefcebat °""9 autem ardore gemina charitatis in mente, FL A- GRABAT palfim ODORE boni operisytendebat ad fublimia intentione continua cordis; in lei rauui- fando stome invngiglio » frà l'altre prerogatiue il ilcandoresel’odore. PerSant'Antonio di Padoa mi S.Anten. fecuij di queft'imprefa ; nel candore intendendo la pu- di Padea rità della fua vita, c nell’odorela fragranza della fua dottrina; poiche, come di lui fcriffe San Bonauentura; s. Bone Et vita floruit & doftrina. uentura 31 ScipionBargagli per la nafcita di Maria Ver- gine, figurò quefto fiore entro il fuo cefpo»col titolo; OETENTI, E CESPITÉ; inferir volen- Maria» do che febene ellatraffe la difcendenza da radice vi- Vergine tiata ; ella adognimodo compatue qual giglio s tutto Nata immaculato, c puro » San Bernardo der.4. fuper Salue Regina ; Licet Maviade patram natura vitiata per S-Bernar peccatum duxerit originem,pir.eeleîta tamen per Spi- *°. ritum Santtum , & preferuata. Ne folamente in Maria Vergine fi rauuifavna fegnalata nobiltà , e pu- rità, a differenza de fuoi aui; màtali prerogatiue anco in altri ben ifpeflo s'auuertono,poiche, come feriueua Seneca , citato da Lipfio Manudu&. lib. 3. differt.17. Poteftex cafa vir magnusexire: poreft & ex deformi Seneca bumiliquecorpufculo formofus animus, ac magrus . Lodouico Ariofto » con quefto concetto s introduce Rodomonte à biafimare il feffo donnefco » nel Can» to 27. GIGLI to 27. ftan. 121. facendolo dire; Non fiate però tumide ; e faftofe Donne, per dir che l'huom fia voftro figlio, Che da le fpine ancor nafcon le rofe, E d’'wna fetid’erba nafce il giglio. 32 Ilgiglio pauonazzo, detto latinamentetTride, ‘ Profitto perche ogni giorno vié più riefcey e foaue , ed odoro- fo, fù (cgnato col titolo; DIVTVRNITATE FRAGRANTIOR; e dinota virtuofo avuan- zamento , e profitto. San Gregorio Niffeno lib. de Gregorio vita Moyfis. Ita fe haberes vr ad vlteriora femper Nifen. in virtute s ac bono velis afcendere ; idipfum forfan bumana natura perfeEtio eft. Di San Villelmo Ab- bate ) mio Concanonico ; afferifcono le iftorie, che Offic.Can. aggregato alla militia Clericale » cum ad Chriflianam Reg perfetitonem anidiusinhtaret > foggiacque ad alcune perfecutioni de gli huomini empij, e fcelerati; A ggiù- gono » che hauendo introdotto la riforma de i Cano- nici Regolari nell'infigne Chiefa di Santa Genouefay egli con quella mutatione d’habito ; mutatus in vi- rum alterums cepit feruentiusire de virtute in virtu- tem» quotidiè fe ipfo perfettior enadens: poflcia, che; Crefcente fama eius fanftitatis , tù chiamato à por- tarli nella Danimarca, per ritormare colà non sò qua- leCmonica; e conchiude, che hauendo riceuuto vna riuelatione che gli reftauano fette giorni di vita » i quali in fatti furono fettanni , egli da quell’inftante toto reliquo vitefpatio corpus fuum fic affligebat, vt vita anteatta illins extrema comparatione delicata videreturs )ftic. Canon. Reg.6. Aprilis. Si che que- fto feruentiffimo Santo » veramente qual fiore di gi- glio tì faceua conofcere; Diuturnitate Fragrantior. 33 I fiori del giglio faluaticoy detto Hemerocal- Lisy non durano più che vn giorno; il che dimoftra il motto»lorofoprapofto; DIARII OMNES; òve- ramente; VNA Dik PVLCHRVM; ò pure; TOTA VITA DIES VNVS, feruendo d’efprel- Vita hu- fa idea ) così della noftra vita , come della mondana mana bellezza. Oratio 1.Carm. Ode 4. Orazio Vita sumabreuis fpé nos vetat inchoare longa. Et lib. 1. Epift. 4. : Omnem crede diem tibi diluxiffe fupremum. Bellezza E quant’allabellezza: Seneca in Hippolit. AR.2, humana Res eft forma fugax» qui fapiens bono Seneca Confidat fragile? E nell’Ottauia A&. 3. Florem decoris finguli carpunt dies. Quidio in fommalib.2.de Arte; Forma bonum fragile eft quantunque accedit ad annos, Fit minor s & [patio carpitur illa fuo . Nec femper viole, nec femper Lilia florenty Et riget amiffa (pina reliéta 10fa+ Et tibi 1am venient cani formofe capilli : Jam venient ruta ,qua tibi corpus arent. 34 Bartolomeo Rofli, ad honore di San Carlo» che dopo morte » ed efalaua intorno odore foauiffi- Reliquie mo di fantità, ed operaua molti miracoli » rifanandoy deSanti. e curando , figurò il giglio bianco » fpiccato dal fuo cefpo coiverbt; REDOLET, ED SANAT. Virgini- Maria Vergine anch'effa, qual giglio » ed efalava la tà di Ma- fragranza della caftità fuayà riempirne il Mondo; e ria reprimeua nell’altrui feno le fiamme ; e le debolezze della libidine; Deipara Zirgo, difle Dionigi Car- Dionigi tuliano in Cant. 22. Intuentium cordafic penetrauit Carsuf. fuaineftimabili caftitace virginea» quod d nullo potuit concupifci; imò potius extinxit ad horam illorum libidinem . 35° Quand'ilgiglio fi tocca, perde e la bianchez- za, el'odore : però tù introdotto è dire: GRADI- Ltdou. Ariosto. Ouidio S. Carlo O. Capo X. 337 SCO Gli OCCHI, E NON LA. Mave) . ARDITA : e più fuccintamente:; OCVLIS. NON Mode- MANIBVS: tale la modeftia donnefca » ben pud.et- ftia don- dere vedura, ed ammirata ) mà non permette fatrrui De!ca _ contatto. Lo fteffo dicafi dell’alerui robba ; ed anco nil delle cofe facres che potiono da Fedeli effere venenatie Cole fa- con gli occhi, e col cuore, mà nontoccate , fenza gra- "£ ue colpa . 36 Ideadellapurità verginale éilgiglio, qualefe . . , toccare s emaneggiar f1lafcia » fi guatta » e fete; ciò Virginità che inferì il motto; FOETET ATTRITV. San Girolamo benlo diffe: T'affuss & soci, rifus y & S-Girola- fibili » moriture virginitatis folent effe principia. E più diffufay e diftefamente il mio Concanonico Gio- uanni Mauburnoy nell’ Alfabeto 65. tit. 30. Membr. 2. facendo frà il fiore del giglio » e quello della virginità vnlongo ritcontro» frà l'altre cofe, dice , che il giglio : Integer INTACTVS fuauiter REDOLET', con- Gio: Maw fraîtus autem ,& CONFRICATVS, plurimumb»rn FOETET. Sic Virgmnitis inuolata,Deo, & homi- nibus redolet ; fed luxuria vitio confricata» aut fi- gnaculo fratto, infamia fetet. 37. Perche l’odor del giglio fidiffonde molto di — lontano, ed anco per molto tempo dura; portò ilti Virtù tolo: PROCVL, ET DIV, imagine di chi man- !Mmor- tiene longamente » e inremoti paetì la memoria delle tale fue virtù» ed eccellenze ; ciò che li vede in Paolo, Ago- ftino, Antonio, ed altri huomini Apoftolici; in Alet- fandro, Cefare, Scipione Africano &c. della fama dei quali fuona vn Mondo intiero , e fuonerà per fino che gireranno le celefti stere. San Bernardo nei pri- mi anni della fua conuerlìione » prouando nel fuo cuo- re grandi treddezze,& aridità di fpirito , pieno ditri- ftezza, e d'affanno acerbamente feco ftetfo gemeua : Cum jubitò fortè ad affatum , veleriamafpettum cu- S. Berna iufpram jpiritualis y perfettique viriy interdum & ad do Solam defuniti, feu abjentis memoriam fiabat fpiri- tusy O fluchane aquer & erant mihi lacryme ille panes die sac notte . Così fcriu’egli di fe medefimo Ser. 14. in Cant. conchiudendo; Quidrnam iftud 3 mift odor exbalantis vnftionis, qua erat ille perfufus Edeccol’odore della virtù» e della fantità » che deri- uando dalla vifta, & anco dalla rimembranza de i fer- ui d'iddio,non paifaua inyn momento,come auuiene nella tragranza de i fiori communali;mà quali fiore di giglio licrastondeua, e duraua; Procul , & di» 38. Ilgiglio,come auuertono il Ruellioye Plinioy é sì fattamente fecondo, che da vna {ola radice produ- cese mantiene per fino à cinquanta germogli; onde ben hebbe ilmotto, tolto da Plinio lib. 21. cap. f» NIL FOECVNDIVS. Bell'idea dei Santi Apo- ftoli, che partorirono à Dio popoli infiniti » e dei Santi Patriarchi delle Religioni, nva mai abbaltanza potendoli rapprefentare la mirabile tecondità d'va Agoltino » d'yn Benedetto » d'yn Domenico, d'va Francefco, d'vn [gnatioy &c. Mà perche 1 gigli lono propria integna der Ré di Francia, portata loro(come icriue Nicolò Cauffino Corte Santa, nella Dama, Di- uifione 6.) permano de gli Angioli: ti può dire ) che la fecondità di quelta Regal profapia non habbia al- cun'altra ftirpe che fe le agguagli; prefupponendo che inloro fia feguita la continua fuccellione du bar- ramondo fino a1 nottri giorni » che vuol dire » come computa Catarino Dauila lib. 1. delle Guerre culi dall’ Anno del Signore 419. fino alcorrente 1652. 39 Adhonore di Santa Cattarina Vergine Mar- S. Cara tire,che conuerti alla Fede di Criito ben cinquanta Pi- rina Ver lofofi, feruì vn giglio »con molki fteli d'intorno,ed il gine Mar motto » QVINQVAGENA PROLE FOECVN. &"° DYVM, cauato da Plinio, che nel lib. 21. cap. s+ del x bi giglio Apoftoli Patriar- chidire ligioni 3 giglio attefta che. Mihil eft' fecundiusyvna radice quinquagenos fepèemrttente bulbos. Nelqual argo- mento il Padre Andrea Biancolib, 4. Epigr. 27. ‘u@uinquaginta Sophos verbis Catharina perurgésy Dum probat effe vudes s fic facit effe faphos» gelo. Advn giglio» che fpuntaua da terreno defer- ' to; enon coltivato l’Arefio diede; QVID IN VI «-Profitto RIDI? Gratiofo argomenio per difcorrere ye con+ chiudere. Seil tale viue etemplarmente ftando nel fe- colo, che farebbe egli ne ichioftri? Sei Romani tan> to s'abbellirono delle viru morali ,ammeaeftrati dalla natura, che havrebbero poi fatto con la beneficenza della dottrina Fuangelica? Se Cornelio Centurione meritò gli 'encomi) de gli Angioliy mentre era anco Gentile, quale diuerra poi conuertitofi alla fanta Fede? l Delicata confideratione è quella di Pliniolib. 21. cap. . cheilgiglio dalle fuc proprîe lagrime » cioè è dire da alcune pretiofe gocciole s che da lui fcendono diftillando fia propagato je moltiplicato. Albalilia ijfdem modis ferimtur » quibus rofa: & hoc amplius lacryma fsa. Con quefta rifleflione il Padre Don Gregorio Brunelli mio Concanonico ne fece impre- fayanimandola con vnverfo pentametro; INCRE> MENTA SVIS ACCIPIT A LACRYMIS; inferendo chel’anima addolorata, e piangenteyin vir- tù delle fue lagrime fia promofla à felici ,egrandi au- uanzamenti; nel qualargomento Dauide Pfal. 12.5+5. P[.125.5 Qui feminant in lacrymiss in exultatione metent. Non douendo in quefto propofito tacerfila dottrina di Sant'Ambrogio lib. 2. de Peenitent. cap. 8. che il merito delle dirotte lagrime verfate dal penitente Da- uide foffero quelle che promofiero la dilui famiglia, e difcendenza à tanta felicità » ed altezza, che potefle frà i tuoi figliuoh, epronipoti annouerare la Signora del Cielo» la Regina de gli Angioli, la Madre dello s.dmbro ftetio Iddio; Dautd dicebat ; Lanabo per fingulas gio noltes leffum meum: lacrvmis meis ftratum meum rigabo. Erideò mermt vecxeius fumilia Virgo eli- gereturs qua nobis parta proprio Chriffum ederet + 41 {Signor Conte Annibale di Monteuecchio Accademico Diuelto frà i Fanefì y hà vn vaio di cri- ftalio, con acqua, e dentroui vn giglio ftaccato dal Perfene- fuo ftelo,e mezzo aperro;col motto d'Oratio; SER- ranza VABIT ODOREM); ed inferifce ch'egli haureb- be conferuata l’odorofa fragranza delle virtù »benche fi ritrovaffe lontano dalla patria »odin altra maniera anguftiato, e maltrattato; Quia mirum moneft > di- { rebbe San Gregorio Papa lib. 12: moral. cap. 14. Si S. Grego- quis bona inchoats fed valdè mirabile cft 3 fi intentio- rio Papa ne reliain bono opere perduret. Sant Ambrogio lib. I 2. deSpiritu fanto cap. 5. con quefto medefimo con- Crifto cetto esprime la virtuofa foauità, che fà d’intorno traf- appafto- fufa dul benedetto Crifto > all'hota quando veniva Plinio Andrea Bianco (pf < Plinio Pianto felicita Papa: angutliato» lacerato» fepolto. Flos odoreta funmy &T gio Succifasreferuary & concritus accumulat , nec qutl- Sus amittit. Ita & Dominus Jefis tn illo patibulo crucis nec contruus emarcuit » nec auulfas euanuit » & illa lancea punttione fuccifus,facro fpeciofior fefi cruoris colore vernauit . Indole 42 Idead'yngiouinetto,d’indole viuace ; e fpiri- nobile tofa,ches'auuanza da sé, e fenza l'altrui afiftenza; è Far da sè il giglio, figurato frà le {qualidezze d’vn deferto, col cartello; ABSQVE CVLTORE NITET, Im- Gio; Bat- prefa dell’Arefio,che direttamente quadra à San Gio» rifta uanni Battifta y che nell’età puerile » condattofi entro le cauerne dei monti, e nell'ombroto delle forefte , iui fenza la direttione di verun Macttro } s'alzò ad ottene- rechiariffime, e nobilifime eccellenze ; ed anco à San Paolo Tebano, che nell'età di quindici anni condot- FIO RI! LboOXL) toi all’orrore delle folitudini, ivi in digiuni yorationis meditationiydutò fino all'anno centefimo terzodeci- mo della fua vita ,mon mai havendo alcun Macftro 3 mà riufcend’egli ideayed efemplarede glialtri; detto perciò » Eremitarum anitor y & M agifter » Breuiar. Rom, 15. Ianuaf. i $ 43. Chel’educatione molto vaglia adaccrefcere, Educa- © e perfettionare quei fegnalati talenti d'ingegno, e di tione nobiltà, che fì portano dalla nafcita , lo dinota il gi- glio»chefebene é tutto bello perfe fiefio , {puntando i; da terra non coltiuata; ad ogni modo porta il titolo ; CRESCET CVLTVRA DECOR, Oratio lib. 4. Carm. Ode 4. - Fortes creantur fortibus Dottrina fed vim promonet infitamy Rellique cultas pettora roborant, Platone Dial. 4. deleg. Educatio,&T inflitutio com- moda bonasnaturas inducit. Et rurfus bonas natt- rasy fi taleminftitutionem confequantur ,meliores ad- hucy& preftantioresenadere fcimus. © 44 Comeilgiglio,con la pretiofità del (uo fugo attrahe»l’ape è deliciare nel fuo feno; e coa fecreta virtù rintuzza il veleno delle ferpi; onde por:d il moc- to; MELLIFLVAM. ALLICIT, VENENA- TAM _ FVGAT ; così il vero Prencipe deu» at- traheres con laclemenzazlamor de i popoli; econla terribilità del fuo potere » fugare incmici: Prizceps amorem apud populares ,metura apud holtes querat. Tacito 2. Anal. ap.Lipf.lib 2. cuil.doîtrin.cap.12. Non altrimenti fi porterà Crifto y nel giudicio finale, dicendo glivni: Venite benediéti Parris mei, polfi- dete paratum vobis Regnum&c. Matt.25.34 Ed a glialtri: Difcedite.a me maleditti in ignem arernum We. num 4I. 45 Nobile ingegno, per inferire che la morte del Cardinale Oratio Spinola Arciuefcouo diGenoa, era; Mortes feguica inetàacerba » figurò vn giglio fuccito dall'ara: Immatu- tro conlafcritta: ANTE DIEM, nel qual propo= 18! fito Monfignor Giowanni della Cafa ben diffes © Quetta vita mortal, che in vna, àdue Breui, e notturne hore trappalfa ofcura. San Gregorio Niffeno: Orat. de abitu Pulcherie; Gregorio così: Flos recens germinans, qui nonduna tarus è cu- Ufen biculo emicabat, fed iamtotus emicaturus fperabatar in ipfa paruayT imperfetta fui parte emicansdecen- tifimè : vt fubitò contabuit in vagmula! ve priufe quain ad incrementi vigorem proueniret y & vadique Oratio Platone Clemen- za, e ter- rore Cornel. Tacito Crilto «giudice Mastr.25. 34 Gio: della Cafa “cum odore explicaretur ipfe circun fe dif}luens in pulueremredigitur: nulli decerprus nulli plexas in " coronam : quafi quem fruftra natura elaborare? 46 Vnapianta di giglio » nata al cadere di latte piouente; fù poftacol motto » alludente alla fauola di Giunone: COELESTI SEMINE NATVM, per _. inferire la fapienzay chenon da gli huomini, mà dal Scienza Cielo direttamente fù inftillata nell'intelletto di Santa !Ntuta Cattarina Vergine Martire +. Gratia che fù anco ri- S. Catra- partita ad Alberto Magaozà San Tomafo d'Acquino, Tina Ver- alla Santa Madre Terefa » è Santa Cattarina da diena è 81% > ed alla Madre Donna Battifta Vernaccia» Canonica Marure Regolare»che da niffuno de gli huoinini , mà dal folo Iddio ammaeftrata,fcriffe ben quattro volumiydi fen- tì Teologici à marauiglia ricolmi. 47 Nel facro Tempio di Saronne, ilfior delgi- _ . __ glia, rileuato, e fublime fopra molt’altri fiori» fì ritro- Eminéza ua col cartellone; ET PROCVL A PROXIMIS, di Matia e dimoftra l’eminenza di Maria Verginesin gratiaed * !TS!S® ingloria, fopratutte lecreature; Malte file congre- Prow 31. Qauerunt diuitiasatufupergre[]1 es vniuerfas, Prou, 9 31.29. E San Gregorio Papa applicando alla divina. —_ Madre gli Oracoli d'Ifaia 2.2. Erd sn is * die- a ®-3- HS GIGLIO. Capo X, S.Grego- bus praparatusmons domus Domini in vertice mon- vio Papa tinm, conchiude. Monsquippe in vertice montinm . fuitsquia altitudo Maria fupra omnes fanttos refulfit. 48. Percheil giglio al di fuori è bianco, mà dora- to al di dentro. Montignor Arefio gli (oprafcriffe : ha, IL PIV' VAGO COLOR NEL SENO AC- Giufto COGLIE » è veramente ; PVLCHRIOR IN- TVS : ò como diffi : PRETIOSIOR INTVS:; idea d’vn animay bella al di fuori nell'opere fue efem- plari, ed edificanti, mà più bella al di dentro, peri ta- lenti della fapienza, e della cognitione d'I[ddio, ond’- eodorero hà fregiato lo fpirito. Teodoreto in Cant.2.2. Liligm cum exXterioridecore (plendet,tum aureum intus flof- culum continet . Talis eSt anima inftitia fplendore circumdata, & fpiritualem fapientia y cognitronifque donum in intimis penetralibus geftans. 49 Altroinon communicail giglio la bianchezza inargentata delle foglie » mà ben sì la dorata giallezza Donna dell'interno,che perdl’Arefio il fece dire; SOL DEL faggia, CHIVSO COLORE ALTRVI FO‘ PARTE; ma calta per donna faggia » che ad altri accomunaua i doni dell'animo yiliapere, l'affetto , ei più arcani fecreti della mente, mà non però lefue cafte, ed intatte cor- porali bellezze. Imprefache direttamente può accom- Lettera- modarfi ad vn letterato auaro » il quale fe altrui facil- to auaro mente riparte la tinta d’oro diquella fapienza, ond’- egli fi troua arrichito l'intelletto: non però per verun. conto vuol communicare à i proflimi alcuna parte di quell’argento, che fi troua ammalato nello ferigno. jo Algiglio parimenti foprapofel'Arefio; NON DISDICE A L’ALTEZZA IL CAPO CHI- NO; dir volendoyche ben poffono accordarfi la mae- Précipe ftà del prencipe coi tratti della fua benignità , e tene- benigno rezza. Giacomo Spigellio ad Pan.lib.1.cap.2 5. M4- Giac.Spi- gnîs viris landi dandirm, dum aut res, aut cafus tule- gelo. ‘rityfiad fordidametiam operam conferendam defcen- derint. Carlo Prencipe di Nauarra, anco alla più baf- fa plebbe non denegaua l’opere della fua mano; medi- cando egli le loro piaghe con non sè quali fecreti , che poffedeua . Aleflandro Magno fi pofe a rifcaldare con la real fua deftra vnpouero foldato » afliderato del freddo, tattolo prima federe sù la feggia reale. Traia- no Imperatore, entrava anco nelle pouere cafe à vifi Humiltà: targl'infermi. AncoiSanti, quanto più fono fubli- nei Sati mati da Dio » tanto più pieganoa gliatti d’humiltà Gio: cri- profonda. Giouanni CrifoltomoinIfai. cap. 6. Ta- foftemo les funtomnes Santtis fi quando quopiam cumulatio- re potiunturbonore , tunc demiffus fe deyjciunt ; ad bunc modum fe gelfit Abraam: fermonem enim fa- cienscum Deosfe vocabatterram, & cinerem&c. |, st Perlafconfitta sche fotto Pauia riceuctte l’e- fercito Francefe dall’armi dell’ Auguftiffima cafa d’- Auftria, reftando prigione Francefco I. figurarei vn giglio ammofcito » e languente ful ripiegato ftelo,col % motto: PERFLANTIBVS AVSTRIS, ben fa- pendofi che gli Auftri fono pregiudiciali à i fiori. s.Girola- Onde S.Girolamo ad Heliodor. M ARCESCEBAT mo proh dolor s FLANTE AVSTRO LILIVM, & purpura viola in pallorem fenfima migrabat. Fatti più 52 Huomodipocheparole,mà di moltifatti può che pa- rapprefentarfì nella pianta del giglio » che hauendo le role trondi del {uo ftelo affai minute è produce poi nell’al- tezza del gambo, vn grande » vafto, e maettofo fiore, del quale diccua l’Arefio; APPO' DEL FIOR; Giufo —PICCIOLE SON LE FRONDI. Faciamusbe- Lipfo nignus, quam dicimusyfcriucua Liplio lib, 1.de Con- ftant. cap.12, & manum potins egeno, ant lapfò por- rgamusy quam verba. E prima dilui San Nilo in Pa- S.Nilo reenef.nu.4. Iuftitiam MAGIS OPERE, QUAM VERBO cexerce. 9 53 Chealcuni;odorandoil giglio’, patifcano do- lor di capo; ciò è diffettoynon del giglio,mà dell'altrui mala qualità, e debolezza. L’Areho dunque figutan- Virtnofé do quefto fiore è il fece dire; SE SFESSO IN. intidia COLPI, CH'IL MIO ODORE ANNOIA; e to tanto anco può dire vn virtuofo » mentre da ali emuli é inuidiato. Con quefto fentimento San Paolo 2.Co- rinth. 2.15. diccua; Chrifti bonus odor fumus Deo in ys qui falni fiunty & intis qui pereunty nel qual luogo Sant'Agoftino lib. 2. Quaft. fuper Exodum. Nor dixit Christi bonum feodorem effe ijs qui falvi fiunto "° malum autem ijs qui pereunt, fed tantum bonum odo - rem fe dixit. Hi verotales funt, vt & bono odore pere ant fecundumfui cordis qualitatenm. E dinuouo cis peg 44. Nondixit bonus odor in is qui Salui fiunts & malus odor intjs qui pereunt fed quod ad nos attinet bonus odor fumusy & in ijs qui faluo fiunt y& intysqui pereunt. Saluum fieri hominem bono odore non eSt improbabile, neque incredibile . Perire autem hominem bono odore, que ratio ef ? Dicam fratres. Ecceipfe Paulus predicabar Euan- geliumymulti ilum amabant Predicatorem Emanze- lijymulti inuidebanty bono odore peribant. E fuccin- tamente il mio Vgone Vittorino in quefto luogo Que. 4. A poffols non erat niftodor bonus, & ta men hoc odore bono alij moriebantur, ideft occafionem per inuidiam fumebant . Così anco i Sudditi inquieti, & inofferuanti , mentre il Prencipe » il Giudice , ed il Prelato conretto zelo » ed equità verfo di loro proce- de,ed effi fe ne chiamano offefì , deuono dolerfi dilor medefimi, edincolpare la propria loro imperfettione» enon querelarfi dell'alerai rettitudine » integrità, ed innocenza. 54 Non fogliono aprirfi i fiori dei gigli, fe non quando le rofe di già fono beniffimo fiorite. Con quefta ofTeruatione Monfignor Arefio , per yn Secre- Secreta» tario » che portaua nell’arme il giglio, e che attual- rio mente feruiua adyn Cardinale s figurò va giglio chiu- fo, vicino adynarofa, mezz'aperta, col verfo; SE TV NON BEN APERTA , IO SEMPRE CHIVSO. Oratiolib.1. Epi. 19. «Arcanum neque tu ferutaberis vllius vnquam, Orazio Commiffamque teges . Ifocrate ad Demonicum . Diligenzius ferua verborum Tfocrate quam pecuniarum depofita; e Salomone Prouer.2 5.9. Caufamtuar traltacum amico, & fecretum extra- Prow.25. neo non reueles . 2 f5 __Vngiglio piantato nel mezzo alle (pine heb- be; PER ANGVSTA AVGVSTIOR; idea della virtù, che riefce tanto più gloriofa s quanto più traua- Virtù gliata, e anguftiata Quid. lib.4. de Trift. Ardua per preceps gloria vader iter. Heftora quisnoffety felix fiTroia fuffet ? Publica virtutis per mala fatta via eft. Que latety inque bonis celfat non cognita rebus Apparet virtus, arguiturque malis. VZIRTVS languetnifi exercearursdifcorto del Bea- to Lorenzo Giuftiniano libro de Cafto Connubio c.6. LACESSITA autem CRESCIT - Quis uf Lorenzo ficienter narrabit ad quantum perfettionis culmen Giuffin. fanétun Iob euexerit tentatio ? Prius foli Deo notus eraty prius virtus menti inerat tanquam nouella plzn- tatio; poft probationem vero, velutingens arbor pro- ficiens,& in alto foras eretta cacumine. omnem fua viriditate letificanit Ecclefiana + 56 Adbhonoredi Sart' Antonio di nuto irà le fqualide orridezze de i deferti, figurai il glio, circondato di fpine col foprafcritto. tolo da neca Epilt. 4r. SPECIOSVS EX HORRIDO, interendo che quelle feluagge orridezze feruivano a Ff 2 fare Vegon Vistorino Giudice retto Onidio Pado, tratte- " oj- Antonio de. di Padoa Xx Cei 345 fare ia maggiormente la virtù, il merito y l'in- .. nocenza di quel gran Santo. Gregorio Nazianzeno @rezorio Exhortat. ad Virgin. molto opportunamente. Sor- Nazian. didamveftemtuamycomamque fquallidam magisre» uereorsplurifgue facio quam margaritas, veStiumque fericarum elegantiam . Egregiusflos verecundia;ma- gnums ornamentum pallor » textura infignis vìrtutes unt» f 57 Ilgiglio fràle fpine, col titolo; MAGIS REDOLET), rapprefenta la bontà diuina » che quanto è più ingiuriata , tanto più foaue trasfonde la Bontà di pretiofità della fua gratia) è beneficio de i peccatori ; uina . _ efprime altrefi quefto motto le prerogatiue di Santa S.Chiefa Chiefa; che circondata dall’eretie, fpira d'intorno l’in- Giufto Or corrotta fragranza della fua fede; H erefesfpinis com- &elitano parate, corrumpentes » Cd corruptibiles perdocentur. Quam corruptionem Ecclefia nefcityque liliorum (in- ceritati comparata,vltro citroque redolety ac refplen= det Giufto Orgelitano in Cane. 58 Vnanimafanta, che ftimolata al male, man> tienfi intatta ben può rauuifarfi nelgiglio sattornia- to dalle fpine coltitolo ; FLORET Il LA&ASVM; ò Corona veramente; SVRGIT ILLAESVS, imprefa, cheil tione di Bargagli applicò alla coronatione di Crifto. Mà in Crifto noftro propofito Vgon Carenfe in Cant.2.2. Anima Vson juter aculeos carnalium concupifcentiarum integra» Cardine inter pungentes folicitudines illafas inter malignantes bona; inter diffidentes pacifica quid aliudeSt quam lilium inter fpinas ? — NATO 59 Lefpine,checircondano il giglio, ben poffo- no pungerlo, mà non però ne fuffocarlo perche non crefca, ne offafcarlo , fi che i fuoi candorinon compa- iano con gloriofamoftra ; Tanto dichiara il motto ; . < NEC SVFFOCATVR 3 NEC OFFVSCATVR. Virtù pe Tale la virtù» circondata dalle perfecutioni, non perde feguicata ne de ifuoiayuanzamenti, ne de i fuoi honori. El'A- nima cara à Dio, per quanto contra di lei cofpirino i maligni procurando d'opprimerla 3 à d’ofcurarla ’ punto però non ifmarrifce de i fuoi nobili, e gloriofi pregi. Quindi Vgon Cardinale fopra le parole Cane. Cant.®.2, 2. 2. Sicut liliuminter fpinass fic amica mea inter 7gon filiasydifcorre: Contebernio fpinarum coninnxit no- Cardito “men amice. Etne minus decoram fe crederet ex [pi- narum punttionibus ; ideò nominat illam lilinm inter Spinas, quafi dicatynec amoris gratia » nec odoris fra- grantia, nec decoris vernantia minuitur in (ponfa, vi- cinitatey aut punftione fpinarum > fed potius augmen- igtur 6o Perinferire, che il Marchefe Pier Francefco Malafpina » feruì d’Aio ad Odoardo Fatnefe Duca di Parma, mentre era giouinetto , fù fatta imprefa d’vn giglio, tolto dall’ Arme Farnefe, circondato dalle fpi- ne Arme del Marchele; & foprafcrittagli: DONEC ADOLEVERIT. Non altrimenti ogni giouinetto, quafi fiordi giglio da gli aculei d’vna rigorofa edu- catione deue ellere attorniato » e ftimolato; Paren- Francefto tesy dicena il Padre Francelco Mendozza in 1. Reg. Mendoza cap. 1. Annot, 12. Se&. 1, aculeatis preceptionibus debenr filios erudire » ne @ vitijs obruanter. Hec enim pracepta (pineta quedam funt , quibus inclufi flores non lacerentur » fed muniantur ; e Sant Am- brogio parlando dei documenti paterni Serm. 22, in Pfal. 118. Salubriter » fcrifte ifta compungune ; Sti- mulant iftaymon vulnerant. 61 Nell'infigne Tempio di Saronne, per fimbolo Concet- di Maria Vetgine concetta » é figurato il giglio » cir- rione di condato da fpine , col cartello; AVGENT INDE- I CORA DECOREM; ol qual corpo d’imprefa SIE allude alverfo dei Sacri Cant. 2.2. Sicut lilium in- CAnt2,2, » ; ; : ui ter fpinasa fic amica mea inter filias ; e vuol inferir Educa- tione enesdieyac notte; e Cafliodoro anch'effo in quefti + FIORI Lib, XL l'imprefa, che i diffettiy ele colpe s onde tutte le crea- ture compaiono mancanti » pofte al rifcontro della Diuina Madre » fanno maggiormente comparire le glorie della fua purità, fempre ftuporofa, ed intatta: Nam ficut mirabile et inter fenticola, & ferrugineay Paolo liltum vndequaque formofum, & blandulum, <& Serloge cand:dulum prodire : fic tupendum fuit corrupta ge- neris bumani maffaycunttifque (pina originalis delitti tranfuerberatis, Mariam abfque neuo concipi. Pao- lo Serlogo in Cani. Veftig.18. Se&.1. num. 8. Qua- Compa- dra l’imprefa ad honore di perfona, che viue giufta gnia cat- frà gli fcelerati. Poiche , comeben dice San Bernar- titia do Ser, 48. in Cant. Non mediocris titulus profettò 5. Bernat vittutis , inter prauos viuere bonum y & inter mali- gnantes innocentia retinere candorem , & morumle- nitatem - 62 Chi rende beneper male, puòrapprefentarfi “ nel giglio, quale attorniato dalle pungenti fpine, reca Benefi-. ornamento, ed honore à quei dumi , che lo trappun- De. gli ono;e paruemiche fe gli potelfe fopraporre; COM- HENMCI VNGENTES ILLVSFRAT, mi fuggerì quel@X imprefa San Bernardo fopracitato . Liluem ipfus vti- S- Berner que pungentes fe (pinass candore proprio iltuftrare, & do venuStare non ceffat» Annon proinde luumtibi vi- detur implere quodammodo Ewangely perfettionem, quaorare tubemur pro calumniantibusy® perfequen- tibys nos, benefacere his » qui oderune nos? Erzo & tu fac fimiliter &c. 63 Adalcunigiglifpiccatidallorcefpo fù fopra- ,.. pofto : ET AVVISA FLORESCVNT, e non Virtù _ altrimenti nell'’efequie di Rannutio Primo Duca di evi Parma fù figurato vn giglio » col cartello; ET RE- 1! CISVM VIRESCIT; imprefe » con le quali s'infe- rifce che il merito, e la virtù de gli huomini fegnalati, fotto la falce ed icolpi della morte, più che mai rifio- rifce, e verdeggiay potendofi anco addattare ad efpri. mere la rifurrettione dei detoatiy della quale metafori- camente Giob 14.7. Lignum habet (pem, fi PRA Toh 14.7. CISVM fuerityrufum VIRESCIT &c. Nei funerali di Vittorio Amedeo, Duca di Sauoiay il Padre Luigi Giuglarisy per inferire » che Madama Reale, Chrittiana di Francia , rimatta vedoua ; fi pa- {ceua di quelle lacrime, ond’era abbatuta,e fommerfa» figuròvn giglio » fopra del quale riuerfandoti molte pioggie» feruiuano , ed a nutrirlo , e ad aggrauarlo, ; il che dinota il motto ; INDE ALOR, VNDE Lagrime PREMOR. Concetto fondato nelle Sacre Scritture, nelle quali fi chiamano le pioggie delle lagrime ali- menti dell'anime ; Fuerune nubi lachryme mea pa- Pfd. 41. Rifurrete tone fenfì; Fletus eft cibus animarum » corrobaratio fen- Caffiodore Sunmyrefettio mentiuna. GIRASOLE Capo XI. 64 Elle porte di bronzoyonde s'adorna il Duo- N mo di Pila, v'è frà l'altre imprete, il girafo- le) ed inlieme con quefto il fiore loto,& il fiore india- no,detto l'occhio del folestutti figurati in atto d'inchi- narfi al più nobile pianeta colmotto;FLECTENTES Adora- ADORANT; inferendol’adoratione,che i Magi tione de diedero al Saluator Bambino » dellaquale San Matteo ! Magi 2.11. Procidentes adorauerunt eum. Eben auuerte asers. 2. l'Euangelifta, che i Magi precifamente,enoni Palto- 11. ri, inchinandofi fino a terra, adorafiero [ddioypoiche la doue i Paftori huomini innocenti , e giufti poteua- no venerare fenza proftrartì si Magi per lo contrario; fcriue Sant Agottino Homil. 9. de Epiphania. Afagi S.Ageff- multis onerati peccatis fubmiffius imdulgentiam re- na qui- GIRASOLE Capo XI. quirebant, O veramente: s'inchinarono i Magi, e non i Paftori; poiche eflendo huomini fapientiffimis quanta maggiore cognitione haueuano de i diuini mifteri » con tanta maggiore humiltà fi portauano ad inchinare Iddio ; ò pure de i Magi fi fcriue » che s'in- chinafferoy e non de 1 Paftori; perche in quelli , come in perfonaggi nobilmente educati doucuano rifplen- dere i terminidella ciuiltà,e della buona creanza, i quali difficilmente ingente zotica y ruftica , e villana foglio- no ritrouarfì . 65 Amore,vnicamente ad vn folo oggetto affet- Amor tionatoy e ftabilmente coftante » dimoftra il girafole» vnico ; € riuolto nel bel lume del giorno col motto: SOLI» perfeue- ET SEMPER. San Bernardo Serm. 39. in Cant, tante O amor pracepsy vehemensyimpetuofe, qui prater te S. Derndr 1; Ò : sdi : aliud cogitare non finisy faftidis caterascontemnisom- nia precertes te contentus: E Riccardo Vittorino de Riccardo Gradibus Charit. cap.1. Solus Chrifti amor eft » qui Vistorimo ridentisy & irridentis fortune impure blanditias (per= 67 L'Abbate Don Ercole Salatolo » figurò l’eli- tropio » cheftando fiffo nelSole , fi proteftaua, che non nubi importune , nonventi impetuofi, od altre efterne violenze l’haurebbero mai diftolto dal fuo caro, ed amato Pianeta, e portaua per motto le parole di S.Paolo Rom.8.3 5. QVIS NOS SEPARABIT? inferendo amor coftante anco Frà le più accanite per- coftante fécutionide i tiranni, ò de i carnefici. Pier Crifologo Fia Cri Ser. 40. Forrem facit visamoris, quia nil durum » nil Sologo amarum, nil graue , nil lethale computat amor verus. Quod ferrum » quavulnera, que pene , quemortes amorem praualent feparare perfettum ? La coftan- za di quefto feruente infeparabile affetto dal Padre San Bernardoaltresì fù fignificata Serm. 79. in Cant. S. Bernar Glutino bonum eft, ait Ifaias cap. 41. Quid hoc tena- “o cius glutino, quod nec aquis eluitur,nec ventis diffol- uitur, nec fcinditur gladijs? Denique aque multa non potuerunt extinguere charitatem. T'enui eum nec dimittam. ‘68 Buona corrifpondenza » digrato » e fcambie- _ .. uolcaffetto, dimoftra l'elitropio » rivolto al Sole » col Corrt!- detto: SI RESPICIS ASPICIO; concetto tutto ponceeza fimpatico co i difcorfi di Sinefio » il quale Epift. 100. di fe fteffo, applicato allo ftudio dell’Aftrologia così Amor 341 nit, & confpuity fapore dulciore deleEtatus . 66 Ilgicafole, conalcune nubi ; che gli leuauano , la vifta del Sole» col titolo: FRVSTRA OB- STANT; dveramente conle parole del Bargagli: Amor A LVI PVR MI RIVOLGO, inferifcono af- coltante fetto continuato , né interrotto punto dalla fierezza de i contrafti » od interpofitione delle miferie . Spic- carono quefte fuifceratezze nella Maddalena » fempre Madda- intenta alfuo Signore » anco frà t dolori delle morti , !€na anco frà l’ofcurità del fepolcro » € i fremiti delle fol- datefche ; di cui Santa Chiefa, «Adftare non timet crucis Sepulchro inharet anxiay Truces nec horret milites, Pellit timorem charitas. Ed Origene Hom. 10. in diuerf. della Maddalena ra- Origene gionando; Oblitaerat timere: oblita erat gaudere: oblita erat denique omnia» preterillum y quem dilaze- bat fuper omnia» Breuiar. Rom. diceua : Me ftella etiam ipfe benignè identidem de- Sinefis SpeEtare videnturs quem in vafti[fima regione folum » cum (cientia fui infpeftorem intuentur . 69 Altri tutt'in contrario » facendo quefto fiore folleuato verfoil Sole coperto dalle nubi , il fece dire: SI DESPICIS ASPICIO ; cioè à dire ; Benche » tù Sole ti pra il vifo di fofche nubi» emit'afconda» io non lafcerò di feguirti ed‘adherirti, e dimoftra amor coftante, e difinterelfato. Con quefti fenfi Amor armi che ragionafleroi Giouinetti Ebrei là in Babi- coftante onia, i quali effendo dal Ré Nabucco minacciati, che fe non dinegauano è Dio il culto » gli haurebbe get- tati nella fornace ardente » prontamente rifpofero . Ecce Deus nofter » quem colimus » poteft eripere nos Dan.3.17 de camino ignis ardentis , & de manibus tuisy ò Rex, liberare. Quod finolueritynotum fit tibi Rex » quia Deos tuos non colimus; Dan. 3. 17. edé il fenfo , ò che Iddio ci rimiri conocchio di pictà » e ci falui y noi vogliamo feruir lui ; ò che ci nafconda la luce della (ua gratiofa beneficenza, e ci lafci fottopofti alle me- ftitie, ed all'ombreynoi ad ogni modo vogliamo ftare in lui folo coftantemente fifli. Nei quali fenfi altri all'elitropto fece dire : ETIAMSI ME OCCI- DERIT; cioè quand’anco ilSole » coi fuoi raggidi Ff 3 fuoco i IX PEORI 8 RL D. fuoco mi diffeccaffey non lafcierò di feguirlo » concet- fob 13, to motiyato da Giobbe 13»1f- Ettamfi occiderit mey 15, in ipfo (peraboynel qual luogo San Gregorio s citato Pen da Vgon i i vio Papa icriturs O à(peireCtitudine non curuatur » dA CANI I cartello: NON INFERTO= RÀ SECVTVS, rapprefenta vn cuore , tutto frac- Religio- caro dai caduchi ; inferiori oggetti ed vnicamente fo applicato è gli offequij celetti »ediuîni ; quale effer vArnoldo dourebbe quello d’ogni Religiofo : Confecratum Carnoti. enim pettus dottrinay & veritati, diffe Arnoldo Car- notenfetra&. de fepteverb. intelligar non debere fa- cularibus negotijs | & aftionibus y € lucris occupari 71 L’elitropio; filfato nel:Sole, fù introdotto è Imitatio dire : CIRCOVMMOVEOR TECVM ; è vera- ne de ? mente: DIRIGOR -AP MOTVM; od ancora; magglo= QVOCVNOVE IERIS, edimoftra la puntualità» con la qualei faddiri fi conformano alle operationi, di Anton. chilorofouralta. Nam veluti helitropinm herbam Panorm. ad Solis motum: ita populares femper m Principum mores verti, atque formari ; dettoid’Alfonfo Ré Adula- d'Aragona , citato dal Panormitano, ib.2. cap tione Dottrina;everità diffufàmente provata dal'Padre D. Serafino Marchetti nellà {ua Politica Ecclefiafticag Seraf. : Marchet. i] vitio dell’adulàtione 3 che fuolé al portamento » € moto de Superiori affettatamente contormarii : 72 L'Accademia Delfica Romana, a quefto fiore Amor rinolto al Sole, foprapofei SEMPER AD IDEM» perfeue- ed altri: TANTVS AMOR SIDERIS » parole rante diPlinio yed altriper bogca dell’elitropio medelimo ; NON SAN QUESTI OCCHI MIEI VOL- Co:em- GERSI ALTROVE » che tutti inferifcono vna plativo totale affettione» e defiderio di godere non d'altr'og- S..Agoffi- getto , che del folo Iddio; Amor caftus, diceva il na feraorofo Padre Sant Agaftino, in te effe debet, quo amore defideres videre non calum, & terram 0% camposliquidos marisynon Spettacula nagatoria 30 fulgores, nitorefque gemmarum, fed defideres videre Deum tuums amare Deum tum. è 73 IlSagace frà i Cacciatori tropo riuolto al fuo Pianeta, col cartello; QVO- Confor: CVNQVE RETORSERIT ITER » alquale altri mità diede; VERTOR VT VERTITVR, motti, che dinotano conformità d’affetti, c d'operationi. In S.Ambro quetti fenia Ambrogio in fanere Satyr: diccua : Quis giù non vfusnobiss & propè vifasipfe 3 fomanfque com- munisè Qua difereta vaquam voluntasò Quodnon commune veftizium è F erèvtcum gradumtollerem y È veltu meum, velegotenm corpus viderer attollere. Dipet- Interifcono ancora adherenza , e dipendenza dall’al- denza trui volere ; mà in particolare efprimono i tratti adu- Adula- latorij de corteggiani. Quetti, dice San Pietro di uone Damiano Oputc. 22. Pendent ad nutum ; ire inben- Pietro di tur scuolant; flare pracipiuntur, filicem reprefen- Damiano tant; fi Dominus feruery istidefudane ; fi ille Rum, ifli canma conqueruntur ; aut fi lewiter frigeat, iS nece[feeSt, vt tremefatir vifceribusobtorpefcant. St alle dormire vultyifltaccidianiar; fi facureft » ifti ry-: Ctare compelluntur & c. 74 Pertimbolo di Maria Vergine » che ful calua- rio fe ne ftava tutta fila in Crifto agonizante » il Lu- Maria, Carini figurò quetto fiore, volto al sole annuuolato Vergine col titolo; ETIAM OBVMBRATVM, al quale ful “Cal Giouanni Ferro diede; ET ABEVNTEM QVO- uao QVE, affetti fcoperti dal Beato Amedeo Homil. f. B. Ame» de laud, Virg. Currit poft Iefumynontantum inodo- deo re vnguentorum > fedin multirudine dolorum ; non fo- Lim in gaudio confolationumy verm © inabundantia paffionumi Cernebat verum Salomonem mater cins IMe patiens eftr quiflagelis at-. "ddr lib-2. cap: 3. nella quale imprefa ancopuò rauuifarit di Venetia, hà beli..- în diademate » guo coronauit eum nouerca SYNazIgay & ipfa coronata corona tribulationis poSt eum in- cedebat, i vrei 75 Nonfolamente affetto digratitudine;.e di ri- cognitione verfo Iddio » ma ancora va animo intento alla contemplarione dell’opere piùbelle da lui fattey in- Corem- ferifce l’elitropio con le parole: E TERRIS SVB- plaziuo LIMIA. Seneca Epiftola 94. parlando &Iddio y e della natura: Pulrus noftros erexit in calumy& quie- Seneca quid magnificum,mirumque fecerat , videri è fuf- picientibus voluit. i ‘ 76 Perchel'elitropio fiegùe il Sole: MOTV, NON LVMINE; come ditte il Lucarini pertan- to ben può feraire, è figurar l’Ippocrita,, il quale fola- Ippocri- mente con attiefterni, mà non col vero lume interno ta delle virtù adherifceà Dio. Erode quando feppedii Magila nafcita in carne del Figliuol d’Iddio,ingiunfe i loro , che doueffero cercarlo con diligenza; & cum Mar. 2. imueneritisvenuntiate mihi y vt eso*veniens ‘adorem 8. cum. Matt. 2. 8. Mentiua in quefte fue promeffe. queltraditore ; poiche-quand’anco fi folfe portato è Berelemmez.ciò haurebbefaitto col folo eiterno mo- uimento del corpo , mà non con l'accompagnamento del lume interno, eifend'egli:priuo di pietà,e di fede, -Pareua feguace, ed ac erente 3 lio nel mouimento efterno y'mà pugnaua contra d’[ddio co i tenebrofi orroridella perfidia, della fimalatione ) e del facrile- gio» che gl'ingombrauanoil'petto . 77 Stritrona il girafole » conle fpalle rivolte con- tra il cielo ftellato » in atto d'abbominare la luce della Luna ; e delle Stelle, col titolo: NON TALI LV- Religio- MINE; è conv'altri vollero: VT VNVM SE. io QVAR; efignificavn'anima ; che naufeando tutti glioggetti inferiori, mancanti ,c men perfetti , viuer vuole totalmente affetrionata al Sole eterno ; all’im- mortale Iddio , San Nilo Paren. num. 140. Oportet S. Nilo incorrupribilimm gefiderio flagrantem » pro mibilo du- cere corruprioni obmoxia. Ermanno Vgone para- frafticando le voci della Spofa Cant. 7.10. Ego dile- Can.7.10 étomeo , così le fpiega lib. 3.fufpir. 4. Hunc ego, non alium , folum hunc ego dilizo Erman. Jponfum , Vgon Nemo poteft vno tempore amare duos. 78. Nell’elitropio pal quale l’Abbate Certani fo- prapofe il verfo: BEN A IRO IL CIEL, MA IL PIE TRATTENGO IN TERRA; parmi fi Ippocri- rapprefenti alviuo la perfona dell’Ippocrità} che te- ta nendo gli fguardi affettaramente folleuati verfo la magione delle Stelle, non sà ftaccare i piedi , cioè gli affetti dalle fangofe e lorde affettioni delia rerra » San Gregorio Hom. 18. in Ezechiel: Sune nonzulli, S- Greg quoseleat fpirituss fed eofdemnon affumitfpirituss "!° quorumv'intelleétus ad piritualia emicat, & tamen vira n faftis carmalibus manens intellettu non con- fiat. Balaam enim per prophecie fpiritum clewatus erat 3 fed non affumptuss quia potme a longè futura profpicere » & tamen terrenis defiderijs nolmitmen= ten feparare, 79 Fùinfinuatalacorrifpondenza » che San Car+ lo daua alle diuine gratie » con l’elitropio riuolto al Sole » ed il motto; DILECTVS MEVS MIHI, Cenrî.è. ET EGO ILLI. Sentimenti infegnatici per fino Corri®* daiGentili, frài quali Epitetto in Enchirtd. Anfim pondéza ad Deum fublatisoculisdicere » vtere me in reliquum Fpiserso vti lubety& vt lubet. Mente tecuna confentioegua- nimus fm. Nibtlrecufoomnium» que cibi videbun- tur, quocunque me volesyducito. Mà nella fpiegatio= ne delmottoytolto dai Sacri Cantici 2.16. San Ber- nardo Ser. 68, moltobenc. Ile mibi,guia benignus, 5. Berna? C® mafericors e/t s 620 ili, quiamon fum ingrata . Ille de mi G IIR A:STO LE ICipo XI. ° mibi gratiam ex gratia, ego illi grattam pro gratia. Ile mealiberationisego illius honoris Ile faluttmeey ego illius voluntati &c. i 8o Perfigurare vn Criltiano, chefi profeta di Fede fen credere» mà chenon opera da quello è ch'egli è, mi z'operè vallì del girafole riuolto al Sole s col verfo ; COL * GVARDO SI MA NON COL PIE TI SIEGVO; aggregandofi coftui a quei tali, Tir.1.16. che; Confictentur fe noffe Deum, fiîtis autemnegane Ifidoro Tit.1.16* Quiafidet minime confentanea vitam exhix Pelafiota bentyfpiega Ifidoro Peluliota lib. 2. Epilt.64. Mànon rinerefca aquetli tali-d'vdire ilconfiglio dell’ Apofto- Lacob 1, lo Sat Giacomb 1,*2vEffore faétores verbi; € non 22. audirores tantum» perche; qui perfpexerit in legem perfettam libertatisy&.permanferitin ea non auditor obliuiofiss faltus » fed fattor operis ylric.bearus fatto mu.asi fuo eritimum: 25:Col quale appennello concorda Se: opeca Epitt. 108.I/sd admoneo auditionem Philofo» phorum, leétionemq;.ad propofitum beate vite trà- bendamynon ve verba fittay aut prifcarcaptemas , fi- ®aOgurafquerdicendi ;fed-vt profatma pracepta y & ma- guficas vocesst® amimofasy quewmorin rem transfe- ranturs Sic IStadifcamus, vtquefuerant verbayfint opera»i Stiam dunque lè pupllie:dell'incelletto noftro fille neichiarilumi delle virràamorali; ò criftiane, che to inaltri rifplendono ; màalla cognitione che ne rice- uiamo » s'accoppino i paffi diligenti , efolleciti della noftrarimitationes &operatione è Li 81 Dall’Aggiratoy fràgli Errantidi Brofcia ; fù teri poftoil girafoles chinato verfo terrà spet effer di nottè Èfempio tempo col titolo; SEQVOR ERRANTEM; Il del mag- popolo anch’efio mai fempre é procliue ad'imchinarfiy giore e feguire con l'imitatione gli errori det fuo Prencipe; 2. Paral.-Fecit( Sedecias)malum in oculis Domini Deifui.'2. 36-12. Paralip.36:12: fed, & vniuerfi principes Sacerdo- tum, & populus preuaricati funt. num. 14. Nelqual Nicolò di luogo Nicolò di Lira; +44 malitiam regis» fecuta eSt Lira. malitia in omnibus alyis,- 82 L'Abbate Ferro; algirafole di notte diede; ACCENNA ANCOR FkA‘ LE TENEBRE IL SOLE; ò piùbreuementej ABSCONDITVM Sacra» SIGNAT; applicando l'imprefa alla Sacra Teolo> Seneca Teolo- gia» che ci da a conofcere Iddio y anco frà gli orrori di 5 2 ; quefta vita. Imprefa; che anco quadra alla Santa Fede; Per Ipfanamqueydice Lorenzo Giuftiniano in ligno vite Giuftin, de Fidecap.1. Et que inuifibilium tribuit notitiamy &r vifibilium efficit bominem contemprorem ; ficue enim definit illam A poStolus : Fides eft fperandarum fubftantia rerum, argumentum non apparentium. 83 Trouafi l’elitropio «fitfo nel Sole ) col motto Amante da Emblema; VBIAMOR, IBI OCVLI. Fffendo proprio d'vnanima veramente inamorata,di trattenerfì con gli occhi cosìefterni ycomeinterni di continuo intenti, ed applicati alcaro » ed.amato og- getto. Quindi la Sacra Spofa dal Padre Ermanno Vgone libx3- Sufpir. 4, fù introdotta adisc+ 17 IMitus'antte ocelosmibi femper obetrat‘imago» «Ante oculoss quamuis longius abfit » adeft Sponfe egosi Clytiastu Soliego Cynthia,Phebil Qualiber obuerfo perfequor ore mem. Et mibi,fponfe , Stelyce y Cynofuraque dupli> cis Arti ? Quo trabis huc oculis ad tua figna volo. Giufeppe Orrigoni anch’effo nelle fue Rime Lirichez ‘ Quanto di me più fortunati fiete Penfieri amati, e cari) Che l'idolo, ch'adoro Ancorche fia lontan mirar potete è Voi pur lieti gioitey ed io mi moro Voi dauanti a quel vifo ; 4 Ed io dal duolo vccifo , Frman Fgon Giufeppe Orrigoni 1343 GRANATIGLIA Capo XII. 84 A DD honore di Santa Cattarina da Siena ; alla quale Iddio conceffe e la corona delle fpine, ele facrate piaghe, Monfignor Aretio alzò per impre- 5: fa la Granatiglia , fiore » che.in fe medetimo rappre- !! fenta gli ftrumenti della Palfione di Crifto , col fo- prafcritto ; EX SION SPECIES DECORIS P/al. 49. EIVS» paroletolte dal Salmo 49. 2. e volle fignifi- > care, che à quella facra Vergine foffero ftati dalla per- fona dell’Incarnato Verbo, (che nelle facre fcritture vien detta miftica Gerufalemme) ripartiti per fue ‘te- ligiofe pompe quei divini , e gloriofi fregi; fi come dalla proyidenzà fourania a quetto fiore furono con- ceduti per fuoi privilegiati ornamenti quei doloroti arnetìs che in Gerufalemme feruirono allatortura del Redentore ; wedendofi in lui.con ammirabile accop- piamento riftrettic Ja colonna ye la corona, e le (pine, edichiodi, e la croce &c. Nel qual foggetto il Padre Nicolò Cauffino Parab.Hiftor.libiro. num:34. così ; Ite procul landi Veneris ludibria flores » Quos parte in rifum laxuriofus ager» «Altius vna fuos tolti: Granzdilla doloresy ©. Et fert congefti pondera tota Det, Tortilis bic nodisy & adunco milite furgit Regis apex Domini» gloria mixta malis. Hic crux , hic clakisChrifti pretiofa fuppellex Pauperisy hic rubris vulnera piéa notis. O diletta Deo s cui celummettare fudat 3 Et vigilintattas Flora tuetur opes. Quis tanta in paruo lufit.miracula flore ? Nempe fua hic pinxit fe Deus ipfe many è Della Granatiglia » che in fe contenendogli ftro- pifione mentis egli arnef dell'appaffionato Iddio , iommi» 4} Crifto niftra pietoti alimenti all’api religiofe dell'anime con- remplatiue » tece vn diuoto Emblema Carlo Rancati foprafcriuendole; VNDE. PIE PASCANTVR APES, parole di Claudiano, che rivolto è Calliope nel poemetto de /audibus Serena > così ragiona ; : ._. W ile putas donum folitam confurgere gemmis Clandia- Aut rubro radiare mari » fi foribus ornes o "° Regina regina comam? St floribus illis Quos neque frigoribus Boreas , nec Syriusprit fe tibus s eterno fed veris honore rubentes Fons Aganippea Permeffidos educar vnda . VNDE PIE PASCANTVR'APES. Nel qual argomento in eccellenza canta la nobil Mufa di Claudio Achillini; Intorno al fiore » ouw'hà natura accolto In compendio odorato alti martiri» + Que quali di Dio fento i fofpiri, E con quefti occhi le querele afcolto: QUVASI FAMELIC' APE) a cui fia tolto L'vfato cibo OGN'ANIMA 9 AGGIRI,) E chiami è quefte menfe i fuoi defîci, OVE i Beati il lor digiuno han fciolto + Che fommerfa ogn’aler'etca in dolce oblio, Trà quefti pianti ) onde fiorifce il rifo NVTRIRA'LA SVA FAME; e'Ifuodefio, E da gli horti del Mondo il cor diuifo , Fabbricherafli al fine Ape di Dio I faui di falute in Paradifo FIORE INDIANO Capo XIII. 85 L fiore Indiano, il Lucarini fopraferiffe . Pueritia A FRAGRAT: ORIENTE, sn ap santa plica- Nicolò Cauffino Claudio Achilini FIOR,I Lib. XI. \plicabile, à chi nell'età puerile fparge d’intorno odore Gio:Bat- di fantità, come appunto operò il Batti Sta, del quale fi tifta potrebbe dircosì; o sagigg Come del dì nafcente in sù gli albori Sparge d’intorno intorno Pianta gentile 1 pretiofi odori; Tale del viver fuo nel primo giorno » Alta fragranza efala il buon Battifta » E con l’odor di fua virtù giocondo » N'empie; n6 che il Giordanova vafto modo. MARAVIGLIA DI SPAGNA Capo XIV. 86 D Icone» che la marauiglia di Spagna, nell’- y effere trapiantata » produce i fiori differenti Mutatio- da quel che faceua di prima;ond'hebbeil motto; SA- ne TIONE FLOS ALTER. Tali molti, colcangiar paefe, acquiftano nuoue ; e più qualificate prerogati- ue . Il Padre Dom Otta*ò Boldoni è conliderando le Nuntiature di Monfignor Cefare Monti, ordinaria in Napoli » e ftraordinaria inIf{pagna , a lui-riuolto cantò così; Defere furgentes fepteno vertice colless Vaftaque terrarum perlege, Monte, fola. «Altiorexternos translata adolefcit in agros «Arbor: fictollesculmenin ethra tuum. etanto auverme , poiche portandofi in I{pagna , am- mantato dell’habito pauonazzo » indi fi partì fregiato ‘della facra Porpora. 87 Prefupponendo;chequefto fiore yall'apparir del Sole » fi dilati , ed alcader dello fteffo fi riftringay fù introdotto a dire; TVA LVCE FLORESCO , e dimoftra dipendenza,e riconofcimento di bene dall’ î altrui affiftenza. Tale riuolto a Giacobbe diceua La- Gea. 30. bano; Experimento didici , quia benedixerit mihi 37» Deus propter te. Gen. 30. 27. Tale trattandofi di . Giufeppe, riceuuto in cafa di Putifaro , dichiara il a- Gen:39-5 cro tefto; Benedixitg; Dominus domui Rgypti pro- pier Iofeph; ed all’introdurfì dell'arca in cata d'Obe- 2. Reg- 6. dedom; Benedixit Dominus Obededom » & omnem ia domumeius. 2. Reg.6.11. i 88 IlPadre Don Benedetto Cantiano, Canonico Regolare Lateranenfe sfoggettodi rari talenti, offer- -. wa che la marauiglia di Spagna » non s’apre altrimenti alapparirdelSole , come di fopra io diffi col parer d*- altri, mà che firiftringe; onde figurandola aperta a ciel notturno,le foprapofe. LVX OBVIA CLAV- DET; ideadi perfona modefta » che nafconde i fuoi talenti, enon fi cura d'oftentargli fotto gli occhi del mondo ; e nella chiarezza del Sole. Cosi all’apparire dell'aurora sl’Angelo » chelottaua con Giacobbe, da lui s'accommiata , acciochele gratie a quel Patriarca ripartite » fotto la chiarezza del giorno diuaigiado, non fi dileguino. Gen. 32. Il negotiante Euangelico non tantolto hà fcoperto il teforo » che immantinenti ._ locoprese lo nafconde Matt.13. 44. Ed il noftro pri- + ‘Gen.2.15 mo Padre nel terreftre Paradifo fu poftosvt operare- tur, & cuStodiret Gen. 2.15. acciò che iui e faceffe opere fante » e fotto modefto filentio le conferuafie; Frufira quippe bonum opus efficitur y fi vbi effettum eStnon cuftoditur ;incuftoditum enim abripitur, euo- lat, cnanefcita Claudantur neceffe eSt fores, ne foras erumpant opera, que bominum oculisy & taudibus in- quinantur » difcorfo di Benedetto Fernandez in c-32. Gen.Se&.9. num.3. 89. Quefti fiori, nonhanno altro che la viuacità del colore sela bella comparifcenza; effendo priui di Ottauio Boldoni Dipen- denza Modee ftia Bened. Fernan. È x fapore, d'odore» e d'ognialtra lodeuole qualità. Onde Apparé- fù foprafcritto loro; NIL PRAETER ASPEC-z2 TVM; idea dellecofe mondane ; che tutte fono vna mera apparenza ; ben dicendo Petronio Arbitro : Ferè totus mundus exercet hiftrionem . E San Gre- Petron. gorio Papa l1b.33. Moral.cap.3..de gli huomini mon- frbi:r. dani fcriueua; Dum adexteriorem gioriam per fuper- S. Gregs= — ficiem defluuntynulla intus firmitate folidantur. More rio Papa quippe calamiyintusfunt per fatuitatem vacui; fed foris per (peciem» & oftentationem pulchri. PAPAVERO Capo XV. 90 Er dimeftrare , che dal pefo delle fouerchie fatiche ». foffle rimafto atterrato il Cardinale Oratio Spinola, nobileingegno figurò nella fuamor- Troppe te vn papauero chinato verfo terra. col cartellone j nuoce PONDERE VICTVS: Iltroppo dunque, non re» ca, che nocumenti. Quidio lib.1.Ponr. Eleg:s. Occidety adCirci fi quis certamina fempery Non intermi(fis curfibus sibi equas Firma fit illa licet, foluetur in equore nasis Que nunquamliquidis ficca carebit aquis. Ouidio ‘che però Ferentio oppottunamentericordaua ; Apprime in vita hominis vtile eSt , vene quid Terenzio nimis 91 In morte di Prencipe grande fi rittoua vna falce s che fourafta ad alcuni papaueri » col titolo; SVMMA METIT); imprefa allufiua al fatto di Tar- Mortes quinio , che percoteua con la regalverga i papaueri de gridè più eminenti del {uo giardino. É certo quanto alle morti repentine,pare che a quefte più de gli altri quel- lifoggiacciano » che più de gli altri per altezza di gra- do; e dignità fi follieuano.Che ciò fia vero da violento ferro ecco nelle facre Scritture veciti il Re Saule, il Pré- cipe Gionata , il Prencipe Abfalon ; il Prencipe Ado- nia ) il Re Gioas, il Re Zaccaria è il Re Facee il Ré Amon il Ré Giolia &c. Seciò feguiffe nei Ré nelle profane iftorie mentouati, tutti i volumi l’atteftanoye San Pietro di Damiano lib. 1. Epit. 17. in va brieue compendio lo rittringe feriuendo; Secwares Prin- Pietro di cipes qui turbis popularibus prafuntsfepè gladijs pe- Damiano rimuntur. Nam vt demultis paucos adhibeamyCainsy Claudius y NerosGalba, Otho yVitelliusyomnes ifti Imperatoress percontinuam funt feriem vnus poft alterum principati, & excepto Claudio » cuntti (unt vel fuis, vel hoftilibus.gladys interempri. Poftmo- dum quoque,ficut Romana narrat hiftoria Marcianusy Antoninuss Alexander, Maximinus, Gordianus y DeciusyGallus,Volufianus; omnes hi feriatin Jxormet per continuumordinem fuccedentess gladio trucidante proftrati funt ; ilche più copiofamente profiegue lib. 7. Epitt. s. PEONIA Capo XVI. A Peoniazlecui foglie fogliono conogni fa- cilità cadere » così permolta pioggia » come pet troppo ardor di fole 3 ne dimoftra quanto fiano vani, tranfitorij » e caduchi imondani piaceri; onde Piacer ben le quadra iltitolo; MVLTIPLEX, MOX médane NVLLA; alqualargomento bencorrifponde l’au- uifo di San Nilo Paren.num. 91. Cum vides diuitiass $. Nile aut gloriamy aut mandanam potentiam sconfidera la- bilitatem ipforum, & effugies illecebram. Neiqua- li fentimenti ‘hora Dauide Plal. 36.35. Vidi impium Pyal. 36. fuperexaltatumy&" elewatum ficut cedros Libani. Et 35. tranfisi, co ecce non erat; cd hora Matathia 1. Ma- i chab.2. 92 PEONI 1.Mec.3. chab. 2.62. «1 verbis viri peccatoris ne timueritis ; 62. quia gloria erus Stercusy & vermis eft: hodie extolli- tury@ cras non inuentettir. Argomento con cloquen- zadi Paradito illutrato da San Giouanni Crifoffomo Gio: Cri- Epift. ad Eutrop. tom. g. 2°bi nunc eft refulgens con- Sofomo fulatus ambitio? vbi refplendentes ad inuicemfyde- rum toto orbe lampades? vbi diverforum munerum pompa? vbi corone & varius totius orbis ornatus? vbi tuba, 5 theatralis illa populi adulantis acclama- tro? Repentini (piritusflatustamquam folia deculfa funt, & arbor nuda dereliftaeft &c. 93 Nobileingegno , per inferire la fortezza d’a- , nimo, dimoftrata dal Cardinale Oratio Spinola , in Virtà tra fopportare i dolori della morteyalla Peonia foprapofe vagliata il motto: CLARIOR TENEBRIS . E nel vero fra 'ombre delle miferie » la luce della virtà maggior- mente rifplende , Quid. 5, Trift. Eleg. 6. Scilicet adyerfis probitas exercita rebus Trifti memoriam tempore laudis habet, Si nibil infefti durus vidiffet rlyffes, Penelope felix » fed fine laude foret, ROSA Capo XVII. 94 ra Bargagli ad vna frefca Rofa fopra- fcrile; NASCENDO SENESCIT; ed il Vita hu- Ferro; VIX ORTA FVGIT, idea efpreffa edel- mana lavita,c della bellezza humana ; cheò della vita fi ra- gioni, Manilio: Nafcentes morimur» finifque ab origine pendet. Ed il Petrarca 2. p. Sonetto 2. O noftra vita s ch'è sì bella in via; Com perde agevolmente in va mattino > Quelch'in molvannià gran pena s'acquifta. ‘ Conla quale rifleifione Achille Bocchio Symb. 120. diceua , che fe il fiore della vita can tanta lubricità fi dilegua , debba con ogni celerità procurarfi da noi l’acquitto della fapienza ) poiche ogni tardanza è pe- ricolota; Gratia quam flor breuiseSt,precepfa; rapina» ET DVM TPVUBESCUNT CONSE- NVERE ROSE. Tam nobis brewis eft atas » precepfg; innenta» Et dum pubefcunt confenuere gene . Ergo age dum potis ess prefentibus vtere:ne cras Expeltes. Sì vis difcere , difce hodie. Bellezza O fi fauelli della bellezza: Seneca in Hippol. A&. è Seneca Anceps forma bonum mortalibus » Exigui donum brene temporis , Ve velox celeri pede laberis! Non fic vere nono prata decentia Fefatis calide difpoliar vapora Suit folftitio cum medius dies, Et nottem breuibus pracipitat rotis: Languefcunt folio lilia pallido» Ft grate capiti deficiunt rofe » Wt fulgor teneris qui radiat genis Momento rapitur , nullaque non dies Formofi fpolium corporis abftalit &c. Nel qual fenfo» così alla rofa » come alla bellezza qua» dra quel verfo dimezzatamente fegnato per motto d'imprefa: VNA DIES APERIT}, ed ancora: CONFICIT VNA DIES, Pueriia 95 LofteffoBargagli, inlode d’vn giouinetto, vivace rifuegliatodi fpirito, figurò la rofay dirimpetto al Sol Conuer- nafcentes ele foprapote; DESTASI ALLO fione diSPVNTAR DEL PRIMO RAGGIO. S.Paolo Tanto parmi anco s’auucraffe in Paola,poiche à pena: 44.9. 3. Chrcumfulfit eum lux de celo, che rifuegliato dal pri- Owidio Manilie Francefco Petrarca Achille Bocchio A Capo XVI. miero fonno , immantinenti s'alzò all'intraprete della virtù: Domine, quid me vis facere ? AR. 9.6. Ond- egli poi Galat. 1. 16. Cum vocauit me per gratiam Galat.1. fuam, continuò non acquieni carni y & fanguni WC. 16% 96 Lapretiofità della rofa, è altretanco benefica all'apesanimale purifimo, quanto nociua allo fcara- faggio, animale ofceno. Il Barg.figuratala con l'ape . . N . n î ri- da vn latoyelo fcarafaggio dall'altro , le foprafcritte : Miferi VNI SALVS, ALTERI PERNICIES; e Mon- ca fignor Arefìo » figuratala con lo fcarabeo le diede: Précipe SORDIDO PERNICIES, ciòch'altri anco dille: TVRPIBVS EXITIVM; e dipintala con l'ape le aggiunfe: FLORIGERA SALVS; idea di buon Prelato » e di retto Giudice, che riparte il premio è i buoni, cd ilcaftigo à gli empisquale appunto il Verbo d’Iddio fù rauuifato da Simeone: Ecce pofitus eft bic inruinamy, & in refurreétionem multorum. Luc. 2. 34. nel qual luogo Timoteo Gerofolimitano così: /7 cafum quidem incredulorum nimirum , in eretlionem verò credentium; incaftm Synagoge » in ereCtionem autem Ecclefie: ad cafum, & ruimam demonumjere- Ctionem verò Santtorum : in cafum profanorum » & impurorum, adereGtionem verò iuftorum » atque bo- norum + Nell’Auguftiffimo Sacramento dell’ Altare quefti contrarij effetti di falute , e di rouina ydi vita» Ria e di morte fi ranuifano, del quale canta Santa Chiefa : MORS EST MALIS, VITA BONIS. Quindi 5: Tomaf. vn facro cigno y riconofcendo nelconuito delRè Aff forgot fuero prefigurata la menfa delfacro Altare ; ed offer- uando, che quello fù celebrato ; così nel mezzo d’yn delitioto giardino, come invicinanza d’vnbofco of- curo } concettiza così; Splendida regali Af]uerus conuiuia lux Dum Struitybinc bortus cernitury inde nemus. Sunt flores borto, nemori funt horrida monftray Hoc gignie fpinas 7 & parte ille rofas» Dum parat Angelicas Rega Rex dona, dapefq; Collocat ethercos inter vtrumque cibos; Et nemusyeft hortus:bonus eft hincsinde malufg; Colligit hic fpinas » colligie ille rofas. Che l’Eucariftia ; qual frefca rofa apporti TVRPI- BVS EXITIVM; San Giouanni Crifoftomo Ser. de Prodit, Iude » così lo fpiega: Sicut corporalis ci- bus, cum ventreminuenerit aduer is bumoribusoccu- patumy & ampliusladity& magisnocet , & nullum preftat auxilium: ita & ifte (piritualis cibus » fi ali- quem repereritmalignitate pollutum, magis eum per- det, non fuanatura , fed accipientis vitio + 97 Lerofe,ò fianoacerbettes dben aperte, ò ver- diyò fecche, mai fempre feco portano non sò quale pretiofa fragranza, ciò che diffe il Bargagli foprafcri- uendo loro: SEMPER SVAVES, Tali gli habiti delle virtù » hanno la foauità infeparabilmente con- gionta. Quadrandoanco l'imprefa all’anime auuen- turofe di Maria Vergine; di Sant'Agnefesdi Santa Elifabetta Regina di Portogallo » di Santa Francefca Romana, di Santa Terefia, e d’altrey le quali in qual fi voglia tempofiripenfino,cosi nella fanciullezza,come nell'età auuantaggiata; così nel giro della vita, come dopola morte , cfalarono fempre vna foauità mirabile di purità, di fantità, e d'angelica eccellenza, onde ben poteuano con San Paolo 2. Cor.2.15.pregiarfi; Chri- 2. Cor. 2 fili bonus odor fumus, e quefto inogni luogo,e tempo. !5- Lode che ben fi può attribuire è quei perfonaggi , che fempre furono di.genio dolce, benigno, e manierolo» quale Tito Imperatore, Traiano s Scipione Africano, Tomafo Moro, Filippo Nerio&c, È ; 98 Per sè surdehe hanno molta viuacità ne i loro colori le rofe 7 mà quando fono inaffiate molto più belle riefcono; ciò che intinuò il Bargagli col Morto ; Luc. 2+34 Timot. Gerefol. Eucari- Gio: Cri- foffomo Virtù Huomo enigno 46 FIORI Lib. XI moti: IRRIGATE VIVACIORES ; tali gli Educa: aMmactiramenti , edi buoni configli ; fuggerici alla tione ; giouentù di rara indole, fanno maggiormente com- parire le degne qualità de fuoi talenti. Non altrimen- tile virtù dell'anima, che paiono rofe di fegnalata bel- lezza; e fragranza, quando fiano inafiate con lagrime di compuntione, più felicemente sauuanzano. Gio- 34 vanni Crifoftomo Hom. 3. de fide Anne; Zolo vos Giouanni ad Annam introducerey atque in pratum virtutum Crifoft. illius introducere fermonem; pratum inquam , non quod rofaria profert aut altos flores , qui marcefcunt, fed quod deprecatiohem y ac fiiem , magnamque tole- rantiam; fiquidem baclongè fune vernis floribuste- dolentiora, vtque non aquarum fontrbus, fed qua la- Oratio=- C)marumimbre riganturi. Neque enim perinde am- ne con "inm fontesfloridos reddunt bortoss vt plantam de- lagrime precationis fontes lacrymarum irrigantes y faciunt în fummam altitudinem excurrere . 99 “Advna pianta di rofe 3 pofta nel mezzo alle cipoilesfù foprafcritto: OPPOSITIS FRAGRAN- TIORES; è veramentesdice il Padre Silueftro Pie- Bontà tralanta, fele può dare: OLET SVAVIVS; A io ie FLORET*FELI CIVS$; od anco: RV SET i AMZENIVS. Nonaltrimenti la pietà, e bontà di- ‘nina ; all'hora maggiormente rinforza i fuoi fauori è prò de gli huomini » quando dal tanfo delle colpe hu- ‘Vilas maney più che mai è irritata. Se anco non fi dicelle, fai che tale appunto é la virtù , poiche circondata da i vi- cha ‘tiofî fà raddoppiatamente olezzare la fua pretiota "fragranza. Don Matteo Bollo Epift. 156. Tuus ‘ clypens fit perpetuus Domini rimor > > fit odor ipfe D.Mat- virtutis, qua vna adeò quidem ‘potentiffima eSis vt d seoBofîo vitioy atque nequitia fuperari minimè queat s verdm quanto magis a nefario aliquo inceffitur , atque per- cunditur foeleré, tanto quidem magis inualefcatzatque firimetun. Virtù 100. Pervno, lacui virtù s'avuanzi frà le perfecu- perfegui tioniy e leMiferie, ferue la rofa;sù’Icefpo » col verfo: tata E TRA’ LE SPINE PVR.SPVNTANDO VIENE; nelqualargomento San Nilo Paren. num. 92. Tolera tribulationes : inter ipfas enim virtutes, quemadmodum inter fpinas rofe nafcuntur , © ger- Vita hu- mimant, Lo ftello motto efprimesche le miferie com. S. Nilo mana pagne înfeparabilifonodella vita humana y onde Se- neca Troad. A&. I. Seneca Nulla dies Merore caret , fed nona fletus Caufa miniftrat. % e Giufto Lipfio Centur. 2. Epift.67. Trice,@ fpi- Giuflo. ‘ne bec omnis vita: & fallimur fi querimus in ca Ligfo gaudiorum flores . 1o1. La pianta di rofe ; fqualida , sfrondata » ab- bandonatayqual è neltempo dell'inuerno col titolo»: Crifto NON SEMPER NEGLECTA'; è veramente : È pallio: ET NEGLECTA VIRESCO:, parmi imprefa Ria molto quadrante all’humanità facratiffima del Reden- tore; vilipefa, e fprezzata nel tempo della paffione, mà che frà poco rifiorit doueua » e fregiarti di glorie in- comparabili in quello della rifurrettione. Con que- ftalieta fperanzasche le mondane fquallidezzesàbban- donamenti » e miferie farebbero terminate $ e che di nuouola felicità rifiorirebbe 5 sè medelimo contoiaua ilgiouinetto Maccabeo, dalla tirannia d’Antioco tor- .,, mentatoyelaniato: Tu quidem fcelefti(fime in pra- 2. Mac. fenti vitanos perdts: fed Rex munda defunétos. nos, 7-9. pro fuis legibus in eterne vita refurrebtione fufcwta- bit,2. Mac. 7.9. Con quefta il Redentore medetimo folleuatia l'anime de fuoi Difcepoli oltre modo addo- Fo.16.20 lorate , ed'afflitte:‘Plorabitis, & flebitis vos ymun- 1 * dus autem gandebit: vos verò contriftabimimiy fed triftitia vettra vertetur in gaudinmy Ioan. 16. 20. 102 Quadra àverginella modetta il motto ; che dal Bargagli fù foprafcritto ad vnbottoncino di rofa: QVANTO SI SCOPRE MEN; TANTO PIV’ Vergi- BELLA ; concetto del Taffo, nella Gerufalemme nità Liberata Canto 16. ftanza 14. Deh mira (egli cantò) fpuntar la rofa Dal verde tuo modefta » e verginella , Che mezz’aperta ancora ; e mezo alcofa, Quanto fi moftra men » tant'è più bella . © Prerogamua da lui celebrata in Sofronia » della quale Cant. 2. ft. 14. Vergine era frà lor di già matura Vergimtà » d’alti penfiert, e regi; D'alta beltà; mà fua beltà non cuta O tanto fol; quant'honeftà fe n'tregi. E il fuo pregio maggior » che trà le mura D'angufta cafa afconde i fuoi gran pregi» od E da vagheggiatori ella s'inuola $ A.le lodi, à gli tgnardi, inculta , e fola. 103 . Ad honoredi foggetto, per fantità ò per dottrina ragguardeuole » e fegnalato sla cui virtà è € tama fparga anco dopo la. morte pretiota fragranza, fcruono"le role 3 col titolo; ET- DECIDENTES REDOLENT, chetanto foprafcrifle il Bargagli in morte d’vn fuo fratello alle rote ) che fi sfrondauano; ò veramente; ET. DECERPTA DANT ODO. REM ;:a.rote colte ; © pure; ETIAM RECISA REDOLET, come piacque è Bartolomeo Roffi; ò come di nuouo diffgil Bargagli , figurando le rote inful fepolcro: ET CLAVSA ANO QVE. Reticui Quefta pretiofità d’odore » efalato dopo morte è non È a iolamente metaforica » mà realmente tì riuerifce nel- *° IN" le reliquie di Santa Elifabetta Regina di Portogallo» delia quale il Breu. Rom. Post mortem multis miva Bre. Rom. .culis claruity prefertim fuaniffimo corporiss iam per ‘annos ferè.tercentos incorruper odore ; in quelle di Santa Lereliaydella quale il legge : Zsus corpus v/que Torquato Tafo In morte -ad hancdiemincorruptumy odorato liquore circumfu- Sum pia veneratione colitur ; in quelle di San Gau- dentio Veicouo Noudrefe , che già tà Canonico Re- golare, di cui gli ofticij della mia Congregatione,tot- of. tan. to li 22. Gennaio così: Cuius corpus fex menfibus , Reg. & duodecim diebus infepultumremanens yintegrumy incorruptum » rofeo colore micansy odoremque fua- uifimium redolens sfepulture traditur , & in quelle di molu altri Santi. 104 Inlode di perfona ; la cui virtù s e fama in lontani fiti fì trasfonde; feruono te rofe che {pargono Ii grato odore; ET A. LONGINQVO. Ilvalore d'Alefiandro Macedone, la brauura dei Soldati Ro- mani » la fantità dell’Egictio Antonio » la dottrina di Sant Agoltino , per tutti gli angoli del Mondo ipar- icro la loro fragranza; e più di tutti se meglio di tutti Maria Vergines detta mittica rota ,efalò tanta foau:tà di virtuoli odori d’intorno ; che nerapî laterra , ed il i ciefo,fcriuendo San Bernardo Seri4.de Affumprione, Humiltà che fpecialmente la fragranza dell'humiltà fua , s'au- di Maria uanzo tant'oltre » che penetrò tutte le stere ed arrivò Vergine per fino al rronoeleuatiffimo d’Iddio: Cuiwsodore San Ber juani(fimo ab eterno illo paterni finus'attraberetur »ardo accubitu. Similmente San Paolo > qualtofa » dalla g SI cavità lourana infiammata,tant'olire {parle il pretiofo © © odore delle dottrine fue , che lottastute per tutti gli ipatij deli'vmniuerio: Deo autem gratias s qui jJemper triamphat nos.in.Chrifio Lefu y diceua 2. Corinth. 2. 14. & odorera notitie fue manifeStat per nos inomn Fama di virtù 2 Cor. «loco + 105 Scipione Bargaglialle rofe in ful-celpa diede: -HAVD INEKMEÉES; ed ancora: FHAVD PRO- CVL ROSA Capo)XVII. | CVL ASPERITAS; idea efpretia dei piaceri mon i CRANE A dani che feco mai fempre portano le rigidezze delle Si Am. PUmure» ‘Sant'Ambrogio lb. 3. Heraemer, cap. 11. brogio * Swrrexit ante floribus immixta teneris fine fpinis rofa, & pulcherrimus flos fine fraude vernabat; po» , fiea fpina fepfit gratiam floriss tamquam bumane ‘ praferens [peculum vitesque fuanitatem perfunétio- nis fueyfinitimis cararum ftimulis fepè compungat. 106. Perche della rofa Plinio feriue, che; recifio- Traua-=. ney9 vftione proficit ; quette parole mà piùriftrette: glioytile INCISA » ET VSTA PROFICIT mi paiono op- *portune à dimoftrare che le miferie de i trauagli fer- uono è beneficarci , anzi che è pregiudicare. San Gregor. Gregorio Nazianzeno orat,17.E5 quedam in fabu- Nazian, lisarbor, que cumceaditur viret , & aduerfus ferrum certar ; ac fide re noua nono modo loquendum efty morte vinity CS feftione pullulat , atque cum abfumi- rar creftit, Mibi verò huiufmodi cfe videtur vir philofophus.e&re. i 107. Monfignor Arefio» per fimbolo di perfona modetta,fecela rofay mà nondeltutto aperta col car- Mode- tello; QVASI ABSCONDITVS VVLTVS ftia EIVS, Virtù,che nel feffo feminile più che inaltri , deue riuerirfiyal quale l’ornamento dei veli per fomen- p RT della modeftia vien ripartito . Sant'Ambrogio . me È ° brogio lib, 1. de Penit. cap. 13.. Ideo velamine obnubit ca- put fuum muliersvtetiam in publico tuta verecundia fit: non facile vultns eius in adolefcentis oculos oc- currat s nupriali velamine tetta fit y ne vel fortuitis otcurfibus pareat ad vulnuss velalienum , vel fuum . 108 Inlodedibelliffima femina s detta Rofana» pofe il Bargagli la rofa nel mezzodi varij fiori, col Fccelle- motto; INTER OMNES, tnprefa più che mai 2 diMa- Opportuna alle lodi di Maria Vergine » che qual fiore ria Verg. belliffimo di rofa » foprauanza le bellezze di tutte le creature. Quindi San Germano Conftantinopolita= S.Germa no orat.de oblat. ammirando efclama: 0 pulcherri» nio Con-- ma pulchritudo pulchritudinum! 0 Dei Genitrix ; Fantinop. pulchrorum omnium fummum ornamenti! 109. Bartolomeo Rofli ; in lode del Serenifimo Prencipe di Venetia Giouanni Bembo figurò vn maz- zetto di rofe alludendo (per quel ch’'iocredo)ali'arme Précipe di fua famiglia, col deuo: REDOLENIQVE, benigno SANANTQVE inferendo la fragranza delle virtùy onde quel Prencipe s'adornaua » e le beneficenze sche à pro dei miferiegli ripartiua . Riufcirebbe queft’'im- Reliquie prela molto opportuna alle reliquie di qualche Santos ‘de Santi che foffero ed odorofes emiragolofe; ciò che di fo» pra io diffidella Beata Elifabetta Regina di Portogal» “Lu lo; Poft mortem multis miraculis claruit s prafertim Rom. Saauiffimo corporis iam per annos ferè tercentos in- corrupri odore ; e può direttamente applicartì alla di Rofario uotione del Santifs. Rofarios che appunto in queft'» * argomento, riuolto à Maria Vergine, così diffi ; Del fallo antico in pena, D'ogn’intorno la terra S'armò di {pine e n’intimò la guerra. Mìà tua mercé » che fei di gratia piena Daffi à gli egri mortali Il follieno dei mali, E con lieto diuario Contraponfi à le {pine il tuo Rofario . 110 Loftello Roffi, figurando va mazza di rafe, Mifeii. carico , edi fiori e di fpine gli foprapofe: C VM cordine FENITATE ASPERITAS; evolleininua- giuftitia re li come il Screniflimo Giouanni Bembosaccoppia- ua la giuftitia alla clemenza » effendo e l'vnase l'altra doti proprie del vero Prencipe; onde San Gregorio S:Greg. Papa Homil..in Luc. 10. v. 34. Mifcenda e$t lenitas Pept . cum feneritate, & faciendum quoddamex vtroque (347 temperamentem: ve neque multa-cafperitate exulce- rentur fubditi, neque nimia benignitate folsantur . Deue nonaltrimenti il vero Correttore » dice lo fteffo Correr Padre San Gregorio 3. p. Paftor. admonit, 8. valerli tore come dell’afprezza » così della piaceuolezza; «Aliter 5: Grego- enim admonendi funt impudentes y atque valiter vere- **9 Papa cundi, Illos namque ab impudentia vitio monnifi in- crepatio dura compefcit , iftos autem plerumque ad melius exhortatio modeSta componit. I1t Monfignor Arelio » ad honore del SantifTi- P mo Rofario, figurò vna fiepe di rofe »che circondana Rofatio wn giardino con le parole; PRAESIDIO, ET DECORI) d veramente; FORTITVDO , ET DECOR; nel qual argomento diffi anch’iocosì j Con vocialte, e dogliofe Più non pianga la terra Se fteffa involta in orridezza antica » E fottopofta ad ira afpra nemica; Che la ficpe di rofe , Per opradela Vergine contefta Ornamento e difeta al mondo apprefta. È Quefti due effetti d'ornamento e di difefa riconobbe Prudentio nel nome Sacratiffimo del Redentore ,. del Nome di quale in Apotheofi cantò ; Ges: - Chriftum concelebret; Chriftum fonet , omnia Prudésio Chriftum > Mutaetiam fidibus fanitis animata loquantur. O nomen predulce mibi,luxyt& DECVS, & Spes . PRESIDIVMQVE meum,requies.ò certa laborum. 112. L’'imprefa di due rofe » vna bianca » cd vna vermiglia col titolo; COMMVNE NOMEN VTRIQUVE inferir vuoleche tanto è rofa il Ver- gine quant'il Martire; ò pure che tanto è martire quel- lo » che perla Fede fràle manidei carnefici fi tinge nella porpora del fuo fangue » quanto quello che frà le pallidezze dei digiuni » infiacchito ed eftenuato muore nelle carceri,e ne gli effilij,come fegui de i San- ti Sommi Pontefici, Marcello» Giouanni » Siluerio, Martino, e Pontiano. 113 Il Bargagli, infegnandoci ad effere cauti , e cogliere dalle cote mondane ciò chev'è d’vtile , sfug- Cautela gendo ciò che può pregiudicarci » ad vn cefpo di rote fiorite toprapofe il motto; SENTES EVITA; ò con altri; CAVTE LEGAS, documento molto neceflario nelleggere i libbri dei gentili mifti di fana, Studlofo edi vitiofa dottrina ». Sant Agottino in Lo. Doérina S.Agoffi- per malos» palmes in fepesbotrus inter (pinas: CAV- no TE' LEGE » ne dum queris fruîtum laceres ma- numy &' quem andis dona dicentem ne imuteris mala Î facientem. San Balilio de legen. gentil. libris; Vel S. Pafilio in rofis legendis SENTES VITAMYVS: fic in talibus fermonibus quicquid eft vtile carpentes a n0- xium vitemus. Achille Bocchio anch’effo Symb.120. — Si vis difcere sdifce hadie « Sedmale doétorum prudens è fentibus afpris Ne ledare priusy quam docearey caue . Advnrofaio , dal quale strondate cadeuano le rofe» io fopraicrifij SENTES TENACITER HA. * RENT; òvero. SENTES NON DECIDVNT, Rimorfo per inferire , che nelle voluttà amorofe » ed impure, di conr ciò che piace caden e fuanifce ; mà ilrimorfo conferua fcienza al cuore humano fempiterne le fue punture , Emanuel Telauro così, » Aurore foboles, Aura pulcherrima rore —Emanuel Pafcitur , atque perit cum arse rofa, Tefaure Spina fed inlongumridens felicior euamy Heres decidue viuit acerba rofe « Hoc nacuralicet î Spinam feruare nocentem Atque Martiri Ach Ile Bocchio 348 EIMOORI | Hibè WLA Atque bilarem fubîta pleftere morte rofam? Efl rofa flos Veneris:Venerifque fimillima floris Quodceruciat long eft : quod placet exiguum. 114 Per Aimodi Sauoia, quale con le fue forze difefe il Rè di Francia Filippo di Valois contra la po- Difefa tenza d’Edoardo Rè d’Inghilterrà nella battaglia di Crefci ; il Padre Giuglaris alzò vna fiepe di rofe, che circondavano vn giglio con: TVENTVR HO- NORES QVOS SOCIANT. Imprefa opportuna Rofario ad inferirele difefe che la divotione del Santiffimo Rofario appretta a i fedeli. Vna rofa bianca fù introdotta a dire: NE DI LASCIVO AMOR MACCHIATO HO IL Virgini- SENO y motto alludente al racconto fauoloto è che tà col fangue della Dea lafciua , reftafferotinte , e colo- rate le rofc; e fderuirà l’imprefa a dimoftrare vna virgi- nità tutta incorrotta ye pura. 115 Vnamante ridotto a pouertà eftremadall’a- Donna mata fua, chiamata Laura, figurò fe fteffo in vna rofa lafcina strondata;e lefoprapofe: COS L’AVRA M'HA° Impoue- CONCIO ; tiche egli proudin fatti ciò che diceua rifce , Cornelio Tacitosche; Mulierum genns anari[fimum; Fd ciò che fignificò Dicearco citato da Giouanni Sto- °° _beorche; Magnes ferrum, meretri* vero aurum Gio: Sto- 3 2 $ SID. di . ( DE & argentum ad fe trabit; ciò cheefpreffe vn Poeta; = Amica procax shedera formofior alba y Lentis adharens brachys: + Quem femel amplexa eftylafcino occidit amore, Sugens opesy & fanguinem. 116 La piantadi rofe, col fole di foprayed vn ru- Coope- fcelletto vicino, col titolo; ET RADIO, ET ratione -FLVVIO; infepnaschela perfettione s'ottiene men- , tre allaluce della diuina gratia, s'accoppia la nofira S. Bafilio pronta cooperatione. San Balilio Conf. Monaft.cap. 16. Adperfetiumvirtatiscumalum coniuntta fimul eJJevirague hac oportet & bumanum Studium, & Madda- «4xil1um celefte .‘Lafantità della Maddalena fi rico- lena —-nofce timilmente, parte dall’illuftratione della gratia» parte dai rufcelli delle fue lagrime dirotte. mea 117 Larofaammofcitatottoi raggi del Sole»co motto ; LANGVESCIT A MERIDIE fù im- Vita hu- preta del Lucarino ) perla morte immatura di non sò mana chi. Nelqual argomento Sant Ambrogio lib.3. He- Morte» xaemer. cap.11. Brewi vrufquifgue decurfo atatis flo- Immatu= re marcefcit. E Seneca E pitt. 67. Etfi MORS alio- i i i sa rum longiusvitam paffa eSt procedere , aliorum IN, di MEDIO FLORE PRESCIDIT; aliorumimer- Seneca *HMpit principia. 118 Nel maritaggio di Dama Orfina , lo fteffo Lucarini, fi valle d’vna rofa , tolta dall’arme di quella In nozze nobilillima famiglia,col motto ; PANDITVR MATVRA; daiquali concetti non fi dilongò Gia- como Cattio , Embl. Nuptial. 11., che fauellando di vergine fanciulla diffe; Dum rofaflore nouo, folijfque recentibus halaty ._, Inuida fpinofo cortice vetta latet. mà parlando poi dell'ifteffla paffata ai maritali affetti aggiunge; Mox tamen illa dabit patulo fe flore videndam. 119 Furono parimenti le rofe dal Lucarini fe- Virtù , e gnate co’ i motti: QOLENT ) ET ORNANT; ed Lettere ancora: VTILE, E DILETTO eriefcono bella . idea delle lettere »e delle fcienze ed atti liberali s che recano alle Città, ed alle Republiche fegnalato vtileyed Giuffo otnamento. Giulto Lipfio lib. de Cruce Prefati ad Lipfo Ordtn. Brabant. Artes, nonornamenta folum Reipu- blica funtyfed etiam auxilia, fulcra. Tollantur; quid mifi fquallory tenebra occupantyer ferox que- damy aut vt verius dicam , ferina vita 2 120 Inloded'vn Predicatoresaltretanto erudito, ed e‘oyuente quanto fruttuofa e'morale, ad vn ramo- Predica. {cello di rofe il Padre Camillo Antici foprafcriffe; E tore PVNGE, E PIACE. Non altrimenti la compaf- fione che fi caua dal meditare il Crocififio ferifce il cuore dell’huomo-contemplatiuo, mà con puntura che Corem- ] diletta. San Bonaventura in Legenda Sandi Fran- platione cifci cap. 13. fcriue è che San Francefco in vedendo del Cro- quel Serafino fotto figura del Crocifiilo , fenti traf- cefiffo figgeriì il cuore da compaflioncuole dolote , ma riempirfelo » parimenti di foawifima dolcezza; HOC Einauen videns- mixtum dolori gaudium mens eius incurrity sura dum & in gratiofo cius afpettu (ibi tam mirabiluers quam familia iter apparentis exceffinam quandam conciprebat lgtitiamy & diraconfpetta crucisaffixio ipfius animam compaffini doloris gladio pertranfiuit. Similmente nel meditare i Mifterij del Santifsimo Ro. fario, l’anima diuota è chiamata a parte dei dolori » € Rofarie delle fpine, che punfero, così le membra del Crocifif- fo, come 11 cuore della dinina Madre; mà quette pun- turè fpirituali fono punture pretiofese graditeynel qual propofito fouuiemmi d’hauercosì detto ; Quella candida rofa» Che nel fangue di Venere fi tinfe , Benche mimittra di piacer s'infinfe, Fù mai fempre molefta ; e tormentofa + Ma la rofa celefte; Che delfangue diuin's'orna sefiveftey D’'vn innocente amor porta la face » Poiche non punge s e fe pur punge piace + 121. Perinterire ilzelo di San Carlo » in pungere gl'infingardi, cla fua benignità, e carità in folleuar gli S. Carle atflicti, iù fatta imprefa della rofa, col cartello; PVIN+ GIT, ET RECREAT. Iddio altrefi ia tal guifa fi porta » del quale Origene Hom.1. in Ezechi Semper Origene talis eft Deus nofter ,excruciat nocentess fed quafi pius Pater, tormentis clementiam /ociat; all'etem> pio del quale deucogni Prelato, ogni Prencipes sì fat- Giuftitia tamente valerfi del rigore » che non fi Icordi però della € miferi» clemenza » dottrina diffutamente infegnata dal Padre cordia Don Serafino Marchetti inio Concanonico nella iua Seraf. Politica Ecclefiaftica lib. 2. cap. 6. & 12. Marchet, 122 Aigigli, &alle rofe del Signor Cardinale Giulio Roma » il Ferro foprafcriffe ; DECERP- Mutatio- TAQVE FLORENT , inferir volendo che quel ne Signore fpiccatofi dalla cafa paterna, s'avuanzò gran. demente edinome pe di gloria; ed è imprela oppor- tuna a gli honori d’vn Santo, che dopo morte fiorifca Reliquie per la moltitudine dei miracoli, 6 per la diuotione, de Santi che gli profeffano i popoli ,come auuiene frà gli aleri in Sant'Antonio di Padoa. 127 Comenon fi-può cogliere la rofa è fenza fentire l’acutezza delle fpine y il che inferifce il titolo; NON SINE VVLNERIBVS, così non s'arriua all’acquifto della vera giuria, è della beatitudine in- Bearitu- finita » fe prima non fi foggiace all’cutezza penoia de dine i tormenti. Claudiano in Nupt. Honorij; Non quifquam frutur veris edoribus s Claudia- Hybleos latebris nec (poliat fauos s no SI fronti caueat» fi timeat rubos. «Armat fpina rofasymella tegunt apes Crefcunt multiplici gaudia iurgio + E Falio Tetti. Per dirupate vie valli a la gloria, E la ftrada d’onor di fterpi e piena; Non vinfe alcuny fenza futicaye penay Che compagna del rifchio è la vittoria. 124 Inmortedel Cardinale Pietro Campori », dal Padre Leonardo Velli fù alzata l’imprela d'vna rola» col cartello; NATIVO PVRPVRAT HAVSTV, Proprie dir volendo » che fi come da principio intrinfeco, c valore naturale ROSA Capo XVII. naturale viene fomminiftrato al fiore della rofaquel dall'etterno tauore dell'amica fortuna , haucua quel vermiglio colore » che l'abbellifce » e latinge » così degno foggetto ottenuto l'honore della facra por» più dal merito interno delle fue fegnalate virtù » che pora. 125. Advnarofa fotto iraggi del Sole, ammofci- .... 8a» e languente, fù foprapofto; DISSIPAT AR- Libidine DOR: tale anco la vita humana ; dal feruore delle @sidio libidini refta pregiudicata selogorata; Wenusener- Cicerone mat viresy diceua Quidio ; e Tullio de Senc&. Zibidi- nofa» intemperanfque adolefcentia » effetum corpus tradit feneEtuti. Quindi per Emblema dell’amor car- nale fù delineata vna pentola, entro la quale , mentre le ftaua fottopofto il fuocoy le carni, e bollivano 3 e fi confumauano, aggiuntole il diftico » che fpiega l’in- felicità de gl'inauertiti mondani; Exta velut clanfis feruor confumit în ollis: Sic mea confumit vifcera cecus amor. S.Civile Quidenim eft coitus sdiceua San Cirillo lib. 4. Apo- log. Moral. cap. 9. nifi deliciofa permicies » mors la- tenssvenenofitas blandiens » dulcis effulio vitam per- densy amplexus defiruftionem moliens, & fuauitas dire fallens? 126 Dall’Abbate Don Giacomo Certani s ad vn cefpuglio di rofe fù fopracritto ; ET RVBENT; ET PVNGVNI , infegnar volendo che i roffori della vergognas ele punture di ben mille rimorfì fono Piacer icompagnide i piaceri del fenfo, e dellacarne. Na- carnale tal Conte Mytholog.lib. 4. cap. 13. Natal Nilamor eft aliud Veneris,qua parua voluptasy Conte Que fimulexpletaeSì, inficit ora rubor . Fulgextio Fulgentio lib.2.Mytholog. Hw:cetiam, ( parla di Cu- pido ) rofas in tutela adyciunt; rofeenimy ET RV- BENTy ET PUNGUNT)» vt cetiamlibido rubet verecundie opprobrio » pungit etiam peccati aculeo. Da iquali fenfi non s’allontanò Seneca lib. 7. de Be- nef.cap.2. Volupras fragilis ef, & breuis , faftidio obicéta; quo auidius baulla e$t » citius in contrarium rediens» cuius proinde neceffe ef aut peniteat y aut pudcat. 127 Nell'efequie del Marchefe Guido Villannobi- Benigni- le » e tamofo condottiere d’eferciti , tù fatta imprefa tà di dellarota, poftanel mezzo delfuo {pinoto cefpo» col guertie- fopralcritto; ARMATA DELECTAT;, e feruî ro per eiprimere la cortefe affabilità,c benignità di quel Seneca Signore, conla quale obbligava ad amarlo per fino i medefimi nemici. Virtù, che digran longa riefce più ragguardeuole, e più dilettofa , contemplandofi in vn forte s eggenerofo guerriero,chein altri di profeffione pacificaye manfueta . Quefta benignità fù da Statio celebrata in Achille lib. 1. Achill. Attamen arma inter » feStinatofque labores Dulcis adbuc vifu, niuco natat ignis in ore Purpureus " Da Valerio Maffimo in L. Paulo , il quale hauendo a yer. forza d’arme domatala potenza di Perfeo, e cangia- Mefimo tolo di Ré in ifchiauoy mentre il mifero vinto, cadeua genufle{To ai pié del vincitore, quefti e Palzò da terras e conaffettuofe voci lo confolò , efelo fece federeai fianchi, el’accolfe cortefemente a lauta menfa; facen- do frà il bagliore dell'armi folgorard'intorno 1 pretio- fi lumi della benignità, e delle gratie; e dallo fteffo pure in Pompeio Magno, che nelmezzo a gli eferciti, vedendoli proftrato a i piedi il Réd'Armenia Tigra- ne; diutiusiacere fupplicem paffas non et: fed beni- guis verbis recreatumy diadema » quod abiecerat y c4- piti reponere iu(fity & in priftimum fortune habicum rèSticuit : equè pulchrum effe indicans ei vincere Re- gess & facere. Val. Maflim. lib. 5. cap. 1. num. 8. & 9. Che s'altri volefle riconofcere nella rofa vna bell’imagine dello ftato verginaleygià che diffe il Poc- ta, nel Furiofo Cant. 1. ft. 42. La verginella è fimile a la rofa. di quefta fi ripigli pure: ARMATA DELECTAT, Ludowie non hauendola virginità alcun pregiosche le riefca né Ariofe più neceffario, né più opportuno, che quello dell'armi Virgini- aculcate, della rigidezza, e di non sò quale nobile fde- tà gno » che feruano per ditenderla da inemici attentati od infulti. Nel qual argomento, non folamente Fran- cefco Petrarca Parte 1. Canz. 11. diceua: Et in donna amorola affai m'aggrada , Che’n vifta vada altera » e difdegnofa. MìeSan Girolamo Epitt. 140. ad Principiam Virgi- S.Girele nem: «Arbitrorte accinétam gladio militari ; vi au- mo tem (cias femper virginitatem gladinm babere pudi- Gg CIR) Statio Francefco Petrarca RA: i bivie, per quem truncat opera carnis s & fuperat vo- lupratesz Gentilis quoque érror Deas virgines finxit armatas» E Sant Efrem anch’effo nel Ser. de Caftiti S.Efremo Caftitatem dilefte frater palme fimilitudinem exifti- ma, figuidem palma corde cum fit albicante, circum- circa veròfcatet furculisy & aculeis ; quibus eius can- do: muniatur » î SI a POE intentione fanta , e fini molto prudenti; enche occul- ti, figurai vn bottonedi rofa 3 quale:col fuo color ver». miglio alludeua molto bene a quelPrencipe porporato» xe dipingendolo in fe fietio riftretpo’, gli foprapofi: Prouerb, IN INTIMIS AVRVM; nel qual propofito Prou. 14. 33. 14.33. In corde prudentis requiefeit fapientia. 1) * Padre SanGregorio Nazianzeno nell’orat. 19.defcri- ue il fuo buon padre » qual fior di rofa » nobile nell’- efterno, e foftenuto nel portamento ymà ricco nell’- interno conl’oro pregiato d’yna fanta humiltà » dilui Gregori così difcorrendo: Noninveftesfed in animi conftan- Nazian tia bumilitas ipfa fita'erat; neo colli depreffio » aut vocis demiffio, aut vultusinclinatio , aut certus ince- dendi modus bumilitatem effingebat'=. quin potius idem & vita maximè fublims » & animo perquam Ifd. Pe- bumilis erat ; col qualeconcordaciò che Sant'Ifidoro luf: Pelufiota iua configliando lib.1. Epift.142. Animoy arque affettu potivsyquamverbis bumilemte prabe , 129 Nellofteflo argomento, figurando la rofa kriftretta col titolo; SVB SOLE PATEBIT Intentio» volli dire,che il fecreto del cuore » che quel Porporato ne rinchiudewa in fe , vn giorno fi {farebbe manifeftato + Imprefaquadrantea tutti gli arcani operati da i viato- ri, t quali fotto'lo fplendore di Crifto Giudice compa» riranno fuelati » e manifefti in! faccia d'vn mondo in- tiero. Onde Santiillario: 17 MI att cap. 10. Commen- tando le parole; Nihil opertumsquod non reueletur: neque occultum quodmon fciatury diceua= Dominus diem indick ofienait,quaab$trufam voluntatis noftre confcientiam prodet y& ear qua nunc occulta exifti- manturs luce cognitionis publica deteget, 130 Larofa,tuttacolorita e bella» mà però frà l’orridezze delle {pine » col motto; ABIGITQVE, TRAHITQVE parmibell'idea della virtù,che attra- he i cuori humani conla fua pretiofità , ed eccellenza» mà gli ritrae per le difficoltà che fi frapongono, prima ches’arriui ad ottenerla + 131 Vienprodottala rofadalla radice,tronco, e rami, che fon tutti fpinoii, e pure ella riefce vn delica- Maria to fiorey tutto ditpine efente ; onde le diedi ; INNO- Vergine XIA FLORET; idea di Maria Vergine nata da ra- concetta dice fpinofa, e peccatrice, mà da qualfiuoglia peccato libera, e preferuata . San Giouanni Damafceno orat. Gio. Da- 1. de Natiu. Muria Virg. Orofa,gque ex fpinis , boc mafieno. eftex Iudeisortaesy ac diuina fragrantia cunéta per- fudifti. E Sedulio ; Et velut è fpinis mollis rofa furgit acutis, Nil quod ledat habens , matremque obfcurat bonore ; Sic Eua de ftirpe facra veniente Maria Virginis antique facimus nowa Virgo piaret. 132 Labcatitudine, e gloria eterna può veramen- Beatitu- te figurarfì in vna ghirlanda , tutta contefluta di rofe dine © col motto; DETRACTIS ACVLEIS; poiche effendo da quell’eterno regno tutte sbanditele mife- riey altro non vi fì ritroua che vn pieniffimo gaudio, edyvna felicità intieramente perfetta. Q vit4 vitalisy S. Ago efclama l’affettuofo» ed eitatico Padresant Agoftino Stino in Manual. cap. 7. vita fempiterna & femper bea» tayvbigaudium fine marore, requies fine laborey di- gnitas fine tremore y opes fine amiffione y fanitas fine fanguore » abundantia fine defebtione » vita fine mor= Intentio- ne buo- na S. IMario Virtù Sedulia 128 Perinferirey che. vt Cardinale ops ua ton. TE FOO AB. REI re siperpetwitas fine corruprione , bearttudb fine ca- limitate,» nr:99) MET ari e IOIONO | *Nellhota'appunto che Monfignor Filippo Archin- to,huomo di virtù fingolarifime vfci dall'vtero mater- no, nacque nel giardino di fuo Padre vna rofa di fin- golare bellezza, e di fupendo odore, cofa che riempì tuttala Lombardia di marauigliayeffendo la ftagione iffima, ciod'alli ré di Luglio» è: quella pianticella medefima quafichedeltutto arida » efecca, Dique Gio. Pie- ««fta rofalivalfe dunque ildetto Signore, per fua parti- sro Giufe colare imprefas.e mentre fù Arciuefcouo di Milano, la fare portòcol cartello; FLORVI IN ARIDO. Tanto riferifce Gio Pietro Giuffanolib.1. della fua vita:qual rofa fiorì frà le aridità 1l Santo Vecchio Tobia; che mentre i coetanei fugis'applicauano, quafi tizzoni d°- inferno al culto effedrabile de ivitelli; egli con affetto religiofo , e fanto RS a venerare il Creatore al Tempio di Gerufalémme , Fiori qual rofa interreno arido San Gregorio Taùmaturgo che fatto Vetcono di Neocefarea fn vi trouò che dicifeite Criftiani; mà con tante diligenze. coltiuò quell’orridezze » che morendo mon vi lafciò che dicifette infedeli. Qual rofa in tempi aridî fiorì San Carlo » nato in va fecolo, S, Carlo oue ogn’'humòre di Criftiana virtù pareva difeccaro, maegli con fatichè indicibili es'accinfe , & cifettuò la perfetca riforma del popolo 3 e del Clero &c. VIOLA Capo XVIII. 133 C On allufione ad vna Damapdettà Violante, fù figurata vna pianta di quetti fiori ; «col ‘titolo allegorico ; SOLA MIHI REDOLET; mà non imprefa ; benche feruir polfa ad interire , che vmiltà Iddio frà tutte le qualità , onde Maria Vergine era di Maria ragguardeuole » vnicamente- fi compiacque della fua Vergine humiltà; onde San Bernardo; Humilitate placuity 62, Ber- virginitate concepitz e-Pietro Blefente Epitt. 3. DE! nardo Filiusin Beata Virsine, licet ipfa de Sacerdotali, & Pietro Regali fchemate duxiffet originem s non nobilitare n > Blefenf. fedhumilitatem elegit; Refpexit » inquiry humilita temancille fue. Luc. 1.48. 134 Alcuneviole,nateallaradice d’yn monte » le quali benche fiano baffe , e picciolette , fpirando ad Eumiltà ogni modo foauiffima fragranza 3 hebbero iltitolo da da Dio Emblema; HVMILIBVS DAT GRATIAM. fauorita Verità intefa da Ifaac Prete, de Mundi contempru cap. Ifzac 23. Vilipende te ipfum » & videbis gloriawi Der in Prese temetipfo. Nam vbicunque bumilitas mafcitur y ibi gloria oritur Dei; e San Gregorio Papa in Cant. 6 Illis refpeCtum fue miferationis Deus tribu, quos mm bumilitate perfiftere cognofcit. De quo per Pfalmi- Stam dicitur, quoniamexcelfus Dominusy & humilia refpicit. » 135 Allaviola diedi le parole di Pliniolib.21.cap. 7. SVAVIOR E LONGINQVO ; iriterendo, _* che più è apprezzata la virtù di quelli , che ftannolon- Lonta-" tani dalla patria , 6 dal mondo ; chedi quelli è che vi- nanza uono nel mezzo al mondo, ed ai compatriotti. Furio Camillo ftando nella patria fù odiato, fprezzato, elli liato;mà quando ne fù lontano, Romani si tattamen- te apprezzarono il fuo valore » che l’inuitarono è rice- uere la Dittatura, che vuol dire il più fublime grado» che altrui ripartiflero; Multos exilium honestawit, dice Francefco Petrarca lib.2.de Remed. dial.67.mnb BEST ° tos acrior aliqua fortune vis, atque iniuria noros ted“ "TT" didity® illuftres. Ciò dicatì del Religiofo,chequan- rejicio to più s'allontana da i mondani , tanto più apprezzata (al {pica la fragranza di fue qualità virtuote , Luc.1,48 Ss. Greg. Papa Eflilio _ GIAR. GIARDINO Capo XIX. GIARDINO Capo XIX. 136 louanni Ferro, per fimbolo delle compofi- tioni pocticheyfigurò vn giardinoyche por- taua il notto: ORNAMENTO, E DILETTO. E nel vero tale é la virtù è che non folamente orna gli animi» inà edi più gli riempie di foaue giocondità : Gio: Cri- Tantamintrinfecus voluptatemafferty dice Crifofto- Sofomo | mo Homil. 63. ad pop. quantam fermo nullus expri- mere poffit. Quid enim tibi de prefentibus incundum effe viderur? Noune lauta menfa , & corporis fani- tass& gloriaye® diuitie ? Sedhecfuauia, fi illi com- paresvolupratiy funt omnibus amariora illi collata. 137 L'Accademia Partenia di Romaymentre colà erano per portarli i Cardinali Barberini , i quali come ‘ogn’vno ben sà, portano l’api nell’arme, figurò fe me- deiima in vn giardino, tutto fparfo di fiori» col mot- tosallufiuo à quei Prencipi: APES EXPECTAT. s.Ciufep Delqualconcetto mi vali ad honore di San Giufeppe pe Nu- Spofo della Beata Vergine , rauuifandolo così ornato tito di virtò;e riccodi fiori difantitàsche e la Vergine, ape verginale, ed il bambino Gesù,che col titolo d’vn ape fù celebrato da San Bernardo , ben a ragione volaro- no al {uo fenoya riconofcerlo per fuo {poto , e per nu- rritio &c. 138 Adhonore di San Marco Euangelifta,Mon- fignor Arefio figurò vn giardino, che inafhiato da vna nube piouente 5 portaua il motto: GERMI. NANS GERMINABIT); inferendo, che il mondo fecondato con le fue Euangeliche dottrine, ed Apoftolici fudori , haurebbe germogliato i fiori » e Imperfes= prodotto i frutti delle virtù, poiche: Sicut pluuia ir- t rigatterram » vt triticumproferat; fic dottrina ho- ._ minem irrigat vt iuftîtiam operetur » diffel'Autore Lacrime dell'Opera imperfetta Homil.20. Similmente la piog- giadelle lagrime » ci difpone a produrre virtuoli ger- Pietro di mogli: Lacrymarum mador. Pietro di Damiano Damiano Opuf.13.cap.12. animamommi labe purificat & ad proferenda virtutum germina noftri cordis arua fa- cundat. 139 Advngiardino, ouefivedeuanoi fiori am- mofcitiy e languenti, per troppa aridità è edal difopra X% già fitrouaua vna nube piouente iodiedi: VNDE Spirito AVXILIVM MIHI; dirvolendo che lo Spi- fanto rito fanto pconla pioggia delle fue gratie , tempera i confola- feruoris ripara le aridità e reca mirabile beneficio all’- Virtù Plal 142 AMima affannata: Animamea ficut terva fine aqua <. = tibi, folpiraua il Salmifta, che però : Zelocirer exau- Seguen. di me Domine cioè à dire: Veni dator munerumy Pentec. inaefutemperiessriza quodeStaridum &c. 140 In tanto il giardino rapifce gli occhi del mondo ; in quanto firitroua dalbenigno afpetto del Sole illuftrato, e felicitato. Figuranidofà dunque; col Sole al di fopra, fù introdotto adire: ASPICE VT Pretet- ASPICIAR. Coi quali affetti ogni Corteggiano mi ct x vega che rivolto al fuo Prencipe dicendo vada. une ch sì, dmio politico Sole» illuftratemi conlo fguar- do della voftra gratia; che quand'io farò da vot ben vedutoyfarò da tutti veneratose ftimato. E ben chia- ramente inferifce queft'imprefa l'vtile , ch'altri riccue dal vederfì da perfonaggio grande protetto,aflittito, e fauorito + 141 Inlodedi perfona dotata di virtù » mà tutte fingolariyferue il giardino d'vn Prencipeyoue fono fio- ri, rvà ftravaganti ; alberi mà di rara maeftà , e bel- lezza; innetti mà infoliti e capricciofi;tontane,mà con vatij artifici} ripartite, ed il motto; COMMVNIA, NON COMMVNITER ; eccellenze che precifa» ‘351 mente fi ravuifarono in Maria Vergine, nella quale, Mari2s; come in vno marauigliofo giardino , comparuero ipa tucte le virtù » che fono communi a glialiri Santi , mà È ese icilenza comparuero per non sò quale indicibrje perferttone fingolarizate. San Bernardo Serm. 4. de Alfumpr. Ceteras quoque virtutes fingulares prorfus innenies S: Bernar in Marta, qua videbantur effe commanes . uil 142 Va giardino; i cut fiori nel tempo del Sole eccliffato,fono tutti ammoltcitiscolcartello; ALA N- GVORE LANGVOR fù pofto per inferire l'atflir tione de i fudditi nella morte d’Itabella Borboni ; Ke- gina diSpagna. Effetti offeruati nella morte del Re- Crifto dentore; porche all'hora ch'egli langui trì quell'am bafce eftreme, tutte parimenti langutrono le creature; Pendente in patibulo Creatore» diceua San Leone Papayvniuerfa creatura congemuit y & crucis clauos omnia fimul elementa fenferune . Nibil ab illo fup- plicio liberum fuit. Hocincommunionem fuiy& ter- ram traxity& celum » hoc petras rupit, monumenta apernit y inferna referauit y & denfarum horrore te- nebrarum radios folis abfcondit. Debebat hocteSti- monium fuo mundus Auttori,vt inoccafu conditoris fui vellene vniuerfa finiri. 143 Nell’entrata reale ; che fece in Milano la Sere- nifs. Regina di Spagna MariAnna , tràl’altre imprefe v'era vn.giardino » fparfo di fiori , colmotto; ASPI RANTIBVS AVSTRIS, infinuandofi , che la gio- ia, e la vera felicità compariua ; al palfaggio di quetta gran Regina.» degna prole dell’Auguttifima Cafa d’Auftria. Né fi opponga » che il vento auftrale di fua natura fia nemico de1fiori » come eruditamente proua Lodauico della Cerda v. 58. dell’Eclog. II. di Virgilio , poiche conforme alla varietà dei fiti » varij effetti cagionano i venti; e l’auftro che advna regio- ne è caldo,e piouofoy ad vn altra è (oaue e ferenoy co- me dicono Ariftot. Probl.Se&.26.num.7. e Plinio lib. 18.cap. 33. edin particolare Nonno Panopol. Carm. Dionyliac. lib. 4. così; ExTyri pelago y& maritimis agris > Spirans ex Libano meridionalis blandus vétus, Spiritu generante fruges profundit naues inci- tantem auram , Qui & rufticumrefrigerat, & nautam innaui- gationem trabit . iù imprefa,che (allegoricamente parlando)sinferifcesche Spirito allo fpirare dello Spirito fanto fi producono i fiori di 9319 ben mille virtuofe operationi ; onde Cant.4.16. eni 9" € Aufery perfta bortum meumy & flnant aromata il- 1° ius; nel'qual luogo San Gregorio Papa. Aduemen- S- Gregor te Santto Spirituycor, quod priustorpueraty ad ope-"i" Pape rationem fe excitat ; mox fantte operationis opinio- nes per proximos quofque fuauiter difcurruntyvt qui- que audientes adcadem fe accendant, & AVSTRO FLANTE ; ideft Spiritu fanéto fe infundentey VIRTYTVM ODORES EMITTANT », vt vbig; fanus HORTVS FLORE AT, ET poft florem FRPVCTYVS redolentes s & reficientes PRODVCAT. ‘144 ]lgiardino chiufo, fuori del quale fono alcu- ne ferpi, edil titolo. PROCVL HINC, ferue à gli konori di Maria Vergine, detta nelle tacre Lettere; Hortus conclufus. Cant.4.12. accioche fi riconofca; Cars. 4. che a contaminare la (ua purità fingolare non mar i:- preualfe la maluagità velenota del peccato , e benl'au Purirà di uertì Sotronio Serm. de Annuntiat., che di lei difle; Riariaca Verè hortus delitiarum sin quo confita junt vninerfa È "i Si 5 florum genera, & odoramenta virtutum , ficque con-°"!" % clufus vt nefciat violari , neque corrumpi vllis infi- diarum fraudibus . 145 DonDiegoSaauedra per inferire che nelle Gg 2 Corti Dipen- denza pariente S. Leone Papa Benefi- cenza Nonno. 2 SIX FIDLO BEI Lio AT. Corti gli Ai, ed i Maeftri dci Prencipi » deuono inte- gnare ai grandi, mà con maniere foani ; € induftriofe quelle fcienzey e profeffioni , che al vero Prencipe s'at- Infegna- tengono, figurò vn giardino, attorniato da ben intefe re fortificationi, ebaloardi, col motto; DILETTAN- DO INSEGNA; e vuoldire, che valendofide i gi- uochis quefti fiano inftruttioni,che portino,e difpon- Arifote- gano il Prencipe ad attioni ferie, ed eroiche; Itaque le ludi ( Ariftotele 7. Polit. cap. 17. ) magna ex parte imitationes effe debene earum rerum, que ferio poftea funt obeunde. San Girolamo nell’ifteffa maniera in- fegnaua a Letas inqual guifa poteffe difponere la fua $.Girela- figliuoletta ad apprendere a leggere; Fiant ei littere ne velbuxea, vel eburneey & fuis nominibus appellen- tur: Ludat in cis, vt & ludus ipfe eruditio fit &c. 146 Nobile Impreta é quella del Signor Carla Rancatiscioe a direyla falda d’vn colle ameno; che of- curandole glorie de i più nobili giardini » benche da nifluno coltiuatayera ad ognimodo tutta ingemmata di pretiofì fiori , portando il motto; ZEPHIRO CONTENTA COLONO , parole tolte da Clau- diano, de Nuptijs Honorijj y & Maria; Claudia» Intus prata micantsmamibus qua fubdita nullis no Perpetuum florent zephiro contenta colono, Maria, Griefce tutta opportuna alla Regina del Cielo;la qua- Vergine le portandola fembianza d’vn bel giardino, amò che annun- inobiliffimi fiori della virginità feconda, e della ma- tata ternità intatta, non mai da veruna mano 3 cioé da hu- » mana operatione coltiuati , per opra del folo Spirito fanto;come d’vn zefiro celefte foffero fauoriti, e pro- {perati; alla quale riuolto San Bonauentura nel Salte- rio minore » quinquagena terza diceva; S. Bona= Aue Virgo quam perflanit , uentura Et perflando fecundanit «Aufter fruîtu fpiritali Chrifto flore virginali, e Filippo Abbate lib.1.in Cant.cap.1. riflettendo sù le Luc.1.35 parole dell'Angelo Luc.1. 35. Speritus fanétus fuper- — meniet intey9 virtus Altifimi obumbrabit tibi sin- terpreta; Sciaste nullum virilis copule commerciun cxperturam, fed opera de Sanéta Spirita , pofibiliter quidem » fed ineffabiliter concepturam. Cosivn ani- Animo manobile , per ornarfi di fiori virtuofi , non afpettala nobile j durezza de 1 ferri, che la coltiuino , cioé i rigori d’vna tormentofa educatione; mà perfuafa » cd animata dal Filippo Abbate zefiro ) è lu dall'avftro tiepido di calde » affettuofe perfuafiue y tutta fi tà vedere di rari fregi coronata, ed adorna. Surge Aquilo( idelt difcede > interpreta il mio Riccardo di S. Vittore )& veni Aufler, perfla hortum meum y& fluent aromata. Cant.4.16. 147 Dal Signor Carlo Rancati l’amenità d'va giardino coi fiori languidis e cadenti, fù alzata in im- prefa col motto; DEFICIVNT RIVI, e ne pre- fe da Claudianole parole De Raptu Proferp.lib.3. Alger ager fparfofque bibunty violaria fuccos. claudia Sed pofiquam medio Sol altior adltitit orbe » no Ecce polum vox alta rapit s tremaltaque nutat Infuta cornipedum firepitu y curfuque rotarum, Noffe nec aurigara licuit: fed mortifer aftusy Sen mors ipfa fuit, luror permanftt in herbisy DEFICIUNT RIVI. ; addattandola è letterato» d’ingegno viuace, e fiorito» mà per colpa della pouertà alla quale non v'era alcua Mecenate , che porgeffe verun futfidiosà penuriofì ab- bandonamenti » e deliquij condotto. Miferia deplo- rata in Cleante, che fi ftruggeua di notte tempo in far «acqua per guadagnarfi il vittoye attendere pofcialibe- ramente di giorno ad vdirela fapienza di Crifippo; in Efopo » aftretto dalla neceffità è a feruire aitrui per ifchtauo ; ed in Plauto » che logoraua le forze girando invn mulino di mugnaio la macina, per indi eltraere alimento alla fua pouera vita. Vno de i piùdelicati Pocti della noftra [talia fi querelaua anch'etto ; Se da quel dì che meco Pafsò la Mufa mia d'Elide in Argo Haueffi hauuto di cantar tant’agio » - Quanta cagiondi lagrimar femprhebbi; Con sì fublime ftil forfe cantato Haurei del mio Signor l’armi, e glihonori» C’hor non hauria de la Meonia tromba Da inuidiar Achille; e la mia patria 4 Madre di Cigni sfortunati andrebbe Già per me cinta del fecando alloro. * Mà oggi è fatta (ò fecolo inhumano) L'arte del poetar troppo infelice, Lieto nido efca dolce » aura cortefe Bramano i Cigni, e non fi và in Patnafa Con le cure mordaci » e chi. pur fempre Col {uo dettin garrifce , e col difagio Vien roco, e perde il canto» e la fauella» Bassifta Guarini Il fine: dell’Vndecimo Libro» DEL 353 D'E.L MONDO SIMBOLICO LIBRO DVODECIMO-. GEMME, E PIETRE. Ambra c.1 Criftallo Amianto c.2 Diacodo Asbefto c.3 Diamante Calamita ‘ c.4 Diafpro Canfora c.5. Etindo Carboncio c.6 Gemma Ceraunia c.7 Giacinto Corallo c.8. Iride Cote c.9 Opalo Perla Cc. I0 C.19 Cibi Pietra Cc. 20 c.12. Pietra focaia CAZI c.13 Pietra di parago- C.14 ne Cd c.15 Sardonico 63 c.16 Selenite Ci34 c.17 Smeraldo €35 c.18 Zafhro c.26 A-M..B_R.A Capo I 3\ Ttrahe l’ambra le paglie, non con ingiuriofa violenza, mà con non sò quale manierofa virtù ; ilche inferirono gli Al- lettati di Venetia, che le die- dero; NON VI, SED VIRTVTE. Enon altrimen- ti la fapienza obbliga gli ani- mi humani , con non sò quale fecreta virtù , a reftarle Gratia_, affettionati. Quadra anco il motto alla diuina gra- divina tia, cheopera in noi con mirabile foauità » nulla pre- giudicando alla libertà del noftro volontario . I Pren- cipi , ed i Superiori , in fimiglieuol guifa s più valen- dofi della virtà, che della forza,deuono rendertì vbbi- dienti i popoli. Nel qual foggetto è ftupendo quel dialogo di Seneca nell'Ottauia AR. 2. NERO. Ferrum tuetur principem. SENECA. Melius fides. — NERO. Decet timeri Cafarem. SENECA. At plus diligi . NERO. Metuant neceffe et. SENECA. uidquid exprimitur graue eft. NERO. Iu(fifg; noftris pareant. SENECA. Jufta impera . | 2 Operal’ambra con vigorofa attrattiva » quan- do fia rifcaldata ; del qual effetto Plinio; Accepra vi caloris attrabunt ad fe paleas&c. ‘Lib. 37. cap. 3. che però le diedi; TRAHAM SI CALEAM, idea Predica- di Predicatore » il quale fe veramente farà inferuorato Sapiéza Prelato Seneca Plinio tore d’Iddioyattraherà a fe, e fi renderà vbbidienti i cuori de i peccatori,benche aridi, e fecchi. Don Giouanni Pafcalio ; Gio: Paf- FERVEAT ORATOR, diuino percitus eftu, calio ET TRAHET ad veri mollia corda Ioné. Nec paleas aliter fulgens deducit elettrum Vttrabat incaleat; ferucatnatque trahet. 3 Altri per fignificare la foauità, con la quale Id- dio a fe attrahe i peccatori » introduffe l’ambra attra- Gratias hente le paglie, a dire; VIRTVS EX ME; che diuina tanto ci motiuò Crifto ifteffo Ioan.6. 44. Nemo po- 10 6. 44- teft venire ad me » nifi Pater s qui mifit metraxerit Cant.1.3. eum ; cla Spofa de Cant. 1. 3.7rabe nos poft te cur- remus &c., nel qual foggetto Baldaltar Bonifacio» nel fuo Larario p. p. Epigr. 13. Dum fenerator ftabat ad telonium Macthausy auro deditus ; Obambulans illac Tonantis Vnicuss Me fequere » dixit » illicò . «At is reliéto protinus negotio » Omprique re nummaria , Chriftum fecutus eft. Creator omnium «Ad fe trahebat omnia . Sic flamma Napbhta ; fic chalybs heracleo; Sic palea trabitur fuccino . 4 Per idea d’vn mondano, che non cura le cofe eterne se iveribeni , matutto è applicato all'amore Modano delle fole vanità » introdufli l'ambra a dire; D'INV- TILI FESTVCHE IO SOL M'INVOGLIO; * nel qual fenfo cadono irimproueri del Ré Profeta; Filij hominum vfquequo grani corde ? vt quid dili- P(al.4.3 gitis vanitatem » & queritis mendacium! Plal. 4. 3. Gesù bambino » che nato a pena tù corcato sù le pa- glie del pouero Prefepes ben può nell’ambra figurarfi, col motto ; DI FESTVCHE M'INVOGLIO) ; Crifto effend’egli anfiofiffimo d’attrahere al fuo feno, cd nato alla falute eterna le paglie aride ,ed inutili dei miferi peccatori. Affetti da me efprefli in quelta guifa. Occhi miei che vedete ? Il teforo del ciel corcato in feno D'vna greppia» edel fieno ? Così dunque giacete O Re de gli elementi Baldaf. Bonifac. Gg 3 Sù ui 354 GEMME, E PIETRE Lib. XII. Sù le runide paglie , e frà i giumenti ? Ben l’intendo ; voi fiete Qual ambra innamorata» Che de l’alme infeconde » Edaride ed immondey Dolcemente inuaghita, di, * Le piaghe alza da terra, easè l'inuita. 5 Quanto piùl'huomovirtuofo è maneggiato» e pratticatos tanto maggiormente fà conofcere la fi- nezza, cd eccellenza della fua virtù. Onde ben può figurarfi nell’ambra, che ftropicciata , efala più che maila foauità del fuo odore » alla quale io diedi; AT- % TRECTATA SVAVIS. Quindi il Padre Cornelio Ecclefiaf: a Lapide foprale parole dell’Ecclefiaftico 37.15. Cum 37.15. viro fantto affiduuseSto Active; Vt vir fapiens, & Cornelio fanétus fam fapientiamy& fanttitatens tibe affricet, è Lapide &y affletylonga mora, & affidua cum co converfatio- ne opus eft e foprail v. 24. del medefimo capo; con fimilitudine molto fimpatica alla prefente imprefaycon- chiude che i fapienti ; Sunz inftar piperis ,quod quo magis teriturs co matorem caloremsodorem,& ignem exbalat. AMIANTO Capo IL 6 AI Lucarini la pietra Amianto figurata nel Traua- D fuoco , fù introdotta adire; PVRGOR), NON VROR; fimbolo di perfona travagliata» che frà le miferie fi purifica non ficonfuma , ed anco Purgite d'anima Purgante, Quindi leggendofi nel lib.de Nu- Num.31, meri 31.22. Awumy& argentum, © ess ferrumy & plumbum, & Stannumy& omne quod pote$t tran- fire per flammas y igne purgabitur. San Bernardino Bernrd. di Siena to. 2. Serm. 62. fopra quefto paflo così; De Virtù glio 22. Senen. bis autemyqui poft banc vitam purgantur fumi poteft locus pradiîtus fcriptura . Ed Vgon Cardinale iui Fgon appunto; Qnidam fecum ferunt. lignums ferrums Cardin.. fhpulam, ideSt peccata venialia, & hi igne purgato- © vij purgabuntur; alij aurum, argentum » lapides pre- tiofosside)t opera virtuofasbi ad gloria pertranfibunt. ASBESTO Capo III 7 Vand’vna volta nella pietra asbefto s'accen- de il fuoco ; vi ficonferua eternamente, né mai più s'eftingue; onde fù chi le diede; ARDET Amor ATERNVM; ò comediffe il Pontano; VNICE; perfeue- ET SEMPER ; idea di carità } ed amore perfeue- rante rante, inetinguibile; Charitate perpetua dilexi te Iere-31.3 diceua Iddio per bocca d’vn Profeta. E S. Giouanni Io: 13. 1, 13.1. fauellando diCrifto; Cum dilexiffet fuosy in fi- nemdilexit eos. Felix illa confcientia, & beata vir- . . Qinitas; fcriueua S. Girolamo nell’Epiftola ad Deme- $.Girola- triadem de conferuanda virginitate » in cuius corde» Ma prater amorem Chrifti, quieft fapientia, caStitasypa- rientiayatque iu$titia,cateraque virtutesymullus alius verfatur amor » nec ad recordationem hominis ali» quando fufpirat. 8 Alcibiade Lucarini nell’Asbefto y figurato nel fuoco, cuce non mai fi confuma riconobbe vn'idea de i Dannato dannati ; dandogli ilmotto; NEC ABSVMITVR. Job 20. Luet qua fecit omnia > diceua Giobbe 20. 18. del 18. Dannato, NEC tamen CONSYMETVR:inxta multitudinem adinuentionumfuarum , fic faftinebit &c. Lattantio Firmiano lib.7. cap. 21. parlando del Lattantio fuoco infernale» così; Quantum è corporibus abfu- Pirmiano met tantum reponety ac cibi ipfe aternum pabuluma fubminiftrabit » CALAMITA Capo IV. 9 ( Iafipureilcielo tutto adorno di ftelle, che la ca- lamita, figurata nel boffolo, fi pregia di tratte- Amante nerfi applicata ad vna fola » a quella del polo artico è “°!° portando il motto: ASPICIE VNAM edinferi- ice affetto confacrato ad va folo oggettose confiden- Confi- sa ed aderenza vnfolo&c. Guido Cafoni Emb. denza oral, 1. Prencipe faggio 3 e pio» Guido Vna Religion fia riuerita Le Ne Stati tuoî vera » diuina , c fola; ‘ SÌ igio» Da la Spofa di Crifto a noi moftrata. Così i popoli tuoi viuranno in pace» E tù in pace; e tranquillo haurai l'impero + 10 DonGarziadi Toledo, Vicerè di Catalogna, alla calamita riuolta verfo la ftella di tramontana die- de: NVNCA OTRA; cioè : NON MAI AL- TKA, rapprefentando'fingolarità d'affetto coftan- temente applicato ad vnoggetto folo; nei quali fenfi la Spofa Cant. 2.16. Dilettus meusmihi, & ego ili, cioé come fpiega Bernardo Serm. 68. in Cantic. 1Mle !°* mihi quia benignus »& mifericors eSt; ego illi y quia S- Bernar nonfumingrata; INemihigratiamergratiayego illi =» gratiam pro gratia- Ilemihi, & non alteri, quia vna fum columba eius: EGO ILLI, ET NON ALTERI; mon enim audio vocem alienorum. 11 Allacalamita; rivolta alla tramontana io feci dire: IN TE VNA QVIESCAM; ò veramente: TV MIHI SOLA QVIES, alla quale il Lucarini _ _ foprapofe: QVIESCIT IN VNA; ideadell’ani, Quiete ma noftra » che non altroue può ripofarfì , fuofi che nel folo Iddio, confideratione di Sant'Agoftino lib.6. Confell. Zrerfa s& reuerfa interzum» & in lateray e in ventrem , & dura funtomnia , & ta foluste- quies, diceua riuolto a Dio , e nel lib. 1. Confell, c. 1. Fecifti nos adte, & inquietum eft cor noftrums donec S.Agofti- requiefcat in te; col quale s'accorda il mio Concano- #9. nico Tomafo de Kempis Hortel. Rofar. c.10. Nemo cer'deg ftabilitur in bono creato : fed tantum in Deo folo y Dome; fummo bono . Poma 12 Siritroua la calamita riuolta alla ftella polare, aa che non mai trammontay col cartello: INOCCI DVAM; òfia: INOCCIDVA SEQVOR, bell’idea d’vn vero feruo d’[ddio, che abbouunando serio quanti beni tranfitorij hà laterte - vnicamente alpira d:Iddio aicelefti, che non maitrammoatano» Pfalm. 72. 25 Quid mihi eSt in calo, & ad te quia volui fuper ter- Pfal. 72, ram?-Dens cordîs meiy & parsmea Denusin acernum. 25. > Antica imprefa della famiglia nobiliffima Bolla » è vn boffolo da calamita; con l’auuerbio Francefe: DROIT; infinuando che fi come la calamita è dirittura rifguarda la ftella ditramontana : così quei Rettituà Signori operauano con giuftiffima rettitudine , non dine tergiuerfando punto da ciò che loro pertuadeua il lu- me del cielo, dell'equità, e della ragione. Intal guifa appunto ogni giufto procede » le cui opere fono diret- < tamente, non ad humano,ò caduco fine ; mà alla glo» Intentia» ria d’Iddio » ed alla mera offeruanza della fua tanta DE legge indirizzate : Ambulanit pes meus IT E R Ecclef.st RECTPVM, diceua l'Eccleliaftico cap. s1. 20, 20. òpure comelegge Vatablo : Pes meus RECTA Patabl. ingreffàss ed inferifce quell’appunto , che Sant Igna- tio Loiola Reg. 17. Summ. Conttitue. infegnaua è i fuoi Religiofì : Ommes reéfam habere intentionem reneso fiudeant s non folum circa vita fue ffatum ; veriim Loiola etiamcircares omnes particularess e và feguendo . 13 Ilferrocalamitato,foftenuto dal picciol polo; benche mor coftante Canf. Ze K* S.Agofti- x CALAMITA Capo IV. benche ftia inbilico $ e palpitando fi moua ; riguarda però fempre la tramontana » onde portò il motto: Coftiza VNDEQVAQVE AD IDEM , e dimoftra la coftanza d'vncuoreaffettionato , che fe bene pellegri- naua peracquiftar nome, ed honore , teneua però filo il penfiero nell’oggetto amato . Così l’ambitiofo » l’auaroy il maligno &c. benche diftratto da varie inci- denze, conferua le fue propenfioni al vitiofo oggetto, ed a quello maifempre con anfietà infeparabile fi por- tay cue l'affetto {moderato » & la praua confuetudine . l’inchina, elorapifce » San Gregorio Niffeno cap. 9. Gregorio de Virginitate; Im omni re difficilis eft que expugne- Niffeno tur confuetudo s cum multam ad attrabendum in fe animum, afficiendumque vim obtineat. 14 Attrahela pietra calamita a fe medefima il fer- roy e fenza punto monerfiy dà moto al ferrose l’aftrin- Iddio . ge a farfele vicino ; onde il Bargagli » figurandola col ferro d’apprefio le foprapofe : IMMOBIL MOVE, laquale energia Boctio riuerì nella Diui- nità, cantando dilei: Boetio —— Immobilifque manens dat cuntta moueri. Quell’energia , ed attiuità , che tiene la calamita 4 mentre ftandofi immobile, muoue il ferro,ed a fe l'at- Intereffe trahe, fù nell’oro avvertita » il quale benche fia metal- o flupido, e giacente sù laterta» ò sù la menfa : actra- he icuori deimalaccorti mondani. Gilberto Ion. in Ethicis: Quod ferro magnes: bumanis cordibus aurneft: Confenfu tacito ferrea corda trabit. 15 I Padri Getuiti in Roma hanno la calamita s che attrahe molte anellay in forma di catena; l'vno all’ altro adherentiscol motto di Claudiano; ARCANIS Concor- NODIS, e dimoftra vnione e corrifpondenza fim- dia patica d’affetti; concetto così efpreffo da San Grego- Gregorio Tio Nazianzeno orat.12. de fe ipfo: Eodemmodo erga Nazian. Me affetti effe videminiy quo ferrum erga magnetem : nam ex me pendetis y © alij ex alijs mutuo nexu coherentess&® omnesex Deo s exquo omnia, © in quem omnia. Nella calamita lo fteffo Nazianzeno Fémina rauuisòl’attrativa» con la quale il feffo femminile rapi- {ceicuori mafchilis ad appigliarfi è numerofe;e vitio» fe operationi; E nell'Orat.aduerf.mulieres fe ornantes, Gilbert, Ton, Gres dice: Hoc verè dicamy nibil exomnibusijs, que mu- Naz lieres cumiunenibusioco dicunt > vel facinnt» aculeo caret, Omnia enim inter fe coherent » non aliter ac > ferrum è magnete traîtumyalia multa deinceps ducit. Eta DonGregorio Comanini confiderando Santa Maria Egittiaca, dalla virtù diuina folleuata da terra con eftatica attrattiua, Canz. I. p. I. cantò così: Gregor. Viua Dio calamita Conanini D’amor ; lei d'amor languida traca ; Ella ch’'indi pendca; Seco alzaua da terra il canal pondo Spettacol fatto a la natura » al mondo. 16 Alcibiade Lucatini, fece imprefa della calami- ta » che attraheua molte anella fucceffivamente l’vno .. adherente all’altro, col cartello; NEC MVLTITV- Negotià DINE, NEC PONDERE; che può feruire per te atto yn miniftro, ò negotiante, attiuo, evalorofo» che non perde fua lena frà la moltitudine; d il pefo de i varij negotijs che pofiono trauagliarlo » e non altrimenti efprimerà l'infatigabile ftento , e l’inefplebile auidità Auaro dell’auaro » cui non la moltitudine copiofa delle ric- chezze già poffedute » nè la grauezza infopportabile delle fatiche di continuo tolerate per ammatlarle pof- Cornelio fonorenderlo quieto, ò fodisfatto . Zuari operantur à Lapide noftesy © diess ac immodicislaboribus vires corporisy & animi confumunt vi ditentur; hi enim vti lucro è ita labore non fatianturs funtque inexplebiles. Corn. 1, Lap.in Prou. cap. 18, v.9 355 17 Loftetloyper inlinuate le varie operationi del- dla diuina gratia, figurò la calamita » che attraheua molte anella » l'vno dopo l’altro fuccelfivamente » mà con virtù fempre diminuita, in rifguardo è i più lonta- Gratia niyedilmotto: SVFFICIENTI, AT DISPARI duuina VI» nel qual propofito San Gionanni, Crifoftomo Hom.11. ad Ephef. Quemadmodum fpiritus ille fen- Gio: Crim (ibilis,qui ex cerebro per neruos in corpus defcendits (often non fimpliciter omnibus omnia tradit, fed inxta cu- iufque membri analogiam ipfius, illi quod plusy & mi- nus ei quod minus capere poteft sita & Chriftus . Ip- fius enim prouidentia, chrifmatumque fubminiftratio» vniufcuiufque membri, animarum videlicet earumy que velut membra quedam illi adaptate funt inxta menfurams & analogiam incrementum facit. 18 Don DiegoSaauedra » infegnò al Prencipe è guardar fempre verfo il polo della vera Religione , fi- gurando la calamita nelboffolo ; rivolta verfo la tra- montana » con la fcritta; IMMOBILIS AD IM- perfeneà MOBILE LVMEN; e puòferuire ancoraa perfua- ranza dercila perfeueranza in qualfiuoglia virtù . Qual cala- mita riuolta alla celefte tramontana fù l’anima della Santa verginella Agnefe, che vna volta confacrata allo Spofo Celefte, à quello infeparabilmente viffe appli- cataynon effendoui né bellezza » né ricchezza , né no- biltà di veruno giouine , e Caualier Romano ; che dal diuino amore fepararla potete. Il'Padre Ermanno Vgonelib.3:fufpir. 4. Nympha puellarum pulcerrima Romulearum «Agnesy Aufonio fponfa petita proco » vAbfit, ait , inuenis mea ne tibi federa fperesy Iam mea celeStis federa (ponfus habet. za Huncegosmonalin,fola hunc ego diligo (ponfums Nemo poteft vno tempore amare dHos ; -— Sic vbi magnetis vim ferrea linea fenfit , Semper ad agnati vertitur alta poli. J 19 - La calamita, che con vna punta haueua rapi- tovnferro s econl’altravn altro ferro ributtaua » col cartello: TRAHIT, ET RETRAHIT, proprie pc; È tà fua, offeruata da Gio: Battifta Porta de mirabil. rita al Magnet. cap. 2.3. fù imprefa dell’Abbate Tefauro» per è sciuto: fignificare, che Filippo IIT. col fuo parlare e rapiua ° gli animi de ibuoniped atterriua gli adulatori;nel qual argomento lo fteffo Tefauro così : Armant fceptramanusymulcet facundia lingud, x manuel Hinc amor eft tantus , quam timor inde reis. Tefaur. Quos habet iftaminax hoftesshabet inde cliétesy «Ad linguam fugiunt qui timuere manus . 20 La carta da navigare; col boffolo della calami- tavicino, fùintrodotta a dire: TE DVCE, poiche la calamita appreftala direttione frà lavaftità del pe- Confi- lago. Non altrimenti vn buon configliere ci indiriz- gliere. za frà le ambiguità del Mondo; e con la guida della Gratia Santa Fedepe della divina gratia, e cG l'indirizzo dell’- tre Angelo Cuftode noi fiamo incaminati alla vera felici- Calodo tà. Equantall'Angelo Cuftode Pietrodei Natali lid. 5,10 $.cap.8. ragionando del Martire San Torpete: CWins nasale corpus , dice innanicula cariofa, cum cane s & gallo CT mure exponitur, vt vel è beftijs rodereturs vel in mare mergeretur è: ANGELO tamen DVCE nanicula ad Hifpaniam deuenit . i 21 Fù poftala calamitainatto ditirar à fe alcuni pezzetti di ferro » cal cartello: ET PONDERA Merito. TRAHIT; perdimoftrare chelavirtù & merito del Cardinal Cefare Monte attraheua le cariche più grandi delle Nuntiature , degli Arciuefcouati, de i Pa- triarcati &c. Imprefa quadrante al peccatore » che Pecca- qual pietra rigida, enera » da femedefimos'addoffa i tore pefi de i fupplicij, e temporali » ed eterni . Mà impre- Criîto da tutta opportuna al Verbo incarnato » il quale qual Predicé- pietra ‘9 Ermanno Vgone n 35 6 pictra calamita, con energia amorofa,attraheua alfuo S.Girola- {eno i cuori pefanti de i peccatori. Stenim in magne- De te lapide hac effe vis dicitursvt ferrum trabaty quan- to magis Dominus omnium creaturarumyad fe trabere “e poterat quosvolebat. San Girolamo in Matt.cap.9.- arola 2 Similmente la parola d'Iddio: Dolfrina Saluatoris » d'Iddio diceva il Padre Giulio Negrone, Reg.2. Commun.nu. Giulio 53.per vebementem fnafionem fenfibus incognitam Negrone corda rapit ad fe, ac retinet ferrea peccatorum . Non __ altrimenti la Beatiflima Vergine » qual viua calamita Maria» con affettuofe maniere è fe medefima » ed all'amore Vergine della virtù attrahe i cuori ferrigini de i più rigidi, ed oftinati peccatori. Bernardino de Bufti de Par.Maria Bernardi Scr.g. Tertium quod attrabit eft proprietas naturalisy no bufti. (cut apparet de magnete attrabente ferrum: & ideò ipfa Virgo nos ferreossideSt in malo obflinarosy& du- rosdebet attrabere propter proprietatem fue miferi- cordre ; ficut entm Deoeft proprium mifereri femper, @ parcere ; (ic etiam & Matri eius. 22 Il Padre Camillo Antici della Compagnia di Gesù, foggetto di rari talenti, cangiò la fua penna în vna verga Mofaicae dalla pietra calamita cauò l’acque pretiofe delle feguenti imprefe. Figurò la calamita fotto il cielo ftellato rivolta alla ftella del polo è che è Adheré- l’eftrema dell’Orfa minore, col motto: VNA TRA- za. HIT; inferir volendo che tutta l'Accademia fua Pi- ftoiefe, viueua affettionata all'imagine dell'Orfazinfe- gna della Città di Piftoia. Può anco feruir l’imprefa achi viue affettionato ad vn folo oggetto; nel qual fenfo Don Arcangelo Conter così: Sicut & vna trahit magnesem Rella fuperna Vnus amantis amor fic mea corda trahit. Mà più che mai farà frizzante il concetto, pervno, amante di Dama Orfina } ò di perfona che d’Orfola portafie ilnome. 23. L'orologiomobileda fole,ches'aggiufta, & contrafegna rettamente l’hore , mentre la calamita fi ferma sù la linea, hebbe dalui il motto; OPEROSA Cotem- QUVIES; e può feruire per l’anima contemplatiua , platione che anco frà i fuoi ripofi, ftà molto bene operando. Pietro di Pietro di Damiano lib. 6. Epitt.s. Si laboris deleétat Damiano cxercitium, habet fanéta quies laborem fuum.Sant- Agoftinolib.12.de Ciuit.cap.17. rauuifa in Dio que- S.Agoffi- {ta quiete operante » mentre difcorre così; Non ita- no que inetusvacatione cogitetur ignania,defidiay iner- tia. Nouît quiefcens agere. 24 Figurò parimenti vn horologio da Luna ; ag- iuftato conla calamita, ed il cartello che diceua; LA- BOR OMNIS IN VMBRA ; motto proportio- nato all Accademico Ofcure ; che ò fatica frà le tene- bre delle notti,ò riempie d'ofcuritàye di durezzele fue Peccato compofitioni. S'auuera del Peccatore l’imprefa » che re ama di faticare nelletenebre, ne i quali fenfi il Reden- Io. 3.19. VOTE Ioan.3. 19. Dilexerant homines magis renebras quam lucem » erantenimeorum mala opera. Omnis entm qui male agit odit lucem,& non venit ad lucemy vi non arguantur opera eius. 25, Perdimoftrarecon quanta facilità il Monda- nofì diuertifce dalte cole celetti, per adherire alle cer- rene, fece il boffolo» col ferro » d lia lo ftilo inatto di Médano lafciar ia tramontana pe di riuoltartì verfo va pezzo di calamita , che da vna parte gli viene auuicinato , col titolo ; FACILIS REMOVETVR AB ALTO. San Cipriano lib. de Singularit. Clericorum amara- mente piange la fciagura d’alcuni Campioni , quali ne gli offequij della diuinità hauendo fottenuto coi ti- ranni, e co i carnefici duriffimi incontri ; per teftimo- nio dellalorvina fede hanendo operato rari, e porten» S.ciori _tofì miracoli , alla fine fi fepararono da Dio y edalla ; PT fede;e chi glidiftolle? lebris in firmi 5 ede;echi glidiftolie? Za muliebris infirmitas de- «Arcang: Conter. GEMME, E PIETRE Lib. XII licara, que cum fit vilis, & mifera de magnis efficit predam; fiché,pouera natura humana è con quanta facilità vien elia a perderli, mencre vna donnicciuola con vna lufiaghiera vanità la diftrae dall'infinito be- ne ! Così Pietro fi diftralfe dal tuo Dio » all'vdire quattro parole donnefche; Dauide fi dittraffe dall’ honeftì, per colpa d’vna fola tranlitoria occhiata. Sapritio fi diftraffe dal cielo » e perdette lacorona del martirio, percolpa d'vna fcintilla d’odiozche fe gli ac- cefe nel cuore &c. 26 Alboffolodellacalamita figurato sùla pop- * pa d’vna naue, che ftà nel mezzo all’onde, foprapofe: -ERRANTEM DIRIGIT HERENS; e feruirà Infegna- à dimoftrare » che quello veramente può feruire altrui gel. lib.4. cap.11. num. 1 g1. commentando le parole Matt, 5, di Crifto Mate. g. 16. Sue luccat lux veftra ; feriue + 16. Optimè fanè dicitur eis : Luccat lux vettra; Lucete Gio: Sil- |uce veftra ynonaliena; radios fpargite non emendi- wu#r4 — catosy fed proprios: nonenimcondetoratur , fed de- turpatur pottusy ac fedatur 3 qui alieno vult nitore Splendefcere» 42 Alcarbonchio» figurato tutto rifplendente en- tro flanza ofcura , parucmi che potefîe darfi il'fopra- * fcritto: TENEBRE PROCVL, fimbolo della Prudéza prudenza » che fcaccia gli orrori dell'ignoranza dalle menti bumane» il che mi fuggeri Sant'Antonio di Pa- S.Anton. doa Serm. 1. de Martyr. Carbunculusy qui fugat tene- di Padoa brasyeft prudentia contra ignorantiam » quia vt dicit Senecayipfa portat lucernam ante alias virtutes » 43 Allofteffo,tutto brillante frà le ofcurità d’vna X ftanza iodiedi: IN 0TENEBRIS CLARIVS, Virtù. fimbolo della veravirtù» della generofità, e delia Santa Fede , che maggiormente fanno {piccare-la propria bellezza , e pregio » quanto più fofche » e trauagliofe gli circondano le oppreffioni. Diede quefto vanta Philip.». l’Apoftoloèi Filippenti, i quali ritrouandofi 12 medio [25 nationis prauey atque peruerfe » frà quei tenebroli trasfondevano più che mai chiara y nobile, € virtuofa la loro ftupenda chiarezza ; #nzerquos lucerss ficut Lu- minaria in mundo ; Philip. 2. 15. che tanto fpiegà S.Anfel- Sant Anfelmo: Licet INTER TENEBROSOS» mo & infideles fit veftra conuerfatio , non ob/curamini , fed MAGIS LUCETIS bene operando; dei qua- li può ripigliarfi il detto di San Girolamo in 3. cap. S.Girole- Aggei: Ignitifide (unt ve carbuneulus . La predica- mò' —tione Evangelica » elacorrettione fraterna tanto più Predica- brillante deuono {pargere il lume delle dottrinesquan- Giuffo Lipfio Uone ro fono più denfe letenebre degli altruierrori. San Certe: Girolamo in Ifaia cap. 54. Carbunculus - videtur sini mibi ignitus fermo dottrine : qui fugato errore tene» mo —— brarumilluminat corda credentium . : 44 Alcibiade Lucarini,figurò il carbonchio,tutta i rifplendente, mentre la Luna da parte fuperiore lo il- Dipen= luminawa » col cartello: DVM ASPICIS NOTE. senza SCO; che dimoftra il giovamento, ch'altri riceue dall'affitenza , patrocinio, e benignità di gran perio» naggioymentre con occhio cortele fì compiace diti= mirarloy è per confequenza viene ad accreditarlo. CERAVNIA Capo VII, 45 166 gemma Cerauniaydicono che folamente fi Traua= ; ; . ritrouanci luoghi percofli dal fulmine; onde guo vule 9 «il Padre Nicolò Cauffino le foprafcriffè » FVLMINE CREVIT, perfimbolo di perfona » che da gl’infulti delle perfecutioni, e dall'ingiurie più violente ricene chiari; egloriolì auuanzamenti. Così i loghi toc- cati da i fulminicrano da gli antichi ftimati inoghi ré- ligiofi, come che dal fuoco celefte onorati, e fantifi- cati ;egrand'honore e gran lode s'aggiunfe ad Eu- ripide, edà Licurgo » perche l'vrna fepolcrale d’en- trambi fofle da i fulmimi inueftita se berfagliata » che però Plutarcoin Lycurgo. Jtaque argumentum y ac teftimoninm magnum ys eft,qui funt Euripidisftudiofi; illi foli po$t mortem contigiffe que prius Dijs immor- talibus diletti(fimo » puffimoque Lycurgo contiarfent. Così la patienza, ed il merito di lei crefcono frà i colpi delle fciagure ; laonde ben diceua Pietro Bercorio lib. 10. Reduct. cap.62. Che: Ifte Lapis (parla della Ce- Pierro raunia) fignificat patientiamy vel perfecutionem ,que Aercorio pro certo in locotonitruiy ideftimconflittu , & tribu- lationibus buius mundi generatur; e non altrimenti, . e Santa Chiefay ed i fuoi Martiri dai fuochide i per- S.Chiefa {ecutori riceuettero e chiarezza, e gloria, ed auuanza- mento . Dal qualconcetto poco s'allontanò la meta- fora vfata da Prudentio, Periftephanon: Martyrum femper nimerus fub omni GRANDINE CREVIT . CORALLO Capo. VIII. 46 I L Corallo, mentre È nell’acque, évnerba , mà non colfeggiante; indi eftratta diuien vermi- glia,che però hebbe; ELATA RVBESCIT ; idea di perfona modefta » che inalzata dall’altrui fauore , e Modeftia lode, lì copre » etinge di roffare le guancie. Giutto Lipfiolib. 4. dial. 10. demilit. Rom, Pudor in ani Plutarco Prudezs Giufio mo, & in vultu rubor, gemma pulcherrime fune in P'2ΰ inventute. Dello fteffo corpo fi valfero anco i Parte- nij di Romayper inferire la modeftia del Cardinal Sci- pion Borghefe, figurando alcuni coralli, che fpunta- uano fuori del mare » col cartellone: CONSPECTA RVBESCVNT. Lo ftelfo Lipfio Centur,fing. Epilt. _ 10. O ornamentum iunentutis pudor; feges glorie y Gia < dottrine , tippo 47. Vnramodicorallofi ritroua col motto; FVIT HERBA SVB VNDA; e quadra à perfona, che fe fù delicata, fragileye molle; ftando nel mar del fecolo, Religio- diuenne poi vigorofa,fobufta;e forte , indi vfcendoy e !0 folleuandofi al Cielo della Religione. Pietro Bercorio Reduct. lib. 10, cap.64: In mari rubro, ideft in man- Pierro do,inuentuntur multi peccatores , qui quamdiu fante Bercorie Sub aquis deliciarum, & voluptatumy funi molles, & fluxibiles,e& carnalesstamen cum exinde exrrahun- tur, & adlittus penitentie s vel religionis deducun> turs & connertanterstune efficiuntar optumiytT quo- ad virtutes lapides pretiofi &c. ) 48. Senell'acqueil corallo tenera; folleuato all’- aria » ed efpoftoalla vifta del Cielo »immantinenti fi _ raffoda » ilche dichiara il motto; ETHBKE DV. Giufto RESCIT. Tale il vero;Crittiano » benche nelle cofe del mondo fia debole e delicato » nelle cote-del cielo deue moftrarli e vigorofo » e forte ». Giuito Lipfio Centur. fingular, Epift.1 1nAlibimollesfortaff2 finaus: Ginffo inve pieratis ficut ferrum .. Monlignor Simone Ma. Liaffo iolo Dierum Canicularium Colloquio 20. nel corallo che riefce forte e bE Lodospoiche dall’acque li ritrova eftratto, riconofce la vigorofa fortezza, cheacquitta- no igiulti, paffando,e iuperansto l'acque delle auner» fità,e delle perfecutioni . Corallia perfimilem dicemus Simn viri piam fortitudinemyqua tribularione excmpirus in Maiola Jplendentem quamdam animi firnascacem tranjii ; Tod enun ‘360 id enim fortior furrexit sfplendidiors ac longe felicior» poftquam deuittis aduerfis fuccelfibus velut e mari emerferat. Giouanni Sangeminiano lib. 2. cap. 29. con quefta fimilitudine rapprefenta la malitia di quei Mondani; che fimili al corallo » fe furono molli e piegheuoli , mentrenuotauano nel pelago delle fcia- Pecca- tore 49 Advn mazzodi coralli s cauati dal mare fù chi foprapofe: NITENT EXEMPTA; ò con altri: PhEIIVM EXTRA FLVCTV$; ò veramente : ._ EVVISVM PVLICHRIVS ; e dimoftra; che fi Religio- come il corallo acquifta colore, pregioye bellezza» con i6 l’vfcirfene, e fepararfì dall’acque ; non altrimenti i Re- ligiofi, più che mai fono riucritisapprezzati, e ftimati, quando fi fcompagnano dal Mondo; e viuono fepara- S:Antio- ti dai fccolari. Sant'Antioco Hom.102. Morachys co fantifper extorris dum vinit d Ciuitate, & publico alienus, magno in honore kabetur apud Deum, & «Angelos » quin & hominum ore celebratur. At fi quando è fublimi cardine delabetur fue conuerfatio- nis, & contemplationis, feque vite fecularisnegotijs implicuerit ; non id probatur Deo s fed & hominibus im contemptum venit . so Ilcorallo, eftratto dall’acque firaffoda , al . Quale perciò MonfignorArefio diede ; INDVRA- S.Pietro BITVR, facendone imprefa per San Pietro Apo- ftolo, che leuato dallo ftagno di Galilea, diuenne pie- tra pretiofa, piena di ftupenda fortezza, alqual corpo Impatié- altri foprapofe; TACTV DVRESCAM), timbolo ra d'animo impatiente, e fiero; che anco leggermente toccato » diuien rigido » ed'intrattabile ; ed altri} POSTHAC MINIME FLECTOR, imprefa qua- Occafio- drante a chi,fimile al corallo;fe nel mezzo al mare del- ne le vitiofe occafioni fù molle , e piegheuole , come er- ba : indi Icuatofi,diviene inflefibile faldoye refiftente adogni vitiolo fuggeftiuo. Ra si Diuieneilcorallo, quando fi caua fuori dell- Religio- acque; PVLCHRIOR y ET FORTIOR; alqua- fo le figurato fotto i raggi del Sole altri diede; RVBO- RI ROBVR; fimbolo del fedele , che mentre paffa dalla vita fecolare alla Religiofa, è fia dal vitio alla virtù, acquifta ornamento, e fortezza. Afcanio Mar- Aftanio tinengo nella fua Gloffa Magna fol. 1503. Anima Marsiné- dum In aquis terrena» Carnalifque vita pernaraty te- £° GEMME, E PIETRE Lib/ XII. gure ; indi eftratti , sindurano nei viti), enelle col. pe - Penitens quamdiu manet fub aquis peniten- Gio: S en- tie, vel tribulationum s eft - molle per fiexibilita- £emin. tem » ideft adbonur flex:bile. Si autemab huiuf- : » modi aquis extrahatur» ftatiminduratur per pecca- ti obftinationem. nerrima eft berbay fenfudelicata;fed (rad vitam tran- fit [piritualem, fit coralium firmum » rubeum > ruti- lans :folidum fortitudine, rubeum charitateyrutilans exemplo. E può anco inferir queft'imprefa il gioua» mentonotabile, ch’altri riceue dallo ftarfene fuori del- la fua patria. 52 Ilcorallo, per fuanaturale proprietàz, DE- TEGIT VENENA ; imprefa » dice Monfignor Arefio, che può appropriarfì al Penitente» che per mezzo della Confeltione facramentale » accufando; manifefta al Sacerdote i fuoi falli. Ed è quadrante ancora al Medico ; che fcopre i mali de i corpi ; all'- Inquifitorey che fcoprela roi velenofa dell’ere- fie, eda fuddito » odamico fedele di Prencipe che {copre le congiure de gli nemiciyò de glihuomini mal- uaggi contra di lui ordite. {3 DonDiego Saauedra al corallo agitatose com- battuto dall’onde del mare diede; ROBVR, ET DECVS, perdimoftrare quanto la giouentù»e lano- Traua- biltà acquifti, edi fortezza » e d'honore, mentre viue 5° |, frà le agitationi de i trauagli » e glieffercicij delle fati- a che. Ariftotele Politic. lib.7.cap. 17. ES ersam vrile riffore- fratim ab ineunte arate frigoribus affuefcere;boc enim tum ad valetudinems tura ad munera militaria obeun- da commodiffimum eft. 54 Cialcuno de i Santi Martiri, decollati perla fede del vero Iddio, può figurar fe medefimo nel co- rallo, da vna mano fpezzato » e feparato dall’acque» che và dicendo; OBTRVNCOR, SED GEM- MASCO, poiche, come il corallo » ftaccato dal fuo cefpoyacquitta la pretiolità della pietra y e fi tinge con la viuezza della porpora. Così il Santo feparato dalla vita, acquifta la pretiofìtà della gloria, c,ti fregia col purpureoye trionfale fcarlatto del marvirio:dalla’quale allutione del tutto non s'allontana Simon Maiolonel _ loco fopracitato; Quidaliud eft corallium e mari e- Simon mergens rabere » quam ad mareyrium criam anbelare MESE COSI Penitére Medice — S. Marti- re CORALLO Capo VIII eossqui magna paffi Chriffo magis , ac magis comuntti funt? reddun'ur enim corum flole purpurea in fan- Quine agni. E chiara» ed efprefiamente Emanuel Te. Emanuel fauro nel panegirico di Santa Margarita, così; Come Tefzura le Margheritey all'hora in gemme fi cambiano, quan- do dalla natina fcorza fi fpiccano : così quell'anima innocentescol mortifero coltello dalle fue membra di- Hifa , più prettofa diuenne , 55 Per San Marcellino Papa) che ritrouandofi frà i gentili titubò nella fede, mà po frà i cattolici» ftette intrepidoin confeffarla , imitando in ciò gli ac- cidenti di San Pietro y che negò Iddio frà i cattini , e S. Mar- locontfefsò frà i giufti , (erue il corallo impetrito, & cellino figurato sù la fpiaggia faffofa del mare, aggiuntogli S. Pietro il motto; NE L’UNDE ONDEGGIA, E Apoft. FRA' LE PIETRE, E PIETRA, che Compa- tanto gli foprapofe il Padre Abbate Certanize può an- gnia co ferire , per chi fi conforma a i coftumi di quella Confor compagnia , con la quale fi ritrova . San Bernardo mirà Serm.61.1n Cant. dice » che la fortezza s riconofciuta nella perfona del Martire , non è fortezza propria del Martire, ma fortezza partecipata dal ritrouarfi il Santo Martire vnito con la contemplatione alla pietra di Crifto > dalla quale riceue la refiftenza » e la durezza. S. Bernar Dbi tunc anima Martyris? Nempe in tuto,mempe în do petra,’nempe in vifceribus Tefu, valneribus nimurum patentibus, ad introeundum. Si in fuis effet vifceri- busy fcrutans ea ferrum profeto fentivetydolorera non ferrety fuccumbereè & negaret. Nunc autem in pe- tra babitans, quid mirum fi IN MODVM PE- TRE DVRVERIT? COTE, PIETRA D- ARROTARE Capo IX. 56 Veftasmentreagguzzando confuma il-ferroy confuma ancofe ftelfa ; però ben à ragione fù chi le diede: TERIT,s ET TERITV& ; e qua- Vindica= dra à chi ftà sù leinimicitie s ricevendo in quefte ofti- tivo ——litànon minor danno in fe medefimo ; di quello che a gli altri eglireca. San Giouanni Crifoftomo com- mentando le parole di Lamech feritte nella Genefì 4. Gen.4.23 23, Occidi virumin vulnus meumy così le interpreta : Gio: Cri- Nontantum nocui illis quosoccidi, quantum mibi ipfi; . ofom» ini panam enim, quam effugere non poffiem » me ipfum conieci TC. 57 Advna pietra , sù la quale era figurato vno Trava- fcarpello» che veniua dall'ifteffa {puntatoyed appunta- glio toyfù foprapofio: HEBETAT, ET ACVIT, non altrimenti il travaglio , ò fia l'infermità rende ottutoy ed affannato ilcorpo, mà acuto, e perfpicace l'inge- Gregorio ono. Ingenium acuit dolory diceua San Gregorio Nazian Nazian. orat. in fun. Patris. Così Geremia 3 1. 18. Terem:31 Caftigaftime, 0 eraditus fum. Dauide Pfal. 17. 36. 18. PS, be i ap Pfr7,36 Diferplina tua ipfa me docebit&c. ed Anna la Pro- 1.Reg.1.6 ferella 1. Reg.2.6. Dominus mortificats & viuificat, {8 Scipion Bargagli » alla cote, con la quale fi ftaua arrotando vn coltellosdiede le parole; EXORS Sh! IPSA SECANDI; tolte da ratio nell’Arte Poet, razzo Fungar vice cotìs, acutum Reddere qua ferrum valet EXORS IPSA SECANDI . Predica- Che feruono per va Maeftro » Predicatore , ò Diret- pia tore » che effendo in fe fteffo imperfetto , ed ottufoy può ad ogni modo effere frumento SR vtilitày ad aguzzare; e perfettionare gli altri. Così Gregorio Papa in fine PaRtoral. di fe medefimo hebbe à dire ; S. Grego- “mihi ; ; La rio Papa ”Jurpani mihi cat:s officiuna » que ferrum reddit acu 361 rumycumfit inucilis ad fecandum » aliofque ad pei fe- fLionis littus dirigo » qui adbuc in delittorum fluét:bus mergor; ed il imto Concanonico Ablalon Abbate fi milmente Serm. 29. in Anountiat. Virg. Er ego qui- Abfalon dem virtutis omni modo vacuus, dum vera Nunquara ita perfetto capitur vittoria bello Vera vt fecurus pace fruatur homo + Inter difcordes motus contagia ferpunt , Ipfaque virtutum gaudia vulnus babent, Vi faciat notum longa experientia cunitiss Non effe hoc plenama tempore iuftitiam : N: Dominus miferando lauet delifta fuorum 3 Et dans virtutum muneray det veniam. 66 Jlcriftallo di monteyaltro non è che ghiaccio, ._ perfommorigore impetritose pure fe dai colpi di fer- Predica-ro vien percotlo s fcintilla d’intorno voraci dic , tore che però ben paruemi che fe gli poteffe dare; A L- * GET, ET VRIT), idea d'vn Predicatore » che CEMME, E PIETRE Lib. XII. rilcaliava gliyditori nell'amor d'Iddio , benche egli hayeffe vncuore tutto rigido » e gelato. Ed éanco _ idea d'ogni mondano , che fe nelle cofed'Iddio hà .l M6dane cuore di ghiaccio » raffreddato » ttupido , impetrito; nei fuggettiui della libidine, ò della vendetta , fcaglia con pronta facilità fau;lie di viuo fuoco perogailazo. 67 IlSignor Gregorio Amiani, detto il Fantalti- co frà gli Scompofti di Fano ; hà il prifma y-criftallo triangolare , che rapprefenta in tutti gli oggetti , che colmezzo fuo fi rimirano, vna mirabile vaghezza , e moleiplicità di colori, e glidiede; TRAHIT V A- RIOS), idead’ingegno fecondo 3 che sà ritrouare Ingegno numerofa, e bella varietà di bizzarre inuentioni e di fecondo vaghiye fpiritoli pentieri , anzi idea della Sapienza in- carnata, che invarie fembianze, e guife cangiaua for- Guerra me, e coloriyper contemperarfi al bifogno, ed influire Crifto con più congrue maniere nella falute dell’anime ; alla conner- uale verità molto bene ferue il difcorfo di San Cirillo fante Gietofolinsitano Catechel. 10. Y NICWIOQOVE civil. VARIPVS FIT Saluator ad vtilitatem; Qui Gerofol. enimindigent recreatione » & letitia , illis fit vinea. Qui opus habent vt inzrediantur, his constituitur oftium: & qui cuperent offerre orationess illis fitme- diators fammufg; Sacerdos. Rurfus babentibus pec- cata, fit ouis, vt proipfis matterur, Et OMNIBVS FIV QMNI ipfe idem natura permanens qui ef» Sant'Ireneo anch'effo lib. 4. cap. 37. Et ipfe S- Ireneo V nigenitus Dei, vtpotè diuess & multuna exiftensy noninvna figura, neque in vno charaîtere videbatar videntibus eumyfed fecundum difpenfationis eius cau- fas, & efficaciamy ficut in Daniele feriprum eft; Ali quando enim cum his, qui erant circa Ananiam, A Zariamy Mifaelyvidebatur affiftens eis in fornace ignis, Aliquando autem lapisa monte abfcifas fine: manibus percutiens temporaliaregna, © ipfereplens vniuerfamterram , Rurfus videbitur vt Filius bomi- nis in nubibus cali Sc. Se anco in mala parte non___. s'applicafie l’imprefa a femmina malitiofa y ed aftuta, Femina che con arti varie cangiando portamentiy e fembian- *°* ti,e fingendo hora amore, hora fdegno,hora facilità» hor'afprezza, hormodeftia, ed hor baldanza ,confon- de gli animi, edabbarbaglia le menti de i mal accorti amanti, quale da Torquato Taffo nella Geruf. Liber. Canto 4. ft.87.&c. ci fù defcritta l'infidiofa Armida: Via ogn’arte la donna » onde fia colto Ne la fua rete alcun nouello amante: Né con tutti» né fempre vn ftello volto Serba » mà cangia à tempo atti, e fembiante ; Hor tien pudica il guardo in fe raccolto Hor lo rivolge cupido » c vagante, La sferza in quegli, il freno adopra inquefti, Come lor di in amarlenti , ò prefti. E và feguendo per molte altre flanze. La Fortuna anch’efla di ftrane varietà gode far moftra » che non mai in cofa alcuna è più ftabile , che nell’effere infta- bile ; e Marte fimilmente tira feca vane tinte; di ftra- ni, edimpenfati, hora fortunati, hora fortunolì fuc- celli. V’arius enimewentuseft belli, diceua Dauide 2.Reg.tt 2. Reg. 11,25. 25. 68 VnCorteggiano, per inferire che dall'afpet- to delfuo Signorey egli ,benche per altro imperfettoy reftaua altamente illuftrato » figurò il medelimo cri- ftallo triangolare col mezzo del quale anco le cofe laide , ed abbomincuoli, compaiono diuifate di mille colorite vaghezze, e glifoprapole; VEL FOEDA NITESCVNI; effetto, che parimenti fuol ca- gionare Amore; opra del qualegli oggetti fozziy a gli Amore occhi dell'amante paiono molto belli; che tanto inte» gna quel verfo prouerbiale + Quifquis amat ranam,ranam putat effe Dianam. Anonine DIACO- " | DIACODO Capo (XI. > DIACODO Capo XI. 69 D Otata naturalmente di molte virtà è la pietta Diacodo » mà come dilie il Lucarini: I N Eucari- CADAVERE NON PROFICTT tale la fua faciatiliima Eucariftia, non giova, quando è riceuuta da vn peccatore» morto alla gratia ed incadauerito Gio: cri- Bella colpa. Giouanni Crifoftomo Hom. g. in Matt. foffomo Sicutcorporalis cibus cum ventrem inuenerit aduer- fis bumoribus occupatunz,magis nocers& nullum pra- fiat auxilium; ita & ifte fpiwruualiscibusy fi aliquem reperite malignitate pollurum » magis eum perdit , non fhanatura, fed accipientis vuio. DIAMANTE Capo XII. 70 Erche né dalle fiamme » né dalle martellate è offefo, tù chi gli foprapofe: NEC FER- Fortez- RO, NEC IGNE; ò pure: SEMPER IDEM; za ò veramente: SEMPER CONSTANS, e dimo- Coftiza ftra generobtà; e tortezza di cuore invincibile ye infu- perabile dai più duri contrafti. Dionifio Petauio così: Peltoris indomitum folido ex adamante vigore pipa . _ Difce puers vanos excutit ille metus. — Ciufto Giufto Lipfio lib: 1. cap. 7. Monit. Politic. Sicwt Lipfe adamas;nobiliffima inter gemmass infrattam vim ha- bet : fic Princeps debet animi robur; e Senecalib. 2. Seneca de Tranquillit. cap.3: Quormodo quornndam lapidum inexpuguabilis ferro duritia eft è nec fecari adamas, aut ced, velterì poteft s fed incurrentia vltro retun- dit y ita fapientis animus fotidus eft We. 71 Scipione Bargagli foprapofegli il motto : MACVLA CARENS sche rapprefenta vna purità .. fingolares quale fù quella di Maria Vergine, di cui Maria Fulberto Carnotenfe Serm. 1. in Natiu.Virg. Anima ira ipfius, & caroyquam elegit € habitaculum fibi fe- Cavnor. © Sapientia Det Patrisjabomni malitia & tmmun- ditia puriffima fuerunt. Item: è contrà confidenter afferimus, quia nullo-virtntumigenere vacabat > cur plenitudinem gratia Dei nuntias afferebat ineffe. Ù Ella parimenti tà vn Diamante; Macula carens nel Concet: rempo della fua concettione » già che San Giouanni ona Damafceno Orar. 1. de Natta. Vivgi così etclama: ‘ ObeatosIoachimilumbos, ex quibus prorfus imma- wr, cularumfemen effiuxit. O praclaram Anne vuluam " in quatacitis morementis ex-ca autinsy atque forma- tus fuit fetus fantiffimuse ì 2 Lacoftanza muincibile così di Sant'Antonio Abbate, come di San Francelco Xauerio si quali per- coflì da i Demonij,l'yno, nel defertodell’Egitto, l’al- tro alla fepoltura diSan Tomafo Apoftolo 3 genero- famentereliftettero , tù dal Padre Certani rappreien- . tata imvs diamante, che ftando corcato foprà vna in- Tee! coggine dal martello era battuto » mà inutilmente, col motto: HAVD CONTERITVR. Origene Origene. in Cat. Grecsincap. go. Let. Ecceenim air vir ftaiis Super murtm adamantinumy & in manu cius adamasy qui adamas nullo conteritur malteo . Igitur quamnas inftet diabolusy qui malleus eft » fubraceat Draco:s qui velut incus indomita, mbil isyqui in manu Domini eSì patitur adamas i ly LA 73. Vn diamante incaffato entro wn anello, dal Vi:tù. padre Don Ottauio Boldoni hebbe: IN AVRO Sarpi NITIDIOR; motto chenon è fenza allufione dre al detto di Cafiiodoro lib» sg. variar. epilt. 40. Gem- marum diuites vene auri fulcore: pretiantury quale moralmenti così à' ditcorrere cinica. rLa coltanza; Caffiod. 363 la fortezza, la tolferenzay la finceritàyed ogn'altra vir- tù morale, {onoin fe medefime ciafcuna di loro,come vn diamante nobile, e pretiofo; mà che riefce più che mai luminofo, evagoyfe è legata nell’oro d’vnamima, che lia cara à Dio, perla pietà , perlafantità , e per lu religione. Antonio Gliclmo fi vale di quefto concet- to » per fignificare quanto ainiantaggiofamente sù nella patria bcata dalla prefenza d'Iddio fiano accre- fciuti i gradi diprezzo » edi bellezza ad vm anima , la quale prima di goderditanto-bene,era di già e bella; e pretiofa » e così filogiza nell'argomento del ditcorio 38. de fuoi Riflefi della Santiflima Trinità: Gemma vaga nel fango , in or più fplende Bell’alima in carne, in Dio quanto rifplende? 74 Siritroua il diamante col inotto : IN PVRI- TATE PRETIVM;'0'fia DECOR; od ancora: Purità QVO PVRIVS, EO PRAECLARIVS, motti addatcabili allo tato verginale, che le fue glorie ri- - crabe dalla fuprema, ed ifguifita purità, cmondezza. Giuuenale Sat. 8, “Prima mihi debes animi bona ; fantus baberi, Giuuena- n staftineque tenax y faftis ; diétifque mereriso le 75 Va Diamante figurato in tal pofitàra , che percolto da vn picciolo martello; che gli fourafta; fer- ue come difcarpello , à tagliare, è fpezzare vn alcro diamante » col titolo: DVRVM DVvir9 FRAN= GO, e addattabile advn Prelato ; ò fia Giudice s che tratta:con durezza coloro sche hanno il coor duro e conturnace , Amosi7.7. oue la noftra vulgata legge: Amos Ecce Dominus ftans fuper murumlitumy Sin mana 7. 7- cius trullay gli Settanta traducono : Ecce Dominzs LXX- ftans fuper murum adamantinamy& in manu cius adamas ; e nerifulta quetto fento, come iui commen- ta :l Padre Coraclio è Lapide . Etiamfi animus, aque ac murus Ifraébisy & Samarie, fit durifimusyt ada- mantinussego tamen vi adamas longè duriory & for- cio eum confringamy &\conteram. Signihcat ergo adamasscuilibet potentievetiam:adamantina oppofi- tam i @ug Dei omnipotentiam y & vindittam quouis adamante fortiorem. Perche 1tGiudei hauedano il cuorduro, come fe foffe d’infieffibile diamante ; Id- dio contra di loro ti vale d’vn caftigo ; che qual dia- mante affai più duro domi la loro fierezza ; poiche come infegna il prouerbio prodotto da San Girolamo S.Ginle- ad Octanumi 22/0 nodo malus. adbibendus.eftcu- mo neus Cc. 76 Perdueletterati, che l'vnl'altro conleacutez- ze del proprio ingegno s'aiurano ; cli perfettionano, ferue l'imprefà
  • Protinus îrriguis illa liquefcit aquis Sic adamas adamante leui contunditur iltuy Difrumpi gemma non nifigemma potis. 79 Alla prefenza del diamante y né la calggitita at- trahe il ferro » né il ferro fi porta verfo la calamita; l’auuertì Sant'Agoftinoltb.21.de Ciuitate Dei,cap.4. S.Agofi= Quid de magnete legerim dicam. Quando iuxta eum no ponitur adamassnonrapit ferrum, & fitam rapueraty vi ci appropinquauerit , mox remittit. Onde figu- randoli il diamante, fituato fràla calamitayed il ferroy paruemi che potefiè hauere il motto ; VIRES * — VTRINQVE RESOLVIT ; ò pure; VTRIN- . QUVE. VIRES ENERVO; tale all'efponertì della Eucari- Sacra Fucariftia nei giorni carnowalefchi , edil mon- Francefco Rugerio ftia do conle fue vanità perde la propria attrattiua , e s'al- lenta nelprimiero vigore ; editedeli dalleloro praue inchinattoni fi diftolgono. Allo fteflo corpo d'im- preta altri diede; VIS ALTERA VETAT) ò fia Separa. LEVAT» applicabileà chi fi diftacca dal mondo,alla ._ viftay& prefenza de ibeni celefti; come avvenne in SEO Michele Stratonico Imperator della Grecia detto il € Vecchio; il quale fentendofidire à nome del Patriar- ca di Coftantinopoli che fe hauefle rinuntiato l’im- . perio terreno , haurebbe ricenuto in fuo cambio ; Baronio Regnum celefte > immantinenti fi {pogliò della por- porayed vicî dal palazzositaccandofi tutto dalla terra, per ottenere il cielo ; come feriue il Baronio nell’ Anno 1057. i 8o Vndiamante inanello » fofpefo in vicinanza Proprio d’vnabilancetta , da pefar oro, col motto; NEC SE valore QVARIT EXTRA; fù del Padre Leonardo Vel- Virtà li y per dinotare che la virtà del Cardinale Pietro Campori, pretiofa per fe medefima”, non mendicaua Gregorio la flima, e prezzo dall'altrui giudicio. Neque noftran Naziano cf, difle Gregorio Nazianzeno in Laud, Heronis, ac ne philofophi quidem eam generis claritatem admi- rari qua fanguine ac dinlomatibus comparatur : fed cam demum nobilitatem 1 velligo, quam pietas, vita- que fanétimonia , afcenfufque ad primarinm illud bo- numy ex quo originem traximus y excubpfir. PI NA genus, & proauosy 7 qua non fecimus ipfi, Oridio Vix ea noStra voco. Ouidio lb.13. Metam. Così Giuuenale Satyr. 8. mame Sed te conferi laude tuorum Giuuena= Tontice noluerim, fic vt nibil ipfe future le Landis agas » miferum eSt aliorum incumbere fame + Coiquali concorda Vrbano VIII. ad 70. Ciampolura; e, Sat fuo cenfu fib: diness extra È sarti Se nihil virtus cupit. E Perfio, vedendo che i Romani applaudeuano alle compofitioni de gli altri Autori » enon badauano alle fue Satire , Je quali erano tutte dirette all'emmenda de i coftumi, fi riuolta à ragionar col fuo libro; e l’inani- maa noncurarti del giudicio altrui, confapeuole del {uo proprio valore ; dicendo nella Satira 1. mm Non fi quid turbida Roma ‘Elenet accedasyexamenne improbum in illa Caftiges trutinay necte quafiueris extra. 81 Advndiamante, coperto con yn velo, Barto- lomeo Roffi diede; ILLO ABLATO CLARIOR inferendo che l’anima di San Carlo fece più che mai comparire le chiarezze luminofe del fuo merito, quan- In morte do col mezzo della morte fele tolfe d’intorno l'inuo- glio del corpo, ond’era velata, Nel qual foggetto anco Giouanni Crifoftomo Homil!. 21.in A&2; Do. mo fuareliîta, pergitanima ad fuum feftinans mari- tum y& dominum; & tuluges? Vadit at alia lu cem; foluitur quafi a vinculo quodam, & quafi a cer- tammne egreditur, Nefcis quod (icue fol mundus afcen- dit y ita & ANIMA RELINQVENS COR- PS cum pura confcientia FVLGET CLAREÈ 82 Paruemi» che figurandoli vn belliffimo dia- mante vicino ad vna piramide di marmo , porell: for- marfene Emblema; coltitolo cauato da Sant’ Agofti- nolib.6.de Trinitate; ID MAIVS, QVOD ME. * LiVS; poichein fatti il merito, e la dignità delle co- Meri:o fe » fì prende dall’intenfione della virtù » enon dall'et- tenlione della mole. Plinio Panegyr. Traian, fauel- lando con quefto Imperatore, così; Reserfus Impera- Plinio torsqui priuatus exvierassagnofciss agnofceris : cofdem' nosscundemte putas, C ob id tantunz ceteris M A- IOR, QVOD MELIOR. E Giufto Liplio anch effoin Panegyr. Traian. Nowest felix, quin magna Giuffo fortuna eft» fed qui habetaur, & eft ob virtures ca Lipfte dignus DIASPRO Capo XIII 83 Ebbe il Diafpro dal Lucarini il motto ; KH VNVS;, SED TRICOLOR per infe- Crifto rire che in Crifto fono corpo s anima, ediuimtà. San Bernardo Ser. 3-in Vigil. Natiuit. Zerbumy anima, S: Pernay & caro in vnam conwenere perfonam , & hec tria de vnum, & hoc vnumtria, nom confufione fubitantie, fedvnitate perfona » 84 Giouanni Ferro, dicdeal Diafpro il motto; Perfio Gio: Cri- fofton SANGVINEM SISTIT; proprietà fua ; non altri Poe menti ilterrore della morte, ò delgiudicio, ferma ) e hp 3 falda ne i peccatori la fluffibile inciunatione della con- cupifcenza troppo lubrica al peccato &c. Onde l'Ec- cleliaftico 7.40. In omnibus operibustuis memorare Fccl.3,40 nou'[fimatua, in aternum non peccabis, Nelqual luogo Rabano. Qui emim confiderats qualis efi in Rabam : MOTTE 3 DIGA SCR R morteyfemper fit timidusinoperatione: - Nihil quod tranfit appetit y cunitis prefentis vita defiderijs con- tradicit ; e Sant'Agoftino in Specul. peccat. cap. 1. S. Ago- Confideratio huius fententia » deftruétio eft fuperbiey fino extinétio inuidie , medela malitia, effugatio luxuria» euacuatiovanitatisy & iaftantia Wo. 85 Perfona diuota formò diquefta pietra la fta- ._ toctta del Crocififio ) riducendo le vene fanguigne Croci della pietra à formarle piaghedel Redentore , fopra- filo ferivendogli. DIO ASPRO, cioè adire contradi fe medefimo; mà non hà che fare con l'imprefa. ETINDO Capo XIV. 86 E A pietra etindo » come filegge nell’Orto di SR fanità lib.4. cap.g1. ftilla mai fempre faluti» Reliquie fero licore; il Lucarini per tanto le diede il titolo; deSanti INDEFICIENS MANAT; ET SANAT) ap- Nicolò plicando l'imprefa ad honore di S. Nicolò di Bariydal diBari cui facro auello efcono miracolofamente falutiferi bal- fami, elicori; ficome anco da i corpi di Sant’ Andrea» e Matteo Apoftoli » di San Felice Nolano se d'altri co- Tomaf. me fcriue il Bozio tom. 2. de fignis Ecclefia lib. 15. (i- Bezio gno 66.Soprailfepolcro di San Lorenzo Martire No- warefe a caratteri antichiffimi è così fcritto; «Afpicis hoc marmor tumuli de more cauatumy Id folidum eft intus, rima nec vlla pater. PV nde queat tellus occultas mittere Iymphas > Manat ab ingeftisoffibas ifte liquor . Si dubitasymedio fudantes tolle fepulchro Reliquias: dicesyvnda falubris vbi eSt. GEMMA Capo XV. 87 P Erche gli Orafi fanno proua della bontà del- le gemme col piombo » col quale le falfe re- ftano fegnate, etinte, mà lebuone fenza macchia , fù pofta vna gemma,in atto che il piombo ftaua in fre- Calinia giarla , coltitolo; NEQVAQVAM INFICIT; e ciò per inferire chela calunnia nonera valeuole a pregiudicare alla gloriofa fama di perfona veramente virtuofay e degna. Seneca lib. Quod in fapientemnon cadit iniuria cap.2.benlo diffe ; Nullum fapientem nec iniuriam accipere, nec contumeliam poffe ; edi nuouo; 7'usus eft fapiens ynec vlla affici aut iniuriay aut contumelia poreft. 88 Giouanni Ferroy ad alcune gemme dipinte fo- prafcriffe: PICTA, AT NON INCISA, e ciò Apparé- per tacciare vn certo tale» che haueua folamente la co- za gnitione fuperficiale d'alcune fcienze » e non la vera intelligenza, e n'era femplicemente infarinato ) e non Ippocri- inquelle verfato , quali nell'Ippocrita fogliono effere ta le virtù s cioè apparenti, enon reali. Tali parimente Felicità fono tutte le voluttà, e felicità dellaterra ; che però médana Giouanni Crifoftomo: Etiamfi diuitias obieceris, fi Gio: Cri- gloriamy fi delicias, fine aliud quodcunque ex hisyque fofemo magnaeffe videntur , figura tantummodo funt , non ipfiusy que inrebus eSt veritatis demonStratio . 89 Monfignor Arefio, figurando vna gemma » Scambie in atto d’effere incaffata in vn anello ,aggiunfe loroil uolezza motto: HONORI INVICEM) applicando l’im- Maria Prefa alla Prefentatione di Maria Vergine al Tempio, prefenta € dir volendo, che mentrela Vergine in quel facro fito ta al tem s'infinuaua,ed honoraua quel luogo con la prefenza pio fua, e dal luogo ifteffo ell’era fcambicuolmente hono- rata. Quette fcambieuolezze rauuisò Fuluio Tetti nella Promotione del Prencipe Aleffandro da Efteal Cardinalato ; Cineca O Capo XIII. 365 La (poglia , che d’intorno è voi rimiro Di pretiofa porpora contefta , Grande vagliami il vero onor vi rende . Mà s’à i voftri natali il penfier giro » Veggo Signor» che la vermiglia vefta Non minor da voi gloria acquitta, e prende. Caffiodoro lib. s. var. cpift.40. Gemmarum dinites Caffiodo» vena, auri fulgore pretiantur s & gloriam pulchritu-"° dinis capiunt : fic bona merita fplendidis dignitaribus fociata alrernis preconijs adinuanturs & vaius rei fa- cies de addita (ibi venuftate pulchrefcit. GIACINTO Capo XVI, 90 Lcibiade Lucarini introduffe il giacinto è A dire: CON L’AER CANGIO ASPET- Maria» TO, proprietà fua feritta da Solino lib.32. ed applicò ful Cal- l'imprefa à Maria Vergine, configurata » e trasforma. "14110 ta in Crifto » che patiua ful Caluario. San Tomafo PRIA d'Acquino Opuf. zo. Ea visamoris eSt , ve talem feTomaf. effe neceffe fit, quale eft id quod amasy& cut per affe- '-4:1%- Cum coniungerisyin illias fimilttudinena ipfa quodam-"° modo dileétionis focietate transformaris. Mì nel no- ftro propolito frizzantemente Riccardo di S. Loren- zo lib. 2. par. 2. de laud. Virg. Domine vna mulier Riccardo aftat tibi crucifixa, que quafcunque plagas, quecung; di S. Le- vulnera, quofcunque dolores fentis, & fufcipisin tuo renzo corpore, compatienao fufcipit in vifceribuscordis fui. IRIDE Capo XVII 9I Da pietra Iride , ò fia dell’Ifola Eritrea , efpo- fta al Sole, riflette nelle parti vicine l’arco ce- lefte ; ond'hebbe: R ADIIS ADVERSA RE- FVLGET; tali i Santi; col viuere alla prefenza Santi glo d'Iddio)e fotto l’illuftratione della diuina gratiayfpar- riefi geuano vifibilmente dal proprio afpetto fplendori lu- ciditsimi di gloriayil che non folamente feguì in Santo Stefano » del quale gli Atti Apoftolici 6.15. Intuen- 4#.6.15 tesecumomnesy qui fedebant in concilio, viderunt fa- ciemeiustamquam faciem Angeli; ma anco fà am- mirato in San Tomafo d'Acquino, in Sant Ignatio Loiola, e in molti altri Santi. OPALO Capo XVIII. 92 Eftringe quefta pietra in fe medefima i più R nobili colori, onde l'altre pietre più qualifi- cate s'adornano . Quindi il Lucarini le diede; ET NITOR, ET COLOR PRECIOSISSIMAnR VM Maria eciò ad honore di Maria Vergine» che in fe raccoglie Vergine tutte le perfettioni dell'anime piùbelle; San Bernai- e fua ec- do commentando le parole dell’Ecclefiatt. 24.16. Im cellenza plenitudine Sanétorum detentio meayicriue così:/erè Ecclef-24 ei Santtorum plenitudo : quia non e: defuit fides Pa-*5- triarcharum» fpes ProphetarumyzelusA poftolorum,:S. scad conftantia Martyrumy caftitas Vurginum , nec puri-“° tas Angelorum: Ed il Beato Lorenzo Giuftiniano Sefm. de Affumpt. Beata Virg. Aferirò quicquid ho- Lorenza nd; quicquid felicitatisbabetur in fingulis , torum Giuftin. ndat in Virgine PERLA Capo XIX. I tormano le Perle, con le gocciole pure, e limpide della celeite rugiada ) riceuute nella Hh 3 con- Fuluio Tefti TS 366 ,E PI conchiglia, oue fi condentano » e raddoppiano la pri- Auvan- miera bianchezza , non vi mancando chi alla perla » za:fi nel mezzo della conchiglia cr foprapofe: EX Profitte CANDIDO CANDIDIOR per vno ; che s'era notabilmente aunanzato nella virtà,e nel merito. Gio- Gio: Cri- uanni Crifoftomo Hom. 9. ad Rom. Gratia Dei fi- foftomo | nem non babety femper admaiora egreditur. 94 Perchele perle» fe il cielo è nuuolofo riefcono torbide ; e fe chiaro, e fereno ; limpide, e tutte belle ; perciò rapprefentano la puntuale conformità dei co- confor- fumi » che fi rauuifa neifudditi si quali per appunto Mi fogliono efler tali, quali fi vedonò i loro fupetiori ; onde fele perle hebbero il motto;; CLARESCVNT ATHERE CLARO, della conformità dei fudditi S. Ambre diceua Sant'Ambrogio: Qualis forma fuerit Domi- gr ni: talis totins domus eSt ffatus. 11 Rè Teodorico appreffo Caffiodoro lib. 2. Epift. 15. dalla virtuofa qualità de i Maggiori non poteua fe non congetturare Cafiodo- la chiarezza dellevirtà nei minori. Bona certa funt, ro que fidem abexordio trabunt > dum origo nefcit defi cere que confueuir radicitus pullutare . Fertw etiam curfu perenni fontium vena vitalisy & banc conditio- nem fuStinent cunitamanantia » vi fapor » qui con- celfus eSt origini, nifi per accidentia fuerit fortè vitia- tus, nefciat rinulis abnegari . Perloche » fe chiara è l'onda, che fcorre entro i rufcelli, quando limpida è quella» che fi vagheggia nella fonte ; così nei figliuoliy e nei fudditi la chiarezza della virtù tì rauuifa, quando nei Padri,cnei Padroni quefta fi riconofcey e s'offer- ua. Con quefta conlîderatione San Bernardo incita- ua iReligiofi.de Monre Deià viruofiyefanti profitti, ponendo loro in confìderatione s chela vita fanta da effi intraprefa,non folamente al mero vtile di loro me- detimi farebbe riufcitas mà all'vrile.aleresî,ed all’autman- S. Bernar zamento di fantità nei loro pofteriye fucceffori: Non do quales fine aly , fed qualesex vobis fiant quantum in vobis eft, cogitate, non folummodo qui modo funt, fed & qui poft futuri fient s quos in propofito fantto eftis habituri imitatores : ex vobis enim y ex veffro exem- pio » & vestra auttoritate in religione hac pendere debet tota pofteritas . 95. Quefta proprietà delle perle,che fi conforma- no nelle qualità , ene icolorial cielo sed all'aria , che loro fouratta, moftrandofì candide » e chiare mentr’il cielo è fereno; mà torbide » ebrune » mentre l’aria è nuuolofa » fù infinuata col motto Spagnuolo; SE- GVN ELTIEMPO; e ferue molto bene ad efprimerela malitia, ed-aftutia de gli adalatoriy che nelle loro affettate, e fimulate apparenze s'accommo» dano al geniosaffettionese difpolitione dei loro Mag- giori; Detti perciò fimili all’elitropiosche fi contorce algirartì del Ré de Pianeti; all’acque, che prendono la tuntaye le qualità della terra percui paffano; al pol- po» che firaflomiglia alcolore del faffo àcui s'appog- gia ; ai cieli inferiori s che fi lafciano trafportare dal primo mobile ; che appunto con quefto concetto vn Caualiere Inglefè buon Cattolico » rifpoie ad va Cor- teggiano della Regina Elifabetta ; al quale chiedendo quetti in qual credito foffe tenuto (poiche amaua d’ef- fere riputato Cattolico) quello rifpofe; Cenfent re effe planetam sac moueri , gyrarique motu primi mo- bilis. Cornel. è Lap. in Prou. 17. v. 20. 196 Della perla » che fuol generarfìdi celefte ru- giada» fece imprefa il Sig. Carlo Rancati, aggiuntole il motto; PATRE EDITA COELO; pa- role fcritte da Autonio lib. 1. carm. 32. ad honor di Venere; Nata falo » fufcepta folo s patre edita celo. Edalviuo eiprime l'humanità facratifsima del Reden- tore, la quale nel feno della Vergine immacolata, qual Adula- rore Anfonio GEMME, E PIETRE Lib. XII. perla entro conca d’argento concepata , non riconob- Crifto be alcuno mafchileinftuffo, mà il cielo precifamente le INcarna- feruì di padresncl qual fentimento San Giouanni Da-!° mafceno rat. 1. de Natiu. B. Virg. diffe che la Ver- gine Madreera: Concha, qua calitusex diuinitatis Gio: Da- fulgetrain vteroconeepi: » ac peperit Chriftum y in- Mafceno gentis prety vnionem; eS. Efrem anch'elfo de Mar- garita pretiofa: Conchamarina veri vilionisy ex ce- S. Efrem lefti fulgore, & purpureo latice procreari. Anco l'anima noftras qualnobil perla, può dirti: Patre edita celo » non effendo altrimenti: eftratta dalla potenza Anima della materia, come ne gli animali fuccede » mà creata bumana immediatamente da Dio; il quale-dicontintro col no- me di Padre è da noi venerato; Paterno/fer 3 qui es Mass.6.9 in celisy Matt.6. 9. Padre perche ci hì creati; Padre, perche ci hà con la morte del Verbo incarnato reden- ti; Padre, perche ci hì coa l'onda battifmale regene- rati; Padre, perche per fuoi figliuoli ci hà addottati &c. Padrein fomma , màcelette , perche alla vita, è aicoftumi celefti, edanco è quella bearz eredità con teneriffimo affetto ci afpetta . $. Pier Crifologo Ser. 67. Cum dicis; Pater nofters quies in'ccelis, imcellige Pier Cri- effe tibi genus è celoycuius pater habetwr in calo , &wShg0 age» ve vinendo fanttèy fanéto refpondeas patri; e nel Serm.69. Tequicaleftem parrem iam rocasy ad ce- leftem vule tendere, & repetere iamnariram vr ge- neri tanto vita noftra refpondeat , ne terreni mores degenerent, quosceleStisdonamit , & conculit iam natura . Monfignor Arefio yin vn frontifpicio de fuoi libri, hà vna conchiglia ,mezzo aperta, nella le fi vede vna perla, col motto: SAT VEL VNA LABORI,_— chiamandofi pago delle fue ftudiofe fatiche , quando Scritte- vna fola ditante fue imprefe ; vna fola di tante fue in- 1° uentioni, e confiderationi fia riceuuta,e ftimata come pretiofa dal difcreto giudicio de i fuoi Lettori. Affetti ben degnianco d’vn Predicatore , che ben può chia- Predica- marfi pago»e fodisfatto nelle fatiche fuesquando pof- tore fa conuercire, ed acquiftare vnanima è Dio. 97 Comeleperle,egià di fopra io’ldifli s piglia- no; A RORE COLOREM;, motto del Lucariniy Efempio tali i fudditi , nelle proprie qualità , ii conformano a quelle de i maggiori , che loro fovraftano. Giufto Liplio Prefat. ib. 1.adl.demilit. Romana» Raprzur Giufe ad fimilitudinem fuoruna excellens quegne natura; Lipfio & fimulacrum celeftium animorum refert, decerpra abijs aura ; e SanGirolamo Epift. ad Latam : Grao= S-Girola chorumeloguentie multum abinfantia fermo matris contuliffe fcribitur. Hortensj oratio inter paternos finus coaluit - Grecanarrat hiftoria Alexandrum po- tentiffimum Regem, Orbifque domitorem, & in mo- ribusy in incelfia Leonidis pedagogi fui non potniffe carere vityss quibus adbuc parnulus fuit infeétus . 98 Animogratoyericonofcente de i beneficij di- Ricono» mottra la perla, figurata fotto i raggi del Sole schevà iCimero dicendo; HINC NITOR, HINC VIGOR; è pure: HINC SPLENDOR, ET VITA; ò vera- mente: TV SPLENDOREM, TV VIGOREM, ò come piacque al Bargagli: PREGIO, E FRE- GIO, cioè: ET DECVS;, ET PRETIVM; ed è ilfenfo; chela doue prima nella marina conca altro non era, che vn humore acqueay viley e fchitofo: que- fti poi dalla virtù dei raggi Solari felicitato, conuerti» to lì troui in vna nobile, e pretiofamargarita . Si valfe di quetto concetto il Padre Cornelio a Lapide in Luc. 7: v.37. per dinotare il benefico tauore della gratia di- uina, opra di cui la fcandalofa abbomineuole Madda- lena in vna gemma pretiotiffima fù cangiata. Sicwt Cormelo enìm Sol fusradijsoftream (que aqueus sy & f@tidas è Lapide est humor latens in concha) in prettofam margarirame coa- PERLA Capo XIX. Sguardo conwertit: ficChriftus illufiratione gratia Magdale- d'Iddio nam peccatricem conuertendo ad penitentiampeffecit margaritam. Si che fotto lo {guardo gratiofo d'Iddioy chemille volte è più ammirabile del Sole , la viltà del SUR humano acquifta merito , e prezzo incompa- rabile. 99 Nonélodata la perla» mentre ftàrinferrata nella conchiglia, mà quando a gli occhi altrui fcoper- tamentefi moftra , alla quale perciò Giouanni Ferro diede; EXPOSITA PROBATVR; non alerimen- ti la virtù (coperta, obbliga alle fue lodi per fino le lin- gue dei cattiui. Adeo gratiofaeft virtuss vt infitum ettam malis fit probare meliora, Seneca cit. da Lipfio Manndutt.lib.2. difert.18. Se anco non voleffe infe- rirfì; che fi come il valore della perla,e fi conofcey e s'apprezza, mentre fi dà a vedere » e fà di fe medelima illuftre pompa; così il merito della virtù fi riuerifce » quando nelle publiche dimoftrationi ella fi fà conofce- res quanto vaglia, e quanto pofla; ne i quali fentimen- ti Seneca, lib. Cur bonis viriscap.4. Magnus es vir; fedvnde fcioy fi tibi fortuna non dat facultatem exhi- benda virtutis- Dicere bono viro poffum» fi ili nul- lam occafionem difficilior cafus deditsin qua vna vim fui animi oftenderet. Miferum te indico quod nun- quam fuifti mifer tranfifti fine aduerfario vitam. Ne- mo fciet quid potueris: ne tu quidem ipfe. Opus eft enim adnotitiam fuiexperimento. Quid quifque pof- Set nifi tentando non didicit ;e frà poco; Gubernato» rem intempeftatesin acie militem intelligas &c. 100 La perla entro la fua conchiglia » & figurata in faccia del Sole» fi ritrova col motto; NEC SINE LVMINE DIVES; ed infegna sche poco giovano Religio» la nobiltà, le ricchezze, l'indole s el’ingegno » quando ne ne manchi il lume della giuftitia » e della fantità, ed il . luArodella gratia divina, Agapito Diacono £p:/t. vgapito Paren. num. 15. per eccellenza bene. Superomnia praclaras que regnum habety pietaris y cultufque diui- ni corona regemexornat ; diuitie namq; euanefcunt, vulgi fanory & aura tranfit ; fole vie Deoplacentis gloria immortalibus feculis coexrenditur . 101 JlLucarini dimoftrò la fomma perfettione, I ed integrità d’vn anima giufta, indifferentesed intre» Virtù pidaintutti gli accidenti del mondo ; col figurare vna Intrepi- perla, vicino alla quale ftaua vn trapanetto per fotar- dezza Ja, dandole il motto; QVOVIS ROTVNDA. Pietro di San Pietro di Damiano Opufc.15.cap.27. In omnibus Damiane teexbhibe confumate virtutis exemplum y & vt dici- tur vndique te prabe teretem, atque rotundum . Au- fonio Idyllio 16. con quefti medefimi tratti delineò l’imagine dell'huomo giufto, e prudente: Vir bonusy & fapiens (qualem vix repperit vnum Millibus è multis bominum confultus Apollo) ludex ipfe fui, totum (e explorat ad vnguem. Quid proceresyvanique ferat quid opinio vulgiy Securusymundi inftarbabens s TERES AT- QUE ROTYNDPS : Externe ne quid labis per lewia fidaty Cogitaty& iufto trutine fe examine penfat. 102 L’Accademico Stimato ne i Cacciatori di Venetia, hà vna perla nella conchiglia » col cartellone; OBDVRVISSE IVVAT ; poiche la doue la perla altro non era; che vn picciol globo d'humore acqueo, ecarnicchio ; raffodandofi fotto l’afpetto del cielo ed il calor del Sole ottiene tanto auuanzamento » che frà le pietre pretiofe è annvuerata ; ed inferifce l’imprefay che l'habituarfiyed indurarfi nella fofferenza de i ma- li,e ne glieffercitijdella patienza, povertà, mortifica- tione &c. ci riefca d'vtilese beneficio ftupendo. Seneca Seneca lib.de Tranquill. animi cap.10.Cogiza compeditos pri Virtà Seneca Seneca Fedele Aufonio Habi- tuarfi 367 ma agrè ferre oneray & impedimenta crurum : dein= de vbinon indignari illa, fed pati propofuerunt ne» ceffitas fortiter ferre docet,confuetudo facile. - Nullo melius nomine de nobis natura meruit quam quod ci Sciretsquibus arumnis nafceremurs calamitatum mol- limentum confuetudinem inuenit » cito in familiarita- tem graui(fima inducens . ° 103 La perla nella fua conca aperta » col cartello; ‘ NEC TE QVZASIVERIS EXTRA fù emblema Proprio del Saauedra col quale integnò a non dipendere dal valore concetto » edopinione delvolgo , mà ad hauere in fe medefimo il merito » la virtù, ed il valore. Giuuenale Satyra 8. Tota licet veteresexornent vndique cera «Atriaynobilitas fola e/ty atque vnica virtus; E di nuouo; —— Quis enim generofumdixerit huncyqui Indignus genere $& preclaro nomine tantum Infignis? ' 104 Per Sacra Vergine, io feci imprefa della per- Vi rgini- la, sì fattamente chiufa nella cocchiglia sche a pena fi ta vedeua » col motto; ABSCONSIONE SECVRA, concetto cauato da Ifaia 4.6. Erit in fecuritatem , & 1/2.4.6. abfconfionem Sant Ambrogio lib.6 Hexaemer. cap.9 Pupiliam Deus nitidi[fimo nature vallo munire digna- S. Ambro rus eft » quia innocentia» & integritas leui forde af- g'° perfa violatury & gratia fue munus amittit , & ideo perfpiciendum ne quiseam puluis erroris oblimety aut vlla vexet feftuca peccati. Ad hunc etiam modum parentes cuftodire debent filios, 5 ab omni labe im- pudicitie puros tueri. Se dunquela purità, fe ogal virtù fi conferua conla ritiratezzas ben à ragione Gio- î°°" uanci Geometra Tetraft.12.fi duole di quei Religiofi, Ritiratez che godono d’andar d’intorno vagabondi ye dice; 7% Gammarus baud edes propriasy patriamque re- Gis: Gee linquit , mesra Nec muti pifces littora pratereunt Et Monachus fua vult tamen extra clauftra morariy Cura laqueiin foribusymultag; vincla feient. _ San Giouanni Crifoftomo Homil. 28. ad Pop. con- Sis: Cri chiude opportunamente; Cum veftess & auram in Sofomo foro quidem exponimus, multos prouocamus infidia- tores; fi vero domi reponamus , & celemusy intuto pofuerimus omnia; ita & merita fiiugiter mente ge- ftamusydominumirritamassarmamns inimicum > furtumvocamus; fiverò fciatipfa nemo» fed quem Scire folumoportetyin tutoiacebunt » 195 Inmorte di Margarita, Regina di Spagna, che fù Spofa di Filippo III. il Padre Famiano Strada, conallufione al nomedilei , figurò vna margarita le- gata in oro, col motto; DESERVISSE IVVAT MARE ; inferendo fi come la perla conj l'vicir In morte dal mare, s'era refa degna d’eflere dal più pretiofo de i metalli abbracciataye coronata: così quella Regina,co l’vfcire dal pelago della vita prefenteyera ftata ricenuta nei circoli doratiye gloriofi del cielo . Felici pur don- ue, e fortunati quei fedeli , che infieme con l'Apo- folo San Pietro vfcendo come perle dal mare del fe- Religio- colo» fi danno a feguir Critto » perche in tal guifa ven- {o gono promofli a grandi , marauigliofiacquitti ; poi- che; Omnis qui reliquerit domumyvel fratresy aut fo- Mats.19. roresy aut patremyaut matremy aut vxoremy aut filios, >3. aut agros propter nomen meum ( diceuail Redentore) centuplum accipiety & vitam aternam poffidebit. Matt. 19.29. Giouanni Audeno Monoft. Eth:c.24. V na falus feruire Deo: hac gaudia fola Vera putes quorum gloria finis erit, 106 Prefupponendo chele perlefi formino con le gocciole della celefte rugiada , alla perla pe" ; ne Giunenar Gio: Au deno 368 Incarna- nella cocchiglia fù foprafcritto; SEMINE AB tione del ETHFREO; imprefa frizzante per l’Incarnatione Verbo del Verbo, fatta per vinù dello Spirito Santo. Sant'- Agoftino , citato da Bernardino di Bufto Serm. 4. de S.Agoffi- S. Virg. Qui lapideas fcribebat rabulas fine ftylo fer- no reo s ipfe ingrauidanit Mariam Spiritu fanîto. San S.Tomafo Tomato d’Acquino Oputc. 2.cap.234. Corpus Chrifti d’'Acqui- materiam fumpfit de natura hominisyfed formatio eius ne non fuit virtute bumana s fed virtute Spiritus fantti. 107 Non sù la fuperficie dell’acque,mà nelle pro- fondità più cupe del mare fi ritrouano le pietre» le perles e l'altre pretiofe vaghezze ; e l’aunertì San Gio- Gio: Cri- vanni Crifofiomo Homil. 9. in Genef. Qui pretiofos fofomo lapidesinmari quaruntynon fedentiuxta littus marisy fluttus numerantes » fedin piofundum fe demittunt : vt ita dicamy quaftin ipfos finus aby(fi defcenden- tes s affequuntur , quod tanta opera exquirunt. Che però hebbe ragione quel mio Concanonico , che fi- gurando vna perla corcata nella fua conca , mà pofta nelle parti più baffe d'vno fcoglio » le foprafcrifie. ° PRETIOSA IN IMO; e ciò per infinuare , che Virtù cò San Carlo, le cuivirtù emeriti erano fotto gli occhi humiltà delcielo » e del mondo pretiofi à marauiglia , teneua tante gemme nel profondo dell’humiltà abbaffate , ri- putando e femedefimo , e le cofe fue men qualificate, e ragguardeuoli. Fù anco in Maria Vergine raunifata quett'humiltà , che mentre ella fù arricchita col più Humiltà pretiofo teforo, che Iddio già mai ripartiffe a veruna di Maria creatura» cioé a dire conla Maternità del Verbo Diui- Vergine no » ella immantinenti s'abbafsò ad vn humiliffimo poftoschiamandofipouera , ed abietta ancella del fuo Luc.1.38 Creatore; Ecce ancilla Domini Luc. 1.38. nel qual Pier Cri- propofito San Pier Crifologo Ser. 142, Que vocatur Solog. ab Angelo Domina ;ipfa fe cognofcity & confitetur ancillam. Similmente la pretiolità de i mifteri, che fi rinchiude nelle facre Scritturemnon fi conotce; ne fi ri- Sacre» troua da chi ofierua la fola fuperficie delle medefimey Scritture mà da chi profondamente s’interna ad inueftigare la recondita altezza de iloro fentimenti. San Giouanni Gio: Cri- Crifoftomo Homil. 17.in Matt. Myfteria veritatis Sofemo margaricafuntyquia ficut margarita inclufa cochleis, pofita funt in profundo marissficmyfieria divina ver- bis inclufa » pofita fune in altitudine fenfus facra Scripiura. . PIETRA Capo XX. 108 fia pietra» fpezzata dalle gocciole foura di lei cadenti » fù dal Bargagli fegnata con le parole d’Quidio; ET MOLLI CAVATVR. Così Lacrime vn cuore ardito, e generofoy dalle lagrime di finta feminili femmina, commouer fi lafcia ; ciò che auuenne in Sanfone, che volendo nafcondere vn fuo fecreto , non Iudic.14- feppe farlo » poiche certa femmina; Seprem diebus 17. conuiuij flebat ante eum, tandemque die feprimo,cum ei molefta effet expojuit &c. Iudic. 14.17. Puofli Affetto anco dire, che vn animo grande ; fi lafcia vincere dalle libidino- molli delicatezze della libidine ; nel qual foggetto San fo Ciprianodefingul.Cleric. Quantosteones domuit vna S.Cipria- muliebris infirmitas delicata! &c. Non altrimenti la + durezza d’vn cuor pertinace » dalla correttione piace- orret- > - . consi uole , fi lafcia commouere; e pertuadere. Inquetti P! fenfì il Padre San Girolamo Epift.6 ri ceuole e + irolamo Epift.62. Non quaris S.Girola- Monachos tibieffe Jubietiosy & ideo magisfubiettos babes. Tuoffers ofculum, illi colla fubmirtunt; exhi- mo bes militemy & ducem impetras &c. Con fimili pen- fieri Vgone Vittorino to. 3. Mifcell. 2. lib. 2. tit. 14» Vgon Durusadamas incifionem ferri nonvecipit» fed leni »sstorino hy;corum fanguine mollefcit. Blandis enim diues ex- GEMME, E PIETRE Lib. XII. hortationibus placandas est, quia dura vulnera per lenia fomenta mollefunts & furorinfanorum , medi- co blandiente fanatur . 109 Alla pietra, rofa, efcauata allo ftillare delle gocciole » altri diede il motto parimente d’Quidio; Perfeue- NON_VI, SED SEPE CADENDO ed infe ranza gnò che nonv'è cuore così faldo , che al continuo im- Impor- portunare d'altri, non s'arrenda ; al qual corpo io die- TU di; PERCVSSV CREBRO; parole pur d’Quidio %* 2.de Pont. Eleg.7. —_ — — — Vtque caducis Ouidio = Percufu crebro faxa cauantur aquisy Sic ego continuo Fortune verberor itta . Lofteffo Quidio l:b.1.de Artey più {minuzzatamente {piegò queft’argomento ; Aa Ferreus affiduo confumitur annulus vfus Quidio Interit affidua vomer aduncus bumo Quid magis eft durum faxo? Quid mollius vnda? Dura tamen molli faxa cauantur aqua . in fomma Pietro di Damiano Ser.74.de Vitio lingue. Quid durius faxo?. Quid aqua liquidius? & tamen Pietro di aquodam fapiente dicitur; Guttacanar lapidem;ni- Damiano mirum, & omnis anima noStre foliditas , ac fortitudo deStrwitury fi alfiduisinundantiuna , & quodammodo plunialium verborum fluxibus atteratur 110 Simileconcetto sforfecon allufione al nome di Doralice » fù efpreffo con l’acqua ftillante fopra la pietra porfido, edilmotto; DVRA LICET; mo- tiuo che può ridurfì à fenfo morale. Che fe Iddio Lacrima dalle facre Scritture è chiamato Pietra ; quefta pietra, Vinceo benche inuincibile , dalle lagrime de (uoi ferui com- 2!° mouer filafcia, effetto pratticato da Giacobbs;il qua- le; Inualuit ad Angelumy & confortatuseft, flewit, Ofee 12. & rogauit &c. Ofce 12.4. fi che conle preghiere + continuate per vna notte intiera ; econ le rugiadofe ftille delle fue lagrime » preualfe a commouere la du- rezza di quell’ Angelo , che rapprefentaua Iddio . r1r Vnapietrafpezzataallo fillar d'vna goccio- laydal Sig. Cefare Antonio Bendinelli hebbe; MOL- Piccio- LIOR FRANGIT, e dimoftra, cheanco da i più lezze no deboli di noi » fi ticeue molto pregiudicio » e che però ceuoli habbiamo a ftimare ancole più vili debolezze; così Dauide giouinetto di fedici anni tolfe la vita al Gi- gante, che pareua vna torre di carne ; vn fol pelo, fe crediamo è Plinio , ftrozzò Fabio Senator Romano; vna mofca vccife Adriano Sommo Pontefice &c. E fimilmente dimoftra , chela piaceuolezza, e dolcez- za,foaue, e manfucta, è atta » e polfente a preualeres ed intenerire vn cuore s in fembianza di faffio duro; ed oftinato; eforfe a quefto documento rifguardò l’au- Piace- tore dell'imprela, affumendo per motto le parole ; tolezza MOLLIOR FRANGIT; che fono appunto quelle di Salomone Prouerb. 15.1. Refponfio MOLLIS Prow.rs. FRANGIT iram. Nel qual propofito San Gre- *: gorio Nazianzeno Carm. aduerf. ira frà gli altri ri- medij opportuni è placare l'altrui fdegno queto in- fegna; f Pez. At cepit ille? Protinus verbis tuis Gregorio FRANGATYPVR) atque MORIBVS Nazian BLANDISSIMIS +. Dalla qual dottrina non difcorda Seneca lib. 1.de Cle- mentia cap. 24. ricordando, che non vi fia ftrumento più efficace per domare il cuore humano » cuore ca- parbio » e contumace, che la manfuetudine), e la cle- menza; Remiflius imperanti, melius paretur. Natu Seneca racontumax est bumanus animus , & in contrariums atque ardunm nitensy fequiturque facilius, quam ducitur. 112 Chiincomincia à piegare al decliue dei vitij, Habite famile alla pietra » che ftà cadendo dalla fchiena d'va morte, PIETRA Capo XX. monte; ettò, e eapitofeohoi detifte giì mai dal fuo tracollo : DONE AD IMVM. Senecalib.1.de Ira: Vtin praceps datis corporibus, nullum fui arbi- trium eft,necvrefiftere, morarine deietta poteruntyfed confilium omney & penitentiam irreuocabilis preci» pitatio abfcidit; ita animusy fi in iram , amorem 3 aliofque fe proiecit affettusynon permirtitur reprime- re Impetumy RADPIAT ilum OPORTET) & AD IMVM agat fuum pondus, 117 Idiffettis eleimperfettioni della natura vi- tiata, e peccante, fono corretti emendati, e leuati dab le noftre diligenze, e dalle zelanti riprenfionize mode- rati caftighi ; in quella guifa, che coi colpi dei martel» li; ecoltaglio de gli (carpelli alla pietra fcabra , di- ftorta, ediffettoîa fi leuano le obliquità, e l’orridezze» reftandofì in tal guifa Sp aerei s ed illuttra» ta» ond'hebbe il motto; ARTE POLITVR. Da uefta metafora guari non fi difcota il Padre San icuanni Crifoftomo, che fpiegando le parole del T- Salmo 7.10. Confumetw nequitia peccatorum y I diriges iuftum, piega: Infer fupplicium y & ceffare facies è vitia: quemadmaodum enim putrefattiones cedunî vfturis, & fettionibus ; ita & a fupplicio ar- ceturimprobitas, Qui fcinditur , & vritur ita ad fanitatem ingreditur, 114 Quando s'alza daterravna pietra , benche ella fia pretrofa» fe il Sole da parte fuperiore la rimiray daràl’ombra nella parte inferiore. 1l Lucarini ne fece imprefa cot matto; ELATIONE VMBRA; tali molti huomini »s trouandofi in baffa fortuna , non fa- ceuano comparire » enon moftrauano ombra veruna di diffetto ; mà folleuati a dignità ed eminenti poftia gli (coprono immantinenti . Tanto in Galba offeruò Cornel. Tacito lib.1. Hift. Mior privato vifussdum priuatus fuit; omnium confenfu capax Imperyz nifi imperaffet ; e tanto di Nerone fcriffe Emmanuel Te- Emma». fauro : Hic inter priuatos optimus , inter Principes Tefaure peffimus fuit: Regnodignusnifi regnaffet. In Eloga Cif fica Giufto Lipfio Monit. Palitic. lib. 2. cap. 12. formò quefta propofitione. Barbari, aut viles ho- Seneca Diligéza Pal. Io Giuan nì Cri i foft Dignità Cornelia Taciso di miness vbi licentia adeft, plerumque feni funt : mites in eay& moderattingenni fanguinis, & ftirpis . 115 L’Indifferente frà gli Errantidi Brefcia , hà Vbbi- molte pietre roze » col cartellone : AD FABRI diene STRVCTVRAM; ldeadi vero vbbidientes che nonhà altro volere » che quello del fuofupeziore » di- Marc.14 cendo a luiscià che Crifto diceva al Padre; Non quod 36 ego volo» fed quod ta + Marc. 14.36. Quefti erano i P|. 107. fenfì del Rè Dauide; Pfal107.1. Paratum cor meun 1. Deusyparatum cor meum ; cioè come fpiega S, Ber= San Ber» nardo citato da Vgon Cardinale quì: Paratam cor arde meumad aduerfa, paratumad profpera ; paratuta ad bumiliay paratum ad fublimia; paratum tibi Domine vacare » paratum proximis miniftrare; paratum ad omnia quecunque Apt . i x 116 La pietra » conla fega aggiuftatale di fopra, pertagliarla, edvn vafod’'acqua » per trafmettere le occiole cadenti nella fegaturay hebbe : NON SINE Giuftitia IVMORE , edimoftra, che il ferro della giuftitia vuol eflere aiutato dall'acqua dei donatiui profufî s Corret- perche poffa operare » dando a ciafcunola parte fua ; tione pia d veramente che per intenerire il cuore del peccatore ceuole non bafta il folo vigorese la durezza della riprenlione, mà vi lì ricerca ancora la piacevolezza, e la foauità, San Bernardo Opufe. vit. intitolato, o&a pundta. San Ber Fraterna correflia debet fieri cum magno moderami- narde ner CUM GEMITY > & beneuolentiayfualocos fuo tempare; e nel Serm. 23. in Cant. Awdiant hoc Prebati» qui fibi commiffis femper volunt effe formi» dini, vuilitatirarò. Erudimini qui iudicatis terram + ‘ 369 Difcice fubditorum matres vos effe debere, non domi- nos. Studete magis amari, quam metui. Et fi inter- dum feueritate opus eft , paterna (it s non tyrannica + Matres fouendo y patres voscorripiendoexbibeatis . Manfuefcite, ponite feritatem. Sufpendite verberay PRODVCITE VBERA: pettora latte pingue- Scant, non typho turgeant . \317 La pietrafegata per lo mezzo, che dimoftra e l'vno,e l’altro pezzo , fegnato con le medefime mac- Amiei chie» vene, e colori, ed il titolo : ET CONFORMI. Marri- TATE CONSPICVI, è del Lucarini , per due fra- monio telli, due amici, ed in particolare per due fpofì ; ricer- candofi in quefti, più che in tutti gli altri vna fomma ho similitudine, e conformità : 7 xorem ducito ex aqua- Clecbu libusydiccua Cleobulo. 7° tibi fume paremy Pittaco; Pistace ed Quidio Epift, ad Deianiram ; La Quam male inequales veniunt ad aratra inubci y Ouidio Tam premitur magno contuge nupta minor » Non honor eft » fed onns (pecies lefura ferentes, Si qua voles aptè nubere » nube pari. Quindi fe Iddio parlando d’ Adamo; Gen.2.18. diffe: Faciamus ei adiutorium fimile fibi; Andrea Tira- Gen.2.18 quellio leg. g. connub. num. 1 g.fpiegd Quodfimile An47. dicit, non folum ad fimilitudinem effiziei » fed &r con- T!749”- ditionis referri poteft. Può addattarti l'imprefa à San Giulî Giufeppe,e Maria Verginesdichiarati (pofiben degni n. sE. l'vno dell'altro, frà i quali palfaua ftupenda fimilitudi- là i ne, c conformità d’affetti, di coftumi, e di meriti; ondeSan Bernardino t, 3. fer. de S. Iofeph. Quomo- San Ber- do cogitare poteft mens difcretas quod Spiritus fanttus nardino tanta vnione (comugif fcilicet ) vniret menti tante » Virginis aliquam animam, nifi es virtutum operatione fimillimam è &c. Può addattarfi all’incarnato Ver- l bo , ed a San Giacomo Minore ; i quali furono come San Gia- congiunti di fangue ; così di genio y coftumi ; e linea- COMO menti fimigliantiffimi, e lo fcrifferoyed Origene lib.1, Minore contra Cellum » e Sant'Ignatio Martire Epitt. 2. ad Joannem. Può addattarfi a Santo Satiro » il quale al fuo fratello Sant'Ambrogio: In omnes vita partes Breuiar. vfque adeò fe fiudiosè conformanit , vt animi ficut Ambrof. etiam corporis habizu nihil planè ab co diffimilis » ex- preffam imaginem prefeferret fanétarum virtutumy quarum in Ambrofio fratre /plendor elucebat. Breu. Ambrof, 17. Septemb. Può in fomma addattarfi ai SS. Pie. Santi Apoftoli Pietro » e Paolo » ambi per fantità y per tro, e fortezza, per miracoli» per dignità , per meriti fimi- Paolo — gliantiffimi ; De quorum meritis, atque virrutibus, Apoltoli come protetta San Lcone Papa Ser. 1,1n Nat. Apoft. $.Leone qua omnem fuperant laquendi facultatera nihil diuer- Sum» nihil debemus fentire diferetum ; quia illos & elettio PARESy & labor SIMILESy & finis fecit EQUALES, PIETRA FOCAIA Capo XXI. 118 pra pietra, col focile appreffoshebbe : CLA- 5 : ; Traua RESCIT AB ICIV; idea di perfona, dalle itra Olimpie- dore che frà glialcrui infulti, fà comparire la chiarezza delle proprie virtù, e meriti . Olimpiodoro Argum.in Job. De multishec vnacft caufa, curmalis iufti dilanien- tur, vt que corum virtws latebar y magis illuminata foris emineat, atque appareat . v 119 Iltitolo foprafcritto alla pietra focaia; EMI- Virtù — CAT ICTV; è fia: PERCVSSA MICABO; periegui ò veramente: DABIT PERCVSSA NITOREN, î%8 quadra a chi maltrattato , manda d’intorno lumi di virtù, e di beneficenze. SanPaolo 1. Cor. 4 cetra mede= 370 I. Cor. 4. uitiriicni proteftaua: Maledicimury & benedi- 12, cimus: blafphemamurs& obfecramus. Santo Stefano S. Stefa--da più parti con colpi mortali inaeftito fcagliaua da no tutti i lati fauille prettofe di carità, pregando peri fuoi A&. 7. medefimi perfecutori:' Lapidabant Stephanuni in- s8. nocantems & dicenteim: Domine lefuy fufcipe fpiri- tum meum. Pofitis autem genibus clamanit voce magnaydicers: Dominemne ftatmas illis hoc peccatum . S.Loren- A&.7.58. San Lorerizo battuto con verghe di ferro, ze e da colpi di morte berfagliato , con le fiamme della fantità » ed innocenza {ua fece rifplendere vn Mondo intiero, di cui Sant' Ambrogio con variata metafora S.Ambro Serm. 1. de grano finapiss prefe a dire: Granure fina- gio pis cum tevituraccenditur. Laurentius cum patitur, inffammatur; illud feruorem attritionis fue euomit:s bic ignem plurima vexatione fufpirat. 120 Îlcuoredelpeccatore; è fimilè alla pietra fo- caia, che nonsà partorir fiamme di carità , è d'amore Pecca- verfo Iddio, dverfo i proffimi ; fè non è duramente tere percoffose maltrattato;ben meritando‘il motto; NON Ifaia 26. SINE ICTV. Iaia 26.15. Indulfifti genti Domine, Is. indulfisti genti: nunquid glorifivatus es ? Elongafti omnesterminos terra. Domine in anguStia requifie- Rifenti- "421 te. Conuicneanco l'imprefa a perfonasche non mento moltra rifentimento, fe non € irtitata, e maltrattata < 121 - Benche invarie guifé venga toccata} ò pet- coffa la pietra focaia; ò da vna zolla di terra ò da vn pezzo dilegno » dò da i colpi del piombo , d dello fra- gno, nonmai peròfcaglierà fiamme che quefte fola- mentelepartorifce quand'è dall’acciaio inueftita. Pèr tanto con quefia allufione vno de i Duchi Sereniffimi Coftiza d'Vibino, ne fece imprefa col mottò ; NON QVO- VIS TERITVR inferir volendo;che:ilfuo cuoresda più parti folletticato , non fi lafciaua da verun fugge» ftino incitate adlamorofe fiamme; effendoui pochi oggetti polienti«ad eftraer da lui sì fatti fenfi. 122 ]lfocile,chebattendo, e ribattendo la pie- tra, ne camafcintille , il che dinota il motto; RE- PERCVSSA SCINTILLAT è imprefa dell’ Abbate Certani, per inferirey che legratie s'ottengono » così da Dio, comeida glihuomini con la follecitudine del- le i seconl’inftanze repplicate ; e feruorofe. S- Grego- San Gregorioin Plal. 6. Poenitent. v.2. Si primo non jo * exaudiris, aboratione non deficias ‘simo precibusser Perfeue- ranza 130 clamoribus infiStas; vult Deus rogarivalt cogi, vult quodammodo importunitate vinci » 1 123 Comedalla felce y ad vm leggeriffimo tocco Occa delfocilerefcono viue fiamme;alla adale il Padre Cer- fione tani diede » FLAMMA PROSILIET ; così nella prattica domeftica della donna , advn fol mottodi la- fcivias il pouero cuor humano , tutto d’ofceni ardori Pietro di divampa. Pietro Damiano Opufo 42. cap. 5. Mulie- Damiano bris afpeltusfpeciemdeclinemas, ne de confpetta for- ma fiamma profiliat. San Cipriano anch'eflode fin- S.Cipria- gularit. Clericor. Incerta vittoria eSt inter' boffilia no arma pugnare. Etlimpolfibilis diberatio eît flammis circumdariynec ardere; e dopò lungo difcorfo con- chiude; Amputanda funt omnia nobis, quecunque igniferi fomitis fulphurantibus fiamimis fcarens for naxexaftwantis carnis exafihtars né*veltenuis que- dam ftintilla feruatamaiora conflet incendia ig 00 124) La pietra focaia; col focile vicino, ed il mot- Rifenti- to; ‘VI EXCANDESCET dimoftra perfona fan- mento .guignay che vedendofi offefà ‘invmantinenti dà nell- efcandefcenze » € prorompe in fiamme di giuftori- fentimentoye difdegno. San Gregorio Nazianzeno» itritatoy percotiò, edoffefo dalle maledicenze delluoi emuliy ferifle alle proprie difefe $ e formò controima- ligni dottiffimice apologie ; proteftandolì Orar. 23144 Gregor. Tultanum,d'etlere fiato, qual pietra focaia violentato Nazian. SL, GEMME, E PIETRE Lib. XII. a fparger d’intorno gueile focofe fauille è per opra de glialecui colpi. Quin etium negant fe ante, vt pyri- ten ferro; lic meconuitys tundere defiruros, que ex parna fcintilla ingentem fermonum fammam exci- tarint. 125 Perdinotarefecreto (coperto, feruel’impre- fa della pietra focaia,onde al picchio del ferroyfi fpic- Secreto cano le fcincille scol cartellone; EXILIT, QVOD fcoper- DELITVIT, che tante gli foprapofero gli Occulti to di Brefcia. Quidio Epift.15.parlando de fuoi amo- rofi affetti; ; Qua licet, & poffum luttor celare furorem» Sedtamen apparcet difimulatus amor. 126 Nonbaftalapietra fota nc menoil folo fo- cile, perche fi partorifcano le fiamme y mà ciafcuno di quefti vi concorre con ifcambieuole aiuto ; e ne riful tano viuaciffimi effetti, il che inferifce il titolo; MV- Aiuto TVIS OFFICIIS; così dalla (rambieuole corrifpon denza, & operatione di molti fedeli »fi caua il feraore dello fpiritosed il fuoco dello Spirito Santo. Giouanni Critoftomo Homil.6. Aduer. Anon. Si lapisyfiepè ad Gio: Cri» lapidem concuffus » fcintillas exilire facie, tametfi ni- foftomo hil frigidius lapide , nibilque igne calidiuss attamen concuffione viftanatura ignem elicit. Quod vero in Lapillis contingiry multo magis idem fit, & in anima- libussque mutuo atterunturs & igne fpiritus comca- lefcunt ;ì 127 Il motto foprafcritto alfocile,in atto di per- cuoter la felce; ANTE FERIT, QVAM FLAM. Trana MA MICET,; dimoftra; chela luce della virtà fi fà glio vti- conofcere dopo i colpi dell’auuerfaria fortuna; ò vera - !° mente che fe iddio, con mano prouida non ci percuo» te non maiefcono da noi le chiarezze de i virtuoli proponimenti .. F.può anco applicarfi l’imprefa ad Guerrie- hutomo rifoluto di fattiypiù che di parole; e che prima ro prote cala il colposche far motto alcuno de fuoi fdegni. 128. Inoccafione di Conclafioni pubblicamente difputate, e foftenute, feruî la pietra ) conl’accialino; Onidio Difputa edilmotto: ATTRITV IGNIS; òfia: COLLE SIONE IGNIS,; poiche gli fpiritt più elevati e gl'ingegni perfpicaci, ftazzicandoti l'vnl'altrosfanno comparire , così le brillanti fauille delle loro fpiritofe viuezze » come i chiari lumi di quelle verità , che nell’ otcurodell’ombre parevano appiatrate» Achille Boc- NC chio Symb. go. Pi De filicis venis excaffa vt femina flamme Excipit arenti fomite materia : Inde fsamaccendunt pro fe fibi quifg; lucerna |» Extemplo» & cecas difenciunt tenebras + Sic difceprando ftudiofi in luminis dras Verum ipfum è latebrisexcutiunt facile» _— © Chi rivolta foffopra le diuine feritture , indi parimenti Studio nè deduceye rincana fiamme di divotione come au- di Sacra nertì San Gregorio Hom. 22. in Ezech. Cui verba SCrtUta Sacri eloguij, nifi lapidi fimilia dixerims inquo ignis ©. A later è ‘qui manu quidem fricidustenetur » fed percu/- fus ferro, per fcincillas micaty atqz hoc emittit ignem) qui poft ardeat, quod prius manus frigidum tenebat . Sic etenim»y ficverba fame facri eloquij que quideme. per narrationem littere frigida tenentur, fed fi quis hiecy afpirante Domino, intenco intellefta pulfauerit de m)fticis eius fenfibus ignem producit y vevim eius verbis poft animusdpiritaliver ardeat s que prius per licteram ‘ipfe quoque'frigidus andiebara 1297 Comejadvntoccod'acciatò sche inutttità nella telce; tideftano letiamine; e nefà tuta.impreto Mbrmd- colmotto: INCENDIA SVRGENT; \dosùin vir racione tù d'vna cattiua lingua fideftano con fomma facilità gl'incendìj delle memicitie y ciò che dille Crifattomo Gia: cri- Hom. 9. Imperf. Sermo malas Ue lenirocvafione.ma. fofome quam Achille Bacchi». Tibia PIETRA FOCAIA Capo XXI. guam fuccendit inimicitiam . il che arco fuol opera» Predica- revna buona lingua ; la quale con virtuofa perfuafiua tore caua da i cuori humani chianifime fiammelle di cari- tàyedipietà. San Gregorio Nazianzeno Carm, de Vwgnt, Gregorio Pietatis namque fepulta Naziam In nobis feintilla latet » vel igneus ardor Inclufus faxis. Vt porro fepe terendo Ferrum de rigido foletignem extendere faxo; Haud aliter pietas latitans, fermone falutis vAttrita in medium prodity clareque refulget » 130 Si cauano le fiamme dalla felcey ma però quando è percoffa con più colpi » il che dichiara il Perfeue= motto; ICTV NON VNO; così dai cuori hu- paro mani £ cftraono faville di virtà,e di gloria»ftuzzican- dogli con molte inftanze s e raddoppiando con effo loro l'efficacia dei configliye delle perfuafiue. Giufto Giufo = Liphio dib.2, de Conftantia cap.26.Vt îgnis è filicey Lipfio non vnoconcuffa eliciterz fic in frigido noftro pettore no» primo admonitionune iu accenditar, latens , &" languens innobis vis illa boneSli &re. E fe nelle facre Scritture il nome di pietra è attribuito al Saluatore» i fedeli che s'accingono con diuote oratipni a fuppli» Oratio- carlo, non deuono facilmente ftancartine diffidare; ne per- ma battere, e ribattere con repplicate inftanze la pie» feuerate tra diuima sche indi alficuro n’eftraeranno ludide fa» uille di pietà,di fouuentione, e di mifericordia. Guil» Guilelma lelmo Abbate fermon. 6. in Cantic. Pertinax orazia pertingit ad finem. Et fi tibi in mis ficcar & ve lut faxea videatury olenmtamen gratiarum elicies de boc faxo dariffimo : tantum fi perfeueress fate lon- gior mora non diffolwat » fi non dilatione tua vota len= refcant, 131 Perfonadoappiasaccorta, e cupa sche sà naf- Nafcon= condere» etenere occulti gli odij, ed anco glialtri dere —fmoderatiaffetti d’inuidia, ò d'interelTe può rappre» fentar(ì nelja pietrà focaia » tegnata col motto; LA: TET IGNIS. Imprefa che direttamente ferue ad Amante amante modefto: chele fue caite fiamme ama tener modelta nafcofte. 1l Taftotale ne rapprefeuta l'affetto d'O- lindo, invaghito di Sofronia ) di cui nella Gerufalema me Liberata Cant. 2.ttanza 16. così; Ei che modefto è sì, cam'efla € bella Brama affai, poco fpera; e nulla chiede: Ne sà fcoprirfì ò non ardifce: & ella O lo fprezza, dnol vede, dò nonlo crede ; Così fin hora il mifero hà feruito O non vifto ,ò malnoto, ò mal gradito . Girolamo Preti fimilmentesdi fe fteffo Canzon 2. così fauella , Ardo etaccio ilmio malsperch’io pauento Che s'io fcopro l’ardor ch’entro mi sface , Focodi {degno » enand’amore accenda. Ja temo io temo, Amor; che non offenda Più coleische me fteffo, il mio tormento» Che di piacer ame forte le (piace. Ond'io foftegno in pace La guerra s chemi fanno i miei penfieri, E siotento formar prieghiy ò parole ; Fede e rimor non vuole , Chio procuri falute, àch'iala fperi, Moro denza fcoprit qual fon » qual fui 7 E non fuggo ilmoric, mà l'ira altrui, E dinuouo. Pur nel filentio i miei penfieri afcondo; ‘ Viuo penando , e'n lagrimar mi sfaccio ; Emoro alefperanze , al duol rinafco. Soldi penfieri, e di fofpir mi pafco ; E ferbando il mio duol chiufo ye profonda Dentro fontutto foco , e fuori vn ghiaccio, Torquare Taffo Girolama Pres 37! Vorrei parlar, ma taccio , Perch'io non sò ben dir quel ch' i vorrei &c. 132 Alla pietra focaia fù chi diede; IL FOCO HA’ SECO ETERNO; idea d'vnvitiofo implaca- bile ne gli odijs pertinace nei vitij, ed indurato immu- Pecca- tabilmente nelle iniquità yenelle colpe . Sc anco non !°!° s'addattaffe ad vn focofo amante » che in ogni luogo, Amante e tempo porta chiufenei fenole fauille ineftinguibili del fuo caldo affetto, Il Conte Fuluio Teti, in Di- partenza, nella prima parte delle fue rime. Hor che mi gioua il diparcir ? che vale Per crouar libertà cangiar fentiero ? Se fatto a me nemico il mio penfiero Conle viue bellezze ogn'hor m'affale ? + Voftro farò smandimi purla forte Quunque vuole » e non porrà in oblio Si dolce ardor altri già mai ; che morte. PIETRA DI PARAGONE Capo XXII, Fulnio Tefti. ‘133 pas pietra di paragone, con vn pezzetto d’o- ro appreffo hebbe; LAPIS LICET PV- RITAIEM INDICAT , ò col Bargagli ; SA- Cuore XVM LICET AVRI INDEX; tale il cuore hu- mano; benche foffe vn cuor di pietra, chiaramente di. moftra » fe attentamente vi fì bada, fe nell'anima fia la veravirtàù»,ò nò ». Giouanni Crifoftomo fer. aduer. Heret. E/t lapis quidam y quo probatur aurum adul» Gis: Cri- terinumy & nochumy fi ili atteratur yoftenditque pu- Sofomo rum, & immixtum » incorruptumque numifma » Hunc indicem ego fidelifimorum hominum cor di- xerim» Crifto che dalle facre Scritture è chiamato piera; Petra autemerat Chriffus 1.Cor. 10,4. nel !-for.to. giudicio finale farà qual pietra di paragone » che di- + | moftrerà qual fia piombo » equall'oro; Anco il Pre. Predica- dicatore , benche foffe vitiobo » pudindicare itefori "9!" delle facre Scritture» e dell'eterna gloria. 134 Fùchi fece emblema della pietra di parago- ne, fegnata con varie ftrilce, e faggi sediltitolo; FI- DES HOC VNO , VIRTVSQVE PROBA- TVR; main fatti; fe pietra, come io diffi »é Crifto; Crifto non chela fede » anco ogni virtù Criftiana, confron- tata, e pofta al paragone dilui sbea fi darà a conofce- res fe fia virtù falla, e mancante, dpurvera, e reale. Oleaftro ue noi leggiamo in Ifaia 28.16. Mirtam in Ifzi. > 38. fundamentis Ston lapidemy lapidem probatum » legge !5- lapidem probationisse commenta così; Ecce ego /ci- Girslama licet Deus» funda in Sion sideft in Ecclefia » bapidem OUeaftro ideft Meffiamylapideminquam probationis » ideft ad cuiusexemplar omniaaliaprobabuntar, an iufta finty ac fi effet lapis {ydius. 135 Comel'oratiricanofce, fe è buonad fallo, prouato contra la pietra di paragone , pietra di color nero: cosìla fede » d fia l’amicitia {ì riconofce» prouata Amicitia nelle auuerfità, enonnelle felicità; SIC SPECTAN- DA FIDES diffeil Paradino ) figurando vna mo- neta in atto di prouarfi sù quefta pietra . Valerio Maffimo lib.4, cap,7.num.1. Sincere fidei amicispra- Paler. cipue in aduerfisrebus cognofcuntur : in quibus quic- Maffime quid preftatur s totum a conftanti benewolentia pro- ficifcitur &c. A cui fi fottofcriue il Padre Giouanni Eufebio » quale afferma» che la pietra di paragone,per conofcere il vero amore fia la patienza in fopportar i mali a prò dell'oggetto amato. Parientia lydius (apis Gio: Ew eft probando amori, nullibi aureus ifte affeEus ita fe febio exprimit» ita claret yvtturbatisrebus&c. 136 La pietra di paragone, fopra la a 75" oli 72 CEMME,; E PIETRE Lib. XII dofi così la ftrifcia dell'oro , come quella del rame né l'vno, né l’altro può variare » ò nafcondere la qualità {ua propria » il che dichiara il motto; LATERE NEFQVIT), feruì nei tunerali di Rannutio I.Duca di Parma &c. per inferire la fomma accortezza,e giu- diciofa prudenza di quel gran Prencipe, in difcernere il vero di falfo. Antonio Panormitano I. 2.c.10. della vita del Re Alfonfos rapporta , che quefto Monarcay vdendo,vn non sò chi, che commendaua grandemen- te vn fuo capitale nemico ; il Ré voltatofi a fuoi con- fidenti: Hc benedicentia; diffe, mihi credire erum- pet tandem in calamitatem inimici y nifi aduertimus ; come in fatti feguì , poiche dopo d’hauer colui com- mendato per fei mefi continui il fuo nemico,proruppe alla fine invna grauiffima calunnia , dalla quale quel mifero innocente fù affoluto ) reclamando adi lui fa- uore la prudenza del Rè , che findal principio fcoprì l’altrui livore. SARDONICO Capo, XXIII 137 D T tale proprietà è il Sardonico,che fopra di lui prende fonno foaue, folamente colui , che viue cafto ; pertanto il Lucarini gli foprapofe; NON FERT IMPVRI SOPOREM. Nel feno di Crifto frà tutti gli A poftoli riposò il folo Giouan- Jo.21.20. ni; Recubuit in cana fuper pettus eiusy [oan.21.20. E n'è la ragione,dicono i Siti Padri, perche egli com- parue adorno d’vna purità fublime y e fingolare; del S.Girole- quale San Girolamo lib.1. aduecf. Iouinianum ; 7027- mo nes vnus ex difcipulis , qui minimus traditur fuiffe inter Apoftolos, & quem fides Chrifti virginem repe- rerat, virgo permanfit: & ideo plus amatur à Domi- no, recumbit fuper peltus etusi Non altrimenti Ruperto Abbatescommétando le parole Ioan.13:23. Io.13.23, Erat ergo recumbens ‘vuus ex difcipulis ews in (inv eius, quem diligebat Iefus , prefupponendo che Gio- uanni Euangclifta fia quello Spofo, chenelle nozze di Cana è mentouato » eche lafciando la Spofa intattay vergine puro fi confacraffe a glioffequij dellIncarna- Ruperto t0 Verbo, così difcorre; Quem ducentem iam vxo- Abbate rem de nuptijs vocaueraty rette tanta illum gratia re- munerabat , eiufque animam fuo tam familiariter amore obleétabat, cuius carnem a coniugioreuocatam virgineo decorerecinxerat. Edindià poco; Z’erè ter beatus vfque ad finem fuum in finu amantis Domini Suauiffime recubuity quia ficu corpus eius ab omni polluttone incorruptum » ficeum ab omni quoque do- lore feruabit illefum. Dopo i quali il Cardinal To- ledo in Ioan. cap. 13. parimente afferifce è cheil Re- dentore; Maioribas dileétionis fignis erga eum vre- batur , quoniam omnium etate minimus g & maxi» Rimerfo me puritatisy & honeftatis erat . Puòfli anco dire, di con- che il rimorfo di confcienza è come fe hauefîe la pro- fcienza . prietà del Sardonico ; n0n Fert impuri foporem, non permette alcuore, che dalle vitiofe bruttezze è conta- minato ,il prendere agiati ripofi janzi cutt'in contra- S.Ambro rio lotiene fempre fuegliato,ed inquieto ; Offundunr gie - nobis y difcorfo diSant' Ambrogio in Plal.35. vltrix noftri IMAGO PECCATI; NEC QVIE- TVUM REVM SIBI ESSE PERMITTIT - Dum oramusy peccatum offunditur y IN SOM- ‘NO ipfo PECCATVM RECVRRIT; femper nobis error nofter stanquammalusexaîtor occurrit. SELENITE Capo XXIV. 138 pore in fe quefta pietra l’imagine dellaLuna, clava variando, ficome appunto quel Pia- Pruden- za Anton. Panorme Crifto nella cena neta » sù nel cielo variato li moftra. Tanto offeruò Plinio lib. 37.cap.10. Selenites imaginem luna con- Plinie tinenss reddit cam in dies (inzulos crefcentis mi- nuentifque numero. Hebbe per tanto dal Lucarini il motto : CIRCVMMOVEOR TECVM , e da altri: DAL TVO VOLTO DIPENDO , che Confor- inferifcono conformità di volere, e dipendenza d’af- mità fetto. Quefta conformità , che hà la Selenite verfo Dipen- vn:Pianeta » dobbiamo hauerla noi verfo d’[ddio s denza Creatore del Cielo:y è de i Pianeti; Ne la perfuafe Gregorio Nazianzeno lib. 1. fentent. Deo obfecunda , cui praire non licet. : nel’infegnò col proprio efempio Epiretto Filofofo, furie che riuolto a Dio diceua: Quocunque me voless du- Epiterte cito - Conftitui, & conformaui voluntatem meam Diuine . Vult me febricitare? & ego volo. Alt quid aggredi? ‘volo. Potiri? volo. Non poririà nolo. Mori? volo Ge. Ne l'infegnò il Padre Er- manno Vgone; il quale delineandoci l'anima giulta, che per tenerezza d'affetto è edoflequenza di feruitù fempre ftà rivolra » e conformata à Dio » ia ratfomi- glia all’Elitropio, che ftà fiffo nel Sole; alla Luaasche Giufte prende le fue inargentate bellezze, variandofi d’incor- no l’afpettodel più chiaro pianeta ; e ad vna nauesche mirando la ftella ditramontana, indi prende le fue di- rettioni ; e così nel lib. 3. futpir. 4. à dire l'introduce. sponfe ego fum Clytiay tu fol: ego Cymhia, Erman. Phebum Vgon Qualibet obuerfo perfequor ore meum. Et mihi fponfe Helvces Cynofuraque duplici Arti, Quotrahisy buc oculis ad tua figna volo. SMERALDO Capo XXV. 139 S Olino nel cap. 24 de gli fmeraldi ragiona i con quefte inzuccherate parole; Nibil his Solim iucundius vident oculi ». In priusis vitent vltra irri- Qua gramina y vltra amnicas herbas. Deinde obtu- tus fatigatos coloris ri ficrunt lenirate. Nam vifusy quos alterius gemme fulgor retuderit : fmaragdi re- creant y & exacuunt. Pertanto, prefuppolta vna così vaga, amabile, e ftuporofa verdezza pallo fineral- do fù chi diede ilverfo: NE' LA TERRA , NE Eccel- IL CIEL VIST'HA' PIV* BELLA ) edé limbo- lenza lo di creatura fommamente gratiofaye perfetta. Màin _—— fatti può feruire perideadella gloria eterna » che con- Beatitu= fitte nella vifione d'Iddio; vinone , che loprauanza dine tutte le felicità, che mai polfono immaginarli. Sant- Antonio di Padoa Ser.z. de Martyr. Gaudium de Det Anton. perfetta cogmtione, & fruitione,eft Smaragdusy qui di Padse Viridis eSt, & vifum confortat s fic tota vita eterna eft videre Deum. Dauide anch’effo Pfal.16.15. Sa- P/xh 16. Tiabor cum apparserit gloria tua; òcomaltri; Satie- 15 tas deliciarum eft cum vultutuo . i 140 Pliniolib. 37. cap. g- forma ad honore de gli Smeraldi quefto nobiliffimo Elogio. Nihil omninò Plinie viridins comparatum illisviret. Preterea foligem- marum contuita OCV.LOS IMPLENT, NEC SATIANT. Quin & abintentione alia obfcura- tay ASPECTV SMARAGDI RECREATVR ACIES; dal cuidifcorlo preli motiuo di farne im- prefa » aggiuntogli il motto: RECREAT, NEC SATIAT; ò veramente; NON SATIANS OCV- LOS IMPLET; idea della beatitudine » che feco portando vnincorrottibile » e fempiterna verdezza , Beatitu- ricreando confola, eriempie gli occhi» e i defiderij dei dine beati, mà non mai gli rende fatij, prouando nella pic- nezza del loro gaudio va eterao defiderio ped CRT 1 Gregorio b 3 SMERALDO Capo XXV. di godere, e gioire per vutti i fecoli, San Bernardo in fubilo rivoltoti al Figliuoì d'Iddio,oggctto dibea- titudinc infinita; Qui te guftant efuriunt i Qui brbunt adbuc fuiunt 3 Defiderare nefciunt, Nifi Lefum y quem diligunt, Gaudio Le delitie fpirituali,che fono vna capparra delle beate fpiritua- felicità, ed elle pure (a differenza delle voluttà corpo- le rali » che guftate , ci empiono di naufea , ) colmano il cuore di foauità giocondiffima » mà però fenza mai fatiarlo ; delle quali San Gregorio Papa Homil.36.in S. Grego- Fuangel. In /St1s appetitus faturitatemy faturitas ap- rio Papa pertum parit . AVGENT enim fpivttales deli W® APPETITP.M in mentey DVM SA- TIANT; quia quantò magis carum fapor percipi- turyeò amplins cognofcitur quod quidius ametur . 141 Afferifcono Flinioye Solino , che allo fpitar dei venti, togliendofi d’addoffo a gli Smeraldi la pol- ucre,e l'arena, ond'erano coperti, vengono in tal gui- fa a palefarese {parger d'intorno la pretrofità della loro bellezza; Quuato fmaragdi è gemmis diftant , fono parole di Plinio lib.37.cap. g.tancum feythici è ce- reris fmaragdis. Proximam laudem babent ficut E Sedem Baltriani, quos in commiffuris faxorum colli- gere dicuntursetbestys FLANTIBYS.Tuncemm tellure INTERNITENT, quiaijs ventis maxi- me arene mouentur; e più riftrettamente Solino,cap. 24. de gli fmeraldi parlando ; Inueniunrur ethesys fiatibus . Tunc emm detetto folo facillimè interni- tent. Nam etbefie plurinami arenas mouent. Con quefta riffeffione, Alcibiade Lucarini a gli Smeraldi foprapofe il cartello: SPIRANTIBVS IN- Apoftoli TERNITENT. Non altrimenti gli Apoftoli ed Prefeti i Profeti, col beneficio dello Spirito fanto fparfero d’intorno brillante, e gloriofa chiarezza ; così anco le perfecutioni, l’auuerficà,e le miferie mondane foftian- Traua- do, quali venti impetuofi contra i mortali , tolgona lio illu- loro d’addoffo l'arena, e la poluere delle terrene affet- tioni, e gli di(pongono a riufcire perfetti, e luminofi ; San Ber- sardo I Phinia Solina itra Pietro Nata ventus » dice Pietro Bercorio Redu&. moral. Bercorio lib. 11. cap. 119. num. 2. ideft tribulationes mundiz & aduerfitates abeis reyciunt arenava , ideft mundi diuitiasy & profperitatem » facendogli riufcire in tal guifa purioresy & meliores , ficut patuit in nartyri= bus, & pater quotidie in Chrifti pauperibus , 373 ZAFFIRO Capo XXVI. 142 T ’Azzucrodelcielfereno fi rauuifa nel Zaffiro, ellendo anco di più punticchiato d'oro , onde perciò rallembra vn cielo ftellato. Fù quefta pictra ftimatifima appreffo i Gentili » i quali creden- dolafommamente grata a gli Dei , nei vati di Saffiro flilauano offerire ifacrificij, edidoni; Diceuano al- trefi gli antichi Filofofi ) che il Zaffiro fi conueniva molto bene aiRé,edai Pontefici. Ma foura il tutto | é parere vniuerfale che quefta gemma; bomines ad pie. Lodowico tatem,conStantiamyacpacemy & effrenatarum ap- Alcazar petitsonum colubusonem inclinetydice il Padre Lodo- uico Alcagar in Apocalyp. cap. 21. vérf. 20. notar. 9. che però il Lucarini le foprapole; PIVM RED- DIT; edimottra che la memoria del cieloe del pre mio colà sù preparato fia poffente ad inferire nel no- ftro cuore fenlì viui di pietà, e di diuotione. La ma- dre de i Maccabei vedendo il minore de fuoi figliuoli, torturato con eftrema barbarie dalla tirannia d'Antio- co,perfuadeua quell’inmocente a contemplare il Zafti- ro delcielo; Peto nate vi afpicias ad celumy 2, Ma- 3 Mach. chab. 7.28. acciache la doue la durezza de i tormenti 7: >8- poteua incitare quella mifera humanità a prorompere in voci di difperatione : la vifta del cielo , ne i fenfi della religiofa pietà l’auualorafie. Similmente al gio- uinetto Siti fa api icone frà la rabbia dei carnefici torturato languiua sla ua cara Madre iua dicendo: Narenate memento eterne vite, celum fufpice » & ibiregnantemintuere, 22. Augutti,promettendofi da quella vifta alto a di virtuofi affetti all’affan- nato garzone; e Torquato Talio Gerufalemme Li- berata Canto 2. ftan. 36. introduce anch’effo la cor- raggiofa Sofronia in atto d’awualorare il fofpirofo Olindo alla fofferenza de gli vltimi mali , col porgli d’auanti la celeftày e gloriofa mercede , alla vifta della quale,conceputi pietofi fentimentize fanamente ragio- naffe, cd effemplarmente moriffe : che non rammenti Qual Dio prometta a i buoni ampia mercede? 74/9 Soffri in fuo nome e fiandolci itormenti y E lieto afpira a la fuperna fede, Mira il ciel com'è bello» e mira il Sole, Ch'a fe par' che n’inuiti , e ne confole , Premio celefte Bresiar. Romano Torgqu Il fine del Duodecimo Libro. Dr RA DCI RR BT E DEL BT DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO TERZODECIMO- METALLI, Oro Dro. capo I. Argento capo 2. lo Rj0 Ferro Danaro capo 3, capo 4 Capo I, = Vefto nobiliffimo frà i me- talli , non foggiace all’ingiu- crie della ruggine » il che di- chiara il motto, foprapofto i ed vna maffa d'oro ; RV- BIGINIS EXPERS, pro- prietà , che da Riccardo di sz. Gan Torenzo lib. 10. fù ap- plicata a Maria Vergine» efentes e preferuata dalla Riccardo ruggine di qualfiuoglia peccato ; ES aurum mun- dij S. Lo» dum dic'egli, carere peccato mortaliseft munduus ca- reso rere veniati; mundiffimum aurum eft carere fomite peccati, quod nullus hbabuityprater Beatam Virgmema vnde congruò artribuitur er fuperlatiuusgradusspoi- che di lei figuratinamente è fcrstto, che Salomone ve- 3:Reg. 10 ti ilfuo tronoscioe Iddio la fua Santa Madre. Auro Puritàdi Maria Vergine 18. fuluo nimis;3.Reg. 10.18. Si che farà queft’imprefa Purità figuratiua d’vna purità » erara » edeccellente . 2 Vnalamad’orosconl’imbrunitoio vicino , che Ffame_» fuol efferes dente di lupo, firitroua col motto; TER- di cofcié GENDO NITIDIVS; non altrimenti l'anima no- za = ftrasconlafrequenza cosi dell’efame diconfcienza, Peniten- come della penitenza facramentale, acquifta nobili (f- za ma chiarezza. Giouanni Crifoftomo fopra le paro- 1. Reg- 6: le del 1. de Ré cap 6.5 Quinque anos aureos facietis $ &c. così; Dum commiffa attentius lugemuss n iuSti- tia fplendorem membra deauramus . 2 Adbhonore di SanLorenzo Martire; ed anco S.Loren= gel Giufto perfeguitato , ferve l'oro , pofto ful fuoco $ dr col cartello. NON LEDITVR, SED PROBA- . Grego- yo I TVR > poiche Iddio permette che i fuoi feruiy fiano taro © applicati a i tormenti non pertortura delle loro vitce- Guidi 1°? mà per prowa 3 ed autentico della loro fede; 10 Scilicet svr fuluum [pe Ctarur mignibus aurum > .__ Tempore fic duro cft infpiciendafides, Quid, 1, Tr:ft. Eleg. 4 La fapienza capi 3. n. 6. par- chie) lando dei giufti , per divina prowidenza angufliati 3 P3+°* ed afflitti 5 dice che il Creatore; T'entazit eos, inite- nit illos dignos fe; eche Tanqua aurumin fornace pra- bauit illos. Perloche il fuoco feruiva loro nondi ftru- mento per offendere, mà precifamente per ifperimen- . tare ye per prouare. Tertulliano in Scorpiaco cap. 7. Tertulia Audio dicentem Deum: ram illos ficut vritur ar- de gentums & probabo illos ficut probarur auum yvtig; pertormenta!gnitm » & fuppliciorum y per marty- Gregorio ria fidei examinatoria. San Gregoria Nazianzena Naziam lib.3, Scmy fucofa; e prouerbialmente. 4uruz fiam- maybonos aduerfa probabunt : e Giovanni Audeno; Quod fornar auro facit; boctribulatio inftis, Rebusin aduerfis certa probanda fides, 4 Gliardenti di Viterbo, hanno il craciuolo pien d’oro 4 che bolle nel mezzo al fuoco col titolo; DO+ NEC PVRVM al quale altri diede; VSQVE PERFICITVR; edimoftra coftanzarifoluta se perfeueranza inalterabile fino all’acquifto di perfer- Perfeue- tione fuprema; ed è imprefa molto quadrate all’anime Fanza del purgatorio » che tanto fono dal fuoco torturate , Purganti quantoferua loro à purificarley e perfettionarle. Sant'- Agoftino in Pfal. 30. In te tribulatio fornax artificis S.-Agfi- esi» fitamen aurum fiss & non palea: vt fordibus carcass non in cineremconuertaris . Dottrina rinfor- zata da gli Oracoli di Malachia cap. 3» 2. che del Giu- dice divino dice così; Ipfe enimquafi ignis conflanss Malach. & quafi berba fullonum s & (edebit conflansy & 3-3. emundans argentum,e& pugabit filios Lew &c. Con Traua- quefto medelimo concetto Sant Agoftino in Pfal. 61. glio pu- toprale parole; V'eruntamen Deo fubiettaefto anima tica mea: quoniam ab ibfo patientia mea; diceua » che PÎ 61.6. Iddio » col fuoco deitratagli tanto ftà circondando l’anima del giufto, fin ch’ella,come oro appunto intie- ramente venga à purificarfi ed aftinarfi. Z°ewsu tribu. S.Agofti- latio mea, venit & patientia mea, & purgatio mea. n Nunquidlucet aurum in fornace artificis? in monili lucebit s in ornamento lucebit ; patiatur tamen for- nacem, vt purgacum d fordibus y veniat ad lucem. E frà poco. Fornaxmundusypaleainiquiy aurum in- SU ignis tribulatio » artifex Deus. Quod vultergo artifex facio; ibi me ponit artifex » tolero ;iubeor ergo rolerare , nowit ille purgare, San Gregorio Nazian- zeno, da immente calamità y fciagure » ed afflittioni » imerne, ed efterne ) d’infermità » di perlecutioni » di dolori, affannato , e torturato, frà l'altre ragioni per- che gli amici d’Iddio fiano così aflitti » quetta riferi- fce » che la maeftà diuina con tante torture quali oro col fuoco vuol rendergli più puri y e più affinati » e nei verfi ne i quali Mrummas fuas luget» à Dioriuolto così dice; O patris eterni fapientia dic age» quefo Dic age tantorumyque fit mihi caufa malorum. Curlabor egregios homines exercet, & angit? Impiacur nullo vexatur turba labore è Supplicijsne fcelus meritistwa vindicat ira ? An potius PERGAS ANIMOS FOR- NACE DOLORVM , Gio: A eno Gregorio Nazianm EXI- ORO! EXIMERE VT SORDES FVLVO SO- LET IGNIS A4B AVRO? L'oro nel cruciuolo introdotttto à dire; PRO- Trata- BATVM ASTIMOR, infegna , che la tribolatio- glio gio- ne ferue di ftrumento, per renderci ftimati , ed ap- ua. prezzati. Nel qual argomento San Paolino Epift.4. ri- Cant. 5. flettendo sù le parole de i facri Cantici 5. 11. Caput 11. eiusaurumoptimum; interpreta. Hocaurum forma S. Paoli- sanétorum ef 4 quiin capite corporis vt lumina mi- di cant y & funt aurum ignitum Deo » quia videliceteos perexamina paffionum in buius mundi fornace confla- tos , inuenit ( vi fcriprumeft ) dignos fe y& in his fa- cram imagimis fue percuffit monetam &c. Può fimil- mente l'oro è pofto nel cruciuolo » ed aggiuntogli il Virtà motto; Probarum efftmor ) eflere idea della vera vir- prouata tù,che all’hora è ftimata, quand’altri n'hà fatto mani- Purganti fefte proue; e dell'anime del Purgatorio » che dopo l’arfura dei fuochi come degne d'ogni ftima, fono trafportate al Paradifo. A 6 Che percolpadell’otio, fiperda ogni feruore, e tenerezza di fpirito lo dimoftra l’imprefa del Padre Certani » che figurando l’oro in vn cruciuolo s circon- dato da carboni fpenti » l'introduffe à dire; TEPE- SCENTE DVRESCO ; concetto fomminiftrato- Diadoco gli da Diadoco lib.de perfett. fpirit. cap.97. V'tenim, cum quis vult auruin purgare , fi paulijper ignem in fornace ceffare finat , facit vt rurfus materia auris que purgatur durefcat ; Sic qui aliquando memor Dei eft » aliquando noneft y quodis videtur per orationena comparare , boè perdit otio + ARGENTO Capo II. On v'è anima così candida , e pura, che trat- tenendofi otiofa snon contraha l'ofcurità , e la negrezza, fimile allargento, quale; QVIFEsCEN- DO NIGRESCIT. Il Cardinale Pietro di Damia Pietro di no Serm. 1, de S. Andrea. Argenti quippe claritas Damiano ex Vfu fernaturs fine vfu autem in nigredinem ver- ritur. Il Padre San Cirillo lib.1. Apolog. Moral. cap. 14. le deformità che nell'anima l’otio introduce così raccolfe; Quid enim: eft otium » nifi perditio irreuo- cabilis bore? effufio vite? retrogradatio proficien- ti? Hic gignit carnis defidiam» parit fuperbiam, ac- cendit luxuriamyfoluit linguam, nutrit indigentiam» & introducit rapinam. 8 L'argento;poftoal fuocoydice il Lucarini, s'im- S.Leren- bianca; che però ne fece imprefa per San Lorenzo col zo motto; PVRVM CANDESCIT ; dir volendo, che le fiamme tiranniche; feruirono , per dar aumen- to alla cafta bianchezza di quel fortiffimo Leuita » il quale con le voci Dauidiche ben à ragione da Santa Brewiario Chiefa fù introdotto a dire. Ad igner applicatus te Romano Chriftum confef]us fum; Igne me examinafti y & ; non e$t inuenta in me iniquitas ; nel quale gloriofo Leuita letteralmente s'auuera l'oracolo di Malachia 3.3. che Iddio ; Purgabie filios leni, & colabit eos 3:3- quafi aurum, & quafi argentum; & erunt Domino of- San Gio: ferentes facrificia iniuStitia. Effetto pratticato anco Etiange- in SanGiouanni Euangelifta , del quale fcriue $. Gi- lita rolamosche; Inferuentis olei dolium miffus,puriors S.Giràle &r vegetior exiuit quam intrauerat. FERRO Capo III. 9 TL ferroinfuocato ; in atto d’effere tuffato nella Trava- piletta dell'acqua ; pofta è canto della fucina, glio rin- fi ritroua col motto: FIRMIVS AD OPVS, al forza Otio Otiofità S.Cirillo Malach. Capo: I. 375 quale il P. Certani diede ilverbo: OBDVRESCIT; non altrimenti l’anima » da varie contrarietà fuorpre- fas etrauagliara , riefce ditempra più vigorofa, per ognioperatione, San Gregorio Nazianzeno orat.23. Philofophicus ANIMVS » exeo quod paffus fity Gregorio generofior redditur y atque vt candens ferrum fiigida Naziano afperfionesita PERICVLIS OBDVRESCIT . 10 Alferro infuocato, ful quale fi riverfa vn valo d'acqua, Monlignor Arefio diede: PER F VS VM FRIGESCIT; nel qual fenfo ; altri lo figurò, tutto rouente » in atto d’effertuffato nella piletta dell’- Manfue- acqua,pofta vicino alla fucinaycol cartello: EXTIN- tudine GVIT POENITVS; inferendofìi, che col mezzo Patienza della manfuetudine » iferuori dell’iray che diuampano nei noftri proffimi, poffano moderarfi,e fopirfi. Così Giouanni Crifoftomo Homil. 22.in Epift. ad Hebr. Quomodo candens ferrumy aqua tinttumy ignem per. Gio: Cri- dity ita ira fin lenem, & patientem inciderit,patien- foftomo tem nibilledit y fed magis inuat Gc. 11 In tempo di nozze; il Bargagli figurò due a pezzi di ferro infuocati » in atto di congiungerfì , ed Amanti vnirti infieme;il che dichiara il motto; IGNE IVN- fpofi GVNTVR PARI, infinuando la fcambieuolezza di vicendeuole amore » opra di cui la vera felicità fuol portarfi a i contrahenti: Nihil enim hoc potiusy & melius, Quam cum concordes animis domum habitant Virs O vxor. Sentenza d’Omero lib. 6. OdyfT. a cuis'aggiunge la ponderatione d'Andrea Tiraquellio,leg. connubial. s. num. 19. che mentre le facre fcritture con quefta for- \ ma di parlare fauellano delle nozze: Relinquet homo Gen.2.34 patrem, & matrem » & adharebit vxori fue Gen.2. 24.certo è che: 2 xori non penitus adherere vide- Andrea turs nifi & cum ea confentiaty ne gli atti della volontà, 7'749- che feco porta l’amore, & vxorcum marito. San Piet Crifologo in fommaschiarased efprefamente: Ami- Pier Cri- cos morum facit tmitatio, fimilitudo coniungit . Sologo 12 Loftello Bargagli advn ferro poftonella fu- cina, foprapofe: RVBiIGO CONSVMITVR; ed Carità inferîlce l'imprefa, che quando l'anima s'accende nel- le fiamme della carità fourana,la ruggine de i peccatiy ond’era contaminata, tutta fi diftrugge e firifolue: Tanto namque amplius peccati RYBIGO CON. S- Grego- SVMITVR, quanto peccatoris cor, magno chari- ** tatis igne concrematur, diceua San Gregorio Papa Homil. 33.ia Luc.adv. Quoniam dilexit mulcum . 13 Cheilcuore arfodalle fiamme della carità; fen vada intal guifa preferuato dalla ruggine dellecolpes __. . lo dimoftra il ferro y che effendo turt'infuocato porta Caritati- il motto: SIC A RVBIGINE TVTVS. Sant-!° Ambrogio lib. de Ifaac cap. 8. Bona igitur charitas, S.Ambro babens alas ignis ardentis, que volitat per peltora, gie & corda Santtorum, & exurit quicquid materiale » atque terrenumeft » quicquid verò fincerum eSt pro- baty & quod contigerity fuo igne meliorat ; tale il tuo- Traua- co delle infermità, e deitravagli, ci preferua dalla rug- glio pre- gine de i difetti. Vn Monaco giouinetto, tentato di !erua libidine, fcopri al fuo fuperiore la tentatione, il quale non lafciando per lo giro di molti giorni di mortifi- carlo , ben ful vino » l’atfiggeua. Indi ricercatolo » come lotrauagliaite la fua teotatione » n'hebbe per ri- fpofta, che i continui travagli dell'animo, atilitto dai rimproueri del fuperiore, non gli lafciauano fpatio ve- runo di tempo» da darfì alla tentatione : fic @ rubigi- ne tutus. 14 Diede parimenti il Bargagli ad vn ferro nel fuocoil foprafcritto: LENTESCIT RIGOR; Traua- tale il cuore» duroy rigido, inflcflibile, pofto nel fuoco glio della tribolatione» suntenerifce » c sammollifce Meta Ii 2 l Omero M E DA -E:h IOLib.CKIII di pictà; edi religione. Pietro Bercorio Redudtor. Pietro. lib.1r.cap, 76: num. 14 Ferrum, quando igne exco= Zercorio quiturs tune MOLLITVR, ET RESOLVITVR; & fcoria , fine immunditia ex eius fubftantia fepara- tur ; fic quando durus peccator in igne contritionisy vel tribulacionis ponitury tune mollitur per pietatemz refoluitur per denotionem, cI a fcoria , ideSt a pecca- toram fnorum fpurcitia depuratur . 15 Sicome per domatela rigidezza del ferroyfer- uono così la violenta attiuità del tnocoy come la foaue Cortret- morbidezza dell’oglio; onde nobile ingegno » figu- tone rando vnalamadi ferro » con lebacche d’ylino da vn lato , ed ilfuoco dall’altroyle fopraferiffe; RIGOR LENTESCIT VTROQVE; non altrimenti i cuo- Giuftitia ride i peccatori deuono eflere commoffi , parte col e miferi- rigorde i fupplicij » parte con la foauità delle miferi- cordia cordie: Non videtis medicos quando vruntyvel fe- Gio: Cri- cant aliquosy cum quanta lenitate opus curationis Sofomo exercent? Multo amplius corripientes oportet hoc agere. Giouanni Crifoftomo Homil. 30. in cap. 12, Pier Cri- Hebr. San Pier Crifologo Ser. 163. Deus fic buma- Sologo = numdiligit genus, vt ipfos y quos diuinitatis iure cor- ripitymox paterno foletur »& mulceat blandimento . 16 Ilferroinfuocato, col martello» che ftà perco- Risétirfi tendolo » ed il titolo: PERCVSSVM SCINTIL-. LAT, rapprefenta, ò veramente animo rifentito, che non sà riccuer l’ingiurie » fenza fparger fauille di furi- bondo fdegno ; ò veramente animo caritatiuo; che te bene maltrattato , fcaglia faville di bontà per ogni lato. Nel primo fenfo Niceta, fopra l'Oratione 22. Niceta di San Gregorio Nazianzeno dice; 7t pyritesignem internè habety ac premit; percufjuus antes & vi at- tritusenm exerit ; ficipfe (parla di San Gregorio fu- detto) fermones apud fe in mente babebat , probris autem concufes eos extulit , & patefecit » fcriuendo contra i perfecutori di Santa Chiefa » quando dalle in- giurie loro egli fà mal trattato » edirritato. Quanto Bontì di- po alle dimoftrationi dicarità fatte nel mezzo a gli vina = auuerfarijinfulti ; il Padre Sant'Agoftino Ser. 256. de Tem p. ne darebbe l’effempio del Redentoresche qual ferro intuocato percoffo co i colpi dei chiodi, e della lî- ciaye fcagliò fawille di viuo amore 3 pregado peri cro- cififoriye versò il divino fangue in prezzo di redentio» ne a quei medelimi, che tantg villanamente l’offende- S.Agofi- tano» Confcidit faccum (parla di quella. fantiffima Za humanità) lancea perfecutor , & fudiò pretium no- Strum Redempror . 17 Vnalama rouente di ferro con due martelli, ‘traua. Shela battono, ed il motto; IN QVASCYNQVE FORMAS, ne dimoftra s che i colpi de i trauagli ci rendono piegheuoliye raffegnati, ad aggiultarfi a tut- Confor- t0 ciò » che piace alla Maettà Diuina. Inferifce pa- marfi rimenti queita imprefa vn animo tutto conformato alla difpontione fourana , qual era quello d’Epitetto ; Epitetto Aufim ad Deum fublatis oculis dicere ; vtere me in religuumvbi lubet > & vt lubet. Mente tecum con- Sentio, aquanimas fum. Nibil recufo omnium, que tibividentur , Quocunque me voles, ducito y quam vestem lubet circumdaro. Magiftratum me gerere vis? primacum effe? manere? fugere? in pauperie? inopibus agere? ego non affentior tantum, fed in bis omnibus apud al:tos te defendam ye tuebor. Consti- tai, 9 conformaui voluntatem meam diuina + 18° Nella Canonizatione di San Carlo fù figurata la fua beatitudine in vn ferro nel fuoco » talmente ac- cefo, cheben parcua cangiato di qualità » e di natura» e diuenuto tutto vn altro , col cartellone; MELIO- RIS CONSORS NATVRA; del quale concetto Carità di fi valfe Giouanni Crifoftomo Homil. in Commemor. S. Paolo Paslis perefprimere di quanto feruore di carità au- glio Beato uampatie ilcuore di quell’Apoftolos Vtrerimmifum Gio: Cri- : inignem ferrumy totum profettò ignis effecitur; fic foFome Pauluscharitate fuccenfus totus faîtus eft charitasy qui quafi communis totius mundi effet pater &c. 19 Perinferire,che S.Carlo, e tutto ardeua nell’- amor d’Iddio, ed anco fpargeua d’intorno ad altrui beneficio luminofe fauille i miei Canonici Regolari, nella Cappella alzata ad honor di lui in Santa Maria 5. Carla della Paffione in Milano, figurarono vna laftra di fer- siro ca ro infuocato col cartello: SCINTILLAT, ET ritatino ARDET, motto che tiene qualche allufione , è veramente all’encomio dato al Precurfore; /lle erat ro. 5, 35. lucerna ardens, & lucensy Lo. $. 35. ò veramente alle proprietà offeruate ne gli animali d'’Ezechiele. Et fi- Ezech. 1. militudo animaliumafpeétus eorum quafi carbonum +3. ignis ardentiumy CT quafi afpeétus lampadarum. Hec erat vifio difcurrens in medio animalium » fplendor ignis, de igne fulguregrediens. Ezech. 1.13. 20 Ilzelo parimenti di S.Carlo, da Bartolomeo Zelo Rofli fù rapprefentato nel ferro , all'hora cauato dalla S, Carle fornace, tutto rubicondo, col cartello: C AND E- SCIT,. ET VRIT, evuoldinotare che fi come ilferroeftratto dalla fucina,ed è infuocato » edarde ; nonmaltrimenti ilcuore di quel Santo accefo nelle fiam> me della divina carità mal poteua trattenerfì che non purgaffe diffetti,correggeffe delinquenti, e con bene- fica arfura fontorturaijei cuori dervitiofi mondani. Fù quefta lode attribuita ad Elia nell’Ecclefiaftico cap.48.1. Surrexit Elias Propheta quafi ignis , & Ecch.48.1 verbumipfius quafi facula ardebat. Quefta al Sera. fico Padre San Francefco, di cui San Bonauentura nel capo 12. della fua vita: Erar verbum eius velutignis S. Bona- ardensy penetrans intima cordis , omninmque mentes uentura admirattone replebat. Proprer quod omnes cutufcun= que conditionisy quosin aperto» vel inocculto repee- bendebat s tanta eum veneratione fufpiciebanty & exaudiebanty vt interius compuniti yvel vitam com- ponerent, veltimore, & horrore correpti scontra cor- ripientem muffitare non auderent. Quefto zelo fi- milmente allo fcriuere di San Giovanni Crifoftomo Homil. 1. ad Popul. in qualfiuoglia feruo d'[ddio fi ritroui, le iniquità d’yn popolo intiero a diftruggere è potfente: Sufficit vnus homo zelo Dei fuccenfus co» Gio: Cri tumcorrigere populum. Quindi conligliaua oppor- fo/Fome tunamente Sant'Agoftinotra&.10. in foan. /num- S. Agofi» quemque Chriftianum Zelus domus Dei comedat . ne Verbigratia, videsfratrem currere ad thearrumypro- hibeymone, contriftare» fi Zelus domus Dei comedit te. Vides alioscurrere » & inebriari velley & hoc velle in locis fanttis , quod nufquam decet, probibe quos potessterre quos potesy quibus potes blandire y noli quiefcere 21 Monfignor Arefio ; nel frontifpicio della fua Retroguardiaycon allutione all'Abbate Giouanni Fer- ro y col quale egli haueua virtuofe contele» figurò il ferro tutto rouente sù l’incuggine yin atto d’effer bat- Cedere tuto da i martelli,col verto; FOCO AL SEM- BIANTE, E CERA A I COLPI SEMBRA); Placabi- e può feruire per vn huomo fdegnato ben sì, mà però lità facile à placarlì. Quidio lib. 3. de Trift. Eleg. s. Quo quis eft maiorsmagis eft placabilis irey Et faciles motus mens generofa capit. 22 Fùchial ferro battuto foprafcriffe; NON VNO ICTV, infegnandoci,che in tutte le cofey per ridurlea fine »civuale cottanza » e perfeueranza. Perfeue- Giouanni Crifoitomo-Hom:l.de nen contemnen. Ec- Fanza clefia con fimile concetto ; Sé vuo iu arbor non con- Gio: Cri cidie,non ne & alterum itéum adduynon ne quartumy fofom quintumay fextum snonne decimum è? Itidem tu facito» ln quefta guifa contra la pouera Famagolta operara- no Ouidlo > FE R'IR'O! Capo III. ©wtarini no i Turchi, poichey come fcriue il Contarini, per fet- tantacinque giorni , non mai intermettendo i colpi delle cannonate » dopo d’hauerla battuta con cento, e quarantamila palle di ferro, ne ottennero il poffeffo. "4 23 Ilmotto foprapofto al ferro battuto dai mar- Diligéza telli; MENTRE E' CALDO cinfegnala folleci! Oppor-. tudine;e diligenza inoperare,mentre habbiamo l'op- unità portunità, ela congiuntura di farlo. Seneca Epift.22. Non tantum prafentiss fed vigilanti efty occafionem obferuare properantem. Itaque hanc circumfpice: banc fi viderisy prende & toto impetu s totis viribus id age e. e Girolamo Arnou. lib. 3. conquefta pre- Girolamo cifa formalità di prouerbio. Quid longas trabis mo- Arnow. | ras? Occafionemy qua tibi nunc exbibetur arripesma- num operi Statim admone , FERRVMQVE, vt dici folety DV.M CANDET PERCVTE. 24 Ilferrotutto infuocatosche mentre fi fpruzza ‘ con acqua » più che mai s'accende, e diuampa » col motto di Giouanni Ferro; ASPERSVM FLAM. Ingrato MESCIT, può dinotare la maluagità dell’ingrato » | chericeuendo gli altrui fauori, pugna» e s'auuenta contra il fuo-benefattore, San Giouanni Crifoftomo Homil. 16. in Matt. con quefta fimilitudine efpreffe Iracddo Ja fierezza dell'itàcondo 3 icui impeti focoliì dalle pa- role cortefi,che gli fon dette prendono auuanzamen- Gio: Cri- toy enon moderatione. Sicut incendium AQVA Sofomo INIECTA MAGIS SVCCENDITVR : ita accidere (olet in magna ira : quidquid aliquis dixerity continuo pabulum buius efficitur incendi ; e può an- coinferire, che mentrele lacrime della penitenza ; e Pecca- della contritione fi verfano ful cuore del peccatore ; tore la- egliall'horatutto s'infiamma nella carità d' [ddio. Ab, crimofo falone Abbate Serm.30. Animaduertite y & videre, «ibfalone quoniam faber ferrarius » ferri materiam emollire volens, inignem eam ponirs & carbonibws ignitis aquamafpergitynon tamen vtignem extinguat , fed ve amplius faciae reuifcere donec tandem feruore ignis concepto , ferrum malleattombus ad volunta- rex artificis dirigatur. Credo quod non diffimiliter is qui mentis fue faber curiofus effe defiderat debet ne- gotiari in igne & aqua y duram mentis obftinationem emolliendo,vt AQUA CONTRITIONIS, & lacryma penitentia preterita peccata abluants & ardor charttatiit ANIMYVM ad amorem virtutis ACCENDAT . 25 Advnferrosùl’incaggine)e battuto dai mar- Trava- telli, gli Vniformi di Roma foprapofero ; DANT glio VVINERA FORMAM; edimoftra, chele batti- ture sle correttioni penali , edi trauagli difpongono ancoi cuori dei più contumaci a raddrizzartì, e viue- re ordinata, e. regolatamente. De.i Demonij, iquali Mart. 3.gridavano Matt. 8. 29. Quid nobis, & tibi Lefu Fili 29 Dei? Venifti buc ante tempustorquere nos? diceua @rigene, Origene; V'bi tormenta fenferunty fciunt Dominum. 3 26 Alcibiade Lucarini, advnferro da caualli yin atto di ftampare invna tauola l’impronto di fe mede- fimoydiede; FORMAT IGNITVM; tali i Predi- Predica- catori sei Padri di famiglia » fe vogliono improntare tore neglianimialerui affettsvirtuofi, e facri , deuono eli primieramente darfì a diuedere per carità fourana tuti ardenti. Quindi vn Accorto; Ardeat Oratory fivult incendere plebem. Ne folamente il ferro infuocato impronta in altre materie la forma di fe medefimo;mà egli ftelto d'ogni forma capace fi rende » mentre dal fuoco » opra di cui sammoliifcesrefta predominatoyonde figurandolo sù Pincuggine tutto rovente » c da più martelli inueftito % gli diedi; FORMATVR IGNITVM ; imagine viua del cuore humano ; che all’hora alla diuina volon- tà totalmente vbbidifce, e fi conforma » quando dalla Seneca Anonimo Giulto 377 carità lourana lia veramente accefo , e predominato + Quemadmodum enim ferrum frigidum y difcorto di Toma. Tomafo Stapletone Domin.2. Aduent:$. 6. erfe mul Staples. les malleo covtundatur , formam tamen nowam non accipit snifi 1gne calefiat; fic anima, etfi invelletinm optimè inftruttuna habeats fideque fana imbatumy nouitatemtamen vite noninduety vt fit Chrifto con- formisynifi inne charitatisvoltuntas accondatur ) vt Chriltum verè amando , omnem eius voluntatem Lli- benter exequatur. Quel fedele per tanto , e fpecial- mente quel Religiofo , che veramente farà accefo d'a- mor d’îddio, farà piegheuole , e facile ad accommo- dartì a tutte le difpofitioni, che vorrà di lui ordinare la prouidenza eterna. Così l'huomo tribolato , qiafi Tribola- ferroyentro di cui preualeil fuoco ardente dell’auuerfi- to tà,più nonrefifte indurato contra la diuina difpofitio- ne; mà tutto intenerito fi difpone a riceuere quelle virtuofe formeyalle quali dal fabbro fourano egli è in- uitato . 27. Il ferro infuocato impronta il marco ) e velo ftampa ; INDELEBILITER » e rappretenta me- Mante- moria eterna conferuata, ò d’ingiuria fofferta, ò dibe- NEFe peficio riccuuto. Reftarono nelle mani; piedi , e co- ftato di Crifto indelebilmente conferuate le vettigia de i chiodi, perche in quelle per tutta l'eternità lì rau- nifafte l’eccetto della carità divina, verfo il genere hu- mano. Mi perche la linguaydalle facre Scritture è ri» conofciuta fimile»cosi a i ferri taglienti, come al fuoco diuoratore; Filj hominum dentes eorum arma, & P/al. 56 fagittay& lingua eorum gladius acutus Pial. 56.5. 5° A Lingua ignis eft vniuerfitas iniquitatis Tacob. 3. 6. 14° De accoppiandofi l’vna all’altra metafora , può conchiu- derfì, ch’ella fia vn ferro infuocato» il quale que tocca» reca pregiudicio irremediabile » poiche l'offefe che fo- gliono farti dalla lingua maledicay e fceleratayfono in- delebili, e con tutta l’arte humana non mai pofiono totalmente curarfì, ò medicarfi + 28 L’Abbate Certani, per vn Profano » che fi fcordaua dife medefiimo, ftando tutto alforto nell’a- Amante mata bellezza» fece vn ferro » che fe ne ftauatrattenu- profano toye lofpefo in aria da vn pezzo dicalamita, col mot- to; SVA PONDERA NESCIT. Plauto in Ciftellar. Piaghe di Crilte Mormo- ratore in amoris rota mifer Plays Exanimory ferors differor diftrabory diripior.. ita Nullammentemanimi babeo : vbi fum, ibi non fum &c. DANARO Capo IV. 29 JU danaroyeftratto da i due fuggelli, che l'han- I no improntato » dal Lucarini hebbe; AB V- TROQVE, figurando in tal guifa la proceffione “’ dello Spirito Santo ; Qui ex Patre, filioque procedit, Simbolo come canta il Simbolojse Giouanni Crifottomo Hom. 2.de Symb. riferito dal medetimo Lucarini;Spiritwm Gio: Cri- fanétum dicimus Patriy & Filio cocquum , &' pro- foffemo cedentem de Patre s & Filio. 30 Ildanaro; pofto frà gli ftrumentiy che feruo- no adargli l'impronto » tù introdotto a dire; IM- — PRIMOR, ET VALEO; tale l’anima noftra ac- Anima quifta ogni valore» dal riceuere in fey e dal portar l'im- pronto datole dalla gratia divina. Vgon Cardinale ap. Nouarin.Eleà. lib.3. num.6}0. Sicut moneta eft informisy donec imago Regis ei percuneum imprima- tur, ita ratio noftra deformis efiy donec per gratiam Dei illuftretur. 31 Alfuggello» ò fia altorchiello» da ftampar danari » fù foprapofto; COMPRIMIT VT IM. Ii 3 PRIMAT Spirito Santo Pgon Cardin. 8 METALLI Lib. XIII 3 Traua- RA s il che appunto Iddio fà con effo noi, glio vtile a ggrauandoci con le moleftieye co i mali, perche l’im- pronto della virtù fia riceuuto dal noftro cuore. Ag- grauò Nabucco fcacciandolo dalla reggia, effiliando- lo da gli huomini » econdannandolo a pafcerfi di fie- nos cadimmollarfi nel guazzo delle rugiade; edecco» lo nel giro di fett'’anni promoffo all'ottenimento della fantità » diffe Agoftino y e condotto alla cognitione DVan.4.31 del vero Iddio ; Ego Nabuchodonofor oculos meos ad celumlewaniy& fenfusmeus reddituseft mihi, & «Altifimobenedixi,& viuentem in fempiternumlaw- daui &c. Dan, 4. 31. Aggrauò il figliuol prodigo col pefo della fame» eto difpofe è riconofcere come Luc. 15, fe fteffos così anco ilfuo caro Padre; Pater peccaui 18. incelum,&coramte Luc. 15.18.Aggrauò Saolo con la cecità, elo difpofe ad effere depofitario delle fue A&.9.15 gratie; Zas eleftionis eft mibi ifte AQ. 9.15. 32 Ai danari alleftiti, perdar loro l’impronto, il Lucarini diede; CVDVNTVR PROBATI; in- Beatitu- ferendosche Crifto Giudice ftamperà l'impronto di dine ‘ gloriane igiufti gettando in difparte i peccatori, «Apoc. 21, perche maricanti, e diffettofi ; (Qui vicerit ,poffidebit 7. hacy& ero illi Deusy& ille erit mihi filius. Timidis autem, & incredulis & execratiss &® homicidisy & fornicatoribus, & veneficiss & idololatris 1 omni- bus mendacibus pars illorum erit in ftagno ardenti igne, & fulphure &rc. 33 Ad vna maffa di danari quadra il mottoda Emblema; CLAVSA INVTILIS ; ciò che diceua Oratio lib. 2.Carm. Nullus argento color eft anaris «Abdito terris inimice lamne s Crifpe Sallufti s nifa temperato Splendeat vfu. Che però il Sauio ; Now abfcondas illam ( pecunia) Sub lapide in perditionem Ecclefiaftic. 29.v. 13. fi- gnificar volendo che dallo ftarfene fepolta quella maf- {a d’oro, ò d’argento » non che vtile alcuno fene rica- ua; maedilmetallo viene ad irtugginirfi ed a gua- ftarfiz ed i pofleffori a non ne riceuere vtile alcunoyalla quale verità pare che alludano le voci del Redentore Matt. 6, Matt. 6.19. Nolite thefantizare vobis thefauros in 19, terrayvbi arugo 0° tinea demolitur. Ancoi talefiti Virtù d’ingegno; quando fitengono fepolti » a nulla feruo- nafcofta noyedamano d'effere pubblicati;e adoperati. SA 34 Parimenti ad vna maffa di danari può darfi il Ricchez titolo da Emblema; OMNIA DONAT:; concet- ze to d’Oratio, Et genusy& formam regina pecunia donat » Et bene nimmatum decorat SuddelasPehufque, Omnis enim res Virtus fama decuss diuina s bumanag; pulébris Dinitiyjs parents quas qui conftruxertt s ille Clarus erityfortiss in$tsy fapiens, etiam Rexy Et quicquid volet . Horat, lib. 2. Satyt.3. i 35 E perche dice l’Ecclefiafte 10.19. Pecunie obediunt omnia il danaro potrebbe introdurfì a dire; * MIHI OMNIA PARENT; nel qualargo- Oratio Ecclef: 29 19% Oratio Ecclef. 0 rs. Interefe Propertio mento . Propertio lib. 3. Aureanune verè funt fecula: plurimus auro Venit honos sauro conciliatur amor + Auro er fides » auro venalia fa : Aurum lex fequiturs mox fine lege pudor. Ed Ouidio lib. 1, St) Pt? In pretio pretium eft ; dat cenfus honores Cenfus amicitias , pauper vbigne iacet . 36 Perdinotare » quanta forza habbi l’intereffe, Interelfe potrebbe figurarfì vna torre {pezzata , mentre contra di lei fi fcaricavna bombarda » che vomita danari col titolo; NVLLA VIS CONTRA, concetto ef- preffo da Filippo Ré di Macedonia riferito da Plutar- i co ; «Argenteis haftis pugna, & vinces > nel qual Plssarco, propofito San Gregorio Nazianzeno in fenten.Eleg. «Auro loquente iners elìè omnis ratio » rego Perfuadet enim illud y eriamfi vocem nulla edat. RE3iem> Così Antonio in Meliffa Serm. 34. Que nequeunt Anzonie drmis capisfacile expugnantur auro smhil nomfaby- citur argento . Oratio lib. 3. Ode 16. «Aurum per medios ire farellites Et perrumpere amai faxa, potentias Ittu fulmineo . E più frizzantemente de gli altri San Pietro di Damia- no Epift.25.ad Cadaloum Antipapam. Ducis poff Pietro di te caftta auro potius armata quam ferro, fic num- Damiana mi proferuntur è localis , tamquam glady, vibrentar e thecis- Habensenim pugillum aureumyfrangis ma- rum ferreum. 37 Puoffianco, permotto da Emblemafopra- _* fcriuere al danaro. SI DESIT OMNIA NIHIL, Ricchez motiuo d'Oratio lib.2.Satyr. g. zG Et genuss&® virtussnificumreyVilior alza efi. Orario © e tale ancora è la Carità 3 fenza di cui tutte l'altre vir- Carita tuofe eccellenze pare che non feruano per nulla s che petò San Paolo iua facendo quelle chiare protefte 1.Cor.-13.1. Si linguis hominum loquar, & Angelo» 1.C0r.13, ramycharitaten autem non habeam, fatus (um velut 1. xs fonans, antcymbalum tinniens. Et fi habuero pro- phetiam,& nouerim myfteria omnia, omnem feien- tiam :& fi babuero omnem fidemyitant montes tranf= feram, charitatem autem non babueroynihil fum. Et fi diftribuero in cibos pauperum omnes facultates meas,etfitradidero corpas meum itant ardeams cha- ritatem autem non habuero, nibilmihi prodeft . Alla quale dottrina di buona voglia fi fottoteritfe il Padre Sant Agoftinotra&.5.in Epift, Joann. Hec eft Mar S.Agefti- garita pretiofa charitas » fore qua nibit tibi prodeft, no quodcunque babueris s quara fi folam habeass fufficu tibi. Parole che appennello ripigliar fi poflono della gratia diuina y che tanto vale quanto le cofe tutte d'vn Gratias vafto mondo, anzi di millemondi ; fenza la quale divina quant'hà la terraje il cielo; e mille mondi inliemè, no- biltà, dignità s richezze; altro non fono , che vna chi- mera ; e vnnulla. Ermanno Vgone lib»3. fufpir.6. Ta mibi Terra Deus; mibitu Mare » t4 mihi Erman Celati » Fgon Denique cuntta mibi ess TE SINE CPN- CTA NIHIL» Ouidie * Gregoria @rasio Il fine del Decimoterzo Libro. DEL doi DEL I MONDO SIMBOLICO: STVDIOSI DIPORTI dell’Abbate DON FILIPPO PICINELLI EIRAR Tin ECON Dari MER LD i TER; LR CONTIENE I CORPI ARTIFICIATI. te dalle creature elementari , dalle animate , c ve- getabili, mà dall’opere artificiate fi riconofce , le 1) quali con fegnalate maniere concorrono ad abbel- a& lirlo; è ben di ragione, che fè nella prima parte del noftro Mondo Simbolico fi confiderarono l’Im- prefe ; cauate da i Cieli , da gli clementi, da gli animali , dalle piante, dalle pietre , e da i metalli : in quefta feconda s'aggiun- gano l’imprefe ; che da i corpi artificiati furono fomminiftrate . Quefte, come meglio m'è paruto , fono per me difpofte fotto al. cuni titoli , che nella loro generalità richiedono , ed abbracciano come proprie le materie, à i medefimi fottopofte, le quali fubdi- vife in più capi, comedi ftrumenti Ecclefiaftici, Economici,Fab- brili, Mattematici, Militari, Rurali &c. con quefto qual fi fia or- dine potranno fottraere il noftro Mondo alle deformità di quel chaos, che effendo tutto confufione, d’altro non era copiofo , che di di fquallidezza , e renderlo fotto gli occhi de gli fudiofi, fe non dotato di quella perfertione, che fe gli dourebbe , certo men dif- fettofo, e deforme , che per me s'è potuto. L’vltimo libro è vn raccolto di corpi mifti, i quali, come non così facilmente poteua- no fotto l’altrui generalità raffettarfi , così non doùcuano efclu- derfida quefta mole, mentre ed effi non meno de gli altri erano . valeuoli ad influire nell’altrui fodisfattione , e profitto . Leggi dunque amico Lettore , e leggendo gradifci l'ottimo della mia volontà, che abbominando le languidezze, dell’otro, amòdi far- miti conofcere., anzi per ignorante ; che per infingardo; e godet- te di fpatiare nella vaftità del mondo , ò per ritrouare in tal guifa al fuo proprio genio , è perfomminiftrare alla curiofità dell’alerui, e vari], e profitteuoli gli ftudiofi diporti. Detlrai de 331 MONDO SIMBOLICO LIBRO OVARTODECIMO- STRVMENTI ECCLESIASTICI. Altare met © Croce c:4 Mitra Ci? BaftonPaftorale c.2 Incenfiero&incéfoc.5 Tabelle c. 8 Campana c.3 Lampade c.6 Triangolo c.9 ALTARE Capo I. I Abbate Giouanni Ferro » fi- Offerta gurando l'Altare con la vit- tima approntata da facrifi- carfi » aggiunfe loro l’e- Ei mittichio, . .Emblematico ; e DONIS. DELECTA e@èr®eoeretàì i PIANTVR ) documen- to d'Quidio ; Osidio Munera crede mibi placant hominefg; s Deofg;, Placatur donis I uppiter ipfe datis. Ne i quali fenfi opportunamente Silio [talico lib. 4. Heu prime fcelerum caufe mortalibus agris Naturam nefcire Deum :Iufta ue precari Thure pio» cedumque feros auertite ritus. Mitey® cognatiteft homini Deusy baftenusyoro Sit fatisantearas cgfos vidiffe inuencos . Pron.13. Salomone Prouerb. 1 7; 8 Redemptio anime viri , ò 8. pure, come leggono Teodotione ye Simmaco ; Pro- Elemofi» pitiatio anime viri diuitie fue ; e parmi fia vn inferi- na re i concetti di Sant Ambrogio Ser. 30. de Eleemofy= S.Ambro na. Quamuis ergo pollutusy quamuis multis crimini- Lie bus circumfeptusyfi eleemofynas feceris, innocens effe cepifti. Vide ergo que fit mifericordie gratia, que vnay& fola virtus cunttorum eft redemptto peccato- rum. Così ne Prouerb. di nuovo cap. 21. nuost 14. Prou.:1, Munus abfconditum extinguit ras: & donum in finu 24: inglignationem maximam. San Giouanni Crifoftomo citato dal Padre Salazar nel cap. 19. Pros. num. 63, hà vna fentenza altretanto concettofa , quanto degna Gio: Cri» d’effere con fana circofpettione intela, Iudex nofter Sifomo per pamperes corrumpitur » Fac ergo per pauperis manum IudicispoSticum pulfes , etenim ille munera tua per eum accipity & deuorauit *. Paral. holacauita, & viétimas j ed anco al facrificio cheda 7*!- Elia fù fatto ful Monte Carmelo » que; Cecidie ignis 3-Reg.18. Dominiy® vorautt holocauftum,<& ligna &c.3.Reg. 38- 18. 38. Daquefte fiamme fourane bramaua Crifto, che l’anima d'ogni tedele lì rimaneffe accefa » quando dille: Ignem veni mittere interram » & quid volo , Lac 12. nifi vt accendaturg Luc, 12. 49. Da quefte Santa 4 Chieta nella Metfa del Sabbato di Pentecotte fupplica che i cuori tutti fiano infiammati: JMo nos igne que- 3iT2l. fumus Domine Spiritusfanétus inflammetyquem Do- Reman minus nofter lefus Chriftusmifit imterram , & volute vcehementer accendi, E chiunque da tali incendi) è polleduto, con Geremia può fantamente pregiarii 1 e _, dice: De excelfo mifit ignem in offibus meis » Then. 1°" *- L, 13: 3 i In 382: 4 innonsò quali facre pompe » fpiegate in Man- toa ad honore di Maria Vergine s la protettione » che quefta gran Signora tiene di chiunque àlei ricorre , Protet- fùrapprefentata con l’imprefa d'vn altareyfegnato con tione di Jeparole: TVEBITVR OMNES; leuate Maria dall’Eneidelib. 2. verf. 523. i Hac ara TVEBITVR OMNES; e dinotaua ; che fi come gli altari appreftanano ficuro ilrifugio à quei miferi, che a loro correvano ; offerua- Plutarco tione approuata e da Plutarco lib. de fuperftit. Qui hoStem fugiuntyfimulacrum, aut fanum tenentes, re- cipiunt animos; e da Quintiliano Declimat.26 5. Qui falutem fuamtueri fuga nequeunt, circa aras tacene ; San Me- così Maria Vergine » chiamata da San Metodio Orat. rodié —de Hypapante: Altare animatum; e dall’Inno Gre- co: L4ra lucis adyti ; altare della luce recondita 5 e’ divina, haurebbe a i fedeli tutti appreftato ficuriffime difefe. Perloche ed vn Diuoto ; riferito dal P, Luigi Nouarino y VmbreVirginee num. 555. E Maria vniuerfalis interpellatrix , omnium mater, turris Da- uid) OMNES PROTEGENS ;, eft refugium in omni tribulatione &c. El'Inno Greco, riferito dal Inno Gre- Padre Teofilo Rainaudo nellib. Nomenclator Ma- n rianus fol.76. dice chela Beata Vergine fia: T7T E- LA, murusy firmamentum facrum,refuzium OM- NIVM; E Sant'Andrea Cretenfe à lei rivolto: Te bnmnerfus Mundus continet commune propitiatorinm. ]!buon Prencipe anch'effo deue protegger tutti ) di- Virgilio Anonimo Andrea Cretenfe char fender tutti. Claudiano ad Onorio: Clagdia= Tuciuemy patremque geras; ta CONSVLE mo CVNCTISI Non tibi Sc. E la doue nel Salmo 46. 10. noi leggiamo: Principes populorum congregati funt cum Deo Abraham, quo- niam Dij fortes terra vehementer elewati funt; San 5.Girola- Girolamotrapporta : Scuta terre; ed altri: Prote- mo fores terre ; infinuandofi ; che chi è Prencipe del Mondo; effer deue, aray altaresprotettore, difela, pro- pugnacolo del Mond o. BASTON PASTORALE Capo II. 5 DU cofe nel Bafton Paftorale pofforio confide- rarfi. Che s’egli è baftone, dunque é ftru- mento di penayedi cattigo: fe paftorale , hà per fuo * propriola direttionesel’armmaeftramento . Gli fopra- Prelato fcriffi per tanto: CORRIGIF; ET DIRIGIT, proprietà degniffime d’ogni buon Prelato, di cui pro- prio effer deue,di correggere 1 delinquenti,e d’indiriz- zare gl'ignoranti. Elifeo ad honore d’Elia repplican- 4. Reg. 2. do andaua: Pater miy pater miycurrus Ifrael, & au- 12. rigaeius. Echiamato Padredi cui, più che della Ma- dre, è proprio» l'vfare ilrigore della correttione» e con maniera efficace incaminare i figliuoli ful fentiero del- la virtù. Seneca: Patres excirari iubent liberos ad fiudia obeunda maturè ; feriatis quoque diebus non patiuntur effe ociofosy & fudorem illisy & mterdum lacrymas excutiunt. E chiamato carro che hà per fuo proprio così di foftenere , come anco d’agitare ; In fomma è detto auriga è fia cocchiere, che fuole e sferzando correggere le colpe de i dettrieriy e con le briglie indirizzargli insùla ttrada opportuna. Toc- cò alcune di quette particolarità San Gregorio Papa lib:a.in Ezech. Homil.a1. Quideft quod Heliasy currus Ifraely & auriga dicitur ; nifi quia auriga agi- tatycurrus portat è Dodtorergo s qui mores populiz @7 per patientiam fiflinets & facri eloquij verbis do- P/(.46.10 Seneca S. Grego- vio Papa STRVMENTI ECCLESIASTICI Lib. XIV. cet: & currus dicitur, & auriga: currus quia tole- rando portat ; auriga, quia exbortando agitat:currus, quia mala fuftinet; auriga , quia populum bonis ad- monitionibus exercet. 6 AlBafton Paftorale,vfato da i Vefcoui, Scipion Bargagli diede: ERRANTES DETINET, poi- che e l’auttorità di chi fouralta, ed il caftigo minaccia- to da chi fouraftà, trattiene i delinquenti , e vieta loro iltrabboceares con vitio(a lubricità ne i foliti manca- Prelato menti,od ecceffi. E nel vero s quanto all’auttorità del refidéte Prelato affifténte, SantAttanagi Epift. 1. ad Epifco- S. Aste pum Cretenfem: Si quifque paftor in diecefi , que ”*8' fibi obtizity vel bidunm moretur , expertri liceat per- multa peccata è & damna non effe futura in populò ». Quanto al terrore del caftigo: Pena prefensy diceva San Gregorio Papa y-imiàft: animam è prasis defrle- rysmutar. Che però commandaua la Legge Mofai- ca Leuit.‘24. 14. che il reo di morte foffe yccifo non in luogo appartato, e fecreto, né da vn folo carnefice, mà nel pubblico d’va campo, d d'vaa piazza , e da tut- to il popolo: Educ blafphemum extra caftra - & lapidet eum populus vminerfus; ene rende ia ragione Saluiano lib. 3. de Prouid. Exemplo fcilicet adcun- salziane &torum emendationem proficiente » vt ne quis poftea admitteret , quod omnis in vno populus vindicaffer. Ancolacorrettione fraterna: Errantes decinet, ferue cl di ritegno, à chi per altro caderebbeinfolli , evitioi errori. CAMPANA Capo III 7 S! ritroua Ja Campana fegnata colfoprafcritto : COMINVS, ET EMINVS; òfia: ET PROPE, ET PROCVL; motti communi a molti altri corpi d’imprefa »comea gliocchiali, alla faetta , p4ma di allatorre dilanterna &c. non altrimenti la fama della virtà virtù, ed'apprefio, e da lungi s conchiaro, e gloriofo grido rifuona. Quindi Silio Italico lib.15. introduffe la virtù a così fauellare: Mecum bonor, <& laudes » & letogloria vultuy Silio Ita- Et decusy & niueis Viftoria concoloralis, ‘° Me cinttuslauro perducit ad aftra Triaphus.&c. Le voci A poftoliche, quafi vaci di bronzo » fuonaro- Apofto- no, e s'vdirono » e d'appreffo, come nelle contrade » lica pre- che loro furononatiue s cioé nella Galilea, nella Giu- dicatio— dea, nella Samaria &c. così e dalontano ancora; per ne tutti gliangoli del Mondo ; poiche : In omnemter- Pf. 18. 5 ramexiuie fonus corumy & in fines orbis terre verba ri corum» Pfal. 18. 5. Nel qual luogo Sant'Agottino: f;,0 A Non ibi tantum, vbi impleti funt fonuerunt. In om- nemterramextit fonus &c.e San Giouanni Crifofto- Gio: cri mo Hom.1.În Matt. in perfona di Crifto. Non ad fo ffeme duas quippe vrbesy aut decem s aut vigintiy neque ad . vnam vos mitto gentem , ficut mittebam Propheras, fed ad'omnem terram prorfuss ac mare, totumque mundum &c. 8 Pertona; che fotto i colpidella fciagura facci fpiccare la virtuofa energia, e vigore del fuo animofos ed eroico talento, può rapprefentarfì nellacampanas _ fegnata col motto: ET PERCVSSA VALET. Virtù Torquato Taffo nella Gerufalemme Liberata Canto vera 6. ftanza 45. d’Argante feriue ) che trouandoli con raddoppiato colpo ferito » più che mai feroce , e fpa- uenteuole diuenne : Qual ne l’alpeftri felue orfa , che fenta Duro fpiedo nel fianco » in rabbia monta: E contra l’arme fe medefma auuenta è E i periglis e la morte audace affronta: Tale il Circaffo indomito diuenta » Giunta S. Grego- rio Papa Leuit. 24 I Torquarme Tao CAMPANA Capo III 383 c- Giunta hor piaga a la piaga, edonta a l’onta : F la vendetta far tanjo defia , Che fprezza i rifchi DI le difefe oblia , E congiungendo a temetario ardire : ' Fttrima torza » e infaticabil lena Vien che sì impetuofo il ferro girey Che netrema laterra » e il ciel balena. &c. Enel Canto 8.ftanza 23. di Sueno grauemente im- piegato dice; Ripercote percoffo » e non s'allenta : Ma quanto offefo È più, tanto più noce. Giacobbe ancora » all'hora quando da vn Angelo fù percolio » re ftando con yn netuo del fianco indeboli- toycd offcio » ottennei titoli» ed i vanti di ftupenda Gen 32. fortezza. Si contra Deum fortis fuit, Gen 32. 28. 28. Il cheben auuerti Ildeberto Velcouo Turonefe E pitt. Ideberto 37. Percu[]usin femare Tacob, fano pede firmins ni- titu», Nel qual argomento ferue molto bene ciò che S. Grero- fcriffe Gregorio Papa lb, s. mor. cap.13. Fortitudo Veio Papa non wifi in aduerfitate offenditur; tanto eniva quifque fe ad fortitudinem profeciffe verius demonftratsquan- ro mala robuftius tolerat. 9. Mai fempre taciturna éla campana ; mà quan- do è da i colpi di ferro picchiata,e martellata; DAT PVLSATA SONVM; idea di quei cuori;che all'ha- ra folamente alzano le voci al cielo , quando dalla ma- no d’Iddio , è fia dai colpi delle infermità fi trovano S. Grego- battuti, e percofli. Gregorio Papa (0.7. Moral. cap, vio Papa 9,in Job cap.6. Pes cum percutitur , canorus valde fonitus ex eiuspercuffione formatur. Quidam àme- rallo arisin nullo difcrepantess cum fligella fuperne percuffionis acciprunis pia confelfionis fonitum emit- runt. Dauide frà le picchiate delle perfecutioni,e del- lemorti mandò all'aria le voci delle fue flebili, e di- uote clegie» Manatie frà i colpi della cattiuità pro- ruppein gemiti di contritioney e di penitenza.Fzechia percoflo coi terrori eftremi » alzò le voci in vn canti- co; Antioco battuto da violenti dolori , chiedette ad alta voce il perdono de fuoi misfatti &c, mà nell’op- portunità di queft'imprefa molto è gratiofo l'Epi- ramma del Padre Bernardino Bauhufio lib. 4. Nux,afinusscapana,pigers fine verbere ceffant: Hac durayhictardusshactacetysille iacet. Sed fimul vt ferri plagam fenferesvelvlmi ; Hac cadit yhic pergitshac fonat, ille fiudet, 10 Perche la campana riefce molto più fonoray quandodi varij metalli è compofta » che quando d’vn tolo tabbricata ella foffe; perciò vno di famiglia Cam- pana; recandofì a titolo d’honoreil partecipare di va- rij pacfi, neiquali egli era ftato ne fece imprefa col motto; COMMIXTIONE CLARIOR. Da que- Religio- fta vnione di molti s raccolti da più paefì le Religioni Bernard, Bauhufio ne anch’elleno acquiftano fegnaleta chiarezza;e l’auuerti S. Baflia San Bafilio Magno Conftitut.Monaftic.cap.1 9. Hus vita inftituto quid eft tandem quod iure aquiparari polf:? Quid cobeatius dici? Quid hac contunttio- nes vmitatey 9 neceffitudine apeuss excogitari? Quid mutua intex fe morumyanimorumque contemperatio- ne gratiofius fingi? Hominesex diuerfis nationibusg acregionibus profeCoss per exattam morum, ac difci- plina fimilitudinem adeo in vnam veluti coaluiffe, vt in pluribus corporibus vnus modo animus effe videa» tut ; E più rittrectamente Paola V. in Bellar. Saciet, Paolo F. Jef p. 307. dice; GLORI AM ingentem eius fo- . cietatis ESSE nationum COLLECTIONEM , Matri- Imprefa » che parimenti può feruire in occafione di mono matrimonio, nel quale con l'accoppiamento di due fpofi, ambi pernobiltà fegnalati» la chiarezza d'en- trambe le famiglie s'auuantaggia e crefce + 11 Adifferenzade gli altri ftrumenci muficali a come delli cetera » dell'organo, della tromba, del fau- to » e lium:lty che da vna parte fola tramandano il fuo- no » la campana da tuttele parti, altamente corrifpon- de ,erifuona » ben porendofele foprafcriuere ; DAT * VNDIQVE SONVM, imagine viua d'vn huomo Giufto veramente perfetto, quale d parli» ò camini, ò taccia, © ftia fermo y congli occhi » con la lingua , coi pali, cirio coigefti » co icenni , inogni luogo ,etempo, ed in te ogni fua parte rramanda di continuo il fuono di fanti efempij» & ammaeftramenti. San Girolamo ; ofler- uando che la vefte del fommo Sacerdote Ebreo , ter- minau2 in alcune fquillette d’oro , Epif?. ad Fabiolam de veShtu Sacerdotumy{criue; Idcirco tintinnabyla vefli appofica funty vt cum ingreditur Pontifex în Santa Santtorum y TOTVS VOCALIS IN- CED:AT; enel fine di quefta Epiftola; Tarta de- bet effe fcientia» & eruditio Pontificis Dei vt ET GRESSVS eius, ET MOTYVS), ET UNI- VERSA VOCALIA SINT. Veritatem mente concipraty & toto eam habitu refonets & ovnatu: vt quidfiuid agit y quidquid loquitur s fit dottrina po- pularum » 12. Don Diego Saauedra; per fignificares che le nottre interne affettioni, ed inclinationi ; fi {cuopro- no,e ficonofcano dalle noitre parole,figurò vna cam- pana creppata»d lia fpaccata,co”] cartello; EX PVL- Parlare SV NOSCITVa. L’Eccleliaftico 4 29. In lingua Ecclefiaft. enim fapientia dignofcitury & fenfus, & fcientiay & 4-29. doltrina in verbo fenfati. I Miniftri della Sinagoga fauellando con San Pictrogli diceuano anch'elfi ; Lo. Marn.26. quela tua manifeftum te facie Matt.26 73. Che però 73- e Menandro; Ziri charafter ex (ermone cognofcitur, Menzdro E Seneca Epift. 115. Orazio vultus animi eft ; fa cir- Seneca * cumtunfa efty fi fucata, & manufaîta, oftendit illum non effe fincerum , <> babere aliquid frati. Ed An- tonio in Meliff. fer, 48. 27as fit. le 14x29 fono; homo Antonio fermone probatur. Antiftene citato da Laertio l:b.2. Meli. c. 8. dice che l'amico ficonofce frà i colpi della nemi- Amici- ca fortuna ; Sécwr vafa explorantur pulfuy& tinnitu; "!® ficamicorum fidesexploranda eft tribulatione,& re- Lac bus aduerfis. 13 La Campana foffentata dalle fue trauatures quant'è più feparata » elibera dal contato de i legni circonuicini , canto riefce di fuono più foque, e più chiaro ; laonde il vignor Don Carlo Bolfo le fopra- ferie; DVM NIHIL HAREAT; marta che-Predica- farebbe più fignificante, con dire; MAGE SONO. tore RA NON HELEN>; imagine viua de gli huomini apoftoliciy le vocide 1 quali con limpidezza tunto più armoniofa, € più grata fono vdite , quanto più eglino fono dalle cure, affettioniye ficoltà terrene teparati,ed aftratti. Crifto s inuiando i Difcepoli ad annuntiare al mondol’Euangeliche dottrine. Euntes autem pra- Mart.10 dicate dicentes ; quia appropinquabit resnum celo 3* rumMatt.10.9. aggiunle, Nolite poffidere aurumay neque argentum , neque pecuniam in Zonis veftrisy nonperam &c. num. 19 Come chela difpofitione più proffima à fparger d’intorao l’Apoftolic e,armo- niofe voci, folte la totale feparatione da tutte le adhe» renze della terra. San Giouanni Crifoftomo Homil. 33.in Matt. Angelos eos ex hominibus vi ita dicam Gio: Cri- conftituity ab omni foluens v:te burus follicitudine; (offoma vt vna fola detineantur cura, que eft dottrina . Sant”. Ambrogio in Luc. 9. 3, Qualis effe debeaty qui euan- S. Ambro gelizar regnum Det, preceptis enangelicis defignatur; 8 bac eft vt fubfidy fecularis adminicula non requirae ec. Ne i quali fenfihanno delicata energia le parole di Balaamo Num,23.21. Noneft idolurm in Iacobynec Num:23» videtur fimulacrum in Ifraely\Dominus Deus einscum 31 co est, & clangor vittoria regis cum ilo; infommado che S.Girola- mo reo 394. che - e auuenturofa, che fitroua difcoftadif- Ritira- giunta» e feparata da glioggetri materiali , terreui ,Ò tezza diabolici, quefta con ionora chiarezza inalzi è profitto de 1 proffimi le voci limpide , ed eleuate di vittorie cuangeliches e d: fpiriuali trionfi PA i 14 Monfignor Aretio nel frontifpicio del fuo li- bros intitolato: Arte del Predicare , hà figurata vna ‘campanella in atto d'eflere fuonata da vaa mano, e da vicino vnafchiera d'api volanti, col titolo : ER RAN- TES REVOCAT; e vuol forfi dire; è ch'egli in quel libro » coi fuoi ben fondati precetti ) ed auuerti- menti, haurcbbe richiamato da iloro errori quei poco prattici, che peccauano contra l’arte del dire ; ò che il Predica» 1 cio Predicatore col fuono delle fue voci foglia ri- tore «£hiamarealle operationi virtuofe quei peccatori » che quali ap! vanamente errando , quà ; € là fi port ivano imarrite. Quefta é la lode, che il Padre San Maffimo nell'Hom. 59. diede alle prediche 3 perfuafiue confi- gli » e correttioni di Sant'Eutebio , che poi da Santa Chiefa è applicata à gli encomij d’ogni vero pattor d’anime. Quantis hic cacis a via veritatis errantibus S. Maff- amif]um reddidit vifum? Quantorumanribus furdisy bal & infidelitatis obturatione damnatis » ad percipien- dam vocem cale Stium mandatorum pretiofum infudit auditum? Quantorum animas viuenti in corpore 1am defunétas, & deliftorum mole obrutas ac fepultasy ademendationemstanquam ad lucem vocando y Deo Corret- re/ufcitanit? &c. Alla correttione fraterna può ad- tione dattarfi l’imprefa , opra di cui li richiamano al cupile» cioé all’opere della virtù » l'anime erranti. 15 Adalcunicampanelli, dfpotti nel circolo d'vn Amante picciol torno, in quella guita che togliono feruire alle gelofo porte delle cafe fù foprafcritto: AD OGNI PIC- CIOL MOTO, idea d’ Amantefotpitiofo s timido» Pecca-. e gelofo, che ad ogni leggera occafioncella fi (com- tor timi- pone, e ti querela ; ed anco di confcienza rea , che ad do ogni picciola cagione palpita» fi perturbape s'aunilifce; Lenit.26. Dabo pauorem tn cordibus eorum , diceua Iddio dei 36, Gentili, potti a fronte de gl’If{raeliti; rerrebit cos fo- nitus folij volantis , & ita fugient quafi gladium . Leuit. 26. 36. Nonaltrimenti nel libro della Sapienza Sap.17. cap.17.num.17. Siue fpiritus fibilans » aut inter fpif- 27 Sos arborumramos auinm fonitus fuanisy - aut lIuden- tium animalium curfus inuifus - deficientes faciebant illospretimore. EB San Gionanni Crifottomo Conc. 1.de Lazaro, difcorrendo delle inquietudipi, ed antie- Gio: Cri- tà, che proua vn Adultero, diccua; Z'oluptas quidem Soffonm temporaria eft, dolor perpetuus. Timor vndiques ac tremors fufpicios & anxietas: angulos metuirsombras ipfas farmidatyfuos ipfius famulos, confctos » infcros , ._ Hlamipfam, quam corrupit : & virum, quem affecit Impatié- conrumelia. Dimoftra anco l'imprefa l'impatienza za d’vn anima vile è che quando fia benche leggermente , toccatayalza le voci querule àlamentarti d'Iddio. Sant S. Iarie Illarioin Plal. 118. S4 quid aduerfi accidit y prona in Deumquerelaeft. Deum enim inter damna fua Aus- rus accufats Deo cum insidia fletuum forum orbatus irafcitur &c. i CROCE Capo IV. 16 7) Enche il nome d’Imprefa propriamente mal B pofla conuenire a i concetti interiti conla pit- tura uclla Croce ; ad ogni modo, vagliano per quanto poffano valere Megiicaa concetti y cipreffiui dell pie- tà Criftiana. Carlo Emanuele Duca di Sauoia ad yn tronco di Croce foprapole; IN VIRTVTE TVA; inferendo che tutte le fperanze fue foffero appoggia- te al ioftegnodi quel albero vitale, & al culto p eve» Sperar in Dio STRVMENTI ECCLESIASTICI Lib. XIV. nera fune del Crocifitfto , Sant Ambrogio Serm. gs. Crucis arbor y non folum relizarum fib: hominem pa- S. Ambre tria veprefentars fed etiam (ocios circa fe pofitos vir- gio rutis fue vmbra cultodir. E San Leone Papa Ser. 19. de Patt. /bi ergo fe conftituat Chrift raus, quo euri $, Leone fecum juStulir Chriftasy & ad id dir'Bar omaem viam fuam,vbi fcit humanara faluatam effe natwam, 17 Bartolomeo Roffi figurò la Crocescol cartel- lone: HINC SALVS, e fono leuate quette parole dal prefatio; Qui falutem bumani generis in ligno cru Miffal. cis confticuiftt. Della quale verità appianatamente Rom. San Giouanni Critvftomo Hom.fs. in Matt. CRI X Gio: tri- rerrarum ORBEM conuertityatg; SANAV IT; foffomo hec errorem abegitsveritatem reduxit ytcrrain jace lum reftituit &c. E Sant Ambrogio fer. g2. CR X S.Ambro Domin SALVTEM generi CONTVLIT hi 80 mano. Paffio enim illins noftra redemptto efî, mors ciusvita noftraeft &e., e nel lib. j.Comment. in Luc. cap.7.fauellando del Giouinerto defonto di Nainoy dice che feco egli tencua lieti prefagijdi felicità è edi d vita s mentre fi trouava corcato fopra va legao , che toccato da Crifto era per produrre al m6doi frutti di falute e di vita; Sperz refiurgendi babebatyquia fere- Se Ambro batur in ligno . Quod erfi nobis ante non proderat, 8*° tamen pofteaquam Lefus id tetizits proficere cepit ad vitam: vt effet indicio falutem populo per crucis pa- tibrlum refundendam . 18 L’AbbateGiouanni Ferrosdice che fù la Cro- ce; DIVINI PIGNVS AMORIS); nel qual pro- pofito Giliberto Ser.18.1n Cantica parlando del fan- gue fparfo in sù la croce. Parpura h.ecs (criueuay ma- Gilliberto guum quoddam eft PIGNIS AMORIS » quem tibi Dileétus exhibuit:verè magnum pignus amoris mortis paffio &c. San Bruno in Epift. ad Roman. cap.19.v.21.diceua anch’effo che; Expanfio manuum S.Bruno Chrifti in Cruce fignificanit dilettionem » qua femper amplexari voluit Indeos. 19 Don Diego Saauedra, allo ftendardo della Croce ,che dal Cielo fù moitrato è Coftantino Impe- ratore, aggiunfele parole in quel punto miracolofa- merite apparfe; IN HOC SIGNO; ed inferì, che Sperar il Prencipe debba collocarle fperanze delle fue vittorie in Dio nelculto d’[ddio » e nell’effercitio della Cattolica Reli- gione. Sanéti per fidem vicerunt regna y infegnaua Hebr. 11. P'Apoft. Hebr.11. 33. forces. fatti funtin belloycaftra 33- verrerunt exterorum + L’Abbate Abfalone fer. 18. Signum vittorie inligno crucis conftituere voluityin Abfalone qua dum hoftis antiquus appetijt efcam carnisy tranf- Abbare fivus eft aculeo dininitatis. Criftoforo Finotto Di- ftich. 87. Fide cruci; tota hoc pendet viEoria figno» Hinc Erebi clades; binc animeque falus. 20 Lofteffoadvna croce di San [ago formata nel mezzo d’vna conchiglia s & pendente da va naftro diede; PRETIVM VIRTVTIS » infinuando , che : quell’ornamento , e fregio cauallerefco non fia conte- Premio rito s ò conterir non fi debba » fe non à foggetti, che fi dia al conle proprie fatiche » e talenti l'habbino meritato. IMSFITO Honoris augumentum, non ambitione y fed Labore ad L- tai vnumquemque conuenit peruenire l.contra publicam LRps pra Cod. de re milit, lib. 2.Dell'Imperatore Aleffandro Se- fr 7° nero Lampridio nella di lui vita così; Aurwmy& ar- Lr ampri- x A È «poss Ye n pre gentum rarò cuiquamy nifi militi diw:firy nefas effedi- gio cens, vt difpenfator publicus în deletFationes (masy & fuorum conuerteret idyquod proninciales dediffent. 21 Èradigià la croce ftrumento; e d'infamia;e dî morte ; mà dal Figliuol d’Iddio fù pofcia cangiata in inftrumento» e di gloria ye di vita ; onde paruemi che dar fe le potefle ; EX DEDECORE DECVS; ed anco introdurfì è dire ; FVI ARIE E O Criftof. Finot. {XxX «CI RCOT@IELI Capo IVI OA DI MORTE; HOR,SON DI VITA ; nel qual argomento «San Giouanni Crifofiomoin Pfal. 109. Gioi Cri- Hacenimctux antea erat mois execranday mors op- fofomo , probrijy& ignominia plena, mors omnium turpiffima. Sedeoce nunc ipfa vitaenafie honorabiliors & coro- nis [plendidior ,& omnes eam in fronte crcumferi> muss non folum erubefcentes»s fed etiam gloriantes. Guido Catani, nel fuo Teatro Poetico, alla Croce ris uolto,cantò; Tu di pena ftrumento , hor fe di gloria Min:ftra , e Carro al gran trionto eterno Del mio:Signor y che riportò vittoria Morendo in te del debellato inferno . Già fofti infamey& hor per te fi gloria Di Dio l'albergo lucido» e fuperno C'hà in tue fanguigne ftille ardenti, efole Vnabiffo di lume, vn fol del. Sole. ° K 22 Paruemi fimilmente » che alla croce dar fi po- tefle; NECE VITAM; poiche la morte»che il Sal- uatore incontrò ful tronco della croce» ferùi per audi- ware: ifuoi credenti) cauando da quetto legno il frut- todella vita; fi come Adamo da vn legno haueua ef- ‘tratto il frutto della morte + ‘Riccardo di San Lorenzo lib.1 cap 7: de laud.Virg. piegando le parole de Sacri Ciit:a.3. Cant.2.3. Sub.ombra illius quem defideraneramfediy ". e fruétus erusdulcis gutturimeoyscommenta; 2 mbra Chrifti propriè eSt eorum tmtatio, qua feci in paf- fione » quando fcapulis Juis, cruci affixis obumbramit Ecclefiayvt feruorem paterne iracundie temperaret. Inhacvmbra vitaeft anima, extra hanc vmbram fo- lamors. Thren. 4. dicitur Chrifto; Invmbra tua vi- SiArofti= MEMUS- E Sant'Agoftino Ser. 90: de Temporci $i . gofti- . A L f; [, D ci fanta crux eleuata non effety Chriftianus populus in erernum peryfjet. ° 23. Nella Libraria de i Padri Riformati di Varefe cuuì vna vite, appoggiata ad vna Croce s che le ferue di palo,con vn bel grappolo d'vua, pendente in vece del Cròcififlo , col fopralcritto: EN LA MVER- TE ESTA\LA VIDA, edinota che nella Crocey cioè ne i patimenti, nelle mortificationi,e nei martirij fitroua la vita fempiterna; che tanto integnò il Salua- Ioan. 12, tore: Qui odit animam fuam in boc mundo sinvitam 25. aternam cuftodit eam. loan. 12. 25. cioè cometfpie- S.Agofi- ga Sant'Agoftino Tra&. si. inIoan. S:cupis vitam no tenere cum Chriftomolimorté timere pro Chrifio & 0. INCENSIERO, INCENSO Capo V. 24 D Ell’incenfo, che fumigaua nelturibolo fù fat- ì ta imprefa colmotto: FRAGRAT AD- Martire VSTVM; applicabile à San LorenzoySant'Euftachio &c. ed-altri fimili , che frà gl'incendij de i tiranni efa- larono d’intorno odore foauiffimo di fantità + $.Gre- gorio lib. 23. mor. cap.1. Beatus Iobytaltuse/t ver- S.Grego- bereyvt odorem fuarum virium tanto latius (pargeret, ua quanto more aromatit melius ex incenfione flagraret 25 Lavirtùvera,e fimile all'’incentiero,chequan- to più agitato, tanto maggiore diffonde la fragranza de fuoi aromatiye porta il motto: AGITATVM MAGIS. Idiota lib. 2. de vera patient. Sicutvn- guentaredolere non folent mifi agitentur &* aromata fragrantiam fuamemittereynift incendanti ; ita viri iuftrvirtutesytribulationibus maximè innotefcere fa» lent. Non altrimenti San Cirillo Aleffandrino lib. 10. Cirillo inGenef. Ztoprimum quoque thus cum igni imbefe- Alefan "it ,tumodorisfui fuanitutev emitnit ; fic anima: fan- Ca , cumlaboribuss periculifque velus igne examina- Guido Cafoni Riccar. di San Lo- renzo Mortifi- catione Virtù tra uagliata Idiota 385 taeht sum clariorem s perfettioremque fuan. virtu- tem certiffimè reddit. } 26. Incento pretiofo, che ardendo nei fuochiyefa- > ò la delicato odore; tù Critto nella pafioneychefpird la Crilto è fragranzadell’humiltà» della carità » dell'vbbidienza ; appal- 3 della patienza 8: ben potendo portar il titolo: DVM !00210., ARDET REDOULET , concetto d'VgonCardina- ,, leincap..;0 Ecclefiaftic. Thusardens migne Chi 4 À TILL] Russ vel quilibetinftus flagrans intribulatione, : 27. Vuvero patiente, che travagliato da atrocifli» . mi dolori » fpira d’intorno ad ogni modo s odore di Traua- virtù » e di fantità » che portano godimento fpirituale 5"210 pa ai circoftantiy può rapprefentarlì nell’incentoyardente !°U"C entro ilturribolo, col titolo; CONSVMITVR, AT OLET ; ò pure: DILETTA CONSVMMAN. DOSI, dottrina auuertita, e conligliata dal Beato Lorenzo Giuftiniano de Patientia cap.2: Sicut aro» sa mataodorem fuum cum incenduntur ex pandunt , Wa &.innobisomne quod virtutibusredolets in tribula. tione per patientiaminnotefcat. Quadra parimenti il motto : Diletta confummandofi sad vn valorofo Pre- dicatore » che fi:ftrugge nelle fue religiole fatiche, e ftruggendofi dilettaye piace a fuoi affettionati vditori» 28. Imondani; che nonfanno rifolueclì,. di (pira, re d'intorno odore di fantità »fe non quando.fi ritro+ Mzdii uano ful viuo cruciati ; ben poffono rauuifarfinell’ins ERI cento, che da gli Ardenti di Pifa fù pofto»sù»le brace ardenti, coltitolo: NI ARDEAT. Tali gl'Ifracli- ti, mentre nella terra di promiffione godeuano la pacey la felicità, e l’opulenza; viucuano con ogni licentiofi= tà,e diffolutezza; mà non così quando ardeuana,pref= to alle fornaci dell'Egitto , poiche all’hora » con voci diuotiffime badauano di continuo a fupplicar Iddio» ed eralavitaloro , fi può dire , vn continuo effercitio di patienza, d'oratione &c. 29 Fùchi figurando l'incenfo in atto d’arderes e peo contumarfi, gli foprapofe : LVCROSA {ACTV Philip A; RA» motto molto fimpatico conle parole di S.Paolo . |. Philip. 1. 21. Er mor: lucruna , nel qual luogo Sant - s._embro Ambrogio. Quafi fapiensy lucrum mortis ampletti- gio tur, Lucrum efteuafiffe incrementa peccati ; lucram fugiffe deteriora, & ad melioratranfifle. S. Cipriano Ser.4 de Mortalitate , ripenfando alle crudeli perfe> s c; ae cutioni, che patiuano i fedeli, fcriucualoro così: Qu no cernimus cepiffe iam grauia, & fcimus imminere grauiora , lucrum maximum compuremus fi iftbine " velociusrecedamus; eben conobbe quefta verità San San Le- Lorenzo, che mentre » quali incenfo , fi ftruggeua » e Pa perdeua nel mezzo ai fuochi la vita» riconofcendo in quella perdita vn grande acquifto » riuolto a Dio dice> ua: Gratias tibi ago Domine, quia tansas t4as in- gredi merui. x 30 Ideadi perfona » che non fi cura di perder la vita, purche polla ottenere l'eternità della fama, é l’in- Defide cenfo; od altro fimil profumo, che mentre attualmem rio di te fi ftrugge » diuorato da fuochi , porta ilmotto : Fama DVMMODO SVPERSIT ODOR. Mentre i Carnefici ftauano attualmente gettando in pezzi Gi- rolamo Olgiato; reo dell'homicidio, da luicommeltlo nella perfona di Galeazzo Duca di Milano ; vogliono gl’Iitorici , che quefto patiente, con generota tortez- za dicefle: Mors acerba » fama perpetua : Stabit ve- Giouanni tus memoria faéti: Così l’Abbate Botero ne 1 detti Sesero memorabili par. 3+ lib. 1» LAMPADE Capo VI. 31 Onfignor Arefio » per la circoncifione di M Critto fece imprefa d'vna lampade fmoc+ Kk colata, 386 colata » col cartello: VI OMNIB\S LVCEAT,; Circon- perche in faccia d’vn mondo rifplendette nella circon- tifione cifione del fanciullo diuino la fia fomma carità è &il di Crifto defiderio ardentiffimo , che tenewa di patire. Im- $S. Mar- prefa quadrante à i Santi Martiri che mentre dal ferro turi fono trucidati » e decollati , riluconocinti da lumi di gloria fotto gli occhi della terray e del cielo . 32. Conallufioneal racconto fattoin San Matteo cap. 25. 7. che quelle dieci Vergini tutte egualmente Hass.35. ornaficro le lor lampadi ; Tunc furrexerunt omnes 7. virgines illa, & ornaueruntlampades fuas , facendo loro d’intorno come probabilmente è ftimato dal Pa- dre Scbaftiano Barradas vna gratiofa intrecciatura di Sebaf. vaghi fiori, òdi odorofiherbaggi. V'identur ornaffe Barrad. fioribus » odoriferifgue berbis, velalio fimili orna- mento tom.3.lib.10.c.16. eche ad ogni modo quett’- ornamento poco fuffragaffe a quelle Vergini fconfi- gliate, che feco non portavano l’oglio slo fieffo Mon- fignor Arefio » figurando vna lampade accefayconla mano, che lefomminiftraua ilnutritivo licore de gli Fede fia vlivi y le foprafcriffe , ORNASSE NON SVFFI- operaria CIT, infinuando che non baftal’hauer l’anima ador- nacoi fioridella fede » mà che le buone operationi quafi frutti d’vliuo » dlicore pretiofo d’oglio fi devono $. Ifidoro loro aggiungere yed accoppiare ..Vacua eft fine ape- ribus fides s diceua Sant'ifidoro lrb. 2. de fum. bono, cap. 2. &7 fruftra de fola fide blanditur, qui. bonis operibus non ornatur. San Giouanni Crifoftomo Ho- Gio: Cri- mil. g2. Imperf. Sicutoleum lumenlampadis fouet: fofome ficopera bona fidei vigorem fuccendunt; e nell'Ho- mil.19. pure dell’Imperf. Sicut lucerna, non quidem exoleo accenditur , fed per oleum enutriuur;fic fidesy non quidem ex opere nafcitursfed per opera nutricwr . 33 Il PadreDon VincenzoGiliberti alla lampade accefa nel mezzo d’vna ftanza, aggiunfeil cartellone; . .. EVINCTIS ÉQVE LVCET ; imprefa applicabi- Giudice le ad vn Prelato, ad vn Padre di famiglia j ad vn Giu- dice pofto alla direttione, e beneficio di tutti; mà {pe- Fede cat cialmente proportionata Gesù Criftoyed alla fua fan- tolica tafede, laquale, come luce vera: JUuminat omnem Toan:t:9- bominem &c. loan. i. 9. E nelvero, ò firagioni del Redentore, fe non altro tempo fcelfe a fuoinataliyche quello della nottè , dunque corne lampade luminofa egli comparue a diffiparle tenebre d’ogn’intorno,con- Tersulia cetto di Tertulliano lib. 1, aduerf. Marcion. Myftrcè pu fattum eSt,vt Chriftus notte nafceretur lux veritatis futurus ignorantia tenebris ; e fe noninaltro luogo amò d’efiere corcato che in vn fopportico pofto nel- la pubblica ftrada, dunque come lampade voleua che ogni forte d'huomini e nobili ye plebei ye zotici, e fa- renti, e ftranieri, e domeftici tutti participaffero del- a fua diuina luce é della tourana chiarezza. Det nam- que Verbum & Filiussdifcorto di Teodoto Vefcouo d’Ancira Homil. de Natiuit, ad fe trabit & dinitesy & pauperes » eloquentes y 5 tardiloquos: cum pau- pertate veniens, & in prafepio iacensy ò fi parli della fua fanta fede, & dell'euangeliche dottrine certo è, fcriue ilimio Concanonico S.Profpero in P£.103. che; S. Prof Dottrina A poftolica tam falubris, tamque vitalisy vt pero pro capacirate vientiumsneminem fui dimittat exor- tem: quia fine paruuli, fine magni , fiue infirmi » fine fortess habentin ca vnde alantary vnde fatientur . 34 Adwnalucerna ardente, entro la quale attual- mente s'infondeua oglio,io foprapofi: QVA VRI- Teodote È * TVR AFFLVIT, concetto fuggeritoni da Seneca» eneca lib. 4. Queft. natural. cap.a. In lucernis oleum illo Lafcivo effluit, vbiexurityr » e derue per fimbolo di giouane impudico s che fpontancamente fi conduce alla volta di colei; dalla quale egli ti rimane confumato pe fmun= to; e pudanco feruire è chi è tabbro del fuo male» STRVMENTI ECCLESIATICI Lib. XIV. 35 Cheil fuvcodella libidine, accefo nel cuore d’va mal accorto Mondanoy tia fomentato dalle paro- leinganneuoli, e lutinghicre di maluagia femmina, lo Femina ’ dimoftrai figurando vn vafo d’oglio » che infondeua rea licori entro vna lampade accefa , col motto del Poeta: ALIMENTA MINISTRAT. Sant'Antioco Ho- * mil. 41. Splendoremlucerna alit oleum, fc & collo- S-Antie- quium mulieris ignem redaccendit. Imprefa che an- è co inbuonfenfo può interpretarfi; che fe nella chia- rezza dellume può figucartì la fanta fede, e nella graf- fezza dell’oglio l’effercitio dell’elemofine » e dell’altre opere buone ; come l’oglio influifce nutritivi alimenti Opere amantenere laluce accefa della lampade; così l'opere PHONE buoneconcorrono a cGferuare in noi la brillante chia- rezza della fede. Gio: Crifoftomo » è fia l'Autore dell'Opera Imperfetta fopra il capo 25. di San Mut- teo; Sicut oleuns lumen tampadis fouet, fic opera bo- Imperfer- na fidei vigoremaccendunt. so Che nella lampade rifplenda lachiarezza della luce; ciò è beneficio, e fauore di chi fi compiacque di ripar= tirgliela; ondealla lampade, in atto d'eifere accefa po» trebbe darli; LVMEN AB ALIO. Tale il lume della fanta fede, nei noftri cuori s'accende, mentre Fede dalle facre Scritture, e da gli huo.nini Apottolici gli viene ripartito ,ecommunicato. Lucerns fides eft » S. Ambre difcorfo di Sane Ambrogio lib.7.in Luc.Z7erbum enim gi Dei fides nofiraeft:verbum Dei lux et. Lucerna autem lucere non poteft, nifi ALIVNDE LP- AMEN acceperit. Nonaltrimenti formaua la fua al- legoria l'Autore dell'Opera Imperfetta in Matt, c.25. Lampas diciturfidesy quia ficut lampas illuminat do- Imperfee- mum » fic fides animam . Accenditur aucem igne verbi diumi. Perbumenim Dei ignis et. Acciprune autem homines banc lampadem» quando per facerdo- tesaccipiunt fibi traditam do&krmam veritatis » MITRA Capo VII. 36 P Erche la Mitra Epifcopale, non folamente fi dilata nella parteinferiore, per addattarti alla rotondità del capo s eformarne ornamento , e corona alla facra fronte del Prelato; mà e molto più fi dilata nelle parti fuperioriy che ftanno riuolee al cielo;perciò Monlig. Gambara Vefcouo di Tortona le Riano : APERIATVR SI CAPITI, ET COELO, dir volendo» fpiegal'Aretio, che ilbuon Vefcouo più deue Vefcoue afpirare alla gloria, e feruità d’Iddio,che è 1 fuoi pro- prijcGmodi,& intereffi;e più ricercare quegli ornamé- — tische rendano l'anima ragguardeuole a gl'occhi del Creatore; che quegli » onde ti renda il corpo fregiato alla vifta delle creature. Epicopus , deffiniua il Con. cemcil. cilio Cartaginefe, nullam rei familiaris curans ad fe Cariag. reuocet » fed leÉtioni y orationi, & verbi Dei predica- tioni tantummodo vacet» E Sant'Ambrogio lib. de dignit. facerd. cap. 4. offeruando che San Paolo 1.Ti- moth. 3. 2. frà l'altre conditioni del Vefcouo slo ricer- ca; ornatumy dichiara di qual ornamento egli s'inten- !- Tim.3. da così difcorrendo; Non alind facerdores, quam *- amittum quarimus clariorem: verbi gratia caftori - Am nas querimusy & fericas veftess & ille fe inter Epi- ""&" fcopos credit effe altiorem» qui veftem induerit clario- rem. Sed fanttus Apoftolus taliter fe intelligi non vult; quia non carne Epifcopum, fed mente decet effe ornatum; vt ille facerdos placeat Deo » qui animam habuerit compofitam Deo. 37 Don Diego Saauedrayperinferire che il Som. Somme mo Pontefice» come Padre vniuerfale debba tutti Pont. — egualmente proteggere » fenza veruna partialità , di- eguale à pinfe vna Mitra, ò lia vna Tiara Papale, fopra il globo gp dc MITRA del mondo; col motto: LIBRATA REFVIGET. Tanto intefe colui, che favellando con Temiftocle di- Plutarco ceua : Oprimè ipfum prafuturum Reipublice , fi fe apinibusagnalem praberer ; ciò chit riferifce Plutàr. în Pracept. degeren Repub. E tela Poteltà fupre- ma Eccletiaftica come auvertono BrawilTimi ferittori, ne i lumi più nobili del cielo è rapprefentata ; quetti S. Ambro dice Sant'Ambrogio Htxaemer. cap,6. In quacung;s” parte fuerini Celi, iluminant omnia, & que fpettan= tur a cunttis » vt cotanquam fuis tantum regionibus immovari, & (ibi tantum adefje » atque lucere fingnli populi credani , cum fimiliter Iuceant vniucifisy vt memo bis propiorema aliua è quam ipfe eSt arburetur. TABELLE Capo VIII. E Tabelle vfate la AT » quando 38 IR, BT ip non fi fvonaho ifacri bronzi, da Montignor Giouio furon fegnate col nicloj CREPITANT DVM SONORA SILENT ; idea di quei loquaci, Ignorîte. che arditamente rapionano , fioprengola loro sfac- loquace _ciataggine ed ignoranza; quanicoi favijy ed i dotti flan tacendo . 1} Padre Cornclio a I apide riferifce vn bello Apoficmma de gli Ebrei y tolto in Pirke auoth; gio dpophb. Wir ferfatustacery & obm:ute fit coem fentore, aut Hebr. fapientiore fe s lequentema non inter pellat : vix refe pondet interrogatus &c. contrario prorfus modo de Siulto ratiocinanaum cft. 39 Tuttoin contrario delle medefime tabelle phò Perfo- dirfi; CVM CREPITANT SONURA SILENT; Daggio ilche ben ifpeffo adiuiene nelle conuerfationi y nelle Ignerate cuali quando vn Perfonaggio di qualcheauttoritàsmà dimolta ignoranza ragiona a ipropofiti : i circoftanti, huomini giudiciofì , e fenfati , non rifpondono nulla. Benche vn Ambatciatore de gli Abderiti, con lun- ghiffime dicerie hanefle ragionato d'auanti ad A gide Prencipe di Sparta; Ag:ice nondifie mai nulla; eri- cercato qual rifpofta douefie colui portare à fuoi Pren- Plutare cipi. Hoc referess rifpofe, quam dis tibi vifum fuit, loquistam diu me tacitum audiwiffe. Plutar. in Apoph. Crifto Lacon.Nella ftefla guita operò il Saluatore; che métre pa tiente i Giudei con altiflimi ftrepiti; moltiplicando le accufe intronavano gli orecchi di Pilato y e flordiuano ilno- ftro Innocente ; egliche purera il Verbo diuino; ela fapienza infinitayfra tanti fragori tenne vn efattiffimo Masr.27. filentio ; Et cum accufaretur a Principibus Sacerdo- 13 tum, & fenioribus mbil refpondit. E fe bene Pilato lo ftuzzicò; Non audis quanta aduerfum te dicunt teftimonia? adognimodo; Noz refpondit ei ad vl- lum verbumy ita vt miraretur Prafes vehementer. Matt. 27. 12. &c. di ) 40 JlPadre Camillo Antici alla tabella; diceua che potrebbe addattarfi il motto; SEMEL IN Médano ANNO, e farebbe imprefa opportuna per quei moni= penitete dani che a pena vna fol volta l'anno alzano al cielole € voci flebili, ed interrotte di penitenza ; edi mortifica» tione ; nel qualargomento il Padre Dan Gregoria Brunello mio Concanonico ben dille ; Capo VIII. 387 tParua » fed ingentes ftrepitus fert y atque per D_ Greg. annum Prunello Defevuit templis ifta tabella femel Hocgperagit patrata femebiqui crimma.in anno Plangitye® ad geminis que Metanea vocat . Ta qual fotte dî penitenti patmi che ippennello fi.ta(- fomigli ai Poffidoniati, popoli che già habitauano vba\patte maritima'dei Tirteno. Quetti benche d'o- iriginé foffero Greci, col prògrefio de gli anni tanto degenerarono dalla primiera inftitutione, che dimen- . ticatitade gli antichi riti, ceremonic,cofiumi sanzi de i omtitiefti dè i loro maggiori, viueuano in tutto, e per tuto all'yfo dei barbari. Ben è però vero, che in vn.tal giorno dell’anno , celebrando vna certatolenti- tà , eaall’hora e fi veflivano alla greca » elagrificava- no con'nu-greci , e faucllavano conidioma grecoe trafcorrendo per lo pubblico delle piazze; confibili fingulti, e dolorofe voci deplorauano quelle calamità» e difordiniy neiqualierano caduti. Mà chit ? 47506.c47 Nicolo omnes tota peffim vrbe feciffentypofiridie tamen eius Leoniceno dietad priorem facile vite cultumy barbaraque inîti- tuta'turpirer deuoluebantur. Nicolò Leoniceno; lib. 2. cap.i71. Al dì vegnente di buon concerto ritorna- vano tutti a i coftumi; a gli habiti, ed alla barbatefca deformità sed abbòminationé ol97t0 TRIANGOLO Capo ÎX. 41 ySabella Marchefana di Mantoa, per dinotarey [ che frà lefue dolorofe miferieyda gli'adherentiy e corteggiani tutti » fuori che da vn folo era {tata ab- bandonata, figurò il triangolo, vfato da Santa Chiefa — Romana ne gliOfficij della Settimana fanta, e rap- Amico pretentandolo convna fola candela accela, glifopra- ofe il motto ; SVFFICIT VNVM IN TENE- RIS; ò veramente s come piacque a Monfignor Arelio ; MOERENTI SVFFICIT VNVM; al qual corpo Monfignor Giouio diedej VNVM PRO MVLTIS; elfendo veriffimo che vn buon amicowa- le per molti; e che hauendo quefto » egli ci to darci follieuo in tutte le affannote ofcurità della nemi- ca fortuna. Amicum vnum fidum expertum habeos Francefso diceua Francefco Petrarca lib.1. de Remed. Dial. g2. Pesrerca habes ergo rem dulciffimam y fanti(imamque , qua vna poft virtutem folam mbhil bomini melius in hac vita» feu natura» feu cafus aliguis s feu labor s ac Stu- dium dedit. E primadi lui l'Ecclefiaftico 6.14.Ami- Eccdefiaf. cus fidelis proteftio fortis, qui autem inuenit illumy 5-14 inuenit thefaurum. Amico fideli nulla eftcompa- ratio: & non eSì digna ponderatio auri »@ argentiy contra bonitatem fidei illius. Amicus fidelis medi» camentum vite, & immortalitatis . Non enim, fori= ue Caffiodoro lib.de amicitia cap.;< validiorsde! effi- Caffode cacior eSt vulneribus noftris medicina , quam babere re qui omni incommodo occurratcompatienssomni com- modo occurrat congraculans » ve 1untis fuis bumeris anera fua inuicera colerent, & quod vnufquifg; pro- priana leuiuss quam amici porte intariam + Il fine del Quartodecimo Libre, DEL 388 DEL - MONDO SIMBOLICO LIBRO OVINTODECIMO: STRVMENTI ECONOMICI. Anello c.t Furlone Arcolaio c.2. Gelofia Borfa c.3 Lanterna Caldaia c. 4. Lucerna Candela c-5 Mataffa © - Capello c.6 Menfa . Caraffa c.7. Molletta Coltello, rafoio c.8 Ombrella dda Pane Cuna c.Io Pentola C.I9 «ic f1.0$tala C.20 C.12 Scarpa C.21 C.13. Scrigno G22 c.14 Secchia Cos c.15 Specchio Cc. 24 c.16'° Tela,Drappo c.25 c.17 Vafo c.26 c.18. Vere C.27 ANELLO Capo I Sfendo l'anello efpreffiuo di quell’affettuofa vnione y che fiegue frà gli amanti, e per- ciò vfato nel tempo delle nozze » Giouanni Ferro gli fopraferiffe : IVNGIT AMANTEM; ò vera- mente: IVNGIT, ET ORNATI. Sant'Ifidoro lib. 2. de Oftic. Ecclefiaft. S. Ifidoro cap. 19. IUud verò » quod annulus d fponfo (ponfe datur » fit hoc nimirum, vel proprer mutua fidei fi> Euuwsy vel propter id magis svreodem pignore eorum cordaiungantur. La fantafede » è vn pretiofo anello, che ferue a gli ornamenti dell'anima » ed accoppia la creatura al Creatore. 2 Vanonsòchi; nella partenza di perfona ama. tay fignificar volendo d’etter rimafto priuo della parte più nobileye più pretiofa di fe tteffo; figurò va anello» Lonta- mà fenza gemma , e diedegli il motto Spagnuolo: nanza ‘FALT:A EL MEjOR; nonaltrimenti adiuic- ‘ne nelle offerte » che l’Ippocrita tà a Dio » nelle quali Ippocri- Manca il meglio, perche manca il'cuore ; e pures come Fede ta ricorda San Giouanni Grifoftomo Hom. 26. in Gen.» Gio: Cri Bonus Dominus confucuit attenderes non ad cas que a Sofomo nobis fiunt fed ad'internam mentemy è qua vihac faciamus impellimur. Colpa di quefto mancamento Gen.4. 5, Iddio abbominò il facrificio di Caino: «£dCain , & admunera illius non refpexit. Genet 4. 5. nel qual Ruperto luogo Ruperto Abbate: Cain cum Deo offerret fuay vAbbase feipfumfibi retinuerat; banc portionem Dewsnonac-. cipitsfed: Prabesinquity Fili cortuum mihi; at ille cor fuum fibi retinuit sy fruftusterra Deo obtulit. 3 Confiderandofila forma dell’anello » cheeffen- do circolata non hà né capo né termine ; le diedi; * NVSQVAM FINIS, idea d’eternità, e di virtù per- Eteynità feuerante , San Gregorio Niffeno lib. de vera M0)fis, così; Qui non fimulatè s fed verè virtutem fequiturs Gregorio Deo, qui perfeîta virtuseSt, participatione coninn- Nifene gitur. Deusantemterminumnonhaber: quare,cum cius,quodmaturabonum eft omninò participes effe Perfeue- defiderents qui illud nonerunt: necelfe eft participan- ranza tis quoque defideriumycum ad interminatum» infini- tumgue fe ipfum extenda», nullum habeat exitum » ‘quo ceffare poffit. E più fucofamente San Bernardo Epift. 253. Zera virtus FINEM NESCIT. SBernar ‘4 El’anellovncontrafegno di fede perciò por- de tato da gli fpofi; è va infegna d'honorey dandodì per» ciò a i nobiliyai.vincitori, a i dotti &c. Vade gli fo- prafcrifij D'HONOR SEGNO, E DI FEDE; *_. motiuodi Pier Crifologo Ser. s. 4nnulum honoris y Pier Cri- titulumlibertatis y infigne pignus fpiritus » fignaculum 0 g° fidei &c. Non altrimenti gli ftrumenti di martirio Struméti pofti nelle mani dei Santi Apoftoli Martiri, Vergimi di marti- &c, feruono ed a loro ornamento s ed in autentico 5! indiciò della lor fede» s All’anello, che tutt'ad vn tempo » e lega» ed adornailditoio diedi. ET: LIGAT.,, ET DECO. RAT imagine efprefia delle catene, e dei ceppi » che portauano è icorpi de i Martiri, non minòr or- namento, che legame. SamCipriano Ep. 2j+ad Mar. “" _ tyr. Impofuerune quoque.compfdes pedibus veftris s S-Opria- & membra feliciay & Dei templa infamibus vin- "* culisligauerunt , quafi cum corpore ligetur & Spiri- tus , aut aurum veftrum ferri contagione maculetar : Dicatis Deo bominibus, & fidem (uam religiofa vir- tute effantibus ornamenca fune iftamon vinenla e. 6 Prefuppoftoilcoftumede gli antichi, di dare l'anello alla fpofa , nel tempo dei fponfali , per arra , e pegno delle nozze s del quale Giufeppe Laurentio Opuf. Philolog.Synopf.de [ponfal. Annulus (ponfe Ginfep. pignoris loco mittebatursaggiungendo lo itelfò s che Lawrezio poi nelle folemnità nuttiali ) itilzuano tregiarla con la corona, ba Struméti di mare tirio ANELLO Capo I. corona , paruemi che all'anello potefie foprafceriuertì : SPONSALIS ARRHA CORONZ; e feruirebbe l'imprefa ad inferire » che fe l'anello fignifica la fede ; l Iddio col farci degni della fua fede, ci difpone all’eter- Ofe-2.20. na corona ; ondefein Ofca 2. zo. egli diceua : Spon- fabo te mibi in fide : Santa Chieta all’interrogatione: * Fede pre Fides quid praftat è rifponde vitamaternam. Ri- i tual.Rom. Se anco non fi diceffe che le catene » ond'i Traua- Martiri venivano aggravati, erano vna capparra dell’- glio eterna felicità ; che però San Bernardo Ser. 17. in Pf. S. Berner Qui habitaty così: Pralibemus primitias gloriayglo- do riemur in fpe glorie magni Dei. Non folum autem, Sed vt dicam expvi (fius gloriemurintribulattonesin ea fiquidem fpes giorte eft. E San Cipriano Epi&. 25. S, Cipria- ad Marr. dei Santi incatenati così: Ornamenta funt dl ifftaynon vincula: net Chriftianorum pedes ad infa- miam copulane » fed clarificant ad coronam . ì 7 $cruiuanfì pl antichi dell’ancllo ; per fuggella- rey e fegnare ciò che volevano cuttodire ò conferua> Cornelio re: Annulo, tum edittay & literas, tum arcass & 4 Lapide glia fecreta s velpreriofa , ac nominatim teffamenta obfignabauts & cuftodiebantveteres , dice Cornel. à TLapid. in Aggei cap.2.v. 24. che però gli foprapofi : SERVANDA SIGNABIT. Imprefa, noningrata, per dinotare » che chiunque fì troua da Dio aggraua- to» fegnato 3 ò incatenato » dallo fteffo venga in tal Exech. 9. guifa preferuato daimalieterni. Percutite, non par- x cat oculusvefter, neque mifereamini, diceva Iddio àimimiftri de fuoi giufti {degni , omnem autem » fu- ? per quem videritis Thau ne occidatis. Ezech. 9. 5. Origene Origene ivi. Ilitantum fofpites vefermantur , quos Thau litera » ideft crucis pittura fignamerat: 8 Advnanello aftronomico; diuifo in proportio- natifpatij, & fegnato coi fuoi numeri,che feruir fuo- _le per horelogio da fole io foprafcriffi it verlo. LE * CARRIERE DEL SOL DISTINGVE;E SE- Euange- GNA, idea delfacrofanto Euangeloyil quale ; 00n- A tinet Fily Dei incarnationem,gefta difta,mandata- que praclariffima &c. Sebaftian. Barrard. in Euang. to. 4.lib. 9. cap 8. . ARCOLAIO Capo II. © P Erche l’arcolaio, conle fue rivolte » ftà cari- " candofi col filo; che di mano in mane fe gli addoifa ; pet tanto mefitò il motto. ACQVIRIT EVNDO, tolto dall’Encidel.4.v.175. ue il Poeta parlando della Fama; : Mobilitate viget è virefque AC QUVIRIT EVNDO. Xx Traua- glio Pirgilio J E farà bella idea di trafficante induftriofo yche raggi- , Negotia- randofì per varie prouincie, e regioni , molte ricchez- te ze acquifta; può anco addattarfi a perfona, che pratti- cando paefì se genti varie, nella conuerfatione loro acquifta molto di prudenza; e di fapere. Nelqual pro- Ceffindo- potito Caffiodoro lib. 1.Var.Epift.39.Il prudentio- ro © res funt femper habiti y qui multorum hominum con- . merfarionibus probantur eruditi. Da quetto defide- Pellegri rio d'approfittarfi, altamente eccitati, i portarono in Nagg!o lontaniffime regioni Omero,Orfeo, Eudotto, Demo- critoy Pitagoray Archita, Platone, e gli altri mentoua- ti da Aleffandro ab Aleffandro ne giorni Geniali lib. | 6.cap.g- ene otténnero il bramato intento. Dalmes defimo perluato il Padre San Girolamo s trafcorfe le ‘ Gallie, fi portò alla Grecia, pellegrinò per la Paletti- Breuiavio na; Quam peregrinationem adhibitis Hebreorum eru- Rm. ditiffimisad Sacra Scripture intelligentiam fibi mul- tum profuiffe téftatur . Breviario Romano 30. Sep- temb. Conuienfì anco l’imprefa al feruo d'Iddio,qua- (389 le aunanzandoli ne glianni , anco s'auvanza nell’aè- quifto della vittà, edella perfettione . San Gregorio Niffeno de Vita Moyfi di quel famofo Legisla:ore diceua; Moyfi quidem ad anterinra pergendi femper Greeorio ingens defideriumeSti nec vllo bius curfus dabore Nifem defatigarursnec terminum aff-quendi burns boni con- ftituity fed femper inhiat ad matora. E San Girolamo commentando le paroledi Paolo Philipp. 3. 13. Que Philip. 3. quidemretro funt obliuifcensy adeavero s que funi *3* priara extendens meipfum ad dellinatum perfequor &c. Quafi dicaty (piega, hoc folum fcio squia quoti- S-Girola- die proficio,& prateritorumlaborem noncomputans, ° ad priora feStino . 10 Per vnvagabondo che girando inutilmente k d’attorno, vi confuma iltempo; le ricchezze, e la vita, Vagabo- ferue l’arcolaio » colfoprafcritto; DEPERDIT do EVNDO. San Nilo Paren. num.95. Matrem vitio- S. Nilo rum ignaniamexiStima. Bonaenims que iam tenes depredatur: quevero nondum poffidessnon (init ac- quirere. Guido Cafbni Embl. s. L’otio è vn inuolator » che il belteforo Guido Del tempo fura » & vna pace infinta Cafoni Ch'eccita guerra interna , vn vil ripofo Griola Ch'affatica la mente anzi vna fuga Del bene» & vna furia; che latente Agita l'almé,e ruginofì , c impuri Fà gl’intelletti &o. ir L’Abbate Certani ; offeruando che l’arcolaio Contem- ne i fuoi rigiri,non mai fi diparte dal polo è mà com’- 90 egli fegnollo: IMMOBILITER ERRAT, diffe, Platiuo che indi apprender dobbiamo a non fermarfì 3 mà a trafcorrere le cofe efteriori tenendo il penfiero, edil cuoreimmobilmente fermo in Dio.Tomafo de Kem- pis de Imit. Chrifti lib.2, cap.1. Quid hic circumfpi. cis? cumifte non fit locustue requerionis? In cele- Stibus debetveffe babitatio tua, & ficutrimetranfitu cuntta terrena funt afpicienda. Tranfeuntomnia,& tucumeis pariter. Videvtnoninhereas, ne rapia- risy& pereas: Apud Altifimum fit cogitatio: tua» & deprecatio tua ad Chriftum fine intermiffione di- rigatur . 12 Lofteffo Certani, perla Compagniadi Gesù, che girando ilmondo ; fcioglie idilui errori» figurò Compa- l’arcolaionei cui rigiri fi dittrica l’inuiluppata mataf- gnia di fa » col motto: IMPLICATA DISTINGVIT. Sesì Sant'Ignatio di Loiola nelle fue regole: Noftre vo- Ignazio cationiseft, vniuerfas terras peragrarey® viramage- 19 ola rein quauis mundi plaga y vbi maius Dei obfequiumy & animarum auxilinm fperatar. Seruirà anco l'im- preta è dimoftrare » che colmezzo della diligenza » e Diligen- fatica le più intricate difficoltà tono difuiluppate. za 13 L'’arcolaioyintanto s'arricchifce,e hi carica di filoyin quantonereftano fpogliati igomitoli » i roc- de chetti òtia i bombici; onde il Padre Conter gli fo- Acquifti prapofe: ALTERIVS INOPIA DITESCIT; de imo- inferendo che gli acquifti» che fanno i mondani,tutti 120! fono conla perdita,dannoye pregiudicio del proffino loro. Quis oprat hereditatem, nifi morte alterius? S.Agofi- diceua Sant Agottino in Plal.64. Quis oprat lucrum, nifi damno alteriust Quam multi altorum defettione cupiunt fublimari ? &c. pigliandotì il motto dell'im- prefa da San Paolo 2. Cor. 8.9. cue infegnando, che con la pouertà di Crifto furono ripartite fpirituali ric- chezzeai fedeli, feriue: Propter vos egenus fattus eft, cum effet diuesyvt illius inopia vos dinites efferis. 14 Lamataffa, mentre l'arcolaio firigira per di- ftricarla, ben fpeffo s'intrica; per tanco ne teci 1m- prefa col motto.» EXPLICANDO IMPLICA- > TVR, inferendo vn Maeftro di Scolaftica, dotato di Maeftro poca telicitày e chiarezza» quale » a rpg più s'affati- Contu io Kk 3 cauay Tom. de Kemp. 2.Cor.8.9 399 i cava, per ifpiegare i fuoi concetti, più che mat s'intri- cana; fi confondeua. Può feruiranco l'imprefa ad vn melitioto peccatore, che inuitato alla confeffione del- le fue colpe 3 mentre fcioglie la lingua ad pisana fuoi misfatti ; velandogli, ifcufandogli » palliandogli» viene ad auuilupparti» ad illaquearfi, Adamo tale moftroffi » che fpiegando fe iteffo d'auanti à Dio, confefsò d’'hauere trafgredito : ma s'inuiluppòy dando la colpa ad Eua » e nificttendo ancora nello fteffo Dio il fio fallo. S. Bernardo tra&. de precept. & difpenf. S. Bernar Arbitror I ipfam primam » gravifimamque prava- do; ricationem» aut non aliundes aut inde maxime grauif= fimam iudicatam » hoc ef ex rebellione defenfionisy qua fecntaeft, quando Deo caufam requirente pecca- liv? peccatores ad penitentiam prouocaret: ipfi ma- luerunt declinare cor fuum in verba malitia adexcu- fandas excufationes in peccatis. Et quidem gemina malitia peccatoris. Primum, quod nec fui mifertus eftsvt culpam propriam fateretury& fanaretur. De- inde quod 7 vxoremy vi fe fallaciter excufarety cru- deliter accufauit, Nel qual argomento S. Gregorio S. Grego- Papalib. 22. moral. cap. 13. 7 fitatum bumani gene- rio ris vitiumeS$ty & latendo peccatum committere 3 — commiffam negando abfconderes & conuittum defen= dendo multiplicare «Te. Amante 15 VnCaualiere Spagnuolo; per dimoftrare così coftante [a coftanza immobile della fua volontà » come la volu- Donna pilitàyed incoftanza della fua donna, figurà l’arcolaio, incoftate con la matafla &c. ed ilmotto; YO EL PIE; Y VOS LA CIMA; mà non éimprefa. E nel vero diceva Seneca ap.lipf. lib. 2. Mangdult, differt. 15, Stultisnunquam velle aut molle decretameit. Va- riatur quoridie indicium, € in coutrarium vertiture Itaque plerifque agitur vita perlufum, BORSA Capo III. °Abbate Ferro, alla borfa da danari foprapofe: RETINET AD VSVM 3 idea di perfona Giufto prudente; che poffiedele ricchezze, non per idolatrar» le ; mà per valerfene à luogo3.e temposcon fuo profit- tos e commodo, dò temporale » d fpirituale. Quindi Sant'Agoftino lib. jo. Homil. boml. gs. poft princip. S.Agofi- dice; Illius eft anrum y & argentum, qui nouit vti no auro, & argento; nam quod iuflè non traftat » iuîtè nontenete E San Giovanni Crifoftomo Orat. de di- Gio: Cri= 4Ît4S, € paupert. Omnesvfum divitiarum babemus, foRomo dominium verà nullus: eifi quod dominium haberi poteftsilli pianè habents qui e vfum carum contem» pferints & fruitionem derierint + 17 VnSokdato Valentiano , hauendo prefo mo- gliere ritrovandola sfiorata y fpiegò i fuoi fenfi » col figurare vna borfa da danariy vuota » la quale in pro- pria perfona introduffe à dire; NO TENGO FLO- RINES. Franceflco Petrarca lib. 2. de Remed. Dial 21. così: Pulchradumlimen fubit , fubire debet ani- mum ilud fatyrici: rara ef adeo concordia forma » atque pudiciti@ ; edindi a poco, difcorrendo dell’ine giuria,che la fragilità donnefca fà tal volta al uo con- torte dice: Vfitatus dolor vetusiniuria , nec minus crebra. Vix crebrior coniugij » quam adulterij vfus est &c. Semiramisy Elena, Pafife &c. da cento ifto- rie fono contrafegnate per rec di quefta colpa» per ta» cere delle Veftali » e d’altre , dallo fteffo Petrarca iui mentouate. Con queft'impreta può figurarfì l’Ippo» crifia, & la Vanagloria, le quali in guita di borfe vuo» Vanaglo te hanno la {ola eftrinfeca apparenza della virtà, & ria © bontà, màilteforo delmerito » edella virtù vera man- S.Njle caloro. San Nilo orar. de inani gloria: We pertufa Adamo Seneca 16 Donna sfiorata Francefco Petrarca Ippocri» ih STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV, crumena aurum cujtodire non poteft , ita nec inanis gloria virtutis thefaurum. Con vn fimile concetto Sant'Ifidoro Peluliota Epi/t. 408, ragiona di Santa È Chiefa travagliata » laquale fotto il nome di goderla Apparé- fua pace » era internamente da doloroli diffidij lacera- 72 ta. Pacis quidem nomen vbique eft y res autera ipfa 1510, nufguam; verkm Ecclefia femina cuidam,que ex an- Pelyfota tiquafelicitare excidity ac figna tantm habet fimilis eft : ornamentorumenim fuorum T HECAS, &® arculas HABET » OPIBVS quiem SPOLIA- TA eît. 18 Vnaborfetta d’accialino, attualmente divora- ta da fuochi » col cartello ;: HEV EX ME PRO- Fabbro DIIT, quadra achiunque è fabbro del fuo male. del fuo Giouanni Crifoftomo in Pfal. 130. Incendere vis male aliquid aliud ; illud quod admoues priusardet: nifi Gio: Cri- ardeaty nonincendit; facula eft sbhanc faculam appo-Sfoma nis, vt'aliquid incenda! , nunquid non ipfa facula » quam apponis prior ardetyvt aliguid poffit incendere? Malitia autem procedit cx ter & quer prius vaftata nifi te? CALDAIA Capo IV. 19 A Caldaia;col fuoco fotto, ed vna mana alla L fponda, per dimenarla, cone fi ftila di fare, Bolo: quando filauorano i confettishebbe ilmatto; IGNE, veg ET.MOTV; e dimoftra che al compimento della gratia virtà nonbafta il fuoco della gratia diuina » mà fi ri- cerca lamanosà fia il moto dellanoftra cooperatione. Giouanni Pafcalio: ‘Vtcoquatimpofitasnon fufficit ignis abeno» — Gia: Paf- Ni iunet & motus , non coquet ille dapes»- calio Nec diuinus amor folus , nec gratia profunta Adiunet 9 faltisni quoque promprushomo 20 Perdinotare » che poco duranolle ricchezze ; acquiftate con fouerchia anfietà, ed ardenza» anzi che Acquifto ben prefto vengonoa diminuirfi» figurai l'acqua nel. frettolo- la caldaias col fuaco fotto, che la faceua bollire, e fpu- fa marey e le foprapofi; FERVESCENDO MINVI- * TVR ; goncetto di Salamone Prou.13.11. Subftan- Prow.13. tia feStinata minuetursò com'altritraducone dal Gre- 15» co; Subflantia effernefcens minuetur. CANDELA Capo V. 2I Ei Candela » che s'accende per lorifiefo dei pi raggi folari,che riccuuti entro vno fpecchio, ripercotono nella candela,portò il motto; EX ALIE- Nobiltà NA LVCE LVCEM QVZARIT. Simbolo dichi; mendica effendo priuo di virtù proprie » ricorre alla chiarezza ta de fuo: antenati, e ricerca mendicanda » di rifplendere conla fplendore de gliaui; contra di quefti cali Giu- ucnale Sat. 8. Sed te cenferi laude tuorum Giusuenas Pontice noluerim» fic vt nibil ipfe future le Laudisagassmiferi eft alioru incumbere fame . 22 Allacandela accefa » col rifletto de i raggi del Sole , altri diede; LVCEM EX ALTO; e feruirà a moftrare, che così la fanta fede, come la gratia, ed Dipen- anco ogni chiarezza di fapienza , tutta ci viene confe- Senza rita da Dio; onde e Dauide per vna parte: Acce- ,,, dite adeumy & illuminamini; e Platone per l'altra: 17/334 Is,quiverè philofophatarycenfet nufquam » aut nun- Platone quam fe puram fapientiam, quam apud Deum confe- cururum. Quadra l'imprefa a i Santi Profeti, a gli Profeti Apoftoli s ed in fpecie a Santa Brigida sad Alberto Tomas Magno»edà S, Tomafo d'Acquino , folito dire a Re- dAcqui- ginaldo no CANDELA Capo V. Rreuiario ginaldo fao compagno: Quidquid /ciret » non tum Romano ftudioy aut labore fuo peperiffe » quam diuinitustradi- tum accepiffe è Amante 23 Lacandela,chetutto ad vn tempo era ed ae- di pi) og cefared elpofta ai raggi del Sole » colmocto; DOP- getti. - PIO ARDOR MI CONSVMA; quadra ad vno Amor d° inuaghito di due oggetti; mà conuientì molto bene Iddio , e achifi ftrugge» e nell'amord' Iddio » ed in quello de i delprof proflimi; Diliges Dominum Deum tuum ex toto cor- mo detuo.- € proximumtuum ficutte ipfum, Luc.10. * 19 27. e San Paolo Philip. 1.23. Coarftor qutem è duo- bus: defiderium babens diffolui, & effe cum ChriStos multo magis melius; permanere autem in carne , ne- ceffarium propter vos. Quette raddoppiate fiamme BR. Ame» ardeuano dolcemente nel feno del B. Amedeo Duca deo di Sauoia» che fi ftruggeua e nella carità del crocifitfo Iddio, e nell'amore de poueri abbandonati. Era al- trefi da raddoppiati ardori confumato il Martire San S, Loren- L'orenzoze nell'efterno da i fuochi acceli dai carnefi> zo cise nell'interno dalle fiamme dell’amor divino. Onde S. Leone San Leone Papa in Natali S. Laurentijy al tiranno ri- Papa uoltosbendiceua: Flammis tuis fuperari charitatis Chrifti famma non potuit ; fegnior fuer ignis , qui fo- risvffit, quam qui intusaccendir. Era dai medetimi S. Apol» arla Sant'Apolloniasla quale: Alacris in ignem fibi Jonia paratum maiori Spiritus fanti flamma intus accenja fe iniecit. Breuiar. Rom.9. Fehruarij. 24 Benchefiarifplendente setutta accela la can- . dela;adogni modo, sella fi ritroua fotto i raggi del Preséza Solesrimanficom’altri dille; LVMINIS EXPERS, di Mag- non vi mancando vn Rifucgliato nobile Piftoiefe, che giore l'introduffcadire; NIHIL ANTE TE, co iquali P/al. 38, concetti Dauide appunto; Subftantia mea tanquam 6. NIHILVM ANTE TE Plal 38. 6.S1 che dun- quei Santi,pofti rifcontro à Dio, fono fipuò dire va S. Grego- nulla. Così Gregorio Papa 18,Moral.cap.33» Santi vio Papa quanto magis dimuitatis interna profpiciunt , tanto . magis fe mbil effe confcipiunt Ed Origene Homil.9. @rigene — in Ezechiel. Quomoao lumen lucerna , ad folis radios obfcuratur ; fic licet fulgeat inftorum omniumilumen ante bominess non tamen fulget ante Chriftsm » Non altrimenti anco adiuiene ad vn faggetto letterato s quando fi ritroua alla prefenza d'huomo di cima. Cal Beni mò medefimo concetto M. Tullio, infegnò sche lo fplen- dani doredituttele douitie temporali, rifcontro al raggia Cicerone della virtù, è vn nulla ; #70 obfcuratur , & offundicur luce folis lumen lucerna: fic rerum:corporearum efti- matio fplendore virtutis, & magnitudine obfcuretara & obruatur, atque intercat neceffe et. 25 SultanSolimano,Gran Turcoyhaueua quattro candelieri, contrè candele fpente, ed vna accefa, edil titolo: HALLA VERE, cioè; DEVS DABIT, fupple lucewzse volle inferiresche la doue wna fola par- te delmondo, cioé l'A lia haueua riceuuto le falfe dot» trine di Maometto; ch'egli chiama luce; fperaua che le medetime doueffero diffonderhì yed all'Africa» ed all’ Europa,ed all'America; mà laveraluce della fanta Fe- deatuttele parti della terra fù parla ; poiche le otdi» Marc:16. nò Crifto 5; Euntesin mundam vniberfum predica- 15. te'Euangelium omni creature Marc.16. 15. egli è Pfal. 18. certo che; In omnemterram exiuit fonus eorum &* CO in fines orbis terra verba eorum Plal. 18. s. & Ro- man. 10. 18. 26. Ritrowafi la candela fpenta 3 col cartello; Apoftoli ACCENSA MICABIT; tale la corona Apoftoli- ca yriceuendo il tuoco dello Spirito Santo » fplendette Amore pertuttigli angoli del mondo. Così anco, quanda ne i cuori humani s'accende fiamma d'amore, mal può tenerfì nafcoîta. Quidio + Quis enim celanerit ignem è 27. Philip.1. 23. Fedea fparla da per tutto Quidio 391 Lume qui femper proditur ipfe fuo. Edil Taffo nella nd (falsa fac 19.ft.96. Mal Amor fi nafconde ; A te fouente Defiofa i chiedea del mio Signore; Veggendo i fegnitù d’inferma mente » Erminia ( mi dicefti ) ardi d'amore. Jo te’l negai ; ma vnmio fofpiro ardente Fù più verace teftimon del core, E'n vece forfe de la lingua , il guardo Manifeftaua il foco, ondetutt'ardo + 27 DonAleffandrode Cuppisy Canonico Rego- ___ lare , per inferire d’effere foprafatto da i molti meriti Virtù ee di perfonaggio » ch’eglibramaua di celebrare con la cedente {ua penna, figurò vna candela fpenta, che appreffan- dotì ad vn gran fuoco peraccenderfì ; ed iui trouan- dolì; dall'ecceffiue vampe foprafatta; gemeva; IN- OPEM ME COPIA FACIT. Il che può reppli» cartì di tutte le cofe mondane, la copia delle quali,non {uffraga, ma pregiudica. Ccrt'yno appreffo Atenco, rrouàtoli ad vn conuito oltre modo fontuofo » ed ab- bondante, diffe ; Sé femper ita comediffem modo non manducaffem, 28. Pervnosche fi Aruggeua nelle fatiche; inten- to a lollecitare l'altrui felicità, ed vtilità è feruc iltor- __.. chio accefo coltitolo; ALIIS LVCENS VROR, Carità Otia, PER SOLLEVAR ALTRVI STRVGGO ME STESSA; nel qual propofito Monfignor Are- fio » per dimoftrare la carità di Paolo Apottolo » alla candela accefa foprafcritie; Nom querir que fua fant. 1 +Cor:13 San Gregorio Papa Homil.18. in Ezech. V'erè 12 hoc 5- Paulus, verè magifter gencium : fua negligensyaliena 5: 8 curanss implemt ‘quod predicauerat ». Nemo quod”! fuum ef querat, fed quod alterius; & non que fua funt » finguli, cogitantes» fed ea que aliorum. Intal Pr elato fara opera'ognivero paftor dell'anime; intale ogni Précipe» uon Prencipe. Sinefio lib. de Regno » Quiidin vi Sinefio. te ratione fequiturs quod /ubditis commodum videtury quilaborem & mateftiam perferre vult ne quidillis ‘moleftum fit; qui pro illis periclitaturs vt in pace, & Securitate degants quique vigilare Tin maximo con- curft: follicitudinum verfari fuStinet, vt nota, in- terdiu fubditi malis omnibus vacent;bic in genere qui idem owiung paftor,in hominum verò genere rex eft . x 29 Simbolo di perfeueranza;é l’officiolo di cera ac- ceto, che porta il motto; HASTA A LA MVER- Perfeue- TE.Con quetti feafì Didone appreffo Virgil.nei.4. 78023 * Ile meosy primus, qui me fari vinvit amores. Virgilio Abftulus ille habeat fecumaferuetg; fepulchro. 3 ed ilPadre Sant Agottino Epi. ad Eudoxium. #95 S.Aggfi= «autem fratres exhartamur in Domino, vt propofitum "* veftrum in Domino cuftadiatisy & VSQUE AD FINEM vita perfeueretis i 30. L'impretad'vna candela ardente s introdotta a dire; EXTINGVAR, VT LVCEAM è quadra ad vn foldato » che non li cura di perder la vita , frà i Soldato cimenti delle zuffe più pericolafce.s per ottenere chia- rezza dinome; od anco ad va letterato » che auida di Lettera gloria » fi logora lafanità » ela compleffione in com- to porre de i libri a nel qualargomento Don Giouanni Pafcalo. 4 | Corruat in ftudijsy mihi gloria dummoda erefcat Gia: Paf= Corporis iftud , ait vir Studiofasyonas« -caliò Innust hoc etiam fuccenfe lampadis ignisy Lumine labenti que peritura micat. 31 Ippolito Maria Tagliapietra , di fe medefimo Ippelira così lafciò fcritto s Haquend'io per far bene ad altri, Taglia perdura l'heredità paterna » mi hò eletto per impref= Seli vna candela ridotta al verde vacillante nel lume, col ci » = motto, MEO LUMINE PERI. La quale cam- civdia. delay inatto d'ardere ye confumarfi; da altri Arg È sid ta Torquato Taffo Abbon- danza nuoce Crapula Ateneo 5 Fabbro dotta a dite; OFFICIO MIHT OFFICIO; del tuo jdea di quegl’infelici , che coi medefimi mezzi, coi male qualiftanno beneficando gli altri» effi reftano dan- neggiati. Inquefto numero da San Giouanni Crifo- fiomo fù riconofciuto il Patriarca Abraamo, che Cap. 4.v.15.$.1. Deus infundens animam efformato corporibumano, in balitu,<& flatw cam infrdi (parla della maniera , da Diotenuta, ‘per auuibare ilcorpo Gen. 2.7. del prin o padre Adamo; di cui è feritto, ché; Infprra+ ‘utt in faciemeins fpiraculum vita. Gen:2.7.) vt vi- ‘deret quam debilr corftaret vita, quan & flarum appelianit Scripiura . Sic'enîm dixit Propheta ad impium Balthaffaremz; Deumyqui babetflatum tuum, ideft vitam » #2 manu fua, non glorificafli Dan. g. Quadra l'Imprefa, dice il Cardinale Vigone; ad alcuni così poneri di feruòr di fpirito , che ad ogni picciol -. 0 foftioditrarifitoria calamità ; perdono ogni chiarezza Pgon, divirtù, ef dichiarano difperàti; e morti. Sune qui- Cardin.. dam , dil'egli in Pfal.4. v. 1.(qui tam parvam babent chariîtatemz quod ad modum candela adflatumò tribu- _Diuotio- latronis extinguuntur . L’iriterha diuotione adeh'effa, mne quafi lome brillante, a1 foffio' d'ogni'leggera offefà manca e s'éftingue . Fa onde Tomafo di Villanotia ‘ Conc.3-in Domin:17:poft Pen. bilanoandoilconfi- 1.Theftal. glio di San Paolo 1.T hefial'yiM9: Spiritam nolite èx- 5-19. ‘ringuere, dilcorrerido andava; Valde' delicatus eft dui Jpwitus veritatisy & qui ad'lenem' offenfam fratim abit: follicite ergo cuftodiendus eft y poftquam conce» ditur: ne videliceryvelut fcintilla pavna y fuperinie: Clis temporalibus curiss veluti bumettantibuslignis, extmguatur: Sicut fcriprum'éft; Spiitum nolite extinguere quia ficut nibil illo pretiofius, ita mhil $ delicatiuss nibiltenerias inuenitur. : i ilà 33 Giovanni Orozco 3 figurando la torcia acce- IMITA fa, ed'inchinata’, le fece dire: VIRES' INCLINA- vile TA RESVMO; occorrendo ben ifpeffo,che l’huo- mo, con Phumiliarfi, auvantaggiituoi intereffì , e fi- 4 mile all’aritico Anteoyrinouile tor2éy con l'abbaffarfi aterra:;\da i quali fenfì non.s'allontana il configlio dell’Apoftolo r.Petr.j.6. Humiliamini igitur fub'po- 1.Pesr, è tenti manti Deisvt vosexalitt in'tempore vifitatio- 456, Mis; edlOràtio: et: ° Orario] "079 Ius imperinmque Pbraotes STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV. Cafaris eXcepit genibus minor. 34 Santa Chiefa; frà i contrafti delle perfecutioni S. Chie: crefciuta nelle fue glorie, può rapprefentarfi nella tor- f, perfe cia accefa y che da due contrarij venti combattuta , guitata *. più che mai fiammeggiando diuampa;e porta ilmot- to: CONTRARIA PROSVNT. Sur ergo ten-- tationesy fint tribulationes, diceva il Padre Sant Ago- 5. 489°. ftino, confummaris in ciss non confumeris . fine. : 35 IdeadiCrifto crocififfo » é il candeliere, col crociflà lume accelo : VT LVCEAT OMNIBVS, con- fo cetto tolto di peto da San Matteo 5. 15. Negue ac- Mars. s. cendunt lucernam, & ponunt eamfub modio è fed fu- 15. per candelabrnmy ve luceat omnibus. Lattantio Fir- miano diu. Inftit. lib. 4. cap. 26. Pro Chrifti morte Lattàzio crux potius » quam aliud inftvumentum cleîtaeft , vt fignaret illum tam confpicuum futurum » vt cuntte nationes ex totinsorbis partibus ad eius fidem ample- xandam concurrerent. Il vero Giudice yed il buon Prencipe deue anch’eflo fplendere a tutti. Ibdor. Pe. lul. lib.1.cpift. 28. Imperium rebus confentaneis ex- orness meftis videlicet lenitatem, minoribus y ac ma- ioribus aqualitatem impertiens: ac tam preclarum aquitatisy & inftitia ignem accende &c. Adbonore dell'Imperatore, Seneca Confol. ad Polyb. cap. 26. Seneca così: Omnium domos illins vigilia defendir , omninm otium'illiuslabor; omnium delicias illins induftria è omnium vacationem illins occupatio &c. Ad honore di San Paolo Apoftolo Pietro di Damiano, in va S. Paolo Inno,pofio nella 3:p. dell’opere fue num: 74. così pa- timenti cantava : ; Micantis more lampadis Perfandit orbem radijsy Fugat errorum tenebras 3 Vi Sola regnet veritas. 36 Chevnhuomo, fegnalato perfantità , e per ‘dottrina ; tanto più rifplendà , quanto fi ritroua in pofto più fablimedi dignità e d'honore , lo dichiara Virtù. la:candela accefacol motto: SPLENDIDIOR eminete QVvO ALTIOR. Adhonore di San Gregorio S-Grego Papa ‘il Martirologio Romano 2. Septembris così: pr Papa Roma ordinatio incomparabilis viri S. Gregorij Ma- |" gui in Summum Pontificem, qui onus illud fubire coaltus, E $VBLIMIORI throno CLARIO- RIBYS fanttitatisradysinorbe refalfit. 37 Ricordifichiunque fitroua in eminente gra- doyd'efler tenuto a dimoftrare vna fegnalata chiarez= ... > zaytonuenendogli che la prouidenza divina hà voluto «ch'egli fia» AL'MMOR5 QVO SPLENDIDIOR s Prelato cioé non peraltro più di molu eleuato ; fe.non.perche più de imedefimizegli fia ragguardeuole se virtuofo. Egeh ì sì ] " ara 3 ‘San Gregorio Papa toprale parole d'Ezechiele 3.470 17. Fili honunis,,fpeculatorem dedite domni Ifraely così ragione: (Cui altena cura committitar » fpeculator S. Grego- "vobatur, ve in mentisaltitudine fedeat y atque voca- rio Papa baliuminominis;exvirtete aftionis trabat . Non eft enum'fpeculatots qui mimoeft , fpeculator quippe in alto deber ftare pet vitams vi poffit prodeffe per pro- uidentiam’.: Saluiano lib. ziad Ecclef.Cathol. Sacer= Salwiane dotestanto antiftare cateris oporret deuotrionesquan- Sacer=,: to anriffantomnibus dignitare. Nihil eft enim.tur- doti pius, quamexcellentem.effe quemlibereuimine & de/picabilem ‘vilitate» i 38 Lacandela accefainatto diripartirla fua luce amolt’altre , chelefono auuicinate , colmotto : SIN PERDIDA DE SV LVZ, é del Saauedra, perdi- précipe. moftrare che il Prencipe » illuftrando altri, o benefi- benefico candogli., ciò fà fenza verun pregiudicio fuo, Aga- pico Epiit. Parenet. Solusenm beneficenti thefaw- Agapim rusflabiliseft pofidentibus eum:bonarumenim atiro- num merunm ad anthores recorquetui nie dando Q ’eflere IfFdoro Pelu. Précipe Pietro di Damiano CANDELA Capo V. Iddio l’efferea tatte leereature, non perdette, ne Icemò cola benefi- alcuna delle fire infinite prerogative. Giovanni Cri- cante foftomo Homil, 4.in lo, Quemadmodum lux quan- ol gi tumuts bomini multitudinem illuminarets nibil fplen- 020 doris remitteret : Iridem Deus, & anteguam mun- dum condidits & poftfquam conderec s idem perfettus, atque integer permanet, nilfiltanto, atque admirabili opificio minor y nibrl imbecillior; nè per quanti bene- ficij, e commodi quella bontà infinita altrui profonda nel feno, ella già mai Gi rimane effaufta ,ò impouerita. Però Sant'Ilidoro Pelufiota lib. 4. epift. 66. ricercando per qual cagione in più luoghi delle (acre fcritture Id- dio fi chiami fuoco » rifponde: Des ignis» dicitury exiStimo quod propter abundantias » atque diwitias ; quandoquidem vnusignismille lampadas ACCEN- DAT, NEC MINVITPVR; fedaliasiterum to- idem, 1mmo plures accendere valeat: Similmente Maeftro vn Dotto, integnando adaltriy non viene a fcemare la Filone fua intelligenza. Filonelib.de Gigant, Quemadmo- dum fax ) etramfi lucernas multas accenderit, femper manet ciufdem magnitudinisy & nequaquam, ne tan- rillo quidem diminuicur ; fic etiam fcrentia in bomini» bus nequaquam diminyitur , licet docendi ratione in multos transfundatur. Guido Catoni applica quefta fimilitudine al buon configlio » e nell'Emblema poli- tic. 4 così; Il buon configlio € vn fortunato dono, Che dato non fi perde, e riceuuto Prende vigor. Così non manca il focoy Ancorche in lui fiam mille lumi accefì, Gosì la luce che è dal Sol diffufa $ Ifdoro Pelmf: Guido Cafoni 41 Nell’Accademiade i Filoponi di Piftoia ecci vna candela fpenta, che allo fpirar d’vn vento fi rauui- | dimoftra dicendo; EX VI RENA- SCOR. Al qual corpo d'Imprefa il Sig. Don Carlo Boffo foprafcriffe; REDIVIVIT AB HOSTE; Simbolo di pertona, che incalzata dalla maluagità ne- mica, acquifta gloriofa chiarezza, cangiandotile per- fecutioni in inftrumenti di fua felicità , e di fua gloria. Gio: sil. Etenim frequenter fit, diffe Giovanni Silueita lib. f. in Euang.cap.1. Queft.21.num.145-»quod dum ini- mici in opera nofira innebuntur » inde magis claref= cant © extollanturs & quo magisnoftra fatta fuo T.raua- gliovrile 02 ed ella ne meira 93 COMMVNICATA ALTRVI,Gia MAI NON *CEMA. 39 Amor coftante fino alla morte dimoftra la candela accela » introdotta a dire; CONSVMATA Amor SARO’, PRIMA CHE SPENTA) affettiefprefli perlcue dall'anima feruorofa di San Paolo » che proteftaua d’- rante effere dilpotta àtoggiacere a tutti i difattri del mon- do, dichiarandofi io frà quefti ben fi (areb be logo- rata la fua fragile humanità ,ma non mai fpenta la vi- uezza di quella garità, che fempre ardente» e luminofa haurebbe conferyata in mezzo al cuore. Cerrus fum, R9# 8- quia neque morsyneque vita , neque altitudo neque 3° profundum» neque creatura alia poterit nos feparare à charitate Det. Rom. 8. 38. Può anco addattarfi limprefa a perfona lafciua » che ftà rifoluta di voler prima tutta logorar la fua vita } e confumarle forze , che di permettere che le fue fiamme fcandalofe ed infami reftino eftinte . 40 Etfendofi Ignatio Loiola ritirato dal fafto mondano, & condotto a menar vita penitente » e pro- digiofa sùle rileuate pendici di Monferrato perciò vn Diuoto fi compiacque rapprefentarlo in wn lume ac- SI cefo nell'altezze d'vna torresco’l cartellone» VT LA- :) 0 TIVS ILLVSTRET ) imprefa alludente al detto iola > Euangelico Matt, 5, 15. Neque accendunt lucernamy 34455. 5, «> ponunt cam fub modio sfed fuper candelabrumy vt 15. luceatomnibus ; dai quali fenfi non fi colta San Gio» Gio: cri» uanni Crifoftomo lib. 3, de Sacerdotio , Sacerdotis fofiomm animi pulchricudinera vndique fplendefcere oportety vt oblettare pariterye” ilufirare polfis eorum animosy Lafciuo qui fuos tn illum oculos inyciunt vituperio obfcurare appetunt seo illa illuftrioray & gloriofiora reddunt. Nel qual argomento San Gre- orio Papalib.6. Epift. 27. confolando vn amico per- S. Gregs- eguitato, diceua; Ignis flatu premituryvt crefcat. vio Papa 2 Huomodifouerchio applicato a gli ftudij , le cui forze dalla continua affiduità dello fpecolare, € leggere » ( per indi cauare chiari lumi di gloria ) fono eftenuateyed abbattute può figurarfi,dice Carlo Ran» Lettera» cati nella candela accefa » che fi rimane confimata da !° uel fuoco medefimo, che ferue per illuftrarla > ilche dichiara ilmotto; LVCE PERIT SVA. Imprefa proportionata è qualfinoglia ambitiofo > che le pro- prie 394 Ambi- prie iaco tà profonde nelle corti 3 e ti riduce alverde tiofo peofandoli d’ottenere in tal guifa illuftri gradi; ed an- co addattabile a quellixche portati da defiderio di glo- ria militare s perdoro con infelice fucceflo e la vitto- ria; e la vita; nelnumero de i quali è annoucrato il fa- moto Giuda Macabeo; il quale trovando!) è fronte di ventimila fanti e duc milla cavallinemici ; benche ed egli non più che da ottocento guerrieri foffe accom- agnato : equefti lo difconfigliaffero dall’attaccar la luni egli ad ogni modo ; per non pregiudicare alle tue glorie cauallerefche s attacco la pugna pe vi ri- mafe eftintoydel qual fatto vedafi il 1. libro de Maca- bei cap. 9. 43°. Imperuerfino quanto fi vogliono i difpettofi venti, che non mai potranno prevalere ad ammorzare quella candela sche rifplende attorniata , e coperta da ivetri, che però le furono foprafcritre le parolede Prou. 31.18. NON EXTINGVETVR. La luce Giufto cheil giufto:conla fua virtù diffonde 3 è tale » ferive perfegui Sant'Ambrofto lib. 1. de Iacob cap. 8. che da turte le tato procelle delle perfecutioninon può effere pregiudita- s.Ambrota . Qui cum grauiffimo licet dolore luftetury non fe gio miferabilem prabet » fed oftendit ranquam in laterna lumen, etiam inter afperas procellasy & grauiffimos fistus fuam lucere:» NEC EXTINGVI poffe Religio- animi YIRTVTEM. Così anco, mentre il Reli- fo ritira- giofo viurà appiattato nel ricinto de i facri chioftri pi to fuggeftiui del mondo » ò dell'inferno mal potranno contra di lui prevalere; che la luce del fuo fpiritoy con- feruandofi intatta; Nor extinguetur. 44 Mentre firitrouada i vetri attorniata » e co- perta la candela accefa » non può temere l'ingiurie dell’aria, ò del cielo ; mà com’altri di lei diffe; TVTA Virtù de PATET. Nonaltrimenti la chiarezza dellavirtù,e la i defonti luce del merito delle perfone defonte fenza pericolo veruno può manifeftarfì , effendo elleno difefese co- perte dal fepolcrale auello, e come ftilauano di fare gli | Egittij, corcate 3 ed afficurate.entro il vetro del loro medelimo fepolero. Perciò San Maffimo Homil. 59. S. Mafi- che è la 2. de S. Eufebio ben diccua; Lauda poft vi- mo tam,magnifica po/t confummationem. Daplicienim ex caufavtilius eft hominum magis memoria laudem dare, quam vite ; vt illo potiffimum tempore merita Sanititatis extollas , quando nec laudantem adulatio movet y nec laudatum tentet elatio. 45 Della Candela accefas e ricoperta da vetri ben s'auuera il motto; ET.LATET ET LVCET, le- uato da Martialesche ragionando d’vna formica,con- gelata in vn pezzo d’ambra » cantaua; ET LATET y ET LPCET ) phactontide condita gutta . IST . Imprefatutta quadrante » così à San Giouanni Batti- S. Gio- fta, che fe bene viueua frà l'orrore delle bofcaglie » e vanni nelle cauernofe ofcurità de i deferti y riluceva ad ogni modo con portentofi lumi di fantità sù gli occhi di tuttala Paleitina, di cui Tomafo Stapletone, Domin. + Tomafo 2. Aduen. num. 2. Quemadmodum candela accenfa, Stapler. etiamincarcere conclufa , per rimulas tamen lumen emittit , fic loannesy qui crat lucerna ardensy & lu- censycharitatis fue ardorem foras.emifit; comean- Religio= Co opportuna, per ogni buon Religjofa» re per ogni io modefta verginella , 1 qualiquanto più viuono ritira- Martiale Vergine Us tanto ricicono più rifplendenti a gliocchiy ed'àl concetto delmondo , (46; Ben pofiono contra la candela accefa à voglia loro Imperuerfare i venti , che mentre quefta fe ne dta-. Tra attorniata, e coperta da i vecni, mai fempre confer- x uatafli) comeidi leiio dii. SVB TEGMINE Vir TVTA; Nonaltrimenti la virtù, con diligente cau- nafcofta. tela fotto modetto velo cuftodita: dalle nemiche infi-, STRVMENTI ECONOMICI Lib» XV. die » e violenze fi preferua, Cheperò Sant Ambro- gio lib. 3. Offic. cap. s.beo configliaua. Nemo ergo S. Ambro hic fulgere. queratynemo fib1 arrogety nemo fe iattet. gio Nolebat fe Chriftus hic.coznofcis nolebat.predicari in Euangelio nomen fuum ycum in terrisverfareturi venit vt lateret feculum. hoc. Ergo & nos fimili modo abfcondamus vitam noftram Chrifti exemploy fugiamus iattantiam, pradicari non a xpeltemus., 47. Advna candela accefa , e coperta dalyetro io dies: TEGMINE GLARIOR; mottoscheòve= * ramente può fignificare, che fi come molto più rilu- cente è la candela, d: quelio fia il vetro, chela ricopre; rela» così qualiiuoglia Santo , promoffo a dignità monda- P'OPHS na; fia più rifplendente per lo fuo proprio pregiosche pergli ornamenti di quella dignità, ond'egli ica. và coperto ; ò veramente , che ficome la candela accefaz riefce più laminofa,e fiammeggiante, mentre é coper- ra col vetro, che fe dal vetro tcompagnata fi ricconaf- Relisi fe; cosìil Religiofo.. ò la Religiola di gran longa fia page più ftimata, e più gloriofa, mentre fe ne ftà rinterrata . nei chioftri , che quando agli altrui {guardi libera- mente ama d’effere elpofta. Opusabfcondiure y luce S.Nile nitet fplendidins. San Nilo orat. 7.de in ani gloria . CAPPELLO Capo VI. 48 Vando i ferui dei Romani diueniuavo liberir _.. __ fi daua loro il pileo, fia ilcappello ; quale, Religio- come indicatiuo di' libertà acquiftata ,. fù fegnato col fo titolo : E: SERVITVTE. LIBERTAS 3 imprefa quadrante a chi paffa dal fecolo alla religione ; altro ciònon effendo , chevn ditinuolgerfì dalla fchiauitu- dine dei vitij, ed vn ottenere la libertà dei figliuoli d’Iddio . Claudiano in Stilicon. Merito Fallitur egregio quifquis fub principe credit -—Claudia- « © Sermitinm: nunquam libertasgratiorextaty ?° Quam fub rege pio» «E San Profpero ne fuoi Epigram. Libertas nulla e$t meltor s maiorne poteftas S. Prof= Quam feruire Deoscui bene feruit Amor. Pero Sant Ambrogio anch’effo lib.4.de Paradifo. Religio- S. Ambre Sa feruitus sfubdita verbo Deimulto melior eft,quam gi feculi libertas. E Filonelibro quod omnisprobusfit _ liber; Re vera folus liber efty qui folum Deum fequi- F ilone tur. Imo vt equidem fentio,imperium babet in ter- reftria,tanquam immortalisy fummique Regis mor- talis vicarius. CARAFFA Capo VII. 49 Omela caraffa è entro la quale fiacrefciuta vn vua, non può rimaner priua di quel frut- to, ic non é ipezzata, portando il motto: NON NISI FRACTA, fimilmente gli animi fantamente rifoluti, non fannolafciare le virtà se gli habiti buoni, fe non all’hora, che parimenti latciano Ja vita: Donec Iob 27.6 deficiamydiceuail Santo Giobbe, zomrecedam ab in- nocentia mea » IuStificationem meam » quam cepi tenere, non deferam lob 27. 6. nel qual luogo Vgon Cardinale. Donec deficiam vita, non recedam ab in Vem > nogentia;cordìs. «Iufificationem meam in operibusy Cardin. quamcepi tenereyfirmo mentis propofito non defe- ram vnquam. ,$0, Allacaraffa, nella quale fi yedeua vngrappo- Jo d'vua molto ben crefciuto » Monfignor Arelio ag- __ giunfele parole; DONEC ATTERATVR, inte. Pecca» rir volendo » che il peccatore » nel cui cuore fono cre- !0 ofti* fciuti i vici), non salafciargli, fe non con la morte; ola “**° ciAS Perfeue- ranza CARAFFA Capo VII. Job 10. eius implebuntur vitijs adole/centia eius è & cumeo in puluere dormients iob 20. 11. San Gregorio Papa S Grego lib.15. Moral. cap g. Cum eo mn paluere oto, velvitia rio Papa dormire y ef vfque ad puluerem eum non defererey ide v(que ad mortem ab thiguitate minime ceffare. Tenétigitur iNum prane i rig Semel cg- peruntsatg; quotidie durioresex1ftunt. Et cum illo m puluere dormiuntyguia nonnifi ci eius vita fimuntur. s1 Giouanni Francefco Villana » figurò la caraf- fa piena d'acqua ) perla quale paffando il raggio del Soley accende l'elca vicina s egli diede; Qv') EX- TINGVITVR, ARDET. Non altrimenti la Sa- pienza divina, operando marauigliey fi ferue di mezzi Sapiéza tuti contrarijdi lornatura. Si vale dell'acqua per ac- divina cendere, del fuoco perrefrigerare , del fingo per dar la luce a i ciechi, dell’infermità per rifanare » della Miferi- morte per auuivare &c. Così [ddio fivale delia mede» cordia fima mifericordia,che può rauuifarfì nell’acque per in- feucia cendere, ctorturarei contumaci peccatori ; che però come feriffeil Profeta, a danni dell’ Egirtoyl'acquesche feruono per inaftiare, efelicitare, fì cangiarono in ful- Pfal.104 mini per incendere, e defertare ; Po/w' pluuiaseorum 31 grandinen » ignem comburemem in terra ipforum Pfal.104. 32. {2 Per lo fenodella caraffa fenza pregiudicio di lei paffa il raggiotolare» alla quale altri à ragione fo- prapofe; TRANSMITTIT ILLIBATA KECEP- Maria, TVM; eferuedì bel fimbolo di Maria Vergine » ché partarié- partorì il Verbo in carne $ rettand’ella Vergine intat» te ta, cpuriffima . Riccardo di San Lorenzo lib. 4de Riccardo Vaud. Virg. Virginutas ficut vitrum ; ficut enim di S.Le prirum abfg; fui difipatione folarem radium fufcipità vento &emittit;fic Maria virgimiras illibaca filium Dei cone cepie » & pepertt. S. Amedeo Hom 3. de Maria Vir- S. Ame- ginit. # i claritas folis vitrum abfque lafione penetrat; deo Sic Dei Verbum adijt Virgineum babitaculum, <& inde prodijt » claufo Wirginisvrero &c. Finalmente Pietro Lombardo . Pierro Solpenetrat vitrum s penetratwr » nec violatur; Libarde Sic virgo peperit , nec violata fuit . 53 Seruebensila caraffa d'acqua perla quale paf- fa il raggio del {ole,à partorire, ed à produrre il fuoco» mì ella frà tanto però non s'infuoca , e nons'incende ; + ondelediedi; PARIT, NEC CONCIPIT Predica- EST VM; idea di alcuni predicatori , che rifcal» to:evi- dando gli altri nel feruare deila diuotione s rettano effi tiofo totalmente aridi , e gelati » ne i quali s'auuera il rim Rom.1.31 prouerodi San Paolo Rom. 2. 21. Qui ergo alzum do- ces, teipfuamnondoces » 54 Nell’Accademia dei Filoponi di Piftoia , v'è l’imprefa d'vna caraffa d'acquasefpoftaal Sole, per la quale la chiarezza di quel piameta raccogliendo 1 rag- pi, tramanda iù lucidi i fuoi lampi pil che dichiara il Concor- motto; VNIONE MICANTIUR ;che dimoftray dia. quanto aumento di gloria porti a i fedeli,l'vnione loro nelle Aeffe leggi coftumi, articoli di fede &c. ilche anco s'auuera in ogni Religioney Republica, Famiglia Fe: 17.12 &c. Crifto Ioan 17.22. Clariratem » quam dedifti mi- Teofilas. bisdedi eisyvt fint vnum. Que Teofilatto; Qualem gloriam » few clavitaters daturumeffe dicuè Eam sque per dogmata,&T per fignayt dofkrinasst aliam quo- que gloriam, concordia fcilicets ve fint vnumyifta enim glorta maior eSt,quana que fignorum e. COLTELLO RASOIO Capo VIII. 55 YL coltello, figurato sù lamolas in atto d’effere I arrotato, fù introdotto a dire; ACVOR 395 IMMOTV5, idea di perfona s che fra gli aleru con- Traua- trafti s'affinaua » fenza fcomponerfì punto » è per. glio vile turbarfì ; 56 Monfignor Arefio , per dimoftrare aiuto fci- _ bicuoles fece due coltelli che l'vno contra l'altro s'at- Aiuto filauano, dando loro il motto di San Paolo; ALTER fcambie= ALTERIVS; òcome piacque ad altri ; ACVI- "9 MVS, ACVIMVR; Sicut enim ferrum aliud fer- rum reddit acutumy fcriue Crifoltomo Homil. 29. in Fpitt. ad Hebr. cap. 1o. Stc etiam catus charitaris Gio: Cri- facit augumencum . Lapis adlapidem contritusignem /*/ome emittit: quanto magis anima, anime commixta? e prima di lui Salomone Prouerb. 27.17. Ferrum ferro Prow.37. exacuttur, & homo exacuit faciem amici fui ; cioè, '7- come fpicga Vatablo; Enfis enfemacnit; ita virexa Vatabl. cuit iram amici fut. \ 57 Alrafoiviodiedi; E FREGIA, E SFRE_ * GIA, idea cfpreffa del mormoratore sche in atto di Mormo- lodareyvitupera; che quefto appunto ad vna fcelerata FAVOre lingua rimprouerò il Profeta Plal.j 1.4. Sicut nonacy Pfal. 51. la acuta fecifti dolumverio in nottro propotito fpie- 4 gato dal Padre Sant'Ilario, al quale rimetto il mio be- nigno lettore. Efprime parimenti vn traditore è che Tradito- fingendo difauorireyoff:nde. Sant Anbrogiolib.3. Fe Offic. cap. 11. Nequitia arguit proditorem y e0 quod S. Ambre inftrumentum hs ufimodi (il ratoro ) 24 bominis adhi- &'* betur ornatumy < plerunque vicerat. Stquis igitur pretendat gratiamw&® dolumn=ary inftrumenti bu- Jus compuratione cenjetur . 58 Toglieilraforo dalla faccia humana le fuper- fluità vitiofere reca ornamento» e vaghezzayond'io gli aggiunli; DETRAHIT, ET DECORAT) tali _ F trauagli ,cle intermtà leuano la fanità alle membra, e ag la quiete alcuore,:na recano all'anima molti ornamen- ti) quando no: i 1ppiama pradentemente valeriene. Il ferrodel carnefice la tpada » e la mannaia leua pari- tn menti il capo è Giosanni Burritta » all'Apo@tolo San Marune Giacomo, ed à dan Paolo, mà reca a gli teifi l’orna- mento del martirio, c i fregi eterni dell'in mortalità, e della gloria. 59 Fràlevaghe imprefe, che dal Sig. Don Carlo Botfo furono e coinpotte, eraccolte; cuui quella del rafoio » figurato sù la mola » in atto d’arrotartì » col motro Spagnuolo MAS GANO, e fu» dic'egli, imprefa alzata inperfona d’Enrico IV. quando Ré Traua-. di Nauarra » mouendo l'armi contrala lega » procura. glio vrile va la conquifta della Monarchia di Francia; e dinotar volcua, che quefto inuitto Prencipe » pauero di fortu- na, mà ricca di valore a logoranda neile guerre tutte le facoltà,e fueye de fua: adherenti,» non lì curaua d'im- poucrirey e confumarti , per fare acquitto » non meno della fama gloriota di gran Capitano » che del regno, è lui direttamente douuto: fimile in cià al rafoto, che mentre sù la pietra ficonfuma, acquitta e fimfi.mo ta- lio, e luminofa chiarezza; il che per lappunto gli riu cì felicemente è pofciache doppo quelle dure toleran- ze, preualfe ed à troncare i nodi delle militari collega- tioniyed a tare grandi acquitti d: fioritiffime prouin- cie» che poi l'oflequiarono, ed vbbidirono . Similmen- tel'animedei Giuft, da duriffimi incantri affrontatey non perdono, mì acqu.ftano rare eccellenze, e fegna- late prerogatiue .. San Giouanni Crifoftoma Ser.14 Gis: Cri. de Diuert. noui teftamenti locis. Anime que peri- foffeme culis, laboribusy & erumnis Dei caufa funi expofite, atque sm ipfis enucrite, ferro 1pfos veladamante foli- diores fiunt y ac em nta 1 & exeo ,quad affduò vexentur inexpugnabiles aduerfarijs reddunturs & inuittum quendam patientie,ac fortitudimis babstum ACQUITANE » CVNA 396 CVNA Capo IX. Heil valore nafca coi grandi, e che gli huo- 60 f @ mini eroici y per fino dalle fafce dian fegno Nafcita dellaloro generofità » linferì Don Diego Saauedra è conla pittura d’Ercolebambino » corcato nella cuna, & inatto di ftrozzare i ferpenti, col cartello; HINC LABOR:,°ET VIRTVS. Oratio Fortes creantur fortibus. Caffode- diceva ratio s e Caffiodoro ib. 2. Ep. 15. Bona cer- vo tafunts que fidem ‘ab exordio trabunt 3 dum origo | nefcit deficerey que confuenit radicitus pullalare. GI Allacuna; nel movimento della quale i bam bini ftanno prendendo agiatiffimo ripoto Iacopo Fioravariti foprapofe; IN MOTV QUVIES , ima- gine ulgre Mii ftudiofo; ò fia di negotiante, o d'huo- mo attiuo , che non troua godimento, ne fodisfat- tione maggiore s che nell’affaticarfi. Don Gregorio Brunello:cosî; Dum Strepit,& voluits delci datmembra quietiy Et laffos artus cuna fopore lenat . Quod Virtus, quod Dia mouet fapientia peltus In medio hoc motu detinet alta quies. FVRLONE, STACCIO Capo X. STRVMENTI ECO Fatica Gregorio Brunello 62 "RES pri della crufca » fcelfe il furlone per {ua imprefa generale, aggiuntoui il motto; IL PIV BEL FIOR NE COGLIE ; che può Studioto feruire per gli ftudiofi y che da i libri eftraono i con: cetti più nobili , e confiderabili. S. Gregorio Papa 3 chiamaua l’opere di Sant'Agoftino fior difarina ye le fue proprie, femole ; e richiefto da Innocenzo Pre- fetto dell'A frica à mandargli copia de fuoi fcritti y così gli rifpofe; S? delitiofo cupitis pabulo faginari, B. Auguftimi opufcula legito & ad comparationem fi- milaginis » noftrum furfurem non queretis . Seruità In morte parimenti l’imprefa in morte di perfona di rari meriti e qualità fegnalate » effendo veriffimo il detto di Giu- fto Lipfio Centur. Mifcell. Fp. 29. Deus ille opuumus , optima fere ad fe trahit . ciò feguì fin ful principio del mondo ; cogliendo la morteynon Adamo, od Eua che haueuano peccato » non Caino inuidiofo e mali- gno , mà Abele » che infe portaua il fiore della vir- ginità , della purità » e della religione . 63 Mentre lo ftaccio è fcotio , edagitato, tra- manda per le fue fete à beneficio de gli huomini le par- ti più nobili, e purificate della farina , che fi chiude nel feno, trattenendo in fe fteffo quelle, che fono più roze » più vili ed imperfette. Ne fece pertanto gra- tiota imprefa il Sig. Don Carlo Boflo » introducendo loftaccio» così agitato s e piouente il fior di farina y Predica- àdire; MIHI DETERIVS; eciò in perfona tor vitio d’vn Predicatore, cheripartendo a fuoi afcoltanti no- fo bili delicate, crare dottrine ed ammaeftramenti; egli poi in fatti haueua l’anima da impertettioni varie » e graui difettiingombra; a lui ben quadrando i rimpro- Rom.2.21 ueridiSan Paolo; Rom. 2. 21. Qui ergo alium docesy te ipfum non doces. Contra tì fatta forte d'Orato- ri, giuttamente fi (degna San Bernardo ; il quale de S.Bernar Confider.ad Eugen. lib. 2. difcorre; Monftrofa res» do linguamagniloqua, &mannsotiofa ; fermo multusy & fruétus nullusz vultus gramis y & altus lenis. E S. Grego- San Gregorio Papa Hom. 17. in-Luc. Nullum autem rio puto sfratreschariffimi y ab alijsmains preiudicium , S. Grego- vio Giufto Lipfio NOMICI Lib=XV. quam a Sacerdotibus tolerat Deus + quando eos. quos ad aliorum correttionem pofuit ; dare de‘fe-exempla prauitatis cernit: quando ipfi peccamus y quicompe- fcere peccata debutmus &c. ter Ba 43 +64. Quanto fono più ri&trette leteledello-ftaccio: tanto più nobilee più pura è la farinasch’indi fen'efce, il:che dichiara il titolo foprafcritto allo ftaccio, in atto d'effere dadue mani fcofo. PER ANGVSTOS_ MELIOR MEATVS. Così l’animadel giu- Giufto - fto , quanto fono più angutte le ftrettezzesche prova !raua- inquetta vita y.d’angotcie » d’infermità y di carceri, gliato tanto riefce più. candida, e più affinata. Salaiano feri- uendo à Cattura fua Sorella, grauemente inferma 4 così la confolava ; Gade alumna Chrifti , femper qui- dem fimplictis , && quiete ; fed nunc MAGIS DE- FRCATHR tne mentis, © libera oftium aperiri- quanto imbecillior corpore tanto purion fenfa vin centibus carnem tuam morbisy mente vicifti.., Così anco il candore s e preciofità della dottrina.y.tanto meglio compare » quanto ne i pubblici aringhi-ella è più agicata:s ftacciata » ed impugnata » GELOSIA Capo. XI. È Saul ,» vno frumento: di; legini fottili 65 E 4 l'vnofopra l'altro incrociati, che fuol tenerfì sù le fineftre , per potere offeruare'» è vedére chi paf- fa, fenz'effer vedatoyalla quale il Lucarini foprapofe ; Iddio VIDET INVISVS. Iddio non altrimenti il tutto vede, e pur non è veduto » del quale perciò va Anima è Santa; Em. ipfe Stat poft parietenî noftrumyrefpiciens Cant.i.9. per feneStrasy profpicienspercancellos Cant.2.9. E "> San Nilo Parenet:n..152. Nibil indicemlatet , fru- S. Nilo fira ergo peccareconamur, vt lateamus indicem è. 66. Lagelofia è altresì vno ftrumento di vimini , cheferue à riparar dalla faccia la fouerchia ardenza del fuoco; à quefti fù chi diede ; COMMODVM ST- NE INCOMMODO ; fimbolo di:perfona giudi- Pindéza ciofa» che fapeua cauarbeneficio s anco da chi preten- deua di danneggiarla. Non altrimenti deuediportarfi chilegge libri protani, cioé è dire con maniera giu- diciofa riceuere l’vtile e guardarti dal patirne pre- Studiofo giudicio .. San Gregorio Nazianz. Li). Cyyneorum Gregorio carm. ad Selencum. Debes, fapienter ex eis colli- Nazian gere quacunquefuntvtilia , contraque folerti indicio vitare quicquid in fingalis eftnoxinm. LANTERNA Capo XII. A lanterna cen dentro il lume accefo; la cui 67 1494 chiarezza compare fuori perla porticella fer- rata, da Don Carlo Boffohebbe; ET LATENS ERVMPIT, edaaltri; LVCET VELATA; tale Virtù lavirtù » benche coperta dal velo dellarmodettia, fi nafcolta fpiccare i fuoi lumi. Delle imagini di Caffio, c di Bru- to, chenon furono portate d’intorno in vn pebblico funerale diffe Cornelio Tacito ; Eoipfo prefulgebant, Cornelio quod non vifebantur. Quadra ad honore di Sanv'A- Tacito leffio quett'imprefa» le cui glorie riceuettero mirabile S.Aleffio acceflo » dalle fue ritiratezze. Francelco Remoindo lib.1.Epigram. 45. così; Ipfe fua Dominus feruit peregrinus in aula » Et propriasinter ganderegenisopes Ignati maior laus efty & gloria. Alexis. Nunquamtana celebris , ni latuiffet erat . Nonaltrimenti la colpa, benche con ogni diligenza Malitia altri cerchi nafconderla, ed occultarlay icopertamen'e fi fà conofcere. Quidio lib. 2. Metamotta,., Hes Saluiano | ARTT Dottrina impugna ta Francefto Remonde “x LANTERNA Capo XII. Ouidio Heu quam difficile eft crimen non prodere vultu. 68. Altrial lume chiufo nella lanterna foprafcrif- fe; LATEAT, Eî LVCEAT); infegnando à na- Opere fconierel'opere, quant'all’intentione, e {coprirle nell’- attioney che tanto motiuò San Gregorio Homil.11.in S. Grego- Evang. Sic anté fir opus in publico, quatenus intentio Lig maneat tn occultoyvt & de bono opere proximis pre- beamus exemplum , & tamen per intentionem » qua foli Deo placere quarimus , femper opremus fecre- tum. €) veramente fù chi le diede; ET LATET, ET ILIVCET; motto levato da Martiale lib. I. Epigr. 95. cue ragionando d’yn ape congelata nell- ambra ; canta così ; E: litety & lscet Phaetontide condita guita y Vt videatur apis nettare claufa fuo » Dignum tantorum pretium tulit illa laborum, credibile eft ipfam fic voluiffe morì. Poiche la virtù non mai tanto può nafconderfì, che pon facci trapelar la {ua chiarezza ; e come dicea San s. Nilo Nilo ; Opusabfconditumy luce nitet fplendidius.Orat. 7.de Inani glorta . 69 Lacandela accefa, ma chiufa per ogni parte Amor nellanternino portò il motte. ARDE, E NON nafcofto LVCE), ilcheanco s'auuera del fuoco fepolto fotto le ceneri; ed è imprefa quadrante à chi nafconde l’a- more , che nel feno hà conceputo . L’Abbate Grillo» rapprefentando Maria Vergine addolorata nella mor- ‘te del fuo Figliuolo s l'introduce à chiamar quel lume diuino, fpento alla luce ) perche morto; mà vigorofo nell’ardore» perche nel cuore di leitutto auuampantey e vigorofo; Mio foco ) s'io ti miro î A la luce, ti veggio eftinto yahi laffa; E ciò l’alma mi paffa; Ma sio guardo al mio core» Viuoti prouo à l’amorofo ardore. Se comein metutt'ardi yin te fplendelfi $ Sarian felici gl'infeliciamplefi . Crifto 70 Alcibiade Lucarini, per Crifto, che dal ventre nel vea- di Maria Vergine fi (coprì à San Giouanni » -figurò tre diMa yna lanterna, & dentroui il lame accefo; che trafpari- Tia Ver 1a; col foprafcritto; ET ABSCONDITVM NO- gue TESCIT » ò veramente, come piacque à Monfignor Martiale Angelo Crillo Artefio; LATENS NON (LATET. L'Amore Crifto cheauuampauvanel cuor di Crifto,trafpariuasdice San appaffio- Bernardo, Ser.61. in Cane. perle fiffure delle fue fan- nato te piaghe; Pazet arcanum cordis per foramina cor- S. Berner poris: patet magnum illud pietatis facramentum: pa- de tent vifcera mifericordie DeinoStri. Quidni vifcera per vulnera pateant? In quo enim clarius quam in vulneribus tuis cluxffetyquod tu Domine fuanisy 9 mitis ess & multe mifericordie ? San Girolamo Epift. S.Girola: ad Puftoch. di Paola Romana così; LATEBAT: sno & NON LATEBAT . Fugiendo gloriam , glo- riam mercbatury que virtutem quafi vmbra fequitury & appetitores. fui deferens » appetit contemptores. Virtù —Sinafconda purdunque lavirtà quanto fi vuole » che ‘nalcofta non mai ftarà nafcofta! Quid.4. Trift. Fleg.s. Ouidio Que later, inque bonis ceffat non cognita rebus «Apparet virtus. Amore Ancol'Amore €tale » che fe bene altri procura di naf- conderlo, non può celarfi. Quid. Epift. 12. n Quis enim bene celar amorem? Eminec indrtio prodita flamma, fuo . 71 Allafalcola accefa mà ferrata nella lanterna, Virtù in- contra la quale foffiauano alcuni venti, fù chi diede; giuriata FRVSTRA; efprimendo animo ben munito enon timorofo dell’alerui infidie , 0 perfecutioni. Per ver- Claufura gini chiufe nei chioftri può feruir queft'imprefa, alle Onidio 397 quali la ftrettezza regolare fetuedi ficura diteiu,con- tra i tentativi del mondo; e dell'inferno. Muarali fepto S. Ambro pudor clawlituryne pateat ad rapinamy diceua Sani g#9 Ambrogio . 72. Il lanternino, condentro illume » fi ritroua dicdica col cartello ; INTVS QVO FORIS perche chi i îa vuole con frutto ripartire ad altri la lucesdeue egli pri: virtuofo ma portarla nelproprio feno. Gionanni Crifottono Oper. Imperf. Homil. 10. offerua che Crifto » prima chiamò gli Apoftoli fale, c poi luce; 7705 eSt:s fal Marr. 5. terra Matt.5.13:e poinum.1g. Zosestislux mundi; !3 e dice ; Prius autem vocanit eos fal; poftea autemlux, Gio: Cri- quia prius eft bene viuere, fecundum autem bene do- fofome cere; alla qual dottrina forfe volle alludere San Paolo Philip. 2.15. Lucetis ficut luminaria in mando, verbh Philip.a. vite continentes ad gloriam meam in die Chrifti Gc. 15 73 Nobileingegnoinferi la virtù interna del Car- dinale Oratio Spinola » figurando la lanterna ferrata, mà però deneroui illumes cheà pena fi fcorgeua per. —. le fifîare, ed il cartello; ENITET INTVSy motto Virtù in fimile a quello del Lucarini; INTVS NON DE. tema FICIT; e dimoftra perfona » che fe bene nel fuo ef- terno non fà fuperba oftentatione di virtuofa chiarez- za nonlafcia però d’hauerne l'interno di glotiofi lu- mi, continuatamente fregiato , ed illuftrato . Il per- fetto religiofo, quafi lume in lanterna, gode di viuere Religio- nel ricinto del fuo chioftro fottraendo il fuo fplendo- {o realla vifta del mondo s e riferuandolo tutto coperto, e fecreto a gliocchi delfolo Iddio. Tomafo de Kem- pis mio Concanonico de Imitat. Chrifti lib.1. cap.10. Mazximi fanftorum, bumana confortiayvbi poterant T mf _ vitabant: & Deo in fecreto viuere eligebant Kempenf® 74. Advn lanternino; col lume dentro& la por- ticella di talco » ò fia di vetro ferrata io diedi; OP E- RIT, ET APERIT; e dimoftra la prudenza di Mini@tro difcretoy quale fcuopre la mente » & volontà del padrone, mà tien fecreti ji (uoi fini politici » e rile- uanti. TaleancoilPrencipe con la prudenza {ua . K Miniftro prudéte Fà che la doglia tacita » e negletta Guido Stia tacita a fuoi piedi e chel piacere Cafoni Tempri le fue dolcezze : e fà che l’huomo Embl. 3 Saggio contengain fe celato il duolo , E nafcofto il piacer sì, ch’il fuo petto Tomba è dell’allegrezza , vrna delpianto ; Ma nel afpetto placido raffembra Vn martranquillo; evnciel fereno » e chiaro. 75 Allume chiufoinlanterna » io diedi le parole di San Gregorio Papa; ABSCONDITVR , VT_ * SERVETVR; ad honore di Vergine religiofa; è Religio- pure per dimoftrare quanto rilieui il fecreto ritiro al È mantenimento della virtù; Siewe enim, diceua Gio- Gio: Cri nanni Crifoftomo Hom: 3.in Matt.veftera preciofama, Soma cum. in publico ponimus » adinfidias prouocamasz Si Virtù ‘però domi recondamus > in ‘turo cuntta feruabimusi nafcofta fic fi opes virtutum, palam» quafi venales affidua portemus in mente , inimicum iritamus ad. furtum ; fiveronemoalter id fcierit » nifi quena nulla occulta latente ytutiffimo inloco confiftent . n ‘36. Potrebbe anco la. luce ferrata » nella lanterna portariil motto. TVTA SI TECTA; poiche Dati la virtù. non mai tanto è ficura » quanto mentre è cau- idi ; nalcotta tamente coperta. Quidio 3» Tritt. El. 4. cla 7 Crede mibi » bene quilatnit , bene vixIt + Guidie E Scneca nel Ercolé Furente Atto I. Seneca Alium multis gloria terris Tradat , & omnes fama per vrbes Garrula laudet , celoque parem Tollat& aftrisy alius cueru Sublimis cat: me mea telles Lare SECRETO y TVTOQLE tegat. LI San 398 LI S. Pernar San Bernardo fer. 3. in Vigil. Natiu. Domini. Trubus do mobigniffimis y & validiffimis ventis expofiti fumus» carni y Diabolo y co Mundo, qui confcientiam illu- minatam woliuntur extinguere » infufflantes in cordi- bus noftris defideria mala, motusilliciros: ideo vtrifg; manibust cordis, & corporis anima et retegenda PRICE fortè que iam illuminata fuerat , extinguatur rati divina to alla fpiaggiadeimari, iodiedi; IN TVTVM ALLICIT, idea della Gratia divina y di Predica- tore fiur 1Ofe fruttuofo » ò del buono efempio i quali ci ap- tuofo preftano illume , per metterei in ficuro. EÉpitetto cit. Epite:to da Giouanni Stobeo Ser. 45. Quemadmodum faces in Cofiglio portu fublate magna fflamma excitata, nawibus per buono ware errabundis multum auxily ferunt: fie & vir Splendidus in vrbe periclitante magnis beneficys ci- ues afficit. LVCERNA Capo XIII, 78 A lucerna; figurata col lucignolo fumigante » hebbe; EX FVMO LVCEM; pervno» che hauendo cominciato con opere vitiofe , e difetto» Principi) fe, fornifce poi in attioni fegnalate ; ed illaftri . Moisè cattiui fù homicida ne fuoi primi annî, mà col progreffo di cofe deltempo fù pieno di Santità ammirabile. Paolo fù otume perfecutore crudeliffimo della Chiefa, mà poi diuen- ne fo fortiffimo antemurale. Agottino pafsò la gio- uentà frà le diflolutezze, ed imbrattato nell’ Erefia dei Mapichei, mà confacrò turt'il rimanente della fua vita all’effercitio dellevirtà Criftiane , ed alla di- latatione della Cattolica fede. Maria Egittia no fuoi primi anmi immerfa nelle cloiche delle libidini , parue vn tizzone d'inferno ; ma poî purificata coi lunghi digiuni con fe fquallidezze dei delerti , ecotbagno delle dirotrelagrime ) fparfe per gli angoli delmondo tuttoydi virtù , e di Santità chiari, e ftupendi lampi . 79 Come nella lucerna accefa,dalviuo,e brillante lume reftà confumato cd effaufto il licore dell'oliue 3 che le fù copiofamente fomininiftrato , ciò che di- chiara il ritolo; A LVMINE HAVSTVS; così in molti ftudiofi, dalla brama di fapereyche gli porta con Studiofo violenta affiduità ad applicartì a gli ftadijy il loto hn- mido radicale » ilcalor naturale, ele forzetutteretano eftenvate,indebolite,e fmunte. Ciò che feguì , frà molti akri nella perfona dell’eccelentiffimo Prencipe Don Virginio Cefarino 3 che nel mezzo così de gli ftudj, come del più bel fiore dell'età giovanile , ne fù dalla morte rapito di cui il Padre Giouanm Rhò Gio: Rbò. de Var. Vire. Hift. lib; 7. cap. 12. num. 7. Difciplinas ommes etiam fublimiores animo complexns otto fa- pè horas, nulla prandij aut cane cura, ftudijs ope- ram dabatyac veterum libris ftipato vradique leftula queefcebat; & par friendi defsderio erat ingeniuna, ac libris ip(is memoria pars quanobilioram auttorum loca fiquis incipiendo pranocaffety vfque ad miracu- lum fecwrus pronuntiabat .. PITABM ille quidem fibi BREVIOREM SFP.DENDO REDDI DIT;y fed fame addidit immortalitatem. Può ancoferuire Libidi- l'imprefa ad vn mondano infiacchito,fneruato, ed ab- nofo battuto dalferuore intemperante , e pazzo delle fueli= Cicerone. bidiniypofciacheycome diceua M. Tullio; Libidinofa» intemperanfque adolefcentia > effetum corpus tradit fenettuti ; e Giovani Crifoftomo Homil:Quod ne- Gio: Cri- mo laditur nîfi à fe; Qui im libidine vitam ducunt, SoPomo vefoluta quidem corpora s& omni cera molliora cir- cumferunt, atque agmine quodam infirmitatum re- fertarquibus ad cumulum malorum podagra tremore immatnra feneltns fuccedunt ei l * Predica- 77. Alla lanternafigurata foprala torre d'vn por-, STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV. 80 L’Abbate Giouanni Ferro alla lucerna diede; — MANCA DI LVCE ALL’HOR CHELLA SI Vir SPEGNE, edimoftra perfona , che all’hora fola- perieue- mente lafcia d'operare virtuofamente , quando lafcia 14M! di vinere; ò veramente può feruire ad va mondano, MGdano che nel corfo della vita crefciuto nelmezzoalle glorie, che mue ed alleinzamneuoli felicità , altempo della morte è è °- poi condannato a tenebre caliginofe è e fempiterne; Ne timueris cum diues faftus fuerit homo, & cum Ple. 48. MVULTIPLICATA FVERIT GLORIA do- 57 mus cius Plal. 48. 17. poiche frà poco ; Introibie vfque in progentes patrum fuorumy& vfque in eter» num NON. VIDEBIT LUMEN, num. 20. 81 Allalucerna eftinta dallo fmoccolatoio fu fa- prapofto; D'ONDE SPERAR DOVEA LVCE PIV’ CHIARA, applicabile è Santa BarbaraseRin. SBarba- ta dal fuo medefimo Padre » alquale s'appartencua di 58 follecitare le fue felicità, non la fua morte ; e può ferui- readogni perlona, che fia offefa, e malerastata da quelli ,chedoueuano beneficargli, come à Belifario acciccato da Giuttiniano » dal quale meritaua ogni maggiore efaltatione; ad Aggripina, che perdette la vitayper commando di Nerone, che pur era tenuto 4 gratificare la propria madre &c. E fù dal Bargagli tav ta l'imprefa, in pertona d’vno , tradito di va Amico. 82 Dimoftracautelail valo d’oglio pofto à can- to della lucerna ; col titolo; NE DEFICIAT); e ne Cautela infegna à continuare nell’effercitio dell'opere buone, acciache la luce della gratia in noi non venga meno; Perfeue- che però Giouanni Crifoftomo Homil.i 1, in 1.Thef 12923 fal. Fit fepenwmero, vt etiane nullo externo impulfw Gis: Cri- incumbente extinguarur fax, quando videlicet oleum {Fomo deficit: quando mifericordiam non facimusy extingui- tur fpiwitus. Overamente»fe nella luce fi rappretenta il chiaro della fanta fede; a queftasperche in noi non s'eftingua,deue dicontinuo aggiuagerii quali oglio quel fomentosche dalle facre feritture»dalle meditatio- ni, edai colloquij fpirituali per mantenerla ci viene fomminiftrato + L'Autore dell'Opera Imperfetta in Matt.capi25. Sicut Lecerna nift ci (ubmiaiftrameris oleum > extinguetur : fic verbum fidei nofire » quod credentes accipimus s mifi affidwis nutriatardottrinis, ant meditatiomibus fcriprurarum, extinguitur. 83 Può feruirela lucerna, per fimbolo de gli Au- uocati » ed altri Intereffati, che in tanto operano ad altrui commodo, in quanto riceuono da i fupplicanti; alla:quale io diedî ; VINTA RISPLENDE, effer- | to con qualche diffimilitudine rapprefentato dal Padre Nouwarino Schediafm. lib. 8..n. 149. Ne ficcus voluente rota crepet s vngitur axis. Luigi Canfrdicummos eft vngere s netaceat» Nonarin. 84 Grazitudine, ericompenfa di riccuuto bene è dimoftra la lucerna alla quale io diedi; PRO ESCA * SPEENDOREM ; imprefa tutta opportuna ’per Lettera- quei letrerati > che riceucrido da mano liberale gli fi:pendij, ela menfa » contacrano poi alla lace , ilno- me, edimeriti del benefattore. Teotane Mitilenco riceuette da Pompeo Magna molte benclicenze mà gratificollo ; con lo fcriuerè le atriom fue. Giufo Lipfio accarezzato e fauorito dal Sereniflino Alber- to Arciduca id’Auftria» e Signordella Fiandra, fece {plendercin molti luoghi de faoi volumi ilnome del fuo benetantore» Inftomma Anaffagora gran lettera- __ to., mentre Pericle lovititò infermo. «Arenimò Pe. Ginfie ricless diffe è quibusopus eft lucerna olewwa infun- Ced dune Lipl. Monit. lib. 2. cap. 18. 35 Lalucernaverfatiles che ftrauolta in millegui- fe, non mai verfa i fuoi licori hebbe; VERTE __ NON EXTINGVES; è vero; LATENS ALIT Perito QVOCVMQVE VERTAS; odanco; NE GIA Mal Impetfeta Auuoca- to LV.ICERNA CGipo XIIL |< MAT PER BONACCIA ; NE PER: VENTO, cioè può fpegnerfi,imprefa quadrante è perfona » che non fi muoue frà le lufinghe de glivadulatori » ne fi {compone frà le calunnie dei maligni, mà conferua la luce ineftinta della fua virtù nelmezzo atutti gli acci- denti ; Oporzet enim , fcriucua Agapito Paren. n, 31. vtrifque refiftere, nec v/quam a decore difcede- remeque irrattonabilem eorum malenolentiam vlci- Scendo s neque filtitiamborum beneuolentiam remu- Agapito v merando . MATASSA Capo XIV. piste 86 A mataffa fu larcolaio, fù dal Ferro introdot- Faticar 3 taà direé DEL MIO GIRARE ALTRI per altri RACCOGLIE IL FILO; pervno » le cui fatiche feruivano; non al fuo proprio, mà all’altrui vtile . Ec- Ecelef. >. clef. 2.18. Deteftatus fum omnem induftriammeam > 18. qua fub fole fudiofifime laboraui, babituras here- È dem poft me s quem ignoro &c. Il Caldeo trapporta così; Odi labores, qui me in hac vita fub fole verfa- runt: quod enim relinquetur Roboam filio meo , qui mihi in regnum fuccedet » infurgens Ieroboam feruus eius auferet &c. In perfona propria deplorò Virgilio quefte fciagure , poi che dopo d’hauere con la viuez- za del fuo ingegno compofti alcuni gratiofi verfi ; ad altri fù dato l'honore di quelle compofitioni y ch' egli haucua diftillato dalfuo intelletto > e diceua ; Hosego verficulos feci: tulit alter honores. Sic vosnon vobis midificatis aues . Sicvosnonvobis vellera fertis ones. Sic vos non vobis mellificatis apes. ni VOS NON, VOBIS fertis aratra oues. z MENSA Capo XV. 87 M Onfignor Arefio in vno de fuoi frontifpicijy hà vna menfa ; carica di vivande; col cattel- x lo; ET VARIETATE PLACET, perche in fat- Libro ti ilibri fparfidi varie eruditioni ; e pellegrine mate- rie , dilettano à marauiglia. Lorenzo Giuftiniano de Lorenzo Calì. connub. cap. 3. F/l facra pagina tanquam menfa Ginffin. multarum dapum numerofitate referta. Super banc quot libri » quot fententia , tot ferculorum diuerfita- tes pofite fune. Non altrimenti l'Autore dell'Opera imperfetta Homil. 41.in Matt. della Sacra fcrittura Imperfer, difcorrendo dicena ; Sicut regale prandium multis ci- borum fpeciebus ornatur; ira & hoc conuiuium ferip- turarum » diuerfis iuftitiarum fpeciebus eft decora- Predica tum. Cosìla predica,{parfa di varie dottrine; al pala- to dell'intelletto riefce marauigliofamente gradita . MOLLETTA Capo XVI. 88 VAT molletta, in atto d’accoftarfi è fmoccolar la candela fù foprafcritto ; REDDET ._. CLARIOREM, bell’imprefa per i Santi Marti- Martirto ri , che dai ferri de i manigoldi reftauano fcemati nel capo» mà in tal guifa accrefciuti di gloriofa chiarezza; Onde Olimpiodoro argum. in lob; De multis vna eSt caufa cur malis IVSTI DILANIENTYPR; VT que eorum VIRTVS latebaty MAGIS illuminata foras EMINEAT » atque appareat; Corret- imprefa che parimenti può feruire per la correttione Lone fraterna sopra della quale, quando fia fatta difcreta- mente; l'anima vitiofa, refta purificataye chiarificata, Caldeo Virgilio Olimpio- doro 399 89 Fùchi fegnò la molletta coltitolo; fNUXTA DEMIT; effetto che in noi opera iltrauaglio, man- Traua- datoci da Dioypertoglier dall'anima le fecciofe fuper- glio vtila fluità de i noltri mancamenti » e diffetti ; il che diffe molto efprelfamente Lorenzo Giuftiniano cap. 2. de Patient: Ipfa eft (lacalamità ) que fecem totius vo- Lorenzo lupraris abftergit; ipfacht » que limpidiffi mas animas Giuftin. Deo reddit. ) 90 Mentrela candela è fmoccolata ; perde ben sì vna parte di fe medefima, mà acquifta maggiorchia- rezza, che non haueua; onde paruemi che poreffe dire; PERDENDO ACQUISTO, figura d'yn Elemo- _ * finieroy che dando il uo à i poucri , notabilmente au Elemofi- uantaggia il merito proprio ; ed anco idea di perfona Mero travagliata, che perdendo la fanità , le ricchezze , od si x] altro commodotemporale » fiwedepromoffa agran- 8 2% diffimi premij sù nel cielo. Sant Agoftino E pift. ad Cyprian. Quanto in hoc feculo perfecutionibus , S-As*fi- PAVPERTATE , inimicorum potentia», vel ne morborum crudelitate fuerimus AFFLICTI:;tan- to. poft refurreftronem in futuro MAIORA prev mia CONSEQUEMVR. OMBRELLA Capo XVII. 9I R Apprefenta l’ombrella opportuna difefa s e __ riparo dai maliyalla quale fù chi diede; ET Difefa SOLEM, ET IMBRES; cioé arcez; effetti daIfaia —— riconofciuti nel tabernacolo d’Iddio » nel quale figu- Marito ratamente può intenderlì Maria Vergine; T'aberna- but culum erit in vmbraculum dici ab aftu & in fecuri- U"!°€ tatemy & abfconfionem a turbine, & è pluuia . Ifa. 4. 6. PANE Capo XVIII. 92. A Lla maffa di pane in pafta, formata fotto la gramolal’ Accademico Riuerfato frà i Cruf- canti diede il motto; STAFFINA; ò come piacque ad altri pur nell'Accademia dei Crufcanti , può hauer ilmotto ; CANDIDIOR;, ET SVAVIOR; non altrimenti lhuomo fconuolto dalle miferiese dalle per. Traua- fecutioni, acquifta ogni maggiore purità , e mondez- glio vile za. Con quetti fenfi parlò di fe medefimo Sant igna- tio Martire » il quale vdendo il ruggito de i Leoni, che già s'auuentauano a ftricolarlo diffe; Frumentum S-Ignasio Chrifti fun, dentibus beftiarum molaryvt panis mun- Mars. dus inueniar + PENTOLA Capo XIX. 93 ( Timò Giouanni Ferro; che alla pentola molto S bene fi conueniffè il motto; PRAEPARAT Mezza- ESCAM, qualetutto rietce proportionato a perfona "° gi laida,ed infame» che co’ fuoi configli impuri , ed in- pueico degne periuafiue, difpone l'innocenza altrui, a diue- nire efca amorofa della fame impudica de gli amanti . Si dourà quefto fregio à Corifca s dal Guarini intro- dotta » è follecitare le cadute d'vna modefti(fima Nin- fa » con quefte indegne guifè incitandola alla colpa; lai I(4.4.6. Troppo breue è la vita Gnarini Da trappaffarla con vn folo amore &c. A F Godiam forella mia, Cra 3° Godiam che iltempo vola s e paffan glianni. Mà lafciate le fauole; diafi quefto iregio è Vagaone» Eunuco d’Oloferne, che con bocca di miele inftilla- uane gli orecchi di Giuditte l’odiofo veleno de i lafci- 2 ui 400 Iudith ui incitamenti. Non véreatar bona puella neroire 1x.I2 4d Dominum meun s vt honorificerw ante factem cus yvt manducet cut ed, & hiba: vinum in incun- ditate. Iudith 12. 12. Nelqual luogo PInterlineare; Glof. Que Vagaohortatary ad illititas voluptates perti Interlin. nent.Nicolò di Lira; Suuitat cam primo ad cibum,<& Nicolò di poruim yvt inde dedvcatur, dd carnalem concubitum; di e dopo quefti il Padre Diego Celada; Zaga0 benè Celada ‘Gnarus lenonta artis.317 Iudith tentorinm tntraty il- lamgue vaferrimè aggreditury verbissque fpecie te- nus fimplicia videbanturynimiruminuitat ad cenamy ad familiaritatem» a4 hilariratem} fed verborum fen» Sus tettiory & infidiofior:; alliciehat enim ad veneris flagitium. SCALA Capo XX. 94 Lla fcala ordinaria, che fuol chiamarfi ) da A mano, Luigi Ferro diede; HA C VNA Vmiltà SVBLIMIA; mà s10 voleffi configliarmi con Sant- Agoftino » qual fia la fcala ; che ci promoue alle:più elcuate altezze lib, 16. de Cinit. cap.4. direbbe ch'ella È S. Agofti humiltà; Tatam» veramque in cglunemiam molitur no bumiltas, fwfunalenans cor ad Dommum 3 “ed il Bea- B. Vmber to Vmberto cap. 37. de vtilitate humilit. Z7t humili- = ttatis fiuttum noneritisy agnofcatis quod eft fandamen- tum fpiritualey adificium ne cadat fuftentanss@® fca- la ad ceteStia nos fublimans. 9; Seruebensîila fcalad’opportuno inftromento; perche colmezzo» ed aiutodi lei altri poffa portarfi all'altezza che brama, maàperòquefto da lei s'ottiene noninvnfolo inftantey mà pian piano ye di grado in rado; e nel dichiara il motto che le fù foprapofto ; NON STATIM ATTOLLIT ; ricordandoci in tal guife che ’auge fupremo della dignitaydclla virtù, e dellaperfettionesynon'in vaimomento , ma a ‘poco a poco»dal vero prudenteye ricercaresed ottener fi deue. Atalarico Ré per bocca di Calliodoro Variarum lib.8. Caffodo= Epift.13. Securus celfa confcendit qui fe in paulo mi- ro noribusapprobauit: & certo procedit veftigio» qui gradatim defiderio potitur eccepto . Sine merito fi quidem remuneratum putatur omne. quod fubituna ef mec inexplorati fufpicionem refugit,quodrepeni te prouenerit, San Bernardo Ser. 2, de Sant Andrea; S. Bernar Nemo vrepente fit fammus, afcendendo non volando, do apprchenditur fummitas fcale . Così il grande Simo- ne Sulita pian piano faliva ad habitare in più elevata altezza ; e paflo paflo allontanandofi dalla terra» s'au- Teodoreto Wicinana al cielo. Primumenimyce lo racconta Teo- doreto in Hift. SS, Patrum iuffit edificari columnam Sex cubitorum ydeindeguodecim.,poStea vigintiduo- rummine antemfex &-triginta Cupit enim ineeglum volares@ ab hac terrena liberari conuerfatione 96 . Don Arcangelo Conter foprapofe alla fcala; A poco SCANDE GRADATIM, poiche intutte l’arti , e apoco profellioni deuclì procedere ordinatamente » ben fa- pendoli che; Prizzo quoque die nemo magifter erit, Riccard, Riccardo di S. Vittore in Cant.cap.21. Nemo repen- Vittorino ro fit fummus > nec fcale fummitas volando » fed GRADATIM afcendendo SCANDITFR, Id- dio non promofle 1 Magi invn folo inftante dalle te- nebre della gentilità alla chiarezza del diuino fole » mà gl'inuitò a fiflarle pupille nella luce d’vna ftella, infe- rendo che pian piano al perfetto acquifto delle cofe Pier Crie altripromouer fi deue. Hince/tydifle Pier Crifologo Sologo Ser.:87. G4u0d & Magosadhue noftis incolas, € totis obftwpefcentes oculis tenuiter micans ftella affuefa- cit ad lucems & GRADATIM pertrabit ad ip us fontem luminis s & dierum, A poca à poco STRVMENTP EGONOMICILIb..X V. ci .97 Operationefatta conanimo moderato, e pru- dentes e con configlio fano,e maturo,dimoftra la fca- Maturità la; col motto idi Giouanni Ferro; NON STA- TIM, SED TVIE, ben fapendofi , come fcriffe Oratio, Lib.3:Carm. Od: 4. che; Z'imtemperatam Di quoque prouchant In maius è jdem odere vires Omne nefas animo monentes. e Boetio lib: 1. Confolat. Philof. Metr.6, Quodprecipiti via Certum deferit ordinem » Letos non habetexitus, >, & x 98 - Enrico I:Réd'Inghilterra , portò Pimprefa della (cala, fegnata col cartellone ; PER GRADVS Dignità VELOX ; dir volendo ; che quando s'arriua albra- ottenuta mato pofto , paffando peri gradi » che fono fuoî pre- requifiti , fi puddire che felice , e velocemente vi s'ar- riu. Plutarco nellib, Ax feni frrgerenda refpub. in- fegnando che al gouerno pubblico ; i foggetti , ordi- natamente debbano promouerfi, e folleuarti, vfa que- fta bella eruditione, Sicut Rome Veftalibus tempus diftinétum fuit y itaut prima eius parte facra difcerent fecunda facerent y tertia alias docerent : vique fa- cerdotes Diane apud Ephefum primo Mellieren, ideft futurama facerdotera s deinde Hiereny vt iam facer= dotem » poftremo Parieren vocants quafi defunttam facerdotio. Sic vir perfette ciuilis primum initiabi- tar , reipublicamque gerere difcet : deinde geret » vltimo loca alios initiabit , atque docebir. Seneca Epi&108.parlando de gli fiudiofi diceva; Nee pa fim carpenda funt3 nec auidè inuadenda vniuerfa. PER PARTES peruenitur AD TOTVM. 99 L’Abbate Ferro‘, nell’Ombre apparenti » la portacolmottodi Virgilio; ATTOLLIT IN AV- RAS, edanco; DAT FACILES AD. SVPEROS VIAS ; che fon parole di Seneca; imprefe » che in- ferifcono «quapro all’altrui cfalpatione feryaijl fauore , e l'affitenza di perlopaggio gtanfde “ Maria Vergine con la fua'interce(fione'e patrocinio ; è fcala miftica , che fe dalcieloin terra conduffe il Verbo d’iddio ydal- la ‘terra al cielo trafportai figliuoli de gli uomini ; S, Fulgentio de Laud. Maria. Fata eft Maria fcala S- Fulgen Celeftisy quia peripfam Deus defcendit adterrasy vr #° , per ipfam hominesafcendere mereantur ad celos. E Giouanni Geometra Hymn. 1. à lei rivolto + tg ; \Salue Scala polumpenerrans,<& fideratanzensy Gior Geom Queque Deum nobis, nofque Deo repiras, , mesra L’elemoiinetatte di noftra ipropria mano dice Pietro Efemofi- Blefenfe in Job. cap. ve. tono veramentela fcala s per Na entrarsùnel.cielo.; Eleemofinis proprie manusmabis Pietro fcalam, & afcenforinmerizatis ad ilamfispernoram sani ciniummanfionemiin quach par eterna. Così anco la facra Scrittura può dirfi vnafcala è che ci promoue alla cognitione d’Iddio . Lorenzo Giuttin. de Caft. Connub. cap. 3. Eft facra pagina fcale comparata - per ipfamerenim quafi per quofdam gradus prouehi- tur incelleGBus d'agnittonem verì yG" fimmi Dei. Così Sant'Ifidoro Pelufiota lib. 1. Ep. 369. Sacrofan- Ca volumina , que dininarum fcripturarum restimo- nium habent » fcale quedam funt » quibus ad Deum afcenditur + SCARPA Capo XXI 100 [ouanni Ferro, per vno; off:fo ben sì nel CI corpo » mà intatto nell'anima, figurò la Intrepi» {carpa col mottoj; TERITVR » NON LéEDI- derza TVR . Talefrài Profani parueche folîe Anatjarco » rersufie che piftato viuo entro van mortaio; 7'unde» a; - dit-. no ° ati Orazio - Boetio Plutarco Seneca > Aiuto Maria» protet= trice Scrittura Sacra Lorenze Giuffin. Ifdore Pelufiove ‘S CLIAUR:P_A Capo XXI. .° qo Tr bat ; parole di Tertulliano in Apolog. cap. so. An4- warchi follem; Anaxarcum enim nontundis. E tale frài Sacri Giobbe, che febene:da capo à piedi egli Iob 1.22. cra'tutto coperto d’vicere dolorofe; 12 0m2nibus his non C° peccaut &c. Job. 1.2.2 101 Alla foldatefca ».cheftà confumandofi nelle Soldato fatiche, perdifeta delle città » e de gli ftati , quadra x ilmotto, ch'io diediadvna fcarpa; TERITVR, ET TVETWVR. Quindi Francefco Petrarca lib. Francefto I.de Remed. Dial.48vrivolto alfoldato, diceva. Agey Petrarca ferro membra conftringito » imbrem folemque galea excipiens » ferro indutus » clypeo operire domi dor- miens clefficoexcitabere , adeptus tibi magnum ali- quid videba:e , fed errabasy ancepsy & cruentum officium ciegifii . roz Lafcarpayarme dell’Emin: Card. Zappatta; Profitto feruî al Ferro» per inferire il continuo progreffo 3 che rîelle virtà » e meriti faccua quel Signore, foprafcri- uendole il motto d'Oratio ; NVLLA RETROR- SVM , cioè veftigia ponit . San Fulgentio de Ora- S- Fulgen rione cap: 3. Sicur qui ad patriamtendie, donec per- zio uentatsfemper habet vbiambulersfic etram nos quam- din in hoc mortali corpore conftituti peregrinamur è SE, Domino, prafens vita nobiseft via y in qua femper babemusvbi poffimus proficere . 103. Lefcarpelunzhe, prntute , e riuolte all’in- sù, che portano i popoli fettentrionali caminando ful Mortif- ghiaccio da Seuero Seueri Accademico Gelato di Bo- tione- logna hebbero ; INSVETVM PER ITER, mot- to quadrante a chi per leftrade della mortificationes fuori, e piùdell’vfato y virtuofa » e faticofamente ca- mina » come il B. Enrico Sufone , che portaua afhifa al petto vna croce»tutta armata di pungenti(fimi chio- di , che glilacerauano le carni ; -Simonè:Stilita ,che dimorò per lungo riuolger d’amni (ul capitello d’vna ri> lenata colonna; San Benedetto sche s'inuolgeua nu-: do nell’orror delle {pine &c. Torquato Tatfo nelle’ operationi del fuo Rinaldo quetti affetti offerua , di caminare per le ftrade non dagli altri premute s che mentrei Criftiani guerrieri da più parti affaliuano con armata forza la Città di Gerufalemme , appoggiando {caley accofiando torri $ piegando ponti sù quelle ec- celle muraydi Rinaldo nel Canto 18.ft.72:fcriue così; Rinaldo intanto irrefoluto bada: o Che quel rifchio dilui degnononera + E ftima honor pledco y quand’egli vada Per lecommuni vie col vulgo imtchieras E volge intorno gli occhi; E QVELLA STRAD'Aast: no! Terguato Taffo SOL:GLI PHAGE: TENTAR: CH'AL: TRI DISPERA. “SCRIGNO (Capo XXI. 104 v Leibiade Lucariniy ad'honore d’vn lettera- to ; chetencua approntatimolti volumi da darfi di mano in mano alla luce, figurò lo ferigno A -poeo aperto con molti caffettini ,dandoloro: il fopratcrit! àpeco to; EI SINGVLATIM. EDENTVR. Le co. gnitioni delle cofe naturali, ed anco molti arcani della fanta fede ; tali fono per appunto:cheà pocosà poco » nel progreffo deitempitifuelano,e li manifettano . Seneca Multamenientis qui populusyignota nobis fciet . Mul- ta feculistune futuris cuna memorianoftri exolenerity referuantur diceua Seneca cit. da Giufto Lipfio lib. 2. Phyfiolog. Differt. 19. 105 _ Allo ferigno ferrato ie fopraferifij NON PATET EXTRANEIS,; motto fuggerito- Tersallia mida Tertulliano de Poenit.Nudius omino the fanras mo extranb:sy parer idea nonfolamente d’'enanima per. Virtù fetta, la cui virtù ;e fantità non è fcoperta sc palefata, NAfcolta.. che atub Pidre-fpirituale; mà idea altrefì d'ogni fa- miglia s e religione prudente ; che non paleta à gli ftranieri ifuoi interefli, e i rileaanti affiti. Gli Fle- ni, chegià furono più qualificati Religioli sche vi- ueffero nella Mofaicalegge, fràgli altri facenano que. fto giuramento ; Nibil corum » que apud eoftem Giufeppe arcana funts cuiquamwparefatturum : etiamfi vis gig admortem vfque adbiberetr; Giafeppe Ebreo lib. 2. de bello Judaicorcap. 7.Sant'Ignatio T:oiola Regula 38. Communium efpreffamente ordina; Nemo que domi alta, velagenda funtexternis referati; mìji fu- periorid probari contingat.Le Conftiturioni,ed Ordi* nationi de i Canonici Regolari Lateranenfi;quelle deli Canonici del Saluatore:, dei Calfinenfi ; de i Camal- dulenfi, dei Celeftini dei Certofini , de i Domenis cani, de gli Eremitani, de i Francefcani de + Capiic= cini; tutte fotto graui pene proibifconoy che i fecreti delle Religioni 36 Congregationi loro à gli eftraner non fiano manifeftati. Otferuanza così tenacemente! pratticara da i Popoli della Perliayche Aleffandro Ma- gno non poteua fuelatney ton tutte le diligenze ne pus re vnmenomo fecreto . Di cui Quinto Curtio lib.4- i Ceterum Alexander y quam regionem Darius peryf: &: Carsie fetomni cura veftigans stamen explorare nòn pote- 3 rat: more quodam Perfarumy arcana Regum mira colentium fide; non metus,non fpes elicit vacem,qua prodantur occulta» } SECCHIA Capo XXIII 106 N Ell'efequie»di Monfignor'Afcanio Picco» lomini Arciuefcouo di!Siena, i Filomati figurarono due fecchie:s appefe alla rota d’vri pozzo» col cartello; ALTERA LEVATVR; dir volen- In morte do, che fevene vna'parte di quel Prelatoy cioèil corpo fcendeua nelle ofcurità della tomba. l’altra piùnobile, cioèlo fpiritoyfaliua alla felicità della gloria. Sam Ber- nardino'Senefe, de Chrifti.efurie fer. 8. artio.1. CIzidà > mi. quefto medefimo conectto ye fi militudine fi valle per »I dimoftrare » quanto frà di loro fi contrarijno leaffèe tioni della carne; e dello fpirito xhauendo per loro) 1ne feparabile proprietàs che con.la depreffione dell'vna l’alera fifollicui: \o4nima »@ caro funt Quali dua fi S: Pernax tule in puteo applicate quarum quando vna afcenz"'"°,.. > dit , altera defcendit»\Sic quando» caro. infiematii Mo rrifi- (piritus impinguaturse&® è conuerfo Wide x. Carina: aUone ApoStolus ait ; Cis infirmor » fcilicetin corpore) tunc potens fum in mente :> © sti 107 Alla fecchia: figurata sù la bocca: del pozzo: il Signor Cardinale Montalto foprapofe; HAVRDP EX ALTO; timbolo di pertonaggio qualificato» , intimo del Sommo Pontefice » ò priuato di Rè y che Coca immediatamente dalla perfona del fuo Monarca rise- di Pren- ve la partecipatione de i feéreti , Od anco finibolo di €?“ Contemplatiuo » che riceue dallo fteffo Lddio intutio- (GE: my niy riuclationi, ed illuminationi ftupende'scomefeguì P!IUNUO in Mosé y ne i\Profetiyne i Santi Apoftoli , ed in parti». bt colare.in San Piettoy dicui Crifto affermauay Cara en M 45:16 fanguis non reuelanit tibi y-fed Pater meus , qui im!” celis eft;Matt.16.17. inSan Paolo sche di fe ftetlo a i Galati protettaua; Not vobis facio fratres Euan= Galas. 1» gelium, quod euangelizatum eft.a mesquia non eft fes **- cundum hominem: neque enim ego ab bomine accepi illud, neque didici yfed perreuelationem lefu Chriftty Gio: Eui Galat. 1.11. inSan Giouanni Euangelifta , che dai hf ua feno medelimo della divinità incarnata , comedavn 3° d, pozzo d'acque viue riceuette la pienezza della fapien El 3 za) Ignatio Loiola :eFS.OD 402 Bresiar. ray di cui Santa Chiefa; Fluenta Emangely de ipfofa- Romano cro Dominici pettoris fonte potanit. 108 Stilanoinmolte ville » d’eftraer l'acque dai pozzi con quefto artificio. Solpendono foprailpoz- zo conaggiuftato equilibrio yn lungo legno: edap- pendendogli da vn lato, vna fecchia» e dall'altro va faffo , quandolafecchia vien tuffata nell'acque , col contrapefo del faffo, immantimenti ella viene è folle- uar6,e ad eftraerfì, benmeritando il motto; GRA- Trava- VITATE ATTOLLITVR; edimoftra che ilcuo» glio efal- re humano oppreffo dalle perfecutioni,ed aggrauato ta da i maliy riceve lena ; fpirito, e vigore » per inalzarfi all'acquifto della virtù » ed all'amicitia d'Iddio. San Pietro di Pietro di Damianolib. 8, Epift. & Laudanda diuina Damiano eft difpenfatio» que ad boc fuos temporaliter » ver- berat» vt perpetuis eos flagellis abfcondat: ad hoc PREMIT , VT ELEVET » adhoc fecat pvt fa- net, adhoc DEIICITy VT EXALTET.. 109 Aduefecchie aggiuftate fopra d'yapozzo 3 chg pendenti dalla catrucola ) vicendeuolmente fot- tentrano allafatica di e2uar l'acque fù aggiunto. AL- TERNIS DEMERSA VICIBVS; o pure come ad altri piacque; ALTERNANT PONDERA EVNDO. Edimoftra fatichesed honoriy cariche se Dignità dignità; fcambieuolmente ripartite » ilche fuol pratti- auicéda carlì nelle ben gonernate Republiche » e Religionia nelle quali con buona giuftitia diftributiua, hor l'vaos hor l’altro foftiene il pefo dell’officio » ò del gopgrno» nel qual argomento fpiegai l'imprefa così è Mira Filen gli arnefi A quella rota appefî » Che diftillando limpidi fadoriy Cauan dal fondo i criftallini humori . = Vedi,che mentre l’vn.delpondo è frarcos 1 L’aliro foftenta il poderofo incarco: E ben fernbrano dirconmutiaccentis Che debbano i viuenti $ Scambicuolmente à le fatiche intefî , Convicende alternate alzare i pefì . Con quefto buon atdine procedena Salamone;ilqua» 3-Reg. 5. lemandaua i fuoi operarij a faticar nel Libano: per 14. menfes fingulos VICISSIM y dando loro giufto refpiro sefoftituendo i fecondi alle fatiche già intra- prefe da i primi 3. Reg.y.14. Colmedefimo fi proue- deuano gluOftiarij,ed i Cuttadi al Tempio, ed al Ta» î. Paral, bernacolo d’Iddio , poiche : Cuffodes veftibulorum 9.19. tabernaculi, & familia eorum per vices caftrorum °— Domini(eranv) cuflodientes introitum 1. Paralip, 9. ’19+Col medefimoà vicenda effercitauano il iignorile dominio, e minifterio,i Prencipi de i SacerdotryefTen- do ftati dal Re Dauide i figliuoli ; e difcendenti d'A- ronne,che furono ventiquattro; ripartiti in ventiquat- tro vecisaccioche ciafcuno;l’vno fuccedendo all’altràs godeffero de i primi honori del Santuario » e della Si- nagoga», come efpreffamente è fcritto 1. Paralip. cap. 24. Dottrina fucofamente repplicata dal Venerabil Beda nella {piegatura di S. Luc. 1+g. oue dicendofi che Luc. 1.5. 1! Padre di Giouanni Battifta foffe ; Sacerdos quidamy ‘ nomine Zachariasy de vice Abiay Erant enim, com- __ menta Beda Prinespes Santtuarijsideft fummi Sacer- detes tam de filijs Eleazar squamde filijs Ithamary quorum vices fecundum mini$teria (ua, vt ingrede- rentur domum Dei , vigintiquatuor forsibus Dauid ‘ diftinxit yin quibus familie Abia de qua Zacharias ortusefty/orscontigie offaua. 110 Latotadel pozzo, col mezzo della quale mol- ti fecthi alfuo contorno difpofti fono e foftenuti , e riempiti , ed iltitolo; VNA OMNES cioé fufft Précipe net fù del Padre Vincenzo Cicala, Gefuita, per dimo» benefico ftrare le beneficenze di gran.Perfonaggio , verfo tutti Beda STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV. quelir che a lui ferusuano , od adheriuano . Madicafi pure benigna rotala Beatifima Verginegià che chiù- Marias queà lei s'accofta per diuotione, rincaua dal pozzo proter- della diunità l’acque pretiole d'ogni felicità, e d'ogai "15€ gratia; edella perl'appunto nel diffe; Qui' meizue- Pros. 8. nerit yinueniet vitam y 9° hauriet falutem à Domino 35. Prouerb. 8.35. che peròl’Idiota lib. de Virg. Maria in Prolog. c'inanimaua ; «Accede igitur per deuotam Idiste mentis conceinplationem.ad Gloriofiffimam Virgineng Mariam» quia peripfam, & in ipfa, & camipfa, & ab ipfa habet mundus,& hbabiturus eftomne bonum. il: Gl'Intentidi Milano,hanno per loro impre- fa generale molte fecchics difpofte d'intorao alla rota» c.tutte egualmente aggiultate per far acqua, colmot- to; LABOR OMNIBVS VNVS , tolto da Vir- gilio 4. Georg. v.184.che fauellando dell’apicanta ; Omnibus vna quies operum , LABOR OM- Virgilio NIBVS VNIS. Ed inferifce vnione » conformità d’affetti s e di vo- Concor- leri, quale appunto fi ricerca nelle famiglie, Repabli ei È chese Religioni yintente di buon concerto ad operare Religio- con aggiuttata corrifpondenza . Sofonia parlando delle operation che feguire dovevano nel tempo del. la legge Euangelica diceua per bocca d'iddio; Tune Sophos. 3 reddam populis labiumeleétumy vt inuocent omnes ia 3- nomine Domini, feruiant ei bumero rn0. Sophon. 3.9. nel qual luaggo, Giulio Negrone,Regul.30.Coin- mun. num.4f. commenta » Su labrumeleZumy bene Giulio de omnibus yreligiosè ,(piritwaliterque cum omnibus Negtone loquendo . Sit CHNCTORVM HY MERIS VNYVS inferendis oneribus ordinis,& cenoby; que humeris pomtari folent . Sit QUANIVM VNA OPERATI®, @aîtiote. 112 VnSignore di famiglia Gufmaga s aquefti fecchi difpofti d’intormo la rora , diede il titalo allego» rico; LOS LLENOS DE DOLOR » Y LUS VAZIOS DE ESPERANZA ; fcoprendo in tal guifa gli affarmi d’va cuore oltre mifura addolpratoy ma priuo affatto d'ogni alleggerimento . Imprefa d tutta opportuna à i miferi Dannati, che affifli alla ro- Dannate ta dell'eternità , fono ripieni di dolore; nà in fommo grado atroce, e delleniciuo d'ogni {peranza affitto privi» de iquali il Giudice tremendo Matt. 25. 46. Ibunt hi in fupplicium eternun ; e Sua Paolo 2. Mark.asar Theffal. 1.8. Quenon obediune Euangelio Domini no- 45 ftri Iefa Chriftiy penas dabunt in interita aternas . felt. 8 Delle quali pene e quanto all'intenfione » e quanto" alla duràgione oltre agnicredere affannofe; il Padre San Cipriano tra&. de Afceal. Domini così: Conti nuus erit, G° fuperfluus ilarum bachrymarum decur-"° fus siridorem illum dentiem ffamme inexcinzuibiles agitabunt. Immortales miferi vinent ; - & omni tor- mento atrocius defperatiocondemnatosaffliget. Non miferebitur vlrra Deus: nullusa ibi refrigeriums nul- Lum remedium . 113 Alla fecchia yin attodi (cendere nelpozzo io feci dire; SIDAM VT IMPLEAR » eferue co- stà chi defiderofo d’approfittarfi , non rifiuta d'humi- liar fe fteffo entrando nelle fcuole scd abbalfandoti ad Humi- apprehendere i primi clementi della grammatica;0ò fia liarfi dell’humanitàycome appunto fece Sant {gnatio Loio- la » che ftando inetàadalta ) fi portò alle fcuole più bafle di Barcellonasa difponerfì coi tondamento della grammatica all'inrendimento delle fcienze più recon- î dites ed elenate; come anco ferue ad huomo ambitio» fo che s'abbaffa s etiandio fuperando ilcontratto del Ambi- proprio genio» e s'inchina alla feruità altrui » per farfi tiofo intaf guifa capace di tranfitoria affuenza » dignità ) ò grandezza, della qual forte di genteSan Pietro di Da- p;.tre a miano lib. 2, Epift.3. Hamsilrantery vi nati ÎN%* Damiano È | «Cipria- bs SECCHIA Capo XXIII. punè cpr: ‘fe pediffequos exhibent , vt prace- danit:laboribus atteruntur yvt gaudeant ; affliguntur inopia» vt nuprialis edulij continua poftmodum epu- Latione Largeivta? » Epudanco applicartì l'imprefa è chi volontariamente s'humilia fotto gli occhi d'Id- dio» per renderti degno di riceuere la pienezza delle fue gratie ; ilche fece la Cananca 3 la quale vedendofi non vdita y anzi (prezzata, e trattata da cagna » con Mast. 15 l'abbafarti,e confeffare la propria indignità; Zriant 87. Domine» nam & cartelle edunt de micis, que cadunt de menfa Dominorum fuorum Matt.15. 27. fi rele de- gua d’effere pienamente confolata ; della quale Pier Pier Cri- Grifologo Ser.to0. Meritò que fe canem confeffa eft» Sologo —inbominem commutatur: merito adopratur infiliamy leuatursbonorarur ad menfamy que fe fub menfa lau- dabiliy&> prouida bumilitate deiecit, Sant Agoftino offeruò quefti effetti nel Centurione, del quale ferm. S.Agofi- 74.de Temp. cap.8. ferifle . Telo non recipiebat 3 no corde recipiebat : QUANTO HVMILIOR, TANTO CAPACIOR » tanto plenior: colles enim aquam repellunt , valies implentur; e nel Ser. 27. de Verb. Domini, parlando della Maddalena la Luc, 10. quale ; Sedens fecus pedes Domini, audiebatr verbum 39 illius. Luc. 10.39. commenta; Quanto autem hu- S.Agofti- milius fedebat » tanto amplius capiebat . Confluit La enim aqua ad humilstatem conwallisy denatat de tu- moribus collis + 114 Chi prattica coi buoni; virtuofi s e letteratiy non può fe non far qualche lodeuole, e virtuofo acqui» Compa» fto» fi come la fecchia,calando giù nel pozzo, non può guia fe non imbeuerarfi, ed intingerti nella limpidezza » ed abbondanza dell’acque, alla quale matto di calarfì nel s * . pozza io diedi; HAVD REDIT INANIS. Se- eoncera neca Epift. 94. /n comuerfatione virorum fapientium non deprebendes quemadmodunay aut quando tibi pro- fit: profuifle deprebendes- Mique pracepra bona » fi Saepè tecum fints profutura, quam bona exempla + Py- thagoras astsalum aninaum fieri intrantibus templumy Deorumque fimulacra ex vicino cernentibusy & ali- __ cuius oracultopperientibus vacem. Non altrimenti Hnmiltà chi ricerca le gratie da Dio, ò da gli huomini, con hu- ettiene miltà profonda applicandofia dimandarle , ne fuoi defiderij fi rimane» piena, e felicemente fodistatta 115 Huomo ftudiofo » chealtrui communica gli acquifti da lui fatti nella lettura de i letterati volumi» paruemi che poteffe rapprefentarG nella fecchia del Studiofo pozzo» la quale eftrae l'acque da quei profondi fitì, non pertrattenerle ad vio proprio » ma peraltrui be- peficioy ò diletto, che però l'introdulfi a dire. HAV- X RIAM, ET EFFVNDAM,. Il Savio, della Sa- ._ pienza,ond’egli baueua l'intelletto ripieno ben difcor- SapienT. rena; Quam fine fiétione didagi, & fine inuidia com» 13. munico,& boneStarem allius non abfcondo Sap.7.13. E Seneca Epift. 6. Ego cupio in te awmia transfunde- res & in boc GAPDNEO aliquid DISCERE? PT DOCEAM: nec me vlla res deleétabit ) licet eximia fity& falutaris, quam mihi vni (citurus fum. 116 Stilauano già i Duchi di Milano ; di portare perloro fimbolo tré pezzi di troncani, i quali, e da vn lato fcopriuanale fiamme ardenti s e dall'altro fotten» . _.. tauano trè fecchi d'acqua ya i quali il Cavaliere Ven» Giuftitia dramino foprafcriffe . EX VTRISQVE SECV. e clemé- RETAS; poiche il Prencipe se col walerti del fuocos Seneca “a cioè col rigore delle pene , e cal feruirtì dell’acque, cioè conla foauità delle beneficenze,viene ad alficura» Gisfo reilproprioftato. Imperantium feraor cum pruder» Lipfo - pia; femeritas cum clementia, afliones cum faluste ci- nium (int coniunéte , ditcortì di Giufto Liplio lib.de Gio: Ste- vna Relig. Solone citato da Giovanni Stabeo Ser. 41, hu richiefto, Quid magis ad reipublica falutem pro- 493 deffecs riipole; S4boni premijs innitantur, mal: autem pens coercentur; e Licurgo anch'effo era folito di- res DVABYS potifinum REBUS CONTI- Cicerone NERI REMPUBLICAM: PREMIO fcilicety ET POEN A. Cic. in Epitt.ad Brutum. 117 Comevnafecchia mal può folleuarfì , quan- do non fiegua l'abbalfamento della compagna » il che Acquifto dichiara il titolo. DEPRESSIONE ALTERTVS: così il mondano intereffiro » non può avuantaggiarfi ne fuoi intere(Ti, fe non con l’altrui difcapito , c pre- giudicio. Sant Agoftino in Plal.64. Quis optat he- S-Agofti- reditatem » mifi morte alterius? Quis oprat lucrum, "a nifidamno alterius? Quam multi aliorum defefio- ne cupiunt fublimari &c. Il Popolo Ebreo vicito dalla fchiauitudine dell'Egitto fi promofie all'acqui- fto d’vn regno: mà con la depreffione de i Filitteis Amorrei » Ferezei ye dell'altrenationi, che dominaua- no nella Paleftina + Giulio Cefare fi follenò alle gran- dezze della Monarchia imperiale, mà fottomettendo la Republica Romana; e foggiogando conla violenza dell'avmi la Germania » la Francia yla Spagna je l'In. ghilterra, Il Turco s'auttanza in grandi acquifti ,mà con la depreffione dei Criftiani , a i quali hà tolto la Paleftina , la Bulgariayla maggior parte dell'Vnghe- ria, l'Imperio Greco, il Regno di Cipro &c. 118 Quell’ingegno elcuatiffimo del Dottore Sforza O.idi, Lettor primario di leggi nello Studio di Pauia, e nell’ Accademia de gl’Intenti | Alleggeritoyal- 2ò per fua imprefa vn baftone , foftenuto in bilico da vna mano, davn lato del quale fi vedeva appefo vn fecchio» e dall'altro vn greue legno sò fiavn faffo, che al fecchio feruiua di contrapefo , col cartello; PON. DERE FIT LEVIOR ; dinotar volendo » che fi came quel fecchio era con facilità portato s mentre dall’alera parte del palo era aggiuato quel pefoche per ragione d'equilibrio l’alleggeriua: così il pefo della lettura pubblica delle leggi, da luicon eroico valore foftenuto » gli riufciua di gran longa più foaue » con l'aggiunta de gli etfercitij accademici » che da luicon applauto vniuerfale erano ftati aguati, ed intraprefi.. Ognigran pelo refta alleggerito, quando fe gli ag- Amore giungail contrapefa dell’amore 3 di cui diceva il Padre Sant'Agoftino; Amor meus pondusmeum, Ad al S..Agofftè cuni pare ftrano, che la Maddalena s’offeriffc, benche #2 delicata di temperamento» debole di (elfo, e tenera d’anni 2 portare da fe ftelfa , etrafportare altroue vn corpo morto, che rielce di notabile aggrauio a più portatori. Sicwfuftulisti eumydicito mabi vbi pofuifti Te: 20.15 cam; & ego eum tollam. loan. 20 15. mà il Padre Nicalò di Lira diceche aiutata dal pefo d'unintenfo — amore, ftimaua ogni altro pefotacile e leggero . Ex Nicolò dè virtute enim amoris credebat fe po]: portare tantum Vir4 corpus etiam mortuum, quia feruenrer amanti nihil videtur difficile. Itrauaglidella prefente vita » fiano pure anch'elli affannofi , tormentofi » infopportabilia che mettendefi loro al rifcontrola felicità della beata giare » da così degno contrapelo farannotutti rad» olciti, ed allegeriti, San Giovanni Crifoftamo lib. 1.de compuntt.cardis cap.;. interpretando le parole di San Paolo 2. Cor. 4417. Quod wa prafenti eft ma > Cr. + mentaneum y & leue tribulationis noftre fupra mo-*7 dum in fublimitate aternum glorie pondus operatur in nobis» dice; #ide ergo etiam quicquid in prefenti Gi: C® ef leue effe » etiamafi tribulatio fit. Quomodo leue è {Fo Quia immenfum PONDFS futura GLORIE LEVEM FACIT prafentis temporis TRIBF- LATIONEM » etiamfi (enfibus noftris grauis videatur. San Bernardo inlegna » a reader leggeri quanti mali pollano mai aggrauarci ; ed è il metrertì d'auantis per loro contrapefo , il troncone ps c della croce , ed il fafcio di mirra; cioé di quelle pene acerbe; che tolerò il Redentore; poiche nella contide- ‘ ratione di quette , tutte le pene mondane vengono a San Ber- Mtigarfì;e nelSer. 43.in Cant.ferive: Si ante ocu- los babneritis quem portatis , pro certo videntes an- guftias Domini, len1usveStras portabitis. SPECCHIO Capo XXIV. .- 119 @Imbolo d'animo leale ) tetto, e fincero è lo Prencipe S {pecchiostegnato conla fcritta: CVNCTIS Giudice AEQVE FIDVM; ed ancora: OMNIBVS IDEM, motto preportionato ad ogni buon Prencipe , retto Giudice; e Prelato difcreto 3 1 quali egualment. a tutti ripartono la luce della loro beneficenza 3 prendendo tardo Dio per ciò fare l’ammaeftramento dal medefimo Iddio, di cui Virgilio AEncid. 10.v.112. Virgilio Rex IVPPITER OMNIBVS IDEM Anzilofteffo Iddio, di fe fteffo parlando s per bocca .., di SanCirillo in Amosnum.$2-/diccua: Mibi omnes S.Cirillo ey &quo intenti. Al'efacre feritturescome vuol $.Ber- nardo Ser. de fept. panibus 3 il nome di fpecchio fince- ros e fedelifimo fi proportiona ; mentre a gli occhi di ciafcheduno rap prefentano quello ch'egli è. Esange- S.Bernar- ); ; Louie ; landi Îi lium , fpeculum veritatis, nemini blanditur, nattum ne feducitytalem in eo fe quifque reperiet s qualis fuerit . 120 Nondiffimile é l’imprefa dei Partenij di Roma, che trafcegliendo lo fpecchio, ad effere figura sedidea Fa della Verità lo fegnarono col motto : FALLERE fincero NESCIVM; nelquale anco s'etprime vn animo lea- les ingenuo, e fincero è dalcui genio fiano rotalmente lontane le doppiezze se gl'inganni » nel qual fenfo D. Gregorio Brunello fpicgò l'imprefa col diftico : Gregor. Vitrea finceram bac fingit tibi machina mente, Branells Qua nequit admiffa neftere fraude dolos. Sant Agotlino , dice che ciafcan volume ,.e racconto Sacra delle facre fcrittures tenga la fembianza d’vno fpec- ferittura chio; quale non fapendoné adulare, nè ingannare al- cuno de i contemplanti à ciafcuno rapprefenta quello ch'egli é, fiafi bello;ò pur deforme . F fanellando con l’anima » che quale fpofa fi tien dananti quefto facro fpecchio, Conc. 1. in Pfal. 103. difcorre: Vide fi hoc $-Ag0fi- cs quod dixit ; fi nondumesy seme vefis. Renuntianit Re tibi peculum faciemtuam , ficut fpeculum non fentit adulatorems fic nonte palpes. Hoc tibi oftendit nitor ille, quodes; vide quaes: & fi tibi difplicer > quere vtnon fis. è |» i 121 ]lmotto, che Monfignor Arefio aggiunfe Carita- allo fpecchio : OMNIBVS OMNIA ; dimottra gli tiuo affetti d’yn cuore caritatino s che fì conforma algenio di tutti per confolartutti. OMNIB/S OMNIA 1. Cor. 9. fattus (um 3 diceua l'A poftolo 1.Cor. 9.22. vi omnes 22. facerem faltos; li conformaua è tuttiynon con fintio- ne apparente, mà con affetto di compaffione; contem- perandofi s per quanto gli permetteua l'honeftày e la legge d’Iddio, all'inchinationi di tutti , per giovare a .tuttt, Sant'Agoftino Epift. 9 & 19. Non mentien» S-Ag0h"" do, fed compatiendo : non fimulantis aftu y fed com- no ) 7 n La ; ‘ miferantis affettu omnibus omnia faftus eft Paulus . Pertanto ben configliana Lorenzo Giultiniano, de triumph. Chrifti agone cap. 4. T'ransfornemur in fingulosscommunicemusnos omnibus: itant ilud Apo- fiolicompleaturin nobis: Omnibusomnia faétas finny vt omnes lucrifaciam . . 122. Qualamico zelante, e fincero, lo fpecchio, con mute 3 mà ben intefe voci, auifa chiunque in lui s'affifia, e con etto lui ficontigliayciò che emmendare, ciò cheapprouareei debba ; chiaramente moftrando : Corret- CORRIGENDA,AVT PROBANDA. Fffetto» rose chencelcorrettore, incefo per l'appunto nello fpecchio Lorenzo Giuftin. 0 STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV. of-ruò S. Clemente Aleffandrino lib. 1. PedaS.cap.9. Clemente Quemadmotum enim fpeculum non eft malum defor--Alefan2, mi, eo quodibfumoStendaty qualis fit: — ita nec is quireprebendits ei male valtyqui iaborat acimoyneg; eniminfert ei delitta,fed ca qua adfuntspeccata often- : dityadhocvt auertat ab hwufmod: ftadijs. L'effem- Efempio pio divirtà , che nell’altrui vita s'offerna é vno (pec- chio , che sù gli occhi ne pone ciò che approware , ciò che reprouate dobbiamo > Sari Ambrogio lib: de To- feph cap.:. Santforum vira cateris norma viuendi $- Ambre eStye frà poco. Su igiturnobis propofirus SanttusTto 8° fepbtamquara fpeculum caftitatis ; e nel 2.lib.de Vir- ginibos. Sit nobis ramquam in imagine defcripravita Marie,de qua velut ex fpeculo refulget fpecies cafti- tatiss& forma virtutis. Hinc fumamus exempla vi- nendi, vbi tamquaminexemplari magifteria funt ex- preffa probitatissgua OVIDCORRIGERE; QVID TENE RE debeatis oftendune. Nei ca. ratteri della fcrittura facra , fimilmente altri ben rico- nofce: ‘Corrigenda, au probanda, della quale S. Gre- 5. Grego- gorio Papa lib. 2. Moral.cap.1. Scriprara facra Men” rio Papa tisoculisquafi quoddam fpeculum opponitur: vt in ternano$tra facies inipfa videatur. Ibi enim feda, ibi pulchra noftra cognofcimas: ibi fentim us, quantum proficimis: ibi a'profetta quamtongè diltamsus. Nei quali fenti anco San Bernardo Sen 1. de fept. panibus, effortando i fuoi Religiofi. Confideremusnofmetipfos Lele inea,quam audiuimus facri E wangelij lettione vt pro- ficiamusex ea, & corrigamus fecundumeam y fi qua in'nobis deprehendimus corrigenda . Seruc altresì la Confcié noftra confcienza come di fpecchio 3 ched offer- za : uata ne dimottra ; Corrigendayant probanda; chetan= to fuggerì Sant'Agoftino; Stmulieres fpeculum funm 5, Ls:fi- curtosè tergunt a palnerey& forte , multo magis fpe= go °° culuminterioris bominis debemus & innenire &ter= gere, & infpicere y vr in eo totam turpitudinem no- flram valeamus deprebendere. MI 123 Dimottralealtà, egratitudine lo fpecchio ; poiche: RECEPTVM EXHIBET; dal qual proè Gratit- pofito non s'allontana l'Eccleliaftico 24. 24. Quede dine mana tua accepimusreddimus. Altri gli foprapofè; Ecl=24&* REFLECTIT ALIENVM; e dinota fcambieuole 24 | * corrifpondenza. Agapito Diacono Epift. Paten nus Corri- 24. ‘con quefta fimilitudine per l'appunto ragionaua ‘Ponden- del giudicio d’Iddio: Sscutiexguifica fpecula , tales = dici monftrant vultuam apparentias., qualta ipfa funtar- pi cicio chetypay nitidas videlicet nitentiumy criftes autemtri- bp è frantium: eodem patto iufium Dei indicium noftris ” “ i attionibus affimilatur: qualizienim funt ; quad nobis prafianturstalia ipfe nobis par pari referensexbiber. L’età fanciullefca » e giovanile » anch'ella è timilerallo Bia {pecchio sche rappreienta con l'imitatione dell’opere» ciò che ne gli altri offerua; Luigi Nowarino nell’Aque Nuttiali num. 473» Par (peculo tenera cft atassquod quicquid ob illud Ponas, perfimili conditione refert Sic pueriy duce nataray plerumque parentum Moresconfuerunt moribus exprinrere . 124 fnoccationedi pubblica ditputa » furono fi- gurati due fpecchi, terfìy e forbiti» l’yno rifcontro l’al- Scambi tro col motto: MVTVANT INVICEM; poiche © clesza. con la virtù dell’vno , la virtù dell'altro maggiormente ui compariua; e fcambieuolmente s'illuitraua ; talii buo- ni amici, quafi fpecchiy potti al rifcontro ) prouano in Amico - fe tteffi il ritlefio delle paflioni dell'amico; del quale Veio effetto il Tafio : ”“ i Sotto il giogo» oue Amor tero mi ftrinfey D’amiciua folcai campo lecondo , E d’ogni affetto tuo mefto, e giocondo Si fcolpìl’alma dentro, e fuor mi pinte. Le Sacra fcrittura» Luigi No uarino Torgunate Tafjo SPECCHIO Capo XXIV. 125 Lofpecchio col motto Spagnuolo; 1) ME QVIEBRE », O ME REQVIEBRE cioè : O Defide- M{ ROMPA, O. MI MIRI; dimoftra gli affetti ciro impatienti di perfona s rifoluta anzidirifiutar lavita, che di reitar privo dell’altrui gratiofa prefenza , e cor- rifpondenza. Abfalonein pena del fratricidio y ftette er vn tempo efule da Gerufalemme; alle preghiere, e alpi officij di Gioab,il Ré Dauide lo rimife dal ban- do, mà con legge, e diuieto efpreffo , che non douefle comparirgli d'avanti ; ecosì appunto fù fatto, poiche ; 2-Reg14 Manfit Abfalom in lerufalem duobus annisy & fa- via ciem Regis non vidit. Mà non potendo più fofferire Abfalom quelta privationeycon impatiente (uifcera- tezza fi diede a pregar Gioabbe: Ob/ecro vr videam Num.3». faciem Regis; quod fi memoreft iniquitatis mea inter- ficiat me » fcrittura tutta opportuna per la prefente imprefa . 126 Monfignor Arefiorapprefentò la Santiffima Trinità» formando imprefa di trè fpecchiy inatto di rimirarfì l'vn l’altro» col cartello; IDIPSVM INVI- Trinità SEM dal qualfento nons'allontana molto San Gre- Satiflima gorio Nazianhzeno Carm, 4. il quale ricercando di ciò che Iddio fi facefte prima di creare il Mondo ; rifpon- | decosì; Scilicet ille fue fplendorem cernere forme Gaudebatynumenque (uum triplicique yparique Lucemitens, 127 Lofpecchio in faccia del Sole.» che tale per l'appunto dimoftra quel Pianeta; QVALIS INEST COELO), infegna cheil Predicatore debba con ogni fincerità far comparirea gli occhi altrui i veriye legiti- mi fenfi delle facre fcritture. Proprictà riuerita in San Bafilio Magno » il quale: dfulta eruditè foripfit ; ac Bre. Rom. nemo s tefte Gregorio Nazianzeno » facre feripeure libros VERIVS , aut vberius explicanit; ed anco inSan Giouanni Criloftomo, del quale ia Chiefa Ro- ro. Rom, manacosì; Multitudinene, pietatem y ac fplendorem concionumycaterorumque eiusforiptorun, interpre- tandi etiam rationem , & INHRRENTEM SENTENTIR SACRORVM. LIBRORVM EXPLANATIONEM. omnes admirantur » 128 Gratiofa imprefa è quella di Catarino Cor- naro; il'Grato trà gli Errant: di Brefcia > cioè a dire vno fpecchios che rapprefenta l’imagineye fplen- Scienza è dore della Luna col motto ; AT LVMEN A SO. dono LE. Nonaltrimente laluce della dottrisa ,che negli d'Iddio animinoftri s'accogliesbenche vengaloro compartita dailibri , eda i Macftri adognimodo tutta diretta- mente deriuay e deue riconotcerti da Dio » fonte di fa- pienza infinita ) dal quale Omne bonum. Così San Paoloimparò gli articoli defla fanta Fede da Anania, che fù fuo maetlro ; e pure tutte le fuecuangeliche dottrinelericonofce da Dio: Nozum vobis facro,fra- ©alas, 1, tresy Euangelium meumy quod enangelizatum eft è dI. mesquia non eft fecundum bominem:neque enimego ab bomine accept iUlud, neque didiciyfed per reuelatio- nemlefuChriftt. Galat.1.11. Così Tomato d'Acqui- no apprefe Je dottrine fcolaftiche da Alberto Magno, e pure proteftò che ilfuo vero Maeftro era itato Cri- fto crocififio. Lo fteffo dicafi delle ricchezzezlatciate- ciper heredità ge de i gradi d'honoriottenuti da i Per» ionagginoftri amoreuoli, quali benche mediatamen» te vengano da gli huomini, afloluta » € propriamente deriuano da Dio . 129 Bell'imagine della purità verginale y.che pur troppo conogni tacilità retta contaminata è lo fpec- Wirginità Mi0,a! quale 10 foprapofi; AFFLATV LAEDITVR, concetto d'Egidio , c. de Mundi contemptu; Culpa omnis caftitatiofficit; eft enim CASTITAS CEV mundum SPECVIVM > quod samen ANHE- Gregorio Naziam Predica- tore Egidio |] 405 LITV OBSCPVRATYR. E Sant'Ambrogio de S.Ambre- Virgin. Sana VIRGINITAS non folumtac- s' tu ,fed etiam ASPECTY VIOLATVR. 170 Simbolo di perfona grata è lo fpecchio 3 che riccuendo i raggi del Sole» gli riflette ne gli oggetti circonuicini, alqualeio diedi. ACCIP.M, ET * REDDIT. Quefta virtù propone.» eperfuade- Libera= ua Agapito è Giuftiniano Imperatore Epift. Paren, 1!" Scito, quia quanto maioribus dignushabitus es, tri Agepiso buente Deo ymuneribus, tanto maius ipfimomen es è ergo redde bene faftori debitum sratitadinis ee. Fi- lippo ILS. Rédi Spagna, ciò che riceuette dalciclo» refeconogni puatualità al grand'Iddio; che ft Al cielo à lui toggettò immenti regni , effo col mezzo della Crittiana religione, foggettò i vatti Regni è gli offe- quij delvero Iddio y ciò che cantò nell'elequie fue il Telauro ; Relligio Aufpicijsorbem regalibus implet : Et qua Religioregna » Philippes habet . Emanuel Et Deus, & Princeps alterno munerevegnant : Tefauro Nam Deus huic orbem fubijcit s ifte Deo. M diafi luogo al vero 1compoli quet'imprefa» per Scritto- idea di chicommunica al mondo lefue ftudiofe fari re chesefponendo al pubblico quei lumi, onde il proprio intelletto fì ritroua illuftrato . 131 Perinferire che il corpo Sacratiffimo di Cri- fto lia in tutte l’Hoftie, particelle, e frammenti vifibili coniacrati, figurai molti fpecchi, grandi, piccioli,in- tieri, fpezzati &c. y che fotto i raggi del Sole rappre- Eucari- fentano ciafcun di loro in fe ftelliyperfetta, ed intiera- ftia mente quel pianeta è co'l motto; OMNES IDIP- % SVM, ò veramente ; IDEM VBIQVE ; ciò che fcriflero prima $,Ambrogio Dom. . poft Epiphan. Singuli accipiune Chriftum Dominum y & in fingulis S- Ambro- porcionibus totus eft, nec per fingulosminuitur, fed ®® © * integrum fe prebet in fingulis, e dopoi il mio Vgone di S. Vittore to. 2.lib.3. de Anima cap.j0, Sicut quod VgonVie- vbique offertur vnum corpuseSt, & non multa cor- torino poray ita vnum facrificium diuerfis locis d dinerfis ho- minibus facrificatur e VBIQVE EST IDEM. Per partes diuiditury& 4 multis accipitur,& femper eft integrum. Può ancoferuir l’imprefa,a dimottrare, Amor come Iddio communichi il fuo amore a molte anime» UNO fenza pregiudicio loro » cioé donandofi tutto a tutte. i San Bernardo Ser. 69.in Cant. Hochabet in natera s.Bern ar fimplicifima fponfi diuinitas, quafi vnum refpicere da mulros, & quafi multos viumynec ad mubritudinem multus erit,nec ad paucitatem rarusmec ad dinerfita- tem dinifus,necreStriftusadvnum. Sic fanè vm in- tentus vt non detentus, fic pluribus vt non diftentusy nei quali fenfi anco S.Gregorio Papa 25-Mor.cap.13+ € Grero- Sic intendit Dominus fingulisy ac fi vacetà cuntis,&® È. “p si Ù ficfimul intendit omnibus, ac fi vacet è fingulis. | 132 Lo fpecchio, riuolto verfo iltole , che rice- uendo in fel’effigicye lo fplendore di quel gran piane- ta abbarbaglia colrifleffo de iraggi chiunque lo ri- mira, dal Padre Don Arcangelo Conter fù introdot- to à dire . IO PVR DIVENGO VN SOLE ;Beati idea elpreffa deibcati, i quali ftando fifli nel godi. mento del fol diuino » anch’effi paiono tanti fol: ; onde hora Crifto in $. Matteo 13. 43. Tuffi falgebune ficut Solinregno Patris corum » ed hora S.Giovanni: RI Cl Simailesererimus, quoniam videbimas euna ficuti eft. © “° 133 Peridea d'yvnIppocrita > paruemi y che feruir Ippocri-- potla lo fpecchioy da me introdotto a dire: SO La D'APPARENZE ABBONDO, Pier Cri. * fologo Serm.9. Iuftitia » queeft bypocrifis » tuftitia Pier Cri- noncft,mentitur oculis y fallit afpettuyvidentibus ila- fologo dit &c. Il Mondo anch'efiò € tale » icuî beni altro Mondo non fono,che vn'apparenza y ed yna vanità: Fily bo- minum > Mast.13. . 406 minuu., vfaueguo gram corde ? Vt quid diligitis va- P(al.4.3. nitatem, & queritis mendacinm? Pal. 4.3. San Gio- Gio: Cri- vanni Crifoftomo. In bumanis rebus nomen eft di- Sofomo itiarum yresnullo modo; nomen principatus y & re- manet nudums & exile nomen. Seneca ed effo pure Fpift. 15. D:fcedant aliquando iftainfidiofa bona, & Sperantibusmeliora quam affecutis 134 Vn peccatore penitente, chetutto ad vn tem- Peniten- po e fà i buoni proponimenti » e poi immediatamente te infta- gli annulla, potrebbe figurarfi nello fpecchio,dal qua- bile le in vno inftante fono e formate ed annullate le ima- gini, col titolo: FORMAT; ò fia: FINGIT, ABO- Beni. LETQVE MOMENTO; od ancora: VAGANS médani FORMATVR_ IMAGO, della quale forma di dire apparéti fi valle Quidio , per efprimere la vanità tranfitoria di quanti beni hala terra » feriuendo nelle Metam. lib.1 5. ———— Nubhile$ttoro quod perftet in orbe . Cuntta fluunt s omnifque V AGANS FOR- i MATVR IMAGO. 135 Lofpecchio; figurato colvetro inuerfo il Sole, Cern & la fua parte oppofta, hafi legno, od altro » verfo gli platiuo occhi noftri; colmotto: AVER SVM CET ERIS ’ rapprefenta vn animo totalmente applicato i foli of- {cquij della diuinîtà , e che dietro le {palle hà pofto quanto di lufinghicro ha 11 Mondo ; qual appunto era quel di Paolosche proteftava Philip. 3.8. Omnia arbi- tror vt fiercora s vi Chriftumlucrifaciam ye frà poco Nu. 13. NU. 13. Que retro funt obliuifcensy ad ea qua funt priora extendo meipfum + 136 Allofpecchio » che ricevendo dal fole fon al- tro cheluce » riflette ad ogni modo vampe di fuoco, Bellezza ad incendere icorpioppotti fù foprafcritto; E L V- CE ARDOR; Cosìdalla bellezza che può chia- Kraned marfì luce , fono fulcitate le fiamme dell'amorofo af- È dore. tl fole trammette luce, e pure lo fpecchio in vece ‘ diluce sfcaglia ardori ; tale dice il Saauedra il Prencipe ben ifpeflo hauendo faniffima intentione » tramanda Miniftro luce di quicteydì fercnità » e di pace ; mà la maluagità cattiuo de iminiftri , negotiando finiftramente » in vece di lù- ce » porta d’intorno il fuoco. Le lettere di Teofilo Ve- fcouo d’Aleffandria , inuiate à San Girolamo;non por- tauano » che luce di manfuetudine ; mà i lattori delle lettere » conlle parole minaccianti, non deftauano che fuoco di fdegno ; che però San Girolamo Ep. 62. così rifpofe; Curnomine Santtitudinis tue , contra nos pro terrore abntuntur , cum epiftola tua pacem & man- Suetudinem fonet, illorum verba duritiem comirentur? Don Loppe de Harro Miniftro del Re Don Sancio il Forte ; nei trattati d'accordo frà quel Ré, ed il Re D. Pietro d'Aragona il Terzo, riferendo diuertamente le rilpofte d'ambi, gli lafciò più fdegnati che mai . 137 Lo fpecchio concavo; che riceuendo lo fplen- dore de i raggi folari, tramanda chiare vampe d'’intor- no,hebbe perfoprafcritto il verto: MOSTRA NEI LAMPI ALTRVI.LA SVA CHIAREZZA , cd è bella imagine de i Beati , iquali ricevendo dal volto Beato deldiuino fole pellegrini {plendori , compaiono a gli occhi del Mondo e luminofi; e gloriofi. Serue anco i, l'imprefa ad vn Miniftro di Prencipey che riceuendo di Pren- 921 fuo Signore autoreuole dignità, e luftro,con quella cipe occafione,tà comparire,e rifplendere la finezza de fuoi talenti . Seanco pér corpo principale di queft'impre- fa altri volefie riconofcere,non lo ipecchio,mà il Sole, il quale ne 1 lampi dello {pecchio fà comparire l’effica- cia» ed energia del fuo gran lume; potrà l'imprefa in- ferire » che nelle perfetuoni delle creature la fomma gloria del Creatore retti manifeRata. Ne iquali fentì l’Abbate Grillo ne fuoi pietofi affetti parte prima: Quefta , ch’a gli occhi miei difcopre il Sole Mondana immenta mole, Seneca Onidio Philip.3. Bi Imp. 7 S.Girola- ‘to Dio Az elo Grile STRVMENTI ECONOMICI Lib. XV. È tuo fpecchio Signore, Che t'offre a me nelfommo tuo valore ; Perch’io rimiri in sì ftupendo effetto Ciò che non può capir noftro intelletto; E leggainsì divino ampio volume Le mie gratie, ituoi pregiseltuo coftume. E di nuovo; ful fine pur della prima parte: Quel Sol; ch'i giorno io miro , Quel ne la notte bruna Mi fplende ne le Stelle» e ne la Luna ; Ch'in varij volti luce Vna medelma luce; Così l'ifteffo oggetto Micro in diuerfo afpetto ; Così ne le fatture il mio fattore Vien ch’ogn’hor miri, e riuerente adore. Don Carlo Boflo,figurando i raggi del Sole,che ri- cevuti nello fpecchio concauo indi ripercoreuano in alcune materie fodese le inteneriuano,e le inceadena- no; aggiunfe all’imprefa il motto: ET DVRISI- Ma CEDENT. Non altrimenti la rigidezza dvn cuore, indurato da gli odij, reftarà commofla ,quan- do dal feno del fuo emolo » faranuo fopra colui tra- mandati raggi di carità affettuofa ,e di cale benefi- p, 12. cenza. San Paolo Rom.12:20. Szefurseritimmicus .05. tuus, ciba illum: fi fivity potumda illi; boc enim fa- ciensy carbones ignis congeres fupercaputewms. Hoc enimagens scommenta il Beato T omafo di Villanoua Serm. 12. fer. 6. Ciner. & accendetur charitasy de- firuetur malitia, & ceffabicinimicitia, & evut fracery quem inimicum putabas ; e prima dilui San Girola- 5.Girs- mo lib.1. aduerf.Pelag.cap 9. Carbonesignis congre- laws gabis fuper caput eius vt fuperatasbeneficyjs , exco- Ctus feruore charitatiss inimicus effe defiftat. 138. Anima contemplativa» che non d'altra fiam- ma s'accemde , che di quella del diuino amore sbena ragione può figurarfi nelio fpecchio concauosche per- Anima coffo da iraggi del Sole» concepitce celciti 3 e pellegri» is ni ardori ; e porta il motto: COMMVNI NON Pista IGNE. Ermanno Vgoney Vot. Anima Eleg.1.in fi. O Deusyautnullocaleat mihi pecius ab igney «Aut folo caleat legis amore tua. Ciò che quett’ Anima diaotaycon antioto affetto def». derana, provò nel proprio cuore il teruoroio Padre S. SAgRi- Agoftino : Quid ch boc quod fentio ? quis Ejt 18945» me quicalefacit cor meum? qua eftluxy que trradiat. * cormeume O ignis s qui femperardes IT nunquem extinguerisy accende me. Sollog. cap.3t. , La concawità dello fpecchio è quella , opra di cui raccogliendofi » ed vnendoti inlieme i raggi solari » indi poi fe ne concepifcono » e fe ne Icagliano fuori fiamme diviuo fuocosondea sì fatto fpecchioyche per- * coflo dal Sole partoriua fuochi stoprapofi: IGNEM Humile AB IMO; idea efprefla di cuor puro,ed humile,che in rifguardo all’humiltà onde in fe fteflo viue tutto concentrato, con facilità ttupenda concepilce le tiam- medello Spirito fanto. Concetto di Tomato Staple- tone Domin. 4. Aduent. $. 6. S:cut fpecula depre[]ay qua ignita vocantur sradus Solaribus appofita ignem concipiunt - fic cor humiley € depreffum dusnni fpi- vitusignem Statim concipit &c. Può anco in quetto {pecchio rauuitarti l’amico finto » che porta l'odio nel cuorc,il quale quanto più s'incurua in atto d’ollequiar- tiytanto più fi difponea fcagliarcontro i tei fuochi | delle vendette. &myicitegentes imimucitiam curnant Cornel. a Se fe» vt amicum bonorenty fed fub cursirate hac dolos Lapide abfcondunt - ac interim colligunt ignemyardoremque nocendi, quo amicum exuranty& perdant. Cornel. à Lap. in Ecclefiatt. cap.:12. v. 10. 139 Nellofpecchio concauo ; che riflette i raggi el Carità Tomalà Villano= Erman. V gon. Tomafa Staplet. Amica fallo SPECCHIO Capo XXIV. del Sole in materia combuttibile, e vi accende il fuoco» portando il motto; PER TE SPLENDO, ED ACCENDO , può rauuifarfi l'animo riconofcente, e grato d’vn feruo d'[ddio, che ò rifplenda nella luce delle dottrine y e de i miracoli ; ò rifcaldi gli altri nelle vampe dellacarità, tutto attribuifcealla virtù fourana: Quigloriatury diceva San Paolo 1. Cor, 1. 31. 12 De- mino glorietur. Quare verò in Domino ? ricerca Lo- renzo Giuftiniano Îib. de humilit. cap. 1. Quoniam ab ipfo percipimus totum s quod dignum eft gloria. Può anco riafumerfì il motto nella perfona d’vn San- to, che riecuendo come fpecchio puro l'illuftrationi dal diuino Sole tramanda fubbito lampi di fuoco ce- leftey ad inftae=mare i cuori de icircoftanti, come au- venne nel Serafico S. Francefco y in Sant'Ignatio Lo- iola&c. Yo quefto fenfo Achille Bocchio Symb. 60. Jgnifert ardentes Phabi fpecularia flammas Concaua fi fuerint, puraque » concipiunt. Hinc facili oppofitus fomes comprebéditur igne. Sic qui mente Deum fimpliciore capit. Ipfi arcana libens fidi penetralia cordis Dedicat yatgue igni carpitur atherio. Vude aly ignejcune diuino prorfus amore y Mox lati fuperum regna beata tenent + 740 Dello fpecchio concauo , che percoflo dai raggidel Soleytramandava i raggi in materia combu- fibile » col cartello; EXARDESCET IGNIS ; fi valfe Monfignor Arefio ad honore di Sant'Ignatio Loiola, inferendo, come queito gran Santo » fu ftru- mento fcelto dal Sole diuino » per deftare il fuoco del fuo fanto amore nella vaftità d'vn Mondo. E ben col mezzo d’Ignatio doueuano fcaldarfi i cuori de i pec- catori,mentreegli,riccuutiyed vnitinel uo petto i rag- gi» e le illuminationi del cielo , era veramente tutto Ignatio,cioè tutto di fuoco,irifegnandoci Tullio 2.de Oratoresche effer debba tutto ardente colui , che gli altri dirifcaldar pretende: #t nella materies tam fa- cilis ad exardejcendum est, que nifi admoto igniy ignem concipere poffit: fic nullamens efttam ad com- prehendendamvimoratoris parata sque polfitincen- di, nifi inflammatus ipfeyad cam,& ardens accefferit. Ancoadyno feuardo d’Iddio , s'accende il fuoco nel cuare de i più contumaci, cheperò a Dio riuolto ; D. regorio Comanini Canz.io ttanza 7. D'vn caro voftro fguardo vn dalce lampo» Occhi, s'entro a tredd'alma arriua y e fplende, Quanto sè quanto l’incende. Ben nullo é cor dicosî dure tempre Che nons'infiammi, e ftempre , Punto dal caldo delbel voftro raggio » Ch'a lui toglicil Decébrey e mena il Maggio + 141 Lotpecchio concavo , percoflo dal Soley che raccogliendo vniti intieme tutti quei raggi » gli riferi+ ua ripercorendo ad vn fol punto, col motto: AD VNVM REDIGIT ; tù imprefa del Tefauroyalzata nell’efequie di Filippo II. Ré di Spagna, per dimo» ftrare che quel gran Monarca,tutti i penfieri che rice» ucua da-Dio , gl'indirizzaua alla pace commune. S, S. Igna- Ignatio:Loiola tutti gli affettifuor yi fini, e le opera- tio Lo- tiomordisaua ad vn fegno di faluar anime per accre- jola —fcerleglorie del nofiro Iddio s folito continuatamen- te di repplicare: AD MAIOREM DEI GLO- RIAM. 142 Dello fpecchio concauo , che col rifleffa del tole accendena vna candela fù fatto emblema col titolo; EX ALIENA LVCE LVCEM QVERI- 10) integnandoci à riceucre dall’altrui configlio lu- me opportuno nelle noflre indigenze; Virgilio dando percompagno ad Enea iltamolo Acate ; —— /pfc vno graditur comitatus Achate ; Ricono- {ciméto. 1. Cor. 1. 31. Lorenzo Giuffin. Giufto Achille Bocch. S.Igna tio Cicerone Sguardo d’Iddio D. Greg, Coman- Inten- tione Confi- gli arfi Pirgilio 407 fEneid. 1.v. 316, interî che il buon Prencipe ; non dceue mai fcompagnarfì dall'opera del configlieroson- de ed Ifocrate ragronando col Prencipe Nicocle dice ua; Intellige bonum confiliarium effe vtiliffimumy Ifocrare ac dignifimam omnium poffeffionem:illos etiam tum regnum maximè amplificaturos exiftima, qui tuam mentem plurimum potuerint colere, Ed Furipide ; Princeps fapiens fapientumcommercio. | 143 Mentre ilfole percuote nello {pecchio , indi fe n’efce il raggio , prodottoegualmente » e dal fole Spiri e dallo fpecchio » al quale fù chi foprapofe s AB Lv VTROQVE PROCEDIT per idea dello Spirito * fanto , che dal Padre egualmente ; e dal Figliuolo è fpirato ; Vinificatomnia fpiritus Dei y fcrine San Ci Cirillo rillo Aleffandrinoin Genes. cam & ipfenatura vita Aleffan. fit» vtpote è vita, hoc eft è Deo Patre » & Filio procedens . CELA IDRALZO Capo XXV. 144 ) agi D. Ippolito Bracciolini , nell'Acca- demia de i Rifuegliati in Piftoia,hà vn pez- zo ditela, diftefa in vn prato,fotto i raggi del Sole,col ua, titolo: HINC CANDOR; così ilvero candore, € i.14dio la purità dell'anima » s’ottiene dallo ftarfene fotto gli occhi d’Iddio, ò pure fotto quelli di perfona » di virtù fegnalata, e ragguardeuole . Seneca Epift.10. Ali- Seneca quis vir bonus nobis eligendus eftyac femper ante ocu- los habendusyvt fictanquam illo (peétante vinamusy & omnia tanquam illo vidente faciamus - Magna pars peccatorum tollitw » fi peccaturo teftis affiftat . «Aliquem babeat animus > quem vercatur , cuins an- Ctoritate etiam fecretum fuum fanttius faciat » 145 Allatela diftefa in vicinanza d'vn rufcello d'acque , ed iui efpofta ai raggi del Sole p.iodiedi: + ALBESCIT VTROQVE. Imprefa opportunaall- < pietro A poftolo San Pietro yche parte rimirato dal beniguo raggio del Soledivino; Refpexit Dominus Petrumy Luc. 22. Luc.22.61.epartefommerfo nell’acque delle fuelagri- 61. me » Egreffus foras flenit amare, ottenne al proprio fpirito la purità perdutased il puro candore. Sant'Am- s._gimbre brogio lib. 10. in Luc. Bone lacryme, que lasant gio culpam. Denique quos Lefus vefpicit , plorane deli- étum. Negauit primo Petrusy & non flesity quia non refpexerar Dominus: Neganit fecundo » non fleuity quia adhuc non refpexerat Dominus. Negauit & tertio,refpexit Tefusy © ille amariffime fienie. Re- fpice Domine Iefus vt fciamus noftrum deflere pecca- tum, lauare delittum. E frà poco foggiunge :. Et tu veniam fi vismereriydilue culpam lacrymais cuam: eo- dem momento, eodem tempore reforete te ChisStus . Così la Maddalena illuftrata da Dio , elauata nel fuo pianto acquiftò al proprio cuore, nobile, e gratiola bianchezza . 146. Adwnpezzoditela » figurata fultelaro,con x la forbice in attodi tagliarla, io diedi il titolo; DVM Morte ADHVC ORDIRER, e dimottra colpo dimorte immati» fopragiunto in età giouanile , ò veramente quando 12 meno altri felatemeua. Conquefta concetto efpret- Ma fe Giobbe la velocità della vita humana, Dies me? velocius tranfierunt, quam d texente tela fucciditur, Job. 7.6. ecol medefimo fimilmente il Ré Ezechia: 72.6. Precifae/t velut d texente vita mea. Mfa.38.12. Ideft 1, ° inftar telesquara textor precidity & refecatyinterpre- ta Leone Caftro. Et rurfus; Dura adbue ordirer [4C- LeoneCa- cidit mey idefì veluti fi textor telamy quamexorfus efì fire rexere refecaret, fic i dimidio dierum pracifa eft vita MEA è Euripide Madda- ena DI ‘ ‘428 mea. Nelqualluogo il Cardinal Vgone: Zuanoftra quafitelaeSt. Hanc telam orditur homo longamin animo fuo quantum vult;fed Dominus prafcindit eam quando placet, & fepè propter difpojitiones, & defi- deria, que habet homo din viuendi » citius moritur Peròben configliava Vgone: Hoc e/l quod valde ti- mere deber homo procraflinanss ne cum orditursideSt fe difponit diuvitiurum » Dominus prafcindatinmo- mento » i 147 Allatela diftefay8 approntata ful telaro,come per lauorarui vna pittura,con la tauoluccia da i colori, & alcuni pennelli da vicino ) D. Diego Saaucdra die- Pueritia de: AD OMNIA; c rappretentò l'attitudine d’vn gioninettos difpoito ad apprendere) riceuere i linea- menti di quante cofe già mai potetlero eflergli propo- fte, odinfegnate. Imprefa leuata di peto dal detto vulgato d’Ariftotele s che la pueritia fia vna tauola rafa» che nulla in fe contiene di dipinto, mà che fi tro- ua difpofta a ricevere quei colori, che altri levorrà ri- partire. Seneca Epitt. 10. Omnibus natura funda- mentum dedity femenque virinrumsomnes adiftaom- nia nati fumus: cumirritator acceffitytunc illa animi bona velut fopita excitantur. Platone de An. In puerismobilia funtingenia , & ad percipiendum fa- cilia ; che però Gio. Audeno: Dumtenera eft atas , generofos imbue mores ; Tum facile eft cunttis artibus ingenium. 148 Advnpezzoditela (che fi prefuppone teffu- ta d’amianto) faffo ridotto in fottiliffimi fili, del quale filauoranole tele , che poi gettate nel fuoco non s'in- cenerilcono, mà fi puriticano maggiormente) pofto nel fuoco, il Signor Abbate Emanuel Tefauro diede : SEMPER CANDIDIOR; idea della vera amicitiay e fedeltà, che effaminata co i tormenti, maggiormen- te fcuopre la purità fua, e fà comparire il candore im- macolato della fua finezza; Yre, cede, occide s non prodam, diceva Seneca. Imprefa tutta proportiona- ta a i Santi Lorenzo, Marciano, Apollonia &c.i quali Pe da mano tirannica gettati nel fuoco ) oftentarono in- uiolato il candoredella loro fede, ed innocenza. 149 Conla pittura dvn pezzo di telayò fia di drap- po; diftefo fultelaro, che già ti vede in parte riccama- to; e da duey ò trèé aghi che ftanno riccamandolo , at- Traua-. tualmente trappunto; col motto: A VVLNERE glio illu- D ECOR; ò veramente: PVLCHKRIOR EX ftra —"VVLNERE può rapprefentarfi l’vtiley e l'ornamen- to grande, che dalle ferite, perfecutioni , e fciagure, all'animanoftra é ripartito. Imprefatutta fondata sù l'Epigramma di Giacomo Catfio ; Mule foraminibus dum lintea Virgo colorat 3 Filaque diftinétis inferit ordinibus ; Rufticus ifta vidensy vah ftulta puellula clamaty Candida ferrata lintea perdi acu. Ruftice quid tetrica miraris vulnera fronte ? Maior AB inflitto VVLNERE venit : HONOR: Nel qualargomentolo fteffo Autoreil feguente Epi- gramma anco aggiunfe » che in fe contiene l’efpreffa applicatione s cd allegoria della tela trappunta ; Nontibi fert animustua ferica perdere quamuis Mille foraminibus ferica Virgo notes. Quod laceranit acusyrutilo mox fplendet in auro PVICHRIOR EX ipfo VUVLNERE tela reddit. Quospremis alme Deus non opprimis: Arrige mentem. Qui geris atbereavalnera fata manu . Perfers erit fana cute pulchrior ipfa cicatrix 9 Et dabit baud dubiam vulneris anthoropem. ella perfona del S. Giobbe rauuisò quetti effetti San Pgon Cardin. Seneca Gio. Au- deno Fedeltà Seneca Giacomo Catfio Giobbe N STRVMENTI ECONOMICI Lîb. XV. Ò Giouanni Cr foftomo, il quale nellHomil. 66. ad po- Gio: €ri- pul. Antioch. Job clarus qudem erat s & in quiete yfofforma clarior autem poft tribulationem apparnitsenell'Hom. f- ad popul. tauellando pur di Giobbe. cera, di- cena, folaribus radijs fplendidiora erane. Di cui pa- rimente Sant Ambrogio lib. de Parad. cap. 7. Diaboli S-Ambro malitia Iobfantti viri fecit effe virentem, & patien- S* tram clariorem. I 150 Convnpezzodi pomice fogliono gli artieri lifciare, pulire > e perfettionare le pezze dei drappi» nella quale operatione » e refta pregiudicata la pietra pomice » che fi logora» e ficonfuma: ed ancoli tela, Ò fia il drappo y che mentre ti pulifce , 5 affotiglia, e fi debilita ; ilche fignifica il motto fucolo» e compen- diofo » cheà queîto corpo d'imprefa aggiunfeil Sig» perfecu- Don Carlo Botîo; DISPARI IACTVRA; e può rione dimoftrare che nelle perfecutioni, con le qualii viziofi trauagliano i Santi: ed i perfecutori , ed 1 perfegui- tati, qualche cofa vi perdono » mà con quetta diffe renza » che la doueil pertecutore s fenza alcun vtile, difcapita nellariputatione, nella confcienza , e nelme- rito ; il perfeguitato » benche perda la quiete , la fani- tà » le ricchezze » Ò la vita , acquifta aumento di vir- tù , di perfettione;e di merito. Sant Agoftino, rite- rito dal Padre Fernandio cap. 2g.in Gen. Sea. 2. n. È 11. Quomodo mali feruiunt bonis è Quomodo perfe- S-A3*fi cutores Martyribus? Quomodo lima, velmaller au-"* ro; quomodo mola feruiunt sritico; quomodo pani- bus coquendis fornalia,vt ili coquatur ifta cofuman- tur; quomodo, in fornace aurificis palea fernit auro 3 vbi (ine dubio palea confumitur , aurum probatur + VASO Capo XXVI. Isl ui vafo di creta, pofto sù la rota del figulo » o fia del Vafaio ) in atto d'eiJere dalle mani dell’arcetice condotto alla finale pertettione;il Signor È pad Don Carlo Boffo foprapote ; D VCTV PERFI. pl CIOR, rapprefentandointal guifa il vero Religiofo, che raggirar fi lafcia , e piglia la direttione dalla ma- no del iuo Superiore, da cui puntualmente dipende dal primo ingrefio nella Religione fino al periodo eftremo della fua vita. Aiquali fenii pare che alluda- no le voci del Ré profeta ; Plal. 138.10. Marias tua Pf 138. deducet me , & tenebitme dextera tua . Conquefto io medefimo concetto San Giouanni Crifoftomo lib. i. + de Prouid,. cap. 7. pertuadeua ogni fedele a icguire di buona voglia l'ordine della foarana dilpotivone, per rivlcire in talguifa veramente pertetto j:\S1CW£ latuM Gio: Cri- quocunquemanus fe formantis duxerit fequicur > 1a (affome bominemquacunque Deus tufferit, & fequis & qua ille intuicist grato animo perferre conuent. 152 Cottumanonelle Spagne ed anco l’vsò in Milano il Ser. Card. Infante, di purgarl’acque » per- che rielcano men graui » e più perfette : tacendole pallare perimolti vati, pofùl’vafopra l'altro; i quali fono sc di materia porofa, cd anco di non sò quale virtù dotati.Si che paffando l’acqua perlo primo mor- taio, quiui lafcia alquanto di fondaccio terreo » pallù per lo iccondo, e quì meglio ti purifica, indi patjando perlo terzo &c.efce dall’vitimo itillata in goccioletut- terare, e pretiofe » Fece di quetti vati imprefa il Sig. Carlo Rancati, foprafcriuendo loro; NEC QVIC- QVAM TERRENZ. FOECIS, motto cauato da Quidio lib. 1. Metamorph. Hac fwper impofitis liquidum & grauitate ca- Ouidio rencem + Aethera NEC QUICOVAMTERRENE FOECIS habentem. E può VASO Cipo XXVI. Purganti E può ferire perl'anime purganti yaftrerte è paffare perle cauernofe anguftie del purgatorio acciòche in- di fe n’efcano tutte purificate, e fante + 153 Perdimoftrare; che gli affecti vna volta ri- ceuuti nel cuore 3 vi durano di continuo » fù chi ad vn vafo diterra foprapofe ; QVO SEMEL. 1MBV- TA: motiuo d'Oratio;lib. 1. Epift, 2» Quo femel eftimbuta recens , feruabit odorem T'efta din. Michele Aiguano in P(. 118.u.9.molto fucofamente; Quod nona tefta capit inueterata fapit E più diffufamente San Girolamo, Epift. ad Latam., Difficulter evaditur, quod rudes animi perbiberunt Lanarum conchylia quis in priffinum candorem re- uocet ? Recenstefta diu €& faporem retinet , & odo- rem, quo primum imbuta eft , c porta l’efempio d'- + Aleffandro Macedone » che egualmente e nelle affet- tioni dell'anima » e nel portamento del corpo fempre fèco portò i vitij; che da Leonida fuo Pedagogo in età Infamia, fanciullefca egli hauena imparato. Ciò che li dice de dura. Gli habici dell'anima fempre dureuoli ; Plauto l’auuer- fempre ti anco nell’infamiayche vna volta addoffataydura eter» namente ; onde nel Perfa Att. 3. Scen. t. — Hominumimmortalis eft mfamia 3 3 Ettamtum Vinit y cum efje credas mortuam Mante- Puòanco feruirl'imprefa ad integnare altrui à confer» Habito Oratio Aiguane S.Girola- mio Plauto nere —uareibuoni acquifti ; giàche diceua Quidid ; Quidio NonminoreSt virtus qua querere, parta tueri. Cafus ineft illis , hic erit artis opus. . EClaudiano; Claudia Plus eft feruaffe receptum va Quam quafiffe decus. 154 Vnvafetto di rameyvfato dai profumieri,col Madda- cartello : CALORE ODOR, può feruire per la Jena Maddalena, nella quale rauuifoffi il feruore della cart- tà, mentre; Amando fortiter ardebat , dille $. Gre- gorio, & la pretiofità della fragranza y & domus re- s. rat pleta eSt ex odore vnguenti. lo. 12, 3. Infegna pari» A È 3) “ menti, che quando l’anima é circondata dal fuoco del+ Tua ; la tribolatione, all'hora efala odore di diuotione 3 e di glîo pietà ; Et afcendit fumus aromatum in confpettu Do- Bre. Rom. Mini» 155 Vnvafo pieno, cheriuoltato con la bocca all'ingiù, appena verfa gocciolando i fuoi licori, feruì a perfona, che non trouaua parole proportionate, per Eloquen rendere altrui le gratie, che doucua , col motto: EX za COPIA INOPS, del qual concetto anco Giutto Giufe LiplioCentur. fingul.at German. così fteruilli: Vin Lipfo angufto canali, au tubo, vbi aqua aquamtradity fifti- turynec inuenit egreffum : ita hocipfo quod inter dum multa fimul dicere volumus, & debemus > dicimus panca. 156 Inperfonadei Santi perfeguitati,& martiri- zatiy alcuni valì di rerra cotta, 1quali prima s'impafta- no conl'acqua,e poi fi ratfodano col fuoco, dall’ Are- $S.Mart. fio furono introdotti adire: TRANSIVIMVS PER IGNEM, ET AQVAM; motto levato dal Salmo 65. 12.0ue gl'Ifraeliti vfciti così dal fuoco del- lefotnaci Egittiane » come dall’acque del Mar rotto ; perbocca di quel Profeta van dilcorrendo con Bio: P/.65.12 Tranfinimus per ignemy & aquam, & eduxiftinosin refrigerint . 157 Dall’AbbateGiouanni Ferro furono figura- ti alcuni vafische {pezzati vertauano l’acqua ond'erano Fama pieni,col fopraferitto: QVASSATIS DIFFLVET; dopo evolleinferire , che dopo morte fì fpargerà la fama morte delle qualità noftre è ò:buone, ò rec ch'elle faranno Critto ftate: Col medelimo concetto il Padre S. Agoftino appallio- Conc. ;.i Pfal.30.rappretentò la carità , e beneficen- nato = 2adiCrifto appaffionato, che dall'humanità tutta la- 409 cerata tece grondare ilicori y e ibalfami medicinali, alleftitia confortateva Mondointiero. Nec vaguen- S Agoffi- tumtuum,quafi in vafe tenu$ti, fed tanquam con. n» fratto vafe vnguentum per Mundumdiffufura eftyvt impleretur quod dicitur in feripeuris fanttis:Vngueno tum c(fafum nomen tuum . 158. Advnvafofpezzato , che verfa il fuo licore, il Lucarini foprafcrifte: AT ODOREM DIV; parole leuate da Oratio lib. 1. epift. 2. come poco inanzi io diffi : Quo femel e$t imbuta recens feruabit O DO- Orazio REM Tela DIV, Così i Santi Martiri » verfarono il fangue in vn mo- gs.Mare, mento; mà la fragranza del merito loro » etuttauia fi conferua, e durerà in eterno. Infti autem in perpe- Sap.5+16 tuum viuent ». Sap. fg. 16. 159. Hwalo, nel riempirli, dimoftra s'egli è intie- pionità ro, ò diffettofo, e come diffe il Lucarini: IMPLEN- ® DO DIGNOSCITVR; cosîla dignità,il magiftra- to» e gli honori fanno conofcere di che qualità fiano glihuomini , che tanto diceua quel valente Pratico. Magiftratus virum probar. Plutarco ad Princ.inerud. Sicut inter vacua vafa non facile difcerne® polfis quod corum integrumy quod fit vitiofum. V bi aliquid infuderis » Statim apparet quod perfluat. Ita anima rimis fatifcentes » infufam potentiam non continenty fed foras difluunt cupiditatibussiris sarrogantyjs » in- epiys Se. 160 Quando wn vafo di cera vergine vien per forte tuffato nel ’acque del Mare , riempiendofi “di quelle, toglicloro lafalfedineye l'amarezza » e le rende tutte {oaui, e purificate; HAVSTAM PVRIFICAT, dilie d’vn. tal vafo il Lucarini; ò veramente » come piacque a Giulio Cefare Tadino » frà gl'’Intenti l'Ar- tuffato ;..DVECESCIT AB HAVSTV, nonaltri- menu Santa Chiefa Cattolica, qual vafo di cera vergi- s.Chief: ne; ricevendo in sé huomini barbariye fieri» gli rende “* 168 tutti manfueti ye puri, Tiburuo , e Valeriano erano ditpettotì leoni, mà ricenuti da Santa Chieta in grem= bo,diuennero agnelli . Gl'iberneti erano barba: sdi- ipettoli » mà conuertiti dal mio San Patrizio alla Sanca tedeyacquiltarono vna purità tingolare. Effetti anco pratticau ne i popoli dell’ America» che nel ricevere la Santa Fede, fi fono raddolciti ne i loro intrattabili ca» îtumi, 161 Allofteflo vafodi cera » tuffato nel Mare io died; DVLCORAT HAVSTAM y inferendo che ilteno di Maria Verginepcol riceuere in fe quell’Iddio, che parcua vn Dio tatto amaroyne lo refe a marauiglia raddolcito,e intenerito. Deus vlrionum puniens ter- S. Anto- ribilitery (crifle lArciuefcono di Firenze S. Antonino rire qp.tit.15.cap.22. intrans in vicruta V irgunis , LOCus factus eft benignuss fuanis, & humanus 162 Ilvafodicreta y che firifà conla medefima __ creta, feruî al Lucarino per figuraciuo della rifurcer- Rifurret tione, conle parole: REFICI TVR EX EADEM, None Oportet enim, diceva l'Apottolo 1.Cor. 15.53.COrr#- 1-Cor.15» piibile hoc induere incorruptionem s & mortale boc 53- induere immortalitatem » nel qual luogo il Caietano. — Significanter dicit yi (INDVERE; vi intelligamns Ocictano non interuenire mutationem fecundum fubftantiamy quum hoc corpus fit incorrupiibile, & immortale: fed accidentalem , quemadmodum quam mutamus indu- a menctum. ES. Tomato. Dicit; Induere; veftimen- 5-Tomafa tumenim adeft vefliro y & abefi, manente eadem nu- mero fubftantia veftiti,vt per boc offtendatyquod car- pora eadem numerorefurgunt y & ydem hommes TC. San Gregorio Nazianzeno Carm. ad fe iplum ; -—— omnes extrema dies a finibus orbrs Mm Collizet» Plutarco Maria Vergine Greroris Nazian. To 14 atgne Dei iuffu coniunget ta vnumz Sic licet in cineres quifguem dilapfus © auras, Membraqne perdiderit violenti jninria morbi. 163 Alvafodicreta, pofto sù la rota delvafaio, Hiomo » lo fteffo Lucarini diede: VSVS A FIGVLO; pi- î fuo ef- gliandone il motivo dall'Epiftola ai Romani 9. 21. sh An non habet poreStatem firuins Inti s facere aliud Rem.9121 quidem vas in honoreriy aliud verò in contumeliam? dir volendo, che dellifteffa maffa d'huomini , altri diretta, e pofitiuamente Iddio elegge ad effer vafi d’'honore ; altri permiffina ; ed indirettamente lafcia che fiano valì di contumelia;d veraniente in fenfo tro- pologico ; fi come dalla mano del fabbro deriua, che lo fteffo fango ottenga più vna forma che vn'altra; così l’huomo; che per fe fteffo non farebbe altro che mero fango, dalla dimina difpofizione ottiene ; che fia huomo ragioneuole, ricco, nobile, fapiente, felice &c, poiche ; Jpfe fecit nos, & non ipfi nosy diceua Daui- de Pfai. 99. 3. 164 Mentre; entro vn vafo firitroua il vino mi- {chiaro con acqua ; mettendoli nel vafo vn pezzo di tela , che ftia appoggiato alla fponda ; col mezzo di que Pacqua feparandofi dal'vino » fuori rutta fe ___. MefceFalla quale 4 Lucarinidiede ; SECERNIF ; Giudicio ET DISPERDIT IMPVRVM, inferendo it giu- finale ditio finale) in cui faranno gli fcelerati reprobi tepa- Mass. 3- rati dai giofti; Czius ventilabreminmanu fua, di- dr ceua San Giovanni Battifta > parlando del Giudice S. Ilario fourano Matt. 3. 12. que Sant'Ilario ; Z'ewtilabri opus eft abinfeuttuofis fruétuofa difcernere » Quod in manu Domini firum , arbitrinm indicat poteftatis ; triticum [unum perfettos (cilices credentium fruttas borreis recondentis ; paleas verò y ideSt inutilium, atque infrutuoforum bominum inanitatemi igne jndi- ey concremantis » ROrIRÌ _ 165 L'imprefa d’vn gran vafo, che ftava riuer- - fando ifuoilicori entro alcuni vali di varia capacità » Honori e grandezza, col motto; AQVVM NON EQvE. diftribui infegna y che nelle Republiche ; e Religioni etlerui H debbal’equità dando àciafchedon de fudditi il gra- Arifos. do, el'honore conforme alla capacità fua ; Egquabi- Litas inter ciness & pro conditione cuiufque faus bo- n0s» locusy & gradus a[fiznatus. Ariftot. lib. j: Polit. cap. 7. Non altrimenti Iddio 7° #i dedir quingueta lenta > alij autem duo > alij verò vnum, vminigue Secundum propriam virtutem. Matt. 25. 15.% 166 Il vafodi terra cotta»fi come ancoil vaftello, mentre È vuoto, percoffo dal dito, alto rimbomba ; *. SONAT INANE; non alerimenti quali per ordi- Ignorate nario s'offeria, che chi è più fcemo di qualità virtuo- loqnace fe, degli altri é più loquace. Plutarco. 7rafeulaina- Plutarco _; E ì tica iL. Hg ] © nia, maximè tinninnt , Ita quibus minimum inef? mentis , hi funt loquaciffimi. Edil P. Cornelio è La- pide in Prou. cap. 17. nu. 28. dgpo d’hauer citate non Cornel, è SÒ quale adagio de gli Ebrei. Lazena plena nummis Lapide "0 fonabit: vnicusy & alter fi in ca nummus fue- rit s fonum edet, & tinniet s aggiunge ; Sic fanè è quo quis doîtigr seo eft & modeftior , & taciturnior > quo INDOCTIOR; coandacior ) & L 0- QVACIOR. 167 Mentreyngranvafo tà verfando i fuoi lico- ri sentro advnvalos che fia edi capacità minore » € dicollo 0 dibocca riftretto » deue ftillargli pian pia- no» perche non fi verfino inutilmente è terra. Nel Educa- qualpropofito gli diedi; SENSIM , NE DIELV- Uone AT; dpure. NON TOTVM SIMVL;nell'iftella XX guifaidocumenti deuono all’età puerille etter dati à poco sà poco ; accioche e quella tenerezza ne fia fatta Cornel, è ©2P2c€, € l'opera del magiftero inutilmente nom fi Lapido Profonda; Mensenim pueri eSt velut vas babens os P/:199.3: Matt.25 15. STRVMENTI ECONOMICE Lib, XV. angu$tiom, cui biquor fenfim inftillandres ; alicgui (i Ì tori fimulinfandas , ad Latera difluet y& perdetur; diceua Cornelio è Lapid. Pron. 22. 6. 168 ‘ Ad vn yafo, che fparge 7 e diffonde perle fue fpaccature quellicore, che gli é verfato nel feno, + io diedi ; QVANT'ACCOGLIE DIFFONDE, Prodizo idea di Prodigo ; od anco di perfona ingrata sche ri- cenci beneficij , e poi gli gerta in difparte » perden- Ingrato done la memoria , nel qual propofitoGuido Cafoni Embl. 18. Sfortunati fudori, opre neglette $ Induftrie vane, e infruttuofi ftudîi y Sondi colui, che ibeneficij getta » Quafi in cupa voragine , invn core Ingrato » ch’avidi(Emo gli accoglie 4 E per i fori de l’obliogli fparge. Cornelio a Lapide inquefto vato perfotato» raumifa Mferetri l’infelicità diquelle femmine, che facendo conla ven- ce dita della propria honeftà molti acquifti , nulla però di tante ricchezze pofiono godere 7 reftando elleno fernpre pouere è ed abbandonate ; Meretrix elì do- lium perforatum ; in quod etiamfi Crefropes ingcias, effluunt; cr prodiguntursipfaque fempereget, rema- netque iuopsy & pauper. lm Prouerb. cap.27. v.27. Mà in particolare efprime quett'impreia pertoma, che Loquace nonsàtacere i fecretiy che le furono coniersti, Te- rent. in Eonne. A&. 1. Scen, 2. Qua vera audiuitaceo, & contineo optimè Sia falfum sy aut vanum aut fitium e St è conti nuo palam e$t ; PLENVS RIMARVM SUM: HAC 3° ATQUE ILLAC PERFLFO . î E perche quefta loquacità , pare più che d'altri, propria delle donne , così gratiofamente fcherzò va bell'ingegno gr. Curnil contiheat mglier s cum Tucca rogaret Rimofumvasefì feminas Tublusait. | — 169 E.vafi di creta pofti nella fornaccà cuocerlì furono fegnati coltitolo; SOLIDAMVR IN VSVS. Simbolo così dell'anime purganti » come delle foldatefcheyefiercitate nel maneggio dell’armize ElTerci» nelle fatiche perche a tempo debito polfano poi bra» tio tamente ad ogni bifogno feruire. Quadra il motto aiSanti Apoftoli, che dalla venuta dello Spirito fanto in forma di fuoco s furono a maraviglia raflodati y per potere contrà la ferocità de i Genuli animofamente refiftete, e prevalere, San Gregorio Homil. 30. in Euang. Mundi huiws poteftatibus contraire non pra- S. Greges fumerent, nifi cos Saniti fpiritus foriiteao folidaffer . rio Quales namque boftores Sante Ecclefie ante ad- nentum buius Spiritas fuerini fcimus: & post ad- uentum illins cuius fortitudinis fatti (unt confpici mus ; ilche prova 3 edefiemplifica nell’ Apoftolo San Pietro. Mà vaglia il vero » l'imprefa è tutta propria de i Giutti, iquali per diuina difpofitione; fi giaccio- Giufto no invarie guifecruciati, e torturati saccioche rieica- Trana- no più raftodati nella virtà,più vigorofì,e più gloriofi. gliato Vafa figuli probat fornax : & hominesiuffostentatio roc. 27.6 tribnlationis. EccleliaBtic. 27.6. Seneca de Prouid. Seneca cap. 2. Patrium habet Deus aduerfus bonos viros animum, & illos fortiteramat : & Operibusy inquity doloribussac damnis exagitenturs VT verum COL- LIGANT ROBPR; etràpoco: bi affida fuit cumincommpdis fis rixay CALLVM PER INIURIAS DPCIT; nec vllimalo cedit: Similmente Tertulliano,lib.ad Martyr.cap.3.tauellan- do dei Martiri , perfeguitati y incarcerati, affannati; Coguntury diceuaycraciantur, fatigantursquanto plus Tertul, inexercitationibus laborawerunt, tanto plusde vitio- ria fperant, E tanto oltre s'auuanza il beneficio di quelle Gwido Cafoni Cornel. d Lapide Terentio Purganti VASO Capo XXVII. quefto fuocosche da quello vengono i giufti promof- fi, non che all’acquifto di raffodata fortezza, ò di fpe- rate vittorie; mà all’acquifto medelimo dell’incorrot- tibilità,ciò che penetrò San Gregorio, che effaminan- P/xI. 1. dole parole del Salm. 21. 16. Aruit tanquam tefta 16. virtus mea» difcorre; Quidefttefta ante ignem,nifi S. Grego- molle lutum 2 Sed ei ex igne agitur vt folidetur. vio Virtus ergo bumanitatis eius, (cioè del Rè Dauide » ed in lui figuratamente del Redentore ) velut tefta exaruit : quia ab igne paffionis ad virtutem incorru- piionis creuit, _170 Quandomoltivafidigrandezza’differente fi ritrouano preffo adyna fonte ciafcuno è riempito » ricevendo però chi maggiore , e chi minore quan» titàd'aqua; PRO CAPACITATE; nonaltrimen- Gratia tiidoni della gratia diuina fi ripartono maggiori » ò divina. Minori » quale riefce la capacità di chi gliriceue. San S. Girola Girolamo lib. 2. in Epift. ad Ephef. cap. 4. Gratia 2%» inxta menfuram credentibus datur; non quod ad men- Suram fpiritum » & gratiam tribuat Deus : magnifi- centia enim eius non eSt finis s fed quod iuxta menfu- ram va/culorum infundat liquoremy tantum largiensy quantum poteft ille, cui donatury accipere » VTRE Capo XXVII. 171 to Sig. Abbate Emanuel Tefauro » fece Em» blema dell’vtrespofto nella Naue d’Vliffeyche dall’intereffata auaritia de i Nauiganti s aperto fuor di 4I1I tempo» fufcitò fiere tempeftes e pregiudicò al pubbli- co intereffe » foprafcriuendogli: PRIVATA RES Interefle OFFICIVNT PVBLICIS CONSILIIS. Miferia purtroppo frequentemente pratticata, vedendofi con proye continuate » che ciafcuno attende al ben priua, toy nulla curando il pubblico difcapito . Giufto Lip- fio Centur. 3. ad Belgas, Epilt. 72. Duces in bello Giufto rem fuam faciunt, publica parum accedi; che però Lipfo con politico auuertimento in alcune Città s'offeruauay che quei Cittadini, i quali haueuano campi , ò poderi palau con le terre dei nemici, non s'ammetteffe- ro ne i configli di guerra, come quelli, che nell’efpor- reiloro fentimentiy haurebbero folamente follecitato i proprij auuantaggis ed in tal guifa a i pubblici com- modi pregiudicato. Ariftotele lib.7. Politic.cap. 10. Apud quofdam lex eft, vt qui agros babent vicinos, Arifete bi non admittantur ad confilium belli aduerfys illos "* fufcipiendi yquafi OB PRIVATAM fui CAV- SAM RECTE CONSILIVM DARE NON VALENTES. Quefto così graue fconcerto fù pratticato nel Concilio congregato da i Prencipi della Giudea i quali acudendo al loro priuato interefe , e temendo che la vitaye fantità di Gesù, non feruiffe a deponergli tal grado, che indegnamente occupauano: Venient Romani, & tollent noftrum locum . Io. 11, 19 11.48 48. benche dall’altra parte fapeffero » che il pubblico reftaua dalla vita di Crifto con rare 3 e portentofe ma- niere beneficato sconchiufero di leuar dal Mondo il publico benefattore, purche metteffero in faluo i loro priuati auuantaggi» D) fine delQuintodecimo Libro: DEL 412 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO SESTODECIMO. EDIFICI, E LORO ATTENENTI. Calcina | c,1° Fornello Cafa, Edificio c.2. Fucina Caftello c.3 Labirinto Cifterna. c:4. Mulino Città c.5 Piazza Colonna c.6. Piramide Fornace Ponte A { Frchela calcina riceue la fua perfettione dal tuoco » che la rendeatta àferuire per gli vfî humani » fù chi le diede . i PERFICITVR IGNE), | motto opportuno per l'anime i purganti; che dal fuoco fot- ° “ terraneo riceuono l’vltima perfettione , per condurfì alla fabbrica della celefte Gerufalemme . S. Bernardo de quing;negotiationib. S.Bernar= Vadam in iftam regionem, & videbo vifionem hane do grandemsquomodo pius patersglorificandos filiosyin manu tentatoris relinquat non ad occifionem fed ad purgationem; non ad tram) fedad mifericordiam; non ad deStruftionem » fed ad inftruéfionem : vt iamnon (int vafaire apta in interitumsfed vafa mifericordia preparata ad regnum; ed opportuno altresì àquell’- anime, che languendo frà i fuochi febbrili,e letorture de i corporali dolpri,ò de gl’interni affanniyin tal gui- fa all’acquifto della vera falute,e della Criftiana perfet- tione fi trovano promofie. Bonzs certe languno:(dice- ua il P.Gh flerio ap.Herm. Vg.lib.3,Sufp. 2.) cum in- Ghisler. firmitas,bec non (tt ad mortem»fedad'vitami vi glori- ° ficetur Deus peream. Cum ardor, febrifire 184 non fit ab igne confumente » fed abigne potius perficiente. La calcina , quand'è fommerfa nell'acque > fuma » gorgoglia, s'accende; ond’il Padre Camillo Antici le foprafcrife ; ARDET IN VNDIS; fimbolo Madd3- della Maddalena » che fommerfa nellefue lagrime ar- Jena devaneldiuino amore. Quadra l’imprefa ad vn mon- dano le cui amorofe voglie nel mezzo alle lacrime ò Amante fue» Ò dell'amica più che mai diuampano , Luigi No- — uarino, nell’ Acque Nuttiali nu.5 24 così; Ne lacrymis [pera fammam reftinguere amorisy Purgate Trana- gliato Luigi Flammaca pauxila cedere nefcit aqua. Nonari- «Auro [eimper amor medicante vigebit; at idem no Necmedio nafcens obrutus eft pelago + Seruc alresì queft'imprefa, ad inferire il genio dei maligni , i quali quando fono trattati con maniere Ca CIN A Capo I c.8. Porta C3 15 c.9. Sepolcro c.16 C.Io Statua C.17 c.II . Teatro C.18 c.12. Tempio C.19 C.13. Torre c.20 C.I4 ; cortefì , inferocifcono , e diuampano. Giufto Lipfio Malisni- lib. de vna relig. 771 calx aqua accendituri fic maligni tà efferantur temperanti fermone . Giuffo 2° Vn pezzo di calce, con vn rufcello d’acqua, Lipfe chele trabboccaraddoffo ; col motto; CALEFAC- TA RESOLVITVR, é del Nafcofto frà i Filoponi Oftirm- di PiRtoia è e può dimoftrare, che il cuoreoftinato, tione col fauore dello Spirito Santo » che tutt'advn tempo e lo refrigera se l’accende; s'intenerifce, e li ftrugge. la Maddalena rifcaldata da Dio s fi rifolueua inla- Malila- grime. San Gregorio Hom.33.in Euang. Difcite quo Jena dolore ardetyqua flere,& inter epalas non erubefcit. 5. Grege- Alla calce viua , fopra la quale fi vedeaa alleftito rio Papa vn canale » per condur acqua à bagnarla , io feci dire ; HVMORE DISSOLVAR ; tale Iddio » che ben può dirti calce.» mentre dalle facre feritture vien detto rddi e fuoco, e pietta 3 corila tenerezza delle noftre .lagri- vi me tutto ficommoge ; edà i fupplicanti s'arrende. O Lacrime lacryma bumliss-Tua ef potentia » tuum est re- gquum, c{clama. Saa Pietro Cellenfe lib. de Panibus __ c. 12. tribunal'Iudicisnon'vereris - quandoque fen- ce tentiam rapîs yettam ab ore Iudicis. È San Giouanni “° fe Crifoftomo Ham. 6. in Matt. Si toto corde ingemue- ris ad Deum: foluStirepente fententiam, veniam Gio: Cri- que confeeutsstes . Che il cuore di fafîîo d'ogni pecca- SeFomo tore » quafi vnChor di calce a tocco dalle lagrime del- Peccato- la Maddalena ; debbatutto disfarfi,lo diffe San Gre- re oftina gorio Hom. 1 zufîn Euang.Cwiusenim vel faxeum pe- 0 cEus ille buius peccatricis lacryme adexemplum pe- S. Grego» nitendi non emolliant + rio 3 Cheil Demonio più che mai contra l'huomo s*- accendi, quando fi vede da effo fuperato, e fcacciator Demo» lo dimottra lacalce » che mentre altri l’eftingue pe fi nio rifcalda , e fuma, alla quale io diedi; ACCENDI- TVR DVM EXTINGVITVR , concetto di Ter- tull.dePcenit.c.7. Perwicaci[fimus hoftis ille nunquam malitie fue otium facit. Atquin tunc maximè fa- Vertafe uit cum bominem planè fentit liberatum : tune piu. "9? rimum accenditur » cum extinguitur © €. CASA CASA, EDIFICIO Capo II. CASA, EDIFICIO Capo II. 4 D vn bel palazzo » piantato in quadro entro A vn’amena pianura,che moftra le porte da tut- X* tiilatiapertey io diedi; INTRATVR VBIQVE, S.Chiefa fimbolo di Santa Chiefa , al feno della quale, a tutte le nationi del Mondo é fpalancato l'ingreffo; che però Pfal. 86. Dauide Plal. 86: 4. Ecce alienigena se Tyrusy & * populus AErhiopum, hi: f«erunt ilic; Nam opulentis Lodou. pariter, & egenis , potentibusy & auro , & purpura Alcafar. amis, nec non nudis RchiopibuS porte referate pa- teftunts interpreta Lodouico Alcafar Comment. 2. in cap. 21. Apoc. ove San Giouanni defcrivendo quefta Apoc.a1. mittica Gerufalemme difcorre ; Ab Oriente porta 13. tress& ab Aquilone porte tres, & ab Auftro porte tres» & ab Occafu portetres. Nel qual luogo Sant'- S.Ambro Ambrogio: Quatzor plagas Mundi pofuit, vt indi- gio cet penè omnes gentes, qua inter quatuor plagas Mundi: continentur y ad Ecclefiam conueniffe. E S. S.Agofti- Agottino nonaltrimenti in Plal. 86. Quiz YNDI- no QUE INTRATVR in illam Cinitaremy duode- cm porta funt. La pittura d’vna cafa , tutta diuorata da i fuochi, ed . il titolo. OPES NON ANIMVM, feruìàdimo- Intrepi- itrare la generofa intrepidezza , e coraggio inuincin- dezza — biled'Erhlia Cortefe de Monti» che tù fpofa del Ni- pote di GiulioIlI.la quale non fi fcompofe punto , benche dalla potenza d’yn fuo auuerfario le foffero arti i palazzi » rapite le facoltà » e fatte duriflime violenze, prendendofi il motiuo di queft'Emblema da Seneca nella Medea Atto 2. Tempori aptari decet » ‘ Fortuna OP ES auferrer NON ANI- MV M poteh. , Biante Filofotoycome riferì Cicerone in paradoris, Cicerone entre la fua patria Priene da potente nemico era af- falita , e depredata » anch’effo » infieme con molti al- tri cittadimi,li diede à fuggire; mà richiefto per qual ragione eflo non portafe, come gli altri facenano 3 qualche cofacon tecu; Ego verosdifle ) facio nam omnia mea mecum porco ; dinotando yche la rea for- tuna non lopregiudicaua » perche i beni dell'animo ài colpidella fortuna non erano fottopofti, e quefti inamiffibilmente ei conferuaua nell'interno . Seneca Seneca Confolat. ad Heluiam cap. 8. Duo que pulcherrima funt quocunque nos mouerimus » fequentur : natura communisy © propria virtus. Id aftum ef » mibi crede» abillo, quifquisformator vniuerfi fit -vt in abienum arbitrium > nifi vilifima quaque non cade- rent. Quicquid optimum bomini eSt , ad extra huma- nam potentiam iacet : nec dari » nec eripi poteft. $ I Perteucranti di Treuigi hanno vna fabbrica incominciata » d’intorno la quale fi vede molta mate- ria allettita per innalzar la fabbrica » ed il motto . TARDE, VT SVBLIMIVS ; e rapprefenta la Maturità matura , e confultata lentezza » con la quale voleuano procedere quei nobili ingegni , per potere in tal guifa promouere e le compofitioni » e nomi loro alla fubli- mità della vera perfettione » e della gloria . Oratio nell'Arte ad ognibuono icrittore quefta tardità per iuadeua; Seneca . Siquidtamenolim Scripferis , in Mety defcendat iudicis aures 3 Et Patris y & noftras : nonumque prematur in Annum > Membranisintus pofitis delere licebit Quodnon edideris » Grato 413 Di Monfignor della Cata li racconta » che ogai qual volta gli ftillava dalla nobil penna qualche poccica leg- Qiadria » foleua riponerla entro vno ferigno, e te- neruela per alquanti meti , accioche intal guita per- dendole l'affetto , e difpa(Tionatamente riuedendoii » con quella tardità potelfe promouerla a fuprema eccellenza . 6 Altridelinedvn edificio imperfetto con l’arma- ture d’intorno aggiuftate per compir la fabbricayed il cartello . INOPIA INFECTVM ; pratticandoli pur troppo»che per colpa della pouertà, molti nò pof- Pouertà fono condurtì à quel profitto che per altro farebbero; Onde Archita Filofofo foleua dire. Saprenzem » vai cum babere incommodum, paupertatem ; Così quel Giouinetto riferito dall’Alciati nell'Emblema 121. {ofpiraua affannofo . ‘ lngenio poteram fuperas volitare per arces > Me nifipaupertas inuida deprimeret . Scipione della Cella per bocca di Clio , protefta » che fe a lui foffero toccate in forte le ricchezze de fuo1 an- tenati, haurebbe fatto gran cofe; Mi (carla ttella al fuo cortefe inftinto Scipion Fe delbiondo metal parte ben poca» della Cel- E’lpoder fuo fù circoferitto e cinto la Da ipera di fortuna angufta e fioca ; Onde quel buon voler » che'l tien folpinto E queì nobile ardor che sil'affoca Par quali gemma, che s'afconde » e copre è Ch’ernon pudal bel defio marirarl’opre + DE E Plinio Secondo lib. 4. Epift. 18. Exprimere tenta- Plinio ui latine Epigrammata tua; in deterius tamen accidie Ripose hoc, primum imbecillitate ingeny mei , deinde ino- pia , ac potiusy vt Lucretius aitybac egeftate pacry fermonis . Vnedificioimperfetto fi ritroua col titolo; SVR- GET OPVS; e dimottra » ò veramente, che 1 prin» cipi, & fondamenti humili fiano vero difpolicivo per Humi ltà follcuartì alla fabbrica d’eleuate grandezze, concetto del Padre Sant’ Agottino Ser. 10. de Verbis Domint. Magnusef]e vis è d minimo incipe . Cogitas magnama S.Agofti- fabricansconfiruere celfitudinis? de fundamento prius no cogita humilitatis; o veramente fignifica, che il vitio 4 rag benche cominci da impertettioni , e debolezze, gra- VîMiate datamente poi s'auuanza con orrenda moltruolita ad ecceffiui incrementi ; ciò che inferiua Seneca : J/#a Seneca quantumuis exigua fint IN, MAIVS EXCE- DYNT. Nynquamperniciofa feruant modum. Ep. 8 f. nel qual argomento non diidice il difcorlo del P. i Sant Agottino Serm. 88. de Temp. omines ne- S.Agofti- gligencesin primis defpiciunt pece quia parsa n° funt» crefcentibus minutis peccatis , adduntur etiam crimina y & cumulum faciunt . È i 7 D'wnedificio,chefivedeua ; e diuorato da i fuochi » e da più parti fpaccatoy e già cadente 10 feci imprela , col motto. SVRGET IN MELIVS. x concetto fomminiftratomi da Seneca » il quale Epitt. Ttaua- gi. ragionando di non sò quali iacendij, feguiu 5°° nella prouincia Lionefe , così filofotaua ; Fortaffe Seneca confumpra eft,vt IN, MELIVS excitaretur. S&- pè maiori fortune locum fecit iniuria . Multa cecide- derunt y VT ALTIVS furgerenty ET IN MAIVS. Timagenes felicitati vrbisinimicusy ate- baryRome fibi incendia ob hoc vnum dolori effe, quod di fciret meliora refurretiura quamarfiffene. Lmprela Martirio tutta opportuna al nobile martirio de 1danti Lorenzo, Vincenzo » Euftachio » Apollonia &c., à i quali 1 fuochi e gl’incendij feruirono di ftrumenti per ren- dergli all’etermità della beata vita con giorioli auuan» zamenti rinouati . Nell’efequie del Cardinale Oratio Spinola Arciue- Mm 3 {coua Andrea Alciati 14 EDIFICII Lib. XVL Ds di Genoa » farono figurare molte fabbriche di hiefe s Oratorij Seminari}, col cartello ; EFFI- Inmorte CIENDO DEFEGI » oue s'introduce quel zelante Paftore; à farevnatreftato della fua fomma benefi- cenza » che non in altra congiuntura fù dalla morte fuccitoy che mentre con fommaliberalità badaua a ri- fiorare i tempij caduti y à fondare fabbriche religiofe» agittarle bafi d’vn Pili icone ape prouedere miniftri alla Città , e diocefi Genoueft; effetti fimiglicuol- mente pratticati in 5, Carlo Borromeo $ in San; Fran- cefco Xauerio, inS.Filippo Nerio , edinaltri cento, che finirono di vivere » mentre con infaticabile fpirito per la falute dell'anime »e perle glorie d'Iddio eroica» mente operavano » 8 sui canti, 0 fiasùgli angoli delle fabbriche , maffime delle colombaie fegliono aggiuftarfì alcune laftre di latta y e ciò per impedire con quella materia lifcia e ben foda , che i martori » e le faine non pof- fano falire è danneggiare icolombi 8ro. nel ng L getto ne riferifce vnimprefa il Sig. Don Carlo Botiò col cartello ; ET. LENIORA VETANT infe- Peccatî gnar volendo, che nè folamente i difordini,e gl'impe- veniali, dimenti più:graui de ipeccati rileuantise de gli attachi del mondo , oftano perche altri non falifca alla cima della perfettione,& all'vnionecon Dio, maàne impe- difcono altresì quelle cofè, che ida noi fono riputate deboli, e leggere. S. Bernardo feriutndo è Lutario S.Pernar= Imperatore. Werendumeft, diccua y ne minimoruma do neglettus impedimentum fit maximorum . Riccardo Vittorino cap, 3. in Canvic. Parme megligennia 0b- fonrantanimamy & impedimentum faciunt amplioris gratià. . Mà più Rf at fignificanremente in queftomio propofito S. Tomafo 3:p..quatt.87. art.1. Tomaf in corp. & ad 1. Per peccatum ventale retardater quin -afeTusdiominisy ne promprè ad Deum feratwr; e di pupuo... Jwpedimenta fpiritualis profeîtus junt pec- cata venialia. Le vafte monarchie pare che per ordinario Jon» iran mal poffano mantenenfiy poiche l'immentità Mongr= delle parti loro, ela diftanza delle provincie foggette chia fà si,chelanguendo s'allentinos ef ftacchino dal pro- prio fignorc,come st veduto. nelle antiche e.più dell'- altre tamofeyquella de gli A finijsdci Medi,dei Perlia- ni, dei Macedoni;e deiltomanizohe fmembrate ruina- rono é fi difciollero. Queftaverità può figurarii in vna altifimafabbiicascome del Colofleo,e iimili,che Aifpiù parti và fpaccandofi e cadendo » col motto . i MOLE RVIT SVA ) imprefadi Carlo Rancati. Privato Conyiene altresì Priuato di Prencipe y.che alzandoti di Prea- più che noi ebbe» cade quando seno fe’ crede; cipe neda aleri € nto allacadutayche dalla fua violétay Pecca- enon durabile altezza. Al peccatorcanch'ello, aggra- tore uato dal pefo de tuoi proprij eccelli trabbocca all’ citremo delle rune; e l’auuertiy benche con metafora 5. diffomigliante $. Nilo Inttitut, ad Monach. Quem- admodumtorrens fibi ipfe per preceps aditum pate» fecit: fic& peccator fibi ipfe per fcelera parat inte- ritunt I Bellezza 9 Peryno» bello di corpo} mà più d’animo , fet- interna uela profpettiua d’yn bellifTimo palazzo » col topta- S. Clems fcritto ; PVLCHRIORA LATENT, ‘Pulchritu- vAleffan do cnim optima primumeft pulchritudo anime diceua San Clemente Aleffandr.(ib. 3. Pedag. cap. 11. E San Gregorio Nazianzeno Orag. 11. parlando di Gorgo- Gregorie nia fua forella. Cumexrernos mulros , & varios ma- Nazian. Lierumornatuscognitoshaberet , nullum tamen mori- bus fis, atque intus condito fplendore prestantio- romagrofcebat. Non altrimenti Sidonio Apollinare Sidenio lib. f. Epift. 10. Erubefcebat iam etiamtune vir fe- viusy & forme date placwffe , quippe cut merito tn- geny fuffeci[fet adamari vc, Nell’ Accademia dei Filoponi in Piftoia ecci l’im- prefa d’yn pezzo, d'antico edificio, col fole » che in fianco lb.imita ed ilcartellone ; MVTAT MOTI. Gelofia BVS VMBRAS; idcadi pertonagelofa, che fempre ftà in offeruare gliaftrài andamenti, cangiaado l'om- bre» ed: i fofpetti, come vedeyariarli gli altrui moui- menti &c, 10 Il P, Abbate Certani; inferì quanto ptegiu- dicio deruuaffe ii vna fepublica , mentre va valente miniltro era dal gouerno rimoffio, col fare vn edifi- Miniftra cio tuttofpaccato , e già cadente » al cadere d’vna co buono lonna che lo foftentaua coltitolo; DIRVIA COR- rimoflo RVO; nel qual propofito Gio; Crifoffomo Hom.10. ad Ephel. Nowit enim Ecclefia, & homines macare Gio: Cri columnas , non virtute ac robore dumcaxats fed & Sfomo vetuftate quadam , plurimum ormarus exhibentes. Cadentibus vero fuftentaculis , quorum eft fuperiora In morte Suffulcire > fponte iam » & magna promptritudine di fanta fequantur 3 <7 ipfafuprema. Ancola pietà , la Reli- Culto gione 3 cd il timor d'iddioyfonocolonne del Regno, d'iddio e della Republica, lcuate le qualizil rimanenti traccolla. Sencca nel Thyette. Vbinoneffpudors Seneca Nec cura iuris, fanititas y pietasy fides > Inftabile regnum eft » e Giufto Lipfio lib. de yna Religione; Turdata Giufe religio, poliriam turbat - Lipfia 11 Similmenteio figuraivn edificio , foltenta to da più colonne, le quali inlenandolti , anco l'edeficio fi {pacca.s e vienea cadere, il che dichiara il motto ; ABSTRACTIS CORRVET. Così chi appoggia lefue glorie al merito, & viruà folamente de tesa an- Nobiltà tenati» ce non hà fondamento proprio s lewati gli ante- mendi- nati, refta vn miferabile, tutto umiliato, ed atterrato. 902 — Miferum eft aliena incumbere fama s | Giusona- Ne collapfa ruant fubduttisteita columnis. le Giuuenale; fe benfouuieami. Le Città similmente è le Religioniz ele Republiche » quando loro fi leuano» con lamorte,glihuomini di gran virtà,e meritoybefi prefto traccollano,e ticonquallano. Quindi Platone; Cum Deus ciuitati beneficium preStare vlt bonos viros ei producit s cum vero cimtcari calamitacem immiffurus eft, aufere abrea bonos viros. e trà poco oggiunge. Quidomzum para cuersere,pruss omnia fustentacala euertit . CASTELLO Capo III. 12 Fase di protettione » ottenuta da gram verfonaggio e il cafteilo ; aggiuntogli il Protet- motto; PRASIDIVM, ET DECVS; tolto da None Oratio lib. 1.Oder. Mecenas atauis edite regibus 3 O & prefidiumos & dulce decus meune. Nel qual argomento S. Ambrogio in Pfal. 118. 5. £mbre Oéton.4. Condudit currumillam Danid jille manu fortis gio & fupra murorum edificanit excelfa , ve SVBSI- DIO pariteryeT DECORI fit: fubfidio, quia hoftem prouidery: expellies decori » quia non folum inter bumilta » fed etiam inter excelfa fupereminet. 13 AlCattello proueduto d'arriglieria , e d’altre macchine quadra; PERIMIT, ET TVETVR; effetti che Gio. Crifoftomo offeruò nella fanta fede» Fede opera della quale e reftano protetti i ferui di Iddios erinuzzati imoftri dell'inferno. Imperfte&.Hom.40. Sicut in twrri confijtentes , & hoftiumwWruptionem Imperfet. non facile patwntur , & hoftes de turri facile con- terunt: fic & quiinfide Chrifti confilunt y & demo- nes fupertrrmere non finunty D fpiricnalibus bonorum 1 opera Plasohe Oratio CASTELLO Capo Il. 41 operumfagittis eos facile vulnerant, 14 D. Arcangelo Conter, figurando vna for- tezza circondata da padiglioni , tende , e trinciere, Speriza che la ftringono d’intorno in duriflimo affedio y in Dio lefoprapofe; AVXILIVM E CZELO, per vn tri» bolato » cheallemiferie fue non ifperaua altro aiuto > Pfisct che da Dio; Lewani oculos meos in montess vnde veniet auxilinm mihi. Auxilium meum è Domino Pfal.120.1. Inferifce anco l'imprefa,che ue non può fperarfì dall’aiuto humano verun foccorfo : all'hora fi riceue dal Cielo. Erano gli Ebrei là nell'Egitto dalla crudeltà di Faraone con ranta fierezza abbattuti, e riftretti, che per fino i loro bambini dall'innocenza mal difeti , è pena nati, eranofolpinti è perire nei gorghi del Nilo ; Mà che? all'hora, all'hora appunto compare nella nafcita di Mosè, illor Duce » illoro | Liberatoreyil Riparatore.Luigi Lipomano in Exod.2, Luigi Nafcitur tune falutis auttory dummixime gloriatur Lipoman. perditionis credulitas ; &® VBI QOMNIS SPES DESINITy, © humanum AVXILIVM : tune 1 DEST DIFINPM ; Filius hafcitur mortis y qui morti expoficus vinificet morituros. CISTERNA Capo IV. 16) A cifterna, figurata fenz’acque fi ritroua col Spetar motto; EXPECTO SVPERNAS ; idea in Dio d'vnanima; chealtri beni ) ricchezze » à cantolationi non voleua » fe non quelle, che derivano da Dio. S. Berna San Bernardo Ser. gin Pfal.90 Qudquid agendum » do quidquid declinandum y quidquidtolerandum, quid» uid hortandumytues Domine fpes mea. Hec vna mi- romnium prom:ffionum caufay hac tota ratio mea expeltationis. CITTA' Capo V. i6 Lla Città di Troia ; in più parti ardente, fù A foprafcritto; TENENT DANAI; «. QNVA DEFICIT IGNIS; bel motto per in- ‘Abfenza fegnare 3 che oue non ar» il fuoco dello Spirito San- dello Spi to, qui fi ritrovano i Greci malitiofi $ cioè è dire i Tito sato peccati » i vitij , ed infomma i moftri dell’inferao, E ben nè fece proua l’infelice Saul, del quale è pena 1-Reg: 16 filegge 1. Reg.16.14. Spiritus autem Domini recelfit bt à Saul, che immantinenti s'aggiunge, Ec exagitabat cam fpiritus nequam d Domino, 17 3 Padre Don Arcangelo Conter ad vna pian- Eucari- ta di città » diffegnata conla tarina s quale già dicefi ftica di- che fofferipartita da Aleandro Magno ; foprapofe; fela =—MOENIA SVRGENT; infegnando che la Santifs. Encariftia apprefti le militari $ fortifime Pfal. 71: difefe . Quindi que leggiamo; Erit firmamentum 18. interra in fummis montium , Pfal. 71. 18. vn altra let- tera traduce; erit placentula tritici in capitibus fa- cerdotum, come che il facto pane» alzato ful capo de i Sacerdoti» fia il propognacolo della Criftianità ; Prou.9.2 edà pena fì dice » che la fapienza divina ; Propofuit Vgon merifam. Prou. 9. 2.che lifoggiunge; Mifit ancillas Cardine fuass vtvocarent ad arcem > ideft , commenta Vgon Cardinale in Pfal. 22. ad facramentam Corporis Chri- fit» quod eft contra inimicos mumimen COLONNA Capo VI.» 18 E due colonne d'Ercole, col titolo; NON 2 PLVS VLTRA furono dal Caualier Maris no allunte , ad efprimerel'atrocità del dolore, ci crilto Crifto flapellato fù fofferto , nella 3. p. della Lira can- flagella- tando così; sO Di trofeo in trofeo» Dopo longo folcarte torbid onde Jlvincitor d'Anteo Giunto d’Efperia in sù l'eftreme fponde In duecolonne alpine Pofe dei rifchi l'vitimo confine, E’ marde fuoi dolori Varcando il domatorde moftri auerni Efpone à i noftri cori Colonna cinta di tormenti , e fcherni Pur com’altrui dir voglia; Più oltre non s'auuanza humana doglia . Quefta medefima imprefa mi parue molto opportuna à iimboleggiare le fingolari grandezzedi San Giùfep- P > il quale per Je due iprerogatiue » d'effere fpofo di aria Verg., e Padre putatiuodi Crifto;ben ti vede che perquetti capi no fi può arriuar più oltre.Quanit'- all’etfere fpofo di Maria » che vuol dir fuo capo ; e fuo fuperiore » (poiche; Ziri v.roribus imperanto : pxo- Andrea res viris obedinntoydice Andr. Titaquell. Leg.1.Corì- 7749. nubial; edil Padre Sant'Agoftino ; Fewung viro fa. S-Agofti- bietta eft lege natura ) icriue molto fenfatamente #9 Giouanni Cancelliere Parifienfe , fer. de Nat. Virg. __ Omiranda prorfus Tofeph fublimitas tuas ò dianitas 0 Ger- incomparabilis , vt Mater Dei,Reginaceli, Domina Jena mundi appellare te Dominam non indignaum indicane- rit. Quanv'all’eiferda Critto rifpettato, ed vbbidi- to) comefefolfefuo vero Padre, vn Diuoto così ; Cunéta Deo parent; Lofeph tua gloria crefcità Crefcit hbonos » paret s nam Dews ipfetibi . 19 Carlo V, portò le due colonne , col titolo; Profitto PLVS VLTRA cheinferifce atuanzamentoye nuo- ui, cgrandi acquifti. Battilta Pitoni così ; îrcole al da di fue fatiche tante » Del noftro mar fopra gl'eftremi lidi Due colonne piantò ; perche più auante Di fcorgerlegno alcun nocchier mon fidi Carlo » che digran fatti e d’opre tante Vinfegliantichi ; edimodetni gridi Pafsò piùoltre: el fuo valot profondò ssazioni noue terre s è nouo bip i Agapito Epift. Pargnet.nu. 72: quefti aduanzamenti È ca Patfanies Giuftiniano Topi Stadeto femper , Agepire innittifime Imperator » vi ficuti fczlas qui fcandunt > non prius defiftunty ant ad fuperiora ferri definunt > quamad fupremum perueniane gradum: ita ta quo ue s iugiter honeftorum ajcenfum comtinmato > fre het » ve celeftis quoque regni fruftam aliquando percipias . ii wi °* 20 Lacolonna; co’lfaledavalato ) ed iltitolo; < TANTVM VOLVITVR VMBRA; dimoftra va Cottiza cuore immobile s e coftantey liegua ciò che fi vuole , che nelle varie riuolte del Cielo » può vedere mutate le cofe efterne è come le ricchezze s i pofti &c.mà tiène l'animo faldo è e inalterabile. 21 MonfignorArefio ,perinferirequantofabli- _ mi , edeleuate foffero in Maria Vergine la fua Vir. Virgime inità,& la feconditàyalzando due colonne foptafetif- e È loro; VLTRA OMNES. San Bernardo Paltez- i 5 za di quefte due prerogatiue Ser. 4. de Affiamp?. COSÌ S' Beinar và ponderando. Si im ea laudauero virginitatem, 7, mibi multa virgines poft eamvidentur offerrì. Sibn- militatem predicaneto , inuenientur forte , vel paci» qui docente filio eius, mites fatti funty & bumiles corde. Si magnificare voluero mifericordia eius mut- titudinem , fune abiqui mifericordia virî, etiam © mulieres. Ynum ef > in quo nec primam fimitemvi Ja Marino Battiftà! Pistoni 416 EDIFICII Lib. XVI. fach, nechabere fequentem , gaudia matris babens cum vivginitatis bonore, Maria priuilegium ch y non dabitur alteri: finzulareeft » fed continuo etiam indi- cibile invenitur. 22 Quanto poffa in vncuore humano per auua- lorarlo ; la rettitudine di confcienza, il dimoftra la co- Innocen- lonna ftante, col motto; OMNE PONDVS Za clau- ER ECTA, òcome piacque al Lucarini; REC- valora TITVDINE ROBVR. Oferuatione di Giufto Giuffe Lipfio Cent. 1. ad Belg. Epi$t. 3. Quamuis imbella Lipfo frons , magna confcientia (uStentatur ; anzi di San 5. Grego- Gregorio Papa lib. 13.,moral. cap. 12. Habet iu- rio Sus quafi arcem quamdam fortitudinis y fimplicita- tem fuam. dI 23 Lo fteffo Lucarini, figurandovna colonna ; Penitéte allo {pirar del vento fcirocco tutta gocciclante , le fo- prapofe ; GEMIT SPIRITV; idea d’vn anima Madda- pentita, addolorata qual era quella della Maddalena, Jena che appunto 3 e qual colonna fù veduta ; fans ye qual Luc. 7-38 colonna piangente lacrymiscepit rigare pedes eius. Luc. 7. 38. Od anco idea d’vn feruo d’Iddio » che ri- fcaldato , dallo Spirito Santo, per falute de fuoi prof- fimi teneramente piange. Così Giouanni Crifofto- mo in Pfal. 41. offeruando le parole di San Paolo Cid Rom. 8. 26.Ipfe fpiritus poftulat pro nobis gemitibus nin inenarrabilibus, commenta ; Non quod fpiritus ge- meret , fed quod viri fpiritales , qui habent dona fpirtius ; pro propinquis orantes » & fupplicationes offerentes» boc facerent cum compunélione , & ge- minibus e. _.24 Nell’Accademia dei Rifuegliati di PiRoia il Signor Dottore 1lluminati figurò femedefimo in vna colonna ; che tenendo da vn lato ilfolc ( che quefto appunto é il corpo dell’Imprefa generale dell’ Accade- sp mia ) portaua il motto ; ILLVMINATA INVM- Sea BRAT; dir volendo , ch'egli ben fi riceueua dall’Ac» ‘9 cademia chiarifima luce mà chead ogni modo non ‘ haurebbe faputo corrifponderle », che con intelletto tenebrofo. Impreta molto propriaye che fpira vna mo- . deftia fingolare, epuò anco feruire ad efprimere l’in- Ingrati- gratitudine di coloro » che ricerendo da Dio luce tudine priuileggiata di nobiltà ; di primogenitura » di ric- chezze » ò d’altri qualificati talenti , non rendono è gli occhi del Mondo, che ombre di vitij, e di diffetti. Tale fù Rubeno, del quale il fuobuon Padre; R4- Gen-49-3 ben primogenitus meus stu fortitudo mea - prior in donis s maior in imperio Gen. 49. 3. Mà che? ha- uendo cofàui ricenuto tanti lumi, etante prerogatiue» non corrifpofe con altro y che con ombre di fcandaliy #4. di carnalità, e d’incefti; effufus es ficut aqua- afcen- ._ _. @ifti cubile patris tui , & maculaîti ftratum eius. ig n. 4. Gio. Crifoltomo Hom. 67.in Gen. Prius dixit priuilegia ei è natura conceffa; & dignitatem quam tenebat ; quod principium filiorum, & primogeni- tura honore clarus fit; & poftea voluntatis peccata illius s quafi in anca columna inferibit ec. 25 1 Perfonaggi più qualificati di S. Chiefa, che feruono così al decoro della fteffa , come anco à foftencre i pefi del gouerno &c. poffon figurarfi nelle colonne,che nell'architettura feruono, MAIES- e TATI, ET PONDERI. Gio. Crifoftomo Hom, of "10. in Ep. ad Ephef. Videre eft etiam bic parla dei SoPomo Prelati , mulros 9 columnarum inftar ftare Nouit enim Ecclefiay & homines vocare columnas , 10m virtute, ac robore dumtaxaty fed & vetuftate qua- dam &c. e nell Hom. 4. in 2. Thealonic. Omnia nobis funt communia. Vbiergo eSt, in quo vosex- cellamy vobis diffimilis? In curis fcilicet s ac labo- ribus » follicitudine » ac dolore , quo veftri gratia premor. Seruo d’Iddio Prelati 26 Monfignor Atcanio Piccolomini + alla co- lonna di marmo foprapofe; FRANGITVR, NON Intrepi- FLECTITVR; è veramente in prima perfona, dezza com’ad altri piacque ; FR ANGOR_ NON FLEC- TOR ; e dimoftra animo intrepido e generofo» rifoluto anzi di perder la vita, che già mai d’inchi- narfì ad atto indegno; e può anco feruire per vn Oîtina- cuore oftinato nei mali, od infleffibile allavirtà &tc, ttone 27. La colonna dirozzata, con d’intorno molti ferri , fcarpelli , martelli , e lime &c. ed il motto ; Traua- HIS PERFICITV , infegna che gli ftrumenti di glio illu- martirio, le ferite, leincifioni, e le piaghe , feruono itra. à dare à i Santi Martiri vna fegnalata perfettione ) Martirio ed ornamento . San Gregorio Nazianzeno Oran. 48. in Iulian. del Santo Martire Teodoro, mentre attualmente da barbara mano laniato veniua ; Carnifi- ces etiam ipfos accufaret , dice) vt contumeliofos, Gregorio nec totum corpus decorantesy (ed aliquid non conci. Nazian, Sum, prophanumque relinquentess fimul etiam ti- biam oftenderety velut folam vngularum expertemy cofque vt ne huic quidem parcerent» hortaretur . 28. Vn animo veramente intrepido, e generolo» Intrepi- quanto fono più greui, e più molefti i mal, che fe dezza gliaddoffano , tanto riefce più forte , e più coftaute, fimie appunto alla colonna » che dal pefo, chel'ag- graua,ticeue ficura ftabilità, e fermezza onde porta il motto; PONDERE FIRMIOR. Giufto Lipfio in lib. de Cruce. 77t columna que reîta ftat, impofîto Giufte magis PONDERE FIRMATY Rific altassreltafo; Lipfio mentes oportetnon cedere oneri » fedobniti . Puolli Traua- anco dire, che il fedele » quand’ è aggrauato da i glioci fa travagli, fimantiene retto » e fenza colpa ; mà folle- itenta uato da queftistrabbocca in mille mali. Sant Agoftino inPlal. so. Quando Dauid Sanftus Saulem inimi- S.Agoft& cum patiebatur , quando illins perfecutionibus agita. batur- non concupifcebat alienam , non adulterara vxore occidit virum , crat enim in infirmitate tri- bulationis fue tanto in Deum intenfiors quanto mi- ferior videbatur. 29 Intrepidezza eroica d’vn cuore » che foftiene vigorofamente i duri incontri de ll'aunerfa fortuna, ne Y dimottra la colonna , la quale benche inueftita da Intrepi- venti, da piogge, da grandmi, porta ilmotto; FIR. £€224 MA NI FVLMINE TACTA; proteftandofi che i colpi foli de i fulmini mortali contra di lei polfono preualere. Enrico INNI. il Grande tale ben dimo- ftroffi ; che fe benele vafte prouincie della Francia , confederate col più poderofo Monarca dell’ Furopa gli contendewano il regnose la corona; fe bene parte dalla povertà della fortuna è parte dall’impetuoto con- trafto delle collegate forze, parte dall’intidie de i mal uagi fitrouaua anguftiato » ed affanuato : quel ma- guanimo cuore fterte mai fempre così faldo » che do- po d’hauercombattuto cento etre volte contra de fuoi Gie: Rbì nemici » d’hauere à bandiere fpiegate trentratrè volte 7ar.Fir. cimentate le proprie con le auuertarie forze » d'hauer Hif./. 6. efpugnate bentrecentotrà cittrà, caftelli s eterre pre- 1.4 28. fidiate , e munite » col prezzo dei fuoi fudori » e del fangue lìcongiuftò ilregno ; ne già mai da altro col- posche da quello fulminatogli da mano paricida e fce- lerata puote eflere abbattuto ; come diffufa e nobil. mente rapportano Catarino Dauila» Pietro Mattei» Famiano Strada &c. 30 Quanto pregiudicio rifulti alle Città, e repu- bliche dalla caduta » emorte di valorofo ;miniftro » Miniftre lo dimoftrò il P. Certani » figurando vna colonna buono, in atto di cadere, infieme con la quale tutta la fab- foftegno brica > chele fouraRta, diroccando ruina » colmotto; pubblice CORRVET SI CONCIDAM, Platone; Cum Plesone Deus cinitati beneficinm preftare valty bonos viros ci n da C OTLCO N N A? Capo VI. 4I ci producit 5 cum verò ciuitati calamisarem im mif= furus eft » aufert ab ca viros bonos ; e foggionge opportuna alnoftro argomento quefta fimil:itudine; Qui domuam para? eucitere,, pr} -ognnia uften- racula euertit, Alco Rilonò( dp. (Are( Impr. 78. nu, 17.) Oremus, vtcencolumna in domo, in hu- mano genere homo iuftusspermaneat ad calamita- rum remedium. Nam hoc incolumi, de publica fa- lute defperanduna mon eft< Quindi i Romaniyquando, intefero che San Gregorio s che poi fù Papa s era dal Sommo, Pont. Benedetto .$ mandato in Ioghil. terra » col Papa, fe-nei querelarono y: dicendogli; Petrum offendifli y Romam deftemxifti, quia Gre» gorinm dimififli sino 31 Che vnanimo grande» non fenta veruna | difficoltà ne i maggiori maneggi » enellecariche più graui » ch'egli toflenta»». net dimoitra la: colonna, Miniftro alla quale. fi vede addofiata vna uperba fabbrica; e. valorofo puretiene il motto; ABSQVE LABORE REGIT, che tanto le foprafcri fe l' Abbate Certani . Salo- Filone. e 639 a hs 7 34 Ledue colonne ; riferite dall'Efodo , vnadi nube, el'altra di fuoco ; fi ritrouano in imprefa col cartello; ALTERYTRA MONSTRAT ITER ; Giuftiria inferendofi che Iddio, d col mezzo dei fuoi fauori, € miferi- e delle beneficenze intele nella nube; .d con quello, cordia. delle minaccie » edei caltighi ; figurati nel fuococi fcopre la via della virtù ye delta gloria . San Grego» . rioin cap-3.lib. 1. Reg. Inigue, & nube: per deferta San Gre- gradientibus Dominus apparety quia mentes contem- 8°" planzium fe in hac.exily peregrinatione , cifiali- quando terret de iuftitia, pauore deieétas, erigit blan» dimento proteltionis ; e trà poco; Qui inigne terra» ris a/picitur; innube, etiam dulcedinis ex hibetur, 3 {1 Per San Tomafo d'Acquino fù pofta la colon- Tomafo nasparte di fnoco, e parte di nube » col titolo. NO» d’Acquiz CITE, DIEQVE DVCIT poichele fue rare dot» no . rrine9 e luminofe» comgiilfuoco.» fgombrano le te- 5 nebre dell’erclie: e.refrigetanti come la nubeytempe- ranone i feni humanii vitioliferuori. Liquetta go» lonna fi valfe il Caualier Marini» per, inferirela diret- Crifto, e mone Prou. 18. 14. afferma che la generofità dello tione , chene viene appreftata dalla colonna » que fù agella- fpirito, è quella che-porge lena e.vigore.à foftenere flagellato il Redentore 3 saprai) 3 "Abe Prou.18. Ogni più grene incarico; Spwitus viri fuftentat ’— è. Ar popol peregrino, i Marino. 14. imbecillitatem.-3 e Seneca ‘Epift, 166. dice efiere Colonna hora di nube ,ed hor di luce, «ri Tattione propria’ del magnapimo , difoftenere » fenza Precorrendo il camino. n "i allentariì, od infiacchirfì puntò ogni più greueyed — Celefte guida , ed. infallibil duce, Seneca onerofa macchina ; Magnanimmns eSì i qui omnia, Rendea per afpre.vie > a N rerum diuerfarumonera,rigida ceruice fuftollit qui Luminofa la notte, ombrofo il die. Supra fortnnam extat = Magnanimus. fat re étus fub E cara ye fida fcorta > quolibet, pondere » nulla illum res minorem facit ;- Sanguinofa colonna il ciel neporge, viodlsn mbil corum que ferenda {unt difplicet cem Le precitate parole di Seneca; Magnanjmus flat RECTVS SP B. quolibet PONDERE, 1 lugge= rifcono gratiofo motiuo dinuova imprefa 3 aflumen-, Anima do la colonna per fimbolo d'vmanimagiuftas ed in-, giutta . trepida; che opprefia dallemitertescanferua vh inflef- fibile è generofa rettitudine ; alla quale perciò s'ag=> Xx giongail cartello; SVB PONDERE RECTA. © Paolo di Palazzo fopra le parole! dell’Ecclefiaftico. Ecclefia- 15. 3. Firmabitur inillos cioè la Sapienza nell'anima fica5s-3. del Giufto, & nonflettetur , ben difcorres Sapientia Paolo di eddit hominem rettur s viville olim creatas erat, Palazzo. E licer omnia temporalia contendant flettere quem su. faprentia erigit , non porerunt,» i 32 © Ad honore del Signor Cardinale Girolamo Colonna feruì la colonna dell’arme fue » col titolo; Protet- BVLCIT' 3 ET ORNAT. portando veramente uone. quella fegnalata famiglia » e conda-fua chiarilfima nobiltà , e .con la generofa: brauura, ornamento 4 SS. Mar- e difela alla Chiefa d’Iddio, Nei Santi Martiri au-° tiri. e Juerti quefti effetti Gio: Critoffomo » quale Ser. in Gio. Cri- Iunentitms & Maximum così diceua . Illos non foSfomo. > indignum fuerit & columnasa & feopulosy&® tur- ‘res. Wrcandelabra y € tauros fimul'appellare . Nam Ecclefiam ficutcolumna fuftinent y ficut tur- resmuntunvy & ficut fcopuli omnes vndarum afful- tusrepalerunt, multam interim ipfi (eruantes tran» quillitatem s ficut. luminaria tenebras impietatis difcufferunt, & (icut tauri anima, promptitudineque eadem fuane Chrifti ingum traxere. 33 Vna colonna piantata » col motto . MOLE SVA STAT) fù imprefa parimenti formata ad Indipen- honore del Cardinale Colonna » cheinferifce la gran- denza. dezza y°c_maeftà-di Prencipe da ogn'altro indipen- dente.» Nerrapprefenta altresi l'imprefa «la felicità Sauio. dell'huomo fawto, che indipendente da ogni eiterno è aiuto, dalla propria virtà , c fapienza » riceue lena 3 ed energia » per conferuarli contra ogni nemica violenza » inflelibile ; e faldo . Seneca Epift, 9. Seneca Sapiens fe contentus eftyfapiens nulla re indiget, «w. Chedavia dabbia ; etorta SIY » A fentier dritto, e certo il mondo fcorgeg ‘; «E d'ogni anima errante pi rase Volge a buon corfole fimarrite piante +... . Quadra anco.il motto all’Angelo Cuftode » fempre paco intento alla noftra direttione «| n.003 e +; sggntode. 36 Adbhonore del medefimoAngelico San To- Tomafo mafo ; alla colonna di fuoco fù foprafcritto; DV- d'Acqui- CIT , ET ARCET; effend’egli il condottiere de LE Cattolici , ed il propugnacolo contra! gli. Ereticali Egitij. Luigi Nouarino offeruò in Maria Vergine Lwigi. > quefte due officij, e nell'Vmbra Virg. nu. 564. Co- Nowarim lumma nubis Maria non folura quia protegity® obum- Maria brat:ab eftu delle tentationi » e dell'ira d'Iddio fed Proter- etiam quia per reltam viam ducit &c, Min 37 -Idea della Santa Fede, che frà l'ombre de gli errori (parge pretiofa chiarezza è la colonna di fuoco, Fede. alla quale tù chi diede; IN TENEBRIS, LVCET. Il Beato Lorenzo Giultiniano de ligno vite. cap. 5» Fides eSt vina» fida» & falutaris columna» deducens, B. Loren- per defertum mundi bnius , oftendens ipfum effe ple- 3° Gisf- num malitia , vbi funt omnia vitiofa , omnia lubri- mano» ca) fra opertategebria MRS EE IUIO, IMAVXiAOn: FORNACE CapoVII. 38 A fornace da carboni » coperta di terra , co'l i ia. motto leuato da Plinio. FORTIORI VT IGNE CALESCANT), è imprefa generale dell’- Morre + Accademia de gli Accetì di Lucca» che può feruire per meditata lamemoria della morte » che attentamente meditata » ci fà auvampare nell'amor d'Iddio. Non d'altro che delle ceneri di morte fi valie Iddio s perche il feno di Francetco Borgia nelle fiamme della fourana carità Franc. diuampafie; e ne feguì l'effetto » poiche in vedendo Bo:gia., il cadauero dell’Imperatrice ; Sic eius animare lux Ribade» ifta dinina gratie. efficaciter penetranit» vt ab illo #8: vfque ad eftremum vita punttum > femper illi inluxe- rit, nunquam ibi propofita oblimifcenti > N EC FERVO- 418 FERVORES CONCEPTOS MINV- ENTI) fcrive Pietro Ribadeneiralib.1. cap. 7. della fua vita . 39 Mentre fopra la fornace accefa fi riuerfano dal Cielo le piogge » quel fuoco in vece d’eftinguerfì ; yx MAGGIORMENTE S'ACCENDE , non altri- Lacrime menti ilferuore d’vn anima ; fotto la pioggia delle la- 8. Agof- crime » raddoppiato divampa. S. Agoftino lib.de Sa- sino. lutar.docum. cap.43. V bi fuerint lachryma, ibi fpi- Giufto ritualis ignis accenditur. Ed il cuore del giufto yche tribolato dinampa inferuorato nella carità /iuina , benche i di- luvij delle miferie fopra di lui fi riverfino 7 nons’allen» ta ne fnoi ardori , mà più che mai gli raddoppia . 40 Fùchi figurando la fornace di carbone in- Amore croftata ; e coperta di fuori ) col fuoco dentro s ledie- de; TECTVS MAGIS; eferuirebbe è dimoftrare Odio cheilfuoco dell'amore; è fia dell’odiosquanto è più nafcofto ; tanto fi fà più vehemente » e pregiudicale È Seneca in Medea AÉt. 1. Seneca comme Iva Qua tegitur, nocet ‘ Profeffa perdunt odia vindifte locum. Cicerone E Cicerone. TACITE MAGIS) & occulte ù inimicitie timenda funt» quamindiîte , & aperta . Nicolao, che fù Cancelliere , ò fia Secretario di San Bernardo Abbate Epift. 40: è queRto fuoco fopito, che rinchiufo pe fuffocato s'inuigorifce , raffomiglia Nicolzo il fuodolotese dice. Ignem, quitrifte pettus adurity Notaro amplius non abfcondam fed refundam in flammas, Dolor fcintillafque verborum. Recordo» ::imy & fi non vbi nafcofto legerims tamen que legerim. QUOOVE MAGIS per TEGITPR, tanto MAGIS BSTVAT ignis. ISte ignis dolor eft : dolor vtique fingulariss & dolor meus in confpettu meo femper » dolor fummus, & confumens (piritum meum Sc. 41 \3l'Infuocati di Milano,hanno perloro impre- fa generale la fornace da cuocer matoni » che furono introdotti è dire. IN AES VERTIMVR. Idea de Apoftoli gli Apoftoli s i quali effendo huomini vili di nafcita % e fragili di fpirito s dal fuoco dello Spirito Santo rice- uettero tanto di vigore » che diuennero come di bron- Sen Ber» zo. San Bernardo Ser.1. Pent. ManifeStum enim fuity mardo indutoseffe virtuteex alto s qui de tanta pufillanimi- tate fpiritus yadtantam deuenere conftanciam. Non eftiamfugeresnoneft abfcondi propter metum Iude0- rum: conftantius modo predicant , quam delitefce- Tertul- rent ante timidius &'c. e Tertulliano de T'rinit. cap. liano 29. Hiceftenimy parladello Spirito Santo qui ipfo- rum animos , mentefque firmanit , quo confirmati pro nomine Domini nec carceres, nec vincula ti- suerunt ; quinimo ipfas feculi poteftates , & tor- mentacalcamerunt s armati iam fcilicet peripfum FORNELLO Capo VIII. 42 YRifoluti di Siena, al fornello, col fuoco fotto, Ia diuerfe boccie da ftillare diedero : A B Predica- EODEM VARIA y fimbolo d'huomo , che tore habbiaintellettovniuerfale , edi Predicatore erudito » San Gre- eche dà paftoàtutti, San Gregorio 30. Mor. cap. gorio s. Dottori veritatis virtus difcretionis y vt nouerit quibus , quid s quando ) quomodo inferat , diuinitus miniftratur ; Non enim vna , cademque omnibus exottatio conuenit. Pro qualitate igitur audientium formari debet fermo doftorwma. Così anco dal noftro ©€uere cuore, mentre in lui il fuoco d’amore s’accende » humano ne deriva od ogni bene; od ogni male. Sant Ago- S.Agofii- ftino. lib. de fubft. amoristo. 4. Ex amore e$t totuns »o uod bonumeft » & totum quod malum eft; Pnde tini dilettionisintas faliens'‘duos riuos infundity al- EDIFICII Lib. XVI. ter eft amor mundi » cupiditas ; alter eft amor Deis charitas. FVCINA Capo IX. 43 A Lcibiade Lucarini, alla fucina, d’intorno la quale fi vedeuano e legna, e ferro , e verghe d’oro &c. foprapofe ; IVXTA SVPPOSITVM, ; poiche quel fuocoyla doue diuora la legna se leua la Eucarif- ruggine al ferro, rende l'oro più purificato , operan- (2 do diuerfamente s conforme la varia qualità delle ma- terie; non altrimenti il Sacro Altare » col fuoco Eu- cariftico variamente opera» giufta la difpofitione di chi fe gli auuicina ; Sumune boni, fumunt mali for- Tom. Ac- tes tamen inaquali vite vel interitus. Mors elt quin malis, vita bonis ; vide paris fumptionis quam fit difpar exitus canta San Tomafo nel fuo Ritmo. Si- milmente Menandro . Princeps Apollo profert lucem Rerum men/uratam captui, Magnam luna , param ftellis Luto nunquam » femper adamanti . 44 La fucina, entro la quale fi vedeua vn pezzo di ferro inutile, hebbe il cartello; VTILIOR TN- Trana» DE. Gli huomini vitiofi s e difutili , pofti anch'effi gliogio» nel fuoco dell’auuerfità »'acquiftano affai , e fanno !* degne riufcite; Tale eft Numinisingenium , difcor- Bafl. Se- reua San Bafilio Seleuciano Orat. 4. neguitiam ror- 6400 mentis fubijcit , quibus voluntates caftigat s fanans interim egritudinem . E Sant'Antioco Hom. 117. Dominus, noftro omnium vfui confulens s tribulatio- S. Antia= nes infligity & acrimoniam » afperitatemque vrentis co cautery aduerfum coalefcentem morbum admonet, integer vt fithomo, & incolumis . 45 L'acqua fpruzzata ful fuoco della fucina , è cagione » che quello maggiormente s'accenda ; ciò che inferifce l'imprefa col titolo; EXTINGVERE SVETA ; nonaltrimenti il fuoco dell’ira diuina , Miferi- farà maggiormente auualorato » colrifleifo delle mi- cordia tericordie » vfate per lo paffato à gli fconofcenti pec- “Una catori . Si che l'onda di fangue verfata dalle Sacre Pia- ghe per infpegner le fiamme » le deftarà al caftigo deicontumaci. Primaenimeritinreos intoleranda S. Cefario fententia reuerendarum prafentia cicatricumygià io’ diffi col Padre San Cefario Arelatenfe H om. 27. 46 Al fuoco della fucina » mentre dall'acque è fpruzzato può anco foprafcriuerfi; POTIVS AV- + GETYVR , òpure; FOVENT, NON EXTIN- GVVNT ; talilecorrettioni ,benche piaceuoli » fat- te ad vn huomoagitato dall'ira » feruono più che ad Ira ammanfarlos ad effacerbarlo maggiormente.Giouan- ni Crifotomo Hom.16.in Matt. Flamman: non tanti Gio: Cri- ligna,& ftuppa,aliaque ignis alimenta,fed aqua etiam foftome maiore impetuialtataymagissmagifque fuccendit.Ita accidere etiaminira folet ; quicquidaliquis dixerit » continuo pabulum huius efficietur incendi. Il fuoco amorofo parimenti s non fi fpegne, ma s'auualora Amore con l'ingiurie de gli amanti; Amantwm iniurie re- dintegratio amoris diffevn Prattico ; ed vn altro. Fabula quod iattant » iniuria foluit amores ; Namque RED ARDESCIT fic MAGIS ifte furor » Con quefto medelimo concetto » Nicolao, Notaro di San Bernardo Epitt. go. efprefte l’atrocità del fuo Dolore dolore » che dalle laccime fue 3 in vece di riceucre alleggerimento » prendeua vigore; Dolor mens dolor Nicolas fummus , & conii fpiritum meum ; qui LA- Notare + CRYMIS non minuitur, fed AVGETYVR,&un ipfam anime fedem furiofws irrumpis » NE Menane dre Anonime LABIRINTO Capo X. 419 LABIRINTO Capo X. 47 M Ontignor Arefioy al labirinto, che nelle va- rie rivolte delle fue ftrade fembra di recar diletto , mà che poi confondela mente , ed inganna il povero pafflaggere » fopraterifle; SPECIES DE- Beni mò CIPIT, idea efpreffa del mondo fallace , inganna- dani tore» edefii bugiardi, ed apparenti piaceri. Ab- Abfalone falone Abbate Serm. 8. Bonaifta temporalia (peciem nobis oftendune hiftrionis y dum fua pulchritudine pa- riters CO vtilitate ad inepram nos trabunt letitiam » &S in defeÉtu fuo mentes noftras ad mgftitia imducune . 48. Il morto foprafcritto al Labirinto; INVES- Rom. 11, TIGABILES VIA El1VS, tolto dall'Epift. à Ro- 3. mani 11. 33. inferifce è che impenctrabili fono i Dio configli , i modi ; e l’opere della fapienza } e proui- S. Cefa» denza divina; Proinde » conchiudeua San Cefario rio ‘ dial. 3. conticefcat omnis contentto » & motus cogi- tationam , gaudet enim dininumillud numen fe (im- Eretico plicî fide honorari. Può fimilmentcaddattarti è per- fona di cuore doppio » e malitiofo, quali fono gli Eretici, che di quefti appunto San Gio, Crifottomo Gio: Cri- Hom. 2. ad Rom. così; Audiant miferi heretici, Sofomo Eorum enim cogitatio, labyrintho cuipiam ac gry- phis fimilis efty nullum vfquam finem habens &c. 49 Animo irretoluto; e da grauiftimi travagli Irrefolu- attorniato; fi raporetenta nel labirinto,col cartellone; co NON VEGGIO OND’ ESCA » con le quali parole hanno molta proportione quelle di San Paolo Rom.7.24 Rom. 7. 24. Infelixegohomo, quis me liberabit de corpore mortis hutus? Imprefa molto quadrante all’ Dannato anima dannata, cherinchiufa ne i labirinti infernali, non vede apertura veruna alla (ya liberatione, oue; Pfal.7.3» Noneft qui redimatyneg; qui faluum faciat . Plal.7.3, e so Il Labirinto diuifato di molte ftrade; col titolo; VNA SALVTIS, dimoftra che per faluarti; Fede» vna fola éla ftrada, cioe è dires quella» che dalla fede Cattoli- Cattolica, e dalla fede Romana ci viene additata; ca___ Etviaregia fanéta Dei Ecclefia, & iter verttatisy S. Ipifa- diceva San Epitanio è Heref. 59: Ynaquegue vero cat harum (cioè delle fette ereticali ) regia reliéta , & ad dexteram aut finiflram inclinatione fatta, vbi dein- ceps fein nimium errorem dedcrit diffrabetur Pc, st Vn labirinto ; non di fabbrica ben ferma, qual era quel di Candia, mà di verdemortella , ò pur di folchi, obliquamente difpofti, e tutti fpartì di fiori col cartello. GRATISSIMVS ERROR parole d'° Libidine Oratio. |. 2. Epitt. 2. tà imprefa da me figurata, per efpreffa idea del piacereimpuro che febene ausi- loppa il piede s e contonde la mente; ad ogni modo» lufingando piace, Nel qual prapofito i. Dauid R. Dawid de Pomis , ciferua che nel fonte ebraico il verbo; thangar fignifica egualmente errare è e fornicare ; come rapporta il Nouarino Aq. Nupt. n. 1133. edil Padre San Gregorio Nazianzeno in perfona d’vn Peccatore; Id facio quod mens mea damnat , & odie , Oblettorque malis » s2_ IlLabirinto » figurato con vna ftella di fopra portò iltitolo; HAC DVCE EGREDIAR, che dinota aiuto» e fauore ottenuta dall’altrui protettio- SS. Magi ne, edafliftenza. Ciafcunodei Santi Magi , con la {corta delta ftella , vfcì dal labirinto de fuot gentile- {chi errori. San Cefario Dial. 2. prefupponendo che fotto fembianza di ftella fi ritrouatle vn Angelo 3 così S.Cefario ragiona; Cultum aftris impenfum ad Chriftum tra- hens, a multorum Deorum errore mortales reducen- «dog velut ffelam ponie Angelum via adorationis da» Gregorio Mazian. cem &c. Sant Antonio di Padoa vedendofi in punto S. Anton, dimorte comparire Maria Vergine ; ben potcua dire, di Padoa Hac duce egrediar . {3 Chele prattiche libidinofe riefcano quafi in Libidine diffolubili , edirremediabili, l’inferij figurando il La- birinto col motto; INEXTRECABILIS * ERROR) concetto fomminiftratomi da Virgilio lib. 6, AEncid, v. 26. Muinotuarus ineftyVenerismonumenta nefande. Hic labor ille domusy & INEXTRICABI- LIS ERROR. Nel qualargomento Salomone » che ne fù gran Prat- tico Prou. 2. 19. parlando di femmina impudica ; 072- ness qui ingrediuntur ad cam nos reuertentur, nec apprebendent femitas vita . f$4 Ilgomitolodi filo, figurato alla porta del la- birinto » col foprafcritto; DVCIT IDEM, DE- DVCITQVE; può feruire perl’Angelo Cultode, il Angglo quale D/XIT, ET REDV XITyilgiouine Fobia EI Tob. 12. 3.; all'aiuto diuino è quale coa arcane ma- ; Puig nicre ; DEDYCIT ad inferosy ET_REDYCIT Gràca. 1.Reg.2.6.Mà come piacque al Padre Francelco Re- divina mondo , quefto filo , che felicemente guida, è la vbbidié direttione de i Superiori , per le vie dell'Vobidienza ; za. onde lib. 1. Epig. 57. Quam bene cecaregitfilo veftizia Thefeus a Seminirune pot quam perculit enfe bouem? Cernis ve immenfis ambagibus antrarefoluens Perplexa » ad tutas excat ille vias. Nos procul, heus patria via diidit inuia fede y Et circum femper nos labyrintus agit . «At qui Rettorumin tenebrisydaca filafequetur, Tutius , edomitis boftibusyaftra petet + 55 Il Padre Leonardo Velli,figurando il labirinto» alla porra del quale era attaccato il filo , col gomitolo &c. gli foprapofe; DOLOS » AMBAG ESQVE RESOLVIT ; mottoleuato dal 6. dell’Eneide 2. 29. Dedalus ipfe DOLOS teîli y AMBAGES- Virgilio QUE RESOLVIT è Ceca regens filo veftigia , E volle dire è che fi come Dedalo » col filo fuperò Prudéza le difficoltà cagionate da gl'intricati rauvolgimenci del labirinto » così il configlio d’vo huoma prudente ci eftrae dai più intricati viluppi dei negotij ardui ; € molto meglio poi l’aiuto della diuina gratia , la diret- tione delle facre fcritture , e gli eiTempij dei Santi» ci appreftano ogni poffibile facilità, per vicire da gli intidioli rauuolgimenti de i vitij,e delle colpe. 56 Dal gran Confaluo tù portato il Labirinto, —_ — con dentroui il minotauro, ed iltitolo; IN SILEN- Silentio TIO, ET SPE, nelqualfoggetto Battilta Pironi così cantò; De la confufa » edintricata ftanza Del Labirinto, que perdeo la vita Più d’vn , che perfciocchezza s edignoranza Non feppe far, come douea» partita In filentio fouente » ed in {peranza Di magnanimo cor pofta e l'vfcita ; Che il tacere, e il fperare é di tal forte 3 Che può trar l'huom da ingiuriofa morte , MVLINO,. Capo XI, {7 YL Sig.Nicolò Craffoy conl’imprefa d'va mu- x [ lino, pofto fopra vna braca » entro vn fiume, ® È & le parole d'Oratio; QVO ME CVNQVE Vbbidie FERET» dimoftròla tua prontezza , raflegnata 28 inticramente nelle difpolitioni » c commandi d'va fuo gran padrone. Epiterto così; «Aufim #1 "a Juo> 14 ingilio Prou. 2» PE Francefcg Remand. Batzifta Pitone 420 EDIFIC fublatisorulis dicere : Vtere me vi uber 3 & vbila- bet » mente tecuna confentioy £quanimus fum, nibil recufo omnium, que vibi videbuntur 3 QVOCVN- QVE ME VOLES DVYCITO &c. San Gregorio Nazianzeno» da vna correntia di mali ftranamente moleftato » raffegnandofi nella difpofitione della di- uina volontà ; Corm de fuiscalamitatibus; Ergo demiffa fupplex teruice porentem Chrifte tuam fubeo dextrams captinag; tendo Brachia. Ius alys eftoy vindiltaque cure . Nil ego indicinm mandi moror atque tribunal. Quo circa me fantta ferattua, Chriffeyvoluntas QUO ME CVNOVE FERET; nullo cum murimure pergam . 58. Dipendenza dall'altrui auttorità inferifce il mulino d’acqua , che intanto opera ; inquanto dalla ._. corrente dell’acque è raggirato ) al quale Girolamo Traua- Aleandro foprapofe. AGIT DVM AGITVR. gliato Hcuore humano è tale s che non sà operare ; fe non fi vede coartato dall'inondationi dei maliy che fe gli ver- fano addoflo, nel qual fenfo Dauide , parlando de gl’ Ifracliti , perloro natura infingardi , e pigri, diffe. Pfal.15. Multiplicata funtinfirmitates corumspoftea accelera» 4 nerune Plal. 15.4. {9 Larota dimulino s raggirata dalla corrente dell’acque da Clotario I. Ré di Francia hebbe; MENS IMMOTA MANET ; dimoftrando con Intrepi- quefta diffimilitudine, mà non imprefa , la falda yied Gregorio Nazi an Dipendé za dezza immobile coftanza, ed intrepidezza del fuo cuore. S neca lib. quod in Sapient. non cadat iniuria cap. s. Seneca VIRTYPS liberaefts inuiolabiliss IMMOTA, in- concuffa»fic contra cafus indurata y vt nec inclinari quidem, nedum vinci poffit. 60 Due macine di pietra damulino » aggiuftate Scambie l’vna fopral’alira 4 nella guifa appunto , che feruono uolezza per macinare, hebbero dal Bargagli le parole ; d’Ora- tio; ALTERIVS*ALTERA; che dimoftra fcam- _ bieuolezzad’aiuto. San Gregorio Papa 3. mor. cap. Speraza, 16.dì quefte due mole tropologicamente ; fi feruc ad e umore inferite quanto rilieuino è prò dell'anime la fperanza idella diuina mifericordia , ed il timore dei fourani. caftighi ; affetti che infieme riuolti, ed accoppiati ci S. Gregs- difpongono à feliciffime riufcite. Superior, & infe- rio rior mola» {pes & timor; fpes ad alta fubuehitstimor autem cor inferius premit. D'namola fine alterain- utiliter haberur. Peccatorisergo in peélore femper debent & fpesy & formido conuungis quia incaffum mifericordiam fperat > fi tuftitiam non timeaty & incaffum metuits gui non confidit. 61 Fù chi foprafcriffe al mulino; SEMPRE GIRANDO CRVCIA; ed è fimbolo dell’ Auaro » che fempre s’affacenda per accrefcere le fa- coltà; onde Oratio l. 3. Carm. ode 16. Crefcewtem feguitur cura pecuniam; e nell’ode 24. dellib. 3. naz mam —— ]Veque feruidis Pars inclufa caloribus Mundi, nec Borrea finitimum latus Durateque folo nines Mercatorem abigunt. Horrida callidi A V'incunt aquora nauita. Ambitio 1'Ambitiofo é tale, di cui San Bernardolib. 3. de con- io fiderat. O ambitio ambientium crux 1 Nibil acer- SE) bius ciuciat s nil molefitusinguierat &rc. Tale anco il Cibi ia humano ; che però lo fteflo Bernardocap. 9. ll meditat. Sicut enim molendinum velociter voluitur LI S. Bernar © Mbil refpicit , fed quicquia imponiturs molity fi autem mibil apponiturs fe ipfum confumit; fic cor meum'femper eft in motu, &nunquam requiefcit, Sedfise dormiam» fiue vigilem, fommiaty & cogicar Auaro @ratio IT Lib. XVLUÙ quidquid er occurrit. Finalmente la confcienza rea è Confcié- di continuo agitata , etrauagliata. Quidio lib. 1. de za rea Ponto Eleg. 1. CA — Mea perpetuos curarum pettora morfusy Osidie Fine quibus nullo conficiantur habent. Nec prius hi mentem ftimuli , quam vitarelin- quenty Quique dolet citinsy quam dolor ipfe cadet + Alla macinasche métre né fuoi rigiri và fminuzzan- - do; e ftritolando il grano anco viene à rodere, e confumar fe fteffa è paruemi che foprafcriuere fi po - tefle. DVM TERIT ATTERITVR; parole fim- patiche con quelle del Cavaliere Emanuel Tefauro ,, che fauellando di Sanfone, da i Filiftei legato alla mola fctiffe ; Frugesterendoconteritur; idea diper- Emanuel fona, che viue nelle oftilità, la quale mentrerdeteriora Te/24ro alle conditioni, e pregiudica alla felicità del nemico » Soldato viene ed'eflasparimenti ad'indebolirfi, ed attennarfi. Similmente il maligno mormoratore » mentre bida a Mormo- detraere all'altrui fama, vi perde della propria con- rasore fcienza , ed anco della riputatione . (Giouanni de > Pina in Ecclefiatà cap. 5. Etholog.70. n. 4. Hoc in Gie:Piia molari Lapide videre eSt yqui immiffagrana permolity & efcis reddit viliay & tamen ipfe lapis fubinde at- teritur. Ergo qui alicnam famam comminuit, inftar mole fe ipfum ledi. MYVLINO DA VENTO. 62 Il MVLINO DA VENTO col cartello ; NI SPIRET IMMOTA ; é fimbolo di perfona ; Gratia che intanto opera, in quanto è moffa è dall’altrui diuina commando, o dal proprio interelfe ; ciò che s'amuera nell'anima noftra; che fedall’aurà della gratia divina non é preuenuta s ed aiutata, non sà , non può far nul- la. San Bernardo Ser. 83. in Cant. Quaerere Deum S- Berner non potelt anima ,niftpraueniatur , vi querat . de 63 Scipione Ammirato per fignificare ch'egli vi- ueua tutto immerfo ne i negotij, e chela fua vita era di continuo travagliata nella feruitù altrui figurò il __ mulino da vento è con le parole Spagnuole ; EN Vita hu» TRABAjOS MIS HAZIENDAS ; imagine ef- 19902 prefsa della vita humana ; Namvini vario iattanturturbine femper. — Andrea diceual’Alciati; ed Olimpiodoro in Ecclef. cap. 12. Alciari Rota accipitur pro noftra hac vita» obipfasreuolu- Olimpio® tionesy ac motus 5 e dopòlui Giufto Lipfio Cent. 1. doro K Epitt. $2. Humanaomnia» nil nifi iaftaziones , & Giufto flnétuss in quibus nilbil firmum &c. Lipfio 64 IlBargagliadvn mulino da vento » che può datutti i lati riceuere fiato impulfiuo per valerlenes Operar foprapofe; QVO CVNQVE FLANTE; e pronta- dimoftra perfona pronta ad operare, prendendo tutte MENTE le occationi , che perciò fare poft6no apprefentargliti ed anco fignifica perfona inîtabile, che amando, ò fia adherendo all'amico ».non per vero amicheuole affet- Amico | to, mà per mero intereffe, al foffio d'ogni altro vento, fallo firigira , e fi diftoglie da fuoi primieri affetti . £/? Ecclefrafi amicus fecundum tempus fuum, diceua l'Eccleliafti- cs co cap. 6. 8. & non permanelut in die tribulationis. S.A goftino Lib.de Amicitiatoccò molte bene quetta volubilità; Amicitiamundialis eft plena fraudis yat- S.Agofie que fallacie: mbilinea certums nibil conftansynibil ne Jecurum , fed cum fortuna mutatur » & [(equitur marfupium . 65 Gli Suentati d’Vdine, hanno vn mulino da vento » pofto in vnabaffa valle, co’l verfo di Dante; NON E QVa GIVSO OGNI VAPO. RE SPENTO, edimoftra, chele perfonebafie, non MYV L'ILIO Capo XI: nòn fono deftitute de i doni d'ingegno » e d'alere vir tuofe prerogatiue » ch'anzi la corrente delle fourane Pfal.103 gratie , nelle balfezze più facilmenti {corre ; Qui Io. emittis fontes inconuallibus dice il Profeta Pfal. 103. 10. ed il Padre San Bernardo commentando le parole; Cant.1. Nardus mea dedit odorem fuum > Cantic. 1. 11. rm. Bonus bumilitatis odor » fcriue » qui de hac valle S.- Bernar plorationis afcendens s perfufis circumquaque vicinis * regionibus s ipfum quoque regium accubitum grata fuanitate refpergit + 66 Giouanni Orozco » ad vn mulino) contra il quale foffiauano più venti diede. QUAL MAS; VAL MENOS; e volle dire: ò veramente 3 ch'egli, qual mulino da moltiemuli fi trouaua inuefti» to , i quali chi con maggiore, e chi con minore vche- menza contra di lui imperuerfauano; ò veramente che gli huomini tutti, chi più, e chi meno fi lafciauano aggirare » € predominare dal vento della mondana fuperbia; e dall’ambitione 5 miferia che aftrinfe il P. 3. Bernar San Bernardo lib. 3. de confiderat. adefclamare. O do ambitio ambientium crux y quomodo OMNE $ Seneca TORQOPVES? Omnibus places? & Seneca lib.3. de Ira cap. 2. Ambiti viritim SINGVLOS OCCVPAT. > | 67 Il mulino da vento » che attualmente ftaua Dipendé operando, col motto ; Ova SPIRABIT; d Ambitio ne za inferifce dipendenza dall’altrui aiuto,» fenza il quale altri non può operare, e pofto il qualealeri non latcerà |. d’operare, ciò che auuiene nei Profeti > che atflati da Dio» protetizano, e celfando Paàura/celelte > imman- Amico tinenti fitacciono . Puoffi anco diteyche l’amico inte- fallo reflato fia fimile al mulino da vento ; perche in tanto fi muoue, inquanto è afliitito dal vento de fuoi au- uantaggi, mà ceffando quefto beneficio y ed cito pari» menti defifte da qual fi fia operatione. San Girola- S. Girala MO ful capo 7. di Michea Profeta; Amici dinitum mo multi; a pauperibus autem etiam qui videantur effe > S.dgofi difcedunt ». Sant Agottino lib. de: Amicitia.. ES? noi amicus fecundum tempus fuunry & non perranebie in die tribulationis. Tolle [pem quaestus, & ftatim definet efferamicus. E primadi quefti M. Tullio de Cicerone Amicitia . Plerique in rebus humanis bonum non norunty nifi quod fruétuofum fit; E amicos tamquane ° pecudes cos potiffimum diligunt , ex quibus fperant femaximam fruétum effe capturos. PIAZZA Capo XII. 68 F 'V chi fegnòla piazza, col titolo; PATET Bontà OMNIBVS, tipo d'[ddio benignoye mife- diuina | ricerdiofo schechiama tutti, che tuttiaccoglie se fol. Mass.11. licua; Wemte ad me omnes » quilaboratis,& onerati 28. eftisy& ego reficiam vos. Matt. 11. 28. Tale effer deue anco -il buon Prencipe » efpofto à tutti , perche tutti à lui ricorrendo » fen vadano confolati, e fodif- Précipe fatti. Rodolfo Imperatore, fapendo che le fue guar- die rigettauano dall'audienza fua alcuni poueri chela , Giufe ricercauano ; Per Deum » difle » riuolto è i foldati Lipfi» finte bominesadme venire. Nonenim ideo Impe- . < ratorfumyvtinarculaincludar. Giufto Lipf.differtar. Virtù ad Albert. 4 uftriac. Della virtù fimilmente diceua Seneca | Seneca de Beneficijslib. 3. cap. 18.; Nulli praclufa eft virtus; OMNIBVS PATET,0mnesadmittity omnes inuitat yingenuos , libertinos » féruos » regesa & exules. ; 69 Giouanni Ferro ftimò che alla piazza , fopra- vis fcriuere fì doueffe; VSVI, ET ORNAMENTO ;» irtù feruendo quefta,cosi al commodo dei cittadini, come alla pompa» e iregiogella medefima città » c può ad= 42 dattarit alla virtù » & alla fapicnza»» opradelle quali y ed alle città benefici} confiderabili, ed a i vircuoli c Sapienti , ornamenti ben degni » e dilodi, e d'ap- laufivengono ripartiti, Cicerone lib. 1. de Iuuent. i Ad Rempublicam plurima veniunt COMMODA s Cicersne ; fi moderatrix omnium rerum praflo e$t fapientia : binc ad ipfoss qui eam adepti fuant LAVS , HO- NOR », DIGNITAS confluit . PIRAMIDE Capo XIII. 70 YNicrifce perfettione eccellente la piramideyche [ che dal fole perpendicolarmente illuttrata ; non ifcopre da veruna parte alcun ombraje lo dichiara Gloria ilmotto ; VMBRAE NESCIA ; Non alcrimenti , cue fplende immentità di gloria , inisbandite fi troua nol'ombredell’inuidia 5 Plutarco ; 77 fol fiimmineat Plutarco hominis vertici, aut prorfumtollit vmbram , aut mi- nimamveddit ; fic ingens gloria extinguit inuidiam . Così que fplende la chiarezza della virtù, non poff. ao Virtù ritrouarfi l'ombre dei vitij . Cicerone Tufcul. 3. S4- Cicerone piens animus nunquam eSt invitto , nunquam turge- fecit nunquamtumet'sriunquam fapiens irafcieur . 71 Allapiramide, àdirictura illuftrata dal Sole » altri diede; COSI° SENZOMBRA, poiche oue fi trota la preleaza d'Iddio , iui non pofiouo effere le Prefenza colpe, edidifetti. I Rabbini offeruando quel tefto d’Iddio . Gen. 20, 20. Crewityparlafid'I{macle,® moratus eft Gen. zo. in folitudine » faBufgue ef inuenis fagittarius dico- 20. no ch'egli nontanto badaffe a gli cfercitij della caccia » quanto è gli affafinij. Mà il Cardinal Caretano gli rintuzza con l’auuertire » che fe Iddio ; fuit cum e0 è com’iui appunto è feritto , ben chiaramente; Hlnc Caierano appare nugas effe, quod Ifmael exercuerit latroci-. ma. Si ent Deus erat cum puero, longe erat a la- trocinys » 72 Lapiramide illuftrata direttamente dal Sole » con l’auuerbio; VNDIQVE; ò come ad altri piac- Beato que; ATTINGIT VBIQVE ; efprime il gaudio dei Beati, che dalla gloria » e dalla felicità firitro» uano per tutte le guite attorniati » ed illuttrati. Sant Anfelmo lib. de Similit. cap. 71. Gaudium erit iuffo S- Anfel- intussy & extra » gaudium furfum atque deorfum, gaudium circumcirca, vbique gaudium plenum. 73 MonfignorArefio, alla piramide , guardata à dirittura dal Sole foprapofe ; TENEBRE NON COMPREHENDVNT; imprefa » fi come anco le antecedenti opportuna alla Concettione di Maria Ver ® gine, della quale San Girolamo; 8./irgo nunquam fuit Si sa in tenebrisyfed femper in luce . S.Girela 74 Le piramidi dell'Egitto , effendo vaftifime mo nella bafesed affottigliandoli à poco à poco vers'il Cie- lo, tali riufciuano, che da qual fi voglia parte le ri- miraffe il Sole » non mai fuori di sè gettauano l'ombre. Ammiano Marcellino lib. 22. cosi ne ragionaui ; Quarum magnitudo quoniam in altitudinem nimiam Ammian, fcandens gracilelcit panlarim,vimbras quoque mecha, Marcelli» nica ratione confumie +. Ed Aulonio [dill is. e — ———_ Quadro cui in faftigia cono Aufanie Surgit 7 ipfa SVAS CONSVMIT Pyra- mis VMBRAS. : | Per tanto può formarfene imprela col motto; SVAS DEVORAT VMBRAS, idea di perfona, che sì * reprimere in fe medelima i difetti, e le affettioni vitio- fe dilibidine , ò d'odio, alle quali naturalmente fa- Virmiole rebbeinclinata. O veramentedì perfona , che con la chiarezza della fua virtù fopifcel'ombre , feco porca- te per la baffezza della nafcita » per la viltà dei proge- nitori » ò per altro naturale diferto. Nn Alci- 422 75 Alcibiade Lucarini in morte di non sò quale In morte perfonaggio , figurò vna piramide » con l'ombra che {pariua altramontar del Sole $ ed il motto ; AB I T ET VMBRA. Imprefaquadrante al falfo amico ; il Amico qualeycome ombra appunto , in tanto fiegue il corpo» fallo inquantoéaffiftitodalla luce, cioé dalla felicità ; mà 76 Nobileimprefa è quella dell'Abbate Don Er- coleSalarolo , cioé vna piramide » che dal fulmine nel- Virtuofo Ja parte fuperiore è (pezzata;reftando illefa l’inferiore» sfortu- colcartello; FORTIORA SVPERSVNT che fer= hate. ne molto bene per vno dotato di molta virtà » fnà da contraria fortuna » de i benitemporali impoucrito . È Seneca lb. in fapien. nen cadere iniur. cap. $. Sapiens eneca nibil perdere poteft ; omnia in (e repofiit , nihil for- tuna credit, bona fuain folido babet y contentus vir- tute » qua fortuitis non indiget. 1deoque nec augeri , nec minui poteft. . È 77. Intrepidezza; e coftanza immobile rappre- Intrepi- fentala piramde 3 ftante sùla fua bafe , che fe bene è dezza combattuta da iventi » non € però abbattuta, alla quale gli Oftinati di Viterbo diedero l’anuerbio ; ‘RVSTRA. Gli flati, quando fi pofano sù la bafe della prudenza » e coftanza d'vn buon Prencipey non poflono riceuere il traccollosbench'altri contra di loro ingiuriofo fifpinga. Guido Cafoni Embl. s. — Nenfifcuotel'imperio , e nonfimoue Ai fiati anuerfì di fortuna y quando Fermato è fopra vn iminutabil bafe Diverace coftanza. Così Roma più volte fconfitta dai Cartaginefi, go- uernandoficon giuditiofa prudenza » cadendo non cadeua ; opprefia fi rinuigorina ; ed alla fine dell emula iua ‘artagine trionfò gloriofa. 78 Benchetcatenati, e difpectofi, contrala pira- Coftiza mide foftinoî venti sella ad ogni modo; IMMOTA MANET , idea d'vn cuore veramente fauio » e gene- rofo; clee non fi fcompone per qualliuoglia auuerlità, S.Ambro $S. Ambrogio Epitt. ad Simplician. Sapiens idem eft gr animo, non mimuiturs non augeturverum mutationi- bus, nec vt paruntus ffuBuat vel circumfertur omni vento doltrine , fed manet perfeEusin Chrifto »fun- datus charitate, radicatus fide. Seneca Epift. 111, Seneca Verusy © rebusy non artificijs philofophus inedito Guida Esfoni EDIFICII Lib. XVI perduta quefta » anco l’amico finto fi ritira» Quidio lib, 1. de Trift. Eleg. 8. Vtq; comes'radios per folis euntibus vmbra eft; Ostdie Cumlater hic preffusnubibus » ila fugit. Mobile fic fequitur fortune Lumina vulgus : Qua » fimul indutta nube tegantar , abit, fiar, admirabilis, celfuss magnitudinis vere - par fibì in omni ffatu rerum, fine în fecundo carfu vita proce- dit, fine fuftuarur per aduerfa » & difficilia. 79 La piramide col titolo; DEFICIEN- DO SVBTILIOR quadraà perfona, che qua- to più fitroua abbandonata; ed impoueritaytanto più Auare con maggiore fattigliezza d’ingegno » e rifparmio delle facoltà s'affatica per conferuarfi , Quadra pari- menti ad vn Auaro s che quanto più inuecchia ) tanto più l’affottiglia. Ma propria é frizzantemente quadra o alla natura humana ) la quale mentre và mancando nei Vecchia deliquij delle forzecorparali, fcemate dalla vecchiaia, 18 acquifta fottigliezza,ed atutezza d'ingegno , dandoti àconofcere dotata di maggiore configlio s fapienza, e prudenza; Quanto più inuecchia l'huomo , Guarino Diuenta più perfetto; P.F.Atto 3. Sc.$. E fe perde bellezza 1 acquifta fenno. Cantò vn Poeta e Sant’Ifidoro lib. 11. Orig. cap. 2, $. Ifdore Senettusmulta fecum bona affert: quia nos a poten- tiffimis dominis liberat , volupratibus impomit mo- dum, libidinis frangit impetus, auget fapientiamy dat maturiora confilia. i 80° S'inalzi pure fublime se gloriofala virtà , che la calunnia non lafcia di contorcerfele d’intorno è trauagliarla . Dichiarò quefti fenfi chi figurò vna Virtù ferpe auuiticciata verfo le altezze d'vna piramide, col maligna motto ; TRAMES NON INVIVS VLLvs, ta Giufto Lipfio Centur.fingular. Epi/?. 26. Itares ef, Giuffo vbi melior fama furgit , adberet Shatim altera; ( la Lipfio malignità ) & ignaui, atqueignoti tantum ab ea rm- munes. ]Dimoftra anco l'imprefa sa che non v'è ftato così fublime» che dalle cure mordaci 1 e velenofe non Traua- glio af- ( È ; flieg fiaaccompagnato . Oratio lib. 2, Ode 18. DEN Scandit eratas vitiofa nancis Orazio A Cura: nec turmas equitum relinquit, E Virgilio nel 6, dell'Encid, Quifgi PIRAMIDE Capo XIII. Quifqg; fuos patitur manes: fua quemg; remordet Cura. " | 81° Altriy figurando vna ferpe » che faliva fopra vna piramide le diede il titoloda Emblema; PER ARDVA VIRTVS; infegnando, che le ftrade della virtù, e della gloria nonfono piane, ne facili » mà ardue, afpreye faticofe. Quid. 4. de Trift. Eleg.3. Ardua per preceps gloria vadititer. Ed Eliodo. «Ante vitutem Dij fudorem pofuerunt Immortales » longay & ardua via ad ipfam, PONTE Capo XIIII, 82 [colò Ponte, Doge di Venetia , figurò fe medetimo nel ponte dell'’arme , che porta la fua nobili(fima famiglia,foprafcrinendogli; ALIIS INSERVIENDO CONSVMOR. Effendo vera- Précipe mente vnattione degnadi Prencipe ; il non rifiutare affettuo- ipatimenti, per l'altrui felicità, e falute. Gio, Crifot- io tomo fer. 6. de Paffione. Subiett dare, donare fer- Gio. Cri- uisseft afuetum donantis indicium; pati pro (ubie&Hts, feffomo. pro feruismori » infigne eft charipatis immenfie docu- . «meutum , (ingulare eSt hoc amoris argumentnm . Predica- Impreta tutta opportuna à gli huomini Apottolici, ed tore. à i guerrieri,e miniftri di Prencipi 7 che per beneficio Qipesnioo altrui fi fuifcerano nelle fatiche. Y 83 Adwn ponte figurato di groffe pietrey & pof- X tofourad'vngran fiume io diedi; MOLE SOLI. DATVR, teruendo quel fuo gran peto di ficu- Miniftro Tezza, e di fortezza contra la violenza dell’acque ; non valorofo altrimenti vn huomo di gran talento , tanto più fi rin- forza, e rinuigorifce, quanto maggiori , e più impor- tanti cariche gli vengono addoffate. Il Marino nella Lira p.3.inlodedel Card. Giuftiniani . Non mai di cure tante, e di tant'alme Ond’il gran Padre gli homeri t'hà catchi Vacilli punto à foftener le falme . E chi non sà che fotto igraui incarchi Si come fi folleuano le palme , Così vie più li ttabilifcon gli archi ? Il pefo altresì de trauagli, che aggraua l'anima) le fer- Traua- ue dipreferuativo contra l'impeto delle tentationi. sio. OrigoneHom. 27. Num. Quid ef, quod quamuis Origene grandes habeat anima profetias , tamen tentationes ab ea non auferuntur è Wnde apparet » quia velut cuftodia quadam , & munimen » ci tentationes adhi- bentur . Le prove di quefta verità fono prattica- mente offeruate nella perfona del Ré Dawde, del S'Agofti- quale Sant A goftino in Pfal. jo. così; Quando Dawid no fanétus Saulem inimicum patiebatur y quando illins perfecutiombus agitabatur , quando per diuerfa fu- giebat, ge in manus eius inciderety mon concupifcebat alienams non adulterata vxore occidie virum; eratin infirmitate tribulationis fue tanto in Deum intentior , quanto miferior videbatur, 84 Parimenti alponte io diedi SEPOSITA , ò Xx fia DISTANTIA IVNGIT) che può feruire ad vn miniftro di Prencipe » che ftringe in lega due fe- Amicitia parate Monarchie ; all’amicitia » che vnifce inlieme masi di provincie diftantiffime ; e che anco rap- Maria» prefenta la Protettione di Maria Vergine» che accap- protet- pia la terra al Cielo,riconciliando gli huomini à Dio;li mice © comeancora la medefima vnì il Cielo conla terra nell’ Incarnatione del Verbosfatta nel fuo verginale , purif- fimo feno,di cui Santa Chiefa; Wirgo Deum & ho- minem genuit: pacem Deusreddidityin fe reconcilians ima fumis Virgilio Virtà Ouldio Efioda Marine MHiffal. Rom. 433 PORTA Capo XV. 85 Artolomeo Roffi,in morre » figurò vna porta B rapprefentanie quella del o: ò fia della morte, col ioprascritto. INGRESSVS, AT NON Inmorte REGRESSWS; poicheattrahendo dalla ounnipoten- zadiuina, opra della quale faranno i cadaueri alla vira richiamatisquefta pouera humanità maturalmente par- lando, quando vna fol volta fe wentri ; ne i limitari gelati della morte , non più mai indi troual’yfcita. Catullo . Soles occidere , & redire poffunt . Nobiscum femel occidit breuis lux $ Nox eft perpetuo vna dormienda . Omero Iliad. 9. riferito da Giouanni Stobeo Ser. 119. Obnoxij prede funt bowes , & pinguia pecora, € Omero tripodes acquiri poffanty & equorum flanicoma ca- l pita. At hominis anima » vtredeat, neque per pre- dam » necaliter capi poteît » vbi femel emgraverit e vallo dentinm. Fileta fimilmente. Izer feci ad in- Filesa ferossper quod NULLVS RETRORSIYM viator REDIIT. Ed Anacreonte pur appreffo Stobeo; iui. Sepè fupiro » tartarum metuens : terribilis enim Plu- Anacreo- toniseft (peluncay & defcenfus ad ipfana borrendus : ** nam QOVI femel DESCEN,DITy REDIRE NON, POTEST. Portadella morte può anco dirlijed a ragione la fatniliarità di femmina lafciua, già che » chi à sì fatta laidezza vna volta applica ilcuo- re, troppo difficilmente fe ne può fuolgere y che que- fto appunto ne proteftò il Sauia Prouer. 2. 19. Om- Pres. 2. nes qui ingrediuntur ad illam , nou reuertentar , nel 19 qualluogo efpreffamente Monfignor Cornelio fanfe- nio; Non rewertentur » quod impliciti meretricijs > Tenfim vel adulcerinis amoribus, difficulter ab eis refiliant > & quod vt plurimum nonfacilè refipifcane s fine quod dulcedine voluptatis inefcati noline» fine quod nor polfint fe fe etiam com volunt, extricare ab eorum confortio . 86 Gregorio XIII.diede alla Porta Santa» conia- ta nelle fue medaglie il foprafcritto ; NIE GOIN- Cielo QVINATVM ; defiderando ogni poflibile mon- dezza in qualunque perfona, che per quella paffar vo- Jeua » entrando i tedeli per quella porta nel facro tem. pio terreno, eomefe per la porta del Cielofe ne pal- faffero nella celeite magionesben fapendoli che; N07 fpr->t, intrabit in eam aliquià coinquinatum , aut abamina- *7- tionem faciens &c. Apoc. 21. 27. 87 Lavirginità intatta di Maria Vergine fù rap- ; fentata in vna porta chiufa y col foprafcritto; NON MA ra APERIETVR pigliandolie corpo 1 e motto da Eze veti chicie cap. 44.1. Porta que refpiciebat ad orientem > Fas hiel erat claufa . Et dixit Dominus ad me : Porta hec zig claufaerit: NON. APERIETVR , & vir non tranfibit per eam : quoniana Dominus Deus Ifrael n- gres eSk per cam, eritque clanfa. Pafsò dunque il Signore per queha porta » mà rimafe la porta chiuta e fuggellata , poiche e dall’aluo fecondo ella diede al Mondo, coperto d’humane fpoglie il Redentore a c nel parto, e dopo il parto ella ad ogni modo rimafe Vergine illibata, e pura. San Cipriano Expolie. in Symbol. Apoft. Quid tam ewidens dici de confecratio- S. Cipria» ne Virginis porwt ? Claufa fu inea virgmicatis por- n° ta , per ipfamintroiuit Dommas Deus 1frael,& per ipfamin bunc mundum de vtero Virginis proce(fit » & in eternum parta virginis claufa, fermata virgi nitate permanfst. Di quefta porta Verginale $. Gi- rolamo fopra Ezechiel lib.13.cap.44- ditfufamente; c Sant'Ambrogio anch'elfa in ynfuo metro ; Nn 2 Catullo Lafciuia Sw 24 EDIEFICII Lib XVII S. Ambro gio Sit porta Chrifti perrîa Refeéta plena guatia, Tranfilijt rex & permaneb Claufa vt fuit per fecula. 88. Perfona.intereffata» che nonopera » fe non uando è moffa dall’vrileguidente, potrebbe sù la por- X*. ta dellafua cafa porre il cartello; KO SON POR- Interel TA A CHI PORTA; è fia. SON APERTA fato A CHI PORTA ;_ confideratione di Plauto in Afinaria . Plauto Portitornm fimilluma funt ianua lenonia ; Si afferstum patent: fi moneSt quod des ades non patent » Ed Quidio è Onidio Ipfe licet venias Mufis comitatus Homere 3 Si nihil attuleris sibis Homere foras + 89 Alla portadell'inferno fù foprafcritto; L A- SCIATE OGNI SPERANZA O VOI Donna C.RIENTRATE; il chepuòreplicarfì della cata lafcina didonna laida , giàche; Pro inferis ponitur. domus S.Asofi- meretricis » dice il Padre Sant Agoftino Ser.107.de "i Temp. Edil Savio Prou. 2. 18. Inclinata efl enum ad mortcni demus cius & ad inferos femita ipfius. Om- nes qui ingrediuniur ad cam non reuericatai » Ed Ofee 5.4, Ofca dei Lafciui cop. gs. 4. Non dabuntcogitationes fuas s vt reuertantur ad Deum funm > quia fpiritus fornicationum in medio eorum + : 90. Ta porta chiufa ,convna mano inatto di bat- tere, edil titolo; NON CVILIBET PVLSANTI; rapprefenta la porta del Paradifo, che non s'apre a Beatita- i Gentili , à gli Fretici, àgli Ebrei, màai Fedeli di . dine Crifto ; non s'apre a gli Infingardi 7 a gliOriofis a gli Oftinati»mà è iGiufti yà i Feruorof » a gli Ope- Mate. 7,ranti. Nonommnisy quidicirmibi; Domine; Domt- 21, ne 3 -intrabirinvegnum celoram s fed quifactt volun- tatem patris mei, quiincglis eft y ipfe intrabit inre- guum colorum. Matt. 7.21. gr Souviemmi dihaver veduto in Pifa vna porta.» Mi nel cui lato interiore era fcritto; AB EXITV IN- Ritira” TROITVS , e mi parue bel motto » per inferire., tezza. checon l’vfcire dal mondo, fi ritrova l'ingreffo nel godimento d’ Iddio ; ben dicendoci Giliberto Abbate Gilliberto Ser. 44. in Cant. che; IUud ofitum maximè aperttur Iefuyquod alijs omnibus negotijs claudityr . E Sant’ S..Ambyo Ambrogiolib.2. de Abel cap. 4. Cum renunciatur im- sro probitati., Statim adfcifcitur virtus. EGRESSYS MALITIR VIRTVTIS OPERATIVA IN; GRESSYM., codemque ftugio y quocrimen exclu- ditur , innocentia copulatur . 92 Enrico Ottauo Re d’inghilterra , alla porta di ferro » fatta come la fineftra d’vna prigione, che .. calata giù dalle guardie , vieta ai nemici l’entrata im- Religio- prouifa nella città , e vien detta communemente fara- fela. di- cinefca ; foprapofe il motto ; SECVRITAS AL- ° TERA. Cosîì1 ferri , chechiudonolereligiofe s ed attrauerfano lorol’vfcita da i facri chioftri » non fono ftrumenti di miferia , mà di ficurezza » e di difela. Francefto. Carcere detincor s diseua il Dolore appreflo il Petrar- Petrarca ca lib. 2, de remed, dial. 64. Màla Ragione immanti nenti; Mulros periculo instantiy atque bofitum mani- busicarcer eripuit; multis limen carceris pro clypeo fuit; & quodinira(fe profucrat s exiffe nocwit. Landa Ierufalem Dominum,lauda Deumtuum Sion » diccua Dauide Pfal. 147. 12.5 e qual occafione haurà ella queft'anima fanta dilodar Iddio? Quoniam confor- tauit feras portarum tuarum nel qual propolito San S. Bernar Bernardo £erm. 2. in verb. Non e$k regnum Dei do efcac. Lauda, & laudesreplica, quia mumitiffimis veltibuss&® inconsulfibilivus feris clanfe funt porte rue; nulbas inimaicis imicaty nuliusextt amicus ce Pfal.147 12. SEPOLCRO Capo XVI. 93 D wnfepolcro cale il Padre AbbateCer | / A tani foprafcriffe; MEPHITIM EXHA- Mormo= LAT, paroledi Virgilio Eneid. 7. ratore Sguamque exbatar opaca mephitim. Idea di mormoratore » deurattore » © maledico » della qual forte digenti Dauide; Sepulcriwa parens eft gut- P/ab. Su: turcorum Pial. 5.11.Jdea parimenti di perfona , che 1! fuol prorompere in parole ofcene; ed abbomineuoli Gio. Crifoftono in Pal. 15. Noa aberrauerit quif- piam» fi eciameornm» qui obfcena verbaloguuntar orafepulcra appellanerit . Ile enim fetor eft fenfi- bili. multo gramior > qui quidem ex putrefatt ione Oritur 94 Donnawana che nell’efterno è rutta ornata è mà nell'interno é laida, e fchifofa, può figurarfì in vn Bellezza fepolcro , ricco di pretioli marmi, e belli (Timo da ve- SONICA derfi, mà però col foprafcritto; INTIMA SOR. , k. DENT. Lucianonel Dial.Imagines. Non pazcas Laciano tibicommo$trare poffum corporis eguidem, & forme elegantia vifendas y & fcitulas, & nitidas , catermm forma praftanttam morum faditate derurpantes, adeo vt id quod folum im tamfpeciofo corpore Laudar- dum fuerat , ferèemoriatary atque flaccefcatyrepre» 1 benfioni, & turpitudini obnoxiuna. Nelle doteriae Dottrine filofofiche e profane Gio, Crifottomo How. 1. in ro. filolo fi- ravuifal’apparenza vaga» e lodevole, mà la foitanza che vitiofa , e d:fettola. Quemadmodum fepulchta ex- Gio: Cri- rrinfecus ornata » fi exteriorem illam faciem amo. (sfomo neris cadauerum faniey & ereforum offium piena reperiuntur: itidemin Philofophorum opmiombus, deteltave:borum (uperficie ,& ornaru multa mama abfurdaque deprehenderis Gc. STATVA Capo XVII. 95 D vna ftatua di metallo , polta nel fuoco, è A fondertìio diedi; DISSOLVOR » VT. Xx RENOVER; che può teruire in morte, con allulione In morte alla rifurrettione +. San Gio. Crifoftomo fopra le pa- role 1. Thettal. 4.12. Nolumus autemvos ignorare 1, Thef fratresde dormientibus così; Quemadmoduia flatua 9 a.v2. "° qua n fornace confringitur 3 baud deletury fedreno- Gio: Cri- uatur ; fic cum corpus noStrium moruurs non perse, fofome fed inftauratur 96 Allattatua di Mennone » tocca dai raggi del Sole in Oriente tù chi foprafcrifie; ELICIT IND; Spizito VOCEM; non altrimenti la virtà diuina riparte a 1 Santo Profeti, gedàgli Apoftoli lo ipirito, e la tauella; Domine labia mea aperies, & osmeumannunttabit P/al. 59, baudem tuam. Plal. jo. 17. San Gregorio iui. No» 17. emm aliter wuStitiam proferre poteros mifì tu labia S- Grego- mea aperies. E l'Apoitolo San Pietro nell'Epità. 7° feconda cap. I.v. 21. Nonenm voluntate humana >. Perri, allata eft aliquando propheria » fed Spuritu fantto in- »1- Jpirati Locuti fune fantti Dei bomines . Allamedefima ftatua, figurata ben sînel tempio di Serapi, rà non però tocca dal raggio folare altri ag- giuote il cartello; VOCEM LVX ORTA RE- CLVDET. Imprefa che riefce tutta ciprelliua di ciò che auuenne à Zaccaria fommo Sacerdote , e padre del Precurfor Battifta » il quale fe in pena della {ua incre- dulità » nel ricinto deltacro tempio » rettò muto , al nafcere del fuo tiglio » chetù chiamato luce è Hic est Pracurfor dileéttusy & lucerna lucens ante dominmimy & ilbuminanie mentes bomnum y icioita la lingua, prorup= zio: Cri= foftoma San' Gio: Battilta STATVA PERDE immantinenti invoci di benedittioni, e di odi di cui Santa Chiefa ; Ille promi(fi dubius fuperni s Perdidit prompte modulos loquela : Sed reformafti genitus perempte Organa vocis ‘ 97 La ftatua di Prometeo, nella quale fcende fuo- Spirito codalCielo,coltitolo; HINC ANIMAM;òvera- fanto mente; SIC VIVET; dimofîra chenon altrondey auutia che da Dio fi riceue lo fpiritoyla vita » ed ogni bene. Quid. lib. 3. de Art. Ouidio E Deus in nobis, funt & commercia cali, Sedibus athereis fpiritus ille venit. e Seneca in Troad. A&. 2. Seneca ESt regis alti fpiritum regi dare . 98 Diligenza continuata in leuar difetti , ed in ortarfi all'acquifto della perfettione , ne dimoftra imprefa , che hannoi Solleciti di Treuigi , cioè vna Perfeute- ftatua di marmo imperfetta, con d’intorno molti fcar- ranza pelli e martelli , ed ilmotto di Fidia; DONEC AD VNGVEM. Plotino Enneade 1.lib.6. cap. 9. Plotino «Agetereuocainteipfum » atque contemplare » ac fi nondum te cognofces pulchrums ftatuarium imita- bere. Hicenimvbiftatuam optat pulchram, partim quidem abfcindity partim quoque dirigit , & expoli- turus abradit partimlewgat , & abftergit » donec faciem inftatua exprimat fpeciofam. Ita & tu tolle Superuacuay obliqua dirige: obfcura purgando illuftray neque definas circa ffatuam tuam elaborare ,quoufque diuinus virtutis fulgor tibi fubrutiler . Santa Pelagia Penitente , entro vn deferto perbocca del Padre Bar- tolî fù introdotta è dir così; Vna felce fonio, Roza;dura, deforme, Non fia già mai che fi riftampi , ò forme In meil volto di Dio , Sel’afprezza; cilrig ore, Non mi ftan fempre fcarpellando il core . 99 IveriMagiftratiyed ipubblici Miniftriyfuro- .- no dal Saauedra figurati in alcune ftatue (enza brac- Mega cia, pofte entro d'vn giardino y coltitolo; CVSTO- SC DIVNT , NON CARPVNT ; inferir volendo y reflati che i Giudici di vera integrità, non deuono hauer ma- ni , come quelle che fono ftramento dell’auaritia, mà ben sì orecchi per vdire» occhi per vedere &c. nel qual argomento ne formò vn dotto emblema l’Al- Ariftete ciati. Ariftotele lib. g. Polit. cap. 8. così; Caput e/t la inomni republica, vt legibusy & omni alia ratione pronifum fityneque facultas queftus faciendi Magif- tratibus relinquatur. 100 Alcune ftatue monche, col precetto; FE- Toleran- RENDA QVAMVIS PESSIMA formano em- = blema morale, che perfuade è i fudditi ogni più gran- de fofferenzadi quei mali » che dalla iniquità è e vio- lenza de i loro maggiori foffero fatti loro + Nel qual {oggetto Cor. Tacito s citato da Lipfio lib. 4. admi- rand. cap. 8.» Quomodo Sterilitatem , aut nimios imbresy & cotera nature mala : fic luxumy vel aua- ritiam dominantium toleremus. Vitia erunt , donec homines: fed neque bec continua, & meliorum inter- uentu penfantur. Veda chi vuole di quefto argo- mento il Simbolo 121. d'Achille Bocchio . TEATRO Capo XVIII. 101 N belteatro s benche con vna parte atterra- V ta dalla vecchiaiarapprefentante ò l'Arena Virtù ima di Verona; ò il Coloffeo di Romayda Camillo Calino, mortale il Conferuato frà gli Erranti di Brefcia hebbe; NON Pan.Bare zoli Cornel. Tacito Capo XVII. 425 OMNIS MORIAR, motto leuato da Oravolb. 3. Carm. ode 30. vue ragionando che la gloria delia virtù fua fia immortale, canta; Non omnis moriar: multaque pars mei Vitabit Libitnam &c. Così Quidio lb.4. Pont. eleg.8. Carmine fit vinax virtus sexperfque fepulchri Quidie Notitiam fera pofteritatis habet. edil Padre Andrea Biancolib. 8. Epigr. 6. Dixit pyramides , epigrammata dicere dii vule Noftracoquus. Rides? Ingeniofus homo eft. Andrea Feternos reddunt epigrammata culta Poetas Bianco Nomina pyramidum non moriuntur ope . Et metri genus hoc & pyramis exit acutè ; Quantum dottrine noftra culina vomit! TEMPIO Capo XIX. 102 YL tempiodi Giunone Lacinia » dice Plinioy I benche foffe aperto d’ogn’intorno, i venti che fottiauano » non però preualeuano è leuar le ce- neridall’altare ; onde portò il motto; FLAT V S Purità IRRITVS OMNIS, che dimoftra vn anima grande veramente pura, libera , ed efente anco da i fuggeftiui medefimi della colpa , affetti che Giouanni Geome- tray Hymno II. cosìvenerdin Maria Vergine. Salue celum exultanss & fine flatibus vllis Affettus i maftitiaque carens. 103 Seneftauail tempio di Giano chiufo in tem- po di pace, aperto in tempo di guerra ; quale da Ot- tauio Farnefe » figurato con la porta mezzo apperta portò il titolo; VIRTVTIS IMPERIO, effendo Virtù opra della virtù » il fapere terminar con le vittorie la guerra , e continuare con la prudenza la pace ; Mà me- Beatitu- glio nella porta del cielo quefto motto s'auuera » che dine appunto col mezzo della virtù fi può differrare;dicen- doci San Bernardo; Virtus gradus ad gloriam ; vir. s. Bernar tusmater gloria . do 104 Iltempiodi Proferpina à canto al mare, con le fue mura d’intorno atterrate » (poiche volendo i po- poli fortificarlo » quella Dea nol permife , e gittòle muraglie à terra ») fi ritroua col cartello; SE IPSA Far da sè TVETVR; idea d’animo grande » che non dipende dall’altrui atuto , mà sàripararfi da sè. L'innocenza Innocen- non hà bifogno d’aiuti efterni $ ò di mendicate dite- za fe ; perche da fe medelima molto ben fi difende . Cof- piraffero pure inferociti i Giudei contra di Critto » ch'egli ‘non ricercò le difefe ne meno da vna fola pa- rolà, di cui San Matteo 27.12. Er cum accufaretur d principibus facerdotums & fenioribus , mbil ref- pondit. Sant Ambrogioin Luc. cap. 23. Accufatur S. Ambro Dominus & tacet. Etbenetacets qui defenfione non g' indiget. Ambiane defendi qui riment vinci - fed quid de Deo loquar? Sufanna tacuit , & vicit. Melior enim caufa , qua non defenditur & probatur . 10; Il tempio della Virtù » e dell'Honore ; da Marco Marcello furono edificati l'vno annefio all’al- onore tro » inferendoche perle ftrade della vircù fi portaua- come s'- no gli animi nobili all'acquifto dell’honore. Furono acquitti . dunque pofti colmotto. VIRTVTE PREVIA, da Achille Bocchio affunti per corpo dell’Emblema, è fia del Simbolo XXXIII.» che porta il titolo; # irrus veftibulumeft honoris alma ; che col feguente Epi- grama é dichiarato ; Aftat veftibulo templi Tirynthius heros » Pofterior fignum cellula Honoris babet « Dis vna fieri mificertis facra duobus Confule Marcello , Rellizio vetnit - Nam natura parens alma V'ircutis honorem Nn 3 Confti- Oratio Gio: Geo® metra Matt.27 12. Achille Bocchio 426 Conflituit propriumyac perperuum comitem. Ad jummam verumdecusex virtute parari Hocce monet vite nobile propofitum. Dottrina cheben à ragione può repplicarfi del tem- pio della beatitudine al quale folamente s'arriua da chi non rifiuta di calcare il fentiero faticofo evirtuofo , VIRTWTE namque PREVIA Mortalis illue ducitur, Canta Santa Chiefa nell’Inno della Dedicatione del Tempio. 106 Altempio cosìdella virtù, come dell’hono- Breusario Romano Virtà ì re fù chi foprapofe ; PATET ADITVS, effendola Seneca virtoàrurci efpofta » della quale anco Seneca lib. 3 .de Bencefio. cap. 18. Virtus OMNIBVS PATET. Della Patria beata ciò parimenti s’auvera» della quale . . Santa Chiefa Romana, Hywn.dedicat, Ecclefie. Eronane Hic. margaritis emicant Romano OSTIA è PATENTOVE CVNCTIS 107 Benche neltempio di Salomone vna parte faffe chiamata; Sanéta p el'altra Sanéta Santtorum : egli era ad ogni modo quel fontuofo edificio confa- crato; TOTVM NVMINI, come diffe vn Nobile S.Terefa in gegno ; inferir volendo che Santa Terefia s e nell’- interno, e nell’efterno ) tutta fe ne vineua confacrata à.gli oftequij della diuinità ; che tanto appunto ricer- ca Iddio da chiunque vuole feruirlo; eipreffamente Matt.22. commandando ; Diliges Dominum Deum tuum ex 37» totocorde tuo y € ca totaanima tnay & ex tota men- tetua, nella quale opportunità Sant Agoftino lib. 1. S.Agofi- dedotirina Chrifliana cap.22. Cum aît toto corde no tota anima , totamente y nullamvita noftre partem reliquit,gque vacare debeat & locumdare » vi alia re veli frui. i 108. Don Ottavio Boldoni figurò vn tempio alla Sole forefta , d’auanti al quale fi vedeuano le manate di Silone” fpiche ed il cartello ; PRIMITIE DEO , Filone. de Sacrificio Abel . Iuffum eft primitias de primis fruéttbus terra inferriim domum Deiy & motus ani- ma primos , vel fua vi, vel ordine Deodicare &c, Del Beato Amedeo Ducadi Sauoia il Cardinale Bel- Bellarm. larmino così; Initium operum fuorum femper ab oratione ducebat » neque antea cum hominibus agere Solebat » quam dinino Miffa facrificio audiendo s & conciliando fibi Numini operam dediffet ; virtù , che parimenti ‘fù auuertita nell'Angelico San Tomafo d°- Acquino , e 109 - Altempio di Diana'Efefia » confumato dal- Virtù im Je fiamme fù chi foprafcriffe,. MA NON GIA® IL mortale NOME ; inferendo che la fama della virtù » anco Ecclefiaf. dopole ceneri felicemente mantienfi, Corpora ipfo- 44-14. rum (,cioè de iGiufli , e dei Santi » per mille virtù, qualificati ) in pace fepulta funt » & nomen eoruia viuit ingenerationemy & generationem; l'Ecclefiatti- co 44. 14, Euripide in Andromeda; Neutiquamreliquias bonorum virorum aufert tempus > . Sed virtus etiam morte peremptis lucet Quidio lib. 1. Amor. Eleg. 10. Euripide Quidio Scindentar veftes , gemme frangentur » & au- tum; . Carmina, quamtribuent fama » perennis erit, .E Giouanni Audeno . eil Sola pote$t homines felices reddere virtus ; eno Hinc foli e cunfétis non Libitina nocet « TORRE Capo XX. 110 TA torre sù la fpiaggia del mare » col lume accefo sù la fua qima > hebbej; PER EDIFECII Lib. XVI.» VADA MONSTRAT ITER: La legge. d’Iddio è quella , che da noi offieruata ci conduce à faluameato . Dion. orat. 74. Quemadmodam in- Dione ter nanigantes qui faces turriumobferuant » 4 ma- xime falui euadunt , povtuafque inueniunt: ita qui Secundum legem viuunt , tutiffimè per vitam tran- feunt 3 commodamque fedem nancifcuntur . La virtù d'vn hbuomo qualificato » quali face accefa Preseza insùlatorre, fcopre è gli altri la ftrada. Epitetto di viruo citato da Stobeo ferm. 45. Quemadmodum faces in 5 ? porty fublate, magna fammain pascis cremys exci- SP°Perto tata, nauibus per mare errabundis multum auxitij fe- runt:fic & wir (plendidus in vrbe periclitante ybaucis ipfe rebus contentusy magnis beneficijscinesafficit » 111 Allatorredilanternascollame acceto sedil . ___» fole nafcente fù chifoprafcrife ; NOCTES, AT- Vigilaza QVE DIES; che dimoftra prudenza» cantelaze-zi- _ gilanza. Giufto Lipfio Centur. 1. Epift. 26. Yt in sad bello, etiam fihoftss abfit, SEMPER EXCWBIR:? one ita vigilat fapieus contra improuifum omnem iftum . San Pier Crifologo ferm. 24. Semper ad omnia vi- gilias effe falutares nullus ignorat - Hinc paftor adiungit NOCTES DIEBVS, & totum fb tem- pusdenegat dormiendi, ne qualupis fuffrazante fom- n0 graffandi in gregem prebeatur occafio- Hoc Pro- pheta fciensinon DIE foto, fed ET NOCTE tota clamabat ad Dominumi Domine Deus fatutis mea, IN DIE clamauiy ET NOCTE coramte.» 112 Fùlatorredilanterna, col fuoco sùle cime acceto» fegnata coltitolo; ET PROPE, ET LON-_ __ GE) col qual motto concorda queft'altro ; E F Santità PROPE); ET PROCVL foprapofto ad vna torre molto ben munita ; e rapprefenta perfona di . molta virtù e fantità , che sè tenerli lontano ogni ten- tatiuo nemicoze fpargerd'intorno.la chiarezza de fuoi meriti &c. D, Gregorio Brunello ; ul Et prope de Jumma vigilantia luminaturre ) D. Greg. .Et proculirtadiant Brunello Hoc virtutisopus, que cominuss eminusy altos Etaculat radiose 113 Coftanza infuperabile dimoftra latorre da © | lanterna, collume accefo smà coperto da i yetri; che Cc non può fpegnerfi ; NE PER. PIOGGIA ; NE? PER VENTO; mà com’altri diffe. VN DIQVE © FRVSTRA » indarnotentano, i fremiti dell’aria d' ammorzarla. Non altrimenti San Giouanni , che fù chiamato ; Lucerna ardens & lucews; el ventofa To: $-.3$ felicitas , veladuerfitasturbida veleniuslibet pec- Lil ni cati aura tenunior non inflexit; comedilui feriflic il’ ‘9 Cardinale Pietro di Damiano . E San Paolo fimil. mente. Certus fum y quia neque mors » neque vita, neque inftantia, neque futura, neque altitudo , neque profundum poterit nos feparare a charitate Dei. 114 La torre piantata sùlafpiaggiadelmare, ferue àinauiganti nella chiarezza delgiorno, mentre di lontano fcopetta;addita loro il porto ; ela medetì- ma » ancora col uo lume accefo , guida i nocchieri frà l'ombre della notte» fi che ed in vna maniera » e nell'altra ; DIRIGIT VTRAQVE CVRSVM, Hor come e la torre, e la faces entrambe guidano in. porto » così l’Apoftolo San Pietro raffigurato nella torre» e San Paolonella face conducono i fedeli alla felicità della vita prefente » & alla beatitudine dell’- riso altra. San Leone Ser. 1.1 Nutal: Apoft. Petri & papa Pauli » diquelti Apofftoli protefta ; Sicuc nos experti fumus, noftri probamere maiores : credimus s atque confidimus. inter omnes babores istius vite ad obti- nendam mifericordiam Deifemper nos fpecialum pa- ironorum orationibus adimuandos 11j Latorresùlafpiaggia dei mari, ferue dì di- feia Pier Cri- fologo , Rom.8.38 E} OR RE Capo XW% 27 fefa ai fiti conuicini s e la medefima portando la face accefa » ferue d'avifo à chi per altro trau iar potreb- Prelato be. Per tanto fù chi le diede; MONET,; ET © MVNIT; ideadi Prelato zelantesche con ordini fan- Corret-. ti, e correttioni opportune auuifa i popolize gli di- tore. fende daipericoli fpirituali &c. [I buon configlio » Coliglio {eco tiene annette le proprietà dellatorre , proueduta dilaminefaface » percheeci illumina frà le ambigui- tà della ténebrofa mente, e ci (uggerifce frà le noftre fluttuacioniopportuno auifo ; e per fine ci rinfranca » Prow.11. ciauualora » e ci allicura Prou. 11.14. Z°bi mon eft 1% gubernator » © fia confiliarius » populus corruet; fa- lus autem vbimultaconfilia . Nel qual propofito Sal» Saluffio luftioad Cetar. Egoicacomperi yomnia regna y citi» tates » nariones vfque co profperum imperium ha- buiffe » dumapud cos vera confilta valuerunt. Eu- Euripide ripide fimilmente.in Antiope. Ziri prudentia facit 3 t3»e benè habitentiw ciuitates , itemque familia : & ad bella , magnum eius momentume$t . Confiliun enim fipienter nitum. multas manas vincite, La torre di lanterna » che fcoprendo sù le fue cime vp chiariffimolume , opra di cui fon diffipaci glior+ rori delle notturne tenebre » ben (i può dire» che gareggi con l'ittelfa Luna è meritando il motto; FREMVLA LVNÉ fù Imprefa del Sig. Carlo Ran, cati» che ne prefe ilmotiuo da Papinio ttatio Sylua» rum lib. 3. inlachrymis Hetrufci ; Trepidis vbi dulcia nautis Lumina noftinage tollit Pharos EMY/LA LV . E può feruire così al Ré della Perfia, come à qual fi Nemico voglia altra Potenza» che fia nemica del Turco, il qua» del Tur- le nella Luna, fua propria infegaa, fuoleffere tim» CS boleggiato » e riconofciuto , 1:6. Il Lucarini con l'imprefa d'vna torre molto Coftiza benearmata, alla quale foprafcriffe; COM' E DI FVOR ». SI BEN MVNITA E DENTRO rap- prefentòla coftanza d'vna dama , in rintuzzare gli al- trui afalti , e ciò in virtù d’vna puriffima caftità » e d’vna genenerofa fortezza » che le fregiauano il cuo» re » dichiarandoegli i fuoi fenfi così j Quetfta fuperba mole Piantata in faldo centros Come di fuor» sìben munita € dentro , - vi Così dei più bei pregi, a Ond'alirui sorni, e tregi» Colma Beatrice og'hor moftrar fi fuole E qual virile hà ilcore » Tal forte ad ogni affalto appar difuore . 117 Inmortepuòferuire la torre fpaccata da vn fulmine, col motto; NVLLA VIS CONTRA, Quidio Ep.ad'Liuiam, della marte appunto così ; Illarapit inuenes » fuStulitilla fenes » Quaque rut > furibunda ruit : totumque per orbem Fulminat, & cacis cecatriumphatr equis. Di quefta irreparabile incuitabilità protetò lA pofto- Hebr. 9, loquellegrauiffime parole Hebr. 9. 27. Statutura eft 27. —hominibus femel movi; Nimirum, interpreta Corne. Cornelio lioà Lapide fixo » immobili, & indifpenfabili decre- è Lapide ro Dei, Seneca nell’Epift. 99. Qmnes eadem conditio Seneca Statio Alcibiade Lucarini ‘In morte Ouidio lis diftinguimur , exitu aquamur. Nil non lubri- cum > & fallax » & omni tempeState mabilius , Ialtantur cunta y & in contrarinm tranfeunt y iu- bente fortuna: & in tanta volutatione rerum hu- manarum » mbil cuiquam , nifimors : certum. Così apprefo Giouanni Stobeo Ser. 119. hora lì fà vdirSo- focle ; Y bi tempus aduenerit moriendi, ne ad Jouis - quidem veftibula perueniens cffugerit aliquis ;. hora Sofacle deuinxit. Cuinafcicontigie smori reftat. Interyal= il Prencipe de Pecipatetici , Inewitabile ent milum Ariffose fatale; ed hora Metrodoro. Aduerfus alia quidem , *° p munimenta parari poffunt: quod vero mortem atti ns iis a net » omnes bominescusitatem immunitam babitant 118. La naue in mare, che s'incamina verfo la torre da lanterna, que accefo illume fplende , col'car- tello; MELIOR CYNOSVRA, PERICLIS , è imprefa tutta quadrante ad yin mondano amante , che ftima mille volte più vn lampo corrottibile di caduca bellezza » che quanti lumi polT ino, (cintillare nel ter. mamento + Vno di quelli pazzi così fù introdotta àdire ; «Adf(pelansy Pata geminum fen lumina frdus Dum fremit vnda maris » talia dréta dedi . \Inueni portumy Caftory Pollurxque valete » Pete Tyndaridum lumina lumen habent » Nil ego nune eftus mororequorisy aurea Pete , Lumina, non dubia figna falutis erunt . - 119 La torre perpendicularmente guardatadal Sole; fù vdita dire; DVM VIDEO, NON TE MEO, infegnando» che chiunque hà Dio prefente, non hà di chetemere. Cedicenim omnis perturbatio, cunétaque pericula definune , cum Chriftas adfit + San Cirillo Aleffandr. lib.'3. inlo. cap. 23. L'ittetla felicità e licurezza , proportionalmente ragionando » anco fi riconofce dall'afiftenza di buon Prencipe. Presti z Quindi Bahlio Imperatore così auuertiua Leonefuo di: Prene figliuolo; Quemadmodum ea» que a te diligenter cipe infpeîta adminiftrantur > multum emolumenti ca- piuntyita quanon infpetta neglettim pretereuntur > in magnam perniciem labuneur . 120. Latorte, col fole in fianco, ed il verfo; CRESCERAN L’OMBRE AL DECLINAR DEL SOLE; infegna che mancando la prefenza benefica e fauoreuale d'[ddio, altro monci riman- gona che tenebre,e miferie . 4d vefperum demora- PS-39. 6 bitur fletus cataua Dauide Pfal.29.6.E ben fappiamo, Ds dice Agoltino ; che Z7efper fity quando fol accidit ; "3" occidit autemfol ab homine, quando fugit à facie Deta e dinuouo Sant Agottino in Pfal. 70. adv. Domine quis fimilistibi 2 Si ipfe el beatitudo noftrar quid erit recedenti y nifi miferia è ; 121. Giouanni Ferro, per dimoftrare,chela beni- gnità del Cardinal de Torres, era patente à tutti, {celfe e, per corpo d'imprefala torre, arme di quel Prencipe » Sg e le foprapofe; IN LATVS OMNE PATENS. 3 glia Requitito,che inogni Prencipe» in ogni Prelatori. !P trouar lì dourebbe, ciò che ricordava Sinefio» Epi/to- Sineffo puss non vnifibi vacans» fed communiffimas omnium elfe debet + Francefco Titelmanno offeruando le pa- role del Re Dauide Pfal. 100, 2. Perambulabam in Pf og medio domus mea» così le dilucida; Eur qui. praeht n°_scclo in medio domus oportet ambulare. Q10Rt4M% CRIME pi, gerat curam neceffe eft, e dinuouo; IH in medio oportet ambulare 3 vt aquè propinquas » EQUE EXPOSITVS SIT OMNIBIS è vt ex aquo omnibus abfque.perfonarum acceptione inuigier . MGdane Luigi Nouarin. Abfenzz d'Iddio Significa altggsi'lagaprefa » che la vita del Prencipe li > Senti troua efpoftà hi ditutti » e come torreemi. *I°'P", nente, da tutti ben quuertita » afleruata , e cenfurata + Teodotio Imperatore per bocca di Claudiano in ALL Conful. Honar, così ad Honorio fauellaya ; Hoc te preterea crebro fermone moneboy Vi te totius medio telluris in orbe no Viuere cognofcas: CP NGTIS tua gentibusefe Fata PALAM mec poffe dariregalibus vfqua Secretum VIUYS, Verità,che da Plinio il Giouane,ben prattico del M6- dose d:lle corti» nel Panegicico ad Traianum tà co.1 Plinio confermata; Hahet hoc primum magna Fares » Nipote quo Claudia- 428 quod nibiltettumynibil occultum effe patitw. Prin- cipum vero non modo domus, fed cubicula ipfa , intimofque receffus recludity OMNIA que arcana NOSCENDA fama proponit » atque explicat. 122 DonDiego Saauedra, per dimoftrare » che le Monarchie nel contrafto nell'armi fi mantengono più ferme , e più ficure » che non farebbero godendo vna quiete vitiofa , ed infingarda , figurò vnatorre , piantata nelmezzo all’ondeé commoffe ; e tempeftofe, Guerra colcartello; ME COMBATTEN, Y DEFIEN- vtile DEN; lacombattono, mentre contra di lei fi (pin- gono inferocite ; la difendono non dando luogo all’- affedio dell'armate Nauali. Ariftotele lib. 7. Polit. Ariftote- cap. 14. Ciuitates magna ex parte bellum gerentes le conferuantur s egdem imperio potita corrumpuntur + Traua- Lo fteffo neltrauaglio s'auuera s che fe bene contra glio vtile Phuomo combatte , combattendo lo protegge. 123 Ad honorediSanta Teretia fù fatta imprefa d’vna torre ; col cartello; OPPVGNATA FOR- TIOR ; dimoftrandofi l’eroica intrepidezza di que- S. Tere- fta Crittianma Amazzone nel mezzo all’aridità dello fia fpirito » alla vehemenza delletentationi » all'acrimo- niade i trauagli,e delle perfecutioni da lei patite y alle numerofe infermità'alle quali foggiacque, alle contra- dittioni d’vn mezzo mondo contra di lei commoffo S.Toma- &c. Imprefa quadrante anco à San Tomafo d’Ac- fo d’Ac- quinoy ché inetà giouanile affalito, ed abbattuto » e quino dalla Madre; e dalleforelle , e dai fratelli y e da gli fgherri » perche lafciaffe la Religione Domenicana, quanto più violentato, tanto più rifolutosftette intre- S. Vbal- pidose vinfe. Così delmioS. Vbaldo da grauiffime do infermità affalito fcriue il Beato Tebaldo, che; Tune B. Tebal- fortior , & deuotior erat inmente , quando durius do flagellabatur in corpore. 124 Nelfontuofo tempio di Satonne ; la protet- Protet- tione, che Maria Vergine tiene de fuoi diuoti; fù rap- tione di prefentata con quattro imprefe» che tutte portano per Maria corpo la Torre. Vna di quefte è accompagnata dal motto; VIRES, ANIMVMQVE MINISTRAT; e vuole inferire; che ficomelavicinanza d’vna torte» pofta à canto ad vn efercito , accinto alla battaglia » ferue per rendere i guerrieri molto bene animati, ed auualorati; così Maria Vergine , falutata con quei ti- toli famofi; Turris Dawidicay Turris Eburnea riempia di generofovigore i Criftiani ‘guerrieri e gli promoua all’acquifto di fegnalate vittorie è che però S..Agofti- dal Padre Sant’ Agoftino ferm. de Nat. B. V.ella vien no detta; Z'irtuspugnantium , palma vittorum . 125 latorredì guerra) che fpauenta i nemici; Maria VEL VISV, folamente con l’elfer vedutasdimoftra terribile la ftupenda energia della divina Madresdal cui afpetto {pauentate fuggono le furie dell'Inferno, concetto del B. Ame- Beato Amedeo lib. 8. de Laud. Virg. Zrelur ardore deo Solis defluit glacies, fc AB EIV S|) FACIE INIMICORVM DEPERIT ACIES &c. 126 Quandolatorre; così per la buona qualità del fito, come perle galiarde fortificationi , e nume- rofearmi , e difefe » (ì ritroua bensmunita , all'hora Protet- fele può foprafcriuere . STATIQSTVTISSIMA + tiene di Pertanto alla Madre d’Iddioyche quafitorre fi ritroua Maria fopra tutte le creature fublimata » e che anco; MEdifr- Cant:4-4> cata eft cum propugnaculis,&; Mille clypei pendent ex ea Cant. 4. 4.; bens'addatta l’imprefay poiche dal fauorfuone fuoi diuoti deriua ogni maggiore pro- tettione » e ficurezza » della quale fe diceua $. Etrem S. Efrem Siro in Land. B.V. ch'ella era, vrallum fidelium» mundique falus. Riccardo di S. Lorenzo lib. 2. de Riccardo Laud.Virg. p.1. anch'effo cosìconchiufe; Porens eft di S. Lo- Maria ad protegendum : vnde ipfi poteft fecure di- menR° . cere ferus eius illud Iob 17. Pone meiuxtate 9 & EDIFIC TII-/:Lib. XVI cuiufuis manus pugnet contrame. 127 _Latorrearmata, col fopraferitto; ET TE- GO, ET TERO inferi parimente che Maria Ver- protet. gine così protegge gliamici , come anco fconfigge rione di gli auuerfarij. Cofma Gerofolimitano . Infuper4- Maria bilem Deipara (pem tuam habens, feruabor; Defen- Cofina fionem tuam poffidens , non timebo': perfequar ini- Gerofol, micos meoss & in fugam vertam, folam habens vt thoracem protettionem ruam. ed il Cardinale Ail- grino, sù le parole dei Sacri Cantici 4.4 » chela - noftra Vergine fia » Sicut turris Dauid » interpreta ; C2n1,4.4. Sicut turris Dauid , hoceft 4 Crifto vero Dauid fa- Ailgrino bricata, vt peccatoribus effet refuzium, & muni- men . Propugnaculabuins turris funt virtutes,gratiy 3 & prerogatiue » quibus peccatores PROTEGIT » ET INIMICVM EXPVGN AT .iAgellio in Pfal.46.9. offeruando che i Prencipi fonchiamati; DY fortesterra, cioè, ProtefFores » fcutaterrey dice che ‘vfficioloro è di coprire, munirey e difendere i popoli, che fono loro foggettiy ditruggendo»e conquaffando i lor nemici; e fopra il Sal. 83. 8. fcriue così; Quod srellio Reges protettores vocantur » intellisere poffumus quod nam fit regis officinm,nempe potentie fue viri- bus stanquam obietto fcuto poprlum T EGERE, ET ab eo boftium ; fceleratorumque ominum tela DEPELLERE. 128 Vnatotre, quale già anticamente era vfata » per efpugnar le Città , tutta coperta di cilicio » perche refifteffe ed al fuoco » ed alle punte di ferro » che tale ne la defcriue Vitruuiolib.10 fù alzata in Milano nelle fefte fatte perla canonizatione di S.Carlo, col motto; Mortifi- - NEC TELA; NEC IGNES ; inferendofi ) che Cattone 1 Santo,col mezzo delcilicio , che foleua portare ; 1! S-Car-! que J , P Li fi riparaua da idardi delle tentationi, e dalferuore delle concupifcenze . S'anco non s'inferiffe sche quel Porporato » fi fchermîe da i fuochi fulfurei da mano facrilega contra di lui auuentaci, mentre orana ; e da i ferri impugnaticontra di lui , mentre fi portò in vifita all’infigne tempio della Scala » non d'altr'arme guer- nito, che di quel ruuidoye fetolofo cilicio, che glicin- geua il feno. 129 Latorredilanterna, sù la quale rifplende il fuoco , può à ragione portar ilmotto; IN R EC- TVM'DVCIT, idea del buon efempio, che dan- __ # no perfonaggi eminenti per dignità , ò fantità. Anco Ef P/al.46.9. rencipi la facra ‘ . ittura fpande immenfa chiarezza, per con S SC"It- dure i (uo ftudiofi al porto della veritàye della falute. bi Il Sig.Caualier Tefauro nell’Elogio di Giesù Siracidey fauellando della Sacra Bibbia) che -nell’Egitto dai Settanta Interpreti fù tradotta dall’ Ebreo nell’idioma ‘ Greco dice ; Nec improuidè librum edidere Eman. V biturrita Pharos fidumnautis lumen oftendit. Telaure Nam per fallaces Rabinorum fyrtes Errore vario iaftata ingenia , Voluminis buius lampas inrettum ducit, Et Gentilitati naufraga prelucet. 130 Seruelatorredì Lanterna » alzata in vicinan- za de i mari » perinuitareconlingua di fiame, è ricou- rarfi nel porto quelle pouere naui » che trà l’ofcurità della notte » ed il furiar delle rempefte errauano dif- perfe » con euidente pericolo di rimanere affotte, che però con ragione portò il motto; ER RANTES REVOCAT. Ilbuon Prelato s ed il zelante Pre- Predica= dicatore, deuono conla luce delle fane dottrine, e con tore la chiarezza dei fanti eflempij » richiamar dal pelago della perditione » e dalle tenebre de gli errori » quell’ anime , che ftanno in fobiffarfì, ed inerudurle nel pot= to della falute; L’Apoftelo San Paolo tale ben dimof- trolli. Erenimy (‘parole di Gio. Crfoftome Hom.4. S. Paole de TORRE Capo XX. Giovan delaud. Pauli ) intantum virtute progreffius efty ve Crifofo- vix triginta annorum /pacio Romanosy & Perfas mo FE biopas » & Sauromatas ) & Saratenos » & omne prorfus bumanum genus fub ingummitteret veritatis. Latapienza,dice il mio DiMatteo Bollo, de Inffituen, fapientia animo Difput.3. è quellaluce pellegrina, che richiama l'animedifperfe , ed etranti dal pelago fluttuante alla ficutezza del porro, Quid effè poreft luce fapientie dulciuss quad fplendidins è quid ama- bilius ? Hc enim errantes nos permagnam fieculi noftem » & iaftatos per deuia, atq; naufragia in hoc mari vaflo ventis contrartjsy & femper incertisy data velut manu in propria quafe deduoity vt poffimus percam quiete queman poriumrendimus perfpieere, atque agnofcere . 131 Ordendofi fiere leghe contra l'Auguftifima cala d'Auftriaye fpingendofi da più parti iuoi nemici per danneggiarla ; il Serenifsimo Ferdinando, Cardi- nale Infante di Spagna 7 comparendo nello Stato di Milano, ene i paeli baffi, ton la tha amorità, maeftà , e grandezza» ed appreftò le difete à i popoli minac- ciati » e rifpinfe co'ftuo potere i futibondi nemici. Parue per tanto al Sig. D. Carlo Bofio , che potefle quella Reale Altezza figurarlì in vn Catello, (infe- gna del Regno di Caftiglia di qui quelgran Prencipe era Infante » ) chedi tatto punto proueduto d'armi Prencipe ditenfiuesed offeatiuè,pottaua iltitolo : TVETVR » ET ARGET,;.fodisfacendo ia tal paifoalle parti del vero Prencipe,di-cui è proprio ) così il difendere i fuoi fudditi, come ilreptimere i nemicilòro . Arif- totele lib. g. Politic.cap. 10. Reges cuftodie, defen- fionifque caufa conftitutos, VT & locupletes PRO- HIBE ANT iniuriay ET inopem multitudmem contra locupletum iniurias TVEANTYVR. 132 Nell’Affuntione del Signor Conte Alfonfo Litta all’Arciuefcouato di Milano » dall’Illufttiffimo Sig. Carlo Scotto fù fatta Imprefa d’yna torre forma- ta di pietrequadre » fcaccate d’oro edi nero ( con ef- preffa allufione all'arme del Sig. Arciuefcouo , che è Difefa, vno fcacchiere ) colmotto : QVADRIS MVNI. TIOR, dir volendo che la Chiefa Milanefe da quefto grand’Arciuefcouo riceuuto haurebbe ficure e feli- ciffime difefe ; ben fapendofi che dalla quadratura delle pietreye de gliedificij vna fortezza infuperabile ci viene tappréfentata, La ontté e Salomone con pie- tre quadre afficurò le fondamenta del fuo tempio. 3- Reg. s. Precepit Rex vt tollerent lapides grandes, lapides 17. prettofos in fundamentum templi, && quadrarent eos 3. Reg. 5. 17. ed Arfaxaddo Ré dei Medi , perchela Città d’Ecbatanisriufciffe terribile e potente , la fab- Iudish.1, DIO; Exlapidibus quadratis, & fettis.Tudith. 1. 2. e l’ifteffa Gerufalemme celefte, Città immortale è ed eterna, fù da Dio architettata con quadrata figura; Ariffot. si € Parthoss & Medosy & Indosy € Scythasy®® - pira ad auuantaggioli polti , coli d'honorie dignità 3 439 Cimtras in quadro pofita ef Apoc. 21. 16. Mai! motto pesati dell’imprefa, con giudiciofa accortezza fù dall’ Autore ! feuato dal cep.9. d'Hatan. 10.) ue dferitto;: Laneres 1/#-9.10. ceciderumt , &qmadris bapilibus edificabbmas, l0Ogo che moralmente s'interpretà de i Prencipise deit'àn- tefici, la fortezza ye virtù de i quali apprefta è ] popoli la protettione » e la difela; onde e l'Interlincare; Quadrisy cioè fortibus lapidibrss interpreta, ed.fica- Interlin. bimus Ecclefias noftras.. E ta Gloffà ordinaria. Quadris lapidbus adificabimusy ex fortibus,& belli pasa ser cofis principibus populum muniemus » MA 133 Bencheinueftite dalla violenzadei fulmini; foflero ed abbattute » edatterrate le parti più.nobili, edeminenti d'vnatorre; cella ad ogni modo come che diciò nulla le importaffiey dal Sig Carlo Ghiolflo fù introdotta à formar quelt'animote voci; MODO INFIMA SERVEM; affetti efpreffiui dvn'animo filofofieo è che non s'atfligge per vedegli, per colpa della fciagura priuo di quer gradi e poftiemiacati , Contene ch'egligodeudye ftranaimente depreffoy ed abbatturd, t2:li mà fidichiara pienamente pago 3 quando fe, gli prr- metta di viuere nella {ua ) fiafi qual fivoglia, ò me- diòotre, ò pobéra fortuaa . Seneca in Thyelte.. , Stet quicunqae volet potens | |... > Seneca Aula calmine lubrico, i «Me_dulois farurer qaiesio | Gi. 0. i Obfcuro pofitus loco Leni petfruar dtto, dra de 134! Dalmedefima Ghiotdo fù pota if impteà la fabbrica d'vaa torre, piantata sù la vetta d’yn Mon- te, mà'non però rerthinatà del tutto , tol cartellone; ADHVC ALTIORA ; imagine efpreffa di chi af- broet come di virtù morali , e di perfettione Euangelica + San Gregorio Niffeno Hom.j.in Cantic. acutamente offetua , che lo Spirito fanto dopò d’hauere con beni- gno inuito perluafa vnanima feruente ad alzarti da terra sed accottarli à Dio; Surge porpera amica mea) Cant. 2, columba mea &° vent è CGant.2, 10. rutto cheella *° (come probabilmente halli à credere ) e forgefit, edalui s'inalzaffe ad ogni modole rep icò dinuotio; Surge amica meay fpeciofa mea y & veni num. i3. e ciòsdic’egli, per iniegnarci, che pet quanto l'anima fappi forgete, fempre di bene in meglio ella può forgere; c perquantone i gradi di virtù ella crefca » es'accofti al Cielo; fempre le rettano gradi più {ubli- mi, per auuantaggiarlì » ed appretiarfì all'infinito bene; Sponfe excicace rurfas dicit: fargey & ei cum Gregor. adueniffety dicit; veni; nequeenimeiy qui verè furgit Nifene vnquam deerit SEMPER SYVRGERE, neque ciy qui currit ad Dominumyonquam confumetur amplum : & latum campi (patium ad dininum curfum confi» ciendum 13» Il fine del Seftodecimo Libro,» u DEL 439 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO DECIMOSETTIMO: STRVMENTI FABBRILI. i Barile C.I Incuggine Boffolo dafegatori c.2 Catena c.3 Lefina Cerchio c.4 Lima Chiaue c.5. Mangano Chiodo c:6 Mantice | Corda, Fune c.7. Martello Cruciuolo c.8. Mortaio Filatoio Mulinello c.9 Oncino Forfice c.1o Pennello Forma c.t1 Pialla Ganghero c.12. Regola Lambicco,Boccia c. c.13. Scarpello C.25 14 Scure,accettà —€.26 C.I15 Sega c.27 c.16 Serratura c.28 c.17 Taglia C+29 c.18 Telaio c. 39 c.19. Torchio C.31 c:20° Trafila (93 c.21. Trapano C. 33 c.22 Triuello C. 34 c.23. Trombadafarbic- C+ 24 chieri de B'ASRTLB Capo I mal Barile, è fia bariglione, nel quale i ferri ragginofi, {ftrauolti infieme, con femo- la s oglio ; aceto, cd acqua, vengono è pulirfi, hebbe; AG RT AT ALCLA- i] SEPA w ZO D \'udz mM Ò Trava- RESCUVNT,enonal- glio il- trimenti i cuori gencrotì, luftra. quanto più fono fconuolti dalla fierezza de i mali, tanto riefcono più rifplendenti: così il fuoco di Sce- uola, il veleno diSocratey la pouertà di Fabritio, l’efi- glio di Scipione, la morte di Catone, fecero comparir Seneca chiarillimeleloro glorie. Seneca Epi. 79. Ratilij innocentiayacvirtas laterety nifi accepiffet imiuriamz DVM VIOLATYVR EFFVLSIT. Traua- 2 Albariglione,inatto d’effereraggirato » entro gliovti- del quale fi prefupone che fiano l’armi ; edi ferri rug o, a > ginofi io foprapofi; DVM VEXAT ILLVS- Prali TRAT); motto leuato da Seneca Epift. 79. De bis loquor, quos illuftrauit fortuna dumvexat ) e dichiara , che l’auverfità fia frumento della noftra chiarezza, con la quale forma dj dire Si Ambrogio lib. de Paradifo cap. 7. del S. Giobbe ; dalle riuolu- tioni delle fue {ciagure è marauiglia illuftrato, feriffe: S. Am- Diaboli malitia , Iob fantt vivi fecit effe virtutena » brogio. € patientiam clariorem. 3 Siritrouailbariglione inatto d’effereraggira- n to,col foprafcritto; NITESCIT INTRO; edino- lio ve ta che ficomeil ferro iui agitato » ftrauolto » e potto È foffopra, acquifta fegnalata bellezza, e luce ; così l’anima dall'etterne agitationi , e fconuolte è mole- ftata» e tribolata, fi promoue all'acquifto delia vir tuofa luce , e d’ogni interna perfettione » e bellezza. Saluiano lib. 1. de gubernat. Dei; Infirmitas carnis salujane: vigorem mentis exacuit; vt affeltisartubus s vireso corporumin virtu tes transferantur animorum'. BOSSOLO DA SEG A- TORI Capo II, 4 D EI Boffolo vfato da i fegatori fecero imprefa i Filareti di Ferrara » e figurandogli vicino lo {pago rofio, gliaggiunfero il motto; RECTVM Crifto SIGNAT ; enonaltrimenti Crifto appaffionato » e patiente nelfuo diuino fangue'intrifo » n'infegaa a dirittura in qual guifa nell’effercitio delle virtù procedere noi dob- biamo » ilche diffel'Apoftolo; Chrifus paffus eft pro 1.Perr.a nobis,vobis relinquens exemplum » vt fequamini ve- 21. frigia eius. 1. Petr. 2, 21.e chiara ed efpreffamente Sant'Agoftino de Verb. Apoft. Serm. 26. Docwit m9s S.Agofti- exemplo palfionis cum quanta patientia in illo ambu- no lemusy& firmauît nos exemplo fua refurreÉtionis quid ab illo patienter fperare debeaimus. Ne i quali fenti- menti San Cipriano #raÉA de Pafs. in fine, è Crifto ri- uolto. Tu Domine Sacerdos fante » qui in tempore sen Gi iracundie falkus esreconciliatio, fanti: buius fangni- priane. nis permanentem plenitudinem rei:quifti , & benefi- cium huius fanéti liquoris in perpetuum tradidifti - quo conjpetto non nocear nobis » neque mordeat colu- ber folitudinis y fed incolumes per omnia feguamur te 3 tecum CATENIVA. Capo III tecum parnuli fimus tecum circumeidamur , tecum baptizemurs tecum iciunemus, recum loris pedibus . panem Angelorum edamusy tecum crucifixi mundo viuamus , tecum en Santto repleti , & corpore Q [piritu in aternum maneamus. Così anco la leg- ge euangclica, il dettame della confcienza » e l'ettem> pio de i maggiori ci ricfcono macftri di rettitudine y c ci indirizzano ad operare incolpabilmente + CATENA Capo III 6 Bo C Oncordia di pareri s e buona corrifpondenza Sa digenij,o d’affetti s inferitcela catena è con- nefla di molte annella col motto; NFCTVNTVR VICISSIM. Dettame, che dalla noftra humanità à cadauno è fuggerito » perfuadendocialla vita amica- bile, e fociale. Seneca Fpift.9. Quomodo bominem homini natura conciltat > fic ine$t buic quoque rei ftimulusy qui nos amicitiarum appetentes faciat, Scilicet ingentjs aliquaeft concordia tunéis: Et feruat fiudy federa quifque futy Rufticus agricotam » miles fera bella gerentem : Rettorem dubie nauita puppis amat, Peccati Quidio2. Pont. Eleg. 5. Ancui peccati , quali anel- la di catena, quando più che preftamente loro non {i rimedia ; fi.tirano addofio l'vnoall’alero è ciò che S. Grego- diceva San Gregorio Papa . Peccatum y quod per rio penientiamnon deletur > fno pondere aliud trabit + CERCHIO Capo IV. N cerchio da botte y entro ilqualeerano alcu= 6 ' V ne doghe non per anco del tutto aggiuftate Maeftro fi ritroua col motto; IN ORDINE STRINGET; Auttori- così l'autorità di Maggiore 4 il rigore de i caftighi 3 tà ela direttione di prudente Configlicras è macttro è feruono grandemente à mantenere,ed aggiuftare nel- l’offeruanza delle leggi , e delle conftitutioni ciuili ò domeftiche i fudditi, ed figlioli. Lipfio Cent. 2. ad Belg.Ep.39. Stout wimtorescirculis qubufdam vafa udfiringunts atquealligant , nequdeffluat: fic Praceprores monizis fuis animos difcipulorum &c. .7 Vn cerchio dabotte conile tue legaturedì fal- ciosediltitolo; LIGAMEMTO ROBVR dimo-, Voti reli ftra quanto vigore fpirituale altri. acquifti » mentre giof colmezzodeivotificollegasetì tiftringe à Dio; ad s.Chiefa anco quanta fortezza riceuetfe Santa Chicfa » e la Fe- 7 de Cattolica dalle catene, e dai ceppi » ond’i fuoi Martiri Martiri venivano riftrettiy ed aggravati . San Prof- S. Prof: pero lib. 2. de Vocar, Gentium cap. s. Fremebane pere Sentesyirafcebantur populi , feuiebancreges , I po- reftatesscontradicebant fuperftiionessi® torius mundi reluffabantur errores; fed de refiftentibus y furenti- bus » perfequentibus » populum fuum Chriftus auge» baty & PER VINCVLA, ac fupplicia morcef- que Santtorum ROBORABATVR FIDES è vincebar veritas Te. Fù chi fece imprefa d’vn cerchio verde pofto nell’ors digno per ridurlo à figura sferica, introducendolo è dire; CIRCVMFLEXVS INFORMOR; così chi Pellegri- rigira il mondo apprende la qualità di varie prouin- naggio. cie, epopoli, ediuiene accorto , e prudente, qua- Vmiltà lità celebrate da Omero nel fuo Vitite è mai {empre ottiene trattenuto in faticofì pellegrinaggi di cui Oratio in Ja gratia. nell'Arte Poetica. Grasse Qui mores bominum multorum vidit & vrbes Così anco chi fi picgaalla fourana difpolitione , ri» seue le forme della gratia fantificamie » Efempio Seneca Ouidio Lipfa 43I 8. Molucerchi da botte raccolti infieme in vn gran fafcio , in quella guifa appunto » che fogliono portarli à i mercati pereffere venduti » furono dalLu- carini poîti col. motto .. DISIVNCTI PRES- TANT OFFICIVM ; infegnando chela feparatio. ne ricfce alle volte neceflaria , accioche opportuna- mente operar fi poffa , Onde Origene parlando del feruo d'Iddio Hom, 8..in Leuitic. Quandin permix- tus eftturbis,& inmulutudine fluftuantivn voluta- tur gmon vacat foli Deo snec fegregatus eft a vulgo, nec pore$t effe fauftus , Regola ottima da ‘otferuarfi ne gli etferciti, infegnando Polibio lib. 1, chey # bi extrancoruna militum magna efl multitudo , non funt fimul babendi,fed dinerfa in loca ( neinter fe contra nos confpirent ) deducendi. 9 Peridea del figliuo! prodigo ; del quale ferie San Luca 15. 17.12 fe autemreuerfusdixit&ce. fi- gurò parimente il Lucarini vo.cerchio, i cui cap- pi l'vno all’altro fi riltringevano ; col cartello; RE- TORTVS AD SE IPSVM. Nel qualargomento San Pier Crifologo Serm. 2: In feante redit y vIre- Pier. Cri= diret ad patremy quia fe ante recefjeratycum recef fologo fit a patre. A femigraty & ab bomine totustran- fit in beftiara è paterna pietatis immemor » gratia gemtoris oblitus . Imprefa molto opportuna » per Efame chi cflamina le attioni della paffata vita. San Gio- di con- vanni Crifoftomo Ser, de Penitentia s portando la fcienza fimilitudine d’vn Padrone, che dimanda conto all’- Economo delle fpete fatte ; è del maneggio paifato.3 aggiunge così; Facsamus igitur hoc im operibus Gio. Cri- noftris, vocata confcientia noftra. Faciamusfimi fsffomo liter rationem operum y verborum , cogitatronumy & ferutemur quid vtiliter infumptum fit & quid in perniciem noftramz quis fermo male expenfus in conuitia » in fales sin turpiloquia s qua concupifcen= tia oculum in intemperantiam prouocauit Ge. CHIAVE Capo V. * Abbate Giouanni Ferrostiformando vn'inot- to del Contiles diede alla chiaac;: CLAV- Auttori- Dlì, ET APERIT 3 matto proportionato ad ef - w Ponti- primere l'autorità del fommo Ppnrefices e de gl al. ficia tri Vefcoui , e Sacerdoti fubdelegati , della quale ra- giona Crifta in San Matt. cap. 16. 19: Tor dabo claues Regni Calorumz nel. qual luogo Rabano in Caten. Aur. Clanes autem Regni Calorum ; ipfana di feretionem s & potentiam nominat ; porenciam 3 qua liget & foluat > difcretionem , qua dignos » vel indi- gnos difcernat > cioè a direla poreità così dell'ordi- nes comedellagiurifdittione » e d'alfoluere da.i pec- cati y e ditrattenerel'alfolutione; e d'obbligare all- piieruanza dileggi » e diprecetti, comeditelte » di- giuni, decime &c, e di difpenfare , e libecare da fi fatte olferuanze » come meglio è da imedelimi giu- dicato.» la quale auttorità , e poteftà tu prefigurata ne gli oracoli d'ilara 22, 22, oue ragionandoli del fommo Sacerdote Eliacimo » Iddio diceua . Dabo Ta, clauem domus Dauid fuper bumerum etus: & aperier 22. & nonerit qui claudat : & clauder & nonerit qui aperiat. Sant Ambrogio co nmentando le parole del- l’Apocal. 3. 7. Hc digit fanétas & verusy qui habet Apoc, 30 clauem Dad qui aperity & nema claudit: CLAW- 7. DIT ET nemo APERIT ; dice che in quetia chiaue tenuta da Crifto, la di lui iapienza , e potettà infinita rauvifar fi deve opra delle qualli, e da vn lato apre l’intendimento de i tuoi diuim mifteri,, chiu- dendo la porta alle gentilefche follie ; e fpalanca l'in- Separa= rione Origene Polibio Luc. 17. 15 14°) Matt.I6. 19. Rabane 22. «greto del cielo à duo: diuou , chiudendo lo ficilo:n faccia 432 Ambro faccia dei contumaci peccatori ; A PERIT corda gio gentilinm ad percipiendam doltrinam fideis quenui- lus perfecutor clandere porerit - CLAVSIT vero) atque deftruxit culturam idolorum > quam nullus per= fecutor aperire potuir. Aperiet etram adituna regni caleftiss quod nulla vis demonum clandere poteft* clavfit vero eundem aditum reprobis » quod nullus eis aperire poterit. Chiave fupenda , che chiude » ed apre»non che le cafe terrene , màla porta deltielo ; Oratio- al parere di Sant Agoftino è la lingua orante;che però Ser. 226. de Temp.delgrand'Elia così difcorrendo ne sisi egliandaua; Clauisceli fit fermo Elie : Iubet enim y na @ CLAV DITVR calum yorat ET APERI- TY R » E vàfeguendo. Conla metafora della chia- ue, che chiude , ed apre Sant'Agoltino Serm. 252. Opere! de Temp. efprefle l’etticace energia dell’opre noftre , che quafi chiaui appunto fono poffentia chiudere ; e s. Ago- {palancare ilcielo. Habitaculum cordisnoftri dic'egli fino emacuetur vitysy & virtutibusrepleatur: claudatur diabolo & aperiatur Chrifto : & ita laboremus » vt nobis bonorumoperum clanibus ianuam regni caleftis aperire poffimus. Sicut enimmalis oper:ibuss quafi quibufdam feris ac veftibusvite noftre ianuaclan» ditur : ita abfque dubio bonisoperibusaperitur + CHIODO Capo VI. II Ella folennità del Santo Chiodo; da i Mila- nefi con gran pompa venerato s Giouanni Battiita Rufca formò alcune imprefe, e frà quefte vn chiodo conficcato nel mezzo d’vno feudo militare,col 8. Chio- cartellone; FERIT ET DEFENDIT infinuan- do do che da quel facro arnefe s'apprefti come la falute cla difefa alla Criftianità : così la tortura y e le ferî* te à imoftridell'inferno.sant' Ambrogio Conc. in Obi- tuT heodosij introduce i Giudei Mali » e contufi S. Am-à dire; Ecce & clauus în honore ef > & quemad brogio mortem impreffimas REMEDIVM SALUTIS eSt » atque iunifibili quadam poteftite DE M0- NES TORQUET. 12 LofteffoRufca ; figurando vn chiodo in atto di fuellerneycd eftraherne dall’atte va altro ; gli diede ARTE ARTEM; Imprefa alludéte al proverbio antico ; Clauam clauo trudere jedintéegnò cheichio- di del Redentore , feruirono , per cauar da i noftri cuori quelle paffioni , che quai chiodi gli tencuano altamente traftitti » e tormentati, ben dicendo Sant: S. Am- Ambrogio lib. debono mortis cap. 5. Clauus eft li- brogio bido, clauustriftitia, clanus iracundia y clani funt omnes palfiones , que velue veru quoddam animam Virtù le- noflram penetrant . San Bernardo di quetta fimilitu- ua il vi dine fi valfe perinfegnare, che con gli atti della vir- tio ‘tù» gli habiti del vitio vengono à fradicarfì ; e nel S. Bernar term. de Verb. Sapientie lcriuc + Sapientia vincite do malitiam. Clauus clauo expellitury ita bonis fuperuenientibus eliminantur. Lo ftelîo Padre Inferno San Bernardo'Ser. 23, de fernic. diceva che il fuoco medita- dell'inferno , attentamente meditato , feruità quafi to. dichiodo , per cauarda i noftri cuori il chiodo infuo- S. Berner cato della libidine. Sicut clauus clanumexpellit: ita do. Sape ardor gehenna emittit foras ardorem luxuria ; Edil Padre Giulio Negroni in Reg. 4. Commun. n. Voti re- 17. riconofcendo i voti religioli » al viuo figurati ligiofi neichiodi » coiqualil’anime noftre fi conformano al Crocififfo » diceua che l’oiferuanza di quelti voti ferue per eftracre dall'anima i chiodi deivitij, ond'- ella per forte eller poteile traforata > ed impedita + Giul.Ne- Clasos vitiorums 7 paffionum., vota paniatim dum gvone Oobferuantur , & virtures votorum exercentar 3 STRVMENTI FABBRILIT Lib. XVII. ex anima exirudunt. Così anco vn Amor; l’altro © efclude ; Come d’affe fitrahe chiodo con chiodo . 13 Era da fiere tempefte Orridamente agitato il Mare Adriatico ) ‘e fuccedendo continui naufragij; e le fommerfioni perpetue dei nauigarti, a fegno che V orago nauigantinn era conmunemeate chiamato : Santa Elena Madre di Coftantino fi rifoluette di get- tarui dentro vnode i Santi Chiodi, Confifa de Domi- Grererie ni mifericordia. icriue Gregorio Furonele de Glo. T4ren. ria Matt. cap. 6. Quod fenas flaftukm' coMmotio- nes facile poffet opprimere » il che per l'appunto fe- guì , rettandofi pofcia tutto tranquillato . Quo *fa- Co redditur mare quietum , tranquillaque deinceps nauigantibus flabra preftantur. Pertanto il fudetto Rufca » dipingendo vn chiodo; in atto di calarfinel mare, glitoprapole. TVMIDA PLACAT; mor- motto leuato dal 1. AEncid. v. 146. Sicaity & ditto citius tumida equora placat. Hor dunque comel’Adriatico » dalla virtù del Santo Chiodo placato rimafe 3 così lecommozioni tempe- bin 9 ftofe, che fconuolgeuano vn mondo, conla virtà de i chiodi di Crilto, e coi meriti della fur acerbilfima Crilto Paffione furono fedate, etraaquillate. Sana Girolamo appallio» allegoricamente interpretando 1 fuccelfi di Giona cap. Nato 1:15. T'ulerunt Tonam, & miferunt in mare 3 G Ion.1.15, ftetit mare a feruore fuo, fcriue;S1 confideremus ante paffionem Chriîti errores mundi, & diuerforum dog- S-Girola» matum flatus contrarios ,, & niniculamy totumque m humanum genus: ide creaturam Domini periclitan- tem, & polt pajfionem erustranquillizatemfideiy & orbis pacem, & fecura omnia $ & conuerfionem ad Deum » videbimus quomodo pojî pracipitationen Joneftett mire d fernore fuo : E più fuccintamente Remigio Altiffiodorenfe ; Ante paffronem: Dofhini mundus dinerforum fluftibus errorum periclitabatur: at: poft mortem eius tranquilla omnia difcernimas > & fecura vnitate fideis & aguicione veritatis totus orbisexultats in Ion. 1. 15. 114: Sogliono i Fabbri iacingere i chiodi nell'ac- qua, ò veramente in qualche pingue licore » accioche con naggiore facilità poifano penetrare,e conficcarli ì que il bitogno richiede... Ad vno di quelti, così rap- ; prefentato il Rufca diede; VT FACILIVS. talîS. Chio» 1 chiòdi di Crifto, intiagendofi nel (uo puriffimo , d° cr ediutniffi:no Sangue » prefero forza, evittà , perpo-!i Citte tere: fpezzar i bronzi. dell'inferno s ftracciare» ed . ; annullare il decreto delia dannarione penetrare cie- li ed operare altre:porcencofe marauiglie + Scito 3 Tersullie diceva Tertulliano lib: f. conîra Marcion. cap. 10. #8 - afcenfum illum exinde complanatum veftizyis Do- mini, & introtumexindereferatum viribusChrifti. If Aichiodiacuti, e prominenti, ondeva tea- tro; ò lia vno fteccato di guerra , d'intorno intorno circondato appariua, i quali feruono così ad alficu- rare quelle trauature è come è ferire chiunque loro accoftar ti voleffe, iodiedi; VALLANT, ET * ARCENT.; òfia; VALLANT, ET VVI- sii NERANT , idea dei Chiodi di Giesù Criftoy i S- Chie- qual come difendono i fedeli: così traffiggono gli di Ebrei » edi moftri dell'interno ; ben di ciafcuno di quetti potendoli ripigliare, ciò, che San Giouan- ni Crifoftomoin Pfal. 109. della Santa Croce iua di. $._ Già cendo; Eademones vlcifeitur » ea tollit morbos ani- Crifoffe» me; ca eftarmarurainattti, ea murus inexpugna- bilisy ea eft munimentum nfuperabile s gue non fo- lum barbarorum irruptiones , & incurfiones , bo- frium, fed ipforumetiam immaniuna demonam pha- n langes perrumpit . 16 Frài gelati rigori dell'inucrno fogliono.ag- giungerfì Arioffa Virgilio Remigio Altifiod - CHIODO Capo VI. giungerfì alle fole delle fcarpe acuti chiodi » accioche nel caminare, conficcandofi nel ghiaccio,tengano fer- mo il piede, e non lafcino fdrucciolare il viandante. A quefte fcarpe » di chiodi così armate ; i0 fopra- Xx fcrili; IN LVBRICO SISTVNT; Ò veramente ; VESTIGIA FIRMANT. Non altrimentii chiodi Paffiene di Crifto appaflionato ,, fono efficaci ftrumenti, è di Crifte trattenere i piedi deinoftri affetti» e fermargli » ac- ci FIUE= cioche non ifcorrano con vitiofa lubricità nelle cadute Re- delle colpe. Eufebio Gallicano Hom. 2. de Symbolo. Eufebio Dominus nofter Iefu Chriftus s non folum diuinita- Gallicano tem fed etiam mortem fuamy & crucem poSt futu- ris voluit feculis celebrari: vt & peccatis , propter que moriebatur non folumnos Der mandata reuoca- rent » fed illata pro nobis fupplicia, & vulnera de- serrerent . Se vn chiodoritorto , può tall'hora feruîre, in ve- ce di chiave 3 ad aprire qualche luogo ferrato’, al qua- Xx lè ben fopratcnuere fi potrebbe; INFIXVS _RE- S. Chio- SERAT ; tale quel facro ferro ; che trappafsò le ma- doèchia ni, di piedi del Redentore ; feruì di chiaue per apri- ne redi fedeli il Cieloyle cui porte ttauano perlongo vol- S.Agofta ger difecoli ferrate. Che però Sant’ Agoltino; Cla- no uis referans clauus penetrans faétus eft mbi . CORDA; FVNE Capo VII. 17 re Bargagli» per vn giovane ; che do- ‘43 ucua foftenere conclufioni ; figurò vna cor- dà ; i capi della quale erano accozzati à gli ftrumenti Contra- pet torcerla y ele foprapofe; CONTRARIIS dittione CITIVS;:dir ‘volendo chel’intelletto » con le al- trùi contradittioni , più prontamente fi porta à cono- fcerela verità delle cofe y.ed i veri fondamenti delle. "0 fcienzeé &. Similmente la Santa Fede, quanto più S»Chie- dalle contrarietà viene attrauerfata , rantò più fi rin- fa forza;es'auvalora; Onde il Padre Tomafo Bozio lib» Tomafè 4. Signo 7. affumendo quetta propofitione ; Quo Bezie > maiores ‘aduerfus Ecclefiam noftram. funt per bo- fies eius concitata perfecutiones: s eo fecundior illa fuit ,diflula yerudita ed iftoricamente la prouay dan- do ben chiaramente è diuedere ; che dalle contradi- tioni de iGenuli ; ede gli Fretici Santa Chiefa venne maggiormente .ad auvalorarti i. ° 18 Advnmazzo di corda; è fia di miccio, che da vn lato era accefo fù chi foprapofe ; VIVIT AD : EXTREMVM; e dimoftra ò fedeltà incorrotta ver= Perfeue- to il fuo Prencipe, od affetto fino all’vtimo periodo ranza . della vita continuato verfo perlona amata ; od anco odio accanito conleruato nel cuore fino all’eftremo punto. Il Soldano d'Egitto, disfatto dalle {quadre de i Criftiani guerrieriynella Geruf. Liber. Cant. 9.ft.99. small” Sia con memoria ‘eterna De le mie offefe 3 eterno ancoil mio fdegno è Riforgerò nemico ogn’'hor più crudo ; «Cenercancofepolto, efpirto ignudo . ‘19 -Siritrouà lafunk annodata-col cartello; VEL FRACTA VINCIO ; imprefa quadrante » così al Demonio s ilqualebenche habbiale forze indebolitey e fraccaflate dalla virtù divina, adogni modolegai cuori, e gli affetti de gli fcelerati; come anco al Santo Giobbe; che all'hora appunto ch'egli hauctala po- uera humanità tutta lacera ed impiagata, legò » ed incatenò il Demonio » lafciandolo, come fuo fchia- : uo, ed abbattuto) e vinto» San Giouanni Cnifo- " ftomo in Cat. Grec, cap. 9. Prolegom. Job? aduer- farius s vbi illius corpusconfcidit atque omnis ge- neris vlceribus perterebrantey & languore confecit; tum demum fuperatus eît Pc. Terqua i Tuffo Demo- nio Giobbe 433 20 Per inferire voleri concordi è ed vmone di molti à qualche operatione, ferue l’imprefa di quattro funicelle » dalla rota del funaio infieme attorte, per vnirle infieme » e farne vna fola , col cartello; IVN Concor- GVNTVR AD OPVS. T.Liuio Decad. 1. lib, 1. dia Concordia res coalefcere poffunt; Omero r. Iiliad. 7! Lisio Coniunfti pollent etiam vebementer inertes. Omero E Pietro Blefenfe Ep,78. Z7os quibus vnicum, &r Pietro precipuum votum eftinitiate Ecclefie videre profe- Blefem Ctum » certiffime noueritis , quod non nifi per vnita- tem habitura eft incrementum &c. CRVCIVOLO Capo VIII. ZI S Erue ilcruciuolo à perfettionare » e feparare i metalli » il che inferiî il Bargagli , che ad vno di quefti , pofto nel mezzo al fuoco ) diede; SE- CERNENDO CONFICIT ; imprefa applicabile _- al giuditio finale, incui all’anime de i giuftifi darà Crifto l’vitima mano» promouendole alla fuprema felicità , B!UMUICE e feparandole dalla maffa de gli fcelerati è come oro puriffimo dall'inferiore metallo; della quale fepara- tione hora Matt. 13.30. Colligite primum zizania , Matr13» & alligate ea in fafciculos ad comburendumperiticum 3° autem congregate in horreum meun ; hora Matt, 13. e 48. In confummatione feculi , exibune Angeli , M4513v &° feparabunt malos de medio iuftorum : & mittente 4° eos in caminum ignis ; ed hora Matt. 2 5..3 2. Separa- Mat. 35. biteasabinuicem, ficut paftor fegregat oues ab ha- 3*- dis. Se anco nonfì applicaffe , ad Oratore di giudi- ha tio affinato 3 il quale dopo d’hauere feco fteffo inue- w ftigato » e fpecolato tutto ciò , che può feruire all’op- E: portunità fua; poi diftinta, e minutamente; Quid a aptum fit circunsfpicit , quid ex quoue nafcatur, quid .cuique fit confequens , quid alienumy quid repugnansy quid confentaneum> confufa denique , & permixta difiungit , difianiba conciliat &c. Nicolò Caufi- no » de Eloquentia lib. 3.cap. 6. al fine. O veramen- te ad vn Giudice , che nonrifolue, fe prima diftin- tamente non venitila) e difcutifce tutte le circoftanze della caufa . Nel qual modo fi portaua Giobbe cap. Giudice diligente 29. 16. Caufam » quamnefciebam » diligentiffime in- n È Ea ueStigabam. Oportet enimay diceua Gionanni Sarisbe- 2. berion rienfe lib. gs. Polycrat. cap. 18. Iudicem cunita rima- ri & ordinem rerum plena inquifitione dif wrere » neque ante obiuare alicui y quam caufà fit legitimis rattonibus pleniffime limitata . FILATOIO MVLINELLO Capo IX. 22 Li Auuolti di Salerno ; al filatoio da torcer G feta foprafcrifiero ; TORQVET , ET OBVULVIT , effettiche ne gli animinoftri fuol Peccato cagionare il peccato , il quale torquer » e l'auuerti per I fino Plutarco lib. an Witiofit. ad infelicit. fufficiar , Plusarco così dicendo ; Prawitas abfque vllo apparatu» fimul atque animum attigity adfligit atque deycit y implet dolore » lamentis, meStitta , penitentia bominem ; ed.anco obuolnit s e lo difle Geremia Thren. 1. S. Peccatum peccauit Ierufalem » propterea inftabilis fatta eft; e Dauide Plal.1 1. 9. In circuita impy am- bulant . 23 Ilmulinello da torcere;fì ritroua col titolo; VNIT» ATQVE TORQVET.O veramente; VNIT, SED TORQUVET , idea del Matrimonio » che ftringe i contrahenti » mà però non laicia di tormentargli» Oo Granis Thren. I. P/.11.9. Matri+ monio 434 Francefco Grams farcina s dura compede: Liberos humeros ;3 Petrarca grque olima liberos pedes prement fcriue il Petrarca lib. 1. de Remed. Dial. 65. parlando delle nozze ; Durum diftuy durius cogitatu, duriffimum perpelfa » non vniuslucisy fedtotius vite hofpes » forfitanque hoftisyvacuam prefidys inuafit domum. FORFICE Capo X. Vrono le forfici introdotte à dire; STRIN» GIMVS, DVM STRINGIMVR, mot- Corrif- toaddattabile alleranaglie &c..ed inferifce l'imprefa pondéza giufta pariglia , e corrifpondenza di fede, di feruità , e d'amore verfo quelli, che con effo noi in sì fatte maniere fi diportano. Giufto Lipfio de Milit Rom, è 24 Giuffe lib. s. Dial. 3. Fides habita fidem alligar in animis Lipfo quidem, vbialiquid altieft y aut honeftt. Manterrò la parola , dice quel Capitano » è fiaquel Mercatante ‘quando mi farà mantenuta; farò amato, fcriue Qui- .,. °° dio lib, 2.de Arte quand’io mirifolua d'amare. Quidio Sit proculomne nefassvt ameris amabilis efto» Seneca E Seneca. Ego tibimonitrabo amatorium fine me- dicamento fine berba, fine vlius venefica carmine ; fivisamari , ama . : , 25 Laforfice, vfata daiCimatori, hebbe il ti- Yraua-» tolo; CIMA NON TAGLIA, applicabile alla glio ._ tribolarione sche mortifica mà non vccide; ed à Pren- Prenci- cipe difereto , che parca è e moderatamente eflige da pe dif i fudditi i tributi. Giufto Lipfio Police. lib. 4.cap» CIO 11. rivolto albuon Prencipe. Te cum Tiberio, di pi ia ceua tondere pecus malisy quam deglubere 26. Advn forbiccione da curar drappi, opra del quale mentre fi lena dal drappo vna parte delle fue lane;frà tanto viene ad aftinarfi, ed. acquiftare piùqua- lificata bellezza » il Saauedra diede; DETRAHIT.», Morte ET DECORAT:infinuando che la morte leua ben, PR sila vita corporale» mà conla chiarezza della gloria 10 illu&ra quei virtuofi , che rimangono eftinti . San, S.Girola- Girolamo Epilt. ad Cyprian. Quanto în hoc feculo; 70 perfecutionibus , paupertate y inimicorum potentia, vel morborum crudelitate fuerimus affl!éti ; tanto poft irefurreCtionem in futuro maiora premia confe- quembBr è FORMA Capo XI.. 27 N On farebbe imprefa ingrata, benche men S. Fran. -foftenuta; perdichiarare, che Crifto nell’ - celco improntareleStigme in San Francefco y'egualmen- ftigmati- te operaffe e nel fuo corpo 7,€ nellanima , il valerti zato della forma, che ferue;v. g. per fat palle di piombo , alla qualle fù foprafcritto ; IMPRIMIT VTRIN- QVE ; già che San Bernardino di Siena par, 12. Scr. 60. artic. I. cap, 2. di quel Serafico Patriarca 9 tut- to auuampante nel fuoco della diuina carità così fcri- te. Tali liquefattus ardore 7 MENTES3 ET CARNE totys deftuxit intra fculpruram vulne- ris apparentis Tefu » W amansinamatumi per vm huius amoris y transformatus eft» 28 La maffadicreta, ò fiadi piombo, mentre dalla forma viene riftretta, acquifta Ja rotondità » ela perfettione » che nonhaueua di prima » onde lefù da- to. PRESSA FORMATVR; tale l’anima noftra 5. Grego= anguftiata ed affannara , riccue quella formadi virtù, rio e diperfettione, che non haucwa per l’adietro. Ele- 7 forum defideria , diccua San Gregorio 26. Moral. Idiota duna premuntur aduerfitate » proficiunt. Così anco Idiota lib.2, de vera penit:Neguaguameontemnenda . S.Bernar. dino Traua- glio STRVMENTI FABBRILI Lib; XVII. eft tribulatio »,que cordis ‘eft fanitas , & vidretta ad vitamsque elationem deprimity lafciwa reformat,in- temperantiam edomat ye deniq; omnes aftus illicitos. 29. Allaformadacaratteri slauorata diferro sed eftratta dal fuoco,periinprontargli io diedi; INDE- + LEBILITER ,.idea del Sacramento del Battefimo, Batrefi- della Confermatione, e dell'Ordine, iquali imprimo- mo no indelebilméte nell'anima del Fedele il carattare (pi Ordine rituale .e.per quefto fono irreiterabili. Tali ancole calunaie,.che la lingua maligna impronta ne glianimi Morma- humani, vi reftano indelebilmente fcolpite. Onde vn ratione cattiuo configliere, fauellando col Macedone Aleffan- dro diceua; Siqguem babes hoftem » comuicijs illum Plasarco andatter pete; licet enim vulnera curet è manetfem- per cicatrix; Plutarco + 30 Advna forma, che fpaccata perlo mezzo, fcuopre d'ambiilati alla deftra sed alla liniftra p il ca- glio, ò lial’impronto del medefimo cuoresche in ciaf- cuna parte è fcolpito fù chi foprapofe; SOLO VNA COSA; ideadidyeamicischenon giàdae» main rifguardo alla concordia , ed vaità de ivoleci, e Amici degli affetti paiono vnfolo, Anim4 Iona'he,con- glutinata ef anne Danid, & dilexit eum Lonathas 1,Reg.1 8. quaftanimara fugm. 1,Reg.18.1. con la quale efpref- 1. fiua anco Sant Agoftinolib. 4. Confell. cap. 6. ragio- naua.d’yn fuo cato amico » già.defonto , Benequi- dam dixit de amico fuo y dimidium anime AG: S.Agoftt- ego fenfi ANIMAM MEAM , ET ANI- no MAM ILLIVS , WVNAM FVISSE ANI MAM induobus corporibus;&W ideo mihi oneri erat vita» quia nolebam dimidius vinere., & ideo forte, morimetucham, netotusillemoreretur >. quemmyl= > tum amaueram. Simili tenerezze ed vnità di cuori fî s.0.ciò rauuifarono ancora sn San Bafilio Magnoye San. Gres gorio Nazianzero p, delle quali San Gregorio Ora in funere Bafil.:20. 7 NU 7/7 RIO B Gregorio AN IBM :0£ videbatur «duo .corpora. :ferens.- Naziano quod vterque in alteros & apadalterum pofiti era» muss Similmentein S.Paolo,che di fe medefimo. tutto. inuaghito d'Iddio , diccua Galati 220: 7 io aste Galar/3! iam nonegosviuit vero in me Chrifbssy nelqual luogo zo. San Gioyanni Crifoft. Hom. 23.in Epilt. ad Rom. in Moral. Cor irague Chrifti » erat cor Pauli » tab&- Gio. cri- laque fpiritus fantti . Così il Beato Lorenzo Giulti-: /offomo niano de incend,diuini amoris cap. 3. 0 amor quid; Lorenzo retribuamtibiquodme fecifli diu:mum; Hiuo ego iam Giufin. non ego s visit vero in me Chriftus... Inenarrabilis efts 0 amor yvirtustua. O amor qui Autunzitransfi» : gurans in Deum. Ben potendofi l’imprefa applicare covo" al Padre SanFrancefco ftigmatizato » di cui Bartolo- > Fran. meo de Pilis, Confor. lib,3, fru&. 3. par. 2. Corpus » eee, & caro B. Francifcieftfigura JefiaChrifti de pittax& Pmdde È figurata: vc videndo B. Fransifcum y videatur Chri- ©" ©!" fius . Il che anco s'auuera ne gli fpofì , de i quali Mate Genet. 2. 24. Erwnt duo in carne vna » ire Gen.3,.24 GANGHERO Capo XII. 3I Li A porta» foftentata da i ghaagheriscol titolo; \ INNIXA VOLVITvi fù imprela del Dipen Bargagli» perinferire che vna città 3 ò monarchia ri- denza _ ceueua ilgouerno,ela direttione da va Cardinale , del qual concetto anco fi valfe-Bartolomeo Rolli , che in- tendendo nella porra la Chiefa Milanele , e nel gan- ghero San Carlone feccimprefa colmotto. TW TA 1.Reg.3,$ CIRCVMVOLVITYR, Domintenim funt cardi. i nes terra, cantò Annala Profetella 1. Reg. 2.8. & 4 pofiut fupereas orbem; il che pet appunto fi può in> tendere de i Cardinali y dei Prelati , ede gli altri huo+ mini mini Apoftolicixcome co’| fondalmento di molti Scrit- tori proua il Padre Francefco di Mendoza fopra di quetto luogo . Gangheri del mondo fono anco i Giufti,poiche coi proprij meritilo foftentano. Nam re vera fulcrum generis buttiani iniftus eft diffe Filo- ni ne; e gangheri della Chiefa fono le facre Scritture, fo- acse Pier di fuper cardmes terra ponitur; diffe Pier di Damiano Damiano cum santta Ecclefia ytanquam fuper.bafesy dottrinis Euangelicis Solidatur. Filone INCVGGINE Capo XIII L Cardinale Innocentio Cibò hebbe l’incug- ine col verbo; DVRABO ; che inferifce Refiften: immobile» e vigorofa refiftenza contra i più difpet- za tofì colpi della tciagura. Pierio Valeriano lib. 48. cf» preflamente fauoritce l'inprefas'dicendoci che dall'in- Pier.Ya- cuggine quefto documento ci viene infegnato; DV- leriano. RANDVM ;edaggiunge; Incusigirar hieroglyphi- cum fortiffimi ponatur animi ; TRE Bro pracepiò» ‘quo in aduerfis durandum admoneamur, neque vllis procellarum feuientiumtempeft atibus moneamur , feu «contra Fortune quantumlibet iniuriofe ilFus: enita- mur; edilluftra quefto fignificato , col parere, auttorità , così d'vn Poeta Greco, come di M. Tullio lib.2.de Orat.iui da lui prodotti. 33 All’incuggine battuta dalla cui durezza ven- gono rifofpinti1 martelli, che la percotono, fù chi fo- prafcriffe; ICTVS REPELLIT, e dimoftra la gene- Refiftéza rofa refiftenza d’vn anima etoica cotra l'altrui ingiu> ricye violenze.Gregorio Nazianz.Carmin.Iambic.29. Vt fpernit ingens Stridulos incus fonos Sic PELLIT omnes mensfagaxINIVRIASy ò veramente,come traducono altri; 9 Grauibus nibil mouetur incus pulfibus: Infraîta CASV S'mens REPELLIT NOXIOS.. Animo inuincibile dimoftra l’incuggine mar- 32 Gregorie Naziani tellata co’l titolo . TVNDOR » NON FRAN- flagella- GOR » imprefa alzata dal Bargagli perla flagellatio- to. —medel Redentore; mà che anco rapprefenta la co- Martiri. ftanza de i Santi Martiri, martellati ben sì , e laniatiy Intrepi- mà non però fuperati, ò vinti. Seneca nel fine del lib. dezza Quare bonis viris &c. ci perluade quefta eroica fof- Sencea ferenzaye magnanimità » introducendo Dio a fauella- re inquefta guifa; Mulra incidunt rriftra > borrenda, duratoleratu. Quia non poteram vos iftis fubduce-- rey animos veStros aduerfus omnia armaui. Ferte fortiter. boc et , quo Deum antecedatis. Ille extra patientiam maloruna eft ,vos fupra patientram- Con- temnite dolorem : aut foluetursant foluet . Contemnite forcunam : null illi relum , quo feriret animamy dedi. Contemnite mortem :que vos aut finityaut transfert. 35 Chel’awuertità rendano gli animi eroici più Genero- generofi, e più forti lo dimoftrò il Padre Certani,dan- fità do all’incuggine il verfo; QVANTO BATTVTA PIV'; TANTO PIV* INDVRA. Sencca lib. de Fineca. Prouid. Quidmirum fi durè generofos fpiritus Deus tentatè Nunquam virtutis molle documenti et. Ver- berat nosy& lacerat fortuna. Patimur,no eft fenitia, certamen eft. Quo fapius adierimussfortiores erimus. LAMBICCO, BOCCIA Capo XIVs 36 Nlambicco » conle boccie tutte gocciolanti, V edil cartello; VNDIQVE ANGVSTIE prale quali ella fi Aabilifce, e fi-ripofa. Orbis enim» è TINCVGGINE! Capo XIII. 435 rapprefenta vn animo da tutte le parti fuffocato , ed Animo affannato. Sufanna coartata odall’infamia dell'adul- trauaglia terioyod all’atrocità della morte; Anguftie funi mihi 1° vndiques diceva. Si enim hoc egero,mors mibi eft :fi P@* 13 autemnonegero, noneffugiammanus veftras. Dan. ** 13. 22. Il Peccatorenelgiudicio finale ben potrà dir Pecca- anch’effo; Yndique anguftie, poiche; Hinc erunt nb na accufantia peccata fcriue S. Anfelmo » inde terrens È Da E dont i ; F s + Anfel- iuftitiaz:-fubtus patens borridum chaos inferni, defu- <, per iratus Iudexyintus vrens confcientia, foris ardens — mundus &c. : 37. Furono foprapofte al lambicco le parole di Geremia 15..19. PRETIOSVM A VILI, idea Ierem.15 di perfona difcreta» e prudente. Cornelio è Lapide 19. fopra quel luogo » dice che il Predicatore fepara dalle Prudéte cofe vili ciò che é pretiofo, mentre toglie dalle fozzure predica dei vitij l’anima delpeccatore , la quale è di prezzo tore ineftimabile; e fcriue così; Wirgilias Ennium manu cornel. è tenens & legens, rogatus quid faceret , refpondit: Lapid. de flercore aurum colligo . Dicat hoc qui animam conuertere faragit. De ftercore mundi aurum hoc > ti] — aniîmambac colligo, & feparosquafi pretiofum a vili. 38. Così perla Maddalena,come per qualtiuoglia innamorato piangente ferue il fomello , conle boccie Amante diftillanti , ed il motto , IGNE COGENTE; ò piangéte come ad altripiacque. HVMOR AB IGNE. Nel qual argomento è tutto opportuno l’epigramma por- tato dal P.Luigi Nouarino nell’Acque nuttiali n.518. «Afpice quam varijs diftringar VeStia curis; Luigi Vror,& heu noftro manat ab igne liquor. Nosarine Si nilus,fumg;ethna fimul:reftinzuice famma O lachryma s lachejmas ebibe flamma meas. 39 Parimentiedalla Maddalena;ed è qualfiuoglia feruo d’]ddio, che ardendo per carità fourana; fuol verfare lagrime di diuotione» quadra l'impreta del Bar- gagli» che confiderando la diftillatione folita farfi dicofe fecche » foprafcriffe al Fornello, con le boccie gocciolanti; HVMOREM EX ARIDO . Pier di Damiano ‘opuf. 63. cap. 13. alludendo al fuoco del fecondo de Macabei, che fimutdin acque »feriue; __ Hicignisin aquam vertitur : quia EX IGNE diuini Pier di amoris LACHRYMARVM COMPYNCTIO Pe generatur + 4o IlPadre D. Ottauio Boldoni, per infinuare la varia eruditione del Cardinal Monti » figurò vn lambicco » onde ftillaua il fugo di varij fiori, co’l car- tello. MIRVM CONGESTA LIQVOREM. ; Imprefa quadrante à Predicatore erudito » che fuole Predica- con gratia accoppiarela facra » e la profana eruditio- VOTE eru ne, riufcendo fucofo , e vario,e vago. San Gregorio 10 Nazianzeno lib. Cygneorum Carm. adSeleucumde Gregorio retta educat. così; Poteaquam mentem variorum Nazian Scriprorum leftione tanquam in paleftra prius me- diocriterexercueris y tumdeinde in litteris è fantto Spirit profeltis certamen fufcipito , geminorumque federum ingentes opes cotligito , quorum alterum vetus eft » alterum femper nouum. Mà il Caualier Marino nelli 3. p. della fua Lira applicò molto bene il __ concetto è Gesù Criftoyquando colà nell'orto di Get- Crilto femani, portando il feruore della carità nel fenioygron- Nell’orto daua da tutto ilcorpo s diftillato in pretiofe gocciole il {uo fangue. Madda= ena pid» gente Suda fangue anhelante Gio: Bar- Vafo » che colmo di bei fiori ilfeno , siffa Ma rino A quel cocente ardor » ch’ in lui sfauilla, Liquidi odor foauemente fîilla 41 Al Lambicco io feci dire; MELIORA: * SECERNO , al quale il Padre Luigi Nouarino ‘diede y VTILIVS ELICIO; idea dî ftudiofo pru- Studiofo denteyche fcieglie da gli Autori le cofe più fottantioie Oo 2 e più 436 | Gregori e più pretiofe. San Gre orio Ivazianzeno fopracitato, Nazian. parlando dei libri de Gentili; Debes fapienter COL» 42° Perche il Lambiceo trattiene le fecidell'erbe nel feno,facendone ftillar fuori la foftanza più nobile, *% e pretiofaygli diedi. VTILIVS PELLO, TENEO DETERIVS; fimbolo di chi lafcia » e rifiuta luo Impmdé meglio, appigliandofialpeggio. Tale fù Roboamo; za Quidereliquit confilium fenum, quod dederant ei) & a.Reg.12 adhibuit adolefcentes&c. 3. Reg. 12.8. cagionando 8. in tal guifa la diuifione;e la ruina del fuo regno. Tale Xerfe , che rifiutò ilconfiglio d'Artabano » vecchio Erodoro Prudente , efuo zio, & adherendo alle giouanili ug» geftioni di Mardonio »attaccòla Greca, ene fù fcac- ciato con moltainfamia. Erodot.lib.7. Tale Dionigi Tiranno di Sicilia, che lafciò il configlio-di Platone, per adetire all'adulationi de fuoi corteggiani » che lo conduffero à perdere la corona » ecangiarti di Ré, in Suetonio pedagogo. Tale Nerone, che lafciando i configli di Seneca y edi Burro» s'appigliò al parere de i vitioti, e perdette el’imperio e la vita. Sueton. in Nerone. 43 VnCanalieres perinferire che Amore non gli fuggerina, che penfieri nobili » e puri, figurò vnlam- bicco , dal carie col calor del fuoco viciuano diftil- lando limpidise criftallini eftratti,co'l cartello; CLA- RESCVNT IN FLAMMIS. Girolamo Preti nelle fue rime, Veggio » quando à mirar coftei m'affifoy Ch'ynraggio in lei di deità rifplende » E la men bella parte è lamortale . Quindi il penfiero è Dio fpiegando l’aley Da vn bel volto s'inalza al Paradifo » E marauiglie altruifegrete intende, Quindi l’anima apprende Vincer gli affetti, etrionfar de i fenfi + - Non altrimenti il Conte Fuluio Tefti y nella morte diLope di Vega. Jo sòch'va gentil core 3 Qual mala d'or yche fi cimential foco, In nobil fiamma raftinar fi fuole » . 44 Hlambicco fegnato co’ motto, PVRIORA Offerta SVRSVM » ne perfuade ad offerire à Diolecofe noftre più qualificateye più nobili ; imitando incià il Santo Abele,che volendo offerire va tagrificio à Dioy Amor uro Girolamo Presi Puluio Tefti è STRVMENTI FABBRILI Lib. XVII. LIGERE quecunque fune YTILIA» contrag;fa-. berti ludicio vitare quidquidin fenzulis eftnoxium. à differenza di Caino » che portò è gli altarii fratti più acerbisdiftortiyed imperfetti,) tcelte dalla propria greggiaipiùcandidi, i piùgraffi, e più leggiadri dA agnelli, di cui frà gli altri San Cirillo Aleffandrinolib. 2. in Genet, Sacery® pientifimus Abel, qua inter cirill.. -, gregem fuum praStantiora effent, Deo oprimo offere- Alefam bat; Cain vero, que extempeftivis excellentiores effent , futs delicys referuabat , quevero deteriores 7 Deo offerre nonerubefcebat. 45 HPadre Luigi Guiglaris, ne i funerali di Vit- torio Amedeo Duca di Sauoia $ perdinotare sche il pianto di Madama Reale , rimafta vedoua ; era ca- gionato dal fuo fuifcerato amore , figurò vn lambicco Amante gocciolanteco'l cartello; ARCANA INCENDIA lacrime» PRODIT IMBRIBVS, che ufcirebbe più armo Î0 piofo dicendofi; IMBRIBVS INCENDIA PRO- DIT. Son dunquele lagrime cagionare dallamorofo ardore » € l'’auuerti San Gregorio Papa Hom. 33: in Euang, che ragionando della Maddalena piangente Difciteyicriueua quo dolore ARDET qua FLERE & interepulasnonerubefcie. 46 _ Alcibiade Lucarini , al lambicco diede ; CLA- RA QVEÉECVNQVE PROFERT, lodeateribuita all’Angelico San Tomato, le cui dottrine feco portano s.Toma- marauigliofa copia, facilità , echiarezza, del quale fo d'Ac- Santa Chiefa . Scripra eius , > multitudine y & va- qUino — rietate, & facilirate explicandi res difficiles adeo Brewerio excellunt » ve ob eam caufameriam nomen Dottoris Romeno «Angelici ture fit adeptus. Quetto requitito in ogni ferittore deliderava Giufto Lipfio » 11 quale Centur, Scritto- fingul. ad Germanosy Epitt. 49. Candor fi abeft d ve feriptis s nebule , & linor babeneynec illuStrabio ca Giuffo diuturnior lux fama. Lipfio 47 Allambicco gocciolante fù chi foprapofe; REDDET AD EXTREMVM, che può dimoftra- Gratini re corrifpondenzadi gratitadine , efpreila fino all’vi- dine timo della vita » & anco rigorofa reftitutione fino ad vn piccioliflima minuto» qualene proteltò Crifto in Purgare San Matteo $. 26. Nom exies inde ) donec reddas Ma:r, 5, nouiffimsm quadrantem 26» 48. DonChetubino Brufoni , fino ne ifuoi primi anni S. Grego- rio Papa LAMBICCO, BOCCIA Capo XIV. anni fece imprefa d'vnlambicco,dal quale (cendeuano nei vafi d’intorno l’acque ftillate , col motto leuato da vn Sonetto del Tafto. E DENTRO AV- ‘Amante VAMP A, che può feruire ad vn amante piangente; piangéte ed in particolare alla Maddalena; che fi ftruggeua in Madda- lagrime, mentre ilfuo cuore tutto nelle vampe della lena —diuinacaritàardeua. Offeruò quefti effetti San Gre- S. Grego- gorio Magno, che nell’Hom. 33. di lei diccua. Inter vio. epulantes lacrymas obtulit. Difcite quo dolore ardet, quaflere, & inter epulasnon erubefcit . E San Gio. Gio. Cri- Crifoftomo Hom.6.in Matth. Incredibilis in Chrif Soffome» rum amoris igne fuccenfa, & à maximis fordibus peccatorum largiffimo lachrymarum fonte purgata; quia perfettè incaluerat penitudo » bacchari ( vt ita dixerim)capitdefiderio exagirata Chrifti . Si quidem contimuo, & crines refoluit ,& fanttos pedes vbcribus diluens lachrymis » ac propriys extergens capillisy pratiofo rigame vnguento. Et hec quidem extrin- fecuscuntta faciebat, ca veroyqua in fecreto mentis agitabatymulto biserant ignitiora + LESINA Capo XV. 49 I Lefinanti di Firenze,alla Lefina foprapofero; Diligéza L'ASSOTTIGLIARLA PIV, MEGLIO ANCO FORA; così anco quanto più fi ftudia, e fi fpecola, tanto più s'acuilce l’ingegno,e fi rende più peripicace;e come feriue $.} doro lib. 3.de fum.bono; S: 1fidoro Omnis profeltusex meditatione E leétione procedi. Quaenimnefcimus, leétione difcimus,que didicimusi meditatione conferuamus . so Tutt'incontrario il Ferro » facendo emblema Diligen- della Lefina » le foprapote; CHI TROPPO L’AS- za vitio- SOTTIGLIA LA SCAVEZZA, poiche il troppo fa in tutte le profeffioni reca più di pregiudicio » che d’auuanzamento . Giacomo da Puntormo , come Giorgio feriue Giorgio Vafari vol. 1. p.3. fù pittore d’ottimo Yafsri difegno yedicolorito eccellente» degno che per la gratia » che daua alle fue imagini $ meritaffe fomma lode. Mà applicandoti con fouerchia diligenza ad imitare l’opere d’Aiberto Duro » icemò alle proprie eccellenze , c deteriorò grandemente in queita fua profeflione . LIMA Capo XVI. sl O ftudio illuftra l'intelletto , mà logora la fa- nità, delquale valgarmentetì dice » ch'egli ._ € vnalimaforda; cben può rapprefentarfi nella limay Studio figurata fopra vnferrocol titolo; EX TERIT DVM POLIT; ond’lPadreGiouanni Rhò mi diffe tal vol- Giouanni ta; chei letterati deuono procedere con molta cau- Rhò tela , e circofpettione » perche nel fare i libri non disfacciano fe fteffi. Di quefto medetimo concetto fi valfe il Padre Famiano Strada Lib. 2. Prolufione 2. Historica , nella quale introduce Siluio Ancoaiano à difluadere Francetco Bencio dalla fouerchia afidui- tà , ed applicatione a gli (iudij con quetti dolci , affet- tuofì rumproucri fraftornandolo , e conligliandolo ; Quid vitra Tendis agens 2 Oblite tui, atque oblite tuorum sAnte Diem properas » & vimax infodis euum? Durus esy emerito qui fraudas lumina fomno Perdiusy & pernox : nempe vt limatius vna Exeat sexcaffoque cadat fententia torno. Heceadem Q V Fe lima Stylum TERIT» ATTERIT annos. \ d $2 litrauaglio, fi come anco ilmartirio ) fono Famiano Strada 37 fimili allalima > perche rodonola vita del Rec , mà Traua- ripartono chiarezza all'anima . Con quefti concetti al. glio la lima foprapofta ad vn armatura io diedi; D F. Martirio TERENDO COLLVSTRAT. Aponiol * 1. inCant. parlando dell'anima cara à Dio; 7mma- Aponio culata autem laudatur , dice , & pro eius nomine moriendo » lima martyrij (plendefcit 53 Lalima;, colmotto; EXTERIT SED Trava- ACVIT può figurare il trauaglio 3 ed anco la pover- glio tà » che indebolifce ilcorpo mì agguzza l'ingegno. Pouerti Oratio lib. 2. Ep.2. di sè medelimo così ; Vnde fimul primum me dimifere Philippi Decifis bumilem pennis » inopemque paterni Etlarisy & fundi: panperies impulit audax Vt verfus facerem. E Manilio lib. 1. Ì Sed cum longa dies acuit mortalia corda Et laboringeutum miferis dedit y & fua quem- Orazio Manilio que «Aduigilare fibi iuffie fortuna premendo Seduta in varias certarunt peltora curas Et quodcunque fagax tentando repperit vfus In commune bonum commentum leta dedere » $4 Alla lima, in atto d’arrotar vna fega fù da- to; ACIEM RESTITVIT effetto che ne i mon- dani fuol operare iltrauaglio » rendendoglinelle cote Trana d'Iddio acuti, e perfpicaci;, fe prima erano trafcurati, 840 ed ottuli . Poiche Nabucco, cangiato in bue fog- giacque all’ingiurie del Ciclo , e de gli elementi, ri- piglio ilfenno , che perduto haucua ye rcom'egli dif- {ez PoSt finem dierum ego Nabhchodonofor oculos Den.4.31 meosad Celumleuaui, && SENSVS meus RED- DITVS.eît MIHI: & altiffimo benedixr &o. Daniel 4. 31. 55 Che conla diligenza; & affiduità s'ottenga ciò che fi vuole ; lo dimoftra l’imprefa della lima, È che figurata in atto dileuar la ruggine davn pezzo Affidu I di ferroyportaua lafcritta. \EXPOLIETVR TAN- La DEM. Apolodoro citato da Giouanni Stobeo Ser. 29. Si tibi fat temporis ad negotia fumpferis è perfi- Gio: Sro- cientur, & domabuntur omnia. Antitane , citato iui . deo Omnia diligentie fubijciuntur ; E Democrito. Plu- res fiunt exercitatione boni, quam natura . 56 Lalima,vfatadagli Orafi, e poita fopra vn rubino » col cartello j TANTVM VT PROBET,; dimoftra » che fe Iddio taluolta vifita coitrauagli vn Traua- Dauide » vn Giobbe vn Tobia, ò quallivoglia de glio fuoi ferui » ciò fà per proua della virtuloro ) £ non altrimenti. Sant'Agoftino citato da Liplio lib. 1, Phytol. differt. 16. Iuftis quidquid matorum irro- S.Agoffin garur » noneft panacriminis, fed VIRTWTISno EXAMEN. Il Religiofo yedil Predicatore , che per correggere i difetti de i mondani, di fouerchio prattica e s'addo- mettica coneflo loro , toglie ben si dall'anime de fuoi l proffimi qualche vitiolità » mà anch'eifo vi perde, e Predica- vi logora della fua perfettione ; fimile in ciò allalima , tore la quale, mentre» rodendo,leua la ruggine da vn terro; Compa- ella ticonfuma , e fi debilita; nelqualatto le diedi , gma TERITVR DVM DETERIT. Condottrina yni- uerfale Ariftotele lib.4. de gener. animal.c.3«direbbe; AriFoss- Omne agens in agendo patirur d patente ; mà con fimilitudini tutte riftrette e particolari , Giulio Ne- grone, Regula 36. Communium num. 8. conchiu- derebbe. Lima ess querubiginem vitiorumabradis d Giulia ferreo pettore peccaroris : at dum deteris abradendo , Nerone. nonnibil ipfedetereris. Scalpellumes, quo cor lapi- deum facularis bomnisy 1 palcherrimum fovmatur Signum; at fcalpendo frequencer, acumen,bapidis duri- ne retunditur. Ipfe annalus fignarorius quamquana Oo 3 durif- durifimus s obfignando confumityr. Stnilicereuenit Religiofis in conuerfatione cum facularibus; tametfi id faciunt ftudio formandi cos in vafaglorie, MANGANO Capo XVII, 57 S Orto è i Mangani fogliono porfì le teleye gli altri drappi avuolti è i fubbi} , acciòche con Fraua- quelpefo e s'appianino;e fi lifcinose fi perfettionino, glio vti- ;l che dichiara il motto. PERFICIT, NON le FRANGIT; Imprefa degli Auuolti di Salerno » e dimoftra chel'auuerfità , meotre ci aggrana, ci S. Grego- benefica. San Gregorio Papa lib. 29. moral. ElefFo- a rum defideria y DVM PREMYNTYR aduei- fitatey PROFICIUNT . 58. Altrialdrappo, figurato fotto al Mangano 4 Traua- diede; PRESSVRA NITESCIT, ed altri; SVB gliovtile PONDERE LEVIS; che dimorano l’anima dalle S. Bernar tribolationi illuftratay e migliorata . San Bernardo lib, do de confcientia , così; Quofdam fciens Deus multum peccare poffe in faluteyflazellat eos infirmitate corpo- risine peccent cernens viilius cos languoribas fran- gi ad faluteney quara remanere incolumes ad damna- Ifidoro tionem. ES.Ilidoto Pelutiotalib.3.Epitt.213. ide» Pelufiota tur vt plurimum bumana natura in aduerfis quidem rebusmodeStiam colore in fecundis autem petulan» tem fe prabere. MANTICE Capo XVIII.. 59: TL Manticey in atto di foffiar nelfuocoy col tito- lo, SPIRAT ACCEPTO, riefce bella idea Profeta di Profeta» ddi Predicatore che annuntia ài popoli Predica- nondottrine da lui inuentate, mà quelle che da Dio; tore dalle facre fcritture, e da fuoi Maggioriegli ricevette; edapprefe. Vincenzo Lirinenfe commentando quel 1.Tim.6. luogo 1. Tim. 6. 20. 0 Timothee depoficum cnftodi, so. - deuitansprofanas vocumnopitates così difcorre. Quid Vincenzo eftdepofitum? Quodcreditumtibieftyron quodate Livinenfe inuentum ; quod'accepifti, non quodexcogitafti, res noningemijtui, fed doétrima celeftis non vjurpationis priuata » fed publica traditionis... 60. Facilità,e prontezza àsbuffare » e rifentirfi im- Iracodo ferifce ilmantice, che quandoaliri lo{cuote manda gagliardo il fiato, e porta ilmotto; FLABIT AGI- Profeta TATVS. Imprefa quadrante ài Profeti ,, ftrumenti della diuinità, che non danno gli oracoli, fe non fono mofli da Dio. Virgilio Aincid. 6.v.77. parlando della Sibilla,fcrivesch'ellasprima di darle ri pottesdal furor d’A polline tutta fi vedeffe moffa ed agitata ; At Phebinondumpatiens immanis in antro Bacchatur Vates: magnum fi peftore poffit ExcufJife Deum; tanto magis ille fatigut Osrabidiyfera corda domansyfingitg; premendo 61 I Mantici, chedal Bargagli hebbero il mor- . to; AD INVICEM ; ò veramente ; MENTRE Scambie L'VN SOFFIA, L’ALTRO FORZA PRENDE, uolezza dinotano fcambieuolezza d'aiuto » & aflittenza beni- gna » chel'vnl’altro ; perfollieuo:del'proffimo , ò lia ‘dell'amico fomminittra. Polluce s intefa la morte di - Caftorefuocarose fratello, ed amico vccifo in batta» glia » fupplicò Gioueà ripartire al defonto l’immot- talità snecideliendogli conceduto: alla fine impetrò che la metà della fua propria vita all'amico detonto ripartite egli potefle, Che però li dice che à vicenda s ed alternatamente vivono» quegli va giorno , e quetti vnaltro:dei quali Virgilio Encid. 6, v. 121. Si fratrem Pollux alterna morte redemit Virgilio Pirgitio STRVMENTI FABBRILI Lib. XVII. Itque reditque vlam. Narratiue leuate» ò veramente da Pindaro Ode 10. Nemea ftrophe 4. | Alternantes autem vicifim «Altero quidemdie apudIouem patrem charum Degunt. Altero vero fub latebris terre O veramente da Omero Odyn11. Interdum quidem vinnnt interdum rurfus. Moriuntur, I buoni amici dunque, vicendeuolmente godono di re- fpiràre, follecitando l'altrui follieuoye la vita. Così nelle religioni , nelle Republiche 3 e negli effercitigli ofhicij » le cariche ; e le fatiche » non fono affegnate 3 edaddoflate eternamente ad vn folo foggetto, màèà vicendascon difcrete forme, horali'vno ) ed horali'al- tro conferite, & ripartite , 62 limantice, alzato, conla boeca riuolka verfo vnalaftra di ferro » pofta nelfuoco d’vna fucina, fi ri- troua co’ motto . ST SPIRAT. INFLAMMAT. Tale al foftio dello Spirito fanto i cuori più rigidi con- Spirito cepifcono feruoroto calore. Girolamo Qleaftro im Santo Ifaiam cap:30. Pf Quemadmodum ad fundendum Girolamo metalla opuseft flacw follium: ita ad opus bonum fa- Oesfre ciendum » opus efì {pirituy & far Dei: Anso va cattivo Conligliere.» ‘anco via femmina lafdiua; Si fpirat inflamimat.. -_ 1:63 Timantice che fofiain alcuni carboni, con ; SOPITOS SVSCITAT 3 può cgualmente feruire così allo Spirito fantosalbuon efempiosedalconliglio Spirito » prudente , che auuivay.e rifueglia i cuori fopiti;ed ad. Santo dormentati; come alla lingua d’va maligno fufarrones chein guifa d’vn maaticeriaccende i fuochi dell'ira, ce Maligno dell'odio » che già erano aifoporati e fpenti, Che le parole dell'huomo prudente deftino nel noftro cuore quei virtuolì fpiriti, che perl'addietro parevano ad- dormeatati x.nel dicega Seneca Epitt. 108. Facile ef Seneca auditorem concitare ad cupiditatemretti. ©mnibus entmnatura fundamenza dedit , (emenque virturum: omnesadommniaifta nati femus. Cs irritator acceffiry tunc illa animi bona velunt SO PIT A EXCI- TANTFR . Che la lingua maligna fufciti focofi furori » nel ricordò il Sauro; Sufsrro , & bilinguis Ecclefiaf. malediîtas: multos enim turbamt pacem habentes,=8-15. Lingua tertia multoscommouit &c. Eccleliaftico 28. 15. Nam.inquieta naturaliter linzua {piega S.Va S. rale leriano z0n paraum mortalibus affert vite detrimen riano tum, aut cumbenò compofita diffipat; aut diù pacata conturbat. Pe 64 Percheilmantice efala il fiato,mentre fi troua aggrauato s e rifltretto; nonvimanco chi gli fopra- fcriffe. PRESSIONE SPIRITVS,; figurando per- Trana- fona, cheoppreffa dai mali, fitiuolta alla vita {piri- glio tuale, e fi contacra à Dio. Il Prodigo,quando lì fenti aggrauato dalla mendicità e dalla fame» rivolto al Cielo fofpiraya; Quanzi mercenarij in domo patris Lue. 15, mei abundantpanibusi Surgamy € ibo ad Patrem 17. menna TC. a 65 Nonefalailmantice tutto infieme quel fiato, che in fe hà raccolto è mà à poco è pocd è ciò che di- chiara il motto; NON TOTVM SIMVL, infe- Infegna- gnando all'huomo fauio à non efponere in vna fol re volta tutto il (uo fapere, mà à poco è poco manitel- ftarlo , coi qual documeato concordano le paro- le di Giobbe 26. 8.che Iddio ; Ligar aquas in nubibus Tob 26.8, fuis, ve nonerumpant pariter deorfum . Così Mose là ful principio della Genefì , non mentouò la crea- tione de gli Angeli» i quali nel progreifo del libro andò più volte nominzado ». perche voleua gradata- mente ammacitras gli Ebrei, conducendogli à poco a poso Pindare. alternis diebus s Omero M ANTICE' Capo XVII à poco dal conofcimento delle cole inferiori 3à quello delle fuperioris e dalle creature corporee alle fpiritua- li; Quare hbarum rerun fpiritualium mentionem inter- miferit? Egodicam, fcriue Procopio. Cum Indeis balbuttentibus balbutiebat » illa folamemorans » que non fupracaptum.ipforum effe indicabat ; baud igno= rans vbi hac didiciffent » affiuturos alios dottores 3 qui ad altioramyfteria ipfos effent dedu&turi &rc. Due mantici, quali fogliono feruire à gli organi portatili » col ‘cartellone volante; NE PRIVS AT- Profeti: TRAHANT furono alzati in imprefadal Sig. Don Carlo Boflo , e pofiono feruire pertipo dei Predica- $S.Padri tori, de Profeti, ò dei Santi Padri» i quali non di proprio talento, mà col ricevere l’infufione dello Spirito Santo, ripartono à gli altri quelle virtù, efcien- ze, ond’effa prima furono dal cielo riempiti; Tanto di fe medetimo proteftaua Sant'Iidoro Pelutiota lib. S. Ifidoro 2.Ep.218. Siquidcommmodi satq; eruditi a me feri» biturs hoc diuine yatg; celeftis gratia effe exiftimare debesy que rudes etiamy2T imperitos fapientes efficit» S.Agoftin E Sant Agoftino ad Honoratum Epitt.120. St purè no Dominum bonorum omnium largitorem depreceris » omnia qua. cognitione digna funt , aut certè plurima IPSO magis INSPIRANTE) quam hominam aliquo commonente PERDISCES, : ’ MARTELLO Capo XIX, 66 Icendeuolezza di fatiche » alternatamente ripartite ; ò fia d'ingiurie, e d’affalti reci- ‘A vicen. procamente rinouati, dimoftrano i martelli , in atto da dibattere vn ferro insù l'incuggine » col motto; AL- TERNIS ICTIBVS. Può hmilmente perfuaderci » limprefa è prendere qualche refpiro , ricordandoci che fe i martelli alternatamente faticano » ed anco ripofano; anco alcorpo» ed all'anima , fi deve dare con giufto ripartimento il ripofo, ela fatica. Seneca Procopio Seneca Epitt.15.Negue ego te inbeo femper imminere libroy aut pugillaribus » Dandum & aliquod interualluma, animo: ita tamen ve non refoluatur, fed'vtremittatur, Giudice 67 AdvnGiudice, ò fia ad vn Prencipe, che dif- Précipe trugge i mal viuenti quadra l'imprefa del martello in giulto attodicauar.vn chiodo da vn affe) co'l cartello ; OBLIQVANTES EVELLIT. San Gio. Crifof- Gio: Cri- tomo Hom. 15. in Epitt. ad Corinth. Agricultara foflomo imitatur principatum: eft enim Princeps quidane plantarum cultors alia quidem amputans & prohi bens, alia verofonens , & excrefcere faciens; itidem GS oprimi Principes, malos y ac nocinos puniunt » bonos verò » & frugi ad meliora prouehunt. Con Ter.x.10, quefti fenfi Iddio fauellaua con Geremia 1. ro. Ecce con$tituite bodie fuper gentes > & fuper regna» vt euellas, & deffruas &c, 68 Alcibiade Lucarini al martello da muratore diede; CONSTRVIT, ET DESTRVIT; imprefa Oratore tutta opportuna ad Oratore eccellente » che sà perfua» dere e diffuadere ; à Prencipe poderofo del quale s'au- Ier.1.19. uerino gli oracoli d'Iddio in Geremia; ConStirui te Super gentes, & fuper regna , vt cuellas » & deftruasy . © difperdasy & diffipess & edifices» & plantes; Predica- & è Predicatore che edifica con le dotte pertualioni tore Vi- madiftruggecò i vitiofiefempi. San Bernardo fer. ad tolo Paftor, inSynod. Quos inftruune verbo fanta pre- Spagna: dicationis,deftruantexemplo praue operattonis. i 69 Lofteffoyadvn martello cadente fopraferiffe. PONDERE QVOQVE; dir volendo che non fola- menteegli offende con l’acutezza deltaglio » mà an- S.Agofti- cora conla gravezza del pefo ye l'applicò è $; Agotti- ne no » che non folamente con l'acutezza dell'ingegno, 39 màco?] peto delle ragioni , &con lancer dala viva diftruggeua l’erefie , ad honor del quale, i mici Con» » canonici , nel tempio di $, Pietro in:Celavro di Pavia, que'il fuo.corpo giace , van di continuo ripighando. Auguftino lux doétorumy firmamentum Ecclefaay malleus hereticorum, fummumvas fcientie «Sc. po- è tendo anco feruir l’imprefa à $, Antonio di Padoa, S. Anto» che anch'effo pervndici anni intieri militò fotto la nio di Pa liurea di Sant'Agoftino» afcritto è i Canonici Rego- doa lari diLisbona pedi Coimbra, del quale Santa Chiefa; Summa vi profligauit harefes » ideoque perpetuus Ereniario hareticorum malleus eft vocatus . Romano 70. Al martello ; che ftà battendo vna' falceda mieter fieno fà fopra pofto il motto Spagnuolo; PICA, Y.NO.QUVITA, cioè; BATTE;, E NON TOGLIE, mottoquadrantealtrauaglioyche ben può Traua- mattellarevn generofo cuore, mà non però fcomati 89 | la fua virtnofa fortezza. San Paolo 2. Cor. 4. 8. St 2.00r.4,8 omnibus tribulationem patimur, fed non angufianaur aporiamur » fed non deflitnimur: perfecutronem pari- murs fed non derelinquimur; deijcimur » fed nov perimus » 71. AlcibiadeLucarini , al martello yche ferue per aggiuftare gli arpicordi foprafcriffe; AD VSV.M VNDIQVE; idead'huomo tudiofos &artiuo > Huomo che à tutto applicandofiy in ogni cofa riefcein lettere, vninerfa- in armi,ia mecaniche &c. moftrandofi im fatti buono le daogni cofa, ed huomo veramente vniuerfale, M. Se- neca Proem. lib. r. Controuerf. celebra quefte prero- gatiue in Portio Latrone » il quale indefeffo negli ftu- dij, gratiofo nei giuochi , vigorofo nelle fatiche » maettofo nel portamentoyfoaue riel trattoyfacondo nel difcorfo,tutto ciò che operaua, foffe cofa d’ingegno , Ò dicorpo : operaua in eccellenza. Nihil illo viro graniusy mbil fuauius , nihileloguentia fua dignius Nemo plus ingenio fuo imperanie ». Nemo plus indul- fit - Cum fe ad fcribendum concitaneraty inngebantur noftibus dies: & fine interuallo erapius fibi inftabat: nec definebat nifi defecerat. Rurfascum fe dimrferaty in omnes Lafiuss, € in omnes tocos fe refoluebat . Cum vero fe filnis , montibufque tradiderat » omnes illos egreftesan filuis ac montibusnatoss laboris patientia, ac laboris follertia prosocabat : & invantam fîc vi uendi peruenerat cupiditatem » vt vix paffet ad prio- remconfuetudinemretrahi. At cum fibimanenm inze- cerat» & fe blandimento vite abdureratteuogara: > tantis viribus incumbebat in Studium y vc non tantura nihil perdidiffe , fed multum acquifisife defidia vide- retur. 72 Ilmartelloalzato fopra ifigilli da fampar da- nari,che c6 vn colpo folo cagiona l'’impronto in amen- duele parti della moneta , fù potto co’ cartello ; IM, PRIMIT VTRINQVE ; imprefa molto bella per San Francefco ftigmatizato » al quale quel Serafino mirabile ftampò e nel cuore è e nel corpo l'impronto del Crocififfo. San Bonauentura în legend. £. Frane. cap. 13 Dira confpetta crucis affixio , ipfius amimam compaffiui doloris gladio pertranfinit. e trà poca, Hec vifio mentem :pfius feraphbico interius inflam- magitardore: carnema vera Crucifixa confarmiexte- vins'infignimit effigie y tanquam fi ad ignis biquefatli- uam virtutem preambulam fig:llatiua quadam effet impreffio fubfecuta + MORTAIO Capo XX. L Mortaio da piftar la poluere d'arcobugio,nel 73 I percuoterti del qualcogni picciola‘tauilla può cagionar grande incendio hebbe ; MINIMA MAXI. M.Seneca S. Fran- cefco {tigmagi- zato . Bonge uentura 40 STRVMENTI FABBRILI Lib. XVII. MAXIMAM FACIT, auuertimento di Ci- cerone. Parua fapè fcintilla contempia, maximum «excitatincendium» ed infegna che dalle picciolezze » «quando non fe netenga conto » deriuano pregiudicij più che grani. S. Gregorio Nazianzeno Senten.lib.1. Scintila MAGNAM PARVA flammam concitats Semenque peflem vipera fepe attulit, Id quum fcias,& paruulam labem fuge, Difcrimen ingens namque gignit paruula + Sucofamente Oratiolib.1. Epift.19. Et negletta folent incendia fumere vires Seneca Epitt. 86. Ifta » quantumuis exigua fint » in maius cacedunt . Nunquam perniciofa feruant modum. Quamuis leuia inttia morborum ferpunt ; & agra corpora minima interdum mergit acceffio + Ed Vmberto, Sapè venitur de peccatis minimis ad magna; ficut ignis validus furgit nonnungquam de modica fcintilla. Achille Bocchio nel fuo Simbolo 114. à cuidiede per titolo, Magnam parua facit fauilla flammam » figurando vn Alchimifta, chein atto di piftar nel mortaio il zolfo, ed il carbone » def- tara immenfo fuoco » fpiegò con queftanarratiua il fuo emblema; «Auriferam fummis, certa fpe viribus artem Rerumque fpecies vertere, Alcumifta malus dum quarity nuper abeno Terebat in mortario «Admixtum fulphur nitro, & carbone faligno. Tum excufa parua ferrei Piftili incerto SCINTILLVLA protinus iltu eft» Vnde EXCITATVM INCENDIVM INGEN,.S corripuit rutilantibus omnia flammis Ipfumque opificem perditum ; Vi decuma abfump(it phlegrei fulminis inftar. Inuentio bombardici Pulueris ifta fut. fic ignem fape fauilla Ut MINIMA3MAXIMVM FACIT. ONCINO Capo XXI. 74 On quefto frumento fi canano dal fondo ‘@ de i pozzi le cofe iui cadute. Fù pofto col Elemofi- motto; EXTRAHIT AB IMO; dò pure, ABIMO niere REPOSCIT ; ideadi limofinierey che dal profondo della miferia caua i calamitofi ; od anco di Predicato- Predica- re, che eftrae dall’ofcurità dei vitij ce dal pozzo della tore confuetudine inuecchiata i peccatori. S. Ambrogio Luc. 5. 4» lib. 4. incap. 5. Luc. offerua le parole; Laxateretia veftrain capturam yedicey che gli ftrumenti affegnati da Dio à gli Apoftoli , fono, nonaltri che reti} e ciò S..Ambro per due rifpetti. Benè apoftolica inftrumenta pif- gio Candi retia funty que non captos perimunty fed re- Jeruant, & DE PROFYVNDO ad lumen EX- TRAHVNT. PENNELLO Capo XXII. 75 I pennello da Imbiancatori, con la maftella apprefio hebbe; VT SPECIOSA DEHINC; imprefaopportuna ad efprimerela vità» & efficacia Confef della Confeflione Sacramentaley opra di cui, la ftanza fione dell'anima » che prima era lorda s e maculata , diuien S.Agofti- candidaye bella. Sant Agoftino in Pfal.96. 7715 effe no pulcher? Confitere. Non enim dixit Dauid; Pul- chritudoy &' confelfio; fed confellio, & palchritudo. Cicerone Piccio- lezze Gregorio Nazian. Oratio Seneca Vmberto Achille Bocchio Fedus erass confirere vt fis pulcher. Si amis pul- chritudincm » prius clige confeffionem vt fequatur pulchritudo . bi 76 Fùilpennello da imbizcatoresche ferue è dare l’vitima mano alla fabbrica » & muraglia » che giìè finita,affunto per corpo d’imprefa dal Padre Maeftro padre di F. Teodoro Muggiano Carmelita » col titolo; EX- famiglia TRVCTVM PERFICIT, edinfegna ad ogni buon Padre di famiglia à dare à (uoi figlinoli,ogni poMfbile ornamento , è perfettione diviruù morale,e criftiana. Doce filium tuums & operare inillo, diceual’Eccle- Ecel. 30! fiattico 30. 13. ne in turpitudinem illius offendas. 13. Focilide edeffo. Dum tenereft gnarusy generofos inftrue mores. Focilide E Plutarco de liber. educat.Sicut infantivm membras Plutarco fimulacnati funt,formari componig; debentyvt retta, minimeque obliqua fiant: ita puerorum mores prin- cipio apte sconcinneque fingere conuenit &c. della quale paterna cura e diligenza fono grandemente lo- dati e Cottantino Magno s e Carlo Magno ; e Teo- dofio Imperatoriye Bianca Regina di Franciaye Santa Elitabetta Regina di Portogallo, iquali tutti con viva affiduità,e diligenza;alla virtuofa educatione de i loro figliuoli viffero applicati . PIALLA Capo XXIII. 77 € Ilueftro Bottigella » alla pialla ftrumento da legnaiuolo diede il motto fpagouolo. TVER- TO; Y DERECHO, dirvolendo ; che ò torta» Òdiritta, ò propitia è ò contraria fe gli foffe moftrata Intrepi- la fortuna; egli caminando rettamente» haurebbe ap- dezza. pianato ognicontrarietà y e fupetato ogn'intoppo s dimoftrando perciò animo intrepido » e _generofo» Quadra l’imprefa è Dio giudice » che farà tcorrere il ferro della giuftitia à riuedereye correggerese le attio- Giudicio ni torte degli fcelerati , e lediritte det giufti è ciò che diuina nericordò Salomone; Zuffum & impiura iudicabit pedefi 3» Deus. Eccletìaftes 3.17. 17. 78 Menfignor Afcanio Piccolomini » alla pialla; che togliendo conl’acutezza del {uo ferro le tortuofità del legno mentrelo rade, l’appianaye lo ditizzasdiede; ABRADIT ET £QVAr’. Alla medefima io fo- prapofi; ADIMIT, VT DIRIGAT, inferendo, che Iddio ci toglie la fanità, le ricchezze, le profperità Traua- &c. per difponerci ad haueresed ottenere quella retti- glio vtile tudine,che non haucuamo di prima, Origene Hom.2. inIerem. Quiezim puniturs etiamfi abca que voca. Origene tur.ira Dei corripitur, ad hoc puniturs vt emendetury e S.Gio Crifoftomo Hom. 26. in Epift. 2. ad Corint. Afflittio, & faftumamputat y & fegnitiem omnem Gis. ori» exfcindit. Riefce anco l’imprefa della Pialla , co'l faffomo titolo; ABRADIT ET M#QVAT molto propor- i tionata è Prencipe » amatore di buona giuftitia»che Caftigo valendofì del ferro, elevando la vita è 1 facinoroti; obbliga gli altri tudditiy à viuere regolata ; e virtuota- mente. Seneca lib..1. de clement. cap. 22. Tranfea- mus ad altenas iniurias y in quibus vindicandis hec tria lex fecuta efts que princeps quoque fequi debet; qui vi eumquem punit y emendet: aut vi panacius ceteros melioresreddat: aut vr fublatis malis fecu- riores ceterî viuant . Macario Critocefalo orat. de Crucesnel Gretlero,con quefta bella {imilitudine fpie- g0 i noftri tenli. More recepium fuit apud veteres Macario Medicos , eosqui mortisrei erant, viuos diffecare, Crifocefa® vt explorarent palpitantium membrorum vm, & aftionem: curandorum eorum gratia » qui in erufmodi morbos incidiffent. Et qui legibus vindicandis è & ex illaram prafcripto fententiyjs ferendis prefunt 5 ettam Seneca PIALLA etiamnune fontes fupplicio afficiune , vt De exemplo inde accepto , meliora fapere difcant . E Corret- dellacorrettione fraterna, che diremo noi ? non feru’ tione ella forfe è toglier dall'animale fuperfluità difertofe 3 ed à renderla compofta » ed appianata ? Certo sì, di- rebbe San Clemente Aleffandrino lib. 1, Pedagog. Clemen. cap. 8. ER reprebenfio veluti quedam chirurgia Alefan affeCtionum anima; medicamentum autemeft , probri infimulatio : que refoluit affettiones, que iam occa- luerunt » impudiceques ac libidinofe vite fardes ex- purgats faftufque, ac fuperbia carnes , que excrene- runt exaqual REGOLA Capo XXIV. Anno i Legnaiuoli mai fempre alle mani 79 H laregola » © fia la fefta di legno; applican» dola a tucto ciò, che ftanno lauorando; perchefenza » verun difetto riefca l’intraprefo lauoro » che però.il Regolato frà gli Erranti di Brefcia le diede ; VT SINE ERRORE; concettoydel quale Giufto Liplio fi valfe ) è perfuadere la rettitudine al Prencipe, per- Efempio che dal efempio fuo fi muouano ad ottenerla anco i Giufto fudditi; 7°t regulam oportet re&tam effe > ad quam Lipfo catera adaquantur: fic merito Principem yad quem alij diriguntur. Monit. Polit. cap.$. il che prima di lui hauea fcritto Plutarco. : Alla regola ( ftrumento vfato da gli Architetti , e da i Muratori)liafi di ino;d di filo;ò pure di legno, ò di metallo, con l'vfoidella quale nelle fabbriche » e fi raddrizzaciò che riufcirebbe diftorto , e sappiana ciò Xx chemontuofo » può foprafcriuerti; AQVAT» ET DIRIGIT, già che dilei il Padre Giulio Negrone Ginl.Ne- Reg. commun, tit. p. 1, nu: 2.‘diccua ; Cuiusofficium grone proprium eSt admote parietibus, eorum longitudi- nem DIRIGERE, ET REQVARE; e ne prefe ilmotiuo , e dal Cardinale Pietro di Damiano Epitt. ; 114 ad Marin. quale deduce l'etimologia della voce Pietro di Regola, d regendo » cioè dirigendo, & corrigendo ; Damiane e da San Ifidorollib, 6. orig.cap.16. che riferitce efler s. 1fdoro la regola colì chiamata al parere d’alcuni; Ze quod regata velquia diftortuns, prauumque corrigar . Ed è efpreffa idea di quella norma,che da i Santi alle Reli- Regole gionicol nome appuntodi Regola fù prefcritta ,opra religiofe della quale i Religiofì ; quafi architetti fpirituali nell’- edificio facro delle loro operationi poffano corregge» re ogni difetto, ed avuanzarti vittuofamente fino all’- intiera perfettione. Beda tom.8. com.in Boet.de Trin, Regule disuntur dregendoyeo quod nos regant docen- do quid viareyquid facere debeamus. SCARPELLO Capo XXV. Igurò Scipione Bargaglivno fcarpello , che 80 F inueftito con le martellate fpezzaua , e pene- trava vna pietra » foprafcriuendogli ; VT FERI- TVR FERIT; ècome ad altri piacque; P ER- CVSSVM COEDET, dinotando pariglia , e giuftorifentimento . Tito Liuiolib.1. Aduerfys ob- ftimatum hoftem ef obftinatè , & totis viribus pu- guandan , nella qual maniera operarono i Romani contra i Sanniti. Cornelio è Lapide fopra il cap. 26. de Prouerbij ver(. f. racconta » che in Fiandra vn te- merario Eretico diede d’vna mano fu'l vifo ad yn Re- ligiofo Francelcanosdicendogli che doueffe offerirgli l’altra guancia » già che effo fichiamava vbbidiente Mart. 5. alla legge euangelica,che commanda . Siquiste per- 39. cufferit 1 dexteram maxillam tuamy prebe illiy & Bida Rifenti. mento T. Liuio Pariglia Capo XXIIF. 441 alieramMatt. 5. 39.; Màil buon Frate merboruto » e pronto contra di lui riuolto gli piftò malamente la fac» cia» facendoglicla tutta liuida ye fanguigna, foggiun- gendo che parimenti la facra Scrittura protefta. [x q44 Marr.7,3 menfura menfi fueritisyremetietur & vobis. Matr.7. 2.c dinuovo commanda; Refponde fkultoruxta fful- Prow.36+ titiam fuam; ne fibi fapiens effe videatur. Prou.26.5» 81 Allofcarpello,con la mazzapinatto di diroza» revna ftatua 10 diedi; CELANDO DETEGIT; feruendomi dell’equiuoco celando che vuol dir inta- gliare perinferire il fignificato del gerondio celando» chevuoldir nalc6dere;.e dinotare,che ficomelo fcar- pello operando d’intorao al faffo 32 poco a poco fco- Mormo- pre i lineamenti della ftatua: così i malitiofo mormo. Fatore ratore, quando finge di fcufare,ò fia di celare i viti), ed i difetti del profimoyall'hora maggiormente gli fcuo» presegli manifefta, Francefco Filelto , nella promo- tione d'vafoggetto indegno, ad va Magiftrato ) for- mò vn mifteriofo Epigramma » del quale per addello rapportarò il primo diftico; Laus tuaynon tua frausy virtus ymon copia rer Francefso Scandere te fecit hoc decuseximinm. Filelfo Ecco come pare, che nafconda il vitio »edifetto di co- lui ; màlo fcuopre benchiaro , fe i verfi fi leggono al rouericio, cominciando dall’vItima parola; Eximiumdecus hoc sfecit te fcandere rerune Copia, non virtus, fraus tua ynontwa laus + Dal P.Maettro Teodoro Muggiani Carmelita » lo fcarpello in atto di lauorate d’intorno ad vna ftatua» fù pofio col motto; FERIAT DVM FORMET); _, tacenduii con quefta imprefa diuota allufione a Crifto Crifta appallionato,d’intorno al quale e la rigidezza de i fla- appaflio» gelli, e la durezzade ichiodi fcarpellando fuori ne ®* cauarono il viuocoloffo dell'humana falute » e reden- tione; al qual fenfo alludono le parole di Sant Agotti- no; /t deformitas Chrifti te formet . Paruemi an- S- #11" cora, che allo fcarpello in atto di lauorare, e dirozzare vna itatoa fopraponer fi potetfe; DVM FERIT, * PERFICIT»; poiche [ddio fabbro ttupendo » non per altro raddoppia i fuoi prouidi colpi che per con- Traua- durre , e promouere lo fpirito dei fuoi ferui all'acqui- glio vrile fto dellatotale perfettione. Sant'Agoftino sù le pa- - role del Salmo 98.8. Deus tu propitius fwitti eis y & P/- 98. 8. vicifcens in omnes adinuentiones eorum forma que- fto marauigliofo commento; Plerague faciune grtifi- S:Ag*f% cesy 7 oftendunt imperitis: cumiam iudicauerine ** imperiti effe perfettayexpoliunt illa artifices, quino- e nerune adbuc quid illis defity vè murentur homines tantam expolicioneng rebus accidifey quas iam perfe- Cas pronuntiauerant. Fit boc & in edificijs © in piburis &c. Sic & illi Sanéti, cioè Moisè, Aarop; e Samuele, iui mentouati, verfabantur ante oculos Dei, tanquam fine culpastanquam perfetti tanquam An- gel: nomera: autem quid illis deeffetsquivindicabatin omnes affeGtiones eorum. VINDICABAT autem non irajcens » fed propitius; fed ad boc YINDI- CABAT, VT PERFICERET captum y nov vt damnaret ciettum . , 82 Figurandolo fcarpello in atto di fauorare vna — ftatua, gli foprapoli il titolo da Emblema ; NON 0° PLVSQVAM OPORTET; poiche lsvandone fo- uerchiamente » la ftatua diverrebbe difettofa; enon Tributo altrimenti il buon Prencipe deve procedere con cauta Modera- moderationenell’effigere da i popolii tributi, altri- 1° menti nafceranno graui difordimi. Ciò inferì Pitta- gora, con quel precetto; Shateram non tranfiliendami. Ciò tenne fili. nel cuore il Ré Teodoricosche apprel fo Cafliodoro lb. 4. Epift. 38. è Fauf&o fuo Mipittro fcriucua; Cum omnes reipublice noftre partes aqua- biliter defideremus augeri, crementa tamen fifcalsut triba- * Pittago- Caffiodore 42 Ro iuftiffimo fune penfanda rudicio,quia fer- uientinm imminuno efi busus iNarionis acceffio;quan- tumgue pars illa proficit, tantum fe bec d firmitate fabducit. Ciò Bafilio Imper. cap.27. ricordò à Lione fuo figliuolo. Rem autem publicam optime admi- nifrabis » fi pecunia publica curam diligenter habe- bis» eique tuftisrationibus colligenda fiudueris , non ex oppreffione s vel ex lacrymis fubditorum corra- dende . SCVRE, ACCETTA Capo XXVI. 83 Li A Scure, ò fial’Accetta; inatto di percuo- Mortedì tere vna pianticella,hebbe; ET INFLIC- padrone TA RVINAM; imprefa applicabile ad vna, fami- glia, che reftò atterrata nella morte del fuo capo; i Dimoftra anco l’imprefa» chevn fol colpo di colpa Pecceto mortale, è poffente à fofpingerci à ruine eftreme , nel S. Nilo qualpropofito San Nilo Paren. n. 107. Tune mali- tiam maxime oderiss quando cogitabis , quod demo- num fit fulgurans contra nos gladins + La Scuresed ancola Pialla in atto di pulire » ed ag- giuftare vn legno co’! motto ; POLIVNT DVM SPOLIANT ; ò veramente in perfona del legno Pouertà ifteffo; POLIOR DVM SPOLIOR fù imprefa religiofa del Sig.Don Carlo Boffo, rapprefentante il voto della .__ pouettàreligiofa ; opra del quale ilvero teruo d’Iddio, * fifpropria di qualunque cofa s anco minima ; per po- terc più ftrettamente accoppiarfi ed vnirfi al fuo Creatore, nella guifa che il legno conle incifioni » eraditure della Scure » e della Pialla » fi rende palito > ed'atto per feruire all'opera che il perito Artefice s'è ‘ prefcritto di fare. Daiquali fentimenti non vallon- \ tana\Santa Chiefa » che dell'anime elette và cantando nell’ Inno della Dedicatione della Chiefa ; Scalpri falubris iftibus » Et tunfione plurima Fabri pollita malleo Hanc faxa molem conftruunt s Aptifque iunita nexibus Locantur în faftigio. \:84 Alle fcuri legate ‘con le verghe » l'Ororco foprapofe vnmezzo verfo di Statio; DA SPATIVM; Maturità TENVEMQVE MORAM), infegnandoci à cami- inareà rilento, e non effere precipitoli nel giudicare, econdannare altrui. Giufto Lipfio lib. 1. Phyfiol. differt:13. Diwina nos admonet prouidentia s non res infipienter vituperare » fed vtilitatem rerum diligen- ter inquirere » & vbi noftrum ingenium » vel infir- -mitasdeficit , ibicredere occulta. Teodofio Impera- tore » efiendo di natura iraconda » e facile à fulminar le fentenze ; alle perfuafive diS. Ambrogio, ordinò, che le fentenze da lui pronuntiate, non s'effequiffero, {enon dopò trenta giorni, dando tempo è riuedere i procefliye à moderarle. —__.d 85 Lafcure; legata alle verghe » come già fi por. Maturità caga d’avanti ài Confoli Romani y con vna mano in atto di fciorla s edilmotto; LENTE, ET BENE inferì lamatura » e confultata deliberatione , con la quale procedeua Rannutio I. Duca di Parma nel fuo Plutarto governo. Plutarco Quelt: Rom. nu.192. CurPre- torum fafces colligati feruntur y appenfis fecuribuse «Amid figno eft iram maviftratus nondebere effè in prorliuiy & folutam? «An folutio fafcium, qua pau- batim fit moram aliquam ira iniyjcit y & cunttatio- nem, & nonnunquam fecityvt fententia de fupplicio ‘exigendo mutaretur? Dc. Bafilio Imper. Breuiario Romano . Giufto Lipfio STRVMENTI FABBRILI Lib. XVII. SEGA Capo XXVII. 86 È: A Sega inattodi fendere vn legno ; portò ilmotto; ACIE , ET SOLIDITATE; che molto ben quadra ad vno» che difputando, ò com- ponendo , accoppia all’acutezza de gli argomenti ’ la fodezza ben fondata delle ragioni s qual era frà 1 i facriSant Agoftino, SanGio. Crifoftomo, e San Gi- S.Agofti- rolamo; e quale frà i Profani Seneca, Salluftio, Plinio, # Cornelio Tacito , fcrittori i quali all'acutezza viua- ciffima dell'ingegno s accoppiarono la fodezza di gra- uiffime fentenze. . 87 Lafega che tagliando wna traue » fende à dirittura fopra la ftrifcia , che dalla funicella fù dife- È gnata, hebbe; NVNQVAM A SIGNO; Simbolo Prudéza di perfona prudente, che nelle confulteye ne i configli di confi- non maitrauiando dal dertame dell’affinata ifperienza gliero egiudicio , punto nonerra » qual fù Teribazo, Capi- tao d’Artaferfe Re della Perfia ) del quale Diodoro lib.1. In confilijs ea vfuseSt dexteritare vt quoties Diodor. Rexconfilijs illius vfus eh, NU NOVAM AB- Sicul. ERRAVERIT. Di quefta finezza di giudicio è lodato Achitofel 2! Reg: 16.23. Confrltum Achi-*-Res:16 tofel, quod dabatin diebusilliss quafi fi quisconfu-*3* leret Deum: ficerat omne confilium Achitofel , & cum effet cum Dauid, & cumeffet cum Abfalom. 88° La fega ( è differenza del mattello , fcure, ed altri fimili ftrumenti » che feruono folamente co'l cadere da alto è baflò )terue pe falendo,e fcendendo, "A ed alla deftra ) ed alla finitra . Però l’Arefiole diede ; Pronidé- PER OPPOSITA AD IDEM; è purej CONzadiuina MOTI OPPOSTI AL SEGNO STES- SO TENDE; taleIddio, hora conle profperitày hora con le trauerfie, procura vnfol fine ; la falute delle fue creature. Vrbano VIII. Ode în B.10.Baprif- tam dice che Iddio chiama i fuoi ferui alle palme gloriofe s valendofi di ftrade oppofte » cioè altri inui- tando ad vccidere » altri ad effer vocifo . PER CONTRARIA DV XIT Vna vos virtus, fociatgue calo Tu Iuduhb occidens triumphas Fufis hoftibus; dccidens Fufo fanguine palmam Refert Ioannes &c. Così l'huomo prudente » per giunger è fuoi fini y fi Prudéza vale di mezzi l'vno all’altro oppofti. ‘Alete Ambafcia- tore del Ré d'Egitto», nelelporrel'ambafciata à Gof- fredo, fi valfe delle lufinghe ye dei terrori : delle lodiy % e delle minacciey mitando fempre ad va fine, di ditto- glier Goffredo dall’efpugnatione di Gerutalemme y ilqualeappuntatamente così ripofe nella Gerufalem= me Liberata Cant. 2. ftan. 62. i Meflagger dolcemente a noi fponefti Hora cortefe, hor minacciofo inuito. Sc'ltuo Rem'ama;e loda i noftrigefti E fuamercede , e m'é l'amor gradito « A quella parte poi » doue protetti La guerra a noi del Paganeimo vnito Rifpondo &c. 89 Lafegaydelfolito più grande, che guernita di due manichi , è vfata per tagliar attrauerto gli alberi» hebbej; ALTERNANDO, cioè piegando hora alla deftra, ed hora alla finiftra; e rappretenta gli acciden- Vita hu- ti della vita humana; che alternatamente,horlietiy hor Mana metti, horbuoni, hortrifti tanto fìvanno cangiando» finch'ella , in guifa d’va albero ) cada alla fine atterra. San Giouanni Crifoftomo Homil.8.in Matt. Mifers- Gis. Cri- cors Deus, meftisrebus incunda permifcuit. Quodfifome . cerrè | PIIT. - Torquato Taffò SEGA Capo XXVII certè infanétis omnibus facit, quos neque tribulatio- nesmeg; incunditates finit babere continuas; fed tum de aduerfisstumex profperis inflorum vitam» quafi admirabili varietate contexit , A_quefto medefimo ftrumento, mà però difpofto » come in atto di tagliar vna craue yin tal forma yche da due fegatori , vno fu'| alto, el'altro albaffo pofla maneggiarh » il Padre Or- tenfio Pallauicino diede ; ALTERNIS FACILIS; motto leuato da Virgilio Georg..lib. 1,v. 79. 0ue par- lando di feminare il campo» dandogli alternati ripofi, da vn anno all’altro y dice; Sed tamen ALTERNIS FACILIS labor. E feruirà l'imprefa ad infegnarci , che quandole fati- Alterna- che fiano ripartite in molti y i quali, benche di varia tamente conditioneyconcorrano a qualche imprefayogni atten- tato, benche difficile, trouerà facili fime-riufsite , Hebibela fegasin atto di fendere vnattaue il motto; TARDA SED RECTA, che imfegna a i Prenci- Giudice pi» edai Giudici, anon precipitare le fentenze ,mà confultarle maturamente » perche la rettitudine ; non la violenza compaia fu'| tribunale. Ammian Matcel- lin. lib.29. De fpirituy & vita hominissqui pars mun- smmtani di eSt, & animantinm numerum complet laturuna Marcelli» fententiam» diu , multumque cunétari oportere nec no pracipiti fiudio svbi irreuocabile fattumeft, agitari, Frà l'altre lodi,che Giulio Capitolino diede à M, An- Giulio tonino Filolofo v'è quefta ; Capitales canfas bomi- Capisolin, nuna boneStorum ipfe cognomit, & fumma aquitatea ita vt Pretorem reprehenderet yqui cito reorum cau- fas audieraty iuberetque illum iterum cognofcere + 90 Alla fegaycheftà in rodere yn diamante io fo» Refiften- prapofi vn verfo di Francefco Bracciolini; NE PVR Pirgilio za VI LASCIA ALCVNA NOTA.IMPRESSA ; * fimbolodiperfoniychefe bene ftazzicata , ètentata, refifte a tutti i vitiofì fuggeftiui, Effetti pratticati in Crifto Oriftocolàneldeferto ;; che fe bene il Demonio l’affa- tentato Ji, non preualte però ad intaccar quell’anima benedet- ta, nemeno in vn fol neo di difetto | Tentari ergo per fuggestionem potnit , ferive San Gregorio Homil.16. 3. Gregor in Euang. fed eius mentem peccati deleftatio non rio momordie , Atquè ideo omnis diabolica illatentatio, foris,non intus fuit, 91. Quando la fega voleffe applicarfi a rodere la fortezza inuincibile del diamante, invece di prata care allà pretiofa pietra ; pregiudicarebbe a fe medefi- ma, logorandoui fenza verun profitto i proprij denti; che però in tale atto figurandola ». le aggiunì, E X% NON POTENDO A LVI, NOCE A SE STESSA; verfoy che parimenti è del Braccio» Fabbro: lino, ed è imprefa quadrante ad vn malignoyche men- del fuo tre procura le offefe dell'innocenza» follecita i fuoi male danni proprij, eleruine» del quale direbbe il Salmi@ta. Pfal.7.17 Conuertetur DOLOR EIVS1N, CAPUT S- ciril. EIWS. San Cirillo Aleffandrino ; Semper perfecu- Aleffand. roribus Ecclefies conatus ipforum in caput recide- runt ; E Sant'Attanagi de Paff. & Cruce Domini, S. Assa- Ceca enim malitia ef, & animi pranitasy vt que non nagi intelligat ipfam fuas contra fe manus acuere » e frà poco; Ipfa MALITIA CONTRA fui vfur- patores militat y FOSQue QUI IPSAM TE- NENT imagis quara illos inquos noxam parat con- fauciat. 92 1lLucarini,advn fegone legato » e puntella- to. come fi ftilla di fare quando fitagliano imarmi, foprapofe ; LIGAMENTO CONSTANTIOR, Voti re-odianco ; FVLCIMENTO CONSTANTIOR; ligiofi taleilcuore humano » quando col mezzo dei voti reli- giofi fi collega è Dio, riefce più faldo contra i fug- gettiui del tentatore . Il Padre Alfonfo Rodriguez nella 3. parte della Perfettione &c, tratt.2. cap.3. così; 43 se bg davn canto la noftra dtt, e Alfonf. dall'altro l’infolenza » & pertinacia del Demonio in Re4rig. tentarci y pare che non fi farebbe potuto trouare ri- medio più a propafito» così per fortificare la debolez= za noflra, come per ferrare la perta al Demonio, che l'obbligarci è Dio con quefti voti. E frà poco. Quan- do il Demonio vede che vno s'è già fpofato con Dio per mezzo di quefti voti, perde le fue fperanze di ri- tirarlo alle cofe delmondo , & molte volte per quefto lafcia di tentarlo . 93 LofteftoLucarini, alla fega » che tagliaua vn albero intauole » e trauicelli diede; APTAT DVM_— SECAT ; così col ferrodel caftigo » ò fia della tribo Caltigo latione » l’anima fi corregge de fupidifetti, e molto acquifta. Oratio 3. Carm. Od. 2.4. Quid triftes quarimonia Qrasio Si nov fupplicio culpa reciditur? Ed il Lucarini sù queft'Imprefa appunto ; Traua- O Serpico ; glio vrile Lucarini La tua rottura è fregio, Nel taglio acquifti pregio » Che'lterro, che ti fende 3 Se inetto all’opre feis atto ti rende, Così tall’hora auuien ; che man pietofa » Che di fanar è vaga Incrudelita piaga » Medica più che humana Ci accofta il ferro, e nel ferit.rifana. 94 Ilmotto fopraferitto alla Sega; TRACTA VICISSIM , dimoftra operatione fcambieuole , econcorfo d'aiuto; e può feruire alla carica matrimo- Matrimo niale, chedall’yno, edall’altro dei contraenti deue nio effere con reciproco aiuto , e corrifpondenza portata &c. Perquefto i Germani » conducendo la fpofa alle cafe delmarito » le apprefentauano vn giogo » per in- ferire cheipefi domeftici 3 dallo fpofo, e dalla fpofa concordemente vniti, doucuano efler portati; E2p a- Pierio rem conatum, curam amoremquey & Studium in Valer- confortibus e(]e-debere » dille Pierio Valeriano lib. 48. Al cui parere inherendofi, può quelt'imprefa appli- carfialle militari fattioni y & allevittorie, che fcam- bieuolmente, hora da vnay hora da vn altra parte fono $Cam- ottenute ; piegandola felicità de ifuccelli » come ap- bicuolez punto la fega nella fegatura d’vn legno , hora da vn 7* lato, & hor dall'altro , Ancipitem vero pugnam Pierio diceua egli lib. 42. vifforiam alternatim y modo in Valerz è banc » modo în illam partem » viciffitudine fepius variata inclinantem» fignificare qui volant, ferra pugnare dicunt, qut preliari . 95 Raffegnatione di volontà all’altrui volere » ed Cs vbbidienza indifferente dimoftra la fega » che fende Vbbidié wnlegnoyaccomodandofi a fegare; AD DEXTE. 22 RAM , SIVE: AD SINISTRAM, Seneca in Medea AA. 2. Aequumy atque iniquum regis imperium feras. Sentca Mà San Bernardo citato da Vgon Cardinale fopra le parole; Paratum cor meum Deusy paratum cor meum P/«l.107 Pfal. 107. 1, così; Pardium cor meum ad aduerfas !- paratum ad profpera; paratum ad humilia, paratum ad fublimia;paratum ad omnia quecung;pracipis &c. SERRATVRA Capo XXVIII, 96 A Serratura à trè chiaui ; col motto; NEC ABSQVE TERTIA fù delLucarini » che î inferir volle > come alla intiera fede fi ricerchi la co- Santilli= gnitione , e confeffione non d’vna fola ) è di due, 2 Tri mà di tutte rré le perfone della Santiffima Trinità; """* Fides vnum Dewm pradicat Trinitarem » ideft Pa- $ Folgore rem) Bernar C) dei 03 tremy & Filiumy & Spiritum Santtum: fed Trinitas vera non effetyfi vna, cademque perfona diceretur . Patery@ Filiusy & Spiritus Santtus&c. San Ful- gentio de Fide ad Petrum. Il Padre Sant'Agoftino «lib. 1. de Do&rin. Chriftiana, con mirabili parole » infegna , che i diuini arcani non poffono penetrarfi, quando tutte trè le divine perfone , non fiano confi- $.Agofi» derate. Poiche Eadem tribus eSt aternitas dice; no eadem incommutabilitas» cadem maieftas $ eadem poteftas.' In Patre vnitas , in.Filio aqualitas yin Spiritu fantto vnitatis equalitatifque concordia . Et irta haec vium omnia propter Patrem , aqualia omnia propter Filiam , connexa omnia propter Spiritum fanttum. ‘TAGLIA Capo XXIX. 97 [o taglia » cioè à dire, quellegno dimezzato per Tuo sche vfano i fornari ) fù pofta col cartello; RESPONDET VNI, che dimoftra fin- Affetto golarità d’affettosconfacrato ad vnoggetto folo. Ric- fingolare cardo di S. Vittore mio Concanonico lib. 4. de Con- Riccard. templatione cap.15. Singularis amor confortem nor Vittorino recipits focinm non admittit. Sant Ambrogio lib. de Ifaac & anima cap. 8. effaminando gli encomij che lo Cane.6.8. Spirito Santo dà all’Anima fua diletta Cant. 6. 8. Za eft columbamea» perfettamea ,vna eft matris fue, S. Am-cosìinterpreta ;- Laudarnr quodeumwvna fit columba, brogio -babensfpiritus vnitatems in qua fit pax, que fecit ‘ viraque vnum s & que non fit compofita ex diuer(is clementis difcreta compuznantifque natura. Anima ‘benediéta omnis fimplex, qua imitatur dicentem vt ‘omnes vnum (int ficut tu Pater in mes W'egoin tes ipfiin nobis vnum fint. Haec enim confummatio» atque perfettio. © 9$ Lataglia, col(uo rifcontro » & le tacche fe- gnate, firitroua colmotto ; SIMVL IVNCTA, e vuol forfe inferire , che ficome vnadola parte della taglia à poco è nulla ferue ; matrouandoli tutte due Purità. accoppiate, feruono molto bene:così dalla concordia» piofitte- ed vmone di più perlone, molti commodi fi ricauino + uole Nel qual argomento non fono ingrate le parole di San Girolamo tom. 9. in regul. Monach. ad Paulam; S.Girela-& Euftoch. Omne (ecuudum Philofophos tantum mo habet bonitatisy quantum habet vnitatis. È Piutarco per eccellenza bene ; in libelio de occulte viuendo + Plurarco E/t autem quifque noftrum obfcurus, & ignotusy dum in vninerfimole feorfimexiguus fertur, cum autem inter fe coeunt bomines s adepti iam magnitudinem, effalgent, clarique ex obfcurisfiunt s & confpicui ex abditis. Può anco fignificarci queft'imprelay che fi come nella taglia,perche fetuit pofsa » fì ricerca; che le due parti di lei fiano l’vn all'altra vnite; così anco nel Fede, & Criftianononbafti la fola direttione della fanta fede, opere . edella Gratia diuinas ma debbano è quelle accoppiarti l’opere della nottra » follecita s e virtuota corrif- Teodoreto pondenza; Oportet enimy diffe Teodoreto in 1.Timot. i. 19. FIDEI quoque CONIWNCTAM effe VITAM laudabilem. ti 99 Iduelegnidella taglia, accoppiati infieme» Matrimo hebbero dal Lucarini; VTKAQVE VNVM, im- nio sprefa daluialzata ino calione di nozze 4 alludendofi nel otto alle parole della Sacra Gen. 2. 24. Et erunt duo in carne vna;Nimiruia Apiega il PadreBenedetto Benedetto Fernandio, propter vile co mmunis focietatenzy prop- Fernand. cer generationis prolemyque ab viroque tanquam ab vnacarne carnalis fruétus producitur: propter vnamy & communem » © mutuam veriufque coniugis pote- Statem corporis &c. E prima di lui Ruperto Abbate STRVMENTI FABBRILI Lib. XVII. lib. 2. in Gen. cap. 36. Coniugy copulam omnium Ruperto carnalium nece[fitudimum maximam » atque for- Abbase tifimam fore promittit sadeo vt fimul copalati , iam NON SINT DVO » SED CARO VNA: E quefta appunto fù la ragione, che Iddio non formò il corpo d’Eua; pigliando il fango della terra, mà pi- gliando vna cofta d’Adamo: Gen. 2. 21. acciòche fi comericonofceuano d’hauere vna fola natura ; così anco per vnafola volontà foffero congiunti; difcorfo degno dell’acutezza del Padre San Balilio di Seleucia Orat. 2. Neque vero ex terra, dic'egli, fed ex latere Bafl. membrum mutuatur partitur corpus , vt Coapret : Selesc. &° natura vna diffipatur arte formantisyvt vna mens conftruatur. ad imitationemnatara. TELAIO Capo XXX. 100 TL telaio, conteffitura d'arazzo incominciata» I & moli gomitoli di varij colori allettiti, fù de i Partenij di Roma colmotto ; SVIS INCON- FVSA LOCIS, facendone imprefa » pet inferire quanto foffe grandela prudenza del Cardinale Scipion Pradéza ‘Borghefe,in dare a ciafcheduno ciò che più fe gli con- ueniua .. Con quefto concetto Giufto Liplio lib. Po- lit.rapprefentò il giudicio de gli huomini letterati , Lettera» ‘che di molte» e varie materie compongono ben intefiyto sed ordinati volumi; Z°ePhrygiones, e vark coloris Giuffo filo, vnumaliquoa aulemm formant: fic fcriptoress è Lipfio mille aliquot particulis, vmiforme , & coberens COTpus è My 31901 ORot chA € TORCHIO! Capo XXXI. 101 YL torchio; inatto di fchiacciar l'eve forco la grauezza del fuo pefo, fù fegnaro col carrello volante; PREMENDO PROMELYT 5 al quale fi- milmente io diedi; DVM COMPRIMIF EX- + PRIMIT,chetanto Iddio opera con'effonoisil quale Trana .® mentre, con prouida mano ci aggraua di doloriye di gliovrite creppacuoris caua da noi il pretioto licore della peni tenza, e della compuntione. I fratelli di Giufeppe» opprefti dall'afflittione protompono in'quelle voci Meritò hoc patimury quia peccauimus in fratrem:Gen. 43. noftrum Gen.42:21.Dauide aggravato da tormentoti >!» mali» alzalevocirà Dio; 44 Dominum cumtribu--Pfirs.i larer clamani «Pfal.119.1. ]l Centuriore confeflala | è diuinità di Crifto ,mentregli pefa fino all'anima l'in- fermità del feruo; Domine Puer meus iacet-in domo Matti8.8 patalyricus,& male.torquevur. Matt.8. 6: 1) 102. Marc'Antonio Bonciario » rapprefentò fe Ì fteffo conl’imprefa dell'vua premuta fotto al torchio , Traria® © edilcartello; CALCATA REDVNDAT, chia- glioci fà mandofi l'Oppreffo, volendo inferire » che all'hora virtuofî quando eglitù aggrauato dalla cecità » abbondò mag- giormente nelle lettere. La perlona dell’incarnito >». .? Verbo, premuta fott' il torchio della Croce, tece fcor- Crit** rer d’intorno il vino., .ò fia il fangue facratitfimo dell’ appaflio- Eucariftia + San Ciprianolib. 2. LE pitt. 3. Quomodo nato ad potandumvinum veniri non poteft , nifibotras S-Cipria- calcetur antes & prematur; fic nec nos fanquinem "° Chrifti poffemus biberey nifi Chriftus calcarus prius fuifet & preffas, & calicemprior bibiffet x quam credentibus propinaret 103 Gli Affetati di Napoli figurarono iltorchio, conl’vuesedil motto; COLT OMNIS IN VNVM; ò pure; ET COGIT OMNES IN VNVM,; rapprefentando la concordia di molti letterati , vinlie- Concor- meraccolti, à tratteneriì virtuofamenze s comla quale dia 7 metatora P OTIS 0351013] TORCHIO Capo, XXXI. metafora dal Padre Sant'Agottino zra/#. 46. in Io. 8.Chiefa fù rapprefentata Santa Chiefa,, che vuol. dite vna mol- titudine di fedeli intieme adumati; Quemadmodum ex S.Agofti- multis granis vnus conficitur panisy <&.ex racensis m multis vnus calix exprimitur; ficex multis fidelibus vnum corpus myfticum integratur. Loftello Padre Sant'Agoftino în Pfal.83. con quefto concetto del licore d'vuayche mentre dal torchio è premuto, li rac- Trana- coglie infieme » dimoftrò che gli amici d’Iddio , ag- glio vtile Hg dalle perfecutioni » tutti fi raccogliono nelle cate celle del Paradilo; «Accedens quifque ad fer- S.Agofti- uitutem Dei.,,.ad torcularia fe. veniffe cognofcat; no contribulabitur » contereturs comprimetury nonvt inhocfeculo pereat , fed vi in apothecas Dei defluat. Ra mcr Rianc.Fer. 104 Perwn Prelato schefoftenendo graui cariche» e feruendo con fue molte fatiche a Santa Chiefa» in talmaniera fi porti al Cardinalato pio farci vntorchio, ‘ conl’vuaal difotto, edilcartello: SVB PONDE- RE PVRPVRA FLVET. Ad honore del Signor fatica Cardinale Cefare Monti, che prima fù Nuntioin Na- artori- poli, ed in Spagna Don Ottauio Boldoni così; ceilpre. . Pampineos fetussrubicundag; pignora Bacchi cs «Aggere colletos torcula leta tenent . Die Prala madent domitis y PETRAQue PRE- MENTE gemifcunt : Atque rubefcenti neîtare plena fluunt. Pro Petro an premeris? petra ne vrgente fa- tifcis? Dulce onus . Inde tibi PYVRPVRA, MONTE» SCATET. : 105. Per fimbolo di perfona impatiente , che mai Impati€- tempre fi duole, e fi querela , quand’anco leggermen- #” te fia aggrauata» feci imprela del torchio col cartello; SVB PONDERE GEMIT. Mì tal forte di gente odaingratia ciò che dica Giuuenale Satyr. 13. Giunena- Ponamus nimsios gemitus : flagrantior equo le Nondebet dolor effe viri ynec vulnere maior. 106 . Gl’Intrepidi di Ferrara, hanno il Torchio da | Stampatore » col cartello; PREMAT DVM IM. PRIMAT ; dirvolendo. Sia pure aggrauato, e pre- Fatica, muto il noftro intelletto nelle continue fpecolationiyed vtile eflercitij virtuofidell'’Accademia » purche in tal guifa la virtù, e la fapienza meglio . polfano improntarii nell'animenoftre. Paroletutte proportionate a i tri- bolati,, che fe Montignor Aretio per tipo della tribo- latione nel frontifpicio di quel volume » ch'egli feritte di quefta materia » figurò il torchio da Stampatore, col motto; PREMIT., VT IMPRIMAT ; ogni *Trava- Tribulato» à Dio rivolto mai fempre dourebbe dire: glio vtile PREMAT DVM IMPRIMAT, purche nel mio cuore fi ftampino i caratteri della virtù , fia egli pure dalla prouidenza fourana premuto, ed aggrauato. 107. Advatorchio da Stampatori» co’i mazzi ap- plicati alle forme» pertingere i caratteri, e difponergli all'impreffione » il Saauedra diede; EX FVMO LVCEM; e vuol inferire è che fi come il nero. di fumo, e la fqualidezza dell’inchioftro feruono per darealla lucee le dottrine dei letterati » c l’attioni eroiche de glihuomini più fegnalat i : così da ftrumen- tiyò fia da principij negri,e difettofi derivano taluolta _—_ | operequalificate e gloriofe ; come fi vede in Saolo ) S. Paolo che cominciò perfecutore » e divenne illuftratore ‘conuer- di Santa Chiefa.Può dinotar ancora,che dall’opere dei 99 Filofofi, e dei Poeti s opere tenebrofe, e fuliginole , Scienza s'eftrae molta luce per dar chiarezza a i noltri intel profana letti , e facilitare la {piegatura delle diuine fcritture + Sant'Agoftino lib. 2. de Dottr. Chriftiana cap. 28. s. Hiftoria plurimum nos adiua: ad facros libros in fino relligendos; e Pietro Blefenfe Epitt. $. Si fcripruras Pietro. facras diligenter attendis, non cenfevis abfurdum Blefenfe quod verba philofophie » vel(cientie ciulis quando3; in Dottrina Chriftiana- admittantur . 108. I caratteri della Stampa, equanto alla pere fettione,con che s'improntano» e quanto alla velocità» con la quale fi formano, auuanzano di gran longa quelli , che fi figurano con la penna. Monlignor Arefio per tanto » volendo accennare così la finezza dell’opere come la celerità nel componere » icoperta S.Toma- in S.Tomafo d'Acquino, fi valfe del torchio da Stam- fo d’Ac- atoris col cartello; NEC MELIVS;, NEC CE- quino LERIVS. 109 Altorchio vfato da i Librai » per aggiuftar i libriio diedi; COMPRIMENDO EXEQVAT; +» effetto che in noi fuol cagionare il trauaglio, che Trana- mentre ci affanna » modera le nottre iregolatezze; glio vrila Cum dolor, veltentatio nos percutit clatia mentis S.Grega- P P fuccifa rio è dre S TRVMENTI FABBRILI Lib) XVII. futcija cadit.Sani Gregorio Vapa citato daWgon Car- dinale fu'tcipoo. di Giobbe; emi nt TRAFILA Capo XXKIL A trafila cioè vnalaftradi ferro, co fori, altri più» altri meno fîrettiy per i quali ti- randoti le verghette d’oro , e d'argento » vengono ad Gioutuì affottigliarfi, fù pofta, conlaverghetta, mezzo trap- educata paffata, edil motto; ANGVSTIIS ARTIVS. Con con ri l’educatione ftrettaye rigorofa » la giouentàmieglio fi 110 gorej gouerna, e s'approffitta ; Tenuis ante omnia fit Seneca vifius, & non pretiofa veftis diceva Seneca lib. 2. de Ira cap. 22. Anch'Oratio lib. 3. Carm.0d.2.così; _ @rawo Anguftam amici panperiem pati Z Robuffus acri mulitia puer Condifcat: & Parthos feroceis Vexet eques metuendus baftaz . Pitamque fub dio, & trepidis agat Inrebus. 110 Procedettero con fommo rigore in quefta materia gli Spartani » de i quali Aleffandrò ab Alexandro Mleffan lib. 2. dierum Gen. cap. 25. così; Infantes primum dro ab editossvtlabore firmentur s rigidiffima aqua fouere,. «Alefan. nudofque in patientia laboris -enutrire » mibilque fomni caufa flernere proditum eSt Nec. non cibi,_ potionifque modo prafinito - bumili cultu educares duraque » & horrida difciplina feueriffimis moribus affucfaceresillis magna cure fuit. 111 Alcibiade Lucarini fi valfe più volte della trafila, Diffe cheil filo, ò lialavergetta di metallo A poco tranfitaua mai fempre 7 EX LATIORIBVS AD à poco ANGVSTIORA. Stiletenuto da Dio , che prima d’operate mifterij e miracoli fotmmamente ammira- bili y ne opera dei più facili ; all'humana credenza pianiye non repugnanti. Nel qualfoggetto San Gre- gorio Nifleno de Sanéta Chrifti Natiuitate; ne dà l’etempio nella perfona d'Elifebetta , che effendo fte- rile e decrepita » diuenne feconda , e pattorî San Gio, Battifta ; al qual prodigio'della gratia y faccefle poi quell'altro molto maggiore 3 di vedere che Matia ; Gregorio reftando Vergine intattaspartorifie; e ferive; Ne in- Ni/feno credibile purarent bomines ex Pirgine partuin edi poffe» rinoribus miraculis ante exercendo fideles adaffentiendum , & credendum affuefacit; fierilis ac decrepita filiam parit; id quafipraludinms& prin- cipium extitit mivaculi , quod in Virgine fubfecutum eft. Il che diffe parimenti San Piér Crifol, ferm:87. 112 L'anima, che paffa perle ftrettezze del Pur- atorioy prima d’arriuare alle felicità della gloria, i gurarfi può nella verghetta d’oro » che palla per Anima l’angufticdella trafila » col motto del Lucarini ; EX- purgante TORQVETVR PER ANGVSTVM . Nel qual propofito San Vincenzo Fetrerio Domin. 15. poft A. 12, Frinit. commentando queltefto AR. 12. 10. Z'ene- Io. runt ad pertam ferream» Fdeft Purgatorinm fpiega, Fincenzo quia ficut ferrum eft durius ligno”, itapena Purga- Ferreri». torij eft dmrior ferro: &Y pgna Purgatorii penans ifttus mundi excedit . i 113 Quandol’huomo fi ritroua in qualche ftret- Neceffita tezza, all’hora ginoca d’ingegno; e con ogni poffibile ci fà ine maniera affottigliandoli »° procura difinuolgerfi , e gegnofi fpedirfi. Quì cade l’imprefa della Trafila col motto ; IN ANGVSTIORI SVBTILIOR » anch’effa del Neal Lucarini.. Natal Contelib. 15. Hift. Nelus ef po- Conte tentiorsautefficacior ad informandos asimos ad pru- dentiam, calliditatemque magifter y quam neceffitass omniumrerym bumanarum regina + 154 La verghetta d'argento; è d'oro paffando perla traftà: SA FFINA CA DIV" DEGN OPRA diffe il Lucariniz inmorte » interit volendo chel'ani puttie dell'infermità, ed i dolori'della morte fergivano Traua- per difpone:eitpatiemte alle felicità , ed'alle glorie del 89 ciclo: imprefa' quadrante a Giufeppe cacciato nella cifterna, poi chiufo nelle carceri; e riftretto in ceppi, Giulep- e catene, per mezzo ai quali affanni egli venina affana- PÎ to a iprimi honori dell'Egitto. Quiz Zofeph erat fin- 3.Tomafe gularirer fublimandus , diffe Angelico San Tomafo cap.41.in Gen. ideo primo fut fingulariter hbumilian- dus, e tribulandus. © n 115. In morteylo fteffo Lucarini fece imprefa del In morte filo, che paffaua perlatrafila, colfopraferitto: TRA- HITVR VLTIMA: e ferue a perfona in quefta vita, varia, e duramente affannata, cd anguftiata , che final- mente riceue nella morte il fine delle tribalationi. Che la morte.de inoftrimali:fia iltermine , San Mfaffimo Centur. s. cap. 76. tom. $. Bibl. Ver. Patr. così; Non puro iuftum effe buiws vite mortem apellare, fedrece[fuma mortes feparationem è corruptione » liberattonem d fcruituce, aturbazione quietem, bello- an Maf= fm. “rm ablationem tenebrarum (ubdsGionem, remif= ‘fionem laborum j feruoris tranquilutarem » vela- mentum pudorisy affeltionum fuzam,&® vt in fumma dicam y omnium confummationem malorum. | 116. IlSacramento-dell'Ordine , nel quale grada- *tamente cominciandoli da i minori s'arriua a i mag- Saeramé giori, fù dal Lucarini figurato nella trafilayperla qua- to dell- le paflanole verghetté d'oro y e lediede: GRADA. Ordine TIM APTAT. Anch’Iddio gradatamente promo- ue ifuoi feruiye gli difpone a cofe più pertette;ciò che A_ poco San Bafilio di Seleucia Orar. 9. offeruò nella perfona è poco di Mosè. I/li enim conceffit Deus paftoremagereyvt S. Bafilio ex pecorum paStore I fraelis paftor crearetur , vique Selenco poft artem paftoritiam sim modicis exercitum, enbu- lim fuorum primcipatum ei crederet i. I che anco s'auuera in Giafeppe » in Saule ye fpecialmente in Da- 1 uide, del quale Plal. 77.70. Elegie Dayid feruum fuumy PS. 174 CS fuStulite um de gregibus onium > de pot fetantesac- 79. cepit eum. Pafcere Tacob feruum funmy S Ifraelhe< reditatem fuam - 117 IlLucarini, figurando latrafila nel mezzo è due rocchetti, carichi di metallo filato > l'eno de i quali và fcemando, & impicciolendoli , mentre l'altro s'in- _* E grofla » introduce vn diquefti a dite. MINVOR, S. Gios ALTERO CRESCENTE, ‘facendo ‘allufione alle Battilta parole, ed affetti diS.(Giouanni Barrifta . {lux opor- Ie: 3. 30* tet crefcere,me autem minui Ioan.3. 30. cioè è direy che aumentandofi la fama s gloria » e credito di Gesù Crifto; in rifguardo alle fue maravigliofe operationi di virtùye di miracoli;à quel rifcontro la itima,e gran- dezza di Sani Giouanni doueua è poco'è poco dimi- - nuirfi. Inferifce anco l’Imprefa s chenelcuore huma- , no, quanto ctefce l'affetto verfo le cofe terrene , tanto Amor (cema quiello delle cofe celefti ; e che diminuendofi in del Mon- noi il gaudio corporale» crefce a marauiglia lo fpiri- do 1 e d'- tuale contento, Sant Agoftinoter.3 7.de Verb.Dom. Iddio , Sicurnon peteSt homo duobus dominis feruire sfic ne- S.Agofff- mo ‘poteSì gaudere & infeculo, & in Domina . Mul- ne tum inter fe hec duo gaudia differants funique om- nino contraria, Quando gaudetur in feculoynon gaw detur in Domino : quando gaudetarin Domino y nox gaudetur in feculo . J'incat gaudium in Domino, do» nec finiatur gaudium in feculo. Gaudium in Domino Semper augeatur ygaudiuna in feculo femper minua- turs donec finiatmw &"c+ 118 Pervnos cheviuain continue anguftie » e ftrettezze ; fino all'vitimo fofpiro della vita è ferue la trafila, per la quale» di ftrettezza in ftrettezza tanto và Vita htt- paflando l'affortigliato filo di metallo » per fino che Mana arciui » arriui all'ultima fottigliezza ; DONEC EXTRE- MA. Del primo padre Adamo, e de i fuoi difcenden- S.Agofi- ti Sant'Agoftino lib. Enchiridij cap. 25. & 26.così; Poft peccatum exul effeEus, Strpem quoque fuam » pena mortisy & damnationis ob$trinxu : vt quidquid prolis ex illo, & fimul damnata coniuge - nafcereturs traberet originale peccatum y quo traberetur per er- rores dolorefgue dinerfos ad illud excremum cum de- ‘ fertoribus angeliss vitiatoribas & poffeforibusy & confortibus fuis fine fine fupplicium . 119 I Hilenidi Ferrara » hannola trafila col mot- to; EXTENVAT, SED PRODVCIT ; idea Studio delle fatiche letterarie s che indebolifcono la complef- fione» ed accorciano la vita del corpo 7 mà ripartono lunghiMfima dureuolezza di fama » ed immortalità di gloria. Il digiuno anch'effo è tale, che eftenua le for- ze, ed allunga la vita . E San Girolamo lib.2.adu.I0- S. Girola "nianti ce l'attetta, (criuendo ; Quofdam morbo arti- culari € podagre bumoribas laborantes s proferip- tione bonorum ad fimplicem menfamy & pauperes cibos redattos , conualuiffe STU 120 Latrafila; intela perrvno Arotnentodi ferro, fimile alle ftrettoie viate da i Librari per legare libri; mà di forma affai più picciola, della quale fi feruono: gliattefici ; che fanno gli horiuoli da rote, fù dal Bar= gagli pofta in morte d’vna gran Dama col motto. Trana- ASPERRIMIS ZEQVATA ANGVSTIIS, motto glio à marauiglia frizzante alla Beata Liduvina Vergine Olandefe in ben mille guifedallapouertà » infermità» febbri, vicere &c. tormentata » ed illuftrata » della quale il Padre Stefano Binetti nella Contolatione dell'anime defolate ) diffufamente ragiona per tutto ilcapo vigefimo. Ad honore d’vn qualificato perfonaggio; che da grandiffime violenze agitato.» ed in anguttie {treccif= fime ridotto » non mai volle feparardì dalla fede » e di- uotione » che al proprio Prencipe doueua ; il Sig. Don Carlo Boflo figurò la verga dorata, che ftretta- mente afferrata da vna tanaglia di ferro » è tirata con grandiffima violenza pergliangufti fori della lama d'acciaio , col foprafcritto; TEN VI*NEC DI MITTAM motto che egualmente s'auuera, e della verga, che non lafcia mai quella coperta d'oro » onde vna volta fù veftita ; ed anco della tanaglia » che ina- mi@fibilmente tiene quella verghetta fino all'vitimo fuotermine. Nelqual fenfo vnanima fanta Cant. 3. 4. Inuent quem diligit anima mea: tenul cumy nec Bigiuno Conti- nuare @0ant.3.4 Michele) Ghisler. tillum ab illa hafitaturum . Co ta, co d'animo e fortezza di rifoluto affetto epérò Giacob ;. che giunto à gli amplefli d’vn Angelorapprefentante |» ie wifi Venegixerizo Gen. 32. Iddio diceva; Non dimirtam te gl 26. dell'Incarnato Verbola Cananea ; diigui g Apottoli; 23. quefta le diuote Marie defcritte in Marr.23. lequali; Accefferunty tenueruntpe que infomma San Paolo » che pidreftaua;z Quit VT RA FILA Cip XXXIII dimittam; Stc videlicet ipfi credenssD@àgco mica © Padre Michele Ghislerio , vt firmaffime:fuaSFacnerie. in mente nunquam ab ea fide xeteffarum, veltan- è‘ Con quefta, coftanza i tilis-ve bacudo , & loris eSt galla rerebra, mibi; Gen. 32. 26. Con quefta diéffi agli offequij : I A * LI 447 DRIITO FORA ; chefarebbe inlatino; dti E', LICET VARIE ; applicabile ad vn Predicatore , Predica- che con materie diuerfey ed argomenti varij, e proua il tore fuoalfunto, e fodisfa all’etile di tutti; Nonenim via, 780 eademqie cunttis exbhortatio conuenit > dice il mio ? ‘5 0rino Vgone Vittorino de Be$tyjs lib. 1. cap. 36. s quia nec cunttos par morum qualitas adftringit. Pro qualità» te igitur audientium formari debet fermo dottorum, vt & fua fingulis tribuar,c& tamen dà communis edi- ficatronis arte nunquam recedat . 122. Iltrapano; figurato fopra vn diamante ; co- me in atto di perforarlo » fi ritroua col fopraferitto ; CO'L TEMPO, alqualealtri diede iltitolo da em. Affiduità blema; NVLLA SENZA FATICA. nel qualar- gomento ferue molto bene ciò che diceua Virgilio 1. Gocorg. v. 145. ———_—__ne—= ==» Labor omnia vincit Improbus EdQuidio 1.de Pont. ear Confiteor FACERE HOC ANNOS: Buidio Sed & altera caufa eft,. ©’ vò Anxietasanimiy CO N:TINVVSQV E ‘ LABOR. ‘323, (Il trapano da Cirugico , in atto diperforare vn'cranio, fi ritroua col'titolo; FRANGIT ; VT PVRGET; Imprefa opportuna è fignificare le ope: Traua- rationi del Medico diuino ;che fe il Cirugico fpezzae glio vtile perfora , perche le membra vitiate poffano mondartì dell'interne infettioni , e cotruttele e promouerfì alla fanità pertetta ; così Iddio; e percote,e ferifce, mà per parificarci yeiperfanarci, Pietro Blefenfe Epi. 31. Flagello Domini puluis excutitur è quem ad defor: Pietro, mationem anime iniquitas affiduata congeffity & ex= Blefenfe reriori. VV LNERE SANATVR PLAGA interior. Quifquis ergo, conchiude con ottimo con- figlio San Gregorio Papa Homil.1 f.in Euang.appetit S. Grego- plenè vitia vincere sftudeat bumiliter purgationisfie rio . fiagela tolerare. 124 Riceueiltrapano la virtù impulfiua, ed il moto che lo difpone ad operare » così dal legno che fo attrauetfa , come dalle coreggiuole che alrernata- mente d’intorno fe gli auuolgono ; che però paruemi che poteffeintroduri à dire; IMPELLOR FVSTE, * LORISQVE ; idea di peruerfo, e vitiofo, che fola- Traua-_ mente con la violenza delle batriture » e delle sterzate glio ci fà all'effercitio delle virtù s'appiglia. Fù Achille Boc- fOlleciti chio che mi porfe il motiuo di quet'imprefa, mentre nelfito fimbolo 69: cintò. Virgilio Achille Sic ftultus vinclis, verberibufque fapit. Bocchio 0 Mortales plevunque fuo didiciffe periclo bi EIpeai diuer fis Relligio colitur. ‘TRIVELLO Capo XXXIV. Cd Matr.15, Dimitte eam quia clamat poSt nos ; Matt. 15.27: con pw 19) j Caf il triuello l’entrata del chiodo nell’- ‘uti ì ‘at 9 © pian piano pertorandola , la difpo- Mato 28.9.0À, ssi 5A neo ilferro » al qualeil Bargagli foprafernitfe A_ poco l'a gtbio; PAVLATIM; non altrimenti noi nelle è poco 9 Rom.8-35 nos feparabit à Charitate Chrifti ? T'c. Rowid8. 3», Phoftre operationi dobbiamo lenta, e confultatamente È xd procedere, operando à poco à poco» e non con im- TRAPANO Capo XXXIII. Ntortuofe riuolte fi da il trapano, per tra- 121 [ forare ferro » ò pietra &c. il che dichiara il motto foprafcrittogli dal Bargagli; BENCHE IN VARIE RIVOLTE DRITTO FORA; è vera- mente ; VOBGENDO » E RIVOLGENDO peto. Nella ftefla guifa fogliono i viti) infinuarfi Peccato nei noftri cuori , de i quali Sant'Ifidoro in norma veniale viuendi cap. 6. Particularim crefcuntvitia , & dum S- Iffdoro parua non cauemas, im magnis prolabimar. Così anco San Nilo in Afcetic. Imperus cupiditatum ab abiettif. S- Nile Simis cogitationibus incipiunt, <& formicarum more fenfimrepunt ; PAVLATIM autem in eam cre- Scune magnitudinem » ve cuiliber , non minus quam Pp 2 Leo- 448 Leones, terroremy & per univ afjerant. 126 I Partenij di Romaravuifarono il triuello, per fimbolo di giudiciofa prudenza , ò fia d’accorta Prudéza deftrezza » chesà meglio operare » di quello fi facci la manifefta violenza ; e gli foprapofero; ARTE, NON IMPETV. Nel qual fenfo Quidio lib, 2. de Arte ; | Fleftitur obfequio curmatus ab arbore ramus. Franges » fi vires experieve fuas Obfequium tigrefque domaty tumidofqg; Leonesy Ruftica paulatim tauras aratra fubit. 127 Fùchi figurò due triuelli , vno maggiore dell'altro è co’l titolo.; ALTERO PREVIO, e può dinotare, che fi come vno di queitriuelli non può inlinuarfi, ò penetrarl’affe ,quando non fia preuenu- to dalla virtù , ed operatione dell’altro sche gli apreye facilita la ftrada ; così l’huome-non può.con-le fole forze naturali operare cofa alcuna virtuofay ò merito- ria , fe dall'aiuto della divina gratia non è preuenuto» ciò che deftinì il Sacro Concilio di Trento Sell. 6. conci. de Iuftificat. Can. 3. Si quis dixerity fine preueniente Trident, Spiritus fantti iufpiratione s atque etus adintorio ho- minem crederes(perare, diligere» aut penitere poffe» ficut oportet vt ei inftificationis gratia conferatur anathema fit. Quindi il Padre San Bernardo Ser, 67. in Cane. riflettendo sù le parole della facra Spofa 2, Cant. 2. 16. Dilettus meus mihi, & ega illi; così ‘Ouidie Gratia diuina da commenta. Reffiuslocuta ef ; non pratendens me- ritum » fed premittens beneficiumy & fe preuentam dilefti gratiaconfitens ;e dinuouo put San Bernardo: $. Bernay fcriuendo è Burchardo Abbate Epift. 146. Twergo do frateragnofcete PREVENTVM inbenedibtioni bus dulcedinisy nondme, quinihilfumy fed ab illo» quimesvtde tua falute monerem ADSPIRAN: DI PREFENIT- : - STRVMENTI FABBRILI Lib, XVII. TROMBA DA BICCHIERI Capo XXXV. 128 A tromba vfata nelle fornaci da vetro, per far caraffe, e bicchieri è intanto feruc alla formatione dei vali » in quanto vi concorre il fiuto Spirito humano »operadi cui il vetro tenero e molle fidilata Santo quella propofitione ch’altri defidera. La onde fù fe- gnata co’ltitolo; FORMANTE SPIRITV; e può dinotare » che non la fola virtù » fatica» od operatione s de i Predicatori, ò dei Profeti, mà l’inflatione dello Spirito fanto è quella» che pro- duce nel Mondo rare,e ftupende marauiglie, Quindi il Ré Dauide; Emitte fpiritum tuum,& creabuntur Pf. 103 Pfal. 103.30. riconofcenda dalla virtuofa energia del- 39- lo Spirito fanto la prodottione d'ogni nobile, qualifi- cato effetto, Che s'altri brama di fcorgere le varie e fegnalate forme, che produce lo Spirito fanto con le fue diuine infufflationi » oda $. Gregorio Papa Hom. 30.in Euang.con quanta felicitàse coppia di feritture celo dimottri. Implet citharedum puerum, & Pfal- s. Grego- miftamfacitr. Reg. 16.4 nu. 13. Implet pafforera rio, armentarium , fycomoros vellicantem y & Prophe- tamfaciti Amosg7.14. Implet abftinensem puerumy < Iudicens facit Dan. 13. 4 nu, 45, Implet pifca- torem» & Pradicatorem facit. Matt. 4. d num. 19. Implet perfequutorem, & Doltorem gentium facie Alt. 4. dè num, 15. Implet publicanum, & Euan- geliftamfacit Luc. 15.dn4,27. Q qualis el artifex ifte Spiritus1 Nulla ad difcendum mora agitur in omne » quod voluerit: mox enim vt tetigerit mentem a docet: folumque tetigiffe , docmiffe eft. Il fine del Decimofettimo Libre, DEL 449 DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO DECIMOTTAVO. STRVMENTI DA GIVOCO. c.4 Razzo C:7 c. 8 c:6 Trottola 9 Dado c.1 Palla Farinaccio c.2 Pallone, Bracciale c.5 Scacchiere Girauento c.3 Racchetta Dia Deo Capo I 1 N animo intrepido » che frà le ftrauolte della nemica fortuna, e frà gl’impeti delle perfecutioni fi mantenga faldo ed innocente , può rapprefentarfineldado » che porta il motto; SEMPER IACTATVS, SEMPER s.Agofti- ERECTVS. SantAgoftino in Pfal.86. Quadrato no lapidi fimilis effe debet Chriftianus. Inomnitribu- latione non cadit yetfi impellitur ; & fi qua vertitur, non cadit. Nam quadratum lapidem quacunque verterisy fiat. Stantem te ficinueniar omnis cafus. S. Anfel- e Sant'Anfelmo lib. de fimilitudin.cap. 168. Qua- mo dratuslapis fex equalia habet latera: in quod borum ceciderit firmiter iacebit: fic prowidendum eft viro infto, vt in fuo perfifftat propofito- » & in fingulis fi è Diabolo pulfetur, ftet » neque a propofito moueatur. al concetto dei quali conformandofi Carlo Rancati formò il diftico; Refta cadity quoquo iaftes vt teffera femper : Sic vir, FORTVNA RECTIS VTRAque manet. Quindi allo fteffo corpo d’Imprefa altri diede;QVO- QVO VERTAS, ed altri; SEMPER IDEM; che parimenti inferifcono quefta immutabile confì- ftenza. Seneca Epift. 104. con molta facondiavà ce- lebrando nella pertona di Socrate quefta immutabile animofità fcriuendo ; #Ccipite Socratem perpelfi- cium fenem , per omnia afpera tattatum , inutium fame, & paupertate , quam grauiorem illi domeftica onera faciebant » & laboribus » quos militares quog; pertulit, & quibus ille domi exercitus , fine vxorem eius fpettes,moribus feram»lingua petulantem, fine liberos indociles y & matri , quam patri fimiliores - obietta eSì & religionum violatio » & inuentutis corruptela» quam immittere in Deos yin patres » in rempublicam diltus est. Pofì hac carcer & vene- num. Hec vfque co animum focratis non mouerunt vr ne vultum quidem mouerint Tc. 2 Nonmail’awuerfìtà della fortuna così trabalza vn miferabile » che non gli lafci qualche refpiro di Acquifto contolatione » ò d'aiuto , poiche cada il dado come fì voglia , che, daflai , ò poco dimoltra » portando il titolo; QVOMODOCVNQVE ALIQVID; ed Perfeue- ranza Carlo Rancati Seneca anco; SEMPER ALIQUVID), imprefa quadrante à perfonafagace, e prudente» che in tutti i tempi, Prudéza profperi » ò calamitofì fà qualche acquifto, e datutto _. ciò che fe gli apprefenta ricaua ala vtilità . Quid Giouanni envn vfquamtam abfurdums diceua il Padre Giouan- AP* ni Rbòde Var. virt. Hift. lib. gs. cap. 1. ex quo aliquid honefti elici non poffit ? Quid tam incommodumy quod prudentia artifice non molliatur? 3. Bargagli » figurando i dadi ful tauoliere', che moftrauano cattiui puntiyfoprafcriffe loro, CORRI- GO SI NON CECIDIT, inferendo che la doue gli mancaua il fauore della forte: egli fuppliua, diue. Prudéza nendo conla fua prudenza » ed induttria fabbro à fe Proprio fteffo delle fue buone fortune . Concetto leyato di valore pefo dal detto di Socrate, riferito da Giouanni Stobeo ferm.125. Alee ludo fimilis eSt vita; & quidquid Gio: Sto- euenit s veluti quandam tefferam difponere oportet. °°° Nonenim denuo iacere licet , neque tefferam aliter ponere. E Platone fimilmente lib. 10. de Republ. citato pur da Stobeoy iui; diceua » che ne gli accontenti dell’avuerfaria fortuna ; Confultare circa ea que Plasone acciderunt , in primis oportet» & tanquam inteffe- rarumiaîluy PROVT CECIDIT » quomodocun- que ratio MELIV S rem habere dica y negotia DISPONERE. Achille Bocchio» figurando Palla- de, in atto d’eftraere. dal mar tempettofo » la Fortuna» che già ftaua in fommergertì » attiife al luo emblema sI.il'titolo ; Fortuna forti fubleuanda induftria . Si che la viuacità del noftro ingegno deue riparare quei danni, che dalla nemica fciagura ci vengono addoffati. Così T.Quintio Capitolino Confole Ro- mano; vedendo che vn corno del (uo eflercito piegaua alla fuga, con prontiflimo giudicio fparfe voce che dall'altro corno erano ftati gli nemici diffipati è fu- gati» ed intal guifa auualorando i fuoi » ottenne la bramata vittoria. Similmente Cneio Manilio, rifa» pendo che i Romani ) pofti nel corno finiftro » dal vedere già ferito Fabio fuo Collegayauuiliti fi davano a fuggire, credendoaltrefì che il Confole foffe vecito » cen prudente animolità » alfiftico da alcune truppe di caualli fi fpinfe loro all'incontro , e gridando ad alta voce; Et Collegam vinerey & fe dextro cornuvicif]e; Giulio intal guifa correffe il mancamento della contraria Frentino forte, ed auualorando anco nel mezzo alle perdiye gli animi de fuoiyfelicemente vinte. Narratiue di Giur Pp3 lio Prudéza so lio liga lib. 2. Stratagem. cap.7., oue e quelti » edaltri effempij adduce, 4 L'Abbate Tefauro per dinotare quanto fiano inftabili; e variabili i militari tuccelî, cd acquiftisrap> Vittoria prefentò i dadi fopra vn tamburo»gettati dalla Fortu- na; colcartello volante; NVNC MIHI, NVNC ALII, concetto fuggeritogli da Oratio lib.3. Carm. Ode 29. | Fortuna feno leta negotio, & Ludum infolentem ludere pertinaxy Tranfmutat incertos honores y NYNC MIHI, NUNC ALII benigna. Virgilio fuccintamente Eclog. 6. - Sorsomnia verfat, Oratio Fortuna Virgilio Seneca in Thiefte, Nulla fors lunga eft : dolor yac voluptas Inuicem cedunts breuior voluptas » Ima permutat breuis hora fummis. Quem dies vidit veniens fuperbum, Hunc dies vidit fugiens iacentem &c. Co iquali concorda Quidio lib. 1i.Amon. Eleg. 9. Mars dubius,nec certa Venusyviltig;refurgunt, Quofque neges vnquam poffe iaceres cadunt. 5 Perfimbolo de i dannati s cheda i tormenti, e dalle pene faranno pertutta l'eternità agitati, e f{con- Dannati uolti, Alcibiade Lucarini figurò i dadi » co’ buffolet- to, ed iltitolo ; TACTATI VERSANTVR. E ben fi dicono i Reprobi giù nell’abiffo agitati » e ftra- uolti, poichedatempeitole, orribili procelle abbattu- P/.10.6. ti, ed inueftitiy delle quali ilsal. 10. 6. Ignis e fulphurs & fpiritas procellaram pars calicis orme Saranno agitati e riverfati dalla vehemenza dei fem- Seneca & Ouidie piterni incendij , iqualiconalti gorgogli fremenda - s'auuenteranno implacabili alla tortura deidannat ; S. Cipria- e l’atteftò San Cipriano de Afcenfione Chrifti. Str no dorem ilum dentium flamma inextinguibiles AGI- TABVNT. Immortalesmiferi vinent inter incen- dia, & inconfumpribiles flamma nudum corpus ad lambent. Ardebit purpuratiss dimes , nec erit qui aftuanti lingua frillam aqua infundat . In proprio adipe frixa lbidines bullient , & inter fartagines -flammeasmiferabilia corpora cremabunter, Saranno agitati, e ftrauolti , non dalfaffo pefante e precipitofo di Sififo » ne dalla rota volubile d'Ifione, della quale Quidio ; Voluitur Ixiony & fe fequiturque » fuzitque, mà dalla tortura, e violenza,e dei fuociy e dei ghiacci, e del zolfo edelle tenebre , e dei vermi e dei demonij , S.Agofti- poiche; De aquis ninium 3 feriue Sant Agoftino lib. no detripl. habit, cap. 2. eranfibunt ad calorem nimium; de quibusduobusinnumera pendent penarum genera; videlicet fitis intolerabiliss pena famiss pena fetorisy pena horrorisy penatimoris, pena anguftie , pena tencbrarum » feueritas tortoram , prefentia demo- num ; ferocitas beftiarum s crudelitas miniftrantiunzy dilacerattoimmortalium verminm, vermis confcien- tie , ignita lacryma, fufpiria » miferie » dolor fine remedio yvincula fine folutioney mors eterna» pena fine fine . “6 Aldado,chefcuoprel’affe ) fotto il quale co- * re il fei, io diedi. SVB VNO PLVRIMA LA, Peccato TENT interendo che vn fol difetto feco fuol por- Ariffore- tarne, e nalconderne molt'altti. Ariftotele lib. 1. fine le 2. de Calo cap. 33. Modica tranfgreffio a veritate di- Scedentibus fitlonge decies millies maior. Et quodin rincipio modicum eft » in fine fit perquam magnum. Infatia- E di nuouo Lib. 2. Politic.cap.5. dice che glihuomi- bile. m; Primo quidem dicunt f»fficere pauca, atque mini- ma,mox verovbi illa fumt confecuti » plura appe» tun femper, quoufque in infinitmm procedane . Quidio STRVMENTI DA GIVOCO Lib, XVIII, 7° Perdinotare che il mondo promette affi s e rende poco, figurai il dado, quale sì fattamente è dif- potto » che fotto al numero del fei, tiene quello dell’- vno ; che però inatto di moftrare il fei , l'introduli è dire; MOX MINIMA REDDAM. Furono que- +» fte dimoftrationi pratticate in Salomone ; il quale Mondo erche il Ré di Tiro gli prouedeffe le traui opportune inganna- alla fabbrica del tempio » gli promife gran cofe ; ma tore trafcorio lo fpatio di vent'anni » lotrattò di tal manie- ra > che quel Ré ne rimafe ftomacato; Dedit Salo- 3,Regs 9. mon Hiram vigintioppida interra Galilea. Et egref- 12, fus eft Hiram de Tiroyvt videret oppida,qua dederat ei Salomon y& non placuerunt ei, & ait. Heccine funt ciuitates y quas dedifti mihi frater? Et appel» lanit eas terram Chabul.3.Reg. 9.12. &c. Similmen= te la Giudea promife all’Incarnato Verbo gran cofe» cioé à dire le grandezze lignorili e regali, mà in fatti in vece di corona di gioic»gli diede la corona di fpine; in vece di fcettro dorato gliofferì vna canna vuota ; invece di porpora fuperba l'inuolte d’vnlogoro fcar- lattaccio; in vece di trono gloriofo il fece federe foura vn tronco infame ; in vece di liere acclamationi lo ca- ricò d’indegni ftrappazzi; e caminandogli incontro con le palme e con gli vliui , timbolo di felicità e di vittoria, lo fofpinfe alle fanguinofe miferie e della morte se dell’infamia ancora, Quindi San Bernardo fer. 1. Domin. Palin. Quis fberare iam debeat in s. Bernar incerto glorietemporalis, cum videat in ipfo quoque da qui peccatumnonfecityCreatare temporumy È con- ditore vntnerfitatis s poftexaltarionem tantam ytan- tam nibilommas bumiliationem fegui è In cadem enim cinitate s da plebe eadem, & eodemi tempore, nunc quidem proceffionis gloria s &r dininis eft lau- dibus honoratus; poftmodum vero interrogatus con- tumelijs, & tormento , & cum fceleratis reputatus. FARINACCIO Capo II. 8 L Mondano, che trattandoli d'opere buone, Î di digiuni, di limoline , d’orationi ; ò di qual fi voglia altra offeruanza della diuina legge, ò nonne fà Madano niente affatto : ò ne fà pochiflimo; può figurarfì nell’- affe del farinaccio » al quale il Lucarini foprapofe; AVT NIHILy, AVT MINIMVM. In quelta gui- fa per l'appunto operauano gli Scribi , e Farifei, che giuftamente furono rimprouerati Matt. 23.23. Ze Mart.23, vobis Scribas & Pharifeihypocrita: qui decimatis 23. mentam, & anethum, & cpminum, & religuiftis que graniora funt legis indicinm, & mifericordiamy & fidem. Si che trafcurandol’offeruanza de i più im- portanti » e conliderabili precetti della legge» quali erano quelli dell'equità nei giudicij, della mitericordia verlo i miferi , della fede vero Iddio s'appagauano folamente d'offeruar le minutie ; come rifcuotere le decime di quei pochi erbaggi» che doucuano loro efferofferte. Arguiteosy dice San Girolamo s quod S.Girola» Audiosè etiam vilium olerum decimas exigant , & mo indicium in difceptatione negotiormmy mifericordiama que in panperes, & fidem in Dewm , quemagna fune pratermittant. Se anco non volelle dire, che gli Scri» bi, edi Farifei decimauano, ciotofferiuano è Div le cofe minime p come quatero erbuocie, mà non offe- riuano ciò che più rilieuaua » l'equità, la mifericordia» ela fede; Scribaergo, & Pharifei , interpreta San S.7ormafe Tomato nella Catena aurea , minimar quidena re- runs decimas offerebant, oflendende religionis gratia, Iniudicijs autemerant imufti, in fratribus fine mife- ricordia y în veritate increduli. Counla quale efpofi- tione concorda anco San Gregario Papa 3. part. patt, adinon. FARINACCIO Capo. II S. Grego- admon, 34, Simulatores » cum parua cuStodiunty rio Papa odorem de fe oftendere fanfte conuerfationis que- rent, & quamuis implere maxima pretermittunt y tamen minima obferuant, que bumano indicio longè » lateque redoleant. Erano dunque veramente come l’afte del tarinaccioy che trattandofì di caratteri di vir- tù 0 nulla affatto, ò pochiffimo ne dimoftrauano. 9_]l Bargagli diede al farinaccio; QVANDO- QVE SIGNATVM; inferendo )checome quello» cento volte gettatosalla fine pur vna volta fcopre qual- che punto ; non altrimenti afpettando con patienza , € feruendo con affiduità » s'ottiene alla finequelbeney che dalla contumacia dell’auuerfa fortuna per longo volger ditempi ne fù contefo. Pubblio Mimo nei Monoftici. Fors Fortuna in imum fumma vertit 3 @° cuerfa erigit » & fepe fors triftis fecunda fecit impetulacum. Virgilio Eneid. 11. v.425. Multa dies variufque labor mutabilis eui Kettulie in melius: multos alterna remifens Lufit» & in folido rurfus fortuna locauit. GIRAVENTO Capo III, 10 S Erueà i fanciulli quefto giocofo inftrumento perloro follieuo e diporto » il quale in tanto fi raggira in quanto dall'aria moffa è agitato, ma ceffando quefta , il girauento otiofo fi ferma , il che volle inferire il titolo che glifàùaggianto. NI DE- FICIAT AVRA. Ladebolezza humana può rauui- Neceffità fare fe medefima in quetto ordigno, già che da fe me» della gra defima non fattaad operare cola buona anzi come tia diffe Paolo A poftoloy ne anco à volgerla nel penfiero; mà in tanto virtuofamente e fpecola ed opera , in quanto dall’aura fauorcuole della diuina gratia, ed eccitante, e concomitante Caffiftita. Sant Agoitino » ap. Fernand. in Gen. cap. 28. (e&, 10. num. 10. ) S.Agoftin Quid babes » diceua , quod non accepifti ? parole no diSan Paolo 1. Cor. 4. 7. Y'olens autem probare Deus hbomini quod ab illo babeat quicquid habet, vrcum bonitate babeat € hbumilitatem , aliquando cum perturbat (allude alle parole del Salm. 103. 29.; Auertente autem te faciem turbabuntur) auertit ab illo faciena fuam y& decidit in tentationem, & often- dit ubi, quia QroD iufluseraty & RECTE AM- BVLABAT, IPSO REGENTE FIEBAT. E ben intefe la neceflità della gratia divina » come di fpirito affiftentesalle operationi & al mantenimento dell'vniuerto per fino Virgilio ‘che nel 1. 6. dell’Encid, v.724:diceva; Celum , ac terrass campofque liquentes Lucentemque globem Lune, Titaniaque aîtra Spiritus intus alit ) totamque infufa per artus Mens agitat molem. Miniftra Potrebbe anco addattarlì l’imprefa à Corteggiano» operante © Miniftro di Prencipe, chenon rifiuta di faticare » quando però fia affittito dall'aura fauoreuole della Interef- buona gratia del fuo Signore; ad Oratore che s'accin- fato —geàgran cimento » inanimato dall'aura benigna de gli altrui applaulì; &c, 11 L'Abbate Giouanni Ferro al girauento (o- .,.. prapofe il verto . SAGGIRERA' SÉ PICCIOL Vbbidié AVRA SPIRA ; che può feruire è dimoftrare la za prosa proptezza d'vmanima à riuoltarti ovunque difponga A diuina infpiratione, Advniotho della voce fou- rana » Abraamo vecchio annofo, come s'haneffe l'alis fi diede ad vbbidire Gen. 12. 4. nel qual luogo San Gio. Cri- Giouanni Crifoftomo ; Iuffus nec fenetiute probi- fofome» beri potuit y quin quafi uuenis , & inuenefcens feSìi- narct y atque anbelaret Domani precepeum perficere. Sarà Pubblio Mimo Virgilie Pirgilio SI Quare ficut locutuseftei Dominus, ita Mar elt- «Atque in hoc dumtaxat figebat mentem , quomodo implere poffet quod è Domino fuerat imperatum. Inferifce parimenti l’inftabilità di cuor mondano; Intabili» che da ogni picciol foffio d'ambitione » d’adulatione, tà ò di rancore ; fi lafcia ftrauvigere, e raggitare il cer- uello : concetto di San Gregorio Hom. 6. in Euang. Carnalisanimus - mox vt fauoreyveldetraftione tan- S. Grego- Ritury Statim in partem quamlibet inclinatur; ed anco ro la proprietà di fallo amico » che ad vnfoftio d'auver- AMICO . faria fortuna volta le (palle altrui, nulla curando le !*"° palfate promeffe, d la giurata fede. Onde Silio Italico, Scar nulla diu morcalibus vfquam Silio Ira Fortuna titubante fides, ico . PALLA Capo IV. 12 S Imbolo di vero vbbidiente è la palla perfetta- 3 mentesferica, pronta con ogni indifferenza à pes) raggirarfì, e portarti in qual fi voglia latoy ciò che di- Vbbidié moftra l’Auuerbio; QUOCVNQVE. Tomafo de “ Kempis lib.3.de Imit.Chrifti cap.15. PONE ME Tomalide VBI VIS» & libere age mecum in ommbus. In Kempi* manu tua fum , GYRA,y ET REVERSA me per circuitum . En fernus tuus EGO, PARA- TVS AD OMNIA, quoniam non defidero mi- hi viuerey fed tibi, 13 Giouanni Abbate Ferro, per infinuare l’equi- tà del Cardinale Carlo de Medici » diede ad vna palla» che è parte dell’arme di quel Sereni fimo, il miotto ; Equità FREQVALIS VNDIQVE, nel qual propofito per eccellenzabene San Pietro di Damiano Opufc.15.c4p. 27.In cinnibus te exbibe confamate virtutis exem- Pietro di plum y& ve dicitur vndique te prebe teretem, atque Damiano rotundum.Oratio lb. 2. Sat. 7. Quifnam igitur liber ? Sapiens fibique împe- Orazio riofus Quem neque pauperies » neque morsa neque vincula terrent, Refponfare cupidinibuss contemnere honoresy Fortis & in fe ipfo teress atque rotundus. 14 Nelle facre pompe fpiegatein Milano perla _. ._ , Canonizatione di SanCarlo, tù fatta imprela d'vna Coltiza palla » tolta dall’arme de Medici, famiglia materna di di S, Car quel Santo » col:cartello. NVNQVAM IACET, al qual motto molto fi conforma queft'aliro del Lu- carini; STAT QVOQVE IACTATA 3 chevuol infcrire ; che ficome la pallacamunque ; & douunque fia fpinta, non fi può maidire ch'ella fia giacente;rale la coltanza, e virtù eroica di quel Santo, trà cento bal- zi, e percofle di varie perfecutioni, non fù mai fupera- ta » edatterrata, Alfonfo Ré d'Aragona » tatto pri- gione, fcoprì mai fempre ad ogni inodo }a maettà, & auttorità 7 come s'ci toffe libero, Commando ogni giorno à i naviganti: ed al Capitano del Vafcello setù puntualmente vbbidito; etale moftrandoti, che à gli occhi de i vincitori fembraua più vincitore, che vinto» obbligò molti, non {enza ragione ad affermare; Ln fasovia omni fortuna Alpbonfum < videri, & aftimari me- PAT» ritò regem. Antonio Panormit. lub. 3.638. de Reb. gestis Alphonfi, 15 Parimenti nella Canonizatione di San Carlo fù pofta la palla col motto; IN PVNCTO ; per dinotare » che ficome la palla perfettamentesferica, Contem» come integnano i Filofofi,tocca il piano folamente in platiuo vn punto indiwfibile; tale quel Santo, follevato cotal- mente in Dio, à pena toccaua laterra a in quel tola- mente, à che la mera neceftità l'attringeua . San Giro- lamo in cap. 28. Ezechiel > olicruandoquel tefto di Lacco» 2 Zaccar 9, Mii 9.16. Lapides fanti el. nabuntur fuper ter- 16. ram legge voluentur,s e commenta così; Lapides S.Girola- fantt: voluuntur fuper terram, inftar rotarum, ma PAVLVLVM TANGENTES humum y & volubilitate fua ad celefhia feftimantes. i ri 16. Alla palla, pot: in luogo piano fù fopraferit- Iddio be to; QVA DECLIVE. Non altrimenti Iddiosche nierio ‘è é sfera di fomma perfettionestutto s’inchina à profon- gli humi- der gratie oue trova il decliue dell'humiltà, ilche volle Ji inferir Dauide in quel verlo; Qu: emittis fontes in P/al 103 conuallibus Plal.103.10. € più efpreffamente San Ber- . nardino di Siena rom. 2. ferm.16. art.1. cap. 1. Mens Principisy quanto magis inxia Deum bumiliaturs tan- S to gratia vberiori repletur. Così Tomato de Kempis Tomaf.de lib. 2 de Imit. Chrifti cap. 2.num. 2. Humili hbomini Kempis Deus fevinclinat : bumili largitur gratiammagnam, cy poft eius depreffronemyleuat ad gloriam. Anco la fragilità humana piega mai fempre più al decliue del vitto, che all'erta della virtù. O quanta fragilitas bumana s que femper prona eft ad vitia! diceua lo fteflo lb.1.de Imitat. Chrifti cap.22.nu.6. 17. La palla diperfetta rotondità, figurata fopra *Coftiza vn piano eguale hebbe; STAT DVM VOLVI- TVR » che dinota animo intrepido » ed immutabile frà tutte le riuolutioni della fortuna: qualità che in Giuftiniano Imperatore fù così celebrata da Agapito Agapito Epift. Paran.num.34. Licet aliud ex alio per gradus obumueris regimen, peruenerifque ad ipfum fupre- mum honorem, idem tamen permanes s non in eifdem rebus, inalrerabilem continens in officio animum. 18. La palla, col pallamaglio ; che ftàin percuo- terla , da Giouanni Ferro fù introdotta à dire; ET ACTA MOVEOR ; è veramente; MOVEOR AB ICTV; odancora; EO VELOCIVS, QVO Médano FORTIVS; e ferue a dimoftrarey che i mondani in tanto li affrettano nell’effercitio della virtù » e nellavia d'Iddio , inquanto dalle miferie fono martellati » e P/: 15.4, percolli; Multiplicate funt infirmitates eorum po- ftea accelerauerunt > diffe Dauide parlando de gli P/al.77. Ebrei nelSalm. 15. 4. ed altrove; Cum occideret eos 34. querebant eum,& renertebaniury@&” diluculo venie- bant ad eum Pial.77.34. Origene Homil.3. in Exod. Origene Nemo ineruditus dinina fit difciplinas vt flagella diuina perniciem putery® verbera Domini penalem credat interitum. Ecce Pharao duriffimus , tamen proficit verberatus; ante verbera Dominum nefcity verberatus fupplicare pro fe Dominum rogat. 19 Hauendo le Galere del Sereniffimo Gran Duca di Tofcana dato vn rotta allarmi del Turco » fù chi figurò vna palla; alludente all'arme de Medici, conficcata nel globo lunare , infegna del Turco ; col Peccato motto ; NE COMPLEAT ORBEM); e farebbe veniale bell’imprefay fe così inlei fi ritrouafle la verità del fog- getto nel materiale » fi come fi ritroua nel fento allego- tico. In fatti può dimoflrare che vn difetto folo; ferue d’intoppo al cuore humanoy perche non ottenga l’intiera perfettione della virtù » Sic quofdamingenio,<&y virtute ad fideraveltos Detinet in medio tramite cauffa leuis. «Anxia lisvelutieft,velqui meretricius ardor Egregijsiuucenes fenocav à Studys » Andr.Alcrat. Embl. 83. 20 Alcibiade Lucarini fi valfe delle pallexarme di Cata Medici perefprimere varij concetti. Inferir vo- lendo, cheilSerenifimo GramDuca, habbi molto potere, ed in terra, ed in mare, figurò vna palla,che in qualiiveglia parte fi pieghi ,da fe medefima fuffifte, Coftiza col cartello; STAT A QVACVNQVE, applica- bile ad vn animo generofo» che frà la buona, e frà la trifta anuentura, non fi lafcia vincere, mà immobile, Traua- glio Andrea sAlciati STRVMENTI DA GIVOCO Lib. XVIII. e coftante e nell’vna » e nell'altra, duta pe fimantiene. z1 Inmortedi Leone XI.che viffe nel Pontifi- cato folamente venti giorni , ti valfe d'vna palla , tolta dall’arme de Medici, ele diede; IMVM A SVM- In morte MO accidente che non folamente in quel gran Per- Felicità fonaggiormà inogn’altro ben ifpeffo fuccede » il che caduca và deplorando, c Seneca il Tragico; IMA permutat breuis bora SVMMIS Seneca Ed Aufonio; Fortunanunquam fiftit ineodem frate Aufonio Semper moueturyvariat ac mutat VICES 9 Et SUMMA IN IMV0M, vertitsac ver- fa evizie. E più diffafamente Quidio lib. 4: de Ponto Eleg. 3. Omnia funt bominum tenui pendentia filo, Et fubito cafu qua valuere vuunt . Ille Syracufia modo formidatus in vrbe s Vix humili duram reppulit arte famem. Quid fuerat Magno maius? tamen ille roganit Summiffa fugiens voce clientis opem. Ludit in humanis divina potentia rebus: Et certam prafens vix habet bora fidem Tu quog; factimeas: & quatibi leta videntury Dum loqueris » fieri triftia poffe puta. 22 Perdimottrare quanto folle grande l'equità; ela giuftitia di Cofimo LI. alla palla in piano il Lu- carini foprafcriffe; QVACVNQVE MEDIVM; effendo quel Prencipe, folitoà sfuggire gli eftremi» Eguità così della fouerchia e vitiofa indulgenza » cone del violentoye difpettofo rigore: mai fempre ricordeuole» come diffe Oratio Lib. 1. EpiSt. 18. che ; Virtus eft medium vitiorumin vtrimg;reduétii. oxazie E nellib. 1. Satyr. 1. Eft modus in rebusy funt certi denique finesy Quos vlera, citraque nequit confiftere reftum. s 23 La palla andante hebbe dallo ftefflo ; ET AGILITATE, ET PONDERE; idea di perfonay che nell’operationi fue; camini e proceda » pelata » Deftrez- e cautamente » vfando e la maturità del configlio, za, ema- ela deftrezza , nella qual materia parmichecada cal- turità zantemente il precetto politico; Lenrecenfule , fefti- nanter exequere. In Tancredi Torquato Taflo offer- ua l’operatione pefata, mentre poftolo à fronte d'Ar- gante difle ; = incontra fi van con gran rifguardos Che ben conofce l’vn l’altro ) gagliardo» Màinlui fubbito celebra la deftrezza. E di corpo Tancrediagile » e fcioltoy E di man velociffimo ; e di piede : Geruf. Liberata Canc. 19. ft. 11. 24 Inmorte di non sò qual perfonaggio, alla palla andante foprapofe il medefimo Lucarini; CVR- RIT, NON CADIT ; inferendo che quel tale, Morte corfe per la carriera dell'humana mortalità ; mà viuen- d'Inno- do fempre giufto » non cadde in veruna colpa » verità FENIE accertata nella morte d’Abele, di San Giouanni Bat- tifta,e d'altri giufti; colqual motto hanno molta fim- patia gli Oracoli del Profeta Euangelico c. 40. nu. 31. Qui fperant in Domno- CPVRRENFT,& nonlabo- rfaia 40. rabunt y ambulabunty & NON DEFICIENTI. 31. 25 Dimoftroil Lucarini che l’abbaffarfì è itru- mento d’effaltatione ) introducendo la palla andante, Humiltà à dire; INCLINANDO ELEVOR TANTVN- efalta DEM; poiche in facti,mentr'ella da vn lato s'abbaffay fi follicua dall'altro . Sant'Agoftino in Pfal. 93. Humilessquafitmterram SE DEPRIMPYNT,ET S.Agofti- incalum ASCENDVNT. San Ambrogio fer.zo. ne in fefto San&i Michaelis. Hmumilirate perueniter 5 qmb adregnum, fimplicitate penetracur adcelum. Quif> gio quisergo cupit diuinitatis tenere faflizia, bumilivatis ima Osidio Torquato Tefo PIALLA Capo, IV. ima feBtetir. E San Bafilio Vefc. di Seleucia Orat,28. Bafl. Quando Abraham fuo illud fermoni pratexuit : Selen fum puluis, & ciniss tunc nature agnitione, nature rerminos eft meritò Supergre[fus. 26 Brauuraeroica ; e valore inuincibile dimoftra ._— la palla fcaricata davna bombarda; che fraccaffa vna Braùura muraglia» non retand'ella in veruna parte: pregiu- dicata » il che dimottra il titolo » datole dal Lucarini; TRANSIT» ò fia; FRANGIT ILLASA. Nella pertona di Rinaldo quefte marauiglie celebrà il Taffo Geruf, Liber. Cant. 18. ft.77.3 oue defcriuendolo inatto di darla fcalata a quella Città così canta ; More alcuno » altri cade : egli fublime Poggia » e quefti conforta , e quei minaccia. Tanto è già insù » chele merlate cime Puote afferrar con le diftefe braccia . Gran gente all'hor vitrahe, l’vrta, il reprimey Cerca precipitarlo , e pur notcaccia aes vifta )àvngrande y e fermo ftuolo refilter può ; fofpefoinaria vn folo. E retifte, e s'auuanza , e fi rinforza» Ecome palma fuol y cui pondo aggreua Suo valor combattuto hà maggior torza y E nela oppreffion più tì folleua ; E vince al fin tutti inemici , e sforza L'hafte) e gl'intoppi» che d’intorno haueua » E fale ilmuro y' eil fignoreggia, c il rende Sgombroye ficuroà chi diretro afcende &c, La palla di rame pofta fu le bragie» la quale effendo pienad'acgua y al fentire il calore, caccia foftiando molto vapore in vna pira di carboni vicini » e tutti gli accende, benche è pena dal fuoco foffero tocchi fù imprefa di M. Antonio Boffoy ne gl’Intenti l'Eccita- to, col motto; EXCITO DVM EXCITOR, ò pure; EX€ITAT EXCITATVS; e volle dire è Efempio ch'egli,rifcaldatofi col feruore delle virtùy & effercitij accademici » haurebbe ancoraicompagni fuoi nell’ iftefia maniera deftati ; e rifcaldati. Similmente:vn cuore inferuorato d’Iddio , infiamma i fuoi proffimiy e turti nelle vampe della fourana carità gli accende. San Bernardo ferm. 14. in Cant. di fe medefimo pro- tefta » che trowandofi col cuore e duro» e freddo » maflime nel principio della fua conuerfione > mentre conl’anima afflittay ed affannata ; feco ftello cercan- S. Bernar do ditanto male il rimedio, andàua ; eriftis pen è do & defperans, & muffitans fecum illud ; A facie frigoris eius quisfuftinebit! eccoti, dic'egli » che all’ improuifo; Cum:fubito forte ad affatum » vel etiam afpeîtum cuiufpiam fpiritualis » perfettigue viriy interdum & ad folam defunti , feu abfentis memo- rlam FLABAT SPIRITWS » ET FLVE- BANT AQUE, & erant mihi lacryme ille panes die y ac notte. Similmente Sant'Agoftino lib. 9. Confeff. cap. 2. fi proteftò eccitato nell'amor di- uino , da gl’incendij, che auuampauano nel feno dei S.Agofti- ferni d'Iddio; Exempla feruorum tuorum congefta no in fimum cogitationis noftra vrebant, & abfumebant granem rorporem, Ignatio Loiolay huomo veramen» Ignatio !° igneo, quando dalle celefti fiamme fù eccitato 3 Loiola Ia ftupente vampe ad eccitar yn Mondo cd in- ammarlo nelfuo diuimo amore; ondeaicompagni diceva; Itote omnia accendite s & inffammate , PALLONE, BRACCIALE Capo V. 27 JL Pallone, col. Bracciale, in atto di percuo- I terle , fi ritroua colverto ; QVANTO PIV® Torquato Taffè 53 LO PERCOTI, MEN SACCHETÀ » idea di peccatore contumace nella fua malitia , che fe bene Pecca- da Dio invarie guife è percoffo , non perciò detifte tor con- dalla fua maluaggità. Geremia sg. 3. Percuffifti cos, tumace & non doluerune ; attriuifti cos y & renuerune acci- 1979 5-3 pere difeiplinam &c. e San Giouanni Cafoftomo Hom. 24. in Gen. Neque moratur gehenne timor Gio. Cri noftrum in mala curfum: neque regni defiderium Sofemo adhortari fufficit y vtinvia virtytis ambulemus . 28. Fùchial pallone foprapofe; QUANTO PIV* LO PERCOTI; PIV S'INALZA ; è più. bricuemente in perfona del pallone ifteffo ; DD V M e ee VERBEROR ELEVOR ; ò fia; PERCVSSVS BUovine ELEVOR; e dimoftra che la virtà da i colpiauuer- fari) ficeua impulfo per maggiormente folleuarli, edetaltarii , Girolamo Preti; S'armata à danni mici cieca Fortuna { Vinto à terra m'opprimey empiam’offende; P”e L’alma » chenon foggiace adonta alcuna Sorge, e’l fuo volval Ciel libero prende . I Il cuore altresì dell’huomo giutto » frà le violenze , Giufto e le batterie de itrauagli, più che mai fi follieua con gli affetti è Dio, e fiporta all'acquifto di maggior pertettione, e dinuouo merito. San Gregorio lib. 3. moral, cap.6. Atbleta Dei vnde premituryinde fub- 5. Grego- lenatur , & lib. 28. moral. cap. 1. Iu/lus Iob ante ?!° flagella extitit » fed inftior poft flagella permanfit: & laudatur ante d Dei voce y poftmodum CREV IT EX VERBERE », &' tanto altius elenatus efty ‘ quanto matori eft caftigatione percuffus » 29 Leone X. figurò il pallore » col bracciale » che ttaua in inueftirlo, ed il motto; VI, ET VIR- TVTE; inferendo, che nelgouerno del Mondo fi Gouemne ricerca non folamente la poteftà vigorofa , mà anco __ la manierofa deftrezza. Giuliano Apoftata in libello Gislizne de Regno opportunamente diceua ; Boros reges Et NON vti POTENTIA ad queuis; e trà poco. Nontantum egere confilior SEU MODERA- TIONLE quoque in exequendis Ys, que funt conflituta . 30 Intrepidezza di cuore dimoftra il pallone » dipinto nel mezzo al fluttuar dell’acque ; che fe bene Intrepi- contra di lui foffiano iventi; e commonono minac- dezza ciofe procelle » eglifemeburla , portando il motto ; }NANES MINZ. Nel qual propolco y in perlona del pallone così fpiegai l'imprefa; Fremey (puma e ribolle Da Il difpettofo mars mà fempre invanog Che quel furore infano X Chetenta inabiffarmiy al Ciel meftolle; Tal con le fue minaccie il Mondofolle , Vn magnanimo cor qualhora incalza , Non l'opprime sl’inalza . 31 Ilpalloneycolgonfietto ,cheftà gonfiandolo fù introdotto è dire; REPLETVS ELEVABOR; — ò pure hebbe il motto; INFLATVS ATTOLLI- Aiuto TVR, applicabile, così à chi ripieno di Spirito fanto fi folliena ad operationi diuine ; come èchi promotto Midano à molti acquifti e dignità , fi gonfia per fuperbiay nel __ qual propofito Giutto Liplio lib. 1. de Conffane. Giuffo cap. 4. Ze culews yqui ventoinflatus agrè mergitua y Pl fupereminet autem » & exilit fua (ponte è fic rumidi & pernicaces facillimè attolluntur 32 Siritroua ilpallone gonfio » fegnato col mot- to Spagnuolo; TODO Es VIENTO concetto di Mondo Salomone Ecclef. 1. 2. Vqniras vanitatumy& omnia Eccl. 1.2, vanitas. Sant'Ambrogio lib. 3. Exaemer, cap. 7- Quantos pridie caterma plaudentinm, & inuidiofa S- Ambre fanentis populi frequens domum pompa deduxit 78 & nox pna gloriofe illum fplendorem dedsitionis abolenit, Girolame 454 abolewr, acrepentinus lateris dolor » effufis gaudys Iuttuofamgravis fuccefionem meroris admifcuit» Chi figurafle vna mano, in atto di pungere, con vnago, 6 con lelina vn pallone 4 e gli foprafcriuefie % ilmotto; SINE VOCE DISRVMPIT fpiega- Sap. 4.19 rebbe il concetto della Sap. 4» 19. Difrumpet illos Ciuftitia inftatos fine voce » inferendo , che la Giuftitia diuina divina sìcon manicretacite s ed occulte ridurre i più gonfi, e ipiùfuperbi, ad eftrema infelicità y ed abbandona- mento , come fucceffead Frode, Antioco &c. dei quali ragionafi ne gli Atti Apottolici cap.12. e nel libro 2. de Macabet, cap. 9. DIRCI RIA Erche il pallone da i colpi del bracciale non è di P inueftito , mentre fitroua humile svuoto, e deprefio ; mà quando egli è ben pieno se ben gonfio; pertanto paruemi che al bracciale dar fi poteffe; IN- FLATOS IMPETIT, e ciò perdinotare » che dal braccio d’Iddio » con maniera particolare fiano inue- Ira d'Id- ftiti quei fuperbi » che quafi palloni di vento che tal'è dio il mondano fafto, oltremodo fon gonfij ; che di quetti appunto Sant'Agoftino ferm. 29. de Verb. Apott. di- S.Agofti- ceua; Sunt quidam inflati vtres, (piritu elationis ple- mo ni, non magnitudine ingentes , fed fuperbie morbo tumentes. imprefa fauorita da Maria Vergine nel Luc. 1.51 fuo Cantico s one d'Iddio afferma; che; Fecie poten- tiam in brachio fuo ; ch'egli fi moffe col poderofo braccio; mà contra chi? Difperfit fuperbos mente cordis fui Luc.1. 5 x. con la quale concorda Salomone Proy.15. Prou. 15. 25. Domum fuperborum demolietur Do- 25: minus. Quindi à pena Lucifero pretefe di raffomi- gliarfi al Creatore » chedall'altezza dei Cicli nel più cupo inferno fù fofpinto ; à pena Adamo volle atro- ir divine prerogatiue che fù balzato fuori del ter- rettre Paradito ; à pena Nemrodde ; coi fuoi feguaci fabbricò la torre di Babele» ch’egliconle fue genti nella fauella confufe, fù difperfo per le prouincie, della terra; è pena Faraone fi gonfiò per la potenza delfuoregno; che fi trouò fobiifato nell’eritreo; A pena Sennacheribbe , con diabolico fatto volle pren- derla contra d’Iddio, che da gl'Angioli tutto l’effer- cito fuo tù percoffoye fulminato; pena il Rè Nabucco s'arrogocelefti honori, chetrasforimato in vn bue, fi nutri colfieno dei campi; à pena Erode nelle regali grandezzevoltre modo gonfioffi,che qual pallone ap- ‘4%. vs Punto ; Percuffit eum Angelus Domini, dice S.Luca Aa.12.23. & confumptus dà vermibus efpiranit . 23. 4 Si ritroua il Bracciale affunto per corpo d’Imprefa dal Signor Don Carlo Boflo » ed introdotto adire, INCISVS IMPELLO. Imprefa molto opportuna Crifto al figliuol d’iddio, che affiffo ad vna croce , cd iuitut- crocifif- to lacero , impiagato , e conquaffato è con vehemente fo energia, edefticace impulfo , obbliga icuori humani à balzar da terra 3 e portarli incontro è cento e mille 2..Cor. g. percofie, ferite, e motti. Charitas Chrifli viget moss 14 diccua l’Apoftolo 2. Cor. 5. 14. cioè com'altri leggo- no. Paffio Chrifti vrget nos. E di nuouo San Paolo ifteffo, auualorando 1 primitivi fedeli alla fofferenza d'ogni auuerfità, poneua loro d’auanti il Crocififoy perche da quell'oggetto riceueflero facri x e generofi Meby.1»,1Mpulfî; Per pacientiam curramus ad propofitum Td nobis certamensafpicientesim Anttorem fidei,&® con- fummatorem Jefum, qui propofito fibi gaudio fufti» nuit erucem. A Santo Stetano mentre dalla gragnuo- la delie pietre era crudelmente inueftito , appacue Cri- fto in Cielo, mà come piacque à Beda, gli apparue» in quella guifa, che ftaua ful Caluario, cioe tutto lacera- STRVMENTI DA GIVOCO Lib. XVIII. toy impiagatoye crocifitfo , accioche con tal vifta po- teffe a quel duro cimento auvalorario .. Ad confir- Beda mandam Martyris pattentiam calum panditur;s ne» homo lapidatus titubet in terra 3 Deus homo Crucifi- xus apparet in gloria. Similmente San Bernardofer. 61.in Cant. di non sò qual Martire fauellando fcriue- ua; Stat Mart)r tripadiansy&® triumphansytoto licet S-Bernard lacero corpore y & rimante lateraferro, non modo do forticersfed alacriter facrume carne fua circumfpicit ebullire cruorem. Vbi tune anima martyris Nem- pe intuto,nempe in petra, nempe in vifceribus Iefu;; vulneribusnimirum patentibus ad introeundum. St in fuis effet vifecribusy ferutans casferrum profetto fentiret: nunc autem in petra babitans, quamirum fi inmodum petra duruerit è i RACHETTA Capo VI. 34 portò la racchetta ilmotto; VI MODICA P PROCVL. edimottra che vna paffioncella Peccato leggera ye poffente » è farci molto allontanare dal di- veniale ritto della virtù; 6 pure che il Demonio, benche priuo di forze è con quelle poche ad uga! modo grande Demo- mente ci sbatte. Non altrimenti la virtù dell’Vbbi- nio dienza, con vn folo commando caccia gli huomini i per fino in capo del Mondo; ciò che s'auuertì in Saa Vbbidié Francefco Xauerio; che deftinato al viaggio dell’ 22 Indie; Promptias paruit quam iubebatur:nullague Oratio interpofita mora » in pofterum diem ad iter penè infi: Turfelin. nium parauit fe ) come fcriue Oratio. Furlellino lib.6. cap. 8. eius vite , foggiungendo che in Fran- cefcotanta era la prontezza all'vobidire , che quefto folverbo yequettalettera 7, l'haurebbe trafportato immantinentiyad intraprendere il viaggo.da vn capo all’altro del Mondo. L’Abbate Ferro » introduffe la racchetta a di- 35 ‘re; SON LE PERCOSSE MIE DILETTO, E GIOCO» ciò che s'auuera in Dio., del quale è Iddio fcritto » che lafapienza fua infinita fe ne ftà; Ludens in orbe terrarum. Prou. 8. 31. cioè come appunto in quel luogo interpreta Nicolò di Lira . Ludwm fa- Nicelò di ciens de orbe terrarum, qui fimilis eft Ludo pileyqua Lira. devno transferini in alivim » Verità comprefa, eda Plauto » che diceva; Dij nosyquafî pilas homines habent . Plauto E da Quidio che cantaua . Ludit in bumanis diuina potentia rebus Ouidie E fe Boetio lib. 2. de Confolat. Philof. Prof. 2. intro- duceua la Fortuna.» chein fatti non e altro che la mera difpolitione divina, a dire ;; Hunc continuur ludum Bue tia ludimus. Rotam volubili orbe verfamuss infima fium- mis sfunma infimis mutare gaudemus; fe ne vedono pratticate l’itperienze in Saule trafportato dalla cura dei giumenti alla regale corona » e poi precipitato dal trono; in Nabuccotrasformato d'huomo in bue,e poi reflituito alle grandezze regali. In Giobbe caricato di miferiey e poi di ftupende telicità accrefciuto dre. RAZZO, FOLGORETTO, SOFFIONE Capo VII. 36 QEtuì iltazzo all'efpreffiva di concetto amoro- $ fo, per vno, che intanto s'elenaua conla men- te alla fpecolatione di fpiritofì è e nobiliconcetti, Amore inquanto fì trouaua inuaghito è portando il motto; follieua DVM SERPVNT IN VISCERA FLAMMA; effetto che fpiritualmente anco fi prattica, poiche l'anima (7% 'RAZIZO'’ Capo VII. l'anima intanto s'inalza è Dio » in quanto hà il cuore S.Agofti- da facre fiamme accefo. Sant’ Agoftino Prefar. in no Pfal. 121. Ad Deumafcendit volando, qui afcendit amando. ESant'Ambrogiolib.3. Hexaemer, cap. 12. S. Am» Charitas eft igitury que nos fuperioribus nefttts brogie cgloque inferit. 37 Ilrazzo,convwntizzone » che ftaua in accen- derlo » fù introdotto à dire; PER TE M'INALZO Spirito A VOLO; cosìcolfauore dello Spirito fanto , che fanto tutto é fuoco , il noftro cuore fi follicua da terra » e (i trafporta al Cielo. Sant'Agoftino lib. 13. Con- S.Agofi- feffion. cap.9. DONO TYO ACCENDIMVR; no ET SPRSVM FERIMVR; inardefcimusy & imusy ET ASCENDIMYVS&c. 38. L'anima purgante, figurata nel razzo ardente Purgite ben può teneril motto; ARDENDO M'INALZO; già che San Gregorio Papa, fopra le parole del Sal; 6. S. Erego- Domine ne in furore tuo &c. così diceua. Poft mor- rio tem carnisyaly aternisdeputantur fupplicijs,alj AD VITAM PER IGNEM TRANSEVNT purgationis. Può ripigliare il medefimo ancol’anima caritatiua, alla quale l'amor d'Iddio » e del profimoy appreftano wn cocchio di fuoco » opra del quale co- me vn altro Elia, ella ardendo s’inalza al fommo bene. #453.7.55 Di S.Stefano dicono i facri volumi» che Intendens in Calum vidit gloriam Dei A&.7. 55» ful qual racconto riflettendo San Pietro di Damiano fer. de S. Stepharo io non mi marauiglioy dice, che quefto puriffimo Le- vita s’alzaffe fino al Cielo, fino alla vifta d’[ddio,poi- che la carità intenfa verfo Iddio, per lo quale era pron- to à morire; e l'amor feruente verto i nemiciyper 1 qua- li pregaua, non poteuano fe non alzarlo a volo come Piesro di (calidi fuocogli appreftaffero alle fpalle; Celi ape- Damiano riunturs gloria Dei videtur s Iefusconfpicitur. Hanc intentionem fecerat dileétia Dei, amorproximi. 39 Montignor Arelio fece imprefa dell'anima Purgite purgante » dipingendo vn razzo ) dò fia folgoretto di- n uorato dal fuoco; col cartellone; VI ASCENDAM; nel gual propofito San Girolamo commentando-le Habac. 3. parole d'Abacucco 3.16. Ingrediatur putredo in affi- 16. bus meîs &c. VT ASCENDAM ad populum 5.Girola» accu Éum noftrs così {criffe ; Per tribulationes afcen- mo damydeorfum pofitusy&® quafi de valle ad fublimiora. : 49. Peridea d’vn anima,che fi follicua a Dio, men- Traun- tre vien tormentata s etribulata , l’Abbate Salarolo fi- glio inal- gurò il razzoscol fuoco in atta d’accenderloyed il mot- za to: DABIT PENNAS. San Pietro di Damiano Pier Idi Epift. ad Blancam Comitiffam cap. 2. Hec caufa:eft Damiano quodabimuftis tufti finuntur affligi, vt ad faciliorem exitum dum amor promocat futuroruna bonorum,eru- ciatus prefens impellat. E Ruperto Abbate in cap. Ruperto 3 1. Genet. Aduerfa mundi plersmque dileltam Dei Mbbate animam inuant yvt anbelantius tendat ad Deum, 4t Don Vincenzo Gilliberti porta il razzo col titolo; ALAS ADDIDIT ARDOR ; effetto che 1 ne gl’intelletti humani fuol operar il trauaglio , ren- glio fol- dendogli rifuegliatize perfpicaci, e dando loro fpirito, ica elenad’alzarfi , ue già mai non haurebbero afpirato. Quidio kb. 2. de Art. Ingenium mala fepè mouenti quis crederet vnqua i vAerias hominem carpere poffe vias è Carità Lacarità, diffe Crifoftomo lib. 2.de compunti. cordis Traua- Oui die a» . cap. 2.è quella che ne follicua in fino al Ciclo; Hic fest n ignis in anima Pauli , per dies fingulosyflante Spiritu Santo smagis ac magis accendebatur, & ad fuperna tendens , fecumeum vfque ad iplum perduxerat ca- lum ; imo vt verius dicamy impofuerat eum mon »f9; ad fecundumy fed vfque ad tertiuna . 4* Vnatrombadi fuoco y che getta all'aria molti razzi) iquali fubbito fi disfaano in minutillime fa- uille, iu pofta in morte del Cardinale Oratio Spinola, In morte per geroglifico della fua vita,che finì in età giovanile, e poco avuantaggiata » ilche diceua iltitolo: VITA TVA. Ondeil Petrarca: O noftra vita, ch'éfibella invita; Francefco Com perde ageuolmente in va mattino Petrarca Quel ch' in molt'anni à gran pena s'acquifta! È Moniignor Pietro Bembo ; Come ftrale ) ò raggio» Pietro Bembo A pena fpunta vn ben, che fi difperde . San Gregoriolib. 16. moral. cap. g. Carzalis gloria, 5: Er&°- DYM NITETy CADIT: dum apud fe extolli-"!° tur» repentino intercepta fine terminatur. Miferia che fpecificamente da Seneca fù auuertitas e deplorata ne ipiù eleuanti ingegni; Ignis quo clarior fulfit , Seneca eo citius \extinguiturz fic ingenia» que illufiriora » breuiora funt. 43 Vnanima, veramente accefa, e feruente nelle virtù , che nulla vuol operare di propria volontà , mà totalmente dipendere dalla direttione de fuoi fupe- ma. riori » e dal dettame dell'Vbbidienza » fà dal Padre VDbidit- Famiano Strada figurata in vnrazzo » legato ad vn SE filo di ferro » come di ftila di fare neiteatri; e nelle pubbliche allegrezze » colmotto; NE DEVIET ARDOR. Il Surio nella vita di San Fulgentio Vefcouo Rufpenfe s che fù Abbate d'vn Monaftero ; preffo Calliarinella Sardegna;riferifce di quefto Santo alcune fentenze molto notabili, vna delle quali al pre- fente argomento tutta opportuna é quelta » J/los quoque veros Monachos effe dicebat , qui mortificatis voluntatibus fuisy parati effent nibil vellesmibil nolles nifi Abbatistantummodo confilia , vel praceptafer= sare ; delquale poco prima anco fcriue » che trouan- doflì in vn Monaftero infieme con vn altro Religiofo di fanta vita chiamato Felice » quefti due ferui d'Iddio nelle operationi loro procedeuano con tale corrifpon- denza » che niffuno già mai s’accingeua ad intrapren - dere alcuna operatione , fe prima non era dal bene- placitoed affenfo dell'altro approvata; e confermata. 44 Don Diego Saauedra , infegnando che il Prencipe debbia più ftimarla fama » che la vita » lo PERLE rapprefentò in vnrazzo ardente che diceua è DVM Ber a LVCEAM PEREAM. In Agricola Cornelio Ta- 5'97!9°0 cito offeruò quefte riufcite , dicendo; Quamquam Cornelio medio' in fpatio integra etatiserepruss quantumad Tac gloriam longiffimum cuum peregit. Quadra l'imprefa Ambito advn Ambitiolo » che non rifiuta gli vltimi rifchi, io purche rifplenda nella luce delle più chiare grandezze. Humaya afpiraua al regna di Cordoua » € rapprefen- tandogli i fuoi amici il pericolo , nel quale fì metteua , rifpole; Chiamatemi oggi Rè, ed vecidetemi dimani + Saauedra Impr. 59. Quadra altrefi ad vn letterato è Lettera» che non fi cura d’accorciarli ne gli ftudij la vita , 9 purchearriui à rifplendere coronata di gloriola chia- rezza in faccia del Mondo. 45 Iltolgorettoaccefo, caccia dal feno vna viua- ce ttrifcia di tuoco » e poi dando vn alto {coppio 3 ,,- a finifce. Pertanto nella morte d'va mandano io?|fi- M94ano gurai, calmortos leuato dal Sal. 9.8. PERIT CVM__* SONITV ; fulqual pafio' Giacoma di Valenza com- Pfa/.9.9, menta così; Memoria diuitam , & magnoram prin- cri cipum Chriftianorum perije cun fonuu campana- °'* #9 rumy & cymbalorum. Nam cum moritur aliquis diyes malus , communiter fit maguus fonus campa- naram s & eXequiwum; & fic periit memoria eius, quia mbil dignum memoria dimittit in Mundo , 46 Ilrazzos'alza vigorofo verfo le Stelle, mentre hale vifcere predominate dal fuoco; mà lecelfa l'ope- __ ratione del fuoco,immabtincnti egli trabbocca à terra, Diuotio- ende figurandolo ardente » ed elcuato , io’lfecicol "e Mar motto; SANO urio S. Gennaio 56 STRVMENTIDA GIVOCOLLI. XVIII %* © motto; RVAM CVM DEELIT.AGNIS.. Men tre il fervore dello fpirito in noi vive, fi portiamo ad Carità ‘avuantaggiofi profitti: mancando quefto, eccoci alle macante cadute . Così anco mentre in noi viue la carità è il fanto amord’Tddio , iperar potiamo ogni maggiore {pirituale auvanzamento,e progreffos mà fpento que . flo, eccoci è itraccolli. San Bernardo in Lucifero additrarebbe quefti tuccelfi, poiche fcoprendofi man- cante pel fervore della carità verfo Iddio » precipitò S. Bernar dalle fublimi altezze. Superbus ille Lucifer lucem do proferenss NON IGNEM HABENS - CA- SUM. FACERE POTVIT non volatum. 47 Il Taciturno tiàiFiloponi di Piftoia hà vn faicio di razzi accelì colcartellone; AB IGNE Iracédo SONITVS » applicabile è pertona rifentita , che Amante conceputo nel cuore il fuoco dell’ira , alza ftrepitote le voci ; advno, che inuaghitoti di qualche oggetto., Apofteli prorompe in armonici concetti, od ancoà gli Apof- tolifanti che riceuettero col tuoco dello Spiritofanto 4.2.4. le voci s per farne rifuonar l’vniuerfo ;. Repleti fune omnes Spiritu Santo ,& ceperuni loqui AÀ 2.4. Quindi Santa Chiefa . Impleta gaudent vifceray Afflata Santo fpirituy Voces diuerfas intonant . E di nuouo. Ignis vibrante lumine » Lingua figuram detulit, Verbis vt effent proffni. 48. Nell’efterno tuo non dimoftra il razzo luce veruna ; inà quando il fuoco lo ftrazzicay fparge chia- Inizrione rilime fiammelle dal fuo feno. Jo dunque ul figarai *. colfuoco» ches'appreffaua per accenderlo , e gli ag- . giunfi; ERVMPENDO NITEBIT; ‘eciò per n- Virtù . ferire ) chevn giorno fi farebbe palefata per fanta ;' e nafcofta. glortota l'intentione d’vn Prelato s benche al prefente altri non l'ilcopriffe , pertale. Anco nel giudicio el- treno il merito,e la virtù dei giutti, che hora è nafco- fta,e neglettasfi coprirà brillantey e pretiofa.in faccia dell'yniverto. Beda commentando le\parole di Crifto Lwe.12.3 L uc.12.3: Qua intenebris dixiflisin:lumine dicentur. Beda Non folum in futuros (crives quando cunéta cordium abfcondita proferentur adilucem s. fed & in prefénti tempore poteft congruenter accipi, quoniam qua întertenebras guondam preffurarumy carcerumque vmbrass vellocuti, vel palfi funt Apoftoli, nunc clarificata perorbem Ecclefia » leftis corum attibus publicè pradicantur . 49 Il SOFFIONE è vna cartuccia » nel feno della quale aunoltolata ; e riftretta fe ne ftà la poluere d’arcobugio» che poi riceuendo il fuoco s icoppia , e ferue di giuoco a i fanciulli ed a i Mafcherati. Il Bargagliin biafimo di perfonamolto itrepitofay ‘mà pocoletterata ne fece imprefa col titolo ; TANTVM CREPITVS. Ai prefciti quadra il motto » che non Matt 7. hanno chelefole parole ; Afulri dicenrmibi in illa die; Lai Domine Domine s nonne în nomine tuo prophetaui- mus, & in nomine tuo demoria eiecimus? Et nunc confitebor illis: Quia nunquam noui vos: Difcedire $. Mario ame. Nel qual propolito il P:SantIlario. Regnum enim Cglorum fola verborum officianon ebtment : meg; qui dixerit Domine Domine hxeres illins erit + SCACCHIERE Capo VIII. so Velìo giuoco ; ( à differenza di molti altri, cheal geitarlì dei dadi, è al comparire dei punti prendono la direttione) precitaye totalmente di- pende dal folo giudicio se prudenza. del giuocatore; ad Ignorite Joquace che però tù lo icacchiere ben a ragione fegnato col . motto. SORS NEQVAQVAM; idea di perfona Proprio* che fondaua le fperanze deiluoi auuanzamenti non valore + nel fauore efterno ) irià puramente nel merito della fua virtù, e nell'operationi della propria fagacità e pru- denza, nel qual propolito quefto tale fe medefimo intalguifa dichiarar potrebbe. Ne le fchiere di Marte, Se fortuna hà gran parte; In quefto finto martiale ordegno La forte nulla ; il tutto opra l'ingegno. Cicca Dea dal tuo regno Eterno efliglio è e volontario prendo » Che nullai vuò da te , nulla pretendo. Mio fapery mio fudory virtù fol vna Fabbre fon del mlo ben ; non la fortuna. i Con quetta medefima rifleffione ; ad honore di Mon- fignor Alfonfo Litta, Arciuefcouo di Milano ; allo fcacchierey arme dì fua Illuftrima famiglia, fà aggiun- to.il motto; INGENIO, NON SORTE, infe- rendoli , che quel Signore; non per beneficio cafuale della fortuna , mà per merito de fuoi talenti, fi ritro- ualfe promoffo ai primi honori della Chiefa Milanefe. si. Prefuppofta, chequefto giuoco fia vn ritrat= to delle battaglie campali, in lui trovandofi, e torri, e caualii, e pedonized alfieri &c. fegnato colmotto dell’- Abbate Ferro; IGNAVA PER OTIA, infegna Efferci- che 1 diportiyprefì nell’hore d’otio » deuono eifere ef- tio mili- fercitij di virto,e di brauura » col mezzo de i qualiap- tare prendiamo, ad approfittarfì. Vegetio lib.1. cap. 18. de 1 foldati Romani così; Equi lgnei byeme fub te- Pegerio Éto s ejtate ponebantur in campo : fuper hos iuniores primo inermessdum confuetudine proficerent, deinde - armati cogebantur afcendere - Hoc enim continua meditatione faciebats fcilice ve in tumultu preli (ine mora afcenderents qui tam ftsdiosè exercebanturin pace: San Girolamo;infegnando à Leta in qual guifa «doueffe educare la fua figlioletta feriue; Fiant eslit- S-Girola= ‘tera, velbuxea; vel ebunees & fuis grane > Si pellentur ; Ludat in cisjvt & ludus ipfe eruditio fit. | Famiano Strada Lib. 1.de Bello Brlgic. parlando dei diporti, che taluolta prendeua Carlo V. nelle folitudi- ni religiofe di San Girolamo 3 feriue che Giannello ‘ Torriano,l’Archimede diquel fecolo; Carolimentem Famiene nouis quotidie machinationibasobleftabar:Nam fepe ST ada à prandio armatas bominum ,<& equorum icunculas induxit in menfam , alias tympana pulfantes s tubis alias occinentes , acnonnullas ex eis feroculas infe- Stis fe fe hafRtulis incurfantes &c. \ $2 Perche tutti ipezzi fono ordinati à prendere . ilRé, perquefto il Padre Camillo Antici foprapofe loro il motto; LABOR OMNIBVS VNVS, in- {egnando chetutti i nottri affetti s«parole ed opera- uoni debbano effere ordinate all'acquifto della virtà, edalgodimentoye polfeffo d'Iddio; Diliges Dominum Deumtuum ex toto corde tuo, U intota anima tua, 3 “ @& in tota mente tua Matt. 22.37. e Santa Chiefa. î Semper ad tuam iuStitiam faciendam noftra proce Brestario dant eloquia» dirigantur cogitattones, T opera . Romani Effendo promollo allArciueteouato di Milano il ) Conte Altonfo Litta » la cui famiglia , come da varij Iftorici fi cava» difcendeda Leto Rè de Lomgobardiy dal Padre Ortentio Pallauicino furono molte imprete efpolte :màfrà l'altre vno fcacchiereyarme della tami- glia Litta » nelquale fignrandoti la pedona sù la terza \ cafa, portaua il motto. QVOVSQVE REGNET; e ciò per iniinuare » che fi come lapedona tanto gra- datamente s'auuanza» che arriva ad ottenere il nome » ele prerogatiue di Regina; così quetto gran Perfo- naggiotanto nei gradi Eccletiattici farebbe crelciu- to) Seruitio d'Iddio Matt.:2. SC AIC(CHIER.E Capo VIII” to» finche arriuafffe alla porpora di quei Cardinali, che Kquiparantur regibusy anzi altrono, & alla tiara me- defima del Campidoglio . Concetto nel feguente epi- gramma così fpiegato ; Cernis vt impauida fe fronte latrunculus vnus Deuehat , & primas ardeat ire vias? vt teflellati affettet decora ardua campi ? Vt pedes ad palmas hoSte ftupente volet ? Donec fceptrigerosyregni aucepssregnet honoresy Iattety & inuittum in principe fede caput: Magnanimus ruet obluttantes paffibus hoStesy Dotte errans Protheus viribusy arte fagax. Ludor? An hic Alfonfe tue virtutis imago Luditur , & de te ef muta tabella loquax ?- Donec adorato vittam oftro Augufte marites, . Tergeminique apicis Numine regna premas: Sudata te vrgebit honos virtutis honores Supra: Aufter facilis, fanguinis aura vebent. Nel qual argomento » può aggiungerti queft'altro cpigramma ; in cui faffi allufione » così alla regale difcendenza di quefto gran Prelato, come à Santo Lorenzo » che fù anch’etfo e della famiglia Litta, ed ancora Arciuefcouo Milanefe ; Cernis vt incedens peditis Latrunculus inftar In piéturato tramite carpit iter? chi Scilicet in medios viator fe fe inuehit hoftes , Donec regalis tempora velet honos . Prafulis hoc Litta fatum eftsan ftemma?corona Infula fert: oftrum regius addit Anus. Preful adoratos Laurentius addat honores; Alfonfum triplex iam diadema teget. Adaltriancora piacque di fpiegar l'imprefa in quefta forma; Sù tauoliers che in più quadrati è incifo » La mano induftrey e’ perfpicace ingegno Tanto s'auanza al fia ) che acquifta il regno. E sù fcacco dorato , Di nobiltà e valore, Con gioco fortunato Scaccheggiando fen van merto » ed honore; Due paffi ancor ; che poitoccato il fegno Otterrà dopò l’oftro il grantriregno. . Conla rifleffione della pedona;che paffando di grado in grado afpira conanfieta ài pregi regali; ogn’anima Profitto fimilmente dourebbe tanto.auuanzarfi ne i virtuoti. profitti » fincheartiuafie all’eterno ye gloriofo regno. In quefta guifalopéraua San Paolo s'che-di fe fteffo Philip.3. proteftaua ; Que. quidem retro funt obliuifcens, 13. ad ea vero qua funt priora extendens me ipfumy ad deftinatum perfequor , ad brauiym-fuperna voca- tienis. Philip. 3.13.,e voleua dire interpreta Sant” S.Agofti- Agoftino citato da Beda . £dhuc fequory adbue no proficio, ADHVC AMBVLO, adhuc in via fumy adbuc me extendo; edèàqualtermine afpiraua egli ? Gio. Cris AD brauium. Quodnim brauinm? interroga San Sofemo . Giouanni Crifoftomo. Nonramus palme, fed quid? REGNVM 'COELORVM. 53 IlSignotNicolò Craffo ) di quefto corpo ._ valfe inquattro Accademie. Nella Veneta figurò la. Mutatio- pedona , diuenuta regina , col motto. LONGE ne ALIVS. Così cangiando ftato; più non può dirtì che laperfona fiay quelche di prima era, màdifferentiatà notabilmente dall’effer fuo ; il che fivide pratticato în Rolflane , Afpafia, Efteryed altre, paffate da pouerayò * feruile conditione sad effere ipofateà i Primi Monar- chi del mondo ad Aleffandro,a Ciro,ad Affuero &c. 54. Negli Eftrauaganti di Candia hàla pedona, Piccio- che da fcaccomatto al Ré, con l'auuerbio RARO' lezze ef- in quella guifa » che fquadriglie di pochiffimo nume- timabili. ro, diftruggono tal volta, c conquallano fpauenteuo- rato See”. = ae. Pei 457 li potenze ; leggendofi nell'Iftorie d'India di Pietro Maffeo » che hora cinquecento Portugheli, condotti Piero da Alfonfo Albucherche disfecero ventimila Arabi; M«ffer e Perfiani, vccidendone mille; e feicento; ed hora; che Lib.3 da gl'iftelli con dicinoue legni armati furono fom- © merfi,e fatti prigione ben trentacinque di quelli de gl’ Indiani come nellib.9. Ed hora che ottomilla fanti » c fettecento caualli de gli (tranieri reftaffero distattize fuperati da quattromilla , e trecento fanti dei noftriy rinforzati non più che da cento ottanta caualli come lo fteffo Maffeo ful finejdel lib.13. Rerum Indicarum. ss Negli Stabili di Padoa , fece imprefa ditutto il giuoco ordinato, con due fole pedone moife, ed il n brieue; PORRIGET HORA, ideadi perfo- Maturità na confiderata, e pefata, che fonda ben bene le fue fpe- Speriza ranze » prima d’attentare la riufcita del fatto ) dicendo Apuleio Florid. 1. Im omnibus fermè prius eft fpei Apuleio rudimentumy quamrei experimentum . Fabio Maffi. mo intal guifa operaua » caminando à rilento » ed af- pettando le opportunità per vincere . $6 Ne iRicourati di Padoa, egli pofe il Rénel giuoco roccato » col cartello; TVTIOR AB HOS- TE» chiamandofi il Raccolto . Il noftro cuore, Nome di quafi rè da fcacchi ; all'hora farà ficuro, quando!fi di- Gesù fenderà con l’inuocatione del nome Santiffimo di Ge- sù, che affai più valed’ogni rocca, e d'ogni torre,bea fapendofi che; Turris fortiffima nomen Domini y ad Pron.18. ipfam currit inftusy & exaltabitur. Il che anco s'au- 1°- uera della protettioney ed aiuto di Maria Verginesche P" na và dicendo; Ego munusy & vberamea ficut turris + asd î Cane. 8. 10. nel qual luogo Vgon Cardinale; Maria 2.1.8. 10 Virgo, murus eft ftabilisy&" firmussnobisad defenfio» pon: * nem, <& munitionem datus è Cardina TROTTOLA Capo IX. 57 CI la Trottola fi rigira con molta proa- tezza, mentre la sferza ftà infeltandola pe le fù foprapofto: DANT ANIMOS PLAG#; così | le battiture » ed i mifurati caftighi rendono le folla- Cagifto tefche;i ferui, edi figliuoli,prontise fpiritotì a i cenni Educa- dei maggiori. Frà l'altre vfanze tenute da gii Spartani ar nà per ben educare i figliuoli , ed auuezzargli alla fot 8% renza animofa dei mali anco più gravi, vai fù quetta; Klell. ab Ad atam ficverbere afficiebaniur > ve plerijique “ ppt fanguismanaret ad necem. Alexandre. ab Alexande. © © dierum Gental. lib. 2. cap. 25. . Age: 58. Cadrebbe la trottola, e giacerebbe oriola è Caltigo quandola sferza non la foftenefTe, onde fù fatta dire; PER TE.SVRGO. Nonalerimenti ilcaftigo , ed il trauaglio deftano l'huomio dalfuoletargo, e l'al tringono à folleuarfi alla virtà ed alla perietrione ; Virga atque correptia tribuitifapienti 1a Dror. 29. Prom33. 15. Caftigafti mey & eruditus'fam s diccua Gereava 19° 31-18. edil Figlivol'prodigoa pena fù tocco dal fla- 17 3° gello della fame » ch fe prima giaccua nelicofcenità “°° Traua- lio ‘ delvitio , immantinenti pensò a leuariì, c dille; Surgam, & ibo ad patrem Luc. 15, 18. {ul qual pallò »U ai Pier Crifologo Serai. 2. Lacebat qui divi furgam: D-., c,;- intellexit lapfumy fenfit ruinam » tacere fe tur- fologo x pis luxuria refpexit in lubricoy & ideo exclamat £ furgam . Don Carlo Boffo alla trotto'a fimilmente fopra- fcrile, VERBERE SVRGET facendoneim- prefa per vn Caualieresche fouerchiamente applican- doti ad ammalfare ricchezze , per lafciari figliuoli in tommo grado opulenti, quando fù tuorpreto dal fla- gello d'vn graubMTimo trauaglio , e poi peicollo d'vna pericolola infermità Opra di quetti fi MBtaccòd dalle Qg terre- I * e ET. RL e " 458 terrene cure 3 e dieffi con elevata rettitudine adope- tare nel divino cofpetto.. Sant'Agoftino di fe fteffo $.Agofti-trauagliatose percoffoin Pfal.93.ben diccua. Puulius no tribulatione» capi quarere refugium quod in illa fe- licitate feculari defieram quarere. Quisenim facilè recordatur Deum 3 qui femper felix eSì si & {pe pre- fenti gaudet è San Pafcafio lib, de Corpore, Domini 9. Pafca- cap.8. 2 aryjs languoribus ideo cruciabantur quidami fo vt corrigerentur; quidam veroyvt iam inciperent tor= queri, & metu eorum ceteri fanarentur. E San Gio- nanni Crifoftomo Fomil. 37. in Joan. deo Deus ab animi peccatum corpus flagellatyotdeterioris partis fupplicio s melior > ad querendum remedium con- uertatur . {9 Perdimoftrare, chel’effercitio continuo »& Efferci- l’affidua operatione ci preferuano dalle vitiofe cadu- cio ci {0 tey feruc:la trottola, che in tanto fì foftenta;in quanto ftenta firaggira, ed hàilcartello ; STAT. MOTV; Ocia luxuriant ; quod agas tu femper babeto 3 Vt tibi mens erret nvequieta minus. Inferifce anco l’imprefa, l’inquietudine; ed inftabilità Vita hu- della vita humanay che non ha altra fermezza , che nel- mana lacontinua volubilità,& mutatione » concetto così ef- preffo da San Gregorio Nazianzeno; i Trochus cft param certus 3 parumg; Rabilis Fallacis buiuscurfuss & vite breuis. Surfums deorfum voluitur, renoluitur, Et quum videtur ftare > confiftit minus Fugiens teneturs & manens fubducitur. 6o La trottola, col filo attorno dal Bargagli fù introdotta è dire ; VINCIOR, VT ERIGAR, Martiri. applicabile è i fanti Martiri è iquali le catene e leri- torte furono ftrumento d’efaltatione » e digloria, nel qual propofito l'Ecclefiaftico cap.6.2 5. parlando del- Eccl.6.25 la Sapienza diuina, così perluadeua;Inyce-pedesgtuun in compedes illins.y & intorques iWius columtuum: fubijce bunserum tuum» & porta illam, «& ne ace- dieris vinculis cins- & erunt tibi compedes-ciusin Anonimo Gregorio Naziane 62 Quandola trottola g'allenta nella velocità del fuo moto; e minaccia di cadere ; i fanciulli sinueften- dola con le sferzate » la preferuano dalla caduta ele danno vigorofa energia» pet muouerfirotolando, con la quale pileruatione alla sferza ) in atto di percuotere STRVMENTI FABBRIEDLib. XVII. protettionem forti uainiss > vincyla illius alligatu= ra falutaris. Franceico Petrarca lib..2. de Remed. Francefco dial. 64.così; Marium confulatii carcer dedit, Lulinm Perrarca Cafarem Piratarum cuftodia fummum mifit ad im- perium Gc. i) 61 Da pellegrino ingegno la. trottola auuolta dalle fue funicelle fù introdotta adire; VINCIOR VT VINCAM idca de.iferui d’Iddio a i quali i legami, le funi e le catene feruirono di ftrumento Martite di fegnalate vittorie , mentre all'hora appunto vin- ceuano i tiranni , quando fi trouavane tenacemente auuinti , ed annodati. A pena San Paolo fitrouò le- gato; e incatenato nel fondo d’yna prigione; che; «Subito terremotus fattus eft magnus- & Statim A#. 16. aperta funt omnia oftia , & vniuerforum vincula fo- *6- luta fant. A&.16.26, fichepreualfe co'i fuoi legami a darelabatteria à quelle mura ; a fpalancar le porte » e fraccalfarei gangheri della prigione; a ftritolare î canapi ed iferri cheteneuano l'innocenza cattiua; a redimere dalle mani fanguinarie dei. manigoldi i popoli di Crifto; e lafciare i Mpnarchi della terra altamente fcherniti,San Giouanni Crifoftomo Hom. 8. ad Ephef. Z’ides maturam vinculorum vincula @;,: cri- foluentem? Nam quemadmoduna mortem interemit faffoma mors Domini; italigatos foluerunt vincula Pauli » carceremg; concufferunty ac ianuasilliusaperuerunt. Quadra altresì l’imprefa adyn Religiolo, che facendo la fua profeffione, coi legami tenaciflimi dei voti Religio» femedefimo annoda per potere così legato » con fo maggione facilità, c più difinuolta prontezza vincer la Carne, il Mondo } edil Demonio. San Gregorio Papa » precifamente dell’vbbidienza ragionando , che é il voto principale dei Religioti lib. 4.in 1, Reg» cap. 10. apportunamente fcriucua . Ceteris quidem virtutibns demones impugnamus » per obedientiana vincimus. WViftores ergo funts qui obediunt: quia dum voluntatem fuam alijs perfette fubijciunt » ipfi lapfisy per obedientiamy Angelis dominanter , latrottola, io foprapofi; COEDIT, NE CA- * DAT, inferendo cheIddio, col flagellare i fuoi Traua- ferui » gli preferua dalle cadute . Pietro di Damiano glio pree ferm. 18. efaminando quel luogo di San Paolo 2.Cor. sana 12.7, Datus eft mihi ftimnlus carnis mea, culi le- no % os si TROTTOLA Capo IX: Pier di Eos fuos Dominus fepe tentatori Jubijcit - fed ipfa Damiano haec intentione difpanitursvt qui elati perire poteranty humiliati, d perditione feruenturyque illis ab elatione imminebat. Sant'Agoftino Ser. 3: de Verb. Apofto- S.Agoffi- li; Caput cedebatur, ne caput extolleretur. Edil no Beato Lorenzo Giuftiniano de Patientia cap.3. Tri- Lorenzo bulatio conferuat . Eleétum enim fuum tune magis Giuffin divina gratia erudiendo cuftodit, cum quafi percutien- do deferit; & quo durius ex difpenfatione flagellat: co amplius ex pietate conferuat» 63 Don Carlo Boffo pet vn amico fuo, che in- ueftito da violente perfecutioni , non folamente non reftò atterrato , com’altri fi perfuadcua di fare » mà 459 forcendo effetto delcutto contrario fi mantenne in piedi più che prima e vigorofo » e forte» figurò la Traua- trottola diritta, ed attualmente sferzata co’l carrello, glio rine STAT PLAGIS. Effetto folito pratticarfi nelle franca tribolationi dei giufti » le quali in guifa di sferzate feruono per fermargli, edibene inmeglio ftabilirgli nell’effercitio delle virtuofe operationi; e della feruitù d'Iddio. Pietro di Damiano lib. 8. Epift. 6. Magna Pierro ‘di elettis Dei eft confolatio ipfa digina percuffio : quia Damiano PER momentanea FLAGELLA que perferunt y ad nancifcendam fuperna beatitudinis gloriam FIR- MH SPEI GRESSIBVS CONVA- LESCYUNT. Il fine del Decim'ottauo Libro. | —@@&m&ymÒc/ii-T-@ bs EL MONDO SIMBOLICO LIBRO DECIMONONO: LETTERE ALFABETALI, e loro attenehnti. A. cir: H c.5 Poluerino C.9 B c.2 Libto c.6 Riga c.19 Carta d'afciugare c.3 O c.7 Sigillo CI Efempio c.4 Pennadafcriuere c.8 A Capo I Erche egualmente così dagli Ebrei, come da iGreci, e dai Latini quefta prima lettera dell’alfabetto » con tre hafte è ò fia tiri di penna è formata; perciò non vè mancato chi l'habbi riconofciuta per idea d’Iddiotrino ; ed vno, dicen- Apee.1.8 do egli medefimo ; ego fam vflpha > & Omega. Apoc. 1. 8. onde fegnata col motto. OR DINE Culto POTIOR; infegnachela fede verlo Iddio; è fia d'Iddio che il cultò d'Iddio a tutte lecofe vuol effere ante- pofta, e preferita. Giouanni Crifoftomo Hom. 9. Gio. Cri- in Epit.ad Hebr. Sicutin elementis literarum apex feBomo- primus, ideft alpha fundamentum totum continet ; fic & vite munditiam certa fidei perfuafio. San Nilo S. Nile Parenef, n.117. Deum purumexiflentem, purè quog; dilige : & pre eos in omnibus omnia fecundo loco habenda effe exiftimato. Virgilio parimenti eclog.3. Ab Ione principium Mufe. Plinio Panegy. ad Traian. Bent, ac fapienter Patres Togli EI \l Ù Va ù 1a N OS Virgilio linie confcripti maiores inftituerunt, vt rerum agendarumy ita dicendi initiuma precationibus capere , quod ni- bil ritè, nibilg; promidenter bonrines, fine Deorum immortalium fpe , confilio, honore aufpicarentur. In fomma Giufto Liplio de yna religione; Religio Giuffa proba anteres bumanas babenda , & defendenda. Lipfio B Capo II. 2 HI voleffe di quefta lettera formar imprefa è potrebbe » dice il Ferro » fòprafcriuerle ; PROXIMA PRIMA, e feruirebbe à perfona pri- Privato vata; c fauorita di Prencipe » che più d'ogn’altra a lui di Pren- s'auuicina, per dignità, ò per domettichezza. Talera PE Giofuè è Mosè ; Tale Gioabbo à Dauide ; Tale Amano ad Afluero; Tale Efeltione ad Aleffandro. Anco Giouanni più d'ogn'altro Profeta per merito di virtù , e grado di Sanutà auuicinolli al Salvatore; e Pietro nel Choro Apoftolico più d’ogn'altro ap- prefffofi al diuino Maeltro . Qq 2 Per é i g60 | © 30 werche queftalettera b, variamente ditpotia, viene è cangiarfi in ds ‘ps q; perciò figurandola | Così variata. È 33M9I y non fenza ragione meritarebbe ilinotto; EA DEM Adulato NON EADEM, e fernirebbe cosìad yn Adulatorey re che ficangia in vari) afpetti 9 per fecondare l’alerui genio; come advnanimainalterabile , e generofo è Coftiza cheinogni luogo » e ftato fi conferua lo fteflo y nei quali fenfi introduffi quefta lettera à dire; Son, come fcorgi, vn b; Màs’altri in giù» LETTERE ALFABETALI!Lib. XIX. ESEMPIO DA SCRIVERE Capo IV. gg ON: tanta applicatione i fanciulli fi pongono C adimitare, e crafcriuerel'efempiosche fi ten- gono d’auanti chenulla più; riconotcendo che la perfettione vera confifte in operare conforme al pre-. feritto; NEC-VLTRA, NEC CITRA; concetto Giufto efpreffiuo d'animo giufto, che non preuarica punto... ..._ contra.il diritto della diuina legge» che fi tien fempre:Vdbidié d’auanti gli occhi ; ed anco di luddito puntuale » in 74 dimoftrarfi allaltrui commando; e volontà totalmen- tecòiforme:, craffegnato . Nelqual argomento Fi- lone foleua dire s chela vita de i Padri 3 era yna legge inuiolabile » alla quale » appennello i figliuoli fi con- s=---O*in finto mi tieni "toe ——Ttemperatano s+/Artas Patrum pofteronum leges-effe. Filone Ogm'horla fteffa ( altrui benche diuerfa » To fembri )vn d m'appellovn py & vn qs Tal può dalimo in sù Verfare »6 riverfar l’inftabil forte Vacor coftanie., cHe 3 se . Che frà mille Fa 4 cn Liri tempre» è £ Stabileinfe megefmo egli è mai fempre. © Achille Boéchio Sfibol. 48° rapprefentà l'animo n se eroico inalterabile jn yna quadrata bafe , perchein raLoris collunio 5; Sant’ Ambrogio in cap. 1. Epift. ad Rom. diceua, che _ all'efemplare del Maggiore; fiali d di virtù, 6 di vitioy il Minore con ogni facilità ti configura; N27 facile S. Ambre facit inferior quod fieri ridetur a potiore ; cd Egelip- gio spglid. 2. de Excid. [erofol.cap.s. chiara, e figaificag: “egnente . FicuBpohi PRINCIPE AAT A pra- Esefppo è Gitgris quadam IPRESERIPTIO, ET} pen pni- “Wttfos VIPENDI-FORMA- EST-$ ite-Impe- lex flagitiorum cfi vd # % ru È i qual fi voglia maniera ch'ella fialftrauglta;maitémprer >) 4! € è f } i fimile à fe fteffa ella confifte; < LA ALI LI DL H Caî LS Had tile «Achille Heroi merito fedes quadrgtadicaturs .. —. — PRRBRIR I. R _apo de Borchio Reltus enim SEMPER CONSTITITÀ È ua, Sa DR 2 la DA . TIA SAB 6 Y Erche gli Accademici Intrepidi hanno per loro Ii 1027.5 L Vimprefs generale il torchio , ed i caffettini dai D'ASCIVGARE Capo III. dn 4’ Ella carta, che fuol porfi fapra le pagine {critte di frefco per afciugare l’inchiofiro > CARTA edofiare alle macchie » che potefiero contracrfi dalle” adiacenti carte, fece imprefa Don Carlo Bollo, figu- randola topra vna fcrittura 3 col cartello volante; Compa- ATTRACTV INFICITVR. Tantoanco fuolau, DE cat- penire à chiunque s'addomeftica , ò s'auuicina gi vi- Jug altro monda » neltoccare i caratteri fritti di frefcos di quella tinta refta imbrattata ; così chi prattica con gente contaminata nei vicij, vi perdela purità primiie> ras erimanfi nel commercio dei vitiofi contaminato» ed infettato. Seneca in cento luoghi me auuesti di così graui pericoli.Horal.3.de Ira c.7.Sumuntur a romuar- fantibus.mores. Et vt quedam incontaltos corporis VIFIA TRANSILIWNT 3» ita animus mala (ua proximistradit. Ebriofus contiéfores in amorem vini traxit. Impudicorumcetusefortem quoque 3 & filicenm virum emollijt. Anaritia in proximos virus fuum tranftalit; hora nell'Epift. 7. Zuumn exemplum au: luxuria s aut auaritie multum mali facit. Conuittor delicatus paulatimeeneruat & mollit. Vicinus diues cupiditatem irritat. Malipnus comes s quantuis candido , & fimplici rubiginem fuam affri- cuit. EdhoranellEpitt. 104. Herebit tibi anaritiay quamidia anaro, fordidoque conuixeris; barebit tumor uandiu cum fuperbo conuerfaberis: nunquam fieui- fiam in tortoris contubernijs pones: incendent libi- dines tuas adulterorum fodalitia ; conchiudendo con quefto vnico deftinitivo precetto. Si velis vitis exui: longe è vitiorum exemplis rocedondum eSt. Teneca tiofiy poiche in quella guifa appunto chela casta pet > r caratteri de È {n ; perciò vndi loro alzò per fua impreta pgrticolare la lettera H. aggiuntole jl motto; SI:CTORTERIS ADDAR, dirvòa lendo sche-ficgme queta lettera per fe medelima val molto poco, effendo più afpiratione che lettera, mè aggiunta all'altre vale a Mai, @prfdda do virtlolta efier* ;- gia icancorre alla perfetta conftitutione delle paroles ‘ede 1 periodi; cosfegli, chein fe fteffo, picò'ò multa valcua ; riceuuto frà guegl’altri letterati, ed eleuati in- gegnis farebbe ftato valeuole è qualche cola, ricono- Compa- ‘ fcendo grande beneficenza » ed auuantaggio dalla 54 virtpafa qualità della compagnia , Quindi 1 Greci, alto foriuere d’Omero lib. 4. Illiad. nelle ordinanze militari metteuano i più deboli, c i più pauroti , ripar- titi nelle fquadreze nelle file de ipiùarditi, e dei più farti 5 accioche quelli che per tetteffirerano quati del tutto inutiltal combattere, ricedelfero > dalla viciaga- 2a dei prodi:; anîmofa energia per operare eroica e generofamente.. Del quat. coftume Sant Ambragio lib. de Noé, & Arca. cap. 16. Hine esiam Mess S. Ambre panit ve difbofirionena dimicaruri ita ordinaret exer- gi cicuss qua inferiores callacaret in medio, quomagis hinc inde a fortiorihus'ima4rentary &dimicatronen viriufque partisaffamerent . i LIBRO Capo VI. 7 Touanni Ferro, ad vn libro ricanofciuto per ts geroglifico della (cienza foprapofe; E ST Scienza Mm oORFALE DECVS:; ed anco; BF SINE fà im- MORTE DECVS , poichel'honore.che s'acquifta maizali nell'editione dei.buoni libri. non foggiace ai. colpi a della morte. Propertio lib. 3. ad Cyarbiam. «At non ingenio quefitum nomen ab ano Excidet ingensafiat SINE MORTE DECEKFS: Con Prapertia LIBRO: ‘Cipo VITI Con quefta medefima riflefone » ad vn libro aperto» e fcritto , altri foprapofe; HAC ITVR AD AS- TRA, dinotar volendo, che co'lmezzo dellafcienza, Scienza edella letteratura» finfopra le ftelle , cioè à dire allo fiato dell'immortalità l'huomo s'auuanza. Concetto di Seneca in Hercul. Oetheo; Nunquam fiygias fertur ad vmbras Inclyta virtus: viuite fortes: Nec letheos fauna per amnes Vos fata trabent : fed cum fummas E xigct auras confumpta dies lier ad fuperos gloria pandet . * 8 Negli Vmorifti v'è l'imprefa d’vn libro, fcritto co'i caratteri formati col fugo di Limone, i quali all'hora folamente poffono diftinguerfi » quando la Compa- pagina fia tuffata , ò fommerfa nell'acqua » ciò che gnia vuolinferirilmotto; IMMERSA LEGETVR dir volendo Autore s che in lui fi trouaua vna deboliffi- ma letteratura ,mà che quefta farebbe compatta gli occhi del Mondo, segli foffe ftato aggregato in quella virtuofi(fima Accademia. Si che la compagnia dei virtuofi , rende cofpicui anco i meno qualificati. 9 Advnlibro , coperto con le foglie d’aflenzo io diedi; TINE&E PROCVL infinuar volendo » Traua- che cue fi ritroua l'amarezza del trauaglio » ivi non glio pre- poffono generarfi le colpe, edi diffetti. Plinio il mi- Quinta fervua note lib. 7. Epift. 26. Quens enim infirmum aut Plinio auaritia, autl:bide folicitare Non amoribus feruity Nipee non appetit honores s opes negligit - inuidet neminiy meminem miratur y neminem defpicit &c. — 1 10. Vno ftudente Scozzefe , efprefle gli affetti del {uo genio » accoppiando infieme vnlibro » ed vna Lettera- fpada , & fegnandogli; IN VTRVMQVE PA- to guer- RATVS. Prerogatiue riuerite in Giulio Cefare 3 riero nonmeno brauo nel maneggiar il ferro, che eccel- lente nell’adoperar la penna; anzi riuerite in Mosè, e nobile ferittore di ben cinque volumi, e prode Capi- tano dellefchiere Efraelitiche; in Dauide, egualmente famofo perla delicatezza delle fue poetiche compofi- tioni ye perla fortezza del fuo nerboruto braccio ; in Alfonfo Rè d'Aragona » verfatiffimo non meno ne gli ftudij di Minerua » chenegli effercitij di Marte . Quefta raddoppiata eccellenza fù da me riuerita in non sò quale eminente foggetto » quale effendo, e fa- mofo Dottor di leggi» ed anco prode Capitanodi (quadre così introdufli à dire. dotta laurea » eil bellico cimiero Hanno in fregiarmi il crine egregia parte ; Ch'io fieguo Apollo, & adherifco à Marte y E gran leggifta io fono, e gran guerriero + Come appunto il Signor del facto Impero M’ornano 1 ferri» e m'armanole carte y E del ferire, c del faluarsò l’arte» In paceye in guerra, hor manieroto, hor fiero. Facendoli in quefto quaternario, efprefla allutione al Iuftinies. Proemio dell’Inftituta ; Imperatoriam maieftatem non folum armis decoratam, fed etiam legibus oportet effe armatam: vt vtrumque tempus, & bellorum, & pacis vettè poffit gubernari & Princeps Romanusy non fol in hoftilibus pralys vittor exiftat , fed etiam per legitimos tramues calumniantium iniquitates expellat: & fiat tam iuris religiofi(fimussquam victis hoftibus triumphator magnificus 11 Siritroua vn libro aperto; fegnato col partici- Affiduità pio; LEGGENDO poiche, con l’affiduità s'arri- uaal pofleito della Sapienza; Nullus est, diceua Eu- Gio: Sto- ripide, citato da Giouanni Stobeo Ser. 29. qui dum be molli vite fudet , gloriam adepeus fit » fed laboran- dum eft; e \Filemone. Omnia poffunt inueniri » fi modo non laborem fugerit aliquisy qui rebus indagane 461 disa‘bheret. Affiduitate quelibet affequi dacuri Coi quali concorda Metrocle» ilquale , come rapporta Diogene Laertio lib. 6. cap. 6. foleua dire > che lecofe tutteyò veramente s'acquiftano, e s'ottengono col da- naro,come le cafe, i poderi, le veltimenta;ò veramen= tey coltempo , econla diligenza» come le difcipli» ne liberali; Res docebat pertim emi pecunia » vt do- Piozene mum: partim tempore & diligentiay vt difciplinas *3e7 liberales . ek Vn libro da conti fi ritroua col foprafcritto; VT Giudicio REDDAT RATIONEM; colqual concetto con- finale cordano gli oracoli di Daniele 6. 10. Judicium fedtty Dan.6.10 & libri aperti funt » nel qual propolito anco Santa Chiela; Liber fcriptus proferetur In quo totum continetur Ynde mundus iudicetur + 12 Fùchidipintevnlibro, ritretto frà il torchio dei Librai,conla feritta; COMPRESSIONE AC- Traua- QVIRIT; inferendo, che il cuore humano frà le glio vile ftrettezze, ed anguftie delle calamità s e dei mali, vie- ne ad approfittarfised acquiftare quella purità di men- te» fercnità di fpiritoye latitudinescioè hilarità di cuo- re, che prima non poffedeua. San Giouanni Crifofto- mo in Plal.4. ANIMA a tentationibus LO P- Gio. Cri- PRESSA liberatar a perturbationibas , & multis foffamo egritudinibus: tunc enim maxime LIBERO, & aperto CAMPO FRVITVR. Multi enim quamdiu manent in rebus fecundis,graviffimis, ac turpiffimis tenentur amoribus, qui affligunt eorum animam, pecuniarum » corporum » & eunfinodi alio- rum, qua funt abfurda, & valde aliena: fed poftqua in affliétionem inciderint,liberantur ab illis omnibus, & in liberum & apertum campum euadunt . E fu- cofa » e riftrettamente San Gregorio in Moral. Ele- 5. Greses &orum defideria DV M PREMYNTVR aduer- rio fitatey PROFICIFNT Comei libri, mentre dai Librai , co'i colpi de i pe- fanti martelli » fono inueftiti, vengono in tal guila » ad aggiuftarfi yedappianarfi; à iquali però fù fopra- fcritto;, PLANIOKES VNDIQVE PLAGIS; Caftigo nonaltrimentii fudditi,nel portamento,e nei coftumi, difordinati » e fcompofti è co’ rigor dei cattighi lì riducono all’equità, ed alla rettitudine. Giutto Lipho lib. 5. de Milit. Rom. Dial. 20. delle foldutefche così difcorre; Sewero caftigationis genere turba militaris Giuffo coercenda. Vnde tot rebelliones hodie, & tumultusy Lipfia mine, aut arma fuos Duces? Abimpunitate & li- centia: & quamquamalie cauffe preteruntur, ifte veray& intima funt. Coerceanturs & vt vno ver- boyplus Ducem funm miles timeatyquam hoftem. 13 Allibro,poftoneltorchio dei Librai , che da due parti egualmente » conlaviolenza delle viti » che gli riftringono addofio it pelo , riceue l'oppreffione» edanco la perfettione» Don Carlo Botio fece dire, NI PREMAR VTRINQVE. Comeche in per- fona d’vntribolato voglia interire. Se non farò cdim rraua- vna parte, € nell'altra, cioé,e nel corpo, e nell'anima glio gio- riftretto,e torturato, malamente potrè ottenere quella ua pertettione » che da me lì richiede, In quelte guile tù affannato Giobbe,nell'etterno con l’vicere fchitofe; e nell'interno conla perdita dei figliuoliy che gli traftile l'anima » co’iluggeftiui della moglie, c coi rimproucri dei falli amici» che su'l viuo lo tormenta- uano; mà coneroica intrepidezza fuperando iltutto, meritò d'etferne propotto peridea d'vn anima vera- mente perfetta , e per tipo di pacienza mirabile e por- tentofa. Conflitit nobis inmexemplum , & tefttmo- Tertul- nium s tam fpiritu, quam carne » tam animo quam liano corpore » parientia perpetrande: vt neque dammis 3 fiecu- 462 Sacularium » nec amiffionibus chiriffi morum nec corporis quidem conflittaiionibus faccrdamus. Ter- tulliano lib. de Patientia, 14 Altri advn libretto da battiloro:s che attual- mente era mattellato foprapofe;: PER CVSSVM Traua- LATESCIT, pervnoyche vié più acquiftava , men- glio vtile tre da mano aunierfaria era maltrattato , che però ben: Pjal4.i, dir egli poteua col Profeta; IN YRIBVLATIO- NE DILATASTI mihi Pfal. 4.2. Vgon Car- dinale , con fignificato tutto efpreffiuo della noftra imprefa » riconofce quefta fpirituale dilatatione nel cuore» che dalla diuima carità è poffeduto : poiche queftos quanto più aggrauato dall’altrui offefe; tanto più fi dilata nell’efiercitio delle virtuofe operazioni, Pgon Hoc penes charitatem attenditur è que in bonis, Cardin, flatu tribulationis dilatatur , ficut carbo ex {latw magis fuccenditur è & ficut AVRVM SPE MALLEO magis DiLAFATVR. Sant Agof- tino Conc. 1. in Plal. 32. queft'efferto ranvifain ogni S.Agoffi- vero fedele ; Chriftianum corsin Deum preffurarum Ho PLAGIS EXTENDITYR, E Cafliodoro di tutto il corpo di Santa Chiefa l'interpreta , il quale fotto le battiture,& percofle de gli nemici,più che mai Cafficde- viene ad ampliarti ed à moltiplicarfi. Tribulario et ve entm, que femper dilatat Ecclefiam: quando eodem tempore confeffores fiunt : Martyres coronantur; totag; turba tuftoriwm contritionibus femper angetur, O Capo VII, 15 Vetta lettera, numericamente multiplica- ta , € capace del titolo; ADDITO MI- NIMO MAXIMVM FIET; edimoftra ; che ag- vAffiduità giungendofi è ciò che pare vn nulla alcune altre pic- ciolezze» la cola non più farà picciola , mà diuerrà molto grande. Menandro ) citato da Giouanni Sto- Menan- beo:fer.29. Nam fi vel MODICYM MODICO dro coniunxeris, idque frequenter feceris » ftatim FIEY' hoc quoque MAGNYM Puofli anco dire; che Vmiltà quandoàinoffritalenti di virtà morale, ò d'ingegno» da benche in fe fieffi fianc.comevn nulla» Saggiunga Ice per compagna l'humiltà , quelli verranno grandemen- te, ad auuanzartì + 16 L’Abbate Ferro ; àquetta lettera, numerica- mente intefa s foprapofe ; ADIVNCTA NVME- Peceato RAT, tale il peccato veniale; èriputato vn' mulla, veviale mà aggiunto a molte alere picciolezze 3 conttituifce vna mafla moftruofa, e pericolofa. Sant'Agoftino S.Agofti- to. 9. lib. de decem chordis cap.x1. Modica peccata no attendite , quia modiega funt : & cawete quia plura Sant. Quam mimuti(fiima funt grana arene! Si arene amplius in nani mittatur, mergit illam, vt pereat. Qua minute funt gutte pluuieynone fluminaimplent & domos deyciunt ? Ergo ifta nolite contemuere. Per femedefima tanto poco vale quefta lettera nu- mericamente confiderata y che da tutti ella è chiamata vn nulla; mà fe è quefto nulla s'accoppia qual fi lia numero : di mul" fi fà vna gran maffa ; conla qual ri- fleflione Carlo Rancati fcegliendo il zero per corpo d'emblema; gli foprapofe; E NIHILO PLVRI- Peccato MA, I peccati veniali fono communemente così po- veniale coftimati come fe foffero va nulla , e purquefto nulla € firumento di grandiffime moltiplicationi . Sant'Ifi- S. Ifidoro doro de Norma bene viuendi. Qui verba mala non reprimi: , ad noxta cito tranfit : & qui minima non rejpuit, im maxima valde prorumpit: minorum nam- gue culpa maiorem generat. Pertanto ben conchiu- £ cipria- deua San Cipriano de Singul. Clericoram; Omzzes ergo u rimane dicam porta clandenda funt 3 ne per vnuin LETTERE ALPABETALI Lib, XIX. foramen caftra ommapenetrentur : & vniuerfa funt componenda muumentayne per modicum non muni- tum tota cinitasraat. PENNA DA SCRIVERE Capo VIII. 16 A penna, non temperata dal Signor Mar- Traua- Ls chefe Mario Corrada fù introdotta à dire , glio ci fà VAGLIO COL TAGLIO ; Non altrimenti la valorofi virtù di molti, li fcuopre » mentre fono irritati, ed offeti, che peraltro non parcua meritaffcro alcuna lo- de; Calamitas virtutis occafio eft, diceua Seneca lib. Seneca Cur bonis viris cap. 4. Francefco Petrarca lib. 2. de Francefco Remed. Dial. 32, Inimicitie mihi funt . RA. Et Petrarca cautior erisy & notior . Multos inimicitia iluftra- runt,quiebfcuri manfiffent, fi boffibus carmffent. E frà poco j° /ndique mihi bella confurgune. RATIO. Nunquam clarior fanttiorque fuit Poprlus Roma» nusyquam dum mulrisy ac grawibus bellis occupaba- tur. Le prouincie balfes mentre godeuano la pace» badauano alie mercatantieped alla pefcagione:mà efler- citate con l’armi fono divenute le più valorofe frà quante n’habbi PEuropa; i 18 Lepenne,temperateda fcriuere, fi ritrouano —— col motto; HIS AD ATHERA ; poiche; con le Studio dottrine ftiliate dalle penne ne i dotti volumi; i lettera. cfalta ti s'inalzano al cielo della gloria,& all’immortalità del nome; Studia te clarum, & nobilem efficient , diceua Seneca Seneca Epitt. 2:. e Giouan Battifta Bartoli, rivolto ad Icaro cadente; . Scontigliato .fanciul fciocca farfalla > Qual ti rapifce avidità di lame Ad abbruggiarti intorno al fol le piume? Con le penne a la fpalla i Non s’arriua è le ftelle, la man fola Con_vna penna fol tant'alto vola. Con le penne l'huomo s'alza alle ‘ftelle dice Giufto Lipfioy poiche con gli itudij illetrerato fi porta à co- nofcer lavéra Religione; Screncia ditrerarum » feriue Giufto egli lib. de.vera Relig. ex Laîtant, non modo nihil Lipfo nocet religioni y atq; iuStitie fed etiam prodeft pluri- mum. Piet di Damiano riconofcendo nelle pennele Virtà virtù dell'anima lib. 2. Epift- 18. fcrive così; Er nobis Pier di pro modulo noftro penne fnt infica s virtutes (cili- Damiano cet fpirituales, quibus fi viriliter vtimursad celeftia fublenamur » Monfignor Arefìo addatta il motto ; Trauagli His ad ethera advn fafcio difpine;flagelli, croci &c. poiche le pene ci feruono dipenne, per folleuarci all’immottalità, ed alla gloria. 1 . 19 Per imprefa procmiale dei fuoi eruditi vo- lumi » Monfignor Arefio figurò vna penna da fcriue- re» coltitolo; NON EVEHAR, NI VEHAR, inferendo che fe Iddio col fuo aiuto monlofollenaua, Ajuto 7 eglida sé, mal poteva alzarlì ad operatione alcuna della gra virtuofa, Sant'Ifidoro lib. 2. de fum. bon. cap. gs. m.4. tia Sciant liberi arbitry defenforesy mibil poffe homines s, Ifidore în bonum fua prewalere virtute, nifi dinma gratia » fuftententur iunamine., E San Macario Hom. » Volare in aerem illum diuinum » atque libertatem 5, Maca- Sanlti Spiritus confequi bomo defiderat > atqui nifi rio alas acceperity id non poteft +» 20 Vna penna non temperata » co’! coltellino appreffo per temperarla, potta frà altre penne già temperate da Cefare Capporali hebbe; RECISA AEMVLABOR. Così co’l filo del terro ) od ancora Traua- con la fofferenza delle perfecutioni, patite per Criftoy glio ingl fi promouono i fedeli adottenere Ja fublimità » e la za gloria Battiffe Bartol» PENNA DA SCRIVERE Capo VIII. 463 Quorum natalitia , \criueua , taliter celeby untur iz terris : quo polfimus etiam ipfi talibus prouocari exemplis » virtute pari , deuotione confimili »jac fide: vt Chrifto praftante dimicare è & vincere hoftem poffimus: vt parta vittoria cun yfdem Santtis in regnis caleftibus triumphemus » gloria de gli Apoftoli , e dei Martiri. San Giouanni Gio: €ri- Crifoftomo Serm. de Martyr. tom. 3. Qui SantForum fofomo, merita admiratur » mirabilis ipfe vita fanttitate reddatur. Nam- pof]ymus nos guoque effe quod funt» fi faciamus ipfi quod fecerunt . Enel Serm. 1. de Mastyr. pure neltom, 3, de i Martiri difcorrendo, 21 Ad'wna penna in atto di fcriuere jo diedi; PROMIT INTIMA CORDIS. Sant'Agoftino S.Agoft-tra&.18, inlo. Cam fcribimus literas » facit eas no primò cor noftrumydeinde manusnoftre, litera primò fiunt à corde» deinde 4 corpore noftro. Manus feruit imperanti cordi eafdem literas facit , & cor, & manus, Cor enim facit eas intelligi innifibiliter , Lettera- manus autem vifibiliter. Ogni letterato può anco to figurarfiin quefta penna , mentre fi fà intendere da Lipfo chifivoglia; Boma mens in omni lingua promit fe, & reuelat. Liplio Cent.ad Germ. EpiSt. 22. 22 Il Padre Don Arcangelo Conter » ad vna Rimorfo pennain atto di fcriucreyfece dire; IN SILENTIO di con LOQOVOR ; ò con altri; ET LOQVOR , ET fcienza TACEO; chequadracosìal rimorfo di confcienza » Gratia comealla tacita locutione della gratia divina, conla divina quale Iddioragiona ainoftri cuori » nel qual fenfo dob 4.13. Job. 4.12. Adme diltum eft verbum abfconditum CS quafifurtiuè fufcepit auris mea venas fufurri eius. Amante Dimoftra anco yn Amante modefto » che con muti modefte (ofpiri , e guardi focofì » anco tacendo la lingua, ef- prime gl’interni affetti del fuo cuore, S. Cata- 23 PerSantaCatarina Vergine Martire » che fù rina Ver» celebre » e perla dottrina, e perlo Martirio, fù alzata gine M. yna penna da fcriuere » incrociata con vna fpada » edilmotto. NOMEN VTRINQVE; mà non e imprefa ed è meraimitatione! di ciò, che di Ceflare éicritto » che fa di lui ftatua foffe proueduta e di pen- na; e di fpada ; coltitolo; Ex vtroque Cefar. Di quefte raddoppiate prerogatiue, cioè d'hauerfì otte» nuto, econla fpadaye co’ libro, grannome, fi pregia Imperatore Giuftiniano nel Proemio delle fue Intti- Giuftinia tutioni dicendo. Quormm vtranque viam cum fum- no mis vigilijs y fummaque prouidentia annuente Deo perfecimus. Et bellicos quidem fudores noftros Bar- barice gentes fub iuga noftra redatte cognofcunt; & ram Africa , quam alia innumere prowincie Sincerità poSt tantatemporun fpatianoStris viftorijs d celefti nomine preStitisyiterum ditioni Romane » noftroque addite Imperio proteftantur . Quanto poralle leggi, aggiunge. Omnes vero populi legibus tam & nobis promulgatis, quam compofitis reguntur. POLVERINO Capo IX. Onfignor Arefio figurò l’anima , dal corpo Anima 24 M vfcita » che più non può , neoperare , ne feparata meritare » con l’impreta d’vn poluerino » che yerta dal cor- l'arena fopra d’yna fcrittura co’l titolo; QVOLD P° SCRIP[VM SCRIPTVM. Rabano Mauro;citato dal Padre Cornelio à Lapide in Ecclefiaflicum cap.14. nu. 11. Brese eSt huius vite fpatium , in quo licet Rabano operari . Finis autem vnigerforum appropinquats quando iam non eft tempus operandi , fed fingulos quofque inxta meritum fuum remunerandi; Vnde Chriftus ; operaminidum dies eft; venit enim nox è quando iam non licet operari. AI poluerino che verfaua arena fopra d’vna fcrittura Don Carlo Boffo aggiunfe; NEC INFICIT; e forfe dinotar volle , che la calunnia dell’iniguo Calfinia fatta all'huomo Jetterato, non può pregiudicargli, feruendo le detrattioni,e le impoltureyanzi adèternare ilfuo nome, che à feppelirlo, La maluaggità giudaica procuraua gettar à terra » e coprire la Sapienza dal Pa- dre, per toglierlo affatto dalla vita» e dalla memoria del Mondo; màil fuo chiariffimo nome con quelt'arti maluagge non fù ofcurato punto; mà più che mai illuftrato. Imimgici mei dixerunt mala wubiy quando P/ab. 40, moriesurst9 peribit nomen cius $ parole di Chrifto © per_bocca del Profeta Pial. 40.6. mà con efitotutto differente lo fteffo Ré foggiunge Pial. 44, 18. Me- PAL 44 moreserunt nominis cui Domine in omm coneratione **- & generationem » SangAmbrogio ia Pil. 40. Izi Sf mici òs' 464 mici mei dixesunt mala mihi , quando moitetury «T. peribit nomen eius. Amentes, qui vita authorem mori pofle credebant: fed vota corum Ecclefia def- trucbat ; credens quod etiam mortuus fecundum cor- poris conditionem , fuum nomen angere! + Et ideo Pfallebat ci dicens. Memor ero nominis tu in omni generatione, & generationem. In fatti ella È così 3 diceua il Padre Giovanni de Pira Erholog.70.in cap. Gio:Piile s. Ecclefiaft. Nomen alicuius clarius rutilat y dum inimici illud denigrare fatagunt , & - bona fama Quod fiextra difciplinam eftis» cuius participes fa- LETTERE ALFABETALI Lib. XIX. clefiaftico 34.9. Qui non eft tentatus quid fcit ? 27. Il figillo, non folamente efprime, ed impron- ta ciò che in sé contiene, ma diftingue co i fuoi linea- menti vna famiglia dall'altra, quindi il Ferrodi lui dif- fe; DISTINGVIT , ET EXPRIMIT . Edil trauaglio » col quale Iddio ci aggrau2, e ftampa in Traua= noi i caratteri della virtù, e ci contradiftingue da i pre- glio {citi ; Quemenim diligit Dominus» caftigat : flagel- Hebr. t2- lat autem omnem filinm quem recipit. Hebr. 12.6. © Eccl. 3 49 longius corufcat, dum eam detrattionibus extingutre* tì funt'omnes : ergo adulteri, & non fily eftis. iui conanturininstci. Ò : o Paruemi, che al poluerino, in'atto di verfar arena fopra vna pagina fcritta di frefco dar i poteffe il mot- * to. NE LITVRA DETVRPEFT, I caratteri della vittù , formati nel pergameno del noftro cuore , non Morte potranno da veruna vitiofa laidezza effere inzacche- meditata rati, © contaminati» quando le polueri , figuratitie della noftra morte da noi rammemorata faranno loro di continuo addoffate s'ed applicate. A pena Giobbe Tob 17.1. hebbe finito di ‘dire; Dies:mei breniabuntur, & folum mibi fupereft fepulchrum . Iob 17.i.che im- mantinenti aggiunfe ; Non peccaui, connellione ponderata da San Gregorio lib. 13. Mor. cap. 10. S. Grego- Perfetta vitaeSt mortis meditatio s quam dum infti rio. follicite peragunt » culparum laqucos enaduni - Vnde& B.Iohs quia dies fuos confiderat brewiari, & folum-fibi fuperelJe fepulchrum penfats aptè fub- — iungits non peccani . Achille Bocchio dice, che fi co- me cor poco getto di polucre yle fcritture fi preferua- no dall’imbrattarfi; così co’lgetto di poco tempo , ap- plicato ad operare più circofpettamente ; da moltiin- conucnienti veniamo à riguardarci; e nel Symb. 68. feriue ; Pulueris exigui ialtu pro tempore prudens vtere,nulla oberit feda litura tibi. Temporis exigui modicum fi rebus agendis. «Addideris fpatinm s turpe nihil facies. RIGA Capo X. 25 si A riga» vfata da i fanciulli per regola da Efempio potere dirittamente fcriuere hebbe; NE OBL1QVE', e dal Ferro; SVBSTRATA DIRI. GIT; non altrimenti gli clempi de i nottri Maggio- ri, feruono per direttione à i fuddivi, accioche operino regolata s e lodeuolmente. Seneca Thyett. Rex velit boneftay nemo non cadem volet. Agapito nell'Fpift. Parenetica 74. 27. con Giufti- Agapito niano Imperatore così ragiona ; 7'ibi ipfi cuftodiendi leges impone neceffitatem » quum non baheas în ter- ris, qui te poffit cogere : fic enim tum lesum pre teferes cultum ipfe ante alios eas reuerendo , tum fubditis conftabit Aegum pravaricarionem periculi non cfJe immunem. SIGILLO Capo XI. 26 [ N tanto il figillo ftampa nelle cere i fuoi linea- Traua- menti: in quanto dalla mano è aggrauato. gliovtile Quindi fù pofto col foprafcritto; COMPRI- MIT VT IMPRIMAT, Gveramente ; IM- PRIMIT_ SI COMPRIMIT , nella qual guifa Iddio fi potta co ifuoi ferui , ed amici , poiche aggrauala mano;e con le miferie gli atfliggeyper im- gere. 31, Prontare neicuori loro i lineamenti della virtù. Gere- 18, mia 31.18. Caftigafti me Domine » & eruditus fum. 1/.28.19, Vexatio intelettum dabit dille Ifaia 28. 19. e l'Ec- Achille Bocchia Seneca num. 8. e Sant Agoftino in Pfal. 120. Noli depellere S.Agofti- fiagellumsfinon vis repelli abbereduatemmec attendas # quam penam fubeas in flagello, fed quem locum te- neas in teftamento. - 7 28. L’Abbate Certani , per inferire che la virtà, Virtà benche fia partecipata ad altri son però fcema cofa Patteci veruna del fuo proprio» figurò vn figillo, che hauendo P35 formato il proprio impronte nella ceta , portauail motto. MANET IDEM. Imprefa che potrebbe fpiegarfi così: bit Troppo guardingo fiete D'accomunare altrui Quel’interna virtù» chepoffedete. ‘ E che? Forfe temete; Che s’abolifca in vui : L’orma di quel faper.@hauete impreffa ? L’imago in quefta cera, E fcorgendo la ftefla Entra il fuggello fuo ) qual da prim’era » Dite ;-la-virtù vera Con merauiglia eftrema » Commaunicata altrui punto nen fcema. E fe tanto fuccede nelle communicationi che fon fat- te da gli huomini; che diraffi poi delle trasfulioni fat- te da Dio? Critto Luc. 10. 22. chiaramente protetta che il Padre Eterno nel di lui feno verfaffe itefori del- le fcienze , e delle gratie tutte. Omnia mihi tradita Luc. rei funt a Patre meo. Se dunque il Padre ripartì ogni 32. ; eccellenza al fuo diuino concetto ; qualcofa rimarrà, che pofla da i Fedeli ottenerfì ? Ogni cofa per l’ap- punto. Poichequeltutto che firiparte al figliolo, e vatitto etfauftosche fenza fuo pregiudicio da i fe- deli può efTere fperato e partecipato. Sant’ Ambrogio lib. 7. inLuc. Now vereamur quod Pater in Film s. Ambre thefaurum contulit s fidei enim cenfusnunquamexi- gio nanitur: litet totum dederit è totum habet » quia QUOD DONAVIT NON AMITTIT. 29 Ilfgillo, che fcopre il tuo impronto, e rifcon- tro al quale anco fi vede itampata nella cera imagine Miniftro fua, tì ritroua col titolo. IDEM ET ALTER;di Pren Bell’idea d’vn Miniftro, dal quale è rappretentata la pe pertona del Prencipe,e che ferue conl’autorità delme- delîimo. Diceva il Redentore Luc. 10. 16. è i fuoi A- pottoli; Qui vos audit, me audit; & qui vos fpernity me Jpernit , interendo, che eflendo eglino fuot mini. ftri , chesportauano l’impronto della autorità diuina» erano altri quanto alla foftanza corporalesed humanay màcrano vna cofa ifteffa con lui y quanto alle opera- tioni » ed alla rapprefentatiua + | 30 Sicomeilfigillo,tali appunto forma le imagi- ni nella cera, quali fono i lincamentische porta fcolpi- Infegna- tiin feftefio : ond’hebbe il motto; IMPRIMIT re QVOD CONTINET; taleil Prelato improntane — * i tudditi le imagini della virtà , quando però egli fe ne ritroui altamente proueduto. Giouanni Crifotto. mo Hom. 3. in Epift. ad Tit. Siz omnibus doffrimay Gio: Cri. exemplarque virtutis tue, fpecalum vite , quod om- Soffeme nibus proponitu ad imitandums veluti afidi» qua am Luc. 190, 16. , “8 IGT LI. LO: Capo XL als» dam imago omnia in fe babens qua bona » atque ho- nefla funt + 31 . Mentre i figliuoli fono in tenerella età, deuo- FEduca- no educarfi, poiche la virtù » quafi figillo impronta i tione —fuoi lincamenti ne gli oggetti molli ». e non ne gl'ine * duyrari;ondealfigillo io diedi;, IMPRIMIT IN Plusaro MOLLI. Plutarco de liber. cducan. ES namque pueritia ob mollitiem cffitu facilis, anrmifque puero- rum teneriseriamnum facilè infidet quod difcunt. Et ficut figilla mallibus imprimuntur cerisyfic difeipli» Gratia ri na puerilibus adhuc animis infiguntur., Dimottra partita à anco l'imprefa, che Iddio riucla i fupi fecreti à gli hu- glibumi- mili, c non dicaparb:j;, Ab/condisti hac a fapien- = ribus y renelafti ca paruulis Matt. 11. 25. Filone Matto );b. quis rerum diuinarum, fit bares; Anima cere «0 modo fi dura fi» formas refpuit » fim autem fit obfe- guens, aut faltem mediocriter facilis, profunde (igil- la recipit », San Diadoco de Perfelt. Spiritual. c.94» Di quefto concetto fi valfe, per infegnare, che mei cuori, macerati dalle perfecutioni » e dai travagli più facilmente s'improntano i caratteri della diuina gra- tiayche in quellixche fono nelle felicità raffodati; e Lori» Diadoco. ue; Sicut,in cerasnifi multum tepefaftay & molla fitynou poteft figillum imprimi, fic nec in bomine fi- gillum virtutis Dei imprimi potefty nafi ex laboribiass e infirmitatibus probetur 3 idcirto Dominus beato potro Pauloduxit ». Suffici. tibi gratia mea 3nam virtus.an x I + 455 infirimitate perfieuwr. Ù 32 Dal P.Maett.o Teodoro Muggiani Carmelita fù afiunto il figillo permateria d'Emblemas fingendo vn Secretario » che tenendofi d’auabti vn foglio piegato come fi ftila far dellelettere è accotta alle labbra 4 lie gillo per inhumidirlo 3. prima d’applicarlo alla carta» che fi prefuppone depolitaria de 1 fecreti dell'anima; Infegna- aggiungendo al figillo il motto; O BSIGNA Tre ope VIRVMQVE, edinfegna che chi vuole infegnare; rando debba prima improntate in fe ftelfo i caratteri della virtù» e poi ne gli altri; di, maniera che lantamente e virtuofamente impreffionato , fanta, e virtuofa- mente è ragionar fl ponga. Il Bearo Lorenzo Giu- ftin. in Procm. lib. de Catt. Connub. 0 melliffue Lorenza amor! O Dei ineffabilis fapientia 1 Qro.ter per te, Giuftino vI prius erudiar experientia » quam proferaw: lin. Qua; prius cordis palato deguflem, quam voce pro- nuntiem ; ne es efficiar fonans yant cymbali rinniens. San Pietro di Damiano (pufc. 13. cap. 15, Commen- Pietro di det inedia ieiunia pradicantem., nec Loquentis (fen» Damiano tentias comedentis fauces impugnent. Meliusacmpè fobrietatem docet manusy cum ados Sub moderamine ducutur y quam fi vefcentis lingua loqua: ur» Parra vinida fatisy & efficax in difcipulorum mentibas pre- dicatio cf} : alij os ad menfasimpellere » impellentem vero in vigore iciuny permanere » e «Il finedel Nina Libro. "PREL MONDO SIMBOLICO “LIBRO VIGESIMO: STRVMENTI MARINARESCHI. ‘Anchor ‘cr Carta da nauigare c.4 . Naue Le ARR Barca :C2 Galera c.5s Rete c. 8 Batello c.3 Hamo c.6 Timone c.9 Capo. I I L Paradino fival(e dell'ancho- tionuzz innumpatur » izitur fi.te videris fluEBuare in rayper figurare lafperanza di mzar: «fto » noli diuelli ab hac anchora yaniequana ine Speraza noftra fede, e lefopraferifle; tres porcum. TVITVM_.TE LETTORE 2 L'anchora » con l'infinuarfi nel più profondo . »SISTAM, pigliandofiilcen- delmare , preferuala naue» che. llà Autimando, dalla >PEFSZ4 cetto,dall'Epiltola àgli Ebrei fommeriione, alla quale il Ferrodiede; ET IACTA Heb.6.18 6.18. Confugimus ad tenen- SALVTEM. Vgon Vittorino Saftsur. Mona. Ser. dana propofitam fpem > quam ficut anchoram babemus anime tutam > as firmam; Lorenzo nel qual propafito il Beato Lorenzo Giuttiniano;S pes Giuffim eSt anchera anima, cam feruansyne procelizs senta- 4.lacauuifa pervipo dell'humilcà, e difcorre. Aacha- Fg» ramofira bumilitas ef, que ad ima demittizur , per Vittorina quam naws noftra Stabiluryne fortè fante vento diabolicarum fuggeftiomm I turbanie mare cogican rionuils 466 tionum noffravum > nauis noftra concutiatur s & in profundum demergatur. i 3 Vnode imei Canonici Regolari » figurò nella Canonica noftra di Santa Maria della Palfione l’em- blema d’vn anchora » che nella parte fuperiore termi- naua nell’imagine d'vn Crocififio , c le foprafcrifle ; VT NON CONFVNDAR,; inferendoyche quan- do'le noftre fperanze adhierifcono à Dio , non hab- biamo di che temere s la doue chi pera nelle creature, e non in Crifto » firimane fchernito » eabbandonato * L’Abbate Angelo Grillo ne fuoi pictofì affetti fol. 94. Va fpeme vana a lufigaraltroue, : Ch’in quefto Critto così afh fio, e morto, Spero folo hauer vita » hauer conforto» E già nefente il cor mirabil proue . Qui vien che l'alma travagliata prone Nel pelago del Mondo il polo, e tl porto; Trà Sirene fallacise firti è {corto Chi fenza quefto è folcar l’onde mone. Cosi cantò quel Sacro Cigno, con le voci del quale concordarono idetti del Criftiano Filotofo Giufto Liplio Centur. 1. Epift. 52. Humana omnia nil nifi iattationes,&& fluftus; in quibus nibil firmumy nifi ad anchoram ca alliges vera pietatis. La naue , con l’anchora gettata fù introdotta àdire; INSANI SINE FERIANT , cioé littora fluétuss inferendo che mentre noi fiam proueduti, e fermati ) ò dall’aiutodiuino y che quefto è l’anchora ficura, come difopra fi diffe, ò dalla prudenza huma- na, non v'é trauersia polfente a fobbiffarci. Pita- Pittago- Gora, citato da Giouanni Stobeo /erm. 1. foleua dire; ra Dimtia anchora funt infirma, gloriaciiam infirmior, corpus itidem » magiftratus, honores s omnia hec imbecilla » & viribus deStituta . Qua ergo funt anchova firma? Prudentia, magnanimitassfortitudo; cas nulta tempeftas agitat . unite s Frà le tconuolte del Mar tempeftofo 3 vnico fiuiiento, per ripararla naue dalrompetti negli fto- gl , ò dallo fcorrere per lo pelago, e, perderli } è ’anchiora» opta dicuiella rimanfì fermacase tratte- nuta; onde fù chi le foprapole; IN TE SPES NAVFRAGA SISTIT; 6come ad altri piacque; VNA SALVS; ed inferifce confidenza d'animo , Sperar in Dio ‘Angelo Grillo Giufto Lipffo Prudéza Dipen- etotale dipendenza dall’altrui protettione, e fauore . denza San Gregorio Nazianzeno » quali naue dalle rempefte di ben mille peifecutioni agitata» altra anchora non haueua » chela fperanza , da lui vnicamente gettata in Dio, c Carm. 1. derebus fuisy così; } Gregorio e Cum varijs agitery quabiarg; procellis Nazion. Nulla tamen miferosfanar medicina laboves. 1mo etiam quicquid poftremmnin occurrertt yillud Intima perpellit graviori corda dolore. V ndig; porro oculos verfans, ing; omntbusy a te Afflittuss rurfum, Deus, adte luminatollo » IN QVO prefidij SPES veft mibi TOTA repolta, 4 iù Protet- Teolepto ode 1. citato dall’Vmbra Virginean. 1141. tione di tutto fi proteftaua trà leturbationi, e tribulationi fue varia di dipendere dall’aiuto,e difefa della Regina delCiclo, SR ediceua; Adopemtnamy cen ad petran'‘tutimue Po anchorams immaculata Virgo confugio Y Ne me repelle » fed totiesin peccata Lapfum erige. 6 All'anchora; inatto di fommergerfì , perche Y refti aficurata la naue io feci dire; NÉ MERGA- Crifto TVR IMMERGOR ; figurando la prontezza di patiente rifto ad incontrar la palfioney e la morte ; per fottracre alle pattioni, ed alle morti va Mondo; come To.1.10. che ripigliafle le voci di Giona. Tollite me ; € imtutireimmarey& ceffabit mare è vobis. Ton. 1.12. che però in perfona di Crifto San Girolamo in cap. 2. STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX, Ion.v.4. Wnizerfe perfecutiones, &turbinessquibus S-Girola- genus vexabatur haumanum s & cuntte nanicule m franzebantur fuper meum detonuere caput . Ego SuStinui tempeStates è & fregi turbines feuien- tess vi ceteris fecurius nauigarent. San Gregorio Nazianzeno anch’effo vedendo fufcitato yn gran- difimo tumulto nella Città di Conftatinopoli y per cagione dei Vefcoui Orientali, & Egittiani che non volcuano ; ch'egli folfe fatto Patriarca di Conltanti- nopoli, entrando nella Sinodo, effortò tutti alla pace» obbligandofi à gettarfi al marejcome vn altro Giona» edà rinuntiare, come in fatti fece , al patriarcato » acciòche quei tumulti fi tranquillaffero; che però» Carm. de vita fua , così; —, Ego veroTone fscinus excelfum emulor: Me pro falute do lubens noftre ratisy Licet excitati vurbinis caufa non fiem: Nos forte captos mergite infano mari . 7 Puòchiamartiben ficura la naue , mentre fitro- ua dall'anchora ferinata » e trattenuta; mà quando per forte quefta per fua fciagura le manchi , ponera nancy ella fenza verun rimedio precipita nel profondo delle ruine , che tanto inîerîì l'Abbate Certani, figu- rando la nauecon l’anchora » edil motto; H AC PEREVNTE PERIT. Mareèil Mondo; onde commoffe fono le paffioni fmoderate e fregolate s venti procellofii fuggeftiui e le rentationi diaboliche» Speriza anchora é la fperanza, opra della quale fian refi fermi, ftabili, coftanti; ma fe quefta perifce > fluttuationi ‘non mancano; e conquafli. $an Paolo; Confugimus Heb.6.1% adtenendam propojiram fpem, quam ficut anchoram babemus anime tutamy ac frmam Hebr. 6. 18. Sicut anchoram, interpreta Sant Anfelmo , ideSt S. Anfel- retinaculum & firmamentum anime noftre, ne in me Gregorio Naziane” * mari buius feculi frangatur fcopulis aduerfitatum. - Sicutenim anchora nauemretinet & firmaty ne ven- torum rabiey & tempeftate maris infurgente fab- mèrgatur , © budibriumimaris s & flattuwm fiat fic fpes noftra caleftibus infixa > inberens glorie quam defideratys animamfidelem tenety & confolidat contraomnes buiufmodi impugnationess velut contra Maristempeftatesy & confirmat in fuo propofito , ne deficiat velut fcopulis‘aduerfitarums & tribula- rionum frafta , & retinet ne inngacur confentiendo iniguitati. Sedunque dalla fperanza ) comeda vn anchoralanoftranaue è preferuata dai i naufragij : perduta queft'anchora » eccoci inabiflati, poiche; Defperatio certa mors.eft » diceua Sant'Agottino S..Agoft in Pfal. jo. Ciòche della fperanza fi dice anco della no fede s'auuera > che ed ella parimenti come anchora Fede l'animariofrancas mà fe quella perifce è è impo (bile che fì falui. Sant Ambrogio fopra San Paolo ; 10î . Sicutenimanchora alta e nani non permittit Cam gs, Am circumferriy licet venti commoweant eamy fed ialla brogio firmam facit nauem : fic & fides fpe roborata, incroducie nos inrerum /peciem, quam modo in fide & (pe tenemus - Tempeftasenim s & multus imber commouet ratem ; anchora autem non permistit dimergi. Sic etiamnoStra fpes, quam habemus fixam in interiora velaminis, nulla infidelitate mergi pote- rit- SI HANC NON, HABEMY Sy omnino DIMERSI ERRAMVS nontantum in fpiritua- libus, fed etiam in carnalibus. 8 Fù chi accoppiando l'anchora al Delfino, ne fece emblema, colpite morale; FESTINA Maturità LENTE; infegnandoci à confultare,prima di deli- | berare, ciò che dicena Saluftio; Anteguam incipiasy Saluffie confulitoy vbi confulueris maturè faîto ef opus. C’infegna altresì 7 à fuggire la celerità precipitata » ricordandoci quel detto Greco » che ; Multisy BA RCA Capo II 457 Catone Multiss malorum eft caufa , pracipirantia. Ed ancol’auuifo di Catone; Sar cirò, fi fat bene. BARCA Capo IL 9 L A maniera vfata per prendere i cefali, è quefta, d’accendere di nottetempo nel mezzo advna barchetta illume, allavifta del quale i cefali imuaghitiy fi lanciano di mezzo al mare entro quel legno, € reftan prefi. Nefece per tanto imprefa Fntico Far- Efempio nefeydandole ilmotto; MICANDO, ET SILEN- DO» tale il buon cfempio s anco fenza parlare fà gran frutto . Iddio apparue à Mosè colà ful Sina, fotto fembianza di fuoco, parlò con effo luis mà con Exed.20. lingua di fiamme; onde fi diceche; Populus videbat 18» voces, ll Popolo nonvdiua nò , mà vedeua le voci, perche quell’Iddio » che il tutto gouerna con filentio protondiflimo » parlaua mà con parole di luce » che da davano ne gli occhi, non ne gliorecchi. Così Filone 1068 lib. de Migrat. Abraha; Der verba lucis modo videri ex diuinis oraculis difcimus; dicunt enim quodtotus populus videbat vocemy non audiebat > quia , mentre arlauaIddio non erat hic aer pleftro lingue per- cuffss, fed {plendor virtutis lucidiffimus . San Pier Pier Crin Crifologo Ser. 167. Magifter verusy docendafacienss folgo obedientem perficit auditorem; poco ftrepito di pa- rolee molto fplendore d’operation: virtuofe » opera gran cofe nelle menti dei fudditi ye dei figliuoli . 10 Piùficuraè labarca s che fitien preflo la riva» che quella , che s'auuanza nel più alto dell'acque » ciò dinota il cartello; PROXIMIFATE SECVRI- TAS$); inferendo che più ficura é la vîta del pouero» cheftàradendo terra terra , che quella del ricco ; che gaupanza nel pelago dell’opulenza. Luigi Nouarino nell’Acque n.719. Alinmbac cymba tenet slitus premit illa pro- pinquumy Pauperis hac vitam s diuitis illarefert; Incertum hic per iter male certananigat aura; Arbitrio curfum temperat ille fo . Povertà 11 Allabarcascheradeua terrasil Bargagli fopra- volonta- pofe; EFFVGIT IMMODICAS, pet vno, che ria rinuntia cariche grandi, riducendofi àvita più quieta » e più ficura, nel qual propofito Sant’ Agoftino in Pfal. s. Ago 99. Qui elegerunt vitam quietamy remoti d ftrepitu fino populariz à turbis inquietis, è magnis fluftibus feculi, tanquam it portu funt. Nel che tù ammirabile-Car- Ritira Jo V,che fece voluntaria rinuntia dell'imperio è Fer- Pouertà luigi Nowarin. tezza. dinandofuofratello, e dei vafti regni à Filippo LI, Milteri {uo figliuolo pritirandolì à farvita privata » e folitaria duuni nei Monattici habitaturi di Spagna. Anco nelle cofe d’Iddio non bifogna anuanzarii molto; imperoche ; Giuffo ‘Pronidentia pelagus eft , diceua Liplio Phyfiologia Lipfo lib.r.diflert. 13. & cimbulam ingenij fi immittisy fluétuabit , aut merget . 12 Advnadiquellebarche che feruono nel tra- gitto dei fiumi, l'Abbate Ferro diede; TRADVCIT Martirio EVNTES; e può figurare 311 Martirio, l'elemofina; Elemofi- ed altre fimili virtù, che ci trafportano dal pelago della na vita fluttuante ) alleriuebeate del Paradito . Mà San Ca Maccario Homzl. 44. l’applica molto bene alla divina Iuina rai Gratia; Quemadmodum per fe nemo poteft tragcerey A Li «CCA nec tranfire marey nifi leuemy & tenuem nauiculam e ligno conflruftam babeat ;- itidem nequit anima per fe ipfam fuperare acerbummare peccati; & diffi- cilem aby[fum improboram fpirituumy nifi fufceperit fubtilem » celeftem, «& volatilem Chrifti fpiritum - cuius beneficio reéto, & breui curfu ad celeftem quietis porrum persenire poscrit » 13 la barca, trattenuta nel mezzo Îl letto d'vn fiume, da yn mucchio d’arena hebbe; EXTRAHET IMBER ; e dimoftra ; che la pioggia delle lagrime » ci follieua dalla miferia alla felicità je dalla fchiauitu- Lacrime dinedellacolpa allalibertà della gratia; che d fi parli dimiferia fpirituale: e Pietro , e la Maddalena , dai legami dalle colpe furono eftratti , con l'abbondanza delle lagrime : è di trauaglio temporale 4 Ezechia vr- tato nell'arena del fepolcro indi ne fù cauato in vir- tù del fuo pianto. Onde per bocca d'Ifaia lo fteffo Iddio; Audiui orationem tuam » & vidi lacrymas Ifa.38.5. tuas: ecce ego adyciam fuper dies tuosquindecim annos. Ifa. 38. s. 14 Ad vna barca figurata sù l'arena del lidoio diedi; OTTANDO FATISCET. concetto fugge- * ritomi da ‘Duidio lb. Trift. Eleg. 13. Otiofità Vertitur in tenèram cariem » rimifque debifcit , Owidie St qua diu folitis cymba vacabit aquis. E dimottra chela vita otiofa, è cagione originaria di grauifimi danni, facendo nel cuore bumano mife- rabili aperture, perle quali ben cento vitij vengono ad infinuarli. Ilche intefero » ed Ariftot. lib. de Virtut. che diceua ; Comitatar ignaniam mollitiesy effemma- Ariffote- tiostorpor vitascupiditas; fubeft etiam quedam timi- le ditas , & contentionis detrattatio E San Giouanni Crifottomo Homil. g.in 1. Cor. Qui eft otiofusy & Gio: Cri- multa temere loquiturs & multa agittemere, & toro foffome die mbhiloptat , torpore » & veterno mentem reple- tam habet. 15 Il Padre). Arcangelo Conter s ad vna barca Orio ful lido fimilmente diede; OT IA CORR VM- PENT) ilchepure è d’Vuidiolib. 1. Pont. Eleg.6. Cernis vt ignauum corrumpant otta corpus? ®uidie » Et capiant vitium ni moueaztur aque? Et mihi fi quis erat dicendi carminis vfus» Deficit, eftque minor fattus inerte fitu Caffiodoro fucofamente. Natura bumana ficut du- Caffiede» ris laboribusinftruitur; ita PER OTIA torpentia 1° INFATVATVR. Daquettaverità perfuafo Ap- pio Claudio foleua ben ifpeffo dire, che molto meglio à beneficio della Republica Romana conferiuano le agitationi de i negotij: che gli oziofì , e placidi ripoli. Negotiam populo Romano melius, quam otium com- V aler. mutti: non quod ignoraret , foggiunge Valerio Mali Maina molib.7.cap.2.num.1. quam 10cundus tranquillitatis fiatus effet » fed quod animaduerteret prapotentia imperia, agitatione rerumad virtutem capeffendam excitarinimia:QVIETE IN DESIDIAM RE- SOLVI. Conchiudendo polcia. £t fane negatrum nomine horridum, ciuitatis noîtra mores in fuo Statu cantmuit , blanda appellationis quies plurimis vitys refperfit , 16 Lofteffo Conter, ad vna barca ) che in mare camina à mezza vela, pigliando poco vento fece dire ; SVFFICIT ISTE; ideadi cuorese d'animo modera. Modera- to, che s'accontenta d’vna mifurata mediocrità ye sà tione temperarfì nelle profperità fouerchie delia buona for- tuna. Senecain Oedip. AC. 4. Fata fi licear mihi Fingere arbitrio meo: Temperem zephiro leni Vela » ne preffa graui Spirit antenne tremante Lene, fed modicum fluens Aura, nec vergens latus Ducat intrepidara ratem 3 Tuta me media vehat Vitay decurrente via . 17 Se l’aiuto della divina gratia non ci affifte è cauarci dalle fpirituali miferie , la corrente ne no- ibra Sentea 468 Gratias Bra prava riatura ci porta a i precipitij . Onde può divina quefta à mio parere figurarli invna barcastirata da vn cauallo contra la corrente dell’acque , colmotto + NI TRAHOR DISTRAHOR. Nel qual propofito P/al. 93. non riufcirebbe ingrato quel verfo di Dauide. Nifî 17: qhia Dominus adiuuit mey paulominus habitaffetin Inferno anima mea Pial. 93.:17. San Girolamo lib. 3» S.Girola- contra Pelagianos. Quomodo qui aduerfo flumine Lao lembum trabits fi remiferit manus, Starim retro- labitur, & fluentibus aquis quo non vuli ducitur ; fic bumana conditio » fi paululum fe remiferit, difcit fiagilitatem fuam, & multa fe non poffe cognofcit. 18 Alla barca inacqua, treppo carica di merci io diedi; NIMIO GRAVAMINE MERGAR, Crapula imprefa quadrante ad vn crapulone, fofpinto à morte ._ dalla fua intemperanza, e fouerchia pienezza. San Gir: Cri- Giovanni Crifoftemo Homil.?10. in Genet. Sicue Soffomo | ams que aquis impletur s vt exhanriri nequeat 3 ftatim fJubmergitur . Ita & bomo cum crapule > & ebrietati fe ipfumexponit , in preceps vadt &c. Pier Cri- Pier Crifologo Serm.41. 771 nanem flntius; corpus Sologo —ebrietas fic demergit; bominem dar in profundum: lucra vita aufert, mortis facit fubire naufragium . Il che s'auuera in qualfiuoglia altra materia ; d’ambi- tione , di cupidità » d’auaritia &c. che però San Gre- gorio Nazianzeno configlaua ; Nudus in hoc vita pelago decurre , granata Pondere, ne peffummnauis onufta ruas . 19 Allabarca s entrola quale fono varie merci» che quanto più fi carica, tanto più fiprofonda nell’ac- X* | queyiodiedi; INCREMENTO DESIDIT; infe- Beni mò rendo che quanto în noi fì moltiplicano i beni del cor- cip ee po» tanto mancano l’elcuationi dello fpitito verfo il lo {pine Cielo . Che ciò fia vero; Mulier innupta » & “ virgo cogitat que Domini funt: que autem nupta r. Cor. 7. EÎt » cogitat que funt mundi. 1. Cor. 7. 34. Il 34. Padre San Nilo Orat. 3. de Auaritia ben lo diffe; S. Nilo Monachuss qui multa poffidet eft velut nauis onera- tas queîn fluttumm tempeState facile fubmergitur. Perloche in Afcetic. opportunamente quefto gran Maefiro della vita fpirituale » configliando andava; Pecuniam, & omnia que mentem demergunt , atque .. Opprimunt contemnamus. Onus abijciamusyvt nanis Negotij parumper fublenetur. Così chi di fouerchio ti carica Oppio d’imbarazzi s e dicure » mal potendo reggere à tanti di pefi, forza é che fottogiaccia »e manchi. Sant Efrem S. Efrem Siro, Serm. devita ; & exercit. Monach. Nawis fi fw- per tabulata pondus imponitur » facile fluttibus qua- tuiursatque demergitur. Sinvero leuisy acfine onere nanigetsventorum vi cito diffoluitur.Non diffi mili ra- tione & anima, & corpus» (i eis vlira vires impona- tuv onusy citò fuccumbunt &c. 20. Vedendo in Arno le barche caminar contr aqua, col fauor del vento che gonfiaua la vela; ne feci imprefa colmotto; AVRA DVCENTE, NON VNDA; che ferue petquelli, che fe bene Modet2- dalla propriainchinatione, e genio farebbero fofpinti S. Greg. Nazian. None dr al vitto, adogni modo fi lafciano portare» ò dal detta- medellaragione »ò della diuina infpiratione » più che dalla procliuità del loro fenfo, Socrate era inchinato à gliamorifterili , mànon diede già mai à fuoi difce- poli ombra veruna di tal genio» poiche con la pru- denza,moderauale fregolatezze del fentoye più feguir Jevilià volcua il dettame della virtà, che la maluagità dell’ sila inchinatione . Sant'Ignatio Loiolayera naturalmente huomo collerico» mà fi fattamente moderò quella paf= fione, che vbbedendo più alla gratia , che alla natura» chi offeruaua i fuoi portamenti è haurebbelo giurato 2 per flemmattico . 21 Per chi fi contenta della fua conditione» ne STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX. alpira è maggiorranuanzamenti » ‘feci imprefa della Conten® barca yche ftaua racendo terracol cartello; ALTVM tarfi ALII TENEANT. Giufto Lipfio Cent. 2. Ep. 38. - Rara nauis allifa e/î 7 que medico velo legit littus. Giufts Don Gregorio Comanini y negli afctti della Mifì. 2i9fo Teolog. lib. 2. canz. 1. Spuma trà l'onde più fuperbe il pino Nel fuo camino , e n’pena del orgoglio Rompealo fcoglio, ond’il nocchier poi s'ange; Mà nonfi frange quel, che terra terra Se n’và la guerra boreal fuggendo» Aura accogliendo nefuoi lin modefta. A Così il Padre San Nilo Parenef.num. 6. Satius eft S. Nile bumi cubantem vinereyt® bono effe animoyquam per- turbatum in aureo lefto; ed Quidio 1.Pont. eleg.9. «Ahnimium,quod amice petis,moderatius opta, Onidie Et voti quafo contrahe vela tui. 22 In morte del Signor Cardinale Oratio Spino- la , tù pofta la barca, ò fiala tartana Francefe, conle vele incrociate ; edil titolo; VBIQVE SECVRVS, Innocen forfe per interire, che quel buon Prelato ; in rifguardo 2% alla bontà, ed innocenza della fua vitay toifero puresò fauoreuoli, ò contrari) i venti » della protperità, e della trauerfiastrowauala ficurezza da pertutto. Vefpafia- no, vdendo che gl'Imperatori fuoi anteceffori , erano ftati invarie guife infidiati, rifpofe; Nemo me inzu Xifiline ria afficeresaut contumelia poteftyquia nihil ago quod alios ledere poffit. Xifilin. in vita.inlinuando , che l'innocenza della vita è quella, chein ogni luogoci appreita la ficurezza. 23 La tartana Francefe fuol tenere le fue vele sì fattamente difpofte, edincrociate: che ogni vento riduce à {uo profitto » e d'ogni vento ( benche per fe iteffo poco tauoreuole ) fiterue per condurfi cue più le aggrada. A quefta dunque io foprapoli; AD x* OGNI VENTO: imprefache rapprefenta perfona Prudéza prudente » che ad onta delle nemiche contradittioni » = ò de gli auuerfarij intoppi » và fempre con profitto operandoj;e quefto col valertì à fuo auuantaggio anco di ciò che leriufciua contrario, e perniciofo. Quì viene à ferire il Configlio di San Paolo 2. Cor.6. 4 IR + cor.6.4 omnibus exbibeamus nofmetipfos ficu: De: miniftros- die per arma iuftitie a dextris & a fin:Stris; per gloriam A & ignobilitarem: per infamiam & bonam famamy vi feduîtoresy 9 veraces &c. BATELLO Capo III. 24 Nima pronta à cooperare alla vocatione» e A feguire il dettame della gratia diuina » fù Corrif- dal Padre Conter figurata nel batelio , che legato è pondéza grofla nauey la fiegue nel più alto de imariy col car- alla gra- tello; TRAHENTEM SEQVOR. Edéè il motto 2 conefpreffa allulione alle paroie dei Sacri Cant. 1. 3. Trahe me: poft te curremus. Queflta pronta corril- pondenza fcoprì Paolo infe ftetlo; Cum placwit ei, Gatar. 1. qui me fegregauit ex viero matris mea y E vocamit * 5 per gratiam fuams continuo non acquiewi carni y & Sanguini. Galat. 1.15. 25 Vnbatello»fenzaremisetimone, ondeggian- , ,. te inmare col motto; QVO ME CVNOVE Indiffe» TRAHENT, dimottra indifferenza, e raftegna- i tione nell’altrui volontà , e difpolitione, Cleante ci- tato da Seneca Epitt. 107. DVC ME parens pcelfique dominator poli QUOCVNQVE PLACVIT , nalla paren di mora eît i Af]um impiger Sic vinamus, fic loquamurs foggiunge iui Seneca paratos D. Gregi Comanini Cant.t.3° Seneca CARTA DA NAVIGARE Capo IV. paratos nos inueniat y atque tmpigros fatum. Hic eft magnus animus y qui fe Deo tradidit. Giufto Liplio Centur. 2. Epift. 17. Quidquid Deus ille nofter datsexcipe libentiyimo,& hilari fronte. V iue- re tevult? velis. Mori? Non nolis &c. CARTA DA NAVIGARE Capo IV. 26 ia A carta delnauigare, ferue à i nauigantisdi facile direttione, perche frà le fconuolte delle tempefte ritrouino a dirittura la ftrada. Quefta pertanto figurata col boffolo della calamita d’appret- fo hebbe; PER VADA, PER SYRTES), ò co- me rapporta il Gilliberti; PER IGNOTA, PER INVIA; ò conaltri; PER INVIA MON- Fede, STRAT ITER; tutti applicabili alla Santa Fede» Angelo allalegge d'Iddio, all'Angelo Cuftode, od anco ad vn Cuftode, prudente Configliere, i quali frà le ambiguità della Cofiglie- prefente vita sc'infegnano , per quali ‘ftrade noi dob- re. biamoinuiarci pertrouare felicità ficura , felicità bea- ta. Lo fteffo anco puòdirfi del fant'effempio, che ne Efempio viene propofto nella vita de giufti, il quale quafi carta buono di nauigare, ciammaeftra, e ci (cuopre la ftrada della virtù ye della perfettione; SanéForum vita, diceua S. Am- Sant Ambrogio lib. de Iofeph cap. 1. ceteris norma bregio viuendi eft : ideoque digeftam plenius accepimus feriem fcripturarum » vt dum Abraham, Ifaac ; & Iacob » cgterofque iuftos » legendo cognofcimus s velut quendam nobis innocentia tramitem , virtute eorumveferatur s imitantibus veftigiis prafequamur. 27 Allacartadelnauigarealtri diede; TVIVM PRAMONSTRAT ITER , edil Lucarini; VT Angelo CERTVM PETATVR; ilcheappennellos'auuera Cuitode in ciafcuno de gli; Angeli Cuftodi; Qui cuffodiunt nos in omnibus vis noftris s dice San Bernardo in $. Bernar Pfal. Quibabitaty che però; Tantum fequamur coss d». . adbareamuseis, & in proteltione Dei celi commo- S. Ago-remur. Nonaltrimenti la Dottrina di Sant' Agofti- ftino no» quella diSan Tomafo d’Acquino &c. ci addita S.Toma- |a ftrada, percaminare , fenza veruno inciampo , ari- | fo d’A- trouare» ed hauere il felice poffefto della verità, e della GUINO fapienza &c. 28 BartolomeoRofli, fece imprefa della carta Contem delnauigarescolmotto; IVGITER PRA OCV- platione ]]S, per figurarela fiffa contemplatione di San Car- © S.Car- Jo, intento fempreà meditare il Crocififo; E nel vero gliocchi noftri dourebbero » fcriue San Gregorio Nazianzeno Orat. de curapauperum » ftarfene eter- namenteriuoltià Dio; Non tam fepè refpirare opor- tets quam Dei meminiffe: Deusenim perpetuo nobis benefacic,in effe conferuans, & neceffaria miniftrans. Nam fi velminimo momento è nohis oculos remo- ueret , in nihilum redigeremur » ficut imago noStri in (peculo apparens in nibilum dig quam pri- mum nos loco mouemus ; & ficut calor ab aqua rece- dit, quoties abigne svel fole remouetur. Vt corpus anime,ramiarboristrunco » folares radi (oli vniti, vt ab illis virtutem fuans trabant » effe debent: ita mente femper Deo effe vniti deberemus. Lalegge Giufto Lipfio Gregorio Nazian. Legge d’Iddio, qualcarta di nauigare » deue da noi effer te- d'Iddlo. nuta ; Zugiter pra oculis; che però Dauide, par- Pfal.1-3. lando dell'huomo giufto; 1» lege Domini voluntas ciusy & in lege eius meditabitur die , ac notte . La Memo- memoria della morte, fempre tenuta d’auanti à gli din Vi occhi » elfer deue come la carta del noftro nauigare. Giusta S!ufto Lipfio lib. 2. Phyfiol. differt. 1. Quid bomi- Lipfi - "! MAgis cOnuente, quam morcena babere inanimo, 469 & oculiss que femper imminet s & tacito quodam pede furrepit? ESan Gregorio Nazianzeno . Sis memor inftantis femper tibi fnere mortis y Gregorio Hoc minus horrenda morte fiuere modo. Nazian. 29 Lalettione della Sacra Scrittura » ci moltra il porto; e c'inuia all'ottenimento della falute; onde fi- Sacra gurar fi può nella carta da nauigares dice il Padre Cer- Scrittura tani, colmotto; LETTORA SIGNAT. E ben fe ne vedono pratticate le proue in Sant'Agoftino,che di fe fteffo Lib. 8. Confefs. cap.21. protefta » che à pena S.Ageffi- hebbe fiffato gli occhi in alcune poche parole dell'- n Apoftolo; che à dirittura, fuori del pelago de fuoi primieri errori, fi vide fcortatose condotto a fcoprirey etrouare il ficuro lido delle cattoliche verità; Legi in filentio capituluns » quo primo conietti funt oculi mei; Non in commeffationibuss& ebrietatihus &c. nec vltra volui legere , nec opuserat s ftatim quippe cum fine huius fententiey quafi luce fecuritatis in- fufa cordi meo s omnes dubitationis tenebre diffu- gerunt + Il Padre Luigi Giuglarisy perinferire la Prudenza di Vittorio Amedeo, Duca di Sauoia; in ordinare Prudéza nuoueleggise fare opportune conftitutioni, per buon gouerno del Piemonte,fi valle della carta da nauigare, col motto; IGNOTAS DOCET VSQVE VIAS. — Imprefa direbbe Sant Ambrogio Ser.74.tutta oppor- Crifto ri tuna per Crifto riforgente » che dimottrò ai defonti forgente] le ftrade della nuoua vita , che loro per l’addietro fu- rono fconofciute. Ignota enimerat ante Chriftum 5: Ambre via vita, que nullius adhuc furgentis fuerar temerata £'* veftigio: at vbi Dominus refurrexit » nota faBa, folo attrita eft plurimorum. GALERA Capo V. 30 E A galera ,cherima(ta fenza vento , obbliga i Nocchieri,à calarle veleye valerfi dei remi, hebbe; PROPRII» NITAR, idea di perfona, che trouandofi ne fuoi bifogni lafciata in abbandono, Farda sè s'aiuta con le fue medefime induftrie , e con le propri> forze. Scipione ,advnzoppo; che fireggeua fopra vna crocciola » e dimandaua d’effere aggregato alla militia, rifpofe; Nihil ab eo milite boni expettan- Appiano duna qui pedibus fis ambulare non poteft + Appiano Alefsandrino . 31 AllaGalera fùfoprafcritto. PER TELA PER HOSTES, mottoleuato dal 2. dell'Enei- de v.358. Per tela per hoftes Virgilio V adimus haud dubiam in mortem &rc. \ E dimoftra animofità rifoluta » e generofa » che sì non Animofi curare, ed incontrare i più graui pericoli, ele morti, 1° della quale diceua Sofocle in Eutiphyle ; Virorum fortium peEtus non languefcit . La vita dell'huomo giufto tale per l'appunto fida è conofcere » effendo aftretta è paffarfene frà i fuochi delle concupifcenze, e dell’irafcibili , e frà gli affalti furibondi, e de ivitij , e dei demonij; potendoi fedeli ripigliar le voci d’Quidio lib.1. de Pont. eleg.9. Viuimus a[fiduis, expertes paciss in armisy Dura pharetrato bella mouente Gera . Quindi le magioni habitate da i ferui d'Iddio fono chiamate non cafeymà padiglioni, perche la vita loroy vita di foldato frà l'armi se trài nemici eternamente fi troua. Tanto auuertì Pietro Cellenfe Lib. de panibus C 13.facendorifleffo alle parole di Balaamo Num. 24.5» Quam pulchra tabernaculatua Iacob,&” centorta sua N4-34.5 Ifraels sù lequali difcorre; Que funs rabernacula Pietro Tacob,mifi exercitia animi luftantis,& puguatis con- Celenfe Rr tra Sofosle Ouidie 479 © STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX. tra vitia carnis, & {uxgeftiones mmici? Tandîu enim habitat Tacobiniahernaculisy quonfque foluan- tur vincula carnis; babitans denique anima in corpo- re, boRtinm vallaturmelritudine Aggreditar fiqui- dem cam concupifcentia, fcutum arvipu ivaslanceam luxuriaygladium inuidia 5 c. ; i 32° Non merita molte lode chi opera bene, mà fenza verun contrafto; gran lode ben sìmerita quello» che fuperandoi violenti contrifti;ò del vitioyò dell’in- ‘ fernoyadonta di mille refittenze auuerfarie s'auuanzay ‘’es'approfitta .Quefta generolità eroica può nella ga- Refiften- lera rapprefentariis che è forza di remi fpingendoli za contra il vento, proficgue il {uo viaggioyil che dichia- rà ‘il cartello'; VEL REFLANTIJBVS. Sotione fer. 2. de Iraycitato da Giouanni Stobeo ferm, 20. di- Gio: $to- certa + Quemadmodumnauigia praclara indicaniury beo » non qua în tranquillitate nanigunt; fed quetempefta- tibus obfiftunt, & enadunt ; fic & hommes, qui ira & pertunbatiombus'refiftere valent, magni, fortefg; Ardire habentur. Dimoftra anco l’imprefa vn cuore ardito; che ad onta delle oppofitioni auuerfarieyprocara d’au- vanzarle fue fortune , eflequendo il configlio di Pro- pertio ; Avdendum tibi aliquid yfi vis effe aliquid. Me perche non doùrà applicarti alla contumacia d*- Pecca- vn pertinace peccatoresche à dirittura contra le infpi- tor con rationi;e gl'inipulfi del'Cielo fuol portarfi è Fù quefta tumace maliraggità ofleruata ne Giudei e da Santo Stefano A4.7.51 rinfacciata loro ;A&. 7. ‘1. Vos femper Spiritui fantto refiftitisy ficut Patres veStri ita & vos; cioè à dire y fpiega San Giouanni Crifoftomo Orat. 1. Gio. cyi- aduerf. Iudeos ; In boc folum:incubuiftis, vt quea- foftomo. cunque Deus praceperit » ijs contraria faciatis: quemadmodum »& nunc faciunt. Peruerfità » così propria di quelle genti”, che come anuette iFBocca- doro iui; Semperea faciunt, que Dei placitis aduer- fantur. Etenum cum ‘illos volebat ictamare ;vtune incraffabantur » dilarabanturque . Rurfus vbi non vult eos iciunare, mordicus tenent icinninm. Cum vellet illos viftimas offerrey ad fimulachrapropera- bant; cum non vult ulos celebrare fefium diemy Audio fetum diem agunt . 33. Portinfi quanto fi vogliano fpumantis e tor- bidel’onde, contra la galera: che quefta con la fua parte anteriore ; tuttabenrinforzata di ferro, aprirà , e fenderà per mezzo l’onde y ed otterà dell’acque infe- rocite fegnalata vittoria. Con quefto fentimento fù chi le diede. QVASCVNQOVE FINDIT Coftiza ROSTRO; fimbolodicuor coftante e generofo, che armato di fortezza prudente » odanco di fantità, e d’isnocenza » fupera quanti contrafti dalla malitta de gli huomini è dalla crudeltà dell'inigua fortuna poflano farfegli. Seneca Epifl. s9. Saprers ad om- nemincurfum munirusy&® intentus, non fi paupertasy non fi luétus snon fiignominia , non fi dolor mipetura faciat , pedemreferet. Interritus & contraillatbit, @ inter illa. Non altrimenti il mio Concanonico Matteo Boffo de Inftituen. fapientia animo difput 6. Matteo ‘Nequemalavlla viro bono poffunt accidere » nolen- Bofo temqueimpeterey VIRTVTE SVPERANTE NEQVITIAM - Quare eripiat quicquid fuum eft è fapiente fortuna, opesdicos voluptates, bonoresy patriam, affinesy amicos y eundem mala volitudo vexetincorpore : aut boftisin vincula » rormentaque conieltum excruciet, neque mali quicquam penetra- bitadanimum » nifi confenfertt y tam potens eSì in eleftis contra procellasy & malorum omnum gure gives, peruerforum quoque hominum nequitiam dimina virtus, & gratta, & ca libertas y quam vali» dam» & inniolabilem Deus animis noffris attrib pit» Proper- t10 Seneca Ì Sù dunque fc tanto può la gencrotità humana; Vimite fortes.; Fortiaque adueifis opponite peîtora rebus. 34 Fùchifigarò la galera, vicina al porto ope fi vedeuano fcogli pericolo » edifticilià pattariy e le foprapofe; ARTE, ET LABORE ; infegnando Induftria che conlinduttria , e con la fatica non v'é difficoltà, € fauca. od intoppo yche fuperarfi nom polfa .. Ben lo difleva Pocta ; | PA Affiduns LABOR, ET. folers IN DV S- TRIA quid non Edomat? Huic cedent omnia dura licet. E Virgilio lib. Georgic.v.145: 3 Labor omnia vincit Improhusy & duris vrgens in rebusegeftas. 3; Cheal fiato della gratia divina, debba ac- coppiarfì la fatica, e diligenza humana , nel dimoftra la galera ) che folca i mari yi e riceuendogli aiuti del Coope- Cielo con lofpiegarle vele ad accogliere iventi; eva rar .alla lendotì del vigore nerboruto dellé braccia , cheremi- gratia ;, gando fofpingono quel legno , il che rifttettamente i interifce il motto:; VELIS,3 REMISQVE.. o San Batilio Magno; Comflitut. Monaftic. cap. 18.8. Bafilie Neque inrebusbomis conatas humanus, fablata ope dinina perfettè voquam quod vult poterit adipifei. > 5 Neqgue item vicifftimdiuinum prefrdiia ad nos nullo noftro Studio vencarum putandum eft :. Sed. AD PERFECTHWM VIRTVTIS. CPMELPVM CONIYNCTA fimul ESSE vtrag;hec OPOR- TET , ET HVMANVM. STVDIPMy ET AVAXILIVM €OELESTE. ; Orazio Virgilio HA MO. Capo VI. *Hamoyche feruendo ad afferfàree prender .... i petci dai medetimie prefo sed afferrato» firitroua col cartello; ET CAPIO, ET CaPIOR, motto che parimenti può addartarfi alpefce è che ftia — +. in attod'abboccarl'hamo. Così chi ità sàrl'offende- Pariglia. re,e danneggiare altrui, per gruito giudicio d'[ddio . rimanfi eglioffefo, e danneggiato. Labano, huomo impaltato di frodey e di doppiezza, quanto macchina-/Inganno.' ua per ingannare Giacobbe, tutto vedeva riuolroal. | fuo proprio pregiudicio. Purer vefter circummenis Ge»-31-7 me ydiceua quetto Patriarca alie figive di quel peruer- fo; &Wmutauit mercedem mcam decem vicibus, & tamen nondimifit eum Deus ve noceret mibi. Si quando dixit; Varia erunt mercedestue, pariebant omnes ones varios fatus; quando vero e contrario alt; Alba queque accipies promercede : omnes greges alba pepererunt. Gen: 31.7. &c. Salomone Prouer 28. to. Qui decipit iuftos in via usala y in interitu Prow.18. fuo corruet. Nelqual luogo molto opportunamente 10. il Padre Corselio a Lapide. Luffwnzi ef enim, vi qui Cornelio & alium dolo circumfcribere conatuey ipfe eodem cir- + «pide cumfcribatur: equum est vt qui alrena appetit (lea perdat: par eft vt qui alterius bona per fraudem concupifcity fuaeicedat. Sic Pharao, & Reypty dolofe fpoliantes y && opprimentes Iebrgos , codem dolo abess (potiati, & oppreffi funt. Così iltuperdoy ambitiofo » intereffato mondano » mentre riceve dal Mondo ingannatore fafto , honore , e ricchezze: ben Médano può dire; Etcapio 1 capiors poiche in prendere quel trantitorio bene» refta anch'egli afferrato, ed ingannato,che però del Mondo San Gregorio Nifle- no raf. de Orat. così fauellaua. Tanquam efiam Gregorio quandam hance mundanam occuparionem prauo ha- Niffene mo anidioribus porrigit. Similmente Seneca lb. de vita beata cap. 14. ne ricorda, che il piacer mondano afferra, 36 HAMO ‘ . ” Piacer afferra » e prende chiunque s'applica ad efferrarlo, m6dano ed abboccarlo; Magne voluptates, in magnum ma- Seneca lumcuaferey CAPTREQVE CEPERE. 37 All'’hamoaddetcato io diedi; LATET VN- CVS IN ESCA. Non altrimenti fotto l’efca fdaue Piacer della voluttà, e piacer delfenfo , è nafcofto l'aculeo fenfuale delpeccato, ed vnatroce rimorfo, che lacera le vifcere Habac.1. di Belintioeni . Stefano Cantuar. /. allegor. fuper I So Abacuch ad illud 1.15. Torumin bamo fubleuabit y Stefan. così; In bamo efca voluptatis defiderabilis often- Cantuar.. ditury fed vncustenaxlatet,quicum efca comeditur: ficinconeupifcentia carnis y oftendit Diabolus efcam voluptatis, fed latet aculeus peccati . Teodoreto Teodorero Quaft. 25.in lib. 2. Reg.delRè Dauidecosì ; Yidit mulierem » qua lauabatur y & forma inefcatus pul- | chritudiney denoranit bamum peccati; Così anco ne Poefie gli antichi Poeti ti fcorge l’efca del diletto , mentre in antiche lorofiritrouano ; Mulia preclara » multa magnifica» Matteo multa prope divina; Mà che? Ineft commixtum Bofo bis infigne aliquid veluti efcarium elegans » atque emiînens » quod a fpinis minime mibi videtur poffe diuelli , ita fune fimul conglutinata inextricabili pice honefta cum turpibus; diceua, e molto bene Matteo Boffo » de Inftit.fapientia animo e cine fe fotto la dolcezza loro » hanno l’aculeo delle lafciuie » che lacera l’anima di chi bada à ftudiargli. Può anco inferir l’imprefa ciò che auuenne su'l Caluario, que Croce di la morte penfando diuorare l’humanità di Crifto » Crifto efca auidamente daleibramata, rimafe traffitta dall’ aculeo della divinità. Abfalon Abbate Serm. 18. Si- Abfalon gnum vittoria in ligno Crucis conftituere voluit - in «fbbare qua dum hoStis antiquus appetijt efcam carnis, tranf- Eucari- fixuseft aculeo dininitatis. Cosìchiunque indegna- ftia mente riceue il cibo eucariftico, ritroua non efca di 2.CorsI1, vita, mà puntura di morte; Qui enim manducat » 29. e bibitindignè » indicium fibimanducat y & bibite. 1, Cor. 11.29. 38 Trouafil'hamoscol motto; NON CAPIO, -_ NISI CAPIOR. Tale Crifto ; fimile all’hamo » Eucari- prendei cuori, e s'impoffeffa di quell’anime, che ftia vanno à prenderlo » ea cibarfi di lui nel facro Altare » Parola anzi tale appunto la parola d'Iddio, che in tanto ope- d'Iddio ranell'animese ne fà dolce preda, in quanto dall'anime ella è guftata,apprefaye riceuuta,concetto infegnatoci da San Bernardino di Siena tom. 2. Ser. gi art.2. cap.3. Bernard. Verbum Deiy bamo fimile efft , quod NISI CA- di Siena PIATVR NON CAPIT. All'hamo;che offerifce l’efca non per darla in cibo de ipefci » mà per togliere ai mal accorti la libertà » + celavitasofoprapofi; EXHIBET, VT ADIMAT, Piacer idea del Mondo, che eflibifce i piaceri tranfitorijy médano ele volurtà caduche, per leuarcila quiete, lericchezze» S. Bafilio ela falute. San Bafilio Hom. 1. in Pfal. 1. Beatus qui non per voluptatis inefcationem circumaftus eft ad interitum » fed per patienmam falutis (pere concepit S. Nile &c. San Nilo im Parenefhu. 157. Leta buins vite fluxa ne te obleéfent. Hami enim funt, animasvt pi- fces irretientes. Plauto così; Sapientum illud diffum te audiffe reor fepius. Woluptas eft malorumefca , quodeanon minus homines, Quam bamo capiantur pifces. 39 L'hamo;cheintantoafferra î pefci yin quan- to da i medefimi egli è afferrato fi ritroua introdotto à dire ; CAPIENTEM CAPIO ; imprefa Tolto proportionata à coloro» che hanno in forte di danneg- giare ilor nemici inquella fteffa guifa , che da i ne- Pariglia micierano danneggiati. Inquefto fenfo Ifaia confo- laua i fuoi Ifraeliti , aficurandogli sche per diuina dif- Plauto potitione yelli haurebbero cattiuati » ed in feruili ca- Capo VI. 471 tene rittretti quei Babilonefi , da i quali fi trouauano incatenati, eprefi ; Poffidebit eosdomus Ifrael fuper If2.14.1% terram Domini in feruos, & ancillas : & erunt CAPIENTES eosy QUI SE CEPERANT. I{a,14. 2. Così Crifto s che fotto l’elca della carne te- neua afcofo l'hamo della diuinità, all'hora quando fù dalla morte afferratoyafferrò la morte, el'eftinfe;il che per bocca d’Ofea 13.14. egli andaua dicendo; Ero 9/e 13. morstuayò morsymorstuus ero inferne ; cioè à dire, 14 interpreta Ruperto Abbate. Mordebis me ò inferne, Ruperto & vi hamum deuorabis; fed poftea hamo diuinatis Abbare mea dirumpam ventremtuum , © exibo + Con la pretiofità dell’efca, dolcemente lufingandoy allettal'hamo i pefcireà fe gl'inuita; mà con la durez- za violenta del ferròy à viua torza gli eftrae dal lor pro- prio elemento, e dà loro la morte. Quindi Carlo Rancati gli foprafcrilfe; ALLICIT, El ELICIT, idea del mondano piacere; che allettando ; ci caua dal- Piacer le primiere felicità, e ci toglie ogni bene ; nel qualar- médano gomento San Balilio Magno Orat. 4. V'olupras eft quidam hanansdiaboli ad perniciemnostrabens; col qualeconcorda Antonio in MeliffaSer. 16. /ol4pras bamus eft diaboli,adinteritum trabens. Sant Ltidoro Pelufiota, con quefta medefima fimilitudiae rappre- fentò la maluagità de gli Eretici, i quali conapparente Ere tico foauità di parole» lufingando gli vditori, gli diftraono dalla via della falute se gli trafportano alla perditione, nel lib. 1. Epift. 102. così difcorrendo . Quenzad- modum naute bhamum efca ocultant y ac pifces im- prouifo capiunt; eodem modo improbi herefum de- fenforessfermonis fuamitate peruerfas fas fententias obtegentes» (impliciores homines ad mortem» tan quam hamo quodam trabunt » NAVE Capo VII. Na naue in mare » tutta sdrucita » e lacera > fi ritroua col motto; VOTA SVPER-_. SVNT; mutato dal Bargagli in; SALVS TAN. Aiuto TVM AB ALTO, inferendo; che frà gli abban- dinino donamenti più difperati,altra ficurezza non ci rimane, che quella,che fi fperas ricerca,e che s'ottiene da Dio; Quidiolib.14. Metam. Crifto fepolto S. Bafilio Ifidora Pelufiora 40 Dum peiora timentur y Ouidio E/} locusinvoto . Plinio diceya anch’effo che; Tunc votorum preci- Plinio puuslocus ef» cumfpei nallus eft. E Lattantio Fir- miano lib. 2. din. inftitut. cap. 1. Si quis in mari y Lattanzio vento fauiente iattatur, Deuminuocaty fi quis aliqua viaffliétaturs bunc implorat; (i quis ad extremam mendicandi necelfitatem deduttus viftum precrbus expofcit, Deum folumobteftatur - Nunquana !grtur Dei meminerunty nifi dum in malis fune . 4: Lanaucinmare; con levele à orza ) così ag- giuttate per continuare il camino, anco ad onta del vento contrario , fi ritroua col motto; ET AD- VERSO FLANTE, edimoftra animocottan- Coftiza te in profegnire sù la ftrada intrapefla, benche fia fraf- tornato da difpettofi contrafti; nel qual propolito c6- figliaua Oratio lib.1. Epift. 19. Tus dum tua nauis in alto ef, Hoc ageyme mutataretrorfumte ferat aura . Nel qual argomento Sant'Ambrogio lib. de Iacob cap. $.con quefte precife formedetcriue la coftanzay e prudenza del vero Sauio , Perfetti et enim vir! 5. Ambre communitatem nature fuftentare animi virtute » & giò admeliora adduceres nec fuccumbere ijs, qua plerif- que terribilia , ac formidolofa videntur , fed quafi prouidum gubernatorem nauemin tempe/tate regeres Re 2° argue Orasia 2 ali i infurgentibus fluétibus magis vitare naufragium (ulcando vndas s quam declinando. Non ifte in perfecntione panidussnonin rormentis molitor: fed quafi atbleta fortissquireperentiar verberantera - cum graniffimo licet dolore lultetur » nec fe mifera- bilem prabeat s fed oftendat, taneguam tn laverna lumen etiam inter afperas procellas, & graw:ffimos flatus fuam lucereynec extingui poffe animi virentem. 42 Siritrovala nave, con la Fortuna alla vela ,& Coope- Ja Virtù altimone, & la fcritta; VTRIVSQVE rar alla AVXILIO » poichealla perfetta felicità concorrer gratta deuono, come per vna parte l’aiuto diuino, intefo nel- la Fortuna ; così per l’altra, l'humana diligenza,e coo- eratione » che nella Virtù fi rapprefenta. Giouanni Crifoftomo Homil. £3. in Gen. QUando quod a nobis eft offerimusy Largiter dinimam operationem confegqui- muri nam vi ne defidesz & fupini fimus vule etiam nos aliguid conferre; quo fic fua declaret , vt non to- tum fit fuperni auxilj,|fed oporteat etiam nos ali- Gio: Cri- foffomo Giufto quid fimul afferre &c. Laboranti Deus allaboraty id diceua Giufto Lipfio Center. 3. ad Belg. E pift.6. 43 Lanaues fpinta dal foftio d’vn vento alla boc- E cadel porto , tà fegnata col verfo; QVANTO Aiuto MEN TI SPERAI, TANTO Pìv' CARO, eflendo veramente pretiofi quei beneficijy e quegli aiuti , che ci foprarriuano;mpentati, Oratio lib. 1. . Epi. 4. Oratio GRATA fuperuenite, OVE NON. SPE- RABITVR hora. Il Padre San Giouanni Crifoftomo Hom.27.in Mate, dice che parte dalle promefie , e parte dalle minaccie Mast. 8: di Crifto, fatte in San Matteo S. 11. Multi ab Orien- pe tey& Occidente venients & recumbentreum Abra- bam &c. in regno calorum: filjj autem regni eyjcien- tur intenebras yedà iGiuderficagionò raddoppiato {pauento;ed a i Gentitdupplicata allegrezza; Judeis quidem non folum quod exciderunt » fed etiam quod fis» & proprys exciderunt y dolendum: Gentibus ve- ros tum quia bonorum compotes fatti funt , tum Gio: Cri- Soffomo QUIA QUE NON SPERAVERONTO CONSECWTI; certè gaudendum. 44 Alla naue in porto fù foprafcritto; LABO- RE, ET VIRTVTE; non altrimenti alla gloria del Paradifo, che ferue comedi porto yàticowerare i viatoriys'arrina conla fatica, e col merito della virtù; e per quetto San Paolo la chiama corona di giuititia; Repofita eftmibi corona iuftitie, perche meritata ; e ricercata à cofto di fatiche, e di fudori. Nel qual pro- potito il Beato Tomafo di Villanoua traéf. de Domini Aduentu. Non modica eft hac fanttorum preroza- tua,non lewis honor, quod gloriamsquam habent non purè gratissfed fibi cam meritisy & laboribusyfangui- ne, & morte acquifierunt &c. 45 Ferdinando Arciduca d’ Auftria hebbe la naue nel mezzo alle tempefte , con l’anchore gettate , ed il Religio- cartello; FIRMATA RESISTIT , riconofcendo Dia 400 forfe nell'anchora la pietà » la giuftitia s ilculto d'Id- i regni dio, ela Religione, ftrumenti mirabili per mantenerè, Sinefio econferuare1 Regni. Nam regni quoque bafis pie- p tas erga Deum, diceua Sinefio Orar. de Regno. Quindi SanCirillo Alefandrino lib. de reffa inChriftum fide ad Theodofium offerua che mancando per colpa dei Re fcelerati nella Republica giudaica l’vbbidienza alle diuineleggi » e l'offeruanza del culto religiofo ella quali naue in tempefta,da interni ed efterni tumul- ti era fconuolta e perturbata: la doue perlo contrario, con glieflercitij della pietà fi promoueua ad ottenere, come chiariffime vittorie degli nemici » così la tran- Cirill. i pia bramata » e la ficurezza quieta. Quorquorex Aleffan. illis regibus, cultu y & obferuantia que Deo debentur Beatitu- dine 2.Tim. 4 8. Tomafe Fillanon. STRVMENTI MARINARESCHEI Lib. XX. - è al - impre contempiis legibufque vstticie adminiftris pro mibilo duétiss fuo faftuiy fuifgue libidinibus verè indul- gendum effe putanerunt , omneshi mali, & miferiy male & miferè perierunt.- Contra vero quicunque fe pios in iltuma declararunts queque ill: placitura credebant è omni ope praffare elaborarest » citra fudorem, ac puluerem hofte deniéto s debellatogue triumphum cecinerant. E fe ne vedono chiari gli efempij in Dauide, in Giofia sin Giofafattoy in Eze- Timor. chia&c. Lorenzo Giuftiniano infegna che «il rimor d’Iddio d’iddio ferua d’anchora, acciòchela naue dell'anima » rinfrancata refifta contra gl’impulfi dei vitiofi fuggef- tiui » e delle diaboliche tentationi, 7'imzor ffabilem Lorenzo ammum reddit y ficat anchora namem ftare facie » Giuftim Anchoranamque mentis eft pondustimoris, 46 Lananein altomare ; con le vele alzate alla fommità de gli alberi; che in tal guifa collocate fer- 1 uono a renderla nel corfo più pronta , e più veloce» Confidé portò ilmotto; VEHEMENTIVS BLATAZ4INDio COMPELLVNT; ò veramente come ad altri piacque: ELEVATA CELERIVS. Così chi fpande le vele de fuoi affetti in verio Iddio , e da quella bontà {curana riconoice è e riceuci foccorlì , nell'opere fue felicemente camina ; Oculi enim Domini contem- 2: Parak. plantarvniuerfamterram, & prabent fortitudinem 6-3- isyqui corde perfetto credunt ineum 2. Paral. 16. 9. 47 ll Bargagli » tutt in contrario » hà la naue in Marturbato » che tiene l’antennaconle vele molto baffe, edjl cartello; EFFVGIT DEMISSA PRO- CELLAS , inferendo che più ficuro fia lo ftato Modera- di chi viue in pouera fortuna ; che di chi afpira ad ele- uone uate grandezze. Ond'Ouidio (;5.3. de Trift. Eleg. 4. EFFVGIT hybernas DEMISSA antenna Ouidia PROCELLAS) Lataque plus parnis vela timoris habent . Tuquoqueformida nimium (ublimia femper , Propofitique precor contrahe vela tui. Oratio fimilmente lib. 2. Carm. od. 10. Rebus adueifis animofusy atque Fortis appare; fapienter idem Contrabes vento nimium fecundo Turgida vela. È San Bafilio de Laud. folit. vite difle anch'effo; Hw- Humileà pulitatis viole , dum imiscontenta funty nullis flati © ficura bus impe lluntur . a Rafo 48° Lo tteflo Bargaglijad vna naue groffasinatto di calarla nell’acque dite QVOVIS IN POR TV; dimoftrando animo ficuro, e indifferente » che Indiffe- non dalla tenace affettione verfo la patria non dal ge FENZI nio vero vna particolare prouincia, ò natione, angu- {liare, ò trattener fi latcia ;, mà conotcendoli cittadino d'vn vafto mondo; ouunque l’indirizzi la volonta fon» ranay ben volentieriy come alla fua propria cafa» stun- camina. Seneca di-fe medelimo lb. de rranquallie. Seneca animi cap, 3. così proteftana; dfagno animo nos » non vnus vrbis manibuttlaufimus,fed in totius orbis commercium emifimus: patriamque nobis Mundun profelfi fumus, Edil mio Concanonico Vgone Vit- torino lib. 3. Didatcal. Erudit. cap. 20. Magnum pem virtutis prancipium cf yvt difcar paulatimexercicatus Pitsorine animus vifibilta hac » & tranfitoria primum commu- tare yvt poffitet:am poftmodum relinguere. Delica- tus ille eftadhnccui patria dulcis ef: fortis autem cui QANE SOLUM PATRIA EST; per- fectes vero cui totusWmundas exilium est. 49 Lanaueycheà piene vele feorre per lo mares fù fegnata col motto; DVBIVM TENTAT ITER, Felicità poiche la {ouerchia felicità » infeparabilmente è ac- perico» compagnata dal timore, e dal pericolo. Quindi Seneca lola Oratio < _ Epilt. 39. Adagni ammi ciì magna contemnere » Seneca «e NAVE ac mediocria malle , quam nimia . Ila enim vtilia funty & haec, eoipfo quod fuperfluunt y nocent. Diuinamente Oratio . O nauis yreferent in maretenoui Flutfus. Oquid agis? fortiter occupa Portum . $.Leene E San Leone Ser. 2. de JIeiun. Pentec. Melior eft graduslentioryper iter reftum, quamvelocitas feftina, perdeuium . so Allanauesfigurata colvento in poppa; e fot- to ilciel piouofo » fi foprafcritto; IVVAT AER, ET IMBER; poiche non folamenté il venta propi- tio sà fauorir la naue ymà la pioggia ancora » la quale bagnando le vele» le rende più dilpofte à trattenere il Traua- vento, c per confequenza » con più felicità a portar glio vtile d’intorno il legno » e vuol forfe inferire , chele cofe ._ medefime; che paiono pregiudiciali , rielcono fauore- Penitéte uoli; quadrando anco l’imprefa ad vna anima peniten- fofpito= tesche col vento dei fofpiri ,econ la pioggia delle la- 4 grime,telicemente fi conduce al porto della falute &c. si La nauechiamata Vittoriasquella del Magal- lianess che circondò tutt'il mondo fù fegnata con quello fteffo motto » che fà foprapofto alla Luna; Apoftoli EMVLA SOLIS. Non altrimenti i Santi Apofto- Gio. cri- li che vennero dalle naui di Galilea; Sicut quidam ofomo volucres effetti» ipfo etiam fole pernicius omnem perluStrauere terram » fpargentes vbique lumina veritatis. Giouanni Crifoftomo Hom.15. in Matt. Fama de Taleanco é la fama de gli huomini grandi, che da igrandi. per tutto vola, e fi diffonde; che però Giouanni Cap- poni parlando d’Aleffandro Lodouifio, che fù poi Gregorio XV. diffe ; Vola il tuo nomein più d’vnclima alteroy Dalfreddo Scita , alpiù lontano Ibero . 52 Don Cherubino Brufoni » ad vna naue cotte- data » che à piene velevolaua per l’alto de i mari fo- . prafcriffe il motto di Virgilio ; ACQVIREIT Pellegri- EVNDO); dimoftrando, che nelle pellegrinatio- naggio nis'acquiftano le pretiofe merci della prudenza nella varia cognitione de i coftumi; de i popoli » e de i paefi; Onde per quefto capo» dallepenne , e d'Omero,e de gli altri Greci » tanto è commendata la perfona d’Vlife; rà is Qui mores hominum multorum vidit , & vrbes. Arte. L'amimacaraà Dioyed cffa qual naue in Mare; Acqui Profitto eundo » poiche ogni giorno via più s'auvantaggia nell’acquifto della vera perfettione . Scriuendolì nella Gen. 25. Sacra Gencfì 25. 22. Perrexitque ( parlafi di Re- 22. becca ) vt confuleret Dominum ; Origene prende Origene gratiofo motiuo di dubitare: Quo abyt Rebecca? Nonne vbique eSì Deus? Quoergoabyt » vnde non iffet ad locum vbi effet Dominus? ed.in mio pro- ofito così rifolue; Ego puto quod non de loco ad ocum abierits fed de vita ad vitamy de attu ad attumy de bonis ad melioratranfierit , de vtilibus ad vtiliora perrexerit » de fanflis ad fanttiora properauerit ; E conferma quefta dottrina col fatto di Mosè s quale Oratio Gio. Cap- poni fcorgendo nel roueto ardente quella nobiliflima fem- | bianza d’vn Angelo rapprefentante Iddioydifle; 7ran- feam,<& videbo » che così egli legge, cue la noftra Exsd.3.3 Vulgata dice; /adam, & videbo Exod. 3. 3. ed in- ferir voleva. Nonvtig; fe aliquod terre fpatiumtran- fituwum, perche prope ipfum erat vifio sinore & in oculis eius; fed dicit; Tranfeam vt oftendat fe com- munitum vifione celefti, ad fuperiorem vitam debere confcendere ab bis,in quibus eraty ad meliora tranfire. E conchiude; Igitur Santi, non de loco ad locum, fed de vita ad vitamy de inftitutis primis abeunt ad infti- tuta potiora. Non altrimenti l'huomo, fe nella pueri- tia hà feco alcuni femi di fapienza , e di prudenza ; im- Capo VII. 473 73 parando, e conuerfando » tanto di continuo nel pro- greffo della vita egli acquifta, che nella vecchiaia (a- pientiffimo, e prudentiffimo fi dà à conofcere, che quì vengono à ferire i configli di Salomone Prou. 19. 20. «Audi confilium, & fufcipe difciplinam,vt fis fapiens Prou. 19. in nouiffimis tuis . ul 20. 53 Nella Vifitatione di Maria Vergine fù pofta Vifitatio la naue in mare, la quale quanto più di merci è carica, ne di Ma tanto più nell'acque s'abbaffaye fiprofonda; il che di- ria Ver- chiara iltitolo; ONVSTIOR HVMILIOR, poi- gine chesquefta Beatiffima all’hora appuntoch'ella era pie- nad’Iddio y fi portò tutta humiley a vifitar Elifabetta, edaferuirla: Contuendum eft, offerua Sant Ambro- S. Ambre gio» quia fuperior venit ad inferiorem » vt inferior &' adiunetursMariaad Elizabeth,Chriftus ad Ioannem. _. Tale anco l'huomo giufto; quanto di virtuofe qualità, Giufto e meriti più carico fi ritrova, tanto con più baffo, ed humile fentimento di fefteffo egli procede. 54 Ricognitione di beneficio, e dipendenza dall’altrui direttione, e fauore » inferifce la naue > che tenendofì d’auanti vna Colomba ; porta il motto; HAC MONSTRANTE VIAM ; Imprefa qua- dranteall'Angelo Cuftode, che appunto ne precede , Angelo quafi colomba di Paradifo, e ne fcuopre la ftrada , Cuitode per colà sù inuiarci, del quale Exod. 23. 20. Ecce ego E*04.33. mittam Angelumy qui precedat tey & cuftodiat *°- in via & introducat inlocum quem paraui ; ed anco Opportuna all’Affuntione di Maria Vergine» della Afluntio quale Santa Chiefa in quelgiorno medefimo ; Vidi ne di Ma Jpeciofam ficut Columbam > afcendentem defuper "3 Ve!8- riuos aquarum &c. poiche mentre quefta Verginale Breviario Colomba, ipiegò verfo la patria celefte l'inargentate X°”*4 piume: additò la ftrada » ed eccitò ifudi diuoti, con pellegrina celerità ad imitarlay ed à feguirla + 55 Monfignor Arefio,advnanaue, figurata în È alto mare foprafcriffe ; PROCVL ADVECTA Lontana GRATIOR; effendoveriffimo scheaffai più fifti. 2* mano le cofe ftramiere , chele domeftiche. Che però Salomone » per dimoftrare quanto foffe grata, ed apprezzata quella gran donna s ch'egli andò celebran- do nel cap. 31. de Prouerbij, frà l'altre cofe di lei : {criue; Proculs & de vltimis finibus pretium eius: Prow. 31» Prou. 31.10. nelqualluogo Cornel. Ianfenio . Pre- 1°» cium eius mulieris eft procul petendum, & de vltimis finibus terra petendum » hoc eSt precium cius ma- guum eSt, carum, & rarum, vt ea que a longe afferuntur; ed il Padre Ferdinando Quirino,Salazaro» Huius vrique mulieris pretium ingenseSt , quemad- Ferdin. modum earum rerim» que proculab extremisterra- Salagar. rum finibus afportari folent. Ea enim » que aliunde adducuntur, pluris fieri folent, quam illa quetellus patria paffim fundir. Mà perche it Conte Fuluio Teti fopra queft'Argomento formò vna bella Canzone nella 2. parte delle fue Poefiey odanfi due itrote; Gradito è ciò che pellegrino arriua: Familiar teforo Scemadi pregio se ne la copia è vile. Gigli, e Narcifieran del nottro Aprile Vulgar pompa; e trà loro Porpora triuial la Rofaapriua ; Quando da ftrana riva Vennero fconofciuti , e però grati I Tulipani à far più belli i prati » O qual, prima che’l dì l'Alba rifchiari Fà d’armonico grido Filomena fonar l'ombre feluagge ; M fol perche frequente in nottre piagge Fabbrica ai figli il nido, Di fua bocca 1 concenti efcon men cari: Traggan per vafti Mari Fuluio Tefti Au- SE CI i SS osidlio | Augeirda le Canarie i legni ifpani, Più canorifaranyperche:piùi&rani. iso: 56 Vnkeligioto estrando invn Accademia di Laici, fiformòl’impreta d'vnwafcello; che cotteggia- © uail lido,col motto; EXTRA» NON POCYVL; Religio- dir volendo, chefebene egli era fuoridel fecolo, po- Ùa teua adogmi modo lecitamente godere de 1 virtuofi, ed honeiti trattenimenti de i fecolari. Conuienti anco l’iimpreta a quei Religiofi che. intenti così alla vita contemplativa, come all'attiva , ftanno appartati dalmondo per attendere al propriofpirituale profitto & ai godimenti d’Iddio ; mà non s'allontanano dal Mondo, per accorrere cue l’indigenze fpirituali , e Pvtile dell'anime dei loro proffimi richiedono . La Compagnia di Gesù è tale ., che nel fommario delle Regul. Regole, Reg. 2.cosìfi dichiara. Fm:s buins Societa- Socier. tiseStynon folum faluti, & perfetiioni propriarama Iefu animarumy cum dininagratia vacare : fedcum eadem impensè » in falutem, & perfettionem proximorum incumbere. San Gregorio Papa Hom. ;. in Fzech. Ezechiel. offeruando chequeicelelti animali; Ibanr & reuer- 1.14. rebanturin fimilitadinem fulguris . Ezech. 1. 14 s. Grego- interpreta; Bene reuertentia animalia corufcanti rio fulmini comparantur, quia fanti virizcum ad fuperna : contemplanda cuolant, tum - bona celeStia > que faltem perfpecalum contemplari. meraerun: y fratri- bus denantiant , corumqueanimos inamorem intime claritatisaccendunt. Se anco nonfi diceffesche quafi naue, che cofteggia terratenra s‘e.porta il motto; Religio- Exgranon procsl tia coluiy che portando l'habito di fo vaga- Religiofo » ‘quanto alla :profeffione, è feparato dal bondo Mondo;màche pai frequentàndole piazzeye conuer: fando di cofîtinuo coi .fecolati » dal Mondo nonsà viuere allontanato + Miferia deplorata da San Ber- nardo ysche nel Serm.166. ad Sororem}eiTa minando Thren. 4. le parole di Gereiia Thren. 4.1: Difperfi fune lapi> 1. © des funébnarij in capite omniuniplacearam fcriue; S.Bernar- Lapides fantiuarij, defezuant Religiofos virosy que do nunquanedebent forisvatarisfedinfecreto Monajte- rij s ante oculos Dei femper commorari. Seddifperfi Sunt bodie lapides fanttuari.incapite omnium pla- tearum > quando Religiofi viri i querendo vana , &fecularia forisvaganture | 57 Vnoschefperaua d’approfittarfi molto. col fa- uore dell’Auguiti(timacafa d'Auttria ; alla naue nel Protet- mezzoal marey con le vele alzate foprapofe ; ASPI- tiene =—RANTIBVS AVSTRIS, Col fanore dello Spirito Spirito ‘ Santo » aulîro veramente caldo», ed affettuofo , fi Santo portano i Profeti , ediPredicatori , oute non mai po- Gio. Cri- trebbero da femedefimi. Giovani Crifoftomo Ho, SoRomo de Spiritu fanéto. Da mibi nauim vacuam, guber- natoremsnantass funes ganchoras y0imma dijpofita» G&G nnfguamef]e fpiritum venti y nonne ceffat omnis quaniufcunqueapparatus, fi defitoperatio fpiricus? Ica licec fit fermonisampla fuppetter, & mens pro- fonda ,& eloquentia, & intelligentia;» € non adfit Spiritas Sanctus qui vim fuppeditats ottofa funt ommniagiio » fon isb nasali 3 al {8 Per vno,cheda yngranigonerno fi fia ridot- to àvita privata ximella:qaale non più dalla frequenza deipopoli, ne dall'offeguiarde'i Ladditi. exwencrato, Felicità ferue la naueschetenendole vele cadenti ye languide, mancate porta ilmotto; DEFICIT AVRA» Tanto auuen- ne alla Maettà di Carlo V., che hauendo in Brutelles rinuntiato iregoi à Filippo IL & l'imperio è Ferdi- nando {uo fratello, ridottofi di tanto gran Monarca ad vanulla, indi paisò in H{pagna; e giunto nella Bif- Famiano cagliaye quindi andato è BurgosyRaros admodum fibi Strada obuios vidit Hifpanos Proceres (quos nempè folus» incomuatufgue ttulis fuis Carolus mon allexerat ) STRVMENTI MARINARESCHI Lib, XX, dice il Padre Famiano Strada &bi1, de Bello Belgico. 59 Alcibiade Lucarini, per vna perfona; che sera dal gouerno ritirata » figurò la naue , con le vele rac- Modera- colte, ed il cartello; NEC TVMESCVINT IN UONE > ALTVM. Spiegando il fuoconcetto così. Ire vani penlier, cure mordaciy Non fia ch'auida fame D'oro e d’onormai più m'alletti, è chiamey Che la vela del cor, mentre e legata» : Ai venti in alto ancor chiude l’entrata, Nel qual fenfo. Quidio /16.3. de Trift. Eleg. 4. cita: to poco auanti; A Tu quoque formida nimium fublimia fempers Owidia Propofitique precor contrabe vela tai. 60 Lottelfoy in morte di perfona di molta girtà; cinerito, dipinte la naue, in atto d’yfcir dal porto; col cartellonevolante ; SOLVITVR ONVSTA. con In morte la qual metafora San Maffimo Hom. 2. de $. Eufebio anch’effo dicena; Beati Patris Eufebij merita fecuri Sì Mafi- magnificemas > «qui PLENAM celeftibus DI VITIIS, & aternis mercibus NAVEM optato in littore collocauit . Di Maria Vergine inentr'era Maria Affuntaal Ciclo, pieni d’effatico ftapore ivan dicendo Vergine gli Angeli ; Queestifta, que afcendit perdefertum affunta > ficutvirgula fumi ex aromatibas myrrba & thuris , €49 3-6 CT vainerfi palueris piementariyj? Cant.3. 6.sù’l qual luogo San Girolamo 10.9. Epift. 10. ad Paulam, Euftoch. de Affumpt. B. Virginis difcorrendo dichiara; Quafi virgulafumi » quia gracilis & deli- $. Girola cata, quia diuinis extenuata difciplinis, & concre- mo mata intus in holocanftum incendio pi amoris: edi più; 272 virgula fumiyex aromatibussnimira quia mul- ris replettae/t virtutumeodoribus manans ex ea fra- - grabar fuauiffemus odor.Siche fen entraua nel porto del Cielo, mà quafi naue carica d’aromati , tanta e tale fragranza d'ognivirtà efalaua; chei più puriz ed ele- uatt fpiriti del Paradifo ne rimaneaano attoniti, ed ammirati red ‘61 + Perdimofttare, che la virtù fupera l’inuidiayil: 2A precitato. Lucarini figurò la naue ,conle vele fpiegate: Virtù fe- invafto mateyediil titolo; PANDIT IN ALTVM,gnalata Imprefa quadrante è perfona fpirituale che {taccan-Contem do gli affetti dal baffo mondoytutti gli follieua alcie- platiuo Alcibiad. Lucarini” lo» ciòche conligliaua Gregorio Nazianzeno. a Eia ages & hicomnemmundun » fafcefque re? Gregorio — lingquens n) o Naziane . In .celum curfu dirige vela tuo è | 62 Ne ifunerali d’I{abella Borboni, Reginadi Spagna, celebrati in Milano» fà alzata la naue , con le vele (piegate alvento, cd il motto; SECVNDAN.- —. 0 TI OB5EQVOR » che farebbe più fignificantese Corrife propriostediceffe; AFFLANTI, òfia; SPIRAN.- pon lere TI OBSEQVOR , ed inferifce la conformità di VPbidié quell’anima grande,in feguire in vita » edin morte la ?* fourana difpotìtione è Così l’Alciati configliaua nel titolo dell'Emblema j. Qua Di vocane eundumi e Andrea Giufto Liplio Admirand. lib. 4. cap. 1. Mors, medi Alciati cina malorum eît, &vin mundi refugiums & has flu- Giufto fiibus portussquem Chriftianus nunquam fugiat & Fipfo per bec tempora ( Deo vacante ) cotis velis in eum ferabur + ‘63 La naue in mare hebbe. PER VARIOS__ CASVS tolto da Virgilio 1. AEneid. v. 208. idea cf- Vita hu- preffa della vita humana della quale Giufto Lipfio 9N* Cent. 1.Epift.61. Pitahecyquameripi luzemus, ludi- Giufto briorum /cenaymiferiarum ware, per quod vt maxi- Lipfia me ex voto feratur nauis tamen in mulros fcopalos impingas,multis vadis adherefcas neceffam eft. Se- neca parimenti lib. de vitabeata cap. 28. Turbo qui. Seneca dam animas vefiros rotaty & inuoluit fugientes, pe- rentefque # T, vi NIA VIE tentefque cadem; & nunc in fublime alligatos » nunc in infima allifos rapit. Vita ia fomma così varia, che come fi protefiò San Gregorio Nazianzeno Epift. ad Gregorio Sophron. Neque aduerfitass neque pro/peritas no- Nazian. bisconStatyfed quamocy(fime in dinerfum mutatur, & tranfilit» ' , 64 Il Dottore Aurelio Calino y ne gli Erranti di Brefcia, hà perfua imprefa vna Naue, figurata fotto la Luna » che é imprefa generale di quella nob!- liflfima Accademia ; a cui foprapofe il motto; CO- MITE ERRANTE NON. ERRAT; dirvolendo che mentre egli feguinala direttione di quel pianeta » cioè gl’'infegnamenti di quella virtuoliflima Acca- Giufto demia,non poteua in conto alcuno fallire, Non altri» frà i cat» mentil'huom giufto » benche fi troui accompagnato tivi. —dagenteprocliue a gli errorimon erra, màrettamente camina. Tal vile Abraamo frài Caldei y cioè fedele frà gl'idolatri; Lotte pudico frà ilafciui; Giuteppe cafto frà gl’incontinenti, Eleazaro offeruante dalle Mofaiche leggi fràitrafgreflori &c. Animo 5 Animorifoluto rapprefenta la naue, che fi- rifolute Murata in atto di volere imboccar.il porto » tiene il motto; AVT INGREDI;, AVT_PERIRF, im- prefa tutta opportuna per vn Guerrieroy che itia in portare il foccorfo entro vna piazza , rifoluto s Ò d’infinuaruifi , 6. diperdertì » della quale animofità tutte fi trouano fparfee ripiene » el'antichey ele mo- . derne Iftorie. ui i 66 Alla nave, Ja quale non folamente foftenta fe medefima, màle cole ancora, chele vengono potte nelteno » il Lucarini diede; ET SVSTENET IN- VECTA, idea di buon Prencipe» edi affettuofo Padre di Padre di famiglia» che non folamente prouede; e pro- famiglia. cura 1l mantemmento di fe ffeffo è màe quello ancora dei fudditi, dei figliuoli se dei terui » che alla fua giu- rifdittione, e famiglia fitrovano aggregati. Seneca lib. 1.de Clement. cap. 14. parlando del Prencipe di-. ceua ; Patrem quidem patrie appellauimuss vt fciret © datam fib: poteftatem patriam y que eSt temperatiffi- ma» liberis confulensyfuaque poft ilosponens. Vel- palianos da Suetonio cap.17. della fua vita, è celebra- Aiuto Seneca» Suesonio gefie à gl'infelici opportuno fottegno ; Confulares INOPES quingentis annuis feftertijs SVSTEN- TAVIT. Plurimas per totum orbem ciuitatesy terre motu yaut incendio affliftasreftituit in melius. San Girolamo Epift. 4. ad Rufticum riuerifce quelte beneficenze in Eifuperio Vefcouo Tolofano,quale fo- itentando fe medefimo con pane di miferia » foftene» na i fuoi poveri fudditi conogni più abbondante fou- S.Girole Uentiuo è, Eruperius Tolofe Epifcopuss Vidua Sa-> qua reprenfis imitatorsefuriens pajcu alros,t® ore pallen- te iciunys fame torquetur aliena, Tale in fomma fù’ il porporato Arciuefcono Milanefe San/Carlo, il qua- le e foftencua fe medelimo » prendendo da ruftici lu- pini deboli(fimo alimento ; e foiteneua i fuoi-popoli, famelici, ed infermiycol venderci proprij prencipati, e porger loro quarantamilla fcudi d'clemofina in vn fol giorno; ecol priuartì di tutta la fuppeilettile del palaz- zo fino del fuo medefimo letto y acciòche con tante affettuofe perditè»reftaffero quei mifeti proueduti,e Breuiarlo foltentati. /ritano principatu venditospretium vni- Romano uerfum ad quadraginta aurcorum millia vna diein «pauperes eroganit ) & domefticam fuppellettilem y nec rel: éo fibi leltulo in eofdem alendos contulit. 67 Quadra advn mondano » che mette il cuore, Modano e le fperanze fue nellevanità labili , e tranfitorie di quetto fecolo » l'imprefa della naue che dal Ferro fù introdotta dire; INNITAR FLVXIS. Nei quali fentì il Padre San Gregorio Nazianzeno in Sentent. to; vete ibifogni privati s e nei pubblici, por- . Capo VII. [T2 475 Quiquis vementibuss vicifimque abeunrius rebus Gregorio confidit » ille vtique FLVVIO» perenne labenti , Nazian. CONFIDIT. E più diffufamente Onst. de vine itt- neribus; 0ue frà l'altrecofe. Omnia morralibes laho- riofa fune, omnia humana, metusy vifies » Lanugo, vm bras ros, flztus yvolatusyvapor sinfommium sfluétus, nausmeltigiumauraypulnis , orbis quidam perpetua conserfione fimilia omnia voluensymune ftabilisynnne rotansinune Labilis &c. E Sant Ambrogio commen- tando.le parole di $. Luca 4.5. nelle quali fi rierifcey che il Demonio dimoftraffe è Crifto tutte le monda. ne grandezze 17 momento temporis. Bene inmomen- buc. 4.5. 10, conchiude; 12 momento enim cuntéta illa prate- S. Ambre reunty & fape honor fecyli abijt antequamvenerit. 8° 68 Allanaue , fermata dall’anchora, mentre dal Martempeftolo parcua fofpiata contra vno fcoglio , fù chi diede; NON ILLIDETVR ; motto leuato dall'Ecclefiuftico 23.2. Nos illidetur quafi in pro- Ecc.33,2 cella nauisy inferendo che chi hà la protettione » & Protet- aiuto di Maria Vergineynon può perire. Similmente tione di non vrterà nello fcoglio del peccato chi con la me- Maria» moria della morte » quafi che con vn anchora ben Vergine. falda aflicurerà lanaue delfuo fpirito. Sant Antonio Manica di Padoa Ser 4.13 Domin:4- post Epiph. Sicut an- Spf È choranauemretinety ne infaxis fe frangat, ficmortis. gissonio memoria yvitam noftram retinet ne vuatimpeccata. dj Padoa 69. Ilvafcellotrafcorre felicemente i Mari, men- tre é intiero, mà aprendoli per forte, irreparabil- mente perifce; Onde gli diedi; DIVISVM MER- GITVIt, lotteffo ancodicafi del corpo dellarepu- — blica , quale con l’vnione li conferua, con la ditunione Difcor- fi diftrugge. Concetto del Redentore Luc. n& 17.2 Omne regnumin fe ipfum drwifum defolabitur; Domus Luc. 41. enim & cuutas( commenta San Giovanni Crifofto- 17. mo in Catena aurea) fi fuerit DIVISA y velociter Gio: Cri- DISSIPATVR» & etiamregnam y quo nibil eft foffome validins ; firmatenimregnay & domos fubduorum concordia. 70 Il Padre Luigi Giuglaris,inferir volendo ; che Filippo I. di Sauota » la doue prima hauendo grande nimicitia con Rodolto Conte d’Aipurg » non lafciò ditrauagliarlo conl'armi; mà dopoi diuenutogliami- Traya- co» aiutaffe è promouerlo alla grandezza d'Impera- glio . tore » figurò l'Arca sù i monti» che prefupone ceilato il diluuio » col cartellone; VEXAVIT, BT EX. TVLIT IDEM. Non altrimenti Santa Chiefa tà folleuata da quelle perfecutioni» che fiere , ed impla- cabili la combatteuano . Sant'Agottino 1 Pful, 103. S-Aggffi- fopra le parole; Super montes Stabunt aque così; n° «Lqua perfequentiam, Ecclefiana Deicooperwity fed fecundamit cam potiusy quamadfterittatera perduxit. L'odio traterno yche trauagliò Giufeppe » fù quell’ap- > punto » chelv promofie allegrandezze eleuate dell’ i Egitto &a. 71 LofteffoGiuglaris, per Vittorio Amedeo » che accordò le differenze frà la Regina di Francia » & Luigi XIII. tuo figlio , ti feruì d’vna naue » che.pjacere. paffando nelmezzo di due Ifole, mantiene 1 commer- cij dell'vnascon l’altra, dandole il motto; ITINERE DISSITA IVNGIT, Ondeben fi parue, che quel Sereniflimo iDuca , pertalienel cuore, quei detti di Tullio 1. Offic. Hom:nes hominum cauja generati cicerone » funi » ve ipfi inter fe alij aliis prodeffe polfine, e di nuouo de Amicitia; Fruîtusingeny » & Virtutis > omnifque praftantie tunc maxime capuur , cum in proximum quemque confertur. 7» Perloftetio Duca Vittorio Amedeo, che for- tifica lefue Città d’Afti, di Vercelli, d'Alba, di Nizza &c.il detto Giuglaris figurò vna naue di tutto punto *rrauz- finita , € proueduta y mànon anco polta in Mas: » € glio, c K 476 Sg le foprapofe; ARTEM HANC DOCVERE PROCELLE, noneffendo Maeftro più efhcace à farci follecitare, & intraprendere l'opportune difefey to l'altrui minaccieuole affalto s ò l'attentata of- efa. I pericoli fouraftanti,e già provati, ci'aftrin- gonocon fecreta violenza è piouederci. Quindi San Girolamo lib. 2.Epift. 6.ad Eliodorum » lo perfuade ad vicir dal pelago del mondo ; ed infinuarti nel porto della folitudine; ò perlo meno, adarmare 3 conogni follecitudine» la naue del fuo fpirito , per potere » e fu- S.Girola=» perare gli auuerfarij affalti, enon perire, e dice; Ego mo non integris rates vel mercibusy nec quafiignarus fluttuum premoneo,fed quafi nuper vigna cieltus in lirtus, doftas nautatimida nauigaturis voce denun- cio. - Nolite credere, nolite effe fecuri ! licet in mo- dum (tagni fufum equor arrideat: licet vix fumma iacentiselementi fpiritutergacrifpentur: magnos hie campus montes babetyintusinclufem eft periculum, intuseSthoStis: expedite rudentes , vela fufpendite: crux antenna figatur in frontibus Sc. 73 La naue inalto mare; co'lmotto del Ferro; ALIIS PRASTAT OPES ,; paruemi bell’idea di Elemofi- perfona liberales edelemoliniera , che altrui riparte le niero. Infegna- caad altriitefori della fua fapienza se dottrina. Tale re. il buon Prencipe, quante ricchezze vede ammaffate Libera- nel fuo fenoytante le difpone per l'altrui vtile 3 e follie- lità di no. Piet Crifologo fer. 23. E/? confuetudinis » eft ani- È a 5 mi felicis, vt adfcitus ad regnumsquod fuit proprinmy falogo 7” quod priuatum, mox e cab mox propinquis ci- 8° wibus indigentibuss liberaliter prorogarit : ne fit men- dicus animo s qui cenfu funttus, & honore . Inmorte 74 Perînorte improuifa, e violenta ; il Ferro fi- gurò vna name, faorprefay efobiffata attualmente dal- Inuidia. la tempefta » colcartello; VIS INOPIA RAPIT; col qualconcetto $ Giufto Lipfio rapprefentò la mal- uaggia violenza dell’Inuidiay dicendo. Centur.1. Epift. Giuffo L A 4%. Vtnauim interdum improuifus vertex abforbet: ita homines nigra Dea Inuidia; prafertim eos quibus indoles meliors & ingenium fupra annos ; e prima di lui Sillio Italico lib. 16. Silio Ita- O dirumexitium mortalibns, e nibil vnguam dico Crefceresnec magnas patiens exurgere landes Innidia. 75 Alla naue fofpinta da gagliardo vento Don Diego Saauedra foprapofe ; IN CONTRARIA Prudéra DVCET ; ricordando al Prencipe » che come buon piloto debba nonlafciarfitrafportare dalla violenza de gli accidenti , mà conla prudenza , e giudicio, cavare profitto dalla medefima contrarietà . San Gregorio Nazianzeno lib. 2. Sentent. Fluîtusy peritus effugit rettors graues; Sapienfque dura fortis aduerfe omnia . L’inuidia di Saul pensò efponer Dauide à ficura mor- tes mandandolo è fronte de gli agguerriti nemici , mà Dauide fì preualfe di quelle congiunture » per avuan- zarfi alle glorie fupreme della militia ye del regno, ca- uando profitto dalla medefìma perfecutione. Giufto Lipfio Centur. fingul.ad Italos & Hifpan. Epift. 28. Vtin mariydifle, alij alias venti y gubernator tamen rettum cuvfum tenety nec defleftit mentem, ant ocu- los à propofito porta: ita nobis effe debeats retta pe- sere, profequinec eijci viay aduerfante aliqua iudi- tiorum, aut fermonum aura. Di quefta metafora , ò fimilitudine fi valfe il Padre San Clemente Aleffandri- no lib. 1.pedag.cap.7. per dimoftrare la prudenza d’vn vero Maettro, in condurre la naue della giowentù frà i tumulti tempeftofì del fecolo non permettendo che dai ventide i vitiofi impulfi fia trafportata à perderfì, mà giudiciofamente gouernandola s tanto che fenza @Eyegorio Nazian. Giuffo Lipfio fue ricchezze; edi letterato »che volentieri communi- - STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX. veruna offefa nel ficuro porto della virtù l’introduca ; Quemadmodum gubernators diceynon femper cedit Clemen. ventissfed contra proram obuertens » vniuerfis refi- Alelan. fit tempefatibus: 112 pedagoguss legibus que (untîn mundo nunquam cedit , nec eispuerum, tanquam cymbam , in libidinofam viuendi rationem impellere permittit : fed folo fecundo veritatis (piritu in altum Sublatuss clauum pueri yaures inquam fortiter tenety donec inoffenfum puerum in portum virtutis produ- xerir. 76 Ilmedefimo Saauedra » alla pittura d’vna na- ue » che vrtando interra fi fpezzaua , mà però faluan- doti i naviganti » e le merci, aggiunte il detto da Em- blema; MINIMVM ELIGENDVM, motto le- Prudéz2 uato da i Giurifti De duobus malis minus eft eligen- dum. fL. de regul. iur. |. quotiens cum ibi alle. contra adl. acquiliam I. ita vulnerata ; ed idfegnò, che di due mali, deueti eleggere il minore; e quand’anco fi perda- nole facoltà , deueti con ogni diligenza faluar la vita. Tacit.lib.11. Annal. 77alidam, & laudatam antiquita Cornelio tem,quoties fortuna contra daret sfaluti confuluiffe. Tacito 77 La naueyinattodi fommerggertì » fi ritroua colmotto; FRAVDE SERENI, telto dal 5 dell’- Eneide v. 850. Et celi toties deceptus FRAVDE SERENI) ed è idea di perfonaingannata, e tradita, Inganno per crederese fidarlitroppo. Enea; nell’Eneideyl.s. v.870. deplorando la fommerfione di Palinuro ; O nimum celoy& pelage confife fereno, Nudus in ignota Palinure iacebis arena . Giufto Liplio in Panegyr. Plin. Falfus amor plus no- Giufto cet s quam profe[]um odium. Et Centur. 1. ad Belg. Lipfio Epift.18. Quamdiu equor hoc vite nauigamusstandia fluttus: & interdum SERENI M aliquod fi blan- ditur DECIPITy & ferè tempeftas mator fuccedit . 78. Della naueyconla calamita volta è tramonta- nasfece emblema l' Abbate Tefauro col detto; CON- SILIORVM GVBERNACVLVM, MENS DI- Religio? VINA; che però San Dionigi Areopagita de Dik. ne nomin. cap. 3. infegnaua; Ancequam aliquidagamus, Dionigi aut dicamus , maximeque quod ad Deum pertineaty Arcopag: a precibus nobis ordiendum eft,non vt vim uUlam vbi- «que prefentem, & nufquamytrahamms, fed vt diuinis commemorationibussinuocationibusg; nofmetipfos,& tradamus eiy&coniungamus. Così dal Ré Ciro fù contigliato Cambife; Vemibil publicum, vel priua- xenefon- tumageret nifi prius ad Deum confuzeret.Xenophon. re lib. 8. Cyripedia; Così di Scipione il Maggioretcriue T. Liuio lib.26. Ex quo togam virilem fumpfity nullo T. Liuie die prius vllam sibi » priaatumque rem egity quam in capitoliwm iret, ingre[fafque edem ( louis ) confideret &c. 79 Lelio Martinengo sil Combattuto frà gli Er- ranti di Brefcia hà la naue agitata dalle tempefte col Traua- motto; MEMINISSE IVVABIT tolto da Virgi- glio fu- lio 1. AEneid. v. 206. FTSE _ Remocate animos, mafumque timorem Virgilio Muittite : Forfan && hac olim MEMINISSE IVVABIT. E vuol inferireil detto di Seneca Hercul. Fur. A4.3. Quod fut DURVM PATI. MEMINISSE DVLCE ch. Che i trauagli precedenti portino per loro confe- guenza giocondità diletteuole» l’infegna Ariftotele 1. Khetoric. che dopò d’hauere in quett'argomento s non sò quali cofe efpoftoydice; Et boc quoque diffum Ariftore- est: Iucundum eSì poftquam faluus fuerir recordari le laborum; atque etiam; Letatur vir poft labores, cum multa tuliffey & multa egiffe recordetur, io dichiara dottamente San Tomafo 1. 2. queft. 32. artic. 4. Sant’ Agoftino lib. 8. Confeff. 3. con bella induttione anch' Virgilio Seneca NAVE S.Agofi- anch'effoil và prouando ; T'rismphat viétor Impe- nio rator,@& mon viciffety nifi pugnauiffet. Et QUAN; TO MAIVS PERICULUM. fuit in prelioy TANTO MAIVS GAVDIVM eft in trium- pho . Iatat tempeStas navigantes s minaturque naufragium; omnes futura morte pallefount è tran= quillatur Celum , & Marey & exultantnimis, qua» niant timuerunt nimisy c và feguendo. Mà bricue è e fucofamente vn Poeta; Gaudia preteriti cumulant'inopina dolores. Co'l quale concorda Euripide citato da Plutarco lib. 2» Sympotìj. Quam dulce eft feruatum meminiffe malorum! 80 Nella canonizatione diSan Carlo yin Milano, fù alzata l’imprefa d’ynanaue » fauorita dalla luce di Santermo » che fplendeua ysù l’antenne ; col motto; Prote- CERTA SALVS, inferendofi labenefica protettio- tione di ne e falutifero foccorfo 7 che dal Cielo porge à fuoi e diupti pericolanti San Carlo . Il che direttamente zia " SR quadra à Maria Vergine, la cui pratettione, cd affif- gine. tenza promette la ficura falute à i fuoi diuoti. Sant .. Anfelmolib. de excell. Virg. cap. 12. T'antummodo S.Anfeb- itaque velis falutem noftram , € reuera nequaquam mo falui effe non poterimus. 81 Allanguein Marey chenon mai fi ferma io diedi; ETERNVM FLVCTVAT; è fia. NEC Pecca- REQVIES VLLA; idead'anima colpeuole, fempre tore inquieta s' e travagliata . Che però cue leggiamo Gen-4-16 di Caino sche; Habitauit profugus in terra Gen. 4. 16. dai Settanta fì caua, che; babitazitin Naid , che Inwidio- yuol dir fluttuatione. Effetto che dal Padre Sant'Ago- fo fiino. Epi. 3.ad Iulian. fù ofieruato ne gl’Inui- S.Agofi- diofi; Imuidusvir» fimilis eftnaui s que iattaturin no fluftibus maris, namin perturbatione fempereît. 82 IHlSerenifimodi Modona, hàlanaue in alto Relîgio. maresd’auanti la quale fono le ftelle del polo antartico» ne che formano i] Crociero col motto; NON. ALIO SIDERE; imprefa che fpira la pietà Criftiana ) e l'offequio verfo la Cattolica Religione ; infinuando ancora la felicità,chea i fedeli della veneratione della Santa Croce fuol deriuare » eflendo quel facratiffimo fegno in tutte lenoftre indigenze ficura ) ed oppor- tuna direttione; Ciò che diceua $. Andrea Cretenfe S.Andy, Orat 1. de Exaltat, Sane Crucis, Crux in tenta- Cresm, tionibus auxiliatur, in periculis dans falutem » in meStitia folans , inneceffitatibus opitulansy in mari gubernatrix, in calamitatibus refrigerinm. Nelqual propofito Sant'Ambrogio ben degnamente applaude alla religiofa prudenza di quei Nocchieri , ‘che nelle nauigationi loro fitengono d'auanti l'imagine. vene - rabile della Santa Croces pereffere da quella a ficuro S. Ambro viaggio indirizzati.Bene nauigants dic'egli in Plal.37. gio qui n nauibus Chrifti Crucem ficut arborem pre- +. ferunt » atqueinde explorant fiabra ventorum, vt corpora fua dirizant ad Santti Spiritus gratiamy în Ligno Domini tutiyatque fecuri, nec permittunt nayes fuas vago flultu errare per maria . 83 Prencipe religiofo » che nell’opere fue mai fempre ftà fiflo.in Dio; edantepone alle cofetutte, la fede s l’amore se la riverenza verfo lo fteffo, può rapprefentarfi nella naue » d’auanti la quale è il Cro- ciero » e porta il motto; VNVM ASPICIT AS- TRVM. Dauide moftroffi tale è cheà Dio rivolto P/al. 26, diceva. Tibi dixit cor meum ; exquifiuit te facies 8. mea,faciem tuam Domine requiram » Plal. 26. 8. nel S.Agofti- qualluogo S.Agoftino . Quafiui nona te aliquid ex- mo tra te premiumyfed vultumtuum. Huic inquifitioni perfeueranter inftaboynonenim vile aliquid, fed vul- tum tuum Domine requiram . E ben lì tratteneua quefto gran Recon gli occhi eleuati » e filli in Dio, Eyriplde Précipe religiofo » Capo VII perche alla diuina volontà; e beneplacito fi aiiiia: deffe, che ama ne i Prencipi più che la maeftà del fem- biante»l'eleuatione del cuore, e la virtù» e fantità dell’- anima. Checiò fia veroyeffemdo propofto à Samuele Eliab, huomo di belliffimo afpetroy e di maeftofa » cd eleuata corporatura» perche foffe vato per Ré: Iddio ne fece rifiuto , ed auisò quel Profeta; Ne refpicias !-Reg.16, vultum eiussneg; altitudinem ftature eiusy quoniam T- abieci eum y nec inxta intuitum hominis ego iudico 1.Reg. 16.7. E voleua dire, come feriue Giufeppe Ebreolib. G. Antiquit.cap.9. Ego regiam dignitatem Sinfeppe non conftituo in preftantia ; & elegantia corporum, E9r®* Sedin animi virtute y atque quaro quis perfe©bè fit il- InStris in pietate, iuStitia, fortitudiney& in obedien- tia diuinis mandatis preftanda , Lanaue fimilmente, — chesl' num afpicitafrumycioè la ftella di rramontana, Imita» al parere di Giufto Lipfio ad Annal. Tacit. è idea Hone d’vna Città sà Republica , che figouerna rimirando _. gli efempij , eleoperationi de fuoi antenati. er in 94 naui dirigenda refpeétas babendus incynofura: fic in Lipfio publica adminiftrationeyad fatta prioris aui . 84 Lanauegroffa, nelmezz’al mare; col car- tellone; ET IN MAGNO MAGNA fù imprefa di Monfignor Arefio » applicata ad honore di Rannu- a tio I. Duca di Parma neltempo delle fue efequie , Prudé zà perinferirela grandezza di fpirito , e la magnanimità moftrata da quel Prencipe ne i negotij più grandi . é Di S. Gioyanni Battifta fimilmente prote@2ua l'An- 52n Gio; gelo Luc. 1.15. Erit enim magnus coram Domino, Battilta nelle quali parole s'infinua vna mirabile. grandezza #41! Ù di San Giouanni ; poiche la doue; Omnes gentes » 1/40 17 quafi non fint » fic funt coramea, & quafi nihilura. Ifa. 40.17. egliadogni modo, rifcontro ad ya Dio, che é grandezza infinita , riufcì non picciole , mà grande, cioè ; Nor corporis fed anime magnitudine S- Ambre dic'Ambrogio» che queftacla vera, ed ammirabile £'* grandezza. 85 Lanaue, con maggiore felicità e velocità camina , quand’ è carica 7 chequand’ è vyota, perciò sul fondo fogliono metterui la zauorra , che ferue» come di contrapefo per afficurarla » e di ftrumento errenderla più difpofta al corfo , che però le diedi ; ONERATA FELICIVS » è veramente: ONE- * RATA SECVRIOR ; ed inferifce il beneficio , Traua- che ne porta l’infermità » la poùertà, od altra fimile glio vtile afflittione, e miferia . Si trouaua San Paolo aggra- uato dinonsò quale moleftia , e pregando Iddio, che glie la.leuaffe » non hebbe l'intento; volendo Iddio » che l'anima fua fteffe così caricata, perche folle aficurata. Riccardo di S.Vittore in Cant. cap.3 5% Riccarde Paulum poftulanterm anferri d fe ffimulum carnis fuer Vissorine melius exaudiuit Deusycummnon abftulit, quia (ab- Stuliffet faluusnon effet, 86 Advnvafcelloinporto; fisurato in fianco, col fuoco al fondosinatto d'impeciarlo,e di fpalmarlo io diedi;j; VT OCYOR E&EQVORA SVLCET. x inferendo che il trauaglio, ed il tormento renda agio» Traua- e fpedito ilnottro fpirito, perche velocemente paftua glio vri- do il pelago delle miferie prefenti 5 fen' voli al porto #8 - dell'immortalità, e della gloria. Verità pratticata s © proteftata da Sant'Agata, laquale frà la tortura del S- Agata ferro,e del fuoco; Admotis candentibus lamimis g G Brewiario in acusis teftulis, & candentibus carbonibus volu- Romano tata , rivolta al Tiranno dicena: Nifi diligenter per- feceriscorpusmeum dcarnificibus attreftari non po- cefì anima mea in Paradifum Domini cum palmain- trare Mar:yry . Breu. Roms. Febr. 87 Vbbidienzaprontayèdindifferente, dimoftra vbbidié la nauein mare ,conle vele alzate ed efpotte arventiy za che tù introdotta a dire QVA DVCII at D- sj Ma 473, O SVM; nella qual virtà molto bene effercitato fì mof- 1/4.6.8. trò Ifaia; chevdendola voce d’Iddio; Que mittam? &° quis ibit nobis? prontamente s'eflibi ; Ecce ego mitte me . Ifa. 6.8, Nonaltrimenti Paolo s vdendo la voce fourana; turco alla divina difpofitione fi rimi- AF. 9.6. fe. Domine quidme vis facere? A&. 9.6. ] 88 Lanauec in martempeftofo 3 conle vele fpie- gate al ventoyed ilmorto; PVRCH' EGLI SPIRI, Aiuto SPERO; dimoftra dipendenza dall’altrui aiuto » e protettione . I mprefa, che in fenfo f| pirituale efprime Spirito 12 felicità d'vn anima;che fi promette ogni beneymen- santo tre dalla gratia dello Spirito Santo fi ritroua affiftica: Rom-8.14 Quicunque enim fpiritu Dei aguntur , diceual’Apo- fiolo Rom. 8. 14.7 funt filj Dei. Che come difte il S.Agofti- Padre Sant A goftino Ser. 13. de Verb. Apoft. T'unc no bene agis» ft a bono agaris. 89 Perinferire, che la prudenza del P rencipe, Prudéza è quella, che guida la naue delregno al porto della vera telicità: alla naue in alto mare, conle vele fpiegate * iofoprafcrifileparole: DA‘ L'ARTE IL VOLO, tolte dal Signor Guido Cafoni nell'Embl. morale 2. que aggiunge così; Gran naue é il regno; e valto mare è il Mondo; Mafe Prencipe faggioin quefto cupo, E perigliofo pelago del Mondo Queftagran naue del Imperio regge» Ella concerto; e fortunato corfo Al porto d’ogni ben felice arriua. 90 Il Cardinale Giacomo Sauelli,figurò fe telo ‘Traua- mMellanaue, fràl'ondedelmare, incalzata da i ventiy glio vtile col titolo; AGOR NON OBRVOR; inferendos che le contrarietà, feruiuanoynon per fuo pregiudicio, mà per fuo maggiore auuanzamento . Cost la perfe- cutione di Saul feruî ai profitti militari di Dauide ; La cadutaye cecità di Saolo s fù ftrumento della fua efaltatione, ed illuminatione je la fame che infefta ua il Prodigo » riufcìvn vento fauoreuole , per fofpin- gerlo alle felicità della fua cafa. _ gr Lanauezinvafto mare ; nel mezzo ad onde Xx ipfinicey può fegnarficoldetto di San Gregorio Na- zianzeno in tetraft.; NON TOTAS SIMVL. Niceta Namneij quidem quinauiganty {piega Nicetastorwm Simul pelagus profpiciunt , ne alioqui naufeam binc contrabant. Verumde die in diem» itineris fpatium tollentes s fenfim.» tacitifque progreffibus curfam cum omuem, quem fibi propofuerane abfoluunt. Si A poco chele noftre operationi snoninvn folo inftante » mà àpoco apocoa poco, conla mifura del tempo; che loro pro- portionatamente fi deue dare » vogliono eflere effet- tuate. 92 Pervn perfonaggio s che abbandonò fponta- meamente tuttele ricchezzes confacrandoti aila pouer- tà volontaria s e religiofa , l’Abbate Certaniy figurò Pouertà vna naue in martempeftofo ) con molte mera » che volonta- galleggiauano sù l’ondesfuori dal medelimo vatcello Lio. ipontaneamente gettate accioche allegerito»fi prefer- uaffe dal fomergertìs ilche dichiara il motto: P E- REANT; NE PEREAM. SanBalilioOrat. S. Bafilio 4. de Pcenit. Dum adbue eft tempus, priufguam ad perfettum nanfragium deueniat » grautora onera de- ponat, & antequam nauis immergatur y merces eij- ciat, quas iniuftè quefinit. 93. Alla naucschecondueanchorey a prora y ed a Confi- poppa fi difende dalla tempetta il Saauedra diede: glier pu CONSVLE VTRIQVE, poicheintutte lerifolu- dente. tioni fi deue prouedereyed auuertireycosì al principio» Cornelio come al tinte. Tacit. 2. Lift. Omnes qui magnarum Tacito. rerura confilia fufcipiunt s eftimare debent y an quod inchoatur rerpublice vtile fit s ipfis gloriofiumy aut promprum effetto » aut certè non arduum fit. Simul Guido Cafoni STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX. ipfe qui fuadet confiderandus eft è adijciatne periculo confilium fuum, & fi fortuna ceptis affueritycui fum- mum decus acquiratur. 94 Effendoeletto per nuouo Vefcouo di Cremo- na Monfignor Francetco Vifconti,quella nobiliffima Città lo riceuette con la pompa fontuofa d’alcuni ar- chi trionfali ; illuftrati con gliornamenti di 6 e ftatue » infcrittioni , emblemi $ ed Imprefe dal valore del Padre Leonardo Velli, eleuato foggetto della C6- pagnia di Gesù. Figurò egli dunque la Chiefa Cre- monefe con la pittura d’vna naue » che a vele piene fcorreua perlo mare, tenendofi d’auanti il ferpente polare» in cui rapprefentaua Monfignore sche nell’ar- me del (uo cafato hà il ferpente è col motto; DVX NVNQVAM CONDITVS VNDIS; inferendo, Vigiliza che dalla direttione di quel Prelato » fempre vigilante, di Prela- ed afliftente; fi farebbe quella Chicfa condotta al por- 19 to d’eterna felicità; edé pigliata l’imprefa da Valerio Flacco nel 2. dell’ Argonautica, que il piloto Tifi, pro- tefta che fi gouernarebbe » folamente con la direttio- ne del ferpente polare. Sed mihi DVX» vetitisqui NVNQOVAM Valerio CONDITYS YNDIS Flacco Axe micat ferpenssfeptenofg; implicat ignes. 95 Figurò parimenti lanaue, in atto di folcaril mare, con la ftella di tramontana d’auanti , ed il mot- to; COELO DVCE, imprefa che parimenti è tol- ta da Valerio Flacco, il quale parlando di Tifi dice ; — Felix qui ftellis fegnibus vfumy Valerio Et dedit, aquoreos COELO DVCE tendere Flacco Curfus. i Accennando » che quella Città farebbe ftata guidata dalla religione, & altre virtù, più celefti, che terrene» , offeruate in quel prelato. Imprefa quadrante à i Santi Santi Magi , che dalla ftella condotti » fi portarono al Ma3!- porto della falute, dei quali San Leone Ser.t.de Epi- S. Leone phania. Sequantur tres viri fuperni luminis duttum, Papa & prauij fulgoris indicium intenta contemplatione comitantesy ad agnitionem veritatisy gratia fplendore ducuntur. 96 Sivalfcaltrefi della naued'Argo , che andaua __ a remi, nella poppa della quale vedeuafi Orfeo » in Piace- atto di fuomar la lira , col motto; IRE DOCET; uolezza che parimenti é tolto da Valerio Flacco Argonautic. lib. 1. que d’Orfeo così; : Nec vero odryfius tranftris impenditur Or- Valerio pheus » è) Flacco Haud pontum remo fubigit: fed CARMINE tonfas i IRE DOCET. E vuolinferire, che quel Prelato ,non con la violenza, ma con la foauità della predicatione » quafì che con celefte lira; haurebbe incaminato nel feruigio d’Iddio quella Chiefa. Al Correttore difereto fi proportiona Corret- queft'imprefayil quale: CARMINE DOCET IRE, tiones tacendo conla foauità gran colpone gli animi huma. foaue ni. Seneca l’infegnò Epitt. 46. Onziimm honeftarum Seneca. rerum femina animi gerunty que admonitione exci- tancur » non aliter quam fcintilla flatu leui adiuta ignem fuum explicat . Nella qual maniera appunto» cò elfo noitratta [ddioyilche diffe Prudentio H yma. 8. Chrifte feruorum regimen tnorum, Mollibus qui nos moderans babenis Leniter firmasy facilique fepros Lege coerces. 97. Lanauein marcagitato, fermata con due an» chore» da Enrico Farnefey nella Diphtera Iowistib.1. Elog.3-hebbe: INCONCVSSA MANET, evuol Dottrina interire » che la naue dell'Imperio ; così dalla virtà © ®enta. morale , comc-dalla dottrina vien mantenuta; quelia iei- Prudisio NAVE feruendo per conofcere il giufto ye quella per operar- lo. Puoffi anco dire ychela naue dell'Imperio fi man- tiene con leleggi, e conl'armi,, Onde Giuftiniano ; Giuftinia Imperatoriam matestatem non folum armis decora- no tum fed & legibus oporteteffearmatam. Seanco Gratta, è non s'aggiungetle , che lanaue dell'anima s'aficura» coopera quando larinfrancano,in guifa di due anchorese l’aiu» uone ro celefte pel’humana cooperatione . 98. Ad honore dì Sant'Ignatio di Loiola » che fî S.Ignatio gettò nello ftagno dell'acque, così pertuato dalla fua Loiola fuifcerata caritàdi falaarit profiuno » Don Arcangelo Coter figurò vna nauepche ardeua nel imezzoai marty cal titolo. NEC PONTVS EXTINGVIT, motto Cant. 8.7 fimpatico col detto dei Sacri Canc. 8.7. 4que multa NON. POTVERUVNT\EXTINGVERE cha- ritatem » Chavitas tcriucua Sant'Ambrogio lib. de S. Ambre Iaaccap.8. adamante fortior y E vinculum indiffa- gio lubile, Nulla dilunia paffionsm charitatem exclu- dere poffunt,mulla cam acerbitatum flumina fuperare, 99 EnricoFarnefeyinlintando , chela prudenza fia poffente a liberarne da ogn’infortunio 7 dipinte lanauein alto mare » frà le tempefte, col motto ; Prudéza DVM CLAVVM TENEAM, inferir volendo il detto di quel Poeta; maori Omne malum - prudens (pernitque fagitque in © Achille Bocchio dichiarò ed eflo ancora quanto ri- lieui la direttione della prudenzaalla felicità del buon gouerno:figurando nell Embl. 74 vna naue. in mare con molti Nocchieri affacendati » chi a tirar le funi è chi a fpiegar le velexchi a batter dei remi y chi a vuo- tarlafentina; mà collocando nella poppa vn vecchio rudentesio atto diregger il timone, foprafcrifie all’ - Fallo, il uitolo: Kesconfily ope» hana viribus magnas geri; e dichiarò fe fteflo con queit'Epi- gramma ; © i Afpice quam fatagant totis qui viribus alnum Sollicitantiuuenes fluttibusin medys. En malos ali fcandunty trabit ille rudentesy Per patulos audax curfitat ille forose Achille Bocchio Capo VII 479 Exbaurit fentinam aliuss fecat equora confis Certatim Remex : vela aly faciune. In puppi refidens clayum tenet ille quietus Atnon queiuuennra robora, Strennuitasy Quin multo maiora facity melioraque folus Ipfe fuo praftans omnibus ingenio. Res magna haud validoyaut veloci corpore fit Verumanimi feafu, confilio,imperio. 100. Ilcontinuo profitto sed auuazamento , che San Carlo iua fempre facendo pelcamino della virtù » Profitro fù da i miei Canonici Regolari figurato nella Chiefa della Paffione di Milano con la pittura d’vna nave, che folcaua mari, e portaya il motto; NOCTE, DIEQVE . Giouanni Crifoltomo commentando le parole di San Paolo Philip.3.13. Que quidem reero Philip.3» funt'oblinifcenssadea vero que funt priora extendens ‘3 me ipfum ad deftinatum perfequor, (crine, Qui iam fe Gio. >Crix perfcitum putat » nibilque fibi deeffe ad’ virtutis foFomo abfolutionem yîs Acurfu ceffabits quafi qui totum iam rencat; at qui fe adhuc a meta abefje cogitat » is nunquim a curfuceffat . Hoc igitur & nos eftimare Semper debemuss etiamfi fexcenta obiuerimus virtu- vis officia: erenim fi Paulus poft fexcentas mortes, pojt canta pericula hoc fecum putabat , multo ma- gis nos. iot Molte naui f(parfe per lomare, che fotto il ciel notturno caminano allo {plendore d'vyn lume ,ac- cefo toura vna torre, invicinanza del mare; furono da me fegnate col motto; DIRIGVNTVR AB VNO. Tali icorpi intieri di groflifime Religioni, fieguono la direttione d'yn Agoftino » d’yn Benedet- to, d'vn Domenicoyò d’yn Francefco » che gl’Illuftra conla vitayeconle regole; e tali i popoli delle Città, e delle Pronincie » dalla fantità, e virtù ragguardeuole del loro Supremo,tono indirizzati, e guidati. San Gi- Efempio rolamo ad Eliodoros nuovo Vefcouo , fcriueua così ; Inte omniumoculi diriguntur ydomus tuay& conuer- S- Girola Jatio tua stanquam in fpecula conftituta, magiftra eft publica difcipline Te. * Religiofi 102 Advnanauein alto mare io fece dire; AD ALTRO CIELO ASPIRO, per vn'anima innamo- Cotem- Tata d’Iddio » che defidera leuarfi da quefto mondo, e platiuo porta impreffi nel cuore i defiderij di Giobbe, Expe- o donec veniatimmutatio mea Tob 14. 14. gli af- nb fetti del Rè Dauide . Quando veniam & apparebo 14. ante faciem Domini?Pial.41.3.e le voglie di San Pao- P/ar. 3. lo Philip. 1.23. Defiderium habens diffolni. San Ci- Philip.1» priano 14. 23. dò 480 S.Cipria- priano de Mortalit. Confiderandum eft ( fratres cha- ne rifimi) & identidem cogitandum » renuntiaffe nos mundo, & tanquam bofpites »&& peregrinos ifthic in- terim degere. Amplettamur diem, qui alfignat (in- gulos domicilio fuo, qui nos iflhinc erepros,&® laqueis Sacularibus exfolutos paradifo reflitwty & regno ce- lefti. Quis non ad fuos nauigare feStinans ventum profperum cupidius optaret vt velociter caros lice- retampletti è Patriam noStram paradifum compu- tamus; parentes Patitarchas habere iam capimus; quid non properamus s & currimus , vt patriam no- firam videre» © parentes falutare poffimus è 103 Vnanima prudente; che fdegnando le mon- dane delitie sevolgendo le fpalle a quante voluttà mai potevano lufingarla : allontanandofi dal fecolo, fi por- Relicio- taua alla religione , fù dal Sig. Carlo Rancati rappre- IT) fentata in vna nave , che a piene vele fi {coftaua dalle firene; col cartello; CANTVS TRANSVECTA TENACES ; parole di Claudiano in laud. Serene Regina; Claudia- «anne aliud toto molitur carminis Stu no Maony mensalta fenis? quod fiagna Carybdis «Armauit? quod Scylla canessquod pocula Circe «Antiphata vitata fames è furdoque carina Remige Sirenum C ANTVS TRAN- SVECTA TENACES? Del qual concetto fi valie parimenti Sidonio Apolli- nare lib. 9. Epift 6. per efprimere le prouide ritolu» tioni d’no fcandolofosche dalla familiarità dell’impu- diche firene erali allontanato; Excuffitceruices, atq; V lixeas,vi ferunts ceras auribus figens fugit aduer- Sum vitia furdus meretricij blandimenta naufragi. 104 La Cittàdi Milanosriceuendo con fontuofif= fima pompa il fuo:nuouo Arciuetcouo Montignor Litta» trà l’altre imprefe » quella della naue efpofe » sù l'albero della quale fplendeua la fiamma ò fiala luce che chiamano di Santermoya cui il Padre Ortenfio Pallauicino aggiunfe il cartello; OPPORTVNA REFVLGEI ; dir volendo che ben compariua op> portuna quefta nuoua luce, a confolar quella patria 3 che per lo fpatio di due anni effendo priva del tuo Pa- ftore , fi rimancua dalla fqualidezza. an c- atflitrrone Gratia, ®Egrauata. La miferidbrdia , &proyidenzad’ Iddio» divina Quella» che opportunamente conte più» rieiéde l’indigenza humana, riparte i lun delletue contola- Sidon. Apoll. tioniy che però Dauide Plal.9,10. difleche Iddio €tay-tmij detRe-Cattolico anco ‘nelmezzo alle più grandi P/.9. 10. Adiutor in opportumtatibus in tribulatione », mel Francefco qual luogo Frantefco Titelmanno ;. Adiutor faus Titelm. cfteis IN OPPORTYNO TEMPORE, nempe in tribulationibusy & afflrétionibi Um s:T une | enina opportunum folety & gratuma, effe liberantis * adiutorium s & incundum effe potents refugiuna. Cosi la fapienza d’vn prudente Macttro , € la corret- Corret- tione fraterna d'vn amico difcreto }} à Inogo } e tempo tione fannotarmoftradei tuoi nobili, c ftuttuoti iplendori, 105 Perchela nauefolcarpoifa la vaftità del pe- lago» e condurtì al bramato porto » è neceffario che tia dai venti favorita, ed accompagnata. Quindi Carlo Rancati, figurandola in atto di fciogher dallidoy=» conle vele alzate » mà però languides edinofticiole 3 * le toprafcrifie ; OPTANTVR*FLAMINA ; ‘alla ‘ quale anco dar fi potrebbe; MODO FLAMINA . FERANT), e ne prefe il motiuo da Claudiano lib. 3, de laud. Suliconis. mrelgrrse ERETTI e Claudia Non fic virginibus floress nonfrugibusimbres nio Profpera non felfis OPTANTVR FLA- MINA NUALTIS Vituus afpettus populo . Hor dunque come la naue è neceffitofa dell'aiuto dei venti, perfolcar l'onde, ed inuiarfì al porto: così STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX. l’anima noftra hà di meftieri d’effere dalla diuina gra- Gratia tia, e preueniente» e concomitante y ed aiutata » e fe divina condata; perche poffae fuperar le tentationi , e cami- nare per le ftrade della virtà » ed inutarfi alla falute eterna. Quindi e Santa Chiefa con le parole delCon- cilio Arauficano cap. 2. và fupplicando Iddio ; Lur- Concil.. gie fupplicibus tuis , vt cogitemus te infpirante -f"#s5ic- que retta funt , & te gubernante eadem faciamus . È di nuouo nell’Oratione fecreta pro itinerantibus priega il datord’ognibene. E: viam illorum prece- Miffal dente gratia tua dirigas & fubfequente comitari Rem dignerisy ed il Padre Sant'Agoftino tom. 7. lib.de peccat. meritiscap.18. Quod ad Deum nos conuer- S.Agsfti- timus, nifi ipfoexcitante atque adiuuante non poffu- "* mus. Queimartiri gloriofi , che fprezzando quanto di bene hà il Mondo ; e tutti con anfiofo affetto afpi- rando al porto del Paradifo > bramauano che foffiaf- fero i-venti delle perfecutioni,perche glirendeffero Morte neiloro defiderijfodisfatti , ben potrebbero figurarfi defide- inquefta naue,da cui; Opranturflamina, che appun- rata to di quefta metafora (i valfe il precitato Padre San Cipriano lib. de Mortalitate in fine. Quis non ad fos S. Cipria- nauigare feftinans VENTPIM profperum cupidins no OPTARET » & velociter caros liceret ampletti ? 106 Nell'ingrefto di Monlignor Alfonfo Litta all’Arciuefcouato della (ua Patria di Milano ; quefta gran Metropoli fù rapprefentata in vaa nauey d’auan- ti la quale era la Stella ditramontana , ediatrodotta adire; NON ALIAM ASPICIO; infinuando che gli occhi di tutti i popoli ftauano direttamente fili in quefto gran Prelato, per riceuere da lui la direttio- Dipen- ne,per caminare nella via d'Iddio, perfetta; e Criftia- eNz2 mamente » come che l'Autore dell’imprefa ripigliar voleffe le parole, che diceua San Girolamo al Vef- couo Eliodoro ; IN TE OMNIVM ‘OCPLI S-Girela- DIRIGUVNTVR, domus tHa & conuerfatio tua "8° tanquam in fpecula conitituta magiftra eSt publice difcipline . Il Cardinale Antonio Perenotto Granuela, Arci- uefcouo di Malines, foggettone di rarifime qualità » alzò per fuo fimbolo vna naue a vele {piegate nel mez- zo d'vnmartempeftofo, co ltitolo DVRATE » che potrebbe cangiarlivin DVRABO , quando voleffe ridurfì adimprefa ; e fettuiua ad animare i popoli» edi valfalli delle Prosinie bale continuare ne gli offe- Perfene- ranza feditioni e fconuolgimenti yin quella guifa ch'egli vi durò con eroica animofità ed inuincibile coftanza. Ad honor del quale in vece d’Epitafio » Michele Ei- zinger, nel fào Leone Belgico , riferifce il (eguente Dialogo , nel quale due perfonaggi Hofpes & Au- licus così a fauellare s'introducono ; H. Quis cubat hic, modica Magnus tellure fe- Michele pultus è Pi o è Ejzinger A. GRANDI A. cni° selfos VELA da- bant titulos. 4 H. Cur pelatus vite fulîans ì DV RATE SU pefetundis, _ (Imquird A° Néquondam nomina parta cal. cedant 3 SIR: 2 Clara illa' imipetio Carliyrégnoque Pbilippi < » Quorum Confilijs prefuit arte potens. “H. Ergo manu clauyma ftrinxit 9 nauimque gu- bernans Durauity fatis? A. Infuperabilibus . H. At ne diu è A. Decies feptenos vixit in annos Sequanicique' fuit gloria prima foli . H. Quo capitur portu? A. Cunttis quo meta laborum &C» n NAVE 107 ilSacramento della Penitenza fù dal Luca- rini figurato in vn pezzo ditauola, anuanzo di naue rotta » che in mare foftenta qualche merce» col fopra- Penitéza fcritto; ET PVTAMINA PORTANT; concetto di tutto pefo leuato da Tertulliano lib.de Penit.in fin. Tertullia Pamitentiamiu peccator ita inuadey ita amplexare $ no venanfragus alicuius tabule fidem. Hacte pecca- torum fluttibus merfum prolenabity & in portuns diuine clementia protelabit. RETE, NASSA Capo VIII. 108 Nnonsòchi » per dimoftrare ch'egli viue- ua contento del fùo ftato,e che nò afpiraua Conten. a veruno acquifto » figurò vn fafcio di reti auuoltola- tarfi tescolmotto ; NIL AMPLIVS OPTAT. Marco Curio Caualier Romano, diede in varie congiunture egregia moftra di quefta moderatione ; ed allora che ; portandogli i Sanniti vna gran quantità d'oromne fece palevio MObile rifiuto è dicendo: Curinm malle locupletibus Maffimo iMPerare ) quam ipfum fieri locupletem; cdallhora» che hauendo fcacciato dall'Italia il Ré Pirro, Nihil omnino ex preda regia» que exercitum, vrbemque ditauerat » attigit ; ed all'hora che effendo dal Senato Romano affegnati a ciafcun del popolo fette iugeri diterra, ed a Curio come a Capitano di fingolar meri- to s cinquanta iugeri, egliadognimodo; popularis affignationis modum non exceffit » chiamandotì di quella poca quantità pienamente contento e fo disfat- to; come rapporta Valerio Maffimolib.4. cap.3. nu.s. - E può addattarfi l’imprefa alla Maeftà di Carlo V. che fece rinuntia voluntaria dell'Imperio al fuo Fra- tello e dei regni al Figliuoloyritirandofi alle folitudini di San Giufto ; ad Arfenio che lafciando le grandezze della corte Imperiale » nella quale feruì di Maeftro ad Arcadio fi portò allepouere fqualidezze del deferto; a Sant’ Aleffio, aSan Bernardo 3 a San Tomafo d'Ac- quinoye ad altri centoyche volgendo le fpalle alle doui- tie della lor cafay non altro più bramarono chela quie- te della pouertà euangelica ed Apottolica . 109 Hauendo per forte i pefcatori dell’Ifola Chio peo le reti nelmare , indi n’eftrafferola tripode, a qualera, veramente vnvafo » che feruiua è i facri- ficijd'Apolline; ò veramente vna menfa rotonda» di trè piediyla cui materia per lo più era d’oro. Fattasì ricca pefca , tornarono di nuouo i pefcatori a gettar anfiofamente le reti, credendofi di rinouare sì fatti acquifti ; mà per quanto faticaffero , non prefero più ne tripode » ne verun’altra cofa. Con allufione dun- que a quel fucceffo Don Diego Saauedra » figurando vna rete vuota sin atto d'eftraerfì dal mare» le diede. NON SEMPER TRIPODEM, dir volendo, che non fempre lecofe fortifcono ad vna maniera, mà Succeffi che fuccedono differenti cofe » benche i medefimi differen- fiano gli ftrumenti dei quali altri ti vale per-ottenerle. ti S’aggira d’intorno Aleffandro Magno con le fue Ma- cedoniche falangi,e fà pefca d'immenfa gloria;vi s'ag- irano fimilmente altri » divalore e di forze non in- Eriori alle fue è e non ottengono idi lui applaufi. Giuda Macabeo ) feguito da pochi guerrieri ». dif- fece gli eflerciti del Rè Antiocoydi Demetrioydi Lifiay d'Apollonio &c. malo fteffo, feguito dai fuoi pochi , combattendo contra Bacchide , non pefcò la tripode della felicità , mà reftò con lemani vuote » e vi lafciò la vitay1.Macab.dal cap.3- fino alcapo 9. Vn fuccelio dunque non può afficurare la riufcita degli altri, mà nei rigiri dei Cieli, variandofi gl'influfi ) fi variano gli accidenti » e fuccedono dalle medefime cagioni differentiffimi effetti , Capo VII. 48r | 110 Laretey(è differenza dell'hamo , della fioci- na; ò del tridente, che pefcando ferifcono yed vecido- no ) cava dal profondoi pefci ;e gli riduce a terra, mà però fenza punto offendergli, dlacerargli , nel qual at- to lediedi; EX[MIT NON PERIMIT. Tale il x buon Correttore effer deue pefcatot da reti , e nonda Corret hamo, perche deue faluare, enontormentarel'anima tore del peccatore. Quindi il Maettro diuino propofe a i fuoi feguaci l'vfo precifamente delle reti; Larate Luc.5. 4 retia veftra in capturam,Luc.5.4. E S.Ambrotio;Be- ne ApoStolica inftrumenta pifcandi retia funt, qua S. Ambro captos NON. PERIMVNT'» SED referuant, £i° & de profundo ad lumen EXTRAHYNT. 111 Così la predicatione Apoftolica , come la gratia diuina; da Crifto fù raffomigliata alla rete in mare, alla quale può darlì; EX OMNIBVS CON. GREGAT; dicend’egli Matt. 13.47. Simile eft re- gnum celorum fagene miffe inmare, & EX OM- NI GENERE pifciùm CONGREGANTI; Quia ad peccatorum veniam fapientesy & fatuosyli- beros, & feruos, diuites & pauperesyfortes & infir- mos vocat {piega il Padre San Gregorio. Può anco applicarti l’imprefa ad inferire il vitio dell’Auaritia; dal quale ogni fortedi genti è cattiuata » dicendo Al- berto Magno Ser. de S. Andrea, che; Perrete nota- Alberto tur auaritia,fine rerum concupifcentia; auaritiaquip- Magno pe efrete diaboli, quod expandit fuper faciem vni- uerfa terre. Per hoc rete iunenes capit & fenesy fine viros » fine mulieres. 11z Sela rete trattiene, ed imprigiona i pefci maggiori s certo è che ipiccioli , v{cendo per le mac- chie, fi mettonoin ficuro; MINORES EVA- DVNT; talii poueridi fpiritoy e di ricchezze, c gli huomini femplici s negletti,ed innocenti » sfuggi- ranno i legami dell'eterna dannatione, nella quale ta- ranno trattenuti i fatrapi luperbi, i ricconi auari è ed ipotenti imperiofi, e crudeli &cc. Tomato Stapletone Promptuar. Moral. Domin.3.Aduent. num.6. Maro- res pifces » pifcatorum retia ingreffi scapiuntur, mi- nores autem per foramina fepe elabuntur » Fnde & fapiens. Graui(fimum iudicium fiet his qui pre- funt.Sic Nabuchodonofor indicia Dei in {frael exer- censymagnates omnes captinos in Babylonem abdu- xit, populum autem in terra patria reliquie . 113. Allanaffa inmare, ficomeanco alla rete ag- giuftata per prender gli augelli , quadra il motto; PRAEDATVR ERRANTES; alla quale il Sig * Dottore » & Arciprete Paolo Bertarello diede; ER- 7 RANTES DETINET , fimbolo così di mala fem- Femme mina, che imprigiona imondani otiofi, e vagabondi; Na rea Coripfiusquafi fagena pretereuntes concludiry (crilte Gregorio Gregorio Taumaturgoin Ecclefiaften; come anco di Taumat. periona zelante dell'honord’Iddio » che cattiua ne gli offequij del Creatore i più diffoluti del fecolo . Al- berto Magno Serm. de S. Catharina Firgine. Per Alberto fagenam sntelligitur gloriofa Virgo Catharina. Sicut Magno enim mulier fernicaria fagena eSt diaboli , per quem capit animas peccatorum : ita etiam Virgo prudensy & fanttay fagena eft Iefu Chriîti . 114 La naffa, ftrumento dilegno ) da prender pefci, dal Bargagli fù fegnata col verto del Tafio ; Vitio SEMPRE AL ENTRAR APERTA, AL VSCIR CHIVSA; tale è la ftrada del vitio, facile adinciamparuifi, mà quafi impoflfibile a dilto- glieruifi. Luigi Nouarino, Aqua nupt. num. 1293. Fede Matt. 13 47 S. Gregon rid. Auaritia x Giudicio diuino Tomafo Stapler. Intrat vt in naffam nullo conamine pifcisy Luigi Inde reuertendî cui via nulla datur; Nonarini Sic via proclinis vity qua pof]e reuerti Ingref]um, proprio non daturauxilio. Tale anco è la porta dell'interno, di cui Virg. En. 6. Inferno SI Facilis 432 Virgilio Facilis dejcenfus auerni y Nofltes atque dies patet atri ianma ditis; Sed reuocare gradum » fuperafque cuadere ad QUrAS 9 Hos opus » bic labor eSt &c. 2 115 Don Carlo Boffo perla Conuerfione di Ma- Madda- ria Maddalena » la quale e da vn lato era follenata lena dalla carità » ed amore verfo Dio sedall’altro oppreffa dalla cognitione e dolore delle commefle colpesfigurò vna rete pefcatoria , e foftenuta è galla dell'acque dalla leggerezza dei fuueri » e tirata alfondo dal pefo dei piombi » col cartelloncj HINC GRAVOR, INDE LEVOR, Alla predicatione euangclica può fimilmente addattarti l’imprefa , poiche quefta , e folleuandofi con la promefla dei premijeterni ; € profondandofi con le minaccie de gl'infernali cafti- Predica- ghi eftrac intalsuifa i pefci ragioncuoli dall'acque tione E- delle voluttà ; e gli riduce alla virtù, ed à Dio. San vagelica Pafcafio lib. 7. in Matt. riflettendo sù Je parole cuan- £.Pafta- geliche Matt. 13. 47. Sumile eft negnum Celoruza fo, fagena mifje ivimare; fcriue. Trabitur hac fagena duobusconnexafunibus per medium hoc mare a fuma- mo vfque deorfum extenfa; furfum fignidem fpe fuper omnes fintius faculivebementer eretta & fir- mata: deorfum vero vfque ad imatimore diuiniiu- dicy demerfa . TIMONE Capo IX. 116 YL timone d’vna naue, col titolo; A RE- GIMINE MOTVS dimoftra dipendenza difudditi, direligione,; ò di Città dal commando : direttione di chifourafta , poichecome Claudiano icena; Mobile mutatur femper cum Principe vulgus. Come dunque dipende il moto della naue, dal moto , e direttione deltimone : cosìil moto de gl’inferiori, dipende dalle operationi det maggiori; at coftumi » & qualità dei quali fogliono contormarfi . San Ber- S. Bernar nardo ad Fratres de Monte Dei ben diceua . Non do quales fint alij y fedqualesex vobisfiant, quantum Dipendé za Claudia- 20 STRVMENTI MARINARESCHI Lib. XX, invobiseft s cogitatesmon folummodo qui modo funt, fed & qui futuri funt, quosin propofito fantto cftis habituriimitatores: ex vobisenim, ex veftro exem- pio, <& veftra auttoritate in religione hac pendere debettota pofteritas. Quefta punt uzle dipendenza fà auuertita nella.cafa del Patriarca A braamo, ue tuttiy t € figliuoli se ferui , il tutto operauano » alla direttio- ne ; edefempio di quelgrande; Filone lib. de Abra- ham. Equiderg dicere non poffium quia huic doni Filene defuerit ad fummam felicitatemyin qua apud homines eacipi fuftinuerunt Aggeli. Quipoterant civ vel intra primum diseen fubfaftere > nifi (cimffent TO- TAM DOMVM AD NVTVM PATRIS FAMILIAS paratamycennaualemturmare bene conflitutam ad vnum celenfma fui gubernatoris? 117 Bartolomeo Rofli, per inferire chela Chie- {a Milanefe, fotto ilgouerno di San Carlomon poteua Gouer- effere fenon ficura , figurò vntimone » aggiuttato al N° di S, gouernodella naueycol foprafcritto; TE STANTE Clo TVTA» E'ficuralanaue di quella Cittàse Republi oue fi ritrova inamiflibilmente conferuata la pietà, edil cultod’Iddio , che quefto è il timone .che lafeli- cita; Fulcrumimperiorum Religio, & Pietas diceua Giufto Lipfio lib.1-Polit.e Giouanni Papa fcriuendo LiPf* — a Giuftiniano Imperatore Nibi ef quodita negueai Giovanni occafui fubiacere, quam vera Religio. Hoc eft enim * #P4 quod veftruma firmar imperiumboc quod vestra regna conferuat . 118, L’efempiodei Maggiori , came il timone ic: della Naue yche porta ilmotto; DIRIGIT. Simil. E'empio mentelaparola d'Iddio apprefta alla maue sdell'anmaa- Parola na vita lavera direttione s pergiungereal parto dell’e- d'Iddio ternafelicità. Abfalon. Abbate Scrm.6. Quid aliud 0" eft vita bumanas quare nauis quedam quebonis 4794 operibus velut quibufdam mercibus onufa ad dicns futuri indicij tendere debet è Huins gubernacalune fermo Deiefi, quiinmarivizebuius, inter profpera, « aduerfa & rarias tontationes conducere can debet ad portum faluris, Sed cuts anima peccatrix verbum Dei repulerità corde fuo, cunc ventiss & procellis irruentibus vadique, qua fraîto gubera maculo periclitatur tempefiate mitionum » Culto d' Il fine del Vigefimo Libro, D'EC D'E-L 483 . MONDO SIMBOLICO LIBRO VIGESIMOPRIMO. STRVMENTI MATEMATICI. Prudéza s. Reg. 3» 9. Archipendolo c.1 Globo,sfera c.8. Piombino C15 Aftrolabio c.2 Horiuolodafole. c.9 Quadrangolo —c.16 Bilancia; libra, fta- Horiuolo da trote c. 10. Quadrante C.17 diera c.3 Horiuoloda polue- Squadra c. 18 Cannocchiale c:4 re c.IIt Strumento C.19 Cilindro c:5. Mappamondo. c.12 Tetradio c.20 Circolo c.6 Microfcopio c.13 Traguardo C+21 Compaffo c.7. Occhiale c.14 Triangolo c.22 ARCHIPENDOLO Capo I a]Imbolo di perfona dotata di Sf giudicio » e di prudenza è l’archipendolo , che porta il motto; AEQVA DIGNO- SCIT. AI poffeffo di quefte virtuofe prerogatiue afpira- ua anfiofo il Rè Salomone, fupplicando da Dio,fu'l prin- cipio delfuoregno quefta felicità d’intelletto, per po- tere seconofcere , e fententiare ne i giudicij ciò che foffe più opportuno;e fciegliere nelle ambiguità dell'- humane incidenze ciò che più riufciffe conforme alla rettaragione. Dabis ergo » diceva riuolto a Dio 3. Reg. 3.9. feruo tuo cor docile » vt populum tuumiu- dicare poffits & difcernere inter bonum, <& malum. Nella quale dimanda, come interpreta l'Abulenfe iui "Abylenfe Queft. 5. Non folum volebat Salomon habere apti- Précipe giufto Arnobio tudinem ingenyy ad hoc quod fufciperet difciplinane » {pecolativamente; fed volebat babere cor attualiter dottum ; & fapiens , vt poffet pratticamente ex tune sudicia prudentiffima dare; Vt iudicare poffit popu- lumtuum , ideSt deffinire litigia » & contentiones forales;& difcernere interbonum & malum, I/tud eft quantum ad gemus deliberatiuum, quod non est in iu- dicijs, fedineis qua agenda funt , & occurrunt ho- mini multa difficultates: & circa has magna pruden- tia opus eSt , vr fciat quid eligendum fit , & quid bo- num velmalumeffe poffit » 2 Bartolomeo Roffi per infinuare la prudenza grande di San Carlo » alla quale fi rendevano facili ed appianate le più oblique difficoltà, fece imprefa dell'archipendolo con l’aggiunto . OMNIA £&- QVAT; imprefa che parimenti inferifcela rettitu- dine del vero Prencipe » e Prelato » in ripartire con giufta equalità ai fudditi i premij » cd i caftighi, Arnobio lib. 6. aduerf. Gentes. Magnarum eftmen- tium pari pendere cunttos lance, & indimiduas cunc- tis beneuolentiasexbibere. ESan Clemente Aleffan- drino lib. g. Stromatumj; £orum, que à Moyfe difFa Clemen. funt de iuftitia , compendium fecit Pythagoras , Aleffan. dicens; Stateram non effe tranfiliendam.. Hoc eff non pratergrediendam effe equalitatem, que verfatur in diftributionibusy bonorando iuftitiam. Propriaye Morte direttamente conuienfi alla morte quefto motto, della quale Seneca Epift.91. Rguat omnes cinis. Impares Seneca nafcimur , pares morimar, ed Horatio, hora nel lib. 1. Ode 4. —— "Equo pulfat pede pauperum tabernas, Regumque turres. E di nuowo lib. 2. ode 18. —r__— qua tellus Pasperi recluditur Regumque pucris » ASTROLABIO Capo II. Iouanni Ferro diede all'Aftrolabio; STEL- LARVM MOTVS OBSERVAT; idea di periona contemplativa , che a&raendo il cuore da Cotem- tutti gl'intereffi , ed affettioni terrene » con eftatico platiuo affetto fi follieua è meditare,e deliciare nelle cole ce- leti. Del Patriarca Ifaacco fcriue Mosè Genet. 24. 63. che ; Egreffus fuerat ad meditandum in agro; Gen. 24. ciò che fi volefie inferire quel gran Cronifta lo di- 63. chiara il Padre Cornelio à Lapide; Meditabatur ergo cornelio Ifasctumresnaturales, vtimorus & curfus fiderumy è Lepido eorumque auttorem y GF motorem Dewra , cum pottus meditabatur res celeftes & diunas; e forfe apprefe quetti fenfi da Procopio sche dille. Iter i/ud conus- Procopio niebat Ifaacco s eo quod non multis frequentaretar bominihus , & ab omni Strepitu effet [egregarsm ; che però, per illud incedens, fpeculationi rerum diut- narwm ( erat ) incumbens: elfercitio tutto proprio SC 3 d'va Oratio 48 d’vn hit veramente fanta » ben dicendo Sant Am- s.Ambre brogiolib. de Iaaccap.1. Sapientis enim eft fegre- gio gare fe è volupratibus carnis;elenare animam , atque a corpore abducere » s @ 4° L’Aftrolabio introdotto ‘a. dire ; INTER SIDERA VERSOR, riefcebel fimbolo di perfona Cotem- contemplativa » che fe ne ftà tutta eleuata al Cielo , ed plativo aibeatioggetti , Inferifce altresiila perfpicacia dell’ ._. intellettohumano , che s'àuuanza atrafcortere per la Studiofo fublime altezza dei Cieli, ed à fpecolarey così le qualità delle Stelle » come le prerogatiue del medefimo Dio, Giufto Lipfio lib. 3. differt. 2. Solus homo fcientiam omnium amat , &° fi vule habet. Quide: claufum eft ? Celos penetraty&® Denm ac dinina mente adie è Pretuppofta la miracolofa apparitione di dodici bril- lanti Stelle » che per molte notti formarono ammira- bile corona alla picciola Canonica di Santa Maria di Frifonaglia, fituata in vicinanza di Lucca » all’hora appunto che dodici ferui d’Iddio , in quelle Stelle contrafegnati colà dimorauano vintenti alla riforma dei Canonici Regolari , che feguîl'Anno 1401. come Giuffo Lipfio Gabriel rapportano l' Abbate Pennotto nel 3. lib. delle noftre : Pennot. Cronichecap.9.l Abbate Rofinonel fuo Liceo Latera- cela nenfelib. 10. nella vita di Don Leone Carate » ed altri; Refino ciafcunocheò s'aggregòaquei Santi Riformatori, ò pratticò con effo loro» ben poteua accertatamente dire; Inter fidera verfor. Moîtoy che anco può ripi- gliarfi da chiunque viuey e converfa coi giufti, già che quefti , in più luoghi delle facte {eritture , nelle Stelle ci vengono figurati , e rapprefentati » BILANCIA, LIBRA, STA- DIERA Capo II. © 5 A Bilanciasfoftentata in equilibrio fi ritrova dA col foprafcritto. MQVA SI IMMOTA; Giudice e ricice efpretla imagine di buoù Giudice, il quale ve- ramente può dirfi rettoye givito; quando nun ir lafcia muouere da veruna paffione d'odio» ò d'amore; d'in- terefie,ò di timore. Quindi San Bernardo de grad. bamilit. confiderando le parole di Crifto [oan, 5-30. 10.5. 30. Sicub audio indico y &T idicium meumi saftum eft con efprelfo ammaeftramento d'ogni vero giudice, S.Bernar= così le interpreta; Non ficut odi, non ficut amo; non do ficut timeo; fed frcut audio. Pertanto gli Aticnieti Areopagiti iceglicuano la cieca ofcurità delle notti pertempo opportuno de i loro giudicij; accioche i Giudici come fcrive Aleffandro ab Aletfandro Dic- Aleffan. rum Genial.lib.3-cap.;».Proce abompi afeltuytan- ab Ale: rummodo fatta cognofcerentyperfonas non viderent. Mî fe quetta è la metodo per giudicar rettamente ; Marco Tullio fi querela 2. de Orae. dal vedere 5 che le . cofe procedano molto dinerfamente ; Imperoche è MTullio dic'egli; Plura iudicant bomines aut amoresaut c4- piditare sant iracundia aut dolore » ant latitia » aut Jpe y aut timore s aut errore s aut aligna permotione mentisy quam veritatez aut prafcripto s aut iuris nor- ma aliquay autiudicy formulay aut legibus 6 Alla bilancia il Bargagli foprapofe; PIEGA ONDE PIV' RICEVE: 6 veramente come piac- que al Padre Don Vincenzo Gilliberti; PENDE ; Giudice ONDE PRENDE, idea efprefla di fallo amico» interef. diperfona interefata s ed in particolare il Giudice ini- fato = quo,eperuerfo, cheinchina a fauorire s nomoue è il contrapeto della giuiticia » e della ragione , mà que è uello del fuo proprio auuantaggio » e de i donatiui. Girolamo Oleafiro » commentando quel precetto diuino; Exod. Oleafiro 23.8. Nonaccipies munera; così difcorre; E xpenden- STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. dum valde eft> quod nondixit aquiffimus legislator: Munus non accipies ad inique iudicandum : fed ac- ceptionem in vniuerfium probibuit,quoniamnonerat nalluns effe munuss quod faltem accipientis anumum non inclinet » aut debilitet. E nel vero ella è così ; dice Giufto Lipfio Centur.1. Epitt.44: Vrrrutina in Giuffo cam partem vergit, in qua plus ponderis; fic perfidi Lipfo ‘in camyvbi plus eris. E Giovanni Audeno anch’eflo; Quid non argento s quid non corrumpitur auro ? Gio. Au- Qui maioradabit munera viftor erit. deno 7.1 FHilomati, in morte di Monlignor Afcanio Piccolomini; figuraronola bilancia : che fe davn capo s'abbaffaua, fi follieuaua dall'altro, colcartello; LE- VATVR ALTERA ; dir volendo, che fe la parte Inmorte men nobile di quel Prelato , cioè il corpos fcendeua a terra : la piùnobile, cioè lo fpirito era falita al Cielo. Il che fuole cotidianamente in tutti fuccedere; che mentre il corpo con le mortificationi , e penitenze Mortifi- vienaggrauato;e depreffo : lo {piritoypiù che mai pu. falone rificato, ed agile » fi follieua à Dio. San Balilio im il- S. Baflie lud Mofis ; Attende tibi ipfi ; Quemadmodum in Raterarum momentis contingu, vnam fi degranaue- ris lancem yvelis nolis.illi oppofitam tanto reddes le- uiorem : confimilem in modum affolet in carne» & anima contirgere We. i 8. Simbolo di Giudice retto » e lontano da qualfi- uoglia paffione, è la bilancia, che fuotdare it giudicio Giudice de i peli, mentrein alto è fofpefa;ilche dinota il mot difpaffio to; SVSPENSA LIBRAT. Teodorico ap. Cat. nato fiodor. lib. 1. Epift. 12. nel coftituire vn Magiftrato diceua; Efto innocentia templum stemperantie fa- Caffiodo- crarium , ara iuftitie . Abfit è iudiciarijs mentibus"* aliquid profanum. Pio Principi fub quodam S acer- dotio ferntatwr. ESant'Ifidoto Pelafiota lib.3.Epift. 175. Iudicem opus ch & fagacem, &integrum èftey Ifidore pudoreques ac blanditijs,& metu fuperiorem. Nam Pelufiota cuiuis borum affettuum fuccumba:,totam iudicy re- ligionem obteret . i ! 9° PierLuigi Carafa ; per inferiresche egualmen- te, e frà le protperità, e frà le trauerlie, farebbe viffuto i; rettamente, fee le bilancie » le quali alternatamente Modera« fogliono alzarfi, od abbaffarii ; mà quando fono cari- Hone catedi pefo eguale, immantinenti s'aggiuftano, dan- do loro il cartello; CONSISTAM.IN £QVYO. Scipione Romano y appreffo T. Liuio lib.37. v4mtm0s T. Liwie cofdeminomni fortuna geffimuss gerimufque. neque. © » nos fecunde res extulerunts nec adnerfe mimuerunt. Con la medefima fimilitudime Sant flidorò Peluiiota lib. 1. Epift. 424. infegnaua al Religiofo à moderate le fue penitenze; e non caderenei vitiofì eftremi; Pra- Ifdero dentem y atque cordatum Monachum; probum-bibri- Pelufiera pendemeffe oportet , neutram lancinm partera pro- pendere permitientem » ‘hoc eft y mecinediam inlan- Quorem » ac virium imbecillivater y nec profundum viétum in petalantiam y & libidinem» 10... Don Diego Saauedra » figurandola bilancia, in atto di pefare vno fcudo militare ped. vno ftocco , lefoprafcriffe; QVID VALEANT:VIRES, em Cautela, blema politico, che ammaettra il Prencipe sa bilanciar © Prud& le proprie forze » prima di cimentarle in pubblico, 7° Con Mose la quale cautione nei Nume 13. 19° Confi Nm.13+ derate terram qualis fit; & populum y qui babitaror 19 cft eciusy vtrum for tis firyaminfirmus: fi pauci numero, an plures, Nel qual propotitoLuc. 14. 31. Quis rex Luc. 14. iturus committere bellum aduerfusalinmrcegems non 31- fedens prius cogitat » fi: poffio cum decem mallibus occurrereci, qui cumviginti millibus ventt ad fe è T 11 Alla bilancia fù chi foprapofe; OMNIBVS FQUVE; dò comedifieil Tallo; OMNIBVS IDEM, Equità infegnando ai Prencipi » a procedere conequità nel di Pren- gouer SPS BILANCIA, LIBRA; STADIERA, Capo III. gouetno di tutti 1fuciditi leuandone le partialità in- giute: e vitiofe » ciò che interì Eugenio II. facendo ella bilancia Emblema morale ; col cartello ; RED- DE CVIQVE SVVM. Ondenonsò chì riferito Plutarco da Plutarco in Precept. regen. reipub. diceua a Te- miftocle ; Optimè ipfum profuturum®@Reipublice » fi fe omnibus equalem praberet; ed Agapito Epiît. Agapito Paren ad Iuftinian. num. 41. Aqua lance tam ad amicosy quam adinimicos vergens iudicandi munus obito: neque bene fentientibus de te gratificans ob beneuolentiam » neque malenolis refiftens propter inimicitias 12 Per inferire quanto diuerfamente foffero da perfona partiale ftimati 1 meriti d'alcuniy feruono la ftadiera da pefì groffi s edil bilancino da pefarl'oro » col.titolo ; NON EQVO EXAMINE LAN- CES; e ben grande è il divario , mentre in quella fi trafcurano le libbre 3 ed inquetto fitien conto per fino d'vnminutiffimo grano. Di quefta inequalità, ‘ed ingiuftitia Beda lb. 2, in Pron. così: Quialiter caufam panperis , aliter potentis; aliter fodalis, aliter | auditignoti,, ftatera vtigue librat iniqua 13. Laftadierazla quale come dice il motto; RE. Prudéza RVM PONDERA LIBRAT ; fignifica perfona difcreta, prudente , e giudiciofa, che sà apprezzare e bilanciare il meritoye l’importanza delle cofe tutte; erapprefenta ancora la cauta prudenza del Giudice , proprio del quale è di librare, ed effaminare circof- pettamente le circoftanze del delittosprima di ridurfì acondannarlo. All’occhiolinceo della divinità erano manifeftiffimi glieccefli de i. Pentapolitani , ad'ogni modo quel fourano, prima di fulminar la fentenza» Gen.18. protefta Gen.18.21. Defcendam & videbo » vtrum 31. clamorem qui vent adme opere complewerint:annon eft ita; e fcegliendo due Angioli » fuoi perfpicaci ed incorrotti Miniftri » con eiîo loro fi conduce al luogo del delittoyed alla vifita del fatto + Attione che obbligò Sant'Euarifto I.-Epift. 2. regiftrata nel 1. $. Eyari-tomo dei Concilijs à così difcorrete ; Si Dominus fio omnium, fodomorum malay quorum clamor ad celos »fque peruenerats omnia fciens prius: nec credere » neciudicarevoluit , quamipfe ea cup fidelibus tefti- bus diligenterinueftigansy que audierat , opere vera- citer agnofceret; Multomagisnoshumani, & pec- catores homines» quibus incognita funi, occulta Dei iudicia yprecauere » & nullumy ante veramy iuftam- que probationem indicare, aut damnare debemus . 14 Alla ftadiera io diedi; PENDIT ALIA; NON SE, idea di perfona pronta , e temerariay Giudica- abilanciare , e giudicare leattionialtrui, mà che non re mai effamina le qualità fue proprie, e che ; Videt Matt.7.4 feftucam in oculo fratris fui , & trabem in oculo fuo non videt Matt. 7. 4. Oratio lib. 1. Sat3. + » Cum tua peruideas ocmlis mala lippus inunftis, Cur in amicorum Vvitijs tam cernis acutumy Quam aut aquila , aut ferpens epidaurius? Perfio Satyr. 4. fimilmente; Vt nemo in fe fe tentat defcendere » nemo: Sed precedenti fpeétatur mantica tergo Tetentio (n Heauton. AC. 3. fcen.1. Dy veftram fidem Icane comparatum effe. bominum natura omniù «Aliena melius vt videant s & iudicent y: Quam fua? 15 Ambrogio Luti ; nel foftenere le fue concl fioniy figurò due ftadiere infieme accoppiate » col Compa> detto; IVNCTE GRAVIORA, alludendo torte gnia al fuo Affiftente, edinferifce quanto rilieui la com- pagnia difoggetto valorofo, per fuperare le difficoltà» Prow1.8. chegiornalmenteoccorrono. Fratery qui adimatur 39° Partiali tà, Beda ©ratio Perffo Terentio 485 d fratre, quafi cinitasfrma. Prou18.19. Catfiodoro Cafirde- lib. ro. Var. Epift.3. Aftra ipfa celimutuo reguutur 7® auxilio » & vicario labore participara Mundum fuis luminibus adminiftrant . Ipfi quoque bomini duplices manus » foctas aures soculos geminos diuina tribue- runt: vt robuftius perageretur officium yquod duorum —\ fuerat focietate complendum. 16 Giouanni Ferro introduce la ftadiera a dire: PONDERE ERIGOR ; imagine efpreffa , di chi fràletribolationi » e perfecutioni s'auuanza ye fi fol- Traua- liena. Don Matteo Boffo ne dà vn gratiofo efempioy glio inal nella perfona d'Aleffandro Gonzaga, fratellodi Lo 3% douicosche fù fecondo Marchefe di Mantoa. Era egli giouine di belliffimo afpetto s quando fuorprefoda violenta infermità, diuenuto tutto feruffolofoyle mof- truofo, era aftretto a caminare col capo tutto \abbaffa> to equafi raccolto auanti al petto, e conle (palle ftra- namente fopra la pofitura dei collo gonfiare , ed ele- uate. Egli dunque ritrouandofi da tanti mali fuor- prefoyabbominandole pubbliche frequenzese lemon- dane grandezze, ridottoli a vita priuata, tutto fi diede all’acquifto delle virtù » e delle lettere , ed all’effercitio della pietà Criftiana; e della diuotione . E richietto danonsò quali amici;. Quanti formam corporisy & Matteo valetudinemprofperam emeret è rifolutamente rit Boo pole; Tanrum abeftyvt vires corporis opremyvt etiam nolim eas mihi concedi fr facile poffim - Nam cum memetipfim confpicio scioè così aggrauato co'l pefo diquella gibbotitàyedi tant'aleri mali, de rebus omni bus, que-fune ceteris appetibiles, atque 1ucunde 5 de libidine dico, de cupiditare s de honoribus ac digni tatibus» furgitmihi contemptusy & fatietas quedamy cogorque cum Propheta clamare; Bonum mihi quia humilaitime,vedifcaminftificationes tuas. Tanto rapporta il Boffode rolerand.aduerfis Collat. 1. Giro- lamo Preti:di femedefimo trauagliato cantò ; S'armata a danni miei cieca Fortuna Vinto a terra m’opprime , cmpia m'offende; L’alma, che nonfoggiace ad orta alcuna > Sorge e’! fuo volo al Ciel libro rende. 17 Alcibiade Lucariniy per fimbolo di giuftitia, e di rettitudine; figuròla bilancia 3col ferro al paris ed Giuftitia il cartello ; NEC CITRA; NEC VLTRA. FI. fendo proprio di buon giudice di non leuarfi ne dal prefcritto delle leggi» ne dal dettame della ragione. Oratio. Et modusinrebus» funt certi denique finesy Orazio Quos vlera s citraque nequit confiftere rettum. E Sant'Ambrogio fer. 20. in Pfal. 118. Qui tudicar, S. Ambre non voluntati fue obtemperare debetyfed renere quod &'° legnm eft » CANNOCCHIALE Capo IV. 18 N cannocchiale» figurato in atto di riceuer V dall'vn deilatila luce del Sole, cà dirittura, à tramandarla dall'altro lato fopra vn toglio di carta bianca, oue l’adombra d’alcune macchie» tù pofto per corpo d’imprefa » introducendolti quella carta , è dire; Innocen- NON IDEO MACVLO&; eferuì per dimoftra- 22 Intat- re sche l’arti vfate da perfonaggio grande » per deni- ta grare la fama d'vn innocente, non preualfero ad et- fettuarlo,reftando l'innocenza fempre incontaminata» e monda. 19 Monfignor Arelio, tutt'in contrario , intro- duce la carta, fegnata conle macchie che riceue dal lume del Sole» ‘col mezzo del cannocchiale s è dire: DECOLORAVIT ME SOL, edapplica l'impre- fa a San Francefco » chealla vifta del Cherubino rif. Sf 3 plen- Girola» Preti S. Fran celco ftigmatt- 486 plendente ; teftò ftigmatizato» l’anima del quale, con Gregorio leparoledi San Gregorio Niffeno #omil. 4. in Cant. Piffeno benpoteua dire; Deus in me fponfam fuamy tanquana infcopum vnigenitum Filium fuumiaculauit;à i qua- li fuccefi fanno bel concerto le perfirafiue di Sant Am- S, Ambre brogio in Pfal. 118. Nyademus membra noftra bono gio vulneri , nudemus fagitte eleîte, queChriStus eît Bonum eft hac vulnerari fagitta » 20 Lacarta, chetntto ad vn tempo ifteffo ) col mezzo del cannocchiale » illuminato dal Sole ; refta , -.. edilluftrata, e maculata ; fù introdotta adire; TV Felicità NITOREM, TV _NIGROREM, al qual corpo médana altri aggiunfe; LVMINE DEFERVNTVR ET VMBi A; e dimoftrayche le cofe del Mondo, illuftra- noconle felicità y màtingonoconle meftitie » poiche come diffe Manilio apud Lipf. in Panegyr. Plinij ; — Tanta eft rerum difcordia in uo, Etfubtexta bonis mala funt, lacrymaque fe- quantur Vota» nec in cunftis feruat fortuna tenorem EdHoratio lib. 2. 04.16. i no Nibil ef ab'omni Parte beatum | Honore Inferendo ancora » che le grandezze delle mondane è feguito felicità, perlo più dall'ombre dei vitij fono accom- dal vitio pagnateygià che; i Seneca Profpera animos efferunt. diceua Seneca in Agamem. Al, 2. ed il Padre 5, 1fdoro Sant'Ifidoro lib. 3. de fum. bono cap. 48. Quanto quifque curis mundi matoribas occupatur , tanto facilius vitijs premitur. Sienimvix valet peccata animns deuitare quietus, quanto minus occupatione Seculari deminétas ? 21 Vncannocchiale; rivolto verfo il ciel nottur= no» ftellato , fi ritroua col foprafcritto; NOVA SI Corcene DERA CERNO ; figura di contemplatiuo » e di 1 aterp ftudioto » che nelle fue eftafi 3 ed applicationi penetra nupui arcani » fcuopre nuoue chiarezze. Don Gio- uanniPafchalio così. Nox ruat; ad celum quis longa per offia vitri Afpiciat » fidus deteget are nonum. Que noua noncernet virtutuni fidera menti Infita, notte libris qui Ftudtofhs erit è 22 Monfignor Arefio , perSan Giouanni Euan» gelitta » figurò il cannocchiale » rivolto verfo le ftelle coi titolo ; OCVLORVM YVNO , infegnando, che le cote d’Iddioy fono vedute con occhio templice» Manilio Oratio Gio: Paf> calio Fede chebadaà Dio;enonadaltro; e che nello ftelio Id- dio, non và curiofamente inucttigando la profondità infinita, ed i luminofì abiffi inarriuabili de i fuoi fe- creti,mà femplicemente crede. Giufto Lipfio de vra Giufto Religione. Aculeonesy@ Curiones deteftandi spre- Lipfio fertim in religione y que fimplicifimay & fidemnon ralromnemdncem habet: Affenticndutn bitymon quis rendum. E S.Iidoro lib.2. Sent. cap.1.n.8.Ea que Junt fupra hominisintelligentiamyferutanda non funt, Quicquid fupra bominis intelletam effyquerenduin noneft. Confilio autenà dinino feruandum eftyvt hoc ._._ 6redatur effe iuftitia, quod dinine placwerit volunta- Giudice zi, 1l buon Giudice fimilmente deue nel giudicare va- lerfi d'vn occhio foloyrimirando folamente al merito, &call'equità della cofa ; e non à ciò che poffono pro- ponergli , ò gl’interelli , dle paffioni particolari ; e ne Erafno fomminiftròla fimilitudine Erafmo; #t qui acrius cupiunt perjpicere » alterum oculum occludunt. Ita Iudex retkius intelliget inffum» fi nullus perfona refpettarenocetur. 23 Giouanni Ferro, per infinuare la prudenza Prudéza d'Vibano VIII. in penetrare » e difcernereben d'ap- preffo le cofe più lontane) pote il cannocchiale col STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. motto ; ET REMOTISSIMA PROPE. Dimo. ftrando anco l’Imprefa è chela fpecolatione ; e dili- Diligéza genza arriva atutto;onde Terentio in Heauton. At. 4. Scen. 2. n tam difficile ) quin querendo inueftitari Terentio poffiet Anco la Santa fede ci promoue à veder d'appreffo Fede lontaniffimi oggetti mettendoci come fotto gli occhi quelle cofe » che fi ritrouano attualmente in lontaniffi» ma diftanza , il che fi prattica nella gloria eterna ; nella rifurrettione dei Defonti &c. i quali doni ben= che non fiano dall'occhio corporeo prefentialmente veduti : fonodalla virtà della fede con tanta efficacia a noi rapprefentati;come fe attualmente foggiacetfe- ro ai noftri {guardi nel qual argomento il Padre Cor- fa nelioa Lapideincap. 11. Epift.ad Hebr, v. 1. Fides Cornelio £ facit vt bona futura» que nondum exiftunt y certa Lepido habeamus , certoque futura credamus » & fperemusy perinde ac fi iam fubfifterent > eague coramnobis cerneremus ; fides enim illa ipfa quafi prefentia, & certillima oculis mentis fubijcit. E può fetuir l’im- E prefa » adefprimere i’opere della Profetia 3 che fcopre Profetia ben da vicino lontaniflimi fuccefli ; delia quale San Tomafo 2.2. Quatt. 171.art 1, Prophetia, primo s S:Timefà & principaliter confiftit in cognitioney quia videlicet Propheta coguofcunt ea que funt procul, & remora ab hominum cognitione. Vnde poffunt dici Prophete d pro quodeft procul s & phanos quod eft apparitio» quia fcilicet eis aliqua que funt procul apparent . Nel qual propofito riefcono molto bene le voci enco» miaftiche fcritte dall’Eccleliaftico c.48.n.27.ad ho nore del Profeta Ifaia. Spiritu magno vidit vitima. Esclefiaf Vfqueinfempiternum vidit futwa, & abfcondita an- 48-27» > tequam cuenirent» 24 Lofteflo Ferro; per inferire, che detto Signo- re ftimaua le ricchezze, come fe nonle haueffe, e che fe bene accrefcenano lo fplendore della fua cafa , ita- Difinte- uano ad ogni modo lontane dal fuo cuore, figuro il refe cannocchiale voltato alrouerfcio , cioè con la parte più riftretta verfo la lontananza ; opra della quale po- fituray le cofe vicine paiono remotiffimey il che dinota iltitolo;PROPIQRA PROCVL. Rifiutoye fprez- zaturay che fù con fomma lode accompagnata da Fi- lone Ebreo nel fuo popolo Ifraelitico silquale cercan- do dal Rè d’Edomil paffaggio perle fue verresdiceua; Nor ibimus per agros s neque pervineas non bibe- Nnmi0, musaquas de puterstais: fed gradiemur via publica *7- &c. donec tranfeamus terminos tuos. Num. 20.17. nella qual confideratione efclama. O promiffionem Filone generofam, & magnificam! Itane obfecro fuperare, tranfire, quidquid in terrabonum cenfeturs por eritist Nibilne vefiram properationem remorari poterit? Confpeétum diuitiarum auerfabimini® Maiorum di- guitares defpicietis ? Gloriam pretercarretis tam- quamvrera viliffimam? Samitarem corporis » integri- tatem fenfuum, pulchritudinem oprabilemy&T cetera» quibus anime domus boneftatur stranfourretis obiter vtnibil horumreferatisin bonorumordimem? Olyn- pia, caleftifgue anima funtbec infignia; così Filone lib. Quod Deus fitimmutabilis. Siche dunque l'effere _ circondato dall’affluenza de i beni edhawere l'anima Anima così aftratta dall’effetcione verfo di quelli , come fe trefcura- foffero lontani(fimi, quefta è vna ftupeadaye maraui- ® gliofa magnanimità di fpirito , e di cuore. Seruirebbe anco l'imprefa a quei trafcurati, che nulla badano all'anima che pure è lacofa più proffima, e più efti- mabile che habbiano: etanto a lei ripenfano,come fe foffe cofa da loro lontana e difgregatifima; timili in ciò ad vn certo Laerte, da Omero mentouato, il quale; Hortwm,agros » domum »ommnia curabar, fe supina ipfio ta) Ciuffe Lip/re CANNOCCHIALE Capo IV. Lipfio lib. 3. Phyfiol. diflert. 3. E può anco feruire $ per chi non fi cura di penfare ai fucceffi , benche fouraftanti » cd emergenti , mà effequifce il configlio d’Oratio lib.1. ode 9. _ Quid fit futurum crassfuze querere ; & Quem fors dierum cunque dabit s lucro Appone è 25 L'Imprefa generale de gli Scompofti di Fanoy è il cannocchiale , imembrato in più pezzi, col cartel- lone; COMPOSITI AD SEPOSITA infinuar volendo yche fi come quei tubi s'vnifcono infieme» e feruono così accoppiati» per ifcoprire le lontane cole; così quei letterati »benche dicafa ye di profelfione fe- parati seffendo parte Religiofi,e parte Secolari ; e di quetti altri Leggifti , altri Medici y altri Oratori , altri Poeti &c.adogni modo tutti fi raccoglieuano infie» me, per potere, vnitamente , fpecolare delicati» e fpi- ritofiritrouamenti » per nobile-diporto de.i loro inge- gni: Imprefàs che propria ; e fignificinremente può ripigliarti delle famiglie dei Religiofi , le quali com- fte di nationi varie e d'ogni, forte d'huomini s'vnifconos e conuengono in queftos d’applicartì di buon concertoa follecicare la falute dei loro proffimiy : benche polti in regioni barbare » e ftraniere ; verità 3 pratticata ne i Padri di San Domenico ye di San Fran- cefco » nei Padri Eremitanti , ed in particolare nei ° Padri dellaf&pmpagnia di Gesù » tutti pronti, come è Regole fcritto nella*terza regola del Sommario ; Diverfa della C5- loca peragrarey&® vitam agerein quauismundi plagay pagnia di phi mains. Des sobfequiuna y & animarum auxilum Ges». (peratur». 26 Il Padre'Abbate Lanci, Canonico Regolare, inferir volendo ch'egli haurebbe coadiuuato le virtuo- feoperationi dell’Accademiaynel numero antecedente mentouata,con allufione all'imprefa gemerale fudetta» figurò fe fteffo in vntuboy parte del cannochiale, col motto ; EXTENDIT AD OPVS$; chiamandoti Giouare col nome dell’Aggiunto. Ingegnofà e nobile imprefa» che in fenfo fpirtuale può addartarfì è qualunque deli» derofo di beneficareyedaiutareilfuo proflimoybrama chela vita gli fiasctiandio con repugnanza del fuo ge- nio » confiderabilmente prolungata. In quefto argo- Seneta = mento diffufamente Seneca Epitt. 104. Indulgendum eft boneftis affeGtibusy & interdum etiam fi premunt caufa»fpiritus in honorem fuorum vel cum tormento reuocandusy& in ipfo ore retinendaseftycw bono viro vinendum fitymon quamdin invat , fedqquamdiy opor- ret. Illequi non vxorem ynon amicumtanti putaty vt diutius in vitacommoretar » qui perfemerat moriy delicatus eSì. Hoc quoque imperet frbi animus, vbi >vtilitas fuorum exigie; mec tantum fibi velit mori, fed & fi capite, intermittat ) & fisis fe commodet. Senfi;cd affetti con tenerezza molto maggiore efprefli Philip.t, da San Paolo Philip.1.23. Defiderium babens diffoluiy 23. & effe cum Chrifto ,mmlto magis melius : permanere autem 1n carne, neceffarinm propter vos. Et hoc confidensfcio quiamanebo , & permanebo omnibus . vobisad profettum veftrum. Così il Padre San Mar» S. Marti- tino Veicouo di Turs, aggrauato di certa infermità, po quando già ftaua in liberarfì dalla mole del corpo » e portarti ai gaudij del Paradifoy vdendo le affettuofe initanze defuoi difcepoli y che bramauano » che loro aftifefte ad iutargli qui giù in terra; a fupplicar fi po- . fes Domine fi adbuc populo tuo fam neceffarins, non S.Ignatio recufo laborem; èdil Padre Sant'Ignatio di Loiola, Loiola foleua dire anch'effo s che quando fi fofle trouato con vn piede sù la porta del Cielo , © già ficuro di go- dere dell'eterna beatitudine ; indi l'haurebbe per qual- che tempo ritirato, quando in tal guifa alla mecelfità, ratio Vnione ‘Aiuto ed indigenza fpirituale del fuo protlimostx alle glorie: sà 487 d’Iddio hauefle potuto feruire » 27 Emmanuele Tefauro » nell'efequie di Filippo III. Ré di Spagna, rapprefentò la prudenza di quel Monarca, che fi ftendeua così alle prefenti come alle lontane cofe,nel canniatiatapaito come per vedere alcuni monti dilà del mare cong PROCVL, ET Prudéza PROCVL, nel qual motto fi prefupone che procul tanto fignifichi vicinanza » quantolontananza , fpie- gandoi fuoi fenfì nel feguente Epigramma ; Quod denfat Borcas , madidus quod ventilat Emman, Aufter 3 " Tefaur. Vtraque cuStodis, quodlauat alba Thetis. Solusy & immotus gemino Rex profpicis orbi. I nunc» &T terras Numina habere nega, 28 Alcannocchialeiodiediil motto; COELI * COMMERCIIS APTAT ; c può rapprefentarci la Teolo- Sacra Teologia » che ci promouc alla cognitione delle gia. cofe celetti; od anco l'Elemofina, che ci fà poffeffori Elemofi- del Cielo; onde San Nilo Parta. num.5 5. Pauperes na . foneco: ipfi enim Iudicemnobis conciliant. Inopie S- Nile Sanftorum fubueni: per eos enim tibi cum Deo con- tigit focietas. Ma d'ogn’altra virtà non menozla Fede è quella; che ci difpone, e rende proportionati zi go- dimenti del Cielo . San Bernardo ferm.41. in Cantic. Fede offeruando le parole del Salm. 44. 11. £udì filia } P/al. 44. & vide; raccoglie che la difpofitione prolima per 11. vedere fia l'vdire. L'occhio perfpicace farà fatto de- gno de gli fplendoridel Paradifo ; quando l'orecchio opaco e tenebrolo diuetrà- depofitatio dei milteri ofcuri ) e reconditi:della fanta Fede. awd: filia)} s. Berner & vide, videredefiderasy fed audi prius è gradus eSt do. auditus ad vifum, Proinde audi, & inclina anrem tuam , vr per anditus obedientiam peruenias ad glo- riam vifionis . 29 Seruédo il cannocchiale per attingere la vifta di queglioggetti,che per altro dall'occhio humano(con- fiderato &tuftala fua mera, naturale perfpicacia ) in tanta diftanza, non mai potrebbero effere vedutiypar- uemi che potelfe darfegli il motto; INVISIBILE »% LVSTRAT ideadell'occhio diuinoyche penetra nel Crifto più profondo delle vifcere» fcuopre gli arcani del cuo- giudice rey e pérfino i penfieri faelatamente diftingue; di cui San Paolo Hebr.4.12, ius eft fermo Dei &efficary Hebr. 4. & penerrabilior omni gladio ancipiti y & pertimgens 12- vfque addinifionem anima ac fpiritus , compagam quoque ac medullarumy & difcretor cogirarronamy Ci intentionum cordis y & non eft vlla creatura inni- fibilisin confpetta eins. L'occhio della Fede s'autan- Fede zas ed cffoancora sà vedere Iddio, che effendo puro (pirito, e d'ordine fuperiore alla virtù humana, affatto è inuifibile. Così lApoftolo San Pietro; Per reuela- tionem fammi Patrisy parole di San Leone Papa Ser. in Transfigurat. corporea fuperans, & bomarna tran. $. Leone fcendenss vidit mentis ocwlis Filinm Derst confeffis ch gloriam deirtatis ; © ciò fù all'hora appunto che difle; Twes Chriftus Filins Dei vini Matt. 16. 16, Mass.16 Così i Magi benche vedeffero nella cappinna , non 16. altro che vn, fanciullettò lattante, adorarono quella diuinità ; che fotto infantili fpoglie conofceuano vela- ta. ItLadro in Crecesbenche nell'efternò altro non ifcoprifte in Criftò, chè linidurè, éd ignominîe , che obbrobrij, edambafce di morte:s'internò con acutezza lincèa a conofcerlo per lo Ré della gloria; ed il Cen> turi.ere in vedendolo fpiràr l'anima, alzare le voci, protettò di conolcerlo non per vn huomo dozzinale mà per quel Dio che inmmortalmente viue . 30 Col mezzo del cannocchiale fi fono fcoperte nel globo del Sole mon sò quali macchie è che non mai, perl'addietro, da alcùmo furotò Li iii er quefto gli fopiapoli; NE PIV' BEI LVMI * 7 ©77 GAVINO IO ANCOR 88 Iddio anc »R SCOPRO.LE MACCHIE; idea della giudice peripicacia divina, d’auanti la qualela purità mede. fima non è del tutto monda ; Quindi Sant'Ifidoro S.Ifdoro. );b.1. de fum. bono cap.30. num. 3. Ad diltriftiexa- men iudicis mec inftita iufti fecura eSt, mifi pietate. divina yvt & ipfa iuftitia, qua quifq; tuftus efty Deo inStificante 1uStificetur. Alioquin apud Deum, & ipfa peccatuna et. Inde ejt quod ait Tob : Innocen- tem, & impium ipfe confumer: Confumitar quippeà Deo innocenss quando ipfa innocentia liquidiusrequi- fitay & diuina innocentia comparata y nihil efficitura nif & ibi mifericordia pietate homo inftificetrur. E 5. €re50- San Gregorio lib. 9. Moral. cap.11. Omnis bumana i inflitta iniuflitia effe conuincitur y fr diftrittà indice- tur. Si entmyremota pietate, difcutimurs opus nof- trum pena dignum eft, quod remunerari premijs pra- . . Siolamur. Può anco addattarfi l’imprefa è perfona Maligni- maligna» chetroua da per tutto ciò che di biafimi ca- da richise d'ignominia. Lipfio de vna relig. Nibiltam Giufto probè aut pronidedicitur, quod non vellicare mali- Lipfo guitas poffit» 31. Don Diego Saauedra ycon l’imprefa del can- nocchialesche portaua il motto; AVGET, EF MINVIT. inferìchefi come il cannocchiale da vno de ilati ferue à farapparire,glioggetti » maggiori diquelloche fono; e dall'altro à dimoltrargli minori» Animo così le paffioni dell'animo noftro accrefcono ; e dimi- appaffio- nuifcono le. cole.» rapprefentandole grandi ; ò piccio- nato —lescomepiù fono amate, od odiate xe ben fene vede queftaverità pratticata nella maniera» con cui la Ma- dre fauella delle qualità del figliuòlò ; rapprefentando le parti buone se lodeuoli comedotate di rara e ftu- penda finezza benche tali non fiano; etalmentemodi- ficando il di lui diffettoy chechiamando groffezza di fpalle quella che è gibbotità; debolezza di viita quella che è cecità ; viuacita quella che è sfacciataggine; fimplicità quella che è gotfaggine: con fi fatte torme didireyaccreicendo , e diminuendo » il fà comparire non perquelloch'eglié , mà pervn altro. 32. Giouanni Ricciardi, l'Atratto frà gli Erranti di Brefciayad vn cannocchialesopra di cui meglio fi di- ftinguonoglioggetti,chefono pottiin proportionata lontananza » che quelli che fon vicini diede; E M I- NVS MAGIS. Talilecofe della S. Fedeyli vedo- . . momeglio alla lontana,che mettendole fotto gli occhi; Maligni- E tali ancora gli occhi de i maligni, più vedono alla tà lontana, ched’appreffo; offetuando., e cenfurando ogni picciol vitio che nel profimo fi ritroui, la.doue alla cognitione dellesproprie deformità reftano ftupi- diye ciechi. Terento Ita comparata el hominum natura «Alena melius vi videant & indicent qua fua. Diceua Terentio in Heauton; ed Oratiolib. 1. Sat.3. Oratio Cum tua peruideas oculis mala lippus inunitisy Cur in amicorum vitystam cernis acutum Quam aut aquila ant ferpens Epidawrius? at tibi contra Euenit .inquirant vitia intua rarfus & illi. CILINDRO Capo V. 33 E Il cilindro vna colonneta di vetro, che fuo- | le radunar infe » e rapprefentare vnite le fpecie» iparte negli oggetti ,che gli ftanno è ritcon- troy e fotto labate. Quetti dunque , potto fopra vna pietra, fegnata con lettere variamente fparfesche tutte nel cilindro reftano raccolte , dal Signor Abbate Sol- dati ; il Confufo frà gli Scompofti di Fano » hebbe il titolo, nel quale parlano lelettere; ARCANO SE- STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. CERNIMVR. Anco gli Accademici s (parfi perla Vnione Città, evarij di nafcita, e di profe fione, per nonsò quale fimpatica corri(pondenzaturti infie me fi racco- gliono, à trattenerfì in letterati dinorti . 34 Le figure cd imaginicosi di corpihuman', come d'altri corpi , che feparate dal cilindro paiono fuifate, e fproportionate : in lui raccolte rie cons'mol- x to belle; ebenintefe jond’io ftimai > che meritaffe il Prudéza motto; INFORMIA FORMAT; ET APTAT, addattabile à perfona giudiciofa, e prudente , che dif- pone con felice riufcita, anco le cotes chefembrauano i più fconcertate. Giufto Lipfio Centur. fingal. Epift. Giufto 14. Vide feculum hoc: turbidum eSt y res magna in Hpfo motu, & expettatione + Quid tamneceffariu myquam rebus magnis ,magnos item viros admoueri » qui ad- muniftrent feliciver y& gubernent ? CIRCOLO Capo VI... 35 L circolo , con molte linee 5 che fpiccandofi [ dalla circonferenza vanno è finire al centro è alcune delle quali tono'altermine, èd'altre nòyti ritro. ___. uacoltitolo; ILLVC OMNES: non altrimenti gli Efsépio occhi deifudditize dei figliuoli, filfamnte fiportano; ΰ 11028 acontemplaredte‘attioni del Padre di famiglia » ftan- 8!9" dofi a lui continuatamenteriuolti; impre meo 105 39. 5 puerimei., diceua Giobbe 29: }. cioè dî° si tutta ma- __- niera (tauan difpofti, commenta Nicetaj Wevaillum Niceta.- tanquam in centrum oculorum 3\animique» actem È intentamhaberent . Nelle fteffa guifa l'anittie con- Amima* templaziues tutto:ciò che mirano dò che olferuano , Conte.» riducono» e riflertono al centro della diuinità > dalla Plativa quale godono diriconofcere le crature tutte prodotte; e deriuate 3 ricanando:da quefta confideratione foaue e giocondiffima! dolcezza. Daquefti affetti con te- merezza ettatica éraidicontimuo rapito , e trattenuto Don Fulgentio Cremonefes mio Concanonico , il quale tutto ciò chevà gli occhi fe gli apprefentaua, di- rettamente» quafi linea al centrosigdirizzaua alla bontà d’Iddiò') diicui Don Matteo Bofio,de Infkituen. fa- pientia animo difput. 6. così; Widimus hac m re Matteo Fulgentium illum Cremonenfem Concanonicum no- Bofo firuim affiduè feruefcere, dum flores, poma, fataque videret; dum vim elementorum s folis fulgoremy fiumina » montes , reliquaque nature fpettacula attraltus fecum reputaret, inque Deum auétorem ea cunéta transferret s in quo perfepè neque lacbry- masy neque clamores retinebat. San Paolo 1. Corro. “21. ne infegna a tirare quafi linee al centro ; tutte le noftrcoperationi ordinate e condotte a gloria d’Iddio. Sie manducatiss fine bibitisy fine aliud quid facitàs; «Conto. omnia in gloriam Der facite ; neiquali affetti trequen- 3! tiffimo lidimoftrò Sant'Ignatio di Loiola » che tutte le oprationi » e fuer e de fuoi Compagni ordinaua . Admaiorem Dei gloriam. Il Sigaor Don Carlo Boffoycon l’imprefa d’vn cir- colo,cheattualmente da va compaffo andaua forman- dofi;e fineadoti;a cui diedeil motto; CONTRARIO PERFICITVR » volle infinuare > qual termine ha- uciTero gli affetti di Maria Maddalena la quale fe Madda- cominciò il corfo della fua vita dal punto dell’amor !©R3 lafciuo > terminò quella linca co’ punto dell’amor diuino » quale direttamente al mondano, e vitiofo amore fi contrapone » in quella guifa che il circolo cominciando da va punto » e formandofi con moto circolare la linea: invn altro punto, oppolto al primo, viene a chiuderfì se à terminarii + Similmente il corfo della noftra vita » feneglianni paffati fì trattenne co'i vitij: riuolgendofì alle itrade contrarie, cioè a quelle della CIRCOLO Capo VI dellavirtà, della contritione, c della diuovione, potrà lodeuolmente chiuderfiy teriminarlì, e perfettionariì . S.Greg.Hom.1o.in Euan.offeruando che i Siti Magi; Marr. ». Per aliara viam reuerfi fune in regionem fuam Matt. 12. 2.12. deduce quefto bel documento . Regio noffra S. Grego= paradifus eft; ad quam - redire per viam qua veni- sm mus probibemur. A regione etenim noftra fuper- biendoy inobediendo » vifibilia fequendo , cibum veti- tum guftando difceffimus : fed ad cam neceffe eft vt fiendosobediendos vifibilia contemnendo, atque appe- ticum carnis refrenando redeamus , Per aliam ergo viam ad regionem mnofiram regredimur; quoniam quid paradifi gaudijs per delettamenta difcelfimus > adhec perlamenta resocamur » COMPASSO Capo VII. 36 Gigi il compaffo d'interno è con vno de {uoi piedi, macon l’altro fi trattiene ne! bel mezzo del centro , alquale perciò fù chidiede; CIR- CVIT LOCO MANENS ; ò pure figurandofi il compafiodatrè piedi, che facendo in va giro due cir- coli, con vn piede ftà termo ; fe glipuò aggiungere, dice il Padre Ortentio Pallavicino; VNO IMMO- Contem- TO; e può feruire a perfona > che tutt'ad vn tempo Platiuo saggira conlavita attiva procurando l’vtile de fuoi proffimi , e follecitando i proprij temporali foftenta- menti; mà con la contemplatiua »itabile, e fifamente fìtrattienein Dio. In quetto fento il Padre San Ber- nardo Sermone 3. de Affumpt. iua in terpretando le P/al,107 parole del Salmo 107.2. Paratum cor meum Deusy ei paratum cor meumynon femel tantum» fed & fecun- S. Berner do, & vacare tibiy® proximis miniftrare . Hic pla- ’; nè parsoptima» que non aufertur; bonumy inquiry ac- \ quirit gradumqui bene miniftrauerit; forte meliorem qui bene vacauerit Deo; primum autem qui perfe us eft in vtroque. Confentimento tutto diuerfo »quetti effetti offeruò Battifta Guarino in vn Amante Pro. fano, il qualebenche fofîe aftretto a portarfi inva- rij paefi, co’l cuore fi proteftaua di rimanere immo- bilmente fermo appreffo colei cheamaua » alla quale ‘rivolto diffe ; Ba:tiffa © Con voi fempre fonio, Guarino Agitatoy mà fermo; E fe'Imeno v'inuolo, il più vilaffos Son fimile al compaffo.s 1» Ch'vp piede in vai quafi mio centro io ferm L'altro patifcedi fortunai giri, vi RA Mî non può far » che intorno a voi non giri. Pecca- Lamalitia d'un frodolente peccatore in quelt'imprefa tor reci- può anco raftigurarfi è il quale fiafi' quanto fi voglia Quo. > incitato allivirtà » e diffluafo dalle fue vitiofe defor- : mità,benche pare che dalla colpa #allontani,e ne mof- tri qualche auerfione , e pentimento » ben prefto, con pazzorigito, alla medefima fe ne ritorna » ftando co’! cuore troppo fiflo nell’iniquità , alla quale vna volta s'apprefe. Conmolta eleganza San Bernardo P/ 11.9, Serm. 12: in Pfal. Qui babitat; conallufione al verlo S. Berner del Salmi 11. 9» In ciremitu'impi ambulante » così dif- do cotre. Qui n circuitu ambulat: proficifcitur quidem, fed proficit mibil. Ve bomini $ qui fequitur bunc circwitams qui nungquamd propria voluntaterecedìt, Si conaris anellere » paululum fequi videbitur ; fed indolo. Circuituseft , aliunde reditum paraty non ab ca panitus abducetur. Satagit vndique, vndique fugirats barettamen femper propria voluntati. 27 L'officina Plantiniana ) porta per fua imprefa il compaffo,che ftà formando il circolo;ed hà il cartel- lo; LABORE; ET CONSTANTIA; infegnando 489 che al cva. plimento dell'opere più fegnalate ti ricer Fatica, e cano s ela tacica gela perfeueranza infieme collegate. perfcue- Qualità riverite da Plinio nelfuo Traianoya cui rinol- ranza to diccua; /nitiumLaboris mirery an finem? Multum Plinio eSt quod perfeucrafti , plustamen yquod non timuifti ne perfeuerare non poffes » 38 Ilcompaffoychetienevn piede fermoymentre con l’altro fi raggira y à formare il circolo » fi ritrowa col detto; NON VAGVS VAGOR, idea d'vn Pocta;che fenza perderil filo dell’opera, fi trattiene in Poeta nobili epifodij; d di Predicatore » che fà gratiofe di- Predica= greffioni, fenza molto allontanartì dall'’argomento, tore che s'è propofto; od anco dello Spirito Angelico , che tì porta con ali di fuoco alla guardia e difeta di quell'anima, d fia di quella Città è prouincia è re- gno, acuie deflinato da Dio ; e ciò fenza perdere già mai la prefenza del diuino alpetto nella vifta del quale eternamente fi felicita, e fibea . - 39. .lerwno,che nelle oppreffioni acquiftaua fem- pre» ferue il compaffoy che aggrauato dal pelo d'vma mano , che lotieneaperto » porta il motto; DVM PREMOR AMPLIOR; col qual concetto hàtotal Traua- fimparia il compaflo, che effendo nella parte fuperio- glio vti- re arcuato; e circolato » mentre iui davna mano ri- le . itreito , s'allarga nella patte inferiore » col motto; COARCTATIONE DILATOR, imprefa alzata in Ferrara nell’efequie del Marchefe Guido Villa, per. Interite, che quel cuore,più magnanimo;e generofo fi Animo dimoitraua, ove più pericolofe erano l’anguftiese dif. generolo ficoltoli i cimentidelle guerre; nel qual propolitoypat» landofì però di materia morale Dauide Pfal.4:2. IN, P/41.4-3 TRIBVLATIONE DILATASTI MIHI... 40 Mentre le punte del compaflo fe ne ftanno vattese riftrette, mal puòderuire a glivfi.de gli artefi- ci; mà aprendofiye dilatandofi ,molto bene egli ferue; DILATVS AD. VSVM; le ricchezze: non altri Ricchez menti, tenute riftrette » non piano pernulla; mà ze ben si vagliono molto in dilatarfi , patlando all’altrui mani) e commedi. Quindi Oratio lib.2.Carm. ode 2. vu Nullus argento color eft » auaris Abdite terrîs y inimice lanne | Crifpe Sallufti y nifi temperato ‘ol Splendeat vfu La parafrafi della quale ftrofa ritrouo nel morale , c gratiofo Drama di Francefco Sbarra » intitolato la Moda Atto 2. Scena 2. Sono gli ori » e gli argenti De la terra efcrementi; :Il più ricco teforo E per fe ftefio vile, Mentrene l’arche, ene la terra è chiufo, Solamente CON L'VSO. STIMABILE fì rende; SNons'apprezza chi l’hà ; mà chilo fpende. Che però l'Imperatore Conftantino Cloroscon mano profufa ripartenda all’altrui commodo mille benefi- cenze:y mai fempre replicar folena : Melius effe 0pes Ewsropia publicas d primatis haberr,quam intra vnum ararum poffideri. è lo rapporta Eutropio. 41 Al compalfo formante il circolo il Lucarini diede; DONEC AD IDEM), per vno applicato Morte» à meditar la morte; edè mio parere concetta caua- medita- to dalla facra Geneti; cuce Iddio fententiando Adamo, ta già conyinto per reos dice; In fudore vultus ru Gen.3.11 vefteris pane tuos donec redertaris in rerram , de qua Sumprus es. re poi all'animo » intento alla ca- duca fragilità della vita Quidio 2. Metamor. Scilicet vlrima femper Expetanda dies bominieS} . i Ed il Santo Giobbe 14.14 Cynflis diebus quibus Ieb 14 nunc 14 Orazio Francofto Sbarra Quidie 90 vai lei donec ventat iImmutario mea. | 42 L’Abbate Ferro, per efprimere gli affetti Anima d’vnanima tutta riuolca à Dio » figurò ilcompaffo, contem- in atto di compire il giro ; col mottò di Virgilio 2. platita Aneid. QVA GRESSVM EXTVLERAM, RE- Afcenfio PETO; motto quadrante così all’ Afcenfione di Cri- ne di fto; della quale Dauide P{.18.7. A s4mo celo egrefho eiusy& occurfus eius vfque ad fummum erus;ticome anco a chi ritorna alla baffezza » e ftato di prima, come auuenne è Saul, che vfcito dalla pouera Cata di Cis e girato perle grandezze reali , dopò morte ritornò alla pouertà diprima , fepolto , infieme con 2.Reg. 21 l’offa di Gionata, e de gli altri fuoi figliuoli ; in fepul- 14 chro Cis patris eius 2. Reg: 21. 14. ò veramente a chi ritorna alla colpa ) vna volta deteftata ed abbo- P(.11.9. minata » poiche; In cirustu impiy ambulant , diceua Dauide Pfal. 11. 9. GLOBO, SFERA Capo VIII. 43 Na sfera, nelcentro della quale, quafi in Superbia V fembianza d’vn punto è la terra ; feruì è repreffa formare vn emblemaycon le parole; IN PVSILLO NEMO MAGNVS, Il fatto d:Socrate » riferito da Eliano de 7 ar.Hift.lib.3.ca.28.è tutto opportuno; Socrates quum videret Alcibiadem ob diwtias ela- tum animum gerere , & ob agrorum multitudinem fuperbire , adduxit ad locumy in quo tabula quedam defcriptionem terre complettens fufpenfa erat & eumvrogauts vt Atticamibirequireret. Quam quam inucniffet , fuos fundos eumiuffit inquirere: & quum refponderets nufquam ibi pittoseffe. Horum, inquity poffeffione te effers qui nallapars funt terra? 44. Quanto vile 1 caui dalla concordia , l’inferi- {ce l’imprefa dei Secreti di Vicenza, formata coi globi Concor- de gli elementi , l'vno nell'altro ordinatamente ditpof- dia itijed ilcartello; NVNC FOETIBVS APTA. Plu- Plutarco tarco in moral. Ytincorpore; ex humidi, frigidiy calidi » ficci temperatura , ‘optima fit conflitutio: ficex fratrum concordia maximè floret genus &c. Quando trattofsi diripartire fpirito vitale è quei ca- daueri inariditi, fcoperti ad Ezechiele cap. 37. e che il Exeh.37 Proteta pernome d'Iddio è quell'offa promife ; Ecce 4. ego intromittam invos fpiritumy&vinetisy &* dabo Super vos neruos, & fuper extendam:in vobis cutem © c. aggiunge quel Profeta, che vdendo così liete no- nw.7. uelle; Accefferunt offaradoffayvnumqnodg; ad ina ftTuram fuam nu.7. Ciò fatto » s'vdì il diuino com- nu.g. comando; Zeni fpiritusy & infuffla fuper interfe- Cos iftosy& rewiu:fcantonu. 9: Siche sméntre fono difgregate s e feparate ; mal fon difpotte 3 ò capaci à riceuere ipirito di vita;mà quando l'en l’altro con de- bita proportione s'accoppiano; e s'aggiuftario » opra di quefta buona difpofitione riefcono atti! dd ottenere la felicità della vita . Lorenzo Giuftiniano ; inligno Lorenzo vita, de Charit. cap. 15.\Scut fpiritus humanusnune Giuftin. quam viuificar membraynifi fuerine vita ; fi»Spiri tus Santtusnunquam viuificar Ecclefie membramifi fuevint in pace fraterna dileétionis vnita.. 45 Fùchi pofe i globilde i quattro elementi, l'eno ‘ dall'altro feparati co'l;titolo j; DISCRETIS!SVA Proprio VIRTVS; chedimottra:come le regioni fono da valore, .Dioarricchite di particolari qualità ; ilcheiua offer- S. Enne- Mando d. Ennodio lib,1»Epift.6i Quafdam mundi ar- dio tifex Deus prouncijs felicitates.ffupenda fecreti fi largitate conceffit: Alias vberius, meliusalias vi- numtuffit effundere y als contulit triticea fegetis ope gratulari: multas pomorum varietate y vel vtili- tate donauit . Virgil. 1. Georg. w54. Eliano STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. Hic fegetes , illic veniunt felicius vue? Virzilia «Arborei fetus alibi, atque iniufi virefcunt Gramina . Inferifce anco l'imprefa valorproprioyed indipédente. 46 Il Taegio,tutt'in contrarioyfigurando i quat- tro globi de gli elementi, l'vn dall'altro feparati, diede loro; DISCRETIS NVLLA VIRTVS inferen- ì do il molto pregiudicio » che dalla ditunionerifulta. Difunio- Giufto Liptio lb. s. dial. 3. de milit. Rom. Certum ne eftsvires abiunttas s & difcretas , minus effe validas, Giufto aut parates; e prima di lui Boetio lib. q-deConfolar. Vipfo Nofti ne igitur, quod omne, quod eft ytamdiu mane- °°°”!* re , atque fubfiftere s quamdiu fit vnum: fed interires acque diffolur pariters quando vnum effe defierità 47° La stera p col globo della terra nel mezzo, & le parole d’Quidio; PONDERIBVS .LIBRATA Farda sà SVIS» è imprefa degna di Prencipe grande,cheope- ri, e fi foltenti da sé, indipendentemente dall’aiuto d°- ognialtro. Il vero Sauio, dice Seneca » baftando Sauie egli folo a fe medelimo è etufsiftendo con la fua pro- pria virtù » non tiene veruna indigenza de gli efterni aiuti. Se concentuse$tfapiens, dic'egli Epilt. 9. Sa- Seneca pienti & manibus y & oculis, & multis ad quotidia- num*vfumneceffarijs opus eft, fed eget nulla re:cgere enim nece(fitatis eft . Nihil autem neceffe fapienti eft- Quandiu illi licet fuo arbitrio res fuas ordinare, fe contentuseft: & duci vxoremyfe contentus: & li- beros tollit, fe contentus ; enell'Epiftola 92. faucllan- do della ragioneuolezza s diceua; Hec fola non fub- mittit animumy Stat contra fortunam . In quolibet re- ruta habitu feruata feruat. Id autem vnum bonum est, quod nunquam defringitur. 1sy inquam beatus quem nulla resminorem facit, tenet fumma,& ne vlli quidem ynifi SIBI) INNIXVS. 48. Odoardo VI.Re d'Inghilterra) al globo del Providè» mondo ; pendenteda vna mano, foprapofe: NZ za diuina SINE.DEO 4nipfoenim , diceua San Paolo A&. 48. 17. 17.28. viutmusy & mouemur , & fumus. Cicerone 28. lib. 2::de Nat. Deorum. Dico igitut, prowidentia Cicerone Deorum mundum s & omnes mundi partes , & initio conftitutas efse » & omni tempore adininiftrari . 49 Don Diego Saauedra , figurò il globo del mondo ; fopraponendoui vna fpada , ed vn ramo d’o- ro, col titolo: FERRO, ET AVRO; poiche il Prencipe, colterro, e conloro,; fi fà padrone della premia, guerra, e della pace; c così ancolo ftefto.col caftigo» e pena . e col premio mantiene la monarchia. Socrate richie- fto; Quenam cimitas ritè gubernari poffit ?> rifpofe; Cum boni inuitantur pramis » iniufti dant penas. Plusarco E Cicerone ltb.3.de Nat. Deorum» Neque domus , neque refpublica flare poteit , (i in ea rettè-fattis pramiaextent nulla , necfupplicia peccatis = : go. Hglobodelimondo » col motto del.Lucarini.; Immett EXTREMORVM ..EXPERS » è figura dell’im- fità diui- menfità d'Iddioy; che non hà.ne principio, ne fine. na Ego furralphay omega, principium » & finis, Apoc-1.8 Quiejty & quieraty& qui venturus est. Apoc. 1. $. «& 22:13: Seneca Prafation, Natur.Quatt.lib.1. Quid cfè Déust Menssvninerfi» Quid eff Deus è Quod "x vides torum, &.quodnenvides totum. Sic demum Seneca > magnitudo fua illeredditurs qua nibil maius excogi- tartpoteft + Si folus eftomnia, opus fuum <& extra, ruintratenet . E.più diffufa,e grauemente Arnobio. O maxime y ò fumme rerum inuifibilium procreatora sr bie Òipfe innifey mullis vaquam comprebenfe naturis - Prima tu cauffa esylocus rerumy ac fpattumy funda- mentum cunttorum quecunque funt, infinitus , inge- nius,immortalisy perpetuus» folus , quemmnalla deli- neat forma corporaliss nulla dererminat circumfcrip» no qualitazisy fine fia ,motuy & babitu Fe Cicerone Il GLOBO, SFERA Capo VIII, Frernità . gi Ilglobodellaterta, coltitolo; EX TITIT d'Iddio ANTE SOLEM inferifce l'eternità d’{ddio, laqua- Gen. 1,1» leben fideducedalla Gen. 1.1. 27 principio creamit Dews cglump S terram ; che te nel principio egli creò il mondo: dunque egli haucua l’eflere , avanti a quel principio; ©.così era non temporale, mà cterno . Juni- Imnilio lio Velcouo Africano in Hexaemer. fic; Quem dn principio temporum mundumcreaffe perbibet (Moy- Ses) ipfum profetto ante tempura aternaliter exsi» ziffe defignat » {2 Alcibiade Lucariniall'ifocedro sche è vn glo- be mululatero foptapofe; QVACVNQVE CON- FORME; imprefa ,che fe da lui fù alzata ad honore delia Compagnia di Gesù » divettamenre conuienfi Fede © alla Santa Fede Cattolica, la quale con fua ftupenda Cattoli. prerogatiua » intuttele parti del mondo é vna ttellay ca col qual contrategno » come diffufamente prova To- mafo Bozio de Signis Ecclefia yAì fà conotcere che fia Ja fede vera» è diftintione dell'altre Settezle quali dall- eflere frà di loro diuerde, moltiplicate, c piene di con- tradittioni, fi fanno per confequenza conofcere per tutte falle. Dimoftra anco l’imprefa vnanimo intre- pido, egenerofo, cheinogni accidente di buona, è difiniftra fortuna, fempre quieto; femprie compolto, mai fempre àfe medefimo conferme ti tì conofcere . Sencca Epitt. 104. dopo d’hauerci detcritto Socrate agitato, ed abbatuto , dalla fame 3 dalla pauertà e da icrauagli della iamiglia;dalle militari fatiche, dalla pe- tulanza dellamoglie se dalla ftolidezza de i figliuoli; dalla cradeltà de 1tiranni » dall’impoiture dei maligni, e dalla carcere » e dal mortifero veleno, conchiude ; Haecvfqueeo animum Socratis non moneruai , vene vulrum.quidene monerint. Hllam mirabilem laudem, & fingularem vfaue ad extremum feruauit: non hila- siorem quifquam s nou triftiorem Socratera vidit : £- qualis futt intanta inequalite fortune, ab 53 Ad wn globocelefte » quale da gli Aftrologi a: wien figurato io feci dire ; NIL MI HI CVM Contem- TERRI $, ideadiperfona tuita fpiri tuale » econ- plativo templatiua , che nullabadando alle trantitorie baffez- ze della terra, totalmente fen viue confacrata a gli of- strnride fequij del cielo, ed alla feruità d'Iddio ; Confecratum enim petbus doîtrina , & veritatiydice Arnoldo Car- notenfe eraif. de fepr. verbis è intelligat non debere fecularibus negottis & altionibus a & lucris occu- Gio. Cri- pari. E San Giowanni Crifoftomo How. de Profelt, fofiomo. Ewang. Anima quando disino amore » & defideria verè corripituryad nibit huius'vite fe conuertit; fed ficue mente moti contemuunt ignems&i ferram,& fe- rasy & pelagus & omnia; ita pij furore quodana maxime fpiritali, ac boncfti[fimo infaniunt , deriden- Gio.Bat- tes omnia que vident. San Giouanni Battifta di. tilta amoftrofsi in quefta prerogatiua fommamente afti- nato» poiche traendo la vita e del tutto aftratta dal Mondo, edapplicata del tutto al mero offequio della diuinità,& alle contemplationi del Ciclo , ben poteva dire; Nil mihi cum terris, delquale ben à ragione San Giovanni Crifottomo Ham, 38. in Matt. formò Gio: Cri- quefto bel panegirico; Zoannes sta In terris , quali» feftomo ‘incglo verfabater ; nature namque omui neceffitate fuperata , mirabile quoddam peregit iter è Semper in bymnis » femperin orazionibus fuit nulli bominune anteguam ad baprizandum accederet » Deo autem foli fua femper offerebat colloguia. Eriberto Rof- Tomafo yueido nel mio Concanonico Tomafo de Kempis de Képis: quefta nobile aftrattione dacutte le cole della terra 3 ed applicatione totale è quelle del Cielo , così ofser- Eribert. wandodefcriue; Eius fermo omnis de Deo, & facra Rofunsid. (criptura . kr prafente forenfia » aut mundana AZILATERMI ) mucusy ac clinguis fedebat; quafi Intrepi- dezza Ferneca 9I ignarus rerum s de quibas ho . Porro fi de Deos rebufque celeftibus baberetur fermoy Sententiam perpetuis verborum riuulis loquebatur. $4 Il motto foprafcritto ad vna sfera; COE- LESTIA MONSTRAT può applicarfi così Predica- a chi predica la parola d’Iddio, ciò che fece l’Incarna- tore to Verbo, mafsime dopo la Rifurrettione; Apparens 49.1. 3. cis, àgli Apoitoli, &loquens de regno Dei AR. 1.3. _ comeanco a perlona, per fantità raggaardeuole , le 92Nt0 cui opere hanno più del celefte, che del terreno , onde San Nilo Parzn. nu. 83. Gande fanétorum colloquio, S. Nile per cosentm Deus tibi manifeStatur. 55__Alglobode i cieli fù foprafcritto, INDE- FESSIVE AGENDO, fimbolo di perfona fpiri- Operare tuale,e di Preacipe ò di Letterato ; fempre infaviga- bile sed attiuo. VgonCardinale quela prerogativa riconofce ne i veriferui d’[ddioy.e nel Salmo 8. diceua che: Zi fpirituales dicuntur celi, quia femper vol Vem | sunt; Non altrimenti Latino Pacato a gli honoti £474% di Tcodotio {mperatore; 27£ indefe(fa vertigo celum Latino rotats ita tu Imperator continuatis negotys y 0° in fe Pacaro quodam orbe redeuntibus femper exercitus es. Del qual concetto sprimas'era feruito Seneca Lib. de con. Serer4 folar.ad Polyb.cap.20. dicendo ; E x quo fe Cefar orbi terrarum dedicauit » fibi eriputt ; & fiderum modo, que irrequieta femper curfus fuos explicant y nun- pas ille licet nec fubfiftere è nec quicquam fuum cere. + 56. IlglobodelCiclosche pofto fopra vn lato del-__—. la bilancia; prenale col fuo pefo a i globi dellesfere e BEAUTY del mondo » pofti sù l’altrolato ed iltitolo» PR AES- EE TAT; dimoftra;,cherifcontro a ibeni celefti) tutte lecoie terrene fono vn nulla. San Nilo Pargn. nu.74. Confidera celeftium bonorum decorem , < nulluna ve S- Nile Capiet defideriumterreynecalindexea dulcium. ed |. Artitotele ap. Lipf. lib. 1. Phyfiol, differi. 3. Eifi res Arifto» mortales iftas inferafques quod ee propiores nobis, cle & magis familiares funt, plenivs noffi poffi mus :ta- men res illas fuperasy fivet leytter attingere datury ob eius notitiaexcellentiampilla ipfa lewi mazis pafci- mury& oblettamurs quam fi ifta vniuerfa wouimus. $7. Giouanni Orozco,per inferiresche non fi può _. effereye corporale,e fpirtuale; e che non può goderfi, Cielo, e e della terra, e delcielo, cffigioò dueglobi, vno rappre- 5 Fmi fentante il ciclo » e l'altroterrasemare s calcartello ; 44 A Ha' DA SER VNO DE DOS. Queenimpat- ;. Cor.6, ticipatio iufî:tia cum iniquitate? diceva l'Apoftelo 1, San Paolo, aut que focietas luci ad tenebras? Que autem conuentio Chrifti ad Belial? 2. Cor. 6.14. Non enim regnat fpiritus Chriftiy difcarfo d’Abfalon 42/2/n Abbate Serm. 4. vbi dominatur fpiritus Ariftotelis. Abbate San Gregorio Papa 18. Moral.cap. 8. Anima, «U 5. Grege infirmis deleltatur s aut fummis ; & guanto altiori rio ftudio exercetur ad fumma,tantomaiari faftidia tore pefcit ad infima, vtraquerenim fimul , <& aqualiter amari non poffant, Nonaltrimenti San Cipriano lib, de duodec.afcenfionibus. Quemadmodum ydem ocu- S-Cipria- li cglum,& terram pariter nequaquam afpiciunt sita” mundi amar Det, pariter in vno corde habitare non poffunt . Deriuano ben fi dai Cieli) edalle Stelle , nei corpi è eue gli humori dell'huomo » varij influffi , opra dei quali , facendofi qualche impreflione nel corpo, e mella virtù fenficiua » più ad vn arte » chead vn altra fi giace inclinato , ed affettionato , come infegaa San Tomato 22. queft. 9 j. mà reftando fempre libero il noftro arbitrio , puòl'huomo col dettame della ra- gione ye della prudenza » anzi con l’aiuto della gratia Pruderm diuina, fuperare l’inclinatione » benche fimoderata ; zà e viziofa. Co’ rificito è quefta verità il Padre Or- tenljo Led 493 tenfio Pallavicino ) feceemblema d’vn globo celefte, ai piè del quale era figurata vna pianta di natiuità » e gli diede per titolo le parole di Virgilio 1. Georg. v. 416. FATO PRVDENTIA MAIOR : cheè quello appunto » che nelle bocche di tutti rifuona. Sapiens dominabitur aftris + HORIVOLO DA SOLE Capo IX. 58 Li Accademici Concordi hanno trè horo- G logij, vn da Sole, vn da rote» ed vn da pol- uere» col cartellone; TENDIMVS VNA : tali Religiofi le regole delle Religioni fono varie : mà tutte però ordinate ad vn fol fine, di gloria à Dio e di falute Regole ai proffimi. Nelle Religioni ancora, benche fiano di Reli- yarijgradi, e varij vfficij, altri che attendono alla mera gioni. contemplativa, come all’Altare » ed il Choro » altri all’attinascome alla Procurased economia;altri allvno, ed all’altro $ come i Curati s ed i Predicatori » tutti adognimodo , tutti dibuon concerto » concorrono all’offeruanza delle regole » ed almantenimento della Religione. 59. L’horiuolo dafole; fù introdotto è fauellar col foley e proteftarfi che fenza la prefenza di quel rif- Huomo plendente pianeta egli non ferue per nulla; NIL SINE TE; edinfegna;che l'huomoy fenza Dio; S. Bernar è vn nulla. San Bernardo fer. 13. in Cant. Quidquid do. fapientiay quidquid virtutis babere confidisyDei vir- tutiy® Det fapientia deputa Chrifto . Et quis tam in- Pecca- fanus,vt aliunde prafumat ? Ilpeccatore dunqueyche tore viue priuo della divina gratia fi riduce ad effere vn nulla. S. Pietro Damian. Epift. ad Defideriam Abb. S.Pier di Tunc cum videbantureffeimpy , ad mbilum potius Damiano pertinchantsquam ad verumeffe.Qui enim ab illo qui verè eft siuxta illud Ex0d.3. Ego fum qui fum » rece- dit: neceffe eft vt non (its quia ad nibilumtendit. E S. Berner San Bernardo fer. 2.in Cant. Sequatur Deus nuntios do fuossquia SINE IPSO pofjunt facere NIHIL. 60 Caminano dibuon concerto l’ombre dell'ho- ._ rologio, con la luce del fole » mouendoli, e quelle » e Efempio queita, com’altri diffe; CONCORDI MOTV; de i mag ; fudditi fimilmente fi mouono , dando puntuale cor- 5:01 —rifpondenza alle operationi; emouimenti de i loro maggiori; fermandofisquando quelli fi fermano;mo- uendofi quando quelli fi mouono : operando quando quelli operano &c. che tanto offetuò Ezechiele nelle rote, che ftauano interra ; rifpetto a i Cherubini al- Exech. 1. zati all'aria; poiche; Cumambularent animaliayam- Tar bulabant pariter && rota iuxta ca; & cumelenarentur animalia de terra s eleuabantur fimul &T vote - Cum eunsibusibants & cum ftantibus Stabant,& cumele- uatis d teria pariter clenabantur » & rose fequen- tes ea. Vn miniftro di Prencipe , inferendo che dalla buo- | na gratia del (uo fignore deriuaua tutto l'effequio » Miniftro chericeueua dai fudditi mancando la quale » anco di Pren- queftoimmantinenti farebbe ceffato » alzò per fua cipe. propria imprefa l’horologio folare » attualmente rimi- rato dai raggi del foleyel'introduffe à dire: SI AS- PICIS ASPICIOR. Si che dunque ; fe il Prencipey intefo nel fole » ripartirà i lumidelle fue gratie al vaf. fallo, rapprefentato nell’horiuolo ; gli occhi de gl'in- feriori ivparteranno riuerenti ad offeruarloy ed hono- tarlo. Douendo Giòfue effere folleuato a feruire à Mose di fuo primo Miniftro ; Iddio commandò a Num.37. Mosè; Dabis ci precepta y cunftis videntibus, & su partem glorie tue, ve audiat cum omnis Synagoga STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. filiorum Ifrael. Num. 27. 20. Douette dunque Mo- sé, in vifta ditutti,communicargli parte della fua lucey cioè honorarlo scommendarlo ; e dichia rarlo ben de- gnamente à parte della fua gratia , acciòche a tal vita, i popoli tutti, fi difponeffero à venerarlo, ed inchinar- lo; Olcaftro iui; Difcant ex hoc loco Principesscnin Girolamo Miniftros 5 Officialesinftituunt s eis de fua gloria Oleaftre tradere: & coramomnibuss quibus praficiendi funt fumme bonorare; vt fubditi videntesy quanti eum fa- ciat fuperior , eum renereantur , illique obediants eumque bonorent. 61 1lSignor Nicolò Craffo s inferendo la rico- gnitione, ch'egli teneua verfo i fauori del Sig. Bernar- do Veniero;e la dipendenza, che haueua dalla fua buo- na gratia , figurò fe medefimo nell'orologio da fole, pipen- col cartellone; TVO LVMINE. E ferue adinfinua- denza res che l’huomoy da sé, non può far nulla ; mà che tut- to ciò ch'egli opera; è fottopotto alla direttione, affi- ftenza; edaiuto diuino ; il che diffe Paolo 2.Cor.3.5. Non fuficientes fumus cogitare aliquid è nobrs > 2.C0r.3.5 quafi ex nobis s fed fufficientia nafira ex Deo eft. che però, deuel'huomo , e riconofcerein ogni tempo la fua infufticienza » e debolezza; ed'attribuire al fa- uore della diuina gratia quanto di buono in lui fi rauuifa,ciò che infegnò S. Gregorio 22. Mor.cap.19. Nemo fe alicuius virtutis effimet, etiam cum quid $.Grego- fortiter poreft: quia fi diuina protedlio deferat yibi rio repente eneruiter obruetur y vbi fe valenter fiare gloriatur. Riconofcafi pertanto ogni bene da Dio» e conle voci di Santa Chiefa, fe gli vada dicendo; Largire nobiss quefumus Domine femper fpiritum Breiario cogitandi qua retta funty propitius & agendi; vt qui Remane fine te effe non poffumus, fecundum te viuere va- leamus. Breu. Rom. Domin.8. poft Pent. Concorrono all’horologio da fole y così l'alfiftenza delraggio » come i lineamenti formati dall'ombra dello ftilo » al quale il Padre Certani diede ; ET LV- vita hu- MINE, ET VMBRA; imaginedellavita humanay mana la quale è vn continuo mifto di felicità , e dimiferia, che per appunto nella metatora e dellume » e delom- bra poffono rapprefentarfi. Giouanni Critoftomo Hom. 8. in Matt. Deus meftis rebus quedam incunda Gia. Cri» permifcuit. Quodcertein fanttis omnibus facity quos fofemo neque tribulationes , nequetucunditates finit habere continuas: fed tum de aduerfis, tum ex profperis iuftorum vitam > quafi admirabili varietate contexit &c. ilche diffufa ed appuntatamente dimoftra nella perfona del nutritio San Giufeppe.. 62 Fùl’'horologio dafole dal medefimo Abbate Certani introdotto à dire; NVLLA IL RAGGIO Huniltà MI VAL, SE MANCA L'OMBRA; e dimoftra» che in darno altri può preggiarfi di vederfì illuttrato da fegnaiate virtù » quando in lui non regni l’humiltà » che da ilcomplimento a tutte l'altre. San Gregorio Papa. Qui fine bumilitate virtutes congregat, quafi S. Erego- puiueremin ventum portat ; cd il Padre Luigi No. rio. uarino ele&. tom. 1.lib. 2. num. 259. In fpiritwali Luigi profettu nibilegit» qui nihil fe effe non cogitat. Nowar. Dall horiuolo da tole » i Padri Teatini di San’ An- tonio in Milano, cauarono vna morale diffimilitudine della vita humana » fottofcriuendogii quefto bel dittico; Itq; reditq;viam conffans quam fufpicis vmbra. Vmbra fugax bomines non reditura fumus. Cioè adire; Parte queft'ombra; e riebe Quando di nuouo aggiorna ; Mà l'huom fugge qual ombrase più nò torna. Ilche, fi come è veriflimo » quanto alle fole forze della natura 3 così con cercezza infallibile ne dimoftra la HOROLOGIO DA SOLE Capo IX; Rifurret- la Fedeyche l'ombra trantitoria della noftra humanitày tione © benche nell'occafo di morte caduta » e dileguata » al comparire che farànel giudicio finale il Sch diuino, tornerà di nuouo ad effere veduta; onde puòrappre- fentarfì nell'horologio da fole col cartellone; IT- + QUE, REDITOVE. 63 All’horologio da fole paruemi molto qua- x dranteiltitolo. DVM PROFICIT, DEFICIT» Non per- idea di chi crefcendo nell'età » s'allenta » e deteriora feuerate nell’effercitio delle virtù . Difetto che Sant'Ambro- gio » con mirabile acutezza andò rimpouerando è gli antichi Romani , i quali voleuano, che le Veftaliy giunte all’età di trent'anni, paffaffero alle nozze; fiche la doue l’adolefcenza era verginale » la virilità era S. Ambro coniugata, e nel lb. 1. de Wirginibus così feriue; gie Qualis ifta eîty non morum pudicitia y fed annorum, qua non perpetuitatey fed atate prafcribitur? Qualis autem eft illa religio, vbi pudice adolefcentes inben- tur effe » impudice anus ? Che fcioccalegge s vuol dire » ella è mai quefta , che le giouinette comincino dalla virginità » e che poi finifcano nella concupifcen- za; che sùi primi anni fuggano anco.di vifta la pre- fenza degli huomini, mà che nel progreffo del tempo ne ricevano gli amplefTi; che nella pueritia fiano eccel- lenti nelle prerogative » mà che crefcendo nell'età decrefcano nelle perfettioni ? Simile pazzia fcriue Pietro Maffeo lib. 1. Hift. Indic. che fia in vfonei popoli di Malabar; frà i quali alcuni Bracmani, per certo numero d’anni viuono pellegrinando , confu- mandofì nell’inedia s nella nudità » nella fofferenza del caldo » edel freddo , habitando nelle cauerne &c. mà dopoi » come che habbino finito la cariera dell’o- prebuone » reftano difpenfati dall’offeruanza d'ogni legge» Cin omni fcelerum, & flagitiornm genere impunè volutantur, conchiude il Maffeo. La clemenza di Vittorio Amedeo Duca di Sauoia fù dal Padre Luigi Giuglaris figurata nell'horologio da fole » il quale benche fia proueduto d’yna verga di ferro » ad ogni; modo non batte altri colpi» che d'ombre ; FERREA VIRGA EST, VMBRA- TILIS ICTVS . Imprefa molto bella e ben degna di Prencipe » quanto terribile nelle minaccie s tanto temperato e difcreto nelcaricare i colpi de caftighi Agatio nel lib. 1. de Bello &c. rapporta che Narfetes Generale dell’ Imperatore,cofì ftrettamente con l'affe- dio riftrinffe Lucca » Città di Tofcana , ch'ella venne a patti » obbligandofi i Cittadini di renderlegli , quando capo àtrentagiorni non arriuaffe alla Città ilfoccorflo. Paffarono quei giorni » mà ne perciò la Città fi refe; Ondei capidell'efercito, fremendo di rabbia , perfuadeuano il Generaleà rifentirli del man- camento dei Lucchefi s col dar lamorté a gliOftaggi. Quefti dunque egli fece condure a vifta delle mura- glie, comeinatto che doueffero effere decapitati; e mentre figiaceuano con le ginocchia piegateà terra afpettando l’vItimo colpo; Milites, dice l’Iftorico , firiftis gladys violentiffimè feriebant ; Mà che ? sed illata plaga » fine illorum pernicie ligno inflige- + batur. Si che in quefto fucceffo ben fi vedeua; Ferrea virga, & vmbratilis i€tus > amando il buon Narfete d’effere terribile inapparenza» mà in fatti foaue ye affettuofo . 64 Si ritroua l’horiuolo dafole coltitolo; VN- DIQVE FIDVS, idea d'animo leale » e fincero , Sinceri- che non mai da veruno accidente indur fi lafcia ad tà vfar frode, ed inganno, della qual virtà Seneca Epitt. Seneca 88. Fides fanttiffimum bumani peétoris bonum eSty nulla neceffitate ad fallendum cogitur » nullo corrum- pit premio . L'horologio da folesmà però fenza la figura di quel Pietro Maffeo Précipe cleméte Aggtio 493 pianeta tù introdotto a dire ; [IN VMBia i)F- Preséza SINO ; talel’huomoy deftituto della pretenza diuina, d'Iddio fi riduce a nulla . Il Ré Nabucco s cattigato da Dio, MIcante viueua ne icampi, come vn giumento , non rittouan- dotì alcuno de (udditi ,d de i congiunti chi gli tagliaf- fei capegli , ne l'vgne &c, Diwina enim promdentia Teodereto deftitutus, ne propinquorum quidem cura poticus eft, diffe Teodoreto 12 Daniel 4. 30. Anco la vita huma- vita hu- nayé tale , che ben può dire; 1 vmbra defino . Nel mana val 9} tao riefce molto opportuno il Madriale i Pier Francefco Paoli nella Natiuità di Crifto ; E troua ombre fe nafce, Pier Fri- E lafcia ombre fe more cefco Pao De le Stelle) e del Sol l'alto Fattore. b Huom » che tanto prefumi De tuoi fplendori, onde fuperbo vai » Volgi à queft'ombre i lumi » E con Crifto vedrai » Che fempre e quando mori, equando nafci, Ombre folo ritrovi , & ombre lafci + 65 All’horologio così da Sole, come da ragiay Vanaglo quadra molto bene il titolo; INVISO GRESSV,; ria fug- che può feruire così per vno che opera fenza fare van. 8!02- tatrice moftra delle fue attioni; comeanco efprime- Vita hu rc la fugacità della noftra vita, che fempre fcorrey fen- mani = cont ch'altri fe n'auucda. Ond'Quidio 1. Amor. Eleg. 3. LABITVR OCCULITE ; fallitque volatilis Ouidie atas. Et lib. 6. Faft. Tempora labunturs tacitifque fenefcimus annis. 66 Il Signor Giouanni Giacomo Triuultio » Prencipe di Melfi, quand'era Generale del Rè di Napoli, portò per (ua imprefa l'horologio da fole» mirato attualmente da quel pianeta » con gli fplendori del quale ben fi vedeua ch'egli col mouimento dell’- ombre gareggiando andaua ; ilche dichiara il motto; NON CEDIT VMBRA SOLI; edinferifce emu- Emula- latione di cauallerefca virtù, e di generota martiale tone brauura con perfonaggio reale. Quefto buon Pren- cipe» che per fua fegnalata modeftia figurò fe mede- fimo nell’ombre » fù grand’Auo di quei luminofi(fimi Eroi ; che da lui difceli, in guifa di foli illuftrano tut- ta l'Europa; Iquali » come fono delli Marchetì di Vigeuano» Duchi della Mirandola,e Conti di Mifoc- co; così l'vn di loro s cioè a dire l’ Eminentiffimo Sig» Cardinale Teodoro Triuultio che di già gouernò gli Efterciti dell’Auguttifimo Re Cattolico nello Stato di Milano ; e fottentrò pofcia yalie gloriofe cariche dì Vicerè,prima nell’ Aragona, e poi nella Siciliayed indi nella Sardegna » rifiede hora appreffo la Santità d'In- nocenzo X. à maneggiare i gravifsimi interefsi del Cattolico Monarca ; È l'akro , cioè l'Eccellentifsimo Prencipey Don Ercolesdegna prole del Sig. Cardinale fudettoy che per nome della Serenifsima Maria Anna, figlia di Ferdinando III. Imperarore, e Spofa del re- gnaote Filippo IV. portoffi Ambafciatore Straordi» nario al medefimo Innocenzo, e tenendo tutta via l’eleuato pofto di Generale delle militie nello Stato di Milano; alla difefa del quale , come è ben noto , coo- però con vigorofa afsiftenza quefti anni pallati ) ob- bliga tutta via con le fue incomparabili doti di valore, prudenza, affabilità, emagnificenza y a i fuoi applauti vn mondo intiero . 67 Dal Padre Maeftro Teodoro Maggiani, va picciolo horologio da fole fù rapprefentato fopra vn Breuiario aperto » coi fuoi fignacoli ben difpolti, ed il motto ; NVLLA HORA SINE LINEA: ricordandoci in tal guifa il continuo effercitio dell' Orario» Oratione , che ci fù perfuafo e dall Ecclcliattico 18, n° atti Tt 22.Non sua 494. Fid. 18.22. TN * impediaris orare femper; eda banLuca 8. 2» ’ Lu Oporterfemperorares © nunquamdeficere; e da Luc:18:1 San Paolo 1. Theffal:5.17. Stne intermiffione orate + 1. The: Mà nel'propotito dell'imprefa. ftupendamente San 5:17. Girolamo Fpift. 22. ad Euftochium; Quanguam £.Girolas ‘mperiubeats & fanttis eriam: è Apoftolus orare nos femperiubeats si ipfe fit fovinus oratio $ tamen dinifas orandi horas debemus babere» vt fi forte aligno fuerimus opere detentiy ipfum nos ad officium fempus admoneat, Horamtertiamy fextamy nonam, diluculum quoque, & vefperam nemo cft qui nefciat, Nec cibi fuman» rur, nifi ovativne pramiffa» nec recedatur àmenfa 3 nifi referantur Creatori gratia. Noftibus bis , ter- que furgendum - egredientes de hofpitio armet oratio; regredientibus de platea oratio occurrat antequam felfio &c. Imprefa che affumendo' per corpo il folo horologio da fole; col precitato mottoy'nferirà fimil- mente affiduità d’operatione indefellamente conti- nuata. Intal guifa, comeriferifce il Padre Giovanni Rhò de var. virt. Hift.fi diportava Giovanni Paffe- . ratio 3 il quale dallo fpuntar dell'alba ; fino all'hore + della più cieca notte, ingolfato ne gti ftudij fi fatta» mente vi s’applicana ; che dalle violenze molefte ne della fame ; ne della fete » indi poteua eflerne diftolto, Gia. Rbì. Ab aurora enim lucubrare fapius exorfussad mul- tam vfgue noftem libris conftantiffime affixus bere- bat, diffimulatis interim interpellantis famis ac fitis neceffitatibus. Così del Padre Francefco Mendoza lo fteffo Rhò foggiunge; che paffando per Genoa, quelbreuiffimo tempo » che feruir douena nelmutare i caualli , accioche profeguir potefle il tuo viaggio è fù dal Mendoza virtuofamente confumato»ritirandofi per queî momenti in difparte, a fcriuere non sò quali cofe, attonenti alle fue facre , e ftudiofe fpecolationi, 68 11 motto foprafcritto all'horologio 5 SV PERNI LVMINIS DVCETV ; quadra a priuato di Prencipe , qual deue con puntuale applicatione Pifrato contemperarfi almoto del foutano pianeta ; e feguire di Pren- conlelince de fuoi paffi ,ed opere, la direttione, che cipe deriva dal fuo Signerc, come appunto l'horologia fiegue quella del fole. Tanto parue che interir voleffe il Redentore » all'hora quando a gli Apottoli., che refifteuano alla tua difpofitione diuina, di voler con- Jo.11. 9. durfi in Betania, diceua. Nomne duodecim funt bore dici? Si quis ambulanerit in die, nonoffendit y quid lucem buius mundi videt &c. To: 11.9. nel qual dif. corfo non folamente glinanimò a non temere , fou- uenendo loro;che fotto l’afpetto del diuino fole doue- tano prometterlì ogni ficurezza.; mà volle altrefi avuertirgli; ches'egliera il foleyed effi collornumero Dipen- duodenatio fi raffomigliauano alle dodici hote del denza giorno , doucuano perconfequenza , non preferiuere al fole, mà riceuer da luila direttion:; conformandboli; econtemperandofi a gli afpetti a & alla illuminatione dell’iftefo.. Ruperto Abbatein quelluago per bocca ST di Criftorcosi; Quid mihi confilium datis: cum non ate vosme » fed ego voselegerim duodecim: € fic de- beatis SEQUI nutum Magiftri y ficut fequuntur hore MOTVM SOLIS fine diei ? Ed Eufebio Eufebio Gallicano. Quia hora cftiss diem fequimini , hoc Gallican. enim borarum proprium eft . Lafcili dunqueil buon Santi fuddito guidare dalla direttione del Prencipe » è del Magi. Prelato: ed ogni fedele » dalla gratia » edilluftratione diuina, pigliando dai Santi Magi l'efempio ad honor dei quali. Leone Papafet:1.de Epiph. Seguaturtres S. Leone viri SUVPERNI LVMINIS DVCTUM:& Papa prautjfulgoris indiciù intenta contéplatione comita- tessadagnitione veritatisy gratia fplendore ducuntur. 69 Giouanni Ferro, al fole ; cherifguarda quett' horologio fopratcrifle; LVMINE SIGNAT. STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. Nonaltrimentit Maggior: acuvono infegnare, edam: Infegnari macfirare i minori » con la chiarezza luminofa della con le-. lor vita e con lofplendore di coitami incolpabili , {empio ecelefti. Velleio Parerculo lib. 11. Reffe facere Princepsciues fuosfaciendo docet, Può fermr l'im prefa per l'Epifania , nella quale Iddio , co’ mezzo del lume celefte integnò la ftrada ai Santi Magi. Magos nottisincolasy diffe Pier Crifologo Serm. 87. — | Sella affuefacit ad lucem , & gradatim pertrabit Pier Crir. ad ipfum fontem luminis, & dierum, | — Sologo — 70 L'Imperfetto; frài Rifuegliatidi Pitoia, hà Phoriuolo da fole » mà però fenza lo ftilo , ò fia fenza il gnomone ; ondebenche il fole , a dirittura lo rif- guardi ; nonferue per nulla , non hauendo 3 con che fegnar l’hore ; portando ilmotto; NON LVMINE —_ ..° TANTVM; tale; pocorilicua, cheil raggiodella Grato divina gratia fplenda ful nofiro caposquando manch» 1913 N° dalla nottra parte lo {ilo della propria cooperatione. Eufebio Gallicano Hom. 1. de inttio Quadr. oferua le parole 1. Cor. 9. 27, Caftizo corpus meum &cw1. Cor. g. e dice; Eccebeatus Paulus iam Chriftt babitaculumz >T- sani vas éleftioms effeétus mcelligie fibi non fafficere EMehio folam-gratiam , nifi gratia adiungat follicitudinem Gallie vigilantisy & laboris induftriam &c. 71 - InFrafcati,nella villa de i Signori Aldobran- dini, v'è vm horologio da fole, al quale teruono, come di ftilo vn picciol cipreflò, così di lince alcune piccio- le aie yò {1a ripartimenti di terra tutti {parfì di fiori, del quale il Padre Famiano Strada fece imprefa » ag- giuntogliilmotto; DOCET , ET DELECTATEloqué infinuaudo intal guifa l’operationi dell'eloquenza, di 22 cui è proprio d’integnar dilettando ; il che fimilmente nella Poefia, e nei Poeti ricercaua Oratio » che nell’- Poefiz Arte fcriuena ; Aut PRODESSE volunt » aut DELEC-Oratio TARE Poeta Aut fimul& incunda, & idonea dicere vite. 72 -Almedefimo horologio, delineato frà i folchi 5 d’vn giardino lo fteffo Padre Strada diede; OCV-Predica: LIS, ET MENTI; idea di Sacro Oratorey che fo 195€ disfa,comeall'intelletto de fuoi vditoris con le materie 9521058, nobili,e ben difpofte;così all'occhio loro,con l'attione foftenuta,, maeftofa » e regolata, Riufcì per quefti due capi degno d’eterni applauli Pompeo Magno, il quale, e con facondiflima eloquenza rapiua i cuori di' tutta Roma ye conle fattezze » e portamenti del fem- biante innamoraua icircoftanti , hanend’egli come {criffe Plutarco ; 7ultumnon mediacriter gratiofum, quique tacitis nefcio quibus illecebris hominnm ftu- dia sbenenolentiamque pellicerety atque adeo preue- niset eius. orationem. Non altrimenti Xenofonte ; huomo di fapienza mirabileyeftendo nato non sò qua- le feditiofo tumulto nella Città di Bizanzo ; colà por- toffi per fedarlo ) feruendo perdifarmare quelle dif- pettole plebis così la compolitione e maeftà del fuo afpetto gcomeanco la fua cfticaces e foauiflima clo- quenza, dicui Chione » che fi trouò a quei fuccefsi ...-a prefente. Epift. ad Matrid. così fcrille . V'idebamus Lodou. bownem pulchro imprimis comi » & bumano afpes Crefell, fu portarfì nel mezzo a gl’incendij feditiofì , ilquale; incredibili eloguentîa vimy relay impetum ) iracun» diamq; placaust ye lo cita Lodouico Crefollio Z7acan. Autumn. lib. 2: Se&.2. 73 Contormità, così d'affetto come d’operatio- Confor- ne verfo perfonaggio grande inferifce ilverfo , che fù mità dal Lucarini foprapotto all'herologio da Sole , intro- ducendo l'ombra a così dire; PARTO COL SOLy MA' TORNO AL SVO RITORNO; San Gre. gorio Nazianzeno Orat.1. de Pafcha quetta puntua- le conformità riconofce trà il fuo fpirito , ed il Reden- tore; Y alleio Patero. Plutarco HOROLOGIO DA SOLE Capo. Ix. torc; che mentre il Sol diuino fi ritrovava ful tramon- tare nell’occafo di morte : l’anima di Gregorio s sfini- ua didoglia; mà di bel nuouoyal riforgere dello ftef- fo, cdella pure tutta rauuiuata y tutta giuliua riforfe. Gregorio Heri cum Chrifto in crucem agebar, fuffigebar » bodie Nazian fimul glovificors beri commoriebar , hodie fimul vi- uificors heri confepeliebar s bodie fimul refurgo Iù quefto motto ancora s’efprime, e molto al viuosil me- Merito rito delle buone opere il quale y nel receffo che fà la dell’ope gratia fantificante da vn anima» quando refta ottene- re buone Bri dalla notte del peccato,anch'effo fi rimane mor- tificato , e fopito ; mà poi col mezzo della penitenzas rinafcendo nell'anima la chiarezza della gratia; anco il | merito medefimo, rauuviuato y ad illuttrarla fen rorna. Gratiano Gratiano de Penit. diftintt. 4.8. Dicens dopo il capo Intermittentes così ; Hi peccando preterita bona irrita fecerunt.bac ficut peccando fiunt irrita y ita per panitentiam reuinifcunt y & ad meritum eterne beatitudinis fingula prodeffe incipiunt j Della qual materia dotta, e diffufamente il Padre Francefco Sua- rez Opufe. g. Theologic, » che è appunto De meritis mortificatisy & reparatis . 74 Afiettodibeneficenza,e di fauore s falda, e / erfeuerantemente da Perfonaggio grande à i fuoi Précipe inferiori conferito »fignifica il Sole , che figurato nel benefico più alto del cieloyin atto di rimirare queft’horologio, hebbe dalLucarini; CONSTANTER AB ALTO, Mentre fitrattò di darla luce ad alcuni ciechi , benche turbe innumerabili, quali che à viva forza vrtaffero; e fofpingeflero il Redentore , trafportandolo a profe- guire il fuo viaggio egli adogni modo, nondi paf- faggio, ne col folo commando mà pofata 3 e i ga mente trattenuto; fi compiacque riparti loro la bra- Mair.20. mata luce; Et Stetit Iefusy & vocasit eos; Matt. 32. ‘20.32.nel qual tuogo Origene-Homil. 13. Jefis au- Origene "tem non pertranfit,fedftat : vt fante illo non tranf- fluat beneficium : fed quafide fonte ftante profluens è mifericordia deueniat vfg; ad eos. Si che altrui com- municaua la luce, non alla sfuggita, mà come appun- to egli era» da Sole diuino s che per longovolger di ; tempo trasfondeua le fue portentofe illuttrationi,e ri- partiua le gratie ; Conftanter ab alto. Ciò anco può ‘ repplicarfi deila carità , conla quale s'applicò quell’at- fettuofo cuorey ad amare i Difcepoli,amandogli con- tinuata; edindeficientemente; di cui S. Giouan.13.1. Yox13. 1. Cum dilexiffet fuosy qui erant in mundo, în finem di- Franc. leziteos; nel qualluogoil Cardinal Toledo; Dicitur Toles. autem in finem dilexiffe squia AMOREM insep- tum SEMPER CONTINVAVIT : nonenm diciturin fine fedin finem ; ideff v(que infinemy ve amoris perpetuitas oftendatt 5 Queft'horologio , benche in aggiuftate linee fi ritroui diuifoy e ripartito, quando gli manchil'afif- tenza del lume celefte , finceramente può dire; NOS Debo- NIHIL; edichiara in tal guifa ; che fe bene il noftro lezza ‘hu libero arbitrio hà qualche talento pe forza; quefta ad mana - ognimodo riefca debole, ed intufficiente » quando i dall'afiftenza della diuina gratia non fia illuftrato s e confortato. Che però San Gregoriolib.22. Moral. S. Grego= cap.19. Nemo fe alicuias vintutis aftimet y etiam rio cum quid fortiter poteft © quia fi diuuna proteltio deferat , ibivepente eneruiter obtuetur > vbi fe valen- ter ftare gloriatur. Pertanto ogni fedelescon'humilea e baffo fentimento di fe fteffo , dica purecon l'A po- Philip.4. Îtolo Philip. 4. 13. Omnia poffhm in ea qui me con- xa; fortatyconfelfando in ciò, come la propria debolezza, così il benefico influffo della gratia ‘{ourana » che s.Anfa-tanto (piegò S. Anfelmo ; Cum 4 poftolus fubderet; mi omhia pollum , adiurxit ) in eo qui me confortat ;- SIBI enim NIHIL TRIBVIT > qui omnia fe 495 pole è non'in fe, fedin Domino è qui fe confortats fatetur » © foggiunga con Sam Bernardo Serm. 2. 18 Cant. Sequatur Deus nuntios fuos , quia SINE S. Bernav IPSO, poffunt facere NIHIL; dir volendo; gia de cheGiezi,cioè la creatàra mal può operar marauiglie, fia dunque il diuino Elifeo quello 3 che fupplitca alle debolezze humane ; edoperi rari, e portentofi effetti. 76 Anticriftoyin mille guife procurerà ydi raffo- migliarti al Redentore ; facendo non l’opere grandi che quello fece» macon preftigij, edapparenze in. Anticri- gannando la 'vifta , ed adombrandone qualch'vna ; fto che però il Lucarini lo figurò nell'horologio da fole » quale gareggia con quel nobile pianeta, mà folamente con l'ombrezilche dichiara ilmotto; AEMVLATVR, — SED VMBRA, Origene Hom.:27. in Matt. Solum Origene nomen Chrifti Antichriftus fufcipity nec opera facit» nec verba veritatis docet , necfapientiam eius often- det in fe. Il vitio dell'ambitione gareggia parimenti Ambi- con la virtù della carità y, mà non sà raffomigliarla , tione neimitarla » fe non diffettofamente . Charitas enim Tomaf. patienseSt pro eternis: ambitio patitur omnia pro S'eplet. caducis. Charitas benigna e$t pauperibus , ambitio diuitibus . Charitas omnia fuftinet pro veritate > ambitio pro vanitate ; vtraque omniacredit , omnia fperat » fed longe diffimili modo. diffe Tomafo Sta- pletone Prompt. Moral. Domin. 3. Adu. num. 6. 77 Che l’amicitia de gli adalatori' manchi altra- montare della buona fortuna, l'inferì RAbbare Certa- ni, conl'horologio da Sole, che'al tramontar del Sole, Fallo perde l'ombra;e reftà inofticiofozcol cartello; OC amico CIDENTE DESINO . San Maffimo Sera, 17. Adulatores in fecunda fortuna manent s in aduerfa S- M=ff- deferunt. Cosìanco ogni mifero corteggiano » od ”?° anco Priuato di Prencipe quando per forte gliman- chi l’afpetto gratiofos ela luce fauorabile del fuo fole, derelitto da tuttizfi riduce ad eftremi abbandonamen- ti. Ben l’intefe Caino Gen. 14: che rivolto a Dio, dal cui benigno fauore fi vedeua abbandonato ; dice- ua; of factertua abfcondary ero vggrs gdr profu- Gen.:4,14 gusin terra omnis igitur; qui inuenerie mes dcerder me. Si che formaua ottima, confeguenza ,s cauata da 2454 4 quefte premeffe. La luce didina più non m'affitte, Abfenza come politicamente và commentando quetto palo; Docet locus ifte » quam fit cauendum babere Denrs Girolera iratuny & quam incundum babere propirium. Sicut 9!esfro enim feruum, quem Princepstoruè refpicit , omnes perfequuntur: &vno Principe offenfo,ommnes ferni fe offenfos effe offtendunt 3° & ‘fio modo puniunta ita vtianitoreo vifo ianuam claudat: alius qui arri- debat siamampliusmnonarridear sita eum y qui Deum offendit » aut cuiiratuseft y ommes perfeguuntar y il que irafcuntur, -* » 78 L'Imprefadell'horologio da Sole col motto; Corrif- A LVMINE MOTVS quadra è chiunque fì pone + ipa ad operare, mentre dalla luce fouràna è illuftiato ; co- ti 553 me à San Paoloyche s'accinfea glioffequij del Redeo- tore quando; circumfulfie em lux de celo; è è Santi °° 3-3 Magi,che andauano dicendo; P'idimus Stellameius Mass. 3. in Orientey& venimus &c. Matt. 2.2. e adaltri cencò. > E feanco del lume fpirituale ; ed internb' hiafli a dif- correre, conuienfi l’imprefa è chi fi moue ad operare, non come più perfuade il proprio genio y ed inchina- tione, mà come fuggerilge l’illuttratione dello Spirito $anto;' Nella Qualguifa fù confidérabite il Samo Pa- triarca Giacobbe; il quale benche con partiale fuifee- ratezza amaffe , più di tutti i figlioli , ifuo Giafep- pe» Gen. 37.3. Ifrael diligebat Tofeph' fuper ommes Gen 373 filros fios ; adogni modo non'àquettiy ma è Giuda PL: % viparu 496. Gen. 45» riparti legrandezze regali; Mon auferetur fceperum Le; de Iuda Gen. 49, 10..c ne.fù. la ragione» fcriue Ru- perto Abbate lib. 4. de Operibus Spiritus Saneti c.10. Quia in dandis benedittionibus, non fuam, fed Dei vo- luntatem debuitfacere; non carnis affeCtum fed Spiri- tusinftintum fequi dignum fuit, 79 All’horologio da Sole io diedi; MI CON» X* FORMO ALLA LVCE ideadi Corteggiano, e Adula- g’Adulatore» che fuolimitare gliandamenty ele incli- tore... nationi di quel Prencipe » che gli fourafia , piegando alla dettra, ed alla finiftra » dell'odio »ò dell'amore» della virtù», ò delvitio, come appunto oflerya, che quello pieghi, ò fi riuolga. Girolamo Oleaftro in Genef. 43. Sicut Iniquas omnes Miniftros impios ha- bet: fic Inftus omnes iuftitia preditos : & ve pluri- mum cuius fidei eft Dominus » ciufdem efl feruusy & quali vultu Dominus aliquem recipit » rali & mini- ftri eius, Il Padre Luigi Nouarino; per dinotare che il lume Virtà in» della virtù fi ritroui dall'ombra dell'inuidia infepara- uidiata bilmente feguito yed incalzato , figurò l'horologio da Sole y nel quale non tantofto fi (copre il raggio folate; chevifuccede immantinenti l'ombra funetta che pe- rò gli diede. COMES LVMINIS VMBRA, di- chiarando nel tom. 2, de gli Adagi} num. {4}. fuoi concetti, col feguente Epigranma; ; Pinge mihis piftorsradys Titana corufoum:y Signat wbi lucis Linea pia viam, Qua Stylus aligeri difcrimina temporis index Monftrats & horarum ferreus vrget iter, + femula Phabei COMES ERRAT LIPVMI= NIS ZMBRA:: mei Pittura inferiptas has fuperadde notas. "Celite feu Phoebus radioraum lucidusanro 3 Haud potis eft vmbram pellere luce leuem + Sic vbi clara ingens veftigia gloria figiî »' Inuida pone tenet parer vmbra fequax + ‘| HOROLOGIO DA ROTE Capo X. bfo] Vefta nobil macchina,prodigio raro dell'- O arte» io due maniere, e contrafegna , e di- ftingue i nore, cioga direye conlo ftilo,chelemoltra a dito ne i numeri , che ordinatamente fegli veggia- no in fronte ripartiti; ecoltuono della fquilla , che è fuoi tempi altamente rimbomba ,. a cui perciò il Bar- . gagli foprapofe. DISTINGVENS ADMONET, Cofiglie idea di Conligliere,.d di Maeftro.» quale ammonitce, 105 fuggerifce, ed auerte, ciò chetorna più opportuno al Maettro, tre dauauas della Città , Ò de Suddtti Y Da anco ci; Profeta. prefla imagine de i Profeti » quali con vocialte » c.di- ftinte, e predicono i fouraltanti fuccelli; e ne ayscr- tonoil Mondo. Così Daniele prenuntiò la caduta di Baltatlar del Regno » Geremia le rume irreparabili di Gerufalemme , Giona la founerlione di ir ed altri cento. 81 L'equità d’vn vero Giudice, Prencipe affet __. °° Buofo e buon Padre di famiglia » che fenza pregiudi. Précipe giali partialità ,giona a tutti» alfifte a tuttin,a.tucci le giuto fue gratieye lebeneficenze riparte, può rauuifarfi nell hotologio da rote » al quale il Bargagli foprafcritie.; dEQYVE IMPARTITVR, motto che nel lb. 1.nu. 125.al Sole nel Zodiaco fi ritroua foprapotto ; Teo- dato Re d'Icalia appreilo Cafsiodoro lib. 10: Epift.5, Caffisdo- Poteffatis nojire cenfuram, rerum volumus effe. mo- di defiiam : »L quantum diuina beneficia percepimus è tantana aguabilia plus amemus ., Puuata fiquidena Ruperto «Abbate Girolamo Oleafiro Luigi Nowarini STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. Studia a nofiro animo probantur exclufaz quia gene- ralis Dominus, cuftos faîtus fum Deo auxiltante cun- ftorum. E Caisiodoro medefimo in propria pe' {ona lib.12. Epift. s. Opto meis bene, fed quod poli: effe commune; quia magna invuîbitia genus efty aliud (obi Iudicem velle » quam poceft generalitas fuftinere . Però conalto fentimento ben diccua è fuoi Difcepoli il Redentore; Ego autem in medio veltri fsm.Luc.22. Lsc. 22. 27.quali moltra da horologio » che cgualmente d'in- 27» torno intornocamina , con eguale ripartimento ; nel qual luogo Teofilatto; Nomego vui quidem feruiui, Teofilasr alteri autem non feruui, fed EX REQVO om.” NIBVS vobis. 82. L'horologio da rote » col.cartellone; VA- KIANDO CONSTAT: quadra così alla vita hu- Mita hu- - mana » come aliaterrena felicità; poichecome diffe MAN2. Giutto Lipiio de Conftantia cap. 16. Nihil quic- sapa quam Stabile » & firmum Arbiter ille rerum effe Giufte voluitspraieripfum, Agapito Epi.Paren. nu. 11. ,;,g, Circulus quidam bumanarum revoluitur reruma Agapito qui modo ficymodo alicer agitat ipfas & circumfeit; atque n histra@qualitaseft, eo quodnibil ex prejeum Libus in codem ftatu maneat. Ed Quidio 15. Met. k Sic tempora verti Cernimus, atque alias affumere robora gen- tes, Concidere has 3 fic magna fuit. cenfuquey virifquer Perque decem potuit tantum dare fanguinis ARNOSI Nunc humilis. veteres rantummodo Troia oralnasy © e Et pro diuityss tumulos oftendit auorum. 83 La ftella, © tia laragia dell'horologio » che per l'appunto fi moue; come da gli ordigni, che nell’ interno. le ftanno. è raggirata; VT INTVS.MO- . VETVR; della quale Girolamo Preti; Stella quafi Cometa , errando intorno Girolamo GL'INTERNI GIRI infuogirar SE. Presi CONDA; e fimbolo di perfona retta » che opera giufta il detta- Giufto me delia ragione 3 e della cofcienza ; cid anco di Pro- feta » che moftra, e contrafegna a)di fuori , ciò.che Profeta al di dentro dalla virtà motrice 3, diuina gli viene tuggerito » e fomminiftrato,;. Quds, San | Balilio Lul cap.» d’Ifaia cosidefcriuela Protetia;IMWuftrts afful S. Bafilio gencia d Spirizu Santto profluens fe inferit cordi, vel prafentia exbibente , aut pranuni4gnie quos furu- rumelte: . n 84, Pertona,chenon parla» fe non pefata , epon- Parlar deratamente , può rapprefentarlì nell'horologio da pefata- rotescol cartello ;, NON SINE PONDERE tamente. SONVS. Documento che per appunto al contem= plarfi dell'orologio ci viene fuggento.Qnde Famia- no Strada; ;i x Difese nonvllam fine pondere meddere vocem, Faniana Anzi lo, Spirito Santo, ittello per bocga dell’Ecclelia- Sirada., ttico cap. 21» 28. Labia imprudentium Aulta narra. Ecclef.at bunt: VERBA qucem prudentiuns ffatera PON- 38. DERABVNIFR, c vuol dire come interpreta San Pietro.di Damiano Epift. 10. ad Petrum Cere- brofum. Prudens que dicenda funt ponderat è & Pier di lamquanicantus viator folerter attendie vbi lingua Damiano fue vestigium figati ILle (cioè l'imprudente) quud- quidoccultuna esì per imgpatientiam fandi, producit Lie MCHIUM è 11185, L'horologio da rote parimenti fi ritroua col motto; PONDERIBVS SONITVM e dimoftra, Trana- che li come i contrapelisdando l'impulfo alle rote,ven- glio c © gono a cagionarne a duo tempo il iuono della iquilla , alcar le nel voci Quidie HOROLOGIO?DA ROTE (Capo X.. 49 nel batterfi dell'hore ; non altrimenti le miferie , che ci aggrauano;ci aftringono ad alzar levoci al Cielo; Il materiale dell'imprefa fù lignificato in quefto diftico; Nola filet., fatque bora: grani en trabo pon- dera plumbo , It rota nexa rotisy tinnulaque era fonant. \ Mà il documento fpirituale può raccoglierti dal Padre $.Agofi- Sant A goftino Serm. 221. de Temp. TYNDOVN> ”o TIR'dubtiles tubes ideft'anima fanétey VT RE- SONENT Dei laudes.»» \ ‘ 186) ng 100 rilieui la diligenza » &l'effercitio fre» quentato al mantenimento; & felicità delle cofe,lo di» moftta l'horologio: da rote co’ titolo , MOBILE TATE MIGETlewato da Virgilio Eneid.4.v.1974. . Famamalum » quos non alind velocias vili WA OBILLITATE VIGET) virefque acquirit eundor».»v i» pas Imat) Ben diceridoducretio lib! 1.che $ » | Semper in affiduomotu resquaque geruntur. Imprefa:; che parimenti può addattarti y ad elprimere Inquietu l’inftabilità , ‘ed'inquiétudine-delcuore humano » del dine hu- quale San Bernardo cap. j- de Interiori domo così: mana °° Mobilitare naturali in ftabili,veliin punéto fixum Cogli recufat confiftere y cuiusvita in motueft 3 & ‘motus P efteivita. Enelcap. 9: Meditani Cormesnm SEM- PER eît IN MOTV > & nunquam-requiefcits * fed finedormiam , fine vigilem, fomniat , & cogitat quidquid et occurrit . “ du 87. Pervno;cheintantoacquifta grido,in quan= to. operando s'affavicayod ancora per vnoycheinlegna, Infegnar operando‘ì feruel'horologio da'rote»:iche accoppia operido alfuono: delle fue voci 3 il corfo nori interrotto:delle {ue rote,vportando il mbtto»; \ SANT NON, QUIESCENS: Perditenin anthoritatem dovendì 3.Girole fcriue San Girolamo Epift. 83. cuins fermo. opere mo deftituitur ; e nell'Epittol. 16. Erubefcit. preclara doîtrina s quam propria reprehendit confcientiaà fruftraque eius lingua predicat paupertatem: 3 qui Crefwdinitystumet. E nelvero sichié da Dio'elertò adeffere altrui maeftro di fapienza » e di virtù. deué al fuono delle dotte voci accoppiare l’affiduicà ferao- rofa delle meritorie operationi. L’Eccleliattico cap:33. Ecck. 33.V-4: QuiinterrogationemmanifeStat » parabit ver- 4. bum , & fic deprecatus exaudiezur , & conferuabit difciplinamy <« tunc refpondebie ; Si che dunque perche .il vero Sauio pofla opportunamente rifpon- dere, ed infegnare, deue tutto parimenti viuere appli> cato, ed cffercitato nei continui rigiri dello ftudio è dell’oratione » edell’operatione. Rabano fopra quel ‘Rebano luogo molto fenfatamente. De Sanftis DotForibus dicit , qui vt ad interrogata condigne refpondere poffint » preparant verbum in corde fuo , & depre- cantur Dominumyvt ipfe cis manifeftet rei veritatemy &' conferuant digna operatione que ipfe iuffit eis cuftodire; & fic meditando, orando, operando con- dignum interrogantibus fe prabent refponfum . 88 Tuttelerote dell'horiuoloy riceuonol'impulfo dalpiombo , cheloro fitroua appefo. Quefti le pro- moue al corfo, quefti le fofpinge all’operatione . Onde paruemi che poteffe farfene imprefa col car- tellone; DA' VN SOL MOTORE A CENTO Eferci- tio Virgilio. Lucretio loi ipsa * MOTI IL MOTO); verfo leuato da Girolamo Pretiy che difle; Girolamo La machina dal pondo àlei fofpefoy Presi Quali da intelligenza il moto apprende: Che girando la fune va poloimmoto, DA' VN SOL MOTORE A CENTO MOTI IL MOTO; Con la quale imprefa concorda quella de gli Vriti diSienayi quali hanno l'horiuolo aperto,che dimoftra 7 le ruote, col fopratcritto ; VNA MOVENTVR Dipén-' VARIZE, ed infegnazche dal mouimento del fuperio- denza re prendono il moto i fudditi,ciò che diife Claudiano; Mobile mutatur femper:cum principe vulgus. Claudia- Ed Agapito Epi/t. Paren. nu. 26: Velexile Impera- no toris verbum , & minimum ingentem obtinet apud Az4piso omnes vim. Cosi dalla prouidenza ) ed ordinatione Prouidé diuina tutte le cofefon moffe; e regolate. Giutto za diui- Lipfio Centur. 3. ad Belg. Epift. s. Aeternum illud Da Fatum temperat ,@ difponit fata cuafgne noftrum. See | Quod fi ab illo, ideftà foloy & fummo bono: Quid “'P si mfi bonumeft è. +0!89n Alerihebbel'horologio ferrato, con lacam- pana» e martello fcoperto sed il brieue; SO NAT Corret- OPPORTVNE;? applicabile: a Correttore difereto , OF Pru ®prudente s che»preride l'opportunità del. tempo per “°P" auuettireiliproffimorcon fuo profitto . Quidio lib. 1. de Remed. MITT Dr, i. T'emporibwsmedicina walet: datatempore pro- @uidio funta!: è Ì ) isl Ia! Ì Et data non aptotemporevina nocent. Quin etiam accendas vitia irritefque vetandoy ‘ Temporibus finon aggrediare fuis: 1» »» e Giufto Lipfio de milit. Roman: lib.2: dial.» Critica Giuffe vtilifima» & faluberrima eft » fi modice adhibetur , '#f* & modeftè. i 90 Perche l'horologio fi muoue » caminando lerote,con moto l'vno contrapoftoa quello dell'altra, però paruemi , che poteffe introdurti a dire; CON- * TRARIIS GRADIOR. Nel qual fentimento Gi- rolamo Preti » dell’horivolo:così cantaua; è + Comesfera maggiore in Ciel s'aggira, Sire ini Che col fuo cerchio i minor cerchi abbraccia; ‘ "°"* \b 00 E leròtanti sfere al'corfotira; susa a Chedel corfo di leîfeguon la traccia ; Così ruota maggior: qui feco gira .0ì iris Ruoteminori , ecolfuggirle caccia : ori eE( com’appunto. Cicli ) intorno ruota ‘wr Corfoà corfo'contrario) eruota a ruota . E. può feruir l’imprefa inperfona d'alcuno che frà variè contrarietà ) ‘oppofitioni y e perfecutioni tra- _ fcorralatrauagliata vita. Può fimilmente addattarii Senio algenio donnefcoche ama fempre mai di tirar attra- 9ONefco uerfo; Perlo che Terentio Eunuch. A&. 4. Scen. 7. Noui ingenium mulierumy —Terenzio Nolunt vbi velis: vbi nolis cupiunt vitrò. Il compofito humanoauch'effo rifulta di cofe contra- Humano rie » poiche (lafciando in difparte le qualità diuerle COpolto de gli elementi, che pugnano nei i noftri corpi , e pugnando conigiufto equilibrio lo mantengono ) Homosfcriue Lattantio lib.7. cap.4. ex rebus diwerfis, Latransio ac repugnantibus configuratus e Sì, animo &" corpore, ideft celo atque terra‘yitenui & comprebenfibili; eterno ,\ac' tempordli ;: fenfibili atque ‘braco ; luce predito atque tenebrofo Fc. signo ot Figuratiuo.d’huomo fincero ; e leale è l'horo- Sinceri- logioconla ftella,» che fegna l'hore; ed il verfo di Girolamo Preti; QVEL CHE CELA NEL SEN; SCOPRE NEL VOLTO. San Girolamo Epitt. as Furiam. Speculum mentis eSt facies è &| taciti $. Girola oculi cordis fatentur arcana. Non altrimenti $. Am- 0 brogio de Elia cap. 10. Index facies plerumque eft S: Ambre conjcientiay® quidam tacitus fermo mentis. Caffio vd fodo- doro anch'eflo lib. de Anime. cap. 16. Vrultusquia °° voluntate nominaturs fpeculum quoddani eft anime fuer & quod fubftantraliter non cernitur » per cius habitum euidentiffime declaratur. Così i Sauij dell’ India , trafcegliendo igiouinerti per applicargli agli ftudij, conofceuano l'habitudine virtuoia dell'anime loro, dall’olferuare attentamente le fattezze del voltos C- ele 498 Fitoffrato ele qualità de gli otchi; ex quibus faptentes a & na> tura periti homines » imagines velut in fpe culo afpi- cientes que mens illis quodque ingeninm contem= plantur. Philoftrat.in vita Apolloni; lib..2. cap. 12. E potrei anco aggiungerui , e Pittagora, che fiffando gli occhi-nel vito dei giouinettiche fi portavano per vdir da luila fapienza » conieftione quadam ex ortsy atque vultus lineamensiss de moribus , atque ingenio diuinabat . E Plotino, che dall’afpetto efterno de gli huomini » congetturaua le loro buone, ò vitiofeaffer» tioni; e SanGregorio Nazianzeno, che in vedendo lasfacciattaggine » e la petulanza di Giuliano Impera» tore 3 prefagi » che fimilmente là dini confcienza:fa» rebbe ftata vna fentina d'enormiffimi facrilegr) x come feguì per appunto , edorapporea: neli'Orat,20: |||) 92 L'hotiuolo da rote } còlcanelto ; DONEC Oppor- IN PVNCTO » può feruire à perfona» chedi riferua tunità Atempodebito » ed opportuno ; à fcoprirela propria © virtù» e fare vdire il fuono dellafua:fama; nelqual fen- fo quadrano le parole di Crifto » che richiefto a far Joan.2,4, Miracolitifpote. Nondum venishoramea loan.2.4. Significar..volendo. 4. ch'egli nell’operar imitacoli è non doucua:confotmarfi alla femplice richiefta , ch' altri gli ne \potefle fare.» ma dare in quelliifegnief* prefla della fua divinità in quei tempi precifi, che dall'eterno Padre a quelle fegnalate operationi erano ftati predefiniti . Nel qual propohto Sant'[renco S. Ireneo lib. 3. aduerf. Heref,cap:18, Pnecognita enim finti hac omnia & Patre ;. perficinnturautem a «Filio , ficut congruum >: confequens ef apro tempore _ propter hoc» properante Maria ddladmirabile vini fignum , & aute tempus valente: participarè com- pendij poculum » Dominus repellens eius intempe- ftinam fefinationem dixit; Quidmibi y & tibi et mulier ? nondum vemit'hora: mea; expeltans cam boram, qua.eftà Patrepravognita,:: 0) 93 ‘Albhorivolo darote3 e damoftra; fù chi fo- prapofe ;. NOCTES, ATQNV.E:) DIES; che dimo- Perfene- fira fatica» ed operatione continuata ) e perfelcrante, ranza Fù quefta infaticabile affiduità ammirata: melb Car: dinale Guglielmo Sirleto , il quale fenza prenderej per così dire già mai » verun refpiro:, notte giorno badauaa faticar ne gli ftudijy con applicatione così viua , che anco dotmendo; e fognando, ben ifpeflo, ‘ hora con idiomagreco, ed hora con parole latine » altamente fauellaua; di cui Giouanni Rhéde var.virt. Gio: Rbò. Hiftor. lib. 7. cap. 12. num. 12. Feruut hominem Sciendi auidiffimums alegendo» fcribendaque ceffaffe nunquariz diesy noltefque hocita agebats vt quum nullo valetudinis y aut moleftiarum difcremine hoc ageret: imò fomnians etiam fepè gracèy fepè latinè loquens pracepta proderet fapientye, ditiumfuerit; idem ei viuere, ac fcire fuiffe» noatza i 94 Chiinfegna àglialeriy ed infegnando opera Infegnar come per l'appunto infegna» puòfigurarfì nell'horo- pperado logio che dal'Lucarini tu»potto coi:titolo; SONVS ., IVXTA GRESSVM. San Girolamoin cap. 19 S. Girole Terem. Qui idoneus eft ad docendum fidelesyprius de - Lao bet ofiendere fe aptum , vtexemplo doceat » quod eft totius dottrine fiera) dque efficaciffimun. San Gregorio Nazianzeno.. Gregorio Vel nondoceto, veldoceto moribus. Nazian. Nella qual guifa operaua San:Giouanni Battifta y che predicaua la penitenza , facendola: Può ancoferuire Parole il motto; Sonus suxcagreffisma a dipotare chele pa- corrifpo role, & i difcorlihumani riefcono corrifpondentiy dono all’ e confacenti all'età dichi ragiona; poiche di materie eta grandi trattano i grandi» di ferie ifaccenti,e di legge- toe rezze i giouinetti » nei quali fenfi l’Apoftolo 1, Co- cada rinth. 13.11. Cura effem paruslus loquebar vt par- STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. uulusy fap:ebam vr paruulus scogitabam vt paruntus, Se anco dir non voleffimo; che da gli uomini ,come da tanti animati horiuoli fe n’efce; Sonus irta gref- fum s poiche quale ciafcuno pperas ecamina, tale Parole ancoragiona ; effendo le parole cornoratiue dell’in- indicio ternc'affetcioni ped vitendo parole fante da chi fanta- dell'in- mente viue; e parole vane da chimelle vanità è immiér- pe (0. Quindi Cafliodoro lib. g. Var. Epit, 22.28 Cefade etiam quodddin fpeculum morumagentisoratio.:nec " maius poteft of mentis teftimonium, quam qualitas ‘infpetta verbotum E San Giolanni Crifoftamo ‘olieruandolle prime parole del Salmo 44-2. Eruttayit P/al. 34 corygeum verbum bonumy dicecheDauide parlava ** fantamente; perchefantamenteoperasa j eiche quale qell’interno egli vintua y taleera il fuono che fuori articolaua, posche; Gor è peccatis liberum demon- firat verbum, quod eruttar Profeta» 0 95 Idea diperfona, icheò nonéconofciuta pod _ — ama di procederecon fimplicità al di fuori, mà.d'am- Mina 3 maffare di molte wird nell'anima e l'horologiò»ferra- P9!SOM9. to, che dal Lucerini hebbè; IL VALORE E' DI apo! DENTRO paroléè tatto fimpatichescon quelle del ir on:° Salmo 44.14. QUNIS GLORIA eius pliaregis P/-4404 DAB INTWS: Nel'qualargomente.riefce delicato il rifleffo.; che la done San Matteo 3.4;lfece diftinto racconto dellemortificationi;e peniterize di San Gio- uanni ) dicendo; /p/e autem doannesbahebanseStia Ma:r.3.4 mentum de pilis camelorum, & Zonampelliteaza cir= calumbosfuos, efca autemetuserantlacuftà st» mel filuefire; SanlLucadiqueftecofe nonifece alcun mot+ toy mà templicemente foriffe; Fiam) choPrerbum 14-32» Domnifuper: toannem Luc. 3,12. nel quelluogo cL:3> Sanv'Ambrogio 0 BeseSidLucas compendio vfun est, 5: Ambre vo ioanneradeclarare: prophetam , dicons;) Fattum £'* eft.Werbum Domini faper Tognnemvtalianomad» » deretiWinam divits &\oninia declarauit,, Diffe.dan- gue poco Sam Laca mà.in quetto poco dille affai, e difle molto più di San.Matteo ; poiche rapprefentan» docilSan Giouannibriccodilfreg1 interni; e pieno dello Spirito.d'Iddio, venne maggiormeate a glorificarlo» che fe delle mere efterne mortificationi fue trattato haueffe; poiche ilvalotey il prezzo,ela gloria d'vn ani» ma, più dall'interno fuoyche dall’etterno dedur fi de» uc. San Palcafio lib. de Corp. € Saugmne Chwriftt cap. 17.dice è chelti come la diuinità dell'incarnaro Verbo s'afcondeua-fotto ilvelo delia tua carne imma» colata; cosìanco nell’Eucariftia il retoro di quel San» tilimo corpo» fotto le fpecie.facramentali è appiatra» to; dìche nell'vno,e nell'altro propolito ydi puddire; Il valore È di dentro. Quambcene in agro thefaurus S. Pafea- abfconditur dicitur » quia in carne Chriftt diumitas fio corporaliter inhabitansyetram inboc myfterio abafpe- Chu ocnlorwsm y ne caro videasar yfubirabitury vt fide auidius quaratur Ce 95 Ferl'Angelo che percoteva Santa Francefca RomanayilLucarini figurò Phoriuolo ia calda d'anello, Angelo che da sl fegno dell'hore»coi pugere il dito a chi lo por- Culitode ta sedilfopraferitto. PVNGIT, SED MONET) effetto che parimenti in effo noi fuol operare il traua- Traua- glio. è. Agoftino Epitt.87. Quidnon mifericordice? glio praftatur bominibus è Deo, d quo etiam iribulatio S-AZR:- beneficium est ? Nam res profpera donumeft confo- "° lantis , RES autem ADVERSA DONPVM EST ADMONENTIS DEI. 97 L'Accademia Partenia Romana , per dimo- ftrare, che il Cardinale Scipion Borghete effequiua conla manoliberale, ciò che prometteva con la lin- gua generofa » figurò l’horiuolo » che fegnaua l’hore, Fatti, e e col martello fuonandole» econ la ragia additando» parole. les ed il titolo; VTROQVE IN GE Fra ORS. Gio: Cri Soffomo HOROLOGIO DA ROTE Capo X. CORS, Il Padre Famiano Strada dio. 2. Proluf. Acad. 3. Hift, defcrinendo quel fuo nobilifimo horologios frà l'altre cofe dice ; Reneus binc monitorturri fonaty®" fimul horas Mobilis inferipro Lingula in orbe notae . E cavandone il documento politico, e morale, rivolto à iPrencipi conchiude ; Difcite (ne multis) ore» manugne loqui » i Del quale concerto, e fimilitudine i valfe il Cayalier Fede, & Marino, nella terza parte della Lira, per dimottrarey opere. cheilFedele, debba manifeftare quellafede,che pro- felfa , non folamente co’l fuono della lingua , e con le voci, mà con le proprie mani, trattenute nell’elfercitio delle operejalla profefione Criftiana corri(pondentiy e proportionate ; Che val fede fenz’opre? E vano, è vano Dir folo. Tocredo » e nel Signor confido &c, Non batta al Horiuol fenz'alcun fallo L'horefegnar , sale fonore rote Motonon parges& animaal metallo + 98 .IlSignor Abbate Emanuel Teflauro, all'hori» .. uolo da rote fapraferifle per titolo d’Emblema ; Maturità MVLTA PRIVSQVAM LOQVARIS TECVM VERSA.;..ed anco; SECVM MVLTA PRIVS, vago motto d'imprefa » infegnando ad efaminare prima cokpenfiero ciò chehabbiamo a dire, conon rmettere alla lubricità della lingua il prorompere in voci inconfiderate .: Chilone y riferito da Laertia lib. 1,cap.4. infegnaua anch’cifo; Nonconaitendun » vt Lingua precurreret amimum; cd Agapità nell’Epiftola fua Parenet. n.5 4 così auuertiva Giufti+ miano Imperatore. Contemplaror bene priusy quam mandesque fieri velis: fic fiet ve femper prudenter iubeasque fasest : lubricumenimeSt inftrumentum lingua. Famiano Strada nelluogatopracitato sdopò d’hauere con fomma: eleganza defcritta la fabbrca dell'horalogio ; riuolto a Pertonaggi grandi cosìgli perfuade; «At vosy Heroess quorum'metimur ab ore s Etregimus veftrotempora noftra fono, Difcite® NON DARE pofcenti RE S- PONSA, PRIVSQOVAM MVITA AGITET SECVM MENS operofa diu. Nciquali fenti, e l'Ecclefiaftico 20: v. 6. & 7. E/? Ecelefiaf; f2CENS a non habens fenfumloquele: & eft tacens , 20.6. $ciens tempus aptum. Homo fapiens tacebit vfque adtempus + E S. Ambrogio lib. 1. ‘Offic. cap. 10. S. Ambre Sapiens VT LOOPATVR MULTA PRIVS Famiano Strada Marine Laerno Agapiso Famiano Strada gio CONSIDER.AT » quiddicat, autcui dicaty quo in loco » quotempare &c. Dopò i quali Giovanni Au- deno ne fuoidiftici morali; Cio: de Vis fapiens dici? Rarò » & MEDITATA deno LOQUARE Sepè loquax verbis proditur ipfe fuis. | | 99 Patuemi, cheall'horologioda rote foprafcri- x uere fi potefle; DANT PONDERA LEGEM, ò veramente; A PONDERE MOTVS ) per di- notare; che il pefo delle perfecutioniy intermità,e tra- wagli,addoffatoci dalla prouidenza diuina , quello fiay che obblighi, ed aftringa i cuoriyper altro infingardi, ed otiolì, a caminare» virtuofa, e regolaramente nell offeruanza della legge d’Iddio , e ne gli offequij del Cielo, ilche forfe altri inferì dando all'horologio da rote il faprafcritto; RESPICE PONLVS. L’Ab- bate Don Angelo Grillo ne fuoi Pietofi Affetti p, 2. riuolto a Dio , così ; Il metallo viuace» Miracolo de l’arte » Che con fpirto loquace Abbate Grillo 499 In chiaro fuon diftingue.y € moftra i hore Tanto d'anima hà parte y Quanto da giufto pefo Viene vtilmente offefo ; Così quefto mio core, Tanto hà divita pedi penfieri eletti , Tanto ti loda, e canta» Quanto le rote de fuoi vari affetti Son da temprato,» edegual pefo mofle. , DI tue pietofe, e mediche percolfe. 100 L'horologio ychefegnal'hore conlaragia» e porta ilmotto; ;QVIA RECTVS ASPICIOR > infegna che la rettitudine. s ;la virtù; e l'innocenza Virtù of aftrigono gli occhi dituttiad offerualayad.ammirarla, feruata Plutarco fcriue» ghe entrando Temiftocle.in vnitea- troya vedercerti giuochi;tutti.glifpettatorifi diftraf P/srerso fero dagli fpettacolisapplicandofi fiffamente adiaffer- uare , e contemplare quel.grand’huomo » per brauura militare y e per fama \ragguaèdeuole 4 e: fingolare» San Matteo fimilmente rapporta sche mentre SY Gio» uanni Battifta dimoraua: nei deferti > cl&enuandofi Gio:Bat- con rigorofiì digiuniyvetteniofi diruuidi cilicijiepre» tilta dicando la penitenza; T'wncuexibat ad eum bero, Mast. 3. folymay.& omnis Iudea se omnis regio circa Lor» 5° danem. Gerufalemme vfciua. ii Gerufalemme.tutta la Giudea, pellegrinando, correua a queldeferto ; € nobili ve plebei.» e fauij ed idioti » tutti correvano afiffarle pupilleyintente » ed'‘ammirate.in vna:ranta virtù. sin vna così qualificata fantità.; \e. rettitudine divitayed’operationey di cui San Giouanni Crifofto- mo. Erat admiratione dignilfimums tantam in bo- Gie. Cri- minis habitu fulgere vittutem tantamque sin illo feffemo fplendere conftantia dignitutem. 101 Cosil’horiuolo, che fuona, e moftral’hote, colcartello ; EXCITA:T; (ET DIRIGIT , come È anco l’horiuolo ycon lafueglia ediil focite che bat- Padre di tendo accende il lumeycobmotto de gli Addormentati famiglia di Genaua; SOPITOS SVSCITAT , feruono ai ; Macftri , Superiori » Predicatoti, che badano a fue- Predica- gliare i fudditi tonnacchioti‘, indirizandogli alle ope-.t018 rationi virtuofe yed honorate. Intal guifafi diportò San Paolo » che iua dicendo; Hora et iam nos de R9»- 13. fomno fargere ; efràpoco; Sicurin die bonefteam- **- bulemus: non in comeffationibusy & ebrietatibus, noniîn cubilibus;&tmpudicitijs non in comentione, & emulatione &c. Rom. 13.11. &c. 102 All'horologiosche fuona e fuegliacolcitolo; : IN TEMPORE SVO Vincenzo Giliberti raffo- Prout- migliò la mifericordia ‘e prowidenza diuina.; della denza quale Dauide Pfal. 144.15. Ocwliommimm in re fpe- Slo rant Domine ; & tu das efcam illorum IN TEM- nr ‘14 PORE OPPORTENO; potend'anco feruir l'im- °° prefa a Correttoreye Predicatore prudente , del quale» fedife Malachia 2. 7. Zabia facerdotis cuftodinni dabach. fcientiam: San Girolamo interpretò; Caffodiune » *-7- vt LOQV ANTUR IN TEMPORE:5 Girole dentque confernis cibaria im tempore fuo. In tom-"* ma l'huomo prudente, e fauio » faaellase fi fà vdi- re è fuotempo, prendendo l'opportunità, che ciful- tano nell’vrileò (uo proprio ; ò deltuo proffiino; £/? Ecclefraf. tacens non habéns fenfum loquelezAcciac l'Eccletia- 30. 6. ftico 20. 6. Et eft tacens SCIENS TEMPYS aptum. Homo fapiens tacebit vfque ad tempws, nel qual luogo la Tigurima; Homo fapiens tacebit do- Tigwrina nec opportunum fuerit ymugator autem y & infipiens preceribit opportunitarera . Nel qual propofito,e San Batilio Ad Filium fpiritualem; Opportma verbas di- ceua; d te procedant, vt dent grariam audientibus. E S. Bafllio San Gregorio Papa 3-par. Paftoral, admonir. 15. Sa- $-Grege- piewstacchit vfque ad tempus; vt nimiram cum op? portu- ul jcd portunum ‘confiderats pot pofita cenfura filentij » lo- quendo que cogruuntsin vfum fe vtilitatis impendat. 163 L'horiuolo conlafueglia ed il motto; ET Risétirfi LEVITER ICTVS SONAT ; è ‘idea d'animo facilesò a rifentir(i, ò a palefarei fecreti del fuo cuore) ele affettioni della fua volontà. Può fimilmente dino- Ingegno tare la viuacità pronta’ d’vn eleuato ingegno che pronto leggermente ftuzzicato; alza; con ammiratiohe di chi l’afcoltà ledottevoci 3 econcopiofa facondia efprime i fuoi eruditi concetti ; Felicità rivierita, e celebrata ._. nelPreacipe 1). Virginio Cefarino > di cui Giouanni Gio.Rhò Rhòdevat.Vire. Hift..lib. 7.cap;12, nu.7. Nobi 10 (uu Liorumauttorum loca fi quis incipiendo prouocaffety siria! pfqueadmiraculumfecurus pronuntiabat; ‘edanco _ mellib. scap. 2. nu. 7. Auéforum ; ac Principum carum (ententiass ipfaque:verbaretinehat s vt quam primum locus aliquis indicabattr > ille fine vila cunftatione totumvedderetymagnayatque admirabili miemoria vbertate. Quefta'felice prontezzaècom+ mendata nel mio Concanonico; Tomato Kempente {ott itquale feall'vdire i difcorfis.atrenenti a. materie del 0 mondoje'della terra sreftaua come attonito e muto; © quandofitrattaua di materia cclefte (e di cofeatre> © ‘nenti a Dio y. con'armoniofe: voci immantinenti prorompeuai facri , e foauiflimi. colloqui]. Eriberto Eriberto Rofaueido nella di lui vita così; S1/1pfov prefente Rofuueid. forenfia» ant mundana agitarentui:y velut mutusy & elinguis fedebat = Porro fi de Deoyrebufque: vele- fribus haberetur fermo mox:ipoftulatus fententiam velut limpidiffimus fors perpetwis verborumerinulis O fcaturiens loquebatursvaut porius proflucbat.. 104 © Perche ilcontrapefo dell’horiuolo 3 cala ben sì da femedefimo ; màda fe non ritorna onde difcefe ; Huomo ilLucarini gli foprafcriffe; AT BER.SE REDV.- pecca- CI NEQVIT, inferendo schel’hiuomo cade dalfes tore mà non ritorna allo ftato della gratia; te Iddio nono go» follieva, Vgon Vittorino.de Proprietatibuslib. 4: c> Vittorino 8. rromo fragilis eft ;'ad peccarum pronus y AD RESYVRGENDYVM INEPTYS . Sant Ambro- s. Ambre gio fimilmente lib. 4: in Luc. cap. 47. Quafi clauis gio quibufdam fuffigitur anima corporeis volupeatibus,& cum femel adbaferit cupiditatibus merfa terrenisy difficile in altum poteét vnde defcendiry fine Dei fauo- re reuolare. 105 Ortenfio Brunelli pil Sincero frà gli Erranti di Brefciayhàl'horologio da rote; col cartello; NON EXTRINSECVS TANTVM; infinuando che la vera virtù non s’appaga delle fole eftrinfeche appa- renze, mà fi pregia ditenere nell’interno la prétiolità del meritoye del valore. San Paolo Rom. 1. 9. lì pro teftava di teruireà Dio 3 Ron folamente con le fatiche efterne dei pellegrinaggi, e della predicatione cuan gelica mae molto più con la futiceratezza del fuo Roem.1.9. ipirito; T'eftismihielt Deusycui feruioinfpivita meo in Euangelio Filij erusy nel qualluogo Sant Anfelmo; S.Anfel- Cui feruto in fpiritumeos ideft in affettu mentis mee: o Quia non per fimulationema ill famulatum exbibeo ; Sed quidquid forisbene erga fermituten eius operory hoc intus in voluntate cordis fimiliter facio; e San S.Temafs Tomafod'Acquino. Serwioinfpiritu meoyquafi dicat NON SOLVM IN EXTERIORI feruitio cor- porali » fed precipuò interius fecundum fpiritum. 106. All’'horologio il quale e moftra fognando l'hore» e le diftingue battendo io diedi; OCVLIS» ET AVRIBVS$; idea di quei difcreti maeftri, che Infegnar non folamente infegnano con la lingua » mà con con la lopere ancora; ne folamente amano d’hauere gli alecui lingua, e orgcchi per vditori , mà gli occhi de gli fpettatori per coi fatti, difcepoli. Agapito Epift. Paren. nu. 49. così per Agapise l'appunto; Que /ubditis verbo, quafi lege preferibisy Virtù vera :‘STRVMENTI MATEMATICI Lib: XXI. . hac tu praneniens re ipfa praftitifti è vt verbis qui= bus perfuadess integra quoque vita adftipuletur: fic enim commendabile tuum 'affeuerabis imperium fi & ratiocineris non fine opere s Gopererisy non fine ratione » uhm 107 . Per dimoftrare, quanto fia inftabile il fa- Gratia, uore » e la beneficenza dei Perlonaggi grandi sverfo eiPré- i lorfudditi , figurai nell'horologio da rote il Prenci- Cibi pe; col verfo; AD OGN'OMBRA D’INCIAM: "8010 PO IL CORSO ARRESTO. Egidio lib. de Re- 7 %-* gim. Principum così ; Lewilfimas'ob caufas potentia Eidiano four: Aliquando etiam officijs exafperatur. E ben fe ne vede la prattica‘nei primi graduati della.corte i d'Egitto, che perleggerifima occationé;:Jratus con: Ger. 40.2 tra eos Pharao » mifit eosincarcerem: Gen goti nel qual: luogo Oleaftro; Hoc-communiter feruis Oleafre” Principum euenire folet vt propter facilena caufam in carcerem detrudantur , & vna hora perdant quod tota vita fua meruerunt Che però: foggiunge ; Variay &'iniuftarres Principisanimuss qui pro re minima hominen! fumme! euchat 3 0\& pro niblo deprimat. PiocPapa Epitt. 166.77 oculus' parna Pio Pa- feftuca turbavui: (tc principum' gratiz:offenfiumenta parco vel minima y cadit. Interdum etiam nullo criminé perditur We. ; ; ” "108 , Introduffi parimenti l'horologio è dire; NON: \ERRARO* SIO STARO' SEMPRE ERRANDO; infegnandoci ad ‘operare continua- Operare tamente; accioche in tal guifa il Demonio ritrouan- Miur doci'occupatiscome diceua vn Santo Padre, non hab. 8 Mente bia‘adito di preualere a i noftri dannisò di fofpingérci alle cadute &cc. Sarà dunque punto.dibuona politica sun. fpirituale ,l’operarfempreyed:il caminarfemprecon virtuofi paffi di bene in meglio , non mai pigliando otiofa pofa snommai infingardo refpiro. Dado ben diceua San Gregorio Papa lib:22. Moral.cap.g«More 5: rege- viarorum nequaquamdebemusafpicere quantum iam ""° iter egimus » fed quantum fupereft vt peragamus.. Enoch dalla penna di Mosè meritò d’effere in quefta 1. « parte fommamente: lodato, poiche fe nel principio .%,.2 della fua vita; Ambulauit Henoch.cuîn Deo; dice Gen.5.12 la Sacra Genef.5. num. 22. nel numero 23*del progref- fo, e'termine dell’ifteffa fi foggiunge ; LEt:falfi funt Gen-5-23 omnes dies Henoch trecenti fexagintaquinque anni. «Ambulanitgue cum.Deo. Siche con moto:fi può dire eterno; pellegrinò nel mondo quefto gran Santo; efe- . guendo l’impulfo dellagratia divina; ficome; Ab Caietano ineunte arate profecit invia Dei y. parole del Cardinal Caietano,così : perfeueranit proficiendoinea femper. 109.‘ All’horologio foprafcrifli il verlo. DAL ALTRVI CVRA IL GIRAR MIO DIPEN- _* DE, imagine efprefta della giouentù sche deueefle- Siouen- re gouernata sed ammaeftrata da Perfona di maturi- !! tà, e d'ifperienza. San Girolamo. Eprit. ad Ruftic. 1 Monac. Nulla res abfque magifiro difoitnr, etiam s. Girola muta animalia, & ferarum greges.dultores fequun mo tur fuos. In apibus principes fune . Grues vnam fequuntur &c. Et per hecomnia adillud tendirora- tioy vt deceamtes nontuo arbitrio dimittendumo fedviuere debereinmonafterio, fub diftiplina vnius patris &c. Scieguano dunque i giouinetti la direttio» nede gl'inuecchiati maeftriy la virtù, e peritia dei quali feruirà a moftrarloro è come paffar debbano incolpabilmente il corfo della vita . Sant Ambrogio lib. 1. Offic. cap. 43. /taqualium vfus dulcior: ita S. Am Senum tutior eît> qui magifterio quoda,& duîtu vi. bregio te colorat mores adolefcentiu, & velut murice pro- bitatisinficit. Namque fi hi, qui funt ignari locorum cum folertibus viarum iter adoriri geftiunt : quanto magis adolefcentes cum fenibus cebene nouum fibi via HOROLOGIO DA ROTE Capo X. vita iter aggredi, quo minus errare poffiner & à vero tramite virtutis defleftere? 110 La Giouentù paruemi poteffe rapprefentarfi nell’horologio da rote,cheintanto opera sin quanto baffiltenza humana s'applica cotidianamente a cari- carlo» e gouernarlo » ilche dichiara il vero: PVR % CH'ALTRI INTENTO AL MIO GOVER- Seneca NO ASSISTA, Seneca lib.2. de Ira cap, 18. Edu- catiomaximam diligentiam , plurimumque profuts- ram defiderat ; facile eftenim tenerosadbue animos companere 1 due Gracchi , fcriue San Girolamo Epift.ad Letamriufcirono dotati di faconda eloquen- za, merce alla facondia di Cornelia lor madre » dalla S.Girolx quale venivano inftrutti & educati ; Gracchorum mo cloquentia multum ab infantia fermo matris con- tulit; c fimilmente; Hortensy oratio inter paternos finus coaluit. Arcadipy ed Honorio nella pietà Crif- tiana fecero ragguardeuoli riufcite ,, perche. erano indirizzati da Arfenio;huomo di tanta virtù,.che da S, Chiefa Cattolica fù anaouerato frà i Santije Lodouico Ré di Francia dalle diligenze di Bianca {ua madîe all’auge della fantità fù incitato ; fi come Sant Agofti- no dall’afliftenza affectuofa di Monica fua Genitrice fù alla fanta Fede , cd all'offeruanza de fuoi comman- damenti incaminato, ed aunezzato , 111 Idea di perfona intereflatayche intanto opera» in quantoi donatiui la mouono s paruemi l'horologio da rote » fegnato col motto: VNTO CAMINA, Soauità. Il cuore humano fimilmente s raddolcito da Dio con muoue i qualche foauità, profiegue nella faticofa cariera della cuori. virtù, & offeruanza de fourani precetti, San Am- brogio rraéf, de 42. ManfionibusyManf.fexta, conli- derando il popolo Ebreo,condotto da Mara ; alle fon- S. Amkroti d'Elim y fcriue; Cunétorum difpenfator Deusyqui gi omnia fuauiter difponitsinterferic in ipfo etiana itine- re refrigeria quadam yvt ijs refota » vique reparata anima promptior adreliquos-vedeatlabores . 112 Segnai l'horologio col motto . RITE SI % SZEPE REVISOR; interendo quanto vtile porti la Diligen- diligenza s ed il frequente efame di confcienza , l'effi. za. > cacia del quale fù conofciuta » non che dà Santi Padris Efame di mà per fino dai FilofofiySeneca; Plutarco, Epiterto, confcié- Pirtagora > iquali infegnanò ad applicare ciafcun c . giorno, con attenta meditatione » il penticro, alle ope- rationi paffate, rallegrandofì delle buone se dolendoti delle vitiofe, e quindi prendendo animo, c lena per migliorarle fempre, ed avuantaggiarle. Di Pittagora San Girolamo lib.3. apolog. adu. Ruffin.cap.10. rap- porta che frà gli altri precetti quelto fegnalato ingiù- Pittago- geua; Duorum temporum quam maxume habendam ra curam,smane, & vefperi;ideft eorum que atturi fu- musy & eorum qua gefferimus . Di Focilide Gio: Sto- €io: $to- beo ferm. 3. quefto configlio riterifce ; Nec foranum heo mollibus admistas oculiss prinfguam diurnorum ope- rum ter fingula efimaueris. Qua cransij ? Quid egi? Quid opporrunum omifi. Incipiens autem è primo per- cenfe quoque fequentia. Et malis quidem commilfisy increpare, bonis antema deleftare. — 113. All'horologio da roteyco* fuoi cantrapefì fù chi diede; EQVIPONDIIS TEMPERATIO , ricercandotì vna certa, e difcreta quantità di pefo, alla Rigore giufta armonia delle roteyed al ripartimento dell'hore; difcreto imprefacheinfegna così al Prelato a portarti difcreta- mente, e non aggrauare con eccelfivo rigore i fuddi- ti:comeal Prencipeà mifurare le torze de fuoi popoli, Tributo enon'caricafgli.com tributo maggiore di quello che modera- poffono foftenere, perche così non fi pregiudichi all- to armonia del pubblico. Francefco Suarez lib. g. de Le- Francefto gibuscap.16. Seruanda est proportio tributi ad per- Suarez fonas quibus imponitur= Non cft enim inftum a, ve Giouéti Interef- faro $OI omnes agualiter foluant , fed inxta facultarem , & conditionem vniufcwufque: pluscnima diuite quam A paupere exigendum eft ceteris paribus. HOROLOGIO DA POL- VERE Capo XI. 114 S' ritroua l'hotologio da poluere pofto per corpo d’Emblema, al quale conallulione alla _.. poluere, che tcorrendo palla per quel picciol toro y tù Vita hu foprapolto: HOC PEREVNTE PERIS » infe- 1% rendo la tranfitoria fugacità della vita humana, An- drea Bianco lib. 1. Epigr. 48. Tempora dinumerat tibi pulwis fepe cadendo, Andrea Puluis deficiens ipfe ; caducus &T es. Bianco Sedulus obferwans alieno in puluere cafum Damna nihil curas pulueris ergo tu? ReStanrare potes clepfydre ftalte ruinas y At non&® vite fic reparare tua, rtf. Così all'horologio da poluerescome a quello da rote parmi quadrante il motto . INTERMIT- x TENDO INVTILIS, imprefa opportuna ad infe- rire, che poco rilieua l’hauer intraprefo il corto della Non per- virtà, quando nel medelimo indeficientemente non feuerite fi perfevera, Il Beato Lorenzo Giuttiniano traff. de Obed. cap. 6. chiamando all'efame le parole di San Paolo 1. Cor. 9. 24. Sic currite ve comprebendatis ; 1, Cor. 3. Non enim s commenta , poferit quis ad confumma- 4 tionem virtatis attingere » nifivolueritinipfins exer- Lorenzo citio perfenerare. Omnis labor, qualibetque virtus Giuftin, laudem non meretur > niji in cadem viviliter per- feneret , Con allafione alla poluere, che nell'horologio , da vnlato all’altro fempre fi fà trafcorrere; gli foprapoli; IRREQVIETVS INERRAT perfimbo- * lo di mondano inquieto ; che di continuo, angattiato Modano fatica; ed è gratiofa imagine d’vn Amante profano, Amantè: che agitato da fuoi vani penficri , non mai troua ripo- fo; ilmotiuo della quale imprefa mi tù fomminifra- to da quelgratiofo Epigramma. Exiguus vitro puluis y qui dinidtt horas ; Dum vagus anguStum fepè recurrit iter Iam fuit Alcippuss qui Galle vr vidit ocellosy Arfity& eSt fubito faîtus abigne cinis. Irrequiete cinis miferos teftabere amantes More tuo, nulla poffe quiete fru. Epigramma » che ritroua appuntata corrifpondenza in vn Sonetto del Cauallier Tomato Svgliani ; che cantò ; Quefta in cauo criftallo accolta arena» Che l'hore addita » e la fugace etade, Mentreogn'hor giù, quan filara , cade Rapidamente per gli VEDA » Alcippo vn tempo fù, cheamò Tirrena ; Tirrena ychecom’ Angelo in beltade , Così fuperò fempre in teritade Ogni libicalcaze »ò tigre armena, N'arte ilmifero » e fù fempre deluto » Sin che dal graue ardor condotto è morte» Distefli in polue se fù quidentro chiuto. Mifera de gliamanti » e ttrania forte, Serbanl'arfereliquie anco il prim'vio y Trauagliar viue , hornon ripofan morte. 116. Alcibiade Lucarini , per dimoftrare fegre- tezza fidata, figurò l'horologio da poluere s col lopra- Secreta fcritto; INFVNDITVR, NON EFFYNDITVR. Tanto perfuadeua Hfocrate ad Demo. Sermonsm roerae depofita , fidelius è quam pecuniarum cuftod:ro. Taato Tamalo Scigliani 502 Tanto operò Furipide, il quale mottegiato da alcuni perche haueffe il fiato fiatofo , ritpofe che ciò auueni- va perche i fecreti confidatigli fe glierano marciti Paolo nelperio ; Multayinguityin illoocculra computrue- Manutio vunt. Paul, Manut.lb. 9, A poph. i 117 L'AbbateFerro figurò l'horinolo da pelue- re, di quelli da dodeci hore, col fole nel Ciclo, edil motto ; IMMENSVM METIOR, eciò per infe- Teologo rire la gran dottrina» facilità, e brevità , che nell’inte- walorofo gnare la tacra Teologia dimoftrana il Padre Maefiro Santi Domenicano. Similitudine, che fe di fouerchio nelle lodi d’vn huomo riefce tranfcendente ; molto bene farà proportionata all’vtero di Magia Vergine » che quafi limpido; e pretofo criftallo , mentre fi tro- uaua pieno d'Iddio, ben fi può dire, che conteneua , cmifurana l'immenfità ifteffa . Il Padre San Bona. venturain Spec. cap. s. Immenfa fuit gratia » qua virgo fuit plena : immenfum enim vas non poteft effe plenum nifi immenfum fit illud, quocft pienum, Maria autem vas Immaenfiffimum fuit, ex quo illum quicglo maior fuitconcipere potuit . e fràpoco; T cigo immenfiffima capacior es celo: quia quem celi capere non poterantytuo gremio contulifti; capacior 1 esmundo: quia quemtotus non capit mundus in tua Sapienza fe claufit vifcera &c. Latapienza diuina riftringe, diuina contiene , e mifura l’immento, poiche; Artingit d Sap.8. 1» Gne vfque ad finem fortiterSap.8.1.ncl qual propofito San Gregorio Nazianzeno » Orat. in Natalitia, Gregorio parlando d’Iddio diccua ; /miuerfum effe in fe tpfo Nazigs nunquam inceprum, nunquam defiturum complexns continet tamquam infinitum quoddam , & intere minatura e[fentia pelagus. MAPPAMONDO Capo XII, 118 D AI Lucarini fù il mappamondo alzato con la fcritta: VINO ASPECTV, che inferi- Sapiéza fcel'intinita perfpicacia della fapienza divina, la quale diuina —convpa fola occhiata diftincamente fcuopre tutto ciò Hebr. 4. che nella terra ò nei cieli può contemplarfij Et mor 13. est vlla creatura inuifibilis in confpettu eius , diceva Diorigi. San Paolo Hebr. 4- 13.Omnia autem nuda & aperta Areopa- funt oculis eius. Dionigi Arcopagita de diun.nom. Qua cap.7. Non quod per fpeciem fingula confideretsfed quod Y NO caufe COMPLEXW omnia fciat, S.Agofti- & contineat. E Sant'Agoftino lib. 15. de Trinit. s° cap. 14. post medium parlando del Padre Eterno y e del Figliwolo; Omnia que funt in eorum fcientia 7 in eorum fapientia in eorum effentia vaufquifque eorum fimul videt: non particulatim aut figiliattm » velut alternante confpeéta hinc illud, & inde huc , cy rurfusinde, velinde, in alind atque aliud vt aliqua videre non poffit, nifi non videns alia; fed vt dixi SIMVL OMNIA VIDET , quoruta nullum eft quod non femper videt. Pudanco feruire il Mappa- pamondo per vn imagine del giudicio finale;impero= Gludi- chefe nelmappamondo delineato in tauola fi rappre- cio fina- fentano invna fola occhiata tutti i regni » tutte le pro- le uinciey tutte le immentfità ide i mari &cc. così anco nel giudicio, vo afpelta s faranno efpofte all’altrui vifta tutte Je operationi y etuttii penticri, buoni, ò vitioli che hebbero tutti gli huomini del mondo nel corto S. Bafilio della lor vita. San Bafilio de vera Virginit. Now con- fufe y aut fummatim <& indigeftè res ipfe cernemur: fed fingula per partes ve fe fe habeant velut in pittu- ranofcentur, Neque ea foluny que in'apertum opus prorupere, verum © que fine effettua operis in animi tabula infcripra fueruni cogitationes. 119. Al Mappamondo;che nello fpatio d' va pic- Maria» Vergine gravida S. Bona WENLHTA è STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. ciol globo ; è nel ricinto d'vnatauola angufta riftrin- Eucari- ge la vaftità dei mariye delle rerre,io diedi; IMMEN- ftia SVM MINIMIS ARCTAT ; fimbolo delle fpecie * facramentali , che contengono l’immenfità diuina . Andrea Biancolib. 2. Epigr. 30. Eft Deussimmenfo, quem no capit orbis,inorbe; Andrea ER orbe in patuo, quem fimul ore capis. Bien Cur mundo baud capitursficg; anguftatur în ore? Non erenim in Mundo Verbum, vt inores fapit, i Anco nella picciola circonferenza dell'intelletto hu- Intellet= mano » cofe immenfe fi riftringono. Giufto Lipfio te huma lib.2. Phyfiol. differt. 2. Omnia, que in Mundo fune D9 homo continets & incapaci illa menti geftat. L’Ifto- Gina riaanch’elfa invnriftretto volume » quante cofe rac- ciba coglie? Ia hifloria ynon vnius qui aut vrbis exem- Lipfo. pla, fed omnium temporums omnium gentium > quafi P indiffufotheatrores gefta fpettantur . Liplio im Ope- re Critic.lib,2. Ep.14 120 Giouanni Orozco riferifce » che vna fami- glia de igrandi di Spagna, hà vn imaginedel mondo, con le parole; TODO ES POCO; inferendosche à chi vuol goder d’Iddio, tutt'il mondo riefce vn nulk Appeti- la, poiche vn anima fanta ; generofa, e grande; non fi ro huma chiama fodisfatta ne fuoi deliderij d’alcun bene terre- no no; benche foffe va mondo intiero » mà folo s'appaga nel godimento d'Iddio. L’Abbate Don Afcanio Or- deiz mio Concanonico in vna fua Oda morale; Non può sferico il mondo empir già mai L’Alma triangolar benche vna fia; So! può bear à pien l’anima mia Quel vno fol, c'hà triplicati rai. Lo fteffo Emblema può anco addattarfi ad vn Magi- inreref ftrato» od altra perfona, d'auaritia inefplebile. Ecclef. faro y-9- Auarus non implebitur pecunia ; ed Oratio lib 3.0da 24 cone ea n CC lÎCCE improbe Crefcuni dimtia, tamen Curta nefcio quid femper abeft rei, E nel lib. 1. Epift.2. Semper auarus eget è 121 Perinferire lavanità di tuttii mondani 08- Beni mé getti potrebbefì al mappamondo fopraporre per tito- dani loda Emblema; TODO ES NADA. Ecclef.t.z. x Vanitas vanitatum, G omnia vamtas. Tertulliano Eccel.1.2. de corona mibit. cap.13. Omnia imaginaria in feculo, Terrul- & mibil vert; e L’Abbate Don Atcanio Ordeis in yn liano oda morale; O' di ftolro mortal vani penfieti; Locar fua fpeme inquefto mondo immondoy Molto promette; e null'attende il Mondo» E fonoi donifuoi finti, e nonveri. Lucidi inganai fonle gemme, egliori, Apparenti chimere i tafti humani y I titoli d'honor fantafmi infaniy Vil fangole ricchezze, ombre i tefori, Iltutto è vuoto, efolo va picciol punto Tutta la terra,e pur tùl'aflottigli, E conmille d’'honor punti se puntigliy Pervn puntò librar vaneggi appunto. Folle chi fieguel'ombra » e pafceil vento è E vanitade il grandeggiar d'Atride » E fauoloto iltaticar d'Alcidey Ela Neltorea età fcarlo vn momento &c. MICROSCOPIO Capo XIII, 122 OI mezzo del microfcopio fi diftinguono © le più vili picciolezze, fembrando vn gra- nello dimiglia » grande come va vouo di cocodrila 3 va D. Afca- nio Orde * Eccl.s.@i @ratio Afcanie Ordei MICROSCOPIO Capo XIII vii pezzetto minutifimo di vetro,come vn gran maflo dì Erifallo s ed vna formica, come vn Elefante. L'Abbate Don Alfonfo Puccinelli Can. Reg. l’Inuo- Trifto gliato frà gli Scompofti di Fano gli foprapofe; ET giudice MINVTISSIMA QVAQVE; idea di Crifto giu- dice » che diftinte contemplarà anco le più minute Mare,12 Piccholezze; Quoniam omne verbum otiofum, quod 36. locuti fuerint bominesyreddent rationem de co indie Giuffo judictj ». Matt. 12,36. Deus noftros fenfus rimatur » Lipfo «© verba noftra veluti in auraria trutina pendit. Intende- Giufto Lipfio Lib. de wma Relig. Quant'al fenfo dell’ ne Autore in quefta imprefa; è granviuacità yc finezza di giudicio , l’intendere fpecolando anco le più mi- nute picciolezze, Lipfio lib, 1, Polit. dial. 2. Suane eft, in minimis etiam vera fcire + 123 A] Microfcopio l’Abbate Certani diede; MINIMA GRANDESCVNT); fimbolo d’Oraro- Eloqué- re eloquente » nella cui bocca i Nani paiono Giganti; za ed anco fimbolo d'animo liuido,fdegnato,ad in qual- Maligni- fiuoglia altra maniera appaffionato y alquale i difetti tà minutiffimi, come paglie, fembrano come traui ;, Pier Cri- Imperfeflis oculis GRANDESCVNT FOR- felogo = MM, diceua San Pier Crifologo Serm. 176. tur- bantur (peciesyres fallunturipfe : quia noniam vifio» >» nem sapiunt » fed adbuc vmbram fuftinent vifionis, Concetto che fù da Plutarco approvato lib. de non Plutarco irafcendo; Quandoquidem » vt per nebulam corpora, ita res per tram APPARENT GRANDIO- RES. Così ancoa glioechi carnaliyocchi difettoli ì beni mondaniybeni piccioliyfprezzabiliy vili paiono grancofe . ; 124 Quelpicciolvetroyche copre il microfcopioy e fourafta ai granelli s ed ai frammenti » ch’entro fi rinchiude;è quell’appunto, che più che mai gli fcoprey e gli rapprelenta cento volte maggiori di quel che fono. Pertanto il medefimo Padre Certani gli diede per motto; CHI MI COPRE , MI SCOPRE, Ymiltà idea dell'humiltà sche mentre vuole ammantate le vir= tùs più che mai grandi le fà comparire. Le parole che feruono di motto a quefta imprefa » fono talte da Madama Reale di Sauoia, Criftiana Borboni, {o- rella del Re Inuittiffimo di Francia Luigi XIII; poiche etlendo morta vna delle Damigelle principali di fua corte»chiamata per pome Pietra » mentre molti nebili ingegni diuifauano conqualepitafioye caratteri ornar fi douefle il fuo fepolcro ; Madama dopo d’ha- uere vditi glialtri, acutamente rifpofe , fe la noftra Damigella era Pietra di nome ; ed anco fotto vna pic- tra farà corcata ; fe le potrà dunque foprapotte ; Chi mi copre » mi fcopre . OCCHIALI Capo XIV. 125 © a gli Occhiali bell'idea di perfona giudi. S ciofa, c perfpicace » che sà ben diftinte pre- Prudéza wedere» benche in grande lontananza le cole , prima che foprarriuino . Che però hebbero il motto ; PROCVL,» ET PERSPICVE. Seneca-citato da Lipfio Manud.lib. 3, differt. 9. Nibil nobis impro- uifumeffe debet. Inomnia premittendus eft animus 3 _ cogitandumque » non quicquid folet » fed quiequid Sapiéza poteft fieri. Mà propriamente quadra l’imprefa alla qiuina fapienza infinita d’Iddio » la quale difcerne tutti i fe- Sap. 8.1. coli e paffati efuturi» ed disiagit d fine vfque ad finem fortiter, Sap. 8. 1. 126 Agliocchialifùchifoprapofle; PER VOS MAGIS, ed infegna;che ficome col mezzo di quefti Confi- meglio fi vedona gli oggetti materiali; così col mezza glieri deibuoniConfiglicri, gl'intelletti, benche di lor natu- Lipfio Seneca 593 ranobili » e perfpicaciy dilcernono molto meglio» ciò che far fi debba. Così l'antico , e gran Mosè riceuettei configli di Letro fuo fuocero Ex0d.18. 24. Abraamo quelli di Sara Gen, 2». ro. &c. Dauide quellid'Abigail 1. Reg. 25. 32. Naamano Prencipe della Siria, quelli d’vna fanciulla fchiaua » ed altri fimili. 4 Reg. 5.3. 127. GiouanniFerro, à gliocchiali fatti à piùfac- ciey iquali moltiplicando le fpecie » fanno sì chevn Reni mé danaro v..g. pare molti, foprapofe; SPECIES. DE- dani CIPIT, ctali fonoappunto i beni,ed i piaceri mon- dani, vn mero inganno della vifta. Teofilatto fopra le parole 1, Cor. 7.26. Preterit figura buius mundi 1 fr. T- cosìcommenta; Mundi ideo dixit figura, quia eius *°* bona; folo cerminantur afpettu, & apparentia fune. Teofilar- E seneca mirabilmente Lib. de Tranquillit. cap. 10. *° Sciamus omnia aquè leuia effe » extrinfecus DI- Seneca VERSAS FACIES HABENTIA , INTE- RIVS pariter VANA. 128. Advn paio d’occhiali il-Bargagli diede; NON IPSA, SED PER IPSA; infegnando che Beni mò noi dobbiamo feruirci delle cofe terrene, non perche dai elleno liano il termine de i noftri defiderij, mà perche per mezzo loro s'alziamo alle cofe celeftiy e diuine. Così anco l’adoratione »che i Cattolici danno alle {1- Adora- cre imagini, non termina alfolutamente in quel legni, tione in quei falfi, ò in quelle tele; mà direttamente fi porta à iquei Santi, che dalle imagini vengono rapprefen- tati . Onde vn Diuoto foprapofe all’imagine del Crocififlo ; NON ISTVM Chriflum y SED Chriftum 4nonimo adora PER ISTVM. PIOMBINO Capo XV. 129 On Carlo Secchiari , Can. Reg. Latera- nenfe, vivacifimo ingegno cosinelle poe- fie Italiane , comein materia d'Imprefe figurando il piombino vfato dai Muratori nel alzar letabbrichey gli diede; SAEPIVS, VT RECTIVS; bell'idea dell'efame di confcienza , ftrumento efficace d'ogni Efame noitra rettitudine quando frequentemente tia tatto. di cone San Doroteo Serm. 16. Cuma fepenumero , ac pluri- pics H mum peccemuss & quam facillime obliuifcamiry” opus effec frequentiffime» ac fingulis horis mos 1pfos exquirere » rimari » ae perforutari diligentiffinè + San Francelco Xauerio, co’) proprio efempio ci per- {uade quette diligenti reuilioni di confcienza » di cui ; Oratio Turtellino lib, 6. cap.6. della fua vita; Sepius 9440 in die dilizentius confcientiam excutiebar fuam; Tufelli, e ceteros adidemfaciendum magnopere bartabatury ineo perfettavita cardinem verti racus. 130 All'hora il piambino ferue a gli Architteti d'opportuno ftrumento, per operare conretcitudine » e fenza diffetto, od obliguità yeruna, quando a piog» bo ftà pendente dal fuo filo » il che dichiara il motto foprafcrittogli ; DIRIGIT DVM GRAVAT}, . così iltcauaglio mentre reca al noftro fpirito qualche Traua- po paco d’aggrauiozci difpone all’acquiftodell'inter- glio vti- na cettitudinese della vera,ed efatta perfettione. Sant le Agottino commentando le parole del salm, 9. 10. «Adiutor in opportunitatibus in tribulatione ; dice Pfel. 9 che vno degli aiuti più opportuni » che Iddio ci dà 10. per raddrizzarci, è quell’appunto deltrauaglio , onde n'aggraua. Quid fit adiutor in oppartunitatibus ex» S-Asofiix pafiit cum addidity intribulatione , Non enim con-"? uertitur anima ad Deum nifi duna ab hoc feculo auertitur. Nec opporemmiusabhoc feculo quersitura mifi cum nugatorys cins o & moxys > & perniciofis polupia» 50 Mn laboresy dolorefque mifceantur ; E San S. Bruno Bruno anch’effo; Adiutor in tribulationibus y ideft agens occulto isdicio, quod ipfa tribulatio adiuuet eos adaugmentum meriti. — << Ran Quando nel più alto dei mari fi trovano i nauigantiy co’ piombino calato giù nell profondo dell’onde , conofcono ; così la qualità come la diftanza del fon- doyal quale in atto d’immergerfì nel pelago » fùchi diede; QVA LE, ET QVAM PROCVL. Prudéte. Così l’huomo fapiente s e verfato nelle facre fcritture , arriva ad attingere la profondità de gli arcani diuini » ediuitroua, e conofce i reconditi fecreti delia pre- deftinatione , della reprouatione » del giudicio finale &c.Così l'huomo prudente penetra l'interno dell’altrui cuore , econofce , s'egli fia doppio ò fincero; e fe per leale affetto altrui s'auuicini,ò quanto dalla vera corrif- pondenza fi fcofti &c, QVADRANGOLO Capo XVI. Sfendo ftato ben degnamente promofio allArciuetcouato di Milano l’Illuftriffimo Signor Conte Alfonfo Litta , dall’arme di fia fami- glia è che fembra vno fcacchiere diuifo in quadri) € neri, e dorati {1 prefe opportuno motiuo per concet- tizare alle fue lodi. Fù dunque da i Signori Leggifti di quefta Città efpofta Pimprefa d’vn Quadrangolo tto d’oro, aggiuntogli dall'Illuftrifimo: Sig.Carlo Scotto il cartellone ; QVADRVM AD REGV- LAM, mottoleuato dal 3.dei Ré cap.6.3 f+0ue trat- tandofì degli ornamenti ; che da Salomone furon dati 3-Reg. 6. al {yo tempio é fcritto; Operzit omnia laminis aureis 3% opere QV ADRO AD REGVLAM cd infe- rifce, non folamente » che quefto grand’Arciuefcono» Giufto. e lia in fe medefimo alla norma d'ogni virtà qualifica- to, cd intieramente perfetto; tale {coprendofi , quale il vero Sauio da Aufonio fù pennelleggiato; Virbonus& fapiens iufto fe examine penfat » Ne quid hiet s ne quid proturbetyangulus aquis et Partibus vt coeatynil vi deliret amuffis ; mì tale ancora » che dall’efempio di lui ogni fuddîto prender ben può la regola, peroperare con ogni reati- tudines edeccellenza; Sic enim diceua il Vener. Beda lib.de Templ. Salomonis cap.4. Solum fios anditores fidems & opera iuftitue docere (ifficiunt » dum ipfi prius facris paginis edotti,diligenter que fit fides te- nenda, quo virtutum calle incedendum certa deffici- rione veritatis didicerunt. Edindt à poco; Neque fanttuarium Domino adificanty qui docere glios regu- lam, quam ipfi non didicere conantur. 132 Alla figura quadra mà di quadratura per ni lato eguale, e perfetta ben può foprafcriuertì ; * AD NOKMAM VNDIQVE, del qual concetto Euange- fi valfe Origene, per infinuarci l'eccellenza de i profe- Jo ticised cuangelici volumi» poiche effendo efclufi da queftis iviti] tutti : fcuoprono da tutte le parti vna piana quadratura» che ferue di regola molto bene ag- giuftata per l’emmenda , e per la correttione d'yn mo- Pie Va- dointiero; In hisfolis, vera continetur fapientia, leriano fcriue col parere d'Origene Pierio Valeriano lib. 39. vt pote qui vitijs omnibus refeltis sexci(ifque s qua- dratum vite ruftioris tenoremy & ex omni parte li- bratum prefeferant . Dottrina che può repplicartì Giufto. ancode gli huomini Apottolici » la vita de iquali ef- fendo dalla giuftitia accompagnata; ferue con la pro- pria rettitudine ed egualità, di norma» perche a quell’ 131 Anfonio Beda STRVMENTI MATEMATICI Lib. XXI. effempio gli altri virtuofamente ad operate s'appigli- x no. ESt ergo iuStitia quadrata » parole di Clemente Gio: Car Aleffandrino,riferite da Giouanni Cartagena Homil. «gene 18. $. 3. tom. 4. omniex parte aqualisy& fimilis in verbo sin fatto, in abftinentia dmalis » in beneficen- tia, in perfettione cognitionis » nufquam alio modo claudicans 133 Inqualfivoglia maniera fi verfi 3ò fi riuerfi il corpo di figura quadrata; ful fianco deftro , ò ful fi- niftro» sù la parte anteriore , ò sù la deretana fempre s'aggiufta ; e firipofa con pofitura retta alqualpuò darii. STAT SEMPER IN RECTO. Idea d'vn_ *_ anima giufta, d’vn anima veramente perfetta » che frà Giulto, le fconuolte del mondo ; fempre confiftente nell’amo- re dell'equità, anco frà gl’infulti de i maligni, anco frà le ingiufte violenze la rettitudine conferua. Sant'A- ; goftino in Pfal. 86. v.1. Attendite (imilitudinem SAgofi- quadrati lapidis.. Similis debet effe Chriftianus: in"* omni tentatione fua Chriftianus non cadity & fi im- pellitury & fi qua vertiturynon cadit: nam quadratum lapidem » quocunque verteris ftat- Sic ergo conqua- dramini ad omnes tentationes parati; quidquidimpu- lerity non vos cuertat: ffantem te inuentat omnis cafas. Nel qual propofito Sant'Ambrogio» commentando le parole dell’Apocal.21.16. Ciuitasin quadro pofita eft Apoc.21. così và difcorrendo. Per quadraturam ciuitatis per- 16- feftio defignarur . Quadratum quippe lapidema inS: Ambre quamcunque partem verteris veltus ftabit . Et fi®* quadratam lapidem » aut alind quidquid quadiari poteSt diligenter infpexeris , perfeltionem Ecclefia in eo effe depittam deprehendere poteris . Ai quali con fucofe parole fi fottofcriue Achille Bocchio Symbol. 48. Heroi merito fedes quadrata dicatur » Achille RECTVS enim SEMPER CONSTI-Bocchie TIT ille fibi. 134 llfaffo,v. g.di figuraquadrata , per quanto fi ftrabalzi, e fi ferma; e fi ripofa in piano , ivi confer» uandofì ftabile, e ben fermopal quale perciò conviene; VNDIQVE FIRMVS$; idea dell’huomo fauio, e X del vero virtuofo : che per quanto fia maltrattato » ne fuoi atti lodeuoli, e ne fuoi nobili propofiti mantienfi Coftiza immobilmente fermo . Con quefta rifleffionela doue Cebete collocò la Fortuna fopra vna sfera, per inferi» Cebese re la di lei volubilità » defcriue la Sapienza fopra vna quadrata bafe, perche fuol hauere per compagna la coftanza; e la fermezza. Simonide Poeta Greco dice- ua; Bonum virum effe, vere dfficile; manibufguey& pedibus » <> mente quadratum. Ed Ariftotele anch. effo, così nell’Etica » come nella Rettorica y alla pietra quadrata raffomiglia il virtuofoy perche dotato di fta- bile confiftenza; f1 burla, e fì ride ditutti gl'affalti del- la nemica fortuna. Main quefta materia odafi quan- tobene il Vener. Beda lib. de Templo Salom. cap. 4. Quadratum omne quocunque vertitury fixum ftare Beda confueuit. Cui nimuwum figura corda affimilantur ele- &orum , qua ita in fider firmitate confiftere didice- runt yvt nulla occurrentinm rerum aduerfitate, nec ipfa etiam morte a fui reGtitudine Status poffint in- clinari. QVADRANTE Capo XVII. 135 L quadrante » ftrumento aftronomico fù A foprapofto; COELESTIVM INDEX; edanco; COELESTIA SCANDERE DOCET, imprefà applicabile ai Padri fpirituali , Teologi Predica- Simmnide ‘e Predicatori, checi additano il Cielo , e c'infegnano tore le ftrade per arriuarui ; tale frà gli altri fù San Paolo, del +Q.V.A D RA NUIT E Capo XVI. 4. 19. delquale fe diceua San Luca Act. 19. 8. che Intro- % greffus [ynagogam, cumfiducia loquebatur per tres menfes difputans, & fuadensde regno Der: Putaz Cornelio commenta Cornelio à Lapide de regno celorumydeque è Lapide modisy & vysy quibus ad illud tendere debemus: 136 Alquadrante aftronomicoaltri diede; FIR- San Gio: MO INTVITV REPERIT; imprefa tutta oppor- Euang. tuna per San Giovanni Euangelifta ) che dal'Padre S.Agofi- Sant'Agoftino fi detto; Swbliminm predicator 307 sad lucis interne y atque aterng fixis‘oculis contemplator. Alzando egli dunque quefto graudesApoftolo gli occhi peripicaci nertcelefti oggetti : fifa, e ferma-. mente contemplaua se ritrouaua , ciò*the.dall'alttvi pupille mal potena difcernertfiy e rauuifatti . Checiò > fia vero ; quando Crifto ; rediuitio set immortale. comparue la sù la fpiaggia del mandi Galilea;gli Apo ftoli tutti nol rauuifarono, nol condbbéro per deffo . 10:21. 4. Non tamen cognonerunt difcipuliquia Lefus eft; mà fe vacillava la viftadi tutti; non va@illò quella di Gio- nanni, che benlo conobbe sielo ftoprì ai compagni. Io: 21.7. Dixtt difcipulus ille»quem diligebat Iefus Pecro : Do- minus eft fo: 21.77» Nelqual luogo San Cirillo Alef- Clemen. fandrino . Ioannes proprer.mentis puritatem , ‘O Aleffan. cordis oculorumacumen yad intelligendum erat ap- S.Girola- tifimus. San Girolamo lib.1. contr. Iowinian. Now mo ferebant Apostoli guis effet: folus virgo virginem Pier Cri- Agnofcit ; e San Pier Crifologo fer. 78. Primus qui di- felogo ligitur videt , quia femper amoris oculus acutius. in- tuctury & femper'vimacius qui diligiturfentit. 137 Nonvitganco chi fegnatie il quadrante ,.col titolo; SVPREMA METITVR; fimbolo della Teolo. facra Teologia; od anco dell'Aftrologia » che fi trat- gia. tengono, ò in penetrare; e {piegare i decreti della di- Aftrolo- ninità s e della beaitudine ; ò in rapprefentarci il nu- gia. mero; la vaftità , i tiuòlgimenti , gliafpetti ye gl’in- flo delle fuperne sfere ye delle ftelle . SQVADRA Capo XVIII. Cipion Bargagli foprapofe alla fquadra; 133 S RECTI, ET OBLIQVI MENSVRA; Crito idea efprefia di Crifto giudice, che mi'urerà, con ret- giudice. titudine infinita, non folamente le attioni ingiufte» ed oblique» mà le fante,e le rette ,«protettando per bocca P/.74.3. del fuo Profeta; Cum accepero tempus ego iuStitias iudicabo Pfalm.74-3. ilche auuertì anco il Poeta 1. Feneid. v. 546. Si genus humanum, & mortalia temmitis arma; At fperate Deos memores fandiyatque nefandi. Ma perche il motto del Bargagli» feco porta non sò quale allulione alle parole, con le quali Seneca lib. 4. de Benef. cap. 12. deftinifce 3 ò tia circoferiue laleg- Seneca ‘Qe:Legem dicimusyiufti, miuftique regulam effe, può Regole ‘la iquadra affumerfì per idea delle: Regole religiofe, religiofe dirette ad infegnare, ciò che feguire, ciò che fuggir fi debba ; delle quali Beda toim.8. com.in Boet. de Trin. così; Regule dicuntur a regendoseo quod nos reganty docendo guidvitare, quid facere debeamus + 139 Alla pittura della fquadra, applicata ad vn muto lia ad vn legno fù chi diede; SI C NON DECIPITVR; tali quando le noftre operatio- ni faranno mifurate con la fquadra della legge d*Id- dio » è della retta ragione , non potremo inciampare in alcun errore. San Girolamo commentando le pa- Galar. 6. role di San Paolo Galat.6.16. Quicunque banc regu- 16. lam fecuti fuerint,pax fuper tllosy così difcorre; Ad S. Girola normam omnia diriguntur, & vtrum praua yreftane er fint scumreguia appofita fuerit arguuntur. Ita & dodtrina Der, quedam quafi norma fermonis eftyqua Virgilio Beda Regole ‘Iddio, caminando:attornò } fi trattenefle fil 505 inter 1nfta iudicat sg & iniufta + ? i 140 Lafquadra, applicata ad vn legno appiana» to, fi ritrova col motto ; RECTA RECTIS; € tale Iddio fi dimoftra buono è i buoni è amicoa gli Iddio amici,e retto a i retti, del quale Davide; Cam fanti» Pfal. 17. fanEuseris; o cumwiroinnocente innocenseris ; & 26. cum eletto ele&tus eris Plal. 17.26. e Seneca lib. de Prouid cap.2.Patrium habet Deus aduerfus bonos vi Seneca rossanimum » &illos fortiter amat ; rendendo giufta patiglia al merito e qualità defiuoi ferui . Nel qual Pariglia. propofito è degno da:ponderaffi\, che il Figliuol d- addi ctr rimirar Zacheo, huomodi ftatura picciola ye fprezza- bilé, re di coltumiatiari S elinterèlTati ; & fufpiciens Kuc. 19.4 sTefhs:vidit illm tguardi diuini, co .uc.19.7. Eche hanno che fare gli liel trodolente , con quell'viura- ioy con quel pigmeo XMà dotta, cd acutamente Beda lib.j.cap.77.in Luc. Widit Lefus videntem fe > quia Beda elegit eligentem fer &Wamauit amantem fe. Perche Zacheo pieno d’anfietà bramaua di veder Crifto onde per fodisfarlene falì sù l'albero di Sicomoro; Crifto fcambieuolmente fistrattenne a veder colui; eleggendo chi l’eleggeua s amando chi l’amaua ; e di- rettamente portandoli fauorire, chi ftaua pronto per accoglierlo , eper feruirlo &c. STRVMENTO Capo XIX. 141 A D vnfafciodi ftrumenti vari d’architettu- A ray archipendolo ; fquadra, compallo &c. Il Padre Giulio Negroni foprapofe: VIS OMNI- BVS VNA) perinferire , chele Regole de.i Reli- Regole giofì, frà diloro fon varie, e diuerfe , mà che ad ogni de 1 Res modo, tutte feruono ad vn fine, cioé all'edificio {pi- ligiofi rituale dell'anime, ed alla feruitù d’Iddio. 142 Lo ftrumento, che vfano gli Agricoltori, per metter in quadro le piante dal Cardinale Fautto Orlandini hebbe ; VNDIQVE IN RECTA, e Giufto dimottra animo ben compoftoin tutti gli accidenti, è diprofpera » ò di finiftra fortuna. Tale era Paolo, e tali anco bramaua tutti i fedeli ; Im omnibus exbi- 2.cor.614 beamus nofmetipfos ficut Dei miniftros in multa patientia- per arma uîtitie a dextris y & d finiftris: per gloriam, & ignobilitatem» per infamiam , & bonam fumam&re. 2.Cor.6;a 4. cioè come interpreta Giouanni Caffiano collat. 6. cap. 9. Nec profperis Gio: Caf duntaxar elatuss nec deieltus aduerfis, fed itinere fiano plano, ac via regia femper incedenss ab illo tran- quillitatis ftatu nequaquan Laetitia fuperuemiente » quafi in dexterame motus , nec aduerfis ingruenti- bus » triftitiaque dominante velue ad leuam rurfus impulfas . 147 Lo ftrumento daleuar in alto i pefi hebbe; ARIE TANIVM; ed ancora; QVOD AR- DVVM FACILE; motti che inferifcono » che l'in- Induf duttria , e prudenza humana » opera ciò che vuole » tria e fì rende facili quelle operationi , che parevano edardue, cd impoffibili effendo veriflimo il detto di Dion Caffio ap. Lipf. 3. Admirand. cap. 15. che pjon Nubil efts quod ingenio bumano non poffit effici . Caro Adhibe rationena difficultatibus, diceua Seneca de Tranquill. animi cap. ro. poffunt & dura molliriy Seneca eo angufta laxari y& grauia , fcite ferentesy minus premere » Il Padre Giouanni Rhò de var. virt. Hitt. lib. s. cap. 1. f. 544. dichiarando con quanta facilità e dolcezza mà intieme infieme con quanta forza, ed energia operino i Padri della Compagnia di Gesù, in etlecutione de gltordini, e regole, difpotte dalla fomma prudenza del loro Patriarca Sanv'ignanio, Vy vale 506 fi vale di quefto medcimo ordigno matematico ; edifcorre; Vitem perpetuam Ma:bematici machi- namentum appellant, quod lenti(fimes ac minimo firepitu fe fe conuoluens nullo operofiore trochlea- rum molimine s immania nibilominus ponaera» quamquam puerili circumagatur manu g in alcun Gio. Rhò came 144 Confiderando il Signor Don Carlo Boffo le graui cariche foftenute dali’ Altezza reale del Cat- dinale Ferdinando Infante di Spagna ; fratello di Fi- lippo III.» che tutt’ad vn tempo acudiua ) a gl'im- portanti affari ; ed intereffiye dell'Italia , e della Spa- gna;e della Francia,e della Germaniaye della Fiandray fodisfacendo a quanto ricercavano così il foro Eccle- fiaftico come il fecolare , e gouernando così in materie ciuili , come nelle ‘militari ; e ciò, mercé alfuo gran valore » e prudenza» con tanta facilità , e fouauità , come fe quelle immenfe moli di negotiofe cure non foffero nulla; alzò ad honore di quel grande» l'imprefay che rapprefentaua va graue pefo , con facilità ftupen- da da gli ordigni, etroclee d'Archimede foftenutey col cartellone volante ; SINE PONDERE PONDYVS, Del qual concetto fimilmente fi valfe il Padre Cornelio à Lapide ; per dichiarare quanto poffa l'induftria » la prudenza ) ed il giudicio d'vn huomo Cornelio accorto. Videmussfcriucua egli in Pronerb. cap.18, & Lapidev.14.fol.461. ingentia onera 39 naues mercibus ona- ftass per rotass& trochleas leuari à paruishominnm paucorum viribus;- itidem fit in fpiritu , nimirum maiora cernimus per eum tolerari & portari quam fint eius vires) fi rota,trochlea, aut vette peculiaris gratia s aque ac prudentie y & folertua vehatur, Prudentia enim folers eft in adinueniendis modis » praxibuss rationibus , & confiderationibusy quibus triftitia yveladuerfitatis pondas alleuietur . 145 Nello ftrumento da leuar pefi; le funi, e le carruccole ancora, fimouomo con moti contrarij, altre In sù, cd altre in giù » come nella precedente figura Contra- può oileruartì ; e pure quefte contrarietà s'accordano rietà ad vn fol fine; d’alzarquelpefo » e com'aleri diffe ; CONTRARIZE VNVM; nonaltrimenti le qualità contrarie de gli elementi , caldo e freddo; bmmido e fecco, concorrono così al mantenimento dell’vniuer- foscome alla conferuatione de gl'indiuidui. Così anco elecontolationi » e letribolationi » benche l'vnecon- Prudéza. STRVEMNTI MATEMATICI Lib. XXI fubuebit è mirantibus qui abditam artis vimy ac valid:fimum opificis ignorant ingeniuwm. L'Amore, Amore è altresi vaa macchina mirabile » opra di cui i pefi più greui riefcono molto facilise leggeri. Machina cordis Ygen_, vis amoris dicena San Gregorio Papascitato da Vgom Cardim. _ Carenfe in Pla]. 24, trarie all'altre , feruono al cuore dell'huomo giufto , di mirabili ftrumenti per folleuarlo &c. 146 Allo ftrumento da leuar pefi fù aggiunto; MINIMO QVOCVNQVE IVVANTE; dimof- trando cheogni aiuto » e buono; eche le picciolezze influifcono e concorrono ad effettuare cofe-molto rileuanti , ed importanti , e come diffe il Padré Gio- uanni Silueira lib, 4. in Euangel. cap. 12. num. 201. Adgloriofos trivmphos » non folum magna, fedetiam Gio: SIL parua conueniune » Dalla qual verità a cento proue #74 conofciuta, moffo e perfuafo il mio Concanonico San Giouanni, faccua ogni maggior conto; cd olfer- uaua con mirabile puntualità ancole cofe minimey che nelle conftitutioni dell'ordine fono propotte » ben fapendoche quefte,che paiono debolezze a ma- rauiglia cooperano, ed aiutano ad alzare il noftro fpi- rito alla fublimità della perfettione; di cui il Surio alli 10 d'Ottobre nel cap.2.della fua vita così rapporta. Difcipline monafticetam fuit exattuscultor, ve nec minimas conflitutiones negligerer; quod idem etiam Suis fratribus in fupremo fpiritu ascenitus commen- danit. Così anco nelle facre fcrittures qualliuoglia» non che periodo 7 è membro, mà picciolo apice è grandemente aiuta alla direttione dell'anime nofire » edal follieuo dello (pirito humano verfo la beatitudine infinita. Nihil ita paruumin facris fcripturis inue- nitur, quod magnam nobis vtilitatem non pariat, SanCirillo Aleffandrino lib.2. in Loan. 147 Allo iteffo fùchi diede; VIS SINE VI; imprefa applicabile all’eloquenza è che foauemente Eloquen obbliga gli animi adoperare » ciò ch'ella perfuade ; ra edancoalla gratia diuinay che fenza violentare,aitrin Gratta ge la nottra volontà » a fecondarla » che qui vengono divina a ferire le parole dei Sacri Cantici ; Trabe me, poft te Cane.1.3. curremus.1.3» & quelle di S, Gio: 6.44. Nemo poteft venire ad mes nifi Pater, qui mifit me traxeritemm, Io. 6.44 vue il P.S,Agoftinotra&. 26. in Joan. Noli cogitare S.Agofi te inuitum trahi : trabitur animus & amore &c. me Lo Aiuto Lorenzo Surio Ciril. « Aleff'zn. :STRVMENTO Capo XIX. 148 Toftrumento,che ferue ad alzare con molta facilità gran pefì, fù pofto col fopraferitto; PARVM OPIS EXTERNZA, motto che in due maniere può intenderfì ; Ò veramente che lo ftrumento non opera il tutto da fc, mà conl’influllo e cooperatione eftrin- feca , benche quetta fia debole, eleggera; ed in tal guifa dichiara le maniere tenute da Dio nel folleuar l'anime all'eterna falute) feruendoti a tal opra , non folamente della fua gratia preucniente , eccitante» concomitante , congrua &c. la quale qual macchina di Paradifo con mirabile facilità, ed energia hà virtù d’inalzare ; mà ricercandoui ancora; Parumop:sex- terne , cioé la volontaria cooperatione del noftro libero arbitrio » il quale con quelle poche forze che hà» concorre all'opera mirabile della giuftificatione, e Cornelio della falute, poiche; Liberum arbitrium gratia coo- è Lapide peratur eacitanti » eiupque unfluxni fupernaturali in opus fupernaturale concurfum prebet naturalemy fibi fueque natura viribus commenfuratum ; diffe Cornel. a Lapid. in 2. Corinth. cap. 3.v. 5.; O vera- mente può dinotare, che fi come quefta machina , poco, o nulla hà di mettieri d’citerno aiuto, per folle- Far dasè uare petì oltre mifura gravi ; cosìla virtà nell'huomo fauio , é tanto attiva per fe medefima , che poca neceltità ella tiene di valerti dell’opera de gli ettranei . Seneca Epift.9. diceva ; Sapientem fe iplo effe conten- tum: fed tamen foggiungey& amicum habere vult s & vicimum, & contubernalem quarmuis fibi ipfe fufficiat. E frà poco. Sapiens fe contentus eft , non vi velit effe fine amico, fed ve poffit Gc. TETRADIO Capo XX. 149 L tetradio ftrumento matematico, di fi- Giufto A gura triangolare il Lucarini diede ; V T- CVNQVE SVRSVM tipo d'anima imperturbata frà tutte le rivolte; quale e trà gli sbalzi della protpe= rità ; e frà gl’infulti della fciagura tempre con diuoto riconofcimento s'inalza al cielo, e fì riuolta è Dio . S. Am-Sant'Ambrogioin Pial. 1. H.ec prima virtus, vt non bregir — frangaris aduerfisynon extollaris fecundis;; ve mafe fitétrone non relaxes intentionem » nec defperationem induas: fed omnia noneris diuime mifericordie depu- tanda. Quettadottrina teoricamente infegnata dalla penna di Sant Ambrogio; fù pratticamente effercitata dall’imuitto Martire San Cipriano, il quale vedendofi dalla tirannica violenza in fiere guife abbattutope ttra- uolto , fi proteltaua ad ogni moda di ftarlene mai tempre con la parte più nobile » che é lo fpirito» folle- uato , edinalzatoà Dio; e fcriuendo à Demetriano Giudice crudeliffimo » e capital nemico del Crittia- S.Cipria- nelimo , diccua. Viget apud nos [pei robury & fir- no mitas fidei, & inter ipfasfeculi labentis ruinas eretta mens est, & immobilis virtuss & nunquam non leta patientia & de Deo fuo femper anima fecura» TRAGVARDO Capo XXI. 150 @ Erue il traguardo per mifurarei campi; e fù S pofto co'l cartello; VT NVSQVAM ABERRET; od anco; ET LONGINQVA Legge DIRIGIT; che può applicarfì alla legge d'Iddioy la d'Iddio. quale terucà i fedeli di direttione, conducendogli nel- . . laviadelcielo,e frà i campi del mondo » tenza veruno Efempio errore; il chepatimenti opera il fanto efempio.Ifidor, S. Ifidere lib. 2. de fum.bon. cap. 11. SY ad bonum inciramen- Gratia diuina Seneca Il fine del Vigetimoprimo Libro» $07 tumydiuina, quibus momemur , precepta decfjentspro lege nobis fanétorum vita fufficeret » TRIANGOLO Capo XXII. Isi INTE Bargagli fegnò il triangolo col tito- lo; EQVALIS VNDIQVE idea della _ Santi®ima Trinità ; nella quale; Qualis Pater ptalis Trioita Filiwsytalis S piritus Santtuss &; Patrisy® Fili, wr Sanilli Spiritus Santi vna et diuinitas: equalis gloriaycog- À Br terna maieflas. Sant'Attanagi nel Simbolo. S. Ful- e; %i gentio fimilmente de Fide ad Petrum. Totus Pater S. Fulgen nFilio , & Spiritu Sanfto eft s totus Filiusin Parte gjo & Spiritu Santto eft, totus quoque Spiritus Santtas in Patre & Filio. Nullus horum extra quembibet ipforum eft : Quia nemo alium aut praceduw aterni- tatey aut excedit magnitudine, aut fuperar poreftate Nel qual argomento con elegante proprictà va fa» cro Cigno: Filius eterno proles equena Parenti Amborum communis Amorsceli aurea ffamma Spirits ignipotens, implens ardoribus orbem> Uni Numenidé tribus, & tribus vna volantass Maseftas natura eadem » tribus vnaporcitasi 152 Fùchi figuro vncircolo nel mezzo del trian- golo y col topralcritto: DATVR VACVVM, motto che per effere poco fignificante ) paruemi che potelie mutarti nel titolo; NON VNDIQOQVE COMPLET; ò veramente come piacque al mio Concanonico Don Gregorio Brunello. TOT VS NON SVFFICIT OkBIS ; parole con poca va- riauone leuate da Giuuenale Satyr. 10. Giunen a Vnus Pellgo iuneni NON_ SV FFICIT ORBIS. le E vuol inferire che ie bene l'huomo rapprefentato nel irfangolo poitedeile il mondo intiero » intefo in quel circolo; adogni modoletue voglie mal farebbero fo- distatte, poiche eliendo l'anima humana creata alla ti- Anima miltudine d'{ddio Je fatta capace dello ttelfo iddio : Rumana diniituna cola creata fì riman paga; mànel folo'go dimento d’[ddio refta pienamente contenta » E ben lo ditte il Padre San Bernardo meditat. cap.9. Cor men s. Berner per multa difpergitur, & huc illucque querit, vbi de quiefcere polfit » & nihil inuenit quod ei ufficiat 3 donec adipfumredeat. E Sant'Agottino hora at foli- loquijcap. 30. Nihil eft quod animam impleat » nifi S.Agofti- tu Deus, ad cuts imaginera eft creata: edhoranci ne lib. 13. Contels. cap. 8. Satis ostendisquam magnam creaturam rationabilem feceris y cui nullo naodo fufficit ad beatam requiem quicquid te minus ch. Con diuoullimo affetto efprimeua quelti medelimi tentimenti il mio Tomato de Kempis lib. 3. de Imit. Chritti cap. 21. num. 2. Quia î4 Domine Deus Mens Tomaf.de fuper omnia opitmus es: cu faltas alciffimmies ; tu folus Kempis pocentiffimus: tu folus fufficientiffimas & pleniffimus: tu folus fuaniffimus & folatiofiffimus: tu folus pul- cherrimaus, & amantiffimus , tu folas nobili,firauss & gloriafiffimus fuper omnia jin quo cuntta bona fimuly & perfettè funty& femper fuerune, & erunt: arque ideo minus est & infufficiens quidquid preter re ipfium mibidonas, aut de te ipfo reuelas , vel pro- mittis » te non vifo » nec plenè adepio: Quontam quidem non poteft cor meum veraciter requiefceres nec totaliter contentariy nifi in te requiejcat a E omnia dona , omnemque creaturam tranfcendat Gabriel Fiamma ed ello pure ; nel Sonnetto 72. — Non può quetar cofa fimta L’alma capace de l'eterno amore + Gabriel Fiamma DEL 508 DIE E MONDO SIMBOLICO LIBRO VIGESIMOSECONDO: STRVMENTI MILITARI. c.8 Archibugio c.1 Bomba Manoppola c.16 Arco c.2 Claua c.9 Padiglione C. 17 Ariete c.3 Elmo c.1o Saetta,freccig c.18 Armi c.4 Faretra c.It Scudo C. 19 Artiglieria, Bombar- Frombola c.12 Spada c.20 da cs Hafta c.13 Tamburo C+21 Baleftra c.6 Infegna,bandierac 14 Tromba Ct Berfaglio Lancia C.7 IS ARCHIBVGIO Capo I Nimo difpoftoye pronto a ri- fentirfi inferifce Parchibu- gio, col.cane calato $ ed il motto; SI TANGAR; minacciando che quand'an- co altri leggermente il toc- chi $ fcaglierà fiamme ; e piombi a vendicarfi; nel qual propolito Lon Giovanni Pafcalio ; Concipier bombarda minoryfitangitur, ignes. Dum cane demiffo ftat paritura necem. Pellitur ignitus faciles quoque raîtus adirasy Arma laceffitos fuppeditarque furor. Tanto prefupponeua l’aftuto Demonio di vedere ope- rato dal Santo Giobbe , quandoincitaua il Creatore Job 2.11, a toccarlo. Extende paululum manumtuam,& tanze cuntta que poffidet y nifi in faciem benedixerit tibi, Job. 2.11. Mànongli riufcî, poiche quell’animo gran- ‘deybenche grauemente percoffo sin vecedi fcagliare fuochi d’impatienza, fece ritplendere viue fiammelle di raffegnatione , e diencomio al {uo Creatore ; Îa- iciando a gli animi abictti e vili, come lor propria la facilità a prorompere in atti vindicatiui » quand'- anco fianoleggermente ftuzzicati , ò toccati , il che diceua Seneca lib. 2. de Iracap.34. Pufilli bominis, & miferi eft repetere mordentem, vi mures, & formice » ad quas fi manum admoneris $ ora cou- uertunt. 2 Scipion Bargagli, figurò l’archibugio » nel Rifoluto quale oltre il cane $ anco dall'altra parte fi vedeva i ildraghetto , col miccio accefo , ed il motto; AL- TERVTRO, che dimoftra animo rifolutoy che ò ad vna maniera » 6 ad vn altra delidera farcolpo» od atta- lendoci in aperto , od infidiandoci in occulto; nelle Demo» Quali guite il Padre San Gregorio Nazianzeno Carm. nio aduerf. Diabolum ; fi querelaua > che il Nemico d’In- ferno contra di lui operafle » onde così l’interpellaua; Rifenti- mento Gio: Paf> calio Seneca Curme tam feno exerces fine fine duello » Exitiunque mihi » & bello molliris aperto è Et rem fraude gerens? 3 Perinferirelapudicitia e coftanza d’vna Da- ma, detta pernome Diamante s contra tutti gli atten- tati,chele furono fatti» fi troua l'archibugio » dipinto Refiften» in atto, di (caricarfì contra vn diamante conle parole; Z2 NVLLA POSSO LEVARNE; colqual concetto per appunto San Gioanni Crifoltomo Homil. 23. Gia Cri mGen. rapprefentò la coftanza di Giobbe; Beatas Soffoma Iob » ille pugil pietatis y athleta orbis , accepris innu- merisà Diabolo telisy vuinusnonaccepit, fed ficue ‘adamas quidam omnes impetus ferre potuit s & à tantis fluttibus non folumnon cit fubmer(:s fed & preualuit. Nel qual fenfo Pier Criloi»go » ad honore di S. Apollinare Velcouo pe Martire Ser. 128. Iniecit tela que potuity Gomma armorun (uorum Pier Cri- genera callidus exegit inimicus: nec tamen fortiffimi fologo duétoris monere mentem potuity ac temerare con- flantiam + 4 Cheogni menoma occafione, fia pollente a cagionargran male, lo dimoftra l'amprefa dell’archi- Occafio= bugio » co'lverfo datogli dal Ferro; DA PICCIO. ne LÒ SPIRAGLIO IL FOCO APPRENDO. San Giouanni Crifoftomo in Piel 6. Quando par- Gis: Eri- uim animi perturbationenz fufceperis è ne-eam ne- foffome glexeris quod parua fit» fed confidera quod id, quod ex ea alitur maxima mala parit. Quiadi, come riferifce S. Gregorio Papa lib.4. Dial.cap. 2. Vrlicino Prete, già confumato nelle forze 3 e ridotto all'vitimo della vita » ad vna femmina, che purera attempata , che a lui s'accoftò » ditle; Recede d me smulier, gdhuc S. Grego- igniculus vinit y paleamtolle. Loftelto dicali dell’ rio erefia » che da piccioli principij sauuanza ad ellecra- Erefa bili incendij . San Girolamo Epiit. ad Cyprian. Scintilla res parua efty & pgnè dura cernitur non $. Girola videcur,fed fi fomitem comprebenderity,& nutrimern- mo ta Gregorio Nazian. ARCHIBV taquamuis paruus igniss vrbes, latiffimos faltus, regronefque confumit - Arrius in Alexandria vna fcintilla fuity fed quia non ftatim oppreffaeft, totum orbem eius flamma populata eft » Ne i Filoponi di Piftoia , v'è l'archibugio Amore. à due caniyed il titolo; DAT FLAMMA VIRES, fà ardit! che motiua » quanto. grandi effetti , ed animofe rifo- lutioni foglia produrre, ecagionare nei cuori huma- mani così l'amor facro » come l'amor profano; nel qual argomento San Giouanni Crifoftomo Homil. 33. în Epift. ad Corinthios. và offeruando i porta- menti di Giacob, quando infieme conla fua famiglia» rima di tutti fi fece incontro ad Efaù Gen. 33. 2. Gio. Cri. Vide vt timidus ille y charitate fufcitante è Leone Sfoffome quowis animofior euadat:velut propugnaculum coruns quoddam fe ipfiam ante cateros locans y paratuserat ferumillumy & minass quemadmodum fufpicabatury fpirantem » excipere primus sy & fuo ipfius corpore parare vxoribus falutem . 6 All'Archibugio, col miccio accefo in ferpa, ed vn dito al grillo » 10 foprapofi; CEDIT CVM CEDIT; poiche all'hora appunto che il grilletto cadendo cede ftuzzica l'archibugio à fcagliar dal luo feno accete palle, e far colpi mortali. Imprefa ap- plicabile è Giuda , che fofpinfe Crifto alla prefaglia» quando fi lafciò cadere ful di lui collo» in atto di dar- gli vn amorofo bacio. Anco la foldatefca de i Parti traffigge s ed vccide, mentre finge di cedere, e di riti- 3.Ambro ratti. Sant'Ambrogio lib. 1. Offic. cap. 5. Periti ta- gie | culandì CEDENTES folent VINCERE & FVGIENTES grauioribas fequentem iftibus VVLNERARE. ; ARCO Capo II. 7 P Erche l'huomo non s'allentiycosî ne gli ftudijs come nell’effercitio dell’altre virtù » e cofa lo- deuoleil refpirar talvolta, e prendere qualche honetto Otio vir ripofo il che fpiega il motto topraferitto all'arco tur- Giuda tuofo chefco» figurato con la corda allentata; NE RE- LENTESCAT. Quid. Epitt. 3. Onidio Quodcaret alterna requie durabile non eft. Hac reparat vires » felfaque membra leuat. «Arcusys&® armatua tibi fine imitanda Dianaa Si nunquam cef}es tendere, mollis erit San Gregorio Nazianzeno, parlando de i fuoi diporti» Gregorio diceua; Inambulabamego folusyvergente iam iamin Nazian. occafum fole; locus porro sin quo fpatiabar maris ripaerat. Soleo enim fere buufmodi oblettamentis labores diffoluerey ac relaxare, quandoquidem nec perpetuam contentionemneruus ferre pote è fed la- xari nonmumquam arcus cornua porter » fi quidem rurfus intendendus fit» ac non fagitario inutilis cun futurus y cum eo vtendum erit. 8 Euuil'atcoallentato , fegnato cel motte Spa- gnuolo; MI REPOSO NO ES FLAQVEZZA; Otio vir !Mprefa che parimenti ne perfuade il prender qualche refpiro dalle noftre ordinarie fatiche, non per otiolità» mà per prender frà tanto maggior lena. Plutarcoin Plutares Moral. Lyramy & arcum remuttimus » quo melius polfine tendi : ita recreandus otto animus vt ad labo- res reddatur vegetior. Statio lib. 4. Sylu. tuofo Sratio Viresinftigat » alitque Tempeftiua quiesy maior pofè otra virtus. Smeca Scenecalib. de Trangquill. animi cap. vlt. Danda ef? remiffio animis. Melioresyacriorefq;requieti furgent. 9 L’irad’Iddio, quanto più ritira il braccio,tanto Ira d'1d- più gagliardo fcarica il colpo; che però nell'arco rap- dio prelentar fi potrebbe, con la corda ritirata , in atto di GIO Capo I. 509 caricarlo » ed ilcartellone; VT VALIDIVS ,ò ve- «ramente; PRESSVS INTENDITVR » od anco; REFLEXV VALIDIOR. SanGirolamo in cap.2. Epitt. ad Rom. Sicut qui pualatim arcum intendit > S-Girolar tempus dat alteri vt fugiat , qui fa fugere noluerit mo tanto fortius fagitta emiffa configitur , quanto matori tempore arcus intentio fuit fata ; fic Dews qui laneos habet pedes, fedferreas manus , tarditatem vinditey Supplicy grauitate compenfat . Io Il mottofoprafcritto all'arco; PRESSVS INTENDITVR » non folamente quadra allo fde- gno, e furor diuino , che fottenuto, efofpefo, divien Sdegno più terribile, e più vehemente, ciò che diile San Giro- ‘Iddio lamo in Thren, cap. 2. Divina iufhicia diurius repreffa S-Girola- & colleEtaymaioriimpetu fertursmà può anco addat. me tarfì al cuore humano; il quale mentre litrowa aggra- Traua- uato dai mali se riftretto trà le miferie è fi difponeà glio ci ferire il cielo con voci iaculatorie » ben fapendofì che follicua gl'Ifraeliti; Clamauerune ad Dominum cumtribula: Pfal.108 rentur Plal. 106.13. 13. it Perinferire, chel’oratione d’yn cuore humiley riefce à marauiglia efficace » c penetrante , l'Abbate Orario - Certani figurò vn arco 3 con la corda fommamente ti- ne humi+ rata, percacciare con violenza maggiore la faetta; le edilmotto; NISV MAIORE FERIT. Così Eccdefaf l'Ecclefiat.3 5.21. ORATIO HVMILIANTIS 353! SE NY BES PENETRABIT. E San Balilio $e- leuco » Orat. 28. Quando Abraham, fuo illud fer- S. Bafeli» moni pretexuit > fum puluisy & cinisy tunc natura Sele. agnitione nature terminos eft merito fupergre[fus . 12 Siafì pur l’arco » quanto fi voglia ben telo, che a lungo volger di giorni quella gran forza s'in- Traua-. debolitce , e quella vehemenza s'allenta ; e come di glio hà lui io diffi; TEMPORE LENTESCIT . Non Î0° altrimenti fuccede nelle pafioni d'odio , e d'amore: ui e nelle vehemeazedei noftri interni dolori» poiche tutti » co'lbeneficio deltempo fitemperano » e fi ri- foluono. Seneca» Summa: doloris intentio inuenit Seneca finem. San Bernardo lib. 1. ad Eugenium. Dolor S-Bernari continuus » & acerbus, diuturnus ef]: non patitur .*° Nam fi non aliunde extunditur, neceffe eft vt cedat vel fibi. Enimuero citò aut de remedio confolatto- nemrecipiety aut de affiduitate ffiuporera; e di nuoro; Noli nimis credere affeGtui tuo , quinumc eft. Nibil tam fixum animo» quod negleltus & TEMPORE non OBSOL ESCAT. Quidio in Ibis. Leniat aut odiuns tempusy & hora meum + E nel 2.lib. de Arte ; LENTESCWVNT TEMPORE cura. 13. Perche non v'è libertà maggiore » che il vi- uere legato con Dio; pertanto il Religiofo » che nella profeflione fua fi lega a Dio co'i voti, può figurar fe medefimo nell’arcosil quale tenendoi corni piegati» fi (coglie dalla corda » che loteneua ftretto » e dice; STRINGENDO MI SCIOGLIO. Concettota- _ __ uorito da Sant'Ambrogio in Pal. 45. che olferuando Religio- le parole di Paolo Ephel. 3.1. Paulus vinétus Christi fo Jefus(criue; Chriftus quos alligat liberat , quos AD- S.Ambre ST RINGIT ABSOLVIT. Similmente S. Pietro £9 Crifologo » riflettendo sù le richiefte del Figliuoi Prodigo, che fiportaua incontro al Padre; Fac me Lw. 15. ficut vnum de mercenarijs twis? Luc. 15. 19. così 19 nel Sermy2. difcorreua. Hoc petit» quia qui pgnes Pier Cri- extraneum feruam cenferat libertatem: pgnes pa {8° srem credit fibi futuram liberam feruitutem . 14. Il Lucariniy all'arco dipinto in atto , che le gli metta la corda » cioè con ambe le corna humiliate ed inchinate» foprapofe . PIEGATO SI LEGA; idea di mal accorto mondano , che inchinandoi Pecca» ad atto vitiofo, e peccaminolo, diviene feruo , e fila "918 VE 3 uo Quidio sto __ to indegnodella colpa, obbligando a gemere con Pfal:118 Dauide Pfal. 118. 61. Funes peccatorum circum- 6I. plexi funt me. Quoties peccasy è fentenza di Platone Platone lib.9.de Repub. toties te velut catena venintiumme- quiffimo , & fpurciffimo domino pro mancipio tra- S.-Ambro dis, E Sant Ambrogio lib. de Iofephycap. 4. Seruile gio eft omne peccatum » libera innocentia - feruit igitury ac miferam quidem feruitutem, qui ipfe fibi dvmnos facit > ipfe vule baberes quostimeat 15 Tutto in contrario; peridea d’vn Peccatore contrito s epenitente che humiliandofi nel cofpetto d’Iddio » fi libera dai legami delle colpe » allo fteffo Penitéte corpo d'Imprefa , cioé d’vn arco, lecui corna fono humile piegate, edinchinate io darei. PIEGATO SI * SCIOGLIE. Tertulliano lb.dePemt. cap. 9. di Tertul- quefta virtà ben diceua; Cum prowoluit hominem » liano —magisvelenat; cum fqualidum faciry magis mundum reddit; cum accufats excufat ; cum condemmnat abfotnit. E. ben fi vede quefta verità praticata in Dauidesche à pena fi piegò humiliato d’auanti à Dioy 2.Reg.12 confeflando il fuo misfatto; Peccazi Domino, che fi 13. vide affoluto, edifciolto; Dominus quoque tranftulit peccarum tuum. 2. Reg. 12.13. &c. Nel fortunato Ladrone » che non tantofto , con humiltà profonda Luc. 23. accusò in faccia d’vn mondo i fuoi eccellij; Nos 4I. quidem digna faftis accipimus Luc. 23. 41. che fpiccOlibero il volo alregno del.Paradifo ; ed in par- ticolare nel Re Manaffe » che trouandofi da facrilegij innumerabili annodato, mentre conhumiltà profon- da egli pentiffi , dall’antiche fceleraggini dilciolto , all’amicitia , e gratia d'Iddio fù ricondotto . Sant A> S. «g0- goftino Serm. 58. de Temp. dicoftyicosì; Incapti- fino nitatem duttus y & incarcerem miffus, cum grandi humilitate penitentiam agens: ita gratiam Det obti- nuit 3 vt mereretur inter Dei amicos poftmodum S. Gio: numerari. E Giouanni Crifoftomo Serm. de Pynit. Crifef= dopo d’hauer detto . Quis fceleratior Manaffe è & huncpenitentiarenocanit, così efclama; O peni- tentia mifericardia maters & magiftra virtutam ! Magna opera tua » quibus reos refoluis » ac reficis delinquentes Ge. 16 Mutio Sforza sMarchefe di Carauaggio , ne gl'Accademici Intenti il Fifa 3 figurò vn arco tefoy conla faetta a dirittura incoccata verfo il berzaglio, ed ilfoprafcritto; INTENTVS INTENDO, e volle dinotare ch’egli, non femplice » e cafualmente opera- ua, mà che ftudiofa , ed applicatamente indirizzaua al bramato fine » conla direttione giudiciofa del fuo in- telletto » le propricoperationi . Nel qualargomento l . San Giouanni Crifoftomo Homil. 4. de Incompre. AA henfibili Dei natura. 77t fagittariusy qui faateladi- reéturus fit, probè, ac fcitè priujquam mittat quem- admodum con$tet s procurat ; & vbi fe per direétum calci propofite accuratè conftituit stum iacere inci- pit: idem etiam tu agere debes: cum fagicta è peffi- mum illud , infeffumqnue hoftis diaboli caput transfi- gere cupias, cura de flatu cogitationum tuarumacci- pere priusyvt ex diretto, & fine vilo impedimento, fixo pede telatua probè in illum polfis dirigere » Atten- ne Concor- . 17 Quanto pofla la concordia » d fia la collega- dia tione di più potenze infiemeyne lo dimoftra l'arco è il ( quale» fe da sé non hà verun potere; aiutato dalla fune, fopra i fuoicapi tefa può molto; laonde figurato infie- me con la corda , fù pofto dal Lucarini con le parole; SOL COLLEGATO PVOTE. Hmio Vgon Vit- torino in cap. 1. Regul, S. Auguftini offerua che à P/al. 75. pena Dauide diffe, parlando d’Iddio P(al.75+ 2. Fa- Eus eft in pace locuseius che immantinenti aggiun- fe; /bi confregit potentias arcuum, fcutum» gladiumy & bellum, riconofcendo dalla concordia è che nel STRVMENTI IMILITARI Lib. XXIL nome ci pace è infinuata, nobili » e gloriofe vittorie; De Domino fcripeumeftydic'egli, fattus eft impace lo- Vgon cus eius, tbi confregit potentias ; (cutum, arcum, gla- Vitterim diumy& bellum. Ex quibus verbis patets quodomnia diabolica arma frangit concordia . ARIETE MILITARE Capo PIE 18 S I valeuano anticamente le foldatefche di que- fto militare ftrumento, per dardi cozzo, ed abbattere le muraglie nemiche. Per tanto fù chi alzò per le Sur rifcontro adyn muro, màinatto di ritirarfi da quello, col foprafcritto; FEROCIOR INDE. Non altrimenti » quando fembra che Iddio Ira d’Id- ritiri il braccio da fuoi caftighi , ci fà poi fentire più dio che mai graui, e dolorofi i colpi; ciò che poco fopra con. San Girolamo io diffi ; Disina iuftitia diutius S.Girola- repreffay& colleîta, maiori impetu fertur. Edil Pa- mo dre Bernardino Bauhufio Epigram. lib.1. «Ad fcelerum panas vitrix venit ira Tonantisy Bernard. Hoc grauiore manusquo graniore pede . Bauhuf. Lo fteffo anco può dirfi delle paffioni hunttine, le quali quando fono per qualche tempo è viua forza reprefie: poi conmaggiore impeto » e più furibonda violenza fanno illor corfo. 19 All’ariete, inattod’vrtare contra vna mura- lia il Saauedra foprapofe il motto da Emblema ; Fatica LABOR OMNIA VINCIT ; parole di Virgilio Georg. lib.1.v. 145. sa vb Laboromniavincit Wirgilio Improbus: & daris vrgens inrebus egeftas » Adagio copiofamente’illufftato da Erafm@ Chil. 1, Cent. s.cap.22. da San Clemente Aleffandrino lib. 6, Strom.cap.1.e da gl'Interprettdi Virgilioin quefto luogo » baltandomi per'hora il ditico di quel Pheta; A/fiduus laborse& folers indufiria, quid nor Edomat ? buic ceduntomnia s dura licet. ARMI Capo IV. "Armi d'Ercole riftrette in vn fafcio» cioe è direslaclaua, la face, e lefaette,feruono d'- impreta generale nella nobile Accademia de gli Ani- moti di Cremona » colcartellone; IN OMNES Orario» CASVS, imprefa veramente opportuna adefpri- "9 .» merela virtù dell'Oratione , della quale Ifa acco Prete lib .1. de Mundi contemptu. Qrazzo refuginm ejt am Ifzzcce xiljy& fons falutis <& confidentiathefaurus ye&& Prese lumen ijs qui în tenebris funt y & portus libergus tempeState, & anxilium in agritudinis moleftia > &F clypeus liberationisin pralio «& fagitta acuta con- tra intmicos &c. 21. Emmanuel Filiberto Duca di Sauoia » ad vn fatcio d'armi, corazze, cofcializ(padeslancies& fofpete in atto » come fe folfero pofte nell'armeria diede; CONDVNTVR, NON CONTVNDVNTVR, Pace are dimottrando in talguifa , che anco intempo di pace Mata non trafcuraua di tenere alleftiti gli ftrumenti da guer- ra. Non altrimenti Sinelio lb. de regno parlaua dell’ Imperatore pacifico ; Bellicofis quidem » omnium Sinefie maxume pacificus fuerit , foli enim illi pacem colore licet , qui laceffentes vlcifci, ac male afficere poreft. Eumque regem dixerim omni ex parte) rebus ad pa- cem attinentibus inftruétum effe a qui cum iniuriam inferre molit >. propuifande iniuria facultatem {ivi comparauit » Iddio anch'eito taluolta fofpende i ca- Righis 20 VAR MI Capo ftighi smànonrintuzza il filo dell'armi , riferuandole pera fuotempo, 22 Guerrie- fua imprefa yn fafcio d'armi, loriche » braccialetti, ro temu- lanciey fpade &c. col motto; NEC CONDVN- to TVR, NEC RETVNDVNTVR ; nella quale fi rapprefenta » così la fua coraggiofa magnanimità » come l'inuitta, e cemuta brauura, che non gli permet- teua ne di appiattar nell’armerie gli ftrumenti di guerra » ne dirintuzzare il filoa gli arnefi di Marte » a glicfTercitij del quale fidichiaraua fempre difpoftoy ._.. epronto. L’armi che fono ftrumento della giuftitia Giuftitià giuina y anch’effe parimenti ne li nafcondono » ne fi dinina guaftano ; anzied al pubblicos'efpogono : e limat guaftano ; anzied al pubblicos'efpogono ; e limate, eradenti ficonferuano , così peratterr. i peccatori y edattrahergli a penitenza , come per dar condegno È caftigo a chi oftinatamente nelle colpe s'indura; Ezech.t1 Gladiusygladiuseracutus elt , & limatus, diceua 9 _ Iddio per bocca d’Ezechiele cap. 21. 9. FT cedar prov viflimasexacutuseSt: vt fplendeat limatus eît. hu. 23. Gio;Ferro all'armatura militare foprapofe; TEGIT,)ET ORNAT);la doue altri le diede le parole d’Oratio;PRAESIDIVM, ET DECVS, e poflono Proter- dimoftrare il:bencficio; che rifulta dalla protettione 3 tione. chedi noiprende vn Perfonaggio grande. Sc anco © nom s'addattafiero quefti motu ad inferire l’eccellen» Opere Za, pregio dellevirtù,ed operationi Criftianey che ne buone , appreftano tutt'ad vn tempo, ed ornamentope difefa; Rebis 13, Quindi fe Paolo perfuadeua. Induamur arma lucis Rom.13.12. Eftio commentaua . Ea vocat arma quia non folum TEGYNT vt veStimenta ; ve- rum etiam tanguam arma DEFENDYNT , ac tutum reddunt bominem aduerfus impugnationes dia- c#ardin. boli; e Tomafo Caietano ; Aterne falutis merito- Caitrani riaopera:(que appellantur armalucis ) non foluna vb. fumtopera luci confona » fed funt arma tum defenfina Ten. * rum offenfiua hoftiumyvirtute diuine gratia. E San Gio: c#i* Giouanni Crifoltomo. In fenfibili quidem armatura fofomo duruma eSty & exofum armari ; hic vero incundum e dignum: lucisquippe funt arma: vade, & radyjs fo- laribus-illuftriorem te faciunt ; atque in.turo etiam opiime munitum conftituant, 24 Allalotica a ficomeanco allo fcudos cd all elmo è col fuocimiera,che al corpo humano recano «sf. quanto di fregiotanto dimoleftia diedi; ORNAT: Honore ET ONERAT,; imprefa quadrante.alle dignità € ontrofo, cariche più qualificate , le quali recano:accoppiato all’ ornamento’ » moleftiffimo aggrauio » e trauaglio j ond’altri diffe. Homos onus. Cio torfe inferir volle Samuele; che al nuouo Ré Saule riferuò nel conuito lafpalla dell’animalesinfinuar volendo, feriue Giouan- ni Guglielmo lib. 1. Antiquit. conuinal. cap. 33. Gio: Gu- Quod cum armus maxime valeat ad onera ferenda, glielmo Saulcogitaret fe non ad iocumy ad lufumy ad volupta- | tes; fedadmaxima onera ferenda , atque fuftinenda vocari. Gioanni Paicalio così ; Indue belligere pulchrum thoraca Mineruey Ornat & eft oneri; fic quoque onuftat honor. 25. Gli Amnefi ; che feruirono a i Santi Martiri Struméti.di frumento di pena, e di dolore, effendo per mano di Marti- de ì Carnefici, colmezza di quelli inueftiti e trucidati, ri} hora che fonoin godimento di pace» feruono perloro gloriofa pompa ed ornamento » portando per fuo ® decorola Craticola San Lorenzo , l’Anchora San Cle- mente » Santa Cattarina le Rote » San Vincenzo . la Mola Sant'Andrea la Croce &c. Pertanto con allufioneà quefti figurai l'arme di guerra fofpefe alle pareti d’vna fala ;e loro aggiunti; VEL IN PACE DECORA, motto fuggeritomi da Calfiodoro l. 7, Var. Ep, 18. Im bello neceffariay in pace decora oB10; 12. Eflio ‘Gio: Paf- calio Caffode- rò Carlo Emmanuele Ducadi Sauoia , portò per IV Vv SEI 26 Nell'efequie del Marchefe Guido Villa , cele- brate in Ferraraseraui vn armatura legata ad vn legno» che ftando fofpefo in bilico mentre vna pietra l'ag- grauaua da vnlato » faccua che quell’armatura s'inal + zaffe dall'altro, portando ilmotto; PONDERIBVS EXTOLLOR; e ciò per inferire che le cariche, e le Traua- faticheyche aggrauarono quelgran miniftro di guer- glio efal- ra» feruirono a fuacfaltatione » ed honore . Il pefo !* delle tribolationi se delle croci feruì parimenti per inftrumento d’efaltatione , ed a Giufeppe il Patriarca, ed a i Martiri di Crifto , & a Crifto medefimo . Serzi Pier Cri tui fi patiuniur mala yi non patiuntur ad penam, logo fed fubeunt ad coronas. Aduerfa illis non funt necelfitatum caufe» fed (unt caufa vittoria . San Pier Crifologo Serm.1 fg» Gli honori » ele cariche militari, benche portino {eco graui(fimi pericoli della vitafono adogni modo» con viua follecitudine, dalla fuperbia humana ambiti» _ , e ricercati, Quindi non sò qual ingegno per figni- Cariche ficare quefta propenlione humana » figurdvn fifcio militari » d'armi da guerra» di varie forti , ammucchiate » e raccolte infieme, dandoloro: INVENIENT MANVS, motiuo fuggeritoli da Lucano; Inuenient hac arma manus. Lucano ARTIGLIERIA, BOMBARDA Capo V, 27 p-Aniglena in atto di fcagliare dalla bocca 4 la ferrigna maffa, ritrouafi col cartello , alludente alla ftella palla , che dalla violenza del fuoco é portata à volo. IMPELLOR FLAM MIS, Amante Imprefa alzata pervn Caualiere » fpinto a combattere 0! adi da violenza amorofa. Quidio Epift. 13. DIRO Fortius ille poteft multo qui pugnatamore, O#idio” Sant'Ignatio Martire,incitato dalle vampe della carità S-Ignatio fi tpingeua contra i carnefici » econtrai Leoni ad ef- Marte. fere laniato » è diuorato . Giacob fi portò animofo contra Efaù,benche da numerofi guerrieri attorniato» perche le fiamme amorofe, che portaua nel petto. lo folpingeuano a follecitare la falute, e lc ditefe delle fue mogli » e figliuoli , a i quali faceua del proprio etto infuperabile trincea. 28 Monfignòr Arelio, per dimoftrare che la man- fuctadine reprimel’impeto dell’altrui (degno » dipinte l'artiglieria » nifcontro la quale fi vedeva vna gran balla è 6 fiavn facco, pien di lana col motto; IN Ira MOLLI FRANGITVR; ciò che anco ofler nà Sant Ifidoro Origin.lib.18. cap.11.Conzra impul- S-Ifdoro Sum arietis remediuna eft faccus paleis plenus; Dottri- na infegnata dal Sauio Prou.15. 1. Refponfio mollis Praw.15. frangit iram; ed auuertita da San Gionanni Crifo- 1. ftomo hora nell’Homil. 34. in Matt. Cum fepè Iu- Gio. Cri- deorum populus in Apoftoles infurrexerit, ac dentes {omo exacmerity illos columba fimplicitarem imitando y 45 cum decenti modeStia refbondendo iram..ipfaruna {u- perafte» furorem extinx:i[fe, impetum vetardafle ; ed hora Hom.41. in Ioan. Maledicosy& feros repugnan- do magis exafperamus » cedendo mitigamus facile , & corura mollimus infaniam. Nel qual fenfo all'as- tiglieria io dicdi il verfo di Francefco Bracciolini nella Croce Racquiftata Can.s.ft.52. NEL CONTRAS- TO MINOR MANCO DISTRVGGE. Ergnc. 29 All'artiglieria in atto di fcaricarfi fù chi diede; Braccial. SONITVS AB _IGNE; d come piacque al Padre D. Ottauio Boldoni; DAT IGNIS SONITVM, e dimoftra, nonfolamente, che il fuoco dell'ira ci ta Iracédo prorompere in alte » € ftrepitofe minaccie lag che s12 che dicena Quidio Epift. 12. ‘ — == /ngentes parturit ira Minas. — 4 mà che anco può addattarfi è i Santi Apoftolis i quali Apoftoli riceuuto il fuoco dello Spirito Santo 3 alzarono fonore le voci s à riempire con la predicatione dell'Euangelo AE. 2:3- l'vniverfo, Apparuerunt illis difpertire lingua tan- quam ignis- & repleti funt omnes Spirita Santto » & ceperunt loqu ec. AR. 2. 3. NR. All’artiglieria ) che irritata col fuocoydalla bocca di Rifenti- bronzo vomitava vampe di fuoco ;e caricata di ferri- mento - onemaffesfulminaua orrendi globi di ferro, il Padre Pariglia # yigi Giuglaris foprapofe ; REVOMIT QVOS ACCIPIT; e dimoftra giufto rifentimento di per- fona; che rende à gli altri ciò, che ricenette da gli altri. Agottino Mafcardi nel libro intitolato la Congiura del Fiefchi, riferifce ; che effendo ftato vccifo Gian- nettino Doria: Paolo III. inuiò al Prencipe, Padre del defonto » vna lettera di condoglienza perla motte diquel Signore iniquamente trucidato. Mà il Pren- Agofin. cipesben fapendo che quella lettera era vn complimen- Mafcard. to tatto per ceremonia , e non per afferto : quand'inte- fe che il Duca Pier Luigi figlio di Paolo, timilmente era ftato da i cogiurati ettinto , rimandò à Paolo quel- la medelima lettera di condoglienzayche da lui riceuu- ta haueua,non altro inlei variando»che i nomi proprij Crifto come più ricercaua l’occafione . Di Crifto Giudice giudice può interpretarfì il motto; il quale riuerfa l’offefe con- tra chi l’offende; ed addoffa imali à chi l'oltraggia co i mali. Nel qual propofito la Gloffa ordinariasinheren- do alla dottrina di San Gregorio Papa lib. f. Moral. 20 4.8. cap.15.foprale parole di Giovbe 4. 8. Vidi eos qui Glefa operantur iniquitatem- flante Deo pery[f? » così dif- ordin. corre. Nos conflamus aerem dum abextra intustra- himus, & ab intus extrareddimus. Deus ergo inre- tributione flare dicitur y quia AB EXTEKRIORI- BUS caufis intus iudicy confilium CONCIPIT, ET ab interno confilio EXTERIVS fententiam EMITTIT; ideft a malis noftris y que exira vider tudicium intus difponity<® ab interno conceptu extra damnarionem facit. Così anco ilcielo, quando co’i fulmini, e conle gragnuole inueftifce e percote la ter- ra; riuerfa fopra la terra non altro che quelle medefime efalationi, e vapori, che dalla terra turono mandate contra il cielo. 30 Il motto foprafcritto alla bombarda; AR- Predica- DET VT FERIAT), infegna che i Predicatori , tore. e glialtri huomini apoftolici » fe non ardono prima nelfuoco diuino » mal poffono penetrare le viicere, ne ferire i cuori de gliatcoltanti. San Pietro di Da- Pier di miano Opufc.45.de Santi. Simplicit. cap. 4. St vis Damiano Deiverbum clariusintonare y cauè ne diuini amoris in te flamma tepefcat . San Gregorio in Paitor. S.Grego- Lex ipfis Pradicatoribus impofita eft » vt ipfi vi- vio uendo illuminent , gua loquendo fuadere feftimant . Nam loquendi autoritas perditur » quando vox opere non adiunatur. Intomma Saat'Antonio di Pa- Anton. doa Serm. 3. de Euangelittis. 1 Apoftolos miffas eft di Padoa Spivitus Santtus in forma ignis s vteos calefaceret, ad alios incendendoss quia QUI NON ARDET, NON INCENDIT. 31 Sicome l'artiglieria inchiodata non vale per nulla , e Monfignor Arefio le foprapote ; AD Pecca- NIHILVM VALET VLTRA ; cosìil Peccatore tore mentre porta conficcato nell'anima il chiodo del peccato, € totalmente inutile ed abietto. San Bona- $. Bona- uentura n Dieta Salut.cap.2. tit. t.de Peccati Sicut uensura. putredo aufert pomo decorem y valorem » colorem» odorem» & faporem ; fic peccatum aufert anime decorem vite , & odorem fame, valorem gratia ; & faporemgloria» vnde dicitur quafi putredo con- Quidio STRVMENTI MILITARI Libi XXII. fumendus fam; poteado anco foggiungere con Da- uide; A4nibilumredattusfum. Plal.72. 22. P/al. 72. Giouanni ‘Battifta Rufca, Religiofo Oblato di 22. San Sepolcro di Milano; fràl’altre nobili imprefe » che inalzò ad honore del Santo Chiodo, in quéfta mia Patria » dall’Europatutta venerato » figuro la bom- barda inchiodata , edilcartello ; IAM FRVSTRA MINABITVR, dir volendoche dalla virtà dei Santi 4 Chiodi ; le forze, edi furori diabolici, che ftauano S. Chio= in abbatrere il mifero genere humanoys'erano sì fatta- do - mente refeinferme, edinutili » che homai non v'era che piùtemerne dal qual propofito non s'allontana il difcorfo di San Leone Papa . Clawi illiy qui manus S- Lemme Domini, pedefque transfoderant,perpetuis Diabolum transfixere vulneribus » & fanttorum pena mem- brorum, inim:carum fuit interfeGtio poteftarum. 3» L'’attiglieria fopra vna fortezza, col cartellone, Brauura. IMPERTERRITA TERRET: dinota eroica » € generofa brauuta , che chiamandofi incapace di timo- rey empie d'alto fpauento i conuicini. Il che già Potenza feguì della potenza Romana ; ed oggi può ripigliarii una della potenza Auftriaca; ed efpreffa, ed affolutamente della potenza diuina. 33 L’actiglieria, in vicinanza della quale fi vede- uano le palle per caricarla hebbe il motto; VIRI- so, BVS NON SVIS; edè imprefa opportuna à chiun- Martiri . que opera; aiutato dall’altrai poffanza » e valore. I Martiri, abbatteuano la gentilità,atterrauanole ftatoe de gl’idoli, e vinceuano i tiranni » ed i tormenti; Aiuto + mà operauano ciò ; non con le forze loro naturali » mà conla virtù d’Iddio » al quale rivolta và dicendo Santa Chiefa; Tu vincis in Martyribus. . Hymn. Sant Agoftino lib. de Gratia, & liber. arbitr. cap.6. plurim, offeruando le parole diSan Paolo; Bonum certamen Mars. certaui 2. Tim. 4. 7. fcriùe ; Quero qua virtute 2Tim.4.7 certauerit: verum qua illi ex femetipfo fuerit jan que S-Agoft- defuper data fit? Sed abfit vt rantus Doftor ignora- "* uerit legem Dei y cuius vox eft in Deuteronomio. Ne dicas in corde tuo; Fortitudo mea, & potentia manus mee fecit mihi virtutem banc magnam » fed memoraberis Domini Dei tui: quia ipfe tibi dat fortitutusdinem facere virtutem. . 34 Conallufionealla rifpofta,datadal Magno Al berto à coloro,che chiamauano S.Tomafo d’ Acquino S.Toma- bue muto; cioé; che quefto bue muto, fi farebbe fatto fo d’Ac- fentire per tutt’il Mondo:fù fatta imprefa d’vna bom- quino barda » che teneuail motto; CVM SONITV FE- RIET. Imprefa molto opprtuna » ‘ad infinuare; che dalt’ire diuine le mifericordie fourane non fiano fcom- pagnate,poiche quell’amorofo Monarca,non mai fca- Dio pu rica i colpi de fuoi caftighi, che prima non alzi le voci nitore . fonore,ed intonanti,come ad auuifare i peccatoriyper- che fi pongano in faluo. $an Bafilio ponderando gli oracoli diuini in Iaia 5.5. Nunc offendamvobis quid Ifa. $. $- ego faciam vinee mea. Auferam fepem cius Fc. cosi và dilcorrendo. Clementie Dei erga homines pe- $, Bafilio culiare hoc eft :non clamy aut filenter ingerit fuppli= cia, fed intendens comminationes ea predicet afforey per hoc peccatores muitans ad penitentiam . Verità, pratticata in cento luoghi delle facre Scritture ; mà vi- uayed efpreffamente nell’Effodo 9. 23. 0ue Iddio pri- ma di berfagliar l'Egitto co i colpi delle gragnuoles l'atterrì co’ rimbombo de i tuoni ; Dominus dedir Exod.9.3 tonitrua y I grandmem, offeruatione d’Origene Ho- mil. 4. ide temperamentum diuine correprionis; Origene non cum filentio verberat y fed dat voces , & dottri- nam celitus mittit è per quam poffit culpam fiuan mundus caftigatus agnofcere 35 Che l’oratione » fatta fenza l’applicatione del BOMBARDA Capo V. Oratio» delcuore , non ferua è nulla; i0°l moftrai con la bom- ne. —barda»laquales quando dalla coneauità dl {uo feno {caglinon altrb che chiaté@fiammese le manchi la palla riefce fcherzo delle Soldatefche s e ftrumento di fem- plice allegrezza ; mà non atterra le munite muraglicy ne isbaraglia nemiche fquadre , ne coopera alle glo- riofe vittorie » il che bricuemente dinota il motto; NIL SINE GLANDE POTEST ; che perà ben diceua Sant'Agoftino Conc. 29. in Plal, 118. S.Agofti- Clamor ad Dommum » qui fit ab orantibus » fi fonitu no corporalis vocis fiat, non intento in Deum corde 3 quis dubitet inaniter fieri ? 3 36 Don Diego Saauedra » figurando yn arti- glieria , in atto d’effere liuellata » con la fquadra » Précipe per meglio afficurar il colpo » le foprapote; NON \\giufto, e SOLVM ARMIS, infegnando al Prencipe; a re- valorofo golare con l'equità , e con la giuftitia , inteta nella quadra k operationi fue , e le fue forze; Impera- toriam Maieffatem , diffe Giuftiniano Proem. Inftit, Giuffi. NON SOLVM ARMIS decoratam fed etiam niano legibus oportet effe armatam s vt virumque tempus & bellorum , & pacis reltè poffit gubernari. 37 L'Interto trà i Filiponi di Piftoia , ad va artiglieria y in atto di fcaricarfi diede; EXITVS IN DVBIVM; talifono tatti gli attacchi militari » — Guerra, Così d'affedij, come di battaglie campali; l’efito dei quali per l’ordinario mal può accertarfi; che però Tucidide ANCEPS CONDITIO EST BELLORVM: Eredoso diceva Tucidide lib. 2. Ed Eredoto in Maxim. Bell: fortuna ita plerumque anceps eft s & dubia y vt ma- gnus numeras a pauciffimis, € qui potentes credun- tu ab imbecillioribus fusperentur. 38 L'artiglieria, dipinta in atto d’imboccare con vn tiro di palla vm altra artiglieria , che le ftà al'rifcontro hebbe dall’Areiio; OPPILABIT OS; S. Am. inferendo che l'eloquenza di Sant'Ambrogio turaua brogio laboccaai piùdotti, c più eloquenti del luo fecolo, Lottetîo operò la tremebonda brauura del Macedone Aleffandro ) che fece ammutire il Mondo; attomito , .Ma.1. © foprafatto; poiche com'è feritto 1. Mac. 1.3. $17482 “ terra in confpettu eius; eciò interpreta Vgon Car- Pgon dinale; Quiz nemo audebat rebellare » vel aperire Cardin 05yautgannire . Ed il Padre Cornelio à Lapide; Pre Cornelio terrore fortitadinisy & viltoriarum eius continua- dè Lapide rum y vt nemo ei auderet refifteres nec contra eum hifcere &ec. Così all'vdirfi nei deferti di Paleftina la voce intonante dei precurfor Battitta » tutti gli altri Profeti reftarono ammuttoliti , che però da Pier Pier Cri- Crifologo Ser. 127. egliè chiamato. Maior homines Sologo par Angelis, legis fummas Enangeli fanttio; Apof- tolorum vox, SILENTIVM PROPHET À4- RYW M . All'vdirfi nell’Armenia le voci Apoftoliche di San Bartolomeo ; reftarono gli oracoli diabolici Fafii ammutoliti. Hic loci ad eius facundiam continuo Mariani ygalorum demonum fimulachra obmutaerunt, fcriue l'Autore dei Fafti Mariani; F dell’inuitto Martire Sant'Apollinare affermano l'Ittorie Eccletiaftiche; che ritrouandoli egli nel tempio di Serapij Daemon fe refponfa daturum negabat , dum ibidem Petri Apostoli difcipulus moraretur. Breu. Rom. 24. Ialij. Don Vincenzo Gilliberti, hà la bombarda col Pridéza motto; LOCO ; ET TEMPORE, fimbolodi perfona giudiciofa, e prudente, che sà operare , quan- do meglio , ed illuogo » ed il tempolo richiedono . Nel qual argomento delicata ponderatione ci vien propofîa da Ifaia 6. 2. ouc parlando dei Serafini, che afiftevano al trono d'Iddio,quafi infuocate bom- barde d’auanti al Signor de gli eflerciti » dice che fi 1/@.6.2. trowauano così proveduti; Sex ale vai» & fex ale alteri e che duabus velabant faciem eius , & duabus Brew. Rom. $13 velabant pedes ciusy & duabus volabane . Mà fe haucuano fei ali ; per qual ragione feruirfi nel proprio valo di due folamente, e non di tutte fei? Ma rifpon- de con la fuai folita acutezza Ruperto Abbate lib. 1. de Trinit. & operib. eius cap. 28.che; Volabane pro Ruperto LOCO, ET TEMPORE ; effendo quei puriffimi Abbate fpicitiilluftrati ,e dotatl da Diod'alti(fima prudenza » alocoetempo volauano ; con più, econ meno quan- tità d'ali, come meglio richiedeua l’occafione; e l'op- portunità di farlo . 40 I Partenij di Roma yad vna bombarda » dalla quale vfciuano le vampe del fuoco, e della fiamma» mà non la palla foprapofero; NONDVM INTO. Predica- NVIT, forfe inferi volendo » che il Predicatore tore ese» deue far comparire lo fplendore delle fue virtù » prima P'are d’alzar le voci a farne rimboinbare il cielo ; e ben fug- gerì quefto documentola Sapienza infinita; che chia- mò gli Apattoli prima faley e poi luce» nel qualluogo Marr. 5. l'Autore dell'Opera Imperfetta Homil. Lo. in Matt. 13- Prius autem vocanit eos ful, poftea autem lux, quia Gio. Cri» prius eft bene viuere , fecundum autem bene docere . foftoma 4i Nobile ingegno» figurando la palla sboccata dalla bombarda che dopo d'hauere fcantonato vana torre» paffa impetuofamente più auanti, le foprafcrif- fe il cartello ; SVPEREST CVRSYS, del quale effetto anco il Taffo Geruf. Liber. Canto 18. fl. 69. Non fi ferma la lancia è la ferita, Taffo DOPO IL COLPO DEL CORSO AVANZA MOLTO; E dimoftra progreffo, ed avnanzamento militare,che non s'appaga delle antecedenti prodezze» mà fi porta Profitto anfiofo a nuoue imprefe. Il che anco otferuar fi dou- rebbe nelle operationi virtuofe,emorali ; Ia vintare» diceua San Gregorio Niffeno,tra&.de Virtut.affecut. hunc perfettionisterminam effe dicimuss quod nullus $- Erege. in 1pfa fitterminus; etenim virtutis idipfium terminus “Pm eft quod interminata fit . Con laviolenza de fuoi colpi atterra la bambarda tutto ciò che fi ritroua al rifcontro » cioè a dire caualli c cauallieri , armi ed armati , torri e muraglie &c. onde fe le può dare; OBSTANTIA STERNIT, * idea di pertetto Oratore» che opera tuito ciò che vuole con l'energia,» e forza della fua eloquenza. Achille Bocchio Symb. 94. Fulgurat eccestonatg;\& mifcet cunta Pericles £ cchikle Vt rutilans perterricrepun » & penetrabile Dosca fulmen : » Vique imitata ipfum fulmen bombarda tri fulc Munitasarcesyimmenfarepagula » terres Oppida» & horribili euertit concuffa fragore Menia lata folo. Non illi cominus audent Siftere! fe fortes turme » ingentefue manipli . Sic Oratoris fummi admiranda facultas Quum fe fe ipfe refert totum a celeStibas illis Rebus ad bumanasy excelfius omnia certe, & Magnificentius eloquiturs fentita; monetque Fortius, vt valeat prorfus NIL SISTERE CONTRA Igniuomo fatuos propulfans ore fophiftas, BALESTRA Capo VI. [moftra animo rifoluto la baleftra ; dipin- ta inatto di caricarldà forza di lieua ) col Anime motto d idioma itraniero » che fignifica; C AR 1- IHoluto, CARLA, O' SPEZZARLA. Imprefa, che fi come può addattarfi ad vn intrepido guerriero, che _ __. in campo aperto determini di vincereyò di morirescosi Precipe propriamente quadra è Prencipe auaro, che agitato da quare, penlieri Torquase Eloquen za 42 514 DA Précipe penhieri tirannici od aftringe la Città , e Prouinciaà avaro —Jui foggetta, à portare quel pefosche non puòregge- re;ò ditperatamente a diltruggerfie mancargli. Reo di quefta pazzia ; e colpa fù Roboamo ; che affor- dando l'orecchio alle preghiere della fua republica giudaicache fupplicaua d’effere vn po poco fgrauata, egli perche con barbara violenza volle più che mai ca- ricarlay venne d fpezzarla , perdendone dieci tribù » come diftefamente è feritto 3. Reg. 12. Ben diceua Prou. 9. pertanto Salomone Prouerb. 29.4. che la doue; Rex 4. iuffus evigitrerram, vir auarus,cioe vir exattionum interpreta il R. Aben Ezra,che aggraua la maao nell- effigere più che non deue s deftrate cam. Cornelio è Prou-30. Lapide fopra le parole de Pronerb. 30 33. Qui vehe- 33» menteremungityelicit fanguinens. Princepsscommen- Cornelio ta, qui fubditos fnos nima feuer:tate compefcity & à Lapide plufquam fatis eft legibus premit; - corundemiram & furoremin fe concitat, & impatientes animos ad bel- Spiritua- /2ye feditiones cogitandas cxacuit &c. Sselprime in le indif= queft'imprefa parimenti lo (moderato) ed indifcreto creto. feruore d’alcunti che di fouerchio aggrauando la car- neycon digiuni; cilicij,difcipline,vigilie : l'aftringono à mancare, ed a fcoppiare; mà nel cuore di quefti dou- rebbero rimbombarle voci dell'Apoftolo 1.Cor.9.27. 1. Cor. 9. Caftigo corpus meums & in feruitutem redigo » nel 27. qual luogo San Giouanni Crifoftomo Homil. 23. Gio» Cri- molto bene auuerte s che; Non dixizy nterimo, ne- fofomo que enim caro eft inimica» fed caftizo , & in feruitu- temvredigo, quod quidem eSt Dominiynon hoftis : tor- toris non inimici; pedotriba paerum exercentisy non aduerfarij . 43 La baleftra, che dal Abbate Ferro hebbe il motto ; CONTENTA VEHEMENTIVS ; n'ef- Ira d’Id- prime l'ira d’Iddio, che quanto più tarda in auuentar dio ilcolpo delcaftigo ) tanto più gagliardo ilfà fentire, ciò che ne ricordò il Padre Sant Agoftino Serm. 102. S.Agofti- de Temp. Nunguid prolixa mifericordia poteft Deo no auferre inftitiam® QvuANTO enim DIVTIVS EXPECTAT y TANTO GRAVIVS VIN. DICAT &c. 44 Alla baleftra caricata a palle fù foprafcritto; CON ALTA VNICA MIKA; che dimoftra ; Animo. così animo nobile » che afpira a cole eleuate: come nobile . anco vn vero amante che s'appiglia ad vn folo ogget- Amante toy e quefto non communale, mà per nafcita, per no- vero biltàse meriti, fommamente qualificato. E fe troppo baffo non raffembraffe quefto corpo d’imprefa, direi Anima che tofle idea d’vn anima contemplatiya » che piena contem- d’aff-tri fpirituali , fdegna quanti oggetti hà laterra, platiua benchealtri gli giudichi meriteuoli di molta contide- ratione » e fluma;ed vnicay e totalmente s'appiglia all- infinitobene. Nel qual propofito il Padre Ermanno Vgone lib.3. Sufpir. 4 Quo meus ergo fuos Amor eiaculabitur ignes è (Primitta noftri namque caloris erunt ) «An ferar bumana fariata Cupidine tede 3 Cognata Angelicis, frirpfque,(ororg; choris? Aut mea mortales venient in colla lacerti $ Qua fum immortali fponfa creata Deo ? Ahfuper hafce hbyemesmoftri rapiutur amoresy Terra paremthalamis non babevifa meis. E nel Sufpir. 6. dello ftelfo libro; Ah minus eSt animo, quidquid fola diffitater- rarum Ajiriferaqguerobeunt mania vafta plaza Quod neque terra capity neque regna liquentia ponti y Non bominumque lavesmon auinmg; domus. Quodneque fiderei claudune amplexibus orbesy sd voto fpes et, vefque petita meo, Erman Ven. STRVMENTI MILITARI Lib. XXII. BERSAGLIO Capo VII. 45 @Cipione Bargagli, nel frontifpicio del fo li- I bro; hàloicudo , con due faette ) vna delle quali più da vicino colpitce nel fegno ; col titolo: PROPINQVIORI. Chi nell'effercitio della virtù , meglio colpiice; più deue ottenere, e d'applaufo » edipremio. Atalarico Ré ; citato da Cafliodoro s Premio lib 9. Epift.22. Elelfi» noftra ( diceua ) de meritis Caffiodo- venue : & tanto quis regali animo proximatur, quanto re bonis (ludys focietate tungitur . s 46 L: Ratua di berzaglio , con molte lancie con- tra, edil motto; NON OMNES EODEM, _— inferifce , che non tutti gl’ingegni arriuano ad vna Merito medelima eccellenza» mà varia » e diverfamente co'- difegua- pifcono ; che quetto é il fenfo di San Paolo 1. Cor. 9. le. 24. Omnes quidem currunty fed vnus accipit bra- 1. Cor. 9. sum. Nel qual luogo s al parere di Sant'Aafelmo 2+ fi tratta del premio dellagloria , che farà 3 ( benche Beatitu- molti fi credano d’arriuarlo , ) confeguito folimente dine da quei fedeli, che giuftala legge di Crifto havranno fin’al fine virtuofamente operato . Carrunt enim [u- S- Anfel- deiycurrunt hereticiy currunt nonnalli Chriftianisqui #* ad vitamnon funt predeStinati; quia omnes iStî in fi» ne premium fperant fe adeptuross® ad illud tendunt per vita prefentis Stadium. Sed predeftinatorum Chriftianorum populus, qui legitimè currit accipie brani um 47 Latarga; colfegno da berfaglio s contra la quale fono fcoccate alcune faette , fù pofta con; PAVCIS LICET ; poiche a pochi è conceduto d’arriuare alla fuprema eccellenza in quella profeflio- Eccellen ne, nella quale ciafcuno s’effercita. Come appunto 22 nell'arte Oratoria auuertì Quintiliano » il quale n Proem. Inftitut. Orator. ditcorreua; E/t certè aliquid Quinti- confummata eloquentia , neque ad ilam peruenire liano natura hbumani ingenij probibet , quod fi non contin- gatsaltius tamen ibunt qui ad fummanitentur, quam qui prafumpta defperatione quo veline ewadendi y protinus circa ima fabfticerine . 48 Peridea d’va Giudice difcreto, e perfetto » chenontrappaffa nel giudicare i termini del rigore; mà neanco manca per infingardaggine, può figurartì nella taetta dirizzata al berzaglio col cartello; NEC CITRA) NEC VLTRA. San Balilio in princip. Prouerb. Quemadmodum is s quifagitram cendens ad metam dirigity NEC PVLTRA y NEC CI- TRA» nec vtrobiqueerrando @ via propofira exci- det; ita rettus Iudex fattitabity nec in indicando per- fonam accipiet. Tale ogni letterato ponendofì à feri- uere di qualche materia , non deue ne auuantaggiarfi òtranicendere: ne riftringerlì , od abb (farfì più » ne meno, di quello che la materia comporta; Lipfio in Inlùitut. Epiftolica. 772 1 fagitta mictendanon mi- Giuffo nus aberrat qui citra fcopum, quam qui vitra iacula- Lipfto tur; fic infcribendo quifquis pauciora quana pro rey aut plura dici» 49 Molte faette fcoccate contra il berzaglio fi ri- trouano colverfo; TVTTE AD VN FINE, ED Eccel- VNA SOLA AL SEGNO ; concetto col quale lenza tiene efprefla allulione ildetto Euangelico ; Multi sfarr.z0, Sunt vocatiy pauci vero eleéti . Matt. 20. 16. c quello 16. diSan Paolo; Ormmnes quidemceurrunt, fed vnus acci- 1. Cor. 9. pit brauium 1. Cor. 9. 34. sul qual luogo il Padre 24 Cornelio a Lapide Apoftolus dicir vnus, mon tres Cornelia vel quatuors quia propriè refpicit ad briuium, 1deft è Lapide aurcolam & excellens premium », quad non ommbus eleftis » fed paucis beroicè cercantibus derur ce. fimil. Giudice * S. Bafilie Lettera- to BOMBA Similmehte în tutte le profeffioni, molti fono quelli, cheafpirano alprimovanto » mà vn folo » ò almeno pochiflimi l'ottengono + BOMBA Capo VIII so A Lfonfo I. Duca di Ferrara, hà vnabombay 0) che fcoppiando inaria, fparge fuocoye rui- Prudéza nescol motto Francefce; AV_LIEV» ET TEMPS; cioé adire, LOCO, ET TEMPORE; inferendo» che per oprar gran cofe » ci fi ricerca la prudenza » &ilgiudicio , in pigliare l'opportunità » e la congiun- tura. Dione lib, 52. d'Ottauiano Augufto, nel prin- cipio del fuo Imperio così; Now ftacim emnia » vti decretumerat executus eft; veritus » ne parum fucce- deretyfi fimul homines transferrey & inyertere vel- let : fed quedam ex tempore difpofuit; quedam RE- IECIT IN TEMPFS. Sant'Ireneo fimilmente lib, 3. contra Heref. cap. 18.nel Figliuolo d’Iddio of- S. Ireneo (cruò quefta puntualità » di cui così difcorreua. Pre- cognita funt haec omnia 4 Patre : perficiuntur autem è filio » ficut congruum € canfequens. et APTO TEMPORE: propter hoc properante*M aria ad admirabile vini fignum y& ante tempus volenti par- ticipare compendy poculum » Dominusrepellers cius incempeftiuam feftinationera » dixit: Quid mibi O tibi eft mulier è I Coraggiofi di Lodi, hanno per loro imprefa enerale vna palla cacciata da vna”fomba militare 3 Studiofo Lene con nuqua inuentione di guerra, lerue à getta» re lettere nella Città affediata è edil motto» adaltri corpiaddattato. PER TELA, PER IGNES; inferendo che nel mezzo àgli ftrepiti dell’adirato , e furibondo Matte» non haurebbero quei viuaci , e nobili ingegni intermeffo le doro letterate acca» demiche fatiche. s1 Il Pertinace frà gli Erranti di Brefcia, hàla bomba piena di fuoco artiticiatoyaccefa è ed auuam- ante nel mezzoall’acque, colcartello; ETSI. MIL- IES SVBMERGATVR; chedimoftra animo ge- nerofo,c fuperiore a tutti i mali , ed a quante miferie fopra di lui poffono inondare. San Giovanni Cri- Gio. cri-foitomo. Homil.25.in EpiSt. 2. Corin.ad honoredi Seficimo San Paolo così; Quemadmodum fi fcintilla ignis qua- dam » qui extingui nequeat in mare prolapfa, incur- fantibus multis fiuEtibus peffm eatyrurfujque fplen. dida emergat yad eundera quoque modum B. Paulus nunc quidem periculis velut conflabatur , nunc vero ex ipfis emerfus nitidior yac fplendidior afcendebat» coipfo quod vexebatur viétoriam referens, i 52 Labomba,che fcoppiandoin ariayfparge d’in- torno vampe di viuo fuoco, coltitolo, NON SE CAPIT INTVS fù tmprefa alzata da i mici Carità © Concanonici in Santa Maria della Palfionedì Milano, di S. Car per figurare la caritàimmenfa di San Carlo, che mal lo potendo capire nelfuo petto » fcoppiaua in cento fer- uorofe operationi, vendendo i prencipati per foccot- rereipoucri; ttruggendofi sù 1 pulpiti per conuertir peccatori; entrando ne i Lazaretti per aiutar gli appe- ftati &c. Onde ben efclamaua il feruorofo P. San Ber- 9. Berner nardo ferm. 79. in Cant.O amor preceps,vehemensy do flagranssimpetuofe? i Alla bomba inatto di fcoppiare,e fpargerd’intorno vampe ardenti, e focofe » altri diede. VIM VI; Pariglia. comeche il fuoco inferir voglia; Perche tù,ò bomba, con maniere violente hai voluto chiudermi , ed impri- gionarmi entro iltuo feno ; ben hò ragione anch'io d’vfar tecole violenze, fquarciandotiscome io facciozil fenoy e con tuo pregiudicio redimendo la mia libertà, Dione Animo — genero- fo =] Capo VIII 515 e fottrahendomi a 1 tuoi infalti i vNel qual propolito Quidio lib.3. de Arre ben diuifando andava; Iudice me frauseftcanceffa repellere frandem, Outdio sArmaque in Armatos fumere iura finunt. “CLAVA Capo IX. 53 D On Diego Saauedra, per dinotare che gl’- Inuidiofi offendono (e medefimi, più che i loro proffimi inuidiati, figurò due cani stipo de gl’- inuidiofi , che ayuentandofia mordere vna clava ar- mata di pungenti chiodi » s'infanguinano Je labbra, Inuidio» foprafcrinendo alla claua $ SVI *VINDEX : Gia- fo copo Sannazaro: L'Invidia, figlivol mio fe fteflamacera, Giacopo E prima di lui Virggilio Epigram. de Liuore ; Sanazar Liuor tabificum malis venenumy Virgilio Intaftis vorat offebus medullas s Et totum bibit artubus cruorem Nel qual argomento San Batilio Hom. de Inuidia. Inuidia concipientem fe animam corrodit y & tabe- S. Bafko facit. Col quale concorda il fuo gran fratello S. Gre- gorio Niffeno én vita Mofisy che defcriuendo la mal- uaggità dell’inuidia con molta copia di concetti, e dititoli » frà gli altri, dice ch’ella fia: Mortifer Gregorio fiimulus mucro reconditus, nature morbas > bilis Niffeno venenofa, tabes (ponte adhibita telum amarum è FIGENS ANIMAM CLAVPS, fiamma cordissinteftinoramignis &c. Dimottra altresi quetto fimbolo , che gli huominiarmigeri, non fogliono Fabbro riceuere alcuna-offefa 3 che non fe ne rifentano ; e ente che pregiudica a fe medefimoy chi la piglia comtra i !°*< grandi, > i 2a, 54 Perinferire la giuftitia d’vn Prencipe, che di- Giuftitia ftrugge:col douutorigore icattini Miniftri, ed i faci- di Prem norofì del fuo ftato , alla claua s in atto di percuoter cipe. l'idrafù foprafcritto: VI VIRVS. [IR Teodorico, apprefto Caffiodora . Varigrum lib. 4. EDI. 49. Ca[Fode= Deo aufpice Fridiladum locis veftris preeffe cenfui- ?° mus'> qui abiitores animalium legitima femeritare coerceaty homicidia refecet , furta condemnet , ag- giungendo frà poco; Neceffeeftyvinditte fubiaceat, qui prauis moribus obfecundat. Nel qual propolito molto opportunamente Macario Crifocefalo , orat. de Cruceyappreffo il Gretfero, Flagellar Deus Egyp Macario tum, diuine potentie adminiftro Moyf:> qui denas Crifocef. plagaseffecityvt perfetti fupplicij numerun fubirent, quiad fummumfque fcelerum procefferane. ELMO Capo x. ss ‘Elmo, voltato con la bocca verfo il cielo; fotto il quale fono le brace ardentizin quella , guifa appunto che fuol feruirea i fabbri, per fondere S Igma- il piombo’, hebbe il motto; POST MVNERA toLose- BELLI, imprefa alzata ad honore di Sam’ Ignatio hi Loiolasche dopole fatiche militaria feruì ad intenerire i cuori dei più contumaci peccatori. Don Gregori Branellormio Concanonicayin quefto argométo così; Quam cruorimbueraty feni POST MPNE- Gregorio RA BELLI Brunello Hec galeavaccenfo quem fanet igne micat, Pritut ad prunas , & plumbea muffa liquefcity Vt folet admoto cerca teda foco. Explicat empyreos Ignati bec caffis amorèsy Ardet amore Iefus qui modo miles erat. Illus igne calens y omnis peccator anbelat Cor durumy & teneras liquirur in lacbrymase AT- 516 «Arderent Loyola cus Aquilonia flammis Frigora, dum athereas mittis ab ove faces. 56. Nell'etequie del Marchefe Guido Villa, cele- brate in San Francefco di Ferrara vidi vn Elmo, coibiglietti , da eftraerfi, come fi ftila di fare fra le Virtù Soldatefche; ed il motto; -HENC,_ SOR FES, per partori- inferire che dalla brauura virtnofa vfciuanole forti {ce le fe- buone ; poiche cue è virtù militare, iui fi vedono licità pullolare le cariche» i gradi gli honori&e: Wirtus S. Bernar gradus ad gloriam, virtus marerglorie ; diceua San do Bernardo. FARETRA Capo XI. $7 TN morte di perfonaamata ; fù chi rapprefentò [ l’atrocità del luo dolòre » con la pittura d'vna Inmorte faretra vuota , ed il titolo. HERENT SVB CORDE SAGITTA; mà non può diri propria- mente imprefa, poiche eipreffamente mette il fenfo allegorico. Ben lì direttamente nella pittura di quelta Maria, faretra può rauuifarfi la diuina Madre ftante ia su'l Vergine Caluario, la quale» benche nell'eftcino , filica ) ercal- ful Cal- mente non folle impiagata , ò trafitta è portaua vario. adogni modonel cuore le faette della compaflione 3 e del dolore s che la rendeuano con indicibile fpafimo tormentata. Riccardo di San Lorenzolib.3.de Laud. Ricard.di Virg. Ip/a fuit martyrin anima, & gladius doloriss S. Lor8zo qui per tranfinit animam eiusun Vnigenitt palfione, pro amariffimo er martyrio computatur. Elo itello dinuouo lib. 1. cap. 5. riuolto al Crocififfo , diccua; Omnia vulnera» que tu fufcepifttin corpore, fufcepie in corde: & ficut lancea militis perforanic latus tuum Io.19. ita gladius doloris , eius animam pertranfinit Luco, nio! s3. L’Abbate Ferro fece imprefa della faretra, dandole il'verio ; SOMMINISTRA AL FERIR Céfiglie GLi STRALI AL ARCO, fimbolo di cattiuo ro catti- Configliere è che periuade il Prencipe ad attioni uo ingiufte , e violente. Tali i Satrapi del Ré Dario y irritarono quel Monarca contra Daniele. Aman coi fuoi infami fuggeftivi aftrinfe Affuero a decretar la morte de gl’liracliti sbenche innocenti. Ionadab fuggeri all’acciecato Amone l'arti infami per isto- gare conlabella Tamar gl'inceltuoli furori. 1 Fari» fei con importune grida vioientarono Pilato è trattig> gere confaette di morte il Redentore, e la moglie di Giobbe » checon voci maluigge procurò d'irtitare la patienza di quel forte a prorompere contra d’Iddio Iob 2.5. ineflecrabilibeftemmie, dicendogli lob. 2.9. Adbuc tu permanes in fimplicitate tua? Benedic Deo, & morere . Che fé bene colei non otrenneil’intento y non refta però che le parole fue sul viuo non pun- geffero quell’anima grande, e con vehemente impulto non la fpingetiero al faculegio » la onde Giouanni Gio. Cri- Crifottomo in Caten. £gonon ram lobum admicor Sofome antemulieris adhortationemi vt mibieft admirabilis post illius perniciofum confillum. Sepè - accidie , vr quem rerum natura euercere nOn porute , OrALio > & cxitiofa adbortatio frangat : 14 cuna diabolo ne- quaquam cfJec ignoratum: poft plagam infliftamyver- bis hominis adoricur » FROMBOLA Capo XII. $9 Aligula, feben fouuiemmi » quando voleua fa condannare vn reo, lolcua fcruirfi d:longa circomivcutione , con la quale procuraua di follenare l'animo di quel miterabile, e di riempirlo di lieta STRVMENTI MILITARI Lib. XXII. {peranza» accioche por, più duro 5 penetrante, ed affannofo y gli riufcifie il colpo inafpettato della , capitale fentenza . Si che quefta forma di giudicio Ita di poteua rapprefentarfi nella frombola , la quale quanto Précipe. più ftà rigirandofi, tanto, piùgaghardo, ed offenfivo {carica Îltaffo; e Com'altri diffe; CIRCVMACTA VALIDIVS. Dell’ira diuina cantò il Profeta; #ox P/176-19 tonitru: cui in rota; fe dunque Iddio ftà rotando?, Ira d'Id- e rigirando il fuo fdegno : a marauiglia. penofo dio riufcirà il fuo furore, quando lo frarichi addoffo à peccatori. San Girolamo. Dews qui laneos habet S.Girola- pedes» fed ferreas manus y tarditatem vinditta fap. mo plicy granitate compenfat. 6o Quanto è più lontana dalla mano che và girando la frombola » la pietra ond'è la frombola caricata y tanto fuol riceuere maggiorimpeto , € velo- cità » però le fù foprafcritto; QVO REMOTIOR; EO VELOCIOR ; volendo l'Autore dell’Imprefa Protez- con quefto concetto dimoftrare ad vn amico abfente, za che quanto era da lui lontano col corpo ; altretanto farebbe ftato pronto » e veloce in vbbidirlo. HASTA Capo XIII. 6I der d'Achille fe crediamo ai Poeti, e fe- rina, e fanauatutt'advntempo; però fù chi le diede le parole d’Ouidio lib. 1. de Remed. VVL- NVS; #PEMQOVE GERIT; tale anco Iddio, Traua- talvolta ferifceyed impiaga , mà ferendo, edimpia- glio fana gando rifana : Jpfe VVLNERAT, ET ME- rob 5.18 DETVR: percutity & manus eius fanabunt Tob. f- 18. Sant'Agoftino in Plalm. si. W tile quiddam S.Agoftr eft tribulatto s vtile medici ferramentums & plagis ne illatis fanandis s & plagis amertendisy ne inferantur. Ed il Padre Ermanno Vgonelib. 1. Gemitu 6. riuolto alsignore; O bone terrigenum cuftosy tutelaque mundi . Publica, jufpendit tot cui vota falus; Entua fe media clementia monSftratiniray QUAQVE MANV GLADIOS,y HAC QFOQVE TENDIS OPEM. Inquefta medefitna guifa operar deuc ilbuon Cor- Corret- rettore valendoti della lingua , come fe foffela lancia tore , d'Achille, che tutt'ad vn tempo pungendo ferifca , mà terendo rifani il proffimo delinquente. 62 All'hafta d'Achille» benche arrotata, e dif- pofta ad impiagare, eda ferire y fùfoprapoito: ET Traua- ISTA SALVI EM, nonaltrimenti ]ddio con le cole glio vtile pregiudiciali ci benefica è operandosiy che per fino le colpe ficonuertano in noftro maggior vtile; Dil Rem.8.:8 gentibus Deum omnia cooperanturin bonum diccua S. Paolo Rom. 8.28. Ommn:a, etiam peccata aggiunge il Padre Sant Agoftino lib.de correpr. 9 gratia cap.1. S.Agoffi= Nam pradeftinati ex cafu bumilioresy cautiores, ®° & feruentiores refurgunt. Nelqual propotito Giutto _ Lipfio 4b, 2. de Conftant. cap. 7. Tam promida Dei Gisffo | benignitas eSt y vt tllam ipfam. NOXAM IN tipho SALVTEM noftram PERTAT: & peccatum in bonum + 63 Moltehaftieciuole Aretteinvnfafcio hebbe- ro; VNITA VALENT ed anco: VNIONE ROBVR. Imprefa alludente al tatto di Sciluro Scitay Concor- riferito da Plutarco; che perfuatela concordia ai fuoi dia cinquanta figliuoli,, colmoftrar loro , che la doue cinquanta verghetutte vnite erano gagliarde contra oguitorza : teparandolesad vnay ad vna, tutte lì fa» rebbero con fomma facilità fpezzate . Giouanni Cri- fottomo Hom. 1. de dile&. Nihil cum concordia Gio: cri- comparanduna dileGkiffimi: fic enim finguli multaruna fRome inftar Erman. Faon a H.A ST A! inftar evunt ; fi enim vnanimes fuerine duo, aut de- cem, iam nonvnus » fed finzuli eorum quali decem fiunt. Così Lipfio lib.1.cap.1. Admirand. Frequen- tiay & multitudo ciuinm, fundamentum cft omnis po- tentiey & diuturni ftatus » s î 64 Siritrouano incrociati infieme l'hafta; ed il Guerrie- tridente» con l'auucrbio; VBIQVE, per vn guer- Giuffo Lipfio ro riero valorofo 3 ò.per vn Prencipe potente interra se + ivo inmarey come.il Ré di Spagna, l'Inghilterra, la Repu- blica Veneta &c. - Educa- 65: Labuona cura, ed affidua , e diligente educa- tione. tione riforma gli .habiti ed inclinationi cattiue della Correr: giouentù; edanco lacorrettione fatta con carità , ed. tionè»* affetto siriduce alla rettitudine l'anime diftorte» evi- tum di tiofe, licome il calore del tuoco obbliga l'hafte curue a raddrizzarii» al qual corpo d'imprela il Padre Cer- tani diede; CALOR EXPLICAT. Seneca Epitt. so. Nibile Sl quod non expugnet pertinax dpera,@ intenta, ac diligèns cura . ‘Robora m rèftuta | quam uis flexa » reuocabis. Curmatas trabes CA LOR EXPLICAT: &aliter nateyin id figuntur > quod vfus nofter exigit» quanto facilius animus accipit ormam , flexibilis & omni bumore obfequentior:è 66 Vnhafta diftorta, pofta nello ftrettoio è per raddrizzarla., come vfano di farei maèftri dell’arte in- + X%. troduffi à dire; TORQVEAT, DVM DIRI 0 GAT, taleognianima trauagliata à.Dio rivolta può Traua- diranch’effa; T'orqueatsdum dirigat» fe O afpi- glio ra all’acquifto della rettitudine interna, della virtù» Senecw e della perfettione. Seneca lb» 1. de Ira. Quemadmo- dumquadam haftilia detorta, vt corrigamus aduri- musy & adaltis cuneisynon vt frangamus, fed vt ex- plicemus elidimus : fic ingenia vitio praua,dolore core poris » animigue corrigimus » i 67 L'hafta quand'e afferrata dalla manoyò da vn canto; ò dall'altro, riefce greue , e difficile da maneg- giarlì » mà non così quand’altri la piglia al mezzo; poiche ‘LEVIOR IN MEDIO ella rriefte, come altri appuntole foprapofe; tale in tutte le operationi; la confuetudine » & l’habituatione cele rende facili quand'anco peraltro pareffero intolerabili. Ben dice- Pittego- ua Pittagora. Elige vitam optimam,nam confuetu- ra do reddet iucundifimam. Quidio 4. Faft. Ouidio Non fentitur fedulitate labor. Enel lib. 3. de Arte. Quod malè fersy affuefce ; feres bene : multa vetuftas Lenit y at incipiens omnia fentit . INSEGNA, BANDIERA Capo XIV. N infegna militare , figurata sù le muraglie d’vna fortezza » feruì per corpo da Emble- Audacia ma; con le parole di Virgilio 10. Eneid.v.284. A/- DENTES FORTYN,A IVVAT, nel qual fen- fo Quidio Metam. 10. Osidio — A DENTES DEVS ipfe IVVAT. T.Liwio Scipione Africano appreflo T.Liuio lib. 22. Auden- dum yatgs agenduni, non confultandumin tanto malo Anmmizno ETe ; cd Ammiano Marcellino lib. 16, 7 srtutem inte- gram effe contènte } & avidacemè. Vedali Aldo Ma- nutio ne fuoi Adagij al titolo. Fortes Fortuna iunat, ed ivi ritrouerà altre eruditioni d’Oratori, d'Iftpriciy edi Poeti attenenti à quefto proverbio . Pi 69 Giouanni Ferro diede all'infegna il motto; COGIT IN HOSTEM , che propriamente qua- dra alfegno trionfante della Croce, opra del quale fia- Seneca Habi- tuarfi 68 I Capoi XIIR VAT: I mo contra ogni nemico auualorati ; e lo conobbe S. Croce, Sant Ambrogio,che lib. 2. de Abraham cap. 7. dille» Exercitata mens » non aquilarum prafert imagunes , S- Ambro nec dracones: fed in cruce Chrifti, & in Jefu nomine £'* progreditur ad pralium ; hoc figno fortisshoc ve xillo fidelis. Lo conobbero i Soldati di Batilio imperato- res che dovendo attaccar la battaglia contra i Mani- mn chei, prefero lieti aufpicij di vittoria , gridando ad alta voce Crux vicit , come nota Cedreno; lo conobbe Giuliano Apoftata» del quale San Gregor. Nazianz. Orat 3. n. 54. rapporta » che cffend'egli ftato condot- to per opera d’vn Magoad vnconuenticolo idi Demo- nij,fuorprelo da graue fpauento; Ad crucem vetuf: Gregorio queremedinm confugit: bocque fe aduerfus terrares Nazian. confignat s oggiungendo immantinenti »' Yalwie-fi- gnaculum s cadunt demonesspellunturtimores. 70 Alcibiade Lucarini foprafcriffe all’infegna 4 STA VOLTEGGIANFE; E INCVORA ; im- Santi prefa non difdiceuole ad vm huomo Apoftolico, il qua- Pi edica= le valendofì hora delle promeffe del regno,ed hora del- 911 le minaccie dei fupliciy: invna guifa , e nellalera per- fuade,& incita gli vditori alla feruitù d'Iddio. D’ogni Generale d’efferciti che prima d'attaccare il nemi- cotrafcorrendo d’intorno, inanima i fuoi foldati , può ripigliarfiquefto motto. Così Torquato Taffo Ge- ruf.. Liber. Cant. 20.ft. 12. di Goffredo afferma, che trouandofi à fronte dell’effercito d'Egitto, prima d’at- taccarlo . : N” = Sourtvn corfier di (chierain (chiera ‘ Parea volar trà caualiertrà fanti . Tute il volto fcopria per la vifiera: Fulmisauane gli occhi:s e ne fembianti. Confortò il dubbio ye confermò chi fpera : Etal audace rammeatò i fuoi vanti» E le fue proueal forte : a chi maggiori Gli ftipendi promife » a chi gli honori. Così anco nella perfona del Sereniffimo Don-Giouan- ni d’Auftria , Generaliffimo della lega » fatta dal fom» mo Pontefice Pio V; dal Re Cattolico Filippo I.e.da, i Signori Venetiani ,..il quale prima d’attaccarla bat» taglia, falito fopra vn agile barchetta, circondà tutta, l'armata Criftiana , e dilegno, inlegno e di galera in galera andò incitando con animofe voci i Cattolici guerrieri ad operare contra l’orientale Tiranno con eroica brauura , ed ottenerne ,, come feguì, gloriofa vittoria , ben s'auuerò quefto motto; ST A\ VOL- TEGGIANTE, E INCVORA. 71 Prouerbio nelle bocche di tutti inuecchiato è. 9 Torquato Taffo ‘ Bandiera vecchia honor di capitano. A quefta per tanto » figurata da più parti lacera » e perforata il Pa- dre Ortenfio Pallauicino foprapofe; LVSTRIS 1L- LVSTRIOR; od ancora; QVANTO LACERA PIV, TANTO PIV BELLA; motiuo del Caua- lier Marino;che dell’infegna cantò. E da puntedilancie , e di quadrella ; I LACERA PIV: TANTO! PIV ELLA. Che può feruire ad honordi guerriero; che tanto più Guerrie- riefce regguardeuole se gloriofo quanto piùdalle fe-ro rite , e dalle incifioni fuifato, e detormato , nel qual genere viuerà immortale il nome del Conte Gorttitre.. Parlo do Pappenhaim » ilcui corpo da più di cento cicatrici Bersarele vedeualì diuifato; potendo anco feruir l’imprefa alle glorie così del Apottolo San Bartolomeo » che tutto da S. Barto- capo à piedi era impiagato , è fcorticato , come di lomeo molti aleri Santi Martiri. Giouanni Crifottomo Ho- nul. de Sept. Machab. Preziofa funt corpora Marty- Gio. cri- rum » quoniamplagas pro Domino fufceperunt : & fi- (:fema .. cutcorona regalis vndique decerara fulgentes radios emictit ; ita faltorum corpora ficue pretiofis lapidibus Xx accep- Marino 3518 acceptis pro Chrifto vulneribus diftinita omnium re- gum diademate pretiofiora redduntur. ; 72 L’infegnacomsbattuta da i venti , che ftà fuo- lazzando d’intorno l’afta » dalla quale non mai fidipar- tes il che dice il motto; AT SEMPER IN HAS- TA puòferuireà perfona, che gira co’ penfieri in varie parti » mà non però mai s’aftrae dal fuo propofi» to ; à Predicatore ; che fà varie digreffioni , mà tutte attenenti al filo del {uo difcorfo ; à perfona combattu- ta davarie perfecutioni , mà che ad onta loro fi man- tiene nell'amore della virtù » e ne gli offequij della di- uinità coftantemente falda , qual appunto fù il Padre San Gregorio Nazianzeno, che fe bene in centoye mil- Je guife vedeuafiinfidiato s inuettito , e combattu- to nonlafciaua però mai quella ferma fperanza ; che poft' haueuanel cielo, net verfi, co'i quali fe fe co- bortatur diceva. —_______ __— Ommivita Cerea verfetur tumidis , grauibufgue pro- cellis. Omniaque hic tempus talorum more volutet, Diuitias , famana svires, formaque nitorem y Que Dom:nos perfape fuos malefida relinquunt . Afego fyncero complettens corpore Chriftum, In fpe fenaper ero s donec mihi cernere detur P nitaTriadisy clarumy & venerabile lumen: LANCIA (Capo XV. 7; Ome di fopraaltitolo Haff4 io diffi, alla lancia C d'Achille fùfoprapofto; QVA VVLNVS SANATAS. Imprefa che non folamente ferue è dimo- ftrare che quel travaglio ifteffo » che ne trafigge» rielca di nottro giovamento » e profitto; mà ancora , ad inferire che debba riparare > e rimediare al male , Piwsarco SOluis che feppe farlo. Plutarco ia moral. X°t Tele phi vulnuseadem hafta fanatum elt » que vulnus in- fixerat; ita vulnus obiurgationis ab eodem fanabi- tur y gui fecit. Ouidiol. 1.de Remed. Amoris. »Admeadecepti iunenes precepta venite » Quos fuusex omni parte fefellit Amor. Difcite fanari per quem didicitis amare » Vna manus vobis VVILNVS » OPEM- QFE feret. Ideadi Prencipe retto che non pet altro punifce, che per beneficio del publico ; ò di padre di famiglia Calligo, aftéttoto e difereto » che non per altro percuote , che pér cavarne l’emendatione » ed il profitto del feruo , , ddel figliuolo è parnemi la lancia d'Achille » che rra- * figgendo nonlafciaua lefione verunaymà immantinen- ti fanaua » ondele diedi il motto; NIL QVOD LAEDAT, HABET. Parole fritte da Sedulioad honore della rofa ; Et velut e fpinis mollis rofa furgit acutis, | NIL QUOD LEDAT HABENS. Tribol 2 Inquefta maniera appunto opera labontà d’Iddio; giore, Che fempre.é propitia , anco quando fembra irata ; e che reca beneficij ftupendi , anco quando ftà in atto di percuotere » e diferire s della quale Tertulliano lib. Tersul- 3-Contr. Marcion. cap. 14. Ad omnia tibi occwrrit Deus » idem PERCVYTIENS, SED ET SA- NANS: mortificanssfed 7 viuificans: bumilianss Sed & fublimans:condens mala, fed & pacem faciens 74. Vaferpente strappaffato da vna lancia, e con- ficcato contro la terra ) in atto d’alzarilcapo ad offen- Maligni- derla lancia si ritroua con l’auuerbio; INDARNO, tà. concetto leuato di peto dall’Ariofto Canto 37. ftanza 78 » i verfidel quale fon già prodotti nel lib. 7. Impre- fa 57. Non altrimenti la malignità mal può preualere Conti» nuare. Mante- nerfi. Greg. Nag. Rimedia re. Quidie Sed ulio liano STRVMENTI MILITARI Lib. XXII. controla giatitia, e contro l'innocenza. Erano fer- enti , i giudei, i quali; Acwerunt linguas fuas ficut P/.139.4 Serpentes. PI. 139.4. e che saunentarono lividi e malie P/4:=.2> gni; Aduerfus Dominumy&® aduerfus Chriftum eius; Pfal. 2. 2. mà indarno ) poiche; Gentes, & populi meditati funt inania Pfal. 2. 1. 75 Don DiegoSaauedra figurò vnalancia , che feruiva di palo a foftenere vovliuo , ed vna vite, col i cartello; IN FVLCRVM PACIS ; infegnando Guerra + che la guerra fi deue intraprendere , nonconaltro fine » che per procurare » ò mantenere à i popoli la pace » Pacem habere debet voluntas » bellum neceffitas > di- S.Agoftia ceua Sant'Agoftino Ep:(. 207. to. 2. Ed Epaminon- ro da» riferito negli Apoftemmilib. s. PAX BELLO Pewl. PARATVR: nec camtueri licet, nifi ciues finti Manus. ad bellum inftrutfi . MANOPPOLA Capo XVI, 76 E Gualmente ferue la manoppola a difender chi la portaycome ad offendere altrui; TEGIT; AC FERIT dileifiù detto,idea di Proteitore favgui - nario , erifentito ; fe anco non fi dicelfe; «che [adio Dio mi- protegge conla clemenza, terifce con la giuttitta,pren- fericor- de humana carne , venuto a darla falute, mà tidifpo- diofa, e nealla feconda venuta per giudicare con fentenze ina- giulto , pellabilii delinquenti ; ond’il mio Abfalone Abbate Ser. 4. così; Quis aduertens Denmadterras defcen-. 4bfalon dere pro falute hominum ; defperare potuit ? Aut quis Abb, expetans indicem tam terribitem fecurus vnquamfa- itè Oquamcante ambulandumy vbivnass idem Dominus, forsispropugnator ad faluandum, & ram diftritus Index ad vniuscniusque opus quale fit difci tiendum&Te. PADIGLIONE Capo XVII. 77 Enche il padiglione occupi bricuifpatij di ter- B ra, adogni modo dall’Abbate Gionanni Fer- ro fù etto; TECTVM MILITIBVS AMPLVM ; Cafà an perche non puddirlì anguita quella cafa, che è habita- guita. tada va cuor grande; e come diile il Petrarca 2. de re- med. dial.63. Nulla tam parua domusefts quam non Pesrarca amplificet magnanimus habitator . Quadra Pimprefla Beatitu- al Paradifo » padiglione di gloria , ma immento » pre- dine. parato dal Signor de gli eferciti a fuoi feguaci Baruc.3. 24. O Ifrael quam magna eft domus Dei, & ingenslo- Barue. 3. cus poffe[fionss eins?- Magnus el 3 & nonbabet fi- 24. nem: excelfis e immenfus 78. Al padiglione cheferue per riparar le foldate- {che così da i feruori della più focofa eftate , come da irigori del piùcrudele inuerno io diedi; E DAL protet- CALDO, E DALGELO,; fimbolo di pro» rione, tettioneye difefa contro ogni finiftro accidente. Iaia 4.6. Tabernaculum erit in vmbraculum dieiab affu, Ia. 4.6» C in fecuritatem» & abfconfionem è turbine) & è piuuia . SAETTA, FRECCIA Capo XVIII. 79 Lcune faette » fpuntatecontra vn marmo» fi trouano conj INFRINGIT SOLIDO , Refiften- così vn. cuor nobile , rintuzza la malignità, e rende inu- za. tili gli sforzi de’fuoi auuerlarij. Seneca 3. de Ira c. f. Sensca Wi telaa duro refiliunt , cum dolore cadentis folida feriun- FRI E CACCIA: Capo IXVIITI.. € è 19 feriuntur: ita nulla magnum animum iniuria ad fen- fumfkiadducit , fragilior eo quod petit. Ancoi Dot- f tori di Santa Chieta , quali pietre ben forti rintuzzan- Erefie. dolefaette che i gentili se gli eretici fcagliano contra Gio: Cri- diloro; Etficut mortiferas fagittas , fic infana verba Johomo peruerfe cogitationis corum de impia cordis pharetra procedeniia Dottores quafi lapides viui fufcipiunty & & fidet VIRTVTE CONFRINGUNT. Imper- fetto, Hom. 10.în Matt, 80 Iltitoloaggiunto alla faetta; CONSEQUVI- TVR QVODCVNQVE PETIT, è veramente come piacque al Signor Carlo Rancati ; N VN- QVAM ERVSTRATA, motto leuato dalle felue di Statio in Epithalam. Stelle; Hic puere turba volucrum » ci plurimus ignis Ore manuque lenì NUWNQVAM FRVS- TRATA fagitta. Miniftro quadra così a miniftro prudente » che non mai opera pivden- à vuoto; come a perlona auuenturata » che ottiene quanto ricerca : & all'anima orante s della quale Marc. 11.24: Omnia quacunque orantes petitisy credite orante- quia accipietis, «& euenient vobis; nel qual fenfo Mare! Criftoforo Finotto diffic. 92. Stazio 24 Pofce Patremy diéto citius dabit omnia; Montes Criffof. , Finosto Velficollibeat tollere , vota feres. 81 Tré dardi infieme vniti , feruirono à figurar lalega » feguita frà pio V- s Filippo iI. 3 ela Republica Concor- Veneta contra i turchi col motto. VIS NESCIA dia. VINCI, Emblema fimpatico con quello dell’ Alciati intitolato; Concordia infuperabilis, vue alla ftatua di Gerione , homo ditré corpi fottofcrifle ; Andr. Tergeminos inter fuerat concordia fratres, Alciati Tanta fimul pietasmutua; & vnus amor Inti bumanis vt viribas ampla renerent R:gna, vno difli nomine Geryonis . 82 Monfignor Arefio , alla faetta volante diede; Profitto. DONEC DEFECERIT NON CONVERTE. TVR ; che dinota. continuo profitto s ed auuanza- mento di virtuofe , e valorofeoperationi. Dauide 2, 2. Reg. 1. Reg. 1.22. Sagitta Ionathanunquamredyt retror- 22. Sum, & gladius Saul non eft- renerfuscinanise»»Del qual documéto S.Girolaimo così fcriffe à Celantia; To» S. Giro- tum fpatium vite tua fit y vt peragere pofsisiuftiia = lamo = nede praterita iuftitia confidensyremiffior efficiaris. Ad vn dardo fcgccato, fù chi foprapo STAT ALTERVM ,. e dimoftra vna di Difgra- cedente advn altra; come auuenn 2 ati a CA 1 dî da ups SU shog genatita tie fuc- mentre vdiua le prime nuoue de gli armenti depredati; foprafcrille. ‘) SVBIR:> O BAXAR ; cioé ; O Prencî SALIRE , O CADERE inferendo che il Prenci- pato + pato, quando non iftà ful crefcere y viene a diminuirti, e à retrocede; Magna imperia limites fuos babent , Giufto uocum venerunt » fiftuntyvetroeunt svuunt. Giufto Lipli. iplio Centur. 3. ad Belg. Epift. 31» Anco nella via dellofpirito » nella quale non fitroua ftato di perfi- ftenza: l’anima , ò di benc inmeglio s'auuanza e s'ap- profitta , odallentatali rrabborcando cade, anzi preci» Profitto. pita . Quindi San Bernardo E pif?.253. Yidit fcalam Jacob, & infcala Angelos, vbinullusrefidens, nullus S.Bernar fubfiStens apparuit: fed VEL ASCENDERE do. VEL DESCENDERE videbantur vmuerfi: qua- renus pala daretur intelligi inter finora & defe- um in hoc ffatumortalis vite nibil medium inueniri + 86 Advndardo fcoccato il Ferro diede; VOLAT IRREPARABILE , ò fia IRREVOCABILE, Vita hu- fimbolo della vita humana, della quale Quid.g. Faffè mana. Temporalabuntur, tacitifque fenefcimesannis, ouidio . + \cb&C fugiunt freno non remorante dies è Ed Oratio /. 4 Carm. Ode 7. Cum femel occideriss <.de-te fplendida Mino: @ratie. Fecerit arbitria y xii e Non Torquate genus, non.te facundia ; nonte Reflituet pietas. ( 87. Advna faetta già fcoccatay e volanre addattai le parole d'Oratio 12 arte; NESCIT MISSA x REVERTI; fignificando, chequando , coma Mormo- linguaingiuriofa habbiamJacerato la fama dei prot ratione. fimi, mal potiamo ritrattare ciò che ingiuftamente habbiam detto S. Pietro di Damiano fer. 74. de vizio lingu2 . Peniter quidem omninò tam incautè noxia Piesro protuliffe , fed remedium non occurritz quia quod Damian. SEMEL EMISSVM eîì, NON, POSS/V MV S REVOCARE wxtaquod Flaceus atty® femel emif- fum VOLAT IRREVOCABILE verbum. 88. Infegnando il Padre Saat'Agoftino , che il buon Predicatore dene dire; Nor alta fed apta » par- uemi che per imprela di Predicatore potefie figurarfì Predica- vnafaetta» fcoccata verfo il berflaglio , con le tudette tore. parole; NON ALTE SED APTE. Nel qual ary gomento San Gregorio Papasg Moral. Deber fublt 5. Grego- liter 1s quidocet profpicere ne Plus audeat, quam ab rio. «audierte capitur Preditare debet ad infirmitarem emeredì 5 femetipfim contrabendo de/cendere yne libia dcireo non profutura loquitury ‘oftendere 3 quam auditoribus prodefîe « 11.89 faerta incoècata » che ftà in mouere pe [pic- cefliue. Zenit alter y& dixit ignis Dei ceciditde celo Lob. 1. - carcil voloystà dal Bargagli fegnàta col titolo: HA- Velocità &e efràpoco; Adhucilleloquebat trauit 7 Cc. r, & ecce aliùsin- 84. Valore impareggiabilein rifce la faetta ) che i hauendo colpito nel bertaglio porte il motto; NE Eccellen VINCI, NEC MEQVARI ; conla quale formadi za» dire fù da Vellcio Paterculo . 1. Hift. celebrato Ome- Pelle ro; Negueante illum quemimitaretur neque poft Patere. illum, quieumimsitgri poffet inuentuselt, Da vr lib. 4. Carm. ode 2. Ottauiano Augufto; : @ra:io Quo mhil marus $ meliufue terris ) fe È Fata donauere sboniquediui; | ©. TT Nec dabunt : quamnisredeant in aurum — Tempora prifeum. ., .., E da glioracoli fourani lib.4.Reg.23. 25» il Santo Rè 4-Reg:*3. Gioha $ SIMILIS ILLI NON. FWIT ante 2: eum rex » qui reuerteretur ad Domiuum in omni corde fuo » & intota anima fua » & in vniuerfa vin- tute fua tuxta omnemlegem Moyfir NOE QUE ) POST EYVM SVRREXIT SIMILIS ILLI. 85 Don DiegoSaauedra ad vna faetta volante - audivit5Egredere de terratna Contra il Cielo» col motto ; celerata , ed'vbbidienza veloce. San Bernardo ter. de Gradibus Obedient. elociter currir bomo Dei, E S.Bernar velocembabere defid rac fequentem. Viammanda- do . torum tuorum cucurti y inquit Dauid . Fidelis obe- Vbbi- diensnefcitmoras fugit craftinmm, ignorat tardita dienza. tem . C@sìanco San Giouanni Crifotiomo Hom. 3 2. in Gencf, triarca Abraamadifcorrcua; M0x »? Gio. Cri- I din. C.12. 1. NO N foffomo. MORAS-NEXVIT: » nou diftulit , fed obediens Ges. 12. imperanù: » quod imperatum erat mox fecit, + = Che le calunnie non poflano' pregiudicare alla vera ‘wirtà » lo dimoftrai , figurando alcune faette icoccate IRRITA CADENT); __F nel qual fenfo Giufto Lipiol.devna Relig. 22 rela Caluar quedam in calum emiffia ire eo videnturs ‘non euri : Giufte «fic malitioforum calumnie bonos nontangunta i 90 L'’Incitato trà gli erranu di Breicia hà vna faet è ta, che prende tuocoimariacol titolo; IGNESCIT EVNDO ,, imprefa , che forle allude a ciò che avuena nead Acefte » lacui faewafcoccata arle volandoz Xx 2 Namque Zob.1.16. 16. c immantinenti , Sed #6 Liegone venit alter; VD QVAMQVAM MORAbyidca di prontezza ac- 3 Li sp fso è 120 Namque volans liquidis in nubibus arfetarundo, Signauit que viam flammis » tenuefaue receffit Confumptain ventos. Fncid. 5. 525. Edinferifce l’imprefa » che conl'effercitio s e conla confuetudinel’huomo diuiene più veloce » € più pron- to così nell’operationi degne s e virtuofe, come nel= le abbomineuoli s e nelle vitiofe. Che o delle virtuofe Origene fitratti; Ex iuftitia » dice Origene Hom. 23. in Nu- me. gencratur inftitiay & ex caftitate caftitas. Si enim primo tenuiter caftus effe caperit accepto ca- Slitatis fermento » quotidie caftior siii ; Nelqual Prom. 4. argomento Salomone Prou. 4. 18. Iuflorum femita » 18. quafi lux fplendens procedit » & crefcit. O fi parli de ivitij: 7uumpeccatum alind velut congenitum per S-Bafilio. gradus excipit » dottrina di S. Bafilio in cap. 9.Ifaiey ceu fornicatio fornicationem è & ipfa affuefattio mendaci mater fit mendaci : & quimentem diu exer- cuit ad furandum s nullo tam negotio aggreditar ini- quitatem . x srt. Allafaetta inatto d’effere fcoccata verfo il fe- Acquifto gno io diedi; NON QVODCVNQVE PETIT; *. poiche nonfempre s’ottieneciò che fi ricerca , mà tal volta il colpo vàà vuoto , e comediceua Oratio . Non fempet feriet quodcung; minabitur arcas. Adamo preuaricando contra il fourano diuieto y pen- sò d’ottenere diuine prerogatiue , ma non diede nel fegno , poiche per quella colpatrabboccò nelle mife- rie della morte. Saul fcagliò più volte le fue faette » bramofo d’vccider l'innocente Dauides ma non ot- tenneciò che fi pretendeva, Adonia fece anfiofa ti- chiefta d’hauere Abifag per fua fpofà è ma quefta di- mandalo fofpinfe con morte violenta a terminar la vita . Solimanno Imperator de i Turchi afpirò alla conquifta di Vienna , ma non l’ottenne . Alfonfo Albucherche feco fteffo, econfultò , e difpofe l’arti più facili ed opportune » e per divertire la corren- te del fiume Nilo » rendendointal guifa fterile tutto l'Egitto, c depredarela tomba ed abbrucciare il corpo Virgilio. Habi- tuarfi » @ratio. STRVMENTI MILITART Lib. XXII. di Maometto » ma terminò la vita fenza cffettuarlo. Guftauo Adolfo in fomma opprimendo con l’armie le città , ele prouincie delia Germania » afpiraua alla conquifta dell’Imperio ,ma in vece dell’ Imperiale co- rona» trouò quella de i funefticipreffi è reftando in campo aperto nel proprio fangueimporporato , e morto . 92 Alcone Cretenfe ; come riferifcono Virgilio Ecleg.6. Sidonio Appollinare, Valerio Flaccosed altri» vedendo il proprio figliuolofafciato » e riftretto da va orribil dragone»fcoccando vna faetta , vccife il drago» fenza punto pregiudicare al figliuolo. A quefto fuc- | ceffo hebbe forfe riguardo l’imprefa d’vna faetta ; in atto di traffigere vnferpente , tenuto da vna mano col motto. FERIENDA FERIT , ò fia; PETEN- DA PETO, idea di Medico,e di Cirugico pruden- Medico te »chenonincide » fe non ciò che deue etfer tagliato; ed anco di Correttore difcreto » che procuravccidere Correr- ilvitio, ma fenza offela del pouero peccatore. Da- !9re- uide P{.7. 7. Exurge Domine in iratua, & exaltare Pfal.7.7. infinibusinimicorum ; Mà e che doura egli far Iddio ? Odalfi.Corfumetur neguitia peccatorum: n. 10. vuo- le ch'egli diftragga la maluagità de i vitiolî, e nonl’hu- manità fragile, c caduca. San Giouanni Crifofto- Gis. Cri- mo iui. Querit ve peccatum de medio tollatur ) non feFemo + vt fumat penamde inimicis. 93 Monfignor Arefionella predica di $. Tomafo d’A cquino » per dimoftrare che quefto gran Dottore , non ha opinione, fentenza ,ò parola » che non fia tut- tafrizzante, edacutas fà imprefa di molti dardi pof- ti in vna faretra coltitolo; NVLLI DEEST ACI- ES. Motto che può accommodarfi all’epiftole di Se- neca » ciafcuna delle quali da particolare viuacità, e - fpiritofa acrimonia è condita ; ed anco alle compofi- tioni poetiche di Martiale » di cui Plinio il giovane, Epift. ad Cornel. Prifcum; Erar homo ingeniofus , Plin. né acutusy & qui plurimum in fcribendo & falis habe- vere: ret 9 fellis ,mec candoris minus è S.Toma- fo d'Ac- quino « 94 Amoltefreccie, fcoccate contra vn targone» nel mezzo del quale fi vedeua vn fegno bianco pofto % perberfaglîo;io foprapofi; OMNES IN ALBVM, dir volendo che le lingue fatiriche, e pungitiue dei {nnocen- maligni , tutte s'accordano » ad offendere la fantità za perfe- cl'innocenza dei giufti; cche » que fi vede ilcandore guitgga» Rif, della virtù, e del merito s iui s'auuentamo le faette delle perfecutioni . Frà tuttii figliuoli del Patriarca Giacobbe, il più candido » ed il più qualificato per meriti eta Giufeppe ; e pure contra di lui s'auuentano y attizzati i fuoi fratellitutti; Filiusaccrefcens Iofeph, Em 4% filius accrefcensy & decorus afpettu; Gen. 49. ; 2, 3% Se FRECCIA | fedexafperauerunt eum, & rurgati funtynmiderantg; ili babentes iacula. SCVDO Capo XIX. 95 P Lutarco in Inftit.Lacon. rapporta» che non sò i i Matronadi Sparta, porgendo al fuo fi- gliuolo, che s'inuiaua alla guerra lo tcudo militare 3 gli diffe » che douelîe ò con quello vincere , ò sù quello eflere, come fopra vn cataletto,portato alla fepolturay del qual detto Aufonio. Mater Lacena clypeo obarmans filiumy Cum hoc ( inquit) aut in hocredi, Fede A quefto fcudo fece eipretfa allufione chi gli fopra- : fcritfe; AVT CVM HOC; AVT IN HOC, - del quale altri diffe ; ET CVM HOC, ET IN HOC, edinfegna, checiafcuno debba, e con lo fcudo della fede eroicamente combattere ; e con Ephef. 6. quefto chiudere anco il periodo dellavita; In om- 26 nibus fumentes fcutum fidei » diceua San Paolo Ephef. 6. 16. In omnibus, ripigliano San Girolamo » Cornel. è € Cornelio à Lapide,vult entm nos in omni tentationey Lapid. & operegeftare clypeum fide e. 96 Simbolo di Prencipe valorofo s è lo fcudo Protet- accompagnato da vna fpada,colcartello; PERIMITy tione. ET IVETVR; imprefa»che parimenti può addat- ‘Angelo tarfi all’Angelo Cuttode » del quale s'anuerano le lodi Cuftode, attribuite a San Michele ; Brew.Rom Michaelem in virtute Conterentem Zabulum. Quo cuftode procul pelle Omne nefas intmici » s.Croce. E fimilmente efprime la virtù efficace della fanta Cro- cey che è come fpada ferifce i fuoi nemici , e come fcu- do ifedeli proteggendo aflicura: della quale Ennodio paran. didafcal. de caftitate ; «At mihi crux cufpisy Crux fcutum » crux Anfonìo . Ennodio » thoraca.» HAC TEGAR, HAC FERIAM hac pacis federa firmes . Ariîmo: . 97 Animointrepido je rifoluto , ò di rintuzzare rifoluto, l'altrui violenza; ò di latciarcila vita » dimoftra lo fcu- do d'acciaio figurato al rifcontro d'alcune faette fer- rateycol motto; AVT REPELLITy) AVT FRAN- GITVR. Giuda Macabeo, benche haueffe pochiffi- mo numero di feguaci » e vedefie contra di fe innume- rabili nemici; contigliato da fuoi a ritirarfìy non volle; 1.Mat.9. ma tutto rifoluto ; Eamus ad aduerfarios noftros » % diceva x. Mac, 9.8. fi porerimus pugnare aduerfus eos - & fi appropinquanittempus noftrum moriamur » ui pu. 10. 9% Allotcudo accompagnato dalla lanterna fù Felicità foprapofto; LVMINE, EÌ VMBRA; idea delle monda- felicità mondane , che portano anneifa alla luce dell’ na allegrezzal'ombra deliumetticia. Seneca in Thyette, Seneca Nulta fors longa eft : dolor ac voluptas Inuicem ceduni: brenior voluptas Ima permutat breuis hora fummis. Filone Filone Ebico lib. de leg. non feriptis , ò lia de Abra- Ebr hamo. Noneft, diceua, cur aliquis putet » merana & nullo dolore mixtam letitiam calitus in terram defcendere: fedtemperata eft ex virogue. Vn tolo tettimomio varrà per mille. Carlo V. Imperatore, con tlicità ftupenda conleguì marauigliofe vittorie . Soggiogò più regni nell’Atrica,difete molte prouincie dell'Europa » fugò Solimano il poderoto tiranno dell’ Alia, raccolte nella Spagna, nell'Italia, nella Saftonia » nella Gheldria » nell’Vngaria » nel Peloponefo , in Tunetì y palme vittoriofe ye trionfali ; e contra quanti Capo XVIII. S21 nemici egli attaccò la guerra , contra tanti con felicità così rara egli preualfe, che non folamente distece iloro eflerciti: ma quafi tutti gli vide fuoi prigionieri. E pure!» facendo in ,Brufelles affoluta , e volontaria rinuntia dei fuoi Regni a Filippo II. fuo figliuolo » in faccia di tutto il Senato » con parole » da teneriffime lagrime accompagnate proteltò; Se coro regni tem- Cornel. è pore nec ad vnum quidem hora quadrantem puram Lap. habuiffey meramque letitiam » fedomnemillam multis CH4YISI angoribuss doloribus permiftam; come rapporta Cornelio a Lapide in Prouerb. 14. v. 13. 99 Vna mano, tenentelo fcudo ) fi ritroua col foprafcritto; NE LEDAR, cheinterifceaiuto, Fede . difefaye protettione. San Giovanni Crifottomone!lo Protet- {cudo riconofce rapprefentata la fede, e nell'Hom. 24. 199°, ad Ephef. (criue. Quemadmodum feutum ante totum co se corpus inftar parietis proponitur. Ita fane & fides pe, nam illicedunt omnia. Mà fcudo militare anco può 4 dirfi il pane Eucariftico ) del quale armati ifedeli (ji Encarif fchermifcono da tutti i furibondi affalti dell'interno . "** Alfonfo Salmerone tom. 9. tra. 2. in Euang. offer- uando gli oracoli d'Ifaia 25. 6. Factet Dominus excer- 1(a.2:5+6» cituum omnibus populis in monte hoc connimum » dice che con molta proprietà dal Signore degli effer- citi ordinato quefto banchetto » e quelta menta , effend»ellatutta efficace ad appreftarai diuotize l’armi, eledifele. Dicitur hoc conuimum inftruttum d Do Alfonf. mino exercituumy quia pro exercitibus Ecclefie mili. Salmere tantiscorroborandis, & contra malignorum fpirituum exercitus confortandisy inftitutum eft. 100 Cheai colpi di lingua maledica nonvi fia al- | cunriparo , l’inferi l’Abbate Certani, con lo fcudo Mal di- trapaffato » e fpezzato da vn fulmine » edil verfo ; ©ENZ2» TKOPPO DEBIL RIPARO AL FIE.- RO COLPO. San Valeriano Hom. ;. de oris infol. Ferri fpicula per celum volantis facile fcuti obiec- 5: Y ale- tione contemnis. Verborumvero iftus , necreuocari, "99° < nec prohiberi; multo enim velociores fagittis funt. ior Ilmio Don Carlo Secchiari, ad honoredi Santa Chiara » che tenendo nelle mani l’ofteniorio del Santiffimo Sacramento » fugò » e fconfiffe i Sara- ceni, figurdlo fcudod'Atlante s alla vifta delquale reftauano » dall'ecceffiuo fplendore abbarbagliati i rifguardanti, e onendole vicina la fua fpoglia , gli fo- prapofe ; TERRITAT HOSTES . San Vincenzo Eucarif- Ferrerio Serm.inoét. Corporis Chriftiy nella facra Eu- tia. cariftia rauuifa quefta virtù efficace di ponere in if- compiglio » ed in tugai tartarei nemici; che però, dic* egli, fuol porgerfì ai moribondi , per difciogliere d’ intorno a loro quel duro affedio » che gli auuerfarij _ d’abiffo fogliono piantarui; Magnam dificultarem Vincenz. habet animain exitu e corpore » vbi veniune demones * TY eamexpettantes: propter quod daturcommunio infir- mis» datur viaticum. Namtuncdemones » fentien» tes Chrifli prafentiara , fugiunt . Alla teftugine militare, formata di molti fcudiy infieme accoppiati » riefce molto proportionato quel motto » che il Padre Giuglaris diede ad vn ponte tao dibarche : IVNCTIS VIS NVLLA NOCEBIT, Concor- che molto ben efprime l’vtile » che dalla concordia fi ©‘ ricaua. Torquato Taflo nella Geruf. Liberata canto 18. tt. 74. va fì tatto militare ordigno » edancole be- neficenze fue molto alviuo n’efpretie, poiche a pena Rinaldo fi tè vdire dai Criftiani atialitori di Ge- rufalemme; Mouiam la guerra se contra icolpi crudi Facciam denta teftuggine di fcudi; Giunferfì tutti feco a quefto detto : Tutti gli fcudi alzar foura la tefta » E glivniron così , che ferreo tetto Xx 3 Torquato che Taffo. Faccan 522 Facean contra l’orribiletempetta. Sotto il coperchio 11 fero ftuol riftretto Và di gran corfo, e nulla ilcorfo arrefta : Chela foda teftuggine foftiene Ciò chedi ruinofo in giù ne viene, Prow.18. Fraters qui adiuuatur dfratre » quaficinitas firma s 19. diceua Salomone Prou.18.19. € Filone Carpatio fo- Cant.6.9. pra le parole Cant. 6.9. T'erribilis vt caStrorum acies Filone ordinata; Vt enim hoSles cum hoftibus pugnaturi » Carpa» dice, dumfe fe ritò cogunty ac muniunts nullumque aditum irrumpendi boftibus relinquunt ; non modo metui funt boftibus » feque facile tuentury ac liberant: verumetiam fallo agminey hoftes ipfos plerumque fuperant, ac perdunt; ita Chrifti fponfa » fidelium multitudo, & fanta queque ANIMAY- pacis CHARITATE VALLATA > atque munita, non folum INEXPYVGNABILIS est prorfhsy verumetiamterrorem hoftibusincutit , acfugam &c. 102. Lofcudo, nelmezzo delquale era il ferro, difpofto peroffendere fù dal Padre Giuglaris fegnato col titolo ;} GEMINO SPECTABILIS VSV,; idea di perfetto Prencipe , nonmeno ragguardenole, perche difenda i (udditi ed ibuoni; che per offendere Pfal 24. àfuotempo i nemicije gli dcèlerati; Delcis, & reléns 8 Dominusy diceva Davide Pfal.24.+8, e nel Salm. 32. f. Prenci- pe. P/al. 3%» Diligit mifericordiamy& indicium: cue il Padre Agel- *... lio. SummusommumIudex, & arbiter mifericore Agellio * diam diligit » & iudicinm : nam he due virtutes fummopere illi placent: bas & alyjs exbibet 0. S. Croce Anzi idea della Santa Croce» che ferue » non che di {cudo alladifefa dei fedeli, ma di fpada a trattiggere i noftri nemici. Sant'Orientio molto bene; Sipurummaculare animum parat impius boftis Semper onans caftam follicitgre fidemz Accipe tela» quibus cordis.pia mania feruesò Crux tibi fic clypeusserux tibifit gladius. In non sò qualipompe, fpiegate in Mantoa, nella coronatione della Beatilfima Vergine, furono alzate Protet- queft’imprefe ; Vno fcudo col motto. TV TELA tione di DECVSQVE ; inferendo l’ornamento » & la pro- Maria tettioneche fi riceue dal viuere fotto l'ombra Ver- Vergine ginalc; ilqual mottoefpreffamente allude alle parole d'Orariolib.1. od.1. S. Orieu» zio» Orazio Mecenas atanis edite regibus, O e” prafidium, & dulce decus menta » 103 Fianco pofto lo feudo con; .TVTATVR, ET ARMAT), con molta proprietà attribuendoti allo fcudoivfticio d'armare è quando lo fcudo folo a fignificare tutte l’alte armi ti troua afiunto » La Zirsili onde ue leggiamo 3. Encid. 111369. Regi refponfa ferebant » £ Tercentum fcutati omnes 3 \ Sernio» Giufeppe Scaligero Seruio s Lodovico della Cerda » feutatt, ideft armati, {piegano illuogo ; feruendo pa- rimentiil tolo feudo perogni altra armatura e difeta , come dal teftimonio d’Egetippo firicaual.3. de excid, Esefppo Xetofol.c. 24: Progredimur n bellum muniti y vadi- que tegitur galea caput lorica pettus » totumque clypeo corpus; vbiferiat Hoftis Romanum militem reperire non potefi » quem ferro feptum circumjpicit; .e-molto bene s'addata l'imprefa alla Signora de gli 'efterciti,chefola vale per cento emille ditefeyalla quale Protet- tione vani riuolto Cofina Gerofolimitano Hymno 5. iua cofì Cofina dicendo ; Infuperabilem, Deipara fpem tuam ha- Gerofol» bens» feruabor; defenfionemtuam poffidens, non time» bo', perfequar inimicos meosy & in fugamvertam , folam habens vt thoracem protettionem tuam » & omnipotens auxilinm tuum. 104 Lofcudo ttellato di Tideo , mentouato dal Capaccio mel 1, libro dell'Imprefe 6. 6. col titolo; STRVMENTI MILITARI Lib. XXII: NON. SINE LVCE TEGIT ; inferì che la gian Mariz Madre d'Iddio » veduta nella Sacra Apocaliffi tutta protere- amantatadi Sole mentre intraprendena le difefe de pregio fuoi diuoti , con quel manto medefimo ch'ella ftende- 19%» ua à coprirgli ‘venia parimenti ad-illuftrargli; chia- mandogli.a partedelle fue glorie, e de fuoi pellegrini {plendori; nel qual propofito Sant Epifanio Orar. de laudibus Deipare dite ch'ell’era; Nubes lucida, que $-Epifa fulgur de calo lucidum deduxit ; che però dei fedeli, e che da guefto luminofo ombracolo fi trouano protetti» mifticamente poffono interpretarfi le parole dell'E- uangelifta San Matteo 17. fg. Nubes lucida obumbra- Mass. 17 uit eos. Qualfi voglia affettuofo Prencipe sche s'ap- 5 plica alla difefa ed allo fchermo de fuoi fudditi affan- nati » ben merita d'effere in quefto fcudo raffigurato , ilquale; Nor fine lucetegit , pofciache » dal proteg- Prenci= getes criparareimiferabili , egli ottiene lumi, e pe bene= chiarezze » che pizzicano del divino ». Agellio effa- Co - minandole paro!s del.falmo 46. 10. Dif fortes terre, Plal. 46. e ritrovando che altre lettere traducono; Protelfo- *9* ! res» ò fia Scuta terre y riconofce in queite parole al viuo rapprefentati i Prencipiy è fcriue; Pricipes terra pracipuè Dei funt » quia & ipfe principes facits & in eius manu,&® poteftate animi eorum pofiti funt. Edindià poco. Itague preclarè in Hebratco legimus Domini funt fcuta terra «id enimillis precipuè incum= bit svi infirimioribis pro feuto fints cofque defendants & d potentiorum iniuria protegant . In quo menere prope modum cum Deo equati funts & quodammodo Dj falti. 105f Conl’imprefadello fcudo Spartano sappog- giato ad vn vena fepolerale ; edil cartello; ETIAM Maria POST FVNERA CVSTOS fi dinotà come la proteg- Beatiffima Vergine, nonfolamente protegge i fedeli ge i des viatori ; mà ancoi defonti iftelli. 7°u es Mater mea fonti. ledifie Crifto citato dalla B. Birgitta lb. 1. Rewel.c. B. Birgie- IG. tu mater mifericordie ; tu confolatio eorum qui *4* funtinpargatorio; tuletitiacorum s qui peregrinan- turin imundo. Nel qual propofito San Bernardino di Siena Ser. 3. de nomine Marie art. 2. cap. 3. vuole che mentre la Vergine Sacratiffima nell'Ecclefiaftico 24. 8. di fe ttelfa va dicendo; In flutibus maris ambidani Ecclefiva ciò incender fi debba del follieuo,chein quel pelago di 8. dolori all'anime affunnate la Regina delle mifericordie continuamente riparte; Pena pergatorij ideo dicitur Bernard, flutussquiatranfitoriae/t, fed additur marissquiani- Senefe . mirumeft amara. Ab histormentis libera: B.Vir2oy maxime denotos fnosy & hoceft quodait: & in flu- 6tibus maris ambulani,fcilicet vifitansy & fubueniens neceffitatibus, & tormentis denotorum meorurm y imo & omnium» 106 Lofcudode i Meffenij » fegnato nel mezzo conla lettera M; ed il motto di Lucano » che parlando di Pompeio diffe ; STAT MAGNA NOMINIS Nome di VMBRA ; feruìà dimoftrare, quanto fia efficace à Maria. proteggerci il nome della Beata Vergine; che fe Vir- gilio diceua, Mneid.11.v. 223. ——— Magnum Regine nomen obumbrat. Riccardo di San Lorenzo lib. 11.de [aud. Ping. feriffe anch’effo ; Turris fortiffima nomen Domine » ad 1P- Ricard, fum confugitpeccator ,& faluabitur. E ben giouaci gi S-Lo- lo fperare ogni riparo dalnome della Regina del Cie- renzo. lo , e dell’Imperatrice dell'vniverfo ; quando il nome iftefo dei Prencipi terreni appreftaua a ifudditi per- feguitati protettione ficura » e fofpirato riparo, che però Cafliodoro lib. 7. Formula tuitionis } 9. 7 witio- nemtibi noftri nominisy quafi validifimam turrem contrainciniles mpetus ,& conuentionalia detrimenz= tanoftraconcedît auéforitas . 107 Lofcudo; figurato con ledue colonne d'Er- cole» Azellioa Pirgilio Caffio= dora. {SCVDO Capo XIX, Protet- cole,edil motto; HAVD TENDIMVS VLTRA, tione c6- dimoltrava, che chi è protetto da Maria Vergine» pin di troua tanta felicità, che non gli rimane cofa che più gli a refti à deliderarti, San Bernardo Ser. de Aque duty perdo, Siceschelddio; Totius boni plenitudinem poywit in "Maria; vt proinde fi quidfpeiin nobis et » fi quidgra- tie, fiquid falutisy ab ea nouerimus redundare» 108. Virgilio nell’8. dell’ Eneide defcriue i Ciclo- pi intenti à lauorare vno fcudo impenetrabile, del qua» e valer fì douefle Enca frà gli trepiti delle guerre» e nel v. 447. canta . —_ Ingentenaclypeum informant, FNYM OM- NIA CONTRA Telalatinorum » feptenofque orbibus orbes Impediunt , WC Di quefto per tanto fece Imprefa ilmio Concanonico x D.Gregorio Brunello aggiuntegli le parole; VNVS Eucari- OMNIA CONTRA; e l’aflanfe pertipo della tia ci di- Sacra Euchariftia,che fotto le {petie Sacramentali che fende. tengono figura circolare vien adoratayed apprefta le difefe contra tutte le faette , e l'armi così dei vifibili, comede gl'inuifibili nemici , Onde è fi parli de i Ti- S. Cipria= ranni » e de'carnefici , San Cipriano Epift. 17. Quos no». excitamusy& adhortamur ad prelium,non inermes » & nudos relinquamus , fed proceEtione fanguinis » & corporis Chri/?: imuniamusy & cum ad hoc fiat Eucha- riftia, vt poffit accipientibus effe tutela, quos tutos efjè contra adnerfarinm volumus munimento domini- ca faturitatis armemus ; © lì parli dei vitij, e dei pec» S.Bernar= cati San Bernardo Ser, in cena Domini, fauellando de. coi fuoi Monaci; Si quis veftrum » dicceua non tamfe- pemodo nec tam acerbos fentit iracundie motus, in- uidieyluxurie yautceterorum huinfmodiygratias agat corporiy & fanguini Domini quoniam virtus facra- menti operaturineo. Di quetto medelimo fcudo fi valfero in Mantoa per contrafegnare la virtuofa pro- Protet- tettione, che apprefta à i fuoi diuoti Maria Vergine » uone di riparandogli da ogni infulto ; della quale Riccardo lib, Marla V. 2. de Laud.Virg.p.1. Potens e/t Maria ad protegen- pr dum: vndeipfi poteft fecure dicere feruus cius illud i dob«17.Poneme iuxtate » I cniufuis manus pugnet Orazio. C0ntra mes e dinotarpuò ancora l'efficacia dell'ora- ne! tione» della quale Sant'Ambrogio Orat. inobitu Va- 5..Ambro lentin.; Bonum fcutum oratio y,quo omnia aduerfarij gio» ignita fpicula -repelluntur . 109 Ad vno feudo; coronato con ramofeelli di Mariadà quercia , fù foprapofto ; TVTEL&E PIGNORA fiuro CERTA, per inferire » che dalla protettione di Ma. auto. riaderiuano gliaiutis eledifefe certe» e ficure ; fico- me con la pittura dello fcudo rotondo, figurativo & eterno d'eternità; ed il motto; ETERNAM.- TIBI SPON- DET OPEM; fimoftrò che l’aiuto di Maria fareb» be ftato indeficiente, pertuttal’infinità di fecoli. SPADA Capo XX. 110 N perfonaggio di gran qualità, infinuar vo- V lendos che non sò quale perfecutione ; che l'haueva affalito y quanto più era ftata gagliarda c violenta » tanto più feruito haueua à renderlo chiaro è e raguardeuole » per fimbolo di femedelimo , feriue Yraua- DonCarlo Boffo, figurò vnalamadi (pada ftroppic. go vtile ciata fl ordigno vfato da gli fpadari, col foprafcritto; ATTRITA REFVLGET, conlaqualeimprefa hà molta fimpatia la fpada pofta sù la rota in atto d'effe- re arrotara col cartellone; MOTV PERFICITVR, provandofi in fatti » che come la cote a i ferri ; così il travaglio, ela fciagura à gli animi noftri apporta ftu- pendobeneficio,luftro , e perfettione. Girol, Preti. Pirgilio renzo + 523 S'armata è danni mici cieca Fortuna Girolamo Vintoaterra m'opprime, empia m'offende ; Presi. L’alma; che non foggizce ad onta alcuna, Sorge e’l fuo volo al ciel libero prende ; Così tal hor frà nubi il ciel simbruna » Purfràl'ombre » e l'orror folgora » é fplende : Così ftella qual hor più l’aria è bruna I raggi fuo: più luminofa accende, Pietta sfauilla ancor» ch’altri percote : El Fabbro i fuoi metalli al colpo proua; E fiamma arde via più » s’altri la (cuore. Ferro acuto fi rende » è fi rinoua Al girar de la pietra; e le fue rote Gira fortuna ) e quel girar mi gioua. E.s'anco altri volefle dal titolo sMote perficitar rico- nofcere il beneficiosed vtile confiderabile » che ficaua dall'efercitio ftudiofoye faticofo : afcolti Diogeneyrife» rito da Giuft.Lip{.l.3,manudutt.differt.23.che ne pro- tefta; Nibilomminoin vita fine exercitatione perficiture rrrt Chel'humiltàfiala proua cuidente per cono- fcere la finezza » e perfettione d'vn anima veramente virtuofa ; l’inferifcel'imprefa »cherapprefenta vna fpa- da , piegata sed inarcata» mentre dalla parte fuperio- reé premuta ; col motto; FLEXV PROBATYR. Vmiltà. San Cirillo prodotto da Dionigi Cartuliano in Prou. 16.v.33.Credemihidiceua, quiamaxime fe vilifa- S. Cirill cit » qui magnum fe repurat - Vbi ergo profunda humilitas , ibi excelfa eSt dignitas & vbiex te ipfo deieftio magna; ibi ex virtute dignificatio maxima. San BernardoSer. 13. in Cant. Magna, O rara vir- tusy vimagna licet operantem , magnumte nefcias y & manifeftamommnibus , tuara te folum latere (antti- tatem ; mirabilemte apparere , & contemptibilem te reputare . Teodoreto In Hift. Patrum cap. 26. ragionando delle virtù portentofe del grande Simo- ne Stilita ,per marco della fia rara perfectione adduce la fua indicibile humiltà, In tantis laboribus, tanta- Teodores que rerum geftarum magnitudine , & miraculorum multitudine ef tanta morum modeftiayad moderatione preditassac fi fitdignitare poftremus omnismbomini. 112 Federico IV. hebbevnlibro , e fopra di lui attrauerfata la {pada ) col cartellone; HIC REGIT ILLE TVETVR ; inferendo l’vrile grande, che | deriua nel gouerno de i popoli, dalleleggi, e dall’armi, Leggied conlequaliin pace, edin guerra, alla direttione de i #1 buoni , ed al cattigo de gli fcelerati , il prencipe y ed il prencipato fi mantengono, Cafliodoro lib. 8.var. ep. 12. inperfona del Rè Atalarico . Perfelfionem necef- Caffiadore fariarum rerum completam effe indicamas , fi quem- admodum eligendo virum Patritiuma armare Re:pu- blica parti prouidimus » ita » & de fociando ei lutera- rum peritiffimo confulamus. Giuftiniano in contti- tut. de Pratide Pifidia . Nunquam fane credidimus veteres Romanos » ex paris , adeoque minutifimis principys tam amplam conftituiffe Rempublicam ,&r totum exinde terrarum orbem fibi adiunx:(]e,preffif]e , & tueri imperio potwifje , nifi maioribus in prosin- cias magiftratibus miffis , plus eare dignitatis fibi com- paraffent » fimulque illis armorum inxta, ac leguns poteftatem feciffent sgnec non ad virumque accomoda- rosy idoneos babuiffent . Virgilio 6. Eneid. v.851. Turegere imperio populos Romane memento (Hetibierunt artes ) pacique imponere morem: Parcere fubieCtis » & debellare fuperbos Così Valerio Flacco » ad. Auguftum ; Res ltalas ARMIS TPTERIS , moribus 1:57. ornesy Fine, LEGIBVS EMENDES; E Sulpitiaynobile Poeteffa, che fiori al tempo di Do- mitiano Imperatore » nel fuo Satirico ; Efferci- gio . Diogene» S.Ber- narde. Giufti- niano + Virgilio Duo 524 Duo funt » quibus extulitingens Romacaput; VIRTVS BELLI, ET SA- PIENTIA PACIS: 113 Vincenzo Valliero, nobile campione Ve- netoy alzando il proprio braccio » armato d’vna {pada, & fegnato col motto; alludente alfuo proprio nome » Brauura ecognome; VICE VALLI ERO, inferì, che gli militare. daua il cuore di feruire alla fua patria con tanta bra- uuray chela fua fpada haurebbe fatto l'vfficio di pro- pognacolo» e d’inuincibile trincea » Anticamente gli Spartani s ed hora i Polacchi hanno le Città fenza mu- raglie » poiche, dicono » i petti e le braccia armate dei cittadini valorofi, quando il bifogno lo ricerchi y ficangiano in animate muraglie per difenderle . 114 GiotanFrancefco Villaua , dipingendo yna {pada attorniata davnramo con le bacche d’vliuo , Ira d'Id- Jefoprapofe; LENIMINE ACVTIVS, inferendo dio. che fi come il filo della fpada con la morbidezza dell’ oglio fi fà più radente : così lira d’Iddio farebbe ftata contraicontumaci tanto più terribile, e dolorofa » quanvè maggiore la fua pietà in alpettargli à peni- tenza . San Bernardo ferm. 1. in Epiphan. Noli contemnere Dei mifericordiam » fi non fentire vis iuftitiam; vt enim fcires quanta diftriétio fuccedit , tanta illa manfuetudo prauenit ; ex magnitudine indulgentia magnitudinem vltionis attende. 4 115 lafpada;conlo fcettro incrociati, & fafciati Valore davna coronahebbero; ILLAESA SVPERSVNT, temuto e € feruirono ad honore di Carlo Emmanuele, Duca riierito. di Sauoia » la cui virtù ) & fortezza fù dal Mondo mai fempre rifpettata, c non mai pregiudicata . ... 116 Don DiegoSaauedra, per infegnarci è non Amicitia fi fidare di quell’amico y col quale dopo la precedente Totta- rottura, fi fiamo riconciliati » figurò vna {pada in duc pezzi; col cartello; NON SI SALDA. L’ecclefiaf- Ecclefiaf- tico 12. 10. Ne credas inimito tuo in aternum: tico 12- ficutenim aramentum eruginat nequitia illius: & fi SL bumiliatus vadat curuuss adijce animum tuum, & cuStodi te ab illo. Nel qual fenfo il Padre San Cirillo S.Cirillo. lib. 1. Apolog. moral. cap.23. Quare timendus fem- pers & cauendus offenfuselt y quoniamtenarimuriay leuisira y expettata vindilta , tarda clementia. Che però Seneca » come fe nella fcuola dell’Ecclefiaftico toileammaefirato, diceva anch'eflo; Nunquam fi- delem credas eum tibi y quem ex inimico amicum babnerns. Che ciò fia vero ; Abfalone poiche hebbe ricuperata la gratta del Rè Dauwide fuo padre » da lui perduta per l'vccilione d’Amon : contra il regno , e contra la vita del Padre motie difpettofamentel’armi 2. Reg.15. Tritone dopdetlerh riconciliato con Gio- nata Macabco » proditoriamente lo tolfedi vita; 1. Machab. 13. 1 Fratelli di Giufeppe,benche nell’Egitto ne riccuefiero mille fauori: ricordandofi d’hauerlo nell’età giouanile offefo e mal trattato » grauemente netemcuano. Le rotture dunque de gli amici mala- mente f) faldano» e ciò non folamente perche l’ingiuria nel cuore dell’offefo di continuo reclama e l’irrita alla vendetta ; ma perche queliftelto che offende, conce- pifce ) e fomenta nel cuore vn odio fempiterno contra colui che tà offeto ; etfendo lempre incitato ad odiare colui , del quale hà fcmpre occaitone ditemere s onde Coinelio Jacito nella vita d’Agricola ben diceua ; Corn. Ta- Proprium humani ngeny effe odiffe quem leferis. TAMBVRO Capo XXI. 117 Y L Tamburo;co'i fuoi battoni appreflo » ed il Rifenti- I titolo; PENCVSSVM RESONAT: può to. dimotirare pertona cifentita » che a penae toccata, Bylpitia - S. Ber- nardo. Seneca STRVMENTI MILITARI Lib. XXII. che alza ftrepitofele vocije minacciando,e fremendo, ‘ di ftrida , e di fragori empie la terra » e il cielo; dei quali effetti Seneca I. 1. de Ira c. 16. Dt exul- Seneca cerata, & agra corpora adiltusleuiffimos gemunt » itamuhiebremaxime,® puerile vitinm eftse frà poco. Non eît quod credas irafcentiym verbis: quorum Srrepitus magniyminaces funt,intus mens panidifima; E molto meglio nelcap. 1.dello fteffolibro. Exgftuan- te ab imis pracordijs fanzuines ( parla de gl’iracondi ) labia quatiuntur , dentes comprimuntur, borrenty ac fubriguntur capilli (piritus coaftus ac ftridens'y articulorum fe ipfos torquentium fonus , gemituss mugitusques & parum explanatis vocibus fermo preruptuss & complofe fepius manusy & pulfata humus pe dibus, & totum concitum corpus , magnafg; minas agens &c. e può dimoftrare fimilmente perfona tribolata; che vifitata dalla mano d’Iddio s alza levoci alCieloynel qualtoggetto Dauide ; Et clamawerunt ad Dominum cum tribularentur. Pfal. 106. 6. 118 Advntamburoappeto alle pareti io diedij MVTESCIT 1N PACE ; taliiSanti, che ftanno hora godendo nel regno celefte , la doue prima nel corfo della vita mortale e portarono nei lunghi digiuni vuota l’incaffaturadel ventre, etennero la pelle nelle Beato. vigilieedeftenuationiarida ye mortificata » edicon- Traua- glio. Pfal.106 6. ,tinuo percuotendoli per indicio di cuor pentito il pet- to, e martellandofi con rigide sferzate » inemenda dei comeffi falliil dorfo , attaccarono continuate bat- taglie contra la propria carne » e contra i moftri d’in- ferno; hora in quella Città felice » finita ogni guerra, eterminato ogni ftrepito godono vn pacifico , e quie- tiffimo ripofoypoiche iui; Neque lultusyneque clamors 4p.z 1. 4 ‘neque dolor eritvitra , Apoc. 21.4. Verità figurata nel 3. Reg. 6.7. one parlandofi del tempio di Salo- mone, idcaefpreffa del Cielo è magione propria d'Id- dio, ede fuotferui, fidice; Malleusy & fecurisy 3.Reg.6. & omne ferramentum non funt audita in domo cum 7. adificaretur; Nel qual luogo Eucherio. Hicmalleusy .terie hic fecurissbic omnia tunfrionumrefonant ferramenta: è in domo autem Dei nulli 1ftus audiunturs quia IN AETERNA PATRIA OMNES iampercuffio- num STREPITWS CONTICESCW NT » TROMBA Capo XXII. 119 gv ON le fueftridule voci auualora la trom= ba, edincita alla pugna i combattenti ; ond’il Ferro le diede le parole di Virgilio 1. AEneid. v.764. VIRES, ANIMVMQVE MINISTRAT; il che per appunto difie Giufto Lipfio L 4. de mailit. Giufto rom. dial. 10. Sonus cornuum y & tubarum in preltjs Lipfo. magnamvim habet» ad fpiritus, & fanguinem euao- candum ; Non altrimenti Pefempio dell’altrui virtù , ebrauura , empie chiunque lo vede ò lode d'animoto coraggio » dicendo pur Lipfio Cent. 1. Ep. 22. che Cupidimem vera virtutisy & glorie ingenerat, vifa fepius alie na gloria » & virtus; come auuenne à Te- miftocle » folito dire » che le vittorie di Miltiade gli leuauano il fonno, eccitandolo à far» ed eflo parimen- ti, generofe imprefe. 120 AlcibiadeLucarini foprafcrifle allatromba; MOVET IN VTRAMQVE PARTEM, che può oratore addattariì adyn Oratore di fegnalata facondia » ed eloquen® eloquenza » il quale come più vuole» muoue al rifo te. edal pianto:all'odio , all'amore; alla fperanza ) edal timorcy fitluadendo e perfuadendo ciò che più gli pia- ce, e piegando à fuo talento le menti de gli vditori, San Cipriano con la tromba d’argento della {ua fe- gnalata facondia è rapiua gli animi à ftruggerfì in< durotte Efempio Lipfro. TROMBA Capo XXII. dirotte lagrime di penitenza inemenda dei commefli ._. errori 5 egliautalorana, è profondere'prontamente 5.Cipria il fangue in ceRimonio della Santa Fede + Cum acies na adhuc inter manus effet , & pralium gloriofi certami- nis in perfecutione ferueret y dic egli nell'Epift. 59. ad Antonian. toto bortatu s & pleno impetu militum vires fuerant excitande;& maxime lapforum mentes claffico quodam noSftra vocis animandayvt penitentie via non folum precibusy & lamentationibus fequeren- tnr: fed quoniam repetendi certaminiss & reparan- de falutisdabatur occafio s ad confefionis potius ardo- rem, & martyrij gloriam noStris increpiti vocibus prouocarentur. . 121 Latromba)colcartellone; SPIRIT VS Profeti. ALIVNDE quadra di Profeti, che parlano non di proprio talento, mà riceuendo l’infufflatione » la virtù» e lo fpiritod'Iddio, nel qual propofito non disdice la fentenza del Venerabil Beda; Sicut fiala abfque infpiratione nullum redit fonum ; fic cor homi- nis abfque infpiratione diuina nullum recipit bonum . Dei Poeti direbbe il medelimo Quidio 5. Fat. Eft Deusinnobis » agiranze calefcimas illo» Impetus bic facre femina mentis habet 122 Allatromba, il fuono della quale fi forma paflandoil fiato perl’angufte gole de i fuoi ftrettifimi Traua-_ tubi fù foprafcritto; ANGVSTIIS SONITVM; glio ci fà e ne dimofèra » che in tanto fi dannole voci al Cielo, in braue. quantofitrouànoi fedeli à dure anguftie ridotti. Così Latta» Lattantio/. 2. diy. Inftit. c.1. Siqua necefitas grauis tio, homines prefferit , tanc Denmvrecordantur . Si belli terror infremuerit y fi morborum peftiferavisincubue- rit» fi alimenta frugibus longa ficcitasdeneganerit, fi Seuatempefas » fi grandoingruerit , ad Deum confu- giunt, a Deo petitur auxiliumey Deus vt fubueniat ora= tur. Seneca Epift.108. di quefto concetto fi vale , per Poefia. inferite , che la pocfia come quella che pafla per l'an- gufte ftrettezze de ifuoi numeri, e dei piedi , di gran longa ricfca più acuta ye penetrante ne i noftri affetti $ di quello fia la profasche effendo libera y e fciolta , men Seneca. muoue, e perfuade. Quenzadmodum fpiritus nofter clariorem fonum reddit s cumillumtuba per longi ca- nalis angaftiastraîtum » patentrore nouiffime exitu effudit ; fig fenfus noftrosclartores carminis artta ne - celfitasefficir. Eadem negligentias audiuatur minuf- que percutiunt quamdiu foluta oratione dicuntur s vbi acceffere numeri, & egregium fenfum aftrinxere certi pedes s cademilla fententia velut lacerto excuffa torquermr . 123 Allatrombafùchidiede; INFLATA RE- Apoftoli SONAT, che pudaddattarfi à gli Apoftoli ;i quali , 4.2.4. Repleti funt.Spiritu fantto » & caperune Loqui s pro- ut Spiritus fanftusdabat eloquiillis. AR. 2. 4. fece- ro pertutti gli angoli della terra fuonar d’intorno le voci cuangelrche » poiche dallo Spirito fanto furono siempiti, ilche e vàcantanido Santa Chiefa Himn. Pentec. Impleta gaudent vifcera ) «AFFLATA Santto Spiritu VOCES dinerfas INTONANT Fantur Deimagnalia . S. Leone. Evà celebrando San Leone Papa Serm. 1. de Pente- cott.0 quam velox eft fermo fapiewtie » <& vbi Deus magifter eh quam citò difcitu > quod docetur +. Non eft adhibenda interpretatio ad audiendumynon confue- rudo ad vfum » non tempus ad ffudium » fed fpirante vbi voluit (piritu veritatis, proprie fingularum gen- Liumvoces è falle funt in Ecclefie ore communes, «4b hoc igitur die tnba emangelice predicationis in- Gio. Le- tonuit » Edanco efpreffamente proteftò il P. Lorino in rin —AQacap.2.n.4 Now poteft fe continere Spiritu fanfto Beda. Poeti. Quidio . 525 plenus, quin diuina loquatur; le prouc della qual ve- rità fono pratticate e ne i Santi Profeti » ed in Zacca- ria Padre del Precurfore » & in Elifabetta » c nel Santo vecchio Simeone &c. | 124 Perfigurareil Poema eroico » dal Cavaliere Giulio Cefare Ripa, come nella {ua Tconologia può vederfi » fù dipintala tromba , accopiata ad vna ghir- landa d'alloro 3 col cartello» NON NISI GRAN- DIA CANTO , poiche quefta forte di compolitio- tione nonintraprende che argomenti fublimi , ed ele- uati » che per ogni parte hanno del maeitofo c del grande, : ” 125 VnPredicatore, che auualora gli altri all- incraprefa di quelle virtù » cheinlui non fono » parue- mi potefle figurarfi nella tromba col motto; ANT- °° MAT EXANIMIS. Quindi fe diceua San Paolo È 1. Cor. 13.1. Silingnis hominum loquar, & Ange- 1 9% lorum charitatem autem non habeamz, faftus fum ve- 3 Int es fonans s aut cymbalumtinniens. San Grego- rio lib. 32. Moral. c.14. Bonaquippe , interpreta lo- 5. Frego7 quens » fed per amorem cadem non fequens ; velut es "°° aut cymbalum fonitum REDDIT , quia IPSE NON. SENTIT verba queipfe face. i 126 IlSaauadra; per dimoftrare la generofità d’- vn animo grande, che anguftiato non perde la lena » anzi tutto rigorofo » riduce à felicità le auuerditadi » fi valfe della tromba ; col titolo; INTERCLVSA RESPIRAT. Enelvero, ficome l’aria riftretta nel- l'anguftie della tromba » indi fe n'efce con fonora _ | vehemenza » ed alto concerto di voci: così la virtù , Vit Op- all’hora fifà conofcete chiara, e fonora , quando fi prella . troua premuta, e anguftiata. Cicerone Pro Cluentio 4 Multorumimprobicate depreffa virtus emergit, © in- nocentie defenfio INT ERCLVSA RES- PI RAT, 127 Monfignor Arefio nella predica di San To- mafo , portavna tromba guerriera , col titolo: AT- S-Toma- TRAHIT , AVT TERRET ; inferir volendo , fo d’Ac- che ficome la tromba conle fonore fue vocize da va la- UNO. to attrahe gli amici à prender l’armi ; e dall'altro rifof- pinge gli nemici e gli fpaventa;così alfuono delle doc- trine Angeliche, ed i Cattolici corrono à militare fotto la fua direttione , ed inuocatione : e gli Eretici reltano attonniti , e sbigottiti, nel qual foggetto dirci; Qual di guerriera tromba > Con altiffime voci il fuon fi fpande; Tal di Tomafo il grande L'Angelico fapere alto rimbomba, E di fue voci altitonanti il grido » ) Se'l popol fido ATTR AHE è giufta guerra 3 Lo ituol peruerfo, ED ATTERRISCE; e attera + San Gio. Crifoftomo Hom. 1.ad populum di quefta metafora medefima fi valfe ad honore di Paolo Apo- : ftolo; Tanquamtuba terribile canens » & bellicum 3 s. Paolo. .HOSTES quidem CONSTERNIT » lapfos @4- Gio. Cri- tem SVORVM SENSYS EXCITAT. - faftomo . 128 Comeil fuono dellatromba deftando nei cuori l'ardire, inuita i cauallieri » ed i caualliancora ad enrrarcanimofamente in campo yed attaccarla bat- taglia, onde paruemi che dar fe le potefle; AD CERTAMINA VOCAT ; tale il difcorfo d'huomo fenfato » e molto più il fanto» e virtuofo efempioci Ragiona perfuadecontrai vitij e contra l'inferno ad attaccar mento la zuffa » come infegnarono, e pervna parte San Ci- i) rillo Aleffandrino Hom. 9. de Fett. Pafcha. Et equam di ul quidem per fe alacremy & erettum » cum vehemens ie ra belli firepitus, fonitufque armorum, tum ferri corru- fcantis intuitas s as tubaruna in pralijs baud vacuus terrore Poema €erolco. Predica- tor vitio - Cicerone . 526 terrore clangor y ad belli amoremexcitant » atque im- pellunt: bominis autem iuSti animum ad diuinum certamen acuic fermo de rebus praclariffimis inftitu- tus atque ad diuini amoris affettum haud mediocri- rerexcitant ; e perl’altra San Gregorio Papa» che riflettendo sù le parole 1. Reg. 13. 3. Saul cecinit Efempio I «Reg. 15 2. STRVMENTI MILITARI Lib. XXII. buccinaz dice »Baccina canere ef © vifForiamnun- S-.Grego- ciarey&W.exemplo vifforum, aliorum mentes ad fpi- rio - ritualis belli propofitum excitare. Così la voce del Mormo- mormoratore , co'lriferirci le parole offenfiue ch’altri rattone. contra di noi diffe , ci defta, ed inuita, ad attaccare fattioni crudeli » di zuffe, e di fanguinarie vendette. Il fine del Libro Vigefimofecondo . Ii TR TAZIOLIPA corpassasor VCOMISIINERUDI CIEISEDTA Gaeta tO, errore SCIISTICA Porn IR (BL MONDO SIMBOLICO LIBRO. VIGESIMOTERZO. STRVMENTI MVSICALI. Foti uni BF c.2 Liuto c.3 Organo Arpa Cetera Corda muficale A R c.4 Piua, cornamufa c.5 Siringa Cab C9 c.8 gi ai Capo I L Saauedraycon la pittura dell’- Arpa nella quale frà le corde maggiori e le minori paffa ben concertata corrifponden- za, onde portaua il titolo; MAIORA MINORI. î BVS CONSONANT), “° che anco fi potrebbe mutare Corrif: ins MINORA MAITORIBVS; dimoftro la ponden- buona cortifpondenza » che ritrouar fi deue nelle fa- za. cmiglie, e.nelle città frà il Padre, edi figliuoli; frà il Prencipe edi popoli, frà il Padroneyed i ferui. Calli- cratida .Pitagorico ; riferito da Stobeo Ser. 83. così ; Gio. Sio- Familia s qua catus eft cognationis diffimitibus fui beo, partibus componitur s & ad Patrem familias velui vnum optimum ferefert s & concordiamvt pote com- mune bonum molitur . Infumma omnis familia y tan- quam pfalterinm stribus iftisindiget apparatu s con- cinnitate,s& contreftatione » fine vfumufico . E trà poco. .Familiaris hominum ordinis partes funt tres Prima imperat vt maritus: fecunda paret vt vxor: tertia auxiliaris tefts nempeliberis & ex illis nati. Tullio lib. 2. de Repub. valendofi per l'appunto del noftro concetto, feriffe in quefto propofito mirabil- Cicerone. mentes Zi im fidibuss actibijs atque canti ipfo , ac vocibus concentus' cft quidam tenendus ex diftinéis foniss ifque concentusex diffimilimarum vocum mo- deratione, vnus tarnen efficitur » & congruens: fic fummisy c& infimis <& medijs interieétis ordinibus y vt foniss moderata nature cinitas concentu diffimili- morum confiftit : & que armonia è muficis dicitur in cantu ea eSt in ciuitate concordia, que fine iuftitia nullo patto effe poreSt . CETERA. Capo IT. 2 Toberto Conte d’Afpurch haueua vn braccio armato s che fofteneua vna cetera » conla fcritta; HAEC MIRI TVBA , dir volendo » che Concor- la concordia dei fudditiyintefa nella cetetazle cui corde ©!* fi preluppongono ben concertate gli farebbe ftata ftrumento per fare eroiche imprefe . T.Liuio Decad. 4.l.10. $ocdabilis confortio inter binos Lacedemo- T- Livio. niorumreges, falutaris per multa fecula ipfis, patria» que extitic. lAlciati Embl. 38. cosca ca ta n a (771105 Andr. Conjenja populi frantques cadentque duces; Aliazi. Quem fi de medio tollas » difcordia preceps Aduolar se fecum regia fata trabit. 3 BattoloimeoRofli, perdimolteare la continua moderatione dell'animo » e la concertata armonia + che formarono fempre le virtù nel cuore di San Carlo» fi valfe della cetera d»A polline » le corde della quale Virtà non furono mai difcordi , e le foprafcriffle ; NVN- perfeue- QVAM DISSONA. Che fe bene per legge ordi. rante. naria » ilfenforubelles ericalcitrante, anco a: più per- fetti fuggerifce penfieri contrarij alla vità ; ad ogni modo nei veri ferui d’Iddio s'amuera il difcorfo di Perfio, che ; Stat contra Ratio, & fecretamgannitin aprem, Perfio. Ne liceat facere id quod quis vitiabat agendo. 4 Così 4 Cosìallacetera, come ad altri fimili muficali ftrumenti, i quali all'hora appunto che fono percofi ci: empiona l’aria di foaui concenti addatai il motto ; Patir e8 EX PVLSV MELOS; idea di perfona » che per allegrez> cofîa » e maltrattata fà vdite. voci di benedittioni » Za. edipietà Criftiana. Caffiodoroin Pfal, 32. 1. dopò A fix ed’hauer delcritta la cetera «con quefte precife parole; dre °° Svrfkm chordarum fila tranfinittens » fonis dulciffimis perculfa prologuitur; aggiungea che fuonar di cetera fia il dare al Cielo armoniofe voci » voci di.benedittio» ne, e di ringratianiento, mentre fiamo duramente per» coli. Cirharizamus cum in paffionibus noftris» veldamnisy fecuris aut leti dicimus, Dominus dedity dominus abStulityficut Domina placuie ita Sena cht. Sitnamen Domini benediffum. Mà in quefto argo- mento ilracconto di T. Livio I, 21, non riufcirà che gratiofo. Dic'egli dunque,chevoo ichianoshauendo vecifo Afdrubale » invendetta del proprio padrone» da lui trucidato, mentre da i carnefici cG ogni crudeltà fuenato veniva; Tormentis cumlaceraretur; co fuit habitu orisy we fuperante letitia dolores è ridentis etiam fpeciem prebucrit, $ Alla cetera paruemi che poteffe dari; DI SL x SONA» SI DISCREPET VNA; che infinua ap- Passio, PUOtO il concetto di San Giacomo c.2.10, Quitoram legem feruaucrit , offendat entem in vno, faus ef Vn pec- 0Mni4m rews; Si che nella guifa appunto che vna (ola cato fies- corda mal concertata rende diffonante ed ingrata l'ar- certa monia ditutte l'altre, non altrimenti la tratgreffione ogni vir- d*vn folo precetto fconcerta l'armonia; che dall'offere rù. uanza di tutte l'altre virtà era fatta, il che iua per Giufe l'appunto offeruando Giufto. Lipfio. Cent. 2. ad Lipfo. Belg. Ep.39. Ptincithara; SI vel PVNICA FIDES DISCREPAT; concentus s & » HARMONIA TOTA PERIT: fic iuftitia» fi in vno aliquo delinguat + Giouan Cri» fofiomo Hom. 36, de virtut.& vitys fimilmente con- Gio. cri. SCtIZADA È 2° incitbara non fatis eft in wno tantum follemo, Merno concentum efficere » fed wniuerfi percuriendi fune numerosè , & decenters fic & in animi virtute non fatis eft nobis ad falutem lexvua , fed vninerfes Sfummacum diligentia confernanda funt. Coi quali Caffvdora CONCOLI Caliodoro in Plal. 146. Cirhara fsi virtutes morales , confana operatione precimentes a que tune veram citbaram reddunt ; quando fe fede- rata focietate contungunt. Nam ficut intesra Lyra dici non poreft cu aliqua chorda fubtrabitur: fic nec vir fanlius perfettus aftimatur ) cui virtus vila minuitur. Animo . 6 Indiciad'animo inconfolabilmente addolorata addolo- È la cetera appefa advnalberoy co'lmotto; OGNI DOLCEZZA E TOLTA ;imprefa potrei dire fon- T. Liwio. Tato. P/al136 data nel Salmo 136. 1. Swper flumina Babylonis 1. illic fedimusy & fleuimus , cumrecordaremur Sion + In falicibws in media eius fufpendimus organa noftra. Ed in Jfaia parimenti » che per efprimere al viva le dolorofe miferie degl'Ifraeliti c. 24. nu. 8. diceua, If4.34.9, Ceffautt gaudiumtympanorum, quieuit fonitus letan» © eium,conticuit dulcedo cithaxg , màimpreflay non puà negarfì, animata da Francefco Petrarca, p. x. Canz.1, che deplorando la morte di Laura proruppe inquefta ficbile elegia; prarcofio + Chedebb*io far? chemi configli Amore è Puerca Temp'è ben di morire, ì Et hà tardato più ch'inon vorrei, Madonna è morta , & hafeco il mio corey E volendol feguire , Interromper comuicn quefti anni rei; Perche mai vederlei Di quà nonfpero .c l'afpettar m'è noià» e ra Al Pofcia ch'ogni mia gioia Perlo fuo dipartire in pianto è volta, OGNI DOLCEZZA di mia vita E TOLTA.- CORDA MVSICALE Capo III 7 Lcibiade Lucarini , per dinotare chele di(gra- Difgra» tie fuceedono anco nel mezzo alle felicità , tia nelle figurò vn liuto » con vna corda fpezzatayed il morto ; Conten- MEDIIS ETIAM IOCIS. Non fi dilunga da "22 quefti fenfiGiobbe 30. 31. Z'erfa eft in luBum ci- tub. 30. thara mea, & organum meum in vocema flentium ; 31- ed il detto d’Amos $. 10. Comuertam feStinitates 4mof; 8. veftras in luffum , & omnia cantica veStra in planc- 10. tum. Così il Padre Comanini, ne gli Affetti della mif- tica Teologia lib.1.canz.1. Certa é la morte, incerto é il come eil quando, Greg. ce. Ch'ella improuifa vien qual trài fior l'angue, menin. E ciò ch'ad hor » adhordiletta ) & vnge Pofcia contrifta » e punge, 8. Alle corde della cetera foprafcrifi le parole di Sidonio Appollinare ; PLVS TORTA, PLVS_ * MVSICA ; imprefa fingolarmente opportuna’ per Patir cé i ynoyche ne più travagliatore addolorato » tanto allegrez» prùloda,e benedice Iddio. Delmio Padre Samt'Vbal- 22. do il Beato Tebaldo fuo fucceffore così; Tune fortior, 5. Vbak & dewolior erat în mente,quando dursus flagellabatur n Tebe» in corpore, da 9. Alcunecorde, auuoltolate in vn mazzo pofte in vicinanza d'vma cetera hebbero ; NON NISI EXTEN»#, idea dei mondani , che non faneo Monda daral ciclo voci dilode » fe non quando fon diftefiin N° invnctto,e torturati dalla violenza dei mali, Giufto Lipiio Cent. 3, ad Belg. Epi4. Athenienfes de pace > Giufto nonnifi attriti cogitabant ; ita plerique noftruta Lipfo. vix de Deoynifi aflliéti In tribulatione fua mane Q/e4 6.t, confurgene ad me diccua Iddio Ofee 6.1, Alle corde parte aggomitolate ne i loro mazzetti, c parce difiele sù la cetera può anco darlì; MODYV- a LANTVR EXTENSA ; odanco MODVLAN- TVR INTENSE per dimoftrare , che fe l'anime noître è rilatfate è nonferuono in veruna cofa neall- adificatione de gli huomini, ne alla feruità d'Iddio : Corret- quando nano da rigida correttione regolate ;all'hora tione ri- danno diben mille vinù fegnalata armonia. fuone gida. CarnotenteSer.26. mifomminifiràil motiuodi quett imprela. Quicucharam pulfat s certe fingulas chordas Iwon Car- intendendo cum temperat , ingracum earum fonum P** audire folet; at poftea cumomnes tenfe & modulata fune adbhormonism fuauiffimum concensum esdem reddunt . Ita etiara Dofor amt Prebatus , cum fubdi- pos fuosy vel auditores coercet , & quafi laxas cithara cordas ad virtutis & honeStatis obferuantiam inten= dit» abfurda folet probra» & conmitia ab cisdera au- dire ; at poftea quam omnes ad boneftatem, & chari= fatem modulati funt » esufdem aures laudey € gratia- rum altione demulcent, 19 L'AbbateCertani ) allecorde d'vnarpa» dfia _ |. d'vn liuto foprapofe; MODVLANTVYR EXTIN.- Reliquie CITE; chetcbene fono vifceremorte d'animali, tor- de Sana. mano talarmonia » ch'è da ftupirne ; non altrimenti fuccede nelle reliquie dei Santi, che così effanimate operano » come itrumenti della diuinità » fegnalare marauiglie » l'Eccleizfàico 48. 14 del Profeta Elifeo fcriue che ; 4forrmym prophetanit corpus eius; @ di Ecch. 43. Giufeppe il Patriarca 6. 49. 18, Ofta ipfius pro 14. L21131) 528 Iui4s. funt,& poft mortem prophetauerunt . Non altri- 13. menti Samueles così morto ; prediffe à Saule ciò che ‘auuenirgli dovcna; e Sant'Aleffio manifeftò morto, ;U ciò che viuo amò ditener nafcofo . ‘ 11. Le corde delgravicembalo » ò fia dell'arpicor- Patir cs do diceua lo fteflo P.. Cettani ;,$ IRATE» È RI alligie, PERCOSSE HAN DOLCE IL SVONO; fim- bolo del Santo Giobbe , che frà'ttormenti proruppe in voci dibenedittioni , O beatam » profettoque ge- nerofam felicemgue animam » celebrem Angelorum .. famam fuperantem , elclama San Giouanni Crifofto- @io--Cri- mo Homi.intob. quare? quia in'omnibus, que fu Seftonto. perueniunt ei non peccat Tobin confpettu Domini, fed pro bisomnibus perfeîtam gratiarum attionem loco facrificy obtulit dicens $ Sit nomen Domini bene- diftum. i mod. d; Con tanta fuifceratezza fono i Santi inchinati alla fouuentione dc i proffimi ; che è cofto dei patimenti » e deitormenti propri) procuranoaltrui felicità y ed il follieuo. La Beata Sita Vergine Lucchefe, togliendofi di bocca itpane; e dandoloà i bifognofi , col digiuno del proprioventre fatollaua la tame:de gli infelici . San Carlo pofaua le delicatemembra fopta vna nuda tauo- la; per applicare la morbidezza delle piume e delle lanealripofo de gli infermi. ‘Abraamo trattenuto nel pubblico d’vna ftrada s non curaua i focofi bollori del > 1° * foleeftiuo. perfollecitate in tal guifa dei pellegrini il ‘refrigerioyedil conforto. S:Paolino Vefcouo di Nola fece della proprialibertà:volontaria vendita ; per com- .. perarecol prezzodi quella la vita d’vn miferabile , che Santi ma nelleimani dei barbari eracattiuo. San Francefco Xa- Cerati. uerio coi rigidicolpidelle sferzate fi tolfe d’addoffo il fanguesperche quei-purpurei rafcelletti ferui ffero ad intenerifeedà lauare va cuor contumace e lordo d’vn peccatore +' Potrebbero dunque i fanti rauuifarfinelle corde della: cetera ; le quali con la propria tortura » e patimento ttando' ftiracciate'e percofle » recano intal guifaà i circoftantie riftoro , efollieno , delle quali ea che dir fi poffa. TENSAE , PVISEQVE ECREANT. Ruperto Abbate foprail capo 1 4.del- l’Apoc. oue:San Giouanni dice hauer vdito non sò Apre. e. vice voci; Sicut citharedorum citharizantium in cit- 142. aris {uis così difcorre. Notandum quod in cithara Ruperto chorde audientes quidem deleEtant : fed ipfe in ex- sdbbate. tenfione (ua quoddammodo laborant fic hi ( cioè i Santi ) anditores delettaverunt; fed'ipfi apud feme- tipfoslaborauerunt, & plerunque fatigati fune + LIRA Capo IV. Vando due.lire fiano convocevnifona ac- cotdate y( € l'offeruano Girolamo Fracaf- torio » silueftro Pietrafanta, ed altri ) alpercuoterfi dell’vna , quell'altra che le ftà al rifcontro , benche non toccata » formalamedefima armonia » e riflette li ftefli accenti. Per tanto firitrouano figurate in imprefa co*i motti feguenti; CONCENTV PARI; edanco, PAREM SCIT REDDERE \VOCEM; e di nuoto; VNAM TANGE SONANT;0verò; ALIIS PVLSIS RESONABVNT ; come diffe il ‘Lucarini ; è come volle Giulio Strozzi; VOCEM L ‘. DABIT ALTERA CONCORS, tutte imprefes Emula- cheipoffono rapprefentare la virtuofa emulatione è tione. chemafce nell’Accademie vue mente’'vno difcorres altricon fimile elegenza fi muouono è farlo ftello. Giulio Strozzi per l’Accademiade gl'Vnifoni da lui eretta .in Venetia -l'’anno 1637. que fi ditcorreua di bellelettere , e ficantaua con molta foauità figutò quefte lire diipofe come quifopraio diflì , ed elpref XA 12 STRVMENTLIMVSICALELib. XXIIL fei fuoi affetti col tebuemenBpigramima #9 è Unam pulfalyiam;votem dabit altera concoòì; Giulio Natura hoc praftanssordine fimpathia "> Serazzi D © Wnifonos animos:Viress' facit : Imiproba nulli ©> > Mens» vbi'tamdulcisnos Homonea vocat. | Etcaniare omnes, & refpondere parati , in © quantum ef Venttis auribus inzenium® — _. è Inferifce altresi l'imprelatà pariglia; ch'altruiviemre- Pariglia: >> fa inparole» odin fatti; nel qual fenfo Giovani Audeno; i Li ov . Que dices'alijs; tibi mox vefponfa remitti © Gi. 4a i Expethesy capies'qualia dona dahis..| > Seno Netta perfona di Maria Vergine » e di Santa Elifabet- ta riconobbe quefte corrifpondenze il B. Fomafo di Vilaaoua Conc. de Vifiti B. Virg. Soler hoc naturali Tomafo quodam prodigio ‘in confonantibus cîtharis euenire , Vian. vcivnius chorda pulfata , alterins quacodem puntto concinis eftchorda , & nulla alia contremifcat. Ita omnino contigit in'propofito , concînentes erant cit- herodum caleftium lyre; vna Verbum, altera Vocem . « gefatrse&quid verbo confonantius fua voce ? Perfonat vna contremifcit altera; vt fatta eft (inquit ) voxfa- lutationis tueinauribus meis, exultanit infans in vtero meo . i i È Similmente » alla Lita figutata al rifcontro d'vn.....,. altra, che attualmente era folletticata ‘dal plettro fà chi foprapofe; REFLECTIT ALIENVM, e di- _. — nota giufta pariglia di trattamenti, e di corrifpon- Pariglia, denza , che trafmette:; e incatica fopra gli altri ciòche © > da gli altri riceue Nel qual: propofito parmi miolto bello il madrigale del mio 'Concanonico Don'Carlò Baliotto » che: imperfona'd'và Mondano, ‘gratiofà- a. mente facendo riflettere verfo l'Amata ycidichettigi. 0.1 damente da coleîgli:veniva denontiato, cantò; » Morì, diffe Madonna,” LIM Carlo Ba -. Ediorifpotialet; ‘ + ni Hierro . Morir viuendo voi mai non'pottei.- Li Nonfi puo dir finita ; Ri ù 3 «i® S'ancor viuelavita . N MV age ® è Se morto mi volete; Morite voi» chela mia*vita fiete. ) \ 13 Giouanni Ferro nella lira intefe la dolcezza poctica, celo fopraferife ; OBLECTAT ET AL- poefia.: LICIT, fa douealtrile diede; PECFORA MVI- CET. Quid.lib. ride Pont.. Eleg.7.! | Artibusiigenuis ( quarum tibi: maxima cura Owidio. G Peltora mollefcunt 3 afperitafque fugit. Ed altroue; Scilices inguenuas didiciffe fideliter artes Emollit vires » nec finit effe feros.. ) 14 Inoccafionedi Nozze il Bargagli figutò l'ar- chetto appreffato alle corde d’vna lira» col cartello ; . ADHAESIONE CONCENTVS,; poiche dall’vnio- In nozze nes econcordia dello (pofo figurato nel plettro s e della fpofa intefa nello ftrumento muficale s ne deriva l'armonia dell’amorofa corrifpondenza » e della feli+ cità di tutta la famigia. Focilide Poeta Greco. LISTENÌ «Ama tuamconiugem , quid enim fuanins , & Focilide preftantius » v i : Quam cum maritum diligit vxor vfque “ad fenettam; — iù i Et maritus fuam vxorem, negne inter cos inci. 4% dit contentio è i . Quindi que leggiàmo'in San Paolo: 2. Cor. 11. 2. Defpondi ‘enin’vos vni viro , il Greco trapporta s.Cer.11 Modulani vos , la qual forma di fauellare infinua >» molto bene l’armoniofo concento; e'la delicata finfo- Greco. nia che dall'vnione pacifica, e dalla fcambicuole concordia dei coniugati tormarlidourebbe; opera della | IMXX dip 4ARDA? della quale‘e gli huomini } ed Iddio fe ne chiamano Ecclef:25 edHipiWtcibare asi n tribus beneplacitum eft I. nibus : Concordia fratrum » & amor proximorumy & vir» mulier bene fibi confentientes, ò pure come nel Greco fi legge. Vir, &wmulier fibi viciffim defe- rentes. Ecclel. 25.1. & 2. Inmorte 15 Bernardino Rotayinmorte difua moglie, die- de alla lira ilmotto ; VERSA EST IN-LAGRY- MAS; mà non è imprefa; Il motiuo del qualî con- tob.30. cetto Ctolto da Giob.30.31.27erfa eft în luttum citha- 31. ramea, & organum meum in vocem, Îentium. E fe ne valfe parimenti il Petrarca in motte di Laura 2. pai fonnetto 23. dicendo. sil } Petrarca Gl'occhi di ch'io parlai sì caldamente : E le braccia ye le'mani , c i piedi, elvifo; Che m'haucab sì da mefteflo diuifo» E fatto fingolak da l’altra gente. Le crefpe chiome d’or puro lucente » E'llampeggiar del angelico rifo » Che folean fare interra vn paradifo: Poca poluere fon » che nulla fente . Et io purviuo ; ondemi doglio » e sdegno Rimafo fenz'illumech'amai tanto , In gran Fortuna; e n difarmatolegno; - Hor fia quì fine almio ainorofo canto : " Secca e la venadel vfato ingegno È E la CETERA mia RIVOLTA I PIANTO... Irda avo matti ‘Capo IV. # che È 3529 cotti ; che ciò fia verodel popolo Ifrielitico percoffo duramente da‘gli'Egitij dicéira il Creatore Exod.3. 7. prelunt operibusy' & fciens dolorem eius , deftendivi liberem eum.’ À 19 Monfignor Arefio, prima che foffe Vefcouo, aggregato ài Filarmonici di Verona ) fece per dua im- preta ynacaffa di liuto » nel mezzo à moli liuti, col motto ;. ETSI FORTASSIS INANIS ; ftiman- do, per fua modeftia; fe medelimo priuo di virtu ; benchein fatti non foffe tale, al ritcontro di quet Si- gnori Accademici il merito dei quali egli fomma- vmente ftimauà. Mà fe à Monfignor Arclio mal fi conueniua queft’applicatione , il quale con la fomma fua eloquenza fapienza , ed eruditioni » rapifce i let- terati ad ammirarlo , già nonipuò dencgarfi è molti : Accademici,i qualiamano d’eflere arollati trà i più de- licati ingegni della città» e di portareilnome d’Ac- «ademici, abbenche più-di yn di loro di letterate qua- ! lità , ed interne difpofitioni à formare concettole ar- ‘\monie del tutto fia malatto, e mal difpofio . PERO | “ a ‘ORGANO Capo VI. | ai e / DI 20. S Cipion Bargagli sia occafione di nozze » die- de all'organo ; VARIETATE VNITAS, ‘wala.doue il Ferro gli foprapofe; VARIETATE ECO NCENTWV,S » nomaltrimente nelle città Re- 16 Laliràconl'archetto, inattodipafieggiar sù . publice ,.c Religioni » conlavarictà di perfone » di ca- le corde, hebbeg ASPERITATE MELOS ; nel Patir cò qual fenfo il Certani; RIGIDO TOCCA; E allegre: DOLCE CAVA: IL SVONO; ideadi chi effendo za. afpra» edolorofamente trattato » forma facri» e reli- giofi concerti ; quale il fortifimo Martire San Teodo- ro, che mentrei.graffijdi ferro glilacerauano il petto riche, di gradiye d’vfticij fi forma il concerto del buon gouerno. Così nel animo noftro, dalla varietà delle difcipline » fcienze , edarti liberali e meccaniche , che da lui fono apprefe s ne deriua vna rara armonia, vno ftupendo. concerto. Seneca Epift. 84. Nor vi- desquammultorum vocibuschorus confer? vnus ta. Bresiaro egli fcopriuano le cotteyiua foauemente cantando;Be- meniex omnibus fonus redditur. Aliqua illic acuta fpiritui meo, que funt probata coram Deo & bomi- Clamorem eius andini propter duritiam eorum qui Ex0d.3.7 Modef- tia di Monf. Arefio. Religio- ne. Sapiente Seneca Roman-9. nedicam.Dominum im omnitempore . Così Mauritio eft» ( difcorfo tutto all'organo conuenientiffimo ) . Nosemb. Imperatores mentre sù gli occhi fuoi sadvnoadvnò » aligua grauisy aliquamedia. Accedunt viris femi- eranototturati,ed vccifi ifuoi figliuolisandauareppli+ Pf. 118, cando ibverfo Davidico; Iuftss es.Domine s &® re- 137.» flumiudiciumtanm. tijobi 17. Siritrouala lita d'Orfeo , toccata dal plettro » Piace: con molte fiere vicine» ed iltitolo; :DVLCEDINE uolezza. CAPTA ,.che dimoftra » comecon le maniere cor+ tefi » edoauî i cuori più difpettofi , c beftiali reftano commofì » e inteneritt. Orpheesad Strepitum cithare genus omne fera» TUM I . ) Enonimo Et volucrum, placidè conticuiffe ferunt. ì, rp pio tremuit 5 leporemfouere mo- Offe è Ale Inter © accipitres tuta columba fuit. Difcordes animas y & agreftia'pettora» blando ‘Carmina lenivis hac fabula quemque docet. Educa= Ancol’educatione difcreta caua dai figliuoli l'armonia uone. dellevirtà, e deiportamenti lodeuoli, ed honoratin Plutarco picoyad liberalia fudia adducendoseffe pueros, ver- | bis» adbortationibufque » non mebercle, terroribus. Plutarcho de Liber. educan. >» ciamati LIVTO Capo V.- \Vellecotde » che fu’lliuto più dell’altre fono ftirate eviolentate:più dell’altre ancora acu» . teye penetranti mandan le voci al Ciclo;elo dichiara il Traua- motto; INTENTIORES ACVTIiVS; tale chi più glio ci fà è torturato y etormentato con voci più che mai acu- orare. —teyepenetranti ferifce ilcuor d*Eddioye ne ricerca i foc- Mente? ta1®) . 18 na: interponuntur tibia: fingulorum illic latent vo- ces : omnium apparent .- Talemanimum effe noftrum volo svt multa in illo artes multaprecepta fint , nad- tarum etatum exempla s fed in vnum confpiratari Nella pertona di Mose queitamnobile varietà divirtà» fcienze » e. difcipline fù ammirata , poich'egli.come rapporta Filone, Lib. 1.de Zita Mofis nella corte del Ré d'Egittoapprefe Neamerosy € geometriam yvni- uerfamque muficamrbytbmicam , barmonicamyme- tricam » fiue contemplatinam y fine per inftrumenta), vocefque promentera femodis varyssaccepirab Egyjp- . tijs dottoribus y:@& infuper occultam philofophiam defcriptamliteris, vt vocant,bieroglyphicis-reliquas liberales artes Greci docebant - Affyry fuasliterass ‘chaldi fideralem: e dipiù s'egli è certiffimo ; ciò che proteftaua Santo Stefano A@.7,22. che Eruditis eft Moyfesomni fapientia Egyptiorum, haveva egli dun- que anco apprefo» aggiunge il Padre Giacomo Sa- Hiano nefuoi Annali Eccletiafticit. 2. Anno 2470 la filiologia0 fia la fcienza ditutte le cofe naturali c la dialettica; e la.filita ; e tutte le morali; fiche con mirabilevarictà yinfieme vnite p concorreuano le fci- enzetutte à formare in quell’anima vn foauiflimo ) c picniilimo concento » 21 ) Il motto foprapofto all'organo , nel quale sodomotante rocis grauiy acute, alte» baffe &c. CONCORDI DISCORDIA, rapprefenta il con Giac. Sa- iano. Republi. & Lar - certo ben aggiuftatosehe fiegue nelle città cagionato “> - dalla varietà de glihabitanti., che tutti differenti, per nobiltà per ricchezze, perctà , per inclinationi, c proteflioni, concorrono in quellaguifa al mani x 7 n‘ y mer 539 $-4g%- ‘mento del pubblico. Sant'Agoftino lb. 2. de Ciuit. sine. Deic.23.dopòd'hauerriferito le parole di Scipione; che; Infidibus » ac tibijs » atque canta ipo» acpocE concentus eft quidam tenendus ex diftinftis fonis » uemimmutatums, ant difcrepantem aures erudita fee non polfunt » ifque concentus ex difimillimarum 22 All'organo, Sino co'i mantici in vifta $ carichi col giufto pefo di pietre , ò d'altro $ io diedi; * _SVB PONDERE MELOS, idea di perfonayche Patir cò aggrauata da mali, prorompe in voci di ringratia- allegrez- mento » e di benedittione. Santo Stefano mentre a E le pietre fi fattamentel'aggrauano,che (i vedena omai + STE condottoalla morte s conlarmonia del fue orationi ._ empiuadidolcezzail Ciclo, pregando per chi lo lapi- A%,7.59 daua; Domine ne Satuasillis hoc peccatum AQ. 7. 9. Pio V. e lo rapporta Alfonfo Ciacconio nella fua vita sineftremo aggrauato dai dolori della pietra, che riufciuano a quel corposdeboleyed eftenuato affat- to intopportabili,daua, quafi organo, armoniofe vo- Alfinf. ciall'orecchio d'Iddio, repplicando fouuente; Buon Ciaccos. Gesù,deh si accrefcete i miei dolori, mà accrefcete ancora almio cuore la fortezza, perche tolerargli pof- fa. EdilBrufonio lib. 1. de Regno Perfico afferma » che perinuecchiato ttile di quel Regno; Qu: verbe- ribusyplagifue, Regis iuffucadebatur ygratias ei age- bat » preclarè fecum agi exiflintans, quod Rex etus memoriam habere fe hoc patto teftatus effet. 23 Ilmottofoprapottoall'organo; NON AD CHOREAS, ferue d'ammaeftramento alle perfone Religio- Religiofe sed erudite a non applicare i loro ingegnofi foerudi» talenti, a materie profane,ma ben fi a valerfene in ma- to, terie, ed argomenti toccanti la pietà , e la religione; Predica- e ferue altresì di ricordo ai veri Predicatori, che debba, tore, nonei facritempijconle voci loro ,;come fe foffero voci d'organo ; inuitare i popoli a gli honori » ed alla feruitù d'Iddio; enoncon voci accademiche riempire gli orecchi dei popoli di lufinghiera dolcezza s ed attraergli a feftofi tripudij » e vani applaufi. Giovan Crifoftomo Hom. 30. in A&a quefta vanità cofì de- Gio. cri- ploraua. Flofculos verborum»y & compofitionems foffeom. & harmoniam curiofius feftamur, vt canamuss non ve profimus » vt fimus in admirationes non vt docea- mus: ve obleltemussnon vt compungamus,vt plaufu & laudibus obtentis abeamus , non vt mores compo- Erufome STRVMENTI MVSICALI Lib, XXIII, vocum moderatione concors tamen efficitur, & con- gruens ; foggiunge ; fic ex fammis , & medijs » & infimis interiettisordinibus, vt fonis moderatam ratione ciuitatem confenfu diffimillimorum concinere; & que armonia dicitur muficisin cantu »cameffe fn crnitare concordiam (7°C, namus. E nell'Homil. 38. ad Popul. Hoc Ecclefias Dei fubuertit , quoniam nec vos fermonem audire queritis compunttionum» fed potius: qui deleftare fono valeat per bonam compofitionem , tanquam citharedos audientes &c. 24 Lecannedell’organo, direttamente formate, e difpofté con le bocche verfo il cielo mi perfuafero àdarloroil motto. AD AETHERA VOCES,; idea x* efprefla dei Religiofi, l'ufficio dei quali è d’applicarfi Reli- continuatamente alla fola feruità d'Iddiosfempre pla- giofi, candolo » fempre glorificandolo ; de i quali s'auuera il detto d'Ifaia 43.21. Populum iffum formani mihi, Ifs. 43. laudes meas cantabit; il che al parere di Sant'Agofti- 21. no in Pfal.99. de i Religiofi s'aguera » dicendo egli ; $..4gof- In illavita communi fratrum, queeft in monafterio ) sino» magni viri Santti quoridie in bymnis » imorationibus , in laudibus Dei ; inde vinunt &c. 25 Ilfacro chorodegli Apoftoli, fù da mè rap- prefentato nell'organo ; che fe quefto fà vdire la ua armonia » parte col fauor del vento , parte con la virtù deldito; SI FLATVS, ET DIGITVS ADSIT, 7 Così quel facro choro $ riempì il mondo di celefte ar- Apottoli monia, quando lo Spirito fanto » e qual vento fopra di luidifcefe ; FalFuseft repente de celo fonus » tanquam AR.2» 1. aduenientis fpiritus vehbementis ; e qual dito lo difpo» fe ad articolarle note » dilui dicendofi ; Dextre Detty digitus, Sermone ditans guitura » . Nel qual propofito San Profpero Epift. ad Demetri- $- Pref= ad.; Impletigitur Spiritus fanttus organumi fuum » & P"7° è tanquasa fila chordarumtangit digitus Dei corda fan- Horum. 26 Perfona» ch'operi co'ifatti, ciò che infegna con le parole, può figurarfi nell'organo , al quale il Lucarini foptapofe ; AVRA $ MANVSQVE SO. NVM. TaleSanGio;nel deterto » e predicaua la pe- ii Lal nitenza col fuono delle paroles ela predicaua con le * operationi della fua vita ; nel qual propofito San Pier Crifologo Hymn. Pentec. Infegnar ORGANO Capo VI Pier Cri- Crifologo . Magifter verus s quodwverbo afferit » de- Sologo» —monStrat exemplo. Quindi San Gregorio. Nazianz» i» zeno così ne fuoi Tetrattici contigliana ; Greg. Felne doceto » veldoceto moribys cm Nagiam Sermone non tam» quam manu, piétor docet E ne rende la ragione Sant’] fidoro Pelufiota lib. 3. Epift. 202. Quaydoquidem fermo aftione deftitutus non vltra aurem graffatur; qui autem ab aftione ani- matusefts vt qui & aoris, G efficax fity alte pene- trat, animumque attingity € Giovanni Cafliano Co- Gio. Caf- lat. 11. cap. 4. Nunquam erit efficax inftituentis Fano» auttoritass nifi eam effeltu operis fui cordi affixerit audientis. | 27. Trouafì l'organo colmotto ; MINIMA Famiglia QVOQUVE infegnando , che nelle famiglie , ei grandi » edi piccioli » ciafcuno perla fua parte con le proprie virtù, &c operationi devono concorrere all'ar- Pf ras. monia del buon gouerno; Iuseness & virgines , 12. fenes cum iunioribus laudent momen Donini » diceva Dauide . Pfal. 148. 12. Tali.anco i Niniuiti, per Ion.3.5. placar l'ira d’Iddio; Zefliti funt faccis a maiore vf- que ad minorem Ion. 3. {+ 28 Negli Humoriftiv'è vn organo;che allo fcor- rere » e verlarti fopta di lui d’vn canaletto d’acqua alzalevociall’aria, introdotto perciò co nobile proio- "© popea a fauellare a quell'acqua riuolto è e dire. ctir 05 GONCINO., DYM_CONCIDIS ;. ed. è bell’im> allegrez- prefadi chi loda Iddio » mentrel’acque inondanti dei ra. mali fegli riuerfano addoffo. San Nilo Paren. n.121. $.Nile. In omnibus, quando a Deo corriperis, ne murmura : caftigat enim vt pater sideoque vt benefalfor dignus ef vt gratiarum altione celebretur. Giona ben può appermello rfiinqueft'organo, che all'hora appunto, che fikrouò dall'acque» quafiche fuffocato , Toan.2.6. proruppe.in cantici diuotiya benedite Iddio; Circumz= dederunt me aqua vfque ad animam : aby[fus valla- uit me, pelagus opernie saput meum ydiccua di fe me- defimo Ion, 2..6.,€ pure all'hora conchiude; Egoau- ro. té in voce laudis immolabo tibimnel luogo ifteffo n.10. Vita hu- 29 Per idea dell’humana fragilità può feruir mana. l'organo formato co’ mantici alzati al qualedarei ; % ANIMAT AVRA LEVIS: Concetto nobilmente da perfpicace ingegno efpreffo inquefto morale, ed opportuno cpigramma» Nos tenuem ftriltis fpiranteis aera fibris, Viuimus & Phoebi lampada confpicimus. Quotquot viuimus hio famus omnes organa , quaque > 1 V iuificis ANIMAT LEVIS Sic fumus ergo nibil s Plutoni pafcimur omnes Etflatu minimo noslenis aura fouet. 30 A molte canne d'organo tù foprapofto; Oratio. CONIVNCTA SVAVIVS; taliancole orationi y me di fatte da molti fedeli congregati hanno maggiore molti. (oauità ne gliorecchi d'Iddio » econenergia più vi- gorofa lo rendono commoffo, c intenerito. Origene Hom.7.in Iofue, offeruandole parole del Sal. 88. 16. P/al. 88. Beatus populus qui fcit imbilationem; tcriue; Tanta 16 hic nefcio que caufa beatitudinis imdicatur y vt vui- Origene uerfum pariter populum faciat. beatum » qui tamen Scieritimbilationemze ricercando ciò che fia; fcire iu- bilarionem rifponde; Mihi videtur inbilatto indicare quendam concordia y & vnanimitatis affettum ». Qui fi incidat in duos, veltres Chrifti difti pulos » omnia quecunque petiermt in nomine Saluatorisy praftat eis Pater caleftis. ] 31 Lacannad'organo; fola, fi ritroua col motto; Concora ALIIS IVNCTA , inferendo » che chi non può dia. = mulladafe,puòqualche cola ynito, e accompagnato Ananinio. flatibus AVRA 531 con glialtra; La Maddalena s effendo fola; volle toc- carChrifto rifufcitato » e mon l’ottenne ; e n'hebbe la ripulla. Nolimetangere. Lo. 20,17. mà quando ro.20 17. fe gliaccoftò accompagnata con l’alere Mariesall’hora ottéae ciò che bramavaspoiche; Mulieresaccefferunt, Mesr.28. & renserunt pedes eius; afferma San. Matteo c.28. 9.9 nelqualluogo Paolo di Palazzo.» Negarer fingula- Paolo di ritati quod conceditur charitati; conceditur Maria Palazzo. cum alys» quod fuerat fol negatum . PIVA CORNAMVSA Capo VII. 32 Lfollieno dei poueri paftori , ed al diporto A degli h'abitanti delle montagne ferue que- fto mulicale ftrumento » quale compofto d’vn vtres e di trè flauti ; mentre dall’vno di quefti riceue il fiato è e dall'altro come da vna tuba trafmette la voce ; che fembra vn baffo continuo, dal terzo come da vna ti- bia, all’alternarfi dei diti, che sù i fori fono variamente ripartiti , manda all'aria non ingrata confonanza. Quefta dunque » che non fuona fe non quando è gon- fiata , paruemiche poteffe portar il motto; FLATV * DISTENTA PERSONAT ; ò veramente; iN- FLATA. RESONAT,, idea di quei vanagloriofi, Vana-_ che in tanto fi rifoluono ad operareyin quanto dal fia- glorioio to, e dall’aura de imondani applaufi vengono fauo- riti, Nel qual propofito molto bene Alfonfo Auila ; Popularera auram y & plaufus bumanos fugite » ne Alforf. opera veftra fruftrentur, aut imitemini organa» que Auila, fine vento non fonant . Sic plerique hominum » qui adbona opera non mouentur nifsalicuius rei vel ho- noris s vel commodi cupiditate , © amore pelletti. Adag. Nouarin. t. 1.n. 1373. 33 Dalla piua ò fia cornamufa all’hora fe n’efce il fuono » quand’ella fi ritrova contra il fianco » e dal nerboruto braccio del paftore ftretrtamente premuta » eanguftiata » ond’io la feci dire; DVM ANGOR * MODVLOR; idea di quei cuori così nella divina difpofitione raffegnati » che quanto più fi trouano in Patir cò anguftie , tanto più armoniofe alzano e voci al cielo allegrez- à benedirne Iddie. Nelqualargomento riefcono ftu+7- pende le parole di Gionac. 2. n. 8. Cum anguffiaretum Ivn.2.8. in me animameay Dominirecordatus fum: vt veniat adteoratio mea ad templum fanttumtnum. Affer- ti, cheda Aria montano à quefto Metro lirico furono, ridotti ; Angufisnimiun mibirebus s Te Dominum carmine fupplici Imis debaratris voco Te. SIRINGA Capo VIII. 34 S I forma la Siringa di molte canne vnite alle __ quali fù foprafcritto; IVNCTA LEPO- Vuone. REM; inferendolvtile della concordia , e dell’vnio- ne. Sant'Ilidoro in lib. 1. Reg. cap. 9. Diserforam s.1fdor0 enim fonorum rationabilis moderatufque contentas y concordi varietate compaîta ordinare ecclefia infi- nua vnitatem; que varijs modis quotidiz refonat, © |, fuauitatemyftica modulatur . ES. Clemente Alet- fandr. ad Gentes; Mulst in vnamcogi dile CRioner fP- Clem. ftinemus , beneficio affetti perfequamir vnionem. 4%) Qua est autemex multisvnio ? Cumer vocum ros! titudine , & difperfione diuinameeperit harmoniam, fit vnusconcentus , vium chori ducem fequens, magiftrum Verbum. _ AriaMon tanO. Sy "3 532 Difunio- ‘35 Alla Siringa altri diede; PERDIT: SOLV- Her TA LEPOREM; che feruì per figurare i quattro elementi, i quali mentrel’vn l'altro contemperano le loro qualità , empiono l'vniverfo di vaghezza ; mì frà di loto difordinandofis cagionano da per tutto con- fulione ; e fconcerto ; il che anco moralmente s'au- uera nelle famiglie, nelle compagnie de i virtuofi ynel- l’Accademie &c. Nel qual argomento San Gregorio Nazianzeno Orat: 12. de pace per eccellenza bene. Gregorio Munduscelebre Deiclementam quamdiu fecum paca- Nazian. tuss & tranquillus eftyfeque nature fue finibus coer- cet, nec quicquamaduerfus alterum infurgit neque ex ijs beneuolentia'vinculisy quibus ab artifice Verbo rerumvninerfitas conftriéta ef, excedity mundus verè eît , vt appellatur ( imperoche i Greci lo chia- mano coftmos, voce che fignifica ornamento ) & in- comparabilis pulchritudo. At fimul atque pacatuss,& quietus effe desijt » mundus quoque effe definit. 36 La fampogna attaccata ad vn albero carico di Predica- frutti hebbe; VIILE DVLCI; che può feruire ad tore, wn Oratore » 6 ad vn Poeta; che accoppia al diletto ; il % STRVMENTI MVSICALE Lib. XXIII. profitto de gli vditori , ricordandofi il precetto d’Ora- tio nell’Arte:; Omnetulit punttum » qui mifcuit vtile dulci . Leftorem delettando » fi monendo . La onde Platone Dial. 2.]de Leg. diceua ; che tale ap- punto fia il Poeta y quale colui , che follecitando la fa- lute d’yn infermo languido, e naufeante , non fola- mente glifomminiftra cibo > che ferua è nutrirlo, mà l’accompagna con tanta foauità di fapori » che feruano infieme intieme à ricrearlo . 37, Lafiringa; fofpefaadvnalbero, che al fof- fiare d’vn ventorende grata armonia fù pofta col brie- ue. ET INSENSATA MELOS; e dimoftra che Spirito al foffio dello Spitito fanto » gli huomini più zotici Santo. ruftici, ed'ottufi, quali erano i Pefcatori di Galilea ; . diuengono à marauiglia facondi, edeloquenti ; Impleta gaudentvifcera «Afflata Sanito fpirita > Voces diuerfas intonant > Fantur Dei magnalia . canta Santa Chiefa nell’Inno della Pentecofte. Orazio Hymn. Penso Il fine delLibro Vigefimoterzo . MONDO SIMBOLICO LIBRO VIGESIMOOVARTO: STRVMENTI RVRALI. Aratro c.1 Erpice c:5 Rota Cc. 9 Carro c.2 Falce c.6 - Staio CIO Coreggiato c.3 Giogo c.7 Vaglio C.II Criuello c.4 Palo c.8 Capo I I ’Aratro che nel riuoltarla terra Mensetenimrefta s & puri fibi confcia cordis s. Prof- e viperde della propria quan- tità » e v’acquifta pellegrina chiarezza fi ritroua coltitolo ; DECRESCENDO SPLENDESCIF, da- togli dal Bargagli,ò veramen- te come piacque al Rofli ; Elemofi- DIMINVTVS SPLENDIDIOR ; e può feruire niere. cosìad vnelemofiniere » che fcemandonelle richezze acquifta chiarezza di merito ; come advn Santo mar- Martire. tirizato, che perdendo nelle mani de i manigoldi le parti del corpo » diuiene gloriofo ne gli occhi e della terra » e del cielo. San Profpero Epigr. 52. HOC PLVS SPLENDESCIT » QVO però. MAGIS ATTERITVR. 2 Chel’effercitio continuato nelle virtù» ne otten- Efferci» ga gloriofa chiarezza, l’inferifce il motto, cheal vo- tarfî. mero fù foprapofto ; LONGO SPLENDESCIT IN VSV. San Clemente Aleffandr. lib. 1. ftromat. — Ferrumvfus feruat purius s vfus autem defelFus ei ge- Clem. neratrubiginem » Sicexercitatio falubrem babitum 4l/- ingenerat & fpiritibus, & corparibus. Il Conte Fuluio Tefti p. 2. delle fue Rime » nella canzone che comincia ; Cote de la virtude ‘ Sono Scipio itrauagli Fulsie Tefti. Così ARATERO Capo I. così nella feconda ftanza efprime inottri fenfi + Giacciafi il curuo aratro Scioperato in difparte , e'l bue difciolto L'erbe pafciute à ruminar fì pofì Vedrai che’! vomer atro Di rugginofo orrornel campo incolto Rinfaccia al Villan pigroi fuoi ripofi; NE I LAVOR FATICOSI LVCIDO FASSI ; e perla lunga ftrifcia QVANDO PAR CHE SI LOGRI ALL’ HOR SI LISCIA. All’aratro » in atto di profondarfi nella terra» * io diedi; HINC FRVGES, ET OPES, riufcen- do quelle incifioni » e ferite vnico difpofitiuo » perche ; laterra di copiotì frutti venga ad incoronarfi; e di- Trauagli moftray che itrauagli, coi quali Iddio ci ftà folcando ; elacerando il cuore fono lieto prognottico di quegl*- abbondanti beni , ond’egli ci vuol arricchire. Con- Fgon. = cetto-d'VgonCarenle in i/fal. 96. Cum Deus vult fe» Card. minace.terram bonorum y arat cam tribulationibus ; Fatica, e 0d anco dimoftra » che col‘ mezzo della diligenza”, e diligen- della fatica ; l’huomo acquifta , ed ottiene tutto ciò ra. che vuole ; che però; Socrates Amalchee corna fic Socrate. interpretabatur , eum quidemfianificare s qui minime fit diffolutus » fed operi intentus , genus omne boni «confecuturum. Per cornu vero bouisy quod animal est laboriofi(fimumyvirum operariumintelligi . Vuas autem, & fimilia in cornu haberi quia ex agricultu- ra confequimar quecumque neceffaria funt ». Tanto riferifce Gio. Tuilio negli Emblemi f.511. 4 Paruemiparimenti, che all’aratro dar fj potef- * fe; TENVATVR AB VSV, motto fomminiftra- Fatica. tomida Quidio /. 2. de Pont. Eleg. 7. Quidio. — A(fiduovomer TENVATVR ABVSV. E ne ricorda» che nei faticofì, e violenti effercitij » così dell’arti liberali; come delle meccaniche s le noftre forze fi rimangono indebolite, eftenuate è e fmunte » Arifte- ne iqualifentil Filofofo; Agens agendorepatitur. sele. $ Ladurezza dell’aratro,profondandoti co’l den- te adunco àlacerarla terra è non la pregiudica altri- menti con quella» che in apparenza fembra ingiu- riofa offefa: mà notabilmente la benefica è poiche sbarbandole vitiofe radici, è l’erbe infecondeyla rende e purgata,e rammorbidita, e difpofta a comparire di coloriti,e faporofì frutti abbellita, ed ornata. Quindi all’aratro inatto difolcar la pianura iodiedi; EVER- * TENDO FOECVNDAT; ed anco; IVVAT DVM LACERAT ; concetto di Martiale lib. 1. ad Lutium. Pingue folum LASSAT » SED IVVAT ipfe labor. Elo ftefio ancora opera nei noftri cuori la mortifica- tione , il patimento » ed iltrauaglio , poiche e gli pu- Gio. Cri- rifica, e gli difponeagloriofì frutti. Corda igitur fostomo. fcindamus > contigliaua San Giouanni Crifoftomo Hom. 4.ad Populum; vt fi qua dolofa berba , & im- proba cogitatio nobis ineSt , radicituseara vellamus 3 & puras pietatis femimibus terras exhibe amus. Quefti Digiuno, nobili affetti riconofceua il Padre San Pier Crifologo in noi operati dalla virtù della fobrietà »e deldigiuno » Pier Cri- dicuiSer. 31.iua dicendo. Jeiunium eft fingulare fan- Sologo. ffitatisaratrum ycolit corda seradicatcrimina , euel- lit delia, vitia fubruit, charitatem ferity copiam nutre» parat innocentia meffem è s Martial. CARRO Capo IL 6 pEr dimoftrare » che lafacra Teologia » fparge ne glianimi incolti femicelefti yi Pr. Geluitiy 533 in vna fcuola difacra Teologia in Roma figurarono vn carro carico di facchi pieni di grano , tirato da vn drago,intefo per quello di Cerere è & Tritolemo; col motto; DESERTIS SEMINA TERRIS: Impre: Teolo, fas che à pennello quadra à quei ferui d'[ddio, che 2! sùlewaui Cattigliane , e Portugheli volano in capo al Predica- mondo; à ripartire à gl'Indiani , Gentili y ed Idolatri 094» 1 femi celefti dell’euangeliche dottrine. - 7. Percheilcarro conduce attorno le robbesed egli fteffo è condotto ,etirato dallerote jedai giumenti » il Ferro gli oprafcriffe; ET. VEHIT, ET VEHI- Profeta. TVR; 1dead'vnProfeta,d d’vn huomo Apoftolico » che regge» e foftiene i popoli; e leprouincie, el- fend'egli retto è guidato da Dio ; od anco d'vn Pren- cipe» ò Generaled»efferciti, che guida ifudditiy ei combattenti s conforme la direttione , ed arbitrio del- l'altrui configlio. Il Centurione euangelico e regge- ua commandando» edera egli fteffo e retto, e com- mandato è. Nam » & ego homo (um fub poteftate Mast:3.9 conftitutuss babens fub me milites, & dico huic + Vadez & vadit Matt. 8. 9. Nelquallnogo S.Agoftino Serm. 6. de Verbi Domini. Ego homo fub poteftatey Ageffina. inbendi: habeo poteftatem. Adamo anch'eflo là nel Paradifo » fi vide dalla bonzà fourana foggettare tucre lecreature, màegli , conqueldiuieto; Deliga0 fci- Gen.2.16 entie boni, & maline comedas. Gen. 2. i. fù ditet- tamente foggettato alla maeftà diuina;che però Chri- foltomo Hom. 17. in Gen: in perfona d’[ddio diceua; Non ne omnium, quam paradifo funt poteftatem de- @is. Cri- ditibi, & dumtaxat ab hoc vno vr abftineres prece- foffomo » piè ve fcire poffes s te fub Domino quodameffe » cui obedientiam debes + $ Alcarro,dliaallacarozza Chinefe, che.cami- naconle vele, e colvento, Monfignor Arefio, pet la Lai vilitatione di Maria Vergine diede; INCEDIT FE. Vifitatio LICITER; eben caminaua felicemente quella , che Hone di nonerà aggravata da veruna colpa;quella cheera pie- M3112 V. na diSpiritofanto , ben fapendolì dice Sant'Ambro- giolibr. 2.in Lucam che; Nefcit tarda molimina Spi- s.Ambra ritus fantti gratia. gio» 9 Perfimbolo di matrimonio fù pofto ilcarro , tirato da due caualli ,coltitolo; CONCORDI LA- Marri- BORE; Nelqual propofito i Giurifti chiamano gli monio. fpoficolnome di Iugali, come che ambi fotto il me- defimo giogo s con aggiuftata concordia debbano faticare. Giufeppe Laurentio offerua che anticamen- teneltrattarlì, ò ftringertì dei Matrimoni} » icontra- henti fcambieuolmentes'interrogauano; Vir, anfibi Giufeppe muliermater familias effe vellet è Ita mulier an vir Lawrens. pater familias ? come che di buon concerto e l’vno è e l’altra concorretfero a fottenere fu'l collo il giogo pe- fante della famiglia? Il gouerno della cafa, dice San Gregorio Nazianzeno è limilea quello d'ena naue, chericeueilmoto ò profpero » d tempettofo dalla con- cordia, ò dalla difcordia dei coniugati. Nam fi concordes animis » iuftique coirent Iure choriy leuius fulcarent equora vite, Nimirum duplici vento impellente cavinam. «Atcum difcordes tedarum federa iungant, Immanis labor eff dolor hic precordia rodity Omnia dilfidijs flagrante, pax exulat omnis, Concutiturque domusyres atque domeftica nutat. cofì dic'egli de Laud. Virginit. ro Prontezza, & indifferenza d'animo ralfeona- to, edvbbidiente inferifceil carro col motto + QU À- Vbbi QVA VERSVM. Cleantecitato da Seneca £pif?, dice 107.:e da noi imaltrà occalìone riferito folena dire Prenci- pe. Gregorie Nazian Duc me parens » celfique dominator poli Cles Quocunque placwe , nulla parendi moraeft A [fm impiger Go. SY @ ku 334 Fù quetia raffegnatione cd indiffercoza adombrata nelle picciole sfere, che ferunuano di fregio al can- delliero del fantuario,di cui Jddio commandaua Exod. Exodi2y. 25.31. Facies & cande labrum duttile de auro mun- 31. diffimo , baftile eius, & fpherulasy & lilia ex ipfo procedentia s poiche come interpreta i mio Concano- Abfalon nico Abfalone Abbate Serm. 30. Spheruley qua funt Abb. incandelabro volubiles, & rotundam fizuram habent figmificant fimplices clauftrales » qui pralatorum fuo- ri reguntur imperiosfalubre fibi exifttmantes quiquid virtus iufferit faciendum . Ci fà infegnata dal Rè Da- P/al. 56. nide col fuo proprio efempio» che diccua; Paratum 8 cor mei Deusy paratum cor meum.Pf. 56.8.proteftan» doti d’effer pronto a riceuere le felicitàye fofferirle mi- ferie:ad attendere all'anima propria » ed a quella de proffimi: ad vbbidire » cofì nelle cofe di fuo genio, comein quelle di fenfo repugnante, Eci fù anco fug- gerita da Maria Vergine» che fauellando ai coppieri 10.25» la nellenozze di Cana;ordinana, Quodcunque dixerit vobis facite Lo. 2. 5» ricercando da loro vnatotale indifferenza; e prontezza ad vbbidire ,€ ralfegnarlì i intutto, e per tutto, alle diuine difpolitioni. — Refiden- 11 Quantodifordine, e fcorcerto fiegua Invna za man- cafa; mentre il padrone non virifiede » lo dimottra cante» ilcarro delSolesco'i caualli tutti fconuolti, ed ilmotto; %X HINC ABEST APOLLO. SalomoneProu. 11.14. Prow11. prbinoneft gubernators populus corruet; E San Gio. 14 Crifoftomo Hom. 34-in'Ep-ad Hebr. Af agiftratumy Gio, Crì- ducemques o reftorem nonbabere malumeft 9 & Sì Sfera argumentii multaram calamitatums 3 princi pium de- fedtusordmisy perturbationis 9° confufionis ce. 12 Bernardino Rota, in morte di fua moglie» fecewn carro da due rote yvna delle qualicra ipezzata, In morte. e l’altra intiera è colcartello;; CLAVDICAT AL- TERA; comeche dir volefic; ©. Mentre viffe coleis SRL Che per dolce compagna il Ciel mi diede Lieto ilcorfo paffai de giorni miel . Hor che; ( laffo )la fiede » E nlei fpezza la rota Di mia felicità rigida forte» Sarà mia vita vna continua morte » L 13 Hcarrofalcato , che anticamente s'vfaua negli .. efferciti, nel quale ad vn impulfo medefimo fi moue- Celerità. uano elerotesele falcis dal Saauedra hebbe; RESOL- Salluftio VER, ED ESEQVIR. Salluitio. Priufquam inci- piasy confulito :& vbi confutuerismaturè fatto opus eft ; ita virumque per fe indignum y alrerum alterius T.Linio. auxilio viget . E T.Liuio; Agendo andendoque res Romana creuit y non bis fegnibus confilys, que timidicauta vocant. À . 14 J]lcarrod'Ippolitostrafportato alle ruinc,ed ai conquafiî , per colpa dei caualli » che fi sbandano s {paventati dalla pretenza d'vamoftro » feruîalCaua- lier Tefauro » per farne emblema politico , col titolo » CONSVLENTIVM DISCORDIA IMPERII LABES. Scipione hauendo efpugnato Numantia , chiedette da Tirefia ,chen'era Prencipe , in qual guifa quella città fempre inuitta, foffe rimafta e prefa » | e faccheggiata , e n'hcbbe quetta rifpoftas Concordia Giufeppe viftoriam » difcordia exitium prabut,. Le difunioni Ebreo. dei Prencipi Ebrei, cagionarono al tempo di Vefpa- fiano, e Tito la caduta di Gerufalemme » che peraltro atuttala potenza Romana farebbe ftata inuincibile. COREGGIATO Capo III Is Vefto rurale ftrumento, formato di due baf- Q toni, l’yno allatefta dell'altro davn pezzodi Difcor- dia. STRVMENTI RVRALI Ibi XXIV. / cuoio collegatoyierue per ba:tere il formentosed hebbe ilmotto, ELICIT FRVCTVS ; fimbolo efprefio del trauaglioy che percotendoci s ne fà operare virtuo- Traua- famente. Sant'Agoftino de Temp. barbarico cap. 3. glio vtile Si frumentum ess quid times tribulam? Nonappa- s.Agof- rebis qualis antea eras in fpica y nifi tribula conte- sino. rendo, ate feparanerit paleas. 16 Leperlecutioni, conle quali gl’iniqui afflig- gonoigiutti » feruono per feparari giufti dalle cure mondane, é far loro otrenere la purità perfetta ; fi come anco col rotolarfì deitrivoli fopralefpiche al Trana Soleefpoftes il formento battuto , dall’aride paglie glio vti- viene a purgarfijonde fe ne può farimprefa col motto, ‘€- PREMIT VT PVRGET . Concetto di San Gre- gorio 26. mor. c. 9. Reproborum nequitia triture more eleftoruna vitam quafi grana è paleis feparans"®* PREMIT» VT PVRGET. Malienim bonosma- gis ab huiusmundidefiderijsexpediune dum afflizune è » CRIVELLO. Capo..IV. 17 E Li Accademici Trauagliati di Siena, infinuan- do » che canto nelle attioni vituote voleuano eflercitarfì s finche ogni imperfertione humana hauef- fero lafciata , {i valfero del criuello col motto, DO- Profitto. NEC IMPVRVM. Tale ogni anima zelante della propria fpirituale mondezza deue continuatamente lenar difetti, ficara che non mai faranno fuperflue le diligenze » poiche nella prefente vita non mancano mai unperfettioni da correggerfî s eda leuarfi; omde Plutarco de cohiben. ira ben awuertiva; Eos qui falui Plutarco effe velint sita viuere debere s vt perpetuo curentur. 18 ICardinale Criuello l’alzò col motto; SOR- DIDA PELLO, idea efpreffa del facramento della Peniten= nitenza ,. col quale dal feno humano fi tolgono 28 - e contratte bruttezze. Pietro Blefenfe de Jerofol. Pietro peregrinat.acceleranda, parlando della penitenza dice. Blenfes- Haceftreconciliatio pacis, acquifitio vite, vitioram abolito. E San Nilo in Paren. Si fordidum quid S. Nilo. anobis commiffum ef, peritentia id lasemus &c. E° altrelibel imbolodi Prencipegiufto s e zelante, Prenci- che con efiglij , ed altre più graui pene fcaccia dalla P° zelan- città, e prowincia gli fcelerati. ti 19 Innocenzo Cibò Cardinale portò il criuello col motto; A BONO) MALVM , cioè SEPA- Pruden- RAT » infinuando animo difcreto, e giudiciofo . za. Imprela quadrante alla fede cattolica , opra della qua- Fede. le il grano preuofo de gli eletti dalle pagliedella gen- tilita, © delle fette ereticali ben chiaramente fi contra- diftingue . San Cefario Arelatenfe Hom. g.de Pafch, Chrifttanus populus » quafi tritici innumerabilia gra- S. Cefarie na, a facrilegis nationibus , fide purgante » atque cribrante difcernitury&rin vnum quafinnfideliuma lo- lio periranfeunte colligitur &c. 20 Vnacriucllocolgrano che pafla per i fuoi fori nell'Accademia della crufca hebbe ; A POCO A Apocoà POCO, cheinferifce giuditiofa lentezza y prudenza, Poco + edifcretione , nelripartire altrui le dottrine, e la com- Infegna= municatione delle fcienze s che quali grano purgato re. nell’{eno dei noftri proffimi fiverfano nella quale op- portunità il Padre Cornelio à Lapide in Prou. c. 18 4 molto bene » benchecon metafora dalla noftra diffe- rente ragionaua ; Sapienzie doffor leniter per modi- cornelì è ca precepta docet fapientiam ne eorum multitudine Lap. & pondere rudem difcipulumobruat » fed fenfim plu- ra& plura illiinftllansstand. m omni fapientiainftar fluminis eum imbuit » & replet . zi Nello fcuoterfì del grano entro il criuello » i grani migliori cadendo è terra fi raccolgono a’i pie del S. Grego- CRIVELLO Capo IV. del criuellatore , reftando l’immonditie nel criuello medefimo } nel qual propofito gli foprafcrifi ; ME- X LIORA DEORSVM , è fia MELIORA DI- Elettio MITTIT; Ideadi Perfonaggio» cherifiutai confi- ne de. gilipiùvtili, es'appiglia a'i peggiori; © veramente di PESB!ONI Prelato y che nelle elettioni y foftenta i cattivi, e la- Nego- fcia cadere àterraifoggetti qualificati. Ad vn nego- Uante. tiante inquieto ed intereffato applica Ja fimilitudine l'autore dell'opera Imperfetta Hom. 36. in Matt. Gio. Cri Quemadmodum fitriticum cernasineribro » dum buc Sofiome. illucque iattas id, grana omnia:precellentiora deorfum cadunt, © infine in cribro nibilremanet mifi ffercus Solumsfic eSt fubStantia negotiatorum dum vaduntye veniunt inter empriones y & venditiones minuitur, er in nosiffimo nilulillisremazet » mfi folum pec- CAL è Con fentimento tutto contrario ilSig. Don Carlo Bofto riferifcel’imprefa del criuello 3 pieno di grano è ed attualmente fcoflo, il quale dando peti fuoi fori l’yfcita alla poluere , che fcotendo » da sé difcaccia » etenendo raccolto nelfud feno il formento eletto » portaua il motto; MIHI MELIV$; idea dic’ egli d’huomo » che effendo fcarfo di facondia» molto im- perfettamente ragiona, mà che poi molto virtuofa- Virtuofo non elo- quente, mente ftà operando ; fi chela douele parole, che da |, luicadono » fono malcompofte: l’opere, ch'egli fà » fono molto eftimabili. Mà potrebb’ anco appli- carfi è chi nel far Pelemofine, adaltri difpenfa quel peggio ch'egli ha nella cafa » ed à fe ciferua il meglio. Ditetto» che fe dal Padre San Cirillo Alleffandrino fù Giri. —offeruato in Caino, il quale; Que ex rempeftiuis All. EXCELLENTIORES effent SVIS DELICIIS referuabats que vero deteriores Deo offerre non ia: erubefcebat. l. 2. in Genes. fù anco da Malachia c.1. Balach. 14, rimprouerato à gli Ebrei; MalediFus dolofus 5:14 qui babetingrege fuo mafculum, & votum faciens ._,. immolat debile Domino ; Nel qual luogo $. Girolamo. Gel Ofiendit eos babere qua optima (unt > & offerre que mala fune, In quefta guifa fi diportò quel mal huomo, che dopo d’hauer promeffo a Gioue la metà di quelle cofe commeftibili, che ritrouato egli haueffe; trovan- do vn cefto pieno di dattili » e di mandole : eglitenne per fe le carni, ed il midollo dei frutti; einoccioli, 1 ele fcorze offerfea Gioue; Comeditomnes palmulasy E/opo + amygdalafque , fed barum nucleos » illarumque puta- mina adaramobeulit. Efopo Fab.30. 22 Sicomeilcriuello vienagitato » perche in tal guifa ilgrano y chenel feno ci tiene fi purghi dalle fozzure » e può fegnarfi con; AGITATVR, VT_ PVRGET, cofì ben ifpeflo il corpo è travagliato » Trana» perche in tal guifalo (piritorefti purificato e mondato; 60 viile San Paolo 1. cor. g.y+ parlando di non sò quale In- ceftuofo ; Iudicani , diccua » tradere huiufmodi Sa- x.C0r.5.$ tane in interitum carnis, vt fpiritus faluus fir indie» Domini noftri Iefh Chrifli. oue Giouan Crifoftomo, Puniatur y vt ea ratione melior effeGtus attrabat Gio. Cri- gratiam y & inueniatur illam faluam exbibens in illo fem. die. Quamobremeft magis curam gerentis & meden= tis, quamfolum fecantisy& temerè, & inconfiderasè punientis + ERPICE Capo Etue l’Erpice » per ifpianare il terreno dopo 23 S ch'egli è arato, purgandolodalle gramigne, e dall’altre vitiofe radici , ilche opera con molki terri fimili a'denti , i qualinel coltiuar la terra acquiftando molto di luftro , furono perciò introdotti a dire; i SPLENDESCIMVS VSV, idea dell'ingegno hu- Efferci- mano » che nell’effercitio delle virtù acquitta rifplen- (9 - dente chiarezza. Colì Catone, di quefta metafora valendofis difcorreua; Ingenium hominis ferro effe carene: fimile» quod EX PSV SPLENDESCIT, la doue perlo contrario 3 ir ocio rubigine obducitury & exeditur &c» V. n 0) = RA&Gg==S L/ î so inirneni 59 2 LL ci È +. __24_ Si ritroua l'erpicecol cartello; EVERTIT, MINA ET AEQVAT al quale io diedi; EQVAT DVM LACERAT imagine efpreffa di Prencipe rigorofo, che mettendo foflopra s e malmenando 1 facinorofi » apporta mirabili beneficenze alla Republica. Giufto Lipfio AMonit. Polit.l. 2. cap. 9. in quefia opportu- Giufte nità molto benediceua; Nulla re quecunque Refpu- Lipfia. blicamagis florebityaut foruit,quam rigida, immota iuftitia: Hecfelicitas regnorum,& ftatuum,internay & externa. Interna quidem ; nana quis nefcit sro 536 STRVMENTI RV & flagitia per cam remoueris virtutes promoueri? Externa, quia agri, vie, maria frequentantury & Peni- < tu fecuritasvbique » actranquillitasregnant. La ‘peni- - radicidei vitijy lo rende compofto s ‘aggiuftato ; ed appianato s dalla quale forma di dire non fi dilungò i fn Tertulliano lib. de Penit. cap. 2. che di San Giouannt. VANO è Battifta così ragionaua; Peritentiam deftinabari pwgandis mentibus prepofitams vt quidqnid error vetus inquinaffet quidquid in corde bominis igno= rantia contaminaffet, id penitentia verrenss &ra- dens & foras abijciens » mundam peltoris domum fu- Rimotfo peruenturo Spiritui fanéto paret. Ancoilrimorfo di di con- confcienza; Aîquar dum lacerat ,, mentre ftà lanian- fcienza .. do l'interno, appiana ciò che inui ritroua d’ineguale; difettofo s e di vitiofo. FALCE Capo VI. 25 A Falceinattodimieterelebiade mature fi ritroua col motto ; SVCCIDIT NE €A-. DAT, che fi potrebbe migliorare inf CEDIT; NE dr: CA DAT; Ilche pappunto Iddio fuol operare coello ierua. Oi» percotendo il corpo s' perche lb fpirito hon ca- da ; affligendoci temporalmente ; per preferuarci dall’ eterne cadute. Sc Paolo dall’Angelo di perditione con dolorofe ceffate era percofîo » onde fofpiraua 2. Z:COrI2,. Guegg 7. Datuseft mihi frimulus carnis mea An-° LA i pasa gelus Satana qui me colaphiget » al parere di Riccar- do Vittorinoje di S. Anfelmociò difpofe la fomma bontà » & prouidenza d’Iddio y accioche Paolo così percoflo non cadeffe in peccato difuperbia, ò di va- ifagloria, mà conferuarffe frà quei travagli il meritos ela virtù tenacemente riftretti alproprio feno. Hoc al Anfel- vemedium diuinitus accepit > fcriue Sant Anfelmo 3 v£. per iniguum angelum femper iniurijs ; & tentationi- bus preffus non poffet ex reuelationibus extolli. 26 DonVincenzoGiliberti hà due falci , vna frà le biadese l’altra frà l’vuey col verbo; EQVANT; nel qual fenfo il Padre Boldoni anch’effo ad vna falce fi- Giudice. gurata invn campodibiade foprapofe; OMNIBVS vv RQVA; ideadi buon Giudice » Prelato &c. che vfa l'equità , e la giuftitia contutti; ed anco idea della Morte. morte, della quale Quidio Ep. a4 Liuiam ; Ovidio. Tendimus buc omness metam properamus ad VRAM y Pe, È: : Omnia fub legesmors vocat atra' fuas. la Oratio lib. 1. Ode 4. ; Oratio. Pallidamorss equo pulfat pede pauperam ta- bernasy Aia Regumqueturres .. ; Bcernardo[. de per. fuft. cap. 4. Non miferetur- inopiam, non diuitias reueretur s non generi cuiusli- bet, non moribusy nonipfidenique parcit atati : nifi quod fenibus quideminianuis, adolefcentibus in infi- dijs eft è Ò E 27 In morte fù fatta imprefa della falce sche mietteua l’erbe d’vn prato, col motto; REFLORE- S. Bernar E San Rifurret: SCENT, inferendoche ficomel'hetbe recife dinuo-, Hone: no farebbero rigermogliate: così gli huomini dalla fal- ce di morte fuccifì , dinuouo haurebbeto nel tempo. della rifurettione s riparato l’antiche perdite .. Nel qual propolito molto bene Mercurio Trimegifto in Py- Mercur. mandro. DeusinStaragricultoris periti ,quodcunque Trifme- minus adultumeRtsamputars vi ftatutistemporum in- gifo. teruallisiterum REVIRESCAT. Alcibiade Lucarini, per Giuda » che tradifce Cri- fto , con abbracciarlo » figurò la falce , in atto di ta- gliare vna manata di {piche» che da yna mano,fi vede- RALI Lib. XXIV. uariftretta , e le aggiunie; AMPLEXATVM SE- Giuda CAT. Sant'Ambrogiolib. 10. in Luc.c. 22.riuolto altraditore così ragiona; «Amoris pignore vulnus in- 5: gore tenza; ponendo foffopra nella terra delnoftracuorele . fligis ?& charicatisofficio fanguinemfundis è &pa- 8" cis inftrumento mortem irrogas? feruus Dominum difcipulus prodis magiftrum? Inuettiua , che ripigliò di nuovo lib. 3.de Spirit. fan&. cap. 18. verfoil fine » Nei quali fentimenti il Padre Luigi Giuglaris,hora nel fuo elogio 49: de Chrifto Iefu di quefto fatto diceua;: Funes illi per amplexus intentat » Morfus per ofcula. Omnem fuppellett:lem charitatis In vfum odytraxit. Hoftilem animum texit în ijsy In quibus detegi ‘benenoles folet. ed hora nell'Élogio 72. Bellum preludio pacis indixit. «Amoris armis abufus ad odia Salutem quam voce dederat 3 Manu deftruxit. 28. Advnafalce auuicinata a'i rami devnvalbero: _.. . ilSaauedra foprapofe; PODA!, NO CORTA, in- Tributi fegnando al Prencipe » ad effigere difcretamente i MOdera- tetbutida i fudditi; enon è diftraggergli. Cornel. © ° Tacic. 1. 4. Annal. Dara vedligalia populo now impo- Cornel. nant : nimia enim in'‘exigendo triburo feueritas, & Tie. nimium ipfum tributum impofitum mouet fubditos frequenter ad feditionem ; che però Tiberio , come icriue Tacito iui » ordinaua ; Ne pronincie nonis one- ribus turbarentur, vtque vetera fine auaritia, aut cerudelitate magitatuum tolerarento Così il Ré Flauio Eruegio nelConcil.Toletano XIII.difponeintalma-. niera itributi; Z7t nec incauta exaftio populos gra- Diego uet, nec indifcretaremi(fioftatum gentis faciat depe-.Saaue rire come rapporta ilSaauedra Impref. 67» | ar 29 Quelnobilingegno del Sig. Ant. Abbati nel frontifpiuo d'vnerudito volume » in cui delicatamen- Luigi Giugla- ris. | tetaccias e rimprouera i difetti humani , rapprefenta il perfonaggio della Satira che tenendo vna falce nel- le mani, ftà in atto di percuotere » e purgare non sò quali bofcaglie, col motto; IN MALA LIGNA MALIGNA; effendoi fuoi rinaproueri direttamen- te ordinati è refcinderei foli vitij, e non ad offendere chi per merito di virtù ragguardeuole fi dimoftra; ai quali concetti danno gratiofa corrifpondenza le pro- tefte di Crifto inSan Giouanni 1 f. 1. que attribuendo al Padreeterno il nome d’Aggricoltore, dice; Qmmema To. 15. 12 palmitem in me non ferentem fruîtam , tollet eum. Nel qual argomento Sant Agoftino Ser. 59. de Verb. Domini , CYLTYRA IPSIVS EST innobisy S- Agof- quodnon ceffat verbo fuo EXTIRPARE MALA "9% SEMIN.A decordibus noftris , aperire cor noftrum tanquam.aratro fermonisy plantare femina precepto- rumexpettare fruttum pietatis; mà poi fcoprendoci fterili difettoli , e vitiofij INYTILES, & inue- ueraces palmites DESECANS » deputabit arf- ros conchiùde San Illario lib. 9.de Trinita. La fpada fimilmente della giuftitia » che Iddio pofe nelle mani Giuftitia S.Ilaria. del Prencipe, deue contra i delinquentise gli fcelerati effere affilata e rigorofa. Nel qual fenfo l’Apoftalo Roman. 13: 4. Si malum feceristime: non enim fine R0#13.4 caufagladium portat , DeienimminifterseSt: VIN- DEX in iram EI y QUI MALVM AGIT. Che però San Pietro di Damiano Opufc. 57. cap...e _. trattando del debito del vero Prencipe diceua ; JMius Pier di officiumeSt. vt reospuniat , & ex eorum manibus belli. eripiat innocentes. E frà pocoallo fteflo Prescipe ri- vw uolgendofi » ed alludendo alle precitate parole di San Paolo fcriucua. Nom adhoc precingeris gladio s ve violentornm mala debeas palpare y vel vugeresfed vi ca PR AL CE Capo VI ea fudeasvibrati mueronisiftibus oberuncare . zo: Giudice prudente, e ‘circofpetto y che non pronuntia defhinitiue fentenze, fenon dopo mature confiderationi ed hauerbenbene effaminato lo fta- toy & qualità della caufa può figurarfi nella falec'ap- preffata alle biadearide » e bionde, alla quale fopra- fcrifi. FLAVENTIA METIT; e neprefì il mo- tiuo dall'Infcrittione fepolcrales con cui nell'infigne Gindic®, tempio di Santa Maria della Pallione dei miei Canonici — Regolari di Milano »s èétramandata » ai pofteri la pru- » denza fingolare » c l’affinato giaditto it Vinatem Pato ferniant ei bumero vno. cuccio Vgubino, gran leggittas e Senatore di Milano » con en epigramma » checomincia + À Falce velutmeffor FLAVENTIA DEME- TIT arua——è Turbida deciditiurgia fepe fori dre. Con la qualeimprefa hanno delicata (inpathia le paro- le di Chrifto in San Giouan 4. 35. Widete regiones» quiaalbe funtiam ad meffem , le quali in fenfo morale come interpreta San Bafilio Orar, de vera Virginit. voleuano inferire; cheoue è ilteforo ed il candore della mondezza caftare verginale, quici fia la difpofi- zione proffima pereffereftaccati » col beneficio della parca» dalle baffezzeterréneye traslati nei felici granai del Paradifo, > sidi _31 Con fioritiffima eloquenza fitrattiene Plinio lib. 34.C. 14. a defcriueré le vrilità » che dal ferro ci vengono ripartite » frà l'altre cofe dicendo; Hoc tel- To, 4.35 Plinio. lurem fcindimns , ferimus arbuSta, ponimuspomariay- vites fqualore decifo annis omnibus COGIMYV S IVVENESCERE , e và feguendo, Per lo chead vna falce in atto di troncare i tralci d’yna vite già sfrondata» paruemt a'aggiungere le predette parole ; IVVENESCERE COGIT; con la quale imprefa ben fi dimoftrasche la durezza dei trauagli fia ftupendo difpofitiuo a renderci di rinouato vigore » e di virtuoli truttiabbondanti, che in quefto fentimento difcorrcua i petl’appuntoil Redentore Io. 15.2. oneci fi protetta 70.15.2, cheil Padre Eterno qual Vignaiualo;Ommnem ( palmi- tem ) qui fert fruttumy purgabie cum, vi fruétum plus afferat, cueSant Agottino citato nella Catena di San Tomafo. Mundatitaquemundos , ideft fruftuofos 3 Trara- zli. S.Agf= sa vt tanto fint fruîtuofioress quanto funt mundiores. TT need ATOI GIOGO Capo VII 320Y.E Bargaglifi valfe del giogo (che vuol eflere A da due giumenti portato;etoftenuto ) per fim» nti bolo di Matrimonioye gli foprapofe; NON BENE mofio. AB VNO ; concorrendo egualmente g lo fpofos ela “ * *pofa» (cheappunto dai Giurifti fono chiamati Iu- gali) a toftenere i fuoi pefi. Sant Ambrogio lib. 3. de Virgim. Bona igitur wincala nuptiarum , fed ta- "° men vancula- bonum coniugium, fed tamen a iugo . traffumyconcetto inferito da Virgilio 4. Encid. v.15+ | ue difcorrendo della Regina Didone inuaghita d° Enea) così a fauellarl’introduce; Simibi non animo fixum, immotumque federety Ne cui me vinclo vellem fociare iugali Poftquam primus amor decepram marte fefellie; Si non pertefum thalami, tedeque fuiffet, Huic vni forfan potui fuccumbere culpe. facendofi nelle parole vimclo fociare iugali efprefla allutione al coftame de gli Antichi» i quali d'auanti all'altare di Giunone fopranominata ga foleuano con non sò qual legame accoppiare infieme la nuova Leden. fpoSuelo fpolo; Quafi viderentureidem ingo annetti, Cerda. diceilP. Lodouico della Cerda. Nel qual propofito 3. Cor. 6, anco San Paolo Ep. 2. Cor. 6. 14. parlando dell’ac- 14 Pirgilio. 537 accoppiarfì in matrimonio; ( che così appunto quefto luogo interpreta San Girolamo lib. 1. contra Towinia- num >) diceua ; Nolite ingum ducere cum infidelibus, M4%11. Lalalegge Euangelica ed efa pureèchiamata giogo; *” _ Tollive ingum meum fuper vos; per offeruarla quale, Gratta & non folamente Iddio w'applica il fuo aiuto , ma anco ©00Pert- noi dobbiamo applicarci i] noftro homero ; e le noftre MEgE: forze; che quì vengonoaferiregli oracoli di Sotonia dti. 3.9. perbocca del quale Iddio ; Reddam populis la- 5 3 bium ele&um s vt imuocent omnesin nomine Domini » 3: 33 43 moftrare la Spena ki che ci pofe Chrilto, fottraendocicofial giogo della legge mofaica , come >". a quello della fefuigi dita » fù poRo vn giogo tut- pra fato nell’acque colwerbo, PVTRESCET), toltoda ,_ ,, Ifaia 10. 27. Computrefcet iugumà facie olei. Nel died qual luogo Leone di Caftro. A facie ergo olet» 1Lon di ideSt Chrifti, qui oleo exultationis eft vnttus; & fons, capro. © origo olei y ex quo tanquam ex capite in membra defluit computrefcet inzumpideft liberalitur Ierufalem iugo fernitutis &c. San Gregotio Papaquette bene- ficenze attribuifce all'vatione ‘dello Spirito fanto ; > Iugum quippe d facie olei computrefcit (lib. 9. moral. cap. 13.) guia dum fantti Spiritus gratia vugimursa captiuicatisnofire feruitute liberamur; ed Vgon Car- nale in Ifa. loc. cit. alla virtù dell’elemotine » Opra delle quali dal-giogo pefante dei pecceri i12m Latti fina. liberi; Onusy& iugum.Diaboliyideft pecca:um> quod Vg.Card, -collum peccatorisonerats <& inclinat, compucrejcet afacieolei, ide/t eleemofine, 34 LeoneX.hebbeilgiogo con la voce; SVAVE tolta in San Matteo 11. 30. Jugum enim ment Legge SVAVE ef; cbenfidice (odue il giogo della legge €uange- Euangelicay poichea dirne ilvero » feriue San Gre. 103 gorio 4. moral. Quid grane mentis noftre cernicibus amponit s qui vitare omne defideriyun »quod perturbat precipit , qui declinare laboriofa mundi burns itinere monet? Dicefi anco foaue quefto nobil giogo » per- che feco porta più di gratiofo alleggerimento». che di molefto pefo; perche con maniere amorofe ci gouer- na come figliuoli ye nonci aggraua con violenzo pelo come fchiaui; perche non è ftrumento di depreflione, dò di miferia; mà d’efaltatione s e di felicità fempiterna: iche però Sant'Ambrogio lib. de Elia & Iciunioc. 22. Sufcipite diccua y iugum Chrifti, Nolite trmere quia 5) 4mbro iugum eSt» feStinate quia lene et. Non conteritcolla» gio- fed-honeftat . Quid dubitatiss quid procrafinatis è Non alligar ceruicer vinculis » fed mentem gratia copular. Nonneceffitate constringit, fed voluntaten boni operis dirigit » 35 Ilgiogo» attragerfo alquale è vno fcettro , può feruire per emblema di perfona religiofa , che ben Religio- può dire; SERVENDO REGNO. Colì il Padre (o. Sant'Ambrogio /. 8.in Zuc.foprale parole Luc.17.21. Regnum Detintravoseft, inlegnache chi vuole ciler Luc. 17. Ré; Sicferuusin Domino. Ea enim parte, qua par- 21. ticipamur fermitute : participamur & regno . È Pie- S. Ambr. tro di Damiano Serm. 58. Demasgloriam landi e145y Pier quemlaudant omnes gentes; qui miniftros fuos & lau- Dam. dat ye laudabiles facit-. HVIC SERVIRE RE- GNARE EST; qui fermiuit pro nobis fub dura) grani necejfitate Cc» PALO Capo VIII L Diretto frà i Gelati di Bologna,hà per impre- 36 I fa alcuni pali dirizzati coltraguardo » ed il mot- to; VI NVSQVAM ABERRET pideade i fanti ef- Buon fempij che ferugno di direttivo per non fallire nel corfo efem- della pio. Reden- Elemo- S. Grego- rio - 38 S.-Ambro della noftravita. Ambrogio deS.Iofeph.c.1. Santtort gio. vitaceterisnorma viuendieft: ideoque dizeftam ple- nius accepimus feriem feripturarum s vt dum Abra» ham,Ifaac,& Iacob,ceterofque iuStos legendo cogno- feimuss velut quendam nobis innocentia tramite ______—_ 37. Nonpuòtegarfi cheil palo yalquale ftà con tenaci lerami duramente riftretta la vitey non porti la fembianza d’yn patibolo, ò d’vno ftrumentodi paf- fione, e dimiferia , poiche in faccia d’vn mondo la fofpende j inà ne anco può negarti » che dal legno me- detimo 3 onde la vite è fofpela, non fia la medefima fauorita ed honorata 5 poiche da lui riceue quelefalta= tione, che per altro nonhaurebbe. Con queta ri+ fleffionesal palo che fofpendeua , e (ofteneua la viteio diedi; SVSPENDENS ERIGIT ; motto fommi- niftratomi dalla Chiefa Ambrofiana » la quale nel pre- fatio della Domenica 3.d’Ottobre conle parole di Sant* Ambrogio; di Santa Chiefa così canta; Propagines fuasligno batulante SVSPENSAS ERIGIT ‘ad regnacalorum; imprefa , che dichiara molto bene il ‘ beneficio, recato all'anime dalle tribolationi, dalle croci se da i .martiij , i quali mentre fofpendono i corpi , e glitormentano : promouonoil tormentato à gloriofe » e fempiterne efialtationi . 38 Quanto più ditpettofi vengono raddoppiati i colpi della mazza ad inueftire il palo che ftà piantato in terra » tanto più feruono à fermarlo y e'rinfrancatlo + che tanto dichiara il motto s ch’altri gli diede } FIR- MIOR ICTV ; nonaltrimenti i colpi delle miferie3 e deitrauagli, feruono à Mantenere ne i buoni propo- fiti, e nel pofto della virtù intraprefa ftabilmente fer- mi icuori prudenti s e generofi. San Bernardo nelle fue fentenze, integnando che tré importanti beneficij dalla tribolatione ci liano ripartiti »yneliecondo luogo pone quefta inflefibile coftanza, di cuihora fi parla. Yribulatio tria confert. Exercitinms ne virtus amo- ris s 004 torpore frigefcat. Probationem vtnoftre conftdutie fortitudo , ad exempiut -homimibusinno- tefcat + ‘Preminm » vt inxta tribulationis modum s “immenfiara glorie pondus accipiat . Îl palo eftendo legno diramato, e priuo di frondiy ferueben sia tottener la vite mà non però l’adom» : bra, il che dichiaa il cartello » ad va fi tatto palo fo- Ttaua- glio, S.Bey- mardo. STRVMENTI RVRALI. Lib. XIV. virtute eorum referatum: imitantibusveftigiis profe= quamur. E San Bonauentura incap: 6. Luce fucofa, mà efpreffamente; Secura via tendit ad vitams:qui Benzuen. graditur per monumenta Santtorum, quorum doftri- na, acvitaprobataeftin Ecclefia. i > nta f praferitto > FVLCIT NON OBVMBRAT: Six 5.6;u- ROTA Capo IX. 39 Li rota fegnata col motto ; INCLINATA PROGREDITVR è bell'idea di perfona giudiciofa e prudente y che s'auuanza ad honorata altezza, cammando per le ftrade dell'humiltà. Sam Humiltà. Bernardo ferm: ‘2. de Afcenf, Domini. Hec ef via; eMalta - & noneftalia praveripfam. Quialitervadity cadity®- Ber- potius quam afcendit > quia fola eft bumiltas , que "4" » exaltat ; fola que ducit ad vitams e nel fer: 4. della medelima folennità, con non minore delicatezza sed energia; Quisdocèbit ros afcenfum falubrem è Quis nifide quo legimus, quoniam» qui defcendit ipfe eSi Ephef; «& & qui afcendit? Ab ipfo demonfiranda nobis erat x, afcenfionis via yne duttoris yimofedutForis inigui aut veSligium , aut confilinm fequeremur + Quia ergo nonerat y quo afcenderet défcendit altiffimus, & fuo nobis. DESCENSW fuauem ac falubrem DEDI- CAVIT: ASCENSVM + 40 Animogrande yeben compofto s che frà tut- teleriuolte non tì fconcerta può rapprefentarfi nella rota » che dal Bargagli fù fegnata col titolo; MOTV Coftan- SEMPER #QVALt. Sifto Filototo in Sentene. za. cap. 136. ben diceuayche; Sapiens femper fimilis N: Siffo filo- fibi. Efe ne videro pratcicati gliciTetti in Socrate 3/9 ed in Catone; dei quali Sencca nell'Epiftola 104. Ilars OiiT 1A Senta Giufep- pe Pa crlarca, Greg. P apa Agspito. nell'Epitt. Paren, n. 13. Scriucua, EQUALEM 4I puntona traualica di ciò che dalla giuftitia fi richiede» ne già mai cfce dal fegno , firapprefenta nella rota Modera- co'| cartello; NON EXCEDENS FX OKBITA rione. nelqualfento Riccardo di San Vittore, applicando P/al.43. ilverto del Salmo 43. 22. Proprerte mortificamur to- 2: ta de è quei prudenti » che nelle proprie maceratio- Riccerd. tioniy fuggendo gl cftremi, caminano perla via di Psr: mezzo p via difcreta » e moderata y diceva; Mort:fi= Gate ergo: mortificate » inquam 3 tn die tameny ve omnia an luce difcretionis fiant; ne vlera, citraue menfure metam operum veftrorum rota difcwrrat + Può fimilmente inueftirfi l’imprefa nella perfona di. Confor- quelgiufto; che del tutto conformandoti alla difpofi- mità. tione divina, non efce punto dalle veftigia » che dal i tuo tignore gli vengono fegnate » e propofte. Di Se Der. quetti tali San Bernardo Ser. 53: in Cavtic. Pleni mardo, quippe Deo, celfi meritis , cumulati viriutibus, nibilominas tamen erebtos vertices, tota » & humili obediensa fubmittune, & inclinant illius fuperemi - nentis imperio maieStatis , tanquam oues manfueti(fi- me » ad nutum fui pafioris per omnia ambulantes & fequentes eum quocumqme ierit, De 1 quali ap- penello s'auuera l'oracolo d’Ezechiele c. 1. n. 20. Egech. 1. Quocunque tbat fpirituss illuc eunte fpiritu & rota ao. pariter elcuabantur fequentes cum; fpiritus enim vie Fa erat imtoLis . 2. Dal Conte Cefare Martinengo; l'Inuiato. frà gli Erranti di Brefcia fù alzata imprefa della rota, col Conftan= cartello volante ; SEMPER IN SEMITA e di» 22. mouttra animo coftante » c volontà permanente nell’. operatione intraprefa. Sant’ Ambrogio'in Plal. 61. n. 7- ad ogni fedele quefta virtà pertvadeua dicendo. S.Ambro Semel inperra Chrift! locatus, lubricum non debet gio habere vi fligiumy fed cenere flatus propry firmita- Ecclef:13 tem. Tanto confìiglizua l'Eccleliattico 11. 22, Confide 23. m Deo, & mare sn loco tuo. Tanto perfuadeua l’An- songelo a Damele cap. 10. 11. Sta in gradu tuo + 1. = Tantoallelodidelfamofo Romano Fabricio diceua- no quegli antichi. Factlius eff folem d (uo curfu » quam Fabricium d fuo propofito deducere. E tanto anco operò Sant’ Attanagi, il quale incalzato dalle per» fecutioni, e degl’imperatori, edei Vefcoui, e d'vn mondo tuttoy accioche delifteffe dal difendere la con- Capo IX, fubttantialità dell’Incarnato Verbo da lui virilmente impugnata contra gli Ariani, fuperò perlo ipauo di quaranrafei anni, infiniti infulti,ne già mai punto dal- Ja cattolica verità ritorle vn patto , 43 Vbbidienza pronta è portarlì con puntuale raffegnatione owe ordina l’auttorità de i maggiori fi riconofce nella rota > che tiene il motto ; V Pa 1N- Vbbi. QUvVE PROGREDITVR, nella qual maniera diente.. operayano i Serafini defcritti da Ezechiele 1, 14.1 qua- li; Ibanty & reuertebanenr in fimilitudmem fulguris Ezeshiel. corufcantis. Quel teruo prodotto da Plauto in Cap- *- 14 tiu, di fe medefimo così ragionana , o_o 710 rota vti me licet , Velego hue » velilluc verfor quo imperabitis. Così la Fortuna dall'antico Cebete tù rapprelentata Fortuna. fopra vna rota volubile, come quella che hor s'auuan- za; hor fi ritira;hora piega alla deftra della protperità, ed hora alla finittra della fciagura . Quidio lib. 5. de Tritt. Eleg. 9. Palfibus ambizuis Fortuna volubitis errat » Et manet in nullo certa stenaxque loco. Sedmodoletamanet ,vultusmodo fumit acerbosy Et tantum conftans im leuitate fua et. 44 Benchenonfipatta dal proprio fito quella ro- ta » che feruc per inalzari peli » € tirar le pietre sùle fabbriche; ella però e follieua, e trafporta, cueil bifogno richiede quelle pefanti moli, onde tù chi : le diede; MANENS ATTOLLIT ALIA ; fim- Prenci bolo di Perfonaggio grande » che feoza muouerfì P°- od incommodarhi punto, inalza, e promoue ad eleuati poftichi più gli aggrada. All'hora Le quei cie- chi, che giaccuano nel profondo delle miferje, fi die- dero a fupplicare dal medico diuino d’effere folleuati edaiutatiy fcriue San Matteo 20.32. che; Stetit Zefiusy Mars.20 & vocamit eos; potìtura » che da Origene Hom. 13. 33. fù cofì contiderata . Jefus auters non pertranfit , Origene » Sed fiat : vt fante illo non transfluat beneficium; fed quafide fonte ffante profluens mifericordia dene- niat vfgue ad eos, Se dunque fì fermò ; e colì fermo gli traffe di miferia » e tolleuogli all'ottenimento delle fue gratie » ben di lui s'auueraua quetto motto; Manens attollit alia , 45 Serue bensila rota di mulino per frangere, eftritolare ilgrano » ma nel procurare, c nell'operare l'altrui pregiudicio, ed effa parimenti refta logorata e confumata; onde le diedi. TERENDO CON. _* TERITVR , idea d’huomo facinorofo e fangui» Vindica- mario , che mentre procura e follecita l'altrui pre- e giudicio vi confuma,evi logora e Jepraprie facoltà» elavita. Salomone Prou. 20.26. Diffipat impios Rex Prou.z0. Sapiens & incuruat fuper eos formicem » nel qual 26. luogo dall’Ebreo fì trapportay&7 redire facit fuper eos rotam, fiche con giufto giudicio d'fddio chi mal fà, mal riccue. San Giouan Critoftomo torà, $. Serra Gio. cri- de Laude Dei ne dà l'efempio in Caino. Percuffit fofemo . germanum Cain e vitaque fuftulit ; borum tamen coronatus eft alter , alter penas profcelere lui; iniuf> tius Abeloccifias eft » mortuus tamen cadis fratrem infimulans vexabat » € comprebenfum manibus te» nebat » i 46 Larota da mulino, che fospinta dalla corren dell’acque fi fconuolge in continuo giroymànon lafcia i fuoi poli» fi troua col motto; CONVERTVNT; NON EVERTVNI :imprefa attribuita è Clo- tario I. Rè di Francia, e fignifica che le perfecutio- Trauagli ni, ele violenze deimali (ono ftrumento di noftro beneficio » e nor di fouuerlione , poiciache quefte) com’altri diffe; Exercirium » non exirum prabent. Giouanni Critofftomo tom. 5. Hom, de Eruditione Gio. Cri- difciplina ; Eruditio difcipline cuStos e% /pein & fofam : dux Planso Opidio 540 dux via advitam ferentis, <& forritaalinm magiftra ‘virtutum y\adcaleftes repromiffrones perducits &W ad dimnapramia fact peruenire: hancque nos fettari oportet ad vitam » &" averti ab omnvmalitia. 47 Allarota » che fe bene:lì rigira quanto allaicir- conterenza: ad ogni modo ftà ben ferma nelfuo cen- =} tro, è fia ne! polo, Monfignor. Arefio diede ; IN Coftan- MEDIO NON COMMOVEBITVA ; idea di ne cuor gencrofo s che frà mille firauolte del mondo, e delle milerie. conferua inamifibilmente l’interna quiete, e la pice. Tanto delhuomo giufto iua can- P/al.111 tando inSalmifta; Paratum cor eius fperare in.Do- %; mino, confirmatnm eftjcorems , NON COMMO- ZEBIYFR Plal. 111.8. San Girolamo fimilmente ; S.Girola- Per bonam & malamfamam ya dextrisy & finiftris Christi milesgraditursnec laude extollitur ynec vitu- peratione frangitur, nec dinitijs tumet y nec confun- ditur paupertate s & lata contemni y & triftia. Seneca finalmente Epift. 35. Non vagatur quod est fixum y.&fundatum i. iftui fapienti perfettè con- tingit, aliquatentns & proficienti, prouettoque . Quid ergo intereSl? Hiccommouetur quidem non tamen tranfit\, fed fuo loco nutat: vile ‘NEC COMMO- VETVER quidem: 48. Mentrelarotaattualmente ftà correndo,perfe medefima firegge, e fi foftenta ; mà quando nel. cor- fo viene ad allentarfi immantinenti cade; onde Mon* ‘ fignor Aréfio le diede; NI CVRRAF LABITVR: Profitto. odanco; AVT @VRSVS, AVT:CASVS: efféitto di continuo pratticato nella via d'Iddioynella quale chi s'allentadal'caminare cò feruorey fi condanna den pre- S. Bernar fto allecadute. San Bernardo Epitt.253. 705 NON, do, CYRRERE +» ibt & DEFICERE'incipis» Hinc plane colligitur y quianolle proficere non nifi deficere eft Con laqualdottrina hà moltà fimpathia il concet- 5:Girola-t0 dt San Girolamo lib. 9: Contra Pelag. Quomodo qui aduerfo ftumine lembumtrabity fi remiferit ma- nuss fratimretrolabitury & fuentibus aquis quo non vultducitia > fic humana conditio, fi paululum:fe re- miferity difcie fragilitatem fuam:s' & multa fe non poffe cognofcit : E San Gregoria*Papa lib. 3 2. Moral, S. Grego-c. 28. Nifi mentis contentio ferueat » vnda mundi rio» nomyincitun, per quam animus femper ad ima reuo- caturi: | ;9 alsmem e on saloni ‘ong; oLatota , in atto d’effere battuta dalla mar: Tralla- tellinaj colloprafcritto ;ACVITVR ICTV. fivim» glio. . prefa:sdehtSig: Cefar Antonio Bendinelli , e dimoftra che fràl'auuertarie: contradittionis è fia'trà icolpi della fciagura l'intelletto ;htimano vienea rituegliartiz wet erenderfadiquello ch'egliseraatai più acuto 4. (eper> fpicace, che tanto diceua il Padre San: Gregorio Na+ Greg. zianzenoorat.de Funere Patris; Ingenrem acuit dolori Naz. Quindi frà leftrettezze dé glraff@dijjeti trovarono gli oe alimentiodal cuoio delle fcarpesie de’gli fcudi, che ler= » vette nibaalle pureditefe dell'hymané membraje s'eftrafiiero le bevande: dai rugiadoti humori raccalti di motte tempo nelle tele; alcielo apertoefpotte; e ti valtero delle. chiome femminili per prodedere a gliatchidi funi s ‘cflendaquefte persforte logore sò fpezzate; e fi fpecolarono acutiffimi tractagemi, come. può vedert iniPlutarco,iT. Liuioy Frontino;Polienopemnei moderni fftorici:. < 107 it agionaoit isp Wi « 50 Simbolo/diperfona contemplatina » che tutta* aftratta dal mondo; fe ne fà affòttà in Dio , è la rotaàj Conten-!a quales» prefuppotto:che fia pertettamente sférica:y certo. s diconc1filofofi 3; che non tocca fe non invn MO » Seneca mo PETA pufito la tetra, alla quale percidio diedi ;; PAR TEL MINIMA»TANGLI . Concetto che da Giifto: : 0 LipioCentur. 1.ad BelgassEpi58é1ù'cofi efpreffo ;) Giufo\ i Sicuk rotals que in cera volmicury parte ima) & Lipfio. patiti . STRVMENTERVRALIFLIB XRIV. L. so «minima cam tangity catera extat y G eft invalto» ficmostoportet‘decurrererper hac bumilia ; optima 3 & maxima parce elatos , & fublewaros è Mà prima di lui. Atmiobioin Plalm. 76.1 Rota licet intetra vol. Arnobio, uatur , tamendumi Rtereriv > magna pars eft aliena aterra Wparuapars eiusinterraconfiftit> Sic licet corporis pars fio in terra ambulans x tamen animeb quamaior pars.eSt bominis s conuerfatio eft in celis: Nei quali fentimenti San Gregorio Magno Hom.y: G1eg- in Ezechiel diceva che i Santiz T'errena pertranfeune, P24 & vix fummis:veftiziis terram contingunt. si Vna maffa di creta pofta ben sì in sù larota del Vafaio, manomper‘anco deverminata; ò ridotta a veruna forma ; dal Sig. Camillo Vizani hebbes __ INCERTVM, ambiguità sche nell'età giouanile Giouen- ci fuoltener perplefli , mal potendofi accertare s'ella ®! » fia perriufcire vafod'honore ; «dò pur di contumelia; 7 Tria funtdifficilta mihiyprotettaua Salomone Prouer: Prem.30, 30. 18. Et quartuia panitus ignoto : viam aquile 18. in celo» viam colmbri fuper petram y viam nanis un medio mariy & viam viriin adolefcentia; Adeo enim inftabilis ef viabominisvin adotefcentia è interpreta il'Padre Cornelio è Lapide y ita fe adolefcens perome Cornel. è nes borasin diverfatorquet s & nunchuc > nuac'illue VP rapitur-vedifficile ficidcamprebendere s & animade Pia: uertere quotendar. Lo ftelfo anco s’auuera in mate- Lara a ria dipredeftinàtionesnon potendo afferirfi accertata- sa “sa mente , qual deifedeli fia reprobo , odeletto. Orat: ; 34 Carme Odi denti i a ‘Piudens| futtiri temporis exitum + o @ratieso Qabreinofa menterpremio Deus iiuuplom »s op2t6Fa chi delinedlarchifauerta ; clae tdadò in artà dicaricare ò fiadimontare la rota dell’archibugio.} dalla gagliarda refiftenza della‘ medefimarrota } firma? neua fpezzatay e'lefoprapofe;; VIM.NVI4 Infinuan> do che ben giuftamente. ii deue vfarela refiftenza vio» lenta contra coloro sche con violenta irigiuria y ed ingiutta forza ne affalifcono;. correndo sper le boe» che ditutti quella affioma infegnato dalla matura } WIM VI repellere licet. Pubblio Mimo: ne fuoi Iambici appreffo Giouanni Grutero ; RO a VIM VI repellas.inre quos. Gentinm $ < in. "Zimvirepelle; mutimatara iuffiusa’ +00 ovo Mima,e 53. Nelle fue.faticofe siuolte la rota delicarro sfì ibn rifcatda 3 e quanto più velocemente caminay.itanto: più intenfamente accende » il che dichiaraul citolori 1 Ne CANDESCIHE: EVNDO ; e dimoftra che gli habiti intemnid'amore;ò'd’odio:: divitio ».ò divirtdinei fre= quenti: loro» ‘effiercizij vengono «ad. vanuantaggiarià; — veritànhe negli affetti‘ amoroli precilamente aliuertì Habito . Lorenzo Giuttiniano » il quale de difbipliMonatt. 4.» conuerfationisidicena ; Amore ignitus'vires reftam Lorenzo, Pariglra. liu: ì Publ. rat cum decertaty & co fitrobuftior quo plusexerce: Gisf- tur.o Nicodemo cominciò a feruirGrilto} ma to'l cuo- fe; per colpa del timore così raffir@ddatio è che tipote tauafolamente dînotte a ritrovare il divino Maeftro.s e. ma profeguendola feruità intraprefa , tanto. fi.rifcaidà «85 nell'amore dell'incarnatò Verbosche di mezzo giorno fi portò: carico d'èromati a toglierlo giù dalla Croce.s edarglitfontuofihonori della fepoktura...un | iii Lira :{4 .Conallufione alle rote , che furono ftrumenti ci di.martirio a Santa:Cattarina Vetgines fouviemmi i 0a d’hauer veduto le feguenti imprefe. Due.rote grandi DE che feruono ai. fabbri »:& architetti » perialzar peli è ,0s 6 co’l titolo: volantean LEVAMVS. IN ALTVM}; Martiri ed interilcono chelecatafte gli eculciyle mannaiese le croci fono ai ferui d’[ddiòd ftrumenti della loro efalta> tione. Saluiano lib.:3. de Gubernatione >. parlando: dei guerrieri di Criftò pe dei Martiri faptisdicema che ;0 dacaleftis regia ianuam gradibus: pgnarum: finarum: S-S4- afcenz siano. RO UTIA afcendentes» fcalas fibi quodammodo de eculeis , cataf- Pfal. 9. risque fecerunt. Quindi ed il Ré Dauide in perfona 15 dei Martiri, a Dio riuolto diceua Pflal. 9. 15. Qui exaltasmede portis mortis. E San Vincenzo » mentre permano dei carnefici fu’ caualetto » © fia su'l eculeo veniva orribilmente torturato » fantamente faftofo» jua feco fteffo gloriandoli che da quel patibolo gli foffe apprettato più d'effaltatione » ‘che di tortura, ediceua; «Altior fum feculo . fs Larota che feruc per arrotare , col fopra- fcritto; ILLVSTRAT ET ACVIT); inferiva che frà gli ftrumenti di tortura quella gran Santa ed otte- nefle acutezza mirabile per conuincere e conuertire ben cinquanta filofofi: e m'andaffe con la chiarezza Traua- digloriofì honori eternamente illuftrata ; effetti che glio. —fimilmente nell’altre anime tribolate fogliono fegui- ne poiche, ò fì fauelli dell'a cis ; S. Gregorio Nazian- Gregorio. zeno Orat. in Funere Patris diceva; Calamitas inuen- Nazian: rrix eft ingeniofa; ò veramente dell’illuStr4; Giouan Crifoftomo Hom. s. de patientia Iob » tauellando di queito campionetutto lacero ; cd vcerofo ; diceua » Gio. €ri- che fràle rante fue piaghe; 2'alde , fupraque modum foStomo. carnisillins naturaclarior apparuit, vulneraque fola- ribusradijsclariora. 56 Larotadelloftagnaro, col piatto à quella af- fiffo » ed il cartello. ROTANDO PERFICIT; Capo IX. S41 © mjenfati, in mferioribusautem ideft in mundiali- busy & terrenis aliquatenus plrni videntur, & fa- pientes + VAGLIO Capo XI. 59 g N occafionedi nonsò qual difputa fù alzato per corpo d'imprela vn vaglio grande ,col fo- __ prafcritto; PELLENDO VICISSIM. Con la qua- Difpu- le fi dimoftra quanto rilicui la vita fociale di molti 1200. , congregati, perche e l’vno fofpinga l’altro ad attioni virtuofe ; e l'vno sgombri dall’altro ò le miferie » od i diffetti , onde viurebbe inuolto. San Balilio Magno Conft. Monaft. cap. 19. Qui fe colenda pietati dede- S.Bafilio: rune , (parla de i Canonici Regolari » che viucuano vit: commune ) i in focietate cum alys degunt, in quainter fe VICISSIM alteralterius fur propofi- rum animi ad virtatem exacuunt , feque inter fe rettè faîtorum emulatione ad matores quotidie in fludys re- rum boneftarum faciendos progreffus I M PE L- LV NT . E dopoalcuni periodi. Qui animo ager et & affligitar, eicomplures prefto fent, a quibus cu- retur> a quibufque affidwe erigarur. (Hr equabili iure inter fe alij aliorum & famuli funt , & domini , & i inwifta libertate accuratiffimam fibi inter fe fevuinat d inferifce , che il dolorofo patibolo dellerote » feruifte feruitutem &c. Così con la correttione traterna » Corret- .Catta- perripartireall’anima aunenturofa di Cattarina ogni fcambieuolmente, ciafeuno è tenuto è togliere d’ad- tione. rina. maggiore perfettioney rendendola inartire chiariffi- dofoalfuo proffimo la poluere de fuoi diffetti; ben ma ; cictaditadell’empireo , e per tutti tecoli glorio- fapendoli a che; /'nicuique Deus mandanit de pro- Taua- fa, e beata È folamente in Cattarina ciò fi rico- x:m0 fuol | glio. riofce, mà.méimondafi ancora, àiquali la durezza .... Go Sethe egualmente il vaglio , cosìpervnire yed della fciagura » e la violenza della perfecutione ferue ammaffare infieme i grani più nobilis e più pretioli, : per migliopiigli, ed affinargli. Così Fuluio Tefti voride portò il motto; PVRIORA: SECERNIT Studiofo nelle Poefi&.Liriche;;f i 4 * s ‘come anco à gettar in difpatte le feftuche > e le paglie cli Ne rifchi firintorza, aride ed inutili, che però gli diedi le parole del Canti- chi. Ne imartiri s'affina » e ne le ftelle co Luc. 1.46. DIMITTIT INANES ; idea diftu- x .__Miferie fue viue virtù contenta. diofò , cheriuoltando varij volumi » raccoglie ciò che ; e Girolamo Preti; ftima più foftantiofo » ed apprezzabile » e rifiuta ciò n Ferro acuto lì rende,, e firinoua che meno è pretiofo se di foftanzapriuo: Quadri- Preti» Al girardela pietra+ ef fue rote no altrefi quefti motti , à Crifto Giudice» il quale col Crifto Gira fortuna » e quel girar mi gioua + 57. Fù ancoalzatal'imprefa d'vna rota, introdu- cendoti i raggi della medetima » che tutti fornifcono Anima elcentro à dire; SPECTAMVS AD VNVM ) contem- intinuandofì , che 1 pentieri,» affetti , defiderij di Cat- platiua. tarina; tutti follero ordinati ed indrizzati al folo Iddiò', centro dell'vniuerfoi Concetto , che al pare- Maria da re.di San Bernardo Ser. 2. de Pent. potrebbe feruire , rutti offe per dimoftrare che Maria Vergine da tutte le creature - quiata. fia venerata; e che à lei come al centro fi portano of- S. Ber- fequiofe; Sicut ad medium mundi » ficut ad centrum nardo. terre, ficut adrerum caufams ficut ad negotium » omnium faculorumrefpiciunty & quiincalo fune , & qui interray & quiîn inferno habitanty & qui nos pracefferune, & qui fequunturi, & nati natorum & qui nafcentur ab illis. STAIO Capo X. 58 ata ftaio da mifurare i! grano, voltato con la bocca verloterra è degli )tiofi di Bologna Monda- colmotto; MINVS CVM MAGIS; imprefa , che do. ben può feruire ad integnarci, che l’Anima quanto più s'applica alle cofe terrene ) e vitiofe , tanto fia men atta a ricolmarti di virtà , e godere de 1 contenti del cielo. L’Imperfetto Homul. 10. in Matt. Mundi amatores, & carnis » in fpiritualibus , quidem, & diminis , que fuperiora certe effe dicuntur vacui funt Imper- fesso. vaglio del fuo giuditio feparando i giutti da i reprobi : Giudice. uelli come formento purgato tralmetterà nel grana- io dellabeatitudine; quetti come paglie fterili ed infeconde getterà ne ifprecipitij se nelle voragini dell'- interno; Congregabit triticun in borreum fiusmim Matt. Marr. 3. 3. 12. paleas autem comburet igni inextinguibili , *>- nel qual luogo Sanè Ilario, Triricum fun, perfe- «(os frilicet credentium fruîtus dicit calefttà ns harre- 15 recondendos » paleas autem infruétuoforum homi- num înanitatem. E San Pafchafio; Lesess @DACHÎ S. Paf d fruétu boni operis » à confortio fantforum fegre- chafa. gantar » 61 Scipion Bargagli di quefto rurale frumento » che fuentolando il grano » fepara dal tormento fucoto l'inutili feftuche » fece imprefa, e gli diede; MA LE Maeftro. IVNCFA SECERNIT; idea di Maeftro, ddi Pre. Giudicio lato prudente» che fepara da i giufîti i vitiofi ; ed altresì finale. ridea , come di fopra fl diffe , del giuditio diuino , nel quale da 1 giufti faranno i reprobifeparati; che tan- to iua dicendo il Battifta Matt. 13. 12. Cuius ven- Marr. 3. tilabrum in manu fua 3 & permundabit aream fu- 12. am: & congregabit triticum in horreum palcas au- tem comburet igni inextinguibili. Nel qual propo- tito San Gregorio 34. Moral. citat. in cat. aur. Il g lo extremi iudicy ventilabro , triucum, paleaque ,; difcernitur » vt nec in tritici borreum palea tran- feants nec im palearum ignem borrei grana dila- bancur . 62 Co’lbeneficio del vaglio tutto ciòche nel gra» Zz no -Grege- o. 542 no fi troua di vano, d’inutile s e di leggero , in dif- % parteélanciatosnel qual propofito gli diedi; QVOD Trau- LEVE DEPELLIT ; così Iddio co’ vaglio delle glio puri tribolationi , agita » quafi grani fuoi fedeli , accioche co intal guifa fi tolgano dal feno quelle vanità , e leg- gerezze sonde rettanano ingombri. Sant’ Ambrogio Pal. 43. ponderando le parole del Salmo 43. 12. In gentibus Ti difperfifti nos ò purecometraducono Aquila, e Sima- co; Ingentibus ventilafti nos, nel propofito noftro s.Anbro Gratiofamente commenta; Sicwt criticum fi ven- gio. vilatury & dpaleisfeparaturs mundumeft: fi autem ventilatum non fuerit 3 mundum effe non poterit , fed eft paleis concretum, atque permixtum: itaetiam ho- mo snitentationibus fuerit ventilatas » fragilia que- gue » veluti paleas » 4 fe non poteft feparare. E s'egli é vero ciò che di fopra;e più volte diffi,che nel vaglio è Crifo Fapprefentato ilgiuditio d'Iddio » quefto riprova € Giudice, fcacciain difparte quegl’infelici che privi difucofa ye STRVMENTI RVRALI Lib. XXIV. virtuofa fodezza , fragili; initabili , e leggeri da ogni menomatentatione fi lalciano &rauolgere , edagita- re ; c il motiuò San Gregorio Nazianzeno Orat. incap.3.Luce; Ventilabrum habet , quiarepurgat Greg. areas & QOVIDQOVID LEVE EST, ventoob- Naz. noxium REIICIT: quidquid vero grane ; in borrea onit + 5 63 Mentre il vaglio ftà agitando il grano, con quelle tante fconuolte feparandolo dalle. feftuche, edalla poluere s viene a purificarlo s eda mondarlo , al quale potrebbe darfi; PVRGAT DVM AGITAT;_ * non altrimenti la violenza delle barbariche perfecu- 1"2ua- _tioni,con agitare,etrauagliare i giufti ferue a rendergli puo. fempre vie più ragguardeuoli,c più perfetti . Concet- to che tutto di peto mi fù fuggerito dal Padre San Gregorio Papa. Reproborum nequitia eleftorum S.Grege- vitam»y quafigrana d paleis feparat y@& DVM AF-ti0. FLIGIT EXPEDIT &c.lib. 26. Mor. cap.9. Il fine del Libro Vigefimoquarto. CAIZENE GEIE vrezilati bela CR MISERA (SIERO VISIT (IERI ASI rconpoao __ CSI DEL MONDO SIMBOLICO LIBRO VIGESIMOOVINTO: CORPI MISTI. Banderuola c.t Groppo cio Rogo C. 19 Briglia, Freno c.2 Lancetta C.II .Scena Cc. 20 Cane di ferro c:3 Legumi c.12 Scettro cidI Caffetta c.4 Lucchetto c.13 Sprone c. 22 Corno cis Mafchera c.14 Trono "ate £ Corona c.6. Meta c:15 Ventaglio C:24 Difciplina c:7 Nubedicreta c.16 Ventofe,coppettec.25 Fibbia c.8 Paftoie c'17 Vifchio c. 26 Ghirlanda c.9 Pettine c.18 BANDE RAV O DI Pap. Capo IL V* icolmi più rileuati delle ca- fese nell’altezza eminente delle torri fuol metterlì la bande- ruola, cue efpofta al foftio dei venti » conle fue varie ri- uolte dimoftra qual vento fia quello, che tenga dall'aria il i predominio » onde fù chile Opeta- diede; REGNANTEM INDICAT. Cosidall’of- uone. feruarfi a qual parte pieghino le noftre operationi » fe alla deftra della virtù » è alla finiftra delvitio, con chiara euidenza fi conofce» fe in noi regni lo Spirito fanto) ò lofpiritomaligno; e fe l’anima dal vento aquilonare della colpa ; ò pure dall'auftrale della carità e dell’amor d’Iddio fia poffeduta. L’opere dei Giu- dei , fempre intenti ad impugnare la verità manifefta 4 e fempre anfiofì della morte di Crifto, ben chiara- mente dimoftrauano che dallo fpirito diabolico erano agitati; onde ben loro fi doueua quel rimprouero s Io. 8.41. 27os facitisopera patris veflriy e dinuovo go, 8, 41. n.44 ‘(BA ND ERVOLA Capo I. Ie. 8.44 n.44. Vosex patre diabolo eftis: & defideria patris veStrivultisfacere , ille bomicida erat ab initio , & in veritate non ftetit. Ma dall'altro canto l’opere di Crifto , tutte opere falutari , opere gloriofe, opere celeftiz lo dimoftrauano a pieno quale egli era, huomo tutto diuino , che però ben diceua Io. 10.37. Si n0r To.10.37 facio opera Patrismei ynolite credere mihi. Si autem facios & (imibi non vultis credere » operibus credite. 2 Alla banderuola fù aggiunto il cartellone ; Profeta. ADVERSA MANIFESTAT ) motto quadrante; à i Profeti » i quali per celefte inpulfo fcoprono al mondole fouraftanti auueifità » e le imminenti fcia- Exe. t. gure; Ecce ventusturbinis veniebat ab Aquilone, & 4 nubes magna y & ignis inuoluens diceua Ezechiele 1. 4. chealviuo contrafegnauano mattiali , e furibondi Ton. 3. 4. conqualli . 4 dhuc quadraginta diesy & Niniue fub- MHabac.1. uertetur , Giona 3.4. Ecce ego fafcitabo Chaldeosy 6. gentem amaram y Habac 1.6. 3 Bernardino Minuctoli frà gli Ofcuri di Lucca il Perfeuerante s infinuò la coftanza della fua volontà» ed affetti » mai fempre ad vn folo oggetto applicati ed intenti y con labanderuola » che portaua il motto ; Perfeue- CIRCVIT SEMPER IDEM. Chiunque all’eferci- rante. tio delle virtù;ed alla feruità del Crocififfo s'è appiglia» Ecclef.15 toynon deue mai fepararfì ò dilongartì da quello . Qui ‘. continens eft inftitie apprebendet illam , diceua l'Ec- clefiaftico 15. 1. nel qual luogo l’Interlineare ; Ap- prehendetillam y vt firmiterteneat. Seneca ed effo Senéce pure Fpift. 16. Illo nuncreuertors vt te moneam, &rexhorter , ne patiaris animumtunn dilabi , & re- frigefcere. Conftitue illum, & contine vt habitus fiat quodeftimpetus. In fomma San Gregorio Papa lib. Greg. I.Moral.cap. 21. Benè capta cunttis diebus agenda Papa. funt. Splendetteà marauiglia quefta virtà in Maria Vergine; icuiaffetti , i cui fenfi, le cui vifcere ftaua- no eternamente filfe nell'incarnato Verbo » della quale per eccellenza bene San Giouanni Damafceno Gio. Da- Orat. de Nat. Vir. Appetitus tuus in hoc fituseSt vt mafe. > diuinis fermonibus nutriaris s bifque fagineris - : oculi femperad Dominum, perenne y& inaceffum lumen in- tuentessaures diuinum fermonem audiunt; ac fpiritus citharaobleétantur , per quos Verbum carnem affum piurum ingreffum eft:nares vnguentorum Sponfi odo- re deliniuntur : porro labia tibi funt Dominum laudan- via ipfiufque labris adharentia » il che và difufamen- te aflerendoe della lingua e del cuore » e del ventre , e delle mani e delle ginocchia ye dei piedi y chetutti dall’offequio della divinità non mai fapeuano fcom- pagnarfì . Volontà 4 Che l'anima», òfia lavolontà humana per fe humana. fteffa non poffa muouerfì od applicarfi a penfare, od operare virtuofamente, fe dal fiato della gratia pre» ueniente ella non e moffa,ed aiutata, l'interitce la ban- deruola fegnata col foprafcritto; NI SPIRET Cornel.»è IM MOTA. Primi enimimpulfus voluntatis ad Lap. bonum amandumy & illuminationes intelle&tus ad bonum cognofcendum fune è folo Deo: fcriueua il Padre Cornelio a Lapide in Prou. 8. 35. Dottrina in cento luoghi infegnata da Sant Agoftino» dal Con- cilio Araulicano LI. Canon. 4. da San Profpero daSanFulgentio » e da cent'altri fcrittori. Serue anco l'imprefa peridca di perfona intereffata, che non sà muouerfì , fe non è fpinta ò dall'aura dei mondani applaufì, ò pure da quella del guadagno, nei quali fenfi dal Padre Don Gregorio Brunello mio Concanonico così fù fpiegata l’imprefa ; i Quod fpeétas pofitum turrito in vertice fignum , Immotum remanety ni lewis aura rotet. Interef- fato. Gregor. Erunel. T alis erit cui lucra placents atque ardor babendi. Nam Stat hians, auri ni grauis aura fonet » 543 .$. Intuttiilati egualmente con ogni facilità li ri . -* gira la banderuola,che però le foprapoli; QvVAQVA Inftabile VERSVM, eferue perimagine.efpretfa di perfona volubile ed inftabile, che ad ogni» benche leggero impulfo cangia voglia, e pentiero , concetto di Dione Crifoltomo Orat. 74. Quemadmodum fafcie » que Dion.cri- ventum indicante , femper iuxta venti fatum attollun-Sfom tar, nunc quidem fic, rurfus vero inalteram partem: co modo € malorum animus ad omnem impetum affettus et. Se anco non s'applicalfe a vero vbbi- vbbi- diente, che tutto ficonforma a ciò che difpone Iddio » diente. prontiffimo a riuolgerfì in qualtiuoglia parte cue l’inuiti il cielo. Epitetto in Enchirid, Oportec fe ipfum Bpiterto + itaconformare vt Deo parcamus y & acquiefcamus inomnibus que eueniunt ,€ volentes fequi 3 vequea ab optima mente fiant » & proficifcantur. BRIGLITA:; FRENO Capo II. 6 Lla direttione dei caualli feruono le briglie, edil freno ; quefti però non gli gouerna coll dettame della fua volontà, mà ferue di mero ftru- mento per gouernari deftrieri , come vuole e difpone la mano del caualicre » dalla quale il freno è moffo , e maneggiato; che però al freno ben fù foprapotto ; DIRIGIT VT DIRIGITVR , idea di Miniftro prudente e fedele è che gouerna ifudditi , non come gli dà nel capriccio, ma come precifamente dalfuo Si- gnore egliè moffo , e commandato. Quefta forma d’operare tutta raffegnata nell’altrui direttione fplen- dette nel Figliuol d'Iddio,ilquale tutto ciò che faccua, fi proteftaua di farlo, perche dall’auttorità » e volontà del Padre Eterno era decretato; e difpofto; onde dice- ua; Opera quacgofacio innomine Patrismets cio a fogn. 10. dire Patris decreto, auttoritare, volontates interpreta 25. il Padre Francefco Maldonato hac teffimoninm perbi- Free. bent de me Io. 10. 25. Maldone 7. Nonbaftailfolo freno pofto alle fauci dei def- trieri, perche quefti caminino cueilbifogno richiede , ma in tanto opera il freno, in quanto dalla mano del caualiere e mofto , e raggirato » alquale io foprapoli; Miniftro fedele . DIRIGIT SI DIRIGATVR. Così ancolanbftra Volontà. volontà mal può dafemedetima indirizzare gli affetti X* su’l fentiero della virtà ,mà in tanto ciò ella efiequifce inquanto dalla gratia eccitante e concomitante ella Caiutatased indirizzata. Plutarco inmoral.con quefta Eloquen fimilitudine infegnaua che l'eloquenza intanto é atta za. a perfuadere,e guidargli vditori ou’ ella vuolesin quan- to dallaragioneuolezza » e dalla prudenza giudiciofa del perfetto Oratore ella è maneggiata,ed indirizzata; ) Venonfatiseft clauus, neque frenum, nifi adfit qui Plutarca. arte moderetur; Itanon Jafficit eloguentia ad mode» randum populum ymfi accefferit fermonis moderarix ratio + 8 Serueilfrenoatrattenere la vitiofa ferocità dei deftrieri , al quale perciò Gioaanni Ferro aggiunfe; COHIBET, sì cone al capezzone io fopratcrifti ; DOMABIT EFFROENEYy ;. ciafcuno. dei quali motti in cento opportunità paò ferire . | Dauide P/a/.118 Pfal.118.9. In quo corrigit adolefcentior viam fuam? 9 e rifponde ; In cuffodiendo fermones tuos. Si chs Legge la gioventà , che fembra yn caualio baldanzoto ; d’{ddio , é trattenuta » ed è frenata dall’offeruanza della divina legge. Così Agellio in queîto luogo. Nibilefi efica- Agellio. cis ad cohibendas adolefcentimm cupiditatess quam dimna affidua legis meditatio , qua «& ducis officio fungitur, & inftar frenorum exultantes etatis im- Zz 2 petus . 544 Infemo . petùs COHIBET: Così co) terrore dell’imierno Gio. CHi- Yddio ci raffrena y e ci trattiene. Num malitiam pit refcindens & terrore tanguam freno quodam tuum ad deteriora impetum compeftensy mbhil non agity ac molitur y vt tum per blandia» ac lenia , tum per molefa ac grania tunm adresterreStres motumrepri- mat, & ad fetraduéEFum a fcelere abducat , difcorfo di San Giovanni Crifoftomo in Epift. ad Roman. 9. Similmente il ciel iso é quello che da moli viti citrattiene se ci raffrena » direbbe Anaftafio Niceno eAnafef. QuaR.in fcriptur. Propterea tentationes » & afftic- Nicen tionesy & multi rerum cafus eueniunt , vt frana innumerabilia circumponante anime » que facilè extollitur in fuperbiam y col quale s'accorda Giufto Ginfo Liplio Cent, 3. ad Belg. Epift.4. O quam vtile multis Lipfo. frenumy & coerthio morbi? Nam re vera» ficui Athenienfes de pace non nifi atrati cogitabant, so prifci oratoris difto rita plerique noftrum vix de Deos Digiuno. nifi adflifti. Alfrenoraffomigliò il digiuno Sant'Am- S.Ambro brogio lib. 3.de Virgin. opra del quale le sfrenatezze gio è della natura bumana vengono reprefîe; Infrenant etia teneram atatem 1esmiay & parfimonia , vbi retina- culis quibujdam indomi:tas cobibeat cupiditatese 0° Nel qualpropotito anco Sant Agottino lib. de falutar Sas docum. cap. 3 j. Sicut equis frana funt imponenda » ita corpora noftra iciunysy vigilys » orationibus funt infrenanda ; nam quemadmodum aurize fi frena laxaverint per pracipitia ducuntur : ira & anima noftra cum ipfo corpore» fi ei fignum non impofueri- mus » ad inferni pracipitia delabitur . 9 Labriglia; colmorto , dal Saaucdra fù pofta Prencipe per figurativa del Prencipe ; il qualeconlalegge » ed auttorità fua; REGIT p ET CORRIGIT. Caie- Caietano. tano in Gengf.17. 2. Nullum matus frenum, nulla efficacior ratio componendi geftuss motusy verba; . ... aftionefque bominis , quam ambulare ante faciem Giudicio principis . Cosìanco la memoria del Giudicio finale finale. ciregge, ecorregge; Sicut enim qui Dei iudicij obli- Gio. Cri- nifenur , fcriue Giovanni Crifoftomo Hom. 38. in Soffomo Toan.tanquam freno abietto in pracipitium defertur : ita quem continurs hic percellttimor, modeftè vi- uendiviam ingreditur. CANE DIFERRO Capo III. 10 Y Lcandiferro da Cauadenti ; fi ritroua col mot- Occa- I to; HAEC VNA SALVS ) figurardofi col fione- —dente già afferrato , e ftaccato; ed infegna » che per ei leuarii male ,non v'è ri nedio prù efficace , che di le- Pd uarl’occalione. Giouanni Crifofiomo Hom. 36. in Matt.; Pax vera tune praftatury cum quod tubo , vel fanie corruptum est , abftinditur , atque protjci- tur > quontam faltiofa » & improba pars repellitur » velomnino destruitur. Nam & medicus boc modo reliquum corpus conferuat facilè » fi quod reductad Sanitatem nequit scaciderit » atque abiecerit CASSETTA Capo IV. II L A caffetta da caratteri de gli Stampatori»fù af- Ordine, funta per corpo d'imprefa» coi caratteri che diccuino ; RITE CONFLATA VALEMVS) ed inferifce quanto rilicui alla perfettione delle cofe , il buon ordine che loro vien ripartito . Giufto Liplio «Allocut. ante notas in l. de Cruce,parlandode gli ftu- diolì proteftaua ; che meritafiero fcarfa lode ; la fati- , C-OCR Pd I° MPS TI Lib XXV. ca delleggere aftai; e del raccogliere ed ammaffare in- fieme molte cofe ; mà che grand’encomio foffe do- uuto è chi fapeua con giuditiofa prudenza ; e fcieglie- re e difponere con metodo ed ordine ben intefo quelle materie, e con cloquenza degna di loro adornarle e veftirle; Legerepaut colligere parumeft : feligere, dif Giufto ponere seloqui ypofcit landem. Nelle foldatefche di Lipfo. quanto profitto fia l'ordine , e la buona difpofitione ne de i combattenti l'infegnò Xenofontel.de di&t.,& faà, ‘che. Socratis. Nam militum confertifime phalanges ynifi Xenofonè in ordinem redigantur, admbil preftant: pauciffimi se. aurem bellatores fi reétum ordinem , & difpofitionem fufcipiane validiffimi , atque infuperabiles fune. 12 La caffetta da limofinare può ferire dice il Ferro , per efprimere l’importunità d’alcuni , i quali Impor- non s'acchetano mai; finche non ricevano ciò che vo- tunità. gliono ; onde le fe deuc il motto; DONEC ACCI- PIAT, ed ancora; ET A CHIEDER RITOR- Oratione NO. Quefta lodevole importunità brama nelfanime perfeue- orantiSan Bafilio Conflit. Monift. Erfi menfis pre- rante. terity Of annus, &fi triennum », & quadrien: S.Bafilio nium , acriter PERSEVERATO tamen ; DO- NEC IMPETRES. 13 Allacaffetta da limofinare può anco fopraferi- ucrfi. QVEL CHE SI PORGE ACCETTO , Model fimbolo di perfona modefta , che s'accontenta di ciò 2. chele vien dato » e chetienla propria volontà del rut- to conformata alle difpofitioni della fapienza , e pro Confor- nidenza divina, dalla quale, in buona parte riceue mità. etiandio ciò che altenfo humano fembra offenfiuo ye repugnante. Tcodoreto , fauellando de i Giouinet- ti Ebrei, minacciati colà in Babilonia di douer effere nelle fornaci ardenti precipitati , gl’introduce è fauel- larcosì; Cum fapiens fit ( Deus ) ei rerum noftra- Teodorer rum moderationem committimus > quamlibet iudich cius fententiam's tanequam meliorem , nobifque vti- liorem LIBENTER ACCEPTURI. Modera- tione e rafflegnatione che per fino da i Gentili ci fù configliata. Seneca E pit. 107. Imperetur aqualitas ammo, & fine querela mortalttatis tributa penda- mus. HYyems fricora adducit? Algendumeft . REftus calores tufert ? Eftuandumeft. Intemperiescaliva- letudinem centat è agrotandura efì Sc. CORNO Capo V. 14 E corna del ceruo a differenza de gli altri - animali, a certi tempi gli cadono, gli rinaf- cono » ‘Di quefti dunque fù fatta imprefa col cartello; Vicende DECIDVNT, ET REDEVNT, che dimoftra la delle co- yolubilitàye vicifitudine dellecofe. Lucano ad Pifon; fe. Ipfa vices natura fubity variatogne curfu Lucano. Ordinat Te. ed Oratio lib. 4. carm. ode 7. Diffugere niues , redeuntiam gramina campis 3 Oraito Arboribufque come ; Mutat terra vices, & decrefcentia ripas Flumina prarereunt. Immoitalia ne fperess monet annuss & almum Qua rapit bora diem. Frigora mitefcunt Zephyris: ver proterit eftas » Interitura fimul &c. così Plauto in 4mphitruone . Nam in bominum etate multa eueniunt buiuf- Plauto. modiy Capiunt voluptates, mox rurfum miferias. Ire interueniunty redeuntrurfiam in gratiam 0. 15 Alle corna delceruo; pertitolo d'Emblema fù toprafcritto ; DECIDVNT £T SOLIDA, non Seneca Crocs NI ©! Mapo Vicende non effendoui republica , ò regno » così ben forte ) delle co che nonriceuale {coffe , ele cadute; come fi vide nel. fe. la sr) Romana, e nelle Monarchie de gli Ati rij » dei Medi ; de i Perfiani s e de i Greci s tutte di for- tezza portentofa , c pur tutte atterrate » e defolate . Procopio. Procopio lib. 1. de bello Vandalico; Fortune commu- tatio res ettam deftruit bene conftitutas» 16 È perchele corna del ceruo, ad ogn'anno dell'età ua, fogliono accrefcerfid'vnramo loto fù. Vitij. conofce quanto in lei fiala malitia radicata » ed inuec- chiata. Scanco inbuona parte fpiegandofi l'imprefa s' nons'addattaffe alle glorie del Padre Geremia Dref- fellio ; che s’egli da che intraprefe con le fue compofi» tioni ad illuftrar le ftampe s ciafcun anno di fua vita fempre mandò vn nuovo volume alla luce ; dunque dal vumero dei fuoi volumi , il numero di quegli anni ben chiaramente é moftrato , nei quali dall'vniverfità de i letteratiegliandò meritando chiari» ed illuftri applaufi . ù PA VE CORONA Capo VI. Li foprafcritto ; E TATEM INDICANT; Cosìdalla © numerofità dei vitij, che ingombrano vn anima , fi‘ V. VICTORI DEBITA ) douendofi dare gli 1299 , Honore edipremij della virtùynon alle perfone di gran nafcita, € douuto maaquelle di gran merito. Così per appunto San 2! meri- Gregorio 1. Reg. c. 9. nu. 21. Summa, n0n fummo ve ordmi debentur , fed fummo labori. Nam & Dottor Da ah egregius non dixit: Vnufquifgue mercedem accipiet « iuxta fuam dignitaterm, fed fecundum laborem. 1. Cor.3.8. Può anco femplicemente dinotar quefto Premio fimbolo» che alle fatiche fi deuono i premij; ilche deuefi al proteltò il Rè Teodorico, citato da Calliodoro l. 2. la fatica. Epift.28. Tribwenda eStiuftis laboribus compenfatio Caffiodor. premiorumy quia exprobrata militia crediturs que irremunerata tranfitur . Atbletam populis palma defignat effe vifforem. Sudoresbellicos cinica corona teftatur &c. i 21 Don Diego Saauedra, efpreffe l’infelicità Felicità dei perfonaggi grandi , cen vna corona reale benifli- regale - molauorata, ma però tutta piena di fpine è col car- tello; FALLAX BONVM. Seneca in Aga- \memnone + AQ. 1. -Ovregnorum magnis FALLAX Seneca» | 1, Fortuna BONS» in pracipitiy |. Dubioque- nimis excelfa locas. Ul RI unguam-placidam fceptra quietera a INSZISO E, - 17 Nrico III. quello che dalReame di Polonia . pafsò al diadema della Francia; fù folito por- tare per fuo fimbolo trè corone, due inferiori» che rapprefentawano quelle di Polonia; e di Francia» ed va Speran-. altra fuperiore, idea di quella che sù nell’Empireo [d- va. dio fuolripartire è fuoi ferui y il che dichiara il cartel- Contem- lo volante ; MANET VLTIMA COELO, infi- plativo, muando in tal guifa , che i fuoi affetti viueuano del tut» toaftratti dalle grandezze mondane» c che afpirauano vnicamente alle laurcole dei beati; come che nell’- anima di quel gran Monarca rifuonaffero di conti- nuo » così le promeffe che la Sapienza diuina faccua 2 34p.5.17 ifuoidiuoti ;$ Accipient regnum decoris , & dia- dema fpecie de manu Domint Sap. 5.17. come gl'in- uiti, chelo Spofo dell'anime repplicaua alia {ua cara ; Cint.4:3. Veni de Libano fponfa mea: venide Libano veni : coronaberis; Cant. 4. 8. edanco le fperanze liete » 2.Tim. 4. che trionfauano nel cuor di Paolo; Repofita eft mihi 8. coronaiuftitie, quamreddet mibi Dominus in illa die inftusindex 2.Tim.4. 8. 18 Martino V. hebbelecoronereali » con mitre 3 Beni capelli,fcettri &c. edyn globosche figuraua il mondoy mondani iltutto nel mezzo alle fiamme » col titolo da emblema; SIC OMNIS MVNDI GLORIA. Seneca Epif. 123. Gloria vanum , & volatile quiddam eîty auraque mobilius; ed il mio VgonVittorino lib..1: Vg.Fir- de Anima. Quid profuit illis inanis gloria, brewis torino. Letitia» mundi potentia s carnis voluptas , & plene diuitit 3 magnafamilia» & magna concupifcentia è vbi rifuss vbiiocuss vbi ialtantia@no. 19 StefanoBattori » Ré di Polonia , accoppiò la corona regale con vn mazzo di papaueri foprafcriuen= dole; BER NON DORMIRE ; inferendo che la corona deli regno gli leuaua ilripofo » obbligandolo Vigiliza. ad vna faticofiflima vigilanza. Quindi il Padre Fran- di Pren= cefco di Mendoza » oflerua , che bena ragione il pro» vipe. fetante Giacob, parlando di Giuday alquale lo feettroy ela corona Ifraelitica s'attencua » lo ratlomigliò ad va Gen.49.9 Leone; Catulus Leonis Iuda se frà poco ; requiefcens Fran. accubuiftive leoyper dimottrare,che; Quemadmodune Mendoz: leo efi fymbolum vigilantia; ira oporrebat vt Iudasy ciufque poSteri, principes futuri » parum fomnos multum vigilicindulgerent in 1. Reg. c. 3. nu. 3.adv, Samuel do»miebat. 20 Giouanni Ferro, ad vna cerona foprapofe; Sen ecal. tuimuè fui tennere diem. Alia ex alijs cura fatigat, Vexatque animos nona tempeftas &c. Vrbano VIII. fimilmente è Ode in Adulationem; Non femper extra quod radiat inbar Splendefcit intra: refpictmus migras Infole (quiscredat? ) reteltas «Artetua Galilee labes. Sceptri corufcat gloria regy Ornata gemmis ; turba fatellitune Hinc inde pracedit y colentes Officij comites fequuntur. «At fi recludas intima» videris Vt fepè curis gaudia fufpicax Mens ifta perturbet. Promethei Haud aliter lantat cor ales. 22 Fùchi figurò la corona di fpine, incrociata conla canna » alludendo alla paffione del Redentore» paffion efoprapofeloro; VICTO SECVLO. E può chia- di Crifta marfî, più medaglia, che imprefamella quale fi propo- ne la corona di fpine per corona di trionto , e di vitto- ria, con dilpofitione fecreta della fapienza diuina ri- partita al Redentore » come à quello che vinfe e fuperò con le fue paffioni il mondo peruerfo , e i moftri dell'inferno. Ne i quali fentimenti hora San Germa- no Patriarca di Coftantinopoli Orat in Sepule. Chri- fti. Purpura illa, & corona ex fpinis plera ante S. Germa crucem» confirmabat viftoriam dicentis : Confidite., ®® ego vici mundum » mundique Principem;ed hora Sant” Attanagi Ser. de Paff. & Cruce; Miraculum nouum gs. 4sra> «& incredibile y & magne fine dubio vittorie infigne: nagi. quem per ludibrium » fubfannarionemque pulfabant » ei triumphalia addiderunt ornamenta , coccineam chlamydem» & coronam fpineam . Ea de caufa hoc genere veftimenti indutus ad mortem proceflit, vt oftenderet vittoriam de mortey non temerè , fed pro no- fira falute partam effe » 23 Advnacoronarealeio diedi; HONOS, ET x ONVS ; effendole terrene grandezze aliretanto mo- Honore lefte, edonerofe, quanto fagguardenoli , ed ammi- oneroto. rate, Giouanni Crifoftomo Hom. 66. ad Pop. Nom Gis. Cri ira corona caput circumdat y (icut annmara folicitudo :/eFomo . necin fatellitum cateruam , fedinmoieftiarum mul- ritudinem fpeltes. Felicitas enim , dice Sinefio orat. de Regno » onus quoddam effe videtur piumbo gram- Sinefis. us. Eumergo fsbuertity ac deprimits qui 1d bume- La (2 ris Prbano VIII. 546 8. Gregoe risimpofuerite InfommaS. Gregorio Papa 17. Mor. C OR P.I MIS TI Lib:.o XXV. uioribus oneratur: eifque ip(is populis mente, & co- c. 12, Quanto quis hic altinserignuri tanto curisgra» gicatione [upponitar quibus fuperponitur dignitate + rio. 24 Advnabella corona reale, figuratafopral'ine cuggine , d’intorno la quale fi vedeuano lime » e mar- telliy ftandole ancovicino il fuoco della fucina io X diedi; PER FERRVM, ET IGNES; inferendo SOLE chela corona delmartirio » e quella della beatitudine non s’ottiene » fe non paffando per tormenti, perfe- rite, emorti. Il Patriarca Ifaacco pafsò per ferrum » & ignes, poiche condotto al monte da Abraamo Gen.22.6 Quale; portabatin manibus ignem » & gladinm Gen. 22.6. San Lorenzo, San Vincenzo, San Marciano I. Vefcouo di Tortona ed altri cento » in tal guifa giun- S:Ambro (cro alla gloria, Tolle Martyrum certamira , diceua sro» Sant'Ambrogio lib. 4.in Luc. eulifti coronas : Tolle cruciatus s tulifti beatitudinem.» 25 Nelle pompe fpiegatein Milano; perla Ca- nonizationedi San Carlo 3 fù alzata vna corona d’oro 3 Santi or- ]cuata dall'arme Borromea; col motto; REGNI nanoire- DECOR A POTENTIS; inferendofi che fe gie lacorona è infegna » edornamento delle tefte reali ; anco quefto gran Santo figurato in quella corona; e riufcifle di fregio » fingolarifimo al Ré Cattolico , del quale in terra fù fedelifiimo Vaffallo 3 ed apportafie ornamento fegnalato » e gloriofo fregio , à i fuoi vafti , e poderoti regni; Imprefa che non e fenza fon= damento delle facre feritture 3 che mentre e ne i quat= tro colori del fuperhumerale,onde il fommo Sacerdote saddobbaua » tutti quattro gli elementi fi trouauano figurati ; e neipomi granati che teneua all'orlo della vefte tutti i regni della terra venivano rapprefentati 3 quefti elementi ye quefti regni dalla tiara d’oro » che fegnata coltitolo; Sanétum Domino circondava la fronte del Pontefice, riceuemano l’ynico fregio » e l’or- Sap.18, namento; In vefle enim poderis quam habebat ro- 24. tus erat orbis terrarum Sap. 18. 24. magnificentia tua indiademate capitis illuss fculpra erat . DISCIPLINA Capo VII, 26 All'Abbate Gio. Ferro la difciplina fù intro- dotta à dire , PER AMORE , E PIE- TA' CORREGGO I FALLI, effendo quetta vn opportuno ftrumento fcelto da i penitenti per mace- Peniten- rare la propria carne, e ciò cosìin emmenda de i pec- te. cati commefli,come per teftimonio d'amor d’Iddio » edautentico di pietà criftiana. San Pietro di Damiano tom. 1. Epift. 8. Optime penitet s qui dum carnem Pie di verberibus mattat s lucrum quod deleltatione carnis Dam. amiferat » affiftionibusrecompenfat : & falubrem illi nunc amaritudinem ingerit , cuiusolim noxia dele- Gratione peccauit + Mà chi bramaffe d'intendere le be- neficenze; che feco porta quefta volontaria mortifica- tione » 6 fia lufo di quelta sferza » oda ciò che ne fcriue S.Cipriano lib. de Difciplina & Habitu Virg. Difci- S.Cipria- plinacuftosfpei,verinaculum fidei, dux ittneris faluta- no- ris, fomes ac nutrimentum bone indolis » magiStra virtutiss facitin Chrifto manere femper , ac iugiter in Deo viuere y ad promiffacaleftia , & divina pre- miaperuenire » Hanc & feltari falubie efty & ad- uerfari , ac negligere lethale.. Ben puoffi dunque dire chiunque l’eflercita pieno di pietà ; mentre in traccia di Iei'colmezzo della vita difciplimata fi conduce; e pieno altresì d'amore verfo le virtù » e verio Iddio mentre con quefta sferza , quafiche con vn aratro od wn erpice 3 in fe medefimo lo coltiva. E fimilmente Caftigo . chi vfa la sferza è percuotere i fudditi , edi figliuoli, ben può conchiuderfische ciò faccia fofpinto dall’amo- rc » che porta ài medefimi, e dai fenfi di pietà , che nei teneri cuori giouanili in tal guifa inferire ei vor- rebbe. Quindi fe nei Prouerbijc. 13.24. ci fi prote- fta che, Qui parcit virge odit filum fuum > qui auterà proy.13, diligit illum inftanter erudit y ò con altri adbibet ei 24. caftigationem. Vgon Vittorno Inttitut. Monaft. ad Noultioscap, 10. diccua; Difciplimam malorum defr- deriorumeffe carcerem sfrenumlafcinie , elationistu» gum 3 domare intemperantiam » lenitatem conftringe- re » incompofitos animi motus fuffocare . i 27 Ladifciplina, armata nelle fue eftremità d'al- cune ftellettedi ferro» dall'Accademico Rauueduto hebbe; CRVORE NOTABILIS IPSO ; motto confacente al flagello » col quale Carlo V. fì difciplinò più volte è che Filippo II. confegnò a Filippo PER facendoglielo vedere tutto intrifo di fangue; e che tuttauia fi conferua frà le memorie della rel'giolifimay ed Ve.Vit- torino. . DISC P LIT NIAC4ipS !VDI. Martirio edaugauftilfima cafa d'Auftria. Ancoi Martiri fi ren- È dono ragguardeuoli col darfi a diuedere nel proprio S.Chiefa fangue iatinti; e fanta Chiefay quand’anco le mancaffe ogn'altro ornamento , inporporata co’lfangue pretio- fo,che ftillò dall'innocenti vene del Redentore; mara» uiglia riefceragguardeuoles e gloriofa. Ambrogio in Pial, 118.Odton. 17. Sanguis Chrifti purpura eft » quiinficit fanétorum animass non folum colore refplen= densy fedetiam poteftates quia reges facity & meliores regesa quibus regnum donet aternum. Meritoquead tantum ecclefia decorem cui Chri$ti fanguis irrutitat Spiritus fanétus inclamat; quam pulchra » & fuauis fatta escharitasin delicijs tuis . FIBBIA Capo VII. 28 L E fibbie sche feruono perallacciat le cinture a arrampinate l’vna con l'altra hebbero; DIS- ie TANITTA _IVNGVNT, é veramente in fingolate; Amicittà DISTANTIA IVNGIT ; fimbolo di chi tien con- x‘ giunti in benewolenza Prencipi di diuerfe nationi; ed Fede». anco della Santa fede » che congiunge » ed accoppia gli habitanti del noftro mondo , coi popoli dell[ndia- ‘Amore, ne, e Peruane riuiere, Così l’amore congiunge infic- me la maceftà d'vn Aleffandro Macedone con la batlez= za d'vna fchiaua di Perfìa » le conditioni de i quali era- nototalmente diftanti; anzi l'Amore accoppia in vn iolo fuppofitola natura diuina e l'iumana , benche frà diloro paflafie infinita diftanza; la onde il Padre Gio: Massi. Silucira, sù leparoledi San Matteo 1. 20. Quod in ea TI natum éft de Spiritu fanéto eSt, fcriue che; Hec aftio » cioè queft’affiftenza che diede lo Spirito fanto, che tutt'é amore » ordinata eft ad vnionem nature huma- na cumdiuina » diftinftorum autem vnio non tam po- tentia & fcientia , quam viamoris perficicar lib. 1. in Euang.cap. s.m. 144. GHIRLANDA Capo IX. 29 A ghirlanda compoftadituttii fiori della ter- Eccellize die rascoltitolo ; ELECTVS EX MILLIBVS di Criffo roltodai S.Cantici g.10:feruì ad inferireschele prero- gatiue dell’Incarnato Verbo foprauanzauano quelle di tutti gli huominiy delle quali San Gregorio Nitteno; Gregorio. Inter omnes hominum myriades sex quo illi effe cape- Naziam. runt ,& quoufquenafcentur , folus bic nona partus Specie in banc lucem prodyt » cui ad nafcendum natura non cft cooperata » fed feruijt : cuims natiuitas de duo- rum coniunttione ortanonefty partus minimè inqui- natusynifus dolorisexpers Gc. = & fic optimè dicitury eleétusex millibus. ‘ è ‘ 30 Giouanni Ferro» pet dimoftrare che l'altrui fcienza ye letteratura, fenza l'appoggio di perfonaggi grandi non puònfantenertì 3 fi valie d’vna ghirlanda Protet-_ difioriy aggiantoleilverto; DI RADICE, E tone mi PrHVyvMOR PRIVA LANGVISCE . La radice CAN d'ognino@trobene è Dio; e l'humore » che auuiua, Gratia» e mantiene , èla fua fanta gratiay fenza iquali, tutti italenti d'ingegno » ò d'altra virtì vengon meno. Sant Anfelmo interpretando le parole Philip. 4 13. Philip.4- Omnia poffumineo , qui me confortat »dice; Ecce m Ada altumramus producitur» fed quia in radice fe tenet , in S.Anfel- viriditate permanfit » în altum enim furgens ARE- m- © SCERETy SI SE A RADICE DIVISISSET. 31 Laghirlanda, compofta di molti fiori col tito» lo; EX VNIONE DECOR ; dinota l'ornamentoy Concor= ed il fregio » che deriua dalla concordia . Gregorio dia. Nazianzeno orat. 3. de Pace. Omninm rerum OR- S.Ambro gio Incarna- rione del Verbo. NAMENTVM IN CONCORDIA fuum eft. Greg. Quindi Cornelio a Lapide in Fpift. ad Roman. e, 15. Naz «v.7. offerua che ; Poflguamdixit Apoftolus. Sufci- Cornel. è gie inuicem » ficur & Chriftus fucepit vos, addit in Lapide» nonorem Dei: Quia cum Chrifti redemprio , qua nos Rem 45. in filios fufcepit & adoptauir , ceffit in honorem Dei; ?* tum mutua Chriftianorum fafceprio & concordia, ad quam Chriftus quafi Pater eos fufcepit in vnam Ecclefiams & familiam s in Dei honorem tendity & vergit We. 32 Peridead’vnOratore pe Predicatorey che nelle Predica- fue concioni fivale y e di feritture, edi fcolaftiche , tor vario ed'iftorie, e di proprietà paturali &c. pofi vna ghir- landa di fiori col titolo; VARIETATE PLEACETZ S. Clemente Aleffandrino 1. Strom, Z7ariay ac mylti- Clem. plex dottrina & variè probat id quod adducitur y Alf» & Cathecumenisadmirationem afferenss ea que (unt precipna dogmata , adeorum qui audiunt perfuafio- nem deducit » & ad veritatem. 33 Laghirlanda diquercia » col cartellone, OB CIVES SERVATOS allude al coftume Romano ; Premio che ai fuoi guerrieri in premio d’hauer faluata la vita di meri- ad vn cittadino foleua ripartire vna ghirlanda con ra- to | mofcelli,e foglie di quercia intrecciata, del quale in più luoghi ragionano e Plinio » £ Pierio 7 ed Aleifandro ab Aleflandro » emolt'altri y frà i quali fugcintamente ilmio compatriotto Andrea Alciati; Seruanti cinem querna corona datur. Andr. 34 Laghirlanda difpiche, non mai, ne perefilio» Alias, ne permorte,poteua altrui leuarfi, che dal Rotaben fù " detta; VITA, MORTISQVE COMES), idea di Amico vero amico » che non fi difgiunge dall'altro è ne per vero. felicita di vita, nejperorrore dimorte ; Gloriofi Prin- Breu.Rom cipes terre, quomodo in vita fua dilexerunt fe y ita & in morte non funt feparati; dice Santa Chicfa dei due Prencipi de gli Apoftoli. Così anco l’honore Honore. douuto alla virtù» ci fregiaviui ye non gi lafcia mort, Virgil. Elog.5» x uns — Semper honos,nomeng;tuumylandefg; mancbunt, Y irgilio 35 Duccorone;l’vna accoppiata all’altra màl'vna ditpine , e l’altra dirofey coltitelo; NON SINE Gloria ALTERA; n'infegnanoyche non s'ottiene la felicità, ottiene fenza il patimento j ciò che diceua San Paolo..2. Tian CoItraua 2. f. Non coronatur » nifi qui legitizge certauerit; 5 e S.Ambrogio Ser. 18. in Pial.118, ‘Nemo fine certa- >*Tim.3» mine coronabitur. Stnit ergo nos fape tentari volens iufta premia dare,lutfanti vtig;no dor mienti.Non de- cer redimitosfloribus corona » fed pulyerulentos : nec molles delicijs » fed labore exercitatos ornat victoria» è veramente n’infegnano » che hauendo quefte due corone » l'vna con l’altra yn infeparabile conneflione , la doue chi seleggele fpine de 1 femporali patimenti » anco per confequenza attrahe dopo quette , le rofe dell’eterne felicità; per locontrario , chi vuole in que- ita vita coronarlì di rofe, e confacrarfì alle delitie » fe medelimo condannaadellere per tutta l'eternità da fpine dolorotiffime tormentato. Angelino Gazeoynel libro intitolato Pia Hilaria, proponendoci yna coro- na d’oro , ed vna di fpine così difcorre ; Elige viram malis. En anrumy en fpina corone; Aagilim Illanitet gemmis , fentibus ifta rigeteea — G,o.0. Cernis bomo fpinas » Jpinas infignia cali, 2 Symbola diuine cernis amicitie ? Si fapisbane capiti dum fas eSì » inde am Que gerit hic fiimulos spoft referet Sedcaue, quodlucere videsy ef proditor Au- rum > Quod ferit hic radios , poft adiget ffimulos, Ergo age quifquis ades » meliori praditus aure Hec bibe verba fenex ) hecbibe verba puer » Ateo S.Ambro gio. Speran- 548 i Alteruminalterius medio latet. Optimamens est. Per bona nolle malum ; per mala velle bonum 36 Giouanni Galeazzo Duca di Milano » portò tré ghirlande infilzate in vna lancia col detto; ESTE DVCES, perche la fperanza della corona, e del pre- za dipre mio, guida ; ed auualora i combattenti alla battaglia, mio. Caffiodo= ro° Premio. Abulenfi Ouidio. Matri= monio sforzato Amici- tia dei vitiofi . S.Cipria- Ho. Traua- glio. Il Re Teodorico, appreffo Cafiodoro /.2.Var.Ep.16. Studij noftri eft remunerationem retto conferre pro- pofitos & bona indolis viros ad inftituta meliora y frutta impenfe benignitatis $ accendere. Nutriunt enim premiorum exemplavirtutes: nec quifquameft qui non ad moriim fumma nitatur afcendere » quando irremuneratum non relinquitursquod confcientiatefe laudatur. 37 Allaghirlanda d'alloro » premio dei vincitori fù foprapofio; ALIT ARTES ; perchein fatti la fperanza della gloria, e del premio ci auualora a grand’ opere. Quindi il Redentore , Matt. s. incitando i fuoi difccpoli alla pouertà volontaria , alla fofferenza dell’ingiurie » alla manfuetudine frà gl'infulti, alla tole- ranza delle morti: fempre andò aggiungendo,che hau- rebbero trovato per corrifpordenza di tante amaritu» dini, e fatiche » dolcezze » e felicità , fempiternes ebeate; accioche dalla fperanza di quefte mercedi reftaffero auualorati all'intraprefa di quelle vittà è che aimedefimi andana proponendo. L’Abulenfe in quef- to luogo così. Quiabuiufmodi attusfuntexcellentes, & laboviofisquafi contra inclinationem natura, faltem natura laple; & ideo non funt fecundum fe appeti- biles; && fic nemo vellet cas fequi. Vt ergo velint homines fegui illas , pofuit in fingulis premia 1pfarum. Nel qual argomento. Quidiolib.g.de Trift. Eleg.13. ess ÎNon paruas animo dat gloria viress Et facunda facit peétora laudis amor. GROPPO Capo X. 38 ES del groppo » fi può fpicgare , dice l?- Abbate Ferro 3 col titolo; IVNGIT; NON VNIT, che à mio parere riufcirebbe più proprio dicendofi; STRINGIT NON VNIT; motto quadrante à Matrimonio sforzato ; col quale reftano sì ftrettamente legati i contrabenti, mà quell’- anime non fono già vnite , mancando loro il glutino della carità» e del’amore. Cosìlo fteifo genio 3 inchi- mato alle fceleraggini $ può ben sì raccogliere infieme moli ficarij; e mafnadieri, mà non mai faranno gli animi loro vnitismentre cadauno non ai pubblico be- ne, màalfuo privato interefie vive applicato » ed in- tento ; ed anco illegame dell’amicitia ò della parentela può ben sì congiungere i cattolici , à gli eretici ; mà non mai fi potranno chiamar vniti , mentre difcordan- do ne gli articoli della Santa Fede , l’vno all’altro dia- metralmente s'oppongono . Quomodo autem poteft ei cum aliquo conuemre » difcorio di San Cipriano Tract.de fimplic. Pralatorumy cui cum corpore ipfius Ecclefie »& cumvninerfa fraternitate non conuenit? Quomodo poffunt duo aut tres in nomine Chrifti col- ligi, quos conftat à Chrifto » & ab eius Euangelio feparari e Ma nCETTA Capo XI. 39 A lancetta da Cirugicos accofata per aprir la vena hebbe ; FERIT VT SANET ; od anco SANAT DVM FERIT; effetto che moral- mente iuoloperar iltranaglio, che ferifce la carne » mà CORPI MISTI Lib. XXV. fanalo fpirito,che è quello appunto;che diceria Giob- be 5.18. ’alneraty & medetur. Don Gregorio Bru- Iob 5.18. nello così; Exprimat vt nocuum tenui mucrone cruoreri s Et pellat morbos shaftula parua ferit . Pungere in aduerfissfic leni vulneris ittu Vt fanet mentera ynos Deus ipfe folet. Con quefti fentimenti Don Bafilio Paradifi, nobile Poeta; nelle fue Poefie Liriche difcorreua anch'eflo; Bench' al infermo noia Dia ’l ferro » lo rifana e benche punga A la palma i deftrier porta lo fprone + Pregio de la ragione E' il moderarfi in ramentar che fpeffo Porta feco irimedij il male iftelfo. E di nuouo. Non e mal ciò ch’offende , Se ciò ch’offende è medicina, e giona Speffo à virtù ciò c'hà di doglia afpetto, Ed il Padre Sant'Agoftino tom. 9.1. de Vifitat. Infic- moruma cap. 4. fe però egli, e non altri di quel Trattato è l'Autore. Complettere quam pateris infirmitatemy quoniam ita proficies de virtute in virtutem. Si in infirmitate virtus augumentatur » virtus autem e$t Salus anima: INFIRMITAS corporis , guando= quidem per virtutem ANIME PARIT SA- LVTEM donum Dei eSì ; e nel capo 5. MOR- BYS hic CORPORIS » MEDICINA EST fpiritalis . LEGVMI Capo XII. L decimo libro , quello dell’erbe » poteua, è 40 A diròmeglio doucua aggregarfì ilcapo dei legumi , mà già che indi è sfuggito , per hora non fi tralatci , es'aggiunga. Che Don Carlo Boflo figu- rando i legumi nell’acqua , parteà nuoto, e parte al fondo fopratcrifie loro; DETERIORA FE- RVNTVR; facendone imprefa per alcuni fogetti di molta nobiltà , integrità, e valore, i quali per col- pa de i tempi faiftri è rettavano al tondo della dimen- ticanza e della depreffioneymentre in faccia loro erano promoffi e fublimati alle dignità, ed à i primi gradi huomini da niente: aunenendo à gli infelici ciò che ne i legumi di continuo s’oflerua,che giacendofi al fondo i migliori, reftino folleuat à galla i vitiofi. Infelicità da Francefco Petrarca deplorata lib. 2. de Remed. Dial. 38. Quociensindigni digniffimis praferuntury & quotiens indignos indigniffimi iudicane ! aggiungen- doneifuccelli elemplari . Lucius Flaminius mox ob indignum facinus rudicandus y & ordine fenatorio amouendus, Scipioni Nafica pralatus fait viro om-. niwm optimo , fenatus s & populi fententysiudicato . Vatimius Catoni s ilaudatus laudati(fimo &c. E fe ne vede vna dimottratione euidentilama in San Matteo cap» 26. oue latciandofì all’arbitrio de i Giudei di pro- mouere alla libertà sed alla vita, 6 Crifto Saluatore : ò Barabba il feditiofo , il ladrone» e l’'homicida : la- { ciandolì il giufto y l’innocente , il Santo depreffo nel fondo della miferia » fù promotilo alla felicità » l’inde- gno » il vitiofo slo fcelerato . Data fibioprione , fcri- ue Beda in cap. 15. Marci pro Jefu latronem » pro Sal- watore interfeGtorem » pro datore vite elegerunt ademptorem; e Sant'Ambrogio in cap. 22. Luc. Illi Gregor. Brunel. D. Bafilio Paradif. Sì Agofa tino. Indegnî honoratf Franc. etrars Beda. S.Ambre quibus dicitur; Vos ex patre diabolo eflis, vero Dei &'*- filio patris fui filium Antichrifium prelaturi effe di- cuntur » Miferie rinouate nell’Inghilterra al tempo di Elitabetta,oue » comedeplorando fcriue il Padre Ed- mondo Campiano pitt. 10. i Miniftri del Caluinif- mo LVEX G.V MUTE mo huomini vilifimi » ignorantifimi , e fceleratiffi- _ fimi,à glialeri per vittdyper nobiltàye per fcienza è ma- Edmondo rauiglia qualificati predominanano ; Herefis peffimè Campiane audit apudommes s nec vllum genus hominum vulzo vilius y aut putidius eft ipforum Miniftris. Meritò indignamur » intam perdita caufa homines tam indo- Ctos » tam fveleraros, tam diffeflos » tam abieftos, eultiffimis ingentjs dominari , 4 Saltellano bewsì entro Ja caldaia, agitati dal gorgogliar dell’acque bollenti i legumi, mà trà iloro tripudi) non però trabalzano fuori de gli orli y ai quali *% perciò diedi. EXILIVNT, NON TRAN- Alle- SIEIVNT; imprefa opportuna ad alcuni gioui- grezza netti, cheaccoppiando la modeftia alla viuacità dello smodeita spirito loro, prendeuano ben fi nelle ricreationi allegro diporto mà non paflauano però mati fegni » che dalla virtù » e dalla moralità erano loro preferitti . San Cle- mente Aleffandrino lib. 2, Pedagogi c. g. T'anquam animaliaratione predita oportet nos temperarè com- ponere ftudy noftri acrimoniam y& nim:um intenfam vehementiam moderatè remittentes , non autem in> : concinnè diffoluentes. San Gio, Crifottomo Hom.;. Gio. Cri-jn Fpift-ad Hebreos, Quod malum eftrijus? inquis Sofomo. Non eft malam rifus ; fed malum quando fit importano tempore y & immoderatè - Rufus neft anime noftre vt remiffionem aliquando babeat anima , non vi dif- fundatur ; E San Toinafo d'Acquino pottillando Philip.4. }e parole diPaolo Philip. 4 4. Gaudete im Domino ss fempers iterum dico gaudere , ModeStia veStra nota 3à nate fitommibusominibus; Quafi dicat , interpreta » ita 162% ir moderatum gaudium vejtrumy quod non vertatur indiffolutionema. LVCCHETTO Capo XIII, 42 ]DOco sapprezza quella ferratura, ò fia quel P lucchetto » ches'accommoda ; e ferue a molte chiavi; maben fi molto é ftimato quello» che ad vna fola chiaue permette delle fine vifcere il dominio 3 edil Seruo poffeffo, portando ilmotto; PARET VNI. Così, fedele. la douemerita ognibiafimo calui,che egualmente vuol feruire al vitio èd alla virtù » alla terra ed al Cielo | al Demonio eda Dio; merita ogni lode quel giufto che al folo [ddio confacra vbbidiente ilfuo (pirito» e i 1. Reg. 7. fuoi affetti, Preparate vorda veftra Domino, & Clem. Ale 3» feruire illi foli , diceua ilbuon Samuele 1. Reg. 7. 3. Teodore- “Proprium eft perfettorum hominum s teriue | codo- pia reto in Plal.g.v.1. rot#m cor Deo dedicare, & omnen mentem ipfi confecrare . Quindi i nobili Martiri San Giouannie Paolo) perfuafi da Giuliano Apofta- ta à fernire & venerare gl'Idolr, prontamenterifpote- Breuiaro ro; Nos vnum Deum colemus qui fecit calum, & Roman: terram; dicendo anco à lerentiano; Si tuus Domi- =6-Ium. nuse$ Iulianus , habero pacemcum illo : nobis alius non eft,mifi Dominus Iefus ChriStus » Il Lucchetto tedefco fatto di cerchietti marcati . .. Con varie lettere dell'alfabeto » feruì per inferire l'- Maria V. stero di Maria Vergine > al quale fù datto il mot gravida». 0. yvNI PATET VERBO ; infinuar volen- ” do ; che fi come quel lucchetto folamente s'appre mentre vn verbo, cioé vna particolare parola in lui fi ritroua aggiuftata ; così quell'aluo facratiffimo , non mai ad altri che è partorire al Mondo il folo Verbo incarnato » e ciò tenza lelione veruna della fua 2... purità » mirabilmente s'aperfe. Nel qual propofito ‘°P°* Crifippo ;, riuolto à Maria Vergine diceva; A#e que oureus femper viuentisaque. - Aue porta clau- SOLI REGI APERTA il qual utolo efpref- mente allude alla Profezia d’Ezechicle c, 442. Porta Capo XII, 549 hec clauja ci ie; nonaperieturs & vir non tranfibit Ezeck.44 per cam: quoniam Dominus Deus ]frael ingreffus eft »- per cam» chedaiSanti Padri Girolamo , ed Ambro- gio è incerpretata ad honore della virginità feconda » imà incorrotta della divina madre. Quelto medefimo lucchetto, compofto di circoli,e fegnaco di caratteri, fù da me introdotto è dire ; VNO VERBO RECLVDOR » poiche con la di- +4 rettione d'vna parola » egli, che prima era tutto ri- Zacaria. ftretto , ti fcioglie, es'apre; imprefa tutta opportu- na per Zaccaria Padre di Giouanni , che fe alla muto- lezza condannato fi ritiouaua; non tantofto articolò fcriuendo il nome di Gioyanni » che fciogliendoti 3 ò {pezzandoli lo fcilinguagnolo, proruppe in voci di benedictioni, edilodi. Scripfir dicens Ioannes eft Luc.1,63 nomen etus Luc. 1. 63, Apertym eft qurem illico 0s eius, & linguaeius y & loquebatyr benedicens De- nm. Nel qual argomento Sant'Ambrogio Ser, 2. de S. Io; Baputta; /idere meritum , diceua > 0s quod S-Ambre Angelus alliganerat , Ioannes abfoluit : quod Gabrielgio» obstruxerats paruulus referauit » - 43 Moaligaor Arelio del lucchetto tedefco fece Impresa alludente al nome di Gesù, col inotto; ERV- Nomedi DITVS iN VERBO REPERIET, tolto dai Pro» Giesù. uerbijcap. 16. 20. Eruditus in verbo reperiet bona > Prom16 torte interir volendo ) che chi è diuoro di quefto fanta 20, nome, echi freguentementel’inuoca , ritrouerà ciò che vuole » poiche in quelto nome ogni bene ci vien offerto; Necenima aliud nomen eft fabceglo » in quo A#.4,12 oporteat nos faluos effe» diceua San Pietro AR. 4.12. Origene Prefat. in [oan. Non folum vnum bonum Origene» lefussfedomniabona. Vita bonum eSty Tefuseft vita. Refurrettio bonum eft y Iefus est refurteitio. Lux mundi bonum eft , Lefas eft lux mundi, Serue anco il motto dell’imprefa , ad inferire, chead vn ingegno Ingegno yiuace s edeleuato riefce facile a ritrouaril tutto. —’viuace. 44 Allotteffo lucchetto da caratteri» parimenti é con allufione alnome fantiffimo di Giesù y jo diedi ; Nomedi NOMEN ABSCONDITVM. Nel qual argomento Siesù - riefce molto bello vn Epigramma di $. Damato Papa, che nei capi dei verlìs e nei finimenti ancora quetto fanto nome così rinchiude ; ; i lure pari regnat » communis conditor e4I Et cum Patre pra regnat fublimis in arcE Sidereo fanttis infidit.numine regnisS Vnde mare, & terras folo videt omnianuty” Suggertt bumanisy & donat munera rebuS. Quando i caratteri de 1 circoli, l’vn con l’altro or> dinatamente firaffrontano a comporre ilnome, que- iti rielce nonvn nome vano » ed inotficiofo è mà ben fi nomedi virtà,edienergia; feruendo immantimenti all'apertura di quei-nodt» che pàreuano infolubili ; che però il Padre Ortentio Pallavicino gli fopraferifie; CVM NOMINE VIRTVS; ed iniegnò che alla qualità del nome » ciafcuno corrifponder debba con quelle virtuole pperationi » che al nome » che tiene riefcano proportionate. Cosi l'Incarnato Verbo, che Nome, e portò il nome ‘di Giesù » che vuol dire Saluatore; è fatti. pena riceuette il nome sche versò il fangue della cir- concifione, opra del quale fi porgeua al mondo il prez- zo » Ò la capparra dell'eterna faluatione. E fe anco erachiamato , col nome d'Oriente; Ecce vir Oriens Zachar,6 nomen eius Zachar. 6.12. ; Vifitawe nos Omiensex 1** Si Sen x Luc:1.78 alto Luc. 1. 78. in conformità di quefto nome operò Sedulio nell’oriente dell'età bambinefca enelle parti orienta- È li ancora » virtuofe marauiglie » illuminando i Magi » ce chiamandogli è i fuoi oltinni » nel qual propolito Sedulio lib. 2. Oper. Patchal. cap. 4. Conmenienter fcripeurarum fanétioni concordans Chrifti natimiras ab oriente fulgebat » qui implet quod Zacbarie denun- cat S. Dama- fo. 550 tiatoratio ; V'ifitauit nos Oriens ex alto » 45 Gli Accademici Raffrontati di Fermo, al luc- chetto » co’i circoli fegnati di caratteri, diedero il motto ; RITE IVNCTIS ; imprefa opportuna, ad inferire » che fi come con facilità s’apre il lucchetto» mentre congiudiciofa auuertenza s'accoppiano i fuoi Sacra © caratteri: così il fenfo delle facre fcritture che per altro ferittura riufcirebbe ofcurose difficile, da raccapezzarfi; accop- piandofi vn telto con yn altro » con quefto confronto ’ ed accoppiamento » riefce di facile intelligenza » effendo veriflimo il Proverbio; Liber librum aperit. Solda- 1l che peranco s'auuera ne gli eflercitiy ne i quali dall’ tefche. ordinanza de i guerrieri ben difpofta » e ben offeruata s'apre ai Capitani la ftrada delle vittorie . Che però Xenofon- Xenotonte lib. de Di&is & fa&is Socratis . Bonum eft ee, imperatori » vt aciemordinare perquamdofte fciat . Quemadmodum enim lapides, lignay & tegula inordi- nate quidem proietta ad nihil viilia funt , eadem vero fi rettè furfum , deorfumque ordinentur s domun fortem , & nunquam ruituram componunt : idem de exercitu iudicium eft , e và feguendo come dilo- pra rapportai nel numero 11. di queftollibro ; che pe- rò Macrino Imperatore allo fcriuere d'Erodiano » lib. Erodia- 4. rivolto à fuotfoldati diceua ; Arma corripiamus s ne. & vi moseft Romanis s ordinesin acie feruemus , per ottenere in virtù dell'ordinanza felici, e gloriofe vit- tOrie + b 46 Aqueftolucchetto , che pudaprirfi ò col mero beneficio dell’accidente » che difponga ed aflefti i cir- coli perche fi difciolga; ò con l’induftriofa diligenza e fatica di chi s'applica ad aprirlo fù chi diede; Fortuna SORTE AVT LABORE , inferendofi » chei e fatica. noftri intenti fi confeguifcono ò co’l fauore della pro- pitia fortuna,che ci rende nei noftri{deliderijconfolatiz dco'lfuffidio delle noftre fatiche » e diligenze. Così le fcienze ad alcuni fono infufe dal gratiofo fauore d’Iddio s eda aliri fono acquiftate co’ fudore faticofo della froate. Le ricchezze ne gli fcrigni di colui fi riuer- fano pertitolo di donatione, è d’eredità , che linuef- tifce in douitiofi poffeffi; mà da quell'altro sammaf- fano con grauiffimi ftenti , e creppacuoris Enell’arti ancora,la doue tal volta poco gioua la fatica fupplifce la forte; poiche e Protogene » fe con tuttele diligenze nonfeppe rapprefentare ta {puma d'vn cane anhelante; e Nealce quella d’vn deftriero antante:e l'vno, e l’altro alviuo la rapprefentarono » mentre con difpettofa difperatione gettarono contra la tauola la fpugra , che di molti colori trowauati per forte imbrattata ed inzuppata, dei quali fuccelli Plinio lib. 35. cap. 10. MASCHERA Capo XIV. 47 Y ‘Abbate Giouanni Ferro alla mafchera fopra- Inftabj- i {criffeilmotto; SVMITVR», ET DEPO- NITVR; che inferifce animo inftabile; e volubile» * che di continuo cangia voglie» e penfieri ; Nel qual argomento con giulto, e. grauifimo rimprouero ; Seneca Multiformes fumus» diceua Seneca Epift. 121. m90- do frugi tibi videbimurs & grauesy modo prodigiy & vani; MVUT AMVS deinde PERSO- NAM:& contrariam ti fumimusy quamexuimuse Conle parole del quale concordano à marauiglia i dif- S.Girola- corfì di San Girolamo Epift. 18.ad Marcellam ; Cum mo- © adimazinem,<& (imilitudinem Dei conditi fimus: ex vitto no$tro pirfonas nobis plurimas fuperinducimus = Et quomodo intheatralibus fcenis vnus y atque idem hiftrionunc Herculemrobftus oftendit; nunemollis in Venertem frangitur; nunc tremulus in Cybelem: ita & nos tot habemus perfonarum fimilitudines , quot peccata è lità. CO R PI MIS T'I Lib. XXV. 48. Altri alla maichera diede; VERA LA- TENT, motto direttamente quadrante alle attioni comiche snelle quali fotto fauolofe apparenze fi rap- prefentano fucceffi veri; edà gli vditori fi fomminif- trano opportuni ammaeftramenti, per norma della lor vita. Può anco addattariì il motto è perfona fimu- Fingere. lata e finta schenafconde pe coprela verità , e leatà de fuoi affetti , nel qual propofito Cicerone ad Q: Fratrem. Multis fimulationum inuolucris tegitur » Cicerone. & quafi velis quibufdam obtenditur vniufcuiufque natura » Frons oculi, vultus perfepè mentiuntur. Don Gregorio Comanini in vn intiero capitolo andò profeguendo quefte maluaggie fintioni , così di- cendo ; Quefta vita mortal tant'è fallace, Che le torbide menti inlarua fpeffo D’vn volto » che con lor mal fi conface + Ecco tal porta il ciglio fi dimeffio » Che di cafta vergogna indicio porge; | Ma poi nel petto ha'l fuo contrario impreffo» Tal fembra vmile » in cui fuperbia forge D'Uto, edi Gige: e tal finge quietes Cui folle ardire; e furorcieco fcorge» Placide ialcuno hà le fue labbia e liete 4 . Che venen furial non che di Drago Ne'linterne hà del cor parti fecrete » Dei tefori celefti altri par vago » Che dei terreni vn defircupo afconde . e và più inlongo profeguendo . Della qual verità produce triplicatiefempijil Petrarca p.p.Sonnetto 82. cioé a dire é nella perfona di Giulio Cefare , ed in quel» la d’Annibaley e finalmente in fe fteffo cantando così; Cefare, poich’il traditor d'Egitto Gli fece il don del honorata tefta; Celando l'àllegrezza manifefta; Pianfe per gli occhi fuor ficom é fcritto ; Et Annibal, quand’alimperio afflitto Vide farli tortuna sì molefta» Rife frà gentelagrimofa, e mefta, Per isfogarl’acerbo fuo defpitto + E così auuien , che l'animo ciafcuna Sua paffion fotto il contrario manto. Ricopreconla vifta hor chiara hor bruna » Però s'alcuna voltairido , è canto, Faccio!» petch'io nonhò » fe non quelt'vna Via da celare il mio angolciofo pianto + META Capo XV. 49 TN morte di-perfona 7 amata con grande tene- I{ rezza;fù dipinta la meta col cartello; IT DO- In morte LOR VLTRA; inferendofi, chel’afflittione fofferta in quella perdita trappaffaua,tutti i termini e le mifure; Affecti prouati dal Redentore nel tempo della acerba Crifto - fua paffione s ilcui dolore interno, ed efterno fù così patiente intenfo , c priuo d'ogni alleggerimento s che trappaf- sò quante pene fofferiffero tutti i Martiri , benche da grauiffime torture foffero eruciati. Similmente chi ba- daràa gli affanni di Maria Vergine trattenuta ful cal- Maria uario » farà aftretto ad affermare » che; 7? dolor »/- sul Cal tra» che il dolore interno da lei tolerato trappafsò 42110. quanti dolori patiffero già mai tntti gli huomini della terra, onde Sant'Anfelmo de excell. Virg.c. gs. Quic- 5.Anfel- quid crudelitatis infliétum eft corporibus martyrum mo - leue fuit comparatione tue paffionis ò Virgo. E San Bernardo Ser.in Verb.Apoc. 12. Signum magnumyed S.Ber- eflo parimeuti. Tam ò virgo anman pertranfiuit merde. vis doloris, vt plufquam martyrem non immerito pra- dicemus + —Ome- IÈ + Cres. Con France. - Petrarca fo Altri SS! MET A so Altrialla metadiede; NEC CITRA, NEC Medio- VLTRA), figurando la vera virtà » che fuol fuggire crità. glieftremi, come vitiolì , ed appigliarfì ad vna pru- dente mediocrità . Giufto Liptio lib. 1. de Conftant. C.4. Virtus media via ingrediturs G cautòè canet y ne quid in aftionibus fuis defiat autexcedat. Del Padre Sant Agoftino, Poffidonio c. 22. della fua vita così; Z'eftis eius y & calceamenta y & le&ualia ,ex moderato, & competenti habitu erant nec nitida nimium nec abielta plurimum: quia bis plerunque vel saltare fe infolenter homines folent , velabijcere: ex viroque non que TJefu Chriftty fed que fua funt querentes./ At tte beatus medium tenebat , neque mdextram , neque in finifiram declinans &c. fi Don Ottauio Boldoni foprapofe alla meta ; TANGITVR EVITATA, motto appoggiatoal ver- fod'Oratiol. 1. Carm. 04.1. _—__<—< nMetaque feruidis Ewitata rotisy palmaque nobilis s Terrarum dominos enehit ad Deos. Gloria Imprefa tutta opportuna alla gloria, la quale all’hora monda- più degna » e copiofamente fi merita» e s'ottiene , na. quanto più cautamente altri la fugge. San Girolamo S.Girola- in Epitaph. Paula. Quanto fe plus deijciebat » tanto mo» magisa Christofublenabatur ; larebat & non latebat ; & FVGIENDO GLORIAM » GLORIAM AVCVPABVTVR. NVBE DI CRETA Capo XVI. = Lt gi D Alla nube di creta efcono gocciolando l'ac» Predi- quesad inafhari giardini, quando dalla par- catore. te fuperiore ella riceue il fiato; che però le diedi; * — MODO SPIRITVS ADSIT; tale il Predicatore, quando farà pieno di Spirito fanto » potrà fecondare il giardino di fanta Chiefa. San Gregorio Hom. 30. S. Grego- in Euang. Nemo docenti homini tribuat , quod ex rio. ore docentis intelligity quia nifiintus fit qui doceat 3 doéforis limgua exteriusin vanum laborat. E San Ba- S. Baflio. olio Homil. de Spiritu far&o. Licet fitfermonis am- pla fuppellex smens profunda » & cloquentiay & in- relligentia; finon adfit fpiritus y qui vim fuppeditet » ottojafuntomnia. 53 L'Abbate Ferro, alla nube di Creta goccio- Apoftoli lante diede ; ACCEPTO SPIRITV ; e feruirà ai e Predi- Santi Apoftoli, i quali fparfero nel Mondole celefti catori. dottrine adirrigarlo , poiche riccuettero infieme con lo Spirito Santo i doni della fapienza e dell’intelligen- za &c. Jl mio Concanoncino S.Profpero in Pfal. 103. S. Prof Montes funt Prophete, montes ApoStoliy montes pero. omnes predicatoresveritatis. Montes iftt, quicquid de conuallibus fuis aquarum fundunt , quidquid vocum de medio dant petrarum, DESVPER ACCEPE- RUNT, € dimnagratia funt rigatiy vt EG aquis, & vocibus abundarenty quibus & fitientes implerent » & audientes deleftarent. Quetto volle dir S.Paolo 1. 1.Cor.11. Cor.11,23. Egoenim ACCEPId Domino, QUOD Giuffo Lipfio. Pofffdo- no» @ratio. 23. ET TRADIDI VOBIS: Sul qual luogo San Ber- $. Fer nardo Epift.190. Magiftergentiumy ACCIPIT è nardo. Domino, QUOD ET TRADIDIT nobis. {4 Dallanubedicreta » in tanto ftillano piouofe l'acque yin quanto dalla parte fuperiore ella riceueil beneficio dell’aria; Quindi Monngnor Arelio » figu- randola tutta grondante limpide rugiade » à dir l’intro- dufle; ATTRAXI SPIRLI VM, pigliandoil P/; 11g. Motto dal Salm. 118. 131. Os meum aperni, & ATTRAXI SPIRITVM; cd applico l’imprela 13I. Capo X V. ad honore di Santa Maria Maddalena che non per Madda- altro in teneriflime lagrime fi &ruggeva s che per ha- lena. uere laaima dallo Spirito fanto gratiofamente com- mofla » edaffiftita. San Gregorio Niffeno lib. de Orat. Dominica. Aquam ad afpergendum non ex Greg. alrenis rinulis » fed in nobis ipfis (caturientem Deus Nifen. largitur » five oculorum fontem quis dicat y fine pu- ram cordis confcientiam. E bendalla virtù affittente dello Spirito fanto il dono delle lagrime fi riconotce , quando Sant’ A nfelmo dal folo Iddio anfiofamente iva così chiedendole s alloq. celeft. num. 9. Rogo te bone S. Anfel- Jefu per illas pratiofiffimas lachrymas tuasy&® perom-" » nes miferationestuas, quibusmiferabiliter nobis per- ditis fubuenire dignatusesy da mihi gratiam lachry- marum » quam m@itum defiderat , & appetit anima mea; quia fine dono tuo non poffum habere cam s fed PER SPIRITVM SANCTVM tuum, qu du- ra corda peccatorum mollity & AD FLETVM COMPPNGIT. ff Similmente Maria Maddalena fofpirofa 3 e Madda- piangente » che lauò con le lagrime dirotte il vifo !°N2- dell'anima che tutto era imbrattato s e deformato dall’Abbate Giouanni Ferro fù rapprefentata nella nu- be di creta gocciolante » co’l cartello; DILVIT ORA LIQVOR. Effendo veramente il fuo pianto delle antiche lordure efterfiuo : come auuertì San Pier Crifologo Serm. 93. Im Peccatricis caput purgandis Pier Cri- criminibus refluebat vnda, vt [ua fonte mulier in no - lofoga + uum baptifma fnorum dilueret illuniem peccatorum. Et capillis capitis fui tergebat , vt inxta Pfalmiftam; Verticena capilli ex quo ambulanerat in deliîhis fuis in fanttitatemtali verterev feruitute . 56 Verfalanubedicreta y ad inafhare i fiori fot- tililimi fpicci d'acqua, oprade i quali i teneri erbag- gi non reitano oppretfi mà beneficati ; conla qual con- fideratione il Padre Don Gregorio Brunelli gli diede } il motto; SENSIM EFFVSA FOECVNDAT; e Dottrina ferue l’imprefa ad vn Mae@tro giudiciofo e prudente, !nfegna» che nell'infegnare con metodo facile procede è edà "*- poco è poco riparteaglivditori acque della fapien- za,e delladottrina , acciochein tal guifa ne reftinò fouauemente imbeuuti, ed approfittati , e non fut- focati ed opprelli. Sapientie Dottor y diceva i Pa- Cornel è dre Cornelio à Lapidein Proverb:18.u: qilemiter per T4P modica precepta docet fapientiam: ne eorum multitu- dine y & pondere rudem difcipulum obruat. Nel qual propofito non fonoingrati gli auifi di Sant'Ago- T ftino lib. 4. de doctrina Chrifti cap. 19. Cum Dottor S.Agf- debeat rerum diétor effe magnarum , non femper debet ”"°- easgranditerdicere, fed fubmiffe cum aliquid doce- tur: temperate cun aliquid vicuperatur » fine lau> datur » PASTOIE Capo XVII. 57 id E paftoie » ddi fune, o di ferro » fogliono porfì alle gambe de i cavalli, è perche ap- prendano à caminar di portante , ò perche lafcia- ti neipafcoli , indinon molto potfano allontanarfi + Riefcono quefte d’impedimento al cauallo » mà rief- cono di molto giovamento alfuo padrone 3 che però , rtarono iltitolo. IMPEDIVNT » ET EXPE- Travagli IVNT. Itrauagli » e le tentationi paiono ritegni “Ul della noftra libertà , edimpedimenti , che ci fraitorna- no, il caminare à noftro talento » mà fe ben vi fi pen- fa, riefcono efficaci ftrumenti » c per tenerci nei termini deliamoderatione, e per farci virtuofamente caminare. Proficie enina è diceua Sant'Ambrogio in g, £mbro 2. Cor. 4.16. parlando dell’animanoftra, in preffura, gia. non 552 noninteritsitavt accedentibus tentationibis quotidie adquirat ad meritum. Ed il Padre Francefco Ribera commentando le parole di Nahum 3. 9. AErbiopia for- ritudo cius y & AE2ypruss dice 3 Aegyptus cam tuetur , ideft afflittroness® labores:id enim fignificat Mifraimm quod eft nomen Egypti: afflittionibus fiquidem in virtute proficit, & maiores virescomparat ad vitia repellenda. i piso 58. Seruono ben sî le paftoiea rendere i deftrieri più difficili à formarei pali, edàportarfi d'intorno; mà non però del tutto à fermargli, O trattenergli. Per tanto tù loro dal Lucarini aggiunto; RETAR- DANT,; NON SISTVNT; alqualcorpo d’impre- fa il Ferro diede; IMPEDIT CVRSVM, NON ITER. Nonaltrimentila rigorofaseducatione » i con- figli, ela diligenza dei Padri di famiglia,ò dei Maeftri, pottono ben trattenere vn pò poco l’impeto della gio- uentù, perche non trafcorra precipitando vue la mala inclinatione la portarebbe; mà non può già fi fatta- mente ftabilirla è che à luogo e tempo non trabbocchi Que il naturale, è cattivo genio l’inchina, c la conduce; il che anco può dirfi delle leggi penali, e dei fupplicij pubblici > vlati dai Prencipi contra i facinoroti » alla vifta deiquali glifcelerati per brieue tempo dall’ini- quità fi ritardano » mà dalle fceleraggini non però to- talmente defiflono s nes'aftengono . f9 Perche le paftoie legano da più parti i de- ftrieri il Lucarini aggiunfe loro ilmotto; VTRIN- QVE VINCIENDO; e formò queft'imprefa in oc- catione di nozze, le quali altro non fono , che vn ben fermo legame ; opra di cui li collegano , e fi ftringono infieme1 contrahenti , , Approua quetta metafora San Paolo 1. Cor. 7. 27. che nelle nozze riconofcendo i 1. Cor. 7. legami diceua ; Alligatuses vxori? noli querere folu- Lionem. Sulutusesab vxore ? noli querere vxoremy Nabum 3.9: Franc. Kibera. Educa- tione . Caftigo. Matri- monio . ara nel qual propolto Sant'Ambrogio lib. 3. de Virgin. S.Ambro Quodain vir<> vxor nexu inter fe amatorio copulan- gio - tur., & quibullam inistcer fibi babenis amoris ad- (triti fune. Bona igitur vincula unptiarum, fed ta= «men vincula ; bonum coningium » fed tamen è iugo traftum > & ingo mundi è LEITTINE Capo XVIII. 60 sa ritroua il pettine figurato in imprefas ag- Ingegno giuntouiilcartello ; IMPLICITA EXTRI- viuace. CAT. Queft'vflicio di difintricare le cofe auui lupa- te conuientimolto propriamente ad vn ingegno fue- gliato:e fpiritoto, quale benche fe gli propongano i viluppi della Tebana sfinge, con l'accortezza d’vn Edippo telicemente sà rifoluergli » ed ifuolgerfene . S.Giro- Fùguetta lode attribuita à San Girolamo ; il cui inge- lamo + gnotuiluppaua i più intricati dubbi; delle facre forittu- Breuiario te laonde. Tanquam ad oraculum ex omnibus orbis Roman. tciva partibus ad ipfum dina fcriprure queftiones eaplicanda referebantur , afferma il Breuiar. Rom. E dalla Chiefa Ambrotiana al fuo Arciuefcouo San Se- natore » di cui così attefta fotto li 28. di Maggio. Lettionar Senator Mediolanenfis s vir preftanti ingenio s rerum ambr. diuinarum fcientia , cloquentia 3 & chriftianis virtu- tbuscacultus, Prophetarun RES INVOLWV- TAS) © latentesinterpretando EXPLICAVIT . Ffame di llche dall’etame di confcienza anco è operato y opra confcien. di cui le inuiluppate contutioni del cuore humano fi za. diftricano , cu fuiluppano. Gi È perche il pettine non folamente diftingue icapegli quando fi trovano intieme auvilupati , mà anco aggiutìa1 medelmi quando fiano difordinati , perciò gli topratcrifli; DISTINGVENDO COM- C'O7R5P I Mis TA Lib. UXXV. PONIT, imprefa conficente àvalorofo Catedrante , Cate- che valendoli d’opportune diftintioniaggiufta ecom- drante . pone le fcolaftiche differenze, ei contentiofi piati » che tal volta forgono nelle conferenze de gli huomini letterati. Anco Abraamo; quando nacquero difpareti Separa- frà 1 Paftorifuoi fervi , e quelli del fuo Nipote Lotte 3 tione. compofe le loro differenzes col proponere e follecitare la feparatione degli vni da glialtri è come rapporta Mose nella facra Gencfi.cap. 13. n.7. ROGO Capo XIX. 62 Oftumauano di già gli Antichi, di gettare Gi i cadaueri humani entro i roghi » ad ardere 3 ed incenesirfi, credendo che in tal guita fi purgaffero dei falli commefsi nel corfo della vita , e fi mondaffero l’anime dei Defonti. Vno diquefti roghi fù affunto percorpo d’imprefa» col cartello; MORTALEPurga- REPVRGAT; idea efprefsa del fuoco del Purgato- torio . rio» opradi cui l'anime dei Defonti colà giù con ma- nieretutte mirabili dalla potenza, e fapienza divina fo- no purificate, della qual verità l'A poftolo 1.Corinth.3. 13. Vniufcuiufgue opus quale fit ignis probabit. 1. Cor. 3» Sicuiusopusarferit, detrimentum patietur; ipfe an- 13- temfaluus eric, fictamen , quafiper ignem. Nel qual luogo il Padre Cornelio à Lapide; Chrifto in iudicio cornel. è particulari affiflit ignis purgatory , quia Chrifto indi Lap. ciad manum paratus ade, vt probety puniaty & purgetcutufgue bominis opera» 63 Al rogo diuorato dai fuochi, entro il quale vedeuafi vn corpo humano fù foprapofto il verfo . ARSO IL MORTALE AL CIEL N’ANDRA' L’ETERNO, emblema che nella tragedia di Seneca Hercules Qetens , riconofce ilfuo fondamento; che la doue Alcmena; apoftrofando ad Ercole detonto iva dicendo 4.6. su’ fine; Certe ego te vidi flagrantibus Impofitum fyluis, cum pluribus In celum furerent famme minisy Arfifticerte . Ercole così rifpofe e Quidquidin nobis tui Mortale fueraty ignis imuiftus tulit: Paterna calo pars data eft ffammis tua Virtus in aftra tendit in mortem timor . Prafens ab aftris mater Alcides cano . E feruc molte bene per l'amme despurgantiy che do (Purgariti pò d'havereltertonei fotteranei luoghi frà la tortura de i fuochi le macchie della loro mortalità » volano poi alle telicica del gloriofo regno , nel qual propolito per fino Virgilio lib. 6. nerd. u.739. fauellando dell'- anime feparate da i corpi ; Ergo exercentur panis , veterum quemalorum Virgilio. Supplicia expendunt: - alijs fub gurgite vafto InfeGum elutur fcelusy amtexriturigni Qufg; fuos patitur manes: exmde per aiaplum Mittimur Elyfium &c+ SCENA Capo XX. 64 Abbate Giouanni Ferro alzò la fcena per cor- La po d’imprefa , aggiuntole il motto. FIN. Crifto GIT, ET DOCET; e taliben potionoricone predici» fcerfì le concioni di Crifto » le quali tutte iparte di te. parabole e di fimilitudiniy ne i perfonaggi atiunti del femimatore del grano » di colui che fparte le zizanie, di quello che ritrouò il teforo , della temmina che naf- Cote il fermento &c. recaua al mondo alti ammacitra- menti) Seneca s.Girole- mo . s.Cirillo. + Crifto predica- te. Gio. Cri- foffomo . S.Agof> UOratore. Caffiodor. Poeta. Oratio» Ecclef.10 4 Siriaco . Omero. SXCWB NTA Capo menti , e fegnalate dottrine . In parabolis Chriftus loquitur » fcriue Giovanni Crifoftomo Hom. 45. in Matt. vrtenacius memorie qua dicuntur commendari polline . Etexpreffor propter fimilitudimem fermo resipfas ante oculos apponar. ESan Cirilloc.62.in Joan. Figure intellettualium hac corporalia funt ; quacum fentiantur , clartora plerunque faciunt ca » que aliter vix pofumus intelligere » 65 PerchelafcenaciflomminiAra graui ammae- ftramenti è indirizzati all’inftruttione KA gli vditoriy ed anco apporta conla varietà de iperfonaggi , e dei fuccelli molto piacere ai circoftanti ; perciò le diedi . AMMAESTRA E DILETTA. Simboloycome ac- cennai nell’imprefa antecedente , di Criito predican- te » falito valertì ben itpeflo di parabole ; e fimilitudini acciochei uoi Vditori fi rimanetfero tutto ad vntem- po € perfuafì » e ricreati. Giouanni Critoftomo Hom. 3 3. in lo; ricercando per qual ragione vfaua il Redentore ne fuoi difcorfì trequenti(Gme le parabo- les rifponde; Primum vi fignificantius loqueretur & magis ante oculos poneret. Mens enim familiarium rerune imagine concepta magis fufcitatury& tanquam in pietura rem ipfam magis ampleGlitur. Deinde vt incundior effet narratio, & diutius animo immora- retur. E Sant Agoftino anch'effo E pitt. 119. ad Ia- nuarium. Plusmovent figuratè difla y & accendunt amorem , quam finuday & fine vllis facramentorura fimilrtudimibus ponerentur . Cuins rei canffamdifficile eSt dicere.Sed tamen ita fe babet, vt aliquid per alle- goricam figmficationem intimatum, plus moueaty plus deleftet, plus honoreturs quam fi verbis proprijs dice- retur apertiffime. Ancodell'Oratore è proprio l'am- maefìrare ò fia il perfuadere » e dilettare intieme , che erò Cafsiodoro Var. lib. 6. Formula quefture gs. Ni- hl praftabilius videtur , quam poffe dicendo tenere hominum mentes, allicere voluntates » impellere quo velit, vnde autem velit deducere . Nam oratoris eft proprium» grau:ter & ornate dicere » vt poffit animos iudicsm commonere . Lo fteflo anco dal perfetto Poeta iua ricercando Oratio in Arte. «Aut PRODESSE volunty aut DELECTA- RE Poeta Aut fimul & incunda, & idonea dicere vita. SCETTRO Capo XXI. On Diego Saauedra » figurando vno fcettto 66 D regele, iopra il quale direttamente fi ritro- uaua ilfole» gliaggiunfe il cartello. A_DEO, au- vertendo in tal guita il buon Prencipe è riconofcere dalla mano d'Iddio il prencipatoyed il regno; Nor ‘ efenim POTESTAS, nifi A _DEO, diceua San Paolo Rom. 13 1. cue foggiunge che i Prencipi; . MiniSiri Dei funt în hoc ipfumfermentesnum. 6. Sant” Agoftino lib. 5. de Ciuit. Dei cap. 21. Non tribua- mus dandi regni » atque impery poteStatem nifi Deo vero, quidat felicitatem inregno celorum folis pus » regnam vero terrenum & pis & impijs» ficut e? pla - cets cuimibil iniufiè placet. Infegnò quetta verità Salomone Sap. 6.4. Data ef è Domino poteftas vo- biss & virtusab Altifimo, quiinterrogabit opera vefira, & cogttattones fcrutabitur : Quoniam cum effetis mimiftri regni illruss nonrette +dicaftis. L'In- iegnòl'Eccletiaftico 10 4. ch: la doue legge la noftra Vulgata; Im manu Dei potefias terre, tetto Siriaco trapporta. In manibus Domini dominorum vninerfum; eum s quiaptus eStin tempore conflituet fuper illud cioè vuimerfum. L'iniegnò Omero, che nell'Inno in Mufas & A pollimem diceua. Ex mufis & procul x x. ‘553 mittence Apollineviipoeta funtinterra, > citha- redi: EX IOVE AVTEM REGES. Quindi e nell’Apocalifsi i coronati Monarchi gettauano auanti iltrono d'Iddio i d'ademi come in atto di grato rico- nofcimento delte loro grandezze regali da quella Maeftà infinita; edi Re Criftiani , mentre nei loro editti fi vagliono di quefta forma; Philippus Deigra- tia Hifpaniarum Rex » dalla gratia » e bontà d' Iddio lealmente confeffano di riceuere la dignità, la poteftà ed il Regno. 67 Chiunquelafciato il fecolo s fe medefimo con- facra alla feruità d'Iddio » può affumere per fuo fim- bolo il giogo figuratiuo di feruità , mà però tacrocia- to con lo fcettro infegna regale s col titolo; $ E R- Religio» VENDO REGNO. San Giovanni nell'Apo- Î0- cal. 5. 10. come fedelferuo d’Iddio fi pregiava d'haver ottenutoin tal guifa regali e gloriolì auuanzamenti + Fecifti nos Deo noftro regnum » & facerdotes, & re- Apoc. $+ gnabimas fuperterram , nel qualluogo Ruperto Ab- 10. bate. Conficentur omnesredempti, & verumdicuni, Rrperto quia funt ferui eius qui cosredemit : fedipfe qui rede- mit» non fernos, fed amicos; non SPESERVI- ENTES, fed CONREGNANTES FACIT. All'hora quando Salomone Ré d’Vngheria dall’armata fierezza del luo rubellante Nepote » fù aftretto à fug- girtene dal regno s e dalla reggia: portatolì entro i de- fertt 3 ediui confacratofi alla feruità d'iddio y ritrouò tanta felicità di fpirito, che proteftauafi d'hauere non perduto mà cangiato il regno; neiquali fenfi fuchi tutto quefl’argomento nel feguente Epigramma ri- ftrinfe ; Rex erat Hungarig Salomon » fuzienfqgue Ne- potis » Arma » fubit fyluam » fylua repente placet. Et fceptrum ac reditum fpernens; Non abftu- lu» inquit » Sed mibi mutauit patria regna Nepos. Anco l’huoino fauiosquando all’altrui feruità fi ritroua condotto , ben puòdire, che feruendo regna; e ciò così in rifguardo allalibertà del fuo fpirito è che non foggiace all’altrui Signoria, tirannia, come in rif guardo al fuo proprio valore, che lo rende da fuoi me- defimi padroni ofieruato ed vbbidito. Quello nel ditte Seneca lib. 3. debenef. Si quis exiffimat feruitutem in torum hominem defcendere » fallitury pars eius melioreft excepta; corpora obnoxia funty 7 adfcripta dominis » mens quidera fui iuris et. Quefto nel pro- teftò l’Ecclefiaftico 10. 28. Serwo fenfato, cioè vir- tuofo, e prudente, liberi feruient; perlo che Diogene, mentre ftaua in effere venduto come fchiauo, richielto di ciò che far fapcua rifpole; Nosi bom:nibus libe- risimperare. 68. Qualfi voglia Prencipe, che al debitoye carica del proprio grado fodistar voglia può riconofcere fe medefimo nello fcetero, mà accopiato al giogo» ai quali fù aggiunta la fcritta. REGNANDO SERVO. Ebenl'intefe Antigono Reé di Macedonia , che fauel- lando col Prencipefuo figliolo diceva ; £ ign0r4s REGNYM non aliud ESSE , quam fplendidam SERVITVTEM ? Così Tiverio nel pubblico Sena- to; Dixit nuncy&® fapè alias P.C.bonum F faluta» rem PRINCIPEM Scnatui SERVIRE debere, & vmuerfis cuibus fepèyac plerunque etiam (ingulis. E San Paolo parlando dei Prencipi; A1:m:fri Det funty inhoc ip{m ferwientes Rom:13.6. Infomma fi come il giuito , anco quando feruey nonlatcia d’etier libero; così l'empio anco quando regna , non lafcia d'eitere feruo; difcorfo di Sant'Agottino, riferito da Lipito, Manudu&. lib. 3. Diffect. 12. Bonus etfazaji ferusat liberefi ; malus 3 ctiamfi regnet feruus eft Aa 69 Non ate. Sauio» Seneca + Ecclef.10 38. Prencipe Cornel. R ‘ S. Let) acis 013. 13. Azsf ga Ouidio. Efempio Egefppo, Galat. 2, 14. Cajetano Matt. 9. 10. S.Pafca» fio. B.Luigi Gonza- ga Gio. Rhò. 554 CORPI 65 Nonéaltro, perordinario ylo fcettro regale » che vntronco di legno lauorato al torno è lifcrato pulito pe fregiato d'oro, al quale ben a ragione Agol- tino Mafcardi foprafcriffe; OLIM ARBOS, facen- done imprefa, ordinata aricordare a perfona balla di ftirpe» mà follewataa grado fublime di profperità e di commando,a non infuperbirfizae arrogarii molto, poiche ina honori erano a lui cofe e nuoue edef- ternc; effendo eglie forfofenza merito » mà per mero beneficio della cieca fortuna paffato da peveraed infelice conditione à quell’altezza, Direttamente dun- ques’addatterà l'’imprefa ad Abdolomino che fù dal Macedone Aleffandrotrafportato dalla coltura de gli orti alla corona regale di Sidone;à Giuftino che prima fù paftor dei porci, e poi divenne Imperator Romano; ad Agatocle, che nato d’vn padre Vafaio, divenne Ré di Sicilia, A Saule» e Davide » che dalla cuftodia de i giumentiy e delle pecore» furono inalzati ai gioiellati diademi; infommaall’'ifteffa Città di Roma cheiui ottentò laregale Macftà dei fuoiteatri oue forfero di prima i tuguri paglierefchi , e le ruftiche felue, che però Quidio lib. 1, de Faft. H N vbi nunc Romaeft» ardua tune fylua vire- Ale SPRONE Capo XXII, Vati dallo fprone vengono i defitieri incitati 70 P e tpinti oue peraltro non fi condurebbero , al quale perciò tù fopratcritto ; MOVET , ET IM- PELLIT. E cale dicafi ancora l'effempio de i Mag- giori » la cui forza , con mirabile attiuità ed energia» lucità ) e dofpinge i minori ad accingerfì a qual fi fia operatione. Egelippo lib. 2,de Excidio cap. fg. St cut boni principis vita probitatis quedara preferiptio & pervnimrfos vinendi forina éft ; ita imperatoris coliuuio slex fiagitiorum eft. San Paolo Calat. 2.14» fauellando deli’ Apoftolo San Pietro 3 à lui riuolto di» cena; Quomodo gentes cog:siudaizare ; nel qual luo» go il Cardinaie Caietano và iiscerpretando , che que- itaviolenza altro nonerache l'etempio medetimo di quel zelante; Cogisexemplo fatti cutfatta enim fupe- viorum non tam inuitant ; quam cogunt fubditos ad imitarionem . Quindi à pena fi riferifce,, che Mate îtco pubblicano » confacrando fe ftello è gli offeguij dell’incarnato Verbo y accolte il tuo Redentore alla propria menfa » cheimmantinenti molti altri pubbli- cani feguendole veftigia dello fteflo» pentiti eriue» renti a quella menfa icderono . Eé fatum eft difcum= bente co îndomo » ecce multipublicanis & peccato- res venientes difcumbebant cis Tefu Mate. 9. 19. nel qual propofito San Pafcano lib. g. in Matth. 77igs peccatoris conuerfiomultis exemplum prabait peni- tentig. Et in demo , ad quam prius maltos fecuma propier lucra conduxerat » ad veniam inuitar. 71 Del Beato Luigi Gonzaga affermano gl'Ifto- rici» che invece di cilicio s feruendofi de gli Iproni y che fì fringeua e conficcaua ne i fianchi: 1n tal guifa pungena, e ftimolaua il proprio fpirito » è correre con pellegrina velocità la carriera della perfettione , € portarti volando al pallio della beatitudine fempiter= na. Diquefto fatto con fioririltimo flile, à lui riuolto difcorreva il Padre Giouanni Rhò de Var, Virt. Hit, lib. 7.c. s. n.3. Quanta fortirudine opus fuit, quan Stellulas las acuminatim rigido e chalybe radiatas nudo udmouens lateriyvefte ac balteo ita vrgeress vi quieto moleffe , incedenti etiam intoleranda» late- rum tenera perfoderentè O nowun fui boftem » qui equestrisinfirumentadifciplina, celeftis exercitatio= MISTI Lib. XXV. nis babuit bortamenta è Haud mirum cufum tam breui confecifje » qui fubditis calcaribas euolaret. Con allufione a guefto fatto , eda gli honori di que- fto feruo d'Iddio » furono alzati in imprefa gli fproni col carcello; ETIAM CVRRENTIBVS À APTA. Taliibuon' coafigli , feruono d’inci- Configli, tamento à rendere più che mai auualorati à corre- re perla carriera delle virtù quei giouinetti che per- fuaf da naturale geaio , cd indole generofa già sa vi fivedono inchinati. Ed i premij nobili , e l'ampie Premije mercedi accrefcono nelcuore dei guerrieri,che gia di lor natura fono e coraggiofi e magnanimi , NUOUA ar- denza di {pirito, perche con prontezza più che rifoluta fi portino incontroai rifchi » e faccino eroiche , e glo- riofeimprefe. 72 Glifproni; labriglia, ela sferza » fono ftru- menti dalla prudenza humana ritrouati , per domare la fuperbia dei dcitrieri , ed a@tringergliad vbbidire , e feruire con ogni puntualità alla difpofitione dei pa- droni. Furono pertanto da i mici Concanonici que- fti arnefi riftretti in vn fafcetto, e nell’infigne Cano- nica di Santa Maria della Paffione di Milano alzati in imprefà » col motto ; HIS EQVI RQVI » inli- Educa- nuando che co'i caftighi, e con glieffempij con latione.. direttione de i contigli , e col terrore delle pene » 1.cer- uelli, benche duri, e caparbij» fi lafciano domare: e fi riduconoalla bramata equità, ed all’offeruanza vittuofa delle leggi. Temiftocie come riferifce Plu- tarconella diluì vita foleua dire; £/peros , & indomi- Plutarco, tospullos in optimos equos euadere fi quiséllis adhibeat difciplinam » reftamque injtitutionem » IL Rabbino Ben Sira frà l'altie fue fentenze hà queita ; Aurum in- Rab. Ben ‘diget percuffionisy & puer verberatioris; e voleua Sire dire che fi comel’oro fottole battiture acquifta mag- Caltiga. giorlu@tro, es'accomoda è gli vi & ornamenti hu- mani, così la giouentà forto il rigore delle sterzate riefce addottrinata , e virtuofa . Sant'Agoftino in fomma tra&. debono difcipline To. 9. Difciplina S- Agof- maziftra eSt rel:zionis magiftra vera pietatissque nec time. ideoincrepat vi ledar y necideo cafitzat y vt noceat, - Nibilprofeito eft quod mon difciplina aut emendet » ane faluum faciat. ì 73 Seruelotprone per eccitare il deftriero, mentre nelcamino s'allenta; ferue la briglia , perindirizzarlo oue più richiede il b:fogoo » Per santo ben.mi parue che lofprosie, accoppiato alla briglia 7 potefle tenere ilmotto ; EXCITAT, ET DIRIGIT » imprela _ * P tutta opportuna » al Prelato, ed al Predicatoreyall’vfli- Prelato + cio de quali s'afpetta il rifuegliare i fonnacchiotì , e Predica- biauiar sì àDio.. Mentre Giona farnacando dormiua; !95© __ vAccelt ad eum gubernator & dixit ei; Quid tu Ton. 9. 6. fopore deprimeris £ Surgeinuoca Deumenum. Ion. I. 6. nel qualluogo il Ribera; Merito Jonam excitat Franc. Gubernatory fine proreta - quoniam gubernatorum Ribera. Ecclefie eSt dormientesin peccatisexcitare, vt fur- gants Ginuocent Deum . 7 Al freno 3 accoppiato allo fprone » parimenti — io diedi; REPRIMIT, ET IMPELLIT. Impre- fa che in cento opportunità à marauiglia fecve. Il buon Prelato dice Pier di Dam. /. 6. Ep. 24. deue col Prelato. freno delbauttorità reprimere gl'audaci, e col pungolo Pier De- delle pertuatiue ftimolare gl'infingardi; Za coruenta Max Spiritualium Fratrum tune difcretionis ordo congruè geritursfi moderatio reCForis imitetur diligentiam equi- bis: ille fiquidera calcaribus vtitur » vt IM PEL- LAT; frenisvt REPRIMAT, Stimulat equum tardius incedentem refrenat faperbè frequentia vefti- gia glomerantem . Il tranagliomandatoci da Dice ci Traua- raffrena dalle vitiofe licenze , e ci itimola a virtuoli glio. profitti; Quindi Balilio Paraditì nelle Poeti Litichea SPRONE Capo XXIII: Bafilio Paradift E' Monaldini il male Freno a la libertà d'alma felice, i Stimolo a la virtù d'alma otiofa. Peniten- Nel feno del peccatore» mentre fi rifolue di pentirfi , te, fi ritrovanoyed il timore dell'ira diuina che lo reprimey ela confidenza della mifericordia » che lo auualora. Con quetti tenfi il mio D. Paolo Siluio Pianto 2. ftan- za 116. della Maddalena rauneduta così ; FA Proua intanto nel cor gli fproniy e'l freno ; UZILA Hor moue il paffo » e fi ritira, e penfay Ardeil delio, ma:al efequir vien meno è Vorrebbe purandars mà poi ripenfa ; Del caldo petto il chiaro , e bel fereno , Riman turbato da'l ofcura e denfa Nube di quella tema » che fofpefa Rende ; t'mida voglia ad alta imprefa La fprona alto defio, dubbio l'affrena : L'incende amor » freddo timor l'agghiaccia ; «Hordi viuace (peme ella è ripiena » Be Hor dal feggio del cortema la fcaccia &c. Femmi- Torquato Taffo nell'arti d'Armida , femmina malua- na 1c2: ia l'accoppiamento de glifproni, e della bri- - gliaynella Liberata Cant. 4. ft. 87. Torquat. Viaogn’arte la donna, onde fia colto To. Ne la fua rete alcumnouello amante ; Ne conturti, nefempre vn ftello volto Setba; mà cangia a tempo atti, e fembiante; Hor tien pudica il guardo in fe raccolto ) Horlo rivolge cupido » e vagante, : Come lor vede in. amarlenti » ò prefti + , TRONO Capo XXIII S. Mete- Mart. Hom. de B. Virg. T'ot fecula emebuntur » vt din dignitatem matris Dei fufpicari valeamus. Conditum eft momento ad vnam Dei rocem cglum , & quidquia celì ambituconemeturyat Virginem Dejparam mulzos >. ferif;, ALTERNANDO RECREAT, che dimof- per annos operofifime fabricata efì Det omniporen- tia e. hi Ventre 77 Lo fteffo tronocolcartello; VVLGAREM di Maria NESCIT SESSOREM, inferifce i fenfì d' Ambrogio Vergine. Ansberto s che del ventre di Maria Vergine dille; Amby. Cautum fuity ne praparatum aternoregi hofpitium » Ansbert. alienus bofpes intraret. Si chel’vtero di quelta purif- fima » quafi trono di Salomone » fù totalmente confa- crato; c riferuato, a contenere non altri » che la Maeftà incffabile dell'eterno Iddio. Salomon rofter y difcor- fo del Cardinale Pietro di Damiano, non folum fa- piens, fed & fapientia Patris:non folum pacificus fed AGA Pier di Dam. | Lasferza in quegli, il freno adopra inque@ti, . 555 & paa noftra s qui fecit vtraque vrum fecit ihro- num, Vierum videlicet intemerate D'irginis 3 tn quo fedit illa Maieftasyque hutuconcutie orbem. , 78. Finalmente. il-trono del Ré Salomone». col motto ; MAKESTATI FERENDA dimotira la Maria. gloria privilegiata di Maria » di feruire di teggio della Macfta infinita . Il Rabbino Haccados: lb. Renelat. R_Hacca- arcanarum ad petit. 3. Mater Melfi futura eff fedes dos. Det, quam Deus conftruxit,vt inea federer Rex Mef- Sias » ad augendam mareftatis fua gloriam cunttis mor- ralibus. Così Pietro Galatino /. 7: c.18. fpiegandole parole di Geremia 17.12. Solium glorie altitudinis Terem.17 a principio» dice; Ego per folumglor:e » gloriofam !>- Firginem, Melfie Matremintelligi arbitror è que eft ra je fedes Dei altiffimi. ln (omma Riccardo di San Lorenzo 744529" I. 10, de Laud. Virg.. Leéulus Salomonis » ideft veri Riccarde pacifici B. Virgo dicitur è in qua dertatis inclinato $. Loren- capire» Dei filusrequientt velut in lellulo Ho °° VENTAGLIO Ca po XXIV. Eroe il ventaglio à difcacciarle mofche; mentre 73 S noiofe». ed importune badano ad intettarei nei onde tù fegnatocon; PROCACES PELLI !;c può Spirito addattarfi allo Spirito fanto è che fciaccia dalle nottre fanto . - menti l’importunità dei fozzi » e vitioli penticri; cd È inuocato; ; Illumina cor hominum sosffbfterge fordes mentium; od anceal Verbo dell'Eterno Padreyal quale fono indi- rizzate le tuppliche dì Santa Chueta ; «Aufer tenebras mentium » Fuga cateruas demonum . Expelle fomnolentiam &c. ai: Similmente la memoria della noftra mortalità è con Morte Hymnf 4 ad Fefp. Hymn:f. Matut. .;Spiritpfanto », opra del quale é refrigerato, 11 feruore Tanto .. _pulfo torpori,, &. negliceritia firgoread amore di Dm. ; minum inflammas ; petu Sit NI PESI -DERIA REDRLAMIT,9 S; liberua cor ab omni terrena delettatione Ju[pendit. 81 Agitandofiilventaglio da vna parte, e dall’al- tra, apprefta opportuni rittori . Pertanto gli fopra- x tra quanto riefca diletteuole la varietà. Caffiodoro Varietà. 1.7. Ep.32. Nemo dubitat bomines fua varietate Caffedor. recreari: quiain continuatione reruu, magnum men- ribusconftat effe faftidium. Dulcedo mellis fi affiduè fumaturs borrefcit: ferenaipfa» quamuis magnopere defiderentur y sugiter adepta fordejcunt. E Petronio Arbitro ; Non vno contenta valet naturatenorey Sed permutatas gaudet habere vices. Taurus amat gramen mutatum carpere valle 3 Et fera mutatis fuftinet ora cibis. Petron. Arbitro . Aaa 3 VEN- 556 VENTOSE COPPETTE Capo XXV. 82 D AL Bargagli hebbero ilmotto » chefpiega la proprietàloro di cauar il fangue cattino ; Prenci- EDVCVNT PESSIMVM), idea di Prencipe pru- pe Giuf- dente 3 e giufto, che con gli efiglij, ccon le morti lepa- to . raicattini » ed ifacinorofi dal commercio dei buoni. San Girolamo citato da Lipfio I. de vna religione. SGinle: Emendandi, corrigendigue per pgnas bonus Princeps me; Semper habet finem; fcindende putride carnes , & fca- biolam animal a caulis ouinm repellendum » ne tota domus» maffa, corpusy & pecorasardeatycorrumpatura putrefcats intereant. Miniftro 83 Quegli Auuocati, Procuratori,e Giudici, che interefla all'hora folamente rifoluono;e dano fine alla lite,quan- to, dol cliente patteggia di dar lorovna groffa mancia , offono figurarfì nelle ventofe, che furono fegnate col cartello; RESOLVVNT; DVM ATTRAHVNT. Se pur non voleffimo applicar l’imprefa a i gran ferui Francef. d'Iddio Cattarina di Siena pe San Francefco Xaucrio» Xauerio. l'vna, e l’altro dei quali, fuggendo ed attrahendo » con le proprie labbra, dall’vIcere putride de gl'infermi il cotroto » fchifofo humore> è rifoluettero l’infer- mità de i giacenti ) ò fvperarono quell’aborrimento naturale che tenenano è così fattefozzure. E certo quant’alla liberatione dell’infermo , dello Xauerio 3 che nell'Ofpitale di Venetia fi pole afuggere dalle fi- ftole d'vn vicerofo da venerea infettione contaminato i putridi fetori così nell’Oratione xvi. à concettizar fidiede Francefco Remondo. Xauerins monocerote Feat virginum amatore > virgo ipfe valentior s non cor- 7 nu ( nullum habet ) ferire novit; fed amabilibus labris immiffis > quidquid noxium eft eduxit; e quanto al {uperare e toglierfi dal pettola naturale naufea 3 e re- pugnanza , lo ficffo Remondo ; Hoc inter epulas Francifci cum X anerio fingulare certamien s quo fenfu reluftante » îta fe fregit ; vt oprabile diffidium fue- rit » quod ferendo vittoris imperio nature vires eri» geretyque aliquandiu detreftando corrwiffent. Legga Oras:rur Shi vuole il P. Oratio Turfellino lib. 1. cap.g «della vita fell... diS-Francefcose Abbate Certani lib.1.dell'Apoftolo Giacome dell’Indiey che inim'hauerà copiofo il racconto: Certani è 84 Simon Biragli, le riferifce col motto fran- cefe. DE MAL ME PAISTS. Cio; Peeca DI MAL MI PASCO ; idea di Peccatore , tore. lordo; e diffoluto, chefipafce, edelitia nelle ofce- nità laide @ fchifofe della carne. ©d ‘anco d’huo- mo tacinorofo }- che non troua godimento : mag- iore , che in'applicarfi alle vfutpationi violente dell’altruî facoltà'y ‘ alle vendette ‘furibonde e cru- °° 1 finedel Libro Vigefimoquinto COR PI*MISTI Lib. XXV. delizallo ftretio de i giutti ed innocenti; edin fomma ad eftraere dall’altrui feno , dall’altrui vene il fan- gue. Antonio Ricciardo Comment.Symbolic. così per l'appunto ; Cucurbitula medie, vas vitreum, Quo Anvon. vtuntur ad extrahendum fangninem putrefattum , Ricciard. cam titulo, ALOR NOXIO fignificat hbominem nequam non nifi quad improbum eft quaerere , & continere + VISCHIO Capo XXVI. 85 Abbate Ferro figurando vn vccello con Pali aperte , fermato e trattenuto dalle bac- chette inuifchiate , gliaggiunfe ilmatto; ET I AM Vitio EXPANSIS ADHERET idcadei viti) strattiene che s'attaccano anco è gli vccelli dell’aria , anco ancor _ à gli habitatori del cielo , cioè è dire , non che Perfetti. à gli huomini terreni » mà per fino ai più elcuati » e più perfetti, ed a i medefimi contemplatiui .. In- felicità deplorata e da San Bernardo Ser, 2. in Vi- gil. Natiu. Domini ; V'iftus quidam pravi deg» $. Ber? e deleftationisterrene volare non patiturs &Titrus nardo - RETRAHIT MENTEM ; SI FORTE ali- quando SVBLEVETVR, edaVeonCard.in cap. 1. Prouerb; Amor enim temporalium » vifcus eft ala- Veon, ram fpiritualinra è Card. 86° Alle bacchette ; col vifchio, in attoditrat- tenere vn augello io foprafcrili; VOLANTES * ‘DETINET), che parimenti fignifica che il piace- Voluttà re mbndano; la voluttà del fenfo 3 ed in fomma la col. inganna pa ferma; edinviluppa» anco quelli » che pareuano red x più qualificati. San Cirillo Afeflandrino Homi1 9. de PEFÉSI feftispafchal Novi volupratem fafcinantem animum cirillo! enmque licet probitate ornatum y adeaque minime Alefano decuit facileimpellentem. ESant AgoftinoinPf.121. Obligata anima amore terreno » quafi vifcum habet S.Agof- in penniss VOLARE NON POTEST; mundata tina. vero ab affeétibus fordidiffimis (eculi,tanquam exten- fis pennis , € duabus aitsrefoluris ab omni impedi= mento,ideft duobus preceptis diletFionis Dei,& proxi- mi volat. Onde giouami il fuggellare con l'auto dî Seneca Epift. 8. £d omne fortuitum bonum» fujpi- Senese ‘ciofi»pauidique fubfiftite, Et fera & pifcis (pe aligua oblettante decipitur . Munera ita fortuna putaris? -infidie funt. Quisquis noftrum tutam agere vitam ‘volet > quantum plurimum poteft sila VISCATA BENEFICIA DEVITET; inqubus hocquoque miferrimi fallimur , quod babere nos putamus » babe- mur. E più concifa » e fucofamente co’ configlio di San Pietro di Damiano Epift. 114. Quiequid carmi Pierro voluptuofum videtur y & blandum, vi re vera diaboli Damian vifcariam perborrefcee © LIE, Av) » e ADDI- ADDITIONI A L MONDO SIMBOLICO. Lequali, riftampandofi il libro, è i luoghi lor propri] dou- ranno inferirfi . ADDITIONI AL LIBRO I. ST Lib.r.n.21.dopò mutatus occurrit. N quefto argomento con ifquifita eccellen- za Don Batilio Paradifi nelle fue Poefieli» riche diceua ; Noncorre fi veloce al occidente Nato a gran pena il fole » Come rapido l’huom vola a la morte. Scherzo mortal d’vna volubil forte Sparifce come fitole Ne precipitij fuoi ftella cadente ; Pigra ful zolfo ardente Strifcia la fiamma, e pergli eterei campi Vanlenti al paragon folgori, e lampi. € Alnumero 36.5'aggiunga. Alle ftupende ope- D. Baflio Paradifi» Paolo rationi fatte da S. Paolo Predicante conuienfi appen- predi- nello queft'imprefa , opra di cui» come appunto d*- cante. vnchiariffimo fole, e la luce della verità euangelica re- ftaua per l'vniuerfotrasfufa » e i moftri delle iniquità » e de viti} fugati, e diffipati. Giouanni Crifoftomo Gio. crì- Hom. 4. de Laud. Pauli. Sicwt radys folis orientibus foftomo. fuganturtenebre » fera latitant, recondunt fe fures » & latrones : fic predicatione fulgente, & enange- lium diffeminante Paulo » fugabatur error» veritaf- queremeabat: idololatriaebrietatess commeffationes» upra » adulteria , aliaque diftu feda defecerunt » atque confumpta funt » € Aln. 46. Similmente San Pier Crifologo » di quefta fimilitudine lì valfe » per fignificare » che l'in- carnato Verbo » benche dtoccaffe 1 lebbrofi, ò folle toccato da gl’infetti , non però partecipaua dell’altrui Pier Cri-lordura » e nel Sermone 3 5. così diffe; Dewm wec ta- Sologo. us polluitynec offendit vifuss nec odorexafperat,mec auditus fanciat s nec inquinat bumana cogitatio + Nam fi foltangit fercora » non tamen ftercorribus in- quinatur: quanto magis creator folis rangit omnia , & tamen non potcft vllis contattibus inquinari è Dopo il num. 118. L’Abbate Don Giufeppe Pallanicino , mio Conca- nonico » rapprefentò così la modeftia » con la quale Prelato yn Prelato commandaua : come anco la deftrezza da benigno lui vfata nel {uo gouerno» figurando il fole, che per le fifsure delle fineftre inlinuaua i fuoi raggi entro vna ftanza » col foprafcritto; NON VI » SED VIR- TVTE. Qui enim prafunt populis » fi volunt fir= mum effe (olium fuum , femper hilaritate & gratia plenos vultusexbibeant , ne per arrogantiam rigidio- res effechi in muffitationem incidant populorumy di- ceua il Venerabil Beda in Prouerb. 25. f» feruendo è Beda. iPrelati per viuo efemplare della maniera che deve da loro effertenuta » quella appunto » che dallafapienza diuina € vfata » dicui Sap.8.1. Artinginafine v/que Sap. 8.r: ad finem fortiter y arriva da pertutto ,ve da pet tutto gouerna » mà ciò con maniere oltre modo foaui , e de- licate $ & difponitomnia fuauiter . € Dopòilnum.138. : Tutt’in contrario » alfole eccliffato» parmi fopra- {criuere fi poffa; TEGITVR , NEC DEFICIT; poiche fe bene dal corpo lunare egli è coperto è ed. adombrato : non foggiace però ad altrodeliquio ; che al folo eftrinfecos ed a gli occhi noftri apparente ; con-! feruando egliinamiffibilmente in fe medefimo quella luce intatta , incorrotta» ed'operante » che nel tempo della fua creatione ottenne da Dio ; che però. così con- Maria V fiderato » può rapprefentarci la gran Madre d’Iddio, defonta nel tempo delle fue efequie , la quale benche dall’om- bra di morte fitroualle aggrauata , e coperta » fpar- fe adogni modod’intorno 1 benefici lumi di mille gra- tie ed vtilità al follieuo de fuoi diuoti. Dottrina dal Padre San Giouanni Damafceno iufegnata Orat. 1. de Gio. Da- Maria dormitione così; Quemadmodum enim fplen- mefcen. didiffimus hic , perpetuaque luce preditus fol, tametfi cum a lunari corpore aliquantifper obduciturs quo- dammodo deficere » caligineque obrui » ac fuigorem cum tenebris commutare videatur: nontamen.à lu- ce fuaexcedit » verumperennis infe vite fontem fta» turientem habet , immo » vt reftius loquar » ipfe in- deficiens luminis fons eft » quemadmodum fcilicet Deusaquo procreatuseft » conftituit : ad eundem mo- dum tuquoque fons perennis veri luminis atque inex= bauftusipfiufmet vie thefaurus, & vberrima bene- diftionis fcaturigoyque nobisbonorum ommii caufa È parens extitifti yettamfi ad brene aliquodtemporis [pa- tium corporeo modo morte obtegeris , tamen immenfî luminis ,& immortalis vite sac vera beatitudinis pu- ross &inexhauStoslatices, gratia flumina , fana- tionum fontes » ac perennem benediGionem nobis fundis . Dopo il numero 156. L’Eccellentiftimo Signor Prencipe D. Ercole Triu- ultio , quando portofli Ambafciatore Straordinario al fommo Pontefice Inaocenzo X. per la Maeftà Cat- tolica di Marianna Regina di Spagna, e Spofa di Filip- po III. affunfe per fua propria imprefa la luna ) for- mata come di\pochi giorni, potta, nella fafcia del Zo- diaco » ed il motto CITISSIMA EXPLET figu- rando dall'altra parte della medaglia il ivo medefimo Aaa 3 ritrat= K - L 558 ritratto , con leparole compendiate ; HERCVLES THEODORVS PRINCEPS TRIVVLTIVS MAIESTATIS CATHOLICE AD SVM. PONT. ET AD SANCTAM SEDEM LEGA- TVS EXTRAORDINARIVS 45n0 Iubilei 1650. inferendo s che come la luna , con ogni poflibile ce- lerità compifce il fuo corfo » così l’Eccellenza fua hau- rebbe con attiva prontezza complito a quella fubli- me carica , alla quale ben degnamente fi trouaua chia- mato , e deftinato. Nel qual argomento opportuna- Prow.21. mente il fauio Prouerb. 22. 29. V'idifti virum velo- 25. ceminopere fuo ? coram regibus ftabit; Onde alle lo- di di qucfto buon Prencipe » può ripigliarfi l'encomio che Velleio Paterculo formò ad honore di M. Agrip- pa» vno de i più confidenti e valoroli Miniftri d'Ot- tauiano Augufto Imperatore. Z7ir fuit labore s vigi- lia » periculo inuittus , & per omnia extradilationes pofitus, confultifque fatta coniungens.. Aln.197. tifoggiunga. Similmente, chiunque illuftrato con la brillante chiarezza delle: felicità mon- danesappare è gli occhi de gli huomini felicey e glorio- fo sa gliocchide gli Angioli, e del Cielorietce cali- ginofo , edofcuro; Giacomo Billio Antholog. Sacr. Quo magisa Phoebo diftat foror, hoc mage nobis Fulgety & d fupera lamina parte caret; Nam quo mortales quifquam ef mage fulzidus inter Hoc minus eSt magno fulzidus ille Deo. «7 Aln.199.s'aggiunga. Queit'imprefa medefi- ma , della Luna ; che reftando ofcura verfo la parte che rifguarda ilbaffo mondo; e fi congiunge al Sole » e riefce lucida nella parte fuperiore: ci perfuade »s ed inanima y a non curare la gloria appreffo il mondo $ per difponerfi in tal guifa a fplendere agli occhi del Cielo y ed ad vnircia Dio. Giacomo Billio nell’Epi- gramma, ilcui principio nel precedente numero 197. tà già da noi prodorto » cantò così; Quo magis a Phebodiftat forors hoc mage nobis Fulget, & 4 fuperalumina parte caret. Cum vero fratri innéta eîty non Lucida nobis Illaquidemeft : fupero fulget ab orbe tamen Effe Deo quifquis cupit ergo fulgidus ipfi Hareat , 9 mundi fpernat nane decus » € All’imprela 253. s'aggiuaga. Don Bafilio Pa- radifi dice che le fielle catori {ono idea eipreffa di quei lumi » che la virtà {parge d'intorno » per eftraere i tuoi affectionati dalle tempefte miferabili del fecolo cerrot- to hi nelle fuc Poefie Liriche và cantando in quefta uifa ; Di ch’à faluarco raggi Battuto pin frà i tempeftofi abiffi Di Leda in fofco Ciel fplenda la prole . Luce più d’ogni Stella , e più del Sole Virtude, e fenza ecclilli D'vna gloria immortal moftra i viaggi » E al alme con fereno e ftabil lampo Frài naufragi del Mondo apre lo fcampo» € All'imprefa 258. saggiunga. Nella Stella del polo Don Bafilio Paradifi nelle fue Poefie Liriche riconofce ideata la Virtù, fpiegando i {uoi concetti in quefta guifa appunto : Nottro polo è virtude » Che frà moti immortali immobil refta ; E fiammeggia sul Cielcinta di Stelle + E quindo contra noi le fue procelle Sufcita il Mondo; e defta A danni noftri ondeturbate ye crude » Al ingegno » mentré quafì ch'afforto Efla agdita i fentieriy e mottra il porto» Pronter za. Felleio Patierc. Giacomo Billio . Giufto, Eiacomo Billi (NS Virtù. D. Bafilio Paradifi, Virtù. D.'Bafilio Paradifi, ADDITIONI AL LIBRO LI. ADDITIONI AL LIBRO II €. Dopòlimprefa3z1. L'infelice fciagura d’vn pouero fenfuale s chetratte- nendofi vn poco a vagheggiare » e ripenfarea non sò quale bellezza è ne contraffe vnvafto incendio nel cuore fù dal Sig, Carlo Rancati rapprefentata in vn fuoco immenfo che portaua il titolo ; EXIGV Libidine :IPEPERFRE MORA ; parole di Claudiano in Panegyr.Confulat.Manlij Theodori, fcritte ad honore di quel grand'huomo ; che fe bene dimorò per pochi giorni nell’Affrica» obbligo quei popoli con arden- tffimo affetto ad amarlo. i Hinc te pars Lyb:g moderantem iura probauit —Claudia- Qua nune cora probat s longi fed pignas Amoris no » Exigue peperere mora» fr $ Mànel piopofito del Rancati; che enormi incendij d’impurità nei pe:ti humani s’accendano percolpa d'ogni leggera trafcuratezza , lo differo e Sant' A gotti- no Ser. 2 go. de Temp. Quomodoenim fi aliquiscarbo- s. Agof- nes ignis apprebendatsft osccitò proieceritymibil noce- tino . bunt ; fi vero diutius tenere voluertt , fine valnere eos iaftare non pocerit : ita & ille qui ad concupifcendum oculos defixerit s & libidinis malum in corde fufci- piensymoras in fuiscogitationibus babere permiferit » © excutere d fe fine anime occifione è vel plaza ron porerit. E San Gregorio fopra le parole di Giobbe 31. 16. Ignis cf vfque ad perditionem deuorans, Ieb. 31. così ditcorrendo. Quideft libido mifi ignis - & quid 16- itemturpes cositationes nifî palee? Quisetiam nefciar 5: Gr£*- quia fi in paleis ignis negligenter extinguitur , ex "°" parna fcintilla omnes paleg accenduntar. Qui ergo virtutum incrementa non vult exurerey ita debet libidinisignemextinguere » vt per tenuera fcintillan nunquam po(fit ardere. € Num. 32. dopòle parole quies confitit » ed il mio Tomafodi Kempis lib. 3.de Imit.Chritti cap. 21. n. 2.à Dioriuolto. Nos pote cor meum veraciter Fomafo requiefceresnec totaliter contentari , nifi imte requie- Kempis. fcar € omnia dona omnenzg; creaturam tranfcendat î € Dopol'imprefa 165. Perche i colpi de i fulmini, dabrillanti fiamme fono mai fempre accompagnati ; paruemi per tanto che del fulmine poteiîe formarli imprefa , col cartellone ; DVM FERIT ILLVMINAT. Operazione pratti- cata dalla prouida bontà d’iddio , i colpi del quale Traua- feruono per illufirarci » e {pargendo fràletenebre dei glio illu- noltri errori la chiarezza del 'umeci moftrano la fîra mina. da perche ti portiamo à feguirlo » à feruirlo, e venerar» lo. Quindi fe Iddio per bocca di Mosè proteftiva che d’vn fulmine trifulco haurebbe armato la podero- fa » dettra ; Si acuero vr fulsur gladium cam; Deut. Dene. 32. 32. 41.de1popoli , da que falmintinueftiti, afferma 41. Abacucco 3. 11. che; /n luce fagittarum tuaruni Habac. 3. ibunt , nel qual luogo San Girolamo ; Jacula Der s 11. ideft fagitta euntess atque pergentes » non ad hoc mit- S.Girala- tuntur vt interimant > fed vr illuminent ; e ben ne ”°* fecero ifperienza il Centurione, la Cananea , Saolo » e tanti altri, che all'hora appunto che da i fulmini della paralifia ) dell'infermità » della cecità furono ber= fagliati » reltarono internamente illuftrati » e illu- minati . q Dopò l'imprefa 167. AI comparire dell'iride tacciono i venti,fi dileguano le nubi » il Cielo fi rafferena. Quindi Valerio Flacco lib. 1. Argon Emicuit ADDITIONI AL LIBRO Il» yV alera à Emicuit referata dies , cglumque refoluit «Arcus» & in fummos redierune nubrla montes + A quefta confideratione riflettendo Carlo Rancati fece imprefa delliride, figurata fopra il mare commotfo » e nei nuuoli torbidi e tempeftofi, coltitolo; K E- DEVNT.IN CLAVSTRA PROCELL&; parole di Claudiano | b. 1. de Raptu Proferpina ; capra e ra n en CO EUrDINE rAUCO Cam granis armature Boreas » glacieque niuali H!/pidus, & Getica concretus grandine pennas Flare cupit y pelagus fYyluas » campofque fonoro Flarzine rapruras. St forte aduerfus ahenos Folus obiecit pofles: vanefcit inanis Impetus : & fratta REDEVNT IN CLAVSTRA PROCELLE, Prefen»_ E dimoftra » che dalla prefenza autoreuole »edal buon zadi grà gouerno di perfonaggio prudente, i difordini, egli de. Duiinei fono leuati e diffipati. Gli Atenielì quando ià già, da difpettofo ferore fofpinti,fi vedeuano ; di- Tucidide fcurrentes per vrbem ; atque ad arma corripienda pracipites » parole di Tucidide lib. 8. da vn altro Tu- cidide Farfalio, furono trattenuti » e tranquillati è Ariftide fimilmente nella 2. Platonica » rapporta , che al comparir di Pericle » i popoli tumultuanti , s'acchet- tarono immantinenti ; e Cicerone anch’effo in Bruto s di Marco Popilio Confole lafcià fcritto » che raggua- gliato di non sò quale riuolutione feditiofa fufcitata ne popoli » a pena fi diedeloro a vedere » che parte con l’auttorità , parte con l’eloquenzala fedò inumane tinenti ne i quali fentì e Perfio Satyr.4. Claudia mo. Perfio. Ergo wbi comwota feruet plebecula bile Fert animus calida feciffe filentia turb& Maieftate manus. E Pindaro Qde 8. Nema Pindaro. Porentior vir fedat precedentem litem . Prefenza Quantunque i Santi Apoftoli dalle rempeftofe flute d’Iddio . tuationi de i mari fà trovaffero agitati ; al comparirdi Crifto vedenano placarfì i maris appianarti l’ondea Cirillo etranquiliarfi le procelle. Cedit enzma icriue S. Cirillo Alleffan, Aleiiandrino |: 3-in loan.cap. 23. omnis perturbatios : gg re pericula definunt cuna Chriftus adfit » » _ «| Nelnum. 18g. dopò extitit venerabilis . Da Bellezza Balilio Paradifi alla luce delle comete raffomiglia .la donefca. donnefca bellezza; poiche quefta , come quella per appunto 3co' fuoi bagliori , è miniftra di marti ; e nel. le fue Poefìe Liriche {piega fe fteffo così ; Qual ne gli eterei campi Se lucida cometa il crin difonde y E con raggio mortal (plende , e minaccia 3 La terra per timor trema è & agghiaccia A quelle fiamme » e l’onde Temono anch'effe in rimirar quei lampi a Ch'in vfo han di predircerte , e vicine Tempefte a'i mars calecittà ruine ; Tal di luce homicida La donnefca beltà s'orna , e predice Tanto più graue il duol quanto più fplende « E lufingato l'huom , di chi l’offende Idolatra infelice Seruo tì fà d’vna bellezza infida, E invece d'aborrir gl'infaufti raggi » Adora la cagion de proprij oltraggi < Nelnum.211. dopòle parole videre mon pos teft. San Gregorio Nazianzeno Sentent. Iambic. 57. Greg. Confilia nemo reîta commotus capit » Nax. Confulra nec funt , ira queis adiungitur + Seneca. Seneca Epift. 94. opportuna » e frizzantemente ; Y bi aliqua res obcgcar animumy &" ad officiormma dif- piciendum ordinemimpedit s nihil agit , qui precipie . Nibil enim proficiene pracepra » quamdin menti er- D. Bafilia Paradifi, 559 ror obfufuseft » fi ille difcutitur è apparebit quid cui- que debeatur officio , Nel num, 222, dopa le parole ; lauacrum di- luitur. Effetto» che anco é operato dalla parola d'Id- Parola dio » opra di cui le interne naftre bruttezze reftano la. d'Iddio uateedetterfe ; concetto del Padre San Cirillo Alef- __ fandrinolib. g.in fo cap.10.; Aquafapientie faly- pr taris noxiam buins mundi fitimy O" vitiorum ardo- Alf: rem pror'us extinguit: SORDES omnes peccato» rum ELVIT; anima noftre terram calchi imbre irrorat » atque facundat . . All'imprefa 243. aggiunga, Mà San Grego- rio Papa riconofcendo figurati nell’arene così i poueri pefcatori di Galilea » come qual fi voglia altro fuo fer- uo fotto gli occhi delmondo fprezzato , é vilipelo ; dice che Iddio appunto di quetti fi valle per domare € rintuzzare torgagliolo fato del mondo, Arenam 5. Grege quippe Dominus mari terminum impofuit, quia ad rie. frangendum mundi gloriana » abiettos & pauperes elegirl. 9. Moral. cap. $» ST All'imprefa 246. saggiunga. Potrebbefi an- cora all’imprefa del mare » che fempre ftà fluttuando e con reciproche vicende crefce , e decrefce: s'acco- fta, e allontana foprafcriuere; MEAT , REME- %* ATQVE SVBINDE jeferuirebbe per idea d'animo Inco- fempre mutabile y inftabile sed incoftantey chevuole, e difuuole » e non mai in vn propotito mantienfi , nel qual fentimento San Gregorio Nazianzeno Carzm. de Je ipfo poft reditum ab vrbe Conftantinopol. Tempore quis varioque fidemretinebit eandem , E"°£- Stabtt & haud firmis firmus in imperijs: î Nec velut euripi vida MEANS» RE- MEANSQVE SV BINDE gi in hanc partem, verget in hancque CILE: "ar < Nell'imprefa 253. alle parole» TEMPESTAS Vitio co- EST) s'aggiunga. San Cefario Arelatenfe Serm. 2, PEIVO. conla prefente metafora efprime la miferia, Ofiala malitia di coloro » che nell’efterno fpirandola mo- deftia, tranquillità,e pace, propria d’vn’anima fauorita di Dio : hanno poi l'interno da orribili tempefte di vi- tiofe paffioni perturbato ; sa prodeSt frin babita- rione filentium fit» & in habitatoribus vitiorum fit rumeltus , & collufacio paffionum » fi exteriora noftra ferenitasteneat ,@& interiora tempeStas . € Dopol’'imprefa 255. Benche l’onde commoffes torbide» fonore, fpu- manti fi dibattono contra gli fcogli , fempre intente àflagellargli » e fonerchiargli ; non recano però loro verun pregiudicio yla coltanza dei quali li ride di tueta la rerocità delle procelle, Del qual concetto altri fi valfe facedone imprefa col motto; ALLISA NON LEDVNT ; per infinuare che le tante congiure ordite dai maleuoli contra l'Auguftiffima cafa d’Auf- tria » punto non erano atte è ne meno leggermente ì _. pregiudicarla . Ilche pudripigliarfi del cuore d'ogni Giutto. feruo d’Iddio » e d'ogni huomogiufto » cheben può effere interna ed efternamente con varie offefe ed in- gurie affalito , mà nulla però del fuo vi lafcias confer- uandofi ed intrepidoy ed innocente. Seneca Epitt.85. Sapienti non nocetur 4 paupertate » non d dolore» non ab alys tempeftatibus vite. Non enim probi- bentur opera eius omnia , fed tantum ad alios perti- nentia; ipfe femper in altu eft ; tunc maximus, cumilli fortuna fe oppofuit ; E nellib.Quod in fapien» tem non cadatiniuria c.2, T'utus eSì fapiens y nec vlla affici » aut iniuria y ant contumelia poteft. Indi nel cap. 3. così edubbita , erifolue. Quidergof Nemo erit qui laceffat quitenter ? Nihil in rerum natura tam facrum eft » quod facrilegumjnon inneniat. Sed non Cefar. Arelat. Seneca è 560 ADDITIONI non ideo dinina minus in fublimi funt y fi exiftune, quimagnitudinem multum vlera fe pefitam non itturi petant. Inuulnerabile ch » non quod non feritury | fed quod non leditur. - Itaque non refert quam multa in illum conijciantur tela , cum fit nullipenetrabilis. € All’imprefa 258. Quindi il Padre Cornelio à Lapide confiderando le parole dell'Ecclefiaftico 41. Ecil. 41. 17. Difciplinam in pace confernate filtjydice che piana» 17. efemplicemente fignifica, che nel difcepolo, pesche fi rerida atto a capire e conferuare le forme. della fapien= zaydeue ritrouarfi la tranquillità, e pace del {uo inter- nospoiche gli animiturbati ed inquieti fono incapaci delle difcipline. Che però Ariftotele in Ethicisricerca cornel. è nel difcepolo le paffioni tranquille » e fedate. Senfius Lap. ergo eft, commenta Comelio. O filijy òdifcipuli, fr vultis capere meam. difciplinam » afferte animum quietum,bumilemspacificum: illo enim mea ditta ca- pietiss intelligetisy & conferuabitis . @ Sotto il'num. 263: dopo le parole ; ardiuano d’opponerfegli - che quefta appunto è la marca della virtù vera » folita ;come feriue Gilberto Abbate Serm. 37.in Cant. di riufcire più attiva , e più vigorofa , oue Gilber. piùfivede contrariata seattrauerfata ; Magni obices » «bb. fedmaior impetus : (coneris compefcere » plus cre- fcityeo perrumpit obftantia: repulfus ( Buvius)exur- git in cumulum s & impedimento lucra conqui- rensy fe difundir vberius . ‘Puto amorisetiamfi obi- ces cooperanturinbonum s W incrementa capit ve- xala VIVLUSMIUYYS» «Dopo l'imprefa 265» Per idea di Miniftro follecito, diligente.» ed inde- ... fefloilSignor:Carlo Rancati fece imprefa del fiume Miniftro vino e corrente» col cartello; NEC MORA attilio. NEC \REQVIES; parole vfateda Virgilio 3. Georg. cue defcrivendo i caualli corritori v. 107. dice. Iamque bumilessiamque elati fublime videntur -Acraper vacuumferri atque affurgere in auras; Nec mora , nec requies &c. Anzivfate da Lucretto lib, 4. con fignificato tutto proprio di queft'imprefa; Necmora,nec requiesinterdatur vlla fluendi » 3 Che fpiegano molto al viuo la lubricità fugace, e Vita hu- tranfitoria della noftra vita » che qual acqua di fiume» mana. giorno e notte y fempre fcorrendo » fugge » enon mai da verun argine trattenuta , precipita nell'oceano del- lamorte. QuindiSan Gregorio Papa » riflettendo sù Iob. 22. lepatole di Giobbe 22.16. Qui fublati funt ante tem- ue pus, & fluuius fubuertit fundamentum eorum, di- S.Grego- ceche quefte parole al vino ci rapprefentano; Quoti- rio» dianum temporis lapfum s &Y prefentis vite mortali- tatem » già che come diccua la Tecuite 2. Reg. 14. 2.Reg. 14 14. Omnesmorimurs & quafi aqua dilabimur in ter- Virgilio. Lucrecio » 14, ram» econeffo noi infieme, anco le cofe tutte» iche . Omnia pratereunt mora fluentis aque. Dopo l’imprefa 271..Il mio Riccardo di San Giufto Vittore » De Gradibus Charitatisc. 4. dice che l’anima caritati- dalla carità divina riempita» fcorre bensì al beneficio uo, de iprofimi » chequefto é il; FLVIT, mà non: fi dimentica già di fe ttefla » ne già mai rimanfi in fec- coyche queftoè; NON EFFLVIT. Mà odafi Ric- Riccard. catdoifteflo. Emollitum cor dilatatur incharitate, Vittor. W ddeatris & è fimifiris vfqueguaque diffunditur = Subueniens pariter boftibusset amicisyatque grato quo- damy& [pontaneocurfu omnibusoccurrit - FLVIT igitursfed NON. EFFLVIT:quia ficfe deriuat ad aliossvt d fe aliquatenusnonrecedat. « Nell'imprefa 281. dopò le parole. Nowa term- peftas. Deplorò quefte miferie con querele tutte proportio= AL LIBRO IL nate al noftro concetto il mio» Tomafo de Kempis de Imit. Chriftil. 3. c.z0.m 3. Heu qualis eît hac Tomafo > vita s vbi non defunt tribulationes è & miferia ? Kempis. Namvna tribulatione s feu tentatione recedente, alia accedit : fed & priore adhuc durante conflittuy alij plures fuperuemunt ,&5 infperatè. Dopo l’imprefa 288. Il Padre Ortenfio Pallauicino sofferuando cheil fiume + > quanto più longamente camina » tanto più col molti- plicarfi dell’acque » che in lui da più parti fi verfano, vienea dilatarfi » nell'elogio di Maffimiliano I. Impe- ratore Auftriaco , fcrifie; Regiaflumina quolongius ortenf. difcurruntseo& excurrunt latiuss amplificata aqua- Pallaic: rum veluti maieftate ex popularibas minorum flu- uiorum tributis. E ridulfle il difcorfo ad imprefa for- mata » dando ad vn fiume il motto; Q.VO LON- pioftòi GIVS EO LATIVS, Colqual concetto inferìche (95% l’Auguftifima Cafa d’Auftria y fcendendo' per linca retta da Faramondo.I. Rè de Franchi ‘in Germania fino a Sigeberto Re della. Lorena ;dell’Alfatia &o. e da quefto nafcendo -Sigoberto primo Conte d'Af- purgh da cui per dicinoue difcendenze fi venneà Rodolfo I. Imperatore; tanto nelleucceffioni dei pronipoti s'auvanzò nelle fignorili grandezze ycheà gl'antichi dominij vide accretcerfi altempo di Mafsi- miliano I. e pofcia aquello di Carlo V. edi Filippo IT. Auftriacisela Fiandra ye la Borgogna;e Ja Boemia el'Vagaria ; eleSpagne ; ela Sicilia, elaSardegnas e il Portogallo: et vaftifsimi regni dell'India , edell’ Armerica, che vuol ditela padronanza d’vyn mé?zo Mondo. } Dna € All'imprefa 289.s'aggianga. Con lametafora del fiume » che in apparenza fembra quieto è màche in fatti é molto voraginofo; e profondo: Catone rap- Huomo prefenta certi animi cupie taciturnis i quali quanto cupo. meno hannodi: parole: tanto più recano di terrate» i e di pregiuditio ; - Demiffosanimo, ac tacitosvitare memento; Qua rica placidu eft » forfan latet altius onda € Dopòl’'imprefa 298. Carlo Rancati ad vnampio » fuperbo fiumediede; FONTE CADIT MODICO prendendo da Lu- canolib. 1. ilconcetto ; FONTE CADIT MODICO; parvifque im- Lucano: pellitur vndis Puniceus Rubicon. Imprefa tutta propria diquei perfonaggische da vili e Principij poucri principi} a vafte e fignorili grandezze fi fono baffi. auuanzati. Di Tullo Oftilio con parole nel mio pro- pofito tutte ftupende così tauella Valerio Mafsitao 1.3. cap. 4. Incunabula Tulli Hostilij agrefte tugurium cgpit: eiufdem adolefcentia in pecore pafcendo fuit occupata: validior atas Imperium Romanum rexit y & duplicanit : fenettus excellentiffimis ornamentis decorata» in alti[femo maieftatis faftigio fulfit . E fog- giunge glielsempij di Tarquinio » di Seruio Tullio , di Vatroneydi Porcio Catones e d'altri, che da pouere, ed ofcurifsime difcendenze ya vafti e fignorili dominij fi videro promofsi. innuptaque mater CCA «Arcgno Supuit compleri vifcera parta, viutborem paritura fuum . Mortalia corda \ sAvtificem texere poli: mundique repertor Pars fuit bumani generis : latuttque fub vno + Pedtore qui totum late comple itur orbem > Et qui non fpatijs terre» non equoris vnda x. capitur calo, paruosconfluxit în artus . opo l’imprefa 59. Ad yntefchio di morte il Sig. Carlo Rancati fopra- {criffle; MEMINISSE IVVABIT, parole di Vir- gilio 1. Aîneid. v. 307. 451 —— Forfan & hacolim MEMINISSE IV- Virgilio» VABIT 3 : Emblema, cheinferifce » quant'vtile » e profitto ri- caui , chiunque attentamente confidera dell'humana vita il miferabil fine. Sant' Agoftinolib. 2. de Gene(, contra Manich. c.28. Nihil fic renocat homines a pec- 8. 4gf- cato, quemadmodum imminentismortiscogitatio, E Fine . di nupuo Serm. 3. de Innocent. $i diera mortis (ua homines iugiter cogitare vellentyanimam fuam ab om» ni cupiditate » velmalitia cohiberent» 7 Dopo l’imprefa 63. nberendo alle maniere infidiofe » e erudeli tenute dalle Sirene » d’inuitare i paffageri y ed allettargli con la foguità del canto » ma poi dilaniargli y e deuotarglis alle medefime potrebbe foprafcriuerfij QVOS VO- Con lu CANT DEVORANT. Arti vfate dalla femmine finghe- impure » che allettano gl’Inauertiti con lufingheuoli poli, vezzi mà poi diffipando diuorano.con le foftanze lo- rose la fama, elafanità, e l’anima ifteffa. 1t Caua- lier Tefauro , nell’Elogio di Sanfone mi fuggerì di vefl’imprefa il motto » defcriuendo i fuccefli di quell’ingannato Eroe ; Gazce meretricule amplexibus illaqueatus Philiftinis deftinatur ad predam, Monocerotem diceres s Puella in gremio caprum » fed impure è «At exitu inopinaro declinanit exitium» Wrbis compagibas felici nifu reunifisy Portarum fores foras portanit . du Sirenuim praftigias femper effugiat ue VORANT QUOS VOCANT + a € All'imprefa ai Il lafciuo ed elfo PAtiUO. Donne la fciue 2 Eaan. Lola pure» qual Tantalo infernale» ò qual anima dannata fiegue il piacere del fenfo,che qual onda fugacetraf- correndo l’abbandona » elo lafcia e fchernito e confu- fo. Tanto efpreffe nelle fue Rime Morali l’Abbate Don A fcannio Ordei,mio Concanonico in perfona di lafciyo mondano ; O dolcezza d'Amot vana » e fallace Più de la neue al fole ; Più de l'onda di Tantalo fugace. Stender l’auido labbro ei fempre fuole. Ver l'onda, che delia? Mànon fitoftoegli latacca » e fugge Chvellarepente s'allontana » e fugge. Così la gioia mia Pafla più lieue di pennuto ftrale ; Ahi diletto d'A mor pena infernale . 7 Alle parole omnes opes nell’imprefa 76. Mì tutte proprie fi devono quelle d'Euripidein Aritiope, onde fù leuato iltitolo » ed il documento di queft'em- _ _. blema; Wiri prudentia facit , vt bene habitentar ci- Esripide uipates , itemque familia : & ad bella magnuna eius momentum ch * CONSILIVM enim fapienterini- thm, MVLTAS MANVS VINCIT, « Nell'Imprefa 81. dopo le parole; Sarellitivm Afcan Ordej . ‘ amor fiegue ; E Periandro, comeriferifce Diogene Laertio foleua dire ; His qui tutoregnare vellent , Perîano fiimma ope nitendum » vt benewolentia , now arnzis Are» Siparentur + Ut ADDITIONI AL LIBRO IV. € Dopoilnumero 33. Nelle pompe folenni fpiegatein Milano è gli ho- nori del nuouo Arciuefcouo Monfignor Alfonio Lite ta» fral'altre inprefe formate dal Padre Ortentfio Pal- luicino , 562 lauicimo.y intelletto vivaciflimò » della compagnia di Dipen- Giesùsv'era la Manucodiata volanteyco’l motto; IMA der da Dio. 'Animo DESPICIT, SVMMA TENET, e ciò per' infi- ‘muare che la Prouidenza di quelto gran’ Arciuefcouo » inon dipendeva da veruna cofa terrena y mà precifa- .è mente dalla bontàdel Cielo » e dal fauor d’Iddio. Dimoftra ancol’imprefa animo nobileygrande , e ge- nobile. . nerofo ; che non dicofe humili , ecommunali, mà de -ifolioggetti» rari eleuati , e fublimi fichiama pago » Contem- e fodistatto. O pure può figurarci vn cuore contem- platino . platiuo » che non giudicando quante cofe hà la terra degne ne meno d’vna fola occhiata » fe ne ftà con efta- »tico affetto rapito nel ciclo. San Bafilio Magno : Hom. 10. in Hexaemertriflettendo sùle parole di Salo- Ecclef. 2. mone Ecclef. 2. 14. Sapientisoculiincapite ciuss am» 14. Bafilio mirato ricerca ; Cuiufmam ‘oculi non funt in capite? mà dottamente rifponde. Atqui hic in capites ideSt Magno. vicacontemplentur s qua in fublimi funt : nam qui Greg. nonadbonay quein fublimi funt, fed que in terra refpettat 3 is vtique defigit , detrabitque oculos in . terram . Manucodiata. fpirituale poteva dirfi Pao- lo Apoftolo » di cui San Gregorio Niffeno Hom, 5. in Ecclefia@t.. Ers prudentia s & fapientia verfaba- muffe turin nullo eorum, quorum Studio hic tenemuar . Dicit itaque; Nos ftulti propter Chriftum > perinde ac fi diceret;noscaci in yjsque pertinent ad hane qua deor- Sum agitur vitam s propterea quod farfum afpicimus » & oculas.habemus in capite. Dopò l'imprefa 47. __ Nonfolamentedalla chiarezza auuampante del fole il magnanimo cuore dell'aquila non refta atterrito » ‘© fpauentato , imàneanco gli occhi medefimi yn fol punto.fì dichiarano:foptafatti, trattenendofi fifli fiffi , je.fenza batter. palpebra a contemplarla;. Quindi la- -Quila cosìfigurata portò ilmotto ; NEC.TITVBAT ACIES. Ed ecco autenticata di bel nuouo la perfpi- $. Giona cacia: ftupenda di,San Giovanni » che dotato d’occhi Euang. d'aquilanmentre gli Angioli non hanno lena per trat- tenerli fiffamente, nel glotiofo volto d'Iddio , egli quieta, e pofatamente l’offerua, e lo contempla. San s.Proey- Proculo Orats 15. Euangeliflas Serapbinis ipfis in- lo. uentus-ef fublimior, quardoguidem illi corufco con- culfi fulgore facies velant fuas. At hic ex gratia (pec- ILL tum gencyationem, tum fubflantiam expreffit diuinam; È più, efprefamente Rupérto Abbate de Oper. SpirîtufanQi lib. 4.citat. dal. Fedele Panegir. 7. Rupert. nu.19. Aquibaretie dicitury qui diuinitatem illam, bb. qua in cglumhome Chriflus afcendere potuit IRRE- :WERBERATIS:OCVLIS altius contemplari me- «Fit: I \adbuo in carne pofitus potuit- IN illun -SOLKM apertos OCVLOS:'FIGERE+ Goetno Bitea Lin Pa Dopò l'imprela 5.5. ia Similmente conftanza. inuitta , e generofa intrepi- deazad'yn cuor magnanimosfirapprefentanell’aquila» li quale frà ilmuggiardei tuoni se lo fcagliarti der ful- Munis punto nons'attetifce ysil che dichiarafil tigolo . Magna-. NON PAVET A4D STRERITVS. TaleCarlo V. mimo , Imperatore «di gloriofa memoria » a fronte dellebom- sai barde intrepido li trattencna xalcui fragore uraballano per fino gli fte[fi monti, e l’infenfate pianure» Sant At- tanagi frà l'orrende minaccie degli Ariani, che in mille su vocpranano di fylminarl LATO iffarlo 9 co Dale here iablico DGRNT E Tar irito . È Sant'Antonio Abbate» € San Datio Arciuefcouo di Milano, tutto che idemonij d'intorno a loro facef- fero infoliti ed orrendi ftrepiti , quafi aquile reali fi pretero a gabbo quegli infoliti terrori.» e ‘diffimu- lando.,.e minacgiando vinfero l'inferno iftello + 1, Nelnu.,8 s.dopò.le parole vrbe procali Ed anco fucofamente interito nell’lnno ; chead ho- ‘£ce 3 e s'apparecchia à combattere; ADDITIONI AL LIBRO IV. noredi più Martiri cantaSanta Chiefa ; Hymn — Refpuentes terrea pluri Perducis ad cgleftia. Martog .. Dopòlimprefa 201. Perfignificare ».che Maria Vergine ,affuntaal Cielo, etroudi fempiterni ripofi per femedefima » ed anco feruì di mezzo per ottenergli a fuoi diuoti: nelle facre pompe che fogliono efporti nell’Affuntione di Maria al tempio infigne di San Celfo di Milano y vedefila 3 colomba, col ramo d’yliuo nel colorito roftro,figutata Maria V. d’auanti l'arca Noetica » aggiuntole ilcartellone; ET aflunta. QVIESCAM , ET QVIESCERE FACIAM; che potrebbe riftringerlì in; SVMAM, ET DA- , BO QVIETEM. Per effer chiamato è parte di i quefti fempiterni ripofì à lei riuolto il P. San Bernardo S. Ber- cosìl’andaua fupplicendo. Ecce quibus poffumus vo- arde. cibus afcendentem te ad Filium deducimus & profe- quimur faltem è longe s Virgo benedilta - Sit pietatis tua s ipfam quamapud Deum gratiam inuenifti notam facere mundo » reis veniam , medelam egris, pufiblis corde robur safflliftis confolatione:.: » periclitantibus sadiutoriums & liberationem fanftis.tuis precibus ob- tinendo. Cosìil PadicS. Bernardo Ser.q.de Affumpt. € Dopolmprefa 208. Virgilio nell.3. della Georgica:verf. 255. conqae- fte precife forme defcriue il Cinghiale» che s'allefti- 1 Wirgilio. Ipfe ruit , detenfque fabellicus exacuit fusa Et pede profubigit terram; fricat arbore coftas » Atg;bine, atq; lino humeros ad vulnera durat Ne fece pertanto imprefa.il Padre.Don Gregorio Bru- nello ; e figurando il cinghialein atto di frucar le fpal- le contra vn albero; gli foprapofe; HVMEROS AD VVLNEKRA DVRAT; ideadicegli , d'animo generofo» che proueduto;d’inuincibile colti- zaynon rifiuta ogni più duro incontrò »,è mai fempre ftà preparandofì alla fofferenza d'ogni-più trauagliofo accidente . Agefilao perfuafo da vn amico. ad allen- tarfì nelrigore col quale egli.trappaffaua fa vita. At Plutarco Animo generofe «ego» gli rifpofe » me donikefucioa (vr quacumque inci- derit fortuna mutatio s non queram ipfe mutationem. Plutarco in Laconic. giunte: < Nelnu.z11.dopole parolefurenteterit. «Nei quali: fenfi il Conte Fuluio Tefti nelle fue Poefie cantò anch'effo;. | , xi ds Mufe minaccin pur nuvoleofcure: - | Fuluio A l’Italico Ciel nembi e procelle è , Tefti. Timida turba » e imbelle «Noi trattereg di pace ar ificute:, 444 Falech cela idotebl aettaroi (. Sarà da gliarchi npftri il tempo alato + € Nel num.233.d6pd leparole;confortio faciebat S-Pier PF acuandus est ergo venter moderatione ieiunti » con- Erifol. «chiude San Piet Crifologo Sér.sà. vs exoneratus ani- mus poffit id alta pertenderesconfcendere.ad virtutes, - poffit. ad ipfuumpièratisautborem totus aligorperuola- re ; aunalorandoci conlefefeimpio del grand'Elia ; Hoc Elias probat » qui dominici continuazione ieiung defacarus &carnali. ponderò smortis. vifonreuolanit ‘> ad calum. RE è Tic ompave , e» . Dopoilnumero2;4. vini errata Nobile imprefa è quella di Carlo Rancatà yche figu- rando la fenice in. mezzo alla picciola catafta di quei trochi odorofische feruir.le deuono edi rogo e di cuna, e facendola altresì in atto di batterefotto l'afpetto del folecon viua anfietà l'ali piegate» perche le feruano di mantici ad eccitarle fiamme » le foprapofe j IN- CENDIA- POSCIT » e ne prefe il motiuo .da:Clau- diano, che appunto Epigram. de Phenice ne fcriue quefti elegantiffimi verfì ; : i Arey- ADDITIONI Arentes tepidis de collibus eligit berbasy Et cumulum texens pretiofa fronde Sabgum Componit, baftumque fibi , partumque futurum » Hic fedety & folem blando clangore falutar Debilior : miftetque preces, & fupplice cantu bt nonas vires INCENDIA PO- CIT, S.Loren= Applicando l’imprefaall’inuitto Martire San Lorenzo» zo. che ftando ful rogo del fuo fupplicio » vivamente defì- derzua che a parte del corpo » che dai fuochi fi manteneu illefa, dai medefimi foffe occupata e diuo- rata sche però al Tiranno andaua facendone magnani» ma,cgenerofa imtanza. i Virtà e All'imprefa 256.s'aggiunga, D.Bafilio Paradifi perfegui nelle fue Poetie Liriche di cagte medefimo concetto feruifli , per dimoftrare che la virtà dalle perfecutioni Claudia= no» \ tata. riccuelena , e fpirito d'immortalitày così cantando ; Bafilio Frà le{pinela rofa, E fra irifchil'honor » quafi fenice Paradifis i L'anima co'l foffrir fatti immortale + Spiega ala gloria l’ale Da gl'incendij,e l'valores oue fortuna Rogoctomba glidiè , troua lacuna + Dopo l'imprefa 271. Vifse il $. Arciuefcouo di Milano Lorenzo Litta in tempi così calamitolì , che l'innocenza dei fedeli dalle barbariche violenze de gli fcilmatici, e degli eretici troppo difpettofamente fi giacena aggrauata , ed affannata.Egliadognimodoe da vnlato fuorprefo dal rimore che quei tartarei intidiatori, non pregiudi» caffero aifuoi fpirituali figliuoli , e dall’altro fofpinto dell'amore delle anime a lui commefie, alla difefa delle Prelato quali conognivigilanza afsiftcua , ben parue fimile ‘“zelante + ad vna chiocciay che dilatando l’ali fopra 1 pulcini, per afsicurargli da vn volante grifagno portaua il motto, HINC AMOR: INDE TIMOR. Con la quale imprefa ben fi poffonoefprimere gli affetti del Patriar- ca Giacoby che mentre nel pubblico d’vna ftrada cami- naua col fieguito di tutti 1 fuoi figliuoli » c della fami- glia: vdita la nuova che Efau feguito da valorofi guer» rieri fe gli portaua all’incontro, Ses fu alialito e dall’anguftie del timore e dal zelo d'amore è che alla difeta der tuoi lo fofpingeua. Gen, 33. Alnu.293.dopole paroleyefame di confcienza, Opra di cui togiiendofi dal cuore humano i terreni di» ferti, egliin tal guifa viene à promouerfì ad vna fegna- lata purità e pertettione. Ciò che ben conobbe Igna- tio Loiola» del quale Pietro Ribadeneira lib. 5. cap. 1. Pietro dellafua vita. Imboras fingulas fe fe colligebats & a Ribaden reliquis animumin Deum auocabat , confcentiamque Suam difcutiebat diligentiffime» « Dopoilnum. 301. La famiglia Illuftriliuma Sorbellona , in pace cin guerra s gloriofa , e grande » frà l'altre imprete » alza quella del grifo , la cuiparte fuperiore efce da vna nu- be è comeche ci sì additi più percofa celefte » che ter- rena; eportail motto; NEC VI, NEC VITIO; e forfe per dinotare, che la nobiltà Sorbellona » facen- © Magna» do operationi fempre magnanime » eroiche » e gene- RRO- rofesamò di procedere con atti di lealtà fuggendo a tutto fuo potere quelle violenze, e quelle doppiezze che paiono folamente proprie dei cuori tirannici, e torbolenti . Con quel +e forme San Paolo » che ed elfo pore e nacque nobile di fchiatta , e fù cittadinò Roma- no» fi gloriaua di procedere » proteftando nella 2. a i 2. Cer. 7. Corinthijcap. 7. 2. Neminer lefimus » neminem cor- 2. rupimys, neminem crreumzenimas; dir volendo, in- Vgon = terpreta il Cardinale Vgone. °Neminem lefimus per Card. violentiam - Neminera circumuenimus per fraudu- lentiam » €S. Giovanni Critoitomo Hom. 14. fopra AL LIBRO IV; 563 quelluogo. Quid el corrupimus ? Hoc eftneminem Gio. Crì- In frastem induximus - Neminem circumuenimus foftom. nonrapuimusy noninfidias firuximus € Dopoilnu. 316. Tiene la grù afferrato frà’ygne vn ciottolo, è fia wnfaffo viuo, e le ferue quefto pelo , per diuertirla daltonno; onde in tal Quifa delineata portò il mo:ro; PER NON DORMIRE. Ledignitàye gli honori , che Iddio riparte » fe ben vi fi ripenfa, altro non fono che peli, i quali perfuadono, ed obbligano chiunque In talguifa è honorato , alla vigilanza; Quanto quis hic altius erigitur, difcorto di San Gregorio Papa lib. 17. moral. cap. 12. anto curis grauioribus one- ratur; eifque ipfis populis mente 1 & cogiratione fup- nei iene Superponitur dignitare. S. Paolo tauel- ando di chi alla dignità epifcopale fi ritroua promoffo. Oporter » diceua Epifcopum effe fobrium, prudentem V-Tim3- 1. Tim, 3. 2. Nelqualluogo San Giouan Crilottomo *- trapporta fobrium atque vigilantem» cioè à dire com- Gis. Eri- menta egliftefo Hom. 10. in 1. Timot, Clariffima fofom mentis acie preditumsinnumerofgue babentem omni exparte oculos, quibus acutiffimè cuntta profpiciat. V'igilantem igitur neceffe eft illum effe,qui non tantum fui curam habet »fedettam religuorum. Vna grù vigilante, nelmezzo dimoltaltre, che nel fonno fi ritrouano immerfe > dal Padre Orsentio Palla- uicino hebbe il motto; VNA OMNIBVS, infe- rendo chela vigilanza del nuouo Arciuefcouo di Mi- lano Monfignor Alfonto Litta farebbe ftata indefetta, er apprettare ai luoi fudditi, ficuri » e felici i ripolì. mprefa che tiene efprefta allufione alle parole di Se- neca nella Confolat, ad Polyb. cap. 26. Omninm do- mosillius vigilia defendit , omnium otium illius labor, omnium deliciasilliusinduftria , omnium vacationem illiusoccupatio. Ex quo fe C efar orbi terrarum dedi- cauity fibi eripuir. Della qual virtù e S, Pier Crifologo Serm. 24. Paftor adiungit notes diebus , & totum Pier Cri- fibi tempus denegat dormiendi ; ne qua lupis , fuffra- /00g- gante fomno » graffandi in gregem prabeatta otcafio» É San Giouan Crifoftomo nel luogo fopracitato . Decetelfe peruigilemeum, qui ciufmodi ett, ( parla Gio. Cri- del Paftor d’anime ) ducefque omnes follicitudine y ffom. atque induftria fuperare; vt die y notteque exercitum dI caftra perluftret laboret & fui officij munus dili- gentilfime impleat» atque OMNIVM CURAM; "G'folicitudinem GERAT. ST Dopo l’imprefa 377. Prelato per carità feruente » cheà beneficio del fuo popolo » non folamente é prodigo delle proprie facol- tà , mà per anco del fangue iftelfo , quale fi dimoftrò e San Carlo , e San Paolino 3 ed altri » può rappreten- tarli nel pelicano » in atto di pafcere ifuoi polli, col fangue » sche dal proprio petto eglis'eftrahe , a,cui fù dato il motto; SVA PER DISPENDIA. Con quefte fuifceratezze trattana San Paolo) pronto all’- vtilità de fuoi diuotis à verfare per fino dalle vene il fangue » e col fanguela vita, Ego autem Libent:(fime inspendam , & fuperimpendar ip pro animabus veftris 2. Cor. 12. 15. e voleua dire ; interpreta in quel luogo Sant'Anfelmo; Tanro affetta charitatis s. Anfel- erga vos moucory quodnon inuitusy fed Liventijfime ma. impendam vobis vel carnalia , vel fpiritualia bona, & poft omnia fi opus fuerit ) ego ipfe fuperimpendar pro animabus veftris y vt mortar pro falute animarum veftrarum + Nel qual argomento l'Autore dell’opera Imperfetta Hom. 35. in Matt. Prizcipes Ecclefie Imper- fiune » vt feruiant minoribus fuisy & minifitent eis fesso. quecunque acceperunt a Chriftoyvt fuas vtilitates ne- gligant, & sllorumprocurent svt fiopusfuerit y ne- que, moritecufent pro falute inferiorum fuorum . € Dopo Dignità ” Greg. Papa. Vigilan- za di Vef COUO . Seneca. Carità. 2.Cor.t® 15. 564. € Dopol'imprefa 349. Virgilio, nell’Eneide lib. 9. v. 550. per efprimere al viuo la magnanimità d’Elenore, in portarfi contro innumerabili fchiere di nemicisfì vale di quefta fimili- tudine ; Vt fera | qua denfa venantum fepta corona Contra tela furity fe feque haud nefcia morti Iniycits & faltu SVPRA VENABVLA FERTVR: Haud aliter iuuenis medios moriturus in hoftes Irrutt TC. Quindi per tanto prefemotiuo il Padre Don Grego- rio Brunelli di formare imprefa d'vnagile pardo che {piccando vnfalto,libero fe n'efce da gli armati fpiedi, che gli ftauano al incontro , ilche dichiara il motto; P Ingilio Ù Pruden- SVPRA VENABVLA FERTVR;idea di perfona te. accorta, e prudente; che sà preferuarlì dalla malignità 7 de fuoi inlidioli perfecutori ; coine del Redentore, A che mentre i Nazareni tentavano di precipitarlo; Ipfe tranfiens per medium illorum ibar; Luc. 4. 29. di Sant'Attanagi , che portandoli all'incontro de fuoi nemici, che carichi d’arme l’incalzauano, animofa- mente difllé loro ;che profeguifiero pure l’intraprefo corfo , perche Attanagi guari noneralontano ; edia tal guifa in ficuro lì pote; e d’altri tali. E Nel num. 392. dopo le parole di Martiale. Ora Leonis habes. Màdiafi luogo al vero » perilluBrar queft'imprefa y è mirabile il racconto di Mambrino Rofeo nella 3.° parte dell'IRorie dell'mondo lib. 4. f. 163. che Solima- no gran Turco, dopo d'hauer fuorpreta Buday Città reggia d’Vngheria,prima di ritornare àCoftantinopo- Mambri- \; banendo tmpoSto al Sangiacco di Belgrado, che cor- noRofeo selje conla fina camallerta nell'Auftria 3 e La metteffe tutta d fangue © a fuoco, & a Caffone generale dei canalli auuenturieris che doueffe con effi trafcorrere nella Moravia ye perderla tutca s Iddio fi moffe è com- paffione di quei popoli » perebe joprauennero pioggie rante y che s'ingroffarono maratigliojamente tutti è fiunn di quei paefi sche fi cagione , che quefti Capita- ni non potero per l'autunno , ne meno per quello 1u- ucrno effequire la lor commiffione . Fin quì Mam- brino . è Nel num. 393. dopo comparandi funt &c. In quefta fpecie d’augelli il mio Concanonico Don Carlo Baliotto riconobbe rapprefentati quegli fcrittori , che neiloro volumi odiandola chiarezza è godono fem- preditrattenertì nell’ofcurità deli’ombre; ad vuo dei quali rivolto cantò; In van con fogli ofcuri La notte del oblio vincer procuri. Come può chiara fama Trouar colui ch’efferotcuro bramad, Quafi notturno augello Sei de l’ombre feguace » al fol rubello. Ma fe vuoi luce in parte Donar a le tue carte» Porgile al foco in dono, Poiche d’ogn’altra luce indegne fono. € Nell'inpreta 399. dopo ilverto Etama il fuo Signor dopo la morte Sucofa » ed efpreffamente Giouanni Audeno; Imuenies multos » fi res tibi floret , amicos; Si fueris pauper y nullus amicus erite ADDITIONI AL LIBRO V. A Dopoil num. 7. Le parole del Salmo 7. 3. Ne quando rapiat vt leo Scrittore olcuro. Carlo Ba» x liotto + Gio. Au- deno . P/4l.7.3. ADDITIONI AL LIBRO IV. animammeam, dum NON. EST QVI REDI- MAT » neque qui faluum faciat mi rifuegliarono la mente è figurar per corpo d’imprefa vn agnello» pofto nelle fauci d'vn famelico leone > o pure d'yn fan- guinario lupo , co’ titolo; NON EST QVI RE- +» DIMAT;c0 la quale molto al viuo s'efprime l’infelici- Giufto tà d’vn poucro innocente s che mentre dalla crudeltà maltrat= iniqua d’vn potente fi vede inuettito è e mal condotto; tato non ritrova alcuno che fi muoua a proteggerlo, od aiutarlo. Miferie deplorate in cento luoghi delle facre fcritture , mà fpecialmente per bocca di Salomo- ne Ecclef. 4.1. 714: lacrymas innocentium, & ne- Ecclef. 4» minemconfolatorem: nec poffe refiftere eorum vio- *- lentie cunttorum auxilio deftitutos. Nel qual luogo il Cardin. Vgone; Cam homo fattus fitad imaginem, pesn & fimilitudinem Deis & genus Dei fit y vt dicit Card. «Apoftolus A&.17. in hoc maxime degenerem fe com- probat » quodinnocentes, & pauperes non eripit è potente opprimente eos. Ne i quali fenfi l’Ecclefiafti- co parlando di fe medeliimo cap. st. 10. Circumdede- Ecckef. st runt te vadigu (i perfecutori,e leaaguttie ) & non 10. erat qui adiuuaret. Refpiciens eram ad adiutorium hominum & non erat; e generalmente Iaia 59 175. Qui receffit à malo , prede patuit: & vide Domi- 1fa. 53. nusy & malum apparnit inoculis eus , quianoneft 15. indicinm , & vidi quia nonef vir: & aporiatusefè , quia noneSt qui occurrat, cioè à dire, commenta iui il precitato Cardinal Vgone; Nox eSt quioccurrat lu» Vgon po » idelt diabolo , vel iyranno deuorare cupîenti, Card. & diffipare . € Dopoilnum.30. Peccatore ftolido » che non intende» ne vbbidifce al freno della legge d’Iddio 3 è dei fuoi precetti , co’ quali vorrebbe inuiarlo al ben fare » potrebbe , dice il Pecca- Sig. Carlo Rancati rapprefentarfi nel giumeato, imet- tore. to al riceuere la direttione y od all’intendere il maneg- gto delle briglie» il che dichiara il cartello; IGNA- RVS HABEN; motto prefo in Claudiano, de Bello Gildonico ; Dextra mouet'iaculum: pratentat pallia leua, Carera nudus eques , fonipes IE N_ARVS HABENE. * Fù quefta si fatta ftolida, ed oftinata refìtenza rim- prouerata ne i figliuoli d*Heli , iquali benche dal buon Sacerdote » c Giudice lor Padre Folfero più volte cor- retti efgridatis perche defitteffero dalle tcandalofe d:f- folutezze ; ad ogni modo nulla curando il freto, ne dalla paterna autorità » ne dellalegge fourana , corfero precipitofi per ogni maleszon dando alla loro licentio- fitàaltro termine» che quello della morte iftefla. « Nell'imprefa 42. dopole parole fiar fimilis ru- minanti . Similmente Sant'Agoftino de vera innnocentia cap. 110. Auditor fimilis effe debetanimantibus , qui ab hoc quod ruminane. munda effe dicuntur, vt non pi- geat cogitare que in alno cordis concipit ; & cum au- dit,fit fimilis edenti ; cum andita in memoriam reuocat finnlis fit ruminanti. In fomma anco l'Autore dell’- Opra Impertetta Hom. 41. in Matt. Ile efî (Piritua- lis & fanétusyqui audiens verbumtrattat, & ci intel- lexerit , memoria quafi vtero tradit y & iterum de memoria tamquam ex viero ados renocat , Yuminats & rerraftat . « Nellimprefa77.dopole parole de grege Chri- Aus ouem . Il Padre San Cipriano propria, ed efpreffamente di quefta metafora fivalfe in biafimo dell'Erctico Deme- triano » contra di lui*fcriuendo così ; Qblatrantenm te» & aduerfus Deum», qui vnus & veruseSì ore fa- crilego & verbis impijs obftrepentemyfrequenter Deme- Claudia- ne. S.A g0f- tino. Imperfet- to. î S.Cipria» no. ADDITIONI AL LIBRO V. Demetrianey contempferam &c. € Albimprefa 91. s'aggiunga ; Il Conte Fuluio Tetti nelle fue Poetie Liriche p. 1. in queft'argomento molto bene . Alufingarle fonnacchiofe menti Suol da le porte eburne De fogui vicir la fauolofa fchiera ; E l’immagin del ben » che più fi (pera Fan conombre notturne Che viuamenteal cor fi rapprefenti, Il Duce auezzo a fanguinota pugna » Sognando il ferro impugna ; Preme il nemico a la vittoria intento s E divane feriteimpiaga il vento. IlCacciator tutto anhelante » e lafio Per folitario lido Di fuggitiva Cerua incalza l’orme ; Stilla tudor dal crine s e te ben dorme Pur rauco inalza il grido s E del veltro fedele affretta il paflo» Vede l’Auaro in chiufa parte afcofo Teforo luminofo » E mentre par che’l prenda » e che lo ftringa 3 chì Di pretiofa froda il cor. lutinga + E vìàfeguendo. € Albimprefa 95. saggiunga Quelnobile ingegno dal Padre Ortenfio Pallavicino y riflettendo sù la cittadella diCafale » etpugnata dal va- lore dell’Eccellentilimo Signore Marchete di Carace- na» mà dallo fteffo immantinenti confegnata al Sere- niflimo Carlo II. Duca di Mantaa ; nell’elogio dici- fettefimo, de i venti, che in quefto foggetto egli com- pofe così và diuifando ; | Qrtenfio Hoceft diuinitatis more agere Pallanico Acquirere prateriuftams & folidamgloriam » nibil. Amasy etermtatis. Heroes Solam nominis immortalitatem amant Ingens fibi ipfi pretiumeft , Fama mundo aqualis. Gloriacgio contermina > Vittoria regno digna: triumphus feculis maior Nulla maior bellica viftoriay Quan fui effe viftorem, Etex hoftis vittimanubijs Nihil referre preter vitricesmanus. Nel qual argomento trafcurar non deuo la (piritofa delicatezza di quei verfî, che nella noitra intigne Ca- nonica diSan Giouanni di Verdara in Padoa turonoy e fono foprafcritti ad alcune fmifurate palle d’artiglie- ria, memorabile auuanzo di Padoa, già dall’eflercito imperiale affediata ; le quali pofte perornamento ò fia finimento d'vna porta hanno la feguente inferittione ; «Ales Ionis ter maximi sine . Matris Deorum biinges His lufitabant (pherulis Non lucri ergo, nec fanguinis Sedimperi » fed glorie. » sì Che s'altri delideraile di vedere quefte magnanime attioni, nonche nei profani, ma nei campioni facri: fili gliocchi in Abraamo Gen. 14. 22. che dopò d’haucrottenuta di cinque Ré gloriola vittoria » non volletoccare ne meno vna picciola parte di quelle fu- perbe militari fpoglie è di cui Sant'Ambrogio lib. 1. s.Ambro de Abraham cap. 3. così difcorreua; Quantum hoc gio. quod de preda vittorie mibil voluit contingere Pa- triarcha,negue oblatum fumere. Minwit enim frutti triumphi mercedis fufceptio , & beneficij arrodit grattam : plurimum enim refert virum pecunie) an glorie dimicaueris. Alrer mercenary loco ducitur, alter dignus babetur conferuatoris gloria. Dopol'imprefa 113» Fuluio Tefti. 565 Due imprete irà di loro molto fimpatiche fono nell'Accademia dei Crufcanti ; quella d'vn Cane, col cibo d’auanti, ed il verfo; CHE MAI NON EMPIE LA BRAMOSA VOGLIA ; e quella d'vn Cane già pafciuto » co'l titolo; E DOPO L’ PASTO HA' PIV» FAME CHE PRIA, l'vna, e l'altra delle quali efprime quell’inefplebile avidità che i letterati hanno della virtàye della fapienza nello tludio Studiofo della quale non mai fi chiamano contenti : onde per bocca dell’Ecclefiattico 24. 29. la Sapienza medetma iua dicendo; Qui edunt me adhuc efurienty & qui Eccle(.24 bibunt me adhuc ficient. La onde Faufto Regiente 24. Intru&. ad Monachosin fine; Gratia enim de gratia paufto nafcitur & profeétus prafeEtibus feruuunt , lucra Lu> Regienfe + cris, & merita meritis locuna faciune y»vt quanto plus quis acquirere caperit , tanto plus acquirere conetur > @° quanto auidius de fapientia bonis hauferit y tanto plus baurire defideret. San Maccario Hom.10. quefta continua auidità ricomofce nell'anime veramente inn2- M morate d’Iddio » le quali ; Quanzo magis abundani S-Maca donis fpiritualibusy tanto vehementius y& fine fatie» Mi® tate defiderij cgleftis inquirunt: quantogue magis fpivi- tualem profettum in fe fenferinty tanto plus e/uitiunt ac fitiunt participationem > & angmentuim gratig.. | € Dopole parole babet querclam &c.nel a. 118. E fondata l'imprefa sù quelloche vide Mutiano » e che riferì Plinio lib. 8. cap. fo. Solertiam eius 'animalis Plinio. Mutianus vifam fibì prodidit in ponte pertenui dua- bus obutjse dinerfo: cumcireumattum anguftia non caperent » nec reciprocationem longitudo in exilitate ca@ca,torrente rapido minaciter fubterfluentey alteram decubu:(jesatque ita alreram proculcata fupergreffama. Apprendano di quì i coniugati in qual guifa portar fi debbano; e mentre l’yn altro {) fon condotti all’incon- Concer- tro sù l’ponte del matrimonio» cheinrifguardo alle dia con- fue ftrettezze non permette loro il regrefto; per non !Ugale + precipitare pazzamente , fi rifoluano di fopportàttiy edi cedere prudentementel’vmali*altroyaccioche in tal guifa » paffando con telicità il ponte della vita coni» gales arrivino falui alla terra deibeati . € Dopol’'impreta 171. Virgilio nel 3. lib. della Georgica v. 79. fà del Ca- uallo quefta bella defcrittione + Iili ardua ceruix » «Argueumq; caputsbrewisaluus , obefaque terga Luxuriatque toris, animofum pelEns » boneSti Spadices » glaucique ; —— Tum fi qua fonum procul arma dedere y Stare loco nefcitymicarauribus, & tremit artus, Colleétumque premens voluit fub navibusignem. Dalla quale prefe vago motiug di farne imprefa il Sig. Carlo Rancati, foprafcriuendo ad vn generofo deftrie- ro le precitate parole; STARE LOCO NESCIT, Miniftro idea d'animo igneoy viuace» ed attiuos che mai fempre follecito con follecitudine fi dimoftra operante, qual appunto tù quello di Giulio Cetare, di cui Lucano lib.1. Sed NESCIA virtus x - Pirgilio. Lucano. STARE LOCO. Così chi porta nel cuore il fuoco amorofo» da quei fer- Amante. ‘trori incitato » mal può infingardamente otiare, mà continuatamente intraprende hora quefta » hora quell’ altra operatione. Amor est quiddam mobile» inceffa- Dionici bile » acutum » feruensy&® fuperferueus , diceua San Arespag. Dionigi Arcopagita, de Celefli iHierarchia. Nell'Accademia dei Cruicanti v'è limpreta d'yn Ca- uallo» figurato in atto di faticare fotto la carretta » mà con yn picciol tacco pendente dalla bocca , oue fi prefupone che fia orzo» ò femola ; che appretta aì Ca- ualio l'alimento » che però é introdotto à dire; CO'L Mercede DILETTO L'AFFANNO DISACERBO. Gra- ci follie- Bbb uiffime ua. 0 566 uiffine fatiche doueuano intraprenierei Santi A pof- toli,tirandoil carro della fede in region: barbare e dif- pettofe ; mà perche potefiero con facilità fottenere » e fuperare moleftie innumerabili , Crifto pofe loto d»’auuanti la felicità copiofa delle meffi; Lewate ocu- los veStros » & videte regiones quia alba funt iam ad To4 3 4 meffem Io. 4. 35. e nelnum. 38. Ego mifivos metere 3° quod non laboraftis ; poiche dalla giocondità dei frut- ti; chefcorgenano omai prefenti sogni affanno refta- uada cuori loro difipato , e fugato. Similmente Id- dio col proporre à gli Ifraeliti la bellezza è e pretiofità di quei frutti, che firaccoglieuano nella terra di pa- leftina , gl’inanimaua è portarfi arditamente all’at- tacco de gli Amalcciti , degl'Ethei s Gebufeis Amor- reiy Cananeiye.Ferezei, benche folfero di ftatura gi- gantefca e fpauenteuole , Numer. cap. 13. ben fapen- S. Girola dofi che. Spes ran SolatiumeSt laboris diceua San mo è Girolamo Epift.ad Demetriadem. Nel num. 198. dopole parole; No» religuit Giouanni Audeno ne fuoi Monottici morali . Conflcia mens retti nullo commota pauore eft: Vt mala mens femper follicitata paver. € Dopoilnum. 218. Don Bafilio Paradifi nel» le fue Poefie Liriche pereccellenza bene . Gio. du deno» Bafelio Saggio colui ch’efperto Paradifi. « Negli cffetti d’ Amor, le gioie infide Co'l Troiano Campion fugge di Dido» Saggio chi l’empio lido Que habitarlefemmine homicide Co’ Britannico Eroe lafcia deferto. Sol di vincere è certo Chi tutto il fuo valor pon ne la fuga, Che folo é vincitorchi fugge ò tuga < All'imprefa 274. saggiunga 0 Quindi San Vincenzo Ferrerio Ser. 1. Dominic. 10. S. Vincen pott Trinit. così difcorreua. Si fufpendetur s vel con- go Ferr. denmabitww latro & cs bonus Iudex ei compatiaturdi- cendo, Etegomifery quiexrapina, vel vfuras vel ex furto fecreto » velex retentione falarij feruorum » vel decimarum s vel ex mortuis male emendo s vel vendendo tanta furatus fumy fortaffis magis merni mortem. O Domine MAGNYS LATRO CON- DEMNAT MINOREM. € Dopoilnumero 273. & fua imprefa.» FAINA Capo ER idea d'vn Economo giuditiofo» ò fia d’vn in- duftre Padre di famigliasche fàil fattibile , ed vfa tutte le poffibili diligenze, ed induftrie per prouede» ree mantenere la fua famiglia,ferue la frina,che dall’ Abbate Don Giufeppe Pallavicino fù rapprefentata in atto di caminare per diuerfi intoppi , tenendo sù lacoda vn vouo intiero; cella vuol portare è fuoi figliuoletti » col titolo; ARTEM DOCET AMOR); nelqualmotto efpreffamente s'infinuano Amore le fottigliezze , che Amore fuol fuggerire al cuore de fà induf- gli animali perche la lor proleretùi beneficata ; ed triofi. alutata » delle quali Plinio in cento luoghi » Plutarco nellib. de folertia Animalium, Sant'Ambrogio ‘e San Bafilio in Hexaemeron, e Filoftrato ancora lib. 2. cap. 7. della vita d'Apollonio Tianeo ; que frà lal- Filoftrato trecofe dice; Nam elephantes flumen Indum tran- feuntes fuos pullos deferunt » vinculis, ne forte ca- dantseos complexi. Vrfilicet feritate ceteras belluas Superent: pro catulis tamen-omnia faciunt. Itidem quoque faciunt lupi rapinis tamen intenti: femina enim partuscuftodit > mafculus autem pro catulorum Salute cibos aà ipfam defert - Balena autem faucibus ADDITIONI AL LIBRO V.. filios abfcondit (1 quando maiorem belluam fugere cos contigerit Gc. 4 Nel num. 282, dopole parole parce magis . Anzi non che i Santi Padri » mà per fino i Filotofi ci perfuadono à non inquietare de i miferi defonti i pla- cidiripofì. OndeSeneca hora neli’ Epigramma 2. ad Corficam fomminiftro di queftrimprefa il motto; Parce relegatis , hoc efî, IAM PARCE Seneca. SEPP ETI:S" Viuorum cineri fit tua terra leuis. Ed hora nell’Epigramma s. perfuadendoci verfoi fe- polti la riverenza cantaua ; Quifquis ess nomendicam? Dolor omnia cogits Quinoftrumcinerem nunc, inimice s premis: Et non contentus tantis, fubitifque runis Stringisinextinttum tela cruenta caput Crede mbivires aliquas natura fepulchbris «Attribuit: tumulos vindicar vimbra fuos Ipfos crede Deos hoc nunc tibi dicere » Linorg Hoctibinunc manes dicere crede meos Res eft facra mifer. Noli mea tangere fata Sacrilege buftis abflinsere manus. € Nell'imprefa 295. dopo le parole quara decli- nando ». Similmente l'anima innocente 3 e di niffuna Giufto. colpa rea » con generofità Jeonina efclude dal proprio feno ogni timore; il che fucofamente diffe Giovanni Audeno in altra opportunità prodotto + Confcia mensrettiymullo commota pauore eft. Albimprefa 3 13, aggiunga. Così il Padre Nicolò Canffino nella Dama della fua Corte fanta $ Diuifione feftay rapporta che ilRé Clo- douco , quando fi videin campoaperto dall’eflercito de gli Alemanni tutte le fquadre diisipate e fconfitte : non tantofto alle perfuationi d’Aureliano ; il fuo fauo- rito ; fece voto dibattezaarii » fe poteua ottener vitto- ria» edinuocò il Diodi Clotilde fua moglie » perche in quell'anguftie Paiutaffe : che tutte le fue {quadre » fitiunirono,fi fchieraronose combatterono: vincendo» esì fattamente preualendo contra i nemicis che la cam- pagna tutta, di Tedefchi trucidati ingombrata fi giacque. € Dopol'imprefa 346. Huomo prudente, che trouandofi , graue, ed inde- Vindica- gnamente offefo ». perrqualche tempo.» difsimula » tiuo fen- © protrahe le fue vendette» perpotere con ogni mag: to. giore vehemenzayed energia accingerfia giufto riien- timento y potrebbe, dice ilmio Don Gregorio Bru- nello » figurarhi invn Leone ferito, che fe ne ftà tutto raccolto in fe fteffo» col cartellone; TOTAM DVM COLLIGIT IRAM; concetto di Lucano lib. te Pharfalie.. 0» TT ——_—— zan Sicut fquallentibus arnis Feshfera Lybies vifoleo cominus hofte Subfidit dubias TOT AM DVM COLLIGIT IRAM. In quetta guifa fi portò Abfaloney che hauendo rifa- putol’oltraggio fatto da Amone alla Principetla Ta- mar » fua forella: perlofpatio didue anni difsimulò quell’ingiuria » mà poi d’improuifo , quafì Leone furi- bondo, auuentofsi addoffo all'inceftuofo » e gettollo in pezzi lib. 2. Repe cap. 13. Harpago fimilmente » poiche Aftiage Ré dei Medipe glitrucidò vn innocente figliolo » eglilo fece mangiare invaconuito; £d Giaffine. prafens tempusdiffimulato dolore odium regis in vin- diffe occafionemdiftulits fcriue Giuftino lib. 1,il che effequì , confegnando proditoriamente al Re delia Perfia Cirostutto l’effercito dei Medised occafiomando intal guifal'vitimo tracollo diquella famofa » e nobi- lifsima Monarchia . € Dopol’imprefa 346 Gio. Au- eno. Lucana. All'hora ADDITIONIAAL LIBRO:V. All'hota quando lEminentits. Sig. Cardinale Be- nedetto Odefcalco » promoffo al Vefcouato di No- uara » fi portò a San Gaudentio con folennecaualcata a prenderedì quella giurifdittione il poffeffo : invn arco trionfale yalzato.ai di-lui honori y fì vide figurato vn Eeone andante, qualeappunto fi fingenella fafcia delzodiaco $ edé parte dell'arme di fua famiglia » Domi-_ col cartello; TERRIS DOMINATVR ET AS- nio fpiri- TRIS, dinotando che quell'Eminentifsimo » ficome tuale , € ancotutti i Vefconi di quellinfigne » antica, e nobi- tempora Jifsima Città» hanno non folamente il dominiofpiri- tuale di quella Diocefi , ma il temporale ancora del Lago d'Orta; edelle adiacenti ville yeterre. Imprefa direttamente opportuna anco al Sommo Ponteficey e ad altri Prencipi Ecclefiaftici» € Dopol'imprefa 417. Frà l'altre imprefe dei Crufcanti,v'è quella del Porco figurato co’] capo immerfo nella conca, intento ad afforbire i fecciofi avanzi, e le fetentilaidezze della cucinayche porta il motto; AMBROSIA, FE NET- TAR NON INVIDIO A_GIOVE. Nel qual fenfo il Padre San Cirillo Apolog.moral.lib. 4.cap. 1. S. cirillo. conquefte precife parole diceua ; Porcus in vicino cgno fetido fe fe volutans s curem turpiffimatrattatione huiufmodi fordidabat s dicens: O quam ameniffimas mihi leftus, & firatus dulorffimus hiceft! O quem mihi delettabili(fimus fenfus! O quam fuane balnenm carni meg ì Quamdulcis bec aqua refrigery! Quam ‘ mobilis hac ffilla roris tranftendens Libani latices 3 . Damafii fontesy & Panormitana balnea fofpitate. Lafcivo + Nella quale proprietà molto bene tì rapprefentano gl'impuri lafciui » che viuendo ingoltati ) ed immetfi nelle cloache abbomineuoli delle voluttà fdegnano quante delitie poffano loro dal grand’Iddio eflere of- ferte che però Giouan Siluiera lib. 4. in Evang. c- 18. Gio. Sil- num. 42. Per porcos fignificantur homines impuri meria. voluptatibus dediti y valde indociles in dottrina cg- leftiscontemptores diuinorum» terrenorum amatores 3 qui folum terrena meditantur. «. Dopol'imprefa 437. L’Impreta delriccio fpinofo, che tutto carico di frutti s'incamina verfo la fua tana ; col cartellone ; Proui- VENTVRI PROVIDVS VI è idea d'huomo denza. follecito » e diligente » inammalfare copia grande di virtuoi frutti, opra dei quali fi ritrovi proueduto per vivere felicemente tutta l'eternità y nel qual propo- fito, condifferente metafora » ma tutta opportuna a Prom.5.6 quetto argomento Salomone Prouerb. 6.6. Zade ad formicam ò piger s & confidera vias eius parat in aftate cibum fib:, «5 congregat meffe quod comedat. < Nel©’imprefa 468. dopo le parole( col fuo emu- lo ) saggiunga;( proprietà fua offeruata , e da Plu- tarco de folertia Animal ; e da Quidio lib. 4. de trift. Eleg. 9. e da Pliniolib.8. cap. 45. e da Virgilio ; Fenesd l. 12.v. 103. &c. nel qualluogo eruditamente ilPadre Lodouico la Cerda ) ADDITIONI AL LIBRO VI € Dopol’imprefa 28. Nelle folenni pompe fpiegate in Milano , perrice- uere il fuo nuovo Arciuetcouo Monlignor Litta, fù fatta 1mprefa del pelce Callionimo, ò tia Vranofco- po, il quale come riferiicono Sant’Ifidoro » ed altri Autori » con vn folocchio ) vede» e fugge ogn' infì- dia che fe gli tenda, e prouede » ad ogn'indigenza , il Pruden- che dichiara ilmotto; VNO OMNIA LVMINE, za. ‘ 567. e terui ad inlinuare la perfpicace prudenza dell Acci- uefcouo,con la quale il tutto vedendoyal tutto opportu- namente porge riparo, Nel qual propofito Pietro Gregorio de Feniiaa lib. ro. cap. 4. num. 3. Ocu- lus anima prudentiaz qui videt facienda & fugienda , & ita prat ad benefaciendum , & confulit quid fibi & alysconueniat facere è : « Nell'imprefa 57. dopò fuit Auguftinus ec. Mà in quefto propofito, propria, e fignificante- mente Sant'Ambrogio fopra le parole del capo 21. dell’Apoc. Dyodecimum Amethyftus s parlando così de i Santi Apoftoli , come de gli altri Giutti.» ed huo- mini apoftolici ; Per ametbyftum » dice Apoftoli 3 8: Ambro eorumque fimiles defignantur y qui ornamentum fue-8* runt Deiy quiaeum per vniuerfum mundum predica» uerunt. Ornamentum Dei, fuit Petrus s de quo fcrip- tumeft quod clarificanerit Deum morte fua. Simili- ter & cateri ornamentum Dei fuerunt y quia eum pradicandoymiracula faciendo, pro nomine eius mori- endo , clarificanerunt. Dopo l’imprefa 59. Dello fteffo corpo fivalfe ancora il Signor Carlo Rancati, mà animò la cocchiglia con vn motto dota- todimetaforica eleganza, fopraicriuendole; CRLO — FOECVNDA MARITO ) ced applicò timilmente Maria V. l'imprefa è Maria Vergine, che alliftita dal raggio 2N0Unta virtuofo dello Spirito danto, opra di quei celefà, in- "* - flulfi , concepì nel fuo feno in carne humana:l Verbo dell'eterno Padre » della quale San Matteo 1. 18. In- uenta eft in vtero hebens de Spiritu Santto, e l'Ar- cangelo in San Luc, 1. 35. Spiritus fanétus fuperue- metintes & virtus Aitiffimi obumbrabit tibi. Nel qual luogo San Giovanni Crifoitomo.Hom, 49. in__ Genet. torma quefta bella paratrafi ;-Spiritus fanttus Gio. Cri- veniet fuper te» virtus Altiffimi obumbrabit cibi sfoftemo fic poreris parere, totum operatrone Spiritus erit. Ne igiturfpeétes adterrany E COELIS OPERATIO VENI: +Spiritus gratia eft quod fit + Dopo l'imprefa 81. Dall’ Abbate Don Giufcppe Pallauicino per fimbolo d’huomo generofo ed intrepido fra le fconuolre del mondo, edi tremiti della rea fortuna fù pofto il delfi+ no addormentato, co'l ventre volto verfo il cielo» e nel n mezzo al mar tempeftofoyaggiuntogli il verfo; PER Intrepi- ME DI NEMBI IL CIEL SOSCVRA IN dez3- DARNO . Ed è appuntociò che diceva Oratio ed altroue da noi fù prodotto; Si fraftus illabatur orbis Impauidum ferient ruina € Dopoilnumero 105. Dal Padre Ortenfio Pallavicino , al pefce lucerna » che fiammeggia nell’ombre della notte fù fopraferit. : to; EXTERNA NON INDIGA,; eciò per dimo. Proprio ftrare che l’Illuftrifimo Signore Conte Alfonto Lit- valore» ta, nuouo Arciuefcovo di. Milano feco portaua la chiarezza propria ditanta nobiltà, virtù, e merito che non v'era di meftieri mendicarla efternamente per renderlo.in faccia del mondo fegnalato cd illuftre, Del fommo Sacerdote.de gli Ebrei riferifcono le facre fcrittures che frà gli altri ornamenti, fi teneua al petto dodici pietre pretiofe » le quali ficome figura- vano le dodicitribù d’Ifraele (così in ciafcuna di quelle il nome d'vna tribù era intagliato. Di quefte pietre San Gregorio Niffeno lib. devita Moyfi così fcriue; Lapides ita erant vary y vt nulliusadalterum Sveg- efJet finnilitudo » proprio enim (inguli fplendore ful- NWI gebane ; inlinuandofi in tal guifa » che ogn’anima, ogni perfona , debba fplendere con la chiarezza della propria virtù » e nonmendicare efternamente i lumi, c gli ornameuti, Bbb 2 ietro Gregorio Matt.I. Luc.1,35 Oratio» 6 Dopo 568 & i’opoilnumero 109. hc Teftifica Sant'Ambrogio » che la murena, inuita- tata dal fifchio del ferpente > conogni celerità è lui fi porta » vfcendo dal più profondo delmare,e condu- $..Ambro cendofì ove colui binuita; Zipera nequiffimum ge- gio. nus befra, & fuper omne quod ‘ferpentini generis eft aftutiors vbi coeundi cupiditater «fimpferie » mu= rane maritima notam fibi requirit copulam » vel no- uam praparat > progreffaque ad littus ; fibilo teftifi- Cata prafentiam fut ad coniugalem amplexum illam euocat. Muvana auteminuitata non deeft » vt vene- nata ferpenti expetitos vfus fue impertiat coniun- ftionis. Exaemer. lib. g. cap. 7. Paruemi per tanto che poteffe darfele; AD SIBILVM PROPERAT idea efpreffa di vero vbbidiente , che corrifponde con ogni celerità al fifchio de fuoi maggiori , Nel qual propofito con proprietà ffupenda Zacaria 10.8. Sibie labo eiss & congregabo eos» quia redemi cosy Nel qual luogo Stefano Cancazciente nelle Allegorie di Goffrido Tilmanno. Quafi SOLO SIBILO OPYS (it, diceva, non predicationiseuba. La qual prontezza ricercaua anco San Paolo ad Titum cap. 3. 1. Admone illos principibus, & poteftatibus fubdi- tos effe» DICTO OBEDIRE y ad omne opus ba- num paratoseffe . Y. Dopol’'imprefa 127. ‘Dallo fcagliorigido,e faffofo;ticetre il polpo , come ilfoftegno; poiche a luis'attiene : così anco il colore» poiche a quello co’i fuoi colori del tutto egli fi con- torma; che però l'Abbate Don Giacomo Certani, figurando il polpo attaccato allo {coglio rà dirl'intro- Pafciuto dulle; E MI SOSTENTA}; E MI COLORA da vn a- VN'8ASSO, #ffimagine molto bella d'huomo fagace, uaro. accerto, e gridiciofo; che viue, e fi mantiene alle fpefe d'vn avaro , che appunto invn fafoda Plauto in Au- lular: A&. 2. Scen, 4, fù riconofciuto.. ‘ Pumex non gque aridus eft y atque bicfenex, LQuia Diuumyatg;homini clamat continuo fidem Suamrem perifJe, feque eradicarie? ! De fua tigillo fumus fi qua exit foras. | : < Nell'imprefa#33.dopole parole, nomen &e. Achille Bocchio con quefta medefima fimilitudine infegnaua , che mettendofì al confronto conla dottri- na filofoficae gentile; l'Euangelicasela Cattolica; ben chiaramente fi conofce quanto quefta fia più di quella infignesragguardenoley econforme alla retta ragione, enclSymbol, 127, Namque OSTRVM vt melius COLLATO NOSCITUR'OSTRO Sic prettum eft opere veterum conferre Sophor Dollrinameximia ad pietatis dogmata noflre, pi Nell'imprefa 167. dopò le parole, fraude con- feribino = ; Eretico, Imprefa chedirettamentè calza ad vn malitiofo Ere- tico, che è bell’arte con vanità fofiftiche offufca y & intotbida la limpidezza della verità;imbrogliando le dottritfe per coprite la propria maluaggita;jematcon- dere i fuioi diffetti ,. del'quale: Simon Matoloy Dicrgm Simn Canicularitome1. Colloquio ®'Writwt fepia' atrà- Maiolo» mento; fue'confulens faluti: at homo vafery ‘veluti hbareticus eflsatramento veritatem afpergit: cumenim conuinci'fè animaduertit, nebalas s nugafquey ae tenebras Ties » ne conuincivideatur .L @' Nel num. 182. dopole parole dii .. In quelt’argomento il Beato Lorenzo Giuftinianolib, Lorenz: de difciplina parla per eccellenza; OmmnesChrifti ferri Giuffin ‘Deo placere cupientes primordia dieiy ci attionum conentur confecrare Altiffimo , quatenus catera fe- chtura operà'a fuo non declinent principio : ‘qua- propter mox vt fomno cuigilant > femper cor fuum » Vbbi- diente. Zachary. 10. 8. Stefan. Cantuar. Tijt.3.1. Plauto. Achille È Bocchio . ADDITIONIAL LIBRO VI erigere coniendant . Prima v0x , prima cogitatio» primus affettus disinam refonet laudemyignicana ad Deum dirigat (uplicationem &c. ADDITIONE AL LIBRO VIL «Nel num. 54. dopo le parole carere peccato Giouanni Audeno nel Serpente che efferrando la coda porta il motto NVSQVAM FINIS riconofcerebbe Carità? efligiata la carità , proprio della qualeé di mantenerfì, e non hauer mai fine, che però nei fuoi monoftici morali + Nunquam vera fait charitasy qua desijt elle = Gio. Aw- Nam nuyllus veri finis amoris erit. dene. E forfe volle alludere al detto di San Paolo 1. Cor:13. 1.Cor.13: 8. Charitas nunquam excidit 8 ADDITIONI AL LIBRO VIII + @_ Nell'imprefa 74. dopole parole vinfum vide- ret Conquette anfiofe fuifceratezze il mio ipmafo de Kempislb, 3-de Imit,Chrifticap.21.n, 3. à Cri- rom. de fto rinolto diceua . O mi dileftifime fponfe Iefu Kemp. Chrifte; quis mihi det pennas vere libertatis ad vo» landsmy & paufanduminte? O quando ad plenuna dabirm mibivacare s & videre quara fuawises Doe mine Deus meus? Quando adplenum me recolligam Inte vi pre amore tuo non fentiamme ? EC. po il numero $i. ci. Quetto follecito vermicello che ftà attualmente lauorando la celletta di quel bozzolo» che frà poco dourà accoglierlo e coprirlo per ogni parte» dal.Sig+ Carlo Rancati fù introdotto à dire; CONDO; VT CONDAR, idea efpreijà di quei prudenti y che mul- la fidandofi dei bugiardi , ed ingrati heredt; fabbri- cano è femedelimi quell’auello tepo!crate s in cui do- pomorte dourano effere corcati è e ricourati .. Con- figlio fomminiftrato loro per fino dai Gentiliy frài . © © quali Plinio il minore lib. 6. Fpiît. 19: Tamrareit Plinio amicittis fitesy tam parata obliuro mortuorums Nipose® vLipfinohis debeamus condicoria extruére, omniag; haredum officia prafumere. E ferue anco l’imprefa è Carita quei Caritatiui » che di buona voglia ripartono la tiuo. magione alricoyero de i poueri » pereffere riceuuti eglino ancora con giuita corrifpondenza nella celéfte e gloriofa patria. « Nelnum,85. dopo le parole ad principem lit» teris + San Cipriano offeruò in Demetriano Fretico quefta petulanza, il quale quando fi trattaua di qualche dub- bio in materia di fede con voci oltremodo itrepitofe empiua-di gridi l’aria, e temerariamente infolentia » à cui fcriueua 5 Cumadme fepeffudio magis contra» S.Cipriae dicendi squam voto difcéndi veniresy & CLAMO- no. SIS VOCIBVS PERSONANS: malles tua înz- pudenter ingerere,quam noStra patienter qudire: imep- tum videbacurcongreditecumy èvà feguendo. Dif fetto che perlo più È comuncagl’'ignorantiy di pre- ualere co’! gridi y cue non poffono , o non fanno con le ragioni, Comela colomba dalla pretiofità de gli odori rice» ue alto rinforzo: così per lo contrario da i medelmi lo fcarafaggio ricene affanno di morte . Per tento figurar fì potrebbe » inatto di fcoltartà y volando , da va ADDITIONE AL LIBRO VIII. «X__ w fiore Jpol gol titolo; SVA VIS EFFV. Vitiofo: @ AT ODOR) idea di quei vitioi;che mal po- I tendo fofferire la virtuofa fragranza de gli huomi» mi, perfantità ragguardeuoli, è tutto potere gli fug- gono e gli aborrifcono. San Gregorio Niffeno Greg. — Hom. 3+1n Cantic. Quomodo idem vuguentum fi fue- 2Ufine. rit appofitum fcarabeo s & columba » nonidem cffi- cit in vrrifque » fed columba quidem per bonum vn- quenti balitum fit robuftior » interit qutem fcarabe- usi ita etiam magnus Paulus in dinino illo fuffitu fierat quidem quifpiam aliqua columbay ant Titusy ant Syluanus, aut Timotheus » eumimpertiebat bono odore vnguenti , vt qui in omni bono fuo proficeret dottrina , & eaemplo ; fed (i quifpiam erar Demasy aut Alexander, aut Hermogenesy non ferentes fuffi- tuns contiuentie » mon fecusatque fcarabgi FUGA- BANTPVR A BONO ODORE, i Perche lo fcarafaggio fuole grandemente compia- cerfì inrivoltare i fetori efcrementicij dei giumenti y x allofteffopotrebbedarfi; GAVDENS PVTENTIA Camale, VERSAT; dò lia PVTENTIA LVBENT; òvero, TROVA SOL NEI FETORI 1L SVO DILET- TO imagiae efpreffa di chiunque nelle lgidezze dei catnali piaceri fi ritrova immerfo. Motiuo del Beato B.Egidie, Egidio, il quale de Mundi contemptu diceva ; Caro noftra fimilis eft fcarabeo quem DELECTAT Semper equinnm VERSARE STERCFS ; fimile in cid all'Imperatore Conftantino Copronimo,il quale oltremodo godendo deltanfo dei più ftomacheuoli fetori, e fetteffo inzaccheraua co'l puzzolente fimo dei giumenti, e perfuadeua i fuoi favoriti a lordartì in quella guifa » i quali, quando ciò effequiuano, fom» mamente gradina » ed accarezzaua. Nell’imprefa 86. dopo le parole nutriri vento, ‘Ambiti La onde ciafcun ambitiofo potrebbeyal parere di Carlo fo. Rancati, riconofcere fe Rello nel Camaleonte; e dire » ciò che della fugace e tranfitoria inftabilità della vita humana diceua il Santo Giobbe 7.7. VENTVS EST VITA MEA, di « Dopol'imprefa 86, Plinio, Ariftoteles Plutarco 3 Pietro Crinito, e cent altri fcrittori offeruano nel Camalconte vna facilità ftupenda in mutare e variare i proprij colori, confor- mandogli di continuo alla qualità delle cofe alle quali Forruna firitroua avvicinato . La onde ben ti pare che non snftabile altra ttabilità egli shabbi, che nelvariare di continuo i fuoi fembianti; Onde ben fe gli può foprafcriuere + * STABLLE E SOLO IN. VARIAR GLI AS- PETTI. Motiuofuggeritomi dalla nobil penna diD. Bafilio Paradifi»che nelle fue Poefie Liriche defcri- uendo.l’inftabilità , e le mutationi della fortuna cantò; Bafilio Labile ogni fortuna Pearadifi. Precipita a momenti il gaudio», el’duolo » E ilpianto e il rito immortalmente alterna. Con incontianza eterna D'onde à pena posò fpiegando il volo Diman difpergerà quant'oggi aduna. E in fembianza importuna, Fatta Camaleonte a fuoi diletti STABILE E SOLO IN VARIAR GLI ASPETTI. : Huomo' Colquale concetto Caffiodoro lib. g. Var, Epift. 34. doppie infinuò l’artimalitiofe d’vn aftuto debitore» che piglia cento timulati pretefti,c in mille guife fi varia e fimutay Caffode» pertraudare il creditore; Fugere fiquidem nefcius » ro. edfua fponfionisignarus : obliuiofuss cum relinquitur: srepidus cum tenetur. Mutat verba » variat confti> susa: necinvna difti fui qualitate contentus, diuerfis imaginibusimmutatur . Merito chamaleonti beftia sonferendus, qua - quotiesbumanos afpetus incure 569 rerit » dum er fugiendi velocitas denegatur , nimia timiditate confufa» colores fuos multifaria qualitate commutat &c, « Nell'imprefa 92. dopole parole (il contagiofo veleno) Geremia Dretfellio » De vitjjs lingue cap. 54, num. 1, di quefta proprietà fi vale, perefprimere il pre- giudicioyche reca all’anime dei proffimi il parlar laido» edofceno; Limacesy &cochlee quacunque repunty peftigium fui relinquunt y tenacem & glutinofum hu- morem: ita omnino verba fordiday& illota vndecung; adaures perferanturs impuritatis aliquid y & turpi- tudinis affricane!. € Dopoilnumero9s. . L'Abbate DonGiufeppe Pallavicino , della chioc- ciola riftretta è chiufa nel fuo gufcio » in quella guifa che fuol ftarecutto l'inverno y fece imprefa » aggiun- tole il verto; DI ME* STESSA MI PASCO; idea Patlente di perfona cheritiratafi à vita priuata, fe la pafla ta- cendo , € fi pafge di patienza. Il fommo Pontefice e Santo Martire Siluerio, dalla perfecutione di Teodora imperatrice confinato nell’Ifola Pontia ) ragguaglian- do nonsò-qual Vefcono dello ftato inche i ritroua- nayglifcritie; Saffenzor pane tribularionis è & aqua S. Silue- anguftie. Conle quali fofpirofe querele concordano rio . quelle del Ré Dauide Plalm. 41, 7. Fuerunt mihi la- Pfal. 41. chryma mea panes die ac nofte . ci < Nell'imprefa 104-dopò le parole; Muficen de- cet Amor; colquale concorda il detto di Sant Agof- $-Ago/ tino Ser. 256, de Temp. Cantare amantis eft » Pra: q Nell'imprefa 115. dopò Mensaliud fuader. Nel qual propofito Don Bafilio Paradifi nelle fue Poefìe Liriche ben a ragione rimprouera la'follia de gli Amanti mondani,che yanno da fe medefimi a perderti, e confumarfì, e canta; Del cor colpa è labrama Che crucia il cor ; fe v'è beltà » ch’alletta Nonciè neceffità che ne confîringa. La bellezza lufinga Nonincatena, & è miferia eletta Il non odiare ynben, che mal fi brama. Se medefmo difama Chiama il fuo male, e perefterne forme Sacrilegio è adorare Alma deforme. « Nell'imprefa 128. dopole parole cum aroma- tibus&c. E San Giouanni Damafceno anch'effo in Cantic. Eg- Jefiaftic. Dominic. ad Matutin Inclyius Iofephus E ligno crucis detraxit Sacralum corpus tuumy Sindoneque pura inuoluens, Et aromagis Monumento nono PARENTANS im pofwie ADDITIONI AL LIBRO IX, « Nell'Imprefa 1. del lib, 9. dopo le parole dex- tram odit San Lodouico Rè di Francia » frà gli altri rauilfimi ricordi, che nell’eftremo difua vita lafciò 3 Filippo fuo fuccefore , yno fù quetto. In admini- firanda iuftitia fisreftus s & feuerusy ita vt le- ges prafcribunt, cam exerceas erga (ubditosy NE- QUE AD DEXTERAM ) NEQVE AD SI NISTRAM deflebtensero, « Dopole paroledell'Imprefa 37, Species non VIrKys è Potrebbe ETEMA. Dreffel, Bafilio Paradifi Gio. Da- mafcene S. Lodo- pico » 370 Potrebbe anco la canna » che allo fpirar de i venti cede, e in ogni parte oue il fiato la fpingefiripiega, fegnarfi coltitolo; QVA FLAMINA VER- GVNT idea di puntuale vbbidienza , opra di cui gli animi raffegnati , conogni puntualità fi portano , que difpone il commando del fuperiore ; nella qual maniera per l'appunto operauano i Seraffini defcritti Exech. 1. inEzechiele 1.12. Y°bierat impetus fpiritusilluc gra- 12... diebantur. Se anco nons’applicaffe ad Amico finto, Amico 5adhuomo intereffatos che non hà confiftenza ve- Ta efsa MONA nelle fue affettioni 7 mà che fempre s'inchina e mai piega oue lo fofpinge l'aura de fuoi auuantaggiofi rofitti . È $ Nell’imptefa s1. dopo le parole laborem vi- rorura . Nel qual argomento frà i moderni Giouanni Audeno Monoft. Moral. Omniacum pereant s eft virtus folaperenniss Haec immortales reddere fola poteft + € Dopol’imprefa 148. Prefuppofto che quefta forte di frutto , trafporta- ta da pacti ftranieri nei noftri, lafciaffe d’effere vele- nofa, dpregiudiciale s il Signor Carlo Rancati le diede il motto; OBLITA NOCERE , prenden- done da Columella de cule. bortorzia Lib.10. le parole; sn O barbara Perfis Miferat» vrfamaeSì , patrijs armata venenis: «Ambrofios prabetfuccosy O BLITA NO- CENDI. E può feruirea colui, che feviuendo nel fecolo » era fanguinario crudele, vfupatore &c. entrando nella religione, e cangiatofi in altt’huomo, diuiene piaceuo- lesbenigno, affettuofo; effetti pratticatiin San Paolo» che fe trattenuto nella finagoga; Erat fpirans minarumy UE. 9.1. & cedis, AR. 9. 1. trafportatofi nel terreno della 15» nafcente Chiefa; Vaseledtionis faltus eh AR. 9.15. “. cheportaua non più ilveleno delle ftragi, mà i balfami falutiferi se pretiofi. _ Speran- @ Nell’imprefa 182. dopò accipimus. Le (peran- za huma ze humane talifono per l'appunto ; mentre conla ver- na. dezza inganneuole ne lufingano,mà ftandofi del tutto fterili di frutti , lafciano il cuore humano da famelica brama eternamente cruciato e tormentato. Che però ilmio Concanonico D. Carlo Baliotto in vno de fuvi Sonnetti morali così cantaua. Efci omai dal mio cor fperanza infida» Efca e focil de le mie fiamme ardenti; Che promettendo pace a miei tormenti y Traditrice di me fofti homicida. O di cieco defir fallace guida $ Fuggi,e vattene ai regni imi y e dolenti ; Pero ch’à tormentar l’alme nocenti Manchi foltù, dou'ogni mals'annida + Empia tiranna del humana voglia y Ch'al mio longo afpettar altro non rendis Che con fior infecondo inutil foglia . O' fetalhor la man co’lfratto-ftendis Poiche ratto me'lceli, ond'io no’ltoglia Gioco di me quàl di fanciul ti prendi . € Dopo PRnpISa 187. La famiglia illuftrifsima Sorbellona » frà l’altre im- prefe proprie fue » hà la forba, il cui fapore, gradito; e foaue riefce al palato humano,. quando fi lafci per longo volger di tempi maturare, e ridurre alla fua perfettione; il che dichiara il motto; SERVATA SAPIT; e vuolamio credere dinotare » che quella fegnalata famiglia » così nelgouerno de gli eferciti » comenel politico » Infigne» e gloriofa, procedendo Maturità nellerifolutioni ed operefue con matura confidera» tione, diede faggio ftupendo di fe medefima + Ben » Vbbi- dienza. Colusmella Lerlo Baliotso ADDITIONI AL LIBRO ix, fapendofi direbbe Cornelio Tacito lib. 1. Hift. Bora Cor. Tac. confilia mora valeftere , e Tito Liuio lib. 22. chejs Omnia non properanti clara, certaque fune. Quindi Ti: Lise e Pio II. lib. 1. Epit.387. Scripturay qua aitz Vbi PieII. multa confilia s ibi falus » confiltorum multitudinem nonrequirit, fed maturitatem, & dizeftionemse Gio- 4 uiano Pontano lib. 4. de Prudentia; Omnino autem Giouiani prudentis eft proprium naturam rerum imitari , que Pontan- frugum ipfarum fruîtus ad maturitatem tempore fuo perducit s quippe qui nifi maturi fuerint s nullo modo probantur. Quid enim acerbom fuane ? Eiufimodi autemintempefiua funt afFionessac perquam feftinata negotia. Quocirca qui gerendis, atque adminiftrandis rebustempusidoneum feruantyy ipfefunts qui maturi dicuntury habitufque ipfe maturitas. Cuiuseanatura ef» vt hincagendiacerbitarem maturefcere permit- tat » illine opportunitatem elabi minime patiaturs nibilque prater tempus aut tentet » autoperamvbi ea opus eSt remittat. € Nell’imprefa.189.dopò le parole vitanda per- cutitur. San Benedetto tentato da grauifsimi fuggef- tiui di libidine è nudo fi gettò frà lefpine: accioche quei pungenti aculei , da tutte le parti traffiggendolo» gli feruifiero di ficpe ,a preferuarlo da i violenti sforzi dell’inferno,di cui vn diuoto citato da Luca Vuadingo Virgineum fepit florem Benedittus acutis © Lea. Vepribus 3 proprij rore cruoris alit . Faadia- < Neli'imprefa 2:9.dopò il verfo fufficir ipfafibi. E° Seneca Epift. 92. su’l principio 7 egregiamente. 15 Seneca. beatuss quem nullares minorem facittenet fumma » & ne vlli quidem , NISI SIBI, INNIXYS. Nam qui aliquo auxilio fuftinetur , poteft cadere. € Nell'imprefa 290. dopòle parole DM CRE- SCET; alludonoall’vfo dei paftoti ; foliti d'incidere nelle cortecce de gli alberi ilnome delle loro amiche. . La onde hora Luciano» fauellando di colui » che s'inua- z gbì di Venere Gnidia; Omnes mollicularum arborum Liam . corticespalchram Venerem pradicabanty hora Teo- crito in Epithalam. Helena; Litera incortica fcribentur , vt quis preteriens Teocrito » Legat Dorice, venerare me; na Helene arbor sé. ed hora Virgilio Ecloga ro. verf. 52. Certum eft in fyluis y inter (pelea ferarum. Malle pati, tenerifque meos incidere amores «Arbortbus: crefcent ille, crefcetis amores. ed infegnano &c. ADDITIONI AL LIBRO X. € Nell'imprefa4. dopòle parole nifitemperans. E dopotutti,fucofase moralmente Giouanni Audeno ne fuoi Monoftici ; Gaudia vera dabit mensomniscriminis ex pers Gio. du Heu mihi quam pauci gaudiavera ferent. —deno. <_ Nell'imprefa 9. dopole parole duna affligunt » L'offeruanze.rigorofey e te regolari afprezze vfate nelle religioni feruono anch’effe a render l'anima più che mai mondae pura. San Bernardo Epift. 351. Non etatem teneram ordinis afperitas terreat s me- S:Ber-° mento quod afperior cardo pannum facit leniorerm, nprde. & connerfatio confcientiam. € Dopò l’imprefazo.; L’anime dei giufti difpofte » e preparate al morire è potrebbero » dice Carlo tancati, rapprefentarfi nelle Morte mature »° ebionde fpiche » fegnate col cartello ; EX. defido PECTANT FALCEM; motto leuato dal 2. della t2. Georgica verf,421. . ; Non Virgilio è AD DITIONI mms Non vlla eft oleis cultura: neque ille Procuruam EXPECT ANT FALCEM . Intal guifa operavano » intal guifa configlianano tutti 1Santis Di Santa Marcella San Girolamo nel dilei S.Gire > Epitafio. Sic atatem duxity & vixit , vt femper fe tamo. crederet effe morituram. Di fe fteflo ilmedefimo Girolamo iua dicendo. Simecomedo, fine bibo , fine fiudeo , fine quia aliud ago, femper vltima illa tuba infonat auribusmeis: furgite mortui : venite ad iudi- cium. Delgrande Simone Stilitas offerua è che non altro fermoneci iafciò feritto 7 come può vedertì nell’ 0 Appendice alla Biblioteca dei Padri, fuori che vn folo » che hà pertitolo; De femper mente complettendo fuum difceffum .. Così conligliaua Gregorio Nazian- Greg. eno in Sentent. Mortem velut prefentem femper Nazian. tibi ob oculos pone, Cosìil Padre San Bafilio ad fil, Bafilio Apiritual. Semper ante oculos tuos verfetur vltimus Platone . dies. Così Platone che diccua; Qmmem fapientum vitam efje meditationem mortis » . Nell'Accademia della Crufca » il grano nel vaglio » inatto d’eflere agitatoye purgato»fù introdotto a dire; Dottrina, VAGLIATO VAGLIO imprefa gratiofa , ed op- portuna a dimoftrare » che le dottrine è quanto fono piùagitate, ventilate, edeffamigate , tanto riefcona Giufto piùpretiofe, e ftimate. AncoilGiufto, quafi grano» perfe- dalla violenza delle perfecutioni inueftito, e maltratta- guitato » to» ti purga dalla poluere delle primiere imperfettioni » edacquitta fegnalato prezzo, valore » ed eccellenza. S. Agof Hlius perfecutio te facit purgatum diceua Sant’ Agof- zino. tino Conc. 2,in Pfal, 36.. Philofophicus animus ex co Greg. quodpaffuseft, generofior redditur ; fù fentenzadi Nazian: S. Gregorio Nazian Orat.23. Homines ChriStianos S.paflio. probatio » que ex tentationibus defcendit ad perfec- sionem ducirydottrina di S.Bafil, Orat.11.de Patientia, ADDITIONI AL LIBRO XI. « Nelnum.tr. dopo euadant . Giobbe chiara edefprefiamente cap.14. 1. con queifteffa metafora. Iob 34.1, Homo nacus de muliere brews viuens tempore» qui quafi flos egreditur » € conteritur » <& fugit velut ». 6. ?Mbra. E dinuouo inin.s. Brewesdieshomsnis funt. tacob 4, San Giacomonella fua Epiftola cap, 4.15» Quid et 15 enim vita veSìrag Vapor eSì ad modicum parens » e deinceps exterminabitur, E-Salomone ne ifacri Cant.:, Cantici 2.12, Flores apparuernnt in terra noftray 12 tempus putationis aduenti. Siche tanto breue é la vita; che a pena » quali fiore ella germoglia » che immanti- menti già condannata fi vede » ad eflere dalla falce di Piacer Morteduccita» ed atterrata è Lo fteffo anco fuccede monda- Nei piaceri mondani » che quafi fiori, mentre dilettano no. {uanifcono » San Clemente Aleffandrino Adhortat, Clem. © adGentes; V'olupratesy® delitiastanquam caducumy Aleffani & breuemflorem relingue vento , & igni. San Gio- Gio. Cri. uan Crifoltomo Hom, 43. in loan. Quenam fecula- Wirgilio» > fofem. rium quefo volupratum vtilitas? Hodie funt » cras elabuntur; bodie flos pulcherrimusy cras aridus puluis, Ed vltimamente Gio, Audeno ne fuoi Diftici morali, Gio. Am Quadurare puta mortalis GAVDIA vite deno, SVNT BREVIA,& finistriftis amoris erit, € Nel num. 18. dopò la parola caliginofa We, i Girolamo Arnou. lib.3, prodotto dal Padre Luigi No- pra uarino Adag.tom. 1. nu. 1643. Tanta cecitate impius rn. °obfidetur» vt LVX illi TENEBRE SINT. Il Eretici . ches'avuera ene gli Erctici e ne gli Ebrei, iquali abbominando la Juce della verità, non altra direttione fieguono ( come quelli che per colpa della propria ma- lita hanno ottenebrato il lume dell'intelletto ) che quella delle caligini,ede glierrori, San Pietro il Vene- AL LIBRO X. 571 rabile nel trattato contra i Giudei al cap.2. Quid inre- Pierro bus mundanis luce clarius? Quid fole fulgentius? Cecis Venerab. tamen && LUX NOX EST, © SOL TENE- BRE SUNT. Sic vobisy fic planè vobis fcriptura- ram facrarumolaritas {plendet: vt que alios illumi- nantyvobis lucere non polfint è que alis fulgene vobis obtenebrefcane , Nel num. 63. dopò le parole refelFio mentium Màcon rara delicatezza Pietro Cellenfe lib. de panibus cap.12, Panislugentium abundantia eft lacrymarum. Pietro Sicut enim panis efurientem » (ic lacryma reficitani- Cellene mam dolentem deficit efuriens fine pane» lacerata lan- guet anima fine lacrymarum effufione. è « Dopòl'impreta 123. La famiglia Iluftrifsima Sorbellona , frà l'altre im- prefe proprie fue , hàvna pianta » tutta carica di rofey mà però col motto ; NON SINE SPINA, dinotar volendo che sà benella, con generofa grandezza, proftondere la foauità delle gratie e delle beneficeaze è mà che anco sà farfì temere , e reprimere la baldanza di chi ardiffe conmaniere ingiuriofe di maltrattarla. Imprefa che di molti fealì è capace 3 potendo effer Piacer idea della mondana felicità » che non mai dalle fpine monda- è fcompagnata, già che; Coi Habet omnis hoc volupras Stimulis agit fruentes, Sentenza di Boetio lib. 3. Confol. Philof, Metr. 7. Compa- Òveramente come la pianta dirofe mentre s'adorna gnie buo di nobilifsimi fiori anco fcopre l'orrore delle pungenti ne. {pine ; cosìnel confortio , e compagnia det virtuofi beni fpefto fi ritrova l'accoppiamento d’anime vitiofe efcelerate ; che però S. Efrem nel fuoteftamento. Fratres nolite mirari fuper aliquibus qui obedientia S- Efrem» difciplinà complexisà merecefjerunt;na & inter duo- decim A poftolos vnus erat proditor Iudas Ifchariotes. Noîtis vero, quodetiaminvinea, praterimperium rubus germinare confueuit, & INTER ROSAS SPIN quoque NASCPNTV/R. Seanco non s'applicafie adaftuto mormoratore che incomincian- Morma= do dalle lodi fornifce nei vituperij; e fe nel principio FAtore. pareua ch'egli tpargefte fiori: nel progreflo del dilcor- {o fifàconofcerearmato di fpine, malamente pun- gendo, e lacerandola fama del fuo profsimo; che appunto in queft’argomento cantò vn dell'ingegno + Conneniunt raro cum peltore verba loquentisy Ore rofas (pirant, fulmina corde tonant, Dopdò l’imprefa 125. Sopra tuttii fiori è la rofa odorofifsima,della quale dice Plutarco che nella copiofa trasfufione delfuo odore ella viene a mancare e confumarfi; Isgenzi odoris re. Plutareo dundanzia defluit. Con rifleffo alla quale proprietà vno ftudiofo» fe medelimo nella.rofa rapprefentando alzò ilmotto; DEFICIAM DVM R DOLEAM, Studiofo dir volendo, che nulla curaua di rimanerfene, qual fior di rofa,infiacchito,confummatoye mancante nelle forze del corpoe della vita,purche potefle diffonder d’intor- nocon le fue letterate fatiche virtuofa fragranza, c letterato odore, Nella folenne entrata che fece in Milano il fuo nuo- Rifen- tifi, Beotja» — uo Arciuefcouoyil Conte Alfonfo Litta,tré archi trioR- fali conregal pompa furono eretti ai fuoi honori, tutti ricchi di ftatoe » e fregiati d’imprefe. Frà quefte eraui vn bottondi rofa y deci su’ cefpo, ma però tutto verdeggiante, che rimirato dal Sole , prometteua ele ig fcarlatto ) il che dichiarauail 4 motto; MOX RVBESCET; con la quale fi formava Cardina lieto prefagio, che la virtù delgrande Arciuefcouo fi lato au- come hora compariua di verdi fpoglie ( che tali fono gUrato. i fregi Epifcopali, ) illuftrata e coronata; così tauorita daltole Ecclefiaftico s cioè dal Sommo Pontefice Paga 37 la porpora Cardinalitia ottenuto haurebbe. Imprefa che può anco feruire a gliencomij di S. Tomafo Can- tuarienfe mio Concanonico ; poiche hauend'Tddio rivelato fino dalla di lui pueritia , ch'egli farebbe tato Martire; mentre fi vide dalla bnona gratia d'Entico Secondo promoffTo al Vefcouato di Conturbia,di lui fi poteua conch udere ; che fe per all'hora compariua fregiato di verde» trà poconella tinta del fuo medefimo fangue, perle d:fefe della Chieta Cattolica pronta- mente fparfo,egl: li farebbe imporporato. Offic.Can. Reg.29. Decembr. ADDITIONI AL LIBRO KXII. e Nelru. 92. dopòle parole abundat in Virgine. Pretupofta la metafora vfata dalle facre feritture » che l'anime fante nelle pietre pretiofe poffano rauuifarfi , . in rifguardo a quelle particolasi virtà , onde fono ador- S.Gio.E- ne: puédirfi, che nell'anima di San Giouan Euan- vangel.gelifta fi ticonofca la fembianza dell’Opalo, giache in lui fi vedono la purità dei Vergini yla mortificatione e pouertà dei confelsori , le fatiche de gli Apoftoli » la laurca dei Dottori, ilmerito de gli Fuangcelifti» + la porpora dei Martiriyl’eleuatione dei Profetizla gloria dei Patriachiy hauendo nell’Alia molte Chiefe fon- date. Siche in queft'anima aunenturofa. è compen- diato;Et niror, & color preriofiTimarum . @ Nell'imprefa ig. dopò le parole veratiore Caltigo . fufpirat. San Gregorio Nazianzeno della fimilitudine delia pietrache fcaglia chiare fiame quand'è percofa » fi valle per dimottrare s che icnori benche duri ed im- petriti»tocchi col rigor dei caftighi partorifcono chiare e virrnofe fanile. Greg. Percuf]usignem concipit ferro filexs Naz. Durum eruditur peltus acri verbere. @ Nell'imprela135. dopò le parole turbatis re- bus&c. Riftunfe in va fol diftico l'un el'altra appli- catione Giouan Audeno, quando cantò; Gio. Aw Rebus in aduerfis patientia vera probatur je deno. Rebus in aduerfis vera probanda fides. ADDITIONE AL LIBRO XIV. «_ All'imprefa 26. dopò le parole in tribulatione . Similmente il P.S. Cirillo Aleffandrinolib. 10. in Gen. S. Cirillo Y'toptimum quog;thusscumigni inbeferitstum odoris Aleg. Suifuauitatememittit: ficanima fanéta, cumlabori- busypericulifg; velutigne examinataeltstù clarioremy perfetioremque fuamvirentemcertiffime reddit. ADDITIONI AL LIBRO XV. Dopòle parole del num.$ 3. te ipfum non doces. Vitio dal Caualier Tefauto oppofto e rimprouerato ad IL F ADDITIONI AL LIBRO XI. Abia Ré di Giudayquale torto fù ardente in perfuade- re ipopoli all’offeruanza della Mofaica legge;ma tutt” egli fù Rupido e gelato nell’vbbidire all'ifteffa . Legum vindex vixit fine lege Vere religionis fuafor è non fettators Et far: promptiors quam facerey Non percepit que precepit . € Nell'impreta 153. dopò il vero; Quod nona teîta capit , inueterata fapit . Gio. Audeno ne fuoi Dittichi Morali dicena ancl'effo; Heumale diluiturteneriss quod mentibus hefit. Gio. Ame Prafeitim durant que didicere mala . deno. ADDITIONE AL LIBRO XVI. € Nell’imprefa 68. dopòle parole Albert. Auf triac. Similmente in Sant'Ambrogio fù quefta beni- gnità oltre modo foaue; di cui Paolino nella fua vita; Facillimi ad eum aditussetiam infimis; palam omnibus Paolino ] eum allogui cupientibus Santtus vir propofitus erars nullus ingredi a tanitoribus vertabatur 3 omnes ad fe venientes benigne excipere , vniufcuiufgue audire negotiascommodis, &T opportunitatihus omnium infer- uire, fingulorum leware moleftiasy® perferre mijerias, &° infirwmitates confuenit + ; ADDITIONE AL LIBRO MEI. LIL € Nelnu.34.dopòle parole dal diritto della virtà. Miteria così deplorata dal mio Tomato derKempis de Tmitat. Chriftilib: 3:20. nu. 1. 9e9t pareareseft y Tom.de qua medeijcity & contriftat. Propono me fortiter Kemp. alturum : fed cum modicatentatio venerit, magna mihi anzuftia fis Valdevilisquandog; res efty vnde grauis tentatio prouenit. Et dum puto me aliquantulun tu- tums cumnon fentioy inuenio me nonnunquam pene deu:étumex leui flatu. Può dimottrare ancora » che il Demonio &c. ADDITIONE AL LIBRO XXII. € Nellimptefa 43.dopo; VINDICATI. Il che parimenti efpreffe la mufa di Dom Balilio Paradifi nelle fue Poefie Liriche cantando così; Tarda la man divina Graue però , per ftrade al mondo occulte Nonlatciaal finl’onte de giufti inuite. Emas. Tefanr Bafilio Paradif. INE. L:N-:39° T20-E DE I CORPI. E MOTTI. * Vfati nel Mondo Simbolico . I numeri aggiunti à i motti fono marginali 3 I motti fegnati ,, fono dell'Autore. elle A A lib. 19. cap. 1. Ordine potior. s. Abete lib. 9: cap. T. Hinc fouet inde nocet 2. ‘39 Mox tota peribit 3. »» Ne viator aberret 4. Non in latera proni 1. >) Signant per inuia viam 4. Acanto lib. ro. cap. E. Depreffa refurgit 1. Acarnane lib. 6. cap: 2. Abfumitur aftu 14. i Accetta lib.17.cap. 26. Et infli&a ruinam 83. Acqua lib. 2. cap: 19. s Ab vno multiplices 216 Alimenta miniftrat 219. Anguftijs elevator 214 At imago pér inuerfum 224. Ceffante clarefcunt:226. Cohibita furgo 214. Defluens eleuor>2 13. De vno error muchos 216. s, Difpungit turbida fotmas:21%. so Eleuatur allifa 213. Et latè diffunditur 225. Fatiget , non rapiat 220. Gelida non fluit 218. Gratior alget 217. Lambit , & labitur 221. Motu perennis 213 Ne fordefcat 226, Non abfque fonitu 215» so Qua duxeris fequitur 223. 3» Quiefcendo tabefcunt 206. Quiefcit in plano 206. s» Rigore fubfiftit 208. Seruantur motu 205 Si deferar efferar 207. Surgo , ne detur inane 211. yo Tumefcunt, &inanefcunt 210. Ver alo 209. Vt fordes diluat 2241. Aque lambiccate lib. 2.cap.20. Latet ignis in vnda 229. Vires diuerfa Jatent 228. Vis ab origine pendet 227. Vis in minori maior 230. È) » >» . Dum frangitur frangor 289. a Adone fiore lib. 11. cap. 2 Breuis eft vfus 11. Tenui difcutitur aura 10. Agnello lib. 5. cap.1. At intus non renouabitur 3. Balat incaffum 7. Defiderio ferfefcit 2. E pari alinnocenza anco il timore 4. Intus & extra I. Parenti fimillima proles 6. Sequor quo. ierit 5- Vellera pro dapibus 8. Agno cafto pianta lib.9. cap.2. Nocentia fugat 5: Stant procul ab vmbra 6. Venenofa propulfat 6. Aguglia pefce lib. 6. cap. 3. Perit dum parit 15. Airone veccllo lib. 4. cap. 2» Altior, & tutior 21. Furunt incafflum 22. Humilia defpicit 20. Sublimitate fecuritas 19, Ala lib.4. cap. 69, Aggrauat, & alleuat 473 Expanfa fublimem 478 Haud fidera petent 472. Non fufficit yna 474. Onus leue 473. Portantem portant 479. Protegen, però deftruyen 477. Quiefcimus in fublimi 476. Serpere nefcit 475. Alba lib. 1. cap. 3. Abfque rubore nunquam 30. Albero lib-9.cap. 38, Altior quo anguftior 292. A più bell’opre 303. Cede vegetior 309, Cedendo vincit 282. Concidit ante diem 315, Concuffione firmatur 303. Copia me perdit 77. Così morir mi piace..294. Crefcent dum crefcet 290. Dabit in tempore 298. Dant pondera honorem 310. Difficilis cultu 301. Dolata nitebit 309. Et Per Ei genituî alit, 287. >) Etin funere perennitàs 296. Et magna iacet 288 Et prope ; "& procul. 286.7 i Et vno diecidit i&u 275- i Feracitate humilior 306. Humilior quo onuftior 279. Humilior fi latior ‘293. Imminuta grandefcet 297. In melius referet 299. Inopem me copia! facit 278. Leuabit fe 291. Mutua refrigerantur ope 285 Non vno decidit iu 276. Onuftior humiliot 306... Perimentem portat 295. Quì miglior frutto’ attendo 280. Quo cadat in dubio 305. Sic perire iuuat 294: Sic pertinaci 284. Solempitati tantum 308. Souente trafpiantata non alligna 281 Sponte fua 283. Sternit vbertas 278. Subnafcentes fuffocat: 312» Tempore virga fui 307. Terror auerni' ‘304! Alce lib. 5. cap: 2 i Corruet, & ron Fatti gerla Pi E: minima profunt 10., non Alcione- lib. 4. cap. 3: Aggreditur, non ingreditur 27. Agnofcit tempus 25. Affiftens nunquam defiftens 23, Certa quies 23. Ex afpe@u tranquillitas 24. Non erit qui aperiat 26, TESTECCI Nunquam a latere 28. Omnia tuta 23. URIBRA Aleandro lib: 3, cap, ti, Aut ingenio , @ut vi 4. | Extrema remedia vItintis în malis adibida I, Ingenio & vi 5. Nihil intereit quomodo foluatur 3. . Nodos virtute refoluo ‘2. Quoquomodo refoluam 6. «Alicorno lib: 5. cap.3,: Confilijs inimica celeritas 24. Conta&tu falubres 12. lì Et feruet in vndis*18. Et mihi, &-alijs*17.! Expellit , & allicit 14 Fert vitam, & funus todem'23. Fruftra tenduntur 18. Hoc duce tuti 13. Obnoxia pellit_ 1t. Prebibo bibantur, 15- Pra oculis ira 19. Pretiofum quod vtile 123. Pro potu antidotum 16, Saluti & fiti 17. Sic ynda falubris 12, Sine noxa bibuntur rt, »» Sint exteri procul 25, 3) 9» da da \& “ de E ST robur IP, 1 po. ius feriatiia. ì di Allodola lib. 4. cap. 4. Ad agdua- 363 + agi dia ; ì Alloro lib. g. cap. 3.) » Re temimatie virebit 23. 3» Attritu concipit ignem 18, » +5, Et'decus'; & efcam 21. so Et fragrat, & refonat 24. Feruidos excludit i&us 9. 1 { Flammefcit vrerque 20. |. ;Fragrat., cum flagrat 20. “His cadent fulmina cefis 12. > Inoffenfa perennat 25. Intaa triumphat 7. Nec fulmen metuit, nec hyemem 8. Ne fol cura; negelo 10. s» Non omnis moriar 22. .; ‘sn Non fine crepitu-14. $ 3» Primo germinat fauonio. ro: 3» Refonat vfta 15. »» Semper dicata triumphis- ii Tunc maximè viret. 41. Vi&rix temporis;13. î1 Vri,& tacere nefcit 16» Altare lib. 14-:CAP.Ls} Donis deli&@a-piantur. 1, Non aliunde 3. toffe idimigi Soli Deobcas:nd.r1 nit9 Tuebitur omnes 4 si Amaranto Lib. 11. cap. 2. At lacrymis mea vita viret! tig» ony dA Nec gelu nec elu 17: n pino: Nec recifus languet 16, ne UflimanA Nunquam languefcimus: 126; cono + Recifa virefcund erano cioirio cin Vndis virefco 14. Ambra lib.12. "capi: Lu » Attre@ata fvauis 5. »» D'inutili fefuchevo. folm'inuoglio + Non vi, fed virtute I. ni so Traham, fi calcam Bo Virtus ex me0g. - Amfifibena' lib. Fi: cap. I Ad ledendum biceps 2» & Duabus vijs ingreditur 1, ing Et retrorflum afpicit 3: 0. 8 Gemino inficit ore 2. > 1: ) È l so Mordet vtrinque Zi Vanpìd Amianto: lib. 12. capi Li Purgor , non vror: 6. 193 Amore lib.3. cap.3: Ne timor , ne vergogna 1h. Ny medo, ny Api Legea II Omnia credit 8 Prope, & longe IO. Verus amor nullumnouit Vnit, & fouet 7. sAnchora lib. 20:C2pt, Cohibere potis 5» Et ina falutem 2. Feftina lente 8% Hac pereunte- perit 7. Infani fine feriant 4 D'IGDLE habere modum 9. In te EUM OST TI: In te fpes naufraga fiftit s. » Ne mergatur immergor 6. Tutum te littore filtam 1, Vna falus 5. Vt non confundar 3. Anello lib. 15. cap. 1. sy D'honor fegno , e di fede 4 »» Et ligat , & decorat s. Falta el mejor 2. Tungit amantes 1. lungit, & ornat 1. » Lecarriere del fol diftingue, e fegna 8. 3» Nufquam finis 2. » Seruanda fignabit 7. 3» Sponfalis arrha corona 6. Anguilla lib. 6. cap. 4. Adhuc viuo 17. s» Et compreffa dilabitur 18. » Scabredine firmat .19. Turbato flumine capta 16. Anitra lib.4. cap.s- Profunda quoque fcrutatur 30 «Antbia lib. 6.cap. 5. Chari non defertor amici 25. Haud circumftant noxia 20. Ape lib.8.cap. 1. Abfque concubitu 34. Ab vno quoque vcilia: 42. Ad flatus, ad flu&us 35- Amulantur obfequijs 30. Alieno e funere vitam 38. AI fugo folo intende 37. Amor vrget habendi 47. Animam in vulnere. ponit & Armata clementia 6. Afperfae conquiefcunt 33. At negotium feniorum intus 59. s» Cangerò amarezze in dolci faui $@ Cinere reuiuifcunt 40. Colle&ta domum portat 57. s, Colleéta recondit 56. Comprefla quiefcunt 32- Congregantur fonitu 22. Dì il pregio, e il prende 31. Delibant, non carpunt 13. Dum ferio perco 8. Eleétis herbis 18, so E pluribus vnun 55. Et humiliora dignantur 45. Etiam ex amaro £5- ss Examina ducet 52. Excitat ad opus 52. Ex ipfis, non ipfos 17: Flore gaudentes, & vmbra 21. Hora nulla vacat 26. Infirmiora protegunt 27. » In melius referet 45. In odorem currimus 19. Labor omnibus vnus 20. »» Legam, ni flabra retardent 43» Legunt , non ledunt 13. Maieftate tantum 4. »» Maior in minima virtus 49. Meliora legit 16. 3» Mellificat intro 58. Mifcet vulnera fauis 51. Muy mayor es veftro dafio 7. Nec irafci quidem 29. Nec ledit, nec onerat 64. »» Nec vetuftate fatifcit 39. Ne deuiet impetus euri 36. Non defidi fedes 63. Non fuco locus 63. Nouum feparat agmen do. Nulla dies dum, licet 26. Nulli onerofa 11. Nulli patet 62. Omnibus idem ardor 20. Operofior in angufto Gt. Ore legunt fobolem 48. Parua , fed non fegnis 12. Prafagiunt imbrem 28. Pro bono malum 3. Pro rege cxacuunt 5. Pungit , & mellificar 9. Qua fe cunque 46. Quia innocens imperat 4 s» Quod vrtile carpit 16. Reuertuntur onufte 57. i Se porta feco il miel, la punge ancora dé. Sibi magis 7. Sic vos non vobis 1. Sic vos vobis 2: Sine iniuria 10. Stipatus amanter 30. Sub fole labor 25. .0. s» Sugge, naa non diftrugge 44. Te. duce 24.38 oiggsita so Tinnitus euocat 23. Tua ope feruet opus 25. Virginitas fecunda- 53: so Vtile dulci 54. "I°, Vt profim 41. Apode lib. 4. cap.6. Aut pendet, aut iacet 37. Innixo afcendit 35- Interminatis fulget honoribus 36. Negligit ima 33: Non manducans.; neque bibens 31. Sine pondere furfum 34. . Terra commércia nefcit 32. Apue lib. 6. cap. 6. Tutos coniunétio praftat 22, Aquario lib. 1. Cap. 11, Nunquam deficiens 275. Aquila lib. 4. CAp.7. Ab inedia candor 31. Ademptum redimo 93. Ad petram allidet 66. Agmina ducit 115. Alit'afpeQus 106. Ardeat, vt harcat 78. Afpicit propè 114. Afliduè 124. Afluttis dele@tor 46: Aftus pro viribus 122. Cibo potiori prius 63. i Confilium pro viribus 122. R 2 0 Con- INDICE DE CORPI, s, Contemnit fatura predam 103. Credam 39, Cubat in arduis 64, Cuique fuum 76. D'altra più nobil efca hò pago ilcore 104, Degeneres lux arguit 40. 3, Degener lumina torquet 113. 3» Educat vnum 42. Elata longius, & quacunque 83. 3, Elcuat vt allidat 65. Eleuor dum fegregor 85. Ergo mouebor? 58. Et afpeQu fugat 86. Et docet, & probat 105. Et maieftare praftans 79... Et profundiffima quaque 49: Et vifu, & volatu 48. Eximam, aut mergar 72. Expofita eleuor facilius 84, Fertur in altum 99. Feruor alit 107, Fortius quo durius 89. Hac maturabitur 57. Hic procul à curis 90: 3 Hoc habeo quodcungue dedi 73, Imbres effugio 60. ..0 i. In arduis commoratur 64. . Inedia albefcit 91. ido In opportunitate vtrumque ‘75, In relu&antes 96. I Labore meo 69, i Librat & euolat 59, Luce probauit 41. Mà non fenza coraggio 88. Mei non degenerant 45- Moritur non pereunte feneftus 120, Mors vna multorum 74. Moueantur ali) 109. Munit 57. Nec murmur , nec clamor 80. Nec obfcura, nec ima 50. Negata tentat iter via 110. 3» Ne retorqueat ora 117. Nil fulmina terrent 55: Ni mararme ; ni (pantarme 55, Nondum meridies. 67. Nondum yenit' hora mea 67. Non ius habuere nocendi 119, Non parua ferit 108, Non fine filentio 121. Non terret fulgor 47. Nulla via inuia 54. Obuia centeno 118. 3» Oculis, & vnguibus aque 112. Oculo irretorto 103. O lui fuori, è io dentro 72. Oue l'opra non può, giunga il defio 61, Par putat efle nihil 94. Per fuprema, per ima 51. Per tela per hoftes 55. Prafidia maieftatis 77. Probatos fouet 38, Probatus probor 43. Proprio cruore vitam 87, 2) 27 9) E) 2 ivi 3 ivi 23 33 Prouida fic prouidet 57. Prouocat , & protegit 123. Prouocat exemplo 116. Pur che ne godan gli occhi 78. Quas ego 104. Quis der mihi pennas? III, Quis fcrutabitur viam? 78. Quod mihi, hoc alijs 102. Quo magis , ego firmior 92. Re&a furfum 52. Renouatur abluta 56. Satiabor.cuîn. apparuerit 100, Semper ardentius 97. Sic crede 39. Sic viuam 44. Sordida temno. 104, Sto, & vinco 8I. Summa , & ima 82, Terrena fordent 101, Tutior adiun&a: 95: Tutior afpe@us .82» Tutiffima quies 62, Vbi femel femper 70, Vetuftate reli&@a 56, Vin&a vincam 71. Vita longior 93. Vna falus 98. Volatu’ nemini, : 5.3. Arancio lib.9.Cap. 4. i Autunno infeno; e Primauera accoglie 29, Bruma exuta viîx frondefcit 26. Deciduis fubnafcuntur ali) 28. Dele&at, fapit, nutrit 27. Exprefla probatur 31. Per lui pur viuo 30. Preffa dabunt fuccum 32. Aratro lib. 24. Cap. I, Decrefcendo fplendelcit. x. Diminutus fplendidior 1, Euertendo foecundat 5. Hinc fruges, & opes: 3, Iuuat dum lacerat 5. Longo fplendefcit in vfu 2. Tenuatur ab yfu 4 sArchibugio lib.22. cap. 2, Alterutro 2. Cedit , cum cedit 6. Da piccielo fpiraglio il foco apprehde 4. Dat fiamma vires 5. Nulla poffo leuarne 3. Si tangar I. Archipendolo lib. 2t.C, 1. Aqua dignofcit 1. Omnia aquar 2- Arco lib. 22.cap. I, Intentus intendo 16. Mi repofo no es flaquezza 8, Ne relentefcat 7. Nifu maiore ferit 11, Piegato fi lega 14. Piegato fi fcioglie 15. Preflus intenditur 9. 10, Reflexu validior 9. Sol collegato puote 17. Strin- E MOT T.I. Stringendo mi fcioglio 13. s» Tempore lentefcit 12. Vt validius 9. Arcolaio lib. 15. cap.2. Acquirit eundo 9. Alterius inopia ditetcie 13. Deperdit eundo 10. »» Explicando implicatur 14. Immobiliter errat i1. Implicata diftinguit 13. Io el piè,yvos la cima 15. «Argento lib. 13.Cap. 3. Purum candefcit 8. + Quiefcendo nigrefcit: y. Ariete militare lib. 23. cap:$. Ferocior inde 18. ji i Labor omnia vinéit 19. Armellino lib. 5.cap.4 Albus eft, & male olet 27. In puto tantum 28. Potius mori, quam fedari 24 Armi tib.22. CApi4. Conduntur, non contunduntur a r'‘‘- In omnes cafus 20. Inuenient manus 26. Nec conduntur,nee retunduntur'a3 ss Ornat, & onerat 24. Ponderibus extollor 26. Prafidium , &decus 23. Tegit, &ornat 23. Vel in pace decora 25. Arpa lib. 23.cap. 1. Maiora minoribus confonant 1. Minora maioribus 1. «Artiglieria lib. 22. cap. 5. Ad nihilum valet vltra 31. Ardet vt feriat 30. Cum fonitu feriet 34. Dat ignis fonitum 29. Exitus in dubium 37. Impellor flammis 27. Imperterrita terret 32. In molli fragitur 28. Loco, & tempore 39- so Nel contralto minor manco diftrugge 28. >» Nil fine glande poteft 35. Nondum intonuit 49. Non folum armis: 36. »» Obftantia fternit 41. Oppilabit os 38. Reuomit quos accipit 29. Sonitus ab igne 29. Supereft curtùs 41. Viribus non fuis 33. Asbefto lib. 12. CaAp.3. Ardet aternum 7. Nec abfumitur 8. Vnicè, & femper 7. Afello Vib. 6. cap. 7. Non nifi contufus 23. Afino lib. 5. cap. 5- Miferrimi labòris vicarius 30. plagis, & oneri 29. Semper ad onus 29. Afpalato lib, 10. cap.2. Virtus hinc maior 2. Afpido lib.7.c4p. 2. Ab auditione mala 4 i Altro fchermò non trovo che mi fcampi 4. Mentem ne Jederet auris 4. Morder in filentio 6. s» Ne cantu moucat 5. Ne corrumpat 4. Ne ledat cantus 4- Sine dolore necat ‘7. Aftore lib. 4. cap. 8: Et non parta fequor 125. Aftrolabio lib. 21. cap.2, Inter fidera verfor 4- Stellarum motus obferuat 3. Atlante lib. 3.cap. 3. Portantem omnia porto 12 Auoltoio lib. 4. cap.9. 3» Ad tabida feror 130. Concipit fpititu 128. Genitus abfque mare 129. Que alzato per mè n6 fora mai 136 Proprio nutrit'eruore 127. Sine venere 128. Virgo concipiet -128. Auorio Jib.5.C.22 Afperitate polit 272. Eadem & intus 273 «Aurora lib. I. Cap. 4 Dum pario , pereo 35. E meco porto il fole 32. so Illuminat, & eliminat 36. Prauia folis 34.» - S'afcende , à noi s’afconde 33... Sgombra da noi dé tenebre, e gli orrori 31. B. B lib. to.cap.3. s» Eadem non eadem 3. Proxima prima 2. Baco lib. 8. cap.2. Aliunde nihil 69. ©’ 3» Candidatus exibit 81. Conftruxi deftrutt 76. Cupit athera 74. E carceribus alas 77. » E cellula celicola 78. Et feci & tregi 76. so Idem & alter 72. Illaqueatur ore 68. Immutabimur 71. »» Mutabor in alitem 65. Mutatus exit 73. 33 Nec vita ere alimenta prioris 79 Operitur dum operatur 80. , Operofus non pafcitur 66: | Refurgam & viuam 7 Refurgit clarior 75» Seruande foboli 75% Sol di ciò viuo 67- Viuo ego iam non.ego 72... Vt purius hine cuolem 64» e Balena INDICE DE :CORPI, Berfaglio. Limiti nenti Balena lib. bi: cap. s. Dum irruit ruit 25» Fruftra decipitur 26, Mole ruit fua 24... Quos perdere vila tuetur 26... Balefiva Lib122,capid Caricarla ; è fpezzarla q2n Con alta vnica mirag4eo: Contenta vehementius:43s.. Balfimo lib. 9.ca psi Vulnere vulnera feno 830: Vulnus opem?3 3 Banderuola lib 25: cap: Le tu ‘Aduerfa manifeftat 2), Circuit femper idem. cb Ni fpiret immota;4® 3 Quaqua verfum 15c dil Regnantem:indicats ita ta) Barbo-dib.6,Cap: 9. Non illaudata fene&us 27:0 Barbagianni lib.4. capi fogigi In tenebris cuolat 1398: su Speciofior fole 137.01 “n i Barca lib: 201€8ps2» s» Ad ogni vento 23. : 3» Altum ali) tencant@aI. 3 Aura ducente, non snc 20, N Effugit immodicas JI: Extrahet imber 13. 3» Incremento defidit. indi i Micando,& filendo 9: 33 Nimio grauamine meigat 38 3 Ni trahor diftrahor:ig.i.. v Otia corrumpent 15. 3» Otiando, fatifcet-14:. Proximitate fecuritas: 19401 Sufficit ifte 16. Traducit euntes 12, i Vbique fecurus 22. Barile lib. 17. CRpole.! Agitata clarefcunt 1.1 (>) sor 3» Dum vexat illuftrat 2 Nitefcit intro 3. Bafilicò lib. 10. cap. PA Quo mollius , co fuauius 3+> Bafilijco lib. 7.Cap:3e | Dolor ipfius in caput ejus = E dagliocchi , e dalcanto ba 3» Halitu mortem 11, Prauidens cedit, previ cadi 3% sa ; Proflernit intuitu 14. Purche gli occhi non; miri È i Semper inui@us 16. .iv siii Suis perit viribus.12. i110, Tu nomine tantum 10... BaSkon paît orale SERE el Corrigit, & dirigit ge o. Errantes detipet 6. Batello \ib20. cap. 3: Quo me cunque trahent 25. Trahentem {equor 24. Benico lb 4,cap,Ite., Partorum passieona» 1391 » ATTRITO a GIISIRI/A LÌ , Nec citra nec vitra:48. - ” Non omnes coda s9 Paucis licet MIRI Ii sì ont Propinquiori 45. Tutte ad vn fine,ed vna fol al. degno La e Bilancia” lib. 2.5» cap.3: Fqua fi immota $a;r>. Confiftam in aquo:9. Iun&Qa grauiora 45» Leuatur altera;7- .. Nec citra , nec vitra 17. i Non «quo examine lancés 3%: ©mnibus equè LI. Omnibus. idem. LI. | Pende onde prende 6... so Pendit alia, non.fè 145° q Piega onde jpiù riceue dai Pondere erigor - I6. Quid valeant vires 10,c sr: Redde cuique fuum 14. Rerum pondera. liberat. 1 13: O Sufpenfa Librat: 8, .1. Bifonte lib. $. cap. rà Dum lingit frangit i3tx nou DV Lilia mbe i In linguavgiua labor, &rdelongizo 37 Biftarda lib.4 +Cap.t8a Vt mori folent ignaui 134 Bomba lib,22.Cap:8 cu fi loco, e tempo 59. .. : pe su Et fi millies fubmergatus $ I»... a x Non fe capit intyus 52» Per tela per ignes Ste Vim vi 52- Bofco lib. 9. cap. 37 Exulat aftus 269.. 3» Mutantur in annos 274 Nec longum tempus ora Profperabuntur 273-s Seruantur fignat& 271. Vincula latent 270. Boffolo da Segatori lib. 17. »CApiù Regtum' fignat 4. Borfa lib, 15. Cap. 3» Heu ex me prodijt 18. \aoag> E No tengo florines 17. Retinet ad vium 16- Bracciale lib. 18, CAp-S» “pr Incifus impello +33» etti Inflatos impetit 33. stcritini Briglia lib.25. Cap. %: dui Cohibet 8, s Dirigit, fi dirigatur 7, Dirigit vt dirigitur 6. 3» Domabit effrenes 8. Regit, & corrigit 9- Bruco Lib. 8,C2p.3» Donec conficiat 82. Vit extollar 83. Bucefalo lib. s.cap. 7. Et alios reijcit 33. Nec alius 33» pa 9a Boragine Lib..10. cappe a b'iadmog? Fert gaudia cordi 4. 1. vu sof LS < E MOTTI Bue lib.y. cap. A pas, è pas 35° Arte & viribus 45+ Arte multiplici 45» 5» Frangit opus 43. Fufte iugoque 40. LE 9» Impinguant, vt_mattent 44 Induet in cherubim 39. In vtrumque paratus 3 3. Lento gradu 34 L’efca gichiamo à lufingarmi il gufto 43: Meliora quaro 36. Nafcitur.ad'laborem 38. Perche più pronto a la fatica io torni qI: Preflius figit pedem ‘34. Quilibet apta fibi 37. Sapiens non fe mutat, fed aptat 48: Serius vt grauius 46. Suftine 47. t Tarde , fed tuto 35. Cc Caduceo lib. 3.cap.4; Vis vna frenandi 13. Calabrone lib.8. cap.4: Confenfus in idem 84. Magno cum murmute 85. | Calamita lib. 12, cap.i4o Agitant aduerfa quietum 35. Arcanis nodis 15» Afpicit vnam 9. Droit 12. Errantem dirigit haerens 36, Et ligat, &foluit 28. Et pondera@trahit 21. ; Facilis remouetur ab alto 35. Heeret ne longiuserret 37. Immobilis ad immobile lumen 18, Immobil moue 14. Inocciduam 13. Inoccidua fequor 12. 3» In te vna quiefcam 11. Labor omnis in vmbra 34. Moucet vnus vtrumque 31. 3 Nec aduerfa retorquent 36. Nec multitudine ; nec pondere 16. Ni rapiare cadis 29. Non mai altra 10. Non trahitur, quia ditrahitur 30. Nunca utra 10. Operofa quies 23. Pretiofa relinquit 34. Quiefcit in vna 11. Sua vincula vincit 3% Sufficienti »at difpari vi 17, Te duce 20. Trahit arduus ima 33. Trahit, & retrahit 19. » Tu mihi fola quies 11. Vna trabit 22, VRECRDE ad idem 13. Calandra lib.4. Cap. 13» Ex afpe@tu vita 135. x Pas Ex morte vita .1 35) Non opus eft 137. don Sanat , vicemque fubit:t36. Calcina lib. 16.cap.t. 3» Accenditur dum extinguitur 3: Ardet in vndis 1, Calefa&a refoluittr 2, 2» Humore diffoluar 2. Perficitur igne 1. Caldaia lib. 15.cap. 4 3) Feruefcendo minuitur 30. Igne & motu 19, Callionimo lib. 6. cap. 10, Ad fidera vultus 28. Camaleonte lib. 8.cap.$, Ab alio quod alijs 89, Cibo vitale m'è laura 86, Daria è la vita mia 86.» Ex acre vitam 86. Matto , non manduco 99. Mortifero mortem. 89. Nec efui, nec vltioni 91. Nec fpe , nec metu 91- ? i Nel fuo bellume fi trasforma , e viue 37. Plaga illius non eft fanitas 88. Softien da gli altri il mal, ch'ei fece è gli altri 89. Sufficit aura 86. Camelo lib. 5. cap. 9. Au&o pondere-furgam 61.» Col piegar fpeffo fien callofe, e forti 6a, Dextero femper anterior 56. Donee accipiat 59. .. Flexus ad pondus 6o. Labore fortior 51. Lubens ad onus 52. Nec iciunio , nec via 54 No mas que puede 50. i ) Non (unt hac humeris pondera digna meis 6I. No puedo mas 49. Nunquam fazis 57. Semper fatis 58. Suftinet , & abftinet 55. Turbida placet $3. Ve feram 6r Camozza lib. 5. cap. 10, Altiffima tute 64. Effugia perdunt 63. Nec inacceffus apex 62. Campana lib, 14. cAp.3. Ad ogni picciol moto 15, Cominus, & eminus 7. Commixtione clarior 10, Dat vndique fonum 11, Dat pulfata fonum 9. Dum nihil hereat 13, Errantes reuocat 14. Et percufla valet 8. Et propè, & ‘procul 7. Ex pulfu nofcitur 1%» r Mage fonora non harens 13. Campanello fiore lib.j1.C. 4 E! mio fol es la nochs 38, Campo é INDICE DE :CORPI, Campo lib. 2. cap. 27. E per elettione, € perdeftino 68. ss Denfior florebit arifta 342. i Errando pradatur 103. » Ditor, vt ditem 343. o Errat, vt inueniat 103. E nubibus, & e montibus 340. Et blandior, & noceo 107. Excoquitur vitium 338. FÀ Et olfa&tu indagat 96. Exfudat inutilis humor 338. Et tamen redit 83. Leta diris 341. Ex nece triumphus 112. © Non femper inutilis .337- :° 39 Ex ore falutem 69. Non tali auxilio 339. Expetit id quod abeft: 98. Per fecondarmi 345. Feris tantum infeftus 74. Poft mefflemincendium 344. Fruftra agitur vox irrita ventis 78, Cancello lib. 6. cap. 15. Fugitiua fequor 98. s» Alienis adharret 31. Greffum comitatur herilem 100. 3» Alienis innitor 31. Hinc falus 97. Simul emigrabimus omnes 30. s» Ignotos allatrat 111. Vacuam reperit 29. Immitis in hoftes 74. Candela lib. 15. cap. 1. Incorrupta fide 113. Accenfa micabit 26. Latratu, & morfù 89. Alijs lucens vror 28. Lingendo fanat 105. Altior quo fplendidior 37: Maiora expe&o 71. Confummata farò prima che fpenta 39. Mens tamen in fyluis 91. Contraria profunt 34 Morde glieltrani,&à gli amici arride 74. Deus dabit 25. Mutabor in alium 85. Doppio ardor mi confuma 23. Nec cefus cedam 73- Et latet, & lucet 45. Nec morte relinquam 73. Ex aliena luce lucem quarit 21. Negata medela 80. Extinguar vtluceam 30. Ne pereas pereas 106. so Extinguetur afflatu 32. Ni lafiar , ni curar 80. Ex vi renafcor 41. Ni lingat languet 81. Hafta è la muerte 29. Nondormit qui cuftodit 67. Inopem me copia facit 27. Non plufquam oportet 86. Lucem ex alto 22. Ocior, vt ocyor 88. Luce perit fua 42. Per aquam in refrigerium 109» Luminis expers 24: Prohibet, & indicat 84. Meo lumine perij 31. Quiete corrufca 114. Nihil ante te 24. Quierum nemo impune laceffiet 76. Non extinguetur 43. Ripa vIterioris amore 108, Officio mihi officio 31. Securus incedo 92. Per folleuar altrui fruggo me ftefla 38. so Sferzato impara 104. Rediuiuit ab hofte 41. Sibi medetur 79. Sin perdida de fu luz 38. Spretis minimis 72 Splendidior quo altior 36. Tutus incedit 92. s) Sub tegmine tuta 46. Vel nutu fides,& amor 82. ss Tegmine clarior 47. Vi&oriam , non pradam 95. Tuta patet 44. Vt validius 88. Vires inclinata refumo 33» Cane pefce lib.6. cap. IT. Vtlatius illuftret 40. Abfque mare fecunda 32. Vt luceat omnibus 35. Cane diferro lib. 25. Cap.3. Cane lib.5. cAp.11. Hec vna falus 10. Ad nutum obfequens 953. Canfora lib.12. cap.5- Aliys preeftat 66. Nec extinguitur 37. Alteri partam 66. Canna lib. 9. cap.6. Ardet , nec audet 87. . Abluimur, non obruimur 38. Blanditur amicis 74. Cedit, ne cadat 35. Clamore premor 101. Firma licet infirma 36. Curlu pradam 99. Fle&imur, non frangimur 37. Del proprio siguefuo macchiato,e molle 75 —Fle&tor, non frangor 37- Defpicit alta 77. »» Intus inanis 34- Domino mandante 102. »» Leni peruoluitur aura 37. Donec abdita pandat 119. »» Non quatiar vltra 36. Donec capiam 90, Cannocchiale lib.21.cap.4 Ducit tutè 94 Auget , & minuit 31. Eadem fiamma cremabit 65» Cali commercijs aptat 28. Ego detexi 70, 3» Compofiti ad fepofita 25. y » . E METTI, Decolorauit ine fol 19, ‘ Corrufcant aceenfi 81. Eminus magis 32. Corrufcant, & ardent 80. Et remotiflima prope 23. Dete&a micabunt 93. Extendit ad opus 26. —_ Et re@usardet 88. I »» Inuifibile luftrat 29. Extinguimur fi diftinguimur 89, Lumine deteruntur & vmbra 20. »» Ignefcet attaftu 92. ,» Ne più bei lumi ancor fcopro le macchie 3o, —Noneftingue il mio foco, mà l’accrefce 86. Non ideo maculor 18. Non extinguetur 94: Noua fidera cerno #1. Non però eftinto 94. Oculorum vno 22. »» Reuiuifcet attatu 92. ‘ Procul, & procul 27. Si tangit tingit 90. Propiora procul 24. Succenduntur ab yno 87. Tu nitorem, tu nigrorem 20. Viget virtus 94. Capel venere lib. 10. cap,5» Vret aduftus 85. Immerfabilis 5. , Vi vehementius ardeat 82, Capo lib.3.cap. 26. Cardello \ib:4. cap. 15. Animi interna recludit 78. . Cantu aemulabituromnes 147. Mens vnica 78. Cantu irretit 145: Raro fallit 77. Capta captat 146. ‘ Cappari lib. 10. cap. 6, E daltro non mi cale 140. Dura placent 7. Et cumaculeis placet 143. In arido viret 6. Hxc mihi fola placet 140. Cappello.lib. 15. cap. 6. His ego fuftentor 141. ©E feruitute libertas 48. Non terrer acumen 142. Capra lib.5. cap: 1%» Scientiam habet vocis 144: At mihi dulce 116. Cardo lib. 10. cap. 7. E qual la prende ,-e:qual f'è preffo arrelta —Expolit, & leuigat 9- 117. Nemo me impunè lacefiit 10. Etiam lambendo officit 119. Non nifi aculeos ro. Et illaqueata foporem 120. Purgatur omne peflimunì 8. Et imagine pollet 121. Carifto lib, 4. cap.16. >» Incremento deterior 123. | Prodit illafus 148. Procedamus in pace 118. Carpione lib.6.rcap-13. » Sterilefcit obefa 122. Pretiofa pafcitu: efca 33. Capricorno lib. 5.Cap.13» Carro lib. 24. cap. 2. Infuetum per iter 124. Claudicat altera 12. Rotatus exultat 125. Concordi labore 9. 7 Caprimulgo lib. 4. Cap.14. Confulentium difcordia , imperij labes 14. Cum la&e adimit lucem 139. Defertis femina terris 6. Elicit fanguinem 138. 4 Et vehit,& vehitur 7. Capriolo lib. s. cap. 14. » Hinc abeft Apollo 11. Inuius non deuio 128. Incedit feliciter 8. Vices rependit 126. Quaqua verlum 10. Vnico faltu liber 127- Refoluer,& efequir 13. Caraffa lib.15. cap.7. Cartada afciugare lib,19.C-3.- Donec atteratur 50. AttraQu inficitur 4. Non nifi fra&a 49. Carta da nauigare lib. 20.C.4- »» Parit, nec concipit aftum 53» Ignotas docet vfque vias 29. «Quo extinguitur ardet 51. lugiter pra oculis 28. Tranfmittit illibarareceptum 53. Littora fignat 29. Vnione micantior 54. Per ignota , per imuia 26. Carbonchio ls. 12. cap. 6. Per inuia monftrat iter 26. Amat obfcurum 40, Per vada, per firtes 26. Cuntîis {plendîttior 38. Tutum pramonftrat iter 27 Dum afpicis notefco 44 Vt certum petatur 27. Emicat vnus 39. Cafa lib. 16.cap. 2 3» In tenebris clarius 43. »» Abftradtis corruet 11. Sua fe luce gi. Diruta corruo 10. Tenebra procul 42. Efficiendo defeci 7. Carbone lib. 2. cap. 51 Et leniora vetant 8. Accefo pria brugiò fe tinge eftinta 91. Inopia infeftum 6. Afflante micamus 83. s» Intratur vbique 4 |. Alijs iun&us 84. Mole ruit fua 8, Ceeteri ab hoc 87. Mutat motibus vmbras 9. Opesy 9 PES > > b) » > » ce INDICE DE CORPI; Opes , non animum 4 Pulchriora latent 9. Surget in melius 7. Surget opus 6. Tarde, vt fublimius 5. Cafetta lib. 25. cap: 4 Donec accipiat 12. Et à chieder ritorno 12. Quel che fi porge accetto 13. Rite conflata valemus .11. Caftagna lib. 9..Cap.7- Extra fpine tantum 39. Sub cortice mitis 40. Caftello lib. 16. cap.3. Auxilium e celo 14. Perimit , & tuetur 13. Prafidium , 8 decus 12. Caftoro lib.s.cap.15. Capiant, ne capiar 130. Clementer feuio 130. Donec decidat 133. Modo vita fuperfit 129. Pereat, ne peream.131. Perfeuerando 132. Quam cspi nondeferam 13% Sauio, ne f@uiant 130: . Securus abibo 130. Vt vitam redimat 129. Catena lib.17..Cap.3. Ne&untur viciffim 5. CanallaJib:5- cap..16. Addit animum 152. Addito ad virtutem idolo 173. Alijs inferuiendo confumor 139. Amore ,& timore 159.; Anteriori 166. Auftro fpirante concipiam 146- Aut praceps ruet 158. Dant animos plage 135. Docet componere greffus 169. Donec ad metam. 138. i Etiam poft funera virtus 147. Exilio, non tranfilio 134. Ferox non tranfgreditur 145- Hinc ferocior 143. Impellor curfu 157. Infrenabit Apollo 171. Infrenis inutilis 168. In quodcunque belli munus 164. Intemerata pariet 151. Morfu preeftantior 143. Non commixta pariet 15 I. Non fufficit orbis 144. Nulla meta laboris 161. Oculata cgcitas 140. Omnia nutu 150. Otio vigorem excitat 167. Pacem interdicit origo 170. Pedtore grauiora 153» Pedetentim 155. Per aperta vagabor 149: Perche più pronto a lafatica io torni 167. Pregio , non fregio 162. Pugna affumit amorem 142, »» Qua dirigit gradiar 160. Semper ardentius 156. Sibimet difplicet. 148. Soli Cefari 170. Specie religionis 172. Spirante.fgcunda 15 1: Tutior in fremis 163. Validum non eximit atas:154. Velocitare palmam 137: Vires, animumque miniftrat 142. Vmbris adimit vmbras 141. Vnus accipit 165- Vt citius 136. Cauolo lib. 10. cap. 8. Frigore perficitur 12. Me ipfum pando 13. Vbique vigeo.I1. Vel inter herbas magna 14. Cedro lib. 9. cap. 8. Aderunt non fperata 49. A putredine tuta 42. Dele&ant, & iuuant 4I. E pefo grauc è il frutto 46. Mentre che fpunta l'vn, l’altro matura 45- Nel fiore il frutto 44. Noua ; & vetera feruaui tibi 43. : Nunquam fpoliata47. Suo fciffa pondere 48. Cefalo dib.6: cap. 14. Ad lucem veniunt 34- so Capturam cuadet: 35» Cenere lib.2.:c4p. 7. Coperto il ferba 99. Cersunia lib. 12. Cap. 7. Fulmine creuit 45. Cerchio lib.17. Cap. 4. Circumflexus informor 7. Difiun&i preftant officium 8. In ordine ftringet 6. Ligamento robur 7. Retortus ad fe ipfum 9. Cerro lib. 9. cap. 9. Robur in armis 50. Ceruo lib. 5. cAp.17» Abditur impinguatus 192. Abit à conceptu 188. A facie tonitrui 184. Auia petit 181. Benche armato di cornae paue, e fugge 3.04. Col foffio le difcaccia 177. Con el foflo l’ahuyenta 177 Dant animos vices 182. Dant animum duces 189. Donec ad fortia robur 199. E più duolfi 180. Et inde longeuus 197. Euocat, & enecat 178. Ex gelido antidotum 190, Experiar 190. Ex puluere mortem 196. Extrahit latitantes 178. Haret vbique 180. Hinc vulnus, falus,& vmbra 195. lam timor omnis abeft 202. » II 5 Il fuo vigor riprende 175. In captiuitate fecurus 200. Inftruit exemplo 188. I pra fequar 189. » Mergit in amne fitim zor. Mergor ob aftum 191. Nec veftigia remanent 187. Nemine perfequente 198: Non inultus euado 176. Nulla fraus tuta latebris 179. Obfterricante celo 184. Olfa@u appellunt 191. Partum praeparat 186. so Peremptis fontem anhelat 203. Per mutua mxi 182. 3» Pranato fequentur 199. Proie&is agilior. 194. Salubrius condo 193. Sans enpefchement 1189. : a Te duce fert animus 189... Te fola medelam 189. Vbi reclinet non habet 183. Vertit in bonum 205. i Vna falus 174 Vfque ad finem fortiter 185. Cetera lib.23. cap. 3» Ex pulfu melos 4. .. > 3» Difiona fi difcrepet vna 5. Hac mihi tuba 2. Nunquam diffona 13: Ogni dolcezza è tolta. 6... Chiaue lib.17. C2p.$- Claudit, & aperit 10. Chimera \ib. 3. cap.5. 3» Micat dum dimicat 14. Suomet igne perit 14... Chiocciola lib. 8. cap. 6. « Cantus non gemitus 96. Contra&ione tutior 99. Fert omnia fecum 93% »» Linquit vbique;luem 92. Non nifî pertentet iter 100. Omnia mea mecum 193. Otio torpet.imerti 98. 1... Proprio alitur fucco 94. Succo meo 9ges 105d.Li Tecum habita 1oI.:: > Vrget filentia meror.97. Chiodo lib.17. cap. 6a Arte artem 12 sadinun Ferit & defendit 11 3» Infixus referat 16. 3» Inlubrico fiftunt 16. Tumida placat 113. » Vallant, &arcent 15. 3» Vallant, & vulnerant 15» »» Veftigia firmant 16. Vt facilius 14. Cicala lib.8. cap.7: 3» A pestore voces 108. Calefcimus illo 105. Dant lumina voces 105. © »» Mihi cithara petus 108. Non filet dum ardet 104. E MO TIM MI 9) Prauidere nefeit 106. Quafi cithara venter 108. vi Quefta dirumpar 102. I - Silet dum non ardet 103. i Sole fub ardenti 107. aci Cicogna Jib.4.c4p.17 Audentius obftat 156. Conficere clt animus 153. Donec conficiam 15 Dulci pro munere vita 158» Et domino partem 159. Extinguere quarens 160, Hic tutior 149, Inuifa nocenti 152, Par pari referunt 157. Seruat & profligat 150. Tuto conterit 154. Tutum reddit 155. Ciclo lib. 1. cap.s, Cito lucefcit hefperus 21, Citra vmbram 17. Dopo il feren le nubi 23. Dum fpe&at ditat 9. Impuris exofum 24. Indefeflus agendo 20. In motu immotus 12. Inomnem terram, 8. Lumen ab vno 115. Mensagitatmolem 5. |. Merfo hac folatia fole 16. Nec mora, nec quies. vlla 6. Ne per mille rivolte ancor fon moflo 3. Nihil extra 2, rl Non cernuntur, & ad(unt, 14. Non femper clarum 19. Non femper imbres: 18, Pulchriora latent 13. .. Quis dormire faciet? 10, Serenum erit.,22, ;,; Vertetur in diem 11. Vertetur interca. 7. Vnus omnes 1, Vrcungue ferenum 4. Cignale lib.5. cap. 18, Cade fibi viam 207. Comprimens equat 2II. Contra audentior208. Depafcitur, & exterminat 209, Mori potius, quam deferere 206, Non alibi tutius 210. Cigno lib.4. cap. 17. Abluor, non obruor 162. Aternitati 175. Antequam comedam 169. Candidus, & canorus 177» Candor illafus 164. Collo fupereminet 171. Diuina fibi canit ,&orbi16I, Dulcius yt canam 167. Flatu fauoni concineL179» Laceffitus 168, Letificat. accellù 174 »> Modulabor afflante 178. Nec appeto , nec formido 182, Nec >»; » so INDICE iDE?:CORPI, Nec defeffus , nec diffilùs 173. Nil fulgura terrent 165. Non, come foglio, il folgorar pauento Non vi fed concordia 181. Nunquam mergiturt71. Pede vtroque y fed varie 172. Poft cantica funus 176. Qui eft mundus totus 170. Subter nigerrima cutis 180. Vnius coloris 163. Vt purior fiam 166. Cilindro Vib.a 1. cap.5. Arcano fecernimur 33. Informia format, & aptat 34. Cinocefalo lib. 5. cap. 19. Altra vifta non fia sche mi conforti 213. Donec redeat 214. Lucefcente excitabor 217. Lumine orbatur 315. Pendet ab illa 213. Perdo con tela luce , ela racquifto 213. Per fin che Cinthia fpunti 214. Vt deficis deficio 216. Cipolla lib. 10 cap. 9. Cit lachrymas 16. Non tegmina defunt 17. Numen , & obfonium 15. Te crefcente decrefco ‘18. A lib.9. cap. 10. Irreparabili damno 54. Nec damna reparat vfquam 54. Non reuirefcet 53. Pulchra coma , mhil aliud 52. Recifus pereo 55. £ Semper honos, nomenque tuum 51. Circolo lib.21.cap. 6. R Contrario perficitut 35. Illuc omnes 35. Cifterna lib. 16. cap. 4 Expe&o fupernas 15% Città lib. 16. cap: 5» Menia furgent 17. Tenent Danai , qua deficit ignis 16. Ciuetta lib. 4 cap.19. Allicit, & decipit 183. Dum ludit illudit 185. Illudentes illudit 184. Illudit, & detinet 183. In luce caligat 189. > In tenebris clarius 184. Lucem refugit 187. 188. Nil indiga lucis 190. Per amica filentia lun& 187. Clana lib.22. cap. 9. Suì vindex 53. Vi virus 54 Coccice lib. 4. cap. 20. Cuftodiendum fuppono 191. Cocodrillo lib. 6. cap. 15: Colligauit nemo 46. Cum tempore crefcit 38. Dormiens fit peruius hofti 42. Emergit interdiù 44. Fugax audaci 46. >» »” > 2 » 3) >» bb) Fugientibus inftat 460 Inftruit infidias lachrymis'39. In timidos audax 46.' Magnitudines cius non eft finis 39. Maxima de mimmis 40. Ni maior morior 41. Non mouebor%amplius 43. Plorat, & deuorat: 36. Se&antes fugitat: 46. Semper inui&us:45. Collaro dacane lib.5. cap.11. Per chi bene, e per chi male Sauciat, & defendit 115. 115. Colomba lib 4.cap.ar. Ad candida 197. Augens decoro. lumine 210. Compeditam foluit. 199. Dabit Deus his quoque finem 201. tr Dal tuo lume i miei fregi ro. Diuina nuntia pacis 193. Dolor s non color 194. Effra&o libera. vinclo 2073: Et fibi, & alijs 193: Gemitibus gaudet 195. In armis otia tra&at 2.11, Indile&tionis pignus 202. «In luce lucidior 205. > In odorem 269: Intus, & extra 193. Mollius vt cubentr196. Perte m'adorno ,efplendozro. Quam diligit 207 Quefcit in motu 204. Secura nidificat r98. | Sit fine labe fides 208. Vel vmbram caueo 206; Vni feruo fidem 200. Vt fanemur 212: Colonna lib.16.cap: 6. Abfque labore regit 31. Alterutra monftrat iter 33. Corruet , fitconcidam 30. Ducit, & arcet 36. Firma, nì fulmine tata 29. Frangitur, non-tle&itur 26. Frangor, non fle&tor 26: Fulcit , & ornat 32. Gemit fpiritu 23. His perficitur 27. Illuminata inumbrat 34. In tenebris lucet 37. Maieftati , & ponderi 25. Mole fua ftat 33. . No&e, dieque ducit 35. Non plus vltra 18. Omne pondus eretta 22. Plus vltra 19. Pondere firmior 28. Regitudine robur 22. Sub pondere re@a 31. Tantum voluitur vinbra 20. Vltra omnes sì. Coltello lib. 15. cap. 8. Acuimus, acuimur 56. Acuor “ ’ » E MOTTI. Acuor immotus 55, Alter alterius 56. Detrahit , & decorat 58. Efregia , e sfregia 57. Mas gano 59. Cometa lib.3. cap. 17. Elata nitefcit 189. Fulget, & interimit 185. In ortu fignat occafum 186. Paucis minatursomnibus fulget 187 Quocunque ierit 188. Compaffo lib.2r. cap.7. Circuit loco manens 36. Coar&atione dilator 39. Dilatus ad vfum 40. Donec ad idem 41. Dum premor , amplior 39. Labore , & conftantia 37. Non vagus vagor 38. Qua grefflum extuleramrepeto 42. Vno immoto 36. Conchiglia lib. 6. cap.16. Abfcondita inutilis 54. Clauditur irato,pacato panditur 65. Conceptus reddit inanes 50. Concipit emerfa 60. Dat pretium fuperis $7: De itefori del cielo il prezzo accrefce 57. Exuuijs fuus eft honos 62. Foecunda ex alto 59,‘ Gemma latet 61. Hac prole fuperbit 63. Inculpata tutela 51. Optima latent 65. Pretiofius latitat 53. Pretiofo teforo in fe nafconde 48. Pretium celeftibus addit 57. Pretium intus 64. Qua diues, nunc mifera 58. Rore puro fecunda 47. Solo gaudet cglo 56. Solo il mio fcampo, e non l'offefa intendo 51. Tantum aperit ignis 49. Tantum in ‘ieiuna 55. Vtile dulci 52. Corallo lib.12.cap.8. Athcre durefcit 48. Confpe&a rubelcunt 46, Detegit venena 52. Elata rubefcit 40. Euulfum pulchrius 49. Fuit herba fub vnda 47. Indurabitur 50. Nel’onde ondeggia;e frà le pietre è pictra 55 Nitent exempta 49. Obtruncor , fed gemmafco 54. Poft hac minime fleétor 50. Pretium extra flu&@us 49. Pulchrior , & fortior 51. Robur , & décus 53. Rubori robur 51. Taau durefcam so. Cordafune }ib.17. cap. 7. Contrarijs citius 17. Iuoguntur ad opus 20. , Vel frata vincio 19. Viuit ad extremum 18. Corda muficale lib.3.cap.3- Mcdijs etiam jocis 7. Modulantur extin&ta 10. Non nifi extenfa 9. > Plus torta , plus mufica 8. Surate, e ripercoffe han dolce ilfuono rt. .. »» Tenfa, pulfaeque recreant 11. Cornacchia lib.4. cap.21, 1001 Diu & concordes 213. Et iuuiffe nocet 215. Opus rapine 216. Pone perfonam 214. Quod fis effe velis 214. Corno lib.25.cap. 5. 4Etatem indicant 16. Decidunt , & redeunt 14. Decidunt & folida 15. Cornucopia lib.3. cap. é. Diligentibus legem tuam 16. Hinc omne bonum 15. Corona lib. 25. cap. 6, Fallax bonum 21. »» Honos, & onus 23. Manet vItima cglo 17. a» Per ferrum, & ignes 24. Per non dormire 19. Regni decora potentis 25. Sic omnis mundi gloria 18. Vi&ori debita 20. Vi&o faeculo 22. Correggiato lib. 24. cap.3. Elicit fru@us rs: » Premit; vt purget 16. Corno lib. 4. cap.23. Candidos ather alit 221. Infaufta lucra 217. Ingenio experiar 219. Labore , & induftria 219. 3» Mihi cadauera luxus 224. Nec dereli&is deficit efca 218. » Nigrefcendo volabunt 223. Raptori noxia preda fua 217. Reficit cum deficit 222. Subfidentes alleuant 220. Cote lib. 12. cap. 9. Acutum ; fplendentemque 59: Exors ipfa fecandi 58. Hebetat, & acuit 57. Splendor, & acies 59. Terit , &teritur 56. Cotogno lib.9. cap.11. Fragrantia durant 56. Inclufa potentius halant 57. Corurnice lib. 4. CAp. 24 Confeftim carpitur prima 227. Ingemit ad ortum 226. Nefcit 225. Criftallo lib.13. cap.10. » Alget, &vrit 66. Candor illafus 61. E dentro, e fuori 6o. nl INDICE DE.CORPI, ,» E tutto luce, e pur non è fenz'ombra 65» Sidefit, omnia nihil 37. Ex glacie cryftallus cuafi 63, Dedalo lib.3,cap7: Il nafcofto moîtra fuore 64. 3 Inter vtrumque fecurus 17. Rigore mitefcit 62, i 2, Medio tutiffimus 17., Trahit varios 67. Delfino lib. 6.cap. 17» Vel foeda nitefcant 68. diutus non mergitur 76. Criuello lib. 24. CAp:4 ; t comitatur euntes 79. A bono malum 19. : Feftina lente 69,-‘ 3» Agitatur vt purget 22. 9ISUIÒ Haud procul tempeftas 67. A poco à poco 20, t la Hinc ludus, $r efca 74... Donec impurum 47. In alto vita 8I, »» Meliora deorfum 2%; Inclufus hilariter pafcitur 78. »» Meliora dimittit 21, In motu quietem:66, ) Mihi melius 21, Intrudit non captus 77- >» Sordida pello 18. . Iterato introeunt 73. Croce lib. 14. cap. 4 Metuenda procella 67. Diuini pignus amoris 18. Seruit, non fauit 71. 3» E dedecore decus 21. 19T21A Subeft, fed obet 75; < En la muerte efta la vida: 23. # Tutius vt pofiit figi:70. » Fui ffrumento di morte} hor fondi vità 21. Vel cum pradaerumpens 68, Hinc falus.17, « Velox ad audiendum 72. In hoc figno 19. ini KI 3, Vifcera fellecarent 80. In virtute tua 16, di Diacodo lib..12.cap. 11: 3» Nece vitam az». » In cadauere non proficit 69, Pretium virtutis 20. î 154% Diamante lib, 12. Cap.1% Cruciuolo lib. 17. cap.8. hi Durat & lucet 77. 13 Secernendo conficit 21... Durum duro frango 75» Cuculo lib,4. cap.25% Fortiter, & fuayicer 78.0! Parit, at non fouet. 228. Haud conteritur 724 ivuxd Parit in alieno 229. 3» Id maius quod melius 82% Quis te difcernet? 228. Illo ablato clarior 81. Cuna lib. 15, CAp.9. In auro nitidior 73» sì Hinc labor, & virtus 60. In puritate pretium. 74-00 1. In motu quies 61. Inuicem exculti 76, Cuore lib.3. cap.27. Macula carens 71. Benecuolenza buoniffima guardi@ 81. Nec ferro , nec igne 70, Hic murus aheneus elto 80. Nec fe querit extra 80. 3» Non comburetur 79. Quo purius ,co praeclarius 74 Semper conftans. 70. D Semper idem 70. »° Vires vtrinque refoluit 79. Dado lib.18.cap.1. Vis altera leuat:79. Corrigo fi non cecidit 3, »» Vtrinque vires eneruo 79. la&ati verfantur 5, | Diafpro lib. 12. cap. 13. 33 Mox minima reddam 7, Dio afpro 85. Nunc mihi, nunc'alij 4. Sanguinem filtir 84. Quomodocunque aliquid 2. Vnus , fed tricolor 83. Quoquo vertas I. Difciplina lib.25-Cap.7» Semper aliquid 2. Cruore notabilis ipfo 27- Scmperia@atus, fempererecus I. Per amore , e pietà correggo i falli 26. Semper idem 1. Donnola lib, 5-cap-21. 3» Sub vno plurima latent 6. Amat vi@oria curam 229. Damma lib. 5.cap. 20. Callidior errat 22 3. In arduis efcam 219. Cautius pugnat 220, Pone folne la fuga ogni fuo fcampo 218. Concipit aure 225. Danaro lib.13.CAp.4. Ex amaris vi@oria 222. Ab vtroque 29. Perfequar intro 224. » Claufa inutilis 33. Praguftat, & pugnat 221. Comprimit, vt imprimat 31. Vt pugnet 230, Cuduntur probati 33. Drago lib.7. cap. 4 Imprimor, & valeo 30, Arduus infurgit 20. »» Mihi omnia parent 35. Colit viridaria 19, »» Nulla vis contra 36. »» Conferuat alijs 22, a» Omnia donat 34. Haud inficit alta 23. Micart E MOTTI. Micat ore 21. Infeltus infeftis 230. Non dormitabit 1y. Infidiofa flde 270. Non fat voluifle 18. In fuis viribus pretium 241. s» Non fuis incubat 22. Intermiffa retento 260. Draica lib.4.cap.26. Lafciai dimela miglior parte addietro 238. Educatis moritur 230. Lafciai dime la più vil parte addietro 239. Dugo lib. 4. cap.27. Lentè, ne ledat 232. Nec efui, nec voldptati 231. Manfuetis grandia cedunt 231. Dulipante lib. 11. cap. 5. Me vengo, y no mecanfo 253. Languefcit in vmbra zo. — Nafcetur 228. Languefco fole cadente 20. Nec iacet in fomno 256. Syn fus rajos mys defmayos 19. 3» Nec vltra confurget 267. q Neque vorax ; neque rapax 234. E «No bueluo fin vencir 235. Non redeo , nifi vi&or 235. Eccliffi del Sole lib.1.cap. 7. Nulla nofcunt adulteria 266. Adimit quo ingrata refulget 136. Oblatione precatur fanitatem 259. Damna lucis rependo mea 147. »» Occifus occidit 226. s» Demit nil mihi, fed orbi 145. Reparat vnda partum 263. Effugere nequit 139. Que fuftulit interimat 250. Innocua tamen 137. Quo me cunque feret 247. Innocua tegit 137. Regni clementia euftos 233. Laborat , non deficit 146. Semel , & vnum 262. Nificumdefeceritfpe&tatorem nò habet igo —Sequentur matores 254. Non magna pars tegitur 143. Sic ardua peto 2.37. ) < Nunquam totus deficit 141. Sic gratior 248. Premitur, non opprimitur 142. Sin pelear me vengo 253. Quo ipfa refulget 136. Suis viribus pollens 240. Sol refta in parte afcofo 144. Suppetit appullum 257. Spe&atur, cum deficit 140. Tantundem bellator 255. — Tegmine deficit 138. Tantus horror foedi 252. Eccliffi della Luna lib. 1.cap.9. Vi&orem vinco 226. Alterius vmbra 222. Vi parua non inuertitur 242. Cenfura patet 231. Vifcera tuta latent 249. Cicius clarefcit 232. Vnus tela omnia contra 271. Curfum haud fiftitin vmbra 228. : Vt purus adorem 236. En foli aduerfa cruentor 2.30. Elicrifo fiore lib.11. cap.6. E pur camina 227. Adhuc perennisa1. Hinc aliquando eluftabor 223. ì Elidro lib.8. cap. 8. Mox cadem 224. Dormientem inuadit_112, Non femper obftabit 223. Efus exedit, &exit 113. Non vmbra defle&it 227. : Munitur pugnaturus 111, Quo ingrata ditefcit 126. Vt confundat fortia 110, Sic rapto fratris lumine deficimus 225. Vt tutius vincat 109; Validior tamen 229. Ellera lib.9. cap.12. Edificio, vedi Cafa. Ample&endo profternit 59. Elefante lib.5.cap.22. Attritu flammefcunt 69. Acuor in prelium 243. Et arida tecum 64. Alla meglio che potio 253. Exterius viridis, cetera pallor habet 65. Alla meyor, que puedo 253. Exudat inutilis humor 71. Afcenfu nitens arduo 229. Improbitas fubigit retum 70. Cadit non flexus 258. Innoxia furfum 72. Cadit dum cadit 226. Nec recifarecedit 62. Citra cruorem 244.‘ Negle&a virefcit 73: Debiliores erigunt 269. Neque mors feparabit 61. Deferar edentulus 264. Nunquam diuellar 60. »» Difcutit mota cute 268. Portantem perimit 58. Dux oberranti 246. Si viuet viuam 66. Et profternunt excellas 267. Te ftante virebo 66. Ex ipfa, & per ipfam 227. Vinài pereunt, fed vincla perennant 64. Forza nontoglie,e giunge ira, € fu rore 245. Vix nata fuftineor 63. Godo Ja {ponda inon potendo l’onda 251. Vt erigar 67. Haud ladar 264. Vr re&a fuftinear 68. Hllapfo opem 265. I b 2 Elmo INDICE: DE: (CORPI, Elmo lib.23.cAp.10. Hinc fortes 56. | Poft munera bella 55. Enea lib. 3. cap. 8. ® Confilijsfenum, iuuenum robore ciuitas gu- bernatur 18. Erpice lib. 24. Cap. 5» 3» equat dum-lacerat 24. Euertit , & equat 24. Splendefcimus vfu 23. Efempio dafcrimere libi1 gs Le Nec vltra,nec citra 5: o Etindo pietra }ib.12.. CAp.14 . Indeficiens manat, &fanat 86. Etna lib.2. cap.29. Aftuat intus.368, Zftu , & gelu 361, >» Ardebit eternum 369: Di fuor fi legge comio dentro auuampo 364. 3» Dum erogat reparat 366. Etiam aduerfante natura 370. so Flagrat, nec abfumitur 365» In hyeme xftas 360. — Innoxius ardet 363. » In tenebris clarius 358, In tenebris lucet 357. Propria luce refulget 1362. Sibi alimenta mimiftrat 365. »» Sotto il manto di neue ha.ilicordi foco 356. Sua vifcera vorat 367. Tutto dentro di foco, efuordi ghiaccio 355 Virefcit, & albelcit 359. E Fagiano lib. 4. cap. 28. Fallit opinio 2:32. Falce Jib.24. co 6. Aquant 26. Amplexatum fecat ‘27. Ceedit, ne cadat:25.1!x235 Fiauentia metit 30. dun In mala ligna maligna 29. Tuuenefcere cogit LOR Omnibus equa:26: Poda, no corta 28; Reflorefcent 27. : Succidit ne cadat 25..; i. Falcone lib.4: cap. 29. Alta petit impaftus 2334 Benefici} memoridimittit:2 36, Fama nocet 237. Haud immemor dimittit 236. Neceflitatem non habens. 235. Non comedit.239. Recepto vifu libertatem arripit 24r iu Tenui nec dimittam 234 i Torno à quel ch’altri fugge 238, Voluifie fatis 240, Fama \ib. 3-cap.9 Auget, & minuit 21. Mobilitate viget 19. a Vires acquirit cundo 29; » ? Faretra lib.22. CAp.11. Herent fub corde fogitta 57. Somminiftra al ferir gli ftrali al arco 58. Faifalia lib.8: cap.9. Allicit, & incendit 114. Audadter prouocat 121, Breuis,& damnofa voiuptas 120. Così viuo piacer conduce a merte.r14.. E sò ben ch’io vò dietro à quel che m’arde IIS. i Fugienda peto 119, Gioir (pera 116: Inexplebili lumine perit 117. ? M°è più grato il morir,che il yiuer fenza 118, Patieris non potieris 123. Vt potiar patior 122. ù Farmaccio lib. 18. cap. 2. Aut nihil, aut minimum 8. Quandoque: fignatum 9. Fenice Tib.4. cap. 30. Ardore foecunda 252. Buftumque , partumque 249, Cupio diffolui 254. Da le ceneri mie: mi fueglio, evolo 247: Dal mifmo mi muerte ,. y mi vida 292. Deducet canentes 258. E rogo infieme ; e culla AD I Ex funere foenus 243: i Flammas alip. 259: Innouabitur 244. i Mi fa ben chi mi noce 242. Moriens:nou moriens 1242. Mox eadem 246, sie Multiplicabo dies 244. : Nemica fiamma amica vita adduce 242. Non exurît:voperdat 245. Nutrix ipfa fui:259. di Parturiente rogo 25650: Perit , nerpercati242! Perit vt viuat 242. ‘ Poft fata fuperftes 253. Quas excitaui patior 250: Renouant, non extinguuat. 243. Troua fotmetormenti il fuo gioire 255. Vrget in cinere Virtus2 59. 3 Vita mihi mors.eft 242,, 6 Viltro appetijt 250. Vnica femper auis 248. Vt in aternum viuat 248, Vtriufque auxilio 251. Vt folis comitentur auem 257: Ferro lib. 13.CApa3» Afperlum flammefcit 24: Candefcit, & vrit 20. Dant vulnera formam 25: Extinguit penitus. 10. Firmius ad Opus 9. Foco alfembiite se ceraà i colpi fembra s1 Format ignitum 26. Formatur ignitum 26. ]Igne iunguntur pari 11. Indelebiliter:27. _ In quafcunque formas 17. Lentefcit rigor 14. Melio- ” 3) Ap OM TIT AI Melioris confors natura 18. Mentre è caldo 23. Non vno i@u 22. Obdurefcit 9. Percuffum fcintillat 16, Perfufum frigefcit 10. Rigor lentelcit vtroque 15. Rubigo confumitur 12. Scintllat & ardet 19. Sic à rubigine tutus 13. Sua pondera nefcit 28. Fetonte lib, 3.cap.ro. A tant’opra non val chi non sà l’arte 24. . Indomiti deftrier fanciul non regge 25. Medio tutifimus ibis 23. Que fpargit recipit 22, Souente il troppo ardire è altrui dannofo 26. Fiaccola lib. 2. cap.3- Accepto lumine fplendet 58, Afflatu flammefcet 52.53. Agitata reuiuo 66. Agitata viuacior 51. Allifa vehementius 52. Dabit altera flammas 56. De tenebris lucem 62. Dum agitur augetur 51. . E quanto è più agitata , più fi ftrugge 54. Ex ardore fplendor 55. Ex motu lumen 67. Extin&a luce fuperftes 64. . Ex vtrifque fecuritas 57. Fouet incendia motu 67. Ta&tata magis 51. In apricum proferet 63. Longius ardentius 60, Non fub modio 61. Omnes ab vno 69. Pungit & ardet 59. Quauis admota 68. Quien me da vida, me mata 70. Qui me alit, me extinguit 70. Rinforza il proprio ardore 52. Viciflim traditur 65. Vnde auxilium 70. Vnde fpes erat ali 70. Fiamma lib. 2.cap. 2. Ambit , non lambit 43. Bella dalungi, ma mortal d’appreffo 39. Curfum dirigit 40. Deorfum nunquam 37. Difpari pugna maior 42 Haud mifcentur 50. Illuftrat non vrit 45. Imis harens ad fuprema 37. In nouiffimo fumus 48. Innoxia fplendet 44. Lambit, nonvrit 46. Lucet & ardet 36. Lucet non vrit 45. Ludentem'eludit 49. Non fine fumo 47. Pro efca fplendorem 38. Quies in fublimi 32. Scttionem refugit 41, Semper furfum 33. Splendet, & ardet 36. Summa petit 34-35. Vt quiefcar 32. Fibbia lib. 25. cap. 8. Diftantia iungit 28. Fico lib. 9.cap. 13. Dulcorem, non fpeciem79. Et duriffima findit 76. Flores mei fru@tus 74. Ingentia marmora findit 76. s» Irrigatione deterior 78. Propè eft aftas 75. Sene@ute foecundior 77. Fieno greco lib.10. cap. 10. Cito arefcet 21. Fruétum affert in patientia 20. Preffa validior 19. Filatoio mulinello lib.17. c.9. Torquet, & obuoluit 22. Vnit, atque torquet 23. Vnit , fed torquet 23. Fiore lib. 11. Cap. I. 4mulantur, non affequuntur 2, Decorant, & profunt 3. »» Exaltabit caput.9. Non alibi melius 7. Oppreffione viuacior 5. Statim languet 1. : Tuo languore languefcimus 6. 3» Venenata recondunt 8. Vtriufque auxilio 4. Fiume \ib. 2. cap. 22. b obice feuior 263. A chile renderà l’acque rimando 273. Acquirit eundo 259. AI mar ritorna ; e tornerà dal mare 273: Altior, non fegnior 261. Con belcambio trà lor d’vmore, e d'ombra 268. so Cum affluit effluit 292. », Cum defluunr, affluunt 381. »» Defluens affluit 288. Difiun&is viribus 280. Donec auferatur obex 296. Erumpens otia penfat 295. Euicit gurgite moles 262, Fluit, non effluit 271. Fugiens abit 279. Imbribus auétus 290. s» Incremento rapacior 284. so Incremento velocior 285. In deferta mutabit 287. Ingreditur, & egreditur 273. . Jnundatione ferax 297. Lutum colliget 277. Manat affiduo 263» so Maxima de minimis 267. Modo crefcam ftercora verrà 274. Mutum, fed altum 289. Nunquam retrorfum 260. Obliquus, non depius 269. Obruunt non dirimunt 291, »» Obftantia fternit 293. b 3 ” Obuia INDICE: DEMCORPI, s) Obuia queaque trahit 278. Opportunè defluerit 276. Opportune fecundat 298. Optima quaque rapit 283. Per omnia mutatur 270. Potentius erumpit 294 ,» Quanto più fi ritien, vie più s’ingroffa 282. 2) >» Strepit & effluit 293. > FL, 2) Reddituro reddo 273. Reuertitur, & reuertetur 273» Rumpit moras 265» Semper abundantius 259: jn9 9) Strepit cum deficit ynda 286, Tandem leniter 264. Tu abfconditè, ego palam 272. Tua cuerfio noftra difperfio 275. Vmbra rependitur humor 268. Vnde exijt reuertitur 272. -Vnita fortiora 1266, Vt iterum fluat 273. Focile , vedi Pietra focaia Folega lib.4.cap.31: Alibi nonquaro poriora. 263. Exultabit fi motum fuerit 260. Patriam nec linquo famefcens 262. Tempeftate pragaudet 261. Fonte lib.2. Cap:23» » Admota accenditàr.314.. Anguftijs eleuatur 316. Ardo in abfenza e infua prefenza agghiac- cio 300, ; i Crefce quanto n’efce 302. at. Defluens eleuor 301. Defcendens afcendit 301. Eleubr, yt eleuem 309. Etiam e flumine fiammam 315. Ex comimunibus no communia 308. Extulit, & fuftinet 319. Haùftu clarior 299. Iugiter emanans 3II. Natura , & arte 305- Nec au&u , net haultu 303. Nec tamen inficivat 307. Nil fibi 306, Omnibus affluenter 310. Omnibus idem 312. Perpetuo fonitu 323. Phaebo gaudet parnaffia rupes 317. Piena refundit 321. Quo magis, eo magis 301. Quo magis ima petit 301. Recipit, &refundit 322. Riprende quanto verfa 304. Sempre verfa, e nonfcema 320 fuum cuique 313. Vires alit 318, i Forfice lib. 17.cap.I0, Cima, non taglia 25. Detrahit, & decorat 26. Stringimus, dum ftringimur 24. Forma lib. 17. cap.11. Imprimit vtrinque 27. Indelebiliter 29. Prefla formatur 28. Solo vna cofa 30. tr Formento lib. 10, cap. 11. Aftu ; plagifque 22. 3» Crefcet in centuplum 36. 3» Cum fcenore reddet 37. Difperdit yt congreget 35. 3» Extolluntur inanes 26. Finiunt pariter, renovantque labores 24. Flauefcent 23. In retardar s'auuanza 30, Maturitate inclinantur 35» Mihi pondera luxus 29. > Multiplicata relurgent 36. Nec femel, nec fimul 33. Pendent onufta:25. n 3» Perficitur aftu 27. Plufquam \acceperit 24. Renouata fpes 34 Sole; foloque 32. Sortil qual fi trionfa 33. »» Spem renouat anni 34. Spes altera vita 28. Spirante purgor clatum 34, Surget yberior 30. Formica lib.8. cap.10. s» Ad inania nunquam:13 I. Condit in''annum. 124. »» Congregata difperdit. 130, Congregat , fed cui?.127. »» Excedunt pondera vires 130. Experiar, & feram 126. Haud germinat_amputatum 125: 3» Maius robore pondus 130. 3» Mas que puede 130. Ne madefa&a florefcant 125. Pietate parentant 128. 1 »» Quodcunque potelt 132. »» Superaddet aceruo 132. Terret hyems 129. Fornace dib.16. cap:7. Fortiori vtigne calefcant 38, In &s vertimur: 41. »» Maggiormente s’accende 39. Teéws magis 40. Fornello lib.16.Cap.8, Ab ecodem varia 42. Fortuna lib. 3.Cap.11. Audentes juuo 27. Il fuo fguardo fà l’huomlieto e felice ag» Raro conueniunt 28. Fraffino lib.9. cap. 14. Fuga prafidium quarunt 83. Nocentibus noxia 87. Stant procul'ab vmbra 80. Venenofa repellit 82, Virulento virus 81. Freno , vedi -Briglia Fringuello lib. 4.cap.3%» Cacitate perficitur 264. Frombola lib.22.cap.12, Circuma@&a validius 59. Quo remotior, eo velocior 60, Fucina lib.16.Cap.9. Extinguere fueta 45» i » Fo- so Fouent, non extinguunt 44, {uxta fuppofitum 43. » Potius augetur 46. Vtilior inde 44, Fulmine )ib.2, cap. 154 Alta duraque conterit 159. Et fragore ferit 158. Et obruet , &obftruet 153. Expiabit, aut obruet 152. Feriunt fummos 153. Humiliora minus 154. _ Iluminat, non ferit vbique 162. 3» Loftefa à pochi,&ilterrore à molti 164, Micat ardentius 155. s» Non porctabfcondi 163. a» Nulla vis contra 165. Ogni durrompe,& ogn'altezza inchina 160. Praemifit damna timori 156. Summa petit 153- Terret vnde fulget 161. Tonitru velocior iQus 156. Vfque in occidentem paret 157. Fumo lib. 2. cap. 6. Afcendendo deficit 96, Cit lachrymas 98. Dilator afcendens 95» »» Exardefcet »ignis 97- so Lux tandem erumpet 98. Fungo lib.10. Cap. 12, »» Cito vanefcit 40. Durefcit ad ortum 38. _ Egreditur, & conteritur 49» s» Infperatus enafcor 39. Notte vna 38, si 3» Non diu confiftam 40. Fuoco lib, 3. cap. I, Ad fua tandem 6. Amula fiderum vigilat 31. 3» ZEftuat magis II. Alentem deuorat' 9. s Claritate denigrat 27. Contraria iuuant 3.4 Crefcit aduerfis 3. Crefcit malis 6 Cuftode perennat 30» Dum agitur augetur 25. ‘» Alternatè pracedunt 310. Colorem nec atate commutat 313. Dormitantem excitat 322. Emiffo clangore quiefcit 318. Excubias agit 303. Indagat fublimia 311. +» fn fomno infomnis 307. Jpfe congregauit 320. Iter tutiflimum 304. Longius ab alto 316. Me ftante nil timendum 309. Ne improuifo 306. Ne quid nimis 324. Ne fomnus opprimat 323. Non dormît qui cuftodit 303. Non fine pondere 309. Nunquam decidet 305. Nunquam deferunt 312. Pondere tutior 321. Pro defefla vicem 317. Requics.hic certa 315. s Sene&ute nigrefcit 314. Silentio tuta 319. Studio , & vigilantia 307. Vel cum pondere 308. Vigilat, nec fatifcit 303. Volatus firmamentum 304 s» Vt alij dormiant. Vi tute 304. H. H. lib. 19.cap.s. Si ceteris addar 6. Hamo lib.20. cap. 6. Allicit , & elicit 39. Capientem capio 139. Et capio, &eapior 36. »» Exhibet, vt adimat 39. s, Latet vncus in efca 37. Non capio, nifi capior 3%. Hafta lib.22. cap.13. Calor explicat 65. Et ifta falutem 62. Leuior in medio 67... » Torqueat, vt dirigat,66., Vbique 64. Vnione robur 63. Vnita valent 63. Vulnus, opemque gerit 61. Hercole lib. 3.Cap.15- Arfo il mortale, alciel n'andrà l'eterno 42. Fortes creantur fortibus 35. Fortior {polijs 44. Magna negotia magnis adiutoribus indigent 43: i Nouit paucos fecura quies 40. Quo difficilius, eo praclarius 36. Superata tellus fidera donat 39. Tu ne cede malis 38. Virtute , & patientia 37. Vir quiefcat Athlas 41. Hiena lib.5.cap.25. Tam parce fepulto 282. i Non quauis parte noxia 281. Quafi thefaurum effodiens 283. Horiuolo da poluere lib.z1.cap.11. Hoc pereunte peris 114. Immenfum metior 117. Infunditur, non effunditur 116. 33 Intermittendo inutilis 115. »» Irrequietus inerrat 115. Horiuolo da rote lib.21.cap.10. 3» Ad ogn'ombra d’inciampo il corfo ‘arrefto 107. ZAquè impartitur 81. ZAquipondijs temperatio 113. s» A pondere motus:99. At per fe reduci nequit 104. s» Contrarijs gradior 90. »» Dal altrui cura il girar mio dipende 109. 3» Dant pondera legem 99. s» Da vn fol Motorea cento motiil moto 88. Diftinguens admonet 80. Donec in punto 92. Et leuiter iétus fonat 103. Excitat, &dirigit 101. Il valore è di dentro 95. In tempore fuo 102. Mobilitate viget 86. Multa priufquam loquaris tecum verfa 98. Nottes , atque dies 93. Nonerrarò s'io ftarò fempre errando 108 Non extrinfecus tantum 105. so Non fine pondere fonus 84. »» Oculis, &auribus 106. Ponderibus fonitum 85. Pungit , fed monet 96. Pur ch’altri intento al mio gouerno affifta I10, Quel che cela nel fen, fcopre nel volto gt. Quia re&us afpicior 190. Refpice pondus 99. s, Ritè, fi feepè reuifor 112, Secum multa prius 98. Sonat non requiefcens 87. Sonat opportunè 89. Sonus iuxta greflum 94. Sopitos fufcitat 101. Variando conftat 82. Vna mouentur varia 88. »» Ynto camira 111. Vt intus mouetur 83. Vtroque indice concors 97. Horikolo da fole lib.21. cap.9. Amulatur , fed vmbra 76. A lumine motus 78. Comes luminis vmbra 79. Concordi motu 60. Conftanter ab alto 74. Docet, & dele&at 71. »» Dum proficit, deficit 63. Et lumine, &vmbra 61. Ferrea virga eft, vmbratilis itus 63 Inuifo greflu 65. In vmbra defino 64. i a» Itque, 23 3) >» e 2) È Itque, reditque 62. Lumine fignat 69. Mi conformo a la lucè 79. Nil fine te 59. Non cedit vmbra foli 66. Non lumine tantum 70. Nos nihil 75. Nulla hora fine linea 67. Nullailraggio mi val, fe manca l'ombra 62, Occidente defino 77. Oculis, & menti 72. Parto col fol, mà torno al fuori ritorno 73 Si afpicis afpicior 60. Superni luminis"du@tu 68. Tendimus yna ‘158, Tuo lumine 61, Vndique fidus 64. I Ibide lib. 4. cap. 42. Soli patria 326. Venenofos propulfat 325. Icaro lib.3. cap. 16. A cader vàchi troppoin sita falegg. Gloria pena maior 46. Inter vtrumque fecurus 48. Non fon già l’ale al gran defio conformi47. Idra lib. 7. cap. 5- Domatur igne 26 Non ferro, fed igne 25. Vetuitque renafci 27. Vulnere virefco 124. Incenfo lib.14. cap.5. Agitatum magis 25. Confumitur, at olet 27. Diletta confummagdofi 27. Dum ardet, redolet 26. Dummodo fuperfit odor 30. Fragrat aduftum 24. Lucrofa iaétura 29. Ni ardeat 28. Incuggine lib. 17.Cap.13. Durabo 32, Iftus repellit 33: Quanto battuta più, tanto più indura 35. Tundor, non frangor 34. Indiano fiore lib.r1. cap.tg. Fragrat oriente 85. | < Innefto lib.9, cap.42. Accepit in fua 342. Alter alterius 336. Alterius fic altera 336. Coniurat amicè 336. Cum fcenore vulnus 346. Dimiffis alijs 337. Dulcia pofthac 347. Et peregrinum alit 347. Frugiter ope fua 349. Germinat iunéta prius 343. Humor ab alio 334 Idem & alter 335. Innitar 340. Jungit amor 338, MOTTI,. Perficitur arte 344: Recedunt vetera 348, TransJata feraces 345% Vtraque ynum 339. — Infegna lib. 22.cap.14- At femper in hafta 72. Audentes fortuna :juuat 68. Cogitrin hòftem 6. Luftris illuftrior: 171» Quanto lacera più , tanto più bella 71. Stà volteggiante , € incuora 70. Ippotamo lib.6.cap.2.1. Aqua, terraque pallet 97: Conle ferite fue compra la vita 100, Contraria profunt 101. 3» Doleat, vtvaleat 9p. < In vulnere+falus 98. Vulnere recreor 102.77 Iride lib.2. cap 16. Ab imbre ferenum: 171. Aduerfo fole 169. A magno maxima 184. Circumdat immenfum 177* Clarior ab occafu 173. Clarior praeunte procella 173» Dabit finem 180. Et vnum funt 174 Ex nigra, fed pulchra 175. > In faccia al mio bel fobm'è rifodl pianto 181. Interioris reflexun178: ‘ Lutè:apporto ye bonaccia 167. Medijs pax fulget i in armis 180, Non color vnus 182. , < Nullus altero potior 174: Rifus plorantis olympi 81 Serenitatem affert 167. Serenitatis muntia 166. Si fuerint nubila 183. Solo candore 176. Species exhilarat 168. Te radiante micat 179. Trahit rofcida lucem 172. Variè pulchrior 170. Varietate iveunda 170. Iride gemma lib. 12. cap.17. Radijs aduerfa refulget 91. Ifola lib. 2. cap. 31- Circumftant, non mergunt 379. Circumftant vndique fludtus 380. Immobilis in mobili 378. Iffione lib. 3. cap. 17. E folo à danno mio perpetuo il gira 49. Iftmo lib.2. cap. 32. »» Difcrimen vtrinque 382. Neutri adharendum 381. Prohibetque coire procellas 383. L Labirinto lib.16. cap. 10, Dolos , ambagefque refoluit 55. Ducit idem, deducitque 54. »» Gratiffimus error 51. Hac duce egrediar 52. » Inex > Inextricabilis error 53. In filentio, & fpe 56. Inueftigabiles via cms 48. Non veggio ond’efca 49. Species decipit 47. Vna falutis 50. ) fi Lambicco lib. 17::02p: 147 Arcana incendia prodit imbribus45* Clara quacunque profert 46. Clarefcunt in flammis 43. E dentro auuampa 48. Humor ab'igne 38. . Humorem ex arido: 39. Imbribus ‘incendia prodit‘45< Igne cogente 38.10: sy Meliora fecerno 4T, ;VIV 359 Mirum congefta liquorem.4@:9n. Pretiofum è vili 37. Puriora furfum:44. Reddet ad extremumigge >. Vndique anguftia 36.. oli » Vtilius pello , tengo deterius 42.1»: Lampade lib.:14. cap.6. so Alimenta miniftrat 35» Cun@is aque lucet 33. 33 Lumen ab alio 35. Ornafie non fufficit 32: so Qua vritur affluit:34 . L «Vi omnibus luceat 31: Lampo lib.2. tap:14. Brieue fplendors che in apparit fparifce 151: »» Tonitrua paratarz ni 7195 Lana lib. 5. cap: 38: Aibefcit ab iGutgrao» Lancia lib.22: cap.15. In darno 74. i In fulcrum pacis 75. 33 Nil quod ledat habet 73. Qua vulnus fanitas 73. Lancetta lib. 25.CAp.11. Ferit , vt fanet 39. Sanat dum ferit 39. Lanterna lib.15.CAp.12. so Abfconditur vt feruetur 75- Arde e mon luce 69. Enitet intus 73. Et abfconditum notefcit 70, Et latens erumpit 67. Fruftra 71, Intus non deficit 73» Intus quo foris 72. 3; In tutum allicit 77, Lateat vt luceat 68. Latens non latet 70. Lucet velata 67. »» Operit, &aperit 74 » Tuta fi tea 76. Larice lib.9.cap. 17. Arde, ne ficonfuma 105. Ilafa feruatur 105. Legno lib.9. cap. 4Ia Et aquo pondere 328. Etiain ex arido 323. Ex putri lumen 324. DV > INDICE DE 9) I 3) 2) 9? 3) ») >? CORPI, Fallit imago 327. Hac mirabilia 332. Hinc attollere moles 325. Infperata floret 330. Laboraui fuftinèns 326. Polior dum fpolior lib.17. n: 83. Quia putruit nitet 324. Sola floret 335. Simuliun&ta 329. Vigilat,& corripit 333» li Legumi lib.25.cap.120 > Deteriora:feràntur:40. Exiliunt , non tranfiliunt 41: Leone lib.5. cap.26. Ad nullius pauet occurfum 295. Ad vtrumque 304. A forti dulcedo 320. AI entrar ftolto , & al vfcir proteruo 311 Alterutro commoueor infpe&o 321. Anguftijs efferatur 340. At colla ivuenci 307. Bello in sì bella vifta anco è l'orrore 395. Blandè cedit 300. Cedi , quam cedere 341. Cedit imbecilliori 343. Contego , ne detegant 332. Dal altrui pena imparo 134% «JDant animos: plage 344. Degit in excubijs 325. Dies, &ingenium 290. « E dital vincitor fi gloria il vinto 329, E forti grege 296. Et dormio, & vigilo 315. Et in ortu confpicit'317» Et rugitu terrefacit 318. Excitat rugitus 284. Fortibus refiftit 292. Fortiter refiftendum 299. Fortitudinem meam ad te cuftodiam 309. Fortitudinem prudentia 288. Fortuna cedendum 300. Fugat afpeQu 335. Fugor ex intuitu 285. Horrore decorus 3 36. Impauidum ferient 339. Incaflum 303. ” Induftria , &labore 310, In fommp vigilo 314. Lucenti renidet 312, Lux addet vires 313. Magnos magna fugant 285. Morbus depellitur efca 324. Nec afpicit, nec toruè vult afpici 297. Nec in fomno quies 3 14 Nil aptius, nil decentius 288. Non maieftate fecurus 330. Non mutat fortuna genus 319. Par animo robur 328. Per ifuegliar la ferità nativa 289. Per pena , e perterrore 334. Pretium ipfa fibi 345- Pufilla negligit 293. Quarit quem deuoret 337. Rapto viuere iuuat 353. Î Rebus UE M'O!IT TI. Rebus aduerfis animofus 297. At purgatur 48... 0. dg Se ben c'hògliocchi aperti, io nulla fcern Fratum perficitur 49: 331. ui Inaccendibile 52. î Securus dormio 316, Peffimum decidit 47. Semper idem 326. Pulchritudinem complent 51. Seruire nefcit 302. Purgat , non confumit 53. Sibimet pulcherrima mercos 345. Semper iniuria melius 50. Sine ftrage vincit 346. Semper peruicax 54 Si non vires animus 294. à Tergit; non vrit 53. Solus fortes. terret ignis 286. Lira lib.23. cap. 4. Spontaneum leuamentum 322. Adhaefione concentus 14. Sub pedibus terram 308. Alijs pulfis refonabunt 12. s» Su brauezza fe pierde 338. Afperitate melos 16. Superat folertia vires.3o 1. Concentu pari 12. Tertia die:refurget 327. Dulcedine capta 17. Vbique leo 326. / Oble&at , &allicit 13. Venatur ingenue 298. i Parem fcit reddere vocem 12. Viuificat , & terret 306, Pegtora mulcet 13. Viuificat rugitus:284.} Reflegtit alienum 12. Vt excitem 284. Le: ale sò, Rigido tocca, edolce caua il fuono 16. Vt fciat regnare 288%; i Verfa eftin lacrymas 15 Vulnerat & lambens:323. ce; | Vnam tange, fonant. 12. Leopardo lib. 5. cap: 27. Vocem dabit altera concors 12. ss A maculis decor. 349. PI E Liuto lib.23. cap.5. Aut cito, aut nunquam 348. Etfi fortaffis inanis 19. >vEt velox &. re&ta 347: Intentiores acutius 18. Lepre lib.5. cap.28. Locufta lib. 8. cap.11. Aperti gliocchi dormo 350. —. Quandoque extollor 13 3. Ardua facilius 353. «: si Stat, & conterit 134. . Afcenfu leuior 352. Lontra lib. 5.cap.29. Defperata falus 355»... Ne pur bagnata 359. >» Fuga falutem 354. Sauit in omnes 360. In ardua nitor 353. r Loto lib. 10. cap. 16, Inualidus in valida:351- Dum refpicis detegor 58. » Malo vndique clades 358. Emergo lucente fole 56. Nunquam non pariens 356. Emergo tecum, & commergor 55. Pariens fimul, & pragnans:356. Per tem'ergo; ed immergo 55. Vna falus.in inopia 357» . Te duce dulce mergi 57. Lefina lib.17. cap: 15- Loxia lib.4:cap:43- Chi troppo l'affottiglia , la fcauezza 50. Donec difperdat 327. L’affottigliarla più, meglio anco fora 49- Lucchetto lib. 25. Cap. 13. Libro lib.19. cap. 6. Cum nomine virtus 44. Compreflione acquirit 12. Eruditur în verbo reperiet 43- El immortale decus.7. 3, Nomenabfconditum 44. Et fine morte decus 7. ii L Paret vni 43.. Hac itur ad altra 7. | Ritè iun&is 45. Immerfa legentur 8. 04 Sorte , aut labore 46. In vtrumque paratus I@ . . \ sol Vni patet verbo 42. Leggendo 11. i 3» Vno verbo recludor 42. Ni premar vtoique, 13. Luccio Îib. 6, cap.22. Percuffum latefcit 14. Aftu, non vi 104. | Planiores vndique plagis 1%» Proprijs nec parcit alumnis 103. s Tinea procul 9. en ol Lucciola lib. 8.cap. 13. Vtreddat rationem 11. In tenebris lucet 136. Lima lib. 17. cap.16. fieus ignis ab ortu 137» > Aciem reftituit 54- Noae notefcit 135. Deterendo collultrat 52. Luce lib. 1.Cap.2. Expolietur tandem 55. Agro inuifa lumini 28. Exterit dum polit 51. Claro ab aerhere pauor 29. Exterit fed acuit 53. Immobilis manet 25. Tantum vt probet 56. ' »» Momento diffunditur 27. so Teritur dum deteric 56. Pulchrior vterque 26. Lino lib. 10. cap. 15. » Recta diffunditur 30. Afperitate politum 48. Da c Negra INDICE DE.CORPI, Lucerna lib.15. capa 3. Micat interiomnes 148. A lumine hauftus 79. "Minimo iconventus oberro 202. D'ondefperar douca luce più chiara 81, >» Minuuntur accefiu 217. | Ex fumo lucem 78. Niueum dat vifa decotem 306. Latens alit quocunque vertas 85. Non errat errando 185. Mancadi luce al’horeh’ellafifpegne Bo. Non minuetur 189. Ne deficiat 82. Non perde maipervariare ilguardo 162. Ne già mai perbonaccia, ne per vento 85. Non femper cadem 154 »» Pro efca {plendorem 84. »» Non vifa prafulger 218. Verte non extingues 85. Non vultus,non:colorvnus 181. 3» Vnda rifplende 83. Nunguam icadem 154. don Lucerna pefce lib,6, cap, 23. Nunquam quo prius orbe micat z05. A lingna iubar 105. Obie&ta perficitur 166. Nomen lingua dedit 106. Obfcuratur , at igngitur 199, »» Tranquilla nocte relnoer 105. Operofior vnde fplendidior 159. Luna lib.1.cap, 8. Oppofitu clarior 166. Acceprum-mittit 161. 1 Oppofitu minus clara 212. Accipit non adimit 20$, De. Orietur alibi 164.0" emula folis 152, Per nemoris frondes 209. Aliena luce 160. 1 Plena fibi, &alijs 176. Por ti mi refplandor 160, Aliquando plena 149. Poft luminare mraius 173. At cite deficit 200. : Art celo refulget 158. »» Proximitate.decreftit 217. At magis clara celo 183. so Qua latet effulget-175. mA 3» At opaca fuperne 197, iti Quamuis in exiguo 216. | uÀ At foli propior 16%. i Quanto più s’allontana , più»rifplende 155. Cedit diurno fideri 184. Redibo plenior 153. I Ciara, potenfque recefiu 216). L Redit clarior agg. 10. 11190 À Clarior fuperne 183; Redit &iterum 173. .: Clarius elucet longe 180. Renouabitur 196. Completur curfu 190. i Semper orbe pleno 187. Confors fraterni luminis 204, Siderea cedunt acies 203, Confpicua qua confpicit 169. Sine macula 157. Confummata minuitur 188, Subeft qua imperat'219. Conuerfa lucidior 192. »» Tanto fi fcofta più ,quanto più fplende #86. 39 Crefcit vr definat 220. Tenebras & ipfa toliit 171. Da plenum cernere lumen 179. Terre, celoque 165- »» Da techiarezza, e non ardore io prédo 201. Tutum lux tua pandit iter 210. »» Definit, vt crefcat 220. Velocitare praftat 150. Di maggior luce vaga ssr. Vnius afpeQu' 182. Donec totumimplear orbem 151. Lupino lib.10.cap.17. Dummodo curfum 174. Amaritudine tutum 59. Errat inerrans 185. o Arua pinguelcent 62. o, E tal non torna mai ‘qual fi diparte 154. Circummoueor tegum 63. Etiam fulget apicibus 198. i Dulcefcunt 61. Et fibi non deficit 191, Ferax abfque cultu 60, Ex eclypfi clarior 163. Lupo lib.5. cap. 30, Grata viciffitudine 21 3. Hoc oriente fugor 363. Illucefcit non ambiens 194. Incuftodita rapit 366. 3» Incipit ab occafu 214. Per pena, e perricordo 361. In ipfum cornua nunquam 178, »» Rigore nocentior 367. In reditu gratior 170.” Robore, &intuitu:362. Integra tamen 167. »» Senefcendo nocentior 368. In tenebris clarior 159. Sua, alienaque pignora nutrit 363. Interius non mutor!193. Te oriente fugit 363. Iungi properat 168. Tuto tranfigunt 364. Latco, non minuor 215. Lupo cerwiero lib.g.cap.31. Lucem fub nubilo iaat 209, Afpicit, & infpicit 369. Lumen eunti 207. Inipicie , & profpicit 369. Lumen idem 160, Inuifibile luftrat 369. Lumina perdit 211. Non mouebor amplius 370. Lumine proficit 195. M Lumine folis 160. Mandolo lib.9. cap. 18. > Mgior quia humilior 221. Celeriter floreo 108. Con WI EOM OT TI;0G7 Con mio danno al fiotir m'affretto ogn'anno —Nec auftum redundatazyi.0 0); 109. ( wagitA Nec fines preterit 255. 0.) 00) De forti dulcedo 107. i.e so Nec requies villa agb. novisedv sriolial Edulcabitur 106. s Nec faporem immutat:245 «. 5] Frumenta fequentur 110. Non dicit fufficit 232.611, Mangano lib.17. cap.17. Nunquam maledi@um 252. . Perficit, non frangit 57. Nunquam ficcabitur &ftu 231. Prefiura nitefcit 58... \ Omnibus, & fibi. 247 Sub pondere Jeuis 58. “a Ofculatur limites 233. i; Mano lib.3. cap. 28. ® —» Properamys ad.voum 257: sd A Difparitate pulchriot 86. 1 »» Proprijs nec parcit alumnis 239... Fide, & diffide 84. Quem genuit perdit 240. Fide, & vide 83. . Sordida pellit 242. - Fin che s’apra 82. so Sordida vomit 24% His grauiora 90. vel so Sub pace pericula claudit 253. Non femel fufficit 83. »» Sub tranquillo rempeftas 253. Operi non verbo 88. Martello lib.17. cap.19. » Premit, vt exprimat 89. Ad vfum vndique 71. Procul ab iu 85. .. Alternis i&ibus 66. Propria blanditur neci 87. Batte , e non toglie 70. Manoppola lib.22. cap.16. 3» Conftruit, & deftruit 68. Tegit, ac ferit 76. Imprimit vtrinque 72. I Mantice lib. 17. cap.18. Obliquantes euellit 67. ‘Ad inuicem 61... Pica, y no quita 70. Flabit agitatus 60. Pondere quoque 69, Mentre l’vn foffia, l’altro forza prende 61. Mafchera lib.25.Cap.14. Ni prius attrahant 65. i Sumitur , & deponitur 47. Non totum fimul 65. Vera latent 48. Preffione fpiritus 64. Matafta lib.15.cap.14. Si fpirat infammat 62. Del mio girare altri raccoglie il filo 86. Sopitos fufcitat 63. Medufa lib.3. cap. 18. Spirat accepto 59. Exanimat vifa 52. > Manticora lib.s.cap. 32. Tela omnia contra 51, Nemo domare poteft 371. Terrore, & armis 50. Mappamondo lib.21:cap.12. Melanuro lib. 6. cap. 24. s> Immenfum minimis ar&at. 119. Guftare nefas 108. » Todo es nada-121. sy Intempeftate fecurus 107, Todo es poco 120. Dl 3» Metuit fecundis 107. Vno afpeu 118. s» Sperat infeftis 107. Marauiglia di Spagna lib.11.c2.14 Menfa lib.15. cap: 15. Lux obuia claudet 88. Et varietate placet 87. Nil preter afpeftum 89. __ Mergo lib.4. cap. 44. Satione flos alter 86. Ab imo predam 330. Tua luce florefco 87. Merfus emergam 328. Mare lib.2.cap.21. Nil heret humoris 332» Ad ogni fuo calorcrefce l'amaro 234 Prauidi figna procella 329. so Afflante perturbor 256. Qualis intrauit exit 331. Agitatione purgatur 242. Merlo lib.4. cap. 45. Aura crifpatur tenui: 254 Zftate canit, hyeme balbutit 333. »» Ceffante quicicam. 256 Iterum parturiam 334 Celi refert imaginem 335. Meta lib.35. cap.15- Commota grandior 241. ..! It dolor vItra 49. Dat, & redundat 248. Nec citra, nec vltra 50. Deijcit, & extollit 238. Tangitur cuitata $1. Diflociata fociat 249. Microfcopio lib.a 1.CAp.13. Elcuatur allifa 241. Chi mi copre , mi fcopre 134. Extolluntur procellis 241. Et minutiflima quaque 122» Firmius in placido 258. i Minima grandefcunt 123. s» Frenant arena 243. = Miglio lib.10.cap.18. Germinans de protundo 251. Barbarus has fegetes ? 64. Hic requies, hic portus vbique 3 50. Minerna lib.3. cap. 19. 5» Mà non però men falfo 244. Seruata feruabimur ipfi 53. Minaccia sì, mà non fommergei campi255. Mirra lib.9, cap. 19» s Mitefcent 236. + Concuflpne yberior 114. 1 c 2 Emittig Emittit fponte 113, Et ego fanabo 115. Incifione vberior 114: ‘ — Praftantior prima TIT, Stillat incifa 112. Mirtodib. 9. cap-20.‘ Genio, & voluptati 117. | vposel Propinquitas feracitatem 116, Mitra lib. 1qgcap. quit ivo: ‘Aperiatur fi capigi ;&£ceelo 36, Librata refulget 37. | ha MollettaTib, 15- cap. 16; Noxia demit 89. i >» Perdendo acquifto 90; Reddet clariorem 88. Monte lib. 2. cap. 28. Ardua virtutem 346. De celo expe&ans pluuias 343» Eminet 347. i : Ex ymbra magnitudo 349. Humiliora minus 354- Joui,& fulmini 353» — Nec frangitur , nec irrigatur 359» Non aliunde 348. Qua tribuunt tribuit 352. Quo copiofius, eo ardentius 351% Montone Vib.5. cap. 33» Cedit , vt cedat 373. J Pretium non vile laborum 374: Vt yalidius 372. Morfive }ib.4.cap.46. Tutè volat exonerata 335» Mortaio lib,17.cap.20, Minima maximam facit 73- Morte }ib.3. cap. 20. Cogitanti vilefcuut omnia 59. Nemini parco 55- Non impletur 57. Nullo fle&itur obfequio 54. Omnia quat 56, Simillima fomno 58. Mofca lib.8.cap.13. Diflipate, non compunaa 138. Et aba@a redit 139. INDICE ‘ID E CORPI, On non ] DMurena tibid, cap. 25. Alienum adamat 110. ia» Leuiteri&a perit 109. : ser ì N Naue lib.20. cap. 7. Acquirit eundo 52. ss Ad altrocielo afpiro 102, Zemula folis 51. so ‘Eternum flu@uat 81. 3 , Afflanti obfequor 62. Agor, non obruor 90, Alijs praftat opes 73..:° i Artem hanc docyere precella 73, Afpirantibus auftris. 57. Aut ingredi, aut perire 65» Cantus trafueta renaces 103. Carmine docet ire 96. Certa falus 89: Ccelo duce 95... Comite errante non errat .64. Confiliorum gubernaculum mens divina 78. | Confule vtrique 93. > > 3) Labuntur nitidis; (cabrifque tenacius herent I4I. Reditura fugit 140. Mula, Mulo lib.5. cap. 34. Ex fecundis infecunda 376. Gradiatur yt aptè 375. »» Incraflatus recalcitrat 377. Mulino lib. 16. cap.11, Agit,dumagitur 58. Alterius altera 60. a» Dum terit atteritur 61. En trabayos mis aziendas 63. Mens immota manet 59. Ni fpiret immota 63. Non è quà giufo ogni vapore fpento 65» Qual mas , qual menos 66. Quocunque Hante 64. Quo me cunque feret 57. Quoulque fpirabit 67. Sempre girando crucia 61, > - Da l’arte il yolo 89. Deficit aura 58. Diriguntur ab vno 103, Diuifum mergitur 69. Dubium tentat'iter 49. Dum clauum tencam 99: Durabo 106. Dux nunquam conditus yndis 94. Effugit demiffa ‘procellas 47- Eleuata celerius 46. Et aduerfo flante:41. Et in magno magna 84. Et putamina portant 107» Et fuftinet inuc&a 66: Extra, non procul 56. Firmata. refiftivi45. Fraude fereni 77. Hac monftrante viam 54 Inconcufla manet 97. In contraria ducet 75» Innitar fluxis .67. Ire docet 96. . Itinere diffita iungit 71» Tuuat aer, & imber 59. Labore, & virtute 44. Meminiffe iuuabit 79, Minimum eligendum 76. Modo flamina ferant 105» Nec pontus extinguit 98, Nec requies vlla 81, Nec tumefcunt in altum 59» Notte, dieque 100. Non aliam afpicio 106. Non alio fidere 82. Non illidetur 63. Non totas fimul 91, Onerata felicius 85. Onerata fecurior 85- Onuftior humilior 5 3+ Opportuna refulget 104. Optan- INDICE DE CORPI; Optantur flamina 105. Pandit in altum 61. | Pereant, ne peream 92, Per varios cafus 63. Procul adue&a gratior 55. Pur ch'egli fpiri fpero 88, Qua ducitis adfum 87. Quanto men ti fperaî stanto più caro 43 Quouis in portu 48. i Salus tantum'ab alto 40. Secundanti obfequor 62. Soluitur onufta do. | Spiranti obfequor 6. i Vcehementius elatà compellunt'44. Vexaut, & extulit idem 70. \ Vis inopina rapit 74.° | Vnum afpicit aftrum 83.‘ Vota fuperfunt 40. » Vt ocyor aquora fulcet'86. Vtriufque auxilia 42. Neautilo lib. 6. cap. 24, Nullius egeo 11F. Per fuprema, perima 112. Tempeftatis expers 113. Neue lib. 2. cap. 11. » Alba, fed frigida 142, s» Al mio rifcotro ogni bianetiezza è vile 143. Arcano defenfa gelu 148. » Ardore liquefco 139. », Celfo locata perennat 136. Cito dilabitur 138. Coelefti lumine Janguet 138. 5 Cum frigore candor 142. Decrefcit , nonincalefcit 134 Decrefeit quo ègtera crefcunt 134 Diffugere 145. È s» Hinc meflis vberior 137: ss In altis habitat 136: Meus ab origine candor 141. Mihi candor ab alto 140. Opportunè fecundat 144. so Rigore foscundat 135. Soluta foecundat 146. 3» Vetuftare rubefcet 147. Nido lib.4. cap.71. » Hic mihi fola quies. 483. s» Nulla requies-èxtra 483. Reli&uro fatis 484. Nilo lib.2.cap.2» Donec auferatur obex 296. Inundatione ferax 297» Opportunè fecundat 298. Noce lib.9. cap.21. »» Icor cum ditor.119. »» Qua felix mifera 119. Quiefcentes ledit 118. »» Sotto amara corteccia hò dolce il fratto 120. Notte lib.1. Cap. 14. i Vertetur in diem 290. Nube lib.2.cap.9. »» Cito diflolvar 126. »» Collifa fulgurant 124. o» Congregata difpettit 116. Deftruetur tandem 118. Diffoluar, vefoluam 117 sy Diues in omnes rif, Doue ofcurar credettero 125, te Dum impedio lucefco 125. Effluendo confumittr 122. i « Eleuatur in vmbram 123. e Gi Haud obfunt .118. 4 Hinc rapta iuuo 107. Lumen de lumine-tt2. »» M'orno con l’altrui lume 121, - Muneris hoc tui 114. Non tlantibùs fluet 108. Pertentant fruftra 110. Quia refpexit 113. Redit agmine dulci 115. Retulit in melius 105. Splendor ex me 120. Te duce egrediar 109: © Voluntariè fundit.124. Vt germinet 106. Vtinorbe pluamus 119. Nube di creta lib.25.cap.16. Accepto fpiritu 53. © Attraxi fpiritum 54- . Diluit ora liquor.55. s» Modo fpiritus adfit 52. Senfim effufa pe 56. O lib.19:cap.7. Addito minimo maximum fiet 15. Adiun&a numerat 16. E nihilo plurima 16. Oca lib.4. Cap: 47. Alienos abijcit 338. Deficiam, aut efficiam 336. Nec madidam reperies 339. Non alicna 337. Silentium vita. 340. Occhiali lib.21.CAp.14. Non ipfa;fed peripfa 128. Per vos magis 126. Procul, & perfpicue 125. Species decipit 127. Olimpo lib. 2.cap. 30. Athera tranat 371. Caliginis expers 375» Extra nubes 374. Nubes cxcedit 371. Superiora illaefa 373» Tonitrua calcat 377. Vitra bella 376. Vitra omnes 372. Olmo lib.9. cap.22. Le vindemmie port'io,non le produco 122. Quod operit nutrit 121. Ombrella lib. 15.Cap.17 Et folem, &imbres 91. Oncino lib.17. cap.31. Ab imo repofcit 74. Extrahit ab imo 74 Opalo lib..12. cap. 18. i Et nitor, &color pretiofrifimarum sz. Orata lib. 6. cap.37» Dealbabor 115. Te ___ INDICE DE CORPI; Te crefcente candefeo 114, : Ù Organo lib. 23. Cap. 6; @ P 3» Ad athera voces 24, 100 “papi Padiglione lib. 22,cap.17. 3» Animat aura leuis 29. E dal caldo, e dal gelo 78. Aura , manufque fonum 26, DIE Teétum militibus amplum 77, Concino dum concidis 28. 3.0. (i. Palla lib.18. cap. 4. Concordi difcordia:21. di P € as vndique 13. Coniun&a fuauius:39» bastoni urrit,mon cadit 24, 4 Minima quoque:27. ©, Eo velocius, quo fortiys 18, Nonad choreas 23. M Et ata moueor, 18... ., 5» Si flatus, &digitus adfit 25: Et agilitate, & pondere 23% 3, Sub pondere melos 22. Excitat excitatus 26, Varietate concentus 20,. ; Excito. dum excitor 26. Varietate vnitas 20. Frangit illaefa 26. Orige lib.5.cap.35# 0 0 Imum è fummo 21, eni ‘Altrui pofcia l'intorbido 3793 :01n> Inclinando eleuor tantundem 35; . Attamen fitio 38000100 ba In pundao 15. Offendor lumine 378, SISTET f Moucor ab i&u -18, Oro lib, 13.cap.ty : Ne compleat orbem 19, Donec purum 4. ja Nunquam iacet 14, Non laditur ; fed probatur 3° Quacunque medium 22, Probatum aftimor 5.» |» TRIRGI. Qua decliue 16, £ Rubiginis expers I. sii: Quocunque 12. . 12 ppepsterare durefco 6... i Stat a quacunque 20. ergendo nitidius 2... è, = Stat dum voluitur 47, Vfque perficitur 4. ) jo a | npStat quoqueiadata 14. Orfa celefte libix. cap.12) “Tranfit illafa 264. ob 3» Dum verfatur erigitur:283.1/ © Pallone lib. 18.cap. 54, Et mihi ftabilis error 284.11 bb, Dum verberor eleuor 28, , Mergimur nunquam 282: 100 i Inanes mine 30, n. ih 3 Nei rigori è più bella: 380 (lin Inflatus attollitur, 31... Nefcia mergi 281. I 2 Percuflus eleuor 28. Nefcia occafus 277. dii UA Quanto piùlo percoti men s'accheta 37, Nunquam procul 279; Quanto più lo percoti, più s'inalza 28. Sine occafù felix 276. _ Repletus eleuabor 37. 3» Sub Ioue clarior frigido 280 3» Sine voce difrumpit 32 Vertitur, non occidit 278. Todo es viento 33. @rfo lib,5. cap.36. Vi, & virtute.;29» ) Ab arte perficior 381. Palma lib.9. cap. 23. Aciem acuunt aculei 384 Ad omnia vtilis 129. Acuunt vulnera vifum 384, Aduerfus pondera furgo 127. Arte metum fimulans 389. Auellimur, non degidimus 1 36. Crebro linAu 382. - Caftum coniugium, nec infecundum 142, Crefcet dum viuet 390. Donec longinqua 124, Etiamlambendo figurat 3834 Erit altera merces 135. Extremis extrema 387. |; Ex religione vi&oria 143» Generofior ab i&u 392» _ Inclinata refurgo 127. Jpfe alimenta fibi 391» 3» In cuimine pulchra 140. Ledentia quoque 385. Inta@a maritor 124. Maior poft otia virtus 388. Iter facit ei, qui afcendit 188, Mortifero velen dentro v'hè pofto 385% Mors Mihi eft 132. Natura preftantior ars 381. Mutua fecunditas 125, . Rcuixit dies 384. i a» Nec folium defluit 126. Serenabit 386. Nec in arido defit 133. Spero auvanzarcon Ja vigilia ilfonno 388. Non expe&ata dabit 139. Studio 383. |. ‘Nunquam mutata fronde 125, Vtinam perpoliatur 383. 3» Omnibus omnia 139, Vt perficiam 382. Onerata relurgit 127, Ortica lib.10. cap. 194 ; Proximitate fecunditas 123, Comprefla non vrit 66. Serio querenda, & ludo 134. Leuiter fi tangis adurit 65»; i Tantum in aprico; 137. Nil me Jeditis 67, Turgefcit in altum 138. vqueitito(I Vistui fatis 33%: ; Vin- E MOTTI Vincenti dabitut t4r. Sibimer pulchetrima merces 353: Palo lib. 24. cap.8 Sic pulchrior® 355. Firmior iQu 38, »» Trahit, mutatque viciflim 364. . Fulcit, non obumbrat 38. Venenum detegit, & perdit 3169» »» Sufpendens cerigit 37. 7 so Venuftate fuperbit 357. Vr nufquam aberret 36. Vt perficiam 362. Pandaiolo lib. 4. cap. 48. Pecora lib. 5. cap. 38. Defendit, terretque 341. Agnofcunt me mei 408. Pane lib.15. cap. 18, Difiun&a peribit 4or. Candidior, & fuauior 92. Dulcefeit amarum 407. S'affina 92... . Fit fuauior 411. | Pantera lib5.cap:37. 7» Inter omnes mitis 404. Allicit incautum 394. Mens ignara nocendi 403. Allicit omnes 393. Non habet redargutionem 405» Allicit vt perimat 394. Non fegni rapienda many 412, Attrahit illecebris 394- Oftendere fufficit 406. s Blandimento pradatur 398. Poftea fanguinem 409. Dal odor fuo rapiti 395. Sequor alle&ta 410. Non vi, fed gratia 399. Vndique inermis 402. Omnia traham 393. Voce femper cadem 400. Potu capitur 396. Pelicano lib.4. cap.53» $ic mutor ad illam g97.0:1 è Ex vulnere falus 372. .Papagallo-lib. 4. Cap.991 Manet amantior 374. Alena vocis emula 343. Mortuos viuificat 373. Alieno loquitur ore 342. Parit, & reparar 378. Excubat in cuftodia 346. Pro lege, & pro grege 371 Natura , &arte 347. Sic his quos diligo 379. Senec negligit ferulam 345- _ Tantus amor 376. Seruitute clarior 344. 3» Venenata dele&ant 375. Papauero lib.11.CAp.tSs Vifcera vifceribus 377. Pondere vi&ius 90. Penna lib.4. cap.70. Summa metit 9. Cun&as deuorat vna 482. Paffero lib. 4. cap. 50. Deuorat omnes 482» Et paffim volitant 349. Tremole fon, ma falde 480, Incerta fede vagantur 348. Vi nulla inuertitur ordo 281. Paffero folitario lib.4..cap.st. Penna da ferinere lib.19. cap.8, »» Se pretiofo hò ilcito; hò l’efcaindegna 350. Et loquor, &taceo 22, Paftinaca pefce lib.6. cap.28. His ad athera 18. >» Et emortua necat 119. In filentio loquor 22. Hae noceo , hac nutrio 118. Nomen vtrinque 23. »» Pungendo vcecide 116, Non euehar, nivchar 19. Quiefcens ledit 117. Promit intima cordis 31, s» Quod pungit perimit 116. Recifa emulabor 20. Paftoie lib. 25. cap.17. Vaglio co’l taglio 17, Impedit curfum, non iter 58. © ‘Pennello lib.17. cap.22» Impediunt, & expediunt 57. Extratum perficit 76. Retardant, non fiftunt 58. Vt fpeciofa dehinc 75. Vtrinque yinciendo 59. Pentola lib. 15.Cap.19, Pauone lib.4 Cap.52 Preparat efcam 93. Adultos exhibet 363. Peonia Vib.11.cap.16. Beltà perdo fouente, e la racquilto 354. Clarior tenebris 93. Deformes oblita pedes 356. Multiplex ; mox nulla 92. Ex cantu mgror 368. Pepe lib. 9. cap. 24» Exultat, & plorat 369. Contufum acrius 145» »» Forma fuperbit 357. Contufum exultat 147» Impuritatis impatiens 358. Tundeptem ledit 144. In rota venuftas 365. Tunfa magis 146. Interna praftant 352 Perla lib. 12. CAp. 1% 33 Laudata fuperbit 366. »» Abfconfione fecura 104. Noncorufcat intenebris 367. A rore colorem 97. Nondum apparuit quid erimus 361, Clarefcunt'athere claro 94 Nunquam putrefcet 363: Deferuitfe ivuat mare 105. Plena verecundi culpa timoris erat 351, Et decus, & previum 98. Reftri@a depercunt 359. Ex candido candidior 93» DINO piano DXpos E MOTTI. Expofita probatur 99. Hine nitor, hinc vigor 98. Hinc fplendor, & vita 98. Nec fine Jlumine diues 100, Nec te quafiueris extra 103. Obduruiffe ivuat 102. Patre edita cglo 96. Pregio , e fregio 98. Pretiofa in imo 107. Quouis rotunda.101. Sat vel vna labori 96. Segun el tiempo 95- Semine ab athereo 106. Tu fplendorem, tu vigorem 98. Pernice lib.4. Cap. 54. A facie perfequentis 386. Afflatu fecunda 383. Audita voce fecunda 383: Aura, velodore gignit 383. Deprehenfa latent 387. Direpta fuwer 380. Excubat vterque fua 379. Fouet qua non peperit 380, Non fuitinet moras 381. Nulla mihi mora eft 381. Redeunt audita matre 385. Tenere quis poterit? 381. Tueor dum tegor 386. Vix orta fugit 384. Vrget amata prefentia 382. Pefce Jib.6 cap.1. Animau ad natandumb. sy Dum capio capior 3. >» In arido moriar 8. »» Moriar fi egrediar 7. ss Morfuù in mortem corruit 11. Nel amaro del mardolce hà lavita 10. Nullius auxilio 13. ss Prada maioris erit 12. Prede {pes vana capit 2, Quafi lac fugent 5- Spe decipitur 13. Stertentes opprimit 4. Tuti contemhimus i&us 9. Vix nati natant 6. Vitto fe voluere capi 1. Pefca ,Pefco lib.9. cap. 25. Adheefit os meum carni mea 150. Concordia cordis , &oris 149. Translata proficit 148. Translatu melior 148. Petragnoli lib.6. cap. 29. Non capiam, ne capiar 120. Pettine lib.25. cap. 18 »» Diftinguendo componit 61. Implicata extricat go. Pialla lib. 17. cap. 23. Abradit & aquat 78. so Adimit vt dirigat 78. Tuerto , y derecho 77, Pianta pudica lib.9.cap.38. Non afpiciat me vifus hominis 313 Pianta trifta lib.9. cap.38. Obferuat caliginem 314. Piazza lib.16:cap. ra. Patet omnibus .68. Vfiui, & ornamento 69. Picchio.lib. 4. cap. 55. Educit tatu 391. Latentia tentat 389. Pulfando.tandem 388. Retta fcandit 390. Piede lib.3- cap.29. s Premat,ne perimat 91. Pietra lib.12.cap. 304. Ad fabri fra&uram 115. Arte politur 113. Donec ad imum s12. Dura licet 110. Elatione vmbra 114. Et conformitate confpicui 117. Et molli cauatur 108. Mollior frangit. 111. Non fine humore 116. Non vi, fed fepè cadendo 109:© so Percuffa crebro.109. Tietra di paragone |.12.€.22. Fides hoc vno ; virtufque probatur 134. Lapis licet puritatem indicat 133. Latere nequit 136. Saxum licetauri index 133. Sic fpe&tanda fides 135. Pietra focaia lib.12.cap.a1. Ante ferit,quamflamma micet 127 Attritu ignis 128. Clarefcit ab i&u 118. Collifione ignis 128. Dabit percufia nitorem 119. Emicat i&@u 119. Exilit quod delituit 125. Flamma profiliet 123. I&u non vno 130. Il fuoco hà feco eterno 133. Incendia furgent 129. Latet ignis 131. Mutuis officijs 126. Non quouis teritur 121. Non fine i&u 120. Percufla micabo 119. Repercuffa fcintillat 122. Vi excandefcit 124. Pino Pigna lib. 9. cap.26. Calore fetus excludet 159. Calore foluitur 157- Cortice fpoliata perennis 151. Hinc fru&us, &odor 155. Il buono è dentro 161. In viridi magis 158. Non nifi fra&a dat efcam 156. Non nifi frata profum 156. Non fine labore 160. Odor, & fru&us 155. Quid in pelago? 153- Ramis recifis altius 152, Recifocortice viret 151. Semper fertilis 154. Pintadello lib. 2. cap. 56. Vallabit abyflus 393. Pioggia EUM OCT TII[CHI »» Ne litura deturpet 2.4. Quod fcriptum fcriprum 24. Pomo lib.9. cap. 28. Colle&a mitefcunt 167. » Dant rapta rriumphum. 169. Pioggia lib.2.gap. 10. 3» Arua fubuertet 133. 3» Infufa fecundat 131. 3» Labendo fenfim opimat 132. 3» Magis adauget 128. Ne quid nimis 129. Strepitu fine vllo 127. Temperat aeftum 130. Piombino lib.21. cap.15+ Dirigit dum grauat 130. Quale, & quan procul 130. Sxpius yt reftius 129. Pipiftrello lib. 4. cap..57: Ceecutit lumine 395. Et mecum pulli 397. Excecat candor 394. Illuminatio mea 393, »» Mà il bel lume del cielo odio, ed abotro 396: 3» Mutua nituntur ope 398. Surgit in occafu 395. i Piramide lib.16. cap.13. Abit & vmbra 75. . Attingit vbique 72. | Così fenz'ombra 71. Deficiendo fubtilior.79i Fortiora fuperfunt.176. Fruftra 77. Immota manet 78, Per ardua virtus 81. 3» Suas deuorat vmbras 74. Tenebra non comprehendunt 73: Trames non inuius vllus 80. Vmbra nefcia 70. Vndique 72. PirauSta lib.8. cap. 14. Hic nafcor, & moriar 144..; Morerer extra 143. Moriar fi euafero 143. Non fentit incendium 142, Procul perco 143. Pifcina lib. 2. cap. 24» Turbata falutem 324 Pina Cornamufa lib.2 3.cap:7 Dum angor mudulor 33. Flatu diltenta perfonat 32. Inflata refonat 32. Platano lib,9. cap.27. Di ftate il caccia,e loraccoglie il verno 164 Obumbrat s& recreat 163, Vmbra tantum 1632. Polpo: lib..6. cap. 39. Difcerpi, quamdifiungi 128, Docuit otiofitas E21. »» E pradante preedatus 129. Et mortyus benè olet 126. Et mortous olet 126. In odorem trahimur 125. Ita fecurus 124. »» Mi coloro al color del mio foftegno 127, Primierla piece, qui fe diftache 128. Putamina egerit 123. »» Se deuorat ipfum 122. Poluerino lib,19. Cap.9. Nec inficit 24. Maturum deligitur 168, »» Monftro rapienda perempto 169 Mitefcet 166 Non fegni rapienda manu 169. Protegit, & nutrit 165. sy» Vt mundus inueniar 169. Pompilo lib.6: cap.31. Ducit in tutum 130. Me duce nauis eat 130. Praemonftrat iter 131. Ponte lib. 16. cap. 14. Alijs inferuiendo confumor 82, »» Diftantia iungit 84. 3» Mole folidatur 83. . Sepofita iungit 84. Porco lib. 5.cap. 39- Haud aliter prodeft 413. s> Lutum vna yoluptas 416. Non bene conueniunt 415- Petijt vitro 417. Quid fubus , &rofis? 415. Tantum frugi 416. Tantum in funere prodeft 413. Vilterius 414. i Porpora lib. 6.cap. 32- Compendia mihi difpendia 134. Dat pretium candor 136. Ex nece triumphus 135: Ne le perdite miegli acquifti io trou8 134. Purpura iuxta purpuram 133- Sic prada patetrelca fue ‘132. Porta lib. 16. cap.15» Ab exitu introitus 91. Ingreflus , at non regreflus 85. »» Io fon porta à chi porta 88. . Lafciate ogni (peranza ò voi ch’entrate 89, . Nil coinquinatum 86. Non aperietur 87. Non cuilibet pulfanti 90. Sccuritas altera 92. » Son aperta àchi porta 88. Pozzo lib.2. cap. 25. »» Alget, cum ccetera calent.327. »» Calet cum ccetera frigent 327. ,, Cum labore extrahitur 329. Fit purior hauftu 326. » Friget in geftu 327. — Hauriendo falubrior 325. 3» Hyeme calet 327. o In abditis humor 328. Motu clarior 326. Pulegio lib.10. cap. 20; Dum cceetera Janguent 71. Dum hyemat yerno 69. Et remotiffimo fole 72» Hyeme floret 69. In die frigoris 70. Recifa floret 68, Qua iQ Quadrangolo lib:21.cap.16. s Ad normam..vndique 132. Quadrum ad regulam 131%: s» Stat femper. in:redto 133. »» Vndique firmus 134. Quadrante lib. 21. cap.17. Coeleltia {candere docet 135. Celeftium index 135. Firmo intuitu reperit 136. Suprema metitur 137. Quaglia lib.4. cap. 24. Non quieta quie(co 235. Quercia lib.9. cap..29. Cariem non fentit 175. Cibos, atque falutem .174: Immota fuperbit 170. Incurfionibus folidatur 172. Ipfa haret 170. Non aliunde fafces 178. Non quatitur 170. Nulla eft hac tutior vmbra 173. Nulli cedit 171. Pondere fixa fuo 176. Procul à tinea 175. . Semper immota 170. Seruanti ciuem 177. Suffragia non eblandita 1179. Suo fe robore firmat 176. R Racchetta lib. 18..cap.9. ì, Son le percoffe mie diletto , e gioco 35% Vi modica procul 34. Ragno lib. 8. cap..15. Anima tabefcente 152. Audentior ibò 150. 3». Debiles illaqueat 145: Dilcindune magna.145% Donec perfecerit 148. s» Il riceuuto bencangia in veleno 149 s» Infirmiora pradatur 145. In nubilo tantum 151. s» Leui dirumpitur aura r54. Nunquam ociatur 147. Refarciam: 146: Retexam 146. » Viliora predatur 145. Vifcera pro mufcis 153. Ramarro lib: 8. cap. 16. Aut morte, aut nunquam 1 56. Defendit amantem 155. Malo mori 157. Non viro virulenta difperdo 157. »» Sontem vlcifcitur infons 157. Virus non viro 157. Vita defenfor 155. Ramo lib. 9. cap.40. Ad inferendum alibi a A fe pendet 320. Non deerit alter 322. INDICE DE (CORPI, Permanet in fimphicitate 318: Sequitur ipfe volens 321. Vno auulfo non deficit alter 3227 Rana Jib. 6. cap. 33. - 35 Admoto lumine filent 144, > E limo coaxat 138. Et in ortu informis 141; Induftria, non vi 139. In van fi duole 145. Limofa repeto 142. o Lucis fulgore mutefcunt 1 Mihi terra , lacufque 137. s3 Mox tota-vorabor 143. Renafcimur vnde refoluimur 140. s» Totam inde depafcet 143. Rapa, Rafano lib. ro. cap.21. Alitur in deterius 77. 3; Cuntis enafcot 73. 3» Dat omnibus efcam 73. »» Frigore fit amplior 74. »» Frigore fit:dulcior 75. »» Nutrit,& inflat 76. Razze lib.18.cap.7. Ab igne fonitus 47. Alas addidit ardor 4r. Ardendo m’inalzo 38. Dabit pennas 40. Dum luceam peream 44. Dum ferpuntin vifcera flamma36. ss E rumpendo nitebit 48. Ne deuiet ardor 43. so Perit cum fonitu 4s. Per te m'inalzo à volo 37. sy Ruam cum deerit ignis 46. Tantum crepitus 49. Vita tua 42. Vt afcendam 39. Regola lib. 17. cap. 24. s Equat & dirigit 79. Vr fine errore 79. Remota lib.6. cap. 34. A modico non modicum 148. Mininfo detineor 149. Sic fruftra 146. Sic paruis magria cedunt 146. Vel minima offendunt 147. Rete lib. 20. cap. 8. sy Errantes detinet 113. s» Eximit, non perimit 110. »» Ex omnibus congregat 1r1t. Hinc grauior:; inde leuor 115- sy Minores euadant 112. Nil amplius optat 108. Non femper tripodem 109. Pradatur errantes 113. Sempre alentrar aperta;al vfcirchiufa 114. Riccio di mare lib.6.cap.3 5. Confluunt , & connedtuntur 150. Et difcerptus inftauratur 150. w» Hareat, ne percat 151. Riccio di serra lib.s. cap.4o. Alterutri prouidet opportune 429. Afperitate tutus 435- Co’) fenno , e con la mano 436. Comi- E MOTTI. Cominus, &eminus 4i8. Singulis aque 46r. Cortice depofito mollisechinus erit 427. Tendam paulluîm modo'tollarin'altum 403. ‘OCuranit , fed ipfe nihil 421. Vitam porius,quamlibertatem405. Decusin armis 425-437. Vnde exierunt reuertuntyrigro. »» Externam non quatit opem432. »» Volando vefcitur 415. Immutawit naturalem vfum:426, Rofa lib*F1. cap. 17. >» Nildeferet intrò 430. Abigitque , traîifque 130. Nil moror i&us 420, Armata dele&at 127, Non liuore liuor 433. Cautè legas 113. Non folum nobis 419. Commune nomen ytrique 112. Orno l’arme conl’arme 437. Conficit yna dies 94. Procraftinando fortior 4371. Così l'aura m'hà concio 115. Quo tardius , hoc magis angor 431. Cum lenitate afperitas 110. Reaè, & parcè 424 Dectrptique florent 122. Se tutiflimusvno 432. Deftafi 210 fpuntar del primo raggio 95. Si tangit, pungit 434. Detrattis aculeis 132. Spes, & tutàmen in armis 425. Diffipat ardor 124. Temer non puote inlfefteffo raccolto 422. E punge, e piace 120. Tempori paret 428. Et à longinquo 104. Tempori feruio 428. Et claula quoque 103. Vndequaque munitus 423. Et decerpta dant odorem 103. Vndique-tutus 423: Et decidentes redolent 103. Vni tantum 424. Etiam recifa redolet 103. Rigà lib. 1p.cap.rò0; Et negle&ta virefcunt 101. Ne oblique ‘ds. Et radio, & fluuio 116. Subftrata dirigit 25. E trà le fpine pur puntando viene 100. Rinocerote Jib.$- capi, Et rubent, & pungunt 126. Cum virgine cicur 443. Floret felicius 99, Mori potius, quam fubdi #39. Florigera falùs 96. Natura, & arte 442. Fortitudo, & decor 111. Non egottuertar inultus-440. Haud inermes 105. Non redeo nifi-vi&or 438. Haud procul afperitas 105. Pugna vt paratibr 41. »» Incifa, &vfta proficit 106. Vrget maiorà 443. 3» In intimis aurum 128. Rifo Hib. 16.'Cap.22. 3» Innoxia floret 131, Munda fed illafa 78. Inter omnes 108. Rogo lib:2.5. cap.19. Irrigata viuaciores 98. Arfo il mortale al cieln'andrà l'eterno 63. Languefcit à meridie 117. Mortale repurgat 62. Nafcendo fenefcit 94. Rondine pefce lib. 6.cap.36. Natiuo pupa hauftu 125. Fulget in tenebris 15. Nedilafciuo amor macchiato hail feno 114» Nec aura , nec vnda 155. Non fèmper negle&ta ror. Perfecutus attollitur 154. Non fine vulneribus 123. Surfum , & fubter 158. Olent, & ornant 119. Vndique angultia 156. Oler fuauius 99, Rondine vccello lib:4.©ap.58; Oppofitis fragrantiores go. Ad hyemandum 4oo. 408. Panditur matura 118. Alio hybernandum gòb; Prafidio, &decori 11t. Amica, non ferua 404. Pungit, &recrèat 121. », Col fuo garrir'ci annoia 416, Quanto fi fcopre mèn; tanto più bella 103, Cuique fuum 401, Quafi abfconditus vultus cius 107. Defeffa , non diffifà 406. i Redolentque; fanantque rog. Domi, at non domefticte 411, Rubet ameenius 99. Elata volabo 403. Semper fuauis 97 Et pofteris 412, Sentes euita 113, Hyeme auolant 399. »» Sentes non decidunt 113; In athere paltum 415. : »» Sentes tenaciter herent 113, In melius 417. Sordido pernicies 96. » Lapfura defèérit 409; »» Sub fole patebit 129, Ne mergar 407. Tuentur honores, quos fociant 114, Ne praceps in aera 4o?. Turpibus exitium 96. Non l'arretra l’amor del patrio nido 414. Vixorta fugit 94. Nouit oculare 413. Vna dies aperit 94 Redder lucem 413. Vni falus , alteri pernicies 96 Vle, Vtile, e diletto 119..». - 0 0 Rofignuolo lib.4. cap.59. Audiunt, 8 reddunt 422. Edo&a fuauius 423. Hinc fuauior 420. Modulatur pariture 421. Nec famem minuet 424. Non faginatur 424. Rapitur obtutu 418. so Se ingerit vltro 419. Suauius vt cantent 423. Tempore reddet 424. Rofpo lib.7.cap.6. Sotto deforme afperto animo vile 28. Tutio in rancore 29. Rota lib.24.cap.9. Acuitur i&u 49. Aut curfus , aut cafus 48. Conuertunt, non euettunt 46. Illuftrat, & acuit 55. Incandefcit eundo 53. Incertum s1. Inclinata progredituò 39. In medio non commoucbitur 47. Leuamus in altum 54. Manens attollit alia 44. Motu femper aquali 40. Ni currat, labitur 48. Non excedens ex orbita 41. so Parte minima tangit 50. Rotando perficit 56. Semper in femita 42. Spettamus ad vnum 57. s3 Terendo conteritur 45. Vim vi 52. Vtrinque progreditùr 43. Ss Saetta lib. 22. cap. 18. Confequitur quodcunque petit 80, Doncc defecerit non cOuertetur 82. Ferienda ferit 92. Haud quaquam mora 89. Ignefcit eundo 90. Infringit folido 79. Inftat alterum 83. so Îrrita cadent 89. Nec vinci, nec aequari 84. sa Nefcit mifla reuerti 87. 3» Non alta, fed apta 88. s» Non quodcunque petit 9I, Nulli deeft acies 93. Nunquam fruftrata $9 > Omnes in album 94. O fubir, ò baxar 85- O falir, ò cadere 85. Petenda peto 92. Vis nefcia vinci 8t. Volat irreparabile 86. Volat irreuocabile 86. Salamandra lib.8. cap.17. Celo turbato alacrior. 162. Durabo 169, INDICE DE CORPI, Ladit, non laeditut 165... Mi nutrifco;e l’eftinguo 158. Di Nel mezzo delardor.non refto offefa 161. Nodrifco , & eftinguo. 159. Serenitate deficit 163. Solis radio tabefcit 163. Surgens imbre , cadit fereno 164. Salcio lib.9. cap. 30. Cedendo vincit 183- Cum infirmor,tune potens fum 184. Firmior, fi infirmior 184. Fru&us inuifus 182. Infirmitate perficitur .185. Lego piegandomi 183. Modo flumina lambant 181. Remollitus tra&abilis 186. Saleucìide lib.4. cap.60. Venit,& difperdit 425. Salmone lib. 6. cap. 37. Haret vbique 157. Officiofa alijs , exitiofa fuis 158. / Sanguifuga lib.8. cap.18. Donec impleatur 168. | Et dum fatiatur adheret 170. Il men puro maggrada 172... Mordendo fanat 171. Nec cute plena 169. Non nifi plena 166. Su&u difcerpar 172. Tabido recreor 172. Vix imis fatianda medullis 167. Sarda lib. 6.cap.38. Obnoxia infirmitas. 159. Sardomico lib.12.ctap.23» Non fert impuri foporem 137. Sargo lib. 6. cap. 39- Fallacis fru&us amoris 160. Scacchiere lib. 18.cap.8. Ingenio non forte 50... Ignaua per otia sI. Labor ofnnibus vnus 52. Longe alius 53. Porriget hora 55. Quoufque regnet 52. Raro 54. Sors nequaquam 50. Tutior ab hofte 56. Scala lib, 15. cap. 20. Attollit in auras 99. . Dat faciles ad. fuperos vias 99. s) Hac vna fublimia 94. Non ftatim attollit 95- Non ftatim, fed tutè 97. Per gradus velox 98. Scande gradatim 96. Scaro lib. 6. cap. 40. Auerfus erumpit 161. E carcere educunt 162. Scarpa lib.15. cap.21. Infuetum per iter 103. Nulla retrorfum ro2. Teritur, & tuetur 101. Teritur , non leditur 100. Scaro E MOT TI LD i uscarpello lib..117) capa5. 3» Celando detegit 81, ) s» Dum ferit perficit 81. Feriat dum formet 81. sy Non plufquam oportet 82, i Percuflum cedet 80. Vt feritur ferit 80. Scena lib. 25.cap.20. 3» Ammaeftra, e diletta 65. Fingit, & docet 64. Scettro lib.25.cap.21, A Deo 66. i Olim arbos 69. Regnando feruo 68. Seruendo regno 67. Scoglio lib. 2. cap.33: Conantia frangere frangit 386.388. Durabo 383. Immotus frangit 386. 387. Inconcuffa manet 383: Nunquam fatura 392. Ogn’hor più fermo 383. Perlo fuo proprio fondo immobil refta 385. Probatur impetu 390. Quo magis , eo minus 384 Romponfi percotendo , e-in fpuma vanno 389. ' Ruptaque recedunt 389. Semper idem 383. >». Siluerunt flu@us 391. Vndique firmus 383. Scoiattolo lib.5:cap.42. © ‘ Alteram inuafit fpiritus 448. Aft ego ingenio 446. »» At femper in imo 450. Deducet me 445. È da fole; eda pioggia 447. s, Labor irritus omnis 449. Nunquam extollor 450. Vincit folertia vires 446. Viribus ingenium potius 444. Scolopendra lib:6. cap. 41» Noxia vomit 164. . Receptura defpicio 163. Vifcera quoque 165. Scorpione lib. 7.Cap.7. >> Amplexatur vt perdat 35. Cauda femper.in iu 33. »» Extrema parte venenat 36. Malorum femper mala confpiratio 32. Mas nociuo que en la tierra 38. Nefcia veneni 37. Non ledo , ni ledar 34- Qui viuens ledit, morte medetur 30. Vulnus, opemque gerit 31. Scrigno lib. 15.Cap.23: Et fingulatim edentur 104. s Non patet extrancis 105. Scudo lib.22. cap. 19- Zternam tibi fpondet opem 109. Aut cum hoc, aut inhoc 95» Aut repellit, aut frangitur 97. Etiam poft funera cuftos 105. Et cumhoc ; & in hoc 95. Gemino f{pe&abitis vfu 102. Haud tendimus vlitra 107. »$ Iun&is vis nulla nocebit 101. Lumine,; & vmbra 98: Ne ledar 99: Non fine luce tegit 104. Î Perimit , &tuetur 96. I Stat magna'‘nominis vmbra 106. Territat hoftes 101. | ù Troppo debil riparo al fiero colpo 100.! Tutatur,& armat 103. Tutela, decufque 102. Tutela pignora certa 109. Vnus omnia contra 108. Scure Jib.17. cap.26. Da fpatium, tenuemque moram 84. Et infli@&a ruinam 83. Lenite, & bene 85. Poliunt dum fpoliant $3. Secchie lib.15.cap.23. Altera leuatur 106. Alternant pondera eundo 109. Alternis demerfe vicibus 109. Depreflione alterius 117. Ex vtrifque:fecuritas 116. Grauitate attollitur 108. »» Haud redit inanis 114. 3» Hauriam , & effundam 115. Haurit ex alto 107. i Labor omnibus vnus 111. (110. Los Ilenosde dolor,y losvazios de efperiza Pondere fit leuior 118. so Sidam, vt implear 113. Vna omnes 110. Sega lib. 17.Cap. 27» Acie , &foliditate 86. Ad dexteram, fiue ad finiltram 95. Alternando 89. Alternis facilis 89». Aptat dum fecat 93. »» E non potendo à lui; noce à fe fteffa 91. Fulcimento conitantior 92. Ligamento conftantior 92... i so Ne pur vi lafcia alcuna nota impreffa 90. Nunquam & figno 87. Per oppofita ad idem 88. Tarda , fed retta 89. Tra&a viciffim 04. Selenite lib.12. cap.24. Circummoueor tecum 138. Dal tuo volto dipendo 138. Sempreuiuo lib.10.Cap.21. No@is nondeficit. humor 73. Sepia lib.6. cap. 42. E quanto masle bufco , mas s'afconde 168. Hac eluditretia fraude 166. In obfcuro latet 167. Non fuga falutem 166. Velamento falus 169. Sepolcro lib. 16.cap.16. 3» Intima fordent 94 Mephitim exalat 93. Serpe lib.7. cap.8. Ad me redeo 52. Altera melior 49. Anguîtijs auguftior 41. Annofo denudatur\ami@u 40. Arduus ad folera 63. Afpicientes vivent 81. de INDICE DEOCORPI, At virus non exuitor 48. niet i Cumple condardifgufto, y amargura 63. Cognati corporis expers 5 I- Dulcedine capio 67, i Dele&ant, non terrent $0. o Figit vox yna rates 65». Dum fpiro fpero 59. vu È Formofa fupernè 64. i E quant'è offefo più, tanto più noce 76» Mortemdabit ipfa.yoluptas 61, >» Exacuet iras 77. Son le lufinghe mie fempre mortali 62. Ex bono malum 58. Siringa ib.23. Cap: 7» Extrema copulat 55: Et infenfata melos:35- Exutus venuftior 46, Iun&a leporem_ 32. Finifque ab origine pendet 53; Perdit foluta leporem 33- Florefcente fugiunt 68. Vtile dulci 34 » Ha mihi opipara dapes 64. Smeraldo lib.12.Cap.25, Incendit vifcera tabe 73. Ne laterra, neil ciel vifta hà piùbella 139. Indarno 57. 3» Non fatians oculos‘implet 149. Inde lux , & iuuenta 71. 3» Recreat, nec fatiat 140. In filentio mordet 80. Spirantibus internitent 141. In vanum laborauerunt 79. Sole Jib..1,,cApeS» Lafciola vecchia, e nona fpoglia prendo 39, Adorno tutte 72. Malo ignem 66. Affluenter, & nonimproperat 42» Malo quam vincula flammas 66. Aliufque ,, & idem:79. Nec à quo, nec ad quem 64. At vna lux 90. Nec mors , nec vita reliéta 56 A voftro mal grado r1I, Nitidius 49. ‘ Auunque vos .pefe 111. Nouus exorior 42. n >» Con vn guardo lo forma, elo dipinge 113. Nulium veftigium 6% Craftina furget 65; Nufquam finis 54 Dat vires. 95. Perimit inflando 774... Delitefcit, yt renafcatur 77. 33 Più bella; e più fpedita 72, Diem prafignarrab ortu 89; - Pofitis nouus exubijs 42. Difcutit , & fouet 47. Purgant aculei 67. - Diffipabit 43. Qucs bruma tegebat 70. Diuifum imperium 84 Relegens exordia 75: i « Diuerfimode in diuerfis 96: Renouabitur iuuentus 47: i E luce ardor.:554;1% i (ARI Salutifet adfum 58... Eft tamen vnus 89: Sobrictatis opus 61.” Et in fragmentis integer 93; Spoliata i)luftrior 43. Et in ortu totys lucidus: 94... Superueftitur 44- Et lumen circumquaque diffundit 87, Tollit flàmma virus 65. Et proxima micant 118. — Transfundit pafta venenum 69. Exluce tenebras 112. so Tutus, ni capite lefus 78. Ex te cunaa nitorem 45. ‘Vra falus 82. l Flu&uante non -difpicitur 98; Vt meliorem induam 44. 45. Fruftra oppofita?5. Serratura lib. 17. cap. 28: Haret origini 117. Nec abfque tertia .96. Hinc clarior sEhbò: è. Sigillo lib. 19.cap. IL. Hinc procul vimbra: 110, Comprimit, vt imprimat 26+ Hinc fplendor s 8 ardor 56. Diftinguit, & exprimit 27. ) so Humiliat, &fublewac 81. Idem, & alter 29. Jam illuftrabir. omnia 52. Imprimit in molli 31. so Illuminat, &-obfcurat 112. > Imprimit quod continet. 304 so Illuminat, nec minuitur 107. Imprimit fi comprimit 26. 3 Illultrando non fcema 107. Manet idem 28, fi Immenfum in paruo 92, Obfignat verumque 32. Immicttit ardentiores 71» Sileno lib, 3.Cap.2T» i Impollutus 46. Intus, non extra 60. Indetefflus, & yndique 69, Siluro lib.6. cap.43» Influit tamen 9I. a Omnibus infeftus 170. | Inftant, nonobftant sI. Simia \ib. 5. Cap.43- In vnum redagis 103. 3» Comple&endo necat 453: Ipfe leuaui 106, Intima, non extima 455» Lumine codem 89 Laqueos fibi parat 45 1. Lux ab yno 89, Malè parta, malè dilabuntur 454. Lux indeficiens 105. Perdit amando 45%, s) Maggiormente riluce 104, Se ipfam feducit. 456. Male operantibus pauor 40. Sirena \ib.3 cap. 22. »» Mortificat, &r viuificat 81.108, Amaricata dulcedo 68. Motu foecundus: 61. Contemnit tuta procellas 66, Motus E MOTTI. Motus crit requies 115. »» Mutat in aurum €2. Nel troppo lume fuo viene à celarfi 39. Ni afpicit , non afpicitur 43. No canfado , ‘y portodo 69. Non andra molto , e n'vfcirà più bello 114. Non diu so. Nondum in auge 88. Non exoratus exorior 37. Non grauat, & grauidat 63. Non men lucido riforge 59. Non mutuata luce 38. Non pallet noftris 109. Non pofcentibus offert 37. Obftantia» foluet 50. Octcidit oriturus 65- Occulto omnia femine 99. Offufco tutte 73. Omnes fub iugo meo 75. Omnibus idem 78. Omnibus fufficit 70.116. Omnibus vnus 68. Oriens vniuerfum illuftrat 53. Ornat, nononerat 86. Ortu diem 100, Per fe fulget de s> Più cocente diuampa 71. Prabet tantundem fingulis 58 Premitur non opprimitur 57. Rebus adeft 102. Recedo, non decedo 67. Redit nec deficit 82. Reflexum facilius 97. Refpicit aquè 68. Simili ab ortu 101. Soluit dum vidit 49. Solus indeficiens 74. . Solus non errat 85. Sparifce ogn’altro lume 44. Super bonos , & malos 41. - Tenebra non comprehendunt 60. Tenebra procul do. s Toglie il lume col lume 64. .Torpentia frigora foluet 83. Vadam, & reuertar 66. Vbique fimilis 74 Vnius fplendor, incendium alterius 54- Vnum fumus 76. Sole în Zodiaco lib. 1. cap. 6. »» Accedente florelcent 128. so ZEquè impartitur 135. Celeres explicat ortus 130. Contentus medio 119. Dieci, no&tifque pares 134. Fi&us labor 126. Geminat incendia 132. Hinc non recedam Izo. Jam hyems tranfijt_ 127. igneus hinc vigor 131. | Indeclinabili greflu 120. Ncc retrogradior, nec deuio 121, Non extra 123. Nen tranfgreditur 122. Nunquam «alio 120. Nunquam declinat 120. Oblique, & vbique 124. Omnia componit 133. Quo ardentius 133. s» Recedente (qualebunt 135. Redituque fuo fingula gaudent 129, Semper idem fubeodem 120. Temperat;iras: 133. Sorbe lib.9,cap.31. s /Etate maturant 188. Vtiles cum putres 187. Spada lib. 22. cap. 20, Flexu probatur 111. Hic regit; ille tuetur 112. Illefa fuperfunt 115. Lenimine acutius 114, Motu perficitur 110, Non fi falda 116, Vice valli ero 113, Spada pefce lib. 6. cap. 44. Difcerpens exit 171. » Vitoria vi&o 172. Sparaniere lib.4. cap.6 1. Ademptum redimo 427. Ad nutum 434. Ad fublime re&a 426. At homini vitam 435. Et non parta fequor 428. Ex intuitu quies 432. In darno lo richiamo 437. s» In vinculis liber 438. Lalibertà fofpiro, e torno al laccio 430. Lentè confule, feltinanter exequere 449. Non fuga, fed contemptus 431. Non fibi, fed domino 433. Parta tenens, non parta fequor 428. . Redibit ad Dominum 433. so Semper in armis 439. Tramite re&o 426. Vinciunt, non vincunt 436. Vitrò ad vincula redit 429. Specchio lib.15. cap.24. Ab vtroque procedit 143. so Accipit, & reddit 130. Ad vnum redigit 141. s» Afflatu laditur 129. At lumen a fole 128. Auerfum coeteris 135. Communi non igne 138. Corrigenda, aut probanda 122. Cunétis aquè fidum 119. E luce ardor 136. Et duriflima cedent 137. Ex aliena luce lucem quarito 142, Exardefcet ignis 140. Fallere nefcium 120. Fingit, abcletque momento 134. Idem vbique 131. Idipfum inuicem 126. » Ignem ab imo 138, Io pur diuengo vn fole 132. Moftra leilampi altrui la fua chiarezza 137. Mutuant inuigem 124. O me quiebre, ò me requiebre 135. O mi rompa, ò mi miri 125, Omnes idipfum 131. Omnibus idem 119. Omnibus omnia 121. Per re fplendo , & accendo 139. fd 2 Qualis INDICE Qualis ineft celo 127- Receptum exhibec 123. Refle&it alienum 123. 33 Sol d’apparenze abbondo 133. Vagans formatur imago 134- Spina lib. 9. cap. 32- Apta vel ad necem 196. >» Lafcia le frondi si, mà non lefpine 189, Non latet in infidijs. 191. Non femper fine rofa 193. Pugnat contra :pugnantes 1945 Pungendo ftimolo 195. Pungunt fed protegunt 189. Vallant, non violant 190, Vi propria nititur 192. Vulnerat ex aduerfo'195. Sprone lib,25. cap.22. Etiam currentibus'apta 71". »» Excitat, & dirigit 73. His equi aqui 72. Mouet, & impellit:70. v »» Reprimit, &impellit 74 Spugna lib. 6-cap.45+ Laxata tumefcit 176." Meliora fequentur 1176, Nondiuellor flu&ibus 173» Pondus ab vndis 175. Premit vt exprimat 174. Preffla reddam 174. dh ig o vSquadra lib.21.cap.18. Reda regtis 190.1 al Rei, & obliqui menfura 138. Sic nom decipitur 139. Stato lib. 24.cap.19. Minus cum magis 58. Statoa lib.16. cap.17. Cuftodiunt, non carpunt 99. s» Diffoluor vtrenouer 95. Donec ad ynguem 98. Elicit inde vocem 96. Ferenda quamuis peffima 100. Hinc animam 97. Sic viuet 97. Vocem lux orta recludet 16. 96, Stelle, Pianeti lib.1.cAp.10» Accellu tranquillitas 25 3. Ad occaflum tandem 244, A longe profpiciens, & falutans 25% Buena guia 258. Cito venit, fero recedit 265. Cum luce falutem 253. Emerget tandem 248. Hic fufca nitebit 241. Hinc fplendidior 273. His viuimus , & regimur 248. Ima fummis 246. In tempeftate fecuritas 255. In tenebris magis 238. I pra fequar 269. Ipfis donantibus auras 254: Lente feftina 261. Lucebunt alibi 240. Luce, non vi cadem 233. Lucet tamen, & influit 245, Me praueniente fequetur 273, Micant abfente fole 239. Mutyato lumine fulget 250. DE CORPI, »» Ni mancha, nimudanza 237. No&e notefcunt 238. Non indiget auro 249. Nouum pandit iter 260. Nunguam procul a fole 274 Omnis expers Motus 257. 3» Prafentem nuntiat 268. Prouocat orta diem 271. Proxima femper 262. 2 Quae maiora minora 235. Qua minora imaiora 234. Radijs veniet feruidioribus 253. Reuoluta fecundant 243. Semper circa folem 262. Scquitur deferta cadenvtem. 266, Sequitur , & pracurrit 270. Serenum erit 256. Sola cum fole 263. Sole procul rutilant 239. Tardiffimè velox 261. Tenebra non comprehendunt 251, Terra foetibus 242. Tranquillo renitent 236. Trangrefla iuvat.267. Vergimus ad occafum 244, Vefpere, & mane 264. Vt moucam moucor 247. , Stella pefce lib.6. cap. 46. A luce primordia ducit 182. Nec pontus extinguit ardorem 188, Non lucet, & ardet !179.. :. i Quafi facula ardet:177. Quid in arido è 181. Tangentem adurit 178. Stellione lib. 8. cap.19, Sub luce lues 173. Strumento lib.2.1.cap.19, Arte tantum 143. Contraria vnunr 145- Minimo quocunque inuante 146, Parum opis externa 148. Quod arduum facile 143. Sine pondere pondys 144. Vis omnibus vna 141. Vis fine vi 147. Vndique in re&a 142. Stru7zo lib.4. cap.62. Al mio calore ogni durezza cede 445, Curfù prateruchor omnes 443. Deuorat , & decoquit 449. Donec egrediatur 45 1. Duriffima coquit 444 Et altero refpicit 452. 3» Format obtutu 441. Lux vitam 44. 3» Nec tamen ima relinquit 450. Nil penna , fed vfus 446. Non fubleuat ala 447, Oculis vitam 441. Sublime non fapit 448. sy Tuetur, dum intuetur 442. Suuero lib. 9, cap. 3 3. Additur vigor 198. Ex vulnere vigor 197. Immerfabilis 199. Nixu maiore refurgunt 200. Tabelle E MOTTI. Graditur, non egreditur 198. Tabelle lib, 14. cap. 8. : Immerfabilis 200. Crepitant dum fonora filene $8, Intra me manco r84. Cum crepitant fonora filet 39, L’ardor m’arficeia,emi trattien di fopra 300 Semel in anno 40. L’ardor mi tiene , ove l'ardor mi fpinfe 201. Taglia lib.17. cap.29, Nec tamen egreditut 195. Refpondet vni 97. Nufquam hofpita 192. Simul iun&ta 98. Nufquam non hofpita 193. Vtraque vaum 99. Onerat, fed armat 194. Talpa lib. 8. cap. 20. Pedetentim 186, Atris obfcura tenebris 174 Sic feftinandam- 186. Tamburo lib. 22. Cap.2 7. Sub paruo , fed meo 191. » Mutefcit inpace 118. 4 Tacita dentro al gufcio ogn'hor ficura 183, Percufium refonat 117. Tarde, fed tuto 189. Tantalo lib.3. cap. 23. Tetradio lib.2t.cap. 30, Et proxima Iludunt 70. Vtcunque furflum 149. » Fugientia captat 71. Tigre lib.5. cap.45. lnopem mè: copia facit 69. Fallitimago fui 459. Taffè pianta lib. 9. cap. 34 Fallitur imagine 458. Infixo innocua 202. s» Fit effera magis 463. Ledentem lgdo 207. i Minuit vindi&a dolorem 462. Taffo quadrupedo lib.5.C-44» Nec retardatur pondere 461. Expergifcan-457» » Pondere velocius a&a 461. 1934 Teatro lib.16, cap.18. Propria tardatur imagine forma 46: Non omnis màriar. 101. Species decipit 458. Tela, Drappo-lib.15. cap:23» Timone lib. 20. cap.9» Ad omnia 147. Li i A regimine motus 116. o» Albefcit vtroque .145- Dirigit 118. A vulnere decor 149. Te ftante tuta 117. Difpari ia@ura 150. ; Titio lib..3. cap::34 3» Dum adhuc ordirer 146. Nec gula, nec efca 73. Hinc camdorygo. Nec requies vlla 72. .; - Pulchrior ex vulnere 149» Tizzone.lib:2: cap.4. Semper candidior 148. Ardendo geme 72; . Telaio }ib..17. cap.30. Di fuor fi legge com'io dentro auuampo 73, Suis inconfufà locis 100. _ Ex fumo lucem 78. Tempio lib. 16.cap.19, sy Flamma redardefcet 79. Flatus irritustomnis 103. Lucem dabit 77... — Lux proxima 77. Ma non già il nome 109, Ope lucent mutua 75. Patet aditus 106. Tarda , fed feruentior71. Primitia Deo 108. » Teruntur mutuo 76. Se ipfa tuetur 104. Vis eft ardentiot intus 74. Totum numini 107, Tonno lib.6. cap. 48. Virtute prauia 105. Solus iam grandior errat 203. Virtutis imperio 103. ._ Topo lib.8.cap.21. Terra lib. 2. cap.36 Foris pugne,intus timores 178, Exculta virefcet 334. Mutuo fe fubtrahunt 177. Immotu, nec iners 332. Non vno fidit antro 176, yo Inculta fyluefcit 336. — Por bufcar da comer 175. Nec iners. 332: »» Pria di giùger à lefca à morte io giongo 179, Ponderibus librata fuis 3 30 »» Trouo la morte, ouefperai la vita 180, Reddit fldeliter 3.33. i Torchio Lib. 17. cap.31. » Sauciata felicius 335. Calcata redundat 102. so Sauciata feracior 335- Coit omnis in vnum 103. Stabilifque manens , dat cunta moueri 331: , Comprimendo exaquat 109. Suo fe pondere firmat 330. »» Dum comprimit s exprimit 107, Vulnere virefcit 335% Et cogit omnes in vnym 103. Teftuggine lib. 6.Cap. 47. Ex fumo lucem 197. Abfumitur aftu 202. Nec melius , nec celerius 108, Ad locum tandem 199, Premat, dum imprimat 106. Amor addidit 185. Premendo promit 101. Aut ede, aut non ede 196. Premit vt imprimat 106. Contegor , non condor 197, Sub pondere gemit 105. Cum tempore 187. »» Sub pondere purpura fluet 104. Feror, vt frangar 190. Toro lib.5. cap. 46. Feftina lente 188. (or, Condigna merces 470. Già troppo ardita, hor troppo ardéte io fono Ex INDICE Ex atroci mitis 465. His fecurus 467. In arena, &ante arenam 468. Ingenio experiar funera digna meo 471. Innoxius ereétus 467» Mutatus ab illo 464. Quas fruit , fibi parat infidias 469. Suauitate, non vi. 466. Venter, non cornutimendum 472» Voce mugit aliena 473. Torpedine lib. 6. cap. 49. E preda ftupor. 206. Non faluabitur velox 207, Stupefacit infidiantes 204. s) Stupefacit tangentes 205. Torre lib.16.cap: 20. Adhuc altiora 134. -— ‘DE CORPI, 9) >») Amula luna 115. Com'è di fuor fi ben munita è dentro 116. Crefceran l'ombre al declinar del Sole 120, Dirigit vtraque curfum 114. Dum video. non timeo 119. Errantes reuocat 130. Et propè, & longè r1a Er propè, & procol 112. Et tego, & tero 127. In latus omne’ patens 121. ss In re&um ducit 129. Me combatten , y defiendan 122. Melior cynofura periclis 118. Modo infima feruem 133. Monet, & munit 115.° Nec tela, nec ignes 128. Ne per pioggia } ne per vento 113. Nocdtes, atque dies 111. Nulla vis contra 117. Oppugnata fortior 12.3. Per vada monftrat iter 110. Quadris munitior 132. Statio tutiffima 126. Tuetur, & arcet 131. Vel vifu 125. Vires, animumque miniftrat 124. Vndique fruftra 113. Tortore lib.4. cap.63. sy Aut vnam, aut nullam 454. E folitaria, e fola 456. Fida coniungtio 455. Idem cantus, &gemitus 453» Neutra vnquam alterius 456. Trafila lib. 17. cap. 32. Anguftijs aptius 110. Afperrimis equata anguftijs 120, Donec extrema .118. Ex latioribus ad anguftiora 111. Extenuat, fed producit 119. Extorquetur per anguftum 113. Gradatim aptat 116. In anguftiori fubtilior 113. Minuor altero crefcente 117. S'affina a più degn'opra 114. Tenui nec dimittàm 120, Trahitur vitima 115. Traguardo lib. 21. cap.21. Et longingua dirigit 150. Vt nufquam aberret 150. Trapano lib, 17. cap. 3 3- Benche in varie rivolte dritto fora 13. Col tempo 122. ; Frangit, vt purget 123. Impellor fufte , lorifque 124. Nulla fenza fatica 122. Ritè , licet variè 121. Volgendo, e riuolgendo drittofora 121. Triangolo EcclefiaStico lib. 14. c.9- Moerenti fufficit vnum 41. Sufficit vnum in tenebris 41. Vnum pro multis 41. Triangolo mattematico lib.21.€.33. ZAqualis vadique 151. Datur vacuum 152: Non vndique complet 152. Totus non fufficitorbis 152. Trifoglio lib. 10. cap: 22» In imbrem erigitur 74 Tuo languore languefcimus 75. Triuello lib. 17. Cap-34- Altero preuio 127. : Arte, nonimpetu 126. Paulatim 125. Trochilo lib. 4. cap..64 Non detre&v 457. Sicut in le&to vertitur 458. Tromba lib.22, cap.3% Anguftijs fonitum 122. Animat exanimis 1235. Attrahit , aut terret 127. Inflata refonat 123. Interclufa refpirat 126. Mouet in vtramque partem 120» Non nifi grandia canto 124. | Spiritus allunde 121. Vires, animumque miniftrat 119. Trombad. bicghieri lib.17. c:35. Formante fpiritu 128. Tronco lib.9. Cap.39: Alienis fpolijs 317. Fronde virere noua 315. Haber fpem 315. Spoliatis arma fuperfunt 316. Trono lib. 25. cap.*3. Afcenfu multo 76. Maieftati ferenda 78. Soli Salomoni 75. Vulgarem nefcit fefforem 77. Trota lib. 6. cap. 50. Aurum alimenta miniftrat 209. Dart paltum aurea feges 209. Dirupto libera vinclo 210. Effofio nutrior auro 209. In ardua nitor 208. Vincula ridet 210. Trottola lib. 18, cap. 9. Cedit, necadat 62. Dant animos plage $7. Per te furgo 58. Stat motu 59. Stat plagis 63. Verbere inni 58. Vincior, vt erigar 60. Vincior, & yincam 61. Vafo \ib.15.cap.36. &quum non aque 165. At At odorem diu 158, Calore odor 154. | Dudtu 1 gprisbi Dulcefcit ab hauftu 160, Dulcorat hauftam 161» Ex copia inops 155. Hauftam purificat 160, Implendo dignofcitur 159, Ne quicquam terrena foecis 152, s» Non totum fimul 167. Pro capacitate 170. » Quant’accoglie diffonde 168. Quaffatis diffluet 157. Quo femel imbuta 15 3. Reficitur ex cadem 162. + Secernit, & difperdit impurum 164. »» Senfim, ne diffluat 167. Solidamur in vfus 169. »» Sonat inane 166. i Tranfiuimus per ignem, &aquam 156. Vius a figulo 155-163. Vaglio lib.24. cap. 11. »» Dimittit inanes 60. Male iun&a fecernit 6r. Pellendo vicifim 59. 3» Purgat dum agitat 63. Puriora fecernit 60, 3» Quod leue depellit 62. Vanetta lib.4. cap.65, Pulchra, &fatua 459. Vapore lib. 2.cap.8. 3 Eleuantem obumbrat 103. »3 Eleuor, vt fulgeam 102. Nitet celata 104. Percuffa- fcinditur 101, Traido inlluuia buelto 100. Vtlucefcam 104. Vccello lib. 4» cap.I. Ambo pariter concident ro. Animantur moltiti 7. Afcendens feror ad imum 2. Cautior hinc 17. Cupio diflolui 18. Da la prigiomrapido vola è l'etra. 15. Diuturnitate libertatem refpuit 4. Excecat candor 8. . Lr: Il mal mi preme, emi fpauenta il poggio 5. in axe requies 1, In axe tantum 1. Incolumis incola cgli 14 L’efca midona, elibertà mi toglie 16. 3» Libero sì, mà pero men ficuro 6. 3» Minimo detineor 9. Penfo vires 12, Pietà col doice cantoio non impetro 13. »» Seruatur carcere 3. î Volantesequitur 17. V cello rifplendente libig. c. 66. Co'l canto il giorno, e di notre col foco 462. In lumine tu) (lius 461. Notte iter oftendens 460, Vello lib.5. cap- 38. Non fegni rapienda manu 412, Ventaglio lib. 25. cap. 24. Alternando recreat 8ì. Procaces pellit 79. Temperat aftum 80. IEMOT PI, Vento lib.2. cap.18! sy Ad-fidera voluunt 205. Alit, & auget 195. Al tuo fpirar m'auuiuo 192. Arentes rapit 199. Aut folem., aut imbrem 194. Curfus fecundos dabit 205. »» Deducet in portym 204. Doppia ne la contelaifoffi , e l’ira 198, Ducunt in altum 203. Eminus vt oleant 200. Facilis ia@ura 193. Fugat, & fouet 190, Grandior necat 197. Il fuon ne tragge 201. Lenis alit 196. Minantur , fed ferunt 204. Morantur, nonarcent 202. Non morantur , fed arcent 203, 33 Nonfai d'onde, ne douez02. Sopitos fufcitat 191. ‘Sufcitat 191. Turbant, fed extollunt 202. I Ventofa lib.25.Cap.2 5, Di mal mi pafco -84- Educunt peflimam 82. Refoluunt, dum attrahunt 83. Vefcouo-pefce lib.6.cap.5t Speciem, non virtutem 211. Vefpa lib.8.cap: 22. Non penetrant 181. Viola fiore lib.11./cap.18. Humilibus dat gratiam 134. ‘Sola mihi redolet ‘133. so Suauior, c longinaquo 135. Vino lib.9. Cap. 35. È Allettail gufto , &incetena il piede 253. 3» Anguftijs violentius 253. s» Vetuftate pròficit 254. Vipera lib.7.cap.9. Arcet venena veneno 95. Caret ob pabula viro 84. Depofito iungitur viro 86. Dira diris pafcuntur 96. . Dolo occidit 91. . Dulcedine necat 87. so Foetu dirumpor 90. 3» Gignentis vifcera voro 94. Necat amantera 87. s» N’offende viua, e nerifana morta 88, Perdit , quos deperit 87. Perit dum parit 89. i Salutemex inimicis noftris 93. Venio pofitura venenum 83. Venus improba 87. Vertit in medelam 92. Virus non defert 85. i »» Viuala morte,e morta io dò fa vita 88. Vifchio lib.25. cap.26. Etiam expanfis adheret 85. »» Volantes detinet 86. Vite Jib.9, cap. 35» Adhuc virefco 210. Aliò relurgam 238. Altius haret vigor 233. Difcinditur , non diffoluitur 229, Dure- 9” 3 se I Li 9) INDICE DE CORPI, Durelcens fruttificat 220. Ei mi foftiene, ed io di frutti el cingo 235. En lamuerte cfta la vida 226. En la vida efta Ja muerte 227. Et arida tecum 209. Et vegetior x & foecundior 236. Ex intimo fui furgit 221. Fulcimento vegetior 236. In lacrymis feracior 231. Innixa vberior 236. Iun@a fecundior 236. Jun&a quiefcam 206. Letitia, non temulentie 224. Natiuo humore rubefcam 232. Ne fyluefcat 225. Non degener 223. Non habet vbi reclinet 205. Non ha doue s'appoggi 205- Non fufficit alter 204. uil Onus Jcue 230. Opis indiga 211. Paupertate feracior 215. Quo altius fulcimentum 212. Recifa fecundior 214. Rediuiuum ra n gni Renouata virebo 222. Se fe melioribus offert 203. Se fuftinet ipfa 219. Sine fru&u negle@a 234 Spoliata ditior 215. Suffulta foecunda 208. Tantummodo fulcimentum 213» Vel fruftum, velignem 237. Vix nata fuftineor 207. Vnius copendium, multorù difpendium 217. Vtabundantius habcat 228. Vt mero gaudeam 218. Vulnere ditor 216. Vitello pefce lib.6.cap.12. Et refpondere paratus 214. Nec flu&ibus excitor 215. Nec rumpitur quies 213. Securè 212. Sic quiefco 212. Vlife lib.3.cap.25. . , Mens vna fapiens plurium vincit manus 76. Obferatis auribus 74» Surditate fecurus 75. Vliuo. lib. 9. cap. 36. Amaritudine dulcefcunt 267. Certus interitus 261. Compreffa vberior 268. Expers interitus 259. In opportunitate vtrumque 255. Moriens reuiuifcit 259. Mutuo amore crefcunt 258. Mutuo fouebuntur 266. Noli me tangere 264. Pero; efpero 262. Tanto vberius 257. Tarde, fed diu 263. Terendo fuccus 268. Vita longior 260. Vtrum lubet 256. s, Vulnere, non verbere gaudet 265. Volpe lib.5.cap.47. Afu,&dentibus 474. = Aftu pollet 475. 3) 3 ©» 3 Lol >” 3) Auribus indagat 488. ope? Ben la mercede haurò fecondo il merto 481. Cumarridet , irridet 477. Fato prudentia minor 480. Fide, & diffide 484. Fraus fraude compenfata 482, Fronti nulla fides478. Hoc modo fuftentor 489. Murmura non fallunt 487. Nec fide , nec diffide 485. Non iuxta intuitum 486. Rapit ; & deuorat aftu 476. Reddit amor cautam 479 Vindi&a trahit exitium 483. Vt fciat regnare 490. Vouo lib.4. cap.68. Aceto difpofitum 470. Calore fetabunt 468. Dimani augello 471. Infunditur plenum 467. ‘ Mutabor in alitem 471. Proximum cordi charius 469. Quia rore plenum 464. Rore, &calore 465- Surgit inane 466. ypupa lib.4. cap.67. Amplexatur ftercora 463. Vro lib. 5. cap. 48. Nec firmitudine territus 491» Vitre lib.15. cap.27. a Priuata res officiunt publicis canfilijs 171 V ua lib. 9. Cap: 35- A la ftagion più tarda 249. At faltem illu@tror 243. Clarefcunt , depuranturque 247» Deeft alba decori 239. Donec arteratur 248. Hinc dulcefcet 241. Inanis conatus 242. Inharendo putrelcam 244. Inuius exitus 249. Matura rubuit 246. Non maturefcet 242. Perijfflem nifi perijfiem 250. Preffus emittam 251. Pruina coquet 240. Stempra fe fteffa 250. Vit citius 245- — Dulcis erit 241. Zafferano lib.10.Cap.23. Artritu melior 76. Calcata virefcit 76. Conculcatum vberius 77. Pulchrior attrita refurgo: 77. Zaffiro lib.12. cap.26. Pium reddit 141. Zodiaco, vedi Sole lib.1.ta.6.. Zucca lib. 10. Cap.34. Abluor, non obruor 82. Abfque nodis, & rugis 81. Cito nata cito pereunt 84. Et cortex ad vfum 83. Immodicis breuis atas 85. Meliora latent 78. Meliora vt recipiat 79. Seccato il feme s’empirà di fale 80. Il fine dellIndice de Corpi, e Motti, APPLICATIONI VARIE DELL'IMPRESE, Che nel Mondo Simbolico fono prodotte. IL primo numero è quello del libro ; il fecondo è marginale . A Abbandonare . Et proxima ludunt. Tantalo 3. 70. Expofita elcuor facilius. Aquila 4. 84. Malo mori. Ramarro 8.157. Mori potius , quàm deferere . Cignale 5.206. Nec morte relinquam. Cane 5. 73: Non hà doue s’appoggi . Vite 9.205» Sequitur deferta cadentem. Stella di Venere 1.266. Abbondanza - Copia me perdit. Albero 9. 277. Cortice depofito mollis echinus erit.. Riccio fpinofo 5. 427. Ex copiainops. Vafo 15. 155» Grauitate attollitur. Secchia 15.97. Incremento defidit » Barcar20, 19. Incremento deterior. Capra 5.123: Inopem me copia facit. Albero 9.278.Candela 15.27. Tantalo 3.69. Ne quidnimis. Pioggia:2. 129 Nunquam ficcabitur. Mare2.231» Pouero fol, per troppo hauerne copia. Albero 9. 278. Repletus eleuabor. Sterilefcit obefa. Sternit vbertas. Pallone 18. 31. Capra 5122. Albero 9.278. Abele . Pranato,fequentur . Puriora furfum. Abfenza d Iddio . Crefceran l'ombre al declinar del Sole. Tor- re 16.120. Di radice, e d’humor priua languifce. Ghir- landa 25:30. Doneclonginqua. Palma 9. 124. Donec redeat.. Cinocefalo 5.214. Invmbra defino. .Horologio da Sole 21.64. Languefcitin vmbra . Dulipante 11.20. Languefco Sole cadente. —Dulipante 11.20. Non ha doue s’appoggi . Vite 9.205. Procul pereo. Piraufta 8. 143. Recedente fqualebunt. Sole in Zodiaco 1.135. Recifus pereo. Cipreflo. 9.155. Sin (us rayos mis defmayos. Dulipante 11.19. Ceruo 5. 199. Boccia 17-44, Acquifto. Alienoè funere vitam. Ape8. 38. Alterius inopia ditor. Arcolaio 15. 13. Colle&a domum portat.. Ape 8. 58. Depreffione alterius . Feruefcendo minuitur. Fortior fpolijs. Male parta,malè dilabuntur. Non quodcunque petit. Quomodocunque aliquid . Reuertuntur onufta . Sine macula . Sub paruo, fed meo. Teftuggine 6. 191. Adamo . Explicando implicatur . Morfuin mortem corruit . Aderenza - Adhefitos meumcarni mea. Pefca 9. 150. Alijs iun&a. © Canna dorgano 23. 31. Afpicit vnam. Calamita 12. 9. At faltem illuftror. ‘ Vua 9.243. Cohibere potis. Secchia 15. 117. ‘Hercole 3. 44. Firmata refiftit. Nauc 20: 45. Fiore gaudentes, & vmbra. Api 8.21. Fulcimento vegetior. Vite 9. 236. Germinat iun&a prius , Innefto 9. 343- Herreat ne percat, Heret origini. innixa voluitur . Inoccidua fequor. Inodoremtrahimur . I pre fequar. Ita fecurus, Polpo 6.124. Iuné&a quiefcam. Vite 9.206. Non perde mai per variare il guardo, Luna r. 162. Non quatiar vltra. Canna 9. 36. Nunca otra , Calamita 12: 10. Nunquam procul. Orfa celefte 1. 279. Stella 1. 274 Per mutua nixi. Propinquitasferacitatem. Proxima femper . Proximitate foecundiores . Semper circa Solem, Sequar quo ierit.. Sic quiefco. Sola cum Sole. Suftulta foecunda , Riccio 6.151. Raggiofolare 1. 117. Porta 17.31. Calamita 12. 12. Ceruo 5.182. Mirto 9. 116% Stella 1.262. Granato 9. 102. Stella 1.262. Agnello 5.5. Vitelmarino 6.212. Stella 1.26:, Vite 9. 208. a Tra- Caldaia 15.20. Simia 5. 454- Sactta 22 91. Dado 18: 2. Api 8.58. Luna nuoua 1. 157. Arcolaio 15. 14. Pefce 6. 11. Anchora 20. 5. Polpo 6. 125. Stella 1.269. © a APPLICATIONI VARIE. Battello 20. 24. Porta 17.31. Lupi 5.364 " Calamita 12.22. Ellera 9. 67. Trahentem fequor; - Tuta circumuoluitur . Tuto tranfigunt. Vna trahit. Vi erigar. . Adoratione , Nonipfa, fed per ipfa . Adulare. Adogni vento, Amaricata dulcedo . Ample&endo profternit. Auget, & minuit, Blanditur amicis. Cantuirretit. Cardello 4, 145. Circuit locomanens. Compaflo 21. 36. Circummouer tecum, Girafole 11.71. Comple&endo necat, Simia.5-453: Con l’aer cangio afpetto.Giacinto pietra 12.90. Cum ludit ledit. Gatto 5. 279. Occhiali 21. 128, Barca 20, 2.3. Sirena 3. 68. Ellera 9-59. Fama 3.21. Cane 5. 74. Dirigorad motum. Girafole 11. 71. Eadem non eadem. bi\19:3i Et blandior=, & noceo. Cane 5.107. EtiamJambendo officit. Capra 5:119. Et vocem fequuntur. Pulcini 4. 274. Fallit imago. Legno 9. 327. Flabit agitatus. Mantice 17. 60, Fledtentes adorant!. »Girafole 11. 64. dr tengh’io delvariato afpetto. Granchio 97: Fronti nulla fides. Volpe 5.478. Gemino inficitore. Amfisibena 7. 2. In quofcunque colores. Garofano 11.22. Mephitim exhalat. Sepolcro 16. 93. Micoloro alcolordel mio foftegnoa. Polpo 6. 127: Miconformo a Ja luce. Horol. folare 21. 79. Ni deficit aura. Girandola 18. 10. Nifpirat immota . Mulino 16. 62. Nunquam eadem. Luna 1. 154 Optima quaque vorat. Fuoco 2. 24. Pe&ora mulcer . Lira 23:13. Perimit inflando. Serpe 7.74. Plorat, & deuorat . Cocodrillo 6. 36. Pofitis nouus exuuijs. Serpe 7.42. Segunel tiempo. Perla 12.95. Se porta feco il miel, la punge ancora. A pe 8.6. Sic mutor adillam. Sine dolore necat . Sub luce lues, Stellione 8. 173. Vertor vt vertitur. Girafole 11.73. Vna mouentur varia. Horiuolo da rota 21.88. Vt deficis deficio . Vtrinque progreditur. « «Adultero, Alienum adamat . Parit, & non fouet, Cuculo 4. 228. Quis te difcernit ? Cuculo 4. 228. «Aduocato , È Deuorat omnes. Penna 4. 483. Elicit fanguinem. Caprimulgo 4 138. Improbitas fubigit reGum. Ellera 9. 70. Protegen, pero deftruyen. Ale d’aquila 4.477. Quicfcentes, ladit. Noce 9, 118. Turbida placet, Came!o 5,53. Afpido 7. 7. Rota 24.40. Murena 6. 110, Pantera 5. 397. Cinocefalo 5,216. Vnta sifplende . Lucerna: 15.72. ì Affabilità di Soldato. Armata dele&at, Rofa 11. 127. «Affetto, vedi Amore. Clarefcunt in fammis. Lambicco 17.43. Humor abigne . Lambicco 17. 38. Intima, non extima, Simia 5.455- Perdit amando, Simia 5452. Sant’ Agata Vergine , e Martire . Elicit fanguinem, Caprimulgo 4. 138. Vtocyor aquora fulcet. Naue 20.86. Sant Agoftino . - ; Abfque cultore nitet . Giglio 11.42. Acie, & foliditate . Sega 17.86 Agmina ducit. Aquila 4.115- Airone 4. 21. Pandaiolo 4. 341. Ceruo 5. 195. Aquila 4.69. Cielo 1. 15- Ciuetta 4. 190, Altior , & tutior. Defendir , rerretque. Hinc vulnus, falus,& vmbra. Labore meo. Lumen ab vno. Nil indiga lucis, Pondere quoque., Martello 17. 69. Purche ne godan gli occhi, ardan le piume, Aquila 4. 78. Quod mihi , hoc alijs . Aquila 4. 103» Sauciat , & defendit, Collaro dacane 5.115. Sotto il manto dineue hòilcor di foco. Etna 2. 356. Sparifce ogn'altro lume. Sole 1. 44. Tutum lux tua pandit iter, Luna 1.210. Tutum praemonftrat iter. Carta da nauigare 20.27 Venenum detegit, & perdit. Pauone 4.360, Aiuto, vedi Protettione. Accenfa micabit. Candela 15. 20, Adiutus non mergitur. Delfino 6. 76, Aliena luce , Luna 1. 160, Alijs lucens vror. Candela 15.22. Alter alterius. Coltello 15. 56. Alterius altera. Rota da mulino 16. 60. Altero prauio . Succhiello 17. 127: Afpirantibus auftris . Naue 20. 57. Attollitinauras . Scala 15.99- Attraxi fpiritum. Nube di creta 25.54. Audentius obftat. Cicogna 4.156: Buena guia . Stella polare 1.258. Con bel cambio frà lor d’vmore, e d'ombra. Fiume 2. 268. Dabir pennas, Dar faciles ad fuperos vias. Debiliores erigunt , Defendit amantem. E carcere educunt. Elata volabo. Razzo 18. 40. Scala 15.99, Elefante 5.269. Ramarro 8. 155- Scaro 6. 162; Rondine 4.403. Et inde longauus. Ceruo 5.197: Et fuftinet inue@a, Naue 20. 66. Ex aliena luce lucé querito. Specchio 15. 128. Exaltabit caput, Fiore 11.9. Extenditadopus, Cannocchiale 21. 26. Fulcimento vegetior. Vite 9.236. Gratior alget. Acqua 2. 217, Hac duce egrediar, Labirinto 16. 52- Illapfo opem. Elefante 5.265. Imbribus audus, Fiume 2.290, In n In luce lucidior. © Innixa furfum. Ellera 9. 72. Innixa voluitur. Porta 17:31. Infani fine feriant. Anchora 20. 4. Ipfis donantibus auras, —Caftori ftelle 1. 254 . Irrigata viuaciores. Rofe 11.98. Tunéta foecundior, Vite g. 236. Iun&a grauiora. Stadiere 21.15. Magna negotia magnis adiutoribus indigent . Ercole 3.43. Melior cynolura periclis. Torre 16. 118. Mentre | vn fofia , l'altro forza prende. Man- tice 17.61. Minimo quocung; iuuante. Strumento 21.141. Modo flumina lambant. Salcio 9. 181. Mutua foecunditas . : Palma 9. 12.3. Mutuis officijs. Pietra focaia 12.126. Mutuo fe fubtrahunt. Topi 8.177. Nottis non deficit humor. Sempreuiuo 10. 79. Ope lucent mutua . Tizzoni 2.75: Opis indiga. Vite 9.211. Optantur flamina, | | © » 0 Naue 20.106. Que alzato per me nò fora mai.Auoltoio 4.126. Per mutua nixi. Cerui 5. 182. Per vos magis. Occhiali21. 126. Pro defefla vicem. Grù 4. 317. Proprio cruore vitam. © Aquila 4. 87. Purch'egli fpiri (pero, Naue 20.88. Quanto menti fperai,tito più caro.iNaue 20.43» Repletus eleuabor . Pallone 18.31» Si deferar etferar. Acqua 2. 207. Suffulta foecundior. Suppetit appulfum. Elefante 5- 257. Tantummodo fulcimentum. Vite 9.213. Te crefcente candelco. Orata 6. 114 Tutior adiunéta . Aquila 4. 95. Tutò tranfigunt. Lupo 5.364 Vi modica procul . .Racchetta 18. 34 Viribus non fuis . Vix nata fuftineor . Vna falus. Anchora 20.5. Vnde auxilium mihi. Giardino 11. 139, «Aiuto diyino. 3x0! Acceflu tranquillitas, Stelle caftori 1.253. Alit, & auget. Vento 2. 195. AfpeQu tranquillitas. Stelle caftori 1.253. Attollit in auras. Scala 15.88. Confilioràùm gubernaculum mensdiuina. Naue 20.73» Cum luce falutem . Ducit idem, deducitque . Aruglieria 22. 33. Vite 9.207. Stelle caftori 1.25 3. Labirinto 16. 54. Hinc fplendor, & ardor. Sole 1. 56. Latificat acceflu. Cigoo4. 174 Lux addet viresi. Leone 5»313. Non guehar, ni vchar. Penna 19.19. Peritem'inalzò à volo. Razzo 18. 37. Purcheglifpiri, fpero. Nauezo:82. Salus tantum abalto. .;3u Nauezo. 40. Te ftante virebo.. +Ellera9. 66. Viltrò ie offert. 7° Sole 1.37. «Liuto pregiudicizle » 40 Et iuwifle hocet.. Cornacchia 4: 235. Extinguere:quarens. Cicogna 4. 160. Otflcio mihi officio. . Candela 15:25. Vite 9.208. . «DEL L'IMPRESE. Colomba 4. 205» Aleffandro Magno . Non fufficit orbis. Cauallo 5. 144. Oppilabit os. Artiglieria 22. 38. Alterezza Zethera tranat. Feriunt fummos. Pufilla negligit . Leone 5. 293. Summa petit. Fulmine 2. 153. Vehementius celata compellunt . Naue 20. 46. «Alternatamente , vedi A vicenda ; Olimpo 2. 371. Fulmine 2. 15 3- Scambieuole, Alternis facilis. Sega 17.89: Grata viciflitudine, Luna 1. 213. Amante . Ab igne fonitus, Abfumitur aftu, Amor addidit. Ardendo geme. Arde ; nè fi confuma. Larice 9. 105. Ardet in vndis . Calcina 16. 1. Ardoinabfenza, e in fua prefenza agghiaccio. Fonte 2. 300. Clarefcunt 1n flammis, Lambicco 17. 44. Con alta vnica mira. Baleftra 22. 44. Di fuorfi legge com’io dentro auuampo. Etna 2.364 Dimiffis alijs., Razzo 18. 47. Teftuggine 6. 202. Teftuggine 6.185. Tizzone 2. 73- Innefto 9. 337. Difcerpi , quam difiungi. Polpo 6. 128. E d’altro non mi cale. Cardello 4. 140. E sò ben chio vò dietro à quel , che m'arde. Faffalla 8.115. Et dormio, & vigilo. Leone 5. 315. Feruor alit.. Aquila 4 107. Forma tengh'io dal variato afpetto. Granchio 6 87. Giàtroppo ardita, hortroppo ardente io fono. Teftuggine 6.201. Il fuoco ha f&to eterno . Pietra 12. 132. Inexplebili lumine perit . Farfalla 8. 117. Irrequietus inerrat. Horologioda polu. 21.115. Mè più grato il morir, che il viuer fenza . Far- falla 8. 117. Nec pòtus extinguit ardoré. Stella pefce 6.180, Non fentit incendium. Piraufta 8.142» Non filet dum ardet. Cicala 8. 104» Nunquam à latere. Alcione 4. 28. Parua igni fcintilla meo. Fuoco 2. 13. Patieriss non potieris . . Fartalla 8.123. Pietà col dolce cato io nò impetro.V ccello 4-13 Purche ne godan gli occhi, Aquila 4 78. Quafi Jac fugent. Pefci 6. 5. Semper circa Solem, Sic perire iuuat. Speciofior Sole. Barbagianni 4 131. Sua pondera nefcit. Ferro 13-28. Tutto dentro di foco, efuor di ghiaccio, Etna 2: 355- Tutto in rancore . Vbi amor, ;ibiroguli. Girafole 11.83. .Vna trabhit. i Calamita 12.22. vAmavite d'vn folo oggetto è , Afpicit vnarivo; mi. Calamita 12-09. Dimiffis alijs. ". . Jnnelto 9. 337- Hac mihi fola placet. Cardello 4: 140. a 2 Sola Stella diana. 1.262. Albero 9.294» Rofpo 7.29. Sola mihi redolet, Viola fiore 11.133. Vna trahit. Calamita 12.22. Mole ruitfua. . Edificio 16.8. Amante di due oggetti. Nec gula; neceflca. Titio 3:73. Doppio ardor mi confunta. Candela 15.17: Ni deficiat aura .. Girauento 18. 10, é Amante d'Iddo a 1 Ni maior morior, | _. Cocodrillo 6.41, Purche ne godan gli occhi , ardanle piume, Non parua ferit. Aquila 4. 108. Aquila 4 78» a * Perimit inffando. Serpe 7-74 Amante di donna nera, Per oppofita ad idem, Sega 17.88: EI mio Sol esla noche.Campanello fiore 11.4 Pro efca fplendorem. Fiamma 2.38: Noxilluminatio mea. Pipiftrello 4. 393. Proprio aliturfucco, Chiocciola 8.94 Amante canuto | Qual mas; qha]l menos, Mulino 16. 66. In hyeme aftas. Etna 2. 360. Quiefcimus in fublimi, Ale 4 476- — Amantetaciturno $ vedi Amor coperto , Repletus elenabor. Pallone 18.31. #eftuat intus. Etna 2. 368. Semper furfum. Fiamma 2. 33- Ardet, néc audet . ‘Cane 5. 87. Sempre girando crucia, ulino 16.61. Ardo in abfenza, e in fua prefenza agghiac- cio, ._. Fontez. 300. Et te&us ardet. | Carbone 2. 88. In filentio loquor. Penna 19. 22. Micat acrius ardor. Fuoco 2, 29. Negata medela . Cane 5. 80. Ni lafiar, nicurar. Cane 5.80. Non lucet, & ardet, Stella pefce 6. 179. Amante piangente - Ardendo geme. Tizzone 2. 72. E dentro auuampa, Lambicco 17. 48. Humor ab igne, Lambicco 17: 38. Igne cogente. Lambicco 17. 38. Imbribus incendia prodit. Lambicco 17.45. : Amante di beltà prudica . | Patieris, non potieris Farfalla 8. 123. Amante fpogliato, — Così l'aura m’hà concio . Rofa 11.115. Ambafciatore , Alieno loquitur ore. Papagallo 4. 342. Alijs inferuiendo confumor. bapata 5. 139. Audiunt, &reddunt. Roflignuolo 4. 422. Spirat accepto. Mantice 17. 59. Voce mugit aliena. Torodibronzo 5-473- «Ambitione , Ambitiofo. £emulatur, fed vmbra. Horol.folare 21.76. Afcendens feror adimum. Vocello 4. 2. Au&o pondere furgam . Camelo 5. 61. Cibo vitale m'è l'aura. Camaleonte 8. 86. Così l'aura mhà concio, Rofa 11- 115. D'ariaèla vita mia. Camaleonte 8. 86, Defiderio fenefcit, . Agnello 5,3, Donec accipiat. Camelo 5.59. Donec impleatur. Sanguifuga 8.168. Dubium tentar iter. Nauc 20.49, Dumcapio capior. Pefci 6-3. Dum luceam peream. . Razzo 18.44. Dummodo fuperfit odor. Incenfo 14.28. E foloa dano mio perpetuo il giro. Iffione 3.49. Ex aere vitam, .. Camaleonte 8.86. Finiunt pariter , renduantque labores. Spi- che 10. 24. Flectentes adorant. i Girafole 11. 64. Immentum metior. Horologio da poluè1.117. Immobilis.in mobili. Iola =. 378. Inflata refonat. Tromba 22. 123. L'efcamidona,e libertà mi toglie:Vccello 4-16. Luce perit fua . Candela 15:42. Lumine ‘orbatur. Cinocefalo 5.215. APPLICATIONI VARITE.. ® al è La - - n Magnitudiniséius non eft finis,Cocodrillo 6.39, Sidam, vt implear Secchia 1$+113- Turgefcit in altum. — Palma 9. 133, Tutte ad ynfine , ed vna fola al fegno. Saerte 22. : ad 5 Vitro fevoluerecapi. Pefci 6.1, Vr feram. Camelo 5. 61. n° om SantAmbrogio, Fugat impauidum. Gallo 4. 292. Hluminat, & eliminat. .. Aurora 1.36, Oppilabit os. Bombarda 21. 38. Amicitia , vedi Dipendenza. + Bencuolenza buoniffima guardia.Cuore 3:81. Commodumfine incommodo. Gelofia15. 55+ Céncentu pati . Lira 23-12 Diftantia jungit . Ponte 16.84 Eteonformitate confpicui. . > Pietra 12.117, Expreffa probatur. Arancio 9.31. Ex pullu nofcitàr . .u Campana 14-12, Fides hoc vno, virtufque probatur. Pietra pa- ragone 12. 134. Idem, & alter, Iungit amor. Mutuant inuicem, Nec prope ; nec procul, Fuoco: 2.10. Vtraque vnum. Innefto 9. 339. xAmicitia co i grandi , i Ludentem eludit, Fiamma 2.49, Nec prope, nec procul, l'uoco 2. 10. Amicitia riconciliata. © © > Groppo 25. 38. Spada 22.116. - Innefto 9- 335. Innefto 9. 338, Specchi 15.110. Iungit noh ynit. Non fi falda. i Lo Amico falfo,: Abit & vmbra. Ad candida, Piramide 16.75. Colomba 4. 197. Ad.inania nunquam . Formica 8. 131. Ad ogni vento... Barca 20. 23, Aftare canit , hyemebalbutit, Merlo 4.333, Alio hyemandum. Rondine 4 400. Etdumfatiavur adharet, —Sanguifuga 8. vo. Gioir (pera. Farfalla 8.116. Hyéme auolant » Rondiuli 4. 799, Ignemab'ifmo . Specchio 15. 138, Leni peruoluitur aura . Canna 9.37. Occidente delfino. —Horologiafolare zi. 77. Quaquaverfum. Buid'eraola 35.3. Quocunque flante .! n Mulino 16.64 Quoufque fpitabit. Mulino 16.87. S'aggirerà,fe picciol aura fpira.Girauero 18.11, Tempori feruio . Riccio 5.428. vimico _ x * Amico vero, © Alijs preeftat. — Cane 5. 66. Alter alterius. © Coltello 15.48. Affiftens nunquam defiftens. —Alcione 428. Aut morte, aut nunquam. — ‘Rainarro 8.156. Aut vnam, aut nullam. Tortore 4. 454- Charinon defertor amici. inthia 6.21. Cenftanter ab alto. Horologio da Sole z1. 74. Confummata farò prima che fpenta. Candela 15.33. ‘ Corrigenda , aut probanda. Specchio 15.122. Difcinditur , non diffo]uitur. Vite 91229. Eadem flamma cremabit. Cane 5. 65. Et arida tecum. Vite 9. 209. Etiam abeuntem. Girafole 11. 74. Etiam obumbratum. Girafole 11.74. Fallere nefcium. Specchio 15: 120. In tenebris magis. Stelle 1. 2 38. Merrenti fufficit vnum. Triangolo 14.41. Mutuant inuicem. Specchi 15.124. Neque morsfeparabit . Ellera 9. 61. . Non perde mai pervariare il guardo. Luna 1. 162. Nunquamà latere. Alcione 4.28. Nunquam diuellar . . Ellera9.60. Nunquam procul. Orfa celefte 1.279. — Primierla pieze qui fe deftache. Polpo 6. 128. Proxima femper. Stella diana 1. 262. Quis nos feparabit è Girafole.11.67. Semper candidior. Tela 15.148. Semper circa Solem. Stelladiana 1.262. *Sequiturdeferta cadentem. Stella efpero 1.266. Si fuerintnubila vpio1toride a. 183. Sineiniuria . (© Ape$.10. Solo vna cofa . Lo Forma 317.39. Solus indeficiens. Sole 1.74. Sufficit vnumin tenebris. Triangolo concan- dela 14.41. Tuo Janguore languefcimus. Fiore 1116. Vbique. Hafta 22. 64. Vefpere, & mane . Stella diana i. 264. Vifcera vifceribus. _ Pelicano 4.377. Vita, mortifq; comes. Ghirlanda fpicea 25.34. Vndique fidus. Horiuolo da Sole 21-63. Vnum pro multis. Amore . Ab codemvaria. Fornello 16:42. Abigue fonitus . Razzo 18.47. Abfumitur aeftu + Acarnane 6. 14. Accenfa micabo. Candela 15.26. Adogni fùo calor crelce-PRamaro. Mare 2. 234. Aduerfum pondera furgo . Palma 9. 127. Zethere durefcit. Corallo 12:49. Altra vifta non fia, che mi confole | Cinocetalo 5.213. Altro fchermo non trouo, che mi fcampi. Af- pido 7. 4. Alui pur mi rivolgo. . 0 Girafole 11. 66. Amor addidit. Teftuggine 6. .18;. Ample&endo profternit. Ellera 9. 59. Arcet venena veneno . Vipera 7.95. Ardendogeme. Tizzone 2.72. Ardendo minalzo. Razzo 18. Ardet,vt feriat. Artiglieria 22. 30. “DJF.L L'IM PREIS E si Triangolo 14. 41. Afpicitvnam . Calamita 12.9. Aut morte, aut nunquam. . Ramarro3. 156» Bencuolenza buoniffima gwardia. Cuore 3.81» Calore odor.» ; Vafo 15: 136» Candefcit, & vrit. Ferro 13.20» Gangerò l'amarezze in dolci faui.: Ape 8.50: Circuit femperidem. Banderuola 25. 3. Corufcant accenfi . Carboni 2. 81* Così vio piacer coduce à morte.Farfalla 8.114. Crefcet dumviuet. Orfo 5.390» Dat-flamma vires. Archibugio 22. 5: Deuorat omnes. © Penna4. 482. Di fuorfi legge. Etna 2. 364 Diffipat ardor. Diftantia iungit. ‘Doppio ardor mi confuma, ‘Dumagitut augetur . » Rofa 11.124. Fibbia 25-28. ‘Candela 15.23: Fuoco 2.254 Dun ferpuntin vifcera fiamme. Razzo 18:36. Eadem flamma cremabit. Cane 5.65 Esòbench'io vò dietro à quelche m’arde. Far- falla 8.115. «. sb Et:abeuntem quoque . Girafole 11.74. . Etarida tecum. Ellera 9.64. Et cumiaculeis placet. Cardello 4:1143: Excoquitur vitium. * Campo 2. 33% Flammefcit vterque. Alloro 9. 20. Fragrat aduftum. Incenfo 14:22. Gioir fpera. Farfalla 8. 116. Igne ignem. Fuoco 2. 8. Impellor flammis. Artiglieria 22. 27» Incerta fede vagantur . Pafferi.4. 348. Indarno lo richiamo. Sparauiero 4.437 Inocciduam. ù Calamita 12. 12. Tungitamantes. Anello 15. I. Tùngitamor. Innefto 9.33 3- Magis eftuat. Fornace 16. 39. -Micatacrius ardor. Fuoco 2,29. Amaranto 11.16. Nec recifus languet. u Tigre 5.461. Nec retardatur pondere ») Non defidi fedes. Ape 8.63. Nenlucet, & ardet. Stella pefce 6. 179. Non perde mai pervariare 11 guardo... Luna L, 162. n ‘Non fan quefti occhi miei volgerfi altroue;Gì- LI rafole TI. 723 09 SIRIA "né ; Ambra 12.1. Amore 3.9. ÀAmaranro. 11.12. Stella diana 12274. Non:vi, fedvirtute. Nullum nouit haberemodum. Nunquam languefcimus. Nunquam procul a Sole. Ny medo, ny verguenza. tr Amorez.ori. Omnia credit . Amore 3.8. -Paretvni. Lucchetto 2541. Pendetabilla . Cinocefalo 5. 213. Perdoconte la luce, e la racquifto > Cinoceta- lo 5. 212. Pondere fit leuior. Pondere velocius atta. Tigre 5.461. Potius augetur. fuoco 2. 5. Prope, & longe. Cannocchiale 21.27. Amore Secchia 15.118. , TO. Rroprio nutrit cruore, Auoltoio 4.127, Pungit,& ardet. Fiaccola 2.59. Quod arduum facile . Strumènto 21. 143. Refpondet vni. Taglia17.97. a 3 Rapi APPLICATIONI:! VARIE Rapiturobtutù, Roilignuolo 4. 418. Segtionem refugit, Fiamma 2. 41 Semper adamas, Diamante 12. 70, Semperad idem. Girafole 11. 72, Se portafeco il miel, Ja punge ancora.Ape 8.6. Sgombra Amortemerario ogni paura, Gallina 4275» sans bi’ Sicàrubigine tutus, Ferro £3:13. Silerdum non ardet,. Cicala 8.103, Siviuetvivam. Ellera 9. 66} Sola mihi redolet, Viola fiore 1£.133. Soli Deo, . Altaren4a. Soli, &femper, |Girafole.af, 65, Solus fortes terret ignis, . Leone 5. 286, Sonitus ab igne. Artiglieria.22. 29. Sub corticetego. Granato 9.92. Sub pace pericula claudit. Mare 2.253. (Conchiglia 6. 49, Tantum apetit ignis, î Fornace 16. 40, TeQus magis, Tempore lentefcit . ; Arco22,12, Tremole fon, mà falde, Penne4. 480, Vel foeda nitefcunt. Criftallo 12.68. Visalteraleuat. Diamante 12. 79. Viribusnonfuis, io Artiglieria 22. 33. Vitae, mortifque comes. Corona fpicea 25.34. Viximis fatianda medullis, Sanguifuga 8.167. Vnit,& fouer, i Amore 3.7. Amor dinino . Idemvbique, Specchio 15.131. Nonimpletur . Morte 3+57» Omnes id ipfum. Specchio 15.131. Se&ionem refugit. Fiamma:2.4I. Amor d'Iddio, e del Mondo. Altera Jleuatur. Secchia 21.106. Minuor altero crefcente . Trafila17. 517. >» «Amor coperto, Ò fecreto, Aftuat magis . Fuoco 2,11, Arde, e non luce. CandelàinJanterna 15.68. Et abfconditum notefcit. Lume in lanterna 15. 59. —éU Immittit ardentiores. Latensnon latet, Sole 1.71. Lume.in lanterna 15.70. Latet ignis, Pietra 123131. ‘Più cocente divampa. i Sole 1.71. Quant'è riftretto più,tit'è più fiero.Fuoco 2.12, Sub cortice tego. Granato 9.93. Amor coniugale, Aut vnamyaut nullam. Tortore 4.454. Paret vni. Lucchetto 25,41. Refpondet yni . Taglia 1797. Sola mihi redolet.. Viola fiore 11.133. Vni feruo fidem . Colomba 4. 200, Amore in gionenti . Micatacrius ardor . Fuoco 2.29, «Amor coftante . Ardet aternum. Asbefto 12,7. Circuit loco manens. Compaflo 21. 36. Confummata farò prima che fpenta, Candela 15-39. Jo el pie, y vosla cima, Non però eftinto . Nuncaotra. Nunquamlanguefcimus, Potius augetur. Arcolaio 15.15. Carbonaia 2, 94. Calamita 12. 10. Amaranto 11. 12, Fuoco 2. 5. Si defpicis afpicio. s..%, Girafole 11. 69. Viget virtus. Carbonaia 2.94. Vini pereunt, fed vincla perennant. Bliera 9. 6g oi ar i Vnicè, & femper. Asbefto 12.7. «Amor proprio, Fallitimago fui. Tigre 5.459 Frenantarene. Mare 2. 243» Se ipfam feducit.. Simia 5- 456. Amor della patria, Patriaminec linquo famefcens.Folega 4.262. Semper idem fub codem. Sole 1.120, Soli patria - Ibide 4.326. .Vbi femel, femper. Aquila 4. 79. Amor della libertà. Pereat, ne peream. Caftoro 5.131. Vitam potius; quam libertatem.Rondine 4.405 «Amor della vita. ? Capiant, ne capiar. Caftoro 5.130. Modo vita fuperfit. Caftoro 5. 129. S., Andrea Apoftolo . Alonge profpiciens, & falurans. Stelle del polo antartico 1.259, TJun&a quiefcam. Vite 9. 206. Jungi properat. Luna 1.168, Quod mihi hoc alijs è Aquila4. 102, «Angelo , I Re@a furlum, | Aquila 4.52. Angelo caftode , vedi Aiuto, Difefa, Protettione svi} cr 192 Buena guia . Stella del polo 1.258. Curfum dirigit. Fiamma 2. 40» Defendit; terretque. Pandaiolo 4. 341. Dirigit. Timone.20. 107. Ducit idem, deducitque, —Labirinto 16. 54. Ducit, & arcet. Colonna 16.36, Ducitin tutum. Pompilo 6,130. Ducir tute, Cane 5- 94. Etcuîftos, & pugnax, Griffone 4. 300. Excubat incuftodia . Papagallo 4. 346. Excubias agit. Grù 4. 303, Hac monftrante viam, Naue 20. 54 I@usrepellit. Incuggine 17. 33- Me duce nauis eat. Pompilo 6.130. Monftrat iter, Galaflia 1.285. Ne viator aberret,. - Abete 9* 4. .Nocentia fugat.. Agnocafto 9. 5. No&e, dieque ducit . Colonna 16.35. Nog&eiteroftendens. Vecello rifplendente 4. 460, Non dormit qui cuftodit , Grù 4 303. Nunquamà latere. Alcione 4. 28. Percuffamexcitat. Granchio 6. 93. Perimit, & ruetur: Scudo 22. 96. Per vada monftrat iter, Torre 16.110. Per vada, per fyrtes, Carta da navigare 20. 26. Pramonftrat iter. Pompilo 6. 131, Pungit, fed monet. —Horiuolo da rote 21. 96. Signat perinuia yiam. Abete 9. 4. Te duce, Calamita 12.20. Traducit euntes . Barca 20.12. Tutum pramonftrat iter. Carta da nauigare sul agi Vigilat, nec fatifcit, DELL'IMP'REIS E. Vita defenfor. Ramarro 8.155. Anima, Ad fua tandem. Fuoco 2. 6- Celfa petit, Fiamma 2. 34- Luna eccliffata 1.232- Luna r. 169. Citius clarefcit, Confpicua qua confpicit, Datur vacuum. Triangolo 21. 152. Diffona fi difcrepet vna. Cetera 33. 5» Difpungit turbida formas, Acqua2z,211, Hyeme fuperata nouetur. Granchio 6. 86, Ta&ata magis. Fiaccola 2. 5I. Impellor tlammis, Artiglieria 22, 27. Imprimor, & valco, Danaro 13-30, Imaridoviret, Cappari 10. 6, Incremento defidit, Barca 20.19. Inculta fyluefcit, Terra 2. 336. In puritate pretium. Diamante 12:74 Inte vna quiefcam, Calamita 12.11. In vmbra delfino, ’—Horiuolo da Sole 21. 64- Dulipante 11.20. Teladi ragno 8. 154. $taio 24. 54. Languefco fole latente, Leui dirumpitur aura . Minuscum magis , i Neirrigoriè più bella. | Orfa celefte 1. 280. . Noninteriora fequutus.,3:, \»Girafole 11:70. Nonperde mai per variare il guardo. Luna L 162. Patre edita coelo , Perla 12. 96. Perdendo acquifto, Candela finoccolata 15.79. Perdo beltà fouente, e la racquifto. Pauone 4. Acanto ro, 1. Mangano 17. 53. Ale 4.476. Acqua 2. 206. 3540 Preffa tollitur humo. | Preffura nitefcit. Quicfcimusin fublimi, Quiefcitin plano. Quiefcit invna. Calamita 12.11, Quiesinfublimi . Fiamma 2. 32. . Recifa @emulabor, Penna 19.21. Pino 9.151, Aquila 4. 52. Criftallo 12.62. Aquila 4. 100, Recifocortice viret. Re&a furflum. Rigore nitefcit, Satiaborcum apparuerit . Si deferarefferar. Acqua 2. 207. Solo gaudet calo, Conchiglia 6.56. Sonitus ab igne. Artiglieria 22.29. Summa petit. " Fiamma z, 34 Todoespoca. Mappamondo 21.120. Tumihi fola quies. Calamita 12. LE. Turbato flumine capta, Anguilla 6. 16. Vires inclinata refumo. . Candela 15.27, Anima feparata dal corpo, Quod fcriptum fcriptum. Poluerino 19: 24. sAuimo nobile , e genérofo. Ad ardua gaudens, Allodola 4. 29. Altior, non fegnior. Fiume 2.261. Ardua facilius, Lepre 5- 353. Rondine 4. 404. Amica, non ferua. Compaflo 21. 39. Coar&ationedilator, Collifae fulgurant. Nubia. 124. Con alta vnica mira - Baleltra 22. 44. Contufumacrius. Pepe 9.145. Deorfum nunquam . Fiamma 2. 37. Etiam aduerfante natura, Etna 2.379. Etfi millies (ubmergatur. Bomba 22,51. ALONE 4. 22. Furunt incaffum . Humilia defpicit . Airone 4.20. Incaflum, Leone 5. 303. Mori potius, quamfubdi. Rinocerote 5.439- Motu femper aquali , Rota 24. 38- Nec afpicit, nec torue vult afpici, Leone 5.297. Nec irafci quidem . Ape 8.29, Nec obfcura, nec ima . Aquila 4.50. Nec retrogradior, nec deuio, Sole 1.121, Negligitima, Apode 4. 33. Non mutat fortuna genus. Leone 5. 319. Quaglia 4. 225» Pietra focaia 12. 121. Fiume2z. 293, Galera 20. 31, Ala 4.475: Leone 5. 302. Aquila 4,81, Non quieta quiefco . Non quouis teritur. Obftantia ftermt . Per tela, per hoftes. Serpere nefcit, Seruire nefcit, Sto, & vinco, Superiora illafa . Olimpo 2. 373. Tonitrua calcat, Olimpo 2. 377. Vitam potius, quam libertatem.Rondine 4405 Vitra bella. Olimpo 2. 376. Vulnere, non verbere gaudet. —Viiuo 9.265: Zephiro contenta colono. Spiaggia fiorita 1 £, 146. «Animo grande , In ardua nitor. Trota 6. 208, Nihilextra. Cielo 1. 2, Nec mora, nec requies vlla . Cielo T. 6, Non parua ferit. Aquila 4. 108. Nonfufficit orbis. Cauallo 5. 144. ViQoriam non predam. Cane 5.95. vAnimo rifoluto . Archibugio 22. 2- Scudo 22.95. Teftuggine 6. 196. Aleifandro 3. 4, Naue 20.65, Scudo 22. 97. Baleftra 22.42. Cinghiale 5. 208, Oca 4, 3 36, Ragno 8. 145. Palma 9. 135% Alterutro, Aut cum hoc; aut in hoc, Autede, aut non ede, Autingenio, aut vi. Aucingredi, aut perire. Aut repellit, aut frangitur. Caricarla, òfpezzarla, Contra audentior, Deficiam, aut efficiam. Difcindunt magna, Eritaltera merces,. Eximam, aut mergar. Aquila 4, 72, Nil fulmina terrent. Aquila 4. 55. Non detre&o, Trochilo 4457» Nonnili fra&a, Carafta 15.41. Nulla via inuia, Aquila 4. 54. Primier]a pieze qui (è deltache.. Polpo 6.128. Pulfando tandem . Picchio 4. 388, Quoguomodo refoluam. Aleslandro 3.6. Semper peruicax. Lino asbeftino 10. 54. Vel retlantibus, Galera 20. 32. Vi parua non inuertitur , Elefante 5: 242. Vnico faltu liber, Capriuolo 5. 12}. Animo vile , Et vnodecidit i@u. Albero 9. 275. Fugax audaci. Cocodrillo 6.46, In timidos audax , Cocodrillo 6. 46, Non quero potiora , Folica 4. 26 3. Animo appaffionato , Auget, & minuit, Cannocchiale21. 31, Anticrifo . Amulatur, fed vmbra, Horiu.da Sole 31.76, In APPLICATIONI. VARIE Inortu fignat oecafum. Cometa 2.186. î . S. Antonio di Padoa . . Cumcandore odor. Pondere quoque. Poft cantica funus. Speciofus ex horrido. A poco, a poco. A poco à poco. Arte , non impetu. Giglio 11.30. Martello 17. 69. 39 Cigno 4. 176. Giglio 11.56. Criuello 24.20. Triuello 17. 125. Col tempo. Trapano 17.122. Crebro lin&u. Orfo 5.382. Cum tempore . Teftuggine 6. 187. Et fingulatim edentur. Exlatioribusad anguftiora . Gradatimaptar . Scrigno 15.104. Trafila 17.'116. Labendo fenfim opimat. Pioggia 2.132. Nec femel, necfimul. Formento 10. 33. Non ftatimattollit. Scala 15. 95- Non ftatim, fed tutè.. Scala 15.97. Non totas fimul . Naue 20. 9I. Non totum fimul . Mantice 17.65. Paulatim. Triuello 17.125. Pedetentim. Teftuggine 6. 186. Per gradus velox. Scala.15.98. Scande gradatim. Scala 15. 96. Senfimne diffluat. Vaflo15.167. Sant’ Apollonia V.M. Doppio ardor mi confuma. Candela 15. 23. Multiplicabo dies. Fenice 4.244. Renouant non extinguunt. Fenice 4. 24.3. Vitro appetijt. Fenice 4.250. Apoftoli , vedi Predicatore . Abigne fonitus. Razzo 18.47. Accenla micabo . Candela 15.26. Accepto fpiritu. Nube di creta 25. 53. Zemula folis. Naue 20. 51. A lingua iubar. Corrufcant accenfi. Datignis fonitum. Lucerna pelce 6. 105 Carboni 2. 81° Artiglieria 22. 29° Et propè, & procul. Campana 14.7 Formante Spiritu. Tromba da bicchieri 17-127- Impellor flammis. Artiglieria 22. 27- In es vertimur. —Fornaceda matoni 16.41. Inflata refonat. Tromba 22. 123. In omnem terram. Cielo 1. 8. Si flatus , & digitus adfit. Organo 23.25. Spirantibus internitent. Smeraldi r2. 141. Traido in lluuia buelto. Vapore 2.100. Voce mugit aliena. - Torodi Perillo 5: 473. Vtconfundat fortia. (e Elidro 8.Iro. Vi germinet . Nube 2.106. Vtinorbe pluamus. Nube 2.119. Apparenza . At virus non exuitur. Serpe 7. 48. Cortice depofito mollisechinuserit. 5.427. Fallimur imagine. Fallitimago. Formofa fuperne. Intus non extra. Intus oboleo. Sepolcro 16. 94. Meliora latent. Zucca 10. 78. Nil pren afpeum. Marauiglia di Spagna rI. 89. Riccio Tigre 5.458. Legno 9.327. Sirena 3. 64. Sileno 3.60. Trafila 17.111. Notengo florines. Obliquus , non deuius® Pi&a, atnonincifa. Pone perfonam. CornaCchia 4.214. Preda fpes vana capit . Pefci 6.2. Propria tardatur imagine forma. Tigre 5.460. Pulchriora latent. Cielo 1.13. Quod fis effe velis . Cornacchia 4.214. Speciem non virtutem. Vefcouo pefce 6.211. Specie religionis. Cauallo troiano 5. 172. Species .decipit. Occhiali 21. 127. Borfa 15. 17. Fiume 2. 269. Gemme 12 88. Tantum voluitur vmbra . Colonna 16.20. Appoggio. Inaxe tantum . Vecello4.1. Innixa afcendit. Apode 4. 35. Proximitate fecuritas . Barca 20.10. Quo altius fulcimentum. Vite9.212. Suffulta fecundior. Vite 9.208. Tantummodo fulcimentum . Vite 9.213. Vtre&a fuftinear. i Ellera 9-68. «Ardire, Audentes fortuna iuuat. Infegna 22. 68° Curant , fed ipfe nihil. Riccio:5: 421. Excedunt pondera vires . Formica 8.130. Impauidum ferient . Leone;s::379. Mas que puede. Formica 8.130. Nil morori&us. Riccio 5.420. Nonfon gia l’ali algran defio conformi. Icaro 3-47. tesi; Souente il troppo ardireè altrui. dannofo . Fe» i tonte 3.26. Ì Vnustela omnia contra. Elefante 5 271. i Arte. i Ab'arte perfe&io. Orfo 5-381. Aftunon vi.’ Luccio 6 104. Natura & arte. Fontez.305. Natura potentior ars . Orfo 5: 381. Nonvi,fedarte. © Granchio 6. 88, Affduità . Col tempo. Trapano 17.122" Expolieturtandem . Lima:17: 55° Hora nulla-vacat . Ape 8. 26° Leggendo. Libro 19.11" Motuseritrequies. Sole 1.115" No@&uincubando , diugue. —Gallina 4.279’ Nonvi, fed:fepè cadendo. Pietra 12.109 Nulla diesdumlicet . A pe 8.26 Nulla hora fine linea . Horiuolo da Sole 21..67° Nunquam otiatur. Ragno 8. 147° Afuefarfi » ‘Affiduè. : Aquila 4. 124. Diuturnitate libertatem refpuit. Vecello 4. 4. In arena, & ante arenam. Toro s. 468. Aftenerfi . Guftare nefas. Melanuro 6.108. Non comedit. Falcone 4. 239. Aftrologia . Cogleltia monftrat. Globo21.54. Cali commercijs aptat. Cannocchiale 21.28. Ferturin altum. Aquila4.99. Humilia defpicit . Airone 4. 20. Indagat fublimia . Gru4. 311. Nilmihicumterris. Globoz1.53. Suprema metitur. Quadrante 21.137. Aftutia a DELL'IMPRE:SE. l Aftutia . ‘Addito ad virtutem dolo. Cauallo troiano 5.173. Arte metumfimulans. L Orfo 5.389. Aftu non vi. Luccio 6.104. Aftus pro viribus . Aquila 4.122. Eludit retia fraude . Sepia 6, 166. E quanto mas la bufco , mas s’afconde . Sepia 6,168. Non fuga falutem. Sepia 6.166: Rapit, & deuorat aftu. Volpe 5.476. Superat folertia vires. Leone 5. 301. Torquet, & obuoluit , Filatoio 17.22. Vtfciat regnare. Volpe 5. 490. «A tempo. Donecinpun&o. Horologioda rote 21, 92. Omnia in tempore. Granchio 6. 89. Opportunè defluent. Fiume 2. 276. Opportunè foecundat. Fiume 2. 298. Sonatopportunè. Horologiodarotezi.89. «Attenderafe, vedi Proprio valore . - Excubatvterque fua. Pernice 4. 379: Fide, &diffide. Mano 3. 84. Fide, & vide. Mano 3.83: Non aliena, Oca 4. 337: Sibi medetur . Cane 5-79: Tecum habita. Chiocciola 8. 1oI. Temer.non puote in fe ftefio raccolto è Riccio Se 422. he «Attentione , Intentusintendo . Arco 22, 16. der duaritia, Auaro, Al fugo folo intende. Ape 8.37. Alteriusinuvpia ditefcit. Arcolaio 157: Amorvrgethabendi. | Ape 8.47. Anima vabefcente . Ragno 8.152. Aut nihil; aut minimum, Farinaccio 18. 8. Circuit loco manens. |. Compafio 21.36. Colletta domum portat, Ape. 8.58. Cengregat ; fed cui? Formica 8.127. Conferuat alijs . Drago 7.22. Datur vacuum. Triangolo 21. 147. Deficiendo fubtilior . Piramide 16. 79: Deuorar omnes. Penna 4.482, Direpta fouet. .3 Pernice 4. 380. Donec abdita pandat. Cane 5.110. Donecimpleatur. Sanguifuga 8.168. E preda ftupor. Torpedine 6.206. Sanguifuga 8.170. Aftore 4. 125. Gatto 5,278. Sparautere 4.432: .o Retezo,31t, Pernice 4. 380. Tantalo, 3.71. E dumfatiatur adharet, Etnou parta fequor . Exilit, &opprimit . Exintuitu quies Exommnibus congregat. Fouet qua non peperit. Fugientia caprat. Gelida non fluit. Acqua 2: 21À Ignorat cui congregat. Gazza 4. 297. Inccenditvifcera tabe. Serpente 7.73. Incremento defidit. Barca zo. roi Incremento rapacior. Fiomt 2. 284. Inopemmecopia facit, Albero 9.278: Candélà 15.211 Faàntalo 3.69. Nec cute plena . Sanguifugjx 8. 1.69, Nec gula, necefca. Tite 3-73. Nec multitudine,nec pondere .Calamîta 12. 16, Nec pontus extinguitardorem, Stella pefce 6.180, Necrecifa recedit. Ellera 9. 61° Nelamaro del mar dolce hò la vita,Pefce 6.11. Ni! deferetintro. Riccio 5: 43 0. N’offende viva, e ne rifana morta. Vipeta 7.38. Non.impletur. Morte 3:57: Non nifi fra&ta profum. Pigna 9. 156. Non nifi plena . Sanguifuga 8. 166. Non fufficit orbis. Cauallo 5.144. Non fuisincubat . Drago 7.22. Nulla meta laboris. Caualloò 5.161. Nunquam dicit (ufficit. Fuoco 3.20.Mare 2:23 è, Nunquam fatura . Cariddi 2. 393. Obuia quaque rapit. Fiume 2. 278. Omnibus infeftus . Silurò 6: 170. Parta tenens , non parta fequor. Spàrauiere 4. 4288, Paruus non fufficit amnis. Grotto 4. 302. Perdo conte Ja luce , cla racquifto. Cinocefalo 5.217: Piega onde più riccue. . Potu capitur . Pantera 5. 396. Premendo promit . Torchio 17.107 Proprijs nec parcit alutinis. Luccio 6. 103. Ma- rc.2.239: Querrit quem deuoret. Leone 5. 337. Queftu dirumpar. Cicala 8.102, Qui viués Jaedit,morte medetur,Scorpione 7.30. Bilancia 21.6. Quo copiofius , eo ardentius. Monte 2.351. Rimando pinguefcit. Gallina 4. 269. Ripiglia quanto verfa. Fonte 2. 304. Sauit in omnes. Lontra 5: 360. Salubrius condo . Ceruo 5.193. Semper ardentius . Aquila 4. 97, Sempre girando crucia . Mulino 16. 61. Sic vos non vobis. i Ape8. 1, Stupefacit infidiantes . Torpedine 6.204. Sua vincula vincit. Calamita 12. 32, Su&udifcerpar.. Sangwifuga 8.172. Tantuminfunere prodett. Porco 5.41 3. Todoes poco . Mapamondo 21.120, Vifcera pro mufcis. Ragno 8.153. Viua la morte, e mortaio dò la vita.: Vipera 7: 88. Viximisfatianda medullis. Sanguifuga 8 167, Vtiliscum putris. Sotba 9.187. Amicenda - Adinuicem, Mapitici 17.61, Alternando, Segxi7.8ò, Alternant pondera eundo, .' Secehie 15109, Alternatèpracedunt. | Giù 4.316. Alterrris demerf& vicibus | Scechiie 15: 109. Alternis facili. Sega 17:80, Alternisi@tibus . Mattello 14-66. Con bel cambio frà lor .d' humote3 è d'ombra . Fiume 2. 368. Da il pregio , cil prendé, Ape 8.31. Pant animosvices. C@tuo 4.782. Decidunt , & redeunt.. --Cotna 25.14 Etlumine;& vibra. ‘Lgtudo 22. 98: Grata viciffitudine . tana t.313, Levaturaltera: Bilancia 21.7: Seethie 15 95. Mentre » Mentre che (punta l’vn l’altro matura. Cedro | Siero l'vn foffia , l’altro fotza prende. Man- tice 17.61. n Mutuis officijs. Pietra focaia 12.126. Ope lucent mutua. Tizzoni2: 75- Pellendo viciffim. Vaglio 24.55- Perdo beltà fouente, e la racquifto . Pauone 3A, Per mutua nix1. Ceruo 5.182. Pro defeffa vicem. Gru 4.317. Subfidentes alleuant.. Coruo 4.220. Terit , &teritur. Cote 12.56. Tra&a viciflim. Sega 17. 94. Vt quiefcat Atlas. Hercole 3.41. | «Auttorità , vedi potenza. - Claudit, & aperit. Chiaue 17.10. Corrigit, &dirigit . Baftone 14. 5. Errantesderinet . Baftone r4. 6. Etligat, & foluit . Calamita 12. 28. Inordine ftringet. Cerchio 17. 6. Qua fe cunque. Ape 8.46. Aunuertimento , vedi Prudenza , Cautela.. Medio tutiffimus ibis . Fetonte 3. 23. Ne improuifo . Grù 4. 306. Ne fomnusopprimat. Grù 4. 323. Non capiar, & capiam. Glano 6. 85. Auuocato v. Aduocato . i B Bacio . Dulcedine necat. Vipera 7. 87. In diledtionis pignus . Colomba 4.202. Santa Barbara Verg. M. Donde fperar douea luce più chiara. Lucer- na 15. 8I. Quien me da vida, me mata... Fiaccola 2.70. Vnde fpes erat alî. Fiaccola 2. 70. San Bartolameo Apoftolo . 7 Adhuc viuo. Anguilla 6.17. Exutus venuftior . Serpe 7.46. Nouusexorior. Serpe 7. 42. Quanto lacera più,tanto più bella, Infegna 22.71. to. Recifo cortice viret . Pino 9. 151. Renouabituriuuentus . Serpe 7. 47‘ Vtmundus inueniar. Poino 9: 169. Battefimo. Animantur molliti. .. Vecelli 4, 7. Indelebiliter. Forma 17,29. Mutaborin alium. Cane 5. 85. Renouaturabluta. Aquila 4. 56. Reparat vnda partum. Elefante 5:263. Sicgratior Elefante 5-248. Vetuftate reli&ta. Aquila 4.56. Viresdiuerfa latent,i Acque lambiccate 2.228. Vnaialus. Ceruo 5.174. ® Begtitudine , Begto.; v:Gloria celefte. Alterutramonftrat iter. Colonna 16,34: Attamen fitto. Orige 5 380. Attngit vbique. Piramide 16.72 Caliginis expers. Olimpo 2.375» Cuduntur probati . » Danaro 13.32. APPLICATIONI VARIE Detra&is aculeis. Fert gaudia cordì. Hic fufca nitebit. Jam timoromnis abelt. Inauro nitidior. .Rofarr. 132. Boragine 10.4. Stella 1. 241. Ceruo 5.202. Diamante 12.73. Incipit ab occafu. Luna 1.214. Inlùce lucidior . ‘- Colomba 4. 205. Intratur vbique. Cafa 16. 4. lo pur diuengo vn fole. Specchio 15.132. Labore; & virtute. Naue 20. 44. Luce, non vi cadem. Stelle 1.233. Melioris confors nature . Ferro 13.18. Moftra ne i lampi altrui la fua chiarezza . Spec- chio 15.137. Mutefcit in pace. Tamburo 22.118. Ne la terra ,neilciel vifta hà più bella. Sme- raldo 12.139. Nilcoinquinatum. Porta 16.86. Nil fulmina terrent. Aquila 4. 55. Non'cuilibet pulfanti Porta 16.90. Non defidi fedes. Ape8. 63. Non fucolocus. Ape 8. 63. Non minuetur. Nonomneseodem. Non parua ferit . Nonfatians oculos implet . Non fegnirapienda manu Non fine vulneribus. Luna r- 1 89. Berfaglio 22. 46. Aquila 4.108* Smeraldo 12. 140. » Vello d’oro 5.412. Rofa Ir. 123. Nunquam deficient . Acquario 1.275. Nunquamlangue(cimus. . .Amaranti 11.12. Olfaétu appellunt. Ceruis.i91. Oppofitu clarior.. Luna 1.166. Patet'aditus . Tempio 16. 106. Per aquamin refrigerium. Cane 5.109. Perferrutu & ignes. Corona 25.24. Per varios cafus . Nauezo. 63. Praftat. i Giobe21.56. Pretium non vile laborum. Montones.376. Pretium virtutis. Quia refpexit. Quiefcitin motu. Quiete corrufca. Recreat nec fatiat. Requies hic certa . Satiabor cum apparuerit. Semper orbe pleno. Sic pulchrior. Sine occafu felix è’ Superata tellus fidera donat. Te&um militibus amplum. Tempettatis expers. Virtute prauia .' Virtutis imperio. Visalteraleuat. Vitra bella . Vmbra nefcia. Croce 14. 18: Nube2.r13: Colomba 4. 204. Cane si 114 Smeraldo 12.140. ‘Grug. 3 15% Aquila 4. 100, Luna 1.187. Pauone 4: 355. Orfa celefte 1.276. Hercole 3.39. Padiglione 22.77. Nautilo 6.113. Tempio 16. 105. Tempio 16. 103: Diamante. 79) Olimpoiz. 376; Piramide 16.70) Bellezza. Abf(que-nodis, & rugis.. Adorno turte . Albus eit, & malè olet. Allicitomnes + < Pancera5.3937 Afpe&utranquillitas. ..-Caftoriftè)le 1.253. Bella da lungi, mà mortal d’apprettov Fiamma bg Zucca ra.81. Sole 1.72: Armellino 5.:27 Breuis DELL'IMPRESE., Breuis eft vlus. Adone rt, 11. Candor illafus . Criftallo 12,61. Conficit vna dies. Rofa 11,94. Eluceardor. Sole 1. 55,Specchio 15. 136. Exanimat vifa. Medulfa 3. 52. Exintuitu quies. Sparauiere 4, 432. Forma fuperbit. Pauone 4.357. Hinc fplendor , & ardor. Sole 1.56. In luce lucidior . Colomba 4. 205. Inreditu gratior. Luna 1, 170, Interna praftant. Pauone 4, 352, Intima fordent . Intus, &extra. Sepolcro 16, 94, Agnello 5. I, Irrigata viuaciores. Rofe 11. 98, Laudata fuperbit. Pauone 4. 366, Nafcendo fenefcit. Rofa 11. 94, Non vi, fed virtute, Ambra 12.1, Pregio , c fregio, Perla 12.98, Perla 6.65, Bafilifco 7. 14 Pretiumintus , Profternit intuitu . Pulchriora latent, Edificio 16.9 Species decipit. Labirinto 16.47 Speciesexhilarat. Iride 2.168." Statim languet, i Fiore 11.1. Stupefacit tangentes. Torpedine 6. 205. Tenui difcutitur aura . Adonefiore 11. 10, Toglie il lume col lume , Sole 1. 64. Tota vita dies ynus . Giglio 11. 33. Trahimutin odorem. Pantera 5.395. Venuftate fuperbit. Pauone 4. 357. Vinculalatent. Bofco 9. 270. Vixortatugit, Rofa 11.94. Vnadie pulchrum. Giglio 11.33. Bellezza di Prencipe, Etmaieftate praftans . Aquila 4. 79. San Benedetto Abbate . Scabritie firmat . Anguilla 6. 19. Venenumdetegit, & perdit. Pauone 4.360. Beneficare , Acceptum mittit. Luna 1. 161. Afpirantibus auftris . Giardino 11.143. Cibos, atque falutem , Quercia 9. 174. Congregata difpertit. Nube 2. 116. Datomnibus efcam. Rapa 10,73. Diuesin omnes. Nube 2.111. Emittit ponte. Mirra 9. 113, Etcortex ad vfum. Zugca 10. 89. È fouet extraneos . Gallina 4. 277, Etlatè diffunditur. Acqua 2, 225, Et mihi , &alijs. Et minima profunt, Alce 5. 10. Et pofteris, Rondine 4.412. Fragrantia durant . Cotogni 9. 56. Gratioralget. Acqua 2.217 Hauriam, & effundam, Secchia 15. 104. In omnem terram. Cielo 1. 8. Lucet tamen, &influit, Stella 1. 245. Mutar in aurum, Sole 1. 62. Nil fibi, Fonte 2. 306. Nifpiretimmota, Mulino 16. 62. Non exoratus exorior . Sole 1. 37. Non pofcentibus offert.. Sole 1.37. Non folum nobis. Riccio 5.419. Paflim dittunditur. Acqua 3. 225, Alicorno 5.17, Piazza 16. 68. Albero 9. 295. Luna 1. 176. Mirra 9. 111. Fiaccola 2. 68- Aquila 4. 102. Nube 2. 115- Corallo 12.51- Quercia 9.179 Stelle 1. 242. Stella Venere 1, 267. Voluntarie fundit , Nube 2. 124. Vt profim, Apc8.4I. Beneficenza diwina , vedi Carità diwna . Diues inomnes. Nubez.Iti. Et fouet extraneos . Gallina 4. 277. Patet omnibus. Perimentem portat . Plena fibi , &ealijs . Preftantior prima . Queyis admota. Quod mihi , hoc alijs. Reditagminedulci . Rubori robur, Suffragia non eblandita , Terra foetibus . Transgrefla ivuat. Non deerit alter. Ramo d’oro 9. 322. Nunquamdeficient. Aquario 1. 275. Occulto omnia femine , Sole 1.99, Omnibus fufficit . Sole 1. 70.& 116 Patetomnibus. Piazza 16.68» Sole I. 58. Prebet tantundem fingulis . Fonte 2. 320, Sempre verfa , e non fcema. Beneficenza pronta » Praftantior prima. Beneficio sforzato, Auellimur non decidimus. Mirra 9. It, Palma 9. 136, Benigmta+ Alijs lucens yror. Candela 15. 22» Alit, & auger. Vento 2. 195. Armata clementia . Ape8, 6. Armata deledtar. Rofa 11.127, Afpedtu tranquillitas + Stelle 1.253. Calore foetus excludet. Pigna 9.159. Albero 9.282. Rofa rx. 110. Cedendo vincit. Cum lenitate afperitas » Dux oberranti . Elefante 5» 246. Emittir fponte , Mirra 9. 113, Etiamexarido . Legno 9. 323. Et latè diffunditur. Aqua 2. 225. Et refpondere paratus. Vitelmarino 6. 214. Fuoco al fembiante, e cera ài colpi fembra , Fet- ro 13.21. Humilior quo onuftior . In latusomne patens. lnundatione ferax . Albero 9.279; Torre 16.121. Nilo 2. 297. Lego piegandomi . Salcio 9, 183, Manat affiduo . Fiume 2.263. Non exoratus exorior Sole 1. 37» Non polcentibus offert . Sole 1.37. Piegandomi lego . Salcio 9. 183. Semper fuaues . Rofa 11.97. Beni mondani , v. Piacere, Cumaffluit effluit . Fiume 2. 292, Et comprefia dilabitur . Anguilla 6. 18, Facilis 1aGura . Vento 2, 193. Fingit , aboletque momento . Specchio 15. 134. Formola (uperne. Sirena 3. 64. Fugiens abit. Fiume 2. 279, Lambir , & labitur. Acquaz. 221, Nihilantete . Candela 15-24 Non diu, Fungo 10. 40. Non ipfa ;fed per ipfa . Occhiali 21. 128, Species decipit . Labirinto 16,47. Occhial; 21.127» Todo APPLICATTONI VARIE Todo es nada . Mappamondo 21.121. Tumefcunt, & inanefcunt. Bolle d acqua 2.210. San Bernardo Abbate . Ex gelido antidotum . Ceruo 5. 190. Mergor ob eftum. Ceruo 5. 191. Beftemmiatare . ‘Defpicit alta - Cane 5. 77. Benere , Benitore . Donec impleatur. Sanguifuga 8. 168. Fugat , & fouet. Vento 2. 190. Non nifi plena. Sanguifuga 8. 166. Su&u difcerpar . Sanguifuga 8.172. Bontà s vedi Virtù. Agitata clarefcunt. . Barile 17.1. Agitata reuiuo . Fiaccola 2. 66. Agitatione purgature Mare 2.242. Agitatum magis . Incenfo 14.23. Aicenfu leuior.. Lepre 5. 352. Criftallo 12.61. Lambicco 17. 46. Fringuello 4. 264. Candor illafus . Clara quacunque profert. Ccoecitate perticitur. Etaduerfo flante . Naue 20. 4I. Et claufa quoque . Rofe 11.103. Et decerpta dant odorem. Rofe 11. 103. Et decidentes redolent . Rofe 11. 103. E: delapfa virefco. Vite 9 210. Etiam ex amaro . Ape8. 15. Etiamrecifa redolet. . Rofa 11. 103. Et mortuusolet. Polpo 6. 126. Extolluntur procellis . Mare 2. 241. Humilior quo onuftior. Albero 9.279. Naue 20.53: In luce iueidior : Colomba 4.205. Interna praltant. Pauone 4 352. Intus, & extra. Agnello 5.1. Colomba 4.192. * Maturum deligitur . Pomo 9. 168. Mensignara nocendi . Pecora 5. 403. Nitetelata. Vapore 2.104. Non excedens ex orbita. Rota 24. 39. Omnibus omnia . Specchio 15.107. Potius mori, quam foedari.. Armellino 5.26. Puritate pretium . Diamante 12. 74. Recta fcandit. Picchio 4. 390. Rubiginis expers . Oro 13.1. Seruantur motu . Acqua 2. 205. Spe&atur cum deficit. Sole I. 140. Terret, & viuificat. Leone 5. 306. Vnius coloris. Cigno 4.163. Voce femper cadem. Pecora 5.400. Brauura , vedi Gencrofità . Alta, duraque conterit. Fulmine 2. 159. Conel foflo l’ahuyienta. Ceruo y. 177. Et afpeQu fugat. Aquila 4. 86. Etrugitu terrefacit. Leone 5..318. Frangitillefa. Palla 18.26. Imperterrita terret. Artiglieria 22.32. Non redeo nifi vi&or . Eletante 5.235. Ogni dur rompe , ed ogni altezza inchina . Ful- mine 2. I60. Proiternit intuitu. Quafcunque findit roftro . Quascego. Semper inui@us . «Terrore, & armis + Bafilifco 7.14. Galera zo. 33. Aquila 4. 104. Balilifco 7.16. Medufa 3.50. Tonitru velocior i@us. Falmine 2. 156. Tunomine tantum. Bafilifco 7.10. Vbiqueleo. Leone 5.326. Vice valli ero. Spada 22.113. Brauura domata . Fugor ex intuitu. Magnos vana fugant. Superat folertia vires . Leone 5.287. Leone 5.285» Leone 5.301. Terret ignis. Leone 5. 286. - San Bruno . A facie tonitrui. Cerua 5. 184. Obftetricante celo. Cerua 5.184. BrutteZza. Sotto deforme afpetto anima vile. Rofpo 7.28. G Cadere . A cader và chi troppo in altofale. Icaro 3.45. Adhucedelapfa virefco . Vite 9.210. Deciduntèiolida. Corna 25.15» Et maguaiacet. Albero 9. 288- Er vnodecidit i&u . Albero 9.275. Gloria pena maior . Icaro 3. 46. Calunnia . Deftruetur tandem . Nube 2 118. Fruftra obftant. Girafole 1°1.66. Fruitra oppofite. Sole 1.51. Haud obfunt. . Nube 2.118. Indarno. Serpe 7. 57- Indelebiliter. Ferro 13.27. Infringit folido. , Saetta 22. 79. Innocua tegit. Ecclifli del Sole 1.137. Irrita cadent. Saetta 22. 89. Labuntur nitidis, fcabrifque tenacius harent. Mofche 8.141. Leui dirumpitur aura . Luxtandem erumpet. Teladi ragno 8. 154: Fumo 2.98. Necinficit. Poluerino 19.24. Nequaquam inficit. Gemma 12. 87+ Non penetrant. Vefpa 8. 181. Percuffa fcinditur. Nebbia 2. 101. Ruptaque recedunt. Scoglio 2390. Tramesnoninuus vllus. Piramide 16. 80. Canto , Cantore, Mufica . Anguftijsfonitum. Tromba 22.122. Cantu irretit. Cardello 4. 145- Congregantur fonitu, Api8.22. Dulcedinecapio . Sirena 3+ 67. Mentem ne lederet auris. . \Afpido 7-4. Ponderibusfonitum . Horiuolo 21.85. Cardello 4. 144. Organo 23. 22. Scientiam habet vocis. Sub pondere melos. Vocem fequuntur. Gallina 4. 274- Cardinalato . Matura rubuit . Vua9.246. Moxrubefcet. Botton dirofa IT. Sub pondere purpura fluet. ‘Torchio 17.104. Vetuftate rubelcet - Neue 2..147. Carità, Caritatiuo. Alas addidit ardor. Razzo 18.41. Alijslucens vror. Candela 15.28. Al miocalore ogni durezza cede... Struzzo 4. 445. Ardendo DELLIMPRESEO Ardernidom’'inalzo . Razzo 18.38. Ardore foecunda . Fenice 4. 252. Calore foetabunt . Voui 4. 468. Calore odor. Vafo 15.136. Calore foluitur . Pino 9.157. Colle&a domum portat . Ape 8.57. Corrufcant accenfi. Carboni 2. 81. Crefcit malis. Fuoco 2. 6. Cum infirmis infirmor + Gallina 4. 272. Cun&is enafcor . Rapa 10. 74. Cunttis {plendidior . Carboncio 12. 38. Et duriflfima cedent. Et peregrinum alit. Ex ardore fplendor. Fiaccola 2. 55. Excoquitur vitium. —Fuocoincampo 2.338. Ex fumo lucem. Torchio da Stampa 17. 107. Ex gelido antidotum. Ceruo 5.190. Specchio 15. 137. Innefto 9. 341. Expanfe fublimem . Ale 4.478. Fouetqua non peperit. * ‘Pernice 4. 380. Fragrat adultum. Incenfo 14.22. Hinc omne bonum. Cornucopia 3. 15. Imittit'ardentiores Sole 1.71. Infirmiora protegunt . Ape 8.27. Innoxia fplendet. Fiamma 2, 44. Innoxius ardet. Etna 2. 363.. Nec pontus extinguit ardorem. Stella pefce 6. 180. Non fe capitintus . Bomba 22. 52. Oblique, & vbique. Sole 1.124. Omnibus omnia - Specchio 15.121. Percuflum fcintillat. Ferro 13.16. Perficitur aftu . Formento 10. 27. Palma 9. 1 30. Perficiturigne . Catcina 17.5: Per folleuar altrui ftruggo me fteffa. Candela 15.28. Dre Quant'è riftretto più, tant'è più fiero. Fuoco 2.12. Ritè licet variè. Trapano 17.121. Rubigo confumitur . ‘Ferro 13. 12, Scintillat ; & ardet . ‘ Ferro 13.10. Si defitomnia nihil . Danaro 13. 37. Sua , alienaque pignora nutrit. Lupo 5.365. Tollitflamma virus. Serpente 7. 65. Vnit, & fouet. ‘Amore 3.7. Carita dinina ,vedi Mifericordia diuina . Calet cum ceetera frigent. Pozzo 2. 327: Cum infirmis infirmor. Gallina 4. 272, Et feruet in-vadis. + ILA licorno'$. 18: Magis adaugier.. Pioggia 2.128. Micat acrius ardor. | 'FPadco 26 Micat ardentius . 2711522 ‘‘Rulmine 2.155: Quo copiofius , eo ardentius.' © Monte 2. 351. Redit agmine dulci . + Nube 2.145» \ MÈ Lu Carità mancante , Ruamcum deerit ignis. Razzo 18. 46. San Carlo .- Affiduè . © Aquila 4. 124. Candefcit, & vrit . Ferro 13. 20. Cceteri ab hoc. Carboni 2: 87, Diem prafignat abortu. Sole 1. 80. Etiamex amaro . Ape 8.15. Et fuftinet inue&a . Naue 20. 64. Ex ardore fplendor . Fiaccola 2.55. Florviin arido. Rofa 11. 132. Hinc omne bonum. Mollius vt cubent . Non fe capit intus. Nouitoculare. Nunquamdiffona . Nunquam fatis . Omnia equat. Per ferrum, &ignes. Proprio cruore vitam . Pungit , & recreat. Redolet, & fanat. Scintillat & ardet. Semper ardentius . Semper fatis. Suftinet, &abftinet. Te ftante tuta. Vna falus. Vtpurior fiam . Cornucopia 3. 15+ Colomba 4. 196. Bomba 22. 52. Rondine 4.413. Cetera 2 3: 3» Camelo 5. 57- ‘Archipendolo 2.1. 2. Corona 25. 24. Aquila 4 87. Rola 11. 121. Giglio II. 34. Ferro 13. 14» Aquila 4-97» Camelo 5. 58. Camelo 5. 55- Timone 20.117. Ceruo 5.174. Cigno 4. 166. Caftigo , vedi Trauaglio . Abradit,& equat. Zftu, plagifque . Alijs pulfis refonabunt. Amaritudine dulcefcunt . Amaritudine tutum. Aptat dum fecat. Afperitate polit. Cut pracepsruet. Cima, nontaglia . Ci rcumflexus informor. Comprimit, vt exprimat. Comprimit, vt imprimat. Pialla 17.78. Formento 10, 22. Lira 23.12. Oliue 9. 267. Lupino 10.59. Sega 17.93» Auorio 5-272- Cauallo 5.158. Forfice 17.25» Cerchio 17.13. Spugna 6. 174» Sigillo 19. 26. Conduntur, non contunduntur. Armi22.21. Contenta vehementius » Da Paltrui pena imparo. Baleftra 22.43. Leone 5. 342- Dantanimos plage. Cauallo 5.135. Trottola 18. 57. Dant vulnera formam. Dirigit dum grauat. Ferfo 13-25. Piombino 21.130. Diffipate , non compun&e. Mofche 8.138, Durum duro frango. Educunt peffimum . Errantes deri net . Diamante 12.75» Ventofe 25:82. Baftone 14- 6. Etleuiter itusfonat. Horiuolo da rote 21, 103. Extrema remedia vltimisin malis adhibenda. Aleffandro 3. 1. Ferociorinde. Fra&um perficitur, Gloria poena maior. His equi aqui . His perficitur . Igneignem . Impediunt , & expediunt . Imprimit, fi comprimt. Inrèluttantes. In vulnere falus. Ariete 22. 18. Lino 10.49. lcaro 3. 46- Sproniz5.72. Colonna 16, 27» Fuoco 2.8. Paftoie 25.57» Sigillo 19. 25. Aquila 4. 96. Ippotaino 6. 98. L'offefa à pochi ,edil terrore è molti. tulmine 2. 164 Mordendo fanat. Nil quod ladat habet. Non abfque fonitù. Sanguifuga 8.171, Lancia 22. 73. Aqua 2. 215. Per'amore, e pietà correggo i falli . Difciplina 25.26... Percufla micabo . Percuflus cleuor. Pietra focaia 1>. 119. Pallone 18. 38. b Per Campo ardente 2. 345- Lupo 5. 362. Leone 5.334 ‘ Trottola 18.58» Martello 19. 12. Torchio 17, 101. ‘Aquila 4. 77. ‘Forina 17-28, Fuoco 2.14 Colomba 4.207» Gall04, 284 Riccio 5. 424. Paltoic 25-58. Per fecondarmi. Per pena, e per ricordo. Per pena, e perterrore, Perte furgo, Planiores vadique plagis, Premendo promit - Prafidia maieftatis. Preffa formatur. Purgat, &vrit. Quam diligit. Quatit ante cantum. Re&è, & parce. Recardant non fiftunt, Rigore nitefcit. Criftallo 12,62. Rigore fubfiftit. Acqua 2. 208, Sanguinem fiftit . Diafpro 12. 84. Sauciata yberior. Terra 2. 335» Sub pondere leuis . Mangano 17. 58. Succidit, nec cadat» i Falce RSA A Terendo fuccus. Oliue 9.268. Viuincat rugitus , Leone 5. 284. Caftigo diuino , Effugere nequit . Fato ptudentia minor. Igne ignem. Lambit, non vrit . Eccliffi 1.139. Gelo 9. 86. Fuoco 2. 8. Fiamma 2. 46. Caftità matrimoniale . ‘© Aut ynam, autnullam. © Fida coniunetio , Nulla nofcunt adulterià . Sit fine labe fides. Soldi ciò viuo. Tortore 4. 454 Tortore 4. 455. Elefante 5. 266. Colomba 4.208. Baco 8. 67, Caftita religiofa .. A'befcit ab i&u. Clementer fauio. Feruidos excludit i&us. Inaccendibile. Securus abibo . Lanà 5.411. Caftoro s. 130. ' Alloro 9.9. Lino asbeftino 10. 52. Caftoro. 5. 130, Caftita vedouile . Aut ynamautnullam. Durat , & lucet. Efolitaria, e fola. Neutra vnquam alterius. Vnica femper auis. Santa Catarina di Siena, Tortore 4.454» Diamante 12.77. Tortore 4.456. Tortore 4. 456. Fenice 4.248. ExSiò fpecies decoris cius.Granatiglia.11.84» Feruor alit, Aquila 4. 107. Refoluit, dum attrahit. Ventola 25.33 Santa Catarina Verg. Mart. 3 Tluftrat ,&acuit. Rota 24. 55- In rota venuttas. Pauone 4. 365. Levamus in altum. Rota 24. 54- Nomen vtrinque. Non color ynus. — Penna &c. 19.33. Iride 2.182. Cautè legas. Rofa11.113, Cautior hinc. Vccello4. 17. Cautips pugnat. Donnola 5.220» Conduntur , non contunduntur. Armiz2.21» Quinquagena prole fecundum. Giglio 11.39 Rotando perficit . Rota 24. 56, Rotatus exultat . Capricorno $. 125. Scientiam habet vocis. Cardello 4. 144. Spectamus ad ynum. Rota 24. 57. Catedrante , Diftinguendo componit. Cautela. Abauditione mala. Afpido 7. 4. i fchermo non trovo che mi (campi, Afpi- 0 7.4. I Pettine 25.61. Copntego ne detegant . Leone 5.332* Diferimen vtrinque. Iftmo 2. 382 Edagliocchi, e dal canto, Bafilifco 7: 8. Mentem ne laderet auris. Afpido 7.4 Meruit fecundis. .. Melanuro 6.107» Murmura non fallunt. .. Volpe 5. 487» Necfide, nec diffide, Volpe 5. 485» Ne corrumpar y Afpido 7 4 Ne deficiar, Lucerna 15. 82. Neimprouifo, Grù 4. 306- Ne ladar. Scudo, 22- 99. Ne ledat cantus . Afpido 7:4- Ne madefatta florefcant, Formica 81125» Ne fomnus opprimat. Grù.4. 323. Non capiam sne capiars.. . Petragnoli 6.120. Non iuxta intyitum, _ Volpe 5480, Nonnifipertenter iter. Chiocciola 8.100. Non vyno fiditantro . Topo8. 176. Preyidifigna procella. :Mergo 4.329. Quid yaleantwires. Bilancia 21. 10. Reddit amor cautam, Volpe 5: 479- Securus dormio,. «Leone 5. 316. Sentes euità, Rofa.trI.r1;. Seruata feruabimur ipfi, Minerua:3-53, Tutus incedit . Cane 5. 92: Velvmbramcaueo . Colemba 4.206, Vt.tutius yincat , Elidro 8. 109, EN gl Santa Cecilia Verg, Mart Lambitnon vrit. Fiamma 2. 46, Nonextingpitur.-. ». Canfora 12. 37» Cedere , darluogo, c.3 Blande cedit:. Leone 5. 300. Cedendo vincit. Albero 91282. Cedit diurno fideri. Lunat. 184 Cedit imbecilliori . Leone.s. 343 Cedit ne. cadat . Canna. 9. 35 Cedit, vt cadat . Montone 3:373 Contra&ione tuta... Chiocciola8, 99. Eftugit demiffa procellas, Nauc20.47: Fle&imur,, non frangimur, —Giunco.ro: 4 Fle&tor non frangor: Canna 9.37 Foco al fembiante , e cera di colpifembra. Fer TDIZIBRO Inclinata progreditur, Roraz4: 37» inclinata.relurgo . ., Patma 9, 127: In molli frangitur. Artiglieria.22, 28. Manfuevs grandia cedunt. —Elefantes:231. ,.glicria 23,28. Nel contralto minor mancodiltrugge +. Arti-. Nulli cedit . Quercia 9. 171, Occidit oriturus . Le Sole 1.65, Piegandomilego. su» Salcio 9. 183, Procedamus,in pace » Capra s.118. Siderea cedunt acies . Luna 1.203. Tempeftati parendum. Giunco 10.42, Tundor non frangor. Incuggine 17. 344 Volatunemini. © Aquila 453% Celerità, vedi Preffezza . Celeres explicat ortus . Sole 1.130. Copfilijs inimica celeritas. Alicorno.5-24i Coa Convn guardo lo forma , e lo dipinge. Sole 1.113. Curfu predam. Curfu prateruchor omnes. Feftina lentè. Haud quaquam mora . Nec veftigia remanent. Notte vna è Nulla mihi moraeft. Refoluer &efequir. Rumpit moras. Tenere quis poterit ? Velocitate palmam . Santa Chiara Verg. Atmagisclaracelo . Clarior fuperne . Claro ab athere pauor, Intusnon extra . Sol dixiò viuo . Territat hoftes . Ss. Chieja, vedi Perfecutione , Virtù perfeguitata . A bono malum. Agnofcunt me mei. Atvna lux. Circumftant non mergunt » Caede vegetior. Contraria profunt. Contufum acrius.. Crefcetin centuplum. Cruore notabilisipfo. Denfior florebit arifta » Dum verfatur erigitur. Et cogit omnesinvnum. Et fouet extraneos. Et fibi non deficit. Execlypficlarior. Fulmine creuit. Hauftam purificat. Imminuta grandefcet . In culmine pulcra. Innixa voluitur. Intratur vbique . Lateo non minuor. Ligamento robur. Lumine folis . Magis redolet. Neicia mergi. Nil faecundius . Non pallet noftris. Nouum feparat agmen. Nunquam procul. Receptu fecuritas. Sauciata feracior. Stat, & conterit. DELL'IMPRESE. De forti dulcedo. Mandolo 9.107: Edulcabitur. Mandolo 9. 107. Cane 5.99. Ferit, &defendit. Chiodo.17.1r. Struzzo 4: 443. Iamfruftra minabitur. Artiglieria 22.31. Delfino 6. 69. Infixo innocua. Taffo pianta 9- 202: Saetta 22.89. Infixusreferat. Chiodo 17. 16. Ceruo 5.187. Inlubricofiftunt. Chiodi 17. 16. Fungo 10. 39. Moxexcludam. Gallina 4.270. Pernice 4. 381. Sauciat,&defendit.. Collarodacane 5.115. Carro 24.13. Tumida placat. Chiodo 17.13. Fiume 2.265. Tutusincedit. Cane 5.92. Pernice 4. 381. Vallant,&arcent. Chiodi 17.15. Cauallo 5.137. Vallant& vulnerant. Chiodi 17.15. Veftigia firmant. Chiodi 17. 16. Lunar. 183- Vtfacilius. Chiodo 17. 14. Luna 1.183: Ciarletano . i Luce 1.29. Dum luditilludit . Ciuetta 4.185: Sileno 3.60. Illudit & decipit . Ciuetta 4.183. Baco 8.67. Illudit, &detinet. Ciuetta 4.183. Scudo 22. IOI. i Claufura $ vedi Religiofo . Abfconditur vt feruetur Criuello 24. 19. 15. 64. Pecora 5.408. Abfconfionefecura. Sole 1.90. Contegornon condor. Ifola 2. 379. Contra&tione tutior . Delitefcit vt renafcatur. E carceribus alas. Pianta 9. 309. Candela 15-34. Pepe 9. 145. Ecellulacelicola. Grano 10. 36. Etlatet, &lucet. Difciplina 25.27. Fruftra. Campo 2.342. Hincfuauior. Orfa celefte 1. 283. Incaptiuitate fecurus . Torchio 17. 193. Inclufa potentius halant . Gallina 4.277. Lateat vtluceat. Luna 1.191. Latendo mitefcunt. Lunar. 163. Latendonitefcunt. Ceraunia 12.45. Lucetvelata Vafo 15.142. Moriarfiegrediar. Albero 9.297. Mutaborinalitem. Palma 9. 140. Nefordefcat. Porta 17.31. Nonalibi melius Cata 16.4. Non patetextraneis . Luna 1.215. Purusvt hinc cuolem. Cerchio 17.7. Securitasaltera. Luna 1.160. Vtextollar. Giglio 11. 57. Orfa celelte 1.281. Giglio 11. 38. Regni clementia cuftos Quia innocens imperat . +. Lumeinlanterna Perla 12.104. Teftuggine 6. 197. Chiocciola 8. 99, Sole 1.77. Baco 8.77. Baco 8.78. Candela 15.37. Lume in lanterna 15.71. Roffignuolo 4. 420. Ceruo 5.200, Cotogni 9. 57. Lume in lanterna 15.57. Granato 9.93. Granato 9. 93, «Lanterna 15. 56. Pefci 6 7. Bace:8. 65. Acqua 2. 226, Fiore 11.7. . Scrigno 15. 94. Baco 8. 64. Saracinefca 16. 92. ò Bruco 8. 83. Clemenza vedi Benignità ; Prencipe . . Elefantes.233. Ape 8.4 Secchie 15.105. Sole 1. 109. i Clemenza e rigore. Ape 8. 60. vedi GiuSftitia e Mifericordia ; Prencipe . Orfa celefte 1.279. Ex vtrisque fecuritas . Gallina 4. 266. Cognitione di fe fle(fò . Ad meredeo. Nos nihil. Terra 2. 335. Locufta 8. 134. Serpe 7. 52. Horologio da fole 2 1. 75, Surgitilla(us. Giglio 11.58. Retortus ad fe ipfum. Cerchio 17. 15, Tanto vberius. Vliuo 9.257. Comedia , Vertitur, non'occidit. —Orfaminore 1.278. Ammaeftra , e diletta. Scena 25.64. Vna falutis. Labirinto 16. so. Fingit, & docet. Scena 25: 63. Vnius afpe&u. Luna 1.182. .Veralatent. Mafchera 25. 48. Vulnere ditor. Viteo.216. Commandare. Vulnere virefcit. Terra 2. 335. Immota ; nec iners.. . Terra 2: 332. Vulnere virefco . Idra 7:24. Quo mollius , eo fuauius. Bafilicò 10. 3. Santo Chiodo . Compagnia, vedi Matrimonio. Arte artem. Chiodo.17.12. .. Adhafioneconcentus. Lic333. 14 - Ds Ai APPLICATIONI VARIE. Adinuicem. Mantice 17.61. Adiun&a numerat . O 19. 16. Alijsiun&a . Cannad’organo 23. 31. Alijs iun@us. Carbone 2.84 Aljs pulfis refonabunt . Lira 23.127 Coltello 15. 48° Alter alterius . Remora 6. 148- A modico non modicum. Affiftens nunquam defiftens, ’Alcione4.29 Attra&u inficitur. —’Cartad’afcivgare 19.4" Attritu concipit ignem . Alloro 9. 18 Attritu ignis. Pietra focaia 12. 128" Avia petit, Ceruo 5. 181- Caret ob pabula viro. Vipera 7. 84- Circummoueor tecum . -Girafole 11.71. Clarefcunt ; depuranturque. Vue 9. 247, Clarius elucet longe? ©’ Luna 1, 180. Glaudicat altera . Rota dicarro 24.12; Cceteriab hoc . Carbone 2. 87. Colletta mitefcunt . Pomo 9.167. Commixtione clarior, Campana 14. 10. Dabit altera flammas. Fiaccola 2. 56. Dant animos vices. Cerui 5.182, Dulcefcunt. Lupini 10.61. E qualla prende , e qual'è preffo arrefta, Ca- pra 5.117: i Et proxima micant. Sole 1.118. Extioguimur fi diftinguimur ,. Carboni 2.89. Fida coniungio . Tortore 4. 455. Flammefcit vterque , Alloro 9. 20 Halitu mortem. Bafilifco 7.11 Haudredit inanis, Secchia 15. 114" Immerfa legetur . Libro 19.8" Igneiunguntur pari » Ferro 13. 11° In auro nitidior. Diamante 12. 73° Jun&a grauiora . Stadiera 21. 15- Lentefcitrigor. Ferro 13. 14. Mergortecum, & emergo, Loto 10. 55- Ne l’onde ondeggia , e frà le pietre è pietra .Co- rallo 12. 55. Non bene ab vno. Nunquama latere . Perdit foluta leporem, Giogo 24. 30. Alcione 4. 28. Siringa 23. 33. Per mutua nixi. Ceruo 5. 182. Per omnia mutatar . Fiume 2. 270. Propinquitas feracitatem . Mirto 9.116. Proximitate fecundiores. Queauisadmota. Quo ardentius . Reuiuifcet atta&u. Sicateris addar, Si deferarefferar. Simul iun&a. Si tangit tingit. Granato 9. 102. Fiaccola 2. 68. Sole in leone 1.13 3. Carbone 2. 93. H. 19.6. Acqua 2, 207. Vergheo. 329. Carbone 2. 50. Stupetagittangentes. Torpedine 6.205. Succenduntur ab yno. Carboni 2.87. Te radiante micat. Iride 2. 179. Teriturdum deterit. Lima 17.56. Trahit varios, Criftallo 12.67. Transfundit pafta yenenum, Serpe 7. 60. Venio politura venenum. Vipera 7.83. Vnione robur . Hafta 22.63. dè è Concordia . Alijs iun&a”. Canna d'organo 23. 31. Coit omnis in ynum, Vinointorchio 17. 103. . Varietate concentuys. Compofiti ad fepofita. Tubi di Cannocchiale Di 25. Coniun&z fuauius. —(Canned’organo 23. 30. Confulentiumdifcordia imperij labes. Carro di Fetonte 24. 14. Difcretis nulla virtus. Globo 21. 46. Diu &rconcordes . Cornacchia 4.213, Extinguimur fi diftinguimur. Carboni 2.89. Ex vnione decor . Ghirlanda 25.31. Genus'infuperabile bello . Gerione 3.30, Hac mihi tuba. Cetera 23.2, Hic murusaheneus efto + Cuore 3. 80: Hinc omne bonum, Cornucopia 3.15: In vnumredagis. Sole 1. 103, Iun&a leporem . Iun&a renident. Iun&z grauiora , Iun&is vis nulla nocebit, Scudo 22. 101, Iuguntur ad opus . Corda 17.20. Labor omnibus vnus. Api 8.20.Secchie 15.111, Mutuo amore crefcunt . Viiuo 9.258. Siringa23. 32. Galaffia 1.289, Stadiera 21.15. Mutuo foucbuntur . Vliuo 9. 266, Neauntur viciflim . Catena 17. 5. Non vi, fed concordia. Cigno 4. 181, Nunc fatibus apta. Globo 21.44. Omnibus idem ardor, Ape 8.20. Perdit folura leporem , Siringa 23. 33+ Ritè iun&is. Lucchetto 25.45: Simuliun&a . Verge 9.329. Sol collegato puote . Arco 22.17, Temer nonjpuote in fe ftefforaccolte, Riccio -t 0 28 Tutosconiungio preftat: Apue pelci6. 22. Organo 23.20. Saette 22.81, Secchie 15. 99. Caraffa 15:54. Hafta 22.63. Hafta 22. 63, Vis nefcia vinci. Vna omnes. Vnione micantior. Vnione robur. Vnita valent.. Confeffione , Agitatioue purgatur. Mate 2.242» Clarefcunt , depuranturque . Vuez. 247: Detegitvenena. Corallo 12.52, Ex ore falutem. Cane 5.69, Hinc falus . Cane 5.97» Ni lingatlanguet, Cane 5-81. Noxiavomit . Scolopendra 6. 164 Nullum veftigium . Serpe 7. 62. Obnoxia pellit . Alicorno 5. 11. Putamina egerit. Polpo 6.123. Sordida pello, Criucllo 24. 17. Mare 2. 242. Spontaneym leuamentum . Leone 5, 322. Tergendo nitidius. Oro 13.2 Tute volat exonerata. Morfice 4. Secpius vt re&ius, Piombino 21. 129, Venenofos propulfat . Ibide 4. 32 5. Venenum detegit , & perdit, Vtpurior fiam . Vt fpetiofa dehinc . Pauone 4. 360. Cigno 4. 166. Pennello 17. 75- Confidenza . Afpicitvnam. Calamita 12.9. Dum refpicis detegor, Loto 10. 58. Dum fpiro fpero. Serpe 7.59 Inclufus hilaiter pafcitur, Delfino 6. 78. Salus D EL L'U:M PPR'EIS: BA Salus tantum ab alto. Naue 20. 40. Trouo la morte,oue fperai la vita. Topo 8. 180. Confirmatione Saccramento . Munituf pugnaturus . Elidro 8. r11. Seruantur fignata . Piante 9. 271. Conformità svedi Amore . A rorecolorem, Perla 12.97. Audiunt , & reddunt.. Roffignuolo 4422. Circummoueortecum . Lupino 10. 63. Selenite 12- 138. Clarefcunt athere claro . Perle 12. 94. Coelirefertimaginem. Mare 2.235. Dal tuo volto dipendo. Selenite 12. 138. Emergo tecum ,& commergor. Loto 10.55. Forma tengh’io dal variato afpetto . Granchio 6. 87. In quafcunque formas. Ferro 13. 17. Mouet vnus vtrumque . Calamita 12.31. Ne l’onde ondeggia, e frà le pietre è pietra . Corallo 12. 55. Nel fuo bel lume fi trasforma e viue. Camale- onte 8.87. Nonexcedens ex orbita . Rota 24.41. Omnibus omnia . Specchio 15. 107, Parem fcit reddere vocem. Pica 4: 298. Parto col fol , mà torno al fuo ritorno. Hori- uolofolare 21. 73. Perdocontelaluce,elaracquifto. Cinocefalo | 50212 Quelche fi porge accetto. Quocunque retortferit iter . Sequituripfe volens. Sic mutor ad illam. Pantera 5. 397. Tua euerfio , noftradifperfio. .. Fiume2. 275. Tuolanguore languefcimus. Fiore 1 1. 6. Trifo- . glio 10.81. Caffetta 25. 13. Girafole 11. 73, Ramod'oro 9. 321. Vertor, vt vertitur. Girafole 11.73. Vocem dabit altera concors . Lira 33.12. Vt deficit deficio. Cinocefalo 5.216. Vtfine errore. Regola 17.79. Confcienza . Corrigenda, aut probanda.Specchio 15.122. Fert gaudia cordi. Boraggine 10. 4. Hincomne bonum. Cornucopia 3.15. Humilis, & abfque nodo. Giunco 10. 43. Inta&a triumphat. Alloro 9. 7. Intus, & extra. Agnello 5.1. Luce apporto , e bonaccia. Iride 2. 167. Macula catens. Diamante 12. 71. Nitefcitintrò . Barile 17.3. Perfequarintrò. Donnola 5.224. Sempre girando crucia . Mulino 16.61. Serenitatem affert . Iride 2.167. Superni luminis du&u. Horiuolo folare21. 68. Vndique anguftia . Rondine pefce 6. 156. Conferuare . Col fenno , e conla mano. Tllefa feruatur. Lux indeficiens . Configliere Configliarfi . At negotium feniorumintus. —Ape8.59. Exaliena luce lucem quarito. Specchio 15.142. Mens vnafapiens plurium vincit manus. Vlif fe 3.76. Riccio 5.436. Larice 9. 106. Sole I. 105. Notte iter oftendens. Vecello rifplendente 4.460. Configliere prudente . Confule vtrique . Naue 20,93, Diftinguensadmonet. Horiuoloda rote 21. 80, Fouet, & fugat. Vento 2.190. Illuftrando non fcema. Sole 1. 107. Lumen eunti . Luna 1.207, Lux indeficiens. Sole 1. 105- Nunquamà figno. Sega 17.87. Per vos magis . Occhiali 2 £. 126. Procul., & perfpicue. Occhiali 2.1. 125. Sin perdida defu luz» Candela 15. 32. Tarde, fedtuto. Teftuggine 6. 189. Tardiffimè velox. Saturno 1.261. Vires; animumque miniftrat. Tromba 22. 119. Cauallo 5. num. 1. & 42. : Configliere vitiofo . Alienos abijcit. Formofa fupernè . Sirena 3-64. Si tangit tingit. Carbone 2.90, Somminiftra al ferir gli ftralialarco. Faretra 22.58. Oca 4. 338. Configli , Confulte . Zetate maturant. Sorbe 9. 188. Buena guia.. Stella del polo 1.258. Calore foetabunt. Voua 4. 468. Citò fi tutò . Gelf0 9.90. Dirigit. Timone 20.117. In tutumallicit. Lanterna 15.77. Lentè confule , feftinanter exequere . Sparauie- re 4.440. Maturata prodibunt . Granato 9.95. Monet & munit. Torre 20.115. Neca quo , nec ad quem. Serpe 7. 69. Non morantur, fedarcent. Venti. 203. Per inuia monftrat iter. Carta da navigare 20. 26. Te duce. Calamita 12.20. Confideratione . Abimo pradam. Mergo 4 330. Abimorepofcit. Oncino 17: 75. Afpicit, & infpicit. Lupo ceruiero 5. 369. Da fpatium, tenuemque inoram. Scure 17.84. Excutitindecanit . Gallo 4.284. Haurit ex alto . Secchia 15-96. Intima, nonextima . Simia 5- 455. Latentia tentat. Picchio 4. 389. Librat, &euolat. Aquila 4. 59. Non ftatim attollit. Scala 15.84. Gallo 4. 284. Horiuolo da rote 21.98. Tarda fed re&a. Sega 17-89. Tardiflime velox. Saturno 1.261, Confuetudine sv. Habito , Vfanza . Afluetis delettor. Aquila 4. 46. Diuturnitate libertatem refpuit. Vecello 4. 4. Fit purior hauftu. Pozzo 2. 326. Iguefciteundo . Saetta 22.90. Impellorcurfu. Cauallo 5.157. Labore fortivr. Camelo 5. $T. Quatit ante cantum . Secum multa prius . Leuiorin medio. Halfta 22. 67. Quod fimul creuerint. Gatto 5.275. Quo femel imbuta. Vafo 15. 135. Di 2 Com P) APPLICATIONI VARIE i ine. Confumarfio® Alijs inferuiendo confumor. Cauallo 5.139. Ponte 16. 82, 59 'Alijslucens vror. A lumine hauftus. . Candela 15:22, H Lucerna 15.68. Animatabelcente, Ragno 8.152. Conficitvna dies. Rofa ri.94. Diffipatardor, -Rofa 11124. Dumluceam peream. Razzo 18: 44. E quanrè più agitata più fi fitugge. Fiaccola 2. 54 3 dI Officio mihi officio . ;. Candela 15. 25. Otia corrumpent. Barca 20. 15. Quiefcendotabefcunt, Acque 2. 206. Solis radio tabefcit. | Splendet, Bcardens ini uo» Fiamma 2.136. Stempra fe ftella. Ì |. Vua 9:50. Contemplare., Contemplatino , Salamandra 8.163. i Contemplatione. D Abimo predam. © Mergo 4: 330. Ab imorepofcit. ‘Oncino 17/75» Adaltro cielo afpiro. Ad fidera vultus. . Callionimo 6.28. Adfublimere&a. Sparauiere 4. 426, A longe profpiciens , & falutans. Stella 1:259- Aperti gliocchi dormo, Lepre 5:350. Naue 20. 'i0z, Afpicit,,& infpicit. Lupo ceruiero 5.369; Auerfum eceteris . Specchio 15. 135. Capturameuadet. Cefalo 6.35. Cella petit, Fiamma 2:34, Circuit loco manens. :n; Compaflo 21.36. Clarefcunt ethere claro. Perle 12. 94. Communi non igne. Specchio concauo 15: 138. Con alta ynica mira. . -Baleftra 22.44. Contegornon condor. Teftuggine 6. 197, Contemnit fatura praedam, Aguila4. 103. Cubatin arduis. Aquila 4. 64. Cupiodiflolui. Fenice 4. 25 4, Cupitthera. Baco:8. 74. D altra più nobilefca hò pago ilcore. Aquila 4.104. De celo expe&ans pluuiam. Elata longius, & quacunque. Eleuor dum fegregor. Etcubansoperatur. Etdormio, & vigilo , E terris fublimia. Etiamex amaro. Feruoralit . Haret origini. Hauritex alto. Hic procul à curis - Illuc omnes . Humilia defpicit. Imis harens ad fuperna, Immobiliter errat. Immota , nec iners. In athere paffum. Monte 2. 348. Aquila 4-83. ‘ Aquila 4. 85. Gallina 4. 267. Leone s.315- Ape:8. 15- Raggio folare 1.117. Secchia 15.107, Aquila 4. 90. Circolo 21. 35- Inarduis commoratur. Aquila 4. 64. Incolumisincola cli. : Vecello 4.14. Indagatfublimia. Grù 4.311. Innixa furfum. El'era 9. 72. In punto. Palla 18. 15. Infomno vigilo . Girafole 11. 75. Aquila 4- 107. Airone 4. 20. Fiamma 2. 37. Arcolaio 15.11. Terra 2.332. Rondine4 415. Leone 5.3 14. Interfidera verfor. Aftrolabio21:4. lugiter pra oculis. sCarta da nauigare 20.28. Labor omnisinvmbra. Calamita 12. 24, Latentia rentat. Picchio 4.389. Manetyltima celo, Corona25.17 Necinaridodefit. Palma 9, 133. Necin fomno quies, Leone5.314. Negligitima .. Apode 4.33. Nil mihi cum terris , Globo celefte 21.53. Nonaliunde. Altare 14. 3. Non inlaterta proni. - Abereg. I. Non fan quefti occhi miei volgerfi altroue . Gi- rafole 11.72. I Noa fidera cerno, Nunquam diuellar, Nunquam procul, Qculo irretorto , Operofa quiess.> Panditinaltume >! Parputatefle nibil. Aquila g094. Parte minima tangit. | Rota24i59, Perfuprema , perima, Aquila 4-51. Nautilo «136}F12. < 3A Cannocchiale 21.27. Ellera 9.60. Orfa celefte 1.279. Aquila 4. 103+ Calamita 12:23. »Nabe zo. SL. Pretiofa pafciturèfca . Carpione6: 33. Profuada quoque fcrutatur, Anitra4. 30. Qua grefium extuleram repeto, © Compalfo LI. 42. ici Quies'imfublimi . . Fiamma 2.32 Rore puro fecunda . Conchiglia6.47. Satiabor cum apparuerit. — ©’. Aquila 4109 Semper circa folem. Stella Diana n.262 Semper furfum.. Fiamma 2033. Solo gaudet celo. Conchiglia 6. 56. Sordida temrio . Aquila 4. 104. Spe&tamus ad vnum. Rota:24- 57» Spirante purgor elatum , Formento 10;31. Stellarum motus obferuat. Aftrolabiozi.3. Surfum , &fubter. Rondine pefce:6. 154. Terra commercia nefcit . Apode4. 32. Terrena fordent . Aquila 4: 107. Vnoimmoto . Compaflo 21. 36, Rondine 4415. Farfalla.8..123, Volando vefcitut. Vt potiar patior. Contentar(î, Alibi nonquaro potiora . Altum alijteneant. Conctentus medio, Contra&ione tuta . Excubarvterquefua . Fatiget , non rapiat, Acquaz:zza, Fluit, noneffluit . Fiume 2 271, Godo lafponda non potendo l'onda. Elefante 5. 251. Minimo contentus obèrro . Modo infima feruem . Torre 16. 133. Nec au&um redundat. Mare 2. 237. Ne quid nimis. Grù4.324, Pioggia 2. 129. Nilampliusoptat. Rete 20.108, No mas que puede . Camelo 5. 50. Nonextra. Sole 1.123, Non plufquamoportet . Cane 5. 86. Non transgreditur. Sole 1, 132. Non vno tditantro . Topo 8. 175. Parta renés non parta fequor,Sparauiere 4.428. Quel Fo]lcga 4.263, Barca 20.21. Sole 1. IS. Chiocciola 8-99. Pernice 4379. Luna 1.202. DELL'IMP RESE, Quel che fi porge accetto . Caletta 25.13. Reli&uro fatis . Nido 4. 484. Sat velvnalabori . Perla 12. 96. Scande gradatim . Scala 15. 85. Semperiatis. Camelo 5.58. Se fuftinet pa: Vite 9.219. Sub paruofed meo . Teftuggine 6, 191. Sufficitifte. Barca 20. 16. Sufficit vnum in tenebris, . Triangolo 14. 38. Continuare , vedi Mantenerfi , Perfeneranza . Affiduè, Aquila 4. 124. Atfemperin hafta. Infegna 22.72. Donec ad metam., Cauallo 4. 138. Donec capiam » Cane 5. 90, Donec impurum. Criuello 24.17. Donee perfecerit. Ragno 8.148. Donec purum , ..... Cruciuolo 13,4. Durefcens fru&ificat, Vite 9.220. Et arida tecum. Ellera 9. 64. Etfluunt, & afluunt. Fiume 2.281, Et non parta fequor. Aftore 4.125. Et fibi nondeficit - Luna 1. 191. Finiunt pariter, renovantque labores. Spiche 10.24: Fit purior hauftu. Pozzo 2. 326. Immotus in motu. Cielo 1:12, In darno lo richiamo . Sparauiero 4. 437. Tugiteremanans.,... Fonte 2.311, Licet interrupta retexam, Ragno 8. 146. Manat affiduo .,. Fiume2. 263. Motu clarior. Pozzo 2. 326, Motufacundus. Sole 1.6 i} Motu perficitur. Spada 22.110, Necieiunio , nec via» Camelo 5.54. Nec recifa recedit. Ellera 9.62, No@edieque , Naue 20,94 Nulia hora fine linea, Horiuolo folare 2 1. 67- Nunquam declinat . Sole 1; 120- Semper abundantius - Fiume 2.259: Semper idem fub codem. Sole 1. I20* Soli, & femper. Girafole 11.65, Tenui nec dimittam. Trafila 17. 120. Vires alit. Fonte 2. 318. Vno auulfo non deficit alter, Ramo.9, 322. i Contrarietà, Acie, &foliditate. Sega 17.86. Afflatu flammefcet. Allifa vehementius. Altior , nonfegnior , Averfuserumpit . Contraria iuuant . Contraria profunt. Contraria vynum. Contrarijs citius. Fiaccola 2.52.53. Fiaccola 2,52. ‘Fiume 2.261, ‘Scaro 6. 161. Fuoco 2. 3. &4. Ippotamo 6, ror. Strumento 21. 145, Corda 17. 17. Enfoli obuerfa cruentor, Luna 1.230, Euicit gurgite moles . Fiume:2.262. Fruftraobitant, Girafole 11:66. Immitisin hoftes, Cane 5. 74. Infringit folido. Saetta 22. 79. Inftant non obftant. Sole 1.51. Nec retardatur pondere, Tigre 5.461. Oppofitis fragrantius . Rofa 11,99, . Percuflamicabit. Pietra focaia 12.119. Potius augetur, Fuoco 2. 5. Retrocedens accedit. Gambaro 6. 82. Contritione + Agitatione purgatur. Mare 2. 242. Amaritudine tutum . Lupino 10. 59. Afperitate melos. Lira:23.16. Acqua 2.212, Erpice 24. 24. Eteuaturallifa, Euertit, & quat. Expolit,&lcuigat. Cardo 10. 9. IuuardumJacerat. Aratro 24.5. Mortale repurgat. Rogo 25.61. Noxiademit, Molletta 15» 78. Per tefurgo Trottola 18-58. Pungit fed monet. Horiuolo da rote 2.:967 Rigido tocca, edolce caua il fuono, Lira 23.16. Qua: vulnus fanitas. inbanciaz2. 73: Torquear dumdirigat.- Hafta 2 2.66. Vtfordes diluat. Acqua. 222. Vulnerevire(co., Idra 7.24 Terra .2-33:57 Contumacia, vedi Ostinatione , Inardua pitor. Lepre 5» 353. Negata tentatiter via. Aquila 4.114, Conuerfione , . \À Abexitu introitus. ni: Porta16,90D Adlucemveniunt. Pefci Cefali 6, 343 A facie tonitrui, Ceruas.184; Attritu ignis Pietra focaia.12. 128; Caprta:captat. Cardellp.4- 146; Dulcia poftha©. Leni sirmuta!y 4 Innelto 9. 347» In reditu gratior, : Luna 1. 170. Mutatus ab illo » Toro 5: 464; Obftetricante celo, Cerua 5.184. Peromnia mutatur , Fiume 2. 270, Primo germinat fauonio , Alloro 9: 19. Quo: tardius , hoc magis angor. Riccios.431. Recedantvetera . .«Innefto. 9.348, Recepro vifulibertatemarripio.Falcone 4.241. Tarda y fed feruentior. .-).» Tizzone 3.71, Cooperatione, i Audaces iuuo . inbi01 Fortuna 3:27: E nubibus , & e montibus. Campo 2. 349; Etradio ; & fluuio . Rota rI:Kt6, Igne, & motu. Caldaia 155197 Inconcuffa manet . Nauc 20-97 Natura; &arte. Fonte 2.305. Nonluminetantum » Horiuolo folare 21.70; Nonfufficit vna. Aia 4- 474. Sole ,foloque. Grano 10. 32. Velisremil(que. . Galera 20. 35- Vtriufque auxilio, » Fenice 4.251, Fiore 11.4. Naue 20, 42. Correttore , Correttione . | Abradit& aquar.. Pialla 17.78 Conticere eltanimus. Cicogna 4.153» Contraria iuuant, Fuoco 2 3.84. Corrigenda ; aut probanda, Specchio 15. 122, Cumlenitate afperitas . Rofa 11. 110, Dirigit. Timone 20, 118, Errantes detinet . Baftone 14.6, Errantes reuocat . Campana 14.14. Excutit, inde canit.. Gallo 4. 434, Ferienda ferit. Fortiter, & fuauiter , J@unon vno. Nluminatsz & eliminat, Saetrà 22. 93. Diamante 32. 78, Focile 12,130, ‘Aurora 1, 36, In } APPLICATIONI VARIE Horiuoloda rote 21.102. Carbonchio 12. 43. Torre 16.115. Fenice 4.245. In tempore fuo è In tenebris clarius . Monet, &munit. Non exurit vt perdat. nic Nonliuore liuor. Riccio 5.433. Non vno decidit i&u. Albero 9: 276. Opportuna,refulget. Loce difantermo 20. 104. Pellendo vicifiim. Vaglio 24: 59 Petenda peto . Saetta 22. 92° Pungendo ftimolo. Spina 9. 190° Pungit , & recreat. Rofa 11.121 Quatit'ante cantum. Gallo 4. 284 Reddet clariorem. - Molletta 15-88. Sepius vt reétius . Piombino 21.129. Sonat opportunè. —Horiuolo da rote 21.89. Sotto amara corteccia è dolce il frutto . Noce gi ao. 1 Tranquilla notte relucet . Lucerna pefce 6.105. Correttione afpra. Amaritudine dulcefcunt. Aruafubuertet . Afperitate polit . Conceptus reddit inanes. Contraria iuvant . Doleat , vt valeat. Pioggia 2. 13.3. Auorio 5 272. . Conchiglia é. 50. Fuoco 12. 4. Ippotamo 6. 99. Dum ferit perficit. Scarpello 17- 81. Excitat rugitus. Leone 5. 284: Extrema remedia vltimis in malis adhibenda, Aleflandro 3. 1. Fit effera magis. Tigre 5.463. Frigore fit dulcior. Rapa 10.75. Fufte., iugoque. Bue 5. 40. Grandiornecat. Vento 2. 197: Igneignem. Fuoco 2. 8. 1) fan maggiore. Fuoco 2. 2. Imprimit, dum comprimit. Sigillo 19. 26. Modulantur extenfa. . Corde muficali 2 3. 9. Mouet, & impellit. Sprone 25. 70. Nonexurit, vt perdat. Fenice 4: 245. Non tali auxilio . Campo 2. 339. Pungendoftimolo, Spina 9. 195. Purgantaculei. Serpe 7.67; Rigore facundat. Neue: 135, Rigore nocentior - Lupo 5:367. Rigore fubfiftit. Acqua 1.208 Torqueat dum dirigat . Hafta 22. 66° Viuificat rugitus . Leonc,5.284. Vulnus opemque gerit . Lancia 22.61. Correttione piaceuole. Calore fatus excludet . Pino 9.159. Calorexplicat. Hafta 22.6;. Carmine docet ire. Orfeo in naue 20. 96. Dum refpicis detegor. Loto 10.58. Et moli cauatur. Pietra 12. 108. Eximit, non perimit. Retezo.110. Innoxia fplendet.. Fiamma 2. 44- Labendo fenfim opimat . Lambit , non vrit. Lenisalit. Lente, ne ladat. Leuiter i&a perit . Pioggia2.-132. Fiamma 2. 46. Vento 2. 196. Elefante 5.232. Murena 6. 109. Lingendofanat- Cane s. 105. Lucet nonvrit. Fiamma 2.45. Ni lingat languet . Cane 5. 81. Oliue 9. 267. Pietra 12.116. Idra 7.25. : Colomba 4.207. Bafilicò 10. 3- Neue 2. 145. Toro 5. 466. Spiaggia fiorità Non fine humore. Non ferro , fedigne. Quam diligit. Quo mollius; eo fuauius. Soluta foecundat.. Suauitate non vi. Zephiro contenta colono.. 11.146. Corrifpondenza, vedi Pariglia .‘ A Jumine motus. Horrologio folare 21. 78. Agnofcunt me mei . Pecorella 5.408. Alijs pulfis refonabunt.. Lira 23.12. Alter alterius . Coltelli 15.48. Con bel cambio frà lord humore, e d'ombra. Fiume 2.268. 5 Concetu pari. Lira 23. 12. Dile@us meus mihi, & ego illi. Girafole 11. 79. Et capio , & capior. Hamo 20. 36. Infeftus infeftis. Elefante 5.230. I pre fequar. Stella diana 1.269. Lucenti renidet . Leone 5.312. Maiora minoribus. © Arpa 23.1. Minora maioribus. Arpa 23.1. Moueor tecum. Mouet vnus vtrumque. Nondegener. | Vite9. 223. O mi fpezzi ; ò mi miri... Specchio 15-125. Parto col fol, mà torno al fuo ritorno. Hori- uolo folare 21. 73. i Selenite 12.138. Calamita 12.31. Receptum exhibet, Specchio 15.123. Recipit , & refundit.. . Fonte 2. 322. Refpondet vni. Taglia 17-97. Spiranti obfequor. Naue 20. 62. Stringimus dum ftringimur. Forfice 17.24. Tuo languore languefcimus. Fiore 11. 6. Tri- foglio 10.75. Trahentem fequor . Batello 20. 24. Vmbra rependitur humor. Fiume2. 268. Corrifpondenza mancante . Indarno lorichiamo. Sparauiere 4. 437. Pietà col dolce canto io non impetro . : Vcello 4 13. s Corteggio. ZAmulantur obfequijs. Ape8.30. Inrota venuftas. Pauone 4. 365. Micatinter omnes. Luna 1.148. Prorege exacuunt. Ape 8. s. Qua fe cunque. Ape 8.46. Quocunque ierit . Cometa 2.188. Stipatus amanter. Ape 8. 30. Vt foliscomitentur auem. Fenice 4. 257. Coftanza vedi Perfeneranza . Agitantaduerfa quietum. Calamita 12. 35. Cadit non flexus . Elefante 5.258. Come è di fuor, fiben munita è dentro. Tor- re 16.116. Conantia frangere frangam. Scoglio 2. 386. Durabo . Incuggine 17.32. Eadem noneadem. B. 19. 3. Et aduerfo flante. Naue 20.41. Etiamaduerfante natura + Etna 2. 370. Etfi millies fubmergatur. Bomba22. 51. Firma licet infirma . Canna g. 36. Flatus irritusomnis . Tempio 16. 102. Fran- DELL'IMPRESE Frangar non fle&ar. Colonna 16. 26. Fruftrà. Piramide 16. 77. Immobile in motu. Cielo 1. 12. Immobilisin mobili, Ifola 2. 378, Immobilis manet, Luce 1.25. Immota manet. Piramide 16. 78. Immotus frangit, Scoglio 2.386. 387. Inaxe tantum. Vecello 4. 1. Inconcuffa manet . Naue 20.97. In medioinon commouebitur, —Rofa24.47. In motuimmotus, Cielo 1. 12, Motu femper quali, . Rota 24.40. Necferro , necigne. Diamante 12.70. Ne già mai per bonaccia , ne per vento. Lucer- DA 15.74 Ne per mille rivolte ancorfon moffo . Cielo 1.4» Ne perpioggia ,ne per vento . Torre 16. 113. Non extinguetur, Carbonaia 2. 94. Non quouisteritur. Pietra focaia 12. 121, Nulla poftoleuarne, Archibuggio 22. 3. Nunquamalio . Sole 1.120. Nunquam iacet. Palla 18. 14. Nunguam ficcabitur ceftu, Mare 2. 231. Oppugnata fartior, Torre 16,123. Probaturimpetu. Scoglio 2. 390. Quafcunque findit roftro . Galera 20. 33. Quo inagis , ego firmior . Aquila 4.92. Semper ia@atus ; femper ergétus. Dado 18.1. Semper idem. Dia mante 12.70, Semper immota. Quercia 9.170. Semperinfemita , Rota 24.42. Sidefpicisafpicio. «- Girafole 11.69. Stat à quacunque.. Palla 18.20. Stat dum voluitur. Palla 18. 17. *Stat quoque ia&ata , Palla 18.14. Tantum voluitur vmbra . Colonna 16.20, Tundor, non frangor, Incuggine 17.34 Vbique leo. Leone 5. 326. Vbique fimilis, Sole 1. 74. Vel reflantibus, Galea 20.32. Verte, non extingues, Lucerna 15. 74. Vigetvirtus. Carbonaia 2.94. Vinulla inuertitur ordo , Penna 4. 281, Vndecunque ad idem . Calamita 12. 13. Vndique firmus . Quadrangolo 21. 134. Sco- glio 2. 383. Vndique fruftra, Torre di Lanterna 16.113. Crapua , Copia me perdit . Albero 9. 277. Eleuaturinvmbram. Nube 2, 123. Inopem me copia facit, Candela 15, 27. Morfu in mortem corruit. Pefce-6.11. Barca 20, 18. Grotto 4. 302, Pantera 5. 396. Fiaccola 2. 70, Porpora 6. 133. Nimio grauamine mergar, Paruus non fufficitamnis. Potu capitur. Quien me da’vida , memata, Sic preda patet efca fue . Sublime non fapit , Struzzo 4. 448. Su@&udifcerpar. Sanguifuga 8,172, Venter, non cornu timendum. Torodi Perillo 5. 472. Crefcere, Crefcet, dum iupet, Orfo 5. 390. Cum tempore crefcit. Cocodrillo 6. 38, Negle&ta virefcit . Ellera 9. 73: Ni maiormorior, Cocodrilio 6.41. Nondum in auge, Sole 1.88. Surget opus, Cafa 10. 5. CRISTO, Incarnato, Abfque concubity . Apè 8. 34. Calore fetabit Vouo 4. 469. Cum virginecicur. Rinocerote 5. 443. Extrema copulat . Serpente 7.55. Genitus abfque mare, Auoltoio 4.129» Tam hyems tranfijt, Sole 1, 127. Lucet non vrit. Fiamma 2.45. Maggiormente riluce, Sole 1. 104, Patre edita celo, Perla 12: 96. Reflexusfacilius, Sole 1.97. Semine ab athereo. Perla 12.106. Soltefta in parte afcofo , Sale eccliffato 1. 144. Strepity fine vilo. Pioggia è, 127. Visin minori maior, Acqua vità 2.230, Nel ventre verginale . Et abfconditum notefcit. Lume in lanterna 15.70. Ex atrocimitis, Toto5-465. Impollutus . Solè 1. 46, In puro tantum, Armellino 5.28. Latens non latet.. Lume in lanterna 15.70, Nec ledit nec onerat, Ape 8.14. Tantum iniciuna , Conchiglia 6. 55. Nafoente , Effugat vmbras, Sole r. go. In renebris lucet . Lucciola 8. 136. Oriens vniuerfum illuftrat» Sole 1:53. Ortu diem. Sole 1.100. Speciesexhilarat . Iride >. 168, Giacente nelprefepe , DI feftuche m’inuoglio . Ambra 12.4 Bambino, Visin minori maior.Acqua lambiccata 2,2 39. sua bellezza , e perfettione , Communia non communiter . Giardino IT.I4L i Ele&us ex millibus, Ghirlanda 25. 29. Eminet, Monte 4. 347. Sparifce ogn'altro lume , Sole 1. 44, Supergreditur omnes. Giglio ri.2ò. Viltra omnes, Olimpo 2. 372. Circoncifo , | Reddet clariorem, ]Molletta 15.75. Redibitad Dominum . Spatauiere 4. 433. Vtomnibus luceat . Lampade 14.31, Suo mome , Agmina ducit . Aquila 4.115. Eruditysin verboreperiet, Lucchetto 25. 43. Nomen abfconditum, Lucchetto 25. 44. Prafidio , & decori, Rofè 11.111, Tutier ab hofte, Scacchiere 18. 56. Visin minori maior. Acqua lambiccata 2. 2 30, Che fuggè in Egitto, Nec veftigia remanent, Cèrno 5.187, Non per anco operante » Nondum venir hora mea. Aquila 4.09, Con APPLICATIONI VARIE Conuerfante , e Predicante. Ammaeftra, e diletta. Scena 25. 65. Corleftia monftrar . Globo 24. 54. Caleftia fcandere docet. Quadrante 21. 131. Claudit & aperit. Chiaue 17. 10. Domi , ad non domeftice. ; Rondini 4. 411. Et pondera trahit « Calamita 12.21. Fingit,&docet. Scena 25. 64. Motu facundus . Sole 1.61. Omniatraham. Pantera 5. 393. Criftallo 12. 67. Ceruo 5. 183. Trahit varios. Vbi reclinet non habet. Sua Innocenza + Impollutus. Nullumveftigium . Che fi battezza . Contadtu falubres. . Vnicorno $. 12. Sic vnda falubris . . Vnicorno 5. 12. si s Tentato . Aggreditur, non ingreditur. Alcione4.27. Ne pur vi lafcia alcuna nota imprefla. Sega , 17x90. Sole 1. 46. . Serpe 7.62. Nullum veftigium. Serpe7. 62. Pertentant frultra . Nube?2. 110. Transfigurato . ” No@e iter oftendens. Vcello rifplendente 4460. Toglie il lume col lume . Santificante l'anime. Sole 1. 64. Tter facit ci qui afcendit. Palma 9.128. Che fcaccia 1demonij . Col foffio le difcaccia . Ceruo 5. 177. Etafpedtu fugat. Aquila 4. 86. Euocat, & enecat. Ceruo 5. 178. Illuminat ,& eliminat. Aurora 1. 36. Impuris exofum , i Cielo 1.24. Inuifa nocenti. Cicogna 4. 152. Nocentia fugat. Agnocafio 9. 5. Nullumveftigium. | Serpe 7. 62. Soluit dumvidit. Sole 1. 49. Sordida pellit. Mare 2.242. Sordida pello . Criuello 24. 18, Sordido pernicies . Rofa 11.96, Venenofa propulfat . Agnocafto 9.6 Che rauuinai morti. | Luxvitam. Struzzo 4441. Reuiuifcet attatu . ‘Carbone 2.92. Viuificat rugitu. Lcone 5.284. Che finafconde.. Stupefacit infidiantes. . Torpedine 6. 204. Velamento falus Sepia 6. 169. Ricenuto con pompa in Ger#falemme + Feror, vtfrangar. |Teltuggine 6. 190. Nel Cenacolo . . Diuina nuntia pacis . Colomba 4. 193. Impollutus. Sole 1. 46. Noyi fert impuri foporem. Sardonico 12.137. Nutrixipfa fui. Fenice 4. 259. Vifcera vifceribus . Pelicano 4. 377- Vni falus., alteri pernicies. Rofa 11. 96. Patiente . Ad ardua gaudens. Allodola 4. 30. A languore languor. Giardino 11.142, At mihidulce : Capra s. 116. Calcataredundat. —Vuaintorchio 17.102. Compendia mihi difpendia. Porpora 6. 134» Con le ferite fue compra la vita . Ippotamo 6.100. . Cum crepitant fonora filent. Tabelle 14. 39- Dulcefcit amarum. 3 Pecora 5. 407- Dumardet redolet. Incenfo 14. 26. Itdolorvltra. Meta 25.49: Mox excludam . Gallina 4.270: Nec murmur, nec clamor. Aquila 4. 80. Ne mergaturimmergor. Anchora 20.6. Non habet redargutionem. Non fempernegle&a . Obnoxia pellit. Parit, &reparat. Prabibo bibantur. Pregio nonfregio. Prenato fequentur . Proprio cruore vitam. Proprio nutrit cruore . Pecora 5- 405. Rofa 11. 101. Alicorno 5-11. Pelicano 4- 378. Alicorno 5.15. Cauallo 5.162. Ceruo 5. 199. Aquila 4. 87. i Auoltoio 4. 127. Quaffatis diffluet . Vafo 15.157. Re@tumfignat. Boflolo da fegatori 17. 4- Reditagmine dulci. Nube 2- 115. Sanat, vicemque fubit . Serenumerit - Sic his quosdiligo. Pelicano 4. 370. Stillatincifa. Mirra 9. 1132. Trova fol ne.tormentiilfuo gioire. Fenice 4-255. Tumida placat. Chiodo 17. 13. Vnde pia.pafcanturapes. Granatiglia rt. 84. Nell’Orto , & verfante il fangue » A cuor in prelium. Elefante 5. 243. Calcata redundat. Vua 17. 102. Di fuorfi legge com'io dentro auuampo . Etna' 2.364.Tizzone 2. 72. Calaridra 4: 136. Cielo 1.22. Emittit fponte. Mirra 9.113. ‘Flexus ad pondus . Camelo 5. 60. Inundatione ferax . Nilo2z:297. Maturarubuît. Vua 9. 246. Mirumcongefta liquorem. . Lambicco 17. 40. Putrefcet. Giogo 24.31. Quafiatis diffluet . Vafo 15.139. Sic his quos diligo. Pelicano 4- 370. Stemprafe ftefla. Vua 9. 250. Tutto dentrodi foco, e fuor di ghiaccio. Et- na2.351. Che atterra le foldatefche . Con el foflo l’ahuyenta. Ceruo 5.177» Et rugitu terrefacit. Leone 5.318. Impertertita cerret. Artiglieria 22. 32. ._ Legato. + Vinciorvt erigar. Trottola 18. do. Vincior vt vincam. Trottola 18. 61. Vin&a vincam. Aquila 4. 71. Alla colonna. Clarefcit ab i&@u. Piera focaia 12. 118. Comprefla vberior. Oliva 9. 268. Dant animos plage. Cauallo 5. 135. Trottola 18.57. Feriatdum formet. Scarpello 17.8 1. Notte dieque ducit. Colonna 16. 35. Non plus vitra. Colonna 16.18. Percuffa micabo. Pietra focaia 12. 119, Tun- DELL'IMPRESE. Tundor ; non frangot . Incuggine 17. 34 Coronatodi fpine, °° Augentindecora decorem. Giglio rr. 6r. Magisredolet, Giglio 11.57. Nec fuffocatur, nec offufcatur. Giglio 11.59 Pulchritudinem complent. ino 10.5 I° Speciofus ex horrido . Giglio 11.56: Surgit illaefus. Giglio 11,58: Vaillant non violant. Spine 9. 190 Vi@&o faculo. Corona 25.22» Che portala croce, Bultumque , partumque. Fenice 4. 249 Dant pondera honorem. Albero 9. 310. Lubens adonuys. Camelo 5.52. Non {fine pondere. Grù 4. 309. Omne pondus erecta. Colonna 16. 22. Onuftior humilior. Nauc 20.53. Soluitur onufta. Naue 20. 60. Crocifi(fo. ‘ Afpicientes viuent. Serpe 7.81. Etimagine pollet. Capra 5. 121. Exafpe&uwita. Calandra 4. 135. Ex incuituquies + Sparauiere 4.432. Exipfa,&peripfam. Elefante 5. 227. Ex vulnerefalus. Pelicano 4.372. Hinc fplendidior. Stella 1. 273. Incifus impello . Bracciale 18: 33. Influit tamen » . Soler.or. Latens non latet. Lume in lanterna 15. 70. Latet yncusin efca. Hamo20 37. Mortuos viuificat, Pelicano 4. 373. Non hà doues’appoggi. Vite 9. 205. Fiaccola 2, 6r. Pelicano 4. 371. Non fub modio. Pro lege, & pro grege. Prouocat, & protegit. Aquila 4123. Veftigia firmar. Chiodo 17.*16. Vna falus. Serpente 7. 82. Vtluceatomnibus. ——Candelliero 15. 35. Moriente, 0 Alieno e funere vitam. Ape 8. 38. Cadit, dumcadit. Elefante 5.226. Emiflo clangore quiefcit . Gr 4318; Ex.morte vita, Calandra 4. 135- Ex nece triumphus. Cane 5.112. Porpora 6. 135. Non totus deficit. Sole ecclifiato r.141. Occidit oriturus . Sple 1. 65. Occilusoccidit. Elefante 5. 226. Sanat , vicemque fubit , Calandra 4. 136, Sol reftainparte afcofo. Soleecclifiato 1. 144. Vbirecliner non habet. Ceruo 5. 183. Vi&oremvinco. Elefante 5.226. Sepolto » ora Candidatusexibit. Baco 8.81. Capientem capio . Hamo 20. 39. Dimani augello, Vouo4.471. Ecarceribus alas. Baco 8.77. Et dormio, & vigilo. Leone $: 315. Ex negie&a virelcunt. Rofa IT. Ior, Maturumdeligicur. Pomo 9. 168. Non adrà molto,c n’vfcirà più bello. Sole1.114. Non ego reuertar inultus. Rinocerotes. 440. Nomicempernegleda. Rofa1r.1or. Pietate parentant. Formiche 8. 128. Aenoyata virebo. Viteg, 223. + Diuine nuntia pacis. Giglio:r1.4gt, Conchiglia 6. 55. Leone 5: 327. Sole 1. 66, Trota 6. 210. Seruabitodorem. Tantum in ieiuna . Tertia die relurget. Vadam,& reuertar. Vincularidet, — Riforgente, Abimo pradam, Mergo 4. 3 30, Ademptum redimo. Aquila 493, Aliufques & idem. Sole 1,79. Anguftijs'auguftior . Serpe 7.41. Claro ab athere pauor. Luce 1.29. Trota 6.210, Colomba 4. 193. Baco 8.77. Colomba 4. 203. Elidro 8. 113. Diruptolibera vinclo. E carceribus alas. Effra&to libera vinclo. Efus exedit, &exit. Execiypficlarior. Luna 1: 163. Inclinatarefurgo, Palma 9.127. Interminatis fulget honoribus, Apode 4. 36, Mutatus exit. Baco 8.73. Non men lucido riforge. Sole r. 59. Non redeo nifi vitor. Rinocerote 5. 438, Orcudiem. a Sole 1, 100, Poft tata fuperftes, Fenice 4. 253. Poft nubila clarior. Sole 1.51. Redituquefuo fingula gaudent. Sole 1.120, Refurgit clariot. Baco 8.75. Salutiter adfum. Serpe 7:58. Silucrunt fludtus. Scoglio 2. 321, Velcum prada erumpens. Delfino 6. 68. Vi@oria vitto, Spada pefce 6. 172. Che afcende al Cielo. Defluens eleuor. Fonte 2. 301. Fonte 2. 301. Nube 2.123. Gallina 4 265. Defcendens afcendit . Eleuaturin ymbram. Etmemorabalto. Qua greflum extuleram repeto . Compaflo 21:42 a” Quis fcrutabituryiamè — Aquila 4 63. Reditclarior. i . Lunar:177. S'afcendea noi s'afcondi. Aurora 1)33. Solum corona perfpicuum. | Granato 9/96. Superata telus fidera donat. —. Ercole3z:39. Crifto giudice, _ i . Abigitque., trahitque. Rofa 11.180) Blanditur amicis . Cane 5. 74. Dimittit inanes, Vaglio 24. 60, Euocat, & enecat. Ceruo 5. 178. Et minutifima queque.. Microfcopio 21.122, Etobruet, &obftruet. Fulmine 2. 153, Expeltit, &allicit. Alicorno 5. 14, Feris tantum» infeftis.. Cane 5-74: Pulger, & interimit. Cometa », 185. Geminar incendia, Solein leone 1.132. Hinc fouet., inde nocet, Abere 9. 2, Hinc fplendor , g&ardor , Sole r. 56, Immitis in hoftes , Cane's.-74. Inuifibile luftrat. Cannocchiale 21.29, Larentia tentar. Picchio 4. 389, Mellifiua allicit, vencnata fugat. Giglio 11.44. Micat acrius ardor . ì Fpoco 2. 29. Mifcet vulnera fauis . Ape 8.51, Nei più bei lumi ancorfcopre lemacchie. Cane nocchiale 2 1. 30. i Reccp- G Receptumexhibet . Re&ti, & obliqui menfura. Reuomit quos accipit. Specchio 15. 109. Squadra 21.138. Artiglieria 22.29, Secernendo conficit. ‘Cruciuolo 17. 2.1. Seruat, & profligat. Cicogna 4. 150. Terret vnde fulget. Fu}mine 2. 161. Viuificat , &terret. Leone 5. 306. Vni falus , alteri pernicies. Rofa 11.96. Vniusfplendorincendium alterius: Sole 1/54. Vnoafpedu. Mappamondo 2 1. 118. S. Criftina Verg: Mart.' Compeditam foluit . Colomba 4. 199. S. Criftoforo Mart. Onus leue . Vite 9. 230. Portantem omnia porto .. Atlante 3. 12. : Croce , vedi il Capo IV.dellib. XIV. Adomnia vtilis. Palma 9. 129. Cogit in hoftem. Gemino fpe&abilis vfu.. Scudo 22. 102. Hae mirabilia . Verga 9. 332. Hinc fouet , inde nocet, Abete 9. 2. Infixo innocua . Taffo 9. 202. Iter facit ei qui afcendit . Ne mergar. Palma 9-128. Rondine 4. 407. Ne viator aberret. Abete 9. 4. Nocenti noxia . Fraffino 9. 81. Nonalio fidere . Naue col crociero 20.77. Nouum pandit iter .. Crociero 1.260. Perimit, & tuetur. Scudo 22. 96. Qua fuftulitinterimat. . Elefante 5.250. Signat perinuia viam. Abete 9. 4. Tufola medelam. Ceruo 5. 189. Venenofa repellit, Fraffino 9.82. Virulento virus . i Fraffino 9. 81. Crudeltà. Cade fibi viam. Cinghiale 5. 207. Dira diris pafcuntur. Vipera 7.96. Difcerpens exit. Spada pelce,6.:171. Neceffitatem non habens. . Falcone 4. 235. Proprijs nec parcit alumnis. Luccio 6, 103. Culto d’Iddio , vedi Religione , Sperar inDio .. © Hinc exordior. Gallo 4.290, Ordine potior. A.19.1. Primitia Deo . Tempio 16. 108. Te ftante tuta . Timone 20. 117. Cuore bumano , vedi Ambitione Auaritia . Sempre girando crucia . Mulino 16.61. Curiofità. Afpicit, & infpicit. Lupoceruiero 5. 369. Congregantur fonitu . Ape 8. 22. Donec abdita pandat.. Cane s. 110. Et minutiflima quaque. Microfcopio 21, 122. Etremotiffima prope. Cannocchiale 21. 29. Inuifibile luftrat. Lupo ceruiero 5. 369. Profunda quoque fcrutatur. Anitra 4. 30. Propiora procul . Cannocchiale 21.24. Tinnitus aduocat . Ape 8.23. Cuftodia, Aperti gli occhi dormo. Lepre 5. 350. Conferuat alijs Drago 7.22. Degitinexcubijs. Leone 5.325. Non dormitabit . Drago 7: 17° Non dormit qui cuftodit, Cane 5. 67° Quis dormire faciet ? Cielo 1. 10, Infegna22. 69. APPLICATIONI VARIE. Quod operit nutrit. Olmo 9. 121. D. Dannati, Aftu;&gelu. Ardebitaternum. Arde}nefi confuma. Ardetateraum. Comite nequitia . Etna2. 361. Etna 2.369” Larice 9. 105" Asbefto 12.7" Larice 9. 105" Corruet, & non refurget . Alce 5.9 E perelettione , e per deftino . Cane!5s. 68° Flagrat, nec abfumitur. Etna2. 365 Ia&ati-verfantur. Dadi 18.5- Los llenos de dolor, los vazios de efperanza . Secchie 15.112. Nec'abfumitur. Asbefto 12. 8° Nec gula, nec efca. Titio 3.73 Nec mors , nec vitareli&a . Serpe 7.56 Nee vItra confurget. - Elefante 5.261" Negata medela . Cane 5. 80° Nilafiar , nicurar. Cane 5. 80° Nonveggioond'efca. Nulla meta laboris. Quasexcitaui patior. Quid in pelago ? Pino 9:153° Suomet igne perit. - Chimera 3. 14. Tutto dentro ditoco , e fuor di ghiaccio . Etna 20 Mg 7° 5. A Vndique anguftia . : Lambicco 17. 36. ‘ «Danno vedi Fabbro del fuo male. Gloria pena maior - Tcaro 3. 46. Con: mio danno è fiorir m’affretto ogn'anno Mandolo 0. 109. i P Labirinto'16. 49" Cauallo 5- 161° Fenice 4.250" Incifione vberior. Mirra 9. 114° Infidijs capior proprijs. Granchio 6. 91° Lucrofa ia&ura, Incenfo 14. 27° Moleruit fua. Balena 6. 24° Perdendo acquifto. Candela 15.79" Qui mealit, me extinguit. Fiaccola 2. 70° Sic preda patetefca fua . guomet'igne perit. Vnit ; atque torquet. Porpora 6. 132° Chimera 3. 14 Filatoio 17:23° Degenerare . Datechiarezza , e non ardore io traggo. Lu- na 1. 201. Ex facundis infacunda . Mulas. 376. Degnarft. Defluens eleuor. - -Acqua2.213. Diues in omnes. vi Nubez.1r1r* Et humiliora dignantur. ‘VApiS. 45° E profundiflima quaque, Aquila 4. 49° Humilior quo onuftior. Albero 9. 279° Maturitate inclinantur. Spiche 10.25" Necobfcura;, nec ima, Aquila 4. 50° Non parua ferit. Aquila 4. 108° Oblique, &vbique. Sole 1. 124° Onuftior humilior, Naue 20. 53° Pendentonufta. Spiche 10.25 Qua decliue. Palla 18.16 Serpere nefcit, Ala 4 475. Terra foetibus. Stelle 1.242, Demionie . Abimo pradam, Mergo 4. 330 Ac- È - DELL'IMPRESE. Accenditut cum eftinguitur, Calcina 16.3. Receptu fecuritas . Gallina 4.266. Alterutro. Archibugio 22» 2. Solo il miofcampo,e non l’oftefa intendo. Cons Arduusad folem, Serpe 7. 63. chiglia 6. 51. Arentesrapit, Vento 2.199. Spes, &tutameninarmis, Riccio 5.425- Aftu, nonvi. Luccio 6.104. ‘Temer non puote in fe iteflo raccolto . Riccio Cantuirretit. Cardello 4.145. 5,42% Direpta fouct. Pernice 4. 380. Tuenturhonores, quos fociant. Rofe 11.114. Dormientem inuadit. Elidro 8.112, Tutior ab hofte, Scacchiere 18.56. ppeli id quod abet , Cane 5.98, Tutum reddit, Cicogna 4.155» ouetqua non peperit. Pernice 4.380. Tutus incedit. Cane 5.92. Fugax audaci. Cocadrillo 6. 46. Venenofa propulfat. Agnocafto 9. 6. In ardua nitor. Lepre 5.353. Vndequaque munitus. Riccio 5.423. Incuftodita rapit. Lupo s. 366. Volatus firmamentum. Grù 4. 304. In timidos audax. Cocodrillo 6, 46. |. Diffidenza - Morde gli eftrani, &agli amici arride. Cane Difcrimen vtrinque .. Iltmo2, 382, 5.74. Dubium tentatiter , Naue 20. 49. Negata tentatiter via. Aquila 4: 110. Fide, & diffide, —Mano 3. 84. Volpe.5. 484 Non fuisincubat. Drago 7.22. Fide, &vide. Mano 3.83» Pedetentim. Teftuggine 6.186. Fronti nulla fides. Volpe5s.478 Quearit, quem deuoret, Leone 5. 337. Infidiofa fide. Elefante 5.270. Retrocedens accedit, Gambaro 6.82. Nec fide, nec diffide. Volpe 5.485. Vallabit abyfius. Pintadello 4.392, Neutri adhaerendum . Iftmo 2. 381. Vel fra&a vincio, Corda 17. 19. Digiuno ì Vi modica procul. Racchetta 18. 34, Abinediacandor, .. Aquila 4.9I: i Defiderio, Alta petit impaftus» «Falcone 4.233» Cupio diffolui . Fenice 4.254: Arua pinguefcent. Lupino ro. 62» Cupitathera. Baco 8.74 Cohibet. Freno:25-8ì Da plenum cernere lumen. Luna 1.179° Et pallet, & placet. Giacinto 11.26. Defiderio fenefcit. Agnello 5.2 Extenuat, fed producit , Trafila 17.119, Etafpicit crebro . Gallo 4.289* Inedia albefcit. Aquila4g.91. Expetit id quod abeft. Cane 5.98- Iuuat dumlacerat. Aratro 24. $. Iun&a quiefcana, Vite 9.206 Nonmanducans, neque bibens. Apade4. 31. Iungi properat. Luna 1. 168 Operofus non pafcitur. Baco 8. 66. Omifpezzi, ò mi miri. Specchio 15- 125. Sobrietatisopus . Serpe 7.61. Que l’opra non può giunga il defio. Aquila Spontaneum leuamentum, . . Leone 5. 322. 461. o Tutè volatexonerata. Morfice 4. 33 5» Panditur matura . Rofa 11.118. Viretiparido. Cappari 10, 6. Quiesin fublimi . Fiamma 2. 32. soi Dignità. Quis det mihi pennas è Aquilotto 4.111. —Alternantponderaeundo, Secchie 15.109. Volatu nemini. Aquila 4:53. Alternate pracedunt . Grù 4. 310 Voluifle fatis . Falcone 4. 240. Altior quo fplendidior. Candela 15.31, Deftrezza + + Amaricata dulcedo. Sirena 3. 68. Etagilitate, & pondere . Palla 18.23 Atintus non rencuabitur, i, Agnello 5. 3. Difefa. Dàil pregio, e il prende. Ape 8,31, A la meyor que puedo. Elefante 5.253. Difcindunt magna. Ragno 8.145» Arcano defenfa gelu . Neue2z. 148. Elatione vmbra . Pietra 12.114. Cominus, &eminus.. .. Riccio 5. 418. Contra&ione tuta . Chiocciola 8. 99. Defendit amantem . Ramarro 8. 155. Difcutit mota cute . Elefante 5. 268. Edagliocchi, e dal canto. Bafilifco 7.8. E da fole, eda pioggia. Scoiattolo 5.447. Etfolem; &imbres, Ombrella 15.91. Inculpata tutela. Conchiglia 6. 51. Iter tutiflimum. Grù 4. 304. His fecurus. Toro 5. 467. Munit. Aquila 4. 57. Nocentia fugat . Agnocafto 9. 5. Perimit, & tuetur. Scudo 22. 96. Praguftat, & pugnat. Donnola 5.221. Prouidafic prouidet . Aquila 4-57» Pugn2 vt paratior . Rinocerute 5.441 Purche gli occhi non miri. . .— Bafilifco 7.9. Quadris mumitior. Torre 16. 133. Nebbia 2. 102, Spiche 10. 26, Corona 25.23» Valo 15.159, i Gappari 10. 6, Pallone 18.31, Verga 9. 330. Elcuor vt fulgeam. Extolluntur inanes. Honos, & onus . Implendo dignofcitur. In arido viret. Inflatus extollitur , Infperata floret. Maturitate inclinatur. $pica 10.25. Nitet elata. Nebbia 2. 104. Non funt haec humeris pondera digna meis. Ca- melo 5. 6I, Ornat, & onerat. Per gradus velox. Qualis intrauit exit. Qua maiora minora . Quae minora maiora , Regnantemindicat. Retrocedens accedit. Arme22.24. Scala 15. 98. Mergo 4. 331, Stella 1.235. Stella 1.234. Banderuola Sia Gambaro 6. 82, c Scande va < APPLICATIONI VARIE Scande pradatim. Scala 15.85. Spe@&atur:cum deficit © Sole 1.140 Splendidior quo altior , Candela 15.30. Sublimitate fecuritas. Airone 4-19. Superiora illafa. Monte olimpo'2.-373° Surgit inane . Vouo 4. 466° Tu nitorem, tu nigrorena . Cannocchiale 21.20. Vnus accipit. » Cauallo 5165. Vi latiusilluftres. Candela 15-34. Diligenza. Abarte perficior, Orfo 5. 381. Anteriori. ‘'Cauallo 5.166. Arte multiplici. Buc5+45. Arte politur . - Pietra 12. 113. Chî troppo l’affottiglia tai feavezza + Lefiia 17:50. Crebrolin&u.. Orfo 5: 382. Crefcet'cultura decor . Giglio 11/43. Cuftode perennat. 0°. Fuoco 2.30. Dies, &ingenium. . Leone 5.290. Donecabdita pandat. ‘ Cane 5. FLO. Errat, vtinueniat. ‘Cane 5: 103" Etia mlambendo figurat? Orfo 5.383. Et profundiflima quaque , © Er'remotiffima propè. Exculta viréfcet. * Aquila 4:49. Carninocchiale 21: 23. Tetra 2.334. Expolictut tandem . Limà 17. 55. Expolit &leuigat. Cardo 10.9. Fin'chegli è caldo. Ferro:13.23. Hinefruges, & opes. | Aratro24. 3. Tl più bel fior ne coglie. ‘Furlone 15.53. Implicata.diftinguit. Arcolaio 15. 12. Indefeflus, & vndique. Sole 1.69. Induftria; & labore. Infpicit ; & profpicit. Labore , & virtute . Naue 20. 44. Laboromnia vincit -; Ariete 22.19. L’affottigliarla più meglio anco fora. Lefina 17:49. © Leonc 5. 310. Lupo ceruiero 5. 369. Motu perficitur, Spada: 22.110. Munit. Aquila 4. 57. Non fat voluiffe, Drago 7. 18. Non fegni capienda manu. Vello 5.412. Nulla dies dum licet. Ape 8.26. Partum preparat. Cerua 5.186. Parua , fed non fegnis . Ape8. 12. Perficiturarte. Innefto 9.344 Perifuegliarla ferità nativa, — Leones.289. Pragultat , & pugnat. Donnola 5.221, Ritè ; fi ifepè reuifar. Horiuolo darotez1. 112. Serio quarenda, & ludo, Palma 9. 134. Serò floret scitò maturat. Moro 9. 84. Spero SOIT con la vigiliailfonno. Orfo 5» sante Orfo 5. 383. Studio, & vigilantia. Grù 4.307. Vtgrauiusferiat, Alicorno $. 22. Vt perficiam. Orfo 5.382. Dimenticanza + Non memorabor amplius . 5.370. Lupo ceruiero Dio. Affluenter , &non improperat. Sole 1.42. “Nec auttu , nec hauftu . Al mio rifcontro ogni bianchezza è vile . Neue 2.143, Antefolemextitit. Globo 21. 51.» Buena guia. Stella der polo 1. 258. Cum fonitu feriet. Artiglieria 22. 34. Diues inomnes. Nube 2. rir. Ducitintutum. Pompilo 6. 130. Dura licet. Pietra 12.110, Ele&us, ex millibus . Et molli cauatur. Ex te cun&a nitorem, Extremorumexpers, Fert gaudia cordi. Humore diffoluar. Immobil:moue. Imperterrita terret . Ghirlanda 25.29 Pietra 12.108. Sole 1-45. Globo 21. 50, ‘- Boragine 10.4. Calcîna 16.3. Calamita 12. 14, Artiglieria 22.32, Ind-feffus', & vndique ,. Sole 1.69. Inde lux, &riuuenta. Serpe 7.71. In motu immotus. Cielo 1.12, In tenebrislucet. Colonna 16.37.Etna 2.357. Inueftigabiles via cius, Labirinto 16. 48. Inuifibile luftrat . Lupo ceruiero 5. 369. Iugiter pre oculis, Cartadinauigarezo. 28. Laboratnon-deficit. —Sole’eccliffato ‘1.146. Lumen ab vno, Cielo 1. 15- Lux indeficiens. Sole1: 105. Male operantibus pauor . Sole r.40. Manat affiduo , ‘ Fiumez. 263. Manens attollit alia. Rota 24.41. Minimo detineor, - -Remora 6.149. Moftra ne ilampi altrui lafua chiarezza . Spec- ‘chio 15.137. Fonte 2. 303. Nei più bei lumi ancor {copre lemacchie «Can ‘nocchialezi.30,.! Nel troppo lume fuo vien à celagli. Sole'r.39. Ni afpicit non afpicitur. Sole1.43. Nihil ante te, Candela r5.18. Nihitextra. Cielo 1.2. Nilfinete, Horiuolo folare 21.59, Nonexoratusexorior. Sole 1:37. Non mutuata luce. Sole I. 38. Nulla requies extra. Nido 4.483. — Alucare 8.62. Struzzo 4 441. Fiiccola 2. 69. Specchio 15. 131. Sole 1.75. Fonte 2. 3 10, Specchio 15.119. Palrmaa 9.130. Nulli patet. Oculis vitam Omnes ab vno. Oinnes idipfum, Omnes fub iugo meo, Omnibus afluenter . Omnibus idem. Omnibus omnia, Omnibus fufficit. Sole 1. 70. Perfe fulget. Sole 1. 38. Procul, & perfpicuè, Occhiali21. 125. Re&ta rectis . Squadra 21. 140. Rei, nec non obliqui menfura . Squadra 21, 134 Reficitcumdeficit . $e@ionem refugit. Sempre verfa;e non fcema, Sic his quos diligo . Sine vece difrumpit. Si perdida defu luz. Coruo 4. 222 Fiamma 2.41. Fonte 2. 320, Pellicano 4. 370. Pallone 18. 33. Candela 15. 38 Sint DELL’'IMPRESE. È, Sint exteri proeul . Alicorno 5-25: Solus indeficiens . Sole I. 74. Solus nonerrat. Sole 1. 85. Sparifce ogn’altro lume. Sole 1. 44. Splendorex me. Nube 2. 20. Stabilifque manens dat cun&a moueri. Terra n'3310 Super bonos, & malos. Sole 1.41. Videtinuifus. Gelofia 15. 65. Vigilat, & corripit. Verga 6.333» Vpa falus. Ceruo 5.174. Vnus omnes. Cielo 1.1. Diogiufto, e mifericordiofo . Cum lenitate afperitas . Rofa ri.110. Deijcit ,& extollit. Mare 2.238. Expellit, &allicit. Alicorno 5.14. Ex vtrifque fecuritas, Secchie 15. 105. Haec noceo , hac nutrio, Paftinaca 6.118. Hinc fouet , inde nocet. Abete 9. 2. Hinc fplendor, & ardor. Sole 1. 56. Humiliat, & fubleuat. Sole 1. 81. In opportunitate vtrumque. Aquila 4.75. Vli- UO 9. 255. Morde gli eftrani, e à gli amici arride. Cane 5-74 (2% Mortiticat, & viuificat. Perimit, &tuetur. Tegit , acferit. Viuificat, & terret. Soler. 108. Scudo 22. 96. Manoppola 22. 76. Leone 5. 306. Vni falus, alteri pernicies. Rofa 11. 96. Vulnus, opemque gerit.. Hafta 22. 61. Dio pumitore. Arentesrapit. Vento 2. 199. Excutit, inde canit. Gallo 4. 784. Humore difloluar . Calcina 17.8. Laceffitus. Cigno 4. 168. Malè operantibus pauor. Sole 1. 40. Fulmine 2.165. Bafilifco 7. 14. Gallo 4. 284. Nulla vis contra. Profternit intuitu . Quatitante cantum. Receptumexhibet.. Specchto 15.123. RefleQtit alienum. Specchio 15. 123. Dipendenza + Abftra&tis corruet . Accepto lumine fplendet. Aduerfo fole. Edificio 16. II. Fiaccola 2. 58. Iride 2. 169. Agitdumagitur. Mulino 16. 58. A languore languor. Giardino 11. 142. Alienaluce. Luna 1. 160. Alieno ore. Papagallo 4. 342. Altra vifta non fia, che mi conforte. Cinoce- falo 5. 213. A lui pur mi rivolgo. Girafole 11. 66. Timone 20.116, A regimine motus. Giardino 11. 140. Afpice, vtafpiciar. Afpicitvnam. Calamita 12.9. At faltemilluftror. Vua 9.243. Circummoucor tecum » Selenite 12.138. Collifione ignis. Pietra focaia 12.128. Confpicua qua confpicit. Luna 1. 169. Dal altrui cura il mio girar dipende. Horiuolo da rote 21.109. Dal tuo lumei miei fregi. Dal tuo volto dipendo . Colomba 4. 2 10, Selenite 12. 138. Dirigorad motum. Girafole 11.71: Dum afpicit notefco . Carbonchio 12.44. . Emergo tecum , & commergor. Loto 10. 55. POE tengh’io dal variato afpetto. Granchio .87. Germinat iun&a prius . Hinc odor, & fru&us. Humor abalio. Inflata refonat. Tromba 22.123» In luce lucidior , Colomba 4. 205- In lumine tui folius. Vecello rifplendente 4.461» Innixa voluitur. Porta 17.31» In te {pes naufraga fiftit. Anchora 20. 5- Innefto 9. 343» Pino 9. 155- Innefto 9. 334- Lucemexalto, Candela 15.22» Lumen de lumine. Nube 2.112» Lumenidem, Luna 1. 160. Luminefolis. Luna 1. 160» Meglio matura alombra. Granato 9. 97» Morerer extra . Piraufta 8.143. M°orno conl'altrui lume. Nube 2. 121. Mutuato lumine fulget. Stella 1.250. Ni afpicit , non afpicitur. Sole 1. 43. Ni dificit aura. Girauento 18. 10. Nil fine te. Horiuolo da fole 21. 59. Ni fpiretimmota. Mulino 16, 62. Nonaliam afpicio. Naue 20.106: Non alio fidere. Naue 20. 82. Non cueharni vehar. Penna 19. 19. Pendetabilla. Cinocefalo 5. 213. Perte m’adorno , efplendo. Colomba 4.210. Procul perco . Piraufta 4.143. Purch’altri intento al mio gouerno alfifta. Hu- riuolo da rote2I.110. Purch'egli fpirifpero . Naue 20. 82. Qua dirigit gradiot . Cauallo 5. 169. Qua ducitis adfum. Naue 20.81. Quoul(quefpirabit. Mulino 16. 67. S'aggirerà, fe picciol aura fpira . Girauento 18. II. Sequor errantem. Girafole 11.81. Si afpicis afpicior. Horiuolo da fole 2 1. 60. Sic pulchrior. Pauone 4. 355» Si viuet vivam. Ellera 9. 65. Sol di ciò viuo. Gelo 9-87. Spirataccepto. Mantice 17.59 Spiritus aliunde. Tromba 22. 121. Suauius vt cantent. Rofignuolo 4. 42.3. Sub fole labor. Ape 8.2;. Superni luminis du@tu. Horiuolo da fole 21.68. Tantusamorfideris . Girafoie 11.72, Te crefcente candefco + Orata 6.114 Te duce. Ape?. $ Te duce egrediar. Nube 2. 109° Teradiante micar . Iride 2. 179° Te {tante virebo. Ellera 9. 66° Tualuce florefco. Marauiglia di Spagna 11.87" Tuo lumine, Horiuolo da fole 2 1. 61° Tu f(plendorem , tu vigorem. Perla 12. 98° Vertor vt vertitur. Girafole 11. 73° Vna mouentur varia. Horiuolo da rote 21. 38" Vna omues. Seechie 15. 99° Vnius alfpetu. Luna 1. 182° Vnus omnes. Cielo 1. I Vtdeficisdeficio. Cinocefalo 5.216 e e.2 Vit À APPLICATIONI VARIE Scarpello 17.80. Vtferiturferit; — Cigno 4. 178. Zephirofpirante: — © Diritto. ‘Ad fublimere&a. Sparauiere 4. 426. Benche in varie riuolte dritto fora. Trapano 17» 121. Nonexcedens ex orbita , Rota 24. 39. Noninlatera proni . Abete 9. 1. Re&ta furfum, Sparauiere 4. 426. Semperin femita , Rota 24. 39; Difciplina $ vedi Educatione, Afperitate melos . Lira 23. 16, Afperitate polit. Auorio 5.272. Contufum acrius . Pepe 9. 145. Dant animos plage. Cauallo 5.135. Imprimit , ficomprimit , Sigillo 19. 26. Intentiores acutius. Liuto 23.18, Ligamento robur. Cerchio 17. 12, Luminefignat , Horiuolo da fole 21. 69. Oculisvitam. Struzzo 4. 441. Paremfcit reddere vocem, Pica 4. 298. Per tefurgo. Trottola 18.58. Per vadamonftratiter. Torre 16.110, Planiores vndique plagis. Martello 17. 70. Prefius intenditur. Arco 22.9.& 10, Propinquitas feracitatem. Mirto 9. 116, Quem genuit perdit . Mare 2. 240, Candela 2. 70. Mulino 16.57. Dado 18. 1. Molletta 15. 77. Formento ro. 30. Leone 5.284. Ellera 9. 68. Qui me alit, me extinguit. Quo me cunque feret. Quoquo vertas. Redder clariorem. Surget vberior. Viuificat rugitus, Vtfuftincar. Difcordia . ‘ Certus interitus. Vliuo 9. 261. Confulentium difcordia imperij labes. Carro 2414 Diuifum mergitur. Naue 20. 69. Extinguimur fi diftinguimur,.Carboni2.89. Difcretezza. Delibant non carpunt. Ape8.13. Lesunt, nonladunt, Ape 8.13. Nulli onerofa. Ape 8.11. Sine iniuria. Ape8, 10. Difintereffato, Nihil haret humoris. Propiora procul. Qualis intrauit cxit. Mergo 4. 332, Cannocchiale 21.24. Mergo 4. 331, Difperatione . Anguftijs violentius. Vino 9.252. Defperata falus . Lepre 5.355- Extremisextrema. Orfo 5.387. Non vedo ond’efca . Labirinto 16.49. Quouis in portu. Naue 20. 48, Spoliatis arma fuperfunt.. Tronco 9. 316, Vnafalutis. Labirinto 16. 50. Vota fuperfunt. Naue 20.40. Difprezzo. Etnegle&a virefcit, Ellera y. 73. Et propiora procul. Cannocchiale 2.1. 24. Nonfemper negle&a, Rofa II. 101. Parit , at non fouet.- Cuculo 4. 228. Difpute. Acie,&foliditate . Sega 17.86. Attritu ffammefcunt, Ellera 9. 69. Attritu ignis. Pietra focaia 12. 128. Contrarijs citius. Corda 17. 17. Jnuicem exculti Diamanti 12. 76. Pellendo viciffim. Vaglio 24. 59. Dinerfità, Aliufque ,& idem. Sole 1.79. Eadem non cadem. Luna 1. 154. E tal nontorna mai qual fi diparte. Luna 1.154. Mutantur in annos. Bofco 9.274. Nec vite querit alimenta prioris. Baco 8.79. Non omnes codem, Berfaglio 22. 46. Dinifione . Compreffa quiefcunt . Difcretis nulla virtus. Difiun&isviribus . Diui(um imperium . Dum frangitur frangor. Extinguimur fidiftinguimur. Carboni 2. 89. Perdit folutaleporem . Siringa 23. 33. Diuotione , vedi Adherenza , Protettione. Audentiusobftat. Cicogna 4. 156. Api8:32. Globo 21.46. Fiume 2.280, Sole 1. 84. Albero 9. 289, Florefcente fugiunt - Serpi 7.68. Portantem portant. Ale 4.479- Diuotione mancante , Extinguetur afflatu. Candela 15: 32. Ruam cum deerit ignis - Razzo 18.46. | Docilità. Cantu aemulabituromnes. Cardello4. 147. In quodcunque belli munus.. Cauallo 5. 164. | Dolore . Ogni dolcezza è tolta - Cetera 23.6. Fuoco di fucina 16. 46. Potius augetur. Arco:22. 12. Tempore lentefcit, i Dolore occulto , Maggiormente s'accende. Fuoco di Fornace 16. 39. Più cocente diuampa., Sole 1.71. Quanto piùfiritien, vic più singroffa. Fiume 2.282. Te@us magis, Fuoco di Fornace 16. 49. Dominio Ecclefiaftico , e fecolare Diuifum imperium. Sole 1, 84. i Denatiuo , Donis deli&a piantur, E prada ftupor. Munera fic animum . Remollitus tra&tabilis + Salcio 9. 186. Volantes detinet. Rete 20. 103. Donna , vedi Inftabilita , Mutatione . Congregantur fonitu . Ape 8.22 Contra&ione tuta , Chiocciola 8.99. Altare 14. 1, Torpedine 6. 206. Torpedine 6.206. .Contrarijs graditur. Horiuoloda rote 21.90. E qualla prende, e qual l'è preffo arrefta. Capra 5. 117. E tal noli torna mai qual fi diparte. Luna 1. 154» Figitvox vnarates. Sirena 3. 65. Inclufa potentius halant. Cotogno 9. 57. Innixa voluitur, Porta 17.31. In >. DI E/L/L! TM P_RVE.SiBA In puritate pretium. (“Diamante 12, 74- Inftruit infidias lactymis | \Corodrillo:6) 37. Latendo nitefcunt, | Granato 9.93. Lucet velata. Lanterna 15.56. Malo mori, quamfeadari. i Armellino 5.26. Mobilitate viget. Fama 3. 19. Nonfemper cadem, Luna 1. 154. Pi&a.; at non incifae. Gemma 12. 88. Plorat; &deuorat. Cocodrillo 6. 36. Poft luminare maius. Luna 1.172. .Pretiofius latitat . Conchiglia 6. 5 3. Proximitatefecuritas . Barca 20.10. Pulchra; & fatua . Vanetta 4.459. Quant'accoglie diffonde . Vafo 15:150. Quanto fi fcopre men, tanto più bella. Rofa rI. 102. Se ipfam feducit. Sitangittingit. Species exhilarat. Iride 2. 168. Splendet, &rardet. Fiamma 2. 36. Tacita dentro al gufcio, ogn'hor ficura. Te- fluggine 6. 183. Tangentem adurit‘ Stella pefce 6.179. Tu fplendorem, tuvigorem. Perla 12. 98. Volantesdetinet. + Rete 20. 103. Donna fapiente, mà cafta. Simia 5.456. Carbone 2. 90. Sol del chiufo colore altrui fò parte. Giglio 11. 49. Donna lafciua . Allicit, vt perimat.. Pantera 5. 394. Ample&endo profternit. Ellera 9. 59. Dolosè patet . Gabbia 4. 485. Dulcedine necat. Vipera 7.87. Edagliocchi, e dal canto. Bafilifco 7.8. Elicit fanguinem . Caprimulgo 4.1 38. Errantesdetinet. Rete 20.113. Lafciate ogni fperanza ò voi ch’entrate. Porta 16.89. Leuiterfitangis adurit. .. Nec au&um redundat. Nondicit fufficit. Nonfaluabitur velox. Numen & obfonium, Perdit quos deperit . Pradaturerrantes. Ortica 10. 65. - Mare2:237. Mare 2.232. Torpedine 6. 207. Cipolla 10.15. Vipera 7:87. Rete 20. 113: Profternit intuitu. Bafilifco 7.14. Purche gli occhi non miri. Bafilifco 7.9. Reprimit, &impellit. Sprone &c. 25: 74: Si tangittingit. Carbone 2. 90. Species decipit. Labirinto 16.47. Stupefacittangentes. Torpedine 6. 205. Surditate fecurus. Vlifle 3:75. Donna, che muordi parto . Dum pario pereo. Aurora 1. 35. Feetu dirumpor. Vipera 7. 90. Perit dum parit. Aguglia 6. 15. Sternit vbertas. Suo fciffa pondere . Doppiezza . Duabus vijsingreditur. —Amfifibena 7.1. E quanto mas le bufco , mas s’afconde. Sepia 6. 163. Fronti nulla fides . Albero 9.278. Cedro 9. 48. Volpe 5.478. Inueftigabiles via eius. Labirinto 16.49. Nontegmina defunt. Cipollaro. 17. Non vultus;, non color vnus . Lonma ni0i8r. Dottor facro. » 0» ... Caftori1.253. Cantuicière viros. .& Gallo 4.283. Confilijs fenum, iuuenum robore ciuitas guber- \ matur. Enèa 3.18. i Naue 20.83. Pompilo 6.130. Baftone 19: 1328. Martello 17.67. Ducit in tutum . Etaequo pondere. Et obliquantes cuellit. : Euertit, & equat. ‘ Erpice 24. 24. Excubias:agit. , Giù: 4.303. Ferro y&gauro. Globo 21. 49. Fortiter, & fuduiter . Diamante 12. 78. Indomiti deftrier fanciul noregge. Fetote 3.25. Lumine fignat. * Horiuolo da Sole=1..69. Maieftati, & ponderi. ,. Colonna 16:25. Manens attollit alia. . Rotamggi. Non vi; fed virtute. Ambra ra. Noxia demit. Molletta15.78. «Suaue .;1 Giogo:a4. 33. «Sufpenfa librat. i. Bilancia at8, Terrets St viuficat 1110) .n Leone:s. 308, Venena pello . . 01. Alicorno 5.1. Vi, &ovirtute. i Pallone 18.29. Vigilatynec faufcit. ve Grù 4. 303- Graduato . Atintus non renouabitur. Agnello 5.3. Elatione vmbra . Pietra 12.114. vo Valo 15.14). Mergo 4 332. Mergo' 4.331. Stella 1.235» Dj Nil haret humoris. Qualis intrauit exit. Qua maiora minora . Gratta APPLICATIONI VAREKE Gratia divina , vedi Aiuto, Ad candida - Colomba 4.197» Adomnia vtilis. Palma 9.129. Aquè impartitur, Sole 1.125. fequum non aquè, Vafo 15147. Afflaenter, & non improperat.. Sole 1.42, Altero preuio . . Trivello:r7:127. A lumine motus. Horiuolo daSole 21.78. Augens decoro lumine . Colomba 4.219, di ducente, non ynda, Barca 20.20. Cangerò l’amarezze in dolci favi. Ape 8.59» Ceffante clarefcunt. Acque Duni Citò dilabitur. Neue 2. 138 Citò venit; ferò recedit, Stelladiana r.265- Contenta vehementius. Baleftra 22.43» Corufcant accenfi, Carboni 2. 81. Crefcu nt confperfa defuper. Giunchi 10:45» Cun&is aque lucet. . Lampade 34:31: Difcutit , & fouet, ... - Sole 1.47: Diffipabit, Solesi. 48. Dines inomnes Nube 211. In lumine tui folius. Vccelo ripiene 4.461. In filentio loquor. 1Penna:19.22. Intenebris Iucet. © Ema. 357. .In tutumallicit. i93It Lanterna L53577. Inundatione feraxi i (nou... Nilo 2.297. «Tver facie ci i aaa SIP 2 Palma 91128. -Tugiter.manans. . iobnog sFonteiz: 3/11, Lucemfub nubilo iaQat, hits 3. iltog Luna1.209. . Lux addet vires. .99u1v Lone sigt3. Lux .vitam. Struzzori qgi. .Mapatafliduo . Fiume. 2. 2.63. . Mellificat ifitro . Ape8: SÒ. . Me praeueniente fequetur. acStelladiana 1,272. Modo flamina ferane. . ONauerzo.105. Modo fluminalambant. .Salcio:9.181. Monftrat iter. ioliGalafia 1. 385. Motu perennis. Acqua 2.212, , Necau&u, nec hauttu. Fonte 2.303. Neminifua munera claudit. . (Granato 9. 103. . Ni afpicit non afpicitur. 7 Db 0$0le 1:43. Ni deficiat aura . Girauento 18.10. Ni deficit elca Fuoco2. 22. Nilfulguraterrent. Aquila 4.55.Cigno 4.165. 4 Tuo lumine. ‘Donec auferatur obex. Ni fpiret immota. Mulino 16. 62. Ni trahor diftrahor. Barca 20.17. Notte iter oftendens . Vecello rifplendente . . 460. N dae notefcit, Lucciola 8. 135» Nonbene ab vno. Giogo 24. 32. Non euehar, ni vehar. Penna 19.19. Non exorarusexorior . Sole 1.37. Non lumine tantum. Horiuolo da Sole 2 1.70. Non pofcentibus offert . Sole 1. 37» Non vi, fed virtute . Ambra 12,1. Nunquam deficient. ‘ Aquario 1.375. Obnoxia pellit. Alicorno 5. ri, Obftantia foluet. Sole 1.50, Occulto omnia femine . Sole 1.99, Omnes ab vno Fiaccola 2. 69, Omnibus affuenter . Fonte 2. 310. Omnibus vnus . Sole 1.68. Opportuna refulget. Luce di Santermo 20.104, Oppreffione wiuacior . Fiore 11.8. Optantur flamina , Naue 20105. Efflante micamus. Carboni 2.83. Oftendere fufficit . Pécora 5.406. Ex omnibus cong uegaieI Retezo. 101. Parumopisexterne. Strumento 21. 148. Expellit &allicit. Alicorno 5-14. Paruulis tantume Gallina 4.280. Ex te cund&a nitorem .. :: Sole 1.45. Pernemoris frondes. Tutta 1) 200, Extulit, &fuftinet. Fonte 2. 319. Pofttiac minime fle&tor . - Coralto: 12.50. Fertomnia fecuim . “Chiocciola ‘8:93. Prabertantandena fiaguliss'0"1 Dia» sota 158. Firmiusin placido - Mare 21258. Pro%capacitato. - 39° Vafo 15170. Germinans germinabit, . Giardino1r.138. Rumarsiaonr, ‘10° Filoce 2:14. .Germinat iunQa prius. Innefto:9:343. Qua decliue .. ‘Palla 18.16. Hinc fouet ,inde nocet. Abete 9.2. Quid inaridò ? Stella pelce 6181. .Hinc omne bonum. Cornucopia ‘13.6. Rebus aduerfis animofus;' Leone-5-2941, Jam illuftrabit omnia . 0 4.Soler.5$2. Redit,nondeficit. » IUICOMI Sora. IMaminat , non ferit vbique;! Fulmine 2.162. Repercuffa fcintillat. «Pietra 12.122. -Illuftrando non fcema. .miv Sole:1.107. Refpicitaeque. ‘Sole 1.68. Impollutus . lor munouyi Mb Sole 1.45. Robores&rintuity,i Lupo 5.361, Imprimor , & valeo. Panaro. 13: 30. Secoli erntie Stella diana 1.270. Indeficiensmanat, &fanat, 0/0 Pietra 12.86. .Sgombra da noi le tuchre a da; gli orrori + Aù- Indeiwi; &eisfienta. Serpe 7.71. (rornim 38. uv -Infufa tecundat . Pioggia 2.131. Sic viuet. » Statua 16.97, Jn.latus omne patens . »Torre 16.121. Si deferar efferar. Acquaz:207. Si defit, omnia nihil. Danaro'1 3. 37 Sò cangiarl'amarezze in dolei faui “Ape 8.50. $olus indeficiens. Sole 1.74. $Splendor:ex me. Nube 2. 120. Sufficienti ; at difpari vi. 00 Calamita 12.17. ‘Te crefcenve candelco; 1 Orata 6: IT, Te.duce.. - Calamita 12. 20. Te (tante tuta . Timone 20, 116. Tenebre'procul . ‘Sole 1.60, Traduertieantes . Barca 20. 12. ‘Tranquillo renitent. Stellar. 236. Horiuolo da Sole 21, 61, Tu.fplendorem,tuvigorem. 'Perlà 12.98. ° Virtusex me . Ambra 12.3, Vis finevi. ‘» Strumento 21. 147. -Vnius fplendor, incendium alterius. Specchio I. 54. Vnus omnes. Cielo r.n Vere&a fuftincar. Ellera 9.68, Difpofitone alla Gratia Ad candida. Colomba 4. 197. Candidos ather alit. Coruo 4.221 Nilo-2.296, Fiu@uante,. +. DELLIMPRESE; Flu&uante non difpicitur, Sole 1.98, Humilibus dat gratiam. Viola 11.134 ]mprimit in molli. Sigillo 19.3 1 Non flantibus fluet, Nube 2.108, Qua declue, Palla 18, 16; Seccato il feme s'empirà di Sale, Zucca 10,80 Tranquillo renitent. Stelle 1.236. Gratitudine , Accipit,& reddit. Specchio 15.130, Agpnofcunt me mei. Pecora 5: 408, Beneficij memor dimittit, Falcone 4.2 36. Cum fenore reddit. Formento 10. 37; Donis deli&@a piantur. Altare 14. I. Dulci pro munere vite. Cicogna 4 158. Ei mi foftiene, cd io di frutti il cingo. Vite 9.235, Eleuor vteleuem. Fonte 2.309. Er abeuntem quoque. Girafole 11.74 Et afpiciticrebrò . Gallo 4.238, Et bibit,&fufpicit. Gallina:4« 278 Cicogna 4.159 .. Perla 12-98. Perla 12.98. Fiume 2. 285. Fiume 2.273. Et domino partem . Hinc nitor ,.hinc vigor, Hinc fplendor, & vita. Incremento velocior.| Ingreditur, & egreditur. In ipfumcornua nunguam , Luna 1. 178. Lucenti repidet. Leone 5.312. Lumen.idem. Luna 1. 160, Muneris hoc tui, Nube 2 114. Nonaliunde, Monte 2. 343. Occidit oritutus - n8oletin65. Omnibus affldenter.. Fonte 2:31 Pente fplendos & accendo. Specchio 15:t35% Par pari referunt. Cicogna 4:15 7 Perte furgo: Trottola 18.58: PluQquam acceperit. Formento 19.24 Portantem portant . Ale 4.479. Por ti mi refplandor. | Luna r.160. Prebet tantundem fingulis. . Sole 1,58. . Procul ab i&u. ‘Mano 3. 85. Pro elca (plendorem. Fiamma 2.38. Lucerna 15.73: Pro potu antidotum Alicorno 5.16. Quia refpexit . Nube 2 x13. Receptum exhibet. Specchio 15.123. Recipit, &rrefundit. Reddet ad extremum, Reddiricum foenore, Reddit fideliter, Reddituro reddo. Spirat accepro . Lambicco 17.47. Fanacità 10.37» ro Terra 2.33 3- Fiume 2.273: Mantice 17.59. Splendòrex me. ‘Nube 2.120. Tuabfconditè, ego palam. Fiùme2.272. Tuiplendorenî, tu vigorem. .. 1 Perla 12.98. Stringimus, dum ftringimur. Forbici 17-24. Vellera pro dapibus. Agnello 5.8. Vices rependit. Capriolo 5.126. V mbra rependitur humor. Fiume 2.208. Vnde exijt. 2 Fiume 3.272. Vt iterum fluat. Fiume 2.273. S. Gregorio Papa . Nil haret humoris. Qualis intranit exit . Splendidior quo algior. Mergo 4.332. Mergo 4.331. Candela 15. 36. Fontez:32%. .è Guerra è . > Exitus in dubium. Attigl In fulerum pacis. Me combatten, y defienden . Trahit yarios, ieria 22. 37» neia 22.75, Torre 16.122, Criftallo 12. 67. Guerriero . Ante ferit quam flamma micet . Pietra foca- ia 12.127. Arte, & viribus. Extinguar vt luceam. Candela 15.34. Natura, & arte. Rinocerote 5.442» Nec conduntur, nec retunduntur. Armi 22.22» Pramifit damna timori , Fulmine 2.156, Quanto lacera più tanto più bella . Infegna 22.71. Bue 5.320. Robur i in armis, Cerro. 9,59. Rumpit moras, Fiume 2.265» Semper in armis ; Sparauiero 4.439. Tantundem bellator. Towicru ruit velociori&us, Viftoriam, non predam. Guerriero benigno, Abigit trahitque. Elefante 5.255» Fulmmnez. 156. u Canes.95. Rofa 11. 130, Aumata clem: :ntia. | Ape8, 6. D- forti dulcedo. . Mandolo ‘9107. Mifcer vulnera faucis, Ape.8.51 ARUgiEA &recreat. Rolari. 121; Guerriero fertunato, + Non redeo 3 nifi vi&or. Rinocerote s 438 Guerriero prudente. sx! toAntè, retroques Giano 3: ETA Aitus pro viribus. Aquila 4.122, Cediè,ne cada. Canna 9. 35» .$tac vertice robur.. Alicorno 5.10. .It Guerriero temuto. > Et fragore ferit. + Fulminez» 158, Et rugitu i certefaciga nti . | Leone:s.3ir8. IHala fuperluht . iv Spadai LL LIS Guerriero, libidinofo . Pat: E di tal vincitor fi gloria. il vinto: Leone : S4329)2 Et molii cauatur. Picira 12. 108, ne Gov * H + 2iroi Habito , vedi C onfuetudine; sofà Acquirit eundo . Arcolaio LS. 1, Confummata farò prima che fpenta. Candeli 1533 Crefcent dumcrefcet. sf luiron sini Diutarnictare libertatemrefpuit.. Vecello i Donecad inium. Pietrara 1 Donecvatteratur, —Caraffaconivia 9.248, Ignefcit eundo, i Saetta! 20090. Impellor curfù . Cauallo 5.157. Incandefcit eundo. Rota 24:53. Leuior in medio. Hafta32.67, Neceflitarem non habens. Nec morte relinquara . Nec recifarecedit. Nec recilus languet. Non morantur , fed arcent, Non nifi fra&a. Obduruiffe ivuat. Falcone4:v35. Cane 5:73. Ellera 9: 62, Amaranto 18. 16. Venti 2.203. Caraffa 15. 49, Perla 12. 102, Poîtea APPLICA TIONI VARIE Pecora 5. 409. Poftea fanguinena . "I Riccio 5.431. Pro craftinando:fortior. Quo: femel imbuta . Valo 15. 15 3: Honore. L'efca midona,e libertà mi toglie Vecello 16. i Quo difficilius; co pracclarius. Hercole 3.36. Pretium virtuus. Croce 14. 18. Vi&orì debita, Corona 25. 20. Virtute prauia . vi Tempio 16.105: Vita,mortifque comes.Ghirlanda fpicea 35 34 5. Honere non ricercato. Liaedes non ambiens. «Honore mendicato , Ex aliena luce lucem querit. Candela 15.15. Luna 1.194. Mutqaro lumine fulget. Stella 1. pd - ivi Honor fenz'vtile, E Ata faltem illuftror. © VuaallaLuna gi 24. Honore ripartito , © Aquum: non aquè.' i Vafo 15.165» Exaltantur inanes. ‘ PSpiche 10.26. Deteriora feruntur. Legumi 25-49. jox1,1r sc cHHumile, Humiltà è Addito minimo maximum fiet.. O..19.15» Altius heerét vigor. Vite 9. 233- Aut nibil,aut minimum. Farinaccio 18.8. Gedendo vircit. Albero 9. 282. Cedit ne cadati Canna 9. 35- Chi mi copre mi fcoprei ‘Mitiofcopio 21.124. Circumflexus informor Cerchio 17-7. Defluens elèuor. Acqua 2:213. Fonte:2.301. Deprefla refurgit . Acanto 1014. Deicendendo afeendit . Acqua.2. 313. Eflugit. demiffà proreliae o Naue 201/47. Effugit immodicas.» Naue 20.11. Et dilapfarvirefco . » Vite:93210. Etlumme;.î vmbra. Horiwolo'da Sole 21. 61. Eumolli cauatur. Rietra.12. 108. Ex vmbra magnitudo,» oadisx.» Monte 2- 349. Fie@énres adonanto |» : Fiori 11464. Flexu probatur . Spada22. 111. Frangiturin'imolli. Artiglieria 22: 28. Grauitate attollitur. Secchia 15. 94. Hac vna fublimia. Scala 15.83. Haud redit inanis. Secchia 15.114. Haud fidit'imanev) sis) (ov .,Vouok. 466. Humikibus | Viola 11.134. Humiliora minus: .Monte 2. 154 Ignem ab imo. igor 152138. Incdiimamdo cleuor. Palla:18.25> Inelinata: progreditur sn: Rotaz4:39. Indinatarrefàrgo . .ruoPalma.9:127. Totus nonextrals , tn. Sileno 3:00. FR redini rc 0'Salcio 91183» Maior quia homilior. . vi Luna re21 Maturisate inclinatur. . {Formento 10.25. Minimamaximam facit. Ghianda 9. 180. Minime quoque. .:rCdnne d'organo 23:27. Nigrefcendo volabunt. Corui 4.223. Nou difdice al altezza i] capò chino. Giglio 1555 i “Noné quà;g giufo ogni vapore (pento. Mulino 16.65» Nulla ilraggio mi val, fe manca l'ombra. . Sidam, vt implear.o O " Hotidolo da Sole 31/62. SII: . Pendent'onufta . Spiccheto. 25. Pretiofa inimo. Perle 12.107. Quato più allotana,più rifplende.Luna 1.155» Quo magis , co magis. Fonte 2.301. Quoquo vertas. © Dado 18.1. Retrocedens accedit. Granchio 6.82, Secchia 15.113. Siné fttage vincit. Leone 5. 346. Sublime non fapit. Struzzo 4. 448. Sub pedibus terram. Leone 5. 308. Surget opus . Edificio 16.6. Surgitinane , Vouo 4.466. . Tempore virga fui. Albero 9.307. Virés inclinata refumo . Candela 15.33. Vi feram. Camelo.5.6i I Huomo , ed effer fuo: ; 10UDII Contiarijs gradior. Horiyolodarote 21. 90. Cun&iscenafcor. Rapa 10: 73. Laxata'rumeféit . Spugna 6.176, Nos nihil. Horiuolo da Sole 21. 75. Vfus a ‘figulo. Vafo 15145. I° Iattanza, vedi Vanagloria © i Fama nocet. Falcone 4:237. Optima quaque vorat. ‘Fuoco 8.24 Vifcera ct mufcis . . dI LS è; ° Ragno 8.1 53: > S. Ignatio Loiola. vAd vnim sic. Specchio 15. sgui Crefeit malis. Fuoco fpruzzato' 2.6. Exardefcet ignis. 05n°> Spoccli 15140. Excito dum excitor . ‘Palla 18.26. Ex vulnere vigor. Sunero 9:127. Ferte vti ferrunt. Fuoco 2.16. Nec pontus extinguit. Naue 20:98, Non fufficit orbis. Cauallo y. ra4. Omfibus omnia. ‘Specchio: P5P21h Per.tefplerido,ed accendo. Specchio 19.138. Poft munera belli f:.. < Elmo=2.55. Terrena fordent. Aquila 4.01; Tutto dentro‘di foco ,e fuor di ghiaccio. Etna A gia ae non extingues. Lucerna 15.14. Vtlatius illuftret . Candela 15:40, S.Ignatio Martire, (> i Hisgrauiora.. Mano di fceuola 390. Impellor flammis. Artiglieria 22.27. Purche neugodan gli occhi ardan le piume. Aquila 4 78 Ignorante loquace , vedi loquacità . Crepitat dum fonorafitent. ; Pabelle 14.38. Explicatur implicatur. ; Arcolàio 15. 14. Sonat maneni — ..u Vafo 15.166. Strepit cuni deficit vnda. { Fiume 2.286. Tantum crepitus. .Soffione: 18, 45. Ignorante: ficperho . Cumerepitant fonora filent. Tabelle 14,39. Extollunturinanes. {Spiche 10.26. Ilufrationi: ‘dine > Sole procul rutilant. 1 Stellè 1.239. Imitatione , vedi Conformità . 4Emulagtur , non alleguuntug Fiori 11.2. emula Aula folîs. Aliena vocis emula, Audiunt, & reddunt. Circummoucor tecum. Clareicunt athere claro , Dirigor ad motum. Giraiole 11.71» Diftinguit, & exprimit. Sigillo 19.27. Exaliena lpce lucemqueerit, Candela 1515. ExSionfpecies decoris cius. Granatiglia 11. -, Laqueos fibi parat. Simia 5.451. Nec citra, nec vltra. Efempio 19. 4- Ore alieno, Papagallo 4.342. Parem fcit reddere vocem. Gazza 4.398. Proxima femper. Stella 1.262. Quocunque icris, Girafole 11.71. Recifa &«mulabor. Penna 19.21. RefleQit alienum, Specchio 15, 109. Tempore reddet, Rofignuolo 4 424. Vnum afpicit aftrum, Nauc 20,33. Volantes fequitur . Vecelli 4. 11. Immautabile , Jdem cantus, & gemitus . Nec faporemimmutat . Roflignuoli 4.422. Girafole 11.71. Conchiglia 12.94- Tortore 4.45 3. Mare 2.245» Nij haret humoris. Mergo 4.332. Ni mancha, ni mudanza. Stella 1.237. Qualis intrauit exit. Mergo4.331. Leone 5.26. Vbique leo, Pecora 5.400. Voc (emper cadem. Vicunque ferenum. Cielo 1.4. Imparare, Audiunt,&reddunt. Rofignuolo 4.433. Colie&a domum portat. Ape 8.57. Edoéta fwavius. Rofignuolo 4. 423. Inarena,& ante arenam, Bue 5.408. Intermiila retento . Elefante 5.260. Qua dirigis gradior. Cauallo 5. 160. Reuertuntur onufta. Ape 8.57. Sfeizato impara. Cane 5.104. Sidam, vtimplear. Secchia 15.113. Vterigar, 0» Ellera 9. 67. Impatienza, Ad ogni piccio] moto. Aut cito, aut punquam. Sub pondere gemit. Ta&u durefcam. Importunita . Donec accipiat. Et aba@&a redit. Mofca 8.139. Et è chieder ritorno. Caffetta 25.12. Hxret vbique. Ceruo 5.80. Salmone 6.157. Inftat alterum. Saetta 22.83. Campana 14. 15. Leopardo 5. 348. Torchio 17+105. Corallo 12.50. Cafletta 25.12. Percufiu crebro . Pietra 12.109. Improuifamente . Exilit, & opprimit. Gatto 5.278. Infperata floret. Verga 9.330. Infperatus enafcor. Fungo 10.39. Quanto menti fperai, tanto più caro. Naue 20. 43. Tonitru velocioridtus. Imprudenza ; Vedi Fabbro del fuo male. Gioir fpera . Farfalla 8. 116. Non fon già l’ali algran defio conformi, Ica- sO 3-47» Fulmine 2. 156, DELL'IMPRESE. Luna. 1.152. Papagallo 4. 343- Perdit amando. Simia 5.452. Trouo Ja mortevue fperai la vita. Topo 8.180. Inalzarfi , Ad fublime re&a . Altera levatur. Secchie 15.05. Afcenfu leuior, Lepre 5. 312. Dum ferpunt in vifcera flamma. Razzo 18.30. Elata volabo, Rondine 4:493° Elcuatur allifa. Acqua 2.212° Extolluntur inanes. Spiche 10. 26° Foecenti e ceflpite , Giglio 11.31" Grauitace atcollicur. Secchia 15.97 Imis harens ad fuprema, Fiamma 2.37 In ardua nitor. Trota 6.208" Nce obfeura, necima, Aquila 4. 50° Nitet celata. Nebbia 2.104 Oiim arbos, Scettro 25 69- Perte minalzo à volo, Razzo 18. 37° Prefia collitur humo. Acanto 10. I» Quandoque èxtollor. Locufta 8.133» ESE lopercoti , più s'inalza. Pallone 13.28. i Quo altius fulcimentum. Semper furfum . Seruituce clarior. Surgit inane, Vouo 4 466. Vr afcendam, Razzo 18. 39. Incarnatione del Ferbo s vedi Crifto » Aduerfo fole. Iride 2. 169. Diftantia iungit . Fibbia 25.28" lam hyems tranfijt. Sole 1.127- lma fummis. Stella 1.246- Sparauiere 4 426. Vite 9.212. Fiamma 2. 33. Papagallo 4. 344. Impoullutus. Sole 1.46. In cenebris lucet.. Lucciola 8. 136. Maggiormente riluce. Sole 1. 104. Reilexum facilius. ‘Sole 1.97» semine ab athereo. Perla-12.106. Serenitatis nuncia , Iride 2.166. Sol refta in parte afcofo. Sole eccliffato 1.144, Strepitu fine vllo. Pioggia 1.127. Inconfiderato . Auda&er prouocat. «Farfalla 8. r21. Con mio daano al fiorir m’affretto ogn’anno. Mandolo 9» 109. } Dumceapio capior. Pefce 6. 3. Fraude fereni. Naue 20.73. Fraus. fraude compenfata. Volpes. 482. Predg fpes vana capit. Pefce 6. 2, Prauidere nefcit. Cicala 8.106, Propria blanditur neci. Mano 3.84. Incoftanza . i E tal non torna mai qual fi diparte. Luna 1.154 Io el piè, y vos la cima. Arcolaio 15.15. Nec mora , nec quies vlla . Cielo 16, Nuoquam cadem. Luna 1.154. Indifferenza , In vtrumque paratus. Bue 5. 33. Mibhi terra , lacufque, Rana 6, 137, Quo me cunque teret, Quo me cunquetrahet. Bartello 30.25, Quouis in portu. Naue 20. 48, Indipendenza , vedi Farda sè. Adhuc perennis , Elicrifo 3 “ 2. A fe Mulino 16. 57, APPLICATIONI VARIE A fe pendet. Mole fua ftat. Ramo 9.320. Colonna 16. 33. Indocilità. Nec madidam reperies. Oca 4: 339. Senex ferulam nefcit . Papagallo 4.345- Indole. . Abfque cultore nitet . ; Giglio 11.42. Dete&& micabunt. Brace 2.93. In quodcunque belli munus. . Cauallo 5.164. Induftria. } Addito ad virtutem dolo. Cauallo 5.173. Aderunt non fperata . Cedro 9. 49. Amor vrgethabendi, Ape 8.47. Arte artem . Chiodo 17. 12. Arte, &rlabore. Galea20.34. Arte, non impetu a Triuello 17.125. Aftum dat paftus. Granchio 6.94. Aftu, non vi. Rana 6.104. ingenio experiar. Coruo 4:219. Labore, &induftria. Coruo 4.219. Natura, & arte. Rinocerote 5. 442. Papagal- lo 4. 347. Non vi, fed arte. Perficitur arte. Prabet induftria vi&um. Quod arduum facile . Trames non'inuius vllus . Vincit folertia vires. Granchio 6. 88. Innefto 9.344. Gallina 4.270. Strumento 21.143. . Piramide 16.80. Scoiattolo 5.446. Infaticabile. . la dodelcie agendo. Cielo 1.20. In motu immotus . Cielo:1.12. Motus erit requies. Sole 1.115: Nee ieiunio, nec via. Camelo 5.54» Nec infomno quies. i Leones. 314. Neéec mora; nec quies vlla;: Cielo: 1.6. Nulla meta laboris. :Cauallo 5.161, Nunquamotiatur . Ragno 8.147. Quiefcit in motu . Colomba 4 204. Delfinò 6. 66. in + Vertitur interea . Cielo»1:7. Inferno. fEftu;, &gelu. », Etna 2, 1301. Cohibet. cu Briglia 25.8. Dum erogat reparat.. © Etna 2.366. Flagrat. ‘nec abfumitur . Etna 2365. Igne ignem. ..i Fuocoz2.8, Ingrefius, & non regreffus 00 Porta 16,85. Lalciate ogni fperanza ò voi ch’entrate . Por- ta 16. 89. Non siste &ardet. Stella pefce.6. 179. Sempre al entrar aperta, al vfcir chiufa. Rete iO. 114, Inganno , Ingannarfi - Aftu, & dentibus, Auerfus erumpit. Calidiorertat. Cedit, vtcedat, Dolost pater. Dulcedine capio. Dumiludit illudit, Et capio; & capior, Et tenebrsauolat. Euocat, &enecat, (6, Fallacis fruttus amoris . Volpe 5.474. 00. Scaro 6.161. Donnola 5-223, Montone 5.373. Gabbia 4.485. Sirena 3.67. Ciuetta 4» 185. Hamo 20.36. Barbagiani 4 132. Ceruo 5. 178. Sargo6. 160. Fallitut imagine. Faliimur opinione . Fallitimago Ti 3-45, Baftone 9. Fi. Paltohegi 327. Tigre His Fallit opinio. Fagiano 23 Fraude fereni, + Naue fommerfa 20. 3a Fronti nulla fides. Volpe 5.478. Gioir fpera - Farfalla 8.116. Illudit, & decipit, Cinctta 4.183. Illudit, & detiner. Ciuetta 4. 183. Imminuitur eundo . Arcolaio 15:4. Infidiofa fide . Elefante 5. 270. Inftruit infidias lacrymis. Cocodrillo 6. 37, Latet ignis in vnda. Acqua vita 2. 229, Mox minima reddam. Dado 18.7. Omnia traham. Pantera 5.393. Prede (pes vana capit. Pefce 6.2, Rapit, &deuorat aftu. Volpe 5.476. Se ipfam feducit. Simia 5-456, Vera latent. Mafchera 25.43. Ingegno . Autingenio , aut vi. Cantu amulabitur omnes : Cautius pugnat. Donnola 5.220. Clara quacunque profert. Lambicco 17.46, Con vn guardo lo forma ; e lo dipinge. Soler. 113: Emergit preffa. Pallone.. Eruditus in verbo reperiet. Lucchetto 25. 43. Eticuiteri&tus fonat. Horiuolo da rote 21.103. Exculta virefcet. Terra 2.334 Exilit., &opprimit. Gatto 51278. Extrahit ab imo. Oncino 17.75. Extrahit Jatitantes, ‘ Ceruo 5.178. Aleffandro 3. 4. Cardello 4. 147, Haurit ex. alto. Secchia 15:96. Implicita extricat. Pettine 25.60. Indagat fublimia. Gru 4.311. Induftria, non vi. Rana 6.139. Ingenio;&vi. Aleflandro 3.5. Infuetum per iter. Capricorno: 5.124. L'aflotrigliarla più, meglio anco fora. Lefina 17:49. Nec inacceglus apex. Non nifiaculeos. Ramis recifis altius. Trahirvarios > Vas & virtute, Camozza 5462, Cardo ro ia, Pino 9.152, . (Criftallo 12.67, Pallone 18.29, ‘ Ingiuria, i Deuorat, & decoquit, Struzzo 4.449, Duritfima Boquit , SIrUZZO 4.444 Ergo moucbor ? Aquila 4-78, Forza nontoglie , c giunge ira, efurore. Ele- fante,5: 245. Ingiuftitia , Compreffione acquirit. Non.aquo examine lances. Pende; oue:prende . Sceptra ligonibus equat, Ingrato , Ingratitudine . Adimit, quoingrata ‘refulgev. to 1.136. Ad ogni fuo.calorerefce l'amaro. Mare 2.234, Alentem deuorat. Fuoco 2.9. Alitur'in deterius ._ Ratano 10.774 Afperfum flammeicit Ferma 3:34. Decre- Libro 19.13, Bilancia 21. I, Bilancia 216. Morte 3.56. Sole eccliffà- ai 4 DELL'IMPRESE;: Decrefcit , nec incalefcit. Neue 2.134 Decrefcit quo coetera crefcunt , | Neue 3.134 Elcuantem obumbrat. Vapore 2,103 Ex bono malum . Serpe 7:58 Ex fecundis infecunda, Mula 5.376 Illuminata inumbrat. Colonna 16.24 Il riceuuto bencangia il veleno, Ragno 8.149 Incraffatus tecalcitrat. Mulo 5. 377 In Imbremerigitur. Trifoglio 10. 80 Irrigatione deterior. Fico 9. 78 Ma non però men falfo. Mare 2. 244 Minodrifco , e l’eftinguo, Salamandra 8.158 Necat amantem. Vipera 7.87 Non memorabor amplius, Lupo ceruiero 5.379 Non fentit incendium. Piraufta 8. 142 Nullo fle&itur obfequio. Morte 3.54 Portantem perimit. — Ellera9.58 Poftea fanguiem. Pecora 5.409 Pro bono malum , Ape 3.3 Proprijs necparcit alumnis, —Mare 2.239 Quant'accoglie diffonde. © —Vafo15.168 Quo ‘ingrata ditefcit . Eccliffi della Luna 1.226 Tanto fi fcofta più, quanto più fplende, Luna 1.186 Vrit aduftus, Carbone 2.85 SS, Innocenti, Et remotiffimo fole.. In die frigoris. Note norefcunt. Recifa virefcunt. Sole procul rutilant. Vix nati natant. Innocenza. Pulegio 10.72 Pulegio 10.70 Stelle 1,238 Amaranto 11.15 Stelle 1,239 Pefci 6.6 Ompes in album. Sacttez2: 94 Premitur non opprimitur, $0lc-1.57 Prefla tollitur humo. Acanto 10,.1 Preflura nitefcit, Mangano 17. 58 Procul ab i&tu, Mana 3.85 Proculà tinea . Procul hinc. Qua felix mifera, Re&a fcandit. Regitudine robur, Se ipfatuetur, Tempio 16. 104 Se tutiffimus vno, Riccio 5.433 Sgombra da noi le tenebre e gli orrori. Auro- ra 1.31 Solocandore. Quercia 9.175 Giardino11.144 Noce 9;119 Picchio 4399 Colonna 16:23 Iride notturna:2. 176 Surgit illelus, Giglio 11:58 Tenebra noncomprehendunt, Sole 1.60 Terre, cgloque. Luna 1, 165 Tramite retto, Sparauicre 4.426 Vbique fecurus» Vmbra nefcia._ Vadique anguftie, Vndique inermis. Inquietudine , Irrequietus inerrat . Horiuolo da poluere 21.115 Mobilitate viget, Vafcello 20.22 Piramide 16.70 Rondine pefce 6.156 Pecora 5.402 Horiuolo da rote 21.86 Motus erit requies. Sole r.ir5 ec mora ;, nec quies vlla, Cielo 1.6. Nouit paucos fecura quies. Hercole 3. 40 Sempre girando crucia. Mulino.16.61 Inquifitore , Detegit vencna. Corallo 12. 52 -Balat incaffum. Agnello 5.7 Euocat, &enecat. Ceruo 5.178 Candore notabilis. Galaflia 1.288 Feris tantum infeftus, Cane 5.74 Candor illafus, Criftallo 12.61 Venenofos propulfat. Ibide 4. 325 Cariem non fentit. Quercia 9.175 Venenum detegit,& perdit. .. Pauone 4.360 Celfo locata perennat. Neue 2.136 Venit, &difperdit, . Saleucide 4.425 Citravmbram. Cielo 1.17. © © Infatiabile. Diffipabit. Sole 1.48 — Amor vrgethabendi. Ape 8.47 E dentro ; e fuori . Agnello 5.1 Et non parta fequor. Aftore 4.125 Fruftrà oppofite. Sole 1.51 Incremento repacior. Fiume 2.284 Humiles, & abfque nodo, Giunchi 10.43 Nec cute plena. Sanguifuga 8. 169 Icor cum ditor, Noce 9.119 Necgula, necefca, Titio 3.73 Integra tamen. Luna 1.167 Non impletur» Morte 3.57 In van fi duole, Labuntur nitidis, fcabrifque tenacius harrent. Mofche 8.141 Lucettamen,& influit. Mens ignara nocendi, Merfus emergit. Nec aura, nec vnda. Rondine 6.155 Nec tamen inficiunt . . Fonte 2.307 Nel mezzo del ardornon refto offefa. Sala- mandra 8.161 Ne pur vi lafcia alcuna nota impreffa. Sega 17.90 Nil candidius , Nogtes , arquedies. Stella 1.245 Pecora 5.403 Mergo 4.328 Giglio 11. 28 Torre 16.111 Non habet redargutionem. Pecora 5.405 Non ideo nmaculor, Cannocchiale 21.18 Nunquam àfigno . Sega 17-87 Obftantia foluet . Sole I, 50 Omne pondus eretta. Colonna 16. 22 Rana 6.145 Nunquaindicitfufficit, Fuoco 2.26.Marc 2.233 Parta tenens non parta fequor, Sparauiere 4. 428 Quo copiofius , eo ardentius, Monte 2,3 SI Sub vno plurima latent, Dado 18.6 Todo es poco. Mappamondo 21.129 Vix imis fatianda medullis. Sanguifuga 8.867 a Infegnare , vedi A poco a poco . Abfcondita inutilis, Perla 6. 54 Alijs praftat opes, Naue 20,73 A pocoa poco, Criuello 24.20 Aura, manufque fonum, Organo 23.26 Dilettando infegna . . Giardino 11. 145 Diftinguens admonet. Horiuolo da rote 21.89 Docet camponere greilus. Paftoia 5.169 Errantem dirigit harens. Calamita 12. 26 Et docet, &probat. Aquila 4,105 Et latè diftunditur. Acqua 2.225 Excutit , inde canit. Gallo 4284 LI a : ? * APPLICATIONI VARIE: Fit purior hauftu . | Pozzo2.326 Germinans germinabit. . Giardino 11.138 Geftu; cantuque pranuntiat. Gallo 4.285 Hauriendo falubrior. Pozzo 2. 325 Jacentes excitat. Gallo 4.287 Imprimit quéd continet. Sigillo r9. 30 Labendo fenfim opimat.. Pioggia 2.132 Nondum intonuit . Artiglieria 22.40 Non totumfimul. Mantice 17.65. Vafo 15.167 Obfignat vtrumque. .— Sigillo 19.32 Oculis, & auribus. Horiuolo darote 21.106 Opportunè defluent. Fiume 2.276 Plena refundit. Fonte 2.321 Quod mihi, hoc alijs. Aquila 4.102 Senfimeffufa fecundat. —Nubedicreta 25.56 Sic vos non vobis. Api 8.1 Sin perdida de sù luz. Candela 15:38 Somnolentos increpat. Gallo 4.287 Sonat non requiefcens. Horiuolo da rote 21.87 Sonus iuxta grefflum. Horiuolodarotez1.94 Vtgerminet. Nube 2.106 Infieme, vedi Compagnia,Concordia, Ynione . Alijs iun&us. Carbone 2. 84 Laboromnibus vnus. Api 8. 20. Secchie 15.100 Mergor tecum, &remergo. Loto 10.55 Vnione robur. Hafta 22.63 È Inftabilità. Et paffim volitant. Paffero 4» 349 Fingit, aboletque momento. Specchio 15.134 Incerta fede vagantur. Paffero 4.348 Ingreditur, & egreditur. Fiume 2.273 Leni peruoluitur aura . Canna 9.37 Mutat motibus vmbras. Edificio 16.9 Mutanturin annos Piante 9.274 Non femper cadem. Luna 1.154 Non vultus, non color vnus. Luna 1.181 Nunc mihi, nuncalij. Dado 18.4 Nunquamquo prius orbe micat. Luna 1.205 Quandoque extollor . Caualletta 8. 13 3 Quaqua verfum. Banderuola 25.5 Quocunque flante. Mulino da vento 16 64 S”aggirerà fe picciol aura fpira. Girauèto 18:11 Sic mutor ad illam. Pantera 5. 397 Simul ante , retroque. Gambaro 6. 83 Souente trafpiantata non alligna. Pianta 9.281 Sumitur , & deponitur. Mafchera 25.47 Trahit, mutatque viciffim. Pauone 4. 364 Variando conftat. Horiuolodarote 21.82 Vtrinque progreditur. Rota 24.40 Yo elpie , y vosla cima. Arcolaio 15.9 Intelletto humano . = Circuit loco manens.'-. Compaffo 21. 36 Confequitur quodcunquè petit. Saetta 22.80 Et profundiflima quaque. Aquila 4.49 Immenfum metior . . Horiuolo 21.117 Immenfum minimis ar&at. Mappamondo 21. 119 ui Inter fidera verfor. Perfuprema, perima. Recondita pando, Giano 3.32 Surfum, & fubter. Rondine pefce 6.153 Vique inoccidentem paret. Fulmine 2.157 Intentione Ad vnum redigit. Aftrolabio 21.4 Aquila 4.51 Specchio 15.141 Afpicit vnam. Calamita r2.9 Candidatus erumpet. Baco 8.81 Droit. Calamita 12.12 Erumpendo nitebit . Razzo 13. 48 Ex pullu nofcitur. Campana 14.11 Inintimis aurum. Rofa11.128 Inocciduam . Calamita 12.12 Moxintima pandam. Granato 9.98 Nonaliam. Calamita 12. 10 Nonalio fidere. Naue 20. 77 Rea&a furlum. Aquila 4. 52 Sub fole patebit. RofaII.129 Interceffione de i Santi. vedi Angelo Cuftode, Beneficenza , Difefa, Protettione . Confequitur quodcunque petit. Saetta 22.80 Hinc rapta ivo. Nube 2.107 Probatos fouet.. Aquila 4-38 Suppetit appulfum. Elefante 5.. Intereffe, Intereffato , vedi Auaritia &c. Addexteram, fiue ad finiftram . Sega 17.95 Adinania nunquam. Formica 8. 131 Al fugo folo intende. Ape8. 37 Alterius vmbra. Luna eccliffata 1.222 Circuit loco manens. Compaflo 21.36 Et dum fatiatur adharet. Sanguifuga 8. 170 Il più bel fior ne coglie. Furlone 15-53 Immobil moue . Calamita 12. 14 Impellor flammis. -Artiglieria 22. < Io fon portaa chi porta. : Porta 16.88 lungit, non vnit. Groppo 25. 38 Nemini parco. Morte 3.55 Ni deficiat aura. Girauento 18.10 Ni fpiretimmota - Banderuola 25-4 Ogni dur rompe , & ogni altezza inchina. Ful- mine 2.160° Pende oue prende . Piega onde più riceue. Pinguefcit dumeruit. Potu capitur. Pantera 5:396 Pretiofumquod vtile . Alicorno 5.23 Priuata res officiunt publicis confilijs. Vere 15 Epi ty : Proprijs nec parcit alumnis. Quodcunque potett. Bilancia 21.6 Bilancia 2.1.6 Gallina 4. 269 Luccio 6. 103 Formica 8. 13 Renouabitur abluta . «Aquila 4.56 Sauitin omnes. Lontra 5.360 Sceptra ligonibus aquat. Morte 3.. Son aperta 2 chi porta . Porta 16.88 Lucerna 15-83 + Horiuolo da rote 21.111 IntrepideZza. Adpullius pauet occurfum. Leone 5. 295 Altius heret vigore. Vite 9.233 Circumftant , non mergunt. Ifola 2.379 Celo turbato alacrior. Salamandra 8. 162 Confiftam in aquo. Bilancia 21.9 Contemnit tuta procellas, Sirena 3.66 Contra audentior . Cignale 5.208 Vnta rifplendo . Vnto camina . Crefcit malis. Fuoco 2.6 Curant, fed ipfe nihil. Liccio 5.421 Di pugnar non ricufo . Gallo 4.286 Doppia ne la eontefai foffj, e l'iva. Vento 2.198 Dum DELL'IMPRESE. Luna 1. 174 Vento 2. L93 Colonna 16.29 Leone 5. 292 Colonna 16.26 Piramide 16. 77 Diamante 12.72 Mano 3.90 Calamita 12. 14 Piramide 16.78 Quercia 9.170 Scoglio 2 386 Leone 5. 339 Artiglieria 22... Pallone 18. 30 Dummodo curfum . Facilis iaura . Firma ni fulmine ta&a Fortibus refiftit. Frangor non fle&tor. Fruftra. Haud conteritur. His grauiora . Immobil moue. Immota manet. Immota fuperbit. Immotus frangit. Impauidum ferient. Imperterrita terret. Inanes mina. In medio non commouebitur. —Rota 24.43 Mi nonfenza coraggio. Aquila 4 88 Mens immota manct. Mulino 16. 59 Moucantur alij. l Aquila 4.109 Necfrangitur, nec irrigatur. Monte 2.350 Nec fulmen metuit, nechyemem. Alloro 9.8 Nec recifus languet. Amaranto 11.16 Nec rumpitur quies . Vitelmarino 6.213 Ne per mille riuolte ancor fon moffo. Cielo 1.3 Nihìlintereft quomodo foluatur. Aleffandro 3-3 Nil meleditis. Ortica 10.67 Nil morori@tus. Riccio 5.420 Ni matarme, ni fpantarme. Aquila 4.55 Non mutat fortuna genus. Leone 5. 319 Non quatitur. Quercia 9.170 Nonterret fulgor. Aquila 4.47 Nudus licet exfeftat. Giunco 10. 44 Nulli cedit. Omnis expers motus. Stella del polo 1.257 Opes non animum. Cafa 16. 4 Per tela, perhoftes. Aquila 4-55 Colonna 16.28 Scoglio 2. 384 Perla 12. 101 Pondere firmior. Quo magis, eo minus. Quouis rotunda. Rebus arduerfis animofus. Leone 5.291 Ruptaque recedunt. Scoglio 2. 389 Semper ia@atus, fempereretus. Dado 18.1 Semper idem. Leone 5. 326 Semper immota. Quercia 9. 170 Si non vires, animus . Leone 5.294 Stat a quacunque. Palla 18.20 Stat quoque ia&ata. Palla 18.14 Tela omnia contra . Medufa 3.51 Teritur non lgditur. Scarpa 15. 100 Tuerto,y derecho. Pialla 17.77 Tundor, non frangor. Incuggine 17. 34 Tu ne cede malis. Hercole 3.38 Vbique leo. Leone 5. 336 Vbique fecurus. Vafcello 30.22 Vbique fimilis. Sole 1.74 Vinciunt non vincunt . Sparauviere 4-436 Vndique firmus. Scoglio 2. 383 Vnus vela omnia contra. Elefante 5.271 Vtcunque ferenum . Cielo 1.4 Innidia , Aternum fluQuat. Alget cumcstera calent. Alterius vmbra. Naue 20. 81 Pozzo 2.327 Eccliffi lunare 1.232 Quercia 9.171. Altrui po(cia l'intorbido: Orige 5. 379 Arduus ad folem. Serpe 7.63 Afcendendo deficit, Fumo 2. 96 Toro di Perillo 5.470 Condigna merces. Secchia 15.105 Depreffione alterius . Donec difperdat. * Loxia 4. 327 Eleuatur in vmbram. Nube 2.123 Excecat candor .Pipiftrello 4.394» Vecello 48 Exterius viridis coetera pallor habet. Ellera 9.65 Feriunt fummos. Fulmine 2.153 Flammas alit. Fenice 4-250 Friget ineftu. Pozzo 2.327 Gignentis vifcera voro. Vipera 7.94 Humiliora minus. Monte 2. 354 Ignotos allatrat. Canc s.111 Ingemit ad ortum. Coturnice 4.226 Lutum vna voluptas . Porco 5.416 Nemo domare potelt.i —Manticora 5-371 Offendorlumine. Orige 5.378 Pertentant fruftra. Nubi 2. 110 Profternit intuitu. Bafilifco 7.14 Quas excitayi patior. cnice 4. 250 Romponfi percotendo, ein fpuma vanno. Sco- glio 2» 389. Salubrius condo. Se deuorat ipfum. Serenitate deficit. Solis radio tabefcit. Ceruo 5.19% Polpo 6.123 Salamandra 8... Salamandra 8.163 Sua vifcera vorat. Etna 2.367 Subnafcentes fuffocat. Albero 9.312 Su: vindex. Claua 22.53 Summa petit. Fiamma 2.35.Fulmine 2.153 Te crefcente decrefco. Cipolla 10.18 Tempeftate pregaudet. Folega 6.261 Vis inopina rapit. Naue 20.74 Vniusfplendorincendium alterius. Sole 1.54 Ippocrifia, vedi Fingere , Simulatione , £mulatur,fed vmbra. Horiuolo falare 21.76 Alba, fed frigida. Neue 2.142 Ben miro il ciel, màil piè trattengo in terra. Girafole 11.78. Cumfrigore candor. Neue 2.142 Duabus vijs ingreditur. Amfifibena 7.1 Dummodo fuperfit odor + Incenfo 74-28 Exterius viridis, cetera pallor habet . Ellera 9.65 Fallit imago. « Legno 9.327 Falta el mejor. è Anello 15.2 Formofa fuperne . pi Sirenaz. 64 Fronti nulla fides, Pj Valpe 5.478 . Fru&us inuifus . Salcio 9. 182, Interius non muto, Luna 1.195 Interna praftant . | Pauone 4. 352 Intima fordent. Sepolcro 16.94 Intus inanis. Canna 9, 34 Latetignis. i Pietra focaia 12.131 Leui dirumpitur aura. Ragno 8. 154 - Mot, nonlumine. Girafole 11.76 Nectamen ima relinquit . Struzzo 4.450 Nil penna, fedvfus. Struzzo 4 446 Nomina falfa gerit, Moro 9. 89 No tengo florines. Borfa 15.17 Pi& , at non incife. Gemma 13. 88 c Pule . APPLICATIONT VARTE Pulchra coma nihil aliud.. Cipreflo:9:52 Sol d’apparenze abbondo. Specchio 15.133 Speciem, non virtutem. Pefce vefcouo 6.211 Sublime non fapit, | Struzzo 4-448 Subter nigerrima cutis , Cigno 4. 180 Tantum crepitds, Razzo 18.49 Veralatent, Mafchera 25448 Vmbra tantum, Platano 9. 162 Ira Iracondo, ; Ab igne fonitu$. Razzo 18.47 Aftuat intus. Etna 2. 368 Afperfum flammefcit, Ferro 13.24 Aura crifpatur tenui. Mare 2.254 Circuma&a validius, x Frombola22:59 Contra audentior. «Cignale 5.208 Datignis fonitum. Artiglieria 22.29 Extinguere fueta . Fucina 16:45 Fouent, non extinguunt . Fucina 16.46 Flabit agitatus . Mantice 17. 60 Fruftra conturbatur, Gallo 4 291 Inmollifrangitur. . {Artiglieria 22:28 Jo ficffo.del mio mal miniftro fono. Fuoco 2.21 Nel eontrafto minor manco finge: Arti glieria:a2: 286) nio nbussonisa rino: Pra oculis ira . Alicomno 5419 Rabic fuccensa tumefcit. Gallo d’india.4.296 Si fulphure tangar. © Fuoce2.26 SUA vomit, è 15 Mares: La Ira d'Iddio, i ‘Arentes rapit. Vento2. 199 Circuma&ta validius . Frombola' 22.59 Contenta vehementius . Baleftra 22.43 ‘Ariete militare 22:18. "Bracciale 18.33 Spada 22.114 Ferocior inde, Inflatos impetit. Lenimine acutius . Nec fines praterit. Mare 2: 255 Non abfque fonitu, Acquaz:215 Nulla viscontra. » Fulmine 2. 165 Pedetentim. Teftuggine 6.186 Putentius erumpit, Fiume 2. 294 Preflus intenditur.: Arca 22.9 Quanto più fi ritien , vie più singroffa. Fiume 2.252 Vt validius. Montone 5. 372 Irrefoluto , Quo cadat in dubio. Albero 9. 305 Ifperienza, Probatus probor , Aquila 4.43 Iftoria. .JImmenlum minimis ar&at; Mappamondo, z1.119 L Lacrime , Abimbre ferenum. Iride 2.171 Ademptum redima . Aquila 4.93. Aiperfum flammefcit. Ferro 13.124 Exaltabit capùt. Fiore 11.9 Extrahet imber. Barca zo 13 Germinans germinabit. Humor abigne. Lambicco 17:38 1) fuo vigor riprende . Ceruo;5. 175 dacrementa tuto as accipit à lacrymis.Giglio 11.40 Giardino 11. 138 *Meliora fequentur . «Pondus:ab vndis. Vi pruibie fiam. Inde-alor ; vnde premor. Inlacrymis feracior, Jrrigate wiuaciores. Maggiermente s accende. Giglio. 11.6} Vite .9.231 Rofe 11.98 Fornace 16.39 Spugna 6. 176 Modo crefcans ftercora verram. Fiume 2.274 Nogtis non deficit humor. Sempreuiuo 10. 79 Non finè'humore . Pietra 12. 116 >. Spugna 6.175 Renouatur abluta. Aquila 4,56 Serenabit,. Orf0 5.386 Sic gratior,. Elefante 5.248 Temperar efium, Pioggia 2: 130 Trahit rofcida lucem. Iride 2.172 Veralo; Acqua 2. 209 Vetuftaterelita Aquila 4. 56 Vires eli. Acque lambiccate.2. 228 Vadis vireféo, Amaranto k1.14 Vtgerminet. Nube 2.106 Vt mero gaudcam Vite 9.218 , Cigno 4.165 Lacrime di bella,» Piana e:flumine flammam, «Fonte dodonea 2.3 ks ; Later ‘ignis in; visi Acqualambiccata 2.229 Quo FSHDERICOR ardet. Carafta 15-43 Ladro, \Exility & opprimit. 70 Gatto 5.278 Te culbadiedia pit. . Lupo 5» 366 Intenebris cuolat. Barbagianni 4:32 Obferuar.caliginem, Pianta trifta 9.354 Oculis,.&vnguibus equè, .--: Aquila 4 112 Quodcunque>)poteft . Formica 8.132 Rapit,& deuorat aftu. Volpe 5.476. Rapto viuere iuuat. Leone 5.333 » Ladron buono delCaluario.. Deducer me. Scoiattolo 5. 445 In die frigoris. Pulegio 10.79 Ne mergar, Rondine 4.407 Non expectata dabit. Palma 9.139 Serò floret ‘citò maturat » Gelf0o 9.84 Tarda, fed feruentior. Tizzone 2.71 Tarda,fedre&a . Sega 17.89 Tarde, vt fublimius, Cafa 16.3 Vefpere floret. Gelfomino 11.24 Legge Euangelica. Aggrauat, & allenat.. Ala 4473 Coeli commercijs aptat. Cannocchiale 21.28 Cohibet. Briglia 25.8 Curfum dirigit. Fiamma 2.40 Ignotas docet v{que vias. Carta da navigare 20.29 Iugiter pra oculis, Carta da nauigare 30.28 Ni rapiare cadis , Calamita 12.29 Non benè ab vno, Giogo 24. 39 Onus leuc. Ala 4. 473 Suauc. Giogo 24.34 Tutum pramonftrat iter. Carta da navigare 20. 27 Vt nufquam aberret. Traguardo 21.150 Leggi humane . Difcindunt magna . Ragno 8.145 Hieregit, illetuetur. Spadagonlibro 22. 112 Lette- DELL'IMPRESE. Letterato, Lettere , vedi Studiofo. Ab vno quoque vtilia . Ape 8.42 Accipit, & reddit. Specchio 15:117 Acie, &(foliditate . Sega 17.86 ZAternitati . Cigno 4175 Aternumque vircbit. Alloro 9. 23 Alumine hauftus. Lucerna 15.68 Clarefcunt, depuranturque . Vue 9.247 Decorant, & profunt. Fiori 11.3 Delibant , nòn carpunt. Ape 8.13 Ditor vt ditem. Campo 2.343 Divina fibi canit, &orbi. Cigno 4. 161 Dum luceam, percam. Razzo 18.44 E pluribus vnum. Ape 8.55 Et a(pe@u fugat. Aquila 4.86 Et minutiffima quoque. Microfcopio 31.122 Expante fublimem. Alce 4.478 Expers interitus. Vliuo 9... Exterius viridis, cetera pallor habet. Ellera 9.65 Hac itur ad aftra. Libro 19.7 His ad athera. Penna 19. 18 Immenfum minimis artat. Mappamondozti. 119 Implicata diftinguit. In armis otia tratat. Arcolaio 15.6 Colomba 4.211 Inoffenfa perennat. Alloro 9.25 Intus non extra. Sileno 3. 60 Legam nîflabra retardent. Ape 8.43 Legunt non ledunt. Api 8.13 Nomen lingua dedit. ». Lucerna pefce 6.106 Nonomnms moriar. Teatro 16.101 Non folum nobis. Riccio 5.419 “ Non terret acumen. Cardello 4.142 Nunquam procul à fole . Stella Mercurio 1.274 Olent, &ornant. Rofe 11.119 Parputatefie nihil. Aquila 494 Phoebo gaudet parnaflia rupes. Fonte:2:317 Plufquam acceperit. | Spiga10.24 Pondus ab vndis. Spugna 6.175 Pro efca fplendorem. Lucerna 15:84 Promitintima cordis. Penna 19.21 Purche ne godan gli occhi ‘ardan le piume. Aquila 478 Sine iniuria. Ape 8.10 Vtile dulci. Ap8 8.54 Vtile,e diletto. Rofa 11.119 Vtprofim. Apg8.41I Vtfanemur. Colomba 4.212 Letterato awuaro, i Sol del chiufo colore altrui fò parte . Giglio II. 49 Letterato confufo. Explicando implicatur. Arcolaio 15. 14 Letterato derelitto . Adhuc virefco. Deficiunt riui . Vite 9.210 Giardino 11. 147 Letterato giufto . Virtus hinc maior. Afpalato 10.2 Letterato bumile . Elcuatur in vmbram. Nube 2.123 Etfi fortaffis inanis. Liuto 23.19 Feracitate humilior. Albero 9. 306 Humilior quo onuftior. Albero 9.279 Illuminata inumbrat. Infunditur plenum. Vouo 4467 Maturitate inclinantur. Spiche 10. 25 Nondifdice al altezza il capo chino. Giglio 11.50 Colonna 16.24 Pendent onulta. Spiche 10.25 Pretiofa inimo. Perla 12.107 Strepitu fine vilo. Pioggia 2.127 Letterato maluiyente . vedi Predicatore vitiofo . Date chiarezza, enon ardore io prendo. Luna 1. 201 Non fubleuat ala. Struzzo 4 447 Bi. Liberale . Accipit,& reddit. Specchio 15.130 Alijs preftat opes. Naue 20. 68 Diuesinomnes. - Nube 2.111 Dum fpe&at ditat. Cielo 1:10 Nemini fua munera claudit . 1 Granato 9. 103 Non folum nobis, Riccio 5.419 Omnibus affluenter. Fonte 2.310 Oriens vniverfum iiluftrat. Sole 1.53 Plena refundit. Fonte 2. 321 Que tribuunt tribuit. Monte 2.352 Recipit , & refundit. Fonte 2. 322 Retinet ad vfum. Borfa 15. 10 Libero arbitrio, Scquitur ipfe volens. Ramo9. 321 Liberta. Auerfus erumpit. Scaro 6.161 Conftruxi, deltruxi . Baco 8. 76 Einergit tandem. Stella 1.248 Et feci, & fregi. Baco 8.76 Hinc aliquando elu&abor.. Luna 1.223 Hinc clarior, Sole 1.51 Malo quam vincula flammas. Serpe 7-66 Obftantia foluet . Sole 1.50 Vel cum preda erumpens. Delfino 6. 68 Libidine , Libidizofo $ vedi Piacere . Abfumitur aeftu. Acarmane 6.14. Teftuggi- ne 6. 202 Adognifuo calorcrefce l'amaro. Mare 2.234 A lumine-hauftus. Lucerna 15-79 Ample&endo profternit. Ellera 9.59 Amplexatur ftercora, V pupa 4.463 Calefa&a refoluitur. Calcina 17.7 Calore foluitur. Pigna 9.157 Confumata farò prima che fpenta . Candela 15. 39 Così |] aura m’hà concio. Rofa 11.115 Crefcet dum viuct. Orfo 5-:790 Cumla@e adimit lucem. Caprimulgo 4. 139 Cumple can dar difgulto , y amacgata » Sicena 3-63 Deuorat omnes. Penna4 482 Diffipat ardor. Rofa 11.124 Dumcapio capior. Pefce 6. 3 E di tal vincitor fi gloria il vinto. Leone 5. 339. i Elicit fanguinem, Caprimulgo 4.138 Er dumfatiatur adharet. : Sanguifaga 8. 170 Fuga falutem. Lepre 5.354 Gratiffimus error. Labirinto 16.51 Ha mihi opipara dapes, Serpe.7:04 e ‘3 Haud APPLICATIONI VARIE Haudfidera petent. Ale:4:472 Hic nafcor, & moriar. Piraufta 8.144 Impellor flammis . da 22.27 In arido moriar. Pefce 6.8 ‘Incendit vifceratabe . Serpe 7-73 Inextricabilis error. . Labirinto 16:53 Ingentia marmora findit. Fico 9.76 Ingreflus, & non regrefius. ..\\\ Porta16:85 In tenebris euolat. Barbagianni 4.132 In viridi magis. Pigna 9.158 L'ardor m'arficcia , e mi trattien difopra . Tef- tuggine 6.200 L'efca mi dona, e libertà mi.toglie, Vccello .I6 \ Linquit vbique fucm. Chiocciola 8.92 Lutum vna voluptas. Porco 5.416 Mihi cadauera luxus. Coruo 4.234 Mutatus ab illo. Toro 5:464 Nec gula, nec efca. Titio 3-73 Neg pontus extinguit ardorem. Stella grin « 6.180 sari Nec requies vlla, Nefcit. Nunquasm fatura . Titio 3.72 Coturnice 4.225 Cariddi 2.392 Preda fpes vana capir. Pefci6.2. Propria blanditur neci . Mano 3:87 Qua vritur affluit. oor di lampade 14. 34 Rapitur obtùtu. i Roffignuolo 4. 418 Sempre al entrar aperta sal vicie chiufa. Aelc | 200114 | Sic perire iuuat - Albero: d)a92 Solusifortes terretignis , Leone 5:286 Sua vincula vincit. Calamita 12. 3* Surditate feturus. oculi Vliffe 3175 Turbata dele&tat. Camelo 5053 Vellera pro dapibussi ili cl. Agnello 5:8 Verius improba . Vipera 7- 87 Vitro fe voluere capi 201000 nily 6: 1 ; Libri, Caute legas: ò Rofa tr.113 Dele&ant , & ivuant. Cedrii9. 4I E pluribus vnum. Ape:;855 Et fingulatim edentur. ‘Scrigno 15193 Et varietate placet. ‘© Menfa 15:87 Wfaior in minima virtus - Ape 8.49 Quilibet.apta fibi. Bue 5.37 Sentes cuita, Rofa 11.113 Vna falus. Ceruo 5.174 Vtile, e diletto. Rofa'n.119 7 * Lirigua ,vedi Eloquenza, Mormoratione - ‘Conciliàò animos. Caduceo. 3. Difcutit, &fouet.' Sole 1. 47 Flammasialit. l Fenice 4. 250 Mordendo fanat.. Sanguifuga'8: 171 Ni lingat languet. Cane:s.81 Nomen lingua dedity Lucerna pefce6, 106 Somminiftra al ferir gli ftrali‘alarco. Faretra 22.58 Sopitos. fufcitat, Litigante . Tetit;& teritur . Tetubtir mutuo , :Uk.8. Lodonico Rè, Non mutat fortuna genus+ Mantice 17.63 ‘Cote 12.56 Tizzoni 2.76 Leone 5. 319 Lontanaaza . Clara potenfque receffu. Clarius elucertonge. Doncec redeat. Eminus magis . Eminus vtoleant. Luna 1.216 Luna 1. 189 . Cinocefalo 5.214 Cannocchiale 21. 32 Vento 2.200 Falta:el mejor, Ancilo 15.2 Hinc.rapta iuno . Nube.2.107 Longius ardentius. Fiaccola =. fo Proculadue&a gratior.:n 2 Naue 20. 55 Quanto più s’allontana , più rifplende. Luna T. 155 Quo remotior, eo velocior. Fromboia 22. 63 Redibo plenior. Luna 1.153 Redit clarior. Luna 1.177 Sole procul rutilant. Stelle 1.239 Suauior è longinquo. Viola 11.135 Loquacità , Co’lfuo garrir c'annoia.. . Rondine4 416 Con mio danno al fiorir m'affretio ogn’anno, Mandolo 9. 109 Ex pulfu nofcitur. Campana I4.LI Foetu dirumpor.. Vipera 7.90 Quant’accoglie diffonde. Vafo 15.160 Sonar'inane < Vafors: 148 Loquace ignorante. > Crepitat cum fonora filenv.n Tabelle. 14. 36 Explicando. implicatur.. RI 15.8 Sonat inane. ìr .Vafo 150348 Tantum crepitus . si Razzo 18,49 QoI © SvLarenzo Maitirba init nomo 10Ardeat vt herreat. 15/10 Aquilang. 18 Arfo il mortale al ciel n ‘andrà: l'eterno, » Her- ircole 3.42 ) I si a0W Dal mifino mi muerte, yami vida. Fenicezi 24% »(T} 5] cr 59 Doppio ardor mi cello * inCandela 1533 Dum ardet: redolet. i Inéenfo 14:26 Emicati@u.! -c0quisiMsco:r7 iPiecra amIt$ Hine frutus., da 31000 Pigna 9: 155 His grauioras n vMano 3.90 Innovabitur..! Fenice 4. 144 Incenfo 14:29 : Piraulta 8.143 Fenice 4.242 Fenice 4.242 Carifto 4. 148 Argento 13.8 Lacrofa.ia&ura. Ì Non fentit incondium? Perit ne percat. Perit vt/ivuat. Proditillafus . Purum candefcit. Renoyant, non extinguunt, Fenice.4. 248 Refonat vita. Alloro. 9. î$ Sicut in le&o vetftitur. Trochilo 4 458 Surget in meliùs . Edificio 16.6 Vri, & tacere nefcit. Alora 9. 16 ps: ocyor aquora fulcet. Naue 20. 86 )> S. Luca. Nafcitur ad Jaborem, è Buc 5. 38 SeLucia Verg. Mart, 1 AO manet, Luce 1.25 In luce lucidior. Colomba 4 î05 B. Luigi Gongaza, Sproni 25-71 Razzo 18:43 Eletante 5263 Macabet © Etiam currentibus apta » Ne deuiet afdor . Reparat vnda partum .. DELL'IMPRESE. M Macabei Santi, Nondum apparuit quid erimus. Pauoncini 4-361 Maddalena, Albefcit vtroque , . Tela 15-145 Ardendo geme. Tizzone 2-73 Ardetin vndis. Calcina 16.1 Ardore liquefco , Neue 2.139 Afcenfu leuior. Lepre 5.352 Atlacrymis mea vita viret, Amaranto 11.13 Attraxi fpiritum. Nube di creta 25. 54 Calefa&a refoluitur, Calcina 16. 2 Calore odor. Vafo 15,154 Calore foluitur. Pigna 9. 157 Contrario perficitur. Circolo 21.35 Diluit ora liquor. Nube di creta 25. 55 E dentro auuampa. Lambicco 17. 48 Etradio,& fluuio. Rofa 11.116 Et velox, & rea. Leopardo 5. 347 Extinguit penitus, Ferro 13,10 Extrahet imber. Naue 20.13 Diamante 12.78 Girafole 11. 66 Colomba 4. 195 Colonna 16, 23 Prete 20.115 Boccia 17.38 Boccia 17.39 Rofe 11.98 Acqua vita 2. 229 Fortiter, & fuauiter. Fruftra obftant . Gemitibus gaudet . Gemit fpiritu. Hinc grauor, inde leuor. Humor ab igne. Humorem ex arido. Irrigata viuaciores. Latet ignis invnda. Moueantur ali). Aquila 4. 109 Non diuellar flu&ibus. Spugna 6.173 Non refrigefcet . Fuoco 2, 28 Potius augetur. Fuoca 2. 5 Renouatur abluta . Aquila 4.56 Rore, & calore. Vouo 4. 465 Conchiglia 6.56 Solo gaudet ccelo . T zzone 2.71 Tarda, fed feruentior, Trahitrofcida lucem. Iride 2. 172 Vndis virefco . Amaranto I 1.14 Madre Macabea, Educatis moritur. Draica 4.2 30 Firma licet infirma. Canna 9. 36 Struzzo 4.441 Maefta regale . Bello in sì bella vifta anco è l'orrore. Leo- ne 5.305 Oculis vitam. Etinmagnonagna. Naue 20.78 Fulget, & interimit. Cometa 2.185 Maieftate tantum. Ape 8.4 Nec irafci quidem . Ape 8.29 Terret vnde fulget. Fulmine 2. 161 Maeftro , vedi Infegnare . Alimenta miniftrat. Acqua 2.319 Diftinguendo componit . Pettine 25.60 Diftinguens admonet . Horiuolo da rote 2 1. 80 Ditor, vtditem. Campo 2. 343 Excutit, inde canit. Gallo 4284 Fouet qua non pepcerit. Pernice 4.380 Hauriam,& eflundam. Secchia 15.104 In ordine ftringet.. Cerchio 17. 6 Nouit oculare . Rondine 4 413 Plena refundit. Tasso gal Plena fibi , &calijs, Luna 1.176 Proefca plendorem . Fiamma 2.38 Se porta feco il mel, la punge ancora. Ape 8.6 Sequaffu,cantu excitat alios Gallo 4284 Tutum lux tua pandit iter. Luna 1.210 Maeftro confufo . Explicando implicatur, » Arcolaio 15. 14 SS. Magi. Ceelo duce, Naue 20.95 Fle&tentes adorant. Girafole 11.64 In odorem currimus, Api 8.19 Superni luminis du&tu. Horiuolo folare 21» 68 Magiftrato , vedi Miniftro. Acceptum mittit, Luna 1, 161 Blanditur amicis. Cane 5:74 Cuftodiunt, non carpunt., Statua 16.99 Eleuor vt fulgeam. Vapore 2. 102 Feris tantum infeftus , Cane 5.74 Immitis in hoftes. Cane 5.74 Magna negotia magnis adiutoribus indigent. Hercole 3. 49 Nec fallit euntes, Galaffia 1. 286 Non pofcentibus offert. Sole 1.37 Operofior vnde (pleadidior. Luna 1. 150 Seruit, non fuit, Delfino 6.71 Traido in lluuia buelto. Vapore 2: 100 Magiftrato intereffata ; Obuia quaque trahit. Fiume 2; 278 Magnanimità,vedi Generofità.. Arduus infurgit . Drago 6.19 Et in magno magna. Naue 20. 78 In tenebris lucet. Etna 2.357 Moueantur alij. Aquila 4.109 Nec appeto, nec formido . Cigno 4.182 Non mutat fortuna genus, Leone 5. 319 Non quieta quiefco . Quaglia 4. 398 Oppofitu clarior. Luna 1. 166 Pufilla negligit. Quacunque conforme, Quo difficilius,eo praclariys. Spretis minimis, Sub pondere retta, Viret inarido. Leone 5: 293 Ifocedioz1.52 Hercole 3: 346 Cane 5.72 Colonna 16.31 Cappari 10. 6 Malignità. Ad ledendum biceps. Ardet in vndis. Cauda femperini&@u. Coelo turbato alacrior. Compreila non vrit, Cum tangit pungit. Riccio 5. 434 Eminus malis. Cannocchiale 21.32 E non potendaà lui noce à fe ftetia. Sega 17.91 Et latens erumpit. Lanterna 15.67 Et tenebris cuolat. Barbagianni 4. 132 Ex bono malum. Serpe 7. 58 Exultabit fi motum fuerit. Folega 4260 Feriune fummos. Fulmine 2.153.154 Fruftra renduntur Alicorno 5.18 Gemino inficit ore, Amfifibena 7. 2 Hoc oriente fugor. Lupo 5. 363 Humiliora minus, Fulinine 2. 154 Hyeme floret. Pulegio 10.69 impro» Amfifibena 7.2 Calcina 16. I Scorpione 7. 33 Salamandra 8. 162 Ortica 10. 66 cc 3 APPLICATIONI VARIE Improbitas fubigit refum. Ellera 9. 70 Indarno . Lancia 22-74 Innocua tamen» Eccliffi del Sole 1. 137 In nubilo tantum, Ragno 8.151 In vanum laborauerunt, Serpi 7.79 Labuntur nitidis, fcabrifque tenacius harent. Mofca 8. 141 ) Rui Latentia tentat . . Picchio 4.389 Malorum femper mala confpiratio. Scorpio- ne 7.32 | * s Minima grandefcunt. Microfcopio 21.123 Mordet verinque, . Amfifibena 7.2 Ne più bei lumi ancor cerca le macchie. Can- nocchiale 21.30 Non penetrant. Vefpe 8. 181 Nonfi fterpa già mai, chenonrinafca, Grami- gna ro. 46 Nouus exorior. Serpe 7.42 Nulla fraus tuta latebris, Ceruo 5.179 Nullo fle&titur obfequio . Morte 3:54 Obferuat caliginem. Pianta trifta 9. 314 Pofitisnouus exuuijs + Serpe7.42 Rimando pinguefcet, Gallina 4.269 Sempre al entrare aperta, alvfcirchiufa. Re- te 20. 104. Si fpirat inflammat. Mantice 17. 62 Somminiftra al ferir gli ftrali al arco , Fare “tra 22-58 Sopitos fufcitat. Mantice 17.63 Summa petit. Fulmine 2.153 Surgens imbre, cadit fereno, Salamandra 8.164 Turbato celo alacrior. Salamandra 8.162 i Manfuetudine . vedi Cedere , Humiltà , Piatenolegza . In molli frangitur. Artiglieria 22.28 Manfuetis grandia cedunt. Elefante 5.231 Mantenere mantenerfi . Adhuc virefco . Vite 9.210 Alimenta miniftrat. Acqua 2-219. Lampade 14-33 Atintus non renouabituf. At femper in hafta. Co’l fenno, econla mano . Cuftode perennat. Diuturpitate fragrantior. Durabo . Agnello 5. 3 Infegaa 22.73 Riccio 5.436 Fuoco 2. 30 Giglio 11.32 Salamandra 8,160 Ft aduerfo flante. Naue Sedi Et genitum alit. Albero 9.237 Immobilis ad immobile lumen. Calamita 12 18 Indelebiliter . Ferro 13.27 Latens alit quocunque vertas . Lucerna 15.74 Lux indeficiens. Sole 1. 105 Nec folium deflmt . Palma 9. 126 Nec recifus languet . Amaranto 11.16 Nec retrogradior, nec deuio . Sole r. 121 Ni deficiat efca. Fuoco 2.2: Nilherer humoris . Mergo 4.332 Non omnis moriar. Non però eftinto . Non refrigefcet. Fuoco 2.28 Non totusdeficit . Soleecclifiato 1.141 Nunquam mutata fronde, Palma 9,125 Nunquam putrefcet . Pauone 4. 363 Nunquam retrorfum, Fiume 2.260 Teatro 16, IOI Carbone 2.94 Nusnquam ficcabitur zltu, Mare 2.231 Protegit & nutrit. Pomo 0. 165 Qualis intrauit exit. Mergo 4 331 Quo femel imbuta. Vafo 15.153 Seruabit odorem. Giglio 11.41 Stat motu. Trottola 18.59 Vbique fimilis, Sole 1.74 Vi nulla inuertitur ordo . Vires alit. Fonte 2.318 Vtvitam redimat. Caftoro 5.129 S. Marcellino Papa Mart. - Iterum parturiam. Merla 4 334 Nelonde ondeggia , € fra Jc pietreè pietra, Corallo 12.55. S.Marciano Vefcono Martire. Fragrat cum flagrat, Alloio 9.25 Prodir illafus. Carifto 4. 148 Riaforzail proprio odore, Fiaccola 2.52 S.Maria Egittia, Penne 4-431 Non patet extrancis. Serigno 15.04 MARIA VERGINE Concetta. Aggreditur, non ingreditur, A purredine tuta. Augent indecora decorem . Caliginis expers, Candor illafus . Citra vmbram. Concepta fereno. Con el foflo l’ahuyenta, Deorfum nunquam. Eminet, Et procul è proximis. Alcione 4-37 Cedro 9.47 Giglio 11.6 Olimpo 2.375 Cigno 4. 163 Cielo 1.17 Perla 12.94 Ceryo 5. 177 Fiamma 2. 37 Monte 3.347 Giglio 11. 47 Ex nigra, fed pulchra. Iride 2: 175 Extra nubes. Olimpo 2. 374 Fetenti e celpite purum. Giglio 11.33 Haud inficiet alta. Drago 7.23 Hinc procul vmbra . Sole 1.110 Humilis,& abfque nodo. lileta feryamar, Innoxia floret, In puro tantum. Intaéta triumphat. Macula carens. Mergimur nunquam, Meus ab origine candor, Mihi candor abalto, Nelcia mergi, Nefcia occatus. Non ideo maculor. Giunco 10. 43 Larice 9.108 Rofa 11.131 Armellino 5. 28 Ailoro 9.7 Diamante 12.71 Orfa celefte 1.252 Neu?2. 141 Nceuez.1 Orfa celefte 1.281 Orfa celefte 1. 277 Cannocchiale zi. 18 Nunguam diflona . Cetera 2 3. 3 Nunquam maledi&@tum. Mare 2,352 Nunquam mergitur. Cigno 4.171 Nunquam vi@us. Ripocerote 5.438 Procula tinca. Quercia 9. 175 Procul hine» Giardino 11. 144 Rubiginis expers. Oro 13. i Semper dicata triumphis, Alloro e. 17 Sine labe . Fuoco 2.7 Sine macula. Luna nuova 1.157 Star, & conterit . Loculta 8.1 34 Tempeltatisexpers. Nautilo 6. Li 3 Tenebra non comprehendunt, Stella non Ec- cliflata 1:251.Sole 1.60. Piramide 16.73 Tene- DELL'IMPRESE,; Tenebra procul . Sole 1.60 Tuto conterit. Cicogna 4.154 Vmbra nefcia. Piramide 16.70 Vndique, Piramide 16.72 Nafcente Eleuaturin vmbram . Nubez. 12; Et inortu totus lucidus . Sole 1.94 Latificat acceflu. Cigno 4. 174 Oriens vniuerfum illuftrat, Sole 1. 53 Ortus diem . Sole 1. 100 Permanet infimplicitate. Ramo 9, 318 Prauia folis . Aurora I. 34 Prouocat orta diem. Stella diana 1.271 Sgombra da noi letenebre ,e gliorrori. Auro- ra) I. 3I Suo Nome . Statmagnanominis vmbra. Scudo22.106 Prefentata al Tempio . Dail pregio,e il prende . Ape 8.31 Honori invicem. Gemma inanello 12.89 Imobres effugio. Aquila 4. 60 In auro nitidior . Diamante 12:73 Pulchrior vterque . Luce 1,26 Spofata . Caftum coniugium, nec infoecundum. Palma 9. 142 Inta&a maritor. Puima 9.124 Tantummodo fulcimentum. Vite9. 213 Annuntiata , . Abfquemarefoecunda. —€ane pelce 6.32 Afflatu foecunda. Pernice 4. 383 Audita voce fecunda . Pernice 4: 383 Aura, vel odore gignit. Pernice 4. 383 Auftro fpiranteconcipiam, Caualla 5.146 Concipitaure . Donnola 5.225 Concipit emerfa. Conchiglia 6.60 Concipit fpirity Auoltoio 4.128 Diftantia iungit.. Ponte 16.84 Foecunda exalto . Conchiglia 6.59 His perfufa . Conchiglia 6. 47 Maicftati ferenda. Trono 25. 78 Nonaperietur. Porta 16, 87 Non commixta pariet. Cavalla 5.155 Nongrauat, & grauidat, Sole 1. 63 Ore legit fobolem . Ape 8.48 Rore celefti fecunda. Conchiglia 6.47 Sine venere, Auoltoio 4.128 Soli Salomoni, Trono 25.75 Spirante fascunda, Caualla 5.151 Strepitu fine vllo. Pioggia 2.137 Trahit rofcida lucem, Iride 2.172 Turbata falutem. Pifcina 2. 324 Virgo concipiet . Auoltoio 4.138 Vni pater verbo, Lucchetto 25.4: Vulcarem nefcit (efforem . Trono 25-77 Zephiro contenta colono, Spiaggia fiorita 11.9 Col ventre fecondo . Autunno in feno ,e primauera accoglie + Arancio 9. 29. Circumdat immenfum. __ Iride2.177 Cum virgine cicur . Rinocerote 5... Dulcorat hauftam . Vafo 15.161 E meco porto il Sole . Aurora 1.32 Et lumen circumquaque diffundit. Sole 3. 87 ‘Virtus hinc maior. Flores mei fruus. — Fico 9.74 Immélfum metior. Horiuoloda poluere 3 1.117 Latensnon latet. Lumeip lanterna 15. 59 Lumen de lumine. Nubez. 112 Nec ledit , neconerat, Apc 8.64 Nel fiore il frutto. Cedro 9,44 Nonerit qui aperiat. Alcione 4.26 Noua, & vetera feruaui tibi, Cedri 9.43 Omniacomponit. Sole in vergine 1.13? Ornat non onerat. Sole in nube 1.86 Plena fibi ,&alijs. Luna 1.176 Quia refpexit . Nube 2.113 Temperat iras, Sole in vergine 1.131 Virefcit, & albefcit. Etna 2.359 Afpalato 10.2 Vitraomnes, Colonne 16.21 Vni patet verbo. Lucchetto 25.42 Che vifita $,Elifubetta . £ Abità conceptu. Cerua 5. 188 Concentu pari. Lira 23.12 Humilior quo onuftior. Naue 20.53 Incedit feliciter, Carro chinefe 24.8 Onuftior humilior, Albero 9. 306, Naue 20.5 3 : Che afpetta il parto, 1 Donec egrediatur. Struzzo 4. 451 Parturiente . Candor illafus . Criftallo 12-61 Et lumen cireumquaque diffundit . Sole 1-87 Operofius in angufto. Ape 8.67 Parit in alieno. Cuculo 4.229 Semel & vnum. Elefante 5. 262 Sola floret. Verga 9.331 Tranfimittit illibata receptum. Caratta 15.52 Sua Purificatione . Qui eft munthus totus . Vt purior fam. Che fugge in Egitto . Et mecum pulli. Pipiftrello 4. 397 Swl Caluario , Acuor in prelium . Elefante 5.243 Con l’aer cangio afpetto. Giacinto gemma 12.90 Étiam abeuntem. Etiamobumbratum. Herent fub corde fagitta . Cigno 4.179 Cigno 4. 166 . Girafole 11.74 Girafole 11.74 Faretra 22. 57 It dolor vltra, Meta 25.49 Languefco fole cadente. Dulipante 11.20 Non fufficit alter. Vive 9.204 Partorum particeps + Benico 4.133 Sequitur deferta cadentem. Stella. efpero 1.266 Sic rapto fratris lumine deficimus. Luna ccclif fata 1.225 Sola cum fole, Stella diana 1.263 Suficit vnum intenebris. Triangolo 14.38 Maria defonta Tegitur, nec deficit. Soleecgliffato 1. 138 sAffunta al Cielo Amula folis. Luna 1. 152 Dal odor fuo rapiti. antera 5- 395 Dilator afcendens . Fumo 2. 95 Ditor vtditem, Campo 2.34; Eleuatur in vymbram, Nube 2. 123 Et memor ab alto . Gallina 4,265 Hac monftrante viam. Naue zo. 54 Hinc APPLICATIONI VARIE Hinc raptaiuuo . Nube 2.107 Innixa afcendit . Apode 4. 35 Inta&a triumphat. Alloro 9.7 Maior quia humilior . Luna t:221 Micat inter omnes. Luna 1.148 Negligit ima. Apode 4. 33 Omnia componit. Sole 1. 133 Operofior vnde fplendidiot. : Luna 1.150 Quia rore plenum. Vouo 4. 464 Soluitur onufta. Naue 20. 60 Solum corona perfpicuum. Granato 9.96 Summa petit. Fiamma 2:34 Superata tellus fidera donat..Hercole 3.39 Temperat iras. Sole 1.133 ‘Vt moueam moucor. Stella 1.247 Vt folis mirentur avem. Fenice 4.257 Sua bellezza. Siderea cedunt acies . Luna 1.203 Species exhilarat. Iride 2. 168 Varietate iucunda . Sa Eccellenza + Iride 2, 170 Adorno tutte. Sole 1.72 emula folis Luna 1.152 Afcenfu multo Trono 25.76 Communia non communiter. Giardino 1 1.141 Confors fraterni lumipis . Luna 1. 204 Eminet. Monte 2. 347 Etnitor,& color pretiofifimarum. Opalo 12.92 Etprocul à proximis . Giglio 11.47 Hac mirabilia. Verga 9.332 Interomnes. Rofa 11. 108 Micatinter omnes . Luna 1.148 Nec vinci , nec equari. Non plus vltra. “Nubes excedit. Offufco tutte. Saetta 22. 84 Colonna 16.18 Olimpo 2,371 Sole 1.73 Poftluminare maius . Lana 1. 172 Sola floret.. Verga 9. 331 Sparifce ogn’altro lume. Sole 1.44 Supergredituromnes . Giglio 11.29 ‘Tuto conterit. Cicogna 4- 154 Vitraomnes. Olimpo 2. 372 Sua virginita ,e purità. Candore notabilis, Galaffia 1.288 Candor illafus. Cigno 4. 164 Cum candore odor, Giglio 11.30 E dentro, e fuori . Criftailo 12.60 Flatus irritusomnis. Tempio 16.102 Macula carens Diamante 12.71 Nil candidius. Giglio 11.28 Non aperietur. Porta 16. 87 Procul hinc. Giardino 11.144 Semperorbe pleno . Luna 1.187 ‘Solo candore. Iride notturna 2. 176 Sua contemplatione . Et dormio, & vigilo . Leone 5. 315 suahumiltà . Confumata minuitur., Luna 1. 188 Età longinquo. Rofat1. 104 Ex vmbra magnitudo, Monte 2.349 Maior quia humilior, Luna 1.221 Onuftior humilior . Nauezo. 53 Pendent onufta . Spiche 10. 25 «Pretiofa inimo . Perla 12, 107 Sola mihi redolet . Viola 11.133 Subeftqua imperat. Luna 1,219 Sua manfuetudine . Interomnes mitis . Pecora 5: 404 Sua Maternità. Autunno in feno e primaueta accoglie . Arancio 9.29 Lo Eminet afcenfu multo . Maieftati ferenda. Plena refundit . Soli Salomoni. Virefcit, & albefcit. Vulgarem nefcit fefforem . Sua Protettione . Acceflu tranquillitas. Caftori 1.253 Adultos exhibet . Pauone 4. 362 Zftate arcet, hyeme admittit. Platano 9.164 Aevernam tibi fponder opem. Scudo 22. 109 ‘Audentius obftat . Cicogna 4. 156 Buena guia. Stella polare 1.258 Certa falus. Naue coi Caftori 20.80 Cito venit, ferò recedit. Stella 1.265 Trono 25.76 Trono 25-78 Fonte 2.321 Trono 25. 75 Etna 2.359 Trono 25-77 Cum luce falutem. Caftori 1.253 Dabit finem. Iride 2.180 Dat faciles ad fuperosvias.- Scala 15-99 Diflociatà fociat . Mare 2. 249 Di ftateilcaccia, e lo raccoglie il verno. Pla- tano 9. 164 Diuina nuntia pacis. Et altero refpicit. Etiam poft funera cuftos. Colomba 4.193 Struzzo 4 452 Scudo 22. 105 x Et pondera trahit. Calamita 12,21 Etprope, & procul. Stella I... Et folem & imbres. Ombrella 15.91 Et fuftinet inue@a . Naue 20.64 Et tego &tero. Torre 16.127 Feruidos excludit ius, Alloro 9.9 Fulget, & interimit. Cometa 2.185 Fruttra. Hac duce egrediar » Haciter ad fuperos. Haud tendimus vltra . Hic requies y hic portus vbique . Ima fummis. In armis otia tra&at. In tempeftate fecuritas. In te fpesnaufraga fittit. Mergimur nunquam, Nec fallit euntes. Gallina 4.271 Labirinto 16.52 Galaflia 1.287 Scudo 22. 107 Mare 2.250 Stella 1. 246 Colomba 4.211 Caftori 1.255 Anchora 20.5 Orfa celefte 1.282 Galaflia £. 286 Nil fulgura terrent. Cigno 4. 165 Nocentia fugat. Agno cafto 9. 5 Non illidetur. Naue 20. 68 Non pofcentibus offert. Sole 1. 37 Non fine lumine tegit. Nulla eft hac tutior vmbra. Obumbrat, &recreat. . Omnia componit Omnia tuta. Omnibus affluenter. Fonte 2. 310 Omnibus idem. Fonte 2.312 Perignota, per inuia. Carta da nauigare 20. 26 Probatos fouet. Aquila 4 38 Protegit , & nutrit. Pomo 9.165 Prouocat , & protegit. Aquila 4. 123 Recipit, Scudo 23.104 Quercia 9.173 Platano 9.163 Sole 1. 133 Alcione 4.23 DELL'IMPRE S#E. Recipit, &tuetur. Statio tutiflima . Torre 16. 126 Stat magna nominis vmbra, Scudo 22.106 Te@um militibus amplum. Padiglione 22.77 Gallina 4- 271 Temperat iras. Sole 1.13I Tuebitur omnes. Altare 14.4 Tutior ab hofte, Scacchiere 18.56 Tuti contemnimus i&us, Pefci 6.9 Tutum reddit. Vel vifu. Venenofa propullat . Vires animumque miniftrat, Vnde auxilium mihi. Vnus omnia contra. Sua beneficenza . Adultos exhibet. Cicogna 4.155 Torre 16,125 Agno calto 9.6 Torre 16.124 Giardino 11.139 Scudo 22. 108 Pauone 4.362 Dat, & redundar . Mare 2.248 Dealbabor ; Orata 6.115 Deducet canentes. Fenice 4. 258 De plenitudine cius accipimus, . Luna 1. 176 Diftugere. Neue 2, 145 Ditor vt ditem., Campo 2. 343 Ducit ,&rarcet. Colonna 16.36 Germinat de profundo. Mare 2.251 Lucem fub nubilo iattat, Luna 1.209 Lumen eupti. Luna 1.207 Medijs pax fulget inarmis, Iride'2.180 Monttrat iter. Galaffia 1. 285 Omnibus & fibi. Mare 2.247 Redolet, &fanat. Giglio 11.34 Tenebras & ipfa tollit. Luna 1. 17I Terra celoque . Luna 1.165 'Tutum lux tua pandit iter. Luna 1.210 Velocitate praftat. Luna 1.156 Vnaomnes. Secchia da pozzo 15.110 Sua diuotione . Etiam poft funera cuftos. Scudo 22. 105 Flore gaudentes, & vmbra . Api 8.21 Fortitudo, &decor . Siepe dirofe 11.III Germinans de profundo , Mare 2.251 In odorem, Colomba 4.209 Pium reddict. Zaffiro 12.141 Seruata feruabimur ipfi, Minerua 3:53 Venio pofitura venenum. Vipera 7.83 S.Martino , i Extendit ad opus. Cannocchiale 20, 26 Exutus vetuftior . Serpe 7.46 Martire, vedi Trawaglia . Abluimur,non obruimur. Canne 9. 38 A maculis decor. Leopardo 5. 349 Atodoremdiu. Valo 15.158 Cadet non flexus . Elefante 5. 258 Clarior ab occafu. Iride 2.173 Ccede vegetior . Albero 9. 309 Compendia mihi di(pendia. — Porpora 6.134 Conleferite fue copra la vita. Ippotamo 6.100 Cruore notabilisipfo, Difciplina 25.27 De vulnere nati . Giacinto 11.25 Diminutus (plendidior. Aratro24 I Difcerpi, quam difiungi . Polpo 6.128 Ex nece triumphus. Porpora 6.135 Extinguarvt luceam, Candela 15.24 Fragrat aduftum . Incenfo 14.24 Fulmine crefcit. Ceraunia 12.45 Hinc animam, His perficitur. Hyeme floret. Induet in cherubim. In vineulis liber. Lifamento robur - Mori potius quam fubdi. —Rinocerote 5.439 Munda fed illafa, Rifo 10.78 Nondum apparuit quid erimus. Pauone 4 364 Nunquam totus deficit. Sole eccliflato 1.14ì Obtruncor, fed gemmafco, Corallo 12.54 Per ferrum, & ignes Corona 25.24 Perit yvtiuuat, Fenice 4. 242 Quafi lac fugent. Pefci 6, 5 Receptura defpicio. Scolopendra 6. 163 Recifa virefcunt. Amaranti 11.15 Statoa 16.97 Colonna 16.27 Pulegio 10.69 Bue 5. 39 Sparauiere 4. 438 Cerchio 17. 7 Retrocedens accedit. Gambaro 6.82 Semper inui&us.. Cocodrillo 6. 45 Sponte magis . Granato 9-94 Superiora illa(a, Olimpo 2. 373 Surgit inoccafu , Pipiftrello 4:395 Teritur, non leditur. Scarpa 15.89 Tranfiuimus per ignem,& aquam. Vafi 15.156 Troua fol ne torméti il fuo gioire. Fenice 4.255 Vinciorvterigar. Trottola 18. 60 Vinciorvtvincam, | Trottola 18.61 Vifibus non fuis. Artiglieriaz2.33 Vifcera tuta latent. Elefante 5.249 Vita mihi mors eft. Fenice 4 242 Vtin aternum viuat. . Fenice 4. 243 Vt omnibus luceat. Lampade 14-31 Vulnere ditor. Vite 9.216 Martirio,vedi Tranaglio, Bultumque partumque . Fenice 4.249 Deterrendo colluftrat . Lima 17.52 Detrahit, & decorat. Rafoio 15.58 Eftimmortale decus. Libro 19. 6 Fulcit & ornat. Colonna 16.32 Illuftrat & acuit. Rota 24.51 Leuamus in altum. Rota24 54 Perficit, non frangit. Mangano 17.57 Reddetclariorem. Moletta 15. 88 Sufpendenserigit . Palo24. 36 Traduceteuntes, Barca 20.12 Veralo. Aqua 2.209 Vita longior. Vliuo 9.260 Strumenti di Martirio, D’honor fegnb e di fede . Anello.15:4 Etligar& decorat. Anello 15.2 Velin pacedecorà _ Armi 22.25 S.Mattia Apoftolo, ì Surgo ne deturinane . Acqua 2.211 Vacuamreperit . Cancello 6. 29 Matrimonio, vedi Ynione,Compagnia,Concordia, Adheefione concentus + Lira 23-14 Alteriusfic altera. Innefto 9. 336 Commixtione clarior, Campana 14.10 Concordilabore , Carro 24.9 Concordi motu, Horiuolo da Sole 21.60 Conformitate confpicui » Pietre 12. 117 Coniurat amicè. Inpefto 9. 336 Depofito iungitur viro , Vipera 7. 86 Dimiflis alijs, Innefto 9- 3 37 Diu, & concordes. Cornacchia sa 3 t APPLICATIONI VARIE Pietre 12.117 Tortore 4455 Innefto 9.335 Etconformitate confpicui. Fida coniun&io. Idem, &zalter. Jgne iunguntur pari . Ferro 13.11 Tun&a quiefcam. Vite 9.206 Tungit amor. Innefto 9. 338 Ligamento robur. Cerchio 17. 12 Mutuo amore crefcunt. Vliuo 9. 258 Non bene ab vno. Giogo 24.32 Nulla nofcunt adulteria. Elefante 5.266 Panditur matura . Rofa 11.118 Propinquitas feracitatem. Mirto 9. 116 Proximitate fecunditas. Granato 9. 102. Palma 9.123 Solo vna cofa . Forma 17. 30 Suffulta fecunda. Vite 9.208 Tra@a viciffim. Sega 17.94 Varietate vnitas. Organo 23.20 Vnione robur. Hafta 22.63 Vni feruo fidem. Vnit, atque torquet. Vnita valent. Hafta 232.63 Vtraque vnum. Innefto 9+339.Taglia 17.99 Vtrinque vinciendo . Paftoia 25.59 Matrimonio sforzato. Effugere nequit. Eccliffi del Sole 1.139 Stringit, non vnit. Groppo 25. 38 S.Matteo Apoftolo. Excitatus lumine. Fuoco 2: 17 Non mouebor amplius. . Lupo ceruiero 5.370 Vifcera quoque. Scolopendra 6.165 Maturità , vedi Prudenza . Confilijs inimica celeritas. Alicorno 5.24 Cun@&ando proficit . Gelfo 9. 85 Da fpatium, tenuemque moram. Scure 17.84 Feftina lente. Anchora 20.8. Teftuggine 6.188 Colomba 4. 200 Mulinello 17.23 Hac maturabitur. Aquila 4.57 In ritardar s'auuanza. Formento 10.30 Lente, & bene. Scure 17. 85 Lento gradu. Bue 5.34 Nafcetur. Elefante 5.228 Non fine podere fonus. Horiuolo da rote 21.84 Non ftatim, fed tutè . Scala 15.97 Pedetentim. Cauallo 5.155. Teftuggine 6.186 Porrigethora. © — — Scacchiere 18.55 Secum multa prius. Horiuolo da rote 2 1.98 Serius vt grauius. Bue 5.46 ‘Sic feftinandum . Teftuggine 6.186 Tarda, fedre&ta. Sega 17.89 Tardè, fed tuto. Bue 5. 35. Tefuggine 6. 184 Tardè, vt fublimius. Cafa 16. 5 Medico Medicina. Ademptum redimo. Aquila 4.93 Detegit venena. Corallo 12.52 Euocat, & enecat. Ceruo 5.178 Extrahit latitantes. Ceruo 5.178 Ferienda ferit. Sactra 22.92 Morbus depellitur efca + Leone 5.324 Petenda peto. Saetta 22.92 Saluti, &fiti. . Alicorno 5.17 Venénofos propulfat. Ibide 4.325 Venenumdetegit, & perdit. .. Pauone 4.360 Vita longior. Aquila 4:93 Medico homicida . Mordet in filentio . Afpido 7.6 Onde fperar douea luce più chiara. Lucerna 15.70 Mediocrità . Contentus medio. Sole 1.119 Inter vtrumque fecurus, Dedalo 3. 17 Leuior in medio. Hafta 22. 67 Medio tutiffimus. Dedalo 3.17: Fetonte 3.23 Nec citra, nec vltra. Meta 25-50 Nec propè, nec procul. + Fuoeo 2.10 Ne quid nimis. Grue 4. 324 Non in latera proni. Abete 9.1 Meditatione » Acuor in prelium. Elefante 5-243 Etiam ex amaro. Ape 8.15 «Ex intuttu quies. Sparauiere 4.433 Immota nec iners. Terra 2. 332 Iugiter pre oculis. Carta da nauigare 20. 28 Ne fomnus opprimat. Grue 4. 323 Pondere fit lcuior. Secchia 15.118 Redet agmine dulci. Nube 2.215 Tumida placar. Chiodo 17. 13 Mercante Mercantia. Acquirit cundo. Arcolaio 15. 3-Fiume 2.259 Fatiget, non rapiat. Mulino 2.220 Nulla meta laboris. Cauallo 5. 161 Perdo conte la luce, ela racquifto » Cinoce- falo 5.212 Torquet, & obuoluit. Meretrice, Amaricata dulcedo. Ample@endo profternit . Aterahit illecebris. Cantu irretit. Cardello 4. 145 Capientem capio. Hamo 20. 38 Così viuo piacer conduce à morte. Farfalla 8.114 Cum ludit ladit. Edagliocchi,e dal canto. Elicit fanguinem. Fallacis fru&us amoris. Figit vox vna rates. Gioir fpera. Halitu mortem. Mulinello 17.22» Sirena 3.68 Ellera 9. 59 Pantera 5-394 Gatta 5.279 Bafilifco 7.8. Caprimulgo 4. 138 Sargo 6. 160 Sirena 3-65 Farfalla 8.116 Bafilifco 7.11 Ingreflus, & nonegreffus . Porta 16.85 Nec auétum redundat. Mare 2.237 Non faluabitur velox. Torpedine 6. 207 Nunquam dicit fufficit. Mare 2. 232 Omnia traham. Perdit amando. Plorat, & deuorat.. Pradatur errantes. Quant’accoglie diffonde . Vafo 15.168 Quafi facula ardet. Stella pefce 6... Sempre alentrar aperta, al vfcir chiufa . Rete 20. 104 Species decipit. Stupefacit infidiantes. Tangentem adurit. Venus improba. Meretrice innecchiata. Accefo pria brugiò s'hortinge cftinto. Car- bone 2.91 Pantera 5-393 Simia 5.452 Cocodrillo 6. 36 Rete 20. 103 Labirinto 16. 47 Torpedine 6... Petfce ftella 6... Vipera 7.87 M erito » DEL L'IOMUPAREIS E n Merito, Ad fublime re&a, Sparauiero 4. 426 Dant pondera honorem, Pianta 9. 310 Etponderatrahit. Calamita 12.23 Et recifum virefcit, i.Giglio 11.63 Et velox, & recta, Pardo 5. 347 Id maius quod melius, Diamante 12. 82 Nitetelata, Nebbia 2.104 Non aliunde fafces, Quercia 9. 178 Porto col fol, mà torno al fuo ritorno , Horo- logio da Sole 21.73 Per gradus velox, Sors nequaquam, Tegmine clarior, Merito depreffo , vedi Virtù perfeguitata +, Emerget tandem. Stella 1.248 Hic fufca nitebit. Stella 1.241 Que maiora minora . > Stella I. 235 Merito mancante , Alienis adheret, Cancello 6.31 Alienis innitor, Cancello 6.31 S.Michele Arcangelo, Ad petramallidet, Miniklro buono, Abfque laboreregit. Accipit, non adimit, Luna 1. 208 A magno maxima , Iride 2. 184 Confequitur quodcunque petit. Saetta 22.80 Corruet fi concidam. Colonna 16.30 Cuftodiunt , non carpunt, : Statua 16.99 Dant pondera honorem, Albero 9.310 Dirigit vtdirigitur, Briglia 25.6 Diruta corruo, Edificio 16. 10 Graditur, nonegreditur. Teftuggine 6.198 ]Jderfi & alter Sigillo 19. 29 Implendo dignofcitur. Vafo 15.141 Scacchiere 18,50 Candela 15.39 Aquila 4.66 Colonna 16:31 Incremento velocior, Fiume 2.285 Manens attollit alia, Rota 24: 4I Mole tolidatur, Ponte 16.83 Moftra ne lampi altrui la fua chiarezza. Spec- chio 15.124 Ni deficiat aura, Girauento 18. 10 No mas que puede. Camelo 5.50 Non fibi , feddomino, Sparauiere 4433 Nop tranfgreditur, Sole 1.122 Operit, & aperit, Lanterna 15. 63 Miniftro vitiofo , Depafcitur, & exterminat, Cinghiale 5.209 Dum hyemat verno. Pulegio 10. 69 Elicit fanguinem, Caprimulgo 4.138 E luce ardor, Specchio 15.136 Formofa fupernè. Sirena 3.64 Mas pociuo que en la tierra, Scorpio celefte . 38 : Oblia queque trahit. Quearit quem deuvoret. Refoluunt dum attrahunt, Sitangit tingit. Carbone 2. 90 Subnaicentes fuffocat, Albero 9. 312 Vnius compendium multorum! difpendium, Vite 9. 217 Minutie vtili ed eccellenti, | Etiam fulget apicibus . Luna 1. 198 Fiume 2.278 Leone:5.337 Ventofe 35.33 Scala 15.87‘ Et minima profunt. Alces.1o Ex puluere mortem. Ceryo 5. 196 Mifericordia dinina, vedi Carità digina. Calet cum cgtera frigent. © Pozzo 2.329 Conculgatum vberius, Zafferano 10.77 Concuffa vberior. Mirra 9.114 Doue ofcurar credettero, Nube. 125 Dum agitur augetur. Fuoco 2.25 Dum impedio lucefco, Nube: 125 Duriffima coquit. Struzzo 4.444 E frà le {pine pur fpuntando viene. Rofa 11. 100 Etego fanabo, Mirra 9: 115 Extinguere fueta, Fucina 16.45 Floret Felicius .' Rofa 11.99 Il fan maggiore. Fuoco9, 139. 2:2 Immictit ardentiores, Sole 1.71 Incifione vberior, Mirra 9: 114 Infperata floret.. Verga 9. 339 In tenebris clarius, Etna 2. 358 In viridi magis. Pino 9.158 Fonte 2. 31t > Spada 22.114 Elefatite 5.332 Stella 1.245 Fornace 16.39 Iugiter emanans, Lenimine acutius, Lentè, ne ledar, Lucertamen, & influit. Maggiormente s’accende , Magis adauget. s.. Nubez. 128 Magis redolet. Giglio 11.57 Medijs pax fulget in armisy Iride 2.189 Micat acrius ardor . Fuoco 2. 29 Micat ardentius . Fulmine 2. 155 Nec in arido defit. Palma 9.133 Non expe&ata dabit, Palma 9. 139 Nunquam deficient . Aquario 1.275 Nunquam ficcabitur afty. Mare 2231 Olet fuauius . Rofa 11-99 Oppofitis fragrantior, Rofa 11.99 Pietra focaia 12.., Pianta 9. 295 Monte 2. 353 Caratta 15.5 Scoglio 2.334 Percuffa micabo . Perimentem portat, Quo copiofius , co ardentius ; Quo extinguitur ardet . Quo magis, eo minus, Redit agmine dulci. Nube 2.115 Reflexu validior. Arco 22.9 Refpicit equè . Sole ‘1. 68 Retulitin melius , Nube 2. 105 Rubet ameenius . Rofa 1i.99 Semper iniuria melius, Lino ro. 5a Si fuerint nubila. Iride 2.183 Tunc maximè viret, Alloro 9.11 Validior tamen. Luna eccliflata 1.229 Mifericordia diuina. è da temerfi . Armata clementia, Ape 8.6 E luce ardor, Sole 1.55 Lenimine acutius , Spada 22.114 Quo extinguitur ardet . Caraffa 15.43 Se porta feco il mel, la punge ancora. Ape 8.6 Mifteri della Santa Fede, vedi Fede, Eftugit immodicas Barca 20.11 Oculata cecitas . Cauallo 5. 140 Oculorum vno , Cannocchiale 21.23 Moderatione , Accipit ,non adimit, Confiftamin aquo, Luna 1. 208 Bilancia 21. 9 Con- APPLICATIONI VARIE Contentus medio. Sole nel Zodiaco 1.119 Effugit demiffa procellas. Naue 20.47 Exilit, nontranfilit. Cauallo 5.134 Cauallo 5.144 Ferox non tranfgreditur. l Fiume 2.271 Fluit , non effluit - Graditur, non egreditur. Teftuggine 6. 198 Hac maturabitur. Aquila 4. 57 Interius nen mutor. Luna 1.193 Letitia, non temulentia . Vita 9.224 Minaccia sì, mà non fommergeicampi. Ma- re 2.255 Nec fines praterit. Mare 2. 255 Ne quid nimis. Grù 4.324 No mas que puede. Camelo 5.50 Non excedens ex orbita. Rota 24 4I Non extra. Sole 1.123 Non tranfgreditur. Sole 1.122 Non tumefcunt in altum. Naue 20.59 No puedo mas. Camelo 5.49 Pra oculis ira. Alicorno 5.19 Prouida fic prouidet. Aquila 4 57 Sans enpefchement.. Ceruo 5. 189 Semper in femita. Rota 24-39 Sufficit ifte. Barca 20.16 Modeftia. Abfque rubore nunquam. Amat obl(curum. Ardet, nec audet. Confpe&a rubefcunt . Coperto il ferba. Elata rubefcit Eleuatur in vmbram. Et teAus ardet. Exilio,nontranfilio. Exiliunt, rontranfiliunt. Graditur, non egreditur. Inflata refonat. Intra me manco. Intus non extra. Letitia, non temulentia Vite 9.224 Lucet velata. Lanterna 15. 56 Lux obuia claudet. Marauiglia di Spagna 11,88 Non afpiciat me vifus hominis. Pianta pudi- Ca 9. 313 Alba 1-30 Carbonchio 12. 40 Cane 5.87 Corallo 12.46 Cenere 2.99 Corallo 12. 46 Nube 2.123 Carbone 2. 88 Cauallo 5.134 Legumi 25.41 Teftuggine 6.198 Tromba 22.123 Teftuggine 6.184 Sileno 3.60 Non cernuntur, & adfunt . Stelle 1.14 Non plufquam oportet. Cane 5.86 Operitur , dum operatur . Baco 8. 80 Optima latent. Perla 6. 64 Quantofi fcopre men, tanto più bella. Rofa II.102 Quafi abfconditus vultus eius. Silet dum non ardet. Surgo, ne detur inane. Monarchia. Educat vnum. Mihi terra, lacufque . Rana 6. 137 Mole ruit fua . Edificio 16.8 Vnius compendium , multorum difpendium. Vite 9. 217 Rofa 11.107 Cicala 8.103 Acqua 2.211 Aquila 4.42 Mondano . EAthere durefcit. Alger, &vrit. Alitur in deterius.. Alterius inopia ditefcit.. Corallo 12.48 Criftallo 12. 66 Rapa 10. 77 Arcolaio 15.7 Anima tabefcente. Ragno 8. 152 Afcendens feror ad imum. cello 4.2 At opaca fupernè. Luna 1.197 At femper inimo. Aut nihil, aut minimum. Aut pendet, aut iacet. Coecutit lumine . Pipiftrello 4. 395 D’aria è la vita mia. Camaleonte 8.86 D’inutili feftuche io fol m’inuoglio . Ambra 12.4 E foloà diano mio perpetuo il giro. Iffione 3. 49 Scoiattolo 5. 450 Farinaccio 18.8 Apode 4. 37 Expetit id quod abeft.. Cane 5.98 Exultat,& plorat. Pauone 4. 369 Facilis renouetur ab alto. Calamita 12.25 Fallacis frutus amoris. Sargo 6.160 Fallitur imagine. Tigre 5.458 Fert omnia fecum. Chiocciola 8.93 Fruftra conturbatur. Gallo 4.291. Fruftra decipitur. Balena 6.26 Fugitiua fequor. Cane 5.98 Humilior fi latior. Albero 9.293 Impinguant vt ma&ent. Bue 5-44 In arduis efcam. Damma 5.218 Inharendo putrefcam. Vua 9.344 In luce caligat. Ciuetta 4. 189 Innitar fluxis. Naue 20.67 Intus inanis . Canna 9.34 Irrequietus inerrat. Horiuolo da poluere 21.115 Labor itritus omnis. Scoiattolo 5. 449 Labor omnis invmbra. Calamita 12.24 Lutum colliget. Fiume 2.277 Mail bel lume del Cielo odio, ed abberro. Pi- piftrello 4. 396 Manca di luce allhor ch’ella fi fpegne. Lu- cerna 15.80 Meliora deorfum. Meliora eynofura periclis. Minimo detineor. Minuor altero crefcente . Criuello 24. 2I Torre 16. 118 Remora 6. 149 Trafila 17.117 Minus cum magis . Staio 24. 58 Nec requies vlla. Titio 3.72 Ni ardeat. Incenfo 14-28 Nil deferet intrò. Riccio 5-430 Non maturefcit. Vua 9.242 Non mouebor amplius. Non nifi extenta. Non faginatur. Cocodrillo 6.43 Corde muficali 23. 9 Roffignuolo 4. 424 Nouit paucos fecura quies. Ercole 3.49 Nunquam adalta. Scoiattolo 5. 450 Omnia mea mecum. Chiocciola 8. 93 Otio torpet inerti. Chiocciola 8.98 O volare, ò giacere . Apode 4.37 Patriam neclinquo famefcens. Folega 4.262 Perit cum fonitu. Razzo 18. 45 Potu capitur. Pantera 5. 396 Preda fpes vana capit. Pefci 6.2 Pretiofa relinquit . Propiora procul. Repletus eleuabor. Calamita 12.34 Cannocchiale 21.24 Pallone 18.31 Sol di ciò viua . Baco 8.67 Species decipit. Tigre 5458 Speciofior fole. Barbagianni 4... Spe decipitur. Pefce 6. 13 Sublime nonfapir. Struzzo 4 448 Surdi- DURE L'L' IT MP RAE: SIBA “Surditate fecurus. Surgens imbre, cadit fereno . Salamandra 8.164 Tutto dentro di foco, e fuor di ghiaccio. Etna 2 355 Vifcera pro mufcis. Ragno 8,153 Mondo , vedi Adulare . Allicit incautum. Pantera 5.394 Allicit , vt perimat. Pantera 5.394 Amplexatur. vt perdat. Scorpione 7.35 At cito deficit. Luna 1. 200 Cit lacrymas, Cipolla 10. 16. Fumo 2.98 Cum ludit ladit. Gatta 5.279 Diletta confummandofi . Incenio 14.25 Dum ludit illudit. Ciuetta 4. 185 E da gli occhi, e dalcanto, è Bafilifco 7.8 Fallit imago . Legno 2.327. Tigre 5.459 Formofa fupernè. Sirena 3.64 Hoc modo fuftentor, Volpe 5.489 Illudit ,& decipit. Ciuetta 4. 183 Hludit,& detinet. Ciuctta 4. 183 Mobilitate viget. Horiuoloda rote 21.86 Mox minima dabir, Dado 18.7 Necat amantem. Vipera 7. 87 Neutri fidendum . Iltmo 2.381 Non vultus, non color vnus, Luna 1.181 Nouit paucos fecura quies, Hercole 3 40 Nunquam eadem, Luna 1.54 Nutrit , &inffat, Rapa 10. 76 Orbis iter, Gambaro 6. 84 Perdit quos deperit . Vipera 7.87 Preda fpes vana capit. . Pefce 6.3 Proprijs nec parcit alumnis. Mare 2.239 Quant’accoglie diffonde . Sol d’apparenze abbondo, Species decipit, Vafo 15.150 Specchio 15.133 Labirinto 16:47 Todo es nada. Mappamondo 21.121 Todo es viento . Pallone 18. 32 Tumefcunt,& inanefcunt, Bolle d’acqua 2.210 Variando conftat. Horiuolo darore2r. 82 Vmbra tantum. Platano 9. 162 Mondezza . vedi InnocenZa, Purita dre. Impuritatis impatiens. Pauone 4. 358 Mori potius, quam fedari. Armellino 5.26 S. Monica Mortuos viuificat. Pelicano 4.373 Monica , vedi Religiofo . Non cernuntur, & adfunt, Cielo 1:14 Mordacità, vedi Mormoratore. Cum tangit pungit. Riccio 5.434 Leuiter fi rangis adurit. Ortica 10.65 Non nifiaculeos. Cardo 10.10 Tangentem adurit, Stella pefce 6.178 Mormoratione Mormoratore . é Ad certamina yocat» Tromba 22.128 Admoto lumine filent, Rane 6. 144 Ad tabida feror . Auoltoio 4.130 Auget, & minuit. Fama 3. 21 Cauda femperin iau, Celando deregit. Circuma&a validius. Claritate denigrat. Cominus, &eminus, Confenfus inidem. Scorpione 7. 33 Scarpello 17.81 Frombola 22.59 Fuoco 2.27 Riccio 5. 418 Calabrone 8.84 Viiffe 3.75 Del proprio fangue fuo macchiato ;@molle + Cane 5.75 Detrahit ,«& decorat . Forfice 19. 26) Dum lingie frangit . Bifonte 5.31 Dum teritatteritur. Macina 16:61 E fregia,c sfregia. Rafoio 15 57. E limo coaxat. Rana 6.138 Etiam lambendo officit. Capra 5.119 Fruftra agitur vox irrita ventis. . Cane 5.78 Hiena 5.282 Pietra focaia 12. 129 Forma 17.29 lam parce fepulto. Incendia furgent. Indelebiliter, In lingua cius Jabor & dolor. Bifonte 5:35 In filentio mordet.. Serpe 7..80 Latet ignisinvnda. Acqualambiccata 2.229 Latratu, & morfu , Cane 5. 89 Lucis fulgore mutefcunt . Rane 6.144 Mentem ne lederet auris, Afpido 7.4 Mephitim exhalat. Sepolcro 16.93 Mordet in filentio » Afpido 7.6 Nemini parcit. Morte 3:55 Nemo domare potett. Manticora 5:37? Nefcit miffa reuerti . Saetta 22. 87 Nifi cum defecerit fpe@atorem non habet. Sole eccliflato 1. 140 Non nifi aculeos. Cardo10..19 Nullo fle&itur obfequio . Morte :3.54 Omnibus infeftus. Siluro 6. 170 Optima quaque vorat. Fuoco 2.24 Plage illius non elt fanitas . Camaleonte 8.88 Plorat, & deuorat. Cocodrillo 6:36 Pungendo vccide, Paftinaca 6.116 Quafi facula ardet. Stella pefce 6.177 Quiefcens ledit. Paftinaca 6.117 Se porta feco ilmel,la pungeancora. Ape 8.6 Si fpirat inflammat. 1 Mantice 17.62 Si tangit pungit.. Riccio fpinoto5.434 Si tangit tingit. Carbane 2.90 Splendore deturpat. Fuoco 2.27 Fiume 3.286 Stellione 8.173 Summa petit. — Fulmine:2./15 3 Tangentem adurità Ortica 10: 6% Troppo debil riparo al fiero colpo... Scudo22. 100 i Ì b. Volat irreuocabile . Vr validius. Vulnerar & lambens . Strepit cumdeficit vnda. Sub luce lues. Dardo 22:86 Montone 539% Leone 5.323 Morte, Aquant. Falce. 24:26 Cogitanti vilefeunt omnia, Morte. 3.59 Hinc fouet, inde nocet. Abete;9.2 I} più bel fiorne coglie . Ingreflus, at non regreftus . Irreparabili damno, Nulla vis contra . Nunquam fatura. Omnia equat. Optima quaque rapit, Senit inomnes. , Simillima fomno. Summa metit. Furlonce:15.6? Porta 16. 85 Cipreflo 9. 54 Torre 16. 117 Cariddi 2 392 Falce 24.26 Fiume 2: 283 Lontra 5.366 Morte 3.58 Papauero 11.91 Morte bramata, i Adaltro cielo afpiro, Naue 20. 19% Cupio 'APPLICATIONI VARIE Cupio diffolui. Fenice 4254 Cupit athera . Baco 8. 74 Optantur flamina. | Naue20. 105 Morte immatura , od improuifa.. Ante diem. Giglio 11:45 At cito deficit. Luna 1.200 Concidit ante diem. Pianta 9.311 Confeftim carpitur prima. Coturnice 4. 227 Currit non cadit. Palla 18.24 Dum adhuc ordirer. Tela 15.146 Etvno decidit i&u. Pianta 9. 275 Languefcit è meridie . Rofa 11.117 Medijs etiam iocis. ‘Corda muficale 23.7 Vita tua. Razzo 18.42 Vis inopina rapit. Naue 20.74 Morte meditata . A facie perfequentis. Pernice 4. 336 Afpicientes viuent. Serpente:7. 81 Afperfe conquiefcunt . Ape 8. 33 Cinere reniuifcunt. Api 8.40 Cogitanti vilefcunt omnia . Morte 3-59 Comprefla quiefcunt . Api 8.32 Deducet in portum. Vento 2.204 Donec ad idena. Compafio 21.41 E dafoie,e da pioggia. Scoiattolo 5.447 Fortiori vt igne calefcant. Fornace 16.38 Franant arena. Mare 2. 243 Iugiter praoculis. Carta da navigare 20.28 Munda redibit. Gallina 4.278 Ne litura deturpet + Poluerino 19.24 Non illidetur. Naue 20. 68 Onerata felicius. Naue 20.79 Prauidens cedit, prauifus cadit. Bafilifco 7.15 Procaces pellit. Ventaglio 25.79 Propria tardaturimagina forma.Tigre 5.460 Sanguinem fiftit. Diafpro 12. 84 Seruara feruabimur ipfi . Minerua 3.53 Sub pedibusterram. Leone 5. 303 Tueor dum tegor. Pernice 4. 386 Vtrutius vincat. Icneumone 8. 109 Morte vtile . A più bell’opre. Albero 9. 303 Arfo il mortale al ciel n’andrà l'eterno. Her- ° cole 3.42 Compeditam foluit. Dedncet in portum. Deferuiffe iuuat mare. Difloluor, vt renouer. Fronde virere noua. Tam timoromnis abeft. Illo ablato clarior. Leuaturaltera. Lucrofa ia&ura. Colomba 4.199 Vento 2.204 Perla 12.105 Statua 16.95 Tronco 9. 315 Ceruo 5.202 «Diamante 12.81 Bilancia 21.7 Incenfo 14.29 Merfus emergam. i Mergo 4-328 Obfcuratur, at iungitur . Luna 1. 199 Purgatur omne peffimum. Cardo 10. 8 Quies in fublimi. Fiamma 2. 32 Tueor dum tegor. Pernice 4.386 Verteturindiem. Cielo. 11. Notte 1.290 Vtabundantius habeat . Vulnus opemque gerit. In morte, Abit &vmbra. — Ad inferendum alibi . Scorpione 7-31 Piramide 16. 75 Ramo 9.319 Vire 9.228. Alio relutgam. Vite 9. 238 Alrera lenazur. Secchia 15. 106 Alteriusvmbra. Luna eccliflata 1.222 At celo refulget. Luna 1.158 At lacrymis mea vita viret, Amaranto 11. 13 Clarior ab occafu. Iride 2.173 Clarior fupernè . Luna 1.182 Clarior venebris . Peonia 11.93 Claudicat altera. Rota di carro 24.12 Delitefcit vt renafcatur. Sole 1-77 Demit nil mihi,fedorbi. Sole eccliffato 1.145 Diruta corruo . Edificio 16. 10 Dolor non color. Colomba 4 194 Efficiendo defeci . Edificio 16.7 Et abeuntem quoque. Girafole 11.74 Et auulfa florefcunt. Gigli 1163 E folitaria, e fola. Tortore 4-456 Et decerpta. dant odorem. Rofe 11. 103 Et decidentes redolent. Rofe 11. 5103 Et delapfa virefco. Vite 9.210 Etiam mortuus olet, Polpo 6. 126 Etinfli@a ruinam. Accetta 17.83 Et magna iacer. Pianta 9.288 Et propè, & procul. Albero 9.286 Et recifa redolet. Rofa 11.103 Et fibi non deficit. Luna 1.191 Ex.eclypfi clarior. Luna 1.163 Ex nece criumphus. Cane 5.112 Extin&a luce fuperftes. Fiaccola 2.64 Extinguar vt luceam. Exuuijs fuus eft honor. Firma, ni fulmine rata - Habet fpem. Harent fub corde fagitta. Candela 15.24 Conchiglia 6.62 Colonna 16.29 Tronco 9.315 -Faretra 22.57 Hinc rapta iuua. Nube 2.107 Imum a fummo . Palla 1821 In tenebris clarior. Luna 1. 159 In tenebris lucet. Etna 2.357 In vefpera florer. Gelfomino 11.34 It dolorvltra. Meta 25.49 Languefcit in vmbra . Languefco fole cadente . Leuatur altera . Lucebunt alibi. Lumine orbatur. ‘ Mà non giail nome. Maturumdeligitur. . Merfo hac folatia fole. Ciclo 116 Moriens reuimifcit . | Viiuo 9. 259 Moritur non pereunte feneus. Aquila4. 120 Tulipano 11.20 Tulipano 11.29 Bilancia 21.7 Stelle 1,240 Cinocefalo 5. 215 Tempio 16.109 Pomo 9.168 Mors vna mulcorum. Aquila 4. 74 Nee mors, nec vita reli&ta. Serpe 7.56 Nefcia mergi. Orfa celefte 1.284 Non abfque fonia. Acqua 2.215 Non magna pars tegitut. Sole ecclifato r. 143 Non omnis moriar. Alloro 9. 22 Non fufficit alter. Vite 9. 104 Occidit oriturus . Sole 1.65 Orietur alibi . Luna r.164 Perit cum fonitu. Perit dum parit. Perit vt viuat. Peffimum decidit. Pondere viQus. Razzo 18. 45 Aguglia 6. is Fenice 4. 242 Lino 10.47 Papaucro 15.90 Qua DEL L'ISMUPAR'E:SCEl Qua diues, nune mifera. Conchiglia 6.58 Qualis intrauit cxit. Mergo 4. 331 Quaflatis diffluet , Vafo 15.139 Quiete corrufca . Cane celefte 5:114 Recedant vetera. Innefto 9. 348 Recedo, nondecedo. Sole 1.67 Reflorefcent. Falce 24.27 Renouabitur. Luna 1.196 Refarciam. Ragno 8.146 Sic rapto fratris lumine deficimus . Luna eccliffata 1.225. Soluitur onufta. Naue 20. 60 Spes altera vitae. Formente 10. 28 Superiora illefa. Olimpo 2. 373 Surgit in occafu. Pipiftrello 4. 395 Trahitur vltima. Trafila 17.115 Tua euerfio noftra difperfio. Fiume 2.275 Tuo janguore languefcimus. Trifoglio 10.81 Vadam, &reuertar. Sole 1. 66 Verfa eftin lacrymas. Lira 23.15 Vertitur non occidit. —Orfa minore 1.278 Vnica femper auis. Fenice 4. 248 Mortificatione . Aceto difpofitum. Vouo 4. 470 Albefcit ab i&u. Lana 5.411 Altera leuatur. Afperitate polit. Afperitate politum. Afperitate tutus . Comprefla non vrit. Dura placent. Et pallet, & placet, Imminutus excrefcet. Infuetum per iter. Leuatur altera . Nec tela , nec ignes. Torre 16.128 Ne fyluefcat. Vite 9. 225 Non manducans , neque bibens. Apode 4.31 Secchia 15.106 Auorio 5.272 Lino 10.48 Riccio 5.435 Ortica 10.66 Cappari 10.7 Giacinto 11.26 Albero 9.297 Scarpa 15. 103 Bilancia 21.7 Nunquam fatis . Camelo 5. 57 ©Obduruiffe iuuat. Perla 12.102 Per ifuegliar la terità natiua. Leone 5.289 Perit, ne pereat. Fenice 4.242 Rigore nitefcit. Criftallo 12. 62 Scabredine firmat. Anguilla 6.19 Sotto amara corteccia hò dolce il frutto. Noce 9.120 Vt citius. Cauallo 5. 136 Moftrare . Abfconditum fignat. Girafole 11.82 Aduerfa manifeftat. Banderuola 25.2 Diftinguens admonet. Horiuolo da rote 21:80 Docet,& deletat. . .Horiuolo da Sole 31.71 pn & dirigit. Horiuolodarote 21.101 xilit quod delituit. Pietra focaia 12. 125 Ignotas docet vfque vias. Carta da nauigare 20.29 In re&um ducit. Torre di lanterna 16.129 Lapis licet puritatem indicat. Pietra di para- gone 12.13 Le carriere del foldiltingue, e fegna. Anel- lo-35:è Littorafignat. Carta da navigare 20.29 Lumine fignat. Horiuolo da Sole 21.69 Monet, & munit. Torre 16.115 Monftrat iter. Galaffia 1.295" Ne viator aberret. Abete 9.4 Per inuia monftrat iter. Carta da nauigare 20.26 Prafagiunt imbrem. Prafentem nuntiat. Stella diana 1.268 Qualis ineft celo. Specchio 15.114 Quelche cela nel fen fcopre nel volto è Hori- uolo da rote 21.91 Receptum exhibet. Regtum fignat. Regnantem indicat. Signant per inuia viam. Abete 9:4 Vel nutu fides, & amor. Cane 5.82 Vndique fidus. Horiuolo da Sole 21. 63 Mutabilità, Mutatione. i Ad altro cielo afpiro . Naue 20.96 Al mar ritorno , e tornarò dal mare. Fiume 2.273 Altera melior. Serpe 7-49 Alternando recreat. Ventaglio 25.81 Beltà perdo fouente , e la racquifto. Pauone Api 8.28 Specchio 15.109 Boffolo dafegatori 17-4 Banderuola 25. I 4 354 > DIRE i Ggosnro. Cortice depofito mollis echinus erit . Riccio 5-427, 3 Dant animos vices . Decerptaque florent. Decidunt,& redeunt. Cerui 5- 182 Rofe 11.122 Corna de Cerui 25.14 Eadem non cadem. B 19.3 Ex atroci mitis . Bue 5-465 Ex fumo in lucem . Torchio da Stampadori 17. 107 Ex glacie cryftallus euafi. —Criftallo 12.63 Fingit, aboletque momento. Specchio 15.121 Grata viciffiudine . Luna 1.213 Induet in Cherubim. Bue 5.39 In melius. Rondine 4.417 ‘ Lafcio la vecchia, e noua fpoglia prendo. Ser- pé 7: 39 Longe alius. Scacchiere 18.53 Meliora fequentur. Spugna 6.176 Melius vt recipiat. Zucca 10. 79 Mutabor in alitem. Baco 8.65 Mutabor inalium. Cane 5.85 Mutantur in annos. Bofco 9.274 Mutatus ab illo. Bue 5.464 Mutatus exit. Baco 8.73 Necvita quarit alimenta prioris.. Baco 8. 79 Nel fuo bel lume mi trasformo; e viuo. Cama- leonte 8. Non color vnus . Non vultus , non color vnus. Per omnia mutatur. Pofitis nouus exuuijs . Quarndoque fignarum Qui me alit me extinguit. Iride 2.182 Luna 1.181 Fiume 2.270 Serpe 7.42 Farinaccio 18.9 Candela 2.70 Quos bruma tegebar . Serpe 7. 70 Renouatur abluta . Aquila 4.56 Retulit inmelius. Nube 2.105 Satione flos alter. Marauiglia di Spagna 11.86 Souente trafpiantata non alligna.Pianta 9.281 Sumitur, & deponitur . Mafchera 25-47 Trahit, mutatque viciflim. —Pauone 4364 Translata proficit . Pefco 9.148 è ta Tranf APPLICATIONI VARIE Translate feraces: Innefto 9-345 N Nafcere Nafcita Dat pretium candor. Porpora 6.136 E forti grege- Leone 5.296 Et in ortu informis. Rana 6.141 Ex intimo fui furgit. Vite 9.221 Foetenti e cefpite Giglio 11.31 Fortes creantur fortibus e Hercole 3.35 Hinc labor, & virtus. Cuna 15.60 Mei non degenerant. Aquila 4:45 Scettro 25.69 Cauallo 5.170 Agnello 5.6 Serpe 7-75 Stelle e Sole 1. 101 Olim arbos. Pacem interdicit origo . Parenti fimillima proles + Relegens exordia . Simili ab ortu, Vis ab origine pendet. Acqua vita 2.227 Nafcondere » Abfconfione fecura . Perla 12. 104 Colle&a recondit. Ape 8.57 Contego ne detegant. Leone 5. 332 Coperto il ferba . Cenere 2. 99 Et deprehenfa latent . ._ Pernici 4.387 Exilit quod delituit. Pietra focaia 12.125 Gemmalatet. Conchiglia 6.61 Jl buono è dentro. Pino 9. 161 In intimis aurum . Rofa11.128 Sileno 3. 60 Granato 9. 93 Pietra focaia 12.131 Lucemrefugit. Ciuetta 4.187.188 Lucet velata - Lanterna 15. 56 Lux obpia claudet. Marauiglia di Spagna 11.88 Meliora latent, Zucca 10. 78 ° Mellificatintro. Ape 8.56 Non cernuntur, & adfunt. Stelle 1.14 Non patet extra neis, Scrigno 15. 105 Plurima latent . Granato 9. 100 Pretioto teforo in te nafcondi. Conchiglia 6.48 Pretium intus . Perla 12.65 Pulchrioralatent. Cielo 1513. Cafa 16.8 Quanto fi fcopre men,tanto più bella ,Rofa 11. -102. Intus non extra . Latendo mitefcunt . Latetignis. Reftri&a depereunt. Pauone 4. 359 Salubrius condo . Ceruo 5.193 Tegendum. Gatto 5+276 Tegiine deficit . Sole ecclifiato 1.138 Tuta fi tetta. Lanterna 15. 65 Vera latent. Mafchera 25-48 : Necefsità. Anguftijs violentius. Vino 9. 252 Aftum dar paftus . Granchio 6. 94 Deficiendo fubtilior. Piramide 16.79 Inanguftiori fubtilior. Trafila 17.113 Vna falusin inopia . Lepre 5- 357 Negotiante» Acquirit eundo, Arcolaio 15.9 Apimatabefcente. Ragno 8. 152 In motuimmotus . Cielo 1.12 In motu quies . Cuna 15.52 In motu quietem. Delfino 6.66 Motu foecundus. Sole 1. 61 Nec multitudine,nec pondere. Calamita 12.16 Nulla meta jaboris, Cauallo 5.161 Queftu dirumpar. Cicala 8.102 Sempre girando crucia. Mulino 16.61 Nemico beneficato . Vedi Carità diuina,& Mifericordia diuina . Non ferro , fedigne. Idra 7. 25 Reditagmine dulci. Nube2.115 Neutralità. Difcrimen vtrinque . Iftmo 2.382 Neutri adherendum. Iftmo2.381 S. Nicolòdi Bari. Indeficiés manat, & fanat. Etindo pietra 12.86 S.Nilo. Inundatione ferax . Nilo 2. 297 Nobiltà . Humiliadefpicit. Airone 4.20 In fuis viribus pretium. Elefante 5. 241 Maieftate tantum . Ape8.4 . Mei non degenerant. Aquila 4-45 Meus ignis ab ortu . Lucciola 8. 137 Nec obfcura, nec ima. Aquila 4.50 Nec propè, nec procul . Fuoco 2. 10 Perla 12. 100 Aquila 4. 108 Nec fine lumine diues . Non parua ferit. Obumbrat & recreat. Platano 9... Olim arbos Scettro 25.69 Operofior vnde fplendidior. Luna 1.150 Ordine potior . A19.I Pufilla negligit. Leone 5.293 Quo mollius eo fuauius. Bafilicò 10. 3 Rebus aduerfis animofus. Leone 5.29I Serpere nefcit. Ala 4.475 Seruire nefcit. Leone 5. 302 Sitangar . Archibugio 22... Sua fe luce. Carbonchio 12.41 Venaturin genue. Leone 5.298 Viexcandefcit . Pietrafocaia 12. 124 Nobiltà non propria. Abftra&is corruet. Edificio 16.11 Aliena luce. Luna 1.160 Exaliena luce lucem querit. Candela 15.21 Querito . Specchio 15.128 Moftra ne lampi altrui la fua chiarezza . Spec- chio 15.124 0 Seruanda foboli . Baco 8.75 Nome diuerfo da i fatti. Nomina falfa gerit, Gelfo 9. 89 Nome e fatti . Cum nomine virtus. Luchetto 25.44 i Notaio vitiofo, In obfeuro latet, Sepia 6. 167 (©) Li Obbligo . Piegandomi lego . Salcio 9.183 Stringimus, dum ftringimur. Tanaglie 17.24 Stringendo, mi fcioglio . Arco 22.13 Occafione + Admota accenditur. Fiaccola 2.314 Afflatu flammefcet è Fiaccola 2.53 Alijs iun&tus + Carbone 2.84 Alte- . Alteram inuafit fpiritus . Scoiattolo 5.448 Atcritu ignis. Pietra focaia 12... Ceffante clarefcunt. Acque 2.226 Da picciolo fpiraglio il foco apprendo . Archie bugio 22. 4 Effra&olibera vinclo. Colomba 4. 203 E più duolfi. Cerua 5.180. Etiam cx arido. Legno 9.323 Flamma profiliet Pietra focaia 12.123 Flamma redardefcet . Tizzone 2. 79 Fuga prafidium quarunt. Serpenti 9.83 Hexc vna falus. Candi ferro 35-10 Haud cn amputatum. Formica8.125 Incendia furgent. Pietra focaia 12.129 Ne pereas percas. Cane 5.106 Nullum veftigium . Serpe 7.62 Obferatisauribus. VIlifle 3. 74 Omnia in tempore . Granchio 6.89 Redardefcetatta@u. Fuoco 2.23 Reuiuifcet atta@u. Carbone 2.92 Si fulphuretangar. Fuoco 2.26 Si tangittingit. Carbone 2. 9a Sopitos fufcitat. Vento 2. 191 Surditate fecurus . Vliffe 3.75 Vetuitque renafci. Idra 7.27 Odio. Dat flamma vires. Archibugio 22.5 Nouus exorior. Serpe 7. 42 Omnibus infeftus. Siluro 6.170 Perfequar intro + Donnola 5.224 Vimexvi. Fuoco 2.2 Odio coperto. #(tuat intus. Etna 2. 368 #ftuat magis. Fuoco 2.11 Quant'è riftretto più s tant'è più fiero. Fuoco 2.12. Te@us magis. Fornace 16. 40 offendere. Conantia frangere frangam. Scoglio 3. 386. 338. Dat pulfatafonum. Campana 14.9 Dum terit atteritur. Macina 16. 61 Feris tantum infeftus. Cane 5:74 Illidit, atdiffilit. Gragnuola 2. 149 Immitis in hoftes. Cane 5. 74 Infeftus infeftis. Elefante 5$ 230 Inuifa nocenti . Cicogna 4.153 Laceffitus, Cigno 5.168 Leuiter fi tangis adurit. Muy mayores vueftro daîo. Percufius eleuor. Ortica 10. 65 Api 8.7 Pallone 18. 28 Prefius intenditur. Arco 32.9.& 10 Sibi magis. Ape 8.7 Sopitos fufcitat . Vento 2. 191 Terit & teritur. Pietra d'arrotare 12. 56 Opere, operare. tatem indicant. Corna 25.16 Alimenta miniftrar. Oglio allalampade 14.35 A magno maxima. Iride 2. 184 Deciduis fubnafcunturalij. Arancio 9.28 Appò del fior picciole fon le frondi. Giglio 11-52 Claudit & aperit. Chiaue 17. 10 Et later & lucet. Lume in lanterna 15. 57 DELL'ITMPRI:ES (EA Ex motu Jumen. Piaccola 1.67 Expanta fublimem. Ale. 4.478* Finiunt pariter , renouantque Jabores ..Spi- + che 10:2 Flores mei Ea Fico 9: 74 His adathera. Penne 19. 18 Indefefiuè agendo. Globo 21.55. Lateat vtluccat: —Lume inlanterna 15.68 Motu foecundus, Sole"î. 61, Ni ardeat. Incenfo 14.26 Non ab(que fonitu. Acqua 2.215; Nonerrarò sio ftarò fempre errando. Hori- uolo da rote 21. 108 Non fat voluiffe. Drago 7.18 Nunquamociatur. Ragno 8. 147 Nunquam fpoliata » Cedro 9.47 Operi, non verbo. ... Mano;3.88 Ornaffe non fufficit. Lampade 14.30 Parua , fednon fegnis, Ape 8.12 Prafidium & decus. Arme 22.23 Regnantem indicat. Banderuola 25, I Renouata fpes. Formento 10.34 Repletus elceuabor. Pallone 18.31 Seruantur motu. Acque 2.205 Sic vos vobis. Api 8.3 Spemrenouat anni. Formento 10.34 Spes & tutamen inarmis. Riccio 5.435 Sponte fua. Albero 9.283 Stat motu. Trottola 18.59 Tegit & ornat. Armatura 22.23 Vel fruétum, vel ignem. Vite 9.237 Viribus non fuis. Artigliera 32... Upere mancanti. Ornaffe non fufficit. Lampade 14.32 Sine fru@tu negle&a. Vite 9.234 Vel frutum, vel ignem. Vitc9.237 Opere fpontanee . x Preftantior prima. _ Mirra 9. I1I | Oppofitione , Opprefsione . Afflatu flammefcit. Fiaccola 2.52.53 Allita vehementius. Fiaccola 2.52 Cohibita furgo . Acqua 2.214 Contrarijs citius . Corda 17.17 Deprefia refurgit. © Acanto 10. I En foli aduerla cruentor, Luna ecchffata 1.230 Exacuet iras. Serpe 7.77 Fruftra. Gallina 4.271 Magis aftuat.. Fuoco 2.11 Magis redolet, - Giglio 11.57 Nifu maiore refurgunt. Suueri. 9.200 Non morantur fed arcent» Venti 2.203 Oppofitis fragrantius. Rofa 11.99 Oppofitu clarior. Luna 1. 166 Oppofitu minus clara. Luna 1.212 Quanto più fi ritien, vie più s'ingroffa. Fiume 2. 282 Tegmine deficit. Turbant, fed extollunt. Vel reflantibus. Orante Oratione, Ad omniavtilis. Palma 9. 129 Claudit, & aperit. Chiauc 17.19 Confequitur quodeunque petit. Saetta 22. 80 Depofico iungitur viso. Vipera 7.86 f 30 Difk Sole eccliffato 1.138 Venti 2.202 Galera 20. 32 APPLECATIONI:VARIE Diffipabit, Sole 1.48 Diftantia iungit: Fibbia 25-28 E carcere educunt» ‘05° Scaro 6.162 Inomnes cafus. Arme 22.20 Mihi cithara pe&us » -Cicala 8.108 Modulatur pariture, Rofignuolo 4:421 Moriar fi egrediar, | Pefce6.7 Nilfine glande poteft, | Artiglieria 22. 35 ©Obiatione precatur fanitatem, Elefante 5.259 Onerata felicius, Naue.20:79 Oue alzato per me nò fora mai, Auoltoio 4.126 Virus non defert. Vipera 7.85 Vis vna frenandi, Caducco 3.13 nus omnia contra, Scudo 22. 108 Vr purus adorem. Elefante 5.236 Oratione con lagrime . Irrigata viyaciores.o Rofe 11.98 Veralo. Acqua 2: 209 Oratione di molti, Coniun&afuauius. Canne d’Organo 23.30 E carcere educunt. Scari 6, 162 Vnita fortiora, Hafte 32.63 Oratione bumile , Nifumaiore ferit, Arco 22.11 Retrocedensaccedit, Granchio 6.82 Sidam ytimplear, Secchia 15. 102 Oratione perfenerante . Caffetta 25.12 - Mano 3.82 Pietra focaia 2,130 Non feme] fufficit. Mano 3-82 Nonvno decidit iu, Albero 9,276 Nulla hora fine linea , Horologio folare 2 1.67 Percufiu crebro. Pietra 12. 109 Donec accipiat » Finche s’apra, I&u pon yno, Pulfando tandem. Picchio 4. 388 Repercufla fcintillat. Pietra-12,122 Vefpere, &r mane, Stella diana 1.264 Qratore . i A linguaiubar, © Lucerna pelce 6.105 Alternando, Sega 17.89 Ammaettra e diletta, Scena 25. 65 Cantu ciere viros. Gallo 4.283 Conftruit, & deftryit. Martello 17,68 , Emicatore, Drago 7.31 Minima grandefcunt, - Microfcopio 21, 123 Mouet in quameumque parté. Tromba 22.129 Nec fico locus. Ape 8. 6 3 Nomenlingua dedit. Lucerna pefce 6.106 Oppilabit os, Artiglieria 22.38 Scientiam habet vocis, Carde]lo 4: 144 Secernendo conficit, Cruciuolo 17.21 Varijetate placet, Ghirlanda 25.32 Ordinare, Rite conflata valemus, Caffetta da Stampa 25-11 Suisinconfufa locis, Telaio 17: 100 Ordine Sacramento + Gradatim aptat.. Trafila 17. 116 Indelebiliter. Forma 17: 29 ; s.Orfola Verg. Mart. Agmina ducit, Aquila 4. 115 Cutfus fecundos dabit, Vento 2.205 Mihi ftabilis error “Orfa celefte 1.284 Vade exierunt renertuntur, Rondinelle 4.410 : 2 Oftinatione; f. VediCofanza, Immutzbile , Perfeueranza. | 4chere durefcit . Corallo 12. 49 All'entrarftolto ,&all’vfcir proteruo, Leone RE Arcano defenfapelu. : Neue 2. 14% Auellimurnon decidimus, Palma 9. 136 Aut morte;aut nunquam. Ramarro 8. 156 Calefaégra refolyitur. Calcina 16.3 Calore foluitur, Pigna 9.157 Colorem nec'atate commutat, Grù 4 313 Commota grandior. Acquaz.24F Crefcit.malis. Fuoco 2.6 Decrefct,non incalefcit, Neue 2, 134 Decrefcitquo catera crefcunt, >. Neye 2:134 ‘ Difcerpi,quam difiungi . Polpo 6.128 Diffipata,non compunaAa, Mofche 8.138 Pietra 12, 108 Trafila 17.112 Colonna 16.26 Piramide 16.77 Pietra focaia 12. 13% Colonna 16 24 Scoglio 2. 386. 387 Saetta 22.79 Et molli cauatar, Extorquetur per anguftum, | Frangar, noù fleRar. Fruftra. Il foco hà feco eterno . Illuminata inumbrat. Immotus frangit, Infringit folido, In motu quietem. Delfino 6 66 Mentemne lederet auris, Afpido 7.4 Mori potius ,quamdeferere. Cinghiale 5.206 Mori potius, quam fubdi, Rinocerote5+439 Necantu mouear, Afpido 7.5 Nec cefus cedam + Cane5.73 | Nec confumitur + Asbefto 12.8 Nec ferro necigne, Diamante.iz: 70 Nec frangitur , nec irrigatur. Monte 2, 359 Nec recita recedit> Ellera 9. 62 Nimatarme, ni fpantarme. —Aquila4.55 Non hifi contulus . Atello 6.23 Nonnifi fratta dar elcam . > Pigna 9. 156 Non terret fulgor. cu Aguila 447 Poft hac minime fle&or. Corallo 12. 50 Quam cospinoa deferam, Caftoro:5- 133 Quanto più lo percoti, mens'accheta ; Pallo- ne 18-27 uf Quo magis decerpar, Quo magis, co mimus » Semper idem. Semper immota, Sic pertinaci, Tau durefcit, Tantum aperit ignis. Vi excandefcit . Gramigna 10. 46 Scoglio 2-384 Diamante 12,70 Quercia 9:170 Albero 9.284 Corallo 12.59 Conchiglia 6.49 _ Pietrafocara 13.124 Otio, . Acuor immotus, Amittit eundo. A modico non modicum, Coltello 15:47 “Arcolaio (15.4 Remora dé. 148 Aut curfus, aut cafus. Rota 24.44 Cum arridet irridet , Volpe 5.477 Deperdit eundo, Arcolaio 15, 10 Docuit otiofitas, Polpo 6.121 Dormiens fit peruius hofti. Cocodrillo 6.42 Dormientem inuadit. Elidro 8. 112 Et cubans operatur, Gallina 4,267 Inlongam diem. : Ghiro 5.280 In vmbra defino. —Horiuoloda Sole21.64 Latendo o i Latendo mitefeunt, Granato 9.93 Mi repofo non es flaqueza . Arco 22.8 Mi ripofo por efler più veloce. Cane 5,88 Nec rumpiturquies, Vitel marino 6213 Ne relentefcat. Arco 237 Ocior, vtocyor, Cane 5.88 Ogni dolcezzaè tolta + Cetera 2 3. 6 Omnisexpers motus» Stella del Polo 1,257 ©Otia corrumpent, Barca 20.15 Qtiando fatifcet, Barca 30.14 Otio torpet inerti » Chiocciola 8.98 Quiefcendo nigrefcit. Argento 13.7 Quiefcendo sepali Acqua 2.206 Quiefcit in plano + Acqua 2.206 Sonar non requiefcens, Horiuoloda rote 21,87 Stertentes opprimit» Pefci 6.4 Vacuam reperit , Cancello 6. :9 Vires alit. Fonte 3. 318 P Pace , vedi Concordia, Ynione, Clarefcunt athere claro, Perle 12, 94 Ettamen redit. Cane 5.83 Hinc omne bonum. Cornucopia 3.15 Laceffitus, Cigno 4168 Quiefcit in plano» Acqua 2.206 Strepitu fino vllo, Pioggia 2.127 Paciere, Diftantia iungit. Fibbia 25-28 Itinere diffita iungit, Naue 20.71 Prohibetque coire procellas. Iftmo 2.382 Padre di famiglia , n impartitur, Horiuoladarote 21.81 Et fuftinet inuc&a, Naue 20.66 Excitat &dirigit. —‘Horivalodarote 21.101 Extruttum perticit. Pennello 17.76 Jacentesexcitat. Gallo 4. 237 Oceulis vitam. Struzzo 4.441 Omnibus vnus. Sole 1. 68 Protegit & nutrit, Pomo 9. 165 - Refpuitaquè. Sole 1.68 Singulis aquè, Rondine 4. 401 Somnolenios increpat. Gallo 4.287 Padre crudele , èfcandalofo. Quemgenuit perdit. Marc 2. 240 Qui me alit, meextinguit, Fiaccola 2. 70 S. Paolino di Nola, Inhyeme aftas, Etna 2. 360 Ss. Paola Apoftolo Aqua terraque pallet, Ippotamo 6.97 Ac Sini ch . z pr 15.140 Capta captat. Cardello 4. 146 Cceleftia fcandere docet. Quadrante 21.131 Cubatin ardyis . Aquila 4. 64 Cum infirmis.infirmor Gallina 4.272 Haurit ex alto. Secchia 15.107 Età lopginquo, Roia 11.104 Pondere tytor- Grù4 321 Robore,& intuitu. Lupo 5.362 Da vincula yincit, ) her i 13. 32 cmpcitare pregaudet. olega 4 261 : î n ar di S.Paolo . $ Aluminemotus. —Horiuolofolare 31.78 DELL'IMPRESP. Albero 9. 303 A più bell'opre. È Fringuello 4. 264 Cscitate perficitur, Csecutit lumine. Pipiftrello 4. 395 Coelefti lumine languet, Neue 2.138 Deftafi alo fpuntar de] primo raggio. Ro- fa 11.95 Doueofcurar credena » Nube 2.125 Dumimpedio lycefco. Nube 3.125 Ex fumolucem. Torchio da ftampa 17.107 Extinguere quarens. Cicogna 4. 160 Ex vi renafcor, Candela 15. 35 Obftetricante celo. Cerua 5,184 Oculata cacitas. Radijs aduerfa refulget, Vmbris adimitymbras. Cauallo 5. 140 Iride pietra 12.91 Cauallo 5. 141 Vulnere perficitur, Granato 9. 104 Papa. Claudit, & aperit. Chiaue 17. 16 Librata refulget. Mitra 14. 37 Surfum, & fubter, Rondine pelce 6.154 Vndique princeps, Grifone 4, 301 Ì Paragone, En foli obuerfa cruentor. Luna 1.239 Lumina perdit , Luna 1,211 Oppofitu minus clara, Luna 1.213, Purpura iuxta purpuram. Porpora6.133 Spariice ogni altro lume, Sole 1.44 Pariglia , vedi Scambienalezza . Ab alio quod alijs. Camaleorite 8.89 Acuimus acuimur, Coltelli 15-48 Agitdumagicur. Mulino 16.58 Ben la mercedehaurò fecondo il merto. Vol- pes-481 Capientem capio, Hamo 20. 39 Conantia frangere frangam. Scoglio 2.388 Con bel cambio trà lor d'humore ; 6 d'ombra . Fiume 2. 268 4 Dina )ucisrependo mea, Sole eccliffato 1.147 Decipiens capitur. Granchio. 9a Durum duro frango . Diamante 12.75 E preedante preedatus , Polpo 6. 129 E quanto è offefo più,tanto più noce.Serpe 7.76 Etcapio, & capior. Hamo 20. 34 Fraus fraude compenfata» Volpe 5.482 Igne ignem, — Fuoco 2.8 Illudentes illudit, Ciuetta 4 184 Infeftus infeftis . Elefante s. 2 Ladentemlado, Taffo albero 9. 207 Minuit vindicata dolorem. Tigre 5. 462 Mortifero mortem. Camaleonte 8.89 Non capio, ni capior. Haina 20. 38 Parem fcitreddere vocé, Lira : gua Pica 4.298 Par pari referunt » icogna 4. 157 Percuffumcadit, | Scarpello 17; 89 Prada maioris erit, . Pefced.12 Pugnar contra pugnantes. Spina 9. 194 Qua cribuunt tribuit . Monte 2.353 Receptum exhibet , Specchio 15.109 Re&a reglis, Squadra 21. 140 Refleetitalienum, Lira 23.12. Specchio 15.109 Reuomitguos accipit » Artiglieria 22. 29 Si refpicis afpicio, Girafole 11. 68 Stringimus dum ftringimur, . Forbici 17.2%* Sua vincula vincit. Calamita 12. 33 Terigy APPLICATIONI VARIE Terit ,&teritur - Pietra d’arrotare 12.56 'Transfundit pafta venenum. Serpe 7: 60 Tundentem ladit. Pepe 9.144 Capriuolo 5.126 Bomba 22. 52. Rota 24. 52 Scarpello 17.80 Vicesrependit. Vimvi. Vit feritur ferit . Parlare . Ex pulfu nofcitur. Campana 14.12 Nonfine pondere . Grù 4: 309 Nonfine podere fonus . Horiuolo da rote 21.84 Secum multa prius. Horiuolo da rote 21.98 Parola d’Iddio. Timone 20.118 Rofa 11.120 Cardello 4. 143 Calamita 12.21 Rete 20.111 Neue 2.137 Ceruo 5. 195 Granato 9.91 Dirigit. E punge e piace. Et cum aculeis placet. Et pondera ttahit. Ex omnibus congregat. Hinc meffis vberior . Hinc vulnus falus, &vmbra. Nec vnum cecidit. Nonnifi fra&a dat efcam. Pigna 9.156 Opportunè fecundat. Neue 2. 144 Pretiofa pafcitur efca . Carpione 6. 33 Soluta fecundat. Neue 2. 146 l Parole , e fatti. Sonus iuxta grefflum. Horiuolo darote 21.94 Vtroque indice còcors. Horiuolo da rote 21.97 Parole fcoprono l'interno. Di fuor fi legge comio dentro auuampo . Tizzone 2. 72 Exardefcet ignis. Ex pulfunofcitur. Vis eft ardentior intus . Vtintus meueor. Fumo 2.97 Campana 14.15 Tizzone 2.74 Horiuolo da rote 21.83 Partialità. Dimiffis alijs. Educat vnum. Non equo examine lances. Non cuilibet pulfanti. Porta 16.90 Piega onde più riceue. Bilancia 21.6 Vnius compendium multorum difpendium. Vite 9.217 ; Innefto 9. 337 Aquila 4. 42 Stadiera 21.12 Patienza Adlocumtandem. Teftuggine 6.199 Adomnia vtilis. Palma 9.129 A paflo è paflo. Bue 5.35 Blandè cedit. Leone 5.300 Cedendo vincit. Salcio 9. 183 Confumitur ,atolet. Incenfo 14. 27 Gelfo 9.85 Pecora 5.407 Salamandra 8.160 Vite 9.220 Naue 20.47 Ape 8. 15 Ceruo 5.197 Cun&ando proficit. Dulcefcit amarum. Durabo . Durefcens fru&tificat. Eftugit demiffa procellas . Etiam ex amaro. Et indelongeuus. Et percufla valet. Campana. 14.8 Ex amaris vi&oria. Donnola 5.222 Expreffa probatur. Arancio 9. 3I Extinguit penitus, Ferro 13.10 Ferenda quamuis peffima. . Statua 16.100 Fle&or non frangor. Canna 9. 37 Flexu probatur. prob ; Spada 22.11I Frangitur in molli. Artiglieria 22.28 Fru&umaffert in patientia. Ficho greco 10:26 Tara illuftrabit omnia. Sole 1.52 Illafa feruatur. Larice 9.105 Nec murmur, nec clamor. Aquila 4.80 Non habet redargutionem. . Pecora 5.405 Nunquam diffona. Cetera 23. 3 ‘Pietra focaia 12.119 Nebbia-2. 101 Lamadiferro 13.16 Colonna 16.28 Pefci 6.5 Cocodrillo 6.45 Percuffa micabo. Percuffa fcinditur. Percuffa fcintillat. Pondere firmior. Quafi lac fugent. Semper inui&us. Sub pondere melos. Organo 23.22 Suftine. Bue 5.47 Virtute,& patientia. Hercole 3.37 Voce fempereadem. Pecora 5.409 Patir con allegrezza. A longe profpiciens ,& falutans. Naue 1259 Anguftijs fonitum. Tromba 22. 122 Afperitate melos. Lira 23.16 Cantus non gemitus. Chiocciola 8.96 Coelo turbato alacrior. —’Salamandra 8.162 Concino dum concidis. Organo 23.28 Contufum exultat. Pepe 9.147 Diletta confumandofi. Incenfo 14.25 Dum angor modulor. Piua 23.33 Etiam ex amaro. Ape 8.15 Ex pulfu melos. Cetera 23.4 Exultabit cum motum fuerit. Folega 4.260 Hinc ludus & efca. Delfino 6.74 Intentius acutius. Corde muficali 2.3... Ponderibus fonitum. Horiuolo da rote 21.85 Plus torta, plus mufica. Corde muficali 23. 8 Quafi lac fugent. Pefci 6.5 Sicut in leo vertitur. Trochilo4.458 $ponte magis. Granato 9: 94 Stirate , e ripercoffe han dolce ilfuono. Gra» uicembalo 23.11 Sub pondere melos. Organo 23.23 Tempeftate pregaudet. Folega 4.265 Troua fol ne tormenti il fuo gioire. Fenice 4. 255 Paura. Benche armato dicorna; e paue e fugge. Ceruo 5.204 Fuga falutem. Magnos vana fugant. Leone 5.285 Nemine perfequente. Ceruo 5.198 Pone fol ne la fuga ogni fcampo.Damma 5.218 Lepre 5. 354 Stant procul ab vmbra.. Serpi 9.80 Peccato. È Ab vno multiplices. Acqua 2.216 Amaricata dulcedo. Sirena 3.68 Afpicientes viuent. Serpe 7.81 Cit lacrymas. Fumo 2.98 Citò dilabitur. Neue al Sole 2. 138 Et abfconditum notefcit . Lume in lanterna 15. 59 Etiam ex arido. Etiam expanfis adharet. Etinfli&a ruinam. Legno 9. 333 Vifchio 25.85 Accetta 17.83 Et inortu informis. Rana 6.141 Et vno decidit iQu. Pianta 9.375 Inftat alterum, Wardo 22.83 Lucet DELL'IMPRESIE. Lucet velata . Lanterna 15. 56 Ne@&untur viciffim. Catena 17.5 Procraftinando fortior, Riccio 5.431 Torguet, & obuoluit . Filatoio 17.22 Vindi&a trabit exitium » Volpe 5. 483 Peccato veniale , vedi Picciolezze . Adiun&a numerat. O 19.16 A modico non modicum. Remora 6.148 Apta velad necem. Spina 9.196 . Cum tempore crefcit , Cocodrillo 6.38 Da picciolo fpiraglio il foco apprende . Ar- chibugio 22.4 De vno error muchos. Acqua 2.216 E nihilo plurima.. O 19.16 Et leniora vetant. Cafa 16.8 Et molli cauatur. Pietra 12. 108 Exardefcetignis Fumo 2.97 Ex puluere mortem . Ceruo 5. 196 Incendia furgent.. Pietra focaia 12. 129 Maxima de minimis . Cocodrillo 6.40.Fiume 2. 267 Minima quoque, Canne d’organo 23.27 Minimo detineor. Remora 6.149.Vcello 4.9 Mollior frangit. ietra 12. III Mox tota vorabor. Rana 6.143 Ne compleat orbem. Palla 18.19 Negle&a virefcit, Ellera 9. 73 Paulatim, Trivello 17.125 Poftea fanguinem. Pecora 5,409 Sequentur maiores. Sic paruis magna cedunt, Sub vno plurima latent, Surget opus. Tempore virga fui . Totum inde depafcet, Vi modica procul, Peccatore, Abfumituraftu. Abvno multiplices. Adogni picciol moto . Adnihilum valet vItra. Artiglieria 22.31 Aternum flu@uat è __ Naue 20,76 At per fe reduci nequit. Horiuolo da rotezr. 104 Atris obfcura tenebris. Talpa 8.174 Augto pondere furgam, Camelo 5. 61 Benche armato di corna, € paue , e fuge. Cer- UO 5.204 Circuit femperidem, Di mal mi pafco. Dira diris pafcuntur , Doloripfius in caput eius, Dpnec atteratur. Elefante 5.254 Remora 6.146 Pado 18.6 Edificio 16.6 Albero 9. 307 Rana 6.143 Racchetta 18. 34 Teftuggine 6.202 Acqua 2.216 Campana 14. 15 Banderuola 25.3 Ventofa 25-84 Vipera 7. 96 Bafilifco 7, 13 Caraffa 15.42 Dum ferio pereo. Ape 8.8 Dum pario pereo, Aurora 1.35 Eftugere nequit. Sole eccliflato 1.139 E preda ftupor. Torpedine 6.206 E folo a danno mio perpetuo il giro.Iffione 3-49 Et pondera trahit . Calamita 12.21 Et proxima ludunt. Tantalo 3.71 Fingit, aboletque momento . Specchio 15.121 Fruétus inuifus . Salcio 9,182 Fruftra decipitur . Balena 6.26 Fugor ex intuitu. Leone 5.287 Idem cantus , & gemitus. Illaqueatur ore, Il men puro m’aggrada. Ingemit ad ortum. Tortore 4. 453 Baco 8.68 Sanguifuga 8. 172 Coturnice 4, 226 In reditu gratior. Luna 1.170 Labor omnis in vmbra. Calamita 12. 24 Ladentia quoque . Orfo 5, 385 Languefco fole latente. Tulipano 11.20 Lafciai di me la miglior parte à dietro. Ele- fante 5.238 Lubens ad onus. Camelo 5. 52 Malo vnde clades, Lepre 5: 358 Meglio matura al ombra. Granato 9. 97 Mihiturbida placet, Camelo 5.53 Mole ruit fua, Balena 6.24. Cafa 16.8 Morte medetur, Scorpione 7. 39 Mortifero velen dentro v'hò pofto. Orfo 5.385 Nafcitur ad laborem, Bue 5. 38 Nec aura, necvnda. Rondine pefce 6.155 Neceffitarem non habens. Falcone 4.235 Nec recifus languet, Amaranto IL. 16 Nec requies vlla. Mare 2.246. Naue 20.81 Nec tamen egreditur. Teftuggine 6.195 Nemine perfequente. Ceruo 5.193 Non comburitur. Cuore 3.79 Non nifi contufus . Afello 6.23 Nonnifi fra&a davefcam. Pigna 9.156 Non fine i@u. Pietra focaia 12. 120 Obiiquo tramite pergit. Granchio 6.96 Obferuat caliginem . Pianta trifta 9. 7.4 Pe&ore grauiora. Cauallo 5.153 Perit dum parit. Aguglia 6.15. Vipera 7.89 Piegato fi lega. Arco 22.14 Plagis,& oneri. Afino 5.29 Poft meffem incendium, Campo 2.344 Potentius erumpit. Fiume 2.294 Pretiofa relinquit. Calamita 12. 34 Pria di giunger alefca, è morte io giungo. Topo 8.179 Qua decliue. Palla 18-16 Quas ftruit fibi parat infidias , Toro di Peril- lo 5.469 Receptro vifu libertatem arripit. Falconc 4.241 Recifus perco . Cipreflo 9.55 Redeunt audita matre , Pernice 4.385 Regnando feruo, Scettro 25:68 Ruam cum deerit ignis. Razzo 18.46 S'aggirerà fe pieciol aura fpira , Girauéto 18.13 Semperabundantius, Fiume 2.259 Semper adonus, Afino 5.29 Semper idem, Dado 18.x Sempre girando crucia. Mulino 16.61 Silet dum non ardet. Cicala 8.10 Sotto deforme afpetto animo vile. Rofpo 728 Stupefacit tangentes. Torpedine 6.205 Sub pondere gemit. Torchio 17. 105 Suomet igne perit. Chimera 3.14 Tabido recreor , Sanguifuga 8.172 Terit , &teritur. Pietra d'arrotare 12.56 Venenata dele&ant, Pelicano 4. 375 Vifcera pro mufcis. Ragno 8, 153 Vitro fe voluere capi. Pefci 6.I Vt mori folent ignaui, Biftarda 4 134 Pescatore APPL'ICATIONI VARIE sil. Peccatore oftinato. Al entfar ftolto, & al vfcir proteruo. Leo- ne 5.311 ‘Auellimur ; non decidimus . ‘Aut morte, aut nunquam. Circuit loco manens . Decrefcit, non incalefcit . Diffipate, non compunata. Donec atteratur. Palma 9.136 Ramarro 8.156 Compaffo 21. 36 Neue 2.134 Mofche 8.138 Caraffa 15. 50 Donec conficiat. Bruco 8.82 Durefcit ad ortum. Fungo 10.38 Extinguitur, non frigefcit. Fuoco 2.18 Fit effera magis. Tigre 5.463 Fufte iugoque. Bue 5.40 Calcina 16.2 Pietra focaia 22. 132 Humore diffoluar. Il foco hà feco eterno. Illaqueatur ore. Baco 8. 68 In ardua nitor. Lepre 5. 353. Trota 6.208 In longam diem. Ghiro 5.280 Lafeia le frondisì, mànon le fpine. Spineto 9.189 Liquefcit, non incalefcit. Neue 2.134 Malo ignem. Serpe 7. 66 Malo mori. Ramarro 8. 157 Ne cantu mouear, Afpido 7.5 Nec fluétibus excitor. Vitel marino 6.215 Nec frangitur, nec irrigatur. Monte2.350 Nec madidam reperies. Oca 4.339 Negata tentat iter via. Aquila 4.110 Nufquam finis. Serpe 7.54 Potentius erumpit « Fiume 2.294 Primierla pieze ; qui fe diftache. Polpo 6. 128 Suolo piùlo percoti men s'accheta. Pallone 18.27 Senefcendo deterior. Lupo 5. 368 Vel reflantibus. Galera zo. 32 Peccatore invecchiato ,è moribondo . Zftate canit; hyeimne balbutit. Merlo 4.333 Corlefti lumine languet. Neue 2.138 Defperata falus. Lepre 5.355 Difcerpens exit. Spada pelce 6.171 Et illaqueata foporem . Capra 5. 120 Extorquetur per anguftumi. Trafila 17.112 Foris pugnayintus timores. Topo 8.178 Jlmal mi preme, e mi (pauenta il pegio . Vcel- lo 4.5 Laiciaidi me la miglior parte à dietro. Ele- fante 5.238 Mens tamen in fyluis . Cane 5.91 Procraftinando fortior . Riccio 5. 431 Quo tardius, hoc magis angor. Riccio 5.431 Sempre à maggiori anguftie io mi riduco . Trafila 17.111 Senex ferulam negligit. Papagallo 4.345 Vndigue anguftia. Lambicco 17. 36. Rondi- ne pefce 6.156 Pellegrinaggio. Acquirit eundo. Circumflexus informor + Errat inerrans. Haud redit inanis. Arcolaio 15.9 Cerchio 17.7 Luna 1.185 Secchia 15,103 Mobilitate viger. Horiuolo da rote 21.86 Nulli onerofa, Ape 8.11 Redibo pleniore Luna 1.153 a vr & v Reuertuntur onufta. Api 8.58 TPenitente , Penitenza. Ademptuùm redimo . Aquila 4.93.Sparauie- re 4.427 Athere durefcit. Corallo 12.49 Afflante micamus. Carboni 2. 83 Agitatione purgatur. Mare 2. 242 Aliufque & idem. Sole 1.79 Animantur molliti . Vcelli 4. 7 Annofo denudatur ami&u . Serpe 7.40 Aptat dumfecat. Sega 17.93 Afperitate tutus . Riccio 5.435 Au&o pondere furgam. Camelo 5.61 Belzà perdo fouéte,e la racquifto.Pauone 4.354 Coelefti lumine languet. Neue 2.138 Conficere eftanimus. Cicogna 4- 153 Conftruxi deftruxi. Baco 8.76 Contego , ne detegant.. Leone 5.332 Conuerfa lucidior. Luna I. 192 Cortice depofito mollis echinus erit. Riccio 5- 427 Dolor noncolor. Donis deli&a piantur. Dulcefcent. Dulcia pofthac . Colomba 4. 194 Altare 14.I Lupino 10.61 Innefto 9. 347 Dum refpicis detegor . Loto 10.58 Dum fpero fpero . Serpe 7.59 Emergit interdiù. Cocodrillo 6.44 E quantè più agitata, più fi ftrugge. Fiacco- la 2. 54 Erumpens otia penfat. Fiume 2.295 Et feci, & fregi. Baco 8.76 Et putamina portart. Naue 20.107 Euertit & aquat. Erpice 24-24 Exardefcet ignis. Fumo 2.97 Ex glacie cryftallus cuafi. Cri(tallo 12.63 Exudat inutilis humor . Ellera 9.7I Exultat, & plorat. Gemitibus gaudet. Gemit fpiritu. Humorem ex arido . Idem cantus, & gemitus. Idem, &alter. Pauone 4. 369 Colomba 4.195 Colonna 16.23 Boccia 17. 39 Tortore 4.453 Baco 8.72. Innefto 9.335 Immutauit naturalem vlum. Riecio 5.426 In lachrymis feracior . Vite 9.231 Iterato introcunt. Delfino 6.73 Iterum parturiam. Merla 4 334 Meliora fequentur. Spugna 6.176 Mihicandor abalto. Neue 2.140 Mutabor in alium. Cane 5.85 Mutatus abillo. Toro 5.464 Mutatus exit . Baco 8. 73 Nec vita quarit alimenta prioris. Baco 8.79 Nocentia fugat . Agnocafto 9.5 Non mouebor amplius. Cocodrillo 4.43.Lupo ceruiero 5.370 Non reuirefcet. Nouus exorior. Serpe 7.42 Noxia vomit. Scolopendra 6. 164 Per amore, e pietà correggo ì falli. Difcipli- na 25.26 Perdo beltà fouente, e la racquifto. Pauone + 354 Peremptis fontem anhelat . Cipreffo 9.53 Ceruo 5.203 Per DELL'IMPRESE. Per omnia mutàtur. Fiume 2,270 Per pena, e per ricordo, Lupo 5.361 Piegato fi fcioglie, . Arco 22.15 Pondus ab vndis. Spugna 6,175 Pofitis nouus exuuijs. Serpe 7-42 Poftcantica funus, Cigno 4. 176 Pofthac minime fle@or, Corallo 12.50 Potentius erumpit. Fiume 2.294 Prauidi figna procella, Mergo 4.329 Premat, ne perimar. Piede 3.91 Pu'chrior attrita refurgo . Zafferano 10.77 Putamina egerit. Polpo 6 123 Quafi lac fugent, Pefci 6.5 Quo tardius, hoc magis angor. Riccio 5,431 Recedant vetera. Innefto 9 348 Redit &iterum. Luna 1.173 Redolet, & fanat. Giglio 11. 34 Renouatur abluta. Aquila 4.56 Rigore nitefcit. Criftallo 12. 62 Sauciata felicius . Terra 2.335 Se concutit ipfum, Gallo 4. 293 Semel in anno, Tabelle 14. 40 Sene&ute nigrefcit. Grù 4.314 Sibimet difplicet. Caualla 5.148 Sotto amara corteccia hò dolceil frutto. No» ee 9.120 Tarda fed feruentior. Legno 2.71 Tergendo nitidius. Oro 13.2 Tra:do in lluuia buelto , Vapore 2.100 Tutè volat exonerata. Morfice 4. 335 Vetuftate nigrefcit. Grù 4.314 Vetuftate reli@a , Aquila 4.56 Vndis virefco . Amaranto II. 14 Vocem fequuntur, Gallina 4274 Vt purior fiam. Cigno 4.166 Vt fordes diluat. Acqua 2.222 Penitenza finta, At virus non exuitur. Serpe 7. 48 Penfiero, E foloà danno mio perpetuo il giro . Iffione rc Sr In darno lo richiamo. Nec mora, nec quies vlla, Nec requies vlla. Mare 2, 246 Sempre girandocrucia, Mulino 16.61 Perfettione , vedi Profitto. Adfublimia retrorfum* Granchio 6.95 Com'èdi fuor sì ben guernita è dentro, Torre 16.116 Difiona fi difcrepet vna. Donec ad vnguem. Paucis licet - Berfaglio 22.47 Perficitur igne. Calcina 17.5 Perpetuo,vedi Continuare, Mantenere . Sparauiero 4.437 Cielo 1.6 Cetera 23. 5 Statua 16.98 Ardet aternum. Asbefto 12. 7 Ilfoco hafeco eterno. Pietrafocaia 12.132 Interitus expers. Viliuo 9. 259 Nufquam finis . Serpe 7.54 Nunquam languefcimus, Amaranto rt. 12 Semper fertilis. Pino 9. 154 Sine occafu felix. Orfa celefte 1. 276 Viuitad extremum. Corda 17.18 Perfecutione Perfecutore . Aciem acuunt aculei » Orfo 5.384. Acuunt vulnera vifum. Orfo 5.384 Agitatum magis. Arduus ad folera, Serpe 7.63 Attritu melior, Zafferano 10.76 Auòrfus erumpit. S$caro 6.161 Calcata redundat. Torchio 17. 102 Circuma&a validius, Frombola 22.59 Clarior praeeunte procella, Iride 2.173 Compreffione ‘acquirit. Libro 19.13 Conculcatum vberius Concuffa vberior, Mirra 9. 114 Concuflus furgo . Pallone 18.28 Contrarijs gradior. Horiuolo da rote 21.90 Zafferano 10. 77 Contufum acriuys, Pepe 9. 145 Decerptaque florent. Rofe11.123 Deprefla refurgit. Acanto 10.1 Difpari iaftura . Drappo lifciatà 15.150 Dum irruit ruit. Balena 6. 25 Pallone 13.28 Orfa celefte 1.283 Dum verberor eleuor. Dun verfatur erigitur, Emergit tandem. Stella 1.248 Et aduerfo flante, Naue 20.41 Firmior i&u, Mazza 24. 34 Grauitate attollitur. Secchia 15.97 Humiliora minus. Fulmine 2.154 Impediunt , & expediunt. Paftore 25-56 Merfus emergam. Mergo 4 32% Necaura, nec vnda. Rondine petce 6.155 Ni ardeat. Incenfo 14-26 Obnoxia infirmitas + Sarde 6. 159 Owmnes in album, Saette 22.94 Percoffo intorno , è d’ogni intorno fermo. Scoglio 2. 383 Percutla micabo. Percufium fcintillat. Poft nubila clarior. Premitur, non opprimitur, Probatur impetu. Pugaantia profunt, Puichvior attrità refurgo. Quo magis, co magis, Pietra focaia 12.119 Ferro 13.16 Sole I.., Sole 1.57 Scoglio 2. 390 Fiaccola 2... Zafferano 10.77 Fonte 2.301 Recifa fecundior, Vite 9.214 Turbant, fed extollunt , Venti 2.203 Vndique anguftia . Lambicco 17. 36 Vulnere ditor. Vite 9.216 Perfeneranza . Vedi Continuare , Mantenerfi Perpetuo, Ad iîlatus , ad flu&tus, Ape 8. 35 Affiduè . Aquila 4: 124 Auellumur, non decidimus, —Palma 9:136 Cadit non flexus. Elefante 5.258 Circuit femper idem. Banderuola 25. 3 Colorem nec aetate commutat. —Grug4.:313 Completur curlu . Luna 1. 190 Con raio danno al fiorirm'affretto ogn’anno, Mandolo 9. 109 Coniequitur quodcunque petit, Saetta 22.80 Conftauter ab alto. Horiuola da Sole 21.j74 Confummata farò, prima che fpenta. Candela 15.39 Crebro linQu . Orfo 5.382 Curfum haud filtit in vmbra, Luna posi I. 228 Difcinditur , non diffoluitur. Vite 9.229 Diutur- Incenficro 14.237 “> APPLICATIONI:!VIARIE Diuturnitate fragrantior. Gelo 11.32 Diuturnitate libertatem refpuit.. Veello 4-4 Donec abdita pandat. Cane 5.110 Cauailo 5.138 Statua 16.98 f «Cane: 5.90 Donec ad metam. Donec ad vnguem. Donec:capiam. Donec conficiam. Donec conficiat. 33 Bruco 8:82 Donec decidat. Caftoro 5.133 Donec defecerit,non cOuertetur. Saetta 22. 82 Donec extrema.. . Trafila 17.118 Donecimpurum . Criuello 27.17 Donec purum. Oro 13.4 Denec redear. Cinocefalo 5,214 Dummodo curfum, Luna 1.174 Durabo. Neue 20.106 Pietra 12.110 Diamante 12. 77 Vite 9.220 Dura licet. Durat, & lucet» Durefcens fru&tificat. Efficiendo defeci. Edificio 16.7 E pur camina. Luna eccliffata 1.227 E sò ben ch’io vò dietro à quel che m'arde. Farfalla 8.115 Etiamfi me occiderit. Et mihi ftabilis error. Et fi milliesfubmergatur. Girafole 11.69 Orfa celefte 1.284 Bomba22.5I Finche s'apra. Mano 3.32 Hafta a la muerte. Candela 15-26 Hic nafcor, & moriar . Piraufta 8.144 Hinc non recedam. Sole 1.120 J&u non vno. Pietra focaia 12.130 Immarcefcibilis. Capeluenerej 10.5 Immobilis ad immobile lumen. Calamita 12,18 Immobilismanet, Luce 1.25 Indeclinabili greflu . Sole 1.120 Indefeffiue agendo. Cielo 1. 20.Globo 21.55 In motu immotum. Cielo 1.12 Innitar. Innefto 9. 340 Inuius exitus. Vua 9.249 Laborc& confiantia. Compaflo 21.37 Leggendo. Libro 19.11 Longo fplendefcit in vlu. Aratro 24.2 Malo mori. Ramarro 8. 157 Manca di luce al hor ch’ella fi fpegne. Lucer- na 15.80 Mori citius, quamdeferere, Cinghiale 5.206 Motu femper aquali . Rota 24. 38 Motus erit requies . Sole 1.115 Nec aduerfa retorquent . Calamita 12. 36 Nec diuellor flu&ibus. Spugna 6.173 Nec extinguitur. Cantora 12. 37 Nec firmitudine territus, Vro 5.491 Necfolium defluit. Palma 9. 126 Nec gelunec eftu. Amaranto 11.17 Nec ieipnio, necvia. Camelo 5.54 Nec inarido defit. Palma 9.133 Nec recifa recedit. Ellera 9.61 Necrecifus languet. Amaranto 11. 16 Nec retrogradior, necdeuio. Nec vetuftate fatifcit. Ape 8:39 Ne deficigt. Lucerna 15.82 Ne giamai per bonaccia, ne per vento. Lu- cerna 15-74 Neque mors feparabit. Sole I.121I Ellera 9.61 Cicogna 4. 151° Neutra vnquam alterius. Ni mancha, ni mudanza. Stelle 1. 237 Nottes, atque dies. . Horiuoloda rote 21.93 Non diuellar flu&tibus. Spugna 6. 173 Nonerrarò sio itarò fempre errando . Hori- uolodarotezI. 108 Non minuetur. Lunar. 189 Non nififra&ta. Caraffa 15.49 Non perde ‘rai per variate il guardo . Luna I.162 Non quatitur. Fortore: 4. 456 Quercia 9.170 Non refrigefcet. Fuoco 2.28 Nonvi, fed fepè cadendo . Pietra 12.109 Non vmbra defle&it: Luna eccliffata 1.227 Non vno decidit i&tu, Albero 9-276 Non vnoigtu. Ferro 13.22 Nunquam alatere, Aicione 4. 28 Nunquamalio . Sole 1.120 Nunquam decidet. Gru 4. 305 Nunquam deorfum. Fiamma 2. 37 Nunquam deficiet. Fuoco 2.9 Nunquam deferunt. Gru 4.312 Nunquam diflona . Cetera 23.3 Nunquam diuellar. Ellera9. 60 Nunquam languefcimus, Nungquam mutata fronde. Amaranto 11.12 Palma.9.125 Nunguam-non pariens. . Lepre 5.356 Nunquam ociatur. + Ragno 8.147 Nunquaun ficcabitur aftu. Mare 2.23I Nunguamfpoliata, Cedro 9.47 Nufquam finis . Anello 15. 3.Serpe 7.54 Oculo irretorto . Aquila 4. 103 Omnis expersmotus . i Stella 1.257 Percuflu crebro . Pietra 12.109 Procul,&diu. Giglio 11.37 Proxima femper. Stella Venere 1.263 Pulfando tandem. Picchio 4 388 Quam ceepi non deferam, Quis nosfeparabit, Girafole 11.67 Semper fertilis. Pino 9. 154 Semper honos, nomenque tuum. Ciprefio 9.51 Caftoro 5.132 Semperia@atus, femper ere&us. | Dado 18.E Semper idem. i Scoglio 2.383 Semper idem fub codem. Sole I. 120 Semper orbe pleno . Luna 1.187 Semper fuquis + Rofa 11.97 Sempre meco hò la luce. Sole 1.105 Seruabit odorem .. Giglio.11,41 Solum corona perfpicuum. Stat è quacunque . Granato 9:96 Palla 18.20 Stat dum voluitur. Palla 18. 17 Tarda fed feruentior, Tizzone 2.71 Tenui,nec dimittam. . Falcone 4.234 Validum noneximit tas . Cauallo 5.154 Vbique fimilis . Sole 1. 74 Vbi femel femper, Aquila 4.79 Vel cum pondere . Grù 4. 308 Verte, non extingues. Lucerna 15-85 Vertitur interca Cielo 1.7 Vefpere, & mane. Stella diana 1.264 Vires acquiriteundo. Arcolaio 15.3. Fiume 2» 259 Viuit ad extremum . Corda 17. 18 Vndecunque ad idem. Calamita 12.13 Vnicè , (DEL L'IMPR'ESE. Vnicè, &fèmper. Asbefto 12.7 Vnius coloris . Cigno 4. 163 Vfque ad finem fortiter, Ceruo 5.185 Vique perficitur. Oro 13.4 Non Perfeuerante , . Atcito deficit. Luna r, 200 Confummata minuitur . Luna 1.188 Cultura deterior . i Cappari 10... Dum proficit deficit. Horiuolo da Sole 21.63 Dux fuit eorum. Glottide 4. 299 Mutantur in annos. Alberi 9. 274 Solemnitati tantum. Albero maggio 9. 308 Souente trafpiantata non alligna. Pianta 9.281 Sumitur s& deponitur. Mafchera 25.47 Perfona difutile . Ncc efui, nec voluptati. Dugo 4.231 Tantum frugi. Porco 5.416 Pextinacia , vedi OStinatione . Mori potius quam deferere. Cinghiale 5.206 I Piacer mondano. . Abegitque,trahitque . Rofa 1.130 Alletta il gufto, & incatena il piede. Vino 9. A Allicit & decipit. Ciuetta 4. 183 Allicit,&elicit. Hamo 20. 39 Allicit, &incendit. Farfalla 8:114 Allicit vt perimat. Pantera 5. 394 Amaricata dulcedo . Sirena 3.68 Ample&endo profternit . Ellera 9. 59 Amplex?tur vt perdat. Scorpione 7.35 Blandimento pradatur. Pantera 5. 398 Breuis eft vfus. donefiore 11.11 Brevis,, &damnofavoluptas. Farfalla 8.120 Cantu irretit. Cardello 4. 145 Capio dum capior . Hamo zo. 38 Cautè legas. Rofa 11.113 Circumftant vndique fluQus Ifola 2.380 Citò arefcit. Fieno 10.21 Complettendo necat. Simia 5:453 Copia me perdit . Albero 9.377 Così viuo piacer conduce à morte. Farfalla 8. 114:!1 i i Cum ludit ladit. . Gatto 5.279 Cumple condar difgufto , yamargura. Sirena "3 6 sgibe i Dubium tenta: iter. Naue 20.49 Dulcedinenecat . Vipera 7.87 Dum ludit illudit. Ciuetta 4185 Eleuat vt allidat. Aquila 4 65 Enla vida efta la muerte. Vite 9.227 Et blandior & noceo . Cane 5.107 Et capio, & capior. Hamo 20.36 Etcumaculeisplacet. Cardello 4- 143 Et rubent, & pungunt.. Rofe 11.126 Ex cantu meeror. . Pauone 4. 368 Exiber vt adimat. Pri 20. 38° Exilit . &opprimit è atto 5.278 Extrema parte venenat. Scorpione 7.36 Feror vtfrangar. Teftuggine 6.190 Farfalla 8.116 Labirinto 16.51 Fiamma 2.50 Rofa 11.105 Delfino 6:67 Gioir pera. Gratifimus error. Haud mifcentur. Haud procul afperitas. Haud procul tempeftas . Illudit, & decipit, In nouiffimo fumus . Latet vncusin efca. -. Maturitate inclinatur. Metuenda procella , Mihipondera tuxus. Mors mihi eft. Mortem dabit ipfa voluptas. Multiplex, mox nulla. Ciuetta 4.183 Fiamma 2.48 Hamo 20. 37 Spica 10.25 Delfino 6. 67 Formento 10.29 Palma 9.132 Sirena 3.61 Peonia 11:92 Nec famem minuet. Roffignuolo 4424 Nec veftigia remanent. Ceruo 5-187 Noae vna. Fungo 10:38 Non femper clarum. Cielo 11:19 Obferatis auribus. Viiffle 3:74 Occidit'amantem - Vipera 7.87 Perdit quos deperit . Vipera 7. 87 Poft cantica funus. Cigno 4176 Prafagiunt imbrem. Ape 8.28 Pungit, &ardet. Fiaccola 2. 59 Qui me alit, me extinguit. Candela 2.790 Sentes tenaciter harent. Rofa 11.113 Se porta feco il mel, la punge ancora. Ape 8.6 Son le lufinghe fue fempre mortali. Sirena 3.6 Species decipit. Occhiali 21. 127. Labinnto 16:47 uo1 iti Fiore 1r.1 Statim languet . Sternit vbertas. A]bcero19878 Sub luce lues. Stellione 8. 173 Sub pace pericula claudit. Marez1253 Sub tranquillo tempeftas, Mare 21954 Surditate fecurus. ox Vliffe 3075 Venenata recondunt: Fiori pr:8 Volantes detinet. Vifchio 25:84 Piaceuolezza » : Amittit eundo . ‘© Arcolaio.15.4 At intus non renouabitur. Agnelios:3 Circumftexus ad vlum. Cerchio 17.4 Dulcedine tata. Liva:23--19 Et molli:cauatur. Pietra 12.108 Firma licetinfirma . Canna 9. 36 Fle&or,non Yfrangor. Canna:9337 Haud procul afperitas.. Rafa x1.109 Haud procultempeftas. . 1105: Delfino: 67 In quafcunquce formas., Lama di:ferro 13:37 Inter omnesmiti$ . Pecora 5.404 Ire\docet. > Orfeo in nàu® 20096 Lenimine acutius. .;0.Spdida 22. ppd Mensignara nocendi. oPecoras.gof Omnia traham. Paoteras: 396 Piegandomi lego . Salcio 9. 183 Quo mollius , co fuauius. Balilicò 10.50 Si deferarefferar / nAequa 2207. Vndique inermis . . 1» Pecora; 402 Picciolezze eftimabili. n binnl Addito minimo maximum fietè .O-ro.rs Aptavel adnecem. (Spina 9. 196 Hinc attollere moles. Legno 9. 335 Maiorin mina virtus. Ape 8, 40 Maxima de minimis. Minima maximam facit. Mollior frangit . Ne compleat orbem. v Fiume 2:267 Mortaio 17.73 Pietra 13.111 Palla 18.19 Rarò. i Scacchiere 18.54 Subeft, (ed obélt. Delfino 6:75 [4 $. Precro APPLICATIONI VARIE rai S.Pietro Apoftolo, : Alta petit impaftus. Falcone 4.233 Atimago per inuerfum . Acqua 2.224 Et illaqueata foporem. Capra 5.120 Et imagine pollet. Capra 5. 121 Haurit ex alto. Secchia 15-107 Indurabitur. Corallo 12.50 Ne l’onde ondeggia sefrà Ie pietre e pietra.. Corallo 12.55 Seruatur carcere; Vccello.4.3 S, Pietro piangente, Albefcit vtroque. Tela 15.145 Alterutro commoueor infpefto, Leone5. 321 Ceelefti lumine languet . Neue 2.138 Emergo lucente fole. Loto 10-56 Inlachrymis feracior, Vite 9.231 Renouatur abluta+ Aquila 4-56 $ic gratior. Elefante 5.248 Solut dumvidit, Sole 1.49 Vt purior fiam. Cigno 4. 166 SS. Pietra, e Paolo, Cum luce falutem. Caftori 1.253 Dirigit vtraque curfum. Torre 16. 114 Et conformitate confpicui. —Pietre.12.117 Hic regit, ille tuetur, Spada col libro22.112 Poema ereico,. °.Nonnifi grandia canto. ‘Fromba 22.124 pilu Poefia, Poeta, « Ammaeftra e diletta. Scena 25:65 Anguftijs fonitum . Tromba 22.122 Diuina fibi canit, &corbi. Cigno 4.161 Dacet; &dele&at. —Horiuolo dasole 21.71 Flatu fauoni concinet. Cigno 4. 179 Genio, & voluptati, Mirto 9, 117 Latet vncus inefca. Hama 20.37 ‘ Natura, & arte. Fonte 2.305. Papagallo 4:347 Nonvagus vagor. Compaffo 21.38 Peetora mulcet, Lira 23.13 Spiritus aliunde, Tromba 22.121 i Potenza, Claudit, & aperit. Chiaue 17.16 Conantia frangere frangit. Scoglio 2.386.388 Et rugitu terrefacit. Leone 5.318 Fugart afpeQu- Leone 5-335 - 1Qus repellit. ‘Incuggine 17. 33 Immotus. frangit. Scoglio 2.386 387 Ledit nonleditur. Salamandra 8. 165 Mevengo,y no mecanfo, Elefante 51253 Mihi terra, lJacufque, Rana 6.137 Mole fua ftat. Colonna 16 33 Negata rentat iter via, Aquila 4. 110 Nemo domafe poteft. Manticora 5. 371 Obftantia foluet. Sole 1.50 Ogni durrompe; edogni altezza inchina. Ful- mine 2, I6O vii Paranimo robur. Leone 5.328 Ponderibus librata fuis . Terra 21. 47 Prope; & procul. Campana 14. 7 Sin pelear me vengo, Eletante 5.253 Stat aquacunque . ‘ Palla.18.20 Sublimitate fecuritas. Airone4. 19 Suisviribus pollens. Elefante 5.240 Suo fe pondere firmat. Terra 2.330 Superiora illafa. . Olimpo 2.373 Vbique, .av Haffa 22.64 Vis altera leuat. Diamante 12. 79 Poyero, Pouertà. Aciemreftituie . Altior quo anguftior, Anguftijs fonitum. Ar foli propior. Lima 17. 54 Albero 9. 292 Tromba 22. 122 Luna vuota 1.162 Capiant, ne capiar. ‘Caftoro 5.130 Cortice fpoliata perennis, Pino 9.151 Decrefcendo fplendefcit. Aratro 24.1 Deficiendo {ubtilior. Piramide 16.79 Defluens eleuor, Acqua 2.213 Defcendenda afcendit, Acqua 2. 301 Deferar edentulus. Elefante 5.264 Diminutys fplendidior. Aratro 24. I Effugit immodicas. Barca 20.11 Ex latioribus ad anguftiora. ‘Trafila 17.111 Exterit, fedtacuit. Lima 17.53 Extra fpin& tantum. ÉExutus venuftior, Facilis ia&ura . Fit purior hauftu. Frigore perficitur . Frultra agitur vox irrita ventis. Haud ledar, Caftagna 9. 34 Serpente 7.46 Vento 2. 193 Pozzo 2. 326 Cauolo 10:12 Cane 5.78 . Elefante 5.264 Hinc procul perco, Piraufta 8.143 Humiles, & abfgue nodo, - :‘Giunchi 10.43 Humitiora minus. Fulmine 2.154: Monte 2.354 Imminuta grandefcet.?. Pianta 9. 297 In anguftiori fubtilior, . Trafila 17-113 In arido viret, Cappari 10.6 Inopia inte&um., Edificio 16.6 Lafciaidi mela più vil parte à dietro, Elefan- te 5.239 Leuabit fe. Albero 9.295 Lucemdabit. -Legno 2.77 Miferrimi laboris vicarius ; Afino$.39 Non indiget auro. Stella 1.249 Nudus licet cx fe ftar. Giunco 10.44 Parua fed non fegnis. Ape 8. 12 Paupertate feracior. ‘ Vite 9.315 Perdendo acquifto . . Candela 15:79 Pereantme peream., , Naue 20.93 Polior dum fpolior.: Legno 17.83 Più bella, e più (pedita, Serpe 7-72 Plagis, & oneri, .t Afino 5.29 Pondereerigor, Stadiera 21.16 Premitur non opprimitur. Sole 1.143 Pretiafo teforo in fe nafconde. Conchiglia 6.48 Proie&isagilior. Cero 5.194. Proximitare feeuritas, Barca 290. 10 Ramis recifis altius . Pino 9,15% Receptura defpicio. Scolopendra 6.163 Recifo cortice viret, Pino 9.151 Reti&uro fatis. Nido 4. 484 Securus abibo . — Caftoro 5.139 Sempre à maggiori anguftie jo mi riduco. Tra- fila I7.ILI i Sine macula. Luna 1:157 Sine ponderefurfum , Apode 4. 34 Spoliata ditior. Viteo.215 Spoliata illuftrior, Serpe 7.43 Superueftitur . Serpe 7. 44 Surgit inane . Vouo 4. 466 Tacita DELL’'IMPRESE,; Tacita dentr'a1 gufcio ogn’hor ficura , Teftug- gine 6. 183 Tanto vberius . Vliuo 9.257 Vna falus ininopia. Lepre 5: 357 Vt abundantius habeat, Vite 9.238 Vtcitius, Vua 9.245 Vi meliorem induam . Serpe 7.44 Prattica, vedi Compagni”. Collifione ignis. Pietra focaia 13.128 Commixtione clarior. Campana 14.10 Flammefcit vterque. Allvro 9.20 Predeftinatione , Rota da vafaio 24 51 Quo cadatin dubio. Albero 9. 305 Quocumque ierit . Gallina 4.280 Tutte ad vnfine,ed vna fola al fegno. Berla- Incertum. glio 22. 49 Vnus accipit» Cauallo 5.165 Vecemiequuntur. Gallina 4.274 Viusà figulo. Vafo 15.163 Predicatore. - Ab eodem varia. Fornello 16.42 Ab igne fonitus. . Razzo18.47 Accepto fpiritu. Nubedi creta 25.53 Alijs inferuiendo confumor . Ponte 16.82 Alijs lucens vror. Candela 15.22 Alijs preftat. Cane 5.66 A lingua iubar» Lucerna pefce 6.105 Alseri partam. Cane 5.66 Alterutri provdet opportune, Riccio 5.429 Ammaeftra e diletta, Scena 25 65 Ardeat vt feriat. Artiglieria 22. 30 Afpirantibus auftris. Naue 20. 57 Calore feetabit. Vouo 4. 468 Cantu ciere viros . Gallo 4.283 Clamat vtcongreget. Gallina 4273 Clamofior no&e profunda. Gallo 4294 Carleftia monftrat. Globo 31.54 Cceleftia fcandere docet. Quadrante 21.135 Co’ canto il giorno;edi notte co'l foco. Vcello rifplendente 4.462 Conel foflo l’ahuyenta. Conficere eftanimus. Conftruit,& deftruit, Confumitur,at olet. Dantlumina voces. Dat ignisfonitum. Artiglieria 22.29 Dat pretium f{upcris. Conchiglia 6.57 Dei teloni del Cielo il prezzo accrefce. Con- chiglia 6.57 Dele&ant, & ivuant. Dele&at, fapit, nutrit. Delertis femina terris - Diletta confummandofi, Diffoluar, vtfoluam. Diuesin omnes. Ceruo 5.177 Cicogna 4.153 Martello 17.63 Incenfo 14.37 Cicala 8. 105 Cedro 9. 41 Arancio 9,27 Carro 24.6 Incenfo 14.25 Nube 2. 117° Nube a. 111 Docer& dele@at. Horiuolo folare21:71 Dum pihil hercat, Campana 14.13 Edoa&a fuauius. Roflignuolo 4423 Effluendo confumitur . Nube3. 122 Elicitinde vocem. Statua 16.56 E punge ;€ piace. Rofa 11.120 Errantem dirigit harens. Calamita 12.26 Errantesreuocar. Campana 14. 14, Torre di Lanterna 16. 130. Et cum aculeis placet. Cardello 4. 143 (Et fibi, & alijs. Colomba 4. 193. Et varietate placet Menfa 15. 87 Exardefcet ignis, Specchio 15.126 Excitat ad opus. Ape8. 52 Excitat,& dirigit. Horiyolo da rote 21. 101 Sprone 25.73. Excutit,inde canit. Gallo4. 284 Ex omnibus congregat. Rete 20.101 Exors ipfa fecandi. Cote 12. 58 Extinguarvt luceam. Candela 15.24 Extrahitabimo . Oncino 17:74 Extrahit latitantes, Ceruo 5. 178 Flores mei fru&us, Fico 9.74 Formatignitum. Ferro 13.26 Gemitibus gaudet, Colomba 4.195 lacentesexcitat. Gallo 4.287 Idemcantus, & gemitus. Tortore 4.453 Incendiafurgent. In tempore fuo. Inuifa nocenti. In tenebris clarius, Intus quo fons In tutumallicit. Pietra focaia 12.129 Horiuolo da rote 21.102 Cicogna 4. 153 Carbonchio 1343 Lanterna 15092 Lanterna 15.97 Inundatione ferax, Nilo 2.297 Iugiteremanans. Fonte 2.315 ucem ex alto. Candela 15.16 Mage fonora non herens. Campana 14.13 Manatafliduo. Fiume 2.263 Mirum congefta liquorem. —Lambicco 17-49 Modo fpiritus adfit. Nube di creta 25.52 Mouet in quamcunque. Tromba 32.120 Necfemel,nec fimul. ‘Grano 10.33 Non ad chorceas. Organo 23.23 Non alta, fed apta . Saetta 22. 88 Nonliuore liuor. Riccio 5.433 Noafibi,fed domino. Non vagus vagor. Nunquam procul a fole, Sparauiere 4. 433 Compaflo 21. 33 Mercurio 1.274 Oblique, & vbique . Sole 1.124 Obliquus, non deuius . Fiume 2.269 Odor, & fru&us. Pino 9.155 Ore legunt fobolera. Ape 8. 48 Plena refundit. Fonte 2. 333 Predaturerrantes. Rete 20.193 Lambicco 19.37 Naue 20. 55 Cane 5.84 Specchio 15.127 Stella pefce 6.177 Gallo 4.284 Fonte 2.322 Pallone 18.31 Trapano 17 121 Pretiofumà vili. Procul adueéta gratior. Prohibet, & indicat. Qualisineft celo . Quafi facula ardet. Quatit ante cantum, Recipit & refundit , Repletuseleuabor. Ritè, licet varie, Rore; & colore + Vouo 4 465 Saluti, &fiti. Alicorno 5.17 Sat vel vna labori. Perla 12. 96 Saxum licet aurì index . Pietra di paragone. 12. I Sc siaotina excitat alios, Gallo4. 284 Sibi canit,g orbi. Cigno 4 161 Singulis equè. Rondine 4 401 Soic fub ardenti» Cicala 8. 107 g 2 Sonitys vere * — APPLICATIONI VAREE? Sonitus ab igne. | Artiglieria 22:29 Monet, &munit. na. Torre 16; 117 Sopitosfufcitat. Horiuolo da rote 21.101 Non dormit qui cuftodit. Gallina 4 268 Spirat accepto , * Manrtice 17.59. Non viro virulenta difperdo . Ramarto 8.157" Stà volteggiante ,cincuora, Infegna22.70 Non vifed virtute . Ambra 12.5 Teritur dum deterit. «Lima 17:56 Omnibus idem. Specchio 15.119 Traham fi caleam. Ambra 12.2 Peroppofita ad idem. Sega 17.88 Trahit arduus ima. Calamita12:33 Proculab iftu. Mano 3.85 Traido in lluuia buelto, Vaporez.100 Pungit & recreat. Rofa 11. 121 Tranfgreffa ivuat. Stella diana 1.267 Purgat & vrit. Fuoco 2.14 Varietate placet. Ghirlanda 25.3» Quatit ante cantum. Gallo 4.284. Vires, animumque miniftrat. Tromba 22.119 Reprimit, &impellit. Sprone 25.74 Voce mugitaliena. Toro di Perillo 5-473 Refpicit eque. . Sole 1.68 Vret aduftus. Carbone 2.85 Somnolentos increpat . Gallo 4.287 Vtile dulci. Ape 8.54. Siringa 23.34 Sontemvlcifcitur infons. .. Ramarro 8. 157 Vtin orbe pluamus. Nube 2.119 Spedtatur cumdeficit. Sole 1.149: Predicatore fruttuofo, e che Saccommoda a tutti. Splendidior:quo altior. Candela 15.30 Cantu ciere viros Gallo 4.283: Suftinet,& abftinet. Cameto 5.55 Extrahitabimo. Oncino 17-75 Tacentes excitat. Gallo 4.287 Inundatione ferax. Nilo 2.297! Nel fiore i] frutto. Cedro 9. 44 Non altè; fed apte. Saetta 22. 88 Noa vultus,noncolor vnus. Luna 1.181 Oblique, & vbique. Sole 1.124 Opportunè fecundat. Neue 2. 144 Rite licet varie. Trapano 17. 121 Somnolentos increpat . Gallo 4.287 Predicatore vitiofo . Alget;& vrit. Criftallo 12. 66 Animatexanimis. Congregat , fed cui? De tenebrislucem, Tromba 22.125 Formica 8.127 Fiaccola 2. 62 Dux fuit eorum, Glottide 4.299 . Exorsipfa fecandi. Cote 12.58 Intrudit non captus, Delfino 6-77 Ipfe congregaulr. Grù 4. 320 Mihi deterius. Staccio 15.63 Parit, nec concipit eftum. Caratta 15.53 Perit dum parit, Vipera 7.89 Se pretiofo hò il canto, hò l’efcaindegna. Paf- fero iolitario 4.350 Vel fra&ta vincio . Corda 17.19 Prelato , vedi Superiore , Gouerno . :AEquipondijs remperatio. Horiuolo da rote è? 2465 Alijs.ducens vror . Altiot quo fplendidior. Cenfurg patet. Candela 15-28 Candela 15.37 ‘Luna ecclifiata 1.231 Cohibet. Freno 25.8 Corrigit,& dirigit. Baftone 45 Dirigit. Timone 20.107 Dux oberranti. Eleuor vteleuem. Eleuor vt fulgeam. Errantes detinet. Et mihi ftabilis error. Et profundiffima quaque. Et fibi & alijs. Excitar & dirigit, Extrema copulat. Tacentes cxcitat. Laboraui fuftinens, Maieltati, & ponderi, Me ftante nil timendum. Elefante 5.246? Fonte 2.309 Vapore 2.102 Bafton paftorale 14. 6 Orfa celefte 1.284 Aquila 4-49 Colomba 4.193 ‘Sprone 25.73 Serpente 7. 55 Gallo 4.287 Albero 9. 326 Colonna 16.25 Grù 4.309 Terra foetibus. Traido n: lluuia buelto . Vigilar, & corripit. Virtute previa. Stella 1.242" « Vapore 2. 100° Verga 9. 333 Tempio 16. 105 Virus non viro . Ramarro 8. 157 Vtile dulci. Siringa 23.34. Prelato mancante di refidenza . i vedi Abfenza dIddio . Hinc abeft Apollo. Carro 24.11 Premio . Alit artes . Ghirlanda 25: 37. Et cum aculeis placet. Cardello 4. 143 Ob ciues feriiatos.; Ghirlanda 25-33 Perche più pronto a la fatica io torni. Bue 5.4I Pium reddit. . Zaffiro 12,142 Pretium virtutis. Croce 14.20 Propinquiori . Berzaglio 22:45 Seruanti ciuem. Quercia 9.177 Vi&ori debita. Corona 25.20 Vis'altera leuat. Diamante 12.79 Premio, epena. Ferro & auro. Prencipato Prencipe . A Deo. Scettro 25. 66 Adogn’ombra d'inciampo ilcorfo arrelta . Ho- riuolo'da rote 2 1.107 Alteri traditur! Fiaccola 2.65 A tant’opra non val chi non sà l’arte. Feton- te 3.24 Cenfura pater, Curfum dirigit. Elcuor vtelenem.. Globo 21.49 Luna eccliffata 1.231 Fiamma 2.40 Fonte 2. 309 Elcuor vt fulgeam. Vapore 2. 102 Et maieftate preltans, Aquila 4.79 Etrefpondere paratus. ... Vitelmarino 6.214 Et vehit,&vehitur. Carro 24. 7 Corona 25 2I Globo 21.49 Fallax bonum. Ferro &cauro , Incorrupta fide . Cane 5.113 Indefeflus & vndique. Sole 1. 149 In latus omne patens. Torre 16.121 Manens attollivalia. Rota 24 44 Nec. cominus vro. Fuoco 2.7 Noncorufcat in tenebris. Pauone 4. 367 Non dormit qui cuftodit. Gallo 4.268 Non femper clarum . Cielo 1.19 Specchio 15.419 Omnibus Omnibus idem. LO "pi DELL'IMPRESE, Omnibus fufficit. Sole 1.70.& 116 Operofior vnde (plendidior . Lunar.150 O fubirò bajar. > Saetta 22.85. Patet omnibus, “Piazza 16.6 Per non dormire. Corona 25.19 Prabet tantumdem fingulis. . Sole 1.58 Protegen pero deftruyen . Ale 4.477 Prouocat exemplo. Aquila 4. 116 Rcebus adeft. Sole 1. 102 Regit & corrigit. , Freno 25.9 Regnando feruo . Scettro 25.68 Riprende quanto verfa . Fonte 2. 304 Stabilifque manens datcun&a moueri . Terra 2. 331 Bisio amanter. Ape 8. 30 Tuetur, & arcet . Torre 16.131 -Vicifimtraditur. Fiaccola.2.65 Vigilat, & corripit. Baftone9. 333 Vis ab origine pédet . Acqua lambiccata 2.227 Vrluceat omnibus. Candela 15.35 Vi profim. Ape8.41I a Prencipe affettuofo, Alijs inferuiendo confumor.. Ponte 16. 82 Patet omnibuse. Piazza 16.68 Prabet tantumdem fingulis . Sole r. 58 Protegit, & nutrit. Pomo 9. 165 Quia innocens imperat. Ape8. 4 Redolent, fanantque . Rofe 1r.109 Regni clementia cuftos. Elefante 5.233 Semperfuaues. Rofe 11.97 Species exhilarat. Iride 2.168 Stipatus amanter . Ape 8. 30 Vifcera felle carent . Delfino 6.80 Prencipe forte , e prudente , Et docet , & probat . Aquila 4. 105 Illafa fuperfunt. Armi 22.... Inconcuffa manet . Naue 20.91 © Nec conduntur, nec retunduntur . Armi 22.22 Non maieftate fecurus . Leone 5. 330 Non folum armis. Artiglieria &c. 22.... Summa, &ima. Aquila 4. 82 Vtfciat regnare. Leone &c. 5.288 4 Prencipe giufto . Zquè impartitnr. Horiuolodarote2r.81 Alta,duraque conterit. Fulmine 2.159 Educunt peflimum . Ventofe 25.82 Per folleuar altrui ftruggo me fteffa. Candela Exudat inutilis humor. Ellera 9.71 15-28 ..Feris tantum infeftus. Cane 5-74 Pro lege, & pro grege . Pelicano 4.370 Fugat, & fouet P vento 2. 190 Prencipe amaro. È Infeftus infeftis - Elefante 5.230 Garicarla,ò fpezzarla . Baleftra 22.42 Mocentibus noxia. Fraffino 9.81 Prencipe benefico,vedi Prencipe liberale. Non femperclarum. Cielo 1.19 A forti dulce . Leone 5.320 Conftanter ab alto. Horologioda Sole 21.74 Diues in omnes. Nube 2.111 Dum fpe&at ditat. Cielo 1.9 Hauftu clarior. Fonte 2. 299 Indefeflus,& vndique . Sole 1.69 Non fineluminetegit, . —Scudo22.104 Occulto omnia femine . Sole 1. 99 Omnibus fufficit . Sole 1.116 Protegit, & nutrit. Pomo 9.165 Qua tribuunt tribuit. Monte 2. 352 Sin perdida de tu luz. Candela 15.38 Tuebitur omnes. Altare 14.4 Vmbra rependitur humor. Fiume 2.268 Vnaomnes. Rota da pozzo 15.110 Preneipe benigno . Eleuor, vt eleuem. — Fonte2.309 ‘Etrefpondere paratus. Vitelmarino 6.217 Ferrea virgaeft,vmbratilis i&us. Horiuolo fo- lare 21.63 i Humilior quo onuftior. Albero 9.279 Tam illuftrabit omnia. Sole 1.52 Inundatione ferax. Nilo 2. 297 Lego piegandomi. Salcio 9.183 Lente ne laedat.. | Elefante 5.232 Luce apposto , e bonaecia . Iride 2.167 Maieftate tantum. Ape 8.4 Manensattollitalia . Rota 24.41 Nec fallit euntes. Galaffia 1.286 Nec irafci quidem. Ape 8.29 Nil quod laedat habet. Lancia d'Achille 22.73 Nondifdice all'altezza il capo chino. Giglio 11.50 Nonexoratusexorior. Sole 1. 37 Non vi, fed gratia. Pantera 5.399 Non folum armis. Obliquantes cuellit. Omnia equat. Omnibus aque . Omnibus idem. Artiglieria 22.36 Martello 17.67 Archipendolo 21.2 Bilancia 21.11 Bilancia 2I.1I Redde cuique fuum. Bilancia 21.11 Sordida pellit, Criuello 24.18 Tardiffime velox. Saturno 1.261 Virulento virus. Fraflino 9.81 : Prencipe giu/to, e benigno . Abigitque trahitque. Rofa 11.130 Agro dolce. Granato 9.99 Cumlenitate afperitas. Rofa 11.110 Deijcit,& extollit. : Mare 2.238 Difcutit, & fouet . * Sole 1.47 Et tego, &tero. Torre 16. 127 Expellit, & allicit. Alicorno 5-14 Ex vtrifque fecuritas + Gemino fpeetabilis vfus. Haec nutrio, hac noceo. + Humiliat, & fubleuat . Sole 1.81 In opportunitate vtrumque . Vliuo 9.255 La pena à pochi, & il terrore à molti. Fulmine 2. 164 Milcet vulnera fauis . Ape 8.51 Mellifluam allicit, venenatam fugat. Giglio 11.44 Nutrifco, & eftinguo . Salamandra 8.159 Paucis minatur, omnibus fulget.Cometa 2.187 Pede vtroque, fed varie. Cigno 4.17: Perimit, & tuetur. Scudo 32.56 Seruat,& profligar. Cicogna 4.159 Trahit, & retrabit. Calamita 12.19 Secchie 15. 105 Scudo 22. 102 Paftinaca 6.118 Vni falus, alteri pernicies. Rofa 11.96 Vtriufque auxilio. Fiori 11.4 e 9 Vulnus, APPLICATIONI VARIE ‘Vulnus, opemque berit. Hafta 22. 61, Scorpio» ne 7.31 Fa Prencipe indipendente A fe pender. Ramo 9. 320 Non mutuata luce + Sole 1.38 Nullius egeo - Nautilo 6.115 Per Jo fuo proprio fondo immobil refta. Sco» glio 2.385 Per fe fulget. Sole 1. 38 Pondere fixa fuo, Quercia 9.176 Ponderibus librata fuis, Terra 2.330 Se tutiffimus vno. Riccio 5. 43% Suo fe pondere firmat, Terra 2. 330 Prencipe letterato, E qual la prende, e qual l'è prefto arrefta - Capra 5.117 Nunquam proeul à fole, Stella Mercurio 1.274 Prencipe liberale, Alijs praeftat opes. Naue 20. 73 Hauftu clarior. Fonte 2.299 Hoc habeo quodcunque dedi. —Aquila 473 Inundatione ferax. Nilo 2.297 Quod mihi, hoc alijs. | Prencipe pio, Ad fidera vultus. Afpicit vnam, Hic tutior. Nec fine lumine diues» Aquila 4.102 Calamita 12.9 Cicogna 4. 149 Perla 12. 100 Non alio fidere . Naue 20:77 Vnum afpicit aftrum. Naue 20.83 Prefenza + Animi interna recludit. Capo 3.78 Confpicua qua confpicit. Luna 1. 169 Minuuntur acceflu . Luna 1.217 Non cernuntur , & adfunt. Stelle 1.14 Proximitate decrefcit . Luna 1.217 Sotto deforme afpetto anima vile, Rofpo 7.28 Prefenza de Maggiori. Addit animum. Cauallo 5.152 Corrigenda, aut probanda, Specchio 15.108 Curfum dirigit. Fiamma 2.40 Dum refpicis detegor. Loto 10.58 Emergo lucente fole. Loto 10.56 Et cortex ad vfum. Zucca 10.89 Ex afpe@uviia. Ex intuitu quics. Calandra 4.135 Sparauiero 4, 43% Fugat afpedtu. Leone 5. 335 Fugor ex intuitu . Leone 5.287 Hoc oriente fugor, Lupo 5. 363 Igneus hinc vigor. Sole in Leone 1.131 Infrenabit Apollo. Caualio 5.171 Oculis vitam. Struzzo 4.441 Per vada monftrat iter. Torre 16. 110 Rebus adeft. Sole I. 102 Horiuolo da Sole 21.60 Girafole 11, 69 Si afpicis afpicior. Si refpicis afpicio , Soluit dum vidit, Sole 1.49 Stant proculab vmbra. Fraffino 9. 80 Venenofa repellit» Fraffino 9:82 Vrget amata prafentia . Pernice 4.382 Prefenza noceuole, Minuuntur acceflu . Luna 1.217 Nihil ante te. Candela 15.24 Proximitate decrefcit. Luna 1.217 Callionimo 6.28. Prefenza d’Iddio, vedi Abfenza d'Iddio. Accedente florefcet. Albero 1.128 Addit animum. Cauallo 5.152 Ademptum redimo. Sparauiere 4. 427 Aduerfo fole. Iride 2. 169 Alit afpe&us. Aquila 4.106 Arduus ad folera. Serpe 7.63 Augens decoro lumine, Buena guia, Certa quies. Colomba 4.210 Stella polare 1.258 Alcione 4-23 Cohibet. Freno 25.8 Così fenz'ombra, Piramide 16.71 Dat vires, i Sole 1.95 Dealbabor. Orata 6.115 Difcutit, & fouet, Sole 1.47 Diffipabit. Sole 1.48 Donec longinqua. Palma 9.124 Dulcis erit, Vuao. 241 Dum fpe&at ditat, Cielo 1.9 Dum video non timeo. i Torre 16.119 Ex afpe&u tranquillitas. Alcione 4.24 Ex afpe@u vita, Calandra 4.135 Format obtutu . 1 Struzzo 4. 44I Haud circumftant noxia. Anthia 6.20 Hinc candor, Tela al Sole 15.144 Hinc dulcefcet . Vua al Soleg.24t Hinc proculvmbre.. Sole 1.110 Igneus hinc vigor. Sole in leone 1. 132 Il fuo {guardo fa l’huom lieto, e felice. For- tuna 3-29 ° In faccia al mio bel fol mè rifo il pianto. Iti- de 2.181 In melius refert. Albero al fole 9.299 Innoxius ere&us . Toro 5.467 Languefco fole latente. Fiore 11.20 Lumen eunti. Luna 1.207 Mutat in aurum . Sole 1. 62 Nil fine te. Horiuolo folare 21.59 Niucum dat vifa decorem. Luna 1.206 Nos nihil. Horiuolo da fole 21. 75 Oculis vitam. \ Struzzo 4 448 Propinquitas feracitatem. Mirto 9. 116 Renouata iuuentus , Aquila 4-56 Sic viuam. Aquila 4.44 Sole fub ardenti. Cicala 8.107 Sub fole labor. Ape 8.25 Te radiante micat. Iride 2. 179 Torpentia frigora foluet, Sole 1.83 Tua ope feruet opus. Ape 8.25 Tuetur dum intuetur. Struzzo 4.443 Vires vtrinque refoluit, Virtus hinc maior. Vrget amata prefentia, Vtrinque vires eneruo . Cl Preftezza + Ante ferit quam flamma micet, Pietra foca» ia 12.127 Aut cito, aut nunquam, . Leopardo 5. 348 Confilijs inimica celeritas, —Alicorno 5.24 Con vn guardo lo forma, clodipinge. Sole 1. II Diamante 12.79 Afpalato 10. 3 Pernice 4.383 Diamante 12,79 Haud quaquam mora » Arco 22.16 Matura. Granchio 6.92 Necdum intonuit. Artiglicria 22, 49 Nog&e DELL'IMPRESSE, Note vna, Fungo 10.39 Non fuftinet motas. Pernice 4.381 Paret vfque inoccidentem. Fulmine 2.157 Parua!, fed non fegnis. Ape 8.12 Sitangar. — Archibugio 22, 1 Tonitru velocior igtus . Fulmine 2. 156 Velocitate preftat. Luna 1.156 Prigione , Anguftijs efferatur, Leone 5.340 E carceribus alas, Baco 8.77 Il mal mi preme , e mi fpauenta il peggio. Vc- cello 4.5 In captiuitate fecurus. Refurgit clarior. Seruater carcere. Seruitute clarior. Vinciorvt erigar. Ceruo 5. 200 Baco 8.75 Vecello 4. 3 Papagallo 4.344 Trottola 18.60 Vit purus hinc cuolem. Baco 8. 64 g0:, Principio , A luce primordia ducit.. Stella pefce 6.182 «Cibo potiori prius . Agila 4-63 Etiam fulget apicibus. Luna 1.198 «Ex fumo lucem. Lucerna 15.78 Hinc attollere moles, Legno 9. 325 Hinc exordior. Gallo 4.290 Incendia furgent . Pietra focaia 12.129 Lucem dabit. Tizzone 2.77 Lux proxima. . — Tizzone 2.77 Maximade minimis. Cocodrillo 6. 40 Meus ignis ab ortu. . Lucciola 8. 137 Tempore virga fui. Albero 9. 307 Prinato di Prencipe . . Haurit exalto. Secchia 15.107 Idem & alter. Sigillo 19.29 Joui, & fulmini. Monte 2. 353 Lumina perdit . Luna 1.211 Mens agitat molem. Cielo 1.5 Moftra ne lampi altrui lafua chiarezza. Spec- chio 15- 137 Poft luminare maius. Luna 1.172 roxima prima. B 19.2 ior afpectus, Aquila 4.82 Prodigo, Congregata difpertit. Nube 2.116 Donec difperdat . Loxia 4. 327 Quant'accoglie diffonde . Vafo 15.168 Quod mihi, hocalijs. Aquila 4.102 Tantum frugi, Porco 5. 416 Prodigo Ewangelico. In reditu gratior. Luna 1.170 Redit &iterum. Luna 1.173 Retortus ad fe ipfum. Produttione, Celeriter floreo . Copia me perdit . Deciduis fubnafcuntur ali). Arancio 9. 28 In germine plures, Granato 9.100 Mentre che fpunta l’vn l’altro matura. Cedro 9:45. Semper fertilis. Sternit vbertas . Cerchio 17.15 Mandolo 9.108 Albero 9. 277 Pino 9.154 Albero 9. 278 Profeti, Aduerfa manifeftat . Alieno loqpituy ore. Banderuola 25.2 Papagallo 4. 342 Calefceimus illo . \ Corrufcant accenfi, Corrufcant & ardent > Carboni 2,80 Dant lumina yoces. Cicala 8. 105 Diftinguens admonet, Horiuolo da rote 21.80 Et remotiffima prope. . Cannocchiale zI. 2 3 Cicala 8..f0s Carboni 2,8I Et vehit,&vehitur. Carro 24-7 Flabit agitatus. Mantice 11.70 Format ignitum. Ferro 13.26 Haurit ex alto, Lucem.ex alto. Modulabor afflante, Cigno 4.178 Ni prius attrahant, Mantici 17.65 Que alzato per me non fora mai. Auoltoio 4. 126 Recipit &refundit, Recondita pando. Silet dum non atdet. Spirantibus internitent. Spirat accepro. Spiritus aliunde , Voce mugit aliena. Vt intusmoueor. Profetia adempita . Nec vnum cecidit. Granato-9. 91 Profitto. Acquirit eumdo, ÎNauezo, 52. Fiume 2.259 Secchie 15-107 Candela 15.22 Fonte 2; 322 Giano 3.32 Cicala 8.103 Smeraldo 12. 141 Mantice 17.59 Tromba 22.121 Toro di Perillo 5.473 Horiuolo da rote 21.83 Adhuc altiora. Torre 16.134 Ad fublimia retrorfum. Granchio 6.95 Aliquando plena. Luna 1.149 Attamenfitio . Orige 5. 380 Autcurfus, aut cafus. . Rota 24.43 Completur curfu. Luna 1.190 Crefcer dum Vviuet . Orfo 5. 390 Cocodrilio 6. 38 Cum tempore crefcit. Fiume 2.288 Defluens affluit. Di maggior luce vaga. Luna 1.151 Diuturnitate fragrantior. Giglio 11.32 Donec defecerit non conuertetur. Saetta 22-83 Donec impurum. Criuello 24.17 Donec purum. Oro'nel cruciuolo 134 Donectorum impleat orbem. Luna 1.151 Et non parta fequor. Aftore 4.125. Sparauie- re 4.428 i i Ex candido candidior.. Perla 12.93 Ex fumo lucem. Lucerna 15:67 Ex latioribus ad anguftiora. Trafila 17.111 Frumenta fequentur. Mandolo 9.110 Immotum in motu. Ciclo 1.12 Lumine proficit. Luna 1.195 Magnitudinis cius non eft finis.Cocodrillo 6.39 Meliora quaro . Bue 5-36 Ni currat labitur, Rota 24-48 No&e dieque. Naue 20. 100 Nondum in auge. Sole 1. 88 Non illaudata fenedtus. Barbo 6.27 Nulla retrorfum . Scarpa 15.102 Nunquam dicit fufficit » Fuoco 2.20 Nunquam non pariens. Nunquam retrorfum . Fiume 2,260 O‘fubir, ò bajat . Saetta 22.85 Parta tenensnon parta fequor. Sparauiero 4. 428 Plus vltra, Lepre 5-356 Colonna 1649 Puriora APPLICATIONI VARIE Puriora fecernit. Criuello 24. 56 Quid in viridi ? Giglio 11.40 Quoufque regnet . Pedona di Scacchiere 18.52 Redibo plenior. Luna 1.153 Semper abundantius. Fiume 2.259 Semper ardentius. Aquila 4-97. Cauallo 5-15 Semper furfum . Fiamma 2.33 Sene&ute faecundior. Fico 9.77 Se fe melioribus offert. Vite 9.203 Bombarda 22.4: Edificio 16.6 Turgefcit in altum. Palma 9.138 Vetuftate proficit. Vino 9.254 Viresacquirit eundo .. Fama 3.20. Fiume 2... Supereft curfùs . Surget opus. Vilterius. Porco 5.414 Vfque ad finem fortiter. Ceruo 5.185 Vt purior fiam. Cigno 4.166 Promotione, vedi Elettione. Ele&is herbis. Ape 8.18 Luce probauit. Aquila 4.41 Sic crede. Aquila 4. 39 Proprio valore, vedi Attendere a sè. Adhuc perennis. Elicrifo 11.21 Adhue virefco. Vite 9.210 Aliundemhil. Baco 8.69 A fe pendet. Ramo 9. 320 Corrigo fi non cecidit. Dado 18. 3 Difcretis fua virtus. Globo 21.45 Exintimo fui furgit. Vite 9.221 Ferax abfque cultu. Lupino 10.60 Frugiter ope fua. Innefto 9.349 Infuis viribus pretium . .: Meipfum pando . Mole fua ftat. Natiuo humore rubefcam. Natiuo purpurat hauftu . Nec fe quaritextra. Necte quafiueris extra. Non indiget auro. Non mutuataluce. «Nudus licet ex fe-ftat . Nullius egeo. Nufquam hofpita. Nutrix ipfa fui. Fenice 4.259 «Ornol’arme con l’arme+ Riccio 5.437 Perlo fuo proprio fondo immobil refta. $co- glio 2. 385 Elefante 5.241 Cauolo 10.13 Colonna 16.33 Vua 9.232 Rofa 11.125 Diamante 12-80 Perla 12.103 Stella I. 249 Sole 1.38 Giunco 10.44 Nautilo 6. III Teftuggine 6. 192 : Per fe fulget. Sole 1.38 Pondere fixa fuo è Quercia 9.176 Ponderibus librata fuis, Terra 2.330 Propria luce refulget, Etna 2..362 Proprio alitur fuceo . Proprijs nitar . Se ipfa tuetur - Sibimet pulcherrima merces. Solus iam grandior errat Sors nequaqguam. Spess& tutamen in armis, Chiocciola 8. 94 Galera 20. 30 Tempio 16.104 Pauone 4. 353 Tonno 6.203 Scacchiere 18.50 Riccio 5:425 Sua fe luce. Carbonchio 12.41 Sub paruo, fed meo, Teftuggine 6.191 Succo meo. Chiocciola 8. 95 Suis viribus pollens . Suo fe pondere firmat, Suo fe robore firmat. Elefante 5. 240 Terra 2.330 Quercia 9. 176 Vi propria nititur. Spina 0.192 Profperità, vedi Felicità . Elewat, vt allidat. Aquila 4. 65 Leui dirumpitur aura. Tela di ragno 8.154 Sub pace pericula claudit . Mare 2. 253 Sub tranquillo tempeftas. Mare 2. 253 Protettione . Accepto lumine fplendet . Accefiu tranquillitas. Accipit in fua. Additanimum. Ad flatus, ad flu&us . Alterius vmbra. Altero prauio . Afpe@&u tranquillitas. Afpice vt afpiciar. - Fiaccola 2.58 Caftori 1.253 Innefto 9.342 Cauallo 5.152 Ape 8.35 Luna 1.222 Triuello 17.126 Caftori 1.253 Giardino 11.140 Afpicientes viuent. Serpe 7.813 Afpirantibus auftris . Naue 20. 57 Attollit in auras. Scala 15.88 Anthia 6.21 Naue 20. 80 Chari nondefertor amici . Certa falus. Cibos, atque falutem. Quercia 9.174 Colit viridaria. Drago 7.19 Con bel cambio frà lor d’humore ; e d'ombra. Fiume 2.268 Cum luce falutem. Cuftodiendum fuppono . Coccice 4. 191 Dat faciles ad fuperos vias . Scala 15.88 Di radice ,ed’'humor priva languifce. Ghir- landa 25. 30 Caftori 1.253 E dal caldo, e dal gelo . Padiglione 22.78 E da fole, e da pioggia. Scoiattolo 5. 447 Et confpeétu felix. Drago 7... Et folem, &imbres. Ombrella 15.80 Extulit, & fuftinet. Fontez.319 Feruidos excludit ius. Alloro 9.9 Flatus urritus omnis. Tempio 16.102 Flore gaudentes; &.vinbra . Ape 8. 2E Fortitulo, & decor. Roferi.1rr Fulcit, &ornat. Colonna 16.32 Hac vna fublimia . Scala 15.83 Hinc nitor,& vigor. Perla 12198 Hinc odor, & fru&us. Pigna 9.155 Hoc ducetuti. Alicorno 5.13 Inluce lucidior. Colomba 4205 In omnes cafus - Arme'22.20 In tempeftate fecuritas . Nauecoi caftori 1.255 Inualidus in valida. Lepre 5. 351 Lumen eunti. Luna 1.207 Manens attollit alia. Rota 24. 4I Nec fallit euntes. Galaffia 1.286 Ne ledar. Scudo 22. 99 Nil fulmina terrene. Aquila 4.55-Cigno 4.165 Nil morori&us. Riccio 5.4:© Non alibi tutius. Cinghiale 5. 210 Non euchar, ni vehar. Penna 19.19 Nulla eft hac vuiior vmbra. Quercia 9.173 Obumbrat, &rrecreat. Platano 9. 163 Omnia componit. Sole.1..13I Opis indiga . Vite 9. a1ì ‘Que alzato ‘per me non fora mai .. Auoltoio 4.126 Perimit & tuetur. Scudo.:22. 96 Perte fplendo, & accendo. Specchio 15.125 Prefidio, DEL LIM PRE S.E: Prafidio , & decori. Rofe 11.111 Prafidium; & decus. Arme 22. 23. Cattello 16.12 Probatos fouet. Aquila 4. 38 Proximitate fecuritas. Barca 20... Quo altius fulcimentum, Vite 9. 212 Quod operit nutrit. Olmo 9. 121 Receptu fecuritas . Recipit, & tuetur. Requies tutiffima . Secura nidificat. Seruat immunes. Gallina 4. 266 Gallina 4.271 Colomba 4. 198 Gallina 4.266 Splendor ex me. Nube 2.120 Stant proculab vmbra. Agno calto 9, 6 Sub cortice tego. Granato 9.92 Te duce egrediar. : Nube 2. 109 Tegit, ac ferit. Tegit, &ornat. Tegminedeficit. Manoppola 22.76 Arme 22.23 Sole eccliffato 1,138 Temperat afium. Ventaglio 25. 80 Temperat iras. Sole in vergine.1. 131 Tendam paullum modotollar in altum. Ron- dine 4.403 Te ftante tuta. Naue 20. 106 Te ftante virebo. Ellera 9.66 Tutiorab hofte. Scacchiere 18.56 Tutior adiun&ta . Aquila 4.95 Tutifsima quies. Aquila 4.62 Tutius vt pofsit figi, Delfino 6.70 Tutum reddunt . Cicogna 4. 155 Vbique. Haita 22.64 Vice valli ero. Vix nata fuftineor. Vel foeda nitefcunt. Vmbra tantum. Vndique tutus, Vt erigar. Vt re&a fuftinear. Protettione mancante . Vedi Abfenza d'Iddio . Crefceran l'ombre aldeclinar del Sole. Tor- » re.ré. 120 Di radice, e d’humer priua languifce . Ghir- orlanda.a5.30. © Hiscadent fulmina cefis. Lumine orbatur. Non hà dou&s'appoggi. Non fufficit alter. Perfin che Cinthia (punti. Qua diues, nunc mifera . ‘Prona . Spada 22. 113: Ellera 9. 63. Vite 9.207 Criftallo 12.68 Platano 9. 162 Riccio 5.423 Ellera 9.67 Ellera 9.68 Alloro 9.12 Cinocefalo 5.215 Vite 9.205 Vite 9. 204 Cinocefalo 5.214 Conchiglia 6.53 è Experiar. Ceruo 5.190 Experiar,& feram. Formica 8.126 Fides hoc vno , virtufque probatur. Pietra di paragone 12.134 Luce probauit. Aquila 4.41 Ne praceps in aera. Rondine 4.402 Probatos fouet . Aquila 4. 38 Probatum aftimor. Oro 13. 5 Probatur impetu. Scoglio 2. 390 Sic credam. Aquila 4. 39 $ic non decipitur. . Squadra 21.135 Sic {pe&anda fides. Pietra di paragone 12.135 Tantum vt probet. Lima 17.56 Quercia 9.173. Prowedere Prouidenza . A Ja ftagion piùtarda. Vua 9.249 Alterutri prouidet opportune. Riccio 5.429 Cautius pugnat, Donnola 5.220 Condit in annum. Formica 8.124 Confule vtrique. Naue 20.87 Licet interrupta retexam. Ragno 8. 1.6 Prouida fic prouidet. Aquila 4. 57 Pugnee vt paratior. Rinocerote 5. 44I Puriora fecernit. Criuello 24.56 Saluti, & fiti. Alicorno 5. 17 Terret hyems, Formica 8. 129 Prouidenza dinina . Affluenter, &non improperat. Sole 1.42 Candidos arheralit. Coruo 4.221 Celeriter floreo. Mandolo 9. 108 Cibos, atque falutem , Quercia 9: 174 Cuique fuum . Rondine 4.401 Diues in omnes. Nube 2.11I £ dafole ,e da pioggia. Scoiattolo 5.447 Et memorab alto. Gallina 4.265 Gradatim aptat. Trafila 17.116 Indefeflus & vndique. Sole 1.69 In tempore fuo. Horiuolo da rote 21.102 Inuifo greflu. Horiuolo da Sole 21. 65 Inundatione ferax. Nilo 2. 297 Manat affiduo . Fiume 2.263 Nec dereli&is deficit elca . Coruo 4.218 Nil fine Deo. Globo 21.48 Non opuseft, Calandra 4.137 Omnibus omnia . Specchio 15.107 Omnibus fufficit. Sole 1.70. 116 Opportunè fecundat . Nilo 2.298. Neue 2. 144 Per oppofita ad idem. Sega 17- 88 Reficit cum deficit . Coruo:4. 222 Superbonos, & malos. Sole.1.4I Ver alo. Acqua 2.209 Vna mouentur varia. Horiuolo da rote 21.88 Prudenza. Abluimur, non obruimur . Canne 19.38 Abluor, non obruor. Cigno 4. 162 Ab vnoquoque vtilia. Ape 8.42 Adogni vento . Aduerfa manifeftat. Adueno fole. qua dignofcit. Agnofcit tempus . Alio hybernandum. Alta, duraque conterit . Fulmine 2.159 Alteram inuafit fpiritus. —Scoiattolo 5. 448 Alterutri prouidet opportunè . Riccio 5.429 Ante retroque. Giano 3:31 Barca 20.23 Banderuola 25.2 Iride 2.169 Archipendolo 27.1 Alcione 4.2.5 Rondine 4. 400 A pas à pas. Bue 5.35 A poco a poco. Criuello 24- 20 Arte metum fimulans, Orfo 5:389 Arte, nonimpetu. Afcenfu leuior. Auerfus erumpit. Caute legas. Cautius pugnat. Cedendo vincit. Cito fi tuto . Col fenno, econ la mano, Cominus, & eminus Triuello 17. 126 Lepre 5.352 Séaro 6.161 Rofa 11.113 Donnola 5.220 Salcio 9.183 Gello 9.90 Riccio 5. 436 Campana 14 Com- APPLICATIONI VARIE Commodum fine incommodo. Gelofia 15.66 Condit in anuum. . Formica 8.124 Confequitur quodcunque petit. Saetta 22.80 Confule vtrique . Naue 20.87 Corrigo fi non ceeidit, Dado 18. 3 Crefcent dum crefeet. Albero 9. 290 Dà l’arte il volo. Naue 20. 89 Difcutit , & fouet. Sole 1.47 Diftinguendo componit . Pettine 25.60 Dolos ambagefque refoluit. . Labirinto 16.55 Donec ad fortia robur . Ceruo 5.190 Doncc in punéto . Horiuolo da rote 21.9 Dum clauum teneam. Naue 20.99 Errantes detinet. Bafton paftorale 14 6 Errat inerrans. Luna 1.185 Etagilitate,& pondere, Palla 18.33 Etin magno magna. Naue 20-84 Et profundifsima quoque . Aquila 4. 49 Torre 16.113 Cannocchiale 21,23 Amffibena 7.3 Fiume 2.262 Cauallo 5.134 Cannocchiale 21.26 Extrahit latitantes. Ceruo 5.178 Fato prudentia maior, Globo 2.1. 57 Fato prudentia minor. Gelfo 9.85. Volpe 5. 480 Fide, &diffide. Firma, ni fulmine tata. Fortuna cedendum, Leone 5-300 Fulget intenebris. Rondine pefce 6.152 Graditur , non egreditur. Teftuggine 6. 198 Hinc indè. Giano 3-31 Jgnotas docet v{que vias. Carta da navigare 20.29 Implicata diftinguit. Implicita extricat. Et prope, & procul. Et remotifsima propè . Et retrorfum profpicit. Euiuit gurgite moles . Exilit, non tranfilit. Extendit ad opus. Volpe 5.484 Colonna 16.29 Arcolaio 15.12 Pettine 25-59 In contraria ducet.. Naue 20.75 Infirmiora protegunt. Api 8.27 Informia format, &aptat. . Cilindro 21.34 In melius refert.. Ape 8. 45 Inopportunitate vtrumque. Aquila 4.75. Vli- uo 9.255 Infani fine feriant. Anchora 20.4 In tempore mutiit, Aquila 4.57 In tempore fuo. —Horiuolo da rotez1. 102 In tenebris clarior. Luna 1.159 Intenebris clarius, Carbonchio 12.43. Ciuet- ta 4186 In tenebris lucct. Etna 2. 357 In tenebris magis, Stella 1.238 Latere nequit. Pietra di paragone 12.136 Librat, & euolat. Aquila 4.59 Loco, & tempore. Bombarda 22-39 Manens'attollit alia. Rota 24.41 Meliora quaro, Bue 5.36 Meliora fecerno . Lambicco 17.41 Mens vna fapiens plurium vincet manus. Vit fe 3.76 Mentem ne lederet auris, Afpido 7.4 Minimum eligendum. Naue 20,76 Mole fua ftat.. Colonna 16. 33 Munitur pugnaturus. Elidro 8. 111 Murmura non fallunt. Volpe 5. 487 Nec citra, nec vltra. Stadiera 21.17 Ne corrumpar. Afpido 7.4 Ne praccepsinacra, Ne quid nimis. Neretorquear ora. Note notefcit. Notturno renident. Nodos virtute refoluo. Nomas que puede . Rondine 4.402 Pioggia 2. 129 Aquila 4.117 Lucciola 8. 135 Stelle 1.238 Aleffandro 3.2 Camelo 5.50 Non capiar, & capiam. Glano 6.85 Non iuxta intuitum. Volpe 5.486 Non maieftate fecurus . Leone 5. 330 Non fe mutar fed aptat. Bue 5.48 Non fine pondere. Grù 4.309 Non vno fidit antro, Topo 8. 176 Nunquam è figno. Sega 17.87 Omnia aquar. Operit, & aperit. Opportunè fecundat. Pedetentim. Penfo vires. Pereant, ne peream. Archipendolo 2.1.3 Lanterna 15.74 Neue 2.144 Cauallo 5.155 Vecello 4. 12 Caftoro 5. 131 Per oppofita ad idem. Sega 17.88 Pondere firmior. Colonna 16. 28 Preffius figit pedem. Bue 5.34 Pretiofum a vili. Lambicco 17. 37 Prauidi figna procella. Mergo 4. 329 Procul , & perfpicuè . Occhiali 21.135 Procul,& procul. Cannocchiale 21.27 Pro viribus. Camelo 5.. + Pugn®, vt paratior. Rinocerote 5.44I Quale, & quam procul. Piombino 21.139 Quafcunque findit roftro, Galera 20.33 Quid valeant vires. Bilancia 21.10 Quod arduum facile. Strumento 21. 139 Quomodocunque aliquid . Dado 18.2 Relegensexordia. Serpe 7. 75 Remotiffima prope. Occhiale 21.23 Rerum pondera librar . Stadiera 2.1. 13 Sapiens non fe mutat, fed aptat. Bue 5.48 Securus dormio . Leone 5.316 Serius vt grauius, Bue 5. 46 Sic crede. Aquila 4.39 Si defitomnia nihil. Sine pondere pondus. Stat vertice robur. Suis inconfufa locis. ° Danaro 13.37 Strumento 21.139 Alicorno s. 20 Telaio 17.100 Tarda fed re&a. Sega 17.89 Tarde fed tuto. Bue 5.35 Tardiffime velox, Stella di Saturno 1.266 Tegendum. Gatto 5.276 Tempeftati parendum. Giunco 10.42 Tempeftatis expers. i Tempori paret. Riccio 5. 428 Tempori feruio. . Riccio 5.428 Tempus meum nondum aduenit. Gelfo 9. 88 Tenebra procul. Carbonchio 12.42 Tuerto, y derecho. Pialla 17.77 Vertitinbonum. Ceruo 5.205 Vertit in medelam, Vipera 7. 92 Vefpere floret. Gelfomino 11.24 Vis vna frenandi. Caduceo 3. 13 Vt grauius feriat» Alicorno 5.23 Vi Nautilo 6.113 Vit fciat regnare. Leone 5.288 Vt fine errore , Regola 17: 79 Vttutiusvincat. Elidro 8.109 | Prudenza mancante, Se ben c'hò gli occhi aperti io nulla fcerno, Leone 5. 331 Verfutior errat, Donnola 5.223 Pudicitia, } Abfque rubore nunquam. Alba 1.30 Puyeritia, Ad omnia. Tela 15. 147 A luce primordia ducit. Stella pefce 6.182 Celeres explicat ortus . Sole 1.130 Deftafi à Jo (puntar del primo raggio. Rofa 11.95 Diem praefignat ab ortu. Durefcit ad ortum. Et inortu confpicit, Fragrat oriente. Non fuftinet moras. Nulla mihi mora eft. - Primitia Deo. Qua duxeris fequitur. Receptum exhibet. Refle&italienum. Solo candore. Tenere:quis poterit, » Vix nata fuftineor. Vix nati patant, Sole 1.80 Fungo 10. 38 Pao Leone 5. 317 Indiano fiore 11. 85 Pernice 4.381 Pernice 4. 381 Tempio 16. 108 Acqua 2.22 Specchio 15. 109 Specchio 15.109 Iride notturna 2. 176 Pernice 4. 381 Vite 9.207 Pefci 6.6 Ì Purga, Agitatione purgatur..i, Mare 2.342 Clarefcunt athere claro. —@onchiglie 12-94 Clarefcunt) depuranturque. . Vue 9.247 Donec purum. Oro 13.4 Hyeme fuperata nouatur, . Granchio 6. 86 Meliora vt recipiat. Zucca 10.79 Mortale repurgat, Rogo 25:61 Mutacus.exit Baco 8.73 Renouatur abluta . Aquila 4.56 Vt purus:hinc cuolem. Baca 8.64 Purgante Purgatorio, Adiutus non mergitur. . Delfino 676 Agitata clarefcunt . Barile 17.1 Alas addidit ardor. Razzo 18.41 Ardendo minalzo. Razzo 18. 38 Arfo il mortaleal ciel n'andrà l'eterno. Rogo 25:63 Afperitate polit. ° Afpicit vnam. Cohibita furgo., Dabit pennas. Donec purum, Donec redear. Excoquitur vitium. Ex morte vita, Extorquetur peranguftum, Hinc fru&us, & odor. Pino 9.155 Hyeme fuperata nouatur. .. Granchio 6.86 Lo llenos de dolor , Jos vazios de elperanza . Secchie 15. 101 Mortale repurgat. ì Ne quicquam serrena forcis, Non taliauxilio . Parturiente rogo. Àuorio 5.372 Calamita 12.9 Acqua 3. 214 Razzo 18.40 ; Cruciuolo 13.4 . Cinocefalo 5.314 Campo 2.338 Calandra 4.135 Trafila 17.512 Rogo 25.62 Vafì 15,15% Campo a. 339 Fenice 4.276 DELL'IMPRESE, Per aquam in refrigerium. + Cane 5.109 Perficitur aeltu. Spica 10.27 Perficitur igne . . Calcina 16.1 Probatum aftimor. Oro 13.5 Purche ne godan gli occhi ardan le piume . Aquila 4,78 Purgat, & vrit. Purgaturomne peffimum, Purgor, non vror, . Quas excitaui patior. Reddet ad extremum . Renouant, non extinguunt, S'affina à più degn’opra. Solidamur in v(us . Suppetit appuifum. Fuoco 2.14 Cardo 10. 8 Amianto 12.6 Fenice 4.250 Boccia 17-47 Fenice 4.283 Trafila 17: 114 Vafo 15. 169 Elefante 5-257 Tergit,non vrit . Lino 10.53 Venenofa repellit. Fraffino 9.82 Vna falus, | 1 Ceruo 5.174 Vique perficitur;". Oro nel cruciuolo 13.4 Vt afcendam. Razzo13..39 Vt potiar patior, Farfalla 8.123 Purità , vedi bontà. £ftu, plagi(que . Formento 10.22 Arcanodefenfa gelu. Neue 2.148 Candor illafus. Criftallo 12.61 Celfo locata perennat. Neue 2.136 Eadem & intus, Auorio 5.273 Expoliata ditior. »> Vite 9.215 Firmior fi infirmior. Salcio 9. 184 In altishabitar. Ncue 2. 136 Intus, & extra.) Agnello 5.1 Magis redolet. ‘ Giglio 11,57 Malo mori, quam foedari. . Armellino 5.26 Mihi candor ab alto. Neue 2. 149 Pregio se fregio. .auiie (Perla 12099 Quo purius, eo praclarius. Diamante 12.74 Rubiginis expersa. .. Oro 13.3 Sic ardua peto. Elefante: 5.237 Sic gratiori. Elefante. 5.248 Iride notturna 2.176 .Criuello 24: 18 Elefante s. 252 Rofa 11. 96 Piramide 16.70 Solo candore... Sordida pellità Tantus horror foedi,. Turpibus exitium. Vmbra nefcia . Q_ SS. Quaranta Martiri, Ad hyemandum. Rondini 4.408 Exglacie cryftallus euafi. —.Criftallo 12.63 Rigore nitefcit. Criftallo 12.62 Querelarfi vedi Rifentimento, il Et leuiter i&us fonat. Horiuolo da rote af. 103 i 3, I Labuntur nitidis, fcabrifque senacius harene.. Molche 8, 141 i Percufium refomat, Refonat vita. Strepit cum deficit vnda. Sub pondere gemit. . Vrget filentia moecor,. Tamburo 22.117 Alloro 9.15 Fiume 2.286 Torchio 17. 105 Chiocciola 8.97 Vil, &tacere nefcit. Alloro 9. 16 Quiete . Agitant aduerfa quietum, Calamita dn 35 1c APPLICATIONI!VARIE Hic mihi fola quies. Nido 4. 483; Immotus frangit. Scoglio 2. 387 In axe requies. Vecello 4.1 In-axe tantum. Vcocello 4.1 In motu quietem. Delfino 6.66 In te vna quiefcam - Calamita 12.11 Tun&a quiefcam. Vite 9.206 Merget inamne fitim. . Ceruo 5201 Mi repofo noes flaqueza. | Arco 22.8 Nec mora ; nec quies vlla. Cielo 116 Nouit paucos fecura quies . ‘ Hercole 3. 40 Obumbrat , & recreat. Platano 9. 163 Quieftimus in fublimi. i Ale 4. 476 Acqua 2.206 Quiefcit in plano. . Calamita 12. 11 Quiefcitin vna. Quiefcunt non dato figno. Api 8... Quiesin fublimi. i: Fiamma 2:32 Quiete corrulca. Cane 5.114 Vitelmarino 6. 212 Trottola 18.59 ‘Pioggia. 2. 127 Calamita 12. II Olimpo 2. 376 i Arco 22:9 Securè. Stat motu - Strepitu fine vllo. Tu mihi fola quies. Vitra bella. Vt validius. Religione,ò fia Culto d'Iddio» -1 Palma 9.129 Ad omnia vtilis. Adfidera vultus. Callionimio 6:28 Aduerfum pondera furgo. Palma 9:127 Aluce primordia ducit.. |>» Stella pefce 6.182 Afpicit vnam. 1 «Calamita 12.9 Cibo potiori prius. Aquila 4. 63 Cohibetiisini:ti eu Freno 25.8 Confiliorum gubernaculum mens diuina. Na- ue?20.78.* . : Degeneres lux.arguit. Aquila 4. 40 Cornucopia 3:16 Edificio: 6.70 ie: Pallone 18... uv. Gallo 4289 Diligentibus legem tuam. Diruta corruo. Emergit prefla. Et afpicit crebto. Ex atroci mitis. Toro». 465 Ex relligione vi&toria . Palma 9.143 Firmata refiftit. Naue 20. 45 Girafole 11. 64 Girafole 11.66 . nuoCicogna 4.149 Gallo 4.250 Cornucopia 3.15 Cavallo 5.171 Fle&entes adorant . Fruftra obftant. Hic tutior. Hinc exordior. Hinc omne bonum. Infrenabit Apollo. Tn hoc figno. ‘inno cu :Croce 14-17 Lux addet vires. " Leone 5- 313 Malè operantibus pauorg"!? « ©1111 Sole 1.40 Non alio fidere . vl. Naue 20.82 Ordine potior. 10191. SUMALTIRE Primitia Deo. Tempio -16. 108 Ruam cum deerit ignis. Razzo 18.46 Seruata feruabimur ipti. Minerua 3.53 Sine labe. 1.» Fuoco 2. 7 Soli Deo. Altare 14.2 Te ftante tuta. Timone 20.117 Vt purus adorem. Elefante.5:236 Religione , ò (ia Vita veligiof@i Commixtione clarior. Campana 14.10 Dulcia pofthac . Innefto d. 347 E carceribus alas. Baco 8. 77 Extra {pina tantum. Caftagna 9139 Fictus labor. L° ? Sole t. 126 Hac iter ad fuperos. ‘Galaffia 1287 Hauftam purificat. Vafo 15.142 Hic procùl à curis.0 Aquila 4.90 Hinc decus, & pretium. »° Corallo 12.47 Horrore decorus, Leone 5: 336 In alto vita. | Delfino 6.81 Labor omnibus vnus. ‘Api 8.20 Omnibus idem ardor. Api 8.20 Quacunque conforme . Globo 21.52 Sécuritas altera, Saracinefca 16.92 Varietate ‘concentus, Organo'23.20 Varietate iucunda . lride 2.170 Vin&a vincam. «Aquila 471 i Regole varie delle Religioni. Equat, & dirigit. Regola 17.79 Re&i ; & obliqui menfura. Squadra 21.138 Tendimus vna. Horologij 21.538 Vis omnibusvna - Strumenti at. 14 Vt fine errore. Regola‘17:79 Religiofo, + VIobna9 Olot “Ab vnoquocue vtilia . :WApe 8.42 ‘Ad athera voces . Organo 232 Ad folem vertitur. Girafole:1 1.66 Altior,& tutior. Airone 4.2I Altior quo ‘anguftior.. : Albero :g: 292 Altiffima tute. ‘ 0Camozza 5064 ‘A più bell'opre. :-Albero 0.303 Afpicit crebro . ‘| Gallo:4. 289 Atcelorefulget. Luna. 158 Auerfumeceteris Specchio 15.122 Auerfus erumpit . Scaro 6.161 Cangio la vecchia,e noua fpoglia prendo . Ser- è. pe 7:39: Ga L Gantus tranfue&ta tenaces. Naueso. 103 Clementer feuio. > r. Caftoro 5. 130 Colle&a'mitefcunt. Pomi 9.167 Commixtiòne clarior . Campana 14-10 Doecerpraquelflorent . Roferr1.122 Decoro expeaans pluuias +... Montez. 348 Deficiendo fubtilior: Piramide 16.79 Diriguntur ab vno. Naui 20, 105 Duttu perficior . Vafo 15: 151 Dul!cius ve caham. E d'altro non mi cale. E. feruitute libertas. Et cubans operatur. Cigno & 167 Candiolo Capello 15-48 Gallina 4.267 Evvehit,& vehitàr. +Carro:r4:7 Euulfum pulchrius. : Corallo;12:49 Extra non procul . » Nau® 30.56 Exudat inutilis humor. Ellefa 9:94 Exutus venuftior. Ferox non tradfgreditur. Fuitherba fub vada. Gemitibus gaudet . Haec mihi fola placet. Heeret ne longius erret è Hic procula curis. Horrore decorus . Serpt 7. 46 Cauallo 5.145 Corallo 12. 47 Colonba 4. 195 Cardello 4. 140 Calamita 12.27 Aquila 490 Leono5.336 Hums- DELL'IMPRESE. Humilia defpicit. Airone 4. 20 Idem & alter. Baco 8.72 Imbres effugio . Aquila 4. 60 Imminuta grandefcet . Albero 9.297 In arduis commoratur . Aquila 4. 64 Incolumis incola cgli, Indurabitur. Corallo 12.50 In vinculis liber, Sparauiero 4. 438 Labor omnibus vnus . Secchie 15.111, Api8.20 Scacchiere 18. 52 Vcello 4.14 Lapfura deferit . Rondine 4. 409 Lafciai di mela più vil parte adietro. Elefan- fante 5.239 Leuabirt fe. Albero 9.291 Ligamento conftantior, Sega 17.92 Maturata prodibunt , Granato 9. 95 Meliora quaro . Bue 5. 36 Meliora vt recipiat, Zucca 10.79 Mutabor in alium. Cane 5.85 Mutatus exit. Baco 8.73 Mutuo amore crefcunt. Vliui 9.258 Nec fine lumine diues. Perla 12. 100 Nec vita quarit alimenta prioris. . Baco 8.79 Nec vnum decidit. Granato 9,91 Nitent excmpta. Coralli 12.49 Nitet clata. Nebbia 2. 104 Non aliunde. Altare 14.3 Non inferiora fecutus. Girafole 11.70 Non indiget auro. Stella 1. 249 Non l’arretra l'amor del caro nido, Rondine 4444 — Non quarit qua fua funt . Candela 15... Non reuirefcet. Cipreffo 9. 53 Non fibi, fed Domino. Sparauiero 4.433 :Nufquam hofpita. Teftuggine 6. 192 N ufquam non hofpita. Teftuggine 6.193 Omnibus idem ardor. Ape 8.20 Ofculatur limites. Mare 2.233 Parte minima tangit. Rota 24.46 Peromnia mutatur. Pretium extra flu&us. Pulchrior, & fortior . Quies in fublimi. Fiume 2.270 Corallo 12. 49 Corallo 12.51 Fiamma 2. 32 Qui miglior frutto attendo. Albero 9.280 Quo remotior, eo velocior. Corallo 12.51 Renouata ivuentus. Sparauicro 4.427 Rubori robur. Corallo 12.51 Satione flos alter. Marauiglia di Spagna 11.86 Semper circa folem. Stella 1.262 Seruendo regno. Giogo 24.35. Scettro 25.67 Seruit, nonfauit. Delfino 6.71 Seruitute clarior. Papagallo 4 344 ‘Sine labe. Fuoco 2.7 Soli Cafari. Cauallo 5. 170 Soli Deo. Altare 14.2 Spe&atur cumdeficit. Sole 1.140 Spretis minimis. Canc 5.72 Stringendo mi fcioglio. Arco 22.13 Sub cortice mitis . Caftagna 9. 40 Sublimitate fecuritas Airone 4 19 Suftine. Bue 5.47 Teritur dum deterit. Lima 17.56 Terrena fordent. Aquila 4.101 Totus numini . Tempio 16.107 Translata proficit. Pelca 9.148 Tutior in frenis. Cauallo 5.163 Validum non eximit gtas. Cauallo 5. 154 Trottola 18.60 Vincior, vterigar. Trotto}a 18.61 Vincior,vtvincam. Vinéta vincam. Aquila 4.71 Viuo ego iam non ego. Baco 8.72 Virginitas fecunda. Ape 8.53 Vt exrollar. Bruco 8.83 Vt purus hinc cuolem. Baco 8.64 Vt quiefcat. Fiamma 2.72 Vt vnumfequar. Girafole 11.}7 Religiofo erudito . l Non ad choreas. Religiofo ritirato . Abfconditur,vt feruetur. Lumein lanterna Organo 23.23 15-75 Abfconfione fecura. Auia petit. Clarius elucet longe. Contegor, non condor. Contraltione tutior. Perla 12. 104 Ceruo 5.181 Luna 1. 180 Teftuggine 6. 197 Chiocciola 8-99 Delitefcit, vt renafcatur. Sole 1.77 Deferuiffe iuuat mare . Perla 12.105 E carceribus alas. Baco 8.77 E cellula celicola. Baco 8.78 Elata longius, & quacunque . Aquila 4.83 Elcuor dumfegregor. Aquila 4-85 Lume in lanterna 15-73 Candela 15.45 Rofignuolo 4.420 Incaptiuitate fecurus . Ceruo 5.200 Inclufa potentius:halant . Cotogni 9.57 Lateat vt luceat. Luce ia ]anterna 15.57 Latendo mitefcunt. Granato 9-93 Latendo nitefcunt. Granato 9:93 Lucet velata. Luce inlanterna 15.56 Minuuntur acceflu. Luna, e ftelle 1.217 Enites intus. Etlatet, & lucet. Hinc fuauior. Moriar fi egrediar. Pefce 6.7 Mutabor in alitem. Baco 8.65 Non alibi melius. Fiore 11.7 Non cernuntur, &adfunt. Stelle 1.14 Candela coperta 15-43 Non extinguetur. Scrigno 15.94 Non patet extraneis. Non vifa prefulget. Luna 1,218 Proximitate decrefcit. Luna 1.217 Quanto più s allontana, più rifplende. Luna 1.155 Quo remotior, co velocior. Frombola 22.60 Seruatur carcere . Vcello 4 3 Seruor , non perdor. Fuoco 2.15 Suawior e longinquo. Viola 11.135 Tegmine clarior. Candela 15. 47 Religiofo vitiofo , vedi Ippocrita , Albus eft, & male olet. Armellino 5.27 At virus non exuitur. Serpe 7.48 Extra non procul. Naue 20.56 Religiofo vfcito di Religione . In alto vita. Delfino 6.81 Libero sì, ma però men ficuro, ——Vello 4.6 Moriar fi egrediar. Pefce 6.7 Seruanda foboli. Baco 8.75 Reliquie de Santi. Decerptaque florent. Rofa 11.123 Dele- APPLICATIONI VARIE Serpi 7.50 Rofe II. 103 Cauallo 5: 147 Rofa 11.103 Dele&tant, non terrent, Et decidentes redolent. Etiam poft funera virtus. Etiam recifa redolet. far) Exuuijs fuus ef honor, Conchiglia 6. 62 Indeficiens manat, & fanat. Etindo 12.86 Modulantur extin&a .. Corde muficali 23.10 Quaffatis diffluet. |. Vafo 15.139 Redolentque , fanantque. Giglio 11.34. Rofe 1I.109 i { Refidenza , , Vedi Prefenza de Maggiori. Dum video non timeo . Torre 16.119 Ex afpe@u tranquillitas. Alcione 4.24 Refidenza mancante . Vedi Abfenzad'Iddio . Hinc abeft Apollo. Carro 24. II Refipifcenza. Ù Expergifcar» Taffo 5.457 i Refiftenza,» Aduerfus pondera furgo. Ambit , non Jambit. Conantia frangere frangam, Palma 9.127 Fiamma 2 43 Scoglio 21386 Donec auferatur obex . Nilo 2. 296 Durabo . Incuggine 17.32 Feruidos excludit iAus. Alloro 9.9 Flatus irritusomnis . Tempio 16.102 Fortiter refiltendum. Leone 5.299 Fortius quo duriys . . Aquila 4-89 Ius repellit. Incuggine 17.33 Immerfabills. Suuero ‘9. 199 Immotus frangit . Scoglio 2. 386 Inaccendibile . Lino asbeftino 10.52 Infringit folido . Freccia 22.79 In imbremerigitur. ‘Trifoglio 10. 80 Moranturnon arcent. Venti2.202 Nec fulmen metuit, nec hyemem. Alloro 9.8 Nec tela, nec ignes. Torre 16.128 Ne pur vi lafcia alcuna nota impreffa. Sega 17.90 [ i Nil me leditis. Ortica 10 67 Nifu grauiore refurgunt . Suueri 9.200 Non detreto. Trochilo 4457 Non vno decidit i&u. Albero 9. 276 Pertentant fruftra . Nubi 2.110 Potius augetur. Fucina fpruzzata 16. 46 Quo magis , co minus. Scoglio 2. 384 Romponfi percotendo , e in fpuma vanno.Sco- glio 2. 389 Sauciat,& defendit. Collarodacanes.115 Semper peruicax . Lino asbeftino 10. 54 Tundor, non frangor. Incuggine 17. 34 Ricchezza Ricco. Acquiriteundo. Arcolaio x5.3-Fiume 2... Anguftijs efferatur. Leone 5. 340 ‘Copia me perdit. Albero 9. 277 Cus affluit effluit. Fiume 2. 292 Dilatus ad vfum. Compaflo 21.40 Fugiens abit, Fiume 2. 279 Inalvishabitat. Neue 2.136 Infrenis inutilis. Cauallo 5-168 In fuisviribus pretium. Elefante 5.241 Iungit, non vnit. Groppo 25. 38 Mihi omnia parent,. Danaro 13.35 M'orno conl’altrui lume. Perlui pur viuo , Por ti mi réfplandor. Mihi pondera luxus. Formento ro.39 Î\imio gravamine mergar, Barca 20. 18 INulla viscontra . Danaro 13.36 Ginnia donat. Danaro 13-34 Perlo fuo proprio fondo immobilrefta. Sco- glio 2. 385 i Perfe fuiget, Sole 1.38 Pouero fol per: troppo hauerne copia. Albe- fo 9.277 fo Proprijs nitar. Galera 20.30 Quiefcendo tabefeunt, Acque 2.206 Repletus eleuabor: Pallone 18.31 Reftritta depereunt. Pauone 55359 Si defit,ompia nihil. Sole procul rutilant, Sternit wbertas. Stupefacit tangentes, Suis viribus pollet . Vulnere recreor. Vulnus; òpemque. i \ Riconofcere, Vedi Dipendenza, Gratitudine, Danaro 13:37 : Stelle 1.2 39 Albero:9,278 Torpedine-6. 205 Elefante 5.240 Ippotamo:6..103 —. Hafa2=. 65 A Deo. sig Scettro 25.65 Agnofcunt me mei. Pecora 5.408 Aliena luce, Luna 1.160 At lumen a fole, Specchio 15.128 Dal tuo lume i mici fregi, —Colomba4iaro Etdomino partem. Cicogna 4159 Hinc nitor, & vigor. Perla 12:98 Inlumine tui tolius, Vccello rifplendére 4 461 Inmanibus tuisforres mea. Spicche1o.24 Lumine folis,. Luna 1.160 Nube 2. 12I Nube 2.114 Arancio 930 Perte m'adorno,e folendo. Colomba 4 310 Per te(plendo , edaccendo, Specchio 15.139 Luna 1.160 Perla 12.98 Muneris hoc tui. Tu f plendorem, tu Vigorera, Ricreatione » Exilio non tranfilio. Cauallo 5.134 Nerelentefcat, Arco 32.7 Ocior; vt ocyor. Cane 5.88 DI o Perche più pronto ala fatica iotorni, Caual- lo 5. 167 ‘ Quiefcit in motu, Colomba 4. 204 Vit validius. Cane 5.88 Rimorfo di confcienza, Zquat dum lacerat. Erpice 24.24 Aut morte, aut nunquam. Ramarro 8.156 Donecdecidat. Caftoro # 133 Educitta&u. Picchiof. 301 Foetu dirumpor, Vipera 7.90 Haret vbique, Ceruo 5.180,Salmone 6.157 In filentio loquor. Penna 19.22 Nec gula , nec efca. Titio 3.73 Non fert impuri foporem. Sardonico 12. 137 Non fi fterpa già mai, che nonrinafca. Gra» migna 10.46 Perfequar intro. Sentes tenaciter harent. Rinouatione , Expers interitus . Hyeme fuperata nouatuy. Donnola 5.224 Rofa 11.113 Vliuo 9.259 Granchio 6.86 inno- DELL'IMPRESE. Innouabitùr. Fenice 4.244 Tundentem ledit. o Pepeg. 147 Moriens reuiuifcit , Vliuo 9.259 Vi excandelcit. ° Pietra focaia 12.124 Mutabor in alitem, Baco 8.65 Vimvi. Bomba 22.52. Archibugio 24. 48 Mutatus exit. Baco 8.73 Vnam tange fonant. Lira 23.12 Rediuiuum furgit . Vite 9.221 Vret aduftus. Carbone 2. 85 Renouant , non extinguunt. Fenice 4-243 Vt feriturferit. Scarpello 17.80 Renouata iuuentus. Sparauiere 4g- Vulnerat exaduerfo. * Spina 9.195 Renouata virebo. Vite 9.22 Rifolutione, ò fia Animo rifoluto . Vici mea fata fuperftes . Albero 9.291 * Altior, nonfegnior. Fiume 2. 261 Ripofo, vedi Quiete. Aut cito, aut nunquam. Leopardo 5.348 Mi repofo noes flaquezza. —Arco 23.8 Ateumbhoc,autin hoc. Scudo 22. 95 Ocior , vtocyor. Cane 5.88 Aut ede, aut nonede. Teftuggine 6.196 Otio vigorem excitat . Cauallo 5.167 Autingenio,autvi. Alefiandro 3. 4 Quiefcimus in iublimi Ale 4.476 Aut ingredi,aut perire. Naue 20.63 Viresalit. Fonte 3:318 Autrepellit, aut frangitur. Scudo 22.97 Riprenfione , vedi Correttione . Caricarla , è fpezzarla. Baleftra 22.42 Mordendo fanat. Sanguifuga 8.171 Conficere eft animus. Cicogna 4153 Mortale repurgat. Rogo 25.61 Deficiam, autefficiam. Oca 4.336 Redder clariorem. Molletta 15.77 Erit altera merces. Palma 9.135 Viuificat rugitus. Leone s. 284 Eximam, aut mergar. Aquila 4.72 Rifentimento , vedi Vendetta . Nec cefus cedam. Cane 5:73 Ab igne fonitus. Razzo 18.47 Ni deficitaura. Girandola 18.10 Alterutro. Archibugio 22.2 Nunquamdiuellar. Ellera 9.60 Afperitate tutus. Riecio 5.435 Polthac minime fle&or. Corallo 12.59 Aut repellit, aut frangitur. Scudo 22.97 Purche ne godan gli occhi, ardan le piume. Cauda eft femperinidtu. Scorpione 7. 33 Aquila 4.78 Contufum acrius . Pepe 9.145 Retexam. ** Ragno 8.146 Damna lucis rependo mea. Sole eccliffato 1. ‘Tarda, fed feruentior. Tizzone 2.71 147 Vel cum pondere. Grù 4. 308 E quanto offefo è più,tanto più noce.Serpe 7.76 Vel reflantibus. ‘Galera 20.32 Et leuiter i&us fonat. Horiuolo da rote 21.103 Vnico faltuliber. Capriolo 5. 137 Exacuet iras. Serpe 7-77 Rifurrettione . l Flabit agitatus: Mantice 17. 69 Ademptum redimo. Aquila 4.93 Indarno. Serpe 7.57 Alio relurgam. Vite 9.238 Infeftus infeftis. Elefante 5.230 Altera melior. Serpe 7-49 Laceflitus. Cigno 4. 168 Confluunt; & còne&untur. Ricci di mare 6.150 Ledentem ledo. Taflo albero 9.201 Craftina furget. Sole 1.65 Leuiter fitangisadurit. ‘© —Ortica 10.65 Dalecenerimiemifueglio ,evolo. Fenice 4. Minuit vindi&a dolorem. Tigre 5.462 247 Morte medetur. Scorpione 7.30 Delitefcit, vt renafcatur. Sole 1.77 Nec cefus cedam. Cane 5.73 E carceribus alas. Baco 9. 77 Nemo me impune laceffit. Cardo ro.1o0 Etdifcerptus inftauratur. Riccio di mare 6.150 Non capio ni capior. Hamo 20.38 Et recifumvirefcit. Giglio 11.63 Non ego reuertarinultus. Rinocerote 5.440-- Fronde virere noua. Tronco 9.315 Non ledo, ni ledar . Scorpione 7. 34 Hyeme fuperata nouatur.. . Granchio 6. 86 Non fine crepitu. Alloro 9.14 Immutabimur. Baco 8.7I Non fine iau. Pietra focaia 12.120 Interminatis fulget honoribus. —Apode4.36 Percufla micabo . Pietra focaia 12. 119 Jtque reditque. Horiuolo da fale 2 1.63 Percuffum cedet. Scarpello 17.80 Lucefcente excitabor. Cinocefalo 5.217 Percuffum latefcit. Libro 19.14 Lux tandem erumpet. Fumo 2. 98 Percuffum refonat . Tamburo 22. 117 Mox cadem. Fenice 4.246 Percuffum fcintillat. Ferro13.16 Mutatus exit. Baco 8.73 Preffa tollitur humo. Acanto 10.1 Occidit oriturus. Sole 1.65 Pugnat contra pugnantes. Spina 9.194 Pero,e fpero. Vliuo 9.262 Quietum nemo impune laceffet. . Cane 5.76 Recedo,non decedo. Sole 1. 67 Reuomit quas accipit . - Artiglieria 22.29 Rediuiuumfurgit. Vite 9. 221 Si tangar. Archibugio 22.1 Reficitur ex cadem, Vafo 15.162 Spogliatis arma fuperfunt. Tronco 9.316 Reflorefcent. Falce 24-27 Stringimus dum ftringimur. Forfici 17.24 Renafcimurvnde refoluimur. Rane 6.140 Stupefacit infidiantes + Torpedine 6.204 Refurgam,& viuam. Baco 8. 70 Subeft, fed obet. Delfino 6.75 Refurgit clarior. Baco 8-75 TaQu durefcam . Corallo 12.50 Retexam. Ragno 8. 146 Tangentemadurit. Ortica 10.65 Spes altera vita. Fermento 10,38 Transfundit pafta venenum » Serpe 7.60. Surget in melius + Edificio 16.6 h 2 Vadam APPLICATIONI VARIE Vadam& renertar. Sole 1.66 Verteturin diem... Cielo 1,11, Notte 1.290 i Ritiratezza» Abditur impinguatys, Ceruo 5. 192 Perla 12, 104 Fonte 2.316 Ceruo 5.181 Conchiglia 6.60 Teftuggine 5.197 Chiocciola 8.99 Rondini 4.411 Campana 14.13 Barca 20.11 Aquila 4. 85 Candela 15.45 Ariete 22.18 Cotogni 9.57 Teftuggine 6.184 Luna 1.215 Albero 9.291 Gru 4- 316 Vele di Naue 20.59 ‘Abfconfione fecura , Anguftijs elevatur, Avia petit. Concipit emerfa. Contegor, non condor. Contra&ione tutior. Domi, at non domeftic®, Dum nihil hareat. Effugit immodicas. Elcuor dum fegregor, Etlatet, &lucet, Ferocior inde, Inclufa potentius halant. Intra me maneo. Lateo non minuor, Leuabit fe. Longius abalto, «Nec tumefcuntinaltum. Ne liquefcat. ì Neue 2.150 ‘Non cernuntur,& adfunt. Ciclo 1.14 Non'extinguetur « i 0 Candela 15.35 Non vifa prafulget. Luna 1 218 Per amica filentia lune. Ciuerta 4.187 Quanvè riftretto più, tant'è più fiero, Fuoco 2.12: i Quanto fi fcopre men, tant'è. più bella + Rofa 11.102 dub Tacita dentro al gufcio ogn’hor ficura, Te- fluggine 6.183 Jerriob: Temer non puote in fe fteffo raccolto, Riccio 5» 423 Velamento falus, Scpia 6. 169 Nt perficiam. Pauonefla 4.362 e! Ritornare . Aliufque ,& idem. Sole 1.79 ‘Al mar ritorna, c tornerà dal mare. Fiume 2. n Circuit loco manens, Compaflo 21. 36 Circuit femper idem, Banderuola 25.3 Craftina furget. Sole 1.65 Decidunt, & redeunt, Corna 25:14 Et aba&a redit. Et retrorfum afpicit. Mofca 8. 139 Amfifibena 7.3 Et tamen redit, Cane 5.83 Fronde virere noua, Tronco 9.315 In reditu gratior. Luna 1.170 Intermiffa retento. Elefante 5.260 Iterato introeunt. Delfino 6.73 Itque, reditgne , Horiuolo da fole 21.62 La libertà fofpiro , e torno al laccio. Spara- viero 4. 430 L’efca richiamo a lufingarmi il gufto. Bue 5.42 Limofa repetit. Rana 6.142 Non men lucido riforge. Sole 1.59 Occidit oriturus. Sole 1. 65 Qua fo extulerà repeto .Compaffo 21.42 Recifa fecundior. Vite 9.214 Redardefcet attaQu, Fuoco 2.23 Redibit ad dominum. Sparauicre 4.433 Redibo plenior» Luna 1. 153 Redit clarior , Luna 1.177 Redit &iterum. Luna 1.173 Redit nec deficit. Sole 1. 82 Redituque fuo fingula gaudent.. Sole 1.129 Reditura fugit. Mofca 8. 140 Refurgam,& viuam, Baco 8.70 Retexam. Ragno 8.146 Riprende quanto verfa. Fonte 2. 304 Sauciata vberior. Terra 2.335 Tornoa quel ch'altri fugge, Falcone4.238 Vadam; & reuertar. Sole 1. 66, Vitro ad vincula redit. Sparauiere 4- 429 Vnde exierunt reuertuntur. Vnde exijt revertitur, Riuerenza , Amulantur obfequijs . Api 8.390 Ardoinabfenza, e in fua prefenza agghiaccio Fonte 2. 300 Cedit diurno fideri. Inclinata progreditur . Vt purus. adorem . Rondini 4.410 Fiume 2.272 Luna 1.184 Rata 24. 37 Elefante 5.236 Rofario, E punge ;e piace. Fortitudo, & decor. Prafidio , & decori, Sicpe diroferi. r1g Redolentque , fanantque. Rofe 11.109 Tuentur honores, quos fociant, Rofa 11.114 Rubellione, dui | Rofa 11.120 Siepe dirofe ri.11r Code vegetior, Albero 9. 309 Vulnere virefco, . Idra 7.24 i . Sacerdote, Altior quo fplendidior. Candela 15.37 Claudit, & aperit. Chiaue 17:16 Dat vndique fonum. Campana 14.15 Lapis licet puritatem indicat. Pietra di para- gone 12:133 Nunquam fpoliata . Cedro 9.47 Saxum licet auri index . Pietra di paragone 12.13 Spoglio cumdeficit. Sole 1.149 Splendidior quo altior, Candela 15.30 Sacramenti , His vivimus , & regimur. . Samaritana . Stelle 1.248 Capta captat. Cardello 4.146 Sanfone , Mutatus ab illo, Bue 5.464 Santi, . Cceleltia monftrat. Globo 21. 54 Con el foflo l’ahuyenta,. Ceruo 5.177 Decerptaque floret. Rofa 11.122 De i tefori delcielo ilprezzo acerefce. Con- chiglia 6.57 Durat, & lucet, Diamante 12.77 Educit ta&tu . Picchio 4. 398 Et decerpta dant odorem, Rofe 11. 103 Et decidentes redolent. Rofe 11,103 Cauallo 5.147 Capra 5.121 Gallina 4265 Polpo 6. 126 Hinc Etiam poft funera virtus, Et imagine polleti, Et memorab alto , Et mortuusolet » DELL'’IMPRESE. Hinc rapta iuuo. Humilia defpicit. Incremento velocior. In luce lucidior. Colomba 4.205 In pun&o . Palla 18.15 Lafciai dimela più vil parte à dietro. Elefan- te 5.239 Nec longum tempus. Albero 9.272 Nel fuo bel lume mi trasformo, e viuo. Cama- leonte 8.87 Nondum apparuit quid erimus. Pauoncini 4. 6I Porche ne godan gli occhi, ardan le piume. Aquila 4.78 Redolent & fanant. Regni decora potentis. Superata tellus fidera donat. —Hercole 3.39 Tegmine clarior. Candela 15.39 Tenfa pulfaeg; recreant. Corde muficali 23. 11 "Traido in luuia buelto . Vapore 2.100 "Tranfivimus per iguem & aquam. Vafo 15.138 ‘Vi&o faeculo. Corona 35.22 Santi protettori. Acceffu tranquillitas . Afpe&u tranquillitas. Certa falus. Naue co i Caftori 20.75 Cumluce falutem. Caftori 1.253 Inconcuffa manet. Naue cò due anchore 20.91 Nube 2.107 Airone 4.20 Fiume 2.285 Rofe 11. 109 Corona 25.25 Caftori 1.253 Caftori 1.25 3 Jpfis donantibus auras. Caftori 1.254 Santità. Abfcondi non poteft. Fulmine 2.163 Afcenfu nitens arduo. Elefante 5.229 Calore odor. PDurat & lucet.. Et è longinquo . Et prope ; & procul. Ex ardore fplendor. Fiorefcente fugiunt. Hac duce egrediar. Hac mirabilia. Vafo di profumi 15.136 Diamante 12.77 Rofa 11.104 Torre 16. 112 Fiaccola 2. 55 Serpe 7.68 Labirinto 16-52 Baftone 9.332 Hinc rapta iuuo . Nube 2.107 Tam illuftrabit omnia. Sole 1.52 In omnem terram . Ciclo 1.8 In tenebris lucet. Fuoco 2.19 Non poteft abfcondi . Fulmine 2. 163 Radijs aduerfarefulget. Iride gemma 12-91 Spiritus ab alto. Prometeo 3... Splendet, & ardet. Fiaccola 2. 36 Terra, cgloque. Luna 1.165 Sapienza . Ardua virtutem . Monte 2. 346 Cum labore extrahitur. Pozzo 2.329 Diftinguendo componit.. Pettine 25.60 Implicita extricat. Pettine 25.59 Nec gelu nec aftu. Amaranto 11.17 Ambra 12.1 Sfera 21.47 Non vi, fed virtute. Ponderibus librata fuis, Procul, & perfpicue. Occhiali 21. 125 Varietate concentus. Organo 23-20 Sarà, vedi Sperare. A laftagion più tarda. Vua 9.249 Aliquando plena. Luna 1. 149 Aut folem, aut imbrem. Vento 2.194 Completur curfu, Luna 1.190 Craftina furget. Dabit in tempore. Sole 1.65 Pianta 9.298 Dealbabor. Orata 6.115 Deftrueturtandem. Nube 2.118 Deus dabir . Candela 15.19 Dimani augello . Vouo 4.471 Diffipabit. Sole 1.48 Dulcia pofthac. Innefto 9. 347 Et fingulatim edentur . Scrigno 15. 93 Exardefcet ignis. Fumo 2.97 Ex fumoinlucem. Torchio da Stampa 17..- Expergifcar. Taflo 5.457 Expolietur tandem. Lima 17.55 Flauefcent. Spiche 10.23 Inapricum proferet. Fiaccola 2.63 Mitefcent. Pomi 9. 166 Mox intima pandam. Granato 9. 98 Nafcetur. Elefante 5.228 Nec longum tempus. Albero 9.272 Non andrà molto ,en’vfcirà più bello. Sole 1. 114 Nondum inauge. Non efpe&tata dabit. Non femper negleîta. Sole 1. 88 Palma 9-139 Rofa 11.101 Non femper tripodem. Rete 20. 99 Obltantia foluet . Sole 1.50 Per aperta vagabor. Cauallo 5: 149 Porriget hora... Scacchiere 18.55 Quandoque fignatum . Farinaccio 18. 9 Renouabitur. Luna 1.196 Serenabit. Orfo 5- 386 Se fe melioribus offert . Vite 9.203 Spero auvanzarconla vigilia ilfonno. Orfo 5. 88. Sub pondere purpura fluet. Torchio 17.104 Surget opus . Edificio 16.5 Vetuftate rubefcet . Neue 2:147 Scacciare + Abigitque, trahitque. Rofa 11.130 Diffipabit. Sole 1. 48 Fugorex intuitu.. Lupo 5. 363 llluminat, & eliminat. Aurora 1, 36 Magnos vana fugant. Leone 5.285 Nocentia fugat, Agno cafto 9.5 Profternit intuitu. Bafilifco 7.14 Sordida pellit . Criuello 24.18 Alicorno 5.11 Ibide 4 325 Venena pello. Venenofa propulfat . Scambieuole . Vedi Auicenda, Pariglia. Ad inuicem. Mantici 17.61 Alter alterius. Coltello 15.56. Innelto 9. 336 Alterius altera . Rotada mulino 16. 69 Alternando. Sega 17-89 Aj)ternando recreat, Ventaglio 25. SI Alternisdemerfa vicibus . Secchic 15. 98 Con'urat amice. Innetto 9-336 Dìà ilpregio, e il prende. Ape 8.31 Dant animos vices. Cerui 5. 182 Grata viciffitudine . Luna 1.213 Honori inurcem, Gemma 12. 89 Inuicem exculti. Diamante 12.76 Pipiftrelli 4. 398 Specchi 15,124 kh 3 Mutua Mutua nitunturope. Mutuant inuicem. APPLICATIONI VARIE Mutuarefrigeranturope, Albero 9.285 Mutuis officijs . Pietra focaia 12. 126 Mutuo amore crefcunt, Vlivoe mirto 9.258 Mutuo fouebuntur. Viiuo 9.266 Ope lucent mutua, Legni 2.75 Pellendo viciffim. Vaglio 24-55 Per mutua nixi. , Cerui 5.182 Portantem portant» Ale4. 479 Pro defeffa vicem. Grù 4. 317 Pulchrior vterque» Luce 1. 26 Tra&a viciffim. Sega 17.94 i Schernirei > Captiuam impune laceflunt. Gatta 5,277 Scienza. Afcenfu leuior. Lepre 5. 352 At lumen à fole. Cumlabore extrahitur. Elata nitefcit, Specchio 15. 128 Pozzo 2.329 Cometa 2. 189 Eft immortale decus, Libro 19. 7 Expofita probatur. Perla 12. 99 Firmiusin placido, Mare 2,258 Hacitur ad aftra. Libro 19.7 Implicita extricat + Pettine 25.59 In abditis humor. © Pozzo 2.328 Elefante 5: 241 Camozza 5.63 Corde mufieali 23... In fuis viribus pretium , Nec inaccellus apex. Non nifi extenla. Omnia mea mecum, Chiocciola 8. 93 Par putat efle nihil. Aquila 4.94 Ponderibuslibrata fuis. Terra 2.330 Pugnantia profunt. Candela 15. 28 Sgombra da noi letenebre, egli orrori . Auro- ta I. 31. Sonat pe È Vafo 15.148 Viresacquirit eundo, Fama 3,20. Fiume 2.259 Scienza infufa . i Atlumenà fole . Specchio 15.115 Corlefti e femipe natum. Giglio 11. 46 Lumen de lumine. Nube 2.112 Lumine folis . Luna r. 160 Scienza non operaria, vedi Ippocrifia. Pulchra, & fatua. Vanetta 4.459 Scrittore, Accipit &rreddit . Specchio 15-130 Deciduis fubnafcuntur alij » Arancio 9.28 Hauriendo falubrior, Pozzo 2.325 Hauftuclarior. Fonte 2. 299 Nec citra, nec vltra. Scopo 22. 48 Nec defeffus,uec dififus . Cigno 4.173 Non deficit alter. Ramo 9. 322 Phaebo gaudet parnaffia rupes. Fonte2.317 Sacra Scrittura Attollitin auras. Scala 15.99 Pietra focaia 12.128 Specchio 15.128 Specchio 15.106 Scala 15.99 Vento 2. 204 Venti 2. 203 Attrituignis . Corrigenda aut probanda . Cundis equè fidum. Dat faciles ad fuperos vias, Ducetin portum . Ducuntin'altum. Et varietate placet. Fallere nefcium . In reQumducit, . Littora fignat. Lumen eunti . Specchio 15.120 Torre 16.129. Carta da navigare 20.39 Luna 1.207 Menfa 15. 76° Omnibusidem. Specchio 15. 106 Plurima latent. Granato 9. L00 Quilibet apta fibi, Bue 5. 37 Ritè iyn&tis. Lucchetto 25-45 È Scufarfi, Et deprehenfa latent, Pernici 4. 387. Illaqueaturore. Baco 8. 68 In obfcuro later. Sepia 6 167 Velamento falus,. Sepia 6.169 Sdegno , vedi Ira. Commota grandior. Acqua 2. 24I In molli frangitur. Bombarda 22 Rabie fuccenfatumefcit, Gallo d'india 4. Sauit in omnes. Lontra 5. 360 Viexcandefcit. Pietra fecaia 12.124 S.Sebaftiano martire, Compeditamfoluit. Colomba 4. 199 Immutauit naturalem vfum. Riccio5.426 Infringit folido . Saetta 22.79 Vifcera tuta latent. Elefante 5.249 Secretezza. At negotium feniorumintus. Ape 8.59 Coperto il ferba. Cenere 2.99 Intunditur, non effunditur. Horiuolo da ‘pol- uere zI.IT6 Inobfcuro latet. Scpia 6.167 Infilentio &fpe. Labirinto 16.56 Lucet velata. : Lanterna 15+56 Necà quo , nec ad quem, Serpe 7.69 Non patet extraneis, Scrigno 15.93 Non fai d’onde, ne daue, Vento 2.207, Nulli patet. Cupile 8,62 Operitur dum operatur. Baco 8.80 Setunon benaperta ;io femprechiufo . Giglio 11.54 | Sub cortice tego. Granato y. gi 3 Secreto fcaperto, Et abfconditum notefcit. Lanterna 15. 59 Exilit quod delituit. Pietra focaia 12: 125 Lucet velata. Lanterna 15.56 Seditione, Afflante perturbor, Mare 2.256 Cade vegetior. Albero 9. 309 Compreffa quiefcunt . Api8.32 Magno cum murmure . ‘Calabrone 8.85 Sopitosfufcitat. Mantice 17.63. Vento =. 19I Turbato flumine capta, Anguilla 6.16 Turbida piacet. Camelo 5153 Vulnere virefco, Idra 7:24 Seguitare, Afflanti obfequor, — Name 20. 62 Altero prauio , Trivello 17.126 Et abeuntem quoque, . Girafole 11.74 In odorem. Colomba 4. 209 In odorem trahimur. Polpo 6.125 Nec recifa recedit. Ellera 9.62 Nécretardatur pondere, Tigre 5. 461 Non excedens ex orbita + Rota 24. 39 Girafole 11.790 Stella venere 1.363 Cauallo 5. 160 Naue 20.81 Acqua 2.223 Girafole 11,71 Quo- Non inferiora fequutus Proxima femper, , Qua dirigit jgradior. Qua ducitis adfum, Qua duxeris fequitur, Quocunque icris » DELL'IMPRESE. Quocunque feriti Cometa 2.188 Gemit fpiritu. Colonna 16.23 Quo me cunque feret, Elefante 5.247 Hyeme calet. Pozzo 2. 327 Quoufque fpirabit. Mulino 16.67 Immobilis in mobili . Ifola 2.378 Sequentur maiores . Elefanti 5.254 In arduiscommoratur, Aquila 4.64 Sequitur ipfe volens, " Ramo 9.331 Inoccidua fequor, Calamita 12.12 Sequor quo ierit. Agnello 5.5 Lucetvelata. Lanterna 15.56 Spiranti obfequor, Naue 20.62 Nec alius. — Bucefalo 5.32 Trahentem:fequor. Battello 20.24 Nondumapparuit quid erimus. Pauoncini 4. Sempre » 361 è Vedi Continuo etero, perfeneranza » Non fibi, fed domino, Sparauicre 4: 433 Ardetaternum. Asbefto 13.7 Paretvni. Lucchetto 25:42 Diuturnitate fragrantius, Giglio 11.32 Puriora furfum. Boccia 17-44 Hafta à la muerte. | Candela 15.23 Refpondet vni. Taglia 17:97 Nec auétu, nec hauftu, ‘. Fontez.303 Seruendoregno, Giogo 24. 35. Scettro 2567 Viuit ad extremum. < Corda 17. 18 Seruitute clarior . Papagallo 4. 344 à Separatione » ù Sol diciò viuo. Baco 8.67 A bono malum. Criuello 24.19 Soli Cafari, Cauallo 5.179 Dimiffis alijs» © Innefto 9.337 Tuttodentrodifoco,e fuordighiaccio. Etna Difcretis nulla virtus, , Globo 21.46 2.355 ‘Difcretis fua virtus. Globo 21.45 Vni tantum. Riccio 5. 424 . Difiun&a peribit, ge 5.40I Sguardo Difiunti preftantofficium. erchio 17.8 Offendor lumine. Orige 5. 378 Diftinguendo componit, Pettine 25.61 Quia refpexit. Nube 2.113 Diftinguens admonet, Hotiuolo da rote 21.86 Rapitur obtutu. Roflignuolo 4.418 Diuifum imperium. Sele 1.84 Receptovifulibertatemarripio. Falcone 4.24I Educunt peffimum. . © —Ventofe25.82 Siafpicis afpicior. —Horiuolo dafolezi.60 Elata longiuss&quacunque.. : Aquila 4:83 Sguardo d'Iddia, vedi Prefenza d'Iddio . Elata niteielt. +4 Cometa 2.189 Et decus, & pretium, Perla 12.98 Eleuor dum fegregore | Aquila 4.85 Exardefcet ignis... Specchio 15.14® Male iun&tafecernit.. Vaglio 24.61 Hincnitor,& vigor. Perla 12.98 Nec recifa recedo. © Ellera 9.62 Oculisvitam. © è Struzzo:4, 445 Nec recifus languet.o Amaranto 11.16 Siturezza. Nitent exempta. Coralli 12.47 Abfconfione feeura. Perla 12. 104 pes fostibus apta. Globo 21.44 Aperti gli occhi dormo. Lepre 5.350 Perdit foluta leporem. © Siringa 23- 33 Contragione tutior: Chiocciola 8. 99 Recifus pereo. Cipreflo 9.55 Ducitintutum. Pompilo 6. 130 Secernendo conficit» Cruciuolo 17.21 Feruidos excludit ius. Alloro 9.9 — Sordida pellit, : Criuelloz4. 18 Flatus irritusomnis. © Tempio 16.107, Vis alteravetat. © Diamante 12.79 Fruftra. . ‘Gallina 4-71. Piramide 16.77 Sernità , Hoc duce tuti. , Alicorno 5.13 Ad nutum obfequens. _ Cane 5.93 Humiliora minus, Fulmine 2.154 Zemulanturobfequijs. © » . —. Ape8.3z0 Infanifine feriant. « . «Anchora 20.4 Alijs inferuiendo confumor. Caualloy. 1% _ Itertutifîimum, ©. Gru 4304 At colla ivuenci. Leone 5.307 L’'amarezza l’aficura, Lupino 10.59 «Greflumcomitatur herilem. Cane siroo Mediotutiffimus. °° Fetonte3... In odorem trahimur, Pantera 5. 395+ Polpo 6. Munit: . Aquila 4-57 125. ra Nec aeftas,nechyems | Alloro 9.8 ‘Labor omnibus vnus . | $cacchicre 18.52 Ne ledatcantus. © Afpido 7.4 Praparat cfcam ‘Pentola 15.82 Nefol cura, ne gelo. «a AHoro'9. 10 Quiefcitin vna. Calamita 12.11 Ni matarine, nifpantarme, * Aquila 455% Seruitute clarior. . Papagallo4:344 Non maieftate fecurus . Î ne 5. 330 Stipatus amanter -* | Ape8,30 -Obferatis auribus. =. > Iufle 3.74 Vltro ad vincula redit. Sparauiere 4.429 Perinuia moftrat iter.Carta da navigare 20.26 © a Semo d'Iddio, > Securitasaltera, Saracinefca 16:92, Adnullius pauetoccurfum. —Leones. Securus dormio . «Leone 5.316 Ardee non luce, Lume in lanterna oo _ Sic vndafalubris, ©. Ali S-1% Calet cumccetera frigenti © — Pozzo3.327 Sinenoxa bibunturi e’ Alicomo S.1I Dat vndique fonum. Campana 14.11 aos 0 4 x liffe 3-75 Dextro femper anterior. Camelos:56 Tacita algufcio ogn'hor ficura + Teltug» ° Etallios reijcit » Bucefalo 5. 32 gint 0.187 +Wpie® « Et velox; &retta. i 1 5.347 Temernon puotein fe ftello raccolto. Riccia Extra fpina tantum. gna 9.39 $-409 "* ? lat : Exultat, & plorat . _ Pauone4.369 Tempeftatis expers. Nautilo 6,11 Forttudinem mcam ad te cuftodiam. Leone Tenebra non comprehendunt » que 1.35 $* 399 è ° Uto , f 4 «Fallere nefcium. APPLICATIONI VARIE Tuto contetrit. ; Cicogna 4- 154 Tutum premonfirat iter. Carta da navigare 20. 27 Venena pello. Alicorno 5.11 Vndique tutus. Riccio 5.423 Volatus firmamentum . Grù 4.304 Silentio, ° Negata medela. Cane 5. 80 Non fine filentio + Aquila 4.121 Silentio tuta. Grù 4. 319 Silentium vita + . Oca 4.340 Strepitu fine vIlo. Pioggia 2. 127 Tacita dentr’al gufcio ogn'horficura. Teftug- gine 6.183 Vrget filentia moeror. Chiocciola 8.97 S. Siluerio Papa Mart. His ego fuftentor. Cardello 4. 141 S. Silueftro Papa. Prope eft eltas. Simeone Euangelico , Poft cantica funus . Cigno 4.176 SS. Simone , e Giuda Apoftoli Fico 9.75 Ad lucem veniunt. Cefali 6. 34 Simon Mago. Non fon già l’ali al gran defio conformi. Icaro 3.47 Simulatione . Vedi Fingere, Ippocrifia. Species religionis. Cauallo troiano 5. 17% Subter nigerrima cutis. Cigno 4.180 Sumitur, & abi)citar. Mafchera 25.47 . Sincerità. sAbfque nodis, & rugis. Animi interna recludit . Clara quacunque profert. Concordia cordis & oris . Cunttis equè fidum. ... Specchio 15106 Dat pretium candor. * Porpora 6.136 Di fuor fi legge. com’io dentro avuampo. Etna Zucca 10. 87 Capo 3.78 Boccia 17.46 Pefca 9.149 2. 364 , : ‘ «Eadem & intus. Auorio 5.273 E dentro; e fuori. Criftallo 12.6 Specchio. 15:120 Criftallo 12. 64 Granato:9. 101 Agnello 5.1 Cauolo 10.13 «Il nafcofto moftra fuore. Interiora patent. Intus, & extra. Mc ipfum pando. Non latet ininfidijs. Spina 9.191 Omnibus idem. Specchio 15. 106 Promit intima cordis. Penna fcrivente 19.21 Qualis.ineft celo. $pecchio 15114 Quel checela nel fen, fcopre nel volto. Hori- uolo da rote 2 1.91 ju Raro fallit. Re&a diffunditur. Regnantem indicat. Tramite re&o. Vnadique fidus. Vnius coloris. Capo 5-77 Luce I. 30 . Banderuola 25.1 | Sparauiere 4.426 Horiuolo folare 21. 64 ‘ Cigno 4. 163 Sin tanto» i Donec ad vnguem. © Statua 16. 98 Donec impuruma. > Criuello 24.17 Donec longinqua. Palma 9. 124 Donec purum, — Oro 13: 4 ‘Perit ne percat. Donec redeat. Cinocefalo 5. 214 Donec totumiimpleat orbem. | Luna 1.151 Sobrietà, vedi Afinenza s Digiuno. Operofus non pafcitur. 2 Baco 8. 66 Soldatefca + Aftu pollet. Volpe 5.475 Dum terit atteritur. Macina 16.61 Ne fol cura ne gelo . Alloro 9. 10 Orno Parme con l’arme. Riccio 5.437 Prafagiunt imbrem. Api 8.28 Caratteri 25.13 Lucchetto 25-45 Riteconflata valemus. . Rite iuntîtis. Robore &intuitu. » Lupo 5.362 Robur-in'armis. Cerro 9.59 Sauciat, & defendit. Colaro da cane 5.115 Semper in arms . Sparauiero 4.439 Sole foloque. © Formento 10.32 Spes , & tutamen in armis. Riccio 5.425 Strepitcum deficit vnda. Fiume 2.286 Teritur, & tuetur. Scarpa 15. 101 Terrore, & armis..| © Medula3.59 n Soldato violento... Aftu,&dentibus... -» Volpe 5.474 Cede fibi viam.. Cinghiale 5.207 Depafcitur, & exterminat. . . Cingiale 5-209 Difcerpens exit. . «Prada pae: 6.171 In deferta mutabit. . Fiume 2.387 Neceffitatem non habens. » Falcone4 235 Oculis,&vnguibus equè. . © Aquila 4.112 Optima queque rapit. ° Fiume 2.283 Rapto viuere iuuat. i. Leone5.333 Solitudme , vedi Ritirategga. Elata longius, & quacunque. Aquila 4.83 E folitaria,e fola.» si Tortore4.456 Exudat inutilishumor. ; (Ellera 9.71 Non afpiciat mè vifus hominis. Pianta pudica R303 ba a Sollecitudine, Amor vrget habendi. Ape 8.47 Anteriori. A Cauallo 5: 166 Celeres explicat ortus. . .. Sole 1.130 Deftafi à lo fpuntar del primo raggio. Rofa 11.95} ì Emergo lucente fole. Excitat aurora. | Matura. è» Loto 10.56, Gallo ‘4.282 Granchio 6.92 Mentre è caldo. Ferro 13:23 Nulla mihi mora eft. Pernice 4.381 Tenere quis poterit è Pernice4. 381 Volatu nemini. Aquila 4-53 Sopportare. Durabo .. Ferenda quamuis peffima, His grauora . e." In virumque paratus. Ne mergatur immergor. Nomas que puede. ‘4 Incuggine 17.33 * Stacoa 16.100 ano .3. 90 Bue 5. 33 Anchora 20.6 Camelo 5.50 Feniceq:242 Cane 5.108 Camelo 5.55 Fartalla 8.122 Ripa vlterioris amore. _ Suftinet, & abftinet. Vit potiar patior. i Sofpiro , Afflante micamus: Carboni 2.83 Alit, - IDELLUIMPBR ESTE, Alit,& auget, Vento 2.195 Quandoque fignatum. Fartnaccio 18.9 Non eftingue il mio foco, mà l’accrefce. Car- Quomodocunque aliquid . Dado 18.2 bone 2. 86 Ripa viterioris amore . i Cane 5. 108 Si fpirat inflammat. Mantice 17.62 Serenabit. Orfo 5.386 Sopitos fufcitar . Mantice 17.63 Sub pedibus terram. Leoné 5. 308 Specolatione, Vertetur in diem, Notte 1. 290 Afpiciw, &infpicit. —Lupoceruiero 5.369 Speranza ye timore » Et profundiffima quoque, Aquila 4.49 Inter vtrumque fecurus. Icaro 3. 48 Haurit ex alto. Secchià 15.96 Speranze humane , ‘Inuifibile Joftrat, Cannocchiale 21.29 Et proximaludunt. Tantalo 3.70 Latentia tentat. Per fuprema , perima. Procul & perfpicue. Procul, & Procul. Re&a furlum. Surfum &fubter, Spenfierato .. ° Prauidere nefcit. . Cicala 8.106 Sperar în Dio, | Speranza, vedi Sarà, Altiffima tutè. Picchio 4.389 Gioir fpera. Farfalla 8.116 Aquila 4.51 Mortifero velen dentro v'hò pofto . Orfo 5. Protunda quoque ferutatur, Anitra 4.30 285 Occhiali 21.125 Non maturefcet. Vua alla luna 9.242 Cannocchiale 21.27 Non fongiàl’ali al grandefio conformi . Ica- Aquila 4.52 _ 0 3-47 Rondine pefce 6.154 Protegen, però deftruyen. Alid'Aquila 4.477 Aderit mox ventus ,& vnda. Naue 20.., Alui pur mi rivolgo. “Affluenter, &nonimproperat. Sole 1.42 Auxilium e celo, Altera leuatur . Cum fcenore reddet, Secchia 15.95 Cubat’in arduis. ormento 10.37 Decelo expe&tans pluuiam. Dabit Deushis quoque finem. Colomba 4.201 Eleuata celerius. Dabit in tempore. Decidunt, &redeunt, «©. Albero 9.298 Et ia&a falutem, Corna25.14 Expeéto fupernas, De celo cxpegtans pluuias, —Monte 2.348 Hereat, ne percat. Defefla, non diffifa. Rondine 4.406 ‘Humilia defpicit . Diemprafignat abortu.. »—. . Sole 1.80 Immerfabilis. Dimani augello . vw. Vouo 4.471 In arduis commoratur. D'onde fperardouea luce più chiara. Candela In hoc figno . 15.70 r_% Dubium tentat iter, Dulcis erit. Dum fpiro fpero .. Durefcens fru&tificat, Emerger tandem. — Efte duces, E terris fublimia. Et neglegta virefcunt. Expc&o fupernas. In te {pes naufraga fiftit. Nauezo. 49 Inualidus invalida. Vua 9.241 Invirtute tua. . : Serpe 7.59 Ita fecurus. Vite.9. 220 Nonopus eft. Stella 1.248 Secura nidificat. Ghirlanda 25.36 Sic viuam. Girafole 11.75 Soli,&femper. — Rofe 11. rate Sublimitate fecuritas . % © Cifterna 16.15 Tutius vt poffî figi. . La Trouo la morte ouefperai la vita. Topo 8.1 Camozza 5.64 Girafole 11:66 Caftello 16.14 Aquila 4.64 Monte 2.348 Naue 20. 46 Anchora 20.2 Cifterna 16.15 Riccio 6.155 Airone 4.20 . Teftuggine 6. 200 Aquila 4. 64 Croce 14.19 Anchora 20.5 Lepre 5. 35I Croce 14.16 Polpo 6.124 Calandra 4.137 Colomba 4.198 Aquila 4.44 Girafole 11.65 Airone 4. f9 Delfino 6.70 Flauefcent. * Spiche 10.23 Tutumte littore fiftam. Anchora 20. x Feo » & fouet. «Vento 2.190 Vehementius elata compellunt.. Naue.20.46 abet fpem. Tronco 9,315 Vna falus, Anchora 20.5. Aquila 4. 98: Serpe Hac pereunte perit, |. Anchora 20.7 _ 7.83. Li Imis Sg” ad fuprema. Fiamma 2.37 Vt nonconfundar.. Anchora 20,3 Inanis conatus. »° Vua 9.242 * Spirito santo, | © "1 Infani fine feriant. Anchora 20.4 vedi Aiuto, Fauore, Protettione. Infperata floret . Luxtandem erumpet » Manet vItima celo. Merfus emergam. Mitefcet. Nafcetur » Nil fulgura terrent . ©. «Verga 9.330 —Abcodem varia. Corona 25.17 Adcandida feror. — Mergo4. 328 Additflamma vires, ‘Mare 2.236 Ad fua tandem. * . «Elefante 5.228 Afflante micamus. ww Cigno 4.165 Afflatu flammelfcer, , Noandra molto,e n’vfcirà più bello.Sole 1.114 Alit &auget., — Non maturefcet. Non opus eft. Non femperimbres. Vua alla Luna 9.342 Al tuo fpirar m'auyiuo, Calandra 4.137. Ardendo m'inalzo. , Fornello 16.4? Fumo 2.98 Abvtroque. Danaro 13.29. Specchio 15.143 ‘Colomba 4.146 Archibugio 22. » Fuoco 2. 6 Carboni 2. 83 Fiaccola 2.52. & 53 Vento 2.195 ‘Vento 2.192 Razzo 18.38 Cielo 1.18 “Alpirantibus auftris, Giardino 17. 143. Naue Nonfempernegle&a, «. Rofa Inior . 20.57 . ” Non femperobftabir, Eceliffilunare 1.223 Auftrofpiranteconcipiam, +» Cauallo5.14$ . > Olfa&u appellunt. Cerui 5.191 Calefa@ta refoluitur. ‘. Calcina 19. Porriget hora, Scacchiere 18.55 Calefcimusillo. © Ma i 8.1 , ” alore " APPLICATIONI VARIE Calore faetus excludet. Pigna 9.159 Concuffa vberior. Mirra 9.114 Curfumdirigit. Fiamma 2.40 Vento 2.205 Cicala 8.105 Vento 2. 204 Naue 20.58 Fibbia 25.28 Venti 2.203 Razzo 18.36 Nube 2. 123 Statua 16.96 . Curfus fecundosdabit. Dant lumina voces. ‘Deducet in portum. Deficit aura. Diftantia iungit. Ducuntinaltum. Dum ferpunt in vifceraffamma. Eleuatur in vmbram. Elicit inde vocem. Et infenfata melos. Siringa 23.35 Excoquitur vitium, Campo 2. 338 Formante fpiritu. Tromba da bicchieri 17. 128 Fugat, & fouet. Vento 2.190 (Hinc animam. Statua 16. 97 Hinc odor, & fru&tus. . Pigna 9.155 Igne ignem. Fuoco 2.8 Vento 2.201 Fornace 16.41 Tromba 22.123 Fiamma 2: 44 ll fuon ne tragge. In as vertimur. Inflata refonat . Innoxia fplendet. In filentioloquor. Penna da fcriuere 19.22 Inundatione ferax. Nilo 2.297 L’ardormarficcia , emi trattien difopra. Te- fluggine 6.200 Lentelcit rigor. Modo fpiritus adfit. Ni rapiarecadis. Ni fpiretimmota. Non faid’onde , ne doue. Ferro 13.14 Nube di creta 25.52 Calamita 12... Mulino 16. 62 Vento 2.202 Perte m’'inalzo à volo. Razzo 18.37 ‘Procaces pellit. Ventaglio 25.79 Purch’egli fpiri fpero. Naue 20. 88 Putrefcet . ; Giogo 24. 33 Quoufque fpirabit. Repletus eleuabar._ Ruam;cum deerit ignis, Razzo 18:46 gerenum erit. Caftori 1.256 Sin fus rajos mis defmayos. Dulipante 11... Si fpirat infammat. Mantice 17.62 Sole fub ardenti. Cicala 8. 107 Sopitos fufcitat. Temperat eftum. Pioggia 2.130. Ventaglio Mulino 16. 67 Pallone 18.31 "25.80 Tenent Danai, qua deficit ignis. Città 16.16 Tergit non vrit. d è Linoro.53 Tollit famma virus. Vnde auxilium mihi. Giardino 11. 139 Vtvehementius ardeat. Carbone 2. 82 . Spirituale indifereto . i Baleftra 22.42 Si Stefano Protomartire, © " Adflatus, &flu&us. Compendia mihidifpendia. Emicat i&u. Firmatur pondere . — Serpente.7. 65 Caricarla , ò fpezzarla.- Ape 8.35 Porpora 6. 134 Pietra 12.119 Colonna 16.28 Grauitate attollitur. Secchia 15% 97 Sub pondere melos. Organo'23.22 Teritur nonleditur. Scarpa 15. 89 Vt meliorem induam. Serpe 7.44 & 45 * Mantice 17-63 x Studio, ..: Euertendo fecundat. Aratro 24. 5 Exte cunéta nitorem. Sole 1.45 Extenuat, fed producit. Trafila 17.119 Exterit dum polit. Lima 17:51 Exterit, fed acuit. Lima 17.53 Fi&us labor. Sole 1. 126 Hauriendo falubrior. | Pozzo 2. 325 His ad athera. Lucrofa ia&ura. Nulla metalaboris. Vtile dulci. Penne 19.18 . Incenfo 14.27 Cauallo 5.161 Conchiglia 6.52 Studio delibri profani. Cautè legas. Rofa 11.113 Commodum fine incommodo. Gelofia 15-55 Datechiarezza , e non ardore io traggo. Lu» na 1.201 Etiam ex amaro. Ape 8.15 In melius refert . Ape 8.45 Salutem ex inimicis noftris. Vipera 7.93 Sentes euita. Rofa 11.113 Vertit in medelam, Vipera 7.92 Studiofe . i Ab vno quoque vtilia. Ape8.42 Al fugo folo titende . Ape 8.37 A lJumine hauftus. Lucerna 15.79 Aurum alimenta miniftrat. Trota 6.209 Circuit loco manens.. Compailo 21.36 Commodumfine incommodo, Gelofia 15.66 Conlumitur ,atolet. Incenfo 14.25 Dat pel aurea feges. Trota 6.209 Delibant, non carpunt. Ape 8.13 Dimittit inanes. Vaglio 24. 60 Donec abdita pandat. Cane s.110 Dum luceam peream.. _ Razzo 18.44 Dummodo fuperfit odor. Incenfo 14.30 Durefcit ad ortum. Fungo 10.38 Eftoflo nutrior auro è Trota 6.209 E pluribusvnum . Ape 8.55 Errando predatur. Cane s. 1037 Errat , vtinucniat. Cane 5-10% Et humiliora dignantur. Api 8.45 Ex communibus non commune. Fonte2.308 Ex fumo lucem.. Torchio da Stampa 17.107 Ex ipfis nonipfos. Ape 8.17, Extinguar vt luccam Candela 15.30 Exulat aftus. cord Bofco 9.269 Fatiget, nonrapiat. Hauriam ; & effundam. Il più bel fior ne coglie. In motuquies. In motu quietem. Infuetum per iter. Inuius non deuio, Acqua 2,220 Secchia 15-115 Furlone-15.63 Cuna 15.52 Delfino 6.66 Capricorno 5.124 Capriolo 5.128 Latentia tentat, _ Picchio 4.389 Legam niflabra retardent. Ape 8.43 Legunt non ledunt. Ape 8.13 L’elcarichiamo è lufingarmi il gufto. Bue 5.42 Lubens ad onus. Camelo 5-52 Luce peritfua . Candela 15.42 Lucrofaia&ura . Incenlo 14.27 Maxima de minimis. Fiume 2,267 Meliora legit. Ape 8. 16 Meliora fecerno. Lambicco a 7-41 Qe DELL'IMPRESE. Nogtu incubando , diuque . Gallina 4.279 Non dicit fufficit. Mare 2.232 Non plufquam oportet. Cane 5.86 Non quieta quiefco , Quaglia 4.225 Noua fidera cerno. Cannocchiale 21.21 Nulla dies dumlicet. Ape 8.26 Pinguefcit dum eruit » Gallina 4.269 Pretiofum à vili. Lambicco 17.37 Puriora fecernit , Vaglio 24.69 Quafi thefaurum effodiens. Hicna 5.283 Quilibet apta fibi. Bue 5.37 Quodcumque poteft. Formica 8.13 Quod mihi; hoc alijs » Aquila 4.10* Quod wtile:carpo - Ape 8,16 imando pinguefcit. Gallina 4.269 Sidam, vcimplear. Secchia 15. 102 Sine iniuvia . Ape 8.10 Suis inronfufa locis, Superaddet aceruo, Vtile dulci.. Vt profim, : Telaio 17.100 ‘Formica 8.132 Conchiglia 6.52 Ape 8.41 Subito è vedi Celerita ,Preftezza + . Autcito, aut nunquam, .. Leapardo 5.348 No&e vna. Fungo 10. 38 Tonitru velociori&us. :_ Fulmine 2.156 Velis remifque. +. Galera 20.35 Velocitate praftat, Luna 1.156 Vixorta fugit. Rofa 11.94 RE Succeffone a Alteri traditur . Fiaccola 2.65 Deciduis fubnafcuntur alij. . . Arancio 9.28 Finiunt pariter, renouantque labores. Spiche 10. 24 Mentre che (punta l'va l’altro matura . Cedro 9- 45 Non deerit alter, Vt quiefcat Athlas, Superare + Autingenio yaut vi. Aieffandro 3.4 Euicit gurgite moles. . . Fiume 2.262 Hinc aliquando clu&abor. Luna eccliffata 2, 223 i Ogni dur rompe , edogni altezza inchina. Fulmine 2.160 Ramo 9.322 Hercole 3-4I Nulla via inuia» Aquila 4. 54 Quo quomodo refoluam. «Alefiandro 3. 6 Volatu nemini. Aquila 4.53 Superbia, A cader va chi troppa in alto fale, Icaro 3.45 Afcendendo deficit. Fumo 2.96 Cito nata, cito pereunt, Zucca to. 84 Deformes eblita pedes, Pauone 4.356 Depreflione alterius . Secchia 15.105 Eleuatur in vmbram. Nube 2.123 Et molli cauatur, Pietra 12.108 Feriunt fummos, Fulmine 2, 153.154 Feetenti c cefpite. Giglio 11.31 Frangor non fle&or, Colonna 16.26 Haud fidit inane. Vouo 4. 466 Humilia defpicir. Airone 4 20 Suuero 9.199 Pallone 18.3I Ortica 19. 65 Immerfabilis. Inflatusattollitur. — Leuiter fitangisadurit. Nafcetur. Non funt hac humeris pondéra digna meis» Camelo 5.61 Nubes excedit, Olimpo 2. 371 Nullius egeo. «Nautilo 6.111 Perimit inflando. Serpe 7.74 Pufilla negligit. Leone 5.293 Vouo 4.466 Surgit inane, 1% Superiore . . vedi Gouerno ; Prelato, Prencipe , Zquè impartitur, Horiuolo darote 21.81 Excitat,& dirigit. Horiuolodarote 24.101 Lumine fignat, Horiuolo da fole 21.69 Mobilitate viget. Horiuolo da.rote 21, 86 Non dormit quicuftodit . Grù 4.393 Praemonftrat iter. Pompilo 6.131 Purgat;&vrit. Fuoco 2.14 Singulis aeque. Rondine 4.401 Vigilat, nec fatifcit, Grù.4. 393, Horiuolo da rote 21... Vna mouentur varia, Sufanna. Impuritatis impatiens. .. Pauone 4. 358 Mori potius, quamfedari. . Armellino 5.26 T RT » Tardanza, Elefante 5.228 Non expe&ata dabit. Palma 9.139 Procraftinando fortior.* Riccio 5.431 Quo tardius hoc magis angor.. Riccio 5.431 Tarde fed diu. liuo 9.263 Tardè, fedtuto , Teftuggine 6.189 i i Temperanza. I DIULI Aut precepsruet. un Cauallo5h358 Letitia, non temulentiz. Vite 9.224 Medio tutiffimus ibis . sio Fetonte 3.23 Temperay aftum. Pioggia 2.1 30 " : Tentatione. n Afflatu flammefcet. Fiaccola 2:53 Ambit ,nonlambit. Fiamma 2.43 Et tenebris euolat . Barbagianni 4.132 Impedit curfum, non iter. Paftoia 25.57 Non quauis parte noxia. ‘ Hiena 5.281 Praemast, ne perimat. Piede 391 Probatur impetu. Scoglio 2.390 Pugnantia profunt . Candela 15.28 Purgat. & vrit.. Fuoco 2. 14 Stertentes opprimit. Pefce 6.4 Tundor non frangor. Incuggine 17.34 S.Teodora penitente, . Sibimet difplicet. Cavalla 5. 148 | Teologia, Teologa, Abfconditum fignat. Girafole 11.82 Accenna ancor frà le tenebre il fole. Girafole 11:82 , Coeli commercijs aptat, Cannocchiale 21.28 Defertis femina terris. Carro 24.6 Imméfum metior. Horiuolo da poluere 21.117 Indagatfublimia, Grù 4.311 Nil mihi cumterris. Globo 21.53 Prohibet, & indicat, Cane 5.84 Suprema metitur. Quadrante 21,137 S. Terefia Pergine +, Calore foluitus, Pigna 9,157 De APPLICATIONI VARIE Mandolo 9.107 Verga 9.332 Cielo 1,8 Torre 16.123 De forti dulcedo. Hac mirabilia. In omnem terram. Oppugnata fortior . Totum Numini. Tempio 16. 107 Vulnere recreor. ._ Ippotamo 6.102 Timore svedi Paura. Ad ogni picciol moto. Campana 14.15 Timor d’Iddio. Cohibet. Freno 25.8 Firmata refiftit. Naue 20.45 Regit, & corrigit. Freno 25.9 Turbata falutem. Pifcina 2: 324 Timore, ed amore. Reprimit, & impellit. Sprone,e freno 25.74 Tiranno . Cede fibi viam. Cinghiale 5.207 s Deuorat omnes. Penna 4-432 Et profternunt excelfas . Elefante 5.267 Nemo domare poteft. Manticora 5.371 ‘Omnibus infeftus . Siluro 6.170 Proprijs nec parcit alumnis- Mare 2.239 Qui viuens ledit , morte medetur. Scorpione mao Rapto viuere iuuat. Leone 5.333 Suit in omnes. Lontra 5.360 Vnius compendium multorum difpendium, Vite 9.217 ‘ S.Tomafo Apoftolo. Afpicit prope. Aquila 4.114 Difiun&a peribit. Pecora 5.401 Ex intuitu quies. Sparauiere 4.432 Luce probauit. Aquila 4.41 ‘ Redibit ad dominum. Sparauiere 4433 S.Tomafo d'Acquino Agmina ducit. Aquila 4.115 ‘Altior,& tutior. - Airone 4.21 Afpicit prope. Aquila 4. 114 Attrahit, aut terret. Tromba 22.127 Candidus,& canorus. Cigno 4.177 Clara quaecunque profert . Boccia 17.46 Cum fonitu teriet. Artiglieria 22:34 Ducit & arcet. Colonna 16.36 Emicat vnus. Carboncio 12. 39 Etbibit,& fufpicit. Gallina 4.278 Feracitate humilior, Albero 9.306 Fugat impauidum. Gallo 4.292 Fruftra. Lanterna 15.60 Gemmalatet. Conchiglia 6.61 Haurit ex alto. Secchia 15. 107 Hoc duce tuti. Alicorno 5.13 Humor abalio. Innefto 9. 334 Mafa feruatur, Larice 9. 105 Implicita extricat. Pettine 25.59 Indeclinabili greffu. Sole I. 120 Induetin Cherubim, Bue 5. 39 Lucem ex alto. Candela 15.22 Luce probauit, Aquila 4.41 Lumenab vno. Cielo 1. 15 Lumen de lumine. Nube 3. 112 Mortificat, & viuificat. Sole 1.108 Mutum, fed altum. Nec melius, nec celerius. . 37.108 Fiume 2.289 Torchio da Stampa Ne fcribas obliquè. Note, dieque ducit . Nulli deeft acies. Opportunè defluent. Riga 19.25 Colonna 16.35 Saetta 22.93 Fiume 2.276 Poft cantica funus. Cigno 4.176 Quocunque ierit è Cometa 2. 188 Refarciam. Ragno 8. 146 Tutum lux tua pandit iter. Luna 1.210 Venenofa repellit. Fraffino 9. 82 Vetuitque renafci. Idra 7.37 Tradimento Traditore. Amplexatum fecat. Falce 24.28 Amplexatur, vt perdat. Scorpione 7-35 Cedit,vtegdat. Montone 5.373 Dolo occidit.. Vipera 7.91 Dormientem inuadit. Icneumone 8.112 E fregia, esfregia. Rafoio 15.57 Infidiofa fide. - Elefante 5.270 Officiofa alijs, exitiofa fuis. 1 Salmone 6. 158 Quiefcens ledit. Paftinaca 6.117 Gambaro 6.82 Stellione 8.173 Anguilla 6. 16 Fiaccola 2.79 Retrocedens accedit. Sub luce lues. Turbato, flumine capta. Ynde fpes erat ali. Tranaglio. vedi, Caftigo , Perfecutione . Trauaglio lena diffetti, preferua, rifueglia $ er aunalora _ Abluimur, non obruimur. Canna 9. 38 Abluor,non obruor. Cigno 4. 162.Zucca 10.88 Abradendo adaquat. - Pialla 17.78 Aciem reftituit. Lima 17.54 Acuituri&@u. Rota 24-49 Acutum, fplendentemque. Cote 12. 59 Acuunt vulnera vifum. Orfo 5.384 Additur vigor. Suuero 9. 198 Adimit vt dirigat. Pialla 17. 78 Ad fidera voluunt. Venti 2.205 A:guat dum lacerat. situ, plagi(que. Agitatione purgatur. Agitatur, vtpurget. Agit dumagitur . Alas addidit ardor. A!terutra monftrat iter. A maritudine dulcefcunt. Amaritudine tutum. Lupino 10,59 Anguftijs fonitum. Tromba 2. 122 Ante ferit, quam flamma micet, Pietra focaia 12.127 A pondere motus, Aptat dum fecat . Arcet venena veneno. Vipera 7.95 Ardua virtutem. Monte 2. 346 Arfo il mortale al ciel n'andrà leterno. Her cole 3.42 Artem hane docuere procelle. Naue 20. 72 Afperitate melos. Lira 23.16 Afperrimis aquata anguftijs. Trafila 17.120 At purgatur. Lino 10.48 Attritu melior. Zafferano 10.76 Batte e non toglie . Martello 19.70 Buftumque , partumque. Fenice 4. 249 Cgdit ne cadat. Falce 24.25. Trottola 18. 63 Cima Erpice 24-24 Formento 10.22 Marte 2.242 Criuello 24-23 Mulino 16. 58 Razzo 18.4î Colonna 16.34 Oliue 9. 267 Horiuolo da rote 21.99 ega 17.93 DELL'IMP'RE SUE. Cima non taglia . Circuma&us informor . Cogit omnes in vnum. Cohibet. Compeditam foluit . Compreffa vberior. Vliua 9. 268 Comprimendo exaquat. Torchio 17.109 Comprimit,vtimprimat. Danaro 13. 31. Si- gillo 19. 26 Contraria profunt. Ippotamo 6. 101. Cande- la 15.34 Contrariys citius . Conuertunt, non euertunt. Rota 24. 46 Dabit pennas. Razzo 18. 40 Da la prigion rapido vola al etra. Veello 4.15 Dal mifimo mi muerte,y mi vida .. Fenice 4:242 Dant animos plage. Cauallo 5.135. Leone 5. Forfice 17.25 Cerchio 17.13 Torchio 17.103 Freno 25.8 Colomba 4.199 Corda 17.17 344 DBant pondera legem. Horiuolo da rote 21.99 ‘Dant vulnera formam.. Ferro battuto 13.25 Dat pulfata fonum. Campana 14.9 Deducet in portum. Vento 2. 204 Deducet me. Scoiattolo 5.445 Denfior florebit arifta . Campa 2. 342 Defertis femina terris. Carro 24-6 Detrahit, &decorat. Forfice 17.26. Rafoio 15. SO Dirigit dum grauat. Diftmguit ;& exprimit . Domabit effrenes. Donec purum. Dormitantem excitat. Dulcefcunt. Duîn comprimit exprimit. Dum verfatur erigitur. Educunt peffimum. Ventofe 25.82 Elicit fruQus. Correggiato 24. 15 En la muerte cfta la vida. Croce 14:21. Vite 9.226 En trabajos mys aziendas. Et a&a moueor. Piombino 21. 130 Sigillo 19. 27 Capezzune 25.8 - Or0134 Grù mi Lupini ro. 6î Torchio 17. 101 Orfa celefte 1.283 Mulino 16.63 Palla 18.18 Rtiam currentibusapta. Sproni 25.71 Etiam ex amaris. Ape 8.15 Et iftafalutem. Hafta 22. 62 Et leuiter ius fonat. Horiuolo da rote 21.103 Et percuffa valet. Campana 14.8 E trà le {pine pur (puntando viene.Rofa 11.100 Euertendo fecundat . ‘Aratro 24... Euertit, & equat. Erpice 24.24 Excoquitur vitium. Campo 2.3 38 Ex gelido antidotum. Ceruo 5. 190 Expiabit, aut obruet . Fulmine 2. 152 Exprefla dabunt fuccum, Aranci 9:32 Exterit, fed acuit. Lima 17. 53 Exvi renafcor. Candela 15.4î Ex vulnere vigor. Suuero 9. 197 Lancetta 25.39 Alicorno 5.21 Ferit vt fanet. Fert vitam, & funus codem.. Firmior idtu. Mazza 24. 34 Firmior fi infirnor. Salcio 9.184 Firmiusad opus. Ferro 13.9 Firmatur ignitum. — Ferro 13.26 Fle&imur, non frangimur . Canne 9. 37 Frangit vt purget. Trapano 17.123 Gradiatur vt apte. Hebetar &acuit. Hinc vulnus, falus, & vmbra . His aqui aqui. Hyeme caler. Igne & motu. Impediunt, &expediunt. Mula 5.375 Cote 12.57 Ceruo 5.195 Sproni 25.73 Pozzo 2. 327 Caldaia 15.13 Paftoie 25.57 Impeditcurfum non iter. Paftoie 25.58 Impellor fufte, locifque . Trapano 17.124 Imprimit fi comprimit. Sigillo 19.26 Incifa & vfta proficit. Rofa 11.106 Incurfionibus folidatur. Quercia 9.172 Infirmitate perficitur . Salcio 9. 185 In quafcunque formas. Ferro:13.17 Intentiores acutius . Liuto 23.18 Intentuis acutius. Corde muficali 23: 8 Iter tutiffimum . Grù 4-30% luuat aer, & imber. Noue 20.50 Ivuenefcere cogit. Falce 24.31 Lentefcit rigor. Ferro 13. 14 Ligamento conftantior. Sega 17.93 Ligamento robur . Cerchio 17 12 Minantur, fed ferunt. Venti 2.204 Mole folidatur. Ponte 6.83 Morantur non arcent. Venti 2.202 Mordendo fanat . Sanguifuga 8.171 Morerer extra. Pirautta 8.143 Mortale repurgat. Rogo 25.6£ Moueor ab i&u. Palla 18.18 Nefcia veneni. Scorpion celefte 7.37 Ne fyluefcat. Vite 9.225 Incenfo 14.26 Lancia 22.73 Libro 19.13 Niardeat, Nil quod ledat habet. Ni premar vtrinque . Ni fpiretimmota . Mulino 16.63 Non abfque fonitu . .__ Acqua 2.215 Non eftingue il mio foco, ma l’avuiva. Carbo- ne 2. 86 Non:exurit vt perdat. Fenice 4: 245 Non morantur, fed arcent. Venti 2.203 Nonnifi extenfe. Corde muficali 23.9 Non nifi frata dar elcam. Pigna 9.156 Non quauis parte noxia . Hiena 5.28r Non fine idtu. Pietra focaia 12. 120 Nonfine pondere . Grù 4. 309 Noxiademir. Molletta 15.89 »Obliquantes cuellit. ‘Martello 17.67 Obruuntnon dirimunt. Acquedi fiume 2. 291 Obftetricante celo . Cerua 51184 Onerat fed armat. lTeftuggine 6.194 ‘Percuffa (cinditur. i Nebbia. roi Percuilum refonat. : Tamburo 2.117 Per fecondarmi. Campo ardente 2:34$ Perijffem nifì peri)flem . Vua 9. 250 Pero, efpero. Vliuo 9. 262 Per pena; c per ricordo. Lupo 5. 36% Perfecutus attollitur . . Rondine pefce 6.15 Per tefurgo. Trottola 18.58 Peflimum decidit . Lino 10.47 Planior vndique plagis. Libro 19.12 Plus torta, plus mufica. Corde muficali 23.8 Pondere firmior. Colonna 16.28 Pondere velocius'a&a, Tigre 5.461 Ponderibus fonitum. Horiuolo da rote 21.85 ì Premar, APPLICATIONI VARIE Premat, ne perimat. Piede 3,91 Premat, vtimprimat, Torchio da Stampa 17. 106 Premendo promit. Premit vtexprimat. Premit vt purget. Preffa dabunt fuccum, Prefla formatur. Preffla reddam, Preffa tollitur humo, Torchio 17.101 Mano 3.89. & 6.174 Triuolo 24. 16 Arancio 9.32 Forma 17:28 Spugna 6. 174 Acanto 10. I Preffio ne fpiritus. Mantice 11. 64 Preflus emittam . Grappolo d’vua 9.251 Prefius'intenditur, Arco 22.10 Procul pereo, Piraufta 8.143 Pruina coquet. Vua 9:240 Pungendo ftimolo. Spina 9.190 Pungit , fed monet, Horiuolodarotezi. 96 Purgant @culei. Serpe 7.67 Purgat dum agitat.. Vaglio 34: 63 Pu:gatur omne peffimum. Cardo 10.8 Purgor, nonvror. Amianto 12.6 Quaffatis diffluet. Vafo 15.139 Qua vulnus fanitas. Lancia 22.73 Quod Jeue depellit . Vaglio 24. 62 Remollitus tra&abilis. Salcio 9.186 Refoluunt dumattrahunt. Ventofe 25.83 Refonat vita. Alloro 9.15 Refpice pondus. Hociuel da rote 21.99 Retardant, nonfiffunt. | Paftoie 25.57 Rubigo confumitur. Ferro nella fucina 13.12 S'affina a piùdegn’opra. —Trafila 17.114 Salutem ex inimicis noftris, Vipera 7.93 Sanat dum ferit. Larcetra 25. 39 Sauciat, & defendit, Collaro da cane 5. 115 Securitas altera, Saracinefca 16.92 Sferzatoimpara. Cane 5. 104 Silet dum non ardet, Cicala 8. 103 Sole fub ardenti. Cicala 8.107 Sopitos fufcitat. Vento 2. 191 Sordida pellit. Mare 2.242 Spirante purgot elatum, Grano 10. 31 Stat plagis.. Trottola 118.63 Stillat incifa. Mirra 9.112 Tantum vt probet, Lima 17.56 Terendo fuccus. Vilige 9,268 Teritur, non leditur. Scarpa 15.89 Torqueat dum dirigat, Hafta 22.66 Torquet, & obuoluet, Turbata falutem. Vaglio co’ltaglio . Venenofa repellit. Filatoio 17.22 Pifcina 2. 334 Penna 19.117 Fraffino 9.82 Venenofos propulfat, Ibide 4. 325 Vimexvyi. Fuoco 2.2 Volatus firmamentum. Grù 4.304 Viget filentia maeror. Chiocciola 8.97 Vt mundus inueniar. Pomo 9.169 Vevehementiusardeat, Carbone 2.82 Vulnere recrcor. Ippotamo, 102 Vulnere vulnera fano, Balfamo 9. 33 Vulnus opem . Balfamo 9. 33 Tranaglio difende , illufra, efalta ere. Ab imbre ferenum. Iride 2.171 Accenfa micabo . Candela 15.20 Aciem acuunt aculei, Orfo 5. 384 Aciem reftitnit . Lima 17. 54 Acuor immotus, Coltello 15.55 Acutum, fplendentemque. Cote 12.59 Acuunt vulnera yifum. Orfo 5.384 Additur vigor. Suvero 9.198 Adhuc delapfa virefco, Vite 9.210 Aduerfo fole. Iride 2. 169 Afflatu flammefcit , Fiaccola 2.52.53 Agitata clarefcunt . 1. Barile17.1 Fiaccola 2. 66 Fiaccola 2.51 Incenfo 14.23 Agitata reuiyo, Agitata viuacior. Agitatum magis. Agor, nor obruor. Naue 20.99 Albefcit ab iQu. Lana 5.417 Alit,& auget. Vento 2.195 Allifa vehementius, Fiaccola 2.52 Altior quo anguftior, Albero 9.293 Anguftijs auguftior, Serpente 7.41 Anguftijs elenatur. Acqua 2.214 Fonte 2.316 Ante ferit, quam flamma micer. Pietra foca- la 52... A più: bell’opre. Albera 9.303 Afperitate polit. Lino 10.48 At lachrymismea vita viret.. Amaranto 11.13 At foli propior. Luna fcema 1. 163 Attrita refulget. Lama 22. 110 Attrita ignis, Pietrafocaia 12.127 Attritu melior. Zafferano 10. 82 A vulnere decor. . Telariccamata 15.149 Cgcitate perficitur. . Fringuello 4.264 Calcata redundat. Vua 17.103 Calcata virefcit. Zafferano 10.82 Calore odor. Vafo-15* 154 Candidior; & fuauior, Pane 15-92 Frombola 22. 59 Cerchio 17.13 Pietra focaia 12.11$ Pconia 11:93 Compaflo 21.39 Circuma@a validius . Circuma&us informor, Clarefcit. abi&u, Clarior tenebris. Coar&atione dilator, Cohibita furgo , Acqua 2.214 Collifione ignis. Pietra focaia 12.128 Commota grandior, Mare 2.24I Comprefia vberior. Oliua 9.268 Compreflione acquirit, Libro 19. 13 Comprimens equat. Dente 5.215 Zafferano 10.83 Mirra 9, II4 Albero 9.302 Pallone 18.38 Fuoco 2. 3.&4 Conculcata vberius, Concufla vberior. Concuffione firmatur, Concuflus furgo , Contraria iuuant. Corrufcant accenfi. Carboni 2.81 Crefcentincentuplum, Grano 10. 36 Crefcit in aduerfis. Fuoco 2.3 Cuduntur probati. Danari 13. 33 Cum fcenore vulnus. Innefto 9:36 Cum infirmor, tunc potens fum, Salcio 9.184 Curfus fecundos dabit, Vento 2.205 Dabit pennas. Razzo 18.40 Dabit percuffa nitorem, Pietra focaia 12.119 Da le ceneri mie mi fueglio, evolo . Fenice Aratro 24. I Acqua 2.213 Acanto 10, P Dete- 4247 \ Decrelcendo (plendefcit , Defluens eleuor. Depreffa refurgit. Et pungunt, & protegunt . DELL'IMPRESE, Deterendo colluftrat. Lima 17. 52 Detrahit , & decorat. Forfice 17. 26. Rafoio 15.58 Diminutus fplendidior, Difpari pugna maior. Dolata nitebit . Ducune in altum . Dulcefcunt, Dum agitur augetur . Dum hyemat verno, Dumferit perficit . Dum premor amplior. Dum verberor eleuor. Dum verfatur erigitur. Dum vexat illuftrat. Duritie flammefcit. Ecarceribus alas. Elcuatur allifa. Eminus vt oleant. E rogo infieme, e culla. Et auulfa fiorefcunt. Et decidentes redolent. Et ligat , &decorat. Euertendo foecundat. Ex amaris vi&@oria. Exculta virefcet . Ex eclypficlarior. Ex fumo lucem . Ex funere foenus. Ex glacie cryftallus cuafî. Ex motu lumen. Expolit , &leuigat. Expofita eleuor facilius. Extolluntur procellis . Ex vulnere vigor. Ferturin altum. Firmior i&tu. Firmius ad opus. Fit fuauior. Fortius quo durius . Fra&um perficitur. © Fragrat aduftum. Frigore fit amplior. Frigore perficitur. Fulmine creuit. Grauitate attollitur . Hebertat, & acuit. Hinc clartor. Hinc fruges; & opes. Hinc meffis vberior . His ad athera. His perficitur. Ia&ata magis. Ia&a crefcimus. Il fan maggiore . lluftrat, &cacuit. lluftrat non vrit. Imbribus au&us . Imminutus excrefcet. Imprimor, & valco. In captiuitate fecurus . Incifa , & vfta proficit. Incifione vberior. Aratro 24. I. Fuoco 2.42 Pianta 9. 300 Venti 2.203 Lupino 10.61 Fiaccola 2.51 Pulegio 10. 69 Scarpello 17. 81 Compaffo 21.39 Pallone 18.28 Orfa celefte 1.283 Barile 17.2 Pietra focaia 12... Baco 8.77 Acqua 2.213. &24I Vento 2.200 Fenice 4. 249 Gigli 11.63 Rofe 11. 103 Anello 15.2 Spine 9. 189 Aratro 24.5 Donnola 5.222 Terra 2.334 Luna 1.163 Tizzone 2.78 Fenice 4.243 Criftallo 12. 63 Fiaccola 2.67 Cardo 10.9 Aquila 4. 84 Mare 2.241 Suuero 9. 197 Aquila 4.99 Palo 24. 38 Ferro 13.9 Pecora 5.411 Aquila 4.89 Lino 10.49 Incenfo 14. 22 Rapa 10. 74 Cauolo 10. 12 Ceraunia 12.45 Secchia 15.108 Cote 12.57 Sole 1.51 Aratro 24.3 Neue 2. 137 Penna 19. 18 Colonna 16.27 Fiaccola 2.51 Fuoco 2.3 Fuoco 2.2 Rota 24. 55 Fiamma del vouo 2.45 Fiume 2.290 Albero 9.297 Danaro 13.30 Ceruo 5. 200 RofattI. 106 Mirra 9.114 Inde lux, & iuuenta . Infirmitate perficitur + Innouabitur. Innoxia fplendet. In tempeftate fecurus. In tenebris clarior . In tenebris lucet. Intrò nitefcit. Inundatione ferax. In vulnere falus. Iuuat aer &imber. Iuuat dumlacerat. Leuamus in altum. Leuatur altera, Longo fplendefcit in vfu. Lucem dabit. Lux proxima. Magis redolet. Mas gano. Me combatten , y defienden. Meminiffe iuuabit. Mi fà ben chi mi noce. Minantur , fed ferunt . Morfu preftantior. Mortificat,& viuificat . Motu clarior . Motu perficitur. Mutat in aurum. Nece vitam. Nei rigori è più bella. Serpe 7. 7 » i Salcio 9.185 Fenice 4.244 Fiamma 2 44 Melanuro 6.107 Etna 2.358. Luna 1.159 Fuoco 2.19 Barile 17. 3 Nilo 2.297 Ippotamo 6 98 Naue 20.50 Aratro 245 Rote 24. 59 Bilancia 21.7 Aratro 24.2 Tizzone 2:77 Tizzone 2:77 Giglio 11.57 Rafoio 15.59 Torre 16.12? Naue 20.79 Fenice 4.242 Venti 2. 204 Cauallo 5.143 Sole 1.81.& 108 Pozzo 2. 326 Spada 22. II1O Sole 1. 62 Croce 14.20 Orfa minore 1... Nemica fiamma amica vita adduce. Fenice 4. 242 Nifu maiore refurgunt. Nitefcit intro. Notte notefcit. Suueri 9. 200 Barile 17.3 Lucciola 8.135 Non eftingue il mio foco , mà Paccrefce. Car. bone 2. 86 Non leditur, fed probatur. Non femper imbres. Non fempetr fine rofa. Non fine i&u. Onerata felicius. Onerata fecurior . Oppofitis fragrantius. Oppreffione viuacior. Percufla micabo. Percufia valet. Percufiumlatefcit. Percufiumrefonat . Percufflum fcintillat. Percuflus cleuor . Perdendo acquifto. Per fecondarmi . Perficit non frangit . Perficitur aftu. Perficitur igne Perfecutus attollitur. Pondere evigor. . Pondere tutior. Ponderibus extollor. Preffa tollitur humo. Prefla validior. Preflione fpiritus. Preflura nitefcit . Oro 13. Cielo 1 Spina 9. 193 Pietra focaia 12.120 _ Naue 20.85 Naue 20. 85 Rofa 11.99 Fiore 11.5 Pietra focaia 12.419 Campana 14.8 Libro 19.14 Tamburo 22.117 Ferro 13.16 Pallone 18.28 Candela 15.90 Campo ardente. 2.345 Mangano 17-57 Formento. 10.27 Calcina 16.1 Rondine pefce 6. 154 Stadiera 21.16 Gru 4.321 Arme 22.26 Acanto 10.1 Fieno greco 10, 19 Mantice 17, 64 Mangano 17. 5% r.& Prefius APPLICATIONI VARIE Preflus intenditur. Arco 22,9.8 10 Pregio, non fregio. ‘Cauallo marcato 5.162 Probatum aftimor, Oro 13.5 Profperabuntur. Alberi 9.273 Pugnantia profunt, Fuoco 2. 5 Zafferano 10-83 Pulchrior attrita refurgo, Tela 15.149 Pulchrior ex vyulnere. Pulchritudinem complent. Lino 10.51 Pungit, & mellificat. i Ape 8.9 Quanto lacera più, tanto più bella. Infe- gna 22.71 Se più lo percoti , più s'inalza. Pallone IòÒ.2 L Quo magis decerpar. Gramigna 10. 46 Quos perdere vifa tuetur. Balena 6.26 Raddoppia il mio valore. Capone viperato 4-295 Recifa amulabor, Penna 19-20 Recifa foecundior, Vite 9.214 Amaranti 11,15 Molletta 15-77 Arco 22,9 Serpente 7. 47 Fenice 4.243 Orfo ;. 384 Neue 2.135 Criftallo 12.62 Fiaccola 2.52 Recifa virefcunt. Reddet clariorem. Reflexu validior, Renouabitur iuuentus - Renouant, non extinguunt, Reuixit dies. Rigore foecundat. Rigore nitefcit. Rinforza il proprio odore, Robur, & decus. Corallo 12.53 Rotando perficit. Rota 24.56 S affina, Pane 15.92 Sapiunt cum fapiunt. Gallinaccie 4.281 Sauciata felicius. Terra 2:335 Sauciata feracior. Terra 2. 335 Semper iniuria melius., Lino 10.50 Screnum erit. Cielo 1.22 Seruanda fignabit.. Anello 15.7 Sotto amara corteccia è dolce il frutto. Noce 9.120 Sperat infeftis. Spirantibus internitent, Melanuro 6.107 Smeraldi 12.141 Spoliata ditior. Vite 9.215 Sponfalis arrha corona. Anello 15.6 Stat plagis. Trottola 18.63 Mangano 17. 58 Torchio 17. 104 Edificio 16.7 Formento 10. 30 Pipiftrello 4. 395 Sub pondere leues. Sub pondere purpura fluet , Surget in melius. Surget vberius, Surgit in occalu. Sufpendens erigit. Palo 24. 37 Tanto vberius . Vliuo 9. 257 Turbant, fed extollunt. Venti 2.202 Vexauit ,& extulit idem, —Naue 20.70 Trottola 18.60 Trottola 18,61 Amaranto 11.14 Vincior yterigar. Vincior vtyincam. Vndisvirelco. Vritur vt vivat. Fenice 4. 242 Vt mero gaudeam. Vite 9.218 Vt ocyor equora fulcet. Naue 20.86 Vtilior inde» Ferro nella fucina 16.44 Vulnere ditor. Vite 9.216 Vulnere perficitur. eriicit Granato 9. 104 Vulnere virefcit. Idra 7.24. Terra 2. 335 n Trauaglio preferua, Amaritudine tutum.. Lupino 10. 59 Arcetvenena veneno. Vipera 7.95 Cohibet, Freno 25.8 Ex gelido antidotum. . Impedit curfum, noniter, Ceruo 5.150 Paftoia 25.57 Ne deuier impetus euri . Ape 8.36 Ne fyluefcat. Vite 9.225 Premat ne perimat. Piede 3.91 Pungunt, fed protegunt, Spine 9. 189 Quos perdere vifa tuetur, Balena 6.26 Sauciat & defendit, Collaro dacane 5.115 Seruanda fignabit. Anello.15.2 Seruantur motu . Acque 2.205 Seruatur carcere, Vecellio 4-3 Sic à rubigine tutus. Ferro 13.13 Tinea procul. Libro 19.9 Tutus incedir. Cane 5.92 Vallabit abyflus. . Pintadello 4 392 Vallant, nonviolant. Spine dirofa 9,190 Trauaglio non è nocino . Batte non toglie . Martello 17.71 Cima nontaglia. Forfice 17.25 Nefcia veneni, Scorpion celefte 7.37 Pica, y noquita, Martello 17.78 Trauaglio è amifura.. Et aquo pondere, Baftone 9. 328 No nas que puede, Camelo 5.59 Non limites praterit, Mare 22255 Non fine pondere, Grù 4-309 — Trauaglio ha fine. Afcendendo deficit. Fumo 2.96 Hinc aliquando elu&abor. Luna ccclifiata 1. 223 Illidit, & diffilit. Lux proxima. Tandem leniter. Tributo difcreto . Zquipondijs temperatio. Horiuolo da rote 21.113 Cima non taglia. Non plufquam oportet, © Poda nocorta. Sugge, ma non diftrugge. ) SS. Trinità , Grandine 2.149 Tizzone 2.77 Fiume 2.264 Forfice 17.25 Scarpello 17.82 Falce 24.28 Ape 8.44 #qualis yndique, Triangolo 21.151 Atvna lux. Sole 1.90 Eft tamenvnus, Sole 1,89 Et vnum funt. Iride 2.174 Idipfuminucem, Specchio 15.126 Lumine eodem. Sole 1. 89 Lux abvno, Sole 1, 89 Mens ynica, Capo 3.78 Serratura 17.96 Iride 2.174 Sole 1.76 Diafpro 12.83. Non abfque tertia . Nullus altero potior, Vnum fumus. Vnus, fed tricolor. v Vagabondo. Cibo vitale m'è l'aura. Camalconte 8. 86 Arcolaio 15.10 Patieri 4.348 Lutum Deperdit cundo . Incerta fede vagantur. , Lutum colliget, |. Fiume 2. 277 Vanagloria , vedi Virtà nafcoîta. Ample&endo profternit . Ellera 9.59 =. nm difperdit . Formica 8. 130 Deformes oblita pedes. Pauone 4. 356 Effeta cantillat, Gallina 4.276 Fama nocet.. Falcone 4.237 Improbitas fubigit re&um. Ellera 9. 70 Inflata refonat. a Piva 23.32 Inheerendo putrefcam. Vua 9. 244 Le vindemmie port'io, non le produco, Olmo 9.122 A) Nec morte relinquam. Cane 5.73 No tengoflorines. Borfa 15. 17 Optima quaque vorat. Fuoco 2.24 Vifcera pro mufcis. Vantatore, Effeta cantillat. Fruftra agitur vox irrita ventis. Sonatinane. Tantum crepitus . Varietà. Alternando recreat. Difparitate pulchrior. Ex vnione decor. Trahit, mutatque viciflim . Trahit varios . Ragno 8.153 Gallina 4. 276 Cane 5.78 Vafo 15. 148 Razzo 18.49 Ventaglio 25.81 Mano 3.86 Ghirlanda 25. 31 Pauone 4. 364 Criitallo 12. 67 Variè pulchrior. Iride 2. 170 Varietate concentus . Organo 23.20 Varietateiucunda. Iride 2. 170 Varietate placet. Ghirlanda 25. 32. Menfa 15.76 S.VbaldoPefcouo Can. Regolare. Defendit, terretque . Pandaiolo 4 34I Fugat afpe&tu. Leone 5.335 Fugatimpauidum. Gallo 4.292 Illuminat, & eliminat. Aurora 1.36 Oppugnata fortior. Torre 16.123 Terror auerni. Albero 9.304 vbbidienza. Ad dexteram , fiue ad finiftram. Sega 17.95 Ad fabri ftru&turam. Pietra 12. 115 Ad nutum. Sparauiere 4.434 Ad nutum obfequens. Cane 5.93 Afflanti obfequer. Naue 20. 62 Alas addidit ardor. Afpirantibus auftris Audiunt,& reddunt. Cedit,necadat. © Domino mandante . Ducit 1dem , deducitque. Dudu perficitur. Errat inerrans » Etrefpondere paratus. Graditur, non egreditur . Haud quaquam mora. In quafcunque formas . Ferro 13.17 In vtrumque paratus. Bue 5.33 Necvltra, neccitra . Efempio da fcriuere 19.5 Razzo 18. 4I Naue 20. 57 . Roffignuoli 4.422 Canna 9. 35 Cane 5.102 Labirinto 16. 54 Vafo 15.151 Luna r. 185 Vitel marino 6.214 Teftuggine 6.198 Saetta 22.89 Nedeuiet ardor . Razzo 18.43 Non errat errando. Luna 1.185 Non excedens ex orbita . Rota 24-41 Omnia nutu. Cauallo 5.150 Ofculatur limites. Mare 2. 233 n DELL'IMPRESE. Paret vni. Lucchetto 25.410 Piegandomi lego. Salcio 9. 183 Qua dirigitgradior. Cauallo 5.160 “Qua ducitis adfum. Naue 20. 87 Quaqua verfum , Banderuola 25.5-Carro 24.10 Quocunque . Palla 18.12 Quocunque ieris, Girafole 11.71 Quomecunque feret. Elefante 5.247.Mulino 16. 5 Quoguo vertas, i Dado 18.1 Saggio, fe picciol aura fpira . Girandola IO. II Tutior in frenis. » Cauallo 5.163 Velox ad audiendum. Delfino 6.72 Vimodica procul. Racchetta 18.34 Vltro ad vincula redit. Sparauicre 4. 429 Vocem fequuntur. Gallina 4.274 Vtrinque progreditur. Rota 24.43 Vecchiaia vigorofa, ò virtuofa, Deficiendo fubtilior. Piramide 16.79 Diuturnitate fragrantior. Giglio 11. 32 Dum hyemat verno. Pulegio 10.69 Hyeme floret. Pulegio 10, 69 In hyeme aftas. tna 2. 360 Non illaudata fene&us. Barbo 6.27 Seneétute foecundior. Fico 9.77 Sotto il manto di neue hò il cordi foco. Etna 2. 356 3 Una Vetuttate proficit. Vino 9.254 Virefcit , & albefcit. Etna 2.359 Vedoua. E folitaria e fola. Tortore 4. 456 Neutra vnquam alterius . Tortore 4.456 Non fufficit alter. Vite 9.204 Vedowa Sterile . Bruma exuta vix frondefcit. —Arancio 9.26 Vendetta Vindicatino . Amaritudine tutum. _ Lupino 10.59 Animam in vulnere ponit . Ape 8.8 Ardet vt feriat. Artiglieria 22. 30 Cauda femperinidtu. Scorpione 7.33 Cominus &eminus, Campana 14.7. Riccio 5.418 Conantia frangere frangit. Scoglio 3.386.388 Contulum acrius . Pepe 9.145 Damna lucis rependo mea. Sole eccliflato 1. 147 Del proprio fangue fuo macchiato e molle. Cane 5:75 A Dum ferio pereo . Ape 8.7 Dum irruit ruit. Balena 6. 2.5 Duriffima coquit - Struzzo 4 444 E non potédo a lui, noce à fe Itefia. Sega 17.91 Flabit agitatus. Mantice 17.60 Immitis in hoftes. Cane 5:74 Infeftus infeftis.. Elefante*s. 239 Innoxius ere&us. Bue 5.467 Ladentem ladit. Taflo albero 9.201 Latratu, & morfù. Cane 5.89 Leuiterfì rangis adurit. Ortica 10. 65 Minuit vindiéta dolorem. Tigre 5. 462 Non ego reuertar inultus. Rinocerote 5.442 Non ferro ; fed igne . Idra 7.35 Non inultus euado . Ceruo 5. 176 i 3 ©Obftantia APPLICATIONI Obftantiafoluet. i Sole 1:50 Percufia fcinviliat, Pietra focaia 12... Percuflum cedet, scarpello 17.80 Quanio più lo percoti, men s'accheta. Pallone N 12.2 Qui viuens tedie, morte medetur, Scorpione 7:30 creta: vita. Alloro 9.15 Sibi magis. Ape 8.7 Sic preda patetefca fue, Porpora 6.132 Si tangar, Archibugio 22.3: Stupetacit infi Ruition Subcft, fed obelt, Sui vimini d Ta&Qu durefcit, Tangentem vitit.. Teréndo contéritur. Terit-& teritur. Teruntur mutuo ,‘ Transfundit pafta venenum, Vindi@a trahit cxitium. . Vret aduftusy Vri, &rtacere nefcit. Vefcono , Aperiatur fi fi capiti, & celo. Et ligat, & foluit. Excubat in cuftodia. Torpedine 6.204 . Delfino 6.75 i /Claua 22. 53 Ortica 10: 65” Rota 2445 Corè.12.156 Tizzoni 2.76 Serpe 7.60 Volpe 5.483 Carbone 2/85 . Alloro 9. 16° Mitra 1436. Calamita 12:28 Papagallo 4. 346 Hora nulla vacat. Ape 8.26 Indefeîlus agendo. Cielo 1.20? Laboraui fuftinens. ‘ Legno’ 9:326 Non dormitabit . Drago 7 17 Non doîinit qui cuftodit. Cane 5. 67 Nobu fibi, fed domino. Nunquam alterius. Quis dormire faciet ? Terra foetibus. Vefcono inetto . Speciem, non virtutem. Vefcono pefce6.211 Verbo Dinino generato. Interioris reflexu. Solum corona perfpicuum. perta. Sparauiere 4. 433 Tortere 4. 456 Cielo. 1.10 Stelle 1.242 Iride 2.178. Gragato 9 96 Concordia cordis, & oris, Pefca 9. 149 Concufia vberior, Mirra 9.114 Contrarijs citius Corda 17.17 Fallere nefcium. Specchio 15.113 Agnello 5.1 ‘Lanterna 15.61 Lanterna 15.56 Premendo promit. Torchio 17.101 Promit intima cordis. Penna 19.29 Quel che cela nel fen fcopre nel volto. Hori- uolo darote 21... V fficiale deposto . ta A TCISCAggi culpa timoris erat. 4391 Vggu aglianza Abradendo adaquat. qua dignofcit. Aequat dunlacerat, Pi què impartitur, #.quum non aquée. Confiltamin equo, Euertit, & equat. Intus & extra. Intus quo foris. Lucet velata. Pauo- Pialla 17.78 Archipendolo 21.1 Erpice 24.24 Horiuolo da rote 21.81 Vafo 15.147 Bilancia 21. 9 ‘ \Erpice 24:24 . (Corallo 12.50 VIARIE Omnibus .aquè. Bilancia er.rx! Ginga equò. ‘Rondine 4-401 \Wicinanza, vedi Compagnia. Allis iunétusi, Carbone 2.84 "Ceeteri ab hoc. a. Carbone 2:87 Mutuo ainore erefcunt. Vliuo 9.258 Neccominus yfo . Fuoco:2. 7 Propinquitas feracitatem, Mirto 9: 116 Proxima prima. ® B 19.2 Proxima femper. Stella diana 12262 Proximitate fecunditas;; . Granato g. 102. Proximitate fecuritas. Barca 20.10 } 14 igilanza; 1994 emula fidérum vigilat. Fiamma:2:31. Degit inexcubijs. Leone'50325. Dux nunquamiconditus yndis» . Naue20.94" Et dormio, & vigilo mein Leone 5.315 Etretrorfuin. prof] picit, > ‘’Serpentett7. 3 Excitat aurora, 1727 n Gallo 42927 Jacentes ‘excitat, Gallo:gia87 In motu quietem.. Delfmo! 666 In fomno infomnis.. è Giù 4 307 Infomno.pigilo / Leone 5.314 i Nec iacetlin fomno. Elefante 512}:6 Ne fomnus opprimat, Grù 4323 Node notefcit. Noétes, atque dies . i Non decipiti fomnus. Gallo 4»282 Non dormitabir. , Drago 7.17 Non dormit qui suRniE, Cares: ron ne 4268 [ Per non dormire. Lucciola 8.135 Torre 16.trr Corona. = {ro Quis dormire faciet?) ‘Cielo nio Securus dormit: 1 Leone 5.316 Se ipfa tuetur., Tempio 16. 104 Studio , &vibilantia » Gru 4307 Viuit ad cxtremum. Corda 17-18 Fincitor modefto:: Nec au@um redundat. Mare 2.237 Sine ftrage vincit. Leone 5. 346 Victoriam, non predam. 01 Pirginita, Vergine, Abfcondituryt fcruetur. Lume in danterna. 15.64 Abfconfione fecura, Afflatu }editur, A putredine tuta. Cane 5. 45 Perla 12.114 Specchio 15.129 Cedro 9,42 Arcano defenfa gelu, Neue 2148 Armata dele&tat. Rofarr.127 Cello locata perennat. Neue 2.136 Colle&a domum portar. Ape8.58 Diuturnitate fragrantior, Giglio rr. 32 E dentro, e fuori. Criftallo 12.60 Et decus, & pretium, Perla 12,98 Et Jatet, & lucet. Candela 15. 45 Ex candido candidior. Perla 12.93 Feruidos excludit i&us, Alloro 9.9 Foetet artritu. Giglio 11.36 Gradifco gli'occhi,enonla mano ardita. Gi. glio rr. 35 Horrore decorus . Leone 5. 336 In puritate pretium. Diamante 12.74 Inta@a virefcit. Alloro 0. 35 Ciprofîo 9:54 Meglio lrreparabili damno. DELL'IMPRESE, Meglio matura alombra. Granato 9.97 Mihi candor abalto. Neue 2.140 Nedi lalciuo amor macchiato hò ilfeno. Ro- fa 11.114 s, Nilcandidius, . Giglio r1.28 Non afpiciat me vifushominis, Pianta pudi- ca 9.317 Non cernuntur & adfunt. Stelle incielo 1.14 Nonvifa prefulget. Luna 1.218 Oculis , non manibus, Giglio 11.35 ©Oppofitis firagrantior. © Rofa 11.99 Potius mori,squamfedari, —Armellino 5-26 Pregio efregio.. Perla 12. 98 Pretiofo geloro inte nafcondi, Cochiglia 6. 48 Qua later effùlget. Luna 1.175 Quanto: fi fcopre men, tanto più bella. Rofa 11.102 Sotto.ilmanto di neue hò il fen di foco, Etna 2. 356 Viret n'arido) | 'irginità perduta, Nec damna reparat v(quam, Cipreilo 9.54 Nec vltra confugit. Elefante 5.261 Non reuirefcet, Cipreffo 9.53 Cappari 10.6 No tengo florines. Borfa 15.17 Quadiues nunc mifera, Conchiglia 6.58 Viri ‘ Abigitque trahitque . } Rofa 11. 130 gegio ipuifa lumini. Luce 1.28 4icrnitati, Aternumque virebit. Allicit OMNES » Ate. nfu mitens arduo, Attre&ava fuauis. Carien non féntit. Cenfura patet. Clamore premor. Conminus& eminus, Cum odore candor. Dal odor fuo rapiti . Cigno 4. 175 Alloro 9. 23 Pantera 5.393 Elefante 5.229 Ambra 12.5 Quercia 9. 175 Luna eccliffata 1.231 Cane 5. 101 Campana 14. 7 Giglio 11.30 Pantera 5. 395 Decorant & profunt. Fiort 11.3 Diffcilis cult . Albero 9.301 Difiona , fi difcrepat vna. Cetera 23.5 Dolor,; non color. Colomba 4.194 Dulcedine capio. Sirena 3.67 Enitet intus, Lumeinlanterna 15.73 E qual la prende, c qual l'è preffo arrefta . Ca- pra 5.117 "3296 Eft immortale decus, Libro 19.6 Etalonginquo. Rofa 11.104 Et decus & efcam. Alloro y. 21 Et fragrar, & refonat. Alloro 9.24 Et intunere perennitas, Albero 9.296 Campana 14.8 Torre 16.112 Campana 14.7 Libro 19.6 Et percufla valet. Et prope, & longe. Et prope,& procul . Et fine morte decus. Expofita elcuor facilius » Aquila 4.84 Expofita probatur. Perla 12. 99 Exprefla probatur. Arancio 9. 31 Ex te cun&a nitorem. Sole 1.45 Fiaccola 2, 64 Olimpo 2.374 Boragine 10. 4 Extin&a lucefuperftes, Extra nubes . Ferr gaudia cordi. Fertomnia fecum. Feruidos excludit ius, Fortitudo, & decor . Fragrantia durant. Fragrat, & refonat, Fulcit,& ornat. Fulget intenebris. _ Hac'iterad (uperos. Hinc omnebonum. Hinc fortes. Hinc (plendidior. ts ad aechera . Immerfabilis. Impriout yerinque. In arido viret . Inoftenfa perennat. In omnem terram. In ordine (tringet . Infuetum periter. In fuis viribus pretium . In tencbris clarius . In tenebris lucet. In tenebris magis. Interminatis fuiget honoribus, Incus & extra. Inptus non deficit. Lumine fignat. Ma non già il nomi, < Mobilitate viget. Momento diftunditur. Chioceiola 8.93 Alloro 9.9 Rofa r1.I1I Cotogni 9. 56 Alloro 9.24 Garofano 11.23 Rondine peflce 64152 Galaffia 1. 187 Cornucopia:3. 15 Elnio 22:56 Stella diana 4. 273 Penna:19-18 Suuero 9 £99 Martello 17:73 Cappari 19.6 Allora 9:25 Cielo n8 Cerchio 17.1E Capricorno 5.124 Elefante 5:24E Carbonchio 12.43 Etna 2.357 Stella 1: 233 “Apode 436 Agnello 5. I Lumeinlanterna 15-73 oriuolo:da Sole 21.69 » Tempior6 109 ' Horiuolo da rote 21.86 Luce 1.27 Monftro rapienda perempto. Pomo d oro 9.169 Neccitra,nec vitra. Meta 25.50 Nec fulmen metuit, nechyemem. Alloro 9.8 Nec inacceflusapex. Nec fine lumine diues. Nec fuffocatur, nec offufcatur. Negata tentar iter Via. Neicia mergi. Nii finete. Niter celata. Nocentia fugat. Nomen lingua dedit . Camozza 5. 6x Perla 12. 100° Giglio 11.59 Aguila 4. LIO Orfa minore 1.281 Horiuolo da fole 21.59 Nebbia 2:104 Agno cafto 9.5 Lucerna pefce 6.106 Non è qua giufo ogni vapore fpento. Mulino 16:65 Non extrinfecus tantum. Horiuolo da rot 21. 105 Non omnis moriar . Non poteftabfcondi . Non fat voluifie. Teatro 16. 101 ° Fulmine 2.163 Drago 7.18 Non fegni rapienda manu. Pomo d’oro 9.169 Non fe quaritextra. Non fine fumo. Non fine labore. Non fub modio . Non vi, fed virtute» Nullius egeo . Nunquam putrefcet Obumbrat, & recreat. Odor; &c fru&tus . Omniatraham, i Ornamento , e diletto Ornat, non onerat . Pandit'imaltum, Pater aditur. Diamante 12.389 Fiamma 2.47. Pigna 9. 169 Fiaccola 2. 6Î Ambra 12.1 Nautilo 6.111 Pauone 4. 363 Platano 9.163 Pino 9,155 Pantera 5.393 Giardino 11. 136 Sole 1.86 Naue 20.61 . Tempio 16,106 Pater APPLICATIONI VARIE Piazza 16.68 Giglio 11.55 Patet omnibus. Per angulfta auguftior. Per ardua tendit. Serpe 16: 8I Perpetuo fonitu, Fonte 2. 323 Poft fata fuperftes. Fenice 2.253 Pretiofo teforo in fe nafconde. Cochiglia 6.48 Pretium ipfa fibi. Leone 5.345 Probatum aftimor. Oro 13.5 Probatur impetu. Scoglio 2.390 Procul & diu. Giglio 11.37 Cauallo 5.142 Giglio 11.48 Cometa 2.188 Pugna aflumit amorem. Pulchrior intus. Quocunque ierit. Quouis rotunda. Perla 12. 101 Semper dicata triumphis . Alloro 9 17 Semper honos, nomenque tuum. Ciprefio 9.51 Semper fuaues . Rofe 11.97 Serio quarenda , non ludo. Palma 9.134 Serpere nefcit. Ala 4475 Sibimet pulcherrima merces. Leone 5.345. Pa- uone 4. 353 Sine occafu felix. Splendidior quo altior. Orfa minore 1.276 Candela 15.36 Spoliata illuftrior. Serpe 7.43 Sub Ioue clarior frigido. Orfaminore 1.280 Tantum in aprico. Palma 9. 137 Tu fola medelam. Ceruo 5.189 Candela 15.44 Lunaeccliffata 1.229 Cauolo 10.11 Lanterna 15.56 Alloro 9.13 Cappari 10.6 Tuta patet. Validior tamen. Vbique vigeo. Velata lucet. Vi&rix temporis, Viret in arido. Vmbra nefcia. Piramide 16.70 Vfui, & ornamento. Piazza 16,69 Vtile dulci. Ape 8.54 Virtù nafcofta. Abfcondita inutilis - Conchiglia 6.54 Abfconditur , vt feruetur. Lume in lanterna Perla 12. 104 Lume in lanterna 15-58 15:75 Abfconfione fecura . Arde, enon luce. Claufa inutilis. Danaro 13-33 Colle&a recondit. Ape 8.56 Contego ne detegant., Leone 5.332 Chiocciola 8.99 Lume in lanterna 15. 62 Razzo 18.48 Lume in lanterna 15.67 Candela 15.68 Contra&tione tutior . Enitet intus . Erumpendo nitebit . Et latens erumpit. Etlatet, & lucet. Gemma later. Conchiglia 6. 61 Il buono è dentro. Pigna 9.161 Il valore è didentro. Horiuolo da rote 21.95 Inclufa potentius halant. Cotogni 9.57 Intus non deficit. Lume inlanterna 15.62 Intus non extra. Sileno 3.60 Inuifo greflu. Horiuolo folare 21.65 Laboromnisin vmbra. Calamita 12.24 Lateat vt luceat. Lume 15.68 Latens nonlatet. Candela 15.70. & 62 Laten non minuor. Luna 1:215 Lucemrefugit. Ciuetta 4. 187.188 Lucer velata . ? Lanterna 15.67 Meglio matura al'ombra. Granato 9.97 Meliora latent, Zucca 10. 84 Mellificat intro . Ape 8. 58 Micant abfente fole. Stelle 1.239 Moriar fi egrediar . Pefce 6.7 Ne madefatta florefcant, Formica 8. 125 Non cernuntur & adfunt. Stelle 1. 14 Non patet extrancis. Scrigno 15.105 Nulli patet. ‘ Cupile 8.62 Operitur dum opcratur. Baco 8.80 Operofius in angufto. Baco 8.61 Optima larent . Conchiglia 6. 64 Peramica filentia luna. - Ciuetta 4.187 Pretiofius latitat. Conchiglia 6.53 Pretium intus. Conchiglia 6.64 Pulchrioralatent. Cielo 1.13, Edificio 16.$ Quanto fifcopre men, tanto più bella. Rofa 11.102 Retfiriéta depereunt. Pauone 4.359 Sole procul rutilant. Stelle:1.239 Sub vegmine tuta. Candela 15.46 Tegmine clarior, Candela 15.47 Tegmine deficit. Sole 1:138 Tuta fite&a. Candela 15.76 Velamento falus . Sepia 6. 169 Virtù muidiata , ò perfeguitata » Agro inuifalumini. Luce 1.28 Agitata viuacior. Fiaccola 2.51 Agitatum magis. Incenfiero 14.25 Agor,nonobruor. Naue 20. 84 Allifa flammefcer. Fiaccola 2. 5% Alteriusvmbra. Luna eccliflata 1.222 Anguftijs eleuatur. Acqua 2.214 A voftro mal grado . Sole r.r1I Citra cruorem. Elefante 5-244 Clarior tenebris. Peonia 11.93 Cohibita furgo. Acqua 2. 214 Collifa fulgurant. Nubiz.124 Comes luminis vmbra.Horologio da fole 21.79 Concuflus furgo . Pallone 18.28 Contufum acrius. Pepe 9. 145 Contufum exultat. Pepe 9.147, Corrufcant & ardent. Carbont 2. 80 Crefcit malis. “ Fuoco 2. 6. Defluens eleuor. Fonte 2.301 Deprefla refurgit. Acanto 10.1 Definit vt crefcat. Luna I. 220 Difpari pugna maior. Fuoco 2.3.6.&2 Doue ofcurar credettero . Nube 2.125 Dum agitur augetur. Dum verberor eleuor. Eftugia perdunt. Emerget tandem. Emicat i&u. Eminus vt oleant. Fiaccola 2.51 Pallone 18.28 Camozza 5.63 Stella 1.248 Pietra focaia 12.119 Vento 2. 200 Et auulfa florefcunt. Giglio 11.63 Etiam recifa redolet. Rofa 11.103 Et negle&a virefco . Rofa 11.101 E tràle fpine pur fpuntando viene. Rofa 11. 100 Et recifum virefcit. Giglio 11.63 Et fibi non deficit. Luna I.19t Ex fumo lucem. Tizzone 2.78 Ferturin altum . Aquila 4. 99 Fle&imur,non frangimur. —Giunco 10.41 Floret DELL'IMPRESE. Ploret felicius, Rofa 11.99 Fortiora fuperfunt, Piramide 16.76 Fortius quo durius, Aquila 4. 89 Forza non toglie , e giunge ira, e furore, Elc- fante 5. 245 Fruftra, Lume in lanterna 15.71 Fruftra oppofita. Sole 1.51 Fulget in tenebris, —Rondine pefce 6.152 Generofiorab i&u, Orfo 5.392 Haud obfunt, Nubi 2.118 Hic fufca nitebit, Stella 1.241 Hinc aliquando elutabor, Luna eccliffata 1. 22 Hinc clarior. Hinc fplendidior, Humiliora minus, IaQata magis, Sole 1.51 Stella 1.273 Monte 2. 154 Fiaccola 2.51 Icor cum ditor, Noce 9.119 Impuris exofum. Cielo 1.24 Inclinata refurgo. Palma 9. 127 Inecurfionibus folidatur, Quercia 9,172, Inoffenfa perennat. Alloro 9.25 Inftant nonobftant, Sele 1.51 Inta@a triumphat. Alloro 9.7 Integra tamen. Luna r.167 Stella 1,238 In tenebrismagis. Tromba 22. 126 Interciufa refpirat. In vanum laborauerunt , Serpe 7: 79 Laborat, non deficit. Sole eccliflato r.146 Lateo, non minuor. Luna 1.215 Moritur, non pereunte, fene&us. Aquila 4.120 Morfu praftantior. Cauallo s. 143 Mox eadem. Luna eccliffata 1.224 Munda, fed illafa. Rifo 10.78 Nec aura, necvnda. Rondine pefce 6.155 Nec longum tempus. Bofco 9.272 Nel] mezzo del ardor non refto oftefa , Sala- mandra 8.161 Nondiu. Sole 1.50 Non ius habuere nocendi, Aquila 4.119 Non leditur, fed probatur, Oro 13.3 Non penetrant, Vefpe 8.181 Non però eftinto, Carbone 2. 94 Non femper obftabit. . Luna eccliffata 1.223 Nonfine fumo. Fiamma 2.47 Nunquam totus deficit . Sole 1,141 Obitantia foluet. Sole 1.50 Olex fuauius, Rofa 11.99 Oppofitis fragrantius, Rofa 11.99 Per angufta auguftior, Giglio 11. 55 Percufla micabo, — Pietra focaia 12.119 Premitur, non opprimitur, Sole 1.57. & 1.142 Preffa validior. Fieno greco 10.19 Probatum eftimor, © Qro 13.5 Procul ab iQu, Mana 3. 85 Quo magis eo magis, Fonte 2.301 Recifa floret, Pulegio 10. 68 Rinforza il proprio odore, Fiaccola 2.52 Romponfi percotendo , e in fpuma vanno, Scoglio 2.389 Rubet amoenius, Rofa 11.99 Semper iniuria melius Lino 10. 50 Se fteflo incolpi chi’ mio odore annoia , Gi- glio 11.53 Piramide 16.74 Piramide 16. 80 Pepe 9. 146 Luna eccliffata 1.229 Candela 15-27 Suasdeuorat ymbras. Trames non inuius vilus, Tunfa magis. Validior tamen. Vires inclinata refuno . Vulnere virefco . Idra 7.24 Virtù in corpo brutto, Dulcorem, nonfpeciem . Fico 9.79 Intus non extra, Sileno 3.60 Pretium intus, Conchiglia 6.64 Pulchriora latent, Edificio 16.8 Virtù communicata , Dat &redundat. Mare 2.248 Jlluminat, nec minuitur. Sole 1. 107 Manet idem, Sigillo 19.28 Fonte 2. 312 Fonte 2, 321 Fonte 2. 320 Candela 15.32 Omnibus affluenter, Plena refundit. Sempre verfa, e non fcema, Sin perdida de fu luz. Vifitatore . Alijs inferuiendo confumor, Cauallo 5.139 Difcutit, & fouet. Sole 1.47 Jam illutrabit omnia, Sole 1.52 Indefetlus, & vndique , Sole 1. 69 Motu foecundus. Sole 1.61 Compaffo 21. 38 Cauallo 5- 161 Stella 1.274 Non vagus vagor, Nulla meta laboris. Nunquam procul è Sole, Oblique & vbique. Sole 1. 124 Rebus adeft, Sole I. 102 Redit nec deficit, Sole 1.82 Reuoluta fecundant, Stelle 1.243 Vita humana . Adoccafum tandem . Stelle 1.244 Alternando. Sega 17.89 Animar aura leuis. ’rgano 23.29 Aut folem, aut imbrem + Vento 2.194 Breuis et vfus. Fiore 11.1I Circumftant vndique flu&tus. Ifola 2. 380 Cito arefcet, Fieno 10.21 Cito dilabitur., Neue 2. 138 Cito diffoluar, Nube 2.126 Cito lucefcit hefperus Cielo 1.21 Cito vanefcit. Fungo 10. 40 Conficit vnadies . Rofa 11,94 Confummata minuitur, Luna 1. 188 Pefinit vt crefcat. Luna 1.220 Diarij omnes. Gigli 11.33 Difcrimen vtrinque. Itmo 2. 383 Donec extrema . Trafila 17. 118 Egreditur, & conteritur, Fungi 10: 49 En trabajos mys.aziendas, Mulino 16. 63 E quanto è più agitata , più fi trugge. Fiac- cola 2. 54 i Etlumine &vmbra., Horiuolo folare 21.51 Et vnodecidit i&u. Albero 9.275 E trà le (pine pur {puntando viene, Rofa 11.100 Ex aere vitam, Camaleonte 8,86 Extin&a luce fuperftes . Fiaccola 2.64 Extinguetur afflatu , Candela 15.32 Finifque aborigine pendet , Serpe 7.53 Fugiens abit. : Fiume 2.279 Hoc pereunte peris, Horiuolo da poluere 21, iù Inui- APPLICATIONI VARIE Tnuifo greffu. Horiuolo folare 2 1.65 In vmbra defino. Horiuolo da fole 2.1. 64 Lata diris. Campo 2.341 Languefcit è meridie . Rofa 11.117 Leui dirumpitur aura, Tela di ragno 8.154 Lumine, & vmbra. Scudo 22-98 Nafcendo fenefcit. Rofa 11.94 Nec veftigia remanent. Ceruo 5.187 Non femper clarum. Cielo 1.19 Non femper imbres. Cielo 1. 18 Fiume 2.260 Nunquam retrorfum. Teftuggine 6. 193 Nufquam non hofpita. Per varios cafus. Naue 20. 63 Properamus ad vnum. Mare 2.257 Simul emigrabimus omnes, Cancello é. 30 Statim languet. Fiore 11. I Stat motu. Trottola 18.59 Tenui difcutitur aura. Fiore 11.10 Variando conftat. Horiuolo da rote 21.82 Vergimus ad occafum. Stelle 1.244 Vix nati natant. Pefci 6.6 Vixorta fugit. —Pernice 4.384. Rofa 11.94 Vna die pulchrum. Giglio 11.33 Vna diesaperit. Rofa 11.94 Volat irreuocabile. Dardo 22. 86 Vita attiva , e contemplativa . Diei, no&ifque pares. Sole 1. 134 Perfuprema per ima. Nautilo:6.112 Surfum, & fubter. Rondine 6. 153 Vita contemplatina . Et cubans operatur. Gallina 4267 Immota, nec iners. Terra 2.332 Vitio. Auerfus erumpit. Scaro 6.161 Etiam expanfis adharret. Vifchio 25.85 Heret vbique . Ceruo 5.180.Sanguifuga 6.157 Incuftodita rapit. Lupo 5.366 In tenebris euolat. Barbagianni 4.132 Latet ignisin vnda . Acqua vita 2.229 Mihi turbida placet. Camelo 5.53 Nonfi fterpa giamaiche nonrinafca. Grami- gna 10.46 È Recifa virefcunt . Amaranti 11.15 Regnando feruo. Scettro 25. 67.68 Sempre alentraraperta al vfcir chiufa. Rete 20. 114 Scabrifque tenacius harent. . Mofche 8.141 Spetatur cumdeficit. Sole 1. 140 Vittoria, | Vedi Brauura, Generofità,Magnanimo . Conantia frangere frangit. Scoglio 2. 386 88 Ditigabit i E preda ftupor. Ingenio & vi. Non redeo nifi vi&or. Nunc mihi, nuuc alij » Sole 1.48 Torpedine 6.206 Nodo Gordiano 3.5 Rinocerote 5.438 Dado 18.4 Obftantia :foluet . Sole I. 50 Serio quarenda & ludo » Palma 9. 134 Sine ftrage vincit. Leone 5. 346 Stupefacit'infidiantes. Torpedine 6.204 Vi&oriam, non predam. Cane 5-95 Vnione , vedi Concordia, Alijs iunQus. Carbone 2: 84 Arcanis nodis. Calamita 12.15 Arcano fecernimur . Cilindro 21.33 Circummoueor tecum. Girafole 11.71. Lupi- no 10.63 Clarefcunt, depuranturque. Vua 9.247 Coit omnis in vnum. | ino 17.103 Compofiti ad fepofita, Cannocchiale 21.25 Concordi motu. Horiuolo 21.60 Coniun&te fuauius, Canne d'organo 23.30 Coniurat amice . Innefto 9. 336 Difcretis nulla virtus. Globo 21.46 Difcretis fua virtus. Globo 21.45 Diftantia iungunt. Fibbie 25.28 Diuifum defolabitur. Ponte 16... Flammefcit vterque. Alloro 9.20 In vanum redadtis. Sole 1.103 Tun&a renident. Galaffia 1.289 Labor omnibus vnus. Api 8.20. Secchie 15.100 Mens vnica. Capo 3.78 Mutuantinuicem. Specchi 15.110 Mutuo amore crefcunt. Vliuo &c. 9.258 Nedauntur viciffim. Catena: 17.10 Non bene ab vno. Giogo 24.30 Omnibus idem ardor. Ape 8.20 Ritè conflata valemus. Caffetta da Stampa 35.11 Rirè iungtis. Simul iun&a. Tendimus vna. Tutos coniunctio preftat. Vnione robur. Hafta 22. 63 Vnita fortiora. Fiume 2. 266 Vocatione , vedi Gratia. Ad nutum. Sparauiere 4.434 Aura ducente, nonvnda. Naue 20. 2@ Deftafi à lo fpuntar del primo raggio. Rofa 11.95 Lucchetto 25. 45 Taglia 17. 98 Horiuoli 21.58 Apue 6.22 Ex omnibus congregat. Rete 20.101 Ni rapiare cadis . Calamita 12.29 Ni fpiret immota. Banderuola 25.4. Non trahitur quiadiftrahitur. Calamita 12.390 Oftendere fufficit. Pecorella 5.406 Primo germinat fauonio, Alloro 9.19 Secundanti obfequof. Naue 20.62 Sequor alle&a. Pecora 5.410 Volontà. Dirigit fi dirigatur. Ni fpiret immota. Non fat voluifie. Preftantior prima. Mirra 9.111 Voluiffe fatis. Falcone 4.240 Voto , vedi Religiofo. Briglia 25:7 Banderuola 25:4 Drago 7.18 Ligamento conftantior. Sega 17.92 -Ligamento robur. Cerchio 17.7 Stringendo mi fcioglio. Arco 22.13 Tutior in frenis . Vincior, vt erigar. Vincior vt vincam. Vin&a vincam. Cauallo 5. 163 Trottola 13.60 Trottola 18.61 Aquila 4.71 vfanza, vedi Confuetudine , Habito, Contemnit tuta procellas. Sirena 3 66 Crefcent dum crefcet. Albero 9.290 Dulcefcit amarum . Pecorella 5.407 Extin DELL'IMPRESE, Extinguere fuetA , Fucina 16.45 Finiunt pariter , renoyantque Jabores, Spiche 10.24 Teritur , non Ieditur, Scarpa 15.89 Jura, Mordet infilentio» Afpido 7,6 gine dolore ncecat. Afpido 7. 7 p furpatione + Alienis fpolijs. ho Tronco 9. 317 Alieno loquitur ere. Papagallo 4 34% Infaufta lucra. Coruo 4.217 Non fuis incubat. Drago 7.22 Cornacchia 4216 Opus rapina, ct Formica 8,133 Quodcunque poteft, Raptori noxia preda fua è Coruo 4.217 Rapto viuere iuuat, Leone 5.333 Sine iniuria. Ape 8.10 Superaddet aceruo. Formica 8. 133 Vocemugit aliena. —TorodiPerillo 5.473 Z Zaccaria Sacerdote . Vno verbo recludor. Lucchetto25.42 Vocem lux orta recludet. Statua 16.96 Zelo, Candefcit, &vrit. Donec conficiam. Impellor flammis. Ferro 13.20 Cicogna 4. 151 Artiglieria 32,., Innoxius ardet, Etna 2, 363 Nonexurit, vt perdat, Fenice 4. 245 Non filet dum ardet. Cicala 8. 104 Pro rege exacuunt, Api 8.5 Pungit, & recreat. Rofa 11.123 Quam diligit, Colomba 4. 207 Refonat vila e Alloro 9.15 Scintillar, & ardet. Ferro 13.19 Splendet, & ardet. Fiamma 2. 36 Vri,& tacere nefcit, Alloro 9. 16 FINIS, ) 0 na AGMILita. Y PI A : P prec RE; Sa { ) $- Ù : (AD; ) f- DEI i vate DE. sn vo i di on ì # ia pe % VE pritiae % ai RSI a | e gronsi sti sagoai> pit RIVZONA de + PICCO tas dannati. hi pb riga TESS RI Ae xs “Ra FAR È "Rom ie A E Giai Vontuaaiigt ad - o): LI Serate CASTO A tra Ma PET SA ® Aol st dà fa Ù * io età 5A se SPERA dr suo Ha STE PI A 4 #% ET i dig pl rt REI urina: I CRE LA) "i eno. OSE "dh Lan Agia hi EVA Datpiit Ri DTA inni) Rit. ADDA Der i dit So vg Let” arasdvhia pa lia DI sibi tu 4 2 È h 5 Fupidtk è: ENI tp riv. Tufo 2 A va: 3 anda RE SRI i uu RA ton aperta $i HRR a hegi sn” aa re ao, ti, di SB Dpr rio So pi DI i ipo cat* da n.4. IT PIA PR det È Li pre x st i} Vetigalzi. Opodo 2) daN È o sf ssi SIATE MIR Vice i e, f YA hi } cite È ù "| Lee put ji prot te AO i la VE MAZIÌ & ug : CERI 0 È LR #1 REANO A BR dg 3 de VIE RISO a at * n fc: ù VIE Ls Terca Mt 1.) : 3036” It 1-4 SUIT , pid pettini ia ele! i Cu MC MG, A Tosse, î 1 I i 194 t >, $ \ È *À | Ù “x ®; » » z Ì e nati i MUR ta Tyne se Mai, Av DIA tegira À or sti DR \ Mi ji Va i © Vega pi At: A Hit MITA A x 7 % Gal ut sti vii. i t di IA, tri PIRA età * eno: mi 0A ge. +% na, Mc ti VA 0A $3 i ri Re TAR UE i dae CE ps ae I ti di ca - tra Aiintatati finatgaio a — sii lo squat eli) 4 Folpix Fest fa sla tant SL La EI AT ERI di a st Mg. CIAO VANTO NI 36 * dicor tuo Velino. x DE da 3 Ùu 0: totti DIRI # e fio aly Su dardi i j PE % sunprete PrO È o Pa PRENGGSI A GER) LIU Da set TA tute : D; 4 De Udi er LS 0 4% Se e: ‘ % ” Tosi seed pre e dl pd ) > ia ì TÀ f SACRE SCRITTVRE. CHE NEL MONDO SIMBOLICO fono addotte. Il primo numero è quello del libro , il fecondo è marginale + DALLA GENESI. Cap. 1. 1 N_ principio creauit. Deus Celum,& terraml.21.n.5 1. 12. Protulit terra , herbam vi- rentem,& facientem femen inxta genus fuum, lignumque faciens fruttum l.9. 165. 14. Fiant luminaria in firmamento lib. 1. n.237. 29. Ecce dedi vobis omnem herbam &e. & vniuerfa ligna, vt fint vobis m efcam, & cunttis animantibusl.9. 287. Cap. 2. 7. Infpiramit in faciem eius Spiraculum vite 1.15. 32. 10. Fluuius egrediebatur de loco volupta- tis ad irrigandum paradifum 2.312. Vt operaretur, & cuftodiretl.11.88. De ligno fcientia boni & mali ne come- das l.24.7. Faciamusei adiutorium fimile (ibi lib. 121.117. Relinquet homo patrem & matrem,e&y adherebit vxori fuelib.13.11. Et erunt duo incarne vna l.9.n.338. lib.17 n.30. | Timui eo quod nudus eRem,cr abfcondi me l.4.351. Serpens decepit me lib. 7. n.74. Ipfa conteret caput tunm lib.4. n.154. l.5.177.lib.8.134 In laboribus comedes ex ca l.4. n.270. In fudore vultustui vefceris pane tuoy donec reuertaris in terram de qua Sfumptus esl.a1.41. Refpexit Dominus ad Abell.14.3. vd Cain, & ad munera illius non ref pezit lib.15:2. 5. Etconcidit vultus eius l.4 226. 14. «A facie tua abfcondar, &ero vagus & profugus in terra : omnis igitur qui inuenerit me occidet mel. 11.77. Omnis igitur squi inuenerit me occidet me 1.6. 156. Habitauit profugus in terra 120,81. Occid: virum in vulnus meum l.12.56. Ambulauit Henoch cum Deol.21.108. Et fatti funt omnes dies Henoch tre- centi fexaginta quinque anni. Ambu- lauitque cum Deol. 31.108. Noè viriuffussatque perfettus futt în generationibus fuisl. 2. 19. Cap. 8.11. Atilla venit ad eum portans ramum 15. 16. 34. Cap. 3.10. 13: 15. 17. 19. Cap. 4. 4 16. 23. Cap. 5.22. 23. Cap. 6. 9. olive virentibus folijs l.4. 193. Cap.12. 1, Egrederede terra tua, © de cognatio- ne tual.;.93. lib.22.89. Cap.13. 8. Ne quefo fit iurgium inter me& te,& inter paftores meos, & paftores tyos : fratres enim fumusl.2.332. Cap.15. 5. Sufpice celum,t&r numera (tela fi potes, fic erit femen tuuml.1.17. 11. Defcenderunt volucres fuper d&rc. & abigebat eas Abrabam 8. 139. Cap.17. 1.Ambula cora met efto perfettus 5.154 23. Circumcidit carnem prapuiy eorum fiatim in ipfa die, ficut preceperat ci Deus l.5. 102. Cap.18.21. Defcendam & videbo vtrum clamo- rem, qui venit ad me opere compleue- rint;annon eftital.21.13. . Cap.19.16. Diffimulante illo apprehenderunt ma- num eius, € manum vxoris , ac dua- rum filiarum eius, eo quod parceret Dominus illil.12.3 9. . Afpiciens retro verfa eft in fatuam fa- lis 1.7.3. Creuit & moratus eft in folit udine , fa- Etufque ef inwenis fagitrarius L.16.71. Cap.22. 1. Tentauit Deus Abrabam kio.3 1. 6. Portabat inmanibus ignem , & gla- dium lib.25.24. Mittet Angelum fuum coram te l.9.4. Egreffus fuerat ad meditandum in agro l. 21.3. Var Perrexitque , vt confuleret Dominum lib.20.53. } Qui prior egreRus ef rufus erat, & totusin morem pellis hifpidusl.6.141, Iacob vir fimplex habitabat in taber- naculis 1.6. 46. : Ecce odor filij mei ficut odor agri pleni ltb.8; 69: .££ Venient dies luftus Patris mei, & occi- dam Iacob fratrem menm lil,6.n.46. Experimento didici quia benedixerit mihi Deus propter telib. 11.87. Pater vefter circumucnit merk20;3 6. Die nottuque aftu vrebar & gela , fu- giebatgne fomnus ab oculis mess l. 5. 67.7 n.139.lib.11.17. Placabo ilum muneribus , que prece- dunt; & poftea videbo illum, forfitan propitiabitar mibil9 186. 26. Non dimittam te nifi benedixeris mihi lL.17. 120. 28. Sicontra Deum fortis fuifti l.14.3. Cap.33. 26. Cap.20.20. 24. 7. 63. 25.22. 24 27. 27.27. qI. 30:27: giù7. qo. 32.20. 9 Ca )2%, 4 5 PI33- 4 amplexatus eft cum lib.6.46. 37: 3. Ifrael diligebat Lofeph fiper omnes fia lios fuos L.21+78; ; È A , 5. Benedixitque Dominus domui Egypty ps propter Talepb lib.11.87. i , Ecce Dominus meus omnibus mihi tras ditisyignorat quid babeat in manu fua; nec quicquam cft, quod nonin mea fit poteftate,vel non tradiderit mibi,pra- ter te, qua vxor eius es; quomodo ergo poffum hoc mali facere?l.1,178. go. 1. Iratus contra eos Pharao mifit'eos in carcerem l21.107. 41.46, Circuiwit omnes regiones Agyptilib, 1. n.243: 52. Crefcereme fecit Deusin terra pauper- tatis mea lib.9.245. 42.31. Merito hoc patimur, quia peccauimus in fratrem noffrum lib.17.101. Q9. 3. Tu principium. doloris mei I, 9. 46. Ruben primogenitus meus , tu fortitu> do mea, prior in donis, maiorin impe- rio ;effufusesficut aqua &c.l.16.24- 9. Catulus leonis Iuda- requiefcens accu= buifti vt leo 25. 19.15.3153: to. Non auferetur fceptri de Iudal.21.78. 22. Filius accrefcens Tofeph , filius accre- feens, & decorus afpettu : fed exiafpe? | vauerunt eum, & iurgati funt Te, lib. 22:94. 27. Beniamin lupus rapaxl.5. 361. DALL’ EssoDno. Vantoque opprimebant eos, tanto magis, multiplicabantur , & cre? fcebant. L.9.200. 3. 2. Videbat quod rubusarderet, & non i comburereturl. 2. 46. 3. Vadam, & videbo 20.52. 7. Vidi affliétioneni populi mei in Aegip- \ to,& clamorem eius audini l.9.15. Clamorem eius ‘andiui propter duritià corum, quiprefunt operibusg& fciens dolorem eius defcendi,vt liberem eum L23: 18. 5. 2. Nefcio Dominum,& Îfrael non dimit= tam lib. 6.23. \£ 9. 23. Dominus dedit tonitrua , & grandi- 0” nem lib.22-34. 13:21. Dominus autem pracedebat eos ad oftè- dendam viam per noétem in colamna ignis lib.g. 460. 16.IT. V'efpere comedetis' carnes , &: mane faturabimini panibus : fcietifgue quod ego fum Dominus Dewsvefterl.9.121. 20.18. Populus videbat voces l: 20.9. 8. Nec accipies muneray qua etiant exce- cant prudentes : cr fubuersunt verba inftoràm 1.5. 338.1 21.6, 23.20. Ecce ego mittam Angelum meum, qui precedat te,&.cuftodiat in via," ine troducatindocum,qut parawi 20. 54 Cap. 1.12. LVIOGHI DEL FE di Cugrent itague Efau obuiam fratrifuo t tI 25-33. Facies & candelabrunt dutile de auro mundi[fimo, haftile eius, & (pherulas, ne © liliaexipfo procedentia lib.24.10. 32.20..Avsipiens vitulum combuffit 17.27. 27. Ponat vir gladium fuper femur fuum, x @& occidat vnufquifque fratrem, & lA amicum, & proximum fuum. Fece- runtque fily Leui inxta fermonem Ò Moyfi TC, k 8. 5. 33.20. Non videbit me homo,tr vinetl,g.1.6, DALALENV NT Hcio] Cap. CT im altari meo femper ardebît lib,2.n,9. Os veste contefuml.5.n. 276. Educ blafphemum extra caftra , & la- pidet eum populus vninerfus. l. 14.6, Refpicia vos,& crefvere faciam l.4.106, Srambulqueritis mihi exadutrfo, ego quoque contra vos adnerfas incedam l1b.4. 96. 36. Dabo pauorem incordibus eorum, ter- rebit cosfonitus folij volantis, & ita fugient quafi gladinml.14n.15. 27.30. Omnes decima terre, fime de fragibus , fi- | ne de pomis arborum Domini funt, & illi fanttificantur La. 159. DA NVMERI. 13.45. 24.14 76. 9. 23: Cap, 1.53-W \Ewita. per gyrum taberniculifigent ny tentoria 1.12.27." 6.9. Averum ne bibantl.8 jo.» 12: 3. Erat Moyfes vir mitiffimus fuper omnes homines , qui morabaatur in terra L.5,404. a 13.19. Confiderate terram, qualis. fi & popus lum, qui bubitator ef eius, vtrum .° fartisfit, an infirmus fi panci nume- royan plureslib.at.70. .7? Si quis. bacUritu monfuerit expiatus, iperibît anima illa de medio Ecclefie; coquia non eft aqua luftrationis afperfus srrvbib.5. pringigi i snob 20.21. Diuertit ab'eo Tfrael ljim.232. 16. Obfecramus, vt nobis tranfire>licead per terram tuam. Nn ibimus per agros, nec per vineas, non bibemus aquas de puteis tuis, fed gradiemur via publica,nec ad déxteraba, nec ad finiftram declinantes &c. lib.6. 198. 23-21: Nonel idolum in Tacob , nec videtur fimulacrun in Ifrael , Dominus Deus cius cum coef &c. lib, 14.E1. 24 5. Quam pulchra tabernacila. tua Tacob, er tentoria tua Ifrael lîb.20.31. 27.20. Dabis ei precepra cunffis videntibus y & partem glorie tua yvtaudiat eum ommis fynagoga filiori 1/rael 1.21.60. 31.22. darum,& argentum,& as,& ferrum, \ cs plumbi, & ffannum & omne quod potcft tranfire per flammas, igne pur- gabitur, hia. n.6, 19.20. Cap. 35.6. S A:CIR:E' SC 355 6. De ipfis oppidis, qua Leuitis dabitis,fex erunt in fugitinorum auxilia fepara- . ta l.9.n,167. DAL DEVTERONOMIO. Vlla erit diftantia perfonarumsita Cap. 57N paruum audietis vt magnum; nec accipietis cutufquam perfonam , quia Dei iudicium eft lib.1, 78, 6. 4. Audi Ifrael Dominus Deus nofter Do- minus vnus e$t : diliges Dominum Deumtuum ex toto corde tuo l.2.41. 21.33. Maledittus è Deo , qui pendet inligno l.7.n. 30. 30.19. Teftes inuoco hodie celum & terram quod propofuerim vobis vità et mor- tem, benedittionem j& maledittionem lib.9.n.256. 32. 2. Fluat vt ros eloquium meum lib.4.465. 11. Sicut aquila prouocans ad volandun pullos fuos ,& fuper eos volitans ex- , pandit alas &c. 1.4. 116.h4.123. 15. Incraffatus cfi dileftus ,& recalcitrauit L.5.377- lib.6.176. 25. Foris vaftabit cas gladius& intus pa- uor l.5. 358. 39. Egooccida,& ego vinere faciam 12.66. 41. Stacuero vt fulgur gladium meum,& arripuerit iudicium manus mea , red= dam vltionem hoftibus meis la. 165. 33.19. Inundationé maris quafi lac fugent 1.6.5. 23. Ignis fuccenfus eftin furore meo,& ar- debit , vfque ad inferni nowiffima , de- uorabitque terram &rc.l.1.252. DA GIOSVE.; Cap. 4.18. Euerfe funtaquein alueum fuum, R & fluebant ficut ante confueue- rant lib.8.n. 140. 7. Q.Audient Chammaiy& omnes habitatores terre ,& pariter conglobati circum- dabunt nos, atque delebunt l.6.143. 21.43. Ne vnum quidem verbum , quod illis praftiturum fe effe promiferatyirritum fuit, fed rebus expleta funt omnia lib.9.n.91. DVI DA GIVDICI. Cap. 9. 4#[D) xerunt omma Ligna ad rhbamnum: Veni & impera fuper nos l.9.58. 15. Egrediatur ignis de rbamno 5 deuoret cedros Libani l.9.58. 14.17. Septem diebus conuiuij flebat ante eum, tandemque die feptimo , cum ei mole- fia effet expofuit&c. lib.12.108. DAL PRIMO DE RE'. Cap. 1. 1.0 Vit vir vnus lib.1.181. È Cum illa multiplicaret preces coram Domino lib. 4.n. 388. Ri DIDTIVVER E. I. Cap. 2, nq nia Exultauitcor ment in Dominol.10.4. Dominus mortificat , & vimificat: de- ducit ad'inferos & reducit lib. 1. n.81. l.1. 108.l.12. 57:1:16.54. . Domini enim funt cardines terra, po- fuit fuper eos orbem. lib,17.:3 1: . Loquere Domine quia audit feruus tuus. l.5. 102. . Creuit autem Samuel, &° Dominus erat cumeo ; & nonceciditex omni- bus verbis eiusinterram.l.9. 91. » Quinque anos aureos facietis. l, 13.2. . Et non ambulauerunt filij illins in vijs eius; fed declinanerunt poft auaritiam &c.l. 5.376. De fermone autem regni non indicauit ei 1.5.78. Filij Belial dixerunt. Num faluare nos poterit i$te ? &y defpexerunt eum, & non attulerunt ci munera . Ille ve- ro difimulabat fe audire 1.6. 46. Loquimini de me coram Domino , & co- ram Chrifto eius, vtrum bowem cuiuf- quam tulerimyant afinum &c.h.4.332 Saul cecinit buccina l.22.128. Guftans guftaui in fummitate virga,qug erat in manu mea paululum mellis, &ecce ego morior 1.8. 175. 16. 7. Ne defpicias vultum eiusyneg; altitudi- nem Staturaeius, quoniam abieci eum lib.20. 83. : Nec iuxta intuitum hominis ego indi- co: homo enim videt ea qua patent, Deus qutem intuetur cor.l.5. 486. 14. Spiritus autem Domini receffit a Saul, exagitabat eum fpiritus nequam è Domino l.16. 16, 18. Ecce vidifilinm Ifai Bethleemitem fcié- tem pfallere , & fortifimumerobore, <& virum bellicofum, et prudentem in i verbis,& virum pulchrum lib.8.173- 17.39. Cepit tentare fi armatus paffet incede- re 1.8. 100. 18. 1. Anima Ionatha conglutinata eft anime ‘Dauid, et dilexit eum Ionathas, quafi animam fuam lib.17.30. 24.15. Quem perfequeris rex Ifrael è>Canem mortuum perfequeris , et pulicem vnum. l. 6. 46. tr 10.16. 27. 12.13. Idea 14.43. DAL SECONDO DE RE. Agitta Ionathe nunquam redijt re- trorfum, & gladius Saul non eh re- Cap. a uerfus inanis l. 22. 83. 3-33. Yt mori folent ignaui lib.4. 134- 4. 7. Dormiebat fuper leftum fuum in con- clani 16.42. 6.11. Benedixit Dominus Obededom nens domwum cius l.11.87. 20. Quam gloriofusfuit rex Ifrael difcoope- riens fer 17.46.1.10.10. 7.2.3. Inuenit feruus tuus cor funm vt oraret tel 437: 2 get om x Cap. 9. “ LVOGH'I’'DELLE Cap. 9, 1. Netimeas , quia faciens faciam in te mifericordiam propter Fonathan pa- trem tuum , & reftituam tibi omnes agros Saul &c,lib.9. 121, 11,25. Varins enim euentus eh belli ,12.67. 12.13. Peccaui Domino; Dominus quoque tran= Stulit peccatum tuum lib.22.1,15. 13.23. Non eftlocutus A bfalon ad Amnon nec malum, nec bonum lib.4. n.444. 21. Et nolut contriftare (piritum Amnon filij fuiyquonia diligebat euml.5. 452, 14.28. Manfit Abfalon in Ierufalem duobus annis,et faciem Regis non viditlib.15. nu. 125, 32. Obfecro vt videam faciem regis; quod fi memor eft iniquitatis mea, interficiat me lib.15-125. 15.21. Vinit Dominus,et vinit Dominus meus Rex : quoniam in quocunque loco fue- ris Domine mi rex, fine in morte, fine invita, ibi erit feruus tuus L.6.21. 32. Occurrit ei fcifa vefte, et terra pleno capite l.11.6, 36. 1. Cum duobusafinissqui onerati erant du- centis panibus , centum ligaturis vue paffe , et centum maffis palatharum &c. lib. 5.1.3 96. 23. Confilium Achitofel, que? dabat in die- bus illis, quafifi quis cl nfuleret Deum &c.lib.17. 87. 21.14. In fepulchro Cis patris eius 21.42. 17. Ne extinguas lucernainIfraeli.2.102, 22. 2. Dominus petra mea, & robur meum, et Saluator meus . Deus fortis meusy Sperabo in eumL.6. 124. DAL TERZO DE RE, Abis ergo feruo tuo cor docile , vt populum tuum indicare poffit, et difcernere inter bonu,et maluml.21.1 24. Afferte mihigladinm l.3:2. 5.14. Per menfes fingulos viciffim lib.15.109, — 37. Pracepit Rex vt tollerent lapides gran- des, lapides pretiofos in fundamentum templi, et quadrarenteos L.16. 132. 6. 7. Malleus et fecuris, et omne ferramen- tum non funt audita in domo, cum edificaretur l, 22.118. Cap, 3: 9. 35. Operuit omnia laminis aureis opere qua- - dro ad regulam l21:134, 9.12. Dedit Salomon Hiram viginti oppida interra Galilea. Et egreffuseft Hiram de Tyro, vt videretoppida, que dede- rat ci Salomon , et non placueruntei, et ag; Heccine funt ciuttates quas de- difti mihi ? &c.1.18.7. 1 30.10, Et veftinit eum auro fuluo nimis l.1 3.1, 12. 8. Qui dereliquit confilium fenum,quod de- derant ci, et adhibwit adolefcentes lib, 17.1. 42. 18.38. Cecidit ignis Domini, et voranit holo» * cauftum yet ligna &c. l.14.n:3. 21.27. Scidit veftimenta fua yet operuit cilicio carnem fuam lib.7.num. 48. © DAL QVARTO DE RE. Cap, 212.7) Ater mi, pater mi, currus Ifrael, et auriga eius lib.14. 5- 23. 5-Delenit arufpices , quos pofuerant reges Iuda ad facrificandum, et efferri fecit lucum de domo Domini &c,1.9.81. 25.Simulis illi non fuit ante eum Rex, qui reyerteretur ad Domin% ik omni cor- de fuo, et intota anima fua, et in vni- nerfa virtute fua,iuxta omnem legem Moyfi, neque poft eum furrexit fimilis illi L.22.84. DAL I. DEL PARALIPOMENON. Cap. RG Vftodes veftibulorum tabernaculi, et familia eorum per vices caftro- rum Domini cuftodientes introitum lib.15.109. DAL II. DEL PARALIPOMENON,. Gnis defcendit de celo, et deuorauit holocanfta, et vittimas l.14. 3. 16. 9. Oculi enim Domini contemplantur vni- uerfam terram , et prabent fortitudi= nem is, qui corde peifetto credunt mm eum lib.20, n.46. 36.12. Fecit (Sedecias) malumin ocrilis Domi- i ni Dei fui, fed et vninerfi principes facerdotum , et populus prenaricati funt lib.11.81, DAL SECONDO D'ESDRA. Cap, 7. 1. Cap, 9.25. Omederunt, et faturati funt, et im- & pinguati funt, et abundanerunt di- nitys in bonitate tua magna . Prouo- canerunt antemte adiracundiam , et recefferunt a te. ls. 377. Piro B'IA; Cap. 1.15. Onita falutis dabat eis l. 1.245. sz 5“M Poft tempeftatem tranquillum faciszet poft lacrymationem, et fletum exultationem infundis l.1.18,1.5.386. 12. 2, Quam mercedem dabimus ei, aut quid dignum poterit effe beneficys eius Me duxit, et reduxit fanum L. 6.130. 3: Me duxit, et reduxit fanum L. 5. n.94. Lib.16,n.54- DA GIVDITTE. Cap, 1. “E: lapidibus quadratis et feétis 1.16, num. 132. 52.12. Non vereatur bona puella introire ad Dominum meum, vt bonorificetur an- te Pil ciusyvt manduccet cum eo,et bibat vinum in incunditate 1.15.93. "w DA SACRE SCRIITT.VRE. DA ESTERRE, 16. 2. M Viti honitate principum , et honore, qui in eos collatus eft abufi funt in fu- perbiam : et non folum fubiettos regibus nituntur opprimere , fed datam fibi glo- riam non feventes in ipfos qui dederust mo- biuntur infidias L 15.14.31, DA GIOBBE, Ir eratin terra Husnomine Iob l,2.19, Erat vir ille fimplex,et rettus l.10.87. 16. Venit alter, et dixit; Ignis Dei cecidit e ce- lo ec. fedet illo loquente venit alter &c. pa dbuc ille loquebatur, et ecce alius &e, . 22.83. 21. Nydus dorli fem de vtero matris mea, et nudus reyertar illuc l.4. 331. 22. Inomnibus his non peccanit Iob L. 15.100, a. 6, Ecce in manu tua eft, verumtamen animam illius ferua l.4. 392. 2. 9. Adhuc tu permanes in fimplicitate tua ? Benedic Deo et morerel.22. 58. 10, Quafi vna de ftultis mulieribus locutaesl.8. nu. 104- 2.11. Extende paululum manum ‘tuam , et tange cuntta que poffidet, nifi in faciem benedi. xerit tibi 22. 5, 3:21. Quafi effodientes thefaurum , gaudentque vehementer cu inuenerint fepulchr& L.5.283 24. Antequam comedam l.4.169. i 4. 8. Qperantur iniquitatem,et feminant dolores, et metunt cosC&c.l.3.22.1.15.32. Vidi eos qui operantur iniquitatem - flante Deo peryffel. 22.29. 12. Adme dittum cft verbum abfconditum , et quafi furtiuè fufcepit auris mea venas fufure ri eius Ì, 19. 22. 5. 6. Dehumo non oritur dolor l.7.34. 7. Homo nafcitur ad laborem l.4.270.1.5.38. 18.Ipfe vulneratset medetur l,2.66.1.7.3 1.522. 61. 1.25.39» 6. 7. Dies mei velocius tranfierunt , quam a te- xente tcla fucciditur .15. 146 7. 9.Confumitur mubes, et pertranfitLa. 122. 8.14. Et ficut tela aranearum fiducia eius 1.8.154+ 9.13. Dews cuius ine nemo refiftere poteft L.2. 165, 13.15. Etiamfi occiderit mein ( o fperabol.11.69. 14. 1.Homonatus de muliere breui viuens tempo» re, vepletur multis miferijs , qui quali flos egreditur, et conteritur L,10.40. 11.11. 7. Lignum habet fpem; fi pracifum fuerit, rur- Sum virefcit,et rame eius pullulant, ad odo» ré aqua germmabit, et faciet comam, quafi cum primum plantatum eft l.9.n.3 15. l.11, 63.19, 55» 14.14. Cunttis diebus quibus nunc milito , expetto donec veniat immutatio mea l,21.41. 1.20, nu. 102. 15, Pocabis me,et ego refpondebo tibi,operi ma= nuum tuarum &c.l.9. 321, 15.20. Cunllis diebus fuis impius fuperbit h,1.35» 3. I. 21. Sonitus terroris femper in auribus illius : et cum pax fit, ille femper infidias fufpicatur 1.5. nu,198. 2.5. Contra omnipotentem roboratus eft. Cucur= rit aduerfys Denm eretto collo, et pingui ceruice armatus ef .5,377-1.6.208.1.6.176 17. 1. Dies mei brewiabutur, et folum mihi fupercht fepulchrum l.19. 24- 12. Notfem verterunt in diem , et rurfum poft tenebras-etc.l.1.11,l.2.98, l.4,201. 19.26. Et rurfum circumdabor pelle meal. 4,201, 20.11,0ffa eius implebuntur vitys adolefcentia eius, et cum co in pulyere dormient l. 8. 144, 1.9,248, 1.15. 50, 15. Diuitias quas denoranit euomet l.4. 216. 18.Luet que fecit omnia,nec tamen confumetur : inxta multitudinem adinuentionum fua- rum fic fuftinebit etc. L.12.8. 24-13.Ipfi fuerunt rebelles lumini L.1.x86.h4.396» l.9.78. 1.9. 314, 15. pa us adulteri obfernat caliginem l.4,132, 19.314. 19. .4d ai calorem tranfeat ab aquis ni- uinm l.2.361 26. 8. Ligat aquas innubibus fuis,wt non erumpant pariter deorfum l.17 65» 27. 5-Donec deficiam non recedam ab innocentia mea, Iuftificationem meam,quam cepi te- nere non deferam (.8,157.l.15.49- 6. Iuftificationem meam, quam cepi tenere non deferam l.4-35260 28.18. Trabitur autem fapientia de occultis. l, 2. 329.1.5.283. 29. 5.In circuitu meo pueri mei l.21.35. 15,Oculus fui ceco, et pes claudo l.8. 27- 16. Caufam quam nefciebam diligentiffimè inue» Pigabam l. 1 fr: 21. alta 24. Si quando ridebam ad eosÌ. 5.4. 30. 3. Qui rodebant in folttudine , et mandebant berbas, et arborum cortices 1.5,455- 31.V'erfa eft in luttum cithara mea, et organum meumin vocem flentium l.23.7.1.23-15» 31. 1. Pepigi fedus cum oculis meis vt ne cogita» remquidem de virgine l,5.287.1.9.9. 38.37. Quis dormire faciet è 11.10. 39-27. Nunquid ad preceptum tuum elevabitur aquila,et m arduis ponet nidu fuum? L.4.64. 40.17. Circumdabunt eum falices torrentis L.9. 182. 30-O/f2 eius fiftule aris l.4. 145. 41.12. Halitus eius prunas ardere facit lL.2. 53, DAI SALMI. I. n tp lege Domini voluntas eius , et in lege eius meditabitur die, ac notte L.20. 28. 3-Tanquam lignum quod plantatum eft fecus de- curfus aquarum , quod fruétum fuum dabie intempore fuo etc.L.9, 181. et 273,1.9.298. Et folium eius non defluet L. 9. 126. 2. a. Aduerfus Dominum , et aduerfus Chriftum cius lib.22.74. r1.Seruite Domino in timore l. 4.480. 12. Apprebendite difciplinam l.4. 305- 4 2-Iu tribulatione dilatafti mibi l.19.141.21,39 21.50 'LVO GH'I DELLE 3. Fili bominum vfquequo gravi corde? vt 25. 6.Lauabo inter innocentes manus meas, et ci; quid diligitis vanitatem , et quaritis men- dacium lib.12.4.1.15-133. 5. Irafcimini, et nolite peccare l.2.n.255.- 7. Dedifti letitiam in corde meo l.10.1.4- - 5.11. Sepulchrum patens eft guitur eorum L. 16.93 7. 3. Noneft quiredimat neque qui faluum faciat 1.16.49. i 7. Exurge Domine inira tua, et exaltare în fi nibus inimicorumete. l.22. 92. 10. Confumetur nequitia peccatorum , et diriges iuftum l.12.113. 15. Ecce parturijt iniuftitiam, concepit dolorem l.7.n.90. 16.Incidit in foueam quam fecit. Conuertetur dolor eius in caput eius l.6.n.25 1.17.91. 17. Conuertetur dolor eius in caput eius l.7.13. 9. 8. Perit cum fonitu 1.18.45. 10. Adiutor inopportunitatibus in tribulatione 120.104. 15. Qui exaltas me de portis mortis la. n.173» l.24- 54. La 17. Defiderium pauperum exaudinit Dominus, praparationem cordis eorum audinit auris tual.9. 108. 19. Patientia pauperum non peribit in finem L.9.220. 10. 5.Oculi eius in pauperem refpiciunt l.3.29. 6.Ignis, et fulphur set fpiritus procellarum pars calicis coruml.18. 5. r1. g.Incircuitu impij ambulant L.5.n.161.1.17. 22.1.21.42.1.21.36. 12. 5. Qui tribulant me exultabunt fi motus fuero l. 4.260. 13. 3. Quorum 05 malediftione , et amaritudine plenum eft, veloces pedes eorum ad effun- dendum fanguinem, contritio, & infelicitas in vijs eorum L.5. 483. 15. 4.Multiplicata funt infirmitates corum,poftea acceleranerunt l.5.61.116.58.1.18.18. g.Caro mea requiefcet in fpe L.9.222. 16.15. Satiabor cumapparucrit gloria tua l.4.100. l.5.201.1.12.139. 17. 9.Carbones fuccenfi funt ab eo l.3.81.et87. 26.Cum fantto fanttus eris s et cum viro inno- cente innocens eris, ct cum eletto elettus eris 21.140. 18. 5.Inomnem terramexiuit fonus eorum l.14.7. 1.15.25. 6.Ipfe loggia Sponfus procedens de thalamo fuo. Exultawit vt gigas etc.l.5. 305. 7.A fummo cglo egreffioeius, et occurfus eius vfque ad fummum ciusl.2 1.42. av.11.Inteproiettus fumex vtero : de ventre ma- trismea Deus meusestul.9.63.l.9.207. 16. Aruit tanquam tefta virtus mea l.15.169. 17. Circumdederunt me canes multi l.5. 89. 22. 4 Si ambulauero in medio vmbra mortis , non timebo mala, quoniam tu mecum es l.6.20. g.Impinguaftiin oleo caput meum-et miferi- cordia tua fubfequetur me l.9.271. 23. 7.Attollite portas principes veftras, et elena- mini porte aternales l.1.177. 2415. Oculi mei femper ad Domini L.1.162.h4.124 cumdabo altare tuum Domine, vt audiam vocem laudis, vt enarrem omnia mirabilia tua l:5.236. ‘ 26. 8. Tibi dixit cor meum ; exquifinit te facies mea, faciem tua Domine requiram l.20. 83. 27. 7. Refloruit caro meal.9.222. 28. 6. Dilettus quemadmodum filius vnicornium l.5.18.et l.5425. 9.Vox Domini praparantis ceruos l.5.184. 29. 6. Ad vefperum demorabitur fletusset ad ma- tutinum latitia L.2.171.116.120. 8. Auertifti faciem tuam è me, et fattus fum conturbatusl. 9. 68. i 30.16.In manibus tuis fortes mea L.10.24. 31. 4.Conuerfus fumin arumna mea, dum configi- tur fpina l.4.458. 8. Sicut equus et mulus L.5. 375- 32.16. Oculi Domini fuper timentes eum , vt eruat amorte animas eorum l. 4. 442. 33. 6. Accedite ad cum, et illuminamini l.6.34. L. 15.16. 8.Immittet Angelus Domini in circuitu ti- mentium cum, et eripiet cos l.6.1 30. 16. Oculi Domini fuper iuftos , et aures eius in preces eorum l.4.221. 34. 16. Diffipati funt , nec compuntti l. 8.138. 35.10. Apudte eft fons vita L.5.201. In luînine tuo videbimus lumenl.1.43. 36. 2. Tanqua fenum velociter arefcent,et quem- admodum olera berbar® cito decidentl.ra.1 35-Vidi impium fuperexaltatum ; et elenatum ficut cedros Libani ; et tranfiui et ecce non erat etc.l.2.151.et 353-l.11.92. 37.15. Faltus fum ficut homo nonandiens , et non babensin ore fuo redargutionem L. 5.405. 38. 6. Subftantia mea tanquam nibilum ante te L. 15.24. 7.In imagine pertranfit hbomo,fed et fruftra con- turbaturl4.291.et1.4.297.1.5.460. 12. Tabefcere fecifti ficut araneam animam eius 8.152. 13. Aduena ego fum apud teset percgrinus ficut omnes Patres mei L. 6. 193. 39- 3. Eduxitme de lacu miferie, et de luto feciszet fiatuit fuper petram pedes meos set direxit greffus meos set immifit in os meum canti- cum nouum etc. l. 6. 60. q0. 2.Beatus qui intelligit fuper agenum etc. hot. 37.L.9.179. pa 6. Inimici mer dixerunt mala mihi: quando mo- rietur,et per:bit nomeneius l.19. 24. 10. Qui edebat panes meos , magnificanit fuper me fupplantationem. lib.2.9. 18.158. 41. 1. Quemadmodum defiderat ceruns ad fontes aquarum , ita defiderat anima mea ad te Deus l.5.201.et 174 3. Quando veniam, et apparebo ante faciem Domini l. 1.168. l.20.102. 4. Fuerunt mihi lachryma mea panes die , ac notte L. 11.63. 42. 4.Letificat inuentutem meam 17.71. 43.12. In gentibus difper(ifti nos L21. 62. 20. Humiliafti nos in loco affliftionis l.3. 62. 43.22. Pro» SACRE SCRITTVRE. 43,32. Proptev te mortificamurtota die lib. 24.41. 2. Erubtanit cor meum verbum bonum l,2 1.94 4 Accingere gladio tuo fuper femur tuum po- tentiffime, Specie tua, et pulchritudine tua, intende : profpere procede etc.l.:5. 437» go. Circumdata varietate l.2. 179. In veftitu deaurato 16.27. 11, Audi filia , et vide ,21, 28. 14. Omnis gloria cius filia regisab intusl.31.95. 18. Memores eruntmominis tui Domine in omni generatione , et gencrationem l.19. 24. 46.10. Dij fortes terre l.16,127. l.22. 104. 48. 4. Os meum loquetur fapientiam 1.9. 95. 11,Infipiens, et fiultas peribunt , et relinquent alienis dimtigs fuas lib.4,297. 37. Ne timueris cum diues faftus fuerit hboma,et cummultiplicata fuerit gloria domus eius, quoniam cum interierit, non fumet omnia 15.430. 1.15.80. 49. 2. Ex Sion fpecies decoris eius l.11,84. 3. Ignis in confpeftu eius exardefcet , et in cix- cuitn eius tempeftas valida . Aduocqbit celum defurfum etc. ..1.252. 21. .Arquam te,et ftatuam contra faciam tuam 15.148. 276.1.7.13. $0.17. Domine labia mea aperies , et os meum an- nuntiabit laudem tuaml. 16. 96. 31. 4 Sicut nonacula acuta fecìfti dolum 1.15. 57. 53. 8. 2'oluntariè facrificabo tibi l.2. 124. 54. 7. Quisdabit mihi pennasficui columba,et vo- labo l.4. 403. 18. Zefpere set mane , et merrdie narrabo , et annuntiabo l.1. 26, 22.Malliti funt fermones eius fuper oleumjet ipfi funt iacgla 1.7.7. 56. 4. Mifit decglo,et liberamit me 1.6.76, 5. Filyj hominum, dentes eorum arma, et fagit- te 1.5.418.434.L10.10.0.13:27. 8. Paratnm cor meum Dens , paratum cor meum l.24. 10. ì N $7. 5-Furor illis fecundum fimilitadinem ferpentis: ficut afpidis furda, erobtwrantis awres fnasz quanonexaudiet vacem ncantantium etc, L7:n05. $3. 6. Non mifercaris omnibus , qui operantur ini» quitatem 1.8. 68. i 10. Fortituginem mean ade cuftodiam1.52369 . 11» Mifericordia eius praneniet me L11265» 61. 6.Pernntamen Deo fubiettà efto anima mea; quoniama ab ipfo patientiamea l.13.4. 130Poreffa.Dei eft, et tibi Domine mifericordia L.9.355- 62. 3.In pair deferta, et inuia, et inaquofa , fic in fantto apparni tibil. 1.163. 63: 4 Exacuevunt vt gladium linguas fuas, inten- derunt arcum rem amaram, vt fagittent in accultis immaculatuml. 6. 117: 65.13: Tranfiuimas per ignemyetaquam l.2: 382, L15.156- Fhafiuize: erignem, et aqua, et eduxi» Ri nos în refrigerium l. 5. 109. 67.21. Dews nofter, Deus faluos faciendi l.4. 98. 68.21.Mihi auté adherere Deo bon eft.1.9.208. 71. 6. Deftendet ficut plunta in velluz 1.2, 127- 18. Erît firmamentum in terra 'in fummisimon- tium L.16. 17» 72.32. Ad nibilum-vedaftus fum li22.31. 35. Quid mibi.eftin cglo,et àtequid volui fis perterram ? Deus cordis mei vet:pars mea Deus in eteryum l. 12.12. 37. Ecce qui elongant fe gte peribunt L.8. 143. ly. 124, } 74. 3-.Cumaccepero tempus ego ‘inftitias iudicabo l3,1.n.138. 8. Hunc humiliat,et hunc exaltatl. 2.238. 75. x. Fattus eft in pace locus cius » Tbi confregit potentias arcuum, fcutum, gladium, et bel- lum l22.17.1.9.329. 8. Ab increpatione tua Deus Lacob dormitane» runt omnes l. 6.215. 76. 6. Cogitani dies antiquos , et annos aternos nm mente habui 1.7. 3. 19.Vox tonitruitui inrota l.22.59. 77-14. Deduxit illosin nube dici l.1. 35 1- 25-Panem Angeloru manducanit homo L.9.16% . 34.Cum occideret eos quarchant eumyet reuer= tebantur , et diluculo venithant ad eum L'9.2684.10.22. 1.18.18. 70. Elegit Dauid feruum fuum set fuftulit eum de gregibus ominm;de poft ferantes acce- piteum; Pafcere Iacob feruum fuuna , Ifraclhareditatem fuam l17. 116. 79-14. Exterminanit am aper di fylua yet (ingu- laris ferus depaftus efteam 1.5. 209. 86. 4. Ecce alienigena,et Tyrus, et populus Athio- pum, bi fuerunt illicli 16.4. 88.16. Bèatus popalus, qui foit imbilarioné 1.23.30. 21.Olco fanfto meo vaxienm. Nihil proficiet inimicus in.eo, et filius imiquitatis non no- cebit ci l:8e11% > > 198. Et thronus eius ficur fpd in confpetta meo, et ficut luna perfettata erernuml.1.187. 89.10.Sianzé in potentatibus ottogintaanni l.1.119 90. 4-Et fub penòtis eius fperabis l'4. 266. n Q.obltifimum pofwifti refugium tunm- Non accedet ad te malum l.5. 64 93:14. Plantati in domo Domini, in atrijs domms Dei noftri florebunt.Adhuc multiplicabun= ; turin fenetta vberi l19: 280.1.11.7. 93:17Nifiquia Dominus adiunit me, panlominus 0g Wabitaffet\in'inferno anima mea l.12.29. 0. 2% 7: | 95. 6.Confelfio set pulchrituda l.4. 166. 98: 18. Deus ta pròpitins fiifti eis , & vlcifcens in omnes adinuentiones eorum l. 17.81. 99-:3-Tpfe fecit nosjet nonipfi mos l. 15, 163. 190. I. Mifericordiara ; et imdicium cantabo tibi Domine l.2,238.l.4. 150. 1.6x118. ». Perambulabam in medio domus meal. 16, 121.032. Go. 3. Facientes prauaricationes odiui l, 4. 152, Ss. Detrabentem fecreto proximo fua bune perfegnebar l.5.487. 6. Qculi mei ad fideles terre , vt fedegnt me» cum: ambulans in via immaculata bic mis hi miniftrabat 1.4, 38. 8. "0 difperderem de cimitate Domini omnes operantes iniquitatem l.9. 81. 101, 6. vAdhg= LVOGHI9?DEILIRE! è 101. 6..Adhefit os meum carni mee.l. 9. 150- 102. 3. Benedic anima mea Domino , qui fanat omnes infirmitates tuas Ì. q.nu. 137: s. Renouabitur vt aquila iuuentus tua l. 1. 196. 1.4. 56. i, a 15. Homo ficut fanum, dies eius tanquam flos agri fic efflorebit L1o.21. 20. Facientes verbum illius, ad audiendam vo- cem fermonum eius l.5. 102.1. 6.72. 103.10. Qui emittis fontes in conuallibus lib.16. 65. lL 18. 13. 18. Montes excelfi ceruis l.1. 12.6. 27- Omnia ate expeltant, vt des illis efcam in tempore l.2. 144. zo. Emitte fpiritum tuum , & creabuniur La7-127- 104.32. Pofuit pluuias eorum grandinem , ignem comburentem in terra ipforuml.15. 51. 39. Expandit nubem in protettionem eorum l. 2.123. 105.17. Aperta eftterra, & deglutinit Dathan, & operuit fupercongregationem Abiron.l.2. nu.153. i 106. 6.Etclamauerunt ad Dominum cum tribula- rentur l. 22.117. 13.Clamauerunt ad Dominum cum tribularen- tur l.22. 10. 15. Contriuit portas ereas , & vettes ferreos confregit l.4.330.1.6.210. 30. Deduxit eos in portum voluntatis eorum l. 2.204. pdÒ 107. 2. Paratum cor mieum Deus , paratum cor meuml.12.115-0.17.95- 21.36. 3 108. 4. Pro cowt me diligerent detrabebant mihi; ego autem orabam .l.5.n. 18. 111. 7.In memoria eterna erit\iuftus L.9.23. . 8. Paratum tor eius fperate in Domino, con- firmatum eft cor eius, non commouebitur la4.47o on 112. $.In altishabitat l:2. 136. ai, 114. 7. Conuertere anima mea in requiem tum l.4. 1.90 x15:15. Pretiofa inconfpettu Domini mors fantto- rum eius l. 6.62. i 118. 9. In quo corrigit adolefcentior viam fuam : in cuftodiendo fermones tuos. 25.8. i.” 11. Incorde meo abfcondi eloquia tual.4.362. 61. Funes peccatorum circumplexi funt me lib.22.n.14 ; è pi | 93. Incorde meo abfcondieloquia tua 4.471» 113.Iniquos odio habui l.4.152. 13 1.Osmeum aperui,& attraxi fpiritul.2.5.54 137.Iuftuses Domine , & reftum iudicium tut l23- n.16: 176. Errani ficut ouis que perijt l. 5. 401. 119. 1.,Îd Dominum cum tribularer clamaui l.9. 15.0 17. 101. 120. i. Leuauioculos meos inimontes , vndeveniet auxilium mihi. Auxilium meum d Domine ec. 116.14. 4- Ecce non dormitabit , neque dormiet , qui cuftodit Ifracl L.4:268.1.7.17. 125. $. Qui feminant in lacrymis sin exultatione metent l.11.40. 127. 2.Labores manuum tuarum quia manducabis _ beatus es,c& benè tibi erit 18.2. 1.5.1. 391. 132. 1: Ecce quam bonum,& quam incundum ha- bitare fratres invnum l.9. 258. 134. 7. Fulgura in pluniam fecit l.2. 105. 135.25. Quidat efcam omni carni l.4. q01.-* 136. 9. Allidet paruulos fuos ad petram l.4. 66. 138.10. Manustua deducet me, & tenebit medex= teratua l15.151. 11. Etnox illuminatio meal.11. 18. 13. Sufcepifti me de vtero matris mea l.9.63. © 207. . 139. 4. Acuerunt linguas fuasficut ferpentes l.7. bla 140. 5. Oleum autem peccatoris non impinguet caput meum l. 7-74- i 142. 6. Anima mea ficut terra fine aquatibi l.x1. nu, 139. 143. 7. Emitte manum tuam de alto : eripe me, & libera me de aquis 1.6.76. 144. 3. Magnitudiniseiusnon eft finis 1.6.39. 15.Oculi omniumin te (perant Domine , & tu das illis efcam in tempore opportuno l. 2. 144.298. et lib.21.102. 145. 8. Dominus foluit compeditos l.4. 199. 146. 3. Qui fanat contritos corde L10. 82. ‘9. Dat iumentis efcam ipforum, et pullis cor= uorum inuocantibus eum l.4.218. 147.12. Lauda Ierufalem Dominum , lauda Deum tuum Sion; Quoniam confortanit feras por tarum tuaruml.16.92. 148.12. Isuenes, et virgines, fenes cum innioribus laudent nomen Domini 1.23.27. DA I PROVERBI. I. 7. Apientiam s atque doftrinam ftulti defpi- ciunt l.5. 455- i 2.15. Quorum vie peruerfe funts et infames gref- Sus eorum L.6.96.- . è. i 18. Inclinata eft enim'ad mortem domus eius, et ad inferos fèmita ipfius. Omnes gui ingre- diuntur adeam ; non reuertentur-l.16.89. 19. Omnes qui ingrediuntur ad.eam nàn reuer- « tentwr, mec apprehendentfemitas vite l.16. 53.et 85. Li anpazta | 334.Ipfe deludet'illufores 4.184 00. 4.18.Iuftàrum femita quafi lux fplendens}. proce» dityet crefcit. vfque ad perfettum diem l.1> 149.l. 22430: % s. 9. Nedes alienis honorem tuum,et antios tnos crudeli l.7. 87. pl 16. Deriuentur fontes tui foras s et in plateis aquastuas diuide La. 322. 6. 1. Fili mi,fi fpoponderis proamico tuo , defi xifti apud extraneum animam tuamet illaquea- tus es verbis oris tui L.4q. 215. 2.-Illaqueatuses verbisoristui,et captus pro= prijs fermonibus l. 8. 68. Ni 6.V ade ad formicam ò pigerset confidera vias eius , et difce fapientiam-parat aftate ci- bum fibietc. 1.8. 124 1.8.129. | 7.21. Irretinit eum multis Jermonibus yet blandi- | tijs labiorum protrax'it illum 14.145» 23.7e- SAFCORIET SICURMI TT VR E. 23. Velut fi auis feftinet ad laqueum , et nefcit quod de periculo anima cius agitur l.q-225. 8.15. Per me reges regnant l.9. 96. 31.Ludens. in orbe terrarum l. 18.35. 35- Quime inuenerit inueniet vitam,et hauriet falutem a Domino 1.3. 53-Li1s.110. 9. 2. Sapientia immolanit viftimas fuas lib. g.nu. ‘226.0. 16.17: 10. 4. Manus fortium divitias parat l.4.270. 14. Sapientes abfcondunt fcientiaml. 9. 161. 11, 3. Supplantatio pernerfori vaftabit eos. l.9.91. 14. P bi noneft gubernator, populus corruet L.1. 135-L24011.0.16.115% 22. Pulchra et fatua l.4. 459. . 24: Diwidunt propria, et ditiores fiunt l.10, 24. 12:21. Nor contrifftabit inftum quidquid ei acciderit l.2.193- 1.5.244.1-6:113. 24. Manus fortium dominabitur le9. 178. 13. 8. Redemptio anima viridiuitia fue l.14.1. 11. Subftantia feftinata minueturl.15.14. 16. Aftutus omnia agit cum confilio 1.8. 126. 24. Qui parcit virga odit filinm fuum 1.25.26. 14.13) Rufus dolore mifcebitur set extrema gaudij luétus occupatl.4. 176. 368. >». 30. Putredo offium invidia l-6, 122. 33. Incordeprudentis requiefcit fapientia l.11. nu. 128. 15. 1. Refponfio mollis frangitiram l. 22,28. 25. Domum fuperborum demolietur Dominus kl 8:3 3 x6.15.In hilaritate vultus regis vita l.2. 168. 20. Eruditus in verbo reperiet bona l.25-43- 24. Dulcedo anime famitas offium l.5. 197- 26. Anima laborantis laborat fibi, quia compu- lit eum os fnum L.5. 391. 177.17: Omni tempore diligit qui amicus eft l.1.279. L 9.209. 18.10. Turris fortiffima nomen Domini, ad ipfam « Currit iuftussetexalrabitur.1.18. 56. 14.Spiritus viri fuftentat imbecillitatem l.16.3 1 19. Frater qui adiunatur a fratre quafi cinitas firma 1.9.329. l.21.15.1.22.101. 19. 2. Qui festinns eft pedibus offendet |.8.126. 6.Multi colunt perfonam potentis,et amici funt dona tribuentis l.2. 352. 17. Feneratur Domino qui miferetur pauperis.! et viciffitudinem fuam reddet ei l.10. 24. 20. Audi confilium , et fufcipe difciplinam, vt fis fapiens in nouiffimis tuisl. 20. 52. 25. Peftilente flagellato , flultus fapientior erit l 5.342. 20.36. Diffipat impios rex fapiens,et incuruat fuper cos fornicem 1.24. 45. 21. 4-Exaltatio oculorum eft dilatatia cordis l.10.4 14.Munus abfconditum extinguit irass et donum in finu indignationem maximam l.14.1. 22. 9.Viftoriam, et honorem acquiret quidat mu- nera yanimam autera auferet accipientium l.2.n.352- é ì 28. Infidiaturin via quafilatro, et quos incaytos viderit interficiet l. 4. 418. 23-14.T% virga percuties cum , et animam. eius de inferno liberabis l. 6: 109. 24.11. Erwe cos qui ducmturad martem > ct qui © e » © dl °° trabuntur ad interitum liberare ‘ne ceffes 1.8.177- 16. Septies m die cadit iuftusset refurget 14.334. 41. Ego quafi flunij Dyorix, ct ficut aquaduttus exini de Paradifo l.2.293- 25. queAufer rubiginem de argento , et egredietur \ vas puriffimum . Aufer impietatem de vultu Regis, et firmabitur inftitia thronns cius 1.9. 71. g. Caufamtuam tralta cum amico, et fecrethm extraneo non reneles L11.54» 27. n fcrutator eft maieftatis opprimetur è gloria L. 4::395- 26. 5-Refponde fiulro uxta ftultitiam fuam L.17.80 27.17. Ferrum ferro exacuitur, et homo exacnit fa- ciem amici fui lL.15. 56.1. 12.76. 27. Sufficiat tibi lac caprarum in cibos tuos set inmeceffaria domustua l.8.44. 28. 1.Fugit impius nemine perfequéte l.5.198.447- Iuftus quafi leo confidens abfque terrore erit 5. 339. hl 10. Qui decipit iuftos in via mala, in interitu fto corruet l20. 36. : 29. 4. Rex inftus eriget terram, vir anarus deftruit eam l.22. 42. 15.Virga, atque correptio tribuit fapientiam 1.18. 58. 30, 2-Stultifimus fum virorum set fapientia ho- minum non eft mecum l9. 306. - 8. Mendicitatem et. divitias ne dederis: mihi l4.334-3- Bpaia Lanat drei pi 18.Tria (unt difficilia mihi <\Viam aquila in celo l.4.68.et viam viri in adolefcentia l.24-5 1. 26; Lepufculus plebs inualida, qui collocat in pe- tra cubile fuum L,:5-351. 30. Leo fortifimus beftiaram, ad nullius pancbit occurfuml.5$.295-. 33- Qui vehementer emungit elicit fanguinem L22.42. : A 31.10. Procul, et de vltimis finibus pretium,cius l, 20. 55» DALL’ECCLESIASTE. Anitas vanitatum - et omnia vanitas l.18.3%-b21.121, 7- Ad locum vnde exeunt flumina renertuatur l. 4.410. 2:18. Deteftatus fum omnem induftriam meam-, qua fub foie fiudiofifrmè laborami habitu- rus haredem poft me, quem ignoro etc. lib. 4.297. 1.15. 86. 3:17. Iuftum, et impium iudicabit Deus l.17,77. 4 1. idi calumnias s que fub fole geruntur, et * + sa slacrymas innocentium , & nemimem confo- i g* *. datoram, nec poffe.refiftere corum violentie cunttorum auxilto deftitutos L6.145- 5. Stulriîs complicati manus fuas, & comedik carnes Yimas L.6.121- |». U 9g. Melius eftergo duos ef? fimul,quam vnum: habent enim emolumentum focietatis: fue I. 2. L.9. 167... a \ i s. 9. Auazusnon implebitur pecunia lib.3.n.57. br. m.120,.. \ ti 17. Hoc ta LVOGHIAI 17. Hocitaq; vifumeSt mihi bonum,vt comedat quis, & bibat, & fruatur ex labore fuol.8.2. 6. 1. ER & alud malum, quod vidi fub fole, & quidem frequens apud homines . Vir cuì dedit Deus dinitias,& fubftantiam & hono- rem, & nihil decft anima fua cx omnibus, qua defiderat , nectribuit ei Deus potefta- tem vt comedat ex co, fed homo extraneus vorabit illud L. 8.127. 8. 1. Sapientia hominis lucet in vultu eiusl.3.77. 9.10. Quodcunque facere poteSt manus tua, in- ftanter operare. 9. 349. 10.11. Sî mordeat ferpens în filentio: nibil eo minus habet , qui occultè detrabit lib. 6.nu,117» lib.7.n.6. & 80. 19. Pecunia obediunt omnial.13.3 5. 11. 3.Sì ceciderit lignum ad auflrum, aut ad aqui- lonem,in quocunque loco ceciderit, ibicrit Ls.n. 261. DASI:CA NT 10.1. Ioia: Sculetur me ofculo oris fui l. 4.202. 50 Curremus in odorem vnguentorum tuo- rum l.4.209.1.5.395-1.9.321.l.12.3.1.20. 24.121.147. 4. Introduxit me Rexin cellaria fua l.1. 161. 5. Nolite me confiderare quod fufca fim, quia decoloranit me fol l.1.225. 11. Nardus mea dedit odorem fuum 1.16.65. 13. Botrus Cypri l. 9.246. a. 2. Sicut Lilium inter fpinas : fic amica mea'inter filias L11.61. L.11.59. 3. Sub vmbra illius, quem defideraneram fedi, & fruttus eius dulcis gutturi meo l.14.22. 9. En ipfe ftat pot parietem noftrum, refpiciens per feneftras &c. 1.15.n4.65. 10. Surge propera amica mea , columba mea & veni l.16.134. x1.Iam byems transit l.1.127. 12. Flores apparuerunt in terra nora, tempus putationis aduenit lib. 11.11. 13. Surgeamica mea, fpeciofa mea & veni lib. 16. nuM.1I34. 14. Columba mea in foraminibus petra, inca- “uerna maceria l. 4-198. 16. Dileftus meus mihi, & ego illi 11. 79.1.12, n.10.1.17.126. 3. 2. Per vicos , & plateas quaram quem diligit anima mea l.1. 168. Inueni quem diligit anima mea, tenui eum nec dimittaml.4.234-211.1.9.60.1.17.120. 6. Que chifta qua afcendit ficut virgula fumi ex aromatibus myrrha & thuris ? 1.2. 95. 114.3. l.20. 60. . neo * 11. Egredimini, & videte filie Sion*vegchi'S flo- monem l.4. 85. . 4: 3: Sicut vita coccinealabiatua , & eloguium “tuum dulce L.5.117. *® Sicut fragmen'mali punici ita gena tue 1.9.98 @. Sicut turris Danid l,16. 127. Adificata eft cum propugnaculis . Mille cly- pei pendent ex ca l.16.126. » g.Tota pulchra es amica mea s & macula non DELLE est in te l.1.157. i 8. Veni de Libano fponfamea l.2.176.1.25.17. 11. Fauus diftillans labia tua 18. 55- Mel,& lac fub lingua tual. 4.350. 12. Hortus conclufus,fons fignatus l.4.27.1.8.80 L11.144- ) 16.Surge Aquilo,c& veni Aufter, perfla hor- tum meum , & fluent aromata L11. 146. s. 2. Ego dormio, & cor meum vigilatl.5. 350. i. soogsi A dr. mibi foror mea, amica mea, colum- ba meal.12.29. | s.Surrexi,vt apriré dilefto meo: manus mea ftil- lanerunt myrrham Lo. 283. 7. Inuencrunt me cuftodes, qui circumeunt ci= uitatem : percufferunt me, & vulneraue- runt me l.4. 207. 11. Caput eius aurum optimuml. 13.5. 12.Sicut columeba fuper riunolos aquartl.4.2.06. 14. Venter cius eburneus l.5.2.66. 6. 2. Ego diletto meo,ct dileffus meus mibilib. 9g. num. 285. 3- Terribilis vt caftorum acies ordinata l.3.30. l.5. 432. 8. na eft columba mea, perfetta mea , vna eht matris fue &c.l.4.140. 1.17.97. 9g. Pulchra vt luna,eletta vt fol 1.1.73.1.3.20. 7.10. Ego diletto meol.11:77. 13. Nowa & vetera feruani tibi L 9. 43. 8. 1. Quismihidet te fratrem meum &c. vt in- ucniam te foris ,& deofeuler te? L4. 111 lib. 6.60. s.Qua eft ifta que afcendit de deferto delicijs affluens? L.10.6. Afcendit innixa fuper dilettum fuum 1.4.35+ 6. Lampades eius lampades ignis , atque fiam» marum l.6. 185. 7. Aqua multe non potuerunt extinguere chanitatél.2. 128. 1.6.180.1.12:37.1.20.98. 10.Ego murus,& vbera mea ficut turris 1.18.56 14. Similis eft dileftus meus capree, binnuloque Cc. 1.5. 116, DALLA SAPIENZA. 1. 7.C Cientiam habet vocis L 4. 144. 4 14D O quam pulchra cft cafta generatio cum claritate; immortalis eft &c. 12.77. 19.Difrumpet illos inflatos (ine voce l. 18. 32. S. 7.Laffati fumusin via iniquitatis & perditio- nis,ambulauimus vias difficiles L.5.219. 9. Tranfierunt omnia illa tamquam vmbra, & tamquam nuntius percurrens : et tamquam nauis, que pertranfit etc. l. 5. 187- 15. Spes impy tamquam lanugo eft, que a vento tollitur,& taquam fpuma gracilisl.2. 210. - 16.Tufti autem in perpetuum viuent L.15. 158. 17. Accipient regnam decoris & diadema fpe- ciei de manu®omini l.25.17. Data eft è Domino poteftas vobis , & virtus ab Altifimo,qui interrogabit opera veftra, & cogitationes ferutabitur : quoniam cum effetis mini$tri regni illius non rettè iudica- fits lib.as.num. 66. ® è. 6. 4 7. Po- S ASCIRIE SO RW FIVIVRIRCE. 7.Potentes potenter tormenta patientur l.2.29 ° 13. Clara chtenim ;& que nunquam marcefcit fapientia L12. 77.110. 5. 14. Praoccupat qui fe concupifcunt , vt illis fe prior ofiehdto l 1,265. 17. Dignos fe ipfa circuit querens, & in vys of- tendit (e illis hilariter, &in omni proui- dentia occurrit illis 1.82. 7 7.Venitinme fpiritus Ie, CU prepofui illam regnis , & fedibus, & diuitias nihil effe duxiincomparatione illius l.4.94. 13. Quam fine fiflione didici , & fine inwidia communico l.1.161. 15.115. 8. 1. Attingit a fine vfque ad finem fortiter &e. L12.78.L21. 117 L21. 125. 19. Puer autem eram ingeniofus , & fortitus Sum animam bonam l.5.317. 31. Sciui quod aliter non poffum effe continens, nifi Deus det l. 2. 140. 9.15. Quod aggrauat animam l.5.229. 16. Difficile aftimamus qua interra funt,t& que in profpettu funt inuentmus cum labore, qua autem incglis funt, quis inueftigabit ? L. 5.86. 10.10. Iuftum deduxit per vias reftas,et oftendit illi regnum Dei l.4.390. 16.12. Neque herba, neque malagma fananit cos, fed tuus Domine fermo, quifanat omnia l.4. num.137. 15.7uam manum effugere impoffibile et 1.1.139. 17.17. Sine fpiritus fibilans s aut inter fpifos arbo- rum ramos auium fonitus fuanis &c. defi cientes faciebant illos pre timore L. 14 15. 18.24. In vefte n. poderis quam babebat totus erat orbis terrarum,& magnificentia tua in dia- demate capitis illius fculpta erat 1.25.25. 19. 7.Germinans de profundo l.2.351- DALL'ECCLESIASTICO. 214. X peccatori terram ingredienti dua- V bus vijs l.7. 1. 16. V a his qui perdiderunt fuftinentiam L.4:299. 3.20. Quanto magnus es, humilia te in omnibus l. $.n4.231. 4-16. Sapientia filijs fuis vitam mfpirat 14.372 29. In lingua enim fapientia dignofcitur , et fen- fuss et fcientia , et dottrina in verbo fenfati l.14. n.12. 32. Noli refiftere contra faciem potentis , nec co- meris contra tÉtum fluuij L.10. 43. 5.14. Sicut egreffus ef nudus de vtero matris fue, fic reuertetur, et nihil auferet fecum de la- bore fuo l.5.430. 6. 8. Eftamicus fecundum tempus fuum , et non permanebit in die tribulationis L16. 64- 14. Amicus fidelis protettio fortis,qui autemin- uenerit illum, inuentt thefaurum. Amico fideli nulla cf comparatio etc. l.14.41. 25. Inice pedem tuum in compedes illius set in torques illius collum tuum : fubiyce hume- rum tuum , et porta illam, et ne acedieris vinculis es - et erunt tibi compedes eiusin » protellionem fortitudinis etc.l.18.60. 7. 6. Noli quarere fieri index : nifi valeat virtu- te irrumpere iniquitates 14.56. et 425. 40. Inomnibus operibus tuismemorare noviffima tua,et in aternum non peccabis l.12.84. 9. 9. Propter fpeciem mulieris multi perierunt,et ex hoc concupifcentia quafi ignis exardefcit 17.14. 1.8. 120. 10. 4.Inmanu Dei poteftas terre 1.25.66. 28. Seruo fenfato liberi feruient 1.25. 67- 11. 2. Ne fpernas hominem in vifu fuo. Brewis in volatilibus eft apis , et initinum dulcoris ha» bet ? l. 10.12. 22. Confide in Deo, et mane inloco tuo l.24. 42. 12.10. Ne credas inimico tuo in aternum: ficut cnim aramentum eruginat nequitia illius © etfi bumiliatus vadat curuus , adijce ani- mum tuum;ct cuftodi te ab illo 22.116. 13.16. Caue tibi, et attende diligenter auditui tuo, quonia cu fubuer(ione tua ambulas 5.484» 14. 9. Infatiabilis oculus cupidi 18.132. 18.Omnis caro ficut fanum veterafcet L10.21. 15. 1. Quicontinens eft wftitie apprebendet illam lib.25. 3. 3.Aqua fapientie falutaris potabit illum 1.6.1754.10. 61. Firmabitur in illo, et now flettetur 1.16.31. 18.22. Nonimpediaris orare femper lib.21. 67. 20. 6. Eft tacenssnonhabens fenfum loquela : et eft tacens, fciens tempus aptum. Homo fapiens tacebit vfque ad tempus L. 21.98. 102. 21.28. Labiaimprudentium ftulta narrabunt : ver- ba autena prudentium ftatera ponderabun- tur l.21. 84. 31.Sufuvro inquinabit animare fuam, et in om= nibus odietur 1.5. 75. 23-24. Homini fornicario omnis panis dulcis, non fatigabitur tranfgrediens vfque ad finen 1.5.4. 390. 24. 8.In fluttibus maris ambulaui 22.105. 11. Inomnibus requiem quefini, et in hereditate Domini morabor l.4.1. 16.In plenitudine fanétoru detentio mea 1.12.92. 18. Quafi plantatio rofe in Iericho. Quafi olina Jpeciofa in campis l.8.21. 19. Et quafi platanus exaltata fum iuxta aqui l.4.155.19.163. 24 Qua de manu tua accepimus reddimus l.15. num. 123- 25. 1.In tribus beneplacitum eft fpiritui meo, que funt probata coram Deo, et hommibus : Concordia fratrum ,et amor proximorum, et vir,et mulier benefibi cofentiétesl.2.3.14 27. 6.Vafa figuli probat fornax set homines iuftos tentatio tribulationis l.15.169. 29. Qui foueam fodit, ineidet in cane, et qui fta- tuit lapidem proximo , offendet in eo etc. 1.6. nU. 9I. 28.15. Sufurro et bilinguis malediftus: multos enim turbauit pacem habentes ; Lingua tertia multos commonit l.17.63. 29.13. Non abfcondas illam(pecuniam) fub lapide in perditionem l.13: 33. 30. 4. Mortuuseft Pater, quafi non eft mortuns, fimilem enim filiune reliquit pof fe l9.221, e a 13. Doce sL:V'O TGR HO (D ETLRIDE 13. Boce filium tuum, & operare in illo , ne tn turpitudinem illius offendas L.17. 76. 31.10. Erit illi gloria aterna: qui potuti tranfgre- di,et non ef tranfgreffus s facere mala , & non fecit L. 4.239. 15.145» 26.Età filijs tuis cane, & 4 domefticis tuis at- tende l.5.484. 33. 2:Non illidetar quafiin procella nanis lib.20, 65.lib.20. nu. 68. 4. Qui interrogationem mamifeftat,parabit ver- bum,& fic deprecatus exaudietur , & con- feruabit difciplinam > & tune refpondebit lib. 21.87. 34. 9. Qui noncf tentatus, quid fcit ? 19. 26. 35-21.0ratio bumiliatis fe nubes penetrabitl.22.11 36.24. Species mulieris exbilarat faciem viri jui L2.n. 168. 37.15-Cum viro fanéto afiduusefto L12. 5. 34: Propter crapulam multi obierunt l.2. n.70. L.6. 132. 39.13. Non recedet memoria eius , & nomen cius requiretur d gencratione in generationem 9. n4. 13. 40.12. Fidesin feculum ftabit L9. 175. 43. 7.Luminare quod minuitur in confummatione lL1.nu.188. 44.14. Corpora ipforum in pace fepulta (unt, & no- men corum'viuit in gencrationem, gene- rationem l.9.23. 1.9. 260. 1.16.109. 48. 1. Surrexit Elias quafi ignisyco verbum ipfius quafi facula ardebat .6.177-1:7.21.1.1 3.20 14, Mortuum prophetanit corpus einsl.23.10. 27. Spiritu magno vidit vltima . V.fque in fem- piternum vidit futura, & abfcondita ante- quam eueniventl,21.23. q9. 1.Memoria Iofie in compofitiont odoris 1.9.5 6: 18. Offa ipfius vifitata funt,et poft mortem pro- phetauerunt lL.23. 10. so. 6. Quafi ftella matutina in medio nebula lib. 1.14. 273- SI. 4. Liberafti me fecundum multitudinem miferi- cordie nominis tui de manibus querentium animam meaml. 4. 148. 6. Liberafti me a preffurafamma, que circum- dedit me ; & in medio ignis non fum aftua- tus l.9.105- 20. Ambulauit pes meus iter rettum l. 13.12, DA ISAIA. 2. 2.XCT erit in nowifimis diebus praparatus E mons domus Dominiin vertice. mon- tium,& elemabitur fuper colles L2,372. l.6.115.1.11.47- 4. 4. Si ablucrit Dominus fordes filiarum Sion in Spiritu iudicij,& fpiritu ardorisl.10.5 3. 6.Tabernaculum erit in vmbraculum dici ab aftu

    guris corufcantis 1.24.43.1.20.56- 19. Cum ambularent animalta , ambulabant pa- riteret roteiuxtaea; et cum eleuarentur animalia de terra eleuabantur etc. L.21, 60. 20. Quocunque ibat fpiritus , illuc eunte fpiritu et rota pariter elewabantur fequentes eum, fpiritus enim viteerat im rotis 1.24. 41. 3.17. Fili bominis, fpeculatorem dedite domui 1/- rael lL.15.37% > 9. 5- Percutite,non parcat oculus vefter , neque mifereamini etc. omnem autem fiper quem videritis Thau ; ne occidatis l.15.2.» 11.19..Auferam cor lapideum de carne eorum , et _.. dabo eis cor carmenm l.9. 150. 17.13. Aquila grandis magnarum alarum , plena plumis l4, 112. aa 21. 9. Gladius gladius exacutus eît, et lìmatus. Vt cedat viftimas exacutus eft > vt. fplendeat limatus eft L22. 22. PE, 32. 2.Leoni gentium afimilatus es 1.5.337. 34.18. Cum ipfi limpiffimam aquam biberetis , relie quam pedibus veftris conturbabatisser omes mea qua conculcata erant pedibus veftris pafcebantur etc. 15.379. 37. 4 ORa arida audite verbum Domini . Ecce ego intromittam in vos fpiritum et viuetis i etc. l. 6.140, È | .S.Ecce ego-intromittam invos fpiritum et vi uetis set dabo fuper vos nermos set fuper extendam in vobis cutem l.21.44- 7. Accefferunt off ad offa, vriumquodque ad iuntturam fuam l21.44. 9.Veni fpiritus , et inf sfupeninrerfe6tos iftos,et reuinifcant 21.44. ‘4 38.20, Commouebuniur è facie mea pifces maris lib. 6.nu. 19. 43.17. Gra f LVOGHI DELLE 43-17. Gradus eius verfi ad Orientena L2.33. 44. 2. Portahec claufa evit : non aperietur, & vir > non tranfibit per eam : quoniam Dominus Deus Ifrael ingrefuseftpeream L.25.75. DA DANIELE. 1.15. Pparuerunt vultus eorum meliores & A corpulentiores pre omnibus pueris , qui vefcebantur cibo regio 1.10.62. 2.21.Transfert regna, atque conftituitl.9. 96. 3.17. Ecce Deus nofter,quem colimus poteft eripe- re nos de camino ignis ardentis, & de mani- bus tuis, 0 Rex liberare. Quod fi noluerit, notum fit tibi Rex, quia Deos tuos non coli mus. l.11.69. 51. Quafiex vno ore laudabant,et glorificabant, & benedicebant Deum in fornace 1.8. 96. 4.31. Ego Nabuchodonofor oculos meos ad celum leuaui, & fenfus meus vedditus eft mihi, & altifimo benedixi &c.1.13.31.1.17.54- 6.10. Iudicium fedit, & libri aperti funtl.19. 11. yo.11.Sta in gradu tuo l. 24.42. 13. 8. Exarferunt inconcupifcentiam eius 1.6.202. 22. Angufie funt mibi vndique . Si enim hoc egero, mors mihi cft : fi autem non egero,non effrgiam manus veftras 1.17. 36. DA OSEA. 2. 8.0 Go dedi ci frumentum, & vinum, @& oleum, & argentum multiplicaui ei, & aurun, qua fecerunt Baal l.7. 58. 1.10.80. 5. 4. Non dabunt cogitationes fuas, vt reuertan- tur ad Deum funm, quia fpiritus fornicatio- num in medio eorum l.16.89. 10. Effundam ficut aquam iram meam l.4. 162. 6. 1.Intribulatione fua mane confurgent ad me l.1.383./.23.9. 3.Indietertia fufcitabit nos 1.5. 327. Priuemus inconfpeltu eius l.4. 44. 8. s.Proiettus eft vitulus tuus Samaria 1.9.3. g. 2. Vinum mentietur cis l.3:71. 12. 1-Ephraim pafcit ventum l.8.86. 4. Inualuit ad Angelum,et confortatus eRt, fle- ut, rogamtl.12. 110. 13.14. De manu mortis liberabo eos, de morte redi- mam eos; ero mors tua, ò mors l. 4.71.l.5. 226.1.5. 440: l. 20. 39» 14. 1.Percat Samaria, quoniam ad amaritudinen concitauit Deum fuum:ingladio pereant, paruuli corum elidanturl. 9. 291. 5. Sanabo contritiones corum, diligam eos fpon= tanee : quia auerfuseft furor meus ab eis. Ero quafi ros,Ifraelgerminabit ficut lilium, & erumpet radix eius, vt Libani. Ibunt "i rami eius &c.l.9. 291. DA AMOS. 1.1.7 Erba Amos, qui fuit in pafRoribus de Thecue L. 7.75. ‘g. ps Ecce Dominus fans fuper murum litum,& in manu eius truila l. 12.75. i 8.10. Conuertam feftiuitates veftras in lutinsa, & omnia canttca veStra in planttum l.23.7. DA GIONA. I. 5.YVyOrmiebat fopore gravi L 6. 213. 1% Tollite me, & mittite inmare,et cefta= bit mare a vobis 17.30. 1.20. 6. rs.Tulerunt Ionam,& miferunt in mare, fle- tit mare a feruore fuo l. 17. 137. 2. I.Praparanit Dominus pifcem grandem, vt deglutiret Ionam 1.6.26. 3. De ventre inferi clamaui, & exaudifti ve- cem meam l.9. 15. 6. Circumdederunt me aque vfq; ad animane © abyffus vallanit me, pelagus operuit caput meum l.23. 28. 8.Cum anguftiareturin me anima mea, Dom ni recordatus fum , vt veniat ad te oratio meaad semplum fanttum tuum l23.33- 10. Ego autem in voce laudis immolabo tibi , quacunque voni reddam profalute Domina &Gc.l.5.259:1.23.28. 3. 4. Adbuc quadragmta dies,& Niniye fubuem tetur 1.25. 2. s-Weftiti funt faocis è maiore vfa; ad minorem L23.27: DA MICHEA. q05: A” ea, que dormit in finu tuo cuftodi clauftra oris tu l. 8. 62. DA NAHVM. 3. 0. Thiopia fortitude eius, & gyptus K lib. 25.14.57. ) DA ABACVCCO. xi “FE Cce ego fufcitabo Chaldeos gentem ama- ram l.35.2. 15. Totum in hamo fubleuabis 1.6.3.Ì. 20.37. 2. 7. Nunquid non repente confurgent, qui mor- x. deant te,& fufcitabuntur laceranteste etc. L. 10. 10. 3.16. Ingrediatur putredo in offibus meis &rc. vt afcendam ad populum accinftum noftrum L.18.39. 19. Deus Dominus fortitudo mea l. 9.150. Et fuperexcelfa mea deducet me viftor in pfalmis canentem L. 4.258. DA SOFONIA. mv Ifperdam eos, qui îurant in Domino, D & invant in Melchon 1.5. 424 3. 9. Reddam populis labium elefium,vt inwocent omnes in nomine Domini, CJ ferwiant ei bu- mero vno l.24-32.l. 15.111. DA ZACARIA. Cce ‘vir Oriens nomen eims l. 25. 441 Lapides fanti elewabuntur fuptr terrtm L.5.352.0.18, 15» DA 6.12. QI. S'ASCTRIE S CIRIOSCIVVAR.E. DA MALACHIA. 1.14. Aledittus dolofus, qui habet ingrege, M fuo mafculum, & votum faciens im- molat debile Domino 24. 21. 2. 7.Labia Sacerdotis cuftodiunt fcientiam lib, 21.102. 3. 2.Ipfe cnimquafi ignis conflans , & quafi ber- ba fullonum , & fedebit conflans, & emun- dans argentu,& purgabit filios Lewi.l,13.4. 3. Purgabit filios Leni, > colabit eos quafi au- rum, & quafi argentum , & erunt Domino offerentes facrificia im inftitia l.13.8. 4. 2:Orietur vobis timentibus nomen meum fol iuftitie, & fanitas in pennis eius l.4.137. DALI DE MACABEI. 1. 3.(0 Nuit terra in confpettu eius lib. 22.38. 2.51AS Mementote operum Patrum,que fuerunt in generationibus fuis, & accipietis gloriam magnam , & nomen l.6.13 3. 62.1 verbis viri peccatoris ne timueritissquia gloria eius Stercus, et vermis : hodie extol- litur,et cras non inuenietur l. 11.92. 3. 9.Et nominatus eft vfgsadnouifima terrel.1.27 26. Pernenit ad regem nomen cius, et de pralis Iuda narrabant omnes gentes l.1. 27. 9. $. Eamus ad aduerfarios noftros , fi poterimus pugnare aduerfus cose et fi appropinquanit tempus noftrum, moriamur 1.22.97. 16,21. Precurrens quidam nuntiauit Ioanni in Ga- Zaris, quia perijt pater eius, etquia mifit te quoque interfici etc, l, 6,129. DAL II DE MACABEI. 6.12. Bfecro autem cos, qui hunc librum le= O Curi funt, ne abborrefcant propter ad- uerfos cafus,fed reputent ea que acciderunt, non ad interitum , fed ad correptionem effe generis noftri 1,7. 37-1.9.38. 7. 9.Tu quidem fceleftifime nos perdis, fed Rex mundi defunétos nos pro fuis legibus, in eterna vite refurrettione fufcitabit. l. 2. 98. 1.9. 238./.9.262, 11.101, 14. E cglo ifta poffideo , fed propter Dei leges nunc hac ipfa defpicio , quoniam ab ipfo ca me recepturum fpero l. 9.262. 28. Peto nate , vt afpicias ad celum L.12. 142, q1. Nosifimè autem poft filios , & mater con- fumpta eft. L. 4. 2.30. 14.42. Eligens nobiliter mori potius , quam fubdi- tus fieri peccatoribus l.5. 439. 46. Inteftina fua vtrifque mambus proiecit fu= per turbassinuocans dominatorem vite ac fpiritus, vt hac illi ter redderet 1.6. 163. 15.26. Iudas,& qui cum eoerant, inuocato Deo, per orationes congrelfi funt: manu quidem pu- gnantes , fed Dominum cordibus orantes proftrauerunt non minus triginta quinque millia, prefentia Dei magnifice deleftati lib.7. 63. DA S. MATTEO. 1.20, Vod in ea natum eSt de Spiritufantto O eh l.35.28: 2. 2.Vidimus Stellam eius in Oriente , & veni- mus lat. 78, 8, Cum inueneritis venuntiate mihi ,vt & ego veniens adorem eum l.5. 172.1. 11.76. 11. Procidentes adorauerunt eum l, 11,64. 12. Per aliam via reuerfi funt in regionem fuam lib.21,35- 14. Et accepit puerum, et mattem eis notte, ek Seceffit in Agyptum L5.93- 3. 4. Ipfe autem Ioannes habebat veftimentum de pilis camelorum, et zonam pelliceam circa lumbos fuos , efca'autem eius erant locufte , et mel fylueftre l. 21.95. 5.Tunc exibat ad eum Ierofolyma,; et omnis Iudea, et omnis regio circa Iordanem lib. 2I.N4. 100. 7. Progenies viperarum, quis demonftrabit vo» bis fugere a ventura ira? l.10.75- 12, Cnius ventilabrum in manufua et permun- dabit aream fuam l15.nu. 164-124. 35» l. 24.61. Congregabit triticum in horreum fuum, pa- leas autem comburet igni inextinguibili L. 24. 60, 4.20, Venite poft me faciam vos fieri etc. at illi continuo fecuti funt euml.5+5- 5» 3. Beati pauperes fpiritu, quoniam ipforum eft regnum celorum l.4. 34. lib. 6.95. 6. Beati quiefuriunt,et fitiunt iuStitia L.6. 196. 13.Voseftis fal terra; Voseftislux mundi L, 15. 72.l.22. 40. 14. Non poteft cinitas abfcondi L. 2. 163. 15. Neque accendunt lucernam, et ponunt eam Sub modio , fed fuper candelabruml, 2.61. l.15.35.l. 15.40. 16. Sic luceat lux veftra L, 12, 41. 19. Nolite thefaurizare vobis thefauros in ter- ra, vbi erugo et tinea demolitur l.1 3.33. 26. Non exies inde, donec reddas nouifsimun quadrantem l. 17.47. 39. Si quis te percuferit in dexteram maxillam, prabe illi et alteram 1,17. 80. 6. 1. Attendite ne iuftitiam veftram faciatis co- ram hominibus,vt videamini ab eisl.12.40 4. Sit eleemofina tua in abfcoditoet Pater tuus, qui videt inabfcondito reddet tibi 1.12.40, 6. Cum oraueris, intra in cubiculum tuum , et claufo oftio ora Patrem tuum in abfcondito l. 12.40, 9. Pater nofter qui es in cglis 12. 96. 24. Nemo poteft duobus dominis feruire 15.424. 33. Querite primum regnum Dei, et iuftitram eius, ethac omnia adijcientur vobis lib. 3. 16. .4. 63, l. 4.290. 7. 2. In qua menfura menfi fueritis remetietur, et vobis l.17. 80, 4. Videt feftucam ir oculo fratris fui , et tra- bem in oculo fuo non videtl.21.14. 6. Nolite dare fantium canibus: neque mitta= tis SL VO GHiI DELLE tis margaritasvefras ante porcos l.5.415- 21. Non omnis, qui dicit mihi, Domine, Domine intrabit in regnum cglorum, fed qui facit voluntatem Patris mei, qui in cglis et, ipfe intrabit inregnum celorum l. 16-90. 22. Multi dicent mihi m illa die. Domine yDo- mine : nonne in nomine tuo prophetanimus? i Etîn nomine tuo deamonia erecimus è Et nunc confitebor illis : quia nunquam novi vos 1.18.49. 8. 3. Extendens manum tetigit eum , et confeftim mundata eft lepra eius l.4. 391. 6. Domine puer meusiacet‘in domo paraliticus, & malè torquetur l.17. 101. 9. Nam er ego homo fumi fub poteftate conftitu- tusz habens fubme milites ; & dico huic : Vade & vadit. oc. 124.7: r1.Multi ab'oriente, & occidente venient, & recumbent cum Abrabam &c. in regno ce- lorum : Fil autem regnieijcientur in tene- bras exteriores lib.2.0.43- 17.Egrotationes noftras portauit 1.4.1 36. 19. Sequar te quocunque ieris l. 5. 5. 2o.Vulpes foueas habent, & volucres celi nì- dos: filius autem hominis non habet vbi ca- put fuum reclinet LL 5. 183. 25. Sufcitanerunt euml.4. 309. 29: Quid nobis & tibi Icfu fill Bei; venifti buc ante tempustorquere nos? l.13.25. 10. 7. Euntes predicato dicentes > quia appropin- quanit regnum cglorum l.14. 13. 10. Nolite poffidere aurum , neque argentum, neque pecuniam &c. l.14. 11. Non peramin via neque calceamenta, neque virgam l.5.402. 16. Eftote prudentes ficut ferpètes 1.7.39-1.7.78- Et fimplices ficut columba l.4. 193. 20. Non enim vos eftis qui loquimini, fed (piritus Patris veftri, qui loquiturin vobis 1.5.473. 22. Eritis odio omnibus propter nomen menm : qui autem perfeuerauerit vfque in finem bic faluus erit l.4.201. 26. Nibil opertum , quod non reueletur , neque occultum, quod non fciatur l.2.63. 1.5.179. l.11.129. 28.Nolite timere cos qui occidunt corpus; anima autem non poffunt occidere l.2.273.1.5.249. ri. 7. Quid exiStisin defertum videre? arundinen vento agitatam? 1.9.36. l.9. 37. 18. Non manducans, neque bibensl.4. 31: 25..Abfcondifti hac a fapientibus, & reuelafti ea paruulis l.4. 280:1.19.31. i \\a6.Ita Pater, quoniam fic placitum fuit ante te l1.272: 28. Venite ad me omnes qui laboratis, & onerati eftisset ego reficiam vos l.5.41.1.16.68. 29. Tollite ingum meum fuper vosl. 24.32.’ 30. Iugum enim meum foaue eft. L. 24.34- 12.25. Omne regnum dinifum contra fe defolabitury &° omnis ciuitas , vel domus diuifa contra fe non Rabit L.2:89. 36. Quoniam omne verbum otiofum,quod locuti fuerint homines reddentrationem de co in die indicij lL 21.122, x 13.25. Cum autene dormirent bomines, venit inimi- cus ‘eius, & fuperfeminanit Zizania 1.6.42. L 8.112. 30. Colligite primum zizania , & alligate ba in fafciculos ad comburendum,triticum autem congregate in borreum meuml.17. 21. 43-Iufti fulgebunt fieut folin regno ‘Patris.co- rum l.15.132- i 46. Abijt,& vendidit omnia que babuit, et emit cam L.6.56. 47- Simile eft regnum cglorum fagene miffe in mare, & ex omni genere pifcinm congre- ganti 20.111. i 48. Secus littus fedentes elegerunt bonos in va- fa,malos autem foras miferuntl.4.278:| In confummatione feculi,ex1bunt Angeli, et feparabuut malos de medio inftorum : & mittent eos in caminum ignisl.17.21. 58. E: non fecit ibi virtutes multas propter in- credulitatem illorum l.2.296. 14:30. Cumcgpiffet mergi, clamanit dicens. Domine faluum me fac. Et continuo Iefes exten- dens manum apprebendit eum l.6.76. ‘15:23. Dimitte cam quia clamar'poft nos l.17. 120. 27. Etiam Domine,mam et catelli edunt de micis, qua cadunt de menfa dominorum fuorum l.15.n4.113. i 16.16. Twes Chriftus filius Dei vini L.21.29. 17.Caro & fanguis non veuelawit tibi, fed Pater meussqui în cgliseft 115.107. 2 19. Quodcunque ligaveris fuper terram, eritli- gatum etin celis; & quodcunque folueris fuperterram erit folutum et incalis 1. 12. 28:/. 17-10. 17. 5. Nubeslucida obumbranit eos 122-104. 18. 4. Quicunque bumilianerit fe ficut paruulus ite, bic cft maior inregno cglorum Hi.22r. 2.3. Dimitte cam quia clamat poft nosl.4. 388. 19.27. Ecce nos rel'quimus omnia , & fecuti fumus te l. 6.165. 29. Omnisquiveliquerit domuriyvelfratres, aut forores, ant patrem, ant matrem y aut vxo- rem , aut fillos , ant agros propter nomen meum, centuplum accipiet ect. l.12. 105- 20.16. Multi funt vocati,pancr vero eletti L.22. 49. 32.Etftetit Iefusset vocanit eos l.a1.74-1.24.44 22. 4.Tauri mei, et altilia occifa funt L4.278. 15.Vt caperent cuminfermone l.5.18. 16.Scimus quia verax es 3 et viam Det in veri tatedocess et non ef tibicura de aliquo , non enim refpicis perfonam bominum L.9.t. 21. Reddite qua funt Cafaris Cafari , et que funt Dei etc.l.4.159: 37. Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo l. 5.170. l.16.107.1.18.52- 23. 3. Qua dicunt vobis feruate & facitel.2.62. 23.Ve vobis Scriba , et Pharifei byppocrite, qui decimatis mentam et anetum , et cjmi- num set reliquiftis qua graniora fint legis iudicium:, et mifericordiam et fidem l.18.8. 31. Filij cftis eorum , qui Prophetas occiderunt, et vos implete menfuram Patria veftrorit: ferpentes genimina viperarum L. to. 75. 24.27.V fque in occidentem paret l,2.157- 30. Tune SACRI SCURI TWRGR/E. 30. Tune parebit fignum filij bominis Ly.21. 25. 7.Tunc furrexerunt omnes virgines ille , et i ornauerunt lampades fuas 1.14.32. 15.V/nidedit quinque talenta , aly autem duo, aly vero vnum , vnicuique fecundum pro- priam virtutem l.15.165. 32. Separabit eas ab inuicem ficut paftor, qui fe- gregat oues ab hedis l. 17. 2.1. 34. Venite beneditti Patris mei, pofidete para- tum vobis regnum l.11. 44 41, Difcedite a me maleditti in ignem aternum l.11. 44. 42. ana non dediftis mibi manducare, fiti- ui, & non dediftis mihi potum L. 4. 387. 46. Ibunt hi in fupplicium aternuml. 15.112. 06.23. Qui intingit mecum manum in paropfide,bic me tradet l.2. 9. lib. 8. 158. 30. Hymno diéto exierunt in montem oliuarum lL.q nu. 29, 39. Procidit in faciem fuam l. 5. 60.6 116, s1. Exemit gladiun fuum, & percutiens feruum principis facerdotum, amputauit auriculam eius lib.8.5, 73.Loquelatua manifeftum te facit L.14. 12. 27.12. Et cum accufaretur a Principibus facerdo- tum, & fenioribus nibil refpondit l. 14.39. L16. 104. 50.Clamans vece magnaemifit fpiritum l.4. 318. 23. 3. Erat autem afpettus eius ficut fulgur, et ve- — Alimentumeius ficut nix, Pre timore autem eius exterriti fuat cuftodes &c, l.1.29. 9. Mulieres accefferunt, et tenuerunt pedes eius l.23.31.0.17.120. 20. Ecce ego vobifcum fum omnibus diebus v/4; ad confummationem faculi l.4. 70. DA S. MARCO. 1.31. f Ppretrat manu eius : continuo dimifit cam febris l. 4. 391. 4.39. Ceffauit ventus, & fatta et tranquillitas magna l. 4. 309. 9.23. ci Domine,adiuma incredulitatem meam . I. 179 70.29. Nemo E: qui reliquerit domum, aut fratres aut forores , aut patrem, aut matrem , aut filios, aut agros propter me, et propter Eua- gelium, qui non accipiat centies tatum nunc in tempore hoc , domos, & fratres, & foro- res&c.1.6.192. 11.24. Omnia quecunque orantes petitis , credite quia accipietis, & ewenient vobisl.22. 80. 14.36. Non quod ego volo, fed quod tuhb.5. n.160. Lib.12.n%.115- Ù 15.39, Videns autem Centurio - quia (ic clamans ex» , piraffet, ait : Vrerè hic homo Filius Dei erat L5. 488. 16.15. Euntes in mundum vnuuerfum predicate Emangelium omni creature l. 15.25. DA S LVCA. I. 5. , & egreftus foras Petrus ;fleuit amare l, 1. 49. 229. 1.10. $6.l.15.145- 23.43-Hodîe mecumerisin Paradifo l. 1. 91. 45. Obfcuratus eft fol, & velum templi fcifum” eh L10.81. DA S. GIOVANNI. 5. 5.YCT lux in tenebris lucet L.8.136. E Non erat ille lux l.1. 250. 9. Iluminat omnem hominem venientem în hunc mundum l.1.52.l.1.171.1.2.69. 1.7. qu. 14:33; 0 47. Ecce verus Ifraelita, in quo dolus non eft lL10.81. 2. 4. Nondum venit hora meal.4.67.l.21.92. 5. Quodcunque dixerit vobis facite L.24.10. 19. Soluite templum hoc, &intribus diebusex- citabo illud L. 5.327. 3. 8. Spiritus vbi vult (pirat, fed nefcis vnde ve- ntat, aut quo vadat l.2.202. l.7.69. 13. Nemo afcendit in cglum , nifi qui defcendit de celo, Filius hominis qui cft in celo lib. 6.nu.186. 19. Dilexerunt homines magis:tenebras quam Eb EE ALLE lucem s erant enim eorum mala opera &c. lL.12.24. 20. Omnis qui male agit odit lucem 1.4. 14132 931% 29. Hoc ergo nunc gaudium meumimpletum eft. Illum oportet crefcere, me autem minui L1.184-h17.117. - " 4-35. Videte regiones, quia albe funt iam ad mefe fem 1.24. 30. 39. Ex ciutate autemilla multi crediderunt in cum Samaritanorum propter verbum mu- lieris teftimonim perbibentis l.4.146. 5. 4. Monebatur aqua,& fanabatur vnus 2.324 30. Sicut audio indico , & iudicium meum iu- fium eft La 1. 5. 35Ille erat lucerna ardens, & lucens l.2. n.36. l.13.19. 16. 113. 6.44. Nemo poteft venire ad me , nifi Pater, qui mifit me traxerit eum.l.12.3.l.21.147. 57. Qui manducat meam carnem, et bibit meum fanguinem, habet vitam aternam l.9.131. 7:24. Nolite indicare fecundum faciem, fed inftum iudicium iudicate l.5. 486. 8.41.Vosfacitis opera Patris veftri La5.1. 44. Vosex patre diabolo eftis:& defideria patris veftri vultis facere , ille bomicida erat ab initio & in veritate non ftetit l.25.1. 48. Bene dicimus nos quia Samaritanus es tu demonium habes l.5.463. 59. Afcondit fe,& exiuit de templol.,6.169. 10. 4. Ante eas vadit, & oues illum fequuntur L5. 100. 1.4.274. 11. Bonus paftor animam fuam dat pro owibus Suis 1.5.139- 14. Agnofcunt me mei l. 5. 408. 25. Opera, qua ego facio in nomine Patris mei, hac teftimonium perbibent de melib.25. 6. 27.Ques mea vocem meam audiunt, & ego co- guofco cas, & fequuntur me l.4.274. 30. Ego, & Pater vnum fumus lib. 1. 90. 37. Stnon facio opera Patris mei, nolite credere mibi. Si autem facio set fi mihi non vultis credere, operibus creditel.25.1. II. 9. Nonne duodecim funt hore diei ? Si quis ambulauerit in die, non offendit,quia lucem huius mundi videt 1.21.68. 11. Lazarusamicus nofter dermit. L.3.58. 39. Domine iam fetet l. 4.281. 48.Venient Romani, & tollent noftrum locum lib.15. 171. 12. 3.Et domus repleta eftex odore vnguenti lib. 15.24. 154: 25. Qui odit animam fuam in boc mundo, in vi- tam aternam cuftodit caml.6.95.1.14.2.3- 13. 1.Cumdilexiffet fuos qui erant in mundo , in fi- nem dilexit eoslib.12.7. 1.21.74 ; 23. Erat ergo recumbens vaus ex difcipulis eins in finu eius, quem diligebat Iefus lib. 12. num. 137. 14. 9. Qui videt me,videt & Patrem meum l.1.95 15. 1.Omnem palmitem in me non ferentem fru- &um tolletl.i4.29. 2.0mnem palmitem;qui fert frutta purgabit e vifruttum plus afferat l. 9.214.1-24.31. is. Qui SA CRE:scCRIDDVER E. s. Qui manetin meyetego ineo, hic fert feu- um multum, quia fine me nibil poteftis facere l.9. 343. 16.20. Plorabitis,&y flebitis vos - fed triftitia veftra verteturin gaudium l.9.318.L11.1OI. 17.22. Claritatem , quam dedifti mihi , dedi eis , vt fint vnum L.15-54. 18.11. Calicem,quem dedit mibi Pater, non vis vt bibam illum 21.5. 116, 19.17. Etbaiulans fibicruceml.5. 52. 25. Stabat inxta crucem Iefu matereiuslib. x. nu. 263.266. 27. Accepit eam difcipulus in fua l.9. 342- 38. Rogauit Pilatum Fofeph ab Arimathea vt tolleret corpus Iefu.V'enitergo,& tulit cor- pus cre. l. 8. 128. 41, In quo nondum quifquam pofitus fuerat lib. 6.55. 20.15.Si tu fielulifti eum, dicito mibi vbi pofuifti eum; & ego eum tollam l.15. 118. 17. Noli me tangerel.23. 31. 21. 4. Nontamencognouerunt difcipuli quia Fefus eft lib.21. 136. 7. Dixit difcipulws ille , quem diligebat Iefus Petro: Dominus eft l. 21.136. 20. Recubuit în cena fuper pettus eius l.12.137. DA GLI ATTI APOSTOLICI. 1. 3 Pare eis loquens de regno Dei L21.54. 9. Nubes fufcepiteum ab oculis eoruml.1.33. 24. Tu Domine, qui corda nofti omnium, oftende quem elegeris ex his duobus vnum accipe- re locum minifterij buius &c.1.6.29.1.2,211 2. 1. Erantomnes pariter în eodem loco l.1. 103. 2. Faftus eft repente de celo fonus , aduenientis fpiritus vebementisl.2 3. 25. - 3.Apparuerunt illis difpertita lingua,ranquam ignis, feditque fupra fingulos eorune l.1.103, 22.29. 4. Repleti funt omnes Spiritu fantto, & cepe- runt loqui lL.2.201.1.18. 47.132.123. 24. Quem Deus fufcitaust, folutis doloribus in= ferni l. 4.203. 4.12. Et nop eftin alio aliquo falus. Nec enim aliud eft nomen fub cglo datum hominibus, in quo oporteat nos faluos fiert 1. 4.98. 1.7. 82.1.2543. 3.41. Ibant gaudentes a confpettu concilij quo- niam digni babiti funt pro nomine Iefu con- tumeliam pati l.9. 147. 6.15. Et intuentes eum omnes qui fedebant in con- cilioyviderunt faciem eius tamquam faciem Angeli L.2.121.1.12591. 7.22. Erudituseft Moyfes omni fapientia Agyptio- rum 1.23.20. : s1. Dura ceruice , & incircumcifis cordibus , & auribus vos femper Spiritui fantto refiftitis 1.6.208./,10.38./.20.32. 54. Diffecabantur cordibus futs , & ftridebant dentibus in eum l.5.463. 55. Intendensincglum viditgloriam Dei l.18.38 Ecce video cglos apertos, & Filium bominis fiantem @ deftris Dei lx. 121. 56.Continuerunt aures fuas l.7.5- 58.Lapidabant Stephanum inuocantem & di- centem.Domine Iefu accipe fpiritum meum etc. l. 12, 119. 59. Domine ne flatuas illis hoc peccatum l.23. 22.1.4424. 9. 1. Spirans minarum, & cedis L.9.194.1.2.125- 3. Circumfulfit eum lux decglo L.11.95.l.2, 135. .4.395.1.21.78. | s. Durum eft tibi contra ftimulum calcitrare L 9.195. 6. Domine quid me vis facere ? l.2.138.1.10. 9. L11.95.1.20.87. 8. Apertis oculis,nibil videbat l.4. 264. 15. Vascelettionis eft mihi ifte 13.31. 10.10, Et cum efuriret cecidit fuper eum mentis exceffus,& vidit celum apertum &c. l.4. num. 233» 38. Pertransyt benefaciendo, & fanando omnes ec, 11.61.15. 403. 12. 5. Petrus quidem feruabatur in carcere; oratio autem fiebat fine intermiffione ab Ecclefia l. 6,162. 6. Erat Petrus dormiens inter duos milites L.5.nu. 120. 7. Percuffo latere Petri,excitauit cum, dicens: Surge velociter l. 6.93. 10.Venerunt adportam ferream l.17.112. 16.26. Subito terremotus fattus eft magnus- & ftatim aperta funt omnia oftia, tx vniuerfo- rumvincula foluta funt 1.18.61. 17.28. In ipfo enim viuimus,& monemur, & fumus la 1. 48. 19. 8. intiogrefia Synagogam cum fiducia, loque- batur per tres menfes, difputans, et fuadens de regno Dei l.21.135- 20.23. Spiritus fanttus per omnes cimtates mihi proteftatur , dicens: quoniam vincula, & tribulationes Ierofolymis me manent;fed ni= hil horum vereor- dummodo confummem curfum meum &c.l,1,228. i 34. Adea,que mihi opus erant, & his qui me- cum funt miniftranerunt manus ife L, 5. 391.1.8.94. DALL'EPISTOLA AI ROMANI. I. O Mnibus qui funt Rome l.4:q01. 9. Teftis mibi eftpeus, cui ferwio in fpirit@ meo l. 21.105. 14. Gracis, ac Barbaris, fapientibus, & infipiene tibus debitor fum l.4.277- A 2. 5. Thefaurizas tibi iram in die ire , & reuela- tionis iufti indicij Dei L.5. 155% 21. Qui alios docesste ipfum non docesh 6.77» 1.15. 53-h15.63- 5. 3.Tribulatio patientiam operatur l.4-295. 5. Spes autem non confundit l.6.70. 7.24. Infelix ego homo , quisme liberabit de car- pore mortis huiws? lL.16.49. . 8.14. Quicunque enim fpiritu Dei aguntur, sj funt fily Dei 1.20. 88. i ; 18. Non funt condigne paffiones buius temporis ttt 2 ad EVOG HI DELLE ad futuram gloriam l.5-108. È 26.Ipfe fpiritus pofiulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus 1.16.23. ( 28. Diligentibus Deum. omnia cooperantur in bonum l.22. 62, 13-Yniufeuiufque opus , quale fitignis probabit Gc-l.25..62. 15.Sicuius opus arferit ,detrimentum patietur , ipfe tamenfaluas erit , fic tamen quafi per igneml, 10.5 3. 4 7. Quid enim habes, quod non accepifti ? L. 1. 160..4.210..9. 122. 9. Spettaculum fatti fumus mundo & angelis , e hominibusl. 1.165. 12. Maledicimur, & benedicimus: blafphema= mur, & obfecramus l. 12.119. 5. 5.Iudicauitradere huiufmodi Satana în interi- tum carnis,vt (piritus falunsfit in die Domi= ninoftri Iefu Chriîti 1.24.22. 11. Si is, qui frater nominatur eSt fornicator, aut auarus, aut idolis ferniens , ant maledicus $ ant ebriofus , aut rapax , cum ciufmodi nec cibumfumere 1.6 108. 6. 18.Fugite formcationem lib.5.2,38. 7. 1. Bonum eft bomini mulierem non tangere l.2.92. 26. Praterit figura hbuiusmundi |. 21.127. 27. Alligatuses vxori ; noli quaerere folutionem l.25.59- 34: Mulicrinnupta, & virgo cogitat que Domi- __ wifunt vt fitfanéta corpore ,@& fpiritul. 9. 42.1. 20,19. i 9. 19. Cum liber effem ex omnibus , omnium me feruum feci vt plures lucrifacerem . Et fa- Gus fin Indsis tanquam Tudens,vt Tudeos lucrarer : js quifub lege funt, quafifub le= ge chene (cum: ipfe non effemfub lege) vt cosquifub lege erant lucrifacerem l,3,124. h5-48.1.5.365- N 22. Omnibus omnia fattus fumzvt omnes facerem faluosl4277-1.5:365:l:9:130:1.15-121. 24. Sic currite vtcomprebédatis l.1.190.1.5+138 35. Quis ergo nos feparabit è € baritate Chrifti. Tribulatio, an angufii1, an fames, an nudi- tassan periculum è ..3.51.1.4-445.1.9.60, l17.120. 38. Certus fum quia neque mors , neque vita, ne- que inftantia, neque futura, neque altitu.lo, neque profundum poterit nos feparare a cha» ritate Dei l.16.113. 1.15.39. Q.21..An non habet poteltatem figulus luti facere alind quidem vas in honorem , alind vero in contumeliam è L. 15.163. 25. Vocabo non plebem meam plebem meam, & non dileétam dilettam , & non mifericordia PES fe mifericordiam confecutam &c, .8.60, To. IO. Corde enim creditur ad iuftitiam, ore autem confeffio fit ad falutem ì.5.nn.69. 12. Dinesinomnes ec. l.a.111. 16. Domine quis credidit audituinoStrol. 4. 422, 17.Fides ex auditul.5. 488. 20, Inuentus fum d non quarentibus me, palam apparui ijssqui me non interrogabant l.x.37 11.33. Inucfigabiles vie cius lib. 16.48. 12.3. Non plusfapere quam oportet fapere , fed fa- pere ad fobrietatem 1.5 86. 11. Spiritu feruentes Domino feruientes l.5. 428. 20, Si efurierit inimicus 1uus s ciba illem: fi fitit potum da illi : hoc enim faciens carbones ignis congeres fuper caput cius lib. 7.25» i È:15:137. l 33. 1.Nonefi enim poteftas,nifià Deol.25. 66. | 4. Simalum feceris time; nen enim fine caufa gladin portat Dei enim-minifter eft l:2.4.29- 165-122.46.l.22.49-421.115. Non enim fine caufa gladinm portat l.2.159. 27. Caftigo corpus meum &c.l.5.q11. 0.21.70. 6. Miniftri Dei funt , in hoc ipfum fernientes L22943: L12568. 0° Io. 4. Petra autemerat Chriftusl.12.133» 11. Horaeftiamnos de fomno furgere l.4.287. 31) Sua manduicatis , fine bibitis, (ine aliud quid l.21.101./.5.280. A | facitis,omnigin gloriam Dei facite l.2.1.3 5. 12. Induamur armalucisl.5.425.1.22.23. 1r1.23.In qua nottetradebatur accepit panem La 1. 1.3. Sicut in die bonefte ambulemus non in com- a89.l:35:53* mefationibus, & ebrietatibus, non in cubi- 29. Quienim manducat , & bibit mea libus,& impudicitijs ,mon in contentione , cium fibimaducat & bibit1.4.435-k20.37 & amulatione Lat. 101. 12: 8..Alij datur fermo fapientia l2. 343. 17. Reddite ergo omnibus debita ; cuitributum, 13. x.Si linguis;bominum loquar,& angelorum , tributum: cui vettigal vettigall. 4.159. charitatem autem non hbabeam , fatus fun 15. 7.Sufcipite inuicem ficut & Chriftus fufcepit velut esfonans &c.l.13.37-h22.125. vos in honorem Dei l. 25.31» 5. Nonquarit qua fua funt 15.28. DALLA I AICORINTI. 7. Charitas omnia fuffert, omnia credit. 3.8. 11.Cumeffem paruulusloquebar vt parmulns,fa- D25: vod infirmum est, Dei fortius est hoe piebam vt paruulus , cogitabam vt parun- minibus 1.6. 172: lus l.21. 94. 28. Qua ftulta funt mundi elegit Deus , vt cone 12. Videmus nunc per fpeculum in anigmite, fundat fapientes ; & infirma mundi clegit tunc autem facie ad faciem &c. l. 1. 166» Densyvt confundat fortia I. 8. 110. 14.355: : 31. Qui gloriatur, in Domino glorieturl.15.139 13. Nunc autem manent fides,fpesscharitas. Tria 2.14. Nom percipitea, que funt fpiritus Deil. 4. hec,maior autem bor eftcharitas l.12. 38. 14. 15. Orabo fpirituorabo et mentel. 4. 126. 15. 4. Quia refurrexie tertio die fecundum fcrip- 395» 3. 7. Neque qui plantat eft aliquid, neque qui ri= curasl.s. 327- 8. No- gat, fed qui incrementum dat Dews h.10.45è SARE RE SIC ARI FF PWRE. 8. Nouiffimè omnium tanquam abortino vifus ef mihi. Ego enim fum minimus Apofo- lorum &c. Lì 4. 448. 41, Stella enim a Stella differt in claritate l. 1, 233» 42. dizioni in corruptione , furget in incor- ruptione . Seminatur in ignobilitate, furget in glorial,7.49.1.8.81. 53.Oportet enim corruptibile hoc induere ine corruptionem, & mortale boc induere im- mortalitatem l.1.196,1.15.162. 58. Itaque fratres mei diletti fiabiles eftote , & immobiles ; abundautes in opere Domini femperl. 9.154. DALLA II, AI CORINTI. I. 3. B Enediftus Deus,Patermifericordiarum, ) & Deus totiusconfolationis , qui confo- laturnos in omni tribulatione noftra,vt pof- fimus& ipfi confolari cos, qui in omni pref- Sura funt l.1. 161. 21.Pnxit nos Deus, qui & (rgnauit nos, & dedit piguusfpiritusin cordibusnoftris L9. 271. 2. 14. Odorem -notitie fue manifeftat per nos in omni loco l.2.200. l.11-104. 15. Chrifti bonus odor fumusl. 11.97. Chrifti bonus ‘odor fumus Deo in ijsqui falpi | fiunt,et in jsqui pereunt L. 11.53» 3. 5. Non fufficientes fumus cogitare aliquid 4 no- bis , quafi ex nobis , fed fufficientianoftra ex Deocft l.21.61. ato it rec claritate in claritatem . T. 105. : 4. 6. Qui dixit de tenebris lucemfplendefcere, il- luxitin cordibusnoftrisl.2.62. ©» 8.Inomnibus tribulationem patimur fed non anguftiamur , aporiamur fed non deftitui- mur &c.l.10, 44.l 17:71. 16, Licet is qui foris eftnofter homo corrumpa= tur: tamen is,qui intns eft renowatur de die in diem l.10.49. 17. Quodin prafenti el momentaneum , et lene tribulationis noftre fupra modum în fubli» mitate aternumglorie pondus operatur in nobis l, 15.118. | F.e13 5. 14. Charitas Chrifti wget nos l.18, 33+ 6. 4 In patientia,in tribulationibus,in negeffitati. bus,in anguftijs , in plagisete. 3.27. l.20. 23.h.21.142. 14. Nolite ingum ducere ch'infidelibusl. 24. 32, Qua enim participatio iufitie cum miqui- tate ? Aut qua foctetas luci ad tenebras ? etc. l.21.57» 7. 2. Neminem lefimus , neminem corrupimus , neminem circumuenimus . 5,403. e 5.Foris pugne,intus timores l.8.178. 8. 9. Propter vos egenusfaltus e/t,cum effet diues, vt illius inopia vos diwites effetis 1,157. 11. 2.Defpondienim vos vni viro l.23. 14» 23. In laboribus plurimis - ter naufragium feci, notte et die in profundo maris fui, in itineri- bus fepe etc. l. 6.97. 29. Quis infrmaturzet ego non infirmor? l.4.272 12. 4 Raptuseft v/que ad tertium celum yet audi. nit arcana verbal. 5.361. 7. Datus et tibi ftimulus carnis mea Angelus Satana, qa me celaphizett.7.95.1.9.190. l.18.62.h24-25. i 9. ref tibi gratia mea l:4.321. Li 10.19. v39:3% 10. Placeo mibi in infirmitatibus meisl.q. 261. Cum infirmor tune potens fuml.x. 280.15. 361.19. 184. 15. Ego autemlibentiffime impendar,et fuperim- pendaripfe pro animabus veftris 5.139. 13. 3..An experientiam quaritis eius , qui in me loquitur Chriftus.l.5,473- 12. Salutate inuicem in ofculo fantto l. 4.202. ATIGA:LA TI Le "N Otum vobis facio fratres euangelium meum,quod euangelizatum eft d me , quia non ch fecundum hominem etc.1.15, 107.115.128. 15. Cum placuitei , qui me fegreganit ex-vtero matris mea, et vocauit per gratiam fuam , continuo non acquieui carni, et fanguini 20.24. 2. 14. Gentes cogis indaizare L.25. 70: 20. Vino ego iam non ego etc.al. 8.72,1.9.335. I, 17.30. i A 5.22. È ruttus fpiritus eft charitas gaudium, pax +» IO. 4. | nio Cp > 6. 1.705 e; fpirituales eStis , buiufmodi inftrui= te in fpiritulenitatisl:5.399. r: e. Alter alterius onera portate, et fic adimple- bitislegem Chrifti lis: 182. 3. Si quisexiftimar fe aliquid effe cumnibil fit, ipfe je feducit L54519: g-vonum facientes non deficiamus , tempore enim fuo metemus l.10.34. i 10. Operemur bonum ad omnesl.5.419. 16. Quicung; hanc regulam fecuti fuerint pax fuperillosl.21. 139. A GLI EFESII. 2. I0. Vapraparauit Deus vt inijs ambu- O lemusl.5.161. 3. 8. Mibì omnium fanttorum minimo data eh i hac gratial.4.448. 4 8. Afcendensin aleum - dedit dona bominibus l.4.265. : 9. Quod autem afcendit quid eft ynifi quia et defcendit primum in inferiores partes tere re? Quidefcendit ,ipfe et et qui aftendit, L. 2.301. ro» Qui defcendit ipfe eft et qui afcendit 1.24.39. 12.Opus miniftery l.9.326. 23. Renowamini autem fpiritumentis peftre , et induite nouum bominem l.6.86. 5. 14. Surge qui dormisl,5.457.1.5.280. 6.16. Imommibus fumentesfentum fidei.l.23.95. AI LVOGHI DELLE AI FILIPPENSI. T mori lucrum l. 4. 199. L. 9. 337. L. 14.29. 23. Defiderium habens diffolui , & effe cum Chrifto l-4. 18.254-1.15.23.1.8.74.1.20. 102. /.21. 26. i 2. 15. Inter quos lucetis ficut luminaria in mundo l.1.159.1.15-72- 1.12.43. 3. 4-Gaudete in Domino femperl. 6. 56. 8. Exiftimo omnia detrimentum effe propter eminentem fcientiam Iefu Chrifti Domini mei,propter quem omnia detrimentam feci, &y arbitror vt ftercora l. 4.104. Omnia arbitror vt ftercora, vt Chriftum lu- crifaciam l.15-135. 13-Ego non arbitrorme comprebendiRe , fequor autem fi quomodo comprebendam L. 1.88. hs. 136: Lss 370015001351 L018.52. l. 20. 100. 20. Noftra autem conuerfatio in calis eh l. 1. i 117.1.4-32-1.4. 311. 4. 4. Gaudete in Domino femper , iterum dico gaudete. Modeftia veftra nota fit omnibus hominibus l.25.41. 13.Omnia poftumineo qui me confortatl.5.20. 1.9-343.1.21.75.1.25.30. AI COLOSSENSI. 1.21. 07. R «Adicati , & fuperedificati in ipfo, & confirmatifide l.9.340. 15. Et expolians Principatus ,& Poteftates , traduxit confidenter palam triumphans il- los in femetipjol.s.112. 3- 3.Mortui enim eftis, & vita veftra abfcondi- ta cft cum Chriftoin Deo l.1.164. 9. Expoliantes vos veterem hominem cum ac- tibus fis, induentes nonum l.7.39- 13.Supportantes inuicem,& donantes vobif- metipfisfi quis aduerfus aliquem habet que» relam l. 5.118. DALLA I. A TESSALONICENSI. ‘2. 9. M Emores eftis fratres laboris noftri, & fatigationis, notte, ac die operantes $ ne quem vefrum granaremusl.8. 94. 4 12. Nolumus vos ignorare de dormientibus l.3. 58. /.5.217.& 457.1.16.95. ss. Ipfe Dominusinwfu ,& in voce Archan geli,&y intuba Dei defcendet decalo, & mortui qui in Chrifto funtrefurgent l.5.280 5.17.Sineintermi[fione orate 21.67. 5.19. Spiritum nolite extinguerel. 15.32. DALLA II A TESSALONICENSI. I. 8. Vi non obediunt Euangelio Domini noftri Iefu Chriftipenas dabunt in inte- rituaternas l.15.112. DALLA I. A TIMOTEO. 1.17. Egiautem feculorum immortali , inui- fibili, foli Deo honor, & gloria l.14.2. 3. 2. Oportet ergo Epifcopum îrreprebenfibilem effe 1.3.85-L5.234. Ornatuml.14. n.36. 4. 8. Pietas ad omnia vtilis, promifftonera babens vite, que nunc eft,& future l.9.129. Ss: 6.Vidua, que in delicyseft,viuens mortua efil 9.132. 13. Difcunt circuire dorsos: non folum otiofe,fed & verbofa , & curiofe, loquentes que non oportet l. 8.23. 6. 7. Nibil enim intulimus in bune mundum,band dubium, quod nec auferre quid poffimus l. 4. 331. i 9. Qu ta diuites fieri incidunt in tenta» tionem,@& in laquenm diabolil. 8. 179. 10. Radix omnium malorumeft cupiditas l. 9. 151. 12. Deuslucem inhabitat inacceffibilem1.1.39- 15. Beatus, & folus potens,Rex regum , & Do- minus dominantium l.9. 96. 20.0 Timothee depofitum cuftodi, deuitans pro= phanas vocum nonitates 1.17.59. DALLA IL A TIMOTEO. 2. S. N On coronabitur ynifi qui legitimè cer- tauerit l.25.35- 4 7. Bonumcertamen certani l.22. 3 3. 8. Repofita eft mibi corona iuftitie lL.20. 44. 1.25.17. A TITO: I. 12. Retenfes femper mendaces,mala beftiie, C ventres pigri. Teftimonium hoc ve- rumeft. Quamob caufam increpa illos du- rèl. 5.40: , ( 16.Confitentur fe noffe Deum, faîtis autem ne- gant l.11.80. 2. 8.Zerbumfanum irreprebenfibile : vt is qui ex aduerfo et vereatur, nibil habens malum dicere de nobis 1.3. 85. AGLI EBREI. Iuuseft enim fermo Dei, & efficax, & penetrabilior omni gladio ancipiti &c. l.4.389-1.21.29. 13. Et noneftvllacreatura inuifibilis in confpe- éu eins ; omnia autem nuda et aperta funt oculis eius L.5.369.L21. 118, 6.18.Confugimus adtenendam propofitam (pem , quam ficut anchoram babemus anime tu- tam, ac firmam l.20. 1. 9.27. Statutum eft hominibusfemelmoril.16.117 10, 27. Terribilis autem quedam expeftatio indicy, et ignis emulatio sque confumptura eft 2d- uerfarios .1.132. 34 Rapinam bonorum veftrorum cum gaudio Sufcepiftis , cognofcentes vos habere melio-» rem,et manentem fubftantiam l.7.45. 11.33. Santi per fidem vicerunt regna l. 14. 19. 12. I.Per patientiam curramus ad propofitum certamen ; afpicientes în authorem fidei, et confi- 4.12. SACRE SCR II WR. confummatorem Icfum 1.5.243. 1.18.33. > 2. Propofito fibi gaudio fuftinuit crucé 14.255. 6. Quem diligit Dominus caftigat,flagellat auté omné filium, quem recipit 15.344. 19.27. 8. Quodfiextradifciplinam eftis , cuius parti- cipes fatti funt omnes ; ergo adulteri , et non fil eftis 19.27. 22.Ecclefiam primitinoruml. 5.166. DALL'EPISTOLA DI $, GIACOMO. I. “A Ffluenter , et non improperat l. 1. 42. l.2.310. 10. Sicutflos fenitranfibit Lo. 21. 15. Peccatum cum confummatum fuerit generat morteml. 7.89. 17. Omne datum optimum , et omne donum per- fetEum defurfum eft defcendens a Patre lu- minuml. 2. 120. 1.4. 210. 19. Sit omnishomo velox ad audiendum , tardus autem adloquendum, et tardus ad iram.l, 5. 19.l. 6.72 21. Abijcientesomnem immunditiam , et abun- dantiam malitia - fufcipite infitum verbum I. 9.348. 27. Religio munda set immaculata‘apud Deum , et Patrem hac eft vifitare pupillos etc. et im maculatum fe cuftodire ab hoc feculo l.2.7. 2. 10. Qui totam legem feruauerit offendat autem in vno, fattus eft omnium reusl. 23.5. 3. 6. Etlingua ignis eftvniuerfitasiniquitatis,l.13 27. linguaconftituitur inmembris noftris , que maculat totum corpus,et inflammat ro- tam natiuitatis noftra inflammata à gehen- - nal.6.177: |) VIPAVA La di 8. Linguam autem nullus hominum domare po- o" teftls.371.L6.116. pa 4. 15. Quecftenimvita veftra ? Vapor eft ad mo- dicum parens et deinceps exterminabitur L2.126.1.10.40:.11.11. DALLA I DI S. PIETRO. 1.4 fereditatem incontaminatam , et im- H marcefcibilem l.11. 12. 12.In quem defiderat Angeli profpicere l.5.380. 24.Omnis caro vt fenum yet omnis gloria eius tanquamflos fenil.10.21. 2.11. Obfecro vos tanquam aduenas set peregri- nos l.6.193. 21. Chriftus paffus eft pro nobis,vobis re linquens exemplum vt fequamini veftigia eius l.4. 270.1.5-246. 1.17.4. 23. Qui cum malediceretur non maledicebat , cum pateretur non comminabatur l. 5.405. 2.4. Cuius liwore fanati eftis L4-372. 5. 6. Humiliamini igitur fub potéti manu Dei,vt vos exaltet in tempore vifitationis l.15.33_ 8. Aduerfarius vefter diabolus tanquam leo ru giens circuit querens quem deuoret l.4.292" DALLA II. DI S. PIETRO. 2.21. On enim voluntate bumana allata eft aliquando prophetia, fed Spiritu San- Éto infpirati locuti funt fantti Dei homines lL4.126. 116.96. 2.22. Contigit eis illud veri prouerbij ; Canis re- uerfus ad fuum vomitum, & fus lota in vo- lutabro lutil.6.142. DALL'EPISTOLA I. DI S.GIOVANNI. na + Vmapparuerit (imiles ei erimus , quo- 5 E fair eum ficuti cft 11.166. l. 15.132. , Nunc filj Dei fumus , & nondum apparuit quid erimns L.4.361. DALL'APOCALISSI. I. ba) Sg Alpha, & Omega l. 19.1.l.21. 50 16. Habebat in dextera fua fepté flellas 11.248. 2. 17. Vincenti dabo manna abfconditum, & dabo illi calculum candidum l.6.61. 3. q.Hac dicitfantus et verus qui habet clauem Danid qui aperit , et nemo claudit : claudit et nemo aperit l.17.10. 15. tinam frigidus ciare calidus,fed quia te- pidus es, nee frigidus,nec calidus incipian te cuomere ex ore meo l.6.196- 17. Dicis quod diues fum, & locuples , & nullius egeo l. 6.111. 19. Ego quos amo arguo,t7 caftigo l.4. 207. 5. 9. Redemifti nos Domine Deus in fanguine tuo . 1.6.100. 10. Fecifti nos Deo noftro regnum, & facerdotes, et regnabimusfuper terràm 1.25.67. 7. 9 Et palma inmanibuseorum l.9.141. 14. Lauerunt (tolas fuas', et dealbauerunt cas în fanguine Agni l.10.78. 9. 19. Poteftas equorum in ore eorameftset in cau- dis'eorum: nam caud&;eprvm fimiles ferpen- - © sibwshabentes capita: et in his nocent 1.7.2. 12. 1. Etlunafub pedibuseiusl. 1.156. 14. 2. Sicut citharedorumcithariZantium in citha- ris fuisl. 33.11. i . 4.Hi fequatur agni quocur jsiérit 1.4.2801.55% 11.Cruciabuntur igne , et fulphure,et fumus tor- mentorum corum afcendet in fiecula faculo- rum l. 2. 369.1. 5.9. 20.13.Vidi tbronum ‘magnum. candidum., et fe- dentem fuper eum ,à cuius confi ettu fugit terra, et celum yet locus non eft inuentus eis l.2, 145. è Li AR: 21. 4 Mors vltra non erit, neque luftus, neque cla- mor, fed nec vllus dolor l. 2.376.l.22.118. 7. Qui vicerit poffidebit haec, etero illi Deus, et ille erit mihi filius.Timidis autem yet in- credulis , etc.pars illorum erit in ftagno ar- denti,igne etc.l. 13. 32. 13. Ab oriente porte tres et ab Aquilone per- tetres set ab Auftro porte tres set ad oc- cafu porta tres l. 16. 4. 16. Ciuitas in quadro pofita eft lib. 21. 133. lib. 16. 132. 27. Non intrabit in eam aliquid coinquinatum , aut abominationem faciens lib. 16. 86. LA. Il fine dell’Indice delle Scritture Sacre. Non poffono , che numerofi errori effere fcorfi . Quetti pochi ad ogni modo, che incidentemente hò fcoperti, correggi amico lettore ; che gli altri tutti all’emenda della tua difcreta prudenza vengon rimefli + Errori Correttioni fol. 2.num.4. l'animo importunabile l'animo imperturbabile fol.6.n.254. MINACIA Sl MINACCIA SI f.53.n.174. delliride della Santifima frà Viride e la Santiffima £ 57.n.220. FATIGET NON RAPIET FATIGET, NON RAPIAT £13.0-235. NO BVELVO SEN VENCIR NO BVELVO SIN VENCIR | £175.n.249, VISCERA TVA LATENT VISCERA TVTA LATENT . n.253. ALLA MEYOR CHE PVEDO ALLA MEYOR QVE PVEDO. f-295.n.140. INCVLMINE PVLCHRA IN CVLMINE PVLCHRA f.300.n.182. FRVCTVS INVISV FRVCTVS INVISYS Perfalices i Per falices f.316.n.324. lego legno £.456.n.48. Il fuoco lo ftrazzica Il fuoco lo ftuzzica £. 528. n. 12. Morì diffe Madonna Mori diffe Madonna n. 13. lo foprafcriffe le foprafcriffe inguennas ingenuas REGISTRO * Duerno, + +44& ABCDEFGHIKLMNOPQRSTYVKXYZ. Aa. Bb Cc Dd Ee Ff Gg Hh li Kk LI Mm Nn Oo Pp Qq Ri sf Te Vu Xx Yy Zz Aaa Temi. Bbb Duerno. a bc Terni, d Duerno. abcdefghiTeni. ‘tt ttt Duerni. — “—; o 33 ae, : %