MONITORE ZOOLOGIGO ITAL1AN0 (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI Glulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, (li Anatninia iiman.i Prof, di Anat. comparata e Znologia iiel Pi. Fslituto di Studi .Supfir. in Firenzp nolla P.. Uiiiversitii di Caglian Vol. II. — Anno II, 1891 (con 18 FIG. E 8 TAV.) IN FIRENZE MDCCCLXXXXr. Siena 18U1, Tip. S, IkM'naniinc INPICE DEL VOL. II (Anno If, hSill). AVVERTENZA. In questo volume c coutenuta la continuazione della Pibliog'ratia dcUc an- nate 1889-1890 e il principio di quella dell'anuata 1891. I. Scritti g^enerali di Zoolog:ia e di Anatomla. Puij. 1, 01, 111, VXi. II. Zoolog^ia applicata. Pab' -, I'J^ III. Einbriogenia e Orgranogrenia. Pa^. 3, 62, 1-42, 190 IV. Istologia. Pag. 4, 62, 1«, 197. V. Teonica. Pag. 5, 6J, U4, 19S. VI. Protozoi. Tag. 5, 8."i, Ml, 213. VU. Si)ong:iari. ( Vacat). V!I1. Oelenterati Pag. 8.5, 213. I.\. Echinodermi. P. g SO. X. Verml Pag. 0, S', Hi, 213. 1. Parte g-enerale. Pag. 6, 86, 144, 213. 2. Diciemidi e Ortonnettidi. ( Vacat). 3. Platielminti. Pag-. 6, 86, 144, 214. 4. Rotifen. Pag. 145, 214. 5. Chetognati. (Vacat). 6. Nematodi. Pag. 6, 87, 145. 214. 7. Acaiitocefali. Pag. 87. 8. Irudinei. {Vacat). 9. Anellidi. Pag. 6, 87. 15 Gefirei 11. Enteropueusti XI. Briozoi. Pag. 169. XII. Brachiopodi. {Yacat}. Xm. Artropod). Pag 17, S7, 109, 21i 1. Parte generale. Pag. 169. ( Vacate. 2. Pantopon {Vacat). 3. Crostacei. Pag. 169, 214. 4. Onicotbri. {Vacat). 5. Aracnldi. Pag. 17, 87, 170, 214. 6. Miriapodi. Pag. 170. 7. Insetti. Pag. 18, 88, 170, 215. a) Parte Generale. Pag. 18, 88, 215. 6) Tisanuri. Pag. 18. c) OrtoUeri. Pag. 18, 215. d) Psewlonearotleri. Pag. 18, 215. c) Xeurot/eri. Pag. 215. /) Strepsittei i. [Yacatj. !j} Lepidolteri. I'ag. 18, 88, 170, 215. /() Imenotlei-i. Pag. 19, 89, 170, 215. i) Co'eoitert. Pag. 19, 89, 171, 215. k) Rincoti. Pag. 90. 171, 216. I) Bitieri. Pag. 20, 90, 171, 216. XIV. Molluschi. Pag. 20, 90, 171. 1. Parte generale. Pag. 20, 171. 2. Anflneiiri. {Vacat). 3. Lamellibrauchi. Pag. 171. 4. Scafopodi. ( VacatX 5. Gasteropodi. Pag. 21, 90, 171. 6. Pteropodi . ( Vacat). 7. Cefalopodi. Pag. 172. XV. Tunicati Pag. 172. XVI. Vertebrati. Tag. 37, 105, 172, 229. 1. Parte generale. {Vaca€). — IV II. Pakte anatomica. Pag-. 37, 105, 172, 22!). 1. Parte g-enci-file. Pag-. 37, 10"), 172, 22!). 2. Teg"umento e produzio- ni tegumentarie. Pag-. 37, 105, 172. 3. Sistema nervoso centi'ale e pex'iferico. Pag. 38, lOG, 172, 229. 4. Org'ani di senso. Pag'. 38, I0(i, 173, 230. 5. Scheletro e articolazioni. Pag. 38, 107, 173, 230. 6. Appai'ecchio muscolare. Pag-. 39, 107. 7. Appavecchio cardiaco-va- scolare. Pag-. 39, 107, 174, 231. 8. Tubo dig-estivo e g-hiau- dole annesse. Pag-. 39, 107, 174, 231. 9. Appareccbio polinonare - Branchift - Timo - Ti- roide. Pag-. 39,108, 231. 10. Appavecchio urogenitale - Capsu- le suri-euali. Pag-. 40 , 108 , 174. 11. Teratologia. Pag. 40, 108, 174, 231. III. Parte zoologica. Pag-. 40, 110, 175, 232. 1. Parte g-enerale - Fauna. Pag. 175. 2. Anfiossidi. {Vacat). 3. Pesci. Pag-. 40, 110, 232. 4. Anfibii. Pag-. 41, 110. 5. Rettill. Pag-. 41, 110, 175, 232. G. Uccelli. Pag. 41, 175, 232. 7. Mammiferi. Pag. 42, 110, 175. 8. Antropologia ed Etnologia. Pag. 110, 176, 232. Ajypendice: Antropologia applicata alio studio dei pazzi, dei cri- minali etc. Pag. 233. SUNTI E RIVISTE. (1) Barbacci 0. — Coutributo anatoraico e speriinentalc alio studio dulle degene- razioni secondarie del midollo spinale col metodo di Marchi e Algeri. Pag. 216. Bizzozero G. — SuUe piastrine del sangue dei inammiferi. Pag. 235. Breglia A. — Considerazioni su di una nuova classificazione dei nervi cranici. Pag. 240. Burci E. — Di un metodo rapido di colorazione delle fibre elastiche. Pag. 146. Ciaccio V. — Sopra una straordinaria e notabile particolarita osservata nella cornea del cavallo. Pag. 217, Coggi A. — A proposito di spostamenti del carioplasma c del nucleolo nolle cellule nervose. Pag. 116. Coiucci V. L. — Sulla rigenerazione parziale dcU'occhio nei tritoni. Istogenesi e svihippo. Pag. 237. D'Ajutolo G. — Anastomosi angolare delle arteric ombelicali. Pag. 240. Faggioli F. — Delia pretesa reviviscenza dei Rotiferi. Pag. 234. Fenzi G. — Sulla struttura normale della placenta uniana e suU'infarto bianco della Miedesima. Pag. 146. Golgi C. — La rete nervosa diffusa degli organi central! del sistema nervoso. Suo signilicato fisiologico. Pag. 113. (1) Sono ilistinti con asterisco i Siiiiti I'lilti dall' A. — V - Kazzander G. — Conlribuzione alia couosccnza dcllo sviluppo dei muscoli ina- sticatori. Pag". 145. Luzi F. — Sulla pi-ovenienza deg-li elementi ccUulari costitixcnti la decidua della couiglia. Pag". 10. Maggi L. — Iiitorno al canale cranio-fariug'eo in alcuni rosicauti. Pag'. 7. Maggi L. — Intorno alia forma primitiva delle ossa nasali neH'orang-o (S^a^yrM.s'). Pag". 238. Maggi L. — Sopra una dimiiuizioue niimerica dei denti nell' Oraiigo {Satijnis Omng). Pag". 240. Magini G. — La diversa ubicazione del carioplasma e del imcleolo nella cel- lula nervosa motoria. Pag". 11. Magini G. — Alcuni nuovi caratteri diiferenziali delle cellule nervose. Pag". 115. Magini G. — Ancora suUa ubicazione del nucleolo nella cellula nervosa mo- toria. Pag'. 117. Magini G. — Sui filamenti dell' epitelio ependimale nel bulbo dell' uonio. Pag". 236. Marchi V. — SuU' orig"ine e decorso dei peduncoli cerebellar! e sui loro rap- porti cog'li altri centri nervosi. Pag". 7. Marenghi G. e Villa \.. — Di alcune particolarita di struttura delle fibre ner- vose midollate. Pag". 235. '•'Mazzarelli G. F. — Ricerche sulla mortblog'ia e tlsiolog'ia dell' apparato ri- produttore nelle Aplijsiae del Golfo di Napoli. Pag. 111. Pacinotti G. — Intorno alle cellule g'ranulose di Ehrlich o Mastzellen. Pag. 217. Pansini S. — Dei corpuscoli di Pacini nel periostio degli uccelli. Pag. 23G. Penzo R. — Sulla conservazione delle niitosi nei te^suti fissati pai'ecchie ore dope la niorte. Pag. 14G. Pianese G. — La natura della clava centrale e le diverse torme di termina- zione della fibra nervosa ne' corpuscoli Pacini-Vater del mesentere del gatto, ricercate con 1' iniezione nell' aniniale vivente della soluzione di bleu di metilene. Contributo all'istologia nonnale ed alia tecnica microsco- pica. Pag". H. Rossi U. — Alcune osservazioni di Basiotico o Prebasioccipitale. Pag". 239. Salvioli I. — Delia struttura dell' epitelio vaginale della coniglia e delle mo- dificazioni che vi avvengono nella g"ravidanza. Pag". 241. Staurenghi C. — Delia inesistenza di ossa pi"e- e postfrontali nel cranio umano e dei mammiferi, con un' appendice sulla questioue dell'osso sf'enotico dei mammiferi. Pag. 218. Visart 0. — Contribuzione alio studio del tubo digerente degli Artropodi. (Nota di tecnicaJ. Pag. 147. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Batelli A. — Di una particolarita neH'integumento Jeir.4p^?"67>y^o?'o spumaria. Pag. 30. Batelli A. — Note anatomo tisiologiche sugli Ixodini. Com. prev. (Con fig.). Pag. 78 e 98. Bianchi S. — Sullo sviluppo della squama occipitale e sui modo di originarsi — VI delle varie forme dellc ossa iiiterparietali e preiiiterparietali iiel cranio uraano. (Con 5 figj. Pag-. 69 e 91. Bianchi S. e Cocchi A. — Sui rapporti deU'albero bronchialc coUa pavete po- steriore del torace. Nota preliminave, Pag. 176. Blanchard R. — Siil pseudoparassitismo delle larve di Zanzara {Culex pipiens). Pag . 42. Chiarugi G. — Ossei'vazioni intoruo alle prime fasi dl sviluppo dei nervi ence- faliei nei mammiferi e in partioolare sulla formazione del uervo olfattivo. (Tav. 1.) Pag. 47. Foa P. — Sulla prodiizione degli elementi colorati del sangue. Nota prelimi- nave. Pag. 32. Giacomini E. — Materiali per la storia dello sviluppo del ^eps chalcide!<,{C\\y.^ Bonap. Com. preliminare. (Tav. III). Pag. 179 e 198. Holl M. — Sail' omodinamia delle cintiire scapolare e pelvica. (Con 5 fig.) Pag. 123. Lustig A. — Contributo alia conoseenza della struttura della glandola tiroide fetale dell'uomo. Pag. 13. Plana G. P. — Dei denti incisivi e canini superiori nei bovini e negli ovini e dell'organo di Jacobson nell' uomo. Pag. 44. Romiti G. — Sull' anatomia dell'iitero gravido. 2a Nota: L' Epitelio uterino, Pag. 21. Rossi U. — II canale cranio-faringeo e la fossetta faringea. Ricerche antropo- logiche. Pag. 117. Sala L. — Sull'origine del nervo acustico. Nota preventiva. Pag. 219. Staderini R. — Intorno alle prime fasi di sviluppo dell' Anulus stapediaiis . (Tav. II.). Pag. 147. Staderini R. — Sull' osso fontanellare medio frontale. Nota. Pag. 242. Valenti G. — Sulla ossificazione del ligamento pterigo-spinoso {Civinini)) e del ligameiito crotafitico-buccinatorio {Hi/rtl) deH'uomo. (Con 3 fig.). Pag. 64. Valenti G. — Ossa sopranumerarie del naso. (Con 4 fig.) Pag. 161. RIASSUNTO DI COMUNICAZIONI ANATOMICHE FATTE AL CONGRES.SO MEDICO UI SIENA deU'Ago>oll. di Bachi colt lira. N. 1 e scgg. Padova 1890. Ricasoli Firidolfi G. — La fillossera a Brolio (Gajole); con tav. — Atti d. R. Accad. dei Georgofili. S. 4, Vol. 13, Disp. 1, Pag. 29-60, Firenze 1890. Targioni Tozzetti Ad. — Alcune osservazioni suUa precedente memoria. — Ibidem.^ Pag. 102-114. Targioni Tozzetti Ad. — Considerazioni suU' annata entomolog-ica 1889. — Boll. d. Soc. Entomol. ital. Anno 21 {1889), Trim. 3 e 4, Pag. 110-114, Firenze 1890. — Vedi j\[. Z. Anno 1 N. 5 Pag. 83. Targioni Tozzetti Ad. e Berlese A. — Esperienze tentate per distrug-gere cocci- nigiie e altri insetti sulle parti aeree delle piante. — Boll. d. Soc. Entom. Ital. Anno 21 (1889), Trim. 3 e 4, Pag. 132-140, Firenze 1890. Vedi M. Z. Anno 1, N. 5, Pag. 84. ill. Embriogenia e Organogenia. Cuccati G. — Evoluzione del lobulo dello Spig-el neg'li cmbrioni dell' Anser domestica: nota preventiva. — Vedi M. Z. Anno 1, N. 11, Pag. 216. Giacomini E. — Sulle g-landule salivari degii uccelli. Ricerche anatomo-em- briologiche. (con tav.) — Vedi M. Z. Anno 1, N. 11, Pag. 216. Guzzoni degii Ancarani A. — Sull'inserzione velamentosa del fanicolo ombelli- cale. — L' Osservatore^ Gazzetta medica di Torino, Anno 41. Torino 1890. Luzi F. — Sulla proveuienza degii elementi cellulari costituenti la decidua della conigiia. -- Estr. d. Boll. d. Accad. Medica di Poma, Anno 16 {1889-90). Fasc. 8. Roma 1890. Pag. 6. Luzi F. — Sullo sviluppo delle g-landule otricolari nell' utero della g-atta. Nota. — Sanseverino Marche., Tip. Bellabarba, 1890. Pag. 10. Moriggia A. — Quelques experiences sur les tetards et sur les g"renouilles, — Archives Ital. de Biologic, T 14, Fasc 1-2. Pag. 142-148, Turin, 1890. Raineri G. — Contributo alia etiolog-ia della placenta previa (con 2 tav.") — II Morgagni, Anno 32, Parte 1." N. 6, Pag. 329-340. Napoli 1890. Roncaglia G. — Della placenta marg-inata — Annali di Ostetricia e Ginecolo- gia. Tomo 11. Anno 1889, Pag. 355-383 (con fig.) Firenze 1889. Roncaglia G. — Ulteriore contributo alio studio della placenta marginata fcon fig', e tav.). — Annali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 12, N. 10, Pag. 609 626. Milano 1890. Rossi U. — Sulla maniera di comportarsi degii spermatozoi negii org-ani g-e- nitali femminili del Mus musciilus. - Atti d. Accad. Medico-fisica fio- rentina in Annali di Ostetricia e Ginecologia, A'nno 12, N. 3-4, Pag. 284. Milano 1890. Salvioli I. — Quelques observations sur le mode de formation et d'accroisse- ment des glandes de 1' estomac -- Arch. Ital de Biologic, T. 14, Fasc. 1-2^ Pag. 71-80. Turin 1890. - 4 — Vicarelli G. — Sulla mig'razione esterua dell' novo, llicerche sperimentali — Anaali lU Ostetricia e Ginecologia, Anno 12, N. 10^ Pag. 621-640. Miknw 1890. . IV. Istologia. Aievoli E. ~ Coiifibuto alio studio della Immmentazione indiretta dei leucociti ncir uomo, — Giorn. Internazionale delle Sc. MedicJie, Anno 12. Fa>ie. 15, Napoli, Agosto 1890. Albertoni P. — Intorno all' azione della cocaiua sulla contrattilita del proto- l)lasma. — Bend. d. It. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna (sed. d. 9 Marzo 1890), in Boll. d. Sc. Mediche. Serie 7. Vol. 1. Fasc. 5-6. Pag. 405. Bologna 1890. Ciaccio 6. V. — Nuove investig-azioiii microscopiche intorno alle piastre ner- vose liuali nei tendini delle cinqne classi de' vertebrati, -- Rend. d. R. Ac- cad. d. Scienze di Bologna {sed. d. 17 Nov. 1889), in Boll. d. Sc. Mediche Serie 7. Vol. 1, Fasc. 2, Bologna 1890. Pag. 124. Ciapcio G. V. — Sur les plaques nerveuses finales dans les tendons des verte- bres favec 6 pl.j. — Archives Ital. de Biologic. T. 14, Fasc 1-2, Pag. 31-57, Turin 1890. Ciaccio G. V. — Sur les plaques nerveuses finales dans les tendons des verte- bres. -- Journal de Micrographie, 14 Annee, N. 6, 7, 8. Pag. 172-178, 201-207, 284-239. Paris 1890. Fusari R. e Panasci A. — Sulle terminazioni nervose nella muccosa e nelle g-hiandole sierose della ling'ua dei maminiferi; (con tav.). — Atti della R. Accad. d. Scienze di Torino, Vol. 25. Ad. d. 22 Giugno 1890. Est. To- rino 1890. Pag. 26. — Vedi M. Z. Anno I. N. 4. Gabbi U. — Le cellule globulifere nei lore rapporti alia fisiologia del sangue ed alia patogenesl delle anemie primitive. — Lo Sperimentale, Anno 44, Tomo 66, Fasc. 10, 11 e 12, Firenze 1890. Grandis V. — Sur les modifications des epitheliums giandulaires durant la s6- cr6tion favec 1 pi), — Archives Ital. de Biologic. T. 14, Fasc 1-2 Pag. 160- 182. Turin 1890. Legge Fr. — Sulle cellule giganti e sulla genesi dei corpuscoli rossi del sangue nei fegato del Mus musculus. Nota preventiva — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma. Anno 16 [1890-91), Fasc 8. Estr. Roma 1890. Pag. 12. Montaiti — Contvibuto alia produzione dei cristalli di emina del sangue in jju- trefazione — Lo Sperimentale, Anno 44, Tomo 66, Fasc. 7. Firenze, Lu- glio 1890. Pag. 48-53. Paladino G. — Sur un precede nouveau pour les reclierches micro copiques sur le systeme nerveux central -- Journal de Micrographie, 14 Annee, N. 5, Pag. 142-148. Paris 1890. Errata-corrige: Ibid. N. 6, Pag. 172. Tamassia A. — Su alcune condizioni della cristallizzazione della emina -- Atti d. R. 1st. Veneto di Sc. Lett, ed Arti, Serie 7, Tomo 1, Disp. 7, Pag. 715- 720, Venezia 1889-90. Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale. Vol. 16, Fasc. 3, Parte 2, Pag. 155-159. Reggio Emilia 1890. Trinchese S. — Contribuzione alia couoscenza dei fusi muscolari — Estr. d. Serie IV. Tomo X d. Memorie della R. Accad. delle Scienze dell' 1st. di Bolo- gna. 4." p. 13, con tav. Bologna.^ tip. Gcmiberini e Parmeggiani 1890. Verson E. — Ziir Biologic der Zclle - Zoolog. Anzeiger. N. 828. 1890. Visconti A. — Globuli rossi contvattili (qiicstioni di priorita) -- Rend, d. R. 1st. Lombardo d. Sc. e Lettere. Serie 2, Vol. 23., Fasc 13, Pag. 610. Milaiio 1890. Zanda L. — Sii una pavticolai'ita di struttxira degli cpiteli stvatificati -- Lo Spallanzani, Anno 19 d. Serie 2. Fasc. 10, 11^ 12. Ro7na 1890. Pag. 441-416. V. Tecnica. Aievoli E. — II fenolo nella tecnica microscopica — II carminio al lenato di soda. — Napoli, tip. G. M. Priore, 1890, 8", p. 8. Albertotti 6. -- Tasselli vitrei per sezioni miero.scopiclic. — LaRassogna di scienze mediche. Anno 5. N. 9. Modena, Settembre 1890. Boll, di Ocidistica. Anno 12, Serie 2, N. 23. Firenze 1890. Cuccati G. — Sopra una soluzione di carminio al carbonato di soda: nota. — Bolo- gna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1890, 8"., p. 2. Est. da Zeitschrift fur ir/.s.s-. Mikroskopie u. f. mikroskopische Technik. Bd. VI, 1887. Lo Bianco S. -- Metodi usati nella Stazione Zoolog-ica per la conservazione degii animali marini. — Mittheil a. d. Zool. Station zu Neapel, IX, 3, S. 435. Leipzig 1890. Paladino G. — Sur un precede nonvean pour les recherches microscopiques sur le sisteme nerveux central. — Vedi M. Z. Questo JSi. Pag. 4. Poll A. — Inclusion dans le savon de glycerine. — Journal de Micrographie. T. 13, Pag.337. Paris 1889. Sanfelioe F. — De I'emploi de I'iode dans la coloration des tissus avcc I'lierna- toxyline. — Journal de Micrographie, T. 13, Pag. 325. Paris 1889. Sanfelice F. — Usag'e de 1' H6matoxyline pour reconnaitre la reaction alcalinc ou acide des tissus -- Journal de Micrographie. 14 Annee, N. i, Pag. 21-22 Paris 1890, VI. ProtozoJ. Cattaneo G. — Note sur les Protozoaires lacustres. -- Journal de Micrographie, T. 13, Pag. 88 e 115. Paris 1889. Fiorentini A. — Sur les Protistes de 1' estomac des Bovides - Journal de Mi- crographie, 14 Annee, N. 1, 3, 6, Pag. 23-28, 79-83, 178-183 {avec x>lan- ches). Paris 1890. Mingazzini P. — La parentela dei Coccidi colle Greg-arine. — Boll. d. Soc. d. Naturalisti in Napoli. Serie 1, Vol. 4, Fasc. 2. Napoli 1890. Pag. 151- 159. Mingazzini P, — SuUo sviluppo dei Mixosporidi. — Boll. d. Soc. d. Naturali- sti in Napoli. Serie 1, Vol. 4, Anno 4, fasc. 2. Napoli 1890. Pag. 160- 164. Saoohi Maria — Les Protozoaires terricoles. Note T^x^Wm. — Journal de Micro- graphic, 14 Annee, N. 4, Pag. 107-109. Paris 1890. X. VERMI. 1. PARTE GBNBRALE. Grassi B. — Beitrag-e zur Keiintniss des Entwichluug'scycliis von fiinf Para- si Icii dcs H'uudes {Taenia euciimerina, Goeze; Ascaris marginata, Rud; Spli'optera sanguinolenta, Rud; Filaria immitis uiid Haematozoon, Lewis). — Ccntralhlatt f. Bakteriol. u. Paras. 2 Jalirrj. 4 Bd. N. 20. Monticelli F. S. — Elenco deg-li Elminti studiati a Viinereux uella primavera del 1889. — Paris 1890. 3. Platielminti. Crety C. — Sopra alcuui cisticerchi di una foca {Monachiis albiventer, Gray). — Jioll. d. Soc. d. Naturalisti in Napoli. Serie 1, Vol. 4, Anno 4, Fasc. 2. Napoli 1890. Pag. 106-108. Crety C. — Cestodi della Coturnix communis. Bonn. Con tav. — Boll. d. Mu- sei di Zoologia ed Anatomia Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 88 Torino, 7 Ott. 1890. Estr. Pag. 16. Ficaibi E. — La Taenia rotundata, Molin, e il sue ciclo vitale. Breve cenno preventivo. — Monitore Zool. Italiano, N. 10. Siena 1890. Maggiora A. — Di uu caso di tenia inerme fenestrata — L'Osservatore, Gazz. Medica di Torino, Anno 41, Fasc. 28, Torino, Ottobre 1890. Pag. 689- 692. Parona e Perugia A. — Intorno ad alcune Poljjstomeae e considerazioni suUa sistematica di (^uesta famigiia. Con tav. — Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Nat. e Geografiche. Vol. 1, Fasc. 3, Genova 1890. Estr. Pag. 20. 6. Nematodi. Camerano L. — Intorno ad una specie di Gordius (G. aeneus Villot.) raccolta da G. B, Anselmo in Venezuela e intorno alle specie di questo g-enere fino ad ora descritte nell' America Meridionale. — Estr. d. Annali d. Miiseo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2. Vol. 10 (30). Genova. tip. Sordo-Muti, 1890, 8.o 9. Anellidi. Rosa D. — Perichetidi. Parte 2. — Estr. d. Annali d. Museo Civico di Sto- ria Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 {30). Genova, 1890, So , i)nO- ^^i con, tav. Rosa D. — Terricolas ex Birniania et ox Aiistral America (Resume). — Boll. d. Musei di Zoologia ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5. N. 93, 'Torino, 22 Die. 1890. (In Nov latin.) SUNTI E RIVISTE Maggi L. — Intoruo al canalo cranio-faving'eo in alcuni rosicanti. — RencU- conti del R. Lstituto Lomhardo. Serie II. Vol. XXIII. Fuse. XVII. L'A., contennaudo i noti risviltati di Romiti per cio che rig'uarda il ca- nalo cranio-faring-co ncUa leprc e ncl conig-'io, ag'g'iung'o rclativamente a que- st'ultimo alcune particolarita, che ha potute raccog'liere per mezzo di nume- rosc osservazioni. — Nel conig-lio il canale cranio-faring'eo 6 costante, e liingo in media mm, 4-4,5 e presentca inferiormente iino o due forami di apertiira (fori pituitarii): in^^quest'ultimo caso iino dei forami e sempre piii piccolo del- I'altro. L'A. dopo aver dettag-liatamente descritto la forma, le dimcnsioni e la posizione dei fori pituitarii uuici e doppi, in base alle osservazioni fatte, crede doversi ritenere che il canale cranio-faringeo posseg-g-a primitivaraento un'apertura inferiore unica, la quale poi puo divenir doppia per la formazione secondaria di un tramezzo osseo. — II canale cranio-faring'eo esiste anche ncUa cavia ; sopra 25 esemplari I'A. lo ha trovato ben manifesto in quattro, in posizione identica a quella del conig'lio: su quattro neonati una sola volta ha veduto I'accenno del foro pituitario. In due individui 1' apertura inferiore era decisamente unica; in un esemplare pero accanto al foro pituitario esi- stevano due altri forellini, di cui uno conduceva in un piccolissimo canale distinto dal canale cranio -faring-eo, I'altro di dimensioni incommensurabili non si poteva seg'uire nel suo tragitto. Come particolare anatomico importante nota I'A. la coesistenza nelle cavie c nei conig-li del canale cranio-faring'e!> e della fossetta faringea. StadeHni. Marchi V. — SuU'orig-ine e decorso dei peduncoli cerebellari e sui loro rapporti cog'li altri centri nervosi. — Puhhlicazioni d. R. Istituto di Studi Supe- riori in Firenze. Sez. di Scienze Fisiche e Naturali. Firenze, Tip. Succ. Le Mounter, 1891. Con 5 tav. Questa memoria, premiata dal R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e pnbblicata con corredo di belle e molto dimostrative tavole litog-rafiche, contiene il resultato di osservazioni istologiche dirette a determinare le vie che percorrono i peduncoli cerebellari nelFinterno dell'istmo e quali i loro rapporti col cervello e col midoUo spinale. II materiale di studio fu all' A, fornito dal Prof. Luciani e proveniva da 15 animali (cani e scimmie) ad al- cuni dei quali era stata asportata la m-ota del cervelletto, ad altri il lobo medio, ad altri infine I'organo in totalita. Oltre ai metodi tecnici in og-g'i comunemente seg'uiti per simili indag-ini, I'A. ha utilizzata la reazione da lui gia proposta alcuni anni indietro, cosi delicata, che vale a delineare anche le sing-ole fibre colpite da processo deg*enerativo (1). (1^ Per diffondere la conoscenza di quesla reazione di Marchi, riferiamo qui jjcevemente il processo col quale si otliene: i centri nervosi soiio immersi in una abbondante soluzione del Miiller, die si rin- nuova di frequente. Dopo 4 o 5 giorni circa si fanno grosse sezioni in serie di circa un cent, di spes 8 — Lc coiiclusioni, alio quali I'A. e pervciiuto souo lo scgiienti: 1. I padimcoli corobellavi superiori nou s'incTOciano completaintiiite, ma tin piccolo fascio di fibre di essi decorre direttamonte nella stessa part(5 dclla cmicstirpazionc del ceiM elletto e va a terminave ai talami ottici, moutre il fascio priucipalc tormina al nucleo rosso di Stilling del lato opposto. — Questi peduncoli non mandano fibre ne ai tratti ottici, ne al nastro di Reil come si e sui'yposto fin qui. 2. I peduncoli ccrebellari medi non rappresentano semplicementc fibre commessiirali che mettano in rapporto un emisfei'o cerebellare con I'altro. Le fibre che li costituiscono, prima di rag-g-iungere il solco mediano della protu- beranza anularc, penetrano tra i fasci piramidali, li iutersecano per poi mct- tersi in rapporto con la sostanza g'rig'ia del ponte dello stesso lato. Altre filjrc poi di detti peduncoli , in piccola quantita, passano anteriormente alle piramidi e vanno alia sostanza g'rig'ia del ponte del lato opposto. 3. 1 peduncoli cerebellari inferior! mandano un fascio di fibre alia oliva del lato opposto, costituiscono le fibre arciformi e il fascio cerebellare diretto di Flechsig'. Qiiesto e formato con tutta probabilita di fibre tanto afterenti che efferenti; le efi'erenti sarebbero appunto quelle che deg-enerano in seg'uito alia lesione del cervelletto, almeno nei cani e nelle scimmie. 4. II fascio longitudinale posteriore e il nastro di Reil hanno orig-ine co- mune dal cervelletto e piu specialmente dal lobo medio. Essi decorrono coi peduncoli cerebellari medi e si mettono in rapporto: il primo coi nuclei dci nervi craniani, e il secondo coUa sostanza grigia del ponte, con le emi- nenze bigemine e probabilmente col corpo striato per un fascio di fibre che decorre in alto unitamente ai fasci piramidali. Infine in corrispondenza circa delle olive, il fascio longitudinale si unisce al nastro di Reil e insieme vanno a mettersi nei cordoni antero-laterali, i quali stanno con tutta proba- l)ilita in rapporto coi corni anteriori del midoUo spin ale, perche \^ev lesioni dei suddetti lasci si trovano degenerate le radici anteriori del midollo stesso. 5. Viene confermata I'ipotesi di alcuni anatomici che i nervi craniani siano in rapporto col cervelletto, pero questi rapporti si effettuano per mezzo del fascio longitudinale posteriore e nastro di Reil. 6. L' orig-ine dei tre peduncoli cerebellari e diff'usa a tutta la corteccia cerebellare, con la differenza che il nucleo dentato fornisce maggior quantita di fibre ai peduncoli superiori, e il verme ai peduncoli medii. Pianese 6. — La natura della clava ceutrale e le diverse forme di termina- zione della fibra-nervosa ne'corpuscoli Facini-Vater del meson tere del gatto ricercate con I'inieziono noll'animale vivente della soluzione di Bleu di Metilenc. Contributo all'istologia normale o alia tecnica mieroscopica. - sore, poi si rimettono nei liquiilo )»er allri S giorni. Si immcrgoiio i|uiniliiii una misceia coniposta ili due parti (li liq. di iMiiller e una parte di una sol. di Ac. osniico all' 1 "[„. Dopo otto o dieci giorni si pos- sono praticare senz'altro sottili sezioni in sorie, previa inclusione in cellnidina. Si avverta di non scliiacciare le sezioni col vetrino coprioggetti, pevclie non si spostino le gocriole di miclina degenerate. — Con fjuesto metodo la guaina midoUarc nnnnale si colora in cenere cliiaro, la dcgenerata assume irregolar- mentc un colore intenso. 9 — Giovn. inteniaz. d. Sc. Mediche, Anno 12, Fasc. 23. Pag. 911-024. Na- poll 1890. Dopo avcrc esposto lo stato attualo dellc uostre cogQizioui suUa struttura dei corpuscoli di Pacini, 1' A. descrive le modificazioni da lui apportate al me- todo di Ehrlich, del quale si e servito per lo studio dei corpuscoli paciniani del mesenterio del g-atto. Sciog-lie a saturazione il bleu di inetileue senza zolto nel liquido dell'idrope ascite o dell'idrocele raccolto con tutte le reg'ole antisettiche; filtra la soluzione e la conserva in boccia oscura, ermeticamente chiusa. Come apparecchio da iniezione si serve della siring'a dell'aspiratore di Potain, capace di 40 cc. di soluzione, alia estreraita della quale e inne- stato un tube di g-omma terminante con un ag'o di conveniente calib^o. La soluzione deve avere la temperatura di 37.° Si pesa Tanimale e riducendo ad ■lll3 il peso del corpo si conosce approssimativamente la quantita di sang-ue che I'animale contiene. Cio fatto si scoprono e si isolano le due vene crurali dairu^cita di sotto il ponte di Poupart fino a 1 cent, sotto la loro biforcazione in superficiale e in profonda; ugualmente si isola la vena g'iugulare esterna di destra. Reciso il tronco superficiale della vena crurale di un lato si fa ti- scirc tanto sangue che corrisponda a circa 1^4 della massa totale e tosto si recide la stessa vena dell'altro lato, facendo sg'org-are la medesima quantita di sangnie. Allora si innesta centripetamente Tag'o dell' apparecchio nella giu- g'ulare esterna, vi si assicura e si rimette lentamente una quantita di solu- zione, corrispondente alia quantita di sangue, che Tanimale ha perduto ; si recidono rapidamente, a destra e a sinistra, i due tronchi principali delle vene crurali e si continua a iniettare finche dalle crurali riesca la soluzione di bleu di metilene. Allora si legano le crurali recise. Compiuta I'iniezione, che puo durare 5-10 minuti, I'animale seguita a vivere per 5-10 minuti. — Dopo mez- z'ora dalla morte si apre I'addome e si espongono gii intestini alia luce dif- fusa. Un'ora dopo la iniezione il mesentere puo essere esaminato. Non gli ha dato buoni resultati la flssazione con soluzione acquosa satura di acido picrico ammoniacale. Si serve per I'esame di portoggetti cavi; intorno all'in- cavo dispone un sottile strato di vasellina; distende sul coprioggetti un lem- betto di mesenterio e lo rovescia sul portoggetti. I resultati delle sue ricerche souo formulati nelle segiienti conclusioni : 1. La fibra nervosa nel mesentere del gatto, pi-ima di terrainarsi come corpuscolo di Pacini-Vatfr, risulta composta di tutti gli elementi delle fibre nervose spinali. 2. Alia costituzionc del corpuscolo concorrono pero soltanto la guaina di Schwann, la guaina midoUare, e il cilindrasse, ed a questo modo: il cilin- drasse, dopo un cammino piu o meno breve di mezzo al sistema capsulare del corpuscolo, dapprima si restringe in un colletto, poi si slarga in un rigon- fiamento fusiforme e con un doppio contorno manifestissimo, e come legger- mente appiattito ascende in alto. La guaina midollare, superato di poco il col- letto del cilindrasse bruscamente si slarga, e diventata tre a cinque volte pill spessa di quello che non fosse prima, segue in tutto il suo cammino il cilindrasse e Tinvolg-e, costituendo quella che dic&ni clava centr ale. La guaina di Schwann sempre addossata alia guaina midollare, la segue in questo suo slargamento, la circonda in tutta la sua lunghezza, lasciandoue solo scoverta 10 — la sua estromita superiore, e lornia alia clava ccutralc quclla che io dico parete estcrna della clava. 3. 11 cilindrasse ha una striatura ncttameute longitudinale, e in vicinanza deir csti-cmita superiore del corpuscolo si risolvc nolle sue. fil)rille, le quali tuttc, sotto foi-mc svnriatissime, si terminano con un rig-on fi amen to, come bottoncino, die si colora, pel metodo usato, intcnsamente in bluastro, e alio volte apparc finainente granuloso, 4. La clava centrale risulta costituita di una sostanza finamente granidosa, disposta a strie traverse circolarmente al cilindrasse. 5. Un corpuscolo di Pacini., ordinariamente, non e che la terminazione di una sola libra nervosa; qualche volta pcro esso rapprcsenta la terminazione di due fibre nervose. 6. Pill g-iovane e il g-atto o piii numerosi sono i corpuscoli nel suo mcs(!n- tere, ma all' incontro piii adiilto e il gatto, e pii'i svariatc e intricate sono le terminazioni del cilindrasse cntro la clava centrale. Luzi F. — Sulla provenienza deg-li elementi cellulari costituenti la decidua della conigiia. — Doll. d. R. Accad. Medica di Roma. Anno 16, Fasc. 8, Roma 1890. L' A. porta nuove osservazioni a conferma dell' opinione, g-ia da lui soste- nuta, che g'li elementi della decidua si orig-inano non dalle cellule delle pa- reti dei vasi, ma bensi dalle cellule del connettivo e daileucociti. — Nella muccosa uterina della conig'lia alio stato normale, si scorg-ono vasi che 1' at- traversano in varii sensi, ma per lo piii diretti dalla periferia verso rinterno deir utero. Essi sono costituiti da un semplice endotelio e mancano del tiitto delle altre tuniche. Nella conig-lia in calore i vasi son cresciuti di volume e di numero, ma la costituzione della loro parete si mantiene inalterata e le cellule endoteliali non accennano a fenomeni di moltiplicazione, fuorche nei punti ove si vanno formando nuovi vasi. Intorno alle pareti dei vasi non si vedono elementi cellulari che loro faccian corona e che sembrino da esse staccarsi. Vi si scorgono soltanto le cellule del connettivo e le cellule linfoidi, ma non in mag-g-ior numei'o intorno ai vasi che altrove. In uno stadio piu avan- zato intorno ai vasi si scorg-e un aureola di grosse cellule, che sono in molti- plicazione meutre fenomeni di moltiplicazione mancano, al solito, nell' en- dotelio che costituisce la parete vascolare. Progredendo lo sviliippo si a- trofizza la decidua vera, mentre aumenta ognor piu la serotina. In que- sta , gradataraente , le cellule che trovansi intorno all' endotelio vasale si differenziano dal rimanente delle deciduali e coetituiscono una tunica esterna a quella endoteliale. Ma ben presto 1' endotelio va incontro a fenomeni di regressione e le sue cellule vanno scomparendo, cosi che nella decidua di circa 14 giorni i vasi presentano una sola tunica 1 cui elementi sono origi- nati dalle cellule connettive e dai leucociti. Queste cellule si vanno molti- plicando e concorroao all' accrescimento della decidua. E soltanto in questa particolare fase di sviluppo che si ])U(') ritenere che le cellule deciduali deri- vino dalle pareti dei vasi. II Magini G. — La divcvsa iibicaziouc del carioplasma c del niiclcolo nella cellula nervosa motoria (con fig'.). — Atti della R. Accad. dei Lincei. Rendiconti. Vol. 6. Sem. 1. Fasc. 10. Pag. 466-472. Roma 1890. L' A. ha esaminato i lobi elettrici di torpedini adulte e di torpedini g'iova- nissime, j^osti frcschissimi (median te la vivisezione) in vari liquid! fissatori, cioe siiblimato corrosive, liquido di Kleinenberg-, liquido di Milller, sezionati col niicrotomo, dopo opportiino indiirimento ed inclusione in celloidina, e colorati variamente, col bleu di mctilene, o colla safranina, o con ambedue queste sostanze successivamente (doppia colorazione), od anche colle varie so- luzioni di carminio, e finalmente pur colla ematossilina di Weig-ert sola, o susseg'uita dalla colorazione colla safranina. Ottenne i mig-liori preparati colla doppia colorazione per mezzo del bleu di metilene in potassa '/lOOOO, seguito dalla safranina, e colla doppia colorazione mediante la safranina, adoperata dopo la colorazione con 1' ematossilina di Weig-ert, e decolorazione col ferricia- uuro di potassio. Nelle sezioni colorate col bleu di metilene e colla safranina, le pill istruttive, il corpo cellulai-e si colora in violaceo, il carioplasma in rosa, il nucleolo in azzurro intenso. Nelle sezioni di lobo elettrico di torpedine adulta il nucleolo di tutte le cellule nervose del campo motorio, e eccentrico ed orientato verso il prolun- g-amento nervoso delle cellule medesime, cioe rivolto verso i nervi elettrici ; inoltre il carioplasma e in tutte le cellule orientato nel medesimo sense, e lascia vedere una semiluna chiara, omogenea, avente 1' apparenza di un vano meniscoide, situato nel polo niTcleare opposto a quello in cui si trova il nu- cleolo. Le cellule nervose del campo sensitive hanno tutte il nucleo ed il nu- cleolo centrali. Nelle sezioni di lobo elettrico di torpedini giovanissime invece le cellule nervose del campo motorio, in grande maggioranza, presentano il loro nucleolo al centre del nucleo, il carioplasma non mai spostato verso un punto qualun- que della membrana nucleare, e mancano d'egni traccia di vano meniscoide. Alcune di queste cellule seno fornite di due nucleoli, situati 1' uno di fronte air altro in punti opposti del carioplasma, e distanti tra loro. Nel campo sen- sitive le cellule nervose hanno pure il nucleo ed il nucleolo centralmento situati. L' A. suppone che possa esservi uu rapporte tra la posizione eccentrica del carioplasma e del nucleolo della cellula nervosa motoria e la sua attivita dinamegena, poiche, il nen essersi nelle torpedini giovanissime ancora svi- luppato r organe elettrico, puo benissime conciliarsi col fatto dei nucleoli e del carioplasma cestantemente centrali nelle cellule metorie dei loro lobi elet- trici, non capaci ancora d' inviare 1' eccitamento ad un organe elettrico che, d' altrende, essende in via di sviluppo, non risponderebbe adequatamente alio stimelo, non foruirebbe cio6 la scarica; mentre la orientaziene del nucleolo e del carioplasma di tutte le cellule nervose metorie del lobo elettrico di torpe- dine adulta, orieutazione cestante ed eccentrica nella direzione delle fibre costituenti i nervi elettrici, e un fatto probabilmente dovute ad uno sposta- mente del carioplasma e del nucleolo, il quale si verifica nel memento stesse in cui la cellula motoria sprigiona la sua onda nervosa di eccitazione invian- dola per i nervi elettrici alle piastrine dei prismi. Nel supposto dell' A. non — n — (leve percio recar mcravig-lia, se nella torpedinc adulta, che dissecata vivcnte reag'isce con ripetute scaviche elettriche, sempre c scuza eccezione si troviuo dislocati tutti i nucleoli c tntti i carioplasnii verso i nervi elettrici ; al quale fatto fa coutrasto 1' altro della posizionc ccntrale d(ii nucleoli Jielle cellule coiTispondenti delle giovauissime torpediui, in cui il loho elettrico e I'org-ano elettrico sono solamente appena appena al)bozzati. Consimili riccrche potranno forse ulteriormente concorrere alia diag-nosi differenziale fra cellule motorie e senzienti, e fra gruppi e gruppi di motoric V L' A. ha teutato di confermare la sua supposizione con esperienze prati- cate su cani, gatti, rane (adulti), etendonti: a] a mantenere presumibilmente il carioiDlasma ed il nucleolo al ccntro di cellule nervose (avvelenamenti lenti, uia con esito letale, mediante cloroformio, etere, morfina); b) a dislocare pre- sumibilmente dalla loro posizionc centrale questi componenti istologici delle cellule mede.sime (avvelenamenti per mezzo della stricnina, non che le encr- gichc eccitazioni dirette o indirette dei centri nervosi con forti covreuti indotte). Ecco i risultati ottenuti : 1." Negii animali che subirono la morfina, il cloroformio, 1' etei'e, 1' A. ha trovato: a) nelle cellule nervose della corteccia cerebrale esaminate nelle piii different! provincie la posizione centrale del nucleolo, e questo nella maggior parte di esse, ma non in tutte, ed anzi anche in quelle, che presentavano il nucleolo eccentrico, 1' A. non ha mai veduto contcmporaneo sj^ostamento del carioplasma e relativo vano meniscoide, che si riscontra costantemente nelle cellule motorie del lobo elettrico di torpedine adulta in circostanze ordinarie ; b) nel cervdletto le cellule di Purkinje quasi tutte, cioe ad eccezione di po- chissime, presentavano il nucleolo nel centre nucleai'e, ed anche qui quelle rare con nucleolo spostato perifericamente non lasciavano vedere traccia di dislocazione del carioplasma ne di vanosemilunare. Le piccole cellule nervose dello strato granuloso anch' esse trovo 1' A. quasi tutte col nucleolo centrale rispetto al niicleo ; c) nel bulbo lo stesso reperto istologico in genere ; d) nel raidollo spinale a varie altezze 1' A. ha notato le stesse cose. 2." Negli animali stricnizzati ed in quelli sottoposti ad energichc correnti indotte : a) le cellule della corteccia cerebrale di animali stricnizzati hanno pre- sentato in una maniera assai disordinata la posizione del loro nucleolo rispet- to al nucleo, cioe ora al centro del nucleo, ora eccentrico, e cio anche in cel- lule vicinissime tra loro. Un prodotto un po' differente lo hanno dato le forti correnti indotte, in questo senso, che le cellule nervose aventi nucleolo cen- trale e quelle fornite di nucleolo eccentrico si trovano con discreta frequenza aggruppate come isolotti distinti, con una distinta prevalenza dell'uno o dell'altro tipo cellulare ; cioe gruppi di cellule con nucleolo centrale, tra le quali si vede qualche rai'a cellula con nucleolo eccentrico, e d' altro lato gruppi di cellule avente questi termini rovesciati ; b) nel cervelletto le cellule di Purkinje quasi tutte hanno presentato il nucleolo eccentrico, mentve nelle piccole cel- lule nervose dello strato granuloso si aveva disposizione dei nucleoli svariatis- sima, ma con una prevalenza apparente alia eccentricita, e cio tanto in ani- mali stricnizzati clie in quelli elettrizzati, e forse piu accentuatamente nei priml ; c) nel bulbo V A. ha notato disordine nella posizione dei nucleoli — 13 — nei diversi nuclei d' origine dei nervi ; d) nel 7nidollo spinalee,seco\idoVA., che si trova il reperto istologico piu importante delle esperienze della seconda categ'oria (stricnina, elettricita). lufatti negli aiiimali stricnizzati si nota co- stantemeute questo fatto, die le cellule nervose, appartenenti al g-ruppo an- teviore delle corna anterior! della sostanza g'rig-ia, si disting'uono da tutte le altre appartenenti alle medesime corna per questo che hanno il nucleo pix'i intensamente colorabile col bleu di metilene, probabilmente perche nel tetano lavorano piu delle altre; inoltre ilnucleolo vi e costantemente eccentrico, seb- bene ora sia piu, ora meno, spinto verso la periferia del carioplasma, il quale ultimo pero uon si presenta spostato in alcuna direzione, ma sempre, come nelle altre, uniformemente distribuito entro la membrana nucleare. Le altre cellule nervose del corno anteriore hanno il nucleo molto meno intensamente colorabile col bleu di metilene, ed il nucleolo il piu delle volte centrale, ma talora eccentrico, senza reg'ola. Finalmeute le cellule nervose delle corna po' steriori hanno mostrato prevalentemente eccentrico il loro nucleolo, ma senza presentare diiferenze di colorabilita del nucleo come in quelle motoric del g'ruppo anteriore delle corna anteriori. E. Giacomini COMUNICAZIONI ORIGiNALI Contributo alia conoscenza della struttura della glandola tiroide fetale dell' uomo del Prof. Alessandro Lustig. Riceviita il fi Qennaio ISUl Prima d' intraprendere uno studio sulle neoformazioni della glandola liroide, riteimi indispensabile la conoscenza non solo della sua struttura normale, ma eziandio quella delPorgano fetale. Mi accinsi, a tal uopo, a delle ricerclie microscopiche dalle quali trassi alcune osservazioni, che, dilTerendo alquanto da quelle fatte dal Wolfler ed esposle nel suo lavoro, (Ueber die Entwickelung nnd den Ban der Schilddriise, Berlin 1880) —che e il piu completo e importante suir argomento — mi sembrano non prive di un qualche interesse. L' esposizione de' miei risultati sara qui breve, riassuntiva, e tra- lascio per questo di esporre il melodo di ricerca e di indicare 1' eta de'feli e dei neonati dai quali tolsi le glandole. Lo sviluppo delle vcscicole, che coslituiscono il tessuto della glandola normale, procede — secondo il Wol- - u - fler — in direzione centrifuga; cosicche la parte periferica di quest' organo e genelicamente la piii giovane; e in lal modo egii spiega, come alia iia- scita, ed anclie dopo, si trovi ancora nella sostanza corticale iin ammasso di materiale cellulare (epiteliale), che non ha ancora la costituzione dclle vescicole, che stanno nella parte centrale (midoliare) della tiroide. Da qiiesta diversita di striittura tra le due porzioni della glandola, e da altre, che riguardano il suo connettivo ed i suoi vasi sanguigni, il Woltler con- chiude: che vi sono tanto nella vita uterina, che nella cstra-uterlna, diiTerenze anatomiche e istogeniche tra il centro e la perileria del tessuto glandolare: tra la sostanza corticale e la midoliare. Inoltre^ secondo il Wolfler, la sostanza corticale con costituzione fetale persiste nell' uomo tutta la vita, se anche lalvolta in grado minimo. Sarebbe questa un' osservazione, che potrebbe avere una somma im- portanza per la genesi de' tumori. Istruito dai miei studi, convengo col W., che le vescicole si formino, durante la vita fetale e verso la fine di questa e dopo la nascita, da gruppi epiteliali (Epithelhaufen) rotondi o ovali, del diametro eguale a quello delle vescicole, e costituiti da cellule ro- tonde 0 bislunghe, con grandi nuclei, circondati da poca sostanza proto- plasmatica. Anch' io posso asserire, che lo sviluppo precede collo sfacelo delle cellule centrali degli ammassi epiteliali , i quali ullimi si riducono a una sostanza granulosa trasparente, mentre lo strato periferico degli epiteli si differenzia per la forma cubica dei singoli elementi, disposti uno vicino I'altro e fornili di nuclei e di nucleoli, e talvolta di gia circon- dati da un tessuto connettivale ricco di nuclei e ben provvisto di vasi sanguigni. Alcune vescicole ben distinte hanno gia la loro tunica e con- tengono nel loro lume o un ammasso di sostanza pallida granulosa; op- pure sono ancor scmi-ripienc di piccole cellule rotonde, granulose, pallide, che si colorano in modo differente da quelle che costituiscono la parete delle vescicole. Ma air incontro le mie osservazioni non sono concordi con quelle del Wolller riguardo lo sviluppo progressivo e cenlrifugalc della glan- dola. Spesso la parte periferica di questa e ricca di vescicole, ben sviluppate — talvolta gia contenenti una sostanza con i caratteri di quella coUoide — mentre nel centre della glandola, sono di gran lunga preponderanti gli ammassi epiteliali (fetali), formati da cellule di caratteri fisici identici a quelli che si scorgono in numero minore nella parte periferica dell' or- gano. In molte glandole si vedono nelle diverse porzioni egualmenle disseminati vescicole e gruppi epiteliali. Altra volta le vescicole poste al centro sono piu avanzate nel loro sviluppo, che quelle perifcriche. — 15 — Anzi in alcunc tiroidi (nconali), da me esaminate, osservai nel cenlro deir organo ammassi epiteliali con carattere fetale, mentrc quelli non si scorgevano nella sostanza corticale. E vera I'asserzione del WoKler clie le glandole normali, non fetali, conlengono degli elementi cellulari con carattere fetale; per altro quesii non lianno sede solo alia periferia, nia anche nel centre della tiroide. Virchow descrisse nella tiroide dei gruppi di cellule Unfoidi] die (lal Wolller vengono ritenule d' allra natLira^ cioe , ammassi di cellule epiteliali. Per quanto io mi sia interessato di quesla o^servazione, non sono riuscito a stabilire dei caratteri, per poter diflerenziare alcnni gruppi cellulari, die pur non hanno del tutto I'aspetto dei soliti ammassi epiteliali. Quindi dalle mie osservazioni devo condudere: 1. Non si puo stahilire in modo assoluto die lo sviluppo fetale della glandola tiroide sia centrifiigale. 2. Quelli ammassi epiteliali del Wolfler, die dovrebbero avere parte s'l imporlante nella genesi dei tumori, e che dovrebbero costituire un resto di sostanza fetale arrestata nel suo sviluppo, si trovano, anche nella tiroide non fetale; ma non soltanto nella corticale dell' organo, ma anche nella midollare; anzi lalvolta sono preponderanti in questa ultima parte. Firenze, 5 Gennaio 1891. NOTIZIE E VARIETA. Le nov latin del Dott. Rosa. — Una obiezione d' indole generale — Quaudo comincio a entvare in vog"a il VolapUck io fui tra quelli, che cerca- rono rendersi couto di questa lingua creata ex 7iovo, e, pur destaudo il sor- riso di qualcuuo dei soliti sapienti-nati, la stimai il prodotto di una intelli- g-enza superiore. Dovetti pero ricredermi ben presto sull'utilita pratica, e scien- tifica, di questa lingua. E venuto ora fuori il nov latin] stimo acuto I'autoro, ing-egnosa I'invenzione; ma suUa sua utilita come lingua scientifica non lio la minima fiducia. — I cultori di Scienza, per quel che si riferisce alle lin- gue, in quali bisogni si trovano? In due principali e in uno secondario. I diie principali sono: 1. Intenderc tutto cio che fu scritto-^ 2. Intendero cio che sam scritto. II secondario e intendersi verbalmente tra cultori di Scienza di IG — vari paesi. — Clie avvevra per una ling-iia di nuova iuveuzione in proposito delle pubblicazioui scientifiche , c in proposito della sua parlahilitci, ? Av- ven-;i questo : 1. Una ling-ua di nuova invenzione sara men die nu.Ua per tutto cio che fu scritto, a meno die I'inventore e i proseliti non si sob- barcliino a tradurre ogni cosa nella nuova lingua, il che 6 supposizione ri- dicola; 2. Una lingua di nuova invenzione in proposito della sua jmrlabilita restera un pio desiderio, come hanno dimostrato le babeliclie assemblee del Volapuk\ 3. Una lingua di nuova invenzione potra essere applicabile a tutto cio che sara scritto. E questo I'unico suo lato utile. Ma ci vuol poco a comprendere: 1. Che nella vita di un cultore di Scienza se occorrera intendere cio che va scrivendosi via via , certo non meno, ma anzi di piu, occorrera intendere cio che fu scritto; 2. Che per conseguenza per intendere il gia scritto occorrera conoscere le relative ling-ue, e per intendere cio che sara scritto occorrera conoscere la lingua nuova. Conclusione: una lingua di piit, da imixirare, lingua di per se cadaverica e priva di ogni let- teratura. — Prendiamo un piccolo eseinpio. Nel 1900 Tizio vorra fare un la- voro sulla embriologia del Tunicati ; dovra consultare tutti , o i principali la vori, che su questo tenia esistono oggi 1890 e die sono scritti, supponiamo, e in tedesco, e in inglese, e in francese, e in italiano , piu dovra consultai*e quelli, die da oggi al 1900 saranno scritti in nov latin:, dovrA, cio6 , inten- dere il tedesco, I'inglese, il francese, I'italiano, e piii la nuova lingua rega- lataci col 1890. A che si ridurrebbe in fondo oggi tutta la nuova lingua? A una lingua da epistole e da conclusioni. A cio puo servire, e serve, il latino e il francese. In conclusione: una nuova lingua scientifica non escluderehhe la neces- sita di imparare le lingae vecchie, e per di piii si imporrebbe anch'essa alio studio. Sia pur facile, sara una lingua di j)iu\ e quel minuti, che richiede- rebbe il suo studio, sarebbero sottratti alio studio scmpre necessario di lingue dotate di splcndida letteratura. — E. Ficalbi. Nomine. — Annunziamo che il Dottor Romeo Fusari, Aiuto alia Cattedra di Anatomia umana normale nella R. Universita di Messina, e state nominato Professore di Anatomia nella Universita di Ferrara. — II Dott. Giulio Valenti, Aiuto alia Cattedra di Anatomia umana normale nella R. Uni- versita di Pisa, e stato nominato Professore della stessa materia nella Universita di Camerino. II Sig. Enrico Santoro, italiano residente a Costantinopoli ha fondato presso la Rcgia Accademia dci Lincei un premio perpetuo indivisibile di Lire 10000, confcribile ogni due anni, dcstinato a scoperte e invenzioni che au- tori italiani facessero iiei varii rami delle scienze fisidie e naturali. L'Ac- cademia e incaricata di stabilire il Programma dei Concorsi e di giudi- care sul conferimento del suddetto premio. Giulio Chiakugi, responsabile. Siena 1891, Tip. S, Bernardino [oiitorii ^ooloiico Italiaio (Pubblicazioni italiane di 2oologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Giulio Chiarugri Eugrenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. coraparata e Zoologia nel K. Istituto di Studl Super, in Firenze. nella R. Univorsiti di Cagliari. Ufficio di Direzione e Red&zlone: Istituto Anatomico, Firenze. I'J nitnii'ri uW annu — Abbiioiiainentu annuo L. 10. W. Anno Firenze, 28 Febbraio 1891. N. 2. SOMIHARIO — BIBLIOGRAPIA, pag. 17 a 21. COMUNICAZ;ONI ORIGINALl : G. Romiti, Sull'anatoraia (leU'ulcio gravido. — A. Batelli, Di una particolarita nell' integumeiito AeW Aphrophora spamaria. — P. Foa, Sulla produzione degli ele- menli coloiati del sangue. Nota preliiuinarc. — Pag. 21 a 34. NOTIZIE E VARIETA: D. Rosa, « La Zoogenia n di F. C. Marmocclii (1853). — 11 Xov latin. — Scuola pratica per i viaggiaton. — Pag. 35 a 36. BIBLIOGRAPIA XIII. Artropodi. 5. Aracnidi. Balzan L. — Revisione del pseudoscorpioni del bacino dei fiumi Parana e Pa- raguay neH'America meridionale. — Genova, tip. d. 1st. d. Sordo-Muti, 1890. 8.0 2>- 55, con 5 tav. E>rime comunicazioni di i>it«rti dalano dal 1887. Soc. de Biol. La Memoria di Duval 6 importantissima per il nuovo concetto die egli da della placenta. Per Daval la placenta rappresenta alli sua origine, una emorragia niaterna ciicoscrilta e rincliiusa tra ele- menii ectodermici: verra occasione per esporre le vedute dell' eminente embriologo francese e giudicare le sue interpretazioni clie spostano completamente le comuni cognizioni soil' argomento. (:^) Lomhardini. Sulla Placenta Pisn. Nistri. 1890 op. pag'. 15. (i) Hofmeier. Uie uifiiisclilisclie Placenta. Wiesbaden 1890. pag. 33. Di questa pulihlicazionc, della quale avro occasione occuparmi altrc voilo, diede un cenno Pesialossa n*!lla e seg. e : la » Lettera i> Kblliker. Bologna 1883, pag. 37. (4) Kolliker. Enlw. Leipzig 1879, p. 327. - 26 - . l^--p . ■ . : sue osservazioni, pote ancora asserire die anche nell'inizio della gravi- danza 1' epitelio uterino si disfa e cade, ma noii stabiU l' epoca csitta nella quale questa caduta doveva avvenire. Bastava all' osservatore bolo- gnese potersi servire di quel falto per escludere la origine della decidua daU'epilelio preesistcnte, e da questo lato l' osservazione sua era giusla. Pero cgli non determino esattamente qual era I'epoca esatta della spa- rizione dell'epitelio. In seguitO; in ogni altra sua pabblicazione sull.i pla- centa , e tutti coloro che, presso di noi, ebbero a occuparsi dello stesso argomento {Romifi^ Tafani, Colucci) asserirono essere necessario di- struggorsi 1' epitelio uterino e piii spccialmente e piu rapidamente ove si formera la decidua serotina ; non ne fa precisata I'epoca, dinndoche sia per questa circostanza, sia perche il fatlo fu sempre, e da me stesso particolarmenle (1) espresso in modo generate, fu creduto che nei pri- missimi momenti die preludiano alia formazione deciduale, prima d'ogni altra cosa cadesse 1' epitelio. Nella coniglia poi le prime esUte ricercln siiU'argamento, soao le mie (2) nel 1873: riporto testualmente le mie parole di allora: « II primi periodo dell'utero gravido della coniglia si manifesta con uu forte accre- scimenlo dci mnmmilloni o eminenze suddescritte (sulla muccosa normale) della muccosa; poi appaiono fortemente rauiificate per lo allungarsi delle divisioni tra le cripte o follicoli, e si vascolarizzano fortemenle. Lo epi- telio nella loro parte superiore o libera resta inalterato in segiiito I'epitelio dei follicoli (o I'uterino) grado grado si distrugge formnta la serotina questa dapprima rimane coperta dai residui sformati dell' epite- lio ». (3). Gio ripetei nelle mie Lezioni di Embriogenia, Siena 1881. Tra coloro poi che ebbero a verificare il graduate disfacimenlo dell'epi- telio uterino piacemi ricordare anche Tafani (4), che lo segui spccial- mente nella cavia. Notisi che tanto dalle mie ricerche, come dalle estese di Ercolani (5), era assodato che nella porzione non gravida dell'utero 1' epitelio permane. Nella coniglia io non posso che confermare U mie antiche osserva- zioni, del graduate modificarsi e sparire repitelio uterino; cosa che in modo (1) spec. <( Einbriologia « . Siena 1881. l2i Romiti. Sulla struttura e svilappo della placenta (Rivista Ciinica di Bologna — Gjnnaiu 1873 p 8.) (3) III qujsto hvniO, deseriven lo la formazione della placenta nella coniglia, ebbi anLli;.' la fortuiia di verificare per primj u.i Catto assai iinportaale nella evoluzione placentare in questi ro lilori, falto (a parte I'interpretazione c'lc gli diede) assai tenulo in conto da Ercolani e giustaminte ricordato da l> irnl die gli assegnj dilTireiite sigiiificalo. Che cioii, il rigonfiannnto deciduale ben presto si fori le in una massa come di cellule in fusion?, una mas^a di soslanza granulosa con niolti nucli'i, e sulla pnli' s ipi'- riore della quale si vcdono comparire cellule gigantesche. (4) Tafani. Sulle condizioni ulero placentari della vita fetale. Firenze I88G. p. 92. (5) Spec. Nuove ricerche ecc. 1880. Spars. 27 generale hanno osservato quasi tutti i successivi ricercalori: la sparizione sua e preceduta dal fondersi le cellule die lo formano iu una niassa coa nuclei, e cio ove si Ibrmera la placenta, poiche nelle porzioni non gravide dell'utero, non solo si mantienc, ma notevoluiente prolifera; e di cio ebbi conferma anche studiando I'utero gravido della lepra. Ho da aggiungere die non posso riconoscere, come vogliono Strahl e MinoU die a costiluire la formazione ectoplacentare {Duval) contribuisca I'epitelio uterinO; perche studiando altenlamente I'epitelio uterino, ove si formera la placenta, lo si vede fondersi in frammenti a granulazioni protoplasmatiche e far posto alia formazione deciduale (formazione ectoplacentare di Duval) cbe andra rivestendo i villi die si avanzano. Resti di epitelio, solto forma di piccole masse protoplasmatiche o sincizi si trovano qua e la inglobati e racchiusi tra gli elenienti placentari, ma non hanno parte atcuna alia formazione delt'organo. Cio che Strahl descrive come proliferazione dcl- I'epitelio a rivestimento successive del villo, non e altro die la forma- zione deciduale o la modificazione ultima degli elementi dedduali rive- stenti it villo, elementi deciduali che, a parte la questione se sieno di provenienza materna o dalTectoderma fetale come vuole Duval, subiscono nella coniglia quelle singolari modificazioni note a tutti coloro che ricer- cano la placenta di questi roditori. Le ricerche di Paladino poi mo- strano in un modo troppo evidente la sparizione dell'epitelio nella cavia, confermando assai esattamente le cose piu antiche di Ercolani. Nella donna, riprendendo in esame le mie antiche preparazioni fatte per altre ricerche (sviluppo della decidua); e praticatene delle niDve coi piu delicati odierni procedimenti tecnici, ho doviito persuadermi che al principio del secondo mese non vi e piu traccia alcuna di epitelio. Solamente ne puo rimanere qualche traccia in fondo a talune pieghelte 0 incavi che la muccosa fa. Non mi e stato possibile esaminare esattamente uteri gravidi entro il iprinio mese; die quelli avuti non erano ne freschi ne ben preparali e cnn- servati da potere dar garanzia seria del risultato delle ricerche. 'In uno solamente dalla tine del 1." mese circa, abbastanza ben conservalo, l' epi- telio era per la massima parte caduto. L' osservazione di Ghiarugi^ per la grande garanzia che presenta, e assai importante e puo appunto mo- strare due cose: o die nella donna I'epitelio cade un po' piu tardi, op- pure che esso permanga un po' piu a lungo negli uteri gravidi, nei quali r uovo e morboso. Credo potere condudere che nell' utero gravido I'epitelio ulerino sparisca certamente: la proliferazione allora descritta da Stralil non e dell' epitelio, ma e formazione deciduale. La dislruzione nella dcn:ia si — 28 — fa piu rapidamente a livello della serotina, meno rapidamente a livello della vera, ove si puo trovare epitelio al 2.° mese: forse (e i casi come quello di Chiarugi lo confortano) nelle uova an<)rmali , ove 1' einbrione ha specialmenle forma vescicolare, T epilelio si mantiene piu a lungo. U latto della spanzione dell' epitelio ha valore come avvenimento necessario alia completa costituzione del villo e della placenta. Perche il villo fetale vada a rivestirsi del suo invoglio materno, e necessario che quello attraversi il posto ove era 1' epitelio che a quell' epoca ha perduto il suo possibile ufFicio, di contribuire cioe colle glandule al priino nutrimeiito dell' novo. Anche, se la formazione e la vascolarizzazioiie della placenta avvengano col singolare processo descritto da Duval, il valore del disparire l' epitelio sarebbe lo stesso. A proposito dell'epitelio uterino, la notizia data pochi giorni sono da SelenJca {\) menidL tutta I'attenzione da parte dei cultori l' Embriologia, tantoperla importanzadel fatto, come per I'inconlestalo valore dell 'Analo- mico di Erlangen. Nella sua corta notizia annunzia Selenha che puo di- mostrare che I'uovo umano nelle prime tre o quattro settimane del suo svi- luppo, non e libero nella sua capsula embrionale, ma che esso \(\k nella sua prima settimana di sviluppo ha una tenace e duratura unione coll'utero, perche i villi coriali s'insinuano nel lume delle glandule ute- rine. Ognun sa che tale teoria della placenta era gia stata da vario lempa segnalata, ne intendo ora occuparmene ne pronunziarmi favorevole su di essa: soltanto voglio ricordare che, se si vuole estendere a legge genera le, urta contro il fatto che in certi mammiferi (ruminanti) i villi fetali vanno a costituire la placenta appunto in quella zona dell'utero ove non sono glandule utricolari, e contro 1' altro che sopra il villo vi e un rivestimento celliilare pavimentoso, menlre I'epitelio delle glandule e cilindrico. L'epitelio uterino, insieme con quello delle glandule, va, per Se.enJca, a rivestire il villo, costituendo quel rivestimento che per la comune degli anatomici e di natura fetale, ed e dilferenziazione dell'ectoderma, al quale soltosta lo strato ce'.hilare mesodermico d'l Langhans; fatto queslo che Chia- rugi (2) aveva confermato. Inolti'e Selenha, tra gli altri argomenti che egli porta per sostenerc la sua tesi, vi ha ([uesto: che se I'uovo non si ponesse subito a contatto e non aderisse tosto all'epitelio uterino, questo dovrebbe trovarsi aH'interno della capsula embrionale o del sacco che contiene Tembrione nell'uovo: ora nessun ricercatore sine ades^o ha di- (1) Selenka Zur Enlstehung der Placenta der Mensclien. (Biolug. CLlalt. 15 Gennaio. 1891) (•^) Loc. cit. 29 — mostrato la esistenza di -qiiesto epiteJio in quel sito; al contrario la fac- cia interna del sacco viene descritta come irregolare, e formata da cel- lule connetlive. A parte il valore die vuol trarsi da questa circostanza, ed aspettando con giusta ansieta I'esleso lavoro ove sara data chiara la prova die nelle scimmie antropoinorfe la placenta si forma per lo accrescersi dei villi nelle dilatate glandule uterine, a parte questa circostanza dicevo, I'asserzione di Selenha conforta il risultato di coloro die non trovaroro epitelio uterino nella superflce interna dell' novo umano. Ma intanto alia prima asserzione di Selenha, che cioe i villi umani nei primi tempi sono rivestiti di epitelio uterino, si puo muovere qual- die appunto. Che il villo fetale si trovi negli ernbrioni dei primi tempi come egli lo descrive, e cosa sicura, ben nota agli anatomici, e che io stesso, rie- saminando i miei preparati non posso che confermare. Anzi adcsso sto studiando un importantissimo novo umano moslnioso, e nei villi di que- sto ritrovo esatta la descrizione di Selenha. Ma intanto neU'erabrione di Chiamgi, nei quale per speciale circo- stanza era mantenuto I'epitelio uterino nella faccia interna dclla capsula, i villi avevano appunto quel doppio strato cellulare, gia ben descritto da Langhans e accennato nella sua interpretazione da Selenha, diinque il rivestimento del villo esisteva coll'epitelio uterino distinto. Non e questo trovato comune, perche il piu delle volte sparisce I'epitelio anclie un poco piu presto, ma intanto, come in altri punti della anatomia della placenta, uno stadio che abitualmente e rapidamente transitorio, se per qualche acci- dentalita o condizione patologica piu a lungo permane, puo servire a dare qualche lume sul significato di alcuni degli elementi plaQentali (1). (1) Coi-reggendo ora (25 Febhraio) la stampa ho gentilmente ricevuto il bi':! volume puMjlicato in onore di Tibone (Studi dl Ostelricia e di Ginecologia. — Milano. Beinardoni 1890). Tra i bei lavori con- teiiutivi, ve ne ha uno di T. Clivio : Contribnio alia conoscenza dei primi stadi disoiluppo della pla- centa in alcuni mammiferi p. 2G7-323 con belle tavole. II lavoro h condotto diligentemente e con com- pleta letteratura : si associa alle idee di Dwval con qualche lieve modificazione. Circa I'epitelio, Clivio ne ha veiificata la distruzione. — 30 — Di una particolarita neli' integumento deir Aphrophora spumaria. del Prof, Andrea Batblli. Ricevuta t'l 9 Febbraio 1S91. 11 Wheeler (1), in un lavoro acciiratamente riassunto nel The Ame- rican Naturalist, annuiizio die negli ultimi segmenti addominali della Cicada e della Nepa le cellule dell' ectoderma si cambiavano in uno smalto di elementi alliingati, estesi profondainente nell'interno del corpo. L'epi- telio, che il Wheeler reputava glandulare, avrebbe la sua ultima ragione in una causa compensativa per la quale gli ultimi segmenti del corpo, avendo perse le appendici articolate, acquisterebbero invece quest'organo peculiare. Nella mia nota mi propongo il modestissimo scopo di generalizzare viepiii la esistenzadi un epitelio speciale negli ultimi segmenti del corpo degli insetti. Le sezioni frontali della Aphrophora spumaria (negli individui adulti e meglio nelle larve) dimostrano che le ultime due meriti aildominali sono determinate, oltre tutto, da uno strato di cellule ipodermiche, piu grandi di quelle consuete. 11 loro corpo cellulare (fissazione col sublimate corrosivo) e distinto e separate reciprocamente, cosa che non avviene per le omo- loghe degli altri segmenti, nelle quali si ha una tendenza piu o meno decisa alia costituzione di un plasmodio subcuticulare, che come tale re- siste ancora all' azione dei reattivi dissociatori. La forma delle cellule e complessivamente cubica o cilindrica secondo i casi, pero leggermente slar- gala verso 1' apice esterno ; il nucleo e grande e basilare, il protoplasma granuloso e pieno di un prodotto giallastro nel terzo superiore rivolto verso la cuticola, Questo prodotto, anche per la diffusione che ha nelle cellule ipodermiche ordinarie, e di natura pigmentale e si rivela costituito da pile longitudinali di granuli, i quali non raramente emergono come tanti filamenti rigidi di una spazzola, nello spazio fra la cellula e la cu- ticola. Potrebbe darsi (ma non ne ho prove dirette) che questi fdamenti penetrassero dentro \eri e propri cuniculi dell' integumento chitinoso. (1) The American Naturalist. Feliruary 1890 — Vol. XXIV. No. 278 p. 187. (W. M. Wheeler Zool. Anz. 317 (?). - 31 - Queste cellule con le forme e le apparenze descritte sono allung-atissime nella regione pleurale del segmenlo, degradano dalla pleura fine al tergo, spariscono o per meglio dire ritornano al tipo ordinario nelle parti ricor- renti e nella concavita sternale, destinata ad accogliere gli organi esterni della riproduzione. Questa particolarita delV A2)7iropJior a spumaria puo dar luogo a qualche considerazione d' indole piu generale. Infatti, la pigmenlazione granulare delle cellule ipodermiche dimostra un mode molto diffuse di manifestarsi nell' attivita biochimica del protoplasma per tutte le cel- lule e tutti gli organi degli insetti (1). La localizzazione dei pigmenti ipodermici somiglia per suo conto al modo col quale si rivelano alcune secrezioni, d'indole parimente ipodermica, come quelle della cera nelle api. La ubicazione delle cellule glandulari negli ultimi quattro segmenti addominali, la forma e la natura di quelle, le propaggini cerose incuneate nella cuticola (Carlet (2) ) son tuiti caratteri che ricollegano strettamente I'apparato cerigeno delle api a quelle della Aphrophora. Ed il paragone vale ancora per gli elementi simili illustrati dal Glaus e dal Targioni Toz- zetti (3) nelle Cocciniglie. Gome da una parte sono convinto nello ammettere la giustezza di tali raffronti, dall'altra sono costretto a respingere gli apprezzamenti morfologici del Wheeler, e questo nella persuasione die sia e possa essere legittimo il paragonare gli organi da lui descritti nella Cicada con quelli presi in esame da questa Nota. Un membro appendicolare si rivelerebbe per qualche cosa di pill che non fosse il solo ipoderma, il quale, nel case dell' JL- ■phropora^ e esteso per tutto il perimetro dell'anello, senza localizzarsi nelle regioni, ove presumibilmente dovrebbero manifestarsi ed emergere gli arti addominali. E nemmeno lo sviluppo anormale delle cellule, inquanto e sviluppo, fornisce una prova alle asserzioni del Wheeler, poiche, si sa, che negli insetti a molti peli si sottopongono cellule ipodermiche gran- dissime e ben differenti da quelle vicine. Una prova, che potrebbe aver parvenza di buona in favore alle idee professate dal Wheeler, e nella esistenza di muscoli che decorrono trasversalmente nelle pleure ungui- formi degli ultimi segmenti. Ma questi muscoli non sono altro che i longitudinali dello addome, i quali hanno cangiata la loro direzione pa- (1) Balelli. Sopra le colorazioni di alcune larve di Lepidotleri. Boll. Soc. Ent. It. Anno XI. p. 139-UI. {•£) Carlet. Sur les organes secreteurs et la secretion de la Cire cliez 1' Alieille. Comp. Rend, de I'Acad. des Scienc. T. CX. N. 7 (17 Febb. 1890) p. 861-363. L' art. h riprodotto nel Nataraliste, Revue illustree des Sc. Nat. V2^ Annee. 2e Ser. , 1. Juillet 1890. Paris. (3) Claus. Zur Kenntniss von Coccus Cacti. Muller 's Arcliiv. 1859. — Targioni Tozzetti. Studii siiUe Cocciniglie. Mi'morie della Soc. Ital. di Scienzc Nalurali. Tom. III. N. 3. 3t> rallela al i^randc asse di siinniftlria in uii' altra leg-germente obliqua. Se lion lesla perciu spiegabile I'esistenza di im tale epitelio modificato ncl senso attribuilogii dal Wheeler, rimane certamenlc un fatto anatomico rion isolato per la scoperta in altri inselti di apparecchi g-landulari (Api, Nepa) localizzali nella stessa regione. Perugia 6 Febbraio 1891, Sulla produzione degli elementi colorati del sangue. Nota preliminare DEL. Prof. Pio Foa. Comunicata alia R. Accademia di Medicina di Torino il giorno 13 Febbraio 1891. Riccvuia il 14 Febbraio 1891. Da pill di un anno mi occupai di nuovo intorno all' argomento della produzione dei globuli rossi del sangue. II perfezionnmento grande die ha subilo la (conica microscopica, rendcva opportune di rivedere tutlo cio die si e fatto sovra un argomento che ha presentato, bisogna dirlo, piu ditficolta di quello che si sarebbe potuto atlendere; del che f;inno fede le molte e svariate ipotesi avanzate per ispiegare 1' origine degli ele- menti colorati del sangue. Riservandomi di svolgere ampiamente ncl lavoro lo sviluppo storico deir argomento, e di fare una descrizione piu dettagliata dei procedi- menti tecnici, mi limito per ora a dire su questo proposito, che ho ado- perato come liquido fissativo una soluzione concentrata di sublimato nel liquido di Miiller, e che ho impiegato come niezzi coloranti la ematos- silina e la safranina simultaneamente. Sono pervenuto alle conclusion! seguenti: Gli organi ematopoetici dei mainmiferi presentano diverse specie di globuli rossi nucleali. Alcuni di essi haiino il nucleo a contenuto reti- colato cianofilo, provengono dai ben noti Eritrohlasti^ e si moltiplicano per cariocinesi. Altri hanno un nucleo oinogeneo eritrohlo, e dorivano da speciali dementi. Questi presentano un nucleo carico di corpicciuoli safraiiofili, i quali fuorcscono dal nucleo e s' immergono nello scarso e soltile pro- loplasma che lo circonda. Da esso alfine emigrano, o si presentano co- — 33 - me nuclei lilieii fniinezzo agli altri dementi del parenchima. Separano quiiiili, col crescere, nn po' di proloplasma omogeneo, il qnale poscia au- menta e si presenia sempre piu dislintamente colorato dalla emoglobina. II globulo rosso niicleato clie ne deriva, non si differenzia da queilo di orig-ine eritroblastica clie per la maggiore omogeneila e rifrangenza del nucieo. L' elemento die da origine ai corpicciuoli safranotlli, i quali sa- ranno i nuclei di futuri globuli rossi, io lo cliiamo: Gariohlasto. I glo- buli d' origine carioblastica in talune circostanze, subiscono iin processo di moltiplicazione, che chiamo di pseudoscissione diretta. Gonsiste nel prolrudere di una gemma dal nucieo preesistente; la gemma s'allunga, si assoUiglia, si distacca e costiluisce un secondo nucieo accanto al prime. In una certa fase del processo, il nucieo apparisce come fosse strozzato, secondo il vecchio sislema della scissione diretta. Una parte delta sostanza nu- cleare s' insinua in una specie di cappuccio tbrmato dalla membrana stessa del nucieo, e cio costituisce la -gemma suddetta; il nuovo nudeo die si forma e costituito da una parte dell'anlica membrana e del contenuto nu- cleare preesistente, il quale consta in gran parte di sostanza eritrofila, ma anche un po' di una sostanza omogenea die si tinge in celeste colla ematossilina. Le due sostanze, essendo disugualmente dislrihnite nei due nuclei risultanti, questi non appariscono piu omogeneamente rossi, ma sono ad un tempo di colore celeste chiaro, con granulazioni safranofile. II protoplasma segue il processo di scissione del nudeo, e si formano cosi delle nuove cellule rosse, die costituiscono una sottovarieta delle cellule a nucieo eritrofilo, derivate direttamente dai Carioblasti. Ancbe le cellule eritroblastiche presentano delle sottovariela; che al- cune di esse hanno il carioplasma esclusivamente cianofilo; altre esclu- sivamente eritrofilo; altre, infine, misto dell' uno e dell' altro. Pero tutle queste sottovarieta si moltiplicano per cariocinesi, e le figure mito- tiche in qualsiasi fase del processo, si presentano o tutte cianofile, o tulte eritrofile, o tutte miste delle due sostanze, secondo T elemento da cui derivano. Nei fegati embrionali; specialmente, nei feti umani di 5-7 mesi, si trova ordinariamente un allra specie di ematoblasti. Sono cellule a pro- toplasma giallo omogeneo con grosso nucieo fortemente cianofilo, dal quale sporgono numerose gemme, che poi si staccano a formare degli altri nuclei, dapprima conlenuli nel primitivo corpo cellulare, e poi di- staccati e contornati di protoplasma, cosi da costituire delle nuove cel- lule rosse. Pel mode lore di svilupparsi e di moitiplicarsi, e per diffe- renziarli dai precedenti, chiamo quesii elementi col nome di Blasiohlasti. Nel lavoro, m' estendero a descrivere la struttura del fegato embrio- -U- nale, cercando di dare ragione delle different! ipolesi emesse da Neumann e da Kuborn, sulla origine in esso del globuli rossi. Per ora mi limito a dire die 1' elemento grande protoplasmatico, nel cui corpo cellulare i due autori suddetti, supposero formarsi per endogenesi i globuli rossi, indipendentemente dal nucleo rispettivo, non sarebbero die grosse cel- lule endoteliali, contenenti alcuni dei globuli rossi, nucleati o no, die si accumulano intorno ad esse. Anche gli uccelii, i batraci e i pesci, presentano alcune varieta di globuli rossi. Le due piu frequenti soiio le cellule eritroblastiche a nu- cleo cianofilo, e le cellule a nucleo erilrofilo die originano anche esse da dementi carioblastid, benche d^ aspetto un po'diverso di quelli dei laammiferi. Gli Eritrohlasti negli uccelii non si riscontrano che en- tro i vasi; i Carioblasti, stanno nel parenchima accanto alle pareti vasco- lari. Inoltre nei polli e nei colombi salassati, si vedono altre varieta di globuli rossi che saranno descrilti nel lavoro. Nei polli e nei colombi morti per fame, ho constatato la prevalenza di globuli a nucleo cianofilo. Da questi studi risulterebbe modificato il concetto dell' unita istolo- gica dei globuli rossi. Essi, benche appariscano omogenei e uguali tra loro, sarebbero, invece, costituiti da cellule di diverse specie, reagenti in niodo particolare verso le sostanze coloranti, e traenti origine da elementi spe- ciali per ciascuna di esse, e per via di un processo loro particolare. Nel lavoro, saranno fornite le cognizioni di dettaglio che valgano ad escludere r ipotesi che le varieta suddescritte sieno fasi diverse di sviluppo di un medesimo elemento (1), anziche, come io ho potuto convincermi, delle specie diverse e ben distinte. (1) In questi ultimi mesi, 6 coinpaiso suU' argomento della produzione dei globiili rossi del sangae un importante lavoro di W. H. Howell di Micliigara (Journal of Morphology, Vol. IV. N. 1. 1890). In esso, r autore sostiene 1' invariabile origine dei globuli rossi dagli eritroblasti; pero, avendo iinpiegato un metodo di ricerca molto simile al mio ha trovato ancb' egli dei globuli rossi a nucleo cianofilo e a nucleo eritrofilo, nonchfe dei corpiceiuoli liberi eritrofili. L' autore ritiene che gli uni rappresentino una fase piii giovine di sviluppo degli altri e uon da ragione della esistenza dei detti corpiceiuoli. Questa opinione 6 secondo le mie ricercht; erronea, e ne daro ampiamenle le prove nel lavoro. Howell non co- nobbe n4 i Carioblasti, n6 i Blastoblasti. -^ 35 — NOTIZIE E VARIETA. Rosa D. — La « Zoog-enia » di F. C. Marmocchi [1853). — Boll. d. Musei di Zoologia ed Anat. Comparata della R. Univ. di Torino, Vol. 6, N. 95. Torino 1891. Sei anni prima della pubblicazione dell' Ovigine delle Specie di Darwin, cio6 nel 1853, il g-eog-rafo italiano F. C. Marmocchi (nato a Pogg-ibousi nel Senese nel 1805, morto a Genova nel 1858), in un'opera dal titolo -^Storia na- tiirale generate e comparata d' Italia >, pnbblicata in Firenze, si era dichiarato apertamente in favore della teoria della discendenza e I'aveva anzi esposta in maniera cosi completa, come forse non si era mai tatto in tutto il periodo di tempo, che va da Lamarck a Darwin. E merito del D^ . Rosa di Torino di aver rivendicato al Marmocchi la g-loria di essere annoverato fra i precursori deU'odierno evoluzionismo. 11 D"" . Rosa ha fatto un'accurata analisi dell'opera dell'illnstre g-eog-i-afo, dalla qnale si desume come questi ammettesse i seguenti principii fondamentali: Tutti g-li animali son formati su un disegno comune; — essi costituiscono una serie ramosa e non mai discontinna ; — solo per le forme piii semplici 6 ammissibile la creazione diretta; — la origine delle al- tre 6 dovuta alle variazioni individuali ed al loro accumixlarsi per ereditd; — esistono variazioni dovute alle mostruosit^, all' ibridismo, all'influsso diretto delle circostanze esterne, alle abitudini, all'uso e non uso degli organi, ecc; — le forme prodotte dall' uomo hanno valore speciflco; — la esistenza di lacune nella serie zoologica 6 spiegabile colla scomparsa di numerose razze di animali, la quale 6 attestata dagli avanzi fossili delle medesime; — esiste un parallelismo fra I'embriologia e I'anatomia comparata; I'ontogenesi e ixna riproduzione sommaria della filogenesi; — I'uomo ha avuto origine da forme pitecoidi. Nelle pagine del Marmocchi manca pero qualsiasi presentimento della scelta naturale risultante dalla lotta per I'esistenza, principio che caratterizza 11 darwinismo. II nov latin ; risposta del Dott. Rosa all' obiezione del Prof. Ficalbi (Mon. Zool. Anno II. N. 1). L' obiezione del Sig. Prof. Ficalbi si trova g\k esposta a pag. 3 del mio opuscolo. Vi rispondero qui piu chiaramente. II prof. Ficalbi avrebbe ragione se non si scrivesse che nelle quattro o cinque lingue piu note, ma si scrive e si scrivera sempre piu in molte altre che non possiamo pensare ad imparar tutte. Per esempio io mi sono occupato sopratutto di oligocheti; molti lavori su questo soggetto sono scritti non in francese, ingiese o tedesco, ma in olandese, danese, svedese, russo, czeco e magiaro. Leggo i primi lavori correntemente, r olandese e le lingue scandinave mi richiedono gi^ una certa fatica, traduco appena il russo con enorme perdita di tempo e continue aiuto di vocabolai'io; gli altri lavori poi devo farli tradurre. con gran disturbo, spesa e pex'dita di tempo per sorvegliare la traduzione, venendo questa fatta da persona che non conosce 1' argomento. 36 Ora se solo alcuni di questi lavori -N-cnissevo gcritti in futuro (l) in nov latin, il tempo e la fatica, che la loro lettura mi rispavmierebbe, mi compenserebbero larg-amente della poca fatica che mi costerebbe lo scrivere in nov latin qual- che mio lavoro. Se dunque alcuni scienziati italiani, francesi, inglesi o tedeschi scrivendo qualclie lavoro in nov latin provocassero degli scvitti in questa lingua dai dotti, che scrivono in ling'ue meno note, ci avrebbero g'ia un g'uadagno certo, un risparmio di fatica, di tempo e di denaro. II vantaggio sarebbe un po' rainore pei* quelli che scrivono in queste lingue poco note, ma essi ci avrebbero I'altro vantaggio di esser letti piu fa- cilmente. Ora essi scrivono difficilmente in una lingua straniera per amor proprio nazionale, ma quando il nov latin venendo scritto da dotti dl varie nazioni avesse acquistato un carattere intCrnazionale, questa difficolta sarebbe tolta. L' obiezione sussisterebbe se il nov latin fosse realmente una nuova lingua e non una breve serie di regole per seraplificare il latino, regole che si imparano in pochi minuti come dimostrano varie lettere in nov latin che ho ricevute da molte parti d' Europa. Dott. Mosa. Scuola pratica pei Viaggiatori. — E stata istituita presso la R.* Universita di Genova, su proposta di quella Facolta di Scienze, una « Scuola pratica di preparazione pei Viaggiatori » che ha per oggetto di fornire opportune istru- zioni a coloro, i quali, disponendosi a viaggiare o a dimorar lungamente in paesi lontani e poco noti, intendessero adoperarsi a profitto degli studi, for- mando coUezioni di oggetti natural! e facendo osservazioni scientifiche. Per Faramissione alia Scuola si richiede la licenza liceale, tecnica o nau- tica e il j)agamento di una tassa di L. 20. Gli insegnamenti principali da impartirsi in detta Scuola sono relativi alle materie seguenti: Geodesia e Topografia, Meieorologia e Fisica terrestre, Geo- grafia, Antrojiologia ed Etnografia. raletnologia, Zoologia con esercizii di Tassidermia, Anatoinia comparata, Botanica e sue applicazioni, Medicina ed Igiene pratiche, Geologia e Mlneralogia, Fotografia con esercizii pratici. Nel corrente anno le lezioni, una per settimana per ciascun corso, avran- no luogo tra il 1° Febbraio e il 30 Aprile. (1) E quelli giii scritii in passalo? Ecco la mia obiezione capitale, cui non sembrami clie sia risposto. Per intendere cid che fiiyia scritlo occorrera conoscere le relative lingue, poichfe nell'adottare la lingua nuova, non si puo rinunziare a luUa la lelteratura, che I'ha preceduta nelle altre lingue. Quindi lo ripeto, una nuova lingua scienlifica non escluderebbe, a rigote e teoricamente, la necessita di imparare le lingue veccliie. Del resto, ali'allo pralico,se i russi, gli czcclii, i magiari, ed allri dolti delle lingue a me ignote inconiinceranno a scrivere in nov latin, io no avro piacere e ben volentieri imparero a leggere e scrivere quosla lingua. (Ficalhi). AVVERTENZA La 1.' Annata del MONITORE ZOOLOGICO ITALIANO trovasi vendibile al prezzo di L. 12. GiULio Chiarucii, responsabUe. Sisna 1891, Tip. S. Bemardmo Moiitore ^ooloiico Itnliaio (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Glulio Chiarugi Eugrenio Fioalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. coraparata e Zoologia ael R. Istituto di Studi Super, in Firenze. nella R. Univergita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Keiailone : IstittUo Anatomico, Firenze. 12 nunwri aW anno — Abbnoiiamento annuo L. 10. II. Anno Firenze, 31 Marzo 1891. N. 3. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 37a 42. COMU.NICAZIONI ORIGINALI: R. Blanchard, Sal pseudoparassitismo dellc laive ili Zanzara (Culex 'pipiens). — G. P. Plana, Dei denti incisivi e canini superiori nei l)Ovini e negli ovini e dell'or- gano di Jacobson neil' uomo. — G. Chlarugrl, Osservazioni intorno alle prime fasi di sviluppo dei nervi encefallci nei Mammiferi e in paiticolare suila foiraazione del nervo olfattivo (con tav.) — Pag. 4-2 a 60. BIBLIOGRAFIA XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. 1. Parte generalb. Bock C. E. — Atl.ante di Anatomia deli' uomo completamente riformato, mi- g'liorato ed ampliato dai Dott. A. Brass. Riprod. ital. a cura del Prof. G. Antonelli. — Najyoli 1891. De-GlovannI A. — Studi morfolog-ici del coi-po umauo a vaiitag'g'io della clinica. Lettura 4a (Sunto dell' A.). — Atti d. R. Istituto Veneto d. Sc. , Lettore ed Arti. Serie 7, T. 1, Disp. 4, Pag. 313-315. Venezia 1889-90. Lanzillotti Buonsanti A. — Contribuzioni all' Anatomia deg'li animali domestici. - La Clinica Veterinarian Anno 13, N. 6, 8, d q 10 , Milano 1890. — {Contiiiuaz. V. N. 5, 1890, 2>ag. 209). La Memoria completa 6 stata pub- blicata in fascicolo separato [Fasc. 1.), Milano, tip. Agnelli 1890. Pag. 83. 2. Tbqumbnto e produzioni tegumentarib. Giovannlni S. — De la r^g-^neration des poils apr6s 1' epilation. — Archiv ftlr Mikrosk. Anatomie, 36 Bd, 4 Hft. 1890. Con tavole. Giovannini S. — Dalle alterazioni dei follicoli nella depilazione e del mode di 38 — rig-enerarsi dei peli sti'appati. Riassunto. — Giorn. It. d. Malattie Veneree e della Pelle. Anno 25, Fasc. 4, 1890, Pag. 378-384. 3. SiSTBMA NERVOSO OENTRALE E PERIFERICO. Antonelli A. — Contribution a I'^tude de la signification morphologique et de r histologie du ganglion ciliaire (^Eesume). — Archives Ital. de Biologic, T. U, Fasc. 1-2, Pag. 132. Turin 1890. Barbacci 0. — Sulla degenerazione secondaria ascendente del cordone di Go- wers e del fascio cerebellare diretto. — La liiforma Medica, Anno 6, N, 197, Pag. 1178-1179. Napoli 1890. Maggi L. — Studi di Morfologia comparata. II terzo occhio dell' uomo. Confe- renza. — Rivista di Fitosofia scientifica. Serie 2, Vol. 9, Pag. 677-692. Milano, Nov. 1890. Marchi V. — SuH'origine e decorso dei peduncoli cerebellari e sui loro rap- porti cogli altri centri nervosi. — Pubbl. d. R. Istituto di St. Super, in Firenze. Sez. di Sc. Fisiche e Nat. Firenze, Succ. Le Monnier, 1891. Con 5 tav. Martinotti C. — Hyperaesthesie nach Verletzung des Halsmarkes. — Archiv fur Anat. u. Phys. Phys. Ahth. Sup2?l. Bd. 1890. Mit Taf. S. 182-190. Mingazzini G. — Intorno alle origin! del N. Hypoglossus. Con tav. — Torino, tip. Spandre e Lazzari. Estr. d. AnnaU di Freniatria, Vol. 2, Fasc. 4. Pisenti G. e Viola G. — Contributo alia istologia normale e patologica della glan- dula pituitaria ed ai rapporti fra pituitaria e tiroide. — Atti e Rendic. d. Accad. Medico- Chirurgica di Perugia. Vol. 2, Fasc. 2, Perugia 1890- Pag. 103-110. Staderlni R. — Contributo alio studio del tessuto interstiziale di alcuni nervi craniensi nell'uomo. Con tav. — Monitore Zool. Ital. Anno 1, N. 12, Pag. 232-242. Firenze 1890. Tedeschi A. — Contnbuto alio studio della circolazione cerebrale. — La Rasse- gna d. Sc. Mediche. Anno 5, N. 12, Pag. 525-537. Modena 1890. (Continua). Vassale G. — Sul chiasma dei nervi ottici nell'iiomo. — Atti d. Congresso fre- niatrico di Novara del 1889, in Archivio It. per le malattie nervose e le alienazioni mentali. Anno 27, Fasc. 6, Pag. 334-338. Milano 1890. 4. Organi di senso. Colucoi V. — Alterazioni nella retina della rana, in seguito alia recisione del nervo [ottico. Com. prev. — La Riforma medica , Anno 6, N. 294-296. Napoli, Dicem,bre 1890. Vassale G. — Sul chiasma dei nervi ottici nell'uomo. — Vedi M. Z. in que- sto N, Pag. 38. 5. ScHELBTRO B ARTICOLAZIONl. Chiarugl G. — Per la storia dcll'articolazione occipito-atlo-assoidea. II. I liga- menti alaria minora o atlo-odontoidei e il loro significato morfologico. - 39 - III. Signiflcato morfologico della sinostosi occipito-atloiclea. — Monitore Zool. It. Anno 1, N. 11, Pag. 226-227, N. 12, Pag. 243-248. Firenze 1890. Corrado G. — L'osservazione dello sterno per lo apprezzamento dell' eta del feto e del neonato. — Giorn. Intern, d. Sc. Mediche, Anno 12, Fasc. 18. Napoli 1890. Pag. 701-729. {Continuaz. V. N. jrreced.) Costa P. — II terzo trocautere, la fossa ipotrocanterica, la cresta ipotrocante- rica uel femore dell'uomo. Tesi. Con tav, — Archivio ^^er I' Antrop. e la Etnologia, Vol. 20, Fasc. 3, Firenze 1890. Estr. di pag. 38. Frigerio L. — Intorno ad un'anomalia cranica nou ancora descritta (ecu fig.). — Rendic. d. R. 1st. Lombardo di Sc. e Lettere. Serie 2, Vol. 23. Fasc. 13, Pag. 609. Milano 1890. Maggi L. — Intorno al canale cranio-faringeo in alcuni rosicanti (con fig.). — Rendic. d. R. Istituto Lombardo di Sc. e Lettere, Serie 2, Vol. 23, Fasc. 17. Milano 1890. Pag. 719-727. 6. Apparecchio muscolare. Kazzander 6. — Contribiizione alia conoscenza dello svilnppo dei muscoli ma- sticatori (con tav.). — Atti d. 13^ Congresso d. Assoc. Medica Ital., tenuto a Padova nel Settembre 1889. Estr. Padova, tip. Prosjjerini, 1890. 7. Apparecchio cardiaco-vascolarb. Barbacci 0. — Una rarissima anomalia sull' arteria polmonave. — Archivio X>er le Sc. Mediche. Vol. 15, N. 1, Pag. 1-13. Torino 1891. Tedeschi A. — Contributo alio studio della circolazione cerebrale. — VediM. Z. in questo N., Pag. 38. 8. TUBO DIGESTIVO B GLANDULE ANNBSSB. Coggi A. — Ueber den epithelialen Theil der sog. Blutdriisen in dcr Sclnvimm- blase des Hechtes yEsox luciiis). Mit taf. — Morphol. Jahrbuch. Ed. 15. Heft 4. Leipzig, 1889. Pag. 555-559. Rosa V. — Muscoli faringei di un asino, nel quale osservasi un muscolo so- prannumerario. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena. Rendic. (5) Vol. 3. 9. AePARECCHIO POLMONARB. BrANCHIB. TiMO. TiROIDB. Coggi A. — Ueber den epithelialen Theil der sog. Blutdriisen in der Schwimra- blase des Hechtes (Esox lucius). — Vedi M. Z. in questo N., Pag. 39. D' Ajutolo G. — Delle strume tiroidee accessorie ed in particolare di una me- diastinica e di due cervicali nello stesso individuo. Con tav. — Memorie d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, Serie 4, Tomo 10. Estr. Bologna, 1890. Pag. 12. Lustig A. — Contribiito alia conoscenza della struttura della glandola tiroide fetalo deir uomo. — Monitore Zool. Ital. Anno 2, N. 1, Pag. 13-15. Fi- renze 1891. -- 40 - Masini 6. — Ricerche preliminari sulla fisiopatologia di alcuni muscoli della lai'inge. — Archiv. Ital. di Laringologia. Anno 11, Fasc. 1-2. Napoli 1891. Pag. 21-56. Pisenti G. e Viola G. — Contributo alia istologia normale e patologica della glandula pituitaria ed ai rapporti fra pituitaria e tiroide. — Vedi M. Z. in questo N.", pag. 38. 10. Apparecchio urogbnitale. Kazzander J. — Ueber die Pigmentation der Uterinschleimhaut des Schafes (mit Taf.) - Sep. - Abd. a. d. Archiv fur mikro.skop. Anatomie. Bd. XXXVI. S. 507-515. Rossi U. e Vicarelli G. — Sulla struttura degii ovidutti dello Spelerpes fuscus e della Salamandrina jyer.'^piciUata. — Monitore Zool. Ital. Anno 1, N. 11, Pag. 222-225. Firenze 1890. 11. Teratologia. Bertacchini P. — Sopra alcuni sperraatozoi umani mostruosi. — La Jiassegna di Sc. Mediche, Anno 5, N. 11, Pag. 494-498. Modena 1890 {Con. tao.). Cipriani C. — Cuore unicavitario - Trasposizione polmoiiare - Polisplenia in sog- getto destrocardico morto a 20 anni. — Lo Sperimentale, Anno 44 , " To- mo 66, Fasc. 8, Firenze, Agosto 1890. Pag. 127-148. Dei A. — Considerazioni sulla Iperdattilia o Pentadattilia nei Gallinacei do- mestici. — Atti d. E. Accad. dei Fisiocritici di Siena , Serie 4, Vol. 2, Fasc. 7-8, Pag. 471-494. Siena 1890. Fiaccarlnl I. — Sopra un caso di criptorchismo d'ambo i lati, iinito ad ipospa- dia perineo-scrotale. Memoria. 2a ed. — Cingoli, tip. Ercolani, 1890, 8°, fig. p. 22. Lojodlce V. — Illustrazione di un mostro iscliiadelfo (con fig.). — L' Osserva- tore, Gazzetta medica di Torino, Anno 41, Fasc. 25. Torino, Settembre 1890. Pag. 622-625. MarchlonneschI 0. — Studio sulla mancanza dell'utero. — Pisa, tip. T. Nistri, 1890, S», p. 31. Mazzarelli 6. — Sur 1' influence du male dans la production de quelques ano- malies ou monstruosit6s. — Journ. de Microgr. T. 12. N. 12. Morabito. — Sopra alcune anomalie oculari congenite. — Milano , 1890. 8.° p. 13. Estr. dal Bollettino della Poliatnbiilanza. Motta M. — Un caso di mancanza congenita della tibia. — Archivio di Or- topedia. Anno 7. Estr. Milano, Tip. Pietro Agnelli, 1890, 8o fig. p. 8. Petrone A. — Contribuzione alia teoria dell' atavisijio in un caso raro di po- limastia maschile (6 mammelle). — V. M. Z., Anno 1, N. 11, Pag. 214. TenchinI L. — Encefalocele congenito posteriore (con fig.). — Ateneo Medico Parmense, Anno J, Fasc. So e 4o. Estr. Parma, Battei ed. 1890. Pag. 8. II. PARTE ZOOLOGICA 3. Pesci. De Delta C. — Sul carpione del lago di Garda (Sahno carpio L.) — Atti d. It. Istituto veneto di Sc. Lettere ed Arti, Serie 7 , Tomo 1, Disp. 8, Pag. 803-808. Venezia 1889-90. - 41 Facciola L. — Di un axitografo dell'Ab. Francesco Maurolico intorno ai pesci di Sicilia. — II Naturalhta Siciliano. Anno 10, N. i, Pag. 16-19. Paler- mo 1890. Facciola L. — Siil Trachurus melanosaiirus, Cocco. — II Naturalista Siciliano, Anno 9, N. 10, Pag. 234-241. Palermo 1890. Oldfield Th. — Description of a new Scotophilus from the Gambia, with re- marches on some of the allied species. — Genova fijy. Sordomuti, 1890, 8.° p. 7. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova, S. 2. Vol. 9 (29). Perugia A. — Sul Gohius fallax.^ Sarato: lettera al dott. C. Bellotti — Genova, tip. Sordomuti, 1890. S.o p. 3. Estr. dagli Annali del Museo Civ. di St. Nat. di Genova, Serie 2.^ Vol. 9 (29), 26 Giugno 1890. Perugia A. — Elenco dei pesci raccolti dal Dott. Elio Modigliani nelle isole di Nias e di Sumatra. — Annali del Museo Civ. d. St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 7 (27), Pag. 269-277. Genova 1889-90. Perugia A. — Sui g-iovani dell' Orthagoriscus m.ola. — Annali del Museo Civ. d. St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 7. {27 \ Pag. 365-368. Genova 1889-90. Vinciguerra D. — Appunti intorno ad alcune collezioni ittiolog'iche recente- mente pervenute al Museo Zoolog-ico della R. University, di Roma. — Lo SpaUanzani, Anno 19 d. Serie 2, Ease. 10-11-12. Eoma 1890. Pag. 466-489. 4. Anfibi. Boulenger G. A. — On a collection of Batrachians made by Prof. Ch. Speg-az- zini at Colonia Resistencia , South Chaco, Arg-entine Republic (Plate II). — Annali d. Museo Civ. d. St. Nat. di Genova. Serie 2 , Vol. 7 (27), Pag. 246-249. Genom 1889-90. Mina-Palumbo F- — Rettili ed Anfibi Nebrodensi. — II Naturalista siciliano. An- no 9, N. 11, Pag, 256-261, N. 12, Pag. 279-283. Anno 10, N. 1, Pag. 5-8. Palermo 1890 [Continuazione V. N. 3 e 4.) IVIodigliani E. — Materiali per la fauna erpetologica dell'isola Nias (con tav.). — Annali d. Museo Civ. di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 7 (27), Pag. 113124. Genova 1889-90. 5. Rettili. Mina Palumbo F. — Rettili ed anfibi nebrodensi. — V. M. Z. in questo N.o , Pag. 41. Modigliani E. — Materiali per la fauna erpetologica dell' isola Nias. — V. M. Z. in questo N.o , Pag. 41. 6. UCCHLLI. Cermenati M. — L' inchiesta ornitologica italiana. — Eivista Ital. d. Sc. Nat. e Boll. d. Naturalista. Anno 10, N. 7. Siena 1890. Fiore (De). — Materiali per una avifauna calabra ; appunti di ornitologia ca- labra. — Roma, tip. alle Terme Diocleziane di Giovanni Balhi, 1890, 8.° p. 12. — 42 Ninni A. P. — Nota sul Circus riifus, Lin. — Boll. d. Naturalista , Suppl. alia Rivista ital. di Sc. Nat. Anno 11, N. 2. Siena 1891. Parodi E. — II pettirosso {Rubecola sylvestris) Pecettu, a Porto Maurizio. — Rivista ital. d. Sc. Nat. e Boll. d. Naturalista. Anno 10 , N. 7 e 8. Sie- na 1890. Picaglia L — Osservazioni suU' Ornitolog-ia del Modenese pel 1889. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena. Serie 3, Vol. 9, Anno 24, Fasc. i, Pag. 9-16. Modena 18.90. Picaglia L. — Appiiuti di Ornitolog-ia modenese pel 1889 ed ag-g-iunte all'eleu- co deg"li uccelli del Modenese. Modena, tip. Vincenzi 1890. Pistone A. — Metacromatismo ossia clorocroismo, geraiocroismo , melanismo e eritrismo in alcuni uccelli. — II Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 1, Pag. 9-16. Palermo 1890. 7. Mammifbrt, Canestrini R. — Una Talpa europaea albina. — Boll. Soc. Ven.- Trent. Sc. Nat. T. 4. N. 2. Modigiiani E. — Appunti intorno ai mammiferi dell' isola Nias. — Annali d. Museo Civ. d. St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 7 {27), Pag. 238-245. Genova 1889-90. COMUNICAZIQNI ORIGINAL! Sul pseudoparassitismo delle larve di Zanzara {Culex pipiens) NOTA del Prof. Raffable Blanchard (Parigi). Ricevuta U S8 Febbraio 1891 . Con il lodevolissimo intendimento di distruggere « un grossolano eiTore », il prof. Ficaibi (1) mi imiove alcuni appunli ai quali credo di dover rispondere brevemente. Nel mio Traite de ^oologie medicale (TI, p. 529), « libro clie corre in molte mani, » come si compiace il prof. Ficaibi di ricordarmi, io ho detto che « la larva del Culex pipiens si ritrova talora nell' inte- stino (umano) porlatovi da aequo di cattiva qualita. » (1) Ficaibi, Sul p>\teso parassititmo delle larve di Culex pipiens. Monitore zoologico italiano, I, p. 219, 1890. - 43 - lo, adunque, ammetto nell' uomo la possibilita del pseudoparassi- tismo della larva della zanzara. II sig. Ficaibi riballe quesla opinione con una serie di argonienti che io apprezzo in tuUo il loro valore^ aven- do io per queste stesse ragioni bandito dalla mia opera molte osserva- zioni di cui e ri plena la lelteratiira inedica, gli autori delle quali pren- dono per veri parassiti degli Inselti varii, alio stato di larve, o ncllo stato adulto, che essi asseriscono aver trovato nelle deiezioni di taluni infermi. Ora;, io ho faLto una eccezione per le larve della Zanzara, ed il sig. Ficaibi ne fa le maraviglie e dice di ignorare « in base a quali falti » io ammetto il pseudoparassitismo di queste larve; e poco piii avanti se- guita: « come poi Blanchard riammetta il parassitismo delle larve di Zan- zara non so, ed egli non lo dice. » 10 mi sento obbligato a dichiarare che il sig. Ficaibi ha lelto male la mia opera, poiche nella medesima pagina in cui si trova la frase in- criminala, io cito due lavori del dolt. Tosatto, contro dei quali pure egli si scaglia. Di la e evidente che V opinione che io ho emesso ri- sulta dair altenta lettura degli scriUi di questo autore. 11 Tosatto ebbe occasione di curare un carrettiere che soffriva di do- lori di viscere, ed a cui somministro in due volte un riniedio aiitelmin- tico. La prima volta trovo nelle feci una larva della Zanzara viva ; la seconda osservo ancora nelle deiezioni una larva vivente ed una ninfa. Egli non dubita che questi Inselti non fossero usciti dall' intestine, fanto pill che r infermo beveva spesso V acqua stagnante dei fossi che costeg- giano le strade. II Ficaibi combatte vivamente quesla opinione: egli crede che gli Insetti in questione sieno stati porlati dall' acqua nel vaso dove furono raccolle le deiezioni, o prima della evacuazione dell' infermo, o dopo. Egli dichiara che la larva della Zanzara non puo vivere nell'intestino e attra- versarlo senza essere digerita. Egli ha in falti inghiotlile molte volte delle nova, delle larve e delle ninfe della Zanzara, senza poterne mai Irovare la menoma traccia nelle sue deiezioni, e senza so ffrire del piii piccolo dislurbo. Se le osservazioni del Tosatto sono reahnente inesalte, come dichiara il Sig. Ficaibi, bisognerebbe allora cancellare le larve della Zanzara dalla lista gia lunga dei pseudoparassili (1) dell' uomo. Ma questo lascia insoluta una imporlanle questione, a cui riferisconsi delle osservazioni e (quello che piu monta) delle esperienze che il sig. (1) Usiamo qui questa parola nel suo senso piu largo, in quello stesso che noi le abbiatno dato nel nostro articolo Pseudo-parasites (Dictionnaire eiicyclop. des sciences medicaies, (2), XXVII, p. 70i2, 1889). — 44 — Ficalbi sembra ignorare. Questa quesiione e la seguente : una larva di Dittero, inlrodiilla per caso nel tiibo digerente, insieme con degli ali- menli o con delle bevande, puo attraversarlo intieramente e ritrovarsi nelle deiezioni, viva o morta, ma senza avere almeno subila 1' azione del succhi digestivi ? II sig. Ficalbi lo nega recisamente. lo pure credo che la maggior parte delle larve sarebbero distrutte in quesle condiziorii ; ma e intanto certo che la larva di alcune specie resiste per alcuni giorni, vale a dire per un tempo maggiore di quello die le sarebbe necessario per arriva- re sino all'ano, viva od almeno non digerita. Le esperienze di G. Pru- vot con le larve del TeicJiotmjsa fusca han messo questo fatto fuori di dubbio (1). Dei denti incisivi e canini superiori nei bovini e negli ovini e deli' orgauo di Jacobson nell' uomo NOTA Prof. Gian Pietro Piana Ricevnta il 10 Marzo 1S91. I.i un lavoro pubblicato nel 1878 nelle memorie dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna (Serie III, Tomo IV) col titolo di « Os- servazioni intorno all' esistenza di rudiment! di denti canini ed incisivi superiori negli embrioni bovini ed ovini » ebbi a rilevare i seguenti falti: 1) Nella mascella superiore degli embrioni bovini e degli embrioni ovini, aventi una lunghezza intorno a cent. iO, la lamina epiteliale in- fossata nel connettivo delta gengiva, da cui si sviluppano i germi dello smalto dei follicoli dentari, si estende molto anteriormente, cioe fino circa in corrispondenza al luogo in cui si dovrebbero sviluppare gli incisivi esterni o lateral!; !2) Verso I'estremita anteriore, questa lamina da nascimento adun germe dello smalto per ciascun lato della mascella, il quale, per la sua siluazione corrispondente coUa sutura delle ossa premascellari colle mo- lari, devc essere considerato come un rudimento di dente canino ; (1) Vedi il mio TrnH<^ de Moologie me'dicalt, U, p. 497-498. - 45 - 3) Questo germe dello smalto abortivo si presenta sempre molto piccolo, e allorquando comincia a formarsi, i germi dello smallo dei denti di ialte si sono gia trasformati in organi dello smalto; 4) Negli embrioni alquanto piu sviluppati la Inmina epiteliale co- mincia a distruggersi, e percio il germe abortivo dello smalto di canine superiore perde la continuita coll'epitelio gengivale; 5) Negli embrioni ancora piu avvanzati nello sviliippo (della lun- ghezza di cent. 20 a 25) anche i germi abortivi dello smalto di canini si trovano in via di distruzione. Non so che daU'epoca della pubblicazione di quel mio lavoro, allri si sia occupato dei rudimenti di dentizione nella parte anteriore della mascella superiore degli embrioni bovini e degli embrioni ovini, all' in- fuori di By Florence Mayo, il quale studio T argomento sotto la dire- zione del Prof. E. L. Mark. U risultato delle ricerche del Mayo, pubblicato in un lavoro col ti- tolo « The superior incisors and canine teeth of 'Sheep » del « Bul- letin of the Museum of Gomimrative Zoology at Harvard College » (Vol. XII, N.° 9), e riuscilo una completa conferma dei fatti da me aifer- mati. II Mayo pero nelle preparazioni microscopiche ha seguito un processo alquanto differente da quello da me tenuto. Esso si e valsO; anzi che di sezioni trasversali parallele e di sezioni orizzontali delle mascelle degli embrioni, di sezioni aventi varia direzione relativamente all' asse longi- tudinale della testa, in modo da colpire con esattezza trasversalmente il margine gengivale. L'esistenza negli embrioni ovini e negli embrioniibovini.di rudimenti di dentizione nella parte anteriore della mascella superiore 'e, secondo il Mayo, interessante, perche costituisce un fatto di difficile spiegazione, sen- za r aiuto della teoria della selezione naturale. Dalle nostre osservazioni si rileva come tali rudimenti si arrestano progressivamente dall' indietro all'innanzi, in modo che mentre in corrispondenza agli incisivi mediani manca perfino la lamina epiteliale, in corrispondenza agli incisivi esterni esiste tale lamina, e in corrispondenza ai canini oltre la lamina si trova un germe dello smalto abortivo. E poiche in alcuni ruminanti, privi di incisivi superior!, si trovano dei piccoli canini nella mascella superiore deir animate adulto, e giusto inferire, che nell'evoluzione delle specie i denti canini siano stati gli ultimi a scomparire nelle pecore e nei buoi. Se si ammette, dice il Mayo, che la storia dello sviluppo dell' indi- viduo riproduce almeno in parte la storia degli anlenati delP individuo stesso, e chei cambiamenti moffologici deirindividuo hanno luo^o collo 46 stesso ordine con cui si verificarono negli aiitenati, abbiamo ragione per credere, die i progenitor! dei ruminanti possedessero denti incisivi e denti canini nella mascella superiors, e clie questi denti diventando, forse per un cambiamento nelle parti vicine, non piu necessari per procurarsi il cibO; hanno gradataniente cessato di svibipparsi, e die quindi la scom- parsa di tali denti si e dapprima verificata negli incisivi di mezzo e po- scia si e andata estendendo verso i denti situati piii posteriormente. Accogliendo le argomentazioni del Mayo , le quali si accordano con quelle brevemente esposte nel mio lavoro, aggiungero, die lo stesso si- gnilicato dei germi dello smalto dei denti canini e della lamina epiteliale nella parte anteriore delta mascella superiore degli embrioni bovini e de- gli embrioni ovini, hanno diversi altri organi rudimentali che si trovano in diverse specie di animali e anche nella specie umana, come per esem- pio, I'organo di Jacobson osservato primieramente dal Dursy e dal Kol- liker tanto nei feti quanto negli adulti della nostra specie, abbenche tali organi non si rinvengano tutti cosi costantemente. Dopo la pubblicazione di un mio studio suli' organo di Jacobson ne- gli animali (1) volli con insistenza acquistare cognizione propria anche deir organo di Jacobson nell' uomo. Le prime indagini fatte a tale scopo mi fallirono in causa dell' ignoranza in cui mi trovava della speciale situazione di quest' organo nell' uomo. In seguito pero potei trovare I'or- gano di Jacobson indicate dal Dursy e dal Kolliker e notare i seguenti dati differenziali coU'organo di Jacobson degli animali. 1) I due canaletti che rappresentano 1' organo di Jacobson negli indivi- dui della nostra specie si trovano verso la parte inferiore e anteriore del setto nasale, uno per lato del setto stesso; 2) L' epitelio che tappezza interamente i detti canaletti e in tutta la sua estensione simile a quello della membrana di Schneider e manca quindi della parte olfattiva, sviluppatissima nell' organo di Jacobson di certi animali; 3) Anche le glandule che si aprono in questi canaletti sono simili a quelle che si aprono alia superficie della membrana di Schneider e mettono capo indifferentemente in qualsinsi punto della superficie in- terna dei canaletti stessi, mentre che le glandule che si aprono nel- r organo di Jacobson degli animali hanno forma e dimensioni speciali e mettono capo preferentemente in alcuni determinati punti, e non mai nella porzione olfattiva; (1) Contribuzione alia conoscenza della slruttura e della funzione dell' organo diJacobson (Memorie deir Accadeniia delle scienze dell' Islituto di Bologna. Serie IV, Tooio I. Anno 1880). — 47 4) Le due lamine cartilaginee, die negli animali formano un astiiccio in- torno air organo di Jacobson, neir uomo non hanno alcun rapporto coH'or- gano stesso e si trovano situate al disotto del setto nasale, in corrispon- denza alia parte in cui si riscontrano, unitaraente all' organo di Jacobson, negli animali; 5) Gonformemente a quanto era gia stato notato dal KoUiker, non in tutli gli individui della specie umana si riscontra Torgafto di Jacobson. L' esistenza incostanle , le piccole dimensioni , e piu di ogni altra cosa la mancanza di una parte olfattiva neU'organo di Jacobson neiruomo mi fanno ritenere che tale organo sia da considerarsi come rudimentale e abortive. Crederei per altro interessantissime delle ricerche comparative sul- r organo stesso sopra individui di differenti razze umane. Gome in alcuni individui di razza negra si rinvennero gi;\ rudimenti di glandula e di cartilagine dell' Harder nella plica semilunare della congiuntiva (Giaco- mini, Evarsbusch, Romiti) potrebbe darsi che in alcuni individui di que- sta 0 di altra razza umana si possa rinvenire ancora I'organo di Jacobson piu sviluppato di quello che si trova nella razza bianca. Osservazioni intorno alle prime fasi di sviluppo dei nervi encefalici nei mammiferi e in particoiare sullaformazione del nervo olfattivo {con tav.) del Prof. Giulio Chiarugi Nella Adunanza del 17 Novembre 1889 della Societa Toscana di Scienze Naturali, residente in Pisa ( ^ ), annunziai di avere intrapreso al- cune ricerche intorno al prime sviluppo del sistema nervoso periferico dei Mammiferi, col proposito di occuparmi in particoiare della formazione del nervo olfattivo. Nel corso del perduto anno scolastico tali ricerche furo- no continuate; ma in parte per non aver potuto raccogliere embrioni in alcuni (1) Sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei Mammiferi. Nota prev. — Atii d. Soc. Tosc. di 3c. Nat. Proc. Verb. Vol. 7, Pay. 11. - 48 - determinati s!adi di sviluppo, dei quali piu mi inleressava lo studio, in parte per altre svariate ragioni, non soiio in grado di pubblicare una memoria compieta suirargomento. Non credoperaltro del lutlo inutile di esporre brevemente alcuni fat- ti dimoslratimi dalle osservazioni fin qui praticate. Ho adoperato, come materiale di studio, quasi esclusivamente embrio- ni di cavia e di coniglio, fissati col liquore del Flemming o del Klei- nenberg o con subHraato corrosivo in soluzione concentrata, sezionati in serie, previa inclusione in paraffina, col microtomo Becker. La colora- zione fu fatta secondo i casi o in massa o suite sezioni fissate sul copriog- getti secondo il metodo del Meyer. Mi son servito in particolare del car- minio alluminoso, del carminio boracico di Napoli e della safranina. Per stadi di sviluppo im p6 avanzati ho trovato utile la colorazione doppia con ematossilina ed eosinaedanche, come piii sicura, quellacon carminio alluminoso ed eosina. Pratico quest' ultima colorazione nel seguentemodo: coloi'o in massa con carminio alluminoso; le sezioni vengono fatte aderire sul coprioggetti col metodo di Meyer; fatti i consueti lavaggl con ben- zina ed alcool assoluto, i vetrini vengono immersi per pochi minuti in una soluzione alcoolica di eosina; quindi si decolora fino a un!grado sufficiente con successivi lavaggi in alcool. L' eosina mette assai bene in evidenza il decorso dei fasci di fibre nervose. L'osservazione e stata praticata con il microscopio Hartnack, e per i forli ingrandimenti col microscopio Zeiss fornito di obiettivo apocromatico a immersione omog. (ap. num. i, 30, dist. foe. 3, 0) e di oculari com- pensatori. I!. E troppo nola, perche debba fermarmi a lungo a ricordarla, la teo- ria di His della prima formazione dei gangli nervosi a spese di quella produzione die egli ha. chiamato solco e cordone intermediario. Da ogni lato della placca midollare, a spese del foglietto corneo, si forma, secon- do His^ ora piu, ora meno nettamente, uno stretto solco longitudinale, sol- co intermediario {Zwischenrinne); il materiale del quale esso resulta puo chiamarsi cordone intermediario {ZmiscJienstrang). II solco interme- diario e destinato a chiudersi e a convertirsi in un cordone cellulare so- lido, cui pill propriamenle spctta il nome di cordone intermediario. Nella testa i aordoni intermediarii dei due lati si incontrano e si uniscono fra loro sulla linea medio-dorsale e il cilindro a|^piattito che cosi si costituisce fiitore ^oo/ff^iro f^/imio.' ^hma //. '■"I- -'' '■"I ■"■ /■Uf. It' ''';i '9 - 49 — separa la linea di sutiira deU'encefalo da quella del foglietto corneo. Pero la parte del cordone intermediario, clle corrisponde al cervello anteriore e medio, non si trova, come produzione unica, sulla linea mediana, ma viene spostata sui lati e cosi torna ad essere uii organo duplice. E da questo cor- done intermediario, die in origine e in continuita col foglietto midollare, die derivano, per segmentazione eproliferazione dei singoli segmenti, gli abbozzi dei gangli cefalici e spinali, che contraggono poi connessione definitiva col sistema nervoso centrale a mezzo delle fibre nervose, alle quali danno svihippo. La teoria di His^ esposta nella sua importante opera siillo sviluppo del pulcino(8), alia quale rimando chi desiderasse maggiori dettagli, esostenuta in pubblicazioni successive, e stata fatta segno piu volte a critiche. Gia Kolliher (12) nel suo Trattalo parla del cordone intermediario di His come di una piega variabile ed accide-ntale e senza grande importanza. Specialmente dopo le osservazioni sul prime sviluppo dei nervi di Bal- foui, di Marshall e di altriautori la teoria di His venne considerata come poco corrispondente alia verita dei fatti, sebbene non sia impossibile il dimostrare che alcune delle cose da His niesse in evidenza e da lui spie- gate secondo la teoria sopra ricordata, si trovano sotto altra forma an- che in piu recenti autori. His si e sforzato or non e molto (9) di rimet- tere a nuovo la sua teoria, cercando di dimostrare come essa concordi del tutto colle vedute di Balfour e di IlarsJiall, ed ha creduto oppor* tuno di imporre nomi nuovi alle produzioni da lui descritte, Irasformando il nome di Zwischenrinne in quelle di Ganglienrinne (solco gangliare) e in Ganglienstrang (cordone gangliare) quello di Zwischenstrang. In una memoria venuta alia luce nell'anno decorso Beard (1) ha fat- fcO' vivace opposizione alia teoria della Zwichenrinne. Egli nega in modo assoluto la esistenza del solco intermediario e, pure ammettendo che in certi stadi si trovi un cordone intermediario, lo considera come aflfatto estra- neo alia formazione dei gangli, per i quali del resto ammette la origine ectodermica. Qual' e I'opinione che dietrr. le osservazioni praticate in embrioni di mammiferi, ho potuto formarmi sull' argomento? Credo che sarebbe oggi- mai addirittura impossibile il voler sostenere die il primitivo abbozzo dei gangli encefalici e spinali sia da ricercare nel solco e nel cordone in- termediario; ma credo ugualmenle che si debba in modo assoluto ammet- tere la piega descritta da His col nome di Zwischenrinne. Lavaria nia- niera colln quale essa si mostra, il grado differente del suo sviluppo, il periodo nel quale si forma e quello nel quale si dilegua, la sua esistenza in alcuni tratti, la sua mancanza in altri ci permettono di fissare le con- - 50 - dizioni, alle quali la sua formazione e dovuta e anclie di concludere che questa produzione essenzialmente transitoria non esercila alciin determi- nato ufficio e non lascia alcuna Iraccia di se. Teniamo anzi tutto ad escludere che essa sia dovuta a cause artificia- li, ad esempio al raggrinzamento operate dai realtivi; e cio perclie ci si e mostrata coslantemente, negli stadi opportuni, anclie quando 1' embrione, raccolto freschissimo, si presentava nelle condizioni inigliori di conser- vazione. II memento piii opportune per costatare la presenza delta Zwischenrin- ne e in genere negli stadi nei quali it tubo midoUare non e ancora chiu- se e i labbri delta doccia midollare sono tuttora arrovesciati in fuori. Un'altracondiziene importante e I'altezza del mesoderma (respettivamente dei segmenti mesodermici) in confronto a quella della doccia midollare, osservandesi che la eve questa sopravanza di piu dorsalmente it corrispon- dente limite del mesoderma e specialmente dove il mesoderma non si assottiglia per insinuarsi sui lati della parte piii dorsale della doccia mi- dollare, fra essa e tegumento, ma tormina con una larga superficie , ivi si mestra e spesso in mode molto evidente il solco intermediario. Mi sembrerebbe superflue il fare una dettagliata descrizione della maniera colla quale il tegumento, staccatesi appena dal margine libero della doccia midollare, si riflette per costituire il solco intermediario, e cosi delle apparenze colle quali questo si mestra a secenda dell' eta deir embrione, a secenda dei varii punti della testa e del tronco eve la seziene e caduta. Le figure della qui unita tavela e la relativa Spiegadone sono sufFicienti di per lore a dare una chiara idea della cosa (V. Fig. 1-11). Si notera che un medesimo embrione, nei diversi tratti della sua lunghezza, ofFre esempi svariati riguarde alia forma, alia profondita, alia posizione del solco; e in genere queste diverse apparenze, che si incontrane in uno stesso embrione, rappresentane gli stadi suc- cessivi della piega in una medesima regione. Cio vale particolarmente per le apparenze che si hanne in sezieni successive di un giovane em- brione dair estremo caudate verso I' estreme craniate del tronco, rappre- sentande, e superflue avvertirlo, le sezieni piu caudali gli stadi primitivi e le piu craniali gli ulteriori. Tutto considerate, il solco intermediario ci si presenta come dovute air adattarsi del tegumento al dislivello esistente fra i margin! della doc- cia midollare e il sottostante mesoderma. E che cio sia ci vien dimo- strato dalla maniera colla quale esse solco si dilegua: non appena i lab- bri della doccia midollare gia arrovesciati in fuori corainciano a incur- varsi in dentre e si avvicinano alia linea mediana fine a incontrarsi, il — 51 — suddetto dislivello diminuisce e 1' atto dell' incurvarsi in dentro del labbri della doccia esercita sul legumento una corrispondente trazione; allora vediamo die il solco si fa meno evidente e quasi sparisce; alia sua scom- parsa definitiva concorre la crescente proliferazione del mesodenna che si insinua a colmare gli inlerstizii fra i differenti organi. Non e fuor di luogo il fare osservare che, contrariamente alle ve- dule di His, non mi sembra sia ammissibile alcnn rapporto di deriva- zione delle fossetle olfaltive ed acustiche dal solco intermedio. liasterebbe a provarlo il fatto che esso si e nelle corrispondenli regioni gia dile- guato, col meccanismo accennato di sopra, quando quelle produzioni fanno la loro comparsa; per le fosselte acustiche crediamo anzi che il loro co- slituirsi favorisca ed affretli la scomparsa del solco intermedio, se ancora esisteva, potendo contribuire a quello stiragliamento del tegumento che nel detto fenomeno deve aver parte efFicace. Quando il tegumento nel punto sopra indicato, invece di costituirsi in una semplice piega, prolifera e si incunea ai lati della doccia midol- lare, allora abbiamo che fare con un cordone intermediario. Anche la formazione di esso ha a fondamento le medesime cause di quelle esami- nate a proposito del solco intermedio. La maniera di comportarsi del teg-umento in queste circostanze si ripete in allre consimili. Le fig. 17 e 48 ci offrono esempi di queste proliferazioni o ingrossamenti delF ec- toderma, per mezzo dei quali esso meglio si adatta alle disuguaglianze della sottostante superlicie. n. Se il solco e il cordone intermediario non hanno alcuna parte nella prima formazione del sistema nervoso periferico, qual' e I'opinione, che, sempre con osservazioni su embrioni di mammiferi, ho potuto formarmi sullo sviluppo di una parte di esso, cioe del sistema dei gangli ence- falici? Diro che le mie ricerche furono particolarmente dirette a verificare se, come nel suo ultimo lavoro il Beard (1) aveva cercato di dimostrare, lo sviluppo dei gangli encefalici si facesse direttamenle dalF ectoderma, indipendentemente dalla doccia midollare. Per quanto hanno potuto mettere in evidenza le osservazioni fin qui praticate, mi sento autorizzato ad adottare un concetto differente. Secondo me, lo diro subito in poche parole, i gangli encefalici nascono per pro- liferazione dei labbri della doccia midollare, poco tempo dope che essa si e costituita e quando e ancora largamente aperta. — 52 In stacli molto precoci di sviluppo, quando la doccia midollare da poco ha iiicominciato a formarsi, essa si distingue dal tegumento per una maggiore allezza dello slrato ectodermico cho la costituisce, ma il pas- saggio dalla placca midollare al tegumento avvicne in maniera cosi gra- duate che un limite netto fra le due produzioni non si puo stabilire. (Vedi fig. i e 2 e particolarmente la 1" a sinistra). In questo stadio non esiste alcun accenno di formazioni gangliari. Ma, progredendo il differenziamento delle parti, si arriva ben presto a uno stadio nel quale si nota, net punto ove ciascun labbro della doc- cia midollare trapassa nel tegumento, un brusco cambiamento di altezza dello strato ectodermico, il quale, dal late della placca midollare, b co- stituito da molti strati sovrapposti di cellule, dal lato del tegumento da uno 0 due soltanto. (V. Fig. 5, 7 ed altre). II grosso labbro della doc- cia midollare nel suo limite dorsale da inserzione al tegumento e viene fasciato da quest' ultimo, che poi bruscamente cambia direzione. Alia su- perficie ventrale del labbro si effettua una moltiplicazione cellulare, per la quale i gangli encefalici prendono nascimento. Ho riprodotto nella tavola annessa al presente lavoro alcune sezioni, nelle quali appunto gli abbozzi di gangli appariscono come gemmazioni della placca midollare, sorgenti all' estrerao limite di essa. (Fig. 16-20). Mi si potrebbe far notare che in stadi di sviluppo piii precoci le cose potrebbero presentarsi in maniera diversa; potrebbe cioe apparire evidente 1 indipendenza del ganglio dalla placca midollare, indipendenza che poco dope sparirebbe, A questa osservazione ragionevolissima io non potrei rispondere che coUa promessa di nuove ricerche. Ma non posso nascondere, che non credo probabile che esse abbiano a condurre a un tal risultato. E cio perche non son rimasto completamente convinto dei fatti, sui quali il Beard pone il fondamento della sua teoria. Non poche delle figure an- nesse alia sua memoria mi sembra che non riescano del tutto dimostra- tive. Come, ad es., ammettere che V abbozzo gangliare sia qualche cosa di distinto della placca nevrale nelle fig. 2, 5, 0, 7, 9, 10? Sarebbe voler oltrepassare i limiti che debbono essere imposti ad una breve Nota il porre a confronto i resultati delle mie ricerche con quelli ottenuti da altri osservatori, che mi hanno preceduto nel difficile studio. Mi limitero solo a ricordare Ira le piu recenti, le osservazioni di Go- loivine (6), il quale, in maniera essenzialmente analoga a quella adot- tata da Beard, ammette nel polio 1' origine del sistema ganglionare dal- r ectoderma, indipendentemente dal tubo midollare, e le osservazioni nei Selacl di BaU (16), e di Dohrn (2) che si mostrano assolutamente con- - 53 - trarii alle vedute di Seard (Me attribuiscono la comparsa dei gangli a una proliferazione die si effeltua al lato dorsale del tubo midollare. Prendendo in considerazione le descrizioni di qiiesti iiltimi Autori, si nola che nei selaci, in confronto ai mammiferi, e assai piii lardiva la com- parsa dei gaiigli encefalici. Essi prenderebbero nascimento quando la chiu- sura della doccia midollare e g'lk avvenuta. Secondo Eahl nei Selaci 11 gang-lio del Irigemello, cbe e il primo che si sviluppa, si mostra in embrioni con 18 protoverlebre. Nei mammiferi ho trovato ben dislinto I'abbozzo di varii gangli encefalici in embrioni con 4-6 protoverlebre e con doccia midollare ancora largamente aperta. III. Passero ora a discorrere brevemente di alcuni fatti relativi alio svi- luppo del n. olfatlivo. Un punto, che merita di esser chiarito, a proposito di questo nervo, e la sua posizione primitiva rispelto al nervo ottico. E stato il Van Wijlie (17), che, per il primo, ha cercato di dimostrare che negli em- brioni dei Selaci il nervo olfattivo e il secondo nervo della serie, essendo r ottico il primo. Quesla siipposizione, se acceltata, avrebbe importanza in favore di coloro, che, seguendo M. Marshall^ includono Tolfattivo fra i nervi segmentali, essendoche sparirebbe la ragione di una delle obiezioni a tale teoria, obiezione che il Marshall stesso (14) si era po- sto, cioe della esistenza di un nervo non segmentate, 1' ottico, interca- lato nella serie dei nervi segmentali (2), La supposizione del Van Wijhe, mentre non ha incontrato presso qualcuno favorevole accoglienza, cosi presso His (9), che la considera erronea, mentre fu da altri iGegenbaur) non assolutamente contradetta, anzi dichiarata probabile (3), ma fatta segno ad obiezioni (i), econdivisa ddi Nuel, (15) e da Goronoivitsch (7). La questione e ardua a risolvere. Sarebbe semplicizzalo il problema se gli A. si trovassero d' accordo nei determinare la posizione della pri- mitiva estremita anteriore dell' asse encefalico. Ma a questo riguardo, mentre abbiamo da un lato v. Baer, His^ JDursy, Mihalhovics, Lotve, Nuel..., i quali ritengono che Pestremita anteriore primiliva del cervello sia rappresentata dall' infundibulo, Bekhert, Kollihe.r e piu recentemente Keihel (11) la portano piii in avanli; secondo quest' ultimo il chiasma (1) Beard lia vivaceraente replicato alle critiche di Rahl (V. Anatomisclier Anzefger, V. Jahr. N. 4. Jtna 1890). (2) Vero e die da qualcuno, cosi da Nuel, si sostiene che anche 1' ottico rappresenta un insieme di radici nervose ceiehro-spinali, ma questa teoria h cosi lontana da una diinostrazione convincente, che per ora pu6 essere lasciata in dijparte. _ TiA apparterrebbe alia primiliva base deU'encefalo. Gorono nntsch consldera co- me lerminazione anteriore del tubo nervoso V origine dei nervi ottici e il trigono cinereo. Un altro piml.o di importanza essenziale, che dovrebbe esser cbiarito, sarebbe di determinare la posizione primiliva degli abbozzi delle vescicole ociilari rispetto all'asse del tubo nervoso. Che ie vescicole ociilari abbia- no in stadi tardivi una posizione ventrale e risaputo, maqiiesta posizione e primiliva, o e acqiiisita per i progressi dello sviliippo? His, che in un recente lavoro {\0) si e appunto occupato di determinare nel tubo nervoso primitivo i punti corrispondenti alle parti principnli del cervello anteriore, quali si trovano in stadi tardivi, distingue nel cervello anteriore, in modo analogo a quello usato per il midollo spinale, una meta dorsale e una meta ventrale {Gmndplatte e F liig elplatte) e Siiivihmsce le vescicole oculari alia ventrale. Peraltro la sua asserzione e fondata sopra la con- siderazione di stadi di sviluppo relativamente troppo inoltrati e sopra ar- gomenti troppo teorici, cioe sovra la maniera meccanica di spiegare la formazione delle vescicole oculari. F. Wijhe{\l) ammette per le vescico- le oculari una origine primitivamente dorsale ed e in cio seguito da Nuel. La dimostrazione di V. Wijhe si fonda principalmente sopra P esame di sezioni simili a quella da lui rappresenlata nella fig. 27 dellaTav. IV. La direzione delta medesima, obliqua in alto ed in dietro, rispetto all' asse del tubo nervoso, puo essere utilmente modificata rendendola perpendi- colare all' asse. Tenendo conto dei cambiamenti di posizione, dovuti alia flessione cefalica, manterremo questa direzione del taglio per tutti gli stadi di sviluppo, in modo da poter paragonare, in einbrioni di differente eta, sezioni equivalenti. Se noi esaminiamo anzi lutto iino stadio, nel quale la doccia midol- lare e tuttora largamenle aperta e la curvatura cefalica o non si e ini- ziata 0 e accennata appena, troviamo per un brevissimo tratio in avanti la placca midollare notevolmente larga, coslituita a forma di fossa, a fondo quasi pianeggiante, colle pareti laterali notevolmente alte e quasi verticali (Fig. 12). Appena un po' piu indietro (Fig. 13) la fossa unica mostra chiari segni di un dilferenziamento in tie parti: una . mediana a forma di leggera doccia e da ogni lalo una cavita a forma di scodella, che colla sua parete interna fa seguilo al labbro della doccia, colla parete esterna piu alta si conneKe col tegumenlo. Questc scodelle, il cui asse e diretto verticalmente, sono gli abbozzi delle vescicole oculari. Tanto nel- le prime, quanto in queste ullime sezioni notiamo che la parete oculare prima di continuarsi colla parte non differenziata dell' ectoderma, si arro- vescia su se stessa in fuori perdendo di poco nel suo spessore, (Fig. 12, - 55 13 e 18 (x) ) poi, rapidamenle assoltigliandosi, trapassa nel tegumento, che si stralifica alia superficie ventrale di essa. L' esame di sezioni simili a quelle or ora descritte lascia eomprendere come le vescicole oculari incomincino a costituirsi al liinite laterale della placca midollare. Specialmente se si confrontino con sezioni immediata- mente relrostanti, non riman diibbio che la loro posizione corrisponde a quella della raeta dorsale della placca midollare stessa. Passiamo ad uno stadio di sviliippo piu inoUratO; nel quale la cur- vatura cefalica gia si e elfetluala, nel quale il canal midollare in alcuni Iratti della sua lungliezza si e gia chiuso, e sta perchiudersi nel punto che a noi piu interessa. Continueremo a considerare come dorsale e ventrale , anteriore e poster tore cio dorsale ed interne, che nel limanente del suo contorno, e piii sviluppata ciofe nella poizione, ciie liceve le fibre dell'olfattivo. 59 — cartilagine omoniiiia, menlrc neH'uomo, il divtrticolo epiteliale e al di sopra e senza alcun rapporto con essa. Ma il fatto e spiegabile colFam- mettere clie il rapporto fra organo di Jacohson e cartilagine sia non primitivo ed essenziale, ma secondario od accidentale, sia da parte della carlilagiiio uii fenoineno di adattainento, che si verilica solo quando lo per- mette la situazione respettiva dei due organi. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Tav. 1). Avveitenza: Tutti i disegni sono stati eseguiti coUa camera chiara Nachet, applicata al micioscnpio i?ar<- nack. Per la fig'. 14 e 15 fu adoperata la camera chiara Oberhauser. Fig. 1. Embrione ili Gavia, lungo 2 mm., con mesoderma non segmentato. Sezione trasversa a mm. 0,2 dalla esiremila anteriore. (Oc. 3, ob. 3, i. corto) . F'ig. 2. Embrione c. s. Sez. trasversa a mm. 0,5 dalla estremita anteriore. {Oc. 3, ob. 3, t. corto). Fig. 3. Enibriono diCaaa, lungo mm. 2,3, con 4 prolovertebre. Sez. trasversa, praticata all' estremili anierioie del tronco. (Oc . 3, Ob. 3, t. corto). Fig. 1. Embrione c. s. Sez. trasversa ne la parte media del tronco {Mede&imo ingrand.). Fig. 5. Embrione di Gavia, lungo mm. 3,'^, con 7 protovertebre. Sez. trasversa nella regiijne del cer- vello medio. (Oc 3, Ob. 3, i. corto). Fig. 0. Embr. c. s, Sezione trasversa nella regions del tronco (parte media del nevroporo posteriore). (Mcdesimo ingrand.). Fig. 7. Embrione di Gavia, lungo mm. 2,.-', con 10 protovertebre. Sezione trasversa nella testa immedia- tamente all'innmzi delle f ssette acuiticlie. (Oc. 3, Ob. 3, t. corti). Fig. 8. Embrione di Gavia, lungo mm. 3,1. Sez. trasversa nella regione della curvatura cefalica ; in avantl (*) 6 sezionaio il cervello anteriore, poco al di sopra della origine de le v. oculari, in die- Iro il cervello posteriore, tuttora aperto. [Oc. 3^ Ob. 3, t. corto). Fig. 9. Embrione c. s. Sezione trasversa nel ironco (regione media). {Medesimo ingrand.). Fig. 10. Embr. c. s. Sezione alquanto piu posteriore. (Med. ingrand.) Fig. 11. Embr. c, s, Sezione trasversa nella regione posteriore del tronco (parte media del nevroporo po- slerioie). (Med. ingrand.). Fig. 12. Embrione di Gavia, dopo 12 giorni dall' accoppiamento ; lungo mm. 2,1, con 6 protovertebre. Seziine trasversa alia estremita anteriore della placca nevrale, mostiante la doccia midollare pia- neggiante tra mezzo la parte anteriore delle scodelle uculari. (j^ rappresentata una meta) (Oc. 3, Ob. 4, t. corto). Fig. 13. Embrione di Gavia di mm. 2,2 di lunghezza, con 4 protovertebre. Sezione trasversa corrispon- dente alia porzione centrale delle scodelle oculari. (Ne e stata riprodotta una meta) (Oc. 3, Ob. 4, t. c) Fig. 14 Eml)r. di Gavia, lungo mm. 'l,!. Sezione perpendicolare all' ass 3 del cervello anteriore, nella regione delle vescicole oculaii. {Ob. 3, Camera chiara Oberhauser, t. corto). Fig. 15. Embr. di Goniglio di 7 giorni; lunghezza massima mm. 4,2. Sezione perpendicolare all' asse della testa anteriore, nella regime delle vescicole oculari {Ob. 3, Camera ch. Oberhauser, t.c). Fig. 16 Embrione di Gavia, dopo 12 giorni dall' accoppiamento, della lunghezza di mm. 2,1, con 6 pro- tovertebre. Sezione trasversa nella regione encefalica, corrispondentemenle^alla origine del ganglio del trigemello, quasi immediatamente al di dietro della scodella oculare. E rappresentato un lab- bro delli doccia midollare, larganrente aperta, per dimostrare i rapporti di esso col tegumento e coir abbozzo del ganglio del trigemello (Ob 8 Oc 3 t. carlo. Ingr. 330 d.), — La forma e la di- sposisione della doccia midollare nella sezione qii' parzialmente rappresentata 6 perfeltamente si- mile a quella della fig 5. Fig. 17. Embr. c. s. Sezjone piii anteriore della precedente, corrispondente alia parte posteriore della scodella oculare. E rappresentata la porzione esterna della sezione per dimostrare la origine del ganglio ciliare. — Delia disposizione rt' insierae della doccia midollare e della scodella oculare si pud prendere idea coll' esanie delle fig. 12 e 13. {Ingr. c. s.). Fig. 18. Embr. c. s. Sez. piil anteriore della precedente corrispondente alia parte mejdia della scodella oculare. E rappresentata la parete esterna della scodella oculare continuantesi col tegumento ; fra mezzo si osserva il proiungamenlo anteriore del ganglio ciliare, in una specie di doccia furmatagli dal tegumento. (Ingr. c. s ) Fig. 19. Embr. di Gavia dopo 14 giorni dall' accoppiamento; lungo mm. 2,9, con II protovertebre. Se- zione trasversa nella regione encefalica, corrispondentemente alia origine del ganglio del trige- mello. La doccia midoMare h tuttora aperta, ma le due meta assai ravvicinate. {Oh, 8 Oc. S t. c. Ingr. 330 d.) Fig 20. Embr. c. s. Sezione corrispondente alia origine del ganglio acustico - faciale. E rappre- sentata parzialmente una meta della sezione. La doccia midollare e tuttora aperta, ma le duemetci assai ravvicinate. (Ing. c. s.) Fig. 21 Embr. di Gavia, raccolto IS giorno dopo I' accoppiamento; lungo mm, 4,7; lunghezza della testa 60 — dal pnlo anlcriore a iiti punlo iJiametr.ilmerite opposto mm. 2,5. Sezione Irasversa rispetlo all'asse dil cervello a'nleriore, nella regioiie del ganglio olfaltivo. (Cc. S, Ob. S, t. corto). Fig. 22. Einbr di Couiglio, luiigo mm. ((,5, rjccolto 10 gioiiii dopn 1' accoppiamenlo. Sezi'uie froiilale. E lipiodollo r aljbozzo del ganglio oll'attivo (Oc. 4, Ob. 10 imm. ad acqiia, t. corio), INDICAZIONI COMUiNI c. — Ganglio ciliare. 1) — Doccia 0 sold) intermedio [Zwtschenrtnne) . DM. — Doccia midollare. E. — Encefalo. F. — Faringe. M. - • Mesoderm a. Msp. — Midollo spinale. 0. — Scodella, respeltivamente vescicol a oculare, Olf - - Fossetta oll'atiiva.. Ot. - - Fossetta acus tica. Po. - - Parete della vescicola o scodella oculare. s. — Segmento del mesoderma. T. — Tegumento. I. — Ganglio olfatlivo. V. - ■ Ganglio del trigemello. VII. - — Ganglio amstico-faciale. MEMORIE CITATE 1. Beard, The Development of the peripheral nervous System of Vertebrates. Part 1. Quart. Journ. Microsc. Sc. Vol. 29. 2. Dohrti, Bemerkung-en ilber den neuesten Versuch einer Losung des Wir- belthierProblems. Anat. Anzeiger, V Jahrg., N. 2-3. Jena 1890. 3. Gegenbaur, Tvaite d'Anatomiehnma.ine. Trad, sur la 3. a ed. all. Paris 1889. 4. Gegenhaur, Die Metamerie des Kopfes u. die Wirbeltheorie des Kopfskeletes. Morph. Jahrb. 1887. 5. Gec/enbaur, Ueber das Rudiment einer septalen Nasendriise beim Men- sciien. Morjih. Jahrb. Bd. XI, 1886. 6. Goloioine, Sur le developpement du syst6me g-anglionnaire chez le poulet. Anatomischer Anzeiger, V Jahrg. N. 4. Jena 1890. 7. Goronowitsch, Das Gehirn u. die Cranialnerven v. Acipenser ruthenus. Morph. Jahr. 13. Bd. 8. 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Wijhe, Ueber die Mesodermsegmente u. die Entwickelung der Nerven des Selachierkopfes. K. Ak. d. Wissen. zu Amsterdam. Amsterdam 1882. i\ VVElRTEIsTZA La l.a Annata del MONITORS ZOOLOGICO ITALIANO trovasi vendibile al prezzo di L. 12. GiULio Chiarugi, responsabile. Sieua 18'Jl, Tjp. S. Bcroard:uo MoBitore ^ooloiico Italmo (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Oiulio Chiarug^i Eugrenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. coinparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze. nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 nmiiari all' anno — Abbnonamento annito L. 10. II. Anno Firenze, 30 Aprile 1891. N. 4. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag. 6i a 6i. COMUNICAZIONI ORIGINALI: G. Valenti, Sulla ossificazione del ligamento pterigo-spinoso (Civinini) e del ligamento crotafitico-lmccinatorio (Hyrtl) ileU'uomo (con fig.). — S. Bianchi, S'ullo sviluppo della squama occipitale e sul modo di origiiiarsi delle varie forme delle ossa inLerparietali e prein- teiparietali nel cranio umano (con fig.). — A. Batelli, Note anatomo-fisiologiche sugli Ixodini. Comunicazione preventiva. — Pag G4 a 84. NOTIZIE, pag. 84. BIBLIOGRAFIA. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Beccari 0. e Morselli E. — L'eredita conservativa e la trasmissione del caratteri acquisiti nella teoria della evoluzione organica. — Eivista di Filosofia scientifica. Serie 2, Vol. 10, Milano, Gennajo 1891. Pag. 47-53. Carruccio A. — Su'musei ed istituti zoolog'ici di Bei'liuo e Vienna visitati nel- I'Agosto e Settembre 1890. — Lo Spallanzani, Anno 19 d. Serie 2, Fase. 10-11-12. Pag. 505-511. Roma 1890. {Coniinuaz. V. Fasc. preced. Con- tinua). Cattaneo G. — Uno sguardo alia storia e alle condizioni presenti dell' Anato- mia comparata. — Rivista di Filosofia scientifica. Serie 2, Vol. 10, Mila- 710, Marzo 1891. Pag. 148-164. Flower W. 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Serie 2 , Tomo 40 , Pag. 1-19. Torino 1890. Camerano L. — Ricerche intorno alio sviluppo ed alle cause del polimorfismo dei girini degli anfibii anuri. — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 26, Disp. i, Pag. 72-83. Torino 1891. Clivio I. — Contributo alia couoscenza dei primi stadi di sviluppo della placenta in alcuni mammiferi. — Studi di Ostetricia e Ginecologia. Milano , tip. Bernardoni, 1890. Pag. 267-322. Con 10 tav. Colucci V. — Sulla rigenerazione parziale dell'occhio nei tritoni. — Rendic d. R. Accad. d. Sc. di Bologna, 4.^ Sess. 21 Die. 1890, in Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 2, Bologna 1891. Pag. 120-124. Corrado G. — L'osservazione dello sterno per lo apprezzamento dell' eta del feto e del neonato. — Vedi M. Z. Anno I, Pag. 215 e Anno II, Pag. 39. Curatulo. — Ricerche istologiche e considerazioni cliniche sulle alterazioni della muccosa uterina nei tumori della matrice e contributo alio studio dell'ori- g'ine degli elementi della decidua. — Annali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 13, N. 1, Milano 1891. Pag. 1-40 (Continua). Grassi B. — Beitrage zur Kenntnis des Entwicklungscyclus von flint Para- siten des Hundes. — Vedi M. Z. Anno II, Pag. 6. Kazzander G. — Contribuzione alia couoscenza dello sviluppo dei muscoli niasticatori (con tav.). — Vedi M. Z. Anno II, Pag. 39. Mazza F. — Sulla rigenerazione della pinna caudale in alcuni pesci. — Genova, tip. Ciminago, 1890, 8.'> fig. j^ag. 6. Estr. d. Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Nat. Vol. 1, Fasc 4, Romiti G. — SuU'anatomia dell'utero gravido. II. L'epitelio uterino. — Moni- torc Zool. Ital. Anno 2, N. 2, Pag. 21-29. Firenze 1891. Rossi U. — Suir influenza della oscurita sulla fecondazione , suUa gravidanza e sui neonati. — Atti d. R. Accad. Medico- fisica fiorentina in: Annali di Ostetricia e Ginecologia, Anno 12, N. 12, Pag. 793-794. Milano 1890. Setti E. — Sulle uovadei Trematodi. Nota preliminare. — Estr.d. Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Natiirali, Vol. 2, Fasc. 1. Genova, tip. Ciminago, 1891. Pag. 8. Verson E. — Zur Parthenogenesis beim Seidenspinner. — Vedi M. Z. Anno II, Pag. 19. Vicarelli G. — Sul decorso della gravidanza e sullo sviluppo dei neonati alia luce ed alia oscurita. — Annali di Ostetricia e Ginecologia y Milano, Di- cembre 1890. Estr. Pag. 16. IV. Istologla. Albertoni P. — Azione della cocaina sulla contrattilit^ del protoplasma. — Annali di Chimica e Farmacologia, Vol. 12, N. 6. Albertoni P. — Action de la cocaine sur la contractility du protoplasma. — Archives Ital. de Biologic, Tome 15, Fasc. 1, Pag. 1-13. Turin 1891. — 63 — Atbertoni P. — Azione della cocaina siiUa contrattilita del protoplasma. Espe- rienzc. — Memorie d. R. Accad. d. Sc. di Bologna, Serie 4, Tomo 10, Fasc. 4, Pag. 607-616. Bologna 1890. Bizzozero G. — Nouvelles recherches sur la structure de la moell© des os chez les oiseatix. (Con una appendice). — Archives It. de Biologie, T. 14, Pag. 293-332. Turin 1891. Con tav. Coggi A. — A proposito di spostamenti del carioplasma e del nucleolo nelle cellule nervose. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendic. Vol. 6 , Sem. 2, Fasc. 7, Pag. 236-238. Roma 1890. Crosti G. — Sul processo di cornificazione della vagina nei prolassi. — StudX di Ostetricia e Ginecologia. Milano, tip. Beryiardoni, 1890. Pag. 97-108. Con 2 tav. Foa P. — Sulla produzione deg'li elementi coloratl del sang-ue. Nota prelimi- nare. — Monitore Zool. Ital. Anno 2, N. 2, Pag. 32-34. Firenze 1891. Fusari R. e Monti A. — Corapendio di Istologia Generale (Volume di Comple- mento al Trattato di Anatoraia Comparata degli Animali doniestici di Chau- veau e Arloing"). - Torino. Un. Tip. Edit, 1891. 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IVIaragliano e Castellino. — Etudes sur la semiotique du saug\ — 2.« Congres de Medecine interne, Rome 1889; resume du Comj^te- Rendu in Archives Ital. de Biologie, T. 14, Pag. 194-197. Turin 1891. Mosso A. — Necrobiose des corpuscules rouges du sang. — 2.« Congres de Medicine interne., Rome 1889; resum,6 du Campte-Rendu in Archives Ital. de Biologie, T. 14, Pag. 203-205. Turin 1891. Pianese G. — La natura deUa clava centrale e le diverse forme di termina- zione della libra nervosa ne'corpuscoli Pacini- Vater del mesentere del gatto, ricercate con 1' iniezione nell' auimale vivente della soluzione di Bleu di Metilene. — Giorn. internaz. d. Sc. Mediche. Anno 12, N. 23, Pag. 911- 924. Napoli 1890. Trlnchese S. — Contribution a la connaissance des fuseaux musculaires. — Archives Ital. de Biologie, T. 14, Pag. 221-230. Turin 1891. Vei'son E. — Delle cellule ghiandolari ipostigmatiche. — Vedi M. Z. Anno 2, Pag. 19. 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COMUNICAZIQNI ORIGINALI Sulla ossificazione del ligamento pterigo-spinoso [Civinini) e del ligamento crotafitico-buccinatario [Hyrtl) dell' uomo. del Prof. Giulio Valenti (con figure) Ricevuta il S4 Marzo 1891 , Un lavoro pubblicato nel Febbraio- decorso dal Prof. A. v. Brunn (1) con il titolo « Das Foramen pteryg-ospinosum und der Porus crotaphitico- buccinatorius » mi off re T opportunita dide.^crivere alcune forme speciali di ossificazione del ligamento pterigo-spinoso e di fare alcune conside- razioni suUa ossificazione del lig. crotafitico-hiiccinatario. Da molto tempo e stato descritto dal Civinini (2) con il nome di lig. pterigo-spinoso un piccolo nastro fibrose, lalvolta ossificate, teso dal margine posteriore dell'' ala esterna dell' apofisi pterigoidea alia spina angolare dello sfenoide in modo che viene ad essere delimitate un foro (f. pterigo-spinoso) fra esso e la faccia inferiore della grande ala. Hijrtl (3) ha trovato oltre alia ossificazione di questo ligamento, in 4 crani fra 600, una linguetta ossea che dalla parte piu alta dell' ala pterig. esterna, pissando avanti al foro ovale, si porta verso T esterno, va ad unirsi alia faccia inferiore della grande ala innanzi al foro sfeno-spinoso e costituisce cosi la parete inferiore di un piccolo canale che (1) Analomischer Anzeiger — 20 Febliraio 1891. (2) Nuovo Giornale del letterati di Pisa, 1835, ed Arcliiv. delle scienze med. fisiclie toscaae fas. IV e V, 1837. (3) Sitzungsberichte d. kais. Akad. d. Wissenscli. zu Wien - 1862. — 65 — egli chiama pora crotorilico-buccinalorio a causa del nervo clie vi passa. II V. Bninn die ha praticato le sue ricerche sopra 406 crani umani, in van craui di scimie eil in tesle provviste di parti molli, descrive al- cune varieta sia del foro pterigo-spinosa che del poro crotafitico buccina- torio, e fa osservare che anche la lingu 'tla ossea che raramente si tro- va a limitare qiiest'uitiiaa e rappresentata nell' uomo, quasi senza ecce- zione, da un nastro fibroso che egli chiama ligamento crotafitico buccina- torio. II suo lavoro ha uno speciale interesse perche matte in rilievo che i crani di alcune scimie antropomorlej riguardo alia ossificazione del due ricordati ligament! , presentano la stessa disposizione che nell' uomo ; mentre nei crani di altre scimie dell'antico continente (Inuus, Gynocepha- lus, Gercopithecus ) essi si trovano sempre rappresentati da lamine ossee. Inoltre in alcune scimmie americane (Ateles paniscus, Ghrysothrix sciura) d elle quali ha esaminato la testa provvista di parti molli, non ha potuto riscontrare alcuna traccia di quel ligamenti. Nei 406 crani umani il v. Brunn ha trovato 21 volla 1' ossificazione completa del ligamento pte- rigo-spinoso, ed in 75 fra 236 delle irregolari rilevatezze corrisponden- ti alle sue estremita, cioe sul margine posteriore dell' ala pterigoidea esterna e sulla spina angolare. In alcuni casi erano due le rilevatezze che da quell' ala si dirigevano verso questa spina, mai pero vi giunge- vano ambedue per formare due fori complet i. Riguardo al poro crotofi- tico-buccinatorio, che in 406 crani ha trovato 7 volte circondato com- pletamente da tessut o osseo, soltanto aggiunge a quanto ha descritto Hyrtl che puo talvolta esssere diviso in 2 o 3 parti per linguette ossee accessorie. I crani che io ho potuto esaminare costituiscono una bella raccolta di varieta ossee lasciata nelTIstituto Anatomico di Gamerino dal mio egre- gio predecessore Prof. Legge. Sono in numero di 120 e presentano 7 volte la ossificazione completa del lig. pterigo-spinoso e 12 volte delle marcate rilevatezze irregolari sia sull' ala pterig. esterna che sulla spina dello sfenoidii. Nei casi di ossificazione completa la linguetta ossea non sempre giunge alP apice di questa, ma spesso si unisce ad una rilevatez- za emergente dalla faccia inferiore della grande ala fra il f. ovale ed il f. -spinoso. In un caso in cui il foro pterigo-spinoso e straordinaria- mente grande (1 '^ii cent, di diametro) perche la linguetta ossea anterior- meate si inserisce alia parte media del margine pterig., credo (he si trat- ti della ossificazione di ua'anomalo fascio fibroso che il v. Brunn ha spesso trovato parallelamente al lig. pterigo-spi noso fra il nervo dentario inf. ed il nervo linguale, descritto gia ddiW Henle (1) col nome di lig. (1) Eeiile — Nervenlehre. GG pterigo-pefroso. In un cranio di uomo adulto, clie a sinistra presenta 2 fori pterigo-spinosi, poiche due lamelle provenienti dall'ala ptcrig. giiingono sino alia spina (1), si nota a destra una disposizione alquanto complicata co- me dimostra la fig. 1. In essa si vedono 3 lamine ossee bene sviluppa- te e distinte, delle quali una (a) proviene dal margine post, dell' ala pterig. est., un altra (b) dall' apice della spina angolare , e la terza (c) dalla porzione della grande ala compresa fra il foro ovale (o) ed il fo- 9^!' Fig. 1. 0 foro ovale. a, h ligamento pterigo-spinoso ossificato. c lingaelta ossea che emerge dalla faccia inferiore della grande ala dello sfenoide e divide in due il foro pterigo-spinoso. d, e i due fori resultanti dalla divisioiie del f. pterigo-spinoso. h rilevatezza ossea del margine posteriore dell' ala pterig. est. clie accenna a dividers il foro d. i,j rilevatezze ossee corrispondenti ai punli di iaserzione del lig. orolalitico buccinatorio. X speciUo introdotto nel f. spinoso. ro spinoso che non e rappresentato dalla figura mentre la sua situazione viene indioata dallo specillo (x) introdottovi. Queste tre lamelle, conver- gendo, si uniscono fra loro per sutura e formano due fori disposti in linea orizzontale nello stes>.o piano dell' ala pterigoidea. L' anteriore (d) che si trova internamente al foro ovale, e piu grande , molto irre- golare, misura in sense verticale 8 mm. e presenta sid suo mar- gine anteriore una rilevatezza {h) che tenderebbe a dividerlo in due come a sinistra. II foro posteriore (e), con un diametro trasversale massimo di 5 mm. e contorni molto regolari , e situato esternamente al foro spinoso dal quale ben si distingue per il piano diverse in cui si (1) Vedi W. Griiber — Boll. Accad. d. scienze di Pietroburgo VIII. n. 24, - G7 — trova. In due altri crani, dei quali iino di adulto di sesso mascliile (fig-. 2) e r altro di una vecchia, ho trovato, da ambediie i lati, soUanto il po- steriore (e) dei fori ora descritti, poiche la rilevatezza ossea (a) dell'ala pterig. non era abbastanza sviliippata per completare il f. anteriore. Tan- FiG. 2. 0, /', j c come nella fig, 1. a rilevatezza corrispomletite ail' iiiseizion'; anteriore del lig. pterigo-spinoso. e I'oro omologo alia parte posteriore {e) del foro pterigo-spinoso della fig. 1. 6 lamella ossea emergente dalla spina angolare die liinita anteriomente il foro e. c lamella ossea einjrgente dalla faccia iiiforiore della grande ala fra il f. ovale ed il f. spinoso , la quale limita posteriormenle il foro e. " t<) in questi due crani die nel caso sopra descritto, si trovavano anche delle rilevalezze (/, y) rappresentanti tracce di ossificazione del ligamento crotafitico-buccinatorio. La completa ossificazione di quest' ultimo come viene descritta dair H^jrtl e dal Brunn ho trovato soltanto in un cranio di donna, fortemente scoliotico, il quale e notevole anche per una lunga fessura fra la porzione basilare dell' occipitale e I' osso hasiotico [Al- hrecht) per cui venivano a comunicare fra loro i due fori laceri poste- riori. In questo cranio si osserva a destra una robusta linguetta os- sea che dalla parte piii alta del margine posteriore dell' ala pterig. si dirige indietro ed all' esterno parallelamente al maggior diametro del f. ovale , al quale e anteriore , e si unisce alia grande ala dello sfenoide esternamente al f. spinoso, formando un largo poro crotaf.- buccinat. ; a sinistra si trovano solo due rilevalezze in corrispondenza dei punti di impianto di questa linguetta. Tanto a destra che a sinistra si notano nello stesso cranio le rilevalezze speciali corrispondenti al lig. pterigo-spinoso. Solamente questo caso posso con certezza ritenere per una ossificazione del lig. crotofitico-buccinat., pero debbo confessare che per alcuni di quei crani ove il processo proveniente dall'ala pterig. non giunge alia spina dello sfenoide ma si impianta avanti al f. spinoso e nei quali non si vedono tracce del lig. pterig.-spinoso, sono rimasto nel dubbio se si tratti dell' ossificazione delP uno o dell' altro dei due li- — 68 g-amenti sopra menzionati; c credo clie non sempre sia possibile distin- guerli, in questo stato , nello scheletro. Vero e che il processo crotaf.- buccinat. vieiie descritto da Hyrtl e da v. Bnmn avanti ed all'esterno del f. ovale, ma per clii ha esaminato diversi crani non sara difficile in- ,-dL 6 --. ^-^(■■P. Fig. 3. 0, a, i, j come nelle figure precedenti. I p. foro lacero posteriore. s. foro spinoso. 6. rilevatez'ia emeigente dalla spina angolare per 1' inserzione posteriore del lig. pterigo-sriinoso. c rilevatezza emergente fra il f. ovale el il f. spinoso corrispoiidente alia linguetta c delle fi- gure 1 e 2. n, foro anomalo clie non viene meazionato nella Nota. tendere come questo suo rapporto possa cambiare per la di versa dire- zione che puo presentare il diametro maggiore di quel foro. D'altra par- te , che la inserzione avanti al f. spinoso non sia propria del processo crotaf.-buccinatorio viene dimostrato dalla disposizione rappresentata dalla figura \, nella quale, ollre alle linguelte a, &, c gia descritte, esistono le rivelatezze corrispondenti ai punti di inserzione del lig. crotafitico-buc- cinatorio, delle quali la anteriore [i) si trova sulla parte piu alta della faccia esterna dell' ala pterig. e la posteriore (/) poco all' esterno della linguetta mediana (c). Lo stesso viene dimostrato anche piu completamente da un'altro cranio di giovane uomo (con marcatissima e duplice sutura incisiva), nel quale oUre a 4 ben sviluppate rilevatezze per I'inserzione dei due ligamenti normali, esiste da ambo i lati, ma piu pronunziata a de- stra (fig. 3, a-h-i-j), una 5.^ rilevatezza (c) fra il f. ovale [o) ed il f. spi- noso (s), internamente a quella (.;) per il lig. crotafit.-buccinat, ed omologa alia linguetta c della fig. 1. Per tali fatti mi pare che non si possa giu- stamente stabilire se un'unica linguetta ossea tesa dall' ala pterigoide alia faccia inferiore. della grande ala al davanti del f. spinoso rappresenti il lig. pterigo-spinoso od il lig. crotafitico-buccinatorio quando delle 69 altrc rilevatezze noii si trovi traccia, come spesso avviene ; e cio pu6 spicg-are perchc I'ossilicazioiio del prime, soltanto in 4 casi IVa GOO craiii sia sl,al;i descritla dall' Hi/rtl, eil una IVequenza straordiiiariamenlc magg'iore sia nolata da Brann nelT ossificazione del ligamento del Ci- vinini. Camerino, adi 20 Marzo 1891. Sullo sviluppo della squama occipitale e sul modo di originarsi delle varie forme delle ossa interparietali e preinterparietali nel cranio umano del Prof. Stanislao Bianchi (con figure) Ricevuta H 0 Aprih ISO], . La grande varieta di forme e di disposizioni che gli elementi inter- parietali e preinterparietali assumono nel cranio umano , e la grande divcrgenza delle osservazioni sul numero e sulla posizione doi punti pri- mitivi di ossificazione della squama occipitale rendono lo studio di questi elementi manchevole circa alia loro diagnosi differenziale colle altre ossi- ficazioni della fontanella occipitale. Per portare il mio tenue contribute alia completa soluzione di que- sto importante capitolo di Anatomia ho fatto delle osservazioni sullo sviluppo della squama occipitale, osservazioni che, ritengo, debbano riu- scire interessanti si per il numero, che per le particolarita in esse riscontrate. Ho esaminato cinquantadue fetini umani; ventitre di questi dai due ai tre mesi e mezzo circa, gli altri dai quattro ai sei mesi. Una piccolis- sima parte di questo materiale 1' ho avuto dalla Maternita o privatamente, durante 1' anno scolastico 1889-90; la maggiore quantita appartiene alia ricca coUezione embriologica del Museo Florentine. Tra i ventitre fetini, dai due ai tre mesi e mezzo circa, ho riscon- trato diciasette volte la squama regolarmente conformata a distinta in parte inferiore, o sovraoccipitale, ed in parte superiore, o interparietale. In alcuni feti poi di due mesi circa ho potuto osservare che tanto I'una come r altra porzione della squama si origina per due punti molto prossimi alia linea mediana; che quelli della parte inferiore formano un'ossificazione d' aspetlo assai compatto e che quelli della parte superiore si originano poco dope degli inferiori e si saldano al sovraoccipitale e tra lorO; ma 70 - non comple(amen[e, tantoclie rimane un solco sagnltale, pii'i o raeno e- steso dall'alto al basso die seg-na la divisione dei due interparietali ed una piccola fessura airestremita esterna clie limila il sovraoccipitale dal- I'interparietale; I'aspetto poi di quesla porzione e areolare, agiiiforme. Essendo notissimi quesli particolari , iie aveiido ritrovato qualcosa di rimarchevole non entrero in maggiori dellati;!!. Meritano pero menzione le altre sei osservazioni. Oss: 1.^ — Feto di 3 mesi circa — La fusione del sovraoccipi- tale coir interparielale era ancora incompleta, una piccola fessura segnava lateralmente i limiti di queste due parli della squama, di piu 1' interpa- rielale era per un certo Iratto diviso in due da una fessura mediana ver- ticale. Al disopra degli elementi interparietali esistevano vicino alia linea mediana due alti'e piccole ossificazioni, a forma triangolare, bene indivi- dualizzate, occupanti una piccola parte dello spazio menbranoso occipito- parietale (fontanella). E evidente che in questo esemplare esistevano oltre agli elementi interparietali anclie quelli preinterparietali, posti al disopra del primi. Oss: 2.^^ — Feto di due mesi e mezzo circa — Al disopra del sopraoccipitale esistevano una piccola ossificazione mediana e due lateral!, completamente disgiunte dal pezzo inferiore della squama. Sebbene in un periodo meno avanzato dell'antecedente osservazione, in questo feto eran palesi i due elementi della porzione connettivale della squama, interparietali e preinterparietali ; quelli rappresentati dalle due ossificazioni laterali, questi dalla mediana: pero essi diversificavano dalla prima, perche era gia avvenuta la fusione dei due preinterparietali, fusio- ne rappresentata dall'unico ossetto mediano, e perche si ritrovava questo ossicino non gia sopra ma fra i due interparietali^ i quali, naluralmente, s'erano originati piu discosti V uno dall' altro del consueto. Oss: SJ^ — Feto di due mesi e mezzo circa — Nella terza osservazione il sovraoccipitale e F interparielale erano bene sviluppati e divisi in parte tra loro da piccole fessure, come di norma; al disopra pero dell'interpa- rietale di sinistra esisteva un piccolo centre osseo, presso a poco di forma triangolare, che colla sua parte interna si avvicinava alia linea mediana. In questo esemplare abbiamo ripetuto lo stesso falto che nella prima osservazione; i due nuclei interparietali si sono sviluppati molto vicino r uno aH'aUro, si son fusi insieme ed il preinterparietale di sinistra si e sviluppato al disopra dell' interparielale del proprio lato. Slante il perio- do in cui fu falla quest' osservazione non posso cerlamente affermare se il preintcrparictale sinistro poteva rimaner solo o piu tardi svilupparsi anche quelle deU'altro lato. 71 - Oss: 4." — Feto di tre mesi c mezzo — La parlo siiperioro dclla squama prt'sentava iiii aspctlo assai irregolare; una Fessura sag'ittilo rag- gimigeva, portaiidosi in basso, la proiiilioranza occipitale esierna c divi- dova t;osi in due porzioni la parte conneltivale della squama: nella parte destra, circa alia meta, esisteva im' altra fessura, noii tanto marcala, lunga due millimctri die divideva iiicomplelamente in dne altri segmenti qnesla porzione: a sinistra poi esisteva una piccola ossilkazione, perfet- tamente libera e corrispondenle alia parte piu esierna del lalo destro (Fig. 1). a Fk;. I. — SugiiiciUo occipitale ili uii cranio di feto uiiiano a Ire mcsi e mezzo circa (faccia posterinrc) a |(roiiitcr|)arictali — '/ iiiterparietalc destro — 6' interparietale siiiistro — c, c' exoccipitali — d basioccipitale — c fessura mediana — / rossura latcralo destra. Confrontando questa colla seconda osservazione ci rendiamo ragione della persistenza di quelle fessure e possiamo dare una spiegazione delle parti cli' esse vengono a limitare. Con ogni probabilita in questo fetino s' erano sviluppati tutti e quat- tro i germi della parte conneltivale della squama, interparietali e prein- terparietali; piu innanzi descrivero un caso tipico sullo sviluppo di que- ste ossificazioni. Gli elementi interparietali si debbono essere sviluppati molto discosti tra loro; quelle di sinisira, rimasto atrofico, non si e salda to col sovra- occipitale, mentre la fusione e avvenuta per quello di destra: i due germi preinterparietali si sono sviluppati w mejsso a quelli inte rparidah\ son rimasti fra loro divisi per mezzo del solco mediano, ma ciascuno colla propria base si e fuse col sovraoccipitale. Oss: o."" — Feto di Ire mesi — Le due ossa interparietali, quasi del tutto divise tra loro dal solco mediano, apparivano colla loro strut- tura areolare al disopra del sovraoccipitale: i due interparietali poi col loro margine inferiore si portavano in fuori ed in alto lasciando una larga fessura tra essi ed 11 margine superiore del sovraoccipitale. Que- sto speciale mode di comportarsi dei due interparietali deve dar luogo, — 7^2 moUo probahilineiile, alia formazionc di qikm nuclei accessorii, cliiamali dal Pczrd (1) lamelU triangolari ^ dal Gosse (2) nuclei mcdiani laie- rall accessorii, vencndo essi a ricolmare qiiello spazio riinasto liljero Ira I'inierparietalc ed il sopraoccipitale (Vedi fig. 3). Oss: 0."' — Fcto ditre mesi circa — Nella scsla osservazione la parte superiorc conncUivalc della squama era rapprcscntata da tre ossificazioiii, una jii(3diaiKi e due lalerali. Abbiamo cioe ripeluta la slessa disposizione (•lie nella seconda osservazione. Dei venlinove I'eli, dai quatiro ai sei mesi, ciuque solamente mi presen- tarono particoiarila riotevoli. In uuo di 4 mesi esisteva al di sopra degli inter- parietali ini nucleo, preinterparicl.ale, a forma Iriangolare, chc abbracciava la parte piii alta degli interparielali: nessuna traccia di divisione esisleva sulla linea mediana. In un secondo, di 5 mesi, al disopra degli interpa- rielali notavansi due ossitlcazioni; preinterparietali, ed era piii sviluppala quella di desira di quella di sinistra. In un terzo, di G mesi, esistevano pure gli ossetti preinterparietali ben distinti tra lore c dai sottostanti in- terparielali. In un quarto, di 5 mesi, si aveva un' altro esemplare di prein- terparietale duplice posto al disopra degli interparielali. Finalmente in un feto di 5 mesi osservai un tipico caso dei due preinterparietali origina- tisi in mezzo ai due interparielali, tuiti pert'ettamente distinti dal sovra- occipitale (Fig. 2). l''iG. i. — Segmciito occipitale di un cranio ili felo umano a 5 mesi (faccia postcriore) a a' iireiutcrpaiietali — h i' interparielali — e e' sovraoccipitali; — c, c' exoccipilali — rfl/asiuciipilah'. In questo esemplare la squama dell' occipitale era ben sviluppala, e nettamente in essa distinguevasi la protuberanza occipitale e la linea curva superiore: al disopra di quesli punti esisteva una porzione ossea, alta due (1) Poszi, — Di.tionnaire Enciclopedique des sciences Medicaies, Art. Crime pag. 4'>1. (2) L. A Oosse (de Geneve) — Dissertation sur les races qui composaient i'Ancienne population du Perou, Mcmoires dc la soc. d' Antrop. de Paris Tom. pr. JS63, pay. 106. - n niilliiiii'.iri oil in perlotta continiiU,a colla parle inferiorc. Qiiosla pnrlo, a tiitla prim;i, si poteva rihMiorc coino rappr(3seiitanle lo due ossa iiitorpariclali oi'ii^'iiialosi ciasoiina per coiito pmprio o i>ia fuse Ira lore e col sopraocci- pilalc; uia un esame accuralo mi faceva rilcvare die questa porzione for- niava corpo col sopraoccipilalo; die aH'osleruo c meJialmeute uou osistcvauo Iraccic di fessurc; die le ap|)ai'euzc !n:ici'os(;opidie nou erano gia quelle di tessuto osseo proveuiente da tessuto connettivo euihrionale, uia invece di quelle precedulo da cartilagiue. lo sono percio coiivinto die quesla porzione, posta al disopra dclla protuberaiiza occipitale e della litiea ourva, faccia parle inlegrale del sopraoccipitale e che in qiieslo caso la porzione cai'lilaginea del cranio si .estendesse piu in alto di quello che general- nicnte viene amniesso, e che due soli punli primitivi d'ossificazione e non quattro, (h;bbauo aver dale origine a quesla porzione ossea. La prescnza poi al disopra del sopraoccipitale di quattro ossillcazioni ben sviluppate e che corrispondono perfettamente a quelle riscontrate uei felini di due mesi e mezzo e di tre mesi e mezzo circa (Osservazioni S.'' e i.^ ) mi fa ritencre per fermo che gli dementi interparietali, un p6 atrofici, sieno rappresentati dalle due ossificazioni laterale (6 V] e quelli preinterparie- tali dalle ossillcazioni mediali («) e die il poco sviluppo di questi germi sia stato compensate da uno sviluppo maggiore del sovraoccipitale. La tigura soprariportata, che riproduce fedelmeiite il caso da me osservato, mi ri- sparmia maggiori dettagli e piii ample considerazioni. Da queste mie ricerche e dalle altrui osservazioni possiamo stabilire; 'L° che normalmente la squama deU'occipitale umano si origina per quattro punti priuiitivi; due per la parte inferiore (sopraoccipitale), due per la porzione superiore (interparietale). 2.° che mentre i germi interparietali si debbono considerare come ossillcazioni costanli della squama occipitale e da se -soli formano, nella maggioranza dei casi, la parte superiore, o connettivale, della porzione squamosa ueU'occipite, con moUa frequen.^a a questi due punti ossei possono aggiungersi altri due punti, rappresentanti i nuclei preinterpa- rietali del cranio umano, che hanno riscontro con disposizioni costanti, normali in alcuni animali (equidi). * 3." che il pill spesso questi centri preinterparietali si sviluppano al disopra delle ossificazioni interparietali, nella fontanella occipito-parietale. 4° che i punti d' ossificazione degli interparietali possono svilupparsi 0 vii-inissimi alia linea mediana (fatto piu comune), o ad una certa distanza (caso raro) ed allora gli dementi preinterparietali possono ritrovarsi non gia al disopra degli interparietali, ma tra essi ed in rapporto di conti- guila col sopraoccipitale. 5.° che il limite superiore del sopraoccipitale (cranio primordiale) 74 not! vi(Mi(' coslanlemenle I'oniialo dalla proluberanza occipitalo esU'rna e (lalla liiioa ciirva siiperion; occipitalo, ma si piio eslcmlcrc imrhc piii in alto; 0 cio vcM'ificasi quandn gli clcmciiti interpariclali noii si salilaiio, come di norma, primiLivamente al sopraoccipitale. (>." chc i nuclei prcintirrpariclali' si originano poco dopo a (iiielli iii- lerparietali e in specie qiiando si sviluppano in mezzo a qiiesLi: pero il rilrovarli piii frequcntemento in un'opoca molto j)iii inollrala, come quando son posti al disopra dogli intcrparictali, la ritenerc che essi possano svi- Inpparsi anche piii lardivamenlc. 7.° die quando Ic ossificazioni preinterparietali si rilrovano tra le due interparielali, i)iii prontamenle c I'acilmente verificasi la loro fusione col sopraoccipitaiC; die quclla cogli interparictali (vedi anchc fig. 66 (a) del- r Anoutchine (i). ) 8." die infine quando i nuclei interparielali cd anclie i preinterpa- rietali non si saldano; come di norma, primitivamente al sopraoccipitale lo sviluppo di essi nuclei avviene piu lentamente, mentre il sopraocci- pitale varca i suoi confini naturali. Una particolarita inline risguardante lo sviluppo della squama occipitalo 6 die, a mio giudizio, deve averc una non piccola parte nel, determinare, in certi casi,la forma e laposizione delle ossa interparietal!, si ela presenza di nuclei accessori tra sopraccipitale ed intcrparietale. Quest! cenlri acces- sor! d'ossificazione, come ho sopra accennato, (v. Osserv. 5/ feto di tre mesi) sono slat! ricordati solamente dal Gosse (2) col nome di nuclei mediant la- terall aceessorii e dal Po^^/(3), per la loro forma, detti, lamelle triangolari. Fii). 3. ~ Soijriieiitn occi|iitale di uii cranio Ji uu i'cto uiuaiio a cinniic mcsi. (faccia posteriore) rt '«' iiit,i;r|)aiiol,ali — /./" lauiello Lriaii-olari — i sopraoccipilale — c c' exoccipilali — d Ijasioccipitalc (1) Anontchinc — Sur les anomalies dti crane liumaiue, Meiiioire piihlic datis le Bulletin de la aocictc d' Antliropologie dc Moscoii, JSSO. paij. 73. (2) Oosse — (I. c.) (3) roz»i — (1. c.) — 75 Con una certa frequenza (2 su 10) io li ho riscontrati in occipitali di fetial 4°, 5.°, e 6." mese;hanno forma Iriangolarecolla base rivolta verso la poriferiac I'apice, molto appuntato, verso la protuberanza occipilale (Fig. 3). L'aspelto che presentano queste lamelle e areolars, aghiforme, come qiiella della porzione connettivale della squama e la radiazione precede dall'in- terno verso Pesterno- Sviluppandosi vengono a portare molto piii in alto il margine inferiore delTinterparietale ed a renderlo concavo inferior- m(Mite: per la presenza di qiiosti nuclei accessor! I'angolo esterno dell'in- terparietale non corrisponde all'asterion ma piu in alto. Riporto inline una iigura di preinterparietali posti al disopra degii interparietali (Fig. 4). Fig. 4. — Segmento occipilale di un cranio di feto umaiio a termine. (faccia posteriore) ho Ijasioccipilale — eo exoccipitali — so sopraoccipitale — ip interparietali — pp preiiiterpaiietali. Le ricerche da me fatte vengono aconfermarequanto e statu ammesso dal Kerhnngio (1), dal Serves (2), dal Jacquart (3), dal Broca (4), dal KoUiher (5), dal Baraldi (0), dal BomiU{l), dal LacJu{S), dal Dehierre (9), (1) Kerkrinyii — Spicilegium Anatomicum nee noii osteogeniam foetuin, Amstelodami 1670. {-2) Serres — Lois de I'Dsteogenie. (H) Jacquart — De le valeur de Tos epactal corame caractere de race en Anlhropologie. Journal de V Anatomie et de la Physioloyie, Robin, 1S65. (4) Broca — Sur une momie de foetus peruvien el sur le pretenda os de I'luca. Journal de I' Ana- tomie, Paris 187o. (5) Kolliker — Entwicklungsgeschiclite. Leipzig, 1680. (0) Baraldi — Alcune osservazioni sulla origine del cranio umano, etc. Torino 1870. (1) Romiti — Lo sviluppo e le varieta dell'osso occipilale nell'uomo. Siena 1881. (8J Lachi, Romiti — Catalogo ragionato del Museo Anatomico di Siena. 1883. Lachi — Sullo sviluppo delle ossa. Siena 1884. (U) Dehierre — Manuel d'Embryologie humaine et comparee. Paris 1880. „ _ Un example d'os epactal sur un crane de Flaniand adulte, Bull, de la f!ocicte Anato- iui(/HS de Paris. 1888. f5.* edia, Tom. II.) — 76 etc. sul numero dei piinti d'ossidcazione della squama occipilale ; inoltre esse confermano (fiianto e state diinostralo dal Ficalbi (1), dal Chia- rugi (2) e da me stesso (3) cioe die frequentemente possono aggiim- gersi nella parte superiore della squama altri due germi ossei, verificau- dosi allora lo stesso fatto, che presiede, in modo costante, alio sviluppo della regioue occipito-parietale di alcurii animali; e die per di piu quesli germi (preinterparietali) possono presentarsi, rispetto ai nuclei inlerparietali, in un rapporto vario, o ritrovarsi cioe al disopra, o tra questi. iMa v'lia di piu; le mie ricerdie, se non erro, portano luce sulla ben nota divergcnza degli Anatomici riguardo al numero ed alia posizione reciproca dei nuclei d'origine della sipiama occipitale, mostranilo come essa sia solamente ap- parente e causata dal diverse modo d'interpretare le singole parti della squama. E in oggi orraai constatato die la squama non si origina da un solo, 0 da due, o da tre punti primitivi d'ossificazione : se cosi e state asse- rito da alcuni anatomici una spiegazione plausibilissima la ritroviamo neir aver essi osservato occipitali in un periodo di sviluppo gia avan- zato. Ne alcuno ha mai ripetuto cio che il Gosse (4) ha ammesso (a quanto pare, senza far ricerche proprie) cioe che cinque nuclei ossei diano origine alia squama; due alia parle inferiore, due alia superiore ed imo alia protuheranBa occipitale. Ma il disaccordo piu manifesto e sine ad ora rimasto senza spiega- zione^ esiste tra la maggioranza degli auiori che fa derivare la squama da soli quattro punti ed altri [Mecheh (5) Ilagen, (6) AmiUchine, (7) Hartmann, (8) Garhiglietti, (9) ecc, che le assegnano otto nuclei pri- mitivi. Questi ultimi osservatori d' accordo ammettono che la porzione inferiore della squama , proveniente dal condrocranio ( sopraoccipitale ), abbia origine costantemente da soli due centri d' ossificazione ; pure v' ha anche discrepanza tra lore , sia per 1' epoca in cui si manife- (1) Ficalbi — Ossa accessorie comparativameate stadiate sul cranio uinano e dei rimanenti mammi- feri, Memorie Societii Toscana di Scienze Xatnr. Pisa 188S. (2) Chiaruffi — Nuove osservazioni salle ossa intcrparietali e preinterparietali, Alii Accad. Finio- crihci. Siena I8S9. (3) Bianclii — Contribulo alio studio ilelle ossa preinterparietali, Bollcttino R. Accad. Medica di Roma 1888. (4) Oosse — I.e. (5) Meckel — Manualc d'Anatomia generate descriltiva e patoligica. Milano 183.5. (0) Tlayen — Vorlaiifige Mittlieilnng iiber die Entwikclungsg'escliiclilc dcs menschliclicn Occiput nlc. B 'b ilouatsbcricht d. K. Pr. Acad, nn Berlin. lH7f) Marz. (7) Anontchinc — I. c. (8) Hartmnnn — Biitrage zur Osteologie der Neugoborenen. — Tahin^cn lS(i9 (citato da Romitij- (il) Qarhiglietti — Ulterior! c msderazioni anatonio-fisioiogiiiie intorno aH'osso nialarc, Torino 1874 pUJJ. (il. 77 - sterebbero gli altri sei germi della porzione connettivale della squama ; ammetlendo il Mechel che prima si sviliippino i piinti laterali superiori, mentre per T Hagen e per V Anoutchine si formerebbero prima i punli mediaiii; sia perche il Meckel fa originare i centri mediani al disopra del laterali, mentre V Hagen e \' Anoutchine hanno osservato i quattro punti superior! situati suUa stessa linea. La prima domanda che ci si presenta nella soluzione di questo quesito e come mai il Mechel, V Hagen e gli altri abbiano osservato sei germi per la formazione della porzione connettivale della squama, mentre la maggioranza degli anatomici ne ammette due soli? L' Em- briologia , 1' Anatomia comparata e 1' Anatomia umana ci dimostrano che con moltissima frequenza ai due centri interparietali possono ag- giungersi , nella formazione della squama, altri due nuclei, i prein- ierparietali , e quindi il numero , sempre in condizioni normali , dei germi della porzione connettivale puo variare da due a quattro. Con cer- t'izza si puo asserire che questi osservatori si son ritrovati di fronte a casi di svduppo dei germi inter, e preinterparietali, e facilmente cio lo si arguisce dalle dettagliate loro descrizioni e dalle ligiire illustrative. Rimangono pero sempre da sottrarre due punti primitivi per ridurre a quattro i sei da loro descritti. II caso piii innanzi descritto e tlgurato (tigura 2.'' feto di 5 mesi) ci vien in aiuto; esso mi fa ritenere che le os- servazioni del Meckel, dell' Hagen e deW Anoutchine sieno state fatte su esemplari presentanti le identiche particolarita soprasegnate. La porzione della squama posta al disopra della protnberanza occipitale e della linea curva, che per le sue apparenze macroscopiche, ho detto doversi ritenere come un' espansione del sopraoccipitale e formatasi quindi dai due nu- clei primitivi del condrocranio della squama e stata invece considerata da questi autori come porzione connettivale, indipendente afifatto nella sua origine dal sopraoccipitale, e quindi ad essa vennero assegnati due centri proprii d'ossificazione: e da questa interpretazione il numero di sei punti stabiliti per la porzione connettivale della squama. Risulta poi evidentemente, da quanto ho sopra riferito, che il Meckel deve avere osservato casi in cui i nuclei preinterparietali si trovavano al disopra degli interparietali, mentre l' Hagen e V Anoutchine casi di preinterparietali posti tra gli interparietali e da cio si spiega anche la divergenza loro riguardo alia comparsa di questi nuclei. ( Continua) - 78 - Note anatomo-fisiologiche sugli Ixodini del Prof. Andrea Batelli (COMUNICAZroNE PREVENTIVA) " Ricevuta il 14 Aprile 1891. Con qiiesta nota io mi propongo soltanto di pubblicare preventivamente qualche resultato di un lavoro piu complcto e piu generale. Se, dopo que- sta dichiarazione, mi sento esonerato dal fare una rivista bibliografica su- gli autori die mi precedettero, ho I'obbligo di dire chele mie note pren- dono come punto di partenza I'opera classica del Pagenstecher, la quale rappresenta tutto cio che e di piu completo sopra la morfologia e I'ana- tomia degli Ixodini (1). Nelle tavole anatomiche di Rodolfo Wagner si trova uno schema deir apparecchio digerente dell' Ixodes plumheus. Nel testo di Frei/ e Leiichart (2) e descriito I'andamento dell'intestino. II Dujardin (S) de- scrisse I'apparecchio boccale e il meccanismo di succhiamento. II Leydig (4) che illustro per il primo tutta I'istologia di questi esseri, ebbe giustissi- me osservazioni per 1' esofago, per le derivazioni dello stomaco, per le glandule salivari; Y Heller {^) fece dei raffronti anatomici fra TJ-r^rtsper- sicus e le Zecche. II PagenstecJier (6) porto anche sulle vie digestive il contributo piu completo e piu particolareggiato. Oltre che suU' Ixodes reduvius, soggetto di studio del Pagenste- cJier, estesi le mie ricerche sliU' Ixodes hexagonus Leach , il Phau- lixodes rufus Berl., che e la larva del Rhipicephalus sanguineus , e V Hyalomma marginatum Koch. In fatto d'apparecchio digerente le dif- ferenze fra I'una e I'altra specie sono molto secondarie e meno sensi- bili di quello che non sieno nella medesima specie studiata nelle varie fasi di sviluppo. Prescelsi sempre individui femminili , come quelli che si prestavano meglio airargomento fisiologico, che mi ero proposto. L' apparato digerente negli Ixodes si divide ?in un compartimento esterno costituito dagli organi boccali o di succhiamento e da una por- zione interna o splacnica. Stimo inutile d'illustrare I'apparecchio di succhiamento negli Ixodes, (1) H. A. Pagenstecher, Beitrage zur Anatomie der Milben, Heft II Ixodes ricinws. Leipzig. Yerlag von Engelmann 1861. (2) Prey und Leackart, Aaat. d. wrbellos. Thiere. 1847. pp. 139, 151. 154. (i) Dujardin, Comptes rendu. 1844. XIX. p. 1159. (4) F. Leydig, Zum feinem Bau der Arthropoiien. Mnller 's Archiv. 1855 p. 382. (5) E. Heller, Zur Anatomie von Irgas persicus, .-^itzungber. d. Acad d. Wissen^ch. zu Wien 1858. (6) op. cit. pag. da 29 a 34, - 79 - trovandosi descritto e figiirato in molti autori (1). Esso e costitiiito da un apparecchio mediano o rostro formato dal saldamento delle endopoditi dei piedipalpi e da due stiletti simmetrici, sovrapposti ai primi, omologhi alle mandibole degli antennati ed ai cheliceri degli Aracnoidei. Gli stiletti perforanti producono la ferita. II rostro s incunea in essa e la slarga. Gli stiletti proseguono la loro opera perforante , ed i loro movimenti di va e vieni ed anche di lateralita sono resi possibili da iin muscolo assilc, in parte estrinseco ad inserzione fissa sul dorso deiranimale, in parte intrinseco e costituito da fasci musco- lari risalenti inseriti sulla siiperficie interna del segmento basilare del chelicero medesimo. II sangu-^ e attratto dalla ferita per un giuoco di suc- chiamento delta prima regione deU'intestino boccale. Mentre esso si diri- ge aU'orifizio esofageo viene irrorato dalla secrezione delle glandule boc- cali. Gli sbocchi glandulari di queste fanno capo lateralmente ed ester- namente ai cheliceri. Le glandule boccali degli Ixodes (die Speichel o Giftdriisen del Pa- genstecher) non corrispondono affatto alle mascellari, per la loro ubica- zione, die non ha nulla che fare col secondo paio di arti boccali e cor- rispondono invece con molta dubbiezza alle glandule del labbro superiore (Oberlippendriise del Berthau {%]. Ho detto con molta dubbiezza, prima perchc non e abbastanza provata la vera esistenza della glandula salivare labiale, come descrissero il Wasmanrt (3) nelle Mygali e il Siebold (4) in molti Aracneidi, e poi perchc, c egualmente dubbioso, se possano mai paragonarsi le due glandule simmetriche dell' Ixodes^ a quella imparl che il Plateau (5) chiama glandula faringea. II Pagemtecher (6) dice che il secreto delle glandule salivari negli Ixodes scorre nella ferita, e vi produce una irritazione la quale attira una quantita di sangue non corrispondente alia piccolezza della lesione. (1) Lyonnet, Recherclies sur raiiatomie et les metamorphoses de dilTerentes espe es d' Iiisectes,;;. 57 pi. e fig. 4 Treviranus, Ueber den Bau der Nigna. Zeitschrifi fiir Physiologie T. lY. p. 187 pi. 16 fig. 4.5. AtK7oi8/*», Lettre contenaat des reeherches sur quelques Aracnides parassites (4mw des Sciences Nat. 1 Ser. t. XXY pi. 14 fig. 2. 8. 4.) Diiges, Reclierches sur I'ordre des Acariens. Ann. des Scienc. Nat., 3 Ser. torn. 1. Pagensiecker. op. cit. p. SO, 30. (2) Ph. Bertkaii, Ueher den Verdaungs apparat der Spinnen. Archiv.fiir mik. Anat. heraiisgeg. La- Valletle nnd Waldeger. S4 Band. 1884 p. 436-4S7. (3) Wasinann, Beitrage zur Anatomie der Spinnen. Ahhandl. aus dem Gebiete der Naturwiss, he- rausgeg. v. d. natarwis Yer. in Hamburg. Ester Band. 1846. (4) Siebold, Manuel d' Anatomie comparee, trad, franc, t. I., p. 515. {5i P/a/f'/ft, Reclierciies sur la stractiire de 1' appireil digestif et sur les plien'omSnes de la digestion Chez les Aramiides dipneumones. Brnxelles 1877. Extrait des Bulletins de I' Academte rorj. de Belgique. S. Ser. t. XLIY, n. 8. aoi'd ISll. pag. 15. (6) Op. cit. pag. 34. — 80 — L' idea mi sembra abbastanza imleterminata, e dal fatto, che il sangue deir animale ospite e reso incoagulabile fino dal primo comparire nelle vie digerenti, riteiigo, che appunto questa sia 1' azione esercilata dal li- quido boccale sopra il sangiie lluente. Quosta condizione fisiolog-ica^ che prepara esteriormente il cibo ad essere assimilabile, favorisce 1' ectopa- rassitismo. Le zecche possono lung'amente proseguire ad impinguarsi di sangue, senza che si form! uii coagulo ad ostacolare il lavoro utile del succhiamento, nel punto in CLii esso si esercita. Un effelto analogo so- pra il sangue, sebbene non determinalo da organi corrispondenti, si tro- va anche nelle sanguisughe. E siccome ormai si ritiene che ad un en- zima si debbano riferire simili proprieta chimico-fisiologiche, cosi io ten- derei a generalizzare V esistenza di quesli prodotti specialmenle per gli animali ecioparassitici. L' apparecchio digerente degli Ixodes femmine, nella sua parte splac- nica, si divide in tre compartimenti, uno mediano e due lateral!. Quelle mediano, limitato esternamente nelle sezioni trasversali da due fasci mu- scolari obliqui distesi longitudinalmente dalla superficie dorsale alia ven- trale, decorre nell' asse dell' animate dalla bocca air ano. I due laterali sono costituiti da ciechi intestinali derivati dalla parte assile e che hanno, alcuni una direzione anteriore, altri una mediana, altri una posteriore, per riempire e colmare ogni piu piccolo recesso della cavita celomatica. Essi non penetrano mai nelle coxopoditi delle gambe ambulatorie. Gli autori hanno chiamati ciechi-epatici queste derivazioni laterali dell' appa- recchio digerente degli Acari per il colore giallo brunastro. che li di- stingue. Questi cie chi epatici degli Acari si devono omologare ai ciechi cefalotoracici dell' intestino medio degli Aracneidi e dei Phalangidi. II Pagansteoher, illustrandone la fine struttura, siespresse a undipresso in questi termini (1): « I ciechi epatici sono rigonfi in modo nodoso e sebbene, per questa loro nodosita dieno a suppore di essere forniti di muscoli parietali, pure non li presentano. I nuclei allungati rivelano la esistenza di tessuto congiunlivo; segue uno strato interno di cellule se- cretorie da interpretarsi come cellule epalichi;; per contenere nel proto- plasma molecolare dilTnso grasso e granuli pigmentari. Nel contenuto di questi ciechi si trova una quantita maggiore o minore del sangue digerito con numerosi corpuscoli colorati o no e promiscuati a cellule epiteliali, specialmente in vicinanza agli organi della bocca. » Essendo queste le cognizioni istologiche suU' appirecchio digestive degli Ixodini, mi sembro che rimanessero del tutto oscuri i cangiamenti, (1) Op. cit. p. 31. 81 — i quali certamcnte dovevano sopravvenirc, allorqiiando il tiibo stesso passava dallo stato di vaciiita a qiiello di ripienezza. Poiclie e ovvia la enorme distensione delle zecche, dopo essersi largamente nutrite, come pure e ovvio clie specialiiicnte nolle femmine si notano gli effetti di questa ingorda voracita. Le osservazioni del Pageustecher sono in gran parte vere. La tunica propria, priva realmente di miiscoli, e formata da uno straterello anisto, al quale si sovrappongono esternamente dei piccoli nuclei allungati. Que- st! nuclei sono molto diffusi in tutti i tessuti periviscerali, e possono be- nissimo considerarsi co me facenti parte di quel tessuto congiuntivo (Ray Lankester) dal quale poi si difterenzierebbero le cellule grasse, gli de- menti cavitari del sangue, e cosi via discorrendo. Sopra la tunica propria, clie, di natura chitinosa o no, ha 1' aspetto di una membrana basale, si appoggia un epitelio seraplice ad element! piccoli di forma cubica o spesso cilindrica. Gli elementi sono interrotti con una certa regolarita di distribuzione da cellule assai piu grandi delle ordinarie, ma certamente derivate dalle prime, le quali hanno il piede ristretto appoggiato sulla tunica prupria e T apice clavato e rigonfio ol- tre il limite dell' epitelio circostante, completamente libero in cavita. Queste cellule sono caratterizzate oltre che da un nucleo assai grande, per avere nei primi stadi del loro differenziimento una compenetrazione protoplasmica di granuli di grasso, seguita poi a piu o mono corta di- stanza da una larga compenetrazione di granuli pigmentari probabil- mente epatici. La struttura predetta rassomiglia dunque a quella de- scritta dal Plateau nei Falangidi (1) e dal HenUng ncl Tromhi- dium (2). La neoformazione di cellule epatiche puo esagerarsi in alcune specie e forse in alcune condizioni biologiche non ancora determinate. A que- st' ordine d' idee potra far capo la spiegazione di un fatto abbastanza strano, che mi fu dato osservare nelle sezioni frontali di vari individui giovani A' Ixodes hexagonus Aiwdi^i^it Id. ^idigioxiQ invernale. Le cellule per cosi dire epatiche, ma che ancora non avevano acquistato il pigmento biliare, erano tanto numerose da formare un vero e proprio tessuto e- stiuente il lume del tube digestive. L' apparenza rimane spiegabUe, am- mettendo un' eccesso numerico nella trasformazionc delle piccole cellule epiteliali indifferenti, in grandi cellule epatiche digestive. Solo queste (I' Felix Platean, Note sur les p'leaoinenes de la digestion et sur la structure de 1' appareil digestif Chez les Phalangides, Bull, de V Acad. roy. de Belr/iqiie, 3. Serie t. Xfjll n. 11 nuv. 1876. (2) H. Henking, Beitriige zur Anatomie, Entwikluugsgeschiclite und Biologic von Trombidium fuligino- sum Harm, Zeit. fiir Wissen. Zool. herausgegehen Siebold, Kolliker, 37 Band. 1882. p. 571, — 82 — cellule di niiova formazione per tutli i loro caratteri dimostravano di esserc in via dissolutiva, tanto da far ritenere con siciirezza, che presto avrebbero lasciato nuovamente aperto I'alveo per la corrente alimentaria. Anzi io credo che questa istolisi si porti in alcuni casi tanto oltre da interessare tutto il cieco epatico, ed aversi o potersi avere in lei una spieg-azione del fatto enunciato dal Pagenstecher, die cioe i ciechi epa- lici si riduGono di numero, passando le Zecclie dallo stato giovanile alio stato adulto (1). Descritlo Io stato dei ciechi epatici nella condizione di vacuita, e mestieri studiare Io stato corrispondente nella condizione di ripienezza. I fenomeni digestivi si compiono specialmente, non assolutamente, nei compartimenti lateral! dell'apparecchio digestivo, essendo la porzione assi- le adibita nolle vie anteriori esofagee al succhiamento, in parte nelle poste- riori ad un vero e proprio deposito di sfero-cristalli. I ciechi epatici degli Ixodini si distinguono per la cumulazione di due uftici, che negli Aracnidl superior! sono divisi fra i ciechi cefalotoracici dell' intestino medio e la grande glandula addominale. Essi cioe servono di magazzino al materiale alimentare, oltre incaricarsi di digerirlo. Per la distensione, dovuta al sangue che si e riversato come un liquido d' iniezione nelle varie parti del tubo digestivo, la tunica propria segue passivamente V aumento di superllcie, come Io comporta la sua elasticita; le cellule di rivestimento accompagnano, distendendosi, la distensione dalla superllcie di sostegno e da cilindriche si riducono percio tabular! e contratte. Nell'atto in cui il sangue penetra nelle vie digestive alcune cellule epatiche si staccano dalla parete, e si vedono poi sporadicamente dififiise net sangue stesso, anche a distanza dalla parete da cui si sono staccate. Venendo ora al meccanismo funzionale, escludo ogni valore fisiolo- gico digestivo alle cellule tabular! contralto, e ritengo invece che ogni altivita sia dovula alle cellule epatiche. II Plateau studio per il primo le azioni chiraico-fisiologiche dei ciechi nei Falangidi e della glandula addomi- nale negli Aracneidi. L' Hoppe Seyler (2) dimostro nei Grostace! (Pali- nurus) che I'azione digestiva del fegato era dovuta ad un liquido legger- mente acido, simile nei modo di comportarsi al fermento pancreatico; il Kruhenberg (3), sempre nei Grostace!, che le stesse cellule epatiche contenevano enzimi pepsici e tripsici. Io non ho poluto ancora determi- (1) Op. at. p. 31. (2) Hoppe-Seyler, Ueber uiUerschieJe in chcraisclien Bau unil der Verdauungs holierer uiid nie- derer Tliiere, Arehiv. fiir die (jesammie Physiologie de Pfliigcr Dd. 14. 1887. p. 395. (3) C. Fr. Krukenberff, Zur Verdauung bji den Kiebsen. Unters. jyhys. hist. Univ. Heidelberg. 1879. Idem, Ueber die Enzimbildung in deu Geweben und Gefussen der Evertebrateu, Vnters. phijs. Instit. Univ. Heidelberg, 1879. nare quale azionc chiniica abbiano le cellule epatiche delle zecclie; ma un'azione chimica ccrtamente la compiono, slamlo al fatlo di vedcrle spesso recinte da un alone di sangue incoloro, di sangue cioe nel quale per lo meno i pigmenli si sono modificati sotto la loro immediata in- fluenza. Questa emissione di sostanze accompagna, ed e una conseguenza alia dislruzione cellulare, degli elementi cpatici. Essi porterehhero cost in posto Vensima dlgestivo, ed anziche ricorrere ad alternanze di attivita e di ripo- so si distruggerebbero, non lasciando alcuna traccia di se medesimi. Questo fatto non resulta ne nuovo, ne iiicomprensibile, parlo della distruzione, per tiitte quelle cellule che hanno subita una trasformazione adiposa nel loro protoplasma (cellule delle glandule sebacee). lo mi detti cura anche di sorprendere i differenti stadi di questa dissoluzione. II protoplasma si rigonfia sensibilmente, esagerando quel processo iuiziato nello state di vacuita del tubo digerente. II nucleo rimanc forte- mente colorabile in un periodo di inoltrato disfacimento: sparisce con gli ultimi residui del protoplasma rigonfio e granuloso. Questo modo di distruzione e percio moUo difterente da quelle de- scritto dal Plateau, che a proposito dei Falangidi, parlava di una rottura spontanea delle cellule. Ne consegue , che terminata la distruzione delle cellule distac- cate dalla membrana limitante , il sangue ingerito debba , ad un certo memento , manifestarsi del tutto sprovvisto di elementi flgurati: e cosi e dato osservarlo spessissimo. Sembrerebbe , ammessa la teo- ria da me animiiciata, che a tal punto dovesse far tregua ogni azione digestiva. Ma pure non e cosi, poiche le cellule parietali proseguono sem- pre la loro trasformazione in cellule epaticlie, e queste si vedono tal- volta tanto numerose da formare una vera e nuova spalliera intorno alia massa sanguigiia ingerita. Le cellule epatiche nuovamente formate non hanno facolta migratoria e rimangono sempre alia periferia ove si di- struggono, recando i benefici effetti della loro distruzione. II sangue suc- cessivamente esposto all' azione dissolvente degli elementi descritti , a poco a poco si smaltisce e si elimina attraverso le pareti del tubo dige- rente. Avviene cosi per il sangue quello che il C^a^^are^^e descrisse per il torlo nei primi stadi larvali (1). II Pagenstecher aveva gia rivolta l' attenzione sopra certi elementi imprigionati nel sangue , prendendoli o per globuli sanguigni dell' ani- mal: ospite 0 per cellule epiteliali distaccate daU'ecloparassita. Ma se il {[) Ed. Claparede, Studien an Acariiien. Zeils. fiir loiss. Zool. Bd. XYIII. 186S, — 84 - nucleo esisle iielle cellulo epiteliali, iion puo esistere davvero nolle ema- zie dei Mainmit'eri. Sarehbc poi inconriliahno, con le idee del Pagenste- cher il ritrovare, come si ritrovano, le cellule epiteliali inalterale nelle loro varie parti morfolog'iche lino agli uUimi cieclii posteriori, nel punto cioe piu lontano dall'apertura boccale. II sangue penetrate nelle vie digestive delle zecche, non manifesta piu alcuna traccia di glohuli sangulgni figurati. Esse e rappresentato da una massa omogenca, intensamente colorata in rosso bruno, poco fluente ed intcrrotta qualclie volta come neW Hgalomma marginatum (1) da cri- stalli appartenenti ad un pigmento sanguigno. I pigmenti sanguigtii, per ■il fatto stesso della dissoluzione dei glohiili^ vengono liherati dallo stroma glohtdare. E molto interessante di conoscere quali modificazioni si sieno eser- citate sopra il sangue penetrate cosi nei recessi del tube digestive delle zecche. Ove si volesse portare suU'argomente solo un criterio di preven- zione, si dircbbe die i pigmenti sanguigni, lungamente stazionari nel tube digerente, avessere dovute trasfermarsi in ematina, la quale come si sa, rappresenta une fra gli ultimi termini di sdeppiamento della eme- globina. II sangue estratto da animali viventi (Ixodes reduvius) ha date aU'e- same spettrescepice, nella zona D E dello spettro, le due fasce di assor- bimente caratteristiche dell' essi-emeglobina. Questo sangue abbandonato a se stesso ed essiccato presenta i cristalli caratteristici delta emeglobina (Ruminanti). Non escludo che la ossi-emoglebina si sia fermata per il contatte dell' ossigeno atmosferico. Certo si e che il sangue non ha presentato lo spettro della metaemoglobina , ne quelle vicinissimo della ematina acida. Ancora i cristalli, che, come dissi innanzi , si trevano normalmente nelle vie digestive AdV Hyalomma marginatum, hanno tutto il carattere di cristalli della emeglobina e per nulla quelle presentato dai cristalli della ematina. (1) [^a esistenza di crislalli einatiei fu dal Leydig constalala solo per gli Ixodini parassiti degli Sco- ialloli {op. cit. T. XY. Fiy. II). [Continua) NOTiZIE Congresso. — Nel prossimo Agosto savA, tenut;o in Siena il XIV.o Congresso generale biennale dell' Associazione Medica Italiana. GiuLio ChiaruCtI, responsabile . Siena 181)1, Tip, S. Bernardino Mmitore^oiiloiico ItalMO (Pubblicaaioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Glulio Chlarugri Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umaua Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel B. Istituto di Studi Super, in Firenze. nella B. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Re6az\one: Istituto Anatomico, Firenze. 12 niini'vi all' anno — Abbiiouamento annuo L. 10. II. Anno Firenze, 31 Maggio 1891. N. 5. SOMMARIO — BIBLIOGP.AFIA, pag 85 a 91. COMU.NICAZIONI ORIGINALI: S. Bianchi, Sullo sviluppo della squama occipitale e sul modo di ori- ginarsi delle varie forme delle ossa inlerparietali e pieinterparietali nel cranio umano; (con fig.) (Con- tinaaz. e fine). — A.. "BsLtBlH, Noie anatoino-fisiologiche sugli Ixodini. Comunicazione preven- tiva; (con fig.) {Continuum, e fine). — Pag. 91 a lOi. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Cuneo G. — Ricerche sui pvotisti delle acque di Rapallo. — Estr. d. Boll. Scientifico, Anno 12, N. 4 e Anno 13, N. 1, Pavia 1890. Pag. 12. Garbini A. — Contributo alia cono.scenza del Sarcosporidi. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendic. Vol. 7, Sem. 1, Fasc. 3, Pag. 151-153. Con fig. Roma 1891. Grassi B. — Ueber Grassia Ranarum, Fisch. — Biol. Centralhlatt.^ Erlangen, 9 Bd., N. 14, S. 424-425. 1889. Grassi e Feletti. — Di un'ameba che si trova in vita libera e che potrebbe rapportarsi ai parassiti inalarici. Nota prel. — Boll, mensile d. Accad. Gioenia di Sc. Naturali in Catania. N. S., Fasc. 14, Catania 1890. Mingazzini P. — Sulla di.stribuzione delle g-regarine policistidee. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendic. Vol. 7, Sem. 1, Fasc. 6, Pag. 234-237. Roma 1891. Perugia A. — Sulle Myxosporidie dei posci mavini. — Boll, scientifico , Anno 12, N. 4, Pag. 134-139. Pavia 1890. (Continua). VIII. Celenterati. Zoja R. — Quelques recherches movpholog-iques et physiologiques sur I'Hydre. Resume. — Archives Ital. de Biologie, Tome 15, Fasc. 1, Pag. 125-128. Turin 1891. — 86 — IX. Echinodermi. Camerano L. — Osservazioni intorno al dimorflsmo sessuale degli Echinodermi. — Bolt. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 91. Torino, Nov. 1890. Neviani A. — Appunti sulla filog-enesi degli Echinodermi. ■:— Rivista Ital. di Sc. Nat., Anno 11, N. 2. Siena 1891 {Continiia). Russo A. — Ricerche sulla distruzione e sul rinnovamento del parenchima ova- rico nelle Ophiiireae. Nota prel. Con 15 fig. — Zool. Anzeiger. Jalirg. 14, N. 356. Leipzig 1891. X. Vermi. 1. Parte generale. Parona C. — Sopra alcuni elminti di vertebrati birmani raccolti da L. Fea (con tav.). — Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 7 {27), Pag. 765-780. Genova 1889-90. Parona C. — Elmintolog-ia italiana. Bibliografia, sistematica e storia. — Boll, scientifico. Anno 12, N. 3 e 4 (Continiiaz.). Pavia 1890. Coniinua. 3. Platielminti Cuneo G. — Cenni statistici e corologici sull'echinococco dell'uomo. — Pavia, tip. succ. Bizzoni, 1891. 8." p. 19. Estr. d. Stud'i fatti nel Laborat. di Zoologia d. R. Univ. di Geyiova nel hiennio 1889-90. Parona C. e Perugia A. — Nuove osservazioni sulla Amj)hibdella torpedinis, Chatiu. — Genova, tip. Sordo-muti, 1890, 8o , p. 7. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 9 (29). Parona C. e Perugia A. — Sulla Vallisia striata (Par. Per.). Risposta al D.r P. S.onsino (in Proc. Verb. Soc. Tosc. Sc. Nat. 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Salute Pubblica. Camerano L. — Gordii. (Viag'gio di L. Fea in Birmania e region! vicine). — Genova, tip. Sordomuti, 1890, 8^ fig. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 10 (30). Camerano L. — Nuove osservadoni intorno ai Gordii italiani. Gordii di Sar- deg-na. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 83, Torino. Luglio 1890. Consalvi G. — II primo caso di anchilostomiasi nelle provincie meridionali del continente italiano. — Giorn. intern, d. Sc. Mediche. Anno 12, Fasc. 22. NajMli 1890. Pag. 869-884. Velo G. — Caso di Filaria medinensis. — Rivista Veneta di Sc. Mediche.^ Anno S, Tomo 14, Fasc. 1, Pag. 50-54. Venezia 1891. 7. ACANTOCEFALI, Parona C. — Di una nuova specie di Echinorhynchus (E. Novellae), parassita di un chirottero di Porto-Rico. — Genova, tip. Sordomuti, 1891, 8.o fig. p. 3. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 10 {30). 9. Anellidi. 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Mu- seo Civico di St. Nat. di Genova, Serie, 2, Vol. 10 (30). — 88 - Thorell T. — Ragni dell'Inclo-Malesia, raccolti da 0. Beccari, G. Doria, H. Forbes, J. G. H. Kinberg- ed altri. — Genova, tip. Sordomuti, 1889-90, 8,0 2). 4'Jl. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 8 (28). 7, Insbtti. a) Parte Generale. Arcangeli A. — Sui pvouubi dei Dracunculus vulgaris, Schott. — Nuovo Giorn. Botanico Ital. Vol. 22. Firenze, 1890. — Altre notizie sul Dracunculus vidgaris. — Ibidetn. — SuU' Helicodiceros muscivorus (L. Fil.) Eng-ler. — Ibidem. Arcangeli A. — SuU' imi^ollinazione del Dracunculus vulgaris, in risposta al Prof. Delpino. — Maljnghia, Anno III. Costa A. — Diagnosi di nuovi artropodi della Sardegna. [Coleotteri, Neurotte- ri, Imenotteri, Ditteri]. — Attid. R. Accad.d. Sc. Fisichee Matematiche di Na- poli, Serie, 2. Vol. 2. Riprodotto in Boll d. Soc. Entom. Ital. Anno 22, Triw. 8 e 4. Firenze 1891. Dei A. — Nota su alcune specie di Insetti {Helops coer ulcus; Ocneria dispar; Bhijnchites betulae ; Tingis pijri; Oxijthijrea stictica). — Boll. d. Soc. Entom. Ital. Anno 22, Trim. 3 e 4. Firenze 1891. Delpino F. — SuU' impolliuazione dell' Arum dracunculus, L. — Malpighia, Anno III. Emery C. — Due nuovi apparecchi per studi entomologici (Entomometro; Ap- parecchio di illuminazione). — Boll. d. Soc. Entom. Ital. Anno 22, Trim. 3 e 4. Firenze, 1891. Emery C. — Neuei-e Ai-beiten iiber die Ontogenie der Insekten. — Biol. Centralblatt Bd. 9. N. 13. Emery C. — Development of Insects. — Abstr. Journ. R. Microsc. Soc. of London. 1890. Failla Tedaldi L. — Insetti luminosi. — II Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 4, Palermo, Gennaio 1891. Pag. 84-86. Marini T. e Visart 0. — Saggio di studio critico-sperimentale su di un caso di mummificazione spontanea e un'applicazione deU'entomologia alia medicina legale. — Lo Speriiyientale, Anno 44, Tomo 66., Fasc. 10 e 11, Pag. 269- 290 e 337-859. 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Berlese A. — Materiali per un catalogo dei Tentredinei italiani. — Boll. d. Soc. Entom. Ital. Anno 22, Trim. 3 e 4, Firenze 1891. {GontivMaz. efine. Vedi Anno 21). Delpino F. — Funzione mirmecoflla nel regno vegetale; prodromo di una mo- nografia delle piante formicarie. — Mem. d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna. Seine 4, T. 10. Bologna 1890. Gasperini R. — Notizie suUa fauna imenotterologica dalmata. Ill Supplem. agli Hym,enoptera aculeata. — Annuario dalmatico, Anno 5. i) Coleotteri. Bates H. W. — On some Cardbidae from Burma collected by M."" L, Fea. — Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 7(27). Fag. 100-111. Genova 1889-90. Baudi F. — Di un Bembidide cieco del G. Dichro2:>terus, Ehlevs. — E Natura- lista siciliano, Anno 10, N. 4, Palermo, Gennajo 1891. Pag. 77-78. Baudi F. — Note sul genere Reicheia Saidcy. — II Naturalista siciliano, An- no 10, N. 4, Palermo, Genn. 1891. Pag. 73-77. 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Giglio Tos E. — Nuove specie di ditteri del Museo zoologico di Torino. IV. Gen. Echinomyia, Dumeril. — Boll. d. Miisei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 6, N. 97. Torino 1891. XIV. Molluschi. 5. Gasteropodi. Mazzarelll G. F. — Ricerche suUa morfolog-ia e fisiolog-ia dell'apparato ripro- duttore nello Apli/siae del Golfo di Napoli. Con 4 tav. — Atti d. R. Ac- cad, d. Sc. Fis. e Matem. di Napoli, Serie 2, Vol. 4, Append. N. 5. Estr. Napoli, 1891. Pollonera C. — Intorno a due Limacidi dell' Alg-eria (Malacolimax Raymon- dianus; M. Brondelianus). — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comj). d. R. Univ. di Torino, Vol. 5, N. 74, Torino 1890. Pollonera C. — Appunti di Malacolog-ia. Un limacide nuovo per 1' Italia (Ama- lia gracilis). — Una nuova stazione del Limax corsicus. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5. N. 75. Torino 1890. — 91 "Pollonera C. — Sulla Testacella Maugei di Francia. — Boll. cl. Musei di Zool. cd Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 79. Torino 1890. Pollonera C. — A proposito deg'li Arion del Portog-allo. Risposta al Dott. Sim- roth. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Com]), d. R. Univ. di Torino, Vol. 5. Torino, Maggio 1890. Pollonera C. — Recensement des Arionidae de la reg-ion palearctique. — Boll, d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 87. Torino 1890. COMUNICAZIQNI ORIGINALI Sullo sviluppo della squama occipitale e sul modo di originarsi delle varie forme delie ossa interparietali e preinterparietali nel cranio umano del Prof. Stanislao Bianchi (con figure) {Contin. e fine. Vedi N. j^reced.) Siii limiti anatomo topografici delle ossa inter- e preinterparietali si e molto discusso tra gli Anatomici (l); secondo il Sergi (2) "' in ciascun (1) E sul limite iaferiore, o base, deU'interpai'ietale che piii hanno discusso gli anatomici. Infatti per il Gosse questo deve ritiovarsi al disotto della linea semicircolare saperioie deU'occipitale ed anzi egli ammise che I'osso descritto dal Tsclmdi e dal Eivero non fosse un iuterparietale, ma un grande wor- miano, perclife s'arrestava un po' al disopra di questa linea. Per il Jacr/iiart la base, sinuosa, dell'inler- parietale si continua con la sutura parieto-mastoidea (asterioa^ e passa a due centimetri circa al disopra della protaberanza occipitale esterna e si avvicina lateralmenie alia linea curva superiore. Per il Broca il margine infeiiore dell'interparietale dev) raggiungere in ciascun lato la parte inleriore della sutura larabdoidea e sulla linea raediana litrovarsi un centimetro e mezzo al disopra dell'inion. Per V Hagen e per V Anoiitchine questo limite vien formato dalla linea nuchae superior del Meckel. Per il Welcker e per il Roniiti I'interparietale deve arrivare sulla linea mediana sino presso al tubercolo occipitale, e sui lati agli angoli lateiali deil'occipite. Per il Ficalbi deve considerarsi osso interparietale anche quello che non arriva agli asterion. (2) L'lllustre antropologo Seryi nella sua memoria « Crani Siamesi » (Bollet. R. Accad. Medica di Roma Fascicolo VI e VII pag. ^82. Anno XVI) riferendosi al mio scritto « Contributo alio studio delle ossa preinterparietali nel cranio umano it mi rivolge qurfsti appunti: Le osservazioni del Bianchi mi pare non provino molto. Stando alle sue osservazioni neppure gli interparietali si trovano nello state embrionale d stinti, se non eccezionalmenie: in 3") cranii di feti da 4 mesi e mezzo a 9, egli trovo sol- tanto tre volte I'anomalia dei preinterparietali; di int 'rparieta'i nulla. Quel che vale per gli uni dovrebbe valere per gli altri h Premetto che io ho sempre ammesso ed ammetto, che gli interparietali si sviluppino costantemente nel cranio umano e che solo per un brevissimo periodo della vita embrionale rimangano individualizzati: conosco due casi solamente in cui la presenza primitiva degli interparietali pud esser messa in discussione, quello descritto dal Colomiatti nel Giornale della R- Accademia di Medicina di Torino, Anno 187(>, (Sopra alcuni v.zii di conformazione del cranio e della colonna vertebrale per ser- vire di contributo alio studio dei punti primitivi d'ossificazione) ed uno posseduto dal Prof. Chiarugi che sembra una copia esattissima di quello del Colomiatti. Non polevo ritrovare in feti di 4 mcsi c mezzo a 9 92 — „ singolo caso per la varieta delle forme e disposizioni di tali ossa della „ squama occipitale, non puo valere una spiegazione generale, perche „ I'abnorme accrescimento di una porzione e la riduzione di un' al- ,, tra dipendono dall'attivita di ciascun punto di ossificazione, die e „ variabile e non prevedibile. Vi sono casi in cui i preinterparietali „ sono piu attivi, allri in cui 1' attivila maggiore e slata negli inter- „ parietali, e casi dove e stata norinale, eguale per tulti questi ^, segmenti ossei, donde la regolarita di forma e di sviluppo. L' inter- „ pretazione quindi d'un caso non puo scmpre valere per V altro. „ II Ficalhi (Ij poi dichiara ^' cli'Egli non ITi e non e concorde con quelli „ Anatomici die pretesero assegnare limiti recisaniente topografici alle „ ossificazioni interparietali, mentre limiti recisi spesso si vede die neni- „ nieno lianno le stcsse ossa cartilaginee. „ Sono andi'io d'avviso die non si possano assegnare limiti recisa- mente topograOci alle ossificazioni inter- e preinterparietali, pcro con tutto quelle die in oggi sappiamo sul modo di apparire e di svilupparsi di qiiesti segmenti ossei a me pare si possano ed anzi si debbano sta- bilire alcuni criterii atti a far meglio differenziare queste ossificazioni, di una incontestabile importanza morfologica, dalle altre di nessuna en- tita die con tanta frequenza si sviluppano nella sutura lambdoidea, ed a rimuovere qualcbe dubbio che possa sorgere neU'esaminare casi speciali. I modi classici di presentarsi degli elementi interparietali sono, come scrive il Ficalhi: 1. Unico grande osso triangolare, simmetrico, che rap- presenta i due interparietali uniti tra loro, ma non col sovraoccipitale. 2. Due ossa triangolari, bjlaterali;, in contiguita per sutura mediana an- teroposteriore; sono i due interparietali rimasti indipendenti. 3. Un solo osso triangolare, unilaterale, die e uno solo dei due interparietali, essen- dosi I'altro saldato al sopraoccipitale. Ma a questi modi di presentarsi delle ossa interparietali ben spesso si associano i preinterparietali che invadendo piu o meno la regione propria agTi interparietali normali fanno variare grandemente la forma e la disposizione di questi. i.°) Osso inter parietaUy unico ^ simmetrico od associato ai preinter- parietali. — a) Questo modo di presentarsi dell'osso interparietale de- gli interparietali distinti, perclife, cora'6 noto, essi, costituenti la parte connettivale della squama, si originano molto tempo prima ed a qucU'epoca son gia fusi col sovraocclpilato. II non averli ritrovati distinti orova che in quel '.',5 cranii gli interparietali s'erano sviluppati normalmentf. L'aver poi rilrovato in35cranii solo ire volte sviluppate le ossa preinterparietali, prova, a iiiio giudizio ed a giudizio anche di altri, die i preinterparie- tali solo con una certa frequenza vengono a far parte, nel cranio umano, della regione parieto-occipitale; cio fe appunto quelle die ho voluto diniostrare. Se questi elementi preinterparietali si fossero primitivamente sviluppati 6 poi saldati agli interparietali, all'epoca in cui ho falto le mie osservazioni, qualche traccia della loro esistenza dovevo ritrovare e di cid rai son convinto anche nel fare le ricerclie che formano il soggetto di questo niio scritto. (1) — E. Ficalhi. — Considcrazioni riassuntive sulle ossa acccssorie del cranio dei mamniiferi deU'uomo. Monitore Zool. Anno 1 . fase. 7 ed 8. 93 riva dalla mancata sinostosi nel perioJo fetale dei due nuclei interpa- rieiali con quelli del sopraoccipitalc, da una ahhreviazione di sviluppoy da cenogenesi: cosi avviene per gli allri modi. Ma a questa mancata riduzione deile parti componenti la squama occipitale noi vediiano asso- ciarsi spessissimo un piu lento sviluppo, una minor attivita formativa dei nuclei die non hanno subito il loro naturale svolgimento: minor at- tivita die viene compensata dallo estendersi maggiormente dalle altre parti. Questo grado, piu o mono sviluppato, di atrofia a cui vanno in- contro spessissimo i nuclei die non si son saldati al sovraoccipitale apparisce evidentemente nella I e nella H figura soprariportata: nella ricca collezione poi di crani di feti, di neonati e di bambini che ho depositata nel Museo Anatomico Fiorenlino trovansi alcani casi di osso inlerparietale, unico, od unilaterale, nei quali e ben manifesta Tatrofia del nucleo o dei nuclei rimasti individualizzati. Non dobbiamo quindi nie- ravigliarci se il limite inferiore, o base, dell'interparietale unico, simme- trico, e stato osservato e descritto piu o meno distante dalla linea se- micircolare superiore e dall'inion (limite assegnato , ordinariamenle , al condrocranio primitivo) dipendendo cio dal maggior o minor grado di attivita dell'osso inlerparietale, rimasto indipendente, e conseguente maggior sviluppo ed estensione del sovraoccipitale. Solamente il Gosse porta la base dell'interparietale piu in basso del limite ordinario del con- drocranio, ma in lutte le figure riportate dai moltissimi Autori, c posso aggiungere anclie nelle migliaia di cranii che ho potuto osserv.ire, non ho mai riscontrato questa notevolissima estensione. Quasi tutti gli Anatomici sono concordi nell' assegnare per limiti lateral! dell'osso inlerparietale unico gli angoli lateral! deH'occipitale. II Flcalhi {{) pero fa osservare che I'interparietale puo talvolta non rag- giungere questo limite. In quest! casi, molto rari certamente, puo dars! che alia minor attivita de! nuclei interparietal! si accompagn! anche lo sviluppo delle lamelle triangolari del Po^^i (Ved! figura III) e queste por- tino piu in alto gli angoli inferior! ed anche la base dell'interparietale unico. b) L' osso inlerparietale unico, simmetrico, puo presentare una va- rieta rarissinia quale e quella figurata dal Virchow (2) e riprodotta nelle tavole del Sergi (3) e del Mingazsini (i), la presenza cioe dei nuclei (1) E. Ficalbi. — Ossa interparietal! e preinterparietali, niiova breve nota. — Proces. verbali Soc. Tosc. Scienze Natiirali. Pisa 4 Lurjlio 1886. (2) Virchow — Ueber einige Merkmale nieilerer Mensclienrasse am Sctuidel. — Abhandl. der K. Akad. der. Wissenschaft. Berlin 1875 (3) Sergi — Interparietal i e preinterparietali del cranio umano. Est Atti R. Accad. Med. Roma Tol. II. Anno XII. (1) Mingazzini — Osservazioni anatomiclie sopra 75 cranii di alienati. Estr. Atti R. Accad. Med. Roma Anno XIII. - Serie II. - Yoi. III. — u — preinterparietali, svlhippatisi al disopra degli interparietali e saldati con la loro parte basale coll' interparietale. Per la forma, per la posi- zioiie di qiiesta lingiietta ossea die sormonta I'apice deirinterparietale non puo nascere dubbio alcuno ch' essa non rappresenti gli element! prein- terparietali fusi cog'li interparietali. 3.°) Ossa interparietali hilaterali isolate od associate alle preinter- parietali. — a] Oltre alia mancanza di sinostosi tra sopraoccipitale ed in- terparietali verificasi in questi casi anche la mancata fusione tra i nuclei interparietali. Per il loro margine inferiore notansi le stesse varieta che per I'osso interparietale unico, anzi e ben raro che le due ossa distinte ragg-iun- gano la linea curva superiore e la protuberanza occipitale e freqiiente- mente uno dei due, od anche tutti e due non arrivano col loro eslremo esterno all' angolo laterale delta squama. La tendenza quindi all' atrofia dei nuclei, che non si son saldati, come di norma, al sopraccipitale, si veritica anche nei casi di interparietali bilatcrali. E pur ben raro il ri- scontrare la sutura interparietale posta proprio sulla linea medians, come ha ratfigurato il Ficalhi (1) in un caso d'interparietale unilaterale; il pin spesso la sutura si allontana diqualche millimetro dalla liuea sagittate [Serr/i fig. 10; Anoutchine, fig. 57) cio dipende da una minor attivita di un nucleo interparietale compensata da sviluppo maggiore dell' altro. h) Ma il piu spesso la sutura interparietale trovasi spostata di qualche centimetro dalla linea mediana e piu o meno obliqua, portandosi ora a destra ora a sinistra, raggiunge il margine inferiore degli interparietali {Eomiti (2) Anoutchine, fig. 62). In questi casi come ha ben dimostrato, per il primo, il Chiarugi (3) dobbiamo ammettere che la mancanza di sinostosi dei due nuclei interparietali siasi associata alio sviluppo dei preinterparietali,^o- sti in mezzo agli interparietali, i quali non solamente si son fusi tra loro, ma anche con uno degli interparietali e da cio la grande asimme- tria della sutura longitudinale che li divide. Se non ammettendo lo svi- luppo dei nuclei preinterparietali e la loro fusione con un interparie- tale non potremmo spiegarci il grande sviluppo, che uno degli interpa- rietali puo presentare, quando tutto ci fa vedere che alia mancata ridu- zione dalle parti della squama si associa una minore attivita dei nuclei connettivali. (1) Ficalhi — Ossa accessorie comparativamete studiale nel cranio Jell'uomo e dei rimanenti inam- miferi. Pisa 1885. (2) Romiti — Ancora sulle ossa interparietali umane. ~ Boll. Soc. Citltori Sc. Med. Siena 1S84 pag. 78. (3) Chiaruffi — Delle ossa interparietali accessorie (preinterparietali) nel cranio umano. — Boll. Societa tra i Culiori Scienze Mediche. Anno 111 1885. Fascicolo IX - Siena. 95 Non insistero su qiiesto punto lanto ben assodato dai fatti, pero mi place metter in rilievo clie ho costantemente riscontrato, e d' acccordo anche con gli altri osservatori , die qiiande i preinterparietali si svi- liippano al disopra degli interparietali , quelli presentano la forma triangolare, la forma cioe della fontaneUa cli essi vengono ad occu- pare^ quando invece si svlluppano in mezzo agV interparietah^ pren- dono la forma quadrilafera aUungata piii o meno regolare e die i due nuclei preinterparietali precocemente saldansi tra lore e poi o con im interparietale o col sopraoccipitale. Riporto qui la figura niolto dimo- strativa della memoria del Chiarugi {I), ^xgmd, die ripruduce fedelmente le partii-olarita die io ho potuto osservare in un cranio di neonato del Museo Anatomico Fiorentino. /"'/' />.*^ Fig. 5. — Segmeato occipitale di un cranio di feto uraano a termine vedulo dalla superficie anterioie, piuttosto in piano. fo — foro occipitale. bo — basioccipitale. es. 0., es. o'. — esoccipitali; s. oc — sopraoccipitale ; Kr — nodulo del Kerkringio ; int. p., int. p'. — interparietali ; p. i. p., p. i. p' . — preinterparietali. Sviluppandosi i nudei preinterparietali in mezzo agli interparietali e non saldandosi con uno di questi, possono dar luogo a due altre varieta (1) Chiarugi — Nuove osservazioni sulle ossa interparietali e preinterparietali. A tti R. A.cc. Fisio- critici. Serie IV. Vol. I. Siena 1S89. — 9G — die furono diversamente interpretate dagli Anatomici; o alia presenza cioe di un osso ben distinto intercalato tra i due interparietali, o ad una appa rente espansione del sovraoccipitale tra i due interparietali fino a raggi ung-ere V angolo lambdoideo. 11 falto clie i nuclei preinterparietali possono net cranio umano svilupparsi tanto al disopra die in mezzo agli interparietali ci da spiegazione, a mio giudizio soddisfacentissima, di que- ste varieta; nella prima i due nuclei preinterparietali, fusi tra lore, son rimasti isolati e dagli interparietali e dal sopraoccipitale, nella seconda essi si son saldati al sopraoccipitale. Ne la sottigliezza, ne la lunghezza die talora presenta la linguetta ossea interposta tra i due interparietali, in- vocate dal Marimd (1) per sostenere die non puo essere dato quest'osso dalla fusione dei due preinterparietali, puo contraddirci; giacche io pos- siedo due crani di neonati con ossa preinterparietali poste tra gli inter- parietali, e ben palesi, come sono in generale in questo periodo, nei quali il nastro osseo nonraggiung e i 7 millimetri di larghezza. Nei feti e nei bambini lo sviluppo in senso trasversale e longitudinale die presen- tano i preinterparietali, posti tra gli interparietali, e variabilissimo. Ma dal Marimd (figura 5 e 6), e dal Sergi (figura 8) furono osser- vati casi in cui oltre alle ossiticazioni mediana e laterali, ben individua- lizzate, esistevano all' angolo lambdoideo altre ossificazioni coi caratteri dei preinterparietali posti al disopra degli interparietali. Non potendo questi Autori accettare I'ipotesi del Chiarugi per i casi ben singolari osservati, essi ammisero col Virchow la possibilita di un interparietale iripartito, in cui la parte mediana si origini per un nucleo accessorio mediano interparietale. Ma tanto T embriologia che 1' anato- mia comparata si oppongono a questa interpretazione e dimostrano che V ossificazione mediana non puo esser data die dai preinterparietali. Se al disopra di questi si son sviluppate nella fontanella occipitale altre os- sificazioni le dobbiamo riguardare come vere ossa wormiane : la forma che esse hanno assunta, quasi identica a quella dei preinterparietali po- sti al disopra degli interparietali, e dovuta alia forma della fontanella in cui si sono sviluppate: lo sviluppo notevole ch'esse presentano puo esser dato da maggior atrofia dei centri inter- e preinterparietali e di conse- guenza rimasto piu ampio lo spazio in cui si sono sviluppate. 3.°) Un solo osso triangolare^unilaierale od associato ai preinterpa- rietali. a) II solo osso interparietale triangolare unilaterale viene formato dalla mancata sinoslosi di un nucleo interparietale mentre I'altro si e saldato al sopraoccipitale. II case tipico viene rappresentato dalla fig. 12 del (1) Marimd — Sulle ossa interparietali e preinterparietali nei cranio umano — Arch, per V Antra pologia e la Etnologia Vol. XYllI. Fas. II. 18S8. - 97 - Ficalbi in cui la siitura che limita medialmente I'osso interparietale si continua colla biparietale e la iiiferiorc si avvicina alia linea ciirva su- periore e alia protuberanza esterna occipilalc. h) Ma il pill spesso questi liiniti variano e possiamo averc iin interparie- tale che non solamente occupa la sua reg-ione, ma si estcnde per un certo tratto anche in qiiella dell' altro interparietale , oppure un interparietale che occupi solamente una parte dello spazio riserbatogli. Per le ration i suesposte noi dobbiamo ritenere in questi casi che insieme ai nuclei in- terparietali siansi sviluppati anche i preinterparietali in mezzo a qiielli e che nel primo caso siansi fusi cull'interparietale rimasto distinto, nel se- condo coir interparietale sabbto al sovraoccipitale. In tulti i casi pero Tang-olo esterno dell' interparietale inJividualizzato raggiunge 1' asterion. E bellissimo il caso osservato dal Sergi su un cranio Siamese c Irovo giusta I'interpretazione da lui data. L'interparietale deslro e rimasto in- dipeu'lente ed e piuttosto atrofico, mentre i preinterparietali che si son sviluppati tra gli interparietal!, sono relat.ivamente molto sviluppati, di piii il preintcrparietale di destra si e saldat(» col sopraoccipitale, rimanendo come un' espansione del sopraoccipitale intercalata tra I'inlerparietnle de- stro ed il preintcrparietale sinistro. Questo caso rassomiglia moltissimo a quello descritto dall' Anouichine, pag. 66. fig. 58. Ben poco mi rimane a dire sul modo di svilupparsi delle varie forme delle ossa preinterparietali avendo gia presi in considerazionc i casi di associazione cogli inlerparietali. I due modi tipici di presentarsi delle ossa preinterparietali isolate, son sempre dovuti alia posizione ch'essi possono prendere rispetto agli inler- parietali, 0 al disopra, cioe, od in mezzo a questi. Quando si sviluppano al disopra presentano piu frequentemente la forma triangolarc e piu fre- quentemente i due nuclei rimangono liberi: quando si spingono tra gli in- terpirielali piu facilmente si saldano tra loro e I'osso acquista una forma lo- sangica o quadrilatera prendendo taloraun notevole sviluppo ed avvicinandosi pill 0 meno alia protuberanza e linea curva occipitale. Rimane pero sem- pre un carattere differenziale tra inlerparietali e preintoi'parietali molto sviluppati; i margini o gli angoli esterni di questi ultimi rimangono sem- pre molto lontani dall' asterion. Nello sviluppo delle ossa preinterparietali nel cranio umano due fatti notevoli si riscontrano e per ora inesplicabili: 1.° che I'uomo presenta piu sovente degli altri mammiferi le ossa prein- terparietali ben sviluppate; 2.° che li presenta piu di sovente che non pre- sent! individualizzati gli inlerparietali. - 98 - Note anatomo-fisiologiche sugli Ixodini del Prof. Andrea Batelli (COMUNICAZIONE PREVENTIVA) (con figura) (ConfAnuaz. e fine. Vecli N.o preced.) L'uKima parte deU'intestino e costituita da una sacca anale imparl, discendente dall'avanli all'indietro, assottigliata gTadatamente sino a di- venire un tubo strettissimo in comunicazione con I'ano. Questo alia sua volta e determinato da un anello chitinoso perianale, clie forma una base articolare a due valve chitinose, convesse esternamente, concave internamente ed a forma di ciiccbiaio; queste due valve, simmelricamente disposte I'una in faccia all'allra, delerminano nello spazio di separazione una stretta fessura sag'ittale, che e la fessura dell'ano. Nelle sezioni fron- tali, al di sopra della sacca, si vedono decorrere obliquamente grossi e radi fasci muscolari, i quali, percorrendo tutto I'asse supero-inferiore del corpo, lianno la inserzione dorsale sul rafe mediano, I'altra ventrale in corrispondenza all'ipoderma deiranello peri-anale. Ne deriva che I'ultima porzione affilata della .sacca anale passa come sotto una volta determinata esternamente e superiormente dai due fasci muscolari discendenti e rav- vicinati Questi muscoli hanno certamente un uilicio che si riconnette alia defecazione, poiche nel contrarsi spostano in senso verticale il piano orizzontale della fessura, facilitando cosi Tefflusso delle sostanze imma- gazzinate nell'ultima parte dell'apparecchio digestivo. Nella regione post- anale i muscoli omologhi, divengono frequenti e verticali , tanto da di- videre il compartimento splacnico mediano in due comparlimenti hiterali accessor!, ove si proseguono i diverticoli epatici. Quesla particolarita anatomica determina esternamente un solco mediano postanale, corrispon- dente all'inserzione interna ventrale dei muscoli ora descritti. L'ultima parte deU'intestino ditTerisce da tutte Ic altre per la strul- tura e per il contenuto. Per la struttura, poiche mancano le cellule glan- dular!, per il contenuto poiche, ollre le materie fecali , vi si raccoglie un pulviscolo urico bianchissimo, che, lasciato a se stesso, prende la for- ma di sfero-cristalU piii o meno granrti secondo le specie. La struttura adiinqiie della sacca anale ripete in tutto quella delle al- tre parti dcirintestiuo, se si eccettui per Tepiteliomai glandulare, che ora e pavimentoso (Ixodes hexagonus)., ora invece formato da cellule spe- cialissime a forma di T, con il loro peduncolo in cavita e le branche laterali ricollegate in un tessuto epiteliare continuo (Zccxies erinacei aut.) Gli sfero-cristalli dcrivano dai tubi Malpighiani, e questi col loro sbocco confinano anteriorraente la sacca anale. Tuttavia s' ingannerebbe a partito, — 99 chi volesse inalzarc fino ad un carattere differenziale morfologico fra Tin- testino medio c I'intestino terminale, lo avere o no questo residuo del con- sumo organico. Tanto e vero die in alcuni casi, come in un maschio di Hyalomma marginatum {e do e con molta probability piu un fatto acci- dentale die specifico) il contenuto urico si propagava oltre i loro termini normali fiho nei cieclii epatici delle regioni piu anleriori. I tubi Malpighiani furono descritti dal Pagensiecher come semplici nel loro decorso e di una struttura mal determinata. II Pagensfecher non face mai delle sezioni, ne la tecnica di allora gli oiFriva i mezzi di un a- nalisi istologica, come si potrebbe fare oggi. Di qui un difetto, se pure e tale, in quell'opera egregia. Dicevo adunque die i tubi Malpighiani sboc- cano uno per lato nella sacca anale, e decorroiio indivisi al di sotto della glandula sessuale. Giunti esternaniente ai confiiii del compartimenlo spla- cnico mediano ciascuno dei tubi si divide in duo branolie, delle quali Tuna tende a guadagnare la regione dorsale, I'altra la regione ventralc {PhauUxo- des rufiis). In quanto a struttura i tubi Malpighiani presentano una mem- branella basale esterna anista, che s{»stiene (parlo ben inteso di cio che si vede nelle sezioni) tre o quattro cellule glandulari, con un bel nucleo ro- tondo e con un protoplasma dense alia periferia, vacuoso all' interno. I prodotti della loro escrezione sono dei liquidi, che, abbandonando la parte vacuosa delle cellule madri e riversandosi nel luinc del tubo, assumono poi la forma di sfero-cristalli. Gli sfero-cristalli sono sempre estra- cellulari, e si ritrovano in tutto il decoroso lunghissimo dei tubi Mal- pighiani. A questo proposito devo aggiungere che nell' Ixodes reduvias osservai spessissimo, quando 1' animale era alio stato di ripienczza, al di sotto delle cellule ipodermiche in vari punti dell'integumento alcuni cumuli di sfero- cristalli, simili a quelli della sacca anale e dei tubi Malpighiani, non cir- condati da alcun residuo glandulare. E certo adunque che in queste con- dizioni non tutti i prodotti escrcmentizi della nutrizione prendono le vie normali dell'apparecchio digerente per essere eliminati aU'esterno. Le secrezioni orinarie degli Aracnidi ora sono composte da guanina, era da urati, ed e una cosa singolare e inspiegata come alcuni gruppi tJa loro vicini abbiano indifferentemente ora I'una ora gli altri. Tutto cio resulta dai lavori del Davy (1), del Will e Gorup Besanez {% e quindi del Plateau (3). Negli Ixodes due autori si sono occupati della (1) ./. Davy, Additional notice on the urinary excrements of Jnsects, with some observations on that of spiders. Edinhurg. new- phil. journ. t. XL, 1846. (2) WiV e fforup Besanez, Guanin ein wesentlicher Bestandtheil gewisser Secrete Wirbelloser Thiers. Oelchrte Ameifien heransrjegeben von Mitgltedern der K. Bai/er-Jkadtmie der Wissen- schaften^ 37 Band, 1848. (3) Plateau, Op. cit. p. 132. — 100 — costituzione chimica deg-li sfero-crislalli anali, cioe il Pagenstecher ed il Mcgmn (1), conciudendo concordenienle esser(3 composli di nrati. E' assai facile negli Ixodini isolare il secreto urinario , poiche tra- spare all' esterno per il suo colore bianchiccio in una zona immediata- mente sovrapposta all'apertura anale. Esso convenientemente isolato, si presenta come im pulviscoloinsolubile neH'acqua, neU'alcool, neiretere e negli acidi a freddo ; solubile invece nelT acido cloridrico e nell' acido nitrico se bollenti. Questa sostanza trattata con I'acido acetico e lasciata evaporare a secchezza non si risolve nei cristalli a forma di lente bicon- vessa caraueristici, non pero esclusivi, dell'acido urico. Trattata con I'acido nitrico, riscaldata leggermente e quindi sottoposta all'azione dell' ammo- niaca diviene di uii colore giallastro simile a quello die il Plateau de- scrive per la giianina. La reazione esclude clie si sieno forniati I'alloxana ed il purpurato d'ammonio. * Un sistema organico geneticamente derivato dall' integumento e l' al- bero respiratorio o tracheale. II primo fatlo die salta agli occhi nello esame complessivo dell' apparecchio e la sproporzione tra Ip stigma gran- dissimo e le tracliee sottostanti. Gli stigmi negli Ixodini sono disposti lateralmente ed un poco in alto, dietro la base d' inserzione dell' ultimo paio di gambe. Per intendere la struttura dello stigma, alia quale appunto e consacrato il presente capitolo, e necessario riferirsi aqiiella del comune integumento: percio non e inutile aprire una piccola pnrentesi a questo proposito. 11 comune integumento (forniato al solito da uno strato di cellule ipo- dcrmiclie e da uno esoscheletro esterno chitinoso) e piii o meno duro e re- sistente secondo il modo di comportarsi dello strato esterno. Questo e for- mate da una cute e da una cuticola sovrapposta, superficiale; la quale ul- tima e sottilissiina nolle regioni non dure ed elastiche dell' animale, e grossa e sviluppata, a scapito piu o meno completo dello strato sotto- stante, nelle regioni rigide e resistenti. Sono delta prima maniera quelle parti clie richiedono una grande elasticita, cosi lo addome delle zecche femmine e gli spazi articolari tra le varie poditi, delta seconda invece quelle parti die servono di sostegno e di appoggio all'intero animale, cosi lo scudo cefalico, sul quale si attacca una vera raggiera di muscoli destinati alio appemlici boccali, e per la stessa ragione l' armatura anale e le varie poditi degli arti ambulatori. Nella categoria del tessuti integu- mentali rlgidi e scagliosi devono inserirst ancora gli stigmi. (1) Me'i/nin, Note sur la facuUe qu' ont certains Acariens avec ou sans huiiche de vivie sans nour- riture pendant des pliases entieres de leur existence ou meme pendant loute la vie. Comptes rendus t. LXXXIII, 1876. p. 994. — 101 Date queste conoscenze, possiamo enlrare nel nostro argomento. Gli stigmi sono formati da una scodolla, leg-germente rilevata siill' iiitegu- mento, che nel siio fondo raccoglie T npertura stig-matica propriamente delta e forma a qucsla come una vera cornice. Nelle sezioni frontali la scodella apparisce formata da due pilastri i quali si riconnettono al re- stante dell' integ-umento coii due sporoni acuminati, che ne determinano il confine pii'i esterno. I ilue pilastri sono costituiti dal solito strato pro- fondo di cellule ipodermiclie e dalla sola cuticola, la quale alia sua volta, e cosi complessa nelle sue varie parti da meritare il nostro studio piu accurate. \.-d r -4 L' esoscheletro adunque dei pilastri dello stigma si divide in due piani, uno inferiore compatto ed uniforme, l' altro superiore formato da un'associazione di organi squamiformi . Lo strato inferiore nel suo mar- gine distale e uniformemente ondulato : alle convessita delle ondulazioni corrisponde la base degli organi squamiformi, alle concavita un canali- colo pervio derivato dall' ipoderma [d) e che contiene un prolungamento protoplasmico. Gli organi squamiformi sono rappresentati nelle sezioni frontali da un apparecchio di sostegno formato da bacilli (c) cuticolari ascendenti, di- varicati sopra una larga base d' in^erzione. Questi bacilli si riuniscono in alto come in una specie di peduncolo che, se come tale appari- sce nelle sezioni frontali, si vede invece nelle sezioni orizzontali essere nient' altro che un relicolato continue a maglie esagonali- Queste reti- cjlato sostiene una membranella esterna, sottile, la quale s' interi'ompe, lasciande un pertugio , nel mezzo di ciascuna magiia e formella esa- gonale. II pertugio superficiale mette in diretta comunicazione 1' eslerne con r interne vacuose dei pilastri stigmatici e sovraincembe ad una ca- vita {h), la quale serve anche di accesso od anticamera a quel pertugio — 102 — profondo , che gia dissi far capo nelle concavita dello stralo cuticolare pill basso. Tiitte queste cavita io Ic ritengo piene di aria, la quale cir- cola ancora ncgli spazi intermedi fra bacillo e bacillo. I pllastri servono di cornice all' apertura stigmatica, la quale ha i suoi contorni a forma di otto o di lemniscata. E cio perche essi vengono sospinti da due ingrossamenti mediani, disposti 1' uno in faccia all' al- tro, ingrossamenti che ho rappresentati al naturale come quasi artico- lantisi a vicenda. L' uno degli ingrossamenti corrisjionde ad una iper- trofia della parte peduncolare degli organi squamiformi , 1' altro ad una ripiegatura vera e propria dell' intero integumento (e) compresi gli strati ipodermici. Tutto fa pensare che queste due p.ipille debbano ave- re un giuoco non indifferente nella occlusione ed apertura, parziali e temporanee ben inteso, del foro stigmatico. Infatti esse non possono man- tenersi estranee alia contrazione dei due muscoli potentissimi e striati (/"), che s' inseriscono sulla supcrficie interna della cuticola infossata nella grande camera tracheale sottostigmatica. Dopo aver parlato della interna fabbrica degli stigmi, che si mantiene cosi uiiiforme nelle varie specie, nelle varie eta e nei vari sessi degli Ixodini, una parola sopra il loro signiticato morfologico. Io credo che si tratti di una vera e propria colonia di peli. Cosa potrebbero esser mai di differente, questi canalicoli degli stigmi agli altri canalicoli diffusi per tutto I'integumento e che formano la base ai piccoli cornetti pelosi della superficie ? In quanto alio scopo fisiologico dell' organo sarebbe azzardata qual- siasi ipotesi, se pure non si voglia mettere in campo 1' antica idea del Baster, del Lehman, del Cuvier, del Bumeril, del Burmeister, i quali lutti credettero poter fissare negli stigmi la sede dell' odorato. Ripeto, che la ipotesi e lungi dall'essere provata, mancando in proposito la pro- va piu forte e piu concludente, cioe la continuita nervosa tra le cellule ipodermiche e quelle del ganglio peri-esofageo. Essendo in quest'ordine d' idee, non stimo fuor di luogo fare qualche considerazione sugli or- gani di senso degli Ixodini. * Gli Ixodini non haiino occhi. Dinanzi a questa afifermazione negativa mi sono domandato , se avessero mai delle percezioni dermatoptiche. Avendo disposte varie zecche completamente all'oscuro in una piccola cas- setta nella quale penetrava la luce da due spiragli I'uno otlurato da un vetro, r altro da un cristallo d' allume, le zecche rimanevano indifferenti e vagavano per tutta la cassetta senza mostrare una qualsiasi predilezio- ne per i punif llmninati. Da tali esperienze, ripetute piu volte, sarei per — 103 - escludere, (ino a prova contraria , una funzione dermatopLica in questi Acari parassiti. Ma d' altra parte di iin senso o di sensi special! certa- mente le zecclie ne dcvono avere bisogno. Basta pensare alle loro alji- tudini, quando abbandonate nei prati e nei piccoli cespugli, dove vivono loro malgrado, atlcndono i bestiami meriggianti e li invadono con sicu- rezza di preda facile ed abbondante. A uso organi di senso ii Pagenstecher e assai incerlo, solo riguarda come tali due placche dorsali dello scudo cefalico periboccale finamenle scolpite da piccole foveole (Grilbchen) regolari e riavvicinate. Le foveole ospilano infatti lanii piccoli peli sottili e delicati , i quali emergono di pochissiino dal livello integumentale. Ora, se ai peli consueti degli Ar- tropodi si attribuisce un ufficio di senso e probabilmenle di tatto , il medesimo ufficio dovra riferirsi ancora a questi cefalici dei nostri Ixodini. Ed anzi quel senso resultera piu raffinato per la moltiplicita degli organi esterni capaci di raccogliere la sensazione. Per questo processo logico adunque il Pagenstecher non ha torto nelle sue asserzioni. La localita dove ricercare altri organi di senso ci viene indicata dagli autori che si sono occupati di Acari, cioe nella faccia interna dei palpi mascellari ed in talune poditi del primo pajo delle gambe am- bulacrali. L' Haller (1) descrisse costantemente degli organi di senso costitui- ti da peli, i quali facevano capo a terminazioni nervose. U Haller attri- buiva a questi peli, e per la verita mollo gratuitamente , vari uffici fisio- logici, secondo che variavano di forma e di lunghezza. II Kenking (mem, cit. p. 578) ritrovo nei primo paio di arti del TromUdium ed in connes- sione con peli sensibili un ganglio nervoso formato, come egli dice, da un gran numero di nuclei immersi in una sostanza omogenea. A questo tipo possono riferirsi quelle setole, piu o meno sfrangiate nei loro apice libero e che formano un' unica serie sul iianco interno ed inferiore del secondo, terzo e quarto articolo nella esapodite dei piedi palpi. {Pagen- stecher Tav. I tig. i e c h). Le setole sono maggiormente sviluppate di lutte.le altre simili formazioni esoscheletriche nell' integumento degli Ixodini, specialmente quelle del secondo e terzo articolo, e sono impian- tate nella parte gialla e tenace dell' integumento. La loro relazione coi fenomeni della sensibilita vien resa possibile dall' essere sovrapposte (1) G. Haller, Uber den Bau der vogelbewolinenden Sarcoptideu (Uei-mal.), Zeitschr. filr Vt'tssen. Zojl. ISSl Bd. XXXVI. p. 378. Q. Haller, Zar Kenntnis der Siniiesljorstea der tlydraciiiileii , Wieymann 'a Ardiiv. filr NalnY' geschkhte. Juhrg. 4S Heft. I. 1883. 0. Haller, Zur Kenntnis der Tyroglyphen, Zeitschr fiir lassen. Zool. 1880. Bd. XXXIV. 1880 p, 2io, — 104 - ad un corpo gangiioidc, probabilmenLe nervoso, clie riempie tutto il cavo iposclielctrico del seg'mento sensibile. Qiiesle setole sono spinte in contatto direLto coll' ospite, qiiando la zeoca iininerge il suo roslro, e devoiio essere scosse in modo briisco e interroUo nei movimenli che il parassita fa per viemeglio penetrare nella sua vittima. Attesa la loro disposizione potrebbe concludersi che questi fossero dei peli gustativi, ma per gli sludi del Leijdig e dimostrato es- sere sempre difficilissima il disLingiiere lo scopo fisiologico, se tattile o gustativo, di queste produzioni superficiali. Viene ora la volta di descrivere altri organi, che si ritrovano sul penultimo podite del primo paio di arti ambalacrali. Forse per essi. man- cano gli estremi a riguardarli con sicurezza come di senso, ma la pecu- liarita della loro architettura ed il fatto che gli Ixodini agitano il primo paio di zampe, quasi fossero antenne, mi sembrano argomenti in favore a simile conclusione. Sarebbe forse quel senso, onde le zecche avvertono a distanza le greggi tanto indispensabili per la esistenza loro? Fatto si e che I'organo di cui parlo rassomiglia in un modo notevole a quello che il Dalhl (1) descrive e figiira (Tav. 1 fig. 8) nella sua memoria vera- mente preziosa per novita e precisione. Un ingrossamento ricurvo dello esoscheletro e terminate nella parte di- stale dalla inserzione di un pelo o pochi peli rigidi ed allungati oltre la misura ordinaria. Nella parte prossimale il detto ingrossamento esoschele- trico si escava in un olre speciale che trasparisce all' esterno come un area chiira e che piu della piega esterna, rappresentata dal Balil nei Terafosidi, rassomiglia a quel calice rudimentale, senza la setola mediana che lo stesso autore ricorda e figura sul tarso della Pachygnatha Li- steri. Sulla specific! ta del senso io non so ne voglio esprimermi, solo mi basti ricordare came ora sia secondata 1' idea che quesli organi tarsali od anche organi liriformi degli Aracnidi sieno strumenti di udito. Questa interpretazione, che devesi all' immediata influenza esercitata dall' opera del Graher sugli organi cordotonali, fu concordcmente sostenuta dal Schim- hewitsch, dal Wagner ed in un'opera recentissima da Paul Gauhert. Goncludo con la promessa di riserbarmi alia memoria altre ed inte- ressanti particolarita, le quali ora sarebbero non esattamente comprese senza il sussidio delle figure. (1) Fried. Dahl , Das Cell r-und Gciuchsoigan dcr Spinnen. Archiv.fur inikr Anat. Band. XXIV, GiuLio Chiarugi, responsabUe. Siena ISIH, Tip S. Born.irdi'jo Moiltore ^oolmico Itallaio (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Olulio Chiarug-1 Prof, di Anatomia uraana ael R. Istituto di Studi Super, in Firenze. Ufficio di Direzione e Redazione: Js^/^uto Anatomico, Firenze 12 numeri alV anno — Abhuonamento annuo L. 10. Engrenlo Fioalbl Prof, di Anat. coniparata e Zoologia nella R. Universlta di Cagliari. II. Anno Firenze, 15 Luglio 1891. N. 6-7. 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Emery C. — Recherches sur la morpholog-ie du squelette des extr6mites chez les Vertebres terrestres. — Archives Ital. tie lUologie., Tom. 14, Pag. 421- 430. Turin 1891. Maggi L. — Deux faits craniologiques trouv(5s chez quelques mammif^res. Note pr6v. — Archives Ital. de Biologic, Tom. 15, Fasc. 1, Pag. 119-124. Turin 1891. Maggi L. — II cauale crauio-faring'eo negli antropoidi (con tav.). — Rend. d. R. 1st. Lomh. di Sc. e Lettere. Serie 2, Vol. 24, Fasc. 3, Pag. 138-149. Milano 1891. Maggi L. — Sopra una varieta morfologica delle ossa nasali e intermascellari nell'orango. Con tav. — R. 1st. Lomb. di Sc. e Lettere. Rendiconti. Se- rie 2, Vol. 24, Fasc. 6, Pag. 401-414. Milano 1891. Mingazzini G. — Sul significato onto- e filogenetico delle varie forme delVajyer- tura pi/riformis. (Conclusioni.) — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma. Anno 16, Fasc. 8, Pag. 443-444. Roma 1890. Tedeschi A. — Contributo alia conoscenza delle ossa sesamoidee (con tav.). — Atti e Rend. d. Accad. Medico- Chirurgica di Perugia, Anno 2, N. 4, Pag. 241-248. Perugia 1890. Valenti G. — Sulla ossificazione del ligamento pterigo-spinoso {Civinini) e del ligamento crotafiticobuccinatorio (Ht/rtl) dell'uomo, (con 3 fig.). — Moni- tore Zool. Ital. Anno 2, N. 4, Pag. 64-69. Firenze 1891. 6. Apparbcchio muscolarb. Alaimo E. — SuUe anomalie muscolari del mammiferi domestic!. — Giorn. di Anat. Fisiol. e Patol. d. Animali. Anno 23, Fasc. 2. Pisa 1891. Pag. 61-82. Kazzander J. — Beitrag zur Lehre ilber die Entwickelung der Kaumuskeln. Mit 4. Abbild. — Anatofnischer Anzeiger, 6 Jahrg.., N. 8, Pag. 224-227. Jena 1891. 1. Apparbcchio cardiaco-vascolarb Calori L. — Sopra un caso di inversione dei condotti toracici accompagnato da inversa origine dell' arteria succlavia destra e sulla genesi delle due ano- malie. Con tav. — Memorie d. R. Accad. d. Sc. di Bologna, Serie 5, To- 7no 1, Fasc. 1, Pag. 189-196. Bologna 1890. Calori L. — Memoria sopra indicata. Riassunto. — Rendic. d. R. Accad. d. 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Anno 2, Punt, ly Pag. 58- 81. Napoli 1891. ■ Lustig A. — Contributo alia conoscenza della istogenesi della glandola tiroide. — Lo Sperimentale, giorn. medico., Anno 45, Fasc. 1 {Mem. Orig.)^ Pag- 84-89. Firenze 1891. Con tav. Lustig A. — Contribution a la connaissance de 1' histogenese de la glande thyr^oide. — Archives Ital. de Biologie, T. 15^ Fasc. 2, Pag. 291-295. Turin 1891. 10. Appareoohio urogbnitale. Ferrari C. — Sulla spermatogenesi nei mammiferi ( con tav.). — Mem. d. R. Accad. d. Sc. di Bologna. Serie 4, T. 10, Fasc. 1, Pag. 181-198. Bolo- gna 1889. Germano E. — Cangiamenti istologici del testicolo dalla nascita alia maturity. Boll. d.Soc. d. Naturalisti in Napoli. Serie 1, Vol. 5, Anno 5, Fasc. i, Pag. 19-89. Napoli 1891. Paladino G. — Sur les ponts intercellulaires entre I'oeuf ovarien etles cellu- les du follicule. — Journal de Micrographie, 15 An7i^e., N. 3 , Paris 1891. Pag. 79-84. Con fig. 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Sperino G. — Sur la moelle epiniere d'un veau dicephalus dipus dibrachius. — Archives Ital. de Biologie, T. 15, Fasc. 2, Pag. 261-266. Turin 1891 (Resumd). Taruffi C. — Mesorinoschisi. — Rendic. d. R. Accad. d. Sc. di Bologna, Sess. del 7 Die. 1890., in Boll, d Sc. Mediche di Bologna, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 2, Bologna 1891. Pag. 118. Taruffi C. — Nuovo caso di mesorinoschisi nell'uomo. — Bologna, Tip. Gam- berini e Parmeggiani 1890., 4." p. 9, con tav. Estr. d. Serie 5, Tomo 1 d. Mem. d. R. Accad. d. Sc. di Bologna. Taruffi C. — Sui canali anomali del penc. Nota critica. — Boll, d, Sc. Medi- che di Bologna, Serie 7, Vol. 2. Estr. Bologna 1891. Pag. 30. Errata Corrige. — Nella citazione del Sunio di quesla memoria (M. Z. Anno 1, N. 12, Pag. ^-^t^^-^^Tl p ip** avanli le parole: Serie 1 ecc, si aggiunga : Boll, d Sc. Mediche di Bologna. j^'\S^ C y juj library]; \^ ^•^ /i — 110 — III. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesoi. Doderlein P. — Manuale ittiologi^co del Mediterraneo, ossia sinossi metodica delle specie di pesci riscontrate sin qui nel Mediterraneo e in particolare nei mari di Sicilia [Fasc. IV, Palermo, Tip. del Giorn. di Sicilia 1S89J. Fasc. V, Palermo 1891. — In questi due Fascicoli si tratta degli Acan- totterigi perciformi. 4. Anfibii. Camerano Ij. — Ricerche intorno alio sviluppo ed alle cause del polimorfismo dei girini degli anflbi anuri. — Vedi M. Z. Anno 2, JS/. 4, Pag. 62. Camerano L. — Recherches sur le d6veloppcment et les causes du polymor- phisme des tetards des Amphibies anourcs. — Archives Ital. de Biologie, Tom. 15, Fasc. 2, Pag. 165-177. Turin 1891. Mina-Palumbo F. — Rettili cd anfibii nebrodensi. — II Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 4, Palermo, Gennaio 1891. Pag. 78-84. {Continuaz. V. N. 1. Continua). 5. RETTILI. Mina-Palumho. — Rettili ed Anfibi nebrodensi, — Vedi M. Z. in questo N. Pag. 110. Peracca M. G. — Descrizione di una nuova specie del geu. Diploglossus, Wiegm. {Dipl. Lessonae, sp. n.) — Boll. d. Museidi Zool. ed Anat. Comp. d. 11. Univ. di Torino. Vol. 5, N. 77. Torino 1890. Peracca M. G. — Note erpetolog-iche. Sul Tropidonotus natrix., var. bilineata. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. B. Univ.di Torino. Vol. 5,N. 92. Torino 1890. 7. Mammiferi. Thomas 0. e Doria G. — Diagnosi di tina nuova specie del gen. Cervulus, raccolta da L. Fea nel Tenasserim. — Annali d. Museo Civico di Storia Nat. di Genova. Serie 2, Vol. 7(27), Pag. 92. Genova 1S89-90. 8. Antropologia ed Etnologia. — Rendiconti della Societa Italiana di Antropologia, Etnologia e Psicologia comparata. — Archivio per VAntrop. e I'Etnol. Vol. 20, Fasc. 5, Firenze 1890. Pag. 441-463. Bellucci G. — Documenti per la paletnologia dell' Abissinia. Nota. — Archi- vio per VAntrop. e I'Etnol. Vol. 20, Fasc. 3, Firenze 1890. Pag. 367-372. Con fig. D' Agnanno G. — La missione sociale della donna, secondo i dati della antro- pologia e della sociologia. Parte 1. I dati antropologici. — Rivista di Fi- losofia scientifica, Serie 2, Vol. 5, Milano 1890. Pag. 449-478. Gaudenzi C. — Contributo alle misure angolari del capo. — Giorn. d. It. Ac- cad, di Medicina di Torino, Anno 54, N. 3 e 4. Torino 1891. - Hi — Graziano Y. — II clitna e le razze umane. — Palermo^ tip. Zappulla^ 1890, 8°, p. 41. Nicolucci G. — I semiti, quel che furono e quel che oggi sono: schizzo sto- rico antropolog-ico. — Atti cl. Accad Pontaniana^ Vol. 20. Napoli 1890. Spoto-Santangelo i. — Autropog-enesi. — Ateneo Ligure. Anno 13, Fasc. Apri- le-Giugno, Genova 1890. Pag. 234-251. Zampa S. — Due teschi preistorici e sul valore dell' antropologia come crite- rio etnografico. — Atti d. Accademia Pontificia d. Nuovi Lincei. Anno 43. Sess. 3. Roma 1890. Pag. 100. (Breve cenno.) Zampa R. — Di due teschi italiani preistorici e del valore dell' antropologia come criterio etnografico. — Roma 1890. Op. di pag. 28. Zampa R. — Gli scheletri di Remedello e di Fontanella di Casalromano nelle provincie di Brescia e Mantova. — Archivio per V Antrop. e V Etnolog.., Vol. 20, Fasc, 3 - Firenze 1890. Pag. 345-365. SUNT! E RiVISTE G. F. Mazzarelli. — Ricerche sulla raorfologia e fisiologia dell' apparato ripro- duttore nelle Aplysiae del Golfo di Napoli. Memoria con quattro gr. ta- vole. — Napoli 1891 {Estratto dagli Atti, vol. IV. Serie 2a Append. N." 5 della R. Accademia delle Scienze fis. e mat. di Napoli.) L'apparato riproduttore delle Aplysiae, e in generale delle Aplysiidae, di- mostra chiaramente quanto grandi siano le affinita che riuniscono questl Tectibranchi ai Cephalaspidaea. Nessuno fino ad ora aveva posto mente a que- ste affinita per mancauza di osservazioni, e anzi qualcuno aveva creduto di poter far derivare direttamente le Aplysiidae dai Nudibranchi Ascoglossa me- diante gli Oxynoidaea: ma questa ipotesi non ha alcuna prova seria in ap- poggio. Invero l'apparato riproduttore delle Aplysiidae, che per 1' assenza di un ovidutto e di un deferente ben distinti si distacca nettamente da quello delle Pleurohranchidae (e quindi anche dal tipo generale dei Nudibranchi), e in fondo il medesimo apparato riiyroduttore tipico dei Cephalaspidaea, perb grandermnte trasformato ed evoluto. ^QlVAplysia punctata, Cuv., esso si pre- senta meno evoluto, — ed anzi in questa specie si trova in una condizione relativamente ancora primitiva — piu evoluto invece nell' A. depilans, L., pill ancora nell' A. limacina, L. L' evoluzione probabilmente si continua in altre Apjlysiidae. La glandola ermafrodisiaca, intiinamente connessa col fegato nell'^. i)iui- ctata, come nei Cephalaspidaea, lo e meno nell" A. depilans, meno ancora neir A. limacina. In Dolahella, Aplysiella, Notarchus essa divcnta infine aflfatto distinta dal fegato. II piccolo condotto ermafrodisiaco nelle sue diverse porzioni e perfettamente omologo a quello dei Cephalaspidaea-llgvaw^Q condotto ermafrodisiaco, enormemeute sviluppato, 6 nondimeno anch' esso perfettamente — 112 - omolog'o a quello dei Cephalaspidaea (cloaca sossuale). Esso si avvolgo a spira intorno alia g-laudola deiralbume, poi costituisce un iitto gomitolo, e termina, allargandosi alquanto, in una camei'a triang-olare (camera di fecondazione), nella quale sboccauo il piccolo condotto ermafrodisiaco, la giandola dell'albume e la tasca copulatrice. Poiche la primitiva giandola del nidamento, omologa a quella deg-li altri Tectibranchi, scompare nelle Aj)lysiiclae, o meglio proba- bilmente si trasforma nella tasca copulatrice — questa infatti, che non 6 omologa alia tasca copulatrice di altri Tectibranchi, ha nelle Aplijsiidae i medesimi rapporti della giandola del nidamento degli altri Tectibranchi, — come differenziazione di una parte delle pareti interne della porzione spirale del grande condotto ermafrodisiaco, e per tutta la lunghezza di tale porzione, viene a formarsi la nuova giandola del nidamento delle Aplysiidae. Lungo le diverse porzioni del lunghissimo grande condotto ermafrodisiaco compionsi separatamente la fecondazione delle uova, I'aggiunzione dell'albume alle me- desime, la formazione dei bozzoli ovigeri, la formazione del cordone nidamen- tario, funzioni queste che, almeno per la maggior parte, si compiono tutte nella cloaca scssuale o grande condotto ermafrodisiaco dei Cephalaspidaea. II pene delle Aplysiidae e anche perfettamente omologo a quello _dei Cephala- spidaea. E scomparso pero in esso ogni traccia della cosi detta « prostata », come pure del condotto che in alcuni Cephalaspidaea trovasi lungo il pene, come continuazione del tubo jorostatico. L' Autore si propone di trattare piu ampiamente in un lavoro sullo svi- luppo e la Morfologia delle Aplysiidae la discendenza di questi interessantis- simi Tectibranchi, i quali, a quanto pare, mentre da un lato sono manifesta- mente assai evoluti e forse i piii evoluti tra i Tectibranchi, dall' altro lato sembrano discendere da progenitori di un tipo molto basso {Cephalaspidaea), inferiore molto a quello di altri Tectibranchi {Pleicrobronchidae). In fondo del lavoro I'Autore riporta le seg'uenti conclusioni principali: « 1. Tutte le uova, discese isolatamente e precocemente nel piccolo con- dotto ermafrodisiaco e che si mescolano con lo sperma, per quanto scarse o numerose esse siano, sun destinate a distrug'gersi nella vescicola di Swam- merdam; 2. Lo sperma e le uova in tempi diversi percorrono la medesima via per essere espulsi, cioe il piccolo condotto ermafrodisiaco, la camera di feconda- zione, I'ovidutto deferente, la doccia genitale dorsale. Lo sperma, giunto al termine della doccia genitale dorsale continua il suo cammino nella doccia spermatica del pene; 3. Lo sperma che dev'essere eiaculato non e mai puro. Esso contiene una certa quantitci assai variabile di sostanze estranee ^^uova, sferule di lecitina e corpuscoli di grasso, provenienti dalla disgregazione delle uova, granuli di albume e di nidamento); 4. Esistono nel grande condotto ermafrodisiaco delle Aplysiae due docce ben distinte: per I'una (ovidutto - deferente) sono espulsi i prodotti genitali dell'animale, per I'altra (doccia copulatrice e doccia vaginale) entrano gli elementi fecondanti; 5. Alia porzione anteriore dell'ovidutto-deferente 6 anuessa una giandola, talora {A. depilans) con elementi pluricellulari — giandola dell'ovidutto - de- ferente, — il cui secreto serve, lubrificando le pareti dcU' ovidutto-deferente, a - 113 - facilitare I'espulsione dei pi-odotti genitali, e fors'anche come liquido prostatico. 6. La vescicola di Swammerdam non ha rapporti con la doccia ovidu*;to dcfcrente. Essa sbocca invece nell' altra doccia, e propriamente in fondo al rig-ontiamento vag'inale, tra la doccia vaginale e la doccia copulatricc; 7. Nell' accoppiamento il pene penetra nella doccia vag'inale del g-rande condotto ermafrodisiaco, e lo sperraa, eiaculato di lato dal pene, per la par- ticolare struttura della vag-ina (pliche del rigonfiamento vag'inale) e costretto a versarsi tutto nella vescicola di Sioammerdam- 8. Lo spernia abbandona nella vescicola di Swammerdam le sostanze estranee che esso conteneva, e cosi depurato, ne esce, e passando per la doccia copulatrice, va ad accumularsi nella tasca copulatrice; 9. Nella vescicola di Swammerdam trovansi principalmente le medesime sostanze clie accompagnano lo spenna nella sna eiaculazione. Queste sostanze si accnmiilano nella vescicola di Swammerdam, e, per particolari condizioni anatomiche, sembra non possano i3iu uscirne. Non 6 provato pero che esse vengano riassorbite; 10. Si puo quindi ritenere, in tesi generale, che la cosi detta « tasca co- pulatrice dei Tectibranchi, meg'lio detta « vescicola di Swammerdam » e una vera tasca depnratrice dello sperma; 11. Le uova, fecondate in una camera di fecondazione, nella quale me- dian te la « doccia di Cuvier « g-iungono dalla tasca copulatrice gli sperma- tozoi, sono avvolte dall'albume, segregate dall'epitelio g'landolare della g-lan- dola deir albume, e poi riunite in bozzoli ovig-eri dal secrete mucoso delle cellule g'landolari che tapczzano internamente la porzione a gomitolo dell'ovi- dutto - deferente. Questi bozzoli ovig'eri sono riuniti insieme lungo la por- zione spirale dell'ovidutto - deferente dal nidamento, costituendo un lung-o cordone. » Le altre conclusioni da n. 12 a n. 18 si riferiscono alle « considerazioni morfolog'iche » sopra riassunte. L' Autore studia inoltre, nel descrivere la g'landola ermafrodisiaca, 1' oog'e- nesi e la spermatog'enesi. L' Autore. C. Golgi. — La rete nervosa diffusa deg'li organi central! del sistema nervoso. Suo sig'nificato fisiolog'ico. — R. 1st. Lomhardo di Sc. e Lettere. liendiconti, Serie 2, Vol. 24, Fasc. 8 e 9. Milano 1891. Sta fra le piu elementari nostre conoscenze intorno alia fisiolog'ia del si- stema nervoso quella che tutte le funzioni, che siamo soliti riferire alia spe- cifica attivita di esso sistema, presentano un piu o meno stretto leg-ame vicen- devole, il quale si fa palese nelle piu svariate maniere. Quali le vie e quale 11 meccanismo pel cui mezzo un cosi stretto leg-ame puo effettuarsi ? A que- sto problema essenzialmente istologico sono stjfte date soluzioni differenti, delle quali I'A. in questo suo scritto riferisce le principali, facendo notare che talune di esse furono sug'g'erite, piu che dalla esatta e spassionata osserva- zione anatomica, dal preconcetto fisiologico. L' A. porta nuovo contributo di fatti alia teoria g'ia da lui sosteuuta, secondo la quale si ammette che a col- — 114 — legare tra loro Ic cellule nervose nella sostanza grigia del centri stia una rate od intreccio di natura piiramente nervosa, di origine estremamente com- plessa, per nulla corrispondente ai reticoli descritti da altri osservatori, alia cui formazione prendono parte tutti g'li elementi nervosi del sistema nervoso centrale (diverse categ-orie di cellule e di fibre nervose) (1). Le note descrittive che I'A. ci dh ora di questa rete diffusa riguardano la maniera colla quale essa si presenta nel midoUo spinale. La rete 6 di una fi- nezza e di una delicatezza estrema, occupa senza accenno di interruzione o limitazione, tutta la esteusione della sostanza gu-igia; e non meno fina e non meno continua nelle corna anteriori che nelle corna posteriori , com- presa la sostanza gelatinosa di Eolando; occupa tutti gli interstizii lasciati dag-li elementi cellulari, cosi che questi ultimi nelle piu.fine sezioni rappre- sentano i soli spazi di qualche rilievo lasciati libcri dalla rete. Le flbrille ab- bracciano strettamente il corpo cellulare e i prolung-amenti da esso emananti fino alle loro piu minute suddivisioni. Dai fill decorrenti lung-o i lati delle cellule di frequente veg-gonsi emanare corti fill di estrema finezza, che ter- minano a contatto di quelle con un piccolo ing-rossamento o una lieve espan- sione. Lievi rig'onflamenti si osservano sul decorso delle piu fine fibrille. Ove la rete nervosa e piu fina, si osservano fitti cespugli o punti ove concorrono numerose fibrille ed ivi di frequente, ma del resto anche altrove, si osservano sul decorso delle fibrille, o nel punto di confluenza di parecchie di esse, pic- coli giobettini o placchette, simili a quelle da Fusari descritte come placchette nodali nella rete nervosa terminale delle capsule surrenali e delle ghiandole sierose della lingua. I preparati nei quali la reazione si e prodotta in modo elettivo sulla fina e diffusa rete, og-getto di questa descrizione, sono anche piu specialmente adatti per lo studio del contegno delle fibre nervose quanto a decorso e rap- porti colla rete nervosa. Nel midollo spinale si nota come da og-ni iranto della sostanza bianca ha luog-o verso la sostanza g'rigia una enorme invasione di fibrille, tanto dai punti piu interni dei diversi segment! di sostanza bianca quanto dai piu superficiali. Fibre e fibrille in gran prevalenza emanano dalle fibre che entro i diversi cordoni tengono decorso verticale: esse con estrema complicazione di decorso, decomponendosi sempre piu finamente in fibrille, vanno a disperdersi entro la sostanza grigia, portandosi nei punti piu oppo- sti e piu lontani, passando in gran numero per via delle commessure, mas- simc per la posteriore, dall'ima all'altra meta del midollo. Le radici postei'iori somministrano un rilevante contingentc alle fibre commessurali; le medesime in parte finiscono per disperdersi nella sostanza grigia, in parte penetrano nei cordoni midoUari, specialmente nei posteriori e postero-laterali. Nel rilevare questo complicatissimo scambio di fibre dall' una all'altra parte del midollo e fra parti assai lontane, si e piu che mai indotti a credere im- possibile e superfluo ogni tentativo per diiferenziare I'andamento di questo o quel fascio. Sia per I'andamento, sia per le suddivisioni estremamente com- plicate, le quali alia loro volta hanno decorso irregolarissimo, e ramificazioni sempre piu fine, le fibre nerv^ose si comportano nel modo piu adatto per ef- (1) Golgi, Sti'h lina anatomia degli oigaiii ceiitrali del sistema nervoso. — Mdano 1883, pag. 48, edit. Hoepli, - 115 — fettuai'G il pill esteso od il piu strotto colleg'amento possibile fra i diversi gruppi di element! e fra le diverse provincie o reg-ioni del sistema nervoso centralc. E ora a domandare: questo insieme di finissimi fllamonti, che serve a colle- g'are tra loro i varii elementi della sostauza g-rigia, e un intreccio complica- tissimo 0 una vera rete? Noii si puo rispondere a questa dimanda, che con riserva. Si puo dire che I'impressione che complessivamente si riceve e di un tessiito reticolare; si possoao anche verificare connessioni tra libra e fibra, cosi da resultarne delle vere maglie chiiise. E pero da aggiiingere che, vista la hnezza, la complicazione estrema e I'intimitfi di rapporti del tessiito fibril- lare, la materiale connessione o fasione tra fibra e flbra non si presenta piu come necessaria per spiegare i rapporti funzionali fra i diversi gruppi di cel- lule e tra le diverse provincie del sistema nervoso centrale. Rimandiamo al lavoro originale per quanto riguada le applicazioni alia fisiologia dei surriferiti dati istologici. — Termineremo coU'iudicare il metodo di ricerca, col quale I'A. e riuscito a mettere in evidenza cosl minute parti- colarit^ di struttura. Si tratta di una modificazione al metodo dell' A. per la colorazione degli elementi nervosi mediante il Bicloruro di Mercurio. Questo metodo consiste, come e noto, nell' indurimento dei pezzi col Bicromato di Potassio, nel sucessivo passaggio di essi in una soluzione a 1 i], "[„ di Biclo- ruro di Mercui'io. La reazione venue eseguita in pezzi di midollo spinale di gatto neonate, che, dopo aver subito una prolungata immersione nel Bicro- mato di Potassio (liquido di Miiller prima, bicromato di K al 3 "[„ poi), erano stati conservati per molto tempo, in parte per oltre 2 anni, in una soluzione di Bicloruro di Hg all' 1 "[g L'A. non puo dire quale influenza possa avere esercitato un soggiorno tanto prolungato in quest' ultimo reattivo. La modificazione al metodo consiste in un'aggiunta, che ha per scope di trasformare in nero il color bianco splendente, che, per effetto della impre- gnazione raercuriale, assumono gli elementi nervosi. Cio si ottiene colla mi- scela che serve per virare e fissare ad un tempo le immagini positive foto- grafiche suUa carta aristotipe. Ecco come si precede; l.o Inclusione dei pezzi in celloidina. — 2.o Lavatura in acqua stillata. — 3.o Immersione per 1, 2 0 piu miniiti nel liquido di fissatura e viraggio. — 4.° Niiova, insistente la- vatura in acqua stillata. — 5.° (A volonta). Colorazione complementare con carminio acido. (Si adoperi una tintura diluta con acido acetico ed alcool a parti uguali). — 6.o Nuova lavatura in acqua, passaggio delle sezioni in alcool ed olio di garofani, chiusura in balsamo del Canada o damar. — Le prepa- razioni si conservano meglio di quelle ottenute col metodo primitive. Magini 6. — Alcuni nuovi caratteri differenziali delle cellule nervose (con fig.). — Atti della R. Accacl. del Lincei. Rendiconti. Vol. 6, Sem. 2, Fasc. 1. Pag. 19-23. Roma 1890. Siccome intorno all' intima stuttura delle cellule nerA'ose si hanno ancora opinioni disparate, pare all' A. non del tutto privo d' interesse descrivere la struttura delle cellule nervose, quale gli venne rivelata priUcipalmente dalla colorazione col bleu di metilene, ed in seconda linea dalla vesuvina, non che dalla ematossilina di Ehrlich (i carmini diversi sono assolutamente ineflficaci — IIG — a rivclarla), previo fissamento dci pozzi freschi col liquido di Kleinenberg, che 6 il mig-liore per mautencre, in questo caso, i dettag'li di striittura, op- pure coir alcool assoluto, o col sublimato corrosivo (il liquido di Miiller non si presta per quesfce ricerche), sia dell' uomo adulto che del feto (e meg-lio in questo ultimo a termine), di bue, conig'lio, cane, g-atto, topo bianco. Dal- le sue osservazioni 1' A. conchiude che si possono, ai caratteri differenziali g"i<\ noti delle cellule nervose, ag'g'iung-ere i seg'uenti: a) la cellula nervosa in genere e sempre provvista di un nucleo, povei'issimo, o affatto privo, di cro- matiaa; b) la cellula nervosa motoria dei mammiferi (compreso I'uomo) men- tre da un lato e sprovvista, o quasi, di cromatina nel suo nucleo, dall' altro si trova questa riccamente ed in modo speciale distribuita nel corpo cellulare c suoi prolung-amenti; c) la cellula nervosa 6 sempre provvista di nucleolo, mentre la cellula di nevrog"lia in g'enerale non lo possiede, ma il nucleo di questa 6 ricco di g-ranuli cromatici; d) per quanto riguarda la presenza, fi- g-ura, e distribuzione della ci'omatina nei prolungamenti delle cellule nervose non ci sarebbe affatto modo di differenziare il prolungamento nervoso dai protoplasmatici. E. Giacomini. Coggi A. — A proposito di spostamenti del carioplasma e del nucleolo nelle cellule nervose. Nota. — Atti della R. Accad. dei Lincei. Rendiconti. Vol. 6, Sem. 2, Fasc. 7. Fag. 236-238. Roma 1890. Air A. sembrano, per ora almeno, troppo arrischiate le conclusioni teoriche, alle quali e giunto il Magini in un recente lavoro su « la diversa ubicazio- ne del carioplasma e del nucleolo nella cellula nervosa motoria (1) » L' A. dice di aver completato con I'esame delle cellule nervose, alio stato fresco, di lobo elettrico asportato in pezzetti da tori')edini adulte vive, le ricerche del Magini.^ ma che mai gli 6 accaduto di osservare spostamento o contra- zionidel carioplasma ne del nucleolo. Onde le peculiar! disposizioni descritte da J\[agini sono dei prodotti artificiali e le considerazioni teoriche, che egli ne ha tratto, mancano secondo 1' A. di fondamento. Sono I'alcool, il liquido di Flemming ed il sublimato corrosivo, sebbene questi ultimi in minor gra- do, che determinano la deformazione del carioplasma e lo spostamento del nucleolo. II fatto che il carioplasma si contrae sempre nella direzione del prolungamento nervoso non e dimostrato. La contrazione avviene in direzio- ne opposta a quella dove incomincia a farsi sentire 1' azione del reagente. Un fatto abbastanza frequente e lo spostamento del nucleolo verso la mem- brana nucleare, spesso sino a toccarla; spostamento che puo avvenire anche quando non si veriflca contrazione o raggrinzamento del carioplasma. Ma non e un fatto generale. II nucleolo puo occupare posizioni svariatissime, puo spostarsi piu o meno, a seconda delle qualita del liquido fissatore e del modo con il quale fu impiegato. Si puo dire ch'esso segua i movimenti del carioplasma nel quale e impigliato. Di stabilito dunque non c'e altro che un particolare comportamfsnto da parte del carioplasma e del nucleolo della cellula nervosa quando sono attaccati dai detti reagenti, il quale, del resto, si osser- 1) YecU M. Z. Anno S, num. -. 117 va, sebbene in grado minore, nel plasma cellulare. Ma, auche volendo am- mettere che i movimenti con cui qiiesto comportamento si manifesta, seguano certe obblig'ate direzioni, dipendenti da condizioni auatomiche cellulari , si b aucora molto lontani dal poter spieg-are mediante questi movimenti post mor- tem il funzionamento delle cellule nervose . E. Giacomini. Magini G. — Ancora sulla ubicazione del nucleolo nella cellula nervosa mo- toria. — Atti della li. Accad. dei Lincei, Rendiconti. Vol. 7, Sem. 1, Fasc. 7. Boma 1881. L' eccentricita del nucleolo nou e spieg-abile, come vorrebbe il Coggi, quale prodotto artificiale dovuto ai reattivi : l.o perch6 k, un fatto g-eneralis- mo costante e senza eccezione; 2." perche 1^ dove il reattivo fissatore, qua- lunque, penetro dapprima, cio6 nella parte periferica del lobo elettrico, e nella linea mediana di esso, i nucleoli dovrebbero essere molto diversamente orien- tati, da quello che sono, e non tutti indistintamente rivolti verso i nervi elet- trici; 3.° perche il carioplasma delle cellule motorie g'iovanissime, essendo pin alterabile di quello delle adulte, avrebbe dovuto comportarsi coi reattivi fis- satori almeno alio stesso modo di quelle adulte, mentre il nucleolo di queste giovani rimane costantemente al centro del nucleo. La orientazione di tutti i nucleoli delle cellule motorie in questi one, e un fatto morfologico (e non un prodotto artificiale dovuto ai reattivi fissatori), al quale in via ipotetica si puo riannodare la teoria meccanica della eccitazione psicomotoria. Concludendo, I'A. non puo fare a meno di considerare, per ora, la critica del Coggi alia parte fondamentale del suo lavoro (prescindendo dalla teoria) come destituita di ogni fondamento. E. Giacomini. COMUNICAZIONI ORIGINALI II canale cranio-faringeo e la fossetta faringea. RICERCHE ANTROPOLOGICHB del DoTT. Umberto Rossi Aiuto neir Istituto Anatoraico di Firenze. Ricemta il 15 ApriU 1891. I. Canale cranio-faringeo. Per le osservazioni di Landzerty di Romiti, di SucJianneh^ di Gia- comini era nota la possibile esistenza nell' uomo di un canale {cranio- faringeo), che traversa il corpo dello sfenoide, a tutta sostanza, dalla su- perficie inferiore alia superficie siiperiore; ma non era stata verificata questa rara varieta anatomica che in individui di tenera eta. Essendomi — 118 — capitati alcuni bellissimi esempi di canale cranio-faringeo in adiilto, mi son proposlo di dcterminare la frequenza di tale reperto. Questa ricerca mi e sembrata interessante, specialmente dopo i recenti studii del Maggi die ha esteso la costatazione del canale cranio-faringeo a mammiferi inferiori all' uomo (antropoidi e rosicanti.) Ho potuto avere a mia disposizione iin ricco e prezioso materiale di studio rappresentalo da circa 3700 crani appartenenti ad epochs diffe- renti, a dilTerenti razze e riparliti nella seguente maniera: Crani Europei N." 2911 » non Europei » 801 Totale N." 3712 Dei 2911 crani Europei, 2742 spettavano alle diverse provincie Ita- lianC; i rimanenti 169 alle altre parti d'Europa. Vanno compresi fra i primi circa 950 crani del nostro Museo Anatomico (1), fra cui 300 ap- partenenti ad alienali. Tra quelli Italian! ho collocati anche 212 cranii Etruschi e 67 dell' antica Roma. La preziosa raccolta di crani non Eu- ropei esistente nel Museo Antropologico di Firenze, alia cui Direzione io porgo le piu sentite grazie, mi ha permesso di studiare circa 801 esemplari cosi divisi: Crani delta Papuasia N.° 210 » Colombia - Plata - Peru » 276 tra cui 18 crani Fuegini ■» Africa - Australia - Polinesia » 75 » Asia ...» 159 Totale N.° 750 Aggiunti a questi: Crani Nias . . N; 25 » Abissini . . » 12 » Fra Negri, Angaite, Ma- lesi, Andamanesi, Ac- cinnesi . . » 14 Totale N." 801 Sopra un nuniero cosi rilevante di esemplari ho vcduto solo 9 volte il canale cranio-faringeo. (1) Dei 950 crani di spellanza dol noslro Museo anatomico, 350 sono anliclii Toscani trovali negli sea vi del cimitero di S. Egidio. — 119 — Osservazione 1.^ — Cranio di una donna morta nel Manicomio di S. Salvi air eta di anni 31. Questo esemplare, intorno a cui io m' intrattero estesamente in altra piibblicazione, avuto specialmenle riguardo alle in- teressanti anomalie, riscontrate a carico di alcuni sistemi, presenta sul- la linea mediana del basisfenoide ad 1 Il2 mm. di dislanza dall' angolo po- steriore superiore del vomere il foro eclocranico [Maygi) del diametro di 1 mm. 0 poco piu. L' apertura ncU' interno del cranio corrisponde alia parte anteriore della fossa pituitaria . Anche essa e sulla linea mediana ed ha pure 1 mm. circa di diametro. II condotto permette facilmente il passagg-io ad una grossa setola. Osservazione S."* — Cranio probabilmenle appartenente a donna to- scana adulta. II foro ectocranico del canale si trova nel basisfenoide im- mediatamente al di dictro deirangolo posteriore superiore del vomere, ed e di 1 mm. circa di diametro. II foro endocranico si trova nella concavita della fossa pituitaria leggermente spostato a destra e si presenta del medesimo diametro. II cranio olTre di particolare una cslrema sottigliez- za di tutte le ossa; i condili occipitali sono asimmetrici e si nota un principio di saldamento in una breve porzione della sutura sagittate. Anche in questo caso, nel canale passa liberamente una grossa setola. Osservazione 3.^ — Cranio di adulto toscano. II foro alia base e situato subitoaldidietro dell'angolo posteriore-saperiore del vomere. Quelle di sboc- co, di minore diametro, si trova sulla linea mediana della fossa pituitaria e sulla sua parte anteriore. Nella posteriore si notano due o tre sottili forelli- ni vascolari. Buon tratto della sutura sagittate e ossificato. Nella osservazione L'^ (Cranio N" 153 appartenente ad un toscano antico adulto), nella 5.^ (cranio N.° 177 di adulto toscano), nella G.^^ cra- nio N.° 1093 di individuo adulto delle provincie meridionali, del secolo XVIII), nella 7.^ (cranio N.° 1113 di individuo adulto delle provincie meridionali, del secolo XVII), io ho riscontrati sempre.i medesimi ca- ratteri; non posso dire nulla sulla precisa posizione del foro endocranico rispetto alle diverse parti della fossa pituitaria nelle Osservazioni 5," 6,* 7,'"" poiche non mi fu possibile aprire il cranio. Le osservazioni 8.^^ e 9.^ riguardano, la prima un cranio piccolo, ma ben conformato (N.° 2043) di Papuano adulto, la seconda un cranio di dubbio sesso Samoiedo (N.° 2769). Anche in questi due ultimi esemplari, ho riscontrati i caratteri ge- nerali descritti nei precedenti. La media risultante dalle mie osservazioni sarebbe rappresentata da 1 su 412 cranii circa (0,2i "Io). Tengo a far notare come io non mi sia la- sciato trarre in inganno da nessuna particolare disposizione ed abbia solo tenuto conto di quel casi su cui non si poteva nutrire dubbio alcuno. — i-^o — Sill sig'iiiljcalo morfologico comparativo e suUa ragione embriologica io noil intendo Irattenermi dopo quanto ne scrisse il Romiti in propo- sito. II. Fossetta faringea. L' esistenza in uno dei crani del nostro Museo Anatomico di uno dei piu belli e piii rari esempi di fossetta faringea^ mi indusse a sludiare anche questa varieta. E tanto piii volentieri mi accinsi alle relative os- servazioni, in quantoche avevo opportunita di esaminare crani appartenen- ti a razze diverse. Sono noti a tutti i lavori concernenii la fossetta faringea, a dir vero non molto numerosi, del Romiti, del Tortual^ del Gruher etc. Recente- mente il MorselU stiidiando le anomalie dell' occipitale negli alienali fa menzione della fossetta faringea e la percentuale risultante dai suoi esami e assai maggiore di quella data dal Romiti, dal Gruher che cstese su scala vastissima le sue ricerche (4000-5000 crani). Anche io devo convenire con i precedenti osservatori, die almeno nei crani dei non alienati la percentuale e molto bassa; tultavia, e non ho tenuto conto che della vera e propria fossetta faringea e come tale considerata nelle sue varie misure, i risultati da me ottenuti danno una media di 1 su 67 circa, avendola appunto riscontrata 55 volte su 3712 crani (1,48 "[o). Non posso, per i crani Europe!, trarre medie speciali per ciascun popolo, o per ciascuna provincia, poiche esiste troppo grande sproporzione nel numero dei crani di una parte d' Europa o d' Italia in confronto con le altre parti. Sono invece degni di rilievo i risultati ottenuti dallo studio di alcune serie di crani di popolazioni non europee. Gruher malgrado il ricco materiale di cui disponeva ha negate asso- lutamente qualunque speciale predilezione di razza per la fossetta farin- gea. Su questo punto i risultati miei non si trovano in accordo con quelli di Gruher. Mentre su 2911 crani Europei io ho riscontrato 33 volte la fossetta faringea, ottenendo la proporzione di 1 su 88 circa (1, 13 °(o), in 801 crani non Europei ho trovato la fossetta faringea 31 volta, il che da la proporzione di circa 1 su 26 (3, 87 °[o.) E poi notevole che fra questi crani non europei, in 240 della Papuasia I'ho poliita vedere 10 volte, vale a dire 1 su 24 (4, 16 \) Non solo questo, ma in quasi tutti irimanenti crani papuasi ho sempre notato parlicolari depressioni piu o meno accentuate al davanti del tubercolo faringeo, che stavano senza — 121 - diibbio a rappresentare altrettante forme abortive di fosselta faringea. Cosi pure in 159 crani dell' Asia e pin propriamcnte appartenenti a Calmuc- chi, Ostiacchi, Samoiedi etc. ho trovato ben 7 volte una vera fosselta faringea, una fossetta cioe per 2:2 crani circa (i, 40°[o) ed anclie nella mag-gior parte di questi esemplari ho osservato depressioni piu o meno forti net basi-occipitale. Accennate cosi brevemente ed in generate le osservazioni da me praticate, le quali non possono non avere un certo valore perche fatte appunto in rag-guardevoii proporzioni, mi piace riferire qualcheduno dei casi pill tipici. Osservasione i.^ — Fosselta faringea unica. — Cranio N." 8i appar- tenente a Toscano antico. Nella porzione basilare deH'occipitale, subito at davanti del tubercolo fai'ingeo, bene accennato, e sulla linea mediana, si vede una escavazione considerevole, di forma ovoidale, con 1' estremo pill slargato rivolto veiso la sincondrosi sfeno-occipitale. 1 margini di questa escavazione sono lisci e regolnri, come pure regolare apparisce il fondo; essa misura: in larghezza mm. 7, in lunghezza mm. 10, in pro- fondita mm. 5 ^[^ . II cranio e apparentemente normale. Osservazione S."" — Cranio maschile N.° 2662 delta Nuova Guinea. La fossetta faringea e unica e misura: in larghezza mm. 5, in lunghezza mm. 8, in pro fond ita mm. 4. OsservazioTie S.'* — Cranio N.° 947 appartenente ad un Marchigia- no. La fossetta faringea unica misura: in larghezza mm. 8, in lunghezza mm. 10, in profondita mm. 3 ^\i . Osservazione L^ — Cranio N. 807 appartenente ad una donna Ro- magnola. La fossetta faringea unica e b n distinta ha molti forellini vasco- lari nel fondo. Essa misura: in larghezza mm. G, in lunghezza mm. 7, in profondita mm. 3 'p- • Osservasione 5."" — Cranio N" 2188 appartenente ad una Papuana. Questa fosselta faringea e notevolissima per la lunghezza ; misura : in larghezza mm. 7, in lunghezza mm. 43^ in profondita mm. i ^\i . Ho qui riferito le principali osservazioni di vera fossetta faringea unica. Aggiungero che la forma piu comune da me riscontrata fu la ovale. In due o Ire casi soltanto essa mi risulto di forma rotonda a margini piu o meno regolari. Fossetta faringea doppia. L' ha osservata il MorseUi in un cranio di alienato. lo I'ho veduta una sola volta ben distinta ed eccone la descrizione : Cranio N.° 937 — 122 — Etrusco di sesso femminile. Nelle due porzioni lateral! del basi-occipitale 6 con una direzione un po' obliqua dalP interno all' esterno, dal tuber- colo fai'ingeo cioe verso i margin! del basi-occipitale, si notano due de- pression! di forma ovale, di cui la destra e piii grande della sinistra come si vede appunto nelle seguenti misure : Destra Sinistra ' b' « lunghezza « 7 H2 « profondita « 2 in larghezza mm. 4 « lunghe'zza « 7 ^{2 « profondita « 1 i\-2 Ho trovato due accenni di fossetta faringea doppla I'uno in un cranio Papuano ove era piii marcato a destra, I'altro in un cranio Australiano. LETTERATURA 1. — Romiti, Sopra il cauale craiiio-faiiiigeo nell' uoino e sopra la tasca ipo- fisaria o tasca di Ratchke , Atti della Societd Toscana di Scienze Naturali, Pisa, Vol. 7° Fascic. 1.° « La fossetta faring-ea nell' osso occipitale dell' uomo, Ibidem, Vol. 11.0 , 1S90. 2. — Landzert, Citato da Romiti. 3. — Suchannek, Anatomischer Anzeiger, 1887, iV.o 16. 4. — Giacomini, I cervelli dei Microcefali. Osservazioni 6a e 17^ . Torino 1891. 5. — Tortual, Citato da Romiti. 6. — Morselli, Su alcune anomalie dell' osso occipitale negii alienati, Rivi- sta sperimcntale di freniatria etc.. Reygio Emilia, Vol. 16, Fascicolo 3.o 7. — 'Wenzel Gritber, Beobachtung-eu aus der menscliliclien und verg'lei- chenden Anatomic, Berlino 1889, Vol. IX,o Heft I.o 8. — Maggi, Intorno al canale cranio - faring-eo in alcuni rosicanti Rendi- conti del Reale Istituto Lombardo, Serie 2, Vol. 23, Fa.sci- colo 17.0 < II canale cranio - faring-eo neg'li antropoidi, ibidem, Serie 2,^ Vol, 24 Fascicolo 3.° — 123 — Suir omodinamia delle cinture scapolare e pelvica del Prof. Maurizio Holl in Graz (con 5 figure) Ricevuia it 9 Magy-io 1891. Ne complete, ne in perfelto accordo sono le vedute degli aiitori in- toriio alia omodinamia delle singole parti che compong-ono la cintura sca- polare e la cintura pelvica. Gome e facile riconoscere, la causa di un tal fatio e da cercare in cio die le cognizioni nostre sulla conformazione e sullo sviluppo delta cinlura scapolare e pelvica nella serie animate, mal- grado i cosi pregevoli lavori di Gegenbam; di 3fehnert e di altri, ab- hisognano ancora di molti ed essenziali completamenti; fino a die quest! non siano ottenuti, ditficile riuscira to stabilire le omodinamie in modo completo e corretto. Su cio, solo a mo' d' esempio, ricorderemo come non venne ancora ricercato in qual rapporto stia I'os acdahuli, die compare nella cintura pelvica, colle ossa delta cintura scapolare. Ricorderemo anclie, cheiecAe (1) ha comunicato, che net Mijogale piremiica I'acetabolo e formato esclu- sivamente dall'ischio e da una cartiiagine situata all'innanzi e calcificata; cosicche vengono esclusi completamente dalla formazione dell' acetabolo non soltanto il pube, ma anche l' ileo. Leche asserisce inoltre che i fatti da lui comunicati, insieme a quelli gia osservati dal Gegenbaur e dal Kraiise, cioe di un os acetabuU quadrangolare e insieme dell' esdusione del pube dall' acetabolo (fatti die attendono ancora una spiegazione mor- fologica pill soddisfacente), fanno pur vedero quanto sia desiderabile una investigazione piu esatta m tutti i mammiferi sulla formazione dell' ace- tabolo. Mi sia anche consentito di rilevare che il processo coracoide, come risulta dalle mie ricerche, non prende, al contrario dell'opinione generate, nessuna parte nella formazione delta fossa ghnoidalis scapulae. Da queste podie osservazioni, che facilmente si potrebbero ampliare in una serie intera, appare (diiaramente che oggigiorno, in causa delle lacune csistenti nelle nostre cognizioni sulla conformazione e sull»^. con- nessioni della cintura scapolare e pelvica, difficilmente si puo parlare di una coinpleta e sicura dottrina della omodinamia di queste formazioni. (1) Zur Morpliologie der Beckenregioa Ijui Iiiscclivoreii. Morphol. Jahrb. 6 Bd., 1880. S. 599. — 12i — Le susseguenti dimostrazioni non sono tali da formare una larga base a questa dottrina dell' omodinamia; mi e mancato completainentc, perche cio fosse possibile, it grande materiale indispensabile per tali ricerche. Esse non hanno clie lo scopo di far rivolgere 1' attenzione su alcuni punti nella striittura delta ciiUura scapotare e petvica, punti it di cui schia- rimento ha certamcnte importanza per la dottrina dell'omodinamia. Le cor- rispondenti ricerche potrebbero anche non venire completamente utilizza- te per la troppo grande mancanza del materiale di ricerca che sla a mia disposizione^ ma non pertanto mi parvero degne di venir comunicate. Mi permetto anche fin da principio di ricordare, che, percio che risguarda le indicazioni detia letteralura, adoperero la massima concisione, nella presup- posizione che molto ne sia conosciulo. Gegenhaur (1) in consegueiiza delle sue ricerche « suit' esclusione del pube dall' acetabolo nell' arlicolazione delP anca » deduce : « se la scapola ha omodinamia coll' iteo, cosi I' ha pure it coracoide cotl'ischio e non con queslo unitamente at pube. in conseguenza di cio non si puo nemmeno spiegare la filogenesi del pube semplicemente con un processo di separazione avvenuto in un pube ed ischio non differenziati. Sorge allora il problema del sigiiificato morfologico del pube. Si trova in tutte le grand i divisioni di vertebratl forniti di un complete bacino uno stato che mostra, in grade dilferente, la poca importanza del pube per r acetabolo. Questa conJizione ha la forza di elevare il significato dell'ileo e deir ischio a sostegno e luogo d'unione di tutta la massa degli arti posteriori, e puo confermare 1' ipotesi, che la cintura pelvica propriamente delta sia formata in originc soltanto dall' ileo e dall' ischio, od anzi piut- tosto da una cartitagine che in seguito, ossiiicandosi, si risolve in questi due element! scheletrici. 11 pube sarebhe altera una parte die si unisce solo secondariamente colt' os coxae primario , parte che negti anfibii non fu ancora riscontrata, che nei rettiti acquista il rapporto piu primitive colla cintura pelvica ». Rispetto poi alia posizione della clavicola viene osser- vato da Gegenhaur (2), che la formazione di essa spiega a sufficienza, che quest'osso deve essere limitato alia cintura scapolare e che si dovra cessare una volta dal cercare nella cintura pelvica un equivalente della clavicola. W. Krause (3) ammette che 1' os ilium corrisponde alia scapula, il processus coracoideus, che prende parte alia formazione della cavitas glenoidalis scapulae, all' os ischii. (1) Morp/iol, Jahrb, 3. Bawl 1S76. S. 337. (i) Gi-iiii U'i^je iler verglei '.liftnden An;itoiiiie. 2 Aiill. Leip^iff 1870. S. 705. (3) HanJljucli der monscliliclieii Anatomic, 3 Band, 18S0. Hannover. S. 41. — 125 — Perche piii chiare appariscano tali omologie, devono pero venir girati di circa 90' all' indieti'O ed in posizione opposta Y angulus inferior sca- pulae e la crista oss. ilium', mentre sara inalzato V angulus, sara ab- bassatta 1' omologa spina posterior superior. Gio non pertanto ne 1' os pubis ne la clavicola hanno parti omologhe nella corrispondente estremita superiore, respettivamente inferiore. Parimenti nelT iioino Yos puhls si forma indipendentemente dal resto della cintura pelvica. II suo omologo polrebbe venir forse cercato in un OS procoracoldeum, die si ritrova nei vertebrati inferior! (storioni, rane, lucertole), e che e situato al di sopra (prossimalmente) dell' os coracoi- deum 6 del resto ossificato indipendentemente dalla scapola. Secondo Krause sono inoltre omologhi il tuherculum infraglenoidale scapulae e la spina anterior Inferior oss. ilium. Per r OS acetahuli non viene menzionata nessima parte omologa. Wiedershelm (!) trova nella cintura pelvica il medesimo tipo fondamen- tale, che nella cintura scapolare, e dimostra, che troviamo ripetuto nel- r ileo la scapola, ncH' ischio il coracoide e nel pube la clavicola. Da queste poche, pero per 1' argomento li ciii traltero sufficienti iiidica- zioni della lelteratura, si puo desiimere che ad as. le vedute intorno al- 1' omodinamia della scapola e dell' ileo son concordanti, cosi pure quelle intorno alia omodinamia del coracoide e dell' ischio; inoltre che 1' omo- dinamia viene fondata su diversi principi, e Krause separa la spina ant. inf. oss. ilei dall' ileo e la fa corrispondere al tuherculum infraglenoidale, Rispetto air os puhls sono molto disparate le opinioni, e per il quarto componente la cintura pelvica, 1' os acetahuli, non viene fatta menzione di.alcuna omodinamia. Per quanto riguarda quest' ultimo punto, puo venir fatta la domanda, se r OS acetahuli., benche si sviluppi da un nucleo osseo indipendente, sia da prendere in considerazione; se questo e il caso, allora si dovreb- bero ulilizzare per la dottrina delT omodinamia tutte le ossiticazioni indi- pendenti che si trovano nella cintura scapolare e pelvica e sottoporle ad esa- me. II significato che spetta alle ossa di cui ora si parla, sembra che sia, se noi riassumiamo le nostre cognizioni sullo sviluppo delle ossa, soltanto questo, che sono da considerare di fatto come vere parti dello scheletro. Gegenhaur (2) a proposito di questa domanda, relativa alia classificazione di tali ossificazioni ind'pendenti si esprime in modo veramente giusto, e, considerando I'importanza del giudizio del detto autore su tale proposito, (1) Lehrbucb der vergleichenden Anatimii der Wirb«lthieie. J4na 1S82. S, SOS (2) Morph. lahrb. 2 Bd. S. 830. — 126 — lo riferiamo tesliialmente: « parfendo dal panto di vista clie dell' osso innominato sta a fondamento un' unica carlilagiiie, che dunque le ossifi- cazioni clie si formano in esso non rappresentano parti dello scheletro imlipendenti, si potrebhe ritenere senza importaiiza !a domanda sulla parte che prendono qiicsti pezzi sclieletrici alia formazione deH'acelabolo. Essa parte da quel punto di vista, soltanto per conoscere la mag-giore omi- norc estensioiie di iin ossificazione che si forma in un punto determinato di una cartilagine continu:i, rna cvidentemente non puo nvere altra piu profonda ingerenza nella comprensione dello scheletro de.i vertebrali. Clie la suddetta opinione sulle ossificazioni sia in realta la giusta, polrebbc appena sostenersi dinanzi ail una critica piu severa. Anzi tutto e relative il concetto di una « parte dello scheletro indipendente » e non sarebbe forse neanche molto azzardato, se qualcuno volesse soslenere che nean- che un componente dello scheletro esista come perfettamente indipendente, che cioe esista in tutte le sue fasi indipendente dalle altre formazioni scheletriche, e fuor d'ogai conlinuita con esse. Poiche la dimostrazione in questo e in quel case delta esistenza indipendente di un qualunque componente scheleti'ico e ben lungi ancora daH'avere sciolto il quesito per la generalita dei casi. Ma, astraendo del tutto da questa domanda, il determinare la parte che un'ossificazione prende alia formazione di un osso, mantiene pure pero la sua importanza in tutti quel casi, nei quali 1' ossificazione non si fonde in generate con altre del medesimo scheletro cartilagineo, ma bensi en- tro a porzioni piu grandi lascia svilupparsi ossa che riraangono distinte. Questo avviene nella cintura scapolare, dove noi troviamo iino ai mammi- feri come ossa separate la scapola ed il coracoide, e come tali le desi- gniamo in questi animali, ad onta del concrescimento che si verifica. Nella medesima condizione si trova anche la cintura pelvica, !a di cui divisione in singole parti ha pure la sua ragione piu profonda nel rimanere que- ste parti distinte nei vertebrati inferior!. Finalmente si potrebbe ancora accenuare al fatto, che in non pochi casi o nel modo di ossificazione, o sjiecialmente nell' apparire dei nuclei indipendenti di ossificazione si ha r accenno ad una primltiva indipendenza delta rispettiva cartilagine, e su questo proposito non voglio indicare che le mie osservazioni sul carpo e sul tarso dei rettili o sul tarso degli uccelli. Qui, in un case, ci stanno dinanzi delle rartilagini continue, la di cui ossificazione avviene da piu centri, mentrc nell' altro caso esistono cartilagini separate, che per la loro posiziorie si mostrano perfettamente omologhe alle parti che nel primo caso si ossificavano indipendentemente, cosicche puo essere am- messo un avvenuto concrescimento di pezzi cartilaginei, che in origine erano distinti. » 1^7 Piio venire ancora accennato a cio, die, dopo le ricerche di Rosen- berg (1) e Bunge (2) , il primo dei quali indico presso 1' uomo, il se- condo presso il pulcino iin indipendente abbozzo cartilagineo dell' os pu- bis^ incntre Meknert (3) trovo presso tuLti gli uccelli selvafici e presso i mammiferi, clie tutte e tre le parti ossee che compongono la cintura pelvica, derivano da tre abbozzi cartilaginei del tutto separati, non e una cosa affatto inverosimile, che anche quelle ossa per le quali ammettiamo che si sviluppino da un' unica cartilagine con punti ossei separati , ab- biano per fondamento carlilagini distinte. Da cio che fu comunicato risul- terebbe, che noi non abbiamo dunque da considerare come parti schele- triche indipendenti soUanto V os aceiabuU , ma bensi anche tutte le altre ossificazioni che si sviluppano separate nella cintura scapolare e pelvica cartilaginee ; se anche quesle ossificazioni concrescono piu tardi con le ossa vicine o giungono soUanto ad uno sviluppo rudimentale , e risulterebbe inoltre che esse non si debbono lasciare inosservate per chi voglia stabilire un' oiiiodinamia tra la cintura scapolare e la pelvica; con cio pero riesce sempre piu complicata tale dottrina. Presso ScJitvcgel, Rambaud e Renault, KolUher^ Toldt ed altri si trova cilata una serie intera di ossificazioni indipendenti nella cintura scapolare e pelvica, il di cui significato e valore, e, per la maggior parte, per ora completamente oscuro; su cio e ancora da prendere in conside- razione che investigazioni piu approfondite porteranuo probabilmente alia luce nuove e sconosciute ossificazioni. Sorgono cosi per la cognizione dell'o- modinamia nuovi quesiti, per il di cui scioglimento saranno necessarie investigazioni su ampia scala, specialmente di embriologia, per la qual ragione, finclie queste non sieno compiute, i paragon! sono da stabilirsi con la pill grande cautela. Goncordando sul principio dell'equiparazione delle singole parti delta cintura scapolare e pelvica, e cosa di per se manifesla, che 1' ileo almeno nei punti essenziali corrisponde alia scapola; ma potrebbero bensi sorgere dei dubbi se si passa ai particolari; cosi se si ammette p. e. che la spina iliaca ant. inf. e omologa al tubercolo infraglenoidale, come lo ammette Krause, cosa che come si dimostrera piu tardi e pure sbagliata. (1) Morphol. Jahrh. 3 Band, S- 238. (2) Untersuchungen zur Entwickelungsgeschiclite der Beckengiirtels der Amphibien, Reptilien u. Vo- gel. Inaug. Dissert. Dorpnt 1880. (3) Untersuchungen iiber die Ent\vicl sta scritto : a Cartilago ad postremum inter ilium et ischion, itemque inter ilium et pubis osseum frustum insigne seorsim eflicit, epiphysi simillimum, sed cum duo- bus ossibus interjectum sit, ad utrumriue pertinentis »; e inoltre: « At in acetabulo, antequara confluant, solent inter ea frustula ossea separata oriri inprimis qua ilium pertinet ad pubis et qua ad ischion. » . — 134 -^ prossimalmonte, il sccondo come iiii osso incurvato, inediale e distale. Per cio clie riguarda la forma delle ossa, il rapporto d' incurvamento di uno di essi, dobbiamo ricordare che il primitive abbozzo del pube si mostra come un cordone diritto, che piii lardi si incurva sempre piu ad ang'olo; in quanto alia differente direzione, non si dovrebbe nemmeno a qucsta attribuire un' importanza maggiore, se si considera che durante lo svlliippo accadono del cambiamenti di direzione del pube. Mehnert (1), d' accordo con Bimge (2) e JBa^ir (3), lia accennato che negli uccelli pube e ischig hanno primitivamente una posizione perpendicolare all' asse longitudinale dell' ileo, che abbandonano pero nel decorso dello sviluppo, col volgersi successivamente verso 1' indietro. Mehnert (4) menziono, che neir OS pelvis del Lams ridihundus e del gatto in un certo stadio di svi- luppo in cui comincia ad esser riconoscibile il lessuto cartilagineo, si verifica una sorprendcnte concordanza tanlo nella posizione, quanto an- che nella conformazione dei tre elementi della cintura pelvica morfolo- gicamente distinguibili. Da quelle che fu detto appare dunqae che la dif- ferente direzione che assumono il pube e 1' osso del marsupio non sono d' oslacolo alia comparazione dei medesimi. Ecco finalmente cio che riguarda V os ischii. Dalla fig. 3 risuUa che I'ischio e situcito distalmente rispetto all' ileo, che prende parte alia forma- zione della cavila articolare col suo processus aceiahidaris e che si unisce tanto all' ileo, quanto all' os acetahuh e ^W os acetabuli secun- dariwn poslo Ira questo e 1' ileo. Qiiesto os acetabuli secundarium (fig. 3 0 a) non si trova menzionato particolarmente in nessun luogo; sembra pero che Albino I'avesse gia conosciuto; si comporla verso I'ileo e r ischio nel medesimo mode, come 1' os acetabuli rispetto all' ileo e al pube. II suo sviluppo in grandezza e dilleronle iielle differenti ossa iliache; e sempre cosi collocate, che soUanlo quella parte dell' ischio che sopporta la fovea acetabuli (fig. 3 fa) si unisce coll' ileo; quella parte del processo acetabulare (fig. 3 k) che e rivestito dalla cartilagine arti- colare non si unisce coll' ileo; questa unione rappresenii I' os acetabuli secundarium. La porzione articolare dell'acetabolo viene dunque formata dair OS acetabuli, dalT ileum, dalT os acetabuli secundarium e in una parte piccolissima dall' ischium; la fovea acetabuli solamente dallo ischium . Se si confronta l' osso iliaco dell' uomo (fig. 3) con quello degli echidni (fig. 4), si osserva allora, che nel punto, dove nell' uomo e si- (1) Morph. Jahrh. 13 Bd, S. 274, (3) 1. c. S. 47-4.8. (3) Zool. Anzeiger, 9 Jahrg. 4) Morph. Jahrb. 15 Bd. S. 108. — 135 — tiiato Vos acetahuli secundarlum, e percio Ira I'ileo e 1' ischio, si trova una lacuna, die viene occupala da una ruvida memhrana (fig. -4 c?); P ischio ha sollanto un piccolissimo punio d'unione coll' ileo. Nella cin- lura scapolare si trova con forma rndiinenlale un osso indipendente (fig. 2 i), che non trovo in nessun luogo menzionato, il quale, siluato al margine inferiore della scapoki, concorre ad ingrandire la fossa glenoi- dalis, cosi chc in uUinia analisi la fossa glenoidale viene formata da 3 ossa, e si prescnhno i medesinii rapporti come nella cintura pelvica. Non pu6 sussistere alcun dubbio, che tale osso non sia da paragonare air ischio. /•n Fig. 5 — Fossa glenoiilalis di una scapola di neonate. « os infraglenoidale (punto d'ossificazione che pri- ma si forma indipendente, nia poi tosto si fonde coll' os fcapularc). Nella cintura scapolare dell' uomo si trova pure un osso in forma rudimentale (fig. 5, 1, i) da eguagliarsi all' ischio, Nei neonati si osserva come al margine inferiore della fossa glenoidale sia sviluppato un nucleo osseo (fig. 5 i) completamente indipendente, che prende parte alia lor- mazione di^lla fossa glenoidale e che mostra i medesimi rapporti come r osso rudimentale nella fossa glenoidale degli echidni. Questo osso in- fraglenoidale, come trovo in scapole di giovani che mi stanno davanti, si fonde ben presto con 1' osso scapolare, cosi che la parte inferiore della fossa glenoidale sembra che si sviluppi senza il concorso di nuclei compleraentari. Se si osservano pero degli stadi piii giovani, si viene alia conclusione, che la fossa glenoidale viene propriamente formata da 3 ossa, dal subcoracoideo, dallo scapolare e dall' infraglenoidale che tro- vano alia cintura pelvica il lore equivalente nell' osso acetabolare, nel- Toile e nell' ischio. — 13G — II Quinto Congresso deila Societa Anatomica in Monaco NOTA DI GUGLIELMO ROMITI Pi'ofessore di Analomia in Pisa La Societ;\ Anatomica ha tenuto quest' anno la sua annuale riunione in Monaco, dal 17 al 20 Mag-g-io. I nostri Anatomici sanno del grande merito di questa associazione che, tedesca dapprima, si e fatta quasi internazionale, poich6 vi ajDparteng'ono studiosi di Anatomia di og-ni parte del raondo , e nel g-iornale della Societa, V Anatomischer Anzeiger, sileg'g'ono lavori nei principaliidiomi co- nosciuti. Deg-li italiaui, che vi sono in buon numero, io sono il socio piu antico ed il piu fedele, poiche ho cercato sempre assistere alle adunanze, sicuro del profitto che ne avrei ritratto, poiche, tale e 1' indole di quelle riunioni, che in poco tempo si puo vedere ed imparare molto. Credo percio non del tutto inutile riferire sulle cose principali prodotte nel- la aduuanza di quest'anno; prima di tutto perche si possa meg^lio porre in evi- denza lo scopo della societa, e poi per invog'liare i Colleghi, e specialmente i g'iovani Anatomici nostri, a recai'visi nei prossimi anni, persuadendosi che i diretti e personali rapporti scieutifici internazionali sono un necessario com- plemento e della fatica^dello insegnare e della pena del ricercare. Nelle nostre riunioni si vede subito quello spirito eminentemente pratico di utilizzare il tempo, concentrando in pochi g'iorni, in lung-he sedute il risul- tato di copioso ed immenso lavoro. Abolito tutto quanto e accademico e for- male, nessuna ufficialita e tanto meno nessuna pompa: poche parole d' intro- duzione, un cordiale saluto e comunicazioni scientifiche piu corte che 6 pos- sibile, lasciando piu tempo all' esame dei preparati e d' og-ni altro materiale scientifico: solamente og-ni anno si riferisce estesamente suuno o due grandi problem! d' importanza fondamentale. II g-rosso pubblico nulla sa di queste scientifiche riunioni, e tanto meno le autorita ufticiali; quindi grande rispar- mio di voce e di tempo. Le adunanze poi hanno xr.i' utile appendice alia mensa comune, ove si riconoscono e si apprezzano i vantaggi di buone e salde amicizie. Un po' di progresso noi pure abbiamo fatto nelle sezioni di Anatomia dei nostri Congress! medic! biennali: io ricordo ad esempio , con piacere la ge- niale riunione in Pavia, nella quale ci avvicinammo molto a quel mode pratico di riunione scientiflca, del quale la Society Anatomica dk un cosl bello esempio : speriamo avvenga in Siena, giacche i molti e vari tentativ! di fare anche noi una Societa Biologica, hanno sempre al)ortito. Anche quest' anno la riunione riusci numerosa: gi! anatomici tedeschi eran quasi al completo; gii austro-ungarici abbastanza numerosi,-di stranieri, ve ne erano dei belgi, svedesi, Italian!. Le riunioni st tennero nell' Istituto Anatomico, nel quale ! Prof. Kupffer e Rudinger avevano regolarmente di- sposto e pronto tutto (panto poteva esser necessario per qualsias! dimostrazione. La presidenza toccava in quest' anno ad Alberto Kolliker, anatomico di quel valore che ognun sa, e simpaticissimo come persona, e piu attivo e piu vegeto che ma! nella sua florida vecchiaja. La prima riunione fu la mattina — 137 — del 18; tra gi' intervenuti era il Miuistro bavarese dei Culti v. Miiller e il principe Lodovico di Baviera buon cultore delle discipline anatomiche. KuUiker dopo preliminari parole d' introduzione, facendo specialmente rile- vare la internazionalit^ della associazione, svolse subito 11 tema generale del quale eg'li era relatore, esponendo i risultati delle ricerche relative ai rap- porti deg-li element! del sistema nervoso gli nni cog-li altri, portandovi il contribute delle sue ricerche personali. Naturalmente in questo rapido rendi- conto, noil ho in auiaio voler portare i risultati delle comunicazioni fat- te: r " Anatomischer Anzeiger „ 11 riporter^ tra non molto. Dico pero con compiacenza che la base dei fatti che servirono alia chiara esposizione di Kijlllker, fu nelle prime ricerche del Golgi e nell' applicazione del di lui metodo. Ed e cosa singolare che tanto KolUker quanto molti altri che recente- mente lavorano col metodo Golgi, ig-noravano quel metodo; ed 6 stato merito g-randissimo di KiJlliker^ del quale tutti noi dobbiamo esserg-li grati, di aver assai divulg-ato in Germania il metodo del nostro istolog'o, ed aver fatto si che fosse meg'lio conosciuto. Di altre relazioni generali s volte nei giorni successivi, ve ne furono due, riferentisi ad argomenti capitali della Anatomia: Flemming, con quella com- petenza che lo distingue in simili ricerche, riferi sulla divisione cellidare, e Kupffer sopra lo sviluppo dei nervi cefalici: infine Krause espose i risultati del lavoro fatto dalla Commissione per la Nomenclatura Anatomica; edi que- sto diro pai'titatuente piu innanzi. Quanto poi alle brevi comunicazioni ed alle dimostrazioni , queste furono moltissime e, cio che piu monta, riferentisi a tutti i rami ed a tutti i modi di studio della Anatomia dell'uomo: la sistematica era rappresentata dai la- vori e dagli eccellenti preparati di Pfitzner sopra la variety delle ossa della mano e del piede, dalle ricerche di Bardeleben sui muscoli flessori e sulla ipertelia, da quelli di Toldt sulle appendici del testicolo e dell' epididimo, di Fick sul meccanismo delle articolazioni, di Stieda sul palato duro e sulla conservazione dell'eucefalo. Di tutte queste cose notisi specialmente che Pfitzner adopera per legare le ossa il filo di Nikel che mi pare assai comedo, e che col metodo di Stieda si pone 1' encefalo prima nell'alcool assoluto, poi neir essenza di trementina, poi nella ordinaria vernice. La topograflca fu ben rappresentata col lavoro di Merkel sulle apouevrosi cervicali, e da quello di Henke sopra il rapporto dei visceri addominali col cavo 6 colla parete. Base delle dimostrazioni erano quelle eccellenti sezioni di cadaveri congelati, che rappreseutano un tanto prezioso materiale dimo- strativo. Ma senza dubbio la istologia, la embriologia ed anche la anatomia compa- parata furono maggiormente rappresentate. Le brevi comunicazioni erano largamente illustrate da una serie di perfetti preparati, che restavano tut- to il giorno nella sala di dimostrazione, e 1' autore compiacente dava all'os- servatore tutte le necessarie spiegazioni. Kolliker ci mostrava la serie dei suoi preparati delle varie porzioni dell' encefalo colorati col metodo Golgi, e complete serie di sezioni del sistema nervoso centrale di embrioni umani, per mostrare i fasci nel senso di Fleclisig, Flemming le sue mitosi, Rabl lo sviluppo dei selachi, Bardeleben strane particolarit^ sulla struttura dei ne- maspermi umani, Froriep le sue serie per lo sviluppo dei nervi encefalici, 138 Schultze lo sviluppo della retina, Filrhringer sulla migrazione dei leucociti, Lenhoss^k salla nevroglia col metodo Golgi, van Gehuchten, preparati del sistema nervoso coUo stesso metodo, Rilclinger distruzione delle glandule dell'appendice vermiforme umana per mezzo dei leucociti, Ojypel reticolo del fegato e della milza, Brosike sulla struttura dell'osso, Kilian preparati e mo- delli per la metameria del capo, Steinach sulle fibre contrattili pigmentate, Hasemann mitosi dei leucociti umani, Van cler Stricht varie forme di mitosi, His accrscimento deU'embrione, Hochstetter sviluppo della faccia, Roese svilup- po dei denti umani. Di cose di zoologia pura non tengo parola. Anche il materiale dimostrativo ebbe la sua parte, specialmente per opera di Stuhr, il quale mostro una serie di processi di tecnica didattica per i Corsi di Anatomia, tanto per le lezioni, come per gli esercizi anatomici. Ho detto che. delle comunicazioni e dimostrazioni di Anatomia comparata e Zoologia non tengo parola: furono esse fatte in quella riunione, perche in Germauia in varie universitc\ I'insegnante di Anatomia Umana lo 6 ancora di quella Comparata Questo fatto puo avvenire sempHcemente come eccezione, quando tale immane mole di insegnamento e di ricerca e fatto da uomini come Widersheim o Gegenbaur : credo pero che in una Facolt^ di Medicina cio non potrebbe avvenire come regola generale. Se la Zoologia e I'Antropo- tomia hanno uguale il metodo di studio, uguale lo spirito ed il modo della ricerca ed identico il fine delLa ricerca ed il metodo didattico, non e certa- mente identico lo scope al quale mirano come materia d'insegnamento fon- damentale per le altre discipline mediche. Quanto poi alia nomenclatura anatomica, ecco quanto e relativo alia sto- ria ed al risultato dei lavori compiuti. La benemerita Societa nella sua riunione del 1889 in Berliao , e sotto la presidenza di W. His, stabili di dover nominare una Commissione di Ana- tomici per cercar di formare ed unificare la odierna intrigata nomencla- tura anatomica. A cio fu mossa dal considerare come le voci anatomiche differiscono naturalmente e in trattati d' uno stesso idioma e nei vari pa- esi : talune parti poi del corpo umano , ad esempio 1' encefalo , hanno tale una molteplicitS, e tale una stranezza di denominazioni, che talvolta riesce immensamente difficile intenderci nella presente fiorida condizione di attiva ed internazionale produzione anatomica. La societa aocetto con grande approvazione la proposta, e la Commissione rimase formata dai segu.enti Anatomici tedeschi : K. Bardelehen (Jenaj W. His (Lipsia) A. V. Kolliker {Wllrzburg) KoUma7in (Basilea) Merkel e W. Krause (Gottinga) Schwalbe (Strasburgo) Toldt (Vienna) Waldeyer (Berlino) ai quali furono aggiunti questi altri di altra nazionalit^, appunto per la im- portanza e 1' interesse intejmazionale della proposta: — 189 — Cimninghmn (Dubliiio) Leboucq (Gand) Romiti (Pisa) Turner (Edimbiirgo) Relatoi'e g'enerale fu intanto nominato W. Krause di Gotting-a. La Commissione diede subito opera a raccogliere i fondi necessari ad un lavoro, di uatura sua abbastanza costoso, specie per le spese di stampa, Co- mincio a contribuire la stessa societa Anatomica con 1000 Marclii, quindi va- rie associazioni scientifiche della Germania e dell' Austria-Uugheria nelle se- g'lienti proporzioui: Accademia delle Scienze in Berliuo 3000 inarchi „ „ » Sassone 150lt „ „ „ „ Bavarese 1500 „ „ „ „ di Vienna 1000 fiorini „ „ „ Ungherese 1000 „ La Commissione incomincio immediatamente i suoi lavori nello scorso anno. II Relatore Krause con una pazienza ed esattezza mirabile, incominciando dalla Miologia, riuui in tante colonne riassuntive tutte le denominazioni ca- vate dai trattati tedeschi e stranieri; ognuno dei membri stranieri porto il sue contributo, ed al Prof. Romiti ^u affldata la cura di raccogliere specialmente le sinonimie italiane. Ognunadi quelle liste riassuntive fu inviata ai singoli Com- missari, i quali erauo invitati a proporre quelle modificazioni. die credevano, alia nomenciatura miologica; o accennare il nome preferibile tra molti o ren- ders pill propria o piu grammaticalmente corretta una certa denominazione, ed inline proporre, ove lo si credesse, qualche nome nuovo. Le proposte con le correzioui cosi indirizzate furono di nuovo inviate a Krause, il quale con esse compilo una nuova raccolta o lista delle denomi- nazioni prescelte, preparando il lavoro per la Commissione, allor^uando essa si sarebbe dovuta adunare. Cio che fu fatto per la Miologia, fu incominciato per la Osteologia, ed il lavoro fu condotto bastantemente innanzi. La Commissione si riuni a Monaco dai 17 ai 20 di Maggio, in occasione della Annuale Adunanza della Anatomische Gesellschaft] e tenne parziali e singole sedute coi component! suoi, discutendo abbondantemente sulle proposte fatte e su altre che sorsero dalla discussione. Inoltre in una delle Adunanze gene- rali della Societa, il relatore Krause riferi sopra il lavoro fatto e sui criteri fondamentali che guidarono i lavori della Commissione , ed eccone i ri- sultati. La Commissione ha finito il suo lavoro per quanto riguarda la Miologia: delle proposte fatte riguardo le denominazioni da seguirsi in questo Oapitolo di Anatomia verra fatta una speciale ristampa che, prima sia adottata, verri inviata a tutti gli Anatomici del moudo per sentire anche nuove ed eren- tuali proposte. II lavoro suUa Osteologia e a met^: la Commissione ritiene poter compiere tutto il suo lavoro, esaurire cio6 lo studio e la proposta di de- nominazione di tutti i capitoli della Anatomia dell' Uomo entro due anni, — uo — e riferire corapletamente nelle due prossime sedute della Anatomische Gesell- schaft del 1892 (Vienna) e 1893 (Gotting-a). I criterii fondamentali, clie g-uidarouo il lavoro della Cominissione, furono specialmente il cercare nelle denominazioni anatomiche la comoditS,, 1' utile e I'uso g"enerale, e cercare di preferire sempre denom inazioni autiche, riducen- do al minimo le nuove. La ling-ua preferita ed adottata fu la latina come la piu universale; s' intende die la Comniissione suggerisce che la Nomenclatu- ra proposta s'intenda usata nei trattati ed in tutte le pubblicazioni Anatomi- che ; nei Coi'si orali g-li Anatomici dei vari paesi possono adottare le de- nominazioni che loro aggradano, che la necessity d'intendersi 6 piu per le cose scritte. Con questi principii furono adottate le seg-uenti conclusioni: 1. Ogni parte del nostro corpo deve avere una sola denominazione latina e percio mai adottato il sive. 2. Le denominazioni devono essere le piu corte. 3. Le denominazioni che si fanno terminare tanto in ideus come in ides de- vono adottare la prima versione {ideus\ perche ides non 6 declinabile. 4. Le denominazioni devono essere rettamente ortografiche. 5. Le denominazioni sieno piu conservative che e possibile. 6. I nomi personali e le denominazioni di parti col nome dell' anatomico che si creda le abbia scojierte, ridotte al minimo, perch6 la massima parte danno luog'O a discussioni di priorita. Questo e intanto il sunto del nostro lavoro, che tutti ci vogliamo aug'ura- re debba essere utile nun tanto per il mig-liore interesse degli Anatomici, come per avvicinarli 1' uu 1' altro sempre piu nello iutento comune dello studio e della ricerca del vero. Alia fine della ultima seduta, fu proposto da Kollmann che nella prossi- ma Adunanza si preparassero i material! per lo studio della frequenza re- lativa delle variety anatomiche, nei senso espresso col noto lavoro di Schwalbe e Pfitzner : e fu incaricato lo stesso Flemming di riferire sulla fecondazione, e fa designata Vienna come sede della riunione del prossimo anno. Quindi Kollikcr riassunse brevemente il lavoro compiuto, ed His a nome di tutti i convenuti felicito Kolliker, al quale si prepara la festa per il suo 50.° Giu- bileo. Rispose Kolliker con breve discorso, nei quale non saprei se fosse sta- ta piu da ammirare la modestia per 1' opera sua o la profonditi dei concetti direttivi nell' opera del ricercatore. GiULio Chiarugi, responsabile. AVVISO. Si cerca hi raccolta completa delle seguenti opere: Zoological Becord. London^ (23 Annate); Zoologischer J alireshericht della Slazione Zoolo- gica di Napoli (Annate 187U-8y). — Inviare offerte alia Direzione di questo periodico. Siena 1891, Tip, S, Bornardmo ioiilori! ^ooloiico Itallaio (Pubblicaaioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i Giulio Chiarug^i Eugrenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. coraparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, ia Firenze. nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numi'vi till' anno — AbbiiOKainento annuo L. 10. il. Anno Firenze, 3i Agosto 1891. N. 8. SOJVCniARIO — BIBLIOGP.AFIA, pag. 141 a 1-15. — SUNTI E RIVISTE : Kazzander, Contribu- zione alia conoscenza dello sviluppo dei muscoli masticatori (con tav.) — Feuzi , Sulla struttura nonnale della placenta umaiia e sull' infarto bianco della medesima. — Burci, Di un metodo rapido di colorazione delle fibre elastiche. — Penzo, Sulla conservazione delle raitosi nei tessuli fissati pa- recchie ore dope la morte. — Visart, Contribuzione alio studio del tube digerente degli Artropodi. Nota prev. — Pag. 145 a 117. CO.MU.XIGAZIONI ORIGINALI: R. Staderini, Iiiioino alle prime fasi di sviluppo A^W anidus stape- diulis (con tav.). — G-. Valenti, Ossa soprannuineraiie del naso {con 1 fig.). — Pag. 147 a 165. ComunicazionI anatomiche fatte al Congresso medico di Siena dell' Agosto 1891 — Pag'. 166 a 168. NOTIZIE : Premi couferiti dalla H. Accademia dei Lincei, Pag. 168. BIBLIOGRAFIA. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. Brehm A. E. — La vita degii animali. 2. a ed. it. sulla 3.* ed. orig-. — Unione Tipogr. Edit., Torino 1891. (In corso di pubblicazione). Catnerano L. — Note ad un corso annuale di Aaatomia e Fisiologia compa- rate. — In litografia. Pag. 717 in 8.o con 788 fig. nel testo. Torino, Casanova ed. 1890. Carruccio A. — Sui Musei ed Istituti Zoolog-ici di Berlino e Vienna. — Lo Spallanzani, Anno 20 d. S. 2, Fasc. 1-2, Roma 1891. {Continuazione). Claus C. — Manuale di Zoologia , traduz. dal tedesco di G. Cattanbo. — Milano, Vallardi ed. 1891. Facciola L. — Elogio di Anastasio Cano. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat. Memorie. Vol. 11. iHsa 1891. Fogazzaro A. — Per un recente raffronto delle dottrine di S. Ag-ostino e di Darwin circa la creazione. — Atti d. R. 1st. Veneto di Sc. Lettere ed Arti, Serie 7, Tomo 2, Disp. 5, Pag. 447-479. Venezia 1890-91. Mantegazza P. — Le origin! e le cause dell' atavismo. — Archioio per la Antrop. e V Etnologia. Vol. 21, Fasc. 1. Firenze 1891. Pag. 17-24. Senna A. — Escursione zoologica a due laghi friulani (Lago di Cavazzo, Lag-o di S. Daniele). — Boll. d. Soc. Entom. Ital. Anno 22, Trim 8 e 4. Firenze 1891. Sonsino P, — Importanza della zooparassitologia medica e specialmente de- — la — gli zooparassiti come fattori di malattie. Prelezioue. — Lo Spallanzani, Anno 20, d. Serie 2, Fasc. 1-2. Ro7na 1891. IN. Embriologia. Bianchi S. — SuUo sviluppo della squama occipitale e sul modo di originarsi delle varie forme delle ossa iaterpariatali e preinterpanetali nel cranio iimauo. — Vedi 21. Z., Anno 2, N. 4 e 5. Dordh L. — Straaa disposizione degli ovi in una g'ravidanza g-emellare. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 3 Pag. 47-60. Bossi L. M, — Suir epoca piii opportuna per la fecondazione della donna e sulla viialita degli spermatozoi messi a sogguornare nel nidus seminis. — Gazzetta d. Ospitali.^ Anno 12, N. 28. Milano 1891. Camerano L. — Reclierches sur le dev'cloppement et les causes du poly- morphisme des tctards des Ampliibiui auoure-i. — Vedi M. Z., Anno 2- N. 6-1, Pag. 110. Chiarugi G. — Intorno a un uovo umano mostruoso. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 6-7, Pag. 109. Chiarugi G. — Osservazioni intorno alle prime fasi di sviluppo del nervi encefalicinei Mammiferi ein particolare sulla formazione del nervo olfattivo. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 5, Pag. 47-60. Chiarugi G. — Sur les myotomes et sur les nerfs de la tete post6rieure et de la region proximale du tronc dans les embryons des Amphibies anoures. — Ar- chives Ital. de Biologie, T. 15, Fasc. 2, Fag. 229-239. Turin 1891. {Resume). Colucci V. L. — Sulla rigenerazione parziale dell'occhio nei tritoni (con 2 tav. doppie). — Memorie d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, Serie 5, Tomo 1. Estr. Bologna 1891. Pag. 39. Condorelli M. — Tetragenesi monovitellina. — Vedi M. Z., Anno 2, N.6-7, Pag. 109. Curatulo. — Ricerche istologiche e considerazioni cliniche sulle alterazioni della mucosa uterina nei tumori della matrice e contributo alio studio dell' ori- gine degli element! della decidua. — Annctli di Ostetricia e Giiiecologia, Anno 13^ N. 2, Pag. 73-100. Milano 1891. Con tav. (Continuazione V. N. jyrecedente). Finzi G. — Sulla struttura normale della placenta umana e suU' infarto bianco della medesima. — La Riforma Medica, Anno 7, N. 7, Pag. 75-76. Napoli 1891. Fol H. — Sulla quadriglia dei centri; un episodic nuovo della fecondazione. Con fig. — Atti d. R. Accad. dei Lincei, Rendiconti, Vol. 7, Sem. 1, Fasc. 9. Royna 1891. S(azzander J. — Beitrag zur Lehre iiber die Entwickelung der Kaumuskeln. — Vedi M. Z.,Anno 2, N. 6-7, Pag. 107. Lustig A. — Contributo alia conoseenza della istogenesi della glandola tiroide. — Contribution a la connaissance de 1' histogen6se de la glande thyreoide. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 1, Pag. 13 e N. 6-7, Pag. 108. Romiti G. — Suir anatomia dell' utero gravido. — Annali di Ostetricia e Gi- necologia, Anno 13, N. 5, Milano 1891. Pag. 401-408. Rijyrod. d. M. Z. Anno 2, h. 2, Pag. 21. RD.nlti G. — Sur raaitomie d3 1' uiera^ oi gestation. — Archives Ital. de Diologie, T. 15, Fasc. 2, Pug. 254-201. Turin 1891. {Vedi sopra). - U3 - Romiti G. — Osservazioili sopra un novo umano vescicolare. — Vedi M. Z., Amio 2, N. 6-7, Pag. 109. Tarulli L — La pressione nell'interao dell'uovo di polio e i suoi effetti sullo sviluppo. — Atti e Rendic. d. Accad. Medico- Chirurgica di Perugia, Vol. 2, Fasc. 3, Pag. 121-134. Perugia 1890. IV. Istologia. Buscalioni L. — Sull' accrescimento della membrana cellulare (In piaiite). — Giornale d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 1 e 2. To- rino 1891. Cattaneo 6. — Gli amebociti dei cefalopodi. Com. prev. — Estr. d. Soc. Ligustica di Sc. Nat., Anno 2, Vol. 2, Genova 1891. Pag. 11. Foa P. — Sulla produzloiie deg-l' elemsnti colorati del sangae. Nota prel. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 1 e 2. Torino 1891. — Gazzetta degli Ospitali, Anno 12, N. 24. Milano 1891. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 2, Pag. 32. Golgi C. — La rete uerv^osa diffusa degli organi centrali del sistema nervoso. Suo sig-nificato fisiolog-ico . — Rendic. d. R. 1st. Lomb. di Sc. e Lettere. Serie 2, Vol. 24, Fasc. 8 e 9. Pag. 594-603 e 656-673. Milano 1891. Magini G. — Ancora sulla ubicazioiie del niicleolo nella cellula nervosa mo- toria. — Atti d. R. Accad. dei Lincei. Rendic. Serie 4, Vol. 7, Fasc. 7, Sem. 1, Roma 1891. Pag. 277-279. —Vedi anchein: L'Anomalo, Anno 3, N. 6-7, Pag. 174-175. Napoli 1891. Maragliano E. — Sulla semiologia e sulla patologia del sangue. — Giornale internaz. d. Sc. mediche., Anno 13., Fasc. 9, Pag. 321-326. Napoli 1891. Marenghi G. e Villa L. — Di alcune particolarita di struttura delle fibre ner- vosa midollate. — La Riforma medica, Anno 7, Vol. 2, N. 99. Napoli 1891. MIsuraca 6. — Sulla produzioue dei cristalli di emina del sangue in putrefa- zione. Contributo sperimentale. — Annali di Chimica e Farmacologia^ Vol. 10, N. 6, Milano 1889. Pag. 321-334. Pansini S. — Dei corpuscoli di Pacini nel periostio degli uccelli. — Giornale d. Assoc. Napoletana di Medici e Naturalisti. Anno 2, Punt, i, Napoli 1891. Pag. 55-57. Pansini S. — Sulla costituzione della cartilagine e sulla origine delle fibre elastiche nella cartilagine reticolata od elastica. Con tav. — Giornale d. Assoc. Napoletana di Medici e Naturalisti. Anno 2, Punt. 1, Napoli 1891, Pag. 37-54. Penzo R. — Sull' influenza della temperatura sulla rigenerazione cellulare. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 3 e 4. Torino 1891. Penzo R. — Sull' influenza della temperatura sulla rigenerazione cellulare, con particolare riguardo alia guarigione delle ferite. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 3 e 4. Torino 1891. — Gazzetta medica di Torino, Anno 42, Fasc. 11, Pag. 241-242. Torino 1891. — Gazzetta degli Ospitali, Anno 12, N. 34, Pag. 306. Milano 1891. Valenti G. — Sulla istogenesi della cellula nervosa e della nevroglia nel cer- vello di alcuni pesci condrostei. Nota prev. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Naturali, Proc. Verbali, Vol. 7, Pag. 285. Pisa 1891. — 144 — Verson E. et Bisson E. — Les cellules glandulaires hypostigmatiques dans le Bombifx mori. — Archives Ital. tie Biolot/ie, T. 15, Fasc. 2, Pag. 194- 195. Turin 1891. Verson E. — Spermatogenese du Bomhijx mori. — Archives Ital. de Biologic, T. 15, Fasc. 2, Pag. 177-180. Turin 1891. Verson E. — Zur Spermatogenesis (in Bomhyx mori). — V'idi M. Z., Anno 2, N. 5, Pag. 89. Visart 0. — Contribuzioue alio studio del tubo digerente degli Artropodi. Ri- cerclie istologiche e fisiologiche sul tubo digerente degli Ortotteri. Nota prev. — Atti d. Soc. Tosc. di Scienze Naturali, Proc. Verhali, Vol. 7, Pag. 277-285. Pisa 1891. V. Tecnica. Burci E. — Di un inctodo rapido di colorazione delle fibre elastiche. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Naturali, Proc. Verb., Vol. 7, Pag. 251. Pisa 1891. Marchese L. — Autopsia di una donna imbalsamata alia Laskowsld. — L' Istituto Anatomico di Catania, nel triennio 1888-90. Catania 1891. Pag. 107-110. Martinotti G. — Lettera alia Gazzetta Medica di Torino, Anno 42, Fasc. 13, Pag. 310-312. Torino 1891. — (Rivendica RlVAmici il merito della inven- zione degli obiettivi a immersione, erroueamente da alcuni attribuito ad Hartnack.) Negro C. — Nuovo metodo di colorazione della terminazione nervosa motrice nei muscoli striati. — Riassunto — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 5, N. 76, Torino 1890. VI. Protozol. Mingazzini P. — Gregarine monocistidee, nuove o poco conosciute, del Golfo di Napoli. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendiconti. Vol. 7, Fasc. 10, Sem. i.» Roma 1891. Perugia A. — SuUe Myxosporidie dei pesci marini. Con tav. - Boll, scientifico, Anno 13, N. 1, Pavia 1891. {Continuaz. e fine). Sonsino P, — Notizie di parassiti {Mijxosporidium Mugilis, Perugia). — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat, Proc. Verhali, Vol. 7, Pag. 201-202. Pisa 1891. X, Vermi. 1. Parte genbrale. Parona C. — Elmintologia italiana (Bibliografia, Sistematica, Storia). — Boll. scientifico. Anno 13, N. 1, Pavia 1891. Continuaz. Sonsino P. — Parassiti aniinali del Mugil cephalus e di altri pesci della Colle- zione del Museo di Pisa. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Naturali, Proc. Verhali, Vol. 7, Pag. 253. Pisa 1891. 3. Platielminti. Perroncito E. — Gli Abissini e la tenia raediocanellata. — Giornale d. R. Accad. di Medici na di Torino, Anno 54, N. 3 e 4. Torino 1891. — U5 — Setti E. — Sullc uova dei trematodi. Nota prel. —Vedi M. Z., Anno 2, iSi. 4. Pag. 62. Sonsino P. — Tie casi di teuia nana uei dintorni di Pisa. — Rivista generale ital. di Clinica Medica. Anno 3, N, S-9. Pisa 1891. Sonsino P. — Nofcizie di trematodi dcUa collezione del Museo di Pisa. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Naturali^ Processi Verbali, Vol. 7, Pag. 137-143. Pisa 1891. Sonsino P. — Un nuovo di stoma del sottog-cnere Polyorchis, Stossich {Distomum formosum, milii). — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Proc. Verbali, Vol. 7, Pag. 134-136. Pisa 1890. Sonsino P. — Di uu nuovo trematode raccolto dal Pagrus orphus. Ceuno prel. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Proc. Verb., Vol. 7, Pag. 172. Pisa 1890. 4. ROTIFBRI. Faggloli F. — Delia pretesa reviviscenza de' Rotiferi. — Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Naturali e Geografiche, Anno 2^ Vol. 2, Estr, Gejiova, Tij). Cimi- nago, 1891. Pag. 47. (Con tav.) 6. Nkmatodi. Camerano L. — I primi momenti della evoluzione dei Gordii. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 4, Pag. 62. Sonsino P. — Necessita di misure atte ad impedire Ja diffusione della malattia da Anchilostoma. — Citta di Castello, Tip. Lapi, 1891. (Comunicaz. fatta alia Societa Fiorentina di Igiene.) SUNTI E RIVISTE Kazzander G. — Contribuzione alia conoscenza dello sviluppo dei muscoli nia- sticatori (Con tav.). — Atti del 13.° Congresso d. Associazione Medica Italiana. Estr. Padova 1890. Pag. 4. L' A. iu continuazione delle ricerclie g-ia da lui pubblicate sullo svilnppo dei muscoli masticatori neg'li embrioni di polio, ha rivolto la sua attenzione a stabilire se durante lo sviluppo la inserzioue dei muscoli masticatori subi- sce spostamento. Le sue osservazioni, eseg'uite sovra embrioni di pecora, e concordanti con quelle sopra ricordate eseg-uite sul pulcino, dimostrano che tale spostamento non si verifica. I muscoli masticatori non si iuseriscono mai direttamente alia cartilag-ine di Meckel, ma sempre a quella zona di cellule embrionali che la circondano e nella quale si sviluppa la mascella inferiore. Cosi questa viene ad intercalarsi fra la cartilag-ine di Meckel e i muscoli masticatori. Pertanto questi muscoli manteng-ono la situazioue primitiva an- che nel periodo della comparsa della mascella inferiore. — 146 — Fenzi G. — Sulla struttiira normale della placenta umana e suU' infarto bianco della niedesima. — La Riforma Medica, Anno 7, N. 7, Pag. 75. Napoli, Gennaio 1891. Le conclusioni dell' A. , relativamente alia struttura normale della pla- centa, sono le seg-uenti: 1. Lo strata glandolare o spug-noso della decidua si puo osservare anche )ielle i:)lacente a termine, conforme alia asserzione di Leopold J Friedlcinder e di Eomiti , e coutrariainente a qiiella di Kolliker , di Heinz, di Euge e di Hoffmeier, il quale ultimo non ha rinvenuto mai il detto strato nolle placente di oltre cinque mesi. — 2. Lo strato di rivesti- mento, cosi detto epitelio del villa, dopo aver rivestito i villi aderenti o radici di attacco nella loro lunghezza, g-iunto presso il punto di inserzione non ne segue il contorno, ma se ne stacca lateralmente e passa a i*ivestire per un tratto la superficie interna dello strato basale della decidua. Inoltre non di rado nei villi piu vicini al margine placcntare si notano uno o piu strati di cellule deciduali fra i villi stessi e il loro epitelio. Dai quali fatti riceve ap- poggio la opinione dell' Ercolani, che le lacune altro non rappresentano che dilatazione dei capillar! deciduali, e che 1' epitelio dei villi 6 pertinenza della madre e non del feto. — 3. L' ejntelio dell' amnios non e pavimentoso stra- tificato, come affermano parecchi autoi'i, tra cui il Kolliker, ma e cilindrico basso, come 1' ha descritto il Winogradow. — 4. Infine in uu preparato tolto dal margine della placenta ha potuto vedere un bellissimo esemplare di caruncola amniotica; mentre piu d'ordinario le caruncole si ineoutrano presso 11 punto di inserzione del cordone ombelicale. Burci E. — Di un metodo rapido di colorazione dcUe fibre elastiche. — Atti d. Sac. Tosc. di Sc. Nat. Proc. Verb. Vol. 7, pag. 251-253. Pisa 1891. La flssazione dei pezzi puo esser fatta in alcool, liquido di Miiller, su- blimato in soluzione satura. Colorate le sezioni colle soluzioni usuali di carminio o di ematossilina , e lavatole in acqua , si immergono per 1 o 2 minuti in ima so'.uzione alcoolica satura di Aurantia (Ditriuitrofenilamina), dove si colorano nello stesso tempo che si disidratano ; vengono poi passate rapidamente in alcool assoluto, per togliere 1' eccesso di colore e quindi, ri- schiarate in olio essenziale di g-arofani o di bergamotto, son chiuse in damar 0 in balsamo al xilolo. Trattandosi di pezzi fissati in liquido di Flemming-, le sezioni veiigono coloi'ate con soluzione acquosa di rosso Magenta e poi lavate con alcool per togliere I'eecesso di colore; ma in questo caso i preparati rie- scono meno bene. Si avverta di non adoperare balsamo acido per non avere col tempo la deeolorazione delle parti colorate daU'aurantia. Penzo R. — Sulla conservazione delle mitosi nei tessuti fissati parecchie ore dopo la morte. — Archivio per le Sc. Mediche. Vol. 15, N. 1, Pag. 41-49. Torino 1891. Conclusioni: Nell' esame istologico di tumori o di tessuti tolti a cadaveri, le mito- si si riscontrano ugualmente numerose che nei tessuto vivente, anche se — U7 — sono trascorse 24 ore dalla inorte; resta pero sempre clie le fig-ure caviocine- tiche piu perfette si devono ricercare nei tessuti fissati ancora viventi, o su- bito dopo la morte. Visart 0. — Contribuzione alio studio del tubo dig-ereutedegli Artropodi. Nota prev. — AtU d. Soc. Tosc. di Sc Nat. Proc. Verb. Vol. 7. Pag. 277-285. Pisa 1891. Nello studio istolog-ico del tubo dig-erente deg-li Ortotteri, 1' A. si e valso del seguente metodo per ottenere in pochi miiniti la dissociazione e la colo- razioue deg-li eleinenti dell' epitelio del Mesointestino. „ Apro rapidamente I'animale vivente, mantenuto immerso nell' acqua mediant3 deg-li spilli, iudi iuietto una solu^ione piutfcosto conceutrata di bleu di metileue in alcool a 80.° L' iniezione si fa pei- I'apertura anale. Fatta la iniezione, chiudo con un filo di seta. Dopo un l^J: d' ora, sopra un vetro portog-getti apro rapid I'nente il t'lbo digerents nel senso della sua lunghezza. Tutto r epitelio si e staccato completamente dalla tunica propria ed apparisce come una poltiglia, tinta dalla sostanza colorante , che puo essere immedia- tamente messa sul vetro portoggetti per essere osservata al microscopio. Ag- giungendo lentamente della glicerina si hanno cosi splendide preparazioni permanenti deg'li epitelii. „ COMUNICAZIONI ORIGINALI Intorno alle prime fasi di sviluppo deir Anulus siapedialis del DoTT. RtjTiLio Staderini Aiato neir Istituto Anatomico di Firenze (con Uv.) Ricevuta il 85 Giugno 1891. Gia lino dal 1837 Reichert (1) per il primo sostenne che gli ossetti dell'uditc si prolucevano per la segnientazione degli estremi prossimali delle due cartilagini, che si sviliippano nello spessore dei primi due archi viscerali,distintianche, comesappiamo, col nomedi mandibolare Tuno, di ioi- (1) Reichert — Ueber die Visceralbogeii der Wirbolliiiere im allgeraeinen und dercn Metamorpliosen bei den Vcigein und Saiigethieren — Miiller 's Archiv. — 148 — deo I'altro. In base alle sue osservazioni egli asseri che sola la staffa derivava dalla cartilagine del secondo arco, o carlilngine di Reichert, mentre dalla car- tilagine del primo arco, o cartilagine di Meckel, provenivano il martello 6 r incudine. Una tale scoperta di grandissima importanza per la mor- fologia del cranio dei vertebrati doveva naturalmente spingere moltl os- servalori nel campo delle invesligazioni e cosi di fatto avvenne. Da Giinther (1) che nel ISIS conlrasto per la prima volta le ve- dute di Reichert^ ?immeiiendo essere la staffa un derivalo del 1*^ arco, (2) fino agli ultimi tempi la letteratiira concernente lo sviluppo degli ossetti dell'udito e andata continuaniente ed ampiamente arricchendosi di nuovi, importanti lavori. Troppo lungo sarebbe voler qui riportare le conclu- sioni, alle quali son giunti i varii Autori, ma per ricordare la dispari- ta di opinioni intorno all'argomento, diro solamente che, mentre in ge- nerate si ammette che il martello derivi dal 1'^ arco, e si fa derivare I'in- cudine ora dal P e ora dal 2'^ arco, si vuole invece che la statfa possa sviliipparsi dal l,*^ o dal 2*^ arco od anche per partecipazione di tutti e due, 0 che non abbia rapporto alcuno cogli archi e si sviluppi dalla capsula del laberinto, o pure sia una produzione indipendente dagli archi e dalla capsula, o che infme derivi iu parte dal 2' arco e in parte dalla capsula del labirinto. La incertezza maggiore regua dunqu'! sullo svilup- po della staffa, e cio diiDende principalmente dal fatto che essa si ori- gina in parti piu profonde dell' incudine e del martello ed e preceduta da un abbozzo embrionale, che compare in un' epoca di sviluppo ab- bastanza prccoce e di cui e ditTicile stabilire nei varii periodi i rapporti con gli organi vicini. Prima di esporre le mie particolari osservazioni relativamente alia prima origine della staffa, diro brevemente come e state inteso, almeno dai pill recenti osservatori, il modo di formazione di questo eleraento scheletrico. SalensJcy (3) dice die il primo abbozzo degli ossetti compare solo durante la condrificazione degli archi; egli ha trovato il primo abbozzo della staffa in un embrione di pecora lungo cm. 2 ^[4 , sotto I'aspetto di un ammasso cellulare situate nelia parte posteriore della testa, in vici- (1) Gunther — Beoliactungen iiber die P^ntwickelung des Gehororgaiis. Leipzig lSi2. {i) Devo nolare clie quando, seguendo i'uso comuae, parlo di arclii visceiali. m;indii)olare e ioidco, intendo seinpre alludere esclusivamente alio sctisieiro o all'atjhozzo seheletrico degli archi stessi. Come pure parlando nel segiiito della mia descrizione di abbozzo della staffa intendo seraplicemente riferirmi air anello stapediale. (3) SalcHKky. — Zur Rntwickeluiigsgescliic'ile der Geliorknoclielclien — Zoologisclier Anzeiger, IF. Jahrg. N. 28. Beitriige zur Entwickelungsgescliichle der knorpeligen Geliorknochelclien bei Saugetliieren . Morpho- logisches Jahrbuch Bd. VI. — 149 — nanza del la capsula acustica. Quest'accumulo presenta nel siio centro un fura-ne die serve al passag-g-io dell'arteria mandibolare, ramo della caro- lide interni ed assume per tal modo la figura di un anello irreg-olare, composto di due meta ineguali, di cui una anteriore piu spessa, diretta verso la cavita orale ed una posteriore, la quale appog-gia sul nervo fa- cinle. Questo ammasso cellulare, die per successive modificazioni di forma e di strdttura si cambia poi definitivamente nella stalTa, si sviluppa in mezzo al tessuto embnonale, che circonda la carotide interna, ed e indipen- dente sia dagli archi viscerali, die dalla capsula periotica. Secondo Gradenijo (I) il primo abbozzo della staffa comparirebbe in un periodo embrionale assai piu giovane, poiche I'anello stapediale gia si distingue in un embrione di gatto di mm. 15, quando in nessuna parte degli archi e aiicora sviluppata la cartilagine. L'anello non e per questo osservatore, cho una parte dello scheletro dell' arco ioideo, il quale pur essendo in questo stadio rappresentato da un semplice cordone cellulare si ricurva col siio estremo prossimale da prima un po' all' esterno, poi in alto, in avanti e aU'interaO; circonda I'arteria stapediale proveniente dalla carotide interna e viene per tal modo a formare attorno a questo piccolo vaso arterioso un completo anello, fatto da cellule strettamente unite fra loro, il quale appunto e Yanulus stapechalis. L^ estremo prossimale dell' arco mandibolare a questo stadio termina libero in un mat definito rigonfiamento in quella parte del cranio, che corrisponde alia parte anteriore del laberinto; non contrae quindi nessun rapporto ne con la capsula periotica, ne con l' estremo del 2° arco. In uno stadio successive (embrioni di gatto di cm. % e di maiale di cm. 3-3 ^[2 ), in cui gia e comparsa la cartilagine nello scheletro degli archi, questo si nota di importante, che la capsula del laberinto, formata da tessuto cartilagineo non ancora ben sviluppato, in corrispondenza del punto, in cui riposa il margine mediate dell'anello, si differenzia dalla re- stante parete in una lamella, la quale accoglie in se il detto margine dell'anello. Questa placca, delta dall' Autore lamina stapediaUs, di cui non si aveva traccia in uno stadio precedente, diventa poi insicme col- ['anulus stapediaUs parte integrante della staffa, la quale percio, secondo I'A., proviene da due elementi morfologici distinti: dall' arco ioideo, che col suo estremo prossimale va a formare l' anulus e dalla capsula del laberinto, dalla quale si differenzia la lamina stapediaUs. (1) Oradeniijo — Die embryonale Anlage des Mittelohres: die iiioiphologisclie Bedeutung der Ge- horknochelchea — MittlieiluQgen aas dem erabryologischen Institute der K. K. Univorsital Wien. Heft 1887. — 150 - Finalmente anche BaUy (1) parlando del territorio del nervo faciale, entra pure a dire dello sviluppo della staffa ed afferina che quest'ossetto proviene sempre dal 2" arco viscerale. Osservaiido, egii dice, un embrione moUo giovane, in cui la cartilagine di Reichert nonsiasi ancora svilup- pala, ma sia- semplicemente rappresentata da un condroblastema, si vede che questo, ripiegandosi dietro la prima tasca branchiale dorsalmente, poi un po' in avanti al di sopra di essa, circonda I'arteria mandibolare e forma cosi I'abbozzo della staifa. Non accenna per niente alia capsula periotica, come altro elemento morfologico, da cui provenga Tosselto. Detto cosi delle opinion! di alcuni dei piii recenti osservatori , cio die varra anche a far meglio intendere le cose, che seguoiio, intrapren- dero la descrizione delle mie osservazioni, dopo aver premessa qualclie notizia intorno al metodo di studio, da me seguUo. Scopo delle mie ricerche essendo quello di studiare le primo fasi di sviluppo deir abbozzo stapedialc; o anuliis sfapedkdls, il maleriale di studio h consistito in una serie abbastanza completa di embrioni di mam- miferi in stadi ancora poco avanzati (da 15 a 23 mm. di lunghezza) , nei quali e compreso un periodo di sviluppo, che va dalla comparsa del primo abbozzo cellulare, che precede le cartilagini di Meckel e di Rei- chert, fmo all' epoca, in cui le cartilagini stesse sono rappresentate in parte tuttora da semplici ammassi di cellule e solo in parte da giovane tessuto cartilagineo. Airuopo mi hanno servito principalmente embrioni di maiale, nonclie qualche embrione di coniglio e di topo. Non essendo possibile in tali periodi embrionali ancora giovani poter isolare con una dissezione ana- tomica le parti da studiarsi, ho dovuto sempre valermi di tagli in serie, fatti in varia direzione. Gli embrioni sono stati in generale fissati con. luiuido d'l Kkinenherg e dopo conveniente indurimento in alcool, inclusi in paraffma, sezionati col microtomo, fissati sul vetrino col metodo Mayer e coloriti poi ge- neralmente con safranina di Ffiizner. Ho preferito questa colorazione tanto a quelln semplice con emalossilina o con carminio, come anche a qiiella doppia con ematossilina ed eosina, perclie la safranina, che tinge in un bel giallo arancio il tessulo cartilagineo giovane, colorisce anche fortemente in rosso quegli ammassi cellulari, che precedono la cartilagine; abbiamo cosi un mezzo semplice e sicuro per seguire fin dalle prime sue fasi lo sviluppo dello scheletro cartilagineo degli archi viscerali. Si puo esser certi in questo modo di poter apprezzare la presenza del piu de- (1) Rahl — Ueber das Gebiet des Nervus faoialis — AQatomiscliei- Aiizeiger. 11 lahrg. N. 8. - 151 — licalo abbozza precartilagineo, die risalta chiaramente in mezzo alle parti circostanti per il suo colorito rosso intenso. Le sezioni in serie, praticate in og-ni embrione sopra tulta la estre- mita cofalica fiirono fatte secondo piani orizzontali, frontal i e sagittali, ma principalmente secondo il piano orizzontale o trasversale, che si pre- sla meglio degli altri per il nostro studio. Incominciero adesso la descrizione della serie di embrioni sezionati trasversalmente, dicendo prima del reperto otteniito nei plu giovani stadi per venire poi a parlare delle modificazioni incontrate in stadi successivi, prendendo come puiilo di partenza quel periodo embrionale, nel quale compare la prima traccia dello scheletro viscerale e Iralasciando affatto i periodi precedents OssEUVAZiONE !.'■' — Emhrione di, maiale della limghezsa massima di mm. 15 (Fig. 1, % 3). [n nessuna parte dell' estremo cefalico trovasi ancora tessuto car- tilagineo. Anche alia base del cranlO; dove, come sappiamo, compare assai presto la cartilagine;, esiste solo del tessuto embrionale, fatto da cellule strettamente unite, che si distingue dal rimanente solo per il suo colorito piu intenso. Nella regione uditiva si distingue gia il laberinto nelle sue due porzioni, posteriore-esterna cioe, o otricolare ed anteriore- interna o cocleare. Anche la capsula, che riveste i! laberinto (capsula laberintica o periotica), e gia abbozzata, tanto nella sua parte posteriore (Fig. 2 CI) di forma pressoche triangolare, che circonda otricolo e canali semicircolari, quanto nella sua parte anteriore (Fig. 2, CI), che riveste il canale cocleare; essa e fatta da tessuto embrionale assai giovane. Importa ora fissar bene un punto della superficie della capsula per comprendere h sede di sviluppo dell' anulus ed i rapporti, che questo contrae con gli organi vicini. In una sezione trasversa, che comprenda la regionedell'organo dell'udito, (Cf. Fig. 2) si notache la parte posteriore o otricolare (CI; della capsula termina anteriormente in un prolungamento (a), in una specie di apofisi, alia quale in dentro fa seguito una doccia aperta all' innanzi. Al davanti di questa doccia vedesi la sezione della vena giugulare interna (G) e del ner- ve faciale (Vll). Ora e appunto in vicinanza di questa doccia, che, peril suo rapporto col nervo Salenshy propone di chiamare doccia faciale, che, come vedremo, si sviluppa il prime abbozzo dell'anello stapediale. Prima pero di entrare a parlare di questo, bisogna che dica a qual grado di sviluppo si trova lo scheletro dei primi due archi, coi quali, come piu sopra esponemmo, si connette da alcuni lo sviluppo della stafta. — 152 - Tanto la cartilagine di Reichert, quanto quella di Meckel .sono in questo esemplare rappresentate da semplici cordoni celiiilari solidi , in nessuna parte dei quali si puo dislinguere traccia alcuna di cartilagine. II tessuto embrionale, di cui risultano tali abbozzi, consta di sole cellule filtamente riunite^ in forma di striscie piuttosto larghe^ i cui limiti sono ben visibili per lacolorazione intensa, chc assumono. Venendo ora a dire in particolare di ciascuno degli archi viscerali, premetlo che per comodo di descrizione chiamero, come Gradenigo {\), cordone cellulare mandibolare quello che precede la cartilagine di Meckel e cordone cellulare ioideo quello che precede la cartilagine di Reichert. II piano, secondo il quale vennero praticale le sezioni nel caso, die imprendo a descrivere, non essendo perfeltamente orizzontale , le due meta delta testa non appariscono uguali nei singoli tagli. fncominciando il nostro esame dalla parte inferiore delta testa e pro- gredendo ordinatamente in alto, e sul lato sinistro cbe compare prima una porzione dell' arco ioideo, consistente in una lamella cellulare, piut- tosto larga, di forma press' a poco ovalare, situata obliquamente al di fuori e parallelamente al canale tiibo-timpcinico; V estremo prossimale di questa placca cellulare rimane immediatamente al davanti e un poco air indentro del nervo faciale, il quale apparisce in sezione, come un fa- scetto chiaro, rotondeggiante, al di fuori e al di dietro del canale tubo- timpanico e a breve distanza dalla vena gingulare interna, posta un poco indietro e un po' piu air esterno. L' abbozzo cellulare nelle sezioni sopra- stanti ben presto si allunga, tanto nella sua porzione distale che prossimale, mantenendosi sempre nella sua posizione obliqua: prolungandosi poi mag- giormente 1' estremo distale, si vede che questo si porta in avanti, e al- I'interno, descrivendo prima una brevissima curva a convessita anteriore, in corrispondenza del punto, in cui la faringe si apre nella tuba, poi si ripiega nuovamente in avanti con una curva alquanto piu ampia, e ter- mina quindi quasi sulla tinea mediana in una specie di rigonfiamento rotondeggiante. Per cui a questo punto si puo scorgere (Cf. Fig. 1) al davanti della cavita faringo-timpanica (T) per una certa estensione il cor- done cellulare ioideo (Ai) piuttosto spesso, tortuoso, obliquamente posto da fuori in dentro, e dal di dietro in avanti. L' estremo prossimale intanto portandosi ancora in fuori, indietro e in alto apparisce per la curva che fa, distaccato dal rimanente dell' arco e si vede percio come un accumulo cellulare, maggiormente colorito, posto al davanti del nervo faciale (VII). Questo estremo prossimale, che si puo seguire abbastanza chiaramente nel (1) Qradenigo 1. c. — 153 - suo dccorso iiUeriore, risalendo ancora e ripiegandosi; incrocia il fascio del facinle, ponendoglisi all' esterno e falt'o sempre piii vicitio alia regione uditiva si congiunge poi in quella specie di apofisi (Fig. 2, a) piu sopra raminentala , limilantc in fiiori la capsula periotica, di cni a questo livello non si vede die la parle piu anteriore della porzione otricolare. La porzione cocleare della capsula non si moslra die come una tenue striscia cellulare, facente seguito a quella doccia anteriore esterna, nella concavila della quale e contenuta la vena giugulare interna e un po' piu air innan/j, fra quesla e la cavita faringo-timpanica, il nervo faciale. Piu air interne di questi organi tra il delicate abbozzo della porzione otrico- lare della capsula e la cavita della iaringe si scorge anclie I'arteria caro- tide intei'na in sezione trasversa. V. Fig. % C. (1). Gontinuando 1' esame di questa rneta sinistra della testa verso l' alto, dopo die e scomparsa ogni traccia dell' eslremo prossimale del cordone cellulare ioideo, si nota, oltrepassate 8-9 sezioni, quando gia si possono ben distingiiere le due parti otricolare e cocleare del laberinto e della capsula die lo involge, die dalla carotide parte un ramo di piccolissiiiio calibre, il quale si porta all' infuori verso quella regione laterale della testa, die rimane fra vena giugulare e canale faringo-timpanico. E' questa 1' arteria mandibolare o stapediale, che nel punto di sua emergenza avendo una direzione quasi trasversale si vede tagliata nel senso della lunghezza, mcnlre subito dopo risalendo si mostra solo in se- zione trasversa ed apparisce come un piccolo forellino nella regione pre- detta. Ora di contro a questa arteriuzza nella parte piu esterna della zona di tessuto embrionale, che la circonda, si incomincia a nolare un piccolo ammasso cellulare, mal defmito nei suoi contorni, intensamente colorito e posto tra faciale, che sta piu in dietro e cavita tubo-timpanica, che ri- mane al davanti. Accompagnando piu in alto questo accumulo cellulare, affatto isolate dalle parti vicine, si puo manifestamente vedere com« es- so spingendosi ed espandendosi sempre piu all' indentro verso T arteria mandibolare, si dispone da prima a guisa di un semicerchio nella parte pill esterna di questa, finche finisce per circondarla da ogni lato. E 1' arteria si trova cosi posta nel mezzo di una placca cellulare, rotondeg- giante con parete ben spessa, e che si distingue con bastanle chiarezza dalle parti vicine per il suo colorito piu scuro. (V. Fig. 2, S.) Questa placca cellulare e per la forma e per la posizione e per il suo rapporto con r arteria mandibolare e senza dubbio il primitive abbozzo dell' a- (I) Salenahy (loc. cit.) disegna e descrive la carotide interna, come un vaso situato al di dielro del facials in quel a doccia, che fa in avanti e in fuori la capsula periotica. Uua tale posizione occupa invece la vena giugulare interna (Fig. 2, G,), mentre la caroiide si irova nella regione sopraindicata (Fig. 2 C.) - 154 - nalas stapedialis, il quale in qiiesto periodo non ha ancora assiinto una forma anulare mjlto spiccata per lo spessore del suo contorno, in mezzo al quale risalta pochissimo la parte cenlrale, che comprende la sezione del vasellino artcrioso (Fig. 2, As). II margine periferico di quest'abbozzo deU'anello, che esaminato in una sezione, in cui si veda in tulta quanta la sua estensione, apparisce abbastanza distinto anche a debole ingrandi- mento, si perde gradatamente confondendosi con le parti vicine. Solo una parte di questo contorno, quella cioe che e in rapporto con la capsula non passa gradatamente nel tessuto circostante, ma fra abbozzo stape- diale e parete capsulare esiste una sottile linea chiara, che segna appunto il limite fra questi due organi. Questo confine, ben distinto, che si se- gue per pill di una sezione, osservato a forte ingrandimento, si vede ri- sultare da una brevissima distanza, che esiste in tal punto fra le cellule della capsula e quelle delta placca stapediale; nel piccolo interstizio evvi contenuto ordinario tessuto connettivo , che fissando meno il colore, prende aspetto di una linea chiara. L' abbozzo stapediale si segue ancora in alto per altre cinque o sei sezioni, mentre intanto compare di fianco alia cavita tubo-timpanica, r estremo prossimale del cordone mandibolare, rappresentato da una striscia cellulare, piuttosto larga, ovalare, che si confonde in quel tes- suto, che circonda anteriormente la vena giugulare (Fig. 2, Am.). Que- sto estremo un p6 piii in alto termina indistintamente in quella regione laterale del cranio compresa tra vena giugulare e cavita faringo-timpanica: distalmente poi si continua in un cordone cellulare, quasi rettilineo, obli- quamente diretto da fuori in dentro, il quale termina a brevissima di- stanza dalla linea mediana, nella quale non si distingue ancora la fusione degli estremi distali dei due lati. La struttura di questo cordone cellu- lare mandibolare e identica a quella del cordone ioideo. NelPaltra meta della testa risconlransi sostanzialmente le stesse cose ora descritte, sebbene qui le diverse parli dei cordon! cellulari mandibolare e ioideo per la ob'iquita del taglio non compaiano nello stesso ordine. Per questa prima osservazione , che rappresenta nella serie di em- brioni da me studiati lo stadio pin giovane, nel quale esistono gli abbozzi scheletrici dei primi due archi viscerali, possiamo venire alia conclusione seguente : In un prime periodo di sviluppo (embrione di maiale di 15 mm.), qiiando in nessuna parte dell' estremo cefalico vi e ancora traccia alcuna di cartilagine, esistono due ben definiti cordoni cellulari, i qualirappre- sentano il primo abbozzo dello scheletro viscerale. Degli estremi di questi cordoni solo I'estremo prossimale del cordone ioideo incurvandosi in fuori - 155 — eel in alto prende coiint3ssione con la capsiila labirintica; gli altri non sono cann(3ssi con alcuno degli org\ani vicini. Esiste gia Vamclus stepedialis, in forma di uaa placca rotoaddggianle, traversata nel suo centro datl'ar- teria mandibolare e tale abbozzo slapediale non e in questo stadio in rap- porLo alcuno cogli estrenii prossimali dei primi due archi. Esiste una sottile linea di separazione fra capsula ed anulus siapedialis. OSSERVAZIOXE 2.'' Emhrione di maiale delta lungJiesza massima di mm. 10. Stadio di sviluppo poco piu avanzato del precedente. Lo scheletro degli archi e tuttora rappresentata da semplici ammassi cellulari, di cui pero le cellule sono un po' meno strettamente unite fra loro e si mostrano meglio nei loro limiti: tali abbozzi scheletrici sono molto ben coloriti e quindi si distinguono anche piu nettamente dal tessuto circostante. II taglio e caduto un po' obliquamente. II lato destro e quello dove , andando al solito dal basso in alto, compare piu presto il cordone ioideo in forma di una stri- scia celliilare, leggermente arcuata con convessita interna, di cui I'estremo prossimale e situato al davanti del faciale, il distale corrisponde alia parte laterale delta cavita tubo-timpanica. Successivamente questo cordone ioideo tenendo un decorso simile a quel- lo della osservazione precedente, gmnge coll'estremo distale alia linea me- diana, e si riunisce con Taltro estremo alia capsula periotica. L'arteria mandi- bolare e anche qui completamente circondata dall' anulus stapedialis^ il quale non differisce dal caso sopradescritto che per esser piu rotondo e con conlorno un poco piu stretto, per cui e anche piu distinta la sua forma anularc. Questo pcro vi e di note vole, che la meta esterna dell' anello, che c quella che cade la prima sotto 1' osservazione, fmo dal suo primo apparire e connessa con un pi(;colo ammasso cellulare, che e in diretta di- pende.iza dell' estremo prossimale delP arco mandibolare, col quale ap- punto si veJe poi in continuazione. Questo piccolo accumulo, connesso esternamente coll' anello, se no allontana ben presto e si scorge gia un piccolo solco di separazione quando poco piii sopra 1' anello si vede in tutto il suo contorno ; tlnche poi, completamente separato, si ricongiunge in fuori colla restante porzione dell' estremo prossimale dell' arco, che ri- piegandosi in avanti e all' indentro si porta sino quasi alia linea mediana, dove non e ben distista una fusione con I'arco mandibolare del lato op- posto. Questo cordone per le varie curve, che fa, si mostra nelle diverse sezioni, come una linea spezzata, che va dalla parte laterale del cranio alia linea di mezzo. 11 piccolo ammnsso celliihn-, die stabilisce la connes- sione (bd primo arco con 1' anello, ed ha una forma pressoche trian- — 156 — golare, non si continua tiitto quanlo nel modo ora detto nel rimanente cordone mandibolare, ma col suo apice diretlo all' indietro si allunga fino verso la sporgenza della capsula c piii oltre non lo possiamo seguire. L'eslremo ventrale del 1." arco e falto da tessuto embrionale piu giovane, clie la rimanente porzione distale. Tra anello e parete della capsula non esiste una linea di separazione, ma la dislinzione fra 1' uno e I'altra si puo sempre far bene per la differenza ben apparisctnte del colorito. In questa seconda osservazione adunque, a difterenza dellostadio pre- cedente, a.bbiamo trovato sollanto questo di piu importante : che V anello stapediale c esternamente in connessione con la parte piu bassa ed in- terna deir estremo prossimale del cordone mandibolare ; che gli estremi distali del cordone ioideo giungono fino alia linea mediana. Osservazione. 3.''' — Embrione di maiale della lunghezsa massima di mm. 17^ 5. Tessuto cartilagineo non ancora sviluppato. Per quelle che riguarda i due archi visccrali, questo vi e di importante, che I'estremo prossimale deH'arco ioideo, dopo aver incrociato il nervo faciale nel farsi sempre piii vicino alia capsula, va riducendosi ad una sottile e breve striscia cellulare, foggiata quasi a semiluna, con concavita verso I" interne, rivolta cioe verso il nervo e la vena giugulare. Quest' ultima por- zione prossimale delF arco ioideo, mentre da un lato e in rapporto con la capsula, dall' altro si continua all' indentro in una espansione cellu- lare, si prolunga cioe medialmente fra capsula e canale faringo-timpanico verso la regione dell' anello stapediale, il quale pero non si mostra an- cora in nessuna parte della sua periferia. Questo prolungamento delTarco ioideo, portandosi ancora un po' piu all' interno, incontra poco piu in alto r estremo prossimale del cordone mandibolare, si fonde con esso ed ambedue riuniti raggiungono il margine dell' anello nella sua meta esterna, che incomincia appunto a disegnarsi nel campo visivo. Formano cosV diWanulus stapedialis una specie di peduncolo, che, risultando dalla fusione dei due archi, mostrasi all' esterno come biforcato. Piu insopra mentre poco dopo scompare affatto I'estremo del 2'\ arco, si vede al so- lito I'estremo del 1*\ ripiegarsi nella rimanente parte del cordone man- dibolare. In questo stadio dunque, poco pu'i avanzato dei precedenti^ notiamo che r estremo prossimale dell'arco ioideo nel ripiegarsi verso la capsula periotica si fonde con I'estremo prossimale dell'arco mandibolare e tutti e due insieme si connettono con la meta esterna dell' anello stapediale. Le particolarita importanti, ora descritte, ci sono pienamente con- fermate ed anche meglio dimostrate dalla osservazione seguente. - 157 - OsSERVAZlONE i."" Enibrione di maiale della limghezza massima di mm. 21. II lessuto cartilagineo non e ancora sviluppato complelamcnic; pero tanto la base del cranio quanto la parte mediale dell' arco mandiliolare sono formate da giovane tessuto cartilagineo, come vien dimostrato dalla soslanza intercellulare discretamente aumenlata e dal colorito giallo-aran- cio, date dalla safranina. Gli estremi distali dei due ai'dii giungono lino alia linea mediana. II cordone cellulare ioideo e alquanto piii sottile e piii compatlo che ne- gli stadi precedent!. L'estremo prossimale del 2.° arco con la sua ultima porzione si fonde anche qui con I' estremo prossimale dell' arco mandi- bolare e 1' insieme risultante da questa fusione si unisce colla parte piii esterna dell' anello. In un determinato punto dell' estremo cefalico av- viene dunque in un certo periodo di sviluppo la riunione di tre elementi diver- si, che sono I'anello slapediale, e i due estremi prossimali del 'I.° e !^.° arco. Di tal fatto abbiamo una chiara dimostrazione in questo esemplare, nel quale i tre elementi ora detli, per quanto fusi fra loro, possono ad un attento esame e con piu forte ingrandimento venire riconosciuti Tuno dal- I'altro per una sottile linea; che sta ad indicare il punto dove avvenne la fusione. Una tale particolarila mi sono studiato di riprodurre con la ligui'a 4-'' disegnata dal vero: vedesi indietro l'estremo delFarco ioideo (Ai) rappre- sentato da una sottile striscia cellulare, concava, che circonda il faciale; in avanti l'estremo del i." arco (Am) in forma di una irregolare placchetta cellu- lare; finalmente pill all'indentro 6 di contro a queste due porzioni degliarchi un altro accumulo cellulare che non e die la parte piu esterna dell' a- nello. Piu in alto la distinzione fra queste tre parti si fa maggiormente manifesta : Testremo del 2.° arco si assottiglia ancora di piu, perde ogni rapporto con l' anello e si vede sparire in forma di una linea curva, sottile, che sta fra estremo dell' arco mandibolare e sporgenza antero-la- lerale della capsula. L' estremo prossimale del l.*^ arco rimane ancora in connessione coll' anello sotto forma di una placca cellulare, che poi espan- dendosi in fuori e ripiegandosi in avanti si vede continuarsi al restante arco mandibolare. Allorche l' anello stapediale si mostra in tutto il suo contorno, l'estremo del 1.'^ arco incomincia, sebbene non complelainente a distaccarsi dall' anello; poco piu su la separazione e completa. L' abbozzo stapediale ha qui una forma di anello anche piu distinta, essendosi alquanto ingrandita I'apertura centrale, per la quale passa Tarteria mandibolare. Le stesse cose adunque, che nell' osservazione 3", si moslrano qui con evidenza maggiore. Tralascio ora di paiiare di embrioni, sia di coniglio, di topo ed an- che di maiale, in stadii press'a poco eguali, per evitare inulili ripetizioni. - 158 — l-*er le mie proprie osservaziaiii intorno a sladii di sviluppo un poco pill avanzati dei precedent!, gia descrilti, posso dire che I'estre- mo prossimale del 2.'* arco non si prolunga piii all' interne verso I'anello e (jiiindi perde con questo ogni rapporto; il i.^ arco invece si vede ancora ri- pieyarsi col suo estremo prossimale sulla meta esterna dell' anello. Que- sto bo poluto rilevare da osservazioni fatte su embrioni di topo di mm. 15, e di cinghiale di mm. 22-23: stadii anche piu inoltrati non ho veduti. Passiamo ora alia descrizione di embrioni, nei quali la sezione, in- vece che su di un piano orizzontale, venne falla secondo un piano frontale e questo ci aiutera molto a intendere il modo di comportarsi degli eslre- mi prossimali dei due archi verso l' anello stapediale. OsSERVAZiONE 5^ — Einhriom di maiale della limghezsa di mm. 18, 5. Siesso stadio di sviluppo della osservazione 3.'"^ Procedendo nello esame dalP avanti all' indietro si incontrano dapprima i due estremi di- stali dell'arco mandibolare, fusi Ira loro sulla linea-mediana, poi molto pill indietro i due estremi distali dell' arco ioideo. I due archi portan- dosi, uno al di sopra dell' altro , infuori in alto e in dietro , si possono accompagnare in tutto quanto il loro tragitto. L' estremo prossimale del cordone cellulare mandibolare, giunli che siamo in corri- spondenza della regione dell' organo dell' udito apparisce come un baston- celto, fatto al solilo da cellule fitte, ben colorite, il quale e posto obli- quamente tra vena giugulare interna che rimane al di sopra e cauale tubo-limpanico, che resta al di sotlo; ora un poco piu in alto questo estre- mo colla sua parte inferiore, ripiegata alquanto all' indentro, si continua air indentro in un prolungamento, che va a far capo al margine esterno dell'anello, .che appunto si vede apparire nella sua meta inferiore esterna. Dell'anello compaiono poi ambedue le meta, in mezzo alle quali, si vede distintamente la sezione delKarteria mandibolare; sulla meta inferiore esterna si vede sempre fuso con essa un piccolo ammasso cellulare, che e una parte del prolungamento ora detto dell' arco mandibolare; con questa si riunisce 1' estremo prossimale dell' arco ioideo, e si metle quindi in rapporto esso pure colla meta esterna dell' anello, ma anche dopo la sua connessione, cosa questa molto importante, si segue distinta- mente in alto lino alia capsula periotica. In questo modo pure ci ven- gono cosi pienamente confermati i fatti piu sopra esposti. Le stesse cose notai in un embrione di coniglio di mm. 15. Volendo ora riassumere tutto quello, che ci e stoto rivelato dall'esa- me di sezioni in serie, fatte e in un piano orizzontale e in un piano fron- tale, possiamo dire che Vanuhis sfapedialis compare in uno stadio abba- 159 stanza precoce di sviliippo (V. Osservazione i." ), prima cioe die avvenga la condrificazione degli archi visceral! ed e rappresentalo da una placca cellulare rotondeggianle, in mezzo alia quale passa I'arteria mandibolare; e situato in quella regione della testa, compresa fra nervo faciale , ca- nale tubo-timpanico e parete atiteriore della capsula periotica ed e da quest'ultima primitivamente distinto. Lo scheletro del primi due archi vi- scerali e rappresentalo da due semplici cordoni cellulari : il cordone ioideo dai lati della linea mediaiia si porta tortuosamente infuori, indietro e in alto, circonda col suo estremo prossimale il fascio del 7. paio e va poi a terminare nella sporgenza antero-laterale della capsula uditiva. II coidone mandibolare dai laLi della linea mediana, dirigendosi obliqua- mente in fiiori e ripiegaiidosi poi in dietro e in alto tormina nella parte laterale della testa in quello spazio compreso tra vena giugulare e cavita lubo-timpanica Ne il priino, ne il secondo arco contraggono rapporto alcuno col primitive abbozzo della stalfa. In uno stadio successive (V. osservazioni 3.^ iJ" etc.) Testremo pros- simale del cordone mandibolare si unisce alia meta esterna dell' anello; il cordone ioideo nel portarsi in alto verso la capsula si confonde con lo estremo del 1.'^ arco ed insiemecon questo prende connessione coH'anello; non si perde pero lulto quanto sopra quest'ultimo, ma si puo seguire an- cora in alto e indietro fiiio alia capsula (V. Osservazione L"" e 5^). Quin- di, ancbe prescindendo dalla primitiva indipendenza AtWanuliis, nemmeno in questo stadio si potrebbe dire che esso venga costituito dai ripiegarsi deir arco ioideo, ma bisogna invece ritenere che ii termine prossimale di questo arco nel passare in vicinanza dell' anello mandi un'espansione, per mezzo della quale si uniscc e coll'estremo dell'altro arco e coH'anel- lo stesso. L'abbozzo della statla occupa sempre la stessa posizione ed ha una piu distinta forma di anello per essere piu regolare nel suo contor- ao e per essere I'apertura centrale, per la quale passa I'arteria mandibo- lare, alquanto maggiore. In conclusione esiste primitivamente indipendenza fra Testremo pros- simale dei due cordoni cellulari degli archi e 1' anulus stapedialis. Le mie conclusioni adunque, mentre differiscono da quelle di Grade- nigo (1) e di Rahl (2), secondo i quali V anulus deriverebbe dai riepiegarsi dell'estremo dell' arco ioideo attorno all' arteria stepediale, sono soltanto in parte in accordo con quelle di SaUnshij (3), poiche si deve ritenere, e vero, che T anello e una produzione primitivamente indipendente, ma questa primitiva indipendenza risale ad uno stadio di sviluppo molto piu (1) loc cit. («i) loc. cit, (3) loc. cit. — 160 — precoce di quelle indicato da Salenshj, a qiiando cioe non e affaUo in. cominciata la condrificazione dello scbeletro deg-li archi viscerali (V. Os- servaz. 1.''). Non si puo anzi comprendere una vera indipendenza del- r abbozzo della stalfa die in questo primo periodo, oltrepassato il quale, gia I'abbiamo veduto, Y anulus entra in rapporto sia con restremo del i,'' che del 2^ arco. Aggiungo che non e esatto il dire che Yanulus si sviluppa in quel tessuto conneltivo, die circonda la carotide interna, poidie questa arteria per rispeUo aU'abbozzo della slalfa e situata molto piu all' indentro. I risultati ai quali sono potuto giungere, io li devo particolarmente alia fortunata quanto difficile combinazione di avcre nella mia ricerca incontrato uno stadio, presumibilmenlc di assai breve duratn, nel quale ranello gia compldanienle abbozzato non conlrae rapporto alcuno con i primi due arcbi viscerali. II Gradenigo non avendo nolle sue osserva- zioni mai potulo rinvcnire un caso, nel quale 1' elemento ioideo non fosse gia incurvaLo in un anello conipleto attorno l' arteria stapediale, emette 1' ipotcsi che possa esservi un pcriodo, in cui 1' arco prima di formare 1' anello termini col suo estremo prossimale libero. Gio, io dico, non puo avvenire, perclie esistono gia in uno stadio primitivo anello ed archi fra loro indipcndenti, e solo secondariamento gli uni contraggono rapporto con I'altro; non e possibilc quindi vedere il secondo arco men- tre sta per incurvarsi attorno all'arteria o in un momentO; in cui I'anello sia solo in parte formato. E tutti gli osservatori parlano infatti di questo elemento come gia completamente formato. SPIBaAZIONE DELLB FiGURE Fig-. 1. — Sezione tras versa di un embrione di maiale della lunghezza di mm. 15. IngT. 10 diam. — II cordone celhilare ioideo (Ai) in \\n piano di poco inferiors alia reg'ione iiditiva. Fig. 2. — Stesso embrione ad un livello supcriore. Ingr. 12 diam. L' anello stapediale (S) in tutto il suo contorno - a - sporgenza laterals della capsula labirintica. Fig'. 3. — Anulus stapedialis e parti viciue come nella fig*. 2, a piu forte ingrandimento (32 diam.). Fig'. 4, — Sezione trasversa di un embrione di maiale della lunghezza di mm. 21. Ingr. 16 diam. — ■ L' estremo prossimale dell' arco ioideo (Ai) e r estremo prossimale dell' arco mandibolare (Am) si uni- scono alia meta esterna dell' anello stapediale (S). a. — sporgenza laterale della capsula labirintica. Fig. 5. — Sezione frontale di un embrione di maiale della lunghezza di mm. 18,5. Ingr. 16 diam.— Gli ostrenii prossimali del primo e secondo arco (Am. Ai) riuniti all' anulus. IGl Indicazioni general! G — Vena giugulai-e interna. C — Carotide interna. A — Arteria stapediale. CI — Capsiila labiriutica (porzione otricolare). CI* — Capsula labirintiea (porzione cocleare). VII — Settinio paio. F — Fariuge T — Can ale tiibo-timpanico Ai — Abbozzo dello scheletro dell' arco ioideo. Am — „ „ deir arco mandibolare. S — Anulas stapeclialis. Tutte le figure vennero riprodotte dal vero con 1' embriog-rafo di His. Ossa soprannumerarie del naso NoTA Anatomtca del Prof. Giulio Valenti Ricevuta il 1. Afjosio 1891. Mi e occorso di osservare nel cranio n.° 385 della raccoUa cranio- logica del Miiseo Anatomico di Pisa una varieta delle ossa nasali, die stimo degna di nota non solo perche differisce dalle varieta di queste ossa fino ad og-gi descritte [Alton (1), Kdhler (2), J. F. Meclel (3), Mayer (i), Sandifort (5), Schwegel (6), Van d. Soeven (7), Hyrfl (8), Hcnle (9), Romiti {10), Paget {11) ed altri), ma anche per la importanza morfolog-ica clie mi sembra debba avere. — E notevole innanzi tutto che quel cranio, apparteniito ad uii individuo condannato per fiirto (U. B. di Pontedera, provincia di Pisa, di sesso maschile, di anni 19) presenta (1) Alton. — Ilandb. d. raeiiscli. Anat. I, 40. (2) Kdhler. — Beschreihung der physiol. u. p.ithol. Pr;ip. in der Samiuluns des Hrn. Loder. — Leipzig, 1793. S. 124. (3) J. F. Meckel. — Beit, zur vergl. Anatomift. Bd. I. Hft 2. — Leipzig. 1809. S. 54. (4) Ma>/er. — Archiv. fiir pliysiol. Heilk. 1843. S. 235. (5) Sandifort. — Observationes aaatomico-path. Lib. Ill, p. 130; IV. p. 13G. (6) Schwegel. — Zeitschr. (lir rat. Med. 3te R. V, 233. u. XI, 290. (7) Van d. Hoeven. — Ueber Forraabweiclmnjjeii der Nasenbeiue. Zeitschrift. fiir wissenschaft. Zool. 18G1. — Neederlandscli Tijdscl<. voor. geneesk. 18G0. (8) Hgrtl — Oesterr. Zeitschrift fiir prakt. Heilkand, 1861. N. 49. (9) Henle. — Haiidl). d. Knochenlelire. BrcMnschweig, 1871, p. 197. (10) Boiniti. — Di una rarissima varieta delle ossa nasali etc. Atti della R, Accad. del Fisiocritici. Serie III. Vol. III. iJiena 1883. (U) Paget. — Todd's Cyclopa«d. Ill, 725 — 16'-2 - molte altre particolaritii, qiiali sono la fossettci occipltale media, il pro- cesso para-mastoideo da ambedue i lati, la sutiira del canale sotto-or- bitario, le spine para-alveolari dei mascellari superiori straordinariamente sviluppate, il clivo naso-alveolare dell' apertura pirifornie, le apofisl le- muriniche della mandibola, una ti'accia della sutura metopica. E lieve- mente scoliotico, e sub-brachicefalo. In tal cranio ambedue le ossa nasali hanno il margine esterno di poco pill lungo che quello interne, in mode clie i lore margini inferiori, regolari, si trovano in direzione quasi orizzontale (Fig. I). Questi, invece Fig. I. Rappresenta quattro ossetti soprannumerari del naso distinti completamente dai circostanti. a ossetti soorniinamerari lateral!, oraolo^'lii alia parte piii alta dei;li ossi incisivi (-?). 6 ossetti sopranniimfrari ineJiani (ossi internasali del Mayer) omologlii all' osso prenasale degli sdenlati. di essere liberi, si articolano per sutura superficiale con 4 ossetti (2 per lato) dei quali i mediani {b) sono di forma iiTegolarmente ovale, lunghi 7 mm. e larghi 3 mm., ed i laterali {a) di forma quadrilatera, hanno per lato circa 8 mm. 1 primi si articolano fra lore sulla linea mediana del naso formando una sutura clio fa seguito alia sutura mternasale, terminano inferiormente quasi a puntn, e per i loro margin! esterni sono in rapporto con i laterali. Questi ultimi all' esterno si articolano con la relativa apofisi ascendente del mascellare superiore e terminano in basso con un margine libero e tagliente che presenta una piccola incisura in corrispondenza delfa eslremita inferiore del piccolo solco etmoidalc^ il quale dalle ossa nasali soprastanti si continua sulla faccia interna di questi ossetti. Tale varieta si assomiglia a quelle descritte dallo Schwegcl (1) e (1) Schwegel, — 1. c. — 163 - Mi' Hijrll (I) come casi di divisione delle ossa nasali per sutura tra- sversale; ma differisce dalle medesime per la presenza di qiiattro os- setli soprannumerarj anziche di due. — Gli ossetti mediani, come e fa- cile accori'ersi, soiio identic! agli ossl internasaU del Mayer (2); e quindi noi possiamo ritenerli omologhi, iiisieme ad Ri/rtl (3), all' osso prena- salc di alcuni sdentati. — Non eg-ualmente facile c di trovare il signi- ficalo degli ossetti laterali che si articolano con il mascellare superiore, poiche non si sa che in vertebrati inferiori all' uomo siano degli ossi omo- loglii ad essi, e d' altra parte e conosciuto che il nasale si origina da un solo pimto di ossificazione. Ma esistono alcune disposizioni nelle ossa delta regie lie nasale, le quali rappresentano delle forme di transizione fra la disposizione normale e la nostra varieta e ci mettono nella buona via per spiegare quest" ultima. Gosi in un cranio dolicocefalo appartenuto ad un vecchio deraente (Fig. 11) ho riscontrato nella regione nasale quattro n 1 1 m. ni Fig. II. Rappreseata gli sLessi ossetti soprannumeiari della Fig. I, non isolali completamente dai circo- stanli. n ossa nasali. m apofisi ascendente del mascellare superiore. a. b come nella Fig. I. ossetti accessori non completamente isolati dalle ossa proprie del naso, ne fra di loro; e di questi, gli esterni faj per quasi tutla la loro altezza sono saldati con 1' apofisi ascendente del mascellare superiore. — In al- tro cranio sub-brachicefalo (L. T. di Pisa, maschio di anni 58, n.*' 170 della raccolta sopra menzionataj le ossa nasali si presentano in basso molto (1) 'Hi/rtl - 1. c. (2) Mayer — 1. c. (3) Hyrtl. — Vedi Anat. dell' uomo. Versione di G. Antonelli, 4. ed. Napoli, p. 23Q. — 164 — ristrette (Fig. Ill) e sostituite da una porzione (a) dell' apofisi ascendente Fig. III. Rappresenta la sostituzione parziale delle ossa nasali fatta da una parte (a) dell' apofisi ascen- dente del mascellare superlore, discinta dal resto di quest'osso per mezzo di unu sutura (s) n ossa nasali . distinta parzialmente in ambediie i lati dal resto del mascellare superiore per una sutura legg-ermente dentellata c regolare fs), la quale, per que- sti suoi caratteri e per la sua simmetria, fa subito escludere il dubbio che siasi originata per frattura. — Esaminando 300 crani eon ossa na- sali perfettamente conservate ho potuto riscontrare che il parziale salda- mento di queste ossa con 1' apofisi ascendente avviono sempre in basso per una estensione varia da '] mm. a pin di 1 cent.: e mi si e presen- tato 18 volte da ambedue i lati e 10 volte da un sol lato. E nolo poi che questo saldamento talvolta puo essere lanto esteso da mancare ogni traccia di sutura fra le ossa nasali ed il mascellare superiore come nel cranio di bambino negro delta raccolta di Blumenhach ricordato da Henle (1), e come , in crani europei, e stato osservato da KohUr (2), Sandifort (3), e da un sol lato da 3IecJcel (i). Se aggiungiamo a quest! fatti la possibilita della sostituzione piii o meno estesa delle ossa nasali per parte delle apofisi ascendenti del ma- scellare superiore [Bomiti (5)) e paragoniamo il modo di comportarsi di queste (nelfuomo) relativamente alle prime, con le varieta della parte piu (1) Henle — 1. c. (2) Kolcler — 1. c. (3) Smidi/ort — 1. c. (4) Meckel — 1. c. (5) Romiti — 1. c. - — 1G5 — alta clellc ossa incisive osservate noH'Orang'o dal Maggi (1) e la normale (lisposizione chc qiiestc prcsciitano in altri animali, ad esempio nella Echidna spmosa , ove completano anteriormente la voKa nasaie, a me sembra die possiamo rag-ionevolmcntc ammettere clie qiiella parte dell'a- pofisi asccndente chc puo soslitiiirsi alle ossa nasali ed essere anclie di- sgiunta dal mascellare per siitiira, come la Fig. Ill rappresenla, sia omo- loga alia porzione piii alta delle ossa incisive stesse. Quando (al parte sia staccata complelamente dal mascellare, si avra la presenza di due ossetti accessori laterali al dorso del naso come nel prime caso descrit- to e rapprcsentato dnila Fig. I. Sccondo questo niodo di vedere quegli ossetti laterali [a] completamente isolati dalle ossa circostanti come pure quelli indicati nella Fig. H con la stessa lettera {a), saldati parzialmente al mascellare ed alle ossa nasali, sarebbcro omologhi alia porzione pin alta delle ossa incisive. In appoggio di questa opinione sia anche il fatto die nel piccolo possono riscontrarsi nolle- cartilagini laterali del naso dei nuclei ossei accessori, a contatto con le apofisi ascendenti del mascellare superiore, da non confondersi con quelli descritti dal Ilayer (2) presso il margine anteriore della cartilagine del setto, destinati ad originare le ossa intenirisali. Questi nuclei, die mi si sono prescntati 2 volte da ambedue i lati in 40 crani di fcti e neonati, die appositamente ho esami- nato, si (rovano anche in un cranio di microcefalo (Fig. IV; n a) nato da Fro. IV. Scheletro della faccia di un microcefalo partorito da una schiava (?) peruviana. / fiontale. a mascellare superiore. n iiasale. ;; a nucleo osseo soprannumerario della cartilagine laterale deslra. una schiava (?) peruviana, esistente nel Museo Anatomico di f'isa. Pisa, 28 Luglio 1891. (1) ifaooi — Sopra una varieW morfulogica delle ossa nasali e intermascellari nell' Orango — R. I6t. Lomb. di So. e Lettere. Rendiconti, Serie 2, Volume U, Fasn. 6. Pag. 401-40i. Milano 1S91. (2) Mayer — I. c. — 166 - COMUNICAZIONI ANATOMICHE fattk al congresso medico di slena dell' Agosto i89i. Bianchi S. e Cocchi A. — Sui rapporti dell' albero broncliiale colla parete po- stei'iore del torace. Nota preliminare. (Questa comunicazione sara pubblicata per esteso nel Monitore Zoologico.) Bertelli D. — Contributo alia struttura de-llo strato medio della membrana tim- pauica nella cavia. Nota preveutiva Ha intenzione di «tudiare lo strato medio (membrana propria) della mem- brana timpanica nell'uomo ed in altri mammiferi. Intanto comunica alcuui risiiltati ai quali lo hanuo condotto le ricerche fatte nella membrana propria della cavia. In questa membrana con il metodo di impreg-nazione metallica consigiiato da Tartuferi pot6 mettere in evidenza grande quantita di fibre elastiche che si anastomizzano fra loro e costitui- scono una rete a maglie, per dimensioni e per forma, svariate. Le fibre tro- vansi su tutta la superficie della membrana, piu fitte e piu g'rosse sono alia periferia ; si spingono fino in prossimita del manico del martello. Questo re- perto fa g'iustamente snpporre che fibre elastiche in abbondanza si trovino nella membrana propria degli altri mammiferi. Con il metodo di Tartuferi oltre alle cellule fisse del connettivo, poste nelle lacune che trovansi tra fibra e fibra, ha messe in evidenza altre cellule fisse che poggiano sulla membrana, munite di numerosi prolungamenti. Di piu ha trovato che alia periferia della membrana del timpano sono cel- lule le quali assomigliano a quelle che Joseph Gruber ha descritto come for- mazione cartilaginea intorno al manico del martello. Giacomini E. — Materiali per la storia dello sviluppo del Seps chalcides, Merr. — Nota preliminare. (Questa comunicazione vei'ra pubblicata per esteso nel Monitore Zoologico,) Bianchi 8. e Marimo F. — Su alcune anomalie craniche negli alienati. Gli 0. espongono i risultati ottenuti dall' esame di 1019 cranii di alie- nati del Frenocomio di Reggio-Emilia. Le anomalie prese in considera- zione sono: sutura metopica, processo frontale del temporale, fossetta occi- pitale mediana, cresta frontale, foro del Civinini o pterigo-spinoso, duplicity deir osso zigomatico, apofisi lemurinica. Riassumendo concludono che: l.*^ Le anomalie craniche stanno forse piu in rapporto con la regione di origine dei cranii, di quello che siano con le malattie e con il grado di intelligenza degli individui che le possedevano. — 2.^ Nelle forme degenerative si trovano piu raramente che nelle psico-neurotiche anomalie puramente ossee o legate alio sviluppo cercbrale. — S.** Tra pazzia ed anomalie non esiste un diretto rapporto n6 queste sono di molto piii frequenti nei pazzi che nei normali. — 4:.<^ II concetto di un anomalia ossea, reso piu chiaro daU'embriologia e dalla 167 anatomia comparata, talora non viene suffragato dallo studio statistico antro- polog'ico. — 5.° Queste anomalie ritenute regressive non lo sono sempre o vi possono essere alienati anche di forme degenerative che non le presentano se non in assai parca misura, Marimo F. — II coccige nello scheletro dei delinquenti. L' O. titilizzando un ricco materiale scheletrico, offertogli dall'Istituto ana- tomico di Parma diretto dal Prof. Tenchini , e costituito di 66 scheletri di delinquenti, ha studiato il coccige alio scopo di risolvere la questione ancor dibattuta del numero normale delle vertebre coccigee. In 56 coccigi, privi di altre anomalie vertebrali, ne ha trovati 21 eviden- temente format! di cinque vertebre, altri 20 di quattro,, ma con 1' ultima for- nita di uno o raramente di due tubercoli pio o meno saldati con la quarta vertebra, da fare sospettare una precedente esistenza di una qninta vertebra distinta, e 15 risulfcanti di sole quattro vertebre. Di quelli, in numero di 10, con anomalie verteM-ali anche difettive ne trovo 6 con cinque vertebre e 4 solo con quattro, Questi risultati, che poi 1' 0. coordinera e completera in una completa memoria, appaiono importanti: — l." perche fanno ritenere come forse pill normale il numero di cinque che non quello di quattro atti-ibuito prevalentemente alle vertebre coccigee anche da una recente memoria del Calori. — 2.^ perche mentre questa relativa frequeiiza di coccigi costituiti da cinque vertebre tutto al piii veniva trovata taloi-a nelle femmine, qui invece si riscontra anche nei maschi. — o."^ perche trattasi di regione scheletrica in- teressante secondo la dottrina dell' evoluzione e si e riscontrata questa ano- malia in scheletri di delinquenti. Vaienti 6. — Sulla istogenesi della cellula nervosa e della nevroglia in alcuni pesci condrostei. L'A. in seguito ad estese ricerche sopra cervelli embrionali di Torpedini, di Pristiuri e di Mustelidi, esegiiite alia Stazione zoologica di Napoli, viene a concludere che dagli elementi ectodermici costituenti il tubo midollare prendono origine tanto le cellule nervose che le cellule della nevroglia, le quali anzi rappresentano uno stadio di transizione per giungere a qiielle. Distingue pero vma seconda specie di cellule della nevroglia, le quali si ori- ginano pin tardi da elementi connettivali rappresentati o da leucociti usciti dai vasi o da cellule che dalla pia madre si insinuano entro alle pareti ce- rebral!. Mentre queste ultime, secondo I'A., servirebbero solamente come ele- menti di sostegno, le altre avrebbero una funzione molto piu importante po- tendosi considerarle come element! rigeneratori delle cellule nervose. Romiti G. — Sull'anatomia della placenta nella gravidanza addominale. L' 0., comunicando il risultato di alcune sue ricerche sopra un caso di gravidanza addominale, premette qu.alche cenno storico per ricordare che ol- tre i not! lavor! di Ercolan! esistono suU'argomento altre ricerche eseguite dairO. stesso verso il 1875. Si riferisce piu specialmente a! seguent! risultati: 1.*^ La struttura della placenta nella gravidanza addominale e uguale a quella normale; 2.° La decidua nel sacco fetale si sviluppa per proliferazione dell'en- — 168 — dotelio peritoneale. — Circa poi la formazione del cosidetto " infarto bianco „ , che assai abbondantemente si riscontra in detta placenta, le ricerche dell' 0. tenderebbero a farlo provenire da diretta trasformazione delle cellule deci- duali. Rotniti G. — Nucleo cartilagineo nella parete di un tragitto di fistola bran- chiale. L' 0. studiando con il Prof. Paci, dal quale il caso clinico fa comple- tamente illustrato, la struttura delle pareti di un tragitto di fistola bran- chiale, verifico la presenza di una brattea o frammento cartilagineo sotto la mucosa, nello spessore del connettivo. Questa osservazione e per varii lati im- portante; il frammento cartilagineo e il resto di una cartilagine di arco bran- chiale. Valentj G. — Ossa soprannumerarie del naso. (Pubblicata per esteso in questo Numero del M, Z.) E. Giacomini. NOTiZIE Premi conferiti dalla R. Accademia dei Lincei. — II premio reale per la Mor- fologia normale e patologica, per I'anno 1888, e stato diviso in due parti uguali ed assegnato per una meta al Prof. G. Battista Grassi e per 1' al- tra nieta al Prof. Pier Andrea Saccardo. Al Prof. Raffaello Gestro di Genova e stato assegnato, per la Zoologia, uno dei premi istituiti dal R. Ministero della Pubblica Istruzione a favore degli Insegnanti di Scienze Naturali uelle Scuole secondarie, per I'anno 1889. E stato assegnato il premio Carpi per 1' anno 1888 al Prof. Eomeo Fusari per la memoria : " Sulle prime fasi di sviluppo dei teleostei. „ GiuLio Chiarugi, responsabile. Siena iSill, Tip. S. BcinardiLO MoBitorii ^oolmico Italian (Pubblicaaioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 t t 0 r i Glulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, di Aaatomia aniana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze. nella R. Univcrsita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Red&z\one: Istituto Anatomico, Firenze. 12 naineri nW anno — AbbiiO'iamento annuo L. 10. II. Anno Firenze, 30 Settembre 1891. N. 9. SOIVIiyiARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 169 a 170. COMUNICAZIOM ORIGINALI: A. Bianolii e A. Cocchi, Sui rapporti del!' albero bronchiale colla parete posteiioie del torace. Noia preliiiiinare — E. Giacominl, Mateiiali per la storia dello sviluppo del Seps chnlcides, [Guv.) Bouap. Comunicazione preliiiiinare. — Pag. 176 a 192. BIBLIOGRAFIA XI. Briozoi. Namias I. — Sul valore sistematico di alcune specie di Briozoi. — Modena, tip. Vincenzi, 1891., 8.0 ji. 8. Est. d. Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena. Mem. Orig. Serie 5, Vol. 9. XIII. Artropodi. 1. Parte Gbnerale Berlese A. — Acari, myriapoda et scorpiones hucusque in Italia reperta. Fasc. LVII-LIX. — Padova, tip. d. Seminario, 1890-91, 8.0 p. 20, 20, 19; iav. 10, 12, 10. 3. Crostacbi. Cano G. — Sviluppo postembrionale della Gebia, Axius, Callianassa e Calliaxis. Morfologia dei Talassinidi. Con 4 tav. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Naijoli, Serie 1, Vol. 5, Fasc. 1, Napoli 1891. Giesbrecht W. — Elenco dei Copepodi pelag-ici raccolti dal teuente di vascello G. Chierchia durante il viaggio della R. Corvetta « Vettor Pisani » negli anni 1882-85, e dal tenente di vascello F. Orsini nel Mar Rosso nel 1884. — Atti d. R. Accad. d. Lincei, Rendic, Vol. 7, Sem. 1, Fasc. 10. Roma 1891. Giesbrecht W. — Elenco dei Copepodi pescati dalla R. Corvetta « Vettor Pi- sani », secondo la loro distribuzione geografica. — Atti d. R. Accad. d. Lincei, Serie 4, Vol. 7, Sem. 2, Fuse. 2. Pag. 63-68. Roma 1891. — 170 — 5. Aracnidi. Batelli A. — Note anatomo-fisiologiche sug-li Ixodini. Com. prev. Con fig-. — Monitore Zool. ItaL, Anno 2, N. 4 e 5, Pag. 78-84 e 98-104. Firenze 1891. Canestrini G. — Ricerche intorno ai Fitoptidi. — Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Naturali, Vol. 12, Anno 1890, Fasc. 1, Pag. 40-63. Padova 1891. Con 2 tav. Canestrini 6. — Niiove specie di Fitoptidi. — Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Naturali, Vol. 12, Anno 1890, Fasc. 1, Pag. 138 141. Padova 1891. Canestrini G. — Nuove specie di Fitoptidi. — Boll. d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Naturali, Tomo 5, JSt. 1, Padova, Luglio 1891. Pag. 13-17. Canestrini G. — Sopra tre nuove specie di Phytoptus. — Boll. d. Soc. Veneto- Trentina di Sc. Naturally Tomo 5, N. 1, Padova, Luglio 1891. Pag. 43-44. Canestrini G. — Abbozzo del sistema acarolog-ico. — Venezia, tip. Antonelli, 1891, 8}\ p. 29. Estr. d. Atti d. R. Istit. Veneto di Sc. Lettere ed Arti, Tomo 2, Serie 7. Perroncito E. — Osservazioni fatte sull' azione della putrefazione sopra il Sar- coj)tes cati. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 6, Pag. 288. Torino 1891. Ronsisvaile M. — Sui fenomeni morbosi pi*odotti nell' uomo da un Ixodide de- noininato Htjalomma aegyptium, L. — Boll, mensile dell' Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, N. S.., Fasc 17, Pag. 2-4. Catania 1891. Sicher E. — Conti-ibiizioue alia embriolog-ia degli acari. — Afti d. Soc. Ve- neto-Trentina di Sc. Nat., Vol. 12, Anno 1890, Fasc. 1, Pag. 3-22. Padova 1891. Con 3 tav. 6. MiRIAPODI. Pooock R. I. — Report upon the Chilopoda, collected by L. Fea and E. W. Gates. (On the Miriapoda of Burma, part. 2). — Genova, tip. Sordomuti 1891, 8o fig. p. 32. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Ge- nova, Seri& 2^ Vol. 10 (30). Pocool< R. I. — Description of a new species of Poli/desmus from Lig-uria. — Genova, tip. Sordomuti, 1891, 8.o fig. p. 2. Estr. d. Annali d. Museo Ci- vico d. St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol, 10 {30). 7. Insetti. g) Lepidotteri. Caruana Gatto A. — Prima contribuzione alia fauna lepidotterolog-ica dell' isola di Malta. Ropaloceri. — Rivista Ital. d. Sc. Naturali, Anno 11, N.5,6 e 8. Siena 1891. Ragusa E. — Note lepidotterologiche. — II Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 5, Pag. 93-96- Palermo 1891. {Continua). Verson E. et Bisson E. — Le cellules g-landiilaires hypostigmatiques dans le Bomhyx mori. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 8, Pag. 144. Verson E. — Spermatogenese du Bombyx mori. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 8. Pag. 144. h) Imenotteri. Stefan! (De) T. — De duobus novis hymenopteris Siciliae. — II Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 6, Pag. 117-119. Palermo 1891. 171 — (') Coleotteri. Giacosa P. — Su di una curiosa secrezione della Agelastica Alni. — Annali di Cliimica e di FarmacoLogia^ Vol. 13, N. 4, Pag. 282-235. Milano. 1891. Lopez C. — Elenco di Cicindelidi e Carabidi raccolti presso Livorno dal Sig. Nicola Stockliu e dal Datt. C. Lopez. — A tti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Proc. Verb., Vol, 7, Pag. 236. Pisa 1891. Olivier E. — Lampyriles rapport j^ de Birnianie par Mr. L. Fea, avec descrip- tioiii, des especes uouvelle.-;. - Geneva, tip. Sordomuti, 1891, 8. o p, 10. Estr. d. Annali d. Mu^eo Civi^o di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 10 (30). Ragusa E. — Catalog-o dei Coleotteri di Sicilia. — // Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 6 e 7, Pag. [t-lS]. Palermo 1891. {Continua). Ragusa E. — Catalogo rag-lonato dei Coleottori di Sicilia. — 11 Naturalista Siciliano, Anno 10, N. 7, Pag. 133-148. Palermo 1891. {Continuaz. Vedi Anno 8, N. 12). Rsgimbart M. — Enuinoratioii des Dijtiscidae et Gyrinidae.^ recueillis par L. Fea dans ses voya^g'e? en Biniiaaia et reg-ions voisines. — Genova, tip. Sordoniuti, 189t, 8.'^, p. 18. Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 (30). k) Bincoti- De Fiore C — Primo contributo alio studio degli Emitteri romani. — Lo Spallanzani, Anno 20, d. Serie 2, Ease. 3 e 4. Roma 1891. I) Ditteri. Giglio Tos E. — Nuove specie di Ditteri del Museo Zoologico di Torino. V. — Boll. d. Masei di Zoologia ed Anat. Comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 6, N. 102. Torino 1891. XI V. Molluschi. 1. Parte generale Picaglia L. — Contributo alia fauna malacologica dell' Emilia. Molluschi del Modenese e del Regg'iano. Nota pvev. — Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena, Serie 3, Vol. 10, Anno 25, Pag. 35-54. Modena 1891. 3. Lambllibranchi. Danilo F. e Sandri G. B. — Elenco dei molluschi lamellibranchiati dei dintorni di Zara. Con introduzione di S. Bkusina. — Zagreb {Societas Historico- Naturalis Croatica). Naklada Druztva, 1891. Pag. 28. 5. Gasteropodi. Mazzarelli G. F. — Intorno alia specie di Pleurobranchus del Golfo di Napoli. Con fig. — Boll. d. Soc. d. Naturalisti in Napoli, Serie 1, Vol. 5, Ease. 1, Napoli 1891. Parona C. — L' autotomia e la rigenerazione delle appendici dorsali (Phaeni- curus) uella Tethys leporina. — Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Nat. e Geografiche, Anno 2, Vol. 2, N. 3, Pag. 810-312. Genova 1891. 17-2 Pollonera C. — Appunti di Malacologia. Sui Limacidi deirAlgeria, — Boll. d. Mnsei di Zool. ed Aiiat. Comp. d. R. Univ. di Torino^ Vol. 6, N. 100, Torino 1891. Pollonera C. — Appunti di Malacolog-ia. Intorno ai Limacidi di Malta. — Doll. d. Musei di Zool. ed Anat. camp. d. It. Univ. di Torino^ Vol. 6, N. 99, Torino 1891. 7. Cbfalopodi. Cattaneo G. — Gli amebociti dei cefalopodi. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 8, Pag. 148. Cattaneo G. — Les amoebocytes des ceplialopodes. — Archives Ital. de Biologie, Tome 15, Fasc. 3, Pag. 409-417. Turin 1891. XV. Tunicati. Mingazzini P. — Sulla rig-enerazioiie nei Tunicati. — Doll. d. Soc. d. 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(Nota pre veil tiva sopra le circonvoluzioni del cammello). — Giorn. di Anat, Fisiol. e Patol. d. Anhnali, Anno 23, Fasc. 3, Pag. 143-153. Pisa 1891. Bertelll D. — Rapporti della pia madre coi solchi del midollo spinale umano. Nota prev. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Proc. Verb., Vol. 7, Pag. 218. Pisa 1891. Breglla A. — Considerazioni su di una nuova elassificazione dei nervi cranici. — Napoli, tip. Morano, 1891. Pag. 38. Estr. d. Giorn. d. Assoc, d. Naturalisti e Medici, Anno 2, Punt. 2. Chiarugl G. — Observations sur les premieres phases de d6veloppement des nerfs encephaliques chez les MammifSres, et, en particulier, sur la forma- 173 tiou du nerf olfactif. — Archives Ital. de Biologie, Tom. 15, Fasc. 3, Pag. 418-425, Twin 1891. Mingazzini G. — Rechex'ches complemeiitaircs sur le trajet du j^^^luncidiis me- dius cerebelli. — Estr. d. Journal international d' Anatomie et de Physio- logic, 1891, Tome 8, Faftc. 7, Pag. 13. Con 2 tav. 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Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 26, Disp. 5, Pag. 389-412. Con tav. Torino 1890-91. Faravelli E. — Su di uu muscolo a fibre lisce, osservato nella zona ciliare dell'occhio del Thtjnnus vulgaris. — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 26, Disp. 4, Pag. 268-274. Con tav. Torino 1890-91. Staurenghi C. — Contribuzion6 alia ricerca del decorso delle fibre midoUate nel chiasma ottico. — R. 1st. Lomb. di Sc. e Lettere, Serie 2, Vol. 24, Fasc. 16, Pag. 1067. Milano 189L (Sunto dell'A.) Tavernari L. — Contributo all' anatomia deg-li org-ani del g-usto. La lingua del Cercopitheetcs Diana. Con tav. — La Rassegna di Sc. Mediche, Anno 6, N. 7, Pag. 295-306. Modena 1891; Atti d. Soc. d. Naturalisti di Modena, Serie 3, Vol. 10, Anno 25, Pag. 23-34. Modena 1891. ' 5. SCHELETRO E ArTICOLAZIONI. Buscalioni L. — La curva dorsale nella colonna vertebrale dell'uomo e degli animali. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54^ N. 5, Pag. 199-216. Torino 1891. Con tav. Gaudenzi C. — Contributo alle misure angolari del capo. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 6-7, Pag. 110. Gaudenzi C. — Un nuovo strumento per le misure angolari del capo (con fig.)- — Archivio di Psichiatria , Sc. Penali ed Antrop., Criminale, Vol. 12, Fasc. 3-4, Pag. 305-322. Torino 1891. (Sunto d. A.)- Maggi L. — Intorno alia forma primitiva delle ossa nasali nell'orango (Satt/rus). — Rendic. d. R. 1st. Lomb. di Sc. e Lett, Serie 2, Vol. 24, Fasc. 12, Pag. 808-820. Con tav. Milano 1891. ji L. — I mesognati asinchiti nei giovani antropoidi. — Rendic. d. R. 1st. Lomb. di Sc. e Lett., Serie 2, Vol. 24, Fasc. 15, Pag. 993-999. Milano 1891. Con fig. - 174 - Sicher E. e Battisti A. — La collezione dei crani anomali dell'ossario di Solfe- rino. — Padova, tip. Prosperini, 1891, S'^, p. 57, con 2 tav. Estr. d. Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Vol. 12, Fasc. 2. Signorini G. — Alcune ricerche suU'ai-cata zig-omatica. — Boll. d. Soc. Veneto- Trentina di Sc. Nat., Tonio 5, N. 1. Padova, Liiglio 1891. Pag. 17-20. 7. Appauecchio cardiaco-vascolarb. — A proposito delle glandule emolinfatiche del Robertson e dei follicoli lin- fatici del Prof. Matfucci. — Giorn. d. Anat., Fisiol. e Patol. d. Animali., Anno 23, Fasc. 2, Pisa 1891. Pag. 85. Cocchi A. — Contribuzione alio studio dell' anastomosi tra radiale e cubitale alia piegatura del cubito nella divisione prematura dell' arteria brachiale. — Atti d. R. Accad. d. Fisiocritici di Siena, Serie 4, Vol. 3, Fasc. 5-6, Pag. 247-261. Siena 1891. Con fig. e tav. Tedeschi A. — Contributo alio studio della circolazione cerebrale. — Vedi M. Z. in qitesto N,, Pag. 173. 8. TUBO DIGESTIVO E GLANDULE ANNESSE. Batelli A. e Giacomini E. — Contributo alia morfologia delle glandule salivari degli uccelli. — Pisa, tip. Nistri, 1891. Pag. 66, con 3 tav. Estr. d. Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat., Memorie, Vol. 6. Maggi L. — Sopra una diminuzione numerica dei deuti dell'orango {Satyrus orang). Con tav. — Rendic. d. R. 1st. Lomb. di Sc. e Lettere , Serie 2 , Vol.24, Fasc. 8, Pag. 586-593. Milano 1891. 10. Apparegchio urogenitale. Capsule surrenali. Fusari R. — Sulla terminazione delle fibre nervose nelle capsule surrenali dei Mammiferi. Con tav. — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 26, Disp. 5, Pag. 374-388. Torino 1890-91. Kazzander 6. — Sulla pigmentazione della mucosa dell'utero nella pecora. — Padova, tip. Prosperini, 1891, S", p. 15. Levi G. — II collo ed il segmento inferiore dell'utero alia fine della gravi- danza e durante il parto. — Rivista di Ostetricia e Ginecologia, Anno 2, N. 20, Pag. 305-317. Torino 1891. Salvioli T. — Contributo alia fisiologia degli epiteli. Delia struttura dell' epi- telio vaginale della coniglia e delle modificazioni che vi avvengono nella gravidanza. — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 26, Disp. 9, Pag. 551-562. Torino 1890-91. Soffiantlni J. — Sectio media verticalis anterior posterior per cadaveris conge- lationem sexto mense graviditatis. — Boll, t^cientifico, Anno 13, N. 2, Pag. 43-45. Pavia 1891. (Sunto). Sofflantini 6. — II foUicolo di Graat al suo completo sviluppo, 15 giorni dopo la nascita. — Boll, scientifico, Anno 13., N. 1, Pavia 1891. Pag. 20-22. 11. Teratologia. Borde L. — Strana disposizioae degli ovi in una gravidanza gemellare ( con fig.). — Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 4, Pag. 203-218. Bo- logna 1891. — 175 — Forni L. — Sopra iiii caso sing-olare di sinchiovum in microvo (con tav.). — Boll, scientifico. Anno 13, N. 2, Pag. 33-42. Pavia 1891. Lisi G. — Anomalia congenita in iin agnello. — Gioni. di Anat., Fisiol. e Patol. d. Animali, Anno 23, Fasc. 3, Pag. 127-128. Pisa 1891. Sicher E. — Studio intorno al te^chio di un vitello ciclope. — Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Vol 12, Anno 1890, Fasc. 1, Pag. 64-73. Pa- dova 1891. Taridli L. — La pressione neU'interno dell'uovo di polio e i suoi effetti sullo sviluppo. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 8, Pag. 143. III. Parte Zoologica. 1. Parte Genbrale. Lessona M, — Storia naturale illuatrata. Parte III (I Rettili , gli Anfibii el Pesci), — Milcino, Sonzogno ed., 1891, 8"^ fig., p. 846. 5. Rettili. Camerano L. — Mouografia degli Ofidii italiani , Parte 2a ; Colubridi e Mono- grafia dei Chelonii italiani. — Memorie d. R. Accad. d. Sc. di Torino , Tomo 41. Estr. Torino 1891. Con tav. Camerano L. — Riassunto del preced. lavoro in : Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comj). d. R. Univ. di Torino, Vol 6, N.' 98. Torino 1891. 6. UCCBLLI. ArrigonI degli Oddl E. — Sopra un individuo femmina di Querquedtda crecca,^ anormalmente colorito — Atti d. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Naturali, Vol. 12,. Anno 1890, Fasc. 1, Pag. 142-144. Padova 1891. Bonomi A. — Nomenclatura ornitolog-ica. — Boll. d. Naturalista ., suppl. alia Rivista Ital. di Sc. Nat., Anno 11, N. 7, Pag. 83-84. Siena 1891. De-Fiore C. — Sulla Cotyle rupestris (Scop.), Rondine montana. — Lo Spal- lanzani, Anno 20 d. S. 2, Fasc. 3 e 4. Roma 1891. Giglioli H. E. — Primo resoconto dei resultati dell' inchiesta ornitolog-ica in Italia. Parte 3.^ ed ult.a Notizie d' indole generale (mig-razioni , nidifica- zione, aliraentazione ec). — Firenze, tip. Le-Monnier, 1891, 8^, p. VII-518. Salvador! T. — Intorno ad una lutrettola {Budytes beerna , Sj^kes) nuaya per r Italia. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. Comp . d. R. Univ. di Tori- no. Vol. 6, N. 101. Torino 1891. 1. Mammifbri Lataste F. — Description d' une esp^ce nouvelle ou mal connue de chauve-sou- ris. — Genova, tip. Sordomidi, 1891, 8.'^ p. 7. Est. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2, Vol. 10 {30). Longo A. — Su alcuni ordini di mammiferi. — Boll. d. Naturalista, Suppl. alia Rivista Ital. di Sc. Nat, Anno 11, N. 7, Pag. 81-83. Siena 1891. Senna A. — I Chirotteri della provincia pavese. — Boll, scientifico, Anno 13, N. 2. Pag. 45-54. Pavia 1891. — 176 — 8, Antropologia bd Etnoloqia. Ambrosi F, — L' uomo e le sue razze. — Boll. d. Soc. Veneto-Trentina cli Sc. Nat. Tomo 5, N. 1, Padova, Lugiio 1891. Pag. 3-13. De Blasio A. — Persistenza della forma cranica nella provincia d' Aquila d^la epoca neolitica ai tempi iiostri. — Rivista Ital. di Sc. Nat., Anno 11, N. 6, 8, 9, con fig. Siena 1891. (Continua). Gaudenzi C. — Un nuovo strumento per le misure angolari del capo — Vedi M- Z. in questo N., Pag. 173. Marconi G. —Studio comparativ^o tiM 1' org-rinisrao dell' uomo e quello della don- na, in rapporto alia anatomia, fisiologia, e patolog-ia. — Civitanova-Mar- che, D. Natalucci ed., 1890, 8..^p. 387. Morselli E. — Influenza dell' aliraentazione suUa specie uraana. — Rivista in- tern, di Igiene, Anno 2, JV. 2, Pag. 112-117. Napoli 1891. [Continua). Nicolucci G. — Sg-uardo sull' Etnolog-ia dell' Egitto — Rendic. d. Accad. d. Sc. fisiche e Matematiche, Serie 2, Vol. 5, Fasc. 2 e 3., Pag. 23-24. Napo- li 1891. Pollini C. — Sopra alcuni crani umani antichi. — Atti d. Soc. Ligiistica di Sc. Nat. e Geografiche , Anno 2, Vol. 2, N. 2, Pag. 157-170. Geno- va 1891. Riccardi P. — Di alcune correlazioiii di sviluppo fra la statura uraana e I'al- tezza del corpo seduto. — Modena., tip. Soliani, 1891, 4,^ p. 81 Estr. d. Vol. 8, Serie 2, d. Memorie d. R. Accad. di Sc. Lettere ed Arti di Mo- de na. Sicher E. — Sopra un cranio antico rinvenuto presso Cles nel Trentino. Coil tav. — Attid. Soc. Veneto-Trentina di Sc. Nat., Vol. 12, Anno 1890., Fasc. i, Pag. 23-39, Padova 1891. Zampa R. — Contribuzione alia Etnog-rafla della Melanesia; studio di due ra- gazzi papaani: nota. — Roma, tip. d. Sc. mil. e fisiche, 1891, 4," p. 16. Estr. d. Attid. Accad. Pontif. d. Nuovi Lincei, Anno 44, Tomo 44, Sess. d. yl Die. 1890. COMUNICAZiONI ORIGINALI Sui rapporti dell' albero bronchiale colla parete posteriore del torace. Nota preliminare del Dottorl SrANiSLAO BiANCHi Albbrto Cocchi Professore di Anatomia ^formale in Siena Assistente di Anatomia Normale in Siena Riccvnta il 30 A,qosto ISOl. Abbiamo ritenuto far cosa che possa destare qiialche intercsse col ri- cercare i rapporti che coutrae I'albcro bronchiale, ed in specie i grossi — 177 - bronchi, colla pareto posteriore del torace , dopoclie i notevolissimi pro- gnissi fatLi d ilia semejotica riciiieg'g'oiio cog'iiizioni piii assodate di topo- gralia viscerale. Vi siaino stati indotti dal silenzio, in generale, serbato dag-li aaaloinici su qu(3sto arg-omento, e dalle poclie, vaghe , ed alcune anche contradittorie; notizie sparse nei IraUali piu autorevoli e recenti di anatomia topografii'a e di semejolica. Se pero dal lato topograflco dob- biamo registrare questa lacuna, non e cosi da quello descrittivo e mor- fologico, die le interessanti ricerche deli' Aeby, fatte nel 1880 e quelle del Bramie e Stahel, nel 1886, diedero resultati pregevolissimi. Non potendo ricorrcre alia congelazione dei cadaveri, stante i nostri scars! inezzi, ci siamo vaisi del metodo della cucitiira dei visceri proposto dal Glaconilni che ci hi corrisposlo soUo ogni rapporto. Con quali regole, con qiiali precauzioni, necessarie per l' esallezza dei risultati, abbiamo praticata la cucitura dei vise eri, 1' esporremo in allra memoria. Serva questa nota preliniinare a far conoscere alcune nostre conclusioni generali. I cadaveri esaminati, previa misurazione scheletrica, furono venti: i resultati ottenuti vnriarono alquanto stanle alterazioni o polmonari o pleu- ral!, 0 cardiache; pero queste venivano per la maggior parte a darci ra- gione delle variazioni che rilrovavamo. Dalle varie inisure prese su cia- scun cadavere abbiamo potuto verificare che i rapporti intimi tra parete posteriore del torace, trachea, grossi e medii bronchi, non vengono di molto alterati dalla grande variabilita di forma e di volume, che suole presentare la gabbia toracica, anche in condizioni pressoche normali. E accertato infatti che le variazioni in lunghezza della colonna vertebrate sono piccolissime tanto in un senso come nell'altro, in rapporto all'altezza totale deir individuo; che la regione dorsalc, oltre ad essere la piu fissa del rachide, e la meno variabile in altezza e forma, sempre in condizioni normali; che infine gli spazii intercoslali nel loro tratto sino presso agli angoli posteriori delle coste, ben poco risentono e dell' altezza totale dell'individuo e della forma del torace. 1.° La trachea non si presenta uniformemente dilatata in tutto 11 suo decorso, ma e affusata leggermente nei suoi tre quarti superioii ed un po' dilatata alia sua biforcazione [Braune e Stahel). %^ La direzione della trachea non e verticale, come in generate viene ammesso, ma obliqua dall'alto in basso e da sinistra a destra {Mechel, Luschka). Questa obliquita verificasi nella sua porzione intratoracica e vicino alia sua biforcazione la trachea corrisponde al lato destro della linea mediana della colonna. 3.^ L'angolo di biforcazione e acuto, ed appoggia sul corpo della 5.^ vertebra dorsale; in generale presso il margine superiore della vertebra, talvolta verso la meta, raramente nel margine inferiore. — 178 - 4° Negli individiii giovahi la biforcazione della trachea trovasi un po' pill in alto e percio viene anche ad esser spostata la projezione dei bronchi sulla parele toracica posleriore, 5.*^ II bronco primario destro ritrovasi quasi suH'immediato prolunga- mento della trachea ed e diretto piu obliquamenle in basso del bronco primario sinistro {Aebi/, Eugel, Forster, Braimc^ Krause). Nella maggior parte dei casi esso viene a niettersi in rapporto col quinto spazio in- tercostale, tagliandolo obliquamente in basso e aU'esterno nel suo prinio tratto, costotrasversario. 6,'^ II bronco primario sinistro descrive nel suo decorso una curva leggera a concavita superiore. Discende meno obliquamente del bronco destro e presenla spesso un piccolo restringimento vicino alia sua estre- mita esterna. Con moUa freqnenza 1' abbiamo trovato decorrere paralle' lamente alia 6.'' costola. T.*^ II bronco primario destro, accavallato dalla grande vena azigos^ viene nel quinto spazio intercostale a mettersi in diretto rapporto colla parete toracica solamente da essa diviso dal margine posteriore del pol- mone destro: il bronco primario sinistro invece, accavallato dall' aorta, viene allontanato dalla parete toracica non solo dal margine posteriore del polmone ma anche dall'aorta toracica e dall' esofago, di piu corri- sponde non ad uno spazio intercostale, ma ad una costola. 8.'^ I due bronchi primarii, destro e sinistra, dividonsi costantemente in due grossi bronchi, I'uno diretto superiormente (grosso bronco supe- riore), r altro inferiormentc (grosso bronco inferiore). II grosso bronco superiore destro ha un' importanza particolare, secondo le ricerche com- parate fatte dall' Aeby nell' apparato respiratorio dei mammiferi; esso deve esser contrapposto, quasi come indipendente, ai rimanenti lobi pol- monari, essendo I'unico bronco dell' apparecchio respiratorio posto al di- sopra dell'arteria polmonare (epiarterioso). Questa disposizione viene an- che conservata nei casi di trasposizione viscerale, come dal Weber, dal Leboucq e dallo stesso Aehj I'u verificato. 9." II grosso bronco inferiore destro da per prima diramazione ven- Irale il bronco che si porta al lobo medio del polmone, bronco ipoarte- rioso ed omologo al grosso bronco superii)re sinistro. Questo bronco del lobo medio, piu lungo ma meno grosso delle due branche del bronco primario, si origina dal segmento anteriore del grosso bronco inferiore e formando una curva a concavita superiore si dirige air esterno, anteriormente ed in alto. Gorrisponde con frequenza al 6.° spazio intercostale e si divide ordinariamente in due branche principali. L' origine del grosso bronco superiore destro (epiarterioso) trovasi alia stessa distanza Ira la biforcazione tracheale e 1' origine del bronco del lobo medio. - 179 — 10." L'eslstenza coslante dpi bronco ipoarterioso deslro per il lobo medio, i suoi rapporli arteiiosi, la sua con'ispondenza col grosso bronco superiore sinistro slaiino ad indicare come sino dai primordi dello svi- luppo dell'apparecchio respiratorio si formino caratteri differenziali tra il polmone destro ed il sinistro, e come 1' anatomico in ogni circostanza possa servirsene per differenziare V un polmone dall' altro. ll.*^ I grossi bronchi di deslra e di sinistra dirigendosi o superior- mente od inferiormente descrivono una piccola curva a concavita in- terna e dopo un breve tragitto si dividono in tre o quattro diramazioni principali; che alia loro volta si suddividono in altri medii bronchi. Que- sti ultimi irradiandosi verso la periferia del polmone, possono ritrovarsi molto superficialmente nel parenchima polmonare, specie nella parte po- steriore. 12.° L' area di queste diramazioni medio bronchiali si estende nel senso trasversale dai qualtro ai cinque centimetri aU'esterno della linea mediana (cresta delle apofisi spinose), ed in altezza arrivano superior- mente sino alia 3.'' cOsta o 4.'^ spazio intercostale, in basso sino all' 8.*^ spazio 0 alia 9.* costa. Materiali per la storia dello svlluppo del Sejps chalcides, {Cm.) Bonap. Comunicazione preliminare del DoTT. Ercole Giacomini Settore nell' Istituto anatomico di Siena. Ricevuta il SI Settemlre 1S91. « Die Entwickelungsgeschicte der Reptilien ist ein im Allgemeinen noch wenig bearbeitetes und bekanntes Gebiet: wohl nicht am wenigsten der Schwierigkeiten halber, welche die Beschalfung des geeigneten Ma- terials macht ». Queste parole con le quali nel 1883 lo StraJil (1) incomin- ciava la sua « Gontribuzione alio sviluppo clei Rettili», acquistavano un grave significato, quando, un anno fa, V Hoffmann (2) in principio della sua grande monografia sulla storia dello sviluppo dei Rettili, pubblicata in « Bronn' s Klassen und Ordnungen des Thier-Reichs », cosi le ripeteva ad (1) H. Stra'il, Beitriije zur Entwiclvelung der Reptilien, Arch. f. Anat. u. Phys. Anat. Abth. Jahrg. 18SS . (2) H. G. Bronn "s Klassen uqI OnJnanjen des Thier-Reichs, ForUjesetzl von C. K. Hoffmann, Seckster Bd. III. Abtli. Riptilien. Eatwickluugsgeschichtlicher Tlieil, Leipzig. 1890. Pag. 1873, ISO esse agg-iung-endo maggior forza: « Die Enlwickelungsgeschichte der Rep- tilieii ist ein im Allgemeinen noch wenig hearbeitetes und daher auch nocli wenig bekanntes Gebiet, wolil niolit am wenigstea der Schwie- rigkeiten halber, welche die Beschaffung des geeignelen Materials aus leiclit begreillichen Griinden niacht ». Ne 1' importanza di una tale asserzione, per i molli altri pregevolissimi lavori recentemente coinparsi, puo credersi ancora cessala, poiche, a delta dello stesso Hoffmann, quantimque in questi nltimi anni le nostre conoscenze sopra i primi stadii di sviluppo dei Rettili abbiano in parte fatto un progresso assai considerevole, tuttavia esse ci si presenlano piene di molte lacune, essendo sempre limitate non solo a pochissime specie ma anche a pochissimi generi. « Se consideriamo, scrive \Hoffmann{{)^ quali importanti difterenze s'incuntrano nella storia dellosvi- luppo degli Uccelli; come gli Uccelli palnstri ed i palmipedi mostrano chiaramente stadii ancora concordanti con quelli in genere di vertebrati meno elevati, mentre tali stadii non si banno piu negli Uccelli cantatori e nei gallinacei, o posto che essi vi si presentino anche realmente, lo fanno in maniera cosi modificata, che solo una accurata comparazione con gli Uccelli primi nominati ci puo insegnare con quali processi noi abbia- mo che fare, noi possiamo dire che il simile avviene anche per i Ret- tili, tanto pill che la struttura dei Rettili mostra una piu grande variela di quella degli Uccelli ». Se poi si aggiunge che molte questio:ii di filo- genia attendono una giusta interpretazione dalla esatta conoscenza delle singole ontogenie, meglio apparira lo scopo, che io mi sono proposto prendendo a ricercare la storia dello sviluppo di una specie di Rettili ancora non affatto studiata, e che pure, appartenendo a quel griippo il quale per una successione di forme intermedie stabilisce il passaggio tra i Saurii e gli Ofidii {Olaus (2)), promette di offrire un certo interesse. La specie, oggetto delle mie ricerche, e quella del Seps chalcides (Ctw.) JBonap. Essa appartiene al sottordine dei Saurii chiamato dei Brevilinguia. Non sara inutile che io riferisca qui i dati principali sopra ai caratteri specifici, alia bioFogia ed alia distribuzione geografica del Seps, desumen- doli per la massima parte da cio che ne scrissero lo Chemt (3) « nell' Enci- clopedia di Storia naturale » ed il Brehm{i) neWa « Vita degli animali », e che si accorda con quanto leggesi nella « Storia natnrale » delBu/fone nei migliori trattati di Zoologia. I Seps per il loro corpo serpentiforme hanno (1) C. K. Hoffmann, 1. c. Pan. 1874. (2) C- Clans, Traile de Zoologie, traditile par G. Moqnm-Tandon. Paris 1884. Pag. 1335. (3) Chenu, Eacyclopedie d'Uistoire naturelle. Reptiles ct I'oissons. Pag. 101-103. (■i} A. E Brehni La vita degli animali. Pettili, Aiifiljii, Pesci. Traduzi'one italiana. Torino 1S72. Vol. Y. Pag. 180-191. 181 grandi rapporti con gli Ofidii, e per 1' intermezzo degli orbettini e degli scinchi stabiliscono il passng-gio dall" ordine dei Saurii a quello degli Ofi- dii: essi si distinguono particolarmente dal genere degli orbettini, perche provvisti di arti. Questi organi sono quasi rudimentari, incompleti quanio al niimero delle dita; sono due paia di piccolissimi arti assai allontanati g-li anteriori dai posteriori. II Seps neile parti superior! del suo rivesti- mento, composlo di piccolo squame lucenti e strettamente avvicinate, ha un colore grigio d' acciaio o di bruno bronzato con quattro strisce lon- gitudinali brune, due per ciasciin lalo del dorso, nelle parti inferiori un colore grigio biancastro a riflesso madreperlaceo. Le strisce longitudinali possono mancare ed in questo caso si ha quella variela denominata con- color dai naturalisti, mentre nelT altro caso si ha la varieta Uneata. Gli individui aduiti possono raggiungere od anche oltrepassare la lun- ghezza di 30 cm., meta circa dei quali appartengono al tronco e meta alia coda. Gli arti non sono piu lunghi di 6 mm.., ed in ciascuno di essi si osservano tre dita rudimentali munite di unghie appena visibili. I naturalisti lo hanno anche chiamato Lacerta chalcidica [Colimma^ Al- drovande); Lacerta chaleides [Linneo); Seps chalcidica [Merr); Seps Tridactyliis {Daucl; Cloqurf) etc. Da noi ha i nomi volgari di Luscengola 0 Geulla, Cicigna e Fienarola; qui nel Senese e conosciuto sotto il nome di Lucignolo. Gli antichi naturalisti greci e romani lo descris- sero come un animate velenosissimo, donde il suo nome di Seps (da ayjTOcv corrompere — chaleides da ^aXxos rame, per il suo colorito), ed anche oggi volgarmente e considerato come motto nocivo e percio molto temuto, mentre tutti gli autori degni di fede sono d'accordo sulla sua completa innocuita. Si riscontra questa specie in tutte le coste ed in tutte le isole del Mediterraneo, abbonda specialmente in Sardegna, nella nostra penisola, nel mezzogiorno della Francia, in Ispagna e suite coste africane della Barberia. lo ne ho potuto raccogliere in gran numero nei dintorni di Siena. Anche nell' Umbria si ritrova assai facilmente. Teme molto il freddo; in principio di Ottobre si caccia sotto la terra e non ne esce che in primavera per spandersi nei prati umidi ed erbosi sua preferita dimora, perche ivi pin facilmente trova gli insetti di cui si nutre. I Seps sono perfetlamente vivipari. lo ho mantenuto dei Sejjs per lungo tempo in ischiavitii dando loro per cibo degli inselti. nella stagione estiva delle mosche e delle cicale, che essi mangiano molto voleiitieri. II Septs chaleides puo fornire un materiale molto prezioso anche per la scuola, perche oflfre il modo facile di provvedersi, come io ho fatto, di una raccolta completa di uova e di embrioni in tutti gli stadi di svi- luppo, senza poi dire che le sue uova molto interessano per tutte quelle particolarita, che piii sotto verro esponendo, — 182 — lo incominciai a raccogliere il materiale fino dal 19 dell'Aprile di que- st'anno, e seguitai a raccoglierlo sino agli ultimi giorni di Agosto sacri- ficando ogni giorno due o tre femmine, tanti fortiinatamente er.ino gli individui, die io avevo a mia disposizione. II 10 Maggio trovai le prime uova discese negli oviduUi : esse, di figura sferica, misuravano 3 mm. circa di diametro. Dal 10 Maggio in poi ogni giorno ebbi occasione di dissecare femmine con uova negli ovidulti : qualche femmina pero pos- sedeva anche al 27 Maggio uova ovariche malure non ancora discese negli ovidutti. Le uova ovariche si accrescono rapidamente dagli ultimi giorni di Aprile ai primi di Maggio, ma non oltrepassano mai, quando sono ma- lure, il diametro di 2,5 a 3 mm. circa; raggiiinta una tale grandezza scendono nell'ovidutto. Giascun novo nell'ovaia ha una capsula fibrosa pro- pria, rivestita da uno strato di element! epiteliali, la granulosa, di piccolissi- nie dimetisioni, i quali si adagiano sulla sottile membrana vitellina. II disco germinativo o cicatricola nelle uova mature risalla macroscopicamente per la sua bianchezza, e molto grandee raisura mm. 1, 5 circa di diametro. Gli ovidutti in riposo, quando cioe non conlengono uova, raggiungono una lunghezza masslma di circa 70 mm. o poco piii, sono appiattiti ed hanno una larghezza di mm. 1, 5 circa: si presentaiio fittamente pieghetlati o contorti solo nella loro estremita cefalica assottigliata e cilindrica, che fa seguito air imbuto per un tratto di 5 mm. circa, nel resto sono privi di pieghe. L'ovidutto si compone di un rivestimento peritoneale esterno, il quale si continua poi come mesometrio che conduce i vasi, e tiene 1' organo inserito ai lati delta colonna vertebrate : il mesometrio raggiunge 1' ovidutto dal suo margine mediate e lo riveste poi, come ho ricordato, tutto all' intorno; di una tunica muscolnre a fibre lisce di- stribuite su doppio strato, uno esterno longitudinale 1' altro interno circo- lare, e di una mucosa con il connettivo sottomucoso. In sezione tra- sversa 1' ovidutto e di tlgura ellitlica con uno stretto lume. La mucosa ha immeross pieghe poco elevate, assai ravvicinatc tra di loro, dirette in sense longitudinale, le quali nelle sezioni trasverse appariscono come tanti villi circoscriventi altrettante cripte. II tessuto connettivo sottomu- coso, che s' insinua in ciascun villo, serve di sostegno ai vasi copillari sanguiferi L' epitelio di '^ivestimento e cilindrico semplice ad elementi piccoli, piuttosto bassi, con scarso contenuto leggermente granulpso ed un nucleo rotondeggiante situate nella meta inferiore del corpo cellulare. II ■ connettivo, che nelle sezioni trasverse forma i setti limitanti le cripte, si tormina all' apice di essi spandendo a pennello le sue fibre, su le quali si appogginno le cellule dell' epitelio, che differiscono alquanto dalle altre rivestenti i lati ed il fondo delle cripte per la figura cilindro-conica, che — 183 - assumono, e per il loro conlcnuto ccllulare piu chiaro. Qua e la ho nolalo negli elementi dell'epitelio la presenza di qiialclie mitosi. L' epitelio del- la porzione assottig-liata e contorla e cilindrico vihralile. Qiiando le nova stanno per discendere nell' ovidutto, o vi sono da poco discese, questa porzione e meno assottigliata. si appiattisce, e si distingue dal resto del- r ovidutto solamente per le sue flessure. Le uova mature discese negli oviduiti, ove vengono fecondate, vi si fermano senza provvedersi di alcuna delle membrane secondarie, ne di albume, cioe, ne di un guscio piu o meno resistente. Per tale riguardo e per la loro piccola mole, che porta con se una scarsezza ahbastanza considerevole di vitello nutritivo, le uova del Sp2)s si allontanano dal tipo che riscontrasi di solito nei Sauropsidi, e si avvicinano piu a quelle dei Pesci in genera ed a quelle dei Pesci carlilaginosi in ispecie. Quindi ecco gia una particolarita, che ci fa prevedere delle differenze tra lo sviluppo delle uova di Se^js e quello di altri Rettili, differenze alia espo- sizione di alcune delte quali e destinata in particolar modo la presente comunicazione. Come nei Pesci carlilaginosi vivipari e nei Mammiferi, dove 1' uovo e dcficiente od affatto mancante del materiale necessario ai bisogni nu- tritizi deir embrione, esiste uno speciale organo materno destinato ad ela- borare a poco a poco quel materiale ed a fornirlo alle uova in via di sviluppo per mezzo delle relazioni, che si stabiliscono tra la superficie esterna delle uova stesse e la superficie interna dell' utero o matrice; cosi vedremo nei Seps stabilirsi, ad un cerLo stadio dello sviluppo del- r uovo, dei rapporti tra questo e la madre, per supplire alia deficienza del materiale assimilabile necessario alia formazione del nuovo essere. Diro intanto che lo sviluppo anche in questa specie di Rettili, come in tutte le altre, e molto lento, e che io raccolsi i primi naii il 27 Luglio. I pic- coli vengono espulsi liberi dagli annessi fetali, che rimangono inseriti al- I'ombilico addominale per mezzo di un brevissimo cordone ombelicale: essi hanno una lunghezza massima di 93 a 95 ram., misurata dall'estremo cefalico all'estremo caudale, ed appena emessi si muovono con grande vivacita. Se r accoppiamento si verifica tra la fine di Aprile ed il principio di iMaggio, ed il parto sul finire di Luglio o sul cominciare di Agosto, si vede che per il completo sviluppo dei nuovi esseri occorre un tempo di tre mesi circa. Durante questo tempo le uova si accrescono negli oviduiti, ove si dispongono ciascuno in una propria camera incubalrice, finb a raggiungere, quando 1' embrione e presso al lermine di sviluppo, 21-2:2 mm. circa neir asse maggiore e 9-iO mm. in quello minora. II numero delle uova, che discandono negli ovidutli, varia da un mi- nimo di 5 ad un massimo di 15; in media sono da 8 a 10. Di so- - 184 — iito se ne trovano quasi lo slesso numero cosi nelTuno come nel- r allro ovidullo, ialvolla nell'iino in numero inolto minore che nell' al- tro. Non sempre tulle le uova compiono un regolare sviluppo , die anzi alciine rimangono atrofiche, dopo die vi si era iniziato il pro- cesso embriogenico. Le uova discese negli ovidutii vi si dispongono in una serie moniliforme alia distanza di 5 mm. circa 1' uuo dall'altro: il tralto di ovidulto intermedio tra uua camera incubatrice e l' altra si pre- senla arcuato, soltile e cilindrico, non piii appiattito. La lunghezza relativa deir ovidutto in seguito alia delta disposizione diminuisce, e misura in media dai 50 ai 55 mm.; successivamente, quando le uova notevolmente si accrescono, la lunghezza deH'ovidullo aumenta non solo in sense relativo ma anchein sense assoiuto, poiche raggiunge persinoi MO mm. Le uova vol- gono il loro polo animale verso il margine mediale degli ovidutti, verso quel- la parte , cioe , nella quale s' inserisce il mesometrio. Nelle prime uova discese nell" ovidutto, che io raccolsi, era gia incominciata e progredita la segmenlazione. Altraverso le pareli dell' ovidulto, che si distendono sul- r uovo, vedesiil blasloderma, che mano a mano va estendeuilosi verso il polo vegetative- Le uovaaumentando di volume acquistano una forma di o- voide con la piccola estromitaoccupata dal polo animale erivolla verso il mar- gine mediale deH'ovidullo. In uova con un asse maggiore di circa 5 mm. scorgesi bene, atlraverso le pareti deirovidulto, la faccia dorsale del piccolo corpo dell'embrione, situato mollosuperficialmente ed in direzione parallela all'asse longitudinalc dell' ovidutto. I due tralli cilindrici deH'ovidullo, che si seguilano ciascuno con la rispetliva estremita delta camera incu- batrice, limilano ndl'uovo una leggera strozzatura, la quale divide I'ovoide in due segmenti, di cui V uno comprende, con la grossa eslremita del- r ovoide, quasi i due lerzi di queslo volli laleralmente, 1' altro il lerzo rimanenle vollo medialmente. L' ovidutto si va sempre piii irrorando di sangue, e 1' area vascolare ndl'uovo estendendosi lenlamente e progres- sivamente verso il polo vegetative. Le uova mantengono quesla disposi- zione e r area emijrionale superficiale, fmche hanno un asse maggiore di 6 mm. circa. In seguito mentre I'uovo si accresce e perde la perfetta figura di ovoide, che aveva acquistata e conservala per un certo tempo, r embrione si approfonda, e nell' ovidutto, medialmente, ossia in corri- spor;denza dell' inserzione del mesometrio, si viene delineando una pic- cola area elliltica molto vascolarizzata, che si distingue dal rimanenle delle pareti ovidutlali per esserc diventata meno Irasparente e di un co- lore che tsnde al roseo. Con le maggiori dimensioni che assume, l' uovo prende un asse maggiore diretlo seconrlo quelle dell'ovidutto. I tratti del- r ovidutto intermedi Ira camera e camera incubatrice si fanno sempre pill corti, si allargano e si appiattiscono, senza pero mai scomparire, ri- Alouf'forr /^oo/o(/ico /f<(/i(i/io . . hi no // ravJ/. A: ■■ V*5»^' /■'{J. / Fia. ,3 ' ^^:^''''^ Ficf.o Fif 6 CI G Fuj. /, (■/ 17/ A I. \ '^taderini — 185 - manendo sempre un limite, tra le diverse camere incubatrici, seg-nato da un restringimenlo assai forte a paragone dell' ampiezza di queste, pure quando le uova conlengono embrioni vicini al termine di svi- luppo. Nolle uova raccolte dai 15 ai 20 di Giugno, e che hanno un asse maggiore di mm. 7,5-8,5, ed un asse minore di mm. 5,5-6,5, si puo studiare bene quella inlercssante singolarita , la quale consiste nolle relazioni die si stabiliscono tra le pareti del la camera incubatrico e gii annessi dell'uovo, o la quale io dicevo essere .cong-iunta all' altra della deficiente quantita di materiale assimilabile nocessario alio svilup- po delP embrione. Descrivero prima I'aspetio macroscopico dello uova a questo periodo di sviluppo ed a period! piii inoUrati, per dire poi dell' aspelto microsco- pico che presentano alcuno parti dell'ovidutto o degli annessi fetali. Nel lavoro compleLo, cio die ora vongo esponendo, sara reso meglio intelligibilo daun buon corrodo di disegni. In un novo delle dimensioni ultimo accennate i diversi annessi fetali o I'embrione si possono bene osservare anche attraverso le tuniche deH'ovidut- to, perche queste sono tenuissime e quasi diafane, e le membrane delT novo sono del pari cos'i trasparonti da lasciare scorgoreogni parte pii'i minuta del- I'embrione. Estraendo uno di tali uova dall'ovidutto si nota che, mentre le sottili pareti di questo sono distese sulla superficie dell'uovo e lo rivestono esattamente ma senza contrarvi la bonche minima aderenza, vi e per altro quoU'aroa ellittica, di sopra rammentata, che si distingue per un leggero grado di opacita dal reslo delle pareti dell' ovidutto o delle membrane fetali, nolla quale I'adosione fra le uno e lo altro appare notevolissima. L'uovo, liberato daH'ovidutto ed esaminato accuralamente, mostra unsac- co vitellino, un'allantoide edun amnios bonissimo distinti. II sacco vitellino e r allantoide si presentano come due vescichette a forma di calotta o di emisfera accostate I'unaaU'altra per la loro circonferenza, le quali rac- chiudono nel loro mezzo 1' amnios con l' embrione. Quando l' uovo e disposto in modo che 1' estromo caudale dell'embrione, con la faccia dor- sale rivolta superiormento, guardi verso l' osservatore, l' allantoide tro- vasi situata al lato destro ed il sacco vitellino al lato sinistro. L'amnios, non grandemente sviluppato, e tenuto disteso da poca quantita di liquido amniotico. L' allantoide ed il sacco vitellino formano tutta quanta la superficie esterna dell' uovo, ma non posseggono la medesima grandezza: lungo la loro linea di confine possono essere facilmente separati l' una dall' altro. Essi smj avvoiti e tenuti insieme dalK involucro sieroso o membrana subzonale, che qui trasformasi in un vero e proprio chorion. — 180 - L'involiicro sieroso si vede assai bene da qiiella parte dell' novo, clie corrispomle alia ficcia dorsale dcH'embrione, dove, 1' allantoide ed il sacco vitellino non essendo stretlamenle a conlatto 1' una dell' altro come nel riinanenle, esiste, lungo la linea di confine, un piccolo spazio di figLira per lo pii'i triang'olare con un lato furmato dal sacco vitellino e gli altri due dall' allantoide, die la presenlasi talora lievemente in- taccata da un tronco vascolare decorrente alia sua superficie, in cui r involucro sieroso passa a guisa di ponte dall' allantoide sul sacco vitellino. Lacerata in qnesto punto la sottile nietnbrana siibzonale , si cade direttaniente sail' amnios. Da qiiesta parte e facile incominciare la separazione del sacco vitellino dall' allantoide. II sacco vitellino, o vescicola ombilicale, c piii piccola dell' allantoide, ba le pareti opache, 'piu spesse dal lato opposto a quello clie guarda 1' amnios, e contiene un tuorlo pill 0 meno disciolto. Nel centro iella parte, con la quale il sacco vitel- lino e addossato all' amnios, s' impiantano i vasi omfalo-mesenterici, die da quel punto si diraman^ sopra a tutta 1' area vascolare della vesci- cola ombilicale. L' allantoide piii grande per estensione del sacco vitel- lino ba pareti assai trasparenti e ricche di vasi: e ripiena da un liqiiido affatto cbiaro e senza colore, in cui niiota un corpiciattolo opaco e bian- cbiccio. Su qiiella porzione della superficie esterna dell' allantoide corri- spondente all" area ellitlica ed opaca notata nelle pareti della camera incubatrice, scorgesi pure un'area simile, ed e fra queste due aree che awiene I'aderenza disopra ricordata, la quale io passo a descrivere. Sono causa dell' adesione, delle piccole e numcrose prominenze, o pa- pille, assai ravvicinate tra di loro, le quali esistono nelle due parti cor- rispondenti dell' novo e dell' ovidutto; hanno specialmente in quest'ultimo una forma bislunga, e fanno apparire quelle superficie come ricoperte di sottili rugbe con un decorso a zig-zag, quantunque mostrino in preva- lenza una direzione nel sense dell' asse maggiore dell' ovidutto e del- r novo. Esaminando queste superficie nell' atto in cui se ne effettua la separazione, diiaramente si scorge cbe le prominenze dell' una s' inca- slrano nei solcbi lasciati dalle altre. Le prominenze dell' ovidutto sono un po' pill piccole ed un po' piu strette di quelle dell' novo : cosi le pri- me come le seconde si presentano niolto vascolarizzate ; quelle dai ca- pillari provenienti dai vasi cbe in buon numero vanno alia camera incu- batrice dal lato ove s' inserisce il peritonei cbe la riveste; queste dai vasi allantoidei, cbe in un fascio si dirigono verso 1' area papillare esistente neir allantoide per distribuirvisi, alcuni ai suoi margini altri verso il suo centro, ed ivi ramificarsi. I vasellini percorrono le villosita nd sense della loro maggiore estensione. Separando le due aree papillari in nova con embrioni vivi, accadc sovente di vedere versarsi dalla sommita delle — 187 — papille fetali una piccolissima quantita di sangue per la lacerazione del capillari. In uova con I'asse maggiore di mm. 7,5-8,5 e I'asse minore di mm. 5, 5 - 6, 5 1' area papillare ellittica ha un asse maggiore di fi-7 mm. ed uno minore di mm. 3, 5 circa. Le villosita sono piii prominent! verso i due estremi dell' ellissi. II sacco vitellino acquista la forma di un cap- pello di fungo o di una scodella su cui riposa I'embrione. Dalla parte cen- trale della superficie esterna del sacco vitellino o, per esprimermi piuesat- tamcnte, dalla superficie del polo vegetativo dell'uovo, dopo che questo sia stato liberalo dalTovidulto, si separa una memhranella di figura circolare con limiti ben definiti, la quale per i suoi caratteri microscopic! si rivela come resto della membrana vitellina. La cavita del sacco vitellino, che a quest' epoca occupa un terzo od anche pin deU'uovo, e ampia, si va poi, coll'accrescersi dell'uovo estendendo in superficie ma facendosi sempre piu ristrelta, successivamente si riduce assai di volume a vantaggio deR'allan- toide, per infine atrofizzarsi, mentre a grado a grado si ritira inaggiormen- te verso it polo vegelativo. E da notare pero che, anche in uova presso alterminedel loro sviluppo, permane, sebbene assai ridotta, unaporzione della superficie esterna dell' uovo formata dal sacco vitellino, il quale quindi; per quanto atrofico, non scomparisce totalmente ne viene circon- dato per intiero dall'allantoide, poiche questa arrestasi sempre al limite della porzione di superficie esterna dell' uovo occupata da cio che resta di sacco vitellino. Con il ridursi di volume il sacco vitellino cambia la sua figura, diventa ellissoidale con 1' asse maggiore diretto nel senso di quello dell'ovidutto. In uova vicine alle ultime fasi con un asse maggio- re di mm. 19-20 ed uno minore di mm. 9-10, esso ha 9 mm. in lunghezza e 3 in larghezza, e presenta alia sua superficie alcune fine rughe dirette secondo I'asse maggiore, le quali appariscono evidenli dopo rimossi gli scarsi residui di membrana vitellina, che in tale periodo non sempre possiede figura e limiti decisi. A questo punto cade in acconcio 1' aci;en- nare ad una particolarita non priva, come piu sotto cerchero di dimo- strare , di morfologica imporlanza. In uova con 1' asse maggiore di 15 mm. circa ed il minore di 10, dove il sacco vitellino, misurato alia superficie esterna dell' uovo, ha da 10 a 11 mm. circa di lunghezza e da 6 a 7 di larghezza, osservasi, in corrispondenza precisamente del polo vegetativo, una piccola area, alquanto allungata nel senso dell' asse mag- giore deir uovo, con le dimensioni di 5 mm. circa in lunghezza e 3 in larghezza, provvista di una leggera depressione centrale e di sottili rughe, avvicinate tra di loro, irraggiantisi dal luogo di depressione verso le due estremita della stessa area. Quest'ultima, massime verso la sua parte de- pressa^ e ricoperta dai resli della membrana vitellina che vi si adatta in forma di una membranella facilmente separabile, quando I' uovo sia stato — 188 - liberate dall' ovidutto. Rimossacotestamembranella, vedesi talvolta elevarsi dal giusto mezzo del luogo depresso un tubercoletfo biancastro rotondeg-g-iante, di 1 mm. circa di diametro. La depressione scorn pare in istadi molto avanzali ed allora noii s' incontrano che le fine rughe dirette secondo I'asse mag- giore, poco fa rammcntate. Devo qui dire pure che la separazione delle pareti della camera incubalrice dalla superficie eslerna del sacco vitellino in questa sua regione, ove esistono le suddelte rughe, avviene meno facii- menle che nelle parti circonvicine. La ragione di cio sta nella pres(^nza di alcune altre simili rughe nella corrispondenle regione della faccia inter- na della camera incubatrice , che s' ingrannno con quelle del sacco vi- tellino. In uova giovani quello spazio, che corrisponde alia depressione sopra descritta, appare piu esteso e dilFerisce dalla rimanente superficie eslerna del sacco viiellino per il suo colorito assai meno scuro: il detio spa- zio ricoperto dairesii della membrana vilellina va suocessivamente restriff- gendosi ed acquistando le apparenze teste ricordale. Da quanto ho detto si rileva che qui noi abbiamo che fare con 1' area viteUlna, parte non vascolarizzata del sacco vitellino o vescicola ombelicale, che gradatamen- te col progredire dell'eta dell' novo si restringe presentando nel suo centro quella depressione, la quale e da considerarsi come Yomhilico om- MUcale; e con una relazione che si stabilisce, in uova discretamente a- vanzate nel loro sviluppo, Ira la faccia esterna di quella porzione di pa- rete vitellina circostanle all'ombilico ombilicale e la corrispondente faccia interna della camera incubatrice o matrice. Avremo occasione di ritor- nare sopra a queste parlicolarila, quando ci occuperemo dei loro caral- teri microscopici. Riprendiamo ora per un momento I'esamemacroscopico deir allantoide. La cavita dell' allantoide, in uova con le dimensioni di mm. 7, 5 - 8, 5 circa per Passe maggiore e di mm. 5, 5 - G, 5 per il minore, e gia piu grande di quella del sacco vitellino. Con Testendersi in superficie le pa- reti esterna ed interna dell' allantoide si vanno accostando tra di loro, e la cavita allantoidea va perdendo in ampiezza, quantunque I'organo con- siderevolmente si accresca ed acquisti terrene verso il polo vegetative. Le due pareti esterna ed interna dell' allantoide si avvicinano I'unaaH'al- tra non tante per il distendersi della cavita amniolica, la quale relativa- mente centiene sempre peca quanlita di liquide, quanto per I'accrescersi del corpo dell'embrione. In uova raccolte il 15 Luglio ed aventi I'asse maggiore di 17 mm. circa il minore di 11 mm., I'area papillare ellitti- ca prima descritta nell' allantoide era lunga ii mm. e larga 0: in uova vicine a termine di sviluppo con un asse maggiore di 21-2:2 mm. eduno minore di 10-12 mm., essa aveva 15 a 16 mm. di lunghezza e 5 a 6 di larghezza. Le villesita dell' novo con 1' accrescersi presentane le loro estremita libera slargate, sicche le aperture dei solchi, che esse circoscri- — 189 — vono, sono piii slrolte del fomlo di ciascuii solco. Tiilora prcndoiio 1' a- spello di pieghe intrecciale fra di loro. E oramai tempo die io passi a discorrere le parlicolarita rilevate dai tagli in serie pralicali su uova intiere a differenli tasi di sviiuppo ed av-' volte daH'ovidutto. Diro qui che ho inietlato, con gelatina al bleu di Prussia solubile 0 solamente con quest' ullimo, oviduUi raccliiiidenti uova a diver- si sladii; che ho anche tentato di inietlare T area papillarc descritta nel- I'allanloide, facendo I'iniezione dal cuore dell' embrione, dopo die questo era stato messo a nudo mediante la separazione accurata dell'allantoide dal sacco vitellino, quando cio era possibile, e I'apertura del sacco am- niolico nella estremita cefalica in raodo da avere del tutto scoperta la re- gione cardiaca deU'embrione, che doveva essere incisa. Premetto che non enlrero ora in molti dettagli, sia perche 1' indole del presente scrilto non lo consente, sia perche essi niale s'intendereb- bero senza 1' aiuto di ligure e di schemi. Avverto anche che tralascero di parlare di quanto richiede ancora ulteriori ricerche, riserbandone la esposi- zione per una memoria completa. Nell'esaminare una serie di sezioni Irosverse (condotte cioe perpendi- colarmente all' asse deirovidutto) di giovani uova contenute nelT ovidut- to, si rimane colpiti dall' aspetto , che quest' ultimo presenla al di- sopra ed al disotto della camera incubatrice. La sua sezione, invece di essere come nell'ovidutlo in riposo di figura ellittica, e circolare, le sue cripte sono diminuile della mota nel numero ed i villi che le circoscrive- vano si sono ristretli, allungati di molto e fatti i;uindi assai sporgenli nel lume dell'ovidutto. II lessulo connettivo dei villi, maggiormente ricco di capillari sanguiferi, ha perduto la disposizione a pennello delle sue fibre, che nell'ovidutto in riposo possedeva al loro apice. L'epitelio che rive- ste i villi si e pure modificato alquanto, e presenta i suoi elementi un po' piu bassi e meno ben distinti. Le tuniche muscolari dell' ovidutto sono iperplastiche ed i vasi piu numerosi e meglio appariscenti. Nel punto , in cui I'ovidutto incomincia a distendersi con le sue pareti sull' novo, le pieghe della mucosa ven- gono scomparendo e prima dal lato opposto all' inserzione del inesome- trio, ossia dal lato del polo vegetativo dell' novo, mentre dal lato del polo animale si seguitano ancora, per breve tralto, tanto al disopra quanto al disotto deir uuvo. Verso la circunferenza massima dell' novo ogni piega della mucosa e scomparsa, e le pareti dell' ovidutto lo rivestono esatta- mente senza mostrare con esso alcuna aderenza. L' epitelio, che lappez/a la faccia interna della camera incubatrice cosi costituita, si appiattisce alquanto e trovasi con i suoi elementi a contatto della soltile membrana vitellina. Alia scomparsa delle pieghe della mucosa tien dietro necessa- riamenle anche quella dei setti connettivali, ed il connettivo soltomucoso — 190 - nella camera incubalrice si riduce ad un esilissimo siraterello di scarse fibre, in ciii scorrono i vasi capillari sanguiferi, su i quali qiiindi I'epi- telio, che. la riveste, riposa quasi immedialamente. Anclie le tuniche mu- scolari nel liiogo in cui l' ovidulto e perfetlamente disleso snll' novo si assoUigliano mollo ed assumono in sezione I'apparenza di un lenue cercliio regolare; vi si dislinguono sempre i due slrali di fibre lisce, circolare e longitudinale. La camera inciibatrice, come dimostrano pure le sezioni secondo 1' asse maggiore dell" ovidutio, e diinque limitata ai suoi due eslremi dalle pieghe della mucosa molto sporgenti e riccamenle vascolarizzate. Una simile apparenza si inantiene, finche non si sono formati 11 sacco amniotico ed il sacco costituito dalla sierosa di von Iker o falso amnios. Mentre la sierosa si va estendendo verso il polo vegetativo, la si vede, in uova in cui essa abbia oltrepassato T equatore, spingere da- vanti a se la mcmbrana vitellina, che si ritrae in pieghe di contro a questo polo dove chiude il sacco vitellino, non ancora conipletamente costituito. Giunge qui opportuno il rammentare come nel /^2>s, alia stessa nianiera che il Diwcd ha descritto negli Uccel!i(l), i tre foglielti del blasto- derma extraembrionario nell' estendersi verso il polo vegetativo non si mantengono al medesimo livello, ma I'esterno precede 1' interno, mentre il medio e superato dall' uno e dall'altro. Ugualmente che negli Uccelli, il foglietto esterno si termina con un margine leggermenle ispessito, cercine ectodermico; 1' interno in uno strato nucleare non cellulare, en- toderma vitellino; ed il foglietto medio al suo margine e ispessito in un cercine mesodermico. In conseguenza di una simile disposizione si veri- fica al polo vegetativo dell' novo, e precisamente all'ombilico ombilicale, una peculiare produzione. Quando, per completare il sacco della sierosa di von Baer, ha luogo la chiusura dell'orifizio deirombilico ombilicale per ravvicinamento e saldatura del cercine marginale deU'epiblasto, si produce un irregolare ammasso cellulare rotondeggiante od avente la grossolana figure di un cono tronco, di cui la base e rivolta verso la superficie esterna dell'uovo e l' apice troncato sporge verso I' interno del sacco vitellino. Ci si puo immaginare cotesto accumulo di cellule come uno zaffo, che stia la a chiudere il sacco vitellino ed il sacco sieroso, che ivi si con- neltono insieme e confondono i loro dementi. La connessione diretta del- r ectoderma con 1' entoderma vitellino si estende anche per un certo tratto nel contorno dello zatfo epiteliale ricordato. L'epiblasto sopra una buona estensione del polo vegetativo dell' uovo si presenta ispessito con element! cilindrici; mollo alti ed a contenuto chiarO; ma nell' area della (1) Questa descrizlone trovasi anclie in : A. Prenant, Elements d' embryologie de 1' lionime et des vcrtibres. Livre 1. Embryogenie. Paris 1S91. Pag. S88 e 856. 191 suddetta connessione circostante alio zaITo moslrasi meno spesso che nelle parti un po' piii lontane.. ed alquanlo denlellato. Accennero che in qiiesta reg-ione i suoi elemenli hanno un contenuto meno chiaro e variabile fi- irura. La localita, dove V epiblaslo e meno spesso, corrisponde alia de- pressione centrale notala nella descrizione macroscopica dell' ombiiico ombilicale. I residui della membrana vitellina si trovano adaltati alia smangiatura presentala dall' epiblasto. II tubercoletio, che abbiamo veduto elevarsi talvolta dal centre della depressione, e formate in parte dallo zaffo cellulare ed in parte da resti della membrana vitellina, che aderi- scono ad esso. Finche le uova non sono discretamenle avanzate nel loro sviluppo, permane la immediala connessione tra ectoblaslo ed entobla- sto vitelline tale quale e stata descritta. 11 foglietto medio si arresta ai limiti della connessione , sicche per qualche tempo la parete vitellina in questo luogo e priva della sua caralteristica strultura e non si trova vascolarizzata. In istadi avanzati di sviluppo il mesoderma invade anche la regione in parola, la quale allora e pure vascolarizzata. Intanto dalla superficie libera dell' involucre sieroso, che, saldato con la faccia esterna della parete del sacco vitelline, si trasforma in un omfalo- chorion, sorgono alcune piccole villosita, le quali s'incaslrano con altre simili villosita venule dalla faccia interna della corrispondente regione della camera incubatrice. 1 resti della membrana vitellina rimangono tra r omfalo-chorion e la parete della camera incubatrice, nel mentre che adagio ailagio vanno riassorbendosi. La porzione piu esterna dello zatfo cellulare situato all'ombilico ombilicale mostra, col tempo, i suoi elemenli caduti in isfacelo, ed allora si scorgono detrili cellulari mescolati ai re- sidui rigontiali della membrana vitellina ed al prodollo di secrezione della matrice. QuanJo il sacco vitelline si e formalo e riveslilofdella lamina splan- cnici del mesoblaslo extraembrionario, e quando pure si e perfetlamenle costituito r involucre sieroso riveslito all' interne dalla lamina somalica del mesoblaslo extraembrionario e T allantoide si e fatla sporgente nel celoma esterno o blastodermico, allora si puo prendere in esame il modo con cui si stabiliscono i rapporti tra la camera incubatrice e la superficie esterna del polo animale. Nelle sezioni di uova conlenute nell' ovidutto si osservano aH'esterno le pareti della camera incubatrice, che circondano I' uo^o; le villosita della mucosa ai due estremi della camera incubatrice, clascuno dei quali si continua con il rispetlivo Iralto inlermedio di ovi- dutto, si sono maggiormente accresoiute e si seguitano per tutta la re- gione estesa dall' uno estremo all'altro della camera incubatrice nel lato mediate di essa, eve s' inserisce il mesometrio con i vasi sanguiferi. Nella parte centrale di questa regione le villosita si mostrano meno sviluppate. Notero subito che I'epitelio nelle villosita ha elemenli molto piii ai(i — 1 . "^ — e molto megiiQ distinli che nella parte liscia e distesa della mucosa. AH' inlerno dello spazio limitalo dalle pareti della camera incubalrice si vede perifericamente la sierosa di von Baer, che al polo animale ha il suo epiblasto uniformemente e fortemente ispessilo con eleinenti cilindrici dal contenuto graniiloso, nettameiite limilali, slretti ed allissimi in con- fronto a quelli che risiedono nelle regioni piii vicine aU'eqiiatore della vescicola sierosa; la notevole grossezza che 1' epiblasto exlraembrionario possiede al polo animale come pure, sebbene in minor grado^ al polo vegetativo, grandemente contrasla con la sottigliezza che esso ha nel resto della sua superlicie. Quantunque I'allantoide, estendendosi nel celoma blaslodermico od esterno, sotto forma di una vescicola rivestila internamente dall' entobla- slo ed esternamenle dalla lamina viscerale del mesoblasto (foglietto connettivo o vascolare dell' allantoide), in cui scorrono i vasi allantoidei, non siasi ancora addossata con la sua faccia eslerna o connetliva alia in- terna della vescicola sierosa, pure quest' ultima incomincia gia a provvedersi di villosita no! suo ispessimento corrispondente al polo animale ed alle villosita della camera incubalrice. Si costituisce gia un chorion, il quale si perfeziona quando l' allantoide, aumentato il suo volume e dilalatasi sempre piu con la sua estremita libera nella cavita del celoma esferno, si accolla all' involucre sieroso, salda il suo foglietto vascolare alia la- mina connettiva di esso e gli fornisce i vasi formando un allanto-chorion. Tide disposizione e dimostrata con evidenza da quelle sezioni di uova, nelle quali l' allantoide non si e ancora grandemente distesa ed ha rag- giunto solo per una ristretta regione 1' involucre sieroso al polo animale nel luogo del suo ispessimento e si e fusa con esso: quivi si scorge be- nissimo che il chorion nel punt(» di saldamenlo e provvisto di villi va- scolarizzali, menlre i suoi villi nelle parti circonvicine si mostrano pri- vi di vasi. Le villosita choriali non si svilupperanno in tutta la super- licie della sierosa che si saldera con 1' allantoide, ma si localizzeranno sol- tanto in quell'area corrispondente alle villosita materne: nel resto, sebbene vascolarizzato, il chorion rimarra liscio con un epiblasto sottile costituilo da bassi e piccoli elementi cilindrici. L'entoblaslo dell'allantoide, quando essa si e fortemente estesa, none piu ben riconoscibile come a principio, essendosi i suoi elementi estremamente appiattiti. L' allantoide, anche in istadii molto avanzati, non la si vede mai intromettersi tra il sacco vitel- line e r involucre sieroso, il quale percio rimane sempre a contatio della esterna superlicie libera del sacco vitelline formando, come ho detto di- sopra, un omfalo-chorion. (Continua) GiuLio Chiarugi, responsabile. Sienii IS'.tl, Tip S U.irnard wo ico Italiaio (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 0 r i ^Giulio Chiarugi Eug^enio Fioalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel B. Istituto di Studi Super, in Firenze. nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzi&ne e Ammin'istrazione: Istituto Anatoiiiico, Firenze. 12 7iiimcri uIV anno — Aliljiionaniento annuo L. 10. II. Anno. Firenze, 31 Ottobre 1891. N. 10. SOSXMARIO — BIBLIOGI'.AFIA, pag 193 a 19S. CO.MUNICAZIONI OIUGINALI: E. Giaoomini, Maleiialj per !a storia dcUo sviliippo ilel Seps chalci- des, (Ciiv.) Boiiap. Coimuiicazione prelimiiiaie ; (con tav.). 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Per niolte questioni e notizie di Zoologia agraria vedi il giornale L.a Difesa dai ])arassiti, Milano. — Nel Vol.1, Anno 1, Milano, 1890 si tro- vano articoli sulla Bachicultura , suUa Apicultura , suUa Fillossera ; sui Parassiti animali deg-li ag-rumi, dei flori, del g'elso, delle g'ramiuacee, delle leguminose, delle piante da bosco, delle piante da f'rutta, del riso, dei tu- raccioli, delle olive, delle viti; sug-li Uccelli. .... Notizie di Zoologia agraria trovansi in Bollettino di Notizie agrarie, pubblicato dalla Direz. g-en. dell 'Ag-ricoltura del Ministero di Agric. Ind. e Comm. 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Covin nicazione preliminare (Con tav.) del DoTT. Ercole Gtacomini Seltore ncll' Islituto Anatoinico diJSiena. (Continuaz. e fine. Vedi N. j>recedente) Le villosita della camera iQciibatrice o matrice si elevano prima di quelle del chorion. Le une e le altre si accrescoiio e si allungano pa- rallelamente al man^giore sviluppo deU'allantoide e dcirembrione, e man- dano qualclie breve romificazione quando si sono molto accresciute. Esse occupaiio rispeltivamcnte le due arec papillari ellilticho descritte dicendo deiraspelto macroscopico delle uova, e s'ingranano perfettamente le une — 199 — con lo altre mettemlo le loro superficio epiteliali in rapporto di niutuo e semplice conlalto fra di loro. Le villosita malerne a periodi avanzati di sviluppo sono in genere piii sirelte delle felaii e da esse facil- menfe dislingiiibili ; iianno scarsissimo corineltivo , formato da poche e delicate fibre lassamciite tra di loro collegale , clie sostiene i capillari sang-uiferi; sono ricoperte da un epitelio semplice, i cui elementi di for- ma cilindrica o , raraniente , conica posseggono dimensioni molto mag- giori anclie di quelli , clie rivestono i Iralti di oviduUo intermedi alle camere incubalrici. Mciitre quest'ultimi sono relativamente piccoli e con scarso contenuto, i primi Iianno tntlo I'aspelto di elementi secernenii con al)bondanlo contenuto celhilare grannloso e scnro nella parte inferiore dell'elemento, cliiaro e trasparente nella parte superiore libera. Le cellule delle villosita malerne hanno oltraccio un nucleo relativamente grande, per lo pin di figura ovalare, benissimo distinto, situate nella parte bassa deir elemcnto e con il suo asse maggiore diretto secondo quello del corpo cellulare. II reticolo cromatico, del quale e provveduto quasi ogni nucleo, presentasi lalora piii tal'altra meno abbondante. Cosi nolle villosita materne come nelle fetali il riveslimento epileliale e dovunque continue, ma le due superficie non sono precisamente a contatto Tuna dell'altra: esse lasciano tra loro degli interstizi riempili completamente, nelle preparnzioni in ispecie ottenute per mezzo dell' indurimento con liquore di Flemming, da una sostanza che devesi ritenere come segregata dagli elementi glandulari rivestenti le villostta materne. Questa sostanza apparisce coagulata nelle preparazioni, con una parte fondamfjitale finamente granulosa non colora- bile e racchiudente qua e la dei frammenti di un corpo tingibilissimo. Vi si scorgono di piu numerose gocciolette di un' altra sostanza jalina, molto refrangente, che mediante i diversi reagenti non si colorisce. Con quale processo tale secrezione si effettui, ed in quale e quanta parte vi contribuisca la distruzione cellulare, non saprei ancora esattamente dire, quantunque le osservazioni fino ad ora istituite mi facciano ritenere che in realta abbia luogo la caduta ed il disfacimento di alcune cellule. L'esi- slenza nell' epitelio materno di qualche nucleo che ha perduto la sua forma e tessitura ordinaria, si e fatto superficiale, fortemente tingibile e circondato da un corpo cellulare molto ridotto, I'esistenza in una parola, di qualche figura cromatolitica costituisce gia una prova di fatto in favore di quanto io ora affermava. Un'altra prova starebbe pure nella presenza di qualche cellula in cariocinesi. Nelle sezioni di ovidutti iniettati le villosita materne presentano una fitta ed elegante rete formata dai capillari provenienti dai tronchi va- SGolari, che decorrono alia base di ciascun rilievo materno e seguono i bracci trasversi che ne derivano. L'area papillare materna, osservata nel- — 200 — Pinsieme e ad iiu picrolo ingrandimento, mostra le sue pieglie rilevate a giiisa di nastri, inseriti alia sua superOcie con uno dei loro marg'iiu e con I'aUro margine libero ondulato, a causa del loro andamento serpig-inoso;' essi si mandano di tralto in tratto dei bracci trasversi di congiungimento. Dai tronchi vascolari decorrenti alia base delle pieghe da una parle si innalzano i capillari, che vanno a comporre la rete vascolare propria di esse, dall'altra si slacrano i capillari, i quali nella profondita delle cripte circoscritte dalle stessc pieghe formano un' altra elegantissima refe, assai fitta a piccole maglie regolari. Ai inargini dell' area papillare elliltica, sempre osservata ad un piccolo ingrandimento, si vedono i rilievi farsi adagio adagio piu bassi, scemare in numerO; fino a scoinparire. Talvolta al di fuori di essa si scorgono alcune pieghe pochissimo sviluppale, che riprodiicono in minialura la disposizione della quale si e fatta in questo momento parola. In tutto il resto la soltile parele della camera incubatrice e liscia e provvista di una ricchissima rote vascolare. Questa rele, distesa parallelamente alia supcrficie epitelialc, e formata da un grandissimo nu- mero di capillari, disposti sopra un solo strato, aventi tuUi ed ovunque pres- soche il medesimo calibro, i quali coulinuanicnte si uniscono Ira di loro a brevissimi intervalli. L'cpilclio sta quasi ad immediato contatto della rete vascolare, i cui capillari circoscrivono dei piccoli spazi poligonali occupati dalle cellule cpitoliali nppiatiite, sicclie tutto Tinsiemc apparisce come un mosaico, gli elementi del qu^tle siaiio formali da piccoli gruppi di cellule tenuti insieme dai capillari. Capillari ed elementi epiteliali sembrano si- tuati iu uno slesso piano. Nolle sezioni poi, direlte in senso perpendico- lare alia parete liscia della camera incubatrice, i capillari mostrano la ten- denza ad intromettersi tra le cellule dell' epilelio , che qui e molto sottile. II rivestimento delle villosita fetali e formato da uu alto epitelio cilin- drico semplice, le cui cellule a contenulo scuro, assni strette in confron- to della loro altezza , sono provviste di un nucleo per lo piii di ligura rotonda, distinlamente nucleolato e facilmente colorabile. Allorche le vil- losita , tanto felali quanto materne , si avvicinano ai margini delT area papillare, 1' epitelio delle one e delle altrc si fa pin basso con elementi a contenuto piuttosto cliiaro , per seguitarsi infine con 1' epitelio sottile die riveste le parti lisce cosi della matricc come del chorion. L' epitelio di quest'nllimo si distingue da quelle della matrice, perche possiede ele- menti non tanto appiattiti. Anche nel chorion al difuori dell'area papil- lare si possono talvolta osservare alcune pieghe pochissimo sviluppale. Le grandi villosila choriali, rivestite dallo spcsso epihiasto, si dimo- strano , anche nolle sczinni , slargate o meglio clavate alia loro estre- mita libera , ed appariscono come abbracciate dalle villosila materne. — 201 - Talora i villi felali mandano qualclie breve ramificazione, clie le villosita materne si adattano a ricevere con il ramificarsi pure esse alia loro volLa. II loro stelo e formato di delicato connettivo mesodermico, che nei primi stadi ha i caratteri del tessuto eonnettivo mucoso embiionale. La rete vascolare capillare proveniente dalle ultime diramazioni dei vasi allantoidei trovasi subito al disotto dell'epiblaslo. Alia sommita dei villi clioriali la ricchezza di sangue e maggiore che nel resto. Le reti vascolari apparteiUi ai diversi villi sono collegate tra di loro da vasi, che scorrono alia base di ciascuno di essi. Nella parte liscia I'allanto-chorion ha una rete capillare con le medesime apparenze di qiiella descritta nella parte liscia •delta matrice, ma cosi straordinariamente ricca da mostrare delle maglio, die circondano soltanto una o due cellule epiteliali. Qui piii evidentemenlc che nella matrice i capillari tendono, come si osserva nelle sezioni, a farsi su- pertlciali e ad intromettersi tra gli eleraenti dell'epitelio. Inleressa ram- mentare che le due ricchissime reti vascolari, materna e fetale, sono paral- lele e separate V una dall' altra soltanto da due sottili lamine epiteliali applicate a giusto contatto, dall'ectoblasto primitive cioe e dall' epilelio appiattito, che ricopre la faccia interna della camera incubatrice. Vedre- mo tra poco quale imporlanza abbia questa disposizione dei vasi sangui- I'eri, che grandemente somiglia a quella descritta dettagliatamente dal Tafani (1) nel Sus Scrofa domesticus. Dai fatti sine ad ora esposti risulta che nel Seps I'ovidutto funziona da utero e die, per mezzo di quelle trasformazioni riscontrate alia su- perficie dell'uovo e nella faccia interna della matrice, si stabiliscono tra il feto e la madre dei rapporti alio scopo di facilitare ed aumentare lo scambio nutritive e respiratorio fra i tessuti materni ed i fetali. Noi abbiamo infatti veduto costituirsi due veri e propri organi placentari, cioe una placenta allantoidea al polo animale o superiore dell' uovo ed una placenta vitelUna al polo vegetative od inferiore, ambedue di grande valore morfologico, ma la prima con un uflicio fisiologico di gran lunga piu importante per la preponderanza da essa presa sulla seconda, che si forma tardivamente e rimana rudimentaria. (n ognuna di esse noi abbiamo dimostrato 1' esistenza delle due parti fondamentali, che si ri- trovano in qualunque forinazione placentare, Tuna fdale od assorhen- te {placenta fetale) e l' altra mnterna o secernente {placenta materna). Inoltre abbiamo veduto come ledue parti di ognuna stiano tra di loro in rapporto, sebbene complesso, di sola mutua contiguita con le rispettive superficie epiteliali. Questo era quanto mi premeva di mettere in rilievo prima di entrare nell'esame critico dei fatti. (I) A Tifaii'', Sulle coiidizioni uturoiilacentari ilella vita fetale, Firetue 1880. - 202 - Infine diro, che negli ovidutti, dopo I'espulsione dei fell, riman- gono per lungo tempo (io li ho trovali ben manifesti fino a questo giorno 21 Settembre) distinguibili per il loro colorito rosso briino c per la loro ricchezza in vasellini sanguiferi , facilmente visibili alia loro superficie esterna, i punti in ciii esistettero le camere incubatri- ci. Essi, oltre che per i caratteri citati, risaltano anche perche appari- scono come piccoli noduletti o rigonliiimenti fiisiformi dell' ovidiitto. Du- rante questo tempo, awengono nellc dette parti dell'ovidutto minuti cam- biamenti regressivi per i quali esso torna a riprendere quell'aspetlo, che aveva in istato di riposo. Subito dopo I'espulsione dei feti, nolle sezioni delle matrici le cellule epiteliali, che rivestono le villosita della placenta materna, si mostrano ipertrofiche con le loro dimensioni aumentale lino a raggiungere 45-40 [Jt in altezza e 25-30 [x in larghezza. 11 loro corpo cellulare presenta limiti ben netti e contiene un nucleo molto largo, 10-15 |x, di figura variabile, pii'i o meno ovalare o rotondeggiante, talo- ra reniforme, tal'altra dentellato, provvisto o no di nucleoli. Le porzioni di ovidutto, in cui esistetlero le camere incubatrici , conservano per lungo tempo un grandissimo numero di vasi collocati al disotto dell' epi- telio. In qualche parte si scorgono anche dei forti accumuli di elementi sanguigni. Non e mia intenzione di estendermi orasopra ai fenomeni involu- tivi deU'ovidulto che ha funzionalo da utero, mancandomi un accurate studio dei pezzi raccoiti a varie epoche, dai primi di Agoslo a questi ultimi giorni di Settembre, e percio mi limito soltanto a ricordare che I'epitelio lenlamente si desquama lasciando cadere le sue cellule modifi- cate nel lumc dell'ovidutto, dove si ritrova una sostanza coagulata com- posta ill principal modo di detriti di cellule epileliali e di globuli sangui- gni in varia guisa alterati. Le cellule epiteliali prima di cadere si modifi- cano nella loro forma e nel Ion) contenuto. Cominciano a rigonfiarsi, a perdere i netti confmi che prima avevano, a farsi piii chiare ed assai re- frangenti;, nel mentre che il loro nucleo si frammenta e si dissolve. La cellula si distacca sotto 1' aspetto di un corpicciuolo piii o meno sferico, formate da una sostanza tinamente granulosa, molto refrangente, non co- lorabile con i diversi carmini, e da qualche granule piii grosso, splen- dente, di sostanza cromatica. Non ho appreso che altri Rettili ovovivipari o vivipari presentino qual- che connessione degli involucri ovulari con I'ovidiitto, ad eccezione dolle relazioni nutritive che sembrano esistere (1) fra il sacco vitelline e la muccosa dell'ovidutto in alcuni Saurii del genere Trachydosmmis, Cj/- (1) A. PrenaiU, 1. c. Puff. 309. — 203 — clodus e probabilmente anclie del genere Siluhosaurus. Fii da Haache (1 ) dalo per fermo die il Trachydosaunis asper e assokitamente viviparo e clie ill esso gli embrioiii si sviliippano nell'ovidutto convertito in utero, senza clie le uova si siano in precedenza avvolte di membrane seconda- rie (:2). Sebbene Haache non faccia menzione di placenta allantoidea o di qualche altra disposizione simile a quella del Se^js^ pose tnttavia in chiaro dei fatti, clie di fronte a quelli verificati nel Seps acquislano un valore non trascurabile, se si rammenta die tanto il genere Trachydo- saurus quanto i generi Cyclodus e Siluhosaurus^ appartengono alio stesso sollordine ed alia stessa famiglia a cui appartiene il Seps. Nella letteratura, die fino ad ora e a mia conoscenza, non ho trovato che alcan altro autore nolasse le particolarissime disposizioni descritte negli annessi fetali del Seps, e ne avesse fatto oggetto di ricerca, tranne Cesare Studlati di Pisa, die se ne occupo nel 1851 in un suo scritto dal titolo « fntorno alle connessioni delTuovo coll'ovidutto nel Seps tri- dadylas », da liii pubblicato con una sua « Miscellanea di osservazioni zootomiche » nelle Memorie della Reale Accademia delle Scienze di To- rino (3). Ma egli, causa la mancanza di maleriale, dovette limitarsi a po- €lie ricerdie macroscopiche. Non sono nemmeno riuscito a sapere die poi 0 lo Studiati stesso od altri se ne sia nuovamente occupato, ed anzi ri- inasi non poco sorpreso, allorclie, ricercando nei trattati di embriologia anche piii recenti, in nessuno vidi rammentata una disposizione cosi inte- ressante (-4). La descrizione, die lo Studiati da, con molta chiarezza, delle appa- renze macroscopiche concernenti le diverse parti delle uova, gia abba- stanza inoltrate nel loro sviluppo, e la connessione dell' allantoide con I'ovidulto, fu da me trovata esattissima, tanto che in alcuni punti io stesso mi sono servito delle sue parole. Ma I'A. rivela qualche incertezza, quando prende a discutere se esista o no un chorion vero e proprio. « Questi dementi diversi dell'uovo (il sacco vitellino e I'allantoide), egli dice, erano tenuti adesi fra loro da una sottile s^almatura gelatinosa interposta, senza- (1) W. Haacke, Ueber eine neue Art uteiiner Brutpflege bei Reptilien, Zoolog. Ameiger, VJll Yahrg. Pag. 435-439. {■!) Secondo Haacke tra la parete vitellina ed il choriou da una paite e la parele dell'utero dail'al- Ira Irovasi un rudimento di guscio (Eisclialenruilimente) molto riJotto, giacente lateralmente all'uovo e segregate dall' utero stesso. (3J C. Stiidiali, Miscellanea di osservazioni zootomiclie. III. Intorno alle connessioni dell' novo col- rovidutlo nel Seps tridactyUis, Memorie della R. Accad. di Torino. Serie 11, Tomo XY. Pag. 101-113. (4) lo nel Luglio del 18SG, quando era assislente al gabinelto di zoologia ed anatomia comparata dell'universiia di Perugia, avendo avuto occasione di dissecare alcune femmine gravide di .SV-^)* chalcides, notai la connessione che esisteva tra le uova e 1' ovidutto, ed anzi nelle collezioni di quel gabinetto si conserva ancora un preparato, che io feci con lo scope di dimostraria macroscopicamente : lino da al- lora io ebbi in animo di studiarla, come mi fosse stato possibile, in tutti i suoi paiticolari. — 204 — die all'e^^terno fossevi alcuna tunica la quale li involgesse tutti e li man- tenesse nei rapporti sovraccennati; e solamente sulla porzione di mem- brana vifellina (parete del sacco vitellinoj e di allantoide volta all'esterno, vedevasi uno strato di sostanza albuminosa sottile tanto che non sempre e dovunque fosse possibile constalarne I'esislenza anche mediante le piu diligenli ricerche. In questo strato, iiel quale non Irovavasi mai traccia alcuna di vasi, non potei neppure distinguere mai indizio alcuno di re- golare struttura, ed appena e non costantemente potei ravvisarvi I'aspetto di una lamina ben coerente e terminata con limiti propri. Questo strato di aspelto albuminoso e cbe doveva probabilmente considerarsi come una secrezione dell' ovidutto, era il solo interposto tra questo e la superficie deir novo, e trovavasi pur ancbe nel punto d' innesto fra le membrane materne e quelle fetali. Era egli forse il rappresentante dell'albume ? od era invece da considerarsi come rappresentante del corion ? ». Dal lato morfo- logico della questione I'A. credette di rispondere affermativamente alia se- conda domanda, dal lato fisiologico poi negativamente all'una ed aU'altra, « imperocche da un lato e solamente nelle nova ove produces! una vera placenta che il corion giunge ad avere fisiologica importanza, e dall'altro lato di veruna provvista albuminosa abbisognano le uova che in una od in un'altra maniera seguitano a ricevere alimenti dall'organismo materno ». L'A. non considera Tarea papillare dell'allantoide, in connessione con Povi- dulto, come una vera e propria placenta, quale si riscontra nei Mammiferi superiori;, perche « in questi e il corion che da parte del feto assume le funzioni del torlo;, il quale e piccolo e quasi rudimentario, e le funzioni del- l'allantoide, che 0 si atrofizza, o rimane spoglia di vasi e priva percio di tisiologica importanza ». Crede invece che per gli ufFici solamente della re- spirazione I'allantoide abbia preso la forma di una placenta allantoidea non essendo il torlo ne scomparso ne meno vascolare. Se ora noi ci facciamo a considerare piu da vicino i resultati, che mi fu dato ottenere con lo studio di un abbondante materiale, fornito- mi da uova in difFerenti fasi di sviluppO; e con il soccorso degli svariiiti mezzi di ricerca che oggi la tecnica offre, noi vedremo che le relazioni, le quali si stabiliscono tra la matrici e I'uovo nel Se2)s, sono perfetta- mente paragonabili a quelle, che si stabiliscono pure fra matrice eduovo in Mammiferi gia molto elevati. Inlanto possiamo rilenere le parti , dallo StudiaU considerate come rappresentanli morfologicamenle il chorion, non essere allro che i rcsidui della meuibrana viteliina (quella lamina d' aspelto non costantemente ben coerente ne terminata con limiti propri) e la soslanza segregata dalla matrice (lo strato albuminoso interposto tra le due superficie malerna e fetale insieme connesse). — 205 — Nei Mammiferi 1' Kertwig (1) distingue tre modalita principali di rapporti tra la faccia esLerna, assorbente, della vescicola blastodermica e la interna, secernenle, dell'utero: nella prima la sierosa di von Baer conserva presso a poco la sua siruttura semplice primitiva; nella seconda essa si Irasforma in un cliorion o meinbrana villosa; nella terza modalita infine si sviluppa una placenta a spese di una o piii parti del chorion. Mentre i^eneralmente nel concetto di placenta si comprende ogni or- g-ano annesso all'uovo per I'assorbimento dal mezzo ambiente dei mate- riali nutrizi, dei quali 1' embrione ha bisogno, e cosi 1' organo pla- centoide descritto dal Duval (2) nelle uova di alcuni Uccelli e recen- temente dal Mitsuhuri (3) nelle uova di alcune Tartarughe, la placenta vi- tellina dei P^agiostom^, dei Marsupial! (illustrata da Osbom, CaldwcUe e Se- lenhaed alia quale quella pure vitellina del Seps, formata dall' omfalo-cho- rion, potrebbe essere ravvicinata) e la placenta vitellina di alcuni Boditori ; con la distinzione invece fatta ihW Her twig tutte queste forme verrebbero in certa maniera ad essere escluse. Si riconosoerebbero invece come di- sposizioni placentarie quelle, nelle quali I'allantoide, per I'intermezzo della membrana sierosa di von Baer, entra in relazione con la mucosa uteri- na, ma anche in esse si tenderebbe a restringere il significato di placenta ed a riserbare tale denominazione piu propriamente a quelli casi, in cui soltanto certe regioni del chorion, provviste di villosita molto sviluppate, hanno preso una coslituzione tutta speciale e sono entrate in relazioni complesse, e talora assai intime, con la superficie interna dell' utero (4). Ma anche mantenendo tutte queste restrizioni noi nelle connessioni, che si stabiliscono tra una regione limitata deirallanlo-chorion ed una cor- rispondente regione, pure limitata, della camera incubatrice del Seps, ci troviamo dinanzi ad una primitiva disposizione, la quale merita il vero e proprio nome di placenta, e nella quale anzi il concetto di placenta viene espresso nella sua forma piu elementare. Difatti, piu che la dispo- sizione molto semplice di placenta diffusa (membrana villosa) dei Suidi, degli Equidi e dei Getacei, trova perfetto risconlro nella placenta del Seps un cotiledone, che sta per isvilupparsi, della placenta multipla di alcuni Ruminanti. Nel Seps sorgono villosita in una sola e circoscritta regione deU'allanto-chorion, le quali, vascolarizzate dai vasi allantoidei, si pongono (1) 0. H»rtwjg, Traits d'embryologie ou liistoire du lieveloppement de riiomme et des vert^hres, tra- duit sur la 3.e edit, allemande par C. .Jalin. Paris 1S91. Pag. 211. (i) Duval, Sur la placenta des oiseaux, Soc. de Biol. 9 fevrier ISSi. Sur un organe ( lacentoide chez r embryon des oiseaux, Compt.-rend. d,; V Acad, des Sc, Pari-, T. 98, N. 7, pag. 447. Etudes histologiques et moiphologiques sur les annexes des embryons d' oiseau, Journal de I' Anat. et de la Phys 20. Annie, Paris 1884. (3) A' Mitsiikari, On the Foetal Membranes of Clielonia (Pieliminary Communication), Anat. An- neiger. V. Jakrg. .V. 18. 1890. (4) A. Prenant, 1. c. Pag. 385. '106 in relazione solamente di mutuo contatlo con altre villosita sorte da una regione pure circoscritla della matrice, e la separazione delle parti, fe- (ale e materna, nella placenta del Seps si effettua cosi facilmente come nei Mammiferi in discorso. Al di fiiori di questa regione rallanto-chorion e la mucosa della matrice, die gli e addossata, sono, quasi sempre, assoluta- mente lisce. Se non temessi di spingere troppo innanzi i confront!, troverei che la forma di placentazione del Seps T^oirehhc in qualche maniera parago- narsi a quella descritta (hW Ercolani nella Talpa, dove si ha una placenta unica discoide, che a complete sviliippo prcsenta I'identica strutlura di un cotiledone di Vacca nei priniordi del suo processo formative (1). Nella Talpa e negli altri Mammiferi om/'a/ow?^/ la vescicola ombelicale e grande e si manliene come net Seps tlno al termine della gravidanza, serbando sempre rapporti con it chorion (omphalo-chorion). Se le relazioni piu o meno intime, osservate tra I'uovo sviluppantesi e la camera incubatrice dei Pesci cartilaginosi vivipari (Plagioslomi acotiledo- nali e cotiledonali di J. Miiller), furono di non poco interesse, perclie, rap- presentando nella. maniera piu semplice forme di placenta paragonabili a quelle che si riscontrano nei Mammiferi, contribuirono a confermare r unita di tipo, che, come si sa dai bellissimi studi d'l Urcolanis^edal- mente e di Turner^ le svariate disposizioni placentarie dei Mammiferi mostrano nella lore struttura; di non minore interesse dovra sembrare la placenta del Se^js, la quale segna il prime apparire nella serie dei Vertebrati di una placenta allantoidea con il medesimo significato di quelle studiate nei Mammiferi superiori. Nella placenta del Sep>s si ha un nuovo e potente anello di congiungimento fra i Vertebrati Ovipari ed i Vertebrati Mammiferi, e nelle uova del Seps un termine di passaggio tra le uova dei Saiiropsidi e quelle dei Mammiferi, come le uova dei Monotremi e dei Marsupiali stabiliscono una transizione a quelle degli Uccelli e dei Rettili. Le disposizioni, allantoidea e vitellina, descritte nei Seps giungono ad acquistare un' importanza superiore all' organo placentoide descritto dal Duval in alcuni Uccelli (2). Net Seps si hanno da un lalo disposizioni pre- paralorie a quelle, che poi nei Mammiferi si complicano per il graduale e progressive sviluppo dalle forme piu semplici alle forme piu composte, (1) G. B. Ercolani: Nuove riceiche sulla placenta nei pesci cartilaginosi e nei mammiferi etc., Mem. d. Accad. d. Sc. dell' Jstituto di Bologna Serie 111, Jol. X. Pag. SOS. [2) La descrizione dell' organo placentoide, che il Duval stadid in alcuni Uccelli, * riportata per esteso con illustrazione di molte figure, tolte pure dal Duval, negli Elements d' ^mbryologie, I livre, del Prenant. Pag. S56-Seo. Anche in H. G. Broim' s Klassen und OnlnuiigBn des Thier-Reiclis, i7 Br/. , 17 Abih., Vdgel, questo sacco placenlale 6 slato descritto dal Selenka ed illustrato con figure secondo i J.:.-gni del Duval. (Pag. 908-904, Tav. L VI). — 207 - dall'alti'o, rudimenti delle disposizioni che forse esistettero in altri Rcttili e die si verificano ancora nel Tmchydosaurus e nel Cyclodus Que- st'ultime disposizioni nelle Tartariiglie ed in particolar modo neg-li Uc- celli, per il fatto secondario di una grande ricchezza in tuorlo, della pre- senza di albume e di un guscio molto resistente, e per il forte accre- scersi dell" allanloide , si sono probabilmenle frasformate in un sacco placenlale. Alia formazione di {(uesto sacco {saccus umbilici unibilicalis), costituito in massinia parte da un allanto-chorion, contribuisce anche un omfalo-chorion, al quale in un certo momento del suo sviluppo, quando cioe il sacco placentoide non si e ancora chiuso ma rimane largamente aperto, puo essere ben paragonato I' omfalo-chorion del Seps. La placen- ta del *S^^jj6^ adunque, piu dirottnmerile dell' organo placentoide degli Uc- celli, ci olfre delle nuove forme di transizione e delle nuove affinila tra i Vertebrati allantoidei muniti di una placenta e quelli, che, come i Ret- titi e gli Uccelli, erano stati fino ad ora considerati aplacentali. La placenia del Scps conferma la legge generate, slabilita da Ercolani, Turner, Rotniti e dal Tafani consolidata, sul modo di nulrizione degli embrioni e dei feti nell'utero, poiche le atlitudini a secernere, constatate negli elementi della porzione materna, manifestano die questa, in certi periodi dello sviluppo, acquista la funzione di elaborare e fornire un supplemento di material! nutritizi al nuovo essere. Percio l' allantoide nel Seps non per gli uffici solamente della respirazione prende, in una data regione, dopo essersi saldata con la membrana sierosa di von Baer, la for- ma di placenia allantoidea, sibbene per gli uffici specialmente di nutrizione 0 meglio di assorbimento delle sostanze assimilabili, delle quali I'uovo fecondato, che si sviluppa, difetta. Qui pure, dicevo, troviamo I'unita del processo fisiologico, che presiede alia nutrizione di tutte le nova in via di sviluppo, e che anzi serve a spiegarci il perche delle singolari disposi- zioni riscontrate negli annessi fetali del Seps. I rapporti che nel Seps esistono tra camera incubatrice cd uovo ci fanno riconoscere quelle due serie di fatti, che il Tafani (1) illustro in diversi Mammiferi ed in particolar modo nel Sus Scrofa domesficus. La prima serie e, ugualmente che nei Mammiferi, rappresentala da due reti parallele di vasi capillari, una appartenente al feto 1' altra alia ma- dre, straordinariamente ricche e separate soltanto da due sottili lamine epiteliali, che si toccano. La seconda serie di fatti si rivela laddove ap- pariscono le villosita materne e le villosita fetali. Le villosita choriali sono rivpstite da un epitelio cilindrico molto alto, e contengono una rete di vasi, che non s'intromettono tra le cellule epiteliali. Le villosita materne sono (1) A Tafani, I. c. — 208 — riveslilft da im opilelio secernente. La porzione fetale si adatta su quella materna in inauiera da lasciare degli interstizi, in cui si versa la secre- zione. Ancho nel Seps si verificano i due ordini di fenomeni dai quali, 0)1113 il Tafani giustamente credelte, dipende il mantenimento della vita e lo sviluppo del feto. Da un lato vi concorrono fenomeni di secrezione combinati a fenomeni di assorbimenlo, e dall' altro hanno luogo alcuni scambi osmotici (1). Molto mi rimane ancora da studiare per ia perfetta conoscenza dei particolari di tali disposizioni, ma da tutto quanto ho esposto completando in parte quello, che gia molti anni indietro osservo lo Studiati, vengono specialmente posti in rilievo i seguenti falti: 1. 11 Seps chalcides e un Saurio perfettamente viviparo. Esso offre il modo di procurarsi facilmente una raccolta completa di uova e di em- brioni in tutte le fasi di sviluppo. i2. Per il completo sviluppo dei nuovi esseri occorre un tempo di tre mesi circa. 3. II numero delle uova, die discendono negli ovidutti, varia da un minimo di 5 ad un massimo di 15, in media sono da 8 a 10; ma non sempre tutte compiono un regolare sviluppo. 4. Le uova ovariche mature del Seps non oltrepassano mai il dia- metro di mm. 2,5-3; ed in confronto a quelle di altri Rettili e dei Sau- ropsidi in genere, presentano una certa deficienza di vitello niitrilivo. 5. Le uova mature discese negli ovidutti, ove vengono fecondate, vi si fermano, disponendosi ciascuno in una propria camera incubatrice, senza provvedersi di nessuna delle membrane secondarie, ne di albume, cioe, ne di un guscio piu o meno resistente. 6. Le uova si accrescono negli ovidutti fino a nigg-iungere, presso al termine del loro sviluppo, 21-22 mm. nell' asse maggiore e 9-10 in quello minore. 7. NelP ovidutto, che in questo caso funziona da ulero, avvengono, durante il periodo di geslazione, delle modilicazioni, che molto lo fanno differire dall' ovidutio in riposo. 8. Alia deficienle quantita nelle uova di materiale assimilabile neces- sario alio sviluppo ilell' embrione sono congiunte le relazioni, le quali, ad una data epoca, si slabiliscono tra la faccia interna delle pareti della camera incubatrice e la superficie esterna degli annessi dell' uovo, die si sviluppa. 9. Quando si sono costituiti gl' involucri ovulari, tutla la superficie esterna deU'uovo e formata daH'allantoide e dal sacco vitellino. II sacco vitellino e I'allantoide si presentano, in un certo periodo, come due ve- scichette a forma di calotta o di emisfera, accostaLc 1" una all'altra per (1) A. Ta/ani, I. c, Faff. 117 e Pag. 1S8. — 209 — la loro circonferenza, le qiiali raccliiiiclono nel loro mezzo I'amnios con I'embrione. Esse sono avvolte e tcnute insieme dalla sierosa di von Baer, che qui si trasforma in un vero e proprio chorion. L'allanloide si accre- sce a vantaggio del sacco viteliino c si estende verso il polo vegetativo^ ma, anche in uova presso al termine del loro sviluppo, permane^ sebbene assai ridotta, una porzione della superficie esterna dell'uovo formala dal sacco vitelline. 10. La sierosa di von Baer presenta il suo epiblasto molto ispessito al polo superiore ed al polo inferiore dell'uovo, e nel primo forma, sal- dando la sua faccia interna con il foglietto vascolare dell' allantoide, un allanfo-cJiormi, nel secondo, unendosi colla faccia esterna della parete del sacco viteliino, un omphalo- chorion. L'allanto-chorion forma una placenta fetale allantoidea localizzala al polo superiore , la quale e molto piu estesa ed assai piu importante fisiologicamente della placenta fetale vi- tellina, formata al polo inferiore dell' novo dairomphalo-chorion. Que- st' ultima si sviluppa tardivamente e rimane rudimentaria. 11. La faccia interna della camera incubatrice, mentre nella zona corri- spondente a quella della superficie esterna deiruovo compresa tra i due poli superiore ed inferiore, e liscia e distesa uniformemente sull'involucro sieroso, nelle region! invece corrispondenti al polo superiore, in ispecial modo, ed al polo inferiore dell' uovo, sta in rapporto complesso, sebbene di sola contiguita, con la superficie esterna dell' uovo. 12. Al polo inferiore, e precisamente all' omhilico ombilicale, si co- stituisce, ad un certo stadio dello sviluppo dell'uovo, ima peculiare con- nessione immediata tra V edoderma extraemhrionario e Ventoderma vi- teliino., la quale successivamente scomparisce per la formazione deH'om- phalo-chorion. 13. Negli ovidutti, dopo I'espulsione dei feti, avvengono minuti cam- biamenti regressivi. 14. I rapporti, che nel Seps si stabiliscono tra la camera incubatrice e la superficie esterna dell' uovo, offrono molte somiglianze con quelli, che si riscontrano in Mammiferi gia molto elevati. Siena, 21 Settembre 1891. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE ( Tav. III. ) Fig. I. Uovo uvarico maturo isolato, dove apparisce distinto il disco gerniinativo con la vescicoia ger- minaliva. Quest' uovo fu raccollo il 10 Masigio Ha un diamelro di mm. 3 circa. Ingrand. circa 6 volte. Fig. •!. Uovo disceio d:i poco tempo nell' ovidutto, cLe 1' iavolge convertendosi in camera incubatrice. Veduto di lato. Raccolto il 11 Maggio. Diametro mm. 3, 5 circa. Ingrand. circa 4 volte. — 210 - Fig. 3. Uovo disceso da qualche tempo nell' ovidulto. Ha preso la forma di ovoide. Vedulo di lato. Rac- colto il 25 Maggio. Asse maggiore mm. 4, 5 circa. Ingrand. circa 5 volte. Fig- 4. Lo slesso uovo delta Fig. 3 veduto dal polo animale. In It la parele della camera incubatrice fu portata via lungo il suo margine raesornetrale per mettere alio scnperlo I'embrione, il quale del resto vedesi bene anclie per trasparenza. Ingrand. circa 5 volte. Fig. h. Uovo estratto dalla camera incubatrice. Veduto di lato. In X leggera strozzatura, la quale limits nell'ovoide un piccolo segmento superiore, die coniprende il polo aniinale con I'embrione, da un segmento piu giande inferiors. Raccolto il 25 Maggio e dalla stessa madre, dalla qualt fu preso r uovo delle figure 3 e 4. Asse maggiore mm, 4 circa. Ingrand. circa 5 T(dte. Fig. 6. Lo slesso uovo della Fig. 5 veduto dal polo animale, P A, dove trovasi 1' embrione. Ingrand. oirca 5 volte. Fig. 7. Uovo estiatto dalla camera incubatrice. Veduto di lato. In Z una piega prodottasi durante le manipolazioni. Raccolto 1' U Giiigno. Asse maggiore mm. 7. L' area papillare ellittica (placenta fetale ctllantoidea) non si vede completamente nella figura: essa era lunga mm. 5 e larga mm. 3. Ingrand. circa 4 volte e mezza. Fig. 8 Uovo c. s. Veduto di lato. Raccolto il 12 Giugno. Asse maygiore mm. 7. Qui la placenta fetale allantoidea si vede in quasi tutta la sua estensione: essa era lunga mm. 5, 5 e larga mm^ 3, 5 circa. Ingrand. poco piu di 4 volte e mezza. Fig. 9. Uovo c. s. Veduto dal lato della placenta fetale allantoidea. Raccolto il 17 Giugno. Asse mag- giore mm. 7 circa. Qui la placenta fetale allantoidea, die era lunga mm. 6 e larga mm. 3 , ii vede in tutta la sua estensione. Qui, come nelle figure prscedenti, i sollevamenti dell'allanto-cho- rion suno ancora poco sviluppati. Ingrand. 4 volte. Fig. 10. Uovo c. s. Veduto molto di lato per mettere meglio in evidenza I'embrione, che trasparisce as- sai bene attraverso gl' involucri ovulari. Raccolto il 19 Giugno. Asse maggiore mm. 8. Ingrand. poco piu di 4 volte. Fig. 11. Uovo c. s. Veduto di lato. Raccolto il 26 Giugno. Asse maggiore mm. 8, 5. Dimension! della placenta fetale allantoidea: mm. 6, 5 in lunghezza e mm. 3 in larghezza. Ingrand. circa 4 vol- te. Qui le papille dell' allanto-chorion sono un po' piii sviluppate. Fig. 12. Uovo c. s. Veduto di lato. Raccolto il 17 Giugno. Asse maggiore mm. 7 circa. Ingrand. 4 volte. In Y il piccolo spazio triangolare, che talvnlta trovasi lungo la linea di confine tra I'allantoide ed il sacco vitellino: uno del lati k formate dal margine del sacco vitellino, gli altri due dall'al- lantoide, che qui presentasi leggermente intaccata da un tronco vascolare in essa decorrente. In queslo spazio, che corrisponde alia faccia dorsale dell' embrione, si vede I' involucre sieroso, il quale passa a guisa di ponte dall' allantoide sul sacco vitellino. Fig. 13. Uovo c. s. Veduto dal polo vegetativo. Raccolto il 17 Giugno. Asse maggiore mm. 6,5-7. In- '•■ ha bisogno di essere saggiamente regolata » . Noi crediamo che i program- mi nuovi, lungi dal raggiungere la pomposa pretesa, appaiano opera affret- tata di persone, che non hanno forse troppa padronanza degii argomenti trat- tati. L' ordine della materia nei singoli programmi, 1' introduzione di certi capitoli e la soppressione di altri, la distribuzione del tempo di insegnamento per le diverse materie nei singoli anni, segnano dei cambiamenti, ma, siamo giusti, dei saggi progressi no. Nel Liceo tutta la parte biologica (per esempio) e condensata in iin anno con due ore settimanali di insegnamento; mentre. altrettanto tempo 6 dato alia sola Mineralogia ; la Geografia fisica e la Geo- logia poi (materie, come la Biologia, tanto interessanti alia ciiltura generale) non hanno che un' ora settimanale. — La Istruzione secondaria classica, ha trovato si chi I'ha ad ogni lunazione pizzicata, col solo risultato di fare strillare genitori e librai, ma ancora attende il sag'gio medico. EP.R.\.TA-COuRIGE. Nel .N 9 a pag. 184 Iin. 22 invece di parallela leggasi perpeiulicolare. GiuLio CiiiARUGi, responsabi'le. L' Amministrazione del MONITORE ZOOLOGICO rivolge preghiera ai Sigg. Abbonati di mettersi sollecitamente in regola eoU' abbo- namento. D' imminente pubblicazione Prof Giulio Chiarugi Lezioni Elementari di Anatomia Generale Con molte inoisloni nel testo. Tip. S. BerDardino Siena Siena 1891, Tip S Bornard'-io >^ Errata-Couhige — NfHii Fig. 5 tlella Tav. 11, aiinessa alia comiim'caBwne del DoU. Staderini, sono incorse due inesattezze. La l/'itea pniitegfjiaki, che parte dalla indicas tone Am. a destra della fyura, dev' esuere spostata un niillimetro in alio. L' ultra t'ndicarione Am., sitaala in basso della stensa fifjara, d.t' essere cainhiaia in A. ;5 L' Amministrazione del MONITORE ZOOLOGICO rivolge preghiera ai Sigg. Abbonati di mettersi solleeitamente in regola coll' abbo- namento. Con molte inoisloui nel testo. Tip. S. Bernardino Siena Siena 1891, Tip S. Bi;rnard'.!:o iloiitore ^ooloiico llaliano (Pabblicasioni italiane di 2oologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D o 1 1 0 r i Eiigenio Ficalbi Prof. <3i Anat. curnparata e Zoologia nella R. Universita di Cagliari. Giulio Chiarugi Prof, di Anatomia umana QPl II. Istituto dl Studi Super, in Firenze Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze I'i nnuii'i-i (tW aiiiiu — Ahhnonaiitento intiinu L. 10. II. Anno. Firenze, 30 Novembre 1891. N. II. 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Musei di Zoologia ed Anat. Coinp. d. 11. Univ. di Torino. Vol. 6, N. 108. To- rino 1891. SUNTI E RIVISTE Barbacci 0. — Contribute anatomico e sperimentale alio studio delle degene- razioni secoudarie del niidollo spinale col nietodo di Marchi e Algeri. — SjJerimentale, Anno XLV., fasc. 3." Firenze 1891. 1." Autopsia di un uoino con noduli tubercolavi nel lobo sinistro del cer- velletto e Ibcolaio necrotico del midoUo spinale tra il li." e il 15." paio, avente la forma di un fuso e interesiante, a livello della sua massima esten- sione, quasi tutto lo spessore del midollo. L' esame istologico dimostro vari lasci di degenerazioiu, vale a dire: a) m linea ascendente, nel cordoni 2}oste- riori e negli antero-laterali , b) in linea discendente, nei cordoni posteriori, nei laterali e negli anteriori. II metoclo osmio-bicromico offerse, in confronto a quelli del Weigert, il doppio vantaggio di lasciare scorgere e le fibre degenera- te isolate, die trovavansi faori dai fasci principali di degenerazione, e (luelle normali, che erano frammiste nei fasci medesimi. 2.'' Sperimenti di sezione totale e di emisezione del midollo spinale a vari livelli in cani e gatti. Le alterazioni degenerative passano, sia in alto che in basso, anche alia meta non lesa del midollo, salvo che quivi sono meno in- tense e meno estese. Varie fibre degenerate appariscono (anche al taglio lon- gitudinale) isolatamente, fiiori dai fasci j)rincipali, contribuendo a sconvolgere ogni sistematismo rigoroso nel quadro delle degenerazioni. Se questo reperto non e piu frequente, cio dipende dai fatto che, progredendo il processo e di- struggendo.si la mielina, manca il mezzo di avvertire la presenza di una sin- gola fibra degenerata in mezzo a im fascio di fibre integre. Anche il Uarhacci come Oddi e Ros.u osservo (per quanto una sezione tra- sversa totale si possa parificare , come sorgente di degenerazione, al taglio - 217 — di qualclie radicc postyriorc) clio iiei cordoui posteriori, latcrali cd autcriori erauo deycucrali fasci di libro auche in litiea disceudente, c uci cordoni au- tcriori audio iu liuca asccudoute. Le vio attcreuti ed effcrouti del uiidollo spi- ualo souo duuque, conciudo I' A. coi gik citati Oddi a Ilas.ii, uiolto piii dissc- juiuatc chc nou si sia tinora ritcuuto. E. Tanzi. Pacinotti G. — lutoruo allc cellule g-rauulo^e di Ehrlich o Mastzelleu. — Gior- nale deUa R. Accademia dl Mcdicina di Torino, Anno LI V, N." 6. II Balloicitz ha pubblicato uell' Anatomischer Anzeiger del 1891 i^MarzoJ iiu suo lavoro sopra la preseuza delle cellule g'ranulose di Elirlicli (Mastzel- IcuJ uei uiauuniferi iberuauti. II Pacinotti, chc ha ripetuto queste ricerche suUe celluleg'rauulose sia neH'uomo chc ueg'li aniinali, e tauto in buoua uu- trizione ehe alio stato di marasmo, conferma i risultati del Ballowitz^ cioc : clie lo iug'rassameuto iu g-euere nou influisce sulla comparia delle Mast- zelleu. Secoudo il P. ha iuvece uua g-raude iuiportauza nella produzione delle Mastzelleu 1' afflusso di sang'ue ad uua parte e le lesioui di circolo che deter- miuiuo stravasi saug'uigui oppure stasi di lunga durata, e cio lo desume dal fatto che le Mastzelleu si trovauo disposte in prossimita dei vasi, e dal vedere che nei casi di crouiche flog-osi, dove vi fu uno stato permaueute coug-estivo, si ha che queste crescono in numero e in ricchezza di g'rauuli, Arrivato a questo puuto delle sue ricerche, 1' A. si propone d' iudag-are da dove provengono le cellule g'ranulose. Avendo I'A. sperimentato special- uieute sui topi, egii asserisce che le Mastzelleu debbono cousiderarsi come mo- dificazioni dei ieucociti a g'ranulazioni basolile , che trovausi costantemente nel sang'ue del topo bianco, iu altri vertebrati c iu (luello deiruomo, special- meute se atfetto da iciiceuiia , Ieucociti che emigrati dai vasi si circoudereb- bero di granulazioui albuuiinoideti per attitudiue fag'ocitica. Nelle Mastzelleu r A. nou ha osservato foruie di uiitosi. Per i uietodi di colorazioue usati dall'A., riuiaudiauio il Jettore alia pubbli- cazionc orig'inale. II lavoro e illustruto da uua tavola litogratica . A. Liistig. Ciaccio. V. — Sopra uua straordiuaria e uotabile particolarita osservata nella cornea del cavallo. — It. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, liendic. in Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 7, Pag, 450. Bologna 1891. Questa particolarita cousisteva « iu una certa quautita di fibre elastiche di varie graudezze, quali semplici e quali composte, che percorrevano la so- stauza propria della cornea, ora iu liuea diretta, ed ora in linea piii o meno obliqua. E di queste fibre uua parte si indirizzavano verso I'epitelio che ve- ste il dinauzi della cornea, e iudeutrautesi iu esso, vi si ramificavano e con- g-iungevano insienie formando rete tra le cellule epiteliali : un' altra parte , alio incontro, si iucauimiuava verso la meuibraua del DecJiemet e di poi pas- satala in tutta la sua grossezza audavauo a terminarsi iugrossate a guisa di cappello di aguto di (lua dal suo eudotelio ». — 'MS — Staurenghi C. — Dell' inesisteiiza di ossa pre- c posLfroutali nel cranio uina- 110 e dei mainmifcri. con iiu'appendice suUa quistionc deU'osso sfeuotico del maimniferi. — Pag. 105. Con 5 tav. MUano, 1891. E questo uu lavoro dilig-entoinoiite fatto e che porta a biionc conclusioni. — Comiucia Tautore i)er aceeuuare alle ossa frontalt (io direi : col name di frontali) che , da Cuvkr in poi , furouo annnesse pci vertebrati inferiori ai niammiferi: o riporta, con dilig'cnza , Ic opinion! principal! degli autori. [Mi perinetterei tuttavia osservarc come cgii non assodi bene 11 fatto che molte delle Of-sa distinte da (luesto o qnello coa I'cpiteto (accompagnato, o no, da ag-g-ettivi o da prefissi) di frontali, spesso non hanno tra loro nessiina omo- log'ia, e sono tutt'altro che la stessa cosa ; non possono essere quindi poste tutte in nn fascio e cin'amate senz' altro ossa frontali complementari ; niolte di tali ossificazioni non sono aifatto complementari dei veri frontali (ossa bene specificabili nella seric vcrtcbrata) e possono diversificare da essi, tuttoche boUati come frontali. lino nella orig'inc istog-enica]. — Dopo la acccnuata rivista (che mi ha sugg'erito Ic osservazioni, che sopra), si passa ad una parte del lavoro, che considero ottima, nella quale I'autore ricerca se esistano ossifica- zioni complementari ai frontali nei Marnmiferi; e vienc alia conclusione che ne neirUomo, no negli altri Marnmiferi, no in via ontogenica, ne, quindi, definitiva esistono di tali ossificazioni. Ciascun frontale -- [ritengo che cosi debba dirsi, perche nei vertebrati morfologicamente i frontali sono due; e non OS frontis come dice I'autore, seguendo la vecchia antropotomia, che con quel vocabolo indicava I'insieme dei due frontalij — si sviluppa per un nnico cen- tro. L' aixtore descrive 1' osteogenesi dei frontali umani in eccellente maniera. Conclude, lo ripeto, che nella genesi del frontale dei mammiferi „ non inter- vengono ossa frontali comi)lementari nel senso di Serrcs^ Jheriny , Itam- haud e lienault, Lecurfois ^ Krause , Gegenhaur , Debitrre , Testut , Le- fort^ etc. „ Dopo cio r autore si domanda se nei Mammiferi esistano, anche fuori del- I'ambito del frontale adulto, ossificazioni, che possano riportarsi „ ai frontali complementari dei vertebrati inferiori „ [io direi aqualcuna delle ossa appel- late frontali], anche indipendentemente dalle opinioni di Serres , Rambaud e lienault, Jhering^ etc. p] riportata qualche opinione, che lo spazio mi vieta di riassumere, entra nella cosi detta quistione deU'o.S'SO sfenotico nei Mammiferi, [e ad essa attriljuisce ixua inq)ortanza, che realmente non ha, esstndo erroneo il concetto sul quale fu edificata]. Naturalmente anche I'autore nega il preteso sfenotico nei Mammiferi, ed ha il merito di dimostrare che neppure nella pe- cora e costante quel nucleo ossco sfenoidale , che impressiono Baraldi., I'ini- ziatore della quistione dell' osso sfenotico nei Mammiferi. In una terza parte 1' autore s'intrattiene in modo molto interessante sul- le ossa epipterichc nel cranio umano, e porta il resultato di osservazioni fatte in molti craui di varia provenienza e forma. Ai tre gruppi di ossa epipteriche tipiche stabiliti gia da Ficalhi un quarto ne aggiunge, costituito « dalla presenza ucl pterion di due ossicine accessoriesoprapposte ed articolate fraloro, il supcrio- re delle (juali tocca altrcsi I'angolo sfenoideo del parietale ed il frontale, I'in- feriore lo squamoso e I'alisfenoide » ; li chiama epipterico superiore e epipt. infer tore. — 2UI — COMUNIC^ZIONi ORIGINALI. (DAL LABOIIATOHIO Dl PATOLOGIA GENERALE ED ISTOLOGIA DELIA R. UNIVERSITA Dl PAVIA, - PROF. C, GOLGD Suli' origine del nervo acustico- Nota preventiva DEL DOTT. LuiGI SaLA. Uicevnta il -J Xuvemhre IS!) I. E nolo conu! gli aiialomici abliiano ammesso per lung'o Iciiipo I'csi- stenza di tro nuclei d' origine pel nervo aciislico, il nuclco cstcrno^ il nadro postcnore o dorsale, il nuclco antcriore o vcntmle. — Pero (in (lal 18(55 il Dciters mise in diihbio la partecipazionc del nucleo eslerno air origine dell' VIII paio, e piii tardi il Laura, confermando le vedntc di Dciters, propose d' indicare qnesto gruppo di cellule col nome di nu- clco di Dciters; in seg'uito, ricerche ulteriori esegu-ite principalmente col metodo sperimentale di Gudden, {Ford, Onufrowicz, Bagmskjj) parvero confermare le vedute di Dciters c dl Laura, ed oggi si tende a credere dai piu die il nucleo estorno nulla abbia a vedere col nervo dell' udito. Pin tanli aiicbe pel nucleo posteriore o dorsale vennero elevati gli slessi tiubbi: prima Ford e poi successivanienle Onufroivicz, JBaginskif e De- diterew, negarono assolutamente qualsiasi connessione fra questo nucleo c le radici dell' acustico. Adunquc dei tie nuclei dapprima amraessi come origine del nervo u litivo , rimane il solo nui^leo anteriore o ventrale che con certezza possiamo credere appartenente a questo nervo : dcgli allri due, quello eslerno, secondo i piu, non c in connessione coll' acustico; quello po- steriore 0 dorsale da alcuni vien considerate come iiidipendente dal ner- vo udilivo, da altri iiivece come nucleo d' origine della radice anteriore dello stesso nervo [Edingcr]. Convinlo che il disaccordo esistentc fra gli aiilori a proposito della parlecipazione o mono dei varii nuclei summentovati alia origine delle fibre radicoldri dell'acustico, e essenzialmente dovuto alia insullicienza dei nielodi sin' ora adoperati, ho credulo di far cosa non del tutlo priva di interesse prendemlo a studiare la ({uestione con un metodo che mcglio di ogni allro mi mettc in grado di poter seguire a lungo il prolunga- niento nervoso delle cellule costitucnli i varii nuclei, e di sorprendcre il niodo col quale si originano le fibre radicolari delT uditivo; voglio dire col metodo di Golgi della colorazione nera medianle il nilrato di ar- gento. Espongo ora solo in riassunto i principali fatti clic queslo metodo mi permise di meltere in cliiaro a proposito di questo nervo c dei siioi nuclei, riservandomi di esporre in esteso i miei risultati in una pros- — 220 - siiiia |)ul)blicazioii(3 cornidata da ligurc csplicalivL!. La inic riccrclic I'u- rono esogiiilc principalmenlo siii gallini neonali o sui I'eli bovini. Nucleo rsterno {Clarlr o Meunerf) — Kadco ell Dr iters [Laura) — Nmlnis lateralis [Stieda) — Nucleo mediano delta radice anteriore [Krause] — Parte laterale del nucleo snperiore {TIenle) — Nucleus ma(jnocelluIaris (Boiler). — Lo rclliilo cosliliienii qiiesto nucleo slanno chiusc in una fitla reic di linissinic fibre rhe occupa una zona a liiniti non ben nelli. siluala nella parte interna o mediana del peduncolo ccre- bellare int'eriore : esse presentano in generate una forma irregobarmente pofig'onale e misurano in media 20, 25, 30 |jl di diamelro. Dal contorno celb.ibire si sl.accano prolungamenti protoplasmalici liin- g'lii; non mollo ramificali, I'ra i qiiali, pei suoi noli caratleri, bene spes- so e cliiaramentc visibile il probingamento nervoso, piu esile e pin de- licab), per lo pin iiidiviso, clie si piio segiiire sino a grande distanza dalla cellula. Non bo poluto conslalare cbe i prolungamcnli nervosi di que- ste cellule si porlassero luiti in una determinala direzione; e cerlo pero che la maggior parte di essi si porlaiio verso la linea mediana, cioe verso il rale, ed in avanli verso f oliva ed i nuclei dei cordoni laterali: sono rarissimi quelli direlli dorsalmenle verso il pavimenlo del quarto ventricolo, c pure rari quelli cbe si portano lalcralmente verso il corpus restiforme per pcnelrare tra le libre di queslo: non credo cbe lo scarso numero di cellule appaiienenli al nucleo di Beiters cbe cnlrano in rap- porto col corpo restiforme per mezzo del loro prolungamento nervoso, possa permeltere di attribuire a (|uesto rapporlo la comparsa delta de- generazione net nucleo stesso osservata da von Monalcow in seguilo alia emisezione del midollo ^pinale al disollo dell'incrociamento delle piramidi. Quesla degenerazione si piio invece facilmente spiegare quaudo si ponga menle al tipo al quale appartengono quesle cellule ed alia dire- zione preferita del loro prolungamento nervoso. Queslo come bo delto si puo seguire per liingbi tratti indiviso alio iiidentro ed in avanti, e lo si vede penetrare in quel sistema di fibre (a questo livello molto esleso) che va conosciuto col nome di forniatio reticularis c cbe von Monahou- nei suoi esperimenti vide molto ridolto dal lalo operate. Per quanto poco si sappia sulla origine delle fibre costituenti la for- matio reticularis^ pai'e tuUavia accertato die in essa si coutinuano delle fibre provenienti dai cordoni del midollo spinalc; si comprende adunque come esse si mostrano ridotte dopo remisezione fatta da von Monal-ou^ e come fosse contemporaneamente degeneralo il nucleo di Beiters cbe con questo sistema di fibre e in rapporto diretto. Lo stesso von Mo- naliowy die avcva prima spiegato la degenerazione ammeltendo un rap- — 221 - poiio IVa il niicleo di Deiters <\ il funicalus cuncatas^ dopoclio Vejas el)bo (limoslralo iiisoslonibile qiiesia sua asscrzlonc (perclie in iin coni- glio iiL'l quale erana stali csporlati a destra il funiculus cimeatas cd il faniciilas gracilis coi rispcUivi nuclei, non si era vcrificalo degencra- zione del nucleo di Deit'rs), abbandono la sua prima opinionc, per ammellere 1' esistenza di un rapporlo Ira queste cellule e la formatio reticularis, quanlunqnc queslo rapport(3 non fosse riuscito a dimoslrarlo. — D' allra parte una profonda afrofia come quella osservala da von Monahou- ncl nucleo di Deiters, implica un rapporlo inliuio, dircllo fra le cellule e le parti lese, quale si puo elleduare sollanto fra le cellule 0 le libre del primo lipo. Anche la reazione nera osclude adunque clie le cellule di queslo nu- cleo prendano parte alia forniazionc delle radici del nervo acuslico. Alia parte laleralc e posteriore del nucleo di Deiters s' incontra un gruppetto di grosse cellule gangliari rotondeggianti, avcnti da iO, iS ed anche 50 ii di diamctrO; fornite di robust! e lunglii prolungamenti protopla- smatici, poco ramificati, die si staccano dal contorno cellulare con una base molto largn^ per modo clic lacellula vienc ad assuniere una forma slellata. II prolungamento nervoso molto lungoe delicato, rarissimamente ramiticato, si lascia seguire per lunglii tratti indiviso nel suo decorso retti- lineo , lalora anche spezzaio. Esse ricordano per la loro forma e pel modo di comportarsi del loro prolungamento funzionale, le grosse cellule delle corua nnteriori del inidollo spinale. La direzione del loro prolungamento nervoso e varia: prevalentemenle esso si dirige alio indentro verso il rafe; qualcuno si porta alio avanti at- traversando tutto il fine relicolo nel quale stanno chiuse le cellule del nucleo di Deiters, senza pero prender parte allaformazione di esso : non vidi m li clie uno di questi prolungamenti nervosi si dirigesse alio infuori verso il fascio di fibre costituenti la radice inlerna od anteriore dell' acustico. Queste cellule costituiscono il cosidetto nucleo di Bechtereu' o nucleus anf/ularis {Rauher) e da Bechterew sono messe inrapporto con parte delle fibre della radice anteriore d'Jl'acustico (onde anche il nome di HauptJccrn des Nerviis vestibularis stato proposto da Flechsig). — La direzione ed il decorso del prolungamento funzionale di questi elementi da una parte, e dall'altra il modo di comporlarsi (che descrivero fra breve) delle fibre della radice anteriore deH'acustico, non mi permetlono di confermare que- st'asserzionc di Bechterew. Ritengo invece piii probabile che anche que- ste cellule diano origine a fibre che entrano nella formatio reticularis. Von Monaliow infaiti asserisce che I'alrofia che aveva invaso il nucleo di Deiters, era piu spiccata nella porzione dorsale e laterale di questo: non e iinprobabile che appunto fossero degenerale le grosse cellule del nu- cleo di Bechterew che qui si trovano. - 222 Nucleus posterior {Laura) — Hauptheru des Acusticus (Schn-alhc) — Ceniralcr AcusticusJcern [Sticda] — Inurrcr Acusticushcrii {Clar- he-Meijiirrf.) — Medialer Kern der hlntcren Wurzel {Krausc) — 3Ie- dlalcr Thcil des Nucleus suprrior [Henle). — Queslo nucleo sitiiato siil paviinenio del quarto veiitricolo; clorsalmeiUe e lateralmentc al nurlco (li Deiters, non ha limili bcii notii: in avanli ed alio estcrno le sue cel- lule si ronfondono quasi con quelle di ([uesl' ultimo dalle quali si dilFc- rcnzian<) solo perclie alquanlo pill piccolo (18-20-:22 {i). 11 loro prolunga- iiiento nervoso; audi' esse iudiviso, e per lo pii'i uiolto lungo , si lascia sci^uire specialmente in avanti ed alio indentro: appena staccatosi dal corpo cellulare pare dapprima die si rivolg-a verso Testerno nella direzione del fascio postoi'iore della radice posteriore [Striae acusHcar di Von Mo- nahon^), ma dopo un certo tratto fa una curva piii o meno sentita e si por- ta, come dissi, alio indcniro ed in avanti. Jl mode di comportarsi del prolungamento funzionale e la direzione die esso assume, cscludono qualsiasi rapporto^l'ra questi elementi, e la radi- ce anteriore o posteriore dell'acustico. Queste cellule, come quelle del nucleo di Deiters appartengonoal primo tipo, e con lutta probabilila danno andi'es- se origine a fibre die passano neH'inlerno della formatio reticularis. — Nucleo anteriore [Meynert) — Nucleus acusticl accessorlus {Scliwal- he) — Nucleus acusticus lateralis [Henle) — Laferaler Kern der vor- deren Wur^el [Krause). — Alia descrizione del nucleo anteriore e in- timamente legata la dtiscrizione del' tuherculuni lateral e di Stleda chc copre come una calotta questo nucleo. II tuberculum laterals consta di tre strati: 1.) Uno stra;o sottile pcriferico, forinato da uno strato di cellule epen- dimali, al disotto delle quali s' incontrano delle cellule di nevroylia non abbondanti, e qualclie ivara cellula nervosa piccola. gdobosa, provvisla di nuinerosi prolung-amenti protoplasmatici non niolto lungiii, e di un |iro- lungamcnto nei'voso die si porta di preferenza verso I'interno ed invia a breve distanza dalla cdlula numerose ramificazioni per modo da pivnder parte in tutaiila al ricco reticolo nervoso che si trova distribuito in tutto lo spessore del fuhcrculmn , pin litlo verso 1' inlerno , un po' piu lasso verso la pcriferia. i2.) Uno strato mediano un jio' pin spesso del primo, costiluilo da g'l'osse cellule piramidali disposte pin o meno regolarmente in una o du(! lite (da 10 a 12 [i di largliezza , !:20-i^i di lunghezza ), che I'icordano sia pel loro aspelto, sia pel modo col qual danno origine ai prolungamenti protonljsmatid, le grosse cellule piramidali che s'incontrano nello strato grigio circonvolulo del gran piede d'lppocampo. II proliinganiento nervoso (liiri;ilin!3!ilo si pii') sog-iiin^ ;i hiiigo: per io piii mi parvo poco ramilicato, 0 iliri,^(3a!o.si alio imlic tro. 3.) Uii terzo slralo profondo coniposto da cellule ncrvose piccole (ila 10 a 12, 10 [i di diamctro) di fortna per Io piii gloho.sa, di railo fusa- ta, provvisle di proliiiigaineiiti protoplasmatici abbondanti, noii iiiollo liin- ghi^ ma robiisti e ramificati; il prolungamento nervoso, nei casi forlunali nei quali Io si piio seguire un po' a lungo (poiche, a cagione del rcticolo iicrvoso clie in questo terzo strato e fittissimo, non sempre c facile poter- lo scorgere e seguire con siciirezzn\ Io si vede assumere un dccorso on- dulato, ed a breve distanza dalla cellula, mandare numerose suddivisioui che alia lor volla si suildividono ancora, per modo clie in breve scorn- pare all" occliio deH'osservatore : esso passa in (olalita alia formazione della rete. Non lutte pero le cellule di questo strato profondo si compor- lano in ([uesto modo: in alcune (specialmente fra quelle situate nella por- zione piuposferiore dello strato, la dove esso, coirinterposizione della radice posleriore doll' acnstico, ricopre 11 corpus rcstiformc) il proliingamenlo nervoso invia liensi delle ramificazioni relativamente abbondanti, ma lut- tavia non perde la sua in liviiluilita e si lascia seguire anclie per tratti mollo lunghi: in qucsti casi lio sempre constatato cbe il prolungamento funzionale si dirige alio indentro ed alio indietro portandosi nei fasci po- steriori della radice posteriore dell'acuslico. Questi tre strati non ofFrono in tutta 1' estensione del tiibe.rculam la- tcmle il medesimo spessore, ma si assottigliano posteriormente , sinche a poco a poco Io stralo m;dio incomincia a scomparire: la stessa cosa si veritica verso I'alto. Questa riduzione nello spessoi'e dei varii strati e in intimo rapporto coUe diverse dimensioni che presenia il nucleo anleriore deir acustico nelle sue diverse altezze. Questo ha la forma di una piramide Iriangolare , coUa base alio avanti ed in alto e Tapiceallo indietro ed in basso. Verso Teslerno esso con- fina collo strato prof )ndo del tiibercidiim latcrah, dal quale e ben limita- to solamenle verso il basso, per la presenza della porzione piii csterna o posteriore (striae aciisticae) della radice posteriore del nervo acustico. Nei piani superior!, quando questa porzione della radice posleriore dell'acu- stico e scomparsa, il nucleo anteriore viene a contatto collo strato pro- fondo del tiiberculam latcralc, e le cellule dell'una e dell'altra parte si coiifondono fra loro. Le cellule che costituiscono il nucleo anleriore deiracustico, non pre- sentano in tutte le porzioni di ([uesto gli stessi caralleri. Verso la por- zione piu centrale del nucleo, cioe verso I'apice dello spazio triangolare da esso occupato, noi troviamo degli element! nervosi non molto grandi (da l!2 a 1AUTE ANATOMIC A. 1. Parte Generalk. Lanzillotti Buonsanti A. — L' insegnameiito dell' anatomia pratica nelle scuolc veterinarie. — La Clinica Veterinaria, Anno 14, N. 24 e 35. Milano 1891. Staurenghi C — Varieta anatomiche. Con 2 tav. — Milano., tip. Reggiani, 1891. Pag. 16. Contiene: I. Due valvole sigmoidee aH'orificio dell' arteria polraonare con ventricolo destro rudimentale e difetto parziale del setto, in una bambina di 7 mesi. — II. Qiiattro valvole sigmoidee all' ostio del- I'arteria polmonare di uu feto quadrimestre. — III. Varieta rara dei pnn- ti di ossificazione deH'occipitale uraano. — IV. Mancanza delle ossa inter- parietalineir Ovis ari&s, L. — V. Osso Fronto-parietale (Ficalbi) nell' Ovis aries, L. 3. SiSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. Barbae ci 0. — Die secundiiren systematischen, aiifsteigenden Deg'enerationen des Riickenmarks. — Centralbl. f. allg. Path. med. path. Anat. 1891. Barbacci 0. — Le degenerazioni sistematiche secoudarie ascendent! del nii- doUo siiinale. Studio critico, anatomico c sperimentale. — Hivista Sperim. — 230 — di Freniatria e Meclicina legale, Vol. i7, Fasc. 3, Pag. 263-275. (Conti- nuaz. — Continaa). Beg gio- Emilia 1S91. Barbacci 0. — Contributo anatomico e spei-imentale alio studio delle deg-ene- razioni secoiidarie spinali, col metodo di Marclii e Alg'eri. — Lo Speri- mrntnle, Anno 45 (Memorie Originali), Fasc. 3-4. Firenze 1891. Pag. 386-407. Ferrari C — SuU' use dell'acido lattice per lo studio dei vasi capillari nel cervello. — Rivista sjierim. di Freniatria e j\[edicina legale., Vol. 17, Fasc. 1-2. lleggio-Emilia 1891. Kazzaider G. ~ Sulla radice dorsale del nervo ipog-losso nell' uomo e nei inanimiferi doinestici. — Anatomischer Anzeiger, VI Jahrg., N. 16, Jena 1891. Pag. 444-450. Con fig. March! V. — SulP orig-ine e decorso dei peduiicoli cerebellavi e sui lovo rap- porti cog'li 3,ltri ccntri nervosi. Suiito, con 2 tav. — Rivista sperim. di Freniatria e Medicina legale, Vol. 17, Fasc. 3. Reggio-Emilia 1891. Mingazzini G. — Intoriio all'origine rcale del nervns abducens ed ai suoi rap- porti con il nervus facialis nell' uomo. — Gazzetta viedica di Roma, Anno 16, Fasc. 3, Pag. 49-55. Roma 1890. Sala L. — Contributo alio studio della fina auatomia del grande piede d' Ip- pocanipo. — Archivio per le Sc, mediche. Vol. 15, Fas. 3, Pag. 255-290. Torino 1891. Con tav. Valenti G. — SuUo sviluppo dei prolungamenti della pia madre nelle scissui'e cerebrali. — Pisa, tip. Nistri, 1891. Pag. 12. Con tav. Est. d. Soc. To.sc. di Sc. Nat. Memorie, Vol. 12. 4. Organi di senso. Bajardi P. — Alcune osservazioni siilla forma della cornea. — Annali di Of- talmologia. Anno 20., Fasc. 4. Pavia 1891. Ciaccio V. — Sopra una straordinaria e notabile particolarita osservata nella cornea del cavallo. — R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna , Sess. d. 12 Aprile 1891. Rendic. in Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 7, Pag. 450. Bologna 1891. Coggi A. — Sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini. Con fig. — Atti d. R. Accad. d. Lincei, Rendiconti, Vol. 7, Sem. 2, Fasc. 7, Pag. 222-229. Ro- ma 1891. Coggi A. — Le vescicole di Savi e gii org-ani della linea laterale nelle torpe- dini. Con fig'. — Atti d. R. Accad. d. Lincei., Rendic, Vol. 7. Sem. 2, Fasc. 6, Pag. 197-205. Roma 1891. Staderini C. — Ueber die Abflusswege des Humor aqueus. Mit Tafel. — Graef's Archiv, Bd. 37, 3, S. 86-124. 1891. Staurenghi C. — Contribuzione alia ricerca del decorso delle fibre midoUate nel chiasma ottico. Con tre tav. — Estr. d. Memorie d. R. 1st. Lomb. di Sc e Lettere, Vol. 16, 7 d. S. 3, CI. dl Sc. m. e n. Milano 1891. Pag. 271-303. S.SCIIELETRO E ARTIOOLAZIONI. D'Ajutolo G. — ]3elle articolazioni anomale del 1" paio di coste. — R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna , Se.'is. d. 26 Aprile 1891. Rendic. in Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 7, Pag. 457. Bologna 1891. Fu.sari R. — II Museo Anptomico dell' University, di Ferrara. 1. Com.: Di al- cuni latti teratolog'ici a contributo della morfolog'ia del cranio umano — Ferrara , tij). Bresciani, 1891. Pag. 30. Con tav. — 281 - Fusari R. — 11 Miiseo Anatomico dell' Uiiiversita di Ferrara. 2. Com.: Delle principal! varieta ed auonialie presentate dalle ossa della testa e del tron- co. — Ferrara, tip. Bresciani, 1891. Pag. 81-60. Con tav. Holl M. — SiiUa omodinamia della cintura scapolare e pelvica. Con 5 fig-. — Monitorc Zool. Ital., Anno 2, N. 6-7, pag. 123-135. F/renze 1891. Maggi L. — II cauale crauio-faring-eo negli antropoidi. — Archivio per V An- tropol. e r Etnol., Vol. 21, Fasc. 1, Fac;. ,53-64. Con tav. Fire?ize 1891. Rossi U. — II cauale cranio-fariiig'eo e la Ibssetta fariiig-ea. Ricerche antropo- log-iche. — Monitore Zool. ItaL, Anno 2, N. 6-1, Fag. 117-122. Firenze 1891. Rossi U. — Alcuue osservazioni di Basiotico o Prebasioccipitale. — Archivio per V Antrop. e V Etnol., Vol. 21, Fasc. 2, Firenze 1891. Estr. Pag. 8. Staderini R. — Intoruo alle prime fasi di sviluppo dell' anulus stapedialis. Coa tav. — Monitore Zool. UaI , Anno 2, N. S, Pag. 147-161. Firenze 1891. Staurenghi C. — DeU'inesi.stenza di ossa pre- e postfrontali uel cranio umano e dei mammifei-i. Con una appendice suUa qucstione dell' osso sfenotico dei mammiferi. Con tav. e fig". — Milano, tip. Reggiani, 1891. Pag. 108. Staurenghi C. — Esistenza bilaterale costante di due nuclei orbito-sfenoidei per ossificazione della parte posteriore della cartilag-ine di prolungamento del- r orbito-sfenoide, sfenoide anteriore, della Capra hircxis , L. e del Bos taurus , L. (Com. prev. fatta alia Soc. Medico-Chir. di Pavia). — Estr. d. Riforma Medica, Napoli, N. 201. Settembre 1891. Pag. 12. Con tav. Staurenghi C — Varieta anatomiche. — Vedi M. Z... in questo N. Pag. 229. Valenti G. — Ossa sopranumerarie del naso. Con 4 fig*. — Monitore Zool. Ital., Anno 2, N. 8, Pag. 161-165. Firenze 1891. 7. Apparkcchio cardiaco-vascolarb. D' Ajutolo G. — Anastomosi ang-olare delle arterie ombelicali. — Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 10, Pag. 641-643. Bologna 1891. Staurenghi C- — Varieta anatomiche. — Vedi M. Z. in questo N. Pag. 229. 8. TUBO DIGESTIVO B GHIANDOLB ANNBSSE. Capparelli A. — Le terminazioni nervose nella mucosa g-astrica. Con tav. — Atti d. Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Anno 66, Serie 4, Vol. 2. Catania 1890. Pag. 253-255. Platsohicl< C. — Contributo alio studio delle anomalie di sede e sviluppo [dei denti]. — Jl Progresso dentistico, Milano 1891, Anno I. Con fig. Soffiantini G. — Sulla topografia della ghiandola sottomascellare. — Gazz. Medica Lombarda, Anno 1891, Vol. 50, Serie 9, Torn. 4, N. 42-44 ( Co}i- tinua). Con tav. 9. Apparecchio polmonare. Bianchi 8. e Cocchi A. — Sui rapporti dell' albero bronchiale colla parete po- steriore del torace. Nota prelimiuare. — Monitore Zool. Ital. , Anno 2, N. 9, Pag. 176-179. Firenze 1891. 11. Tbratologia. Cioja A. — Un caso di utero didelfo e vagina, duplex separata, con atresia delle due vagine e del retto. — Gazz. d. Ospitali, Anno 12, N. 70, Milano 1891. Pag. 670-674. Con fig. - 23^ - Fusari E. — II Museo Auatomico dolla Univcnsita di Ferrara, 1.'' Com. — Di alcuni fatti teratologici a contnbuto della inorlblog'ia del cranio iimano. — Vedi j\I. Z., in questo N. Pag. 230. Oliva P. — A proposito di tin caso di fistola coiig-enita completa del coUo. — llivista Veneta di Sc. Mediche, Anno 8, Torno 15, Fane. 4, Par/. B12-31S. Venezia 1891. Scialdoni A. — Uii caso di duplicita congenita della vag-ina con ntero a doppio collo. — Giorn. intern, d. Sc. mediche.^ Anno 13, Fasc. 14^ Ncqjoli 1891. Pag. 534-539. Staurenghi C. — Varietii anatomiche. — Vedi M. Z., in questo N. Pag. 229. Taruffi C. — La storia della teratolog'ia, Vol. G. — Bologna, R. Tipogrofia, 1891. 111. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesui. Briisina S. — Due <;lenchi dei pesci della Dalmazia di M. Botteri, coll' ag- giunte di IIeckel, Bellotti, Stalio ecc. e con introduzione di S. Buu- siNA. — {Societas Hystorico-Naturalis croatica). Zagreb, Naklada Druz- tva, 1891. 5. Rettili. Giacomini E. — Materiali per la storia dello sviluppo del Sejys chalcides (Cnv.) Bonap. — MonUore Zool. Ital., Anno 2, N. 9 e 10, Pag. 179-192 e 198-211. Firenze 1891. Con tav. 6. UCCELLI. Massa C. — Gli Uccelli della Sicilia. — II, Naturalista Siciliano., Anno 10., N. 8-10, Palermo 1891. Pag. 172-205. Regalia E. — Ung-hie ai diti I e II della mano in iiccelli italiani. — Estr. d. Memorie della Sac. To.'ic. di Sc. Nat. Pisa. Vol. 12., 1891. 8. Antropologia ed Etnologia. Basile G. — Sopi'a un villag'gio trogloditico preistorico dell' epoca neolitica, esistente a 'Nord della citta di Catania. — ■ Boll, ^nensile d. Accad. Gioe- nia di Sc. ]\at. in Catania. N. S. Fasc. 18-19. Pag. 22-25. Catania 1891. Basile G. — Sopra una toniba neolitica scoperta vicino Aci S. Filippo, circon- dario di Acireale. — Boll. mens. d. Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Cata- nia, N. S., Fasc. 18-19, Pag. 19-22. Catania 1891. Beliucci G. — Martelli e mazzuoli litici con foro rinvenuti in Italia. — Arr.hi- vio per V Antrop. e V Etnol., Vol. 20, Fasc. 3, Firenze 1890. Pag. 373- 380. Con fig. Danielli J. — Studio craniologico sui Nias. — Archivio per V Antrojp. e I'EtnoL, Vol 21, Fasc. 1, Pag. 65-136. [Continua). Firenze 1891. Faiila-Tedaldi L. — Scoperta di una uecropoli preistorica nel connine di Isnel- lo. — Rivista Ital. di Sc. Nat., Anno 11, N. 7, Pag. 81-83. Siena 1891. Ferrarini C. — Forma e dimensioni dello scheletro del naso nell'iiomo. — Archirio per f Antropologia e VEtnologia, Vol. 21, Fasc. 2, Pag. 155-213. Con tav. Firenze 1891. i) •■» o Gaudenzi C. — Uu nuovo strumento per le inisuro aug-olari del capo. — Vedl M. Z., Anno 2, N. 9, Pag. 17 S. Giglioli H. E. — lutorno ad una cavenia abitata da gente preistorica nell' i- sola di Levanzo, Egadi, Sicilia. — Archivin per V Antrop. e VEtnoL, Vol. 21, Fasc. 1, Pag. 49-51. Fircnze 1891. Giglioli H. E. — I Thoidain (tamburi) e Kang-liug- (trombe) sacri del Tibet e del Sikiin, fatti cou ossa umanc. — Archlvio per V Antrop. e I'EtnoL, Vol. 21, Fasc. 1, Pag. 47-48. Firenze 1891. Giglioli H. E. — Maschere fatte colla parte facciale di crani iimani. — Archi- vio per V Antrop. e I' EtnoL, Vol. 21, Fasc. 1, Pag. 41-45. Firenze 189t. Con. tav. Giglioli HE.— Selci scheg-giate da Bab-El-Meluk prcsso Tebe, Egitto. — Arch, per V Antrop. e I' EtnoL, Vol. 21, Fasc. 1, Pag. 35-40. Firenze 1891. Giglioli H. E. — Lc cerbottane. Nota etnolog'ica. — Arch, per V Antrop. e V EtnoL, Vol. 21, Fasc. 1, Paq. 25-33. Firenze 1891.. Sergi G. — Crani africani e cr^iii americani. Considerazioni g-enerali cranio- log-iche e antropolog-iche. Con tav. — Estr. d. Archivio per V Antrop. e V EtnoL, VoL 21, Fasc. 2. Pag. 58. Firenze 1891. Zampa R. — Crania italica vetera. Conumicaz. — Atti d. Accad. Pontif. d. Nuovi Lincei. Anno 44, Sess. 1 e 2. Roma 1891. Appendice : antropologia applicata allo studio dei pazzi, dei cri- MINAT.I ECC. Alberlotti. — Auomalie craniche e facciali nei sordomuti. — Archivio di Psichiatria., Sc. Penali ed Antrop. Crimin., Vol. 12, Fasc. 1-2, Pag. 150. Torino 1891. Bergh — Le tatouag-e cliez le.s pro.stituees danoises. - Arch, di Psichiatria.^ Sc. Pen. ed Antrop^ Crimin., Vol. 12, Fasc. 3-4. Pag. 361-362. Torino 1891. Centonze M. — Sul cranio di un idiota. — Giorn. di Clinica., Terapia e Med. PuhhL, Anno 21, N. 10. Kapcli 1890. Pag. 289-295. D' Abundo G. — Contribute alio studio delle improute digitali. — Vedi ]\[. Z., Anno 2, N. 9, Pag. 172. Ferri E. — II tipo criminale e la natura della dclinquenza. — Arch, di Psi- chiatria., Sc. Penali ed Antrop. Crimin., Vol. 12, Fasc. 3-4. Pag. 185-214. Torino 1891. Giacomini C. — Lcs cerveaux de.s microcephales. — Vedi M. Z., Anno 2, N. 6-7, Pag. 106. Gradenigo G. — Sulla contbrmaziono del padig-liouc deU'orecchio presso le don- ne delinquenti. — Giorn. d. R. Ace. di Medicina di Torino, Anno 54^ N. 9-10, Pag. 793-796. Torino 1891. Lombroso C. e Otlolenghi S. — La donna delinquente e la prostituta — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 54, N. 9-10, Pag. 833-862. To- rino 1891. Lombroso C. — Tatto e tipo deg-enerativo in donne uormali, criminali e alie- nate, -r- Arch, di Psich., Sc. Penali ed Antrop. Crim., Vol. 12, Fasc. 1-2, Pag. 1-6. Torino 1891. Lombroso C. — Tatto, sensibilita generale e dolorifiea e tipo degenerativo in — 2;u - doiinc normali, criiniuali cd alienate. — Giorn. d. li. Accad. di Mediciiia parte della sua pubblicazione, Bizzozero riferisce su alcuni spe- riraenti, dai quali risulta la possibilita di spog-liare 11 sangue delle sue pia- strine, e sulla rapidita di riproduzione di queste. Colla sbattitura, si priva 11 sang-ue non solo della sua fibrina, ma anche delle sue jiiastrine. La rig'enerazione delle piastrine del sang'uc e piu rapida che quella de'glo- buli e si compie in 5 o G g-iorni. Gli esperimenti di salasso fotti sui cani e seg-uiti dalla trasfusione del sang'uc defibrinato, spog'liato cosi quasi completamente delle sue piastrine, di- mostrano che le piastrine non sono indispensabili alia vita o almeno questa puo continuare anche quando il loro numero e enormemente diminuito. A. Lustig. Marenghi G. e Villa L. — Di alcune particolarita di struttura delle fibre nervo.se midollate. — La Riforma Medica, Anno 7, Vol 2, N. 99. Napoli 1891. In queste hidagini istologiche gii A. lianno adopcrato varii metodi di pre- parazione, tra i quali dichiarano migiiore e piu siciu'o quello, che e basato sopra r azione successiva della miscela osmio-bicromica e del nitrato di ar- g'ento; meno sicuro, ma di piu duraturo effetto, e Taltro metodo, pure del (ro/^rj, deir azione successiva del bicromato e del nitrato d' arg'eiito , seg-uito dalla esposizione dei pezzi ad una temperatura di 37''-4;0.'* Le preparazioni, cosi ottenute, hanno dimostrato che la mielina in nes- suna porzione della libra manca dell' apparato di sostegno ; e che, oltre alle forme ad imbuto, la neurocheratina talora, in alcune fibre nervose periferiche, e rappresentata da una forma a spirale continua. Su cio si propong-ono an- cora ulterior! studi per decidere se questa particolarita di struttura sia, in qualche lil)ra, propria di differenti stadi' di sviluppo, oppure se si verifichi in categ-orie determinate di fibre nervose. Inoltre hanno ottenuto colorazioui isolate e della g-uaina periassile e della guaina perimielinica. Chiara si e loro dimostrata 1' intima conuessione tra la guaina periassile e g'l' imbuti cheratinici; avendo potuto osservare cilinder- axis, mancanti della guaina di Schwann e mielinica, ai quali erano ancora applicate numerose serie di imbuti. Sulla struttura della guaina di Schwann non si pronunziano in maniei'a assoluta, poiche, mentre hanno veduto sottili e delicate fil)rille, apparentemente di natura elastica, decorrere all'esterno e lungo r asse delle fibre, non hanno potuto stabilire se esse rappreseutino un sistema all' esterno della libra nervosa, oppure se spcttino alia guaina di Schwann. — Nei nervi di rana, sottoposti all'azione diretta del nitrato di — 536 - argento, liaimo vediito Ic strie di Frommaiin allarg'ar.si nel seuso trasversalc, cioc dalla g'uaiua periassilc a quella di Schwann-, qucsto fatto, essi dicono, contbniia il dubbio, g-ia emesso dal Golgi, clie Ic stric di Frommann siaiio r espressione dell' esistenza deg'l' imbiiti. ^1. Cocchi. Magini G. — Sui filamenti dcU' epitelio ependimale nel bulbo dell' uomo. — Boll, d. li. Accacl. Meclkn di Roma, Anno 17, Fas-c. 4 e 5, Pag. 288-286. Eoma 1891. Modificando alquanto il metodo di Weigert-Pal, uel inodo che 1' A. si ri- serba di comunicare in altra nota, si riesce a mettere in evidenza assai di-- stintamente il decoi'so delle fibre nervose piu sottili, altrimenti invisibili, e al tempo stesso spiccano assai netti nel loro decorso i filamenti delle cellule epitcliali dell'ependima l)ulbare. Presenta I'A. dei preparati, nei qiifili si scorg-ono i filamenti, provenienti dalle cellule epiteliali che tappezzano la porzione mediana di tntto il pavimento del 4.'^ ventricolo nel bulbo dell' uo- mo; essi si raccolg'ono in un fascio ben distinto e si dirig-ono verso la linea mediana del rate e si associano ivi al decorso delle fibrae rectae. Si direbbe che molte delle fibrae rectae, del rafe nou sono altro che filamenti epiteliali. Questi si comportano col metodo di Weigert-Pal modiflcato , come le fibre nei-vose piu sottili. Questo reperto ed altri analog-hi inducono a credere che alle propag'g'ini filiformi e riccamente ramificate dell'epitelio cerebro-spinale non sia da attribuire un semplice ufificio di sostegno degli dementi nervosi, ma una fnnzione piu elevata, di natura nervosa. Pansini S. — Dei corpuscoli di Pacini nel periostio degli uccolli. — Giorn. d. As.s'oci'azione Ndpoletnna di ]\[edici e Natnralisti. Anno 2, Punt, i, JSfa- poli 1891. Merita di esser notato il fatto della straordiuaria quantita di corpuscoli di Pacini nel periostio del Colombo. II periostio delle ossa lung-he e ricoperto di queste formazioni, le quali son riunite in due piani sovrapposti. Si presenta- no, in quanto a forma, piu allungati dei corpuscoli ordinari; hanno grandez- za varia, ma non rag-g'iungono mai le dimeusioni di quelli del periostio dei mammiferi. II numero delle guaine o lamelle di ciasctm corpuscolo e vario — da 4 a 10 — ; in generale e proporzionato alia g-randezza dei corpuscoli. Quanto ad altri caratteri, non differiscono dai corpuscoli di Ilerbst ; il ncrvo afferente e ordinariamente uno, che passa poi in un fanicolo molto corto, e subito si ingrossa in una massa cetitrale che occupa quasi tutta la lunghczza del corpuscolo, rag'giungendone c|uasi 1' estremita libera. La libra tcrminale della massa centrale finisce semplice, senza ramifieazioni e senza bottoni ter- minali. II procedimento tecnico seg"uito dall' A. in queste ricerche fu il seg-uente: un osso lungo e preparato in modo che rimanga rivestito dal solo periostio. Si riduce in piccoli pezzi e questi si immergono in soluzionc di acido formi- CO al 2 *•[,, per dodici ore; dopo, se si vuole, si puo distaccare dclicatamente il periostio dall' osso sottostante. II periostio isolato si dispieg-a in acqua, si immerg-e in soluzione di cloruro di palladio all' 1 "[,,0 e poi in ioduro di po- tassio (1). — Si puo anche immergere tutto il pezzetto d'osso in un miscuglio (1) Su ijueslo meludo di coloraziunu vuili in: Jloniloro ZooL, Aitno J, I'a^- 38. — '247 — a parti ui^uali di acido formico al 2 \ e acido cloridvico all' 1 "lo per 24 ore, c siu'c'cssivatneutu in cloruro di palladio all' 1 '^[oo, poi in ioduro di potassio; si completa intine la decalciticazioue con acido cloridrico all'l "[o- Dopo qucsto trattaniento si puo isolarcil periostio o lasciarlo in sito e sczionarlo insicine al- I'osso. Colucci V. L. — Sulla rig-encrazione parziale dell'occhio nei tritoni. Istog-ene- si 0 sviluppo. — Memorie d. R. Accacl. d. Sc. di Bologna-, Serie 5, Tomo 1. Estr. Bologna 1891. Con tav. Conclusioni : " 1." L' occhio dei tritoni totalmente asportato non si riproducc. 2." Nelle parziali asportazioni di esso, siano queste poco o molto estese, purclie vi rinianga iin quarto almeno delle due inem1)ranc piii estcrne pro- prie del globo oculare, vicino all' inserzione del nervo ottico, lo parti tolte si riproducono costantemente. 3." Le diverse parti rig-enerantisi non trag-gono la loro orig-ine da un unico tessuto euibrionale che si differenzi in ciascuna di esso, ma quelle di cui ('• rimasta una porzione veng-ono rig-enerate in g-ran parte per prolit'erazioue degli elementi cellulari di questa, e quelle asportate totalmente rinascono e si sviluppano come nello stato embrionale, eccettuato apparenteinentc il cri- stalliuo, e cosi: a) La cornea parzialmente asportata si rig-enera da nuovo tessuto, il quale ha orig'ine dag'li elementi celhilari della parte di essa lasciata; e se la cornea e stata tutta asportata con parte di sclerotica, il ^tessuto clie la riproduce nasce dai lembi di questa solo in piccola parte e pel resto dal connettivo pe- ri-scleroticale e dai leucociti emigrati specialmente dai vasi coroidei. L' epi- telio che riveste la miova cornea proviene dal vecchio rimasto o da quello della congiuntiva palpebrale. h) La coroide si riproduce per neoformazione vascolare dai marg-ini della parte lasciata, alia quale neoformazione partecipano i vasi periscleroticali. Col prog'redire di questa e depositandosi g-radatamentc il pigmento, si rig-e- nerano i processi ciliari, il canale di Sehlewm e 1' iride. c) Alia rigenerazione della retina concorrono 1' epitelio retinico rimasto aderente alia coroide e il moncone del nervo ottico. Gli elementi del primo proliferano anteriormente sul margins della coroide tagliata, forraando un cer- cine cellulare che successivamente viene disteso e spinto alia periferia inter- na del bulbo, e posteriormente sul fondo di questo donde i uiiovi elementi entrano a far parte di un tessuto neoformato proveniente dal nervo ottico, il quale, elevandosi in forma di colonna, va ad unirsi al cercine cellulare sud- detto. La vescica risultante dal distendersi che fa la massa cellulare del cer- cine per la penetrazione in esso di tessuto mucoso proveniente da quello dei- la nuova cornea, si adagia gradatamente suUa interna superficie della co- roide, dove i suoi elementi, confondendor,i con quelli derivati dall'epitelio del- le parti laterali di questa formano ivi uno strato cellulare tutto continuo. Da essi vien rigenerata la retina, di cui si differenziano a poco a poco i vari strati per le seguenti modificazioni: l.^'le cellule piu pi'ofonde divengono allungate, poscia si scindono ciascuna in due, delle (luali una diviene cellula epiteliale e r altra si trasforma in bacUlo; 2." le cellule piriformi divengono coni:i S.** appare poscia la llmitante esterna formata dai proluugamenti tibrillari degli — 238 — elemcnti conncttivi esisteuti nella massa cellulare; 4.*^ iu un periodo avauza- to dello sviluppo dei bacilli, iu cui i lovo seg-menti esterui sono ben differeu- ziati, si mosti'a il limite fra i coni e lo strato g-raniiloso, formato da un pia- no di fibrille nervec, coiTispondente al molecolare esterno ed 6 in diretto rap- poi'to col seg'inento intcfuo doi bacilli; 5." in questa fase di svilnppo si forma piiro lo strato molecolare interno, per cui resta distinto 1' unico strato gra- nuloso da quello delle cellule siiperflciali, e G.'^ finalmente, questi xiltimi ele- ment] ing'rossandosi, diveng'ono cellule nervose da cui partono le fibre diret- te verso il foudo dell' occhio, dove si continuano con quelle del nervo ottico e formano lo strato piii superticiale della retina, al quale in ultimo si sovrap- pone la limitante interna derivata anch' essa dagii elementi connettivi. d) II cristaliino trae la sua origine dall' epitelio che I'iveste la faccia in- terna del marg'ine pu^jillare rigenerato, dalla parte superiore del quale si svi- luppa un corpicciuolo che presto diviene peduncolato e rivolgesi verso la ca- vita deir occhio. Dapprima esso e costituito da una massa di cellule a limiti indistiuti, da flgurare come una cellula gigante, poi vi si distingue un nucleo di cellule poliedriche chius') da fibre stratificate, alle quali e addossata la capsula. Continuando 1' accrescimento, il cristaliino rigenerato chiude perfet- tamente il foro pupillare, restando unito al margine dell' iride per semplice adesioy^.e epiteliale e tenuto in posto dall' umor vitreo. e) Appena stabilito il normale rapporto t'ra iride e cristaliino, per la fa- sione del tessuto mucoso esistente fra la cornea e 1' iride si forma la camera anteriore, restando vi la membrana di Descemet e la membrana pupillare. 4.'^ Reali e notevoli differenze fra lo sviluppo normale e il processo rigc- nsrativo delle parti dell' occhio totalmente asportate non esistono; e per quel- lo che puo sembrare strano circa 1' origine e lo sviluppo della nuova retina e a tenersi in considerazione che 1' epitelio retinico proliferando col comple- tarsi della coroide, si genera una vescica perfettamente analoga alia vescica oculare primitiva, la quale iutroflettendosi forma la cupola, o vescica oculare secondaria, onde viene rigenerata la retina. Per 1' origine poi del cristaliino, x'iprodotto dull' epitelio retinico, puossi trovare V analogia coUo sviluppo nor- male, nella comune provenienza embriogenica, di questo epitelio e del cristal- iino, dair epiblasto „. Maggi L. — Intorno alia forma primitiva delle ossa nasali nell' orango {Sa- tt/rus). Renclic. d. 11. 1st. Lomb. di Sc. e Lett., Anno 1.891, Serle 2, Vol. ii4, Fasc. 12. Le ossa nasali dell' Oraago [S'ltiji's Orang) presentano varie forme, le quali pero provengouo da due principal!, vale a dire : triangolare 1' una e rettangokire I'altra. Alia prima corrispondono le cosi dette os.^a nasalilarghe, in quanto che la loro porzione inferiore si allai'ga di molto; alia seconda si riferiscono le cosi dette ossa nasali strette, la cui forma rettangolare 6 mol- to allungata. — Tanto le ossa nasali larghe quanto le strette dell' Orango sono originariamente due, com} le ossa nasali degli altri autropoidi. Tutta- via per tempo il destro si salda col sinistro, talora completamente, tal' altra incompletamente. Sono le ossa nasali larghe che mostrano, pin di frequente, diverse modalita di saldatura incompleta, le strette sono piu di frequente comple- tamente anchilosate fra loro. — Esistono ossa nasali larghe ed ossa nasali strette anche nei giovani e giovanissimi Oraughi, ein quest'ultimo caso possono ridur- — 539 — si auche auui-i I'liliiUMiti. — L'A. si e proposto il prjblema: quale e la forma pi-iiaici'.M (lollo o-isa uisali ujiroi'a:i;^-o? Dalla osservaziorio di una serie di 10 craui di Oranyo e portato a coiicliiderc cho la forma primitiva c quella dcl- lo Oifa lii'^''i3, 05-;ia doUe osia triai^)lai*i molt) allai'^^Mto iiel loro marg-iuc; libiiro. Qiiesta forma, essendo quella che si osserva anche nei Chiinpanzo {Trot/lodf/ies} e nei Gorilla {Govilla) diveiita percio la forma primordiale delle ossa uasali deg-li Autropoidi. Fra g'li Oranghi poi, aleuui, coino i Mains Kassa e i Mains Pappan, per uu mag'g'iore allargamjuto delle apofisi montauti dei loro soprainascellari , passato in eredita, hanno avuto una riduzioue nella Jaryliezza delle loro ossa nasali, cosi da forinarsi ossa nisali strette auelie in g-iovanissimi Orang'hi. Tuttavia in qiiesti e.sistono delle parti rudimeutali piu 0 meno manifesto, che ricordano nell' ontogenesi le, condizioui filogeiictiche e quindi la forma primordiale di ossa nasali larg'he. Rossi U. — Alcune osservazioni di Basiotico o Prebasioecipitale. — Archicio per I' Antrop. e I' Etnol., Vol. 21, Fasc. i?, Firenze ISO I. L' A. riferisce intoruo a due crani che offrivano questa rara ed interes- sante anomalia. II primo e un cranio femminile di Terra di Lavoro , Ijrachi- cefalo ,'ind. cef. 82, 24), reg'olarmente confomuato. La porzion basilare dell'oc- cipitale presenta sul mai'g'ine sinistro una incisura trasversa larg-a 1 mm., lung-a 11 mm.; a destra suUa medesima linea trasversale si trova un lien di- stinto solco ed un foro di 1, 5 mm. di diametro, che tiaversa il basioccipitale a tutta sostanza, ed e situate aceanto al tubercolo faringeo. II basioccipitale e hing'o mm. 28, 4; il suo segmento posteriore misura circa 16 mm. — II se- condo cranio e di giovane donna senese con ind. cef. di 83, 13 nell'insieme regolar- mente conformato; si nota per altro una sporgenza maggiore del normale delle bozze parietal!; di piu I'apofisi basilai'e e le porzioni condiloidee sono leggermente depresse e sospinte verso la cavita cranica; vi e sinostosi fra 1' occipitale e 1' atlan- te. II basioccipitale risulta di due segment!: uno anteriore fuso col corpo del- lo sfcnoide e uno posteriore, tra loro riuniti da un ponte intermedio. La divi- sione e determinata da due fessure, larg'he meno che un mill.; la destra lun- g-a mm. 11, 5, la sinistra mm. 9, situate sopra una medesima linea trasver- sale. Calcolando a mm. 24 la lunghezza del basioccipitale, il suo segmento posterioi'e misura mm. 9, 5. — Inline 1' A. I'icorda un case di Basiotico, in un cranio Peruviano, gia illustrate dal Dott. Lanzi (Arch, di Antropologia, Vol. 14) case dimenticato dagli A. che si sono ultimamente occupati dell'ar- gomento. — In una serie di crani, appartenenti a diverse razze e popolazioni e a diverse epoche, che coraprendeva 3712 esemplari, I'A. ha trovato il Ba- siotico una volta su 1237. L' A. ritiene ehe non sia ben appropriate il nome di prebasioccipitale pro- posto da Sergi per denotare 1' elemento osteologico che nella anomalia in di- scorso corrisponde alia porzione anteriore dell' apofisi basilare, in quantoche talc denominazione fa pensare all' esistenza di un elemento morfologico nao- vo intercalato fra basisfenoide e basioccipitale, mentre in realta si tratta solo della risoluzione di quest' ultimo in due parti. Partendo dal concetto che I'occipitale basilare rappresenti un certo numero di centri vertebrali, che per cenogenesi si mostrano fin dal principio dello svi- luppo fusi in una produzione imica, e che il centro ossificativo del basiocci- — 240 - pitalc rapprcsenti per cio uu complesso di centri ossificativi, ranomalia in di- Kcoi'so c spieg-abilc coU'ammettere che il basioccipitale abbia tendenza in al- cuni casi particolari a risolversi nei siioi primitivi componenti morfolog-ici, e ppv qnesto si ossifichi, invece che per uno, per due centri di ossificazione, rap- presentanti ciascuno un comjilesso di centri vertebrali. Questo fenomeno in g-e- nerale si presenta, almeno in maniera piu completa, in crani mostruosi. il che dimostra che si tratta di una vera anomalia di sviluppo, la quale probabilmen- te ha bisogno per prodursi di una causa perturbatrice di notevole intensita. Che sia una vera anomalia, piuttostoche una semplice variety anatomica, e confermato dal fatto che non ha il suo corrispondente in stati normali di ver- (ebrati inferiori. Breglia A. — Considerazioni su di una nuova classificazione dei nervi ci'a- nici. — Giorn. d. Assoc, d, Naturalistl e Medici di NajMli, Aiuio 2.^ Piuit. 2. NaiMi 1891. L' A., che non dimostra di avere eseg-uito ricerche particolari sul difficile arg-omento della morfolog'ia dei nervi cranici, ha la pretesa di darci dei me- desimi una niiova classificazione, fondata, come eg-li dice, su dati fisiolog'ici ed anche embriologici. Le sue disquisizioni lo conducono a questo resultato sing'olare, di riunire i nervi encefalici in quattro paia o g-ruppi, e cioe: l.^* del N. Ottico (coraprendente insieme all' ottico, una parte della porzion g-angliare del 5", il 3", il 4'>, il 6<», parte del 7^ e dell' ll«); 2.«delN. Acustico (corapren- dente, insieme all' 8^, una parte della porzion gangliare del 5", parte del 9", del 10" del 7", dell'll'^); 3." del N. Olfattivo (comprendente, insieme all'ol- fattivo, una parte della porzion gang-liare del 5", una parte del 7" e dell' 11"); 4." del Gustativo (comprendente parte del 9", della porzion gangliare del 5", del 10", la porzion non gangliare del 5", parte del 7", dell' 11" e il 12"). La semplice enunciazione di queste conclusioni, e sufficiente a dimostrare che air A. manca un concetto razionale del valor morfologico dei varii nervi encefalici, e che il suo lavoro 6 di quelli che non meritano di essere presi in seria considerazione. D' Ajutolo G. — Anastomosi angolai-e delle arterie ombelicali. — Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 2, Fasc. 10, Pag. 641-643. Bologna 1891. L' osservazioiie si riferisce ad un ragazzo quattordicenne. Le arterie om- belicali, bene sviluppate, nell'ascendere verso I'ombelico, si ravvicinavano piu deir ordinario fra loro e, pervenute a distanza di 1 cm. e mezzo dall' om- belico, confluivano insieme completamente. Tanto prima, quanto dopo la con- fluenza, il loro lume si presentava, come al solito, obliterate. L' A. rileva, confortato dall' autorita di Taruffi, la eccezionalita di simili reperti, anche inaggiore nel case speciale per essersi verificata la confluenza delle arterie ombelicali entro I'addome, mentre nei pochi casi conosciuti e stata riscon- trata lungo il funicolo. Maggi L. — Sopra una diminuzione numerica dei denti nell' Orango (Satt/rus Orang) ; con fig. — Ilendiconti del Reale Istituto Lomhardo di Scienze e Lettere, Serie II, Vol. 24, Fasc. 8. Milano 1891. L' A. ha osservato in un cranio di Orango csistente nel Museo Civico di Pavia una diminuzione numerica di denti, la quale non era finora stata tro- — 24l — vata in questo autropoid^j. II nuinero clei denti dell' Orango, come neg'li al- tri antropoidi c nell' uoino e di 32, distinti in 8 incisivi, 4 canini, 8 pro- molari e 12 molari ; il cranio di Orang'o, studiato da Maggi, ne ha inve- cp. 31 e qui^sta diminuzione nninerica dipende dalla uiancanza dell' incisivo laterale superiore destro. Una tale anomalia e da annoverarsi tra le pii'i ra- re, poiclie secondo gli studi di Magitot .siiUe varieta numericlie dei denti, la mancanza, che non e tanto iufreqiiente per g-li incisivi, d' ordinario colpisce sinniltaneamente 1 due denti omolog-hi di una stessa niascella. Quanto alia causa, che puo aver condotto alia anomalia in questione, crede r A. che debba riconoscersi nella mancanza dell' osso incisivo esterno {meso- gnato di Albrecht), che e destinato a portare il dente incisivo laterale. Cio viene indotto sia dallo stato delle suture, come dalle misure comparative deg'li in- termascellari dei due lati. La mancanza dell' osso, nel quale avrebbe dovuto localizzarsi il g'erme del dente, non era stata fin qui considerata tra le cause di varieta nnmeriche dei denti e quindi il fatto odontologico, rilevato da Maggi, ha doppia importanza, e per la sua rarita e per la cagione, clie lo ha determinato. R. Staderini. Salvioli I. — Delia struttura dell' epitelio vaginale dell a coniglia e delle mo- diticazioni, che vi avvengono nella g'ravidanza (con tav.) — Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino. Vol. XXVI. Disp. .9, Neg'li org-ani g-enitali della conigiia tra il punto in cui si riuniscono i due corni uterini e 1' orifizio vulvare esterno, e compreso un canale (condotto ge- nitale esterno), il quale risulta di due segmenti, uno distale o segmcnto vul- vare che alcuni denominano vulva, e uno 2^^ossimale o segmento uterino , che Arloing e Chaveau chiamano vagina. I due segment! differiscono fra di loro per la forma e per la struttura. II passagg-io tra 1' uno e I' altro si fa bruscamente. II segmento vulvare ha forma di tuho cilindrico, che termina da una parte neir apertura della vulva, dall' altra in una specie di fondo cieco, alia cui som- mita si apre 1' uretra; inoltre la parete superiore di questo tubo cilindrico in vicinanza dello sbocco dell' uretra, presenta un' apertura ellittica, la quale fa comunicare il segmento vulvare col gegmento uterino. Quest' ultimo, che si unisce all' altro facendo un angolo di circa 135", ha pure forma cilindrica, ma fuorche nel punto di unione col segmento vulvare e molto piu ampio, de- scrive una leggera curva con concavita in basso ed ha le pareti assai piu grosse e piu resistenti. II segmento vulvare e tappezzato da epitelio pavimentoso stratiflcato, il quale tra le cellule piu superticiali mostra alcuni elementi cellulari piix grossi ed altri piu allungati o piramidali, con la punta rivolta verso gli strati piu profondi. Queste celluhi piramidali aumentano assai di uumero verso il fondo cieco del segmento, dove 1' epitelio si fa anche piu basso, e coi loro margini limitano qua e la delle piccole cavita. Le cellule di questo epitelio si presen- tano fornit(; di spine. Al disotto dell' epitelio vi e del connettivo con molti spazi venosi e in ultimo del tessuto muscolare striato in uumerosi strati. II segmento uterino e rivestito invece da un solo strato epiteliale cilin- drico, sostenuto da connettivo compatto, privo di ghiandole; il resto della pa- - 242 — rete e fatto da strati di tibre inuscolari liscie. Queste notevoli diflFerenze fra i due segmeuti rendono rag-ione del poco accordo, ncl quale si son trovati g-li Autori, die hanuo trattato 1' arg'omeuto, essendosi alcuui di essi limitati alio studio di un solo segmento. L' epitelio di rivestimento del seg-ineuto vulvare, a differenza di quello uterino, che si niantiene sempve cilindrico, pi'esenta delle notevoli modifica- zioni di forma nei varii periodi di accrescimento, dall' Autore presi in esa- me, ma le diiterenze maggiori si notano durante il periodo della gravi- danza. Infatti se nella coniglia appena gravida non si notano veri cambiamenti di forma nell' epitelio del segmento vulvare, al 18" giorno di gravidanza si puo vedere che, mentre in vicinanza dell' orifizio vulvare I'epitelio si mostra ancora pavimentoso, verso il fondo cieco invece risulta di tre strati di cellule., di cui le superficiali sono evidentemente cilindriche. E al 21'^ giorno di gesta- zione tutta quanta la mucosa del segmento vulvare e ricoperta da epitelio cilindrico stratificato. Da questo n\omento 1' epitelio subisce nuove modificazioni regressive per ritornare gradatamente al tipo pavimentoso e all' epoca del parto tutta la mucosa del segmento vulvare e di nuovo rivestita da epitelio pavimentoso. Qu.esta modificazione regressiva incomincia dall' apertura vulvare per proce- dere poi sino all' altra estremita del condotto. a. Staderini. COMUNiCAZIONI ORIGINALI. Sull' osso fontanellare medio-frontale. Nota DEL DOTT. RUTILIO StADEUINI Aiuto neH'Jstituto Antitomico di Fiienze. I Nel desci'ivere qualche tempo addieiro alcuni casi, da me osservati; di fontanclla medio-frontale (1), dopo avere accennato alia opinione di alcuni, clic non sarebbero inclinati ad ammetterne l' csistenza, io finiva, dietro la scorta dei fatti, per concludere che la fontanella anzidetta puo talvolta realmente esistere. E riferendomi ad un caso di un bambino di un anno, nel quale la sutura metopica, poco al disopra della sutura na- so-frontale, si jiitbrcava per breve tratto a guisa di Y, mentre piu in alto non esisteva piu Iraccia della sutura metopica, mi esprimevo nel mode seguenle; « Questa disposizione poleva ragionevolmente inlerpe- trarsi come un caso di ampia fontanella medio-frontale , in '^orrispon- denza della quale si era sviluppato un osso accessorio, un wormiano, :1) (lss(;i vn/.iiini aiialDiiiirlie. AUi deVn R. Accahmin dei FhiocriUci. Scrie IV. Vol. II. — 243 — analogo a quello; die puo ad oseinpio svilupparsi nolla foiiLanella bre- gmalica. Quest' osso foiUanellarc doveva esser foggiato a losanga e men- tre esso nel!a meta superiore del suo conlonio si era gia saldato e con- fuse con i due frontali fra loro riuniti a quel livello^ nella meta infe- riore del suo contorno era rimasto indipendente, come erano rimasti fra loro indipendenli a quel livello i due frontali ». La mia interpreta- zione viene adesso giustificala pienamente dal fatto, che segue. fn un cranio di feto a lermine, di norinale conformazione, apparte- nenle alia collezione craniologica del Museo Anatomico Fiorentino, la su- tura melopica verso il punto di unione del terzo medio col ter- zo inferiore si allarga per breve tratto e comprende entro se un osset- to di forma press' a poco losangica, il quale occupa tulto quanto lo spa- zio forniato dal divaricarsi dei frontali. Questa piccola losanga ossea, misura in lunghezza 15 mm. e 7 mm. in larghezza; il suo angolo in- feriore e distante dalla sutura naso-frontale 1^ mm. e il suo angolo supe- riore 14- mm. dall'angolo anieriore delta fontanella bregmalica. Questa ossiticazione, come si comprende facilmenle, non puo esser altro die un osso accessorio, un wormiano cioe, sviluppatosi nella fonta- nella metopica. Se quest' osso, invece di mostrarsi libero in tutto il suo contorno fosse nella sua meta superiore saldato coi due frontali, allora la sutura metopica apparirebbe come biforcata^ come nel caso da me citato in principio. Tamo nella fontanella bregmalica, quanto nelle allre fontanelle non si nolano ossa accessorie. Essendomisi pertanto olt'erta Toccasione di spendere ancora qualche pa- rola sulla fontanella medio-frontale, ho cercato anche di stabilire con quale frequenza essa si presenti nel cranio umano. Ho esaminato i tre- cento crani di feti e di bambini che compongono !a raccolta del nostro Istituto e fra tulti ho trovati soli cinque esemplari , nei quali era ben manifesta la fontanella medio-frontale ; di questi uno solo (quello sopra descrilto), presentava l' osso fonlanellare medio-frontale. Si avrebbe quin- di questa percentuaie; Fontanella medio-frontale 0, 33 "[o (I su 300) Osso fonlanellare medio-frontale i, 66 "(o (1 su 60). NOTIZIE E VARIETA — II Prof. G. Valenti e stato nominato titolare delta Cattedra di Anato- mia Umana Normale nella Libera Universita di Perugia. Pubblicazioni periodiche italiane. — E' stato pubblic9,to in questi giorni dalla Direzione della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze 1' Elenco delle Pub- - 244 - blicazioni periodiche italiane dalla medesima ricevxite, per diritto di stampa, nel 1891. Secondo questo Elenco in Italia gli Atti di Accademie c Societc\ Scientifiche ammontano a 91 ; i peviodici di Geog'rafia e Viag-g-i a 7 ; quelli di Scienze Naturali a 19, qiielli di Medicina Chiriirg'ia ecc. a 60, quelli di Vete- vlnaria a 6, quelli di Ig-ieiie a 11. E' poi da tener nota di un numevo non in- difterente di g'iornali di Ag-ricoltuva, Allevamento del bestiame, Bachicoltura, Apicoltura...., alcuni dei quali possono interessare i cultori deg'li studii zoolo- g'ici. Questo uumero rilevante di pubblicazioni periodiche costituisce una vera ricchezza ed e davvero vantag'gioso al progresso degli studii ? Per le nostre discipline non si puo esitare a rispondere negativamente. Dopo due anni da quando abbiamo dato niano alia pubblicazione del Monitore Zoolog-ico, possia- mo per nostra esperienza affermare quanto sia penoso e in alcuni casi diffi- cile, anche per chi si trovi in un centre importante di studii, prender cogni- zione di lavori zoologici ed anatomici, disscminati iu un gran numero di pub- blicazioni di oenere differente. GiuLio CniARuai, responsabUe. L' Amministrazione del MONITORE ZOOLOGICO rivolge preghiera ai Sigg. Abbonati di mettersi soUeeitamente in regola coll' abbo- namento. Lezioni Elementari di Anatomia Generale DEL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL TESTO Fascicolo 1. — I>. 1,50. Frezzo della intlera opei'a Ii. 6,00. Tip. S. BernardinQ Siena Sieiiii IXill, 'I'lji .S l!,Mii,